M . f ^iiy 'i^ '<^' W-M ^ t ^^A^, ..-r-% 'W" ^l .^-^ ^ay A T T I DELL' ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVI LINCEI 0, /I07- A./. C/l^^^^^^-c^v, 2^ . — O^^^-C . _ J^g^ c-^g^^w^^>^ -^^=*' oZlj i f f 1 DELL ACCADElLi P0MIFICL4 DE mm mm PIBBLICATI CONFORSIE ALLA DECISIONE ACCADEMICA del 22 dicembre 1830 E COMPILATI DAL SEGRETARIO TOMO I. - ANNO L (1847-48) R 0 M A 1851 TIFObllAIIA DEI.LE BEM.R ARTf riAZZA POLI K. 9). A T T I DELL' ACCADEML\ PONTIFICIA DE' NUOVI LINCEI SESSIOM r DEL ,)l OTTOBRE 1817 PRESIDEKZA DELL' EMO E RMO PRINCIPE RIARIO SFORZA tROTETTORE DELL' ACCADEMIA -Invilati deiremincutissimo e reverendissirao signor cardinale Riario Sforza , i trenta rnembri ordinari, eletti per nomina sovrana/a comporre il corpo de- / liberante di questa nuova accadetnia di scienze, lecaronsi essi verso le ore 11 / anlimeridiane/nelle stanze del porporato raedesimoTe dopo riceviite le piii gen- 77 ' tili accoglienze, furono in una ampia sala introdotti, all' uopo disposta, nella ^ quale si die principio alia prima sessione accademica. L E T T U R E L'eminentissimo principe con apposita orazione, volse ai novelU accade- mici, che gli facevano d'iDtorno corona, la sua parola. Rammento le varie fasi ^ dell'antica accademia de'Lincei, finche fii di privata istituzione/la rinomanzay /. che si procaccio; ed i vantaggi che reco al governo co'suoi consigli, quanto '' Yolte ne fu richiesta. Da ultimo, manifestando la importanza grande che in- tendeva il regnante Pontefice PIO IX accordare alia risorgente accademia, perche giovasse all'avanzamento delle scienze, delle artj/e^ dell'industria ; con- I chiuse animando tutli con acconcie parole, a corrispondere dal canto loro alia fiducia somma, che il governo riponeva, in un corpo accademico di si alte speranze, quale si e quelle de'Nuovi Lincei. Dopo cio il segretario lesse gli staluti accademici, dalla sovrana autoritu , approvati , ed i nomi di tutti quelli /chiamati ad appartenere alia rinascente I accademia, come sieguono : r~ Soci ordinari noviiimti da SUA SAI^TITA'- AlBORGHETTI conic GUSEPPE. ]>KRTiNi P. .MiriiFi-E, rcttore ^yiMierale tlci cliierici rcffolaii della Matlre di Dio. liONCOMPAGM D. RvLD.vssARE, tlfi pHncipi di Pioiiibino. Caetam commcndalore D. Miciielangei.0, principe di Teano, coloniielio di- lelloie, e coniandante del corpo de'vigili, detto dei pompieri. Cai.xmhielli D. Igxazio, proFessore di ottica ed astroriomia nella universita di itoina. CAVAi.iem S. Beutolo Nicola , piofcssore di archilettura statica e idiaulica iifiruniversila di Roma. Carpi dollor Pietro, professore di mineralogia, e sloria naturale neU'iiniver- sila di Roma. CiiKLiM P. Domenico delle sciiole pie, profe.s.soie di matcraatica nel coilegio Nazzarcno. CilTFA nionsig. Le.\>'DRO, professore onorario di botaiiica pratica nell'univer- tiilH di Roma. CoNCiOLi dollor Onofkio , membro del coilegio filosofico nella universita di Roma. CoPPi abate Antomo. De JIattiiaeis dollor Guseppe, professore di clinica medica nell' universita di Roma. De'IMedici Spaha, monsignor Lavimo. De A'ir.o P. Francesco della compagnia di Gesu , direltore dell' osservatorio aslronomico nd coilegio romano. Donahelli dollor Carlo, professore di fisiologia, c botanica pratica nell'uni- versila di Roma. FoLCni dollor Giacomo, professore di materia medica, e d'igiene Dell'univer- sita di Roma. Ferrarixi P. AxTiiMO della compagnia di Gcsu , presidente del coilegio fi- losofico nella universita di Roma. Massimo D. Mario, duca di Rignano. Mazzam D. Tommaso. professore di mcccanica e idraulica nell' universita di Roma. Metaxa' dollor Tele.maco, professore di zoologia nella universita di Roma. OuEsCALCiii principe D. Pietro, de'duclii del Sirmio. Parciietti p. Luioi tk'chieiici reyolaii Somasclii, mcmbro cmciito del colle- {lio filosofico della universita di Roma. Peketti Pietko, piofcssore di farmacia pralica ncll'iiniversita di Roma. PiANCl.\Nl P. GUMBATTISTA dclla compagnia di Gesu , mcmbro del coUejjio filosofico della universila di Roma. PlERi GiULiANO, professore d'inCroduzione al calcolo sublime iieila univei-sita di Roma. POGC.IOLI dottor IVIiCilELANGELO , proFessoic emerito di botanica teorica nella universila di Roma. Ratti Francesco, professore di chimica nell'iinivcrsila di Roma. Serem Carlo, professore di gcometria descrillira, e idrometria nella uaiver- sita di Roma. TORTOLIM D. Barnaba, profcssore di calcolo sublime nella universila di Roma. A'oLPiCELLi Paolo, professore di fisica sperimentale nelluniversila di Roma. Venne in seguilo la pubblicazione delle cariche conferite per quesla pri- ma volta dalla SANTITA' SUA; che .sono le seguenti. Presidente Sig. DucA DI Rignano. Membi'i del comilato accademieo Sigg. D. Pietro Odescalchi de'duchi del Sirmio, D. Michelangelo comm. Caelani, principe di Teano, Prof. JNicola Cavalieri S. Berlolo, Prof. Carlo Sereni. Segretario Sig. prof. Paolo Volpicelli. Censori Sigg. prof. G. B. Pianciani d. C. d. G. Prof. D. Tommaso Mazzani, Dolt. Onofrio Concioli, Prof. Giuseppe De Matlbaeis. — 8 — Vice- segrelai'io Si{j. prof. Francesco Ralli. Tesoriere Siy. coiite Giuseppe Alboighelti. Bibliolecario, ed archivista Sig. D. Baldassare Boacompagni de'priucipi di Piombiiio. Direttore della specola astronomica Sig. prof. D. Ignazio Calaiidrelli. COMUNICAZIONI II sig. principe D. Pietro Odcscalchi de'duchi del Sirmio, offcrse in dono airaccadeinia il busto in marmo di Federico Cesi , fondatore degli anlichi lincei, gia fatto a bella posta eseguire dalla \alente artista/la signora Teresa / ISenincampi. L'oflerla vennc accolta con vivi applausi. II sig. prof- Dc Mallbaeis richiamo alia mcnjoria de'nuovi lincei/la esi- / sleuza nella biblioleca vaticanaVdi un assai pregevole manoscrilto dell'ab. Fran- ' cesco CanccUieri, di onorata memoria, ove moltc cose relative aU'accadeinia degli antichi lincci si contcngono, e non ancora piibblicate. Quindi egli pro- pose clie al governo si faccsse istanza, per la pubblicazione di questo mano- scrilto, dalla eredila del CanccUieri acquistato, il quale divenuto di pubblica ragione, tornerebbe ad onore di Roma, deH'accademia, e delle scienze. Fii quindi sciolla \a prima riunione, con licenza deH'eminentissimo prin- cipe che la presiedeva. P. V. — 0 — SESSION! ir DEL 14 FEBBRAIO mi PRESIDEAIZA DEL SIG. »V€k Dl RICI\Ai\0 111- ilelle sale superiori del gran palazzo senaloiio in Campidogllo, fecero i li cei la seconda loio tornala ; e non senza provare la piu grata reminiscenza , sedeltero adiinati nella stessa gloriosa stanza dei loro predecessor!. COMUNICAZIOM II sig. presidente die in prima contezza, di quanto fino a quel giorno eras! da liii operate, in vantaggio della rinasceiile islituzioue accademica. Fece conoscere che la concessionc di una dote annua , fatta definitivamente, per mezzo del ministro di finanza dal S Padre, onde questo scientifico stabili- mento potesse provvedere a quanto per sussistere gii era necessario, avevadi gia ottenulo il suo pieno elFetto. Annunzio inollre, che S. E. il sig. senatore di Roma, aveva con sommo favore accolto le richieste fattegli daU'Emo. ca- merimgo di S. R. Chiesa, e dailo stesso sig. presidenle,a(rinche in Campidoglio risedessero i nuovi lincei; per mode che il decoroso appartamento entro cui vedeansi essi ragunati, era del favore medesimo il piu manifesto argomento. Questo discorso fu con plaiiso universale accolto ; e furono rese gra- zie airaltivilii,ed alio zelo del nobile presidente, per la cui opera in ispecial modo erasi taato, e con tanta prestezza ottenulo. Segui la lettura di parecchi scritli e documenti, relativi alle sopraccen- nate concessioni. C 0 M M I S S I 0 ]N I A maggior utile delia scienza, ed a maggior decoro dell'accademia, con- formandosi altresi al § II del tit. IV degli statuli, il sig. presidente richiede il parere dei membri del corpo deliberante accademico, intorno all'eserciziu pratico delle future sessioni, si pubbliche, che private. Dopo lunga discus- sione, nella er cvitare niapgiori mali, disperdersi, e rilirar.si , chi ncU' uno , chi iieiraltro pacsu. Pare chc questu priino decadimcnlo dell' accadcmia si eflfel- tiiasse ncl IfiOO, o in quel toriio , e diirasse fino al 1H00 ; cpoca del priino risovf/imcnlo ilella inedosiiiia. In qiicsla seconda cpoca raccademia si acquisto gran fama, cos'i ])er le prodiiziuni scientific he de'suoi membri , come per la celebrila degli iiomini dotti, che vi si associarono ; fra quali nel KilO un Gio. Balla. Porta napolitano ; ncl 1G11 un Galileo Galilei fiorentino ; nello .>lesso anno un Gio. 'I'erenzio di Costanza, e un Teofilo Molitore d'lngolstad, poi gesuili ambidui ; e nel 1G1'2 un Fabio Colonna napolitano ; pei' tacere di molti allri dotti, fi'a'quali non pochi nobili romani, come un Salviali, un Cesarini ^ un Rluti , un Barberinl , cd uno SForza Pallavicini , die nel prin- cipio del secolo decimoscttimo, coltivando le scicnze , si onoravano del litolo di lincei. Questa scienlifica societa , divisa in tre classi , era modellata in (juisa di un ordine religiose c militare: avcva essa per protettore s. Giovanni Evan- gelista , e per insegna una lince, clie atterrava I'idra, col motto Sagncius ista\ insegna riportata dall'Odescalchi nelle sue memorie de'lincei. Lo slemma, cd il s. Giovanni si fecero per la prima volta inciderc, dal nostro collega il signer principe D. Raldassare Boncompagni, che li fece ritrarre dalla biblioteca AI- bani, ove con altre cai'te original! dei lincei si conservano ; e noi , avendolo egli gentilmenle permesso, riportiamo Tuno e I'altro, nella tavola I.", posta in fine di questo ragionamento. Era poi stemma deU'accademia una lince, contor- nata di alloro, e sotto corona baronale. Gli accademici. raccolti nlia (1). Inollre I'esiiiiio letteiato romaiio Francesco Canccllicri, uo- mo erudilissimo, lascio un siio lavoro incdilo inlitolato : Stovia dell' avcade- mia de'lincci\ die trovasi iiclla bibliotcca valicaiia. In questo manoscrilto, die il noslro diiarissiuio coUofja siy. dolt. Ucoflalthaeis, iiella prima sessione, pro- /C^QJ7l. poneva saviaincn(e fosse per mezzo del governo pubblicato , si trova molto , Don ancora conosciiito, de(<;li antidii liucei (2). (i) t molto iiilcressaiile l;i dicliiara/.ione die qui riportiamo, posla iniiaiui al maiioscrilto mc- (lesinio. Avoiulo io scritta la sloria Jl-II' accadcmia ilt;' l.iiict'i stampala in Roma nel ISOG, ebhi occasionr di conoscere la importanza ed il pri>|;io |;raiidissimo delle tavole fitosofiche , composte dal prlnclpo rodiTico Cesi, rondatori; dulla incdcsiina; iielle ((iiali si soorgi" come quell' iinjeyiio , verameiile slraor- ari squarci di IV Icllcre di — 1G — Ncl prcscntc mio discorso istorico per tanto mi sono pioposto, colleghi chiarissiini , pubblicare quella parte della sloria de' lincei che riguarda it M.ii'lino Fogclio di Ambiirgo aJ Anlonio Ma(;liabecclii sopra la loro accademia, durata XXVII aiiiii, dal MOClll lino al MOCXXX, ed una breve istoria lalina della medesima di un anonimo, unila all'indicc allabclieo di allri XXXVIIl |iro|)o>ti, ma non ainmessi. Nel IVonlfspiiio inedaglia dfl FonJatore principe Federico Cesi , ollre il rame separate di trc allre del medesimo, riprodoUe dal (ascicolo VII dell'opera insiyne del cli. si;;, cavaliere conle Pumpco Lilla, staiupala in Milano, sopra le (amiglie cclcbri ilaliane, intorno la famiglia Cesi. Dedica a S. E. il sig. doo Pielro Odescalchi de'diiclii di Ceri e del Sirmio, principe dell'impero, commeiulalore dell'imperiale ordine Leopoldo, ciambcllano di S. M. I. H. A., diretlore del giornale arcadico,e ben degno ligliuolo deirincomparabile sig. D. Baldassarre Odescalchi 'duca di Ceri, cele- bre aulori- delle Memorie storico-crilichc dcU'accadcmia de'Lincei.. Prolazione, a ciii si aggiiigne aneor la lalina, premessa all'elenco autogral'o de'XXXII Liucei, ma senia le abbrevialure, che ivi s'incontrano. Imilazione litografica, I'edeloiente eseguita dal ch. sig. Giovanni dalTArmi lirolese, del suddnllo catalogo, scriUo di proprio caraltere da ciascua accadcmico, in qualtro fogli membranacei, e munilo de'proprii siiggelli, con I'incisione della lince^ e de'respetlivi nomi e cognomi. Capo I. Squarci inediti di qiiallro letterc, scritte in ilaliano da Martino Fogelio di Ambiirgo ad Antonio Magliabecchi, sopra la storia de'Lincei, da lui preparata, con le notizie di entrambi. II. .Vcadcmiae Lyncaeorum brevis notitia iuedila, ab anonymo aiictorc descripla. III. Calalogus XVI Lyncaeorum ab eodem anonymo concinnatus, qiiibus lolidem eorumdem aca- demicorum notiliae ab elencbo autographo membranaceo adiiciuntur. IV. Federico Cesi romano principe detl'accademia. 1. Copia litografica di XX lettere autografe, disposte co'numeri romani, con la loro spiegazione al rincontro, e con quella di .sei di esse, scrit^a all'ebraica, ossia al rovescio, fatta dal ch- sig. conle Domeuico iMorosini di Venezia. 2. Produzione di allre leltere, e raonumeDli originali senza cifra, dl Federico Cesi in lalino a 6io. Eckio, 2 aprile 1604. 3. A Francesco StcUuti 17 luglio t604. 4. In latino a Gio. Eckio 12 agosto 1604. 5. A Franc. Stelluti 10 marzo 1605 a Parma. G. In lalino a Gio. Eckio 19 marzo 1605. 7. Al medesimo in aprile 1605 a Praga. 8. Consiglio dirello dal P. Federico al consigliere F. Stelinli, ed al segretario Anastasio de Fi- liis a' 10 aprile 1605. 9. Risposla data dai medcsimi in 43 articoli. 10. Decreto dal principe de'Lincei dirctlo al consigliere Stelluti. 11. Lettera di Federico Cesi, di .V. de Filiis e dello Stelluti, a Gio. Eckio de'14 maggio 1605. 12. Decreto de'lre suddelti Lincei, spedilo a Gio. Eckio a Praga a'17 maggio 1605. 13. Leltera di Federico Cesi a Gio. Eckio a Praga 11 giugno 1605. 14. .\1 medesimo a Praga 23 giugno 1605. 15. Alio stesso a Praga 2 luglio 1605. 16. Alio stesso a Praga 13 agosto 1605. 17. \ Francesco Stelluti a Parma 7 dicembrc 1605. — 17 — terzo suo risorfjimento , nvvenulo siil finire del secolo dccimoUavo, cioe nel 1 795, sino aU'cpoca della sua governativa istituzione, che avvenne id questo 18. Al meilesliiio a Parma 17 gonnaio 1G()7. 10. Al meJusimo a Pabriaiio 30 aprile lUll, illu^trata Jal cli. sig. caaonico D. Giuseppe Scltele, prolessore di ottica, c di astronomia, « drgli element! di nialematica neirarcliiginnasio romano. 20. Al niedeMimo a I'aliriano 2S nltobrc 1611. 21. .\Ui orip,inali duH\icc.idcMni.i, ila' 23 aprile 1G12, fino a' 13 aprile 1613. 22. I.fllora di 1". Crsi ila s. Polo a'5 liiijlio 1612, a F. Sleiluli a Fabriano 23. Atlra da Ac(|tiasparta al inedesimo, senza data. 24. Lettera di tin anonimo, in cui al dcscrive Tuso curiobis^'imo della Cocciata in .Vcquasp.irta per le no/ze de'vedovi. Capo V. Giovanni EcUio di Deventer. 25. Lettera al P. I'ederico da Praga 19 dicembre 1604. 26. .\l meilesiino da Praga, 3 gennaio 1605. 27. Di Benedetto lilosii al mcdesimo a Pra(;a 19 aprile 1605. 28. Di ("liovanni Ecliio da Madrid a V. Slelliiti 2 giiigno 1608. VI. i'Vaiiccsro ilMuti di Fabriano. 29. Diploma della nobilla romana, concessagli dal senato romano a' 7 setlembre 1605. 30. Lettera a Gio. Battista suo I'ralello da Roma a' 16 settembre 1605 a Fabriano. 31. Rame di Ire Api eomnnicatomi dal cli. sig. ab. Luigi Rezzi, bibliotecario della Barberina ; e dedicato ad L'rbano Vlllj iiel 1625, per la dedica dell'apiario, (trascrilto ed illustrato, col linceogral'o, da' loro respettivi original!, dal oil. sig. dott. Luigi Francini, da cui ne aspettiamo la pubblicazione) ; il (|ual mine e !>tato poi ripetulo nella sua cilizione tiel Persio nel 1630. 32. Allra dillo slesso Stelluli a G. B. suo fralello de'li novembre 1646. 33. Supplica stesa dal niedesimo, come procuralore dellaccademia , per la privativa delta stampa del Tcsoro messicano, con la notizia di qiiella otteouta da Paolo V, da Urbano VIII, dall'imperadore Ferdinando, e dal gran diica Cosimo U. ': 34. Spiegazione di una lunga lettera scritla al medesimo in cifra da F. Cesi, con altra di una car- tina aggiiinta, pure in cil'ra. 35. Sonelto ad una bella venditrice di corde. 36. Altro sopra il giuoeo di Neve. 37. Altro per rimprovero amoroso. 38. Altro per la partenza di un amante. 3U. Altro per It. 1). clie accompagna un funerale. 40. Endecasillabi di Giusto Kiquio a Fr. Slelluti. 41. Otto dislici di Lamberto Vossio al niedesimo. 42. Due epigrammi a Ini direlti dallo stesso Vossio. 43. Telrastico, vcrsi ilaliani su le buone feste e buon capo d'anno, ed epigramma in lode delTe- diiione di Persio, di Teobaldo Stula di Fabriano. 44. t^de alcaiea in onor sno d'Ignazio Deacci di Recauati. VII. Mnasl(Uio dc I-'iliis di Tertii. VIII. Gio. Battisla Porta napolilano. 45. Notizie aneddote del medesimo, ricavale da un codice della biblioteca .Albani 3 — 18 — anno; la qiial parle di storia non Fu niai lino ad era complclamente narrala. E dall'un de'lati lasciando quei particolari della mcdesinia, clie a lavoro di questo IX. Galileo Galilei fiorentino coU'elcncv degli aulori ehe nc hanno scrilto. X. Giovanni Terrensio di Costanza, poi gesuila, dcfunto nclla Cina. 16. Miniita eslratta dal siuUelto codice Albaiio, di una siipplica oripinale del P. Fedcrico all'impe radore, per la l';icoU,'i di conlerire ajli accadcmiii la laiirea dotlorale, e di [condccorarli con una toga di sela, e con una mozzella di pi'lli di lincc sovrapposta. XI. liioriiiiiii Fabri di hambrrga. XII. 'J'cofilo Molitnre d'Ingnlslad. XIII. Antonio Persia di MaUra i7. Notizie della sua vila e delle sue opnre, con quattro iscrizioni, eslralle dal predelto codice A I banc. 48. Fede aulcntici della sua sepollura nella cliiesa di s. OnolVio al Gianicolo. XIV. Fitesio Porta Oislanzn naiKililano. XV. iMccolo Jnlonio Slelliola napolitano. 49. Kotizic sopra la vera sna patria, in Siderno nelle Calahrie, le sue opere, il suo epilaflio, con alcune sue lellere, somministratc dal cli. sig. canonico Miclielangelo Macry sidernate. XVI. Fabio Cotonna napolitano, coll'analisi delle sue opere, e con varj squarcl delle sue lellere. XVII. Diego de Vrrea Conca napolitano. XVIII. yingelo de Filiis di Terni. XIX. itifrt f'alerio napotilann. XX. Giovanni Demisiano di Cefalii. XXI. Marrn f'elsero di Augusta. 50. Notizie ilella sua vita e delle sue opere, estralte dal suddetlo codice Albano. XXII. Fitippo Salviati fiorentino. 51. Nolizie della sua vila e della sua morle in Barcellona, ricavate dal suddelto codice. XXIII. Cosimo Ridnlfi fiorentino. XXIV. fincenzo Mirabella di .Siracusa. 62. Diploma aulentico di accademico linceo, spedilofjli dal P. Federico , c copialo dal suddello codice Albano 53. Copia di altra modula delle patenti^ clie soleano spedirsi agli accadeniici, estralla dallo stesso codice. XXV. Filippo Pandolflni fiorentino. XXVI. f irginio Cesarini romano- 54. Nolizie aneddote della sna vita e delle sue opere, estralte dal suddetlo codice. 55. Iscrizione stainpata in Ibglio atlanlico dall'accademia bolognese de'Pltilomusori in onor stio. XXVII. Giovanni Ciampoli fiorentino. XXVIII. Carlo Muli romano. XXIX. ClOHdio AcliiUini bolognese. 36 Discorso inedito di un anoniino sopra il suo sonetlo : Sudatc o faoclii ad abbruriar metalli. XXX. Cassiano del Pozzo di I ercelli. XXXI. Giu.> 58. Si ricerca, se Aks^aiidro Adiinari, che ^li duJicu la Irailuzione di Pindaru, foiase lincco. XXXIII. Mario Guiilueci flarentino. 89. Sub iiotizie estralle nius. 17. Weslingius. 18 Wintberus Jo. fiaplisla. — 20 — stiinze, cos'i favorcvoli come avverse aH'accaclemia noslia, dal primo suo na- scere, sino alia prcsenle sua slahilita. Credelli poi iieccssario inaiitlarc in- nanzi a piiisa tli csordio, tulle ((ucllu iiolizie degli aiiliclu lincci,sebbene gia pubblicalo ; aninclio per epitome soil' occbio si abbia ognuno in queslo di- scorso quanto principalmentc concenic la storia dei mcdesimi, sino alia morle del principe fondatorc lore. III. Quella scintilla, cbe sul piincipiare del secolo decimosellimo, parti dalla mente del Cesi, iion fii spenla in Roma con la morte tli lui; ma sopila si ri- mase, daiido cpialcbe dcbolissima luce di tempo in tempo, fmo a ciic qucsia citla, divenula piu matura per sifTalla islituzione, potesse accoglieria, polesse comprcnilerla, potesse guslarne il bene; al qual ofrello fu d'uopo due sccoli circa. Ed iiiFatti dal commcndatorc Cassiano del Pozzo clie, morendo Fedcrico, slava ill Homa, Fu raccadcmia de'liucei nelia sua casa riccvula, ove si Irovava un ricco mu.seo; ed essa \i si lenne lino al IG.'j'l, per la prolezione del car- dinalc Barberini, nipote di L'rbano VIII; ma colla morie di queslo poiporalo rimase I'accadcmia del lullo cslinta sino aH'armo 1740, quando il dollissimo Ponlefice Benedetto XIV, Lambcrtini , la torno a vita , dandole il nome di accademia de' nuovi lincei ; cpoca del secondn suo risorgimento. Voile inol- tre il Ponlefice stesso clic la medesima prendesse a subietlo, la storia della na- lura, e la fisica sperimenlale. Ma se I'accademia fiori nuovamente aU'onibra di quel meccnate, da capo essa, dopo la morle di lui, si ridussc nel nulla; e cosi per la levza volla si eslinse. A far manco scntita que.sla perdila. nacque in Roma un'altra accademia fi- sico-matcmalica, della quale furono pubblicali alcuni - RaygufUjli sopra divcrsi pensieri spcriinentabili, proposli nelV accademia (isico-matematica di Roma. II P. Eschinard, dollo gesuita romano, era di quest'accademia, e pubblico - Lc- etioncm luihilam in accademia physicn-malhemalica de intersecatinnc Istmi aputi mare ritbrum (1). In apprcsso il cardinals Ludovisi, nipote tli Gregorio XV, XI.III. >otizie (lell'atcadenii.i ile'iuKivi tincci, gloriosamenlc rlunlla nel )7'Jo, d,il benemerito sig. abate Don Feliciaiio Scarpeltini, professore di li^ica sacra neirarchiginnasio romano. Approvazione del ch. sig. dolt. Giuseppe De Matlliaeis, prolessore di mcdicina n_' ll'archiginnasio romano. Indice generalc. (1) flaodos. Bibl. Rom III. 24. — 21 — :i dinioslrare il siio favore per le scienze, islilui uii accademia clic appello Vn- ticaita, porclii'' slal)ilita nel palazzo Valicano, e neH'abiiazione del cardinalc slcsso. Kifeiisce lEiiireo, pailaiido di Raklovino dal Moiile (l), clio il Papa era soli(o intervenire alio sessioiii di quest' accadeinia , ove si liallavano argonienli scientifici, fiammisciiiati di qualchc poesia sui medesimi. Ben si eompreiide clic il coiicorso in tale accadeinia esser doveva [rrande; jjoro (luel Papa ebbc icjjno brevissimo, qiiimli bievissima pure f'u la foituna, e del nipole suo , e dellaccademia. Nel inonastero de' nionaci dell' ordine di s. Jiasiiio , in \ia delta ogjji di s. Basilio, nacque un' allra accadeinia cbianiata Basiliana , ove si Iratlavano argonienli ecclesiaslici, e si facevano frequenli riiuiioni. Giu- seppe Caipani roniano, beneincrito piofessore di Icj^ge neila nostra universi- ta (2), pubblico i fasti di quesl'nccademia, col catalogo degli a{jjjregati ad essa. Da un canto niettendo altre accademie, simili a quelle ora indicate, nia di minor fama, ricorderemo solo quella delta deijVfiUrecciali; che lo slesso Cai- pani foiido in sua casa , perclie maggiormente fosse daila giovenlu coltivala la giurisprudenza. Fiori quest'accademia finche visse il suo fondatore, fu dai inigliori giovani, e dalle persone di maggior senno frequentala, e parecchi de'suoi membri, clie piu negli sludi legali, allora raollo in credito, si dislin- guevano , meritarono di essere a cospicue dignila protnossi ; fra questi si debbono annoverare i cardinali, Camillo Massimo, e Francesco Buonvisi. Pero lulte queste otlime islituzioni scientificbe, per {'indole dei tempi di allora, eb- bero assai breve durata. IV. Nel 178G una mano di elelti giovani , e studiosi di scienze fisico-ma- lematiche, si Irovo riunila nel collegio Umbro-Fuccioli (3). Conferivano essi fra loro giornalmente , per supplire alia mancanza tolale di quei mezzi ne- cessari alle osservazioni , ed alle sperieaze , che i loro sludi reclamavano. (1) Pinacoth. II, 41. (2) Maiulos. VI. 60. (3) Colle(;in riiiKl.ito in Hom.i, per opera di alciini privali della provincia pontificia, Julia int- bria, col line Ji educare la giovenlu di essa. Monsignor Giovanni Antonio Fuccioli nel I6it, deslinO per testamenlo i siioi beni alia istiluzion? di uu collegio, pei giovani di alcune ciUi ilellXmbria , clie III delto Fuccioli. Nel 1683 Gio. Carlo Lassi, destinb gii averi snoi per altro simile collegio det- to dell L'mbria. Nel 1785 i nominati due collogi I'urono in uno riiinili, ohe si disse Umbro ~ Fuccioli , posto in via dclle boUeglie oscure. 00 Uno di lali giov.ini, Feliciano Scarpellini da Fiiligno (I), entiato atunno di circa 20 anni, poi divenuto ripetilore delle facolta filosoficlie, quindi rettore nel collefjio mcdesimo , fu inenricato prosiedere a quelle confeieii7,e , allora ej'li essendo in ela di circa 32 anni. Vide lo Scarpellini che a favorire con ctticacia il progresso delle fisiche dottrinc, faceva d' iiopo di sperienze; quindi con ofjni cura, e co'jiuoi scarsi mezzi si diede nd alleslirc stromoiiti, [)er mo- do, die dopo qualclic anno, cd a Uille sue spese, formo il nocciuolo di un jja- biuelto fisico, nel quale aecorreva la gioventu anche da fuori del collegio. Troviamo con soddisFazione , die fra i giovani congregali nel 1793, per gli sludi fisico-matcinalici nel noininato collegio, eravi anche il sig. conte Giu- seppe Alborjjlietli, allnnlmente socio ordinario e tesorierc dell' accademia no- stra : per sift'allo niodo si accendeva in lloma Tamore delle scienze moderne. Quella modesla riunione fu in accademia ridotta nel 1795 (2); ed allora fu che i soci di ossa. {jia istruiti nolle chimiche dottrinc del tem|)0, incomin- ciaroiio a propa{jarnc i risiiitamenti , e le utili applicazioni. In questo me- desimo anno fu stampato il primo elenco degli argomenti da svolgersi, c fu intitolato - Accndcmia L'inhro-Fnccioli. Costoro giornalmentc si riunivano ; e clii nelle chimiche manipolazioni occupandosi, chi nelle fisiche sperienze, chi nelle meteorologiche osservazioni, chi su gli ojjgetti di fisica-matematica di- scutendo; tutti preparavano materiali per gli argomenti da esporre nelle pub- bliclie loro adunanze. Deve ritenei'si questa essere stata 1' epoca del terzo ri- sorgiinento deH'accademia de'lincei. Dopo due anni di siffatto esercizio acca- demico, quella riunione di studiosi, aveva cosi progredito, e tanto era in re- putazione salita, che i compilatori dell' antologia romana , stimarooo conve- niente darne al pubblico distinto ragguaglio, commendando ed incoraggiando (1) Feliciano Scarpfllini il.i l"iil.(;nn, eiilrb nel collegio ilt-ll' I'niljria in (|>iallL't di alunno il 10 nOM'aibre 1782, in Pl.'i >li anni 20, e giorni 20; Jopo essurvi diuioralo anni 6, mesi 6, e giorni 8, ne parti nel 18 maggio 1789, cntranilo in casa ili'l marcliese I'rangipani, chiamalovi per insegnare al marc'liese Pieiro OdUone Frangipaiii Dimorb in qne»ta casa S anni, mvsi 3, e giorni 2S : parti dalla mcdesinia il 13 siHleinbrc 1791, avcndo anni 31, mcsi 10, e giorni 24; e lornh nt-l collegio llndiro- Fncoioli come rrllore del medesimo; carica conruritagli dal cardinally Anlonc'Hi, prot^tlorc vigilan- tiisinin dfl nominate collegio, nel quale fu lo Scarpellini condiiiporaneamente ripelitore delle facol- t.'i filosoficlie. Per allre nolizie della sna vita, Tedi — Onni del cav. dolt. Henedelto Trompeo, iii- Inrno alia vita ed alle opere del proi. cav, I). Feliciano Scarpellini. — Roma dalla tipografia Sal- viucci 1811. — II giornale artistico lelterario. — II Tiberino 12 aprile 1831, an. VII. n. 0. (2) Saggio Morico della lelleratura romana duU'avvucato Uenaz/.i. Vol IV. p 310. — 23 — il foiulalore ilella mede.tima, lo Scarpcllini (I), cui nel 1797 venne aindato an- clie rinse{jnameiito dclla fisico-chiniica iicl liceo del scniinario romano, allora diretlo dal clero sccolare. In ques»o medesinio anno si trovava in Roma il celebre geometra Monge, uno dei commissaii per tiaspoitare a Parijji gli ogjctli di belle arii, secon- do il trallalo di Tolentino : inteso egli clie una tornata della nasccnte acca- dcmia, nel I giugno aveva liiogo , voile assistervi unitamente al chiarissimo Berlhollet; e Irovo con sua grande soddisfazione , che si ripetevano in essa le famigerale sperienze sull' analisi , e sulla sinlesi dell' aequa ; nelle quali lanta parle vi aveva preso egli stesso ('2). Vcdendo quel dotlo francese, che gli argomenti di tali riunioni, erano al livello delle scienze fisiche di allora, con- tinuo ad intervenirvi, lodando sempre molto quella studiosa giovenU'i, i loro accademici esercizi, le cure dallo Scar|)ellini prodigate pel piogresso di que- sl' accademia, ed aggiungendo stiinulo ai soci di essa, col trallcuei-si fra loio (1) Anlol. Horn. 1797. Agoslo ii.» VI. Stabllinicnli iitili. (2) Qiiaiiilo Lavoisier, Borlhollt'l, Giiytnn, c I.aplaii' introJiicevano In spiriln (ilosofico iiplla clii- iiiica, per cui ilovi'va ben presto riiliirsi qiiesla seien/..i Ira Ic piil ulili al progresso
  • dal medesiino. ' Daccbc vi piacque, valorosi accademici, riunirvi in quesle mie stanze; qui riassumere i vostri scienlifici IraUeoiincnli, e decorare colla voslra accademia questa abitazione sacra gi^ alle scieiiz' , Pei°tanto la cclcbritu di qiiesta istituzione giunse a talc , che molli dotti da ogiii parte cliiedevano di esservi aggrejjali. Ecco in qual modo , efTicace al cerlo, rillustre anali.stn Fraucese, Monge, contribui alio stabiliincnto di un accademia scienlifica in Roma, dalla quale tanto bene oggi la sociela, ed il go- eJ oH'orta ila me a qiifllo zcio, clie in tiitti voi rayvisai, per i progrcssi ilellc science e Jille arli, per il lienc dei vostri siinili, e per runiversale vaiilaggio della socieli ; \o sperimeiilai in mc »le»so la pill dolcc e lusingliiera coinpiaeen/.a, piii d'apprcsso ammirai linipegiio voslro, I'ui spellalore delle vo- atre I'atiohe, e partecipai con voi di qiieirapplauso, elie nell'anno scorso, colle dotte vostre produ- lioni, meritasle dai piil illustri letterati, clie sovciite dccorarono qncsta voslra adnnanza. A si fausti preludi, io conccpii le pill alte speranze dei >oslri progress! ; e dacchi stimai apparlcnervi in qual- che parte, ini repiitai anclie teniito di cooperare con voi al fermo stabilimento di qtiesta voslra isli- Inzione. — Ora peri) die vi compiacete di rivestirmi dell'onorevole inearico di voslro presidento , no meuo lenulo mi veggo ad esternarvi la siiicera iiiia riconosecnza , per quella grata soddisfazione ch' cljiji scnipre in me slesso, nel vedervi con noblle gara Impegnali a soslenere il decoro della nostra acca- .demij, ed a stabilirc di essa i pill solidi I'ondainenti. lo ben m' avveggo pertanto cosa esige da me questo iucarico, cosa esigele voi DeU'addossarmelo. Le vostre leggi mi risuonano allc oreccbie, e mi anniinziano i doveri di presidente; ma voi piii di rae conoscete quali siano quelli di coloro, ciie de- dicati alle paciFiclie scieiize, debbono segnare il senliero della virli'i , al tempo islesso clie debbono quello aprire, die al comiin bene conduce. Ben so essere questo il line prioiario della voslra istitu- zione, ed io mi rcsi garante di questo, allorche qualclie oslacolo apparve ai vostri progressi; a dis- siparnc ogni onibra mi ripulat a gloria di tutla su me stesso addossare la responsabitila della voslra satiia eondolla; voi dovetc colla virtu vostra soslenerne I'assuoto; io dcbbo per il nuovo inearico so- slenerne il decoro. Voi ben sapele, che deve siedere fra voi soltanto chi fe seguace della morale e ilella virtu. Si vcgga in voi la nobilc gara fra Tamore per qiiesta, e lo zelo per le scienze; e veggasi, ad onla della nialdiceote invidia, <|uanlo bene si accoppiano Ira loro la ilotlrina , la morale, e la virtii .\d ottenero questo iutento, cui devono tendere le vostre laticbe, siavi a cuore , valorosi accademici porre tutto it senno neirottima scella di quel membri, die mancano ancora a compiere il numero devostri colleglii; ne men della dottriua si ricbiegga in essi la moralil.\ dei costumi , la retlitudine delle niassiine, e quella oiiorata opiiiionc, con cui il pubblico imparziale marca il carattere dei savi. .Ad avere poi la stability della vostra accademia, permettetemi ancora cbe all' osservanza v' impegni delle vostre leggi, onde quel fondauicnto non mancbi, su cui deve basare ogni bene orjinata sociela. Perch6 poi <|uesto stabilimento giunga sempre piii a procurare pubblici vaulaggi , ed a merilare la ricono- secnza della 50ciet;\ , io ardirei d'incoraggiarvi a slendere i vostri lavori ancbe sull' agricolliira , e sulla veteriiiaria; oggetti non men degui per voi, che vantaggiosi pel nostro paese. A voi linaliiieute mi rivolgo, illustri censori, che siete depositari delle nostre leggi, che se- guar dovcte I'ordine, e I'armonia di questo nostro stabilimento, ohe destar dovete coi vostri luini ed csempi U gara di lutli, se non per raggiungervi, almeno per emularvi; voi, poichi le mie (brze souo inferiori aU'incarieo di cui mi rivestite, ed ai merito che mi attribuite , voi prendete meco in ciislo- dia questa adnnanza, non meno a me, che a voi cara. liicoraggiatene coll'esempio lo zelo ; promo- vetene coi lumi i progressi ; e sosteiieleiie col voslro nonic la riputazione Mentre sar6 d' assai I'elice , valorosi accadimici, nel vedere abitare le scienze nelle mie stanze, diramarsi fuori di qiieste le utili vostre proiluzioni, ed acclamarsi perlino nelle piii rinomale accademie le vostre fatichej io tutto nc do- vr6 a voi la gloria, e tutti a voi slessi ne dovr.'i la patria i grand! vanlaggi. n 4 2G verno riliae. Laonde fia i molli litoli pei quali ha dirilto 11 Monge alia ri- coiioscenza dei dolti, anchc questo, da noi narrato, dcve aggiungersi; die certo noil erasi aucora poslo in chiaro; c die non tiovasi icgistrato neppure nella (loliissinia isloria di lui, scriua nei 1819 daii'illustie Carlo Diipin (1). Nella crisi polilica di transizionc, clic nel 1800 avvcnnc, lo Scai'pellini si ebbe quelle die suole scmpre accadeie in simiglianli circostanze; cioe pali esso traversie, fu riuiosso da tiitle le cariche, fu airaccademia sua iinposlo silen- zio; ed it collegio Ilmbio-Fuccioli fu so|)presso. In tante angiislie Irovo egli iieir 1801 asilo ed asiistenza presso la generosita del duca di Sei-nioiiela, D. Francesco Caetani, esimio araatore degli ollimi studi, e di coloro ciie li col- livavano ; il quale conferi alio Scarpelliai una cappellania, e lo incarico della scienlirica educazione de' suoi figliuoli. Aveva il duca slesso fatto acquisto del palazzo Scrbelloni, posto in via delle boltcglie oscure; lo aveva nel 1775 riparato in alcuiii luoghi, e vi aveva costrutto nella sonimita una loggia, che poi ridusse ad osseivalorio. Fin dnll' anno 178o incoininciarono in esso le osservazionl meteoiologiche, isliluite dal sig. ab. Dc-Caesaris, alloia direttore deU'osservatoiio medesinio; ma nel na- scer loro, furono queste litnitate solo alle priucipali, e piu cotnuni fra esse. Nel 178-i il sig. abale Cavalli , cbiamato alia direzione di quell' osservatorio per la meteorologia, vi acciebbe gristruraenli per quesla; ed all'abate Scarpel- lini allldo I'incarico delle relative osservazioni, che si ripelevano in tre diverse ore del giorno, ed ogni anno si pubblicavano nel giornale intitolato ; Effeme- ridi per uso della Specola Caelani. che incotninciato nel 1785, continuava nel 1802, pubblicando iiiteressauti lavori astronomici, e meteoiologici. Al Cavalli successe lo Scarpellini, per volere del duca di Serraoneta, foa- datore di quell'osservalorio; uno dei veri noecenati delle scienze, che tanto raramenle s'inconlrano, e che non scmpre sono imilali da coloro, che lo do- vrebbero piu degli allri. Lo Scarpellini raiglioro, ed aumenlo ancor piii gli .strumcnti della meteorologia, per commissions del nominato duca; i«titu'i le osservazioni con maggior esattczza ; ed associo queste alle agrarie non solo, (1) Essai hUtorique sur ks services, et li's Iravaux scienlifitiues de Gaspard Monje, par Charles Diipin. Paris 18(9. — 27 — ma eziandio alle mcdiche, colla ragionevole speranza di rnggiungere, quaiido che fosse, lo scoprimento di qualclie interessante relazione , fia qiiesli tre fi- »iici rami, lanto strettamcnte iasieme congiuoti, e colla prosperilii umaiia. Di- sgraziatameiitc , confcssiamolo pure , noi siarao restati privi di queste no- slrc ulilissime istituzioni , lu quali altrove hanno di molto progredito. Ed in vero a Bi-usselles, per opera del chiari.ssirno sig. Qiielelet, ed a Greenwich per cura del cliiarissimo si{j. Airy, la meleorologia fa grandi pi-ogressi, per I'associazione dei melodi fotografici alia medesima. Pero sarebbe ormai tem- po, che cessasse fra noi la niancaiiza di un osservalorio meteorologico. fondato coi perfczionarocnti, che il |)ro{jresso delle scienze ha somministrato a questo ramo di fisica; e che, secondo quanlo gia praticavasi neU'osservatorio del duca di Sermoneta, fossero le osservazioni di meleorologia congiunte, alle osserva- zioni Lanto agrarie, quanlo medichc. Oltre a cio nella specula Caetani si fecero molte osservazioni astrono- miche , come risulta dalT eftemeridi della medesima , pei tipi di essa pub- blicate ; giacche il duca Caetani aveva, per maggior vantaggio degli studi che nobilmente proteggeva, stabilita neU'altro sue palazzo sul colle Esquilino una tipografia, ed altresi un orto botauico. Dalla lettera (1) che il medesi- (i) Signore Roma li 18 Iiiglio 1801. Dai foQli piibblici abbiamo conosciuto I'tiso, che in una delle voslre dotte mcmnrle, letla all' In- stilulo nazionalc il 21 del passato Pratile, vol avete fatlo della osservazione, isliluita dal sig. Ciccolini iu>l 30 marzo uUirno decorso (9 Germile) a Firenzej sulla occuUazione delta steila a della vergine; per deleroiinnre con maggior precisione la long'itudine di qiiesta ciUl. CI6 mi ba indoKo a comii- uicarvi una simile osservazionc, che noi abbiamo fatta, il sig. prof. Scarpellini cd io, nell'osserva(orio da me stabilito. L'osservazlone di cui »i tralta, si riferisce alia notninala Stella; ed l- avveniita il 2i del mcse di maggio di queslo anno ( 4 Pratile anno IX). La Stella fu osservata dal sig. Scarpellini, con un obhieUivo acromatico di Dollond, del foco di 12 piedi; e da me con un obliieltivo simile, ma del loco di 3 piedi. Coii un accordo sorprendenle abbiamo, a meno di un secondo, fiisalo I' immersione a 10'', i manis. » Ma fatto e, die 11 sistema metrico iion si vede ancora introdotto fra noi , sebbene siensi falti, ed ancora si facciano continui voli per otlencrlo: speriamo die le peisone da cui dipendono il commercio, le arti, e la in- diistria, noa privino piu a lun^ju i! paese nostro di questa utilita universale. L'accademia nel 1812, ebbe per lo meno quattro commissioni dal governo fran- ccse, per mezzo del sig. Toiirnon, allora prefetlo del diparlimento di Romo. e tutte relative alia industria, ed al commercio. II prof. Dumcnico Moricbini, esaminando le maravigliose proprieta della luce, dietro le tracce dei celebri Herschel, Ritter, Rockman e Wollaston, imma- gino che il sole fosse non pure sorgente inesausta di luce, calorico, ed azioiie cbiinica, ma e di elettricita e magnelismo. Quindi dopo avere sperimentalo sulla virtu magnetizzante del raggio violetlo, diresse le sue ricerche sulle pro- prictii elettriche dei diversi raggi dello spetlro solare. Per tanto il 10 seltem- bre del 1812, egli lesse in accademia una inleressante memoria (1^ nella quale riferi le sue sperienze, per dimostrare la proprieta dell'estremo lembo del raggio violctto di magnetizzare I'acciaio, scoperta da esso il 3 giugno dell'anno me- desimo. Nell'aprile del 1813, torno egli a leggere in accademia (2) .sullo stesso argomcnto , sia per conferraare la esistenza dell' indicata proprieta , sia per detcrminare , se i raggi piu refrangibili dello spettro solare , possedessero una polarita; ed in qual mode questa si comunicasse agl'aghi. II prof. Rar- locci , die assislette alle sperienze del Moricbini , trovo meglio riescire la magnetizzazione degli aghi, raccogliendo nel foco di una lente la luce violella, e facendo poi scorrere il foco medesimo dal mezzo dell'ago verso la sua punta. come se qucllo stato fcsse il polo di una magnete. Si proponeva il Moricbini al- tresi, di assegnare in questa seconda memoria , il limite della proprieta magnetizzante nello spettro solare; e di rintracciare sine a qual punto si trovasse questa proprieta nei raggi lunari, ed in quelli sviluppati dalle combustioni. Esjjrimeva egli nel tempo stesso la sua gratitudine, verso il nostro ch. collega (1) Vedi Upiiscoii acelti di Bologna. — Bilil. brit. I. LII, ficnuve 1813. — .\nn. ile phjs. loin. XLVI von I'lilberl. Sclieiweigg Journ. 0. 37. 20. IG — Gilb. anii.il. 43. 212. — QnesU |inma memo- ria (a innanzi tuuo pubblicata pei tipi del De Romania. Roma 1812. (2) Gilbert's annalen der pbisick. I. XLIII, p. 312.— Idem I. XLVI. pag. 387. 5 — 34 — siij. prof. Pictro Carpi, c pel suo zelo, e per la sua iiitcllifjcnte coopcrazione ill quesle ricerclie ; ne ometleva ineiiziouare oiiorevolmenlc aiiclic i signori proFessori Barlocci e Settele, per rainiclievulc loro assisteiiza ne^rindicali suoi sperimenti. I falti narrati dal Morichini nolle due indicate memorie, che \idero la pubblica luce pei tipi del De llomanis in Iloma, intcrcssarono ben presto i fisici di Eiiropa; i quali pero nel ripelerc ic ,si)eiienze del nostro liaceo, per verificare la proprieta niajjnetizzanle del ra{jQio violetto, non tiilti ottennero aftermativi risuitanienti ; e [)erci6 non tulli si accordarono in amuictterc la esistenza delia indicata proprieta. Qiiesta discre[)auza di opinioni fra i fisici su tale argoQienlo esiste ancora ; pero il cauipo dal Morichini aperto ad essi, cou quelle sue ricerche inyegnosissinic, fu {jrande; poiclie i medesimi fu- rono da iui spiuti ad investiyarc neila prima sorgente di calorico e di lu- ce, quella eziandio della eleltricita e del niagnetismo; e perche innumerevoli furono gli sperimenti a tal fine islituiti, le discussioni per cio insorte, da ultimo i vantaggi die la scienza ne ritrasse. Noi siamo di parei-e cbe per questi successi, dal I\Ioricliini procurati. coil'annunzio delle sue ricerche sul maguelismo delia luce nel 1812, al medesimo ne venga maggior gloria, di quello che gliene possa venire, per la sola scoperta del potere magnetizzante del ragglo violetto. Olfre queste memorie a! pubblico note, il prof. Morichini altre due ne lessc in accademia , relative alle proprieta magneliche del raggiamento so- l-ire , ed un' altra sul potere elettrico del raggiamento stesso ; pero siffatti l.-svori non furono mai consegnati alle stampe. Noi ne daremo una breve notizia liella nota die qui apponianio, nella quale pure indicheremo i lavori fatti, c le cpinioni emesse dai vari fisici, sulla scoperta del nominato professoro (1). (1) A Mil.ioOj il .Moscali »'il il Volta, ripeterono la .sperienza tlel Aloricliinij .'^enza '^tleiiere pero rofleUo (la esso annunziato (a), il Conligliaccbi a Pavia [b], e lieraril a Monlpellier {c} si ebberu II medesimo negalivo risiillameiito. II sip. itabbini (d) al cntilrario riconobbe vere la sporienzc del nostro collepa, c di pill credellc vederc, cbe lago era dal raogio violelto altiralo: similmenle il prof. Cassola di Napoli, ripeteudo le sperienze del .Moricbini, trovi) in esse la conl'erma della sua (a) Bibl. brit. giugno 1813. (6) r.ilberl's aiinjien der pbisick. t. XLVI , pafj. 337. — Gioriialc di lisica di Lametherie, seUembre 18)3. (c) Annalcs ol' Philosophy. IV. pag. 228. (d) Bibl. brit. LIV. pag. 171. — 35 — Nell'anno 1813 (XIX accademico) si stampo il linceografo, contenente le dodici tavole delle prescrizioni deiraccademia dc'lincei; escito coq molta nili- scoperta (o), eJ il sig. Yelin a Monaco (ft), il sig. Slrdlil, e Zichock Kartiier trovarono allrellanlo; come ancora il sig. Enrico Kaeser, il quale cosi si esprime: " Primum negliyenliae Moricliiiiium accusal ■ Conli(;liacliius, noil lanlamalieo aJliibitam fssecuram in inslitucndis observalionibus, quanlam rfi » subtilitaset ilillicullas poslulassil. Satis profeclo gravis accusalio: sed eo lacilius rcjicicnda, quo est > iuiuslior (p. 14). Configliachiuin posti-a lereomues Moricbinii ailversarii seculi sunt >> (c ;e Davy nel- la sua Ifzionc bccberiana del 1820, ritiene per vera la scoperla del Moricbini (d). II cbimico od agronomo valentissimo sig. marchese Ridolli (c) poi trovo, cbe gli aghi posli nell'oscuriti sotto Tinfluenza del magnetismo terreslre, si calamitavano mollo nieno di quelli, cbe dalla luce solare si facevano investire. Menlrc a questo modo i risultamenti delle sperienze snlla proprielJ contro- versa diversilicavano, il sig. Arago (f) coniunico all' accadetnia delle scienze di Parigi, cbe la si- gnora Sommerville avea f'atto conoscere alia society reale delle scienze di Londra (g), un process© quanto semplice allretlanto cerlo, per metlere in evidenza la virtii magnetic? del raggio violctto; dirigendo cioi la luce di questo colore sopra una delle estremit^ dell'ago, e nascondendo tutto il rcsto del oiedesimo con uno scranno. La estremita die all'azione del raggio era sottoposta,diveniva costautemente il polo nord,|e I'altra coperla divcniva il polo sud. II potere oiagnetizzante dello spet- tro crescevadall'azzuro al violelto, ed era nnllo dal verde al rosso. Inoltre i raggi violelti, ed azzuri, traversando vetri di questi colori, bastavano a uiagnetizzare gli aglii, che venlvano investiti dai raggi medesimi,- e si accelerava quesla magnetizzazione concentrando i raggi raagnetici con una lente. La signora Sommerville assicura di piii avere osservato, che alcuni agbi da cucire, ed alcunl pezzi di molla da orologio, avvoiti prima in uu tessuto di seta color violetto, ed anche verde , poi coperli di carta per meti, se al sole si esponevano, ciascuno sotto un vetro di colore ugualc a queilo della seta, divenivano magnetic! dopo qualcbe ora (A). Tutte le indicate sperienze, con- eludeva il sig. Arago nel riferirle, furoiio istiluite innanzi la societ.'i reale delle scienze di Lon- dra j e sono lanio semplici, die sembra impossibile supporre un errore nelle medesime. .Wii per(') non sappiamo perclie la signora Sommerville, nella sua interessante opera sulta connessione delle scieme fisiche (»), abbia omesso parlare di tutte queste sue sperienze, che vengono in confer- ma di una scoperta, e di una proprietik di connessione, tanlo interessante del r.iggiamenlo solare. II signor Seebeck, ripetcndo le indicate sperienze, non pott mai ottenere i risultamenti favo- revoli alio scopo imo lisico ricnnobbe che il polo nord di un apparato, composlo ili due aghi, era piuttosto respinto dalla parte violetta dello spetlro, nieiitre che il me- desimo si allraeva dalla parte dei raggi rossi. Qui e da ricordare cbe, molli anni prima , I'au- menlo ili forza delle magneti arm.ite, si osservo dal cidonnello Gibbs (c), il quale aveva pur ancbe ((I) liibl. iiniv. t. 34, p. 191; e t. 41, p. 52. — Edimb. journal, of. sciences, n. XI. — Philosoph. transact. 1S2S, par. 2.' (6) Ann. de cbim. et pbys. torn. 33, pag 333. — Chri.stie, Bibliot. univer. XXXIV, pag. 191.— Bibl. ilal. I. 65, p. 62. (cj Description d'un nnuvel instrument magnetique, ec. Edimb. philosoph. journal t. XVIII — Bibl. univer. I. 38, luglio 1828, p. 193. — Giorn. Arcad. 