'i§Mhi ^ m i tt'i't ^^«S W V S3 ■■feiSflÈ S w/t^ ^ '^ . » o4^èè* ?w iVsJ'J * tu A ^nWv^^^ <$& \vwufi\AAiui i 'vVi' -'i ^ ^.^jiwwwa ,^V il SjÀI k^fe li \ WV5r'Jl ^1*É J si' y\Nl - 1 Jl ,' HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OK THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. .^Ytf\-V ATTI Ó02 f DELLA ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IIV CATANIA APR 8 ANNO LXVIII 1 891 -92. 189; SERIE QUABTA VOLUME IV. CATANIA COI TIPI C. CALATOLA 1SÌ)2. ATTI DELLA ACCADEMIA GIOEHA DI SCIENZE NATURALI IIS CATANIA , . ._ -Uv." ANNO LXVIII 1 891 - 92 SERIE QUAETA VOLUME IV. ^CATANIA COI TIPI C. CALATOLA 1892. CARICHE ACCADEMICHE PEB L'ANNO 1891-92 UFFICIO DI PRESIDENZA ZURRIA Comm. Prof. Giuseppe — Presidente TOMASELLI Comm. Prof. Salvatore — Vice Presidente BARTOLI Cav. Prof. Adolfo — Segretario Generale ARADAS Prof. SALVATORE — Segretario della Sezione di Scienze naturali FICHERA Cav. Prof. FlLADELFO — Segretario della Sezione di Scienze fisico-matematiche CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE SCIUTO - PATTI Cav. Prof. Carmelo BERRETTA Cav. Uff. Prof. Paolo ARDINI Prof. D.r Giuseppe ORSINI FARAONE Prof. D.r Angelo CAFICI Rev. P. Giovanni — Cassiere. SOCII EFFETTIVI 1. TORNABENE cav. prof. FRANCESCO 2. ZURRIA comm. prof. Giuseppe 3. CAFICI rev. p. GIOVANNI 4. BERRETTA cav. uff. prof. Paolo 5. SCIUTO -PATTI cav. prof. Carmelo 6. ARDINI prof. Giuseppe 7. TOMASELLI comm. prof. Salvatore 8. CLEMENTI cav. uff. prof. Gesualdo 9. ORSINI FARAONE prof. ANGELO 10. RONSISVALLE cav. prof. Mario 11. BASILE prof. GIOACHINO 12. OAPPARELLI prof. Andrea 13. MOLLAME prof. Vincenzo 14. ARADAS prof. Salvatore 15. SANGIULIANO Marchese Antonino 16. GRASSI prof. Giambattista 17. AMATO prof. Domenico 18. BARTOLI cav. prof. Adolfo 19. UGHETTI prof. Giambattista 20. FERRARI cav. prof. Primo 21. FICHERA cav. prof. Filadelfo 22. CHIZZONI prof. Francesco 23. FELETTI prof. Raimondo 24. PENNACCHIETTI prof. Giovanni 25. PETRONE cav. prof. Angelo 26. RICCO cav. prof. Annibale 27. STRACCIATI prof. Enrico 28. CHIARLEONI prof. Giuseppe 29. CURCI prof. Antonio 30. BUCCA prof. Lorenzo Memorisi I. Sulle curve funicolari BfOTA li" <*> del prof. G. PENNACCH1ETTL § vii. Vediamo in qua] caso, nell' ipotesi che P, , P, sieno funzioni delle sole variabili qt , si sostituiscono le espressioni (§ IV, 1, 3, 4), le quantità pl} p, compariranno in essa soltanto esplicitamente. Essendo EG — F2 differente da zero, 1' e- spressione (§ IV, 1), di T è irrazionale rispetto a pl , pt ; perciò è facile vedere che la somma dei termini, che formano il coefficiente di T nell' equazione precedente , dev' essere identicamente nulla. Quindi essa equazione si scinde in quelle stesse equazioni che de- vono essere soddisfatte, affinchè 1' equazione : 4 % + B % + C = h dt cìt (*) Questa Nota è, continuazione della Nota Ia pubblicata sullo stesso argomento nel Voi. III. Serie IV. degli Affi dell' Accademia Gioenia. Atti Acc. Vol. IV. Serie 4a — Mem. I. 1 Sulle curve funicolari. sia integrale delle equazioni del moto d' un punto sopra la superficie : d BT 3T dq* , di óq a- dry,,- «f nelle quali T è la nota espressione della forza viva. È facile ve- dere che C è costante, sicché trasportato al secondo membro nel- la equazione (lì, questo termine si può intendere incluso nella co- stante arbitraria h. Si può pure osservare che 1' integrale (1) può essere trasformato in modo da contenere, oltre qi , q., , una sola delle due variabili pt , p, . Infatti sia — un fattore integrante del- l'espressione A(/ijt+ Bdqt e sia — (Adq{ + Bdq2 ) = dm. Si pren- dano le linee m = cast, come uno dei sistemi delle linee coordinate, oltre un altro sistema qualunque. Chiamando qi} qs le nuove linee coordinate, 1' integrale prenderà la forma : Bp8 = h . (,:;, Ciò premesso, risulta immediatamente dalla memoria citata del Cerniti quanto segue. Affinchè le equazioni d' equilibrio d' un filo flessibile e inestensibile sopra una superficie ammettano un inte- grale della forma (1) , la superficie dev' essere di rivoluzione od applicabile sopra una superficie di rivoluzione. Si prenda sopra la superfìcie un sistema di coordinate curvilinee formato da una serie di geodetiche e da quella delle loro traiettorie ortogonali, in modo che il quadrato dell' elemento lineare assuma la forma : ds« = dq,* -h Gdq\ , (4) dove (ì sia funzione della sola qi . I casi in cui l'equazione (1) è integrale d'un problema, si ri- ducono ai due seguenti : 1." A = 0, B = G . 2." A = a COS il n/., \ 7+ a.) , G =| £ eos h (i), y— + yt) ,, ■ /-, « , — 3<5 li = KG — -, seu li ai, 1/. •+- a) -— ■ 2|/> "ìi dq, Sulle curve funicolari 3 La condizione por le forze è nei due casi rispettivamente: P* = o, A1\G + BPt = 0. (5) Nel secondo caso la superficie di rivoluzione od applicabile so- pra una superficie di rivoluzione è a curvatura costante , e 1- inte- grale può essere ridotto ad avere la forma : Gp2 = h, (6) che ha nel primo caso. Se si vuole ricorrere alla forma canonica (§ III, u2), si osservi che 1' equazione (1) equivali; alla seguente : A,r, +■ B,)-, + G= h, (7) dove : AG - BF - AF + BE A' — EG—F'' '" EG — F' È facile vedere che, prendendo un conveniente sistema di coor- dinate curvilinee ortogonali, )' equazione (7) si può sempre ridurre alla forma : B,r, + C=h. (8) Indicando con K, Il i primi membri delle (§ III, 3), (8), la con- dizione necessaria e sufficiente , affinchè la (8) sia integrale d* un problema, è che sia identicamente : (A", ff) = 0. Sviluppando quest' equazione, si trova che essa si scinde nelle stesse equazioni (1) del § IX della mia nota (*) " Sulle curve bra- chistocrone „ e dalle quali si deduce facilissimamente che il qua- (*) Atti dell'Accademia Gioenia di Catania. Voi. Ili, Serie IV, 1891. Sulle curve funicolari. drato dell' elemento lineare è riducibile alla forma (4) , ove G sia l'unzione della sola er tutti i problemi pei quali le forze, soddisfino alle due equazioni di condizione : (*) vX — uY= m'p (..»•, y, z, - , - , s) , wX — «Z = «'^ (x, y, z, — , - , s). Se Pi 4- non contengono esplicitamente s, una delle costanti p. es. c-D , potrà supporsi combinata all' arco per via di addizione . e perciò eliminata dalle equazioni della curva funicolare. In questo caso le equazioni (9), s'integrano indipendentemente dalla (10), e, integrate le equazioni (9), la integrazione della equazione (10) si ri- duce ad una quadratura. Conosciuti i cinque integrali, se si integra T equazione : du rfF~ A' dopo avere eliminato da essa tutte le variabili eccetto // , s, risul- terà completata la soluzione del problema. L' equazione integrale , che così si ottiene, è l'unica che distingue un problema dall' altro della stessa classi'. Se si ricercasse in qual caso il sistema (3) ammette quattro soluzioni comuni indipendenti dell' arco, si otterrebbero per /,■, k' le espressioni (7), e per /. V le espressioni (S), nelle quali però ?, & (*) Cfr. La mia nota: Sugli integrali delle equazioni del muto d'un {muto materiale, Gior- nale Hi Matem. diretto dal Prof. G. Battaglini, Voi. XXIII. lss:,. Su //e curve funicolari. non contengano esplicitamente s , sicché si avrebbe una classe di problemi contenuta implicitamente nella precedente, e le quattro so- luzioni non contenenti esplicitamente 1' arco non potrebbero sussi- stere senza la simultanea esistenza d'un quinto integrale contenente esplicitamente 1' arco. Sia : § X. A?ii &> Pi, P.i s) = li un integrale comune a due problemi P, , P2 ; P[ , Pi dell' equilibrio d' un filo flessibile e inestensibile sopra una data superficie. Si do- vrà avere identicamente : Kr+V-n df df ( - gp, -+- ra ) r + t, Ss "*" 3g,Pl "*" 3j/ '-' 3p, {EG — F')T df (FP, — EP,)T+r, dp, {EG — F')T = 0 dg2* ' 3p, ( P(? — Pa ) 77 df (FPS—EP,1) T +-r, Ponendo 3p, (EG-F')T E(PS> -P,) — ^(P,1 — P, 0. 67(P,1-Pl) - F(P,l-P2 , _; [FP,-EP, - fr( - gP, + PP2)] P + t, — fcr, ( £(? — F')T (1) al sistema delle due ultime equazioni si può sostituire il sistema delle due seguenti : dp, dp. (2) Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Mejtt. I. IO Sulle curve funicolari. Perchè il sistema (2) sia integrabile, si dovrà avere : Affinchè lo stesso sistema (2) ammetta tre soluzioni, è necessario che la (3) sia identicamente soddisfatta, cioè che si abbia : .4(i)=0, Alfò-0, (4) A (?) — B (fc) = 0 . (5) Ciascuna delle equazioni (4) offre : Te = & • (6) Pi Poi dalla (5) si deduce : l — Pl *'• * ) + U I V E + 2F* + G¥ = 0 . dq, cq-z L c'jj cs j dq, dq, dove per brevità è posto £. = , I tre integrali comuni sono i tre integrali del sistema normale : * = 1/ £ + 2t\ + «7 • (9) dqt ■Sulle curve funicolari. 11 Questo sistema integrato offre : 1 = /a C ffi , Cj, C, , C.) , Ul) s = Zi ( ?i » c, , e, , e, ) . (12) La (10) è /' equazione della curva funicolare in termini finiti. Se i calori dati di -h si siano sostituite le quantità au -t- br, au + evo. Dai tre integrali si può dedurre evidentemente un' equazione della forma : F(H,Z, Ci» e.» e») = 0, che rappresenta una superficie cilindrica, sulla quale dovrà giacere la curva funicolare. Il caso di

= 0 è quello in cui la forza è soggetta alla sola condizione di essere parallela ad una retta da- ta. Rappresentando in questo caso con a, b, e tre costanti propor- zionali ai coseni di direzione della retta, i tre integrali possono porsi sotto la forma : bu — av = y , cv — bw = a , a(yw — za ) -+- b(zu — xw ) + c(xv — yu ) = e , essendo y , a, e tre costanti arbitrarie, e la curva funicolare è piana. i i CtV. Bertrand, Sto- Ics intcì/ntlcs coinniuncs à phtxieurs jiroUciitcs de Mcctuiiquc i Liuu- villc, t. XVII, 1852); Annali della lì. Se. Nomi. Sup. di Pisa, Voi. IV . tesi citata: Giornale di Matoni. Voi. XXIII, nota citata. Stille curve funicolari. lo § XII. Se le componenti X, V , Z sono funzioni delle coordinate e della tensione, tali che : le equazioni dell' equilibrio ammettono tre integrali che si ottengo- no dagl' integrali primi non contenenti esplicitamente la variabile in- dipendente , del sistema di equazioni differenziali ordinarie di 2° ordine : d1» , ... d% , „. sostituendo in questi ultimi integrali — > — > xv — yu , xw — zv m- vece di ,, ? , ^ , w • L* equazione : ^ ( '-J , < , e, , e, , e, ) = 0 , che si può dedurre dai tre integrali, rappresenta una superficie co- nica sulla quale giacerà la curva funicolare. In particolare tre integrali del problema dell' equilibrio d' un filo sotto 1' azione d' una forza la cui linea d' azione passa costan- temente per 1' origine delle coordinate, sono : yw — zv = e, , zu — xiv = e, , zv — yu = c3 , e la curva funicolare in questo caso è piana. § XIII. Sia data una superficie di rivoluzione od applicabile sopra una superficie di rivoluzione (*). Prendiamo sopra di essa per linee coor- (*) Cfr. Bertrand, memoria citata; E. Rouché . Sur les intégrales communes à plusieurs problèmes de Mécanique relatifs au mouvement il' mi point sur unesurface (Liouville. 2» serie, t. III. 1858). 14 Sulle curve funicolari dinate un sistema di linee geodetiche e quello delle loro traiettorie ortogonali, sicché il quadrato dell' elemento lineare della superficie assuma la forma : ds* = dqS 4- GdqJ , dove G è funzione di g, soltanto. Supponiamo che le forze soddisfino alla condizione : PiT+^pl = 0, (1) Or dove 9 (q2) è una funzione qualunque data di 7,, e P2 è una funzio- ne di qi,qs, T. Il problema dell'equUibrio del filo sopra la data su- perficie ammetterà l' integrale : [T(;d(g„) identicamente nullo, la condizione ( 1 ) delle forze e l' integrale (-2) corrispondente diven- gono : come al paragrafo sesto. Catania, Febbraio 1892. Memoria II. Ricerche embriologiche sui Cestodi Memoria del Prof. B. GRASSI e del Dott. G. ROVELLI ( con quattro tavole ) AVVERTENZE 1. Questa Memoria è stata incominciata da me solo ; dopo aver scoperto che lo sviluppo della T. marina s. natia è immediato e che la Pulce è un ospite intermedio della T. ellittica , il problema eh' io m' era proposto diventò molto ampio e mi trovai quindi nella necessità di dare una grande estensione alle ricerche, e perciò mi unii al Sig. Dott. Rovelli. Mi corre l' obbligo di dichiarare che que- sti ha collaborato attivamente ; ed è dunque giusto e doveroso che amendue assumiamo la responsabilità del lavoro, il quale perciò esce con amendue i nostri nomi. B. Grassi. 2. Il nostro punto di partenza è stata la seconda edizione del- l'opera classica del Leuckart sui parassiti dell'Uomo (1); noi ci lu- singhiamo di essere arrivati ad aggiungere al suo Trattato sui Ce- stodi una serie di osservazioni e di esperimenti , che completano in molte parti i fatti prima di noi noti , rendendoli assai più in- telligibili. Due sono i punti fondamentali, sui quali richiamiamo 1' atten- zione del lettore. Il primo si è il seguente : la storia dello sviluppo del cisticerco presenta fatti, come disse il Moniez (2) '; absohunent extraordinaires et bien invraisemblables a priori „ ; noi abbiamo tro- vato una forma (la T. ellittica) che possiede uno sviluppo sempli- ci) Die Parafateli des Menschen ecc. 2.e Auf. 1. Bd. 1. 2. à Lief. 1879-81-86. (2) Essai monogT. sur les Cysticerques p. 35 (Travaux d. l'Inst. zool. de Lille — T. III. fas. I. 1880, Paris). Atti Aco. Vol. IV, Serie 4a — Meni. II. 1 Ricerche embriologiche sui Cestodi. ce, spiega questi fatti e li rende ordinari, verosimili, naturali, se ci si permette la parola. Passiamo al secondo punto. Tutti i Cestodi hanno bisogno di un ospite intermedio ; uno soltanto allo stato di larva diventa adulto (Archigetes Sieboldi). Così scriveva il Leuckart. Altri invece, e so- vratutto il Mégnin, sostenevano la possibilità d'uno sviluppo imme- diato ; manca qualunque prova, soggiungeva il Leuckart. In questa Memoria troverà il lettore le prove dell* asserzione da uno di noi avanzata in una Nota preliminare , che la T. nana s. murino, non ha un ospite intermedio. Questo fatto rompe quel- 1' inesplicabile monotonia che caratterizza il complicato ciclo evo- lutivo dei Cestodi; esso potrebbe lasciare intravvedere come un parassita abbia potuto arrivare a vivere per un periodo della sua vita in un animale, e per un altro in un altro; in ogni caso ricon- duce le leggi che regolano lo sviluppo dei Cestodi a quelle dei Tre- matodi e dei Nematodi. Si troverà in questa Memoria anche il tentativo di determinare la formazione degli organi dei Cestodi, campo finora inesplorato; in complesso siamo convinti di esser riusciti a tracciare con sicu- rezza alcune linee fondamentali, ma giudicherà il lettore se la no- stra convinzione è solidamente basata. Noi speriamo che nell' apprezzare il piccolo frutto delle nostre ricerche si vorrà tener calcolo delle straordinarie difficoltà che ab- biamo dovuto superare. La nostra pazienza è stata messa a dura prova, e ci sono stati necessari molti esperimenti, i quali ci hanno consumato di spesso una grandissima quantità di tempo in tenta- tivi infruttuosi. Queste sono le scuse per le lacune e per qualche incertezza che, senza dubbio , 1' occhio del lettore non mancherà di rilevare , specialmente nella parte riguardante lo sviluppo degli organi, sulla quale noi stessi intendiamo ritornare in successivi lavori. Catania, 10 Novembre, 1887. B. Grassi e G. Rovelli Ricerche embriologiche sui Cestodi. 3. A questa Memoria toccò in sorte di restare per trenta mesi manoscritta presso l' Accademia dei Lincei, alla quale era stata pre- sentata per il concorso al premio reale di morfologia. In ciò il mo- tivo del ritardo con cui si pubblica, mentre la rispettiva Nota rias- suntiva è già comparsa ila quasi tre anni nel Cmtralblatt f. Bacter. u. Parasitenk. 188'.), Bd. V, N. 11 e 12. Nel frattempo uscirono parecchi lavori , che si riferiscono al- l' argomento qui discusso. Non essendosi però nessuno degli autori sobbarcato all' improba fatica di procurarsi tutti i necessari stadi di sviluppo dei cisticercoidi, a nostro parere, la quistione non fece al- cun serio progresso, soltanto venne confermato ciò che noi dimo- stravamo nella nostra Nota riassuntiva , vale a dire che esistono molti cisticercoicli a lunga coda e che esaminando gli invertebrati, si trovan facilmente dei cisticercoidi nuovi. Vero è che 1' Hamann crede d' aver scoperto un nuovo modo di sviluppo del cisticercoide delle tenie proprie agli uccelli. Noi però riteniamo che egli abbia avuto sottocchi appena al- cuni stadi, i quali lo condussero ad induzioni erronee. Ma su que- sto e su altri punti torneremo con alcune brevi note, che il lettore troverà aggiunte al testo primitivo della nostra Memoria. Catania, 30 Settembre 1891. Ricerche embridogiche sui Cestodi. CAPITOLO I. OISTICERCOIDI E LORO STORIA EVOLUTIVA (1). A. Taenia elliptica s. cucumerina. Descriveremo i vari stadi da noi osservati , curando di esser brevi, specialmente in quei punti che il lettore può a primo aspetto rilevar dalle figure, molto più facilmente che da minuziose descri- zioni. 1° stadio. Embrione esacanto (oncosfera). I più giovani embrioni ( Tav. I fig. 1 ) da noi studiati sono tondeggianti od ovalari e molto piccoli, raggiungendo appena i 35, 40, 45 p. il diametro o 1' asse maggiore ; presentatisi solidi, o pa- renchimatosi, che vogliansi dire, senza lacune, o con qualche pic- colissimo vacuolo a contorni più o meno irregolari. Ad un esame attento si può rilevare che gli uncini embrionali sono disposti a paia, in tre gruppi, quindi un paio per ogni grup- po, e si trovano in una parte speciale, che possiamo fin d' ora de- nominare posteriore, in riguardo sia della posizione che essa piglierà nel cisticercoide, sia di quanto sappiamo d'altri embrioni esacanti. Gli uncini sembrano anzi limitati ad una metà ali questa parte pò- steriore (ciò diventa più chiaro in uno stadio successivo), sicché si veggono alle volte a quella superficie dell' embrione, la quale pre- sentasi superiore , sotto il microscopio, all' occhio dell' osservatore, alle volte invece a quella superficie che presentasi inferiore. Uno delle tre paia d'uncini è posteriore-mediano, le altre due posteriori- laterali ; le punte delle falci del paio posteriore - mediano segnano F estremo posteriore dell' embrione ; le paia posteriori-laterali, pure (1) V. Nota preliminare " Intorno allo sviluppo del cistìcerco. „ Reale Are. dei Lincei . Voi. V, Ser. 4a Rendiconti fase. 3°, pag. 165-174. 8 Ricerche embriologiche sui Cestodi. colle punte delle falci, segnano la parte laterale o lateral-posteriore. Questi uncini danno all' embrione una simmetria, quale è già stata notata nelle oncosfere d'altre Tenie (Leuckart (1), Van Bene.den juniore (2) ). Neil' embrione si notano movimenti di contrazione e rilascia- mento in svariato senso, che mutano alquanto la sua l'orma, vale a dire lo restringono allungandolo, o l'accorciano allargandolo etc; una vera locomozione non fu però da noi rilevata nò nel presente, né in ulteriori stadi di sviluppo, compreso quello di cisticercoide. Mo- vendosi 1' embrione , si muovono pure gli uncini , s' intende passi- vamente. Quest'embrione, finché è vivo, è molto trasparente, assai op- portuno perciò per le osservazioni, anche colle lenti ad immersio- ne. Per studiarlo vivo ci siamo serviti della solita soluzione d' al- bume, leggermente salata (un albume d' uovo in 200 gr. di acqua distillata, più 75 centigrammi di cloruro di sodio). Aiutandoci an- che coi soliti reagenti (soluzione acetica-osmica degli Hertivig , acido acetico diluitissimo ecc.) arrivammo a formarci un concetto sicuro della sua struttura (Tav. I, fig. 2). Risulta di cellule a con- fini, se pur esistono, non ben determinati; la sostanza cellulare o, come altri dice, il protoplasma cellulare, ossia il citoplasma , è re- lativamente molto scarso e coli' acido acetico appare granuloso ; i nuclei sono tondeggianti, di differenti grandezze, sempre però relati- vamente molto grandi; sono vescicolari e racchiudono un nucleolo abbastanza grosso ; la membrana del nucleo è evidente ; colle so- stanze coloranti, appena il nucleolo resta intensamente colorito. Se si avesse sott'occhio questo solo stadio di sviluppo, di cui parliamo, potrebbe venire il dubbio che si dovesse interpretare come proto- plasma cellulare il nucleo , come nucleo il nucleolo , e come so- stanza intercellulare il protoplasma cellulare; gli stadi successivi però dimostrano che questo dubbio sarebbe infondato. (1) Quando nominiamo il Lcmekart senza speciale citazione , ii riferiamo sempre all' opera opraeitata, (2) Archives de Biologie par Ed. Van Beneden eoe Voi. II, Fas. II, 1881, pa^. 183 e seg. Ricerche embriologiche sui Cestodi. Tutto ben considerato , riteniamo perciò che V embrione esa- canto consta di cellule di svariate grandezze ed a contini indistinti. Esse sono disposte in un cuuiolo . senza rilevabile stratificazione (blastema d'alcuni autori, o tessuto embrionale d'altri); non si può neppure ammettere che, almeno in complesso, le più piccole, o le più grosse si trovino a preferenza alla parte periferica, od alla cen- trale. Si rinvengono in svariati punti dell' embrione , probabilmente dentro il protoplasma cellulare, corpuscoli molto piccoli, splendenti, assai rinfrangenti e giudicando dall' aspetto, adiposi ; talvolta isolati ed altre volte accumulati a piccoli gruppi di i2-3, o più. Non vi sono tracce sicure di musculatura , neppure in corri- spondenza agli uncini embrionali. Quìi e là, a preferenza verso la parte media dell' embrione , si scorgono talora, come già sopra si accennò, 1-^-3 spazi o va- cuoli angustissimi, tondeggianti, o più o meno irregolari e pieni di un liquido trasparentissiino. L' embrione è rivestito da una sottilissima cuticola, amorfa, in cui non si possono rilevare pori-canali , quando è ancor vivo ed intatto ; quando esso comincia ad alterarsi , la cuticula rigonfia, e compaiono allora attorno all' embrione delle bollicine, che non sap- piano bene in che modo siano prodotte, e si intravvedono anche i pori-canali nella cuticola. u2.° Stadio. Vescicola primitiva. Comparsa della musculatura e dei corpuscoli calcari. Accenno della coda. A poco a poco i vacuoli ingrandiscono, confluiscono e si for- ma (Tav. I, lac fig. 3-4) una piccola cavità (lacuna primitiva) ec- centrica , e perciò a parete più assottigliata da una parte , che è la posteriore e più ispessita dall' altra che è l'anteriore; contemporanea- mente va ingrandendosi 1' embrione, che , giunto a questo periodo di sviluppo, denominiamo vescicola primitiva. Che la lacuna primitiva si formi per distruzione di cellule (ciò Atti Acc. Vol. TX. Serie 4a — Mem. II. - 10 Ricerche embriologiche sui Cestodi. inclina a credere il Leuckari per i cisticerchi) , non possiamo am- metterlo, perchè 1' embrione contemporaneamente cresce di volume: lo che può spiegar la formazione della lacuna senza ricorrere ad una distruzione di cellule, la quale non era mai evidente né a fre- sco, né sui tagli in centinaia di vescicole primitive da noi esaminate. La lacuna va sempre più ingrandendo, (Tav. I, fig. 5.) tenen- dosi sempre però vicina alla parte posteriore, sicché la parete che la delimita, presenta un ispessimento anteriore. L'embrione a poco a poco, assume 2-3-4 volte il volume pri- mitivo; gode di vivaci e svariati movimenti di contrazione e di rila- sciamento, i quali ne cambiano la forma; però di solito presentasi allungato (Tav. I fig. 6), e la parte posteriore è assottigliata a guisa di coda , cosicché si può già cominciare a parlare d' un corpo e d'una coda, che non sono però separati l'uno dall'altro, apparendo talvolta la coda molto lunga ed il corpo piccolo, e viceversa. La lacuna primitiva (lac.) , quando principiasi a distinguere corpo e coda , può corrispondere in parte alla coda ed in parte alla porzione posteriore del corpo: di solito però manca in corri- spondenza alla coda. In questo secondo stadio si notano i seguenti altri fatti . Compare sotto alla cuticola uno strato sottilissimo di fibrille circolari . di- sposte attorno all' embrione in direzione trasversale (equatoriale); rappresenta quello strato subcuticolare che noi , basandoci anche sul confronto colla muscolatura del rostello (v. più avanti), coi più autorevoli autori , riteniamo di natura muscolare e che è caratte- ristico dei Cestodi e dei Trematodi (1). In circostanze fortunate, si possono scorgere anche fibre finissime che vanno agli uncini, però non possiamo assolutamente asserire che siano comparse appena in questo secondo stadio. Diventano evidenti i conlini cellulari (Tav. I fig. 18) e si di- (1) Se alle fibre circolari si acccompagnino anche tibie longitudinali, è questione che dob- biamo lasciare indecisa; negli stadi successivi, qualche volta, queste fibre longitudinali ci ap- parvero evidenti in corrispondenza alla coda: esso incrociavano perpendicolarmente le circolari. J)ol resto molte volte notammo -trio longitudinali, ma ci seminarono appartenenti alla cuticola. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 11 stìnguono di solito due sorta di cellule , le une molto più grandi e mollo più scarse di numero che le altre ; queste (cellule piccole) Circondano quelle {cellule grandi) che di regola presentatisi isolate. In corrispondenza alla parte posteriore questa distinzione e distri- buzione delle cellule è meno evidente e si trovano forme intermedie tra le grandi e le piccole, cellule piuttosto grandi addossate le une alle altre ecc. In complesso le cellule grandi stanno a preferenza alla parte periferica dell'embrione; se ne trova però qualcuna anche alla superficie interna della lacuna primitiva. In mezzo a quell' ispessimento che , essendo la lacuna primi- tiva eccentrica, come si disse, trovasi alla parte anteriore dell'em- brione, le cellule sono costantemente tutte piccole. Le cellule grandi possono essere ovalari allungate, o tondeggianti ; alcune mostrano evidenti prolungamenti protoplasmatici; le cellule piccole sono per lo più fusate, ad estremi affilati più o meno, talvolta anzi chiara- mente prolungati in delicatissimi filamenti. I nuclei, tanto delle cel- lule grandi , quanto di quelle piccole , conservano i caratteri che avevano nel periodo precedente. Il significato delle cellule grandi ci è tutt' altro che chiaro ; certo è però che nello stadio successivo cessano di essere distinte. In linea d'ipotesi potremmo riferire ad esse la produzione dello strato muscolare sottocuticolare ; ma si potrebbe anche supporre che le distinzioni delle cellule in grandi e piccole, dipendesse dal tempo della loro riproduzione; vale a dire che sarebbero tutte d'una sola sorta, le grandi non si sarebbero divise da qualche tempo, le piccole invece si sarebbero recentemente divise. La lacuna primitiva non ha una superficie uniforme, sibbene irregolare, perchè le singole cellule vi sporgono alquanto, anzi qua e là qualcuna è molto sporgente, o libera a dirittura. Come risulta da quanto abbiamo detto e dalle figure , non è possibile distinguere una stratificazione nella vescicola primitiva. La cuticola è un po' più ispessita che nello stadio precedente. In essa, quando è osservata sugli embrioni viventi, non possiamo in alcun modo rilevare i pori-canali , i quali però compaiono alle 12 Ricerche embriologiche sui Cestodi. volte evidentissimi, quando gli embrioni vanno alterandosi e moren- do, e contemporaneamente la cuticola si rigonfia; sulle sezioni alle volte si veggono, alle volte no; in realtà noi crediamo che i pori- canali esistano sempre , ma che il non poterli rilevare sul vivo , dipenda dalla loro piccolezza. Gli uncini mutano ben poco la disposizione che avevano nel periodo precedente, (Tav. I, fig. 3, 4; 5 e 6). Quando 1' embrione si appalesa con quella forma, che ci permette di parlare d'un corpo e d' una coda, allora è evidente che gli uncini corrispondono alla coda e precisamente ad una sua metà, sicché , almeno di regola , occupano appena una delle due superficie che si sogliono presen- tare all' occhio di chi osserva al microscopio , vale a dire ap- pena la superiore, od appena l'inferiore. Per spiegarci più chiara- mente, è possibile dividere la coda pel lungo ( cioè in senso longi- tudinale) in due parti eguali e tali che ad una metà corrispondano tutte le tre paia di uncini, un paio posteriore-mediano, le altre due paia anteriori-laterali; queste sono però ad un livello differente di quello , tale per cui, quando stanno alla superficie, che offresi al- l'osservatore superiore, le paia anteriori-laterali si mostrano meno superficiali di quello posteriore-mediano. Verso la fine del 2.° stadio, compaiono alcuni corpuscoli cal- cari alla parte mediana trasversale dell'embrione. Che essi derivino da cellule, ci sembra probabile, avendo noi qualche volta trovato nella cavità, da essi lasciata dopo la decalcificazione, traccie di un nucleo (ciò specialmente negli stadi successivi , in cui i corpuscoli calcari vanno diventando molto numerosi), circondato talora anche da traccie di plotoplasma. I corpuscoli calcari sono, molto probabil- mente , involti da una membrana , che , dopo la decalcificazione , resta a delimitare il posto che essi occupavano. Hanno forma svariata, varia anche molto la loro grandezza; alle volte tre-quat- tro molto piccoli si osservano addossati l'uno all'altro. Notevole si è che non se ne sviluppa mai alcuno immediatamente sotto alla cuticola e relativa muscolatura. Quei granuli, d'aspetto adiposo, che noi avevamo incontrati nel periodo precedente, si rinvengono pure in questo 2.° stadio. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 13 3° Stadio. Ara nno del rostéllo e delle ventose. L'embrione va sempre più aumentando di dimensioni, senza che di solito vi corrisponda un evidente ingrandimento della lacuna , tranne posteriormente. Intanto l' accenno della divisione in corpo e coda, sempre più diventa chiaro, nonostante che, in certi movimenti di contrazione dell'embrione, possa ancora scomparire. Contemporaneamente ( Tav. II. fig. 2.) alla parte anteriore si delimita un ispessimento, a cui poco più tardi (Tav. II, flg. 1.) se ne aggiungono quattro altri (due soli se ne veggono generalmente negli embrioni, quando si osservano vivi, ma sulle sezioni è facile persuadersi che in realtà sono quattro); il primo è l'accenno della formazione del rostéllo, gli altri quattro gli accenni delle ventose, che perciò sono alquanto più tardive a comparire (Vedi anche la fìg. 1). Fig. I. (Schema) bulbo I zona peribulbare anteriore "y^f^^^K _ zona pi,ribu!bare anteriore k-'jSp \ \ ventosa \ \ .-!...._/- lacuna primitiva coda Veniamo ai particolari. Le cellule al polo anteriore assumono una disposizione speciale, per cui giunge ad accennarsi e poi a delimitarsi un corpo tondeggiante (bui) (cuscinetto o bulbo del rostéllo) , il quale viene ad essere circondato ovunque da cellule, eccetto alla 14 Ricerche embriologiche sui Cestodi. sua estremità o calotta anteriore , che è libera, essendo provveduta di cuticola (parte della cuticola generale dell' embrione) , proba- bilmente col relativo strato muscolare sottocuticolare. Il confine nella parte circondata da cellule, viene ad essere prontamente se- gnato dalla comparsa di uno straterello muscolare circolare (sacco muscolare del rostello) , simile a quello sottocuticolare , che si è descritto nello stadio precedente: il bulbo è fatto da cellule più o meno nettamente fusiformi, accumolate senza una evidente stratifi- cazione (blastema). Le suddette cellule circondanti il bulbo , pure fusiformi, tendono a formargli quasi un rivestimento , perciò sono qua e là evidentemente incurvate a concavità verso il bulbo; neppure esse sono disposte in strati distinti, ma accumolate , diremo così , come mucchi di ciottoli; si vede che, ordinandole, se ne farebbero parecchi strati , che rivestirebbero il bulbo, come le membrane d' una cipolla. Le ventose si accennano quali corpi globulari, solidi, in modo del tutto simile a quello del rostello. L' accenno si vede bene ap- pena dopo la comparsa del rostello. Bisogna però confessare (Tav. II, fig. 2) che, già al momento in cui comincia a delimitarsi il rostello, le cellule, in corrisponden- za al punto ove compariranno le ventose, tendono ad aggrupparsi in modo da farne intra v vedere la prossima comparsa. I corpuscoli calcari intanto crescono di numero; non se ne forma però alcuno in corrispondenza alla coda ed all' accenno del- le ventose e del rostello (in complesso mancano quasi alle parte anteriore del corpo). 4° e 5° Stadio. Sviluppo ulteriore del rostello — Delimitazione del corpo e della coda — Comparsa dell' apparato acquifero — Scompar- sa della lacuna primitiva — Accenno del sistema nervoso. L' embrione cresce sempre più e si allunga (Tav. I, fig. 8.8, 7,9.) Qui probabilmente ci manca uno stadio di secondaria impor- tanza, che deve avere brevissima durata. Fatto sta che 1' embrione Ricerche embriologiche sui Cestodi. 15 più piovane e seguente lo stadio 3° che noi abbiamo potuto sezio- nare (stadio 4°), presenta di già un infossamento e non appena nel bulbo (Tav. II, fig. 3 e 6). Spieghiamoci: il bulbo, come si disse. (Tav. II, fig. -2), è circondato da cellule (che tendono a formargli un peculiare rivestimento), eccetto alla estremità o calotta anteriore. Orbene quella parte di cellule circondanti il bulbo [ zona peribul- bare (Ulteriore. Vedi fig. I (Schema)], la quale viene ad essere an- teriore (ossia trovasi là dove il bulbo comincia ad esser rivestito), ha proliferato. Nello stesso tempo trascinando seco la relativa cuticola e lo strato muscolare sottocuticolare, si è invaginata insieme colla estre- mità anteriore del bulbo coperta da cuticola. È perciò che scorgia- mo sui tagli longitudinali una depressione, o, se si vuole, un inva- ginamento, tutto coperto di cuticola alla sua superficie interna, o li- bera che si dica : evidentemente è fatto in parte (fondo cieco) dal bulbo, in parte da quelle cellule (s' intende insieme colla relativa cuticola e strato muscolare sottocuticolare) che circondavano il bul- bo nella zona immediatamente circostante a quella in cui esso era nudo {zona peribulbare anteriore). Fig. II. (Schema) zona peribulbare anteriore bulbo ventosa „_ allargamento anteriore allargamento posteriore . ventosa accenno del sistema nervoso L' invaginamento (Tav. II, fig. 6) è dunque in parte corrispon- dente al bulbo, ossia bulbare (lo denomineremo fin d' ora allarga- mento posteriore), in parte alla zona che circonda il bulbo , ossia peribulbare ( lo denomineremo fin d' ora allargamento anteriore) ; il 1G Ricerche embriologiche sui Cestodi. confine tra le due parti è indicato già da una lievissima strozza- tura. La cuticola, rivestente l' invaginamento , va fornita di nume- rose, molto delicate e cortissime punte , o peluzzi cuticolari , i cui rapporti colle cellule sottocuticolari non sono evidenti. (Vedi an- che la fig. II). L' embrione può estroflettere tutto questo invaginamento , che muta facilmente anche di forma, ed allora si vede dall'estremità an- teriore sporgere un corpo a guisa di proboscide. Anzi qualche volta si può assistere a lenti , ma ritmici movimenti di introflessione e d'estroflessione. L' invaginamento in discorso (stadio 5°) poco più tardi cresce in ogni dimensione; però meno nella parte corrispondente al bulbo (allargamento posteriore) e molto meno ancora in corrispondenza alla strozzatura. Questa strozzatura perciò diventa assai più spic- cata; quivi non si notano neppure le punte cuticolari, che nel frat- tempo vanno ingrandendo, in corrispondenza tanto all'allargamento posteriore , quanto all' allargamento anteriore dell' invaginamento ; esse mancano però anche alla periferia dell'allargamento anteriore, ossia alla bocca dell' invaginamento la quale può restringersi od allargarsi considerevolmente (Tav. II, fig. 8, Tav. I, fig. 15). Dopoché 1' invaginamento è incominciato , cioè al 4° stadio , la parte posteriore ( coda ) dell' embrione va delimitandosi netta- mente dall' anteriore (corpo) ; precisando, la coda si allunga, come anche il corpo, ma contemporaneamente verificasi uno strozzamento che viene a separare l'uno dall'altra (Tav. I, fig. 10, 19); cosi resta netta la distinzione di queste due parti , distinzione che è indicata eziandio dalla mancanza dei corpuscoli calcari nella coda (eccezionalmente se ne vedono 2-5-10 alla sua estremità anteriore, mai però nella parte corticale di essa). In molti casi è facile osser- vare, ciò che forse esiste sempre, che questa coda non si diparte cioè dal polo posteriore del corpo, sibbene sta inserita in modo che vien quasi a segnare nel corpo due facce, una delle quali è quella da cui essa si diparte ; essendo evidentemente un organo rudimen- tale, già adibito alla locomozione, come spiegheremo più avanti, si Ricerche embriologiche sui Cestodi. 17 potrebbe torsi' dire che la coda sorge dalla parte posteriore della taccia ventrale dell' embrione. E gli uncini embrionali l La loro posizione (Tav. I, flg. 7, 10) non è (issa; molte volte non se ne vedono che quattro; sono di spesso appaiati ; in sostanza conservano la disposizione descritta negli stadi antecedenti: la distanza dall' un paio all'altro è differente nei vari individui. Notevole si è che di spesso si vede uno o due uncini in corrispondenza alla parte posteriore del corpo, già netta- mente separato dalla coda per lo strozzamento; s'intende che gli altri sono ancora in corrispondenza alla coda. La lacuna primitiva, essendosi all' indietro ampliata, viene co- stantemente a corrispondere in parte alla coda, ed in parte al cor- po : di solito poi comincia a restringersi, poco dopo che la coda si è ben delimitata e tende a scomparire. Qualche volta invece dopo questa delimitazione, nella coda raggiunge il suo massimo, cosicché quesf ultima pare una vescicola a pareti sottili. Notisi che in ta- luni casi , specialmente alla coda, la lacuna non si scorge già nei due precedenti stadi di sviluppo ; ma ciò può essere dovuto a fe- nomeni di contrazione, potendosi vederla comparire in embrioni, a cui poco prima mancava, e viceversa. Certo si è d'altra parte che, quanto alla sua ampiezza ed all' epoca della sua scomparsa, si dan- no molte differenze individuali. La scomparsa definitiva di regala suc- cede alla fine dello stadio clie abbiamo por' anzi segnato conte 5° , tran- ne alla coda, nella quale ne resta traccia, non di rado, ancora nel cisticercoide maturo. Dicendo che la lacuna va scomparendo, intendiamo che a poco a poco, viene occupata da cellule migranti (Tav. II, fig. 1, -2, 3) che, fissandosi, formano un tessuto che ha l'aspetto d' un connettivo molle e più o meno nettamente reticolare (lo denominiamo paren- chima molle); così il liquido che la riempiva in parte resta raccolto negli spazi intercellulari, mentre forse in parte verrà assorbito. A poco a poco le cellule, che stanno vicine alla cuticula, sono andate assumendo caratteri peculiari (celiale sottocuticolari); non for- mano però uno strato a sé, continuando invece ad essere un tutto Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Meni. II. 'i 18 Ricerche embriologiche sui Cestodi. col parenchima compatto (v. più sotto) e molle. Sono in gran parte alte, fusiformi, verticali, od oblique rispetto alla cuticola, di spesso evidentemente non tutte in un piano , ma irregolarmente qua e là più in dentro, o più in fuori (perciò in certi punti è difficile dire se certe cellule si debbano, o no considerare sottocuticolari); danno prolungamenti ramificati , o no , in ispecie ai due estremi ; hanno insomma acquistato particolarità , quali si riscontrano in molti Ce- stodi. Le cellule grandi, che abbiamo fatto conoscere nel 3° stadio , durante il 4° si veggono quasi appena alla coda ed al 5° non sono più, neppur qui , evidenti. Le cellule interne a quelle che abbiamo dette sottocuticolari (parenchima compatto), sono pure per lo più fusiformi; stanno però disposte in molte svariate direzioni, danno svariati prolungamenti , i quali, insieme con quelli delle cellule migrate nella lacuna e delle cellule sottocuticolari, offrono l'aspetto di un reticolo; se veramente vi siano anastomosi di questi prolungamenti è, nel presente, come in molti casi, difficilissimo a determinarsi. Al quinto stadio compare anche 1' apparato escretore , che si limita al corpo , senza punto estendersi alla coda , essendo così forse il movente della caduta di questa parte. Rapidamente si formano la vescicola di sbocco ed i quattro ca- nali longitudinali; 1' anello di congiunzione di questi quattro canali, in corrispondenza alla testa, venne da noi rilevato più tardi, appe- na cioè al principio del sesto stadio , come pure gli imbuti colle fiammelle vibratili. Come si forma 1' apparato escretore ? Ecco un punto sul quale lavorammo molto, senza un esito pie- namente soddisfacente. Verso la fine del 4" stadio, nel parenchima compatto (Tav. II, fìg. 4 e 5) , compaiono i quattro canali come tubili] cuticolari , a cui si appoggiano cellule dello stesso parenchima compatto, distinte dalle altre appena perchè a preferenza disposte nel senso della lun- ghezza del tubillo. La loro comparsa non è preceduta da un alli- nearsi di cellule, né da separazione di colonne di cellule. Ricerche embriologiche sui Oestodi. 1'.» Contemporaneamente, o quasi, ai canali escretori, compare la vescicola ili sbocco, per quanto vedemmo, non per un processo di invaginamento ma, come i canali , per l'orinazione di una lacuna, che compare tappezzata da uno strato cuticolare. Questa vescicola al suo nascere, in mezzo alle cellule sottocu- ticolari, è molto stretta, e poi rapidamente diventa ampia ; il suo lume ci parve, già ab initio, continuarsi con quello dei canali. Qual- che preparato ci fa sospettare che dapprima si formi una lacuna di shocco per ciascuno dei quattro canali, e poi la vescicola risulti dal fondersi assieme di queste lacune. In complesso dunque riteniamo che V apparato escretore si formi da cellule sottocuticolari e dal parenchima compatto, che si trovano nei tratti in cui. esso (vescicola e canali) è destinato a comparire. Conclu- dendo: neppure al suo comparire, l'apparato escretore è nettamente se- parato dal parenchima e dalle cellule sottocuticolari. Attorno alla parte posteriore del bulbo del l'ostello (Tav. II. lig. 6, 8, 12), già al 4° stadio, ma più chiaramente al 5°, le cel- lule presentansi disposte in modo particolare , difficile a ben defi- nirsi ; esse ci indicano con sicurezza il primo rudimento del siste- ma nervoso. Appaiono in intimo rapporto colle cellule circondanti la parte anteriore del bulbo, e quindi anche colle cellule sottocuticolari di quella zona anteriore di cellule, circondante il bulbo {zona peribul- bare) che si è invaginata, come sopra si disse, formando l'allarga- mento anteriore. Questo accenno del sistema nervoso non forma una parte ben delimitata in alcun punto , tranneché in corrispondenza al bulbo , mercè lo strato muscolare. Le cellule non ci mostrano neppure spe- ciali caratteri , se si eccettua che di solito assumono alquanto più facilmente le sostanze coloranti. Pertanto resta dubbio se certe cellule debbano, o no, compren- dersi neh' accenno del sistema nervoso, accenno che in certi pre- parati già appare, benché imperfettamente, alla fine del terzo stadio. Dunque questo sistema nervoso deriva da un graduale dif- 2Q Ricerche embriologiche sui Cestodi. ferenziamento di una porzione non ben delimitata del parenchi- ma compatto, la quale perù tende forse a mostrare un rapporto in- timo colle cellule sottocuticolari dell' allargamento anteriore dell'in- vaginamento formante il rostello. A lungo abbiamo cercato di sta- bilirne la derivazione dalle cellule sottocuticolari stesse, ma non sia- mo riusciti ad ottenere argomenti veramente plausibili: non possiamo neanche assolutamente escludere una siffatta derivazione, perchè le cellule di questi cisticercoidi sono molto piccole, e le figure cario- cinetiche sufficientemente chiare sui nostri tagli erano molto rare. Ripetiamo però qui che le distinzioni da noi fatte di cellule sottocuticolari, parenchima molle e coni putto , ci servono per fissare le idee, ma sono appena accennate , non ben indicate nella larva in esa- me, sicché non esistono confini sicari tra le parti da noi distinte. 6. Stadio. — Modificazione del rostello — Allungamento della coda- Principio dell' 'introflessione della parte anteriore del corpo nella poste- riore. Giunto a questo stadio, il cisti cercoide quasi non cresce più : anche la coda può non ingrandire ulteriormente ; non di raro però continua a crescere , in guisa da superare la lunghezza del corpo. A proposito di dimensioni, è d'uopo notare che vi sono molte oscil- lazioni individuali, osservandosi cisticercoidi maturi magari Y uno il doppio più grosso dell' altro, e ciò vale anche per la coda. Come va- ria la grandezza dei cisticercoidi maturi , varia eziandio quella dei giovani. In complesso, quando in una Pulce si trovano pochi cisti- cercoidi, sono grossi, piccoli invece se numerosi. Gli uncini embrionali persistono nelle- posizioni precedentemente fissate ; qualche volta tuttavia non si trovano ; forse sono caduti durante la preparazione. Come già si credette bene di accennare , il canale escretore circolare e le dilatazioni imbutiformi colle fiammelle vibratili, si ri- scontrano appena al principio di questo periodo. Ricerche embriologiche sui Cestini/. 21 11 rostello va meglio delineandosi. Nulla di nuovo nella musco- latura del bulbo: invece le cellule, clic lo riempiono, mutano di ca- rattere e presentano prolungamenti facilmente rilevabili , l'ormando una sorta di connettivo reticolare (Tav. II, lig. 13 e 13). La parte posteriore dell' invaginazione, cioè al di là dello stroz- zamento, (allargamento pi iste ri or e), perde le punte cuticolari, od uncini embrionali, sicché resta rivestita di semplice cuticola (Tav, I, fig. 16, e Tav. II, fig. 10). La parte anteriore, al di qua dello strozzamento (allargamento anteriore) come già sopra si accennò, distinguesi in due porzioni , una anteriore e 1' altra posteriore. La porzione an- teriore (che viene ad essere la periferia o bocca dell'invaginazione) presentasi ancora alle volte molto ristretta ed alle volte molto al- largata, e persiste ad essere inerme; la porzione posteriore continua a rimaner armata, anzi gli uncini vanno assumendo i caratteri de- finitivi, cioè alla parte prossimale crescono ed in modo da formare quell' allargamento basilare che è caratteristico degli uncini della T. cucumerina. Così resta chiaro come si sviluppa il rostello. La porzione an- teriore dell' allargamento anteriore, cioè la periferia o bocca dell' in- vaginazione, forma nello scolice adulto la cavità che accoglie la parte libera del rostello. Il resto dell' invaginazione , insieme col bulbo e col sacco muscolare, diventa il rostello. L'allargamento posteriore, estroflettendosi, viene ad essere la punta del rostello che è sfornita di uncini e può offrire ancora neh" adulto una lieve introflessione ; la parte dell' invaginazione provveduta d' uncini , ossia la porzione posteriore dell' allargamento anteriore, diventa la parte del rostello fornita d' uncini ; il bulbo ed il sacco muscolare ingrandendo , di- ventano quelle parti che portano gli stessi nomi nel rostello. Per quanto noi abbiamo potuto rilevare, la muscolatura longitudinale si sviluppa più tardi. Il rostello è adunque, tutto sommato, una formazione compli- cata ab origine ; non è giusto dire che si formi addirittura come è neh" adulto, né che si formi rovesciato su se stesso. Intanto che così ben si definisce il rostello, le ventose per un ■>■> Ricerche embriologiche sui Cestodi. ulteriore sviluppo della rispettiva muscolatura, diventano capaci di introflettersi , anzi di solito presentanti concave , cosicché si po- trebbe dire che quest' è il loro stato di riposo. Fig. III. {Schema) ventosa allargamento anteriore allargamento posteriore bulbo coda Contemporaneamente ai processi or indicati, comincia 1' intro- flessione, od invaginazione generale della parte anteriore del corpo in quella posteriore. Questa introflessione è permessa dal parenchima molle, che riempie la lacuna primitiva. A poco a poco si forma così il cisticercoide della T. ellittica, quale è stato scoperto dal Melnikoff e dal Leuckart. (Tav. II, flg. 1 1 ; e fig. Ili e IV.) Le ventose intanto mantengonsi sempre concave ed acquistano perciò 1' aspetto di invaginazioni secondarie ; anche il rostello viene ad esserne un' altra invaginazione secondaria. Fig. IV. {Schema) allargamento anteriore - allargamento posteriore - bulbo Noi assistemmo a tutti i momenti di questo processo d' imagina- zione generale, che comincia anteriormente, e perciò dapprima lascia li- Ricerche embriologiche sui Cestodi. 23 bere le ventose: poscia queste appaiono alla bocca dell'invaginazione, più tardi diventano approfondate. In complesso pare quasi che si tratti di una continuazione del processo , che ha formato l'invaginazione che si descrisse a proposito del rostello. 7. Stadio — Maturazione de! cisticercoide. L*introflessione della parte anteriore nella posteriore cresce e rag- giunge il suo massimo appena quando il rostello è diventato quasi ad- dossato alla vescicola di shocco dei vasi acquiferi (Tav. II, fig. 9). Le ventose non soltanto appaiono come invaginazioni secondarie, ma si forma a loro quasi un canaletto di sbocco per una estroflessione se- condaria della introflessione generale (Tav. II fig. 14). La bocca del- l'introflessione generale presentasi di solito ristretta. (Tav. I, fig. 13). La coda lunga talora quanto 2-3 volte il corpo , conservasi aderente, ma per un peduncolo molto stretto, cosicché facilmente distaccasi via . durante la preparazione. Noi crediamo che la sua caduta naturale si verifichi nello stomaco dell'oste definitivo. Essa va perduta senza gemmare ed infatti noi non incontrammo mai in una medesima Pulce coi cisticercoidi adulti, cisticercoidi giovani, né alcun altro indizio di un processo di gemmazione. Il cisticercoide introflesso è di solito ovalare , talvolta anche tondeggiante ; la sua lunghezza di solito varia da 3 a 4 decimi di millimetro. Quando si esaminano i cisticercoidi appena usciti dalla Pulce, si trovano quasi sempre introflessi e vivi ; sotto al microscopio (Tav. I. fig. 13, 14) si veggono estroflettersi più o meno celeremente ; qualche volta cominciano ad estroflettersi e poi si introflettono di nuovo ; che , allorquando sono totalmente estroflessi , possano di nuovo introflettersi, è possibile, ma non lo verificammo. La coda , come già sopra si accennò , è capace di far leggeri movimenti, specialmente quando è staccata dal cisticercoide ; si al- lunga, o si accorcia contemporaneamente assottigliandosi, od allargan- dosi; non è capace di locomoversi, come non lo è neanche il corpo. 24 Ricerche embriologiche sui Cestodi. Duranti' questo settimo stadio il cisticercoide matura. Gli uncini del rostello ingrandiscono e sono disposti nettamente su 4-5 file. La parte che li sostiene , già nel periodo antecedente. ha cominciato ad estendersi per lasciare loro posto sufficiente ; ora cresce sempre più e viene perciò a rivestire anteriormente il bulbo, che nel frattempo offresì piuttosto appiattito ed assai ampio. Il bulbo diventa così quasi cuscinetto su cui riposano muscolatura e cellule sottocuticolari, e la relativa cuticola cogli uncini ; resta li- bera, s' intende, la parte centrale, a cui corrisponde 1' allargamento posteriore dell'invaginazione del rostello (Tav. II, flg. 9, 10, 11). Durante la sopra indicata estroflessione del corpo del cisticer- coide, anche il rostello si estroflette (Tav. I. fig. 13. 14, 17 ; Tav. II, fìg. 7) ed allora si vede che il bulbo si allunga e si restringe , as- sumendo perciò forma ovalare. Da quanto or ora si è detto, ognuno capisce che anche in que- sto periodo d' estroflessione, gli uncini coi relativi strati, su cui si appoggiano, delimitano come una calotta alla porzione anteriore del bulbo : calotta che nel mezzo presenta un forellino , il quale con- duce nella piccola invaginazione [allargamento posteriore (v. sopra)] propria del bulbo. Questo rostello del cisticercoide interamente sviluppato, è, per la sua struttura , già eguale a quello della T. ellittica , soltanto è molto più piccolo, come è molto più piccolo tutto lo scolice, com- prese le ventose , ed anche più gracili gli uncini. Aggiungasi che non vi distinguiamo con sicurezza la muscolatura longitudinale, che diventa molto evidente nella metà anteriore del rostello , quando 1" individuo è adulto. I corpuscoli calcari, come erano andati aumentando di nume- ro negli stadi antecedenti, crescono ancora, lasciando sempre libero il rostello e le ventose, ed in complesso la parte anteriore del corpo. L' apparato escretore non presenta nulla di nuovo. L' apparato nervoso è molto evidente specialmente negli indi- vidui più grossi e conservati , svaginati che siano , col liquido del Kleinenberg e del Flemming, e poi coloriti colla ematossilina. Ricerche embriologiche sui Cestodi. Esso è rappresentato (Tav. Ili, fìg. 26) essenzialmente da tre ri- gonfiamenti, uno mediano e due laterali, disposti su una linea che corrisponde presso a poco all' indietro della estremità posteriore del l'ostello, rigonfiamenti riuniti assieme da corta commessura ; vedem- mo con certezza da ciascuno dei due rigonfiamenti laterali (Tav. Ili tig. ^(>, il; Tav. II, fìg. 13) dipartirsi parecchi rami. Uno si dirige all' indietro (nervi longitudinali laterali) . due vanno alle ventose (uno a ciascuna delle due ventose vicine), altri due vanno a for- mare anastomosi con rami simili dell' altro rigonfiamento, cosic- ché ne nasce un anello. Esistono altri rami che non abbiamo po- tuto ben seguire. Come si è sviluppato questo sistema nervoso ? È difficile dirne i particolari; è certo che è derivato, almeno in gran parte, dall'ac- cenno descritto in uno stadio precedente. Durante questo 7° stadio le differenze tra il parenchima molle e quello compatto di solito vanno scomparendo, mentre cresce re- lativamente il numero delle cellule nell'uno, e diminuisce nell'altro; così pure pochissimo evidenti sono le differenze tra lo strato sot- tocuticolare ed il parenchima. La muscolatura delle ventose contemporaneamente va meglio sviluppandosi. Quanto allo sviluppo della muscolatura in generale, due sono le modalità che essa ci presenta. Si può sviluppare di guisa che le fibrille muscolari formino uno strato regolare , distinto nettamente da quello dei mioblasti (attorno al rostello e nello strato sottocuti- colare) , (Tav. II, fìg. 4, 10, ecc.) , oppure in modo che le fibrille non formino uno strato distinto (quasi tutta 1' altra muscolatura). Nel cisticercoide, per quanto sviluppato, non sono ancora ac- cennati gli organi genitali. Essi compaiono nella Tenia giovane ; il loro differenziamento, per quanto finora abbiamo veduto , trova ri- scontro in quello descritto dallo Schmidi per altri Cestodi (1). (li In Zeihch. f. u-iss. Zoohy. XLVI. Bd. 1888— Beitaye z. Kennt. ,1. Entwick. d. Gc- schlechtsorgane einiffer Cestoden. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Mem. IL i 26 /.'/cerche emVriólogiehe sui Gestodi. B. TAENIA MURINA Noi ne abbiamo ottenuti importanti stadi di sviluppo nello spes- sore del villi intestinali, e precisamente in una cavità, che ritenia- mo la cavità linfatica centrale del villo , molto dilatata ; ordinaria- mente se ne trova un solo in un singolo villo, qualche rara volta due ; stanno di regola orientati in modo che secondano più o meno nettamente 1' asse longitudinale del villo, e, precisando, vi sono in- nicchiati in modo che colla estremità posteriore (quella che porta gli uncini embrionali), guardano verso la punta del villo e colla e- stremità anteriore la base. (Tav. III. fig. 25). In complesso i cisticercoidi della T. murimi sono molto piccoli, di gran lunga più piccoli di quelli della T. ellittica. Il primo stadio da noi studiato è quello d' embrione esacanto, (Tav. Ili, fig. 4, 5, 6, 7, 10, 11) talvolta ovalare, di solito a for- ma di girino, cioè con un corpo ed una coda ; può presentare già una lacuna primitiva, piuttosto ampia, che , quando 1' embrione ha forma di girino , viene ad essere in corrispondenza alla parte po- steriore del corpo e talora anche alla coda (Tav. Ili , fig. 8, 9). Gli uncini embrionali si trovano ih generale sulla coda , qualche volta anche sulla parte posteriore del corpo ; sono appaiati ed han- no le punte delle falci rivolte come nella T. ellittica. È difficile di isolare questi embrioni intatti ; molte volte pre- sentano forme irregolari, prominenze ecc. (V. le sopracitate fig. 5, 6, 7, 11 della Tav. III.) Nel bel mezzo del corpo possono esserci uno, due o tre cor- puscoli calcarei. Sui tagli , gli embrioni in discorso possono presentarsi più o meno curvi, od anche gibbosi. Si mostrano fatti da cellule irregolarmente disposte (blasfema), tutte minutissime , eccetto poche , poste specialmente in corrispon- denza alla coila ed alla lacuna primitiva. (Tav. Ili, fig. 14). Una muscolatura sotticuticolare non venne da noi distinta né in questo, né in ulteriori stadi. RicercJie embriologiche sui Cestodi. '21 Il secondo stadio da noi esaminato a fresco, mostra ancora la lacuna ed invece alla parte anteriore un infossamento, che sulla se- zione ottica longitudinale è a forma di ipsilon , perciò deve essere una invaginazione a bocca ristretta , dal cui fondo sorge una pa- pilla (Tav. Ili, 12). Si notano oltre a ciò, di solito poco distintamente, ma chiara- mente in certi embrioni bene isolati, quattro punti, in cui le cellule sono disposte in modo da indicare quattro masse tondeggianti. I tagli di questo stadio (Tav. Ili, fig. 15, 16), confermano la presenza delle quattro masse tondeggianti ; là dov' era l' infossamento ad ipsilon, che nelle nostre sezioni, pur troppo riuscite sempre oblique, non si vede mai bene , notasi un altro accumolo di cellule. Certo è che questo accumolo di cellule coir infossamento ad ipsilon , rap- presenta 1' accenno del rostello. Noi siamo stati a lungo esitanti nel- T interpretare le altre quattro masse di cellule come accenni delle ventose, potendo qualche volta, per alterazioni dell' embrione, com- parir masse simili in regioni lontane da quelle delle ventose ; però alla fine il costante apparire delle quattro masse in molti esemplari, osservati a fresco e sui tagli, ci ha persuaso che esse esistono ve- ramente neh' embrione in condizioni normali. Perciò questo secondo stadio eli sviluppo è caratterizzato dalla formazione del rostello e delle ventose, accenno precoce, come nella T. ellittica; vogliamo aggiungere che forse il primo ordinarsi delle cellule per formare il rostello è precedente a quello delle cellule per formar le ventose. Nello stadio successivo, (Tav. Ili, fig. 17, 18, 20)', si trova che la parte anteriore del corpo si è invaginata nella posteriore ; la la- cuna primitiva è perciò diventata quasi virtuale . od almeno con pochissimo liquido tranne all' indietro, in corrispondenza, cioè, alla coda ; quivi si conserva ampia e può contenere qualche cellula a prolungamenti molteplici. Del resto la coda resta breve e porta gli uncini embrionali. (Questi ultimi fatti non si rilevano dalle nostre figure, che rappresentano tagli riusciti un po' obliqui). Lo stadio in discorso , non tenendo conto di questa coda, ri- 28 Ricerche embriologiche sui Cestodi. produce la l'orina d' una gastrula. S' intende che qui ed altrove ci riferiamo alla semplice forma, non trattandosi affatto di una gastrula. Come appunto in una gastrula, distinguiamo una bocca, una cavità gastrulare (gastrocele), due pareti, una estenui e l'altra interna ; tra le due pareti sta 1' angusta lacinia 'primitiva (il blastocelè). La parete esterna è molto sottile e risulta cpiasi dapertutto di uno strato irregolare di cellule, più o meno piatte e d'una sottile cuticola, esterna rispetto a questo strato. La parete interna è irregolare, spessa ; si vede tappezzata in- ternamente di cuticola. I gruppi di cellule indicanti le ventose sono introflessi , formando quindi delle ben distinte cavità secondarie , rispetto alla cavità gastrulare, a poco distanza dalla bocca. Il rostello conserva la figura che aveva nello stadio precedente, ma è al centro della parete interna; perciò più arretrato delle ven- tose. In stadi successivi (Tav. HI, 19; 31, 33) le ventose si trovano portate all' indietro, sempre però come cavità secondarie, mentre il rostello comincia a rialzarsi e sporgere nella cavità gastrulare ; in- tanto la bocca va restringendosi e finisce per chiudersi. In uno stadio ulteriore anche le ventose si sono rialzate, pre- sentatisi però sempre introflesse (Tav. III. fig. 33). Ora lo scolice è formato ; un collo o peduncolo 1' attacca alla parete interna ; la bocca è chiusa e si è formato un vero coalito tra le parti che la delimitavano ; resta però una striscia di cuticola a testificare la sua preesistenza. Il rostello intanto ha mutato poco , tranne che le parti sono più evidenti ; gli mancano ancora gli uncini ; alle volte presentasi estroflesso (Tav. III. fig. 34). Non avendo potuto sezionare ulteriori stadi di sviluppo , non possiamo ben indicare come si formino le singole parti del rostel- lo, quale è neh' adulto ; a noi pare che la papilla sorgente dal fondo della cavità a sezione ottica di ipsilon (ossia della cavità ristretta in avanti) dia luogo alla formazione del rostello e che la cavità stessa si trasformi nella cavità in cui viene a stare la parte libera Ricerche embriologiche sui Cestodi. L".( del rostello (Tav. III. ftg. 3). Comunque sia. il suo modo di sviluppo è differente da ([nello della T. ellittica, e forse in complesso siamo davanti ad mi processo semplice o semplificato. La coda persiste quasi immutata , conservando gli micini em- brionali. In uno stadio successivo da noi esaminato appena a fresco , sono apparsi anche gli uncini dello scolice e 1' apparato escretore (Tav. 111. fig. 13). Più tardi ancora, si trovano, attaccati all' epitelio dei villi , le giovani Tenie col collo piuttosto lungo, non ancora segmentato ; al- lora esse sono in tutto e per tutto paragonabili ai cisticercoidi della T. ellittica svaginati, astrazion fatta però della coda. Evidentemente per trovarsi nelF indicata posizione , hanno dovuto abbandonale il villo che le ospitava, al periodo di cisticercoide. G. TAENIA CUNEATA Abbiamo sezionati soltanto un piccolo numero di cisticercoidi della T. cuneata; erano interamente sviluppati. Essi stavano in uno strano tessuto connettivo, ricco di vasi , che riempie la cavità del typklosolis del Lumbricus ( Allolobophora ) foetidus ; a differenza dei cisticercoidi precedentemente descritti, che non hanno cisti avven- tizia, quello della T. cuneata ne possiede una spessa, evidentemente formata dall' oste. Essa consta di una capsula amorfa , dalla cui superficie interna dipartonsi numerosi sepimenti a distanze rego- lari , i quali si comportano in modo che vengono a limitare tante concamerazioni ripiene di cellule, come dimostra la figura (Tav. IV, fig. 11) In complesso questa cisti risulta di un tessuto simile a quello che riempie il typklosolis. Dentro alla cavità da essa delimitata, trovasi il cisticercoide , che è molto piccolo (è lungo circa 3, 4, 5 ventesimi di millimetro) : ha figura di una gastrula. Anche qui distinguiamo, come in una ga- strula, una cavità gastrulare ed una bocca, due pareti, una esterna e 1' altra interna, e tra le due pareti una lacuna primitiva. 30 Ricerche embriologiche sui Cestodi. Il cisticercoide, procedendo dall' esterno all' interno , è fornito di una spessa cuticola, di uno strato muscolare sottocuticolare, molto accentuato , d' uno strato di connettivo reticolare (par. est.) ed in- fine di uno strato connettivo pur reticolare , ma a cellule più ad- dossate (par. itit.) , e rivestito internamente di cuticola. Tra i due strati connettivali che a fresco, perchè molto ricebi in corpuscoli calcari, non si distinguono bene, su certe sezioni, ve- desi angusta la lacuna primitiva, su certe altre non si vede affatto, su altre infine esiste piuttosto ampia, ma osservansi fibrille che lo attraversano e congiungono assieme i due strati. La lacuna primitiva dunque si può ritenere esistente, ma quasi virtuale, o, se si vuole, rudimentale. Perciò, tenendo il confronto colla gastrula , gli strati al di là della lacuna formano la parete esterna , quelli al di qua la parete interna. La bocca e stretta e , come si capisce , in coi : , ad essa la parete esterna si continua nella interna. Si è detto che la parete interna è tappezzata da cuticola, eccettuiamo però la parte di mezzo, ossia direttamente opposta alla bocca; quivi sorge lo sco- lice , che presentasi estroflesso , ossia come nella Tenia adulta , e guarda coli' estremità anteriore la bocca ; esso va fornito di uno stretto collo, riempie quasi tutta la cavità gastrulare e si presenta continuo colla parete interna in corrispondenza del punto , in cui sorge. Nello scolice è notevole che le quattro ventose non sono ad egual distanza 1' una dall' altra, ma avvicinate due a due. Come risulta dalla breve nostra descrizione e dalle annesse figure, il cisticercoide in discorso è caratterizzato dalla mancanza di coda , dalla bocca pervia , dalla lacuna primitiva rudimentale , e dalla semplicità degli strati che lo compongono. D. TAENIA PROGLOTTINA. Il cisticercoide della T. proglottina è lungo circa (5-8 ventesimi di millimetro ; benché in generale più grosso , è simile a quello della Ricerche embriologiche sui Cestodi. 31 cuneata; i caratteri principali che lo distinguono sono i seguenti: (Tav. IV, fig. 7, S, 9). I.° 11 cisticercoide della T. proglottina risulta degli stessi strati enumerati per la cuneata, colle differenze però che lo strato cuti- colare esterno è molto delicato, ed al posto della lacuna primitiva vedesi un tessuto lamellare ; in certi preparati in toto si osservano traccie di una lacuna (naturale od artificiale!) al di fuori ovvero tra questi strati lamellari , traccie che mancano in molti altri e su quasi tutte le sezioni; in ogni modo è incerto il confine tra le pa- reti interna ed esterna. vJ.