V .T' /^ ^. f')a. GLI ATTI D £ t f ACCADE M I A DELLE SCIENZE DI SIENA V E T t. -^ DE FISIO. CRITICI TOMO IL i u' A ì E H À ApprdTo il Bonetti nella Stamperìa del Pubblico L' ANNO M. oe-CLXIII. CON FACOLTÀ DE S U P E- S. J 0 R I , TAVOLA DELLE MEMORIE S Aggio di O^er'va'z.iijm intorKo ad akum prodot- ti naturali fatte a Trata , e ad altri luoghi del- la Maremma di Siena dal Sig. GIUSETP£ 3ALT>ASSAXKl, "Dottore in Medicina, e ?;'o. fejjore pubblicn di Storia N.i tarala. a e i. Anali fi Fi/jcO'Chimica di n>i acqua ìmnerale , che Jcaturtfce in micwawz.a di Siena , chi.xìnata l' Acqua "Borra y del MEDESIMO . dt e 44. Analifi della Termale di S. Cafctano fatta dal Sig. OTTANO NERICCI , Dottore , e Tubblico TrofeJ^ore m Medichia Teorica. a e. 7^. Methodus utendi aquìs S. Cajjtam in Senenjì ditta- ne quam olim Dominuf JOSETHUS NENCI pu- bltcus medicuitS Trofeffor data ad NobiLjJìmHm , AmpUffimumque Virum Epijlola perfcripjit. a e. loo. Ofierniaùoni intorno alla diclinaiÀone della Calami- ta fatte in toma dal M:\T. GII/SETTE ASCLE- TI della Compagnia di Gesù , Lettore di Mate- matica nel Collegio l^om ano. a Ci 107. %ifpo^a alla fé fi a ^ucfìione, che il Necton prO' pone ai Filofofi nel fine della fua Ottica^ del Sig. Dottore CANDIDO TISTOf. ne 126. Torta Armonica di M. MILLE\. a e. 132- Tentativo Fifico-meccanico fulla refiflenz^a de' muri contro la f pinta de* terreni , del Sig. ANTONIO LO^GNAì Trofeffore di Matematica nel pubblico Collegio Milnare di Verona. a e. 155. Storta Medica concernente la defcriz.ione di una malattìa terminata nella morte colla Sez,i»ne del Ca. Cadavere, del S'tg. PEDINANDO UAH^ NOTTI y Tiottore w Medicina. a e. in 6. Mors repentina ex difrtifta fplenica arteria . Obfer- ruatio JOSE? HI NENCIj pubi. Medie. TraEÌ. Trofef a e. i^y Storia del Sig. ANGELO MANCINI, Trofejfore dt Chirurgia nel Cefareo Spedale di S. Maria della Scala concerneiite una i^raue ferita di tejla con offefa delle parti interne , e 'B^fleJJìoni del Sig. GIACOMO 'BORSELLI, Dottore in Medi- cina, f opra la riferita Stona del Sig. Maficini. a e. 108. Storia del Sig. ANTON FILIVTO LAN DI , In- ferriere del Cefareo Spedale di S. Maria della Scala concernente /' ingrejjo di un pe'z,al S i gntr GIUSEPPE BALDASSARRI Dottore In MEorcmA , b Professore Pubblico Di Storia Naturale. Klla relazione , che intraprendo di al- cuni prodotti naturali, che fi trovano in certi luoghi della Maremoia di Sie- na , non intendo telTerc di efTì una ccm- piuta Ktoria , ma fol tanto rilevare al- cune particolari oH^rvazioni da me fat- te fopra i medefimi in occafionc di un mio viaggio per quelle parti , di- retto a folo fine di vedere fui luogo nativo la Minier» del Rame , che fi elirae nelle pertinenze di Montxri. Nel giorno per tanto 27. di Giugno del 17(^2. partito da Siena m* incamminai alla volta di Prata di Maremma, e prolegucndo a dirittura il mio viaggio , po- A che T T che cofc, e di non molto rilievo mi fi prefcntarono per la ftrada da oflTerrarfi. Solamente in vicinanza della cele, bre Badìa di S. Galgano» preflbad un Podere detto T'tcchia- no raccolti alcuni pezzr di Geflfo filamcntofo , chiamato dal Sig. Vallerio nella fua Mineralogia X. i. Ciaf i. Geo. 9. SpcC. 49. Gypfum cry/lalli/atum filamentofuin , Gypfum Capillare Kentmanni , Vrufa felemt'tca. Quefto Gelìo è chiarOjetrafpa- rente , ed è comporto da una congerie di filamenti difpo- fti con ordine parallelo fra loro» e pofano ad angoli retti fui piano delle fue laltre. Efaminato da me con qualche diligenza non fcppi ritrovare nelle Tue più piccole particel- le vilìbili indizio alcuno, a veftigio di figura romboidale, conforme è (olito oflfervarfi ordinariamente negli altri Cef- fi chiari, e trafparenti. La fera giunfi in Prata, e la mat- tina del dì 28. mi portai a vedere UGava del Rame nel- la Merfa , Torrente , che hi la fua origine dalla parte di Levante di Prata , & indi fcorrc in un profondo , e tor- tuofo Canale fcavato in mezzo ad altifl!imi monti veltiti di bofco da Mezzo giorno a Tramontana. Il luogo della Cava è appunto in quclto profonda Canale della Merfa accanto alla Urada, che da Siena conduce a Prata, ed im- mediatamente {otto la Pcfca;a di un Mulino detto del Gu- fcione . Quivi (1 ofTcrvano tre Cave, o Cunicoli fcavati o- rizzontalmente, dai quali eliraefi la Miniera del Rame, e due di quelli corrifpondjno nelT alveo della Merfa fotto appunto la Pcfcaja faddetta , e fono diretti da Scirocco a Maedrale; il terzo poi è fcavato fapra i primi due, e fi diliende da Greco a Libeccio. Altre abitaiioni qui non fono , che un femplice Tugurio per comodo dei Cavato- ri, ed una Capanna, fotto la quale lì fintola la Miniera per pofcia lavarla, e pulirla dalie arene, e da altre materie, che fono di prccifo impedimento per la fulìone del metal- Jo . Ritrovai qui ammaliata gran quancuà della Miniera (ud- Dell* Accademia f fuddetta di già eftratta dalle mentovate Cave, quivi re- stata fenza e(Terc Itata polla in opra a nnotivo di enferfenc da alcuni Anni in qua , non so per qua! caufa, fofpefa la fufìone , Senza bifogno dunque di entrare nel fotterraneo orrore di quelle Caverne potei a mio beli' agio confidera- rc allo {coperto la qualità della Miniera fuddetta , la fua matrice, ed il Tuo vario mefcuglio con altre foftanze mine- rali. Sarebbe cofa difficile il defcriverne minutamente tutte le particolarità , onde crederò baftante 1" avvertire le circo- ftanze principali , e di maggiore rilievo. Quefìa Miniera dunque è di colore giallo, e vivo, e molto fimile a quello dell' oro, e dal Sig Vallerio chiamafì Cupru»t fulphure , £5* ferro mweralifatum , fumerà colore aureo , ed anche dodici giorni. Eftinto quelto fi trova la Lavagna intatta, e fenza cangiamento veruno i ma fopragiugnendo 1' umido, e il freddo fi sfal- da in fottiltOfime lamine della groOfezza di quella della car- ta. Le macchie però del Croco Marziale divengono di un colore vivo rofTeggiante, effetto folito a produrfi dalla for- za de.l fuoco full' Ocra. Mi farei facilmente indotto a cre- dere, che quefta Pietra fuffe Apira, o Refrattaria , cioè in- capace di elfere ridotta in Vetro, o Calcina da qualunque violentiATimo fuoco ordinario, ma il Sig Arduino nella fua . feconda Lettera aflerifce , che quantunque refilta molto alla violenza del fuoco , nondimeno è vetrifcibile. Intanto prima d'inoltrarmi alla defcrizionc di alrre offer- vazioni farà bene il fare qualche riflelTione intorno alle pre- cedenti ad oggetto di dedurne a guifa di Filici corollarij al- cune confegucnze. In mezzo a tanti benefizj, che ridondano alle cofe create dalla folianza dell' acqua , uno è quello di ftrvire ella di \eicolo alle materie desinate per la vita, per il nutrimento, per la confcrvazione , e per la propagazione canto degli A- nimali, quanto de' Vegetabili. Ma non finifce qui 1 ufo, che la medi-fìma pre'ti in quc(to genere, imperochè dee conlìderarfi come veicolo ancora delle foflanze minerali per le vifcere de' Monti, contribuendo in tal guifa alla forma- zione delle pietre, de' metalli, de' mezzi m^-'talli , e di tan- te altre innumerab li concrezioni folTili , e minerali, onde dee giuflamente l' acqua riguardarli come il veicolo uni- verfale. Quelta dunque trapelando a poco a poco, e lenta- mente tra i fottilillimi meati delle divcrfe terre, e ftrati , che compongono i Monti, ne rade, e didacca varj , e di- Verfi principj, quali feco trafpjrta, e pofcia quelli in mol- te Dell' Accadkmu li te guifc uniti, congiunti , e combinati , coftituifce la ferie di tante concrezioni, e le depone o allo fcoperto, o ne' vani, e fenditure de Monti, oppure in altre appropriate terre, e matrici. In tal guifa offerviamo produrd giornalmente i Tartari, i Travertini, le Ofleocolle, le Seleniti, i Spati, i Quarzi, le Stalattiti, e tante altre produzioni petrofeje fc da e(Te coftituice ancora in forma liquida fono condenfate le terre,, o legate altre pietre difciolre, o penetrate le foltanze di al- tri corpi, nafcono gli Alabaitri , i Marmi, i Gefli, i Diafpri, i Paragoni, i C^alcedonj, le Breccie &c. e fi convertono ia foftania petrofa i Legni , le Olla degli animali , le Conchi- glie &c. Ma non fi reftringe in quelti foli limiti 1' efficacia dell' acqua j Si eiiende ancora a i metalli , ai mezzi me-> talli, alle Piriti, a i Zolfi , ed ai Sali, fervendo e(Ta in tal guifa di veicolo univerfale ancora ad altri follili , e mi- nerali. Sono i metalli un compoflo di alcune terre proprie z ciafcuna fpecie di e fili ; e di una {oftanza flogiftica, o in- fiammabile, che li compartifce lo fplendorc metallico, e li rende capaci ad edere dilìcfi (otto i colpi del martello. Le diverfe fpecie de' metalli bene fpeflo fi unifcono infieme, e fi combinano nelle Miniere mifchiandofi intimamente fra loro , e nel loro intrinfeco mcfcuglio s' infinuano ancora al- tri minerali, tra quali fegnatamcrte fono lo Zolfo, e 1' Ar- fenico . In Icqucla di ciòne deriva, che incontrando l'acqua, che trapela per le vifccre di quefti noftri Monti» quella ter- ra fpecifica , che ferve di bafe per il Rame , e la materia flo- giftica , irafporta fcco quelti due principj , e pofcia li unifce, e li combina , dalla qual combinazione rifulta poi la pro- duzione del Rame . Ma ficcome vi fono ancora in quello Monte delle terre ferrigne , chiaramente indicate dalla copio- fa Ocra ranciata, che qui fi offerva , perciò nella flelTa gui- B 2 la 12 A T T * fa fi genera ancora il Ferro , quale bene fpenb fi unifcc col Rame, per cfìere quelto fufcettibilc di una intrinfeca me- fcolanza del primo. Lo Zolfo, che è un" compofto di aci- do vctriolico, e di foftanza flogiftica, nella fie(Ta guifa qui- vi prodotto , qualunque volta fi combina con fcarfa porzio- ne di parti metalliche di Ferro, o di Rame , o delle une, e delle altre unite infieme, derivano le MarcafTice Marzia- li , Veneree, o Marziali- veneree, che quivi ho detto ritro- varfi . Avvertifcono ì Metallurgi, che la mefcolanza del Ferro,' e dello Zolfo colla miniera del Rame è la cagione, per cui il Regolo, che fi ricava dalla prima fufione di efTa , è di un colore nero, ed ofcuro , né può dificnderfi (otto al martel- lo, poiché non è quello un Rame puro, ma un mefcug'io di Rame con altre folianze metalliche, e minerali, che e- rano mefcolate nella Miniera, e perciò bifognano replica- te fufioni ad oggetto di fcpararne le materie eterogenee , e principalmente il Ferro, e lo Zolfo. Lo ftefio accade di querta nollra Miniera , poiché come dirò parlando del "Botr» a C a guano , dove fondevafi la medefima , ritrovai, che detto Regolo della prima fufione, chiamato Metallica ^ o Lafit cupreuf , era jppunto della defcritta qualità ,e che per aver- ne il Rame puro,bifDgna replicare più volte la fufione. In compagnia del flogiftico , dell' acido minerale, e del- le terre metalliche, 1' acqua, che trapela per le vifcere di quelli monti , contiene ancora la materia atta a formare il Crilialio montano ima ficcome quefta non può intimamen- te aflociarfi con i metalli, colle Mircalfite , e col Z-Jfo, quindi è, che nell' atto, che le divcrfc materie elementari fi condenfano ne i loro refpettivi prodotti , il Quarzo G rap- piglia feparatamcnte dalle follanze metalliche , e quelle da quello. Di qui deriva, che i giuppi, le venature , e gì' m- gemmamenti rifalcano feparati gli un;Jdagli altri, benché polli Dell* Accademia ij podi a mutuo contatto. Ed ecco la ragione, perchè nelle cavità di quella Miniera , difporte a foggia di ventri gem- mati , fi vedono gì' ingemmaracnti del Quarzo, e della Pi- riti, diftinti fra loro, e feparati nella maniera fteffa , che fcioltidue fali di fpecie differente nel!' acqua, fi criftallizza- no querti feparatamente, ripigliando ciafcuno la fua pro- pria figura fpecifica. La foftanza metallica del Rame, e quella della Pirici Ci condenfa talvolta dentro unamaQa di molle, e tenera Argil- la , a cui pofcia accoppiato il fugo petrificantc del Quarzo r indurisce a confilienza di pietra , che retta bene fpelTo macchiata di vario colore a motivo del Croco Marziale più, o meno carico, che vi fi mefcola , fecondo che mottrano le oflTervazioni fopradefcritte , e fatte nello fcavo avanti 1* imboccatura del terzo Cunicolo. Siami adelfo permelfo 1' avanzare una mia congettura in ordine al Quarzo, o Criltallo Montano, di cui pcnfo , che r Argilla ne fia la b^fc , ed il componente principale. Al- cune concrezioni analoghe al Quarzo, come i Spjti, le Se- leniti, i GeOTi, i Talchi, le Stalattiti , ed altre confimili , (ì ripongono in oggi dai Chimici, e dai Naturaliili (otto il genere de i Sali, da elfi chiamati ^f/f«/fici , principalmente perche eifc fono prodotte a guifa di un falc da un acido, e da una foftanza terrettre, il che ad evidenza dimottrano nello (comporre quelle concrezioni con un flogittico , e for- marne uno Zulfo artificiale, l.o ttelfo dee intenderfi ancora del Quarzo, dovendofi giudicare una concrezione fatta dall' acido minerale unito ad una qualche terra fpeciale. Ora che quella terra fia appunto l'Argilla, di cui ho finora parlato, m-lte ragioni, e motivi me lo fanno credere- Potrei in pri- mo luog) addurne per argomento la proprietà comune che hanno >l Quarzo , e l' Argilla di elfcre fottanze vctrilcibili, ma compiendo, che non larebbe quella una ragione ballan- te 14 ATTI ce , impcroche le fteffe terre Calcane , benché per (e mede- fime fiano incapaci di cangiarfì in Vetro, pure con l'aggiun- ta di un falc divengono ancor elle vetrifcibili .Dirò dunque, che r aver trovato gì* ingemmamenti del Quarzo teneri , friabili, e nafcenti dentro una tenera maffa di Argilla, qua- fi che aveflì coleo, concie fuol dirfi, la natura fui facto, nne ne fomminiftra una prova molto evidente. In fecondo luo- go dopo di aver preparato il Criftallo di Monte con mol- tifTime calcinazioni eftintorie , 1' ho alla fine ridotto in una terra molle, e paftofa come 1' Argilla. Per terio finalmen- te mi porge motivo di crederlo una offcrvazione fatta nel- la dirupata fponda di un follo fituato dalla parte di Libec- cio di Prata , chiamato il 3otro del yemjo , nella quale ri- trovai molte glebe di terra poco meno che impietrita , le quali nel centro contengono un nocciolo di Quarzo accaglia- to, e quefto per ogni parte viene abbracciato da una ero- ita dura di Ocra di colore giallo chiaro , e ad ella fucccdc altra crolta efteriore di Argilla alquanto paftofa. Qui eb- bi luogo di pcrfuadermi , che l' Argilla predetta avefte fom- miniltrato uno de' principali componenti del Quarzo rac- colto nel centro. L' Ocra , e ie altre terre ferrigne hanno la proprietà di formare alcune crofte, lafciando nel mezzo alcuni vani, e cavità, come vedefi nelle Geodi , nelle Eti- ti, e in altre fìmili concrezioni , il che con varj fatti ampia- mente moftrai nel Trattato fopra le Acque minerali di Chianciano. Si rende per tanto molto verifimilc il credere, che efl[cndo una volta quefte glebe una ma(Ta confufa di Argilla , e di Ocra , fiafi qucfta conformata a tenore della fua indole in una crofta , col lafciare nel mezzo una cavità, e c?he neir Argilla pofta all' intorno coli' aggiunta dell' aci- do minerale, formatofi un fugo petrificante quarzofo, (ìa qucfto penetrato in quella cavità trapelando peri pori, e per le fellure della crolla ocracea, ed ivi lì fia indurito, e con- denfato DsiL^ Accademia ij ■denfàto . Ciò comprova il vederfì le tracce del Quarzo , e i (uoi fpccchiecti fparfi per la foHanza di eda eroica , e al- cune venature di detta materia quarzofa , che traverfata la cro/ta fuddetta avevano communicazione col nocciolo in- terno, e colla maffa efleriore di Argilla, in cui oflcrvai an- cora molti ingcmmamcnti di Criftalio Montano teneri, fria- bili, e delicati , quafì che quivi ancora avelTi forprefa la na- tura nel!' atto di quella fua produzione. Qucft' Argilla medcfima, che combinata con un acido minerale coflituifce il Crillallo di Monte , è quella , che imbevuta , e penetrata dal fugo talcofo produce le Lava- gne, o Pietre fcilTili già dcCcnttc L' averne io trovate alcu- ne ancor tenere, e molli , e che ftropicciate tra le dita di- venivano una mair^ , che con la fua untuofirà, e morbidez- za fi manifcliava per una vera Argilla , kmbra a mio credere una riprova più che evidente. Quelli due compo- nenti fono quelli, che le communicano la proprietà, che ha relativamente al fuoco, imperoche il Talco la fa diveni- re lungo tempo refiltente alla forza del medefimo, ma la qualicà vetnlcibile dell' Argilla la sì, che dopo molta refi- ilcnza air attività di elfo debba finalmente foccombere , e cangiarli in Vetro. Mi lufingo di avere fufficientemcnte refo conto della ori- gine del Vetriolo Verde , del Ceruleo , e del Marziale- Ve- nereo , perciò mi rella adello da parlare del principio , da cui fi produce il Vetriolo bianco, chedilfi ritrovarfi in quelle Cave. 11 Vetriolo bianco nativo, fecondo le più recenti fco- perte , è un' prodotto derivato dal Zinco corrofo da un fa- Ic di acida qualità . Lo Zinco , conforme è noto , è un mezzo metallo, che fi cava da una Miniera di Piombo pref- fo la Città di Goflar nella Salfonia inferiore. Siccome in quelle nollre Cave non fi olTerva alcun mefcuglio di Miniera di Pion^bo, da cui polfa fupporfi originato lo Zinco, che ferve l5 A T T f ferve di bafc a quefto Vetriolo, perciò bifogna rintrac- ciare, ove il medefimo debba crcderfi incorporato. Il Sig. Marggraff ha (coperto , che lo Zinco può cavarli puro , e direttamente ancora dalia fola Pietra Calaminare, e ne ha pubblicato il proceflTo tra le memorie dell' Accademia delle Scienze di Berlino. Ancora il Sig. Vallcrio nella fua Mineralogia T. i. colloca la Pietra Calaminare tra le Miniere dello Zinco, e al $. ii8. Spec. 248. la nomina Z-.nci mwera terrea , colore jìa^efcente , mei fufco . Lapis C4- lammart! . Cadmia Offìctnarum . E' dunque la Pietra Cala- minare, chiamata ancora Cadmia fo/Jile , una foitanza di mezzo tra la p etra , e la terra, di colore diverfo, ma be- ne fpelfo di un rolfj tirante al nero', e partecipa molto del Ferro nella fua interna cofiituzione. E' cofa nota , che quefta fa(a coi Ra nne, fecondo le regole della Me- tallurgìa, lo tinge di colore di oro, e lo fi divenire quel- lo , eh- noi volgarmence chia limiamo Ottone . In atto di quefca fufione h fuUeva una fuhggine bianca , che (ì at- tacca alla volta de' Forni , e chiamali Tomfolige , ovvero tiihil album. Il Sig. Gio: Arduino fcoprì negli (terri delle antiche Miniere di To^zjoja , e del Toggio alle Ca^ve nel territorio di Mafia di Maremma alcune glebe di Rame, alle quali era unita la fofcanza della Pietra Calaminare di colore rolfo ulcuro, ed eftranfe da efle la Pomfolige , e un ottimo Rame , e cortefemence mi favorì delle mo- ftre tanto delle glebe, quanto ancora della Pomfolige. Ciò fuppofto avendo fatto un diligente confronto di quelle glebe di Pozzoja con altre affatto confimili qui ritrova- te , come ancora con alcune di quelle concrezioni , che parlando in termini generali ho chiamato col nome di Ocra ranciata carica , ne ho ritrovata una efattilFima (o' miglianza, onde non mi relfa luogo a dubitare, che in Queite Cave della Merfa fi trovi la Pietra Calaminare , e che e che lo Zinco in enTa, contenuto ferva di bafe al Vctriolcr bianco nativo , che qui fi raccoglie. Dopo que(te oflervazionì fatte intorno alla Miniera dell* Merfa di Piata paffai in altro giorno ad offcrvare le Minie- re del Botro di Cagnano, ove fono le Fabbriche, ed 1 For-* ri per fondere il Rame, luogo che rella a Tramontana di Prnta. Partito dunque da quelto luogo falii ver(o un Mon- te detto il Toggiom^ & indi fcefì per una ftrada molto fco- fccfa.e difaltrofa nel Letto di un Torrente chiamato la Merfa Sa^ e che cfpolto quelto refiduo, chiamato Colcotar , all' aria vi fi produce nuovo Ve- triolo, detto Fetrtolo rigenerato. La ragione di quello Feno- meno è perchè V acido rimalto nel Colcotar per eflere ftaio privato dell' aquea umidità contenuta in atto della calcina- zione attrae , e riaflorbifce dall'aria 1' umidità mcdcfima , e feco unitamente l' acido univerfale, quale di nuovo ro- dendo la foftanza metallica coftituifce un nuovo Vetriolo . In fequela di tutto ciò io ho congetturato, che con la Mi- niera del Rame vi foflTe mefcolata una porzione di Vetrio- lo, o della fua Miniera, che dilTi ritrovarfi nelle Cave del» la Merfa di Prata, quale pure fi fondeva in quelli Forni del Cagnano , e che non efpulfo affatto 1' acido dalla Tua fede, ma fpogliato della fua umidità , abbia attratto dall' aria il bifognevole per la formazione di un nuovo Vetrio- lo . Aggiungafi a eiò qualmente il Sig. Arduino mi notifi- cò, che il Regolo della prima fufionc era un compollo di Rame, di Ferro, di Zolfo, e di Acido vctriolico molto finfo i il che tende a confermare la mia opinione, cioè che in quelle materie minerali abbruJlolice vi fia 1' Acido vetriolico capa, ce a promovere li pfoduzione di nuovo Vetriolo. Finalmen- te mi ha tolta ogni dubbiezza il confronto da mt fatto di quefto Vetriolo con quello rigenerato nel Colcotar non in- tieramente fpogliato di acido, poiché ho ritrovata una cor- rifpondenza efattiffima tra 1' uno, e 1' altro, sì in ordine al- ia confillenza, quanto ancora alla figura , ed al colore gial- lo, e cenerino della maggior parte dell' uno , e dell' altro; onde da quefla Analogia non punto sforzata parmi di po- tere giuilamenEe conchiudere, che il Vetriolo tiovato in quella Fornace del Cagnano è un Vetriolo rigenerato . ^i (ì prefentpreijbe qui luogo opportuno di ngercare.fe la Dell* Accademia 21 la varietà di qucfti Vetrioli abbia alcuna relazione con il Calàtide^ coi Myjt , col Sory yC con h Melauteria degli Anti- chi. Imperoche in ordine al roffo dice il Junchero Chcm. T. 8- Tabul. 59 Vttriolum %ubrum , quod omnium rartjfjìmum y 'vocatur Cbalcittt , feu Colcbotar naturale. E Giorgio Agricola de Natura Folfilium Lib. 3. pag. 219. dice Chalcitis ^verò rU' braejly £5* ^ri/ colore. Relativamente poi a quella cffloreken- za lanugginofa, di cui parlai, fcrive lo fteHo Agricola !oc. eie Mdanteria lanugini modo Jìmtlts f/?, modo fai fugtm . Del Myfì poi, e del Sorycosì /crivc il meótCìmo Myjt luteu>n , CS* aurt . Sory , CS* Melanterta dtjferunt qutdem qutbusdam, fed eosdem bihetit ctlorei c'wercum ,(5" mgrum . E quelti due colon , cioè il giallo, e il cenerino , (ì ritrovano appunto n^ i noftri Vetrio- li . Ma quclto cfamc richiederebbe una lunga difcufTionejC mi obbligherebbe allontanarmi non poco dal mio iltituto principale, e dalla brevità, che mi fono propofta. E tan- to pili fi accrefccrcbbe la difficoltà, in quanto che fi fta an- cora full' incertezza, che cofa veramente fudcro quei quat- tro folTili rammentati dagli Antichi , e Specialmente da Diofcoride, e da Galeno , mentre alcuni Scrittori li ripon- gono nella ClalFe dcl'e foftanze fofTili metalliche, ed altri in quella delle concrezioni vetriolichc . Nella Cava di quella Miniera del Cagnano trovafi an- cora una Gleba di colore nero, e fofco, ripiena di minu- tillime MarcaHite di color d' oro, quale talvolta è di con- liltenza di pura terra , e talvolta di quella delle pietre. In vece di fiorire fopra di e(Ta il Vetriolo , conforme è folito rpelfo accadere in glebe di quelta natura, vi nafcc un Tale terzo amaricante molto fimilc al falc della Creta, o a quello, che C\ rmviene ne i fedimenti di alcune acque minerali fvaporate . RiHettendo a quefto non ordinario Fe- nomeno pcnlji, che la terra coftitutiva di quella gKba fo{- U di natura Calcaria , e che corrofa dall' acido minera- le 22 ATTI' le producefTe quefto fale, il che frequentemente accade cori terre confimili > tanto più che detta terra è ruvida , e fria- bile, e perciò non dee confonderfi con le argille molli , un- luofe , e vetrifcibili . l,o fpirito di Vetriolo per altro , ed al- tri acidi verfati fulla medefima non diedero alcun' indizio di ebuUizione. Comunque (ìafi, a me barterà l'aver ciò ri- levato come un punto di pura, e femplice Iftoria Naturale. In un (ito della fponda di quefto Botro poco fopra la Cava fuddetta ofTervai uno ftillicidio di acqua, che depo- neva una materia tinta di un bellifliimo colore ceruleo , lafciandone una copiofa traccia per dove palfava , fino a tanto che fi confondeva con 1' acqua ftelTa del Botro. Que- fta foftanza cerulea depofta è di una confiftenza tenera , e molle a guifa di una materia butirracea , ma rifeccata fi converte in una maffa dello ftcflfo colore, friabile come la terra , ed infìpida. Nelle pareti pure della Cava vi fono molti ftillicidj , che depongono confimile fedimento verde , o ceruleo, oppure mifto dell' uno, e dell' altro, parimen- te infipido, ed in alcuni fici di elle pareti lo trovai fecco, e confi rtente a guifa di terra . Altro non è la defcritta foftanza verde, e cerulea, che un Verderame nativo , che contiene del Rame ; anzi altro non è, che un Rame fcompofto, e difcioko, oppure una Ocra di quefto metallo, e chiamafi predo i Naturalifti col nome di Verde y e Ceruleo montano. 11 Sig- Vallcrio Minerai, Tom. I. Ciaf. 3. Qrd. 4. f. i2 3.Spec 269. nomina il pri- mo Cuprum folutum , ^el corrofum , pr e tra quefle (i contano i Tali acidi , gli alcalini , i terzi, gli olii, 1' acqua, e 1' aria flcfla imbevuta di umi- dità. Giorgio Agricola pcnfa, che quello Verde, e Ceruleo montano fia la Crifocolla de' Greci, chiamata da eflfo Chry- focolla nativa, e crede produrli dalla Miniera del Rame difciol- ta dall' acqua . Ecco come il medefìmo fi fpiega nel Trat- tato de Ortu, & Caufìs fubter; Lib 3-p^g ^"j.Chry focolla qui' dem in 'vents giguttur cum tnaterta metallica tmbuitur aquis , rur" fuf(jue Jtccatur , lujus tndicta ojlendit laùrunt , altudve ^vat jtneuMy quod e fi w balneo , td emm fi dtu , ac multum aqua maduerit , fofi arefcens efjlorefctt tnfigm njiriditate. E nel Trattato De Na- tura Fonilium Lib. 3 pag. 221. dice Duplex autem eji Chry^ focolla nativa , tS* fartela . Ea quam natura g'gfìtt w Rbris , CS* *vems , aut reperttur per fé plerumque aran£ Jìtmltt , aut materia metallice adh^ret, atque htnc abrafajtmilttndinemgerit ejufdem are-- me , qua tamen tnterdum ita modice afperfa eJi Chryfocolla , ut nulla , vel admodum extgua abradi poffit : aut cum aqud jam di- flas fpecies lambunt , pulveri /t/nilior fubjtdtt , qualem NeufoU in Carpato monte aqua virtdts ex antiquo ciintculo effìuens rapit fe- sum , qua ampltùf triginta Cnjìellts excepta fubjtdtt , Jìngulifque «nnis derafa colUgitur , atque diuendttur< Sed quod Neufola fpon- te Jìt^ cura bomtnum quondam fa^um Tliniuf fcrtbit: tmmijjis fci- licet tn njenam aquts leviter Hyeme tota ufque in Junium menfem : di :>} Jtccatif tn Junio , (5* Julio . Il big. Vallerio loc. cit. pag. 505". OlTerv. 3.aflIenTce,che alcuni Verdi montani fanno una confiderabile efFervefcenzx con r acqua forte, ed altri non ne fanno in alcuna manie- ra i dal che deduce edere cofa incerca , (e il Verde monta- no (ìa precipitato da un acido, ovvero da alcali . lo ho vcrfato r acqua forte fopra di diverli di quefti Verdi mon- tani , eh' erano in varie forme di arena, di terra, di cro- iti , e di globuli, ed ho veduto inforgerc coftancemente fu- pra cufcuno di cfh una gagliarda ebullizione. Quan- 24 A Quantunque I' abbondanza dell' acido nninerale predomi- nancc in quelli luoghi potetTe far credere, che queita noilr*, Cnfocolla tulfe un Rame fcompofto dal medcur-no, tutta- via r ciTervcfcenza , eh' elFa fa con 1' acqui forte, m' indu- ce a uniformarmi al fcntimcnco dell' Agricola , ed a perfua- dermi , che Ga opera dell' acqua, poiché olTervo, che il Rame difciolto , e fcompofto dall' acido non bolle, ne fi alcun movimento di effervcfcenza coni' acqua forte, con- forme ho fperimentato nel Verderame comune artefatto, e nel Vetriolo ceruleo Oltre a ciò il Rame corrofo da un a- cldo diviene un Vetriolo di fapore acido-aultero , dove che la noftra Crifocolla fi oilcrva, conforme diHl, alfatto inlìpi- da . E tanto più ciò credo, in quanto che non fi hanno rifcontri , che quivi fiano foftanze oleofe, o alcaline capaci a fcioglicre il Rame; ne ciò può attribuirfi al Sale terzo, ^i cui fopra ho parlato, ftante che ho notato, che quelio fiorifce fu quelle glebe, fenza difciogliere il Rame in elle contenuto. L' Acqua pertanto imbevuta di queRo Verderame nati- vo feco lo trafporta , e pofcia lo depone fotto varie forme, ed apparenze . In una ferie di Corpi da me raccolti , ne* quali è mefcolato quefto minerale, oflfervo, che alle voice fi condenfa in globuli cerulei di varie grandezze , che pelta- ti fi rifolvono m una polvere di un belUdimo colore ceru- leo, come appunta fono quelli, che (ì trovano a To^t-ojay e al To^gio Monùer'wo di Malìa di Maremma , e a MonteTefcali i nelle Maremme di Grofleto. Alle volte vcdefi rileccato a H guifa di pura terra , che bene fpeffo forma una erotta , ò '^ didcfa fopra altre concrezioni di terra, di pietra, o di me- tallo, oppure che circonda a guifa di fafcia per ogni banda un nocciolo di pietra , oppure di terra , o di arena , o dell* una, e dell' altra infieme unita, e pecrificata . Frequente- mente pt.rò fi olTervano i Corpi predetti puramente coloriti da Dell* Accademia 25 da una tintura verde, o cerulea, o mifta di varie macchie dell* una , e dell' altra , e ciò o fuperficialmentc , o nella lo- ro interna foftanza . Qucfìo ultimo cafo frequentemente fucccde nel Quarzo crifiallizzato nei fuoi foliti ingemma- menti , o condenfato in forma di venature , per cHTerc (la- ta mifchiata col fugo quarzofo ancora liquido una porzio-' ne di quefto Verde, e Ceruleo Montano, che gli ha com- municata la fua tintura . Quefta è la cagione del colore ce- ruleo del così detto Lapis La7zuli,del Zaffiro, e di varie altre terre, e pietre colorite di Verde, e di Ceruleo. Difllì di varie terre , e pietre , poiché per fentimento di qualche dot- to Naturalifta non tutte le pietre, e terre verdi, o cerulee contengono fempre il Rame, mentre ve ne fono alcune pu- ramente imbevute di Ferro , o di Aifenico fcnza traccia, o veftigio alcuno di quel metallo . Siccome il Cartello di Prata è fìtuato in un monte mol- to elevato , non mancai perciò ne* fuffcguenti giorni di por- tarmi in altri luoghi delle pendici, che Hanno a i fianchi di quello Monte, dove ebbi notizia ritrovarli qualche forti di minerale. Dalla parte dunque di Ponente di Prata in un piccolo fonb detto il "Botro Mulinello , che fcorre dietro la Chicfa del- la Madonna delle Gra/.ic, trovai una Miniera di Vetriolo in terra nera . In una fcofccfa Spiaggia indi poco diftante , chiamata la Tiaggia Anfedon'ta trovai alcuni itraci di Argil- la bianca, e nera con Miniera di Rame, e MarcalTite di color d* oro. Dalla parte di Tramontana in un foffo detto il "Botro de Cani fono più filoncini di Miniera di Rame in terra cinerea, e nella ripida pendice di quefto folto incontrai moka pietra arenaria legata dal fugo quarzofo del Cnltal- lo di Monte. Più in alto piegando a Maedrale viddi in un folfetto molti filoncini della (oliia MarcalTita di color d' oro con vetriolo in terra nera , e cenerina. Dalla parte di Sciroc- D co 26 A T T X CO in luogo detto Gretaja trovai il principio di un Pozzo , da cui eraiì recentemente cominciato a fcavare la Miniera del Rame , che ofTcrvai prclTo a poco (ìmile a quella della Meifa, e del Botro a Cagnano. Quivi erano alcune con- crezioni quarzofe colorite di verde , e ceruleo , e molti Criltalli di Monte fciolti , ma molto chiari, e trafparenti. In altro foOfo pofto dalla parte di Mezzogiorno, chiamato la Folla di Colle TeUto , vi erano molte pietre con Miniera di Rame , e Marcaflìte , Diafpri di varj colori , e Argilla bianca, e nera. Altra Miniera di Rame confimilemi fi prc- ientò pure in un luogo detto Fonte Grilli . Dalla parte di Ponente vi fono due luoghi , uno de i quali dicefi il Vadino., e 1' altro i Gorgoni . Sul fine quafi del- la fcefa , per cui fi cala nel follo del Vadim , vi fono due fctvi antichi fatti a Pozzo, ma ripieni, e negli fcarichi di cfli eravi della Miniera di Rame parimente fimile a quella della Merfa con qualche mefcuglio di Miniera di Piombo. La ftrada era fparfa di gran quantità di MarcafTita di figu- ra cubica fciolta, e di colore di Ferro. Nel folTo pure vi olìervai molte pietre con detta Miniera, e Marcaffita di co- lor d'oro, ed una Cava antica rinterrata nella bocca. Tra le altre cofe trovai nel folfo un Cogolo di Miniera di Ra- me , molto pcfante , e della groffexza di un Uovo di Tacchina, che fpezzato moltiò nel luogo della rottura una crolta di colare verde vivid'imo, e di foltanza fimile al vetro. Dopo aver (alito dall' altra parte del follo giunfi nel ripiano di una Collina , e notai alcuni larghi fpazzi , ne' quali non nafce un minimo filo di erba. Erano quelti coperti di pic- ce nere ferrigne, e lucide aguifa di una vernice, e traque- fte alcune moltravano i colori dell' Arcobaleno, ma non tanco vivi, quanto (ono quelli di alcune molère di Miniera di Ferro dell' Ifola dell' Elba. Al Gorgoni poi vi trovai diveric Cave antiche rinterra- te DlLL* ACCABEMIA 2y te y c nella bocca di una di quefte vi erano molti pezzi di Miniera di Ferro. Quivi trovafì ancora una fpecie di Spato, o Quarzo con piramidi obliquamente troncate, e alquanto colorite di rodo . Se io dovelTi formare qualche congettura in ordine a qual- che punto della TopograHa fotterranea di quelèi Monti, dall' odcrvare in tutte quefic pendici tanti filoni di Miniera di Rame, m* indurrei facilmente a credere, che quelli fiano tante diramazioni della medeHma, le quali sboccando in quefte pendici fi manifeftano, ma che vadano ad untrfi ai tronco principale, forfè efiflence nelle vifcere più cupe di detti Monti. Dalla parte di Maeftrale fovrafJa al Monte, su cui è fab- bricato il Cartello di Prata , un' altro Monte più eminente^ chiamato col nome di Toggione. Dalla parte di Mezzogior- no e quafi affatto Spogliato di Bofco, ed è comporto da u- na fpecie di Travertmo, o Sarto da Calcina, non diftribui- to a rtrati , o filoni , ma formato da una materia petrifica- ta , che a guifa di una breccia ha racchiufo nel fuo imparta una quantità grandirtima di rottami maggiori , e minori di altri farti non già rirondati, ma ptoveduti dei loro tagli, e punte. In fomma pare, che quetto gran Monte furtc una volta uno rterminato ammartamento di farti di Tarie gran- dezze tra loro fconneflì , e che un'acqua petrificante infinua- ta tra quegl* intcrftizii li abbia infiemc legati, ed uniti. Mi portai finalmente a vedere le antiche Cave dette del- la 7orta al Ferro , dalle quali , per quanto fi ha dalle anti- che Memorie, fi cavava una volta 1' Argento, il Rame, ed il Piombo i e fi trovano in un' orribile, e profondo Vallo- ne, chiamato il Fojjo dello Stregalo dalla parte di Occidente. Tre di quefte Lave furono da me vedute poHc in poca di'Unza l' una dall' altra . Chiamafi una la Cantt del Rumo- re X motivo dtl rimbombo in erta prodotto da. e p.rcolfe D 2 dei 28 Atti de i Corpi duri , ed è diritta, vi fi cammina in piedi , e fi cftende a una lunghezza di cento palTi in circa j fembra fca- vara a forza di Scarpello, e di Piccone, e le fue pareti fono ricoperte di ftalattiti generate dai continui flillicidj di acqua» nella volta pure oltre la crofta grumofa vi fono le ftirie pen- denti, o vuote a foggia di cannelli , oppure ripiene» colle gocce di acqua attaccate. L* altra chiamafi in oggi h/rer- ta al Ferro y è alquanto più lunga della prima, ed è queiia ancora incroftata di ftalattitc . La terza detta la Tana Nuoim per efTcre ftata fcoperta da poco tempo è incomparabilmen- te maggiore delle altre due, ed effa pure vedefi incroftata di ftalattite. Il Sig. Niccoletti vi entrò in compagnia di un giovine Pallore, e provveduto di lumi ,e di lunghi fili s' inoltrò dentro la medefima perlofpaziodi cinquecento brac- cia in circa, ma giunto in un fito, ove corrifpondeva al di fopra un' altifiimo Pozzo, che sboccava nella fommità del Monte, odervò , che la Cava profeguiva ulteriormente,- ma perchè prima di giungere a queflo luogo, erale di già man- cato il filo, che doveva fervirgli di guida per retrocedere , non volle avanzarfi più avanti fui dubbio di fmarrirfi in quel fotterranco Labirinto , tanto più che aveva notato, che que- flo Cunicolo Cx diramava in altri Cunicoli laterali , e che alcune di qucfie diramazioni ripiegavano indietro. Dopo cfierfi trattenuto per lo fpazio diquafi due ore in quefta Ca- va non potè ritrovare alcun fegno di Miniera, e portò fuo- ri folamcnte alcuni pezzi di ftalattite bianca macchiata dì ceruleo, ed un fa fio con tintura di Verde Montano, indizio manifefto , che quivi una volta fi cavaflc il Rame i fé poi oltre al Rame fé ne cavafie ancora l* Argento, ed il Piom- bo, conforme abbiamo dagli antichi monumenti , non mi (i prcfentarono riprove da confermarloj poiché quantunque pra- ticalfi ogni diligenza in farne ricerca negli fcarichi intorno alle biacche di quelle Gav^e, e nelle vicinanze delle inedefi- rae Dell* Accademia 2f me , non mi fu polTibile il ritrovare un minimo fegnale di alcuna Miniera metallica. Un altro Pozzo antico, ma rinter- rato, è nella riva oppofta del fofToied jlcuni Paftori , e Cacciatori mi alTerirono, che in tutto quel Monte vi fono molte Cave antiche . OlTervando intanto le balze, e i dirupi di qaefto orribi- le Vallone notai , che il Monte non è compollo, fecondo il metodo più comune della natura , di itrati , o filoni paral- leli, e variamente inclinati, o retti, o tortuofi , o ripiega- ti, ma bensì conobbi non eOTere altro, che uno {terminato ammaramento di pietre angolate di varie grandezze legate in{ìeme,ed unite da un Tàrtaro petrificato nella maniera fteffa , che dilfi elTere accaduto nei faflTi del Toggione i e lo fleflTo notai ancora nelle interne pareti di quelle Cave; ora come (ìa accaduto, che in fecoli remotiffimi lìafi quivi am- maffata una quantità sì prodigiofa di farti rotti, e divilì, e formata per cosi dire una {terminata macerie di efTì, non faprei certamente indovinarlo. Ma fé ciò lì rende difficile a concepirli, altrettanto riefce facile 1' intendere, come que- {ti (ìano {tati infieme conglutinati da un Tartaro petrofo ì imperochè offervandofì quivi , che gli ftiUicidj dell' acqua, fono tanti fughi petrifìcanti, che depongono alle pareti di quefte Cave tante italattiti , e concrezioni di Tartaro , a- gevole cofa è il comprendere, che quelte acque {teflTc, tra- pelando negli interitizj frappolti tra un falfo , e 1' altro > vi abbiano depofto, ed anco di prefente perlìftino a de- porvi il loro Tartaro, ed in tal guifa abbiano potuto u- nirc con legame petrofo un fallo con 1' altro- Un limile meccanifmo penfo, che debba cffere accadu- to ancora nelle pietre defcritte del Toggione i ma (ìcconie fono quefte in oggi allo fcoperto, penfo altresì, che ia tempi antichilflmi fulTe quelto Monte più alto, e coper- to di terra, per cui valicando 1* acqua a caverfo , imbe- vutaii gO 'A T T I vutafi di materiali atti alla petrifìcazione , abbia inficme collegati i fadi fottopofti j ma che poi col dccorfo del tempo r acque piovane abbiano afterfa , e ftrafcicata fe- co la terra, sbadata 1' altezza del Monte, e raeire allo fco- perto le fottopolle petrificazioni. Se qualcuno non volcffe perfuaderfi cflTere in tal guifa accaduto 1' affare, potrei in piccolo porgli fotte gli occhi un (ìrailc impietrimento , che fi va di prefente formando nel 2otro a Cagmno, dove al piede di una caduta di acqua di quel folfo la mcdefima vi depone un Tartaro di colore tabaccato, che ha legate infieme, e continua ancora di prefente a legare tutte le pietre tanto grandi , che piccole efìrtenti nel fuo Letto i e non dubito punto, che trafportate dalle torbide altre pietre su queOa bafe, fi accrefcerà fuc- ceffivamente quefìo impietrimento, e rialzeradi il fondo fleffo del foOb. Non è veramente cofa ovvia il ritrovare una congerie di pietre ammafTate , capace a coflituire un Monte di non mediocre grandezza; ma pure fé ne può vedere in riOreC- to 1' idea a Radicofani, dove accanto la Strada Romana fcorgcfì una confimile macerie di faffi, quale fé fuffe rico- perta di terra atta a fomminiftrare all'. acqua, che per cffa pcnetraffe a traverfo, i materiali di un Tartaro petrificante, lenza dubbio vedrcbbonfi col progreflo del tempo quedi faf- fì inficme uniti , e conglutinati formare una porzione di Monte fimilc a quefii dello Stregajo ^ e del Toggione. Ad oggetto di comprendere quanto abbia il Tartaro pre- dominato in quelli luoghi con i fuoi ingrumamenti, ba« fta riflettere, che il Caiiello di Prata è fituato (opra il dor- fo di un vaftiffimo filone di Travertino. Più di ogni altro però lo dimoftra un luogo detto le Vign: nella pendice Me- ridionale di Prata, ove è una (Collina quafi tutta comporta di Tartaro, o Travertino, nel quàlc i\ vedono moltilTimc di DiLL* ACCADSMIA 3 I di quelle curlofc concrezioni folitc a produrci dalle acque pecrifìcanci . E non è già, che quello Tartaro conlìlia in una fcmplice crofta fuperficiale , ma coltituifce 1' intiero corpo della Collina, poiché dalla parte di Ponente vi fono fmi- furatiflimi dirupi comporti da quefto Tartaro diliribuito a lirati orizzontali di varie grodczze. Mi farei facilmente in- dotto a credere, che quello fterminato ammaflfamento fuf- fe ^ato un eifetto di qualche forgente di acqua minerale in oggi difperfa , ma i* avere oiTervato quei filoni foventc tra- mezzati da altri Letti di arena , e di fanfi di ghiaja ritondati mi fece abbandonare quello penfiero, e giudicai più collo, che in antico quello luogo fìa llato un Letto di qualche Torrente, per cui fcorrelfe un acqua petrificante. Né cer- tamente per rendere ragione di qaefta gran petrificazionc può averfi ricorfo al Tartaro delle acque marine , con- forme in altri luoghi è realmente accaduto, imperochè per quanta dihgenza abbia uiato in quelli Monti tanto nelle lo- ro fommicà, quanto ancora nelle pendici, e nei lìti più baf- fi non ho faputo rinvenire un minimo velligio di produ- zione di Mare. Da Prata mi portai a Montieri, dove trattenutomi per lo fpazio di mezza giornata , altro non feci , che rifcontra- rc le diligenti oflcrvazioni fatte quivi dal chiarifliimo Sig. Targioni, e dcfcritte con tanta accuratezza nel terzo To- mo de' fuoi Viaggi i e indi m' incamminai^ per vedere i Lagoni di Travale. Scefì dunque per una Valle, che avendo il fuo principio in vicinanza di quel Callcllo acquapende da Ponente ver- fo Levante, & in diftanza di un miglio in circa da quel Callcllo trovai i mentovati Lagoni . 