1829, t. CXXII. (d) Bibl. univ. I. 42, p. 11. — Giorn. Arcad. I. 41, p. 145. (c) Journal americ. of sciences, t. I, p. 89. — 37 — di oi{;aijizzazione. Queslo lavoro, fatto ad imitazionc dell'antico linceografo di Federico ( Vedi Odesualchi , Memorie istoiico-criliclie ec. paj. 204 e 242, ricuDusciulo in una ininiera di Cerro magnetico a Succasunny^ clie la parte siiperiore del lilone alia liicc rivolla, era iiia|;iietica; e cliH la parte inl'eriore conseguiva qiiesta proprielii , solo dopo i|iialuli(' (jioriio di esposi^ioiie ai rayjji •solari. liioltre aveiido il liarlocci disposto due iili di rame per uiodo, die lino fosse in eontallo eol tronco, e Taltro colle fjambe di una ranoccliia, preparata secondo il solilo. e clie i^di allri eslremi prolungati di quesli Iili terminassero eon due piceoli di- sclii aneiie di rame, perb anneriti, vide die ponendo questi disclii, )ino net raggio violelto, I'altro nel raggio rosso dello spellro solare, si ottenevano, appena chiiiso il circuito, conlrazioni mar- late iiella raiiocdiia (a). Queslo i'enooieno che noii si produeeva iiella oscuritJi, o quando si riscal- dava uiin de'due disdii, diede motivo al nominato liisicn, di altribuirlo alia influenza iDagneto- elellriea ilei raggi luminosi. II prol". Oe la Uive pero coiitraddisse alle conseguenze ili quesli sperinieuli; poiclie avendo egli evitato le azioni di lulte le cause straniere, noii pote mai riescirc a Irovarc iici raggi solari la pit) deljide Iraccia di elettricit^ (b). I signori lUess e iMoser [c], dopo avere pur essi con aucuratezza sperimentalo molto sui fatli esposti dal prof. Moridiini, servendosi anclic della eliostata, trovarono che uiuno dei moltissimi aglii non inagiietici, soltoposti alTazione del raggio violetlo, aequistato aveva magnetismo di sorta, die polessc apprezzarsi ; quinili iiegarono lormulmente i falli medesimi, e le conseguenze della sig. Soininerville, del sig. Itaiiingaertner, e degli allri pel potere magnetizzanle del raggio slesso. Queslo (isieo peri) credi-, che i risultaiiioiili negalivi dei signori Uiess e Moser, non distruggano in alciina parte i fatli osserrali da lui. II prof. Zanledeschi pel contrario a8sicur6'(d), di avere oltenulo i risullamenli tutti, siadel Mo- richiiii, sia della sigiiora Sommerville; assegnft le ragioiii per le qiiali egli credetttj che altri fisi- ci non polerono raggiungerli; e fece dipendere Tazione niagnetica del raggio violelto dalla sua aziiine diimica. E riguardo al potere magnetizzante solare, di cui diamn queslo cenno storico , deMiono pure cnnsidcrarsi dal Hsico , le osservazioni del prof. Hansteen (c) , sopra i periodi aiiniii e diurni, dei massimi e minimi d'intensita magnetica, in uno stesso luono. II professor Malteucci nel 18^9 annunzio che, convinto egli da mollo, esistere la elettricita nei raggi solari, li voile cimentare col conden«atore a foglie d'oro, e che vide chiaramenlc le foglie stesse divergere. II medesimo espose altresi alia radiazione solare varie larainedi vetro, le quali ci- mentate in seguilo pur esse allelettromelro, diedero segni evidenti di eleltricili. II sig. PouiUel assirisce (fj, che sebbene abbia egli adoperata ogni cura,ed ogni diligenza nel ri- pelere le sperienze del Morichlni, Uitlavia non pole iiiai scoprire veruno efi'etlo sensibile di ma- gnelizzazione, cagioiiata dal raggiamenlo lumlnoso: ed anche il sigiior Dhombri; Firmus ebbe in Alais il medesimo risullamento negative (g); ma dalla sua memoria si vede, che non praticb egli tuUe le caiitele prescritte dal Morichini, perch* gli erano sconosciute (A). (a) Ciiorn. Aread. vol. CXXU, p. 1 U . . . 1!(8. (6j llibl. univ. Jiiillet 1K33. (c) Ann. de cli. el plijs. torn. XLII, p. 30i e 310.— Bibl. brit t. 53, p. 193. ((() Piiligr.ifo di Verona 1831, ec. — Sul lermo-eleltricismo, e lucimagnetico .. sez. 4 e S. — Bibl. univ. t. 41, p. r,s _ Idem, I. 42, p. li)3. (f) Edimb. pbilos. journal, n. 8, p. 293. If) Elemenls de pliys. sper. Paris 1844. p. 480. («) Bibl. univ. t. XI. p. 29. — Ann. de chim. elplijs mars 1819, p 283. (A) Uiorn. Arcad I. VI, p. 327, e seg. — 38 — Romn 1806). e assai commcndcvole , per Ic disposizioni contcnulc in esso. AvTrnne pure, per opera del goveriio di allora, una distribuzionc di me- II $i{J. F.\rail;iy, i|iiaiulo accompajjno a Kiima il celebrc Oavy iiel 181 'i,paHso molte ore colMoriclii- ni , occnpaiulosi iicUo spcrimi'iUaie il polere niaf;iieti/.zantc del ra(](;io vinlctto ; nia toinalo ill linjhilterra, maniffsto ili iioii aiiiinottere qtu'lla scopcrla; e ilisse non esscr e(jli riescito a calami- tare tin solo aQO (a): qiiiiiili iiogii I'azioiie diretta lU-l ra(;{]io violetto iiella aia[^neti//azi<>iie qiiandu avveniva; cd opinf) die in qiiesto case, era da riconoscere iiii elVeUo seoondario, accessorio, e I'orse aceideiUale. TiiUavia il aig. Faraday nel 2 geniiaio 1S46, attribiii iin gran valore allc spericnje del »ig. Christie, ed alle memorie del inedc!>iiiio, clie Iratlano della inlliienza dei raggi solari siille calami- te (*). Ora devc osscrvarsi clie questl lavori del sig. Christie, soiio una coni'erma di ([uelli del Mori- chini e della si|^iioiM Sonimerville, coinprnvanti la ripetiila virlii del raggio violetto. Per allra parte iioi abliiamo avulo I'onore di vi.sitare il sig. Faraday a Londra, nel gingno del 1850, eil avendolo ri- ohie.sto del siio gimlizio siilla seoperla dei Moriuhini, esso rraiicamenle ci nianilestd i suoi dubbi ri- speUo alia inedcsiina, emimeraiido le diverse cause, per le (juali poteva segiiire una qualche magneliz- zauoiie degli agUi, senza la inl'luenza diretta del raggio violelto. II prof. Ilaeser pcrh nel 183-1 al Morichini scriveva come siegue: "Toa est, Morichini amplissime, » suniiua ilia laus, primo conjunctionem arctissimam, quae inlercedit inter lucis alque virium ma- il giielicarum naturam clarissime eruisse, alque landem aliquando germaciicis quidem pliysicis per- » siiasum est, ea quae tu ante bos viginti annos in publicum do radii violacei vi magnetica edidi- 11 sli, esse verissima- n II signor Knor nel 1810, ed il sig. de Moleyns nel 1812, dopo luughe sperienze sopra un grande niimero di aglii, all'ermarono che la proprieth magnetica della luce, non si poteva in dubbio alciinO re- vocare. II secondo dei nomiiiati fisici riconobbe, che un ago da cucire, posto accuratamente sulla supcrficie dell'acqua, pud ricevere una manilesta polariti, senza interveiito dei raggi dello spet- Iro; e che I'ago si tali fino al preseiite fra le carte del medesimo, cominceremo dal notare , clie que.^to scieiiziato in due (ornate, una dell'll agosto 1814, I'allra del 31 agosto 181S, lesse all' accademia de' lincei una terza memoria, luu'ora inedita, ove annunziava che a parecchi dntti , (n) The Life of Sir Humphry Davy by lolin Agston. Paris, vol. II, p. 42- London lo31. [bj Transazioni BlosuBcbe per I'anno 182G — 3'J — tlaylie di oro, in premio dei lavori scientifici sostenuti dayli accademici ; cJ i liiicci premiati fiirono i sijjnori, Poggioli, Morichini, Martelli, Du Mitthaeis, tra' qiiali CuvitT, e Davy, aveva mostrala con siiccesso la sua sperienza, per tna^jnctizzare (:li aghi col raygio violetto; che i fisici Koreiitiiii I'rano ricscili nel ripetcrla, pcrclii avcva potulo egli stesso, comuiiicar loro tutlc le conilizioni nccessarle alia sua riescita ; e cbe tutti gli allri , cui sid'alta sperienza era mancata, nun avevano ailempiuto alle conJIzionl necessarie , sla per conlcrmarla, sia per ilistruggerne Ic conseguenze (a). Pcrcift conclujeva il Moricbini, che a (|U(.'irepoca, la ricerca sulla virtil ina(;nelizzanU' del rajjgio violetto, non era pin avanzata ill ([uello I'osse nel 1812, (]uaiiilo es.so por la prima volta rannunzio. In ijuesta mcmoria l.*' si la un'analisi aSd.ti sviliippata tielle sperienze i^tituite ilal lisico Conliijiiacclii a Pavia, e si dimoslra die le mede-»iino nun valyono ad escliulure i fatti annnnziati dal nostro linueo sul magnelismo del raggio vi"letto. 2° 81 esamina la osservazione i'atta dal prof. Dabbini Ui Firenze, sopra un'apparenle azione a dislanza, del raggio violetto sul Cerro. 3." si rende conto dei lentativi I'atli dall'autore per isco- prire, se in alcuiio dei raggi dello spetlro solare, cjualche sorta di elettricilS esislesse. Alcuui lianno detto , cbe il celebre G.iy-Lussac erasi prununciato contro la indicata virtii magnelica, e I'orSe cio asserirono percbe nella lettera del sig. Jloscati al sig. Odier, inserita nella Bibl. brit., e prccisamenle nel giugno 1813, si Icgge, cbe il sig. Gay-Lussac in I'raiicia non era parimente riuscito a magnetizzare gli agbi di acciaio col raggio violetto. Ma eceo in qual modo sul proposito si esprime il 1). Moricbini nella turza sua inedita memoria, che abbiamo sott'occbio. •< [o era sicuro cbe ■|uesto niio rispeltabilissiino amico (Gay-Lussacj non avrcbbe mancalo darini cnnto de'suoi lentativi, i|tialunqiie ne fosse stato I'esito; e di I'atti bo ricevulo una sua lellera del IG luglio 1813, cheho Jepositala ledelmcnte nelle mani del prof. Scarpellini, segretario dell'accademia de'liucei, nella quale si contiene quanto siegue riguardo alia niia sperienza. « IIo ricevuto (sono parole di Gay-Lm- 11 sac al Moricbini) lultinia vostra lettera, con gli e.semplari della scconda memoria^ siqira la vo- >» slra bella scoperta. Credereste voi die lino al presente, io non bo potulo trovare un istaute per ■n ripetcrc la voslra sperienza.' Qtiando vi 6 il sole, le mie occupazioni me Io impcdiscono; e qnan- » do posso, il sole manca. Perlanto noi siamo in attenzione il sig. Jillaye, ed io. Voi avrcte vislo » nella ISiiiliot. brit. cbe il sig. .Moscati dice, cbe io non bo potuto riuscire. Ci6 £ nalo da quanto II gli ba detlo il sig. Cuvierjnia ho provato dispiacere che non abbia egli aggiunto, cbe in per nulla 1. dnbitava del vostro risultamenlo. Difalli avemlonii I'istituto incarieato, insieme al sig. Arag-^, di )' ripelere I'esperienza; io verbalinente comunicai che non eravamo riescili, senz' altro prrcbC: non >• ci eravamo posti nelle circostanze pid favorevoli ; ma che non percio dubitavo del risulla- » menlo annunziato. Mi & rincresciuto dunque che siasi stampato quelle che io non penso. Vi 1) scrivcro subito che noi avrerao raggiunto qualche risultaniento. Per essere piil sicuri di nel- >> lerci nelle slessc circostanze vostre, abbiamo tulto il magnetismo ad uno degli agbi cbe voi mi » avete inviati; poiche sarebbe possibile, die una I'aoilita piii o meno grande a prendere il ma- 1' gnetismo, inlUiisse sul tempo necessario alia mag netizzazione degli agbi •>. In altre due tornate, cioe nel 22 agosto 1811), c iiell'll settembre 1817, il prof. Morichini Icsso all accademia una memoria, per esporre alia uiedesima le sperienze elettro-melricho, islituite sulla luce solare da esso, in unione ai signori professori suoi eolleglii dolt. Pietro Carpi, e Saverio Barlocci. Anche qucsta ijuarta memoria del Morichini i'' Uitt'ora inedita, ed i risultamenti ottenuti lurono i seguenti ; debole indizio di elettricilii vitrea nell' arancio; 'lebole altrosi di elettriciti resinosa nel lurcbino; e mancanza tolale di ogni elellrico segno nel giallo, c nel celeste. (a) Gior. Arca.l. l. VI, p. 327, e scg. — .',0 — Pessuti, Fortia d'Urban, iMelaxa, Maceroni, Alboiglicui, Flajani, Linottf!, iVIanni, e Barlocci; questo peio con mudajjlia di aiyeuto. ^fl 27 selli'iubrp ilrl 1830, il prof. Jloricliini lesse ai liiicei una qiiarla iiiHinoria siil niagiie- lismo solaro, pur fssa ini-dila, iulitolala « nuove sperieiue sopia la lorza maf;ni'ti7./.anU' dulla Iuck violetta » nella ipiale si fi'ci" a sviUippare Ic c'lHcoslaTur luUi», olii; iiiUiiiscono sulla niai>iii?ti7.z.i/.ioiic' prudutta dal raugio violfUo uegli ajhi. (liiesto circo-slanzc furono ilaH'auton- in Ire elassi ilislinlc, oioi-; i" in ipii'llo clu' alio slato almosferico si rilVriscono: 2" in iiuelle clio iliponilono ilalla na Uira, dalla niavsa, e dalla Coniia ilili'acciaio snlloposlo alia spfrienza: 3" in <|uellc olu; rlyuanlano il mnilo, la ilurata, e I'ora dilla proiezione dollo stesso raggio sugli aglii o lili da magni-lijzare. In quesl'ultimamemoria Taulorc prende particolaraente di mira, le spcrienze dei signori lisici alemaimi Riess e Moser sopra citatf, p'"r dimostrare ilic le medi'sime non valgono allallo a ni'gare la sua scoperta , e clie solto vari aspclti conlengiino delle inesattezze. Dwluce inoUre da qiiesle sue uuove sperienzp il Muricliini, iin' altra conlerma di (|U(-lle isliuiitc gla snll' oggello medesimo con I'aiorevole successo, dalla signora Sominerville, dal sig. prol'. Zanlidesclii, « da vari allri li- sici; rispello a quosl'ullimo, I'gli Ira le altre dice pure le seguenti coae,ni'l line della sua nienioria. » Avendo il prof. Zantei; e.ssendosi conservata seinpre, laulo la inemoria delle sue beneKcenze fra noi, quant" la sua veneranda immagine nelle sale dclla meilesima. nipetendosi adunque I'origine, e i progressi di qiiesta riprodiizione, ilallo zcIo e dalle cure inde- fesse del prelodalo sig. ab. Scarpellini, die per tanti aniii la sosteune, che tutle sacrilicb Ic risorse, e perfino il lavoro delle sue maui per I'ornirla di un gabinetto di macchine fisiclie, di apparali chimici, e distrninenti astronomici, non inl'eriore I'orse ai piu completi gabinetti d'ltalia, e che fiiialmenle di que- ste sue propriety lascij) sempre libero I'liso per I'accademia, e pel servizio del piilililico: credemnio, come quelli che fummo lesliinoni di vista di tulto ci() finora esposto, e che per pi'l anni vi coopcram- mo in qualitik di soci, di firmare questo documento , e di deporlo nell' archivio dell' accademia stes- sn, per mandare alia posterita la genuina istoria di questo scientiHco avvcnimenlo, e rcnJere al no- w iii'ovvido consifflio, stnbillla nclla iiniversila romatia la caltedra cli costnogonia iiiosaica, ilicile al mcclesiiiio a tleitarrie le tlotlrine. TiUlo cio scrv'i tli {jran con- Forlo alio Scarpellini, e lo rassicuro daijii efTelti di quelle rcazioni, solile a svi- luppare nei miitamenti di goveiiio. II Santo Padre nel tempo stesso ristabil'i la compagiiia di Gesu in tiillo I'orbe cattolico ; e le rajjioiii chc lo condiisseio a tale dctciininazionc, non furoao dissimili da quelle, clie lo delerinitiarono a fondare la caltedra di cosniogonia mosaica; dacche non poco bene la ic- linioue ritrarra sempre da siflatto inseguamcnlo. Iliporliamo nella nota (1) la stro rislavratore, e collega quel merilo , die si acqnistft; porgrnJogli ancora un sincere alteslalo ilcl la nostra alTezioiie, e iicoiiosct;ii/.a. In fede Jelle qnali cose,niuniuinio auclic Jvl iioslro sigillo it presente docnmeiUo. DaUi ill Uoma (laU'AccaJiMnia Joi Lincei, anno X!X Ual siio rislabilimiMilo, 10 mag^jio 1814. Nic. Monsiy. ^il:olai Giuseppe Oi'i(;o (jiojccliino PesbUli Giuseppe Taylialj6 Giuseppe OJJi (i'rolamo Scaeeia Loiluvico LiiioUe Alessandru Conti Giuseppe Calandrelli l.nijji Melaxi Andrea Conli Pielro Conti Saverio Barlocci Giuseppe Sisco Donienico Muricliini Rallaele Slern Giuseppe Vera Giuseppe Setleie Liiigi Del Gallo [i) 21 marzo 1815. L'na delle principali cure di Nostro Sigtiore a vanlaj^gio de'suoi amalissimi siidtliti, t stata .spm pre quella didia publica islrnzione, lanlo neeessaria ed mile ad ogni nazione. Torualo egli a qiiesU eapitale dopo le ultime passale vicende, istilui le caltedre di cliuica medica, e chirurjjia, e lallra della farmacia, le quali erano ancura mancanti nell'arcbiQinnasio della Sapienza. Date eosi nuovo lustre ed incremenlo alia delta unlversila nel ramo delle seienze iiaturali, iiiio studio assai p.i'i graiide e sublime, vuole ora Sua Santita introdurre, e promiiovere, qiial i (|iiellii dell'applicazione delle seienze rialiirali alia considerazione del supremo Autore della natura, die, se utile si ricoiiobbe per altre nazioiii, indispensabile si rende per la citla di Koma, la quale essendo crn- tro, e inaestra di una religione dilfusa in lutto il mondo, lia liloli ed oliblirjazioiii speciali ad avere iiel suo seno, e coltivare sopra tutlo questo genere ioslro Isignore, die I'esereizio della nuova cal- tedra, la quale appunlo riunisce I' insegnamenlo di ambedue cpiesle i'ucolla , Iruppo ben convenga alio — /.a — lettera tleU'Emo. Consalvi, nella quale si afllda qiicslo insegnamcnlo alio Scar- ncliini, aflinclic si conosca tutlo il bcllo del tenorc di cssa. Fii tanto rinlercssc deV sommo pcrarca Pio VII per raccademia de'lincei, die voile onoraria di sua prcsenza : visito lo .stahilimcnto, ammiro le maccbine fisiche ed aslronomiche in esse contenutc, c perniise che il suo vcncrando noine fosse registrato ncll' elenco dei iincei. A perpetuare la mcmoria di quesla sovrana onoriricenza,fu po- sta nella sala deH'accademia la seguente iscrizionc: PIO . VII . PONT . MAX. OPTIIVIO . PRINCIPI ANNO. MDCCCXVII. IN . MEMORIAM . AVSPICATISSlMl . DIEI XV . KAL . MART. QVOD . LYNCEORVM . ACADEMIAM ET . TMEATRVM . PHYSICES ADITV . EIVS . NOBILITATA . SINT FELICIANVS . SCARPELLINIVS . LYNCEORVM RESTITVTOR D . N . ai . Q . E Nel 1810 si ridussc a quaranta il numero dei Iincei, coraponenti il cor- po accadcmico delibcianle : questi fuiono registrati secondo I'ordine dell'an- zianila loro accademica: e nel 2 iuglio deiranno inedcsimo, si distribui fra essi tanlo il diploma di accademico liuceo, che per brevita non riportiamo, quanto il linceografo precedentemente stampato, come gia e delto; ed ognuno riccvr slesso sig. Scarpellini; e pcrcii) si k degnato noniin.iilo professore ili Fisica Sacra uell' arcliiginn.isio (lella Sapionza. Per giiigncrp con inaggiore facilita alia conoscenza Jella nattua, e quimli applicarla alia consiilrra zionc ilcll'Autore supremo ilella metlesiiua, iiiollo coiitrilmiscono le dimostrazioui spcrimcniali, sopr.i macchine ed islromeiUi a lal elleUu ordinali. Esistendo nel collegio deUo dell' L'inbria un riico gabinetto di tali macchine, deslinate all' nso ed al comndo dellVifrarfcmia dei Linrei, 11 sig. al>. Scarpellini, che n'e il proprielario <•■ ilireltore, le olTr.i .-Miclie per uso
  • llini come qui appari". Negli auni seguenti ancor piii clic nei passati, I'esercizio accademico fii copioso di tuoinuric , c. di rapporti fatli per commissioiie del govertio. Ncl 18'20, con decrelo liiiceo t'urono accordate tre niedajjlie, per qiici sludeiili di fi- sica sacra dclla iiniversila, i qiiali avessero dalo iotlevole sajyjjio del projjresso loio ill qucsta scienza, clie alio scopo si ilFeriva di;i lincoi; hi altiesi deci'e- lalo, che jli sliidenii rat'desimi, quaute voile avessero assal nieritato in sit- ta istruzione, fossero fatti candidali liiicei. In queslo discorso non possiaino svoljjere jjli annali deiraccademia nostra, dalla nascila sino all' epoca della slahilila sua, neirauno 1817 avveniila : uii lavoro cosi falto abbisojna di inolte ricerclie iiltcriori, e di tempo assai may- giore di quello che attualmente possiaino spendcre, senza cessare dalle molle altrc noslre occupazioni. II compilai'c pero questi annali sara molto utile, non solo pel' Icssere una storia bene ordinata, e complelamente sviluppata di (|uesti) scientiiico slabilimenlo; ma eziandio per servire alia coiilinuazione della |)r(;- nievoiissima opera " Saggio storlco della letteratura romana, dell'avv. Filippo Maria Renazzi. Noi abbiamo gran copia di materiall per questo lavoro, e non dis()eriamo poterlo, quando clie sia, condurie a lermine. In tanto qui linii- (aiiddci ai principali falti dell' accadeuiia nostra ,. compresi iiell' e|)oca gia in principio definita, riporteremo, riguardo alle commissioni ed alle memorie, al- cuiic sollanto delle piu notevoli. Nel 7 agoslo 1824, f'u I'accademia incaricata dal goveruo, di esaniinare il processo, che il sig. Forlunato Caslellani gioielliere oraFo propoiieva, per com- (1) La mcilapjia riporlala snpra, non fii pii'i riproJolta, perclifc si ruppe il coiiio della meJesicna ni'l suo rove»cio, die poi I'u rimpiazzato con altro pit! scmplice, nel quale vcniva inciso il notne ili colui che la riceveva in do no. — 45 — i);>i'tiic spfrecipitazione di oro, prodolla dalla e'lellricita, sulla manifallura; e dimostro vari processi, dai (piali poleva (jueslo effelto coslantemente. e con ogni spedilez/.a oUeuersi, taiilo sulli; nianifatlure di oro, quanlo su quelle di bronzo. Sillalta memoi-ia per consiglio di vari dolli, fra'quali ftloiichini e Donarelli, fii dall'aulore pubblicata nul I. 32 del Gioraale arcadico, p. G2. II sijr. Gaslellaui erasi adoperalo niolto per raccademia, tanto colla sua perizia do- Mmaslica uelle conimissioni, quanto favorendo in altre guise I'esercizio accade- niico; per uiodo che i lincei, nel 10 giugno I82(i. vollero a lui rilasciare ample cei-lificalo di graliludine, per quanto aveva egli operalo a loro van- taggio. Ma lornando alia indicala vneuioria, noi cretliamo che la medesima, debba I'iguardarsi come la prima scintilla di lulta la galvaooplastica , parti- colarmeule della doratura galvanica ; e cio tanto pei fatli annuaciali nclla mcmoria stessa, quanlo per la teorica sviluppata in piii luogbi di essa. II Ca- stellani con quel siio scritto, letto neU'accademia nostra, supero i pregiudizi degli arlisti sul colore giallone; rimosse il segreto mistei-ioso fino alloia c(>n- servato su questo colore; assegno all' attrazione molecolare ed alle correnti eleltricbe la causa principale del fenomeno da lui stiidiato; e riconobbe che la condizionc indispensabile per ollenere il giallone, per ollenere cioe le pre- cipilazioni regolari e plasliche dell' oro sulle nianifatlure, consisteva nell'im- piegare niui correnle eletlrica di debole intemila^ e nell'agire con soluzioni di oro siifliciciilcnieiile salure. Egli e indubilalo che la melallurgia eletlro-cliimica, ovvero la galvano- (1) l)i t|iii'si;i ini'inoria venue latla meiizionc null' Anlolofjia, Fireiuu v. i'.i, p. IGl, j. 2. an. 1827. — Nclla liiblinteca universale ili Ciinevra, t. iO, p. Si, an. 1S2J — .Nel giornale inglese .. (jna- terlej Journal Seience, Uicembre 1S2S. — 4G — plaslica, fii dffinilii'ainpnte scoperta da due fisici, collocall a{*li cstrcmi del- r Kuropa ncl 1837; cioe da Spencer in Injjhilterra,e dal professor lacobi in Russia, senza che uno di loro conoscesse Ic sperienze dell'altro. E pure certo, rhe i medesimi fisici, unitamente ai sifjnori De la Rive, Roetger, Eisner, Roulz, EILin{jton, ChrisloHc, cd allri, lianno condotto la galvanoplastica in quello slato (li perfezione ainmirabile , nel quale oggi la Iroviamo (1). Ma c \ero ezian- dio, che il Castellani, prima chc fossero imtnajjinate le pile di Daniell, di Bun- sen, di Gi-ove, di Archcreau, e di Smee, le quali furono i mezzi efTicacissimi cd indispensabili pel pro{yresso di qucsle npplicazioni della fisico-chimica , sollevo pel primo neiraccadcmia de'lincei un lembo del velo, che agli occhi del filosofo le nascondeva ; e fece < come quel che va di noUe , >> Che porta il lumedielro, e a sc non giova, Ma dopo se fa le persone dotte. IX. Rcfjnando Leone XII, ed essendo prcfelto della S. Congregazione de- };Ii studi I'Emo. Rertazzoli, quesla ncl 2 aprile 1825 confermo I'accadcmia, ed i suoi rcgolamenti. Per altra parte si decreto, essendo segretario di slato I'Emo. Delia Somaglia, che il fabbricato del collegio Umbro-Fuccioli, fosse posto, per iiso del collejjio Germanico, sotto la direzione dci RR. PP. Gesuili; quindi col piimo settenibre 1825 fu alio Scarpellini , ed all' accademia intimalo slog- pjiare da quello, nel termine di Ire setlimane , con tulte le macchine. Allora si lemelte a buon diritto che i lincei non tornassero ad estinguersi; ma, tra per (1) Non possi.imo in qiiPS(a occasions loclarp .il)b.isl.inza lo stabilimenlo galvano-plastico, fondalo fin clal iSM sulla riipu Tarpeja, dal signer doltor Braun , con somma periiia , e con ilispendio ronsiderevole ; in cni si ammirano prodiuioni galvano-plasliche di coHossali diniensioni , c dflla magjjiorr perfeiione. 1 primi lavori riello slabilimenlo medesimo si limilarono alia riprodnzio- ne palvanoplaslica dclle incisioni in logno, qiiindi si eslpsero agli oggelti d'arle; cosicclic si ripro- dussero con la massitna esallezza, alcnni di quci l)ellissiiiii anliclii e moderni originali, clie si con- servano in Roma: e le fusioni fade in bronze dei medesimi, sono inferiori alle rlprodiizioni galva- no-plasliclie di essi, lanlo pel riflesso arlislico, qnanto per IVconomico. I lavori piii imporlanti dell'in- dicalo slabillmenlo sono, una seric di busli, ordinali per la lU'gina d'lngbillerra, ed una slatiia co- lossale di llanemann, oggi eretta in I.ipsia. AUnalmenle si e lavoralo nello slabilimenlo medesimo, un visloso numero
  • ' abilaziooe ; e la preziosa collezione delle sue maccbine, avra ivi uu teinpio " pin cbe un serbatoio. Cost il S. Padre rivendica nel miglior modo possi- ci bile ronore di quella rupe , alia cjuale le scienze, le leltere, le arli , cbe « vi bauno ora una reggia, daranno uno splendore ineno abbagliante dell' '< aniico, nia pacilico, e tale, cbe la unianil;i [)ossa gioirne senza ribrezzo. Quesli favorevoli risultamenli si polerono conseguire ancbe per la ge- neiosila del Senatore di Roma, in allora don Paluzzo principe Allicri ; cbe unito ai conservatori del popolo roniano, di buon grado cedelte pei lincei e per lo Scarpcllini, la niaggior parte del secondo piano del suo palazzo sena- lorio in Campidoglio , aflincbe ivi onorevole asilo si avessuro le scienze. A perpeluare la gratiludine di tanlo beneficio, lo Scai'pelliai co' suoi collegbi, po- ttero nella maggiore delle sale airaccademia destiuate, la seguente iscrizione: LEOiM . XH . PONT . WAX. QVOD . LYxNCEORVM . ACADEMIAM EJVSQVE . RESTITVTORIS THEATRVM . PHYSICES EX VMRPkIAE . COLLEGIO IN . QVO . HAEC . IPSE . COMPARAVERAT IN . CAPITOLIVM AD . SCIENTIARVM . ET . ARTIVM . DECVS DIGNIOREMQVE . SEDEM . TRANSTVLERI I' ANNO . MDCCCXXV LYNCEI . BENEMERENTES . POSYERVNT Per tanto si trasportarono tutte le macchine, dal collegio Umbro-Fuc- cioli nella nuova loro stanza in Cani()idoglio; ed il sig. Fortiuiato Caslellani, artista e coltivatore delle scienze, voile dimoslrare la sua ainicizia per lo Scar- — 48 — pelliiii c per lo slabilimonto linceo, commcttcndo n{)li opcrai della sua ofli- oiua, cli liaspoi'tare a inaiio, luUc quelle maceliine piu fiaj|ili c pin prezio- se delle allre, afHnclie noti avessero le medesimo ad incoiitrare sinistro al- cuno , esseiido al Cauip'ulofjiio condoltc. In qiieslo medesimo anno, e pi'cci- samcntc ncll' ) 1 di luj|lio , 1' Eminenllssimo camerlinfjo Galelfi , a dimostra- re la sua {•ratiUidiiie airaccadeniia, pei lavori fatti da'suoi memhri a vanlag- <;io del commercio c dell' industria, le invio diecinove medaglic, cinque di oro e quattordici di aijjenlo, da disliibuiie a quei lincci, clic avcvano Fatto parte delle commissioni, per giudicare sopra qucsiti del camerlingalo , come risulla dalla letlera clie crediamo utile lipoitare (l). Osserviamo altresi che le commissioni ricevute dall' accademia, per parte del governo, nei lie anni 1S'23, Ib2'/, IS'25 fuiono ircntaquattro, e lulte di molia importanza rijjuardo alia industria, ed al commercio dello stalo. Nel di 27 luglio 182(5 tennero i lincei, nolle nuove sale, la prima lo- re solcDne aduuanza; e dallo Scarpellini fu difFusamente commentala (2) la bellissima iscrizione, die il principe dei lincei, lascio a'suoi coUeglii accade- mici , quasi per testamento; e die a caratlcri labili si Irova in una parete del palazzo ducale in Acquasparta, ove piu volte furono essi convocati. La scritta iu proposito fu riconosciuta dal sig. cav. Pietro Fontana di Spoleto, quando egli porlossi cola, per ■visitare quel santuario della universale dottrina; ed e come siegue : (1) 11 liifjlio 1823. Sig. ab. Scarpellini, ristauratore e segretario perpetiio dellaccaelemia dei lincei. Sommaineote grato 11 cardinale camerlingo alia molta diligenza, e z.elo adilimostrato da coLesta illuslre accademia, nellesaurimento delle diverse commissioni confidatele in .servizio del camerlingato, e nei rapporti di arti, e maniCatture; ha credulo proprio del suo dovere dare alia raedesima una te- slimonianza della sua plena soJdisfazione. Dirigge ()urndi lo scrivenle, in pacco .separato, a V. S. cin- que medaglie d'nrn, c quatti>Tdici d'argcnio, di ijuelle pnblilicale nella solenne ricorrenza leslJ cele- brala de*>S. nposloli Pietro, e Paolo. I>a distribuzione di esse dovrJi farsi nel seguente mode : una me- daglia d'oro sara per V. S., nn' altr.i pel sig. dott. Domenico Moricliini, e la lerza pel sig. AlessanJro Conti : riguardo alle altre due, la sorte decider! fra i signori aw. Moroni, cav. Marini, cav. Fon- tana, Dall'Armi, dott. Poggioli, fe prof. Oddi. Quelli clie la sorte non favorir.\, dovranno conseguire due medaglie di argcnlo per ciascuno. Finalmente avranno una medaglia d'argenio i signori prolessori Venluroli, oav. Scaccia, dott. Carpi, prof. Setlele, dott. Folchi, e cav. Linotte. Si prevale intanto ec. P. F. Card. GALEFFI. (2) Questo commenlo fu slampato pel De-Rooianis nel 1826. — 49 — DEI . OPT . MAX . CULTVS EIVSQVE . OPERVM . VNIVERSAE . MVNDI . MACIIINAE SEDVLA . CONTEMPLATIO MENS . SAPIENTVM . SCRIPTA . INTER . ET . DICTA SEMPER . ENVTRITA SVIS . PLENE . CONTENTA NEC . VLLO . ADVERSVS . ALIENA . DESIDERIO SED . AVXILIO . SED . FAVORE . MOTA MORES QVI . ET . TE . IPSVM . DECEANT . ET . ALUS . PROSINT AMICITIAE . VERAE . NEWS ET . CONSVETVDINIS . VSVS EX . PROBITATE SVBDITORVM . FAMILIAE . OPVM AEQVISSIMA . MODERATIO LABORVM . AMOR . OTII . ODIVM OPERA . QVAE . TVA . PERMANEANT Q/AE . MAIORES . SINCERAE . FIDEI . OBSEQVIO OMNES . PERENNI . VTILITATE . DEMEREANTVR lUEC . VIRI . SVNT . HAEC . NOBILIS . UAEC . PRINCIPIS . SVNT BONVM . NOMEN . VERAS . OPES . FELICITATEM . IPSAM PARIVNT FRIDERICUS . CAESIVS . LYNCEORUM . PRINCEPS . I. ITA . SE . SVOSQVE . PERPETVO . MONITOS . VOLVIT LYNCEI . RESTITVTI . OBSEQVENTES . ITERVM . PP. X. Stando cosi le cose dei lincei, giunli ad una esi&tenza onorevole d'as- sai, e che sembrava non peritura; monsignor Ciistaldi tesoiiere di Leone XII, e rettore deputato della universila romana , coucepi per istigazione dello Scarpellini, I'idea di costruire una specola in Campidoglio, la quale servisse ad ua tempo all'accademia, ed agli studenti della universila medesima, ove professava I' astronomia il canonico Settele. Concetto ragionevolissimo, recla- mato non pure dalla scienza, ma e dal buon senso; giacche aliora I'uDiversita non aveva specola, e si doveva in essa insegnare la teorica e la pratica della scienza degli astri. Quindi e che nel 28 novembre 1825, quel prelato invito 7 — so- lo Scarpcllini a manifeslai{}li le condizioni, cui debbe soddisfare il fabbricato di iin osscrvalorio astronomico. Egli risposc a tale invito, con un rappor- to del 15 dicembie dello stesso anno; qiiindi monsignor Ciistaldi si poito nell' abitazione dei lincei; ed ivi fii stabililo che la specola gia divisata , sarebbcsi eretla sopra la torre di Nirolo V, posta di rimpetto all'arco di Scttimio Severe. Fu stabililo altrcs'i, cbe lo Scarpcllini unitaraente airarcliitelto cav. Scaccia, dovevano presentare il progetto in disegno , e lo scandaglio della spesa pel nuovo osservatorio. Pare cbe in seguito alcune dilficolta insorgessero contro la escciizione deH'indicalo divisamento ; per modo che lo Scarpeliini si dovette molto adoperare per vincerle. Scrisse in fatti egli nel 12 novembre 182G una leltera al segretario del cameilingato, per sollecitare I'opera di gia decretala ; e peroro con tanta energia la esecuzione della medesima, die il Camerlingo nel 25 ottobre 1827, annunzio alio Scarpeliini, essersi degnata S. Santila or- dinare la costruzione in Campidoglio dell'immaginato editizio. Pertanto il di 10 novembre 1827, fu gitlata la prima pietra di questo nuovo tempio di Ura- nia, cbe per la parte spettante al fabbricato fu compiuto sul finire del 1830 (1). In questo mcdcsimo anno, con letlera del 24 marzo, I'accademia di agricol- tura, conimercio, ed arti di Verona, si diressc a quella dei lincei, per istabilire una corrispondenza con essa. Fin da quando l' accademia fu trasportata in Campidoglio , procedet- te con solennita , con regolarita , e con decoro rnaggiore : molte furono le commission! cbe il governo diede alia medesima; e si continuarono a tenere ogni anno le dieci pubbiiche sessioni , annunziate con un elenco a stam- pa; nel quale si trovava il gioruo della tornata , il titolo della memoria, ed il nomc deli'accademico liuceo che la svolgeva. Queste riunioni divennero pii'i important! di quello che furono in passato, e per gli argomenti, e per gli scienziati che li esposero; ma poi lo zelo nell' esercizio accademico non si mantenne seropre lo stesso, per le ragioni che in appri'sso indicberemo. In ogni anno, delle dieci pubbiiche adunanze, la prima era solenne/ in essa inter venivano moltissimi cardinal!, ed altri distint! personaggi; il prof. Scarpeliini, come segretario perpetuo e ristauralore, vi pronunciava un rap- porto su quanto erasi operato in accademia nel precedente anno: si distri- (1) Per Ic allrc nolizie relative a qiiesta specola, si Icgga il raggiiaglio storico del poiitificio os- servatorio astronomico sul Campidoglio di Erasmo Fabri-Scarpellini. — 51 — buivano le medaglie in premio, tanto delle lellure, quanto della frequenza, per resercizio accadumico del lincei : e le dieci sessioni ora iadicate, si comiri- ciavano col naese di luglio, e si lerminavaDO col settembie del niedesimo anno. XI. Fin dal 1823 I'accademia incomincio una corrispondenza col dicastero del cameriingato di S. R. Chresa, dando al medesimo il pareie dei lincei, sopra quistioui che allc arti, alia indiistria, all'agricollura, ed al commercio si riferivano. Una delle prime commissioni che I'accademia , gia stabilita in Campidoglio, si ebbe dal governo ponlificio , Fu di giudicare sopra la nuova raacchina a Tapore, ed a rotazione immcdiata, cbe aveva il bolognese Vittorio Sarti proposla. Pertanto nel 20 giugno 182G, incaricata essa dall' Emo. Camraerlingo, di esaminare la maccbina suddetta, nomino una commis- sione composta dei tre lincei Scaccia, Scarpellini e Venturoli relalore; i quali nel 17 luglio 182G compilarono una relazione sul nuovo congegno: e trovia- mo che il chiarissimo Venturoli cosi esprimevasi riguardo al medesimo, in un suo particolare biglietto alio Scarpellini. II Dopo il £avorevole rapporto, del 17 luglio 1826, della commissionede'lin- » cei, sul progetto della maccbina a vapore a rotazione immcdiata, immagi- >' nata dal sig. Vittorio Sarli bolognese; dopo la relazione della commissio- » ne medesima del 28 agosto 1830, sulle prove istituite colla maccbina stes- » sa, nella quale si concbiuse meritare il Sarli la considerazione del gover- " no, per ollcnere un premio della sua nuova ingegnosa ed utile invenzio- » ne ; la Santita di N. S. si degno accordare alia vedova del medesimo, la » pensione di sc. 10 mensili, divisibile in parti eguali Ira essa, e la superstite " figlia di Vittorio Sarti; e cio a titolo di premio pel congegno suddetto. » Resterebbe ora cbe il governo il quale, mediante questa generosa ri- " compensa, fece acquisto del trovato in proposito, pubblicasse la descri- » zione della maccbina stessa, per onore del Sarti, per pubblica utilita, e per n prova della generosa protezione che accorda esso alle invenzioni utili. E » cio aucbc per preveuire il pericolo cbe altri, vedendo la maccbina del Sarti, » giacente oziosa e non ben custodita presso il ministero caraerale, non si » appropri, e non ispacci come sua I'invenzione di un altro. » Per tanto noi uniformandoci al voto espresso da queslo celebre mate- tnatico, riportiamo nclla nota (1) il sunto del rapporto, falto dai nominalt commissari per quella macchina, e le altre nolizie che alia medesima si ri- (IJ ....Fino ad ora non si ^ potiito proilurre immejiatamente coll'azione del vapore, se non che I'al leriiativo alzarsi ed abbassarsi di iino stantulFo in liiiea verlicale. Quesla disponizione porta con si- alcuni inconvenieiili, cssenziali alia sua fondaoientale idea; poiclit; ollre che aumenta la mole delta macchina; induce la necessity di tradnrre il vapore per un coUdolto sinuoso, ed interrotlo da piu ordini di valrole, per I'alternativo alzarsi ed abbassarsi dello stantuil'o; genera] qualcbe interrompi- meato di moto nell'istanle in cui si fa il cainbiamentu delta direzione ; e (inalmente produce la ne- cessity di congegni pill o meno complicati, per convertire il moto relliliiieo alternativo nel itiolo circolare, tutte le volte che «i ha biso(5no di produrre questa specie di moto, siccome avviene nei molini, nei carri, e nei batU'lli a vapore, ed in mollissime altre applicazioni. 11 Non vi ha dnnque alcun dubbio, che una macchiua, nella quale I'azione del vapore produca immediatamente, e di prima mano un moto rolatorio coiilinuo ed unlCorme, sarebbe un prezioso ■cquisto nelle arti c manilatture. Non 6 mancato chi abbia posto mente ai mezzi di conseguire un mi- glioramento di tanta ulilita ed imporlanza. Quindi nell'immenso deposito d'invenzioni meccaniche, abbia- mo pure alcune maccbine a vapore a rotazione immediata, ud a stantufTo circolante, immaginate dal Vcrzy, e dal Bouvier (*); ma nessuna di queste invenzioni, comecchfe ingegnosa , potfe ottenere tanto favore, da essere giudicata riuscibile in atto pralico, a segno che 11 successo avcvasi per ilisperato ; e non manco chi sentenziasse non potersi mai, per qualunque mezzo si ^doperi , evitare in que- ste macchine una grande perdita di vapore, con attrito enorme ("). >> Con tutlo ci6 non fe mai a disperare dei lampi dell'ingegno, e degli sforzi della industria uma- na. L'idea del sig. Sarti e nviova, c diversa da quelle finora pubblicate, delle quali abbiamo contez- ra, e paragonala alle medesime, o/frc rilevanti vantaggi, consistenli nella somma semplicitS della co- struzione, e nel movimento, che sarebbe in qUesta sempre oontinuo ed equabile, non gia interrotto da fermate periodiche, come nelle altre macchine precedentemente immaginate, ec. ».. Costruzione della fnacchiiia-mndello a spese del governo. Mons. Cristaldi tesoriere, adottava il parere della cOmdnissione lincea, per la esecuzione del lavo- roj e divisava di mettere in uso la macchina nella fabricazione dei tabacchi. — — La morte di Leone Xll fece sospenderne il pensiero. — — Fu riassunto, ed approvato da Pio VllI, ordinandosi al card, camerlrngo con biglietto del card. Albani segretario di stato, in data del 31 ottobre 1829, di far coslruire la macchina; e questi dava incarico alia commissione lincea di sorvegliarne il lavoro. — — L' esecuzione della macchina fu commessa al macchinista Enrico Springh, che venuto da Milano per la fabbricazione dei tessuti di cotone, la esegui diretto dall'inventore di essa il Sarti. — Sunto del rapporto a monsignor tesoriere, dopo compiuto il modello ec. Questo piccolo modello di macchina i composto di uno stantuQb, fissato ad angolo rettO) nell'al- hero verticale pel quale passa il vapore, ed entra ad esercitare la sua pressione in un cilindro anu- (*) V. Lanz, e Bettencour; Essai »ur la composition des machines etc. - Annales dc Chimii-, et dc Physique, oct. 1816, p. 177. (■") Borgnis. Traits de m(!canique appliquie anx arts, pag. 135. — 53 — feriscono. Inoltre qui agfjiimgiamo il parere, sulla medesima erternato dal pro- fessor G. B. Masetli , nel vol. 2, pag. 345 (Bologna 1827 ) delle sue nole lare oriizonlale jjuarnilo ili due valvole, che alzamloai per I'lirlo dello stantuHo, ed abbassandosi pel proprio peso, dividono successivamenlc il suddL-llo anello in due spazi, in uno dei quail a^lsce In forza del vapore per far jjirare tutta la ruota, entro ciii f ricavalo il medesimo cilindro , menire I'allro si vnola del vapore che passa nel coiidensalore. II diamctro dello slantufTo , e del cilin- dro anulare in cui agisce, 6 di mill. 62; vale a dire clie la sua area, cni 4 proporzionala la for- 1.3 che puh ricevere la macchina dal vapore . ft appena — parte dell'area dello slantulTo delle or- dinarie machine a vapore. La Itiiighczza del braccio dello slanUiffo, ossia la distaiiza dal cenlro > una cadiita a ciu suniciente. 11 E mirabilc clie quesl'uomo, senza vcriina cognizione ddle macchine » a vapore da valeali uouiini liumaginate, e senza la scoria della meccaai- i> ca razionale, e della {joomelria; abbia saputo immaginare un modo sem- i> plicissimo, per produrre coU' azione del vapore un moto rotatorio e per- il manente, privo di quejjli artifizi, ritenuti indispensabili dagli odierai fabbri- » catori ed inveutori di siiuili macchine ; i quail lornano sempre a scapito » della potenza motrice, e quindi deU'efi'etlo utile della macchina (1). Cosi sarebbe necessario di sperimentare queslo moJello con applicargli una resistenza , per veriKcare col fatto il momeoto tlella sua Torza molricc , e concluderne ulili perfezionamenli nelle sue parli mobili , die pel peso loro, e per (jli attriti, polrebbero diminuirla. Sono convinii pcr6 i sotloscrilti, dall'eBetto osservalo in queslo piccolo modello, die I'invenzione del Sarli ha loccato lo scnpo delta rnlazione immediata dcllc mncclitne a vapore, senza grave incon- veniente; e che con esse maccltine si oLlcrranno i vanlaggi lutti risuUanti da questo modo di ap- plicazione del rootore ecc. ecc La spesa inconlrata dol (joveruo, per la coslruzione del modello di questa macchina, fu di scudi mille dugenlo scssanta. (i) II Sarti, calzolaio di professione, e perci6 non obbligalo a saperc ultra crcpidam, seppe an- che immaginare nn congejjno aerconaulico, del tutlo nuovo; c non isgomcntato dalla sorte del suo concitladino Zambeccari, lenl6 risolvcre il prbblema della navigazione aerea. Coosisteva questo congegno in due velieri, uno verlicalc, Taltro variamente inclinato ; ambedue formati di \&\e, disposte in superlicie clicoidali per modo, die dalla rotazione loro conlinua intorno atrasse rettilineo, sut quale si trovavano disposte, nc dovesse derivare il moto asceiidente verticale, ed il moto ubiiquo, pel congegno aereonautico stesso. La commissione dei liiicei, nominala nel luglio 1830, per giudicare di questo nuovo mezzo di na- vigazione aerea, si componeva dei signori Venturoli, Potcnziani, e Scarpellini. Questi commissari , dopo esajninato il modello di si ialto congegno, e dopo avere a.ssistilo ad una sperienza, clie si esegui col medesimo in una ddle grandi sale dil palazzo Colonna in Homa, I'ecero un rapportu favorevole a questo trovato. Voleva perb il Sarli oltenere la rotazione dei due velieri^ per mezzo della sua mac- china a vapore a rotazione immediata; ma da miglior cunsiglio fu chiamato ad occuparsi unicamente tiella sua maccliijia a vapore; lo die I'ece. Contemporaoeameiite, non abbandonando egli la idea dell'ae- reonaulica, sostitui al veliero verlicale il globo di gas idrogeuo, col quale avrebbe volulo innalzarsi; c conservando il veliero obliquo, avrebbe volulo con questo il diriggersi. Per6 disgrazialamente la morte lo cols« inoanzi tempo, insieme al meccanico Springb, esecutore pratico delle sue iirveuzioui. XII. L'Emo. Delia Soma{jlia, segrelario cli Slalo di Leone XII, nel 13 novem- bre 1826, richiese I'accademia dei lincei del siio voto, gopra ua nuovo me- todo, che si disse capace di perfezioiiainenlo sempre crescente , proposto e pralicalo dal sig. Alberto Gatti, per mi(jliorare la coslruzione degli specchi e dclle lenti. L'accademia per soddisfare al ricevulo incarico , nomino una commissione speciale, formata dei .signori proFessori Giuseppe Oddi, D. Giu- seppe Seltele, e D. Feliciano Scarpeilini; la (|uale nel I agoslo 1827, rese pub- biico il suo rapporto sul nuovo ritrovato del Galti, ed assai favorevolmenle si pronuQcio pel medesinoo. Lo specchto su! quale fu richiamala TaUcnzione dei coinmissari era di raetallo; aveva I'aperlura di IId. 30, ed il foco di piedi 4, 5; esaminarono ess! pure un allro simile specchio metallico, avente per diametro lO'*"'", 2'"", e per dislanza focale circa piedi 45: attualmente questo si conserva nel gabi- netlo fisico della universita romana, colle firme dei commissari nominati. Mancavano al Gatti artista ottico i mezzi , per niandare ad effetto in guisa il suo trovato, da inostrare al pubblico I' utile che la scienza dal me- desimo ritraeva ; c lo Scarpeilini suppli a questa mancanza, ricorrendo alia generosila del sig. principe D. Alessandro Torlonia; il quale non solo fisso al Gatti uno stipendio tnensile ; ma cziandio gli provvide tutto il bisogne- vole per esercilare Parte sua nuova, dalla quale molli speravano grandi progress! per l' ottica. Volendo il governo pontificio conoscere i mezzi piu acconci a produrre il miglioramento e la perfezione delle manifatture dello stato ; ordino . ap- provando le risoluzioni prese in proposilo dalla s. congregazione economica, che il cardinal camerlingo eccitasse l'accademia de'lincei; affinche, scelta fra essl una commissione dei piu periti nelle meccaniche e nelle arti, questa esa- minasse le manifatture che meglio si esercitavano , o potevano esercilarsi nella capitiile , specialmentc quelle di lana e di seta , per conoscere i me- todi che si praticavano dagli operai, analizzare la qualita de'colori o di altri ingredienti che vi si adoperavano, il modo di applicarli, ed ogni altra cosa la quale potesse condurre le manifatture stesse ad uno stato di raigliore lavorazione. II nominato cardinale comunico queste sovrane disposizioni aH'accadcmia, in data del 12 seltembre 1827, ed in conseguenza di tale comu- nicazione. il presidenle della medesima monsignor Nicolai , nomino una com- — 56 — Diissionc per adempiere all' incarico ricevulo , come rilcvasi dalla circolare del seijretario perpetuo lo Scaipcllini, die qui riporliamo ('). II rappoito dei commissari, die approvalo daU'accademia fu rimesso a! cameilingato il 5 tii- cembi-e 1828, concludeva nel seguenle modo : » 1 sudditi poiitifici nel {jiro di trenl'anni soffersero grandi perdite, per- 1) do soiio aRlilti oggi da grandi bisogni, e sono in questua di soccorso. E » necessario adunque procurar loro una risorsa grande, e permanente; afBnche " abbia lo stalo ponlificio un ordine nuovo di sussistenza, idoneo alia prospe- 1) rila di tutte le classi. Una popolazione di due railioni e mezzo , ricca di " prodoUi e d'ingegno, posla nel centro dell'Italia, e baguata da due mari , ). puo aspirare a quel fisico progresso , che forma la felicita di varie altre » nazioni europee. Questo si trova unicamente nella industria, nelle manifat- ). ture, e nell'esercizio delle arti utili, che sono piii valutabili delle miniepe (■) Circolare L'Emo. e Rmo. sig. cardiiiale camerlingo, ha falto sentire con sue dispaccio a S. E. R. monsignor Nicolai, presidente dairaccaderoia dei lincei, essere ordine di Sua Santita,che una commissine trat- ta dal corpo accademico, si occupi di proporre i meizi pii\ conducenti per innalzare al debito grade di miglioramento le principal manifatture dello stalo. II comitate accademico ha meritamente incluso la S. V. chiarissima in quesla commissione; quindi nell'avanzarle per mio officio quesla partecipazione, la prego, a nome di Mons. Presidente, favorire prcsso il medesimo nel fuluro marled! 11 dicembre, alle ore 22, pel primo congresso che la com- missione vi terri; e con distinta slima passo a rassegnarmi DaU'accademia de'lincei sul Campidoglio 9 dicembre 1827. Pel Comitato Umo. devmo. servitore Feliciano Scarpellini segr. perpetuo Membri della Commissione Moosignor Nicolai presidenle Sig. doll. cav. Morichini (relalore per la preparazione dei colori) • prof. Venturoli » march. Marioi I) march. Del Gallo (relalore per quello riguarda i drappi di lana) » march. Polenziani (relalore per proporre i mezzi a migliorare la paslorizia, ed a perfezionare le noslre lane) II doll Metax^ II dolt. Carpi II dolt. Cappello » prof. Peretti (relalore per la parte pratica delle preparazionl) » prof. Scarpellini segretario perpeluo dell'accademia. — si- ll del Messico e del Peru. Tocca duiujue al {joverno prendere di mira que- II sta grande opera; e ad esempio delle allre nazioiii sostenerla col suo po- 11 tere, conlro ie ditncollu naturnii, contro quelle die dalle veccliie abitudini 1) dcrivano, e contro ie altre, che la invidia o la malizia, tanto interna quanto 11 straniera, potrebbe cagionare. 