° Talvolta il cisticercoide della T. proglottina presenta ancora gli uncini embrionali, quattro quasi a metà della lunghezza, due all' estremità posteriore; i quattro sono disposti a due a due, come si vede dalla figura (Tav. IV, fig. 7.). Di questo cisticercoide osservammo anche parecchi stadi gio- vanili, tra cui uno (Tav. IV, fig. 10) in cui esisteva una coda breve, portante il paio posteriore di uncini : questa coda viene assorbita dal cisticercoide stesso , come dimostra il fatto che non ne resta più traccie neh' adulto, mentre vi rimane il paio posteriore di un- cini ; aggiungasi che noi cercammo invano le traccie di queste code nelF oste, con molteplici sezioni di organi, che erano pieni di que- sti cisticercoidi ; soltanto in un caso la potemmo vedere e piuttosto lunga, ciò che devesi forse spiegare come anomalia. Di solito il cisticercoide in discorso non ha capsula avventi- zia, cioè fatta dall' oste ; qualche volta però la possiede, benché im- perfetta. E. TAENIA LEPTOCEPHALA. Questo cisticercoide da noi osservato soltanto allo stadio di maturanza , può trovarsi libero , oppure essere provveduto di una capsula avventizia connettivale , evidentemente derivata dall' oste (Tav. IV, fig. I). Ha le dimensioni presso a poco di quello della T. ellittica e- 32 Ricerche embriologiche sui Cestodi. stroflesso. Offre la solita figura di gastrula , ma è fornito di una lunghissima coda (Tav. IV, fìg. 4, 5). Tenendo il confronto colla gastrula, distinguiamo anche nel caso presente (tav. VI, flg. 4, 5, 6), una cavità gastrulare ed una bocca, una parete (par. est.) ester- na ed una interna (par. ini.) e , fra queste , una angusta lacuna (Zar.) ; la coda dipartesi, anche nel caso attuale, dal polo aborale. La parete esterna e l' interna sono molto differenziate (Tav. IV. fig. 2, 3.) L' esterna , progredendo dagli strati superficiali ai pro- fondi, risulta di una spessa cuticola, fornita di pori-canali, d'uno strato di cellule fusate, quasi cilindriche, d'uno strato fibrillare (mu- scolare ? ) circolare, d'uno strato di cellule molto allungate, disposte nel senso della lunghezza del cisticercoide ed infine di uno strato lamellare : veramente strana si è la circostanza che lo strato di cellule fusate non è completo , ma limitasi a formar due striscie : precisando, il cisticercoide è alquanto appiattito, sicché i tagli tra- sversali hanno quasi figura ellittica e le due striscie corrispondono ai poli dell'asse maggiore dell' ellisse (Tav. IV, fig. 2.) La parete interna consta d'uno strato di connettivo reticolare, ricco di cellule e di corpuscoli calcari, ed è tappezzata internamente di cuticola, tranne il punto aborale, da cui sorge lo scolice su un peduncolo non tanto stretto. La lacuna primitiva sui preparati buoni è ben distinta, e rilevasi anche a fresco coli' azione dell' acido ace- tico; manca in corrispondenza alla coda. Lo scolice tiene la posi- zione, che occupa quello della T. cuneata e proglottina. La bocca è angusta; qui al solito la parete esterna si prolunga nell'interna. 1 quattro vasi acquiferi si ripiegano dallo scolice sulla parete interna, descrivendo perciò anse ascendenti (Tav. IV, fig. 6). Gli uncini embrionali sono spesse volte evidenti ; quattro sono di solito sulla coda, due sulla parete esterna là dove confina colla coda (Tav. IV, fig. 4). Siccome alle volte abitiamo trovato questa coda ramificata, ed altre volte (nella Anisolabis) ij cisticercoidi riuniti per le code a gruppi di 3-4, siccome talora nell'Aids spi/iosa ad un cisticercoide di gran- dezza ordinaria stava attaccato un cisticercoide piccolo (la parte pò- Ricerche embriologiche sui Cestodi. steriore della coda dell' uno era l'usa culla stessa parte dell'altro); così pensiamo che in certi rasi il cisticercoide della T. leptocephola possa proliferare. Notevole .si è che gli or ricordati cisticercoidi che ne porta- vano uno piccolo, ma anche molti altri che ne andavano privi, eran morti, avendo subito una speciale degenerazione, per cui avevano assunto un color giallo bruno, e la struttura non era ben rileva- bile , specialmente nei piccoli. In questi casi , riscontrati però sol- tanto neir Akis spinosa, la capsula avventizia era presente e molto spessa : notisi che i cisticercoidi vivi ci si presentarono incapsulati appena nel!' Anisolabis (I). F. TAENIA INFUNDIBULIFORMIS. Questo cisticercoide della T. infundibuliformis vive libero nella cavità addominale delle Mosche (Tav. IV, fìg. 15, 16, 17). Rassomiglia (Tav. IV, fìg. 14) a quello della T. cuneata , ma se ne distingue perchè la cuticola è più sottile, e la lacuna primi- tiva ben delimitata. Spesse volte al microscopio lo scolice si libera dal resto del cisticercoide trascinando seco estroflessa la parete in- terna (V. sopracitata fìg. 15). Trovammo altri cisticercoidi nuovi , che non abbiamo ancora potuto studiar bene ; li enumeriamo brevemente. 1° uno con circa 20 uncini definitivi, nel fegato dell' Asca- labotes mauritanicus. 2° uno in una Trogosita (sp. ?) 3° uno nella Blatta (Eeterogamia) aegyptiaca , con circa 12 uncini. 4° due nell' Anisolabis annuì ipes (uno con circa 15 uncini , il) Recentemente il IJ.r Calandruccio ha trovato ano stadio di sviluppo del C. della T. le- ptocephala, dal (inule risulta che anche nella T. leptocephala la formazione del rostello e delle ven- tose precede 1' invaginamene), come nella T. ellittica e murimi. Atti Acc. Vol. IV, Serie -ta — Mem. II. 5 34 Ricerche embriologiche sui Cestodi. 1' altro con circa ^5, probabilmente quest' ultimo appartenente alla T. microstoma). 5° uno nell' Akis spinosa con circa ^0 uncini (Tav. IV. iìg. 18) Quasi tutti avevano una coda più o meno spiccata; tutti poi si riducevano facilmente alle forme presentate da quelli delle T. cuneata e leptocephala. CAPÌTOLO II. UNITÀ DI TIPO DEI CISTICERCHI E CISTICERCOIDI— AFFINITÀ DEI CESTODI TRA DI LORO E COGLI ALTRI PLATELMINTI - STATO DELLA QUESTIONE, PRIMA DEI NOSTRI STUDI E DOPO DI ESSI. Noi ci stuelleremo di determinare 1' unità di tipo dei cisticerchi e dei cisticercoidi , riducendoli tutti ad una forma semplice, e poi passeremo a discutere le affinità dei Cestodi tra di loro e cogli al- tri Platelminti. Per questo secondo scopo; le nostre ricerche si li- mitarono alla embriologia dei Cestodi, la quale, confessiamolo fran- camente, ci pareva un argomento appena sfiorato , mentre la loro anatomia è relativamente ben nota. Nella nuova edizione dell' opera classica del Leuckart, si trova accuratamente raccolto, può ben dirsi, tutto quanto si sa sullo svi- luppo dei Cestodi (1); sarebbe quindi inutile che qui volessimo lar- gheggiare in citazioni. Ci limiteremo perciò a toccar brevemente quei punti che a noi più premono , in quanto che valgono a mostrare in quale stato abbiamo trovata la questione. Chi ci ha preceduto, ha studiato quasi esclusivamente i cisti- cerchi : sui cisticercoidi possediamo appena ricerche molto frammen- tarie, o semplici induzioni. Dice benissimo il Leuckart, che nessuno ha ancora seguito lo sviluppo di un cisticercoide (Niemand , auch Moniez nicht, hot bisher gesehen wie der Cysticercoid aus dem Em- bryo hervorgehet; op. cit. pag. 980, 1886); si conoscono più o meno ili Non si dimentichi di consultare le aggiunte che si trovano alla fine del primo voli che riguardano la letteratura fino al 1887. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 35 bene parecchi cisticercoidi; di (lucilo del Tenebria molitor , come è noto, lo Stein ha descritto parecchie fasi, ma pur troppo le osser- vazioni di questo egregio zoologo datano da un' epoca relativamente remota, sono imperfette ed insufficienti nello stato attuale delle no- stre cognizioni. Il Villot ha descritto parecchi cisticercoidi nuovi, ed ha tentato di classificare cisticerchi e cisticercoidi in base ad indu- zioni derivate dalla loro struttura; questa embriologia induttiva ha però portato a conclusioni molto strane , e poco accettabili già a priori , come vedremo meglio più sotto. Non occorre aver fatto studi speciali in argomento per persua- dersi che la storia dello sviluppo dei cisticercbi non poteva fornir lumi per la filogenesi. Fa bisogno che ricordiamo come si sviluppa un cisticerco '? Giusto quanto già aveva intravveduto il Goze, ed ha meglio ve- rificato il Wagener, e meglio ancora il Leuckart, lo scolice si sviluppa nella vescicola del cisticerco cavo ed uniformemente rovesciato, cioè nasce cavo ed invaginato nella vescicola materna (Leuckart); le con- clusioni contrarie del Moniez (vi torneremo in avanti) , sono basate su ricerche incomplete (Leuckart ed altri). Possiamo brevemente riassumere il processo come segue : si forma una vescicola , che noi denominiamo vescicola primitiva . ri- piena di liquido e colla parete fornita di muscolatura , vasi escre- tori ecc. Una parte di questa vescicola forma un invaginamento o, come si suol dire , uno zaffo cefalico , in forma di capezzolo cavo. (Il ter- mine di zaffo cefalico non è del tutto proprio, perchè esso forma anche il tronco del Verme). 11 fondo di questo invaginamento si trasforma direttamente nella testa del Verme solitario ; il resto dell' invaginamento fornisce il tronco dello stesso ; le ventose ed il rostello originano come inva- ginamenti secondari. Perciò il Verme solitario nasce capovolto al- l' indietro , nasce rovesciato su sé stesso e cavo . in guisa che la superficie esterna , o cuticolare , presentasi interna. Prendiamo un Verme solitario non ancora segmentato e supponiamo di poterlo ro- 36 Ricerche embriologiche siti Cestodi. vesciare su sé stesso uniformemente, partendo dal polo anteriore ed avvicinandosi man mano a quello posteriore: lo avremo così nello stato in cui si sviluppo. // resto, cioè gran parte delia vescicola che non ha partecipato alla formazione dell* invaginamento . e perciò viene ad essere una parte circondante quella invaginata , costituisce un semplice appa- rato larvale ; essa cade al subentrare della forma adulta. Ma anche il tronco, che nel periodo larvale si sviluppa , ben- ché possa essere già fornito di proglottidi , cade una volta che il cisticerco si è fissato all' intestino. Se la distruzione del tronco e della parte non invaginatasi della vescicola entra facilmente in quanto già è noto sullo sviluppo degli animali, invece lo svilupparsi dello scolice rovesciato e cavo , costi- tuisce un processo oltremodo strano e la cui spiegazione riesce quasi impossibile , ed in ogni caso eccessivamente fantastica. Ap- punto perciò il Moniez (1) ne riprese lo studio e, basandosi su al- cuni stadi, credette , come già si accennò , di poter contraddire il concetto generalmente accettato : egli avrebbe trovato che lo sco- lice del Verme solitario nasce già in principio colla sua disposizione e forma definitiva. Ciò che si denomina zaffo cefalico , è , per il Moniez, una semplice vagina ; dal cui fondo il capo viene a solle- varsi, come una sporgenza solida. Mentre il Leuckart denomina re- ceptaculum capitis una porzione della vescicola, che si differenzia in modo speciale e circonda lo zaffo cefalico (porzione eoa confini quasi sempre non ben determinati) , invece il Moniez sotto questa deno- minazione , oltre alla or detta porzione della vescicola , comprende lo zaffo cefalico. È il fondo del receptaculum capitis , scrive questo autore, che, sollevandosi, forma lo scolice, già così disposto, come si osserva nel Verme solitario adulto. Ma evidentemente ha ragione il Leuckart di sostenere che al Moniez debbono esser sfuggiti stadi molto importanti, ciò che pro- vano chiaramente la nuova edizione dell' opera del grande elminto- (1) Op. cit. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 'M logo tedesco e le ricerche del Eaum (1) e del Vogel (-2). Anche il Crety (3) vuol confutare il Moniez merce ricerche limitate al solo stadio (del resto già disegnato e descritto nella seconda edizione dell' opera del Leuckart) , in cui lo scolice è rovesciato indentro. Però questo stadio, dopo le nostre ricerche, non può ritenersi pro- vativo. poiché, come si rileva dalla parte speciale e si ripeterà bre- vemente più sotto, lo scolice può nascere diritto e secondariamente rovesciarsi. In ogni caso resta assodato che io scolice sì sviluppa caro e. co- inè si dice, rovesciato sopra sé stesso. Che questo modo di sviluppo rappresenti una vera falsificazio- ne (ci si permetta di continuare ad usare il termine proposto dal- l' Haeckel) dei processi embriologici , è facilmente ammissibile ; ma di stabilire quali erano le condizioni primitive , ecco il punto dif- ficile. La poca esperienza da noi acquistata ci ha persuasi ad adot- tare un vecchio assioma che, anche in questo caso, ha mostrato il suo valore: invece di fantasticare sulle forme complesse, conviene cercar forme semplici e far punto di partenza dalle condizioni meno complicate. Ecco perchè volendo noi tentare di rischiarare i cisti- cerchi, sapendo oramai che tutti si comportano uniformemente . li lasciammo dapprima in disparte e tentammo di aprirci una via col mezzo dei cisticercoidi. I cisticercoidi (intendiamo per tali col Leuckart forme giovanili, che in complesso corrispondono ai cisticerchi delle Taeniadae, ma se ne differenziano soltanto per la piccolezza e la mancanza o scar- sezza di liquido nella vescicola) offrono condizioni molto svariate , alcune però relativamente semplici. Come è già stato di sopra ac- cennato, pochissimo è noto sul loro sviluppo. Il Leuckart in com- plesso ritiene che il cisticercoide si sviluppi come il cisticerco ; però deve ammettere la possibilità, il dubbio d' uno sviluppo differente , ili Baitrage z. Entivick. d. Cysticercoiden. Inaugurai Dissertation. Dorpat. 1883. (2) V. Bau u. Entit: des Cyst. fascìolaris. Ed. Zickfeld. Osterwieck (Harz) 1888. (3) Atti Accad. Med. Roma. Voi. III. 1887. 38 RicercJie embriologiche sui Cestodi. vale a dire semplice, e ciò in base alle osservazioni insufficienti del Gruber (1) sopra il cisticereoide d'un Cyclops. In complesso anche i Tetrarhynchus (Rhynchobothridae) offrono , secondo il Leuckart . un cisticereoide che si sviluppa come quello delle Tamiadae ; del pari si comporterebbero le Phyllobothridae. Quanto alle Bothriocephalidae, V unica forma, di cui noi cono- sciamo sufficientemente lo sviluppo, è 1' Archigetes Sieboldi, che in condizione di cisticereoide diventa sessualmente maturo ; esso si svi- luppa direttamente, benché i particolari non siano ancora ben pre- cisati ; la parte anteriore dell' embrione esacanto si trasforma nella testa e nel tronco, la posteriore nella coda. Qui si tratta, secondo il Leuckart, di una semplice gemmazione esterna, una gemmazione che , per chi non conoscesse gli altri Cestodi , sarebbe nient' altro che un accrescimento. Quanto alle altre Bothriocephalidae, bisogna ammettere col Leuckart , che le nostre cognizioni sono troppe im- perfette per azzardarci a tirare delle conclusioni. 11 fatto dell' Archigetes assume maggiore, o minore importanza, a seconda della posizione, che accordiamo nel sistema alle Bothrio- cephalidae, Sono le Bothriocephalidae forme più prossime ai Cestodi primi- tivi, ovvero più delle altre ridotte ? Precisiamo, per quanto è pos- sibile, questi punti, anche per delineare il vero valore, che si deve concedere ai cisticercoidi da noi studiati. Ma qui dobbiamo premettere alcune considerazioni sul gruppo dei Cestodi; esso non è relativamente molto eterogeneo ; noi cre- diamo col Leuckart che si possa dividere in quattro famiglie, o su. bordini, che si preferisca nominarli : Tetrarhynchidae < Rhynchobothridae) Phyllobothridae , Taeniadae , Bothiocephalidae (Bothriocephalus, Ligula, Archigetes, Arnphilina, Am- phiptyches ecc.^) Il primo gruppo è caratterizzato da quattro lunghe proboscidi, da quattro robuste ventose periferiche (alle volte concrescenti due a due), e da un rudiménto di ventosa terminale. Il) <>|>. rit. Ricerche embriologiche sui Ccstodi. .">'.» Le Phyttobothridàe possiedono quattro ventose periferiche (ra- ramente soltanto due) grandi e mobili (che possono portare alla loro estremità anteriore degli micini) ed una ventosa terminale, tal- volta rudimentale. Le Taeniadae hanno quattro ventose periferiche molto robuste e mobili, ed un rostello terminale con uncini, talvolta anche senza, rostello che può eziandio ridursi. Notisi che tra le Taeniadae e le Phyttobothridàe esistono l'orse delle forme quasi di passaggio ( Te- nie degli Uccelli a botrie armate, Taenia proglottina, le cui proglot- tidi si isolano ancora immature ecc.) Nelle Boihriocephalidae Y apparato di attacco è limitato a due fossette longitudinali, poco mobili (in rapporto con ciò una riduzio- ne della muscolatura e del sistema nervoso) , talora appianate di tal guisa che si possono appena considerare come formazioni indi- pendenti ; soltanto di rado, all' estremità anteriore del corpo, si tro- vano uncini. In complesso assistiamo ad una complicazione andando dalle Boihriocephalidae alle Tetrarhynchidae , complicazione che non è li- mitata soltanto allo scolice, ed infatti, p. es. nelle Bothriocephalidae, la segmentazione è spesse volte solamente accennata, o manca in- teramente, ed allora il tronco colla testa sono fusi assieme; nelle Taeniadae le proglottidi si separano di regola appena quando sono mature, mentre nelle Phyttobothridàe ciò avviene ancora quando so- no immature, sicché maturano indipendentemente dallo scolice ecc. Certo è dunque che le Boihriocephalidae sono i Cestodi i più sem- plici che si conoscano : si domanda però ora se questa semplicità sia primitiva, od altrimenti se, invece che forme primitivamente semplici , non siano forme semplificate. A chi tenta di sciogliere questo proble- ma , occorre tener presente una circostanza , ed è che alcune Bo- ihriocefalidae, specialmente per la loro organizzazione si accostano più delle Taeniadae ai Trematodi. Ciò condurrebbe a farle credere forme primitive , e quindi a ritener primitiva anche la condizione déil'Archigetes. Il Leuckart ha ammesso una parte di questa conclusione ; se- 40 Ricerche embriologiche sui Cestodi. condo lui. se Itene lo intendiamo, ì'Arckigetes dovrebbe valere come l'orma primitiva quanto all'ospite unico; ma però in quanto non assume il carattere di una colonia (il capo non è separato dal tronco), esprimerebbe uno sviluppo accorciato. Riservandoci di toc- car questi due punti in altre parti del presente lavoro, ora aggiun- geremo perù che , riguardo allo svilupparsi senza 1' invaginamento caratteristico dei eisticerchi e dei cisticercoidi , il Leuckart non si pronunzia chiaramente. In ogni modo la considerazione che il capo delle Bothriocepha- iidae in generale e dell' Archìgetes in speciale, è più o meno insigni- ticaute, molto semplice e senza la ventosa terminale (eccetto nelle Amphilinae ecc.) mentre si sa che quest'ultima è omologhizzabile (v. più avanti) alla ventosa orale dei Trematodi, può indurre a cre- dere che il mancato invaginamento sia condizione secondaria, espri- ma cioè accorciamento di sviluppo. Come si rileva, non possiamo ilare con piena sicurezza all' Ar- chigetes quella importanza die richiederebbe il suo nome (progenitore). Quanto all' antichità di questa forma, è fatto importante, come nota il Leuckart, che essa si trovi in un Invertebrato; è anche im- portante rilevare che le Amphilinae (che possono forse considerarsi botriocefalide relativamente primitive) abitano nello Storione, Pesce antico, ma di ciò non bisogna esagerare il valore, come ci sugge- risce la circostanza che nei Selaci, che sono ancora più antichi, vi hanno Cestodi molto differenziati (Tetrarinchi, Fillobotri). Per questi dubbi sub" Archigetes (sui quali avremo occasione di tornar ripetutamente più sotto) ed anche per la lontananza a cui esso sta, rispetto alle Tenie, incerta era la luce che ne veniva ai cisticerchi ed ai cisticercoidi. Nello studio di altri cisticercoidi sem- plici era dunque riposta la speranza di rischiarare lo sviluppo dei Cestodi, e specialmente quello del cisticerco. La testa delle Tenie è fornita anche di un l'ostello, che si può ritenere un perfezionamento della ventosa terminale, quale si trova p. es. nello Scolex polymorphus. Siccome quest'ultima, colla circostante muscolatura , rappresenta un carattere trematoideo ( cioè ventosa lì ice re he embriologiche sui Oestodi. -ti orale, e muscolatura della laringe dei Trematodi), così era spera- bile che negli embrioni delle Taeniadae . per poter dar luogo allo sviluppo di un apparalo più perfezionato, comparisse più nettamente lo stomodaeum dei Trematodi. Quest' era un' altra ragione che ci induceva a studiare i cisti- cercoidi delle Taeniadae. Le nostre presunzioni teoriche furono coronate da un certo successo, come ora subito esporremo. Dopo molto cercare , abbiamo scoperto parecchi cisticercoidi , tra cui uno molto semplice. Naturalmente su quest'ultimo facemmo le nostre ricerche, che poscia furono estese a forme più complicate. Siamo così arrivati a conclusioni, le cpjali rischiarano la formazio- ne dei cisticerchi e stabiliscono nuovi rapporti tra i Trematodi ed i Cestodi , e così anche la posizione dell' Archigetes diventa assai più chiara. Riassumiamo prima quanto ci ha rilevato il cisticercoide sem- plice, che è quello della T. ellittica ; vediamo quindi come si com- portano gli altri cisticercoidi da noi studiati, e che posto vengono a pigliare quelli prima di noi noti ed i cisticerchi: si determinerà così la nostra posizione di fronte ai concetti del Leuckart e del Villot. Passeremo infine alle affinità dei Cestodi coi Trematodi , e con- seguentemente anche alla questione dei foglietti embrionali dei Cestodi. L' embrione esacanto, costituito da una massa di cellule uniformi, si tramuta in una vescicola (vescicola primitiva) a carità eccentrica (lacuna primitiva), e perciò a parete di vario spessore e, più precisa- mente, spessa nella metà anteriore, assottigliata nella posteriore, a cui corrispondono gli uncini. La lacuna primitiva è piena di liquido; si può ritenere che si formi per spostamento di cellule; man mano che la lacuna cresce, la vescicola ingrandisce. La parte anteriore delia vescicola diventa il corpo, la posteriore la coda. // corpo ispessìsce sempre più, acquista il rostello e le ventose, e diventa un tutto insegmentato , che rappresenta testa e tronco del futuro Verme solitario. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Meni. II. 8 42 Ricerche embriologiche sui Cestodi. Fig. I. {Schema) ìmlbo zona peribulbare anteriore zona peribulbare anteriore. ventosa lacuna primitiva : coda L' accenno del r ostello precede di pochissimo quello delle ventose. Il suo sviluppo è molto complicato. Distinguasi dapprima il bulbo colla Fig. II. (Schema) zona peribulbare. anteriore Imitili - renti isa allargamento anteriore allargamento posteriore ventosa accenno del sistema neri-oso relativa muscolatura, all' estremità anteriore dell' embrione; la parte an- teriore della superfìcie del balbo viene fatta dalla superfìcie generale Fig. III. i Schema) -- ventosa — a Ila rga m en to an ter iure allargamento posteriore — balbo coda Ricerche embriologiche sui Cestodi. 43 del corpo , e perciò è rivestita i/i attienili e libera ; il resto del bidbo giace in mezzo a cellule ammassate senza una distinguibile stratifica- Fig. IV. ( Schema) / £ __j -\- — allargamento (Ulteriore ff\~ììr\ allargamento posteriore \ ■ '■ -4 bulbo zio/te. La parte anteriore del bulbo , rivestita , da quanto si disse, di cutìcola, introflettesi trascinando seco anche le cellule (insieme colla cu- ticola e colla muscolatura sottocuticolare corrispondente) adiacienti a questa stessa parte anteriore. — Denominiamo per brevità zona peri- bulbare anteriore, le cellule in discorso insieme colla cuticttla e colla muscttlatura. — L'introflessione presenta subito uno strozzamento, per cui ri si distinguono due allargamenti, uno anteriore, (corrispondente alla zona peribulbare anteriore), e l'altro posteriore (corrispondente al bulbo), amendue rivestiti di punte cuticolari (uncini rudimentali), le quali man- cano però nel luogo della strozzatura. L' allargamento anteriore cresce, ciò che non si può rilevar con sicurezza per V allargamento posteriore; le punte ingrandiscono, poi quelle dell' allargamento posteriore cadono, mentre quelle dell'anteriore appaiono limitate alla sua parte posteriore, e vanno acquistando i caratteri degli uncini definitivi. A poco a poco V allargamento anteriore cresce ancora e la forma del bulbo si modifica , sicché gli uncini colla relativa cuticola, cellule sottocuticolari , e muscolatura vengono a trovarsi in parte std bulbo. 1/ allargamento posteriore persiste senza crescere. Il bulbo e la sua muscolatura (sacco muscolare) divengono le parti che hanno gli stessi nomi nel rostello definitivo; la parte anteriore dell' allargamento anteriore, che può restringersi ed allagarsi svariata- mente, diventa la cavità che accoglie la parte Ubera del rostello; la parte posteriore, estro-flettendosi, forma la parte del rostello che è for- nita di uncini; /' allargamento posteriore, parzialmente estroflettendosi, forma la punta del rostello, che di solito nella Tenia adulta lascia riconoscere un infossamento. 44 /'/cerche embriologiche sui Cestodi. so- Le ventose compaiono come corpi tondeggianti, ben delimitati e si lidi, già nel luogo dorè si trovano neW adulto. Secondarla niente si in- troflettono e così diradano care; esse si sviluppano del tutto indipen- denti dal rostello. La parte posteriori' della vescicola cresce e dirada la coda : ri sì notano gii uncini embrionali, disposti a paia, come nell' embrione esa- canto, ma l'ini paio assai più allontanato dall' altro ; spesso l'ultimo paio viene a corrispondere alta estremità posteriore della parte anterio- re della vescicola, cioè all'estremità posteriore del corpo. La coda rag- giunge mia grandezza considerevole, e poi, mano mano che il cisticer- coide matura, al suo punto d' inserzione sul corpo, subisce uno strozza- mento : finisce a dislaccarsi via, quando il cisiicereoide arriva nell' in- testino dell'ospite definitivo; essa non gemma e va certamente perduta. Gli uncini embrionali sono ancora presenti, quando il cisiicereoide è maturo; molle ralle non se ne possono trovare che 4 o 5: stanno alla coda, tranne, non di raro, uno o due che si trovano alla estremità po- steriore del corpo. La lacuna primitiva presenta molte anomalie nel suo modo di com- portarsi ; in generale viene a trovarsi in parte nel corpo, in parte nella coda; nel primo non larda a riempirsi di un tessuto che ha V aspetto del connettivo molle, nella seconda fende pure a scomparire in modo si- mile, ma si può trovare ancora qualche colta accennata nella coda al massimo sviluppo. Contemporaneamente all' alluni/arsi della coda ed appena dopo la scomparsa della lacuna primitiva del corpo, dopoché si sono formate li- ventose ed il rostello , la parte anteriore del corpo , fino al di dietro delle ventose, si introflette nella parte posteriore, e così si ha il cistir cerco i de introflesso, quale renne scoperto dal Melnikoff, e si troni figu- rato in lutti i libri (al Melnikoff è sfuggita la coda , la quale perciò manca in tutte le figure); così si presenta, almeno di rei/ola , il cisii- cereoide finché è nella Pulce; fuor della Pulce, sotto al microscopio, si può vederlo estrofi 'ette rsi ed acquistare la posizione definitiva. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 45 Lo sviluppo qui descritto non ha niente di strano, quando teniamo /'risenti i Platelminti in genere ed in spiriate i Trematodi, e d'altra puiie ricordiamo che il cisticercoide deve arrivare nel/' intestino tenne iteli' ospite definitivo. A quest' ultima circostanza (processo cenogenetico) riferiamo l'introflessione della parte anteriore in quella posteriore; alle parentele coi Platelminti, ed in speciale coi Trematoli! (processo palin- genetico) , la formazione della lacuna primitiva, il nonio peculiare ili svilupparsi del rostello, e la presenza della ani a. Spieghiamo un po' minutamente questi punti. Paragoniamo prima il rostello allo stomodeo. Se lo studiamo nel cisticercoide , cioè prima che si estrofletta, vi si distinguono evidenti, come in molti Platelminti, nna carità Laccale (alla ri/amento anteriore) , ed una faringe (allarga- mento posteriore) : come in molti Trematodi, e' è nel nostro caso , uno strozzamento tra la carità boccale e la faringe: quella parte, che ab- biamo denominata bulbo , forma un ispessimento quale troviamo nella faringe dei Trematodi. Si ricordi che, specialmente nei periodo giovanile in molti Trema- toli7, la faringe può estroflettersi nella carità boccale ed anche sporger fuori di essa e poi ritirarsi ; d' altra parte V estroflessione del roste/lo, è facoltativa, (quando è appena formato, cioè nel cisticercoide, e diventa permanente nella Tenia adulta. Come si vede , il riscontro coi Tre- matodi NON POTRERBE ESSERE PIÙ INTIMO. Noi crediamo che la lacuna primitiva stia a rappresentare la ca- rità dell' intestino medio (m esenterò») dei Trematodi. Il formarsi e, senza aver avuto una funzione, il chiudersi di que- sta lacuna ampia in un Platelminto che, conte tutti gli altri , ha la caratteristica di essere parenchimatoso, il variar molto di questa lacu- na (carattere degli organi rudimentali), ed infine la posizione che essa occupa, sono svariati argomenti che giustificano il nostro confronto, che sarà ulteriormente discusso più sotto , a proposito ilei foglietti germi- nativi dei Cestodi. Le ventose sono appendici indipendenti dal rostello; appendici con esse convergenti si trovano anche in certi Trematodi (Gyrodactilidae). La coda è un organo che si sviluppa più o meno in tutti i Ce- 46 Eicevclie embriologiche sui Cestodi. stodi, come mostreremo in aranti ; alt mie ad un tempo in cui i ('estinti conducevano un 'periodo di vita libera e rende il cisticercoide della T. ELLITTICA sorprendentemente si in ile ad una Cercaria. Ij invagina mento della parte anteriore in quella posteriore, avve- nendo tardivamente, non è più un fatto sorprendente, come nei cisticer- cki; si dece considera ri- un adattamento speciale (FENOMENO CENOGENE- tico), il quale ha probabilmente la sua ragione in ciò, che il cisticercoide dece arrivare nell'intestino tenue. Se fosse svaginato , giunto nello sto- maco, ri s' attaccherebbe , e, non f forando ambiente ili rifa opportuna (i cestodi abitano nel tenue), morrebbe. Così invaginato, è molto più fa- ci/e che giunga alla sua destinazione. Potrebbe anche da/si che i succhi gastrici fendessero a mantenerlo invaginato e gli enterici a farlo svaginare. Comunque sìa, crediamo che il nodo della questione stia nel doversi portare il cisticercoide al di là dello stomaco, e che a ciò giovi /' invaginamento. D' altra parte si sa che V Archigetes Siep.oldi presenta abitualmente movimenti di introfles- sione ed estroflessione della parte anteriore nella posteriore del corpo (v. più sotto) ; per cui /' invaginazione stabile del cisticercoide della T. ellittica, troverebbe il suo morente in una invaginazione instabile e su- bordinata ad una differente funzione neW Archigetes. Tutti gli altri cisticercoidi da noi studiati, si riducono alla for- ma fondamentale ora equi descritta. Senza sforzo possiamo anzi ridurci tutti ì cisticerchi, cisticercoidi, plerocerchi e plerocercoidi finora noti. Cominciamo coi cisticercoidi da noi esaminati. È prima di tutto necessario di fissare bene le denominazioni che noi abbiamo precedentemente usate e delle quali ci serviremo anche in appresso. Si è distinto, nel cisticercoide della T. ellittica, un embrio- ne esacanto, che si è trasformato in una vescicola primitiva con una lacuna primitiva. La parte anteriore della vescicola primitiva, alla sua volta, si è trasformata nel corpo, la posteriore nella coda ; nel corpo abbiamo distinto una parte anteriore ed una posteriore; nessun netto confine tra parte anteriore, posteriore e coda, tranne in dati momenti. Da noi il termine scolice vien riservato a quella parte del cisti- cerco e del cisticercoide che conservasi nel Venne, quando divenia adul- Ricerche embriologiche sui Cestodi. 47 tu: è una parte maggiore <> minore, n seconda dei rari rasi. Quanto alla t. ellittica , siccome tutto il corpo del cisticercoide pass \ nella Tenia adulta, così il corpo equivale allo scolice. La T. murina si svolge dapprima rome la T. ellittica, tranneché il modo di sviluppo del mstello sembra accorciato. Le altre differenze cominciano dopo /' invaginazione della parte anteriore nella posteriore del corpo, donde deriva una specie di gastrula (parliamo di .semplice somiglianza di forma , non intendendosi menomamente di paragonare morfologicamente /' invaginazione dei cisticerchi s. 1. ad una gastrula) con una cavità gastrulare, una bocca e due pareti, una esterna (ve- scicola caudale del Leuckart ; secondo noi è la parte posteriore del corpo) e l'altra interna (tronco — Wurmleib, o scolex del Verme so- litario pel Leuckart; secondo noi parte anteriore del corpo), tra le quali viene a trovarsi la lacuna primitiva. Alla porzione della parete interna, che sta ai fondo della cavità gastrulare, corrispondono le ven- tose ed il rostello; questa porzione a poco a poco si solleva e forma lo scolice. Il resto della parete interna , che è poi la porzione posteriore della parte anteriore del corpo, e la parete esterna, si degradano e di- ventano involucro embrionale, in cui possiamo continuar a distinguere una parete esterna ed una interna , notando che questa non è tutta la parete interna primitiva, essendosi una parte trasformata nello scolice: la lacuna primitiva diventa virtuale, od almeno il liquido iti essa con- tenuto è in minima quantità: la bocca infine a poco, a poco si eh inde. Riunendo tutto assieme, possiamo dire che, a differenza della T. ellittica, la parte posteriore del corpo (precisando, secondo la nomen- clatura adottata, la parte posteriore del corpo e la porzione posteriore della parte anteriore) si trasforma in involucro embrionale e deve essere ri- generata, quando la Tenia diventa adulta. La coda resta relativamente molto corta. Gii uncini dell' oncosfera (embrione esacanto) assumono posizioni differenti ; si trovano però in coi ■rispondenza alla coda. Ripeteremo che, quando il cisticercoide diventa Tenia, cade la coda, come nella T. ellittica, più rade V involucro embrionale; resta quindi appena lo scolice. 48 Ricerche embriologiche .sui Cestódi. Perciò, riassumendo , lo sviluppo si è complicato : è comparso un involucro embrionale (processo cenogenetico) il (piale è analogo all'ani- mo degli Artropodi, dei Gefirei, ecc., ed è formato essenzialmente a spese detta parte posteriore del corpo (cioè secondo la nomenclatura sopra adottata, la parte posteriore del corpo e la porzione posteriore della parte anteriore). Il more/de è stata /' invaginazione, già verificatesi nella T. ellit- tica , invaginazione che si è esagerata nella T. murina ; tanto che ha potato aver luogo il rialzamento secondario dello scoi ice , dentro una eelìetta appositamente formatasi per proteggerlo. Gli altri cisticercoidi sono fatti in maniera simile a quello della T. murina qui descritto, colla sola differenza che la bocca resta pernia (benché piò 0 meno ristretta, quando è in /'stato di riposo). Il loro mo- do di se il appo ci è restato incognito; però anch'essi colla coda, o cogli uncini embrionali, ci danno indicazioni importanti. Veniamo ai particolari. Xel cisticercoide della T. leptocephala abbiamo le stesse condizioni della T. murina, soltanto che la coda è molto lunga: la lacuna primitiva, confinata al corpo, è meglio delimitata: e talvolta svi! apposi una cisti avventizia, fornita dall' oste. Due paia di uncini stanno sulla coda, il terzo paio compare alla parte poste- riore della parete esterna , lo che vuol forse dire che la coda ha in piccola parte probabilmente contribuito a formarla. Nel cisticercoide della T. cuneata manca affatto la coda; così pure nel cisticercoide della T. INFUNDIBULIFORMIS (GozE, nec Dm.) Nella T. proglottina abbiamo veduto che dapprima formasi, ma poscia viene assorbita. E notevole che in essa, secondo noi, la coda contribuisce molto più largamente, che nella T. leptocephala, alla formazione della parete e- sterna (veggasi la posizione degli uncini) e che la lacuna primitiva è indistinta. Dai casi qui descritti, si passa facilmente a quelli già noti. Il Cysticercoides Tenébrionis (1) è niente altro che un cisticercoide della (1) Per questo è per altri cisticercoidi vedi il Leuckart e le citazioni specialmente nel Cnp. Ili della presente Memoria. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 49 T. murino, a coda più lunga, ad uso quella di una Leptocephala (1). I C. Arionis sono molto simili a quelli della T. infundibuliformis; però in essi la parete esterna è, a nostro parere, formata a prefe- renza dalla coda, perchè gli uncini si trovano al punto di confine della parete esterna stessa colla interna (Meissner , Leuckart , Mo- niez). Come in questo senso la Froglottina esagera la Leptocephala, ora il ('. Arimi is esagera la J'roglottiiiu. Anche i cisticercoidi del Villot rientrano facilmente nelle forme sopradescritte. È probabile che il C. Cyclopis sia del tutto identico a quello della T. ellìttica. I cisticercoidi dei Tetrarinchi hanno pure con esso intima somiglianza, soltanto il tronco è più sviluppato. Alcune osservazioni del Monticelli lasciano credere che lo Sco- lex polymorphus si sviluppi pure come il cisticercoide della T. ellittica. L' Archigetes Sieboldi è un cisticercoide alquanto più semplice di quello della T. ellittica; la sua estremità anteriore, come già si accennò, è in continuo movimento, ritirandosi in dentro e di nuovo fuoruscendo; quindi è già in esso indicato l' invaginamento , ma è, per così dire, molto più mobile. In forza delle omologie da noi sopra ammesse tra il rostello e l'intestino anteriore dei Trematodi, ci sembra di poter sospettare, come già accennammo, che V Archigetes sia stato una volta più com- plesso. In ogni modo la T. ellittica toglie 1' abisso, che fin qui esi- steva tra V Archigetes e gli altri cisticercoidi. Che il plerocercoide del Botriocefalo lato sia riducibile all' Ar- chigetes , non è cosa nuova ; le omologie delle parti però non sono ancora chiare. A noi pare che questo plerocecoide sia nient' altro che un ci- (1) Allo stesso tipo si riferiscono i cisticercoidi delle T. fasciata, tenuirostris, sinuosa, gra- cilis, anatina, Hamanni, recentemente descritti da Haniann (Jenaische Zeitschrift f. Natur. 1889 e 91) e da Mràzek in un giornale ungherese di storia naturale (1890 e 91). Noi siamo persuasi che Hamann dopo questo nostro lavoro si accorgerà che il suo Polster (cuscinetto) non può dar origine alle ventose , che esso è niente altro che il bulbo del rostello e che in breve la storia evolutiva del cisticercoide della T. sinuosa, qual è stata da lui tracciata, è erronea in gran parte. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Meni. II. 7 50 Ricerche embriologiche sui Cesfodi. sticercoicle del Tetrarinco, ma col tronco ancora più sviluppato. Uno sviluppo simile, maggiore ancora in grossezza , ma minore in lun- ghezza, si riscontra nei Piestocystis. / dsticerchi poi non sono nuli' altro (1) che farine nelle quali la lacuna primitiva ingrandisce assai. Pare che in essi la coda general- mente non compaia più; la parte che dorerà produrla concorre proba- bilmente a formare la vescicola caudale {parete esterna), che assume un gran sviluppo. Il Moniez però ha descritto nel C. pisiformis dei fenomeni che fanno pensare che, anche in esso, si formi una coda, la quale poi andrebbe perduta : egli ha visto il C. pisiformis strozzarsi e dividersi in due parti, una anteriore e V altra posteriore ; suppone che la parte posteriore possa produrre un altro cisticerco ; manca però di ciò qua- lunque prova, ed è molto più logico d'interpretarla come coda. Nei dsticerchi, come fors anche in certi cisticer coiài, V invagina- zione anticipa (processo cenogenetico), cioè precede la formazione del rostello e delle ventose; invece il sollevamento dello scoi ice dal fondo può ritardare, da ciò lo svilupparsi e persistere alle volte del cisticerco rovesciato e cavo. Nei dsticerchi la formazione della lacuna primitiva è più tardiva, che nella T. ellittica; accade contemporaneamente, o dopo la forma- zione della muscolatura periferica e dell' apparato escretore. Nei dsticerchi accade anche un fatto che giustifica in certo modo la denominazione di tronco ( Wurmleib) , limitata dal Leuckart a quella parte della parete interna die non forma lo scolice; questa parte in certe forme (ad es. C. della T. crassicollis ) si vede man mano crescere e trasformarsi in un tronco già diviso in proglottidi. Notisi però che questo tronco è provvisorio; esso va distrutto , insieme alla parete esterna (vescicola caudale), quando il cisticerco arriva nelV o- spite definitivo; so/tanto lo scolice viene conservato e si trasforma senza metamorfosi nel Verme solitario adulto, rigenerando il tronco. (1) Iu questi confronti non possiamo discendere a molti particolari, essondo diventate neces- sarie dopo i nostri studi, nuove ricerche sui dsticerchi. (2) Secondo gli studi recentissimi del Mrà/.ek il C. Oyclopis sarebbe uno stadio di sviluppo del C. della Tamia gracilia. Noi siamo d' avviso che ciò possa accogliersi . specialmente dopoché il D.r Calandracelo ha trovato uno stadio simile per la T. leptocephala. Ricerche embriologiche sui Custodi. 51 Questi fatti rendono verosimile l'omologia di una parte della pa- rete intenta, ossia dell'involucro embrionale, col tronco, omologia che si dorrebbe trasportare a nette ai cisficercoit/i. Il concetto così espresso, non e però preciso. Per essere piti esatti, bisogna dire che nei ('estolli dalla vescicola primitiva si differenzia un corpo ( anteriore) ed una coda (posteriore). La parte posteriore del corpo (distinguibile, per quanto sopra si è visto, in due, l'una, che è la parte posteriore p. d. del corpo suddetto, e l'altra la porzione po- steriore della parte anteriore) può trasformarsi in organo (invòlucro) embrionale, a formare il quale può però contribuire anche la coda; questa parte posteriore del corpo , così trasformata , rigenerasi , quando il Verme d 'trenta adulto. Forse le migliori co udizione di nutrizione (i cisti- cerchi si trovano a preferenza nei Vertebrati superiori) permettono a una parte del corpo, trasformata in organo embrionale (e precisamente a parte della parete interna) di far, per così dire, rivivere il suo ca- rattere d' essere strobilare: si tratta però di un fuoco fatuo, perchè questo corpo riesce sterile [tranne forse il caso del Pagenstecher (1); qui in ogni modo siamo duranti ad un caso secondario]. Ci resta di parlare delle forme proliferanti ; esse debbonsi evi- dentemente ritenere come forme secondarie, che hanno riacquistata la proprietà di proliferare nel periodo giovanile. Sono esse pure ri- ducibili ai tipi sopradescritti ; cosile così dette teste dell' Echinococco sono omologhe al corpo del cisticercoide della T. ellittica; i cisticer- coidi del Metschnikoff sono paragonabili a quelli della T. murina ecc. Se ora noi cerchiamo di coordinare tra di loro tutte queste varie forme che presentano le larve dei Cestodi, lasciando in di- sparte quelle proliferanti, possiamo stabilire i seguenti gruppi. 1°. Cisticerchi [ s. lato (2)] ad invaginazione iniziantesi e senza involucro embrionale (Archigetes). 2°. Id. ad invaginazione tardiva (C. della T. ellittica, murina e (1) Cit. dal Leuckart. (2) Con molti autori, parliamo anche noi di cisticerchi in senso lato, che comprendono i ci- sticerchi pr. detti ed i cistieercoidi. 52 /'/cerche embriologiche sui Cestodi. leptocephala, fors'anche cisticercoide del Gruber, Scolex polymorphus e tutti i cisticercoidi). Alla sua volta questo secondo gruppo distinguesi in due sot- togruppi : a) con semplice invaginazione (T. ellittica). b) con invaginazione, susseguita dalia formazione di involucro embrionale (T. marina, leptocephala etc). 3°. Lì. ad invaginazione precoce, susseguita dalla formazione d'in- volucro embrionale (cisticerchi s. str; alcuni cisticercoidi?) Questo 3° gruppo contiene larve che possono essere a scolice rialzantesi dal fondo della cavità d' invaginazione precocemente (ci- sticerco pìsiforme), o tardivamente (cisticerco della cellulosa). Vi sono graduali passaggi fra i gruppi qui registrati (così p. es. il sottogruppo b. del 2° gruppo è il ponte che conduce al 3° gruppo). Dunque possiamo dire che 1' invaginazione tardiva del cisticer- coide delta T. ellittica assume grande importanza nella maggior parte degli altri cisticercoidi e nei cisticerchi. Probabilmente in ciò la ra- gione del suo anticipare (per processo cenogenetico) in molti casi. Così messa la questione, lo svilupparsi dello scolice rovesciato e cavo evidentemente si riduce ad una falsificazione dell'epoca di sviluppo e ad un perfezionamento embrionale (formazione d'Involucri speciali), in rapporto colla grande capacità di rigenerazione del corpo dei Ce- stodi. Così cessa di essere strano e rientra in una serie di fenomeni semplici e di facile intelligenza (processi cenogenet/ci). Paragoniamo ora queste nostre conclusioni con quelle dei due altri autori, che più si occuparono dell' argomento, e cioè con quelle del Leuckart e del VUlot. Col Leuckart noi abbiamo, oltre a parecchi punti di contatto , altri punti importanti di divergenza, che, anche a costo di fare delle ripetizioni, vogliamo mettere in rilievo. Per questo autore intercede un grande abisso tra il cisticercoide della T. ellittica e V Archigetes Sieboldi; per noi invece essi sono grandemente simili. Egli inclina ad ammettere che tutti i cisticercoidi ed i cisticerchi si sviluppino in modo simile , ossia come i cisticerchi pisiforme, della cellulosa Ricerche embriologiche sui Cestodi. ">:■> ecc.; noi invine abitiamo trovato delle differenze notevoli, sicché ab- biamo , per dir così, messo un lungo ponte tra 1' Archigeies ed il cisticerco ordinario, ed abbiamo fornito perciò una chiara e sem- plice spiegazione del formarsi lo scolice cavo e rovesciato. ti Leuckart ritiene la coda dell' Archigetes senz'altro omologa alla vescicola primitiva (Blasenkorper) (1) e la dice " Kopfbildner ., cioè " formatrice del capo „ ; questa interpretazione non può es- sere esatta , perchè noi abbiamo dimostrato nel cisticercoide della T. ellittica che la coda è omologa soltanto alla parte posteriore della vescicola primitiva. Egli inoltre indirettamente viene a dare del Wurmleib (tronco) una definizione che, secondo noi, non si può dir del tutto giusta. Come già si accennò, egli parte dai cisticerchi e denomina tronco una porzione che può essere segmentata già in essi; questa parte (pa- rete interno dell'involucro embrionale, secondo la nostra nomenclatura), ha per caratteristica di andare perduta quando il cisticerco è arri- vato neh" ospite definitivo (v. sopra) , perciò il tronco può essere provvisorio, o permanente ; quello permanente non si sviluppa mai nel cisticerco e di rado nel cisticercoide (Archigetes). Che la parete interna sia parte del tronco, nessun dubbio, ma ad esso appartiene anche tutta o gran parte della vescicola caudale (parete esterna). Come noi ci esprimiamo, parete esterna e parete interna dell' invo- lucro embrionale, sono la parte posteriore del corpo del cisticercoide, notando che a formare la parte posteriore della parete esterna , o tutta la parete esterna, o fors'anche la parte anteriore della parete in- terna può contribuire la coda, lo che non ci deve fare meraviglia, perchè la coda è la parte posteriore del corpo dell' embrione e dap- principio non ne è affatto distinta. Il Leuckart e molti altri, ritengono che V oncosfera, detta anche embrione esacanto o protoscolice , rappresenti una prima generazione (mamma della nutrice o Grossamme dei Tedeschi), il cisticerco (nu- trice od Anime) una seconda, ed il Verme Solitario adulto una terza. (1) Cosi nella 2a ed. del Trattato. Nella Memoria sull' Archigetes (Zeitschrift f. wiss. zool. XXX Bd. Suppl.) la ritiene omologa alla vescicola caudale. 54 Ricerche embriologiche sui Oestodi. Iliservaiido a più sotto di discorrere intorno alla terza generazione, noteremo che però già il Leuckart ammette la gemmazione essere molto evidente appena nei casi di forme proliferanti (echinococco, cenuro ecc.); egli cita anzi dei casi in cui la Grossamme e V Amine non si possono distinguere come formazioni individualizzate (Scolex pólymorphus), come vi sono altri casi in cui le tre generazioni sono indistinte (Archigetes e forse Ligtdidae). Però altrove paragona la produzione dell' Archigetes ad una gemmazione esterna, e quella dei cisticerchi e cisticercoidi ad una gemmazione interna, e, come già si disse, ritiene in generale di poter considerare il protoscolice rap- presentante d' una prima generazione, e lo scolice di una successiva. Finché mancava la spiegazione dei fatti strani , offerti dal cisti- cerco, era possibile di riferirli ad una gemmazione interna , anzi ciò poterà, fino ad un certo punto, giustificarli. Ora però, dopo i nostri studi, si può con sicurezza abbandonare questo concetto, e confinarlo agli Echinococchi ed ai Cenuri ecc., considerando la loro gemmazione come proprietà secondaria mente da essi acquistata, fenomeno di convergenza o d'afa risma, da spiegarsi colla comoda ed agiata cita, che può con- cedersi il parassita nelV ospite intermedio. Di fronte a queste divergenze col Leuckart, relativamente pic- cole , stanno le ingegnose induzioni del Villot (1) dalle quale noi discordiamo profondamente; già il Leuckart ha tentato di confutarle, ma di nulla si poteva essere sicuri, finché non si fosse chiarito lo sviluppo dei cisticercoidi. Quasi soltanto in un punto noi ci accordiamo col Villot; egli ha ragione di ammettere col Leuckart e con altri che fra lo stato inerme e quello armato non c'è delimitazione netta; il nostro cisti- cercoide di Tenia inerme {Lephocephala), il quale è conformato come molti altri cisticercoidi armati, forma il paio col cisticerco della T. Sag incita. Riassumiamo brevemente gli altri punti della Memoria del Vil- lot. Egli distingue due modi di formazione della vescicola caudale: (1) Ann. se. nut. Zool. Octobro 1883. XV, 17-Art. N. 4. Mémoire sui' les cystìques des Tnnias. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 55 per semplice modificazione del protoscolice, cioè senza produzione di una parte nuova (tutto il protoscolice si trasforma nella vescicola cau- dale), o per gemmazione del protoscolice: nel secondo modo si produce una parte nuova . che si aggiunge a quella preesistente. Il primo modo caratterizza i cistici pr. ci. del Leuckart. Oltre alla loro particolare idropisia , hanno di solito un inviluppo avventizio, il quale vien fornito dall'oste, che è sempre un Vertebrato; contiene i generi cisticerco, echinococco e cenuro. Il Villot, che usa sempre il termine corpo per indicare il Wurmleib (Leuckart), distingue nei cisticerchi, una testa, un corpo, una vescicola caudale ed una cisti, od inviluppo avventizio; i cisticerchi sono monosomatici e monocefali. I cenuri sono simili ai cisticerchi, ma sono però polisomatici e monocefali, cioè ad ogni corpo corrisponde una sola testa. Gli echinococchi sono invece polisomatici e policefali, perchè ad ogni corpo corrispondono molte teste. La cosidetta testa dell'echinococco equivale ad una testa di cenuro o di cisticerco; la parte anteriore, quella che è invaginata, costituisce la testa pr. d. , la posteriore , il collo (parte posteriore della testa) , la vescicola proligera corri- sponde al corpo del cisticerco e del cenuro; la vescicola madre poi è omologa alla vescicola caudale dei cenuri e dei cisticerchi. Perciò la vescicola caudale (vescicola madre) produce per gemmazione numerosi corpi (vescicola proligera), e questi portano numerose teste. Come si vede, il Villot non vuol ritenere corpo la parte pos- teriore del giovane echinococco, perchè non va perduta quando la T. echinococco si sviluppa. Passiamo ora a quegli altri cistici, la cui vescicola caudale si forma per gemmazione del protoscolice. Nessuna parte dell'embrione esacanto passa alla larva (cisticercoide del Leuckart): esso le serve appena di sostegno. Si distingue perciò in questo secondo gruppo, oltre alla testa, al corpo, alla vescicola caudale, anche un blastogeno (em- brione esacanto che prima gemma e poi serve di sostegno alla parte gemmata). La posizione della testa in generale è primitiva, non se- condaria, come pretende il Leuckart per analogia coi cisticerchi; la vescicola caudale è caratterizzata anche dalla sua relativa semplicità. 56 Ricerche embriologiche sui Cestodi. Questi cistici che risulterebbero, come dicemmo, di quattro parti, vengono suddivisi in due sottogruppi, a seconda che la loro vescicola caudale si forma per gemmazione endogena (allora la te- sta presentasi avviluppata non appena dal corpo e dalla vescicola caudale, ma ancora dal blastogeno), ovvero per gemmazione esoge- na (la testa è allora avviluppata appena dal corpo e dalla vescicola caudale). Il primo sottogruppo si suddivide in Monocerchi (C. Arionis, M. glomeridis, Villot) ed in Policerchi (Echinococco del Lombrico). Nei Monocerchi la cisti, supposta avventizia dal Leuckart, è invece il blastogeno trasformato, e perciò gli uncini non possono trovarsi là. ove i vari autori credono di averli veduti. Dai Monocerchi si de- ducono i Policerchi, che sono Monocerchi proliferanti. Il secondo sottogruppo comprende : 1." I Cercocisti, in cui il blastogeno, dopo aver gemmato, re- sta addossato, a mo* di coda, alla vescicola caudale (C. tenebrionidis). 2.° Gli Stafìlocisti (Villot) che sono Cercocisti costantemente proliferanti. 3.° Gli Urocisti (Villot) che sono del pari Cercocisti proliferan- ti, benché in modo alquanto differente. 4.° I Criptocisti : così denomina l'autore i cisticercoidi della T. ellittica. Ed eccoci giunti al punto culminante del castello aereo : il ìi xdo e semplice cisticercoide della T. ellittica, semplificato ancor di più dal Melnikoff e dal Leuckart, a cui era sfuggita la coda , deve possedere almeno quattro parti distinte : la figura del Leuckart protesta contro il Leuckart, e la cuticola diventa agli occhi del Villot la vesci- cola caudate, più il corpo del cistico, strettamente saldati e ridotti ad una membrana !! Ecco V effetto del voler rischiarare il semplice col com- plicato! Conclusione generale.— La testa vera (il futuro scolice) non de- riva mai direttamente dalla vescicola caudale, ne è sempre separata per una porzione intermedia (corpo), che gli serve di inviluppo im- mediato. Ricerche embriologiche sui Cestodi. ol Dopo i l'atti da noi osservati, ci sembra che questa breve ricapitolazione, ila se slessa parli fortemente contro il Villot ci limiteremo perciò ad accennare alle obbiezioni essenziali. l.° Si può ritenere die almeno in certi cislicerclii (pisiformis) si differenzi una coda, o blastogeno per usare il neologismo impro- prio proposto dal Villot. II. Non è vero che nel secondo gruppo nessuna parte del- l' embrione passi alla larva ; non è vero che la vescicola caudale sia prodotta da una gemmazione (una parte dell' embrione esacan- to si trasforma in essa) III. Il cisticercoide della T. ellittica non possiede vescicola caudale. IV. Le forme del secondo gruppo possono avere cisti avven- tizie, fornite dall' oste, quindi non derivate dal blastogeno (coda) trasformato, come dimostrano le T. leptocephala e cuneata. V. Gli uncini embrionali possono trovarsi sulla coda (blasto- geno) e sulla vescicola caudale. (1) Cosi chiudiamo le nostre osservazioni sull' unità di tipo delle larve dei Cestodi, e passiamo ora alle affinità che questi presenta- no tra loro e cogli altri Platelminti. Tutti gli autori, eccetto il Moniez, si accordano neh' ammette- re intimi rapporti tra Cestodi e Trematodi. Furono prima gli stu- di del Leuckart, ma poi quelli dello Schneider, del Lany, dello Schau- insland ecc, che condussero a questa conclusione, che noi ora vo- gliamo riprendere in esame. Anzitutto fissiamo la posizione che nel sistema occupano i Tre- matodi ed i Cestodi. Certo è che nella scala ascendente , con cui si suol rappresentare il sistema zoologico, i Cestodi devono essere collocati più in basso dei Trematodi, come fa appunto il Leuckart; (1) Recentemente il Villot, basandosi sulla nostra Nota preliminari', torna a sostenere la giu- stezza delle sue classificazioni. Noi speriamo che dopo la lettura del nostro lavoro esteso vorrà convincersi del punto fondamentale da noi sostenuto, che; cioè nessun fenomeno autorizza a spie- gar come processo di gemmazione la formazione della vescicola caudale etc. Del resto lasciamo giudice il lettore, non ritenendo noi utile d' entrare in una polemica fino a che il Villot si sarà data la pena di confutare i fatti da noi scoperti. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Meni. IL 8 58 Ricerche embriologiche sui Cestodi. ma, se si parte dal concetto filogenetico, nessuno può disconosce- re che i Cestodi sono parassiti assai più perfetti dei Trematodi. Ciò è dimostrato dai seguenti fatti: hanno perduto il tubo digerente, non presentano quasi mai un periodo di vita libera, mancano asso- lutamente di organi speciali di senso in qualunque epoca della vita. Tutti questi sono caratteri di degenerazione, accanto ai quali notansi perfezionamenti in rapporto col genere di vita del parassita, e sono: 1°. Ha acquistato organi d' attacco, e perciò si è differenzia- ta nettamente una testa complicata (musculatura , apparati nervoso ed escretore). II0. Ha perfezionato gli organi genitali, i quali si ripetono nu- merose volte ed in modo da simulare individui (proglottidi), specialmente perchè si sono provveduti d'una propria porzione di musculatura , di apparato escretore ecc. E qui cade in acconcio di pronunciarci sul concetto, ancor og- gi sostenuto, che il Verme solitario rappresenti una colonia ; per- ciò ci si permetta una breve digressione. L' ipotesi delle colonie è sorta prima della teoria dell'evoluzio- ne, e per non pochi (specialmente quella parte che si riferisce al- le colonie lineari, cioè agli animali metamerici), non ne ha ancora respirato bene 1' aria purificatrice. È noto che la divisione parziale, od imperfetta (caratteristica piuttosto del periodo giovanile), conduce alla formazione delle co- lonie: la divisione del lavoro , a persone differenti in una medesi- ma colonia. Però, come osserva benissimo il Leuckart, tra generazio- ne ed accrescimento non e' è nessun netto e determinato confine, e neanche tra individuo ed organo. Molti gradi ci sono adunque di mezzo; non si può dire dove finisce 1' uno e comincia 1' altro : perciò un certo arbirtrio lasciato ad ogni studioso, perciò una que- stione oziosa, simile a quella se certi individui siano piuttosto spe- cie; che varietà. Siffatta questione, secondo il nostro parere, non ha proprio più alcuna ragione di essere, quando si tratta di casi come quelli offer- ti dalle Tenie. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 59 Certo che il risultato finale simula una colmila, e che le proglot- tidi hanno i caratteri di individui; è però del puri certa (lo dimo- strano i Cestodi non segmentati) che quest'è un perfezionamento acqui- sito per il parassitismo, e che non esprime una condizione primitiva, proprio alla stirpe da cui provengono i Cestodi. Ma, come origina questa, diciamola pure, colonia! Appena la parte anteriore dell'embrione esacanto forma il Verme solitario; il resto si sviluppa nel periodo embrionale come coda ed in- volucro embrionale (parete esterna ed interna dell' involucro). Però la formazione dell' 'nicol nero è successiva a quella della coda e manca an- cora nelle forme più primitive ( T. ellittica), e perciò la coda è un organo, rudimentale antico, e 1' involucro, ci si permetta il termine, è invece medioevale. Coda ed involucro rappresentano dunque quella parte posteriore del corpo della vescicola primitiva, che trasformasi in orga- ni embrionali, e poi cade; essa viene rigenerata dalla parte anteriore quando il Verme diventa adulto; s' intende che quando non si sviluppa alcun involucro, la parte da rigenerare è minore. In ogni caso è evidente che il progenitore del Cestode era un Verme piatto non segmentato , in cui non esisteva contrasto spic- cato tra capo e tronco. Gol perfezionarsi degli apparati d' attacco alla parte anteriore (in rapporto colla vita nelF intestino, da cui fa- cilmente il Verme potrebbe essere scacciato) comincia questo con- trasto, e così si può cominciar a parlare di un capo e di un tron- co; poi questo tronco si segmenta esclusivamente per servire agli organi genitali. Niente perciò di più naturale che rivedere ancora nelle forme segmentate un periodo, in cui il tronco ed il capo non sono net- tamente separati e non e' è traccia di proglottidi. Ciò verificasi ap- punto chiaramente in molte Tenie. Che se ora passiamo ad esaminare uno scolice qualunque (si ricordi il senso da noi concesso al termine scolice), perchè non paragoneremo , come abbiamo già fatto ; al tronco la sua parte posteriore, che crescendo e segmentandosi dà luogo alla formazione di questo ? 60 Ricerche embriologiche sui Cestodi. Né si dica che con ciò i cisticerchi che hanno un tronco prov- visorio (es. classico si è il cisticerco fasciolare) verrebbero ad avere due tronchi , perchè è troppo chiaro che saremmo più precisi, am- mettendo che essi hanno un tronco , di cui cade, e poi rigenerasi la parte troppo male differenziatasi nel periodo giovanile. Per tutte le ragioni qui sovraesposte , in generale noi conclu- diamo che nello sviluppo del Cestode non si succedono tre genera- zioni, due agame ed una sessuata , ma semplicemente si tratta d' "- na generazione sessuata (una generazione agama esiste però nel caso degli echinococchi e dei cenuri). / cisticerchi (s. lato) non proliferanti , subiscono dunque una metamorfosi semplice , che può anche mancare in gran parte. Spie- ghiamoci. Nella T. ellittica la parte posteriore dell' oncosf era viene a formare un organo rudimentale (coda) che cade. Anche nelle altre Tenie questa parte posteriore si trasforma in una coda, ma in esse la parte media dell' oncosf era diventa involucro embrionale ; quindi soltanto la parte anteriore costituisce ciò che trapassa nella Tenia adulta, ossia lo sco- lice. Concorre a formarlo anche la parte media nella T. ellittica perchè non si trasforma, ancora in involucro embrionale. L'animale adulto si for- ma poi per semplice crescere e segmentarsi dello scolice, in tutte le Tenie. Così fissata la posizione che i nostri studi ci fanno pigliare davanti alla questione della generazione alternante dei Cestodi , ritorniamo ora a discutere i rapporti dei Cestodi coi Trematodi. Sen- za inoltrarci nella esposizione di quello che è già noto , vogliamo soltanto ricordare i più saglienti riscontri finora stabiliti tra Cestodi e Trematodi. 1° Vi sono Cestodi insegmentati , quindi da vicino ricordanti i Trematodi. u2° Lo sviluppo embrionale di certi Cestodi (Botriocefali) è perfet- tamente eguale a quello di molti Trematodi (eliminazione dello stra- to esterno cibato). 3° Vi sono Cestodi con una coda , come quella delle Cercarie (Archigetes). Ricerche embriologiche sui Cestodi. til 4° Esiste in un Cestode non segmentato (Amphìlina) e negli Scoh.r polymorphus, una ventosa terminale, paragonabile alla vento- sa boccale dei Trematodi : essa permane anche nella forma adulta dello Scole.r polymorphus; essa compare anche nelle Tetrarhynchìdae, ma rudimentale. Negli Scolex polymorphus molto giovani è assai più sviluppata. Il confronto colla ventosa boccale dei Trematodi è in certi casi (Amphilinae, Tetrarhynchìdae) confermato anche dalle ghiandole spe- ciali che vi sboccano ; appunto come nei Trematodi. In alcuni dei Cestodi sopranominati , si trova anche una muscolatura evidente- mente paragonabile a quella della faringe dei Trematodi. Tutti questi fatti furono messi in luce dal Lany (1), dallo Ztscokke (2), dall' Ols- son (3) e dal Monticelli (4), il quale insiste anche sulla somiglianza nella minuta struttura della ventosa terminale colla ventosa orale dei Trematodi, al che però non possiamo concedere troppo valore, perchè potrebbe essere un semplice fenomeno di convergenza. 5° L' apparato genitale nei due gruppi in confronto è fatto sopra un medesimo tipo , specialmente se confrontiamo Bothrioce- phalidae e Trematodi. 6° La muscolatura dei Cestodi è intimamente simile a quella dei Trematodi (Schneider) (5). 7° L' apparato escretore è nelle due forme tipicamente simile, eccezione fatta delle anastomosi dei Cestodi, le quali sono in rap- porto colla loro segmentazione. 8° L' apparato nervoso delle Amphilinae è riducibile a quello dei Trematodi. Secondo lo Schneider le somiglianze sarebbero ancora maggiori, e cioè: 1.° Il Diplostomum sarebbe una vera forma intermedia. 2°. Nel Cariophyllaeus, nella Amphìlina, e nell' Amphiptyches esistereb- (1) Mitth. Zool. Stat. Neapel. 2 Bd. 1881. p. 28, e. seg; p. 372 e seg. Veggasi Kahane cit. dal Leuckart. (2) Centrablatt. f. Bach. u. Paras. 1. Bd. 1887. p. 161-199. (3). Lund's Univers. A°rsskrift. T. 3. 1867. (4). Mitth. Zool. Stat. Neapel. Vili. Bed. lll.p. 85 e seg. (5). Schneider's Zool. Beitràge. 1. Bd. p. 116 e seg. 62 Ricerche embriologiche sui Cestodi. be un intestino ridotto. 3° Gli embrioni di certi Trematodi (Poly- stomum) , come quelli dei Cestodi , hanno all' estremità posteriore degli uncini , e questi embrioni alla lor volta si assomigliano agli adulti Gyrodactylus e Dactylogirus, che portano alla ventosa posteriore degli uncini. Mentre questo terzo confronto per certo ha un valore, gli altri due sono per noi molto dubbi e meritano di essere pre- cisati meglio. I nostri studi permettono di aggiungere alcuni altri punti di riscontro tra Cestodi e Trematodi. Nello sviluppo dei Cestodi è diffuso molto più che il periodo di larva cibata , un periodo in cui il cisticerco (s. lato), provvisto d" una coda , rassomiglia da vicino ad una Cercaria ; questa coda varia molto , anche in una stessa specie , in altre poi è rudimen- tale, in altre infine è scomparsa del tutto. Perchè essa manca dei canali escretori , il confronto con quel- la delle Cercarie riesce di regola veramente calzante. Nei Cestodi è un organo che di solito sparisce senza funzio- nare (qualche volta appena si trasforma in parte dell' involucro embrionale) ; in ogni modo non funziona mai così come è supponi- bile abbia funzionato una volta , cioè come organo del nuoto , quan- do i Cestodi avevano un periodo di vita attiva , come quello delle Cercarie. Noi dunque 1. Abbiamo di mostrato molto diffuso il periodo cer- cariforme, che si crederà limitato ad alcune forme, e perciò goderà di poca importanza : la coda dei Cestodi è un organo rudimentale , che funziona nelle Cercarie. 