11 primo, che incontrai, era già da qualche tempo aiciutto , ma tramandava un acutifTimo odore di Zolfo, fenomeno da me olTcrvaio in altri luoghi , e fpecialmcnte nella Montagna di S. Fiora , dove 32 Atti dove notai, che cfTcndofi accieca te, e difpcrfe le polle di alcune acque fulfuree , non ottante ciò efalava ancora da quei (iti un fetore fulfureo acutiflTimo . Dipoi continuando a fcenderc per la Valle poco tratto dopo di qucfta ne in- contrai due altri in poca diftanza l'uno dall' altro. Il primo di querti è nel fondo della Valle , ed il fecondo in un pic- colo dor(o inclinato della medefima. In ambedue fi vede un acqua acida , e calda fgorgare , e bollire con grode vef- fighe, facendo nell' atto ftefTo un gran fracafTo, e romore, e (ì follevano dcnfilTimi volumi di un fumo bianco, caldo , e umido > con quefto divario però, che il fumo, ed il fra- caflTo è molto più grande nel fecondo, che nel primo. L' acqua, che bolle, retrocede per le ftefle aperture, dalle qua- li comparifce allo (coperto , come di altre accadere fi leg- ge predo i Naturalidi, e come awertij ancor io dell* acqua acida, e fredda di S. Albino prcffo Monte Pulciano . Ora qui fi pre(enta ai Naturalifli un Problema da rifol- verfi , cioè in qual' maniera accada, che le ftelTe acque aci- de, che hanno almeno in apparenza le qualità medefime, e che producono le fìeffe grolle veflTighe , lo (ledo romore, de- pongono gli (lefTì fedimcnti , e retrocedono per le l\e([c a- perturc , alcune bollano a freddo fenza elevazione fenfibile di nebbia, ed altre a caldo con inalzare denfi , ed umidi volumi di fumo . So , che le fermentazioni calde , e fredde de i Chimici potrebbero almeno generalmente fod- disfare al propofto quefito, ma ciò non balta a mio credere per una foluzione fpecialej poiché predominando in tutte quelle acque un' acido della (fe(ta natura ve- triolica, farebbe necedario individuare la diverfa precifa qualità delle fodanzc, o terree, o faline, o metalliche, che unite all' acido fuddetco, e da elfo difciolce produ- cedero in alcune la fermentazione calda, ed in altre la fredda. Per qualche diligenza da me ufata ad oggetto d* inveltigarc Dbll* Accadsmia 3 3 inveftlgai'c quelli materiali ne' fcdimcnci fteffi delle acque, nel terreno, dal quale Sgorgano , e nei minerali de i Monti, da' quali derivano, non mi è giammai riufcito il venirne a capoi perciò lafciero, che altri più fagaci Inveftigatori del- la Natura incentrino su quello particolare un' evento più fortunato. L* Acqua di qucfti Bulicami, o lagoni in alcuni (iti gor- goglia chiara, in altri torbida, ed in altri fimile ad una fan- ghiglia bollente di colore o bianco o nero, o cenerino. In qualche luogo quefta fanghiglia refta deportata fuori dell* acqua, e quivi afciugata, e indurita, ed anche attaccata al- le pietre. Trovai in quefta molte fioriture vetrioliche di co- lore bianco, verde, e ceruleo; trovai lo Zolfo attaccato in maniera di crofta alla terra , alle pietre , a i legni , ai vetrio- li ; e trovai m detta f.inghiglia indurita molte concrezioni felenitiche. Alcune di quelle a guifa di lamine tramezzava- no quella terra alTodata , altre nella fuperficie vi erano difpo- ftc a rofa , coftituite da lamine triangolari con bafe convef- fa , che con i loro vertici fi univano in un centro, ed al- tre incrollavano quella fuperficie, e la rendevano afpra, ed ineguale, per edere quefte una congerie di tante minutifTi- me piramidi dcnfc , ed affollate, che ivi nate fporgevano in fuori a guifa di piccoliffimi aghi . Altre di quelle glebe con- fiilcvano in un confufo , e tumultuario ammalTamento di Vetriolo, di Zolfo , e di Selenite. Qui dunque in un fol colpo di occhio mi fi prefentarono unitamente alla villa tre prodotti derivati dalla combinazione dell' acido minerale con altre foftanze , cioè lo Zolfo da quella col flogillico , la Selenite da quella con la terra, ed il Vetriolo da quella con le fo/lanze metalliche. Quindi ritornato a Prata ne partii il dì 9. Luglio per an- dare alla %occa Tederighi , che è un Calldlo indi diftante da circa fei migha ^ giacché il Sig. Silvellro Salvellroni dcgnilTi- E mo j^ Atti mo Pievano di Prata , che per tutto quello tempo , oT- tre air avermi con efkcraa gentilezza, e cortefia favorito continuamente di benigno alloggio in Aia Cafa , fi era pre- io ancora 1* incomodo di onorarmi della Tua Compagnia in tutti quei luoghi , ne' quali mi ero portato per fare le defcrit- tc offervazioni , mi alTjcurò , che ivi ancora (ì farebbero tro- vate alcune cofc meritevoli di edere confiderate . E' (ìtuato il CaHello della "^cca Tederifhi fui dorfo di uno Scoglio, che fporge in fuori a guifa di Promontorio dal feno di un Monte , il quale colle fue branche lo cinge late» ralmente dalla parte dell* Oriente, e dell* Occafoj ma dal- la parte di Mezzogiorno, e di Scirocco vi e un' ampia a- pcrtura a motivo del piano della Maremma di GrofTeto » che avendo il fuo principio alle falde di quefti Monti fi e- ftende fino al Mare. Poco prima di giungere alla Rocca cominciai a trovare gran quantità di malTi , e di filoni di Gabbro nero, e ver- de cupo mefcolato con Talco rifplendente di colore parimen- te nero, oppure di Argento, del qual Gabbro non avevo in- contrato un minimo contraffegno in tutti i Monti di Prata, e di Montieri. Oltre al Gabbro col Talco vi trovai ancora molto SalTo Serpentino, cioè una Pietra, che ha il fondo o ce- nerino , o piombato, o nericcio, tutto afperfo di macchie bianche di figura rettangola . Lo fcoglio , su cui è fabbrica- to il Cartello, è di Tiara Salinai detta ancora Sa^o Tep^rino, fimile affatto alla Pietra , di cui è comporto il Monte Amiatay chiamato volgarmente di S. Fiorai e quefta iterta ferve di pavimento alle ftrade, che perciò fono ineguali, e fcofcefc, ed in alcune vi fi cammina col mezzo di gradini nella medefima intagliati. In una fpiaggia oppofta al Cartello della parte Orienta- le, chiamata la Tiaggia del Canale y vi fono tre Cave anti- che con moka quantità di getti, e fcanchi, tra quali al- cuni DkLL* ACCABKMIÀ |^ cuni piccoli pcz2Ì fono colorici di verde, e vi trovai un perzo di Miniera gialla di Rame , molto confìmile a quel* la della Mcrfa, e del (bagnano, dal che congeccurai,che la Miniera di quelle Cave fìa una dirèOMlione, o conti- nuazione di quella della Merfa . In vicinanza del Fo(fo detto il Canate , polio tra la men- tovata Pendice, ed il Cartello, trovai in un* Aja fpianatadi frefco dell' Amianto, parte del quale era dura, e indiffo- lubile, e r altra comporta di fili molli, cedenti, feparabili, e di colore di paglia > ma la loro lunghezza non oltrepaf- fava quella di un mezzo pollice parigino. Mi fu in appref» fo portato altro Amianto trovato nel Letto del Fiume Par- ma, che fcorrc per querte Maremme , i cui fili fono più lunghi, bianchifiimi , e fuperano nella morb'dezza i primi, nel che non la cedono ai fili del Cotone, ne a quelli della Seta, e perciò farebbe ottimo per filarfi. Neil* Aji medefi- ma trovai diverfi pezzi di Gabbro nero con Talco tramezza- ti da varie piccole venature di Amianto, formate da una congerie di fili leparabili, paralleli fra loro di colore di pa- glia , della lunghezza di una linea parigina in circa , che tanta appunto era la grolfezza di quelle venature. Qucrtc difporte a foggia di Strati tortuofi , e variamente inclinati fi diramavano nella fuperficie del faOfo in altre venature mi- nori, che divcrfamente intrecciate formavano una fpecie di telfitura reticolare. Altro pezzo ne olTervai, in cui comin- ciando da una parte il Gabbro terminava nell' altra Y A- mianto duro, e rclìrtente; ed in altro finalmente notai, che il Gabbro , e 1' Amianto erano infieme combinati nel- la ftelTa malfa, vedendofi de i fafcetti del fecondo incorpo- rati nel primo. In fomma rilevai , che V Amianto flava ri- partito in querte malie di Gabbro, come i\à appunto il Quarzo ne i Oiafpri , ne i Paragoni , ne i Calccdonj &C. o come lo Spato nell' AlbereCe, in alcuni Marmi &c. o co- £ 2 me me altri fughi petrificanti ne i loro rerpcttìvi i mpictri mea- ti. Or lìccomc V Amianto, il Talco, e la Galattite fono pctrificazioni analoghe , le quali oltre la proprietà comu- ne , che hanno di diere apire , ò refrattarie , cioè di rcfitterc alla violenza di qualunque fuoco ordinano, fi trovano per lo più infieme , o complicate , o difciolce ne* Monti rtcÀTi » quindi e che apertamente argomentafi la relazione, che paf- fa tra le une, e le altre- Alcuni dotti Naturalifti avendo ciò avvertito hanno penfato, che 1' Amianto, eia Galattite (ìa- no una ilcda cola, e che il Gabbro col Talco degeneri in Amianto. Sul fondamento della precedente oOTcrvazione mi è venuto in mente, fé mai dovefie crederfi , che 1' Amian- to fuflTc il fugo petnfìcante , che i fuoi ingemmamcnti (ìa- no i fìh , de' quali è comporto, e che la Galattite, ed il Tal- co fiano le fue petnficazioni. L' analogìa , che paflfa fraquc- i\ì tre prodotti , e la diltribuzione dell' Amianto nella ma- niera lielTi de i fughi petrificanti dello Spato, e del Quar- zo, m' induce in buona parte a crederlo; ma comprendo altresì, che molte altre olfervazioni farebbero nccelTarie per confermarlo. Scefi poi in un profondifTimo Torrente , chiamato AJJiììHy pofto dalla parte Occidentale di que(to Cartello, per olTer- vare una terra alluminofa . Trovafi quefta terra in una balza di color bianco, fituata dall' altra parte del Torren- te, e comporta per la maggior parte di terra, e di pietra falina . Alla metà in circa di quefta balza vi è una piccola buca, nella quale non può entrarfi , ma ferve unicamente per eftrarre i faggi di quella Miniera alluminofa La fuper- ficie della terra è piena di Allume, ma fcavata più incerna- mcnte la ritrovai affatto priva. Vcdefi quefta terra allumi- nofa di tre dirferenti colon, cioè bianca , carnicina , e nera. Di due fpecie è la bianca, una farinacea, e in maniera di polvere, e 1' altra dura, e coniìiieacc com^ una pietra, an- zi Dbll* Accademia [j' 2Ì per meglio dire è una vera pietra falina di colore bianco, che tiene incorporati i foliti lucidi fpecchictci . La carnicina è "un miito di terra bianca, e ro(fa. E finalmente la nera è un argilla indurita , che contiene moki piccoli pezzi di Gri- ftallo di Monte, non perfezionati nelle loro piramidi, ma che mollavano apertamente il prifma di figura cflTagona , circoftanza, che conferma quanto fopra difii intorno alla bafc del Criilallo Montano. Nel Letto del Torrente vi era gran quantità di Pietra Salina, di Saffo Serpentino, e di una fpecie di Albercfe con ingemmamenti di Spato di figu- ra lenticolarc , del quale Spato , ed Alberefe ne aveva ofler- vato ancora non poco all' intorno del Caliello. Il Saffo Peperino fvegliommi fubito in mente il penderò di qualche antico citinco Vulcano quivi una volta efiltenre, conforme credefi eOferc avvenuto a Radicofani, e a S. Fiora, perciò mi diedi a ricercare con qualche diligenza, fé avcf- fì potuto ritrovare o vetrificazioni , o ponici , o ceneri vulcaniche, ma in damo mi affaticai , poiché non mi fa polfibile il rintracciarne un minimo vcttigio. Anzi che mi fi prefcntòuna idea affatto contraria per effermi nato un dub- bio, (e veramente il Peperino fia una produzione Vulcanica, oppure un Granito fatto dall'acquai imperochc parago- nando il Saffo Serpentino col Peperino mi accorfi , che le macchie bianche del primo fono prodotte da alcune malfu- lettc fpatofe di figura paraiielopipeda , e che gli fpccchiet- ti del fecondo fono qucfie ficlfe maffulette. Qui dunque fi tratta di due Graniti prodotti nello fieflo luogo, e che rac- chiudono nel loro impafto i medefimi corpi. Non pareva dunque a me verifìmile, che nel fito medefimo fuffero ri- fultatc due petrificazioni afiicro fimiii, ma prodotte in due maniere differcntiffime , cioè una a umido, e col mezzo dell' acqua, quale fenza dubbio è il Serpentino, e 1' altra dalla violenza del fuoco, come da moki valenti Natura- lilii jg Atti lifti fi crede cfferc il Peperino. Se la pafta petrificata, che lega , e cortituifce quefto fecondo , è una materia vetrifi- cata, o che per Io meno ha acquirtato qualche grado di vetrificazione , riefce cofa difficile 1* intendere , come pof- fa quelli cfTere ftata corrofa dall' acido minerale , e con- vertita in Allume, avendo (opra avvertito, che fra le ter- re allumtnofe vi trovai ancora del Peperino, mentre gli acidi non hanno alcuna attività falle materie vetrificate. A fronte di quefte ragioni , che m' inducevano wd efcluderc il fcntimento de' Vulcani per la produiione del Peperino, reftai tuttavia ondeggiante fra i dubbi per ef- fermi fovvenuta in favore di quello una oflfervazione da me fatta nell' Anno fcorfo per la pianura della Marem- ma di Pitigliano, e di Sovana, ove tra gli avanii di un antichilTimo Vulcano eftinto trovai mifchiata gran quan- tità di Peperino. Ma ficcomc di queflo Vulcano non so, che alcuno abbia fcritta , o pubblicata qualche notizia , perciò in propofito di Vulcani cftinti mi avanzerò per mo- do di digrefTione a dirne brevemente qualche cofa. Viaggiando dunque per la pianura della fopradetta Ma- remma da Acquapendente fino a Sovana , che coilituifce una eilenfìone di circa quindici miglia, trovai, che la fuperficie di e({à pianura , che in alcuni luoghi s' innalza in piccole, e placididimc Collinette, è terra lavorativa, e coltivata per la maggior parte a femenza di Grano ; ma dopo quelia prima fuperficie s* incontrano varie , e divcrfe croile di maggiore, e minore grolfezza di Lava Vulcanica una volta fuTa , e poi ralfodata , nel cui impa- flo fi fcorgono imprigionate pietre di natura diverfa , u- na prodigiofa quantità di vane Pomici, di pietre arfc, e che ad evidenza hanno fofferta la forza di un gagliardif- iìmo fuoco, e di una terra bianchilhma fiorile tutalmcn- jc alia Calcina, Di quelle Pomici, oltre ali' tHerne rac- chmfe DiiL* Accademia fy chlufe nell' impaflo della Lava indurita , fé ne vedono moItifTime fciolce, e diflTeminate fparfamentc, ed alcre ri- folute in una polvere, da cui rifulta quella Specie di are- na, ivi chiamata Pozzolana. Le altilTimc Rupi fcavate da TotrenrljChc fcorrono a traverfo di quefta Campagna , molirano chiaramente ciTere ftate molce, e divcrfc quefte Lave, ed accadute in tempi diverfi, poiché gli (trati delle Lave fono alternativamente tramezzati da altri ftrati di ter- re diverfe, e ijuefli diverfi ftrati di Lave, e di terre lì cor- rifpondono efattamente da una parte, e dall' altra delle Ru- pi predette. Si prefenta adelTo una ricerca diretta a flabilire il luo- go, dove qucrto Vulcano aveva anticamente la fua fede . Non può fcnza dubbio quefta Lava ripeterli da i fpenti Vulcani di Radicofani,c di S. Fiora , imperoche oltre ali' c(Tere quefti luoghi diftanti per Io fpazio di una giornata in circa di cammino termina la Lava molto lontano da quei Monti, e vi fono di mezzo altri Monti, Valli , e Col- line , dove non ^ vede un minimo vcftigio di avan?© Vul- canico , del che per oculare infpezione mi fono afTicurato . Mi avanzerò per tanto ad indicare il luogo , dove da varj contrafegni ho argomentato, che ardeOfe una volta q^uefto fuoco (otterraneo. Dalla parte Orientale di Pitigliano , e in diftanza di miglia quattro da quel CaftcUo trovali nello ftato Pontifi- cio un piccolo Lago , chiamato comunemente il Lago di Met.nuan» . La fua figura è circolare , la cui circonferenza fi el^ende a poco più di un miglio, e viene circondato ali* intorno da una corona di Monti , i quali sbaHati dalle parte di Ponente vi lafciano una foce, o gola aperta. Il fuo fondo, e le fue rive fono coperte di arena, fcnza punto di fango, e fenza alcuna forra di pianta tanto nel contor- no , quanto ancora nel mezzo . L' arena è uà tritume , e fmi- 40 Atti fmìnuzzolamcnto di Pomici di varj colori, le quali in lar- ga copia fi vedono diflTeminate fulla riva . Oltre alle Po- mici incontrai fulla ftcffa riva molti grofTifTimi madidi pie- tra, i quali in parte erano divenuti Pomice, e in parte era- no nel loro flato naturale . La flerminata mole di quefti fafn,ch' erano flati fottopofti ali* azione del fuoco Vul- canico , mi fece credere, che in qucfto (ito, o almeno in poca diftanza dal mcdefimo ardefte il fuoco fotterraneo , imperocché non è vcrifimile , che fafTì di mole così fmifu- rata fuflTcro flati fcagliati da luoghi remoti , e particolar- mente da i lontani di S. Fiora , e Radicofani , benché gran- diflima fiala veemenza dei fuochi Vulcanici. I defcritti ma- teriali trovati intorno a quefto Lago, e nelle fue rive,pof- fono facilmente dar motivo di credere, che elfo medcfimo lìa flato il cratere del Vulcano , quale fpento fi fia il cra- tere ripieno di acqua, e convertito in Lago. Ne dovrebbe fare oftacolo a quefla credenza il fito baffo , e il luogo poflo alle radici dei Monti, perche ordinariamente i Vul- cani sboccano nelle fommità de* medefimi , mentre fap- piamo per la relazione di più Geografi, che la cima del Monte Ecla della Irlanda e continuamente coperta di ne- ve, ed alle fue falde vi sboccano di profonde voraggini fiamme incflinguibili , e ricuoprono le adjaccnti campa- gne di cenere, e di altre materie liquefatte. Ma pure quan- do il Lago fembrafic improprio per il cratere di quefto Vulcano , bifogna almeno neceflariamente fupporlo in uno dei Monti, che gli fanno intorno Corona. Dalla Rocca Tederighi paffai a Saflb Fortino , dove xri trattenni folamente per lo fpazio di una notte , a motivo che il caldo fortemente incalzava, e mi rendeva fo- fpetta per la falute una più lunga permanenza in quell* a- ria, e perciò ritornai alla volta di Siena . In poca diftanza da Safìo Fortino dalla parte di Tramontana vi è molto Cef- fo OiLL* ACCADEMIA 4I fo diTpofto a mafTì diflTeminati di colore bianco, e nero, e trafparence , ma ruvido nella fua fupcrficie . l fuoi ing-m- mamenci fono piramidi fopra bafe quadrata , concorrenti €on il vertice in un Centro. Altra Cava di GeiTo pure vi è dalla flelTa parte , ma in maggiore dirtanza dal Camello , ma quefto è Opaco , di color bianco macchiato di giallo , chiamatocelo Marmorino. Soggiungerò per ultimo alcune poche piante vedute in quclta occahone, le quali non avevo altre volte incontrate, o almeno di rado, nei luoghi dello Stato Sanefe, per i quali ho viaggiato • 1. Polypcdium Angurtifolium , folio vario. I. R. H. 540. Lonchitis minor. C B. Pin 359. Lonchitis altera folio Polypodii I. B. 3. 744. Lonchitis afpera Dod. Pempt. 4<55). Afplenum Sylvcltre Lugd. \2\6. Pteris fronde pmnata, foliolis linearibus parallelis . Van-Royen fior., Leyd. Prodr. 497. 2 Pulypoides vulgaris , fcliis anguftis partim ad terram reclinaiis, & fleiilibus , partim ere- £fis , & feminifcris. Targ. App H. Fior. 163. Di que- ifa pianta ne trovai molta quantità nella Valle della Mer- fa di Prata fra gli ibllicidj dell' acqua. Alcune fue fo- glie fono piegate a terra , ed altre più lunghe s' innal- zano dal mezzo , e quelfe feconde fono quelle , che portano il feme nel dorfo, dove che le prime fono Iferili. 2. Alcea folio rotundo , & laciniato C. B Pin. 316 Mal- va Montana, fìve altera rotundifolia, laciniata .Colum. P. I. 148. Vedefì frequentemente ne i contorni di Prata, e in altri luoghi. 3. Aquilegia Sylveflris C. B. Pin. 144. Aquilegia flore fim- plici l. B. 3. 484. Nella Valle delli Merfa di Prata, e in altri luoghi. 4. Thali6lrum Alpinum majus Aquilegia foliis, florum fìa- minibus albis, caule viridi I. R. li. 270. Thabaruni F Mon- 42 ATTI Montanum, album, altius C B.PIn. 337.Thar^rumMoii- tanum Ciuf. Hill. 234.Nafce ne* luoghi tteflTi , dove è r aquilegia Sylfvejlr'tt , e querte due piante quando fo- no fenza fiore , o frutto dififìcilmente fi diftinguono fra loro a motivo della fomiglianza grande delle foglie . Quefta fpecie di Talitro ha le capfule alate, a diffe- renza di altre fpecie, che non le hanno tali. 5. Ofmunda Vulgaris,& paluftris I. R. H 347. Ofmun- da Regalis, feu filix florida Park. Theat. 1038. Filix floribus infignis I. B. 3. 73<5. Filix ramofa , non den- tata, florida C. B. Fin. 357, Filix paluftris Dod. Pempr. 46'3 Ofmonda frondibus caulinis , fimpliciter pinnatis, pinnis lanceolatis Linn. H. Cliff. 472. 3. Ne trovai molta in un Bofco di Caftagni in vìcinan7a delle Ca- ve della Merfa di Prata, nella Valle medefima, e in una pozzanghera di acqua acida nella Merfa Savjoli. 6. Alliunrj Sylveftre latifolium C. B- Pin. 74. Allium Ur- finum latifolium, vernum , fylvaticum I. B. 2. 253. Al- lium Urfinum Matb. Nel folfo dello Strega jo, accanto alle Cave della Porta al Ferro. 7. Allium Sylveftre, amphicarpon, foliis porraceis, floribus, & nucleis purpureis Raii Synops. 230. Nei Monti del- lo Scregajo. %. Veratrum flore I. R. H non avendo veduto il fiore non so fé fia Veratrum flore fubviridi , oppure flore atrorubente: Nei Monti dello Strega jo. 9. Crataegus folio laciniato I. R. H.(53 3. Mefpilus Apii folio fylveftns, non fpinofa,five forbus torminalisGB- Pm. 454. Soibus torminalis, & Crataegus Theophralti I. B. i. 63. Sorbus torminalis Math Crataegus foliis cordatis, acu- tis, lacinulis acutis , ferratis Linn. H. Clifif. 55. i. Di quefto Albero ne trovai tre piante con i fuoi frutti in alcuni Bofchl per la Itrada tra Prata, e la Rocca Te- denghi. ^ 10. Dell* Accadimia 43 10. Stramonium fru£bu fpincfo , oblongo , flore albo I. R.H. il 9. Datura pericarpiis ere(^is , ovatis Linn. H. Cliff. 55. I. In alcuni (iti delle Praterìe fotto Prata. 11. Tithymalus foliis brevibus aculeatis C. B. Pin. 292. Nel foÓTo dello Strega jo. Di quefta pianta fi veda il Sig. Seguier delle Piante Veronefi T. i. pag. 154. 12. Cardamine altera, live Sifymbrium Lugd. ^jp. Nel- la Valle della Merfa di Prata . 13. Cardamine glabra Chelidonii folio I. R. H. 225. Nel foflTo dello Strega) o . 14. Cardamine major, Hellebori nigri folio, fiore purpu- reo, radice nodofa . Di queAa ne trovai alcune poche piante nel fodo dello Stregajo. Che fia una Cardamine fecondo il metodo di Tournefort non può dubitarfene , mentre ne ha tutte le note caratteriftiche. Il fuo fiore è Cruciforme) il frutto è una Siliqua divifa in due (parti- menti da un tramezzo, e le due valve Ci contorcono in fpira quando il frutto è maturo , fcagliando con impeto il Teme. Sarà queiia forfè defcritta da qualche Scrittore Bottanicoj ma non avendola ritrovata in quelli, che ho confultato , r ho nominata nella predetta maniera . Crefce ali* altezza dell' Elleboro nero , ed ha le foglie fi-^ mili a quelle del medefimo,e della fìefia grandezza. 2 ANA. 44 Atti ANALISI FISICO-CHIMICA DI UN* ACC^UA MINERALE , CHE SCATURISCE IN VICINANZA DI SIENA, CHIAMATA L' ACQ.ua BORRA Del Sig tior GIUSEPPE BALDASSARRI DoTToJRB In Medicina, E Professore Pubblico D' Storia Naturale. f iiiMitt >ti'9Ef> k Acqua Minerale , che chiamata comune- mente col nome di y/cqua 'Borra fcaturifce in diftanza di miglia quattro dalla Città di Siena, fu nei tempi pallati mjlco accre- ditata per la guarigione di gravi , ed o- ftinate malattie i ma, ficcome (uole ac- _ cadere di quafi tutte le mondane cofe, g^^^^..^,—^--^ ^^^ ^^ dovuto ancora e(Ta (offrire la Tua de- cadenza , di modoche in oggi folo da qualcuno del Popola minuto, e dagli Abitatori delle Campagne viene per ordi- nario praticata. Alcuni degli antichi Scrittori, era i quali il Baccio, fecero di e(Ta menzione nei loro libri ; e Leandro Terucci Filofofo, e Medico Sanefe, compofc fopra la mc- delìina un breve , e fuccinto Trattato imprelìo m Siena i' Anno 1647. Ma ficcome la maggior parte degli Autori I- drografici , che fcrillero fino a quafi tutto il Secolo decimo- fettimo , fi mofirò poco efperta, e diligente nell' efame delle acque minerali , anzi dagli effetti puramente da cf- fé prodotti nel Corpo Umano pretcfe dedurne i prin- cipij, e le foftanze elementari , quindi è, che non può ricavarfi da i loro feruti alcun lume fufficiente ad in- itruirci Dell' Accademia a^ fluirci circa la vera, e naturale coftituzione delle mededine . In congiuntura di avere efaminate altre acque del Territorio di Siena, volli farcrAnalifi ancora di quefta; e ficcome 1* ho fcoperta molto differente dalle altre, perciò mi firò lecito cfporre tutto ciò, che col mezzo di varj, e repli- cati tentativi fatti colla maggiore diligenza a me poffibi- le mi è fortito di ricavare . Sgorga dunque queft' acqua preOTo la Riva di un pie colo Torrente , ed cfce gorgogliando da più aperture al piede di un ampio Scoglio di Travertino prodotto dall' acqua llcffa a cagione del copiofo Tartaro fuccedivamen- te deporto, da cui di quando in quando, chiufe le an- tiche aperture, altre poi dall' acqua nuovamente fi for- mano. Si ofTerva per dove fcorre, particolarmente in vi- cinanza delle fue bocche, una traccia di materia untuo- (a, variamente colorita di bianco, di cenerino, di giallo, di verde, e di nero, quali colori fono dirtintamente ri- partiti in tante piccole areole, e di effi fcorgefi ancora macchiato il riferito Scoglio di Travertino . Sono quefte fortanze variamente colorite fpecie diverfe di quelle pimtc chiamate dai Botanici col nome di Cofìfer e r Olio di Ve-triolo verfato fui medefimo fvcgliò 1' effer- vefcenza, cfifollcvaronoalcuni fumi biancheggianti, chcfpi- ravano 1' odore delio fpirito del Sale Comune. Né per que- llo capo mi propoli il fare ulteriori tentativi, mentre pare- vami , che il notato fin qui fulTe più che badante ad afTi- curarmi, che il Sale cnHallizzato eliratto dalla noftr* Acqua Borra fia un vero Sale Comune, o Marino, che direfi vo- glia , trattandofi particolarmente di un foggetto così ovvio, e noto ad ognuno . In atto che fvaporava la foluzione feltrata del fedimen- to ad oggetto di avere il Sale criilallizzato mi accorfi,che il fumo efalante aveva lo ileffo odore del Ranno comu- ne , o delia Maelira preparata con acqua , cenere , e calci- na , oppure del Sale calcinato di Tartaro, allorquando fciol- to m acqua fi fa fvaporare per afciugarlo. Compita la cri- Itallizzazione , rimafe un fedimento liquido, di colore ofcu- ro rubicondo, e fimile a quello del Ranno comune, ed af- faggiatolo lo ritrovai di fapore di Urina putrefatta , qua- le appunto fogliono avere i Sali alcalini tanto fidi, quan- to volatili . Feci nuovamente condenfare a Cuticola que- fto fedimento, e dopo le debit-e diligenze fi produffero al- tri Criftalli cubici di Sale Marino. Quefio refiduo liquido, e lilTiviofo oltre all' avere, conforme ho detto, il fapore uri- noio, fece cbullizione con ogni forta di acido, cclorì di ver- de il firoppo violato, gettato nella foluzione del Mercurio fublimato, la colorì di un bcllifiìmo colore ranciato, e lo Zolfo bollito in porzione di quello umore lidiviofo vi fi fciolfe, e li compartì un odore fulfureo alquanto ofcuro. Sfumato intanto a ficcità il rimanente di quello fedi- meaco, in ultimo con molta difficoltà {\ fpogliava affatto dell' dell* umido, dentando molto a rlfcccarfi perfettamente , e formando grolfc veffighc, come appunto accade nel rafciu- gare il Sale di Tartaro calcinato, e fciolconeU' acqua, qua- le a motivo della forte attrazione , che ha con V acqua fteda , non può afciugarfì fé non da un calore molto fu- periore a quello dell' acqui bollente i anzi, come vuole il Boera ve ( Chem. Par. Alt. pag. M. jpj ) è necelTario , che per quello fine fuperi un calore di doo. gradi . Da quella evaporazione adunque ottenni finalmente un Sale bianco, di fapore urinofo , che facilmente andava in deliquio efpofto air aria, e che a tutte le prove fi manifeftò ad evidcnia di qualità alcalina, e molto fimile al Sale calcinato di Tar- taro, fé non che moftrava fulla lingua un acrimonia al- quanto più mite, e meno intenfa di quello faccia il fecondo . Io non poteva avere riprove più convincenti , ne argo- menti più incontraftibili per determinare ficuramente, che que- llo fecondo Sale cavato dalla noftra Termale fia un vero , e legittimo Sale alcalino . In mezzo a ciò per altro può nafcere un fofpetto, fé tale veramente fufTe nell* acqua fui dubbio, che pofla elTerc divenuto di detta qualità a motivo dell' azione del fuoco applicato nell' atto della evaporazio- ne. E noto quanto facilmente in certe circoftanze alcuni Sali per la forza del fuoco divengono alcalici , quando prima non erano di quefla natura. La fola combullione dei vegetabili all' aria aperta riduce il loro Sale acido in alcalico, di cui una prozionc è fida, che rcfta nelle ce- neri, e r altra volatile, che ritrovafi nella fuliggine. Jl Nitro fufo diviene alcalino col folo gettarvi dentro il Car- bone accefoi 11 Nitro, ed il Tartaro crudo mifchiati in- ficme divengono in un momento alcalici col folo gettar- li in un vafo di ferro arrovito; ed il Nitro ftclTo , na- turalmente facilifTimo alla fufionc , diviene in un mo- menco alcahco, e di fulìone difficile p-r il folo contat- to Dell* Accademia 4^ to del Regolo di Antimonio fufo. Su quefti riflelTi adunque pcnfai prevalermi di un grado di calore molto più piacevo- le di quello , che avevo praticato la prima volta; e perciò pofi ad evaporare quattro libbre della nolir' Acqua in vafo di vetro fopra un leggieridimo fuoco di arena» acciò sfu- mafTe con fomma lentezza ì ma il rifultatofu, che dopo edere fvaporata circa la metà incominciai a fentire 1' odore di Ranno, quale fi refe più fenfibile allor quando fi ridufTe a tre quarte parti in circa, ed afTiggiato allora il reiìdao, fi manifelfò a chiare note il (apore urinofo. Tutto quelto però non lo credei (ufficiente a togliere o- gni dubbiezza circa 1* a/ione del fuoco. Erami noto, che dopo avere M. du Clos , ed altri Accademici di Francia (co- perto nelle Acque Minerali di "Bourbon l A-chambauk un Sale alcali minerale, che credettero lo HeflTo del Nitro, o Natron degli Antichi , efcì in pubblico un Libro fotto il nome di M. Pafchal , trattante di quelte acque, in cui 1* Autore fi op- pone intieramente al lentimenio de' predetti Accademici . Rende per fofpetto il mezzo del fuoco impiegato nella eva- porazione, e pretende , che quelto fia un Sale mifto com- porto di un acido volatile, e di un alcali fi ilo , e che dall' azione del fuoco eflendofi fcomporto, fia fvaporato il primo, rcrtando il fecondo, e qucfla opinione fu dal pubblico mol- to applaudita. M. de Boulduc riafTunfe di nuovo 1' Analifi di quefte Acque, e ne fu pubblicata una Memoria era quelle dell' Ac- cademia Reale delle Scienze dell' Anno 1729, Edo dunque volendo dileguire l* objezione di M. Pafchal, e dimoftrare, che r alcalefccnza del Sale trovato nella fui Termale non era un prodotto del fuoco impiegato nella evaporazione , ncorfe al mezzo del ghiaccio, ed avendo efpoUe quattro libire della fui acqua al forte rigore dell' Inverno, ed cf- fcndufi quelta agghiacciata, alfenfce, che ve ne reltò circa G m.A- JO A T T 1 ^ meiza oncia liquida , in cui fi erano formati de i Criftalli molto minuti , e che il rimanente dell* acqua aveva un gu- fto molto lifTiviofo. Ad inìitazione di quelio valente Acca- den^ico pofì ancora io quattro libbie della noftra Acqua in un catino di terra , e 1' efpofi per lo fpazio di una notte ali* aria aperta nel Mcfe di Gennajo in tempo di un rigidiflTimo freddo. Trovai la mattina la maggior parte dell'acqua ge- lati , a riferva di circa due once della medcfima , che nel fondo era reftata fluida , ma non ebbi la forte di ritrovarvi alcuna criltallizzazione, ne di fperimentarla di un gurto molto più liflTiviofo, benché per due volte rcplicafli l' efpe- rimento. Mi parve dunque in quefta occafione di trovare più tolto verificato il fentimento di M de M-iiran , il qua- le nella fua celebre Diflertazione fopra il Ghiaccio Part. 2. Sez. 5. Gap. 5 apertamente dimoltra contro il parere del Kircherio, del Borichio, e del Bartolini , che 1' acqua fala- ta gelandoli non diviene dolce, ne fi fpoglia del fuo Sale * ed in fatti avendo io aflfiggiato il mentovato Ghiaccio mi parve fentirlo falato nella maniera ItelTa , eh' era 1' acqua a- vanti di congelarfi. Delufo circa il tentativo fatto col mez- 20 del ghiaccio, penfai ad altro ripiego con 1' idea di porre finalmente in chiaro, fé quelto iDale minerale fia natural- mente alcalino. Furono per tanto da me porte libbre dodici di Acqua Borra in un catino di terra , e dal principio di Novembre fino a tutto il feguente Febbrajo l' efpofi al Sole in quei gior- ni, che quefto era fcoperto,che furono più toio pochi , del rimanente poi lo collocavo in luogo dominato dal ven- to, o lo lalciavo puramente in una lianza. Finìlmente ot- tenuta in tal guifa 1' evaporazione dell' acqua con elircma lentezza, e dopo ederfi prodotte (uccelli vamen te varie depo- (ìzioni di terra, e criitallizzazioni di Sale comune, al termi- ne di quattro Mefi ollervai il liquido rcfìduo del lolito odo- re Dhll Accadèmia j i re^, e colore di Ranno, e che in tutte le altre prove moftrò chiarinTiniamenre le proprietà di un legittimo Sale alcalino, e produ(Te gì* iftcITi effetti prodotti da quello cavato con 1' ajuto del fuoco. Da ciò dunque rerta porto fuori di ogni duboio, che la qualità alcalina di quefto Sale è naturale, e non prodotta dall' azione del fuoco nell'atto dello fvapora- ■mento, e che in una oarola è un vero Sale alcalino nativo. Ma fc mi è pcrmelfo dire con libertà ciò che ne fento , parrai, che fuffe totalmente vana, e fcnza fondamento l' objCiione futa da M. Pafchai aldu Clos,ed agli altri Acca- demici Parigini, ed in fequcla di ciò inutili ancora le dili- gerne praticate da Boulduc, e da me. Imperochè quantun- que (ìa vero, che il fuoco in certe occalìoni induca 1' alca- Icfccnza in alcuni Sali , nondimeno querta propolìzione è li- mitaca fino ad un certo fegno , ne ha tutta quella ertenfìo- ne, che alcuni fi perfuadono. Primieramente da innumera- bili Chimici {perimenti a noi non colta , che altri Sali firi- duchino in alcalici dalla forza del fuoco, fuori che il Ni- tro, ed 1 Sali de' Vegetabili, onde per quefto capo non fa- ranno mai foggetti ad una tale mutazione i Sali follili , qua- li appunto fono quelli delle Acque minerali . In feconda luogo ciò fi comprova mirabilmente dal Sale, che nelle Ru- pi Sulfuree di Pozzuolo s* innalza da i fuochi fotterranei , e lì attacca ai (afii porti nelle aperture degli fpiragli, e di quello, che G getta fuori ne i più violenti incendj del Mon- te Vcfuvio, quali due Sali, chiamiti Sali Ammoniaci nati- vi, a difpetto della maggior violenza del fuoco fotf^rto ritengono la natura di terzi , fenza acquirtare un minimo grado di alcalizzamento: mentre io ftello ho più volte fpe- rimentato, che V affufione in erti dei fpiriti acidi non pro- duce al;ua fegno di effervefcenza i e ciò notarono ancora g'i Accademici Napjlitani , che fcrilfero 1' Irtoria dell In- cendio del Vcfuvia del 1737. i quali al Gap. 4. ci dico- G 3 no 52 ATTI no che mefcoUto il Sale del Vefwvto con olio di Tartaro non f'.r» menta , ficcome non fermenta né anche collo fpimo di (Cetriolo , e di Sale : argomento da fare intendere , che jia quejìo un Sale neutro , cioè che noti abbia né dell' acido , né dell' alcali . 11 Sale di vetro, che non è altro che una fpuma (alfa , che fi leva dal vetro fufo nelle fornaci, è della natura del Sai Gcmnia, che vale a dire di un Sale neutro, e non bolle con alcun a- cido ordinano, e perciò non moUra alcun contrafTegno di alcali , benché abbia fofferto un fuoco violcntiirjmo, e ben- ché provenga dalla foda, eh' è un' alcali potente. Per terzo vuole M. Pakhal, che nell'acqua efaminata dal du Clos vi fuflk un Sale neutro compolto di un Sale alcali filfo, e di un acido volatile, e che dalla forza del fuoco adoprato nella evaporazione fi fprigionalìe 1' acido, e rertalTe T alcali- no. Ma qui bifogna riflettere, che quando un Sale alcali ha aflorbito un acido, ordinariamente la forza del fuoco non ha oiu attività di fepararli , ma per ottenere quefto fine vi lono neceil^rj altri mezzi più opportuni. Quando il Sale di Tartaro è imbevuto dell' acido vetriolico , o di quel- lo del Sale Marino come nel Tartaro vetriolato, e nel Sale digeltivo di filvio, non è balfante il calore del fuoco a fe- parare la parte acida dall' alcalica, ma vi bifogna nel pri- mo r unione di una folìanza flogiftica, e nel fecondo la mefcolanza di un' acido vetriolico. Il Sale Ammoniaco è cofa nota non eHTere altro, che un Sale compoHo da un alcali volatile, e dall' acido del Sale Manno , eppure la fo- la attività del fuoco non giunge a (comporlo, né a fe- pararc quelti due pnncipj, ma vi abbifogna il m zzo,o di un alcali filTo , o di uno fpirito acido più potente, come è quello del Vetriolo , o del Nitro. Da tutto que- llo dunque chiaramente comprendefi, che la potenza del fuoco in alcalizzare le folianze Caline debbe rifì ingerfi den- . tro a certi luTiifij e relativamente ad alcune di elle, ne '■■ . , debbe Deli' Accademia 55 debbe cftendcrf? cosi generalmente , come fembra aver fat- to M. Pafchal contro il dai Clos. Si riunirono poi a dimoltrare con evidente chiarezza 1* efiltenza di un alcali nativo dentro la noftr* acqua Termale certe affufioni fatte in eflfa di alcune opportune follanze. Non parlo di qutllc di certe materie acide, come dell' O- Iio di Vetriolo, che vi bolli fortemente, ne degli fpiriti di Vetriolo, e di Sale Marino , che vi produ(Tcro una efferve- fcenza alquanto pia leggiera , né del Giulebbo violaceo, che colori r acqua di verde, perche conforme moftrai nel trattare delle Acque di Chianciano , quefte fono dubbio- fc, ed equivoche, ma mi prevalfi di altri mezzi più fì- cu.i . Mifchiatovi dunque il Rabarbaro polverizzato pro- duffe una tintura rubiconda, e dalla polvere di Galla do- po qualche tempo ne nacque un colorito di verde, ef- fetti , che fappiamo derivare da un Sale alcalico . Affufa poi 'a ncfìr* Acqua nella foluzione del Mercurio fubli- mato divenne il mefcuglio lattiginofo . Ma fopra diHi , che mefcolato il no(tro Sale alcalico, o la fua likìa col- la predetta foluzione , ne nacque una miftura di colore ranciàto. Or qui è necedano offervare qualmente gli ali calini volatili, come lo Spirito di Sale Ammoniaco, quel- lo di Urina , o di Corno di Cervo producono 1' in- torbidamento lattiginofo nella foluzione del Mercurio fu- blunato, dove che gli alcali fiifi, come il Sale di Tar- taro, le Ceneri clavcllare , o altro confìmile,vi cagiona- no un colore ranciato Se dunque il Sale di Tartaio, o altro fido (i pone nel mefcuglio lattiginofo prodotto dal- lo Spirto di Sale Ammoniaco, o da altro alcali volati- le, perlille , e (ì conferva lo lielTo colore lattiginofo; do- ve che verfato lo Spirito di Sale Ammoniaco , o altro alcili volatile n^il mefcuglio ranciaro prodotto dal Sale di Tartaro, o aa altro alcali fillo , detto mefcuglio di lanciato 54 ATTI ranciato eh* era, diviene fubito lattiginofo, quafi che gli alcalini volatili in produrre il loro rilpectivo colore nella lo- luzione del fublimaco avelFero maggiore attività de' Sali al- calici fifTi. Nella predetta foluiione adunque divenuta ran- ciata col mezzo del noflro Sale alcalino vi mefcolai la noUr* acqua Termale, e quella di ranciata che era divenne latti- ginofa,- dove che colla detta foluzione unitavi l' Acqua Bor- ra divenne il mekuglio lattigino(^o , ma verfarovi poi il no- ftro fale alcalino, e la fua iifcìa, non cangiofli punto il co- lore, ma rimafe lattiginofo. Da ciò fembrerebbe nafcere motivo di congetturare con molta verifimiglianza, che oltre un' alcali fido fi contenga ancora nella noftr' Acqua un' al- cali volatile , che in atto della evaporazione (ì follevi per V aria , e per eda fi vada diflfipando. Il che per altro fenza ul- teriori manifedc riprove non oltrepalTa i termini di una fem- plice , e mera congettura . Sicché dall' efpolio fin qui chiaramente rilevafi, che fi trovi un* alcali nativo minerale nella noftr* Acqua Dorrai né realmente è cofa nuova, che diafi un Sale nativo di fi- mile natura. Celebre molto è predo gli Scrittori il Sale fof- file dell' Egitto, chiamato Nitro, ò Natron degli Antichi , che ci viene defcritto per un Sale aleatico minerale , e tale veramente io (ledo 1' ho ritrovato con diverfi fperimenti fat- ti fopra il medefimo. Di più Francefco Stefano Geofifrcy nel Trattato de Materia Medica T. i. Scz. 4. Cap, 2- ci fa fa- pere per relazione del Tournefort , che ne i Campi dell' Afia minore non lungi da Smirna, e da Efcfo, la terra for- ma nella Primavera, e ned' Autunno certi piccoli monti- celli , dai quali fi edrae un Sale lidiviofo atto a ripulire le vedi, ed a formare il Sapone. Il du Clos,e Boulduc, con- forme ho detto , fcoprirono il Sale alcali nativo nell' Acqua di 'Bourbon l' Archambauli ^ e Federigo Offmanno lo ritrovò nelle Acque delle Terme Caroline, come può vederfi dalla didetta- j Dell' Accademia jy Jiflfcrtazione de Thermif Carolinisy e da quella de Sale Medì- f'mali Carolwarum . Il Sig. Valleriopoi nella fua Idrologia re- giftra diverfe acque imbevute di Sale alcalino. Può pertanto ognuno comprendere quanto fi allontanaf- fc dal vero 1' immortale Boerave , dalla cui fomma auto- rità fcdotto ancor io pcnfai in altro tempo diverfamente , il quale volle farci credere, che ogni Sale alcalico fia un puro prodotto del fuoco, e che tale fenza I' ajuto di quefto naruralmente non C\ ritrovi. Ecco come il medefìmo fi fpie- ga Chem. Tom. i. de Artis Theoria pag. m. 388., e 389. Quoufciue rverò rerum naturam novi exploratain ha^lenuf , ffufjquam innjenms futt ullusSal vaturalis , cui (parla dell' alcalico) di^£ modo N0t4i con'venmnt . Omnes autem tilt de 'vegetabili materia fo' la ignis natone produci fuerunt. Veruni a nato orbe , atqne in il- io combujìtone fa£ia dove che mefcolato detto fpi- rito con un Sale alcali fìffo ne deriva un Sale molto fì- mde al Sale Marino. Relativamente poi all' analifl è no- to, che qualora uno fpirito acido unito ad una foftanza o terrea, o metallica compone un Sale calcano, o me- tallico , difciolto quefto nell* acqua , e verfato nella fo- luzione r Olio di Tartaro fi produce fubito un turba- mento nel mifio, ed una depofìzione al fondo del Va- fo, fenomeno, che deriva dalla maggior forza di attra- zione del Sale di Tartaro verfo le parti acide , a mo- tivo di che le afforbifce , feco le congiunge , e le fepara dalle parti terree, o metalliche, le quali abbandonate dal- le parti acide , in virtù delle quali ftavano difciolte ndV acqua a guifa di SaIe,turbano prima la trafparenza dell* H 2 acqua 6q Atti acqua fteflTa l e quindi per ragione della maggiore graS vita fpecifica relativamente a quella dell* acqua , debbo- no per neceflTaria confeguenza cadere al fondo del Vafo . Non così accade, fé nella foluzione del Sale Marino (ì verfi r Olio predetto; poiché allora non fuccede nel mi» fìo ombra alcuna d* intorbidamento, o di depofizione , ma fi mantiene chiaro, e trafparente . Or qui bifogni necenTariamentc conchiudere, che o la parte acida fi man- tiene unica all' alcolica lenza cedente all' azione d;l Sale di Tartaro , e perciò debbe e(Ta cffere un Sale , poiché fé fuOe una fofbnza terrea reflerebbe feparata , e cagio- nerebbe il turbamento, oppure fé refta feparata bifogna parimente inferire edere un Sale, poiché non oftante que- lla feparazione fi mantiene difciolta ncU' ac^ua fenza pro- durre alcun cangiamento nella chiarezza , e rrafpirenza della medefima , ne alcuna depofizione al fondo del Vafo. Ma per autenticare con i fatti quella propafizione fe- ci {aturare collo fpirito di Sale una porzione di terra di Nocera , ed altra porzione del Sale alcalicj d;lla noilr' Acqua, ed ottenni dalla prima midura un Sale fa'fo, e amaro, e fubafiringente , e dalla feconda un vero , le- gittimo Sale Marino. Sciolte feparatamente quelle duefo- ilanze in aequa pura, e feltrate le foluzioni per carta , infufi neir una, e neli' altra 1' Olio di Tartaro, e fubi- to nella prima inforfe un coagulo denfo, e lattiginofo , che in appreflo fi depofe al fondo, ma nelT altra non fii fece alcun minimo cangiamento. Da ciò dunque chiara- mente nlevafi, che la bafe del Sale Marino è un Sale alcalico , e non altrimenti una terra. Ciò fuppodo fcmbrerebbe già dimoflrato , che il Sale alcalico dell' Acqua Borra fia quello iicffo , che ferve di bafe al Sale Manno , qualunque volta fi rifletta a quan- to ho di già avvertito , cioè che fatuiHto queilo alcali dai- Dell* Accadsmià ii dallo fpirìto acido di Sale fi rigenera un Sale^ clic mofira totalmente la natura di Sale Marino. Ma qucfto a dir vero non batta , poiché quantunque dalla unione di detto Spiri- to con un' alcali fido nafca Tempre un Sale fimilc al Ma- rino, nondimeno fecondo la varietà degli alcalici fiflì i Sa- li rigenerati hanno Tempre qualche loro Ipecifìca proprietà, per cui in parte differifcono dal nativo . In riprova dun- que della mia propoiìzione farà mio incarico il far vede- re, che tra il rigenerato col Sale della noftr' Acqua, ed il nativo non vi palla alcuna differenza. Ma ficcome mi conviene rifpondere ad alcune objezioni del gran Boera- ve , la cui autorità per cflTere di un Maeftro così dotto,' e rifpettabile merita giuftamente ogni attenzione , perciò nelle nTpofte mcdefime mi caderà in acconcio il dimo- ftrare la verità del mio aflunto, e far vedere la totale uniformità del Sale rigenerato coli' alcali dell* Acqua Bor- ra al Marino nativo . Il Boerave adunque fiiTato nel fentimento , che alla produzione del Sale Marino non concorra alcun Sale alca- lieo, produce varie difficoltà, le quali efporrò con le ftef- fe fue parole. — Multa fiiper hac materia cogitanti fuccununt : credibile a.hmdum Salem in Min extitijìe prnifquam Spintus acidus hiijus Salts ullam aotam fu£ dederit priefenti^ , friitfqiiam ullum alcali fixum de plantts exu^is fuerit repertum .