11 I suddili dal canto loro faranno plauso. e contribuiranno ben voien- 11 lieri a lale nobile scopo; e la classc laboriosa del cittadini si repulera for- ■ tunata, nel trovare una perenne risorsa conlro la sua noiseria, e nel corri- 11 sponderc colle sue braccia, divenute abili, alia mire benefiche del suo im- 11 mortale sovrano. » Nel 1827 lo Scarpellini distribuiva cinque medaglie straordinarie, colla epigrafe benemerenti, decretate dal comhato accademico, in virtu deil'art. V tav. VI del linceografo, ad ognuno dci quattro iincei , che avevano fino a quell'epoca presenlate piu di quindici loro produzioni all'accademia; e questi furono i professori, Poggioli, De Malthaeis, Metaxa, Morichini. XIII. Merita che sia qu'i meuzionato il dotto ragionamento, che sulla origine (Idle febbri periodiche di Roma , leggeva il dolt. Giacomo Folchi nel di -'» agoslo 1828 ai Iincei; cosi pure I'allro del medesimo, col quale rischiarando egli alcuD poco la problemalica funzione del sistema nervoso , annunziava fra Ie altre cose, avei'e col galvanometro esplorato due pezzi di cervello uma- no, I'uno spettante alia parte midoHare, raltro alia cinerea; e di avere osser- vato in questo caso una piccolissima deviazione neU'ago !... Piacque alle piu rinomate accademie di Europa questa ricerca, perche la riconobbero quale preludio di emulazione continuata , contro gli ostacoli che si oppoDgono ai progressi della fisiologia. E di fatto poco stetle. che il Folchi si trasse vieppiu I'ammirazione publica, dando a conoscere ai fisiologi ixn altro suo speiimento, pubblicato ncgli annali universali di medicina, con una sua lettera del 20 otlobre 1834, direlta al dolt. Omodei, fondatore e cotn- pilatore dei mcdesimi; concepita in questi precisi termini. " • . . . Mi sono portato al pubblico stabilimento di mattazione, in com- 1' pagnia del sig. Barlocci , professore di fisica sperimentale , del naturalista " sig. Riccioli , e del sig. Luswergh macchinista della universila. Abbiamo » posto un eccdlente galvanometro di Schweigger sopra un tavolo ben fer- 8 — 58 — » mo ed in modo, clie ra(jo fosse nella direzione del meridiano ina(jnelico, » e sc{jiiasse lo zero iicl semicerchio. Slaiido I'ago perfeltamciUe iiuniubile, ab- )i biaiuu Falto decnpitare iin {jrosso vitello, porlando il collellu tra il forainc » occipilale, e 1' atlantc : la tesla fu immediatamente posta sopia il lavolo , » inuslraiulo essa forti conveUiineiili nei muscoli deyli ocelli c delle man- » dibole. Allora seuza indiiyio, una eslremita del filo di arjjenlo del yalva- » nomctro. munita di una laminetta acurninata, pariuiente di ar^eato, fu ap- » plicata alia parte esteriore o bianca del midollo .spinale , e 1' estremila )• delTaltro filo dell' islromenlo, in ejjual modo jjuernita, fu insinuata nel )i ceiiuo, o parte cinericcia del midollo: iiciraito dell' applicazione, I'ajjo, il » quale , come abbiam detto , stava immobile alio zero , ha devialo di sei << gradi •verso Tovest; ed e ivi rimasto: tolti i tili dal midollo, I'ago e tornato » alio zero, e nella linea del suo meridiano. RlpctiUo Vespcrimcntu per quattro i> volte, con qualebe intervallo di mezzo, I'indice del galvanomelro si e sem- » pre rivolto all'ovesl , con questa sola differenza, che neH'ultimo tentativo " ha seynato cinque gradi in luojjo di sei. <• II movimeuto dell'ajjo all'ovest ci ha fatto conosccre, che la eleltri- » cita positiva veniva da! filo , che si trovava in contatto coll' esteriore del » midollo spinale » . . . . Dalla esposizione di questo secondo sperimento del Folchi, era da pre- vedere, che sarebbe un {jiorno venuto in cui, la sensibilita dclla materia vi« vente, per I'elettrico circolante in essa, di piu in piu sarebbesi manifestata , sino a divenire evidentissima; e che I'accademia romana dei lincei, sarebbesi allora molto compiaciuta, ricordando essersi nel suo seuo il primo germe di siffalti eleltio-fisiologici feuomeni prodotto (*). /, lu uucjsiuue ilulle riccrclic del proltssoie |)russiano silj. Eniilio clu Bois KuyiiiondjSopra le cui - renli elellro-Ksiologiche, o nervose, il doU. Marchiandi di Torino si Iev5 a rivondicare ai sigu- prn. fessori Pnccinalti, e PacinoUi di Pisa, e (|iiindi all'llalia, I'onore di aver veduto per la prima volla la correntc animate abbandonare osscquenle i suoi niilwnU coiifliii, per corrcre le fila del galvanmiie- tro (a). Comparvcro altresi un Zaiilodesclii, un Mayrini, un Cinia, e piii di oyni altro un JIaUeucei a ricordare yli allori da essi nilcluli nel cainpo di i|ue!>tu delicalissiino, ed ulilissime investiyaziuni. Ma il sij;. doU. Giulio Crescimheni di s. Giovanni in Persicelo, seriveva nellagoslo del 1830 al dott. l-u-gi Malagoti di fann.ppi- altribuire al romano linceo il doU. Giacomo Folelii, la vera priorila, iielle •perienie direlte alia suoperta delle correnti eleUro-tisiologielie (bJ. (Diccmbre 1881.) {a) Vedi Bullettino delta Corrispondenza Scienlifica di Roma n." 14; seUeinbrc 1819, pag. Ill (6) V. Raccoglilore medico di Tano ii." 3; del 15 settembre 1830, pag 161. — 59 — Nelln riaperlur.i deiraccadcniia cliu ncl 1830 si facova , lo Scai^iclliiii., seeondo al solito, coriliniiava la iiarrazione dnyli atli lincei; e iioi troviamo in ^ssa quesle parole : « Basta die svolgansi gli elcnchi delle pubbliche nostrtj II adunanzc pel corso di anni 3G a contestare, chc non vi ebbe rama di 11 scienze, o di ulili applicazioni loro, il quale non fosse dai nostri dotti coliefjlii " egrogiuniente tialtalo. Si trovano ivi argomcnti, e sopra le scienze esatte , i> e sopra le fisiche, e sopra le chimichc, con applicazioni sempre utiii; spesso II poi col pregio delle invenzioni. Quindi risuita die nijil' indicate cor.so di ■I anni, le memorie lelle in accadcmia sono piu di 400, le quali f'orse non sa- il rebbero apparse, quante volte non fossero i lincei risorti. » XIV. I politiGi turbamenti, cul soggiacquero alcune proviucie dello stalo pon- tificio, mentre al governo del noedesimo veniva elelto Gregorio XVI, furono cagione, die nel 1831 silenzio s'imponesse ad ogni specie di pubblica islru- zione; quindi anche all'accademia dei lincei. Questa pero fu la prima fra le accadcmie di Roaia che riprese il suo esercizio; giacche il governo si trovo necessitato nel 1832 a consultarla, pei danni e per la costernazione, che nel- rUmbria i terremoti cagionavano. Essa in fatto con dispaccio deU'Emo. signor cardinal Bernelti, segretario di stato della s. m. di Gregorio XVI , nel i febbraio 1832, fu incaricata di esaminare una memoria del signor Antonio Rutili-Genlili di Fnligno, sidle vicende fisiche, cui ando sottoposto il territorio di qnelia citla, e gran parte dei paesi adiacenti, col 13 gennaio del citato an- no ; ed altra simile , del prof. Canali di Perugia, sulle cause che poterono concorrere alia produzione del terretnuoto nella valle dell'Umbria, e sui mezzi per allontanarle, o renderle meno dannose. Perlanto la commissione lincea, composta dei signori Moricliiiii, Carpi, Scarpellini , Venturoli , Ciccolini , Metaxa , Barlocci (relatore ) , riconosciuto come inelficace a preservare la bella valle deU'Utnbria, quanto era proposto dai su nominali autori,che si riduceva: 1." agli artiHciali allagamenti, 2.° ai pozzi artesiani, 3." alle spranghe fraokliaiane ; fece osservare che i piu savi provvedimenti, presi fijiora dai governi per queste vicende , furono confor- tni a quelli praticati un tempo dagli anliclii romani, ed ora dagli abitanti del Giappone, e delle isole Filippine come Icggi di stato, e adottati anche in Ca- labria, dopo il terremuolo del 1783. Questi provvedimenti si riducono: pri- — GO — mo, ad allontanarc gli ahitnnli clai luoglii piii iiiiiincciali dai Ici'iemuoti, cd desta rispcttabile accademia si dimostra propensa ad assumere I'incarico, che » nello iutcresse delle arti e manifatture voile lo scrivente confularle. A » rendere operoso questo zelo, da cui fu sempre animate colesto benemerito " istitiito^ e ad assicurarc radempimento delle disposizioni , conleinite nella >' Qolificazione dei 3 settembre 1833 suile invcnzioui e scoperte, il medesimo — 64 — » carclinale inleressa \. S. chiarissima, perclie una sezione tratia dal seno » dciraccademia, prciida I'incarico di verificare, se colore, i qiiali oltennero » gia da un auno la dlchiarazione di proprieta, abbiano inesso in altivitit il >> nuovo opificio, o mauifattiira-, e se corrisponda esse perfettainente ai mo- » delli, discfjni, e descrizioni presenlati al dicaslero: pel qual elleUo e V. S. » autorizzata disifjiilare i pacchi clie quelli contengono. Ed in questa circo- » stanza dovra pure la sezione prendere legalmeute i campioni delle nuove 11 atlivate manifalture, per procedere poi all' esame prescritto dal §. VII dell' ar. 17 della citata legge (1). » (1) L'accaJemia per meito di-l siio segrelai-lo, neirayoslo ilel 183fi, comunic() al camerlingalo le tlisposizioni da lei staliililo, per la riceviila incombenza; e lo Scarpellini scrlvcva p(Tci6 in eosi lalla gtiisa Uestavaini ancora I'oflicio di sijjiiilicare all'Emza. Voslia Riiia, essersi di jjii partecipalo airaccademia la provvidonlissima deliberazioiie govemativa, nella decorsa publica a. 138. (2'i Qiiesto iiiscgnameulo, come giii f: ili'tlo. In islitiiito ila Pio VII, ilopo il siio srcoiulo rilorno in Roma nel 1814, perclit ibs-^e ilagli ecclesiaslici specialmente Ireqiientalo; ed il mei, il prof. Gioacchino Pessuli, il du- ca di Sermonela, monsignor Nicolai , ed il dott. Donienico jMorichiiii , clie niori nel 19 novembre 183G, essendo in questa carica; la quale non fu in se- jjuito niai pii'i rimpiazzata. I segretari poi furono Alcssandro Flajani nel 1799. quindi lo Scarpellini, che dopo essere .slato presideule, come gia e detto, fu sempre segretario perpeluo,col titolo di restamatore dell'accademia. Quando lo Scarpellini si allontanava da Uoma, come ne'suoi tre viaggi a Parigi, uno awe- nuto nel 1811 f2),raltro nel 1812, ed il terzo nel 1813, fu rimpiazzalo sempie (J) Diario ili noma 22 agosto 1850. (2) Non arrivi'ra fosse discaro ai lincei, se noi locclilaino una parlicol;)rl(.'i iK-l iiosiro Scarpel- lini, die »i ril'erisce alia sua tliniora nella rumorosa Pariyii ove si Irovava epli .sempre nelle ollici- iie Jegli arlefici, nci licei, o nel consorzio di quelle persone, che Qodevano Tama di grandi nolle — 68 — dal rirof. Barlocci nella cai'tca di scgrctario deiraccademia; lo die risiilta dalla leUera di questo valenle fisico, chc qui riportiamo (1). scienze, per lornnr poi alln sua Uonia, fornilo di nuovc co^nizioni^ di ulilissinii liiiri, c di inio\i stlnimenli, a vaiitaj;j]io de'snoi accademici ('j. iVa i inolli congegni, die il lenipo sofjgeltano a mistira, pia da lui acquislati, averel)lje voliilo cgli riiinire pure iiii pendo/o a compcnsdzionc, per (jli usi deiraslroiiomia. I'ercib, esseiido la prima volUt egli a Parigi, am6 eoiiosccrc in (|iiellf oilicine i inetodi teniili per la costruzione tli siliatli peii- doii, ed i raodi a speriineiitare prima la dilalazionc delle verfjlie melalliclie, di cui si cainpon[;ono. Av- venc, che qiianlo luu)ni parvero i prlmi alio Scarpelliiii, taiito menosicuri a lui scmbraruno i secon- di, e che dovevasi percio avere in qiialclic dnbhio il consefjuimenlo del volulo efVetlo coi mcdesimi. I'er la qtial cosa Kn d'allora eomiiicio a ricercare \m\ addenlro nella leoria della dilalazinne dei me* lalli, f[iovando.si non poco ilei Inmi di qncdoUi parijiini,ed a immaginare una maccliina, per polere sperimentare accnralamenle qiu'lla valsen , ec. Di piu non pochi sovrani acceltarono di essere soci di onore dell'accaderaia, cioe Pio A'll, Leo- ne XII , Gregorio XVI , il gran duca di Toscana , 1' infante di Spagna duca di Lucca, 1' imperator d' Austria Francesco I , il real principe Alber- to d'Inghilterra, il principe ereditario di tutte le Russie, e Luigi Filippo re di Francia. Dal numero piultosto grande dei diplomatici, che si trovano registrati ({uate, uoii 0!»t.inte l.i vostra assenza, che certo le reca non lieve danno, ^ sostenuta, CMStoJila, ed incorraQgiala con ogni solleciliidine. Avendo raccollo i lemi, feci slampare al solito il I'oglio ilal De Romanis) ed essendomi riuscilo averii Uilti e dieci, ho lascialo indielro il vostro, supponen- do che, per essere voi assenle, non avreslc potiKo far conoscere le spcrienze, che vi siete proposlo. II sig. cav. Portia fece I'introduzione, alia quale inlcrvennero diversi personaggi riApettabili, come il sig. conle Ferri, vari coiisi[;lieri di prefelluia, e Iclterali romani. Cosi conlinueri I'accademid collo »tesso vigore; giacche grindividni sono animati dilla promesia del premio da voi falta, che aUende- rele, come »pero, al vosiro rilorno. Tarilo deduco a vo«tra nolizia ec. Saverio I!.\RLacci. Al sig. Abbale Scarpellini, membro del corpo legislati>o a Parlgi. iieU'elcnco dei membri ordinaii liiicei, rilevasi che lo ScarpeUiiii procuravasi, pi'esso i rapprcsentanli delle corli slraniere, qiiella prolezione, che in Koma piu \olle inanco aU'accademia de'lincei. Le meinorie lelte dal 1795 sino al 1840 soiio molte; parte pubblicate, parte inedile. L'analisi di quesle memorie po- li-a servire a rendere piu chiara, e piu coinplela la sloria dei liiicei, per I'c- poca di cui parliaaio. XVUI. L"accademia dalla niorte dello Scarpellini sino al 1847, non solo tacque sempru; ma, come era vcdreino, si esliase completameiite per la quiiila volta. Lo Scarpellini aveva cooperalo al suo risorginiento fin dal 178G, e per auui 54, a sue spese Taveva scmpre sostenuta; ma essa, guardando bene addentro , sempre dipese unicamenle da lui, che in realtJi non ebbe raai ne superiori, ne ujjuali neila medesima: esso con assolulismo scientitlco la dirigeva; e non voile, o non pole mai col governo slretlamente congiungeria in {fuisa, che ne dive- uisse una direlta emanazione. Vero e che lo Scarpellini nel inarzo del 1834, eioe sei anni circa prima di morire, presenlo a S. Santita Gregorio XVI pa- rccclii suoi scritti, a diniostrare la nccessita di rendere govcrnaliva I'accade- inia dei lincei , profelizzando eziaiidio che altramenie questa, dopo la niorie del suo restauratore, sarebbe cessala. Me e vero altresi, che nel rappresentare siSatto pubblico bisogno, suggeriva egli I'acquisto delle sue macchine al go- ■verno pontificio ; acqiiislo che per allra parte , doveva riguaidarsi come un tratto di equita dal governo slesso. In tanto, siceome le istanze a poter vendere le macchine, certo non erano men vive, di quelle ad assicnrare la slabllita dei lincei; avvennc che si provvide all'interesse privato, e non al pubblico; giacche quelle macchine, come fu veduto, si acquistarono; e I'accademia rimase uni- camenle nello slato di prima. Facile percio riesce a concepire, come la mor- le dello Scarpellini cagionasse altresi quella deU'aocademia; la quale non trovo sul niomenlo, nel suo gremio, e mollo meno presso il gt>verno , chi fosse rive- slito di facolla opportune a continuarla; ne chi avesse robhligo, c I'inleresse per farlo. Niuno in somma trovavasi a quell'cpoca, il quale avrebbe incon- trato giustamente il biasimo dei lincei , e del governo di allora, se non si fosse posto al timone di qucslo iiaufraganle naviglio. Erano gia parecchi anni che i lincei si moslravano dispiaciuti, per vedere: che I'accademia continuava sempre mossa unicamente dalla volonla dello Scar- pellini; che dal 1835, vale a dire dopo la morte di Morichini, essa non aveva piu — 71 — nviito preside nte;che la medosima non si faceva con tfllcacia diperdere dalla competente autorita (jovcrnaliva ; che non si procurava (rarre dal goveino i mezzi per una sua esislenza pii'i dccorosa; clie quel mensiie asscfjno, {jenerosainen- le largito airaccademia, dal sommo artisla Canovn nel ISdicemhrc 1810, fu dopo quiiichc mese iniprovvidamenle rinunciato; che la buona disposizionc di Leone XII, a somministrare un'assegnamenlo daU'erario all'accadennia, non erasi coltlvala come dovcvasi, perche si realizzasse , disposizionc che mnnsif'nor Ni- coiai manifesto cfjli stesso ai lincei; da ultimo che il lescriUo di Leone XII del 20 luglio 1828 , col quale viene accordato airaccadeniia nostra, puh- blieare le sue produzioni per mezzo dclla stamperia camerale , non pro- dusse alcun eflTello ncU'esercizio accademico. Per questo avvcnne, che alcuni soci si nstenevano d'intervenire alle adunanzc negli ullimi anni ; e per que- sto vediamo negli ultimi clenchi delle memorie lelte in accademia , qualche nome di quelii che, ne appartenevano alia classe inKe{rnante, ne coltivavano le scicnze come primaria occupazione loro. In fine si verifico nel J 840 per I'accademia de'lincei, dopo la niortc dello Scarpeliini, quello che gia eiasi ve- rificato per I'accademia stessa nel 1 G30, dopo la raorte di Federico Ccsi; e per veril.i poste le medesime cause colic medesiaie circostanze, dcbbono con- seguitarne i mcdesimi efFelti. XIX. In questo mcntre successe, per altra disgrazia, che si vollero dal se- nato romano ricuperare gli arabienti , che lo Scarpeliini avcva tenuti per se, per le sue macchine, e per le lornate dei lincei; giacche i locnli nie- desimi apparivano concessi alia persona dello Scarpeliini, e non alia como- dita ed all'incremento dclla pubblica istruzione, e del pubblico bene, che dall' accademia derivava. Pertanto si esigeva che tutte le servitu arrecate per lo Scarpeliini, e per I'accademia nel palazzo senatorio in Campidoglio , doves- sero cessare immediatamente dopo la sua morte. Inoltre nacque in taluni , a magjjiore calamila il timoi'c, che la specola, costruUa sul bastione di Nicolo V, niinacciasse rovina, e polesse anche nuocere alia slabilita dei preziosi avanzi del tabulario. Fatto fu , che si riconobbe Paltrui sommo dirilto, e si de- creto che quanto era in quella parte del palazzo senatorio , gia dallo Scar- peliini occupala, e dall' accademia dei lincei, dovessc con ogni sollecitudine Fuori del meilesimo trasportarsi. Qiiindi le macchine, perche gia divcnule pro- prieta del governo, furono parte , cioe quelle che alia fisi.ca , alia chimica , — 72 — all'oKica, ed alia meccanica si appartenevano , trasportate nel gabinetlo di queste scienze nella universitu romaua ; e parte , cioe quelle aslronomiche, fiiioiio provvisionalmente raccolto nella specola suddetia ; da cui dovevansi poi logliere per allogarle non si sa dove, quaiido, riconosciutasi la mcessita di demolire quella specola, si fosse proceduto realmenle a qiicsta demolizione. Intanto le sale deiraccademia, e rabilazione dello Scarpellini, furono ridoUe per USD del uibunale senalorio di Roma ; e le iscrizioui, coi busti di essa, furono ricoverali nell'ospizio apostolico di s. Michele, nel quale si conserva- rono per cura deirEreio. Tosti, che a suo tempo rese tutto alia nipole dello Scar- pellini. Non avvenne, la Dio merce, tale demolizione di specola; giacche I'Emo. Tosli, desideroso di salvare quell' edificio, iuvio una commissione di architetti, composta di Bosio, Ferretti, e Camporese, ad esaminare quel fabbricato. Questi riferirono, che a togliere ogni dubbiezza, era piu che sulliciente ralForzare il fon- damento della specola ; e che avrebbe cid mijjlio assicurato le condizioni , richiesle dalla scienza, per la statica di quell'osservatorio astronomico. Un'altra sventura per I'accademia de'lincei sideve pure annoverare fra quel- le indicate finora, e questa di effelto maggiore; cioe che pochi giorni dopo la morte dello Scarpellini, alcuni liucei furono dal principe di Canino invilati a riunirsi, per consultare sui bisogni dell'accademia. Tale riunione si fece nelle camere del consiglio d'arle a monte citorio, e fu presieduta dal nominato prin- cipe, facendo Filippo De Romanis da segretario. Cio appena successo, il segre- lario di stato scrisse al card, camerlingo, nel 7 dicembre 1840, autorevolmente pregandolo a dichiarare nulli lutti gli atti di quella riunione illegalmente falta; ed ordioando che, senza la superiore autorizzazione, piu non dovesse I'accade- mia riunirsi. Col medesimo dispaccio faceva conoscere quel primo ministro che taluno erasi gia impadronito arbitrariamente, subito dopo la morte di Scar- pellini, delle carte appartenenti all' accademia ; ed inoltre dichiarando es- sere cio grave sconcio, invitava I'Eminentissimo camerlingo a ricuperarle non solo, ma eziandio a custodirle. Questo esegui esattamente gli ordini ricevuti, e neir 8 dello stesso mese ordiuava che gli fossero consegnate le carte tutte dell'accademia; mentre nel 10 ne commetteva I'inventario al cancelliere degli ollici di Camera. Col 14 die. 1840, per mezzo della segreteria degli aft'ari di stato interni, fu partecipalo all'Emo. prefetto della sacra congregazione degli sludi, volere Sua Santita, che I'accademia de'lincei non avesse piu sede nel palazzo senatorio — Ta- in Campidoglio; e chc fino a nuovo suporiore ordine restasse la niedesrma so- spesa. Perlanto il prefetto stesso comunicu nel gioriio seguente all'Emo. Giu- stiniani camorlinyo , quesia sovrana determinazioDe , invilandolu a par- teciparla prontamento al vice-presidente dell' accademia. Pero questa ca- rica non aveva mai esistito , ed il dott. Tommaso Prela erasi, dopo la niorte dello Scarpcllini, da se coslituito nclla mcdesima. II cardinal Giusti- niani mando ad efl'etto subito gli ordiui riceviUi , scrivendo al dott. Prela, nella presunta sua qualitica di vice-presidente, come apparisce dal foglio del IG dicembre ad esse diretto ; e nel di appresso rispose all' Emo. Lambrii- schini, qual prefetto degii studi , facendogli noto aver egli eseguito la co- municatagli sovrana disposizione ; ma eziandio espose al medesimo i mo- tivi e le ragioni, che dovevano persuadere ognuno a conservare lo stabi- limcnto scieatifico dei lincei , ed a prontamente riattivarlo. Noi, stimando far cosa ouorevole per la memoria del cardinal Giustiniani , e volendo me- glio porre in chiaro i particolari di questo frangente, che si riferisce aU'ac- cadcnaia nostra, riporliamo nella acta (1) la lettera del nominato cardinale. (1) 17 Dicembre 1840. AU'Emo. sig. carJ. L.-iinhniscliIni, prelelto della S. congregazionc di'gli sliuli. Come piacqiie alia Sanlili di iN. S. ordinare, e come la cortese rKmineiiza Vostra parlecipare col venerato dispaccio n. C320; non ha il sotloscrillo card, camerlinjjo di S. U. Cliiesa Irapposlo lione orientale del Cam- 10 Concluiliaino inlanio chc il 10 dicembie 18'i0. spp,na I'opoca Jel qninlo dc- cadimcnlo tlcH' accadcmia ; fjiaccliL- ora vederemo clic , diii-anle il pontificalo di Grofforio XVI, essa piu non lisorse; ne lo poleva per massima goveiiialiva. Trascorso circa iin anno, parccclii lincci si rivolsero aU'Emo. Giiisliiiia- ni, raminentandogli esser ejjli proleUorc deiraccadcmia, e [)n;{jaiKlolo ad iti- lerpor.si presso il S. Padre, e prcsso PEmo. prefetto degli sludi, perche la me- dcsima non rimanesse piu a iiiiifjo priva del suo esercizio, della sua residenza , e di tiiU'altro ad essa occorrenle. L'otlimo cardinalc accoise le preghiere di questi benemcrili; ed i suoi oflici valsero lanlo, che fu egli aulorizzato con dispaccio del 20 liiglio 1841 , dal prefelto della S. congregazione degli studi, rEminentissimo Lambruscliini, a formare iino statulo nuovo pei lincei, ed a comunicarlo alia S. congregazionc slessa. Pero in questo dispaccio si pre- scijiveva , die Ic riunioni non dovrebbero piii averc luogo in Campidoglio; ma bensi nell'archiginnasio romano, ed in una di quelle sale, ove sogliono te- nersi le allre accademie. Si faceva pure nel dispaccio medesimo preghiera, perche I'Emo. Giustiniani nominasse una commissione, di quallro o cinque dei pidoglio. Per questc operazioni , e per altri acconciaroenli dell' assegnalo quartiere , I'u iinpie- gala la non piccola somma di circa scudi tremila. E la circospezione di quel Ponlefice fu laic, che con ben inlesi modi I'ece a tutlo ci6 precedere la huona iiileiligcnza, ed il cousonso de'con- servalori, e del senatore di Roma in allora. Quesli fatli menlre provano die i designali locali del palazzo senaloi-io fiirono, non senza (jra- ve dispendio del goveruo, per adaltamenli, restaurazioni, e fabbricato, in modo permanente slabilili a residenza dcH'accademia de'lincei, sembra che allresi escliulano le pretensioni, ora elevate dall'at- tuale sig. principe senalore, per ollenere di nuovo i detU locali, come se fossero slati, quasi a litolo di soyercbia condiscendenza , ceduti per transitoria abitazione al professor Scarpellini. Polrebbpsi pure fare avverlire, che il ricordato sig. principe senalore, nelTentrare in possesso della sua earic.i, Irovft governalivamenle dismembrati, ed a lult'aUro uso destinati, que'parziali locali del palazzo, riji- ora eijll vuole occupare. Per la volula remozione poi delle macchine in discorso dal palazzo senalo- riale , si aggiunge alia perdila di tante spese incoiilrale dal governo, esserc indispeusaliile , as- segnare allri locali con dispendio nuovo perclii; se nou I'accademia dei lincei (che pure pei co- slanti faUi de" passali sommi Ponlefici Pio VII, c Leone XII, dovriasi avcre in qnalche signili- cante riguardo ) , certamente la pubblica istruzione sembra esigerlo; siccome per la conlinuazio- ne di qnella, gia leeero vive premure i rispettivi professori; e Voslra Eminenza ricorda certamen- te, di aver I'allo giusli e forli oHici al sottosoritto cardinale, perchf^ in quel locali fossero ammessi a ricevere istruzione, i cadelli del genio, e dell'artiglieria pontilicia. Da ultimo dcve riflettersi, clie persislendosi nel volere ilal palazzo senatorio ritolla I'accademia dei lincei, e conseguentemenle por- late via lutte le sue macchine, Carebbe d iinpo premeltere moltu provvidenze e disposizioni, per un adegualo collocamento di quelle. Dopo (|uanto fu esposto, il soltoscritto aspettera le venerate di- sposition! Ji Vostra Eininenzaj mentre ec. G. Card. CIUSTINIAM. — 75 — pin savi cd illuminati lincci ; .inriiiche solto la sua ilirezionc si occuprtsseio di rcdigfcre cjuanto erasi prescritlo: limitaiido pero I'esercizio accaduinico alio 8oie scienze. Questa commissione fu nominata il 2K afyosto 18'VI dal cai'di- nale medesimo , die la compose di monsigaor Capaccirii , del duca di Ri- (jnano D. Mario Massimo, del conte Giuseppe Alborghelti, del dott. Miche- langelo Po{j{jioli, del prof. Giuseppe Venluroli, del prof. Saverio Rarlocci, c del prof. abb. Proja. Dopo un anno circa, fu compilato il riuovo stalulo; fu ricomposto I'elenco accademico, formato di qiiaranla soci; e fu tulto spedito il 24 di febbraio 1842 alia S. congregazione degli sludi, per la sua satizionc. Ma il 9 aprile se{juenle la medesima fece conosccre aU'Eininenlissiuio Giusti- aiani, che Tannua dote da pagarsi ali'accademia dall'erario, essendo una dellc primarie condizioni dello statuto, e questa non potendosi accordare; neppure poleva ristabilirsi I'accademia dei liucei, salvo cbe noii si provvedesse a cio, tnediante un contributo fra i membri della medesima, od in altra guisa. II cardinal Giusliniani Doa per questo si perdetle di auimoj e sempre uudriva speranza, di potere trovare col tempo i mezzi, a vincere la indicata economica dillicolla. Scrisse infalti egli col 7 luglio vegnente, aU'Eminentissirao prefetto degli studi, pregandolo a mettere dall'un de'lati la economica questione del- raccademia,ed a rivedere soltanto gli statuti, e Telenco della medesima; poiche avrebbe trovato egli modo per provvedere il denaro necessario, per faria sus- sistere; il quale nello statulo fu liniitato a soli scudi 400 annul. Ncl giorno medesimo il card. Giusliniani scrisse all'Emo. Briguole, presidente della con- gregazione di revisiooe, pregandolo a procurare che S. Santita si degnasse concedere, che daU'eiario fosse la indicata somma di scudi quattrocento an- nul ali'accademia somministrata, come si rileva dal dispaccio che qui ii|ior- tiamo (1). Ma col 19 dello stesso mese, il card. Brignole fece nolo al car- (1) 7 Luglio 1842. AirEininentissimo .sig. carJ. Drignolo, presideute della congregazione di revisioiK'. La S. congregazioiie degli studi, per mezzo del »uo prel'euo, rEmincntissimo sig. cardinal Lain- kruschini, fece inteiidere al soUoscritto card, camerlingo di S. R. Cliiesa , ed arcicancelliere dcll.i university romana, clie riraaste, per laluni tnotivi^ dopo la mortc del cav. don Feliciano Scarpt'llini. iospese temporaneaincnte le adunanze deHaccidemia dei linoei ; la S. di iN. S. erasi poi dcgnala moslrarc il suo conseiiso a perineUeriie la coiuinuaxione. Siccomc p«r6 quesla dovca essere proct'tlnUi dal rierdinanricnto degli statnli, C dalla t'ormazione di un elenco di soggelli, die per la loro proliiLii, e per Ic loro scientificlie cognizioiii, meritassero far parte del novero degli accadeniici, voile la sleisa S. congregazione credere, che fo8«e opportuno allidare alio scrivente il disimpegno di questo duplice oggctto, per coiiseguire la conservazione, e rinuremeulo di si aiitica «d utile aecademia. — TC — ilinal Giustiuiani, die S. Santit;i, uiHto il rapporlo per rindicato assegno, avc- va dichiarato, clie non credeva opportuno riatlivare I'accademia. Cosi fu dc- finitivatnenle pcrduta ogni spcranza pel nuovo risorgimcnto dei lincei ; pero era lanto rinteipsse del card. Giustiniani al ripristinamonlo dei medosiini , che sarebbe slalo egli disposto a dotarc I'accademia del siio particolare peculio, come pill volte il sipnor diica di Ilignaao intese dal cardinale medesimo, se valevoli ragioni non si Fossero naturalmcnte opposte a queslo sua generoso contegno. XX. Federico Ccsi morendo in Acquasparta nel 1630, esprlmeva il desidc- rio , che non gli mancasse iin successore, a continuare I'accademia da esso t'ondata; e dopo irascorsi due secoli e due lustri, lo Scarpellini morendo in Campidoglio, si coufortava con la speranza che all'accademia stessa , da lui restaurala, non sarebbe mancalo un valevole sostegno per I'avvenire: Exo- riure aliquis nostvis ex ossibiis furono le ultime parole del Cesi, e dello Scarpellini; daccbe ambedue facevano morendo, fervidi voti per a-vere chi loro succedesse a reggere I'accademia nostra. Questi voti furono csauditi dal regnante sommo pontefice PIO IX, come ora brevemenle vedremo. II cardinal sotloscritto lia procurato con ogni studio corrispondere a qiiesto incarico, ed a questa fidiicia; e Irovasi di avere rassegnato complelo II sno lavoro alia ricordala S. coiigregazio- iie. Pero egli prevede pur Iroppo, die se non si consult! ai mezzi per mantenere queslo iniporlanle slabilimentOj sari* ogni cura frustraneaj e vuola d'effetto. Avvegnache Taccademia dei lincei , che durante la vita del ricordato cav. Scarpellini, direltore e segretario perpetuo di queila, lino alia sua morte, si ebbe da esso il principale sostegno, e In di grande giovamento in mollissime occasioni al governo, il quale la interpellava di frequente, in fallo di arti e manifatlure, e polra csserlo molto piu in avveoire con migliori ordinamenti ; non polr^ risorgere a nuova e desiderata vita, se non si procuri pill conlacenle maniera per sussidiaria, e ci6 coll' annuo ben limitato assegno di scudi quattrocento. Che se fu riconosciuto utile, dopo la morte del sommo Cano\3, il quale porgeva gli ajttli necessari co'suoi privati mezzi aH'accademia di archeologia, fissare sul pul)blico erario nn' annua dotazione di scudi seicento alia medesiina ; sembra alio scrivente non essere al certo ili minore ntiliti provvcdere eziandio, con piu tenue somraa, al ravvivamento di un istituto tanto cele- bre, quanto £ Taccademia de'lincei. Per le quali considerazioni il cardinale camerlingo, ed arcicancelliere, raccomanda vivissimamen- te all'Eminenza Vostra questa sua proposta, della cui ragionevolezza, fatlo cdotto e persuaso co- desto rispettabile consesso , voglia ella benigiiamente procurarc la sovrana sanzione per I' annuo assegno di scudi quattrocento, a favore dellaccademia dei lincei, ed a carico del pubblico erario. Profilta, ec. G. Card. GIUSTIMAM. — 77 — Animalo piu cIip cljiuiiqui; allro pel bene de'siioi gudditi, e tutto adope- randosi a iniglioraiiic la condi/ioiie sociale, il nostro adorabile sovrano, fin (lai primi giorni clie asccse la calledra di s. Pietro, concepi I'idea di rista- bilire I'accadeniia de' lincoi , vincendo (|iielle diirieolla per le quali , spenla essa dopo la mortc dello Scarpellini, piu non risorgeva: ed il sig. diica di Rignano, die piu volte alia S. Sua la raccomandava, (lovo tutto il favoie nel S. Padre per la medesima. Nella sua missionc sublmie di provvedere al comuii bene sociale, Pio IX riguardo parlicolarmente aU'elemento scientifico, il prime chc a rendere Vol- ga civile, potente, gloriosa ogni nazione. Questo elemeuto bene stabilito, ef- ficacemenlc sviluppaio, cd opportunamente protetto, e di tale natura, da re- sisterc ad ogni poteiiza uniana; c teuripo verra, quando il priinalo delle na- zioni sara, non certo nelle armate legioni riposto; ina bensi nelle intelligenze superior!, e nelle pi-oduzioni deH'ingegno, manifeslate dalle scienze, dalle ar- ti, dalla industria, e dal commercio. Questo tempo e un limite, verso il ([uale il mondo civile si va sempre piu accostando, e nel quale risiede in gran par- te la civilla uniana. Vero e clie la forza materialc della Grecia fu donia dalle aquilc romanc; ma sempre Atene, fiiiclie non fu compi'esa nelle lenebre della ignornnza, colla sua civilta signoreggio Roma vincitrice. Fra le grandi moderne ed illuminate nazioni, alcuna pote qualche fiata nelle armi soceom- bere, ma le sue istituzioni scientifiche primeggiarono sempre su tutto il mon- do. II nostro bel paese fu domo, fu concjuisiato, fu scisso , perdette quindi la sua materiale potenza; ma nella forza morale non fu mai soperchiato. La italiana intelligcnza, espressa dal primato de'suoi pensamenti, e dal oattolicismo, sorgente di ogni virtu, e di ogni ordinate progresso , fece scudo alia totale rovina della nostra penisola, e sostenne la sua potenza morale. Mentre il ro- mano imperio carleva fiaccato da mille cagioni , un potere morale piu forte sorgeva da sotterra in questa citta eterna, slabilita « per lo loco santo, U'sie- de il successor del maggior Piero >'. E fu della provvidenza disposizione al- tissima, che Roma divenisse il centro della maggior forza morale, da cui la vera civilta dovesse derivare, per opera di milioni d'intelligcnze. tutte rischia- rate dalla face del vangelo, che per tutto risplende sulla terra <> In una parte pii'i, e meno altrove >i. Fu questa potenza, quella che fece tantc gloriose im- prese operare ai pontefici,la corte dei quali un di rappresentava in ogni parte del mondo lo scibile umano. Di questa potenza deve il noslro paese gloriarsi; di questa dev'cssere geloso pin che di ogni altra; e questa deve conservare — 78 — sempre ed aumenlare, promovendo la istiiizione con ojjni mezzo il piii efii- cace. L'elemento scientifico, iiiforniato dalla fede divinn^ e fecondalo da buone islituzioni, produce il majj(;iore socialc pro[;resso; iiifatti e.sso abiliia le mend a riflcttere, famigliarizza al metodo analitico, rimuove ia esajyerazione, h'cna le pasiiioni, diminuisce roifjojjiio, rende gli aninoi docili, assegna il giiislo va- lore alie capacila, liinila i desideri , jjcnera e conserva I' online , e guidandu sempre alia conquisla del vero, conduce alia prima delle vcrita, sviliippaiido nefjli uomini l'elemento religioso, fine ultimo e suygello di ogni bene ordi- nata societa. Fiisegnatc a tulU e il gran precetto lasciato da Cristo ai Discepoli, ed ai Romani Ponlefici, che le sue veci compiono snlla terra. Da queslo evan- gclico precetto, non solo proviene il bene morale, come suo scope principale, ma eziandio tutia la sociale fisica prosperila; pero come niun altro c piu di esso utile , cosi niun altro e piu di esso difficile a rettamente praticare per la condizione dell' umana natura. Molto studio infatli , e molta dotlrina fa d'uopo a separare il Falso dalla verita, in ogni genere d'umano insegnamento. Imperciocche, come dalla vera e solida scienza tutto I'onesto e I'utile deriva, cosi dal falso sapere tulte le calamiia della umana famiglia si debbono ripelere. Per la qual cosa Colui , che ad illuminare gli uomini coll' evangelio discese sulla terra, conimise al Romano Pontefice d'insegnare a tutti; onde quesli, che dal sopra naturale lume viene assistito, per modo la istruzione dirigesse, che la anedcsima, divenuta fiume di purissima dottrina, tullo il genere umano fe- licitasse. Le quali cose cosi essendo, non v'ha dubbio che al Romano Ponlefice pill che a chiunque si appartiene I'istruire, per adempiere al comandamento indicato ; dal quale come corollario discendera, che I'umana specie tutta in una sle-ssa famiglia sarii costituita. Di piu quel precetto deve riguardarsi co- me il mezzo unico a raggiungere questo universale stato di societa, verso cui a giorni nostri ci vediamo incaminati, pel progiesso scientifico. Tutto questo bene infinitamente grande si <": conseguilo per lo insegnamento delle vere dot- trine, le quali dovranno produrne molto piu, sino all'universale propagazione del vangelo sulla terra. Questi principj furono assai raeglio riconosciuti dall'immortale PIO IX, il quale percio voile che I'accademia de'Lincei fosse ristabilita, con la deno- minazione di accademia Poitlificia de Nuovi Lined ; che fossero pubblicati nuovi statuti per la medesima, ed acconci alle circostanze dell' attuale pro- gresso; e che questo scieotifico stabilimento si avesse un decoroso locale in Campidoglio, ed una dote dal pubblico erario ; tutte le quali cose sono glo- riose a PIO IX, utili alia societa, ed onorifiche a Roma. — 70 — Dobbiamo qui rendcie iin tribiilo
  • l»l.!\Z,i DEL SIG. DIJ€& Dl ni«.\.%;VO COMMiSSiOINl Sopra nil provesso del siij. Sii.xs M^dail di Susa^ per oltenere il gas dal goudrou , I'tsiduo delta distillazione del carbon fossilc. Commissari Siyg." Ratti, Pkretti, Volpicelli (relalore). R&PPORTU I u rinu'ssa dal si{T. ministro flol commcrcio, belle arti ec. an'aecademia , una istanza del sig. Silas Mcdail^ inyegneiii civile iiativo di Siisa, per oUenerc dal {joverno ponliCicio la privativa di un siio trovato, diretto ad cstiaire il gas per la illuminazione dal {;oudron,che si ottiene dislillando il carbon t'ossile. La coniaiissione avciido preso ad esame rapparecchio, clie il iiominato intra - piendenle presento in disegno, accompagriato dalla lelativa descrizione , ha riconosciulo in esso, non allro fuorche un processo comune per distillare il fjoudron, cioe per separare, da queslo bilume I'olio essenziale, che nel me- desimo si contiene, come gia praticarono altri, anclie in Roma. Perlanto a ragione I'appareccliio del sig. Medail, vicne da esso chiamato distillo--gon- dron; ma non crede la commissione che il medesirao possa riguardarsi, an- che qual nuovo mezzo per fabbricare il gas, inediante il goudron residno del carbone di terra, come 1' intraprendente nominato asserisce. La distilla- zione del goudron, e la decomposizione dell'olio essenziale per ottencre il gas da illuminare, sono due operazioni assai diverse fra loro, e per la dn- lata, e per la temperatura; quindi la commissione crede, che ambedue qiiesti efTetti non possano prodiirsi contemporaneamente dall'apparecchio presentnto; od almeno egli e certo, che volendoli ambedue col medesimo raggiugnoie, sarebbe ua operai-e con troppo dispendio, e con troppa complicazione. Inollre il governo pontificio pel disposto nel capitolato (§. V. §. Xlfj, concluso con la compagnia che inlraprese la illuminazione a gas di questa cilia, si trova nel caso di tion polere frapporre oslacoli di sorla, nella pratica dei processi relativi alia illuminazione stessa. Pertanto la conmiissione opina che non convenga concedere al sig. Silas Medail la privativa da esso richie- sla per anni 15 pel suo apparecchio distillo-gaudron. DaH'accademia furouo adottate Ic conclusioui di qucsto rapporlo, ed in- viate al minislero che le promosse. — 83 — I liiicci confcrmando quanlo nella precedente scssioiic avevano decrelalo , rifjuardo al giornale che per ora servir deve alia pubblicazione dell' csercizio loro; stabilirono eziandio la snjjuenlc ieg{jc » Incorre nelia sospcnsionc dad'escr- cizio accademico, per quel tempo die slimer.\ il comitato, non magjjiore di Ire mesi, chiunqiie dei membri deiraccademia si opponjja con ie stanope, a quel- le gue deliberazioni, die direUamentc non rig;uardano inaterie scientifidic. ^^___^^ P. V. SESSIOKE V DEL 27 APRILE 1848 PBESIDENZA DEL SIG. DI CA DI RIGI«JIKO COMMISSIONI I\ vendo Taccaderaia preso di nuovo ad esatninare il rapporto dei signori t'ommissari Pianciani , De-Vico , Boncompag'ni dei principi di Piombino , e Volpicelli (relatore) sulle norme ddl'esercizio accademico (*), vl fece alcune utili niodificazioni, e lo approvo definitivameote come segue. Si aggiungono al titolo IV dell'accademico statute i seguenti articoli: 1. Le dieci session! pubbliche deH'accademia, cominceranno subito dopo Paaqua, c si lerranno in ciascun giovedi, alle cinque dopo mezzoggiorno. 2. Le session! private, durante il pcriodo delle pubblicbe, sarauno com- prese in queste. 3. In ogni anno, la prima delle session! pubblicbe sara solennne. 4. I temi dellt; memorie da leggere nelle session! pubbliche saranno liberi, dovranno essere a bastanza sviluppati, e tali da iuleressare una udien- za numerosa. 5. Ciascuno dei temi stessi, dovra essere pubblicato tre giorni prima del- la sua lettura, con invito a stampa G. Gli accademic! consegneranno al presidente, dieci giorni prima che incomincino le session! pubblicbe, i temi delle memorie, die vorranno ess! leggere nelle medesime. 7. II presidente col segretario, e coi censori, provvederanno all' ordine col quale debbono procedere le pubblicbe ietlure, avuto ancbe riguardo al comedo dei leltori. (*) VeJi sesjione seconJa 14 febbraio 1848. — M — 8. Le mcmoric lelle nclle scssioni pubbliclic dcbbono ripoii.irc I'appro- vazione clell'accademia, prima di essere slampale negli alii della mcdcsimai 9. II scyretario dovra rofjolarc la stampa di luUo cio die vioiic pubbli- calo dairaccadeiiiia. 10. Le scssioni piivale si Icrraniio di marlcd'i. 11. Le materie in tali session! Iraltale , saranno dal segrelario pubbli- cale con la stampa. in qiu'l fjiornale scicntifico die raccademia stiniera pin convenicnle; il iiualc per ora sara qiiello intitoialo Raccolla Scicnlifica (1). 12. Alle sessioni private polranno assislcre solo quelle personc, inlro- dolte in esse da qualiinqiie membro ordinario. 13. Ognuna tli qiieste sessioni vcrra in Ire parli divisa. Nclla prima , dopo die il .seyretario aviii dato lui brevissinio ccnno della preccdenle tor- nala. jjli accademici leggeranno memorie, o nole scicnlifiche: nella sceonda il presidenle invilerii i niembri ordinari a dare quelle comiinicazioni che avran- iio |)cr raccadcniia: nclla terza il segrelario farii conoscere la corrispoodenza. In ognuna di queste Ire parti, potra discutersi dagli accademici su quaiilo \i si riferisce. 14. La durata delle sessioni private noo sara maggiore di due ore, sal- \o quando il presidentc noii credesse utile mandaria piu in lungo. 15. I menibri ordinari che avranno argomenti a traltare, o comunica- zioni a dare nclle sessioni private , dovranno indicarle al segrelario prima che incominci la sessione, ed il parlare si accordera loro secondo I'ordine delle indicazioni dale. 16. II uioto perpetuo meccanico, la quadratura del circolo, la tri.sezio- ne geomelrica dell' angolo, od altre simili ricerche, non saranno mai prese in considerazione. 17. Conforme alio spirito dei primi lincei, e deiraccademia del cimen- lo, i nuovi lincei si occuperanno anclie di quelle ricerche scientifichc , le quali abbisognano di associazione per essere condotle a termine; quindi chie- deranno alle autorila competenti quei mezzi, che per tali ricerche slimeranroes- ■sere necessari. 18. La lingua dell'accademia sara la italiana; se pero verranno prescn- late memorie in latino, si leggeranno e slamperanno in questo idioma. (1) LVsercizio in fatti Ji quc&to primo anno ilelt'accadcmia si trova {)ubblic;-<)i 'r-7' ^^/ y^^-ur- 1. .-,v.ari ad n, = 100 , «,, = 80. Net valori imi il . eg no -+ - quaiido sia «;■ >» 32. 'ieau. Falir. Cent. Rmu. Fall)'. Cent. Rmu. Da le formule n. n, "c Ilr "/ n. n. 4- 1 4 - — C= — Il 18 9u ■32,00 -1-140 4-00,00 + 48,00 -1-176 -h80,00 -^ 04,00 32,44 141 00,55 48,44 177 80,56 04,44 1 \_' 32,80 33,33 1-Vi 143 "01,11 01,00 48,88 • 40,33 178 170 81,11 81,67 04,80 05,33 abbiamo F. C. II. 33,78 34,22 144 145 02,22 02,77 40.78 50,22 180 181 82.22 82,78 05,78 06,22 0,1 0,06 0,04 34,67 140 03,33 50.67 182 83,33 66,07 0,2 0,11 0,00 35,11 447 03.88 51,11 183 83,80 67,1 1 0,3 0,17 0,13 ^5,50 148 04,44 51,50 184 84,44 67,56 0,4 0,22 0,18 B6,00 UO 05.00 52,00 185 85,00 68,00 0,5 0,28 0,22 66,44 150 05,55 52,44 186 85,56 08.44 0,0 0,33 0,27 B6,89 151 80,11 52,S0 187 80,11 08,89 0,7 0,39 0,31 ■?,33 152 00,06 53,33 188 80,07 09,33 0,8 0,44 0,35 ^■?,78 153 07.22 53,78 ISO 87,22 69,78 0,0 0,50 0,40 38,22 154 07,77 54,22 100 87,78 70,22 : 38,07 155 08,33 54,07 101 88,33 70,67 30,11 150 08,88 55,11 102 88,80 71,11 30,50 157 00,44 55,50 10.'{ 80,44 71,56 140,00 158 70,00 50,00 104 00,00 72,00 , 40,44 150 70.55 56,44 105 00,50 72,44 40,80 100 71,11 50,80 100 01,11 72.89 41,33 101 71,00 57,33 107 01,07 73,33 i 41,78 102 72,22 57,78 108 92,22 73,78 42,22 103 72,77 58.22 100 02,78 74,22 42,07 104 73,33 58,07 200 03,33 74,07 43,11 105 73,88 50,1 ! 201 03,89 75,11 43,50 100 74,44 50,50 202 94,44 75,56 44,00 107 75,00 00.00 203 05,00 76.00 '. (..',4 108 75.55 00,44 204 95,56 76,44 ,,80 169 76,11 00.80 205 00,11 76,89 4.-. ,33 170 70,06 61,33 200 00,07 77,33 . 45,78 171 77,22 61,78 207 97,22 77,78 40,22 172 77,77 02.22 208 07,78 78,22 -40,07 173 78,33 02,07 200 08,33 78,07 47,11 174 78,88 03, 1 1 210 08,80 70,1 1 47,50 175 70,44 03.50 211 00,44 79,56 48,00 170 80,00 04,00 212 100,00 80,00 ^___ • — 100 — T A V O L A II. SiduiioM dei gradi termometrici otluagesitnali in gradi cenlmmali, mediante la formula Reau. 1 Cent. lieau. Cenl. Rcaii. (cut. ", », ", K 11,. n,. Dalla R formula C — 16 —20,0 -Hi 6 4-20,00 +48 +60,00 15 18,8 17 21,25 49 61,25 5 "^ "4 14 17,5 18 22,50 50 62,50 abbiamo 1 13 16,3 10 23,75 51 63 75 12 15,0 20 25,00 52 65,00 11 13,8 21 26,25 53 66.25 R. C. 10 12.5 22 27,50 54 67,50 9 H,3 23 28,75 55 68,75 0,1 0,125 8 10,0 24 30,00 56 70,00 0,2 0,250 7 8,8 25 31,25 57 71,25 0,3 0,375 6 7,5 26 32,50 58 72,50 0,4 0,500 5 6,3 27 33,75 59 73,75 0,5 0,625 4 5,0 28 35,00 60 75,00 0,6 0,750 3 3,8 29 36,25 61 76,25 0,7 0,875 2 2,5 30 37,50 62 77.50 0,8 1,000 ■ 1 1,3 31 38,75 03 78,75 0,9 4,125 0 0,0 32 40,00 64 80,00 -4- 1 -f- 1,25 33 41,25 65 81,25 2 2,50 34 42,50 66 82,50 3 3,75 35 43,75 67 83.75 4 5,00 36 45,00 68 85,00 5 6,25 37 46,25 69 86,25 6 7,50 38 47,50 70 87,50 7 8,75 39 48,75 71 88,75 8 10,00 40 50,00 72 90,00 9 11,25 41 51,25 73 91,25 10 12,50 42 52,50 74 92,50 M 13,75 43 53,75 75 93,75 12 1 5.00 44 55,00 76 95. 00 13 16,25 45 56,25 77 96,25 14 17,50 46 57,50 78 97,50 15 18,75 47 58,75 79 98,75 10 20.00 48 00,Oo 80 100,00 — 101 — T A V O L A HI. Riduzionc dei gradi lermomeCrki centesimali in gradi olttiagesiinali, medianle la formula C cut Reuu. Cent: Reau. Cent. Rc'dU. —16 ?!,. llr -(-23 -hi 8,4 n. nr Dalli C » formula — 12,8 -+■62 + 49,6 15 12,0 24 19,2 63 50,4 fo 14 11,2 25 20,0 64 51,2 1 13 10,4 26 20,8 65 52,0 abDiamo 12 11 10 9.6 8,8 8,0 27 28 29 21,6 22,4 23,2 66 67 68 52,8 53,G 54,4 C. R. 9 7,2 30 24,0 69 55,2 0,1 0,08 8 G,4 31 24,8 70 56.0 0,2 0,16 7 5,6 32 25,6 71 56,8 0,3 0,24 G 4,8 33 26,4 72 57,6 0,4 0,32 5 4,0 34 27,2 73 58,4 0,5 0,40 4 3,2 35 28.0 74 59,2 0,6 0,/.8 3 2,4 36 28,8 75 60,0 0,7 0,5G 2 1,6 37 29,6 76 60,8 0,8 0,64 1 0,8 38 30,4 77 61,6 0,9 0,72 0 0,0 39 31.2 78 G2.4 -1- 1 + 0,8 40 32,0 79 fi3,2 2 1,6 41 32,8 80 64,0 3 2,4 42 33,6 81 64,8 4 3,2 43 34.4 82 65,6 5 4,0 44 35,2 83 66,4 G 4,8 45 36,0 84 67,2 7 5,6 46 36,8 85 68,0 8 6,4 47 37,6 86 68,8 9 7,2 48 38,4 87 69,6 10 8,0 49 39,2 88 70.4 11 8,8 50 40,0 89 71,2 12 9,6 51 40,8 90 72.0 13 10,4 52 41,6 91 72,8 14 11.2 53 42,4 92 73,6 15 12,0 54 43,2 93 74,4 1G 12,ci 55 44,0 94 75,2 17 13,6 56 44,8 95 76,0 18 14,4 57 45,6 96 76,8 19 15,2 58 46,4 97 77,6 20 16,0 59 47,2 98 78,4 21 16,8 60 48,0 99 79.2 22 17,6 61 48,8 100 80,0 — 102 — COMMiSSlONI Sui (lulallr'i per oltciwvc il moto rotatoria dall'azione immediata del vaporc. n&ppoiiTo Fu riferito airaceadcmiiT delle scienze «li Parigi , nella sessioiie del 17 nprile 18'i8, clie il miiilslro deH'isliuzione pulililica (rasinetlcva all'accademia stessa, una mcmoria del sijjnor A. Miqncl, prof, di matematichc nel collegio di Vigan, aveute per titoio » modo per diretUimcide prodnrre il molo rolalo- rio vicdiinilc il vaporc » (*}. II sejji'etario prciide occasione da cio per lor- nare alia memoria de'nuovi lincoi, die il Fu Vitlorio Sarli raeccanico, imaia- {jino fin dal 1826 un congegno, ad oUeiaere il molo rotalorio, coH'azione iiii- mediala del vapore. Una commissione, presa da quest'accadetnia sli-ssa, in al- lora di privala istituzione, fece nolevole plauso all invenzione dul Sarli ^**); e ne fu costruUo in ferro il uiodello, con dimensioni tali, da produrre un ell'clto utile; ora trovasi questa macchina del tullo abbandonata nella ferriera di Tivoli. Avulo riguardo al giudizio favorevole, clie i lincei di allora eslernarouo per cosifTaUo motore, deve credersi che, se non in tutto, certo in qualche sua parte, la invenzione del Sarti potra interessare la meccanica applicala, laotide potrcbbe riuscire utile, clie il modello gia coslratto, fosse preso dall'accade- iiiia nuovamcnte ad esame. Fu adotiata la conseguenza di questo rapporto, e fu nom'inata percio la seguente commissione Sigg. " Prof." Certini (relatore), Cavalieri S. Beatolo, Carpi. Il sig. ministro del commercio, belle arti ec. trasmette airaccademia un mctodo, esibilo da Cesare Capelli^ per depurare gli olii da ardere, c la inleressa nel tempo stesso ad esternai-e il suo parere sul mcdesimo; fu percio noininata la seguente commissione Sigg.'' Pi of.'' Carpi (relatore), Ratti. II segretario legge una letlcra del Rmo. P. Gio. Hall. I'ianciuni, con la (*) Complps ronilns 17 jvril IS'iS, I. XXVI, p. 