2° Abbiamo anche trovato nelle Taeniadae tracce evidenti di un intestino anteriore (cavità orale e faringe, sepa- rate da uno strozzamento). 3° Sosteniamo che la lacuna primitiva dei Cestodi sia paragonabile alla cavità dell' intestino medio (cioè del mesen- teron dei Trematodi) . II secondo punto è già stato più sopra sufficientemente discus- so ; il terzo invece è stato appena brevemente toccato , e vuol es- ser qui ulteriormente svolto. Perciò dobbiamo richiamare la que- stione dei foglietti dei Cestodi. In proposito vi sono molte opinio- Ricerchi- embriologiche sui Cestodi. 63 ni, come è noto, e nulla si sa di sicuro. Specialmente il Van Be- neden (1) e lo Schaicinsland (2) l'uno sullo Tenie, l'altro sui Bo- triocefali, seguendo la segmentazione, videro delaminarsi un fogliet- to ciliato (Botriocefali) o no, e 1' embrione risultare , dopo questa delaminazione, di uno strato periferico, od esterno di piccole cellule, racchiudente una massa midollare od interna , fatta di cellule al- quanto differenti (nel Botriocefalo evidentemente più grandi). Il Van fìeneden si domanda se queste cellule interne rappre- sentano 1' entoderma e le esterne 1' ectoderma. Nessun fatto noi ab- biamo trovato die appoggi questa maniera di vedere. Nei primi stadi da noi osservati , non abbiamo potuto distinguere due sorta di cellule , tanto meno 1' accenno di distinzione in strato esterno e massa centrale midollare. Negli stadi successivi scorgemmo due sor- ta di cellule , ma neppure la più lontana traccia di distinzione in strati. Neanche sull' embrione esacanto di Tenia leptocefala , an- cor racchiuso nelle membrane dell'uovo (embrione, che ben si pre- sta a questo genere di ricerche), abbiamo potuto confermare l'os- servazione del Van Beneden. Il Leuckart e lo Schauinsland ammettono che i Cestodi ed i Trematodi siano senza ectoderma , e ciò in base a fatti istologici ed embriologici (muscoli alla superficie del corpo, delaminazione e perdita totale dello strato ciliato). Il Leuckart , se ben l' intendiamo, ritiene che anche l'entocler- ma manchi e perciò i Cestodi sarebbero costituiti da solo meso- derma ! Secondo il Kleinenberg un mesoderma non esiste in nessun animale: perciò si dovrebbe ammettere che i Cestodi risultassero di ectoderma , di cui si sarebbe delaminato appena la parte periferica. Abbiamo quindi avanti una matassa molto avviluppata, e cer- tamente non sarà lo studio dei Cestodi, che potrà grandemente contribuire a dipanarla. In ogni caso ; i fatti nuovi da noi aggiun- ti a quanto si sapeva , appoggiano 1' una o 1' altra delle due se- guenti ipotesi. (1). Loc. rit. (2). Jenaische Zeitsch. f. Naturawiss. Bd. XIX. .Jena 1885. (j4 Ricerche embrologiche sui Gestodi. 1°. Nei Cestodi , in rapporto particolarmente colla circostanza che gli organi speciali di senso e l'intestino medio sono scomparsi, e che 1' apparato vascolare non è mai esistito , lo sviluppo è gran- demente abbreviato, e perciò la distinzione in foglietti, o non vie- ne accennata del tutto , od appena molto imperfettamente , sicché si forma una sola massa di cellule (blasfema), dalla quale derivano tutti gli organi. Il modo di origine degli organi (sistema nervoso , muscolare , escretore , genitale ecc.) appoggia fortemente questa prima ipotesi. 2°. Premesso che, secondo noi, il Kleinenberg ( 1 ) ha seriamen- te provato la mancanza di un mesoderma ben distinto nei Vermi, premesso che al mesoderma in quelle forme, ove esiste evidente- mente (insetti ad es.), devesi dare il valore assegnatogli dal Bal- four nel suo Trattato di embriologia, si può ritenere che l'embrio- ne esacanto risulti soltanto di ectoderma. Ciò è molto meno assur- do che farlo constare di solo mesoderma, inquantocchè in que- sto embrione si sviluppa un sistema nervoso, ed il sistema nervoso è sempre ectodermico (tranne alcuni pochissimi casi in cui si so- spetta d'origine entodermica) ; vero è che gli Hertwìg (2) hanno molte volte parlato d' un sistema nervoso mesodermico , ma la lo- ro ipotesi non è stata mai appoggiata seriamente. Il giudizio che l'embrione esacanto sia tutto ectodermico, è però reso dubbio dal- la circostanza che nei Platelminti le ghiandole genitali sono d' ori- gine entodermica (Lang ('è)). Si accetti l'una o l'altra delle sopra riferite ipotesi, a noi pare che la cavità, che si forma nell'embrione esacanto, sarà sempre para- gonabile a quella dell' intestino medio. Quando 1' embrione esacan- to va avanti nello sviluppo , le singole sue cellule pigliano la po- sizione che spetta loro, a norma dei differenti destini che devono (1) Die Entstelnmg d. Annelid. ecc. Zeitsch. t'. wiss. zool. 188G. (2) Hertwig 0. u. R. Die Coelomtheorie ISSI — V. in proposito i Chetognati del Prof. TI. Grassi (Fauna u. Flora d. Golfes von Neapel. V. Monographie lss;i. p. 50 e seg.) (3) Die Polycladen d. Golfes von Neapel (Fauna u. Flora d. Golfos von Neapel XI. Monog. L884.) Questa opinione del Lane/ viene contradetta specialmente da Ijima (Z. f. wiss. zool. Bel. XL. 1884. Ricerche embriologiche sui Uesfodi. 65 subire: non essendovene alcuna deputata alla formazione del me- senteron . resta libero uno spazio (lacuna primitiva) corrispondente al niesenteron, il quale certamente una volta esisteva, e poi, per effetto del parassitismo, è andato perduto: s'intende che questo spazio viene ad essere limitato dalle cellule che formano gli altri organi. La lacinia primitiva farse rappresenta dunque la spazia, die doveva venir occupato dalie cellule del niesenteron. I rapporti della lacuna primitiva col rostello (intestino ante- riore) e la mancanza d'un accenno di intestino posteriore , appoggia- no fortemente il nostro modo di vedere. CAPITOLO III. CICLO EVOLUTIVO DEI CESTODI. Il ciclo evolutivo dei Cestodi, dopo gli studi classici del Van Beneden sen. , del Siebohl , del Leuckart e del Kiichenmeister , e dopo le ricerche, benché molto meno importanti, tuttavia non tra- scurabili, del Melnikoff, del Batzel ecc., pareva determinato con si- curezza, cosicché nei Trattati e nelle Memorie più reputate di Zoo- logia e di Parassitologia domina assoluta la conclusione dei citati autori. Vero è che questa conclusione, che cioè tutti i Cestodi han- no bisogno di un ospite intermedio, colla sola eccezione dell' Ar- chigetes, è basata su un numero di forme piccolo, in confronto alla grande quantità dei Cestodi adulti che si conoscono, ma d' altra parte non è meno vero che per questo piccolo numero gli esperi- menti sono così provativi e completi, che nessuno potrebbe solle- vare contro di essi alcun dubbio. Dall' epoca da cui datano le scoperte di quei zoologi, è passato un tempo che può dirsi abbastanza lungo , se si tengono presenti i rapidi progressi della Zoologia e delle scienze affini; ma l'argo- mento non è stato ancora ripreso con quell'ardore e quella serietà che sono necessari per andar oltre, e due ne sono probabilmente Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Meni. II. 9 66 Ricerche embriologiche sui Cestodi. i motivi. Anzitutto il ciclo evolutivo delle forme che si credono più interessanti , è noto ; in secondo luogo il campo è coperto di triboli e spine, mentre la speranza di arrivare a nuove conclusioni è piccola. Per provare le nostre asserzioni, dovremmo diffonderci in cita- zioni, se non potessimo rimandare il lettore alla parte storica della grande opera del Leuckart, opera che però, sia detto tra parentesi, a tanti pregi unisce un difetto, quello cioè di avere, come dicono i Tedeschi, arrotondata la presente e molte altre questioni. Noi ci limiteremo perciò più sotto a toccare alcuni punti, che a noi paio- no meritevoli d' essere messi in rilievo. Bisogna confessare che anche durante questo periodo, nel quale il ciclo evolutivo dei Gestocli venne negletto, non mancò qual- che sprazzo di luce. Il Brami precisò alcuni Pesci nei quali trovasi il plerocercoide del Botriocefalo lato; dopo di lui, altri ne vennero determinati dallo ZschoHe, dall' Ijima ecc., però nessuno di questi autori arrivò a stabilire come 1' embrione di Botriocefalo arrivi nei Pesci. Il Leuckart confermò la scoperta del Ratzel, che, cioè, il Caryophyllaeus appendiculatus {Ratzel), sin. di Archigetes Sieboldì (Leuckart), è un Cestode con caratteri giovanili, ma sessualmente maturo , stato che esso raggiunge nel suo unico oste, che è un Anellide. Oltre a questi fatti, venne pubblicata sull' argomento un' altra serie di contribuzioni più, o meno imperfette, e talvolta del tutto inattendibili. Riassumiamone alcune. Il Marchi (1) ha semplicemente comunicato d'aver ottenuto neWa. Strix flammea lo sviluppo dì un cisticerco, armato di quattro serie dì grandi uncini, che ha trovato in un Ascalabotes; il lavoro esteso però non venne reso pubblico, e dal Marchi stesso non abbiamo potuto avere ulteriori particolari. Il Villot (2) scoperse nei Glomeris alcuni cisticercoidi che riferì (1) Atti soc.ital. Se. n/it. 1872 Voi. XV fase. TV e Moniez, Essai monogr. s. I. cysticcrqucs Paris ISSO p. 115 (Travaux d. Tinsi zool. de Lille. T. Ili tose. I) (2) Ann. Se. nat. 6.e Sèrie. T. Vili 1878. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 67 a Tenie dei Sorex (uno Staphylocystis bilarius, ad una specie vici- nissima alle T. scutigera e scalaris, ma più probabilmente alla T. scalaris: uno Staphylocystis micracanthus, alla T. pistillum: ed un Z7- rocystis, probabilmente ad una Tenia del Sorea- alpinus) però senza avere sott' occhio queste Tenie, che del resto sono molto imperfet- tamente note. Il Moniez (1) rinvenne nella Renna un cisticerco che fece svi- luppare nel Cane ottenendo una Tenia (T. Krabbei), ch'egli giudica nuova. Il Linstow (2) notò neh' intestino di una Perca, in compagnia di piccoli Crostacei, un cisticerco, che riferì alla T. gracilis delle Anitre, in base alla descrizione ed alla figura di questa Tenia data dal molto esatto Krabbe; ma domandiamo noi il cisticerco era parassita della Perca o dei Crostacei ? Il Gritber (3) scoperse in un Cyclops un cisticercoide, che si crede appartenga alla T. torulosa dei Ciprinoidi. Il Leuckart riferisce il cisticercoide dello Stein verosimilmente alla T. marina in parecchi punti del suo Trattato. Il Krabbe (4) ha reso probabile che il Gryporhyncus pusillm della Tinca Chrysitis diventi la T. macropeos dell' Ardea nycticorax. Il Piana (5) osservò, non sa bene se neh' Helix carthusianélla o maculosa, un cisticercoide che ritiene appartenente alla sua T. Bothrioplitis.. Lo Zschokke (6) crede che lo Scoìex polymorphus sia un giova- ne Caltobothrium; anzi il Monticelli (7), dopo accuratissimi studi di confronto, e dopo molti sperimenti, pensa che sia precisamente la forma giovanile del C. filicolìe. Però l'aver ottenuto, dopo un gran- dissimo numero d'esperimenti fatti cogli Scolex polymorphus, un so- (1) (iià sopra citato. 1-2) Aivh. f. mikros. Anat. 1872. p. 535. (3) Zool. Anz. T. I p. li. 1878. (4) Bidrag til Kundskah ora Fuglenes Baendelorme. Copenaghen. 1869. (5) Memorie Accad. Bologna. 1881. (6) Mitili, zool. Stai. Ncapel. 7. Bd. 1887. p. 264-271. (7) Mitili, zool. Stai. Neajiel. 8. Bd. 1. H. 1888. 68 Ricerche embriologiche sui Gestodi. lo esemplare giovane di C. filicolle, lascia adito al sospetto che que- sto esemplare possa essere stato in realtà non giovane, ma ringio- vanito, come nel caso del Mégnin, che vedremo più avanti. Molte altre citazioni simili potremmo aggiungere, ma ci sem- bra che basti questo saggio per dimostrare come questi lavori sia- no quasi sempre d'induzione, od imperfetti, e quindi lascino campo a dubbi. E dubbi sorsero infatti per opera di parecchi, per es. deìYHe- ring (1) in Germania e di A. Costa (2) in Italia; ma chi in pro- posito mise il campo a rumore fu il Mégnin (3). il quale anzi ten- tò una rivoluzione in questi studi, sostenendo due grandi leggi : I.° Che le Tenie inermi degli Erbivori sono Tenie perfette , che hanno continuato tutte le loro fasi e subito tutte le loro metamor- fosi in un medesimo animale: li". Che le Tenie armate sono Tenie imperfette, benché adulte, derivanti dalle medesime larve cistiche, da cui provengono le prime (ogni Tenia inerme avrebbe quindi la sua corrispondente armata), ma, trasportate nell'intestino di un Carnivoro o di un Onnivoro, la loro ultima trasformazione ha subito, sotto l'in- fluenza di questo mezzo, un arresto, caratterizzato dalla permanenza della corona di uncini dello scolice, che è un carattere proprio della larva cistica. Per es., secondo il Mégnin, il Cysticercus pisiformis del Coniglio diventerebbe la T. serrata nell'intestino del Cane, la T. petti- nata nell'intestino e nel peritoneo del Coniglio stesso; l'Echinococco del Cavallo, diventerebbe la T. echinococco nell'intestino del Cane, la T. perfoliata nell'intestino del Cavallo. Così si spiegherebbe la presenza delle Tenie negli animali Er- bivori. Pur troppo però si cercano invano le prove di queste brillanti elucubrazioni, nelle Memorie del Mégnin; egli appoggia tanto edifizio a poche osservazioni, veramente imperfettissime. (1 ) cit. dal Leuckart. (2) Lezioni di Zoologia. <5.a odi/., pag. 458 Napoli. Ws'tf. (3) Journal de V Anat. et Physiol. Pari*. l%7&. pi/. 2SS e sey. Ricerche embriologiche sui Cestodi: f>i) Più tardi (I) il Mégnìn ha sostenuto lo sviluppo senz'ospite intermedio, anche delle Tenie annate: ma non ha saputo far vale- re in favore di questa sua tesi altro fatto che quello di aver tro- vato in un Cane casalingo, oltre a tre esemplari adulti di T. Serrata, una dozzina di giovani, lunghi da tre a cinque millimetri, che do- vevano essere derivati dalle uova della Tenia suddetta, perchè il nutrimento del Cane nelle ultime settimane era stato assolutamente puro. Ma, invece che Tenie giovani, non potevano essere Tenie ringiovanite, vale a dire in rigenerazione per la caduta dello stro- bilo, la quale non di raro verificasi per molte Tenie? Apparentemente erano molto più serie le osservazioni dell' He- ring sulla T. cucumerina; questi vedeva svilupparsi in certi casi la T. cucumerina dopo l'ingestione delle uova, e, accanto all'estre- ma frequenza della T. cucumerina notava la rarità del Trìchodectes , che si credeva 1' unico suo ospite intermedio. Come si vede, /' ipotesi Che. specialmente per i caratteri del rostello, i cisticercoidi della Pulce abbiano ad appartenere alla T. eli if tira , è cosa che risulta evidente dalla parte morfologica del presente lavoro; nes- suna altra Tenia si conosce, la quale possegga un rostello simile. Quanto però ci fu facile arguire dalle nostre osservazioni, fat- te a Catania e ripetute a Rovellasca ed a Milano , che i cisticer- coidi, cioè, della Pulce dovevano spettare alla T. ellittica , altret- tanto ci riuscì difficile di provarlo sperimentalmente. Aprendo con aghi le Pulci sul portaoggetti nella nota soluzio- ne indifferente d' albume e di cloruro di sodio, allorquando com- parivano i cisticercoidi, facevamo leccare il portaoggetti stesso da giovani Cagnolini: anche una persona che non vuol essere nomina- ta, ne trangugiò parecchie volte. Ci sorprese il fatto che né i Ca- gnolini, né questa persona si infettarono di T. ellittica. Ciò è probabil- mente in rapporto colla circostanza che le Pulci devono essere in- ghiottite intiere, o quasi, perchè possano i cisticercoidi sorpassare lo stomaco, senza venir uccisi dai succhi gastrici; in certo qual modo il corpo della Pulce supplirebbe alla mancanza di involucri nella larva della T. ellittica. Ma questi esperimenti negativi potrebbero anche interpretarsi contro l' induzione che le Pulci fossero l'ospite intermedio, special- mente da chi non conosce che fatti simili si verificano anche per altri Elminti, ad es. per gli Ascaris (Grassi). Questa interpretazio- ne però cade davanti ai seguenti esperimenti che, condotti rigoro- samente e sommati assieme, danno indirettamente una prova irrefu- tabile. 1°. Tenemmo un Cane, con molte T. ellittiche, legato in una camera, nella quale non si potevano certamente trovare uova, che non fossero di questa Tenia; dopo 20 giorni le Pulci di questo Cane presentavano molti embrioni esacanti , ancora senza la lacuna primitiva. 2°. A molti Cagnolini neonati e conviventi colle madri (que- ste erano senza T. ellittiche, senza Pidocchi e con pochissime Pulci) facemmo inghiottire numerose Pulci, di cui non poche erano pre- Atti Acc. Vol. IV, Serie -la — Meni. IL 10 74 Ricerche embriologiche sui Cestodi. sumibilmente infette (ciò arguivasi da opportuni saggi fatti sopra un certo numero di Pulci), ed ottenemmo costantemente l'infezione. Ed infatti nell'intestino di questi Cagnolini, riscontrammo le Tenie di una lunghezza, che bene corrispondeva coi giorni passati dalla ingestione (di 2 mm. se i Cagnolini venivano uccisi dopo 3 gior- ni, di 4 mm. se dopo 4 giorni, mature se dopo 15). Aggiungasi che altri Cagnolini, figli delle stesse madri e conviventi cogli infet- tati, ai quali non si era somministrato Pulce alcuna, non alberga- vano le Tenie. 3.° Isolammo due Cagne, alla fine della gravidanza, una in una camera, l'altra in un'altra: una (la prima) senza Pidocchi, sen- za T. ellittica e con Pulci presumibilmente molto infette, 1' altra (la seconda) con Pulci presumibilmente non infette, senza T. ellittica e senza Pidocchi. Uno dei tre figli che fece la prima, quando aveva cinque giorni , venne sezionato e presentò alcune Tenie ellittiche molto piccole; gli altri due ne ospitavano moltissime , già mature , dopo un mese. I quattro figli della seconda restarono per un me- se senza Tenie, come dimostrò V esame diretto del loro intestino , fatto dopo questo periodo di tempo, e si osservi che si aveva a- vuto cura di far loro inghiottire giorno per giorno numerose uova della Tenia ellittica, ciò che si era accuratamente evitato, che acca- desse, pei piccoli della prima Cagna. 4.° Ripetemmo 1' esperimento terzo con due altre Cagne, l'una senza Pulci, senza Pidocchi e senza Tenie, e 1' altra senza Tenie, senza Pidocchi, ma con molte Pulci presumibilmente grandemente infette ; ne abbiamo ottenuto simile risultato , cioè l' infezione dei figli della seconda, e la preservazione di quelli della prima. Evidentemente nei casi 3.° e 4.° l'infezione era avvenuta colle Pulci; i Cagnolini le avevano inghiottite, leccando le madri, come sogliono fare di spesso, quando cercano la poppa. A togliere il sospetto di un' altra via di infezione , noteremo che le Cagne ri- cevevano soltanto pane ed acqua pura bollita: i Cagnolini, anche di un mese d' età, non abbandonavano ancora i cesti , in cui erano stati partoriti, e vivevano ancora solamente di latte materno; infine Ricerche embriologiche .sui Cestodi. 75 i locali, nei quali venivano tenute le Cagne coi Cagnolini, erano pu- litissimi, non frequentati da Insetti, eccetto le Mosche, che certa- mente non possono fare da ospite intermedio alla T. ellittica, giusta le nostre numerose osservazioni in proposito. Dopo che determinammo la grande frequenza dei cisticercoidi nelle Pulci, ci facemmo la domanda : come va che in Italia non si è an- cora verificato alcun caso di T. ellittica nel!' uomo % Che l' italiano goda refrattarietà per questa Tenia ? ! I sopracitati e molti altri esperimenti diretti escludono in modo assoluto la possibilità dello sviluppo della T. ellittica senz' ospite in- termedio, possibilità che era stata messa innanzi dall' Rering , so- spettata da uno di noi (il Grassi) e confermata dal Lutz ecc. Possiamo inoltre aggiungere di aver fatto molti esperimenti per ottenere lo sviluppo senz'ospite intermedio della T. derrata, anche essi senza il più lontano accenno a risultato positivo, ciò che an- nulla 1' osservazione del Mégnin. B. TAENIA NANA e MURINA Dimostreremo che la T. marina, Duj., e la T. nana (che rite- niamo tutto al più una semplice varietà della T. marina, come ve- dremo più sotto), si sviluppano senza ospite intermedio. II Leuckart asserisce parecchie volte nella sua classica opera (p. es. a pag. 458, 2a ediz.) che il cisticercoide del Tenebrio moli- tur verosimilmente appartiene al ciclo evolutivo della T. marina ; verso la medesima opinione inclina il Kuchenmeister. Anche il Grassi la mise innanzi, indipendentemente dal Kuchenmeister e dal Leuckart, e quando ebbe il piacere di vedere che questi illustri elmintologi lo avevano preceduto, si confermò in essa, molto più che il T. molitor è già stato riconosciuto come ospite intermedio di un altro paras- sita dei Topi (Spiroptera). Perciò il Grassi fece numerosi tentativi per ottenere lo svi- luppo delle T. marina e nana nei Tenebrio. I primi sperimenti non gli riuscirono, ma erano però anche poco persuasivi , o perchè i 76 Ricerche embriologiche sui Uestodi. Vermi della farina dopo 8-10 giorni non si mostravano più vivaci e qualcuno moriva, o perchè le fecce, contenenti le uova , dissec- cavano, oppure putrefacevano prontamente. A poco a poco egli im- parò a far gli esperimenti in modo veramente convincente, ma il ri- sultato era sempre negativo, usando eziandio di larve giovani, anziché vecchie, ovvero di larve vicino alla muta ecc. Nello stesso tempo egli ed il Calandruccio sezionarono migliaia di larve di Tenébrio raccolte in luoghi, ove i Mus decumanus erano infetti da T. murina, ma una volta sola ebbero il piacere d' imbattersi in due cisticercoidi dello Stein; il loro scolice, da un esame superficialmente fatto per non ucciderli, sembrò identico a quello della T. murina: essi servi- rono per una esperienza sulF Uomo, che riuscì però negativa. Le osservazioni e gli sperimenti del Grassi e del Calandruccio non si limitarono ai soli Vermi della farina , ma furono estesi a moltissime altre forme. Fu facile di escludere quali ospiti intermedi i Vertebrati; per un momento tuttavia si dubitò che la trasmissione avvenisse mercè la carne di Pecora , dubbio che venne subito eli- minato dal Calandruccio, limitando perciò il campo agli Invertebrati. Dietro la guida fornita da un minuto esame di 24 casi di T. nana (20 in Sicilia e 4 in Lombardia) , in parecchi dei quali esse erano numerosissime, cioè a migliaia, il Grassi, aiutato dal Calan- druccio, esaminò qualunque animale sospetto anche alla lontana e sopratutto molte specie di Artropodi, Molluschi e Vermi. In parti- colare le ricerche vennero fatte minuziosamente sui Molluschi com- mestibili (benché per due casi verificati in Lombardia con Tenie nane numerosissime, si potesse a priori escluderli), sui Gasteropodi nudi e specialmente su quelli che si trovano comuni nelle lattughe e che il volgo in Sicilia denomina amarozzoli dal loro sapore (apparten- gono al genere Amalia ), sui Pidocchi (dei quali, per questi esperi- menti, il Calandruccio ebbe il coraggio di riempirsi per un paio di mesi), sulle Mosche, sulle Pulci (prese in locali dove eravi una bambina infetta da molte T. nane), sul Bruchus, comune nelle fave ecc. I risultati furono sempre negativi. Successivamente noi, per le ricerche su un' altra Tenia del Mus Ricerche embriqlogicTie sui Cestodi. "il decumanus, riesaminammo molto materiale sospetto, ma sempre in- vano. Tutti questi fatti acquistano il loro reale valore quando si tien conto delle circostanze che a Catania , luogo precipuo delle nostre ricerche, la T. marina è molto frequente ; i Topi, presi in certe lo- calità, ne possiedono sempre almeno 1-3, non di rado 6-8, o più; qualche volta però, anzi assai meno di rado di quanto credevamo un tempo, ne presentano anche centinaia. Neil' uomo poi la T. nana è oltremodo comune; come già di- cemmo, un solo individuo ne può ospitare migliaia, quasi sempre non meno di un centinaio. Il Grassi ed il Calandruccio ne verifi- carono 20 casi in circa 250 esami, fatti, per ragioni facilmente imma- ginabili, a preferenza sui ragazzi dai 4 ai 14 anni. In generale si è certi che su trenta ragazzi, uno almeno alberga la T. nana; per- ciò questa Tenia è in Sicilia molto più frequente delle altre. Dopo tutti questi studi risultava naturale di ammettere che, se la T. marina e la T. nana avessero un ospite intermedio , noi a- vremmo dovuto trovarlo. L' unico sospetto riguardava la larva del Tenebria molitor Stein; ma anche siffatto sospetto non ci è stato convalidato dalle molte indagini, che facemmo ih proposito. Il Moniez, che a torto attribuisce al Grassi solo 1' ipotesi mes- sa innanzi dal Kiichenmeister e dal Leuckart , che cioè il cisticer- coide del T. molitor appartenga alla T. marina (1), viene senz'al- tro a sostenere che il suddetto cisticercoide spetta alla T. microsto- ma del Mas mnseuìiis; aggiunge che anche il Linstow (in lift.) ha manifestato la stessa opinione, la cpuale noi ci guardiamo bene di rifiutare, ma ci concederanno i due egregi elmintologi di ritenerla per ora non dimostrata, dal momento che le T. nana e murina pos- sono avere lo stesso numero di uncini, che ha il cisticercoide del- lo Stein, e visto che la forma di questi, stando alle figure, è quasi identica, e l'unica differenza consiste nella loro lunghezza (da 3 a (1) Comptes rendus de l'Acad. de Paris. 1. seni. 1888 e Les pei rasi tes de l'Homme. Paris. Baillière et /!&. 1889. pag. 127 , e seg. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 6 y.), lunghezza la quale è minore nel cisticercoide dello Stein, che nelle T. nana e marina , mentre è risaputo che gli uncini possono ingrandire anche dopo che la Tenia è arrivata neh' oste definitivo. Insomma non vediamo che esista una prova sicura per la quale il cisticercoide dello Stein debba appartenere alla T. microstoma, piut- tosto che alla T. marina. Vi ha di più. Pur troppo la T. microstoma è molto difficile ad aversi, al pari del cisticercoide dello Stein (non ostante che né 1' una, ne l'altro si possano dire molto rari , perchè infinite sono le coorti dei Mas musculus e delle larve del T. molitor); non potemmo quindi fare tanti esperimenti; però parecchie volte alle larve del Tenebrio molitor abbiamo fatto mangiare uova di T. mi- crostoma, senza ottenerne uno sviluppo ulteriore. L'esperimento vuol essere rifatto, ma intanto havvi il sospetto che possa riuscire ne- gativo. In ogni caso però noi non possiamo pronunciarci definitivamen- te (1), come hanno fatto il Linstow ed il Moniez, a rischio e peri- colo di essere smentiti. Lasceremo adunque la questione impre- giudicata. (2) Ripetiamo però che gli studi surriferiti per noi, che sappiamo con quanta pazienza li facemmo, basterebbero già ad esclu- dere che la T. nana e la T. marina si sviluppassero con ospite intermedio ; ci sono però anche le prove positive tanto per la T. marina quanto per la T. nana. Dopo le figure, che abbiamo potuto dare nel capitolo morfolo- gico di questo lavoro, il lettore potrà facilmente persuadersi della serietà dei nostri esperimenti fatti colla T. marina ; perciò invece di riferirli in lunghe pagine, ci limitiamo a qui riassumerli. I primi risultati positivi furono ottenuti con 34 albini del Mas clecumanus, dell' età di 1-3 mesi, allevati in gabbie pulite (una cui (1). Il Grassi non ha mai asserito categoricamente che il cisticercoide dello Stein apparten- ga alla T. murino,, solo ha avanzato un sospetto, un suo modo di vedere, come chiaro risulta dalla sua nota preliminare. (2) Avemmo più tardi occasione di far 1' ('sperimento inverso a quello sopra riferito, vale a diro demmo a mangiar al Mus musculus cisticercoidi dolio Stein provenienti dal Tenebrio mo- litor, ed ottenemmo lo sviluppo delle T. microstoma. Resta cosi dimostrata 1' ipotesi del Moniez. (Mi uncini sono molto differenti da quelli della T. murino (v. tav.a IV fig.* 19). Ricerche embriologiche sui Uestodi. 79 parete era fatta di rete metallica) e dopo lo slattamento nutriti sol- tanto con pane ed acqua pura. Aggiungiamo subito che le loro madri, colle quali essi avevano convissuto appena durante l'allatta- mento, non ospitavano alcuna Tenia, ciò che era provato dell' esa- me della feccia prima e colla diretta osservazione dell' intestino dopo. Gli esperimenti furono ripetuti 11 coìte, ogni volta con 1-2-3 dei 34 Topi bianchi, ai quali si erano somministrate più o meno numerose proglottidi mature della T. murimi e con 1-2 degli stes- si 34 Topi, che non avevano inghiottito alcun ovo di Tenia. Que- sti e quelli venivano messi in gabbie nuove e nutriti come sopra si è indicato. Costantemente nei primi si svilupparono più o meno numerose le Tenie (alcune volte più di cento), mentre nei secondi- noli se ne trovò mai alcuna. La celerità, con cui le Tenie si sviluppavano, variava coi dif- ferenti individui e probabilmente anche colle stagioni. In generale già dopo 4-5-8 giorni si trovavano Tenie lunghe 3-5-8 nini., cioè o soltanto con un lungo collo, ovvero con proglottidi evidenti; dopo 15 giorni, si trovavano Tenie con proglottidi contenenti talora già ova mature; dopo 30, comparivano le prime ova nelle feccie. Si volle precisare il tempo necessario allo sviluppo del Cisti- cercoide. Si vide che 24-36-50 ore dopo l' ingestione delle proglot- tidi, nelle pareti degli ultimi 10-12 cm. dell'intestino tenue, stavano annidate le oncosfere, già a forma di girino (con o senza accenno del rostello e delle ventose) non ancora invaginate, o già invaginate. L' esame fatto ore 40-50-70 dopo l' ingestione , rilevò che le oncosfere erano diventate giovani scolici, elevati dal fondo della ca- vità di invaginazione, ma ancora senza uncini definitivi; dopo 80-90 ore riscontraronsi i cisticercoidi cogli uncini definitivi. Notiamo che, se si fornisce ai Topi una sol volta le proglot- tidi di T. murino,, di solito si ottengono stadi di sviluppo molto prossimi 1' uno all' altro; se parecchie volte, a 3-4 ore di distanza, talora si ottengono stadi lontani 1' uno dall' altro, talora no. Come il cisticercoide diventi libero, non abbiamo ben verificato. Fatto sta che, quando è quasi maturo, occupa quati tutta la grossezza 80 Ricerche embriologiche sui Cestodi. del villo , il connettivo restando compresso contro all' epitelio ; è probabile che ad un certo punto possa arrivare a far scoppiare il villo (1). Questi esperimenti fatti nell'anno scolastico 1886-87 dal Grassi furono da noi ripetuti molte volte nell' anno 1887-88 e si poterono pienamente confermare ; si ebbe a notare soltanto che la maturanza delle Tenie può tardare d' un mese e più , e che non di rado le Tenie, o prima o dopo di esser maturate , scom- paiono; ciò vuol dire che i Topi se ne liberano, non sappiamo né come, né quando. Già nel 1886-87 si era osservato che soltanto gli esperimenti coi Topi bianchi in età di 1-3 mesi; davano risultato costantemente positivo; quelli coi Topi non ancora di un mese (lattanti) o di più di tre mesi riuscivano, ma di raro, e non si ottenevano quasi mai molte Tenie; lo stesso era accaduto coi Mus decumanus non albini, anzi in questi molte volte 1' esperimento non riusciva, anche quan- do avevano 1-3 mesi di età. Si era anzi in proposito notato che le condizioni di digiuno dell' animale, il dargli molte proglottidi ecc. erano senza influenza. Risultava perciò evidente da parte di molti individui una certa refrattarietà, paragonabile a quella di cui godono di regola Uomini ed Animali per gli Ascaris, e forse non spiegabile coli' azione troppo intensa del succo gastrico , perchè nelle feccie di quei Topi, nei quali le Tenie non si sviluppano , compaiono presto, o tardi le uova inghiottite, apparentemente intatte. Durante 1' ultimo anno scolastico, abbiamo confermato questi dati non solo, ma siamo arrivati alla conclusione che i Topi, ben- (1) H Leuckart (Ccntralblatt f. Bakt. w. Parasitenkunde. II Bd. N. 24 p. 718 e seg.) ed il Moniez (1. oit.) mi Inumo molto frainteso, e credo che la colpa spetti interamente a loro. Io insomma avrei scritto " che alle volte si sviluppa la T. murina passando per un periodo di cisticercoide (con ospite intermedio) ed alle volte no (senz'ospite intermedio) „; ma leggano at- tentamente, li prego, la mia Nota e. vedranno che io non ho presentato loro un enigma da scio- gliere, sibbene che descrivo gli esseri, da me trovati nelle pareti dell' intestino, come forniti di cisti e di coda, li dico ■larve, e li paragono al cisticercoide dell' Arion e più avanti scrivo : " Es ist jedoch eine Thatsache, dass die von dem Stein' schen Cysticerkoiden presentirteli Formen den von mir oben besehrieben (ini Darri) der Ratten) sehr abulici sind und dass die wenigen Verschiedenheiten, welche hauptsacblich den Schwanzanhang betreffen, als eine, durch das Leben in einen ungewOhnlichen Wirthe bedingte Kntartnng erklart werden kimnen „. — Grassi. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 81 che ancora dell'età di 1-3 mesi, se albergano di già Tenie murine, presentano una refrattarietà allo sviluppo di altre, refrattarietà mag- giore o minore, a norma del numero che ne ospitano. Perciò in generale /" aver già le Tenie murine, preserra i Topi da una nuova invasione; fors'anche la madre trasmette ai figli questa refrattarietà; almeno ciò supponiamo per spiegare altri ripetuti insuccessi seguiti ad esperimenti fatti in ottime condizioni (1). Comunque sia, esiste una refrattarietà da precedente invasione, e ciò richiama alla mente quei fatti che si vanno oggigiorno sem- pre più mettendo in luce sui Batteri. Questa refrattarietà spiega perchè non riscontrammo quasi mai alcun cisticercoide nei Topi, che avevano le Tenie murine, e come queste non si moltiplicano continuamente nel loro intestino. Ad impedire siffatta moltiplicazione concorre però un' altra circostanza, e, cioè , gli involucri, in cui trovasi ravvolto 1' embrione esacan- to; essi non sono né intaccati, né rammolliti dai succhi di quella parte dell' intestino , in cui le uova vengono eliminate (parte po- steriore del tenue), né a priori ci riesce possibile ammettere che 1' embrione esacanto possa attivamente aprirsi una strada attraver- so questi involucri: aggiungeremo anzi che molte osservazioni di- rette in proposito riuscirono sempre negative. Perciò in certo mo- do la T. marina si comporta come 1' Oxyuris vermicularis (2), cioè dire le uova di T. murimi, perchè si sviluppino ulteriormente, debbono passare attraverso stomaco, duodeno e digiuno , ove il loro guscio viene rammollito, e permette così l'uscita dell'oncosfera. Passiamo ora all' uomo. Finora si fecero dal Grassi e dal Calata! ruccio soltanto otto sperimenti , di cui 6 in adulti e i2 in fanciulli (né questi , né quelli presentavano uova di T. nana nelle fecce), dando loro a mangiare uova e proglottidi (specialmente (1) Recentemente il Vogel (U. Bau u. Entwick. des Gysticercua fasciolaris; Osterwieck iHarz) 1888. Ed. Zickfeldt.) ha trovato refrattarietà pei cisticerchì fascio-lari da parte dei Topi, che ne ospitavano già un esemplare. La refrattarietà potrebbe spiegare il perchè presso gli Abis- sini è uso di non liberarsi dalla Tenia? (2) Anche qui il Leuckart ha frainteso il Grassi, e glielo ha già fatto osservare il Lutz. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4" — Mem. IL 11 82 Ricerche embriologiche sui Cestodi. quest' ultime non in buone condizioni) di T. natia e quasi sempre contemporaneamente uova, o proglottidi tli T. min-ina. I risultati furono tutti negativi, eccetto nel seguente caso: un fanciullo di 5 anni, dopo quindici giorni che aveva inghiottito soltanto molte pro- glottidi di T. murina , presentò uova di T. nana nelle sue fecce e più tardi coli' antielmintico eliminò circa 50 T. nane. Si può ag- giugere che un fanciullo, il quale (giudicando dalle fecce) non ospi- tava T. nane e raccoglieva le fecce d'un altro che ne albergava, un mese dopo se ne trovò infetto. Come si vede, gli sperimenti sull' Uomo non sono affatto per- suasivi, ed il dubbio si rinforza quando si pensa che vennero esegui- ti in un paese, in cui la T. nana è molto frequente e che essa può esistere neh' intestino senza manifestare la sua presenza colle uova nelle fecce. Non ostante questo dubbio, sia che si ammetta che la T. na- na è unum et idem colla marina, sia che si ritenga una semplice varietà (1), il complesso degli studi fatti da noie dal Calandruccio (1) Il Moniez (Compt. rend. di' 1' Acmi. Paris 1888. I Sem.) e prima di lui il Linstoir (in litt.i ritengono che non sia vero quanto il Grassi (Centralblatt. f. Back. u. Paras. 1 .labri;. 1*S7 II. Ed. N. 10, p. 282 e seg.) sostenne: chela T. nana sia tutto al più una semplice varietà del- la murina. Le differenze, secondo questi autori, sarebbero importanti; enumeriamole, contrappo- nendo ad esse le nostre osservazioni. La T. nana misura da 15 a 20 min., la ma- rina da HO a 40. L' embrione della T. liana misura 18 fi. di diametro ed è rotondo, quello della T. murina è ovale ed il suo più grande diametro (tubercoli (■scinsi | misura 27 fi. su 21 di larghezza: due tubercoli saglienti, che non si osservano siigli embrioni del primo, si rimarcano alle due estre- mità del grand' asse del secondo. E difficile lo stabilire le misure esatte della T. nana, non potendosi mai averla soft' occhio viva e quindi presumibilmente intiera. Ve ne sono però di quelle di :ìi) min.; molte volte la T. murina non superai 20 min., ancorché adul- ta da molto tempo. Nella sistematica delle Te- nie, la lunghezza non fornisce di solito un buon criterio (T. ellittica, Botriocefalo lato). Cominciamo (Tav. Ili; fig. 1 e 2) ad osser- vare che i due tubercoli appartengono alla sot- tile ed elastica membrana interna, circondante l'embrione, e non all'embrione; si noti che non sono neanche esattamente ai due poli; si avverta anche che la differenza dei tubercoli i' stata ve- duta dal Orassi prima clic dal Moniez (V. Ceti- t'ralhlatt. s. cit.). Anzi il Orassi ha già notato che esistono, benché appena accennati . anche nella T. nana. ( Ira possiamo aggiungere che qualche volta nella T. nana sono abbastanza Ricerche embriologiche sui Cestodi. 83 autorizza a ritenti- come certo, clic è immediato (cioè senza ospite in- termedio) anche lo sviluppo della T. nana. La storia di una serie di casi di T. nana riscontrati in ragaz- zi di famiglie benestanti durante gli anni 1890-91 ha interamente confermata questa conclusione. In parecchi casi vedemmo in una famiglia infettarsi un ra- gazzo, e successivamente dopo 2-4 mesi parecchi fratelli e sorelle, i quali certamente non avevano inghiottiti Invertebrati con cisticer- coidi. Ugualmente istruttivi riuscirono parecchi casi di recidive a distanze più, o meno lunghe. C. TENIE DEI POLLI. Siccome in Italia i Polli albergano molto di frequente numerosi esemplari di parecchie Tenie, e ciò verificasi anche nel piano lom- spiccati i', viceversa, non di raro nelle uova di T. murino,, che si osservano isolate nelle feccie dei Topi, o non sono quasi accennati, od appena indicati, come nella T. nana. Probabil- mente si tratta di due prominenze cave e nella loro cavità si estende il liquido che circonda 1' embrione ; queste prominenze possono perciò crescere e diminuire a norma dell' abbondanza di questo liquido e delle condizioni di espan- sione, o meno, della membrana, a cui appar- tengono. Riguardo alle dimensioni in generale ed alla forma dell' embrione, se si esaminano uova fresche, non si rileva mai la menoma diffe- renza tra quello di T. nana e quelle di T. murina. Si vedono difficilmente nelle uova di T. nana mal conservate. Gli uncini dell' embrione esacanto nella T. nana sono di 1 fi. più corti. Ma è difficilissimo di vederli a causa delle numerose granulazioni vitelline; la loro nettezza al contrario è notevolissima nella T. murina. Ecco le differenze, colle quali si confutano le conclusioni del Grassi! Nel lavoro sui parassiti dell' Uomo (1889) il Moniez fa spiccare che il Grassi gli ha scritto che non ha potuto finora far sviluppare nel Topo la T. nana; ciò è vero, come lo è del pari che non ha, con ogni sicu- rezza, ottenuto lo sviluppo della T. murina nell'uomo. Si deve però accordare ben poco valore a questi esperimenti, prima perchè e' è di mezzo la refratterietà, che risulta evidente da quanto sopra si è detto anche pei Ratti stessi, cosicché sen- za gli albini a quest'ora non si sarebbe ancora conchiuso nulla, e poscia perchè non si ebbe mai un caso di individuo colle T. nane, che eliminasse fecce non molto putrefatte, od almeno non molto rapidamente putrefacentisi. Da ciò potrebbe benissimo dipendere l'insuccesso degli esperimenti ten- 84 Ricerche embriologiche sui Gestodi, bardo asciutto (qui sono stati fatti i nostri studi, ed a preferenza a Rovellasca ed a Cogliate), che ha una fauna molto scarsa, ci sembrò opportuno di rivolgere ad esse le nostra attenzione, fidu- ciosi di trovare almeno per qualche forma lo sviluppo immediato, o mediato, o l'uno e l'altro ad un tempo. Le Tenie dei Polli da noi vedute in Lombardia (piano lom- bardo asciutto) sono le seguenti: 1.° T. proglottina, Dar. (non proglottidina, come scrisse il Pia- na, e noi pure seguendo il Piana stesso). L2.° T. infundibuliformis, Gbze (nec Dii/ardin.) 3.° T. cesticillus, Mofin (infundibuliformis, Duj.) 4.° T. cuneata, Linstow. 5.° T. tetra ;/oii a, Moliti. 6.° T. bothrioplitis, Piana. tati colle uova di T. nana , non avendo noi mai potuto dare ai Topi proglottidi di T. nane viventi ancora (col felce maschio queste escono tutte rotte e macerate). Non vogliamo tacere che in un caso recente, in cui però V esperimento non si è potuto condurre con tutte le cautele necessarie, avemmo 1' infezione dei Topi bianchi, crediamo . colle uova di T. nana. Ad appoggiare sempre più l' identità della T. nana colla murino concorre anche la circo- stanza die ad altri parassiti del Topo è sensibile 1' Uomo (T. leptocephala. Echinorinco monili- forme, Trichina ecc.). Il Grassi ha inoltre notato che nelle uova di T. leptocephala. eliminate dall' Uomo colle fecce, la membrana interna del guscio è regolarmente ellittica e non presenta quasi mai quei due tubercoli, presso a poco ai due poli, che si veggono frequentemente nelle uo- va della Tenia stessa, quando vengono eliminate colle fecce del Topo; ciò trova perfetto riscontro in quanto osservasi (v. sopra) anche per la T. nana. Riguardo alla distribuzione geografica, non crediamo L'insto di ammettere col Moniez che sia limitata per la T. nana ed illimitata per la T. murino, ed infatti in Italia il Grassi ha rinve- nuto dappertutto, ove le ha cercate, tanto la T. nana, quanto la murina ; egli ebbe poi a ri- scontrare la T. nana in un ratrazzo italiano, proveniente da Marsiglia, ove era stabilito da vari anni. Non si dimentichi clic la T. nana è stata trovata anche in Inghilterra (Ranson in Lancet: 1888); per altri paesi mancano finora le osservazioni: del resto ammettiamo che nelle regioni, do- ve la pulizia è molto curata, la T. nana deve essere molto rara. Recentemente R. Blanchard torna sull'argomento nella sua interessante /Ustorie zoologique et medicale des Téniades du genre Hymenolepis, Paris, 1891: siccome egli si basa sulla descrizione della T. murina. fatta imperfettamente dal Dujardin (1815), cosi risponderemo semplicemente che lo comparazioni da noi fatti' tra esemplari di T. murimi e di T. nana, ci permettono di negare le differenze riportate da Et. Blanchard. Quanto alla distribuzione geografica stata invocata dallo stesso A. osserveremo che in (ier- mania e in Francia non si fecero ancora sufficienti ricerche. Ricerche embriologiche sui Oestodi. 85 In Sicilia cercammo meno, e le specie che abbiamo notate sono la °2.a, la 3.\ la 5.a e la 6.a Non ci è mai riuscito di osservare la T. exilis, Duj. e la T. echinobothrida, Mégnin; quest'ultima è però forse sinonima di bothrio- plitìs, Piana; lo è fors'anche la exilis ? Con quasi tutte le forme da noi trovate facemmo numerosis- simi sperimenti, diretti a determinare l'esistenza del ciclo immedia- to di sviluppo: tutti, per quanto condotti accuratamente e ripetuti, con grande costanza, riuscirono negativi, e perciò dobbiamo credere che le Tenie dei Polli si sviluppino mercè l'ospite intermedio. Noi abbiamo determinato quest'ospite intermedio per tre specie; per una quarta era già stato notificato e noi possiamo quasi con- fermarlo. Restano due altre Tenie, una inerme (la T. tetragona) e non tanto comune , quantunque, dove si trova , sia sempre numerosa, l'altra armata (la T. cesticillus) e caratterizzata dalla sua testa grossa con un grandissimo rostello. Sulla prima le nostre ricerche furono poco numerose. Della seconda invece ci siamo occupati molto e siamo sicuri di essere vicini a raggiungere la meta. Veniamo a parlare in particolare delle varie forme, lasciando in disparte, per l'or detta ragione, la T. tetragona. T. PROGLOTTINA La T. proglottina. Dar. (1) non raggiunge la lunghezza di 1 inni.; possiede al massimo quattro proglottidi, di cui le posteriori facil- mente si staccano, vivono e si sviluppino libere, acquistando una lunghezza considerevole (persino 3 min.). Sul rostello porta circa 80 piccoli uncini , disposti alternativamente in duplice fila : le ventose sono fornite di uncini ancora più piccoli e situati su tre ordini, quantunque riesca diffìcile di ciò precisare su tutta la sua periferia pel differente livello, a cui essi vengono a trovarsi. (1) Traité a" entozoires. Paris. 1878. 86 Ricerche embriologiche sui Cestodi. La T. proglottina é oltremodo comune in Lombardia (piano lombardo asciutto; per es. a Rovellasca ed a Cogliate). Ospiti in termedi sono i Li max e, precisando, il L. cinereus , Lister, il L. agrestis, Linn. e più comunemente il L. variegatus, Drap, (dobbiamo la classificazione di questi due ultimi Limar al Prof. Sordelli di Milano). Essi possono ospitare gran copia di cisticercoidi della T. -proglottina nei vari organi (cuore, fegato, rene, muscolatura del piedi- ecc. ma è particolarmente nel rene che essi si annidano). A prima vista non si crederebbe che i Limax fossero gli ospi- ti intermedi di una Tenia dei Polli, per i costumi differenti ; poi- ché, mentre questi si cibano di giorno, i primi fanno vita presso- ché notturna. Ma quando si considera die i Limax stanno nasco- sti sotto immondizie, od altro materiale , che può di leggeri venir rimosso dai Polli, si comprende come quelli da questi possono fa- cilmente venir divorati. Riguardo poi ai Limax, non è necessa- rio supporre che gli embrioni della T. proglottina abbiano a pene- trare casualmente nel loro tubo digerente , imbrattandosi dello sterco dei Polli i vegetali, dei quali si nutrono. Noi abbiamo infatti avuto occasione di accertarci piìi volte come la T. proglottina sia un cibo molto appetito dai Limax, più che noi sia ad es. la foglia del cavolo. Se su questa si pongono le Tenie in discorso, si vedrà che vi accorrono e le mangiano avidamente, rispettando il vegetale, di cui solitamente si cibano con piacere. Che il cisticercoide dei surriferiti Limax appartenga al ciclo della proglottina, oltrecchè appalesatoci dalla comparazione di esso collo scolice della Tenia, fu da noi accertato sperimentalmente, mercé prova e controprova. Avendo fatto deglutire a vari Pulcini, immuni da Tenie, pezzi di Limax, contenenti i cisticercoidi, dopo 4 giorni ne sagrifìcammo alcuni e notammo nel loro intestino pa- recchie T. proglottine, provviste di scolice e di una proglottide; dopo 8 giorni ne uccidemmo altri e rinvenimmo le Tenie per intiero sviluppate , vale a dire con 4 proglottidi giovanissime e senza proglottidi libere. Avendo di nuovo recentemente ripetuto l' e- sperimento , come sopra , con numerosi cisticercoidi , ottenemmo Ricerche embriologiche sui Cestodi. dopo 15 giorni in notevole quantità le proglottidi libere e mature. La controprova ci insistette nel far sviluppare nei Limax i ei- sticercoidi, dando loro proglottidi mature, dopo di esserci quasi ac- certati che non ne erano prima infetti per la provenienza ( località non visitata dai Polli ) e per 1' esame di vari esemplari. L' esperi- mento riuscì benissimo, e di venti Limax, in meno di 20 giorni, erano riccamente forniti di cisticercoidi dieci, che avevano mangia- to le proglottidi, mentre non ne contenevano i dieci altri, che non ne avevano mangiato. Noi abbiamo accennati già parzialmente questi fatti in una nota preliminare (1), nella quale sospettammo che nei luoghi da noi studiati i Limar non fossero sufficientemente diffusi per spiegare la grande quantità e frequenza della T. proglottina. Però, dopo molte nuove osservazioni, siamo disposti a rigettare questo sospetto. T. INFUNDIBULIFORMIS La T. infundibtUiformis, G-oze (2) raggiunge una lunghezza di 200 mm. ; possiede il rostello armato da una semplice fila di un- cini, in numero vario da 16 a 20. Essa è moltissimo diffusa, anche là, ove le altre specie sono rare. Così p. es. nei Pulcini, che le donne povere allevano nei loro tuguri a Catania, proprio nel centro della città, mentre difettano in generale le altre Tenie, la infundibuliformis esiste in gran quantità. La ragione si è che 1' oste intermedio è la Mosca (Musco, do- mestica L.) Noi abbiamo nella sua cavità addominale trovati varie volte da 2 a 30-35 cisticercoidi , il cui scolice è identico a quello della T. infundibuliformis. Nello stesso laboratorio della Università di Catania, dove tenevamo molto materiale di Tenie dei Polli per i nostri esperimenti, abbiamo potuto accertarci che alcune Mosche si erano infettate. (1) Bandtettrmerenturickeiung: in Centralblatt f. Bakt. u. Paras. II Iahrg. 1888. Ili Bd. Xo. 6. (2) Krabbe, Sopra iit. 88 Ricerche embriologiche sui Cestodi. T. cestii :ilu:s. Col nostro metodo consistente nel limitare gli ospiti sospetti, abbiamo determinato che la T. cesticillus deve avere per ospite inter- medio un animale che vive nei cortili di Rovellasca, o sulle erbe tra- sportate dalle campagne a casa, e che deve essere probabilmente un Lepidottero, od un Coleottero. Essa (1) ci si è sviluppata in pul- cini allevati in un cesto, senza chioccia, e perciò cresciuti senza Pi- docchi ; ci si è sviluppata durante i mesi dal Giugno all' Ottobre (Giugno ed Ottobre compresi) in pulcini che non bevettero certa- mente acqua contenente animali macroscopici. Manca il relativo cisticercoide nei pochi Molluschi che vivono a Rovellasca ( le no- stre ricerche sub1' Heìix carthusianella sono state però insufficienti) . ne potemmo in essi farlo sviluppare. Molte altre ricerche ci auto- rizzano probabilmente ad escludere i Ragni, i Falangidi. i Miriapodi. le Formiche ed i Lombrici. T. CINEATA. Questa specie scoperta e descritta dal Limtow {"2) ha forma di cuneo e misura solo 2 min. di lunghezza ; il rostello è provvisto di 13-14 uncini molto sviluppati e di forma caratteristica. La T. cvneata non è in Lombardia, per quanto noi sappiamo, molto diffusa; però in alcune località la trovammo numerosissima. Naturalmente i tentativi per scoprirne l'ospite intermedio furono, come per le altre specie, assai numerosi. Dopo di avere eliminato , quali forme sospette, gli animali di acqua dolce (giacché i Polli in certe località si abbeverano con acqua purissima di pozzo profondo circa 70 metri) i parassiti (Menopon, Goniodes, Guniocotes, Lipeitrus (3), Der- manyssus) e molte altre specie di Artropodi e Molluschi, sospettam- Ui Molin. Prodromus Faunae helmint. Venetae (Wien) 1861. Denkschr. d. k. Akad. XIX. ( '1 1 TrOschel' s Archivio 1872 p. 50-57. (:i) Il Lipeurus manca a Rovellasca. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 89 mo specialmente i Lombrici , i quali . benché ricercati avidamente dai Polli , ci avevano dato costantemente risultati negativi per le altre Tenie. Ed infatti nelle sole località , ove si rinveniva diffusa la T. cuneata e specialmente in certe stalle, nelle quali non aveva- no accesso altri Vertebrati che Buoi , Cani , Topi , Sorex e Polli, ed i Polli erano assai infetti di T. cuneata, incontrammo molti Lom- brici ( Allolobopìtora forti a" a , Eis. : Sin. Lumbricus foetidus , Savi- ijìiìj = L. olititi* , Hofmeister , diagnosi gentilmente confermataci dallo specialista Doti. Rosa di Torino), i quali presentavano, nella cavità del typhlosolis, numerosi cisticercoidi. Questa indubbiamente erano corrispondenti alla T. murata , e lo dimostrava la forma ca- ratteristica degli uncini, mentre non avevano nulla a che fare colle Tenie degli altri sopracitati Vertebrati , Tenie che noi conosciamo non appena dalle descrizioni, ma anche per pratica. T. BOTHRIOPLITIS. Come già si è accennato il Prof. Piana riscontrò in una Helix (carthusianella o macnlosa?) un cisticercoide, che non potè riferire ad alcuna Tenia nota. Studiando però le Tenie dei Polli, ne di- stinse una nuova specie, la T. bothrioplitis, Piana, allo scolice della quale corrisponde perfettamente il cisticercoide da lui trovato, co- sicché egli ritiene molto probabile che esso rappresenti proprio la larva della T. bothrioplitis. Molto affine a questa (ci comunica gen- tilmente il Prof. Piana) è una Tenia della Colomba ; differisce però (come ci dimostrano le figure , gentilmente favoriteci dallo stesso Piana) per l'armatura e la grandezza del rostello e delle ven- tose, e per altri caratteri, per modo che non si può riferire ad essa il suddetto cisticercoide dell' Helix. Noi abbiamo fatto in proposito molte ricerche, e dubitavamo grandemente che, o il ciclo evolutivo della T. bothrioplitis fosse dop- pio (con e senza ospite intermedio), o che il cisticercoide del Piatta non appartenesse alla T. bothrioplitis, perchè a Rovellasca era ol- tremodo comune la T. bothrioplitis, non trovavamo né YHelix car- Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Mem. II. 12 90 Ricerche embriologiche sui Cestodi. tli usili nella, né la macidosa , e non eravamo giunti a far sviluppare, od a scoprire il cisticercoide nelle pochissime altre lumache col guscio (Helix s. Coenatoria pomatia, Linn., Hyalina Dreparnaldii, Beck, Helix s. Patula rotundata, Miti/., Cecilianella urinila Harting), che si rinvengono a Rovellasca. Anche molte altre ricerche su grande nu- mero di animali erano riuscite infruttuose. Gli ultimi giorni che restammo in Lombardia, per caso, ci ac- corgemmo però che 1' H. Carthusianetta è oltremodo comune sulle rive erbose delle strade vecchie , luoghi, cioè, che noi ritenevamo troppo asciutti per un Mollusco e che perciò non avevamo esplo- rato. Dopo ciò non esitiamo a credere che la T. bothrioplitis deve avere per ospite intermedio 1' H. carthusianetta , essendo il riscon- tro molto intimo tra Tenia e cisticercoide del Piana, come abbiamo potuto noi pure verificare sui disegni di questo egregio Collega, al quale qui rendiamo pubblicamente grazie. Altre Helix però debbono funzionare da ospiti intermedi , ed infatti a Catania è molto comune la T. bothrioplitis, mentre o man- ca, od è rara 1' H. carthusianetta. D. T. LEPTOCEPHALA. La T. leptocephala Creplin . quale vien descritta dal Dujardin (sinonimo di T. diminuta, Budolphi, e probabilissimamente di T.fla- vopunctata, Weinland) come è noto, è abbastanza frequente neh' in- testino del Mas decumanus e del Mus rattus, ed anche due volte venne già in Italia trovata neh* Uomo (una volta dal Paratia E. e recentemente dal Grassi (1).) Tutti gli esperimenti da noi fatti per ottenerne lo sviluppo immediato, essendo riusciti negativi, la nostra attenzione fu rivolta a scoprire l'ospite intermedio, cercando sempre di limitare le osser- vazioni in locali chiusi , dove vi erano Topi in quantità e ripieni della Tenia in discorso. Le nostre fatiche furono coronate da un felice successo. (1) Atti dell' Accad. di Scienze di Torino. Voi. XVIII Adunanza sa uscir fuori dal corpo dei Pesci, e come poi venga inghiottito, perchè, messo neh' acqua , cade al fondo , e le vistose sue dimen- sioni difficilmente possono lasciare credere ad una inavvertita deglu- tizione. Una impurità, quale è richiesta dall' ipotesi del Parona, è, in complesso, inammissibile per le acque potabili di Lombardia. L'ac- qua poi dei laghi di Varese, Moliate ecc., (località del Varesotto, a cui si riferiscono i casi studiati dal Parona) , ospitando numerosi pesci coi plerocercoidi in discorso , potrà qualche volta per caso venire a contenere qualche plerocercoide libero, ma essa non vie- ne mai bevuta dall' uomo. L' ipotesi la più semplice sarebbe la esistenza di uno sviluppo con e senza ospite intermedio, od in altre parole, che 1' Uomo po- tesse acquistare il Botriocefalo sia inghiottendo i plerocercoidi, sia gli embrioni cibati ; ma questa ipotesi dello sviluppo senza ospite intermedio (che erroneamente il Braun ci attribuisce in un riassunto sul Centralbl. f. Back. u. Paras. di una nostra nota (1) ), non è suffragata da fatti, anzi noi sappiamo che in Sicilia, colla mancan- za degli osti del plerocercoide , coincide 1' assenza del Botriocefalo Iato , ed in Lombardia il Botriocefalo è limitato ai villaggi , o me- glio alle persone che mangiano pesce almeno qualche volta ; man- ca invece sempre nei contadini di inaiti villaggi della Lombardia, ore, non mangiatisi mai pesci. Bisognava dunque cercare una nuova spiegazione. Si poteva ammettere che il plerocercoide si trovasse in altri animali, già ac- cennati dal Kiichenmeister, e7 cioè nelle Rane esculente e nei Gam- beri. Ci procurammo perciò Rane esculente da Gavirate (lago di Varese), ma non vi trovammo il cercato parassita; sono pochi del resto gli Uomini che ne mangiano, perchè, specialmente i contadi- ni, ne provano una certa avversione. I Gamberi poi nel Varesotto sono diventati così rari, che è inutile il supporre in essi il focolaio infettivo. Aggiungasi che in Italia non si usa preparare alcun caviale colle ova dei Pesci ospitanti plerocercoidi. (1) Contribuzione allo studio dello sviluppo del Botriocefalo lato. Acc. di Med. di Tori- no 1887. '•'4 Ricerche embriologiche sui Ce studi. Giunti a questo punto, credemmo opportuno verificare che bo- triocefalo fosse quello ottenuto dal Dr. Paratia coi plerocercoidi da lui trovati molto frequenti nella Perca fluviatile. Egli li giudicò eguali a quelli del Botriocefalo lato. Avendone poi dati parecchi a mangiare a tri- Cani, ottenne lo sviluppo di un Gestode che egli considerò appartenente al B. lato, senonchè somministrandone a due uomini, quattro esemplari per ciascuno, la prova fallì completamente in uno, ìiell' altro riusci imperfetta. L' esperienza del Paratia venne ripresa dallo Zschokke su due studenti, del pari con risultati negativi. Per- ciò restava il dubbio che il plerocercoide della Perca non spettasse veramente al B. lato, e con fondamento si poteva sospettare che appartenesse ad un B. del Cane simile, ma non identico a quello dell" Uomo, essendo anche la parte zoologica nella Memoria del Parona (come francamente confessa lo stesso autore) imperfetta. A fine di togliere queste incertezze, somministrammo 5 plero- cercoidi, da noi raccolti in Perche del lago di Varese, a persona non infetta da Botriocefali. Dopo 21 giorni, durante i quali essa abitò in un luogo, in cui non si riscontrò mai alcun caso di B. lato e non mangiò Pesci di sorta, ebbe a presentare nelle fecce ova del Botriocefalo lato, e dopo tre altri giorni, per effetto di una dose opportuna di felce maschio, ne eliminò tre esemplari intieri, lunghi circa 60 cm. ; dopo di che scomparvero le ova delle sue feccie per non più riapparire. Questo nostro esperimento dimostra perciò che anche il ple- rocercoide della Perca fi a ciati/ is spetta al B. lato, come aveva am- messo, senza però positivamente dimostrarlo, il Dr. E. Paratia (1). (1) Siccome, dopo i nostri esperimenti, il Dr. E. Parona ebbe ripetutamente a stampare che un suo esperimento soli' Uomo era riuscito decisivo, cosi noi crediamo di dover riportare le pre- cide parole dell' autore, tolte dal suo lavoro esteso sopra citato. " L'individuo per la sua vita all' estero non sarebbe stato a dir vero il miglior soggetto di esperimentazione Debbo rilevare per la completa valutazione dei fatti chi' non fa pos- sibile circa l'alimentazione quella scrupolosa osservanza che avremmo desiderato e l'esperimento richiesto Solo al 24° giorno dalla propinazione mi fu possibile riscontrare nelle feci uova somiglianti assai a quelle del Botriocefalo, quantunque l'opercolo fosse poco distinto, questo dubbio però fu escluso per gli esami successivi. L' individuo morì 40 giorni dopo 1' assunzione Ricerche embrioogiche sui Uestodi. 95 Dopo questi studi, abbiamo meglio considerato quanto aveva riferito il Parona, e ci siamo persuasi che aveva posto male la que- stione. È bensì vero che in molti casi il nesso etiologico fra l'uso della carne di pesce e l' infezione di Botriocefalo non è evidente , notandosi che molti di coloro, che presentavano il Cestode, avevano mangiato raramente Pesci. Ma è anche vero che il fatto non è poi tanto sorprendente se si riflette : 1° Che il Botriocefalo è relativa- mente raro, anche là ove lo ricercò il Parona. 2° Che tra gli abi- tanti dei luoghi in discorso, sono molto scarsi quelli che usano Pesci di frequente, invece quasi tutti ne mangiano alcune volte nell'anno, od almeno qualche rara volta nella loro vita. Se dunque migliaia ili persone mangiano Pesce, benché soltanto eccezionalmente, non stupisce che qualcuna raramente venga ad ospitare i plerocercoidì ancor vivi, che si trasformano perciò in Botriocefali; ciò che anzi appare troppo naturale, se si pensa che circa una metà delle Perche del lago di Varese contengono almeno un plerocercoide, e che non sono rari i Lucci , che ne ospitano molti. Concludendo diremo che, dopo le esperienze dirette coi plero- cercoidi, dopo il fatto che il Botriocefalo si sviluppa esclusivamente dove si mangiano certe specie di pesce, mentre nei villaggi, ove i contadini non ne usano mai, non si riscontra alcun caso di Bo- triocefalo, resta confermato che i pesci sono i soli ospiti intermedi, come ha scoperto il Braun. dei protoscolici (sic-!); non se ne potè fare l'autopsia e 1' osservazione non potè avere l' illustra- zione completa. „ In un altro articolo riassuntivo (Gazz. med. lomb. Anno 1888, I. semestre), il D.r Parona così si esprime : " Di cinque esperimenti tentati con larve di Pesce persico, tre sul Cane furono positivi, dei due fatti sali' Uomo , uno riuscì negativo. Dei cinque esperimenti istituiti con larve di Luccio , uno nel Cane riuscì positivo e nell' uomo tre positivi , uno negativo. Otto esperimenti su dieci riescirono pertanto dimostrativi. „ Come facilmente si scorge, il D.r Parona non volle usare una dicitura precisa; egli ha evi- tato 1' affermazione di positivo per il secondo dei casi di infezione nell' Uomo, mediante il plero- cercoide della Perca; ed è ben giusto, diciamo noi, dopo i sospetti da lui stesso elevati, come si vede dalla riferita citazione del lavoro esteso. 96 Ricerche embriologiche sui Cestodi. Riassunto Riunendo insieme tutti i fatti qui sopra riferiti, possiamo con- cludere: 1°. La T. murino s. T. nana si .sviluppa senz' ospite intermedio, e precida niente passa il periodo di eistieereoide nei villi dell' intestino , ■poscia dirotta libera nella rarità intestinale, e quivi matura. 2°. Il fatto della T. marina , non ostante le contrarie precisioni teoriche, od è isolato, o si verifica in ben poche altre forme (1). 3°. Il non riuscire ad infettare, in molti casi, i Mas decumanus e V Uomo, nonostante die si introducano in essi moltissime uova di T. marina, o nana, ita fatto sospettare che questa ria di infezione fosse diffeile e ne, esistesse un'altra indiretta, a mezzo di un ospite inter- medio; /' ipotesi non è a priori spregevole, ma le manca qualunque ap- poggio nei fatti, e perciò noi la rigettiamo. 4°. Se di molte Tenie finora non si è trovato F ospite intermedio. si dece incolpare la grande difficoltà che presenta la ricerca, non già indurre che lo sviluppo sia senz' ospite intermedio. 5°. Il caso offerto dalla T. marina potrebbe benissimo dirsi di svi- luppo diretto, perchè un modo di sviluppo, non differente, riscontrasi in molti anima li, che pur dicousi a sviluppo diretto: ciò non ostante, per erifare qualunque equivoco, preferiamo denominarlo sviluppo immediato; iu ogni caso è questione di parole , intendendosi che anche la T. mulina, come è chiaramente detto nella Nota preliminare del Grassi, passa per un periodo, in cui è una larva, un eistieereoide (2). 6.° Ij ipotesi del Mégnin viene contraddetta anche dal ciclo evo- lutivo della Tenia leptocefalo. (1) Il Moniez (Les parasitea ecc. issi) p. 17.) dice che si può riferirò al ciclo della T. mu- rimi una Tenia del cavallo, i mi embrioni sono stati trovati nei villi intestinali dal Max Fìe- sch e descritti da questo autore come un animale nuovo sotto il nome di Globidium Leuekarti; noi avemmo sott' occhio dei preparati del Gloìiiilium. donatici dal Flesch stesso, e possiamo dichia- rare del tutto infondata l'opinione del Munir:. i'2) Il Leuckart oppone che nella T. uno-ina oste ed ospite intermedio coincidono in un me- desimo individuo: che si spieghi con questo giuoco di parole, notici riesce chiaro; c'è in ogni ea- SO una netta differenza, ed è che nel ciclo evolutivo ordinario, lo sviluppo è subordinato alla mor- ti- dell' oste intermedio, e nella Tenia murina non lo è. Ricerche embriologiche sui Cestodì. 97 Proviamo ora alla luce dei fatti sopra riferiti, le teorie formu- late per spiegare l'origine delle migrazioni delle Tenie ed in com- plesso dei Vermi ad ospite intermedio. Esse sono le seguenti : 1.° La forma di cisticerco è secondaria ed indica una condi- zione acquisita coll'adattamento a modalità di vita diverse e sfavo- revoli. Come dice il Claus (1), i Gestodi primitivi si sarebbero per- duti in osti stranieri; in questi si sarebbero sviluppati in stadi in- termedi, dapprima eccezionali, in appresso divenuti normali, per poi, ricondotti nell'oste primiero, dopo la perdita di certe parti sviluppatesi per adattamento a quelle nuove condizioni di vita, diventar sessualmente maturi. Quindi l'evoluzione •primitivamente si sarebbe fatta intiera nell'animale, clic corrisponde all'ospite definitivo, e T ospite intermedio si sarebbe intercalato ad un dato momento nel ciclo del parassita. Aggiungiamo noi che a poco a poco sarebbe andata sopprimendosi la generazione immediata, come all' incirca la generazione libera in certi Nematodi {Strongyloides, ossia Rhabdonema intestinale). L2.