— Chem. P. alt. pag. m. 400. Ma già a quelto fi è di fopra rì- fpollo , che non ogni Sale alcalino deriva dal fuoco, mi che Ci ritrova ancora folfile, e naturale. Segue poi — quin ettam de Sale Marino nemo mortaltuni hiic ujque p;r uUitm expertmentum cogmtuyu dedtt » exploratam narro : ji Sai Martr piirtjjmus , JtcctJJìniti , tri- pio boli n? perraifcetur , dande autsììt ig)7e fummo, omnique arte iirgetur, dabtt artam femper por' tionem Salts acidi. Neque plus deinde quocumjne d.mu-n igne urje- ris j elicies uncj^nam. Superesl ante tn tum funger in fundouajts b'Jus aduciJ 6l ATTI adlìucfcilt:*. Si dchacope a^U£,eliùtomnp/)f omn'tnohunc falem. hunt^ colando cum cura depurai , atque iterum in falciti cogis , qiùd hahebts ? Ego fan! nihd penttus alcali deprehendt unquam , fed falem ma' vtmm adhuc. Che il Boera ve non trovalle punto di alca- li nel capo morto rimallo dopo la diftillaiione del Sale ma- rino col mezzo del bolo, non è cofa da farne maraviglia , anzi fecondo ogni buona regola, e principio di Chimica co- si appunto doveva feguire, ne poteva trovarvefene un n\ini- mo vcflfgio, quantunque un alcali concorrciTe a colticuire il Sale Marino. Uno dei principali motivi, per cui non fi diltilla il Sale Marino fenza 1' aggiunta di qualche mezzo, e perche il fuoco non è capace da fé (ìeffo di fcomporre quello Sale, ma vi è necedario un acido di maggiore effi- cacia , quale fcacci dalla fua fede 1' acido del Sale Marino, e vi fubentri eflo in fua vece i e perciò (ì adoprano le terre bolari , che contengono un acido vctriolico più potente di quello del Sale Marino. Con tutto che dunque la bafe di quefto (ìa un Sale alcali, non potrà giammai comparire nel reliduo della dillillazione, perche fé rella {eparato dal fuo acido, è rimpiazzato dal vetriolico, e fi forma un altro Sa- le neutro differente dal primo. Quelle porzioni poi di Sa- le Marino che non reftano inveliite dall' acido vetrioli- co del bolo rimangono nel fuo ilato primiero fenza al- cuna mutazione. Quello poi, che foggiunge il Boerave £go fané mìni perihur alcali deprehendt unquam , fed Salem Marimim adhuc ^ non accorda con quanto il medefimo dice nella terza Parte della Chimica Procef 144. dove parlan- do della diftillazicne del Sale Marino col bolo dice — In fundo 'Bolus manet falfa Hwc coxt tn aqua : percolavi ad Itm- ptditatem ufque itxtuium . Infpijfaui , hahut Salis flavi non aU calini ^ fed falfì Jiiptict copiam fatte magnam^ vidtbatur mt Salir genus.AÌU prima ci dice, che avendo fciolto , cola- to, e condenfato il capo morto rimaito dopo la diililla- Zione Dell* AcèADEMiA jf la Xothiie Orientale. Sopra, quelto^'ale giallo vi ho verfato 1* Olio di Vetriolo, ma non fi è prodotta alcuna ebullizione,' né follevamento di fumi, il che oltre la diverfità de* fuoi Cfiftalli bafta per efcluderlo dalla natura del Sale Marino. Or quello Sale giallo concavo piramidale da me fcoper- 10 nel capomorto reflato dopo la diftillazione del ^Jale Ma- rino col bolo, della quale figura non fece alcuna menzione il Boerave, ma che da elio fu creduto argomento fuffìcien- ce per efcludere 1' alcali dal 5'ale Marino, è quello appun- to» che ferve di una forte ragione per dimoltrarc, eh' effo SAs alcali vi è congiunto. Imperoche fé nella foUizione di quelto ^ale giallo fatto ntU' acqua pura vi fi mefcolal' Olio di ^4 Atti di Tartaro, non fi produce turbamento alcuno i o depofi- zione, e perciò da quanto ho fopra notato ad evidenza fi deduce , che la bafe alcalica di quefto Sìle terzo è un 5'a- le,eche quefto non poteva cfTervi ftato lafciato fé nun dal Saie Manno fcompofto . Mi per convincerfi ulterior- mente di ciò altro non vi bi fogna, che ricomporre pervia di artifizio lo ftelTo .Jale piramidale concavo, ò^'aturaco per tanto collo fpirito di Vetriolo una porzione del i'ale alcali- co della noftra Termale, dopo la dovuta foluzione , filtra- zione, e condenfazione , ottenni i Criftalli della mentovata figura piramidale concava molto belli, e di colore bianco per mancanza della terra bolare, che non poteva tingerli di giallo, come nel primo cafo. Alcune di quelle pirami- di però non terminavano in punta , ma erano troncate con una Cenone parallela alla bafe. Se dunque V acido vetrio- licù o fi unifca col noftro ^ale alcali follile, o con ciò , che lafcia il i'.ile Marino fcompoltonel fondo della Storta, pro- duce neir uno , e nell' altro cafo lo lleflTo .Jale neutro di una particolare figura di piramide quadrangolare in- ternamente vuota , bifogna neceifariamente inferire, che fé il primo è un alcali fido, fia ancora il fecondo della me- defima natura, e fpecie di quello. PaOfa poi il Boerave ad un altra difficoltà , eh* è la feguente — Fateor acida hac ajfufa , lege ariis , alcalicìs , rege- neratos dare Sales , qui qtiam proxtmè njtdentur accedere ad eos fales integrot , de quibus igtje expulft fuerunt tilt fprttus acidi . Sed tamen altqutd femper obfer'vatur difcrt/nmis imer nati'vos illos Sales y interque regeneratos . Accorda dunque il Boera- ve, che lo fpirito acido del 5'ale iMarino affufo in un alcali dia un ^ale,che (i accolta alla natura del 5'ale fuddetto, ma che però vififcorge fempre qualche differenza tra il rige- nerato,ed il nativo. Vediamo incanto quali fiano quelle differen- ze notate dai Chimici, da qual cagione derivino, ed in fequela di Dell' Accademta 6} di ciò fé r obiezione pofTa avere la forza pretefa . Le diffe- rcnie principali, che padano tra il Sale comune, ed il ri- generato col Sale di Tartaro, fono, che quefto ultiiiio è molto pili fido, che non può diftillarfi in fpirito, né tam- poco rublimarfi in fiori , il che accade diverlamente nel na- tivo, da cui fi ertrae agevolmente io fpirito , (enza molta difficoltà fi fonde al fuoco , e fufo che fia , fi folleva in for- ma di fiori bianchidimi , che Ci attaccano a qualunque cor- po , che vi fi tenga (opra . Or fé io non m' inganno , ecca manifeda la ragione di un tale divario. Il Sale artefatto con quello di Tartaro contiene uno fpirito acido legato ad un Sale alcalico dotato di molta fjrza di attrazione, difficile alla fufionc, e molto fido nella violenza del fuoco j quindi fi concepifce , che non così agevolmente potrà da effo di- ftrigarfi la parte acida per foUevarfi in fpirito, né tutto 1* aggregato fonderfi ad una mediocre violenza di fuoco né fublimarfi in fiori. Ma nel Sale rigenerato coli' alcali della nodra Termale per edere la parte acida legata ad un' alca- li molto mite, e per confeguenza dotato di minore forza attrattiva vcrfo la medefima potrà ella con maggiore facili- tà fepararfi , e diftillarfi in forma di fpirito. h ficcome ho fatto odervare , che quefto nodro alcali nativo facilmente fi fonde al fuoco , e poi fvandce , e fi folleva nell' aria , quin- di è , che unito alla parte acida ancor eda volatile potrà fa- cilmente fonderfi, e unitamente fublimarfi in fiori . Che un* alcali più difpofto ad innalzarfi per l'aria coftituifca Sali ter- zi dotati della fteda inclinazione, oltre 1* efempio del Sale Ammoniaco ce Io atteda lo dedo Boerave Chem. Tom. i. p. M. 421 ove dice -- Sed ubi acidis bis fojjilibus nati'vis ad- ìn'tfcentur Sales puri alcalini 'volattles , tum 'verè exiirgwit Salta Ammoniaca fìrigidart' generis , qudt ex acido fojjìlt , i^ alcali 'vo- latili cowpojfta forte Tartari njitriolati femiijolatiles appellarf disiin&toms graùa ^ojfent . l Ma 66 Atti Ma ad oggetto dì convalidare con fatti, ed efperienze queftc mie nfleflTioni , e congetture foggiungerò , che aven- do porto in un crogiuolo il Sale Marino rigenerato col Sale di Tartaro, ed in altro quello rigenerato col nollro al- cali, e collocati ambedue in un Fornello allo ftcdo gra- do di calore, dopo le confuete decrcpitazioni il fecondo facilmente fi fufe , e quindi follevato nell' aria fi attac- cò in forma di fiori ad una lallra di ferro foprapofta , dove che 1' altro reflò immobile, e fido a quel grado di fuoco. Ecco dunque che nel Sale rigenerato col noftro alcali non fi manifeflano quelle differenze dal nativo,chc fi offervano in quello rigenerato col iSale di Tartaro , e perciò ancora per quefìo capo fvanifcono lecbjezioni del Boerave. Quindi è facile argomentare ancora quanto il me- defimo s' ingannaffe, penfando, che 1' ettrazione dello fpi- riio di Sale Marino fuccedede più tofto per via di una mutazione, che per via di una feparazione delle parti con- correnti — tumque femper commut aitane Unge f$tius , qukm fé- ■paraùone concurrentium parthim loc. cit. Mentre la (ola riu- nione è fufìficiente a produrre lo ftello concreto , eh* era avanti , il che non fcguirebbe fé le parti concorrenti fuf- fero mutate, ed alterate. Il Sig. Enrico Pott nelle fue OfTer^^iioni, e Animad- verfioni Chimiche fopra il Sale comune determina, chela fua bafe non fia un Sale alcalino , ma bcnsi una terra al- cahna particolare, di cui la compofizionc, e miftura ufa- ta dalla natura per produrre que/lo Sale è a noi inco- gnita. Ma io non fo vedere per quale motivo fi debba ricorrere ad una terra, e compofizione incognita, quan- do r alcali nativo cognito, e lamiitura parimente cogni- ta , di cui ho parlato, fono più che ballanti a rigenera- re un vero , e genuino Sale comune, conforme con più efpenmenti ho dimollrato fino ad ora. Non I Dell' Accademia 6j Non tutte però le acque imbevute di Sale comune contengono quefto alcali nacivo feparato dal primo, im- pcroche nella celebre Acqua del Tettuccio , abbondante , conforme è noto, di Sale Marino, che feci sfumare fui luogo medefimo, e di cui portai meco i fedimenti per cfaminirli a mio beli' agio, non ve ne feppi ritrovare un minimocontralIegno.il chiarifTimoSig. Dot.Domenico Van- delli nel fuo erudirifTimo Trattato Ve Thermts Agri Ta- tavim , afferifce , che in quelle Acque Termali vi e il Sale comune, ma non fa menzione di alcun Sale alcalico , di cui sverebbe certamente parlato , fc vi fuOTc Itato, aven- dole efammate con tanta diligenza» ed attenzione . Tra i Crilialli cubici di Sale comune ottenuti dopo la condenfazione della noltra Termale ve n' erano fra- mifchiati altri piccoli di figura lunga a guifa di aghi , ma Iti poca quantità- Il loro fapore era faKo amarican- te, e la figura per quanto potei comprendere con V ajuto di una lente mi parve di parallclopipedi obliquangoli . A motivo dello fcarfo numero di queìti Criltalli, e della lo- ro piccolezza non mi fu poflibile il fare alcuna diligenza per rintracciare , fé fuUero di Sale calcari©, ovvero del :>a- le mirabile di Glaubero, e perciò non mi è permeflo l'avan- zare niente di precifo fu quefio particolare. Oltre i tre Sili già divifati trovafi incorporato ancora nella noftr* Acqua lo fpirito acido minerale volatile , che. Conforme è noto , fi rinviene nella maggior parte delle acque medicate, e da cui fovente deriva 1' efficacia princi- pale di effe nella cura delle malattie. L* efiHenza di quc- fto fpirito è cofa facile il dimoltrarla col folito efperimento di agicare un fialco pieno fino alla metà di quelf acqua , chiudendone la bocca con un dito, poiché dopo qualche notabile agitazione, levato il dito, fuccede una efplofione dell* acqua Iteifa , che viene fpruzzata con forza m dillanza di l 2 al- In quefta foluzione mifchiatavi la Galla polverizzata divenne il mifto di colore violato ofcuro. Il Ferro dunque fi ritrova ancora nelle depofìzioni della noltr* Acqua indurite naturalmente a confiltenza di Pietra. Quantunque io abbia fatto manifertamente comprende- re, che nella noftr' Acqua vi fono mifchiate le due terre defcrirte, non bifogna per altro credere, che le medefime VI fìano difciolte tali , quali le ho ritrovate, ma bensì fotto un' afpetto differente . Per intendere ciò bifogna prima rammencariì, che le terre , e le materie metalliche non fono generalmente parlando diffolubili dall'acqua, ne pof- (ono tiare ripartite, e fofpefe nella mcdefìma , ma bensì qualunque volta per via di agitazione, e di forza mecca- nica con elfa fi confondono , la intorbidano , e le tolgono la trafparenzaj ma poi lafciato il tutto in quiete appoco appoco per ragione della loro maggiore gravità fpecifica re- lativamente a quella dell' acqua, le dette materie cadono ai fondo , e 1* acqua in tal guifa ricupera la fua naturale limpidezza. Or fìccome 1* Acqua Borra attinta dalla fonte fi oifcrva limpida, e criftallina , bifogna neccflariamentc inferire, che le dette terre vi lliano intimamente fciolte , poiché fc vi fulkro puramente confufe , e rimelcolate ca- gio- 72 A gionerebbero tina manifefta torbidezza . E' adunque necef- lario , che un qualche Sale acido k difciolga, efeco le uni- fca in forma d\ Sale, ed in tal gaifa le tenga riparcice nelT Acqua fenza intorbidarne la trafparenza . iNfia qualunque volta fi fa la feparazione dell' acido conne col mezzo di qualche Sale alcalino o del fuoco, le medefimedifunite dall' acido , e divenute inab li a mantenerli fciolte nell' acqua producono fubito la torbidezza , e fi depongono al fondo . Da do dunque debbefi argomentare , che lo fpirito acido tenga difciolte quefte terre nella noftr' acqua , e che efpul- fo quefto per via del fuoco, o della fua innata fugaci- tà , effe fi deponghino in forma di fedimento . In ripro- va di ciò feci colare per carta quattro libbre di quefta rì&i\i acqua , ftata in ripofo per più giorni in un vafo> e la colatura fu sì chiara , limpida , e criftallina , che di più non poteva defiderarfi, e tale (\ mantenne anco- ra per qualche giorno fenza fare alcuna depofizione. Fi- nalmente fopra una piccola dofc di effa vi verfai V Olio di Tartaro , ed in altra lo Spirito di Sale Ammoniaco, e a produfTe in ambedue h mifture il folito intorbida- mento lattiginofo i II rimanente poi lo feci evaporare , e nel fedimento oltre i divifati Sali vi trovai una quan- tità delle terre fuddette . Or qui fi rifletta , che oltre a quel tanto già detto , fé quefte terre fuflfcro ftate in for- ma di pure terre , non farebbero pallate a traverfo del- la carta , ma farebbero fiate in effa depofitate , conceden- do quella libero il paffo puramente alle parti faline, ed alle acquofe;Jl che è facile ad ognuno il chianrfene con facili efperimenti. Qualunque volta una quantità di quefli' Acqua pofta in un vafo o fi faccia lentamente fvaporare al fuoco , o fi efp^n- ga al Sole, o fi lafci in quiete in qualche luogo ombrofo, poco dopo offervafi, che nella fuperficie di eila fi formano al- Delx' AccABmrÀ jj' aTcuni punti di colore cenerino, quali uniti, e combinati fucceffivamente fra loro degenerano in tanti piccoli ramu» fcelli iimili a quelli delle dendriti > quelti ramufcelli poi congiuntifi infieme occupano tutta la fuperficie dell' acqua,, teiTcndo una membrana con molti vani lavorata a fog- gia degli ornamenti muliebri chiamati Merlettai. Q. lindi i vani efilienn rra quelle diramazioni (ì riempiono fuccef- lìvamcnce qujfi del tutto, nducenJoli ad una membrana,, o eroda quali continuata, quale poi per L' aumento del- la mole, e del pefo , e per la diminuita gravità fpecifì- ca dell* acqua a conto del Sale rapprelo, e. cnltallizzata a i lati del Vdfo , fi precipita al fondo . Quelle crolte ,, che fono ruvide al tatto , e di conliitenza petrofa , fi chia- mano col nome di Sale feleKitico , perchè fi formano nel» la maniera lte(la dei Sali neutri, cioè dall' unione dell* acido minerale con qualche terra . Non imprime però que» fto Sale alcuna forta di fapore fulla lingua , ma fi fpe- rimenta affatto infipido, e cn'flallizzato che fia , difficile cofa è il difcioglieilo nell* acqua . Vi fi fcioglie nondi- meno quando fi adopri di elfa una quantità molto con» fiderabile , al che è necedario ancora , che 1' acqua fia all' diremo bollente , poiché a mifura che (\ raffredda, \a, maggior parte del Sale felenitico difciolto nuovamente li. conlolida, e C\ precipita in forma di polvere in fondo del liquore. SottX) a quello genere fi riducono da M. Macquer ( Chem. Prat. Tom. i. pag. 24) gli Allumi, i GclTi , i Talchi , le Seleniti , i Boli , e tutti gli altri confimili com- porti , i quali non differifcono fra lora fé non a moti- vo della propria terra particolare . La ragione poi per- che quelli, che fono Alluminofi, fi rendono facilmente f>'lubili neir acqua , effo crede effere, perche quelli con- tengono molta quantità della medcfima nella loro criltal- luzazione, e perciò acquillano ancora facilmente la flui- K dita 74 Atti dita aequofa cfpofti al fuoco . Quelli poi , che fono del- la natura della Selenite , non prendono fecondo il me- defimo, nella loro criftallizzazionc fé non una piccoliflTi- ma quantità di acqua , e perciò reftano poco meno che indindubili in enfa) ed il fuoco non può loro comparti- re la fluidità. Comunque fiafi di ciò debbe notarfi, che ancora ai Fi- lofofi , ed a i Chimici de i tempi paflati erano cogniti quelli Sali felenitici , ma li credettero pure terre induri- te a confifienza di Pietra . Adenfo per altro vogliono i Moderni doverfi ridurre a i Sali neutri , e comporti , i quali pofTono per via di artificio rifolverfi ne i loro pri- mari componenti . PafTerò per tanto a fpiegare con qual mezzo fiafi ne i tempi nortri difcoperto elfere queiie con- crezioni un comporto di acido vetriolico , e di terra . Per bene intendere ciò è necertario premettere , che 1' a- cido fulfureo , o vetriolico fi unifce talmente con i Sa- li alcahci fifTì , che non può da efTì fepararfi né col fuo- co , né con V acqua , ne con altri Sali , conforme fi fpe- rimenta nel Tartaro vccriolato , nel Sale policrefto , nel Nitro antimoniato , e nel!' Arcano duplicato. La manie- ra adunque , colla quale riefce di feparare con agevolez- za r acido fuddetto dal Sale alcalico , è 1' unirvi una materia flogirtica , la quale avendo una affinità , ò at- trazione particolare con 1' acido fuddetto fa sì , che de- bolmente aia unito al primo i onde aggiuntavi poi una materia precipitante , fi fepara affatto 1' acido vetriolico dal Sale alcalino . Da ciò appunto deriva , che i Sali alcalici non hanno una ftretta connefTjone collo Zolfo , mentre un leggieriffimo acido può difciorne 1* unione . Perciò difciolto nell* acqua il Fegato di Zolfo , eh' è un comporto di Zolfo , e di Sale di Tartaro , fé vi fi afFon- de lo fpirito di Aceto , lo Zolfo , eh' è un* aggregato dì DiLL* Accademia 7j di materia flogiftica , e di acido vetriolico ] fi precipita al fondo del vafo . Ma fé fi fa ardere il predetto Fegato di Zolfo , non folo brucia la parte fuperflua del mede- fimo , ma quella ancora , che fta intimamente unita col Sale di Tartaro , onde confumata la parte infiammabile, r acido fulfureo della medefima abbandonato Ci unifce ftrettamentc al Sale alcalino di modo che non può fe- pararfi , fc non quando gli viene reftituita la parte flo- giftica , che fi ottiene col fare fondere detto Sale , e ag- giungervi un poco di Carbone polverizzato, col qual mez- zo fi forma nuovamente un Fegato di Zolfo . L' artifi- cio adunque , di cui fi prevalgono i Chimici per fcopri- re , (e in qualche foi^anza vi fia annidato 1' acido ve- triolico , ò fulfureo, è di far fondere quella foftanza col Sale di Tartaro , e poi gettarvi il Carbone polverizzato, poiché fé da tale mefcolanza ne nfulta il fegato di Zol- fo , è querto un ficurilfimo indizio della efiltenza di ta- le acido in quella foHanza . E la ragione fì è , perchè cfTendo lo Zolfo , come fi è detto , un comporto di aci- do vetriolico , e di materia flogiftica , effendofi in quel cafo rigenerato lo Zolfo , 1' acido unito alla parte infidm- mabile del Caibone non poteva edere nel Sale di Tarta- ro , eh* è di qualità alcalica , né tampoco nel Carbone, per effere una materia terrea , e tendente pure ali* alca- lieo , onde debbe neceflariamente inferitfi, trovarfi in quel- la foltanza , che fi è fatta fondere et 1 Sale di Tartaro; e quella è una fcoperta , di cui fiarao debitori al celebre Stallo . Ciò prefuppofìo fogglungerò , che feci fondere in un crogiuolo due parti di Sale di Tartaro afciuttc , e bene fecco , e che culiodito ottimamente in vafo di Vetro, non aveva avuta alcuna libera communicazione con 1* a- ria elterna, da cui avelie polfuto afloibire alcuna parti- K 2 celia 7?» A T ? I cella di acido, è vi aggiund una parte di quelle concre- zioni lamellari , che fi erano formate nella fupcrficie delf acqua, e fui fine vi gettai dentro una fefti parte diCar» bone polveriziato , fi formò allora una maflTa nera , e ti- rante alquanto al rodo ofcuro,la quale polta ncìl' acqui vi fi fciolfe cfalando un ieggtero odor« (ulfureo , quale notabilmente fi accrebbe, quando v' i.ifafi Io fpirito di A.- ceto, per mezzo di cui fi precprcò una ptccola porzione di Zolfo in forma di una polvere bianca , Può per altro quelta operazione farfi coi mrtodj pia breve, e <;ompendiofo , eh' è quello di fare infuocare jI det- to Sale felenitico con l'aggiunti d lU polvere di Carbone, o di altra materia flogiilica, conl^ormc nota il chiariflTirno Sig Dot. Domenico Vandelii nel fuu TrattJto de Thermts Agri Tatan}'m'f pag 154- Poiché io talgmla ancora fi produ- ce il Fegato di Zolfo . Qiiefto Sale felenitico derivato dalT unione dell* acido vetriolico con la terra è quello appunto , che coilicuifcc la Gruma, o AmmalTamento di Travertino deporto intorno a quella Sorgente , poiché dalla riunione dei piccoli punti , o molecule di eflo Sale nafcono le già dvifate crolie, equeltc foprapofte fucceflTiva mente fra Ijro innaiiano alla fine un i^mmaHamento di folianza petrofa.Una facile efpcrienza mi afljcurò, che in queiio Ammalfamento ha nafcolio 1' acido vetriolico, aUor quando portane una porzione in un cro- giuolo, e collocato querto tra i carboni foi temente acccfi di un Fornello di riverbero, dopo cfìerfi molto infuocato, lo cavai, e viddi da quella Gruma follevarfi un abbondante fumo biancartro, che tramandava 1' odore flerto dello fpi- rÌLo di Vetriolo . Dall' cfpoito dunque fin qui fi conchiude, che in queft* Acqua minerale h contiene il Sale comune, o marino, un.Sale diuima nativo j un Sale terzo amaricante^ uno fpirito acido Mi- Dell' Accadeva -77 minerale volatile, una ter a alcalina, ed il Ferro in forma di ocra- In quinto alla dofe poi di alcuni di qucli ingre- dienti notai, che dalle libbre 12. di acqua fatta sfamare len- tamente per lu fpaiio di quattro Mefi (cnza l'acuto del fuo- co, ii cHralTeio drarrme lei di Sale Marino framifchiato da varj Cnlialli del divilato Sale terzo amaricante, circa a due dramme di Sale alcHÌiQo,cd una dramma, e meiza delle due terre confule fra loro, e piene di fpecchictti felenitici. Soggiungerò per ultimo , qu-ilmcnte corre in oggi opi- nione coltante tra non pochi f ilofofi , che le Acque Ter- mali attualmt^nte Cildc tardino più a bollire di quello fac- cia r acqua comune frdca ,• ed in fatti m alcune efperienze fatte a S. Gafciano de" Bigiii olTervai, che quell'Acqua Ter- male calda tardò a bollire più dell' acqua frefca di un poz- zo per lo fpaiio di dicci rrunuci. M de Secondai per altro nelle fue Olfervazioni di Fi(ica, parlando dell' Acqua bollen- te di Dax contro V opinione corrane, per cui fi credeva co- me un fatto coftante, che l' Acqui di quefta forgcnte ^ benché caldiflTima, polta al fuoco nel medelìmo tempo, che 1' acqua comune ficdda, tardalTe più lungo tempo a bollire, alferifce di aver fatta 1' elpenenza in contrario alla prefcnza di un gran numero di Perfone , che ne re- carono maravigliate. Giacche per mancanza di qualche opportunità non mi era permeflfj il replicare quefta efpe- lienza alla forgente della noftr' Acqua per avecla attual- mente calda , perciò penfai in altra maniera di fare un confimile tentativo . Polle due parti eguali di acqua co- mune, e di Acqua Borra tenute per non poco fpazio di tempo alla lUih temperie di aria in due vali di vetro affitto uniformi, e collocati quelli a fuoco di arena egual- mente compartito , bolli V Acqua Borra lempre prima della comune per lo fpazio di tre. minuti, avendo repli- cata i' cfpcricnza per tre volte. Di pm il Mercurio nel Ter- -jt Atti Termometro di Farenehic pollo nell* Aequa Borra bollen- te fi fermò a gradi 207. dove che nell* acqua comune bollente fall fenvpre a 2 ( 2. gradi . OiTervando un piccolo recinto di terreno all' intorno della Torgente, che da queft' Acqua è del continuo ba- gnato, o che lo è (lato, quando da altre bocche Sgor- gava la mcdefima, viddi , che copiofamente vi vegetava il Corotttpuf manti tmus minunus C. B. Prod. ^8. alimentato dalla falfedinc del Sale Marino • Ricercando fuori del mentovato recinto non feppi ritrovarne pure una pianta . Di quello fte.To Coronopo ne offervai ancora uni indi- cibile quantità intorno alla forgente dell* Acqua del Tet- tuccio , e nel tempo ftelTo mi fi prcfencò 1* occafione di olTervare nel Salferoy eh* è un folto , nel quale fcolano r Acqua del Tettuccio , e le altre acque Termali di Montecatini, il Kal't, la Salicomiay td altre erbe maritti- me defcritte dal chiariamo Sig Targioni nel Tomo ter- zo dei fuoi Viaggi pag. ^26. Ma è oramai cofa notifiì- roa preflfo i Natural/lti nafcere intorno alle forgenti im- bevute di Sale Manno alcune piante proprie del Lido dei Marc » Rcfterebbe a me adefìTo di parlare del precifo grado di calore di queìl* Acqua , della fua gravità fpecifica , e di non poche altre minute cofe, ma per non dilungarmi foverchiamente mi contenterò di avere efpofte fin qui le cofe più importanti , e di maggiore rilievo . ANA. Dell* Accademia 7P y ANALISI DELLA TERMALE DIS. C ASCI ANO 1 Fatta dal Sig» or f OTTAVIO NERUCCI Dottore , s Pubslico Professore Di Medicna Teorica Nell* Università' Di Siena A Termale di S. Cafciano , detto co*' munemente dei Bagni , è fra le mol- te , che fcaturifcono in var; Luoghi del Territorio Sanefe , la più nota , e la più accreditata . Imperciocché, anche fenza crederla quella lielTa deoli antichi Fon- ti Clufini, celebrati già da Orazio, con- s* ta Ella nondimeno fuperiormente alle altre di qucfto noilro Stato per una lunga , e continua- ta ferie d' Anni il concorfo numerofo , e frequente di moltidime Perfonc , che da più , e diverfe croniche in- fermità incomodate, alla fuddetta Acqua ricorrono annual- mente , o per riftabilirvifì del tutto in falute , o per ri- trarne almeno qualche follievo . Varj {ono ftati gli Scrit- tori , che in più , e diverfi tempi han parlato de' com- ponenti Tuoi , e della Tua falubrità, fra* quali merita cer- tamente una fingolar dirtinzionc il Sig. Dotr. Jacopo Fi- lippo Baftiani , Medico ivi condotto , come il più fede- le , ed accurato efploratore de' veri ingredienti di que- fta Termale , avvenga che ha Egli in una fua Opera in- titolata de' "Bagni dt S. Cafciano, e rtampata in M Fiafco- "^ '^ n3 3- > difìngannato fra i primi le perfone non meno intendenti , che le volgari dalla rtrana opinione , che di edi portavano intorno alle diverfe fpecie de' mi- nerali 8o Atti nerali , del quali credevafi pfu o meno carica , e ripie- na . Onde allontanatoli dal fentimento dì coloro , che T avevano cfaminata prima di lui , dimoftrò il primo per via di replicari efperimenti , e col mezzo di varj ten- tativi , che non il Zolfo, non 1' Allume, e molto me- no r Oro , r Argento, il Rame, e gli altri minerali, che da efl'i vanamente le (ì attribuivano, erano i veri , e (inceri ingredienti , dai quali ella acquiftava la qua- lità di falubre . Se bene però di quefto difinganno aver (ì debba prima che ad ogn' altro buon grado al celebre Friderico Offmanno , il quale nella efame fatta della pia parte de' fonti medicati della Germania s accertò non (o- lo dell' infufiftenza di tutta quella varietà di minerali , che per r avanti il capriccio degli Indagatori poco efperti nel- le operazioni di Chimica vi avea riporto , ma determinò inoltre la natura, e quantità dei veri loro principj, diliinfft r affinità, e convenienza, che paffa fra di loro non meno, che fra quelli ancora delle altre chiamate acidule . Egli finalmente fgombrò dagli Animi preoccupati il timore, che quefta forta di Acque partecipaffero di qualche Mmiera ve- nefica , e dimoftrò con prove fildiHìme , che a riferva di quei Metalli , che, o di già (ìano dfciolti , o trafmutati in Sale, nuli* altro veii ha, che alterar polTa la follanza delle acque, e comunicar loro le proprie qualità, o perniciofe , o falubri che elle fiano. Ora dovendo io qui efp:jr tutto quei'o, che da me fu offervato nella nuova efame com- mcHarai di quefta noftra Termale, farebbe efpediente, che prima d' ogn* altra cofa mi faceffi a defcrivere la fitu^zio- ne del Luogo a parte a parte con le fue adiacenze , e che divifito minutamente tutto ciò, che in eHfe s* incontra di ptu rimarcabile, nferi/Ti inoltre tutti quegli avanzi di Anti- chuà, che prelfo alcune di quelle Terme anche a dì d'og- gi fi confervano, come quelli chepolTon feivire d'incontra- lla- Dill' Accademia tr inabile argomento per dedurne quindi il credito, e la ripu* tazione , ncIU quale anche nei più rentìoci tempi (ì tenne- ro. Ma ficcomc cucco querto è (tato di già cfeguico ditfu- iamence, e con piena accuracezza dal fudd. Sig. BaHiani in quella Tua Opera , e ficcome obbligo di mia incumbenza al prefcnce è Tolcanto quello d' cfporre fedelmente, e con tucti (ìncericà in quefta mia breve relazione quel tanco , che dall' analifi di quefta Termale risultar può di fchia- rimenco per meglio intenderne le fuc qualità ,• Così vo- glio lufjngarmi , che non fia per crferrai fatta accufa ÓA chi in leggendola, la ritroverà unicamente rillretta , cli- mitaca alla pura , e femplicc narrazione di tutto ciò, che alla natura di e(Ta fi appartiene . Se diafi un occhiata ai Colli adjacenti, che circonda- no in qualche dirtanza la Terra di S. Cafciano,e fi con- iidcri la qualità del fuoio, fpecialmcnte da quella parte, che ftendefi da Levante verfo Ponente , fi olferva quello tutto fpogliato , e cretofo . Quefta creta di fua natura mol- to tenace, allorché bagnafi dalla pioggia, non è tutta di colore uniforme, ma dove roOTa, dove gialla , djve ferri- gna, ed è (parfa da per tutto d* una copia grande di piu>c diverfe fpecie di TelUcei , conforme fogliono elfere per 1' or- dinano tutte le crete. Dall' altra parte poi ,che r guarda la Linea di Tramontana , le Tue Colline fon tutte veltite, non dTendo il terreno quafi niente pietrofo, ma molto fertile, ed abbondante , folo è (parfo più qua, e più là d' ogni fotta di ManTi , e di gu(ci d' Oftriche impietrite , confufi con quella terra più difciolta. Il Colle poi, ove rifiede la Terra di S. Cafciano, fpecialmcnte da quella parte, che guarda il Mezzogiorno , ha qualche Maffo di pietra ferrigna , det- ta volgarmente Manganefe, ed ha ancora in qualche copia delle Agate , o Pietre focaje di varj altri colori , oltre alle Bianche , Rode, Nere, e Lattiginole , le quali fi trovano L dilpo- |3 Atti «lifpofte a ftrati , parte orizontalì , e parte obliqui , ma non molco profondi . Se finalmente fi ricerchi con qualche attenzione il territorio tutto , internandofi perfino dentro a quei foflTi , che incontranti tratto tratto fra via , fi fcuopro- no in taluno di efTì delle Marchefite in pez^i molto duri , d* un color d* Oro più torto (lavato , ed in talun altro delle più colorite, ma fciolce in minutifTimi globetti, i quali, o fono confufi con certa terra tufacea di colore {curo, o fono attaccati alla fuperficie di certa pietra du- ra della natura delU Selce. Non V* ha Luogo in tutto lo Stato Sanefe così copio- {ù di ac]ue calJ? , quanto quefto di S. Cafciano i Men- tre da per tutto fcatunfcono polle, e forgenti più, o me- rlo doviziofc , ed abbondanti. Dimaniera che fcmbra a farvi della rifleflione , che la Natura abbia collituito quel territorio, come fede particolare della Termale (alubre . Imperciocché con quelta fpecialmente s* innaffiano quelle Campagne, fi nutrifcono le piante, e gli erbaggi tutti, che , o VI nafcono naturalmente , o che vi fi coltivano dall' indurtria, e dall' Arce, e di quelia foltanto fi (o- ftentano gli Animali, ed i Bciiiami , i quali non folo non la ricufano per loro bevanda quotidiana , ma pare anzi , che la preferifcano all' acqua frcfca , dilla quale fcarfeggia affai tutto quel Luogo. Onde può ntrarfcnc quindi anche un argomento dell' innocenza grande di quefte Acque, e dei loro componenti, fpecialmente, fc ag- giungafi a tutto quefto la vivacità, che moifrano fotto di elle e le Rane ed i Granchi , i quali fogliono dimo- rare in copia dentro a quei fofiì, per i quali (corre 1* acqua già rifiutata dai Bagni, e la candidezza, che acqui- ftano i Panni Lini lavati con la medefima . Quello però, che fopra d* ogn altro da nell' occhio , fi è , conforme abbiamo giài de|to di (opra, U copia grande ^ ed abbon- danza Dell' Accademia tf danz» dì qucfle Acque , le quali dopo di aver fornita largamente il fervizio di dodici Bagni, def^inati parte al- la bevanda, parte all' immerfione, e parte alla doc- cia, il rifiuto poi delle medefìme fuol fervirc a varj al- tri ufi , e comodi della kceià; Imperciocché concof-. rendo tutte le Tuddctte acque rifiutate dai Bagni entro un folTo, formano elle ti Fiumiccllo detto dell* Elvella, il quale fomainillri poi copkldmente le acque agli Edifiz; di tre Mulini, e di due Gualchiere. Ma ciò per altro non debbe recar oiaraviglia a chi facendo ben rifleffo alla (ìtuazione del Luogo, di dove derivano quelle Terma- li, comprende, che nascendo elle dalle interne vifcere de più alti Monti di quciio Stito, cioè di Radicofani , e di Sartcano, debbono efTcre non folo perenni, rai abbondantif- fime ancora , conforme oiTcrvò Fridcrico Ofifmanno . Ed air autorità di sì accurato Oilervatore, fembra , che cor- rifpondi ancor la ragione ,• Perocché la copia grande delle Nevi, che fi fciolgono di continuo fuUe cime di così alte Montagne , unita ai continui vapori volanti , che dall' aria incellantemcnte vi G depofitano, fi (a, che fuol effer pia che badante a fomminiitrare ai fonti, ed anche ai fiumi tutti r abbondanza delle loro acque. Ma palliamo oramai a divifar le qualità di quella poltra Termale. La trafparenza , che quella coftantemente ritiene , fen- za mai alteratfi a mutazione alcuna o di Scagione , o di tempo, ancorché trafportata lungi dalla forgcnte, of- fervafi maggiore di quella, che fuole ordinariamente a- \cre r acqua comune , di modo che G ddlingue con •naggior chiarezza qualfifia oggetto folto il corpo di quel- la, che di quella . Una tal dote, che per altro (uol elTer commune a tutte le acque minerali , la riconokono elle da quello fpirito acido, che ir» fé contengono, il quale condcnfando quella por^lone d* aria, che tramezza fra le particclie delle medefime, viene a riuguaglur cosi in denhcà 84 Atti tutto quel mezzo aqueo, che può con maggior facilità dal- la luce edere attraverfato . Baita per alTicurar(i diquefla ve- rità confultare la efperienza. Se (i verfino dentro un bic- chiere d' acqua comune poche gocce di Spirito di Ve- triolo , tofto fi vede , che accrefciutafi in ella la trafpa- rcnza , ha di già ella acquiftato ciò , che nelle Gemme fuol comunemente chiaraarfi Spirito. E di qui certamen- te nafce » e non d* altronde quella limpidezza, che fo- pra a tutte le acque maggiore , e più brillante dimoftra- no le fredde minerali acidule , tanto cariche , come o- gn* un fa, di Spirito volatile vitriolico. Non dimeno que- iia Termale, quantunque limpida, e criftallina , depone tut- tavia in quei gorelli, per dove ella paffa di continuo un Tar- taro duro, formato di tante Lamine fottili (ovrapolte V u- na air altra , i corpi delle quali nel romperfi comparifcono bianchi, e le fuperfìcie piane tinte d' un color giallo cupo . EOTs dopo calcinate diventano ancor più fcure , pafTando col tor- mento del fuoco dal color leonato a quello d'un caffè cupo. 11 Sapore non ifcuopre fenfibilmente in quefta noltra Acqua ne alcuno de fuoi componenti , ne alcuna delle loro qualità , comparendo al gulto del tutto infipida come V acqua comune . Io però, a dir vero, nell' alfaggiarla al- la forgente , ho fcntito alcuna volta nel primo forfo fe- rirmi delicatamente la lingua da un agretto gentilmente piccante, appena però fenhbile, il quale dopo quel pri- mo forfo fvanivai tanta era la fugacità della fodanza , che produceva tal f^nfazione . Or quefta a ben rifletter- vi , fi comprende eflfere originata dallo Spinto volatile della Termale, che fi manifefta appunto nell'atto di fvi- lupparfi da effa , e volar via. Anche 1' acqua comune, fa- cend^^i feria acteizoie, dopo di eilere ititi agitata lun- gamente dentro alla bocci, lafcia in Hne nella lingua una certa aipiezza, milta a un certo non io che di piccante , che Dell* Accademt/^ gj che dimoerà cnferfi fprigionato in quella violenta agitazio- ne dalle intime parti di ella un qualche Spirico . Qucito d% alcuni effetti, notati dalla fagacità del celebre Stalio, e ri- feriti pofcia dall' Junchèro, comparifce appunto di una na- tura acida molto analoga a quello delle Termali. Impercioc- ché, oUerva egli , che tenuto del Sale alcalico a bollire al- la lunga dentro all' acqua comune , degenera finalmente in un Sai terzo , e che crittallizzata quella materia viicida , lafciata dal medefimo in fondo al vafo ,fomminiftra dei Cri- ftalli Salini della fterta indole del Tartaro vitriolato. [Juncher. Tom. 8. Tab. 58. de acido univerfali ] Tanto è vero, che lo Spirito, detto comunemente acido univerfale, e primige- nio, fé bene non fi manifefti egli fempre fenfibilmente in tutti i Corpi , trovafi non dimeno fparfo da per tutto nella Natura > Per quanto uno s' aggiri intorno a quelle Vafche ripie- ne della Termale, non Ci fente odore alcuno, che faccia imprelfione fullc Narici , ancorché G oflervi nelle muta- zioni dei tempi, ed in particolare allora, che è immi- nente la pioggia , velata quell' Atmosfera, che fo/rafU alle medefimc d* una certa nebbia, che rende tutto quel tratto d* aria alquanto caliginofo . Nulla dimeno fé nei tempi afciuttije fcreni $' apprcffino le Narici alle Cannel- le di dove zampilla fenza mccrmifiione la Termale, oa qualche vafo ripieno di frefco della medefima, fi fente to- iìo cfalar da cUa un alito fulfureo molto gentile, che ve- locemente fvanike.Quetto fu, che m' induife a porre una moneta d'Argento ben terfa, e rilucente entro una pol- la della fuddccca Termale , per veder, fc fi coloriva pun- to di giallo j Ma per quanto ve la lafciafiì immcrfa per lo fpazio d' un giorno, e d* una notte intera, non m' accorfi , che ella comparilfe in nclTuna parte macchiata d* alcun colore . Tut- t^ Atti Tutta, queftì copia d' Acqua , fonimlniftrata da più forgenti, che fcaturifcono a varie diftanze, in tutto quel Territorio , ove lon (ìcuati i Bagni , oltre all' altra molta» che va (correndo negletta per la Campagna, (ì raccoglie in dodici Bagni, tutti diiiinti con il loro nome partico- lare, alcuni dei quali fono contigui, altri feparati, e di- fcotti a qualche diftanza fra di loro . Tre di quefti fer- vono per Tufa della bevanda, come il Bagno grande, il Bagno Bollo, e quello detto abufivamente della Ficoncel- la. Quattro fono delHnati per le Docce, cioè il Bagno grande, quello detto la Doccia della tefta, le Docce di S. Giorgio, e la Ficoncella. Gli altri fervono per le im- merfioni, come il Bagno della Grotta, i due chiamati di S. Maria, e quella di S. Giovanni, quantunque anche ili Bagno grande, e la FiconcclU fervano a quelV illeifo ufo. A quelli fé ne pofTono aggiunger due altri , in ogg^i noa più in ufo, uno detto dei Fraticelli, l* altro del Loto, dalle lutazioni, alle quali è deilinato,attea vigorar quel- le parti d° un Corpo, che (ìano per qualche infermità rimaCie foverchiamentc infiacchite.