'I'lX. (") Di.irio ili Uora.1 n. 73il<'ll'll bi'ileinbre 1830. — 10.3 — (|ii;il<' qiicslo onorovole scionzialo pr^jja {»t'n!ilincnlc r.icoaclemia, onde vofjlia tiori)iiiai'(> nil allro die lo riiiipia/zi iit;! siio posto ili socio ordiiiario, o di cen- sDie riclla mcdesima ; dicliiaraiido cs.scrsi cyli alloiilaiiato da lluiiin per un Icmpo iiidefiiiilo. Molto rinci'chbe ai lincei I'assenza illiiniia(a di qiiesto lo ro socio stima- bilissiiiio; eil a riseiitire meiio di qiiesta aiancan/.a , noiiiinarono lo stesso P. I'inneiani Fra i soci corri.spoiideiiti, aii{jiirandosi die il mednsiiiio voglia coi suoi lavoii {jiovare aiiclic da liiniji I'accadumia", e cio fecero aiidic piii vo- lonliei'i, pd riflesso die, secondo lo slatiito, i coiTispondciiti {jodono in acca- demia {;'i slessi orioii dcgli ordinari. COMUNlCAZiO^I II presidente fcce nolo die Sua Sanfila, neirudionza del 17 maggio te- ste decorso, al medesimo accordala , chbc la deyiiazione di approvare la no- iiiiiia del si{j. prof. Giuseppe I'onzi a socio ordinario delTaccadeinia pontificia de'niiovi lincei, falta dalla medesitna nella sua tornala sesla dell' II del siid- delto iiiesc. iMonsigf. Lttvinio de'Mcdici Spada, iino de'trenta soci ordinari, fece dono airaccadcmia dell'opera in dieci voluini, inlilolata, Diciiounaire^ de I'indiislric mawifacliti'iore, commercinle, el (Kjrkok. Gradirono sommamenlo i lincei qiie- sto dono del dislintissinio loro colle{ja, e vollero die gliene fossero piibblica- mente rose grazie. II siy. prof. Ponzi didiiaro essersi associato a monsignor Medici Spnda, per fornire gratuitaracnte Taccadeniia di una raccol'.a dei minerali (*) propri ^lel suolo ponlificio. Per parte del P. Pianciani si i-icevurono le seguenti opere: ffcltani Angela^ Delia indefinibile diirabilita ddia vita imjIIc bestie . con iin'appendice sulla longeviia delle pianle. Ci'esvimbfni Giulio^ sulla vilale elotlromozione. Jlcrruli prof. Giacinlo., sulla fosforescenza in gciierale, e piu parlicolar- inenle su (piella dei coi-pi organici. (') VeJi Sessioiie III Jtl i| iiiar^o ISiS. — 104 — Selmi prof. F., Stiidi sperimentali e leoretici di chimica molecolare. Zanleileschi prof. F., Teorica fisica delle macchinc magneto-elettriche, ed eleltro-magiieliche. — Spcrieiize su nuove linee iiere e luminose dello speltro solare. — Sulla \irtu illuminaritc del polo negativo, c calorifica del polo posilivo deireleltroniotore voltiano. — Elenco delle priacipali opere scientifiche da esso pubblicate , e pre- sealate ad accademie. Pianciani prof. Gio. Batt.^ Osservazioni sulla cosnaogonia. L'accademia eslerno i suoi ringraziatnenti peldono delle iadicate memorie. COMITATO SEGRETO Sccoudo quanto e disposto dallo statuto accademico, e precisamente al ti- tolo III sul pcrsonale § G.° furono in qiiesta sessione, per maggioranza di voli segreli, notninati a membri aggiunti dell'aceademia i seguenli : Sigg. Palomba Clemente dottore. CuGNONi Ignazio ingegnere. Cavalieri S. Bertolo Gio. ingegnere nel pontificio corpo d'acqiie c strade. Betoccbi Alessandro ingegnere. Vespasiani D. SalvAtore, supplente alia cattedra di fisico-chimica nel coUegio roraaao. La Domina dei corrispondenti, e del socio ordinario in rimpiazzo al prof. Pianciani, come pure quella di un censore, fu alia prossima sessione difFerita. P. V. — 105 — SESSIONE VIII' DEL 15 GIDGXO \m PREfitlUEIVZA DEL MO. OIJCA Dl RIGKAIVO MEMORIE E COMUNICAZIOISI AsTRONOMiA — Soprn Id nuova slclla xcoperta da Hind. Nota del siij. prof. D. Ignazio Calandrelli. J-Ja nuova Stella scoperia da Hind iiella eoslellazione dell'O^oco, e slala os- servata in qiieslo ponliFicio osservytorio , nel giorno G del correute giujrio. ^lelle osservazioni Falte uii'ora prima del suo passagyio pel meridiano, essa era lucidis.sima, e fra i colori si distingueva it rosso , e verde. Nel passag- gio al meridiano mi comparve bianca, e somiglianlissima alia y del serpente, con cui la paragonai piii volte. La differenza in All colla v mi risullo di 20, 59'' circa. Poco dopo il passaggio pel meridiano notai i soliti colori: a sen- timento di quel che la voUero osservare, in alcuni istanti quasi si occultava. A verificare questo fenomeno volli tentare altre osservazioni nel giorno 1 1. Cominciai le osservazioni tre ore prima del suo passaggio pel meridiano, la luna lo aveva passato poclii minud prima, e la stella mi apparve bianca, e uon potci notare variazioni di colori. Cio forse dipcndeva dalla viva luce della luna, e dalla luce crepuscolare. Se debbo credere ai miei occhi , mi parve che in qualche istante la sua luce si rendesse piu debole, e in uno di que- st! istanti mi comparve come un punto lucido, o una fissa di 7' in 8'' gran- dczza. Quando pero la luna era vicina al tramonto la vidi piu bella, e notai i soliti colori. In tutte queste osservazioni mi parve pero sempre piu bella della V del serpente , per cui non posso inlendere come alcuni astronomi la vo- gliano giudicare di una grandezza eguale, e anche inferiore a questa. U — 106 — COMMISSIONI Sul melodo proposlo dal sig. Ces.vrk Capei.i.i per depurare ijli olii da ardere ('}. Coiumissai'i Sigjj." Prof." Katti c Cakpi [reUUore). RirroKTo II inelodo , clie il sifjnor Cesaie Caijelli pro|>one per |)iirificarc 1' olio, (ratio da varie semeiize oleose, c pel quale, sostenendolo di sua invenzioiie, implora la dichiaraziorie di proprieta, coiisiste ncH'unirvi per ogni 100 parti fiiujuc di acido solForico, mescolare ben bone, ajjgiungervi quindi deU'acqua, di cui noil precisa la quanlila, che conlenjja disciolto il dieci per cenio di sollo carbonalo di soda, riiiiescolar di nuovo , e dope un riposo di 30 ore separar I'olio depuralo dalle feccie, eseguendo il tuUo con meccanismo che descrive, ed a ma{];{jior delucidazioue illustra con discjjni. Per ritipondere (jiuslamente alia fatta richiesla e necessario conoscere , die il cliiinico inglese Gower pel primo nel 1790 propose il depurainento degli olii col mezzo dell' acqua acida per acido solforico, senza die pero ne precisasse la quaiilita, ed il niodo di adoperarla. Nel 1814 il sig. De7iis di iMonttort, dopo essersi molto occupalo della depurazione degli olii , presento una memoiia nel concorso stabililo su queslo soggcUo dalla sociela di agri- collura, coinmercio, scienze, ed arli della Marna. la questa menioria propo- ueva di prender 100 parti degli olii di Colza [Brassica campeslris), iNavette (liransica rapa., e napus)^ Camelina (Myagrum saiivtiin) ed in geaere di qiia- lunque altro olio vcgetale , aggiungervi due parti per ogni cento di acido sollorico, riinescolar bene; unirvi dopo un certo tempo il doppio volume di acqua, agilare ancora; ed allorche il tutto avesse preso un aspetto laltiginoso, agf iungervi per ultimo una base capace di saturar I'acido, e prescelse la piiV economica fra le basi, la calce cioe estinta, od il marmo in polvere, in quan- lila sudiciente a produrre Teft'etto. L'olio depurate soprannotava dopo qual- che tempo al sollato di calce, deposto in fondo al vase, ed all' acqua carica di princijjii mucillaginosi. Qiiesto metodo hi riconosciuto utilissimo, (atclie da quell'epoca trovasi riportato , e talvolta anche con qualche utile modili- cazione in piessoche tutie le opere di chimica, fra le quali citeremo special- meiite quelle del Dumas., del Liebig., del- Tlieiiard- Dopo cio e necessita stabilire, che allorquando il sig. Capelli sostenne di sua invenzione il metodo per purificare gli o|ii , implorandone la dichiara- (■) Vrdi sessioiie VJI del iS iiiiimjio 1848. — 107 — zione tli propricta, non pote sicuramenle parlare dc'chimici agenli , che gli olii piirificano (poiche sono quesli gia da gran tempo generalmente conosciii- li, etl adoperali ) ma bensi de'mcccanici, la cui mercc quelli agenti vengoiio agli olii mescolali, c da essi qiiindi scparati. Non e ora del noslro ollicio enlrarc a disculere delta convenienza, o rli- sconvenienza del sue apparcccliio, e sopraUiilto se merili di esser preferilo ngli altri gia in iiso; ma iion possiamo certamente lasciarc inosiicrvato es8ere erroneo I'usare in tale opcrazioue vasi di rame, sebbcne stagnati, come il si- gner Capelli si propone, essendoche questi sarebber dall'acido solforico con- centrato pian piano atlaccati, e corrosi. Prescindendo da cio, siccome nelie varie opere da noi oonsultate in ppo- posito, non abbiamo trovato iudicato il meccanismo dal sig. Capelli proposto, cosi siamo di sentiraento, che gli si possa per questo accordare il richiesto diritto di proprieta; tanto piu, che con tale concessione, non viene alTalto ad intralasciarsi I'induslria della purificazione degli olii stessi, libero esscndo per ciasciino i'uso dei chimici agenli, ed i mezzi meccanici essendo suscettibili di inoltiplici variazioni. L'accademia mentre adotlava le conseguenze di siOfalto rapporto, decreto che fosse il medesimo comunicato al minislero del commercio ec. , in adem- pimento della iacumbeoza dal medesimo allidata sul proposito ai lincei. COMITATO SEGRETO Riflettendosi che la Italia presenta un considerevole numcro di dotti nelle scienze tanto esatle, qiianto naturali, degni di essere uominati soci corrispon- denti dell'accademia, si prego in questa sessione il sig. duca di Rif^nano pre- sidente, ad implorare da S. Santita, che il numero dei corrispondenti italia- ni, limitato gia dallo statulo accademico a Tcnti, sia per la indicala ragione, li- milato iavece a trenta. L'assenza indefinita da Roma del prof. Pianciani ( vedi sessione prece- dente del 25 maggio 1848) avendo prodotta una vacanza nel corpo accade- mico deliberante, composto dei Irenta lincei ordinari; il comitate, scguendo quante c di.sposto al titolo IV § 13 dello statute, propose a rimpiazzare <|uel ch. scienziato una terna, composta dei signer! professori: Francesco Orioli, gia professore di fisica nell'universita di Bologna. Dott. Agostino Cappello. Pio Brancuim, ingegnere supplente nell'universila romana. A pluralita di voti fu scelto il sig dott. Agostino Cappello. P. V. — 108 — mmm w del 6 luglio \m\ PRESIULI\Z.l DEL «tlG. DITCA »I KIGNAIVO MKMORIE E COMUNICAZIONI Matematiciie pure — Sulla integrazione delle cquazioni differenziali. di primo grado cd ordine^ a tre variabiU. Noia del prof. Paolo Volpicelli. MJuc sono i iiictoili jrcncrali per giungere ad iiUegi'are requazioni dilloren- ziali di primo grado cd ordiiie a tre variabili, e difl'eriscono fra loro per la Forma, non gia per la essciiza. Questi metodi ambeduc consislono in far di- pendcre la iiitcgraxione della proposta dift'eren/.iale a tre variabili, dalla inte- grazione di due cquazioni, a due sole delle \ariabili medesime. Pei'o dilleri- sce I'un mctodo dall'allro per quesio, perche il primo di essi procede indi- cando solo il seatiero analitico da seguire nei singoli casi particolari , senza giungcrc ad una formola cbe il finale risultamento rappresenti del metodo stcsso. II secondo poi, pin esplicito del primo, conduce ad una formola ge- neralc, che per mezzo di quaatila date dalla differenzialc proposta , rappre- senta espllcitamente I'intcgralc richiesto. Da cio apparisce in che consista la diflerenza fra i due indicali metodi; differenza die, come gia dicemmo, si ri- feriscc alia forma, c non alia essenza dei metodi stessi. Per quelle ricercbe da me fatte negli autori piu cogniti e piu completi di calcolo integrate, mi e sembrato che dai medesimi non si riportino I'uno e I'altro dei metodi stessi ; ed il riportarli ambedue deve riescire utile alia istruzione ; la diQerenza, comecche di forma , fra questi esistcnte. da occa- sione ad esercitare vantaggiosamente gli studiosi negli artifici del calcolo. Inoltre niuno dcgli autori stessi presenta le applicazioiii del secondo metodo, che riguardammo giustamente come piu esplicito, e piu analitico , quantun- que si trovi dimostrato in essi; ed e singolar eosa vedere in alcuni testi di calcolo integrale, riportata la dimostrazione di siffatto metodo, e poscia inte- grate le particolari equazioni, applicando ad esse , non il mctodo nel teslo dimostrato, ma I'altro. eioe quelle meno esplicito, e meno analitico, del quale pero nei medesimi testi non si fa menzione. Per tanto roggctio principale di quesla nota consiste, nel supplire alia mancanza di applicazioni complete del metodo secondo, che dicemmo espli- — 109 — cito, per intepiarc I'equazioni a tre incogaite. Prima pero di venire alle ap- plicazioni medesime voylio, in quella guisa cl.e per me si crede migliore, di- mostrare I'uno e I'altro dei raelodi stessi. E dal primo, cioc dal racno espli- cilo incominciando, pongasi la equazione differenziale di primo jjrado ed or- dine, a tre variabili, essere la W Md.r H- Ndj/ -+- Pdz = 0. Questa sara integrabile, vale a dire ammeltera una funzione delle tre varia- bili medesime cbe la soddisK, quantc volte co' suoi coemcienii vcrificLi la condizionc % d.v/ ^ \dz ii,j' \dx db^ "' e cio sappiamo dalle doltrine del calcolo integrale. In tale ipotesi facciasi nella proposta una qualunque delle variabili, per es. la z, costante; sara Mdjc -*- Ndij =1 0 Si delcrmini I'integrale completo di questa equazione a due sole varia- bili, che sara generalmente espresso dalla (3) F(.r, ,j, z) = iJ. , essendo p. una costante arbitraria, dipendente dalla sola z, e facente parte del- I'integrale medesimo, per la supposizione fatta di z costante. A determinare la .u si differenzi I'integrale trovato, considerando in esso le a:, y, z tutte va- riabili, ed il risultamento di questa difterenziazione potra essere rappresenlato dalla Md.v H- Ndi/ -t- ndz — Kd;z = 0 , nella quale H, K sono coeflicienti, che il processo del calcolo determinera nei singoli casi particolari. Paragonando questa con la proposta, si avra Pdz =- Hdz — Kd.a , e quindi (4) d,a=5L±LZdz. K Se la proposta soddisfi alia (2), vale a dire se abbia per integrale una fun- — no — rione dellc t, ;/, z, si potra il secondo membro della (4) ridurre a conle- nere le sole rariabili z, a ; riduzione che gcneralmenle si oUerra eliminando dal secoudo membro slesso, mediantc la (3), le variabili .v, y in csso conle- iiule. Per la ipotesi falla di [i fuiizione di z^ la eliminazione di una qualun- qiie delle variabili stesse, trarrii seco pure la eliminazione dell'allra: Perlanlo integrando la (4), dopo avcrla ridolta cou le sole -, u.^ avremo e I'integrale della proposta sara F(.v,2/,^) = /-(4 Gli esempi di queslo metodo d'integrazione si prendano dai corsi di calcolo integrale, ove se ne trovano in gran copia. A enendo alia esposlzione del secondo metodo piii esplicito, e pin anali- lico del precedenle , abbiasi da integrare nuovamente la (1), che per ipotesi verifica la (2), e deve percio ammettere una funzione delle x, ij,z per unico suo integrale. Ora poniamo costante una delle sue tre variabili, per es. la x; avremo pNdy -f- (pPdz = 0 , nella quale il fattore 9, rende questa equazione una esatta differenziale , ri- spetto alle sole variabili z. y; quindi sara /f (Ndy + Pd^) = IX , essendo f* una funzione della sola x, necessaria per completare questo inte- grale, in cui la x medesiraa si considera costante. Fatto per compendio /?(Ndy-+-Pdz) = V, avremo equazione che rappresenta I'integrale cercato, essendo V una funzione delle ij, r, ed jr, riguardala questa come costante. DifFerenziando la (5) rapporto alia sola .v, avremo /dV diM , ed e chiaro che la quantita compresa in questa parentesi , dovra eguagliarc il coeflicieote della d.t nella (1), moltiplicata]per6 questa per f; laonde avremo — ill — , . (l/A dV (6) ,— = 1 ?M . ax ax La /m data dalla prima inlegrazione, non pu6 conlenere delle tre variabili al- tio che la .v; dunquc la V- — ?M d.v dovra essere, o polrii divenire mediante la (5), una funzione deile sole .v, jj.. Pertanto I'intejjrale della (6) si olterra per la iDleyrazione di una difFe- rcnzialc di sole due variabili, cioe i-i. ed a;; ma dall'integrale della (Gj dipen- de queilo della (1), clic, parag^onando insieme le (5), (6j, puo essere rappi'e- seutalo dalla V_/(tJ-.M>,. cos'i c chiaro che questo dipendc anch'esso dalla integrazione delle diiferen- ziali di solo due variabili. II metodo adunque ora da noi dimostrato per inlegrare la (J) , si puo esprimere nel seguente modo: 1." dovra verificarsi la (2) mediante i coefli- cienti della differenziale proposta : 2." dovra supporsi coslante una delle tre variabili, lo che produrra una delle Mdx -H M,j == 0 , Md.v -I- Pd^ = 0 , A'di/ -i- Pd- = 0 ; e giovera scegliere Fra quesle tre ipolesi quella, che rende il calcolo seguente piu spedito : 3." si dovra determinarc cr tale, che renda esatta la prima dif- ferenziale a due variabili, e quindi assegnare I'integrale V; se poi torni me- glio, si potra operare inversamente, determinando prima V, e poscia p: A.° si ridurra la {G] ad essere differenziale di due sole variabili, e poscia integrata, si avra il valore di a espresso con una sola variabile : 5.° sostituito questo valore nella (5), si avra I'integrale richiesto. Per tanio , e da queilo che abbiamo qui conchiso , e dagli esempi se- guenli sara manifesto , che una equazione difl'ereiiziale di grado ed ordine primo a tre variabili, non potra sempi'e integrarsi , vale a dire, non potra sempre considerarsi come la differenziale di una equazione fra le variabi- li medesinie. Inoltre che il suo inlegrale gencrale , quando esista , racchiude — 112 — una costante arbilraria; e die allora esistera , quando la coiidtzioiie (2) sarii soddisfalla. Questa iiileyiazioiie si liduce a quella di due differeiiziali a due sole variabili. Se la (1) si Tolesse ridune nella ds -1- — dy -+- y d.v = 0 , in tal caso, ripelendo il ragionamento precedente su questa, si giungeiebbe alia formola d/Ji dV M che deducono alcuni autori, e che non allraraente della (C) da noi dedoUa, serve a darci rinlegrale coraplelo della (1). Dobbiamo peri) in proposito rifleltere, che il fatlore ? non e lo stesso in queste due formole, o risullamenti finali; e che la formola (O) riesce nel cal- colo pill spedita della precedente; quindi e che solo di essa ci varierao nelle seguenti applicazioni. Dopo avere, nel modo che abbiamo cieduto migliore, dimostiato i due inetodi per ialegiarc la (I) , lo che forma il soggetto secondaiio di questa nota, veniamo al primario di essa, cioe alle applicazioni esalte e complete del metodo secondo, vale a dire della formola (6) , che ne rappresenta il finale risultamento del metodo stesso. I." Abbiasi la nella quale si ha y »/d.f — xd>i — — dz = 0 , M=y, N= — X, P = — ^ , valori che soddisfanno alia (2). Supponendo .v costante, avremo la difFerenziale — xd| la quale facilmente riducesi alia xdy — ^ d2 — 0 , y 2 — 113 — ed integrando avremo V==- —h(z) = !x. y Quindi sara 1 dix dV ? = -r , e percio la fjeaerale 7- =■ -j 9M, y " d.r dx si ridurra nella du = ( — Ida; = 0 ; e sara a =" cost. ; ^ y y ' laonde nella y coDsistera rintegralc del la proposta. II.° Abbiasi la equazione (i/' -H yz]dx -+■ (xz -h z')d,j -+- {if — xy) dz =« 0 , M =» y' -+- j/z , N = a;c: -4-2'' , P =- 2/'' — xi/ , sara e la (2) si verifichera. Gonsiderala perlanto la y per costaote, avremo la dif- ferenziale inesalta ['f ■+■ y~)y' -^- yz-i-z' , N = .r' -+- a;z -+- z% P =- a;' -+- a;i/ -f- y% e percio la (2) rimarra soddisfatta. Riguardando z come costante, si oltcrra ((/'' H- i/z -+- z")dx -I- (x' -\- xz -^- z')dy = 0, che non e diflerenziale esatta, e che riducesi a questa forma da; i\y x -h-xz-hz xj -{- yz -h Z' — 117 — Oia si riflelta che (ix 2 2z(/3cb 2 22i/'3C2z-4-a)'dx x'-t-.v2H-2^ zi/ 3 4x' -4- 4.rz-*-4z' 2i/3 (2z -)-.r)' [(2r-+-x)'-t- 3a;'] 2 [(2z -+- .v) 1/ 3 — .V 1/ 3 1 (2z -i- ar)'d.t 2 \2z -+. x) z^^3 (2z-H j;)U(2z -t-x')-+-3x'] ^r/S ^ _^ / xi/3 x' ^ ^ 2z H- X / e che percio sara ,. d.v 2_ / _ .vl/3 V J.v'-+- XZ-+-Z' ~ zl/ 3 ""^"^ V "^ 2z-Hx' Pertanto la integrazionc dell'ultiraa differenziale, nella ipotesi di z costante , ci daru 2 r / xi/3 \ f 1/1/3 \"l : I arc tang = )-+-arc(tanR = ,/ = C. ZI/3L ^ " 2z-l-.r' ^ " 2z-t-i/'-J Pongasi arcftang = g^) =c , arc(tang=. g|) == C ; sara *l^3 Mi/3 quindi (zx-t- XtJ H-Z?/)l/3 tan{j(c-t- c'): 2z' -h zx^yz — xy ' e percio CH-c'«-arc tang= --5^ )-f-arc(taDg z=^^ ) =.arc(tanff= ); ^ ' — ), V 2z -)- x' ^ 2z-t-i// \ " 2z--h-zx-^zy~xy / quindi — — arcltanfj => -—r. =C. Riguardando C qual funzione incognita di z, si potra in essa con}prendere il 2 fattore -— , e prcndendo la tangente in vece deirarco, avremo — 118 — jcz -^- 112 -i- xy . ,. 1z 2;' ^xz -i-yz —x'J ' {;iz' -<- xz -^ yz - xyf Perlanto la tbrmola generale d/x dV si ridurra in tal caso alia d/x {'2z"-hxz-h-yz--xy)(x^y)—{xz+}jz-hxy)[^z-hx-hy)—2z(x^-^xy+y'\ d^ °° (22' -t- x2 -+- y; — 1/Af sicche, fatte le riduzioni tutte, avremo 2(x -(-»/-*- z)(xy -t- xz -+- i/2)d2 d/A = — Inoltre, poiche abbiamo (2z ' -H a:2 -t- 2/- ' — pT' (.v^ •+• yz -+- XJ/)^ ^ (2.- ' -i-xz-i-yz -xyy ' dfx 2{x -+-?/ + 2)dz percio avremo [X' xy-h xz -i- yz Abbiamo eziandio 2z' -I- 2zx ■+■ 2zy . ,. A-^-p. 2z[x -+- w + 2) 1 H- /x = , e quindi = — '^ 2z- -^zx -^yz — xy f^ xy •+■ xz ■+■ yz laonde sara d^ _ 2(x -t- ;/ -t- z)Az 1-+-^ (J.'- a;;/ -(-xz -1-2/^ z/x ' da cui si ottiene Az da dfJi. d^a z /x(1 -Hf;.) p. 1-1-/X ' ed integrando saia L(z)=,l(^-) + L(C), ossia z H-fx C ;_ !=■ ^ donde u =1 . — 119 — Dunque I'iiilegralc cercato savk xy -\- xz^- }jz C 2z^ -i- xz -i- 1JZ — xy z — C ' die si potrii eziandio riduiie nella xy-^xz-i-yz , u u x -\-jM-z 1 =tji cd ancnc nella =i — , x-h y -i- z xy -^ xz -i-yz C in cui C rappresenta una costante arbitraria. Differenziando qualunfjue di queste primitive, si ottiene sempre la dif- ferenziale proposta, e si viene a conoscere nel tempo stesso, che la medesi- ma riducesi esatta differenziale, molliplicata che sia per i'uno o I' allro dei due faltori a; -4- y -t- z)=> ' {xy -t- xz -*- yz)' y.° Sia data per ultimo esempio la xdz {x' — y' -^ z'')dx — x^dy ■+■ ziy — x)dz -+- (y" — x-) =■ 0, z equazione da Euler integiata, per mezzo di artifici analitici assai rimarche- \oli. Avremo z e la (2) sara soddisfalta; quindi ponendo dc=.0 , sara (1) {^' — ]f^ ~'>b— z' dy = 0, che non e differenziale esatta, ma che lo diverra mediantc un opportiino Fat- tore, qui appresso determinate. Di quesla difTerenziale, non puo la primiliva con tutta spedilezza ottenersi; ma riflettendo che 2/ — a- =- 0 e una soluzione particolare della equazione stessa, potrenio raggiunyere con cio il suo inlegrale generale. A tal fine supponiamo questo essere — 120 — sicche sostiluendo nella (I) il valoie lanto delta 1/% quanto della dy, avreroo dopo Iti I'idiizioni la — (2k -t- z^yix ■+■ z^dti =- 0 , ovvero la , 'lux dx utt — = dx- . z" Per integrare questa equazioue di primo grado cd ordine , dobbiamo avere ricorsiu alia scparazioiic dellc variabili, c sara ti = e'' (J e '' dx -^ ^\ , esseado [J. una funzione di z. Ma per ipotesi abbiamo y — x' percio sara X (2) fe~^dx: y — ■y- rintegiale della (1), avendo in esso cangiato — ft in -t- p. , e dovendosi nel- I'integrazione indicata riguardare z per costante. Dopo cid potremo stabilire /■•~^, z'- e' = I e da; •-' 1/ — y—x Per assegoare il fattore 9 differenzieremo, nella ipotesi di z costante, I'inle- grale ora trovato; e fatto il confronto del risultamento con la (1), avremo [y — x) Inoltre abbiamo dV _ V' ' ^"^ _ 2e " => "" dz dz z ^ y — X _ 12J — e per asse{<;nai'e il valore del differenziale f' dx dz ' faremo uso del teorema di Leibnitz^ per dififerenziare solto al simbolo /; teo- rema che si esprime per mezzo della d/Mda; TdM dz Avreino pertanlo /f- d / ^ da; — 2 J fd.e~^=d3; r2z =' x'dx 1C-'— ^, d^ ^-^""d^ ^J 1' ^z^J^ '^-x-dx, quindi sostituendo snra (iz A ridurre -^ r ~ - ^A -^ - — (X -^ ^ \ J e =' x^ dx espresso mediante jg -^ da; , di cui gia determinammo il valore, osserviamo essere jjj" >-» xdx Je -- x^dx =. -fx.2e' '^ — . . Ora nella formola della integrazione per parti \sdt = St — \tds , facciasi 16 — 122 — 2c ' X dx ... s=-x, dl=' —^ ; qiiindi I =• — e laonde avreiuo f - V , . z^ r 2c '' a; da: z^- - ^— z' f r ''^'dx=-fx. — p — =-^^^ ■ -^v Fatta qucsta sostituzione nel precedente -valore di -j-, avremo e =2 da;. dz z z^ z \y — X / e sostituendo aH'integrale il suo valore, gia determinato mediante la (2), sari tlV xc ='■ ze --■■'• iJ. 2 - %-ix [J. z _ — [X -i- z-\ L e ='■ ( ) . dz 2 y — X z X 'y — a; Cio posto egli e chiaro che la formola generale da dV „ i d.: dz ' fatte in essa le soslituzioni, si ridurra nella -' 1 f_ dz z y — xz z S—x' (y— xyu^'' ' ^-^ 'zl ovvero nella (3) ^_^ = _'^(.y + .v'-^-)- d^: r z[y—x) Dalla (2) abbiamo ./ ^ ' ' [1= le dx — , ' J y — X I — 123 — che dopo diffcrcnziata rapporlo alia z, e dopo tutle le liduzioni, conduce alia £ — ^ = — {xy-hx -h Z-) , az z z(y—x) ovvcro 2da 2,a 2e' dz z ~(y— x)- dalla quale sottiaendo la (3), avremo {xy -hx^-i- z~) , dju, Az -i- == 0: che riducesi nella f* z ed Integrando sari f* => Cz, ovc C rappresenta una costante arbilraria. Sostituendo questo valore della (2) avrciDO 2 C- — z'e" ^ -^ y — X che sara I'integrale della proposta. Questo inlegrale, come ragionevolmente avverte Euler, fintanto che la in- tegrazione non sia eflfettuata, rituaue iadeterminato; poiche la costante che ap- paitiene aU'ialegrale iiidefinito fo' '^ dx , ill cui z si consideia come costante, dovra. essere una funzione di z. Possia- mo pero evitare questa indetermiaazionc, dividendo per z 1' integrale mede- simo, c ponendo in esso X dal che abbiamo /' — 124 — y — X Ridotlo rintegrale a questa forrua , poiche in esso la integrazionc da effel- tiiarsi liducesi ad una sola variabilc u, egli e chiaro die la intcgrazione stcs- sa portera una sola costante arbitraria, da doversi aggiungere alia C, gia pcf aUra integrazione ottcuuta. Si puo evilare la iadeterminazione stcssa dal prin- cipio; giacche giunti alia (2), cioe alia /«■ "da; = y — X possiamo porre la medesima sotto la segueate forma J \z' y —X /-i; ed opcrando su questa, secondo il rnodo esposto e praticalo nei precedenli csempi, avremo finalmentc d/jt = 0 , donde /j. =« C ; quindi ecc. COMUNICAZIONI Diede a conoscere il sig. presidente airaccademia, che S. Santita nell'iidien- za del 28 giugno ultimo decorso, al medesimo accordata, si degno approvare la nomina , falta nella sessione oltava del \ 5 delio stesso mese, per la quale il sig. dott. Agostino Cappello fu elello a socio ordinario de'nuovi lincei. Inoltre fece nolo il sig. presidente stesso, che S. Beatitudine nella cllnla udienza, benignamente accolse la preghiera dei nuovi lincei (*) per estendere sino a Irenta il numero dei corrispondenli loro italiani, e che concesse cio all' accademia perche si facesse omaggio al vero merito. COMITATO SEGRETO L'accademia risolvette pregare S. Santita , onde si degnasse accordare , !'; V. Sessione ottava. — 125 — che quaoiio i incmbri ordinari parlono da Roma per un tempo illimitato^ ab- biano a passare fra i membri corrispondenti, sebbene sia complcto il numero dei racdesimi, purche le successive vacaaze fra questi non si rimpiazzino, fino a tanto che il luimero loro non siasi ridotto a trenta : ed il sig. presidente fu daH'accademia interessato a presentare al S. Padre questa istanza. Volcndo i tren(a lincei ordinari nel miglior modo, e col maggior decoro provvcdere alia pubblicazione dei iavori dell'accademia loro, nominarono a cio una commissione, incaricala del progetlo per pubbiicare un giornale, tutto pro- prio dciraccademia slessa. Commissari Sijjg/' Prof/' ToRtolini, Bertini, Doxarelli, e principe Boncompagni (relatore). P. V. SESSION X DEL 3 AGOSTO iUt PBESIDEIVZA DEL SIG. UUC4 DI RIGWAIWO MEMORIE E COMUNICAZIONI Geojujtria Analitica — SuU'equazione della ciirva piana, luogo geoinelrico di wi punlo tale, dnl quale condotte due tangenti ad un'ellissi data, fan- golo delle medesime sia costante. Nota del prof. Barnaba Tortolim. 1.° rXifcrendo I'ellisse agli assi principal! 2a, 26 con I'origine al centro, chia- mando x, y le coordinate di un punto qualunque, avremo a" 6" Se da un punto (X, Y) preso fuori della curva si conduca una retta tangen- te, ad un qualche punto (x, y) della stessa curva, si avra per I'equazione di questa retta X.V Yy -«- "^ T ^- Cio posto se fra le due precedenti cquazioni si faccia I'eliminazione o della .v, o della ?/, si trovera per ciascuna di esse un'equazione di secondo grado, la quale porgera un doppio sistema di valori per .v, y per un solo valore delle — 126 — X, Y, cio che indica esserc due le rcUe tangcnti , die da un piinto fuori dell'ellissc pos«ODO condiirsi. Per determinare adunque il luogo dei punti (X, Y) ove I'aiigolo « dulle tangcnti sia costante , converr«k piimierameiite irovare i Talori delle tangenii trigonometriche m , n delle inclinazioai delle rette tan- genii cou I'asse delle a;, c sostituirli nclla nota formola in — 11 tan « = mn allora. »«, n espressl per le coordinate X, Y del punto d'incontro porgeranno dalla loro sostituzione Tcqiiazione dclla richiesta curva. 2." Eliiniuiamo la y fra requazione delia curva e della tangeute, risul- lera relativamente alia x I'equazione di secondo grado 2ab'X.x a''senH5() cos 5« La curva e incontrata dall'asse delle x in quaUro punti simmetricamente coir locati, in modo che i piu Ticiai al cenlro sono distanti fra di loro della lun- ghezza 2X" ed i piu lonlani di 2X'. Essa e composta di due ovali situate sull'asse delle x. Nella stessa guisa facendo x => 0 abbiamo per i punti d'ia- contro della curva con I'asse delle y, I'equazione Y> — • — '-rn 1 "T" ■ T~. =^ V A^ A quale risoluta, e preso il segno -t- , e sostitulto tang « invece di A , si avra un doppio valore , i^(o''cos"5« -+■ fc"sen~5a) sen2« e per il segno — _i_ l/'(a"sen"ia: -+- fc'cos^'la) C0Sf« Facendo poi nell'equazione generale X =a r COS w , y = r sen m , sara in coordinate polari della forma r'. _ 2Ur' -1- &4 = 0 , ove U denota una funzione lineare di cos 2w. Se si facciano delle indagini suUa rettificazione di questa curva si trova, che la somma, e la differenza de- — 120 — {jli aichi coirispondenti ad un medeslmo valore deU'angolo polare, si ridur- ■ anno ai trascendenli ellittici di lerza specie a parametro circolare • come fa osservarc il s.gnor William Roberts di Dublino, in una Memoria inscritta nel giomale del sij. Liouville per Tanno 1845 pag. 3I5.Questa riceica viene .i- se.vata .a im'alt.o arlicolo per non allungare di troppo il prcsente, e te.mi- neremo col fare i.n o.sservazione con il medesimo sijj. RoheHs, nel caso che il luogo geometi ICO si rifeiisca airipeibola. Mutando //' in ~ b\ ^ faccndo in appresso a' = &' olteniamo la curva somigliante per I'iperbola eqi.ilate.a, in modo che dall'equazione ultima del parag. 2.' si trae [X -h y) _ --^(y _ x) — ~ ==a 0. Questa curva e I'ellissi Cassiniana, composla pero di una sola ovale menire il termine indipendenle da x, y e essenzialmente negativo: i fuochi d'ella me- desuna curva sono situati suil'asse immaginario dell'iperbola equilatera come SI scorge dal comune cocnicicnte di x\ ed y\ i| quale e negalivo nel qua- drato dell ordinata. ' FisiCA — Sulk azioni molecolari omogmee; sul Iriplice slalo della materia- e sulla porosila, densila, e volume del carpi. Nota del prof. Paolo Vo'i- PICELLI. A ^ziOM MOLECOLARI OMOGENEE. I fisici ed i chimici sono giunti a pori-e in ehiaro, che i corpi risultano da minimi materiali, fra loro disgiunti e per modo ins.emc aggregati, da non toccarsi mai nel formare i corpi st'essi Le d.Iataz.on. e le compressioni die i corpi sublscono , sia per le azioni mec- can.che s«. medesimi esercitate, sia per gli aumenti e per le diminuzioni di lemperatura. provano ad evidenza, che gli atomi materiali dei corpi sono fra loro d.stanti, c die la materia c discontinua. Cio e provato eziandio: \ " dalla lecge d. noylc, e di Mariotte : 2/ dalla legge di Dallon sulie proporzioni cichn.tc nelle corabinazioni chimiche: 3.« dalla Icgge di Dulon.j , e Petit sul .npporto costante fra i calorici speciF.ci, ed i pesi atomici delle sostanze sem- pl.c. ; e secondo Regnault anchc dei gas composti : 4." dalla Icgge di Fara- day sulle correnti elettriche definite, per la quale gli equivalenti chimici de- gU e ement. scomposti e ricomposti, hanno sempre la stessa ragione con la granJezza delle correnti scomponenti o generate : 5." dalle leggi di Mitsehe. •r- 17 — 1130 — hch suirisomorfisino iiclla crislallizzazioiie : 6." dalla costitii/.ione interna tlei liquidi, reclamata per la spicfjazioiie de'fenoineiu capillari secondo i principj meccanici. La nalura di una graudezza continua in cio consislc, cbe le parli di cssa iinmediatauK'nto prossime, abbinno un termiiie conuuie; questo e ap- punlu qucllo cbe non si verifica nei corpi, bensi nelio spazio; il quale peicio solaiuente puo dirsi continuo. l)opi> liilto cio, e necessario investigarc di qual carattere sieno le fur- ze, cbe presiedono all'aggiegato molecolaio disconlinuo dei corpi. lioscowich Fu il prinio ad immaginare una ipotesi plaiisibile, per la spiegazioae del tes- sulo nioiccolare disconlinuo nei diversi tre stati della materia. Concepi egli cbe ogni alomo fosse come un centro di azione sugli atomi circostanti , re- pulsiva nei quasi conlatto fra e.ssi, ed attrattiva nelle distanze maggiori fra i medesimi. Conccpi cziandio cbe quell'azione, giuslamenle delta molccolara oino- tjcnea, variasse rapidamenle uel modo indicato ; cioe cbe fra due centri di atomi prossimi fra loro, I'azione molecolare dall'essere repulsiva nei centro di ogni atomo, e vicinissimo ad esso, divenisse poi allraltiva. Inollre concepi que- sto filosofo cbe, divenuta sensibile la distanza fra due alomi, I' azione mole- colare fra i medesimi, ridotta come gia e detlo in allraltiva, decrescesse iu ragione inversa del quadrato della distanza, onde si manifestasse I'altrazione universale. Dunque il principio meccauico, dal quale Boscotvich pel primo fece dipendere Tiutima costituzione molecolare dei corpi, consiste nei supporre la esislenza di una forza, cbe rapidamente varia da ripulsiva in attrattiva, nella iinperceltibile distanza fra due prossimi atomi di un corpo., e cbe a distanza sensibile agisce in ragione inversa del quadrato della distanza medesiraa. In questa ipolesi egli e cbiaro, cbe daU'eslremo del raggio iinperceltibile di azio- ne molecolare, avvicinandosi al centro di quest'azioiie, si deve prima incon- trare un punlo in cui I'azione allraltiva e massima, e poscia piii vicino al cen- tro inedesinio uii'altro, in cui Tazione molecolare si riduce a nulla ; percbe ivi dall'essere allraltiva si cangia in repulsiva. Trovandosi gli atomi collocati uelle distanze, sempre imperceltibili, nelle quali riesce nulla ogni azione mo- lecolare, non potraniio essi lie allonlanarsi ne avvicinarsi fra loro, senza vin- cere nei primo caso I'altrazione, nei secondo la ripulsione molecolare. E poi' cbe (piesle azioni rapidissimamente crescotio in uh iatervallo brevissimo, ed impercetlibile, coi'i gli atomi slessi non potranno subire n<'[)piire i minimi ed iusensibili sposlanieiiti, e resisteraiino alle pressioni ed alle trazioiii, comeccbe vigorose. Pcrlanto gli aloiiii collocati a tali distanze fra loro, saranao insieme — 131 — connessi formandu iin tuKo dotato di coerenza piu o meiio tcnace, secondo la forma dfigli .itomi stessi. Qui non termina la ipotesi di Boscowieh sulla forma- zione dci coi'|m; {jincclu; al pi'incipio meccariico dichiaralo, a spicgai'c le cause deH'agfjrcgazione molecolarc, ne appiunse quel filosofo un altro, chc potiemo dire di posizionc, per ispiegare la (liversa naCura delle soslanzc corporce. Supponiamo i veri elemenli della materia essere omogenei : per quesU ipotesi una sola soslanza semplicc od elemcntare, polrebbe comporre i corpi Uitti. Ed in fatti la diversa natura delle sostanze corpoi'ec polrebbe derivare dalla diversa posizione, e diverse numero di quei minimi di materia ele- mcntare, dai quali sarebbono tulte formate. Immaginiamo una seric di leltere, compostc da punti I'uno alPaltro vicinissimi, ed una libreria, i volumi della quale sieno scritli con questi caratteri. Le parole componenli queste opere saranno moltissime, piu e piu Molte ripelute, e risultanti di lettere prcse da quella serie; nelle quali, senza microscopio esaminate, non altro elemento si trovera, eccettochc quello delle lettere; ma col microscopio riguardate, si tro- veranno decomponibili in quei punti omogenei, che medianle la diversa lore disposizione producono la diversita delle lettere medesime. Ora i libri sono i corpi, specialmente i piu composti, come quelli degli animali, e delle piante; le parole sono le molecolc organizzate, o almeno composte, che la chimica puo disfare; le lettere sono le molecole che- i chimici chiamano semplici. od cle- mentari; ed i punti omogenei sono gli ultimi e veri elementi, uguall fra loro, di quella luiica sostanza, dalla quale tulte le allre risullano. Non essendo que- sla ipotesi contrariala da veruna sperienza, poiia taluno rileiierla, per la seni- plicila con la quale viene in essa dimostrala la diversa natura dei corpi. fin- che nuovi fatti non obblighino ad abbandonarla. Lasciando questa scconda parte della ipotesi di Boscowieh sulla intima coslituzione dei coipi, e tornando alia prima tulta meccanica , faremo le Ire seguenli obbiezioni alia medesima. 1° Non e secondo natura, quindi troppo ipo- letica la esistenza di una forza, che sempre dallo stesso centre emanando, ed agendo sempre sullo stesso atomo, passi rapidamente, in un raggio niinimo di azione, da ripulsiva in altraltiva, e pel contrario. 2.° II carallere di varia- zione rapidissima, proprio di questa forza od azione molecolare , non trova nelle forze di emanazionc che conosciamo verun appoggio, avendo tulte queste il carattere di agire in ragione inversa del quadrato della distanza, e peicio di variare in un modo assai meno rapido. 3.° L'azione o forza da cui dipend« il diverso slato della materia, non ha in questa ipotesi di Boscowieh relazionc — 132 — alciiiiii maiiifesla col caloi-ico c coU'clcUrico; a{;cnti ambciluc che tanto influi- scoiio sul cangiamcnio di slalo dclla materia; c sull'cquilibrio molccolaie dei corpi. Ad evitare queslc dillicolla, si cbbc ricorso alia ipolcsi di Fi'aitklin.\)cr- fezionata da .lipinus^ c caratlciizzala da Coulouih^ per la spiegazione dei tcno- meni elellrici. Secondo questa ipotesi le molecole materiali ponderabili souo repulsive fra loro, c cosi quelle dcU'etere interposto fra le mcdesime, ma fra queslc e 1' elere stesso avvi attrazione. Ila poi provalo Coulomb^ die queste azioiii debbono iieU'eseicizio loro seguire la Icggc nalurale deU'emanazioni tut- te, cioe la ragione in versa del quadralo delle distanze. II chiarissimo prof. Mossotli pel primo adolto quesla ipolesi , a spiegare I'equilibrio molccolaie dei corpi ; cd il risultamenlo del suo calcolo appli- calo alia medesima , fu soddisfaceiile oltre ogni aspcllazione (*). laimagino questo distintissimo geometra e fisico , la elasticila dell' elere che riempie lo spazio, prove nire dalla repulsione reciproca delle sue parlicellc; suppose im- merso in questo ctere un indefinite numero di alomi ponderabili , repulsivi fra loro, pero atlraltivi per I'etere medesimo : inoltre stabili che le atlrazioui e repulsioni fra quesli dementi, dovevano esercilarsi tutte in ragione direlta della massa, ed inversa del quadralo della dislanza. L'analisi matematica, islituita dal ch. pr. Mossotli su tale quistione, con- duce ai risultameiiti che seguono. Qualunque molecola m (fig. 1) si circonda //• 4. A con un atmosfera di elere in equilibrio mil tale , che da n verso in la sua densita va crescendo rapidamente, e pel contrario; cosicche oltre la distanza mn sensibile, questa densila riducesi costantemente a quella dell' elere libero. Da cio discende : 1.° che la densita dell' etere dovrii essere grandissima in (*) Mossotli, Sur Ics forces qui rc^Qisscnt la constilulion inti'rieure des corps. Turin 1836. — 133 — prossiinila di m : 2." che per I'equilibrio indicato, la lisultante dell'aUrazione molecolare c della repul.sionc eterea, san'i nulla sopra un atomo u. di etere, ovunqiie collocato, fuori o dentro I'atmosfera in equilibrio : 3." che queste at- mosfuie possono internarsi I'lina nclTaltra, scnza punlo altcrare reqiiilibrio de' loro atomi. Siippongasi che le molecole ponderabili sieno sferiche, lo saranno pure le atmosfere di elerc che le circondano, Ic quali dovranno riguardarsi com- posle d'involucri sferlci concentrici, soUilissimi ed omogenei ognuno. laoltre sia la dcDsita delle molecole uaiforme, il volume di esse piccolissimo, e sia {jrandissima la distanza fra esse rispelto il raggio di loro dimensione. Molli sono i (isici che si accordano in riguardare a questo modo I'intima costitu- zione dci corpi. Si considerino due molecole i)i , m' in prima distant! sensibilmente fra loro; la risultante dell'altrazioni e rcpulsioni, procedenti dalla molecola m con la sua atmosfera, sopra uu atomo etereo deiratmosfera di ?«', sari nulla, come gia e detto; pero la risultante medesima puo non essere nulla rispetto alia mo- lecola stessa 7n'. Abbia luogo questo caso; e poagasi che I' attrazione dell' atmosfera mn per »»', e dell'atmosfera m'n per m, superi alquanto la rcpulsione scambie- vole fra le due molecole ?>i, m'. Questa risultante attraente rappresentera ad una sensibile distanza, la gravitazione universale, agendo cioe in ragione in- versa del quadrato della distanza medesima. Le due molecole percio si avvi- cineranno fra loro, e quando una sia entrata nell'almosfera dell'altra , la in- dicata risultante attraente cangera d'intensita, ed anehe di natura. Poiche per la teorica newtoniana suH'altrazione delle sfere (*), gl' involucri sferici omo- genei (fig. 2) percorsi dall'una e dall'altra molecola neiravvieinarsl fra loro, (') Mossotti, fisica mat. T. I, p. 293. — 134 — t-esseranno ili rispeltivamente aUraire le molecole slesse; qiiiiKli la repulsioiic scambievole fra le medesime in, m', che noii cessa mai, crescera tanto piu , (|unnlo piu si avvicineraniio fra loro queste molecole. E poiclie le deiisila ile» (jrinvolucri sferici oinojjeriei, rapidamcnte croscono procedendo verso le mo- lecole posle nei loro ceiilri; cos'i qiielli IVa que.sti involucri clic saranno percorsi dalle molecule menire si avvicinano fra loro, costituiratino itna massa di eterc crescente rapidamcnte , la quale cessera di altrarre le molecole , e produrrA percio il rapido aun)enlo della repulsione scambievole fra le n)edesime. Pcr- tanto in tal caso, dimimiendo la scambievole attrazione, e crescemlo la scani- hievole repulsione, dovi-a la risultanle di qucste forze, dall'eiscre posiliva od attraente fra le molecole, divenire nulla , c quindi nefjaliva o repelleiite fra esse. Percio nella estensione imperccttibile delle atmo.sfere condensate, le due molecule una volta passeranno dall' attrazione alia repulsione , ed in questo passagjjio incontreranno una situazione, in cui la risnllante dellc azioni mo- lecolari si annullera; in qucsta situazione consiste I'equilibrio stabile delle mo- lecole ponderabili. Sillatla ragionevolissima ipotesi, consegnata dal cli. MossoUi al calcolo , condusse al principio meccanico su cui e fondata la ipotesi di Boscowich , cioe che nella dislanza imperceltibile fra due atomi prossimi di un corpo , Taltrazione si converle in repulsione, e quindi che in questa distanza vi deb- bono e.ssore due punti notevoli, uno cioe nel quale debbono le molecole ri- manere in equilibrio stabile, Taltro nel quale massima deve sperimentarsi I'a- zione molecolare attrattiva : e su questo massimo crediamo richiamaro I' at- tenzione dci fisici; giacche da esso dipende la resistenza maggioi'e, die i so- lid! oppongono alia separazione delle lore parti. Quindi I'enunciato principio meccanico noa e, secondo la dottrina di MossoUi, una mera ipotesi, ma Una conseguenza rigorosamente dedotta dai suoi calcoli, basati sopra la esistenza di forze, che emanano con leggi naturali, e che gia furono giustamente am- messe, per la spiegazione dei fenomeni elettrici. Triplice stato dei.la materia. Da questo principio ecco in qual modo crediamo potersi dedurre il triplice slato della materia. Esprimasi con AR (lig. 3) Fig. 3. -B 0 M la distanza imperceltibile, nella quale succedono le fasi delle azioni moleco- — 135 — lari, e gli eslremi A, IJ sieiio due alomi |)ondeiabili. Nella parte OA esiste la I'opione repuUiva, rapidamciUe cresccnle da 0 sino al centro A; in 0 con- siste raiinullaujeiilo di ogiii azione : OB sia la regione attrattiva lapidameiite crescente da 0 in M, e dcciescente da M in B ; cosicche in iM coni.tponde il massimo di atlrazionc. Allonlaiiandosi poi da 6 verso destra indefiDJtamen- te, I'azione cotilinucra scm(tre ad essere attrattiva, e dccrescentCT ina non cosi rapidamente come nella rcgione RIB, cioe il decrescere oltrc B scguiia la nota legge della raglone inversa del quadrato della distanza , secondo quello che si vei'ifica sernpre nolle dislanze sensibili. Per tanto se le molecole si trovino collocate nel limitc 0 di altrazione e repulsione, ivi si costitiiiranno in ecjui- librio stabile; qiiindi esse in tal caso forraeranno la materia solida. Teiitando in falli avyicinaie queste molecole, la repulsione si manifestera nella regione AO, e nasceranno i fenomeni della conipressione. Tentando poi allonlanare le molecole stessc I'lma dall'altra, dovi-a raltrazione scambievole fra esse marii< feslarsi nella regione attrattiva OB; quindi si manifesteranno i fenomeni della trazione. La resistenza opposta in tal caso dalle molecole alia separazione loro, andera sernpre crescendo da 0 sino in M, ove sara massima, ed avra il va- lore della tenacitit del corpo; cosiccbe vinta questa resistenza il corpo dovri scindersi. Nel caso di solidita ora contemplato, le molecole sono tanto fra loro vicine, che la forma detic medesime influisce nella maggiore o minore ener* gia delle azioni molecolari. Se la regione attrattiva OB sia nulla, o presso che tale, dovranno le molecole poste nel limile 0 coslituirc la materia liqnida. In questo caso la distanza AO, ossia la regione repulsiva divicne piu eslesa di quello sia nel caso precedenle di solidita , ed il calcolo anche in cii) si ac- corda col fatto. Se poi la distanza OA, rimanendo sernpre impereeltibile, sia tale rispclto alle molecole, die queste non possano, per ostacoli cstrinseci, rag-i giungere il limite 0, ad ivi porsi nell'equilibrio stabile fra loro; in tal caso le molecole stesse costiluiscono la materia fluidu-elaslira., nella quale la esten- sione della regione repulsiva e maggiore, di quello sia nei due casi prece- denti, come il calcolo dimosira, e la sperienza conferma. Osserviamo in tanto non essere del tutto evidente , che in questi ullimi due casi, e specialmente in quello della liquidita, la forma delle molecole noa possa concorrere, come suppoiigono alcuni, a modificaie le azioni molecola- ri. L'eterc che fa le veci del calorico e della elettriciia, addensandosi o ra- refacendosi nei corpi, raodifica le azioni loro molecolari, ed insieme alia for- ma ed alia nalura delle molecole, concorre a far variarc il limite della di- stanza, cui la ripulsiono si riilucc in attrazione. — I3G — PoROSiTA'. Dopo qucslo breve cenno suUe azioui molecolari del corpi, onniino vede che i medesimi, qualimque sia lo stato e la natura di ossi, deb- bono luUi avere il volume apparente loro in parte dalla materia occupato, e lion in lutto. La parte di (|uesto volume veto di materia ponderabile costi- tuiscu la poi'ositd del corpo, la quale percio risulta dalla somma di tutti quel spaziclti, che separando le molecole , formano la diseontinuazioue della ma- teria. E qui ha luogo una distinzione non ancora introdotta nella porosita dei corpi, cioe che la porosita della materia , ossia la sua discontinuazione , in parte devesi all'esercizio continuato delle azioni molecolari , cd in parte alia interruzione di questo medesimo esercizio. Inoltre la parte di porositii che devesi aU'escrcizio continuato di quelle azioni, non cade sotto i sensi, ma e dimostrata dal ragionamento precedente sull'intima costituzionc dei corpi, ba- sato sopra leggi naturali , e puo dirsi ])orositd insensibile. L' altra parte poi della porositii, che procede dalla interruzione dell' esercizio medesimo , cade sotto i sensi, almeno armati di quel mezzi die ne infyrandiscono la ellicacia, e puo dirsi porosita insensibile. I liquid! cd i fluido-elaslici possefjgouo la po- rositii insensibile, ma non Taltra; infatli uon riesce mai, sebbeue si adopcrino i pill potenti microscopi , discernere discontinuazione di parti nei liquidi. I solidi poi, trannc qualche velrificazione, posseggono I'una e I'altra porosita; e se divengano liquidi, sia pel calorico, sia per qualunque allro solvenle, per- doDO tosto la porosita sensibile, rimaucndo ad essi la insensibile, che per es- sere prodotta dall'azioDe molecolare continuata, non puo mai mancare in qual- siasi corpo. Si liquefaccia un solido per mezzo del calorico, e poscia si ri- guardi la sua supcrlicie col miglior microscopio, non si vedra punio cospersa di pori; si aspetti la naturale solidiBcazione del solido medesimo , prodotta dal suo raffreddaniento, e si lorni ad osservare nella sua superficie, si vedri'i in quesla una considerevole discontinuazione, ovvero la porosita sensibile, che sara maggiore, se il passaggio del corpo alio slalo solido si accelori coll'arti- iiciale raffreddamento. Un corpo considerate nella sua superficie, prima essen- do iiquido, e poscia quando sia divenulo solido, presenteia il fenoineno esat- tamctc contrario. Poiche il calcolo e la sperienza dimostrano che la regione repulsiva mo- lecolare nei solidi, e assai nieno eslesa che negli altri stati della materia , t; chiaro che gli atomi ponderali, a porsi neirequilibrio stabile di solidila, deb- bouo concepire delle vibrazioni. tutte di ampiezza insensibile, pcro tulte mag- {jiori delle vibrazioni, che concepirebbero per passare alio stato di liquidil;V, i!