° L'ospite intermedio, quello nel quale il parassita vive allo stato larvale oggigiorno, una volta bastava al suo sviluppo com- pleto. Esso sarebbe poi diventato insufficiente, perchè il parassita differenziandosi progressivamente, avrebbe avuto uno sviluppo di- latato e prolungato , complicato di vari stadi : così si esprime il Leuckart. " Siccome è poco verosimile, aggiunge questo autore, che i parassiti, che si trovano principalmente nei Vertebrati, ab- biano preso origine solamente con questo tipo, bisogna credere che gli Elminti degli Invertebrati abbiano, col tempo, modificati i loro caratteri; e, perchè debbono subire una metamorfosi ulteriore nei Vertebrati, si siano trasformati in forme asessuate. Lo stato larvale attuale corrisponde allo stato primitivo sessuato, e la somma delle particolarità delle forme adulte attuali rappresenta tutto ciò che ha acquistato l'animale primitivo sotto l'influenza di modifica- zioni progressive del suo ambiente. I Vertebrati formavano d' al- ti) Lehrbuch d. Zoologie. Marburg u. Leipzig. 1887. Atti Aco. Vol. IV. Serie 4a — Mem. II. 13 98 Recerche embriologiche sui Cestodi. tr.onde un mezzo ben più favorevole agli Elminti che gli Inverte- brati. In molti casi la formazione di nuove specie ha dovuto farsi parallelamente alla trasformazione, che subivano i loro ospiti. „ 3." Gli entozoi sono tutti quanti derivati da animali saprofagi; qualcuno di essi si è sviluppato direttamente, senza migrazione, nel tubo digerente. La più parte degli embrioni suscettibili di diven- tar parassiti , introdotti nel tubo digerente , 1' hanno subito abban- donato , emigrando nei tessuti , in seguito alla loro inettitudine a resistere alle influenze meccanico-chimiche dell'intestino; le larve, e- migrate fuori dell'intestino, andarono generalmente perdute, eccetto il caso in cui poterono svilupparsi neh* intestino di un Carnivoro , nel quale esse erano apportate colla carne del loro primo oste. Perciò il secondo oste esiste ab origine per le specie a migrazioni ( Moniez (1) ). In conclusione vi è chi crede che una colta /' ospite definitivo era unico ospite delle Tenie, chi ritiene che lo era invece /' ospite in- termedio, e chi infine ammette che i due ospiti, intermedio e definitilo, esistano ab origine. Noi pensiamo che non sia giunto ancora il momento opportuno di decidere seriamente a quale di queste tre differenti teorie si deve dare la preminenza, e perciò ci limiteremo quasi ad indicare quale influenza esercitano sopra di esse i fatti da noi scoperti. Due sono le forme importanti, se questa nostra discussione viene ristretta ai Cestodi, 1' Archigetes e la T. murina. La teoria del Leuckart riceve un grande appoggio dall' Archi- getes Sieboldi, il quale in certo modo lo realizza. La teoria del Claus a tutta prima riceve un appoggio dalla T. murina, nella quale, per così esprimerci, l'ospite intermedio va for- mandosi; ma ciò potrebbe anche interpretarsi nel senso che le migrazioni fossero un fatto d'ordine primitivo, come vuole il Moniez. Si potrebbe però sempre opporre che la T. murina è l'espressione di uno sviluppo falsificato, vale a dire molto abbreviato, ciò che varrebbe anche contro V Archigetes Sieboldi. (1) Opera citata. Ricerche embriologiche sui Cestodi. 99 In favore dello sviluppo abbreviato della T. murina, parla però tutta la complicata organizzazione del suo cisticercoide (coda brevis- sima, sviluppo del rostello ecc.), mentre sta contro lo sviluppo ab- breviato dell' Archigetes la sua semplice organizzazione. Ma né l'u- no, né 1' altro argomento sono decisivi, l'abbreviazione dello svilup- po potendo produrre una semplificazione, cpiale uno di noi (il Grassi) ha dimostrato nelle Termiti , e potendo d'altra parte, non ostante le caratteristiche del suo cisticercoide, essere la sviluppo della T. murino primitivo. Certo è che bisogna spiegare perchè nel corpo dell' ospite in- termedio i giovani Cestodi acquistino gli apparati, che servono ad attaccarli all' intestino dell' ospite definitivo: ammettendo come pri- mitivo il caso della T. marina, la cosa si capisce facilmente. È pur importante di tener presente che Tenie affmissime alla marina hanno per ospite intermedio un Invertebrato; ma da ciò si sarebbe portati tanto a ritenere accorciato lo sviluppo della T. mu- rimi, quanto a giudicare recente 1' assunzione degli Invertebrati ad ospite intermedio. Evidente in ogni caso si è un fatto, che cioè prima che si cono- scesse la T. murina, la teoria del Leuckart era molto più solidamente fondata. Un altro elemento, che finora non fu pigliato in seria conside- razione nello svolgere queste teorie, si è che in molti casi, come risulta ora sempre più evidente dopo i nostri studi, gli ospiti in- termedi dei parassiti dei Vertebrati, sono gli Artropodi, i Molluschi, è qualche volta anche gli Oligocheti. Aggiungasi che uno di noi {il Grassi) ha recentemente scoperto nella Blatta V ospite intermedio della Spiroptera sanguinolenta, e nelle Blaps (mucronata e gigas) quello dell' Echiuorinco moniliforme. Ora , lasciando in disparte gli Oligocheti, sui quali si può questionare, certo si è che i Vertebrati nella loro storia filogenetica non registrano un periodo in cui erano, almeno lontanamente, simili agli Artropodi ed ai Molluschi, che sono due rami divergenti e terminali, come i Vertebrati stessi. Notevole si è inoltre che forme disparate, come un Dermattero (Anisolabis), 100 Ricerche embriologiche sui Cestodi. un Lepidottero, ed un Coleottero , possano essere ospiti intermedi di una stessa Tenia. Neanche la circostanza che le Pulci ed i Pi- docchi sono ospiti intermedi deve essere trascurata. Tutti questi fatti, a noi pare, s' accordano meglio colla la e colla 3a teoria, che colla 2a. Un altro elemento che, secondo noi, ha molto valore, si è la coda, organo del nuoto. Noi 1' abbiamo trovato nei giovani Cestodi, ancor molto sviluppata, benché già senza funzione; invece essa fun- ziona tuttora nei giovani Trematodi. Perchè non si potrebbe ammet- tere che i Cestodi, i Trematodi ed i Nematodi attuali a due ospiti, in rapporto colle loro dimensioni piuttosto considerevoli, una volta diventassero adulti in vita libera, come gli attuali Gordius e Mermis, per la qual vita, quelli che non avevano già una capacità locomo- toria, si provvedevano di una coda (Cercarie e Cisticerchi) ? Sarebbe questa una quarta teoria da unire alle altre e da va- gliare opportunamente. Come già dicemmo, non crediamo per ora di dare la prefe- renza a nessuna delle tre precedenti, e neanche a quest' ultima. Noi ci lusinghiamo però che i nostri studi portino elementi non spregevoli alla soluzione del problema, che non è ancora ma- turo. Spiegazione delle Tavole. N. B. Neil' eseguire le figure abbiamo tenuto conto della diffi- coltà che avremmo incontrata nella pubblicazione del lavoro, se fos- sero state numerose come richiedesi quando si vuole non appena rendere chiaro il testo, ma provare anche al lettore che veramen- te tutti i fatti stanno quali vengono riferiti. Abbiamo perciò dovu- to accontentarci di illustrare le descrizioni, limitandoci a provare i punti essenziali. Ecco perchè non di rado invece di copiare una per una le sezioni, combinammo una figura con parecchie di esse, e perchè altre figure sono state alquanto schematizzate , rendendo così meno costosa la esecuzione litografica. Di questo nostro procedere saremo certamente criticati in Ger- mania, ma in Italia no , perchè nessuno ignora le tristi condizioni in cui versano gli autori che cercano di pubblicare i loro lavori quando sono accompagnati da tavole. Il primo numero dopo la spiegazione delle singole figure indi- ca l'oculare, il secondo, l'obbiettivo: K. , microscopio Koritska : H., microscopio Hartnack. Le figure sono copiate a tubo accorciato, però non sempre a livello del tavolino portaoggetti. In tutte le figure: ali. ani. = allargamento anteriore. ali. pos. = allargamento posteriore. hoc. = bocca del cisticercoide introflesso, da noi pa- ragonato per la figura ad una gastrula. bui. = bulbo del rostello. cai. = corpuscolo calcare. 102 Spiegazione delle tavole. cav. = cavità della gastrula (v. sopra). cis. = cisti avventizia. cod. = coda. cut. = cuticola. esc. == vaso escretore. lac. = lacuna primitiva. mus. = muscolatura. net: = sistema nervoso. par. est. = parete esterna. par. ini. = parete interna. ros. = rostello. sco. = scolice. veri. = ventosa. TAVOLA I. Riguarda lo sviluppo del cisticercoide della T. ellittica. Fig. 1. a e b — Embrioni esacanti con alcuni vacuoli (a fresco) K. 3, 7. v 2. — Porzione di uno di essi trattato coli' acido acetico. K. 4. Via (ad olio). „ 3, 4. — Vescicole primitive (a fresco) ; la lacuna primitiva è an- cora piccola. K. 3. 7. „ 5. Vescicola primitiva, cresciuta di molto (a fresco); la lacuna primitiva è già molto ampia. K. 3. 8. „ 0. — Id. (a fresco) ; periodo di sviluppo un po' più inoltrato. K. 3. 8. „ 7. — Embrione (a fresco) nello stadio, in cui sono da poco comparsi il rostello e le ventose. Il rostello è alquanto al- terato, le punte in parte cadute. K. 3. 7. „ 8, 8. — Embrione alquanto più giovane ( a fresco ) ; non si vedono le ventose; sui tagli di questo stadio è però possi- bile di distinguerle ed anche a fresco in casi speciali si pos- sono intravvedere. La lacuna è segnata oscura in una figu- Spiegazione delle tavole. 103 ra, in parte chiara ed in pai-te oscula in un" altra, perchè così appariva senza che noi bene potessimo rendercene ra- gione. K. 3, 5. Fig. 9. — Id. presso a poco nello stesso stadio della iìg. 7. (a fresco ). K. 3. 5. , 10. — Cisticercoide ( a fresco ) poco prima che cominci 1' in- troflessione della parte anteriore nella posteriore del corpo; il rostello sta estroflettendosi ; si vede un uncino, che pare attaccato all'estremità posteriore del corpo (fatto riscontrato numerose volte anche sui tagli ). K. 3. 5. „ 11. — Cisticercoide (a fresco) poco prima che cominci l' in- vaginamento; il rostello stava estroflettendosi, perciò non si vede la bocca dell' invaginamento, sfornita di uncini; la co- da è stata tralasciata. K. 3. 7. , 12. — Cisticercoide maturo ed invaginato (a fresco). K. 3. 5. „ 13. — Cisticercoide maturo e svaginato (a fresco); il rostel- lo è quasi totalmente svaginato ; la coda è stata tralasciata. K. 3. 6. „ 14. — Cisticercoide maturo e svaginato (a fresco) : è alquanto alterato : il rostello è parzialmente svaginato : la coda è sta- ta tralasciata. K. 3. 6. „ 15. — Invaginamento corrispondente al rostello (a fresco), quando gli uncini sono ancora presenti neh' allargamento posteriore. K. 4. 8. „ 16. — Id., quando più tardi gli uncini dell' allargamento po- steriore sono caduti. K. 4. 8. „ 17. — Porzione anteriore d'una giovine tenia ellìttica mostran- te il rostello quasi totalmente sporgente. K. 3. 8. „ 18. — Sezione longitudinale della vescicola primitiva. K. 3, 9. „ 19. — Sezione longitudinale : il rostello è formato da poco ; non è ancora incominciata l' invaginazione della parte ante- riore del corpo nella posteriore ; la coda è già separata dal corpo per mezzo di uno strozzamento. K. 3. 4. 104 Spiegazione delle tavole. TAVOLA IL Riguarda lo sviluppo del cisticercoide della T. ellittica. Fig. 1. — Sezione longitudinale obliqua, quando sono comparsi an- che gli accenni delle ventose. K. 3. 7. (Essendo la sezione obliqua, il bulbo del rostello appare anteriormente coperto di cellule). „ 2. — Sezione longitudinale al comparire del bulbo. H. 3. 9. „ 3. — Sezione longitudinale, quando è appena cominciato l'inva- ginamento in corrispondenza alla regione del rostello. K. 3. 8. 4. — Porzione di una sezione longitudinale di un cisticercoi- de molto grosso ed estroflesso ; corrisponde poco indietro delle ventose. H. 4. 9. „ 5. — Id., in corrispondenza di un vaso escretore. H. 4. 9. „ 6. — Porzione anteriore di una sezione simile a quella rap- presentata dalla figura 19. Tav. I. K. 3. 8. „ 7. — Porzione anteriore di una sezione longitudinale : ro- stello semiestroflesso. K. 3. 5. „ 8. — Porzione anteriore di una sezione longitudinale del cisti- cercoide, poco prima che incominci l'invaginamento. K. 3. 8. ;, 9. — Sezione longitudinale del cisticercoide con invaginazione della parte anteriore nella posteriore ; la coda è stata tra- lasciata. K. 3. 5. „ 10. -- Uua porzione di una sezione simile a quella rappre- sentata dalla figura precedente. K. 3. 8. „ 11. — Sezione longitudinale un po' obliqua, quando l'inva- ginazione della parte anteriore nella posteriore è mediocre ; la coda è stata tralasciata. (La sezione non passa come le precedenti, per l' asse antero-posteriore del rostello per ciò potrebbe dirsi, in certo modo, laterale) K. 3. 5. „ 12. - - Porzione di una sezione simile a quella precedente, ma a periodo di sviluppo alquanto meno inoltrato. K. 3, 8. „ 13. — Porzione di una sezione longitudinale di un cisticer- coide molto grosso ed estroflesso ; del bulbo è rappreseli- Spiegazione delle tavole. 10f> tata appena 1' estremità posteriore ; si vedono i due nervi longitudinali. K. 3, 9. Fig. 14. — Sezione trasversale a livello delle ventose, quando l'in- vaginazione della parte anteriore nella posteriore è molto avanzata. K. 3, 8. TAVOLA III. Riguarda lo sviluppo del cisticercoide della T. murina, eccetto le figure 26 e 27, che riguardano quello della T. ellittica. Fig. 1. — Uovo di T. murina , come si vede non molto di rado nelle fecce (non si distingue sicuramente da un uovo di T. nana). K. 3, 8. „ i2. — Uovo di T. mitrino, (a fresco), tolto da una proglottide. K. 3, 7. „ 3. — Estremità anteriore dello scolice, col rostello sporgente (a fresco); Tenia adulta. K. 3, 8. 4, 5; 6, 7. — Embrioni esacanti (a fresco) K. 3, 6. „ 8, 9. — Vescicole primitive (a fresco); in una si vede un cor- puscolo calcare. K. 3, 5. „ 10, 1 1. — Embrioni esacanti, senza lacuna, ma già con corpu- scoli calcari. K. 3, 8. „ 12 — Vescicola primitiva, dopo la comparsa del rostello e delle ventose. K. 3, 5. „ 13 — Cisticercoide interamente sviluppato (a fresco). K. 3,8. „ 14 — Sezione longitudinale della vescicola primitiva , prima che compaiono il rostello e le ventose. K. 3; 9. „ 15 — Id. ma un po' obliqua, dopo la comparsa del rostello e delle ventose. K. 3, 9. „ 16 — Stadio uguale a quello della figura precedente , in sezione trasversale. K. 3, 9. „ 17 — Sezione longitudinale un po' obliqua , dopo che si è verificata l' invaginazione da pochissimo tempo. K. 4, 9. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4» — Mcm. II. M 106 Spiegazione delle tavole. Fig. 18 — Ugual stadio della figura precedente , ma in sezione trasversale, al livello delle ventose. K. 4, 9. „ 19 — Sezione longitudinale un po' obliqua, a periodo di svi- luppo un po' più inoltrato di quello rappresentato dalla fig. 17; le ventose sono nettamente invaginate. K. 3, 5. „ 20. — Sezione trasversale a livello delle ventose in uno stadio di sviluppo poco più inoltrato di quello rappresentato dalla fig. 18. K. 3, 5. „ 21 — Id. a periodo ancora alquanto più inoltrato di quello della fig. 19. K. 3, 5. „ 22 — Sezione longitudinale (laterale : v. sopra) di un embrione a periodo di sviluppo presso a poco eguale a quello della fig. 21. K. 3, 5. „ 23 — Sezione longitudinale del cisticercoide, prima che spun- tino gli uncini; il rostello è introflesso. K. 3, 8. „ 24 — Presso a poco della fig. 23; ma col rostello estroflesoO K. 3, 8. „ 25 — Sezione longitudinale d' un villo con un cisticercoide; si notano sul cisticercoide due uncini embrionali. K. 3, 8. ,26 — Sezione trasversale a livello delle ventose, subito dopo il rostello, di un cisticercoide (T. ellittica) molto grosso, sva- ghiate ed interamente sviluppato, K. 4, 9. „ 27 — Id., verso la parte media del cisticercoide. K. 3 , 9. TAVOLA IV. Riguarda i cisticercoidi delle Tenie Proglottina , Leptocefala, Cuneata, Infundibiliforme, ecc. Nella spiegazione delle figure : P = cisticercoide della T. yroylottina. L = „ » » leptocephala. C = „ „ „ cuneata. I — „ » „ infundibuliformis. Spiegazione delle favole. 107 Fig. 1 — L. noli* Anisolabis (a tresco) ; è incistato ; vi si vede la lunga coda, la quale presenta molti corpuscoli d' aspetto par- ticolare. K. 3, 4. ., '■l — Sezione trasversale della L. a livello delle ventose. H. 3, 8. „ 3 — Sezione longitudinale della L. ; si vede appena una porzio- ne della coda. H. 3, 8. ,4 — L. (a fresco), senza cisti e con una sola porzione della co- da; è stato trattato coll'acido acetico; la muscolatura (?) cir- colare in parte è stata copiata da un sol lato; linee, relati- vamente grosse e molto oscure segnano la lacuna primitiva ilac.) ed il residuo della cavità paragonata alla cavità ga- strulare (cav.). K. 3, 5. „ 5 — Porzione della figura precedente a più forte ingrandimento: la parete della cavità gastrulare è indicata da una linea trop- po grossa e troppo oscura ; si notano molti corpuscoli cal- cari. K. 3, 9. ,6 — Porzione simile in un altro esemplare ; si notano vasi escretori. K. 3, 9. ,7 — P., interamente sviluppato (a fresco) ; si vedono i sei un- cini embrionali. K, 3, 8. „ 8 — Id., conservato in tato. K. 3, 8. „ 9 — P., interamente sviluppato ; sezione longitudinale. H. 2, 7. ,10 — Giovane P. (a fresco), ancora fornito di coda. K. 3, 5. ,11 — C, sezione trasversale; per un piccolo tratto, attorno alla cisti, è segnato quel tessuto del tyjpMosolis, in cui sta il ci- sticercoide. K. 3, 7. , 12 — C. (a fresco). K. 3, 4. „ 13 — Tre uncini della C. (è, e e d) K. 3 , 8 ; un quarto (a) è rappresentato fortemente ingrandito. „ 14 — L, metà circa posteriore-laterale di una sezione longitu- dinale. K. 3, 8. „ 15 — L, svaghiate e reso trasparente in potassa. K. 3, 4. „ 16 — 1., estremità anteriore della fig. 15. K. 3, 8. 10^ Spiegazione delle favole. Fig. 17— Uncino definitivo, isolato della 7. ed ingrandito 920 volte (dal Krabbe). „ 18— Uncini definitivi di un cisticercoide indeterminato deWAkis spiti osa. K. 3, 8. „ 19— Uneini della T. microstoma : a K. 3. 8 : b, e, d, a tortis- simo ingrandimento. INDICE AVVERTENZE patf. 1 DEDICA » 5 Capitolo I. — Cisticercoidi e loro storia evolutiva ...» 7 Capitolo II. — Unità di tipo dei cisticerchi e dei cisticercoidi. — Affinità dei Cestodi tra di loro e cogli altri Platelminti. — Stato della quistione prima dei nostri studi e dopo di essi. . . » 34 Capitolo III. — Ciclo evolutivo dei Cestodi » 65 SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE » 101 Tav. 1. Tav. Il -.1 r>it % Invili. Ta\ n [h ti: 11 il (). :• - ■- V: 12 • ••••• • p « • « • ■ • • a ■ • * 18. •\'"-V imi ' \°„° ili • * Memoria III. Contribuzione allo studio geologico dell' Altissima Memoria del Prof. LORENZO BUCCA La bellissima collezione di roccie (1), che forma 1' oggetto di questo studio, fu raccolta dall' ingegnere L. Baldacci, incaricato dal R. Governo del rilievo geologico della nostra colonia eritrea. Le condizioni fortunate in cui egli potè eseguire le sue escursioni, ma più di tutto la sua arditezza permisero di esservi rappresentate lo- calità dell' interno dell' Abissinia dove ancor oggi sarebbe assai pe- ricoloso di penetrare. Lo studio di queste roccie riesce poi di grande interesse per- ciò che 1' Abissinia , costituita principalmente da scisti cristallini e da roccie massiccie, non offre alla geologia quasi mai altro ca- rattere che il litologico. Se questa è la prima volta che il materiale abissino venga sottoposto all' analisi microscopica , però già da parecchio tempo numerose e preziose osservazioni geologiche sul posto sono state fatte da Ferret e Gallinier (2) nel 1S44, da Blanford (3) nel 1870; dall'ingegnere L. Baldacci (4) nel 1891. La importante monografia pubblicata da quest' ultimo , accompagnata da una bellissima carta geologica ci dà un'idea assai chiara della costituzione geologica di questa parte d' Africa. Io mi limito quindi a darne qui solo un breve cenno. L' abissinia è formata principalmente da un immenso altipia- no, quasi perfettamente orizzontale, a più di 2000 ni. sul livello del mare, tagliato a picco verso il Mar Rosso , dal quale è diviso da una serie di contraforti , ancor essi imponenti e formanti anzi fra (1) Figura nella mostra eritrea dell' Esposizione nazionale di Palermo di quest'anno. (2) Comptes rendus 1K44 voi. XIX pag. 881. (3) Observations on the Geology and Zoology of Abyssinia. London 1870. (4) Osservazioni nella Colonia eritrea. — Memorie descrittive della carta geografica d' Italia Roma 1S91. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Mem. III. 1 Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. loro strette e ripide gole che sono la maggior difficoltà per 1' ac- cesso all' altipiano. Il suolo è costituito in grandissima parte da scisti cristallini attra- versati da filoni e più spesso ricoperti da immensi mantelli di roc- cie eruttive antiche (graniti, dioriti, ecc.) o giovani (basalti e trachi- ti). Due roccie stratificate sono sviluppate nella parta meridionale dell' Abissinia, cioè: il calcare di Alitalo, che pei fossili si è potu- to riferire al Giurassico, e 1' arenaria di Adigrat ad esso sottostan- te. Queste due roccie non furono però incontrati nella via per- corsa dall' ingegnere Baldacci. Verso la costa del Mar Rosso il Bal- dacci constatò la presenza di conglomerati fatti a spese delle roc- cie cristalline, di marne e arenarie probabilmente riferibili all' eoce- ne; di argille fossilifere del pliocene superiore: di calcari tufacei co- ralligeni ancora in via di formazione. Anche lungo questa costa ha grande importanza una serie di formazioni vulcaniche , di epoca geologica relativamente recente. Depositi di travertino si trovano frequentemente sulle strette vallate che fiancheggiano il ciglione dell' altipiano: esso è il materiale più accessibile in questa regione per fornire la calce. SCISTI CRISTALLINI I signori Ferret e Gallinier aveano già notato essere il suolo dell' Abissinia costituito principalmente da roccie cristalline , che riferivano in parte alla formazione primaria, in parte à quella di transizione e in parte (le dioriti e le amiiboliti) al carbonifero, senza però appoggiare la loro determinazione ad altro che al- l' analogia con formazioni consimili dell'Europa centrale. II Blanford indicò tutta questa formazione col nome di " Me- tamorphic „ riferendosi all' ipotesi del metamorfismo regionale , se- condo la (piale tutti gli scisti cristallini sono dovuti al metamor- fismo di roccie sedimentarie per azione principalmente del granito, talora neppure venuto a giorno. Egli vi distinse nettamente due parti, cioè : una nettamente scistosa e un' altra d' aspetto granitoide Contribuzione allo studio geologico dell' Abìssinia. alla quale, secondo la vecchia scuola, si solea attribuire l'azione me- tamorfizzante. Il Blanford si oppose decisamente a questo modo di vedere, egli considerava tutte queste roccie, tanto le scistose che le grauitoidi, come appartenenti ad unica formazione, anzi trovava perfetta somiglianza con analoghe roccie dell'India, dove le roccie granitoidi e gli scisti, ricoprenti quasi metà della penisola gange- tica, presentano i graduali passaggi delle une nell' altre e da nes- sun geologo ivi si dubita sulla loro comune natura scistosa. L' ingegnere Baldacci distingue nettamente due formazioni. La formazione scistosa, che forma la base, il fondamento di quasi tutto il suolo abissino : e i graniti e le altre roccie a tipo grani- toide, che costituiscono la parte superiore. La formazione scistosa è formata, procedendo da ba'sso in alto, da gneiss, scisti gneissici e amfibolici, banchi di micascisti e cipollini, argilloscisti e filladi, tutti diretti a N-E con pendenza molto marcata ad O. La parte superiore è formata da potenti ammassi pressocchè orizzontali di roccie granitoidi, che poggiano in discor- danza sugli scisti cennati. È interessante come il Baldacci abbia potuto distinguere net- tamente le due formazioni senza confonderle in unico gruppo, come fece il Blanford. È in oltre da notare che questa disposizione delle roccie a tipo granitoide al disopra di quelle a tipo scistoso è tutta al contrario di quanto avviene sulle nostre Alpi dove il nucleo è costituito dal gneiss granitoide, dal così detto serizzo ghiandone. Passerò ora allo studio di queste roccie: gneiss, gneiss epidotifero, gneiss talcoso; micascisto talcoso, scisto amfibolico, scisto amfibolico epidotifero ossia ovardite, scisto cloritico, scisto calcareo-cloritico, scisti filladici e scisto siliceo. N. 1. Keren. Gneiss. È un gneiss tipico, abbondante di feldspato, il quale forman- do sovente delle segregazioni, dà alla roccia una struttura porfi- roide ( ad occhio ). Contiene tutte e due le miche, ma l' oscura vi domina. Al micoscropio parte del feldspato si manifesta ortoclasi- co, ma il microclino vi è abbondante. Copiosa poi vi è la titanite. Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. X. 2. Gola (il Ailet. Gneiss epidotifero. È un gneiss finamente scistoso, ricco di amfìbolo. Al microscopio si mostra scarso di feldspato, avvicinandosi più ad un micascisto. Accessoria vi entra la titanite. Come prodot- ti secondarti bisogna annoverare: 1' epidoto e la calcite. K 3. Monte Farak. Ailet. Gneiss talcoso. È una massa feldspatico-talcosa verdastra , lucente , che può riferirsi a quel tipo di roccie a cui si è dato nome di gneiss pro- toginici. N. 4. Collina presso Và'à (Zula). Micascisto. È un micascisto molto oscuro, perchè ricchissimo di biotite. Presenta sulle superficie di frattura, esilissime pieghettature ret- tilinee, parallele, dovute sicuramente a compressioni laterali, deter- minate dalle forze orogenetiche, e che più accentuate avrebbero fornito una falsa scistosità (o come è intesa più comunemente una scistosità trasversale). Contiene dei cristallini neri aciculari . a splendore piuttosto vitreo, che al microscopio si palesano per tormalinia bruna a forte pleocroismo (da giallo bruno a bruno oscuro). N. 5. Valle del G/uncla. Filoyobai. Micascisto. Micascisto marcatamente fogliettato, nero splendente, con ten- denza al verdastro, per cloritizzazione della mica. Simile del resto alla roccia precedente. N. 6. UeVà. (Zilla)- Micascisto talcoso. È proprio uno di quei tipi di micascisti verdastri più o meno talcosi e cloritici, così frequenti nella zona delle pietre verdi (stabi- lita dal Gastaldi ) delle nostre Alpi occidentali, e che taluni indica- no per scisti protoginici. .V. /. Forte di Keren. Scisto amfibolico. Amfibolite verde nerastra, splendentissima, ad elementi apprez- zabili ad occhio nudo. Al microscopio presenta l'anifibolo bacillare verde, fortemente pleocroitico e, in assai minor quantità, granuli giallo-pallidi di epidoto e nel fondo anche granuli incolori di feld- spato ortoclasico. Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. N. 8-9. GrUtnÒ. Valle Ansila. ( Keren ). Scisto amfibolico. Simile alla precedente, ma con struttura molto finamente sci- stosa , resa appariscente per alternanza di sottilissimi stratarelli bianchi feldspatici. N. 10. Monte Ghèdam ( Massaua ). Scisto amfibolico. Amfibolite verde oscura, occhiettata con macchie più chiare : attraversata da macchie e venuzze bianco-lattee di sostanza saussu- ritica. Al microscopio accanto all'amfibolo, discretamente pleocroi- tico, compare dell'augite verde chiarissima, quasi incolora ( diopsi- de o saalite), di formazione posteriore, infatti sempre racchiude cristalli dell'aiuti bolo e non è da questo. mai racchiuso. Inoltre la roccia racchiude del feldspato ortoclasico, epitodo e bei cristalli di titanite. N. 11. Ghinda. Scisto amfibolico. Amfibolite finamente scistosa, nera grigiastra , con splendore semimetallico, tanto da sembrare uno scisto grafitico. Al microsco- pio risulta formato principalmente d' amfibolo bruno e in minore proporzione da feldspato, in gran parte ricoperto da una minuta granulazione epitodifera. N. 12. Monte Ghèdam. (Massaua). Scisto amfibolico epito- difero. Amfibolite nera verdastra, chiazzata in verde pistacchio da concentrazioni epidotiche. Non mostra segno apparente di scistosi- tà; tanto da sembrare proprio una roccia massiccia. Al microsco- pio mostrasi costituita da amfibolo, in gran parte cloritizzato, da e- pidoto, il quale talora si concentra a formare quelle macchie visi- bili ad occhio nudo. Nella roccia compare anche plagioclase ab- bastanza ben conservato e come accessoria l'illmenite, circondata da quella sostanza biancastra, semiopaca, conosciuta nella lettera- tura petrografia col nome di Leukoxèno di Gumbel. Anche l'apa- tite è discretemente rappresentata. Mentre la presenza del plagioclase fa riavvicinare questa roccia alle dioriti, d'altra parte l'abbondanza di epidoto e clorite la col- legano colle roccie seguenti, conosciute col nome di ovarditi. Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. N. 13-14. Valle dell' Arghesama. Sotto il Monte Bizen (Ghinda). Scisto amfibolico epidotifero (ovardite). Roccia verde pisello oscuro: apparentemente massiccia, ma anche al microscopio risulta la sua natura scistosa , mostrando una struttura finamente granulare e con fluttuazione degli ele- menti. Questi sono granuli di epidoto e ammassi verde chiari di clorite ; tutto sopra un fondo incoloro di feldspato plagioclase e di muscovite e forse anche di talco. Qua e là granuli opachi, giallo ottone e a splendore metallico, riferibili a pirite. Questa roccia mostra una perfetta somiglianza con quella che nelle nostre Alpi occidentali e precisamente nella zona delle pietre verdi ebbe il nome di ovardite, perchè la Torre d' Ovarda , in vai grande di Lanzo, ne è essenzialmente costituita. N. 15. Mai' hinzi. Arbaroba. Ghinda. Scisto cloritico. Scito verde, sottilmente fogliettato, costituito in massima par- te da clorite. Sulle superficie di frattura presenta un sistema di sot- tilissime pieghe, che gli danno un aspetto fibroso, ma che si spie- gano per compressioni laterali preparante una scistosità trasversale. N. 16. Fondo della ralle Arghesama. (Ghinda). Scisto calcareo cloritico. Roccia verde nerastra tendente al verde pisello: alla stilatura bianco candido, come la sua polvere. Al microscopio si mostra for- mata principalmente da lamelle verdi pallidissime di clorite e da granuli di calcite, senza le geminazioni polisintetiche, tanto caratte- ristiche per questo minerale nei granuli dei calcari cristallini. Da questa descrizione appare evidente il suo riferimento ad un cipol- lino cloritico. N. 17. Porte del diavolo. (Asinara). Scisto filladico. Vero tipo di argilloscisto, come se ne trovano in tutte le for- mazioni geologiche, dall'eocene al paleozoico e all' arcaico.' N. 18-19. Acque calde di A ilei. Scisti fìlladici. Anche questi sono argilloscisti, ma più lucenti e più verdastri del precedente : il vero tipo delle fillade. N. 20. Porte del diavolo (Asinara). Scisto filladico. Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. La lucentezza si accentua di più, diventando un po' grassa e ricordando in tutto, uno scisto sericitico. X. 21. Mai'hìnzi. Arbaroba {Ghinda), Scisto siliceo, nero compattissimo; vera Udite, come se ne tro- va in tutte le formazioni geologiche. ROCCIE MASSICCIE ANTICHE Riuniamo qui tutte quelle roccie ad aspetto granitico, che for- mano delle intrusioni attraverso la serie cristallina sopradescitta o si distendono a guisa di potentissime e ^estesissime colate su di essa , formando il livello superiore dell' Arcaico, secondo F ingegne- re Baldacci. Parleremo quindi di pegmatiti, di granito a mica oscura ossia granitite , ta lora ad aspetto porfiroide , di granito e di granitite amfibolici, di granititi epidotifere, di leptiniti. Del tipo porfirico ci- teremo poi i granoliri (micropegmatiti della scuola petrografìca fran- cese) , i porfidi quarziferi , l' eurite o porfido compatto terroso. Delle roccie meno acide descriveremo la diorite quarzifera; le dioriti con passaggio alle diabasi ossia le vere epidioriti, le dioriti epidotifere e infine anche la diorite porfìrica. N. 22. Monte Ghedam (Massima) Pegmatite. Roccia a grossi elementi , di color roseo. Il feldspato vi pre- domina ; ad occhio nudo è visibile la sola muscovite. Al microsco- pio ci presenta il feldspato ortoclasico e il microclino penetrati da sottilissime infiltrazioni di ematite in lamelle rosso sangue. Oltre alla muscovite compare pure la biotite, in gran parte ridotta in clorite. La presenza della biotite nelle pegmatiti non è nuova. Ho visto delle bellissime pegmatiti delle Alpi centrali , dove la biotite, in larghe lamelle predomina sulla muscovite : sicché la denomina- zione -pegmatite più che una specie litologica , deve indicarci una struttura peculiare delle roccie granitiche. Nella roccia in questio- ne vi è moltissima quantità di granuli di granato rosso, ai quali si deve pure la colorazione della roccia. Inoltre del quarzo pegmatitico. Contribuzione allo studio geologico dell' Abissi ma. X. 2':>. Monte Ghedant. (Massaua). Pegmatite. Quest'altra pegmatite è bianchissima, a piccoli elementi, in modo da l'are un vero passaggio alle leptiniti (apliti, secondo altri scrit- tori). È ricca di feldspato e contiene pochissima mica chiara. Al microscopio mostra oltre all' ortoclase anche del plagiocla- se e principalmente del microclino. Accessoriamente vi si nota molta apatite. X. 24-25-26. Keren. Granitite. Sono diversi campioni più o meno ben conservati di granititi (ossia granito a biotite) a grana piuttosto piccola, ricchi di feld- spato (ortoclasico e plagioclasico). Presentano del resto tutto l'aspet- to delle granititi frequenti sulle nostre Alpi , in Calabria, in Corsi- ca, Sardegna e nell' arcipelago toscano. X. 27. Valle di Ziret. Bar resa (Ghinda) Granitite. Pioccia molto simile alle precedenti, però giallastra perchè il feldspato oltre ad essere profondamente caolinizzato, è imbevuto da una sostanza ocracea giallastra. Al microscopio appare molto ricca di quarzo. Il feldspato, non ostante la sua. profonda alterazione si fa conoscere in gran parte per plagioclase, ricoperto da granulazione giallognola di epidoto. La mica assai pallida è spesso cloritizzata. N. 28. Vanni. Piano di Gurà. Granitite. Granitite grigio chiara a grana media, ben conservata. Al mi- croscopio mostra oltre all' ortosa anche del plagioclase , quarzo e biotite ancor fresca. Abbondante vi è l'apatite in sottili e lunghi aciculi. X. 29-30. Amba Sani. (Molto a N. di Kn-en) Granitite. Questa roccia per l' aspetto è identica alle precedenti. Al mi- croscopio mostra perù abbondanza di plagioclase e prevalentemente di microclino. Questo fa nascere il sospetto che molte di queste roccie de- scritte come graniti, possano essere solamente gneiss granitoidi. Ma però il microclino è stato trovato anche nei graniti veri. L'epidoto è abbondante , non solo come minuta granulazione, co- sparsa sui plagioclasi , ma anche in granuli abbastanza grossetti. Abbondano pure gli aciculi di apatite. Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. X. 31. allinda Granitite. La roccia è piti oscura, e a splendore più grasso delle pre- cedenti e ciò dipendentemente dal feldspato ridotto in saussurite. Il microscopio conferma questo stato di alterazione del feldspato, e mostra la mica molto cloritizzata. Qua e là si constatano le gra- nulazioni dell' epidoto. X. 32. Fortino di allinda. Granitite amfibolica. È una roccia grigia piuttosto oscura, perchè la biotite vi è in gran parte rimpiazzata dall' amfìbolo e perchè il feldspato è meno abbondante". Al microscopio la mica è quasi totalmente ridotta in clorite, l'amfibolo invece vi è discretamente conservato. Accessoria- mente compare molta apatite. N. 33. Vanut. Guru. Granitite amfibolica. Questa granitite è molto simile alla precedente , però qui è la parte feldspatica, che predomina sopra la parte oscura formata di amfìbolo e biotite e da ciò una tinta più chiara della roccia. Il feld- spato si presenta in grossi cristalli che formando come delle se- gregazioni, danno alla roccia un aspetto porfirico. JSr. 34. Vaile del Marèb. (fra Godofelassi e Gurà). Granito am- fibolico. Questa roccia è grigia, piuttosto oscura , non tanto per 1' ab- bondanza dell'amfìbolo, quanto per la colorazione grigiastra del feld- spato e per 1' abbondanza del quarzo. La biotite è anche discreta- mente conservata. Al microscopio si riconosce per plagioclase gran parte del feldspato : ciò che fa avvicinare la roccia ad una diorite quarzifera. L' apatite vi è copiosa. Ar. 35. Forte piccolo di Ghinda. Granitite porfirica. Roccia grigio oscura, a tinta però più smorta della preceden- te, perchè il feldspato è abbastanza alterato. Alcuni cristalli di feld- spato ; sviluppati maggiormente , formano delle vere segregazioni portinerie. Il microscopio conferma lo stato di alterazione del feld- spato , non che degli altri elementi. Il feldspato è in gran parte plagioclasico; la biotite è accompagnata dall' amfìbolo. Il quarzo è meno abbondante della roccia precedente. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Meni. III. 2 10 Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. N. 36. Valle di Ziret. Barresa. (Ghinda). Granitite porfiriea. Questa roccia è a grana assai fine , a tinta un po' più chiara della precedente e pei grossi cristalli di feldspato aquista un aspetto porfìrico. Al microscopio si mostra perfettamente simile alla precedente. N. 37. .58. 39. 40. 41. Cima del Monte Bizen. (Ghinda) Grani- tite rosea. Il colore roseo di queste roccie è dovuto al feldspato compe- netrato da sostanza ferruginosa. La biotite vi è per lo più cloritizzata, e in generale poco ab- bondante. Il feldspato più o meno alterato, al microscopio si fa riferire al plagioclase, ed è accompagnato da granulazioni epidoti- che, che talora raggiungono discrete dimensioni. L'amfibolo si trova in tutti i campioni, ma in proporzione variabile. N. 42. Valle del Marèb. Granitite rosea amfibolica. Roccia grigiastra, macchiettata porfìricamente in rosa e in bian- co dai cristalli di feldspato. Il fondo grigio , guardato attentamen- te, risulta formato da quarzo e da un minerale nero , che al mi- croscopio si riconosce per amfìbolo, in parte cloritizzato e disseminato di granuli epidotici. Il feldspato è bianco e presenta spesso una leg- gera tinta giallastra, dovuta a copiosa formazione di epidoto. La bio- tite vi è anche discretamente rappresentata, ancor essa in parte cloritizzata: il quarzo abbonda e così anche 1* accessoria apatite. N. 43. Fiume Marèb. Granitite porfiriea epidotifera. Questa bellissima roccia ha molta analogia colla precedente , però sul fondo grigio spiccano delle macchie bianche feldspatiche e delle altre color verde pistacchio epidotiche. Pulita dovrebbe riu- scire di un magnifico effetto. Ad occhio nudo, e meglio poi al mi- croscopio si distinguono nella roccia dei cristallini di pirite. La caoli- nizzazione dell' ortoclase e I' epidotizzazione del plagioclase è mol- to marcata. L' epidoto oltre che in minuta granulazione sul plagio- clase, compare anche in grossi granuli gialli , discretamente pleo- croitiche. La biotite è più abbondante che nella roccia precedente; in parte è cloritizzata. Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. 11 X. 44. Arbascico ( Falle dell' Anseba); N. 45. Monte Bizen. (Ghinda). Leptiniti a biotite. Roccie granitiche formate pricipalmente da feldspato rosso mattone e da piccole lamelle nere di biotite, poco splendente per avanzata decomposizione. Il quarzo pare mancare , non solo per- chè confuso dal colore generale della roccia, ma anche perchè scar- so. Al microscopio si spiega la colorazione rossa del feldspato per infiltrazione di sottilissime vene riempite da lamelle rosse di ema- tite che attraversano anche gli altri elementi (quarzo e biotite). La biotite è abbondante; il quarzo appare più copioso di quello che non sembri ad occhio nudo. X 46. 47. 50. Monte Bizen; N. 49. Falde del Monte Bizen (Ghin- da), N. 48. Debra Sina (Mensa) Leptiniti a biotite. Queste roccie sono di grande importanza. Infatti per la loro struttura minutissimamente granulare, per la mancanza quasi asso- luta di mica, e per la struttura microscopica si lascerebbero rife- rire a roccie clastiche, a delle vere arcose. Sembrano delle arenarie ; ma guardate attentamente risultano formate in gran parte da feldspato. Il loro colore rosso più o meno carico è dovuto a infiltrazione di ossido di ferro. Pochissima è la mica, essa è della biotite più o meno profondamente cloritizzata. Al microscopio appare più nettamente la natura clastica di queste roccie ; infatti oltre ai granuli irregolari e arrotondati di feldspato molto decomposto e di quarzo, compare anche la mica in lamelle cloritizzate, e poi il tutto è cimentato da una pasta eminentemente feldspatica caolinizzata. Se però il presentarsi in dicchi, come le descrive il Baldacci, non è apparente , e che debbano ascriversi a roccie massicce , il loro posto nella classificazione sarebbe tra le leptniti , avuto riguardo alla loro struttura, benché generalmente si ammette per le leptniti la presenza della sola muscovite. Però abbiamo visto come anche le pegmatiti possono presentare anche la biotite. JVr. 51. Falde del Monte Bizen. N. 52. Monte Digdigta presso Ailet Granofiro (Micropegmatite). 12 Contribuzione allo studio geologico dell' Ahissinia. Roccie compattissime, rosee, ceroidi, con macchie verde pistac- chio epidotiche. Il microscopio ce li mostra formate principalmente da feldspato e quarzo che s'intrecciano in modo da costituire que- gli aggregati caratteristici delle pegmatiti, onde il nome di micro- pegmatiti. Spesso più individui feldspatici così attraversati dai cu- neetti quarzosi, si riuniscono a guisa di sferuliti attorno ad un cen- tro, riuscendo di un bellissimo effetto alla luce polarizzata. La mi- ca vi è scarsamente rappresentata da lamelle di biotite. N. 51.52.53.54 Maia, fra Godof elassi e Gara Porfido quarzifero. Sono porfidi a massa litoide, porcellanica, con ricche segrega- zioni di quarzo e di feldspato bianchissimo. — Al microscopio mostra- no una massa fondamentale litoide, felsitica, dove sono sparse del- le segregazioni, più o meno angolose di quarzo e di feldspato pro- fondamente caolinizzato. Qua e là si scorgono delle cavità riempite da calcedonio in venature o in sferuliti a struttura sempre fibroso-raggiata , che si manifesta colle molteplici croci di estinzione tra i Nicol incrociati . A me è rimasto dubbio se queste roccie debbano assoluta- mente riguardarsi come veri porfidi quarziferi o se non lo siano so- lo apparentemente. La loro massa fondamentale più che una de- vetrificazione d' una pasta vetrosa, ha tutta l' apparenza di una pa- sta caolinica. Le segregazioni invece che essere arrotondate e pre- sentare insenature della massa fondamentale a guisa di pseudo- inclusioni, si presentano angolose e irregolari. iV. 55. Sa/iati , forte Sud.—N. 56. Bei- Mekà- Asinara. — X. 57. Scià-à. Pseudoporfido. In queste roccie è poi evidente l' impronta del conglomerato. Saranno forse fatte a spese di veri porfidi quarziferi. Lo stato d'intorbidamento, prodotto da sostanze ocracee giallastre o rossa- stre, ne rende assai difficile lo studio al microscopio. N. 58-61 Bei- Mekà- Asmara, Eurite. A queste roccie biancastre e compatte ho dato il nome di eu- riti per 1' aspetto molto simile a quei porfidi compatti noti nella let- teratura petrografica con questo nome o anche con quelli di argil- Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. 13 lofìro o di felsite. Il Baldacci ce li descrive come prodotto di me- tamorfismo dei basalti sugli argilloscisti arcaici. Roccie perfettamente simili noi troviamo all'isola d'Elba, e dai diversi scrittori della geo- logia di quell'isola, furono considerate come una varietà di por- fido. In una mia recente nota (1) bo potuto dimostrare che 1' eu- rite dell* Elba non ha nulla di comune col porfido quarzifero, che sempre accompagna. Dapertutto ove le due roccie compaiono, netto è il distacco di esse al contatto; ho infine conchiuso coli' ammettere per cpiella roccia un'origine di metamorfismo (del porfido, quarzifero sugli scisti arcaici) ne più né meno come in questo caso dell'Abis- sinia. La simiglianza delle due roccie e del loro modo d' origine mi ha condotto a ripetere anche per esse la denominazione di eurite. Il N. 61 è interessantissimo perchè mostra ancora molto net- tamente la scistosità primitiva della roccia originaria. X. 62. (are di Giunti a. Diorite quarzifera. Roccia nerastra tendente al verde, ad aspetto doleritico: sem- bra assolutamente un' amfìbolite. Il microscopio ce la mostra formata d'amfìbolo verde, forte- mente pleocroitico (giallo-pallido, giallo-verdastro, verde), da feldspa- to plagioclase e ortoclase in parte decomposti e da quarzo. Questi elementi bastano a farci riferire la roccia ad una diorite amfibolica quarzifera. Come ben si vede è ben più difficile mettere una netta separazione tra un granito amfibolico e una diorite, che fra un granito e una sienite. La presenza e la variabilità di proporzione del pla- gioclase ci rende talora ben difficile una sicura determinazione. N. 63 Monte Dondolio presso Ghinda, Diorite quarzifera. Anche oscura come la precedente ; ma qui il feldspato è più appariscente, formando delle macchiette o delle venature. Al micro- scopio è perfettamente simile alla precedente. N. 64. Monte Dongollo presso Ghinda, Epidiorite. Qui gli elementi sono più grandi. Il feldspato è più appariscen- te; esso è ridotto in masse d' aspetto ceroide, o in altri termini è trasformato in saussurite. L'amfibolo è spesso ricoperto da squame (1) L' età del granito di Monte Capanne (isola d'Elba). R. Aeead. dei Lincei 1891. 14 Contribuzione allo .studio geologico dell' Abissinia. di fiorite. Al microscopio si scorge oltre a questi elementi, la fio- rite disposta in aggregati fibbrosi a contorno e ripiegature quanto mai bizzarre, solo intersecata da minuta granulazione feldspatica. X. 65. Mescielit. Epidiorite. Il feldspato in questa roccia è profondamente decomposto ; l'amfibolo abbontaiitissimo è molto cloritizzato. Abbondante vi com- pare la magnetite. X. CO. Mescielit. Epidiorite. Ad occhio nudo sembra una roccia dioritica simile a quelle già descritte , ossia formate d' amfibolo più o meno cloritizzato e da feldspato saussuritizzato. Quando però si osserva da vicino l'am- fibolo si vede costituito da esilissime fibbre. Al microscopio la roc- cia ha tutto l'aspetto di una epidiorite tipica; non vi si potè però constatare la presenza di segregazioni di augite. Contiene quale ele- mento accessorio il quarzo in granuli, dovuto facilmente ad azioni secondarie di decomposizione. È una roccia interessantissima, perchè 1' amfibolo, poco ab- bondante, è sempre trasformato in un aggregato fìbbroso o bacil- lare verde chiaro, quasi incoloro che per tutti i caratteri ottici si fa riferire ad augite (strahlstein) : e però noi ci troviamo appunto dinanzi ad una di quelle roccie di passaggio tra le dioriti e le dia- basi. Le epidioriti sin'ora descritte presentano 1' augite trasformata in un aggregato di fibbre di amfibolo (ossia uralitizzato); questa nostra roccia invece ci presenta il caso inverso, ossia dell' amfibolo para- morfizzato in un aggregato bacillare o fìbbroso d' augite. Le con- dizioni di formazione di queste roccie essendo intermedie fra quelle della diorite e della diabase; a secondo poi che in principio favorirono la formazione del tipo dioritico o diabasico, produssero una epidio- te dioritica o diabasica. Del resto che si tratti di una epidiorite tipica ci viene confermata dalla presenza, abbastanza abbondante di illmenite circondata dalla Leukoxeno , del quale fu fatto più volte parola nel corso di questa relazione. Il feldspato di questa roccia è ricca di minuta granulazione epidotica e però accenna alla saus- suritizzazione. Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. 15 K 6? Aiderèso, al S. del monte Bizen. Epidiorite. Microscopicamente simile alla precedente, però vi compaiono delle macchie giallastre o verdastre epidotiche. Al microscopio mo- stra del feldspato plagioclasico discretamente ben conservato ; am- tìholo. in parte cloritìzzato, accanto a dell'augite verde pallida, quasi incolora : ma poi abbondanza di piccoli granuli gialli di epidoto che frequentemente si accumulano a formare degli aggregati gra- nulari. Anche questa è una delle roccie di passaggio tra le dioriti e le diabasi; ma i due elementi amfibolo e pirosseno sono com- pletamente indipendenti l'uno dall'altro. Anche qui l'illmenite. cir- condata dal classico Leukoxèno attesta la relazione della roccia colle epidioriti. X 68. Passo di Se Hi Ut), tra il m mite Gli ed a di e !' Aija metta. Epidioriti. Abbontantissimo amfibolo e in grossi cristalli a struttura fìb- brosa: del resto la roccia consimile alla precedente. N. 69. Aiderèso. ai S. dei monte Bizen. Diorite epidotifera. Questa roccia è simile all' altra della stessa località descritta più sopra, solo che è più ricca d' epidoto, il quale compare anche in segregazioni visibili ad occhio nudo. A'. 70 Dicchi sul monte Bizen. Diorite epidotifera. Roccia grigia più oscura delle precedenti , perchè la massa feldspatica ha una tinta grigio verdastra sporca da rendere più difficile la distinzione dei cristalli di amfibolo. Al microscopio l'ani- fibolo è bruno, discretamente pleocroitico, in parte cloritìzzato. La tinta della roccia dipende dal fatto che gli elementi sono minuti e intimamente collegati fra di loro. X. 11 Dicchi nei terreno cristallino del forte di Gurà. — A'. 72 Sanati Diorite epidotifera. Queste due roccie per la tinta quasi nera, per la loro compat- tezza, per il loro peso, rassomigliano ad un basalte. Al microscopio si mostrano formate da un fitto aggregato di feldspato plagioclase e aciculi esili e lunghi rosso-bruni di amfibolo, fortemente pleocroico (giallo-sbiadito, bruno, bruno-oscuro) accompagnato da clorite. 16 Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. Accanto a questi elementi però compare e in gran quantità , 1' augite in granuli o cristalli, verde pallidissimo, quasi, incoloro, ma benissimo conservata. Qua e là vi è anche dell' epidoto e qual- che granulo di magnetite. X. 73. Valico. Diorite porfirica. È verde grigiastra , molto oscura e a struttura porfirica per grosse segregazioni cristalline di feldspato, per lo più arrotondate. La roccia però è molto decomposta e il feldspato della massa pro- fondamente saussuritizzato. L'amfìbolo è copiosissimo e spesso clo- ritizzato. Frequentissime sono i granuli di leukoxèno biancastro ; che solo di rado presentano un nucleo nero ancora intatto di illme- nite. Abbondanti sono pure gli aciculi di apatite. Come appendice alle roccie massiccie antiche citiamo : N. 74. Nei micascisti della gola di Ailet; N. 15. 76. Nel cristallino presso la cima del Bizen. Che sono delle vene feldspatiche, essenzialmente costituite da ortosa. N. 77. Aris Arise. Una vena di epidoto. Basalti Le roccie che imprendiamo ora a descrivere sono compattis- sime, a tinta nera talora con un piccolo accenno al verdastro, do- vuto ad un principio di decomposizione. Viste attentamente ci pre- sentano una struttura completamente afanitica (basalti propriamen- te detti, N. 78-83); o permettano di riconoscere ancora alcuni e- lementi da cui sono costituite, e principalmente 1' augite e il feld- spato (basalti doleritici Ar. 84-89). Al microscopio mostrano tutte indistintamente una struttura eminentemente cristallina, senza traccia di parte amorfa : ossia so- no tutte delle vere doleriti. Gli elementi da cui sono formate , in ordine decrescente di abbondanza sono: l'augite, l'olivina, il feldspato plagioclase, la magnetite e l'apatite. L' augite è rosso-bruna , fortemente pleocroitica (giallo-bruna , Contribuzione atto studio geologico dell' Abissinia, 17 rosso-bruno, bruna-violacea) : essa forma 1' elemento ultimo forma- to, proprio il t'ondo sul quale spiccano tutti gli altri minerali. L' olivina compare o in grossi granuli ; e allora presenta an- cora intatto il contorno cristallografico; ma più generalmente è in fram- menti granulari , distribuiti in tutta la roccia. Generalmente 1' oli- vina è ben conservata, o solo arrossata alla parte esterna : anzi non è raro il caso di vedere nello stesso esemplare di roccia dei granuli intatti, allato ad altri arrossati, e talora molto profondamente. A preferenza gli arrossati sono i granuli più grandi, che spiccano a guisa di segregazioni nella roccia. Quest' arrossamento non si limita sempre alla parte esterna; ma procede nell'interno per venature che s'intrecciano fra di loro a guisa di rete, riproducendo il pro- cesso abituale nella serpentinizzazione di cpiesto minerale. In quelle roccie soggette all'alterazione, l'olivina è serpentinizzata; anzi spesso di essa non rimane che un ammasso verdastro di so- stanza serpentinosa , che talora penetra in tutta la roccia, dandole quella tinta leggermente verdastra su cennata. L' olivina presenta inclusi dei cristallini di magnetite (forse anche di ferrocromato) e delle bolle vetrose, quasi perfettamente sferiche o ellissoidali , con ribella, naturalmente immobile. Il plagiocase è in lunghe liste, a numerose lamelle geminate , con angoli di estinzione molto grandi (raggiungendo sino a 45° e anche 50° tra le due lamelle geminate) e quindi va riferita alla serie più basica, dalla labradorite all' anortite. La magnetite è abbondante : anzi pare che rimpiazzi 1' olivina, dove questo è meno abbondante. Tutti gli elementi presentano poi delle esilissime venuzze, che partendo dall' esterno penetrano a differenti profondità neh' interno del minerale, oppure dipartendosi da una vena più grandicella, si insinuano nella massa del minerale. Queste venature, talora di di- mensioni appena apprezzabili ; quando raggiungono un certo spes- sore, fanno riconoscere esser formate eia, sostanza vetrosa incolo- re o più frequentemente giallastra ; la sola parte vetrosa che compaia in queste roccie, la sola che ci attesti il residuo amorfo Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Meni. III. 3 18 Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. del magma fluido originano. In ordine ad età di formazione gli elementi di queste roccie procedono così: apatite e magnetite , olivina , feldspato, augite : e come prodotti secondarli di alterazione vengono in ultimo il serpen- tino e la clorite. Per comodità della descrizione dovremo qui allontanarci un po' dall' ordine, tenuto sinora, nella numerazione. BASALTI D' ASPETTO AFANITICO N. 83. Valle di Ziret. Barresa, presso Ghinda. Roccia nera, un po' verdastra per principio di decomposizione. Presenta sottili lisi e di plagioclase e magnetite in grande abbon- danza: invece l'olivina è rappresentata solo da ammassi di sostanza verdastra serpentinosa. L'augite, che costituisce il fondo della roc- cia, è molto pallida. N. 82. Valle di Ghinda, presso i pozzi. Molto nera, e però meglio conservata della precedente. L'au- gite del fondo vi è frequentemente cloritizzata. N. 81. Felfelè. Bassa ralle dell'Ameba. Molto a Nord di Keren. È a minutissimi elementi. L'olivina vi è rappresentata da gran- di macchie verdastre serpentinose. È singolare poi come accanto ad essa compaiono degli altri elementi benissimo conservati: forse le dimensioni degli elementi hanno favorito la loro resistenza al- l'alterazione. La magnatite è discretamente abbondante. N. 80. Godofelassi. Analoga alla precedente, però vi si aggiunge un' abbondanza di piccoli granuli di olivina, talora di proporzioni estremamente pic- cole, distribuite per tutta la massa della roccia. Oltre alle macchie verdi serpentinose, altre ne compaiono verde-bluastre di clorite , dovute all' alterazione dell' augite. È anche qui singolare il fatto della presenza di elementi intatti, p. e. 1' olivina in parti dove ab- bonda la clorite; o dell' augite dove si trovano prossime le mac- chie verdi serpentinose. Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. li* iV. 79. Ambaroba. G /linda Asinara (Sopra gli scisti fUladici). Questa roccia è ad elementi più grandi. L'olivina oltre che in grosse segregazioni , rotte e in parte serpentinizzate , compare an- che in minuti granuli diffusi in tutta la massa della roccia. La ma- gnetite è bensì rappresentata , ma scarsamente, come a compen- sare l'abbondanza dell'olivina. .V. 78. Dogali. Roccia perfettamente analoga a quella descritta più sopra al N. 80. BASALTI D'ASPETTO DOLERITICO. N. 84. 85, Larusa. Altipiano di Damha, tra l'Asinara e Gara. Al microscopio questa roccia si mostra formata da grandi ele- menti perfettamente conservati. L'olivina vi è limpidissima, in gra- nuli irregolari, e col plagioclase formano gli elementi predominanti della roccia. La magnetite invece vi è poco abbondante. Il N. 85 è però un poco alterato, infatti l'olivina è un poco serpentinizzata. N. 86 Adì-Guadad; a S-E dell'Asinara; fra Asinara e Gurà. Roccia identica alle precedenti ; ma un po' più alterata ; anzi F olivina presenta al massimo grado 1' arrossamento e penetrante molto profondamente nell'interno del minerale. N. 87. Strada Debarroa-Godof elassi . Sul versante del fiume Bar- ca. N. 88. Arecìiit. Marchatw. Hamasen. Anche queste roccie sono a grandi elementi, e ricche di oli- vina. È singolare però in esse l'augite giallo-pallida, con accenno, alla parte esterna, di cloritizzazione. In compenso però l' olivina che suole essere ordinariamente perfettamente incolora, ha qui una tinta giallognola, e un arrossamento molto pronunziato e profondo: viceversa difficilmente è serpentinizzata. N. 89. Galle di Sciket. Molto a N. di Godofelassi. Questa roccia è a grana media ; contiene delle grandi segre- gazioni plagioclasiche a contorno irregolare. L'olivina vi è profon- 20 Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. damente decomposta. Talora nelle macchie verdastre serpentinose dovute alla sua alterazione, si scorgono delle venature e delle ste- nditi di calcedonio. Le roccie sinora descritte col nome di basalti , vennero indi- cate dal Blanford colla denominazione di trappi , non solo per il loro aspetto nero, compatto, basaltico; ma anche per la loro forma geologica in grandi colate o mantelli, pressoché orizzontali. Il Blan- ford però distinse due gruppi : uno inferiore a strati piuttosto in- clinati, sporgenti talora a guisa di scogli, attraverso quelli orizzon- tali del gruppo superiore. Chiamò l'inferiore gruppo di Ashangi, per- chè sviluppato attorno al lago di questo nome e quello superiore : gruppo di Magdala: al quale secondo tutte le probabilità vanno ri- feriti gli esemplari qui descritti. Il gruppo di Ashangi è formato, secondo il Blanford (pag. 183) da roccie dioritiche, spesso ricche di amigdali ripiene di agate o zeo- liti (per lo più stilbite bianca o rossa), rivestiti da terra verde (clo- rite 0. Con queste colate doleritiche s'intercalano letti di ceneri ric- che di augite o breccie vulcaniche. Molte colate sono assolutamente scoriacee. A Meshek fu possibile osservare le relazioni tra i due gruppi di trappi, e colle roccie sottostanti. Ma quivi la geologia è molto confusa, il calcare d' Alitalo e le arenarie ad esse associate essendo molto disturbati e scontorti , e inoltre al Blanford non fu dato di prolungare di molto le sue osservazioni per la ristrettezza di tempo concessogli. Ad ogni modo egli potè stabilire in modo assoluto che il gruppo d'Ashangiti non è anteriore all'oole. Il Blanford inoltre dice che pei caratteri mineralogici rassomi- glia in tutto alla serie trappica dell'India occidentale, dove si con- siderano per cretacei. Ma certamente a tale enorme distanza il ca- rattere mineralogico non è raccomandabile per fare dei paragoni cronologici. Però analoghe colate sono conosciute qua e là lungo la co- sta dell' Arabia, sottoposte sempre alla serie nummulitica , perfet- tamente come per i trappi di Bombay (Guzerat e Cutch). E una Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. L2l quistione interessantissima, dice il Blanford, per le ricerche future, di indagare quali correlazioni esistano tra i varii gruppi di trappi (sopra-secondarii e sótto-terziarii) del S. 0. dell' Asia e dell' E. dell' Africa. Se si potesse arrivare a dimostrare che sono vera- mente collegate , come i resti di una grande regione vulcanica antica, un' idea non assolutamente improbabile , il loro studio acquisterebbe un grandissimo interesse per la storia geologica del- la Terra. Ad ogni modo, seguita lo stesso Blanford, questi trappi sono molto rimarchevoli e meritano di essere descritti più detta- gliatamente di quanto non siano stati finora. Nessuna cosa di si- mile è stato osservato neh' epoca attuale sulla superficie terrestre e il loro modo di formazione è ancora abbastanza oscuro. Nel gruppo superiore, ossia di Magdala, il Blanford trova più spesso delle colate di trachite, più o meno cristallina, però sempre di poco spessore, ma che si ripetono moltissime volte, sempre disposte orizzontalmente costituendo la maggiore difficoltà per 1' accesso a- gli altipiani, e specialmente delle ambe , tanto abbondanti in Abis- sinia. Anche per queste roccie il Blanford trova molta rassomiglian- za con analoghe formazioni del Deccan occidentali e colle vallate dei ghat occidentali in India: ma i burroni abissini sono più esa- gerati. Alcuni strati trachitici sono brecciati : altri invece presentano una struttura columnare. Le doleriti associate a queste trachiti sono generalmente compat- te, raramente amigdaloidi , e più raramente le amigdali presenta- no la terra verde (clorite?). Nessuna formazione riposa sopra di queste roccie, sicché è incerta la determinazione della loro età. Il Blanford dice che i trappi dello Sciòa e dell' Abissinia centrale dovranno riferirsi a questo secondo gruppo. E in verità, per i lo- ro caratteri litologici non che per la loro disposizione orizzontale i nostri basalti vanno riferiti a preferenza al gruppo di Magdala , e debbono quindi riferirsi con molta probabilità al cretaceo se non assolutamente all' eocene. 22 Contribuzione allo studio geologico dell' Abissinia. SERIE DI ADEN. Lungo la costa del Mar Rosso s'incontra una numerosa serie di centri vulcanici estinti, che si collegano intimamente coi vulca- ni sottomarini che ancora, di tanto in tanto , danno segni di at- tività, e che si osservano in diversi punti a qualche distanza dal littorale. A questa categoria deve riferirsi il cratere vulcanico su cui è fabbricata Aden, onde il nome, dato a tutte queste roccie vulca- niche, di serie di Aden. Queste roccie sono largamente sviluppate nei pressi di Massaua e della baia di Zula. Io ho potuto studiarne dei campioni di Dogali. N. 91 Dogali. Roccia verde chiaro compatta, con minuta punteggiatura nera di amfibolo splendente. Al microscopio attesta una struttura essen- zialmente feldspatica. Vi predomina il feldspato ortoclasico, (sani- dino), accompagnato da amfibolo bruno chiaro, marcatamente pleo- croitico (giallo chiaro, bruno chiaro, bruno). La massa fondamentale della roccia è microlitica, e mostra nettamente la microfluttuazione. È interessante osservare come le grosse segregazioni feldspa- tiche che a luce naturale sembrano formate da un solo individuo, a luce polarizzata si risolvano in un fitto aggregato fibroso di mi- croliti , simili a quelli sparsi nella massa fondamentale. In molti punti di questa, spicca la pasta vetrosa, incolora e anch' essa con marcata microfluttuazione : carattere questo che distingue queste roccie giovani da quelle più antiche più sopra descritte. È notevole la presenza della clorite, talora in ammassi di no- tevoli dimensioni: sovente con una struttura fibrosa da rammen- tare la biotite, da cui con molta probabilità deve essere originata. La magnetite vi è scarsamente rappresentata. }0<>iii<» rija I"V Sulla variazione in latitudine della sede dei principali fenomeni Solari. MEMORIA DEL Prof. ANNIBALE RICCO La serie di osservazioni astrofisiche solari da me eseguite nel- l' Osservatorio di Palermo dal 1880 al 1890, ossia giusto per un ciclo undecennale dell' attività solare, aveva per iscopo precipuo lo studio della fìsica del sole, e perciò le cure ed il tempo per effet- tuarle erano posti specialmente nel disegnare sulla proiezione le macchie e collo spettroscopio le protuberanze solari ; la bontà del cielo meridionale permettendo di vedere e rilevare anche finissimi particolari, valeva la pena di destinare a questi disegni anche pa- recchie ore al giorno. Invece la determinazione delle posizioni si faceva solo in mo- do approssimato , circa a mezzo grado per le latitudini , lasciando le cure di più rigorose misure , per le quali non occorre un cielo di singolare bellezza , agli osservatorii esteri , specialmente ove a questo scopo usasi la fotografia. Però i predetti rilievi , per quanto approssimati , sono suffi- cienti in una lunga serie di osservazioni a mettere in evidenza i grandi movimenti o spostamenti dei fenomeni solari ; e di più per la compensazione degli errori fortuiti che hanno luogo nell' insieme di moltissime determinazioni di posizione, le medie annue delle la- titudini eliografiche si possono ritenere esatte, come è dimostrato ad esempio dalla perfetta coincidazione coi valori ottenuti a Potsdam con metodi più rigorosi. Avendo ora 1' assistente sig. Dott. C. Del Lungo compiuto coi consueti metodi e colle stesse forinole il laborioso calcolo delle la- titudini delle macchie solari apparse nel 1890 , ed io quello delle Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a — Meni. IV. 1 Sulla variazione in latitudine della sede dei principali fenomeni solari protuberanze, come io e 1' assistente sig. Ing. Mascari all' osserva- torio di Palermo avevamo fatto quello per gli altri 10 anni prece- denti, le due serie delle medie annue delle latitudini eliografiche per le macchie e per le protuberanze sono ora complete , ed ho 1' onore di presentarne i risultati. La tabella I. e la fig. 1. danno la serie dei valori delle lati- tudini eliografiche medie per le macchie e per le protuberanze, di- stintamente nei due emisferi , boreale ed australe ed insieme per 1' intera sfera solare. Tabella I. 1878. 