^ fra le qualità fendbili, che fi rendono manifclìe nel- la noflra Termale , quella del calore fi è la più nota- bile. Quello è (lato da me cfaminato più volte,, &L in di- vcrfe ore del giorno diligentemente, a fine d' inveftigare i gradi, ai quali afcender fuole tanto in quella contenuta den- tro alle Vafche, quanto nell'altra , che cade di continuo dal- le Cannelle . L* IftrumeniQ del quale mi fon fervito è flato il Termometro Franneiziiano , fatto d* Argen- to vivo j e racchiufo dentro a un tubo di Crilhllo . Quefto immcrfo nel ghiaccio indica il punt> della con- gelazione al grado 32. e quello dell* acqua bollente al grado 2 £2. Di quelli il novantefimo fuol ellcr quello per r ordinario, che addita il calore dell' Uomo fano, e i gra- di Dell* Accadimia 8-7 di (otto a quefto moftrano quello delia noftra Atmosfe- ra nella ftagionc più calda in quei Luoghi , dove non giunga a ferirgli il Sole con i fuoi raggi . Con queito tncito giuniì a fcoprire , che non cran Cucce qucftc Acque della mcdefima Ccmpcrie > mentre le più calde nella loro fulgente arrivano a far falirc il Termometro dal grado 85. indicante allora la temperie di qucll' Atmosfera , fino al grado 192. e mezzo, e le meno calde a gradi 97. fcnza , che fi noti accadere in effe la minima variazione nelle mu- tazioni tanto dei tempi, quanto delle ftagioni. Una folcan- to ven ho olfervata , ed è quella variazione di temperie, che fopravviene loro nella dimora, che fan dentro alJe Vafche, ove per efTer elle cfpolfc alla continua mutazione dell' am- bience , che rinnuovafi pell'ingrelTo fucceirivo di nuova aria, che entra di continuo per le finedre , perdono in quella loro dimora orto gradi di calore. Tanto fi è fperimentata ncir Acqua del Bagno della FiconccUa , la quale alla Tua forgente alzava il fennjTjetro fino a gradi 107- e nella valca a foli gradi 99. Fra tutte le (orgenti , quella del Ba- gno detto le Docce della Telta , è la più calda, mentre al- la ella il Termometro fino ai gradi 192 e mezzo . Le al- tre poi lì riltringono tucte dentro a quelli , che tramezza- no fra r grado ip2. e mezzo, e il nonagefimo fcttimo Ed in fatti quella del Bagno S. Maria è di gradi 109., quella di S. Giorgio 105. , quella delle Docce dette parimente di S Giorgio di gtddi 107. quella di S. Giovanni di gradi 102. unicamente con quelle dette i Bagnini nuovi : Novantanove quella del Bagno Bollo, e 97., quella del Bagno della Grot- ta, che gli iia appredo. La cottanza di quelle Acque nel ritenere il loro calore, invariabile fempre in quallìvoglia llagione, e fin nel cuor dell* Inverno in mezzo alle nevi, dimollra chiaramente, che il fuoco , onde fon rifcaldacc lotteria, lìa non (olaraente profondo, ma grande, cHefo, e. pcren- gS ATTI perenne. Se poi (ì voglia indagarne la fua prima orìginej non fi trova nelle vicinanze di quelli Bagni cofa di parti- colare , cui attribuire fi poOTa . Sicché fa duopo ricorrere a quelle cagioni generali già rtabilite , che fono, o le fer- mentazioni metalliche delle Marchefite tanto Marziali , quanto Sulfurco-vitrioliche , rifvegliate per eatro alle vi- fcere delle Montagne dal paflfiggio delle acque, nel!' atto, che fciolgono quelle terre Metalliche , o l* incendio fot* terraneo dei Carboni foffili, e dei Bitumi , conforme olTcr- vafi nei Vulcani . La fpecifica gravità , o pefo della noftra Termale , cfa- mìnata più volte coli* Idrometro , ii olTervò minore quan- do è ella calda , come fuol elTer fubito eliratta dalla for- gente , che quando è ridotta dell' iftelìa temperie dell" am- biente, confiiiendo la differenza in due {oli gradi . Men- tre nella Termale calda 1' Idometro s' immergeva fino a gradi quindici , nella già raffreddata fino a gradi tredici . Fu paragonata inoltre coli' acqua piovana , e fi avvertì , che fra quefia , e la Termale non vi paffava la mi- nima differenza di pefo , purché fuffero ambedue d* ugual temperie . Sicché fu facile il poterne dedurre , che i gra- di del calore più , o meno intenfo , facevano , come d' ordinario fuole accadere, la differenza del pefo fra la Ter- male , e la piovana . Lo ileffo effetto fu notato ancora nel porre al cimento, e paragonare la Termale di un Ba- gno , con quella degli altri . Imperciocché fu offervato, che tutte variavano fra di loro nel pefo a proporzione del- la diverfità del loro calore j quindi è che nei Bagni piu caldi fcendeva 1' Idrometro fino a gradi quindici , e mez- zo, e nelle più temperate a foli gradi quatcordici. Mi piacque oltre a ciò di tentar la Termale fuddet- ta col fuoco, ponendola a bollire in confronto dell'acqua piovana frefca . Pigliate adunaue due porzioni uguali d' Acqua DiiL* AccAwmX ||f Acqua l una della Termale fubita cftratta dalla forgcnte,' e y altra della piovana naturalmente frefca , e ripoftc ambedue invali uguali, e fopra all' ìftcfTo fuoco, oflervaf, che la Termale giunta» che ella f« ai 112. gradi del Termometro alzò il bollore, ma dieci minuti dopo alla piovana. Quefto fenomeno mi riduflfe alla memoria , che M. Aflruch avea oOfervato altrettanto nella Termale di Balaruch , ma con tutto ciò non mi perfuafì , che que- fto foflTe un carattere proprio di tutte le Termali, fapen- do bene, che vene fon di quelle, che bollono ancora pri- ma dell' acqua comune. Non contento di tutto quefto, replicai la ftelTo efperimento con le acque medefime, ma condite prima coli* Olio di Tartaro, né altro oflTervai di particolare nel loro bollore , fuor che le gallozzole nella piovana (i crana augumentate di volume fopra a quelle della Termale, e che fi rompevano piit (ollecita- mentc . In fine pofi a bollire due porzioni ó' acqua Ter* male, una fchietta,c l'altra mefcolata coir Olio di Tar» tara. Qiiefta ancora offervar, che faceva delle gallozzole più voluminofe dell' akra fchietta, e più refiltenti nel rompcrfi , ma accompagnate fempre da un certo rauco mormorio, e da certe efplofioncelle in arto , che le me- mcdefime fi rompevano . Avrei defiderato di potere avan- lar più oltre le mie offervazioni fopra alle diverfe ma^ nicrc di bollire della noftra Termale ri mefcolata cor» varie foflanze; Ma ficcome quefto non mi fu allora per» meflfo , così mi rivolfi a porre in ufo quel metodo ftato* già folito praticarfi da tutti gli Scrutatori delle Acque Mine- tali . Laonde infufi nella Termale fuddctta , ora dell' Olio & ora del Sale di Tartara, e tanto dall' uno, quanto dall' altro oflervai , che H produfTe per tutto il corpo di qucll* acqua un annebbiamento lattiginofo , con quefto divaria, che in quella condita col Sale di Tarura , il Sale dopo M qual- 5jO. XX r X X qualche tempo precipitò a fondo, lafciando tutto ilcorpà dell' acqua fuddetta trafparente> In quella poi condita coli' Olio retto , dopo di cffer feguita una qualche precipita- zione , un certo annebbiamento a fior di acqua , a foggia di tanti fiocchetti Anche coli' affufione dello Spirito di Sale Ammoniaco d produfie nella Termale un coagulo lattiginofo, che in capo a qualche fpazio di tempo pre- cipitò a fondo, tramandando un alito così acuto, e grave d' Orina , che feriva fenfibilmente le Narici , e lafciando tutta queir acqua tinta d' un color ceruleo Verdemare. Il Sublimato corrofìvo poi, rimefcolato con elTa , non vi fdce la minima mutazione , non reftando ne pure fciolco dolila medefima,ma precipitando intatto tutto quanto era in fondo del vafo . Solo coli' Allume vi fi produlìe un leg- gierilTimo annebbiamento , il quale non fu accompagna- to da alcun moto fenfìbile; Siccome accadde quando vi fi rimefcolarono gli Spinti acidi dell' Aceto , del Nicro.del Sale, e del Vetriolo, che non vi rifvegliarono ne pur efiì il minimo ribollimento. Il Giulebbo di Viole poi ^ e la Polvere della Galla infufi nella Termale fuddctia , la co- lorirono, quefta d' un color giallognolo, quello di verde,* Ma quefto difparve Cubito , che vi fi aggiunfe una por- zione di Spirito di Vetriolo, comparendo in feguito 1' acqua tinta di un ro(To fimile a quello delle Rofe fecche . Dopo di averla tentata con queftì mezzi , pafTai a quelli dell' evaporazione. Pigliai pertanto da tre diverfe vafche dei Bagni trentanove libbre d' acqua , cioè, tredici da quel- lo detto della Ficoncella, tredici dal Bagno BjITo , e al- trettante da quello, che chiaraafi il Bagno Grande. Po- lla ciafcuna di quefte porzioni d' acqua leparatamente a {vaporare al fuoco, nello fpazio di ore quarantotto, ricavai da quella porzione d' acqua della Ficoncella dramme tre e mezzo di un fedimento bianchifTimo , inlìpido, ruvido , fria- Deh* Accademia ^'i friabile, e ripieno di fpecchietti lucidi. Dalla porzione dell* acqua del Bagno Bo((o dramme tre , e da quella del Ba- gno Grande fole dramme due. E qui è da notarfi, come fat- tafi la fteflui prova della Termale in diverfi tempi , non fi ricavò fempre dalla ftefla quantità d* acqua fvaporata , la medefima dofe di fedimento. Imperocché alcuna volta da lib- bre trentuna d' acqua, fen ebbero appena tre fole dramme . Onde fi può credere con qualche fondamento , che non in tutti i tempi coftantemente fia quella Termale carica della mededma copia difedimento. Volendo io pertanto far qualche prova ancora (opra di qucfto fcdimento , principiai dal mescolarvi degli Spinti aci- di , i quali vi rifvegliarono fubito dell' ebulhzione ; Indi ftempratane una porzione in acqua piovana, mefcolai con detta acqua del Giulebbe di Viole , il quale in breve tem- po la tinfe tutta d'un verde fcuro, calando a poco a poco in fondo del bicchiere ,il fedi mento, che confcrvava ancora la fua bianchezza primiera. Non contento di ciò,rtemprai nuo- vamente un altra porzione di quefto fedimento in altr' ac- qua, e afpettando , che calata a fondo la terra , V acqua fopranatante foHfe ben chiarificata , la decantai j Indi infu- fo in efia così chiarificata lo ftefib Giulebbe Violato, vidi , che r acqua diventò d' un color verde fcuro, fimile al pri- mo , ma meno carico . Or ficcome tutte quefte affufionì furono fatte non molto tempo dopo alla mefcolanza del fedimento coli' acqua , così provai a tcnervelo più a lungo» Pofcia decantata per due volte l'acqua, ed aggiuntavenc della nuova , mefcolai il Gmlebbo Violato con efla, e con quel fedimento , dalla qual mefcolanza fi produflTe pari- mente la folita tintura di verde, ma più bello, e più chia- ro. Continuata finalmente fopra allo fielTo fedimento nuo- va affufione d' acqua, e nuova decantazione della medefi- ma, accadde, che nell' acqua decantata, il Giulebbo ap- M 2 pe- 52 A T f i appena moflrava un ombra di color verde ; e nel mefcu- glio d' acqua , e di fedimcnto infìeme, compariva un ver- de più chiaro, e più {lavato dei primi, e un poco tiran- te al giallo Inoltre furon poftc once undici di q'aefto fedi mento a fuoco di riverbero , entro una ftorta lotata . Stillò fui principio una flemma in(ìpida , torbida , di color gialla- iiro , al pefo di dramme dieci . Subito che comparve il getto parabolico del fumo , fu tolta via la flemma del recipiente, quale vi fu poi di bel nuovo ripofta, lotan- done le giunture , e compiuta la diftilìazione , non (i ebbero , che poche dramme di una flemnaa acidula , fi- railc in tutto alla flemma del Vetriolo. Terminata quella operazione, polì un oncia del folito (èdimento in una libbra d' acqua comune , e tenutolo in digeftìonc al fuoco leggiero di Sabbia per lo fpazio di ore ventiquattro , fu 1' acqua fuddetta decantata , e filtrata , che riufcì limpidiflima di colore , e di faporc Salfo-amaricante. In queft' acqua così filtrata, mefcolato- vi il Giulebbo Violato, non fi produHTe alcun colore, ma aggiuntavi poi una porzione di fedimento, comparve fu- bico neir Acqua fuddetta il folito color verde . Di più raccolta quella terra in(ìpida , che era rimafla nella car- ta dopo la filtrazione > la mefcolai con porzione d* acqua, in cui avendo infufo del Siroppo Violato, diventò ella fubito di color verde. La foluzione poi del fedimento di fopra accennata, la quale dopo di effere /tata decantata, e filtrata, fi olTcr- vò d' un fapore Salfo-amaricante , fu da me ripolta a sfumar lentamente entro un orinale di vetro. Formatafi in fuperficie della medefima a poco a poco , conforme (uole accadere, la folita cuticola, fu da me lafeiata in tipofo, fuDa fperansa della futura criftallizzazione del Sa- le» Tornato il giorno dopo ad oflbrvarla, trovai la cu- ti- Dm.1* Accademia ^3 ticola galleggiante a fior d' acqua , ed infieme con effa dei corpicciuoli lucidi, e criftallini, che fi erano attacca- ti più qua , e più là ai lati dell' orinale . Decantata al- lora deliramente tutta 1' acqua, feci afciugarc unitamente colla cuticola, anche quei corpicciuoli lucidi, e criftallini fulla credenza, che foffero veri Criftalli Salini . Ma ritro- vai in effetto non edere altrimenti tali , accertandomi anzi edere i medefimi una congerie di minuti fpecchiet- ti infipidi , che offervati attentamente colla Lente, com- parivano tJafparenti come il Criltallo di Monte , o la Sc- Lnite Onde chbi giuftiflìmo motivo di credergli fpcc- chietti Selenitici , non già efiftenti nella prima foluzionc del fedimento , ma formatifi bensì dopo la filtrazione del medefimo dalle parti Tcrreo-Saline nell' atto dell' eva- porazione dell' acqua , e ciò fui giutto riflefTo dell' impof- fibilità del loro jjaflaggio a travcrfo della carta in tem- po della filtrazione . Mi provai pertanto a verfare in efli dello Spirito di Aceto, e di Vetriolo, ed oflervai,che non fi Svegliava da alcuno di quefti due Spiriti acidi nelfun bollore. Affufovi poi deli' Oho di Vetriolo, gli vidi tolto non fenza qualche ftupore agitarfi, e ribollire. Da tutti quelli cfperimenti adunque fopra riferiti fi fcorge chiaramente , che il fedimento , il quale rimane dopo r evaporazione della Termale , è un comporto p.rte di terra alcaliea, che reità nella carta dopo la fil- trazione del fedimento, Itato già difciolto nell' acqua ,' e parte d* una folèanza Terreo-SaUna , che filtrafi per la carta aflìeme coli* acqua , e che non ribolle , come ab- biam veduto, né collo Spirito d' Aceto, ne di Vetriolo, ma foltanto coli' Olio del Vetriolo Suddetto . La prima di quelle fue parti , oltre all' edere di natura alcaliea , perche ribolle con ogni forra d' acido, fi dimodra anco- ra eder quella, che produce il color verde nel Giulebbo di 94 ATTI di Viole . Imperciocché , fecondo quel che abbiamo già dimoftraro di fopra , non può attribuirai quelto colore al- la parte falina , attefo che la foluzione (alfa del redimen- to filtrata per carta , non produOfe nel Siroppo fuddetto colore alcuno , ma bensì alla terra , che {pogliata affat- to di Sale, era rimafta fopra alla carta , poiché lo colorì d* un verde , fempre tanto più carico , e cupo , quanto fu maggiore la copia, che fé ne venne a rimekolar con eflbi Siccome per lo contrario comparve fempre il color verde più chiaro , e più flavato a proporzione , che fu minore la copia della terra , che s* incontrò col Siroppo. Quantunque fiavi in quello fedimento una terra alca- lica, fecondo quello, che abbiamo già moftrato di fopra , ella nondimeno pettata aflieme col Sale Ammoniaco non produce alcuna efalazione , che fappia d' orina , confor- me accade allora , che peftafi detto Sale Ammoniaco, o col Sale di Tartaro , o con altro Sale Alcali fiffo . La cagione d* un tal divario , a mio credere , fi è quefta cioè , che eflendo il Sale Ammoniaco un compollo dello Spirito acido di Sale Marino, e di un alcali volatile , 1* alcali fiOfo, che ha coli* acido una attrazione, ed una affinità maggiore di quello , che vel' abbia 1' alcali vo- latile , tira però egli a fé 1* acido , che ritrova in tut- to quel comporto , onde rimalto per tal motivo in liber-; tà r alcali volatile , fen efala facilmente , e fugge via,' diffondendo per 1' aria quell' efalazione fetida d' Orina. Ma nel nortro cafo poi , in cui 1' alcali volatile ha con queir acido iffeffo un' attrazione i ed una affinità molto fuperiore a quella, che vi ha la terra alcalica , non ^ da maravigliarfi , fé dalla mefcolanza del Sale Ammoniji- co col fedimento della noftra Termale , comporto nella maggior parte della terra fuddetta , non fuccede emana- zione alcuna urinofa pari a quella , qui fopra riferita. In 0 Dell* Accademia pj In ordine poi all' altra parte del (edimento, che Tuoi paflfare aflìeme coli* acqua a traverfo della carta , quefta non è altro , che un mldo di terra e di Sale acido, per quanto io credo, i quali uniti afljeme nello fvaporamento dell* aqueo veicolo , formano , conforme già dicemmo , quelli Specchietti lucidi, i quali , fé bene insìpidi al gufto, e difficilmente folubili dall' acqua, pur nondimeno fon chia- mati in oggi col nome di Sale Selenitico . L' acido, che fi ritrova in quella parte di fedimento , egli è di natura vi- triolica, o fulfurea, che dir la vogliamo. Ciò deducefi dal veder, che egli non ribolli, ne collo fpirito d' Aceto, ne con quello di Nitro, che io vi aflfufi, ma ribollì ben è vero gagliardamente coli' Olio di Vetriolo , efalando neir atto della ebulliz'one fuddetta , un grave ed in- tenfo odore di Zolfo. Ed in fatti effendo vitriolico 1' aci- do componente quefta parte di fedimento, non poteva egli come pm forte , e più fìiTo, cedere in conto alcuno all' azione di quello meno fitfo, e più debole degli Spiriti d' Aceto, e di Nitro, che vi erano itati di già mfufì, ma fu bensì forza, che cedelTe all' azione di quello dell' Olio di Vetriolo come più filloje più forte di quello, che con- tenevafi nel fedimento . Or da quefto fedimento, o Sale Selenitico, che chiamar fi voglia , olTervai , che ne per meizo della infufìone, ne della decozione, fene può ricavare alcun Sale. Ma fé fi faccia quefto calcinare , e riverberare a fuoco gagliardo per qualche t«mpo, nel modo che fuol praticarli dai Chi- jpici, allora quando vogliono eftrar una maggior quan- tità di Sale fiftb dalle ceneri dei vegetabili , allora fol- tanto fene ricava un Sale terzo , e Salfo, e quefto in do- fé fcarfilTima per quanto ho potuto oftèrvare . Impercio- che da tre dramme di (edimento ricavato da libbre tren- tuna della noftra Termale, appena riufcì di pytere eftrar quat- ^6 A T t 1 quattro granì dì quefto Sale. Sicché fatto il confronto fra la copia del Sale, che fi contiene nella noftra Termale , ed in quella delle Terme Pifane, nelle quali, fecondo leof- lervaiioni ultimamente fatte dal Sig. Antonio Cocchi pag. 8 I. ,fì' ritrovano fei grani , e mezzodì Sale per ciafcuna lib- bra d' acqua, vidi ,che la proporzione fra Sale, e Sale in quefle due Termali, ftava come V i. al 50. in circa. Efaminati i fedimenti , che fi ricavano dalia noftra Ter- male , mi rivolfi in fine a far qualche oftervazione fopra alle grume depofitate da eflb in quei luoghi per dove el- la icorrc inceflantemente . Pofi pertanto in un bicchiere una porzione di quefta gruma polverizzata , la quale ^ come di fopra accennammo, comparifce d-i due qualità, cioè una parte bianca , e l* altra tinta d* un color giallo cupo . A quefla aggiunfi dello Spirito d* Aceto , e vidi» che vi fi rifvegliò immantinente del bollore, il quale con- tinuò per qualche tempo . Terminato che fu, ofTervai, che nella quiete fi era depofitata in fondo del vafo della terra gialla , e che nei labbri del medefimo H era già format» il confìieto Sale bianco amaricante dall' accoppiamento , ed unione dello Spirito acido colla terra alcalica . Io percan* to, che era di già perfuafo eOfer quella terra gialla una vera ocra , perocché avendola porta al fuoco T' avea ve- duta diventar d' un color rolTo fcuro , confiderai , che Io Spirito averebbe dovuto roder quel ferro , che v* efirteva e che in oltre la polvere di Galla rimefcolata collo Spiw rito fuddetto d* Aceto, dovea tinger tutto quel mirto d* un color nero , o violato. Infufa pertanto la detta Galla,' polverizzata in una porzione di querto fpirito , faturato colla foluzione della gruma, divenne fubito egli infatti d* un belliflfima colore atro-purpureo, il quale mi accerto,' che in qucfte grume vt era una terra akalica , ed un* ocra ver? , e legittima , comporta di pura terra , e di ferro . Deli* AccAdémìjS ^«7 ferro. Ma per aflicurarmi ancora di più," che un tal co- lore derivafìe unicamente dalle grume, e non già da al- tra ftraniera cagione , prefi due bicchieri , in uno dei quali pofì dentro dello Spirito d' Aceto, nell' altro dello Spirito di Vetriolo allungati ambidue con porzione d* acqua comune, ed infufavi pofcia della Galla polverizza- ta, non m* accorfi, che fi produceflfc ne nell* uno, n© neir altro dei bicchieri fuddetti tintura alcuna dì color ne- ro, o violetto- Aggiuntavi poi della polvere gialla delle fuddette grume, vidi fubito tutto quel fluido contenuto dentro ai bicchieri tingerfi di colore nero, onde non mi re- ftò allora più luogo alcuno di dubitare della vera cfiften- za dell' ocra nelle grume depofìtate dalla noftra Termale. In tale occafione ebbi luogo ancora d' oflervare non fcnza mio piacere un altro fenomeno, il quale, fé bene non guidi direttamente ad una maggior cognizione del- la noftra Termale , può fcrvir non dimeno a toglier via molti equivoci nelle Analifi, che s* imprendono talora del- le Acque Minerali . OHervai adunque, che 1' Aceto in tal guifa faturato della terra alcalica, e del* ferro efiftentein queir ocra produceva due diverfi effetti , tingeva cioè di verde il Giulebbo Violato, e colorivafi egli iteffo di ne- ro , quando vi fi aggiuntava della polvere di Galla . Se poi accadeva mai, che predominalfe nell* aceto fuddet- co fopra a tutte quelle foftanze, di cui era impregnato, qualche poco 1' acido, compariva anche il terzo effetto di ribollir cogli alcalici , come coli' Olio di Tartaro, cogli occhi di Granchio &c. Un tal fenomeno mi fece com- prendere, che per quanto la terra alcalica , 1' Aceto, ed il Ferro cosi rimefcolati infieme formaffero allora un fol compatto, pur non dimeno ciafcun de fuoi componenti confervava intatta la fua forza natia verfo di quelle foltan- ze, corw le quali avea una maggiore affinità, e relazione N fcnza pt Atti fenza che V una fervlfTe ali* altra d* impedimento '• CosJ parimente lo Spirito d* Aceto, che fuole, come a tutti e noto , tinger di un color roflo il Siroppo Violato, im- bevuto, che egli iìa di terra alcallca, Io tinge di color verde, folo perche ha la terra una maggiore attività fo- pra al Siroppo (uddetta per tingerlo dt verde, di quello che vel abbia 1' acido dell' Aceto per colorirlo di rofTo. Or fc fi foOTe porto mente dai primi Scrutatori delle Acque Minerali a quefte varie ^cla^ioa^ di forze , che con- fervano verfo certe foltanze particolari , le parti d' un mifto benché rimefcolate ,econfufe fra di loro , noi non faremmo itati cred' io tanto ncll' inganno intorno alla vera natura di quel Sale, che contengono in fé le fredde Minerali acidule, creduto, non ha molto tempo da tut- ti alcahco (oi tanto per uno di quefti equivoci. Dal complenTo adunque di tutti gli erprimenti fatti fopra alla noitra Termale, fi ricava, che la parte più attiva , ed operante in efia fia lo Spirito Minerale vo- latile , che in fc contiene abbondantemente. Spirito mol- to riftoratore, e permeabile in tutte le più ripofte vifce- re d' un corpo, non G potendo in neffun conto ripor- re alcuna delle facoltà Mediche , che ella polTiede nelle parti finfe, attefa la fcarliffima copia » che di quefte in ,i elfa ritrovanfi . Converrà pertanto conchiudere , che fra tutte le nottre Termali falubri , quella fia la più mite, ed innocente, perche di tutte meno carica di Miniera, ina non pertanto meno di tutte efficace, e falubre. Anzi fé fi confideri Y abbondanza delle fue acque , onde fi poflTono elle diliribuire in un iftelfo tempo a più , e diverfi ufi , fra quali fi è quello dei Lavativi , e delle Docce, le quali G pofTono con tutta facilità ap^jlicare , e rivolgere a qualfivoglia parte del corpo inferma , o ma- le atìettij e delle *juaU fi può agevolmente moderare eziara- Dbil* AocADSMrA Am «iatndfo , e proporztonare a miTura dei blfognì V ur- to, e la grandezza del raggio 4* acqua , che da clTc tramandrtfi, fi potrà da chi che da comprendere, quan- to anche per qucrto capo accrcfcafi alla «odra Termale la c(ien(ìone dell* ufo iuo,c della fua efficacia nella mag- gior parte delle croniche infcrcnità, ed in quelle cziam- dio , che non polfono ottener dalla Farmacìa fé non che pochilfimo vantaggio . Quindi è che nei tagli -cftefi , « profondi , che talora far fi convengono in qualche parte del corpo, ove fi tema, o infopportabilc pel gran dolore la operazione , o poco felice per lo fgorgo abbondante del fangue , che allaghi con troppa follecitudine la ferita , ri- volgendofi fubito dopo il taglio la parte alla Doccia , fi fente poco dopo mitigare in eOfa dall' urto non interrot- to della noftra Termale il dolore ^ e difTiparfi V inon- damento incempeftivo ancora del fangue . f inalmcnce fc fi rifletta alla Situazione eminente , e fcoperta del Luogo, ove raccogliefì a comun vantaggio la falubrc noftra Ter- male , circondato da pertutto da un aria pura , fottile , ed ellaftica , e perciò non aflùnnofa di foverchio, ed in- commoda per 1' eccedente fuo calore, o pregiudicialeper altre fue nocive qualità a tutti coloro che, vi fi portano, e vi dimorano anche nel cuor dell' Eftate, fi avrà ben giufto motivo di contare fra le altre fue doti particolari anche quefto benefico dono della Natura non così ovvio, m: così comune a tutti i fonti delle Termali. N 2 ME- METHODUS UTENDI AQUIS S. CASSIANI IN SENENSI DITIONE j Hjtam olim Dominus JOSEPHUS NENCl PuBLicos; Medicinae Professor DATA AD NOBILISSIMUM, AMPLISSIMUMQ,UE VIRUM EPISTOLA PERSCRIPSIT Ogitanti Tibi , Vir NobllKTime , atque AmpìinTime, S. CaflTjani Thermas adire, & falubres eas aquas, uc Tuae v^ilctu- dini confulas , adhibere , etfi Te nul- la prascepta , nulla adjumenta fugiunc, quibus fanitas confervacur, ramen mu- nere meo non fum arbitratus abenuni ^ ea nunc Tibi , quae de recla bibenda- rum aquarum racione dicenda cenfui , praefcnbere. Cum de oculorum inflammatione, dcque moietta qua^ dam cutis exulceratione conqueraris j Cumque Tibi inae- qualiter venas puUenc , & hypochondria paulum dura , atque intenta fint, ciborumque concoélio minus bene pe- ragatur i Cum haec inquam Te male habeant , eaque ab humorum concretione , & acrimonia quadam , ac for- te in minim'S vafìs obltru6ì:ione proficifcantur , facile in- telligis , quantuni ab hike aquis auxilij expeólare pofTis. Hujufmodi aquas tenui , ac volatili fpiritu maxime prae- ditas eflTe m^ltis argumentis docemur : Tali igitur medi- cina fanguis , vifcera , & quxhbec pars corpons eluitur, humorum concretio dilTolvitur , aliaque vicia quampUi- rim^ maxime emendantur. Hinc Dell* Accademia ioi Hinc vis J atque efficacitas Thermarum populorum o- mnium confenfu cognita, & coraprobata celebratur ; lon- goque ufu compercum cft, has praefercim , ad quas con- tendis , plurimis , ac vetuftis morbis opitulari. Mieto libenter ca remedia , quae prò folemni corporia praeparatione , quemadmodum funt fanguinis detraéliones, catharcica, atque alia ad alterandos , ut dicunt , humo- res , adhiberi folenc a Medicis ; hsec aucem ut fanguine, & prava humorum colluvie fcatentibus hominibus necef- faria funt , (ìc minime iis conveniunt, qui corpore tenui, & imbecillo utuntur , quique diuturnis morbis non ita pridem laborarunt . Hi enim remediorum ufu magis de- bilitati , gravcs ab hujufcemodi aquis patiuntur offenfìo- nes ; Quare hac corporis praeparatione Tibi nullo modo opus ett , qui & ex longo morbo nuper evafitti, & re- Oam vivendi rationem jam diù amplexus es. Ergo ubi cadente jam vere ad aquas vcneris , fi ab iis , quem Tibi jure Medicina promittit , percipere frii- élum velis , ea Tibi in iis adhibendis tenenda ratio ett, quae & Tui corporis naturae, & morbis , quibus afficeris, maxime accomodata fit: Ncque enim eorum confuctudi- nem probaie poflTum, qui fuis itgris, quavis habitudi- ne praeditis , quovis morbi genere laborantibus indifcri- mmatim eàdem bibendae aquae ratione medentur, eandem* que ipfìus aquae quantitatem fingulis praecipiunt. Tu enim, qui itomacho laboras , quique tumidis hy- pochondriis afHigeris, primum maxime curab's, ut quam aquae quantitatem fingulis diebus alfumes , non affatim , ncque plenis cyathis , fed lente, partitifque vicibus fumas; Sic enim epota aqua nullam flomacho , nullam intelti- nis vim infere , f^nguinique permiUa penitiores corporis recedus perluilrat,& quidquid in iis aut concrctum , aut inhxrens offendit, commodius arripit , 6C per apta glaa^ dularum foramina expellit _, C^uac ioa ■A'.',:^. T-'i«f Qu« autem aquie quantìus Tibi potìffimum opportu- na iic j proxitnè dìcam . NotinulH fune , qui aut longìo- ris medlcinae pertaefii , aut quavis alia fattone permoti , ut rem cjuamcitiflìme cxpcdiant , aquarum copia fc pene obrttunt . Quanto autem cum penculo id faciant , prae- cipuè fi obrtru6;o , tumidoque jccorc fine , Tute probe intelligis , quem tninime fugit , facpe naufea , interduna vomitu,non {emel etiam vertigine eos affici, quorum ven- triculus ab incumbente jecore nimis compri mitur. rAb hac prava methodo recedendum Tibi omnino cft» & feraper memoria tenendum , quod ratio ipfa , & Sa- pientum au£loritas fuadet, eam fcilicet aquae quantitatem unicuique elle potandam , quam facile itomachus ferre poflit , quamque & palmo , & cor bene fulhneant , 5C moderentur. Si ergo tuarum vlrlum ratlonem liabere vells , re9e fortaOfe potationem incipies a tribus circiter libris , &c (e- quentibus diebus uno , vel duobus parvis cyathis potura adaugebis , donec quinque plus minus libras compleveris. Hujufmodi maximam quantitatem per fex aut ultra dies, a res bene cedat, adhibere poteris, ac deinde ab hac fum- ma portione fenfim ad infimam rurfus defcendes fic , ut totum potationis curriculum viginti diebus abfolvas. Cum vero ab ufu calentium aquarum naturalis ventri- culi motus interdum per initia potationis iinvertatur , & aquae ipfae ^am epotae maxima ex parte evomantur , id Te a coHanti earum ufu deterrere minime debet j Uc plurimum utilis ille vomitus cft , & per eum quidquid biliofae , aut pituitofae in ftomaclio materiae eft , utiliter educitur , & paulatim fpontè ceflTat , quac prius fuerat <& naufea , & vomitus - Eadem quoque dicenda funt , fi tarde , ac difficile a- «jua ipfa per alvum , aut veficam iniiio perJabatur , &c pre- Deu* Accademia io 3 praeterfluat , quemadmodum in calido , & pituitofo cor- pore, quandoque contingit 5 Nam pertinacia bibentis obje- fta impedimenta fuperat, 6c faluberrimos effe6lus ab aquis, natura propemodum relué^ante, rcportac, dummodo blan- dae, diiique protra<^as potitiones fint , a quibus fenfìm a- gentibus vidimai f«epe> & recreari ftomachum , & lienis, ;ecorifque tumores difcuti , & cotum , ut Aretei verbis ucar , hominem pene renovari » Hinc Tibi nunquam auótor ero , ut aquìs , quo faci- lius alvi , & urinae vias adeant , diuretica , multoque mi- nus cathartica remedia ad;ungas , ut m more pofìtum apud complures eli , quorum nonnulU fai marinum quo- tidiè aquis adjungcntes , a frequentibus alvi deje£l;onibus, quas fai lUud concitaverat , mtìrmato corpore , non mo- do nihil emolumenti ab epotis aquis acceperunt , {ed fto- machi molelliis, aliifque incommodis per menfem 6c am- plius vcxati funt , cum omnibus morbis , ut Celfus alt obnoxia maxime infirmitas lit , Prasterea cum praecipua aquarum vis , & poteftas ea fit , ut canales , & vifcera omnia perlulirando , fangui- nem , caeterorque humores irrigent, & eluant , quid qua:- fo ab aquis emolumenti expeftandum eft , (ì ipfx ca- tharticis immilt:e , abiutis tantummodo intettinis , fere omnes ad alvum ruant ? Hx igitur alvi purgationes , qu^ quantum plenis ho- minibus , iifque , quorum vifcera lenta bile, cralTaque pi- tuita obdué>a funr , interdum prodelle , tantum tenuibus, & cal^dis nocere poflTunt, Tibi quammaximè fugiendse funt; MemmilTe Te enim oportct , eam elTc Tui corporis na- turam , ut minima quarque fentias,& a levi etiam pur- gatione ofifendaris. Nih'il igitur aquis ad folvendam alvum adiicito, maxime quod eae faepc ipfae ventris dejeélioncs tiiiciant ,- &i (ì quando nihil per fé venter excernit , cly- ile- i<>4 A T ir ì fleribus huic Inertiae medcui poteris , qui fola ] & tepi- difllma Thermarum aqua parantur , quique per fiphones affabre in fontibus ipfis excru6ì:os injiciuntur . Neque Te follicitum erte oportet , fi , poftquam aquas mane potaverls , non tam promptè eas excretas vides j Ego cnim in ea fempcr cum cordatioribus Medicis opinione fui, longe quidem falubriores aquas fore , fi aliquantulum in corpore reftitent , quam fi itatim ac alTumptx funt ,' excernantur . Ubi vero aut ex toto , auc magna ex par- te aquse defluxerint , ad reficiendas vires , fi opus fit , poteris aut diluto jure vitulino, aut recenti la£le uti, quod cum hujufmodi aquis bellinfime commifcetur. Quia vero non eo loci Te confers , ut tantummodo ad potum , fed ut ad balneum etiam aquas adhibeas , pauca etiam de balneo ad Te fcribam . Cum plura apud S. Caflfianum balneorum genera fine , quorum nonnulla non modo calida , (ed pene ferventia funt , ab his Tì- bi abftinendum omnino eft , lUudque unice feligendum, quod Ficuncellae dicitur , quod quidem temperato calore praeditum Tuae magis naturae , tuifque incommodis acco- modatura ett . Coetera cum & nimios fudores moveant , & fanguinem magis concrctum , & acrem faciant , tuna caeteris pene omnibus , tum Tibi praecipuè inimica funtj Illudque velim Tibi perfuadeas , praecipua fanitatis detri- menta , quae balneorum ufum confequuntur , ab ea con- cretionis , & acrimonia labe , quam per calorem balnea fanguini ìnurunc , proficifci . Hinc ìWx lacrimae, illae ani- mi defe£liones , illa cordis palpitano , fitis , febres, a« liaque valetudinis incommoda , quibus fxpe homines a, balneis nimis calidis implicantur. Sed quamdiù in balneo immorandum ? a ratìone qui- dem alienum eft ,' quod aliqui effatiunt , tuto quemque lavari pofl'e ufque dum fudor in^ frontem eiumpat . Tu ^ autem Dell' Accademia 105 autem , qui ingenlo praeftas , refte intelligis , opportu- num raanfìonis tempus ex facili corporis tolerantia eflfc dignofcendum. Ncque praeterire oportet , eam ipfam rationem, quam in potu nupcr diximus, in balneo quoque diligenter ef- fe fervandam j Faéla quippe primum immerfione per ho- rae dimidium , fenfim deinde ad majus remporis fpatium progrediendum , quoad fcilicec facile fuftineas . A balneo abtterfa cute, protinus in lec^o decumbenduminproximis aedibus extrudo, quiefcendumque donec ad naturaleni fta- tum corpus redigatur. Finita potatione, & balneo, ut remediis omnibus, qua: ibi fuppetunt , affeélo jecori medeàns , ultimo ad ftilli- cidium devenies. Magna quidem hu;us remedij virtus e(t, fed major profcólo ea eric , fi , humoribus jam per po- tum , & balneum folutis , adhibeatur . Tunc enim quid- quid affc€kx parti inhseferit, ab impetu ruentis aquae fa- cile dimovetur , 6c ab humoribus pone venientibus abrc- pcum , fluencique fanguini immilium , per opportuna glandularum. foramina tandem e corpore difpellitur. Hoc quoque remedij genere utpote aéluofo gradatim, oc prudencer utendum eli , ne Tibi moleftiam , & de- tiimentum pariat. Aliquando magna vis irruentis aquae eflfeé>as partes nimis premit , & contundit : aliquando m- gens aquae caior nimium vifcera , & fanguinem exagitat, maxime in fervente aeitate, & delicata corporis conliitutio- ne , ut Iterata cbfervatione compertum dì. Scire autem opera: pretium dì , in adhibendis potlf- fimum aquis ut nihil perniciolìus nimia feftinatione , fic nihil commodius, & falubrius elTe , quam modo a potu, modo a balneo , & l^illicidio , quandoque etiam ab bis omnibus vacare ; Quippe ut optime intelligis , Amplif- fime Vir , non folum optimo remediorum deleftu , fed ' ^' O certo 10^ ATTI certo etiam in iis adhibendis ordine , & aequablli aegro-^ itantium animo diuturni morbi curatio perficitur. Interea equo ve6lus domum redire potcris , interque Amicorum colloquia tantum tempons traducere , donec cibi deuderium prandendi jara tempus elle Te coramo- ncfaciat. Cibo autem paulo largiore uti commodum cric, fi nihil prohibet j Etenim longae hujufmodi potationes ventriculum eluendo,& roborando efuriem facere folent. Poft prandium fomno moderate indulgendumj Tantum enim a.bdì , quod veteres de Thermis Scripcoies tradide- runt , ut fomnus pomeridianus noxius , ac peliilens (ìc , ut potius, ratione, & experientia duce, conco<5lionera adju- vec , mentem excitet, 6c corpons vires confirmec Coena autem vel nulla fit, vel exiguum aliquid > idque fine carne , & fine vino aflfumatur, fic enim matucims horis alacris, &C vegecus ad Thermas properabis. Gibus is eOfe debet , qui facile concoquatur , quique tuorum humorum vJtiis adverfetur . PotilTimum car- nes ex junioribus animalibus, & recentia olerà feligcnda funt. Sed haec ad Te nimis forcalTe accurate confcribi- mus, qui cum optimis philofophiae pr^ceptis abundcs , alienis non admodura eges confiliis, multoque minus his, qu2 non Tui docendi itudium, fed mei potius in Te a- moris, &C obfervantiae impetus exprompfit. Vale, meque, ut facis, fingulari animi tui benevolenti* compledsre. OS^ I07 Dell* Accademia OSSERVAZIONI INTORNO ALLA DECLINAZIONE DELLA CALAMITA Tane In %oma dal M. % T. qiUSEPPE ASCLEPI DELLA COMPAGNIA DI GESÙ LETTORE DI MATEMATICA NEL COLLEGIO ROMANO I. Vendo alcuni anni fa fcoperto un nuo- vo Periodo diurno in un effetto na- turale, di cui parlerò in altro tem- po, per darne più minuto conto, con- getturai, che un fimil Periodo effer poteHe ancora nella declinazione del- la Calamita . Non potei allora farne r offervazione per mancanza di Buf- fola abartanza efatta per una materia , che prevede- vo affai delicata; Ne trovai una, che mi parve a pro- pofito nel Novembre del I7<5i., nel qual Mefe, e ne feguenti di Dicembre , e di Gennajo feci alcune offer- vazioni , che mi confermarono nella mia congettura : Ma qualche difetto della Buflola non mi permetteva il determinare con fuffìcicnte efattezza i tempi della maf- iìma , e minima decimazione, e la differenza tra effe. Penfai pertanto a provvedermi di altra migliore per farne 1' ofTervazione intorno al feguente SoHiizio, quan- do neir Apri'e del i-jói. m' imbattei a leggere nella Connotjjance des Mowvemens Celejles pubblicata in Parigi pel 17(^3. le feguenti parole alla pag. 208 j On a oofer'vè une wariation pi'rnaliere daiu l' aigiàlls atmantèe , ^ut fé perle le matm de 6. a 8. mimttes fvers le Couchant, O 2 ^ I0§ Atti et le fo'ir utato il fegno fopr.i il vetro per dargli un fitu jmu wa: odo all' occhio, e ne! principio di Fcbbrajo fu i< bainola cafualmcnte molTa Ò.A fuo pollo . Ad egri olTervazione poi mi fo- no aflTicurato , che quella non li fu He fcolbta dal mu- ro, con premerla contro di elio , i-je inaimi fono accor- to , che fé ne fufle punto allontanata : Similmente ho trovato lempre 1' altro fuo lato cornfpondente all' orlo del tavolino. IV. Nella fecondi ferie di offervazioni il Termometro è flato quifi coflantemente all' iileflo grado dal princi- pio al fine di ciafcun giorno ; qualche maggior varietà ho veduta nella prima ferie; ma, prendendo il mezzo fra tutte, trovo, che la mafTima differenza tra il grado me- dio di ore diverfe non giunge a tre quarti di un gra- do diReaumur. Quanto all' umid tà oltreché la mia camera è per fé llefla afciuttiffima , ho ufata tutta la diligenza per cuftodirla dall' umido efterno, ne mi fon mai avveduto di alcun fegno fenfìbile di umidità, onde mi petfuado, che ne il caldo, ne V urrido abbian po- tuto fenfibilmente alterare la Buffola , benché di legno, molto meno far ciò con quel Periodo, che or ora vedremo . y. In tutte quelle olìervazioni 1' ago è flato lontano dal- la Tramontana della Buliola verio I^onente più di due gradi, i quali lafciati da parte dirò nelle feguenci ta- vole folamente i minuti fopra i detti due gradi . Quan- do pertanto la decimazione crefte, 1' ago va verfo Po- pente , quando fccma, vtrfo Levante. _ 112 Atti PRIMA SERIE Ore 9 le II 12 13 14 15 16 17 it 1752 M. M. M. M. M. M. M. M. M. M. Mag.io 48,0 48,5 48,0 47.5 46,5 48,5 50,5 52,0 52,5 53,0 13 45,5 46,0 45,0 44,5 45,0 4<5,o 47,5 49,0 50,0 51,0 15 46,5 47,» 46,0 45,5 45,0 4<5, o 47,5 48,5 49,5 51,0 22 51»° 5i'5 50'0 4<^»5 4<'>5 4S» 5 5°. 5 5 2'° S2'5 53 > 5 Giù. I 55.0 54.0 53.5 54«5 55»° 5<5. 