^ 7 — 137 — 0(1 a quello di fluidu'elasticila. Da ciu Jiscendu die iiol jjiss.ifjjjio alio slato solido I'agitazione aloroica deve essere maygiore, di quello saiebbe nel pas- saggio ad allri slati; e gli atomi avvicinandosi a nioltissimi ceiitri di aiiorie, pei- collocarsi i)eirc(|uilibi-io stabile, dcbbono ailontanarsi da raoltissiaii altri, e la- sciare cos'i degrinlervalli fra loro sensibili, e maggioii del raggio di azione niolecolare. Quindi e che ia molti luoghi del volume corpoieo, verra inteirolta I'azione molccoiare, dalla quale interruziotie deriva la porosita .sensibile. La forma polverizzata, ossia lo slato di cstiema suddivisioiie , che setn- pre accompagna le precipitaziuni solide, prodotte dall'aflinita chimica, devesi unicamcntc alia interruzioiie delle azioni molecolari omogenee. La molecola solida spettaiite alia sostanza piecipitala, e 1' efl'etto dell' esercizio contiiuiato dellc azioni molecolari omogenee ; ma la sua completa indipendenza dalle al- tre molecole del precipitato medesimo, e Telletto della completa interiuzione di queste azioni. Ed in falti se con un opportuno mezzo 1' esercizio di tali azioni si rcnda coutiauato cd uniforme in tutta la massa del precipitato, que- slo si liduira dallo stato di polveie impalpabile, a quello di un solido con- nesso e coerente ia ud lulto. I metalli, precipitati nelle soluzioni loro, si pre- scntano sotto la forma di una tenuissima polvere;nia quando una sulficiente dose di calorico invesla questa massa estremamente suddivisa, potranno le azioni molecolari omogenee riprendere I'esercizio loro continuato ed uniforme fra gli atomi del mctallo stesso, e la massa metallica precipitata si ridurra connessa in ogni sua parte. Densita'. Variando qualunque delle due porosita ora considerate nei cor- pi, varia la massa ponderale contenuta nel volume apparente dei medesimi ; e riferendo la massa di un corpo al suo volume apparente, abbiamo una idea complcssa, die cliiamasi denslld del corpo. Percio supponendo la massa dei corpi distribuita uniforuicmente nel volume loro apparente , si vcde chiaro ; 1.° che due corpi a volumi eguali, avranno le densita direltamente propor- zionali alle loro masse; 2.° che due corpi di massa eguale, avranno le densita inversamcntc proporzionali ai volumi loro. Preniesso cio, si considerino tre corpi, e suppongasi che il primo A possegga la densita D, il volume V, e la massa M; che il secondo B abbia la densita (i, il volume y, e la massa in ; tinalmente che il lerzo C abbia la densita o , il volume V del primo , e la massa m del secondo. Paragoiiaiido fra loio le den>i a del primo corpo A, e del terzo C, avrerao pel 1.° priucipio U : 0 -=. !\I : »;i ; 18 — 138 — e paiagonando fra loro le dcnsitu del secondo B col lerzo C, avremo pel 2." principio 5 : rf=»w :V. MoUiplicando fra loro questc due proporzioni, avremmo D: rf. =iMy:»»V, donde ^ M V , m V Ognuno vede chc il coefTicicnte M V m V e un numero astratlo; e che percio la densitii D di un corpo eguaglia qiiclla di UD altro, moitipiicata per questo numero. Ora poichu a misurare ogni grandezza fa d'uopo stabilire sempre la unila di niisura, cosi facciasi e la precedente formola si cangera nella M in cui deve il secondo membro riguardarsi come un numero astralto. Percio da questa formola possiamo concluderc, che la densita di un corpo eguaglia quella di un altro presa per unita, e moitipiicata pel numero astralto M v" ■ Possiamo ragionare anche in altro mode piu breve, per giungerc alia for- mola stessa: chiamando cioe densita di un corpo, la massa che il medesimo racchiude nella unita del suo volume apparenle. Cio posto, e ritenute Ic stesse denominazioni, immediatamente dalla stabilita definizione abbiamo V Quesli ragionamenti per ottcnere la formola della densita, si applicaiio con cgual successo ad ottenere le formole dclla gravila specifica, e della velocita uniforme dei corpi. — 139 — Se le due porosita in uu corpo si annulliao, esso awh la maggiore dcn- sita ciie possa immaginarsi; vale a dire sara costituito di materia continua,ed ii volume suo verra lutto dalla materia occupato. Cio non si veriHca mai; ed i corpi conosciuli hanno ciascuno, per lo meno, la porosita insensibilc; quindi sempre il volume apparente dci corpi si trova in parte, e non in tutto, oc- cupato dalla materia del corpo stesso. Volume reale. Ora vediamo come la formola della densitii si applichi a delerminare nel volume apparente di un corpo, la parte non occupata dalla sua materia, e quella occupata dalla medesima, che dicesi volume reale. Sia V il volume apparente di un corpo, quello cioe limitato dalle superficie di esso; si rappresenti con t> tutto il volume realraente occupato dalla materia del corpoj e con w si esprima quello non occupato aCTatto dalla medesima: sara V= V -H w . Quindi chiamaudo m la massa, d la densita, otterremo m (1 se dicasi d' la densita della materia, quando sia continua, e per conseguenza priva di porosita sensibile ed insensibile, dovra essere m e sosliluendo questo valore neirultima formola, si avra jd' — d\ Pero abbiamo ancora V ' dunque avremo finalmente le /d' — d\ V. Di queste, la prima determina la parte w del volume V tutta vuota di ma- teria, e la seconda quella v tutta piena-, quindi sara — 140 — «i ;v=d' — d : (/, ciou ncl volume apparcnlc tli Ojjni corpo, il viiolo e al pieno, come la dif- fereuza fra la densilii massima e qiiclla del corpo , e a qucsta mcdcsima dcnsitii. Se nc venissc falto conoscerc la densilii d' della materia cotilitiua, si po- trcbbe medianle le oltenutc formole, assegnare per ojjiii corpo la parte vuola, o piena di materia nel suo volume apparenle. Ma cio non csscndo possibilc, giacche i corpi a noi conosciuti sono tulti piii o meno porosi; percio a for- marsi una idea di queslo volume w, privo di matei'ia nelle diverse soslanze, dobbiamo prendere le aiosse da una qualche plausibile ipotesi. Pertanto il pla- lino e la sostanza di tutte piii pesante, quindi ancbe di lutte piu densa ; ed essendo la densila di questo metallo, quando sia laminato, espressa da 22,669, a 0° di Icmperatura, presa per unita la densila dell'acqua stiliala (*),potremo supporre, die se il metallo slesso divenisse privo alFatto di pori, la sua den- sila sarebbe per lo meno espressa da 23; quindi con questa ipotesi avremo le (2) w=(_-Zl)v, ii=_V; e quindi w:v=23 — d:d. Dalla prima di queste formole avremo un valore numerico sempre minore del vero, e dalla seconda sempre maggiore; pero saranno esse praticabili nella ricerca dei valori delle w^ v, e dei loro rapporti; bene inteso die in esse la densita d si dovra esprimere mediante quella dell' acqua stillata , presa per unita. Osserviamo che fallo il coeflicienle 23— d 1 = — , si ottiene d t= 11,5; 23 2 e poicbe diminuendo la densita rf, cresce il coefficiente medesimo, e vice-versa; cosi potremo concludere che, nella fatta ipotesi, tutte quelle sostanze, la cui densita viene data da un numero minore di 11, 5, avranno privo di materia pill della meta del volume loro apparente. Ma delle sostanze, tranne pochi metalli, tutte le altre hanno la densita minore dell'assegnato numero; ed inol- tre non e punto da credere che il platino, alia densita di 23 sia privo aF- fatto di pori; cos\ potremo eziandio concludere , che assai probabilmenle nel {") Pouillel: elem. de phy. 4.« edition. T. I, p. 293. — I'll — volume appareiile di ojni coi'po, In parte viiota cli materia supeii senipre quella piena di cssa. Dovremo poi esser certi che la parte vuota sara in ojiii corpo rnaggiorc assai del valorc asse^rnatolc daiia prima delle (5>). Tulto cio si accorda perfetlamente con la opinione di Laplace, il quale dice (*), die se I'artc potesse coslruire del microscopi, da renderci visibili le ultime uiulecole dei corpi , noi le scorgei-emmo nei volumi loro con quella stessa ra(lcz;!a, con la quale sono le slclle disseminate in una nebulosa , che sotto questo rapporto puo dirsi un grandissimo corpo lucentc. Volendo Fare un'applicazione dalle precedenli forniole , tanto all' acqua slillata, quanto all'idrogene, che fra i corpi e il meno dense di lulti, avremo |)er I'acqua 22 1 ' 23 23 Per ridroj;cne poi, chiamando rispeltivamenle con A , o , rf, le densita dell' aria, dell'acqua, e deU'idroffeae stesso, riflelteremo che i sigg. Arayo e Biot nel 1805 hanno Irovato, 1 litro di aria a 0°, ed alia pressione barometrica di 0", 70, pesare in gramme 1^,29954, ossia pin semplicemente l'^, 3; quindi un cenlimctro cubico della stess'aria, nelle stesse condizioni, pesera Us 0,00120954 , ossia 0,0013 = — - ('*) Ma 1 centimetro cubico di acqua distillata sotto la pressione normale di 0"', 76, ed a 4°, 108 presa 1' ; dunque, poiche a volumi eguali le densita sono come i pesi, avremo ^—^--- 5 (*•*). Abbiamo inoltre d =e 0,0688a =^ - ~^5 ; quindi fallo 3=1, avremo d = 0,00008935 ; e quindi le (2) si ridurranno alle ^ ~ -» (*) Sislime dii Monde: liv. IV. chap. XVIll. (") Lami, Coiirs Jc pliy. edit. 2.', t. I, p. 288.— Pouillct, id. 4.' cdil I. r, p. 276. (*") Se vogliasi riferire la density deU'aria a quella dell'acqua, essrndo amhedue quesli^ sostanze alia temperaliira di 1»C, dovremo sapere che 1 cenlimelro cubico di aria, in ta! caso pesa, 0^i0012"98; quindi sari 'Ij^ il rapporto delle indicate densili (Despretz: phy. p. 17J j. 245). — 1A2 — w=- 0,090996 11. V, v=0,00000388.V, tv :«= 257730 : 1 ; cioe nelP idrogcne il viioto e molto piu di dujjeiilo cinquanlamila volte il pieno. COMUNICAZIONI Sccondo quanio fu deliberato nella sessionc nona, il si{j. picsidente porse al S. Padre la prcghicia deiraccademia, per essere autorizzata a far passare nei coiiispondenli, quelli fra i membri ordinari, che per uii tempo illimitato si as- sentassero da Iloma; e cio sebbene il niimero dei corrispoiidenti mcdcsimi sia coQipleto. Pertanto fa conoscere il s\q. presidente stcsso, che S. SaiUita si de- gno annuire a tale preghiera, con quelle condizioni con le quali dall'accade- mia fu falta; cioe che le successive vacanze fra i corrispondenti non si riinpiaz- zino, sino a laato che il numero dei medesimi non siasi ridotto a trenta. II sig. ministro del commercio, belle arti ec, con suo dispaccio del 18 luglio 1848, invio aH'accaderaia una porzionedelle carte, che appartenevano alia niedesima, quando era di privata istituzione; le quali furono dal sig. presidente consegnale al sig. principe don Baldassaue Boncomp.\gni, bibliotccario ed ar- chivisla de'nuovi lincei, per essere classificate, e poste in arehivio. COMMISSIONI II sig. ministro su indicate, con suo dispaccio del 29 luglio di quest'anuo, fa nolo all'accademia, che desiderando egli preservare dai danni del fuliriine le due colonnecoclili, Antoninae Trajana, gia da questa meteora piu volte colpite, aveva decretato far comunicare le grandi ioro masse mctalliche col suolo imiido soltoposto; e cio per mezzo di un conduttore idoneo, sudiciente, e ben condi- zionato ; il quale girando a spirale intorno airaiiima della scala a chiocciola interna di queste coloniie, producesse la indicata comunicazione, seiiza meno- mamente ledere o deturpare siffatti preziosissimi monumenti della romana gran- -dezza. Pero avendo la insigne accademia di S. Luca richiamato I'attenzione dello stesso ministro sui pericoli, che incontrar potrebbero maggiori le colonne me- dcsime, per parte dell'elettrico atmosferico, quante volte fossero difese da un si.stema conduttore, come aveva egli ordinato; cos'i questi prega 1' accademia de'nuovi lincei, onde voglia considerare tale quistione, che unicamentc le ap- partienc, per dare sulla medesima il suo ragionato parere. — 143 — In sefjiiito di cio il segretario fcce conoscerc, che dal comitato veniva nominata la segucnle comniissione, pcrche riferisse all'accailcmia suU'argoraeiito pioposto. Commisari Sigg/' Prof." Bertini, Calandrelli, Carpi, Ciielini, Ratti, VoLPiCELH (relatore). L'accadcmia riccve la memoria II e III del sig. prof, abate Francesco Zantedesciu, siilla formazione deila rugiada, o della brina. P. V. SESSlOl Xr DEL U AGOSTO iM PRESinEKZ* DEL SIG. DLX4 DI RICIWAIVO COMMISSIOINI C onobbe I'accademia sul principle di questa sua tornata, che i siioi commis- sari, deslinali a rifcrire sul decreto ministeriale, per difendere le due colonne coclitl di Roma dal fulmine; dopo essersi riuniti ed avere con ogni regolarila disciisso, erano restali concordemente di avvi.so : che le colonne medesirae ri- maiiebbero ulilmenle difese dalle meteore eleltriche, quanta volte le masse metalliche, le quali era nelle medesirae colonne si Irovano isolate, fossero posle in comunicazionc col suolo uniidu, mediante un ben condizionato conduttore, che raccomandato ali'anima di queste colonne, secondasse Tandamento .spliale della .scala interna delle medesime, 5enza punto danneggiarle o dctuipaile. Le ragioni che il relatore Volpicelli addusse in favore del riferito pa- rere, quando la commissione si riuui per discutere sul medesimo, furono: 1.° Perche almeno una delle nominate colonne, I'Antonina, fu due volte fulrainata; e Tullima di queste la mattina del 22 settembre 1841, quando il ful- mine sovr'essa caduto, schianto una delle tavole di marmo, erte assai , dell' imbasamento di questo edificio. 2.° Perche qucsli due preziosi monumenli, e per la natura deferoUe del mctallo in essi contcnuto , e per la sua raassa considerevolmente grande , e per la sua forma , e pel suo isolamento quasi perfctto , e per la elevazione del metallo stesso, vengono riconosciuti dagli uomini di scienza, in circostanze %y *- o — 144 — fisiche tali , da dovere probabilmenle altrarre il fulmiiic, e da dovernc rice- vere assai danno, quando si precipiti queslo sui nionumeiiti stessi (*). 3.° Pciche non e siiHicienle, a diFcndcre le colonue, arinarc di paiaFiil- mini alcuiie delle Fabbricho pin derate, e piii prossime alle colomie inede- sime, come in una stampa contio la indicata disposiziooe minisloiiale vie- ne proposld. Ed in Falli sappiarao che 11 raggio di azione diFensiva di una spranca elelli'ica, viene limitalo al doppio deirallezza di questa (*'), e le co- lonne, rispello ai Fabbricali piu vicini che le cii'condano, sono Fuoii di questo raggio. 4.° Perclie sebbene il raggio di azione diFensiva delle spianclie , po.ste sui Fabbricali piu vicini alle colonne, si yolesse Far giungere sino a quesle ; sempre, per una legge conFerruala dalla pralica, sarebbe necessario porre il melallo delle colonne, in comunicazione perFelta coi condutloii di quelle spran- che (***), lo che riducesi a dovere stabilire un conduUore nelle colonne, co- me risolvellero i commissari nella riunione lore. (^^ /^v 5." Perche sebbene il presunto modo di diFcndcre dal Fulmine le colonne Fosse consentito dalla scienza, che certo non puo cssere, tuttavia non sarebbe pralicabile; poiche primieramente non potrebbero i proprietari dei Fabbricali vicini a qucsti monumeoli obbligarsi a pcrmeltcre, che sieno coslruili dei pa- raFulmini sulle proprieta loro; sec ondariamenle perche non sarebbe Facile in- vigilare suUa necessaria conservazione dei medesiiui; lerzo perche cio sarebbe pill dispendioso di quello sia il progelto ministeriale. 6.° Perche dimostrata, come oggi e, la eflicacia dei fdi condutlori, me- glio sempre sara diFendere con questi mezzi direllameiUc le colonne, di quello sia indircllamente; tanlo piu quando tale diFesa indirella, sia dimostrata inutile dai principj della scienza. 7.° Perche il modo proposto dal ministero del commercio, belie arti ec. per diFendere quelle colonne, Irovasi gia utilmente pralicalo in Londra, per la colonna del duca di York, posta sulla piazza che porta il nome di Waterloo. Neir interiio di questo monumenlo due fili condutlori di Ferro seconclano la sua scala spirale : uno dei mcdesimi serve di appoggio per ascendere e di- scendere nclla colonna; I'altro, che sebbene distanle dal prinio, pero e con esso legato, serve a stabilire una comunicazione fra la statua di melallo, posta in ciraa della colonna, ed il suolo umido su cui questo monumenlo di grauito rosso, e basato. i^-t^ {•) Pouillet: El«in .le pliy. Vol 2, p. mi, 695, ec. edit. 4. (") Idem, p. 712. ("•> Idom, p. 7 It b — I.;-) — I commissaii convenneio pure, in questa loro seiluta, non esseie neces- sario apporre una punia melnllica in ciascun angolo clellc I'inyliiere di ferro, posle sopra le due colonne; ed a queslo proposilo il relatore osservava ,che i modeini fisici riconoscono basta ntemente difesi dal fulmine i fabbricati , quand'anche sieno, le spranche elellricbe posle sui medesin:)i,prive di pnnte ('l. Una delle principal) obbiezioni proposte da qualche archeoloyo, e ripor- tale nella cilata stnmpa contro i pai'afulrniiii delle colonne, consisle nel ram- mentarc, die I'obelisco di Luxor, trasportato in Parifji, fu in questa cilia di- feso con parafulmine, e poscia offeso considerevolmente da una meteora elel- Irica; per la qual cosa fu Nlimalo necessario lofjliere da quell'obelisco il pa- rafulmine slesso. A distruggere quesla obbiezione , fece nolo il relatore alia commissione riunila, die I'obelisco nominato non fu mai difeso da verun pa- rafulmine, come asserisce il chiarissimo signore Alaux, direttore della scuola di Francia, richieslo di cio a bella posla dal relatore. Laonde se questo obe- lisco ebbe danni dai fulmine , cio prova che silTalta meleora investe pure i monumenli privi afl'allo di melalli, com'e I'obelisco slesso. Riescono adunque del luUo ingiusti que'rimproveri solenni, cbe gli autori di quella siampa, di- riggono ai dolli francesi, per avere applicalo un parafulmine aU'obelisco, posto sulla piazza della Concordia in Parigi. Su queste basi, e con quel suggerimenti che i commissari fecero in que- sta loro sedula, fu dal relatore compilalo il rapporto per I'accademia, e di- viso ill qualtro parli; nella prima delle quali si riferivano i principali argo- menli per dimostrare I'eHicacia dei parafulmini; nella seconda si ricordavano le prescrizioni dei sommi fisici per la costruzione dei medesimi (**); nella terza si consideravano gli efl'elli delle nubi temporalesche sulle due colonne ; fi- nalmenle nella qnarta erano singolarmente ribaltule Ic obbiezioni , che nella cilata siampa si fecero contro la ordinanza ministeriale , per la difesa delle colonne dai disaslri dellelellrico atmosferico. Non ebbe luogo la lellura di questo rapporto in accademia, perche uno dei commissari, 'il sig. prof. Ralli, mosse nuove dilHcolla sulla (juistione pre- cedenlemenle risoluta dai medesimi. L'accademia pertanto sospese il suo giudizio su tale argoinento, ed ag- (•; Pouillet, Elem. de phy. V. 2. p. 707. edit, i' — Ann. de cliim. et de pliy, T 26 , p. 265, 290,291, 297. (") Anualcs dc cUlm. el de phy. T. 26. p: 2S8, e spg, 19 — 146 — jjiiinsc ihie nuovi mcmbri alia cummissione precederile, nllinclic insiemc co(}li allri, pontler.'iiido tulto, prcsentasscro il parere loro in altra sessione. Commissari aggiuiiti Sigjj." Prof." Canonico Mazzani, e ScRENl. II ministru del conimcrcio, belle arli ec. ha comunicato all' act'aticmia, con dispaccio del 22 corrente agosto, avere fatto eg|i tra,s[)ortai-e da Tivoli iielle stanze di quel ministero, il roodello di macchina a vapore, invenzione del maccanico fu Vittorio Sarii boloffnese. Qiiesta macchina, secondo che Fa nolo con somma genlilezza il minisiro stesso, trovasi altualmcnte a libera di- .sposizione deiraccademia. La commissione , per tale oggelto nominata nella sessione settinaa del 25 magyio 1848, si varrii di questa notizia, per poi ri- ferire sul congegno del Sarti aH'accademia. P. V. B«^M« SESSIONE Xll DEL [{■ SETTEMBRE 1818 PRESIDEIVZA DEL SIG. DUCi Ul RIGi\'l.\0 COMMISSIONI Snl miglior modo di pubblicare un giorncUe deU'accadeniia. RAPPORTO Commissari Sigg." Prof." Tortouni, Bertini, Donarelli, e BoNCOMPAGNi {relator e). f .Li accadeniia ha nominate una commissione composta dei Sigg." Prof.-' ToR- TOLiM, Bertim, Donarelli, e me, incaricandola proporre il modo migliore c pill decoroso, di pubblicare un giornale proprio dell'accademia stessa. Con- siderando per tanto il melodo lenuto dalle piii celebri societa scicntiHchc di Europa, per la pubblicazione dc'loro atti, la delta commissione ha creduto di dover proporre quanto segue. L'accademia pubblichera ogni anno (juattro fascicoli in quarto, i quali riuniti, formeranno un volume intitolato : Atti dell' accademia pontificia de'ncovi lincel Questo \olume sara diviso in due parti. La prima conlerra una notizia degli avvenimenti nicraornbili relativi alTaccademia, dei cambia- — m — incnti in essa avvcnuli per la morlc ill qualchc .so9io, per la noaiiiia di nuovi soci, per I'clezionc dei componeiiti il coraitalo accadeiiiico, c per le pailico- lari ouorificenze avute da (|ualche socio. Si noleranno nella prima parte luc- desima i doni fatti aU'accademia , pel suo musco , per la sua bibliutccn , u pel suo osservatorio; le prescatazioni di meniorie , o di opere inaiioscritte , o le comunicaziuiii chc le verraiino falte di osservazioiii, di esperienze, o di uotizie importanli; le puhblicazioni delle opere composle dai lincei; c le no- lizie di viagjfi scientifici escjjuili per ordine dell' accadcaiin. Vi s' inserirauuo inoltre gli clo{ji degli accademici, i rapporti preseiitali aU'accaduDiia dai soci chc la compon{jono, per rcnderle conlo delle particolari comaiissioni avule da essa. Si dara aoclie nolizia nella prima parte de'premi accordali a memo- rie lelte in nccadeniia, o ad invenzioni utili, die le verranno comunicate, e delle commissioni che le saranno date dai reltori della cosa pubblica. La se- conda parte del volume conterra le raemorie o note relative alle scieuze ma- tcmaliche e naturali, che I'accademia decidera di pubblicare interamente ne' suoi atti. Questo e il modo col quale la commissione crede doversi regolare per ora la slampa degli atti della nostra accadetnia. Col tempo essa potra pub- blicare pill di quattro fascicoli ogni anno, per fame un volume di maggior mule. L'^accademia in geaerale approvu quanto viene proposlo con questo rap- porto. FisicA — - H prof. Paolo Volpicelli, a quanto lesse nella sessione dceima sul vo- lume dei corpi, a(j(jiunge In seguente Nota , iiellu quale riduce a ealcolo eib che Newton immagino, a spiegare la soinma porosita delle sostunze coi-poree. i 1 EWTON anch'esso considero i corpi soUo Taspetto del volume tanto reale, quanto apparente dei medesimi; e nel suo trattato di ottica (*), conclude nell' oro esservi piii pori che parti solide, e nell'acqua esser lo spazio occupato dai pori, 40 volte maggiore di quello occupato dalla materia. I'Jon si vede chiaro nel teslo quale sia il ragionamento che conduce a queste conclusion!; pero i fatti da cui si fanno esse derivare sono, che I'acqua e 19 volte piu (■) Traili d'oplique, p. 315. Paris 1722, seconJe edit. — 148 — IpjTgicra, e peici6 piii rara, clcll'oro; e die queslo mctallo si lascia facilmenle nllravcrsarc (lall'omaiiazioni majncliclie, dnl inerciirio, e ilallaccjua, come ri- sulla dalla cogiiita spciicnza cl»e Fcce I'accadcniia clol cimento. InoUie voleiulo Newton cslcndere le sue consideiazioiii , sullo spazio viioto di materia pondcrabile iici corpi , rifletlc die la magnele ajjisce sul ferro, atlravorsando molle sosianzc corporee , come oro , argenlo , piombo , acnua, velro, legno, ec; clie la yravilazione universale ajjisce a traverso i corpi planelari, senza puntu alterarela sua le(j{}'e di azioiic ; e clic la luce progrediscc in linea rcUa, sine a dislanzc yrandissime nei corpi diafani. Que- sli falti, soli co[;nili a quoH'cpoca, per ar[jomenlarc su talc quistione , soiio dal gran filosoFo ingleso ri[)<>rtrtti a dimoslrare , die la porosila dei corpi e magjTJore assai, di quello possa pareie a primo aspetlo. Dope tutlo cio Newton propone la soguente ipolesi, per ispicgare come avvemr possa che nel volume apparente del corpi , sia lanto grande quello lion occupato dalla materia dei medesimi. Egli suppone die le inolecole piu complcsse dei corpi possano essere talmeute formate, ed insieme talmenle ag- gregate, che la somma degl'inlcrstizi vuoli fra esse, uguagii lo spazio teiiuto dalle medcsimc, lulte prcse insieme. Inollie suppone die quesle niolccole sie- no composte di altrc piu piccole, avcnli fra lore degriiiterslizi vuoti, la soin- ma dei quali pure uguagii lo spazio da tutte quesle occupato. Similmente suppone che queste piu piccole molecole risultino di altre anche minori, le quali ammettano fra loro degl'interstizi vuoti, di cui la somma coincida con lo spazio tenulo da queste ultime, tutte unite. Cos'i continuando , giungasi alle molecole minime, cioe agli atomi di materia continua, fra i quali gl'in- terstizi saranno soggetti alia medesima legge. Questa ipolesi newtoniana sull'aggregazione molecolare, ovvero suUa di- slribuzionc della materia nel volume apparente dei corpi, quantunque non fon- data sopra veruna sperienza, tuttavia rendendo ben conto della immensa po- rosila dei corpi, merita certo che si faccia di essa menzione , e che uon si lasci pill a lungo inosservata ; quindi e che abbiamo voluto ridurla in una formola, onde sia piu facilmenle concepila. Si chiami di prim ordinc la molecola minima, ossia P atomo di materia continua; dicasi di second' ordi lie la molecola composta di soli atomi e dei cor- rispondenti interslizi; dicasi di terzo la molecola composta da quelle di se- condo con gPinter.stizi fra le medesinie; e si conlinui similmente a denomi- nare le molecole piu complessc, cioe di ordini piii elevali. Dopo cio chia- — 149 — inando con v,i it volume vuoto di materia ponderabilc, dal quale sono corlloi- iiate le molecole di ordiiie nesimo, e coo v„_, chiamando il volume conispon- dente, dal quale sono contornate le molecole di ordine (?i — 1}esimo; il piincipio {jcnciale in cui tiitia consiste la riferila ipotesi, verra espresso dalia ' 2y„., , equazione die loslo si manifestera, se bene pongasi mente alia ipotesi mede- sima. Perche meylio s'intonda la piecedenle u{juaglianza, indicliiamo con v["> lo spazio occupato dalle molecole di orduie nesimo. tutle prese insieme; e con v"~' lo spazio similmente occupato da quelle di ordine (n — 1)esimo. Ritenute le al- tre denominazioni sopra stabilite rifletliamo , che per la ipotesi ne\vtoniana deve aversi V„ = v ") ; e poiclie la somma delle parti eguagliar deve il tullo, avremo eziandio V"' = w„_, -+- V "-') . Ma per la stessa ipotesi newtoniana dobblamo similmente avere v»-'i =Vn-, , dunque sostiluendo sara v„ =2v„., , appunto come fu stabilito. Ora soslituendo alia n di questa relazione grinleri da n fino a 2 iaclu- sivamente, avremo le altre seguenti v„-, = 2f„.3 , ii„., =. 2u„_3 , . . . , t)3=3 2y, , V2 =3 2u, . Moltipiicando fra lore tutte le ottenute uguaglianze, avremo Ora dicasi v il volume occupato delle minime molecole del corpo , cioe da quelle che non ammettono pori; sara per la dicbiarata ipotesi v,=» i> , e quiadi v„ — 2"-' v : questa formoia rappreseota lo spazio vuoto che circonda le molocole di or- dine n""" in un corpo. Quindi espresso con w tutto lo spazio vuoto di materia ponderabile com- preso in un corpo, nel quale sieno di ordine nesimo. le molecole piu comples- se, avremo — 150 — w s- (2-' -f- 2"-' -+■ 2-3 -4- . . . -H 2 -+- i)v. Ma in questa equazione i termini del coclFicienle di v, costitiiiscono una pio- jjressione geometrica, nella quale 5 a n , 2"- A sono rispettivamenle il numero dei termini, il primo dei medesimi , e la ra- nione costaatej dunquc sominaado avremo ossla riducendo (3) w = (2"— 1)u. Questa e la formola che rappresenta la ipotesi newtoniana sulP aggregaziooe molecolare; e che nella ipotesi medesima ne porge il rapporto fra io spazio vuoto, e quello pieno di materia ponderabile nel volume apparente di un corpo, composto di molecole tali, che le piu complesse appartengono all' or- dine nesirao. Supponendo n =- 3, 4, 5, G, , avremo rispettivamente w=7^ 15, 31, G3, .... ; vale a dire un corpo composto di molecole del 3°, 4% 5% G' , ordine , avra 7, 15,21, 63 volte piii spazio vuoto che pieno nel suo volume apparente. Inolire essendo \ z=sW -^- V avremo V 2" — 1 C4) V = — , w = V. ^ ■' 2" 2" Seguendo altri principj abbiamo trovato d d' — d cosicche, paragonando fra loro i due valori di v, ovvero di w, avremo sempre Ud') — Ud) (« ■ -HiT-' ■ Nel secondo membro di questa equazione trovandosi variabile solamente — 151 — (/, concliideicmo che I'oi'dine della molecola pin complcssa di im corpo, cre- sce col diminuiie dt-lla sua densita rf, e che pel contiario diminuisce col cre- scere la densila medesima. Cio vorrebbe dire, che la molecola piu comples.sa deiridrojjene, apparlienc a un oidine assai piu elevato, di quelle sia I'ordine della molecola piu complcssa del platino. Mi pare che questo risuUamento, al quale conducono le mic formole, possa meritare raltenzione dei fisici che in- tendono alia meccanica molecolare. COMITATO SEGRETO A rimpiazzare la carica di censore, vacata per I'asscnza illimitata da Ro- ma del P. PlACiANi , ora socio coirispondente , il comitato propose la lerna che siegue. Si{j{j." Prof.' Bertini P. Miciiele, Chelini P. Domenico, Tortolini D. Rabn.vba, A pluralita di voli fu scelto il prof. Tortolini. L'accademia, dietro la proposla del comitato, nomiao suoi corrispondenti i signori : Plana (Giovanni commcndatore). Professore di matematiche nella reale universila di Torino, regio asironomo, barone, e cavaliere della legione d'o- nore, corrispondeiite dcH'islituto di Francia, ec. (Torino). Amici (cavaliere Gio. Daxtista) I. R astronomo nel museo di Firenze, ec. (Firenze). Melloni (cavalier Macedomo). Direttore dello stabilimento fisico meteo- rologico di Napoli; uuo dei trenta cavalieri stranieri della nuova sczione delle scienze nell'ordine pel merito di Federico II re di Prussia; cavaliere della le- gion d'onore, e del merito di Toscana ; socio ordinario della reale accade- niia delle scienze di Napoli, e delle sociela R. di Londra e di Edimburgo; corrispondcnte deH'istituto di Francia, delle R. accademie di iSerlino, Tori- no, e deU'imperiale di S. Pietroburgo; ec. (Napoli). In questa roedesima sessione Paccademia nomino suo meccanico I'artista sig. AnGELO LlTSVERGH. P. V. — 152 — SESSION Xllf DEIii'OTTOBRE [Ul PnE»IDI.i\Z.i DEL SIG. UVCA Ul RIGIV.tlVO MEMORIE E COMUNICAZIONI DiXAMiCA — Teoi'ica clevientarc dell'iirlo fra solidly qualumjue sia la nalura e la forma dei mcdcsimi , supposti perfeltainenle liberi. Nota del prof. Paolo Aolimcelli. X ino ad ora la leorica elemeiilare dell' into fia corpi solid! , si u traltala prendendo le mosse (la! caso pii'i semplice, vale a dii'c dall'urto diretto c ccii- Irale doi medesimi, supposti privi affalto di elasticita. Mediante le formol(> ot- teniUe per qiiesio caso, gli autori di meccanica pervengoiio a quelle relative all'iirto diretto e ceiUrale fra solidi elastici; c da ultimo danno essi qualche ceiino dclla pei'cossa obliqna e centrale. Iiiollre il principio dinamico di D'A- iembert., che da molti si applica per determinaie le formole dell' urlo diretto e centrale fra solidi non elastici, da niuno viene applicato quando I'ui'to me- desimo avvenga fia solidi elastici. L'oggctto perlanto di questa nota consiste, nell' esporre la teorica stessa per una via piu geuerale, e piii analilica di quella indicala ; cioe nell'asse- gnare il tempo nel quale comincia I'urto fra due corpi; nel definire distinta- mente le varie specie degli urti; e poscia, considerando due corpi di forma e di elaslicitii qualuiiquc, nel gfSungere alle formole che si riferiscono all'urto oblique e centrale dei corpi medesimi , valendosi del principio dinamico di D'Aletnbert. Da queste formole poi, come corollari , dedurremo tanto quelle speltanti all'urto diretto e centrale dei corpi elastici, quanto le allre die soiio proprie degli urli obliquo centrale, e diretto centrale , pero fra coi'pi seiiza elasticita di sorta. In questa nota stessa ci limiteremo a calcolare, seguendo il noslro me- todo, {jli effetti delPui-io compiulo nei corpi ; ed in altra nota , che avremo quanto prima Tonore di presentare all'accademia, prenderemo ad analizzare la causa di questi eftetti, cioe I'urto in se stesso , per ispargere maggior luce sulle sue fasi, non ancoia baslaotemente dichiarate. Tempo in che I'urlo comincia. Sieno m, wj', le masse di due corpi qua- luoque; si muovano questi rispetlivameate con le velocita v, u', le quali com- prendano fra loro un angolo indicalo con (vv'). A dcterminare il tempo <, nel — 153 — ({unlc cominccra I'lirto fra i corpi medesimi , detei-miniamo quaniio i ceatri loro di (jravitii G, G' [fig.) si trovino ad una data distanza CC(=>m) 1' uno dall'altru, contando il tempo stesso dal priacipio del moto , quando cio<; ai irovano i centri medesimi agli estiemi della retla cognita GG(«=)*). GI=H, GC = /t, GI=K, G'C=.k, sara r'=-tr-<-K'-2HK cos(t;u') , wj'=-(H— /i)=-t-(K— fc)'— 2(H— A)(K— A:)cos (y/). Oalla prima di queste. risoluta per K, otterretuo K = H cos(t;y')=!=i/tH' cos^wJ^') — H' H- '"'] ^ ovvero K = H cos(du') ± \^lr^ — W sen'(vw') ]. laoltre sviluppando il valore di ;n% otterremo f H' — '21IA ■+h'+K'—1Kk + k^ - 2HK cos(uj;') h- 2HA- cos'wo') ni' = } ( -+- 2/tK cos(i;t;') — 2hkco&[vv') , e sostituito In qucsta il trovato valore di K, preso col superiore dei due se- (jni chc precedono il suo radicale, avremo dopo tulte le riduzioai la ( 2HA [cos^uy') —in- [2A cos(t;t;') — 2ft] l^lr'' — H'sen'(t'v)] ( — '2hk cos^uu') -f- A' -f- )•' ■+■ k'. Ora osserviamo dover essere f,= vt^ A = v't, e percio, sostituendo, sara [ — 2llvl sen=(t;i;') -+- 2[v< cos(t;y') — v'fi t/^Cr"— H'senXyy')! ( — 2vvt''cos[vv') -+- v't' ■+- f'T-Hr. m 20 / / u\^ ,. ; ^ :<. l/^/ //^ — 154 — Orilinantlo questa equaziooe per le polenze di t, avrcmo J 2[(v cos(vt)') — v') i/^ir- — H'sen^Dw')"} — Hw sen^(w') 3 t "4" ": ; ; t V -+-u'^ — 2vv cos(ww') v" -t- v" — 2vv' cos {vv') Per eliminarc la quatilita H da quesla equazione si osservi, clie abbassandu la perpcndicolare cognita GP(=p) sulla G' C, abbiamo 1 : sen(vi'') == U :p [= II sen(D?;') ] , laonde soslitiicndo nell'ultima equazione, avremo , 2[(y cosCvi;') — v')i/(»'' — p') — pvsca{vi'')'\ r- — m'' v' -i- v" — 2t;j;'cos(t)i)') ' v"-^v'-2vv'cos[vv') Quindi e cbiaro che, qualunque sia la inclinazioiie scambievole delle ve- locita u, v' dei corpi, risolvendo questa equazione di secondo grado rispello alia t, avremo il tempo in cui dovranno essi cominciarc ad urlarsi , purche ii punto di loro contatto si trovi sulla dislanza ni dei loro cenlri, corrispon- dente al tempo stesso. Percio se i corpi sieno sferici ed omogenei, dovra la dislanza m uguagliare la somma dei loro raggi. Supponiamo che le velocita dei corpi sieno fra loro parallele , avremo percio [vv') = 0 , e quindi la (1) si ridurra nella -•^'^"■•-.''•'-^;:^.-o, V — v' [v — V) che risoluta ne porge l^(r^ — p')z±z\/{ni' —p') (2) Laonde se i corpi dovranno avere il centro di gravila sulla medesima per- pcndicolare alle direzioni loro, dovra essere m =»p , — ■155 — ed il tempo in che si Iroveranno essi cosi collocati, sara dato dalla (3) t = '-1, U. . Se i corpi si muovano sopra una mcdesima linea relta, sara p== 0 e la (2) si ridurra nella (4) rq= tn '=t,'-t, ' che sara il tempo in cui dovranno in tal case i lore centri di gravita esscre distanli di m i'uno daH'altro. Faccndo nella (3) la medesima sostituzione, ovvero nella (4) ponendo jn = 0, avremo (5) t die sara il tempo, in cui dovranno in tal case i centri di {jravita dei corpi, trovarsi nel medesimo punto delta retla, sulla quale ambedue si muovono. Cio si polrebbe avverare solo quando i corpi raedesimi fossero due punti. Se avvenisse che i corpi si muovessero in opposte direzioni, dovremmo poi re — (' in luogo di v in tulte le formule precedenli. Le (2), (3), (4), (5) si trovano stabilite dal fanovai, e Del Ricco (*); ma noi le abblamo dedotte come altretlaiiti coroUai'i dalla (I), con la quale, assai piu jjeneralmente di quello facciano i citati autori, si delermina quando i centri di gravila di due corpi si trovino ad una data distanza I'uno dall' altro . muovendosi essi per due relte fra loro inclinate comunque. Avvertiamo da ultimo in tale argomcnto , che supposto v > 0 , se ab- biasi r < m , dovra, nelle formole (2), (4), valere soltanto il segno H-; giacche I'allro se- gno renderebbe negativo il valore di i, cosa che non puo verificarsi. Quante (') Elem. ili fisio.i mat. T. I. pag. 9i. Firenie 1809. — 156 — volte poi fosse dovrebbe valeie aella (2) I'uno e raltro segno, e percio ia tal caso due volte i cenlri di gravila dei corpi, duranie il moto loro parallelo, si troverebbeio alia distanza vi I'lino daUaitro. In falti se i corpi si seguiranno, poaendo in dietro qiicUo di velocita maggiore, i centri loro di gravila si troveranao alia distauza data w», prima e dopo essersi trovati suUa medesima pcrpendicolare alia direzioni loro. Clie se i corpi vadano uno incontro I' altro , avverra lo slesso, poiche prima d'inconlrarsi e dopo incontrati, vale a dire prima e dopo essersi trovati suUa medesima perpendicolare alle loro direzioni parallele , i centri di gravila slaranno distanti di m I'uno dall'altro. Se pero alia distanza m fra i centri dei corpi avvenga I'urto dei mede- simi, cerlo e che nelle (2), (4) dovremo ritenere sempre il segno — , perche corrispondente al tempo piu breve dei due dati dalle formule stesse, dopo il quale per effetto dell'urto i corpi non possono piu trovarsi alia distanza m. Se in fine abbiasi r = 7)1, dalla (2) sara t ^ ^ . Specie diverse dell'urto. Due solidi del lutto liberi, di qualunque siasi forma, e natura, si muovano {fig.) in guisa, che i loro centri di gravita G, G', pro- — 157 — gredendo arabcdue in direzione rcUilinea, rispettivamente con le velocila V =1 GP , I' =-. G P' , tulti gli altri punti di ciascun corpo, descrivano dclle parallele alia direzione del 8U0 centro di gravita, vale a dire sieno essi privi di ogni molo rotatorio. I corpi a questo modo s'incontrino, e si uitino in iin sol punto n della su- perficie loro. Guidando un piano HK, die sia langente ai due solidi nel |)unlo di coDtatlu n dei niedesimi, esprimiamo rispettivamente con (nv), (nv') gli an- goli GQK, G'Q K, che le direzioni GQ, G Q' dei centri loro di gravita G, G' fanno ciascuna col piano medesimo. Sc ambcdue, od uno qualunque di questi angoli non sia retto , si avrii il caso dell'iirto, ovvcro della percossa, detta generalmente obliqun. Percio la condizione di quest'urto, consisle neU'essere la direzione del centro di gra- vitii di uno, o di ambediie i solidi, obiiqua al piano tangente i medesimi nel punto del contatto loro. Questo caso di urto , o percossa , e il piii generale ; cosicche lutti gli altri dal medesimo debbono derivare; e cio sara praticato in questa nota, mentre il rovescio, come gia e detto, viene seguito nelle istituzioni elementari di meccanica. Le velocita v, v applicate ai centri di gravila dei corpi, si decompoa- gano in quattro, cioe due (6) GF = V sen [vn) , G'F «=■ v'sen'v'n) , normali al piano tangente in n; ed altre due (7) GI =9 V CQ&(yn) , GT = v' cos (y'n) , parallele al piano medesimo. Le due prime di queste componenti si modifi- cano come appresso vedremo, e producono tanto I'urto, quanto il moto ro- tatorio nei solidi, se questo abbia luogo. Le altre due rimangono dopo I'urto quali erano prima del medesimo, e con le prime concorrono a produrre solo il moto progressivo nei solidi stessi; giacche questi per le (7) solamente, ni- si urtano, ne scambievolmente agiscono. Se le due componenti perpendicolari al piano tangente , non passiuo am- bedue pel punto di contatto del corpi, I'urto in tal caso dicesi obliquo-eecen- trico : se poi si verifichi I'opposto, I'urto riceve il nome di obliquo-centralc. Dunque la percossa obiiqua eccentrica riconosce per condizione che le com- ponenti perpendicolari al piano tangente non abbiano in comune il punto di — i5S — contatio dell'urlo. Quiiiili e chiaro che dopo qucsl.i percossa od urto, i corpi (lovranno concepire oltre il molo uniforme progrcssivo, anche qiiello iinifoi- me rotalorio inlorno al cimUio loro di gravitii. La percossa poi obliqiia o. ceii- tralc ricoiiosce per condizione I'opposlo, cioe debbono in questa le stesse cotxi- ]io(ienti (0), passarc arnbedue pel piinto di contalto «; percio in tal caso dopo liirto i corpi concepiranno soltanto nooto uniforme progressivo. Se arnbedue g-li angoli (yn), (v'n) sieno retli, la percossa viene denomi- nata diretla; pero se in tal caso le direzioni delie v , v\ non coincidano in- sieme; ovvero se cosl coincidendo, non passino pel punto di contatio, la per- cossa dovra sempre nominarsi diretla-eccentrica. In questi due casi della per- cossa diretta eccentrica, ognun vede che dopo I'urlo avra luogo lanto il moto proo-ressivo, quanlo il moto rotatorio nei solidi. Diinque la percossa diretta fccenlrica riconosce per condizione, che la relta descrilta dal centro di gra- vila di ognuno dei solidi sia normale al piano tangente, senza passare pel cen- Iro di gravila dell'altro corpo; ovvero che passando anche per queslo centro, non passi pel punto di contatio n, corrispondenle all'urto. Quiodi sono due le eondizioni, da ognuna delle quali nasce la percossa diretta eccentrica. Se poi gli angoli medesimi (un), (v'n) sieno ambedue retti , e di pin le t>, «', coincidendo nella slessa direzione. passino pel punto di contalto dell'ur- lo, si avra il caso della percossa diretln- centrales ed ognuno vede die dopo quesla percossa, non polra nei corpi aver luogo altro molo fuorche il pro- gressivo. Dunque lale percossa riconosce per condizione, che i ceiitri di gra- vila dei due corpi progrediscano per la slessa linea relta perpendicolare al piano tangente i solidi medesimi nei punto di loro contalto, per modo che queslo punto, ed i due centri di gravila loro, si troTino sulla perpendicolare slessa. Concludiamo perlanlo : 1.