9 minimo 1883. 9 massimo 1889. 9 minimo o < LATITUDINI ELIOGRAFICHE MEDIE MACCHIE PROTUBERANZE Boreali Australi Boreali ed Australi 20°. 1 Boreali Australi Boreali ed Australi 1880 20«.3 20°.0 39°.9 41-.6 40°.6 1881 18. 9 19.2 19.0 36. 7 37. 8 37.1 1882 15.3 16. 4 15. 9 35.8 34. 2 34. 7 1883 11.3 14. 0 12. 9 32. 2 30. 8 31. 9 1884 10.4 12. 6 11.6 35. 0 29.3 30. 9 1885 10. 2 12. 3 11. 7 31. 1 26. 2 28. 7 1886 10. 0 10. 7 10. 4 28. 8 25. .9 27.5 1887 9. 1 9.8 9. 5 30. 4 32. 9 31. 7 1888 5.3 8. 8 8. 3 27. 7 32. 3 31.2 1889 12. 6 13. 3 13. 1 36. 4 35. 7 35. 9 1890 22. 0 22. 8 22. 4 38. 5 42. 9 41. 3 Si scorge subito che le latitudini medie delle macchie vanno diminuendo continuamente e gradatamente fin presso ali* epoca del Sulla variazione in latitudine della sede dei principali fenomeni salari :\ minimo dell'attività solare da circa 20° fin a poco più di 5°; poi quando questo minimo è in corso , le macchie rapidamente risal- gono alle elevate latitudini primitive: in altri termini, la ricompar- sa delle macchie dopo la scomparsa ([nasi completa nel tempo del minimo , avviene a latitudini più alte , per tornare poi a discendere e ritirarsi verso 1' equatore solare nel corso del ciclo successivo. È questo il grande movimento di fluttuazione delle macchie so- lari, che certamente ha un nesso strettissimo colla fisica dell'astro: fu già dimostrato da Garrigton e Sporer per i cicli precedenti : lo attuale conferma 1' esposta legge. Ma riguardo alle protuberanze solari il terreno era affatto nuovo per siffatte indagini. Le delicate e diffìcili osservazioni di questi fenomeni in pieno sole possono solo riuscire continuate e proficue là dove si ha cielo hello , buoni e potenti strumenti. È quindi avvenuto che diversi osservatori i quali avevano penosa- mente intrapreso questo studio, lo hanno dovuto abbandonare; al- tri hanno fatto osservazioni e studi speciali importanti, ma saltua- ri, cambiando spesso strumenti. In conclusione non è rimasto di serie completa, continuata fino ad ora, che quella di Roma ( Sec- chi-Tacchini) e quella di Palermo (Tacchini-Ricco) : anzi in questa seconda stazione non essendo mai stato mutato il telespettroscopio adoprato, la serie è anche più omogenea, e ciò spiega il buon ri- sultato avuto riguardo alle latitudini medie di questi fenomeni. Osservando la tabella I, e meglio la figura 1, si vede che an- che le latitudini medie delle protuberanze vanno decrescendo, quan- tunque meno regolarmente fino verso l' epoca del minimo , da circa 40° fin a poco più di 25° poi si rialzano rapidamente. In sostanza il parallelismo delle due curve delle latitudini inedie delle macchie e delle protuberanze nella loro escursione di circa 14° è evidente , quantunque esista un intervallo fra esse di circa 20°. E che le latitudini medie delle protuberanze dovessero essere più al- te di quelle delle macchie, era d' aspettarsi , sol considerando che questi fenomeni si estendono fino alle regioni polari del sole men- 4 Sulla variazione in latitudine della sede dei principali fenomeni solavi tre le macchie rarissimamente vanno oltre il 40° grado eli latitu- dine. Dunque anche per le protuberanze ha luogo la stessa oscil- lazione in relazione al ciclo dell' attività solare. Un analogo movimento pare esista anche per le facole solari, ma siccome la gran parte di esse, anzi le più brillanti , accompa- gnano le macchie , se si tien conto di tali facole come fenomeni distinti è inevitahile che risulti la stessa legge dell' oscillazione del- le latitudini medie : se si tien conto soltanto delle facole che ap- pariscono sole non potranno dare nulla di caratteristico, perchè il loro numero diminuisce al crescere di quello delle macchie che lasciano ad esse facole men posto libero. Anche per le eruzioni metalliche di vapori di ferro, magnesio, sodio , ecc. che avvengono sul sole, sarà difficile trovare in modo indipendente la legge dei loro spostamenti in latitudine, perchè esse pure accompagnano ordinariamente la formazione e le più energi- che trasformazioni delle macchie ; e inoltre questi fenomeni non sono abbastanza frequenti, specialmente nell'epoca di minor attività so- lare, e quindi non si possono aver delle medie formate da un nu- mero sufficiente di valori. Ma appunto perchè le facole e le eruzioni metalliche accompa- gnano le macchie, ne seguono necessariamente le oscillazioni, pren- dendo parte al grande movimento periodico, che a guisa di marea trasporta 1' attività dei fenomeni sui diversi paralleli solari , e ne la ritrae. Probabilmente ciò devesi ad immense correnti nella massa, od almeno negli strati superiori fluidi del sole. Ma bisogna confes- sarlo , finora il mistero della fisica solare non è completamente penetrato. Nel finire sono lieto di poter annunziare che col primo giorno di questo anno ho iniziato la serie Catanese delle osservazioni so- lari : la purezza di questo bel cielo e la potenza dei nostri stru- menti mi fanno sperare che la novella serie non riuscirà inferiore alla Palermitana. Sulla variazione in latitudine della sede dei principali fenomeni solari b Quantunque 1' attuale stagione sia generalmente poco propizia ai lavori astronomici, pure in questo gennaio ho potuto fare il di- segno delle macchie solari in 21 giorni e quello delle protuberanze in 14. Presento un saggio dell'una e dell' altra sorta di rilievi, sebbene, ripeto, questa non sia 1' epoca dell' anno in cui le osser- vazioni in discorso riescono meglio. tirmilt • A.u^t'ca^ù. M\ 30' \ W 10.' k^ ^■^ ^N '■ X / À r-- ^= =»^_ . — - y _ puffìdn* Mmcc/tK °~ <=> tr £* S? 5? ** t~- «*i ''o ^c ^i rs *>2 °5 SS SS 5; § ^ § S§ | Memoria V. Sul moto brachistocrono d' un sistema qualunque di punti materiali NOTA DI GIOVANNI PENNACCHIETTI § i. Sia dato un sistema di n punti materiali. Denotiamo con vi, la massa di uno qualunque di essi e con x,- , ;/, , zL le coordinate di questo punto rispetto a un sistema di assi ortogonali fissi nello spazio. Supporremo che le forze ammettano una funzione potenzia- le U dipendente dalle sole coordinate , sicché denotando con Xt , r, , Zi , le componenti secondo gli assi, si abbia : x - 1E v 3£ dU ' ~ da, ' ll~ dyt ' A '-ITi ' Supponiamo inoltre che i legami del sistema sieno dati me- diante k equazioni : Li.(x,,yl,zì,xt)...zn) = 0 (»- = 1, 2, ... k) (1) tra le sole coordinate dei punti mobili. Perciò denotando con T l'e- nergia totale del sistema e con h una costante arbitraria , il pro- blema del moto ammetterà l' integrale : T— U = h. (2) Immaginiamo determinate le coordinate di tutti i punti mo- bili per mezzo di una di esse xi , e sia t il tempo che impiega il Atti Acc. Vol. IV, Serie ±*. — Mem. V. 1 2 Sul moto orachistocrono d'un sistema qualunque di punti materiali. sistema nel passaggio tra due configurazioni individuate dai valo- ri x\ , x\ di fcj . Si avrà : t = J% Vdx" (3) essendo : <,(l+yl"+z,")-hm1(x1,'-hyì'1-hz,") + ...+mn(xn'3+-yn,'-hZn') /=* 2 (U + h) dove gli accenti indicano derivazioni rispetto ad xt . Se si denotano con /, , k , ... lK quantità da determinarsi , si trova che, affinchè l' integrale (3) sia un minimo, è necessario che si abbia : d.vì dxj ' dxj ' dxj K dxj (4) d dV dL, , dL, , dL, da?, 3y* d#j 3y< 3,yf d 3F 3L, 3L, 3/., _ 1 ~" ~dx~1z: + ' lz~ + * "3z7 + " * W _ ttt^i V*S( */(&( L't&f t-^( (.7 = 2, 3,...»; J = l,2, 3,...«) Prendendo t come variabile indipendente , il sistema (3) , (4) equivale al seguente : d'xt v 1 dT dxi , dL, , dL, , dL* \ mi-dF = -Xi + -T-dimi-dT^l'd^-" l'dx--l-- + l'-dx~' d'yi v , 1 dT dt/t dL, dL, dLh- [... ar 7 dt dt dy, dy, dy, m, d'zi „ 1 dT dzi , 3£, , 3Z., , 3L* df* = — Zi + -=■ -j- m« -=f- + Z, 3-ì -+- Z, 3-i + ... + h 3— . T dt dt dz, dzi dzt Nel caso in cui le forze esterne sono nulle, cioè in cui si ab- bia Xc = 0, F, = 0, Zi = Q (*=1, 2, ... n), questo sistema coin- Sul moto brachistocrono d'un sistema qualunque ili punti materiali. ?> cide colle ordinane equazioni del moto d* un sistema soggetto ai vincoli (1) il quale si muova in virtù di velocità iniziali. Esprimiamo mediante le ( I ) le coordinate x, , //, , zt in funzione di 3u — k = p parametri q, , qt; ... y tali chele espressioni stesse sostituite nelle (1) invece di xc, //, , z, rendano le (I) identiche. Se si pone : q'r= ^-, (r= 1, 2, ...j*) si avrà: T = ir (fl"?'" + "ni*' -r - + 2«« «'.?'* + •••), dove le quantità «,., sono funzioni conosciute delle q,.. Il sistema (5) si trasformerà nel seguente : (6) Sarebbe facile vedere che le equazioni del moto brachistocro- no conservano la forma (6) anche quando , senza che le compo- nenti A, ., Yi , Zi delle forze sieno necessariamente le derivate di una stessa funzione delle 3// variabili xt , //, , zt , Y espressione S ( A', dxi -+- I', di/, + Zi (hi ) sia nondimeno il differenziale esatto di una funzione U delle variabili q,.. (*). Ponendo : dT ^f =Pr, H=T- U, ed esprimendo T per mezzo delle p,., q,., il sistema dell' equazioni del moto brachistocrono assume la forma : (**) r dqr _ dH dt " ' dpr ' T dfr _ dH_ dt dqr d dT dT dU 1 dT dT dt dq',- dqr ' dq,- + T ~dt dqr (*) Cfr. la mia nota Sul moto brachistocrono, Rena. Cir. Mat. t. V. 1K!)1. (**) Rend. Cir. Mat. nota citata. 4 Sul moto brachistocrono d'un sistema qualunque di punti materiali. Di questo sistema i 2« — J integrali non contenenti esplicita- mente il tempo sono in comune col sistema canonico : dq,. _ dH dp,. SH di dpr ' dt cty,. Posto A = si trova : T = "il > fl« , ••• din «21 ! #22 , ... d2a d/lt i 1«2) ••• ditti 2A 0, P, , P» , ■ p, , atl , aiì, . Pi | «21 ! a22 ) • .. Pn .. a„, Pili d/ìi j «rt2j ■" "«« Perciò l'equazione differenziale parziale da cui dipende la de- terminazione degl'integrali non contenenti esplicitamente il tempo è: 0, /;, , p, , ... pn Pi ; "il ) «12 ; ••• din p, , «2i , d>2 , ... «s„ Pn j d„i , d,n, ... «„„ (U Ct 21 , £E$g , ... fljrt f'rtl j ft/i2 j *■ * Ann o, dove : dS Sqr Sul moto brachistocrono d'un sistema qualunque di punti materiali. "> § IL Considereremo ora alcune proprietà del moto brachistocrono d' un sistema rigido. Sieno |, f, <" le coordinate del baricentro , M la somma delle masse dei singoli punti del sistema. Sieno Gx, Gy, G;; il/,, My, M. i momenti delle quantità di moto e delle forze attive rispetto agli assi x, y, z. Dal sistema (§ I, 5) si ottiene : M de ~ L ' t dt dt ' M de ~ h l t dt dt - d^ M dT dt ^-L^G --M dt T dt fr" •- Mx> dt T dt.v~ My' dG; 1 dT _ Pel baricentro conduciamo tre assi a?" , y" , z" paralleli rispet- tivamente agli assi x, y, z e tre altri assi x, y, z pure ortogo- nali, ma fissi nel corpo. Sieno 6^..., G,r, G.-; M_c.. , My-., il/-.., i momenti delle quantità di moto e delle forze attive rispetto agli assi x" , y", z". Si avrà : fc-fc + («£-»$)*• t> Sul moto òrachistocrono d'un sistema qualunque di punti materiali. con formule analoghe rispetto a Gy.., G.-, Mv«, M.,. Dal sistema (2) si deduce : 1 dT G,. = - M, di T dt X t -dT~Tlt G'r - ~ M*"' dU:- 1 dT „ dt I dt Sieno G,, , Glf, G-. i momenti delle quantità di moto rispetto agli assi x, y ', z . Sieno a, b, ci coseni direttori dell'asse x rispetto agli assi x, y, z; a', V, e', i coseni direttori dell' asse //. e a", b", e" quelli dell' asse z rispetto agli stessi assi x, y, z. Si avrà : GL- = aG.,- -+■ a'Gy + a"Gz- , Gy- = bGr- + VGy + &", ry , r le componenti, secondo gli assi x, y' , z , della velocità angolare cu intorno all' asse baricentrico di rota- zione, quando si immagina decomposto il moto infinitesimo del si- stema in una traslazione , caratterizzata dalla velocità del baricen- tro, e in una rotazione intorno all' asse istantaneo che passa pel baricentro. Si ha : da' ,,, db' ,, de' r dt dt dt da" , , db" de" « = a -di + b W + c ~dt ' ctV ett c« Sul moto brachistocrono d'un sistema qualunque di punti materiali. 7 Dalle equazioni (3), (4), (5) si deduce facilmente : «£ + fft._r e, _£«: &. = _%,, j *fc + ,«,. _ ,c, _ ^ f e,. = - «, , ( (6) dG- „ „ \ dT „ _±_ + ^ .. g(?x, _ __ _ G, = _- M, . Poniamo : T, = i (^ + -B?2 -+- <>' — 2Zty- - 2£rp - 2Fpq) , essendo A, B, C, D, E, F i momenti d' inerzia rispetto agli assi x, ij\ z e i prodotti d'inerzia rispetto ai piani y'z, z'x, x'y'. Sa- ranno Ti , Ti V energia esterna e F energia interna del sistema , e si avrà : T = Ti -+- Tt . Si ha inoltre, com' è noto : &*--^> e»--%' G*-~Tr ' Supponendo, per maggiore semplicità, che gli assi se', //', z sieno gh assi principali, si ha Z>= 0, E = 0, F= 0, e il sistema (6) diviene : A± _(jB_(7)?,-lf 4* = -*-, C*-{A-B)Pq-^Cr = -M,.. 8 Sul moto brachistocrono d'un sistema qualunque di punti materiali. § HI. Se il momento delle forze attive è nullo rispetto ad un asse (),, e se si denota con g{ una costante arbitraria e con Al£ l'a- rca descritta dalla proiezione, sul piano yz, del raggio vettore con- dotto dall' origine 0 al punto mobile m, , si ha : dGx 1 dT ~W - T li G* ■ ~ ° ' G.-,- = Tg, , 2imdX° = yffi ?^. Se il momento delle forze attive rispetto all' origine è nullo , e denotiamo con gt , g3 due nuove costanti e con A(y0, A[" le aree descritte dalle proiezioni, sui piani zx , xy, del raggio vettore con- dotto dall' origine 0 al punto mobile mt , si ottiene : dGx }_dT dG^ ±dT dG^ l_ dT _ dt ' T dt ^ ~ U ' dt T dt y ' dt ' T dt lTZ ~ ' Gx = Tgt , Gy = Tg, , Gs = Tg, , (1) SnudA™ = —9i Tdt, S»i, dAv«> = ^ g2 Tdt, EmtiAt<»=^g, Tdt, G = \ g? 4- g.' -+- g./ T. (2) Sieno a, 0, y i coseni direttori d' un nuovo asse On condotto per 0, e indichiamo con All' l'area descritta dalla proiezione, sul piano perpendicolare ad 0n, del raggio vettore tirato dall' origine al punto mobile. Sia 0 l' angolo che 0„ forma col momento geo- Sul moto brachistocrovo d'un sistema qualunque di punti materiali. 9 metrico G dello quantità di moto rispetto ali* origine. Sia G„ il momento delle quantità di moto rispetto ad On. Si avrà: %mdAn = g- (,9i("osa + ffjCOS/3 +- .^cos?) Tilt — — (Èra cosa +- G,,cos/3 -+- G-cosy) df = — <7„cft = ^- (?cos9^ = — l ' §»,' -h g; -+- g* cosfl 7«£, Dalle equazioni (1), (2), (3) si trae quanto segue. Durante il moto brachiatocrono d' un sistema invariabile nel quale iì momento delle forze attive rispetto a un dato punto è nullo, il momento geome- trico delle (piantiti) di moto ha costante direzione, e in grandezza è proporzionale all' energia cinetica. Il piano perpendicolare al momento geometrico delle quantità di moto ossia il piano della coppia risultante delle quantità di moto è quello per cui la somma delle proiezioni delle aree, descritte in un dato intervallo di tempo dai raggi vettori e mol- tiplicate per le masse dei punti mobili rispettivi, ha massimo valore. Nel caso d' un solo punto si ha : dz dy " dt Z dt g*T, dx dt x dz ~di — r, --$-» dx dt g3T, da cui si deduce che la traiettoria è piana. Prendendo il piano della brachistocrona per piano yz , indi- cando con v la velocità, con p la perpendicolare tirata dall'origine sulla tangente condotta pel punto mobile alla traiettoria stessa , e con A V area descritta dal raggio vettore, si ha : dA 1 1 Atti Acc. Vol. IV, Serie -la. — Mem. V. fl"i» P\ 10 Sul moto hrachistocrono d'un sistema qualunque di punti materiali. cioè: Nel moto hrachistocrono a" un punto materiale soggetto all' azio- ne d' una forza data la cui linea (V azione passi per un punto fisso , la velocità è proporzionale alla perpendicolare tirata dal punto fisso sulla direzione della velocità. § IV. Consideriamo in ultimo il moto hrachistocrono d' un sistema rigido sotto P azione di forze le quali si riducano ad un' unica ri- risultante baricentrica. Essendo ora il/,- =0, M,,=0. Mz = 0, le (§ I, 7) divengono: *%-<*-<»r-Y% * = »• fi$-(i-«lf!-ìfft-«. Moltiplicando queste equazioni rispettivamente per pdf qdt, rdt e sommando , si ottiene : 2T,dT = TdTt , da cui integrando e denotando con e la costante d' integrazione : T = c\l\~, (1) ossia dT, -+- dT = 2 ~ dT. Le (§ II, 1) offrono: dT, = - SXdl - S^dij - ZZtd'4 + 2 -^ dT, Sul moto brachistocrono d'un sistema qualunque iti punti materiali. 11 dalla quale e dalla precedente segue: dT = va', dìi + v }', d-i t- vz, d%. Sia G il momento geometrico delle quantità di moto rispetto al baricentro. Si avrà, per quanto si è detto al § precedente, de- notando con e una costante arbitraria : G = c'T, (2) e inoltre G sarà costante in direzione. Immaginiamo l'ellissoide centrale ossia 1' ellissoide d' inerzia o di Poinsot relativo al baricentro. Sia / il semidiametro intorno a cui avviene la rotazione istantanea , e consideriamo il piano tan- gente all'ellissoide e passante per l'estremità del semidiametro stesso. Questo piano , per le note proprietà dei sistemi rigidi , è perpen- dicolare al momento geometrico G, il quale, come si è osservato , ha direzione costante. Perciò questo piano non può muoversi che parallelamente a sé stesso. Sia d la lunghezza della perpendicolare tirata dal centro dell' ellissoide sul piano tangente considerato , a l'angolo delle rette /; G; sia k0 il raggio d'inerzia, sicché fc„ = -j- ' essendo k0 una costante. InoJJre, se si prende h0 definita dalla re- lazione mhl = 1 , si ha , secondo le note proprietà dei sistemi ri- gidi : & (7 = 1 V21\ , (3) w = L V 2Ti , G cos a = Mie? w • Dalle (1); (2), (3) si deduce che d è costante. Da tutto ciò che precede risultano i teoremi seguenti : Nel moto brachistocrono d' un sistema rigido soggetto all' azione di forze le quali si riduca no ad uri unica risultante ha ricentrica, V energia cinetica totale è propor- 12 Sul moto brachistocrono d'un sistema qualunque di punti materiali. zionale alla radice quadrata dell' energia cinetica interna; il momento geometrico delle quantità di moto è proporzionale all' energia cinetico totale, ed ha costante direzione. L'ellissoide centrale di Poinsot rotola sopra un piano. Questo piano è dotato del solo movimento di traslazio- ni-, essendo la velocità di ciascuno suo punto eguale, in grandezza, dire- zione e senso, alla velocità del baricentro. L'asse baricentrico istantaneo di rotazione è il semidiametro condotto pel punto di contatto dell'ellissoide con questo piano. La velocità angolare della rotazione istantanea caria in ragione composta del semidiametro intorno a cui essa ha luogo, e del- l' energia cinetica del sistema. La componente, secondo /' asse istanta- neo, del momento delle quantità di moto rispetto al baricentro è pro- porzionale all' energia cinetica. Se il sistema in un istante dato ruota intorno ano de' suoi assi principali, continuerà sempre a ruotare in- torno a quesf asse con velocità proporzionale all'energia cinetica totale del si stenia. Catania. Aprile 1892. ia«'Eài<>ra;s VI. Formula empirica pel calore solare. dei Proff. A. BARTOL1 ed E. STRACCIATI. In una memoria precedente, nella quale discutemmo le nume- rose serie di determinazioni da noi eseguite in Italia dal 1885 in poi. con metodi calorimetrici i più rigorosi, giungemmo alle seguen- ti conclusioni (1). Riunendo le diverse osservazioni di una mattina (o di una ' sera) in tanti gruppi ; in ciascheduno dei quali la massa atmo- ' sferica E vari poco , per ciascheduno di questi gruppi vale la " formula adoperata dal Pouillet. Q = Ap' Le due costanti A e .p variano da gruppo a gruppo , cioè " p croscè col crescere di - , mentre A diminuisce, (resultato iden- tico a quello trovato a Padova' dal compianto Prof. Rossetti). " Tutte le nostre osservazioni provano inoltre , che in una data stazione , nelle diverse epoche dell' anno, le costanti A e p ' (corrispondenti ad uno stesso determinato valore di £ ) crescono col diminuire della tensione del vapore acqueo neh" atmosfera : : lo stesso avviene per quantità AD2, dove D indica la lunghez- ' za del raggio vettore che dal sole va alla terra „ " Invece, lo sta- di vi. Bartoli ed E. Stracciati. Misure del calore solare eseguite in Italia dal 1885 in poi; Nuovo Cimento, serie 3a voi. XXIX, pag. 63 (Pisa 1891 ) Bullettino dell'Accademia Gioenia in Catania , Fascicolo VII , Maggio 1889 ; Bullettino mensuale dell'associazione meteorologica italiana, serie 2a, voi. XI, pag. 129. Torino 1891. Atti Aoc. Vol. IV, Serie 4a. — Mem. VI. 1 Formula empirica pel calore volare. " to igrometrico dell' aria non ha sensibile influenza sui valori dì " AD2 e di p: risultato che conferma quelli trovati dal ATiolle. . Infine dalle nostre misure risulta , contrariamente a quanto " aveva trovato il Fròlich, non esservi dipendenza fra il valore ili A od anche di AD* ed il numero e la estensione relativa delle " macchie solari. „ Dunque la costante A dipende principalmente dal valore " di E e da quello della tensione f del vapore acqueo : Da un nu- 1 mero grandissimo di medie ricavata una formula empirica . Air =?(£, f) " ponendo in questa f = 0 e poi e = 0, si otterrà per AD3 un " valore A, che esprimerà il valore approssimato della costante " solare. „ Seguitando ora noi, in queste misure eliotermiche . e nei cal- coli e nella discussione dei resultati , ci siamo convinti che diffi- cilmente si può rappresentare 1' andamento del fenomeno con una formula semplice . che abbracci fatte le misure fatte nella prima o nella seconda metà del giorno. Il Rossetti, che pubblicò nel 1877 un importante studio sulla temperatura <ìel sole , tentò invano delle formule empiriche della forma q = ab : ~ - q = a. -+• ulti1 + lljs dove a, b, ai, a, a, '3, :-, sono costanti da determinarsi. Quando ci si contenti di rappresentare q in funzione di £ . per valori di e non grandi ( come per altezze del sole superiori ai quindici gradi) si possono trovare moltissime formule empiriche che rappresentano quasi egualmente bène 1" andamento del feno- meno. l'or ni ula cui /lirica pel calore solare. Così per es. il Radau, (I) nel suo pregevole lavoro sulPActi- Qometria, prova che una serie di determinazioni, può essere ugual- mente bene interpetrata con le seguenti diverse formule: I Q = 1,8 (|) Q = 0,3 + 1,6 (| I! 3J£ 4 « = ?£)'+ n V Q = VI Q=0,5 9 U0' \2 2,1 1 + 0, 412E 0,827 1,852 1,679 il) .Si veda la pregevolissima monografia di R. Radau. Actinometrie, Parigi. Gauthier-Vil- lars, 1877. D'altra parte è noto, che quando ci si contenti di una detcrminata approssimazione, è fa- cile nirarc formule empiriche diverse, che rappresentino abbastanza bene 1' andamento di un fe- ÌIHIIH'IIO. Così per esempio le espressioni : cosec. a, ■' ''* "'•' — 80 sen a + [ 161 -f- 6400 sen'a e così pure la serie di Bouguer danno, per a compresa fra 30" e 90°. dei valori che differiscono fra loro meno del 2 per cento. Vedansi a questo proposito, Radau, opera citata, e le sue pregevoli pubblicazioni, inserite nel finì/etili des seienees matìiémtitiques et ns-f routini iqttes. Paris Gauthii'r-Villars . e cosi pure 1' importante lavoro di G-. V. Schiaparelli, Sul modo di ricavare la rem espressione delle leggi drilli natura dalle curve empiriche; Milano . stamperìa reale : 1867 : ed A. Bartoli. Sulla coe- sistenza di formule empirtelo- dicerse. ed in ispeeie su quelle che contengono la costante capil- lare dei liquidi e la coesione dei. solidi. Nuovo Cimento 1884: Gazzetta chimica di Palermo 1884; e Rendiconti dell' Aec. dei Lincei, seduta del 15 Giugno issi. Far mula empirica pel calore so/are. Un' altra serie, viene dal Radati rappresentata con le tre for- mule diverse : Q = 0,488+ 1,7(-|)S Q = 1,653 (0,847 )£ Q ° 2 + e Le formule proposte ed adoperate dai fisici che si sono oc- cupati di questi studi sono le più diverse : così il Pouillet adoperò la formula : Q = APt ed il Forbes, 1' altra : Q = a + b «6 Il Crova, ha adoperato invece la seguente A Q = ( 1 -4- ai. )" Fra tante diverse formule empiriche le quali possono con ugua- le precisione rappresentare entro certi limiti 1' andamento di un fenomeno, le più utili sono quelle nelle quali le costanti (immettono mia interpretazione fisica : e nel caso nostro questa condizione è pienamente soddisfatta dalle formule a esponenziali , come quella di Lambert-Pouillet : Q = Apl Formula e in pirica pel calori' solare. 0 dall' altra (1). Q = AìP? + A,P,' + ... + Anpn* Ma però una formula semplicissima che rappresenti discreta- mente qualunque serie completa , per qualunque valore di = , ha certamente un qualche interesse, anche se la formula è puramente empirica, e se le costanti che vi entrano non possono ricevere una interpetrazione tisica semplice. (Il Vedausi: Lambert, Photo»/ etria. sive de mensura et gradibus luminis, colorimi, et umbrae; August. yindelicorum, 1776. De Saussure, Voyage dans les Alpes, Toni. II. pag. 294, 315 e 497-199. Bouguer, Voyages au Perou ; pag. 51. Bouguer, De diversis luminis gradibus dimetiendis Vienna», 1762. Laplace, Mécan. celeste, tomo IV, libro 10°.— Cap. I e II : Des refractions astronomiques et des refractions terrestres. Poutllet, Comptes Rendus. VH pag. 24; Herschell Comptes Rendus, Tomo 3» pag-. 50; For- bes, Phylos. Transcictions 1842, Part, II, pag. 225: Althans, Pogg. Ami. t. 90 pag. 544 : Que- telet, Meteorologie de la Bclgique, Bruxelles 1847, pag. 43 : Waterston, Phylos. Magazine ( Fo- urth series) Voi. 19, pag. 338. De Gasparix, Comptes Rendus, T. 26, pag. 974. Kaemtz, Lehrbuch der Meteorol. Bd. III. s. 14. Soret. Bill. Univ. de Genève (passim) : Comptes Rendus du congres de Bordeau ; seance du 6 septembre 1872. Desains. Comptes Rendus t. 69, pag. 1133; t. 78 pag. 145; t. si) pag. 1420. Secchi, Le soleti, II Partìe, Livre VI pag. 227 a 282; Comptes Rendus, t. 73, pag. 1301. r. 74, pag. 301. Dufour, Bibl. Univ. de Genève, 1873, t. 48, pag. 129. Rossetti, Nuovo Cimento, terza serie, t. 3° pag. 238 a 256. Crova. Annales de Ch. et de Phys. 5 serie 1. 11° pag. 433, t. 19° pag. 1: Association fran- arne pour l' avancement des sciences. Congres de Montpellier, et Comptes Rendus, passim. Violle , Rapport sur la question 19 du proyramme pour le congres méteorologique de Ro- me. Utrecht, Kervink et tìls; Annales de Chimie et de Phgsiquc 5 s. t. 10 pag. 289, 1879. Jo- urnal de Physique t. V. pag. 169. Langley, Researches on solar heat and its absorption by the carth's atmosphere; a report of the Mount Whitney expedition : Washington 1884 ; ed American Journal of Science and arts: passim. Frolich, Annalen der Physik und Chemie 1884 Bd. XXI, 1887, Bd. XXX. Radau, Actinometrie, Paris Gauthier Villars 1877. Formula empirica pel calore solare. Tale è la seguente (1) Qs" = C dove n e C sono due costanti, di cui la prima n ha valori com- presi fra 0, 25 e 0, 70 ed 6 è la massa atmosferica , calcolata con la formula di Laplace oppure con la serie di Bouguer. Questa forinola (1) si applica per le giornate ben serene a una intiera serie di esperienze, qualunque sia il valore di £, cioè anche col sole bassissimo; e questo è il pregio principale della formula : non è perù maraviglia se nelle giornate in cui la serenità del cie- lo è variabile, la formula dia risultati meno approssimati. Seguono senz' altro le tavole che provano 1' applicabilità della nostra formula. In queste tavole t rappresenta il riscaldamento corretto della cassetta pireliometrica , il quale è in ciascuna serie proporzionale alla quantità di calore Q raggiata normalmente dal sole, sull'unità di superficie nera, neh' unità di tempo. I valori di ; sono calcolati con la formula di Laplace, la qua- le dà per £ dei valori quasi uguali a quelli calcolati con la serie di Bouguer. TAVOLA I. Iytxa — (Antica casa deijìi ini/Irsi) Altitudine 2942 metri. Prof. Babtoli: L.4li2 Altezza E log* logC 59° 0' 1, 164 0, 0659 0, 738 56° 40' 1, 193 0, 0766 0, 739 50° 40' 1, 288 0, 1099 0, 737 42° 20' 1, 473 0, 1682 0, 749 32° 57' 1, 812 0, 2582 0, 742 23° 7' 2, 465 0, 3918 0, 743 13° 20' 3, 943 0, 5958 0, 707 (*) TAVOLA XV. Determinazioni del Prof. Rossetti, Padova il 29 settembre 1877. Altezza s log* logC 45° 20' 1,40 2, 3155 2,374 41° 40' 1,50 2, 3073 2,378 29° 50' 2,00 2, 2667 2,387 23° 25' 2,50 2, 2279 2,387 22° 25' 2, 60 2, 2204 2, 386 19° 15' 3,00 2, 2047 2, 395 18° 0' 3,20 2, 1847 2, 387 16° 20' 3, 50 2, 1629 2, 380 14° 15' 4, 00 2, 1399 2,381 12° 35' 4,50 2, 1229 2,384 11° 35' 4, 84 2, 1139 2, 388 11° 15' 5,00 2, 1075 2, 387 10° 5' 5, 50 2, 0899 2, 386 8° 10' 6,69 2, 0374 2, 368 « = 0,400 (*) Il valore di e accettato dal Pouillet, è calcolato con la formula di Lambert; con la for- mula di Laplace, quesf ultimo valore di e diviene 4,253 in luogo di 3,943: e il valore di C di- viene 0,7218. 14 Formula empirica pel calore solare. Da queste tavole si deduce che la formula (1) Qe" = Costante è assai bene verificata , e vale così per piccolissime altezze come per altezze rilevanti: Le piccole oscillazioni nel valore di C in cia- scheduna serie potrebbero attribuirsi in parte anche alla impossibi- lità che le condizioni atmosferiche, e segnatamente la serenità del cielo ; la tensione del vapore acqueo , si mantengano costanti pel- uria mezza giornata. Nessun' altra formula empirica semplice si presta come questa per un intervallo di altezze fra 3° e 70° : Se la confrontiamo con la formula razionale Q = AP£ riguardando A costante e p variabile collo spessore e , si deduce : log. p, — n log-, e log. p = (avendo* indicato con pt il coefficiente atmosferico corrispondente allo spessore e = 1 ). Supponendo ^i= 0,7940 (che è un valore medio) si ottengono da questa ultima formula i seguenti valori per p e = 1,5 p — 0,749 s = 2 p ~ 0,749 e = 3 p = 0,771 e = 4 p = 0,794 e = 5 p = 0,813 e = 6 p = 0,829 e = 10 p — 0,871 cioè che il coefficiente atmosferico cresce col crescere dello spessore dell' atmosfera, traversata dai raggi solari , resultato già trovato dal compianto Prof. F. Rossetti e da noi confermato nella memoria sopra citata. (1) il) Bartoli e Stracciati, Misure del calore solare eseguite in Italia dal 1885 in poi; Bui- lettino mensile dell Accademia Gioenia di Catania, Fascicolo VII , Maggio 1889 ; Nuovo Ci- mento, serie III voi. 29 pag. 63, Pisa 1891; Bullettino mensuale dell'associazione meteorologica italiana, serie 2», voi. XI pag. 129, Torino 1891. Formula empirica pei calore solare. U"> La forinola (1) può mettersi anche sotto la forma Q cosec"« = Costante oppure sotto 1' altra (2) Q sec".z = Costante (avendo indicata con a e con z , V altezza e la distanza zenitale del sole). Infatti per valori di a > 4° e di z < 86° si ha prossimamente cosec a come risulta dalla tavola semiente. TAVOLA XVI. z distanza zenitale secz E Laplace 90° 1,000 1,000 80° 1, 015 1,015 75° 1,035 1, 035 70° 1,064 1,064 65° 1, 103 1, 103 60° 1, 155 1, 155 55° 1,221 1,221 50° 1,305 1, 305 45° 1, 414 1, 413 40° 1,556 1, 555 35° 1, 743 1, 740 30° 2,000 1,995 25° 2, 366 2, 352 20° 2, 924 2,900 15° 3, 864 3, 805 10° 5, 759 5, 70 8° 7, 18 6, 85 6° 9,57 8, 79 4° 14, 33 12,20 1 16 Formula empirica pel calore solare. La formula (2) può anche scriversi: Q = e cos " z valevole per tutti i valori di z inferiori ad 86°. La quantità y di calore che riceve dal sole un decimetro qua- dro di una superficie nera orizzontale, in un minuto primo, quan- do la distanza zenitale del sole è z , è espressa da y = Q cos e sarà dunque, (2) y = v = Ccos"+1z ricordando inoltre che cos z = sen v sen d -+- cos *? cos d cos «j dove v è la latitudine del luogo; ci la declinazione del sole a mezzogiorno vero nel giorno del- l' esperienza; "> Y angolo orario del sole ; corrispondente all' ora dell' espe- rienza, si potrà calcolare approssimativamente per un dato luogo della terra , e per un data epoca dell' anno , la quantità di calore che il sole raggia sopra una superficie piana orizzontale di un de- cimetro quadro , in una intiera giornata, perfettamente serena, in cui F esponente n rimanga sensibilmente costante , quando siano noti i valori di C e di >i. (1). Istituto Fisico dell' Università di Catania, 3 Aprile 1892. (1) La formula (2) dà per y dei valori troppo piccoli quando z ^> 86° ; ma d' altra parti' il calore versato dal sole sopra una superficie orizzontale . (piando il sole si eleva sull' orizzonte fino a 4°, è piccolissimo n trascurabile di fronte a quello che esso versa nel rimanente della adornata. Memoria VII. Il calore specifico dell'acqua. Memoria dei Proff. A. BARTOLI ed E. STRACCIATI. Ogni misura calorimetrica in cui 1' acqua che riempie il ca- lorimetro non prova un riscaldamento da 0° ad 1°, richiede una correzione, per far la quale, è necessario conoscere esattamente la legge con cui varia il calore specifico dell' acqua : e su questa legge appunto regna la più grande incertezza , visto il grande di- saccordo fra i risultati dei diversi sperimentatori. Di tale incer- tezza risentono tutte le misure calorimetriche; e se ciò è di poco danno nelle misure nelle quali non si può richiedere per ora mol- to rigore (come per es. in quelle di termochimica) è invece causa di grandi errori in altre misure, come per es. nella determinazione dello equivalente meccanico del calore e in quella del calore svolto dalle correnti nei circuiti metallici. Il calore specifico dell' acqua a diverse temperature è stato studiato dal Regnault (1), dal Bosscha (2). dal Pfaundler e Plat- ter (3), dall' Hirn (4), dal Jamin (5), dall' Henrichsen (6), dal Paumgartner (7) , dal Viillner (8) , dalla sig.a Starno (9) , dal sig. Il) Ann. de Oh. et de Phys. voi. 73 pag. 5, 1847. — Mémoires de l'Académie Boyale des seiences, de Vlnstitut de France. T. XXI, pag. 729-749, Parigi 1S47: Comptes Rendita T. LXX, pag. 664. Parigi 1870. (2) Poyg. Ann. Jubelband. 549. (3) Fogg. Ann. CXL, s. 574, CXLI, s. 537. (4) Comptes Eendus, LXX. pag. 592, 831. (5) Comptes Eendus. LXX, pag. 661. (6) Wiedemann Ann. VITI. pag. 83. (7) Id. VHI, pag. 648. (8) Id. X. pag. 284 e IV pag. 286 , dove bob riferite le misure del sig. TI'. Miinchausen. (9) il. Stamo, Untersuchung iiber die specifische Warme des Wassers: Inaugurai Disser- tatimi. Znrich; Drudi voli Ziircher und Furrer 1877 (Memoria gentilmente donataci dalla Bi- blioteca cantonale di Zurigo). Atti Aco. Vol. TV, Serie 4a. — Meni. VII. 1 Il calore specifico dell' acqua Gerosa (1) , dal Rowland (2) , dal sig. A. W. Velten (3) , dal sig. Neesen (4), dal sig. 6. A. Liebig (5). Non è qui il luogo di parlare dei metodi tenuti da questi fi- sici e diremo soltanto : che in alcuni l' avere trascurato il con- fronto dei termometri col termometro a gaz toglie il valore ai re- sultati , e che in altri si può rimproverare lo scarso numero di esperienze fatte in proposito (Rowland, on the mec. ecc. pag. 128). Noi abbiamo ripreso le esperienze sul calore specifico del- l'acqua, inspirandoci più che in nessun altro, nei lavori del Regnault, non senza tener assai conto di quelli del Rowland e di altri an- cora. Insieme con l'acqua abbiamo voluto ripetere lo stesso studio sul mercurio , il quale fu già proposto ed impiegato come liquido calorimetrico. Per determinare il calore specifico dell' acqua noi abbiamo impiegato diversi metodi : in tutti però la capacità dei calorimetri e perciò anche la massa del liquido fu assai considerevole. l.° Facendo cadere nell'acqua del calorimetro delle palline metalliche scaldate a + 100°, impiegando palline non alterabili nel- F acqua e di cui si conosce il calorico specifico vero a tutte le temperature fra 0° e 100°, (Regnault). Questo metodo fu da noi ado- (1) Atti della R. Acc. dei Lincei, voi. X. seduta del 24 Aprile 1885. C2) Un the mecanical Eqv.ivale.nt of Heat and on the variatimi of the specific hèat of water (Cambridge, John Wilson and son, issili e Appendix containing the comparinoli With Dr. Joule's thermometer; Memorie gentilmente favoriteci dall'Autore. (3) Annalen der Physik, 1884 Bd. XXI. pag. 31-64. (4) Annalen der Physik. 1883 Bd. XVIU, pag. 369-387. (5) G. A. Liebig. Variation de la chaleur spécifique de l'eau, American Journal, voi. XXVI. 1883. Journal de Physique, 1884. pag. 184. Vedasi anche: E. A. Rowland; Relazione critica sulle varie determinazioni deW equivalente meccanici della caloria; Venezia, Tipografia Antonelli 18S-J. (Memoria premiata dal Et. Istituto Veneto). A. Bartoli ed E. Stracciati, Revisione ili alcune misure cahrimetriehe fondamentali. Nuovo Cimento, serie :ìa voi. XVIII. 1885; Rendiconti della R. Acc. dei Lincei, seduta del L'I Giugno 1885. A. Bartoli ed E. Stracciati, Sul calore specifico dell' acqua . a diverse temperature . se- conda nota preliminare. Bollettino dell'Accademia (iioenia di Catania, fase. VII. Maggio 1889. A. Bartoli ed E. Stracciati, Sul calore specifico ielV acqua; terza nota preliminare; Bui- lettino dell' Accademia (iioenia di Catania, fascicolo XV11I. 1891. A. Bartoli ed E. Stracciati. Calore specifico dell' acqua soprafusa; Nuovo Cimento, Pisa 1892. M. Bkkthelot, Ann. de Chini, et de Phys. T. IV. 1885, e Journal de Physique, 1891. Or. Dieterici, Wied. Ann. T. 33, pag. 417-444. X. Mkseius, Journal de Physique 2» s. T. VII pag. 489; 1888. Il ailore specifico dell' acqua pelato anche impiegando il mercurio per liquido caloriiuetrico e fa- cendovi cadere delle palline di platino. -_\° Aggiungendo all'acqua del calorimetro una determinata massa di acqua a zero gradi (Rowland , l. e. pag. 1:23) o a 100° (Regnault, Rowland). 3.° Aggiungendo all' acqua del calorimetro una determinata mas- sa di acqua a temperatura ben determinata, ma diversa da quella del calorimetro (Regnault, Gerosa ecc.) Clou questi metodi noi abbiamo eseguito oltre duemila esperien- ze, nelle quali abbiamo impiegato nove anni , lavorandoci indefes- samente, quasi senza interruzione , con 1' assistenza di diversi gio- vani fisici, i quali ci hanno molto aiutato nelle esperienze prelimi- nari e nelle operazioni accessorie : Le esperienze s' incominciarono nel 1883 nel ricco gabinetto di Fisica dell' Istituto Tecnico di Firenze, Via S. Gallo 68, e furo- no proseguite indefessamente fino al 1886; dal 1887 al 1891 fu- rono compiute nell'Istituto Fisico della Università di Catania; in questi ultimi anni ci applicammo specialmente allo studio ed al confronto dei termometri , secondo le regole della moderna termometria. — Ora che abbiamo compiuto questo lunghissimo e penoso lavoro sentiamo il dovere di ringraziare vivamente i chiarissimi signori Dottori G. Papasogli professore a Firenze, Paolo Guasti ora profes- sore a Intra, principe B. Galitzine ora professore all' Università di Mosca, ed A. Mochi di Firenze, i quali si compiacquero di assisterci a Firenze, prendendo per i nostri studi il più vivo interesse; e così pure ringraziamo i signori G. Raffo di Genova e G. Platania di Aci- reale, per lo zelo intelligente col quale prestarono l'opera loro nei confronti e negli studi termometrici compiuti a Catania. I. Termometri I termometri adoperati furono ventisette; quattro normali , in vetro duro , costruiti dal Tonnellot di Parigi, identici a quelli che esso fornisce al Bureau internazionale di pesi e misure di Sevres Il calore specifico dell' acqua più altri quattro normali che ci servirono nelle determinazioni sus- sidiarie , e quattordici calorimetrici , portanti lo zero , e divisi in cinquantesimi di grado , col grado ampio più di trenta millimetri , ( costruiti dal Baudin di Parigi ) e da lui divisi in parti di uguale capacità : oltre questi termometri , in una serie di determinazioni, abbiamo pure adoperati quattro termometri calorimetrici, a cinquan- tesimi di grado, costruiti dal fu Geissler di Bonn, ed uno di Ton- nelot, diviso in centesimi di grado, il quale servì più che altro pel- le basse temperature. Quasi tutti i termometri erano già stati costruiti da oltre tre anni avanti al principio dei nostri studi ; alcuni anzi erano di data an- che più antica, per cui la posizione dello zero (a zero) non varia- va più sensibilmente col tempo: la variazione era inferiore ad 7-^- di grado, per ogni mese, nel primo anno in cui s'intrapresero queste esperienze; oggi, che siamo alla fine , si è ridotta inferiore al r— ^ di grado (per un mese) e per alcuni termometri è affatto nulla. Termometri normali I quattro termometri normali in vetro duro, a, b, e, d, erano stati costruiti dal Tonnellot di Parigi secondo le norme prescritte dal Bureau internazionale di pesi e misure di Sevres; erano divisi a decimi di grado, colle divisioni di uguale lunghezza. (1) I primi due a e b, portavano tutta la scala, da — 6° a +- 103°, ed avevano il grado lungo 5 millimetri circa : gli altri due e e d erano muniti di due serbatoj intermedi, in questi la divisione pro- 1I1 Vedansi le memorie sulla termometria nei Travato et mémoires du bureau Internatio- nal des poids et mesures, Paris GautMer Villars. A. E. Guillaume, Tratte pratigue de la termometrìe de prieision. Taris, 1889. Vedansi segnatamente le importanti memorie : Ch. Ed. Guillaume, Étitdes thermometrigues; Travaux et mémoires du bureau internatio- noi etc-, T. V. parte I. A. III. Pernet. Travaux et mémoires t. 1° p. B; ChaPPUIS, Ktudes sur le thermométre à gaz et compara isons des thenuométres à memi re avec les thermométres et gaz; Travaux et mémoires etc., t. VI. ìsss. Max Thiesen. Verchleichungen roti Quecksilberthermometem (Metronomische Beitr&ge, n. 3, Berlin issi). E. I. Mills, Ttesearches on thermometry Trans, roy. soe. of. Edinburgh, t. XXIX pag. 567, anno 1880. Thorpe e Rììcker, Vitti. Mag. 5* s. t. XII pag. 1-184. Kowlani). On the mecanical eguivalent of Heat : Cambridge, 1880. // calore specifico dell'acqua cedeva da — 5° a 4- 38°; quindi da -+- 64° a -+• 66° fra il primo e il secondo serbatoio, ed infine fra -t- (.>7" a -+- 102° dopo il se- condo serbatoio : i gradi erano in ciascheduno di ugual lunghezza, (circa hi millimetri). Per ciascuno di questi termometri fu prima verificata 1' equi- distanza dei tratti della divisione , che fu trovata giusta. Di poi si procede al calibraggio , coi metodi stessi praticati dal Bureau internazionale di Sevres ; vale a dire che per i termometri normali a, b. si procede dapprima ad una divisione in cinque parti, e poi al calibraggio di due in due gradi, infine si ricalcolò una seconda approssimazione della divisione in cinque parti : costruimmo così per ciascheduno dei termometri, una tavola delle correzioni di ca- libro. ' procedente di decimo in decimo di grado. Invece, coi termometri e e d aventi due ampolle intermedie , venne fatta la suddivisione in tre parti , il calibraggio della parte inferiore [ — 2°, -f- 38°] di due in due gradi ; i punti vicini a (56° ed a 100° furono determinati con colonne speciali. Coefficienti di pressione— Intervallo fondamentale —Posizione dello zero. Il coefficiente di pressione esterna fu determinato per ciasche- dun termometro con un apparecchio quasi identico a quello de- scritto dal sig. E. Guillaume, nella sua memoria Etudes thermomé- triques ( T. V. dei Travaux et mémoires du Bureau international des poids et mesures , Parigi 1886, pag. 26). Così pure fu deter- minato più volte avanti di cominciare le nostre determinazioni . lo intervallo fondamentale , seguendo il metodo stesso indicato nella memoria sopra citata. Per le correzioni dello zero , noi ci siamo assicurati . che i termometri, già costruiti da lungo tempo , avevano gli zeri a zero (cioè dopo lunghissima immersione nel ghiaccio) quasi invariabili ; le variazioni mensuali erano inferiori al millesimo di grado : La posizione dello zero dopo lungo soggiorno del termometro in un ambiente a zero fu determinata annualmente; le correzioni dello zero dopo che il termometro era stato mantenuto per un certo Il calore specifico dell' acqua tempo ad una temperatura t (sempre inferiore a + 35° nelle nostre misure) fu calcolato pei termometri Tonnellot in vetro duro, serven- dosi dei dati forniti dalle memorie sopra citate del sig. Guillaume (1). Per i termometri fabbricati con diverse specie di vetro fu fatto uno studio speciale, di cui rendiamo conto in una nota che fa se- guito alla presente memoria. Così, per ciascheduno dei termometri in vetro duro avevamo compilate quattro tavole di correzioni. l.a Per le correzioni di calibro. -2.a Per le correzioni di pressione esterna. 3.a Per le correzioni di pressione interna (il termometro aven- do la posizione verticale nelle nostre determinazioni). 4.a Per le correzioni d'intervallo fondamentale (2). 5.a Un' ultima correzione doveva portarsi alla lettura dei no- siri termometri per ridurli al termometro a gaz. Quest'ultima correzione venne fatta al termometro normale a ( che fu studiato nel 1886 al Bureau International des poids et me- sur-es di Serres, dal chiarissimo Sig. Dottor E. Guillaume mercè la gentile intercessione del compianto D. Brock direttore di quel- l'Istituto, ) col mezzo della tavola dedotta dai confronti del M. Chap- puis. dei termometri in vetro duro col termometro ad azoto. Il termometro normale b e così pure quello d furono confron- tati a Firenze nel 1885 col termometro ad aria, dal Prof. Bartoli; il confronto fu minutissimo, per tutti i gradi compresi fra 0° e + 35°; infine il termometro 10 Il calore speci fico dell'acqua TAVOI Termometro Tonnellot 4285 confrontato dal Bureau di Sevres r=l + z+i + e+C+f-t .4 . f A T DATA Pres- sione esterna sul bulbo t tempe- ratura bruta letta z correzio- ne per lo sposta- mento dello zero corre- zione di pres- sione interna e corre- zione di pressione esterna c corre- zione di calibro corre- zione d'inter- vallo fonda- mentale corre- zione relativa al termo- metro ad azoto tempera- tura ridotta al termo- metro ad azoto 22 793,n,5 3,409 4- 0,0605 4- 0,0101 - 0,0034 - 0,0481 — 0,0022 - 0,0172 3,4087 Gennaio 1887 » 2,767 + 0,0600 4- 0,0096 » - 0,0397 — 0,0017 - 0,0140 2,7778 » 2,628 -+- 0,0600 4- 0,0095 » — 0,0383 - 0,0017 - 0,0133 2,6408 » 2,945 -+- 0,0602 4- 0,0098 » - 0,0419 — 0,0019 — 0,0148 2,9530 » 3,400 4- 0,0605 4- 0,0101 » — 0,0480 — 0,0021 — 0,0172 3,3999 •» 3,761 f- 0,0608 -+- 0,0103 » — 0,0522 — 0,0024 - 0,0190 3,7551 » 4,235 4- 0,0613 4- 0,0107 » ■ — 0,0583 — 0,0028 — 0,0210 4,2215 » 4,717 4- 0,0617 4- 0,0110 » - 0,0634 — 0,0030 - 0,0229 4,6970 •» 5,229 + 0,0622 4- 0,0114 » — 0,0703 - 0,0034 — 0,0251 5,2004 23 Gennaio 797m,8 5,857 6,251 4- 0,0627 4- 0,0631 4- 0,0118 4- 0,0121 — 0,0039 — 0,0766 — 0,0815 — 0,0037 - 0,0040 - 0,0282 - 0,0:300 5,8191 6,2068 » 6,739 4- 0,0636 4- 0,0124 » — 0,0884 — 0,0043 — 0,0317 6,6867 » 7,147 4- 0,0639 4- 0,0127 A — 0,0942 - 0,0046 - 0,0336 7,0873 » 7,554 4- 0,0643 4- 0,0129 » - 0,1005 - 0,0048 — 0,0346 7,4874 » 7,927 4- 0,0646 4- 0,0132 » — 0,1053 — 0,0051 — 0,0366 7,8539 25 Gennaio 797"\6 > 8,384 8,835 4- 0,0651 -1- 0,0655 4- 0,0135 4- 0,0138 - 0,0039 » — 0,1104 — 0,1167 — 0,0054 — 0,0057 — 0,0381 — 0,0395 8,3048 8,7485 * 9,346 4- 0,0659 +- 0,0141 » - 0,1235 — 0,0060 - 0,0414 9,2512 » 9,800 4- 0,0663 4- 0,0144 » — 0,1290 - 0,0063 - 0,0432 9,6983 » 9,146 4- 0,0666 4- 0,0140 n — 0,1209 — 0,0059 — 0,0406 9,0553 26 Gennaio 788,0 » 9,470 9,818 4- 0,0660 •- 0,0663 4- 0,0142 4- 0,0145 — 0,0029 - 0,1245 - 0,1292 — 0,0061 — 0,0063 — 0,0418 — 0,0433 9,3749 9,7171 Il calore specifico dell'acqua 11 Termometro Tonnellot -t- 4497 a cinquantesimi calorimetrico Itaudin, Termometro N. 9770 (Sì) T' = t + z + e -i- .4' essendo A' = « 4- 0 4- f+ A T" = t + z + e z A' somma, delle altre correzio- ni T T" Pressio- ne t tempe- ratura bruta letta corre- zione per lo sposta- mento dellozero e corre- zione di pres- sione esterna tempera- tura ridotta al termo- metro ad aria T-+-T' temperatura Inula, cor- retta dello zero e della pressione esterna ed interna A = 2 T esterna sul bulbo 2 793,5 3,414 -f 0,0041 - 0,0040 — 0,0051 3,4090 3,4088 3,4138 — 0,0050 • 2,782 -f- 0,0036 » — 0,0017 2,7799 3,7788 3,7863 — 0,0075 » 2,642 4- 0,0034 » -1- 0,0007 2,6421 2,6414 2,6484 — 0,0070 > 2,954 -> 0,0037 » +- 0,0016 2,9553 2,9541 2,9596 — 0,0055 » 3,406 4- 0,0041 » — 0,0049 3,4012 3,4006 3,4051 — 0,0045 » 3,765 4 0,0045 » — 0,0074 3,7581 3,7565 3,7617 — 0,0052 0 4,231 4 0,0048 ■ - 0,0078 4,2240 4,2227 4,2290 — 0,0063 « 4,703 4- 0,0053 » - 0,0075 4,6968 4,6969 4,7054 - 0,0085 » 5,209 4 0,0057 » - 0,0099 5,2008 5,2006 5,2114 — 0,0108 797,8 5,833 4- 0.0063 - 0,0045 - 0,0120 5,8210 5,8200 5,8320 — 0,0120 » 6,227 4- 0,0066 » — 0,0183 6,2108 6,2088 6,8203 — 0,0115 » 6,707 +- 0,0071 •» — 0,0202 6,6894 6,6876 6,6996 - 0,0120 » 7,115 4- 0,0074 » — 0,0286 7,0893 7,0883 7,1028 - 0,0145 •» 7,518 -+- 0.0078 » — 0,0312 7,4901 7,4888 7,5038 -- 0,0150 9 7,888 4- 0,0082 » — 0,0357 7,8560 7,8550 7,8712 — 0,0162 » 8,344 4- 0,0085 » — 0,0430 8,3050 8,3049 8,3223 — 0,0174 797,6 8,794 4- 0,0090 » — 0,0489 8,7496 8,7491 8,7672 — 0,0181 > 9,300 4- 0,0094 » — 0,0559 9,2490 9,2501 9,2679 — 0,0178 » 9,758 4- 0,0099 > — 0,0661 9,6973 9,6978 9,7108 — 0,0130 » 9,100 4- 0.0092 » — 0,0488 9,0559 9,0556 9,0724 — 0,0168 788,0 9,422 4- 0,0095 — 0,0034 — 0,0523 9,3758 9,3753 9,3913 — 0,0160 » 9,771 4- 0,0099 » — 0,0625 9,7150 9,7160 9,7295 — 0,0135 12 II calore specifico dell' acqua Questo piccolo saggio dimostra il metodo tenuto nei nostri confronti e l' esattezza che si poteva raggiungere : Ottenuti per ciaschedun termometro calorimetrico, una diecina di valori di a corrispondenti all' intervallo di mezzo grado, si prendeva la media di questi valori, e si costruiva la curva che aveva per ascisse le temperature T" lette sul termometro (e corrette dello zero, della pressione esterna e della pressione interna ). Dalla curva si dedu- ceva la tavola delle correzioni. Noi riportiamo qui, quella delle correzioni pel termometro Bau- din ^ (N. 9770), e quella del termometro Baudin G (N. 9160). Tavola II. Termometro calorimetro -+- A = Termometro ad azoto La temperatura del termometro calorimetrico essendo corretta , per lo spostamento dello zero (leggendo subito la posizione dello zero corrispondente alla temperatura letta) e dello effetto della pressione interna ed esterna. il Termometro Baudin a cinquantesimi N. 9770 ( Va da 0° a -+- 10° ) VALORI DI A 1» Oo 3» 4° 5" 6° 7» 8° 9" Oo.o (), 1 0,2 0,3 0.4 0,5 0,0 0,7 0,8 0.9 -0,010 —0.000 O.OOIi — O'OIO —0.006 — o.oo,; —0,009 —o.oo:, —0,006 —0.011 — 0,009 —0.005 —O.OOIi O.Oll -0,008 —0,005 —o.oiiT —0,011 — o.oos 0,005 —0,007 —O.Oll —0,007 -o.oo.", o.oos -0,011 —O.OII7 —0,005 -o,ooè —O.Oll —0,007 —0,005 —0.009 —0,010 —0,006 —0,006 0.0011 1» 2° 3" 4» —0,009 -0,011 —0.012 —0,015 -0.017 —0,010 0.011 —0,012 —O.Oll! —0,017 —0,010 —0.011 —0,013 —nulli —0,017 —0,010 —0,011 —0.013 —0,016 —0,017 —0.010 -O.Oll 0,013 —0,016 —0,016 —0,011 — 0,011 —0,014 —0.016 —0,015 —0,011 — Olili —0.014 —0,017 — 0;015 -O.Oll 11.011 -0.014 0,017 —0,015 -0,011 -0,012 —0.015 —0.017 11.011 —0.012 —0.015 —0,017 5» li" 7° 8° 9" 0,0 0,1 0,2 0,3 0.4 0.5 0,6 0.7 0.8 0.9 Distanza del centro del bulbo allo zero, millimetri 127 » » » » a -+- 8" millimetri 388 Lunghezza media di un grado 32mm, 6 H Coefficiente di pressione del serbatoio per 1""" di mercurio fi = 0,000289 Coefficiente di pressione interna per l",m di mercurio = 0,000305 per 1 grado = 0,009943 Equivalente in acqua del bulbo dell'asta fino alla divisione zero = 1,81 » » di ciaschedun grado dell'asta = 0,31 // calore specifico dell' acqua 13 Tavola III. Termometro G (9160) Baudin, a cinquantesimi ( Porta lo zero , ed è graduato da 18" a 29" ) 18° 19" 20» 21° 22" 23° 24° 25° 26° 27° 28° 29° 0,0 0.1 0.2 0.3 0.4 0,5 0.03!) -0,044 —0,040 —0.042 -0,049 —0,057 —0,060 —0,063 —0,064 —0,063 —0.066 0,5 0,6 —0.040 -0.044 —0.040 -0,043 —0,049 —0,058 —0,060 —0,063 —0,064 —0,063 —0,067 0,7 —0,041 —0,043 —0,040 —0,044 —0,050 —0,060 -0.061 —0,063 —0,064 —0,063 —0,068 0,7 0,8 -0,042 -0,043 -0.040 -0,044 —0,051 —0,061 0.061 -0.063 -0,064 -0.063 —0,068 o.s 0,9 -0,043 —0,042 -0.033 -O.H43 —0,034 -0.044 —0,036 —0,044 —0.037 —0,044 —0,038 —0,044 18° 19° -0.042 -0,040 -0,045 —0,052 —0,061 —0,041 —0,041 —0,046 o.o:,:l —0.061 -0,041 -0,041 —0,047 —0,054 —0,060 -0,041 -0,041 -0,047 —0.055 —0,060 —0.040 — 0.042 —0,048 —0,056 —0,060 —0,063 —0,064 -0.064 —0,066 0.4 —0,040 —0,045 -0,051 —0,061 —0,062 -0,063 —0,064 —0.064 —0.068 0.9 20» 21° 22" 23° 24° —0.062 —0,063 —0.064 o.oiU —0,063 -0,063 -0.064 —0,064 --0,064 —0,063 —0,064 — 0.06.') - 0,063 —0,063 —0,064 —0,065 25° 26° 27° 28° 29° 0.0 o,i 0,2 0,3 0,6 Distanza del centro del bulbo allo zero 4G",m, 0 » a + 18° 95m,n,0 Lunghezza media di un grado 32""", 9 Coefficiente di pressione interna per millimetro 0, 000 245 per grado 0, 009 610 Coefficiente di pressione del serbatojo 0,000 230 Peso del mercurio 35s',92; del serbatoio 1**' ,94; dell'asta (tige) 23*'-,62; Totale 61,48. Equivalente in acqua del serbatoio e del mercurio lB'"-,57; dell' asta fino a zero 0,26; dell'asta fino a + 180; 0K' ,72: di ogni grado dell'asta 0s'-,33. 14 Il calore specifico dell' acqua La posizione dello zero (a zero) era + 0°,0580 nel Gennajo 1890 ed è divenuta -+- 0,0620 nell'Aprile 189-2. Tavola III ,)is Tavola degli abbassamenti dello zero; Termometro Baudin G. (9160). Tempera- tura Abbassa- mento dello zero Tempera- tura Abbassa- mento dello zero 0" 0,0000 2o 0,0006 22° 0,0160 40 0,0014 24" 0,0208 6" 0,0022 26° 0,0268 8° 0,0032 28° 0,0340 10° 0,0042 30" 0,0412 12" 0,0052 32" 0,0490 14° 0,0064 34" 0,0580 16" 0,0078 36" 0,0680 18" 0,0096 20° 0,0124 Il calore specifico dell'acqua 15 I). Esperienze coi metalli (Platino, rame, stagno, argento, piombo). Dell'apparecchio adoprato nelle esperienze con le palline dei diversi metalli (1) si può avere una idea generale guardando la tavola II ; le parti principali sono poi particolarmente rappresen- tate nella tav. III. La stufa che serviva per scaldare le palline ad una tempera- tura di 1 00° ( rappresentata in sezione della fig. 1 della tav. Ili ) era di ottone a doppia parete e di dimensioni assai grandi : con- teneva diversi litri di acqua , che si manteneva all' ebullizione per mezzo di un fornello a gas. Il vapore si sollevava fino alla estreimtà superiore, ridiscende- va circolando per lo spazio anulare s e per mezzo di grossi tubi T i quali servivano anche a sorreggere la stufa, appoggiando su scanalature praticate nelle grosse tavole di legno G era guidato ad un serpentino ( tav. II ) immerso in un vaso B pieno di acqua fredda, dove si condensava e quindi ricadeva nella stufa. Le estre- mità dei tubi T si aprivano liberamente nell'atmosfera ed i tubi erano cosi larghi da impedire nel modo più sicuro, l'ingorgo del- l'acqua e quindi un eventuale aumento di pressione neh' interno della stufa. .tlllll' (1)1 metalli adoperati furono Platino (procurato dalla rasa Matthey di Londra del commercio, (palline grandi); Rame del commercio, (palline piccole dorate); stagno, argento piombo : Le palline di rame furono tornite da grossi fili di rami' che si trovano in commercio; quelle di stagno, argento, piombo furono fuse entro forme, e poi pulite al tornio; lo stagno, 1' arguito e il piombo furono acquistati rome puri dalla casa Trommsdorf di Brfurt ; Le palline, prima di essere adoperate, furono per centinaia di volte riscaldate in stufa ti 100° e poscia raffreddate versandole nell'acqua fredda, nello stesso modo che dovevano essere adoperate nelle esperienze calorimetriche. H calore specifico medio fra 100» e 15° riferito all' ac- qua a ■+- 15° rimase invariato, dal principio di queste esperienze coi metalli (1883), tino alla fine (1886). L'Analisi delle palline fu fatta a lavoro compiuto dtil chiarissimo Prof. Giorgio Papasogli di Firenze; i resultati sono trascritti nel seguito della presente memoria. Hi // calore specifico dell'acqua Superiormente, la stufa terminava con un largo bordo, contro il quale si adattava il coperchio, interponendo delle rotelle di piom- bo e stringendo per mezzo di otto robusti viti u ( fig. 1 tav. III. ) Al coperchio era saldato un tubo cilindrico che penetrava dentro la stufa e che serviva a ricevere le palline P che si dovevano scaldare. Questo tubo aveva un diametro ed una. altezza uguali a circa la metà del diametro e dell'altezza della stufa e poteva contenere ol- tre 3 chilogrammi di palline ; la sua apertura era chiusa da un grosso tappo di sughero D, attraversato da un termometro q il quale serviva per conoscere quando nell'interno del tubo si era rag- giunta una temperatura stazionaria. Per impedire il raffreddamento della stufa, la parte al di so- pra dei tubi T era circondata da uno spesso strato di flanella, e al coperchio si sovrapponeva una specie di cappello imbottito di flanella. Così si poteva avere nell'interno del tubo che conteneva le palline una temperatura uguale a quella del vapor d' acqua che vi circolava intorno. Per gettar le palline nel calorimetro si faceva ruotare la stufa di circa LIO0 in modo che la bocca del tubo con- tenente le palline venisse a trovarsi vicinissima alla bocca del ca- lorimetro, e le palline spinte dal loro peso scorrevano nel tubo e cadevano nel calorimetro : così si poteva ritenere che le palline non si raffreddassero affatto nel passaggio della stufa al calorimetro. Ciò fu confermato da diverse esperienze preliminari, facendo cadere le palline entro un calorimetro contenente del petrolio bol- lente ad alta temperatura, mantenuto a -t- 100° da una corrente di vapore di acqua; i resultati furono nettissimi : a correzioni fatte pei termometri, il liquido a + 100" non si scaldava né si raffreddava per l'immersione delle palline scaldate alla stessa temperatura. La stufa ed il calorimetro poggiavano sopra una robusta ta- vola addossata ad una parete di una vasta sala, ed erano separati I'una dall'altro per mezzo di un diafragma E formato da una ta- vola di noce e da tre grossi cartoni rivestiti di stagnola, paralleli e distanti un centimetro l'uno dall'altro : la metà superiore di questo schermaglio era mobile e poteva sollevarsi, guidata dalle scanala- // calore specifico dell'acqua 17 ture praticate nelle guide U, tirando la fune k, la quale passava per la gola di due puleggie attaccate al soffitto della sala. Calorimetro. I calorimetri adoprati nelle nostre esperienze non differiscono essenzialmente da quelli impiegati dal Berthelot. La fig. H della tav. Ili rappresenta, in sezione, uno dei nostri calorimetri. C è un involucro di zinco a doppia parete , contenente una gran massa di acqua, D è un vaso cilindrico di rame argentato in- ternamente e poco più grande del calorimetro E che vi sta den- tro e ne è separato da sottili dischi di sughero. Il vaso calorime- trico era di lastra sottilissima di platino , di nichel , o di ottone e perfettamente speculare all' esterno ; era coperto per impedire la evaporazione dell' acqua ed il coperchio non si apriva che un istante per lasciar cader le palline. Nelle diverse serie di esperienze la capacità dei calorimetri ha variato da "200 centimetri cubi a 9 litri : ma. salvo le dimensioni, non vi erano differenze essenziali fra gli uni e gli altri. Importa però che il calorimetro abbia un' altezza poco più grande del dia- metro: con calorimetri troppo alti tendono a prodursi le correnti di aria, tutte le volte che 1' acqua del calorimetro abbia una tem- peratura anche leggermente diversa da quella dell' ambiente. Col calorimetro a sezione grande, ci è anche il vantaggio che sollevan- dosi di poco il livello dell'acqua, coll'immersione del corpo caldo, si rende piccolissima e trascurabile la correzione per l'aumento di pressione sul bulbo del termometro. L'agitatore ha una forma speciale, comoda, perchè serve a ri- cevere le palline le quali così non cadono e restano al fondo del calorimetro: è una specie di panierino (rappresentato in sezione den- tro il calorimetro nella fig. ù2 e in prospettiva dalla fig. B della tav. III.) fatto della stessa lamina con la quale è fabbricato il calori- metro, ma tutta bucata; ha forma leggiermente conica ed è alto un po' meno della metà dell'altezza del calorimetro : una larga lamina p dello stesso metallo è avvolta ad elica sulla superficie esterna e due lamine della stessa larghezza circondano, una la bocca e 1' ai- Ara Acc. Vol. IY, Serie 4a. — Meni. VII 3 18 11 calore speci fico dell'acqua tra il fondo del panierino ; con queste appendici 1' agitatore viene ad occupare quasi tutta la larghezza del calorimetro. Il movimento d'alto in basso all'agitatore era dato, pur stando a distanza dal calorimetro, per mezzo del filo /' e della puleggia q : i due tubi g entro i quali scorrevano i fili a a servivano a guidare il calorimetro e a limitarne la corsa, in modo che non sfregasse con- tro le pareti del calorimetro, né urtasse contro il termometro (il quale passava comodamente attraverso i fori m praticati nelle lamine che circondano il panierino) e non avesse ad uscire dall'acqua né a bat- tere contro il fondo del calorimetro. Il termometro calorimetrico b era sostenuto da un bocciolo di ottone al quale era fissato per mezzo di un tubo di gomma spac- cato in due: questo bocciolo per mezzo di un gambo e di una vite di pressione era fissato al sostegno s, oppure era fissato diretta- mente al coperchio del calorimetro. Un termometrino / diviso in quinti di grado , disposto , al di fuori del calorimetro , in contatto coli' asta del termometro calori- metrico, serviva per determinare la temperatura della colonna non immersa, per far poi la correzione relativa, la quale però fu sempre piccolissima (1) come può vedersi dalle tavole IV a IX. La lettura del termometro calorimetrico si faceva a distanza per mezzo di un ottimo cannocchiale munito di micrometro oculare, scorrevole a guisa del cannocchiale di un catetometro, lungo un' a- sta verticale. Nella tav. II il cannocchiale è rappresentato di fianco all'appa- recchio, ma si trovava invece di fronte; e nella parete della stanza si fece appositamente praticare, dietro il termometro , una finestra larga 20 centimetri ed alta 60 , la (piale si teneva chiusa da un vetro smerigliato: questo modo d'illuminare il termometro rendeva nettissima la colonnina del mercurio e quindi assicurava l'esattez- (1) Ni. Ir esperienze caloriinetriihe (dire il Sig. Guillaume, Traiti de la (termometrie de precision, pag. l!*:!i l'elevazione totale ili temperatura si produce in pojki minuti, e non sorpas- sa i 2 a :! gradi; si può dunque ammettere senza errore apprezzabile, che l'asta (tige) del termo- metro, abbia conservato la temperatura dell'ambiente. // calore spiri fica dell' acqua W za della lettura . tanto più se si aveva cura di socchiudere le im- poste delle altre finestre in modo da lasciare la sala in una semi- oscurità. Le esperienze erano condotte nel modo seguente : mentre si introducevano le palline dentro la stufa, si versava l'acqua (1) nel calorimetro, visi metteva l'agitatore e si pesava; indi si poneva a posto il calorimetro e il termometro, e dopo quattro o cinqne ore si leggeva con un cannocchiale il termometro della stufa finché questo indicasse, da mezz' ora almeno , una temperatura perfetta- mente costante. Allora manovrando 1' agitatore e osservando il termometro, ci si accertava che l'acqua del calorimetro non variasse affatto di temperatura , ciò che accadeva quasi sempre (avendo 1' acqua del calorimetro la stessa temperatura dell' aria e dell' in- volucro dal quale era circondato) ; se la temperatura variava un poco, ci assicuravamo che le piccole variazioni fossero proporzionali ai tempi , poscia si notavano le temperature di minuto in minuto per 10' e si faceva poi la correzione relativa. Letto il termometro , si scopriva il calorimetro e mentre con la mano destra si tirava la fune z (Tav, II) per alzare lo scher ma- glio E, con la sinistra si dava un colpo alla leva E per liberare i tubi T della stufa, quindi si alzava il paniere agitatore , ma senza farlo uscire dal liquido, e con 1' altra mano si scopriva la stufa e si rovesciava : cosi le palline cadevano dentro il panierino. Ricon- dotta a posto la stufa e lo schermaglio E, sì copriva il calorimetro e per mezzo del filo f si muoveva l' agitatore e con 1' occhio si leggeva al cannocchiale osservando il movimento ascendente del termometro : — questa manovra con la pratica acquistata non richie- deva più di 10 secondi. Si notava la più alta temperatura indicata dal termometro, la ( 1) Abbiamo sempre adoperato acqua distillata od abbiamo avuto cura di verificare che eva- porata non lasciasse residuo ne s'intorbidasse per 1' aggiunta di nitrato d'argento: la stessa acqua non si adoprava più di due volte e talora non più di una, come nella serie di esperienze con le palline di piombo. Abbiamo così impiegato in queste esperienze molte diecine di ettolitri di acqua distillata. 