5 58.0 58,5 59,0 59,0 4 58 5 58,0 57,0 57,0 57,5 58,5 59,5 50,0 61,5 62,5 7 58,0 57,5 57,0 55,5 57,0 58,0 59,5 60,5 52,5 ^3.0 9 59,0 60,0 59,0 58,0 58,0 58.5 60,0 61,5 63,0 63,5 12 58,5 58,5 57,5 58,5 59,0 59,5 61,0 -52,5 63,5 63,5 14 57,0 57,0 56,5 56,5 55,5 59,0 61,5 63,0 63,5 54,0 i<5 59.° 59'° 58,5 58,0 58,5 59,0 60,0 <5o, 5 <5i, o 62,0 19 59,0 58,0 57,0 58,0 58,5 59,5 61,0 62,5 63.0 63,5 23 57'° 57'° 5^.5 5^.5 57' 5 <^i. 5 <^4' ° 64, o 64, 5 64,0 2<5 59.5 59' 5 59' 5 5S'5 58.5 59,5 ^i' 5 <^3'° '^3, 5 ^4'° 28 59.0 59,5 58,5 58,5 59,0 60,0 62,5 63,5 64,5 55,0 Lug. 2 61,5 52,0 5i, 5 5o, 5 5o, o 5i, o 5i,5 62, 5 53,0 64.0 7 59.° 59'° 59'° 58,5 58,0 59, o 5o, 5 52,5 53,5 54,5 9 5<^' 5 56' 5 56'° 5'^. 5 58. 5 59, o 53,0 53, 5 54, o 5j, p 12 61,0 60, j 62,5 61,5 61,0 di, 5 63,0 53,0 64,5 <54- 5 14 57,5 58,0 57,s 57.5 58,5 59.° 59.5 ^°.° ^° 5 <^°. 5 i<5 58, 5 58, 5 57, 5 56, 5 58 o 58, 5 59, 5 61, o 62, o 62, S 19 58-5 58,5 57' 5 57,° 57.5 58.5 ^0'5 <52, 5 63,5 64.0 23 57'5 57-5 57'5 57,° 58,5 59,5 ^i> 5 ^3'° ^3-5 «^5,° 30 61, 5 61, 5 59, o 59, 5 60, o 60, 061,0 53, o 63, 5 64, o Ago- 3 59. 5 59.5 58, 5 59,0 59. 5 ^0.° ^i' 5 <^2,o 62, j 63, 5 Dell' Accademia 1 1 3^ DI OSSERVAZIONI Ore 19 20 21 22 23 24 I 2 ^ 4 5 M. M. M. M. M. M. M. M. M. M M. 52.5 52,5 51,0 50,0 50,0 50,0 50,0 48,5 47,5 48,0 48,0"" 51,0 51,0 49' J 49' o 48,5 48'$ 47' 5 48.0 48,0 48,5 47,5 50,0 49,0 48,0 48,0 48,0 48,0 47,0 45,5 45,0 4S,o 4j, o 52. o S^^'J 5'»° 50' S 5°>o 5°'° 49. o 49'5 5°»° 4P» 5 49»? 59.0 58,0 57,5 57' o 5^.5 5^.5 5o 62, o 61,0 5o, 5 60, 5 óo, 5 63,5 61,5 5i, 5 61,5 5i,5 5i, 5 61,0 61,0 61,0 61,0 5o, 5 64, o 63, e 62, 5 61, 5 60, o 60, o 60, o 60, o 59, o 58, 5 54, o 64' o 53, o 52, 5 61, 5 62, 5 5o,5 52, 5 52, o 5i, o 63. o 53, o 54*052,5 51.5 5i, o 5i,o 5o, o 59,0 59,0 59^0 59,5 59,5 5i,o5o, 5 60, o 59,5 59,5 59,5 58,5 59,5 59,5 59,0 59,0 62,0 61,5 61 o óo, o 60,0 60,0 60,0 5o,o 5o, 5 61,0 50,5 53,0 61,5 60,5 5o, o 59,5 5o, o 5o, o 5o, o 5o, o 5o, o 5o, o <54, 5 63.0 5i, 5 5o, 5 60,0 5o,o 5o, o 59,5 59,0 59,5 51,5 64,0 62,5 62,0 5i, 5 50,5 5i,o 50,5 60,0 58,5 59,5 5o, o 53,5 52,5 5i, 5 61,0 5o, o 5o,o 5l> 0 5i, 0 5i, 5 52, o 51,5 :ii4 Atti ir 12 15^2 M. M. tiov, 3 <5^. S <^7>5 6 67, 5 68, 0 9 69, 0 6g, 0 13 70,0 70,0 «7 70,5 70,0 23 55, j 58,5 r 25 59. j 69.5 3° 68, j 59, 0 Die. 4 57,5 58.5 6 55, 0 57, 0 XI 6%,o 58, 0 l6 55, 5 57, 5 >S 57, 0 57, 0 25? 66, 5 66, s 1753 7 55,5 55,5 Cen.14 54,0 55,0 28 66, 5 58, 0 Feb. IO 57, 0 66, 0 15 66, 0 66, 0 18 57, 5 55, j 24 64, 5 65, 0 SECONDA SERIE Ore 13 14 15 i5 17 18 19 20 M. M. M. M. M. M. M. M- 55,0 5*, 5 55,5 55,5 5p, o 70,5 72>o 73,5 58, o 59,0 58,5 68,5 70 5 71,0 72-0 71,5 58,5 ^9,0 59,0 57,5 59,0 71,0 73>o 73,5 70,0 71,0 70,0 70,5 72,0 73.0 74,0 75.0 59,0 59,5 70,0 58,5 70>S 73.° 74'° 74' S 70,5 73' S 71.5 71.5 71.0 72'5 73'° 74.0 59,070,0 70,0 70,0 71,0 71,0 72,0 73,0 <^8'S 70.5 70'S ^P'S 70-5 7i'S 72.5 72' S 58,5 ^S. 5 ^9>o 59,0 59,5 71,0 71,5 71.5 58,o 58,5 ^S'5 58,5 69,0 71.0 72,0 73,0 58. o 58,5 58,5 68,5 58,5 7^'° 7*'S 72,° 58, o 57,5 68,0 58,5 ^8' 5 ^9'° 7*' 5 7»' $ 57,0 58, o 71,5 70, o 7o»o 70, 5 71. o 70, o 55,5 55,0 55,5 57,0 58» o 59,5 70,0 70, j 5j,o 55,0 55,5 58,o 6g,o 71,5 72,0 71,5 66,0 58, o 57.5 68,5 68,5 59.5 68,5 57,5 58, o 57,0 57,5 58, o 58,5 ^8,5 59,0 69,5 5y, o 66, o 66, o 66, o 57, o 57, o 57, 5 ^8, S 55,0 55,0 57,0 58, o 58, o 58, j 58,5 68,$ 55,0 57,0 55, j 57,0 57,5 58, o 59,0 6g,S 58, o 5^,j 68, i 58, o 57,5 58,5 59,5 «59,© ,Deil* Accademia yjj DI OSSERVAZIONI Ore SI S2 ij S4 I a 3 4 5 G 78 M. M. M. M. M. M. M. M. M. M. M. M. 72,5 71,0 69,0 67,5 67,$ 66, s «7,0 66,0 65,0 68,5 68,0 68,0 <58,o 69,0 67,5 73.0 7j,o 72,0 71,0 , 5 69,0 68,0 (58,5 68,0 68,5 6p,o 74.5 7}>S 73.0 7J»o 7»» 5 *5>5 6p.5 70.0 'Jp.o <58, o (Jp,o 70,0 74,0 72,0 7j,5 72,5 71,0 70,0 71,0 68,i 70,$ 70.0 71,0 é8,5 74,0 74,5 6j,s 7»>5 7'. 5 ,5 (58,5 (58,0 (56,5 (54,0 io, o 65,o5 71.5 70.0 70.0 6p,5 óp,o 67,0 66,s 67,5 67,5 <58, o 67,5 7'>5 7'i5 7», 5 /O. 5 6p,o 67,0 67,0 66, o 66, o 67,0 66,5 66,5 71,5 70,0 69,; 70,0 6j, 5 66, s s <58, 5 68,5 67,5 67,0 66,0 6s>o 60,0 64,0 65,5 yi.o 69,0 68,5 67,5 66,$ o <56, S <^* o '5^>5 ^7.° <57»° 66,5 66. 5 68 o 67,0 65,5 67,0 67,0 65,5 66, o 63,5 66, o 6»,« 6p, o 68,5 68,0 67,5 67,0 ó o ^i'° *4>S 5- 30 ^3, 0 I. 45 69, 5 6- 0 54' 0 2. 0 66, 5 6- 20 54' 0 3. 0 69* 0 6- 40 61, 0 4. 0 60, 0 7. 0 57. 5 4. IO ^0, 0 7. 20 57. 5 4. 20 6ly 0 7. 40 59. 0 4* 30 62y 0 8. 0 60, 0 4' 45 61, 0 Que- Dell* Accademia 1 1 y Quefta è la maflìma irregolarità , che ne* predetti tempi mi fia caduta fotto dell* occhio , la quale cer- tamente non può del tutto rifonderti nelle due pri- me cagioni : non' nella prima di cfle , perche oltre 1' efatteiza , di cui ho parlato al numero 2., ogni of- fervazione V ho ripetuta una , o due volte, il che ho fatto ancora , quando da un ora all' altra ho trova- to un moto, che ufciire alquanto dall' ordinario: non nel- la feconda , perche recando la Budola nella medefi- ma direzione del muro , 1' ago per indicarmi una de- clinazione tanto diverfa dalla precedente avrebbe do- vuto troppo notabilmente accoflarfi , o allontanarfi dal piano della Buffola , del che mi farei accorto dalla parallafli dell' ago guardato da punti diverfì , la qua- le in limili occafioni non ho mancato di efattamente offcrvare . Non voglio lafciar qui d'avvertire, che nella pri- ma ferie d* Gfferva7Ìoni non ho mai trovata irrego- larità , la quale non pofTa comodamente attribuirli al- le due prime cagioni , benché più volte il dì abbia of- fervato 1' ago ancora in que' giorni , che fono tra mezzo ai deferirti nella tavola : il che mi fa credere, che le variazioni reali della declinazione fieno maggiori ne' tempi freddi , che ne* caldi. yil. Se tutto ciò ben fi confideri , non farà maraviglia il vedere talvolta crefciuta la declinazione in un ora , in cui fecondo 1' altre oflervazioni dovrebbe fcemare, o al contrario. Tali irregolarità pertanto non impedifcono , che vi fia un Periodo, il quale fi oderverebbe (empre 1* ilielfo , fé potcffero tenerfi lontane tutte le cagioni ac- cidentali , che lo turbano. Vili. Meglio fi vedrà quefto Periodo , e infieme la legge, con cui camina, fé prendanfì le fomme di tutte le Ue- " eli- 11$ Arri clinazionj della medefima ferie appartenenti ali* iftefs* ora ; così le cagioni accidentali , delle quali in un nu- mero notabile di ofTcrvaiioni fono altre ad altre con- trarie, fcambievolmente diftruggendofi , almeno in gran parte, lafccranno le predette fomme affai proflìmamente , quali ce le darebbe un Periodo non foggctto ad alcun turbamento . Ecco defcritte nella feguente tavola le forame delle Declinaiioni nelle offervazioni della pri- ma ferie . Somma Somma Ore delle Declinazioni Ore delle Declinazioni 9 1423, 5 20 1508, 0 lo 1422, 5 21 1489. 5 II I40(^> 0 22 1474' 0 12 1398, 0 ' 23 14^2» J 13 1407, 5 34 1457. 5 14 1434. 5 1 1455. 0 IJ 1476, 0 % 1448, 0 1$ 1504, 0 3 1442. 0 '7 1524, 5 4 1443' 0 iS iH°» ^ r 1431, 0 »? »12p> J IX Scorrendo quefta tavola s' incontra la minima de- clinazione alle ore 12, dalle quali crefce verfo Ponen- te fino alle 18 , indi torna in dietro fino alle 3. , e può dirfi ancora fino alle 5, non eflendofi da far conto del piccoliirimo falto , che s' incontra alle 4» im- peroche, fé tolgafi la fola offervazione de* 9 Luglio, la lomma delle declinazioni alle ore 4 diventa mino- re della precedente di un minuto. Dalle 5. alle 9. forfè va fempre fcemando , forfè dopo elTcr diminuita fino a un certo tempo di nuovo crcicc fìa circa alle 9) U fola Dell' Accademia ii^^ fola ofTcrvazione ce ne può accertare; qualunque cofa però accada , le variazioni non pofTono clTere che aOTai piccole . X Per determinare con maggior precisone la minima ^ e mafTima decimazione , ed i loro tempi , le ho cerca- te per interpolazione, fervendomi per la prima delle fomme dalle ore io. alle 14., e per la feconda dalle i6. alle 20. La minima fomma cade precifamente al- le 12., e però è di minuti 1398. la malTima alle ore 18. e fei minuti , né differifce fenfibilmence da quel- la delle ore 18., onde è di minuti 1540. XL Per ridurre le Ore Italiane alle Altronomiche , ho determinata 1' ora Italiana dal mezzo dì in ciafcun giorno, in cui ho fatte le offervazioni , e prendendo il mezzo geometrico, cioè il quoziente della fomma di tutte le Ore divifa pel numero de' giorni , trovo il tempo medio del mezzodì all' Ora Italiana 16. 5. , da cui togliendj ore 12., tempo d^lla minima decli- nazione , avremo quelta alle ore 4, 6. avanti il mez- giorno, ovvero alle ore 7. 54. della mattina. Se poi dalle ore 18 6. tempo della maflTima declinazione tol- gali r ora del mezio-giorno, reitera quelta alle ore due della Sera. XII. La diiìferenza tra le fomme della manfima, e mini- ma declinazione è di minuti 142 , la qual divifa per 25. numero de' giorni, ci da per differenza media diur- na minuti 5, 7 XIIL Prima di fare V ifteffe operazioni intorno alla fe- conda ferie, fì tolga via tutto il giorno 18. di Dicem- bre , in cui la declinazione fu troppo notabilmente tur- bata : r ho voluto nondimeno efporre m quefta tavo- la , per non lafciare alcuno de* giorni , ne' quali ho fatte r oHervazioni , e affinchè veggafì ciò, che può tal volta I20 T T i'^ volta accadere . Pet 1* ifteffa ragione fi correggano le declinazioni dell* ore 23. e dell' ore 6. a cagione dell' oflfervazioni de* 23- Novembre, e 29. Dicembre, che dall' altre profTime troppo difcordano . Per far ciò (ì (ommino le declinazioni delle 22., e 23. ne* i^. gior- ni, che reAano : la prima fomma è 132S., la fecon- da 13 19. e la differenza 90 Onde facendo come 19. a 20. così 9. a 9, 5. dovrà la feconda fomma ftabilirfi minor della prima di minuti 9, 5. AH' iitelfa maniera trovati la fomma delle ore 6. minore di quella delle ore 5. di mezzo minuto. Ciò fatto ne vengono le fc- guenti fomme. Ore Somma Ore delle Declinazioni 11 I343> 5 22 12 1351J o 23 13 1351» 5 24 14 ^3^7. 5 .1 15 13^5» o 2 1^ 13^7, 5 3 17 1383, o 4 18 1406", 5 5 19 1423» o ^ 20 1430, o 7 21 1415, J %. Somma delle Declinazioni 1402 1393 1378 1358 1347 1339 1327 1330 1329 1342 5 o 5 o o o o o 5 5 5 XIV. Da quefta tavola apparifce chiaramente un Periodo affai regolato dalle 15. fino alle 4. non così tra que- fte , e le 15. ma fé fupp >ngalì in ciafcuna fomma un errore non maggiore di cinque in fei minuti introdot- tovi d4 cagion' accidentali , il quale non è improbabi- le, potranno elfe render/ì più regolari, per cagion d' cfempio nella feguente maniera . Ore Somma Ore Delle Declin. 4 1327 5 1330 6 1333 7 1338 S 1540 II 1349 12 13)3 13 1357 M 136'2 15 1355 Dell* Accademia t,2i Il moto troppo lento in quefta parte della giornata richiede un numero più copiofo di oHerva- zioni per averlo con maggior pre- cifione . XV. La mafTima declinazione tro- vata per interpolazione colle fom- me dalle ore \t. alle 22. è di minuti 1430, ) all' ore i^. 50, dalle quali togliendo ore 18. 41, tempo medio del mezzo-giorno refta i. 9 dell.i fera per tempo della mafTima declinazione. Qutoto alla mini- ma , ellendo inutile 1' interpolazione per le irregolari- tà, che s' incontrano, può Habilirlì tra le 4, e le 5. Italiane, cioè tra le 5), e le io. della fera. XVI. Prendendo per minima fomma quella delle ore 4, la differenza tra quelta, e la madima è di minuti 103, 5, la qual divila per 20. numero de* giorni da per differenza media diurna minuti 5, 2. XVII. Confrontando i nfulcati da quelie due ferie, i tem- pi della mafljma declinazione diffcrifcon di poco , fé continfi Icore dal mezzo-giorno, come ancora le loro differenze medie diurne dalle rtfpettive declinazioni mi- nime, non così 1* ora della minima declinazione, fé qualche occulta cagione non mi ha ingannato in co- fa s tenue : dalle 4. alle i i.lc (omme crefcono folamente di fcdici minuti, e mezzo, il che da ragguagliatamente meno di due minuti, e mezzo per era .-ogni piccola cagione può no- tabilmente alterare un motosi tardo, e farci comparire la minima declinazione molto lontana dal fuo vero tempo - .Vili. Siccome nella declinazione della Calamita fi of- Q icrva 122 ATTI ferva un Perìodo diurno , così può dubltarfi , che ve ne (ìa un alerò annuo . La direzione dell' ago calami- tato non folamente non e un effetto coftante , come fi è comunemente creduto per qualche fccolo , ma varia continuamente defcrivcndo piccole ofcillazioni co- sì nella dura/^ione , come nella grandezza differenti. Or fìccome in querta gran varietà vi è una cagion perio- dica , che muove i ago per cinque in fei minuti in una parte della giornata verfo Ponente , ed in altra verfo Levante , così Y ifteffa , o altra cagione forfè produce un fìmile effetto nel corfo di un Anno . Non avendo io comodo di farne 1' offervazione , efporrò fo- lamente , come potrebbe effer fatta da altri . XIX. Ciò , che molciffimo importa in quefta ricerca, è, che la Buffola lì mantenga nell' iftelTo (tato . Può que- fto ottenerli con fermare gagliardamente una buona Buffola di ottone a qualche pietra , che fìa in par- te incalirata in una (oda parete , in parte efca fuo- ri di effa ; Ne farebbe inutile il f^rlo in due diverfi luoghi, per diliinguere dall' andamento di aghi divertì ciò , che debba attribuire a reale variazione dell* ago, da ciò , che può introdurvi qualche alterazione fatta nella Buffola > non effendovi cofa sì ftabile, che non poffa col tempo (oggiacere a Tenibili moti , Tanti di- ligenza non è Hata neceffaria per determinare il Perio- do diurno , in cui non (ì tratta di paragonare giorno con giorno, ma folamente ora con ora. Le offeryazioni potrebb r farfi un ora , e mezzo dopo il mezzo-giorno , circa il qual temp) accade la maffi- ma declinazione : Se pure altrove le cofe vanno, come qui in Roma , il che potrebbe ognuno dammare ne' proprj luoghi. Dovrebbero continuarfi quefte offervazioni per più anni, pò- Qell* Accademia 123 potendo facilmente le cagioni accidentali alterar mol- to le declinazioni di uno , o due anni : il numero dì elfi baftanre a dedurne qualche cofa di certo dipende dall' eflTere il Periodo più o meno fenfibile , e più o meno foggetto ad elTcr turbato. Le fomme delle declinazioni ofTervatc negli (leflì meli , con prendere ne' più brevi qualche giorno da' mefi vicini, per uguagliarli a' più lunghi, farebbero facilmente ve- dere il corfo di quello Periodo, quando vi fìa. XX. Stabilito il Periodo diurno della Calamita ho volu- to determinare ancora la declinazione affoluta . A queft* cffecco adì 27. Settembre del 1762. mi fon portato alla Meridiana della Madonna degli Angeli nelle Ter- me Diocleziane coli' ìl\e([a. Bulìola , e in diverfi luo- ghi tra le quattro , e le cinque dopo mezzo-giorno, ho trovata la declinazione, come fegue, dopo aver ri- petuta in ciafcuno di elfi 1' olfervazione una, o due, o anche tre volte. Ccntefime Declinazione del raggio Occid. G. M. Non fidandomi affatto di me iìciio pregai uno de' Noftri, di molta abilità nell' offer- varc, a portarfi alla Meri- diana con altra BuiTola di grandezza poco minor della mia, per cfplorarc ne* mede- fimi luoghi la declinazione, fignificandogli folamente, che in diverfi punti ì' avevo trovata notabilmente diverfa. Lo fece adì 22. dell' Ottobre feguente, e confrontate le oifervazioni (ì trovarono a un dipreflb le medefime dilfcrenze. Q 2 Nella G. M. 40 16. j éo >5. 55 80 16. 45 100 16. 25 120 17. 15 140 18. 0 170 »7- 45 aoo 16. 20 220 14. 30 124 ATTI Nella Meridiana non fi vede fcompaginamento fenfibile J onde non è da rifonderfi quctta varietà in alcun vaio contratto da eflfa col tempo , e però non può pro- venire , che da diverfe forze attraenti fparfe per la Chiefa , che fanno dove più , dove meno deviare l* ago dal Tuo vero polto . Al punto 150 la Meridia- na rade uno de' quattro angoli , che foftengono la volta di mezzo ; indi camina tra due Cappelle chiu- fe con canc.:lli di ferro , (ul principio pm vicino al- la delira , fui fine alla finilira . Preifo ancora al pre- detto angolo un aquedotto, che traverfa la linea , è co- perto con laftra di ferro in quella parte , che fog- giace a* marmi della Meridiana, co ne ho faputo da chi, in occa(ìone di rinnovarli il pavimento della Chiefa, ha avuto comodità di vedere a che fono appoggiati, e in qual maniera coUegici i marmi , a cui è racco- mandata la linea. Stimo pertanto , che a tutte le offervazioni debban preferirli le prime due , perche fatte in luoghi i p a lontani dalle pareti della Chiefi , e da qualunque fer- ro , per quanta alm;no può coli occhio difcernerii ed ho potuto (apere dalla mrdefima Perfona pratica del luogo . Prendendo il mezzo tra effe la declinazio- ne della Calamita fui fine di Settemore del 1762. fu di gradi i-s. verfo Ponente. XXI Nel i^;o il S g. A.4zout olTervò in Roma la de- clinazione occidentale della Calamita tra i gridi due , e due e mezao , coiu rifenfce il MaTcheibro^k do- po il corollario 6. dell* efperimento 97. Dunque in anni 92- fi è m ) fi verfo Ponente gradi 13. 45. > ovvero minuti 825,' dal che viene il moto medio annuo di 9. minuti . >^ella tavola delle Declinazioni ofTervate in Parigi , che Dell* Accadimià 125 che trovafi nel Dizionario Enciclopedico alla voce jligutlle amantee , ed in altri libri vedefi nel 1670. la Decl'naz'one occidentale di gradi i. 30. , e nella ConmtJJance des Mounjemem Qelejies pel 17(5^. alla pag. 208. dicelì ullervata adì 8. Maggio 1760 di gradi \i. 30 dunque in anni 5^0. il moto è /tato di gradi 17 verfo Ponente , che danno ragguagliatamente mi- nuti undici e un rcrzo per Amo . Non è cola nuo- va , che neir ilielTo tempo il moto in declinazione fi» maggiore in uno, che in altro luogo; gli errori pe- rò, a' quali fimtli offervazioni fono foggctte , poGTono aver notnbilmente alterata la differenii era 1' uno , e r altro moto , mspo- 11^ Atti RISPOSTA ALLA SESTA QUESTIONE, CHE IL NEWTON PROPONE AI FILOSOFI NEL FINE DELLA SUA OTTICA Del Slg Dottore candì D O PISTOJ Gnun fa , ch« qualunque corpo efpo- i\o ai raggi del Sole fi rifcalda in qual- che grado, e i Filofofi hanno oderva- to , che i corpi fono più o meno fa- cili a rifcaldarfi , concepifcono mag- gior o minor calore , e lo ritengo- no per più , o meno di tempo fecondo la lo- ro diverfa natura , la loro diverfa denfità , ed il lo- ro colore . Il Newton con molti altri Filofofi ha of- fervato a quefto propofito, che di due corpi della ftef- fa natura , e della tte(Ia denfità quello, che abbia la fuperficie nera, concepifcc maggior calore di quello, che abbia la fuperficie colorata: ma quelto gran Filofofo non ha avuto il tempo di fcoprire, fé di ciò la cagione fia, perche i raggi Solari non fi riflettano dal corpo nero, ma vi entrino dentro, vi s* intralcino, e vi facciano tante refrazioni , che finalmente vi fi perdano , e dirò cosi vi muoiano ; neppur fi la quanto calore precifa- mente un corpo nero della (lerfa natura concepisca più d' un corpo bianco. Quella fcoperta con molte altre la lafcia il Newton in forma di domanda nel fine del terzo Libro della fua Ottica ai Filofofi avvenire , per- che chiamato (come egli dice} ad altri ftudj fu co- rretto Dell* Accademia 127 ftrctto ad abbandonare le Tue oflervazioni fopra la lu- ce. Di quefte domande quella, cui io mi fon propo- fto di rifponderc, è la fefia, ed eccola colle fue pro- prie parole „ An non corpora migra calorem de lum/fje fa- ^, ctltus , quam ctrpora colorata cenctytunt ideo , quia luminis „ id , qttod in fila incidit non rejle&ttur extra , fed ingre- „ ditur in tpfa corpora , tntraque ea reJìeBitur , ac refringi" „ tur ftepiut , atque tterum ufque eo dome refiwgtiatur pent- „ tus ^ (s" intercidati ,i La maniera , di cui io mi fon fervito per rifpondere a quefta domanda, mi ha fom- miniftraca la rifpofta per un alerà della prima forfè più curiofa , che fi può mettere in quelii termini „ „ ufque ad quem precise gradum corpora nigra concipiant ca- „ Urem magis , quam corpora alba ? „ Non importa, che io qui nferifca tutte quelle efperien- ze , che inutilmente ho fatte avanti di pervenire a quella , che ferve di rifpofta, e alla domanda Newto- niana , e alla mia , onde paffandole fotco fìlenzio di- rò , come una fera per cafo mi venne il p^nfiero di affumicare al lume della lucerna la metà della palla , che tiene il mercurio in fondo del Termometro di Reaumur, come in f.^cci feci, e 1* affumicai tanto, che piglialTe un nero vellutato perfettiffimo . Il cafo , che prcliede per lo più alle grandi fcoperte , prefitde an- cora alle piccole , perciocché efpolto la mattina dopo, [che era il 21 di Luglio del lyf^i-] quelto Termo- metro ai rag^i Solari ve Io feci Itare fino al mezzo giorno , qumdo il mercurio toccava il grado 3 5. del- la fcala di Reaumur , e la palla riceveva nella fui metà affjmxata tutta la forza dei raggi Solari. Segna- to pcttanto il punto , dove toccava il mercurio , che (come diffi) era il grado 35. , girai fu la tavola dall' alto del Termometro il tubo , e feci venire efpofta ai raggi 12S Atti raggi Solari la mera della palla , che era rimafta bian- ca , quando in pochi momenti vidi fcendere il mer- curio dal grado 35. al grado 32. in circa, ove fi fer- mò, e ftecce per lungo tempo ,• quindi colla (olita in- dullria fatta ricomparire la metà delh palla affumi» cata , il mercurio prelto fé ne nfalì si grado 35. co- me prima , il che fatto moltiirime volte trovai Tem- pre quefto moto coitante. La fera fegueiire accrebbi il turno alla metà della palla già affumicata , ed il gior- no dopo mantenendofi il medelìvno caldo nell* Atmo- sfera ( che era di gradi 21-, e che fu il malfimo , che aveflimo in quelT Anno ] trovai, che al fenfo la fcefa, e la falita del mercurio fecondo la parte , o nera, o b an- ca, che voltava al Sole , era la medefima , e che li dif- ferenza era coftantemente di tre gradi . Pochi giorni dopo eflfendo fcemato nell* Atmosfera il calJo , ed ef- fendofi ridotto a 14. gradi, ripetei la medefima efpe- rienia, e trovai , che la differenza fra il punto, ove toc- cava il mercurio , quando il Sole dava fu la parte ne- ra della palla, dal punto, che toccava, quando il So- le dava fu la pirte bianca , non era più di tre gradi, ma di due , e repetutala nell' Ottobre , quando il caldo dell' Atmosfera era di 7. gradi , la differenza era di un grado folo, e nell' Inverno, quando l' Atmo- sfera aveva il gelo, la diff^^renza non era fenfibile . Tut- ti quelli efperimenti per maggior cautela io li ho rifatti nel coifo dell' Anno 1752. in un altro Termometro, ed f ho trovato il medefimo per l' appunto; onde non pa- re , che poffa effcrvi Hato sbaglio di forta alcuna. Vediamo adeffo, come il nollro efperimento rifponde ad ambedue le proporte domande, e a tutte le loro parti. Neil' ipotefi che la luce non differifca dal fuoco , è , chiaro in primo luogo , che i corpi nen_ concepifco- 1 no I Dell* Agcademia .'ìip , - ho maggior calore de' corpi colorati , perche la luce non fi riflwcce da effi , ma vi entra dentro , e li pene- , tra . Imperciocché come abbiamo veduto i raggi Solari quan- i, do percuotevano fu la parte affumicata della nota palla , inducevano nell' interna foltania del mercurio una maggior rarefazione di quando percuotevano fulla bianca , indizio certo , che allora i raggi penetrava- no in maggior quantità nella foftanza del mercurio, e attraverfavano perciò in maggior copia la nera (uper- ficie della palh ; ecco adunque alficurato quello, che il Newcon , ed altri Filofofì avevano congetturato. Che poi la luce nell' attraverfare la nera fuperficie d' un corpo foffra infinite refrazioni, è facile a dimoftrarfì. La luce [come abbiamo veduto] paffa in maggior copia per la fuperficie nera, che per la bianca i adunque fé fi veli con il fumo da una parte una Lente Uitoria, e quella parte fi rivolga al Sole per incendiare un cor- po , parrebbe , che allora quefta Lente dovelTe incen- diarlo con pili facilità di quando non era affumicata, ma fefene tacciai' efperimento, fi troverà tutto il con- trario , e fi vedrà, che mediante le irregolari refrazio- ni , che foffre la luce nell' attraverfare la nera fuper- ficie della Lente, quefta non può più dirigere a un fol punto li fcompigliati raggi per formare il fuo fuoco, e per tal ragione non può incendiare il corpo, che ad cffa Ci era prefentato. Vorrebbe fapere ancora il Newton, fé la luce, fuppofto che entri nei corpi neri, vi muoja dentro, e vi fi per- da i ma quefta domanda vale non folo peri corpi ne- ri , ma per tutti i corpi di qualunque colore eglino fieno , perciocché entrando in tutti la luce o più o me- no, di tutti fi può domandare, fé quella luce, che R vi 13«? T T vi entra dentro i rie(<:« nell* agghiacciarli del corpo J ovvero vi muore y oltre di che la rifpofta a quefla do- manda può dipender molto dal (ìftema, che uno ha della lucei ed io per me fon di opinione, che ella riefca , e ritorni nella Tua sfera > ma quello non è il luogo, che io adduca le ragioni di quefta mia opinione. Si vuol far vedere adeflb, come il mio efperimento,che ha rifpotto a tutte le parti della domanda Newtonia- na , rifponde ancora alla domanda , che pofi in fecon- do luogo , e che ricerca quanto calore precifa mente un corpo, che abbia la fuperficie nera, concepifca piùdi un altro , che abbia la fuoerficic bianca, e che (ìa della tteflTa natura, e denfìtà del primo. La palla del mio Termometro nel fuddetto efperimento fi può dire, che faceva le veci di due corpi, col vantaggio, che fìcco- me in due fiaccati corpi fempre può rertare qualche dubbio intorno alla loro natura , e alla loro denfità per- fettamente eguali , qui non vi poteva eflfer dubbio al- cuno , mentre o la palla moftraffe la bianca fuperficie, o la nera , il mercurio entro racchiufo era fempre il medefimo. In quanto al colore mi pare, che il nero che fa fui vetro il fumo di lucerna , poffa prenderfi per il più perfetto, come ancora il bianco, che da il mercurio pollo dietro al vetro può prenderfi ficura- mente per un bianco perfetto ; Sicché avendo veduta la dijfferenza del calore, che concepiva il mercurio, quando la palla mollrava al Sole la fuperficie bianca da quando mollrava la nera in tre diverli tempi , ef- fere nel primo di tre gradi, nel fecondo di due, e nel terzo di uno , e che in quelli tre tempi la differenza del calore ncH* Atmosfera era al fenfo uguale , come abbiamo di fopia fatto vedere, potremo ilabilire la differenza media di due gradi . Adunque non confìde- rando Dell' Accademia eji rando per niente il vetro, che chiude il mercurio^ diremo che quelto corpo, che è quattordici volte piiì denfo dcir acqua in un cielo temperato cfpofto ai rag- gi del Sole col fuo naturai colore, conccpifce due gra- di meno di calore di quello , che concepirebbe , fé a- vefTe la fuperficie ner* . -•—-•- La difficoltà di poter dare al vetro i colori fenza lafciar dei dubbi negli efperimenti ha refi vani nella fcorfa E- fìate del 17(^2 i miei tentativi fopra la mifura del calore , che potefle concepire il mercurio , qualora a- vclTe la fuperficie tinta dei fette dlverfi colori , percioc- ché era mia intenzione di fcoprire , fé i diverfi rag- gi dando diverfi gradi di calore al corpo , entro cui s" infinuano, feguificro in quefta diverfità di gradi la proporzione delia loro refrangibilità , e confermafiero le congetture dei Filofofi fopra la cagione di detta proprietà . POR: 132 Atti PORTA ARMONICA D l .^ MO NSIEUR MILLER Er dare un idea della mia Porta Armo- nica, fpiegherò in primo luogo le par- ti sì clterne , che interne di un mo- dello, il quale fuona da fé 1 Alia di una Canzone Epitalamica compofta a quattro voci fatto da me collruire fon già tre anni. Paflerò poi a deferì vere le parti in- terne d' un' altro modello a tre voci, alquanto d (feren- te d'ai primo , il cui meccamfmo efìgendo un Canone di Mufica retto, e retrogrado, mi ha Suggerito una compo- lìzione di nuovo metodo, che forfè non farà venuto an- cora in penfìero ad alcun Profeifore fìa di Matematica , o fìa di Contrappunto. Avrei aggiunto alla defcrizione de* due mentovati mo- delli anche quella le fuccede immediatamen- Dell* Accademia 135 te un* altra nel luogo ifteflTo , ov* era la precedente , cioè dietro all' ovale apertura . Al difopra di quefta nell* efte- rior fuperficie è fcritta 1* Aria della Canzone , acciochè, da chi muove la Porta , fene .'poffa legger comoda- mente , e cantare ogni (trofa fui a medefima Mufìca. Sotto alla fuddetta apertura un Genio, o Puttino tiene in mano una cartella, fulla quale fi leggono le Note per il Flauto traverfo , e Viola d* amore, o Violino, affin- chè fi polTa con quefti iirumenti accompagnare la Mufi> ca dell' ufcio. Lo fpcccbio inferiore rapprefenta una fpecie d* Atrio con un monumento , ove dall' Architettura , fedente in atto di confiderare il fuo lavoro , fi vede incifo 1' apprcHb L SONETTO arbitrio della Terra ^ e il fomma Impera Ter decreto del CieC divifo tu dui Contrajiar colla dejlra , e col fenjtero Lungo temfo i "Borboni agli A'vi tui J £ i ìn'van mifero oggetto agli oechj altrui Tiangenta Europa il fuo dejim ferverò i Finche in Wai ntolfe Amor gli fguardi fui E i lioti confolò d' un Mondo intero. A quello , onde et Vi unì , laccio giocondo Il dejìino de' %egni ancor foggiacquCy E refpirò da tante Bragi ti Mondai Egli fottratto aljìn , come al CieT piacque, T)t lunghe emule gare al dubbio pondo, Ojferfe ti collo all' aureo ^iogo , e tacque '. L* ufcio tanto nell' aprirfi , che nel ferrarfi fuona da fé la Mafica o fia Aria della Cannone Epitalamica colle fue il6 Atti fuc quattro parti di Soprano, Alto , Tenore , e BaflTo fo- pra 132. corde, tutte di budello, alia riferva àz' con- trabafTì, i quali hanno cordoni di feta ricoperti con fil' d' argento ; L* armonìa , che rende , è qua(i finiile a quella d'un' Arpa angelica, e forfè più grata. Le Note dell* Aria fono comoofte in modo retto , e retrogrado, e dicono lo lleffo per ogni parte a fomiglian- za del noto feguente verfo . ^oma tibt flètto nìotibu! ih'tt amor . D'onde deriva, che aprendo 1' ufcio per metà, e ri- ferrandolo fi fente fuonare I* Aria intiera , come fé fi fuf- fe aperto del tutto: Aprendolo per un terzo, e nferran- dolo fi fente la prima , e terza parte dell' Aria, che fan- no una melodìa completa ; Aprendolo poi per due ter7Ì , e parimente riferrandolo, fi fente tutta 1* Aria colla replica della feconda parte: In fomma per quan- to poco , o molto Ci apra , e fi riferri 1* ufcio, fi fen-^ te fempre una melodìa perfettamente finita. Mentre fuona k Porta Arnunica prefenta infiemc la fua pirte a ciafcuno d' avanti agli occhi tanto a chi dee cantar la Canzone , quanto a quelli , che debbono accompagnarla col Flauto , e Viola d' amore . Per rendere la melodìa più variata Ci può, nell' apri- re la BaGTola, fuonare con li flrumenti il Ritornello i nel ferrarli poi C\ paò acconpignare la voce cantante con gli flelTi Strumenti, conforme d vedi nella Tavola terza Chi ha pratica del Violino, può da fé fleflfoje fen- 2a r ajuto di alcuno, fuonare il Ritornello , e pofcia ac- compagnar la fua voce coli' ufcio , e Violino, appog- giando la fpalla finifha all' edremità del medcfimo ufcio, e movendolo o ptefio ,0 tardi , come pù gli piace 5 perocbè tale attitudine niuno impedimento gli reca ne al fuono del Viohno , ne ai canto . Se Dell' AccàdemììI 157 - -Seàtc^ffO fetitra per la Porta Armonica J non folo vien mamfeikto il fuo ingrdro dal fuono , ma anche dalla mutazione della ftrofa, che Vedefì dietro al criflallo: An- ^i fé' più volte 'é'ftata aperta la Porta , fenza che fiafi potuto fentirne il fuono , farà facile nondimeno venirne in cognizione ; imperciochè , quante volte effi fi apre e fi ferra , tante ftrofe fi mutano i Laonde nflettendofi al- la' Urofa , che vi fi era lafciata , e olfervandofi il nu- mero delle rtrofe mutare, può ficuramente affermarfi il numero delle volte , che la Porta Armonica è ftata a- perta. Volendo poi , che 1' ufcio non fuoni più , né dia al- cun tono , baila levare un piccolo nodo al cordon di fe- ta , che allora tutte le parti fiaranno ferme tanto nell' aprirfi , che nel ferrarfi. La ftruttura di quelta macchina , ancorché (i apra J O fi ferri prefto ed incautamente la Buffola , è poco (oN topofìa a guaftarfi , avendo io procurato di attenermi ad una meccanica femplice, fenza ruote, e fenza denti, come fi potrà rilevare dalla defcrizione delle parti inter^ ne , che darò nel feguente Articolo. Articolo fecondo . PARTI INTERNE DEL PRIMO MODELLO; HAnno gli fpecchj delle Bufiole per ordinario circa uri braccio e mezzo d' altezza , e quafi altrettanto dì larghezza ; Ond' io per rendere il mio Modello adatta- bile alla maggior parte degli ufcj , feci fare due telar!, comporti cialcuno di quattro regoli lunghi un braccio e mezzo, e groflli circa un foldo di braccio . Sopra que- il» telari feci incollare alcune tavole fottili d' abeto dì S Germania I3« A T f j Germania bene Cagionato , indi li applicai talmente al- la Budola , che formaflTero con quella due corpi fonori , ai quali le tavole d' abeto ferviffero di fondo, eli fpec- chi della Budola di contrafondo . Perchè poi quelli cor- pi fonori poteflTero facilmente trasferirfi da una Budola air alerà , non li volli incollare , ma li fermai Templi, cernente colle otto viti -. «v «v. -&c. I quattro regoletti - e. f. - fono quattro ponticelli , di- vifi ogn* uno in fettanta parti uguali , e armati di pun- te di ferro, per fortenere le corde , le quali fi accorda- no avvolgendole a piccoli perni non altrimenti che le corde di un Cimbalo. Dalla parte -a e- nello fpecchio fuperiore, fono le tren- tatre corde del Soprano , e nell* inferiore quelle del Baf- fo ; Dalla parte - b d. - nel fuperiore fono le corde del Contralto, e nell' inferiore quelle del Tenore , e forma- no fra tutte il numero di cento trentadue. Le corde del Soprano , e BalTo fono porte nelle di- vlfioni o linee i. 3. 5. 7. &c. e quelle del Contralto, e Tenore nelle divifioni 2. 4 S. 8. &c. affinchè le corde lun- ghe , che deono paffare la larghezza della metà delli fpecchj, pollano eftenderfi, quanto richiede il loro refpet- tivo tono , g. h. - Sono due regoli quadri collegati nel mezzo col- le tre traverfe /'. n. - l. m. - nt. i.- 0. 0. 0.9. -Sono quattro piccoli legni, o come dicono gli Artefici , zoccoletti con ftampe quadre , nelle quali falgonOjC fcendono perpendicolarmente i due regoli-^./? - -t t. f. f. -Sono quattro viti di ferro , che paliano ori- .zontalrnente a traveifo de' regoli-^ h.- Ha ciafcuna di elfe due dadi coi^ la vite femmina , o fia Madrevite , acgiochè meda al fuo punto verfo le corde , polla fer- TOurli itabilmente ai regoli. Nelle eitremità delle viti verfo le Dell' Accademia 13^ le corde ho fatto fare degli fpacchi con una lima a fega , entro ai quali fono incaftrate , e legate con un filo di fera , quattro linguette di fuolo d* Irlanda ben' elartico , che a guifa di penne toccano le corde , e fuo- nano tanto nel falire che nello fcendcre de* regoli -i'. h.- -;>. -èuno zoccoletto , fermato alla BuOTola , al quale è legatala carriolina - ^. - rhobile intorno al fuo afle , in ma- niera che la carriolina poflTa voltarfi , e girare qualche poco orizontalmente verfo quella parte, dalla quale di mano in mano viene tirato i) cordone-/, r. y. x. -Detto cordone è fermato alle traverfe de' regoli in - r - pa(Ta io- pra la carriolina -y. -e fi trova legato ad un gangetro di ferro nella muraglia contigua, verfo la quale aprefi 1' ufcio. Da ciò fi vede, che quando è chiufa la Porca Armo- nica,effendo allorala carriolina- ^.- nella fua maffima di- flanza dal gangetto, ov' è fermato il cordone-/, f (j.x.- i regoli-^. /». - deono neceffariamente ftarne fofpefi nella loro maggiore altezza da terra j per lo contrario, allorché la Porta fi apre, e va accottandofi verfo la muraglia con- tigua , poiché fcorcia la dimenfione del cordone, e con- feguentemente la fua tenfione,i fuddetti regoli - g. h.- trat- ti dalla loro naturai gravità, fono obbligati a difcendere, e ad accoftarfi al fuolo , finché le due traverfe di mez- zo non vengono ad appoggiarfi in - /. ». - fopra gli zocco- letti-o. 0.- oppure fopra il chiodo -^. - in-/. Quello chiodo -y.- dee fermarfi rtabilmente nel legno della Buflbla nel punto - /. - per avere un più ficuro riparo , in cafo che per qualche difgrazia fi liaccaffe , o fi lirappaflfe il cor- done , mentre i regoli - g. h. - fono in alto . Salendo, e fcendendo nella maniera fpiegata i regoli - g. b.-\c quattro linguette- f. ^ ^ /.-vengono a toccare, e a fuonare ogn' una le fue refpettive corde di modo retto nel falire, e di retrogrado, o inverfo nello fcendere: S 2 e quelto ri 4P M .A'vt; t ::ì; e quefto è il motivo , per cui fi è; dovuto comporre ila mufica in forma , che Tuonandola o da (ìniftra. a de- lira , o da delira a finiftra , Tempre fi Tenta 1' ifteffa me- lodìa . Vedafi la mufica , comporta in tale ma.niera , e meflain note nella Tanjola i' Jig- i. dalla cui oompo- fizione ^ comprenderà , per qual ragione a ogni terza parte Topra i ponticelli -V. /.- nella Ta^vola 2. fi trova/uU na paufa , o vacuo di una corda . . - • u Qui è d' uopo oiìervare , che , ficcome 1* uTcio nel iTerrarfi dee far qualche piccola forza , per alza re: i. rego- li - g, /?. - , fi rende necedario tenere il cardine inferiore più lungo , e più in fuori del Tuperiore , ad effetto che l* uTcio Tpinto dalla propria gravità tenda a riferrarfi per Te medefimo, e con ciò. faccia equilibrio al pe{o refi'lien- te de regoli !,r onde. la Porca riefca facile a:;ra.uoYerii tanr to- neir aprirla ,. che nel ferrarla;; ,'.-.!?■: Ii.b /.sn^fì Tutte le lunghezze delle corde deTcritte nella [ Twvyi jrJ ^Ig. 2. ] fono difegnace ne' due corpi - a. b. e. d. - [Tau. 2] Air eilrennità interiore di ciaTcuna corda, evvi un, .piccolci Ponticello, oltteil quale eoncijiuà per verità, ogni, coirci* fino alla Tua piccola puntina^di ferro fiiTaca nel. piano ~j pv' è attaccata : Nondimeno per ncJn rendere Ha '. figura. troppo contufa ho in effa porta to^ ogni corda.; fino al fuo Ponticello, e niente più oltre, -m; bj; c..m.i ;. udì; gì- i II Ponticello del Tenore - f./.i-cne è daìJia-mano dcftfi nello fppcchio inferiore -a. b. e., d.- ed i ponticelUni del mezzo, che gii corrilpondono > fono più alti. un mezzo foldo di, Braccio, che qU.elli delBafToj/e tciò iai motjv,^ che dovendo molte corde. del Balfo; ellere lunghe , quaiv to è Utgo tutto ilo fpecchio , quètte, fc il Ponticello. del Tenore aon fufTe più alto ,. verrebbero toccale per la fe- conda Volta dalla linguetta del Tenore , il che produr- rebbe una confuiìorie nell' Armonia. I dae CQrpi dello StruiTisn^o -ci. b. e d.^ fono rinchiu- Dell' Accademia Y^f. fi con due coperchj di tavole fottili , fermati ai mede- fimi corpi con gangheri , e piccole bandelle dalla parte -a. f . - per pocerfì aprire, e ferrare dalla parte -^.r/. - ove fono le due ferrature a chiave .11 coperchio fuperiore è unito air inferiore con una tavola intagliata, fermata con quattro gangctti . Tutto lo Strumento così rinchiufo ren- de un tono alTai più dolce, e- ' gràiiofo , che quando lì Sportelli, o coperchi forto- aperti. ' * ' ' *• „ • 1 Per coprire con ^^ualche orhamentó -i "i'ègcìH -^^.- '/&i-'che nel ferrar 1' ufcio,' vengono alzati'dd cordortè -t. r. y ^v - e per confeguenza fpinti in fuori dal labbro fuperiore della Porta Armonica , ho irtimaginato il Panneggia- mento, ov' è-fciikta la- ^Dedica , polle due Aquile, che foftengono la Corona Imperiale .vftefta' poi in arbitrio di ogn" uno coprire -détti jjégdli con qtieir ornatiiencò •, che tìrò gli piacer. ' ' ^-1 J'aIj; ile- ri 'tib ;>■? ai) 1 ..i -jiìd ( i /.rt.T \ • Per conofcère la ftruttura di quell' interno meccanifmo, che fa comparire dietro al criftallo dell' ovale apertura, òt'r'^'Uriai òi?' r altra ftrofa della Canzone Epitalamica , .bafta'lcófìfiderare la 'Btg. \. dAìa 'Ta'vota^--^-. -nella quale -- a. a: a. a a.i.x.-h una laftrai'd' ottone di fórma Giocolare , fuUa qu^lé fono (aldati ad angoli retti le fei piccole la- ■ftre - àfh.-at k-^a b.-^aibi- }tih.~'t. b. - Sono quefte mede- fi iWarfien ce- d* ottone', rftaii-c-operte Cori 'pfeUè di guanto 5 ad' effetto che 'la carriolina - «. * net toccarle^ tion faccia tumote. Qaerte ijfei: laftre fono di {tanti fra loro ogn' uni 6o. gradi , e formano' in tutte i fei angoli dell' Efagono. 'Ji -f.Lc un piccolo alfe di ferro , fermato dentro al co- pétchio ' delfo Stramento ,- intorno a cui la' làftri è mo- bile. 4n cima di detto affé evyi un dado dì fèrro a. Vv- te, -con -cui Itringciì la laftra fecondo il bifogno. - J. d d - è un cerchio di cartone ^ ben levigato , e co- perto di carta fine, falla quale fono fcritte le fei ftrofe •- della 142 ATTI della Canzone Epitalamica, tutte equldlftanti V una dall' altra. Il cartone è fermato {^abilmente alla laftra d' ot- tone con (ei vitine -e. d e. e. e. e.- onde quanto gira U ladra intorno all' ade - e. -altrettanto dee girare il cartone. -f. g. t. - è una leva di legno, mobile intorno all' ade -/.- il quale è fermato dentro al coperchio: Quefta leva è di due pezzi, eh' entrano 1' uno nell' altro, e (ì fermano con una vite in-^.-nel modoiftedo, chefermafinel compado la penna. Verfo r eftremità della leva-/. ^. -evvi una leva più piccola -m, «.-mobile intorno al fuo ade- /.- Quefta, co- me (I conofce dalla fua bruttura, può alzarfi dalla par- te - ». - ma non già abbadarfi, per la re(ìftenza,che trovai' eftremità-w.- quando quefta viene ad edere in linea ret- ta colla leva grande - f. g. - tri BnotOw) tX ^, - 0. 0. - è un cordòncinadi feta legato in - r. - ai regoli -g-h.- ( Tav. 2 ) che nel falire de' regoli alza la leva -f-g--{ Tav. 4. Ftg. 1.) e nello fcendere le dà la libertà d' abbadarfi . Mentre fi abbada la leva , va Tempre toccando colla eftremità-». - quella delle fei piccole laftre, che fi trova ìq -Af. b. -fulla quale fa un diverfo effetto nel falire da quejlo, che vi fa nello fcendere j imperciochè nello fcendere , ce- de la leva piccola . m. «. -e tratta dalla leva grande- /. g.^ cade forco alla laftra -^. b.- fenza farvi alcun contrafto, e fenza imprimervi la minima forza . Calata che è la leva piccola - m. «.