° che gli urli o percosse ravvisansi di quatlro specie; vale a dire due oblique, delle quali uaa eccentrica, I'allra ccnli'alc; e •hie direlte y delle quali una eccentrica, 1' altra cenlrale: 2° che la percossa obliqua-eccentrica e il caso piu generale dell'urlo fra solidi, dal quale lutti gli altri debbono derivare; mentre la percossa diretla-ceulrale forma il caso pill semplice dell'urlo medesimo : 3° che nella percossa lanto obbliqua-eccen- Irica, quanlo diretta -eccentrica, dopo l' urlo vi sara nei corpi, e molo pro- gressivo, e moto rotatorio ; menlrc nelle percosse, obliqua-centrale una, e di- rella-cenlrale I'allra, dopo I'urlo, i solidi concepiranno solamenle molo pro- gressivo : 4." che I'adempimenlo delle condizioni , dalle quali nasce 1' una o — 159 — I'altra delle quattro iiulicale pcrcosse, di[)enJei;i, c dalla dirczioiie dui centri di gravila dci corpi, c dalla pusi/ionc relaliva di qucsll centri nci voliimi cur- porei, e dalla forma dei cor|)i stessi. Quindi se abbiansi due sFere di unifuP' me densita, ovvcro omogenee in ciasciiiio del loro strati conceiitrici, sara la percossa ubliqiia delle sFere inedesime seaipie centrale; perclie in esse il cen- Iro di {jravita coiueidera scmpre col centro di fipura ; e sempre le compo - nentt (G) perpendicolari al piano tangente, passeranao ambcdue pel punto di conlattu neirurto delle sfere medesime. Peicio 5° i coi'pi sferici ed omofjenei, qualunque sia I'urto fra loro, non potranno mai dopo il medesimo . conce- piie altio nuoto, fuorche il piogiessivo ; prescindendo peio dagli ostacoli al moto, die mai possono maocare, i quali conlradiranno sempre a quesla con- scfjneiiza ('). S' intendera facilmentc dopo queste dichiarazioni, che nell' into di due solidi, qualunque sia la Datura dei medesimi, e la specie dell'urto, non ver- ranno punto alterate da questo le velocita dei loro centri di gi-avila, paral- lele al piano HK tangente in n le superficie dei solidi medesimi : cio sipni- fica che queste velocita saranno le stesse, prima e dopo I'urto (**). Iriollre si intendera pure facilmente, che quante volte la normale nel punto Jt di coa- tatto al piano tangente, passi pel centro di gravita di iino dei due corpi, I'urto dei medesimi noa produrra vcrun cangiamento al moto rotatorio di quello, se prima dell'urto lo possedeva, e soltaalo modilichera il suo moto prop-res- sivo. Velocita dopo /' nrto obliquo- centrale. Le ultime due specie di urti fi-a corpi, sono quelle che qui consideriamo, cioe il caso della percossa obliqua- ceDtrale, ed il caso della percossa diretta-centrale; deducendo il secondo di quest! casi dal prime, e batlendo cosi una via diversa e piij generate, di quella seguita fino ad ora dagli altri su tale argomento. Pertanio sieno m , m lu masse di due solidi elastic!; rappresentino y, f', come gia dicemmo, le ve- locita lore; ed esprima p il rapporlo del cangiamento di velocita nella prima fuse dell'urto , al cangiamento di velocita nella seconda fuse del medesimo , pel' efTetto della elasticita in ciascun corpo. Egli e chiaro che il rapporto p sara variabile fra i liraiti 0 ed I; cosicche dovra essere /) = 0 , ovvero ;) = | , (■) Tli 52. ec. (") Poisnoii. mec. Vol. 2. §. MO Paris 1833. — 100 — secoiido che i corpi s.iraiiiio privi nflfatto di clasticita, o saranno elastic! per- Feltamenle. Dobbiamo qui avvcrliie che ne I'uno, nc 1' altro di qucsli casi , ha mai luogo in nalura; giacchu qualunque sia la propriela particolare, fra le lante che nel corpi si considerano , non sara mai dato trovare un corpo dio sia di essa propriela totalmentc privo, ne uno che la posseyga pcrfelta- inente. Dunque la elastlcita si (rovera sempre nei corpi , ma in essi non si Irovera mai ne perfelta, ne nulla; perclo il valore di p ia pratica sara sempre .id uu tempo > 0 c < 1. Se i due corpi »i, m' non fossero clastici, certo e che dopo I'urto, si tro- vcrebbero essi, per elletto del medesimo , possedere ambedue la slessa velo- cila. nella direziooe perpendicolare al piano tangente i due solidi nel punto del contatto loro. In Faiti suppongasi che dopo I'urto , la massa m urtante , possejjga nella indicnia direzione, una velocita maggiore o minore di quella, che possiede la massa urtata m' nella direzione medesima. E chiaro che nel prime caso la massa urtata m' impedirebbe ancora il moto all'altra urtante- c I'urto non sarebbe cessato contro I'ipotesi. Adunque I'urto dovra cessare pre- cisamenle allora, quando le masse w, m', abbiano ambedue consegulta la stes- sa velocila, cosicche niuna di esse irapedisca il moto all' altra. Nel secondo caso poi, siccome la comunicazione del moto cessa col cessare dall' urto , il corpo urtante avrebbe continuato a comunicar moto all' urtato , auche dopo cessato I'urto; raa cio e contrario alia inerzia. Pertanto, come ora indicammo , distinguiamo 1' urto in due fast : nella prima cioe in cui si opera la mutazione di forma fra i corpi che si urtano, c nella seconda, in cui principia il litorno della forma stessa. La prima fase lerniina col compiersi della mutazione di forma; la seconda termina col se- pararsi dei corpi I'uno dall'altro, lo che avviene certo prima del ritorno com- piuto alia forma loro. Indichiamo con x la velocita che i corpi dopo 1' urto ilclla prima fase, e pel solo effelto del medesimo, acquistano comune , per- pendicolarmente al piano tangente nel punto di loro contatto. Egli e chiaro che i cangiamenti di velocit.i subiti dai corpi m, m' nel senso indicato, sa- ranno dopo I'urto rispettivaraente rappresentati dalle seguenti espressioni V scn(Dn) — .V, — [ v'sen[v'n) — .v]. Quindi per la ipolesi adottata da tutti, suU'effetto prodotto subito cessato I'urto della seconda fase, dalla forza intrinseca restitutiva dell'elasticita, saranno p [v sen(vn) — x ] , — p [ t;' sen [v'n) — x ] — 161 — i cangiamenli delle velocUa per eflfetto della secoada fase dell'urto. Laondc , compiuto qiiesto , le compoiienti perpend icolari al piano tangente piu volte nominato, saranno, pei corpi clastici, esprcsse dalle X — p [v seiifvji) — .V ] , X — p [ t;'sen(t)'n) — a; ] . Ora considerando che i due corpi nel memento dell'urto fra loro, costituiscono un solo sistema, nel quale mv sen(yn) , v\v'%en[v'n) , — mp [.v senfyji) — x] , — m'p [v'sen(t;'n) — x] , sono le forze impresses mentre — in [_x — p[v senCvji) — x) ] . — »»' [a; — p (v'sen iv'n) — x) ] , sono le forze alluali^ cangiate di segno, cioe diretle in opposto; e chiaro pel principio di D'Alembert (*), che la risultante di queste due classi di forze do- vrii essere nulla ; dunque , poiche trattasi di forze tulte parallele fra loro , avremo mv sen(vn) -(- v'm'sen[v'n) — mp \_vsen(vn) — x] — m'p iv'sen{v'n) — a; ]j — m [x — p [v senCvn) — x) ] — m'Lx — p(u'sen Cu'n) — x) ] ) donde mvseQ[vn)-i- m'v'seii(;v'n) — mx — m'x= 0 , e finalmcnte ,„, mv sen'vn) -^ m'v'sen(v'n) (8) X = — ; ^: — ■ . m-H m Sostituendo questo valore della x nell'espressioni delle componcnti, che chia- meremo con u, u\ perpendicolari al piano tangente i corpi nel contatto loro, e relative alia velocita risultante dei medesimi dopo I'urto, avremo 7nv sen(i'?i) -+- m'v'sen{v'n) — m'p [d senft)7i) — i''sen{v'n) ] (9) : ^ ^~^^^^^ , viv sen(vn) -f- m'v'sen(v'n) — mp [v'sen(t)'n) — v sen(v?i) ] VI -t- m' Volendo presentare in altra guisa queste formole, poniamo q—\ = p , (*) Poisson. Mec. Vol. 2. Paris 1833. §. 333. 21 — 162 — quiudi sostiluendo e riducendo, avrcmo le 1 u =. V sen'cn) — - r [sen(uH) — v'scn{v'n) 1. \ ' VI -h m ^ (10) f xi' =vseo(v'n) Cv'sen(v'«) — Dsenfun) ] , alle quali, secondo chc sara cori'ispoudera il caso dei corpi, o senza elasticila, o con elasticita impcrfetta, o con elasticila perfelta. Kel scguito pert) di quesla nota ci valeremo sempic delle (0). Indicando con jc, w' le veiocita risultanli dci due corpi elastici ?«, in', dope la percossa obliqua e centrale dei medesimi, ed avendo riguardo alle componenli (7), avremo (11) to = i/[ ?rH- ii''cos'(t»Ji) ] , "'' =1^ [ v''cos~[v'n) ]. Inollre se rappreseutiamo con (wn), (iv'n) gli angoli che le risullaiUi tv , iv' fanno col piano stesso tangenle, avremo , , vco^i'vn) , , . v'cos (v'n) (12) cos( wn] ==> ^ — - , cos(u)»)= ; . Le formole (9), (11), (12) risolvono generalmente il problema dell'urlo obliquo-cenlrale; solo deve avvertirsi clie nelle formole stesse dovremo porre • — i;'sen(i) ?t) invece di t;'sen(y'H), quando sieno dirette in contrario fra loro le component! (G). Taluni autori, fra i quali Francoeur (*), asseriscono che il piincipio di D'Alembert, non basla da solo a risolvere il problema dell'iirto (diretlo cen- trales; ma che fa d'uopo associare al principio stesso, nel caso dci corpi non elastici, la condizione che le velocita dopo I'urlo sono eguali nei due corpi; e nel caso dei corpi elastici, che le velocita relative dei medesimi prima e dopo I'urto haniio un rapporto costante fra loro. A noi sembra che quesle distin- zioni non siano necessarie a risolvere la quistionc delTurlo, c che inoltre non si accordino colla generalita della sua soluzione. II principio indicato conduce da (*) Trallato Ji mecc. elem. Bologua 1830, p. 321, J 230. — 1C3 — solo a lisolvere fjencralmente il problcma dell' iirto cenlrale, tanto direlto , quanto obliquo'^ piirche rapplicazionc tlel piincipio stesso facciasi dipcnden - temente dalia assenza dell' urto. Cio e appunto quelle chc si verifica neli'a- nalisi prccedento, eve il principio diiiarnico si applica senza fare distinzione alcuna sulla natuia dei corpi clie si uitaiio, ma rapplicazione sua dipende solo daU'essere la velocita in essi comune, appeiia compiula la prima fase deil'urto Fra i medesimi. Consiste in qiiesta comunionc di velocita, che puo anche ri- guardaisi evidcnte, I'essenza deil'urto fra i corpi; ed il principio dinamico do- veva essere formulato in guisa da dipendere dalla essenza medesima, per con- durre senza piii alia genaralc soluzione che si vuole. Qnello che in questo caso abhiamo riHettuto sull'applicazione del principio di D'Alembert deve ri- flettersi anche nelle altre applicazioiii del principio stesso. Casi particolari. Suppongasi che il corpo urtalo m' stia in quiete , do- vremo in tal caso porre t;'=-0 nelle (9), (11), (12), ed avremo [ mvxenhn) — pm'vsenlvn) , mvsenfim) -i- pmvsen' vn) u ==■ ; -, U = L i L . j m -i- m m -+- m' (13) I w =a l/[/t' -(- i>'cos'(tJn) ] , w' = u' , j vcosti'u) ( cos fwn) => — , cos(m)'m) = 0, ovvero (tt;'n)==.90''. In questo caso adunque il corpo urtato, si muovera dopo I'urto, con la ve- locita h', che gli comunica il corpo urlante perpendicolarmente al piano tan- gente i due corpi neU'urto. Supponiamo inollre che il corpo urtato non solo stia in quiete, ma che sia pure immobile; dovreaio percio porre nelle (13) Wi' = 30 , essendo chiaro che con questa condizione viene assicurata la immobilita del corpo stesso; avremo quindi le iw = — pv sen(yn}, u'=0 , tv<=mv\/ [p'ieii'{vn)-\-cos^{vn] ] , w' =0 , , , ucos(i;w) , . 0 cos (wn) =• i — ■' , cos [wn) =. — . — 1G4 — Supponiamo che in qucsto caso la elaslicilii sia peifetta; dovremo ncllc (14) pone p =- 1 ; qiiindi avreiuo le (15) i< = — v sen(v?i), w •= ± v , cos(wn)=cos(un), ossia (wn)={^vn). Pertanto concluderemo che quando un corpo perfettamente elaslico, iirli con qiialunque direzione un ostacolo immobile, sempre la velocita v, e I' angolo (t')i) d'iiicidenza, saranno cguali lispettivamenle alia velocita ?w, ed all'angolo [wit) di rlHcssione. Vdocita dopo I' urlo diretto-centrale. Per passare alia percossa diretta e ccntrale, dovremo pone {vn) = [v'n) = 90" nelle formole (9), (11), (12), ed avremo le mv -f- m'v' — in'p[v — v') m'(1 -\-p)[v — v') m -+- m' m -+- m (16) ^ . mv -\- mv — m'l/v' — 1>) mfl -i-pYv — v') ^ ' ! it'= ^ ^v'-h — -^ , \ m ■+■ m m -+■ m' / iv==u, w' = n\ cos(m;)i)=^cos(?o'?i)=0, ovvero (ui?t)=((o'?t)=90°: cioe in questo caso generalissimo della percossa direlta e centrale avverra che, dopo I'urto, il centro di gravila dei corpi, si muovera per la stessa relta, per la quale si muoveva prima dell'urto. Supponendo V == 0 , m' =» 00 , vale quanto supporre che il corpo urtato m' sia immobile, nel quale caso dalLe (10) abbiamo le (17) wi =^ — pv , w'= 0 , cioe un corpo elastieo urlando direttamente con velocita v contro un osta- colo immobile, retrocede per la stessa retta, e con la velocita pv. Determinazione del coe(]kienle della elaslicita. II coefiicientc p si deve de- terminare con la sperienza per ciascun corpo elastieo, e questa determinazione si puo eseguire in piii modi, tanto mediante I'urto obliquo, quanto mediante il direlto : qui ne riferiremo uno, che per quanto a noi sembra, non fu per — 1C5 — anco indicato, e che dipende dall'mto diretto. Peilanto ripresa la f17), po- Iremo concliidere che co{jiiita la vclocita v, con la quale il corpo m inconlra wi', come pure la vclocita ne^jativa w, con la quale dopo V urto il corpo m retroccde, si avrii w (18) P=--, prescindendo dal scjjno. Da quesla formola, che si puo sperimentare immedialamente, solo quandu i corpi einslici si facciano muovere sopra un piano orizzontale, possiamo de- durne uii'altra, piu comoda per la pralica, e dipeodenle dal moto verlicale dei corpi stessi. Dicasi s I'altezza dalla quale si fa cadere nn corpo, di ela- sticita qualunque, sopra un piano immobile; rappresenti s' I'altezza cui giunge il corpo slesso dopo I'urto, per eflello delia velocita conseguila nell'urto lue- desimo. Dalla teorica del moto verticale dei gravi discendenti ed ascendenti abbiamo V = 1/(2^5) , w = l/(2(/s') , e sostituendo nella (18) sara (10) v--\/~('-) ; cosicche se dalla sperienza si abbia s==s' , sara p =— 1 ; cioe il solido, pel quale cio si verifica, sar?i elastico perfettamente. Adunque il coelliciente p della elasticita di un corpo, eguaglia la radice quadrata del quoto, che si oltiene dividendo per I'altezza percorsa dal corpo cadente, I'al- tezza percorsa dal medesimo ascendente, in virtii della velocita concepita dopo I'urto sul piano immobile. Queslo teorema, che mi sembra non enunciate in veruna meccanica, puo servire meglio di qualunque altro a determinare i coelllcienti dell' elasticity nei diversi corpi, tanto piu che il medesimo puo pralicarsi nel vuoto, per evilarc gli effetli della resisteiiza del mezzo. Invece della caduta verticale, po- tremo in questa ricerca valerci della cadula per archi circolari. A tal fine due globi di qualunque materia, della quale si voglia speri- mentare la elasticita, sospesi a due fili pei loro centri di gravila, e poscia se- parati ambcduc per un dato arco circolare, di cui lo stesso filo di sospensione — tco — sia il raprio, si facciano cadore udo contro TaUro nel medesimo tempo , ed in X clS^i 'o- ccur. si uovino se.p.e ne, .edesin.op.ano. Que.. «iob. fi ...eranno pe.-cio con eguale velocita , cioe con quella stessa ch av.^- be.o essi aequistata , se fossero caduti per 1' aUezza oss.a 1-'.-° ^ di uno quaiunc,ue degU avchi medesinV.. Da cio --•^- -Mn'-- ; ^^^ ^ Logo d? ., s' nella (.0), ponendo i due seni vers. de,l. a.ch. I-' ^ ^^ ;- di nuoi ,lol,i nella sali.a e discesa pe.- Pareo medes,a.o, s. av.a '^ ;«'-«J' 1 .-elativl; alia materia lo.o. Con questo n,elodo si ha il vantagsj.o che la spe- Wenza e due vol.e .ipetuta nelmedesi.no tempo, quindi lo spe.nv.e„tato..e po- ;;: sta.-e al .isul.an.ento medio f.a i due, che gli off-ono . glob, nel ..... e per Pli a.chi ci.colari. Di piu face..do in silVaUe sperienze va..a.e la tempe- rntu.' dei corpi riconosceremo la legge coUa quale influisce .1 calor.co nella elasticita loro, questa essendo ricerca non anco.a eseyu.la. slpponsas?che la elasticita dei corpi sia perfetta; in questa .potes. avremo ^ P « 1 ; I quindi le (16) si ridurianno alle I \ ; od anclie) , che sonole t.-e diverse forme, sotto 1o quali possono i valo.i delle ioro\in ,al case presentarsi. Per le prime delle (20) possiamo concludere che a ve- locita finale nell'urto perfetto, eguaglia in ciascun corpo la sua - "^Ua n. ^ .iale, dinnnuita od au..en.a,a, secondo che trattasi deirurtante o ell u.a to, del doppio della velocita che avrebbero essi rispettivamente petduta o gua- ( dagnata,se fossero stati privi di elasticita; cioe | Velocita dopo Vurlo obUquo-cenlrale fra solidi non elasticL Ora veniamo , all-urto dei co.pi privi affa.to di elasticita; e per quello rigua.da la percossa , oblCa e cen-ale de. n.edes.mi, questa sa.a completamente defin.ta, ponendo | p=-0 — 167 — nelle (9), (H), (12); percio, dalle slesse avrcmo , mvsen(vn)->- m't>'!icnh<'n) (21) ) w =ii/'[m'-4- w"cos''(t)») J , w' =l/[«' -f. v'-cos(7/«) ], V cos (vii) v'cos {v'n) cos (wn) = ^ — , cos (iv'n) = — — ; ~ . IV ' IV Qiieste formole dimcstrano il contrario di qiiello , clie stabilisce in tal caso il si(j. Z)H/)m, nella sua opera intitoiata - Geomclric et meclianiqne des artset me- liei's[*). I diversicasi relativi alia percossa obliqua e centrale fra corpi non ela- stic!, si olterranno dalle (21) era stabilite, che sono geoeralissime, facendo in esse quelle sostituzioni, che ai casi medesimi si riferiscono. Supponiamo in falli die un corpo non elaslico, ne iirli obliquamente un allro in quiete; sara t;' = 0, ed avrenio dalle (21) le I , fnysen(vtt) , , ^ inv sen{vn\ .1 u = u =o -!-, w=''t^^u +v cos (vn) ], w' = it =» r— ', (22) ( \ , , VCOsfuw) , . „ . '/ . ^ «„ ■.cos (wn) =• — -^^ — -, cos[iv'n) = 0 , ossia (wji)==. 90° ; cioe il mobile urtato si muoverii con velocila perpend icolare al piano tan- jjente i due corpi nel punto deH'urto. Da quesle formole abbiamo w : iv' =-- |/ [ in -¥• m'[2m -\- m') cos" {vn) ] : Hjsen(t)n) ; rapporto che, sotto altra forma, si stabilisce in tal caso da Rossut nclla sua meccanica (**). Supponendo m' = 00 , nelle (22), sara quanto supporre, per un secondo caso parlicolare , che uu (■) Vol. 2. nriixclles 182G p. ICl. (") T. 2. I'avia 1788. p. 118 J. 4*2, — 1G8 — corpo noil clastico ne urli obliquameiitc uii allro immobile; qiiiudi avrcmo (( = u' =• 0 , «' «= ucos(f7») , M'' = M = 0 , cos(wn) = 1, ossia (?rH)=0. Dunqiie in tal case il corpo urtanle, dopo Turto si muovera parallela- mcDle al piano tangente i due corpi iiel punto dell'urlo. Velocilu dopo I'urto dirello-centi'alc fra solidi non elmlici. Per passare alia percossa dirctta e centrale dei corpi non elaslici, dovremo porre nolle (21) (vn) ='{vn) =00° ; quindi avremo dalle mcdesime le segucnli , mv -+- m'v (23) w = tt)'= u in -H m cos [wn] == cos [w'n] = 0 , ossia (ion) =■ (lu'n) =« 90". Cioc in qucsto caso i corpi dopo Turto, procederanno per la stessa via per la quale procedevano prima, e con velocitii comune, rappresentata dalla (23); la quale si ottiene anche dalla (8), facendo in essa la medesime sostiluzioni falte nelle (21). Peragonando i sccondi valori dellc (20) con la (23), avremo una rela- zione fra le velocila iniziali v, v' prima dell'urto, quelle w , w' dopo la se- conda fase dell'urto, e la velocila x comune ai due corpi dopo la prima fase deU'urto; e questa relazione sara evidentemente pei due solidi espressa dalle ?<; == 2x — I', lu' =a2x — v'. Quindi e che la velocila dopo 1' urto , in ogni corpo di perfetla elaslicila , eguaglia la differenza algebrica fra il doppio della velocila sua dopo la prima fase deU'urto, e la velocila iniziale del medesimo. Le quantita m'(v — v') in[v — v') m -+- m' m ■+• m' rappresenlano rispeltivamente i cangiamenti di velocila, che subiscono i corpi wi, n»', tosto compiula la prima fase dall'urto, cioe prima che la elaslicila dei medesimi abbia reagilo; e cio facilmente s'intende ricorrendo alle formole ora stabilite, sull'urto dirello e centrale dei corpi non elaslici. — iG9 — Dunquc staiido alia prima forma dei valori delle tv, tv\ preseatati nelle (20), possiamo concludere il teorcma seguente: cbc nell'urto dei corpi di ela- sliciti perfetta, il cangiamento rispcttivo di velocita nei medesimi, per effetto dcH'iirto, c doppio di quello sarebbe in essi , quando non fossero clastici. Se poi voglia distinguersi I'urto dei corpi che si sieguono, dalTurto dei me- desimi che vicendevolmenle s'inconlrano : in un caso, il primo di quei can- gianienti, rappresenta la velocila porduta dal corpo urtante m; il secondo la velocila giiadagnata dal corpo iirlato m' , (osto compiuta la prima fase dell' urlo fra i medesimi: nell'allro caso poi, gli slessi cangiamenti rapprcsenla- i)o le perdite di velocita, rispettivamente fatte dai due corpi uella prima fase deirurto;e si vede cliiaro, che il teorema sopra cnunciato, si accomoda facilmen- le a qiicsta distinzione, giacche il medesimo sussiste per ciascun casodi essa. COMITATO SEGRETO Secondo il § 4." titolo III degli statuti accademici , e per la proposta del comilato, furono in qiiesta sessione nominati soci lincei corrispondenti gii scicnziati clic seguouo : Carlim cav. Francesco, R. astronomo ; direttore dell' I. R. specola di milano (jMilano). Magistrini cav. Gio. Battist.v, professore di matematica nella pontificia universilu di Rologna; pensionario anziano; membro di altre socicla scienli- fiche e lelterarie (Rologna). lAIossoTTi cav. Ottaviano Fabrizio, professore di fisica matematica , e meccanica celeste ncll'I. R. universila di Pisa (Pisa). BiANCiii dottor Giuseppe, professore di astronomia nella R. universila di Modena (Modcna). ftlARiAMM cav. dott. Stefano, professore di fisica sperimcntale; bibliole- cario nella R. universila di Modena; presidente della sociela italiana (.Modena;. Belli dottor Giuseppe, professore di fisica nella I. R. universila di Pa- via; membro effetlivo pensionalo dell'I. R. istituto lombardo; socio nazionale non i-esidenle dell'accademia R. delle scienze di Torino ; socio straordinario dell'accademia R. di scienze. leltere, ed arli di Padova; membro della facolla filosofica di delta cilia (Pavia). Bertoloni cav. Antonio, professore di Botanica nella universila di Bolo- gna (Bologna). Alessandrini dottor Antonio , professore di xVaatomia comparaia nella universila di Bologna (Bologna). Selmi professor Francesco (Modena). 22 — 170 — A favorire la pubblicazione ilelle note o memorie scientifiche del soci ordiuari, fu decretalo iu qiiesta sessionc, che di ciascuna nola o mcmoria lella in accademia^ e pubblicata negli altt dclla mcdesima, Taiitd'e linceo ordina- I'io abbia diritto a riceveriie gratuitatuente copie ciiiquanta di stampa. II niinislero della pubblica istiiizione , con dispaccio del 23 settembre lesle decoiso, iiivio una mcmoria raanoscrilta di ostelricia, coraposla dal sig. 1. F. Van llenyel di llelversum, Paesi Bassi, pioviucia del nord di Olanda, e dal uicdesinio prcscniala aU'accademia, pcrclie Fosse presa in considerazionu. Essendo Ic scienze mediche, pel titolo II. § 1.° degli slatuti accadetiiici, ail'alto escluse dairoggetlo, che I'accademia si e prefissa nel sue esercizio; fii in qucsta sediila decretalo, di lortiare al ministero suddelto quel manoscritlo, perche sia inviato all'aulore, con rendimenti di jjiazie da paite dell'accade- raia, e con la iudicazione del motivo pel quale non puo la mcdesima occu- parsi di qucH'argomealo. CORRISPONDEKZE L'accademia ringrazia gli autori delle seguenti opere, a lei mandate in dono dai medcsimi. Alghe italiane e dalmatiche, illustrate dai prof. G. Menegiiini. Padova : fasc. 1.° marzo, e fasc. 2.° aprile 1842. Prospelto della flora euganea del conte ViTTORE Trevis.\n. Padova 1842. Le Alghe del Tenere udinese, denominate e descritte dal medesimo. Pa- dova 1844. Studi storici del medesimo. Sul terreno cretaceo delPItalia settentrionale. Osservazioni di AcuiLLE De ZiGNO. Padova 1846. Prospelto analitico rischiarante I'etiologia, e l.i diagnoslica dei maii ner- vosi. Del dolt. Gio. Domenico Nardo. Venezia 1842. Riflessioni medico praliche sulla segala cornuta ec; del medesimo. Ve- nezia 1841. Nuovo metodo di rendere maggiormente utili i bagni di mare; del me- desimo. — 171 — AnnoUizioni medico-praticlie sull'utilila dell'acido ossalico; del medesimo. Vcuezia 1844. Discoi'so sulla natura dcllc cantai'idi ; del medesimo. Yenezia 1834; estratlo dal niiiii. YI dell'antologia medica. Prograrama di un commenlario chimico-farmaceutico, e medico-pratico .sulla naliira c siil rnodo di agire dellc sostanze ec. ec; del medesimo: estratlo dal num. II c III deirantologia medica. Nolizie medico-statisliclie suUe acque minerali delle venele provincie ; del medesimo : cstralto dal vol. II e III del memoriale dclla medicina con- lemporanea. Yenezia 1830. Annotazioni medico-praliclie sullc malaltie erronearaente dette vcrrainose ec.; del medesimo. Yenezia 1842. P. Y. ■ ■»— i-»^8U^ — ■ SESSIOi\E XIV" DEL 19 XOVEMBRE 184» PRESIDt:i\ZA DEL SIO. FRIIVCIPE D. PIETRO ODESCALCHI (Vicepresiilente) C 0 ]\I M I S S I 0 N I J.I mini.slro del commercio ec., con dispaccio del 10 oUobrc teste decorso n.° 7569, richiedendo I'accademia del suo parere, sulla domanda fatta da Mi- cheie Balducci di Passignaiio, per oltencre la dichiarazione di piopriela, sul pre.ssore a olio, clie dice sua invcnzione, le invia nel tempo slesso la descri- zione, il disegno, ed il modello dell'indicalo congegno. Commissar! Signori Prof." D. Barn.\b.4. ToRTOLi.vr, e D. Ignazio Calandrelli (relatore). 1 soci Ma.sserano , Carenzi , Crestadoro , WiclcliiTe, Rocca, e Mignone , avendo chicsta la dichiarazione di proprieta per un nuovo sistema di loco- mozioiic mcnaltrita, invenialo da essi, viene incaricata I'accademia dal mini- .tlro del commercio, col suo foglio dell' 1 1 oltobre teste decorso n.° 8028, nd emel- tere su tale oggetto il suo parere; ed a que.sto fine il ministcru stesso le in- via tanto i disegni quanto la descrizione, die i sunnominati esibirono. Commi.ssari Signori Prof."^' Carlo Serem, R. P. Miciiele Bektim (relatore). — 172 — Fii chiesia dicliitirazione di propricta al minislcio del comnicrcio ec, da Luigi Domenico Girard, per un motore pompa a guariiizione mobile; e da Ilaiio Giulio Maignot con Maria Francesco Monier, per una maccliina idrau- lica a propulsione acrea. II ministcro stosso, inviando col sue foglio del 14 ottobre 1848 n." 8009 airaccadcniia le delucidazioi)i, che ottenne sugTindi- cati congcgni del sig. Gabet, la incombcnza perche sui medesimi eslerni essa il i>uo parcrc. Commissari Signori Prof." R. P. Michele Beutini, e R. D. Domenico Ciielini (relaiorc). Alcuni processi fiirono immaginali dal chimico Luciano Orioli, per mi- gliorare la fabbricazione del carbone animale, del fosforo, c del nero lucido pel calzolari; c dal medesimo fu cliiesta la dichiarazione di propricra per sif- falii processi al ministcro del commercio ec. , il quale col suo foglio del 5 ottobre ultimo decorso n.° 7927, prega I'accaderaia, onde sui medesimi \oglia esternare il suo parere. Commissari Signori Prot". Dottor Francesco Ratti, e Dotlor Pietro Carpi (relatore). P. V. SESSIONS XV" DEL 5 DICEMBRE iUl PRESIDEKZA DEL SIG. PRIi\CIPE D. PIETRO OUESCALCHI ( Vicopresidente ) MEMORIE E COMUNICAZIONI Negrologia del P. Francesco De Yico, letta dal prof. P. Volpicelh. \Jon sommo suo dolore I'accademia ebbe in questa sessione I'infauslo annun- zio, che il P. Francesco De-Vico, uno de'suoi corrispondenti , era stato da morte crudelmente rapito alia religione, alle scienze, agli amici. Nel parteci- pare all'accademia queslo infortunio , il segretario della medesima ricordo i — 173 — piincipali falli della breve, e virtuosa vila del De-Vico, da tutti grandemente ropulaio nclla scicnza di Urania ; e si cspiesse nel modo che siegiie : " Ebbe in Macerata il collega nostro cd astrono:no i suoi nalali, uel 10 di majgio 180r>, dal conte Piclio De-Vico Ubaldini, e della conlssa Amalia Archinlo, dania della nobilissima fainiglia di tal nome in Milano; riceve la sua prima educazione in Siena nel collegio dei pp. Scolopi , ed in Urbino nel conviUo dei nobili, diietlo dai pp. Gesuili. Quindi viaggio per Italia; e dopo alcun tempo vcsli I'abito di s. Ignazio, il 23 dicembre 1823. oro vide la pubblica luce (3j. II medesimo astronomo si occupo molto in osservare la variabilila, la duplicita, la comparsa, e la riapparizione delle fis- se : fece ancora egli un esalto registro di tulte le nebulose poste nel cielo a noi visibili. con le disposizioni delle fisse loro vicine. Questo lavoro e tutlora inedilo, come inedito e pure I'altro dei quadrati del numeri dall' 1 fino al 200000. Osservo sempre gli ecclissi avvcnuti quando era csso diretloi'e della specula; islitui moltissime osscrvazioui a reltificare gli strumenti che usava; e riceve con gran piacere I'incarico di slabilire pubblicamente in Roma il tem- po medio; misura che fu grandcmeute approvata dalT insigne geometra ita- liano sij'^nor barone Plana, clie allora si Irovava in questa capitale. Detcrmino il defuulo aslronomo la latiludinc della torre di Fiuniicino , c lego la posi- zioue di questo luogo con altri conosciuti: lavoro ancor questo inedito. In- dirizzo non pochi giovani neirastronomia leorica, dalla catledra; ed alquanti altri nella pratica, dalPosservatorio. A Parigi fu onorevolraente accolto dagli scienziali di quella capitale, massime dai signori Arago, Riot, e Gambey; ed alloi'a parlo a quella insigne accademia di scienze de'suoi lavori sul G.°e7." satellite di Salurno, e suU'anello di questo pianeta (4). » Aveva pure il noslro socio corrispondente cominciato un catalogo ac- curatissimo di stelte; in una zona celeste, 30° al di sopra, ed altreltanli al di solto deU'equatore, dalla prima all'undecima grandezza ; e vari saggi aveva (1) Vecli le memorle II De-Vico fii socio della realc a.stioiioniica socielii di Londra , ed iino dei XL della sociela iluliana; hi eziaiidio dull'istituto di Hologna , e dcll'uc- cadcmia poiililicia de' iiuovi lincei , prima mcmbro ordiiiaiio , poseia corii- spondenle : apparleiine anche ad allre mollc sucieta scientificiie. Apparisce dalla sua eoii'ispondenza la slima {ji'andc clie gli scienziati facevaiio di iui , e fu proposlo dal miiiistero per uiio dei membri dell'aUo consijjiio ia Kouia. Seati egli multo avaiiti nell'ai'te bellissima del canto, e diresse il corpo dei giovani cantori del eollcgio romano, i quali furono amati da esso Icnei-amcnte, e diretti nello s[)iiito con ogni maniera di pieta. I lavorl scieulifiei di que- sto astrouomo venivaiio tramczzati da mille altre occupazioni ; alle quali era cgli cliiamato per doverc dal suo religioso istituto, in cui modello cliiarissi- iiio di virlM a tutti appariva. Cortese, modesto, gentile, e di maniere soavis- sime, formava il De-Vico, la delizia, e I'ammirazione di quanti lo conoscevano. n Abbandonata Koma il 22 uiarzo del cadente anno 1848, si porto a Parigi, da dove parti per I'lnghilterra, e di quivi passo in America. Tornato poseia in Kuropa per commissioni scientifiche della repubblica degli Stati Uniti, si ricondusse in Francia, e di la giunse a Londra; ove preso da mor- bo maligno, sui piimi di novembre, dopo una malattia di pochi giorni, coa dolore di tutti quelli che amano la virtu e la scienze, depose il lodellostes- so mcse la mortal veste, per poi quando che sia, riprenderla piu chiara. P. V. (1) VeJi mcmoria sulle o^servatloni faUe alia specola del collegia romano oeiraDDO 1843. — 17G — SESSIONS X\T HELL' 8 DICEMBRE 1848- PRESIDEniZA DEL SIG. PKIIWCIPE D. PIETRO ODESCALCUI j Vicc'-presijeiite.) COMMISSIONI Sulla stttdera inventata, e costrutla dal meccanico Gregorio Teodorani KAPrORTO Commissaii Signori Prof." Canonico D. ToMMASO Mazzani; Carlo Sereni; e GiULiANO PiERi (rclaloie). (Ycdi Sessiotie terza del 21 wiar^o, 1848). M. vostri commissari essentlosi occupati dell' esame di una posizione rimessa loro dal segrelario della pontiticia accademia de'nuovi lincei, in seffuilo del- la risoluzione del comitalo accademico , riunitosi il 21 marzo 18'i8 ; hanno pi'imieramenle riconosciulo non esistere in quella che due soli documenti, le- lativi alia stadcra del sig. Gi-egorio Teodorani, suUa quale unicamente veiii- \ano invitati a pronunziarc; cioe una semplice descrizione meccanica dello ap- parecchio, corredata di un disegno , ed un analogo rapporto dei sigg. proF. Brighenli, Magistrini, e Glierardi. Ora tali allegati non parvero ai soltoscrilti snflicienti a stabilire un adegualo giudizio sul merito e sull'utilita dell'invenzio- ne; da che ne la descrizione del sig. Teodorani rivela precisamente lo scopo e la inanicra di agire della sua macchina, ne il voto dei rispettabili proFe.ssori di Bologna dichiara abbastanza I'apiilicazione dei principii, che ivi si annun- ziano al falto delTapparecchio meccanico descritto dal Teodorani. Quindi e che per diFetlo di spiegazioni positive, quali evidentemente ri- chieggonsi nel giudicare di un ritrovato di tal natura , i commissari riten- gono che nou pos.sa divenirsi con quei soli elementi ad una ragionevole con- ciusione, sul pregio della stadera indicata. Convenne Taccademia nella conclusione di questo rapporto. — 177 — 5e convenya accordare al sig. Luciano Orioli di Canino I'esdusivo dirillo di proprieta dei miglioramenU da esso in alcuni processi chimici adottati. HAPPORTO Cominissaii Signori Prof." Francesco Ratti, e Pietro Carpi (relalore). {Yedi sessione deeimaquarla del 10 novcmbre 1848). J 1 si{j. Luciano Orioli chiede il cliritto esclusivo di piopriela pel miglioianienli da esso inti-odotti in quallro processi chimici, cioe: 1° nella fabbricazione del nero di osso : 2° nolla sua piirificazione : 3° nella preparazione del fosforo : 4° nella forraazionc di un nero lucido per le scarpe (volg. lustro da calzo- iai). Ora rispetto al 1° siccomc non v'ha, per quanto e a nostra cognizione , alcuno nello slato pontificio, che prepari il nero d'osso, facendo uso del gran- diose apparecchio, sebbene gia conosciuto, del quale il sig. Oiioli si propone servirsi ; e siccome non v'ha del pari alcuno che tragga profiUo del carbo- nato ammoniacale empireumalico, che si produce ia tale operazione, e molto meno avvi chi si valga dei gas combustibili, che nel uiedesinio tempo si svol- gono, come di un mezzo illuminanle; cosi siamo di sentimento, che debbasi ac- cordare il ricliieslo dirillo di proprieta per la introduzionc di questo apparecchio nello stalo ponliticio, e pel profitto che si propone Irarre dai pi-odotti , che si svolgono in tale operazione. Limitato cosi il diritto di proprieta da con- cedersi, libero ciascuno resla di preparare il nero d'osso, nel raodo fin qui usato in vasi o di terra, o di ferro , o d'allra materia; e di servirsi come materia combustibile dei gas che si svolgono. Riguardo al 2% e pur vero, che non trovasi comunemente in commer- cio il nero d'osso purificato, ma e allresi vero, che assai liniitati ne sono gli usi, e che sino a questo momento tulti quelli, che ne hanno avuto bisogno, se lo sono da per loro stessi preparato, od hanno ricorso ad alcuno, che cio ab- bia effettuato; e se aggiungasi che il sig. Orioli intenderebbe servirsi de'me- desimi mezzi, de'quali fin qui si c fatto, e si fa uso; ne discende per ne- cessaria conscguenza , che non verificandosi la sua operazione di migliora- mento introdotto in questa purificazione, noa gli si deve accordare il richie- sto diritto. In 3° luogo, tutte le opere di chimica , le quali sono a nostra disposi- zione, prescrivono per fabbricare il fosforo, che siano le ossa calcinate a bian- 23 — 178 — CO, che polv'erizzate se nc faccia pasta coll'acqua, e che ci si a{j{jiiinga dei- I'acitlo solfoiico conceolrato, in peso pioporzionato a qiicllo delle ossa impie- gale. Se dunqiie il si{j. Orioli ba sperimenlalo, essere iiulifrerente adoprar le ossa semplicemente carbonizzale ; come pure se in vece di diluire indiretta- ineutc I'acido solforico, impastando prima le ossa coiracqua, ha egli sperimen- lato, che si puo adoperarlo gia diliiilo : c hen giiislo che, per qiiestc sue ino- diflcazioai si goda il diritto di proprieli , dalla lejjge accordato alle inven- zioiii : lanio piu. ciio nello stalo pontificio non c a nostra cogiiizioiie siavi al- cuna fabhrica di fosforo, che sarcbbe utile vi fosse, e che la ricliiosta stessa di diritto di proprieta, che il sig. Orioli ha limitato alle sue modificazioni, e che (ammcssa la mancanza di fabbricbe di simil genere nello stato) avrebbe potuto far piu eslesa, lascia libera facoltii ad altri di slabilirne, use faceudo del inetodo generaliiiente conosciuto, e praticaio. Infine senza enlrare in alcuna discussione sul merito de' trovati del sig. Orioli, siccome fin qui nbbiamo fatto, costretti anche dal non avei' presente alcuD campione de'suoi pi'odotti, e da' non aver assistito ad alcuna sua ope- razione ; poiche il nero lucido da scarpe dal medesinio proposto presenta , sia nella qualila, sia nella quantita delle materie adoperate, una qualche dif- ferenza da quelli generalmenle conosciuti ed in uso; cosi crediaino che gli si possa pure per questa parte accordare il diritto di proprieta, tanio pii'i, che con questa concessione, non si vengono allatto a danneggiare que'tanti meschi- ni induslriosi. che fin qui con altri tnetodi hanno oltenuto questo prodolto. Adotto I'accademia le conclusioni di questo rapporto. Siti camhinmenti proposti dal sig. Belducci di Pnssignaito ncll'ordinario sislrma deyli slvetlori da olio. ItAPPOBTO Commissari Signori Prof. " D. B. Tortolini, e D. 1. Calandrei.li (relatore.) [Vedi sessione decimaquarta del 19 novembre 1848). -I I sig. Michele Belducci di Passignano, ha prcscntafo al miiiistero del com- niercio i modelli, il disegno, e la descrizione di uno strcttojo per olio , da esso invcntato, pi;l quale chiede la dichiarazione di proprieta; ed il ministero medesimo ha rimesso tutto alia nostra accademia, perche venga da essa giudi- — 179 — cato, se il sisteuia proposlo dal sig. Belducci prcsenti vantag^i tali, da reDderlo deguo del privilegio domaodato. Due sono i niodelli presenlati, nel primo dei quaii il ma.schio della Tite deilo strcKojo, y'len poslo in moviniento per mezzo di una vile pcrpetua oriz- zonlale, clie injjiana in una luola dcniala di Lrouzo ad asse verlicale, inva- riabilmenle connessa al maschio, il quale essendo fiiisato in mudo da non po- tere no saiire, nc discendeie, obblifjhera colie sue rivoiuzioni a salire, e a di- sccndeie il dado, nel quale e inta{j[liala la madrevilc, e andrei quesla ia con- !>c<<;uenza a pienaere sulla colonna delle (jabbie, o fiscoli, nei quali e conle- nula la materia che deve assoggeltarsi alia pressione. Per facilitare il movimento di queslo dado , esso e munito di qualtro orecchie contencnti altrettante ruotelle, che scorrono eulro due canali inca- vali nella parte interna dei cosciali dell'armatura, ed in forza di queslo con- gcgno vicne non solo diminuilo I'atlrito, aia conservata eziandio la posizione verlicalc del dado. Una colonnetta di ferro , vuota, c minutamentc perforata, e inRssa nel ceniro della soglia o bancaccia, ed in questa s'infilzano le gabbie, che deb- bono essere sottoposte alia pressione, poneudo suH'ultima di esse un piatto di ferro con due brace ia ritorte. Posta in azione la macchina, allorquando sara sudiciealemente compressa la colonna delle gabbie, si fermeranno i due bracci del pialto di ferro per mezzo di due catene, fisse al piedc dei cosciali, e cio impedira, che al rialzarsi del dado per la elasticita delle {jabbie, e della materia, non si riaizi la colonna compressa. Ilialzato il dado, si .sottoporra all'azione dello strettojo una nuova colonna di gabbie, coperla da un piatto simile; e praticando nello stesso mo- do, si potra in seguito inserire anche una terza colonna , e quindi slrinrjere nuovamcnte, finche la materia abbia subito il giusto grado di compressione. II secondo modello e in gran parte somigliante al primo, e solo ne difle- risce perche alia vite perpetua ed alia ruota di bronze, col mezzo delle quali viene in quello posto in movimento il sistema, e sostituito in questo un in- granaggio ed un argano. Una ruota a corona orizzontale , connessa al ma- schio della vite , ha nel suo piatto quattro denti posti alia distanza di 90° I'uno dalPaltro, ai quali si altacca succesiiivamente un gancio di ferro, cui e raccomandata una fune che va ad avvolgersi intorno al fuso dell' arga- no. Poslo in movimento 1' argano , girera necessariamente anche la ruota a corona, e con essa il maschio della vile; ed avraano luogo ia tuUo il reslo — 180 — i mcdfsimi efletli del prccedonlc sislcma. L' ingranaggio poi composlo dolla riiola a corona orizzoiilale, o di una riiota a slclla verticale , posto in molo per mezzo d'una manovella, servira a rialzarc il dado, cd anche ad abbas- sarlo, per esercitare i primi gradi di picssione. Le modit'icazioni inlrodoUc dal sig. Belducci in questo secondo sislema, fanno si, cbe debba il prinio considcrarsi come iin lentalivo meglio s\iliip- palo nel secondo; cd e peicio, che tralasciando quello, di f|iie.sto sollanto ci occupcremo. La poca csatlczza colla quale sono i modclli cosli'uiti, c la mancanza di varie notizie siille dimcnsioni di alcuni degli organi,clie compongono il .si- slema, rendono impossibilc riconoscerne il valore per mezzo del calcolo. Tut- lavia puo ancbc scnza cio generalmcnle assicurarsi, che I'applicazione del- largano deve neccssariamentc portare un considerevole vaulaggio per I'eco- nomia della forza. L'applicazione pero dell'argano non e nuova, giacche in Ro- ma nella farmacia Volpi si osserva il lorcbio destinato per la eslrazione dell'olio di mandorle doici, mosso da uu argano, eguale in tutto a quello immaginato dal Belducci per I'olio di olive. II non e.s.sere rarehitrave dello strellojo traforalo dal- la madrevite, come lo e nei montani ordinari, favorisce la slabilila del sistema; e la colonnetta di ferro, alia quale sono infilzate le gabbie, serve assai accon- ciamente a manlenere la colonna delle gabbie stesse uella posizione normale, ed a facilitare lo .scolo dell'olio nel canale della soltoposta baacaccia. Deve pertanto concludersi, che quantunque I'ingranaggio d'una ruota a Stella in una corona, possa essere facilmenle .sconcertalo; quantunque polrebbe risparmiarsi I'eccessiva lunghezza del fuso dell'argano, so.sti(uendone uno co- mune, sovrapposto ad un adalto basamento ( polendo co.si il capo della fune essere tenuto comodamente da un uomo, e non raccomandalo ad un fulci'o, come lo e nel modello); quantunque in modo piu opportuno potrebbe con- nettersi la fune al gancio di ferro , e polrebbero introdursi nella macchina moiti altri miglioramenli, tuttavia il sistema proposto dal sig. Belducci e utile ed ingegnoso. Approve I'accademia quanto fu concluso in questo rapporto. — 181 — Hdazione inlorno a due macchine denominate wtu Motore pompa a guarni- zione mobile del si(j. G. Girard; I'altra Macchina idranlica a propul- sione aeiea, dei sigy. Maignot e Momer. RAPPORTO Commissaii Sigiiori Prof." P. Bertini, e P. Ciielini frelatore). (Yedi sessione decimaquarta del 20 novembre 1848.) ll motore pompa a giiarnizione mobile si compone di Ire pezzi priiicipaii, che consistono in Ire cilindri concentrici. II prime di essi, I'eslerno, e fisso ; e {jli altri due inlerni , che fanno 1' ulficio di prstone , sono congegnali in guisa che. meiliante iin sislema di valvule annulari, di guide, di traverse, e di iin volante, si pruduca sotio I'azione di una caduta di acqua , un moto verlicalc allernativo, il quale poi si trasForma in im moto rotatorio conlinuo. La macchina si ])u6 applicare (dice rinvcntore} a trasaiettere il moto ad un opificio, e a far salirc I'acqua ad un'allezza qualunque. II melodo col quale la caduta deU'acqua pone, e maatiene in escrcizio la macchina , non apparisce ben chiara sia dalla descrizione dell'autore, sia dal disegno, mancando il modello; tuttavia cio che si comprende, basta per giudicare che nulla e ia questa macchina , considerata nel suo complesso , da farla anteporre alle gia conosciute , non pre.senlando ne semplicita nei mezzi, ne alcuna economia pel consumo delie forze Una parte e in essa che vien data per un trovato originale, ed e la cosi detia guarnizione mobile^ la quale si magnifica siccomc ordigno, che toglie I'attrito iucmediato del pistons coutro le pareti del cilindro fisso , e che deve preservare la macchina dai guasti, che vi polrebbei'o apportare le materie terrose, e grandiose, che si trovano spesso contenute ncll 'acqua. Ma in che consiste questa guarnizione mobile ? Si prenda ud sacco di tela, o di cuojo, o di altra materia impermeabile all'acqua : supposto apcrto nelle due estremitii si raddoppi, e poi si altacchino in giro i lembi estreroi , condotti alio stesso livello, da una parte al cilindro fisso, e dall' altra parte al vicino pislone. Ecco un idea della guarnizione mobile. Entri adesso il mo- tore pompa in azione:, tosto quel sacco, o guarnizione, si piega per coprir le spalle, e servir di caraicia ora al cilindro fisso, ed ora al pistone ascendente. Qui per6 si puo dimandare : che avverra di questa camicia nel suo con- lifluo spiegarsi e ripiegarsi, posto pure, che possa cio aver luogo senza mai — 182 — recare impaccio di sorla ? Non incontrera essa frequenii roUiire e lace- lazioni ? £d una volta fora(a e sdrucila, quale aaih il $uo vantagQJo ? Niuno cerlamente. La seconda niaccliina , chiamata macchina idrauUcn , cd a propttlsione aerea, coiisiste iu un alboro od asse , muniiu in UiUa la sua lunjjhezza , di ali a superBcie elicoidali. Questo asse fermalo da inipernature , deolro cui j)Ossa girare, dee collocarsi in cnodo uell'ac(]ua, clie la sua lunghezza secondi la direzioiic dclla corrente. L' acqua s'introniettc per entro alle ali a spira , come nella cocloa di Arcliimede , e vi delermina un moto rolatorio. Se si riuniscono piu di queste luaccliine I'una alPalli'a , c capo per capo , si avru un molore (dicono gli autori) di una forza jTiande quanto si vuole. Se poi alia corrente dell'acqua si sosliluisce una corrcule d'aria; si avra una mac- china a pvopulsionc aerea. Questa niacchina e una modificazioue, come si vede , non pero felice , del molino a \ento, e delle ruole chiamate voljjarmente a rilrecine. Messa da parte la ilillicolla di costruire ali solide a superficie elicoidali, ove solo si cou- sideri I'azione obligua dell'acqua, il grande ed ineguale atti'ilo conlro le im- pernalure, ed il lungo involucro dell'iusieme, non si puo non vedere che il moto dee procedere impacciato, e con grandissima perdita di forza viva. Le conclusioni di questo rapporto furono abbracciate daH'accadcmia. P. V. SESSIONE XVir DEL 31 DICEMBRE 1848. PRESIDEKZA DEL SIG. PRINCIPE O. PIETRO ODESCALCHI (Vice-presiclenle) MEMORIE E COMUNICAZIONI FisiCA TERRESTRE — Osscrvazioni geologiclw falte lungo la valle lalina da Roma a Montecassino. Memuria del prof. Giuseppe Ponzi. 