20 II calore specifico dell' acqua quale succedeva un minuto dopo gettate le palline nel calorimetro, e quindi, sempre agitando , si leggeva il termometro di minuto in minuto per 10': queste osservazioni servivano per calcolare la cor- rezione. Nelle nostre esperienze gli abbassamenti di temperatura do- po l'istante in cui fu raggiunto il maximum , riuscivano ben pro- porzionali ai tempi. Dopo terminata una esperienza si toglievano subito le palline dal panierino, si asciugavano con carta da filtro e quindi si scal- davano in una stufa ad aria alla temperatura di 100° e poi si ponevano di nuovo (così calde) nella stufa a vapore per prepa- rare una nuova esperienza. La stufa a vapore era mantenuta continuamente in azione (oltre 16 ore al giorno) per essere sicuri di ottenere un regime per- manente di temperatura, così nella stufa come neh' acqua del ca- lorimetro e nella sala : 1' acqua stillata che serviva per le espe- rienze era conservata nella sala stessa delle esperienze, dove pure era collocata la bilancia per determinare il peso dell' acqua. Immediatamente prima di ogni esperienza si leggeva il baro- metro per calcolare la temperatura dì ebullizione dell' acqua della stufa ossia la temperatura iniziale delle palline. Il barometro che abbiamo sempre adoprato, durante tutte que- ste esperienze, era a mercurio, del sistema Fortin, costruito dal Deleuil di Parigi, riempito, poco prima di cominciare queste espe- rienze, e confrontato a lungo col barometro normale del R. osser- vatorio dell' Istituto superiore di Firenze e con un barometro nor- male da noi costruito: la correzione da applicare al nostro barome- tro per ridurlo a coincidere con quello normale era + 0m,06. Il barometro era collocato in una piccola stanza a Nord , (si- tuata allo stesso piano) in cui le oscillazioni diurne di temperatura erano assai piccole. Le bilance adoprate per pesare i calorimetri e le palline fu- rono due : una grande, del Deleuil, della portata di 10 chilogrammi, adoprata specialmente pei grandi calorimetri , 1' altra del Sarto- rius, della portata di cinquanta chilogrammi. Il calore specifico dell'acqua -1 Le pesiere furono verificate, fino a due chilogrammi, impie- gando una eccellente bilancia di Sartorius sensibile fino al decimo di milligrammo; quanto ai pesi maggiori , furono confrontati per mezzo della grande bilancia di Deleuil. Le correzioni relative da applicare ai singoli pesi erano infe- riori al centigrammo sicché non se ne tenne conto, perchè ci ba- stava conoscere il peso dell' acqua a meno di un centigrammo. Facemmo anche il confronto del chilogrammo della nostra pe- siera (al quale si erano riferiti gli altri pesi) col chilogrammo cam- pione fornitoci dal Ruepreckt il quale alla sua volta era stato con- frontato dal compianto Prof. Pisati col chilogrammo in platino del- l'ufficio centrale dei pesi e misure (1). Ma non tenemmo conto della differenza che era ben piccola, anche perchè nei nostri calcoli figura sempre il rapporto di due pesi e quindi il fattore di corre- zione viene a eliminarsi; l' importante era per noi di esser certi dello errore relativo dei nostri pesi e questo era , come abbiamo detto, inferiore agli errori compatibili con le nostre esperienze. Diciamo ora del metodo tenuto nel calcolare le esperienze. Per determinare gli equivalenti in acqua dei calorimetri e degli agitatori cominciammo dal determinare ii calorico specifico della lastra e del filo metallico con cui furono costruiti: Facemmo questa determinazione fra le temperature di circa + 3° e + 3o° adoprando una stufa ad etere più piccola ma simile a quella ado- perata nelle esperienze con le palline : i valori da noi trovati fu- rono : per l'ottone adoperato 0,09275, perii nichel adoperato 0,10493 (media di dieci determinazioni concordanti) (*2). Gli equivalenti in acqua dei termometri si potevano determi- nare con tutta esattezza, fino a un punto qualunque dell'asta, aven- doci il costruttore indicato il peso del mercurio, il peso della bac- chetta e del serbatoio, ed avendoci inoltre mandato , dietro nostra (1) questo confronto fu fatto, avendo noi in mira di riprendere la determinazione dell'equi- valente meccanico del calore, col metodo già adoperato da uno di noi. (Bartoli, Nuovo Cimento T. Vili. Pisa 1880; ed Atti della R. Accademia dei Lincei, Voi. Vili pag. 1)7. (2) Avendo preso come unità il calore specifico vero dell' acqua a -t- 15°. 22 II calore specifico dell' acqua richiesta, un campione dello stesso vetro col quale erano fabbricati i termometri, del quale noi determinammo il calorico specifico fra t0° e 35° e trovando il valore 0,1938 (Pel vetro dei termometri Baudin) (1). 11 peso dell' acqua ed il peso delle palline fu ridotto al vuoto. Le palline conservarono in generale lo stesso peso e si verificava di quando in quando die non avesse variato; soltanto le palline di piombo perdevano sensibilmente di peso e si dovevano ripesare ogni giorno distribuendo la diminuzione di peso fra le due espe- rienze fatte nella giornata: la diminuzione era di circa 0^am-030 in ciascuna esperienza sopra un peso di piombo di 1600 gram- mi (circa) ossia di - Annr. del peso totale. r>4000 * In tutte le esperienze abbiamo cercato che la temperatura ini- ziale dell'acqua del calorimetro fosse uguale a quella dell'ambiente e dell' acqua del recinto che circondava il calorimetro: la cosa era un po' incomoda per le temperature prossime a zero e per quelle su- periori a 30°,. ma era facile per le altre. Per le esperienze a tempe- rature prossime a 0° si scelsero le giornate più fredde dell'inverno, quando la temperatura esterna discendeva sotto zero e lasciando a- perte nella notte le finestre della sala si poteva, nelle prime ore della mattina, avere la stanza a+l° e anche più fredda: le esperienze alle alte temperature si fecero nei giorni più caldi del luglio e dell'agosto, nei quali, occorrendo, si accendeva talora anche un buon calorifero. Così in generale non si ebbe da tener conto di variazioni di temperatura del calorimetro prima del mescuglio: quando però questa variava un poco, allora si notavano di minuto in minuto le tempe- rature nei 10 minuti che precedevano l'istante del mescuglio. La correzione pel raffreddamento del calorimetro durante la esperienza fu fatta così : 1° quando la temperatura rimaneva as- solutamente costante prima di gettare le palline , si ammise che dall'istante del mescuglio lino a che si raggiungeva 1' equilibrio di temperatura fra le palline e il liquido (ciò che succedeva dopo un 2 minuto) il calorimetro si raffreddasse -5- di quel che si raffreddava il) Pel mercurio ilei termometri si accettò il numero 0,0333 per valore del calore specifico. Il calore specifico dell' acqua 23 in un uguale intervallo di tempo successivo; e questo raffreddamento si deduceva osservando le temperature del calorimetro per altri 9 minuti dopo raggiunta la temperatura finale. -2" Quando la temperatura del calorimetro variava un poco avanti il mescuglio , (1) si è ammesso che durante l' esperienza la perdita di calore del calorimetro sia stata, nel primo terzo dell'interi vallo di tempo, uguale a quella che era prima del mescuglio e per gli altri due terzi uguale a quella che era dopo raggiunta la tem- peratura finale. Questa correzione fu sempre molto piccola : non superò quasi mai i sei o sette millesimi di grado e spessissimo oscillò fra 2 e 4 millesimi. (2) La temperatura iniziale delle palline si è ammesso fosse ugua- le a quella del vapor d' acqua in ebullizione nella stufa e questa si deduceva dalla pressione atmosferica per mezzo delle tavole della tensione del vapor d'acqua di Regnault, ricalcolate dal Broch. (3) Della costanza della temperatura ci assicuravamo con un ter- mometro in contatto colle palline. La temperatura avanti 1' immersione era perfettamente costan- te : ad esempio il 9 gennaio 1884 ottenemmo (l'altezza barometri- ca essendo 758,98). Termometro della stufa Ore 9 10' 99, 962 15' 99, 963 20' 99, 961 2ó' 99, 963 30' 99, 962 (1) Quando la temperatura del calorimetro variava un poco avanti il mescuglio. ci siamo assicurati che nei venti minuti precedenti , le variazioni ili temperature fossero proporzionali ai tempi. (Si vedano le tavole numeriche in cui son riferiti tutti i dati delle nostre esperienze). (2) Tutti i metodi proposti per questa correzione sono buoni, a condizione che la correzione risulti piccolissima. Se invece la correzione riesce grande, i diversi metodi diurno resultati discor- danti; ma si trova sempre un numero troppo grande per la quantità di calore, quando il calo- rimetro tende molto a riscaldarsi, e troppo piccolo quando tende molto a raffreddarsi. Questo argomento fu da noi studiato lungamente e i resultati sono esposti in una nota rhr fa seguito a questa memoria. (Bartoli e Stracciati— Sulle correzioni pel raffreddamento in ter- mometria). Bollettino dell' Accademia Gioenia di Catania. Fascicolo XXVI. Compara anche, Journal de Physique II, p. 345, 1N73; X p. 46 e 80 (ISSI): Annales de Chimie et de Physiqne, 4a serie, T. XI pag. 94S; Lehrbuch der exporimental Physik, von Wiillner II. s. 398. (3) Broch, {Trav. et Mém. du Bui: intern. des Poids et Mes. I. A. 33. ISSI i. 24 // calore specifico dell' acquo II termometro era Ietto col catetometro : La colonna sporgeva un due centimetri onde evitare la eva- porazione del mercurio già untata da diversi sperimentatori. La riduzione della pressione al livello del mare e alla latitu- dine di 45° non la facemmo perchè non aveva influenza sensibile nelle nostre determinazioni (1). Non fu fatta la correzione per la variazione di pressione ester- na prodotta dall' innalzamento del livello dell* aequa nel calorime- tro dopo la immersione delle palline, perchè piccolissima (e sempre inferiore ad un millesimo di grado) e che inoltre rimaneva costan- te in tutte le esperienze con uno stesso metallo. Con ciascun metallo furon fatte da 200 a 400 determinazioni: dei valori trovati sperimentalmente e di tutti i dati che hanno ser- vito al calcolo , diamo un saggio nelle tavole seguenti (IV a IX): 1" ultima colonna intitolata calore specifico rappresenta il calore spe- cifico del metallo fra 100" e la temperatura finale del calorimetro, avendo preso come unità, il calore specifico medio dell" acqua fra la temperatura iniziale e quella finale del calorimetro. Seguono le tavole IV a IX le quali servono , più che molte paiole, a dare un'idea chiara del metodo tenuto nei calcoli. il) A Firenze deve furon eseguite le esperienze coi metalli, In latitudine è 4M0 17 '. l'alti- tudine (Gabinetto di Fisica Via S. Gallo, 2° piano) inferiore ad so metri. Nella forinola tj = yn (1—0,00259 cos 2y) (1—0, 100 196 B) data dal sig. Anwers (Beimi. Geograpn [ahrb 6, pag.697, anno 1876) dove #45 esprìme L'intensità della gravità a 45° di latitudine e al livello del mari' . e g quella in una stazione alla latitudi- ne 9 all'altitudine H , ponendo 9 = 4:!° 47' H = 80 si ottiene g = 9k X 0.999 S75 perciò a Firenzi' . all' altitudine 80 metri . l'altezza barometrica 760mm equivale a quella di To'.'. 905 alla latitudine di 15° ed all' altitudine zero. Il punto di ebollizione dell'acqua a 7591"n,,905 normali è. 99°, 996. Compara Brodi, Trav. et Meni, du Bureau Inter, de Poids et Mes. 1. A. ■'!■!. ISSI. Segue Tavola IV a IX. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a. — Meni. VII. 26 Il calore specifico dell'acqua Tavola IT. Data O • u o -— CC 3 3.1 S 2 £1 2 ° 3- o ti ? ■° o O ti II Equivalente in acqua del calorimetro, agitatore e termometro © Pi G3 "o *a o co Ci TEMPERATURE DEL CALO O lette CD il iniziale dopo 1' dopo 2 ' dopo 4' dopo 6' 1886 5045 Aprile 29 D 117,51 4,19 118,37 16°,604 19°,092 19°,072 19°,028 18°,988 5046 Maggio 1 D 116,73 4,19 118,37 16,672 19,172 19,156 19,123 19,090 5048 2 D 116,85 4,19 118,37 16,384 18,892 18,876 18,845 18,814 5049 » » D 117,26 4,19 118,37 16,516 19,018 19,006 18,978 18,950 5050 3 D 119,21 4,19 118,37 16,488 18,968 18,952 18,916 18,882 5051 4 D 117,65 4,19 118,37 16,584 19,072 19,054 19,014 18,976 (1) Cioè, ridotte al termometro ad azoto. Il calore specifico dell'acqua 27 PLATINO RIMKTRO Barometro ridotto a zero Temperatura iniziale delle palline Correzione pel raffredamento dovuto al raggiamento Correzione per la colonna del termointìtro non immersa Aumento di temperatura del calorimetro Raffreddamento delle palline •ifico 0 corrette (lì rieo spe el piatili dopo In ' iniziale tinaie O 18°,904 16°,5670 19°,0520 733,8 99°,02 + 0,0139 + 0,0071 2°,5060 79°,9470 0,032229 19,024 16,6250 19,1320 731,3 98,93 + 0,0110 + 0,0071 2,5251 79,7799 0,032333 18,752 16,3460 18,8489 730,5 98,90 ■+ 0,0104 + 0,0070 2,5203 80,0337 0,032202 18,892 16,4790 18,9780 730,4 98,90 + 0,0093 + 0,0070 2,5153 79,9057 0,032298 18,812 16,4509 18,9270 735,9 99,10 + 0,0115 + 0,0069 2,4945 80,1546 0,032442 18,900 16,5470 19,0320 736,0 99,11 + 0,0127 + 0,0070 2,5047 80,0583 0,032204 28 E calore specifico dell' acqua • Tavola V. -RAME 8 »3 Data o 5 ~ o p 5 'x "r: o = o Pi — — > ~Z - •a o il C- - o =3 H = % - o 2 ~ i 2 S o = -. - ■3 " 2 - 'fr 2 "3 a © TEMPERATURA o ■e avanti 2' iniziale 1 10' 5' 1885 2416 Marzo 6 E — 0°,040 s°.o 15°,0 7107.25 92.87 2S31.62 costante 14°.260 2417 .. 7 E — 0. (i4(l SII 14,5 7136.07 92,87 2831.62 *, 14.065 2418 .. E — ((. 040 8.0 15.0 7143,25 92. S7 2S31.62 « 14.104 2419 ,. E — 0. ( i il i s.o 15,0 71:11.89 92,87 2831,62 n 14.352 2421 8 E _0, (Ho 8.0 15,0 711IÌ.79 92.S7 2831,62 « 14.188 212:'. 9 E — il. olii 8,0 15,0 7145.35 92.S7 2831,62 M 14.012 2424 „ E — il. (140 s.o 1(1.0 7120.10 92.S7 2S31.62 w 14.338 2426 „ 10 E — 0, (140 s.o 15,0 7124.63 92.S7 2831,62 « 14.200 2 138 ., 11 E — 0. 040 8,0 U.o 7156.27 92. S7 2s:il.(i-_> „ 14.088 24i il ,. 30 E — 0, oli 8.0 15.5 7140.12 92.S7 2831.61 14",22o 14.225 1 1.22S 14.230 2402 1885 E -o. 041 8.0 16,0 7139.77 92,87 2831,61 ll.oss 14,094 1 I.O! IS 14.100 2537 Lugli" 3 S -4-0, loo 24°. 1 2!)°..". 6667.94 92,82 2831,52 29".7ss 290.784 29".7sl 29«,780 2538 « * S 4- 0. loo 24.0 30,0 6735>7 92,79 2831,52 29,920 29.912 29.90S 29.904 2550 8 S -)-0. loo 24.1 30.0 Toos.s-l 92.S-_> 2831,50 29,750 29.745 29.712 29.740 2551 * s + 0. loo 24.1 30,2 7101.2(1 92,82 2831,50 29.976 29,968 29,963 29,960 2554 9 s -(-0. loo 24.1 2K.7 6823,35 92 S-_> 2831,50 29. 156 29.446 29.440 29.436 2557 .. 10 s -|-0. loo 24.1 30,0 6885,65 92,82 2831,50 29,960 29.950 29.944 29,940 2559 » n s -f- 0. 100 24.1 31,2 7067,35 92,82 2831,50 29.940 29.944 29.947 29.948 2563 „ 13 s -|- o. lol 24.0 29,3 7125,38 92.79 2831,50 29.S60 29.851 29,S46 29.842 2564 « s -l-o. lol 24.0 29,6 7209.74 92.79 2831,50 29.900 29.895 29,891 29.890 2561 ., 11 s -(-0. lol 24.1 30,6 (19iiS.4."> 92,82 2831,50 30.170 30,156 30,146 30.140 (1) Cioè, ridotte al termometro ad azoto. // calore . ■peci fico dell' acqua 29 Palline grandi DEL CALORIMETRO 03 z si Correzione O a cd | « 215 .E c" g-tì e> ^ 5 = ~ 2" qj Qj :- PER LA COLONNA DEL TERMOMETRO NON IMMERSA imento nperatun -»-; CD P 0J spi dopo corrette (1) t5 - « ai O — — _—~^— a a H.S OS* .— 'co 1' r 3 5' 7' 10' inizialo tinaie NJ 3 avanti dopo T3 T3 0 17»,268 17°,260 L7»,252 170.240 17o.2:!2 14".2.Y.!0 17O.2508 747. 02 990.52 +0.0027 .-O.0007 +0,0029 30.0101 82»,2576 0,093049 17. 076 17. 068 17. 059 17. 050 17. 030 1+. 0590 17. 0695 7:,.",. 19 99. 82 4-0,0034 — o. 4 + 0,0032 3. 0175 82. 7473 0,093096 17. 114 17. 104 17. 096 17. 086 17. (»7(i 14. 0980 17. 1064 754, 82 99,81 -f-0,0029 — 0.0007 + 0.0027 3. 0147 82, 6980 0,093158 17. 360 17. 352 17. 344 17. 338 17. 328 14, 3450 17. 347ii 756. 46 99, 87 4-0.0024 —0,0005 +0,0031 :!. oosi 1 82, 5175 0,093008 17. 208 17, 200 17. 192 17. 1S4 17. 174 14, 1817 17, 1980 758, 59 99, 95 -1-0,0025 —O.O007 +0.0029 3. 0224 82, 7466 0,093000 17. 020 17. (HI 17. 004 16. 996 16. 984 14, 0060 17. 0156 754, 72 99,81 +0,0027 —0,0008 +0.0026 3, 0157 82, 7S91 0.093115 17. 348 17. 341 17. 336 17, 330 17. 320 14. 3311) 17. 3353 753. 56 99. 7(i -4. 0,0021 —0.0015 4-0.0017 3. 0O9II 82. 4209 0.011:1011 17. 208 17. 201 17. 193 17. 186 17. 176 14. 193,6 17, 1980 7."):!. lo 99. 75 +0,0024 —0.0007 +0,0029 3. Olili 82, 5467 0,092946 17, 090 17. osi 17. 072 17. 062 17, 050 14. 0820 17. 0868 756, 54 99, 87 +0.0033 +0,0001 +0,0040 3. 0120 82. 7759 0,093154 17. 236 17. 229 17. 224 17. 218 17, 208 14. 2233 17. 2255 754, 12 99. 78 +0,0018 —0,0011 + 0,0022 3, 0073 82 5505 0,093055 17. 108 17. 101 17. 096 17. 089 17, 080 14. 0940 17. Unni 754, 59 99, 80 +0.0017 —0,0016 +0.0014 3. 0113 82, 6963 0,093010 32°,426 32<>,412 32°.400 32o,384 32o,362 290,6050 320,2490 761, 75 100o,06 +0.0050 +0.0001 +0.0031 2o.li.V20 67o,S029 0.093391 82, 524 32, 510 32. 496 32, 484 32, 46(1 29, 7290 32, 346S 761. 47 ino. 05 +0.0052 —0.0O02 +0,0028 2. 6260 67. 6952 0,093552 82, 264 32, 248 32. 234 32. 218 32. 19S 29. 5650 32, ossii 758. 71 99,95 +0,0052 — o. :', +0.0023 2. 5308 67. 8545 0,093545 32, 442 32. 430 32, 416 32. 4i HI 32. 380 29. 7S.-,(I 32, 2650 7. ">7. sii 99, 92 -4-0.0051 —0,0003 +0,0023 2. 4877 67. 6476 0.O93433 82, 040 32, 024 32, 006 32. 990 31. 968 29. 2620 31. 8640 758. 18 99, 93 +0,0060 — 0,0003 + 0,0023 2. 6106 68, 0577 0,093694 32. 500 32, 484 32, 470 32. 456 32. 434 29, 7650 32, 3230 757. 44 99. 91 +0,0056 — 0,0002 +0.0027 2, 5665 67, 5787 0,093600 32, 448 32. 438 32. 426 32. 416 32, 4HI 29. 7730 32. 2711 756, 12 99.86 +0,0032 —0,0011 -t- 0,0013 2. 5036 67. 5845 0,093675 32. 322 32. 308 32. 294 32, 280 32, 260 29, 6670 32. 1458 756, 55 99, 87 +0,0052 — 0.0002 +0.0033 2. 4875 67, 7157 0.093645 32,340 32, 326 32, 314 32. 301 32, 2S( 29. 715C 32, 1636 755, 22 99, 82 +0,0047 +0,0001 +0,0030 2. 45(52 67. 6487 0,093640 32, 661 32. 644 l 32, 628 32, 612 32, 58S 29, 9640 32. 4S2I 756, 69 99,88 +0.0063 —0,0006 +0,0027 2. 5276 67, 3890 0,093537 30 Il calore specifico dell' acqua Tavola VI.- RAME £ ai S TEMPERATURE DEL CALO j 0 Data — O o a Z s 1 1 T 3 I 1 S3 o P ,2 "3 S g-'S g Pi 'O lette y. o -S co iniziale dopo r dopo 5' dopo 10' 18 8 3 385 Api-ile 24 D 957,39 13,18 378,91 12°,480 15°,516 15,468 15,404 386 » » D 947,43 13,18 378,91 12,600 15,672 15,624 15,564 387 » » D 956,55 13,18 378,91 12,440 15,488 15,440 15,380 391 25 D 946,23 13,18 378,91 12,392 15,472 15,428 15,376 392 » » D 950, 98 13,18 378,91 12,828 15,882 15,834 15, 768 393 » » D 946,33 13,18 378,91 12,900 15,962 15,914 15,856 399 27 D 956,54 13,18 378,91 12,656 15, 708 15,672 15,628 400 » » D 953,96 13,18 378,91 12,920 15,982 15,946 15,900 ( 1 ) Oioù ridotte al termometro ad azoto. Tavola VII. 1195 1200 1209 1210 1212 1213 1218 18 8 3 Settembre 12 13 14 » » 15 » » 16 F 1943, 19 25,51 1593,65 24°,540 26°,360 26°,324 26°,276 G 1911,51 25,44 1593, 19 24,510 26,362 26,320 26, 270 (i 1945,84 25.44 1593,19 24,396 26,210 26, 174 26, 126 G 1933,23 25,44 1593,19 24,218 26,046 26,002 25,952 G 1979,98 25,44 1593,19 24,006 25,810 25, 774 25,728 G 1980,83 25,44 1593, 19 24, 138 25,936 25, 893 25,840 G 1946,34 25,44 1593, 19 24,444 26,274 26,232 26,182 // calore specifico dell' acqua 31 palline piccolo (dorate) K1MF.TR0 Barometro ridotto a zero Temperatura iniziale delle palline Correzione pel raffredamento dovuto al raggiamento Correzione per la colonna del termometro non immersa Aumento di temperatura del calorimetro Raffredamento delle palline o «3 correi iniziali' te (lì finali' n O O O 12°,4412 15°,4778 746,33 99IJ,50 + 0,0083 + 0,0067 3",0516 84,0072 0,093141 12,5610 15,6330 746, 73 99,51 + 0,0080 + 0,0069 3,0869 83,8621 0,093316 12,4016 15,4500 747,13 99,52 -r- 0,0080 -1- 0,0067 3,0631 84,0553 0,093261 12,3540 15, 4340 752, 45 99, 72 -1- 0,0071 + 0,0068 3,0939 84,2721 0,092957 12,7880 15,8422 752,60 99, 73 + 0,0084 + 0,0069 3,0695 83,8725 0,093122 12,8600 15.9220 753,22 99,74 + 0,0079 -r- 0,0070 3,0769 83,8031 0,092973 12,6164 15,6690 753,27 99,75 + 0,0059 + 0,0069 3,0654 84, 0682 0,093316 12,8798 15,9420 752,52 99,72 -+- 0,0061 + 0,0070 3,0631 83, 7649 0,093334 PIOMBO 24°,4770 24,4500 24,3360 24, 1580 23,9450 24,0774 24, 3840 26°,2980 26,2980 26,1469 25,9830 25,7470 25,8730 26,2103 757, 74 757,06 755,81 755,51 756,51 756,26 760,56 99,92 99,89 99,85 99,83 99,87 99,86 100,02 +■ 0,0062 + 0,0068 + 0,0062 + 0,0070 + 0,0061 + 0,0071 + 0,0068 + 0,0068 + 0,0069 4- 0,0068 + 0,0068 + 0,0066 + 0,0066 t- 0,0067 1°,8340 1,8617 1,8239 1,8388 1,8147 1,8093 1,8398 73°,6090 73,5783 73, 6901 73,8332 74,1103 73,9733 73,7962 0,030779 0,030762 0,030625 0,030618 0,030822 0,030801 0,030855 :y Il calore specifico dell' acqua TU 293 371 372 373 375 4(59 480 481 490 539 540 541 546 Tavola Vili. Data 1883 Aprile 6 22 1883 Maggio 20 21 » » 22 29 » » 31 S o D D D D D F F F F F F "3 "5 497,57 498,38 498,36 498,22 497,43 496,32 496,29 496,07 497,39 497,25 497,62 498,09 496,98 S t 10,44 10,44 10,44 10,44 10,44 10,49 10,49 10,49 10,49 10,49 10,49 10,49 10,49 TEMPERATURE UKL C'ALO ette 256,21 256,21 256,21 256,21 256,21 256,21 256,21 256, 21 256,21 256,21 256, 21 256,21 256,21 iniziali 13°,234 dopo r 15,588 13,572 15,898 13,614 13, 800 14,002 19°,480 19,874 19,896 19, 400 19,326 19,840 19,500 19,448 15,940 16,120 16,320 dopo 5' 15,545 15,863 15,904 16,080 16,282 21°,674 21,650 22,056 22,022 22,080 22,048 21,(500 21,580 21,520 21,476 22,020 21,980 21,696 21,660 21,640 21,604 dopo 10' 15,492 15,820 15,860 16,028 16,240 21,620 21,984 22,010 21,556 21,424 21,928 21,616 21,550 (1) Cioè ridotte al termometro ad azoto. // cahre specifico dell' acqua 33 STAGNO EUMETRO corrette (1) iniziali 13°,1930 13,0320 13,5741 13,7610 13,9640 19°,4500 19,8440 19,8660 19,3700 19,2960 19,8100 19,4700 19,4180 finali' 15°,5500 15,8580 15,9000 16,0810 16,2820 21u,6360 22,0144 22,0382 21,5620 21,4828 21,9788 21,6580 21,6020 760,48 750,60 749,96 749,21 749,26 747,74 756,47 756,69 759,79 760,53 760,22 760,05 755,96 100,02 99,65 99,63 99,60 99,60 99,55 99,87 99,88 99,99 100,02 100,01 100,00 99,85 5 g ~ o 5(2 ci - È - 4- 0,0071 4- 0,0058 4- 0,0059 4- 0,0068 -4- 0,0059 -4- 0,0040 + 0,0053 + 0,0052 0,0033 4- 0,0071 -r- 0,0068 •+■ 0,0059 4- 0,0067 5 s p « a a 3 03 O — O s. i - = 4- 0,0053 -4- 0,0053 -+- 0,0053 4- 0,0053 4- 0,0054 4- 0,0067 4- 0,0069 4- 0,0069 4- 0,0068 + 0,0068 4- 0,0069 4- 0,0068 4- 0,0068 ~ £ 7Ì 2«,3694 te è, 84°,4576 2,3371 83,7789 2, 3371 2, 3321 2,3293 2°, 1967 2,1826 2, 1843 2, 2021 2,2007 2, 1825 2,2007 2, 1965 83,7188 83,5069 83,3067 77°,9033 77,84:14 77,8349 78,4179 78,5233 78,0175 78,3293 78,2345 a "3 ^ ci O P 5 Atti Acc. Vol. IV, Serie 4». — Mem. V7J. 0,055625 0,055399 0,055437 0,055444 0,055424 0,055780 0,055459 0,055484 0,055666 0,055541 0,055479 0,055772 0,055610 5 34 Il calore specifico dell' acqua Tavola IX. a - 55 1242 1286 1288 1290 1291 1320 1321 1322 Data 18 8 3 Settembre 20 29 30 Ottobre 7 » » G G G G G G G G 499,31 496,90 496, 35 496,40 496, 75 497, 70 496,85 497,67 - tri 10,50 10,50 10,50 10,50 10,50 10,50 10,50 10,50 pi 253,21 253,21 253,21 253,21 253,21 253,21 253,21 253,21 TEMPERATURE DEL CALO lette iniziali1 dopo r dopo 5' dopo 10' 20°,322 22°,490 22°,446 22°,394 20,142 22,310 22,268 22,234 20,922 23,066 23,024 22,974 20,086 22,258 22,218 22,168 20, 162 22,326 22,290 22,246 20,258 22,430 22,384 22,324 20,006 22,182 22,142 22,090 20, 560 22, 724 22,682 22,630 (li Cioè ridotte :il termometro mi azoto. // calori specifici (A7/' acqua 35 ARttEJfTO EOMETRO Barometro ridotto a zero Temperatura iniziale delle palline Correzione pel raffreddamento dovuto al ragliamento - = £ S g o a S ■| s 1 1 E ^ '~ "~ J3 _ -£ - Aumento di temperatura del calorimetro Raffredamento delle palline o 9 SO corret iniziale tedi finale Calorico specifico dell' a 20°,2812 22°,4411 757, 38 99°, 90 + 0,0071 + 0,0070 2°, 1740 77°, 4448 0,056520 20, 1010 22,2629 748.94 99,59 4- 0,0056 4- 0,0069 2,1744 77,3146 0,056356 20,8820 23,0203 747,99 99,55 + 0,0068 4- 0,0070 2, 1521 76,5159 0,056300 20,0449 22,2110 747,58 99,54 4- 0,0067 -4- 0,0069 2,1797 77,3154 0,056438 20, 1210 22,2787 747,03 99,52 4- 0,0067 4- 0,0069 2,1713 77,2277 0,056323 20,2170 22,3817 761,65 100,06 + 0,0078 4- 0,0070 2,1795 77,6635 0,056323 19,9640 22, 1352 761,63 100,06 4- 0,0068 -r- 0,0069 2, 1849 77,9111 0,056189 20,5200 22,6738 762.00 100,07 4- 0,0070 4- 0,0070 2,1678 77,3822 0,056221 36 11 calore specifico dell' acqua Da questi valori del calore specifico delle palline abbiamo de- dotto il calore specifico dell' acqua, tenendo conto della variazione del calore specifico del metallo col variare della temperatura , nel modo seguente. Siano T e t la temperatura finale e 1' iniziale del calorimetro (dopo fatte tutte le correzioni) , P il peso dell' acqua , p il peso delle palline, CTit il calore specifico dell'acqua fra /° e T° (riferito ad una unità arbitraria , per es. al calore specifico vero a 15") »• Mm,t d calore specifico del metallo ( riferito alla stessa unità ) fra 100° e T° : si avrà evidentemente Mm.r (100 - T) p = CT,t (T-t) P e il calore specifico del metallo, mmT, registrato nelle tavole pre- cedenti è stato calcolato, come si è detto, prendendo per unità, in ciascuna esperienza, il calorico specifico dell' acqua del calorimetro, cioè con la equazione mm,T (100— T) p = (T-t) P la quale combinata con la precedente dà ,, _ Mtao,T ^T,C rt'lOO.T sicché la determinazione di CT>{ era ridotta a quella di MmT. Per questo calcolo noi abbiamo ricorso alle formule seguenti : Pel platino, secondo Violle (1) q = 0,0317 T -+- 0,000 006 T' pel rame, secondo Naccari (2) q = 0,92 435 (T — 17°) 4- 10,629 X IO"0 i T — 17/ per lo stagno (secondo le nostre determinazioni) q = 0,0556 T + 0,000 012 T- ili Violle, Comptes Rendus, t. LXXXV pag. 543; 1877. (2) Naccari, Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, voi. XXIII. Dicembre lssu e Nuovo Cimento, 1890. // calori- specifico dell'acqua 37 per l'argento, secondo Naccari (I) q = 0,054 984 (T - 23) + 10,070 x lo~'j (T - 23)! per il piombo, secondo Naccari (l) q = 0,029 93 (T— 15) -+- 6,7923 X IO"6 {T — \bf dove g indica la quantità totale di calore, riferita all' unità di peso: ed abbiamo accettato per coefficiente di variazione del calorico spe- cifico quello trovato da noi e dai citati sperimentatori per gli stes- si metalli, ossia abbiamo ammesso che i calorici specifici del pla- tino , argento , rame etc. da noi adoprati fossero proporzionali ai calorici specifici del platino, argento, rame, etc. studiati da Violle e da Naccari , fra due temperature qualunque comprese fra 0° e 100°. (2) Così si poteva avere all' infuori di una costante, diversa da un metallo all' altro, il valore di Mm,T pei metalli da noi ado- prati e quindi il valore di CTt moltiplicato per la stessa costante, la quale fu determinata come poi vedremo, in modo da rendere uguale a 1 il calore specifico vero dell' acqua a 15° (3). Per fare questi calcoli non si adoprarono separatamente i re- sultati di ogni singola esperienza, ma credemmo conveniente di ag- gruppare quelle per le quali le temperature iniziali e finali del ca- lorimetro differivano di poco, e di adoprare le medie dei valori di t, T e mlMtT. Così si ottennero, per ogni metallo, da 16 a 30 gruppi, ciascheduno composto di 8 a 15 esperienze. Tutti questi valori che ne hanno servito per il calcolo sono riuniti nelle tavole seguenti : (1) Naccari. Atti della E. Accademia delle scienze di Torino. Voi. XXIII. Dicembre ISSO e Nuovo Cimento, 1890. (2) I metalli da noi impiegati erano abbastanza puri e ci sembra lecito ammettere che m comportassero come quelli impiegati dal Violle e dal Naccari — Per lo stagno le misure furon fatte sulle stesse palline da noi adoperate — Del resto, le correzioni per la variazione del calore, specifico col variare della temperatura, non portano che piccola differenza nel resultato finale. (3) Per calcolare aMv»,T si deduce facilmente la forinola *M10o,t = a 4- t (100 -r T) Infatti ?ioo — °t_ a . 100 -t- 6 . 1002 — aT—bT2 aM'<>« - ioo - T - 100 - T loo— t ìoo2 — r2 = a L^_± + b Lnj = a + 6(100 -t- T) 100- T 100 — T :;* Il calore specifico dell' acqua Tavola X. - PLATINO Q) = o ■H 0 t. •r - 43 _- o t T IWlCO, 7' T3 O ( T HI unì, 1 È e à | S. EH £ H 5019 a lo,8456 4o.7910 0. 031898 5037 D 1-2".3.110 14o,9373 0, 032154 51 »2( i a 1,9140 4. S590 31913 5039 D 12, 42113 15,0610 32231 51 12 1 fi 2, 0945 5. ooss 31952 5040 D 12, tt-m 15,2511 32253 :>i 122 fi 2, 5809 5. 5-27i 1 31945 504-2 D 12, 41150 15.011-27 32285 5023 a 2, 0500 5,0108 31900 5043 D 1-2.3-260 14,9333 32178 5024 fi 2,6930 5. 60! 10 3-21 ISS Media 12. 4441 15.0551 0.032220 » Iedia •_>. 1963 .".. 134-2 0,031949 5011 D 14°,6120 17°,1283 0. 03-2298 5012 fi -K7296 7o,6340 11 n; il 973 5053 D 1 1. 3589 16, ss 18 32229 5013 a 4. 7098 7. risiili 31955 ,",i 155 D 14,7300 17,2412 32284 5016 a 4,2620 7. 1474 31965 5056 D 14,7260 17. -2491 32325 5017 fi 3, 9580 (j. 8280 3-2071 5057 D 14. 3ti!io 16,8709 32958 5027 a 3, 8346 6, 7167 31911 5059 D 14,7180 17. 2689 32393 \ tedia 4, 2988 7,1824 0. 11: il 975 Mi 'dia 14. 5856 17. 1072 0,032248 "■001 a 6<>,3150 9o,0630 0,031934 51 145 D lli".5ii70 19»,0520 0,032229 5003 a 6, 5290 9, 2992 31999 50411 D 16,6250 19, 1320 WS.).^ 5011 a ti. 4810 9,2911 3216-2 51 US D 16,3460 ]s. 8489 32202 5014 .1 6.2610 9.0-270 32087 5049 D 16.47110 18,9780 3229S 5015 fi 6, 1330 8, 9390 3-2066 51 151 1 D 16,4509 18,9270 32442 5025 fi 5,9290 8, 7190 32035 5051 D 16,5470 19, 0320 32204 5026 a 6,3110 9, 0630 31910 Media 16,5025 18. 9950 0, 032285 1 .Iedia 6, 2798 9,0573 0, 03-2i 128 50110 F 18o,7512 21o,1898 11,0322110 5005 D So.Tliiii 110,4581 0,032044 50(11 F 18, 5-275 20,9492 32229 : 7 I) s. 8720 11.6175 32183 5062 F 18. Usuo •21.4-274 32:1113 5008 1) s. ino 10, 8680 32185 507-2 F 1S. 3446 ■20. 7H-20 32246 5009 D s. 017.". 10, 7690 32184 5073 F 18,4211 21 ). 8480 322S9 5010 D 8,1020 10, 8960 32217 5074 F 18,3172 20,7284 32191 5075 F 18,4074 20,8200 32116 1 iledia s. 3631 11, 1217 0,0321ii3 Media 18,5356 20,9649 0,032212 D ll)o,9240 13o,5480 0, 03-2254 5029 5030 D 10, Siimi 13, 1920 32144 5063 F 20°,7442 23°,0757 0,032121 5031 D 10,9600 13.6-2011 3-232U 51 Ili! F •20. 51 il io ■2-2. 9-292 32187 5032 D 10,1)760 13, 6448 32254 5065 F 20, loso ■2-2. 7767 32099 5033 D 10. 4610 13, 1550 3211IO 5067 F 20, 1900 22, 8579 32170 5034 D 10, 5S10 13,2510 321.-.0 5068 F •20. 5700 ■22. 9094 32111 5035 D 10. S400 13, 4960 3211-2 5069 F 20,2780 22,6401 32244 5036 1) 10, 9560 13, 6529 3-2-291 5070 F •20. 3780 ■22. 7312 32197 : iedia 10, 8197 13, 4825 0,032215 1 iCedia 20, 1906 22,8457 0,032161 // calore specifico dell' acqua 39 Segue Tavola X. •3 Ih O ■a 0 t T '"lini. /■ T3 p t T IH: K>, •?-, eH y. :- 5078 5077 5078 F K F 22<>,1966 •2-1. 372S ■1-1. 4302 24»,4810 24,6570 24, 6990 o. 022162 32240 32215 .-.nl)7 .'.il! li) 5100 F F F 26°,2380 26. 48-10 26. 47SO 28,o4300 28. 6550 2s. 6390 0,032329 32149 321 18 5079 51 isi ) F F 22. 3154 22, 2758 24, 5810 24, 5530 32911 32111 Media 26,3912 28. 5605 0,032149 5082 F F 22,31)!):, 22- 6520 24,5930 24,9210 32137 32188 .".Osi : Icilki 22. 364(5 ■24. (5407 0.032138 5101 5102 Q Q 28»,3890 28,2750 30o,4909 311.3820 0,03218(1 32202 :.104 5105 Q Q 28. 41 1911 28, 3690 30,5130 30.4747 32162 3.2177 5085 P 24°.4370 26»,6578 0, 032163 5106 Q 28, 5890 30.6870 321 21 5088 5089 F F 24. 5570 24. 4910 2ii. 7730 26, 7152 32031 32119 I [edia 28. 4062 30,5095 0. 032168 5090 F F 24,2340 24. 4890 26, 4620 26,7152 3201 is 32063 5091 :.o!ij 5093 F F 24.4771) 24,5370 26, 6974 26. 7630 32165 32106 5109 5111 Q Q 30°,3280 30,0910 32°,3650 32,1384 0, 03228S 32188 i kledia 24,4603 26,6834 0. 032094 5112 5113 Q Q 29,9670 30,0710 32.0100 32. 0980 3218;; 32053 5114 Q Media 30, 0870 30, 1088 32, 1364 32, 1496 32230 5094 F 26o,3180 28°,4820 0. 032098 0,032188 5095 F 26,4380 28, 5967 32050 4ii Il calore specifico deli acqua Tavola XI. RAME palline grandi s> ^ ■3 p '■3 p ~T3 o / T «iioo.r ~Z 0 t T III tm}. ! ? i. f- 2439 u 0»,6034 4°. 4 430 0, 092529 2381 T .".".lililiS 8°,9520 1,092395 2453 u 0,5204 3,9990 092361 2382 T 5, 7390 9, 0320 92381 2 155 u ii 5993 4,0570 092498 '-':'.s4 T 5. 6830 s. 9820 023(17 2456 u ii. 6156 4. 1 1871 1 092474 2385 4' 5,8590 9, 1910 02245 Media 0,5847 4.071:. 11. 092466 Media 5. 7:ìfi'.i :i.o 192 o.o:l2355 2440 u 1°.1S1II 4°.7isn 0,092440 2379 T 6«,0414 9o,3110 0, 092338 2442 u l. sdì;-.» 5. 147(1 92424 2386 T 6,3918 9,6780 92406 2443 u 1. 0422 5,0590 92452 2390 T 6,0375 li. 3310 92434 2454 D 1. :;s:,ii 4. Sliliil 92355 2391 T 6. 4512 9,7480 92298 2458 D 1, L130 4. 5781 1 92410 243.2568 17,0695 17. 1064 17,3470 17, 11)80 17,0156 17,3353 17. 1980 17,0868 17, 2255 17. 1 Olili 17. 1703 0, 093049 93096 93158 93008 93000 93115 93014 92940 93154 93055 93010 0, 093055 2335 E •2336 E 2337 E 2339 E 16o ,2876 10. 1632 Ili 3244 16 1448 190,2400 19, 1000 19, 2720 10. (ISIIO 0. 092910 92943 92900 92997 (25 »ìioo,r 2340 E 2342 E 2343 E 2344 E 2345 E 2313 E 2.1 17 E Media 16«.1774 10.2142 16,2897 16,3909 16,0857 Hi. 2:i>7 16, 1367 16,2230 19° 1240 19. LODO 19, 2320 11). 3400 11). 0000 11). 2040 19. 1040 19 1742 O.oi 12978 92818 92866 92945 93115 92988 93012 0,092952 ■'404 G 18o,7976 2R0025 0,092888 2107 (4 18,5709 21,501)5 93159 2400 G 18, 2036 21. 1190 93048 2468 G 18,5897 21. 5451 93139 2409 (1 ls. iill)4 21.5451 93268 2470 G 18.511.". 21.40IIO 1)31 )4S 217.', (1 18, 4030 21, 430D 93038 2474 G 18, 8870 21, 8273 93207 2 175 G 18,7164 21.7140 93124 2470 G 18,7184 21,6263 93151 2477 G 18.501)1) 21,5095 93082 247S G 18.5360 21.5263 93100 2479 G 18, 51)70 21, 4976 93112 2480 G 18,7620 21. 6960 92985 2481 G 18. 6511 21.52H:; 93052 2482 G 18, 5798 21,5006 93027 1 kledia 18,0111 21,5402 0,093089 2318 G 2:11!) (1 2320 G 2322 G 2:123 G 2325 G 2320 G 2327 G 2328 G 2330 G 2332 G Media 20o,8460 20. 01)20 20.421)0 20, 5460 20, 5400 20,8220 21). 722D 20.7200 20, 5760 20,5680 20. 4SI in 2H 031)7 23" 6459 2.', 5024 2:', 2450 23, 3044 23. 3004 2:;. 0204 23. 5182 23, 5064 23 0737 2:'. 3796 23 2945 2:'.. 4264 0, 093100 93408 93402 93240 li:;: 121 93155 93497 93091 93049 1)337 1 93410 0,093250 2496 251)2 251 15 25O0 2 1S5 2486 2504 G G G G G G G Media 21°,S750 21.3720 21, 8194 21, 6520 21, 9788 21, 9827 21, 9768 21, 8509 24". 01I5O 24. 5915 24. 6990 24, 5000 25, 7469 24. 8720 24, 8112 21.7029 0,093421 93190 1)3134 93403 93248 93233 93302 0, 093276 Atti Acc. Vol. IV, Serie 4a. — Meni. VII. 6 42 11 calore specifico dell' acqua Segue Tavola XI. »'100.7' 2483 G 2484 G 2487 G 2488 G 2489 G 241M ) G 2491 G 2498 G 2499 G 2500 G 2501 a 1 ledia 22°,0025 22. 1G90 22, 1174 22. 6579 22, 3124 22. 4850 22, 1930 22.2210 22, 0500 22, 0976 22. 1930 22. 2S17 24.7(117 24. 8820 24,9280 2."). 4IJ10 25. 1663 25, 3170 25 0806 25, 1281 25, 4970 25, 9904 25, 1461 25, 1237 0,093205 93215 93411 93351 93296 932(10 93234 93271 93411 93305 93234 0. 093285 2492 G 2493 G 2509 G 2510 G 2513 G 1 ledia 23°,8110 23, 1727 23, 8770 23, 9450 23, 8590 23, 7929 26o,5760 26. 3360 26, 5940 26, 7660 26, 6060 26, 5756 0, 093291 93227 93182 93247 93254 0,093240 2300 G 2301 G 2302 G 2303 G 2305 G 2306 G 2307 G 23Q8 G 2309 G 2310 G 2311 G 2312 G 2314 G 2315 G 2316 G 2317 fi 2507 G 25( 18 G 2511 G 2512 G 1 ledia 24»,1800 24,7430 24.0070 24.1600 24.0794 24, 0925 24, 1600 24, 8063 24, 1560 24. 1900 24,2800 24, 1600 24, 3800 24, 4000 24, 1198 24, 6390 24, 0090 24, 3680 24, 2840 21.0210 24, 2767 26°.8.-,lio 27. lor.o 26. 7080 26, 8560 26, 7720 26, 7160 26, 8600 27, 4690 26, 8520 26, 8410 26, 9260 27, 1360 27.0760 27, 1200 26, 8760 27,4170 26,8260 27. 2522 27, 0600 26.9700 26, 9997 2516 S 2518 S 2519 S 2520 s 250,7470 25,6881 25. 7670 25, 7510 28".5 18(1 28, 4060 28, 4990 28, 5150 0. 093288 93131 93269 93078 93070 92947 93211 93284 93288 92994 93220 93161 93169 93159 93037 93276 9328 4 93206 93158 93273 0, 093175 0,093210 93127 93218 93283 2521 2522 s s Media 2531 S 2532 S 2534 s 2535 s 2539 s 2544 s 2546 s 2547 s 2548 s 253(1 s 2545 s Media 2540 2541 2542 2543 S S S s Media iHUKi.V 2523 S 2524 S 2525 s 2526 s 2528 s 2514 s 2527 s 2517 s Media 25' ,6676 25 7790 25, 4920 25 4910 25 6478 25, 9110 25 9650 25, 9650 25 7393 280.4180 28. 579(1 28 298(1 28, 1970 28, 3540 28, 6740 28, 6270 28,7380 28, 4852 0.093201 93221 93192 93197 93174 93184 93171 93225 0, 093203 26o,0230 26. 4170 26. 2200 28o,7860 29, 1100 28, 9480 0, 093242 93225 0, 093233 27o,7896 27. 7452 27. 7210 27, 7371 27 6890 27. 8078 27, 8199 27, 5730 27. 7050 27, 8340 27. 8360 27. 7504 30o.5160 30, 3460 30.428H 30, 4040 30, 3470 30, 4440 30, 4440 30, 2560 30, 2820 30, 4980 30, 5320 30, 4037 0, 093508 93213 93298 93206 93201 93277 93313 93194 93260 93331 93239 0,093276 28",(I280 28, 4060 28, 5500 28, 2540 28, 3095 31 (".7230 31. 0030 31, 1159 30, 8750 30, 9292 0, 093456 93229 93325 93369 0, 093345 2537 S 2538 S 2550 s 2551 s 2554 8 2557 S 2559 S 2563 S 2564 s 2561 s 1 ledie 29< ,6050 29 7290 29, 5650 29, 7850 29, 2620 29, 7650 29, 7730 29, 6670 29, 7150 29, 9640 29, 6830 32' .2490 32. 3468 32, 0880 32, 2650 31, 8640 32. 3230 32, 2710 32, 1458 32, 1636 32, 4820 0, 093391 93552 93545 93694 93600 93675 93645 93640 93537 32, 2198 IO, 093571 Il calure specifico dell' acqua 43 Tavola XII. — RAME palline piccole fc ►»100,T 192 K L'Ili K 202 K Media 00.9550 o, 8550 o. Siili 0, 8737 175 K 176 K 181 K 191 K 195 K 196 K 197 K •203 K Media 180 K 182 K 18:-! K 186 K 189 K •205 K 810 K 822 K 206 K Media 184 185 200 210 216 227 816 K K K K K K K Media 1",8810 1,3830 1, 6396 1, 0150 1, 1550 1. 3830 1. 235(1 1.11750 1,3458 194 K 198 K 199 K •207 K 209 K 809 K 1 tedia o„s;,22 2. 5938 2, 9631 2. 2346 •2.0416 2, 6651 2, 5584 40.4204 4. :1:1T2 4,2820 4. 3465 0, 092386 92790 92809 0, 092662 5". 4975 5, 0054 5.22:12 4. 4481 4, 5986 4, 8164 4, 6659 4.52:13 1. S473 ii,092o51 92651 92625 92960 92728 92068 92824 92926 0,092604 6" ,2182 5, 9638 (i. 3204 5, 6250 5 4380 6. 2498 5 9692 0, 092159 92647 92267 112115:; 92713 92674 0,092519 3»,7013 3, 7052 3, 0146 3. 2314 3, 6660 3, 1720 3. 1642 3, 7150 3, 9816 3, 4835 7O.2120 7,2120 6, 3243 6. 5647 6. 9930 6. 5213 6, 7222 7. 2240 7, 3389 6, 9013 40.0404 4, 6223 4, 8716 4. 7688 4, 3174 4, 6639 4, 6263 4, 5587 7o,3389 7, 8906 8, 1744 8, 0516 7, 6721 7. 9729 8, 0912 7, 8845 0, 092365 92512 92313 92593 92392 92378 92696 92497 92572 0, 092480 0, 092094 92086 92567 92890 93112 92346 92555 0, 092521 55 mioo,r 211 K 5<>,2074 8°.4s94 0.092175 21:1 Iv 5,5-<10 8. 8971 92657 217 K 5, 1S76 8, 4698 92738 220 K 5, 4300 8, 7308 9272S 228 K 5, 7010 8, 9446 92369 229 K 5. 0010 8, 8852 92655 817 K 5,6830 9. 1390 92564 819 K 5, 5490 8, 9763 92675 Media 5, 4925 8, 8165 0, 092608 218 K 6° 2222 9o,5180 0, 092873 230 K 6, 4192 9. 6940 92S31 232 K 6. 6635 9. 8931 92920 2.13 K 6, 5272 9. 7020 92918 236 K 6. 7262 8, 9(504 92718 238 K 6. 9132 10. 1198 92742 235 K 6. 9970 lo. LOS.', 92553 1 J"edia 6, 6383 9, 8735 0, 092794 214 K 70,5290 10O.7100 0, 092700 221 K 7, 1320 10. 3590 92670 223 K 7, 0370 IO, 2790 92676 225 K 7. 6874 10.8940 '.1.1190 2:11 K 7. 5833 10. 7780 92783 234 K 7,402:1 10,5820 92787 237 K 7, 8788 11,0626 92947 239 K 7. 1360 10. 3:1! 10 92699 240 K 7. 6(544 lo. S580 92731 246 K 7. 8396 11, 0788 93064 222 K 7. 9572 11. 1690 93106 Me dia 7. 5315 11, 7372 0, 092850 241 K 8°, 1229 llo,2990 0,092824 802 K 8, 6931 12, 0666 93043 806 K 8, 5922 11. 9540 92971 811 K 8, 5209 11,8727 91814 814 K 8. 3952 11, 7350 93023 820 K 8, 3239 11, 67(52 92942 803 K 8, 9090 12, 2430 92931 804 K 8. 9248 12, 2750 93022 I ledia 8,5603 11, 8903 0, 092946 44 11 calore specifico dell' acqua Segue Tavola XII. 243 244 245 su? sds si2 K K K K K K Media mimi, 7" 322 D 323 D 324 D 325 D 326 D 327 D 330 D :ì:il D 232 D 333 D 334 D 336 D I [edia fl° 3180 0, 1270 0, :!7so 9. 3580 9. 1110 9. 0753 9. 2279 12»,4520 12, 2670 1-2.51-2D 12. 117(11 1 1-2, 41(50 1-2. 3878 12. 4508 il. 093060 92650 92931 93072 93049 93160 0,092987 10°,2930 IO. 4770 lo. 5610 IO. 1050 io. 511(10 lo. 6190 in. 1:690 io. ls7o lo. 8220 10,4390 Hi. 2890 10.(1120 10. 5035 130,3800 13, 5802 13, 6810 13, 2070 13, 6610 13, 7030 13. 5802 13. 5762 13,9160 13,5500 1:1. : isso 14.0024 13, 6021 0, 093053 93006 92991 92998 93145 93182 ()2S2:1 93228 93099 92995 93125 93042 0, 093057 321 D 335 D :;ss D 394 D 395 D 823 I) 824 D 825 D 827 D 1 tedia Ho.4740 11,8185 11,3190 11.09:17 11.57:19 1 1 . 521 II I 11,4620 1 1. 7070 11. 6850 11.5170 14o ,5460 14. SS5S 14, 3892 1 t 2438 11, 72HO 14, 7220 14 691 io 14. 9214 14 8957 14, 6689 0,09:1:12:! 93176 92910 929SS 93042 92968 93039 93301 93103 0,093098 385 D :;iìi; D 387 D 391 I) 392 D 393 D 399 1) 400 1) I tedia 12»,4412 12. 51110 12. 4016 12. .".540 12,7880 12. SI 100 12, timi 12,8798 12.H127 15° 477S 15, 6330 15, 4500 15, 4:1 io 15, 8422 15, 9220 15, HI 1911 15, 9120 15. 0712 0.09:11 11 93316 9: 121 11 92957 93122 9297:: 93316 93334 0,09:1177 I 2 WlOO.7' 397 D 430 1) 431 D 432 D s-js D S29 D s:',n D 833 D Media 1:3" 2290 1:1. 1950 13, 2691 13, 1 15119 13. 2711 13. 3700 13, 6044 13, 6930 13 4103 16°,2900 16,3120 16. 3600 16, 6990 16. 4246 16. 5130 1(1.7590 1(1. siilo 16, 5251 o.09:«14 9:1270 9:l:112 9:1089 93401 9:1: 192 93219 93333 0,09:1295 401 D 402 D 403 D 422 D 428 D 429 D 4:l:l 1) 436 D 337 D 438 D 44S L 449 L Media 14M324(Ì 14.7260 1 1. 9254 14. 9313 14. 0468 1 1,5180 14.6900 14. 1070 14, 2943 14.: 1:107 14. 42.14 14. 8521 14. 5141 17°,3481 17. 7340 17. 9322 17.9124 17, 1699 17.5550 17.7210 17. 12S:l 17. 3224 17. 3105 17.5191 17. sii: in 17, 5432 0. 093455 93574 93609 93369 93469 93274 93596 9:lil:17 93602 93215 9:l: Hill 9:1771 0.0934S9 423 D 424 D 425 D 426 D 434 D 439 D 440 D 441 D 442 D 443 D 444 D 447 1) 450 D I ledia lóo ,:5422 15. 7 7 ss 15. dillo 15 7S-JS 15 21:15 15. 8481 15 0290 15 8700 15 5471 15 7:110 15 (1910 15 6490 15, 9817 15. 6446 18o.3120 18, 7:376 18, 9065 18, 7499 18. 1640 18, 77112 18,0020 18, 8247 1 s. ;,i 1-25 1S. (1^:17 18,6217 1S. HSOO 18, 9432 18, 6034 0,093751 93413 93401 93721 93380 93691 9:1S2:1 93826 93447 9;55S(i 93382 93S43 93630 0.093607 547 L 551 L 55:1 L 555 L 150.920:1 Kì. 5968 1.6,3410 16. 6558 18«>,9050 19. 6128 19, 3098 19.11290 0,09:15O:l 93938 93126 9:!5oo // calore speri fica dell'acqua 45 Segue Tavola XII. 501 L L Media 503 504 509 510 518 F F F F F Media '"luo.y 157 L 5i 12 L 554 L 556 L 557 L : iedia 16»,8536 1(3. 9163 16, 5473 17. "6200 17. 3032 17.1)904 17, 6840 17, 4577 17, 4311 19°,8087 19,8630 19,5214 0. 093565 93852 o. 093581 20»,5794 20, 2570 20,0980 20, 6860 20, 4570 20, 4155 0, 093657 93593 93491 93912 93537 0. 093638 L8«,3643 18,8270 18. 3368 18, 6304 1S, 0987 18, 4514 21<>,2749 21, 7570 21. 2571 21, 5422 21, 0510 21. 3764 0, 093664 93929 93566 93774 93653 0, 093717 454 L 19°,4633 22o,3500 0. 093602 512 F 19, 2500 22. 1392 93161 525 F 19. 4940 22. 4243 93511 531 F 19, 1500 22. 1232 93176 532 F 19, 1960 22, 0976 93332 534 F 19, 4160 22, 2956 93480 ] [edia 19. 3282 22, 2383 0, 093377 455 F 456 F 505 F 506 P 514 F 513 F 520 F 527 F 528 F ] .ledia 20° ,3440 20, 0510 20, 1310 2(1 9650 20, 4120 20, 1530 20, 1967 20 1050 20 9850 20, 3714 23o,1430 22, 8619 22, 9708 23, 7697 23, 2460 22. 9965 23, 0282 22. 9272 23. 8964 23, 2042 0. 093125 93161 93506 93165 93338 93459 93066 93525 93276 0, 093291 461 507 F F 21o,5343 21, 6380 24o,3020 24. 4570 0, 093579 93228 mioo.r 515 521 522 529 530 F F F F F Media 599 602 609 612 620 625 626 6-27 604 F F F F F F F F F Media 613 614 617 621 F F F F Media 21o,0650 21. 4234 21,8996 21, L224 21,4115 21.4420 464 F 589 F 59:1 F 594 F 595 F 596 F 597 F 59S F Mi 'dia 22o,0362 ■2.2, 6322 22. 25S0 22, 0738 22. 073S 22, i ',51(1 22,3471 22, 6837 22,3069 23,o8865 24,2380 24. 7050 24,0152 24. 2580 24, 2659 0,09:1119 9330] 93322 93189 93525 0,093323 24» ,7770 25. 4780 25. 0770 24. 9270 21. S570 25. 2170 25 2050 25 5200 25 1323 0. 09:5274 73474 93444 93535 93:156 93255 9:1177 93466 0,093373 558 F 23".2460 25o,9580 0,093275 559 F 23. 18311 25, 9880 93476 590 F ■S.\. 2856 26. 0640 93228 591 F 23. 2915 26, 0580 93548 600 F 23. 0480 25, 8580 93111 605 F 23. 5430 26, 3380 93665 606 F 23,7280 26. 57 su 93276 I ledia 23. 3321 26, 1203 0, 093368 24o.4172 24, 2580 24, 5770 24, 8630 24, 3994 24, 0510 24, 0790 24, 7230 24, 9850 24, 4836 25o,5120 25, 8180 25. 4: ISO 25, 1310 25, 4747 27».1760 27. 0766 27. 3172 27, 6152 27, 2360 26, 8890 26, 9170 27. 4944 27, 7706 27, 2769 28°,2706 28, 5926 28, 1970 27, 8360 28. 22 io 0.093407 9:1400 93103 93352 93214 93113 93104 93476 93297 0, 093274 0,093:149 93675 93057 93290 0,09334:1 46 Il calore specifico dell' acqua Segue Tavola XII. x, "'imi. / 618 F G22 F 623 M 629 M 630 M 695 M 701 M Media 26°,3240 26,3780 26,7330 26, 1771 26, 9952 26, 9144 26,9548 26, 6823 29o,0209 29,0754 29, 4596 29, 2142 ■2!). 756(1 29.6500 29, 6840 29, 4086 ii. 093463 93215 93463 93448 93454 93518 93367 0. 093418 624 M 696 M 697 M 698 M 699 M 705 M I dedia 27»,0356 27, 2662 27, 3004 27, 5096 27, 5606 27, 7668 27. W)65 29°.7840 29, 9600 29, 9400 30, 1238 30. 25S4 30, 4900 30, 0927 0,093433 93325 93646 93345 93327 1)3044 0,093353 700 M 70-2 M 703 M 706 M 2S",oo92 28, 3102 •2S. 3301 28, 0355 30o,6748 31, 0000 31, 0460 30, 7394 0, 093492 93380 93113 93355 «IlllO, / 707 M 70S 9, 709 Q 711 Q 715 Q 724 Q, 725 Q, 733 Q Media 28, ( '254 28.2410 28, 3130 28, 3790 28,2410 28, 7060 28, 7420 28, 9080 28,3534 30, 6344 30, 11446 31, 0480 30, Diiso 30, 9267 31, :;iiis 31, 3376 31. 5320 31.0168 93325 93236 93347 93588 93355 93335 93023 93482 0, 093336 712 Q 713 Q 721 y, 722 Q 726 y 729 Q 730 Q, 717 Q, 718 y 727 y 731 y I ledia 29o ,5594 29. 7610 29. 0660 29. 0520 29. 2218 29. 3170 29. 7750 29. 9930 29. 9030 29. 9010 29 9790 29 5934 1 32».0690 32, 3790 31, 6673 31, 6396 31. N030 31, 8710 32. 3510 32 5930 32. 5390 32, 4550 32, 6270 32, 1839 0. 093372 93166 93197 93209 9293(1 93218 9341! 92890 93,025 93386 93479 0, 093209 // valore specifico dell'acqua 47 Tavola XIII. - STAGNO ■3 p s 1 0 0 "- E o 5 O t T »»100,7' T3 e 0 t T in, . y. 1 Eh 137 K 0°,7550 3o,1799 0. 055624 169 K 4°.7490 7«,3270 0, 055267 139 K H, 9310 3, 3542 55594 171 K 4, 3293 li. 9330 55235 142 K 0, 8510 3, 2868 55714 247 K 4. 2461 6. 6556 551 Mi;; 143 K 0, 7310 3, 1958 55628 Media 4, 3221 li. 8783 0, 055154 144 K 0, 7950 3. 28(i8 55449 146 152 K K 0. 6830 0, 8830 3,2076 3, 4249 55607 55562 153 K 0, 7910 3, 3857 55563 167 K 5o,0846 7o,6452 0,055278 140 K 0, 9910 3, 4190 55541 173 K 5, 4300 7. 9768 5525(1 24S K 5. 2668 7, 6452 55104 I ledia 0, 8234 3, 3045 0, 055587 252 K 5, 4500 7, 8357 55193 254 258 259 262 K K K K 5, 2074 5, 9123 5, 5730 5, 7450 7, 5911 8. 2767 7. 9494 s. 1150 55210 551 128 55259 55227 132 K lo.6154 4o,3332 0, 055651 133 K 1. 5952 4. 1392 55189 263 K 5, 8490 8. 2140 55285 134 K 1, 5650 4. 0758 .".."..".ìli 267 K 5.74511 8, 1129 55179 136 K 1. 2350 3, 0778 55545 255 K 5, 9717 8. 3318 55069 141 K 1, 0110 3, 47 '.'il 55620 148 K 1, 3950 3. 9184 55256 Media 5,5668 7. 9731 0,055189 149 K ledia 1, 8930 1, 4728 4. 3174 3, 9905 55185 0, 055435 I 250 K 6o,2459 .80.5961 0.05517(1 251 256 K K 6, 0133 6. 0034 8. 3793 8. 3595 55191 55244 121 K 2o,6176 5o,2S66 0, 0552411 257 K 6, 2182 8, 5565 55287 123 K 2,1340 4, 8164 55374 265 K 6,0830 8. 4463 55187 125 K 2, 39SS 5, 0688 55333 268 K 6, 7740 9, 1230 55232 126 K 2, 0174 4, 6976 55117 273 K 6, 8140 9. 1630 55379 127 K 2, 8958 5, 5650 55409 Media 6,3(174 8. (5605 0.055211 150 K 2, 0618 4. 4798 55165 151 154 K K 2, 0255 2, 3710 4, 4560 4. 9108 55314 55399 170 K 2, 6493 5. 29s;, 55286 93 K 7°,4815 lOo.iKinn 0,055293 172 K 2, 2386 4. 9010 55328 94 K 7, 6337 10, 1350 55182 105 K 7, 8553 10, 3550 55402 1 tfedia 2, 3410 4.9480 0, 055297 110 K 7. 0330 9, 5580 55472 111 261 I K K iledia 7, 6066 7, 2835 7, 4823 10. 1198 9, 6060 9, 9624 55478 55187 0,0553; ili 129 K 3o,2908 5o,9321 0, 055331 156 K K 3,4484 3, 4918 6, 0510 6, 0990 55214 55330 158 159 K 3, 5868 6, 1905 55164 95 K 8<>,4306 10o.9260 0. 055298 160 K 3, 2868 5,9044 55162 96 K 8, 1823 10,6940 55534 161 K 3, 6521 6. 2380 55084 101 K 8,4855 10. 9820 55338 106 K 8, 8852 11, 3630 55278 ] tfedia 3, 4594 6, 0692 0, 055214 107 K 8, 0556 10, 5580 55411 117 264 K K 8, 8060 8, 4542 11, 2950 10, 7580 55351 55373 130 162 K K 4o,0877 4, 1986 6o,6948 6,7840 0, 055082 55124 1 kledia 8, 4713 10, 9394 0, 055369 18 Il calore specifico dell'acqua Segue Tavola XIII. v. » *5 o J: o 3 '~z 3 * T tl'MII.T 5 t T 'Hioo.r 5 £ e E s Eh V. 367 I) 16°,1250 18°,3780 11.115550:', 5:10 F 20o,lllo 22o.2798 0. 0554S4 368 D 10.3220 18,5752 55714 542 F 20,6294 22. 7728 55483 369 D 10,41124 18,6540 55! US 543 F •_»i i. S2si i 22, 9688 55466 415 1) 10, 1210 18,3720 55776 420 I) 16,0408 18,2920 555! is Media 20. 1705 22. 0245 0,055525 421 1) L 10. 4125 16,5182 18, 0022 18,7846 55778 5507O 485 471 F 21".304O 230.4975 0, 055708 ] [edia 10, 2774 18, 5311 0,05507 4 472 F 21,8204 23, 9400 55751 544 500 F F 21, 0789 21, 640O 23, 2123 23, 7018 55:1111 55400 175 P 17»,8250 20»,0550 0,055470 561 F 21, 8521 23, 9750 55745 487 L 17.2ot.-, 19, 4714 55937 567 F 21.0470 23. 1 Siili 55532 488 L 17. (il » (2 19,8630 55900 51 iS F 21, 1244 23.2500 55483 492 L 17. 251 1 19. 511 S 55458 570 F 21.8402 2:',. 9598 55664 4.93 L 17, 0309 19. 2H77 55570 494 L 17,6940 19, 9552 55994 1 ledia 21.4710 2:',. 5974 0. 115557', 477 L tedia 17,9830 17, 5145 21 1. 2106 19.7001 55552 0. 0557O7 1 473 F 22°,4956 24O.5970 0, 055733 563 571 F F 22, 5134 22. 1966 24.0191) 24. 3040 55851 55734 407 F is». 3956 2o«,il30 0, 0557:',.', 577 F 22.0103 24,7070 55654 4i is F 18, 8350 21. 0470 55788 578 F 22. 007S 24.7570 55573 474 F IS, 7930 20. 9930 55550 579 F 22.0910 24. 79.10 551 il 15 478 F 1 8, 5334 20, 7482 55000 581 F 22, 5530 24. 0510 55005 479 F is. 7690 20,9878 55781 582 F 22. 4312 24. 5370 55749 537 F 18. 2002 20,4820 55547 538 F [edia 18,5334 18, 5885 2n, 7502 20. 8030 55624 0. 055662 I ledià 22.5211 24. 0200 0, 055699 I 565 572 F F 23o.9004 23. 2222 25o,9720 25. 2970 0, 055909 55017 469 F 19»,4500 21.0360 0,055780 573 F 23, 2202 28, olino 55878 480 F 19, 8440 22, 0144 55459 574 F 23, 2797 25. 3572 55713 4SI F 19. SO! ili 22,0382 55484 575 F 23, 3008 25.4400 55740 4911 F 19,37110 21.5020 55666 580 F 23, 3113 25. 3900 559O0 539 F 19, 2900 21. 4828 555-41 583 F 23. 1312 25. 2170 55549 540 F 19, 8100 21. 97ss 55479 584 F 23. 6064 25. 6780 55582 541 F 19, 4700 21, 65SD 55772 585 F 23, 9182 25. 9780 55509 646 1 F ledia 19, 4180 19, 5655 21. 0020 21. 7405 55010 0, 055599 B ledia 23, 4396 25. 5101 0, 055711 632 F 24o,6190 26o,6578 0, 055598 470 F 20»,5500 22».6916 0, 0555S6 033 F 24,7370 26, 7850 55792 482 F 20. 2100 22, 3768 55518 636 F 24, 1030 26, 1580 5551 il) 491 F 20, 1888 22, 3431 55412 637 F 24,6170 26, 6618 55631 498 F 20,4880 22. 6520 5562S 641 F 24, 1409 26, 2000 55575 499 F 20, 7581 22, 9114 55628 642 F 24. 4370 26, 4800 55621 Atti Aco. Vol. IV, Serie 4a. — Meni. VII. 50 // calore specifico dell' acqua Segue Tavola XIII. 643 652 (i-tS F F F .Media 649 658 (i.r>ìi 664 685 691 692 F F F F F P F Media J»ioo, r 24p,7550 24,9290 24, 9930 24, 5930 26°,7970 26,9510 27,0210 26, 0346 0,055788 55345 55536 0, 055606 •25" ,9280 25, 0970 25 4380 25 9340 25. 1570 25, 1770 25, 2770 25, 4297 27o,9340 27, 1320 27, 4568 27,9380 27, 1760 27, 2100 27, 2986 27, 4492 0, 055451 55674 55465 55466 5571 >8 55709 55192 0,055566 634 F 635 F 638 F 639 F (ili F 650 F 651 F 655 F 656 F 686 F 687 M J [edia 26o,1780 26,8970 26,5580 26, 8610 26, 5740 26,2180 26. 5500 26, 3780 26, 7750 26, 9470 26,8861 26, 621 12 28o,1910 28,8840 28, 55113 28,8520 28, 5744 28,2170 28,5421 28,3720 28, 7573 28,9180 28, 8740 28, (1126 0, 055752 555S5 55679 55779 55735 55581 55614 55519 55487 55368 5563S il. 0551112 ìz; H WilHO,/ 640 M 645 M li Hi M 661 M 662 M 680 F 681 F Media 27« ,6133 27 0165 27 5240 27 3250 27 11911 27 0090 27 1320 27 3306 29o,5800 28, 9991 29Ì 5000 29, 3010 29. 6620 28, 99211 29. 0997 29. 3049 0.055(11 1 55594 55653 55659 55595 55701 55500 0.0551)17 667 M 669 M 674 M 675 M 676 M 688 M 689 M 671 M 672 M IN ledia 28o.2314 28, 73:14 28, 4150 28, (i:lol 28, 8840 28,0133 28, (1950 28, 920:! 28, 9708 28,6104 30o,1633, 30. 6586 30.3400 30, 5540 30, 8041 29. 9640 30. 6122 30, 8364 30, 8970 30, 5366 0, 055453 55588 5." >383 55502 55724 55514 5515:: 5551:! 55830 0.055551 670 M 29MI374 300.9455 o. 055371 (173 M 29. 5020 31,4olo 55124 (182 M 29. 2829 31, 1840 55502 683 M 29.5400 31, 4380 55594 690 M 29, 8800 31, 7663 55399 738 <^ 29, (ilio 31, 4980 55286 677 M 29, 99SO 31.8880 55513 I [edia 29. 5502 31, 4463 0,055446 // calore specifico dell' acqua 51 Tavola XIV. ARGENTO ■5 z p £ o a t T mioo,r -5 "3 a Ci o a o t i T »0i»i.v ~ 3 1 Eh fc &h 1583 u 0°,6870 3°,4130 J, 056190 1538 E S. 2522 10,7360 55772 L586 u (1.8210 3, 5450 55995 1539 E 8.35111 lo. 8560 56203. 1587 u 0, 6850 3,4110 5597 1 1540 E 8,6490 11, 1169 55791 1589 u 0, 8270 3, 5510 55S57 1541 E s. 6809 11, 16S0 56130 L595 u 0, 9210 .",. 6485 560! 19 1542 E S. 4957 10.11720 55899 L597 u 0,8110 3. 5370 56205 1598 u tedia 0, 9190 0. 8101 3, 6366 3. 5346 56148 0,056066 Media 8, 4795 10. 9627 0, 056017 J 1441 1445 E E 10o,106(l 1(1,21211 12o,6124 12. 6461 0,056142 56192 1534 u 2<>,2573 40.916'-' 0, 055920 1446 E 1(1.5730 12.9900 55863 1636 u 2, 7233 5, 375S 55905 1447 E 10,5430 1 2. 9580 55998 l."):'>7 u 2, 6566 5,3111 55992 1451 E 10, 0134 12, 1451 55942 1584 u 2. 7374 5. 1000 56038 1 152 E 10, 4310 12. 8580 56048 1588 u 2, 8182 5,4780 56071 1453 E 10.4390 12,8660 56226 1590 u 2,61)511 5, 3515 5582! i 1543 E 10.0579 12.4850 55793 1593 u 2,9940 5, 0444 55908 1596 u ledia 2, 6505 2, 6915 5. 3212 5, 349S 56114 0,055971 1 ledia 10,3044 12,7326 0, 056025 3 1430 1433 E E 12o,8000 12, 6005 15,°1668 14. 975S 0, 056260 56132 1461 U 4°,55S0 7o.l3!H! 0,055814 1434 E 12. 7540 15.1230 55958 1462 U 4. 8000 7, 3772 55851 1438 E 12. 2392 14.611)0 559:16 146(5 D 4, 3624 (i. 9610 56044 14: ',9 E 12.2610 14. 6390 56156 1471 U 4, 6700 7. 2564 55848 1440 E 12,2352 14. 6170 56013 1472 u 4. 9424 7.5160 5577:1 1441 E 12, 3382 14,71:10 56066 1527 u 4. 1590 6, 7620 55949 1442 E 12,2808 14,6530 55927 1528 u 4. 5000 7,1(100 56008 1529 u ledia 4, 7820 4, 5967 7, 3772 7. 1862 55951 0, 055905 ] Media 12, 4386 14, 8133 0, 056056 I 1374 1377 E E 13",9820 14,0780 16O.3019 16, 3941 0,056163 56017 1463 U 6°.8040 9»,3132 0, 055937 1378 E 14, 1956 16, 5090 559S3 147:1 U 6, 1020 8, 6237 55772 1379 E 14, 2950 Ili. 5980 55757 1474 U 6, 1380 8, 6613 55733 1401 E 14.4230 16. 7 152 56268 1475 U 6, 6030 9, 1240 56084 1402 E 11,8640 17, 1706 56027 1481 U li. IÌU3II 9, 1280 56056 1405 E 14, 5510 16,8639 55996 1482 u 6, 7400 9, 2587 56030 1406 E 14, 6970 17, 0003 56076 1484 u 6, 0960 8, 6217 55766 1485 u Media 6, 0400 6, 3907 8, 5700 8,9126 56010 0, 055923 Media 14, 3857 16, 6979 0, 056036 1341 1342 E E 16o,0348 16, 1775 18»,2981 18, 4420 0, 056065 56275 1454 E 8°,6310 llo,0980 0, 0560(33 1343 E 16, 3468 18, 6092 56146 1476 E 8, 1573 1(1,6558 56264 1345 E 16, 9541 19, 1960 56218 1526 E 1 8, 6110 11. 1000 56014 | 1346 E 16, 2305 18, 4868 55947 52 11 calore specifico dell' acqua Segue Tavola XIV. y. 1348 1349 L350 E E E Media Wi00,7 Ili» ,1163 16, 2387 L6 2468 16. 2932 18° 3692 18. 4! (II!) 1S. 4990 18, 5489 , 055966 5972 5971 i). 056070 1285 G 1289 il 1293 G 1295 ii 1296 G 1207 G 1298 G 1299 (i .Media lso.;,sii7 18. 5303 18,2531 18, 5224 ls. 5422 is. 7 4SI 18,0601 18. 3244 18, 44li:i 20° 8060 20, 741 ti) 20, 4620 20, 7280 20, 7540 20, 9500 2H. 2812 20, 5 K « i 20, 6576 0,056401 .".6410 56151 56298 56302 56342 56151 56169 0,056279 1242 G 20",2812 22°,44U 0,056520 1286 G 211. 1010 22. 262!) 56356 1 2SS G 20, 8820 23,ii2ii:; 56300 1290 G 2(1.0449 22. 2110 56438 1291 a 20, 1210 22, 2787 56323 1320 iì 20, 21 7u 22, 3817 56323] 1321 ii 19. ìtlilo 22. 1352 56189 1322 ii 20, 5200 22,6738 56221 I ledia 20,2664 22. 4256 0,056334 1244 li 22°,1790 24°,2820 (i. 056262 1245 G 22,8050 24, Siili! i 56279 1248 il 22.4H7II 24, 5638 56213 1249 il 22, 1886 24. : li 12(1 51)477 1250 G 22,9460 25,0350 56371 1254 il 22, 7193 24, soli:! 56322 1255 il 22. 7114 21. SI Hit 56419 1257 il 22. 4055 24,5040 56379 1 ledia 22, ."..".27 24, Iils7 II. ,/' 1222 1223 1224 12: ìli 1231 1237 1238 12:i!l G (I li G (I (I G il Media 122.". 1226 1228 1232 1233 1235 124(1 1211 (I <; il i; G il G .Media 24°.7070 24. 717H 24,6990 24.7410 24, 1820 24,4980 21. : il 120 24, 6610 24, 5634 26°,1905 21 i. 2H2:; 26. 3760 26, 0270 26. 1628 26,5780 26,3580 26,5120 ■_'ii. 3008 26°,7460 26, 7510 26, 7460 26, 7780 21 i. 2:llo 26,5380 26, 3540 26, 6980 2ii. limili 28°,1990 28, 2170 28,3680 28,0380 28, 1770 28, .".Hi 17 28,3600 2S. 51T.2 28,3051 o. 056195 56226 .".112.". t :>i;i77 56195 56237 56315 56231 0,056229 0,056215 56400 56032 r.ii4(i7 56432 56109 :,(i:;ii7 ;.li:i:;ii 0,056287 1101 Q, 1107 Q 1108 Q 1112 4 1119 0,030724 1266 G 22, 5070 24. 3800 30714 1156 Q 28,4010 30,1192 30920 1270 G 22, 2030 24.0471 30765 11114 , 01 3, io 4. 23 5, 11) (i. 22 7, 1.'» 8, 26 ii. l:; 10,23 IO, S4 12,05 13, OD 14,14 14, 97 Ili, 03 17, 12 18,03 15, 92 19, 91 20, 78 21. 7!) 22. 85 23,72 24, 73 2."». ss 26, 85 28, 05 28, 75 29,68 30,89 31, 62 s. 9(1943 s. 96945 8,9695] 8, 96955 s. 96960 s. 96965 S. 9(1970 8, 96974 8, 96980 8, 96983 8, 969S9 S. 96994 s. 9H999 s. 97003 s. 97009 8, 97013 8, 97016 8, 97022 8, 97027 s. 97031 8, 97036 8, 97041 8, 97046 8, 97051 8, 97056 8, 97061 8, 97065 8, 97070 8, 97075 9, 97081 8, 97084 S. 9(11190 s. ìllilili;; s. 96623 S. 91111(1.". 8,96624 S. 9(1(111.". s. 96752 s. 9ii77s s. 96823 S. 9I1S42 s. 96875 s. 96894 8,96931 s. 96986 s. 97076 8, 97131 8, 97119 S. 97145 8, 971S2 8, 97024 8, 96984 S, 9(1999 8, 97022 s. 97020 8, 96976 8,97008 8, 97043 S, 97013 8, 97005 8, 96946 Tavola XIX. - STAGNO t-+-T 3,30 3, 99 4, 95 6,07 6, Ss 7,97 8, 6(j 9. 96 10, 94 12.04 12, 75 13, O3 13, 8-2 14, 7,i 15, 9;; 17, li 17, 69 ls, ■'.; 19. 77 20, 80 21.7;, 22, 6-j 23, 60 24, 62 25, 52 2(1.11.1 27, 45 28,61 29,30 30,54 31, 15 Ioga Mi.00,7 log miou,7- 2. Oli 2,73 3, 65 4,76 5,60 6, 77 7, 4S 8,72 9, 70 10,83 11,56 11,82 12, 62 13, 58 14,77 15, 96 16, 55 17,40 18,64 19, 70 20, 65 21, 55 22,53 23, 57 24. 4S ; 25, 61 26, 44 ' 27, 61 28, 31 29, 57 30,50 31,28 s. 75465 s. 75471 8, 75480 8, 75490 S, 75498 S. 75508 8, 75514 S. 75526 8, 75535 8, 75545 8, 75552 s. 75554 s. 7556] s. 7.".:,7ii s. 755S1 s. 75592 S. 75597 s. 75605 8,756 16 s, 75(125 8. 75634 8,75(112 8, 75(151 8. 75660 8. 75(168 8, 75678 S, 75I1SI1 8, 75697 8. 75703 8, 75714 8, 75722 8, 75729 8, 74497 8, 74379 8.7427(1 S. 74205 8. 74158 8, 74185 8. 7422H 8,74301 S. 74327 8. 7431S s. 743(12 S. 743(17 s. 74401 s. 743SO 8,74403 8. 74474 8, 74509 S. 745(15 8. 74591 s. 7155(1 8.74507 S. 74449 8. 744SS 8. 74585 8. 74594 8. 74512 8, 74481 S. 74517 8,74521 s. 71469 8, 74387 // calore specifico dell' acqua 01 Tavola XX. —ARGENTO .>. 35 7, lil 8,91 10,96 12, 7:; U. 31 16, 7(1 18.55 20. 66 22. 42 24, 65 26, 61 ■28, 30 30, 31 32. -28 34, 00 t + T log 3 Afl00.T log mioo,T 2, 17 8. 7450 4,02 5, 39 7. 65 9, 72 11, 52 13,63 15,54 17. 42 21, 35 23, 60 25,58 27,30 29,37 81, 37 33,11 8, 74523 8,74538 8. 74552 8, 74569 8, 74584 8, 74602 8, 74017 8, 74633 19. 55 8, 74650 8. 74605 8, 74684 8, 74700 3, 74714 8, 74725 8, 74747 8, 74761 8, 74870 8. 7471)1) 8, 74745 8, 74759 8, 74832 8. 74838 8, 74862 8, 74847 8. 74873 8, 75035 8, 75077 8, 75082 8, 74996 8, 75041 8, 74955 Tavola XXI. — PIOMBO f-t-r lotr « M ■ log «IIOO.I 3, 04 1,83 5, 09 3, 91 6, S7 8,71 10,82 12. 84 14,84 16,55 18, 43 20, 38 22, 34 24. 16 26,08 28, 43 30, 35 32, 23 34,02 5.71 7.59 9, 72 11.76 1:'.. 7S 15,51 17, 42 19,39 21, 38 23,24 25, 17 27, 56 29, 49 31, 39 33, 20 8, 4s:J25 8, 48705 s. 1S345 8, 4S362 8, 48380 S, 48100 s. 48420 8, 48439 S, 48455 8, 48474 8, 48492 8, 48511 8, 48529 8, 48547 8, 48570 8, 48589 8, 48607 8, 48624 8, 487: is 8, 4874(5 8, 48828 8,48940 8,49002 8, 48988 8, 48972 8, 48970 8, 48934 8, 48846 8, 48787 8, 4SS1:; 8,48821 Atti Acc. Vol. IV, Serie 4». — Meni. VII. 58 II calore specifico de!!' acqua Nelle tavole X a XV si trovano gli elementi pel calcolo del calorico specifico dell' acqua dedotto da ogni gruppo di esperienze. Per avere poi il calore specifico vero di grado in grado ab- biamo ammesso cbe il calorico specifico dell' acqua , CTiJ , medio fra le due temperature T e t (iniziale e finale del calorimetro, le quali non differivano per solito che circa 2°), sia uguale al calo- T+t rico specifico vero alla temperatura intermedia — — = 0 ; e con i valori che si erano trovati di log <* CTit, uguali , per 1' ipotesi l'atta. a log a C0 si è costruito una curva prendendo come ascisse le tem- perature 0 e come ordinate i valori di log a Cn : da questa curva si sono dedotti i valori di log * CQ di grado in grado, i quali sono registrati nelle tavole XXII a XXVII (seconda colonna) insieme ai valori che si ottengono per il calorico specifico vero dell' acqua di grado in grado , determinando la costante « in modo da rendere uguale a 1 il calore specifico vero a 15°. Si sono così ottenute sei serie di valori del calorico specifico vero CQ dell' acqua , da 0° a 3 1 ( tante quante sono le serie di esperienze da noi fatte con diversi metalli) le quali sono riassunte nella tavola XXVIII insieme alla loro media. Il calore specifico dell' acqua 59 Tavola XXII.- PLATINO Tavola XXIII.— RAME pali, grandi t+ T a. Afioo.7 lo11' log C c t+r a A/ioo.t log log- C C ■ > »ruoo,r •> MlOO/l 1 0,00532 0,00250 1,00577 ì 0, 0044.") 0,00284 1, 00656 -> il. 00505 0. 00-2-2: '. 1, 00513 2 0.00419 0,00258 1.00.-,'. 16 • \ li. 00481 0,00199 1, 00459 3 0,00392 0,00231 1, oor,:;:; i (i.iii)459 0. 00177 1.00408 4 0,00365 0,00204 1, 00471 5 il. ni 1435 0,00153 1. 00353 5 0, 00341 0, 00180 1. 00415 6 0.0(1410 0. 001-28 1. 00-295 6 0.00317 0, 00156 1,00360 T 0, 00390 0, 00108 1. 00249 7 0, 00295 0, 00134 1,00309 8 0,00374 0,00092 1, 00212 8 0, 00275 0.00114 1. 00263 g 0,00357 0,00075 1, 00173 9 o. 00256 0,00095 1, 00219 IO 0,00342 0. 00060 1. 00138 lo 0. 00-236 o. 00075 1.0017:', 11 0,00327 0. 00045 1,00104 11 0,00220 o. ooo:,!i l,ooi:;.; L2 0. 00314 0,00032 1, 00074 12 0, 0021 li i 0.00039 1,00690 13 0. 00300 0, 00018 1, 00042 13 0, 00185 0. 00024 1, 00055 li 0, 00290 0, 00008 1, 00018 14 0,0017:! 0,00012 1,00028 ir. 0,00282 0 1 15 0, 00161 0 1 li; 0. 00274 1, 99992 0, 99982 16 0. 00150 1. 99989 0, 99975 17 0, 00-267 1, 99985 0, 99965 17 0, 00137 1, 99976 0, 9994.". 18 0, 00-262 1, 99980 0, 99954 18 0. 00126 1, 99965 0'. 99919 19 0, 00263 1. 99981 0, 99956 19 0. 00118 1. 99957 0, 99901 20 0, 00265 1. 99983 0, 99961 '20 0, 00109 1, 99948 0, 99880 21 0,00271 1, 99989 0, 99975 21 0, 00106 1, 99945 0, 99873 22 0. 00280 1, 99998 0, 99995 22 0. 00100 1, 99939 9, 99860 23 6, 00286 0. 00004 1. 00009 23 0. 00096 1,99935 0, 99850 24 0. 00297 0, 00015 1, 00035 24 0. 00093 1, 99932 0, 99844 25 0. 00311 0, 00029 1, 00067 25 0, 00090 1, 99929 0, 99837 26 0. 00325 0, 00043 1, 00099 26 0, 00089 1, 99928 0, 99834 27 0, 00341 0, 00059 1, 00136 27 0, 00088 1, 99927 0, 99832 28 0, 00364 0, 00082 1, 00189 28 0, 00089 1, 999-28 0, 99834 29 0. 00387 0, 00105 1, 00242 29 0, 00090 1, 99929 0, 99837 30 0. 00410 0. 00128 1, 00295 30 0, 00095 1. 99934 0, 99848 31 0. 00440 0. 00158 1. 00364 31 0, 00105 1. 99944 0, 99871 60 Il calore specifico dell' acqua Tavola XXIV.- RAME palline piccole Tavola XXV. — STAGNO a M 1U0'T Ino- log- C C t + T 2 , » Miw,T log log C e 1 0, 00333 0,00338 1,00781 1 0,01288 0.00157 1,00362 •> 0, 00302 0,00307 1.00709 2 0,01273 0,001 12 1,00328 3 0, 00273 0, 00278 1,00642 3 0,01260 0,00129 1.00297 4 0, 00245 0,00250 1.00577 4 0.01245 0,00114 1.00203 5 0, 00220 o. 00225 1.00519 5 0,01230 0,00099 1 . 01 I22S 0 0, 00193 0. 00198 1. 00457 0 0.01214 o. IS:1 1. 00191 7 0,00168 0,00173 1.00399 7 0.01198 s. 00067 1.00151 8 n.iioui 0, 00140 1. 00337 8 0. 01 ls;, 0,00054 1,00125 9 0. 00116 0.00121 1.00279 9 0,01174 0,00043 1.00099 10 0. OOII! Il 0, 00099 1,00228 10 0,01104 0,00033 1. 00076 11 0. 00072 8, 00077 1.00177 11 0. 01155 o. 00024 1.00055 12 0,00051 o, 00056 1,00129 12 0,01148 0. 00017 1,00039 13 0.00030 0, 00035 1,00081 13 0.01140 0, 00009 1.00021 14 o, 00012 0.00017 1,00039 14 0, 01135 0. 00004 1. 01)009 15 1, 99995 0 1 15 0,01131 0 1 16 1, 999s;, 1, 99990 0, 99977 10 o. 01130 1, 99999 o. 9999S 17 1, 99974 1, 99979 0, 99952 17 0, 01130 1. 99999 0,99998 18 1, 99965 1, 99970 0,99931 18 0, 01128 1. 99997 0. 99993 1!) 1, 99900 1. 99965 0,9991 ì) 19 0,01127 1. 99990 0. 99991 •20 1. 99955 1, 99900 0. 9990S 20 0.01127 1. 99990 0, 99991 ■Jl 1.99955 1.999IÌO 0, 999os 21 0,01130 1. 99999 0. 9999S ■22 1, 99957 1, 99962 0, 99913 22 0,01134 0,00003 1, 00007 23 1, 999(51 1, 99966 o. 99922 23 0,01141 0. 00010 1.00023 24 1,99967 1, 99972 0, 99930 24 0.01154 0, 00023 1.00053 •25 1.99977 1, 99982 0. 9995!) 25 0,01170 0, 00039 1,00090 ■2i ; 1, 99990 1. 99995 0. 999SS 20 0. 011S7 (1,00050 1. 001-29 •27 0. 00005 o, 00010 1.0002:! 27 0.01211 0. OOOSO 1. 00184 28 0.00025 0,00030 1, 00009 28 0, 01240 0,00109 1, 00251 29 0.00049 0.00051 1.00125 29 0. 01276 0.00 145 1. 00334 30 0, 00075 0. oooso 1, 00184 30 0, 01315 0. Odisi 1.00425 31 0. 00105 0,00110 1,00254 31 0, 01355 0, 00224 1. 00517 Il calore specifico dell' acqua 61 Tavola XXVI. - ARGENTO t + T 1 2 3 4 5 6 7 s g ìu LI 12 13 14 15 16 17 1S li) 20 21 ■22 23 24 25 2(3 27 28 29 30 31 *M> 1110, T Mllim.T 1. 99798 1. 99790 1. 99780 1. 99770 1, 99760 1. 99750 1.99741 1. 99730 1.99721 1,99711 1. 99703 1.99(594 1. 99686 1, 99677 1, 99668 1,79660 1, 99051 1. 99045 1, 99638 1 . 99633 1, 99633 1, 99634 1. 99635 1, 99641 1, 99655 1. 99670 1. 99687 1, 99707 1, 99735 1, 99769 1. 99810 log C 0.00130 0,00122 0, «111112 0. 00102 0. 00092 6. 00082 0, 00073 0,00062 0. 00053 0. 00043 0,00035 0. 00026 0, 00018 0. 00009 0 1. 99992 1. 99983 1. 99977 1. 99970 1,99965 1,99965 1. 99966 1, 99967 1, 99973 1, 99787 0, 00002 0, 00019 0, 00039 0, 00067 0, 00101 0, 00142 1, 00300 1, 00281 1, 00258 1. 00235 1, 00212 1 00189 1, 00168 1. 00143 1.00122 1, 00099 1. 00081 1. 00060 1,00041 1. 00021 1 0, 99982 0, 99961 0. 99947 0, 999:11 0, 99919 0. 99919 0. 99922 il. 99924 0. 99938 0. 99970 1, 00005 1, 00044 1, 00090 1. 00154 1, 00233 1, 00328 Tavola XXVII. - PIOMBO t-k-T 2 3 4 5 6 7 8 9 IO 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 «M> iim.T log C 1, 99648 0.00156 1,00360 1, 99630 0.00144 1, 00332 1. 99628 0. 00136 1,00314 1, 99619 0.00127 1,00293 1. 99610 0, 00118 1.0H272 1. 99596 0,0llln4 1,00240 1, 99585 0, 00093 1,00214 1. 99574 0. 00082 1,00189 1. 99560 il. 00068 1,00157 1.99517 0, 01 ii 155 1. 00127 1. 99535 o. 00043 1. 00099 1. 99521 li. 00029 1,000(17 1.99510 0,00018 1, 00041 1. 99498 0,00006 1.00014 1. 99492 0 1 1, 99491 1. 99999 0, 99998 1.99490 1. 99998 0, 99'. 195 1.99490 1,99998 0,99995 1, 99490 1. 99998 0, 99995 1, 99500 0, oooos 1, 00018 1. 99512 II. (101)20 1, 00044 1, 99525 0,00033 1, 00076 1, 99543 0,00051 1,00118 1, 99565 il. II007.', 1. 00108 1. 99590 0,00098 1,00226 1 . 99620 0, 00128 1.00295 1. 99650 0, 00158 1,00364 1. 99680 0. 00188 1, 00434 1. 99715 0, 00223 1. 00515 1,99750 0. 00258 1,00596 1.99790 0,00298 1. 00688 62 II calore specifico dell' acqua Tavola XXVIII. — Calori specifici veri alla temperatura 0. 8 Col Platino Col Rame pallili e grandi Col Rame pallin e piccole Con lo Stagno Con lo Argento Con il Piombo Media 0 1,00631 1.00719 1. ODS47 1, 00399 1.01)323 1. 00388 1,00551 1 L, 00577 1. 0Ù65G 1,00781 1,00362 1,00300 1. 00: ili!) 1, 00506 2 1,00513 1,00596 1, 00709 1, 00328 1. O02S1 1.00332 1. 00460 8 1,00459 1,00533 1,00642 1,00297 1,00258 1, 00314 1, 00417 4 1.1)0408 1. 00471 1,00577 1. 00263 1. 00235 1.00293 1,00374 5 1,00353 1. 00415 1,00519 1,00228 1.00212 1. 00272 1. 00333 li 1,00295 1, 00360 1,00457 1.00191 1. 00189 1. 00240 1. 00289 7 1,00249 1,00309 1,00399 1,00154 1, 00168 1.00211 1. 00249 8 1, 00212 1.00263 1,00337 1.00125 1. 00143 1. 00189 1,00211 9 1, 00173 1. OU219 1, 00279 1,00099 1, 00122 1,00157 1, 00175 111 1.00138 1,00173 1, 00228 1.01107(1 1, 00099 1, 00127 1. 00140 11 1.00104 1. 00136 1,00177 1. 00055 1,00081 1, 00099 1,0010!) 12 1. 00074 1. 00090 1.00129 1, 00039 1. 00060 1, 00067 1,00077 13 1,00042 1,00055 1.00081 1. 00021 1, 00041 1, 00041 1,00047 14 1.00018 1,00028 1.00039 1, 00009 1.00021 1. 00014 1, 00022 15 1 1 1 1 1 1 1 Ili 0, 99982 0, 99975 0, 99977 0, 99998 0. 99982 0, 99998 0, 99985 17 0, 99905 0, 99945 0, 99952 0, 99998 0, 99961 0, 99995 0, 99909 18 0, 99954 0, 99919 0, 99931 0, 99993 0,99947 0, 99995 0, 99957 lì» 0. 99956 0.99901 0, 99919 0. 99991 0, 99931 0. 99995 0. 99949 20 0, 99961 0,99880 0.99908 0, 99991 0, 99919 1, 00018 0. 99940 21 0. 99975 0. 99873 0, 99908 0, 99998 0,99919 1. 00044 0, 99953 22 0, 99995 0, 99860 0, 99913 1, 00007 0, 99922 1, 00076 0, 99902 23 1,00009 0. 