-fotto alla laftra - x. b. ' V eftremità- «. - che prepondera , la rimette tofto in linea retta colla leva gran- de -/. g -onde venendo quefta di nuovo tirata in fu dal cordoncino - 0. 0. - la carriolina .«.- torna a toccare per di fotto la laftra - x. h. - e non potendo la parte /. n. della pic- cola leva abbadarfi, dee perciò falire la laftra x. h. e infie- me con eda girare la laftra grande col cartone . ci. d. d.r fino a che la piccola laftra - x. - b. non è arrivata in .t.b.- do- ve la carriolina -«.-ceda di toccarla j e per confeguenza di far girare il cartone. AR- Dell* Accademia 1^3 Articolo terzo. TARTI INTERNE DEL SECONDO MODELLO. P Frchc r cfterne parti più fervono ad abbellire la Por- ta Armonica che a perfezionarla , e perchè da quan. to fi è detto neir Articolo primo ^ può ognuno idearle per fé medefìmo , nella defcrizione di quefto fecondo Model- lo mi rirtringeiò a fpiegare foltanto la bruttura delle fue parti interne . Sono quelie rapprefentate nella Ta^v. 5 , dal cui di* fegno fi conofce clferne 1' eflcnzial meccanifmo forni" glievole a quello del primo Modello , alla riferva delle feguenti piccole differenze . In vece dei quattro ordini di corde , che fono nel primo Modello , fé ne trovano qui foli due , un folo regolo ~ g. b- - y e due foli ponticelli - e. f. . e. f. •■ Hanno quefti due ordini 80, corde di ottone , delle qua* li 42, fono diltefe nello fpecchio fuperiore , e 38. nell inferiore , tutte porte \t\ dirtanze fra loro uguali . Nello fpecchio fuperiore intanto ho meffo quattro cor- de più, che neir inferiore, in quanto nel primo vi fo- no due voci, e nel fecondo una fola . Le due Voci del primo fono prodotte dalle due lin- guette-*', t. -ni. t.- La Voce del fecondo dalla linguetta -r.- Or perchè le due linguette . /. t. - eriore , tali fono le relazioni delle Tue corde , e ta- le i' effetto delle due linguette •i.t.-ff.f.-y che fole per fé medefìme producono una perfetta melodìa . Seconda* riamente nel falire del regolo -g.h.' la linguetta .^^- fuo- na la prima voce, la "v.t.- fuona la feconda, e la lin- guetta 't.' la terza; nello fcendere poi del medefìmo re- golo 'g.h.-yìdL linguetta -1/^ che ha fatto la feconda voce nel falire , fuona la prima, la linguetta 'i>t.' ^ che ha fatto la prima, fuona la feconda, -f. -la terza; e tutte tre affìeme fuonano così, per ogni verfo, i' ifteffa Aria , il che diffìcilmente fi comprende nel vedere la Macchina, fc prima non fi fon* bene efaminate le relazioni, e propor- zioni della compofizione. Mi era inoltre venuto in penfiero una Mufica di diver- fo contrappunto, la quale fuffe ideata in modo tale , che fopra due foli ordini di cnde fi poteffero fuonare auattro 'vo- ci , collocando nello fpecchio inferiore due linguette coli' ifteffo intervallo, con cui fon* polle le due-i.f* -«v.^- fiello fpecchio fuperiore : Ma confeffp ingenuamente , che per quanto io mi ci fia applicato, non mi è finora riufci- to trovare un Aria di Mufica sì fatta , che m* appa- ghi pienamente . La difficoltà grande, eh* io ho incontrati in queffa nuova idea di compofizione, mi fa credere, eh* ella pofia effere un Troblema degno di tutta 1* attenzione , per colo- ro , che hanno ftudiato, per i fuoi veri principj,le due no- bili fcienze delia Mufica, e delia Mattematipa . Ho bensì fatto più e di verfe Arie di Mufica a due, a tre, e a quattro Voci, concepite neir idea di quella notata nella Ta'v. ^' Pi^- i . cioè corapoffe (empUqementc in modo retto , Dell* Accademia 14^' 6c Inverfo ] le quali potrebbero fervire per dififerenti Por- te Armoniche; Ma non le ho unite alla prefcnte defcri- zione, perché fon' perfuafo, efler* facile a qualunque in- tendente di contrappunto , comporre fimili Arie a fuo ta-; lento , e in quel gulto , che (timerà opportuno, per in- contrare il genio, e gradimento, di chi vorrà far* mette-' re limili Macchine in efecuzione . Artìcolo ultimo .' PUNTO D* ATTACCATURA DEL CORDONE NELLA MURAGLIA , ALlorchè ideai la Porta Armonica , il primo mio penderò fu quello , di ricercare , nel moto circo- lare, con cui fi aprono, e fi ferrano le Buflfole , la ma- niera di muovere perpendicolarmente i regoli 'g.h.-\Ta vcrfo la quale fi apre 1' ulcio , e con porre la car- riolina - q.- fulla BuflTola, in tal diftanza dal cardine ,' che venirtero follevati i regoli -gh.- per tutta 1' altezza -d». f. - delh fpecchj, mentre la carriolina -q.- nella fua progrefTionc dcfcriveva un arco di gradi 90. In tale opinione feci coftruire il mio Modello , colle regole, e proporzioni fpiegate nell' Art. 2. Terminato , che fu , per farne la prova , lo applicai fopra una Buflfola, & attaccai T eftremità - x. ■ del cordqrte- s. r. q. a-.- in quel punto delia muraglia contigua, ove trovavafi la car- riolina -q.- quando la Buffola era tutta aperta, cioè quando quando il Tuo piano formava un angolo, retto , col pia- no della muraglia oppofta , in cui erano Affati i fuoi cardini . Ma appena fattane la prova , fentii, che il tem- po dell* Aria, che fuonava la mia Porca , non era ugua- le in tutte le Battute , né proporzionato alla progreHio- ne della BulTola . Non mi fu difficile rinvenirne la caufa, e ben tofto comprcfijchc un tale inconveniente procedeva dalla fpro- porzione,con cui crefcono \cfukenfey o corde relativamen- te a* loro archi j Imperciochè la parte - jr a-.- del cordo- ne Tempre veniva a elfere la fubtenfa di quell* Arco, che di mano in mano andava dcfcrivendo la carriulina •^.- nella progreffioDc della Buflbla. In effetto , avendo prefo a calcolare le differenze delle corde , o fubtenfe de' diverfi archi del Quadrante , trovai appunto , che 1' ineguaglianza del Tempo , o Battuta della mia MuHca fuUa Porta , corrifpondeva efatcamente all' ineguaglianza delle refpettive fubtenfe. Per rimediare adunque al difetto di quefta ineguaglian- za, mi pofì a cercare un altro punto -x. - nella muraglia contigua , a cui , attaccando il cordone , la difegua- glianza nel moto de' regoli - ^. i&. - fuffe minore; E per verità mi riefcì trovare un tal punto nell" ifteflTa linea , ma in qualche diffanza da quello, in cui feci la prima pro- va . Onde mi diedi a credere , che forfè non farebbe ftato imponibile, indagare mattematicamente un altro punto • X.- da cui tutte le hnee, tirate all' eguali divifioni del Quadrante, crefcclTero in ragione dcgl* archi > o almeno, che il loro divario fuffe cosi piccolo , che 1* inegua- glianza del Tempo nella MuCca , che ne nafce per la Porta Armonica , fuiie poco , o niente fenfibile all' orec- chio : mi ci applicai per qualche tempo, e comunicai an- cora quello mio penlìero a parecchj bravi Profeffori , e Mat- Deu* Accademia 1-5 i Mattematici di diverfe Città, e Accademie , ma icnzz o ttener foluzione alcuna del mio Problema . Oiedefì in quel mentre la combinazione , eh* io credei dover far ufo del mio Modello in una congiuntura mol- to rilevante , onde per correggerne V imperfezione , e ret- tificare^ fen'a ulterior indugio, il tempo della Muiìca, ideai il compenfo meccanico, difegnato nella Tav 4. Fig. 2. ove -.e.d.- è la Bandella fuperiore della Buflola , prolungata tanto dietro al cardine o ganghero -e.- che la lunghezza da ' e. ' in ' d. ' fia all' altezza delli Specchj della Buf- fola come 7, a 1 1. Neil* mio Modello, in cui li Spec- chj erano alti un Braccio , e mezzo , la lunghezza 'cd, - della Bandella dovea eOTere di foldi 19 di Braccio . La Bandella da - ? - in - che comunemente le combinazioni , che fé ne fanno in un Muro , in cui le pietre fiano tutte d* una data fpecie , come di mattoni , le parti non fono così tra di loro eterogenee , che non pofTano fenza errore confi- derarfi tutte, almeno tìficamente , e per la pratica , d* egual fpecifica gravità ; che le differenze di ener- gia nel glutine, per rifpetto alla diverfa natura delle calci , e delle fabbie, non Cono così enormi , quando i Muri fiano d* egual tempo , e fiafi olfervata unifor- mità nelle dofi , e temperatura , che non Ci polTa in qualche modo dipendentemente da buoni efperimenti , avventurare un qualche calcolo fuUa loro tenacità , cre^ do certamente , che comincerà apparire affai più ac- ceffibile , e non difperato totalmente un tentativo fui- la determinazione delle refiltenze de' Muri . Se 1' ana- logia non folTe un de* principali fondamenti delle no- ftre cognizioni , e non avelie luogo tra gli Uomi- ni la fifica fperi mentale , che verfa fopra corpi Ango- lari , e le noftre oOfcirvazioni iltelTe , ci averebbcro finora perfuafi di troppo piccol numero di cofe , e non avsremmo giammai potuto iiabilire alcuna cofa di fifiematico , ed univerfale fu i fenomeni più or- dinar) , e lugli ufi più comuni della vita - Prima dun- que d' entrar in materia, converrà porre alcune ipotefi, col \66 A T T -^ col benefizio delle quali procedere nelle noftre ricer- che , cioè _ ^ ^ ;iiu.;,.v'.. .: tuo •-. I. Che tutte le fezioni d' un Muro , che conGfta d' una fola fpecie di pietre , (ìano a un dipreflb d' egual fpecifica gravità IL Chela tenacità della calce fia uguale per tutte le fezioni d' un dato Muro , e ugualn:iente diffufa per tutta r area di qualunque fezione . III. Che la fezione frangibile del Muro fia quella , eh' è più proflima al piano immobile, cioè al fondamen- to, fu cui egli infìÀe IV. Che la rottura , e feparazione delle due fezioni fi faccia in un irtante fenza diftenfione , e fenza com- preflTione di fibre . Da* dottifljmi Signori Mariotte ( du MoHvem. dee eatix ), Leibnitz ( Atti di Lipf.) Varignon , ( Mem. dell' Jcc. de Tar. ] , e Giacopo Bernoulli ( ibid. ) fono ita- ti meffi in conto alcuni giramenti di fibre, che pon- gono fuccedere nell' atto, che fi fepara una fezione dall' altra, maggiori in quelle, che più diltanno dal centro del moto, e minori nelle più vicine. L' ulti- mo pensò , che prima di ftaccaffi , le più vicine all' appoggio fi comprimeflfero , e le più lontane fi diften- deÒfero , fioche vi fofTe un punto di mezzo, in cui , e {tiramenti, e compreffioni fodero :=; o , e da efib cominciaflfero dall' una , e dall' altra parte a crefeere le comprefiìoni vcrfo l' appoggio dell' inferiori, e lei diftenfioni delle fuperiori. Ho creduto meglio in un puro tentativo teoretico di procedere colla maggiore femphcicà , attenendomi alla dottrina di Galileo , di Viviani , di Grandi , ed altri, giacché mi par fano conchiudere dalla diverfità medefima delle opinioni loro , eflere cofa dilìRcile da- re Dell* AccammìX i^i re nella vera, e naturale ipotcfì circa la forza di coedo- ne dipendente dà tefliture , difpofizioni , e maggiori , o minori flefTibilità delle particole de* folidi , o de' glutini interpofti . III. Poito ciò: Sia ABCD (Fig. 3. Tav. 6.) la fezionc d' un Muro verticalmente eretto j EF il piano immo- bile, o il fondamento, fu cui infifte ,- CD la fezione del Muro attaccata immediate al piano EF» P una forza applicata in A , che tenta con una direzione per- pendicolare ad AD di rovefciare il Muro . Si ricerca la total rcfirtenza di queflo Muro, e il cafo dell* equilibrio tra r una , e 1* altra , tale cioè , che fopravenendo alla forza in A il minimo aflTegnabilc incremento d' energia, il Muro fi dilUcchi in CD ( Ipt^. 3. )» e fi rovefci. Ritrovato il centro di gravità O [ woljio Elem. Meccatt, frtb. i-j. ] nella fezionc ABCD , e condotta la linea di direzione OR , il punto R alla metà di CD foftiene tutto il pefo della fezione ABCD concentrato in O ( Grandi IJìitwz. Meccan. prop. 1 1. ,f Corol. 6. della medejima ] j e poi- ché li punto R e anche il centro di gravità della fezio- ne CD, e nella fezione CD feguir deve la rottura (//jof. ), cadrà parimente in RI' energia totale del glutine djfper- fa per la fezione CD [Grandi cap. io. fupp. i. Ihid.) Ora non dovendo fuccedere la rottura del Muro ABCD longitudinalmente, ma con una ruotazione din- torno al punto D , il pefo, e la coerenza , che coftitu- ifcono la fua fermezza [ 2. )j "O" folamente refiiteran- no al rovefciamento colla loro intenfità , ma in pro- porzione ancora delle diftanze de' loro centri di attivi- tà del centro del mcto D ; Dunque la fua refilienza farà manifeftamcnte in compolla ragione del momento del fuo proprio pefo, e del momento della coercnzas ma il momento del pefo è in comporta ragione di vo- X lume i6t Atti lume , di gravità fpecifica, e della fuddetta diflanz» ( fey le cofe tifico^ Meccaniche ) , e il momento della coerenza è in ragion compo(ia della tenacità , con CUI fta attaccata al piano immobile la fezione fran- gibile , e della diiianza del centro di gravità della fezione iftefla dall' a(Te di rivoluzione , fecondo la dottrina di Galileo ì confeguentemente farà la reG< ftenza del Muro ABGD in ragion comporta del vo- lume qualfivoglia ABCO^ di fua gravità fpecifica, dell* iniziale velocità RD [ Grandi prop 1 1. Ibid. e cor. 6. della medefìma ) dell' energia del glutine difperfa per CD, e rirtretta in R [Grandi fupp. del cap. io- e prop. II. Ibid.) y e della dittanza RD IV. Ponganfi per tanto fatti i neceffarj efperi menti fulla coerenza refpettiva d' una data fezione attaccata per un dato tempo ad un altra immobile mefcolata col- la fabbia fecondo una data legge , e (ìccome , confi- derando equilibrato il momento della coerenza con quello del pefo follecicatore , flaranno tra di loro la coerenza , e il pefo in reciproca ragione de' vetti , fu quali agifcono 1* un contro 1' altra , fé fi farà iì vette della coerenza ^ U , quello del pefo :i; u , e il pefo ifteffo ^ m, larà mu; U T cfprefTione della coerenza aflToluta j e poiché ella nafce dall' attacca- mento delle parti fupe.ijri colle inferiori , e la fua quantità è uguale al lomma de' prodotti d' ogni particola per la for , con cui rta anneda alla par- ticola fottopofta, conceiTa la forza per tutte le parti eguale [ Ipot. II. ] , la fomma di quefti prodotti fa- rà femplicemente , comq il numero delle particole con- nelTe , o come la lezione ifteifa , cui quello numero è proporzionale} Confeguentemente le coerenze faranno, come le fez-ioni coeremi , e però detta Q la fezione, fu cui Dell* Acca»emiìv i^j cui fofTe fatto 1* cfpcrlmento, mu; U la fua coerenza; S qualunque altra fczionc, farà mSu: QU 1* cfpreflTion generale della coerenza d' ogn* altra fczionc attaccata colle ftenfe leggi dell' cfperimento. V. Ciò premcflro, fia l'altezza del Muro rettangolo ABCD [ Flg. 3- ] Z! p j la t>afe CD ~ r; d (ìa 1' efprefTion generale delle dendtà: foHitucndo in luogo di S nella formula mSu:QU [4. ] la quantità r, farà per le co- fé dette ( 3- 4) la l^ua refiftenza al rovefciamento '^ pr. d. mur : UQ . rV 4^ dmpr4u : 4UQÌ e poi- ché il momento della forza , fecondo il quale ma- nifeftamente agifce «1 pefo P, è parimente in compo- rta ragione di fua incenfità, e della fua iniziale velo- cità , fatta r intenficà della forza in A — P , farà il fuo momento =: Pp, e però dovrà cflferepcr 1' equilibrio dmpr'^u : 4QU :;::; Pp > Il che fi domand. La grolfezza dunque conveniente da darli al Muro per tale eff-tto farà r -;:; M PpQU; dmpu VI. Se ADC foffe un Muro triangolare [ Ftg. 4. ] ret- tangolo in D, tirata alla metà di AD in F dal verti- ce dell' angolo ACD la retta CF,cprefa CM- - CF, farà nel punto M il centro di gravità {Grandi Caroli. 4. frop. 9. Ibid. ) della fezione ADC . Condotta la linea di direzione MB farà CM : CF:: CB; CD:: 2; 3, e però lafciando le analitiche denominazioni del num. preced. alle rifpet- tive grandezze, farà la rcfillcnza della fezione ADC r3 dmpt^u ; (5QU , e per 1' equilibrio dmpr4u ; dQU = Pp. X 2 VII. 1^4 A t T i VII. Sarà dunque la rcfiftenza al rovefciamento d' un Mu^ ro rettangolo a quella d' un triangolare fulla ftefla bafe , e colla mededma altezza , come dmpr^u: dmpr + u -; (5QU ; 4QU ZJ ^ =4 4QU 5QU "" Confeguentemente volendo , che fotto una mcdefì- ma altezza p le refiftenze loro fiano eguali j non fi avrà, che porre y in luogo di r nell' efprelTione della re- fìftenza del Muro triangolare, e mettendo le due efpreflTjoni in equilibrio, e dividendo! membri per — ^ farà y4:i 2QU "^ 3r4, e però dovrà eOferc la bafc del triangolare * 4T- v- y^^** Quindi fi vede, che ottenendo una meds- ^" * fima refiRenza al rovefciamento, fi rifpar- niia con un Muro a fcarpa una buona parte di ma- teriali , che dovrebbero impiegarfi in un Muro ret- tangolo egualmente refiftente . Vili. Confiderate le refiftenze partitamente delle fezioni triangolari , e delle fezioni rettangolari , con egual fa- cilità fi potrà ertendere il calcolo anche fuUe fezioni mifte , che cadono il più d* ordinano in ufo nell* Ar- chitettura , qualor fi tratta di foftenere delle maOTe di terra, e comunemente diconfi Muri a fcarpa, i quali , come ognun fa, fono compofti d' un Muro rettan- golo, ed' un triangolare, infieme connefiì , colla bafe del triangolare in qualche ragione dell' altezza comu- ne di tutti due . IX. Sia perciò ABDEG [ 'Figura 5. ] una fezione mifia qualunque, di cui fi cerca la refillenza, e l* equilibrio colla potenza in B ,• fatta generalmente la ragione di DE ad KB, oppure la bafe Ef) ::= P'Q» ^ lafcinoagli ahri elementi , come abbiamo fatto di fopra, le i\c[h an- Dell' Accadbmta 16^5' analitiche cfprefTioni ciafcuna a ciafcuno' e condotte dal centro di gravità 0[ wolf. Elem. MecL Trélem. 27.) della fczione ABCE,c dal centro di gravità F( Grandi Corali. 4. prof. 9. Ibid. ) della fezione BED , le linee di di- rezione ÓQ , FS, e la retta OF , farà I CD=3 rfp ;q j QS— » rf p : jq , e poiché nellaì retta QS dee ritrovarfi il punto R gravato dal comun centro di gravità de' centri O ,F [Grandi prop. ii., ? il Coroll. 6. della, nndejtma Ibid ) , Se s' inliituirà la fé- gucnte analogia, come la fomma delle fezioni [ pofte eguali le denfità ] BEDf ACEB : ACEB = QS : RS , fi avrà fofiituendo i refpettivi valori analitici RS= 3pq* r »f 2p*qr : jp'q fdpq'r ( Meccanica ] \ e però RD~ all' iniziale velocità del punto R , o della fomma delle fezioni BED, ACEB riftrctte inR ( Cr ella farà la linea di direzione del centro di gravità ritrovato . Prefa mo per la forza afToluta , e tirata mp per- pendicolare ad HD , la forza mo farà rifolta nelle due laterali pm , pò , una delle quali pm farà diret- ta ad agire contro il piano inclinato HD , e V altra pò contro il foltegno BDFE . Si compifca il parallelo- grammo pmeo dintorno alla diagonale mo , e fui Ia- ti pm , me =: pò, (ì deferivano fu i diametri pm , me i femicerchj pam , mce . Si tiri bq perpendicola- re in m alla diagonale mo i Ella taglierà ne* punti qualunque a, e, le femiperiferie pam, mce i Dai pun- ti p, ed e, fi conducano ai punti d' interfezione a, e le rette pa ,ec, che faranno normali ad ac , e tra di loro parallele j Si confiderino in Rato afToluto le due forze laterali pm ,me , elleno faranno rifolte ciafcuna in due altre laterali pa am ,mc cej ma mp ;po s HB :BD(fo/r«z,.), e HB=5 BD ( 13. )•■ dunque mp:=: me =: pò . Si congiungano i punti p ,e colla retta pe ,farà l* angolo mep=: mpe:=: ad un femiret- to, e poiché 1' angolo pec:=: ape è retto , farà pari- mente femiretto 1' angolo mec^ mpa j confeguente- Y 2 mente 17 2 Atti mente ams me ,ap=; ce .Le due forze dunque late- rali am ,mc fono contrarie, ed eguali , e perciò im- piegate totalmente a controagirfi fcarabievolmente , e tenerfi in equilibrio tra di loroj Per confeguenza la forza ap,ch' è una delle due cofpiranti ap ,ce agirà contro il piano inclina o HD , e i* alerà ce contro il foftegnoBDFEimaap=; ce, e apj-ce=: mi | io :=: mo=:3 alla forza aflfoluta del terreno HDBi Dunque lapref- fìon laterale contro il foftegno BDFE per quanto ri- guarda la fua grandezza, non è più della metà del- la preiìione afToluta di di tutta la maOfa. Or giacché il centro di gravità della fezione HDB enfercita metà della propria alToluta azione contro il piano inclinato HD , e metà contro 1' oltacolo , che impedifce la fua caduta , come la retta mp perpen- dicolare al piano HD ( Fig.^. ) efprime la direzione, fecondo la quale egli agifce contro di quello piano, così la direzione fua contro il foltegno BDFE farà fecondo la retta mq normale a BD . Porto ciò non farà difficile determinare il momen- to di quefta azion parziale del centro di gravità con- tro lo fteffo foftegno, imperciocché mifurandofi il vette delle forze prementi dalla grandezza della perpendi- colare dair appoggio alla direzione , per cui premono, ed edcndo le preflTjoni aflTolute , come le forze premen- ti aflolute, o come i pcfi aHoluti prementi , farà que- llo momento;=: a mezzo il pefo a(Toluto della fezio- ne HDB moltiplicato per qD;:: -^BD [ Grandi Corali W. frop. IX. Ibìd. ] XVI. Gjnviene avvertire , che, come fi è veduto , non ho ripetuto la fpinta de' terreni, che dalla pura for- za di gravità , ed ho fatta aftrazione da qualunque acceifo di energia ,, che fopra venir loro pò tede , per qualche itraniera cagione ; e di facto quella è la cau(a Del Accademia tjs naturale, e colante della loro efpanfìone ] come V ckrticità , ed il pefo infieme lo fono della dilatabilità dell* aria . L* efpdndoTic per altro , che affettano i terreni , al- lorché fono imbevuti d' acqua , con tutto che dipen- da da caufe avventizie, e accidentali, non credo , che fia alfolutamente da trafcurarfì, e da farfcne fen-za er- rore fenfibile 1' attrazione, che fi fa di tanti altri mi- nuti accidenti . ElTendo le parti dell' acqua fotislifTi- me , e infinuandofi per confeguenza facilmente n& pori delle particole di terra, accrefce il loro pefa, ri- move le minime particelle una dall' altra, e con for- za enorme gonfiandole , fa, che ù dilatino , e ri- fpingano ciò , che (ì oppone alle loro dilatazioni . Non abbiamo efpcrimenti , col fondamento de' qua- li poter determinare i limiti di quefta forza, e la legge , con cui agifce , diverfa fempre , fecondo la diverfa quantità d' acqua, la qualità diverfa de' ter- reni , e cent' altre cireoftanze . Un altra; L* acqua certamente accrefce il terreno di pefo , e la dila- ta, ma facendofi ftrada tra i contatti delle particole , le rende anche più tenaci , facendo le veci di glu- tine interpofto , e ciò in fenfo contrario alla gravità. Chi fa quanto debba detrarfi per conto di quefta tenacità ? La cola certa non ammette geometriche determinazioni , e finché la fifica fperimentale non ci fornifca di materiali , non potrà mai fperarfi fu que- fto punto alcuna cofa di concreto j e ftarà fempre al giudizio del pratico di dar qualche aumento alla re- firtcnza per quetto conto , fecondo che crederà me- glio addattarfì al cafo , e alla qualità delle terre . XVIL Pervenuti a ftabilire nel capitolo precedente la quan- 174 ATTI quantità delle refiRenze de' Muri a fcarpa , e nel capitolo preferite il momento della fpinta de' terre- ni , refìa che in luogo d* una potenza in genere , follecitante i Muri , ci facciamo a fcllituire una mafia di terra cumulata , e appoggiata loro a ridof- fo fecondo tutta la loro altezza , e vicevcrfa in luo- go d* un foftegno in genere per la fpinta de* terreni furrogare un Muro , cercando il cafo dell* equi- librio tra di loro , e il modo in feguito di dar le convenienti diraenfioni alle ba(ì de' Muri rettango- lari , ne* Muri mirti desinati a foftener terreni , che non eccedono la loro altezza . Sia dunque ACFG ( Fig. io ) una mafia di terra applicata al Muro a fcarpa ACEDB ,che la dee fo- itcnere . Prefa AH^s AC , fi conduca HC i fi faccia la gravità fpecinca del terreno =3 g, e giacche AC è al- tezza comune del terreno, e del Muro , ella farà :=^ p [ 5. ] ; confeguentemente il pefo atToluto di HJA — p^g : 2 , e il momento dell' azione? efercitata dalla metà di p *g : 2 contro il Muro ACDB ==p5g;5(i4.] Richiamando perciò 1* equazione M. ( 9. ) , e foftituen- do nel fecondo membro a Pp la quantità p3g;<^, rna- nifeftamence il Muro ACDB farà atro a {ollenere la fpinta del terreno HCA, allorché la fua refifienza — dpr-j-dpj ^ "D _muq2r2f2mupqrfmup2_ p3g;^ '^ 2q •"■ — 2q^QU XVIII. Determinata ad arbitrio, o fecondo le circofianzc la mifuraED della fcarpa BD, per efempio— '-^ '-^ &c. dell' altezza AG per ritrovare la bafe CE , o per dir meg JJ la groficzza , che dee darfi , fecondo 1' aliun» ta fcarpa , al Muro ACEB , non C\ ha, chi maneg- giatidj la formula colle dcbue maniere , e fofiituzio- ni Dell' Accademia 175 ni cercar il valore della quantità r confiderata inco- gnita, il quale afTegnato alla grofTezza del Muro ret- tangolo, fi verrà con tutta la quantità ACEDB, così definita ad cquilibrarfi colla fpinta del terreno HCA. XIX. Siccome ordinariamente vengono gettate le terre a ridoflb de' Muri di mano in mano , che fi va alzan- do il lavoro al cafo di far gli efperimenti fulla coe- renza della ca.\cG [C ap. II. 4. ) , converrà inftituirli fo- pra un Muro coftruiro di frefco , quindi cercare la Tua refiftenza, la quale potendo crefcere per parte della tenacità , in qualche ragione del tempo scorfo dalla fua coftruzione (3.), fé vi forte differenza di tempi, doverebbe aver luogo un nuovo elemento nella fua cf- preflione per quefto conto ( 4- ] e confeguentemente nelle formule delle refiftenze totali, giacche potrebbe divenirne enorme il valore , quando fi f»ce(Tc 1* efpe- Tienza fopra un antico Muro . ISTO- 17^ Atti ISTORIA MEDICA CONCERNENTE LA DESCRIZIONE DI UNA MALATTIA TERMINATA NELLA MORTE COLLA SEZIONE DEL CADAVERE DEL SIC. FERDINANDO M ANNOTTI DOTTORI IN MEDICINA Ndrea Arrighi uno dei Membri di no- ftra Accademia nacque in Siena il dì 8. Luglio dell' anno 1692., e for- ti dalla Natura una grande , e ben proporzionata (kuttura di corpo , una delicata coftituzione di fibra mol- to fenfibile , ed ellaltica , e ttoppo facile ad irritarfi , un temperamen- to fanguigno tendente al colerico, ed una vivacità di fpirito così penetrante, che (in dal pnmo fiore della età fua , gufiate appena le umane Lettere, fi applicò (abito ai Filo(ofici Scudj , e a quelle difcipline fpezialmen- te , phe condurre lo potevano alla Medicina, Facoltà di tutte le altre a lui più gradita , la quale avveduta- mente pensò di fcegliere per fua profelfune . Furono infatti sì grandi , e sì fortunati i progreflfi , eh' egli vi fece , che giunfe in breve tempo a conciiiarfi la rtima non folamente di tutti i fuoi Cittadini , ma di molti llranieri Perfonaggi ancora e per nafcita ,e per dottrina ragguardevoli, ed occupò nella fua Patria fra quanti allora vi erano accreditati Medici il pnmo po- lip di riputazione accordatogli dall' ammirazione uni- ver- Dell" Accademia 17-7 verfalc , e dall' unanime confcnfo di tutti. Fu inoltre desinato a profeOfarc publicamente V Anatomia nella no/tra Univerfìtà , e quelto impiego fa da Lui efeguito con cale ftudio , e diligenza , che uni- to alle tante fatiche derivanti dall' affluenza degl' Infer- mi , che alla cura di Lui fi affidavano, lo fece fpef- fé volte cadere in quelle malattie , che fono famiglia- ri per r ordinario agli ttudiofi . Fu Egli foggetto ancora a fieri attacchi di atrocif- fima gotta , a frequenti dolori nefritici prodotti da renel- le, e da calcoli , e a un dolore di terta quafi continuo accompagnato da un cerco molefto fcnfo di freddo, per cui era Egli folito coprirfi il capo con dei berretti a più doppi . NuUadimeno efcrcìtò Egli fempre la Tua profefTio- ne fino al cinquantefimo anno della fua vita, nel qual tempo fu attaccato in tutti i mufcoli desinati ai moti, che diconfi volontarj , da convulfioni così crudeli , e co- sì ofiinate , che lo coiirinfero ad abbandonare quafi af- fatto le fuc incumbenze , e darfi tutto alla cura della propria infermità , di cui tentò , mi fempre invano , la guarigione non folaraente con quanto mai poteva- gli luggcrrire la medicina, ma con tutti quei falfi rime- dj ancora , che ò per fegreti fi fpacciano dagl' impoiio- ri , ò fono accreditati dalla voce comune del volgo : Tanto è vero , che 1' amor della vita , e della fanità alle Perfone ancor le più illuminate rende pregevoli quelle cofe medefime , che furono per lo innanzi T' og- getto della lor derisone. In quella guifa da un rimedio pafiando all' altro fi medicò E^li per due anni continui , dopo il qual tempo non ìblo vide delufc affatto le fperanze di fua 178 ATTI guarigione, tni fu ancora dalle follte convulfionl mal- trattato talrnente , che dovette ritirarfi in fua cafa per pacarvi il refto de giorni fuoi nello flato infcliciflTimo di una totale ina?ione , fempre agitato , e commoflfo in tutte quelle parti del Corpo , il moto delle quali dall' arbitrio dipende della volontà , e perciò incapace a fer- virfi e di mani , e di piedi , inabile a leggere , a ma- nicare , a parlare , tormentato da gagliardifTimi fcuoti- menti , e da dolori atrocilTimi , Ne con tuttociò fu Egli giammai efente dai fo- praccennati incomodi del dolore di tefta , de' calcoli , della gotta , e delle renelle , ai quali fi accrebbero an- cora di tanto in tanto delle febbri infiammatorie , e fup- puratorie , delle marce apparfe talora nelle orine , e certi flemmoni nella faccia , che ogni due , o tre mefi periodicamente apparivano , e terminavano per l* ordi- nario in una crolta tartarofa , e giallaftra , di cui 1* Infermo a poco a poco fpogliavafi. Dalie defcritte malattie , che mifero più volte in dubbio la di Lui vita , (ì liberò Egli col mezzo delle opportune miflioni di (angue , delle bevande refrigeran- ti , e fubacide , e coU* uio fret^uente della China Chi- na, Del rimanente polche non godeva Egli il vantag- gio della maflicazione , fi nutriva foltanto di abbondan- ti zuppe , di crbaggj cotti , di palle fine , e leggie- re, del grado delle carni degli animali, di battuti , di cervelli j e di romigiianci altre cofe . La bevanda poi confiileva in vino puro ben gc- nerofo , di cui Egli volentieri faceva ufo lenza rifpar- mio , che che ne fentilTero in contrario alcuni Medici, i quali perfuafi , che l' ufo foverchio del vino pregiu- dicalTe Del(* Accademia 179 dicaflc di troppo a* di Lui nervi , come in alcuni al- le voice fuole accadere , con afTidue idanze tutto di lo fiancavano, acciò ne ufanfe più moderatamente j ma fi- gli animato fempre più dalla propria natura , che con un foave riiloro ce lo invitava , e afTicurato dalla ra- gione , che il vino potelTe fovra d* ogni altro rimedio foftenere il di Lui corpo foverchiamente illanguidito , e per la fua tendenza alla putredine qua(ì vicino a disfard, non folo non lo abbandonò , ma derife anzi fempre tutti quelli , che gì* inculcavano l* aftenerfene . Quantunque io non prenda adefFo 1' impegnò di foftenere la opinione di Lui sii tale articolo , pofTo per- tanto convinto dalla efperienza afifermarc , eh' Egli dall' ufo abbondante del vino , oltre di che non foffriva né peggiori , ne più contumaci le convulfioni , traeva per r ordinano il vantaggio di addormentarli , e diminuire a {e {teflTo 1' ore nojofe de' fuoi tormenti. Gli efercizj di Lui non confìilevano in altro , che nel farfì portare TpeOTo di pefo dal letta in una feg- giola da ripofo , e dalla feggiola alcune ore dopo nel letto , paOfando a vicenda da quefto a quella più volte il giorno. In così ftrana guifa enfendo Egli arrivato (ino ali* Ottobre dell' Anno i'j6o. , fu in quefto tempo forpre- fo da non leggiere febbri , dalle quali però fenza 1' aju- to di alcun rimedio in pochi giorni fu libero, ma verfo la metà del Novembre dello IteflTo Anno comparvegli una piccola piaga nelle parti , che pofano full' olTo fa- cro , la quale dopo elTere ftata coli' ufo dell' Impiaftro di vino per qualche tempo trattenuta , divenne poi di un indole più maligna, e più contumace , né pun- to cedendo ai più efficaci rimedi cominciò a dilatare Z 2 air l8o Atti .air intorno di tal maniera , che fi da principio ave- va appena di diametro un folo dito trafverfo , giunfc ad averne quafì intiere Tei dita . Dalla fin qui defcritta Piaga divoratrice , e dalle gagliardi (Ti me febbri fuppuratorie , che nel Gennajo del leguente anno 1751. gli fopragiunfero , fu coftretto a fermarli nel letto fenza la fperanza di più riforgcrne j e allora fu , che io , a cui era fiato da Lui medefimo CQmmeffo 1* incarico di aflilterlo in quefta fua malat- tia , perfuafo eflendo della eftrema importanza , in cui crafi , di frenare follccitamente il vigore di quelle feb- bri accompagnate da fienflime convulfìoni , da rigori di freddo molto fenfìbili , e da fetentiffime marce , che in gran copia apparivano nelle orine , tornai a prefcri- vere all' Infermo 1' ufo più frequente, e più abbondan- te della China China da me più volte , come di fo- pra abbiamo detto, adoperata con ottimo fucceflb,- On- de feci sì , che Egli prendelle in ciafcun giorno una mezza libbra di decozione di China China coli' aggiun- ta di una dramma di Magiltero della fteOfa corteccia. Fu tale il vantaggio , che Egli ne traflfe , che otr tenne con sì fatto metodo di far argine almeno per al- lora all' impeto di quelle febbri , le quali però riprefo avendo dopo alcune fettimane la forza primiera , con- dudero 1' Infermo ad una morte irreparabile, la quale accadde il dì 27 di Marzo dello fleflfo Anno in giorno di Venerdì alle ore tre della fera , dopo aver dati mol- ti evidentiflimi fegni, fra i quali il più notabile fu uno fcioghmento di corpo fopragiuntoli alcuni giorni avanti , la morte , e da Lui fteffo prognofticato fulle offervazio- ni , che avea fatte in coloro , che erano (tati attaccati da fomigliante infermità . Un Dell* AccADHMn^ i8i Un male così ftravagante , ed oftinato moflTc nei Domeftici del Defunto una giufta curioficà d* informarli delia cagione di e(io per mezzo del taglio del Cada- vere: quindi alle ore cinque della fera del dì 28. Mar- zo ne fu fatta dal Sig. Angelo Mancini ProfeflTore di Chirurgia la fezione , alla quale io fui prefente infìe- me col Sig. Dottore Angelo Lodoli , e con molti al- tri. Si videro pertanto nel bafTo ventre , che fu il pri- mo ad aprirli , i vifceri , che vi fono contenuti , in u- no {lato quali limile al naturale, e lubricati da una co- piofa quantità di pinguedine (1) Nella vefTica urinaria fi ofTervarono internamente delle Ulceri , da cui gemeva una materia marciofa non differente da quella , che più volte lì era nelle orine oifervata . Nel deftro dei Reni del finiftro alquanto maggio- re , il di cui uretere videlì notabilmente dilatato , (ì ri- trovarono alquanti calcoli di diverfa grandezza , fimi- li nella figura , nel colore , e nella levigatezza ad una ghianda già maturata j erano quefti non già friabili , come per lo più fogliono elferc, ma bensì di una ftraor- dinaria durezza . La Vcflìca del fiele nera al difuori conteneva una materia Huida fimile appunto all' inchioftro . In (i) Si ritrovò in molta co- Tegumenti , benché così co« pia la detta pinguedine nell' piola non folle ia ftefla pin- Omento , in tutto il tratto guedine , tanta nondimeno ne del Mefenterio, e del Mefoco- ritrovammo, che non era in- loHt nelle Appendici Epiplo- vero proporzionata all' app*- iche . e nella Cellulare dei rente magrezza elterioie di Reni i nella cellulare poi dei quel Cadavere . i82 Atti' In quefto ventre altro non reflò da notare fuori che un certo incurvantiento della fpina al didentro nel- le vertebre fpezialmente dei Lombi . Pattammo quindi al Torace : Separati i Tegumen- ti, elevato lo fterno , ed incifì i mufcoli intercoHali, fu da notarfi nel rompere delle Corte la loro eccepiva fra- gilità , indi ci ponemmo ad efaminare attentamente il Cuore : Era quelto ricoperto in gran parte nella fua ba- fe dalla folita lubricante foftanza adipofa , che di fopra abbiamo detto eflerfi in copia ritrovata nel baffo ven- tre i la figura , la grandezza , e la fituazione del Cuo- re erano nello ftato loro naturale i La (ola deftra orec- chietta era fenza fallo il doppio del fjo volume natu- rale ingrandita, la quale aperta di niun altra cofa, fuo- ri che di fluido , e nero fangue fi vide ripiena. Nel Polmone non fu difficile il ritrovare la prof- iima cagione della morte ; imperciochè ambidue i Lo- bi di elfo erano nella parte pofteriore , che riguarda il dorfo , attaccati alla Pleura , lividi , e cancrenati . Ma giunti elTendo alla Tefta,qui fu, dove incon- trammo qualche cofa di raro , la quale meritò per mio avvifo di elfere notata con diligenza ; fegato il Cranio air intorno nei luoghi confueti , tentammo di alzarlo con lo fcalpello , ma quello non obbedì fubito ai no- ftri tentativi , poiché era alla dura madre tenacemente attaccato (2}. Prendemmo adunque il partito d' incide- re (2) La dura Madre molti terna del Cranio foltanto nel- fra gli Anatomici hanno giù- le future, e in ogni altra par- dicato efTere allora nello ita- te di eflb libera, e penden. to fuo naturale , quando ri- te: molti altri hanno crcdu- irovafi appefa alia Volta in- to il contrario, affermando , che Dell* Accademia 183 re dalla parte davanci , e dalle parti laterali ancora col- la maggior diligenza pofTibilc la dura madre , ed ot- tenemmo allora 1' intento di alzare il Cranio infiemc con quella porzione di dura madre , che vi era attac- cata : allora il Sig Chirurgo introducendo tra la dura madre , e il Cervello una mano verfo 1* Occipite col difegno che quefta membrana fta na- turalmente attaccata a tutta la Volta fuddetta, benché nel- le future più tenacemente, che altrove . Tra i Fautori della prima opinione avvi Fabricio Hil- dano , il quale [«] dopo aver defcritto la dura madre at- taccata alle future del cranio, e in ogni altro luogo libera, e pendente , Itabilifce eflere quella la condizione naturale della medefima per alcune ra- gioni più confacenti al fuo fiitema , che vere , e poi ri- porta la Itoria di due diife- zioni Anatomiche, nelle qua- li con fc ila di avere olfervato la dura madre talmente attac- cata a tutto il Cranio , che non fu poifibile il fepararla ; onde io non io intendere, co- me un Medico così dotto, ed illulhe , qual era Fabricio Hildano, in vece di acquietarfì alla prima nel fuo fìftema, non dubitaife piutolto fui fonda- mento ficuro delle fue pro- prie oflervazioni , fé folfe , o non fofle naturale la coefìo- ne fuddetta . Pare, che Ambrogio Pareo convenga coli' Hildano, al- lorché parlando della dura madre dice , [^j che l' ufo di quclta membrana è di fafcia- re tutto il cervello, e difen- derlo ne' fuoi movimenti dai danni , a cui foggiacerebbe urtando nella Volta interna del Cranio. Merita inoltre di effer let- ta r Anatomia Chirurgica d' J. Palfin [e], dove T Autore conferma 1' aderenza fuddet- ta , dimoltra quanti e fra gli antichi , e fra i moderni l* hanno creduta, e la credono, e riporta fra gli altri le of- fervazioni di Roonhuyfe cele- bre Chirurgo Olandefe , il quale [a] Obfervat. Chirurg. Cent, I. Obrervat. VII. pag. 18. [b] De Cor|). Hum. Anaconae Lrb. IV. Cap. V. pag 94. [fj Tom li. Pare. VI. Cap. HI p. ^44. e (cg. i«4 Atti iJifegno ài cavare il Cervello fuori della tcfta , Tenti in uno de* fuoi diti un dolor pungitivo prodotto da un corpo duro , ed acuto , che la fua mano incontrò ncll' inoltrarli > avendo Egli fubito ritirata la mano , ci av- vertì di quanto gli era avvenuto , e procurò intanto di cftrarre ■ quale nella operazione del Trapano appunto pretende > che non debba ufarfi il Afe- nyngopbylax per deprimere la dura madre, poiché in quella maniera altro non fi fa, che diitaccarla dal Cranio, al qua. le ella è naturalmente attac- cata. Leggafi ancora intorno a quello Articolo la nota di Al- berto Haller alla parola Vibra- tio nelle Prelezioni accad. di Herm: Boerah. [^J,dove Egli dopo avere efpolto le molte diverfe opinioni di coloro , che male a propofito attri- buifcono alla dura madre un qualche moto, e la fuppon- gono in confeguenza dilgiun- «u, e feparata dagli ofll del Cranio, le prende a confutare^ e dichiarandofi fautore della feconda opinione foftiene , ef- fere naturale J' aderenza del- la dura madre a tutta 1' in- terna volta del Cranio. E il celebre Wislow par- lando della dura madre [ nCi dove così fpelfo ritrovan- quando fi rompono , mi de- fi delle concrezioni calcolofe» terminai a crederle compofte tanto più, che l' Eruditiflìmo di una foftanza ofìTea, inco- Sig- Gio: Battilta Morgagni a- raggito dall' iièeflTo Sig. Mor- gitando la queltionc, fé co- gagni , il quale non dubita di sì fatte concrezioni fiano , ò dare il nome di oflì a quelle non fiano veri odi , ci avver- conciezioni , nelle quali ha te Egli pure , [k] che non oiTervato i fuddetti caratteri ■, dobbiamo colla riprova foltan- come in piiì luoghi apparifcc to della durezza elfere trop- della Epiitola fopracitata. [/] pò folleciti nel dichiarare ofl'ec Sembrami inoltre, fé aver certe concrezioni , che chia- fi voglia riguardo a quanto mar fi debbono piutofto pe- avvenne alla Inferma un an- trofe, tofacee , calcolofe. &c. no in circa avanti la morte , fecondo che più fi accollano che quefta mia offervazione alla natura delle Pietre , dei non molto dilferifca da quel- Tofi , dei Calcoli &g. , i quali le , che in più luoghi della già ik) Oper. Med. fopraclt. Lib. II. Hpif. XXVII. ut. M. (/) Ar:. 