0 ccupalo da qualche tempo a formare una carta geologica, di quella parte degli stali romani, che versa le acque nel mare medilerraneo; ed occorrendomi visitare la proviucia di Frosinone, volli consacrare alcuni giorni dell'autunnu di qucsl'anno in percorrerla. Questa escursione ha avuto per iscopo non so> — 183 — lamcnle conosceie la nalura fisica di (|uelln ri'gione, ma eziancliu la soluzione di alcuni |)roljleini {jeologici, insorti I'anno scorso nelle conversazioni da me tcnute col rclcbre yeologo Sir Jioilcrick Slurcliisou. Tali problemi rigiiarda- vano [larlicolariiicnic il conosccre I'indole spcciale di quelle calcaree conte- nenti ippuriti, che costiluiscono alcune serie di colline indipendenti dni resto dejjii appcnnini. E iticcome la catena dci monii del Volsci nello state romano continiinta con quclla dcfjii Aiirunci nel nnpoliturio , a quclla serie app.ir- liene, formando parte della provincia siicciiala; cosi credeiti opporluno pro- lim|;are le mie osseivazioni fino a IVIontecassino, ed ai piani di s. Germane, per conoscere tiilta la lore natiirale disposiziene. A meglio comprendere per- tanto cio ilie con lin{|iia{jfrio {jeolo{;ico io sono per esporre, slimo opportune prcmetlerc alciine necessarie nozioni, siiiraiidanienio del terreno da lloma a queU'estremo da nie slabilito, che comprende lutla la valle latina. Avanti di rafjfjiungere la provincia di Campagna si Irascorre la super- ficie del snolo romano, lar{famenle ondulato, indicante a colpo d'occhio la sua origine , I' essere slato cioe un fondo marino delT epoca lerziaria. Le valli risultanti da ima tal forma sono in genere scavate in protondi solchi, pel diulurno passagjjio delle acque, che le percorrono, e che spesso vi produs- sero scoscesi burroni. Attraversalo questo suolo a levante di Roma , si rade il late settentrionale del {jruppo dei monli laziali, attorno i quali diviene il terreno, come per una zona circolare, quasi piano, e le acque vi scorrooe iu lefljjieri Fossati ; se non che dove piu nccostasi alle colline si fa scabro, per- che la via passa su di un cratere di quel sislenia vulcanico, clie coslituisce il laghetto della Colonna, o il lajro Rcjjillo degli antichi. Oltrepassali quelli monti il suolo riprende I'aspetto della campagna romana, e guida il viandante verso i monti pi-enestini e li'pini,che a sinistra e a destra yli si presf?ntane, Ira i quali s'introduce per mode da interromperne e disciofjiierne la conti- nuita. Da un latu e lallro queste eaiinenze si prolungane in distese catenc , lasciando Fra lore una lunj^hissima depressione, percorsa dai Humi Sacco e Ijii'i, protraui fine a s. Germano, eve termina la valle- Questa e la valle la- tina, perclie comprenileva I'antico Laziu, era occupata per la maggior parte dalla nostra provincia di campagna , conligua a quella di Terra di lavoro. che nel regno di INapoli occupava il confine suddetto. La catena di sinistra Foruiasi dai monli prenestini , dalle moutagne del Serrone e del Piglio, dai monli di Guai'cino e di Trisuiti, da quelli di Ala- Iri, Veroli, e Monle s. Giovanni nello state nostro : dai monli di Arce, Ilocca — 184 — Sccca, J'al.TZzolo, Pietliaioiile e Montecassiiio nel rejjno napolelano. Qiiella di ilestra componesi di calene Qiinori, avcnli tulle presso a poco la luedosima direzione, ma non continue. La prima di rincontro ai monti prenestini, prende da Monte Foriino fin verso Piperno, e questi sono i monti Lcpini : la seconda costituisce i monti Ausoni , e contiene Ic eminenze clie dominano Supiuo , Prossedi, c PislciTo : la tcrza quelle di Castro Falvalerra, il Pico, c i monti ill Pontccorvo, ove era il paese degli Aurunci, che si prolrae fino all'estremo di questa grande vallc nel regno di Napoli, per farsi limitrofo del Campani. Quasi tutla questa regione fu abilala dai Volsci, salvo quella degli F-rnici , clie occupavano i moderni monti prenestini Hno ad Anagni , e quella degli A urunci di cui ora ho parlato. II suolo di quesia spaziosa valiata mostra varie accidentalita, dipendenti dalle fimbrie protratte dei monti circostanti ; avvegnache ora si dislendc in pianure, ora si fa gibboso, ed ora montuoso. Cio nondimeno i fiumi clio vi scor- rono non sono niolto serpeggianli, c tendono sempre a gittarsi verso la ca- tena destra, indicando essere quella parte piii bassa e appianata della valle. II fiume Sacco (Trero o Talero degli anlichi) prende origine dietro le eminenze di Palestrina e di Poli, e passando dietro quelle di Capranica e di Cavi, per Gennazzano, entra in questa vallc dove per minute spii'e , ma in direzione quasi retta vi precede. Trascorre prima I'ostcria bianca, poi tra Ga- vignano e il Castellaccio, passa sotto la Scurgola e Morolo, e lascia a destra Supino e Patrica. Qui giunto si arricchisce delle acque della Cosa, fiume di minor conlo, che traendo la sua sorgente dalle allure di Guarcino, scorre sotto Vico, Collepardo, Alalri, Pignano, V^eroli e Frosinone, dove iiiconlra il Sacco. Si conduce queslo sotto Ceccano, quindi tra le eminenze di Castro e Pofi, e radendo i monti di Falvalerra sul confine delle pianure di Ceprano , arriva airisoletta nel regno di Napoli, ove si fa iributaiio del Liri. II Liri poi ha il .suo principio dalle vicinanze di Cappadocia, nel Napo- litano, e ancor esso in un corso piu o meno diretto si conduce, dietro e lungo la catena dei monti di sinistra, fino a Sora. Qui si ripiega, e rattrcversa per una interruzioae, ed entra nel nostro stato presso monte s. Giovanni, trascor- rendo quelle roccie ifppenaine con grandi spire. Inlrodottosi nella provincia di Campagna va a Ceprano, e quindi all'Isoletla, dove unite le sue acque a quelle del Sacco, mettesi nella direzione di queslo, e per Pontecorvo e s. Er- mete arriva al confine della valle latina , ove accoglie nel suo seno il Cari. Quest'altro fiume di qualche considerjizione, nato ancor esso dietro la catena - 185 - appennina, entra airestrcmila della grande valle, c {jiraiuio attorno Montecas- sino per s. Germano, atlraversa I'estremo di delta valle ad incontrare il Liii. Tutte queste acqiie, superati i monti Aurunci , si associano a quelle di ua' allio fiume die si denomina Giano, e cosi dai nomi di Gari, Liri, e Giano, prendono quello coraposto di Garigliano, die poi mette foce in mare, al di la del yolfo di Gaeta. Maravigliosa e la fertilita di qucsta reyione, abitata da uomini intelli- {|enli e industriosi, ma sventiiratamente privati di ogni maniera di civile col- tura. lo chiamo in leslimonio di cio tutii coloro clie si fecero a visitare que- slo paese, e che possono giudicare di quanto vanlagyio tornerebbe alia comune pallia un suolo cos'i feilile e dovizioso, qual'e quello di cui parlo. Conosciute le superficiali disposizioni del teireno, prendo a considerarne la sua fisica costituzione. E primieramente discorrendo alcun poco intorno quanto si osseiva prima di arrivare alia provincia di Frosinone, di volo diro che nell'altraversare la campagna romana si peicorre quel suolo vulcanico, composlo di matcrie eruttate dai crateri sottomarini, posti al N. 0- di Roma. Queste materie vi furono trasportate, e dilliise dalle acque del mare terziario, e orizzontalmente deposilate fin dove giungevano le acque medesime.Le scorie vulcanicbe, ma meglio i lapilli, originarono i tufi e le pozzolane che vi si rin- contrano; i primi decomposti e impastati si convertirono in istrati solidi di ma- terie indurite, e piu o meno omogenee ; i secondi restali incoerenti si ada- giaroDO in lelti fra loro, talvolta ancor molto potenti per dare origine ai de- positi di pozzolana romana, tanto reputala nelle arti murarie. Queste roccie so- no piene di amfigeni farinose, pirosscni, e feldspati; e cosi letti di tufi rossi veggonsi fiancbeggiare la sirada da Roma a Torre nuova, e moltissime cave di pozzolana scorgonsi aperle fra essi, da cui si ricava I'ingrediente delle no- stre make. A Torre nuova, bcncbe il terreno si appalesi della stessa natura vulca- nica, pure e da notare die' i materiali sono diversi. Cio dipende dall'cntrare che si fa in quclla zona circolare che cinge i monti vulcanici del Lazio, for- mata di elemenli crultati da quelli , e composta di ceneri incoerenti di un color grigio, prive artalto di fcldspali, ma contenenti amfigeni velrose, piros- seni, bombe vulcanicbe, frammenti di lave amfigenichc, pirosseniche, ec. A Pantano accoslandosi la via alle falde di quei monti, le ceneri si con- vertono in lapilli decomposti, e prendono Taspetto di roccie tufacee, di color giallastro, poco o punto coerenli, per non essere stati impastati dalle acque 24 — 186 — come i terziari, c per avere appartenuto a vulcani assoliitamente almosfcrici. I ciottoli di lava.e le bombe si fanno molto pin spessc, e Ic scorie che vi si ag- giunyono iiidicnno la prossimila di una bocca ignivoma. Prima di arrivare alia osteria deila Colonna, entrasi nella regionc dclle lave, e il lerreno legjjiermente clevandosi, sale 11 dorso di iin cono vulcanico moho dcprosso. Una correnle di lava basaUina scorre lungo la via, e per iin certo trallo ricomparisce di quando in qiiando ai lali di essa. Questa conduce al lajjbetlo ora detto della colonna, creduto prima lago Regillo, posto a sinistra della via, e riempito di detriti per modo, clie nella state e quasi in sccco. La forma circolare, le eminenze che lo cingono, e le lave circostanti non lasciano alcun dubbio essere slato quelle un piccolo cratere, comparso nel lalo sctlen- trionalc, e alia base del gran cono esterno. Quelle ingenti masse di lava sono squarciate dalle mani dell'uomo, per I'estrazione dei material! a formar selci per lastricare le vie, come pure per altri usi. L'osteria della Colonna e posta allc falde delle colline, su cui e fabbricato il paese di questo nome (I'antico Labico) , e costituito tutto da lapilli e scorie in disfacimento, attraversate da Kloni di lave. Nel decorso di quella strada si manifesta I'ordine inverso delle roccie, che abbiamo notate, conciossiache ricompariscono le scorie e i lapilli sempre meno cariche di bombe, e ciottoli di lava. Trascorso il ca.sale di s. Cesareo un'altra corrente di lava altraversa la strada, e perdesi nei tufi vieppiii di- sfatti e cotti, fino a divenire polverulenti. Dopo la traversa di Zagarolo, que- ste roccie si convertono di nuovo in ceaeri, simili a quelle che osservammo fra Torre nuova e Pantano. A Lugoano si e gia fuori dei deposit! di questo sistcina, perche si osservano di nuovo i tufi della campagna romana, sopra i quali sorge quel paese. Questi tufi vulcanici, rossi, e tenaci al segno da di- viders! in masse prismatiche o poliedre, giungono fino a Valmonlone, e s'in- troducono fra i monti prenestini e lepini, per afTacciars! in quella grande de- pressione del suolo, che abbiamo detto formare la valle latina. i\el prendere ad esame quelle serie di monti. debbo primieramente far conoscere come non sono esse parallele, ma divergenti alquanto. Questa co- gnizione e necessaria per istabilire una ditferenza fra le due catcne, ricorrenti una a sinistra, I'altra a desira. Quella di sinistra, ad eccezione dei monti Pre- nestini posti al principiare di essa, spetta al soUevamento appennino direlto, come ognun sa, da N. 0. a S. E.; quella di destra non puo con questa con- fondersi, perche e foraita di tali caratteri parlicolari, da esserne assalutamente distinta. I monti Prenestini, benche a sinistra di colore, che si portano nella — 187 — provincia di Canipagna, spellano alia catena dcstra, da ciii vcnjjono separati Kulo dalla iiiterruzioiic per cui passa la via. Essi rapprcseritano rorigiac della divergeuza., o ii punto di cuntalto di due Unoe non parallele. La catena di (lestra niolto si ravvicina nl N., di modo che se la sinistra o I'nppennina de- clina da qucllo per gradi 15, questa ne devia per gradi 11 'I4, che c \o slesso dire la medesima esserc dirctta da N. '|; N. 0. a S. '|', S. E. Questa dilTerenza fin'ora presso noi non fu nolala da alcuno, ed i per- cio die mi si polrebbe opporre essere quella una catena collaterale appenni- na, se a questo nostro giudizio non venissero in soccorso le osservazioni pra- licate sulla Datura delle roccie coi fossili che Ic compongooo, e sul lore mo- do di spostamcnto dalla orizzonlalita. Ambedue le catene sono formate di pie- tra calcare, e insieme congiunte dal macigno, che a piii basso livello costi- luisce il fondo di quella lunga depressione. Non v'ha dubbio alcuno, che le calcaree della sinistra catena siano quelle stesse, che osserviamo' nel restante degli appennini, a rappresentarvi parte del sistema cretaceo, e che si com- pongono di calcaree bianche candidc, giallognole, tinte leggermente di grigio, litografiche, di tessitura compatta o arcnosa , piu o meno tenaci. Contengono poi al solito nummuliti, e focoidi, fra le quali distinguesi quella roccia che i nostri dotti geologi Spada e Orshii osservarono negli appennini delle Mar- clie, e denominarono ccrrogna, contenente peltini ed altre conchiglie cretacee. Le calcaree al contrario, che forraano la catena deslra^ si oflVono con un asitelto peculiare e diverse. Se ne rinvengono delle argitlose bigie o verdo- gnole, non gia per imbibizione di clorile, come avviene uelle appennine, ma per principiu coloranle uriginario. Spesso si fanno biauche o brune, variegate di rossastro, e in alouni luoghi si caricano di una tinta corallina e breccia- la, e cosi belle a vedersi, che si estraggono come marnii da decorazione. Al nionte di Falvaterra ( Fabrateria) si osserva in esse la seguente progressione : alia base del monlc gli strati calcarei sono argillo«i di colore oscuro o ver- daslro, 8U cui scherzano vcnature spatiche candide, simili alia calcarea delta Tulb; topra di esse, al coiivento di s. Sosio, »i fanno biancke o grigic; nellallo acquistano un color carnicino, o sono variegate di rossastro. In qucste cal- caree si contengono ippurili, talvolla di una mole gigantesca, candide e spa- lizzate, di cui possiamo citarne esempi a Rocca di Cavi, sui monii Prenesti- ni , a Sermoneta , lloccagorga e Piperno sui lepini. Tali caralteri mi sem- brano abbastanza dimostrare, quesle calcaree della destra catena, essere d'una origine piu antica di quelle della catena sinistra, e rappresentare almeno un' terrene della formazione liasica. — 188 — I maci{;iti, die frapposli Irovansi a quelle catene, sono prccisamcnle {jli slesjii ili quelli die vieii Fatto ri.scoiitraie alle falcle dclle emineiize calcari appeii- nine, dove sempre liepressi danno origineatiilta la valle deli'Umbria. L'aspello di quesle roccie arenarie e presso a poco simile a quelli; e conleii{|oiio ezinndio lutti di coinbustibili, da taluni siimati vcrc aiitracili, piu o menu bilumiiiose, e percio piii o meno Facili ad ardere. lo non ho aiicora potuto rinlracciare da quali veyclabili veniiero essi prodolli , ma se pure vojjiiasi congetturare dalle vestigia, die si liiivciigono di essi, elisseminate nei macigiii della salita di Toiricc, o ill altri luoglii; io iion troveici diilicoltu di slimarli arialoglii a quei di Gerano, di cui souo contiiiuazione, dove nella roccia arenaria veg- goDsi sparsi troachi carbonizzati colle impronte della corteccia , chiarameate dimustranli avere a|)pai'leiiuto a piante faiiei'Ogame, e forse uioiiocotiledoni. Passando alia direzioiie e iudinazione degli strati di quesle roccie, deb- bo Dotare la cuincidenza della catena sinistra, culle altre roccie appenniae delle quali fa parte. Alia montagna del Seirone, alia Kocca d'Arce, a Moa- tecassino gli strati calcarei sono in genere dn-etti dal N. 0. al S. E.; cioe piu o Dieno concordauo colla direzione dei inonti, pendono a S. 0., e sono de- vati a N. E. All'opposto nella destra catena a Montefortino, a Castro, a Fal- vaterra, al monte dei capjiuccini di Pontecorvo, la diix'zione degli strati cal- carei e quasi dal N. al S., la indinazione a E, e sollevati a 0. Le roccie are- narie poi di macigno intermedie, tauto dall'un lato che dall'altro, si adagiauo sui letti calcarei, e si adattano all'andamento di loro direzione, risaliscono al- quanto sul dorso loro, per emergere ai lati della grande valle, ma piu al si- nistro che al destro lato. II punto di divergenza, che risulta dalla loro diversa mauiera di comportarsi, e lungo il maggior fondo della valle, ingombro da ter- reni terziari e quateroari, per cui la dilTerenza non si manifesta che ai lati di quei terreni che ne celano il conlatto. Dimostrata la differenza di queste due catene, non saprei stabilire ora a quale di esse spetti la priorita del sollevamento, mancando ancora di ulte- riori osservazioni; solamcnte sospetto per la diversa direzione di quelle roc- cie, esistere sui macigni neH'imo fondo di quel lungo avvallaraento, una lon- gitudinale frattura con dislocamento (faille), attraverso del quale si aprirono la via le malerie vulcaniche, che in seguito vi erutlarono, e su cui scorrendo il mare terziario, vi deposito in lisla longitudinale quel terreno, che ora la cela. Posto dunque i nionli degli Aurunci, Ausoni, Lepini, e Prenestini for- mare una catena distiata dall'appennina, che diro dei monti di Civitavecchia, e — 189 — della catena dei Martani, nncor esse formanti tutlo il lalo esterno della valle deirUmbrin lipicna di macigni, composte di calcaree ippiiritiche, e nella stessa direziune ? lo per me sono di avviso clie lie siano proliuifjamenti, ma que.sla mia opiiiiuiie iia bisogno ancora di essere corroborata da ult94 — !ale noslra zona scoire in geneie dal lato clella catena appennina, che prende verso il aiedilerraneo, salvo il vulcano del Vullure, e quelli dei colli Euga- uei, clie sbiicarono ne{;li estremi dal lato opposto. Essa passa per la valle latina, peiche i vulcani tanlo di Pofi qiianto di Tichieiia s'incatenano con quelli del Lazio, e quelli di Rocca Monfina, conlinuati dall'uno e I'altro lato. lo so- spello, che questa catena di crateri abbia origine da quella faille, che abbiamo osservala esistere fra le due catene, operata nei macigni, e prolungata qual frai- tura della crosta terrestre lunyo la catena a|)pennina. Non intendo stabilire un f|iudizio certo su cio, ma bensi afTacciare un semplice sospetto , conside- I'ando che questa zona vulcanica, si tieue sempre fra le due catene di monli per lutto il decorso del nostro stato. Le minute particolarita dei vulcani della provincia di Campagna, saranno meglio conosciute allorche se ne imprendera un piu accurato esame ; e mi serbo darne un diftuso ragguaglio , conoscendo bene di quanta importanza siano a dilucidare la storia fisica delle nostra contrade cumponeati I'ltalia cen- liale. Nel parlare dei terreni diluviani, io non posso rimanermi dal fare una qualchc mcnzione della famosa grotta di Collepardo, che rivaleggia con quella di Anliparos in Grecia. Questa spelonca e vastissima, ed aperta nelle roccie di calcarea cretacea appennina , che forma la catena ricorrente a sinistra della valle latina. La parte superiore e laterale di essa, e rivestita di concrezioni cal- cari stallattitiche, e stallammitiche cristalline,che ne ingombrano il vano. Le varieta di forme che al solito assunsero queste gigantesche concrezioni, hanno resa oltremodo celebre la grotta presso quelli che con genio artistico la vi- sitarono. Ma noi riguardandola sotto I'aspetto scientifico la designiamo come spelonca ossifera, perche tutta la parte inferiore e ripiena di un travertino lerroso, nia litoide e compatto, di un colore rossastro , entro cui sono rac- chiuse ossa di animali mammiferi intiere e bianche. Mancano ancora osserva- zioni su queste ossa; ma quello che posso con certezza fin qui notare si e, che molte di esse spettano a dei ruminati , e forse alia famiglia dei Cervi. Di queste grolle nel nostro stato non e sola quella di Collepardo, rinvenen- dosene eziandio sui monti di Sabina, e sul Soratte, di cui conservo saggi con- tcnenti ossa dello stesso genere, associate alle conchiglie terrestri. e di acqua dolce, heliXf e litnnaea. Riuvengonsi inoltre nella provincia di campagna, sorgenti di acque idro- solforose, e credo principalissima quella di Ferentino. Dope la discesa verso — 195 — Fi'osinonc, e a uii mi{>llo da questo paese, nella contrada designata col nome di fontana olcntc , vedesi una giossa polla di acqua sulfuiea, altraversare la sliada per raggiungere ii Sacco. Questa scaturigine sprigiona vapori idiosol- forosi, lali da ofl'endere forse troppo I'odorato del viandante che la (rapassa. Da tulto il fin qiii discorso credo potere a buon diritlo conchiudere, che la regione, della provincia di Campagna nel nostro slalo, e qiiella di Terra di lavoro ncl napolelano : 1." nell' epoca secundaria emerse dalle acqiie pel sollevamento dalle due lalcrali calene di monti calcari : I' appciiuina a de- stra, (|uella degli Enrici, Volsci, Aurunci a sinistra, lasciando fra loio tulla la valle latina ingoinbra di macigno, atlraversato per lungo da un disloca- mcnlo che ne delermina il fondo : 2.° che nell'epoca terziaria, il marc I'atlra- vcrsava per una luiiga zona sii quel dislocamcnio , e vi dcposito il lerreno subappennino, unico deposilo terziario che vi abbiamo osservato fin qui : 3.* che ritirnte le acquc e lasciali alio scoperlo quel deposili neU'epoea quater- naria, i fiuini scendenti dalle circoslanti emiuenze vi scavarono quei grandi titstct. enlro i quali ora rislrelti ne percorrono il fondo , e in varie maniere v'impaludarono, depositando ghiaje e Iravertini : 4° che in questo medesimo tempo vi si manifesto il vulcanismo, che produsse i crateri di Pofi e Tichie- na con tutte le loro dipendenze. Ne deduco in fine, che tali fenomeni dl fisica storia diedero a tutta que- sta regione una imniensa ricchezza d^norganici prodotii, dalla provvidenza deslinati al benessere della umana specie. Le calce, e le pozzolane, eleitienti per costruire le diniore de^li uomini., vi sono in grande copia diD'usi: lave e ghiaje per lastricare le vie : argille per opere figulinarie: combuslibili fossili, ferro, bitume, e acque mineral! , che messe in uso potrebbero migliorare di molto la condizione degli abitanti: finalmente la .stessa fcrtiliia del suolo negli organici prodoiti, tulla dipendcnte dalla natura di quellistessi terreni. CORRISPONDENZA Ebbe I'accademia in questa sua tornata il dono dell'opera ingle >e, che lia per titolo : Report of the . . . Rapporto dell'associazione britannica per I'avanzamentu (jlelle srienze, vol. due in 8.°, relalivi agli anni 1839, e 1841. . P V. — 19G — OPERE VEMITE IIV DONO ALL'ACCADEMIil Sulla fusfoi'escenza in genere, c pin parlicolarmenle su quella dci corpi onja- n/oi, del pi'uf. Giacinto Herrcti. Torino, 1839, uii fasc. in 8". Sludi sperimentali c teorici di chhnica molecolare; del prof. F. Selmi. Modena 184G, Fasc. 1° o 2% in 8°. Sulla vitale eletlromozione, pensicri del dolt. G. Ckescimbeni. Boloyna 1835, uu foglio in 8°. Traile .... Trattato di terapeulica e di materia medica velerinaria — di Maurizio Reviglio. Torino, 1840. Osservazioni stilla cosmogonia; del P. G. B. Pianciani. Bologna 1847, un to- glio in 12.° Delia indefinibile durahilila della vita nelle bestie, con M»i appendice sulla lon- gevila delle pianle; del canonico Don Angelo Bellani. Milano, 1836, un fog. in 8.° Relazione dei lavori deWaccademia delle scienze di Napoli., nel periodo di tempo dal r luglio 1847, a tutto il 1848, letta dal prof. Flacti segretario per- petuo della medesima., nella pubblica solenne adunan^a. Napoli, 1848, un fasc. in fog." Note sur . . . Nota sopra un nuovo sislema di telegrafia eleltriea — del eav. G. De Botto. Torino, 1848. Lettres . . . Lettere sulla litotrizia., o Varle d'infrangere la pietra — del dolt. CiviALE. Parigi, 1848. 5»(( centri de'sislemi geomelrici; memoria del prof. P. Domenico Ciielini delle scnole pie. Roma, 1849, un fasc. in 8.° SuWuso sistematico dei principii relalivi al nietodo delle coordinate retlilinee; . memoria — del medesimo. Roma, 1849, un foglio, in 8.° SuU'azione magnetizzanle delle correnti eletlriche momenlanee. — Memoria VIII''; deU'influenza del ferro atlomo a cui circola una scaricu elettriea, nella magnelizzazione di altro ferro., altorno al quale circola pure la sca- rica medesima : — Memoria IX"; sulla influenza., die nella magnelizza- zione del ferro operala dnlla scarica eletlrica esercilano i metalli., attorno ai quali si fa circolare la scarica medesima:, del prof. eav. Stefano Ma- RIAM.M. Modena, 1847, due fasc. in fog." — 197 — Delia Icaria psica delle macchine magneto-elellriche, ed eleUro-magnetiche. Me- moria del prof. cav. F. Zantedeschi, diretta al cclebre Jacobi. Venezia , 1845, un fojj. in 8.° Esperienze su miove linee nere e luminose dello spettro solarc — nola del mede- simo. Venezia, 184G, mezzo fo^jlio in 8°. Sulla virtu illmninanlc del polo negalivo^ e caloriflca del polo posilivo deWelet- Iromolorc volliano — nota del medesimo. \enez\a., 1840, un fasc. in 8.° Dei fenomcni elellrici della macchina dl Annstrong, e delle cause loro assegnale dai fisici — memoria del medesimo. Venezia, 1847, un fasc. in fog." Sulla formazione della rugiada e della brina, in risposla a Ire leltere di Mel- LOSi dirette ad Arxqo; memoria 1." e 2." — del medesimo. Venezia 1848, un fasc. in 8°. Della influenza delle variazioni di pressione nelle indicazioni termometriche. — MC' moria del medesimo. Venezia., 1848, un fasc. in fog." Elenco delle principali opere scienlifiche presenlate ad aceademie, o pulblicale dall'abb. Francesco cavaliere professore Zamedeschi, con alcuni brevis- A/mj cenni storici. Venezia, 1842. Diclionnaire . . . Dizionario dell' induslria manufatluriera, commereiale ed a- gricola. Opera con molte figure inserite nel testo — dci signori A. Bau- DRIMONT , BlANQUI A1N6 , COLLADON , CORIOLIS , D' ArCET , PaULLN De- SORMEACX, Despretz, H. Gaultier de Clauhry, Gocrlier, T. Olivier, Perent-Dichatelet, Sainte Preive, Soclange Bodin, A. Trebiciiet, etc. Parigi, 1833-41, \ol. 10, in 8° ( Dono di monsig. Lavixio de' Medici Spada.) VAlghe italiane e dalmatiche., illustrate dalprof. G. Meneghixi. Padova, 1842, due fasc. in 8°. Prospetto della flora euganea del conte Vittorje Trevis.vn. Padova, 1842, un fasc. in 8°. le Alghc del Tenerc xidinese, denominate , e descritte dal medesimo. Padova , 1844, un fasc. in 8.° Sludi storici — del medesimo. Sul terreno cretaceo dell'Italia settentrionale. Osservazioni del sig. Aciiille de ZiGXO. Padova, 184G, un fasc. in foglio. Prospetto analitico rischiarante I'ctiologia., e la diagnostica dei mall nervosi , del dott. Gio. DOMEMCO Nardo. Venezia, 1842, un fasc. in 8.° Riflessioni medieo-pratiche sulla segala cornula, ee. — del medesimo. Venezia, 1847, un fasc. in 8." 25* — 198 -- Nuovo metodo di rendere maggiormcnte utili i bagni di mare — del medesimo. Veneiia 1841, mezzo foglio, ia 8.° Discorso sulla natura delle canlaridi — del medesimo. Venezia, 1834, ua fasc. in 8." Programma di uti commentario chimico-farmaeeutico , e medico-pratico sulla natura, c modo di agire delle soslanze episplaliclte comparalivamenle con- siderale — del medesimo. Venezia, 1834, ua foglio, in 8.° Notizie viedico-slalislichc sidle acque minerali delle venete provincie — del me- desimo. Venezia, 1839, un foglio, in 8.° Annotazioiii pratiehe sulk malaUie erroneamente deUe verminose, ec. — del me- desimo. Venezia 1842. Report of. the Ropporto dell' assoeiazione britannica per V avanzamento delle scienze, due Tolumi relativi agli anni 1839 e 1841. Annales . . . Annali di ehimica e fisica. Parigi. (Dono del sig. Principe dou Baldassare Boncompagni. Quest' opera ha principio dal 1816, e continua -fino ad oggi). VW#€^@'@@^^WV — 199 — DEL PRIMO VOLUME (1847-48) MEMORIE E COMtiMCAZIOIM PAG. Enioe Rnio Sig. Card. RiARio SpoRZ/t. — Dhcorso pelristahilimento deU'accaihmia.n 5 Ehnco dei soci ordinari, e delle cariche occupate in arcademia dai mtdesimi . ))6,7,8 II principe don Pietro Odescalchi dona il busto di Federico Cesi ... » 8 II Prof. De MatthaeiS ricorda il manoscrilto del Canceltieri su gti antichi lincei.» ivi II duca Di RiGifANO presidente, informa suUa rendita, e suW aliitazione dell' Occa- demia. ............ >\ ^ Prof. Paolo Volpicelli, socio ordinario, c segretario. — Ragionamento istorico sull'accademia dei lincei, dal terzo suo risorgimento del 1795, sino alia governa- liva sua islituzione del 1847. ......... 10 Campioni delle tnisure metriche .......... 80 Si decrela, che il senatore di Roma pro tempore, sia primo fra i membri onorari delVaccademia . . , . . . . . . . . m ivi Sulla facoltd di valersi dei musei della romana universitd . . . . » 81 Cenno delC opera del Ram belli intitolala — tettere delle invenzioni, e scoperle italiane.n ivi Proposla di donalivi all'accademia. ......... ivi Sul modo col quale verrd pubhlicato I'esercizio accademico. . . . . » ivi Prof. P. Volpicelli. — Sitnto delle due mcmon'e del sig. prof. Francesco Ian- tedeschi; una su i fenomeni elettrici della macchina di Armstrong; I'aitra sulla influenza del variare di pressione nelle indicazioni termometriche . » 85 Dono dell'opera intitolala « Annales de Ckimie et de Phisique » fatto dal principe don Baldassare Bo.vco.MPACjvr » 90 Prof. P. Volpicelli. — Determinazione tanto dei rapporti fra i gradi delle varie scale termometriche, compresavi quella del pirometro di Wedgwood; quanta delle formule per la riduzione di qualsiasi temperatura da una scala in qualunque altra.h 91 Approvazione sovrana della nomina del prof. Giuseppe PoiVZI a socio ordinario . » 103 Prof, don Ignazio Calandrelli., niembro ordinario ed astronoroo - Sopra la nuoca Stella scoperta dal sig. Hind. ........ 105 Prof. P. Volpicelli. — Sulla integrazione dell'equazioni differenziali di primo grado ed ordine, a tre variabili ......... » 108 Approvazione sovrana per la nomina del dolt. AcoSTi\o Cappello, a socio ordina- rio » 124 — 200 — Approrazione sovrana per cstendere a treiUa it numero dei corrispondeiui ilaliani. PAG. 124 I'rof. don B.4l 125 Prof. P. VoiPicELLi. — ■ Stdte azioni molecolari omogenee, siil iriplice slalo delta materia, e siilta porositd, deitiitd, e volume dei corpi. . . . . » 129 I'na poriione detle carte cAj si riferiscono alt' accademia, vengono dal ministero del cominercioj belle arti, ecc. comegnale alia medesima . . )i 142 Prof. P-tojo VoLPicELLi. — Riduzione a calcolo delta ipotesi di Netrton, per ispie- gare la soinma porositd dei corpi ......... 147 II medesinio. — Teorica etemeiUare dell'urto fra solidi, quatunque sia la nalura , e la forma dei medesimi, supposli perfeltamente liberi ...... 152 II medt'sinu). — fiecrotogia del padre Francesco De i'ico, membro ordinario . » 172 Prof. GiiSEPPE Poxzi, membro ordinario. — Osservazioni geotogiclte, falte lungo la catle latina, da Roma a Slonlecassino ....... 182 CO>DIISSIO?«I SuU'esercizio accademico ........ Sulla sladera del sig. Gregorio Teodorani Sulla introduzione del sislema metrico nelto stato ponli/icio. Sopra un processo per oltenere il gas della iltuminazione dal bitume . Sui lentalivi per oltenere it moto rotatoria dall'azione immediata del capore. Sul metodo per depurare gli otii da ardere ..... Sulla pubblicazione dei larori ddt accademia ..... Sui parafulmini detle cotonne Antonina, e I'rajana. Sopra un pressore a olio ........ Sopra un sistcma di tocomozione menattrita ..... Sopra un motore pompa a guarnizione mobile , ed una maccliiiia idraulica a propuhione aerea ........ Sopra vari proceasi chimici per te arti ...... CORRISPO>DEI>ZE Nomina del Rmo P. G. B. Piamcimm a socio corrisponclente. • . . » 103 Doni ricevuti dalV accademia. . . . . » 103,104/170,171/195,196 COMITATO SEGRETO Sulla volazione per decidere te quislioni accademictie . . . . » 90 Rinuncia del sig. prof. PiETiio Pehbtti ....... ivi, 91 it sig. prof. GitJSEPPE Po.vzi etetto a membro ordinario . . » 91 ,. 9, 10, 83 >. 10, 80, 176 » ivi, ivi, 88 » 80, 82 )i 102, 146 » ivi. 106 125, 142, 146 14^ )> 171, 178 >i ivi ca 172, 181 » ivi. 177 — 201 — Acquisto di giornali scienti/ici ...,...• pag. ivi Nomina dei memhri agyiunti dell'accademia . . • ... . » 104 Si propone aumenlalo a (runla il nuinero dei corrispondenti ilaliani, gid limitato a venli .......... . » 107 Nomina del dolt. AcoSTi.vo Cjppf.llo a membro ordinario. . . » ivi Sui membri ordinari, che si allontanano da Roma per tin tempo illimitato. » 125, 142 Nomina del prof, don BARNyiDA Tortolini a censore. . . . » 151 Nomina di parecchi corrispondenti italiani ....... ivi, 169 Nomina dell'artista meccanico dell'accademia .....<» ivi Si decreta il numero delle copie a stampa, che ciascun membra ordinario ricecerd dalVaccademia, dei lavori da esso pubblicati nella medesima . • » 170 'Memoria manoscritla di Osletricia, del sig. T. F. Van Ilengel, all'accademia in- viata dal minittero delta pubblica islruzione ..... )i I'O IMl'IllMATUR Fr. Til. H. Larco O. P. S. P. A. M. Sociii*. IMPlllMATUK F. A. Ligi Viceys. r-^i ^i .iKfi SAPIENT IA.*I« ( ^^ 1 "*' *'•,/„ L -J 1 1 I I I r I I I Wi liWio. "^^^ VnUOZZO DI rVRTA (,F.OI,()(H('A DKLLA VALl.K LATIXA DA UOMA A MOXTEC VSSlXO - 1. UO< IIKSOI.I i:v,\TI'. - /( 1 1 , lu'l'ntiiifiU/fi/fyti-ir Tfrrrmr Mit'irinfo, Mufi/ffti I i,inii„:l,;,,-,lt .l.f/hlto ;*^|m.. I -ll.iiocciK (iKi/zoxTAi.r- / y'^&i^^Si-^^i^^ ir ■'*' ■ --^ V Z>~^>^M^ "s'r Sr -k '^fe*.. /,,/,■/,,. //iliii,,,,,,,. II, i \ A T r I DELL' ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVI LINCEI i A f f 1 DELL ACCADEIA P0NTIFIC14 DE mm mm PUUni, ICATI CONFORME ALLA DECISIONE ACCADEMICA del 22 dicembre I80O E COMPILATI DAL SECRET ARIO TOMO II. - ANNO II. (1849) ROMA 1SG7 TIPOGRAFIA DELLE BELLE ARTl Piaua Puli n 91. A T T I DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVI LINCEI ► - SESSIONE 1' DEL 7 GENMIO 4849 PBESIEDOTA DAL SIG. PRIWCIPK D. PIETUO ODE8CA.I.CHI (per Vassenza del presidente sig. Duca di Rignano.) COMMISSIONI i^i nomino, per mezzo di schede, una commissione coniposta dei signori pro- fessor!: R. P. Domenico Chelini (relatore), e D. Barnaba Tortolini, per avere dalla medesima, un rapporto sul sistema menattrito, che i signori Clemente Massarano, Cristofaro Carenzi, e compagni, esibirono al ministero del com- mercio , belle arti , ec. Fu pure incombensato 1' ingegnere sig. Giovanni Cavalieri S. Bertolo, aggiunlo linceo, perche coadiuvasse la nominata commis- sione sull'oggetto stesso. Fu similmente nominata una commissione, composta dei signori: prin- cipe D. Baldassarre Boncompagni, prof. D. Barnaba Tortolini, prof. P. Vol- picelli , e conte Giuseppe Aiborghctti (relatore) , perche riferisse inloriio al consuntivo deiramministrazione accademica del 1848. CORRISPONDENZE 11 sig. Duca Massimo, trovandosi a Parigi, spedi con una compitissima lettera, la rinuncia per la sua carica di presidente dcll'accademia, la quale pero a pieni voti segreti, non fu accettata; quindi si prego il nominato sig. Duca, perch^ volesse considerare la rinuncia medesima come non avvenuta. Fu partccipata la lettera, colla quale il sig. principc di Teano Don Mi- chelc Caetani, pregava I'accademia, per essere esonerato dall' incarico di socio ordinario. Fu risposto piegando il nominato sig. principe, a volere accettare la nomina di socio onorario linceo. COMITATO SEGRETO Fu stabilito I'annuale premio di presenza. Si decise che I'accademia sarebbesi riunita ordinariamente la domenica, e non piu di due volte per ogni mese. P. V. SESSIONE II-° DEL 4 FEBBRAIO 1849 PnE.SIEDCTA DAL. SIC. PniNCIPE D. PIETRO ODESCALCHI {per I'assenza del presidente sig. Duca di Rigjiano.) ^^ COMUNICAZIONI ' II prof. Volpicelli lesse una/ nota, per dichiarare maggiormente, come nel- I'urto di due corpi/si modificano le quantita iniziali di moto dei medesimi , tanto per la comunicazione del moto stesso, quanto per le loro clasticita di- verse. Quindi I'autore medesimo dimostro, che nelle formule rappresentanti I'ef- fetto finale dell'urto, concorre uno solo dei due coefficienti che appartengono alle elasticita diverse dei due corpi fra' quali ha luogo I'urto, cioe solo il mag- giore dei coefficienti stessi; cosicche il minore, variando ad arbitrio nella sua minoranza, non produrra verun cangiamento nell'effetto finale dell'urto. COMMISSIONI Intorno al nuovo ststetnd'di locomozione del sig. Massera.'so, c Compagni. RAPPORTO Commissari sig." prof/' Ciielini, ToRTOLiNr, c Giovanni Gavalieri [relatore). Glemenlo Masserano di Pinerolo, dircttorc d'uno stabilimento meccanico industi'iale a Toi-ino, ha insieme ai sig. Garcnzi, Crcstadoro, Wikliffe, Rocca, e Mignone domandata la dichiarazionc di proprieta, per un nuovo sistcnia di locomozione, da essi idcato, c denominato sistema di cclere locomozione mc- nattrila, ad impiilso anchc animale, per ogni specie di macchine da iraspoiti operati con mole, sia per terra che per acqua. La natura di lale invenzione consiste, al dire del Masserano, nel perfe- zionare la combinazione del meccanismo in modo, che no risuitino due van- taggi : priino cioe massima diminuzione dell' attrito ; secondo aomento delia velocita ad arbitrio, rimanendo costanle la forza motrice. Lungi dali'entrarc nclia dcscrizione dellc varie parti della macchina , la quale k contenuta in un voluminoso scritto, accoinpagnato da 1» tavoic illu- strative; noi ci limiteremo ad esporre brevemente i principii ineccanici, ai quali si appoggia 1' invenzione, c questi soltanlo prenderemo ad esaminare, sicuri con cio di potcr stabilire un fondato giudizio, sul conto in che dcve tencrsi r invenzione medesima. Acccnnammo gia che duplice era lo scopo del meccanismo, cioe massima diminuzione d'attrito, aumento ad arbitrio di vclocila; c questi due effetti, o a meglio dire, i niczzi inipiegati per ottcncrli, ci t'urcmo a considcrarc sepa- ralamente. L'attrito che ha luogo fra le diverse parti d'un veicolo, o d'un apparato locomotore qualunquc, e, gcneralmente parlando, del terzo genere, e vien pro- dotto dal frcgamento dcgli assi dellc ruote nci respetlivi inozzi. Ora per dimi- nuire un tale effetto, contrario nel meccanismo del quale ragioniamo, Ic ruoto son ferme sugli assi, e girano insieme con essi, c gli assi medesimi sono uniti al rimancnte delia macchina, per mezzo di alcuni sislemi di ruote, c di dischi — 8 ■- ehe li circondano, c re li rendono invariabilmente aderenti. Questo congegno ad altro non mira, che a cangiare in attrito del secondo genere, quello eser- citato fra i diversi organi che son posti in moto, ed a diminuirne quindi la resistenza. fi questo un ripiego d'antica data nell'arte meccanica , adoperato assai di frequente, specialmente in passato, allorch^ supponevasi che i van- taggi nell'usarlo, fossero maggiori di quello, che piu recenti esperienze hanno poi dimostrato: la pulcggia, e 11 sistema sul quale negli scorsi tempi costruivasi Tapparecchio d'Atwood, ne fanno amplissima fede. E d'altronde, quando anche si voglia consentire un qualche significante vantaggio a questo sistema, esso verra meno certamente, ovo si moltiplichino di troppo le ruote ed i dischi, come nel nostro caso, in cui non sono meno di undici per ogni asse. Aggiungasi inol- tre, che nel proposto sistema, I'asse d'ogni coppia di ruote, 6 spezzato in due parti, le quali si riuniscono nel mezzo a maschio e femmina, onde le ruote me- desime possano agire indipendentemente I'una dall'altra , e muoversi ancora con differente velocita ; quindi non 6 possibile che , anche quando il moto e uniforme, non abbia luogo un attrito nella giunzione delie due parti deil'asse, il quale aumentera il valore delle resistenze , e contribuira a distruggere lo sperato vantaggio. Veniamo alia soconda parte. L' organo ricevitore zoodinamico che pro- pone il Masserano, non puo dirsi certamente una nuova scoperta. Veggasi il Borgnis nella Composition des machines, e si trovera lo stesso mezzo mec- canico distinto col nonie di piano flessibile. Vero e che il Borgnis non lo pro- pone come apparato locomotore, in conseguenza esiste fra questo e quello la differenza del meccanismo interno; ma cio non toglie che cosi dell'uno come deH'altro, non sia base lo stesso principio diversamente applicato. Ed e ap- punto per tale diversa applicazione, che s' introduce nel sistema una compli- cazione tale di ruote e d'ingranaggi, da fare ragionevolmente e fortemente du- bitare della sua riuscita. Per quello poi riguarda 1' aumento di velocita , che dovrebbe introdursi ad arbitrio nel meccanismo , sotto una forza costante , per mezzo di ap- posita moltiplicazione d' ingranaggi , ci sia permesso d'osservare , che cio b contrario ai principii fondamentali della meccanica; essendo noto che le mac- chine destinate alia locomozione, non si possono prestare ad accrescere la velocita del trasporto, senza far diminuire in proporzione I'efficacia della po- tenza. Laonde , quando la forza impiegata 6 costante , o di poco variabiie in piu, non v' k meccanismo che possa produrre un notabile acceleramento, se rimane costante la resistenza da vincersi, ed il peso da traportarsi. — 9 — Dipende per tanto dal fin qui detto, chc il sistema di locoinozione, idcato dal Masserano, aitro non 6 chc una fantastica applicazionc di principii mec- canici, in parte non giusti, e in parte di non inoUo profitto; ed e un mal fon- dato tentativo di tradurre in locomotore un apparato automotore, gii cono- sciuto. Percio gli asserili vantaggi, in parte non possono assoiutainente veri- licarsi, cd in parte v' e forte ragione di dubitarnc, finchc diligeiiti e ripctute esperienze non vengano a confermarli. Del resto poi le parti sccondarie deila invenzione, quali sono I'apparato delVnssc libera, quelio del collocamcnlo, il sislema di coslruzione dcllc ruole, quello della Pilola, dci freni, del fendente, e dclla partenza, non contengono che o mezzi gia conosciuti, o sc nuovi, di si poco imporlanza, da non meritari' al certo alcuna considerazionc. Finalmcnte, tutto cio che riguarda I'applicazione dei sovraesposti piincipii, ai trasporti per via d'acqua, e compilato in modo tanto confuso, da non poter- sene formare una giusta idea ; ma quanto puo ricavarsenc , non prescnla n^ neU'insieme, nb nelle parti, o principii nuovi, o applicazionc nuova, e van- taggiosa di principii gia conosciuti. L'accademia ad unanimita di voti segreti, approvo le conclusioni di questo rapporto. CORRISPONDENZE II scgretario comunico il ringraziamento del sig. principe di Teano Don Michele Cactani all' accademia, tanto per aver accettato essa la rinuncia del medcsimo a socio ordinario linceo , quanto per averlo contemporaneamente voluto nominare fra' suoi membri onorari. COMITATO SEGRETO II sig. conte G. Alborghetti lesse il rapporto della commissionc, incaricata di csaminarc il consuntivo deiraccadcinia pel decorso anno 1848, e le con- clusioni del rapporto inededimo, furono dei tutto approvatc. — lo- ll comitato accademico prego, per cssere dispensato dal proporre la torna, da cui sccgliere chi sostituiie nel comilato stcsso, per vacanza prodotta nel me- desimo dopo la rinuncia del sig. principe di Tcano. Laondc il corpo dcliberante procedette per ischede , alia nomina di un socio fra gli ordinari , a fine di compicre il novero dci membri, chc debbono comporre il comitato. 11 risul- tamento di tale squittinio fu che il sig. principe Don Baidassarre Boncom- pagni, ed il sig. prof. Don Barnaba Tortolini, cbbero cgual numcro di voti; ma 11 secondo avendo gentilmente rinunciato, la elezione si verifico pel primo. II comitato accademico propose una terna, composta dei signori professori Mattia Azzarelli, Pio Branchini, e Francesco Orioli, per I'elezione di un mem- bro ordinario linceo, da sostituire al defunto R. P. Devico, astronomo del col- legio romano. Da questa votazione risulto scelto a pluralita di voti il sig. prof. Francesco Orioli, salva I'approvazione sovrana. II comitato stesso propose una seconda terna, composta dei signori comm. Alessandro Cialdi, prof. Don Salvatore Proja, c Roselli; a fine di eleggere un ordinario socio linceo, per la indicata rinuncia del sig. principe di Teano. Niuno dei proposti avendo riportata I'assoluta maggioranza di voti, la elezione mc- desima fu differita. In questa sessione I'accademia termino di eleggere i suoi trenta italiani corrispondenti , dei quali gia tre furono eletti nella tornata del 14 settem- bre 1848, e nove in quella del 5 ottobre 1848; cosicche i seguenti dieciotto scienziati, ora proposti dal comitato, ed eletti dall'accademia, compiono il no- vero dei corrispondenti medesimi, a forma degli accademici statuti. Norai dei signori corrispondenti eletti : Piola D. Gabrio - Santini cav. Giovanni - Menabrea Luigi Federico - Zantedeschi ab. Francesco - Matteucci cav. Carlo - Gherardi Dott. Silvestro - Giulio cav. Carlo Ignazio - Piria - Scacchi Angelo - Pianciani R. P. Gio. Battista - Sismonda cav. Angelo - Malaguti - Tenore cav. Michele - Parlatore Filippo - Taddei - Purgotti Sc- bastiano - Tardy comm. Placido - Brighenti cav. Maurizio. L'Accademia riunita in numero legale a mezzodl, fu sciolta dopo due ore di seduta. P. V. — 11 — OPERE VENCTE IW DONO Prof. Nicola Cavaiieri S. Bertolo. Islituzioni di Architettura StaCica e idraulica. Voluini due in 4.° Bologna 1826. Prof. D. Jgnazio Calahdrblli. Lezioni clemenlari di ottica. Un vol. in 8.' Roma 1846. Prof. D. Barnada Tortolini. Bappresenlazione geomelricn dclle funzioni ellittiche di terza specie di dato parametro circolare. Roma 1844. Prof. Paolo Volpicelli. Annolazio7ii nrjli elementi di matemalica del p. An- drea Caraffa, tre volumi In 8.° Roma 1836. Comm. ALESsAyoRo Cialdi. Parallelo geografico ed idrografico fra i porti di Civitavecchia e Livorno. Lcltera alVcccme camere primarie di commer- cio, di Boma, Ancona, e Civilavccchia. Associazione Brilannica per Vavanzamenlo delle scienze. Anno 1848. SESSIONB UI'" DEL 25 FEBBMIO 1849 PBESIEDDTA D.^Ii SIG. PRUVCIPE D. PIETRO ODESCALCHI {per Vassenza del presidcnte sig. Duca di Bignano.) COMUNICAZIONI II segretario comunico aH'accadcmia il dispaccio del ministcro del com- mercio, belle arti, ec. del 19 fcbbraio testfe decoiiso, N.° 957, in cui veniva la mcdcsima invitata a definire, quale premio potcvasi assicurarc in prevcn- zione a Michcle Balducci, sc quel mezzo facile naturale, forte, ed infallibile, che asserisce aver egli trovato, aiBnche le locomotive possano progredirc su curve di un raggio. anche minore di 40 metri, si verificasse del tutto soddi- sfacentc. L'accademia in questa seduta si occupo di tale richiesta, e dope esami- nata la petizione inclusa ncl citato foglio ministeriale, colla quale chiedcva il Balducci al governo, di cssere assicurato nel modo espresso di un premio, per quel suo trovato, decise ad unanimita, essere la richiesta medcsima non meritevole deirattenzione govcrnativa pei seguenti motivi : 1.° Perche in essa chiedesi la determinazione preventiva di un premio, per un trovato , puramentc asscrito in quanto al suo effetto , e per nulla — 12 — manifestato in quanto a veruno dei mezzi per conseguirlo , e per giudicare sulla probabilita della eflicacia de' mezzi stessi. 2.° Pei'che il trovato medcsimo, quanle volte si verificasse complcta- niente, non potrebb'essere altro, faorchc un pcrfczionamento di cosa gia sco- perla c praticata ; essendosi gia in piu strade ferrate conseguito feb'cemente un cffetto, simile a qucllo proposto dal Beladucci, da cui non si fa parola di tulto cio nella sua petizione. 3." 1 termini coi quali e questa concepita, sono per vcrita piu acconci ad ispirarc dubbio, di quello sia fiducia, sulla realti degli effetti maravigliosi che produrre dovrcbbe Tasserita scopcrta. 4.° Ricorda raccademia in questa occasione, che il medesimo Balducci, propose gia qualche altro suo trovato , il quale fatto esaminare da cotesto ministero alia medesima, fu riconosciuto non del tutto nuovo, e poco soddi- sfacente. 5.° A cio fu aggiunto che i corpi scientifici , non prestando essi fa- cilmcnte orecchio in fatto di scoperle , a chi nulla dice della essenza dei suoi trovati; consigliano sempre lo stesso contegno, per evitare almeno la perdita di tempo. Decise quindi I'accademia, che questi riflessi, dovevano essere comunicati al ministero del commercio, belle arti ec, in risposta all'onorevole suo foglio sul riferito argomento. CORRISPONDENZE Fu letto il ringraziamento del sig. prof. Francesco Orioli, per la nomina da esso ricevula, di socio fra i trenta ordinari Lincei. COMITATO SEGRETO Fece conoscere il segretario in questa sessione, quali erano Ic proposte fatte da vari tipografi, per assumere la stampa degli atti dciraccademia, i quah, secondo che la medesima decise nella sua sessione 12" , del 14 settem- brc 1848, debbono essere stampati in 4.° Fu concluso che sarebbero state definitivamentc prese in considerazione le proposte , quando si fossero avute dai tipografi stessi, tutte le condizioni che accompagnano la stampa — 13 — (li iHi opera periodica in 4.*, c chc sono indispcnsubili a stabilire il relativo contralto. L' accademia costituita in numcro legale , allc undici antimeridiane , fu sciolta a un ora poincridiana. P. V. OPERE TENUTE IN DONO Furono in qucsta sessionc, donati all'accademia tie fascicoli del gior- nalc intitolato - II gran sasso d' Italia, relativi al primo semestre del 1 848, in 8.° Acquila 1848. rTj'SrT'S SESSIONB IV.^ DEL 25 MARZO 1849 PBESIEDVTA D4L SIG. PRINCIPE D. PIETRO ODESCALCOI [per Vassenza del presidente sig. Duca di Rigtiaiio.) COMUNICAZIONI / Ebbe piincipio qucsta sessionc col distribuire ai nienibri ordjiiIEDI]T;l D.%.L. SIG. PRIIVCIPE D. PIETRO ODESCALCRI (per I'assenza del presidente sig. Duca di Rignano.) COMUNICAZIONI U prof. Volpicelli diede per estratto lettura, di una sua nota, sulla co- municazione del moto. Avevasi per oggetto nella medesima, di porrc in evidenza, e col ragionamcnto sull' inlima costituzione dei corpi, c coil' analisi matcma- tica, i quattro argomenti segucnti. 1 .° II fatto deir azionc e della rcazione si ravvisa in ogni mcccanica operazione. t — 20 — 2.* La comunicazione del moto , non c da riguardare istantanea, e il tempo in cui quesla si compic, puo inisurarsi nicdiante un cronoscopio magnc- toelellrico. 3.° Deve la pressionc andar distinla dalla percossa od urto. 4.° Non e da doversi ammettcrc scnza veruna riserva il canone, che niolti distintissimi meccanici hanno proclamato, dicendo con Galileo : la forza della percossa c d' infinito momento, pcrche non t;' e i-esislenza bcnche gran- dissima, che non venga superata da forza di percossa minimissiina. U sig. vicc-prcsidentc I'ece conoscere, die il niinislro deiristruzione pubbiica deir abolito anarchico governo, con sue dispaccio del 27 febbraio 1849, N.° 739, invio air accademia la formola di adesione al governo medesinio, con prescii- zione ai Lincei di unifonnarsi a quanto egli csigcva. II comitalo acoadcmico per altro credette spedientc, dilazionare il piii pos- sible la comunicazione dell' indicate dispaccio al corpo deliberante accade- mico, e con questo mezzo fortunatamente riesci a renderlo privo di effetlo. CORRISPONDENZE Si fece quindi lettura del dispaccio del minislero del commeicio, del 4 luglio correnle, N.° 4299, col quale s' invitava I'accademia, percho mediante una commissione, tratta dal sue seno, esaminasse il campione di carne vaccina, in- viato alia medesima col citato foglio, per decidere se il medesimo fosse ben conservato , come asseriva la sig." Eleonora Zappucci ; la quale ncilo stcsso tempo, chiedeva il brevetto d' invenzione, per conservare a lungo Ic carni. L' accademia riconocendo, che tale richiesta difctlava di (jiianto pre- scrive 1' editto del 3 seltembre 1733,su]le dichiarazioni di propriela, ec; de- cise di richiamare T attcnzione del sud. ministero su tale difctto, ])rima di procedere all' esame del campione indicnlo. Quindi fu scritlo in questo senso al ministero stesso, in data del 81 luglio suddello. Avendo 1' armata francese di occupazione , offerlo danaro al municipio, per la nqptra citta, onde provvedere di lavoro la classe indigente; si fece nolo, che il comitalo accademico aveva crcdulo spediente, concorrere in questo atto filantropico, mediante un offerta di scudi trenta, fatta con lo stcsso line, a no- — 21 — mc di tutti I'accadcmia. Gndirono niolto i Lincci questa pre\ idenza del comi- tato, ed uiianimcmenlc diedoro per la medosima 1' appiovaiione loro. Conlinuando il segictario a riferirc la conispondcnza, rclaliva all'abita- zione deiraccadcniia, comunico il dispaccio del ininislro della pubblica istiuzionc, in data del 27 aprilc 1849, col quale facovasi rimprovero ali'accadernia dei Lincei, per non esscrsi presa lutta la cura, ondc 1' aslroiiomo cd il cuslode di essa, otlenesscro un allojigio, od una competenle indennila per T abitazione che ai inedesimi veniva lolta in Campidoglio. Si fece nolo nlliesi che 1' accademia lispose in data dcll'S niattjiio di questo anno, clio non polevasi essa elTicacemento occupare dell' ogjjetlo, se prima non fosse dal governo assegnato il locale per la nuova residenza dci Lincei. Dopo tale relazione, conlinuo il sig. \ icc-i)tesidente dicendo: non abbiamo csrlaniente dinicnticato, che il soppressn intruso governo, aveva tollo all' ac- cademia la sua residenza in Campidoglio,e clic mcnlie se ne stava cercando un'al- Ira.il leltore del seminario roniano Monsignor Bedini,o(rerse ai lincei,per le private loro sessioni, 1' uso di un salonc del collcgio roinano. Per consegucnza propose il presidcnte stesso, di scrivere una lettera di ringraziamento al rettore medesi- nio, per questo suo trallo di gcntiiezza verso 1' accademia, lo che fu appro- vato ad unanimita, e questa lettera fu scritta in data del 31 luglio I8i9. Per' mezzo del ministro di Olanda in Roma, furono invialc all' accademia tre copie a stampa di un programma latino, per un concorso poetico suH'ar- gomento « Navis in marc dcivcliis, proposlo dal regio istituto belgico, resi- dentc in Amsterdam- L' accademia non avendo per iscopo la lettcratura, de- crelo che una di sitfatle co[)ie si conservassc in archivo, e che Icaltredue si spedissero all' accademia di Arcadia, ed a quclla Tibcrina; lo che fu eseguilo in data del 31 !u"liodel sud. anno. ■"o' 11 sig. vicc-presidcnle, rallegrandosi coll" accademia |)cl felice rislabilimento del governo pontilicio, annunzio clic,|ier esscro cocrente agii statuti accadeniici, e precisamente al §. 