99850 o. 99922 1, 00023 0,99924 1. 00118 0, 99974 24 1,00035 o. 99844 0,99936 1,00053 0, 99938 1,00168 0, 99990 25 1,00067 0,99837 0, 99959 1. 00090 0, 99970 1, 00226 1, 00025 26 1, 00099 0, 99834 0, 99988 1, 00129 1, 00005 1,00295 1,00058 27 1,00136 0. 99832 0, 99923 1, 00184 1, 00044 1, 00304 1, 00097 28 1, 00189 0, 99834 1. 169 1. 00251 1, 00090 1, 00434 1,00144 29 1, 00242 0, 99837 1, 00125 1, 00334 1, 00154 1, 00515 1, 00201 30 1.0029.", 0, 99848 1,00184 1, 00425 1, 00233 1, 00596 1. 00204 .".l 1, 00364 0, 99871 1,00254 1, 00517 1, 00328 1, 00688 1. 00337 // calore specifico dell' acqua 63 Esaminando la tavola precedente XXVIII, apparisce che il ca- lore specifico dell' acqua detcrminato con sei metodi diversi pre- senta un andamento presso a poco identico , col crescere della temperatura : Con ciascheduno dei sei metodi troviamo che il ca- lore specifico a partire da zero va decrescendo col crescere della temperatura, sino a raggiungere un valore minimo che corrisponde alla temperatura di circa + 18° col metodo delle palline di platino, di -f- -21° colle palline di rame grandi , di ■+- 20°, colle palline di rame piccole, di -+- "20° colle palline di stagno, di ~t- 20° con quelle di argento, di + 19° con quelle di piombo, e che al di sopra di questa temperatura , il calore specifico prende a crescere regolar- mente coli' aumentare della temperatura. Certamente esistono delle differenze nei valori del calore spe- cifico corrispondenti ad una stessa temperatura , ma queste diffe- renze non sono che piccolissime di fronte a quelle enormi che si riscontrano nelle misure degli sperimentatori che ci hanno prece- duto in questa via di determinazioni ; se si abbia riguardo alla natura delicatissima delle misure calorimetriche riteniamo che i fi- sici competenti in questo genere di studi troveranno abbastanza notevole 1' accordo trovato con sei metodi assai indipendenti. Noi abbiamo infatti mutato considerevolmente , le condizioni delle nostre esperienze variando la natura del metallo , il peso e il numero delle palline e la massa dell' acqua come risulta dal prospetto seguente : Platino Rame (palline grandi1) Rame (palline piccole) Stagno Argento Piombo Peso totale delle palline in grammi Numero delle palline Peso di ciascheduna Peso dell'acqua del calorime- tro in granimi 118,4 48 2,*r-5 150 2830,0 80 35,4 8000 378,9 20 18,9 904 650,8 33 20,0 890 253,2 30 8,4 520 1600,0 55 29,1 2000 Le palline prima di essere adoperate erano state ripetutamente riscaldate in stufa a 100° e poscia raffreddate gettandole nell' ac- 64 U calore specifico dell'acqua qua fredda: questa operazione era stata ripetuta centinaja di volte. affine di ottenere un assetto stabile nelle proprietà termiche dei metalli che si dovevano cimentare : possiamo aggiungere che il ca- lore specifico (medio fra + 100° e -+- 15°) di tutti i diversi me- talli, e riferito all' acqua a -+- 15°, risultò alla fine delle nostre de- terminazioni, esattamente uguale a quello trovato in principio, cioè alcuni anni avanti. Le regolarità che noi abbiamo trovato nelle precedenti deter- minazioni coi metalli, si deve principalmente alla grande cura che noi mettemmo nello studio dei nostri termometri, e segnatamente per quello che riguarda la correzione per lo spostamento dello zero e quella per la riduzione al termometro a gaz. Alcuni degli sperimentatori che ci precorsero in questo studio, tralasciarono la determinazione di queste due correzioni, e si con- tentarono soltanto di riconoscere che i loro termometri erano ben calibrati e poco più; a ciò si deve, probabilmente , la grandissima discrepanza fra le loro determinazioni. Come prova di ciò riportiamo una tavola che fu pubblicata in una nostra precedente memoria. (1) In questa tavola sono scritti i calori specifici medi degli stes- si metalli impiegati nelle determinazioni sopra riferite, ma i calcoli sono stati eseguiti senza applicare ai termometri calorimetrici la riduzione al termometro ad aria , e la correzione per lo sposta- mento dello zero corrispondente a ciascheduna temperatura. (1) Baktoli e Stracciati, Revisione di alcune misure calorimetriche fondamentali. Nuovo Cimento, 3» serio voi. XVIII, 1885; e Rendiconti dell'Accademia R. dei Lincei, se- // calore specifico dell'acqua <;:, Temperature iniziai do del li< 1 1 ii del calorimetro ir _ 1° 1 2 2 - 3 — 4 4 - 0 D — 6 6 — n < 7 — 8 8 - 9 9 — 10 10 — 11 11 — 12 Calorici specifici medu uel Rame 1 commercio (rispetto all'acqu Stagno , , (rispetto all'acqua I Argento (rispetto all'acqua i Piombo (rispetto all'acqua) 0, 093 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 -20 - 21 22 -23 -24 - 25 — 26 — 27 --28 — 20 — 30 — 31 — 32 — 33 0,094 0. 093 0, 094 0, 093 0,094 0, 093 0, 092 0, 093 0, 093 0, 093 88o 766 963 815 856 879 731 632 591 890 377 335 221 412 439 446 925 014 609 697 989 119 925 972 799 035 845 779 179 549 432 0, 056 0, 055 0, 056 0, 055 0, 056 0,055 100 106 173 084 920 896 949 932 823 677 518 660 585 440 576 633 565 932 930 832 991 289 237 121 761 770 026 383 272 354 652 0, 056 0795 1486 1100 1429 1588 6363 2642 9863 9517 5232 5450 6588 4305 5618 3950 4574 1422 0, 030 7209 8690 9136 8770 9170 0,031 0482 0038 0, 030 9458 9008 0,031 0383 1198 0040 0, 030 8268 8068 9603 7643 6169 ( liasc lo stagno mici dei furono numeri qui inserirli è la media ili 1"> eseguite con i termometri Geissler, le a 20 esperienze; le serie col rame e con altre serie con i termometri Baudin. Se da questi dati, ricaviamo il calore specifico vero dell'acqua, di grado in grado da 0° a 32°, troveremo per ciaschedun metallo una curva sinuosa , che presenta un grande numero di massimi e minimi nel solo intervallo 0° — 31°!! Resultati analoghi abbiamo ottenuti impiegando palline di platino coli' acqua. Il bello si è che anche il mercurio, studiato con lo stesso me- todo e con gli stessi termometri ci ha presentato le stesse singo- larità dell'acqua; cioè con gli stessi termometri (1), il raion' .speri firn (1) S'intende, con gli stessi termometri, ma non corretti per la posizione dello zero corri- spondente alle diverse temperature, né per la riduzione al termometro a gaz. Atti Acc. Vol. IV, Serie i*. — Mem. VII. 9 66 Il calore specifico dell' acuii a vero del mercurio fra 0° e 31° presenta un grande numero di mussi- mi e minimi, i quali, in generale, coincidono coi massimi e minimi del calore specifico vero dell'acqua, studiato con gli stessi termometri !!! Temperature Iniziali del liquido del Calore specifico medio del Platino (rispetto al Temperature iniziali del liquido del Calore specifico medio del Platino 1 rispetto al calorimetro mercurio pu- calorimetro mercurio pu- rissimo) rissimo 1 no — io 0. 96 8613 17 — 18 1 - 2 — 18 — 1'.' n. 96 9153 2 - 3 35-24 19 — -2(i — 3—4 — 20 - 21 II. HO 9171 4—5 3961 21 — 22 — 5—6 — 22 — 23 8732 6—7 1009 23 — 24 — 7 — 8 — 24 - 25 0,97 0200 8 - 9 ISlilj 25 — 26 — 9 - 10 — 26 — 27 0,97 14:10 10 — 11 4401 27 — 28 — 11 - 12 — 28 — 29 n. '.17 2417 12 - 13 1375 29 — 30 — 13 — 14 — 30 — 31 0,97 1215 14 — 15 0144 — 15 — Hi — — 1(3 — 17 0, 95 8967 Ognun vede dunque a quale causa si debbano attribuire i molteplici massimi e minimi trovati nel calore specifico dell' acqua da qualche poco cauto sperimentatore. L' insigne tisico E. A. Rowland a cui si debbono molte im- portanti determinazioni calorimetriche trovò " che il calore specifico " dell'acqua decresce da 0° a -+- 39°, dopo il qual punto cresce. " Questo fatto , egli aggiunge , avviene solamente quando la tem- " peratura sia misurata con un termometro ad aria , e non è più " vero quando sia misurata con alcuni termometri a mercurio " compreso quello costruito dal Geissler. ., (1) Ciò è perfettamente d'accordo coi nostri resultati, salvo che noi troviamo il minimo a ■+■ 20° invece che a -+- 29°. Nella nota a fine di questa pagina , riferiamo i resultati della analisi chimica dei metalli impiegati nelle ricerche precedenti. (v2) ili E. A. Rowland, Relazione critica sulle varie determinazioni deW equivalente meccani- co della calorìa; Venezia 1882, Tipografia Antonelli, pag. 78. i Memoria premiata dal B. Isti- tuto veneto di scienze, lettere eil arti). (2i Due palline di platino del peso complessivo di grammi 5 furono disciolte nell'acqua re- gia: l'analisi più scrupolosa rilevò una piccolissima quantità d'iridio, e traccie di metalli della famiglia del platino. 11 rame (palline piccole, dorate) conteneva il 0, 18 per cento di stagno e 0. 12 d'oro e trae- // calori' specifico dell' acqua 67 III. Esperienze fatte mescolando acqua a 0" con acqua alla temperatura dell' ambiente. In queste esperienze si adoprò il grande calorimetro di nichel, che ci aveva già servito per le esperienze con le palline di rame grandi, disposto al solito modo entro allo stesso recinto alla Ber- thelot. L' agitatore fu costruito appositamente per queste esperien- ze : era anch' esso di nichel ed è rappresentato dalla fig. 2 della tav. I; (hi sono due sottili lamine orizzontali, di un diametro poco inferiore a quello del calorimetro , distanti circa un terzo dell' al- tezza del calorimetro, e riunite da due bacchette verticali aa e da tre larghe lamine piegate ad elica, le quali servivano egregiamente a rimescolare il liquido. Un foro centrale lasciava libero passaggio al termometro. Per raffreddare a zero 1' acqua da versare dentro il calori- metro, adoperammo una grande boccia di nichel della capacità di parecchi litri , la quale si circondava completamente di ghiaccio entro una cassa appositamente costruita , della capacità di più quintali. La boccia di nichel era munita di un agitatore e vi era im- merso un termometro sensibilissimo , diviso a centesimi di grado , coi centesimi ampi oltre un millimetro (1). eie di altri metalli (L'analisi fu fatta sciogliendo 19 grammi di rame): Il rame, palline grandi, conteneva il 0, 005 per cento di stagno. Lo stagno conteneva 0.030 per cento di ferro, e il 0.O0S di piombo (l'analisi fu fatta so- pra 18 grammi di stagno I. L'argento conteneva il 0.1)47 per cento di rame ed il 0,016 di oro (1' analisi fu fatta so- pra (i.-l gr. di argento). Il piombo conteneva il 0,033 per cento di Tallio <■ traccio di altri metalli: L'analisi fu fat- ta su 28 grammi di piombo.) Le analisi furono eseguite dal chiarissimo sig. prof. G. Papasogli nel laboratorio di Chimi- ca della Et. Scuola superiore di Mercilogia in Firenze, che qui nuovamente ringraziamo. Il) (Questo termometro che si adoperava per determinare la temperatura dell' acqua della boccia fu fatto costruire appositamente : ava il serbatojo lungo 10 centimetri in modo da oc- cupare gran parte dell'altezza della boccia, ed era graduate da - 3» a + 3°: esso rimaneva sempre nella boccia, e perciò ad una temperatura molto vicina a zero, per tutto il tempo che durarono queste esperienze coli' acqua fredda, (circa 2 anni). Il termometro era stato costruito dal Mailer successore ilei Geissler (a Bonn). L' apparecchio per mantenere V acqua a zero . il quale era assai complicato, fu costrutto abilmente dalla officina Turchini di Firenze, via S. Hallo. 68 U calore specifico dell' acqua V apparecchio non differiva molto per la disposizione da quel- lo del Rowland, (On the mechanical equivalent of heat, Cambridge, 1880, pag. 123 fig. 4a) il nostro però era colossale, ed assai più complicato. Le esperienze erano condotte nel seguente modo : riempita la boccia di nichel di acqua già freddata sino a pochi gradi sopra zero, la si richiudeva, e si lasciava a sé per circa 24 ore; avendo cura ogni tante ore. di aggiungere del ghiaccio nella cassa, in quan- tità uguale a quello che si era fuso. Dopo circa 24 ore si agitava di tratto in tratto l' acqua della boccia di nichel, ed in pari tempo si leggeva il termometro col cannocchiale , per assicurarsi che la temperatura non variava più anche in capo a dieci minuti, e che essa era inferiore a -+■ 0°,020. Allora si cominciava a leggere il termometro del calorimetro, nel quale, già da lungo tempo si era introdotta una nota mass/i d'acqua, (determinata colla bilancia); il termometro calorimetrico si leggeva di minuto in minuto mentre un assistente agitava l'acqua del calorimetro; quando si giudicava opportuno si faceva cadere una certa quantità di acqua a zero nel calorimetro. Manovrando 1' agitatore, bastava un minuto perchè la tempe- ratura del calorimetro raggiungesse un valore che restava per un poco costante e che dopo cominciava ad aumentare regolarmente: si notava quel valore come temperatura tinaie del mescuglio e si osservava la temperatura per altri 9 minuti per fare poi la corre- zione del calore acquistato dall' ambiente durante 1' esperienza. Terminata la esperienza si ripesava il calorimetro e 1' aumento di peso rappresentava 1' acqua fredda versatavi ( 1). Per dedurre da queste esperienze il calorico specifico dell'ac- qua di grado in grado, come dalle esperienze fatte coi metalli, ab- ili (ili apparecchi per mantenere l'acqua a '/.ero erano duo. perfettamente uguali: poteva- mo perciò eseguire anche due determinazioni nel periodo di ventiquattro ore. Per evitare dm si deponesse un velo dì rugiada sullo pareti esterne del calorimetro, dopo avere versata l'acqua fredda, si ebbe nini di mantenere l'aria abbastanza secca ut-Ila sala delle esperienze, con calce viva, t'aiuta in diverse casse. Inoltre il raffreddamento dell'acqua del calorimetro non superò mai i 3°,5— La superficie speculare di nichel, permetteva «li scorgere nettamente il più piccolo vele di rugiada deposta e noi abbiamo rinunziato a quelle poche esperienze nelle quali ciò avvenne. // calore specifico dell' acqua 69 biamo cominciato dal calcolare, da ciascuna esperienza, il calorico specifico dell'acqua del calorimetro, prendendo come unità quello dell'acqua fredda versatavi. Diremo prima di questi calcoli e poi degli altri. Per le correzioni da apportare ai termometri calorimetrici, (che furono gli stessi che avevamo adoprato per le esperienze coi me- talli), possiamo riferirci a quanto abbiamo già detto precedentemen- te. Soltanto aggiungeremo che in queste esperienze si tenne conto del punto fino al quale era immerso il termometro avanti e dopo il mescuglio e si dedusse da ciò la pressione sofferta nei due casi dal centro del bulbo, e si calcolò la correzione dovuta all'aumento di pressione esterna prodotto versando 1' acqua fredda. La correzione di pressione esterna fu fatta anche pel termo- metro che dava la temperatura dell' acqua fredda della boccia ri- ducendone le indicazioni alla pressione normale. La correzione per la colonna non immersa del termometro calorimetrico fu fatta, tanto avanti come dopo il mescuglio con T acqua fredda, prendendo per temperatura della parte non immersa quella indicata da un termometrino a quinti di grado sospeso ac- canto all'asta del termometro calorimetrico. Il riscaldamento del calorimetro prodotto dall'ambiente, nel mi- nuto che correva dall' istante in cui si faceva il mescuglio, a quello nel quale si osservava la temperatura finale, si è determinato ammet- tendo che fosse la media dei riscaldamenti che avvenivano in un eguale intervallo di tempo avanti e dopo il mescuglio; e questi erano dedotti dalla variazione di temperatura che avveniva in 9 minuti. Quanto alle pesate vale quello che abbiamo già detto, anzi in queste esperienze sarebbe stato inutile fare la riduzione al vuoto del peso dell' acqua, poiché si mescolava acqua con acqua e le due correzioni si eliminavano poi nel calcolo , (facendo il rapporto dei pesi). Per dare qualche esempio , riportiamo nelle tavole seguenti ( Tav. XXIX a XXXI ) tutti i dati relativi ad alcune delle molte determinazioni che facemmo col metodo sopra descritto. 70 Il calore specifico dell' acqua Tavola — D .= 3 _ o o o * N od £ flo«a ~ a ' - a a c_ ;_ r - a - = a r a "- r ; - ~Z s -- 1 5 B e o cj o 9 p'"5 ^ -E s6 o a a - a " i ~ 5 o ? a i tì o © 3 a e -*3 ■- a •r *Z 5 ~ o o ci le dello zc idotta pressione ormale irmometro -a ? l | ■= o '■- !- '_ =Z ~ a S «tì c S ss o ^i a ~ 2 2 .2 " ce = ~ 9ì 1 > VI \ Z a a 3 T. I. c ; g.l.l a 'è ed a 1 1 II r - p Z o e -a a o 3 rt 33 5_ il - Fh a -3 r = Correzione per 1 di pressione sul termo dall' aggiunta d a3 le 3 O © O ■/. li sr« CD .£ o s z r'ir. _cc a > ^ "" 2 'rri a ce O ~ avan | .- a a -, |S > cj-j -9 ed > — Ti S z > a o -. a; _ Ti ' — Ti 13 o H, © ^ p e a u *" = -a ac — "a i I > ■- V a< Ere - a, > qua Ida O O z ci O t - : r •/ IssC, 3780 i riugno L2 754,3 757.7 760,3 22,8 G c 0,0 17,56 + 0.0011 0,0010 —0,0006 6008,08 88,79 1083,78 —0,009 + 0.239 23,200 3783 i riugno 15 754,2 757,6 7iio.ii 22,1 G e 0,0 17, 5 +0,0033 — 0.00(14 — o.oooo 0724,35 SS.77 1061,05 —0,009 +0,239 23,170 3765 Maggio 28 756,5 759,9 762,5 24.0 Q 0 0,0 17, 0 —0,0018 —0,0021 —0,0000 6757,72 SS.S1 1153,39 —0,012 +0,249 23,490 3441 < riugno L2 754,3 757,7 760,5 22.0 Q B 0,0 17,66 +0,0026 —0,0008 —0,0007 6496,00 ss.s-j L180,32 —0,009 +0,291 23,476 3789 ( riugno l'I 747,2 750,6 763,1 21,8 Q C 0,0 17,50 +0.0040 — 0.0000 —o.oooo 6699,09 88,79 1105,56 —0.009 +0,239 3445 Giugno L6 752,1 755,5 756,9 23,5 G B 0,0 II. 0 —0,0023 —0.0075 - -o.oi io:; 6811,56 88.68 639.60 —0,009 + 0.2111 22.890 3421 \I L'in 23 759,7 763,1 764,8 20.1 i; B 0,0 i del 4 serba toio in li un; — 0,0117 0,0004 6732,85 88,71 871,43 —0.012 +0,311 23,220 3700 !■■ 29 756, 1 759,8 762,6 24,2 G O 0,0 i7.<;;> —0,0016 O.OOll —0,0007 0774.00 88,82 1183,30 —0.012 +0.240 23,7« 3428 Maggio 30 757,3 70(1,7 702.1 2 1.2 i; B 0,0 |nin- serba tolo —0,0036 —0,0103 —0,0003 6766,87 88,68 830,88 —0,012 +0.311 23,144 1770 Giugno 8 751,9 757,9 759,3 23,4 G O 17.0 is, 2 —0,0003 —0,0009 —0,0003 6692,16 89,01 939,75 —0,009 +0.239 23,310 // calore specifico dell' acqua 71 XXIX. T E M P E IIATURE DEL CALORIMETRO ti il uiescnglio 23.200 23,165 23,491 23.472 23.390 22,889 23.230 23,746 23,147 23.310 23,200 23.102 23.492 23,470 23.380 22,888 23.230 23.747 23.143 23.310 23.190 23.100 23.492 23,468 23,389 22,888 23.240 nell' istante del mescuglio 23,1989 23,1589 23,4922 23.4693 2:;.;;ss7 22,8878 23.2422 23.747 23,7484 23,6998 23.149 23,309 23,1538 23,1142 23.4472 23.4215 23.3417 22,8458 23.1977 dopo il mescnglio 23.1496 23.3089 23,1080 23.2627 19,980 20,028 20,095 19.890 20.100 20,946 20,600 20,248 20,642 20.46(1 1' corretta t C3 03 - DO -n O c3 te . t> -r* *- i ai vi o Ti « > OD -r. o o3 X o 19,9470 19,9S4 19.992 20,000 20,008 19,9954 20,031 20,036 20.040 20,046 20.0660 20,100 20.108 20.118 20.124 19,8630 19.900 19,907 19.912 19.020 20.1 toso 20,104 20.112 20,120 20.130 20,9150 20.948 20,952 20.958 20.960 2H.5720 20.304 20,613 20.622 20.0:11 20.2190 20.252 20,260 20.270 20.270 20.6140 20,640 20,653 20,060 20,669 2H.429II 20.464 20.473 20,480 20,486 2O.O10 20.050 20,136 19.924 20,136 20.901 20.640 20,284 20.676 20.496 I E II : sa x 3 "S S 1é « Raffreddamento dell' acqua del calorimetro 'n — p 5 2 o 0 +0,0019 3.2114 +0,0007 3,1238 +0.0024 3,3845 +0,0011 3,5637 +0,0018 3,2816 +0,0009 1 9372 +0,0033 2,6335 +0,0022 3,4835 +0,0022 2,5032 +0.0019 2,8365 -a o a s > ° +0.259 + 0.201 +0,245 +0,311 +0.258 +0.312 +0.312 +0,247 +0,309 +0,254 4-0,0193 + 0,0208 nonno +0,0193 +0.0194 +0,0207 0,0000 0,0000 0,0000 +0,0138 u- ed o c ! ss a ci = / 19.9242 19.9729 20,0609 19,8411 20.0156 20,8858 20.5506 20.2117 20.6012 20.4121 Ct.c Ct,o 0,99515 99574 99S53 99798 99490 99935 99710 1.00017 0,99745 0.99727 // calore specifico dell'acqua Tavola Data — I / c C3 '33 X - - 7 ~ -- "= 2 zz - ■ § i 5 - — - z: - 11 §j 3 o e p Z I o s - = zr 5 77 1Z~ 3 o o t i : g; i_ /- S © £ O -3 S Ph - — *-"-'■ "3 ? 7. '~ ~ -_ - *_ _= - = E _ ~ ° 1 — .- .1 ~> si g e ^ - .£ "= z "3 2 - Z -r 77 — _ - a = \_ J7 T z r. _- 5 ~ .- T - T3 o - 1 e ■r. o 5 - £ =. .2 - 9 3 - /■ — !» s '^ - _ sd £ ~ - ~ f - z - z E. - _3 ce - ir ~ 0 - - «li - B -r i '5 7 l'a fra z I T :qua II. £ - s 7 X z 1ss7, 3606 Xm .in. 23 IsMi 744,4 - 753,0 14.(1 D c 8,0 s.ll 0,0003 —0,0006 -0,0005 6204,33 89,06 1. 12 4,62 — o.oik +0.225 1 ! 77 1 3369 Narzi 763,9 768,6 77i ).:, 14,3 K B 0,0 2,0 —0,0016 —0,0040 —0,0004 6097,98 s.s.07 1196,29 -1-0.125 -! 0,312 1730 Aprile l'I 751,3 757,6 7iiii.7 13,8 E e 8,0 9.3 —0,0000 - 0,0006 — 0.00117 6561,13 89,32 1(174.10 —0,030 + 0 27,0 13,890 3742 M iggio 5 762,0 768,3 771.il 15.1 E e S.ll 9,5 —0.001:1 —0.00,17 —0,0009 6715,44 89,39 1610,25 — 0,038 + 0.240 13.77,1 3902 Novem. 15 753,4 758,5 761,9 14.0 .. e 0,0 - i —0,0001 —0,0026 —0,0005 6094,62 89,7] 1H27.2.7 +0,198 +0.330 14,290 3728 Aprile li' 752,9 756,2 1 l.H E e 8,0 '.i 1 —O.oi HI7 —o.oi imi o. 18 6558,18 89,36 1511.76 —0,030 + 0.250 L3,830 170] Marzo 23 759,8 7117.;. 15,0 E e 0,0 S.ll — 0,001(1 —0,0013 —0,0010 6195,62 89,09 1875,49 — 0,030 +0,259 14.2211 3365 o 22 760,5 764,0 766,6 11.1 E B 0,0 7,9 -0,0042 —0.001 III —o.i ii idi; (1115.37 88,86 1153,75 —0,030 + 0.327 L3,716 2SS!I Novem. 2 lsv, 765,7 770,8 773,9 14,3 2 C 0,0 serbu lolo —0,0006 - 0,0026 — 11.001)7, 0595,62 89,71 17.SS.00 1-0,198 H 0,330 L4,370 3257 Novem. in issi; 765, i 7H7.7 I) B SII 9,0 r-0,000] -0,0011 —0,0005 1117)4.21 89,09 1103,32 — 0.0GO +0.2S2 14,860 1404 M iggio 6 755 - 762,1 764,3 16,3 E B s.o 8,9 -0,0016 -0.00111 —0,0005 6698,72 89,19 968,43 —0,038 +0,298 14,710 io 8 777.2 763 5 765,7 L6,8 E B 8,0 8,9 —0,0018 —0,0022 —0,0005 6665,32 89,19 1020,40 —0,038 + 0,298 il.sin; 4010 Novi 1886 ir, Mi 7.M1. 1 758,0 n;n •j B 0,0 0.7 —0,0028 0,0053 —0,0003 6283,77 89,40 844,70 4-0,198 + 0.3(15 15.04(1 Ottobre 30 754,6 76] 0 763,4 15,1 D i' s.o 9,0 —0,0001 —0,0012 0,0006 6578,60 89,09 L138.85 —0.060 + 0.201 1 1 998 Novem. 1 749,8 756,2 759, l 1 in U C .s.o 9,8 +0,0013 0,0007 - 0,0008 U.171. 11 89,20 1 17.7.77 —0,060 +0,204 17..2IH (249 Novem. 2 753,9 760,2 763,0 L5,2 1) B S.ll 9,1 — O.OII02 -0,0013 (1.(1007 6314,29 89,13 1248,84 —II.OI io +0,282 15,020 Novem. 2 760 1 L5,0 D e 8,0 !l 1 -Hi. il -0,0011 - o.i li iii7 1346,10 SS). 13 1177.1U —0,060 ' 0.201 Novem. 7 7.".:; 7 759,9 762,6 I 1 il I) n 8,0 9,] +O.OIIOI 0,0010 0,0006 1342,09 89,13 1226,28 —0,060 +0,282 1256 Novem. ì' issi; 7."..; 7 763 l 765,8 L5,2 1) li 8,0 9 i —0,000] 0,0013 —0,0006 1465,34 39,13 1320,96 -0,060 +0,282 15,054 3716 Aprii.- 7 756,0 762,3 767,] 16 ! E C SII 10,05 —0,0004 O.OOll ■0,0012 1276,46 39,57 2117.1H —0,030 + 0.250 t.,:'-n> 176 1 M i fio IH . ■ ■ 767,8 17...". E c 8,0 9,1 -0,0005 o.ooi 1 0,0006 3758,73 39,26 1151,37 0,038 + 0.210 Mi; Novem. 1 7ill.il 16,8 2 li 0,0 —0,0038 ■ 0,0059 -0,0003 1795,18 39,46 !iii7.!»o +0,198 +0.3(15 7 222 // colurt' specifico dell' acqua 73 XXX. TEMPERATURE DEL CALORIMETRO z *B - — % 2 4: z £ tì 0 | O g — « 3 * a | 1 a *" " " 3 m'ir istante ti il mescuglio «lei mescuglio dopo il mescuglio Correzione pel del calori dovuto al raggi z n - •_ ~ CD -Z -3 — e— H '_ z £ — z\ / "o S -z > 7. Ct.o 3 -- 7. X X —-1 ~ 7 /. £Si — ~ 7 c3 1-4 r z > Zi — • - XI QQ O -r. •1. ed - . > - i r. X z r X Z ri % ■- t r- 1 r x /_ 0 -. - X X e 0 13,575 13,575 1 1,576 13.5762 L3,5965 11,206 11.2330 11,210 11.220 11.221 11,236 +0,0018 2.3001 +0.222 0.0000 11.2301 0,99898 18,710 13.716 13,720 13,7222 13,5022 11.540 11.3140 11,544 11.550 11,564 11. .",74 11,584 4-0,0036 2.1040 +0.325 +0,0108 1 1 .2952 99532 13,890 13,890 13,891 13,8911 13,8751 11,077 11.07110 11,080 11. OSO II. II! '2 11.100 11,102 4-0,0014 2.70SS +0.230 0.0000 11.0703 99621 13,756 13.737 13,760 13,7610 13.753U 11,108 11,1180 11.112 11.120 11.120 11,133 11,140 +-0,0023 2.03,70 +0.25S +0,0160 11,0981 99307 14,290 14,291 14,292 14.2922 13,9242 11,382 11,0192 11,386 11,394 11,403 11.410 11,419 +0.0022 2.0102 +0,350 +0.0195 10,9944 99400 13,832 13,833 13,835 13.8356 13,8196 11,249 10,2510 11,252 11,260 12.204 11.272 11,280 +0.0020 2,5716 1 1.2 19 0.0000 11,2473 99464 14.214 14,211 14,209 14,2078 14.1914 10,920 10,9220 10.923 10,930 10,936 10,944 10,952 4-0.0012 3,2713 +0,259 II.OOOI) 10,9185 99603 13,704 13.698 13.694 13,6916 13,6756 11,531 11.5304 1 1 .532 11,534 li.:,:;:, 11.5; ',7 11,538 4-0,0008 2.1492 Mi. 329 +-0,0004 Ll,5302 97700 14,372 14.373 14,374 14,3744 14,0064 11,680 11.3132 11,684 ll.ooii 11,700 11,706 11.714 4-0.0021 2 6978 4-0.350 +0,0175 11,2905 99110 14,860 L4,860 14,860 14,8600 1 1,8858 1-2.7 Hi 12,7390 12.722 12,728 L2,736 12.710 12.743 ■noni:; 2,1498 +0,299 +0,0156 12.7205 0.99772 14.714 14.716 14.717 14,7178 14,7088 12,880 12,8720 12,882 12.SSS 12,891 12,896 12,900 4-0,0015 1,8388 4-0,320 +0.0211 12,8473 99680 14,898 — 14,900 14,9008 14,8908 12,940 12,9320 12.1)43 12.017 12,951 12,956 12,964 +0,0016 l.ooi.; +0,318 +0,0189 12,9088 99153 15,045 15,047 15,048 15,0489 14.6779 13.332 12,9593 12.33.-, — 12.348 12.3,53 12,356 -4-0,0018 1.723,2 +0,386 +0.0209 12.9310 99459 15,000 15,000 15,000 15,0013 15,0263 12,810 L2,8300 12,814 12,820 12,826 12,833 12,838 +0,0017 2.1997 +0,208 +0.0033 12.S232 99309 15,240 15,239 15,238 15,2371 15,2601 12.120 12.4412 12.424 12,430 12,436 12.440 12.443 + 0,001 IS 2,8225 1-0.208 -1-0.0040 12.43,49 99409 15,020 15,020 15,021 15,0211 15,0461 12,571 12,5917 12 571 12,580 12,588 12,594 12,600 +0,0017 2.4579 +0.2SÌ) t-0,0064 12,5816 99831 15,109 15,109 15,111 15,1113 15,1356 12 771 L2,7910 12.774 12,782 12.7S7 12.71)1 !2 500 + 0.0018 2,3483 +0.2 12 + 0,0074 12.7SOII 99531 15,033 15.032 15.1)2!» 15,0281 15,0531 12.020 12,6402 12,622 12,627 12.031 1.2,636 12,640 +0,0007 2,4156 -1-0.290 +0,0075 12.03114 99698 15,056 15.057 15,058 15,0584 15,0832 1 2 5 12 12,5530 12,536 12,542 12,548 12,555 12,560 +0,0018 2,2983 +0,219 +0,0089 12,8687 99709 15,922 15.923 15,924 15,9244 15,9044 11,901 11,8944 11,907 11,920 11.032 11,945 11,958 +0.0034 mi;,; +0,250 0,0000 il. -ss; 99865 15,077 15.077 15.078 15,0782 15,0672 12,902 12,8940 12,905 12.912 12,920 12.024 12,931 +0.0017 2.1704 +0.259 +0,0176 12.S727 99 li:, 15,223 15,222 15,224 15.2246 1 1,8523 L3,395 13,0230 13.400 13.40.", 13.410 L3,416 13,420 +0.0017 L,8339 +0.390 +0.0244 12,9907 993SS Atti Acc. Vol. IV, Serie 4». — Mem. VII. 10 Il calore specifico dell' acqua Tavola XXXI. Acqua a zero versata nell' acqua alla temperatura dell' ambiente 3302 3662 3322 3639 3656 3326 T V u T U u Media o •e o s t+T t Cr,c E 2 Ct.B 3689 u 3»,65 3°,10 i). iiì i7::;; 3691 D ;;. -,:> 3. l'T ii. 99959 3323 U 3. Sii 3.47 0, 99871 3658 u 3, 93 3, 22 0,99963 1 Icdia 3,80 3.26 i). 99882 3355 U 4°,05 3»,64 0,99862 3356 u 4.H7 3,71 0,99651 3659 D 4. 12 3,59 0,99917 3692 U 4. .".il 3, 84 1,00004 3354 u 4. (ili 4.33 0,99534 3688 li 4. 80 4,12 1,00055 1 ileilia. 4.44 3, S7 0,99837 3641 T 3657 U 3660 U 3628 U 3661 r 3325 u 1 lidia 5«,06 5,13 5, 28 5, 31 5, 50 5, 54 5,30 5»,56 5, ."'ii ."..ni .".. il'.' 5, 77 .",. 95 .">. 69 3694 U 3638 T 3640 T 3663 0 3655 u 3669 u 3665 u 3629 T 3328 0 I tedia 6»,28 li. H7 li. ns li. mi li. L9 li. 23 ii 35 il. 36 6,38 (i. 22 4o,31 4. 23 4. 37 4.54 4. 51 4. 92 4. 4S 4°.97 1. 63 5,03 4. 72 4. si 5, 33 4. 91 5». 5, 5, 5, 5, 5, 5, 5, 5, 34 12 11 00 21 •_"ii •_>4 40 69 0,99837 0,99713 0,99880 i). 99703 0,99877 i . i li « 158 0. 99845 n 99749 0,99779 0,99821 0,99929 0,99949 ii. 99841 0,99845 5. 2.32 7.34 7.49 7.38 7.42 7.42 7. 35 7.4(3 7. .".li 7,54 7.57 7. 62 5o.20 .".. 90 .".. ."..". 5, 7(5 .".. 37 .".. 48 .".. 97 5.60 6o,02 ii. 48 6,05 5, 68 .".. in; li. 24 li. 22 6,33 5. 69 .".. 84 li. 29 (i. n7 6o,30 6, 21 15. 51 5, 77 i; ni! 6,09 li. 38 li. 22 li. 17 6.19 li". .".li li. 33 ii. 55 (i. .".7 li. 65 ti. 68 1;. 64 li. 31 li. 117 (i. 32 (i. si li. 7.". Cr,t Cc,o 11. 99789 11. 99810 11. 99776 0,99881 1,00052 11. 99873 11. 99782 0,99852 I 00083 0,99943 11, 99858 11. 99576 II 99834 11 99550 0,99797 I. di inni II. 99768 I. 00051 II. 99954 0,99856 0,99727 11 99788 11. 99983 il. 99760 0. 99680 il. 99705 1,00133 (i. 99845 li. 99983 0,96845 11 99803 (1.99702 0,99598 11. 99924 0. 99912 11. 99654 I). 99786 L, 00069 1. (Il 11 142 0,99989 0,99783 0,99462 // calore specifico dell'acqua 7:") Segue Tavola XXXI. fc 3634 3310 3653 T T U Media 3678 D 3345 U 3670 U 3360 u 3351 u 3624 T 3334 U 3334 u 3675 u 3652 u 3646 T 3311 T 3348 U I ledia 3698 U 3636 T 3672 U 3676 0 3317 D 3633 T 3649 T 3650 T 3651 U 3318 U 3632 T 3336 U 1 tledia 7". 66 7,66 7. 67 7.49 7°.i i 7. 75 7. 78 7,7s 7,82 7. sii 7. su 7. si 7. sii 7. si 7. '.io 7. 95 7,91 7.83 8°.15 8,01 s. (17 s. 11 s. 18 8.19 S, 22 8, 25 8,26 8,29 8.31 8.25 8.19 3908 3673 U 3341 U 3316 u 3909 3914 4024 3340 u 3342 u 3363 u 3315 T > ledia 8«.39 8.38 8,39 8,43 8.41 8.42 8,54 s. 51 8,56 8,61 8,66 8,48 6°.55 li. 97 6,38 6,58 6». 60 7.H1 6,48 7.2(1 7.21 6,90 7,01 7. (di 6. 58 6, 12 6. 85 7. 21 7,16 6, 89 6«,93 6,80 6. 82 6,86 7,27 7,10 6,83 6,91 7,01 7.39 7.(12 7. 54 7. 07 7°,54 7,06 7. 61 7,47 7.51 7.12 7. si i . 75 7. 76 7,83 7,83 7,60 CT.t Cc.o 1, 00081 0, 99462 1, 00026 0,99820 o. 99696 0,99895 0,99824 0, 99681 0. 99612 0,99910 0,99870 0. 99975 ii. 99604 0, 99828 0,99815 0, 99764 0, 99861 0, 99795 0, 99511 (i. 99926 0, 99689 0, 99625 0, 99637 1. 00015 1,00054 1. 00083 0. 99622 0. 99498 0. 99993 0. 99612 0. 99772 0, 99543 0. 99835 (I. 99919 1, 00004 0,99376 0. 99403 0, 99516 0,99864 0. 99975 0. 997;;s 1, 00104 0. 99725 3621 3616 :;i;us 3278 3609 : 1622 T T T T T T T Media 3605 T 3919 3619 T 3620 T 3280 T 11122 ] ledia 9».58 9. 55 9.6H il. 77 9,87 9.98 9,72 li>,22 1(1. 24 in. Hi in. 52 1(1.5(1 1(1. 59 1(1.57 10,44 So,42 8,15 8,52 S. 5:1 s. 93 9,19 8,62 9o,22 s. US 9. 11 9. 34 9,61 9.45 9.(12 9,25 2 T3 O -3 5 Eh t+T 2 t CT.t Cc.o 3910 8°,71 7o,83 (1. DIMISI 1 3337 U 8,71 7, 86 (1.999.17 3339 U 8,81 7,88 0, 99952 3343 IT 8,89 8. 1(1 0, 99732 4030 s. 8 1 8,11 (i. 99:176 Media 8,80 7.96 0, 99735 3603 T 90.13 8o,18 1, 00096 3917 9. 12 7.90 0, 99151 3911 9. 29 S. 1(1 (1.99494 3918 9, 28 8,05 0, 99547 3266 T 9, 28 S. 73 1,00109 .'IMI 17 9,37 S. 1(1 0, 99458 ] iledia 9,24 8,18 0. 99692 0, 99835 (1.99161 0. 99838 0. 99892 0,99701 0,99291 0,99620 (1.99777 CI. 99692 0,99614 0. 99457 0, 99816 0, 99344 0, 99325 0, 99575 3601 T 100.77 9o,56 0,99658 3272 T 10, 89 10.07 0.99412 3264 T 10. 91 9, 97 0. 99676 3273 T 10, 98 10, 02 0. 99484 3598 T 10, 61 9. 24 0. 99677 3613 T lo. 93 9,64 0, 99506 3623 T 10.73 9,32 0, 99575 I ledia 10, 83 9,69 0, 99570 76 Il calore specifico dell' acqua Segue Tavola XXXI. S5 3612 3611 3275 3906 3724 T T T Media 3276 3610 3703 3269 3367 3726 T T K T K K Media Ll°,06 11.11 11. 17 11,29 11,36 11,20 9°.86 9,77 10,06 10. 04 IO. 02 9,95 11°.44 LI, 53 11,49 11,62 11,64 11.66 11. 56 10»,36 10,83 9, 82 10, 56 in 63 10, 22 10, 40 :!277 T 3368 K 3722 E 3389 K 3725 K 4020 4021 3699 E 3700 E 3705 K 3904 I tfedia ll°,7o 11. 72 LI, 79 1 1. 75 11,71 11.75 11.74 11.74 11.77 11,95 LI, 99 11. sii 11. 79 10°,57 10. 65 10. 66 10. 72 0. 71 LO, 92 Ki.lH 10,86 10.31 10, 22 10, '21 10.72 1(1.54 Cr,c Cc,T 0,99741 il. 99589 (I. 1)1)403 0,99396 0,99652 (i. 99568 0,99297 (l. !H>44_' 0,99906 0.99476 0,99564 0,99729 0, 99569 0,99482 ii. 99452 ii. 99541 o. 9H715 0,99593 0, 99564 0. 1I1I4D7 0,99221 0. 99675 o. 9962ÌI 0. 99721 (i. 99740 li 99569 37(11 K 12»,09 10«,56 0,99751 3706 K 12,01 10, 28 il. 99620 3727 K 12,08 10. 89 0,99732 3391 K 12,29 11.40 0,99442 3897 12, 23 10,95 il. 99540 3392 k L2,34 11,43 ( i.!U)473 3898 12,09 LO, 76 il 99468 j Eedia 12. 16 LO, Kit 0,99575 3111 Ili 1) 12«>,41 llo,23 0,99898 33611 K 12. 12 11.31 (i. 99532 3730 E 12. 4K 11,07 ii. 99621 3742 E 12.41 11,11 (i. 99567 3902 3728 37(11 3365 3889 E E Media t -\-T Cr,c Ct,o 120.47 12.;.:; 12.55 12.60 12. 65 12, 51 11°,01 11.25 10. 92 11. 53 11. 31 11.10 o. 99406 (i 99464 (i. 99603 il. Ululili ii. 99410 0,99585 3395 E 12»,73 1K77 ii. 99555 3731 E 12. 74 1 1 . 51) i). 99783 4016 12. 70 12. 25 0,99648 3364 E 12, 87 11,83 0. 99666 3707 K 12. 85 11.24 (l. 1111735 3894 12. 84 11.40 II. 1111525 3721» E 12. 98 11.63 II, 99804 3732 E 12.94 11. 66 0. 99579 3890 12.91 11.40 0, 99415 3892 12.94 11.56 1). 99467 3899 12. 1)2 11. 73 ii. 99387 Media 12. 86 11.59 il. 99597 3721 E 3891 3374 E 3741 E 3575 I) 3370 K 3371 k 3386 E 3893 4014 ì ledia L3°,00 13. Il) L3,09 13.111) 13.0!) 13, 13 13. 16 13. 12 13, L8 13. 14 13.11 lKlis 11.65 11. 93 11,76 11,18 12. 48 12. 02 12, 09 11. 94 12. 20 11,89 n. 99528 0. 1)9421 L, 00002 0. 99390 0. 99861 0,99688 li. 1)1)717 0, 99617 0, 99391 0,99437 0, 99605 3708 1', 4005 32.".! I 1) 351)6 1) 33116 E 3405 E 3895 351)1 1) 3372 k 3743 E ] lidia 13°,20 13, 20 13. 35 13, 35 13. 28 13.22 13. 35 13, 4S 13. 45 13,39 13.33 11».47 12.26 12. 54 12. 32 12, 13 12. 32 11.91 12. 02 12. 29 12.22 12. 15 il, 1)1)7!) 1 0,99478 n. 99658 o. 99560 il. 1111721 0,99461 ii. ii!t.;ss I), !)!)722 0, 99579 ii. 99746 0,99610 Il calore specifico dell' acqua 77 Segue Tavola XXXI. j 2 O o ■- t+T t CT.t ■3 p f-t-r t Cr.t ~ z •ì Ct.o 3 •> C[,D z: Q ~ z. z H v. r^ 1006 13°.54 12",.">S 0. 99544 3714 E Ho.46 12-.73 0.99575 401 IS 13. 58 12, 74 0, 99;U14 3258 I) 14, 50 13.44 0, 99(105 3580 1) 13. 53 12, 42 0.99529 3714 E 14,55 12, 76 0, 99(121 3595 u 13, 58 12. 91 o. 99517 3255 D 14,(11 1 :ì. 44 0. 99791 3403 E 13. 52 12. 45 o. 99637 3384 E 14, 62 13. 37 0, 99680 3744 E 13,50 12, 53 o. 99682 40D4 13, 52 12, 67 0. 99686 Media 14.46 13,07 0,99622 3258 D E 13. (!7 13. 63 12.65 12. 78 0.9981(1 0. SI9749 3745 3594 1) 13, 76 12, 7;s 0, 99654 3382 E 14»,68 13o.48 0,9979:1 3896 13, 74 12,18 0, 99392 3718 E 14. 6(1 12, 90 0, 99424 3381 E 14.76 13,58 0. 99628 1 ledia 13, 60 12,(10 0. 99615 ;1574 D 14. 76 12. 92 II. ! 111555 35S1 3383 D 14,78 14, 92 13, 22 13, 70 0, 99865 0, 99(112 3257 r> 13°. si 12°,73 0,99772 3383 14, 96 13, 50 0. 99504 :i404 E 13.79 12, 87 0. 99680 3886 14, 90 13, 28 0. 995(10 3406 E 13, 91 12, 93 0,99453 4010 13, 82 12, 95 0, 99459 I tiedia 14, 80 13, 32 0, 99618 3583 D D 13, 93 13. 85 12,8:; 12.44 0. 99569 (1.99409 3585 3249 1) 13, 82 12.59 0, 99831 3245 D 15°,05 13o,66 0,997:15 3586 D 13, 96 12, 79 0, 99554 35S4 U 16.011 13. 76 0,99341 3254 D 13. 85 12. 64 0,99698 3251 D 15, 06 13, 78 0, 99671 3256 D 13. 82 12. 55 0.99769 3380 E 15,03 13. 72 0,99644 3716 E 13,90 11. 89 0.99865 3410 E 15.09 13. 95 0.9977:; 3753 E 13, 98 12.89 0.99445 3415 E 15,0(1 14, 05 0,99630 4003 13, 94 13, 02 0. 99588 3589 D 15. 1S 13. so 0. 99(111 .".41 3 E 15, 15 14. 05 0. 99507 ì [edia 13,87 12, 70 0, 99622 I «ledia 15,08 13. 85 0.99(11 1 D 14».03 13°,10 0. 99355 3246 3248 D 14.11 13,03 0, 99628 :;:!7S E 15°,29 18<>,92 0,99660 3592 D 14,03 12, 87 0, 99432 3882 15, 21 13,92 0, 99409 3719 E 14,18 12, 38 0, 99778 3227 D 15, 28 13, 17 0, 99(197 3229 D 14, 21 13, 05 0, 99603 3247 D 15, 38 14,32 0,99509 3243 D 14. 23 13, 17 0, 99604 3881 15,30 14. 09 0, 995:12 3587 D 14. 26 12, 80 0, 99683 4001 15, 33 14, 27 0, 99488 3590 U 14. 19 12. 50 0, 99641 3566 D 15, 33 13, 3S 0, 99584 3376 E 14, 26 13. 20 0, 99772 3409 E 15,44 14.41 0, 99724 3746 E 14, 26 12. 92 0, 99742 3571 D 15. 45 13. 14 0, 99568 3755 E 1 5. 59 14.10 0,99879 Media 14,17 12.90 0, 99624 Media 15,36 13, 87 0,99605 D 14»,31 13".08 0, 99600 3253 3414 E 14, 39 13,34 0, 99601 3573 D 15o,62 14o,25 0, 997(15 3887 14, 33 12, 91 0, 99498 3252 D 15, 62 14,50 0,99700 3715 E 14. 36 12. 5(1 0, 99622 3228 D 15,69 14,29 0, 99725 78 Il calore specifico dell' actjua Segue Tavola XXXI. 3570 3542 3582 3572 D D D D Media 3570 1411 3225 3412 3224 3220 3734 3226 3565 3736 D E 1) E I) D E I) D E Media 3399 3417 3757 E E E t + T ~~2 15,67 15,74 15, 73 15,87 15, 71 L3, ls 14,48 14, 24 13, 60 14. 12 16°,05 Hi. L3 1.6,20 Iti. 23 Hi. 29 Hi. 35 Hi. 34 16,46 16, 55 Hi. Mi 1.6,32 14»,69 15,03 14. 51 15. 08 14. 79 14,91 14,57 I.".. Il- io. 02 14, 66 14,83 1569 D 1398 E 3737 E 1735 E 1237 D 3567 D : Irdia 16»,69 Ili. 7:i 16, 76 Hi. !H 16, 99 I ii. 75 Hi. su 14o.72 15, 43 15. 4.") 11 92 15,42 14, 42 15.06 3223 D 3397 E 3756 E 3396 E 3238 D 3738 E 3564 D 3222 1) 3240 D 3241 D 1 [edia 17«.ol 17.nl 17,04 17 mi 17. 13 17. 12 17. os 17.2H 17,31 17. 36 17. 11 15°,61 15,79 1 5, 55 15, 61 15, 80 15, 93 15,14 15, .'.7 15. 94 16, 02 15. 69 170.42 17, 43 17, 13 16o,17 16,47 15. 92 Cr,t Cl,T o. 99840 ii. 99364 0,99550 0,99313 o. 99595 0, 99369 0,99399 0, 99472 0.99634 0.99717 n 99723 il. 99576 0, 99693 0,99533 o, 99664 li. 99578 0,99550 0, 99127 0,995 19 0,99461 0, 99765 0, 99620 0, 99562 0,99499 0,99479 0,99302 0. 99477 0,99653 0,99699 9, 99597 0,99562 0,99710 o. 99747 o. 99575 0,99814 II. incus il. 99562 g Eh 3221 3239 1) D Media t+T 17, 57 17, 63 17.49 16.08 Hi. 15 16, 16 3448 G 3419 li 3140 G 3758 (i 3438 (i 3447 G 3781 (i Media 20°,04 20. 46 20. 76 20. 89 20, 91 20,90 20. 93 20, 70 L8°,83 19,39 19. 60 19. 76 19, 74 19, SI 19, 51 19, 52 3767 G 3442 G 3785 G 3763 ii 3764 G 3761 (i 3759 il 3576 G 3777 ti I L'dia 21o,15 21, 17 21. 23 21. 38 21, 35 21, 40 21,48 21. 49 21. 28 21. 33 190.44 19. 84 19.61 19,22 19,50 18. Sii 19, 84 19. Sii 20, 24 19. 60 3780 G 3783 G 3765 G 3441 li 3789 G 3445 G 3121 G 3766 (i 3428 G 3776 (i ] ledia 21o,55 21,55 21, 76 21. 64 21.70 21, SS 21, 89 21, 96 21. 86 21, 84 21, 76 19o,94 19,99 2 i 1!' Sii 20. 06 20.91 20,57 20, 21 20,61 20,12 20. 26 3437 (i 3124 (1 3426 (i 3446 G ;>7iio i: 22»,01 22. 05 22.08 22, Of 22.05 20",lìl 20. 62 20,83 21, 10 19,57 Cr.t C[,u o. 99665 0. 99623 0, 99632 0. 99421 o. 99590 0. 99433 1. ooioo o, 99606 0.99920 0, 99571 0, 99663 0, 99672 0,99577 0,99519 0,99581 0.997:12 0,99908 0, 99797 0. 99455 0. 99802 0. 99671 0,99515 0,99574 0,99853 0. 99798 0.99190 0.999.;;. 0. 9971(> 1, 00047 II. 99745 0, 99727 0, 99740 0, 99946 0, 99975 0, 99570 0. 99799 0. 99734 // adori' specifico dell' acqua 79 Segue Tavola XXXI. 3439 G 22, 25 20, TI 0,99799 3762 G 22, 24 20,03 0, 99754 3709 G 22, 23 20, 20 0,99634 Media •2-2. 12 20, 40 0, 99776 3879 G 3877 G 3423 G 3768 (i 3427 G 3Slo G 3878 G 3812 G 3791 G 3577 G 3775 G J Iedi;f 22°,40 •_'•_'. 47 22. 47 22, 47 22, 50 22,50 22, 59 22, 63 22, 67 22, 71 22, 71 22.56 20°,85 21,06 20, 97 20, 64 21. 18 20, 98 20. 93 20, 95 21,05 20, ss 21, 67 21, 01 3562 G 1422 G 3811 G 3813 G 3471 G 3475 G 3814 G 3231 G 3453 G 3563 G Media 22°,79 22, 83 22, 77 22. 79 22. 89 22. SS 22. S!) 22. 98 22. 94 22, 96 22. 87 20°,85 21,02 21.H2 21. 1S 21, 78 21. 41 21.2C 21.49 21. HI 20. (i(ì 21, 21 3774 g 3792 <; 3474 G 3578 G 3797 G 3809 G 3570 G 3472 G 3473 <; 3232 s G 3431 G 3210 G 3455 G 3476 G 3,554 G 3579 G 3794 G 5 ledia 240,01 24, 03 2 1. OS 24.09 24. 1 1 24, 19 24,02 24, 11 24,20 24, 18 24, 21 21, 11 3462 G 3553 G 3234 G 3872 G 3432 G 3801 G 3550 G 3871 G 3209 G 24o 36 24, 34 24, 39 24, 36 24, 42 24, 45 24, 53 24, 54 24. 60 22° 25 22. 03 22. 20 22. 91 22. 25 22. 54 22. 53 22. S9 21, OS 21,45 22, 16 22,32 23o,13 21, 89 22, 35 22,59 22. 90 22, 87 22, 59 22. 84 22. 40 Cr.t t 'c,0 0, 99871 0,99851 0. 99842 0, 9983-1 0,99713 0,99667 0,99573 0.99703, 0, 99757 23o,72 22o,14 0,99024 23, 76 22 12 0. 99721 23, 77 22, 28 0. 99850 23, 74 21. 05 0, 99794 23. 82 22. 21 0,99848 23. 85 22, 37 0, 99885 23. SO 22. 1 1 0, 99723 23. 92 22. 42 0. 99770 23, 92 21. 93 0. 99617 23. 82 22, 14 0, 9970O o. 99912 0,99828 0,99700 0. 119702 0. 99950 0. 99097 0, 99001 0. 99758 o. 99908 0. 99720 0, 99611 I), 99768 o. 99856 0,99791 0, 99KIÌ4 o. 99787 II. 99S33, o. 99552 0.99920 0. 99870 0, 99832 a i // calore specifico dell'acqua Segue Tavola XXXI. 1 p o 2 t Cr.t. Cefi -4 O 5 t+-T 2 t Cr.t CCfi ?, :- v< H .ITTI G 24°,60 22o,58 0,99768 3509bÌS S 26°,02 25°. 22 1. 00069 3374 (i 24. (il 23, 28 ii 99626 3466 <; 26, ( 15 24. sii 1. .; : 3208 G 24, tìii 22, 56 0, 99730 3818 <; 21 i. 12 24. 19 1.O0070 3497 s 21). 2."> 2.".. 49 0. ililSIili Media 24. 49 22, 07 il. 99787 ;;s4s s 26,40 2."., 29 1. 111)1)7.11 :!514i)is 3539 s li 26,53 21 i. .".4 2.".. 42 24. 99 1. 001). ili II. il! li (21 3469 G 24°,69 23°. 30 il. 99752 .',".44 G 26, 4s 24. 92 0,99991 3477 3555 G G 24. 7 1 24. 76 23, li) 22, 16 0, 99931 II. !!!i!)7T Media 26.30 2.".. il.". 1.011(104 3201 G 24. 79 24. 82 23, 20 23, 32 0,99924 0. !l!Hi74 3802 3433 G 24. 89 23, 11 0,99999 3535 li 26<>,69 25°,30 0,99914 3233 G 24. 84 22, (ili 1.1 II II Hill 385 ; s 2(1. Ii7 2."i. 1 :i (1, il'.IS.il 3551 G 24,1)0 22, 92 0,99564 3510MS s 2li. 72 2.".. 32 li. 99926 3547 a 24, 98 22, .ili (i. 99503 :ìl!)7 G 26, 77 27,. 33 1.00097 3807 iì 24. 95 23.2D il. 99629 :ìli»s (i 2(1. 77 25. 39 II. ÌI97S0 3873 G 24. ili) 24.1)1 i). 99897 3865 s 26, 79 2."!. or. Limili:; 3193 li 26, 79 25,40 0. 99724 Merli;] 24. 85 23,04 il. 99807 3538 lì 2(1. Sii 25, os 1. 0(117.! 3191 3842 li s 21 i. il.-. 2(1. il:'. 2.".. 00 2.".. 39 0,99923 1,00148 [463 (ì 25",06 23°,56 n. 99981 3870 8 26, 99 2.".. 58 1. niinr.7 1213 -'.Siili G G 25, 05 25,02 23, 97 22, 41 1,00260 o. 99726 I ledia 20. 82 2."..:;:! 0, 99977. 3804 (! G 25, 18 25, 28 23, 19 23, 7U 0,99926 0,99788 1546 3207 G 25, 35 23, .".(i 0,99741 3479 li 27o,09 2.V.44 0,99880 3805 G 25, in 23, 34 n. 99927 38 15 s 27. OS 27.. 84 iì. 99943 3532 G 25, 41 22,91 0,99656 3856 s 27.07 25, 57 ii, 99976 3803 G 25. 15 23, 7!) il. !I!I74!I 3515MS s 27. 12 2,".. 79 ii 99662 3817 i; 25, 4ii 23, Ki 0,99810 3188 lì 27. 00 25, 91 1, 00060 3548 (i 25, 42 23, 96 0,99762 3189 lì 27, 21 20. 17 o, 99871 3468 G 25, 1 1 24. 13 il. 99966 3192 lì 27. 24 27.. 74 1 , ( Il II 17. 1 3206 (i 25, 47 24. 29 1.01)1)17 :ilii4 lì 27. 27. 27,, OS 1, 0007)7 3541 li 27. 20 27.. 0:! (i, 99911 Media 25, 31 23, 53 o. 99870 :;:>4-j li 27. 21 27i,01 il. 99909 3511bìS 3849 s s 27. 22 27. 27 20. 14 20. (Hi 11.99940 1. onil7:i 1202 3205 3465 1534 G G (i (i 25», li) 25, 56 25, 58 25, ii."> 24».14 '_'4. 22 21. 13 24, 35 o. 99696 ii. 99845 1,00102 L, 00091 :;sii4 3869 3838 3841 s s s s 27. 22 17.22 27. 2:5 27. 2:1 27.. 72 20, :',! 2.".. 34 27.. OS 1.00074 1,00058 iì. 99858 0. 99SS7 3203 3533 G 25, lin 25, ss 24. 37 24,74 o. 99962 0, 99986 : Hedia 27, 1S 25, 77. II, ili li 17.1 3478 s G 25, s; 25, 98 24. 17 24. 55 1.00140 o. 99808 3867 (467 G 25, 68 24.11 0,99985 :'.1S7 e 27",34 20".nii 0,99909 ■ .tedia 25, 70 24,31 0,99957 3195 :14!Mi iì s 27. 34 27,39 27.. S4 20. 21 o. 99968 o, 69865 // calore specifico dell'acqua 81 Segue Tavola XXXI. 35131ÌS s 3860 s 3190 li 3196 G S503MS s 3851 s 35171ÌS s 3854 s 3855 S 3833 S I ledisi 27°,35 27, 34 27, 45 27, 47 •27,41 27, 53 27. 53 27, 62 27.65 27. 61 27, 46 26<\02 25, 69 26, 07 26,2] 26.20 26,30 26,26 26,24 26,30 25, 24 26,05 3819 S 3852 S 3866 s 3821 s 3498 s 3483 s 2847 s 3858 s 3859 s 3499 s 3504MS s 35121ÌS s Media 27<>,tì6 27, 66 27, 66 27, 74 27. 74 27, 78 27, 75 27, 75 27, 79 27. 81 27. SS 27, 86 27, 76 260.40 26, 10 26, 16 25, ti."' 26, 35 26, 1 7 25, 76 25, 59 26, 24 26, 29 26, 4s 26,50 26, 15 3500 S 3845 s 3531 s 3820 s 35021ÌS s 3822 s .;s.;d s 3846 s 3180 s 3843 s 3844 s 350 6MS s 3857 s 3505MS s I tedia 28»,06 28,00 28,09 28, 10 28. 09 28, 03 28, 18 28. 14 28, 25 28, 22 28,23 28. 29 28, 17 28,30 28. 15 26o,67 26, 30 26, 20 26, 31 26, 50 26, 7S 25, 75 26, 12 26. 72 l'i; r,s 27.07 26. 7:; 26, 43 26,94 26, 51 Cr.r 1,00110 1, 00228 1,00070 ii. 99799 0, 99919 0,99662 0, 99831 0, 99916 0, 99938 o. 99867 0, 99934 0, 99937 0,99704 0, 99981 0, 99956 1, 00190 0, 99781 0, 99952 0, 99972 0. 99931 0. 99814 0. 99830 0. 99912 0. 99913 0, 99687 1. 00073 0, 99900 1, 00172 (i. 99783 0. 99S07 0. 99887 1, 00120 1, 00102 0, 99696 0, 99684 0. 99912 0, 99946 0. 99877 0, 99903 feq 3512 3521 3521) 3523 3182 3527 3525 S S s s s s s Media t + T 3834 S 3482 s 3832 s 3493 s 3862 s 8ls5 s 3485 s 31111 s 3823 s 3833 8 3868 S 3S24 s 3826 s 3830 s 1 ledia 28°,48 28, 511 28, 59 28, 00 28, 62 28, 68 28, 76 28,71 28, 77 28, 82 28, si; 28,91 28, 93 28, Di 28, 78 26o.56 27. 21 27, 10 27. 07 27. 22 27, 44 26, 98 27, 16 26, 53 26, 68 27, L3 27. 28 27. 21 27, 18 27, 05 3 iss S 3184 s 3510 s 3530 s 852S s 3490 s 3491 s J [edia 211". (12 211.0!) 29, 16 26, 26 211.2:: 211.:;;. 2H. 38 29. 21 27°,67 27, 48 26, 79 27. 52 26, 60 27, 93 28, 25 27. 46 29o,66 21). 66 29, 81 21). 87 21). 82 21). su 21i. 93 21). 71) 270.40 26. 1)7 27,38 26. S7 28, 06 27. 44 26. SU 27, 21) 3524 S 3183 s 3526 s 3181 s 3178 s 3522 s 3479 s ? tedia 30",05 ili). 56 30,30 80, SD 30,86 30. 93 31,43 30,72 27",18 28, 92 28, 2,7 29, 19 28, 74 28, 85 21). S4 28, 7:1 Cr.t C[,0 0. 1)1)715 0, 99935 0, 99S22 0, 99741 0, 9996:1 1.00201 0. 99918 0, 99824 1, 00774 0,99862 0, 99857 0, 99772 0,1)1)11011 0, 99886 0. 991)41 0, 99857 1.00019 1, 00319 0, 99956 0, 99874 0, 99855 0, 99781 0,1)1)1)51 1, 00611 0, 99991 0, 99701 0, 99716 0.99752 0.99794 0.99957 0.99982 0, 99602 0, 99932 0, 99952 0. 99962 0, 99779 o. 99861 0. 99848 0, 99848 Atti Aoc. Vol. IV, Serie 4a. — Meni. VII. 11 82 11 calore specifico dell' acqua Per dedurre poi il calore specifico vero dell' acqua di grado in grado, invece di valerci separatamente dei resultati di ogni sin- gola esperienza , abbiamo stimato più comodo e più conveniente T + 1 riunire in gruppi quelle per le quali le medie —~ — della tempe- ratura iniziale T e finale t del calorimetro , differivano di poco. Abbiamo così divise le nostre esperienze in 61 gruppi, contenenti ciascuno non meno di 8 e fino a 12 determinazioni: in ciascun T -t- t gruppo abbiamo calcolato la media dei valori di — ^— , la media dei valori di t e la media di CTit : Ctfi , cioè del calorico specifico dell' acqua del calorimetro diviso pel calorico specifico medio del- l' acqua fredda , versatavi. Queste medie sono riportate nella ta- vola seguente tav. XXXII. // calore specifico dell'acqua 83 Tavola XXXII. - ACQUA t-hT -> t Ct.c Cc.o t + T q t C r.t Ct.O :',. SO 3.26 0, 99882 15. :',(i 13. 87 0, 99605 4,44 3,87 0, 99837 15. 71 14, 12 0. 99595 5, 30 4,48 0, 99850 16. 32 14. 83 0. 9957S :,. 69 4. 91 0,99845 16. su 15. mi 0, 99562 ii. 22 5, 26 0, 99847 17.14 15. 69 0, 99575 6,51 5,60 0, 99852 17, 49 16.16 0, 99632 6, su 6,07 0. 99856 2il. 70 19. 52 0, 99663 7,14 6,19 0, 99845 21, 33 19. (il) 0, 99671 7,49 6,58 0, 99820 21. 76 20,26 0. 99740 7,83 6,89 0. 99795 22. 12 20.46 0. 99776 8,19 7,07 (1.99772 22, 56 21.01 0. 99765 8, ts 7, 60 0, 99752 22, s; 21. 21 0, 9975S s, 80 7,96 0, 99735 23. 24 21, t;.; 0, 99756 9,24 8,18 0. 99692 23, 47 21, 74 0, 99757 9,72 S, 62 0,99620 23. 82 22. 14 0, 99760 10. -14 9,25 0, 99575 24. 11 22, 32 0. 99768 10, 83 9,69 o. 99570 21. 49 22. 67 0. 997S7 11,20 9,95 0, 99568 24. 85 23. 04 0. 99807 11,56 10,40 0, 99569 25, 31 23, 53 0, 99S7H 11,79 10, 54 0, 99569 25, 70 24, 31 0, 99957 12, 16 10,89 0, 99575 26, 30 25.(15 1.001)114 12, 51 11,19 0. 99585 26, 82 25. 33 0. 99975 12, 86 11.59 0, 99597 27. 18 25. 75 0, 99951 13,11 11,89 (1.99605 27. 46 26. 05 0, 99934 13,33 12, 15 0. 99610 27. 76 26, 15 0,9991:; 13,60 12, 60 0, 99615 28, 15 26, 51 0, 99903 13, 87 12, 70 0, 99622 28, 73 27, 05 0, 99942 14,17 12, 90 0. 99624 29. 21 27, 46 0, 99951 14,46 13, 07 0, 99622 29. 79 27. 29 0, 99932 14,80 13, 32 0. 99618 30. 72 28. 73 0, 99S1S 15, 08 13,85 0. 99614 84 Il calore specifico dell' acqua Tavola XXXIII. - ACQUA t-+- T 2 t Cr,t Cu Ct,o 1 ii. 9 1.00(590 0. 99954 2 1, « 1.0062(5 0,99926 3 2. 7 1,00561 0,99890 4 3. li 1.0049IÌ 0,99855 5 4, 5 1.00434 0,99821 (5 5. 4 1.00374 0.99791 7 ti. 3 1.00318 0,99765 8 7. ti 1,00256 0. 99736 9 S. 2 1. 00205 n.99710 IO !'• 1 1,00157 o. 99690 11 10,02 1, 00113 0, 99671 12 10. 94 1.00078 0,99664 13 11,86 1, 0004S 0,99657 14 12. 7S 1,0002:! 0,99657 15 1:1. 70 1 0. 99655 Ili 14, (54 o. 99982 0,99657 17 15,58 il. 99968 0,99664 18 Hi, 54 0, 99961 0. 99674 19 17. .",0 0. 99954 0, 99685 20 ls. 40 0, 99949 0, 99697 21 19, 34 0, 99947 0,99708 22 2i i. 28 0. 99949 0. 99722 23 21. 22 0.99954 0.99740 -•4 22, Iti 0, 99970 0. 9976S '25 23. 1,) 0, 99986 0. 99793 26 24, 04 1. IO.-) o. 99821 27 24, 98 1,00032 0,99857 28 25. 92 1.00053 0,99883 29 26, sii 1,00085 0.99922 30 27. so 1. (Milli o. 99952 31 28, 74 1.00145 o. 99988 // calore specifico dell'acqua 85 Da queste medie abbiamo costruito una curva prendendo per ascisse i valori di — g— = 0 e per ordinate i rapporti ~ ; e ammettendo, come si è fatto anche nei calcoli delle esperienze coi metalli , che il calore specifico medio dell' acqua fra le tempera- ture vicine T e t , iniziale e finale del calorimetro , sia uguale al T+t calore specifico vero alla temperatura intermedia — s— = " ; la curva così costruita rappresenta i rapporti fra il calore specifico vero alla temperatura 0 e il calore specifico medio fra 0° e t°. Da que- sta curva che abbiamo potuto con certezza estendere fino al va- lore 9 = 0 poiché si ha : lim G'o 9 = 0 G = 1 o,t ri si sono dedotti i valori dei rapporti 77- corrispondenti a valori di ' 11./ 8 di terzo in terzo di grado (la tav. XXXIII, ultima colonna, con- tiene questi valori, ma solo di grado in grado) : un' altra curva pochissimo differente da una retta ci ha dato i valori di t corri- spondenti ai valori di 0 di -3 in y eli grado (tav. XXXIII colonna u2a); Co così insieme ai valori dei rapporti 77— siamo venuti a conoscere 1 valori di t. Ora per dedurre C0 da questi rapporti si è preso provvisoria- mente come uguale a 1 il calore specifico medio dell' acqua fra 0° e 3° e così dal rapporto -jf— si è potuto dedurre (730,33 , quindi C-0%3- si è calcolato Go<>,3°,3 con la formula C3°,33 — Co -+■ 6qo,3 3 + ^0°. 66 +• ... + ^3° 4- £30, 33 10 /C0 + CQo,33 + 11 c0°,66 -H ■•• . -H 6*30 ) + { 10 ) '3° 33 11 10 600,30 -l- 630,33 10 + £30,33 11 gì , Il calore specifico dell' acqua Calcolato <">.:;;;:no, dal rapporto -^ abbiamo dedotto 630,07, e quin- ' 0 ,3',3 di applicando una formula analoga alla precedente, si è calcolato Co<>;3°,67 e così di seguito abbiamo potuto avere i calorici specifici veri di terzo in terzo di grado. Per giungere a questo resultato oltre l'approssimazione conte- nuta nella formula precedente e nelle analoghe di cui abbiamo fatto uso ci siamo dovuti servire anche di un' altra. 1 valori di t non 11 3 3 progredivano di -w in -=- come quelli di 0 ma bensì di ^ in ^ e così mentre, p. es. avremmo avuto bisogno di conoscere Co°;4»,2 per dedurre &o,67 dal rapporto Qo, (57 C|JO;4oO noi conoscevamo invece Cb»;4»,33 e abbiamo dovuto ammettere che Cio°;4o.33 = Co°;4»,2. (ìli errori prodotti da queste approssimazioni erano certo estre- mamente piccoli e abbiamo così potuto evitare calcoli che per al- tra via sarebbero riusciti immensamente laboriosi , senza che rie- scissero di veruna utilità pratica. Questi valori cominciavano da 3°,33; ma costruendo una curva li abbiamo estesi sino a 0° ; li abbiamo poi moltiplicati per una costante in modo da rendere uguale ad 1 il calorico specifico vero a 15°, (come si era fatto pel calorico specifico dedotto dalle espe- rienze coi metalli) , così si sono ottenuti i valori registrati nella 3a colonna della tavola XXXIII. Dando ai resultati di queste esperienze un peso uguale a quello della media dei valori ottenuti con le palline metalliche, si è calcolato il calorico specifico vero dell' acqua di grado in grado da 0° a 31°. Vedasi la tavola seguente (XXXIV), dove nell'ultima colonna si è scritto il calore specifico medio Co, 0 fra le tempera- ture 0 e 0 . Il calore specifico dell' acqua 87 Tavola XXXIV. o0 o0 Co C0,9 0 dedotto delle esperienze coli' acqua dulie esperienze eui metalli media dei due valori precedenti dedotta della media precedente 0 1, 00777 1. 00551 1.H0664 1 1. 00696 1. 00506 1. 00601 1. 00632 •> 1.00626 1, 00460 1.IMI543 1,00602 3 1. 00561 1. 00417 1,00489 1. 00573 4 1. 00496 1. 00374 1. 00435 1. 00545 5 1. 00434 l. no;;:;:; 1,00383 1. 00518 li 1. 00374 1, 002S!) 1,00331 1. 00491 7 1. 00318 1. 00249 1,00283 1. 00465 8 1,00256 1,00211 1. 00233 1. 00439 9 1, 00205 1. 00175 1, 00190 1. 00414 10 1. 00157 1. 00140 1. 00149 1. 00389 11 1. 00113 1. 00109 1.00111 1. 00366 12 1,00078 1. 00077 1, 00078 1. 00343 13 1, 00048 1, 00047 1. 00048 1. 00321 14 1, 00023 1, 00022 1, 00023 1, 00301 15 1 1 1 1, 00282 16 0. 99982 0, 99985 0, 99983 1. 00264 17 0; 99968 0. 99969 0. 99968 1. 00247 18 0, 99661 0, 99957 0, 99959 1, 00231 19 0, 99954 0, 99949 0, 99951 1, 00216 20 0, 99949 0, 99946 0. 99947 1, 00203 21 0, 99947 0, 99953 0. 99950 1.1)0191 22 0. 99949 0, 99962 0, 99955 1,00180 23 0, 99954 0. 99974 0. 99964 1. 00171 24 0, 99970 0, 99996 0, 99983 1. 00162 25 0, 99986 1, 00025 1, 00005 1, 00155 26 1. 00005 1, 00058 1, 00031 1. 00150 27 1. 00032 1, 00097 1. 00064 1, 00146 28 1. 00053 1. 00144 1, 00098 1. 00144 29 1. 00085 1. 00201 1. 00143 1. 00143 30 1, 00111 1. 00264 1, 00187 1. 00144 31 1. 00145 1. 00337 1, 00241 1, 00147 ss // calore speri fica dell' acqua Abbiamo infine cercato di rappresentare il calorico specifico vero da noi trovato (\ per mezzo di una formula, e fra le diverse formule che abbiamo provato, quella che meglio si adattava era la seguente : (1) C, = 1, 006 630 — 0, 000 593 962 t ■+ 0, 000 004 388 650 f -+- i), 000 000 425 520 f — 0, 000 000 002 819 /4 i valori di Ce calcolati con questa formula differiscono estrema- mente poco da quelli dedotti dalle esperienze, come mostra la ta- vola seguente : Tavola XXXV. / Ci alcolato osservato l'i cale. - 'V oss. / Ce calcolato osservato A = C, caie. - Ci oss. 0° 1,( Hii)(530 1,00664 — o. ooooio 18» o. 999530 0, 99959 — 0, 000060 1° 1,006041 1. 00601 + o,000031 19 o. 999462 0. 99951 — 0,000048 •> 1,005463 1,00543 4- 0.000033 20 0.9994:19 0, 99947 — 0,000031 :', 1. 004898 1,00489 4- o. ooooos •21 0. 999463 0, 99950 — 0,000037 4 1,004350 1, 00435 0 22 o. 999533 0, 99955 — 0.000017 5 L, 003820 1, 00383 — 0,000010 23 o. 999652 0.99964 -+- 0, 000(1 12 (i i. 003307 1, 00331 — 0,000003 24 o, 999821 0,99983 — 0,000009 7 1,002824 1,00283 -- 0, Oooooii 25 1. ooooio 1,00005 — 0, ooooio 8 1,002362 1. 00233 -+- 0,000032 26 1.000311 1, 00031 + 0, oooooi 9 1,001927 1. 00190 + 0,000027 27 1.0001133 1. 00064 — 0,000007 10 1,001522 1,00149 -+- o.o 32 28 1,000967 L, 00098 — 0,ooool3 11 1,001146 1,00111 H- 0,000036 29 1. 00143S 1,00113 -+- 0, OOOOOS 1-2 L, 000804 1, noi (78 + O.OI 'il 30 1,001921 1,00187 + 0, 000051 13 1,000496 1, 00048 -4- 0,000016 31 1.002 1:.!» 1, 00241 4- 0,000049 11 1,000224 1. 123 — 0,000006 32 1,003054 15 0,999990 1 _ 0,000010 33 1,003668 lt; o. 999795 O. 99983 — 0,000035 34 1,004408 17 0 999642 0, 9000S __ 0,000038 35 1. 005170 // calore specifico dell' acqua 89 IV. Esperienze fatte mescolando acqua a temperatura dell' ambiente con acqua più calda. Le esperienze fatte con questo metodo ebbero per scopo di verificare la formula a cui eravamo giunti coi metodi precedenti. L' apparecchio consisteva in un calorimetro molto ampio di nichel, con coperchio, ed agitatore simile a quello già descritto pel- le esperienze con acqua a zero , della capacità di 20 litri. Il calo- rimetro era munito del solito involucro riflettore, e racchiuso en- tro un recinto alla Berthelot. Nel calorimetro s' introduceva una nota massa di acqua ri- scaldata cinque o sei gradi al di sopra della temperatura dello ambiente ; e quando il raffreddamento di quest' acqua agitata era ben regolare, (cioè perfettamente proporzionale ai tempi) s'introdu- ceva una certa quantità di acqua alla temperatura dell' ambiente e si procedeva nel resto come nelle esperienze fatte coli' acqua fredda. L' acqua alla temperatura dell' ambiente era contenuta in una specie di bottiglia di rame stagnato, munita di agitatore e di ter- mometri calorimetrici; la bottiglia era fissata dentro una larga va- sca di zinco contenente circa 40 litri di acqua alla temperatura dell' ambiente. Aprendo (coli* intermezzo di una lunga leva) un largo robinet- to che si trovava in fondo della bottiglia, l' acqua scorreva per un tubo a pareti sottili e quasi verticale, di caucciù, di quattro centi- metri di diametro e di 25 centimetri di lunghezza , e veniva con- dotta nel calorimetro contenente l'acqua più calda: l'acqua impie- gava solo pochi secondi a riversarsi nel calorimetro. Ci si può fare un' idea chiara dell' apparecchio nella figura 4, pag. 123 della sopra citata memoria del Rowland. Le esperienze eseguite con questo metodo sono esenti da qua- lunque obiezione. Atti Acc. Vol. IV, Serie -l". — Meni. VII. 12 90 11 calore .specifico dell' acqua L' acqua che si versa nel calorimetro avendo la temperatura dell'ambiente, ed una massa considerevole, e venendo versata con rapidità, non può soffrire variazioni di temperatura: inoltre questa temperatura può essere determinata colla stessa precisione con cui si fecero i confronti dei termometri: l'acqua più calda del ca- lorimetro che ha una massa grandissima, si raffredda lentissima- mente, e con la più grande regolarità , per cui la correzione re- lativa al raffreddamento viene esattamente determinata ed è picco- lissima , in quantochè 1' equilibrio di temperatura del mescuglio , vien raggiunto rapidamente, circa 1' dopo avere versato l'acqua della boccia. Infine gli apparecchi essendo chiusi, 1' evaporazione è resa im- possibile. (1) L' esempio seguente dà un' idea del grado di precisione delle nostre determinazioni. Firenze 6 Maggio 1886. Or, % Temperatura dell' acqua calda del calorimetro ll;,n' 0' 22", 1824 2' 22°, 1770 4' 22°, 1719 6' 22°, 1662 8' 22°, 1614 10' 22°, 1563 12' 22°, 1506 14' 22°, 1459 16' 22°, 1405 18' 22°, 1355 20' 22°, 1304 Alle llant- 20' si versa l'acqua della llant. 21' 20°, 3276 22' 20°, 3262 24' 20°, 3233 26' 20°, 3200 28' 20°, 3174 30' 20°, 3140 34' 20°, 2982 38' 20°, 2921 42' 20°, 2962 Temperabu/ra dell' acqua della boccia 16, 2104 16, 2108 16, 2110 16. 2110 16, 2112 16, 2116 (1) Gli apparecchi tomo costruiti con molta cura dalla officina Turchini di Firenze, Via S. Gallo. // calore specifico dell' acqua 91 Con questo metodo noi abbiamo eseguito diverse determina- zioni. Per brevità noi riportiamo soltanto il resultato tinaie , senza trascrivere tutti i dati che occorrevano pel calcolo, le correzioni es- sendo state fatte col metodo stesso tenuto nei mescugli di acqua a zero con acqua alla temperatura ordinaria. Nella tavola seguente (la colonna) noi riportiamo i valori da noi trovati direttamente pel rapporto del calore specifico medio, Crfi fra la temperatura iniziale T dell' acqua calda del calorimetro e quella o del mescuglio, al calore specifico medio Co.t fra la tem- peratura finale e e quella t dell' acqua della boccia, avente la tem- peratura dell' ambiente. Nella seconda colonna sono scritti i valori dello stesso rap- porto, calcolati con la formula (2) Q, = 1, 006 630 000 t — 0, 000 296 981 f + 0, 000 001 446 217 f + 0, 000 000 106 380 t* — 0, 000 000 000 564 t< a T.a la quale si deduce dalla formula (1). Segue il confronto fra i valori di -y^- trovati direttamente , e quelli calcolati con la (2). Tavola XXXVI. C T,0 Trovato con 1' esperienza Calore specifico medio fra 6° e 4° _ . qc_„ Calore specifico medio fra 4° e 0° C. S. M. fra 6° e 4° _ Q Q983 C. s. M. fra 4" e 0° C. tì. M. fra 8° e 6° C. C. s. s. M. M. fra 6° e 2° fra 8° e 6° C. s. M. fra 6° e 2° = 0, 9984 = 0, 9986 I C T.t calcolati) con la formula (2) 1,003822 1,005194 = 0, 9986 . 4 1,002830 1, 004361 = 0, 9984 . 8 92 Il calore specifico dell'acqua Segue Tavola XXXVI. Trovato con 1' esperienza calcolato con la t'onnula (2) Calore specifico medio fra 11° e 9" — 0, 9987 0, 9\ix:: 1, 001530 _ 1,003089 0, 9984 4 Calore C. specifico medio fra 9° e 4° 8. M. tra 11° e 9° c. S. U. fra, 9" e 4" e. e. e. e. 8. S. s. s. M. M. M. M. fra. li'0 e 10° fra 10° e 5° fra 12° e 10° fra, 10° e 5° — 0, 9986 0, 9988 1,001152 1.002618 0, 9985 3 e. s. M. fra 14° e 12° — 0,9985 0, 9988 1,000507 1,001972 0, 9985 4 e. e. s. 8. M. M. fra 12° e 6° fra 14° e 12° e. s. M. fra 12° e G° e. e. e. e. 8. 8. S. 8. H. M. M. M. fra 16" e 14° fra 14° e 9° fra 16° e 14° fra 14" e 9" = 0, 9990 0, 9992 0, 991)995 1,001009 ~ 0,9989 8 e. e. e. e. 8. 8. 8. 8. M. M. M. M. fra 18,J e 16° fra 16° e 12° fra 18° e 16° fra 16" e 12. — 0, 9996 0.9992 0,999651 1.000251 " 0,99! )4 0 e. 8. M. fra 20" e 1 7" — 0, 9995 0, 9996 0,999:")! )9 1,000146 0, 9993 7 e. e. 8. 8. M. M. fra 17° e 12° fra 20° e 17° e. 8. M. fra 17° e 12° e. 8. M. fra 21° e 19° — 0,9998 0, 9995 0, 999458 0, 999759 0,9997 0 e. e. S. S. M. M. fra 19° e 14° fra 21° e 19° e. 8. M. fra 19" v lf." e. e. e. 8. 8. S. M. M. M. tra 2:;" e 21° fra 21° e 16° fra 23" e 21° 1 , 0001 0,99! HI 0, 999.");") 1 0, 999544 1,0000 . 0 e. S. M- fra 21" e 16° e. e. e. 8. 8. 8. M. M. M. fra 25° e 23° fra 23° e 1S" fra 2.")" e 23° = 1,0001 1,0004 0,999841 0, 999504 " 1,0003 . 3 e. 8. M. fra 28" e 18" e. e. e. e. 8. 8. 8. S. M. M. M. M. ira 26" e 24" fra 24" e 18a fra 26° e 24° fra 24° e 18° = 1,0006 1,0005 1,000063 0,999547 1,0005 2 // calore specifico dell' acqua 93 Segue Tavola XXXVI. e r,o VT. t c o,f ( 't,0 Trovato con 1 e sperienza calcolato con la formula (2) Calore speci lieo medio fra 28° e 26" = 1, 0007 1,000663 0. 999743 = 1, 0009 o Calore specifico medio fra ._,,;., e 20° C. S. M. fra 28" e 26° 1 0010 c. s. M. fra 26" e 20° e. s. M. fra :;m" e 28" 1 0013 1, 001458 = 1, 0012 . 1 e. s. M. fra os„ e 23" 1 , 000242 e. s. M. fra •50a e2S" 1 0014 e. 8. M. fra 28" e 23° e. s. M. fra. 52" e 30" 1 0018 1 , 002500 = 1 0016 . 1 e. s. M. fra 30° e 25° 1, 000889 e. s. M. fra 82° e 30° 1 0016 e. s. M. fra 30° e 25° Le nuove determinazioni confermano dunque la validità della formula (2).— L'accordo non potrebbe essere più perfetto. (1) Il Rowland a pag. 125-129 della sua notevole memoria ( On the mechanical equivalent of heat, Cambridge 1880) riferisce 9 de- terminazioni del rapporto del calore specifico medio dell' acqua fra temperature comprese fra 0° e 36°. Noi abbiamo voluto confrontare i valori trovati dal Rowland con quelli dedotti dalla nostra formula (2). (1) Abbiamo poro omesso il 5° esperimenti) del Rowland, dacché il numero 1,0062 discorda troppo dagli altri trovati dallo stesso lisi™. (2) Teniamo molto a far conoscere (quantunque ciò a prima vista possa sembrare ozioso) che l'acqua adoperata in tutte quante le nostre esperienze era sempre stata distillata da più mesi e mantenuta in damigiane che avevano da molti anni servito a conservare 1' aequa stillata. Le damigiane le tenevamo in un angolo oscuro della sala stessa del calorimetro e della bilancia: 1' acqua si versava nel calorimetro senza che in nessun caso avesse mai subito altra variazione di temperatura che quella dovuta alle piccole oscillazioni termometriche dell' ambiente. Uno di noi, nella memoria sulla corrente residua e sulla costituzione degli elettroliti, Pi- sa 1882, Nuovo Cimento T. XI pag. 193, ha sviluppato a lungo un ipotesi da cui deriverebbe che molte proprietà tìsiche degli elettroliti possono dipendere dalla loro storia precedente. An- che il compianto fisico «. A. Hirn, nella sua pregevole memoria, sulle variazioni della capacità calorifica deW acqua verso il massimo di densità, Comptes Rendus , t. LXX, 21 Marzo 1870 scriveva: " Ne se peut-il pas qu'un memo corps, qu'une mème masse d'eau , par exemple, rece- " vant une mème quantità de chaleur, prenne des tempèratures différentes selon la manière dont " se fait l'addition de chaleur? , 94 11 calare specìfico dell' acqua Come si vede nel prospetto seguente, 1' accordo della nostra formula con otto dirette determinazioni del Rowland è più tosto sod- disfacente, se si ritien conto del piccolo numero delle determinazioni riportate dall' insigne fisico Americano. EOWL A N I) (pag. 126) Calore specifico medio fra 0 e 18° = 1,0025 Calore specifico medio fra 18 e 27" C. S. M. fra 0° e 17° = 1,0024 e. S. M. fra 17"e29u 0. s. M. fra 0U e 18° = 1,0067 e. s. M. fra 18° e 30° e. s. M. fra 0" e 16° = 1,0010 C. s. M. fra 16° e 24° C. S. M. fra 0" e 17° = 1,0027 e. s. M. fra 17° e 25° 0. s. M. fra 0° e 21° = 1,0045 e. s. M. fra 21° e 28° e. s. M. fra 20" e 24" = 0,9983 e. s. M. fra 24° e 29° c. M. fra 21° e 29u 0,9954 Formula (2) Baetou-Stkacciati 1,002315 0, 999765 = 1,0025 1 , ( 102476 0,999963 = 1,0025 1,002315 1,000187 = 1,0022 1,002648 0,999573 = 1,0031 1,002476 0,999598 = 1,0029 1,001909 1. 00(3045 = 1,0018 0,999583 1,000588 = 0,9990 1,000194 1,003518 = 0,9967 C. S. M. fra 29° e 36 Il Rowland nella sua notevole memoria (On the mechanical equivalent of beat) pag. 196 , Tavola LIV, dà i valori dell' equi- valente meccanico Et riferito alla caloria presa alle diverse tempe- rature dell' acqua fra -+■ 5° e -+- 36°. Da questa tavola si deduce il calore specifico dell' acqua a queste stesse temperature. I valori così calcolati non sono molti diversi da quelli da noi trovati , col metodo delle palline grandi di rame. Nella tavola seguente sono trascritti i valori di E, (seconda co- lonna ) quelli del calore specifico secondo Rowland, (ottenuti divi- dendo Et per Ea), e quelli del calore specifico trovato da noi col metodo delle palline grandi di rame : il minimo del calore specifico corrisponde a + 29° secondo Rowland , ed a + 27° nelle nostre esperienze con le palline grandi di rame. Noi perù riteniamo che // calore specifico dell' acqua 95 i nostri resultati ottenuti, con sette metodi diversi, precisino il mi- nimo a + ^20° : e che i valori del calore specifico dedotto dalle nostre misure eseguite con tutte le cure prescritte dalla termome- tria moderna con questi sette metodi diversi , siano di gran lunga più attendibili di quelli ottenuti da tutti i fisici che ci precedettero in questo studio. Giova ricordare che lo stesso Rowland scriveva (pag. 107 della sua Relazione critica .sulle varie determinazioni dell' equivalente meccanico della caloria) \ " La temperatura del minimo non può dirsi conosciuta , ben- " che io 1' abbia collocata temporaneamente verso 30° , ina essa " può essere ben differente. „ CALORE Et specifico vero a t" t° Nostre Esperienze determinazioni del Rowland (eoi rame, palline grandi) 5° 429,8 1, 00561 1, 00415 6° 429,5 1, 00491 1, 00360 7° 429, 3 1, 00444 1, 00309 8° 429, 0 1, 00374 1, 00263 9° 428,8 1,00327 1, 00219 10° 428 5 1, 00257 1, 00173 11° 428,3 1, 00210 1, 00136 12° 428, 1 1, 00163 1, 00090 13° 427,9 1,00117 1, 00055 14° 427, 7 1, 00070 1,00028 15° 427, 4 1, 00000 1, 00000 16° 427, 2 0, 99953 0, 99975 17° 427,0 0, 99906 0, 99945 18° 426,8 0, 99859 0, 99919 19° 426, 6 0, 99812 0, 99901 20° 426,4 0, 99766 0, 99880 21° 426,2 0, 99719 0, 99873 22° 426, 1 0, 99696 0, 99860 23° 426, 0 0, 99672 0, 99850 24° 425, 9 0, 99649 0, 99844 25° 425, 8 0, 99625 0, 99837 26° 425, 7 0, 99602 0, 99834 27° 425, 6 0, 99578 0, 99832 28° 425,6 0, 99578 0, 99834 29° 425, 5 0, 99555 0, 99837 30° 425,6 0, 99578 0, 99848 31° 425,6 0, 99578 0, 99871 96 II calore .specifico dell' acqua Nella tavola ultima (Tav. XXXVII) abbiamo riuniti i valori del calore specifico medio fra due temperature qualunque comprese ira 0" e -+- 35. Le temperature fra le quali si cerca il calore spe- cifico medio sono scritte nella prima linea e nella prima colonna : I valori del calore specifico sono dedotti dalla formula (3). Crediamo che questa tavola potrà riuscire di qualche utilità nelle misure calorimetriche. (1) Oltre ai metodi precedenti, adoperammo anche quello del riscal- damento di una massa di acqua a zero (circa mezzo chilogrammo, entro un recinto a 100° ma abbandonammo questo metodo, per la incertezza nella lettura esatta delle temperature, e per quella più -rande delle correzione da applicare alla temperatura letta, per lo spostamento dello zero. Molte particolarità che non si sono potute spiegare nella pre- cedente memoria, onde non renderla troppo lunga , si troveranno nelle seguenti memorie e note che le fanno seguito, le quali furo- no uià comunicate ali* Accademia Gioenia nelle sedute di questo anno l". Sulla variabilità del calore specifico del mercurio fra 0" e + 32°. 