17. li. & 20. p. 291, & feg. Dell' AccabimiA 18^ Aveva il maggiore di quefti un pollice ^ e undici linee di lunghezza , due acucifTime punte nelle eflremi- tà , e il corpo ineguale, e fcabrofo a guifa di fcoglio,' alto cinque linee, e largo quattro, come dalla Figura 3. della Tav. VII. apparifce : Era il minore fituato un po- co già riferita Opera Medica [w] dcfcrive il fopralodatoSig.Mor- gagni per confermare la nuo- va opinione del Crellio circa la cagione di fimili concrezio. ni, che il Crellio Iteflb crede hoH ejcas , fed tophaceas ex pure tontretiones , euj.n tcnujore parte itUiptta . refiitans crajwr indire- /«rj(«) febbene però il mede- fimo Sig. Morgagni non fi ac- corda col Crellio intorno al- la qualità invariabile di con- crezioni tofacee , allorché di- ce [0] di avere in molti ca- daveri oflervato il più delle volte fimili concrezioni non già tofacee , ma bensì oiTee in tutti i loro caratteri ; la quale oflervazione non repu- gna punto al nuovo fiitema del Crellio, il quale determi- na una delle cai^ioni delle con- crezioni preternaturali, che ta- lora s' incontrano nel Corpo Umano; poiché altro è Udi- re, che dopo le infiammazioJ ni , e le fuppurazioni nafcano cosi fatte concrezioni ò tofa- cee, ò Oflee che fiano , altro è il dire, che le medefime concrezioni fiano fempre to- facee, e non mai oflee ; che anzi Egli afferma ,[/>] che tut- te quefte Concrezioni d' uo« pò è . che na(cano da un fu- go morbofo atto a produrle fimili ò alle pietre, ò ai tofì, ò al geflb , ò agli oflTi , quan- do è ripieno di particelle ta- li , che unite infieme fervono alla formazione di qualcuna delle divifate follanze. Finalmente tutte quefte of- fificazioni prodotte ex pure poji inflammationes , & fuppurMtionet fono ftate dal Sig. Morgagni, e da altri oflervate nelle Ar- terie -j Non dee perciò recar maraviglia, fé dopo una ma- nifelta fuppurazione della fo- itanza interna di un I^qtìq Ct fono (w) Epif. VII. Art. f. Epif. XXIV. Arf. n. & ì6. Eplf. XXVI. Ari. 17. Epit XXVII. Ari. 2. & 30. &c. (») Obi De Arter. Cord. Coron. iiiftar. oflis induratat («) Epil. XXVII. Art. 23. p. 294. (0) Epif. XX Vii. Ari. »7. p. 256, i^o Atti co fotto al precedente nella dilUnza di quattro lince , lungo appena nove linee , e tre e due ceni largo , ap- puntato anch' eOTo da una parte , e quafì rotondo dall' altra , e rilevato nel mezzo a foggia di un piccolo bot- tone da camicia della grodezza di quali tre linee ( i/f^j la Fig. 3. della Ta^. VII) Quelli due Olii s* internavano in(ìeme colla Falce in quel folco , che fepara dal finiftro il deliro Emisfe- ro del Cervello , dove però non potemmo coli* occhio difcoprirc veruna fenfìbile impre'hone dei medefìmi i NuUadimeno quindi forfè potrebbe*! congetturare , [4] che Ila derivata la cagione del (opradifcricto Dolor di Tefta , e delle oltinatiihme Con\/uliìoni , che hanno tor- mentato pel corfo di quali venti anni Io Iventurato Dottore Arrighi. fono in cfià ritrovate le fo- rifimile , ma non così certa pradefcritte oflìfìcazioni ,men- da non poterfi mettere in dub- tre quefta abonda talmente di bio; Impercioche la efperien- vafi arteno/ì, che ilRuifchio za, eh* è il più ficuro fonte, pretende, (^) che quei corpic- donde attinger fi può la ve- ciuoli, che il Malpighi prefe rith di così fatte queftioni ,ci (r) per vere glandole , e che prefenta davanti agli occhi u- ad elfo pure erano da prima na ferie di fatti dello fteflb fembrati tali, altro non fiano, genere , ma cosi difcordanti che mere eltremità arteriofe nei loro eifetti , che demolifce attortigliate, comunicanti im- i' uno, quanto fabbrica V al- mediatamente co'i Tubi Uri- tro, come chiaro apparifce dal- narij detti Bellimani . le oflervazioni di quefto gene- [4] Che dagli ofli fuddetti re riportate nella Iftoria dell' abbiano avuta la loro origine Accademia Reale delle Scien- le malattie di già defcritte è ze di Parigi, (j) nelle memo- cofa, pare a me, alquanto ve- rie di medicina degli Arti di Edim- (^) Tefor. Ili. n. 41. Not. i. e Tefor. X. n. 85. 88. 149. (r) Esercì tat. De Renib. , & De Strua, Gland. Conglob. (/) An. 1711. p. 34, e feg. e An. 1713. p. 28. Edu. Oland. Dell* Accademia 191 Edimburgo, [/] e in più luo- offefa alle Meningi, e prò. ghi dell'opera fopracitata del durre in confeguenza qualche Sig. Gio: Battjfta Morgagni , dove il dottilTimo Autore ri- porta le iitorie di odi ritro- vati da Lui nelle Falci melFo- lie di Perfone, alcune delle malattia della Telta , ò la Pun, tura, cioè, ò il Pefo [ee], al quale io piutofto mi appiglio, rei , perche con tifo parmi, che in qualche modo rendafi con- quali non foifrirono [«] mai, to di quella difparità di effet- altre non apparifce , che ab» ti , che abbiamo pocanzi nei biano fofferto (*) veruna ma- fatti ofTervata ; Impercioche il lattia di telta , alcune altre pefo degli offi diltraendo, e poi furono attaccate da con- deprimendo la Falce rende vulfioni p») da vertigini [z] da più angulii i feni della mede- dolor di telta [««] da ftupidez. fima , e toglie perciò al fangue Zà (f>i) e da apopieflìe [ff] . la libertà di circolare per gli Da così fatte oilervazioni diametralmente oppoite nei lo- ro effetti deduce Egli , che fé gli oflì preternaturali , che naf- cono talora nella Falce , ò preflb la Falce , non fono fi- tuati talmente, che offenda- no la dura, ò pia madre, non folamente non logliono cagio- vafi della Tefta j ma da quelta fola cagione non può eflere il moto dei langue immediata- mente impedito di tal manie- ra , che ne debba nafcere una malattia irrimediabile, fé non quando vi concorrono altre cagioni atte a produrre lo ftellb effetto , come il mede. nare alcuna grave malattia, ma fimo Sig. Morgagni chiara- non fi manifeltano neppure mente diraoltra [J^] . con alcuno benché leggierif- Folto adunque rutto quello, fimo indizio {^JJ) . Due fono facilmente s' intende, come •per Elfo le maniere, onde pof- fra quelli , nelle Falci dei qua- ibno gli ofli fudJetti recare li lì iono ritrovati degli odi , alcuni (0 Tom II. Art. XXI p j88. (m) Epif III. Art. 2j. p. 24.. (<) Epif XXI. Art. jv P 117" (7) Epif. XXV. Art. ó. p. 267. (,z) Ibidem. (.«.») Ibidem . iii) Epif. I. Art. 10 & II. p. 8. («) Epif. HI. Art. 20. 21 e 22. p. ji. e feg. idi) Epif. HI. Art. 21. p. 2^. Epif. XXV, Art. ». f. » I» Bologna 1757. (/;■) Ne»li ftcff» Opufe. f. éj. Dell' Accademia 1Ì2 Dichiarazione della Tavola VIL FIGURA PRIMA %affrefentmte la Tarte Sinijlm della falce Mejforia. AAAA . , . \ . i\ fcno Longitudinale fupe^ riore . B B B . . . . . . . ^ 4 . li II Seno Longitudinale Infc'* riore. GC ......... ; .11 quarto Seno della Dura Madre. D .......... La Eftremità anteriore del-' la Falce, che nafce dall* Apofife detta Cr'tjia Oal* li. IS.^ .', \ :'..,, l ', . Due piccoli OITi fituati nel- la Falce , i quali da que- ila (ìniftra parte della me- defìma Falce apparivano in tutta la loro esenzio- ne nudi , e Tcoperti. Di quelK il Superiore era. più grande dell' Inferiore-. Bfc FI, PIGURA SECONDA %a^prefe»ta»te -la^paru V-Jira deiU Falce AAAA;V,f':^'ì"V.;J:rII. Seno Longitudmale SuJ * ' • periorc . BB B ' . i . r ','"■. \ ,1 i II Seno Longitudinale Infe- riore. CQ r, r,.f . ilfip^.II qu.A reo Seno della dura D :. . . r . ffl\ < La Eiitemit» anteriore del- - r. w-ftfip . ^èlla Falce, che nafce dall' *'" ^^''" Apofife detta C*-//a Gal- , ..E,E:^ ?''\»''^^l^» » J «^"^ OfTì fopraccennati nel- .. „ . ^' -^ li il maggiore fi vedeva. a meta nudo , e {coper- to , e a metà velato dal- la deftra membrana del- la Falce i II minore poi vedevafi tutto velato dall' iilelTa membrana. -Un Ci'. FIGURA TERZA %Appefentant9 il TroJUo della Grojiei.x.ct dà due Ojji fuddettt . MORS Dell' /^ccìdsmI^; |^I M O R S R E P £ N Ti N h EX DISRUPTA SPLENICA ARTERIA OBSERVATIO JOSEPHl NENCI PUBE. MEDIC. PRACT. PROFESS. *v^"^^^Obilis Vir o£ko Se quadraginta annos natus , tenui corpons hab'Cu, fervidà- que conltitutionc praedicus , vel ab Ine- unte aerate hypochondriaco morbo la- boravic , nec obicura icorbuticae labis , I ut mihi poitremis ejus vitae dicbus re- '^M latum eit, indicia praefctulit. Adultus vero & vita dcfìde , & longa , inquie- taque co^'itandi confuetudine plurimum fui corporis ro- bur encrvavit . Vere a^nni 1755. cum Liburni moraretur , acri ad lur^bos dolore correptus e(t , cui , ut mihi ipfc (aepius narravit , acceirit infìgnis , &c alTidua ad hypochondnum {ìniHrum pulfatio , quae cum vomita interdum , inter- dum cum alvi aftri£lionc , interdum cum vigiliis , faepè cum flatibus conjunéli grandem ip(ì moleftiam afferebat. Variis remediis adhibitis , morbus remifìt fic , ut per autumnum , & hyemis initia fubfequentis anni , quo tempore Senas venir , fuis , & alienis negotiis opcram dare potucrit. Redcunte autem vere fendm morbus adauélus eft : Prae lumborum dolore nullus fomnus j Vehemens ad hy- pochondnum lìniltrum pulfatio ; tumor eti.im ad fun- B b 2 dum ri e li dottilfimo Scho-- C e binaci: ipr A » T t tinger ncHa Tua DifTcrt. f>e telf celluloff in fahriea iorf9-^ fit humam dignitate affcrifce in conferma di quanto fi è detto (in qui di avere offervato , che la dura madre con «na breve macerazione fi cangia in una foftanza fioc- cofa , e cellulofa , i quali due caratteri non convengo- no , come ognun fa , alle parti del corpo deftinate al- le fenfazioni. Parmi finalmente di dovere avvertire per modo di corollario legittimamente dedotto dalle fin qui efpof^e oflTervazioni , che Galeno, e il Cardano con qualche ra- gione erano foliti di prefcrivere per le malattie dell» dura madre t rimed; più violenti , e che non merita- no in verun conto di cflfer biafimati i Chirurghi Frani cefi , i quali con ragione hanno avuto , ed hanno il coraggio di toglier via la detta membrana qualunque vol- ta ella impedifca 1' efpulfione del fanguc travafato , o della marcia . sto; Dbll* Accammu 29 1 STORIA BEL SIGNORA ANTON FILIPPO LANDt INFERMIERE DEL CESAREO SPEDALE DI S MARIA DELLA SCALA. CONCERNENTE L* I NG R ESSO D I U N PEZZO DI PALO NEL VENTRE. J Omparve a quefto Spedale «il S. Ma- ria della Scala portato in un Catalet- to il dì 19. Febbrajo 1758. Andrea Viviani della Parrocchia di S. Felice nel Chianti , in età di anni 39. dota- to dalla natura di un ottimo tempe- ramento , e di una robuita , e fana coftituzionc. Cadendo egli da un* Ulivo, in cui era ialito per adempiere le fue ruftical» incumbenze , s incontrò l* infelice in un palo vicino perpendicolare al terreno , ov* era fìtto , il quals urtando la fua punta alquanto acuta nella futura dello Scroto del tiif^raziato Villano ruppe i tegumenti , e introduccn- dofi per U pute (ìniltra tra il cuojo , e i mufcoli del balfo ventre giunfe a dirittura fino all' ombelico , e farebbefi certamente inoltrato pia avanti , confer- ; vando Tempre la medefima direzione , Te non G fpf- . ,fe allora troncato per la fua propria fragilità , che ^tolfe al palo fteOTo V azione di rcfiftere più lunga- mente air impeto di una mole così pefantc , quai* era il corpo del fuddetto Viviani . A tal viltà per tanto e(Tcndo iìno coricato 1' Infer- , ..rao al Num. 77. , appena ne fu a me commefTa la Ce 2 cura 404 Atti cura , che fubito incominciai a fare fui ventre unaì leggiera efpuKìgnc per isbirazzare il palo dal nido, e approdarlo all' apertura. Quello però non fu allora Lpòlfibile di ottenere per la refìilenza, che facevano al palo certi grumi di fangue , e fpecialmente un tedu- to di falfe £bre , eh' eranlì formate full' apertura della ferita , e all' intorno ancora della medelima in tatto il tempo di un intiero giorno , nel quale fu differito il trafporto dell' Infermo , perche munito folTe prima di partire di tutti i Santiffimi Sagramen- ti , e follerò ufate ancora molte diligenze dirette fenza alcun profìtto alla effrazione del palo » ma fu* bito che furono da me tolti gli oliacoli fopraccen- nati , tentai di nuovo colla mia mano la confueta ef- pulfionc, per mezzo della quale ottenni tofloconduc dita di trar fuori felicemente il palo , che avea di già livellato il foro della ferita. Erano fecondo il coftume intorno a me , quando mi accinti a quefta operazione, tutti quei Giovani, i qua- li ellendoli applicati allo itudio della Chirurgia fi ri- trovavano allora in qualità di Atlanti in quello Spe- dale ; Onde io po(ì il pezzo del palo di già eflratto (otto gli occhi di tutti loro , i quali , dopo averlo con cfattczza oflervato, convennero meco edere il me^ defimo lungo mezzo braccio , (cabro da i lati , e di tanto in tanto alquanto fedo, e fcheggiato , fimile di diametro a quello dell* odo omero, e di figura fin 1- i' 'mente quafi fernicircolai:"e , la cui parte conveda ri- *' guardava i tegumenti, e la concava i mufcoli . Né *i' fu allora didicd cofa il concepire , come fi fode il palo così agevolmente introdotto riel luogo fopraccen- • nato , poiché videfi l' eltremità del medelimo fatta ^ * foggia di ungia, o dir vogliamo di Figura mitrale. Li.. . quale Dea* AecAOBMiii " 5oJ 1 quaTc appunto fogliono ufarc per ordinano i diligenti Agricoltori nei pah rotondi, acciocché i geli, le ne- vi, e le acque non guallino sì tofto 1' interna lora ftruttura . Appena che fu cftratto il palo feci fubito porre fopra la ferita una faldella intrifa d* Emolliente > indi pro- curai di togliere, per quanto fu allora puflTibile, con una ben alta compreffa tutto quel voto , che fece il palo tra i tegumenti, e di cui vedevafì molto bene al di fuori la lunga traccia dal luogo della ferita fi- no air Ombelico In oltre ordinai all' Infermo un Clirtere, rclo il quale dopo mezz' ora gli feci cava- re dal braccio deliro una moderata quantità di San- gue , e dopo aver con replicate bpogne inzuppate in una decozione amara fomentato fpefTe voice tutto il dilui ventre , lo cinfi finalmente con una fatcia cir- colare, e così Io lafciai » permettendo all' Infermo quel ripofo , che egli tanto defiderava , e che in fo- miglianti cireoftanzs eragli in fatti pur troppo necef- fario . Apparve il giorno dopo fu la parte offcfa una confide- rabile infiammagione rapprefentante tanti raggi folari , che partendo da i lati della lunga traccia foprade- fcritta andavano a fcherzare mirabilmente per tutti quanta 1' eiienfione del balTo ventre : onde io feci fubito ricavar bangue ali" Infermo , e gli prefcrilTi per ufo della fete una bevanda refrigerante. Fu non- di'Ticrno quelU accenfione infiammatoria. accompagnata fino al quarto giorno dalla Febbre, la quale pur trop-. pò indicava nella ferita la prolTima fuppurazionci ed in fatti incominciarono nel quinto giorno a grondare dal voto della medefima copiofe mirce, leggiere pe- lò ^ Uitjginofc , e lenza alcun fegno di fetore, le qua- li 2P.^ H il^C;*' li mi fecero fiibito determinare alla pratica delle io- menca dolci per facilitare lo %orgo. Ottenni in quella guifa così felicemente 1* intento , che dopo qualche tempo fenza mettere in ufo ne tafte , ^ né Slacci , che rendono a mio giudizio fpefTe volte perenni le marce , apparsero quefte aliai di rado , e pochinfime in tutto il rimanente della cura , la qua« le io terminai coli* ufo foltanto della comprefla , e della fafcia circolare , e di un piailrello di Cerufa applicato al foro della ferita . Onde l* Infermo ebbe la forte di riftabilirfì nella primiera falute dentro il breve fpazio di tempo di 15. giorni , gli ultimi de* quali furono necelTarj non gtà per la guarigione del- la ferita , ma folamentc perche V Infermo pur trop- po indebolito per 1* cmilTioni di Sangue, per alcuni di qufei purganti, che diconfì minorativi , e fpecial- mente per la dieta rigorofilTitna , che fu coltretto ad olTervarc , potelTe riacquiitare forze fufifìcienti per il Tuo ritorno nel Chianti alla paterna Cafa di San Fé-* Isce . •aq AL- Dell* Accademia ^^•fL AL TR A S TO RIA ^ DEL MEDESIMO SIGNOR. LANDI CONCERNENTE LA FRATTURA SGUAINATA DEI DUE FUCILI DELLA GAMBA SINISTRA COL TOT^^LE SLOGAMENTO DE' MALLEOLI N Uomo Sanefe di Anni ^6. di tem- pcraoicnto pletorico , e di Tana , e robufia coftituzione , ritrovandofì per la cattiva condotta de* propr; affari in una cflrcma miferia , finalmente divenne pszzo a tal fegno , che il primo di Maggio ij6i. ciTcndo fa- lito in una piccola Loggetta di fua abitazione fi precipitò furiofamente dall' altezza della medefima . Fu il difi^raziato condotto fubito a quefto Spedale, ove io cflendomi incontrato il primo a visitarlo lo feci coricare in un letto porto al num. 120 > indi avrndo con diligenza cfaminato tutte le parti del maUcconcio Tuo corpo nfcontrai nella gamba fìni- Itra la frattura dei due fucili poco fotto al gi- nocchio col diltaccamento de* malleoli, e una di- fiorfion' ecceflfiva del piede, il quale era tutto rivol- to con i fuoi diti rannicchiati verfo la parte intc- riore i Vedcvafì inoltre la gamba fteda alla mifura di un palmo più corta dell' altra: Ne ciò reche- rà punto maraviglia a chi non ignora , che le of- fa fratturate , allora quando ufcite fono dalla pro- pria guaina , perdono neceilariam^te la loro natu- rale direzione , e perciò non pofibno tener diftefì cv.ei taf A T T i , . quei mofcoli ; cke fono ad ede con mirabile arti- fizio attaccati ; onde i mufcoli ftefTì fcnza il con- fucto appoggio delle oda , obbedendo alla propria attività di contracrfi , imntiantincnte fi accorciano , e rendono così più corte ancora quelle parti , nelle quali avviene talora la frattura delle offa . fi tal vitta per tanto procurai di dare fubito la giufta, c naturale direxione alla gamba, incominciando a ri- condurre nel loro incaftro gli fconnefTì malleoli: lo che appena fatto , ma con non poca fatica , vidi i due fucili perfettamente uguagliati ; di poi fi pofe- ro in pratica le confuete fafce, e le comprefle , il canale , il cufcinetto , e la piantaletta , e le tirelle per mantenere ftabili , e ferme nel loro fito natura- le le fcompaglnate parti della gamba » contutto ciò apparve in breve tempo ncU" ciiremità del piede ^'é5i in quel piccolo fpazio , che rimaneva fpogliato dal- le fafce , una gran quantità di quelle veflTiche , che fogliono in fimili cafi precedere la imminente can- crena . Furono però baflevolmente valevoli a refìfìere a quefla minaccia la replicata emidionc di Sangue , qualche purgante fubacido della claflTe de' minorativi , r ufo continuo delle Pofche fulla parte offsfa , e le pezzette inzuppate nello Spirito di Vino. Terminato poi rutto r intiero corfo delie fafciature comparve per il lungo decubito di 40. e più giorni una confi- derabile corruzione all' eftremltà del giro del cal- cagno , h quale a poco a poco diminuendofi cef- sò finalmente in tal maniera , che permife all' In- fermo r alzarfi dal letto perfettamente libero e fanol Dalle due fin qui riferite Storie parmi di potere giù- imamente dedurre quello flcffo appunto , che tante volte ho arguito dalle replicata olTèrvazioni , le qua» Dell* Accademia 209»' li l efercltando la mia profefTiorie , ho potuto fare nel corfo di molti anni, che la mano, la quale dà al Profeirore il nome di Ciiirurg.), e la buona , e lo- devole cogitazione del Mikto fono i foli , e ficuri meiz-i , per cui vedond foUecitamente arrivare al- la guarigione tutte quelle milattie , che alla Chi- rurgia appartengono. Il più eificace medicamento fta, nafcofto nella forgente perenne del noftro Sangue me-' defimo . Qucfto allorché è fano , e ben temperato abbonda di un balfamo a noi ignoto, che nelle e- fterne malattie di continuo portandoli alle offefe parti- ottimamente le rifalda . D à DESCRIÌ 2IO Atti DESCRIZIONE DI UNO STRAVAGANTE DELIRIO IN UN' UOMO , IN CUI SI RITROVO* DOPO LA DI LUI MORTE UN TUMORE IMPIANTATO NEL CERVELLO DEL SIGNORE VìNCENZO GALLI PROFESSORE DI CHIRURGIA, E SETTORE PUBBLICO DELLA UNIVERSITÀ' DI SIENA ^^3^^^^^1 Rancefco di Giacomo Seftigiani Sancfc, ^^^^^^^1 di Anni quaranta, di buon terapcra- \ mento, molto dedito al Vino , Sega- tore di Legname, nel Mefe di Giu- gno dell' Anno 1760. fu attaccato da un grave dolore di Tefta accom- pagnato dalla febbre, la quale lo co- ftrinfe a portarfi allo Spedale di San- ta Maria della Scala , d' onde ufci fubito che per mezzo di più milTioni di Sangue , e di altre medi- che diligenze ne reftò libero. Non riacquiftò egli pe- rò la primiera falute , perche oltre al non avere V ordinaria fua forza continuava ad eirerc qui(ì fempre inquietato dal medefimo dolore di Tetta di tal ma- niera , che producevagli della n^ufea , e della balor- daggine, A tutti qurfti incommodi (ì aggiunfero di più nel Me- fe di Novembre dello (telTo Anno delle Vertigini , le quali tolfero all' Infirmo il fentimento e le for- ze talmente, che il di ventotto del decto mefe giun- fe a perdere per qualche tempo 1' ufo della favella , e r attitudine all' inghiottire qualunque forca di ci- ^■i-. : , bO, Deli' Accademia aii ho , e allora fu , che cffcndo portato di nuovo al- lo Spedale fuddetto fu confegnato alla cura del Sig. Dottor Angiolo Lodoli pubblico ProfcflTorc di Chi- rurgia Teorica , il quale avendo trovato nell' Infermo privo per allora di fcnfo , e di favella una non leg- giera infiammazione , e turgidezza di occhi , fece al medefiimo varie convenienti ordinazioni , da cui però non traflc l* Infermo profitto alcuno, mentre vidcfi di giorno in giorno (emprc più peggiorare di tal manie- ra , che giunfc a forprendere i Circofianti colla ftra- vaganza del fuo furiofo delirio . Nella fine del quinto giorno gli fopravvenne la febbre, gli mancarono le forze , ed accrefciutaglifi la infiam- mazione alla faccia , ed agli occhi la tumefazione , perdette egli del tutto i fenti menti ; Seguitò nulla di meno a vivere in quelto mifcrabilc (tato fino al giorno nono , nd quale dop» una ben lunga Ago- nìa terminò infelicemente la vita . Si f«ce il giorno dopo nella folita (lanza Anatomi'ca 1' apertura del Cadavere , alla quale fu prefente il Sig. Dottor Pietro Tabarrani , pubblico Profellore di A- nacomia in quefta Univerfità . Segato il Cranio fi ritrovarono le Meningi infiammate l e ripiene ne' fuoi vafi di fangue molto alterato nel colore ; Era nei ventricoli una copia di fiero mag- giore del naturale , ed i vafi , che formano il plef- io coroideo , erano anch' efli molto turgidi . Si trovò poi nel Ventricolo dedro anteriore fulla mi- dolla allungata un tumore occupante il talamo de- liro del nervo Ottico , che fi edendeva nel corpo firiato j e nella follanza midollare eziandio del Cer- vello , di una mole non minore a quella dei più grofTì Ovi di Gallina ì Aveva inoltre una fuperficie D d 2 ineguale 212. A t ' ineguale l e fcabrofa , ed era talmente duro , che rc- fiftettc non poco al Coltello allorché lo tagliammo per vederne la interna fottanza , la quale ci compar- ve di un colore cinericio , e molto denfa , e com- patta. Nelle altre due Cavità nulla fi ritroTÒ , che meritale di ertcre da noi notato , fuorichc il cuore nella Me- dia molto accrefciuto di mole. :>iofiT. ISTO- Dell* Accademia 213 ISTORIA CHIRURGICA DI UN' ERNIA INTESTINALE COMPLETA. INCARCERATA , PERFETTAMENTE GUARITA COLL' OPERAZIONE DEL TAGLIO DEL MEDESIMO SIGNOR GALLI Ictro Giacomelli in età di Anni venti- fette , di temperamento pletorico , di una cortituzione di fibra alquanto rigida 5 e forte ^ ammogliato , e for- naciajo di profeflione, efìcndo fin da tre giorni tormentato da un* Ernia interinale nello fcroto incarcerata dal- la parte deftra fi portò il dì quattro di Marzo dell* Anno 1753. allo Spedale di Satira Maria della Sca- la , dove edendo ttato a me confegnato fabito Io vifitai , e dopo averlo minutamente interrogato fopra lo flato della fua malattia rifeppi da lui , che per r addietro benché foffe flato di già allentato non aveva però foffetto mai un fimil male , il quale credeva egli flello prodotto da uno sforzo , che fat- to aveva tre giorni avanti in tempo appunto , che non trovavafi 1* allacciatura , la quale era flato Tem- pre folito di portare ^veva egli in oltre non poca febbre , moltifiima fmania; ed inquietudine , fopprefiìone degli escrementi , fu- dore freddo , e vomito. 11 tumore erniarjo era piut- tofto grande, duro, tefo , ed infiammato al fegno da 214 ATTI da far temere dell* alterapione dell' Inteftlno ; con tutcociò Ikcome la maggior parte di quelle Ernie ri- efcc talora di rimettere coli' ufo di convenienti fo- rnente, e coir aiuto difcreto delle fole mani fé nza ri- correre all'operazione del Taglio , volli prima premet- tere ogni diligenza per rifparmiare la medefima ope- razione , ma tutto fu fcnza frutto : Onde confidera- to avendo, che il differire la operazione era lo fteffo , che procurare all' Infermo una rrsoite cetra, e tor- mentolìffima , dcterrnmii , quando egli fuile Itato contento, di fargli la operazione col tagHo per riporre nel balTo ventre l' intctìino incarcerato. Fa contento il Giacomelli di fotcopotvilì , perche già fi ciedevà vicino a finir di vivere . Avendo preparato turto il nec^nfario feci legare il Ma- lato fopra adattato inllrumento, indi ritentai, fé col- le mani poteva riporre V inteitmo [ come altra vol- ta in un cafo fimlle a quefto in tal punto mi riufcì di riporlo ) ma avendo trovata la ftelTa difficoltà , alla prefenza del Signor Anton Filippo Landi Infer- miere dello Spedale fuddetto,e Maellro di Chirurgia, e di più fludenti Medicina , e Chirurgia incominciai la operazione . Feci un lungo taglio degli integumenti ccn direzione longitudinale al tumore erniario, oltrepalfando fupe- riormente due dita trafverfe 1' Anulo , e dopo col- la punta delle forbici procurai di tagliare il perito- neo , il quale ellendo molto Itirato , e refiftente mi fu duopo r aprire col taglio del Bi(turì; Appena ta- gliato il peritoneo ne ufci fuori una copiofa quan- tità di fiero aliai colorito, e fi prefentò una gran por- zione d* interino Ileo , il quale per lo fpazio di un buon dito tiafyerfo era livido , ed alterato ; onde col- Dell' Accademia 215 colla maggior preftezza procurai di riporlo nel bafTo ventre, come in fatti mi riufci dopo che ebbi taglia- to r Anulo . Giunta a tal fegno 1' operazione , feci nella ferita la cu- citura da Pellicciari , prendendo coli' ago curvo pri- ma il peritoneo , e poi tutta 1' altezza degl' integu- menti comuni , fopra alla quale pofì un pezzo di ve- lo con quattro chiarate per ritenere al contatto, e di- fefe dall' aria le parti fottopofte , e dopo aver fat- ta una conveniente fafciatura feci coricare in un let- to già preparato 1' Infermo, che aveva intrepidamen- te fofferta la operazione , appena terminata la quale, celarono in rcro alcuni dei fìntomi della malat- tia . Nondimeno però benché 1' Infermo fi ritrovale in buono ftato , dubitavo affai , che quella porzione d' intertino alterato , come da tutti gli circolanti fu veduto, non paCfafTe alla cancrena. Ritornai il giorno a rivedere il malato , e lo trovai di buono afpetto , ma colla febbre , colla folita foppreffione degli efcre- menti , colla tenzione , e con il dolore al baffo ventre , per le quali cofe gli feci cavare una copio- fa quantità di Sangue ( giacche circa fole due once nella operazione ne aveva perduto ) , e fomentare di continovo il baffo ventre • Ritrovai fulla fera , che il malato aveva avuto il benefìcio del corpo , che gli era celiata la tenfìone , e il dolore al baffo ventre , e quafì del tutto la febbre . Sfafciai la ferita alla fine del fecondo giorno , e la ritrovai (enza tume- fazione , e quafi riunita , e nell* undecimo giorno fcparatifi i punti , fu capace il Giacomelli di pafleg- giare per lo Spedale , da cui quattro giorni dopo fc ne partì perfettamente guarito , conforme io lo vi- di alcuni meli dopo fano e fo ne , e quello , che è più 2I< A T più raro l fenzi, alcun fcgno di allentatura '. La macchia livida ritrovata nelT Inteftino , e la brevità della cura fembrarono a me due circoltanze , per le quali mcritadc di eflerc dcfcritto il fopradctto cafo Chirurgico . JA^ Deh' Accademia 217 JANI PLANCI ARIMINENSIS DE DUPLICI TETHYI GENERE, ET DE MANU MARINA AD PIUM JANNELLIUM SENENSEM ACADEMICUM P HYSIOCRITICUM. |[Jam fuperioribus diebus per litterastaas humaniflìmas me cerciorem feceris , Jannclli Amiciflìme, Academicos iftos Phyfiocricicos modo in co elTe , ut Tomum fecundum A<^oium iftius Acadcmiae edercnc , m coque non u- na tancum de re agi vclletit , ut fa- élam eli fuperiori anno , fed rebus variis cum cxorna- re cuperent , ut mos dì in ejufmodi libcis ceterarum Scienciarum Socictatum , quae per Europam funt infti- tutae , & quum me rogavcris , ut aliquid ad Te mit- terem , quod in A<5li irta referri p ;{Tet , morem Tibi gerendum ftatim duxi . Quid enim negem Tibi , qao- cum per viginti & amplius annos incer nos (incera , & incorrupta amicitia intercclfit ? praefertim julta peten- ti ? Selegi itaquc ex Adverfariis mcis unam aut alteram rem ad Hiltoriam naturae fpeétantem , quae licet novas omnino non fmt , eas tamen melius & difìis , & fi- guris illurtrabo , ut novae quodammodo fiant , & vi- deantur . Sermo igitur meus erit piimum de duplici Techyoru'ii genere , quod licct ab aliis fueric tra^atum, tamen , ut vidcbis , explicationss , adnotacionefque meae rem piane novam reddent i His addam & Manum ma- rinam dittam , quie quoque ex me novicacem quam- dam capiet. E e I. Primum Ili Atti I. Prinmm igitur corpus , quod heic dcfcrlbo ; 5£ plngi curavi , eft illud , de quo mcmini in meo Tra(5>a- cu de Conchis minus nocis pagina quadragcfitna quarta, & ad Alcyomct tunc , feu ad Mala Citrici Marina di£la , rctuli , & de quo itcrum in codem Libro nuper Ro- mac recufo mentioneoi fsci in Appendice fccunda Ca- pite XXVUI Articulo HI. in quo non probavi omnino explicationcs , qu^s de co dedit Vir Clanflìmus Vitalia- nus Donatus ProfeOTor Taurinenfìs , qui modo longiflì- mum iter per vana Orientis loca fufcepit . Igitur Cor- pus ittud a me modo iìc defcnbitur : 'Tethyuf/i pUrum- me fphaericum malum aurantium Lujitantcum formi > C3* cclore veferens , quod ho/t^ontaltter dijjeìium fibrar radtattm ojftas ofiendit . Hoc igitur Corpus , qujd mccgruiTi cernituf in tabula Vili, fub Figura I & Littera A. vocatur a me Tcthyum cum Ariitotele ,& Theophralio, quod f.mper fit adherens ad Pctrobrya B B ut piélura ,e(t a me ea- dem figura , vel ad Scopulos &C Conchas , 6l nu^n^uana cernatur folutum, ut fuppunit Vualianus Donatus efìc , dum cft in juventute ■■, omnia cnim , quae vidi, vidi c- nim quamplurima , femper ar6te adhaerentia rebus iilis vidi, vel fi crant foluta , lacera erant in ea parte bafì , qua .rebrs lilis adhaerebant. Si enim natura foluta fuif- fent in juventute, ut ait CI. Auftar jlle , non Tethya , fcd HAothitria cum Ariftotele , Theophrafto , & Ronde- Ici.'o vocan debuiOient. Ipfe igitur ea corpora vidit , ut cpinor , tancum obfoleta , & non e mari recenter edu- €tì , quae C\ ita vidiflTet , ut vidi ego faepenumero , non reticaifTrt pulchrum Aurantii colorcm , quo mius & in cuce funt infcóli , & quera aliquantulum fervant, (ì m fpiritu vini condantur . Propterea quod ea femi- exfìccata viderit , fibras illas radiatas in ejus fecunda figura B. concortas pinxit . ExGccatione enim quodam- raodo Dell* Accademia 219 «odo contorquetìCur . Ad marginem ctiam varios cincin- nos , & flofculos adjungic , quos potius fecundum ima- ginationctn Pi£loris die deformatos dixi , quam fecun- dum rei naturam , ut accidie fere in omnibus figuris Libri illius. Praecerea naturale non videtur , quod ipfc aOTerit fub numero II. Corpora irta in juventuce {biuta cde , ut vera Holothuria tunc (ine , deinde in fene- élute ad faxa adhaerere , ut Tethya fìant . Corpora e- nim adhaercntia , ut vidcmus in dentibus , & aliis , in frué^ibus praefertim univerfìs , fene^ute a rebus adhae- rcntibus folvuntur , & non magis implantantur . Tcrhyi hujus odor , dum Zoophytum adhuc reccns eli , pifculcncus cft , at non ingratus , fed , fi exficcctur in umbra , putrefcit , & foetet , ut caro putrida ; ad folem vero exliccatum foetorem minus ingratum habct. Hoc Tethyi genus , ut dixi in naca fccunda appendice modo laudata , originem praebuit, ut fatis verofimili- ter conjicit Elias Bertrandus Bernenfis, Phofphoro Bono- nienfi, qui totus ex fìbris radiatim reflis , & numquam contorcis conllat , ut &C alia Tethya , fcu Holothuria oblonga originem praebuerunt Belemnitibus, quac iiidcm ex fibris radiatim rcftis , & numquam contortis con- ftant . Sed haec fatis de primo Tethyi genere di^a funto . Veniamus ad alterum . II. Tcthyum igicur alterum , de quo modo ago l non durum, & offeum elt in ventre , ut praecedens , fed molle , & cavum , ut ad Zoophyta oflibus carentia , & cartilaginea , fcu coriacea amandari queat ; Ad Te- thya tamea referendum , quòd femper Petrobryis , vel Conchis , aliisvc rebus duris haereat Hoc notum fuit vel Rondeletio ipfi , qui libro de Infeélis , & Zoophycis capite XXI II fub nomine Mentulae marinae alterius fpe- ciei dcfcripfie , & pinx t , licet ruditer utrumque . De- E e 2 fcripcum 22» A T fcriptum fult quoque a Jeanne Baptlfta Bohadfchlo Pra- gae Hiftoriac Naturalis Profedore in libro Dresdae edi- to anno millefimo feptingentefimo fexagefìmo primo , cui titulum fecic ; De quibufdam animaltbut martms , quac Animalia , feu Zoophyta ipfe in Littore Neapolitano fex abheinc annis obfcrvarat , & Tethyum Cortaceum ca- pite VII. non inepte appellai, fed cjus corium punftis quibufdam nigris totum efi notatum , ut quali ex ope- re tenfeliato conflare videatur , quod in noiiro non ap- paret , neque in ilio Rond-letii , ncque in aliis Tethyis ejufdem generis , quae in Tabula X. Libri fui appo- nit Bohadkhius iple . A pifcatoribus noftris Tamarognolo vocicatur , 6c penem virilem refert cum fcroto , prae- fertim , fi golTypio repletum ad folem exfìccetur ; colo- re & conlìlientia valde fienile eft Alcyonio digitato ge- latinofo 5 feu cartilagineo , quod Tabula X. in fecunda Appendice Libri mei de Conchis exprimi curavi , fed Alcyonium illud digitatuna cavum non eft . Tethyum illud Conaceum ora , feu oftia duo habet , unum in parte fuperiori B. akerum in parte inferiori C. Fig. Ilf. & recens digitis in corpore preflum per oftia illa duo B.C. veluE per duos fiianos aquam marinam rejicit , ut r^jiciuni- Mentulae illaj informes Carnumla Rhedio di6ì:ae, quas ego in (ecunda Appendice cap. xix. defcripfi, & Ta- bula VIL pingi curavji quod & in fua figura Tethyi hujus oftendit Rondeletius, Corpus hoc didedlum exhibet mein- branaceum Ventriculum Fig. IV & V. expredum , qui inftar fere eft Ventriculi Mentulae illius informis , qui ventriculus refercus eft aqua marina , quae prelTionc , ut dixi , profilit ex filanis iliis per duo oftia membra- nacea oftiis coriaceis refpondentia . In fando D. Fig. IV. iftiiis ventriculi eli pars quaedam carnea fulvi colo- ris, & pundis notata, ut eft porphyreticus lapis. Mem- brana Dell' Accademia 221 brana VcntricuH conftat ex fibris circularibus , & lon- gitudinalibus , ut funt fìbrae Ventriculorum Hominis , 6c Brutorum . Vide fìguram V. Tota membrana infcéla dì colore purpureo violaceo , fed fordido . Bohadfchius tria alia genera hujus Zoophyti defcribit , & in eadem Tabula X. pingit , fed ncque primi nofiri , ncque reli- quorum ejus anatomen internam dat , contentus ea fu- perficie tenus defcribere, &c pingere . Injuria tamen vitio mihi vercit verbis forcafTe mulcis , quòd corpufculum a me repertum inter quifquilias maris noftri , quod pin- gi curavi Tab. V. in priore mei libri editione , & quod valde fimile eft Terhyo fuo , quod ipfe ponit tertio loco , quod, inquam , id corpufculum Tethyum , fcu Pe- nem caninum vocitaverim , & paucis defcripferam . Con- tendit enim multis Tethyum non eflTe , ncque Tciem Ca- )umm appellari debuiffe . Verum , (\ fpecies eft Tethyi fui primi , Tethyum rtSiz a me diéium eric , ut re6le ab ipfo Tethya di6li fuere corpora illa fua renio , èL quarto loco ab ipfo pidi, & meo Tetbyo fimilia ,• prae- fertim quòd meum , ut apparet ex figura a me alia- ta , habsac in bafi fibras laceras , quibus aliis rebus haerebac . Praeterea fi hoc nollrum primae fpeciei Men- tula altera a Rondeletio didum fuic , dici poterat & a me fecunda fpecies , Pcnis caninus , fi cum Canis Pene , ut apparet ex figura , fimilitudinem quamdam habeat . Quare melius fibi confuluifTet Bohadfchius , fi hujufmodi tricas m me non invexilfct, quas fortalTe pro- pterea invexit , quòd ego aperte ipfi dixeram Corpus il- lud {uum , quod in alio Libello Pragae undscim abheinc annis edito prò veris Ovis Sepiarum venditarat , non ova Sepiarum elTe , fed Loliginum , & vera ova Sepiarum ca elTe , quae vulgo Uva marina cuna Rondcletio pag. 504. vocitantur, ut modo ingenue confefTu.^ eft Bohadfclims ipfc 222 ipfe palinodiam canens in calce Libri fui l III. Tertio deniqac loco heic addcre lubet Palmam, feu Manum marinam Bocanicorum , quorum multi cam memorant , fcd nomine tenus , praeter Jofcphum Ginannium Ravennatcm in Tomo ejus primo pofthumo , qui eit de Plantis marinis o6io ab beine annis Vcnctiis edito , ubi eam inter Fungos marinos pagina quadrage- fima quinta refcrt , & pluribus eam defcribit , & Ta- bula quinquagefima figuram cjus dat, quam tamen heic repeto , quòd Ginannii figura rudis (ìt , & omnino ipfc iìleat ejus incerna m {truéturam . Si enim horizontalitcr fecetur , ut faélum elt a me ( Figura 1^11. ) apparet to- ta tubulofa , & tubulis re£>is, & perpendicularibus a ba- fi per corpus univerfum Plantae alfurgentibus , ut acci- dit in pcdunculis variarum Flantafum paluftrium , & praefertim Nymphacae . Quum hodie Corallia , Madre- porae, & res quamplures aliae marinac , quac inter Plan- tas refcrebantur , modo e regno Florae ereptae fìnt , & ad Faunae regnum fint amandatae, (eu inter nidos Ver- raium , aut inter Polypos referantur , diligenter perfcru- tatus fum hujufmodi Tubulos ,an Vermiculum aliquem continerent, at ne vettigium quidem ullum animantis cujufdam intra hos Tubulos reperi 3 Quare eos puros , & fimpjiccs Tubulos elìe vidi , qui aquam marinam tan- tum continebant, ut in Pedunculis Foliorum Nymphacae aqua paluftris tantum continetur . Praeterea in Apici- bus , qui per digicos hujus manus difperfi funt ( Fig. VI. (S VII. aaaaaa) Fru6lificationeni , feu Florem quem- dam invcni , qui lente vitrea audus Fig. Vili, cerniiur, cujus pedunculus in b. geniculatus elt . Flofcu^us irte fex Staminibus rubicundis conrtat e. e. & lingula apiccm habent flavum . Flores ìiìi a Ginannio prò totidem Pa- piUis , quibus Pianta alimentum fugete pofTit habentur. Veruni Dell' Accademia 223 Verum a bafi per Tubulos alimentum fugerc potcft l ut reliquae plancac fugunc , & per Aamina illa genus fuum propagare , ut propagant Plantae omncs terrcftrcs . Hacc fune , Jannelli AmicifTimc , quac modo ad Te mitto , quac , fì lubct , cum AGadcmicis Phy(ìocri- ticis communicare poceris , ut in corum A6^a rcfcrant. Vale . Dalis Arimino A. D. IX Kal. Majas Anno z Chrifto nato CiD IDCCLXIII. fig. 224 Atti Figurarum Ex^Hcatìol Fig. I. A. Tethyum I. fphaericum Malum Aurantium Luficanicam referens . B.B. Petrobrya , quibus ar6le haerec . Fig. li. A. HemifphaeriuTn Tethyi Horizontaliter dlOfe- éli, ut cernantur fibrae olTeae radiatim, & ia direétiim a centro ad circumferentiam protcnfae . Fig III. A. Tethyum II. Cartilagineum cavurn vulgo Tamarognolo . B. Os fuperius Tethyi . C Os inferius ejufdem . D. Petrobrya quibus arfle haeret. Fig. IV. AA.A. Ventriculus Tethyi II. B. Os fuperius. C.Os inferius. D. D. Caro quaedarti Tethyi , feu vi- fcea Fulvi coloris , &c pundtis notata . Fig. V. A. A. A. Idem Ventriculus Tethyi II. carne e- xemtus , cujus membrana eft coloris purpureo- viola- cei fordidi , & quae fibras quafdam tranfverfales ha- bet . B. Os fuperius. G. Os inferius. Fig. VI. A. A. Manus marina integra apices innumeros feu ftamina gerens a.a.a-a.a. Fig. VII. A. A. Manus marina di(Te6ta in b b. ut fora- mina Tubulorum cernantur. a a. a. a. Flores , feu A- pices. Fig. Vili, A. Flos , feu Apex avulfus , & lente vitrea auélus fex rtamina ce. gerens rubicunda , quae inA- pise A. fune flava . b. pcdunculus geniculatus OS- Dell' Accademia 225 OSSERVAZIONI SULLA CADUTA DELLE PIOGGE NELLA CITTA' DI SIEN^ DALL' ANNO 17 ss. AL i 7 6 5. L Reverendo Padre Giufeppe Afclepi della Compgnia di Gesù , Socio del- la noftra Accademia , fin dall' anno 1755. intraprefe a miftiraTe 1' annua quantità della pioggia , che cade in qaefta noltra Città , e continuò le Tue OnTervazioni per cinque interi anni , dopo i quali elTendo itato chiamato a Roma dai Superiori della fua Compagnia per adempire le veci del celebre Padre Bolchovich raccomandò la continua- zione di querte fue Oifervazioni all' Accademia. Qucfta full' efempio delle Accademie di Parigi , e di Londra ha commeflTa una tal continuazione a due de' Tuoi Me- mbri , i Signori Canonico Anfano Luti, e Dottor Can- dido Piiìoj , i quali hanno continuato le Olìervazioni del Padre Afclepi per tre anni, e le profeguiranno per al- tri due affine di poter rilevare da quelto decennio 1' annua quantità media della pioggia , che cade in que-* fta Città, e trarne in tal guifa il vantaggio di meglio conofcene 1' indole del nollro Clima. Il Padre Afclepi da i cinque anni delle fue Of- fervazioni conchiufe, che la quantità media della pioggia per ogni anno era di pollici Parigini 33. 1; 4. -^ e F f confi- :.Ì26 Atti confiderando poi feparatamente le piogge di ciafcuna Stagione ritrova» , che la Media dell* Autunno era di linee 152. , quella del verno di linnee jo. s quella Ideila Primavera di linee ^o, ^ e quella della State di linee ^7. -i Onde traile Stagioni la più abbondante di piogge è predo di noi 1* Autunno : a quefto fuc- cedono m egual mifura il Verno, e la Primavera : e finalmente la State è la più fcarfa al contrario di quel- lo, che avviene a Parigi , ove le piogge della State fuperano {labilmente, e talvolta ancor del doppio quel- le di tutto il rimanente dell' anno . Tra i Mcfi un' anno per 1' altro il più piovofo è flato il Settembre ; profifimo a quefto 1' Ottobre , e in terzo luogo il Di- ceii^bre ,• il meno piovofo è flato V Agoflo , indi il Gennajo, e in terzo luogo il Febbrajo . Quando farà terminato il decennio di quefte Of- fcrvazioni, 1' Accademia potrà più precifamente determi- nare r annua quantità Media della piogga per ogni ftagionc ; e in tanto efpone qui la mifura fatta per otto anni continui , Mefe per mefe , Scagione per fla- gione , Anno per anno , principiando dal primo di Marzo 1755. fino a tutto Febbrajo 17(53. -PÌ,-;t. Dell* Accademia 127i Pioggia «a4uca ^al i. Marza 1755. a tutto Febbrajo 175*. Mea follici Marzo 4. Aprile — Maggio «. Giugno i: Luglio •■' a.- Agofto Seccsmbre ì- Ottobre tf. Novembre 5. Dicembre 4. Genn la tutto r Anno 31- Linee h t I. — z t z IO. II. L t.'- !.. '- a F f 2 Dal ?8a8, . A r T S Dal X. Marzo ifs6, a tutto Febbrajo iy;$. Mefi: Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agofto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennajo Febbraio Primavera Scate Autunno Verno In tutto r Anno Pollici 2. Z. t. 4. ;. I. /*• 4« I. 4* 3- 8. 8. 25. Lince] 3- I*. 3. 5* 1. L 10.^ 7.i a ir. i I.— > 8.i- 2 8.J: 6. 1 9. D: Dell* Accademia Dal I. Marzo 1757. a turco Fcbbrajo 1758. 225» Me{i Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agofto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennajo Febbraio Primavera Srate Autunno Verno In tutto r Anno ici Linee — 7- 3. s 7-r 4« 3- 3. 