2°. Studio dei termometri calorimetrici. 3°. Sulle correzioni per il raffreddamento, nelle determinazioni e alo rimetriche. 4°. Sulla costituzione degli elettroliti e sulla variabilità del lit- ro calore specifico con la temperatura. Istituto Fisico delia Università di Catania, 1892. (1) Da questa tavola ilei calori specifici risulta che supposto 425,5 il valore doli' equivalen- te meccanico del calore, quando la caloria si riferisca all' acqua a -t- 15°, esso divieni' 128,0 ri- ferendo la caloria all' acqua a zero. Tavola 2T2TS:TriI- » '• ' ' " ),-.■ 10* 17* ,,. 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Qui, premesse alcune considerazioni sugli integrali secondo un cammino, riproduco la parte generale di quel procedimento, e ne deduco poi l'espressione del teorema in coordinate curvilinee gene- rali, che, per quanto mi consta, non fu data ancora. Nella sua Memoria fondamentale " Sali' uso delle coordinate cur- vilinee nella teoria del Potenziale e dell' Elasticità „ (Memorie della R. Acc. delle Scienze di Bologna, (4) t. VI) il prof. Beltrami dà 1' espressione in coordinate generali, per usare delle parole dell' il- lustre autore, di quel gruppo d' equazioni che ha il suo centro nel teorema di Green. Viene così aggiunta quella del teorema di Sto- kes, equazione della stessa natura di quelle , e come quelle tanto spesso invocata nelle questioni di Fisica Matematica. Indichino q, , q2, q-, le coordinate del posto qualunque di un (*) V. anche la mia Nota " Sui doppii strati agenti „ nei Eendic. del R. Ist. Lomb. (2) t. XXII. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4.» — Meni. Vili. 1 Teorema di Stokes in coordinate generali. campo, e {q) lo stesso posto. Cammino conducente da (g), ori- gine, a ('/'), termine, è ogni successione di posti (7) tali che q,= A- Y d9>) dt J Ax'~di +X%~di+Xs~diì clt' dove X,, Xt, X3 indicano le funzioni di t composte colle funzioni così indicate, e colle (1). E ciò chiamasi l'integrale di A", dq, + Xt dq2 + X, dq3 Teorema di IStokes in coordinate generali. secondo il cammino considerato, e si indica brevemente con /' [X,dq, + Xidq, + Xsdqs) , salvo ad aggiungere qualche indice per mettere in evidenza le cir- costanze del cammino medesimo. Così, supposto il cammino semplice, se è aperto, indicando con A, B gli estremi, J AB significherà che il suo senso corrisponde al passaggio da A a B, ossia che A è l'origine e B il termine: e se è chiuso ; immaginando A, B, (', D succeclentisi lungo la linea, J abcda significherà che il senso del cammino corrisponde al movi- mento di un punto, che, percorrendo la linea, incontra quei punti neir ordine in cui stanno scritti. E chiaro, con questo significato dei simboli, che : J AB = ~ J BA' J ABCDA ' ABC J CDA •' ABC ■' ADC Tutto ciò premesso, sia il campo in discorso semplicemente connesso, per modo che, immaginandovi una linea rientrante, possa sempre essere il contorno completo d' una superficie tutta parimen- te compresa nel campo: e consideriamo un cammino semplice chiu- so ad esso appartenente. Esisterà / (A', dq, 4- X, d+ Jfc3** ^7^' dq, * dq, * dqa (2) (*' = 1, 2, 3). Secondo ogni cammino conducente da A e B e corrisponden- te ad una linea u esisterà f (X, dq, + X 3qt 4- X3 dq3), Teorema di Stókes in coordinate generali. e sarà una funzione di v, la quale , supposto almeno che le linee si possano scegliere in modo che esistano anche dòq,, òdq, finiti e continui, ammetterà il differenziale S j (X, dq, + X, dq, + X, dq3) . Di questo differenziale ci giova trovare una forma opportuna. Perciò osserviamo che, per teoremi noti, nelle nostre ipotesi, sarà: 5 f X, dqt = I ' S {Xi dq,) = /' ÒX, dq, + f X, 8dq< , I Xi Sdq, = I X, dSq, , I Xi dSqt = — I 3Xi Sqi, perchè pei limiti dell'integrazione, cui corrispondono i punti A e B *q, è 0. Quindi: 5 j Xt dq, = j (SXt dq, — dX Sqi). E di qui, impiegando le {"2), deduciamo, dopo ovvie riduzioni : S f (X, dq, + X, dqt + X, dq,) che è il risultato voluto. D'altra parte / (X, dq, -t- X2 dq» + X3 dq3) = /' (Xi 33i + Xì dq, -h X3 dq3) J AA'/I — y* (X, dq, + X2 dq, + X3 dq3) = /' a /' (X, 3gl -+- x 3?! + x, dq3) , Teorema di Stohes in coordinate generali. dove nell'integrazione (interna) per rispetto a u è da intendersi, come precedentemente, che il limite inferiore corrisponda ad A, <■ nell'integrazione (esterna) per rispetto a v è da intendersi che il limite inferiore corrisponda a AB'B. Quindi , con queste conven- zioni : / (Zi dqt + A~2 dq-i + X3 dq3) = fi ; ( £ - f ) ( *<>- * - >« * ) + ( g - £ ) ( *»■ * - s* *) dq2 dq3 I \ I \ dq3 dq dXj dX dqL dq2 Ll ) ( sQi 3* — sq* ^, ) j , Ora è àq-i àq3 — àq3 dq» = \-±- -f f- -y- du dv ■ \ dv du dv du I Troviamo un'opportuna espressione di dq, dq3 dq3 dq2 dv du dv du Sia perciò dx- — S« Qijdqidqj V espressione del quadrato del differenziale dell' arco s di linea qualunque del campo colle supposte coordinate, e ds! = Edu2 -+ 2Fdudv + Gdv2 l'espressione analoga nel caso che la linea appartenga alla super- ficie considerata, colle coordinate u, v. Essendo, col solo vincolo che (q) si trovi su detta superficie : dqi dqc dqL = -y- du 4- -j- dv du dv (t = 1, 2, 3) Teorema di Stole.s in coordinate generali. ■ii ha dove E=-^m% « = S, V.% F — y ■ V -.USL — y . v, ^ r ~Ll Ui dv~hi ' du ' u> -- ^ <* È . T < = S< *>> È Ui e Vf hanno un significato semplice. Conveniamo una volta per sempre che il senso attribuito alla tangente ad una linea in ogni punto sia quello in cui cresce l'arco, e che in una linea coor- dinata l'arco cresca nel senso in cui cresce la coordinata. Ciò po- sto , indicando con d's , d"s il differenziale dell' arco di due linee diverse passanti per uno stesso punto (q), relativo a questo punto: con d'q, , d"<]i i corrispondenti differenziali di q( : e con (d's, d"s) l'angolo formato dalle tangenti alle due linee nel punto in discor- so, si ha : d's d's cos {d's, d"s) = 2 Qy d'qi d"qj (%\ Sia la prima linea la linea coordinata qt , e la seconda la linea a , e rammentiamo che ds = [ Qii dq, , dsu= y E du , dove, nelle precedenti ipotesi, i radicali hanno il segno -4- . Per (3) abbiamo : [XQ~ \[E cos ut =2j Q« ^, (4) dove u.i indica l' angolo formato dalle tangenti in (q) alle linee P,,, e sommandole poi membro a membro, ne ricaviamo : Quindi p* = \/e 2, Piil/S cos «.,- gj = 1/-E 2, Poi ' Q« cos «, , SWffy; /- l « li Pa\ Qa cos »,, E per conseguenza : dpdp. _ d£i ^ = ./— s p p j /q,.q^.(cos „. cos M/ - cos q cos «, ; a?' du dr du ' • Poniamo per un momento : l Q« Qj> ( COS Vi COS Mj — COS Vj COS ?/,, ) = [*, j] ■ Si troverà subito : V ì« pw p3, [t,J] = (P22 P33 - Ps3 P32) [2,3 J + (P23 P» - P« P33) [3,1] ■+- (P2, P32 - P22 P3i) [1,2]. I tre determinanti sono i complementi di Pn , Pi2 e Pa nel deter- minante dei PW) e, per conseguenza, stante la definizione dei Pu , rispettivamente eguali a Qn Qi2 Qi3 Quindi : 2« P!t P„- [V] = ~ ((2u [2,3] + Q« [ 3,1 ] -+- Q13 [1,2] ) D' altra parte indichiamo con n la misura del segmento di normale alla superficie nel punto qualunque ( u, v ), volta in un certo Atti Acc. Vol. IV, Serie 4." — Meni. Vili. 2 10 Teorema di StoJces in coordinate generali. senso per rispetto al giro che conduce dalla tangente alla linea e alla tangente alla linea u : e con nlJ quelle del segmento di perpen- dicolare alle tangenti alle due linee qé e % , passanti per lo stesso punto, volta nello stesso senso per rispetto al giro che conduce dalla prima tangente alla seconda. Indicando inoltre con (re»y), (uv), (ij) l'angolo formato dalle due normali, dalla prima e dalla seconda coppia di tangenti, abbiamo : cos vi cos a. — cos v. cos iti COS «,,» = : Tttt—. p-4; sin (ij) sin (uv) Per conseguenza di tutto ciò : dqt dq3 dq:l dq2 dv du dv du I . ossia — sin (uv) \'EG S. Q„ \/ Qu Qkk sin (jk) oos ( »,* n) Sq<,dqs — Sq3dq2 = q- sin (uv) | E du |. G do IV Qu | Q„ Qnli sin (jk) cos ( »M n ) dove, scelto /, s* intende che y' e k siano, fra i numeri 1, 2 e 3, quelli che gli succedono circolarmente. Stabiliamo che du, dv siano positivi , cioè che w cresca da A verso B , e v da AB'B verso A AB. Siccome, per le nostre pre- cedenti convenzioni, la tangente ad una linea coordinata ha in o- gni punto il senso in cui cresce la coordinata relativa , sarà, per rispetto ad un determinato senso della normale », il senso del gi- ro che conduce dalla tangente alla linea v alla tangente alla linea a, per l'angolo concavo, come il senso del cammino considerato. Concludiamo così: / (A'i dqt + A",, dqt -+- X, dq3) A „ idjX _ dX3\ dq2 dq3 1 \ rfq.i dqi ' \ dq{ dq2 ' À 3 ) Q ■' t \dq2 dqj ' \dq3 dq.l 2 ^ \dq, doj 3 ) Q* Teorema di StoJces in coordinate generali. 1 1 dove -Vi = 2< Qu l ' QjjQkk sin (JA-) cos (»,-am) 2V2 = £. Q,, | (,/„(/„. sin (jk) cos (//,,//: ÌV3 = 2, Qai | QtfQ»* sin C/fc) cos (w^w) , e il senso della perpendicolare nJK alle tangenti alle linee qj , qh passanti pel punto considerato della superficie è, per rispetto a quello del giro che conduce per l'angolo concavo dalla tangente alla pri- ma linea alla tangente alla seconda , come il senso della normale n nello stesso punto della superficie a quello del cammino. Questa è la forma più generale del Teorema di Stokes. È tacile ricavare di qui la nota torma del caso che le coordi- nate siano ortogonali. In questo caso sin (jk) = 1, Qui = 0 con h diverso da i, e nJk avrà la direzione della tangente alla linea coordinata che non è 2 Can. FRANCESCO FISICHELLA Professore ordinario nella R. Università di Messina Signori , È sacro il dovere di commemorare ed onorare coloro che scen- dono nel sepolcro circondati dall' aureola della benemerenza nel campo del pensiero o in quello delle opere, o nell'uno e nell'altro insieme. È gratitudine verso di loro : lavorarono per 1' incremento del nostro patrimonio intellettuale e morale. È incitamento per noi ad alacrità per mettere a profitto ed accrescere quel sacro patri- monio. È carità patria mettere in rilievo le glorie dei nostri Gran- di. Con dolore d'italiano ricordo che gli stranieri nell'interesse del- la loro patria zelano pur troppo l'onore dei loro grandi, innalzano monumenti anche a mediocrità ; e . noi lanciamo spesso inosservati anche i nostri Sommi. A forza di non curare le nostre glorie , si finirebbe per crederci da nulla , e più tardi a non valer nulla. Onoriamo i Grandi per loro, per noi, per la patria. E questo dove- re si accresce ancora di più quando si tratta di coloro che nella prima metà del nostro secolo lavorarono tanto per rigenerare il pen- siero italiano, e in modi diversi con sublimi ideali e con fede ar- dente cooperarono a compiere la grande Epopea nazionale; ed ora scendono nel sepolcro addolorati dal nostro scetticismo e dal man- co d'idealità della nostra vita. Il professore A. Maugeri , che illustrò per tanti anni questo glorioso Ateneo col suo insegnamento, e la filosofia siciliana e na- Atti Aoc. Vol. IV, Serie 4.» 1 Il prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico zionale colle sue opere, è sceso nel sepolcro ! L'Accademia Gioenia tanto benemerita al progresso della scienza, che ha avuto ed ha nel suo seno tante Illustrazioni , compie il delicato dovere di comme- morare l'illustre Estinto !.. Volle affidare a me l'onorevole incarico, e non posso che rimanerle grato della fiducia mostratami. Senti- vami impari all'alto mandato; ma il Maugeri fu mio maestro, e do- po , mio intimo amico ; parvenu delitto il declinarlo ; e col cuore addolorato tributo il mio omaggio, comunque modesto, al maestro ed all'amico; sperando d'altronde che altri meglio, che io non fac- cia, metterà in rilievo questa nobile figura nella nostra scienza. In un discorso commemorativo in un' Accademia non posso parlare dell'illustre Estinto che sotto il profilo della scienza, lasciando inos- servato ogni altro aspetto della vita; " // prof. Maugeri e il suo sistema filosofico „ è il profilo speciale del mio discorso. Dovendo parlare di un filosofo ad un' Accademia di scienze naturali e matematiche, qualcuno potrebbe credere che mi trovi in un ambiente eterogenio. Ma ciò non è vero; molto meno ai nostri giorni in cui, come osserva Benno Erdimann , una nota filosofica è divenuta caratteristica delle scienze naturali (1), una concezione generale del mondo agita tutto il pensiero e la scienza moderna. Il processo della scienza, diceva il Wundt , non consiste solo nel distinguere ma nel connettere. Dopo 1' analisi si sente il bisogno della sintesi : d'altronde è pei limiti della mente che si deve stu- diare smembrando ciò che nella natura è unito. Singole scienze si uniscono a gruppi, la biologia p. e. studia la vita nelle sue di- verse manifestazioni nella pianta, nel bruto, nell'uomo; molti gruppi si uniscono in una idea più generale, e tutti .in quella dell'essere, in grado massimo generale. La realtà singola è un'astrazione, e per lo meno, non è la vera realtà che trovasi nella unità organica del cosmo. La filosofia , secondo Spencer , è il sapere completamente il) Sono molto le opere che si pubblicano eoi titolo di filosofia chimica , di filosofia orga- nica, di filosofia zoologica, etc. // "prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico unificato. Il positivismo accentua questa idea : la teoria della per- manenza e della trasformazione della forza, la teoria della evoluzio- ne, il suo monismo, rivelano pur troppo il bisogno di quella scienza che studia 1' uno nel molteplice. Ciò è vero non uscendo dalla realtà oggettiva. Ma perchè ci sia scienza è necessario lo studio del pensiero. Ogni scienza è un complesso organico di raziocini, di giudizi, d'idee; e tutto ciò non è che pensiero, di cui la filosofìa studia le forme, le leggi, la genesi, i rapporti colla realtà oggettiva, il processo, il dinamismo e i rap- porti col dinamismo cosmico. La filosofia è la scienza universale che informa ed integra le singole scienze. Perciò nelle Università tedesche, meglio che nelle nostre (1), la filosofia fa parte della Fa- coltà di scienze e le dà il nome : chiamasi Facoltà di filosofia. Noi parlando di un filosofo in quest' Accademia non mi trovo in un am- biente eterogeneo. La filosofìa italiana nei primi lustri del nostro secolo erasi sviata dalle sue nobilissime tradizioni , e soggiaceva alle tristi in- fluenze della più gretta filosofìa straniera; regnava il sensualismo di Locke, di Gondillac. di Tracy , popolarizzato dal Soave. La Sicilia, all' infuori di qualche eccezione che davano gì* illustri discepoli del Miceli, subiva la stessa sorte del resto della Nazione. Ili Presso di noi si è. voluto unirla colla Facoltà di Lettere, e riesci' mia fusione ibrida.— Nel 2» Congresso universitario, che ebbe luogo a Milano nel 1887 fu deliberata ad unanimità la proposta che lo studio della filosofia teoretica sia obbligatorio per tutti •.'li studenti di qualunque Facoltà. E il pensiero è degno di quell'autorevole Consesso. — Credo inoltre preferibile che la filosofia, come in Germania, faccia parte della Facoltà di scienze. Gli aspiranti alla laurea in filo- sofia, invece di essere obbligati di studiare per due anni letteratura latina e per tre letteratura greca . etc. . studierebbero con più profitto anatomia comparata , fisiologia , zoologia , etc. . esse apportano molta luce ai problemi che si agitano nella Scienza prima, e facilitano la concezione delle grandi sintesi, a cui si aspira. (Queste sintesi a loro volta gioverebbero ad una migliore compreensione delle scienze speciali. La filosofia morale, il cui studio non è obbligatorio agli aspiranti alla laurea in lettere, pure si lascia in questa Facoltà; e non si pensa invece ad aggregarla alla Facoltà di giurispudenza; o per lo meno farne obbligatorio lo studio per gl'iscritti a questa Facoltà; tanto più in un momento in cui l' aspetto etico si accentua sempre più nel diritto, e si rivela abbastanza nella stessa eco- nomia politica. D'altronde nella sociologia il fenomeno etico è il più importante. Il prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico In Catania, il Sac. Benedetto D' Agata, prima nel Seminano, e poi in questo Ateneo, aveva sostituito al Wolf il Locke, il Gondil- lac, il Bonnet sino al 1793; il che più tardi fece pure il Can. Do- menico Privitera in questa stessa Università nei primordi del nostro secolo. — In questo triste ambiente filosofico nasceva in Catania , il 4 giugno del 1813, Antonino Maugeri da poverissimi genitori, che vivevano stentatamente col lavoro delle proprie mani. Sin dalla prima età egli rivela ingegno non comune. Ma come attendere allo studio in quello stato di miseria ? -- Senza le Corporazioni religiose , si avrebbe avuto in lui un calzolaio o un fallegname di più; quell'in- gegno che più tardi doveva illustrare la Patria, sarebbe rimasto la- tente. Ma entra nell'Ordine religioso eminentemente italiano e de- mocratico di Francesco d' Assisi , di questa stupenda e poetica Figura , che lenisce e santifica la povertà , segna le vie per solu- zione del più grande problema sociale e dà la palestra, in cui si rivela il genio dei figli del popolo. Il giovane Maugeri, già francescano, rivela l' alta sua vocazio- ne per la filosofìa, più tardi sarà assorbito dallo studio di questa scienza.— In essa ha per primo maestro il P. Luigi Carnazza dello stesso Ordine, d' ingegno elevato; ma vittima anch' esso del sensua- lismo: il Tracy era il suo libro di testo. — Frattanto in questo si- culo Ateneo rivelavasi il potente ingegno di V. Tedeschi, di quel Cieco sorprendente, che fu grande nelle Matematiche e nella vastità delle sue conoscenze su vari rami dello scibile, grandissimo in filosofia. Il Tedeschi aveva anche lui pagato il suo tributo al sensualismo, le sue lezioni s' ispiravano al Condillac e al Tracy. Ma quell' elet- ta Intelligenza non potea a lungo rimanere aggiogata alle grettezze esiziali del sensualismo, e fu tra i primi in Sicilia ad elevare la voce contro quella sedicente filosofia. Frattanto un poderoso Inge- gno: il Filosofo di Tropea rigenerava la filosofia in Italia, rivelan- do tutta la futilità e la nullità scientifica del sensualismo. Il Tede- schi unì le sue alle forze del Galluppi, la filosofia italiana si elevò a grandi altezze. — Il Maugeri fu discepolo e la più splendida gloria di siffatto Maestro ; il quale conobbe sin d' allora che il modesto Il prof. /'. .1. Maugeri e il suo sistema filosofico Frate era nato filosofo, e ch'era destinato a mantenere vivo il sa- cro fuoco della Scienza prima in quest' Atene di Sicilia. 11 primo lavoro filosofico, ch'egli pubblicò in Messina nel 1841. è: Un dubbio sulV esistenza delle verità filosofiche. Esso ci rivela le prime impressioni di scoraggiamento del filosofo in vista delle con- traddizioni dei sistemi nella scienza ; e se devo chiamare le cose. col proprio nome , in questo libro si sente il grido scoraggiato e scoraggiante dello scetticismo filosofico. Il Romano fa una larga critica del lavoro del Maugeri e viene a questo apprezzamento (1). Il nostro filosofo si difende dell'accusa di scetticismo (2) ; ma ri- tengo con poco frutto; in quel lavoro il dubbio è troppo spiccato. Ma esso era il dubbio del filosofo non ancor maturato; era il dubbio del filosofo in fieri. Più tardi acquista profonda conoscenza dei sistemi filosofici. Allora in essi potè vedere l'uno nel vario, il permanente nel mu- tabile. Li vide non presi singolarmente, ma nel loro assieme , in una verità superiore in cui si armonizzano i contrari. Allora vide senza scoraggiamento l'evoluzione del pensiero filosofico a traverso i tempi. L' indagine dell' in sé , delle cause prime , delle ultime ragioni, ha gravissime difficoltà ; i filosofi sono chiamati a que- st'ardua impresa, e perciò non è sempre concorde il loro pensie- ro. Ciò però non autorizza 1' agnosticismo di cui taluni vogliono farsi banditori. Le pretese antinomie tra il fenomeno e il noumeno di Kant e V inconoscibile di Spencer sono la esagerazione delle dif- ficoltà a cui accennai. Certo è, che la scienza ci rivela una gradua- le e sempre crescente approssimazione della mente umana all'in sé delle cose. Un sistema il più erroneo contiene molti veri che vengono esagerati, e questa esagerazione o questo esclusivismo di un aspet- (1) La rivista critica del Romano fu pubblicata nella Scienza e Fede di Napoli, voi. IV, Fase. XXffl, Nov. 1842. (2) V. Maugeri, Rivista alla rivista del P. Romano, Messina 18-13. Il prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico lo del vero, spinge altri ad esagerare l'aspetto contrario stato sco- nosciuto. Nella discussione, gli aspetti del vero si presentano sem- pre crescenti, una verità superiore e più dialettica diviene il patri- monio della scienza. Un fatto nuovo , o una nuova conoscenza fa modificare una teoria, occasiona un nuovo indirizzo. Il nuovo esercita il suo fascino, assorbe esageratamente il pensiero, lo fa esclusivista ; e quindi si misconosce l'antico. Ma anche questo era parte del vero e trova i suoi apostoli ; si discute e si lotta ; un vero più armonico e più elevato ne risulta. I sistemi erronei fanno sul campo filosofico, ciò che le eresie sul campo teologico; e fu detto : Oportet et huereses esse (1). Chi può misconoscere i profondi veri in teorie che nel loro esclusivismo ci sembravano deliri della mente umana ?! — Il Maugeri con questo modo d'intendere i sistemi filosofici, quali fram- menti di un tutto (2), escluse quel dubbio primitivo, si affermò nella scienza. Ammiratore del Galuppi, che con poderoso ingegno vittoriosa- mente confutava il sensualismo inglese o francese e il criticismo trascendentale alemanno, rimase influenzato da lui anche nel sog- gettivismo, che credo esagerato nel Filosofo di Tropea. E fu questo soggettivismo che impedì, secondo me, al Maugeri di raggiungere in alcune teorie il vero, o almeno la coerenza nel complesso delle sue dottrine (3). Ma più profondamente ammirava il Rosmini. Spes- (1) Vi è pure una ortodossia e una eterodossia in faccia al senso comune e alla coscienza ilell'u nità; ohe hanno la loro evoluzione, come il pensiero dommatico della rivelazione, pei nuovi aspetti del vero, che si rivelano alla mente e pei nuovi modi migliori in cui vien concepito. Il senso comune si trova >pesso di fronte al criticismo, il quale giova alla evoluzione di esso. Ma se il criticia è esclusivo, non si hanno che deliri più o meno esiziali nella scienza e nella vita. NHla Biosofia moderna il scuso connine esclusivo pare sia rappresentato dalla Scuola scozzese e precisamente da Reid , come il criticismo esclusivo dalla Scuola alemanna e precisamente da Kant. Il scuso comune e il criticismo uniti s'integrano a vicenda; separati, l'uno darebbe la- Stasi del pensiero, l'altro un moto rapido, vertiginoso, infecondo, esiziale. Uniti danno la evolu- zione; separati, danno: l'uno l'immobilità, l'altra la rivoluzione radicale e nichilista. ili) V. Maugeri, Corso di lezioni di filosofia razionale, Catania, 1865-67, passim. ':'>> l'Ya gli eliciti .li questo subbicttivismo esagerato credo si possa ritenere il concetto del Mauukri relativo all' obbietta della filosofia: che per lui, come pel Galuppi , è la Scienza del pensino. Cosi, la tilosotia viene più che dimezzata, non comprendendo la realtà nei suoi primi principi; rende facile subbiettivare la atessa realta, come fecero il Fichte e gl'Idealisti di tutte le gradazioni. Credo puro possa attribuirsi a questa influenza l'innatismo dell' idea propugnato dal nostro filosofo ; e la non permanente coerenza nel precisare il rapporto fra l intelligibilità e la realtà e quindi la natura doli' idea. Il prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico so mi diceva: " Fu con la lettura del Nuoro saggio sull'origine delle idee del filosofo di Rovereto, che parvenu' d'entrare nel santua- rio della scienza. „ E realmente bisogna non esser nati filosofi per non sentire profonda riverenza in faccia al più acuto analizzatore del pensiero umano; che tutti i rami della filosofia e delle scienze speculative trattò con vedute profonde ed originali, divenendo così una delle più grandi glorie del nostro secolo e della nostra patria. Contiene errori, mi si dice ; lo ritengo anch'io, ma è questo il do- loroso tributo che spesso la mente umana, anche la più elevata, è costretta a pagare : la sua teoria, per non dire altro, dell'ente pos- sibile non regge ad una critica coscienziosa e severa. E il Mauge- ri, più che all'ente possibile, fissava la sua attenzione all'ente reale. E nel silenzio della sua cella meditava sopra un fatto importante, che la storia della filosofia gli presentava : La scienza nei suoi primi albori è teogonia , più tardi si rivela la cosmogonia, ancora più tardi si rivela la psichegonia. Eloquentissimo fatto , che unito all' altro, dato pure dalla storia della scienza : che il primo errore filosofico è il panteismo , mostra pur troppo che il processo del pensiero è tutt' altro di quello che una superficiale filosofìa crede additare : la mente procede dall'assoluto al relativo, dall'uno al molteplice, dall'infinito al finito. Questo importante corollario veni- va tracciando nella sua opera : La Genealogia della Ragione filoso- fica. Ma prima che fosse portata a compimento, apparve un'opera di un Genio italiano, che dal suo esilio regalava all'Italia e al mon- do : L'Introduzione allo studio della filosofia; in cui con una sintesi meravigliosa, con originalità e profondità di concetti, affermava molta parte della teorica fondamentale del Maugeri. Questi, per quanto potè godere dell'incontro del suo col pensiero di Gioberti, per altrettanto capì che l'opera sua , pubblicandosi dopo di quella del Filosofo to- rinese, avrebbe perduto molto del prestigio dell' orginalità. E non l'avrebbe pubblicato, senza l'insistenza d'insigni cultori della filosofia. Nel 1846 si aprì il concorso per professore sostituto di filoso- fia in questo Ateneo, col diritto di successione al titolare; ch'era il Il prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico Tedeschi. Questi spinse il Maugeri ad iscriversi a quel concorso. Ed il modesto frate diede poi sì luminose prove, da meritarsi la pienezza dei voti della Commissione esaminatrice, e con regale Re- scritto nel novembre del 1846 fu nominato professore sostituto di fìlosoiia in questa Università, col diritto di successione al Titolare della Cattedra. Mentre è tutto inteso all' insegnamento della gioventù, che nu- merosa accorre a sentire le sue private lezioni; e alla meditazione dei più gravi problemi della scienza prima nel silenzio della sua cella, nel 1849 un nembo terribile si scaglia sul capo di lui. Sotto l' accusa di liberalismo viene tradotto in carcere, quindi viene esi- liato a Siracusa; e poi, non ostante il giudizio della Gran Corte penale, che non trovò nulla d'incriminabile contro l'illustre filosofo, è chiamato a sciegliere tra il carcere e 1' esilio fuori gli Stati. Il Maugeri è esule a Roma!— E anche lì, sentiva le terribili ire del Governo di Napoli, che incitava la Corte Ponteficia contro di lui , come " il più temibile liberale di Sicilia. „ Eran precisamente queste le parole che Pio IX ebbe a far leggere al Generale dell' Ordine, a cui il Maugeri apparteneva. — Nel 1853 per un mezzo strano , che prova il completo arbitrio di quel Governo (1), gli si permise di tor- nare a Catania , ma rimase fra le unghia della Polizia del Mani- scalchi: Gli venne interdetto anche l' insegnamento privato. L'auto- mi l Credo utile registrare il fatto a cui accenno : Nel dicembre del 185-1 promulgatosi il domina dell' immacolato concepimento di Maria, il Maugeri, pei privilegi del suo Ordine, fu il primo Oratore che recitò in Roma il panegirico relativo a quella solennità. Quel discorso ebbe splendido successo, la cui eco giunse fino al Papa; che dopo qualche giorno, visitato dal Generale dei M. 0., gli chiese il nome del frate ohe avea recitato quello splendido panegirico. " S. Padre, gli rispose il Generale, il panegirista è stato- li più terribile liberale di Sicilia „. Alludendo alle parole della nota del Governo di Napoli.— A tale risposta Pio IX si portò la mano alla fronte, mostrando di aver compreso l' origine della persecuzione, di cui il Maugeri era vittima. In quella stessa occasione un prete del Napolitano, entusiasta del panegirico del Maugeri, volle andare a trovarlo in Convento per manifestargli i sensi della sua ammirazione. Quel prete non rivelava importanza alcuna, un tipo allegro, alla buona, espansivo. Li fine della visita chie- se al nostro filosofo se avesse bisogno qualche cosa dal ... Re di Napoli ; sapeva che il Maugeri era siciliano. Questi, che si trovava in un momento critico di nostalgia, fino ad essersi pentito Il prof. P. A. Maugerì e il suo sistema filosofico rità politica locale parve rendere meno odiosa la tirannica interdi- zione maniscalchiarta " Avete, gli fu detto, vecchi genitori d'alimen- tare col vostro lavoro, fate pure scuola; se mi sarà ordinata un'i- spezione vi preavvertirò. „ Sembrava che, se non 1' amore alla istruzione della numerosa gioventù, almeno un senso di umanità pei vecchi genitori, abbia permesso al Maugeri di esercitare il santo apo- stolato dell'insegnamento. — Ma lì c'era un fine subdolo, quell'auto- rità sperava cattivarsi l' animo del Maugeri, e più tardi difatti cercò con lusinghiere promesse aversi dall' illustre Filosofo, dichiarazioni ed apologie a prò di quel Governo; e quel eh' è peggio: dichiarazioni di fatti e di autori di fatti , di cui era certa essere in conoscenza il Maugeri. Ma questi respinse sempre con dignità e coraggio le tristi insinuazioni. — Frattanto Garibaldi vinceva a Calafatimi, a Pa- lermo, a Milazzo, entrava in Napoli; la grande epopea nazionale si compiva, i criteri d' apprezzamento mutarono: il Maugeri fu visto circondato dall'aureola del martirio. Con decreto prodittatoriale fu no- minato Professore ordinario di filosofia razionale in questo Ateneo. Non si fece d' altronde, che riconoscergli il diritto, che avea splen- didamente acquistato col concorso del 1846. E qui insegnò per quasi trent' anni, degno successore del Tedeschi, elevando la scien- za ad altezze più sublimi di quelle in cui 1' avea lasciato il suo Maestro. L' insegnamento gli fece accelerare la pubblicazione dell' ope- ra sua , il più importante frutto della meditazione di tanti anni ; che meritò tanto plauso in Italia e fuori d' Italia: il Corso di lezio- ni di filosofia, in tre grossi volumi. II 1° dei quali si occupa di pro- di aver preferito l' esilio al carcere, che gli avrebbe permesso di stare a Catania, si strinse alle spalle e amaramente sorrise, mostrando di non credere alla efficacia di quella espansione. Ma quel prete tanto più insistè, e saputo che il Maugeri era in esilio, con accento risoluto gli disse : " fra 15 giorni avi-ai la libertà di tornare a Catania „ Queste parole all' esule non fecero né caldo ne freddo. E pure ... non scorsero i 15 giorni e gli fu partecipata 1' autorizzazione di tornare a Ca- tania. La sentenza della Corte , che lo dichiarava innocente , non gli aveva giovato a nulla , la raccomandazione di un privato qualunque , che non potea conoscere l' innoccenza o la reità dei Maugeri, valse a restituirlo alla Patria. Atti Acc. Vol. IV, Serie 4.» 2 10 // prof. P. A. Maugeri e il sito sistema filosofico tologia razionale, il 2° di frenologia razionale (1), il 3° d'ideologia ra- zionale. Non posso in un discorso riepilogare le dottrine fondamentali del Maugeri; ma accenno all' ardua impresa, a cui nobilmente si ac- cinse, di far cessare un' antico dissidio sul campo della scienza tra psicologismo e ontologismo , riunendoli in unico sistema che chia- mò psicheontologico. Un psicologismo esagerato crede poter ridurre alla psicologia tutta la filosofia. — Un psicologismo meno esagerato ritiene la psi- cologia il cardine, la pietra angolare su cui deve erigersi tutto l'e- difizio della scienza. È quindi un predominio più o meno esclusivo del soggettivismo sull' oggettivismo, col pretesto che il fatto psico- logico sia il fatto più certo, sia il primo fatto, il fatto che dà ga- renzia a tutto il resto. L'ontologismo al contrario vuol fondare la scienza sulla realtà oggettiva , o sull' oggettività del vero, che legittima se stesso e le facoltà psichiche; vede nell'idea il reale in quanto si rivela alla mente; al nominalismo o al concettualismo contrappone un ben' in- teso realismo. Osservano gli ontologi che la scienza deve rispecchiare 1* ordine reale, il suo ordine genetico; che la riflessione non crea; che il momento riflesso del pensiero suppone precedente il momento spon- taneo; che il processo del pensiero sia evolotivo, processo di diffe- renzazione e d' integrazione conforme al precesso reale della na- tura ; che le grandi idee: assoluto-relativo ; necessario-contingente, (1) Alla parola: frenologia non dà il significato ristretto di cranioscopica, intesa a determi- nare da modalità organiche specialmente cerebrali e da pretuberanze craniali in modo .erto ed assoluto i sradi d' intelligenza, la qualità e 1' intensità delle tendenze, dei sentimenti e «Ielle pas- sioni umane, come si pretese dal Lavater, dal Soemmering, dal Camper e specialmente dal ( ìall. dallo Spurzueim e d' altri. Contro le loro teorie mise in rilievo i fatti contrari, i quali non per- mettono che quelle osservazioni siano elevate a principi; combatte le preteso deduzioni che se ne vorrebbero trarre contro la spiritualità della psichi'. Pel Maugeri la frenologia non significa che " lo studio del pensiero nei suoi rapporti colle condizioni organiche, , Nel primo significato la frenologia più modernamente ha perduto molto dell'antico entu- siasmo. Trova molta analogia coi pretesi tipi di delinquenza detcrminati da particolarità orga- niche , secondo 1' idea del Lombroso ; chi' non ha trovato eco presso i più illustri antropologi francesi e tedeschi; e in Italia anche nella stessa scuola positiva trova poderosi attacchi. V. Colajanni, Sociologia criminale, ('attinia 1889. // prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico 11 uno -molteplice , infinito-finito sono essenzialmente correlative; che non si può misconoscere la precedenza logica del necessario, del- l' assoluto, dell' uno, dell' infinito, in faccia al contingente, al rela- tivo, al molteplice, al finito. Il Maugeri volle evitare gli eccessi dei due sistemi e riunirli in un solo , che chiamò psicheontologico. Distingue il momento spontaneo e il momento riflesso del pensiero. Crede che la coscien- za s' inizii nell' " io senio, io penso. „ Ma se questo fatto, egli dice, è il primo cronologico, non è però il primo logico; il momento rifles- so richiede la precedenza del momento spontaneo, che s' inizia nel lume o nell'idea ingenita di Dio. — Uniti insieme il primo cronolo- gico e il primo logico, si ha il primo filolofico; eh' è così analitico- sintetico, psicheontologico. Analizza il fatto dell' intuito, ch'è l'atto spontaneo con cui l'in- telligenza si congiunge misteriosamente con l'idea dell'Essere. — Di quest' atto primitivo e spontaneo non possiamo renderci ragione che indirettamente. Per poterlo fare direttamente, osservava il Gioberti, bisognerebbe riflettere, e riflettendo non si è più nel momento spon- taneo.— Ma la sua dimostrazione di presupposto logico è perentoria, tenendo presente la natura evolutiva del pensiero medesimo. Questo intuito è vago ed indeterminato, rasenta la natura del sentimento; che fu ben detto idea implicata, il cui studio esatto risolverà parecchi problemi e rafforzerà parecchi veri d'indole trascendentale. Esso vien oggi ribadito dalla filosofia dell' incosciente ; che, senza accettare le esagerazioni di Hartmann, trova grandi applicazioni nei fatti psico- logici, biologici e potrei dire cosmologici. Ma nell'intuito osserva il Maugeri non si può fare a meno del soggetto che intuisce e dell'og- getto intuito; è necessario quindi il sintetismo dei due termini, e quindi il psicheontologismo. E qui con una stupenda analisi osser- va contro un ontologismo sconfinato che l'io nell'intuito, se non ha queir attività che rivela nella riflessione, non è passivo com- pletamente. La psiche, osserva egli, è attiva anche nelle sensazioni, ogni forza è sostanza ed ogni sostanza è forza. Richiama la teoria di Leibnitz, che per chiarire 1' idea di sostanza risale all' idea di 12 11 prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico forza; che non è secondo il Maugeri la semplice potenza delle scuole o la semplice facoltà o possibilità di agire , la quale per essere effettuata avrebbe bisogno di un eccitamento venuto dal di fuori. La vera forza, egli dice, racchiude 1' azione in se stessa, è la vera etite- l trilla aristotelica, il potere medio tra la potenza e 1' atto determi- nato, perchè questo potere contiene lo sforzo (1).— Se potessi usci- re dal profilo speciale, che mi sono imposto, metterei in rilievo l'importanza di questa teoria del Maugeri, specialmente nello stato attuale della scienza, in cui la stessa fisica è costretta di parlare di eneryie, più che di corpi o dì sostanze; in cui la corporeità e l'e- stensione si concepiscono come soli fenomeni , rimanendo la forza come entità noumenica ; in cui la filosofia dinamica ha tanto svol- gimento, specialmente in Germania; in cui nelle forze si va rintrac- ciando l'unità, e Luigi Ferri, uno dei più illustri rappresentanti della filosofia classica italiana, presenta la teoria del monismo dinamico (2). E tutto questo c'ispira riverenza verso il Filosofo catanese, che pro- pugnava una teoria che ancora non avea incontrato il plauso nella scienza. L' ho ricordata solamente perchè questa teoria ribadisce il suo psicheontologismo, in quanto esclude la passività dell' io nell'in- tuito. Neil' analisi ideologica mette in rilievo 1' elemento empirico e l'elemento trascendentale della idea, la necessità dell' assoluto nella idea medesima, e quindi la necessità della preconoscenza di esso ; vede pure 1' assoluto rivelarsi direttamente nelle idee necessarie , indirettamente nelle idee relative. Esamina il processo dinamico del pensiero, che dall' idea confusa dell' assoluto nel primo momento spontaneo, passa nel momento riflesso, in cui si scorge il condizio- nale e quindi la condizione , e si viene all' idea esplicita dello assoluto medesimo. Insiste su quel vero , che senza ragione si (1) Corso di lezioni. Voi. 2°, Lez. lla. (2) Ilo già da qualche tempo tracciate le prime linee di un lavoro sul Monismo in sé e iulT ardine t-iico-ijiuridico; ma per fatti estranei alla mia volontà, non ho potuto attendervi quanto esige la sua importanza. In esso intendo mettere in rilievo ciò che vi è di sofistico e ciò che vi è di dialettico nel pensiero monistico. // prof. /'. A. Maugeri e il suo sistema filosofico 13 vuole inforsare: che il non essere per sé non può essere percepito per sé, che l' intelligibile e il reale si convertono; che 1' esistente non può dar l'ente, né il finito l'infinito, né il molteplice l'uno, né il negativo il positivo. E ciò, egli dice , non deriva da una neces- sità metafisica per una legge subbiettiva della intelligenza , come pretese il Kant, ma dalla natura stessa della realtà. Ma togliete, continua egli, lo spirito ch'è il centro in cui si riunisce tutta la va- rietà delle percezioni, privatelo della sua facoltà di analisi e di sin- tesi per distinguere, separare, riunire i termini, e non avrete l'idea. Il soggetto di questa idea, e in generale del pensiero, non può ès- sere trasandato dalla scienza. Sotto aspetti diversi il sintetismo psicheontologico s' impone nella filosofia. (1) • Un aspetto di questo sintetismo o di questa armonia dialettica del pischeontologismo possiamo considerare quello relativo al pro- cesso scientifico empirico-razionale, coni' egli stesso lo chiama. Il pro- cesso esclusivamente empirico, o sperimentale, non darebbe mai la scienza di qualsiasi natura ; 1' altro esclusivamente speculativo si perderebbe in vuote astrazioni , in un idealismo aprioristico senza riscontro alcuno nella realtà. Il processo empirico o sperimentale ha intime relazioni col piscologismo esclusivo , che vuol poggiare tutto 1' edifizio della scienza in un fatto subbiettivo, fenomenico; il processo esclusivamente speculativo , razionale , aprioristico ha inti- me relazioni coli' ontologismo esagerato; che poggia non sul fatto, ma sull'idea, o su un principio apodittico che aprioristicamente si evolve. Il Maugeri, dall'armonia del psicheontologismo traeva l'armonia della deduzione e dell' induzione , dell' a-priori e dell' a-posteriori , della esperienza e della ragione, nel processo scientifico. Nelle sue opere propugnò quest' armonia con tutte le sue forze. E rimase profondamente addolorato quando vide dilatarsi sul campo scienti- (1) Corno di lezioni. Voi. 8°, Lez. 42, 43, 44. 14 // prof. 1\ A. Maugeri e. il suo sistema filosofico fico un positivismo esclusivo sinonimo di materialismo. Ma a certo inulto egli, che seguiva il movimento filosofico in Europa, scorge, colla soddisfazione degli apostoli del vero, una nobile reazione; ed a quella unisce le sue forze con un'altra opera importante: Positivismo e Ra- zionalismo o la Missioni' della scienza negli ultimi 10 anni, che pub- bli. :ò nel 1880. In essa mette in rilievo tutto ciò che si era pub- blicato intorno a questo aspetto della scienza in Francia , in Spa- gna, in Italia, in Inghilterra, in Germania ; ovunque scorgea il bi- sogno che si sentiva di tornare alla speculazione senza esclusivismo. A questo movimento portò il contingente del suo pensiero. È necessario che il fatto si constati sinceramente, e spesso più che fatti si hanno ipotesi, che i fatti smentiscono. Il passaggio spon- taneo della materia alla vita, p. e., è tutt'altro che constatato. Anzi coi geniali trovati del Pasteur nell'analisi della fermentazione, la generazione spontanea, o la metamorfosi della morte nella vita . virile recisamente negata. La trasformazione della specie in gene- rale, e della scimmia in uomo in particolare, e tutt'altro che con- stata: anzi si hanno fatti messi in rilievo da sommi naturalisti, che la smentiscono. Sono note le frasi eloquenti del Vircow in una con- ferenza tenuta a naturalisti riuniti a Vienna nel 1887. " Oramai , quell'ipotesi non è più tollerabile di fronte ai fatti, erasi insinuata alla credenza, ma nou appartiene alla conoscenza scientifica „ (1). Molte teorie del positivismo esclusivo più che da fatti sono spesso corollari di una metafisica sconfinata, come quella di Hegel , tut- t'altro che armonizzante colla coscienza umana e coi fatti. Sarebbe un lavoro degno da farsi e facile a farsi: L'egelianismo nella scuola ili V. Corrispondez-Blatt der Deutschen anthropologischen GeseUsehaft, 1890, N. 9; in coi si possono leggere le bellissime osservazioni e lo frasi incisive dell' illustre scienziato all'indirizzo del darwnistno. — Non occorre che ricordi, ira tant' altri, qui il Bianconi, il Bernard, lo Chefreul, il Gratiolet. I'Alix, il Bew. il Vaizt, il Flourens e specialmente il Cuvier. Anatomie compa- /., . I Agassiz, De V 'Espéce— Cmitributions to the naturai history of the United states of Xorth Ann, un e quell'Illustre, che la scienza ha testé perduto: il Quatrefaues, L'Fspére hunmine L'homme - Rapport sur les progres de l'Antropologie, i quali rilevano i fatti più costatati nella flora e cella fauna, anche mummificate, che hanno smentito la creduta trasformazione. Il prof. P. A. Mungevi e il suo sistema filosofico 15 positiva (lì. — Ma non basta alla scienza la costazione del fatto, è necessario raziocinare su di esso ; e questo è un lavoro di spe- culazione , di analisi e di sintesi. Scorgere i rapporti in generale, e di causalità in particolare, non è proprio dei sensi. Anche la fisica ha i suoi principi, che lentamente si vanno applicando, con un lavo- rìo mentale di deduzione. Anche nel mondo fisico vi ha molto che sfugge alla esperienza sensibile: si parla pur troppo di atomo, d'in- finità, di eternità, di monismo del mondo per poter ridurre tutto ad esperienza sensibile. Taccio di tutto quello che nel mondo fisico credesi sorpassi i sensi e l'intelligenza, e che si è voluto chiama- re inconoscìbile. Il Meccanismo cede sempre più terreno al dinami- smo, si crede sparisca la corporeità negli esseri. — Mentre si voleva materializzare lo spirito , pare ora si voglia spiritualizzare la ma- teria. — Ci è troppa matematica nel mondo fisico per poter' essere og- getto della sola esperienza sensibile. E la matematica è pensiero , è logica. Si conoscono gli ultimi lavori intesi a ridurre la logica a formole matematiche. — La natura è dialettica e rispecchia pur troppo la dialettica del pensiero ; il logos che in essa si rivela, è identico al logos che si rivela e si svolge nella mente umana (2). — Gli (1) Pareva che il positivismo sarebbe rimasto lontano dal nullismo di Hegel: pure, anche esso venne raccolto da questa scuola. H D.r Nicolaus Kleinenberg illustre zoologo, positivista convinto, nel suo Discorso inaugurale del corrente anno scolastico, letto nell'Aula magna della R. Università di Messina, attenuò, credendo provarlo, che " la scienza comprende il mondo come non esistente „ (pag. 7). che " scienza è convincimento della non esistenza del mondo . (pag, 29). E se volete 1' identità egeliana dell' essere e del non essere, trovasi pure affermata " Essere e non essere sono ugualmente certi , ciò significa che si confondano in una unità superio- re „ (pag. 29). Non entro nel merito della dimostrazione , costato solamente il fatto : L' ultima parola di Hegel è l'ultima parola del Positivismo. Surto forse come reazione a quella sconfinata metafisica, si è invece ingolfato in essa. (2) Platone avea mirabilmente presentita 1' unità dialettica nel doppio ordine del pensiero e della realtà , modernamente Hegel volle mettere in rilievo il parallelismo della doppia rivela- zione dell' unica dialettica nel pensiero e nella natura; ma il suo panteismo e il suo sconfinato apriorismo gì' impedirono di raggiungere le meta , quantunque il suo tentativo riveli 1' opera del genio. Ci è però nel campo scientifico tanto di costatato e in via di costatarsi intorno a ciò, che ci autorizza a ritenere la teoria nelle sue grandi linee; salvo ad aversi di seguito i dettagli che la ribadiranno e la preciseranno. 16 11 prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico sforzi per occultare la mentalità nel mondo riusciranno sempre inu- tili: son troppi i fatti che rivelano mirabilissima armonia in ogni organismo vivente tra gli organi fra di loro, tra essi e gì' istinti, tra questi e gli scopi diversi della vita ; ci è troppa armonia nel mondo, che si concepisce come un tutto organico , per potere in esso occultare la teleologia, la mentalità; per eliminare quindi il bi- sogno della ragione nello studio del cosmo. Sotto questo aspetto la teoria del Maugeri sulla necessità di riunire i due aspetti di un pro- cesso unico: l'induzione e la deduzione, l'esperienza e la ragione, rimane completamente giustificata. Ma riuscì completamente all'ardua impresa nel primo aspetto del problema, nella riunione , cioè , in unico sistema del psicologi- smo e dell'ontologismo?— Qualcuno ha risposto affermativamente. — lo ho i miei dubbi (1). Potrei però ingannarmi. Ma ove fosse ragione- vole il mio dubbio, nulla si derogherebbe al merito dell' insigne Fi- di Ritengo che avendo ammesso innata l'idea, sia pure quella di Dio, egli sia rimasto sul rampo esclusivamente psicologico. ^Nuii essendo essa la rivelazione immediata della realtà , o la realtà in quanto si rivela alla mente nel suo carattere d' intelligibilità, non rimane che un fatto u un fenomeno subbiettivo, come le categorie di Kant, etc. Coli' innatismo non si comprenderebbe più l' intuito, di cui a lungo si occupa nelle lezioni 7&, 8a, 9a del 1° volume. Esso significherebbe rapporto immediato tra soggetto ed oggetto, che esclude l' innatismo. Senza di questo, avrebbe avuto nell' intuito il campo più adatto al tentativo di conciliazione o del sintetismo dei due sistemi, a cui accenna 1' Allievo con quell' acume che lo distingue nei suoi Saggi filosofici, Milano 1866, passim, e specialmente a pagg. 3-56. Crede che l' idea di Dio sia un primo logico , ma non un primo cronologico. Questa poste- riorità cronologica non può intendersi in rapporto al momento spontaneo, ma al momento riflesso. In realtà quindi sarebbe anche un primo cronologico; né potrebbe essere diversamente avendola ammessa innata. Sono d' altronde esplicite le sue parole " L' attuazione del pensiero non po- trebbe aver luogo senza un elemento che lo svolgesse ; elemento puro in cui non ha parte 1' e- sperienza sensibile, perchè anteriore ad ogni fenomeno empirico. (Voi. I, pag. XI). Ed altrove " L'idea ingenita di Dio, sommo principio protologico ...lume dell'intelligenza, sovrano intelli- gibile per cui si conoscono le cose. ..dà vita, energia, attività allo spirito e lo rende pensante in uno e sapiente . (Voi. 2°, Lez. 1"). Ammesso questo concetto, non si può dire che non si tratti anche di un primo cronologico. Nel momento riflesso la precedenza cronologica " dell' io penso io sono „ , ammesso le sue teorie ideologiche, potrebbe seriamente contestarsi; tanto più dopo di avere costatato nella sua Genealogia della ragione filosofica il fatto della precedenza storica della Teogenia in rapporto alla Cosmogonia e alla Psichegonia; a coi si può aggiungere l'altro fatto importantissimo, che il più antico errore della mente umana è precisamente il panteismo. Il prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico 17 losofo. L'arduo tentativo è stato un grande servizio reso alla scien- za; dopo l'opera di lui riuscirà facile un ritocco qualunque per e- liminare qualche antinomia in alcune teorie; e lo scopo sarà com- pletamente raggiunto. Per integrare il pensiero filosofico del Maugeri ricordo ch'egli fu credente. Dico : per integrare, perchè non è facile nello esame delle teorie dei pensatori poter dire : qui è il filosofo, lì è il cre- dente. Si sa quanta parte si ha la fede anche in molte teorie di scienziati, che, si crede; rappresentino il libero pensiero. Il Lacor- daire osservò che tre classi di persone in un modo speciale non possono fare a meno di Dio : il filosofo , la donna , il popolo (la mente, il cuore, la forza. — Io direi invece: la mente, il cuore, il senso comune , rappresentato mirabilmente dal popolo). Il filosofo che indaga la causa prima e la ragione ultima, delle cose; non può non imbattersi in Dio : alfa ed omega del pensiero e della realtà. I profondi ingegni partecipano meglio dell' Infinito , e lo sentono più ; perciò il loro pensiero cresce in estensione ed intensità. E questo ci spiega forse il fatto , che Ahrens ritiene degno dell' at- tenzione del filosofo , che il progresso dell'umanità, cioè, si deve a scoperte e a teorie di uomini profondamente religiosi. Il Maugeri fu credente fino alla pietà nella scienza e nella vi- ta. Ebbe il coraggio di rivelarsi tale in ogni tempo e in faccia a chicchessia... Ebbe amore filiale pel suo Francesco di Assisi, pel suo Ordine (1). — Cattolico convinto , praticò sempre la sua fede. Nel (1) Nella dedica della sua Conferenza Sulle Missioni Francescane in Italia, in occasione del centenario di S. Francesco d'Assisi, così si esprime: " A Voi intitolo questo mio tenue lavoro sulle Missioni Francescane, quale ultimo fiore della mia vita, che già corre il settantesimo an- no. A voi lo devo, perciocché tutto ciò ch'io sono, lo sono per Voi, per l'Ordine vostro; al quale mi glorio di appartenere sin dalla più verde età. Voi mi accoglieste fra i vostri figli, e mi of- friste tutti i mezzi a potere attivare la pochezza di quei talenti, che Dio mi aveva affidato ; mentre da me nulla mi ebbi, né i miei poverissimi, come che onesti, genitori potevano giovarmi a qualche studio. Se valgo dunque a qualche cosa, lo è per Voi, o mio glorioso Patriarca. Non isdegnate di accogliere un frutto eh' è tutto vostro , e con cui vi consacro tutto me stesso gradite questa Conferenza eh' è stata dettata più dall' infocato ardore di un figlio, che dalla pa- cata mente di un filosofo.... etc. Atti Aec. Vol. IV, Serie 4.» 3 18 11 prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico suo testamento dichiara anzitutto di gloriarsi di essere vissuto e di morire cattolicamente (1). Si preparava alla morte con pratiche pietose, moriva coi conforti di questa religione, ch'è d' altronde la religione di sommi Geni; religione che, secondo la frase di G. Bal- bo, se non fosse cattolica nella sua essenza, si dovrebbe chiamare religione italiana. Nella scienza e nella vita non fu solamente cattolico . fu an- che italiano. Nelle sue opere spicca l' italianità della scienza. È vero che la filosofia non ha patria; ma come nella lingua, così nel pensiero si rivela la fìsonomia individuale dei popoli ; la tradizio- nalità accentua la fìsonomia del pensiero nazionale. Conservare la individualità della lingua e del pensiero nazionale è amor patrio. Il servaggio del pensiero è più esiziale del servaggio politico; quando il pensiero nazionale non è spento , se si è perduta 1' autonomia politica , presto o tardi sarà riaffermata. La Russia il sa , e sa il mondo con quali arti inique essa vuole russificare la Polonia. Il servaggio del pensiero s'inizia col perdere la coscienza delle proprie glorie e della propria pontenzialità; allora non si ha ammira- zione che per gli stranieri, le loro teorie spesso si accettano, solo perchè straniere ; i sommi della propria patria si lasciano inosser- vati. Gl'Italiani sventuratamente, misconoscendo le loro gloriose tra- dizioni, hanno voluto essere or francesi ed or tedeschi nel loro pen- siero. Nel diritto, p. e., abbiamo voluto essere più francesi che italia- ni; pur avendo un dritto patrio, monumento imperituro di sapienza giuridica. Giustiniano in molti istituti, in faccia alla nostra legisla- (1) In esso dichiara eh' è stato autorizzato a tostale dalla Congregazione dei vescovi e regolali con Breve del 1 Maggio 1883, e poi cosi comincia : " Io frate Antonio Man-cri da Catania dell'Ordine dei M. 0. del P. S. Francesco di Assisi, sacerdote della S. Chiesa catto- lica Apostolica romana, nella cui fedo fui educato sin da fanciullo dai miei religiosissimi genitori: e nella quale ho sempre fermamente creduto ed a cui sono stato sempre legato di ìuent li cuore . ed in essa voglio e spero morire confortato dai Sagramonti e da tutti i carismi di si augusta Religione , Prosieguo quindi con pietosi slami del suo cuore raccomandando il suo spirito all'infimi isericordia di Dio, invocando la protezione della Vergine Immacolata . di S. Agata, del suo serafico Patriarca, la benedizione dei Superiori del suo Ordine e della Diocesi. // prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico 19 zione infrancesata del nostro secolo, rappresenta il progresso. In fi- losofìa, da Anselmo d'Agosta, Bonaventura e Tommaso d'Aquino, al Vico , alla gloriosa triade : Rosmini , Gioberti , Mamiani e agli illustri filosofi viventi , che più o meno s' ispirano a quei grandi Pensatori , abbiamo una luminosa tradizione di teorie chiare sen- za superficialità, profonde senza nebulosità, lontane da estremi sofi- stici, eminentemente dialettiche. E se taluni dei nostri non rivelano quest'armonia pure nell'evo antico e nuovo l'originalità e la profon- dità del pensiero filosofico italiano si sono sempre rivelate mirabili, dalla Scuola italica, a Giordano Bruno e al Miceli, che ispira Schelling ed Hegel. Taccio dell' Arte, in cui abbiamo sommità inarrivate : e pure, non sentiamo ammirazione che per nomi e teorie di stranieri. Signori , ammiro coloro che si agitano per rivendicare dallo Straniero ogni palmo di terra italiana; ma ci è da piangere quando non si sente bruciare il cuore per rivendicare 1' autonomia , 1' ita- lianità del nostro pensiero !.. E su questo terreno l'illustre Professore, che commemoriamo, meritossi largamente la benemeranza della Patria. La sua filosofia nelle sue teorie fondamentali , nel suo processo logico evita sem- pre gli estremi sofistici di filosofìe straniere. Il suo sintetismo psi- che-ontologico non è che sintetismo di scuole italiane. Portò con santo orgolio nazionale l'italianità della scienza ; inteso sempre ad ispirarla nella mente della gioventù, a celebrarne le glorie in tutte le sue opere , e specialmente nella lezione XII del 1° volume del suo Corso di filosofia e in un Discorso inaugurale di anno scola- stico avente per tema : L' Italia al cospetto delle Nazioni; in cui ri- chiama alla nostra memoria le glorie italiane in ogni ramo dello scibile umano. Ed in questa italianità della filosofia trovava un importante fattore dell' autonomia e dell' unità politica della Patria nostra. Sono dolente di non aver saputo mettere in rilievo tutta l'im- portanza dell' ingegno e delle opere del Maugeri. Certo è che illu- stri Pensatori italiani e stranieri diedero di lui splendidi giudizi. Per •20 11 prof. P. A. Maugeri e il suo sistema filosofico amor di brevità taccio dei primi, ne ricordo qualcuno dei secondi. Il Reichlin-Meldegg nell' lahrbueher dei làteratur di Heidelberger del 1866 (N. 56, 57) in più di 25 pagine fa un'esposizione ed una accurata analisi di tutte le teorie svolte dal Maugeri nel I e II vo- lume del Corso di lezioni , e quindi conchiude " Il libro in discorso contiene una ricerca attraente ed esatta dell'oggetto... tratta con cognizione di causa le più importanti questioni della filosofia... Non si limita alla esposizione dei propri concetti, ma anche scalza cri- ticamente le ripudiabili dottrine degli Italiani , dei Francesi , degli Inglesi e dei nostri Tedeschi filosofi. „ Il Mittermaier nello stesso giornale di Heidelberger (1886 N. 15) in un elenco di nuove pubblicazioni filosofiche di sapienti italiani, come egli stesso s' esprime, enumera 1' opera del Maugeri giudican- dola " una delle più nuove pubblicazioni, eh' è degna dell' attenzio- ne universale ,, — Egli stesso in una lettera al Maugeri gli scrive : " Il di lei libro è un'eccellente prova delle rare qualità che distin- guono gli scrittori italiani. Vi si trova la subblimità delle idee, la profondità delle ricerche, la chiarezza della esposizione... sarà gran piacere per me fissare 1' attenzioue dei miei compatriotti sull 'im- portanza della di lei opera, „ Neil' Antuiaire philosophique di Parigi del gennaio 1867 si fa una lunga rivista del Corso di lezioni del filosofo catanese, si met- tono in rilievo i concetti fondamentali di lui con apprezzamenti lusinghieri. Si tratta specialmente dell' arduo tentativo della con- ciliazione del piscologismo coli' ontologismo ; e si afferma " ch'egli ha armonizato razionalmente il psicologismo del Rosmini e 1' ontolo- gismo del Gioberti. „ — " E quand'anche la questione non sia del tutto risoluta, non puossi denegare che la scienza ha fatto un pas- so notevole per la gagliardia e la forza del potente ingegno del Mau- geri. „ Così lo giudicarono sapienti stranieri. Ne serbi cara e venerata memoria la Patria.— Non si cancelli dal nostro cuore il rispetto per chi lavorò tanto, e con tanto ingegno e con tanto martirio per illustrare e rigenerare il patrio pensiero.— Non ci prostriamo cieca- // prof. /'. A. Maugeri e il suo sistema filosofico 21 melile a teoriche .straniere esiziali; ispiriamoci alla italianità della mente e del cuore dei nostri Grandi. — Coloro, a cui torna conto il servaggio della patria, perdonano forse chi combatte sulle barri- cate, ma non perdonano chi combatte col pensiero e pel pensiero. Il Maugeri sperimentò questa inesorabilità: In un'epoca in cui si dava 1' amnistia a molti che avevano combattuto per rivendicare i siculi diritti, s' incrudeliva contro il nostro Filosofo; il quale anche neh" esilio sperimentava i furori come il più temibile liberale dell' 1- sola. Si , il pensiero è terribile ai despoti , il pensiero è una forza in cui s" infrange quella dei tiranni. Essi possono uccidere, pos- sono bruciare i corpi: ma il pensiero non si brucia, sorvola alle fiamme, ed assicura il trionfo del diritto e della patria. N.° X. In commemorazione del Prof. Comm. LORENZO MADDEM Parole pronunziate nell'Aula Maglia della R. Università di Catania il dì IO gennaio 1892 Prof. GIOVANNI PENNACCHIETTI Socio effettivo dell'Accademia Gioenia. Signori , Invitato gentilmente dai Colleghi Accademici a dive, dinnanzi a così eletto uditorio, alcune parole in commemorazione del coni; pianto commendatore Lorenzo Maddem, pensai che non accettare l' onorevole incarico ; che altri più degnamente di me avrebbero potuto sostenere , non sarebbe stato convenevole sia per debito di gratitudine verso i colleghi , sia per sentimento di riverenza verso l' insigne professore eh' ebbi la fortuna di conoscere personalmente due anni prima della sua morte, e che per moltissimo tempo mi precedette nella cattedra di meccanica razionale in questo ateneo. Dopo 1' erudita orazione del chiaro professore dell' università di Messina , Can. Francesco Fisichella , intorno alla vita e agli scritti dell' illustre filosofo catanese Cav. Antonino Maugeri , non volendo io abusare della vostra bontà con un discorso che non potrebbe essere che disadorno, mi sia permesso, o Signori , che, per adempiere il mio compito, mi limiti ad appena qualche brevis- simo cenno intorno all' esimio matematico che fu uno dei soci fon- datori della nostra Accademia. Nacque Lorenzo Maddem il dì 14 novembre 1801 in Acireale dall'ingegnere Giovanni e dalla signora P«.agusa; ma sino da fanciullo e durante l' intera sua vita dimorò in Catania. In questa città per- corse gli studi di grammatica e retorica; nella nostra università Atti Acc. Vol. IV, Seme 4.a 1 In commemorazione del Prof. Comm. Lorenzo Maddem. studiò filosofia e matematica e in tali discipline fu addottorato. Nel 1829 gli fu per concorso conferita in quest' università la cattedra di fisica generale, la quale nel 1 862, a causa di nuovi ordinamen- ti degli studi superiori, egli mutò in quella di meccanica razionale: insegnamento, che, insieme a quello della geodesia teoretica, tenne in questa stessa università sino a non molti anni addietro, quando, per la grave età, fu dal governo collocato a riposo col grado di professore emerito. Il Maddem ebbe coltura assai vasta, fu valentissimo insegnan- te, stimato e amato dai colleghi e discepoli, e per oltre venf anni sostenne con lode la carica di preside della facoltà. Durante la sua vita disimpegnò con solerzia molti incarichi onorifici. Fu consigliere comunale, e si meritò il plauso de' cittadi- ni. Appartenne alla giunta metrica. Come perito giudiziario non si discostò giammai da criteri eminentemente scientifici. Nella scienza delle costruzioni e neh" idraulica fu di gran lunga esperto. Esercitò con rara intelligenza e sommo zelo l'alto ufficio d'ispettore di ponti e strade per le tre provincie di Messina, Catania e Siracusa. Que- st' ultima carica , sebbene gli apportasse assai maggior lucro della cattedra, egli rinunciò , quando, per effetto della legge sul cumulo degli impieghi, dovette scegliere uno dei due uffici; la quale risolu- zione esso prese per amore dell' insegnamento, e gli torna a lode. Quelli che lo hanno conosciuto non molto vecchio, attcstano com'egli fosse, per naturale indole, avverso alla pubblicazione dei trovati del suo ingegno. Perciò de' propri studi scientifici si pro- poneva far tesoro nelle orali lezioni e nell' esercizio professionale senza divulgarli per mezzo della stampa. D' altronde devesi tener conto delle enormi difficoltà che, per la penuria delle comunicazio- ni e per le infelici condizioni politiche di quei tempi , incontrava- no allora , massime in Sicilia , i cultori delle matematiche pure e applicate. Non dobbiamo dimenticarci nemmeno che le leggi sopra l'istruzione superiore prescrivevano, nei concorsi, ai tempi del Mad- dem, esami estemporanei , anziché opere stampate. Per tutte que- ste ragioni non dobbiamo maravigliarci se egli non dette alla luce In commemorazione del Prof. Comm. Lorenzo Maddem. opere scientifiche, all' infuori di qualche ristrettissimo lavoro che non è uopo qui menzionare. Lorenzo Maddem fu rapito all' insegnamento il di 14 marzo 1891, stando per compire novant' anni di età. Fino a pochi anni prima della sua morte, conservò vigorose le facoltà mentali. Du- rante la sua lunga vita fu cortese con tutti e benefico verso i bi- sognosi. Discepoli, colleghi, amici e quanti lo conobbero, sono te- stimoni delle sue preclare virtù. Legò al nostro ateneo la sua ricca biblioteca, e si rese, ezian- dio per quest'ultima sua volontà, benemerito del collegio dei pro- fessori e della gioventù studiosa. INDICE DEL VOL. IV, SERIK IV. G. Pennacchietti — Sulle curve funicolari — (.Nota 2a) . . . . Memoria I G. Grassi e G. Rovelli — Ricerche embriologiche sui cestodi (con i tavole) » II L. Bucca — Contribuzione allo studio geologico dell' Abissi nia ...» Ili A. Ricco — Sulla variazione in latitudine della sede dei principali feno- meni solari » IV G. Pennacchietti — Sul moto brachistocrono d'un sistema qualunque di punti materiali » V A. Bartoli ed E. Stracciati — Formula empirica pel calore solare. . » VI Idem —Il calore specifico dell'acqua (con tre tavole)» VII G.-A. Maggi — Teorema di StoJces in coordinate generali » Vili Fisichella — Discorso commemorativo pel Prof. P.re Antonino Maugeri » IX Pennacchietti — In commemorazione del Prof. Lorenzo Maddem . . » X a-Bfffea 430 , ?%« W\b mwM IM , w *% :■■■ * rN.,\J o j'vJ ^ ^ ^ È P 'ti .. 5^ ■■■ CKW'trf ^v,. *w^' Vtf^,VJ^ \ ji wJ » ivìvWMt .jVMX ***■: ^éàlfeyS; W! I* « WCÀJudr VMQsJJW PPSJl^