8. I. C. I. 3» 6. - 2. Ilr r. >'• 4. ^'f I. 10, 4. 5.i 2 S. r • Autunno ■s. Verno C. In tutto V Anno 38. Linee II. 3 I IO. 1. 7- i II 2 T L 4 u 12 I 6 4 " •• 12 5 3- r 3, 4 t 3 I G g Pai 434 A T T 1 - D»l u Ma»» 176Z, a tutto Febbraio 17^3. hkfi Muri» Aprila Maggio Giugno Luglio Agoflo Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennajo Gebbrajo Pfimavera State Autunno Verno In tutto I' Anno Follici u 4* I. 8. 2. I. 4* II. 5. :8. Linee f '5 u 4» ni* 1» ii.i 4 •1 i.i IO. II 12 h 12 I 4-? Deli* A^ammia 2^1 PROBLEMA SCIOLTO VAL SlGNO^e VOTTOKJS CANDIDO P I S T O J Dato fi quadrante 'BF'D4 rttfovare nel raggio JV proludi gaio fé fa hi fogna u*i punto tale , dal quale Jt pf/fa ttra» rt aU ateo del quaiìr yn:e d'tv'tfo in parti eguali il maggior vwncro dt linee che jix pojfibile , le quali fieno in una frogrejjione aritmtiea , della fiale il primo termine JIa e g> ED ,e /* uUtmo E'B, la E il punto che (T cerca ( Tav. IX. Fig. i.)cC\ chiami ©£=: x, J'B - a. Dal punco E fi tiri all'altra etire- mità 2 ci;l quadrante la linea £», indi al punto Fy che è alla metà d"l quadrante fi conduca la retta EF , e dal punco FabbiTata la per- dendicolarc FO al raggio D// , farà rO il feno deir arco di 45. gradi, e peiò eguale ad OA; ficchc tirata fyf,per la proprietà del triangolo ree* Cannolo FOA farà f 0=: V iFif *=? , ^v VO^ a^ .^ • OE- x \a ->1* ; AE:=: a\x y £2=: yxxf2«xtMV> £F- y ^^^zax i>c — * ^-- r~] Fd circndo nella progreflìone /\i.t!nctic* J aa za la io, urna degli eilremi tj^aale al d. ppu del del mcdfo farà I* equazione EXf ED:=: 2EP ed mt^tf- mini analitici farà ' «^'icr. ,, . ..-^22 «*^^ togliere r afTimenria- farà primieramente' 2^x\2ax'\2x y^^^^\ laa ■\2aa:=i ^xxp,ax- ^x^Z-u. «7t8«c, y^^ti.t^^' ■^"^^^''■^'^'5'''''''t*^'*^^t5>'^'*> *^ levando! i t^er- -^^ "^ " mini comuni reltarà >. ii otuuU 'V !> . ^x4ft^2a^xS '|-64«^x*— ì6a^x^ f40a3jfSj-4ifl4^4Ì2 8fl5;c3f 14^6^2 Ì4^7jft^.» dalla quale le- vando i termini comuni reitera 1 6a''x'^f^ 8a5^5 1 1 8 3fl!4x4 fié^a^x^ i^oa^x^ - ù^o? x - a» ;=: O la quale divifa per \6aa diventerà x^ ■i'8 8tìr^5ti8 3rt2;t4 ti^4rt3>:J t5oa4x2-4^5;c' - fl^ 'zl o Per liberar poi T ultima equazione dalla frazione fi faccia b1 13- H-jsif {kO 4 16 64 25Ó 1024 4096 ■ flicuifcano quefti valori della x, e fue poreltà , e di- venterà y'''\%%ay^ 1 18 3.32^4 ti 64a(3jj/3.t 5054^/2 . 4/j5y. ^ó___ ^ 409(5 1024.10"" ?5Ó.i6 04. lé lé.ifi t5.4 ló c moltiplicando per 409(5^ farà y^'i2ay'i 1 183^2^4 f6^6aij3 f8oo-«4j/2. 2^6a^y- 2')6a^ :=3 ò, c di/idendo per j/j/ t8^ tié^^ -^ o reitera finalmente »i4 Dfll' Accademia 3| ^^^ ^*''^ y^^ H""^' 53 aa^t,* j^9aayy y (ìcchè polto il valore d' y^U^y^ nell'equazio- ne y'^'^i^y^ &c. Averemo II. ^z.-féyy iay-i6a^zz o e foftituito in qucfta il valo- re dell' yy prcfo della prima III. %-z.-\6ao:.-^oay'i6aa:=: o, e fottratta da quella la pri- ma nafcerà la IV. K.'z.fyrtz, ^jay yy i6aaz:i o ed aggiunta la terza 9IU prima nakcrà la V. t,x.-f^ax,-^^aypj-i6aazz o La prima di queftc equazioni , come ben d vede è alla parabola , e la quinta è al cerchio i perciocché mandando dall' altra parte V yy-^i^^ay-ióa^ , ed aggiu- gncndo ad ambi i membri il quadrato 2^aa farà az.f Sdfcf 2 5*j(=! l6aa\2)aa-yy\^iay^ c facendo z.f 5^=g . '4 ♦ % p farà fp^igaa-yyl^s^yy ^ rendendo pofìtivo 1' yy avererao 4" yy-^iay:=:%^aa- j)p, ed aggiunto ad ambi i membri *1 4 quadrato della metà del coefficiente del fecondo termi- ne farà yy-^^ayfii^^aa::: i^ajtfi^^^a pp , e facto y-^ia^ } lara H ^^ i^t Atti l^fs ip^tsa-fp equaiione al circolo come è manifefl©; Fatto per tanto il cerchio del raggio --^s J^sgaa^ Va- lvola '9. Ftg. 2. , e prefa ^C. :=: 5Ay-jayf7,2:^paa , e r a- ■ r^ " ~ • ^ loituuito jj- v/-^ -" K iini..nà uu ^rr ■ ■^i^óaa equazio- 2 4~ ne come fi vede all' Iperbola Equilatera prefe X af- fìlfe dal centro . Per coftruirla adunque, fatto il cerchio del rag- gio AH '^^^ép^ Ta'v. ^. Fig. 3. . e prefa ^C;=: jaf d- rà C il principio delle «. , laonde calata C£— 43^56 tirata la TE Parallela al diametro 2Z , fu la TE fi dovranno prendere le j . Di poi prefa fopra CE pro- lungata h DE -^ 57'« , e parimente prefa verfo E dal punto T> la Dg^eguale a 51^^ , che farà il femi- diametro trafverfo dell' Iperbola, il punto ^farà fuo- ri del cerchio j Poiché il quadrato CX cHTendo egua- le al rettangolo ZCB , cioè =: ì^i^aa^EX farà egua- le 240 A T T f le alla A,r>t.?/M-43< , la quale Q vede chiaramente ef- ./ ♦ > fcr eguale ad una quantità minore di a, fioche EXh ramare dì £^, che è ^ ^t adunque il punto ^ è 2 fuori del cerchio . Fatta psr tanto col femidiaraecto trafverfo ©sj^ ^6a V Iperbola equilatera M^ , que- fta taglierà il cerchio aa una parte fola ne' due pun- ti 0 s ed in fatti che non lo tagli dall' altra parte è chiaro , ofTervandofi che EK è maggiore di £/V,- poi- ché elTendo il quadrato TM eguale al rettangolo T'2'f/' , :=:^paa farà EN :=: yi^9^- sa . ed _i per la proprietà 4, ./ 4 2 dell' Iperbola equilatera cdendo eguale a ijiaa^, farà 4 V iftcnfa E/C =5 ytisaa , che Ci vede chiaramente efler rnaggiore di EN i che poi tagli il cerchio dalla parte oppotta è chiaro oflervandofì che alla TA/, o TS va aggiunta la TE ì adunque lo taglierà ne' due punti O e però le TO faranno le y una pofitiva , e 1' altra negativa tanto nel cerchio , quanto nell* Iperbola . Quello ferva per conferma che la noftra equazione ha due radici reali una pofitiva , e una negativa, due ra- dici immaginarie , e due eguali fra loro, ed eguali al raggio del dato quadrante. I punti adunque da pren- der! nel raggio del quadrante propofto faranno ilcen-» tro Ta'-j. 9. Fig. I. , e i due punti £ , ed e Rimane adeflTo ad efaminare , le il punto E già ritrovato ferva per le fole tre linee, ED , EF , £S ov- vero fé da querto punto E il polfano tirare altre linee a parti eguali del quadrante intermedie alle tre accen- nate Dell' AcaademiA 241 nate ] che formino colle mededme una progrefllone aritmetica . Per veder ciò fi rifletta, che volendo ti- rare a parti eguali del quadrante cinque linee , che vengano a formare una progrelTione aritmetica , il punto per quelle , o farà il già ritrovato punto £, ovvero un altro da quefto diverfo. Se dunque (ìa tale, cioè diverfo dal punto E, anche in quelto fi verifiche- rà , che la fomma della prima , e dell' ultima delle cinque linee è il doppio di quella di mezzo > quefta condizione poi forma 1' eOfenza della noflra prima equazione , onde ella dovea darci alla fine nella fua coftruzione tutti quei valori , per i quali la fomma degli ertremi e uguale al doppio del medio , e per- ciò doveva darci anche quefto valore , che ferve per tirar le cinque ; ma non ne ha dato , che uno folo pofitivo, e uno negativo, adunque il punto per le cin- que linee e il già ritrovato punto E , o non vi è del tutto. Il difcorfo, che abbiamo fatto per le cinque , fi può applicare per fette, per nove, per undici, e co- sì air infinito . Laonde il punto E già ritrovato ©do- vrà fervire per tre fole , o per tutte le altre di qua- lunque numero purché difpari , che da elfo fi tiri- no al quadrante divifo in numero pari. Di più il ritrovato punto E o dovrà fervire per quattro, per fei , per otto, e così all' infinito, oper elle non vi è . Che deva fervire per quattro , per fei, per otto &c. Si dimostra così j Noi abbiamo veduto poc' anzi , che dovrebbe fervire per fette , per undici , per 1 5. fervendo per fette è chiaro, che dovrebbe fervire an- co per quattro i perche fra i medefìmi numeri 1,2, 3'4'5><^>7> che fono in una progrefl'ione aritmetica, vi fono ancora i quattro termini 1,3,5,7, ^^^ ^°°° pure in progreffione aritmetica. Come ancora nella pro- I grefTione 241 A T grcflione aritmetica, i,3, 3,4, 5,^, 7,8/9, 10, 11, vi fo- no i fci i,j, 5,7,5>, II, che fono pure in progrefTionc aritmetica . Se poi fé ne prenderanno quindici in pro- grcITionc aritmetica , fra querti fé ne troveranno 8 nel- la fteflfa progrefTione . Colla ftefTa induftria fi troveran- no numeri difpari di termini, nei quah fi potranno tro- vare gli altri numeri pari dieci , dodici &c. Adunque il punto E già ritrovato o dovrà fcrvire per le fole tre , o per qualunque altro numero difpari, e pari di linee, cioè per tutte . Vediamo adeHb , fé il punto E , che ficuramen- te ferve per tre linee in progreHione aritmetica , {erva ancora per quattro , che fieno nella Heffa progreflfio- ne j che fc il punto per quattro non farà diverfo dal ritrovato punto E , fi dovrà concludere , che il pun- to per tre dovrà fervire per tutte . Imperciocché fervendo per quattro è chiaro , che ferve ancora per tredici, perche nella ferie aritmetica 1,2,3,4, 5,^,7» 8,5», 10, II, 12, 13, VI fono ancorai quattro numeri 1,5,9, 13, che fono in progrefTione arit- metica, evi fono pure 1 cinque numeri 1,4,7,10,13, che fono in progreflione aritmetica j parimente fé il pun- to E ferve per cinque fervirà anche per ventuno , e per confeguenza anche per fei, poiché nella ferie arit- metica I, 2, 3,4, 5,^,7, 8, p, IO, li, 12, 13, 14, 15, i^, 17,18,19,20,21, vi fono 1 fei numeri 1,5,9, 13» I7> 21, che formano anch' effi una ferie aritmetica i conia ftelfa indurtria fi troverà , che il punto , che ferve per quattro, ferve per tutte le altre. Adunque fé il punto E già ritrovato ci verrà dato con altra equazione anche pi^r le quattro, il punto E f^rrvirà per tutte, e fé que- lla equazione non ci darà il punto E farà fegoo,che il punto E ferve per le fole tre , e che per le altre di Dell* Accademia 249 di qualunque numeroso pari, odi/pari, che fìa, è aftatto impoflibile . Poiché fìccomc noi porremo fra poco 1* equazio- ne per quattro linee facendo la fomma della prima coir ultima uguale alla fomma delle due medie , la coflruzione della finale equazione ci dovrà dare tutti quei punti , dai quali tirate quattro linee al quadran- te divilo in tre parti eguali, la fomma della prima coli' ulti* ma venga fempre ad eflere eguale alla fomma delle due in- termedie . S' avverta per altro , che quefto può effer vero in molti cafi nei quali le quattro linee non fieno in progrcfTione aritmetica > come per efempio nelle quat- tro grandezze 1,3,4,6, fi verifica, che la fomma del- le due efireme è uguale alla fomma delle due medie, benché non fieno in una progrcflTione aritmetica . Per altro tra i valori , che ci darà la cofiruzione della fi- nale equazione , dovrà elferci anche quello , che ferva per le quattro grandezze in progrefiione aritmetica , e quefJo non dovrà differire , come dilfemo , dal già ri- trovato per le tre . Che fé poi tra quei valori non ve ne farà uno, che fia eguale alla ritrovata linea DE che ferve per le tre comcluderemo Tau. g. Fig, i.che tutti quei valori fervono per quei cafi , nei quali la fomma delle eftreme è uguale alla fomma delle due medie, che per altro non fono in progreffione aritme- tica , e che per quefto cafo delle quattro linee in pro- greffionc aritmetica non v' è valore di forca alcuna . Vediamo adunque V^to il quadrante BEOC. Fig. 4. rttro'vare Mei rag' g'f AG. prolungato , fé fa btfogno, un punto D tale , da cut tirate all' arco del quadrante d'fvtfo in tre parti egua- It le quattro linee DC, DO, DE, DB, la fomma delle due ejlreme Jìa eguale alla fomma delle due medie . Sia 244 Atti Sia T) il punto, che (ì cerca , e fi chiami T>C :=i X , AC raggio del quadrante == a. Dal punto D (i tiri air altra ellremità S del quadrante la linea 02; in- di dal punto 0, che è la terza parte del fuddetto qua- drante, (ì conduca la retta 2>0, e dal punto O abbaf- fata OF per pendicolare al raggio AC, farà OF il feno di 30. gradi, e però ::^ 1 . parimente dal me- defimo punto T> fi conduca al punto E, che è l'altro punto, che divide il quadrante in tre parti eguali , la retta 2)£, e dal punto E abbaffata la perpendicola- re EG al medefimo raggio JC farà EG feno di 60. gradi. Inoltre dal punto E f\ abbaffi la E^perpendi- colare al raggio AB. quefta emendo il feno di 30. gra- di, farà :=0f;:^ i. j e però condotta dal centro-^ la retta JE, farà£G :=; , j^^. Dal punto 0 poi fi conduca OT •y 4 perpendicolare al medefimo raggio A$ , che eflTendo feno di 60. gradi farà "^ £G:=: ^^fj Sicché ancora . ./ 4 la FA farà ;=: ^^^^ ^ confeguenteraente la F'D:=: a-fpe- y^lt: Per la proprietà del triangolo rettangolo la DO ./ 4 fa rà :=: ifei ,,^| ,,^ . ^^ ^3 . ,, y^ . per la medefima propietà farà T>Ez^ Jxx\ax\aa i e finalmente la 'DS ';=i ^^^xUaxUaa . Ed effendo per la condizione del Problema la fomma degli eftremi eguale alla fomma de" med) farà l'equa- zioneDCfD2^ DOfDE, e melTa in termini analitici -'^\U>ix\zax\ìaa=:^xx\axUct t Vxx\zax\zaa-ax^i-^a^i , da CUI dO- vendofi levare 1* affimetria , farà , quadrando per la prima volta, zxx\zax\iaa\ix^ xx\zax\z.a ^ 2xx] iax\ ^an - Dell Accademia j^j — 2^4^A*y3-2fl5A-y3 -fl'^y3, dalla quale togliendo i ter- mini comuni, farà l^cìf ^^\^^^^^ ^^^ . l}/;^^]-^^;^? t5«4;fjtft à^dlx^ia^— axi^l ^laaxxyi - laìxfi a'^yi :::::aa\ax -axyi ^aayi, e di nuovo quadrando, averemo %x^\ loax^ f 2%dax^\\<^aSxjÌa'^ -^^ax^yi, ^?,aaxxy:ì —8^3^-^ 3 — 4^'^y; >^ixlix^\^ax'^\ i laax^t loa^xif loa'^xx'f l 2a'ix\^a^ — ax^t =yj_ j^aax'^yi—' 8rt3x3y3— ^a^xxy^ —'óa^xy^'— la^yi s ^aaxx'\%a^x\^aA'^ laaxxy^—' ^a^xy^ — la'iy^ , cioè le- vando i termini , che lì diitruggono , farà %x^\20a- -x^\2^(taxx'[ia3xii^a'^ — 4^^5y^ '-'Saaxxy^ — 4.i3Ary3 —2 — '/ixSyj— 8«3x3y3 — pa4xj(:y3 >—6a^xyi-^2a^yi,c di- videndo per 2. relia /^x^\ lOJtX3J^l2aaxx\^a3x^2a^^ 2^A-5y3 — ' ga^j-^'-^'y :— • 2fl3^y3 — /?4yj = 4A'i-*6t^'»-^'5T'3""\4t2>J«3A3-t-20rt4,v.vti2«j;k't é 4«6 — tfx5jj — 4tfrt.v4>/3 — HaìXìji} — ^a'ixxy^-' Óa^^^'j } — z.. jr~"; e di nuovo quadrando avremo l6x^^oaX7i2o%a Mxàìoiaì^5Ì29la'^''^U%^ayv3fp^a6xxf2%a->xf^a^ ^lóa^? jfl — 6^aax^yi - 1 2 4^3 "^5jf3 _ 1 3 (^a^-vj^j — I o o a 5;c 3/3 — y2a6xxy^ _ I^^Tatj/j ^44^3^ l^.v^f go^A-^ -j- 208«flA^5t3 20 a}xsfì2.oa^4fi^za^xsf6^a6xx _ 160x1^1 _ 64/7,7A-- 129604x6 — 3b4#5X5-t-i3^Ztf6Ar4t20if^tf7;f3fi248 aSxxf ^%4a9x-\^ia^° , c levando i termini communi , e paragonando 1' equazione al Zero ;, fi avrà 96;fio|504<7Ar9t937'^^-^8f4i6fl3,v7— I052^4.v6 — 188 S^S-Vj — 154(5/76 V4 -448tì7'*'3 - 44«2'^-^t8*9Attf io~ 0 ,• e divìdendo per ^6 per liberare dai coefficenti la •'^ '° farà 5)5 4 ^ 448tf7.y3 -< 44a8.v.vf S^jA'fd'io Per poter liberare dalla frazione 1* equazione fi faccia ^ ^^ i -^"'^ Tara s: «z , e così di inaino in mano, 96 ;7 ^ fintanto che fi giunga alla ■^^° , che farà'=5 z '* ,e foflituito in luogo della a-, e fue potenze nell' equa- zione la^ &c, farà .- i q6 6Ó4832Ó3599150104575 65125335)958244802^ y^ 72138^5789838336. p6 f5 1447478 IO? io . 95 78 z 7 V77ÌÌ969Ó , 96 8153726976 . 96 ■■ ' .1 I <_ Il 1 » II. '"- 1346^'^ 2.4 ^— 448^7 c!:,3 — 44^^ &c 8^934656 . ^6 884736 . Cf6 ^116 . 9Ó t 8/^9 & t ^1° ^0 > e moltiplicando per il de-. ^ ^ ^ nominatore del primo termine , farà x.'** Dell* Acaademia 247 2,10 t504tf«.9t895>52dr4z.*|38^385<^«5z.7 ^ c^^oj^i-jza^z^^ ^ 160^^66 ^o^zZa^S '- 109749 iÓ5o;>(^5i^a'^i4 —, 350 (^7 548 9783808.172,3 — 3306368903(575904^^2.2,1 57711 1^63 i870<5688/=|^9253399582448o256di'^ ir: 0 Si fono cercati tutti 1 divifori lineari dell' ulti- mo termine , e per z. più, o meno ciafcuno di effi fi è tentata la divifone , la quale fi è trovato fuccederc non per altro divifore , che per z. ■[ ^6a fino a fei volte , cioè fi è trovata divifibile per^iT?^^^ , e in fat- ti divifa per ^^6^ ^ , refta £6* "^jiaz.^ — 5Si^/ii^z,j,-j-i843 2^5z't8 847 3ó'^-+ ;=:; 0 la quale , come difli , non ellendo divilibile non folo per altri divifori lineari , ma ne tampoco per divifo- ri d' Altro grado , fi tenti fé può rifolverfi per mez- zo dell* mceifecazione di due Curve , per averne le fue radici . S* introduca pertanto nel!' Equaiione una nuova incognita, per indi avere due Equazioni, ciafcuna delle quali contenga ambe 1* incognite , e tutte due alTieme le cjg'iice tutte dell' Equazione propofta , e fia quefta J . fi faccia adunque 1 equazione I. 2,2, ^ 3 5tì(~;n ay e quadrando , affine di avere il valore di z.4 -^ jlaz.^ ^ e fo(tituirlo nella finale Equazione, farà «.^ — 72^2,^ "•" I296aa>c:aajy ^ e 2,4 — 'jzaz.s — aayy "- iic^^aa^ e foftituito nafc-rà queit' altra Equazione li. yj'— 8ii2'zz.+ 18432^2.+ 8 847 3 6^^:=: 0 e ponendo in luogo di 2.2, il fuo valore dato dalla pri- ma Equazione , cioè ay + 56^(2,, nafcerà la 111. j7 — ? nel primo cafo nafcerà la IV. 24S ATTI e nel fecondo U V. JJ'-* 8x1 3<«j— 2ji6i6a'z.^ dunque la 7(/ — 3240; reitera nel Cerchio- e che fia vcrojche cip che rimane dalla fottrazione fatta di 8 1 1 3^ dal- 2 la radice del rettangolo fatto da v^T^^^T^r f 1 3^800^ J 4 nella Dbil' Accademia a^ii nella medefima radice »- lì^^ooa , fi faccia il ret- tangolo &c. , e la fottrazione , e fatto U. rettangolo viene ad eflfere ^ì^^iìiìna , della qual quantità la 4 radice proflìma, giacché la vera non fi può cavare , e 5)054^ , e fatta la fottrazione di 8113^, rimane 94 1<», che evidentemente apparifce effer maggiore dì 32^a , dunque &c Vcdutofi tutto quefto al vertice / col pa- rametro ^ a Ci deferivi la Parabola TIT , la quale pafTerà per lo punto ^; poiché il rettangolo fatto dall' aflTilTa 5^/ nel parametro ^ è s 324-3!-:? , ma 324^* è eguale ancora al quadrato di ^^^ ::= i8a , dunque la 2(^farà un ordinata della noftra Parabola, e percon- feguenta dovrà 6ic. Rimane ora a faperfi in quanti punti il Cerchio vien tagliato dalla Parabola . Egli è chiaro , che tra i punti O, e ^la Parabola taglia il Cerchio , dovendo eflTa paffare per lo punto ^, fic- come ancora è chiaro , che lo taglia in un punto dal- la parte dell' ordinate pofìtive delia Parabola, doven- do e(Ta Parabola ufcire , nel prolungarli, fuori del Cer- chio i ficchè altro non ci relia a vedere , che fé dal- la parte dell' ordinate negative la Parabola torna a ta- gliare il Cerchio, il che potrebbe fuccedere , fé la Pa- rabola ritornaOTe nel detto Cerchio . Per faper quefto fi cavi la radice proHima , fé non fi può la vera dal qua- drato 74938942321^^ =: ^^ , e cavata la proflìma, 4 giacche la vera non fi puole , è 27?749'»> da cui 2 fottratta la quantità iii6ona t^^y , rimane 149^ 2 2 SE . fi quadri quella quantità, e poi il quadrato fi para- 2^2 ATTI paragoni col rettangolo fatto dall' afTinfa SI nel para- metro ^ che è eguale al quadrato della fua corrifpon- dente ordinata ; fé da quefto paragone fi ricaverà ,. che il quadrato fatto da id^cf è maggiore del rettan ■ 2 golo fatto dalla nominata afTiOra nel parametro a , fa- rà -fegno evidènte , che la Parabola è nel prolungare entrata di nuovo nel Cerchio . Si faccia pertanto il quadrato , e poi il rettangolo ,• fitto il quadrato vie- ne ad efTere S2 22oi«(i , ed il rettangolo, di 5"/ nel 4 . parametro a^ %->6 .uà , che moltiplicato per 2 , affi». 2 ne di ridurlo al comun denominatore colla quantità iiioiaa^ viene tnsiiaa , che chiaramente fi vede efì- 4 4 fer minore di 22201^^., dunque la Parabola entra di 4 nuovo nel Cerchio , e confeguentementc lo taglia itt due altri punti 7", uno de* quali farà avanti al pun- to £, e r altro dopo , cioè la Parabola ritaglian- do il Cerchio , lo taglia avanti , e dopo X ordinata AE . I valori adunque della noftra Equazione faran- no cinque, uno avutofi dalla divifione di ^/, che cjivifo per ^6 ci da il centro , poiché per avere Ja X devefi dividere la -z. per c>6 effendofi fatto x z=t 2, , e gli altri quattro faranno le TK avute dall' in- fe tcrfecazione delle due Curve , divife parimente per ^6. imperciocché alzate le MT perpendicolari al dia- metro 2)2 del Cerchio, che pafTino per i punti dell* interfecazione , e prolungate , fé fa bifogno , fino fuila retta KGK, fulla quale è il. principio delle z. , avremo tanto dal Cercliio, che dalla Parabola dueva- lori Deil' Acaademia 255 lori KT pofìtivi , cioè il primo, e 1* ultimo, o il più vicino , ed il più lontano dal vertice I della Parabola, e r altri due negativi. E che fia così è chiaro, mett- ere nel Cerchio all' ordinate q. dovendoli aggiungere ijfjSiSdf per avere le z., cioè alle MT le MK per avere le KT , averemo il primo KT pofitivo, fottra- endo dalla MK pofìtiva la MT* negativa, e fi avran- no r altri due, cioè fecondo, e terzo, KT negativi, fé dalle MT negative fi levino le MK pofitive , e fi avrà r ultimo KT pofitivo , levando dalla MK po- fitiva la MT negativa , fé la Parabola taglia il Cer- chio fotto il punto S, o aggiungendo alla MK pofi- tiva la MT pofitiva , fé lo taglia di fo- pra del punto 2>. Nella Parabola ancora, dovendofi alle q aggiungere i%a per avere le «. , cioè alle NT, le NK per avere le KT , è chiaro , che avremo la prima , e 1' ultima KT pofitive, levando dalla NK pofitiva la prima NT negativa , ed aggiungendo all' ultima NT pofitiva la NK pofitiva , e avremo la fe- conda , e la terza KT negative , fottraendo dalle NT negative le NK pofitive. Onde le TK avute nel Cer- chio , fono r iiteffe , che quelle avute nella Parabola. Per vedere ora fé fra i quattro valori, che abbiamo da quella finale Equazione per mezzo dell' interfeca- zione delie due Curve, ve ne fia alcuno eguale a due dati dall' altra Equazione per le tre linee , bifogna mettere in confronto quelli con quelli . E per ciò fa- re farebbe necelTario aver i veri valori , ed cfpreffi in quantità comraenfurabili , ma non potendofi aver tali , fi prenderanno altre quantità in vece de i veri valori, che da efiì fian poco differenti, come ora faccio. 11 valore negativo GN potrà prenderfi s ?^?'^ l M ra che '2 54 Atti che farà minore del vero di una piccoliflìma quantità^' la quale è minore di a . U per vederlo , fuppofta la GNl :=^_3^3^> ^arà nel Cerchio ZN'B Fig. 2. la 7*8 HA/^ ^383^1 HG== sSs'* t 43^=== i68(?5^ . E poi- 768 76S 2 yéS ;-. che KA/* è eguale al rettangolo 'BHZ, e qucfto è egua. le al quadrato di^S- Jh\ farà ^H^ eguale AX^-- HiVS e fatto il quadrato di HN , che è 28544102^^, 589824 farà ^Hz' r=: 1938^—. 28 544 102 5^^ tx 328803^1^ , e, 4 5B9824 589824 ^/f :=: j3 28 8o3a« . Parimente nella Parabola DA/F 589824 farà NX^TT^ NG :=: ^a -^ 383^:= 2305^^ e fat- "^ 7Ó8 7*S to il quadrato di N\ , che è 5 3 1302 5^»^ , avremo 589824 vx.^. m! -5313025^, Q%T ^m ^ VX t=49a DE 5«9824 4 — 5313025^= 1912319^. Ma eOfendo .(/^;=; T^T— " 589824 589824 ^C , le t'offe NO ^ 383^ , farebbe la )/3 28)^o3aa=^ 1912319/1 — 5^ , Cloe =^437759f5 ^ '^ 589824 589824 ^ 2 5^^9824 '3^3^ e minore di GiV, l'arala ^^2880^^^ maggioredì 70S 589824 437759^, polche fé 383<« è minore di NG , ancora 1689 5« è minore di /f/V , e confequentemente la 7 OS 732 Dell' Accademia 255 yizìs^o^aa è maggiore ò'iAH. e nella Parabola avrc-'» 589»»i mo 2305^ maggiore ui N7(_, e ^^i^oz^a maggiore di ' 708 ■ • ^ 589824 3\, e però 4^1159^ minore di 2^? -- yfC, e mino-- 589624 re di AH. Ma la y^i^^oj^aa è maggiore di ^ s' 5898Ì4 dunque farà maggiore ancora di 437759^, comeinfat- 589824 ti Io è . Poiché quadrando 1' uno , e T altro , e poi riducendo al comun denominatore fi vede chiaramente, che il quadrato della fuddetta radice , cioè 19 394-5900(^7 2^rt è maggiore del quadrato di 569824 ^ 5»"*^^ 589«H * 437759^ > ^'■^^ è 191632942081^.11 . Sicché ON è 58f824 maggiore di 583^ 70S ■- ■ "'«■ Che poi la differenza tra ^%ia,eGN fia minore 768 di flt , lo provo così . Se quefta differenza non fof- 1530 fé minore di a, potrebbe effere GN ^ 383^!^ — 1530 768 15^0 T^ia , ed allora farebbe HA^ = 4^^! -j^ja z:: 33791'^. »53<5 . ì i5:i<5 153Ó ed cffendo AH^ yj-j>^ _ ^^. ^ f^^ebbe :=: Vi2472 = sja. Così nella Parabola farebbe N\ — 2 5392y6 9<5o9^ , e 7(;P — AC :=; 49^ '- il quadrato di 41509/? ^ J53<5 4 »5Só 2^6 A t *'^i"- -' divifopcr il parametro, — s<» cioè::^ i7<^o^5T^^e poU che X?-H ^C è s -^H farebbe la )/i 24723 i^a =: 2359196 ;ì76'o2 5 5«} ma quadrando ambi queftì termini, e li- ducendo al comun denominatore li trcv^a , il qua- drato del primo termine , cioè della radice effer mi- nore di quello dell' altro termine ; dunque GN non è ^ '76-ja , ma bensì minore , come facilmente può 1536" '■ vederli , fé fi confiderà , che fuppofta GN minore di 'j6'ja la yi2^j2^iaa è minore d» Jii , e 176023 5^ i53 nella quale quattro fono ì valori della x due pofitivi , e due negativi , facil- mente fi può vedere, che fràquelti non ve n' è uno , che fia eguale a nelTuno de i due valori della fopra accennata finale Equazione per le tre linee . Laonde fi vede fuccederc nella perpendicolare ciò, che fi è vedu- to avvenire nel raggio prolungato , cioè che ripetendo fu i valori avuti nella perpendicolare il difcorfo, che fi è fatto fu quelli avuti nel raggio prolungato , fi tro- verà , che anche nella perpendicolare non vi è che due punti , da cui fi poOTano tirare che tre fole linee ai tre punti del quadrante divifD in due parti eguali, le quali linee fiano in progrefTianc Aritmetica , e fé fi volefiTe dire che nella perpendicolare al piano del qua- drante vi fono vari punti , dei quali uno ferva per dieci lince , uno più lontano per cento , ed un altro più lontano di quefto per altre di maggior numero, Dell* Acaademta 253 e COSI air infinito , cioè fé Ci prenda il punto per le dieci fi diccfie, che dividendo il quadrante in no- ve parti eguali , e da cfTo tirando le dieci linee, que- fte foflTero in progrefiìone Aritmetica , e che divi- dendo il quadrante in un numero qualunque di par- ti vi folTe fu quefia perpendicolare un altro punto , dal quale tirate tante linee ai punti dello divifioni , quelle fodero tutte in progrcdione Aritmetica, che tutto ciò non poflTa fuccedere , fi è di fopra baftantementc dimortrato . Lo (vantaggio poi, che fi ha a prende- re il punto fulU linea !BE perpendicolare al piano del quadrante , fi è , che la differenza tra il primo, ed il terzo termine, è aliai minore di quella , che è fra il primo , ed il terzo termine , quando il punto fi prende nel raggio prolungato del quadrante , e noi Tappiamo , che per la Porta Armonica è neceffario , che querta differenza fia grande, e fi accolti più che è polTibile alla corda 2C del quadrante. Io oltre a ritrovare il punto nel raggio prolungato porrei trovare tutti i punti poflibili anche nelle parallele ad cflfo, da i quali tirate le tre note linee folTero fem- pre in una progrefTione Aritmetica , e quefto luogo farebbe , a mio credere , una Curva , che pafTerebbe certamente per il punto E già titrovato , e di cui la finale Equazione farebbe la feguente , 16 '2^4 •73 c a co CfQ VO •-t • a; B h4 tr> o o ^'O fi _ ft> w n- :=: O c P {U e 3 •>» fu rr^ I— I <^ = Ti *" >^ O 3 O IIJ 't3 rr c "^ ^ ;=C" -. "' . £ ^ = 3 a. 3 3 O ri u 3 O t 1 ce o^ oo 1 -+ 1 Si a 1 l i 1 ;ì O 54 vw VO 4 VO O M 0\ 4i. Si- I I & o Si M« VO -ii. ov % a >< >r *< Sì •k CN >{ wj w» li o :0( INDICE A Acido univerfale trovafi fparfo da per tut- to nella Natura pag. - 85. Acqua acida della Merfa Savioli. 17. Acqua Borra , minerale , nelle vicinanze di Siena, e Scrittori, che ne hanno fatta menzione. 44- Sue qualità. 45" > '^ 4^* Acqua di S. Cafciano bevuta coli' aggiunta del Sai marino, o di altri fimili purganti. 104. Acqua termale, e quantità di elTa, che fi può bere in ciafcun giorno. , 102. Acqua veicolo univerfale. ii» Affufioni vane fatte nell'Acqua Borra, e loro effetti. 53" Affufioni fatte nella Termale di S. Cafciano dell' olio di Tartaro , del Sai di Tartaro , e del Sale ammoniaco , Del Sublimato corrofivo , Dell' Allume, Dello Spirito acido di Aceto , di Nitro, di Sale , e di Vetriolo, e loro effetti. 8^,^ e ^o. Del Latte finalmente, e del Sangue, e loro ef- fetti... Neil' aggiunta in fine. Alcali nativo minerale nell' acqua Borra. 54. Sua natura. 56. Amianto della Rocca Tederighi. 35. ARDUINO GIOVANNI. 7.9.10.16.20. Argilla matrice della Miniera di Rame della Merfa di Prata. 5. Argilla bafe del (Quarzo, o Criftallo di monte. ig. Argilla bafe della Lavagna talcofa. 15. Argilla bianca , e nera con miniera di Rame, e Marcallìte di color d' oro della Piaggia Anfedonia . Aritmetica l'rogrcflìone . Vedi ProgrelTione. Arfcnico fi mel'cola con i metalli. ARRIGHI ANDREA, Iltoria della fua Malattia 175, B Bagni di S. Cafciano, e loro fcelta , 104 O o BA- li. 77. , e 89. 77» i88. in not. ì6g BASTIANI JACOPO FILIPPO, e fua opi- nione intorno alle Terme di S. Cafciano. 70., e 80. BECCARI . 58. Bevanda giornaliera dell' acqua termale ripar- tita in certe moderate dofi . loi. Bevute , e lavande delle termali in che tempo della giornata debbono ufarfi. io5. BIRINGUCCIO VAN Neccio. 9. BOERAAVE , fua opinione intorno a i Sali alcalici efaminata . 55. Bollore alzato più tardi nella Termale di S. Cafciano , che neir acqua frefca di un poz- zo > o piovana . Bollore nell' acqua Borra alzato più preilo . BUDDEUS , fua opinione intorno alle olTifi- -cazioni preternaturali del Corpo Umano. C Calaminare. Vedi Pietra. Calamita , periodo diurno della fua declina- zione. 107. Metodo, con cui è flato oflervato . 108. Tempo della maffima , e minima declinazione^, e differenza tra effe. 219, e 121. Calore della Termale di S. Cafciano, e fuoi gradi. - 8(5., e 87. S. Cafciano, defcrizione del fu o fuolo . 81., e 82. Abbondante di acque termali . 83- Defcrizione de' fuoi Bagni , e loro ufo par- ticolare . 86. Cave della Porta al Ferro • . , 27, Cave di Rame della Merfa di Prata . 2- Ceruleo, e Verde montano del Cagnano , 22. China china , e fuo Magiitero maniera di ufarne nelle febbri fuppuratorie. 180. COCCHI ANTONIO 9^. Concrezioni preternaturali. Vedi Morgagni. Convulzioni, e dolor di teita continuo ac- compagnate da una offifìcazione della falce mefToria . 190. Se fiano , o nò quefte malattie derivate dalle luddctte OfTificazioni' . 190. in not* Opi- Opinione di Morgagni fu tale articolo. v9ì in nor. Coronopo marittimo. 78. Colte, loro ccceffiva fragilità. ;i8-2. CRELLIO , fuo fiftema intorno a una delle cavi- fé delle concrezioni preternaturali del Cor- po umano . 189, in -not. Criftallo di Monte , fuoi primi rudimenti . 6> Cuore , fua membrana mufcolare diventata Offea. 185. iti not. D Declinazione della Calamita in Roma . 124. In Parigi. I2.j. Differenza media del calore , che concepifce un Corpo, come farebbe il Mercurio, quan- do ha U fuperficie bianca da quando l' ha nera . l'3o. La Doccia della Termale di S. Cafciano to- glie nelle ferite il dolore, e ferma 1' emor« ragia . 9^ Docciature delle Termali di S. Cafciano co- me, e quando debbano praticarfi . loj. Dura madre attaccata tenacemente al Cranio. 182. Se fia naturale, o nò la Coefìone fuddet- ta . i82.,efeq. in not. Opinione di Palfin, e di Pareo fu tal articolo. 183. in not. E Effetti di varie affufioni fatte nell' Acqua Bor- ra, e nella Termale di S. Cafciano . Vedi Affufioni . Efame delle grume depofirate dalla Termale di S. Cafciano , in cui fi dimoftra efler le medefime un Compollo di terra alcalica , e di ocra. 96, e feq* Efperimento per conofcere , fé i raggi folarì traverfano la fuperficie nera di un Corpo. 127. F Ferro efiftente nell' Acqua Borra . 78. Cab- 26g G Gabbro verde , è nero con Talco della Rocca Tederighi . 34. Galla . fua polvere iofufa nella Termale di S. Cafciano la colorifce di giallo , che fi cangia in un colore di rofe asciutte, ie vi fi aggiunga lo fpirito di Vetriolo . 90. Giulebbo di viole coloriice di verde la Tei- [ male di- S. Cafciano . 90* Gravità fpecifica della detta Termale > e fua proporzione. 88- H HILDANO FABRICO, fua opinione intorno alla aderenza delia dura madre al Cranio. iS^. in net. HILL , fua oJTervazione intorno alle Marcaffitc cubiche . 4. I Incurvamento della Spina al di dentro nelle vertebre de i lombi • 1S2. Infiammazioni , e fuppurazioni producono alle volte delle concrezioni oiTee , fpecial- mente nelle arterie . iSp, in not. Opinione di Morgagni intorno al fuddetio filtema . Ibid. L Lagoni di Travale 31- Latte minerale . 7. Lavagna talcofa. ^. Lavagna talcofa bafe viiibile de ì Monti . p. Lavagna talcofa indizio di Miniera di Ra- me . •?• Lavagna talcolà rcfifte alla violenza del fer- ro . IO' Lavagna talcofa è vetrifcibile. 10- M M: DE MAIRAN, fuo fentimento verificato circa r acqua gelata falata . 5<^" Marcaflìte cubiche della Cava della Merfa di Piata . 3' Marchaffita Botryites di detto Luogo. 3- Marchaffita tubolofa di detto luogo . 4- Marchaflìtc ; loro compofizione • 4- Marca/Hfa di ferro, e di rame. 4. MarcafTìre del Vadino. 25. MARGGRAFF,fua fcoperra intorno allo Zinco . i5. Matrici della Miniera del Rame della Merfa di Prata . ^. Meningi, loro infenfibilità . 201. Menyngophylax , Ilèromento della Chirurgia nocivo neir operazione del Trapano 184. innot* Mefe il più piovoib in Siena quale fia. 225» Metalli, loro compofizione ii- Minerali della Folla di Colle pelato. ' 25. Miniera di Rame del Botro a Cagnano. 17. Miniera di Rame del Botro de' Cani. 25* Miniera di Rame di Gretaja . 26' Miniera di Rame della Fonte Grilli. 25. Miniera di Rame del Vadino. 26» Miniera di Rame della Rocca Tederighi . 34. Miniera di Ferro de' Gorgoni. 27. Miniera di Allume della Rocca Tcdsrighi. gó Miniera di Vetriolo in terra nera del Botro Mulinello. 25. MORGAGNI, fua opinione intorno alle con- crezioni preternaturali, che talora s' jncon- trano nel Corpo umano. 188. , e feg. in net. Muri , loro refiltenza contro la fpinta de' Terreni . 15S. Mufica comporta in modo di Canone retto, retrogrado, e reciproco fra le parti . 14S. N NAPOLITANI ACCADEMICI, loro oflcrva- zione fopra il Sale del VefTuvio. 51. e 52. O O/fi piccoli ritrovati entro un rene : Defcri- zione de' medefimi perche meritaiTero di elFer chiamati Offi . 1S7. , e 188. in not. Offi preternaturali ritrovati nella falce Mef- foria . i8j., e feg • Loro defcrizione 189. , e 190» Ollificazioni preternaturali del Corpo Umano . Vedi Buddeus . P p PALFIN >e 51. 2 7- 29. 41. 16. 270 p PALFIN, Tua opinone intorno alla dura Madre, 183. in net. Palma, o Mano marina de' Botanici, fua de- fcrizione. 222. PAREO AMBROGIO, fua opinione intorno alla Dura Madre. 183, in not. M: PASCHAL, fua obiezione vana a M: du Clos, ed agli altri Accademici Parigini . 49. Petrificazioni del Poggione. Petrificazioni della Porta al ferro , piante trovate nelle vicinanze di Prata Pietra Calaminare contiene lo Zinco. Pietra Calaminare unita alla Miniera di Rame di Pozzoja. e dei Poggio alle Cave di Maf- fa di Maremma . 16. Pietra Calaminare delle Miniere di Rame del- la Merfa . i. 48. Sale alcalico dell' Acqua Borra differente dal Sale di Tartaro . 55. 272 Sale alcali'co nativo bafe del Sai Marino. 55. Sale amaricante in gleba con marcaflìte del Cannano , 21. Sale concavo piramidale . 63. Sale marino dell' Acqua Borra . 45. Sale l'elenitico. 'j^. SaiTo peperino della Rocca Tederighi . 34. SalTo ferpentino della Rocca Tederighi. 34. Scioglimento di corpo è un fegno fatale della morte vicina nelle malattie inveterate de' nervi. i8r>. Sedimenti ricavati dalla Termale di S. Cafcia- no per mezzo della evaporazione , e loro natura . 90. ,e{eg. Specchietti Selenitici ritrovati ne' fedimenti fuddetti , e loro cagione . 93. Perche quefti fedimenti . che fi riducono a una terra alcalica peftati infieme col Sale ammo- niaco non producono, come deverebbero, al- cuna efalazione , che fappia di orina. 94. Acido contenuto nel Sedimento Selenitico, è di natura vitriolica, o fufJurea . ^j. Maniera di ricavare un Sai terzo dal detto fedimento, 93. Proporzioni-; di quello Sale con quello che ricavafi dalle Termali Pifane . gó. Selenite de' Lagoni di Travale . 33. Sentenza di Ippocrate intorno a i grandi , e frequenti fvenimenti fenza manifelta cagio- ne confermata. 195. Spaco lenticolare della Rocca Tederighi . 37, Spirito acido min-.rale dell' Acqua Borra . 67. Spirito acido volatile conientuto nella Ter- male di S Calciano. 84. Spinto minerale volatile è la parte più attiva , e operante , che in fé contenga la Terma- le di S Calciano . 9S. Stagione dell' anno la più piovofa in Siena quale fia , e quale la più fcarl'a al contrario di quello, che avviene in Parigi. ^26. TA- S. Cafciano . refìftenza de* TABARRANI PIETRO, fua olTervazione ana- tomica nel cadavere del Cardinale Alaman- no Salviati • TARGIONI. Tartaro ne* contorni di Prata . Tartaro depofto dalla Termale di Terra alcalica dell' Acqua Borra Terreni , loro {pinta contro la Muri . Tetio fimile all' arancio di Portugallo > e fua Defcrizione . Tetio volgarmente detto Tomarognolo , e fua defcrizione . Timore vano , fé le giornaliere bevute delle Termali non paffano fubitamente . Trafparenza della Termale di S. Cafciano , e fua cagione. Travertino depofto intorno alla forgente dell' acqua Borra , V VALLERIO. 2.3.5.7.15. VANDELLI DOMENICO . Vetriolo Ceruleo , verde , e bianco delle Ca- ve della Merfa di Prata . Vetriolo Stalattico . Vetrioli del Forno degli Arrofti del Cagna- no . Vetrioli de' Lagoni di Travale . Vino non fempre dannofo nelle Convulfionf. WINSLOVV, fua opinione intorno alla ade- renza delia dura madre alla volta interna del Cranio . Vomito, che ipeffo fuccede tic* primi giorni del bere le Termali, per lo più è utile . Vulcano elhnto nella Maremma di Sovana . Z Zinco, e fua natura . Zolfo de' Lagoni di Travale. 273 184. in not. 31., e 78- 30- 84. 70- 1^5. 218. 220. J04. 83 . , e 84. 45 . , e 7<^. 2. 23. 45- 55-'^3' 67. 16, 4'. e 7. 7« 18. 33- 179. 184. in nor. 102. 38. «S .,C !(?• 33- Qq CO- ^COSE DA AGGIUNGERSI, E CORREGGERSI. Alla pag. 90. dopo il verfo 24. fi aggiunga — Provai final- mente,.fé rimefcolando colla Termale del latte, e del fangue compariire in quelti due liquori mutazione alcuna fenfibile, onde fi poteflero dedurre quegli effetti imme- diati , che fi producono da elTa introdotta nel nollro Corpo » E primieramente olTervai ,, che il latte rimefco. lato con effa non dava alcun contralTegno di ribollimen- to , né cangiava punto di colore, ma perfifteva nella iua candidezza natia , confervandofi fluido , e dolce , e fin dopo trent' ore. entro lo fpazio delle quali 'anche al- lungato con qualche porzione di acqua comune fi coa- gulava 5 ed inacidiva ^ Sicché nuli' altra differenza fep. pi rinvenire fra il latte naturale , e quello mefcolato colla Termale fuori che quefto fi era ricoperto in fu- peificie di un velo butirrofo di qualche confiftenza . Mutazione di più importanza ofTervai nel fangue di un Pleuritico , rimefcolato che fu colla Termale fuddetta. Perocché quetta impedì in elfo non folo il naturale fuo con- fueto accagliamento , ma quella crofta codennofa an. Cora che vi fuol comparire poche ore dopo eftratto dai vafi , eflendofi mantenuto fin dopo tre giorni fempre flu- , ido , porporino , e fenza il minimo contraflegno di vi- cina putrefazione . ^ Alla pag. 8. Hn. 30. fi levi il periodo, che comincia ^ In qualche luogo tifino a. t:: Efiltenti in quel letto :=; Errori Correzzioni pag. 17. lin. 16. tal cofa talcofa pa8. 34- lin. 31. della dalla pag. 40. lin. 22. di profonde da profonde p. g. 5 2. lin. 21. di filvio di Silvio pag.98. lin. i<5. efprimenti efperimenti pag. 105. iin, 24. effectas affedas .pag. 115. a i 17. Novembre alle ore una, e tré 71. o 71. o 70. o. 70. o. pag. 226. lin, 3. linnee linee P»S- Errori . pag. 22 s liti- 20. yu {x\iiix IX Oli la _ \za» i' 2 pig. 2j5. lin. 27. lap pag 2^7. lin. 2 2' Correzioni. 275 * t 5^ py3 pag- 2^6. lin. _ 188^5^,5 17- 24. 7- ^ i888<:j5^3 8i537^^97<^-5 png. 247 lin. I i<)6aa pag. 248. lin. 16 at». 815372^^7^ 3 -a A . "di,' CQ [y Tavola jn. 'éitdm^^^^ì^mf^^p'^^fi^f^^ f f i' iì^'^Th^Tfìi-HU-T'MU^i'JWrSÌi t^r-f^ir^nrì ri%g^;^fe^^;^^ ì>'amor 7ì ^Sf>ifaa ia.Tolta 'heì Tato il -lenor 0 Jhora. vezzosa Tu fanne tejvi: I • I , — f — ^T-r — ■ — > I » • 1 "r I f 1 r-.-^ , — . .e Lunjhex2i;i delle rejpett I ve CbrJe tiei^Mocfelfo duegnato nelJa Tavola J"cconJa. . ^^ . Tavola, in. >tf^:t^.^tA^ ~:A feasgEg^^i . i WA rKj f fif i-^-.4\U^n 'mtdtnr^^'l^ '■ Hf 'flr rfir^flr ^^iCf fipt.j.j-, d^!J jjii J J|- *.flJ> JIH'* fMjilfHrflirilf^ tji_ijjijj jijiiij^jii i iii-j-Ji i J J I J :• ^ :P^rnN iliJJIf^lT' 'ir'T Tì.fTifTfirf^ tei^i>n^N|in ^ f-#^> f|f trtJ|^rf^''-|r"^ rVf f f|^fefijFf^4tVf|rf f ff f 4|. Sffi ^ J^;<.' denl-ro ^raccolta uri aum c'amar '^ Soieoa lasolta Ofl Tato i/ tenof 0 Jo^m vezzosa Jujanne lejt,n II ^ |^![Tf 'I r^-It^^j^&.^^^lX^^^Q^^.T|T f fjp j Jl^ tt«ltw .E Ss ,^^^^a=;>T;tn fi i r f |h0:^^^i il i ^ ^-P^ j ^i J j n j i jI^p' ^ Cor Je cif B u JeUo I Qjialitfi delle Curde Gi'o/Iez-zae Lunghez,2a dcl(erej'pettiveO>rde del Modello due^nafo nellaTavota. feconda Corde JaVioroncelloll ig:l, aqrnJTire pa ia^jq uty ]0A opid-ej p AI ^'*^ v> ^ ,1) rf&o/rirx»a(il 'J'oMt.l J'olijr a,^. Ut. J'oltti. 2,3. ^5i. Fa. iiì:r. Saldi. Soldi. J'i.a.. I Numefo.' Soldi. F^ ^^^^^^^^^ Iavola •de d otionf di 0;i-m^ia [ Groflezza e Luns^hezza delle resfettive Corde Je7„ModcIlo djjejrnato nella Tavola Q,uinta. oiJu?nce delie Corde fGroiCer.Ktt éi Numero S^^ Grof'/ezzft di Numero . è. ..— — .^ 'rtiróìTezaA'dt Noi ^glie=.«e delle Corde mixi/«tej3-oidi 1 5oIdi . IWdi.'" 'Joldf. 1 Soldi . \ Soldi . \ Soìdi. ì Sohi.ì Soldi. 1 .foIdiTJoìdTTJorJT 'Joldi. l^ofdT •«ccio Fiorenlino divifciii.ioJo3 2.» . J^7. 0,6. a,^. 2.A . 5.3. 2.2.. 2.0.!^. 17. '^. 16.^. Ij-.S^.I lA.W. ly.'A. TI.. 'A -Co Grò LnnghezKP Jelle ConrJe rnij-ur-ate J"oJcIi aBrficcio Fiorentino divuo lo-iojol^ 2.E ■ Nomi ae]]e Corde e Toni \SoÌ it Numero. 7, lucidi > ,"3 Ti^:4. g~f^!t;^;lv^;^ ^ il «> • tr-^"sd- (-j'^rkJ:.^r;g^^p>» ^J '-vi «■«!«.■;;* ».N "^ijimm ^^MSiZi-Z^JJ^ i . \^*'*'- Tavola .V l s- k . 1 i^ i [ ^t ^ - ; 1 z.. ' '** L i 1 ', 1» :| ■ ff i ^ .. '■■ n - 1^ fi 1 ,r~*- '■ ' « - '" rf UT K , :Bk: 1 *" ^ ■ ± ■■ ff" n *• ■ t^ *• k ■r- t *• " 1 — 1"' - j — Ifi: *' L ! ; il ||- - IL ** ;' ^ -, ■ ■ *• *• » L *• ^ l ■ ■ **1 , ♦» "v^B— ■1 q : ^; ■; ^ L . »» i V *'!. 3ì~^^f^ * : »» », ^ . ^ 1 i. « - k •■ ^ i = Mi -P- /• ÌF ,^ i : — m, e 1 1 d. e = So\. fa. mi. re. ut. Sol ■2.. ■ : ■ ■ = •u^-'^: — — *•: 5 . = 1 ; K. ■ fj — — ■;•»-. ^ 1^—1 ^M ^ . ■ Z. 1 : : : -- i ; ^M : -- . =1 ■ '' ~ L ~ »^ ^ — -T^ j - i ' «^' ■ *" ^ ' ■■ "^ . 3= ; : . »^ ' »^ : •A 1 '' L ■ E ^ L- — ' i_' *^ ì = ' 1 ' ». 1 , 1 . . ». 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