13° del lilolo IV dei inedesimi, a vrebbc loslo inviato rap- lapporto a S. Santita, sulla ele/.ione fatla dairaccadeinia dci signori prof. Fran- cesco Orioli,cd ab.D. Salvatore prorProja,(|ii;!li mcmbri oidinari della moilesima, onde oltcnei'C da S. Bcalitudinc, la necessaria sanzione di queslo accademico atto. II segrelario riferi, che il chiarissimo nostro collega sig. prof. Cio. Batla '/ — 22 — Magistrini, appcna riavutosi in salute, scrisse di proprio pugno una lettcra di ringraziainento all' accademia, in data del 1. maggio 1849, per esserc stato dalla inedesima posto nel novero de' suoi corrispondenti italiani. Fu quindi annunziato, che il segretario deiraccadetnia rcale delle scienze di Napoli, sig. prof. Flauti, aveva spedito in dono una copia della relazione dei lavori, fatti dall' accademia stessa, dal 1. luglio 1847, a tutto ii 1848; e che il D/ Maurizio Reviglio donava similmcnte una copia del programma, in idioma francese, del suo trattato di terapeutica. L' accadecnia decreto il ringranziamento pel dono delle indicate opere , ordinando che fossero poste nella sua biblioteca. Ebbero pure contezza i Lincei, che appena seguita la battaglia di Novara, essi ricevettero per la posta, il rapporto a stampa del Fed-maresciallo Radetzky, suUa battaglia stessa. L' accademia riunitasi in uumero, legale alle 6 pomeridiane, si sciolse alle 8, dopo essere stata dal sig. vice-presidente invitata a fornire qualche lavoro, per ,'/ giovare alia pubbpcazione degli alti. / P. V. SESSIONE VU.'' DEL 26 AGOSTO 1849 PBESIEDDTA DAL SIG. PBUVCIPE D. PIETRO ODESCALCIII {per Vassenza del presidcnte sig. Dtica di Rignano.) COMUNICAZIONI 11 prof. Calandrelli, avutonc il pcrmesso dal sig. vice-presidente, lesse una breve memoria, della quale il titolo era, « La necessita di faro una lunga serie di osservazioni, sopra i quattro piii grandi pianeti del nostro sistema.)) Comincio egli a parlare sulle anomalie, che gia da molti anni si osservavano nc' movi- menti di Urano ; anomalie che potevano avcre origine, o dalla inesattezza de- gli elementi medii delForbita ellittica, flssati dai celebri astronomi Oriani, Bou- — 23 — vard, e Conti, o d.il calcolo non molto rigoioso delle pertubazioni, dovutc all^azionc di Giove e Satunio. Kiguardo agli ulnincnti riflotlcva, clie quelli dcleiiniiiuli dull" Oriani, e- rario slali calcolali mcdiaute un piccolo arco dell' orhita di Urano ; parlava delie correzioni date agli elcincnti dallo slesso Oriani e dal Conli, conside- rava linalinentc, che coH' aiuto delie modeine ossei-vadoni, fatte dal 1781 , epoca della scoperta di Urano, lino al tempo presente, potevano detenninarsi con niaggioie esatte/.za; giacche L'laiio avca percorso un arco di tie quarti e pill della sua orbita. Per cio che spetta al calcolo dalle perlurbaiioni, accen- nava i lavori fatli dal celebre Le-Veiner, picsentati all' accademia delle scienzo nel novembrc del 18i;). Siccome pero dal calcolo piu rigoroso, tcnta to da que- sto soaimo analista, sulle peiturbazioni di Giovo e Satuino, uon si ottcneva Id sciogliinento della questione, intorno alle anonialie osservate ne' movimenti di Urano; percio si t'ecc strada egli a pailarc della vera ragione di tali anoinalie, la quale devesi alle perturbazioni, escrcilate su di Urano dal pianeta Neltuno. Airicchito il nostro sisteina solare di questo nuovo pianeta , gli aslronomi , siegue a dire il professore, debbono impegnarsi in una lunga serie di osscr- vazioni, specialmente su questi due astri (Urano e Nettuno) le quali potranno un giorno essere utilissime alia scienza , pel calcolo di una completa teorica del loro movimenti. Ghe anzi e di parere I'autore, che una serie di osserva- zioni , (lebba anche istiluirsi sopra i pianeti Giove e Saturno. » Dopo la sco- perta di Nettuno, sono /c sue parole, le tavole de' movimenti di Urano di- venneio imperfette: questi movimenti sono perturbati, non solamente dal- r azione di Giove e Saturno, ma pure da quella di Nettuno: attesa la mu- tua altrazione ; Urano come perlurba i movimenti di Giove e Saturno , cosi perturba quelli di Nettuno, questi perturba quelli di Urano, di Saturno, e di Giove : qual vasto campo dunque si presenta agli analisti, di sublinii ricer- che della meccanica celeste, agli astroiiomi di utili osservazioni, pei' coiuple- lare la teorica di questi grandi astri del nostro sistema solare ? Non e questa r opera di un anno «je nc cro/s jms, cosi I,k Vebrier all' autore scriveva il 15 I'ebbraio del 1847, (/i('on jwisse trovaiUer avcc fruit atix theories de ces deux planetes.. avanl plusicurs a)tnees. Lcs elements de la nouvelle ne pourronl elre pcrfeclionees par lcs osscrvalions, au point de pouvoir elre employes d'une viunierc definitive dans la theoric d' Uersehel, que lors qu on aura observe un arc assez elendu » Ora atleso il lenlissinio movimento di Nettuno, che per- — 24 — coirc in un anno, un aico di due gradi c poco piu dolla sua orbita, non puo aversi un atco inolto csteso ncllo gpazio di pochi anni. Tcnnina il ch. autore la sua memoria, col renderc conto csatto all'accademia delle osscrvazioni, folic not pontificio osscrvalorio di Campidoglio,dairoltobre del loiS, lino air agosto del correnle anno. Sono in esse nuineralc le opposizioni dl Urano, Giove, e Neltuno ne' mesi di ottobre 1848, febbraro, e agos»o 1849; alcune osservazioni sopta i satellili di Giove, quelle della periodica coineta di Encke, e quelle della conieta di Petersen. Altre ulili osservazioni, aflerma, egli essergli stale iinpcdite dai liittuosi sconvolgiinenli, che in questi ul- timi tempi, turbarono la tranquillila della nostra misera Roma. II prof. Volpicclli, lesse un breve rapporlo, sulla sperienza elctlro fisiijo- "^ gica del sig. Emilio Du Bois Reimond di Berlino, la quale consiste nella pro- duzione di una elettrica correnle, per lo sforzo musculare che metle le no- stra membra inlensione, dipendentemente dalla volonla. Furono in que- sto rapporlo riferile le diverse opinion! dei fisici, riguardo al successo della indicata sperienza; ed il relatore fece conoscere che, avendo egli lentalo la j ^ sperienza stessa, valendosi r/na g^vanoscopica , non otlenne indizio alcuno l_y<- elettlro dinamico ; risultamenlo couforme a quelle, gia ottcnulo collo slcsso mezzo dal prof. Matteucci: ma che per ottenere la indicata correnle, si rico- nosce necessario un galvanomelro di 20000 giri almeno. Inollre il prof. Volpicelli lesse per estratlo, una sua nota, sulla soluzione iu interi deir equazioni indeterminate di 2' grade, relative alia costruzione del triangolo rettangolo, e suUe proprieta piij rimarchevoli delle relative soluzioni. Le osservazioni falte non ha guari dai signori Biol, Poins^l, Binet, e Liouville, \ o nell'accademia delle scienze di Parigi, suH'equazioni medesime, diedero molivo a quesla nola. In essa primieramente si delerminarono le inlere soluzioni delle 2 „2 „! ~2_i_ ,,2 -2 (1) x''-,/=2% X^-^f^ dedolte dalle soluzioni loro puramente razionali; e queste ottenute preceden- temenle come corollari, dalle formole che soddisfano razionalmenle ad una equa- zione complela di secondo grado a due incognile. In secondo luogo queste generali formole.si slabilivano dall'autore assaipiu esplicitc, di quello sogliono es- sere nelle opere piu conosciule, che Iratlano di tali materie. In Icrzo luogo si di- mostravano le principali proprieta, che alle soluzioni delle (1) in interi ap- partengono, e specialmente a quelle spettanti alia seconda dell'eguagliaaze stesse, -- 25 — Per questa seconda cquazionc inoltrc si davano diversi metodi, atti a fernire solu- rioni di essa intere,cotne altresi Ic forinole, non ancoia indicate, che gencralmentc la risolvono, e che percio comprcndoiio tultc lo intero soluziorii della medcsima, qualunque sia il metodo seguilo per ottenerle. In quarto luogo si diinostravano Ic propriety inercnti alle soluzioni delia seconda (1), facendole tulte discen- dere da un solo principio delia teorica dci numeri, cio6 dal teorema di Fer- mal suUc potenzc prime dei numeri interi (1) Dopo ci6 il segretario annunziava, che ncl giorno 1 2 di agosto cesso di vivcre il distintissimo socio ordinario sig. D.' Giacomo Folchi, prof, di ma- teria medica, e igiene nella universita romana, e membro del collcgio medico chirurgico nella universita stessa. In questo annunzio non si faccva pa- rola delle virtCi e cognizioni scientifiche del nostro defunto socio, pcrch^ i materiali a tale scopo necessari, non ancora erano in pronto. Pero si voile, con r annunzio medesiino, che la prima nostra tornata dopo la infausta morte di quel distinto scienziato, non andasse priva di una onorevolo memoria di esso. II sig. vicc-prcsidente fece noto, che giunta in Roma la Eilia Commissione governativa di S. Santiti, il comitato accademico si credetle in dovere, por^ tarsi dalla mcdesima, per offerirle i dovuti omaggi da parte di tutla V accademia dei Lincei, la quale gia resa di governativa istituzione dal regnante pontefice Pio IX, trovavasi doppiamente a questo atto chiamata. L' accademia fece u- nanime plauso a tale delibcrazione del comitato , esternando al medcsimo i suoi ringraziamcnti, e la sua plena soddisfazione. II sig. prof. Poggioli, propose in questa sessione, di annoverare fra i soci onorari dell' accademia il sig. generale .\udinot di Rcegio. Questa propo- sizione fu, a norma degli statuti, rimessa al comitato accademico. (1) La Dota in proposito si trova pubblicata parte net t. IV di questi Atti, pag. 134, e 346, e parte negli Annali di scicnze raatematiehe e tieicbe t. 6," pag. 120. — 26 — CORRISPONDENZE Fu Ictta dal segrctario una Icttera del socio corrispondentc sig. prof. Francesco Zantedeschi , del 20 agoslo 1849 , colla quale si faceva nola la sua nuova destinazione a profcssore di fisica nella I. R. University di Padova, onde cio servir dovesse di norma pei Lincci, clie volessero corrispondere col nominato socio. Fu allresl letta una lettera del sig. Carlo Littrow, in data del 12 luglio 1849, direttorc dell' Imp. e R. Osscrvatorio di Vienna, nella quale si annun- ziava, che il nono ed ultimo volume delle osscrvazioni astronomiche, falte dal Piazzi in Palermo dal 1792 al 1814, erano presso a publicarsi, lo che inte- ressar devc i cultori tutti della scienza di Urania. L' accadeniia costiluita iegalmente alle 6 pomeridiane, si sciolse dopo due ore di seduta. P. V. — 27 — SESSIONE Vni" DEL 23 SETTEnBRE 1849 PBEiilEDCTA UAL. Htfi. PHIUCIPli: D. PIETRO ODEHSCALCHI {per Vassenza del presidente xifi. Duca di Rignano.) MEMORIE E COMUINICAZIONI OKI SOOX O&OIHA&I B SSI OOaalSFONDKNTI Sloria fisica del bacino di Roma. Memoria del prof. Giusepph Po.\zi , da servire di appendice all'opera : II suolo fisico di Roma, di G. Drocchi. \joine la gcologia 6 la scienza dellc antichitii della natura: cosi rarcheologia e quella dclle antichita umanc. Bcnche I'uno daU'allro qucsti rami dello scibile si distinguino ; pur lultavia tali e tante sono le alFinita e le relazioni die s'incontrano sulia linca di loro conlatto, die ben spessevolte insieme si con- fondono, e Tuna neU'altra si coinpenetra a socconerla con utili servigi. Della qual cosa tutlo di oggi ne vediamo frequenlissimi esempi ; ma ncssuno per fermo piu luminoso di qucllo die s' incontra nell'esame del bacino di Roma. La forma del suolo , la sua divisione in scttc colli , la vallala istessa cntro cui scorro il Tevere, appartcngono ai fasti della tena, e legati sono a quelle vi- cissitudini operate daila natura, connesse con I'uomo stabilitc in quesle con- trado lino dai tempi i piu rimoti. 11 mio divisamenlo in qucsto scritto e qucllo di prenderc ad esame quei fatti , e con mezzi geologici studiaili per conoscere quale fu T origine delli^ grande vallata trascorsa oggi dal fiumc, quale quelle dei suoi tributaii, quale delle colline cbc la fiancheggiano, quale in line I'aspetto del suolo prima e dopp la fondezione di Roma. Forse da taluno si .stimera arroganza toniare su di un argomento cosi maestrevolmente Irattato dal celebic Biocchi nell'opera in- titolata // suolo fisico di Roma, opera inollre coiredata di una carta geolo-r gica chc a ragione puo dirsi aver seivito di modcllo a tuttu Ic altre di siiai^ genere. Pero ove si riflctta alio stato infantile della scienza nel tempo in cui quell'uomo infaticabile scrisse, nel quale noa si erano pcranche distinte le etA della Terra, ne assegnali giuslamentc i caralteri dei fossili delle diverse for- — 28 — mazioni, ne comparse erano ancora le tcorie dei sollevamenti e dci vulcani: io saro pienamente giustilicato sc non toccanudo a ffatto le saggie di lui os- servazioni, mi limito soltanto ad aggiungere tutto quelle che il progresso della scienza e arrivato a conoscere lino al giorno d'oggi. Piemessa una tal dichiarazione, che era pur necessaria; avanli di enlrare a discorrere del bacino romano, credo cosa ben fatta ricordare la storia teo- relica e fisica dellc epoche terziaria e quaternaria delle nostre coutrade, onde meglio farn e I'applicazione al mio assunto. Questa storia non e nuova , av- vegnache puo rinvenirsi tanto nelle memorie gia da me pubblicate , quanto negli scritti di altri che ne trattarono. La reputo pero indispensabile, per al- leggerire i meno istrutti del peso di ricercarla altrove, e cosi agevolar loro il sentiero nelle cognizioni delle cose del nostro paese. Divido pertanto questo mio ragionaniento in tre parti: nella prima par- lero dei fasti della terra nelle epoche che ci precedettero: nella seconda faro un'analisi del suolo romano , ove si ri nvengono tutte le prove di quelle vi- cende: nella terza esaminero partitamente i speciali cambiamenti, a cui ando soggetto il bacino di Roma fino ai tempi storici. L'aspetto largamente ondulato della campagna nostra, la maniera di stra- tificazione dei terreni che la compongono, le conchiglie marine che in essi si rinvengono , e la loro estenzione in tutto il rimanente dell' Italia , io credo potere oggi persuadere tutti , che questo piano chiaramente rappresenli un fondo di mare, abbandonato dalle acque. Se a queste osservazioni poi aggiun- gasi che dal lato adriatico si rinvengono gli stessi depositi, contenenti le slesse conchiglie, elevati alia stessa altezza; sorge spontanea 1' idea che tutta intiera r Italia emerse dalle acque, e dividendo il mare che la bagna ne restrinse i confini in cui oggi Io scorgiamo. Questa verita ci viene eziandio risehiarata dall'esame comparative dei livelli, a cui da ambo i lati giunsero le successive deposizioni del mare, di mano in mano che ristringeva i suoi confini, trac- ciando cosi una storia. dalle emerzioni appennine fino a di nostri. Go posto si conviene oggi da tutti i geologi che quelle ingcnti masse calcari che costituiscono i piu alti dei nostri monti a stratificazioni inclinate, e contenenti prodotti marini, fossero spezzate spostate rintorte e sollevate in quella guisa da subitanee e validissime eruzioni di materie plutonichc , ope- rate dalle forze centrali del globe su di una fenditura della crosta solida del Globe stesso, dirctta dal N. 0. al S. E., e quelle recce trasportate setto il dominie atmosferico si mostrarono sicceme 1' ossatura dell' Italia. Compiuta — 29 — quella apparizionc, Ic forze che con tanta violenza aveano sopra di esse ope- ralo, si vennero quindi per gradi snervaiido, per produne sulle terre ancora sottomarine un sollevamento scmprc piu lento graduate e ordinato. L ben naturale che le supcrficie emeise dovcllero andare inconlio a quel disfacimento, che tutte le inteinperie continuamente vi operarono, e i loro de- triti trasportati dalle pioggie ai flutti buiiascosi che irrompevano sulle coste, dovettero daie origine a que! deposili di maine, ciottoli e sabbie, di che ve- diamo comporsi i monli subappennini , che innalzandosi a loro tempo dalle acque gradatamente restringcvano queste a piii angusli confmi , e le rende- vano comparativamente phi basse. In quel reinotissimi tempi peio le forze della natura fuiono di talc po- lenza, che in onta del perenne state bunascoso del cielo e del mare una ric- chissima vegetazione copri le terre emerse, e quel densissimi boschi si po- polarono di animali speciali, per la piu parte ora da noi sconosciuti in Ita- lia. Le numerose ossa di clefanti, rinoceronti, ippopotami e cervi, mescolate a conchiglie marine, parte di specie perduta, parte viventi ma di gigantesca statura, che ad ogni istante si rinvengono nolle sabbie e nelle breccie subap- pcnnine, ci danno chiaramente a divedcre che, il clinia di quel tempo ugua- glittssc quelle che oggi rinveniamo sotto la zona lorrida. Le gencrazioni poi cosi moltiplicatc di quegli esseri ci dimostrano aver decorsi tempi lunghissimi per il compimento di tali fenonieni. Seguitando a sollevarsi il terrene e limitate le acque alle radici dei monti sub-appennini , dal lato del mediterraneo comparvero i vulcani , i quail fa- cendosi luogo sotto le acque stesse marine dovettero colle loro spinte erut- tive contribuire non poco agli ulteriori sollevamenti dello lerre. I loro ciaieri vomitarono lave e tanta "quantita di scorie lapilli e ceneii , che depositate parte all' intorno , parte trasportale dalle acque non solo li fecero emcrgere colle loro cime per le continue sovraposizioni ; ma si diffusero eziandio per tutto, ove le onde giungevano. Sul dorso dei coni che formarono si scorgono ancora i livelli a cui arrivano le matcrie impastate dalle acque, sormontate dalle , incoerenti e disgregate almosforichc. Molte fuiono quelle bocche ignee e ampis- sime, quali si riscontrano nei laghi di Bolsena, di Vico, di Bracciano cc. e tulli irregolarmcute disposte in linca prcssoche paralella agli appennini (1^. Tanta poi (1) Vedasi la mia memoria Sur la zone vulcaniquf ilalienne. piibblicata dalla Societa gcologica di Francia 1850. — so — fu la quantita di inaterie elaborate, e cjettute dalle loro boeche, che le acque marine noii depositando piu sabbie e ciottoli, formarono solo banchi di tuli c pozzolane. Qaesli ne segnaroiio i coiifini in queU'epoca, dislesi per la piu gran parte sui piaiii della canipagna romana. I dopositi vulcanici non ci danno fossili tali da argomentare dalle slato di quel clima , perche sia per la niobilita delle materic trasportate , sia per la loro aridezza, sia per qualche principio vulcanico sciolto in quelle acque, non vi fu luogo affatto a vegetazionc sottomarina e per conscguenza ad ani- mali acquatici. Solo vi scorgiamo qu^ e la disserninati pezzi di troncbi di al- beri ed altri prodotti terrostri , i quali ci dimostrano lo slato boschivo del terreno enierso. Riempito per tanti depositi il fondo del mare, e salito cosi verso la su- perficie delle acque, il sollevamento, benche per gradi sempre piu lento do- veva comparirc piu rapido, conciossiache in un suolo quasi orizzontale qua- lunquc piccolo movimento e molto per uscire tutto fuori dalle onde. Cos! ve- diamo che le acque si limitarono a segno da ravvicinare molto gli attuali con- fini , e il suolo al terminare dell' epoca terziaria comparve in secco con una superficie largamente ondulata, quale dovca risultare da un mare in continua ondulazione. Restate asciulte quelle vaste piaaure, e giunta I'epoca diiuviana, le pioggie dirotte che ebbero luogo sui monti per effelto del periodo glaciale, delle quali abbiamo prove irrefragabili, dovettero far precipitare in basso da quelle pen- dici masse immense di acqua, che portarouo la distruzionc di tutto cio che incontravano. Dalla mancanza degli alvei artificiali no venne, che quelle fiu- mane corsero a loro bell' agio su di un terreno ineguale, e facile ad essere sconvolto. Allungando il loro corso quelle acque tumultuarie c vorticose prima di versarsi ncl comun ricettacolo, si scavarono ampic fosse proporzionatc al lore stesso volume. Dentro quelle fosse rimescolando marnc, sabbie, ciottoli, e materie vulcaniche, e tutio cio infine, che nel loro passaggio incontravano, dovettero depositarvi nel fondo banchi disordinati di quelle soslanze, che tra- scinate altiesi nel mare, qucsli torno a depositare sabbie ricomposte che oggi contornano i suoi confini. Le acque tenendo in soluzione molti principii calcari , a due si ridu- cono le specie di sedimenti che ci sono dati a studiarc; Ic sabbie e i traver- tini: le prime tenute in soluzione meccanica ncUe acque, gli altri in soluzione chimica. Le sabbie quaternarie fluviali rinvengonsi nel fondo delle valli, e trac- ciano 1' andamento delle correnti che le scavarono. I depositi loro si confor- — 31 - inano in strati corti emhricati e disordinati, e la loro composizione dei ma- teriali di tutti i terroni precedenti itisieme mescolati, ed b percid ehe si di- stinguono dalli tcrziaiii, perche questc tengono il loro posto fra le marno c i tufi con una stratidcazionc rottilinea c concordantc, senza che alciina minima particella di ((uclli vi si comprenda. I travertin! poi veggonsi rapprcsi sui fian- chi, incrostanti tutto cio che v' inconlrarono, spccialmcntc in quel luoghi sot- tratti dalia corrciite, dove un'acqua tran(juilla o pacifica si rcndeva opportuna a quci scdiinenti chimici. Essi sono distrihuiti in masse piu o mcno grandi e non oltrepassano niai la linca orizzonlalc, che ci scgria Taltczza a cui saliva I'acqua diluviana. I/cpoca diluviana non fu al certo cziandio di tanto breve durata , per- cli6 vi vediamo sviluppata la vita degli csseri organici in una maniera cosi attivn, che i depositi restati, sono ricchissimi di spoglio di animali e vege- tabili di quel tempo. II clima pero era dal precedente cambiato e molto rav- vicinato all'epoca nostra, avvegnacbe quel vegetabili e quclli animali molto ai vivcnti e modcrni somigliano; e se v' ha differenza questa riducesi alia mag- giore statura del loro corpo , c alia mancanza di varie specie , fra le quali un bove gigantcsco a grossissime coma, alcuni cervi c qualcbe carnivore. Le sabbie fluviali contengono inoltre i franlumi di quelle stcsse ossa che nofammo nellc breccie lerziarie, trasportate da qucste e maggiormentc logorate. .Ad una immensa quantiti di ossa di mammiferi che Vi Si rinvcngono, debbonsi ancora aggiungere quelle di uccelli e rcttili , spccialmcntc del gcnere Uanii e delle anguille fra i pesci. Oitre poi alle ossa fossili 6 pur agcvole il riconoscervi una infinit;\ di cnnchiglie d'acqua dolce e tcrrestri, spettanli ai gcncri Lymnaca, Planorbis, Cijclas, Unio, Uelix, Pupa, Bulintus ec. (I). Nei Iravertini in fine abbondano i vegetabili a segno che spesso ne formano un' impasto. Vi si di- stinguono spccialmentc specie tcrrestri e palustri. Venne (Inalmente anche il compimcnto di qucsto periodo, nel quale di- minuite le pioggie, e il cielo fatto piCi mite, il terrene s' innalzo, il mare si racchiuso ncgli attuali suoi termini, e i fiumi si ridusscro a correre nel fondo delle valli, lasciando scoperto un terrene incguale, c ingoiiibro nelle depre's- sieni da paludi c stagni. Qui se taluno si facesse a domandare la causa di quesl'ultimo sollevamento, che pur b provato Si effettuasse con una certa sner- (I) Chi avcsse diletto conoscere il catalogo degli aDimali, le cui ossa sono state rin- vcnulc nella cnmpagna romana, Icgga gli alii dei congrcsso di Genova, dove trovasi da mc pubblicaio, qual catalogo peraltro mcrita di csscre riformato. — 32 — gia; io non saprei risponilere che con una probabile congcttura. Se si rifletta che durante questo tempo comparvero i vulcani del Lazio, c che questi si ma- nifestarono con inipcto c forza ; io stiino die altri s' indurra a credere , le forze eruttivc della nalura avere ancora opcrato sul suolo italiano con una tale attivita, da poter loro attril)uirc quel movimento che distingue I'epoca dilu- viana dalla nostra. I depositi lasciati dai tiuini nei prinii tempi dell' era attuale sono [uire caratteristici, considerando la diminuzione dclic loro masse, c percio il ral- lentamento delle correnti. I Humi non furono piii capaci di trasportare quella gran quantila di ghiaje, c di massi erratici come per Io addietio, ma in vece una sabbia Una e una belletta melmosa , che nolle crescenze riempiendo le scabrosita uguagliarono le asprezze delle valii, le convertirono in pianuro, e le renderono piu acconcie alia vegetazione. Cosi a poco a poco la propaga- zione delle piante discese dai colli che le fiancheggiavano, e ne occupo tutto il fondo, e nel correre del tempo crescendo, i luoghi occupati prima dalle acque si convertirono in densissime selve. La moltiplicazione degli animali fu con- seguenza del lussureggiar delle piante, e quel boschi non ancor tocchi dalla mano dell'uomo, divennero sicuro rifugio di belve di ogni specie. Non possiamo rimanerci da non attribuire alle moderne acque la stessa facolta che ebbcro nelle precedenti viccnde, pero in un grado molto inferiore, giacch^ quella di depor sedimento , e quella d' incrostare di travertino s' in- debolirono talmente da non vedere risultati rilevanti, se non in un lungo corso di anni. Se ne facciamo un paragone coll' epoca precedentemente trascorsa , facilmente vedremo essere stata tale e tanta la virtu delle acque nel depo- sitare i travertini, e cos\ rapida, da formare masse colossali di essi, e da in- crostare e comprendere non solo le foglie fresche dei vegetabili, ma perfino i piu delicati petali dei fiori, come io diceva, effetto di mirabile celerita. Ora que- sti depositi sono cosi indeboliti che si ottengono lentissimamente dei leggieri strati su materie solide e incorruttibili. 11 clima attuale poi ci viene manife- stato dalle reliquie degli animali, e dalla quality dei vegetabili che si scorgono nei depositi piii moderni, che se non tutti, per la massima parte almeno sono qoelli che oggi vivono fra noi. Ma se era non osserviamo piii la natura spiegare quella potenza pro- duttrice come nelle epoche che ci precedettero, non la dobbiamo supporre una malefica matrigna, perchi essa ci porto un clima tanto piii dolce e ridente. Le piogge diluviane cessarono, e il sole sgombro di vapori, che ne ofTusca- — 33 — vano la vista, risplendctte in un cielo piii puro, e il marc non piu teiiipe- 8toso ma tranquillo, lainbl dolceinenle la spiaggia depositandovi ieggieri banclii di fina sabbia. fl suolo italiano ha dato sicure tcstimonianzc di essere slato abitato da tempi iiiimcmorabili , c dobbiamo ritenere che gli uoinini vi si mantennei-o allettati dal floiido e ricco aspelto di questa bclla parte di Europa. Tutto il nostra discorso fin qui si e aggirato sulle terre emerse , quali doveano essere le loio condizioni, e quali estenzioni oecuparono; io non sa- prei chiudere questa sloria se non portassi qualche considerazione anche sulle ac(iue, per arrivare a conoscere !e diverse quantita delie loro mas.^e che cuo- prirono ie nostre contradc, o il valore dei sollevamenti medesimi. A questo effetto benissimo ci serviranno le osservazioni fatte sulla specola del collegio romano dagli astronomi Conti e Richebac per determinare la lalitudine e la longitudine di Roma, e in quest! ultimi tempi le misure barometriche, prese per mire gcologiche del marchese Lorenzo Pareto, e da me sul versante me- ditcrraneo, come dal conte Alessandro Spada, e dal prof. Antonio Orsini sul- I'adriatico. Per non abusare adunque del tempo, io non istaro a ripetere tutte quelle livellazioni; solo mi limitero ad una media proporzionale, perch6 le differenzc di quelle comparazioni poco o punto influiscono a variarc i fenomeni che ab- biamo narrate. Conoscendo ora che I'altczza massima degli appennini al Vet- tore, monte piu alto della catena della Sibilla, c di metri 2478: che le ghiaie subappennine si elevano fino a circa metri 370: i tufi vulcanic! depositati dal mare a metri 191, e i sedimenti marini dell'epoca quaternaria a melri 30: pos- siamo tirarne la conscguenza, che le scambievoli differenzc fra quelle (juatititii ci somministreranno il criterio per istabilire : 1.° il sollevamento violento degli appennini essere stato oltre i metri 2108: 2.° che i subappennini allorch^ com- parvero le matcrie vulcaniche, si erano innalzati metri 17G: 3.° che al com- piere dcU'epoca dihiviana i terreni vulcaiiici erano in asciutto per Taltezza di metri 164 : 4.° che V innalzamento per cui comparvero fuori delle acque i deposit! diluviani fu d! metri 30. Ne sieguc da queste ridessioni quello che da principio notammo, cioe che il sollevamento dell' Italia fu da principio vio- lento, quiixli si I'ece piu lento e graduale. Benche in questa guisa arriviamo a calcolare la quantita e la qualila delle clevazioni delle terre, pure ci sono negati i mezzi a conoscere csattamcnte la profoodita di quei mari, per Io stato loro tempestoso, e la mobilila del loro 5 — u — fondo. Possiamo pero congctlurarc in generc cho quelle profondita risuUarono semprc minori, sia per i sollcvanicnti slessi del suolo, sia per le continue o ripetute deposizioni dcllc maleric. Al compimento di tutti questi fenomeni do- vellc correro una lunga seric di sccoli chc non ci e data sottoporrc a calcolo, mancandodei mczzi sui quali fondare un giuslo critcrio. Ma se non possiamo considcrarnc I' eta assoluta , abbiamo almcno la relativa , per la quale ordi- niumo in una serie successiva le fasi che in quelle rimote eta si svolsero. Soddisfatto alia storia Icoretica dci tempi gcologici trascorsi, una alquanto ricercala analisi sullo state attuale del suolo romano bastcra a giudicarne del- rapplicazionc. Sc dall'alto di una cminonza volgiamo atlorno i nostii occhi, I'aspctto del suolo largamente ondulato, ci compaiira orizzontale, sc le aequo che vi scorrono non dassero chiaro segno di una certa inclinazione. Noi os- scrvcrcmo che qucste pianurc spaziano fin sotto i nionti in vasti campi , c ci accorgeremo che una spaziosa valle interrompcndone la continuity, li tra- scorre da scttcntrionc a mezzo giorno , alia quale si aggiungono a modo di rami di un albero, valli minori. Vedremo come il Teverc con replicate spire la pcrcorrc, e i fiumi sccondari per le altrc minori valli vi si uniscono, ondc tulli insieme raggiungerc il mare. Notcremo finalmente come le spondc di queste si dispongano in una seric di poggi , i quali altro non sono sc non la pianura del suolo istesso , ripartita per la erosione di quelle fosse. Den- tro la principale che sopra abbiamo accennata risiedc Roma coi suoi settc colli. Per incominciare adunque I'analisi del suolo romano, io mi accorgo es- sere bastante portarc I'attcnzione alle colline slessc di Roma, dove le erosioni che maggiormentc vi opcrarono le aequo, ne discoprirono i flanchi, e misero alio scoperto tulta la loro struttura. La riva destra dclla valle tiberina si corn- pone di varie eminenze , le cui sommita portano diverse denominazioni ; il monte Mario e quelle delle Crete che ne e la continuazione , il monte Va- ticano e il Ciannicolo, che termina col monte Verde, dei quali il solo Gian- nicolo e una parte del Vaticano, sono comprcsi entro Ic mura della moderna Roma. Tutta questa estensionc, seguendo la base di quelle giogajc puoripu- tarsi distesa per 15 miglia romane. L' clevazione sul livello del mare presa sul Ciannicolo alia fontana dell'acqua Paolina , e di picdi romani 322. Tutti questi colli posti sulla riva destra del Tevere furono distinti dagli antichi col nome di Giannicolensi da Giano, che primo stimavasi avervi fabbricata una citt^ col nome di Antipoli. — 35 ~ La liva sinistra poi si conipone dai monti Parioli, chc si esteudono dalla foce doirAniene alio mura della modcrna citla, del Pincio o colle degli OrluJi dcgli antichi, per i giardini clie vi coltivarono, che si erge a livcllo dei monti Parioli , dei quali in sostanza non 6 che la continuazione. Succede a questi il Quirinalc , cosi dctto dali' ara di Quirino che vi fu crctta. Queslo niontc bench6 legato per una lingua al piano della canjpagna vicina , pure sporge per 1!J,700 piedi di giro alia sua base, e si eleva a 180 picdi sul livcllo del marc. Vicne in scguilo il Viminale per i vinchi che lo ricuoprirono, quasi na- scosto da un braccio del Quirinalc medesimo , ed 6 il piu piccolo di tutti , perch6 conta di base 6,600 picdi, e 173 di altezza. Quindi 1' Esquilino die si avanza verso il Tcvere con due bracci cliiamati Oppio c Cispio. Queslo gira per 13,000 picdi cd alza lo cime a 200 picdi. 11 Celio chc lu dctto an- che Qucrquclitlaiw per le quercie che vi vcgetarono, colle molto prolungalo che ha 16,000 piedi di base, e 171 di altezza. L'Aventiuo finalmente, monte pariineiili protratto, c diviso in due da una valle traversa; il posteriorc che propriamcnte forma scguito ai monti della riva sinistra, fu dctto Falso-Avcn- tino, I'antcriore isolate, Yero-Aventino. Se bene si osservi la carta di Roma si vedri, che lo spazio della val- lata chc intercorre fra queste sponde, vicne interrotto da tre poggi di varia grandezza e figura. Questi sono il Tarpco poi detto Capitolino dal capo umano rinvenuto nclio scavare i fondamenti del tempio di Ciove, la cui base ha la ligura di un'ellissi allungata, distesa per 4,400 piedi, e la sommitii divisa in due cimc b portata sul livcllo del marc a picdi 160. II secondo monte iso- lato e il Palalino da Pallanliuyn o Palalium , il quale presenta una figura quadrilalera trapczoidalc; gira piedi 0,500 e s' innalza 173. Finalmente il Vero Aventino prcnde un'aspetto pressoch6 cordiforme, cd e il piu grande dei tre, giacch6 conta 11,000 piedi di base e 1!J8 di elevazione. Dalla loro cnumcrazione si scorge cbc non tutti sono compresi nei sette colli sui quali si distcsc Tantica Roma, chc si mostiano tutti sul lato sinislro, perche il piii accidentato , e si riducono al Palatino , Capitolino, Aventino, Celio, Esquilinio, Viminale e Quirinalc. E se noi vi abbiamo accennati anche quegli allri, cio e per mcglio progrcdirc neiranalisi die andiamo tcssendo. Facil cosa h indagare la natuia dclle materie che compongono quci poggi, avendone le crosioni dclle acque discopeiti i lianchi, c rcsi manifosti gli strati che li compongono. lo sono perfcttamentc d'accordo colle csatte c minute os- servazioni pratticatevi dal Brocchi c dal Riccioli circa la natura loro geolc- — 36 — gica, le quali corrispondono esattamente colle mic, e di altri, estcsc a tutta la campagna romana, le quali non lasciano dubbio appartcneic ai Icrziari subap- peniiini. Si compongono dal basso aH'alto di Ictti di marna figulina, di sabbia gialla unila a ciottoli di varia grandczza, c di tufi vuicunici, tutli concordanli, e dcposti dalle acquc marine, che un dl ricuoprii'ono la vasta estenzione dclia nostra campagna. Se si ascenda sul montc Mario si percorreranno gli strati di quelle tre diverse materic, disposte con lo stcsso online che noi abbiamo dctto: nel basso le argillc marnosc, sul corpo del monte la sabbia c Ic brccce, finalmente sulla ciina i tuli vulcanici cbc le ricuoprono come di un cappello. Qucste ossCr- vazioni si possono ripetcre sul Giannicolo. Che se non occorre notarle sulle col- line del lato sinistro, cio dipeudc da una soluzionc di continuila con salto o faglia che rende, le marne e le sabbie, inferiori al suolo che si cammina. Le indagini stesse del Brocchi pratticate nei cunicoli dei sotterranei deli'ospedale della Con- solazione, prolungali ontro la base del Capitolino ci dimostrano questo falto, perch6 sono precisamente scavati nel punto in cui le sabbie si convertono in tufi. Cosi dobbiamo ritenere che quelle masse di materie vulcaniche, che per intiero costituiscono i monti di sinistra, riposino tutte sopra i letti di sabbie e argille che a noi non si manifestano, ma che per un dislivello trascorrono sotto i nostri picdi. Questi giudizi sono convalidati dai fossili di che abbondano le marnc e le sabbie. Nelle cave di argilla del Vaticano , e del monte delle Crete fuori della porta Angelica, si rinvengono quelli strati gremiti di conchiglie marine, fra cui letti intieri di Cleodore (1), e fra queste legni bituminosi, schiacciali e carbonizzati, chiaramente spettanti ad una specie di Pino di cui si rinven- gono ancora i frutti. La presenza e la quantita di questi vegetabili terrestri c' indica che in quell'epoca terziaria estollevano le lore cime sui monti emersi, e ne rivestivano la superficie. Le frequenti ossa fossili elefantine, rinvenute nelle sabbie e ghiaje di Acqua- (1) Di queste conchiglie, a mio credere , se ne rinvengoDO in quel luogo ire specie. FuroDO osservate altre volte dal Broccbi e dal Riccioli, e giudicate per opcrcoli di Balani. Poscia insierae al conte Alessandro Spada io le determinai per Cleodore. 11 sig. Alessandro Calandrelli in seguito ne pubblic6 due come nuove, designandole coi nomi di Cleodora Va- ticana e Cleodora Riccioli, delle quali a dire la verita non puo stioiarsi nuova che la se- conda, mentrc la prima penso potersi ben riportare alia Cleodora lauceolata di Rang, fos- sile, 0 la caudata di Lamk, vivente. — 37 — Iraversa, fra le quali vcrlcbrc, ossa del capo, c mascelle coi denti di quelle specie perdute: le conchiglic marine di chc son ricchissiinu !c sabbie di monte Mario, reslatevi comprese nclla stcssa posilura in ciii vivevano, c sulle quali lante scoperte fuiono fattc dal Bonanni c dal Brocclii : la sola presenza dei legni carbonizzati che s' incontrano nci tufi specialmente dell'Avcntino, sono altrettantc prove, dirette ad attcslare cssere stali quest! terreni dcpositati dal mare Icrziario, percbe concordano colic ragioni addottc nelia prima parte di questo ragionamcnto. Esaminata la natura dei colli di Roma, ragion vuolc che scendiamo nelle valli , per ricercarc i tcstimoni della fiumana diluviana , die le scavo e tra- scorse. E qui nolero in priino luogo cssere la graiide valle tiberina piii bassa dclla campagna roniana oltre metri 30; la sua larghezza variare; ora restringersi, ora allargarsi fino a superare uno o due miglia, e il suo piano uguale, quasi orizzontale k ricoperto di fiorentc vegetazionc. II Tevere la pcrcorre neli' imo fondo cntro un'alveo spcciaie talvoita ristretlo, talvolta dilatato lino ad arri- vare ai metri CO con alternant! spire, in cui si manliene anche nelle piene, conciossiache le acque ordinariamente appena arrivano a soverchiare i piani dclla grande valle. Qucsta spaziosa fossa trascorre oltre la citla mantenendo sempre gl! stessi caratteri, poi declinando a ponente si prolunga fino a circa 10 miglia, dove le ripe si aprono in una costiera che dimostra essere stato quello il limite del mare , c la foce del fiumc quatcrnario. Nel percorrcre la via Porlucnsc che conduce a Fiumicino, giunti suU'alto del monte de! Pisciarelli, che segna il piano della campagna romana dal lato destro del Tevere, si disccnde per guadagnare le pianure di Pontegalera, che sono ad un l.vello piij basso e chc conducono fino al Mediterranco a cui formano spiaggia. Qui discesi c facile vedere come quel piano piu alto si prolungli! verso Maccarcse a formare col- line pendent! verso il jiiano piii basso , percorse alia lor base dal fiumicello dalcra che ne raccoglie i scoli. Lo stesso osservas! awonire sulla riva sini- stra alle Icnute di Uragona e Diagoncella sulla via Ostiense. Ne possiamo du- bitaro di c!6, imporciocche alle faldc di quelle colline rinvcniamn banch! qua- ternari deposti da! fliitl! , contenent! conchiglie d'acqua dolce e marine nie- scolate insieme , fra cui notansi quelle del genere dei Cardini e dellf Ostri- che, chc ognun sa soggiornare in acqua non intieramente salsa. Ma lasciamo questo luogo per risalire la valle ad esaminare le forma- zioni fluviali die vi si notano- Tutto il fondo e ripieno di quella mescolanza — 38 — di inatcric ricomposlc, die tlicemmo :ivvcuula quiindo fiirono scavalc Ic valii (hlle rodcnli iiuinano. So ci conduciamo a PontcmoUe ovc sono state apcrtc delle cave di sabbia per uso delle strade in quelli stessi deposit! chc liem- piono il fondo della grande valle , ben si scorgei;\ di quali matciic si coni- pongono, c cosa racchiudono. Argiilc c sabbie rimescolate, lavate e scolorate, mislc a ciottoli calcari di varia grossezza, franimcnti di tufi vulcanici rotolati e resi erratici, pczzi di lave di tutte specie, pirili convertite in ferro idrato, pezzi di travcrtino divclti dalle roccic, c Ictti di una sabbia puramentc calcaic formano tullo un composlo disscminalo di cristalli di pirosscni , e di leuciti farinose. Di tutto questo si compongono strati corti c disordinati , formanti pero tutto un letto generate conipreso nella cstenzione del piano. Dcniro un lal letto poi frantumi di ossa elefantinc d' Ippopotami, e di Ilinoceronti, me- scolate ad ossa di Cervi, Bovi, Cavalli ed allri scbeletri conservati di aniniali, come il Tasso e la Lincc, cbc possono giudicarsi contemporanei, associate ad ossa di vari uccclli e pesci di acquadolce, a legni disfiitli, c a conchiglie del genere Unio associati a vestigia umane. Se dalle cave di Pontcmollc ci conduciamo a quelle aperte sulle radici del monte Verde fuori la porta Portese , noi avremo occasione di osservare quel depositi intieramcnte analoghi ai dcscritti, addossati al tufa litoide di chc e composto il niontc, il quale pure si cava come pietra di fabbrica. Da ani- bedue queste localita sono state trattc le piii belle ossa fossili della mia col- lezione. Non basta cbe questi depositi meccanici ci somministrino le prove della veritii della nostra esposizione, concorrono cziandio i depositi chimici a fare altrettanto; io voglio intendcre dci travertini cbe incrostano le roccic fiancheg- gianti. E qui abbiamo a ricordare cbe le acque non cbbero opportunity a de- positarli se non dove erano tranquille e pacifiche, e percio rinvengonsi tra- vertini solo in quel luoghi ove si verificarono tali condizioni. Tanti pero ne sono restati nella nostra vallata, da fondare comodamente il criterio rclativo all'assunto cbe mi sono preso. Tutta la costa tiberina dei monli Parioli e ri- coperta di essi, e lo era cziandio I'angolo del Pincio che sovrasta la porta del Popolo, se non fosse stato demolito come ognun sa per farvi la villa pubblica. Questi travertini si distendono fin quasi alia foce dell'Aniene nel Tcverc, se- guendo randaniento dei monti Parioli. Similmente sul lato occidentale dell'Aven- tino che guarda la via di Marmorata, come pure sotto il Giannicolo per servire di fondamenta ai bastion! della citta alia salita del Cemctcrio di s. Spirito. — 39 - Lungo il restanlc dclla grando vallata si mostrano semprc qua c la sparsi sulle cosle, che chiaramcntc diinostrano csserc tutti in essa compresi. Una deile principal! cose da notar&i nei travertin! quatcinari i quelia di non oltrcpassaro nia! oltre un livello dctcrminalo, ciie scgna il pcio deH'acqaa fiumana al di sotto di cui si formarono. Questo iivclio nclla canipagna ro- mana in gencro puo stimarsi clevato a nietri 30 sul livciio del mare. Agc- volnicnto puo osservarsi che in tutto il discorso dalla focc dcirAnicne alia porta del Popoio i travertin! de! monli Paiioli non si soilevano ma! al di sopra di quclla linea orizzontale, clic nettamente sngnano suilc roccic tufacee a cui sono addossati. Che queste formazioni siano assolutamente di acqua dolce, baslan- tomente lo provano i vegctabili tcrrcslri e lacustri , i Limnei , Planorbis , Elici etc. proprii di cssi, che come diccmmo, ne carallcrizzano I'epoca. Finalmcnte i deposit! modern! ch' incontrano ncl suolo romano, si ridu- cono agl! antichi sediment! dci fiumi attuali. Ess! indicano a qual termine era giunta la natura in que! prim! temp! dcU' era nostra. Quale calma regnasse nel nostro ciima no! rabbiamo dagli anlich! deposit! del Tevcre cbe riempiono gl' inlerslizi dolle ghiaje diluviano, nc uguagliano il terreno, c lo rendono fer- tile. Impicciolito il fiume, allungato il suo corpo, arrestata la correnle dalle conliuuc spire del suo alveo, le aequo non ebbero il potcre che di dcpporre una Una sabbia argillosa forse prodotta dalla slcssa lavalura dci lerrcni su cui passava. Dcntro quest! deposit! si rinvengono pure vestigia di vegctabili e delle ossa fossil!, fra Ic qual! quelle del Bufalo italiano e di una Damma, a cui io died! il nomc di Dama romana, che dimostrano essere questa depcrila, qtiello veslato fino a! nostri tempi. Tolt! cosl ad csame tutte Ic diverse specie de' terreni che si riscontrano sul suolo romano, e dimoslrata con essi la storia di tutte le fasi a cui ando soggetto; fa d'uopo risalirc ncl campo di quelle grand! viccndc, c vodcrc piu da vicino i special! cambiamenti che trasformarono continuamcnlc Taspcllo del bacino di Roma flno a! tempi storici. Ed ecco che primo si affaccia alia no- stra mcnte il suo stato, allorche la fiumana del Diluvio la scavo, la riempi e la trascorse. Da sicuri indizi ogg! sappiamo che nel luogo eve po! fu cdi- ficata Roma, in mezzo a quelia plena (jiiattro isolc sorgessero. Due d! queste si componevano delle cime del monte Capitolino, che di forma circolarc estol- levano i lore capi fuori dell'acqua , mentro il corpo del monte ne rimaneva coperto : una di figura Irapczzoidale piii grandc le seguiva, coslituita dal Pa- latino : Cnalmente la quarta rapprcscnlala dal vero-Avenlino , piii grande di — iO — tuUe ne coinpiva la seric, affettaiido quasi la figuia di un cuore obliquo col- I'apice rivolto in cononte. Se consideriamo lo stato tuinuituario c violenlo del corpo di quelle acque, e la facililii die hanno questi fiumi a foimare deviazioni e nuovi alvei, quando la loro forza e inassiina; e se facciamo attcnzione alio stringimento che sof- friva la corrente in quel luogo per ii ravvicinamento delle due spondc ; noi non sareino sorpresi come questa per isfogare la quantita del fluido che Ira- scinava si apri un nuovo passaggio con un braccio di deviazione attraverso i tre lorrenli che scai'icano le acque dcUa sponda sinistra (vcdi la figura an- nessa). Cosi quel lalo si divise in tre principali sezioni, facendo, come dissi, comparire quattro isole sporgenti sopra il livello dell'acqua. Concepitc quelle accidentalita, andiamo ad esaminarne le prove di fatto, della loio figura, del livello delle acque, e dei depositi che rimasero. La maniera con cui sono tagliati quel monti, ci suggeriscono le direzioni delle correnti che vi passarono. La figura circolare elliltica del Capitolino ci da esempio di uua erosione circolare, perche prime offrivasi alia corrente co- stretta a ripartirsi, la quale incontrando le acque della sponda era obbligata a deviare e girargli intorno. La forma poi quadrilatera del Palatino ci som- ministra 1' idea di due correnti ripiegate ad angolo una contro I'altra, in ma- niera da descrivere un quadrate. L'apice inline della figura cordata dall'Aven- tino ci dimostra la ripartizione delle acque, e la loro ricongiunzione alia base. La seconda prova che questa assertiva non e ipotetica, la ricaviamo dalle livellazioni; imperocche conoscendo I'altezza a cui quelle correnti giunsero se- gnata dalla linea orizzontale dei travertini noi siamo sicuri che portata lungo tutte le vallate, ci dichiara essere queste di un fondo molto inferiore, e per- cio occupate dalle acque. II piano attuale di tutte queste fosse e alto sul marc fra i 14 e i 16 metri, e il livello dei travertini, come dicemmo, e di ine- tri 30. La differenza fra queste due cifrc ci dara la profondita di quelle acque. Affacciandosi ora alia carta pubblicata dal Brocchi, e Icggendo in essa il sabbione fluviale distinto coi nomi di Sabbia calcaria, e mama, e di Sabbia silicea, e argilla , condotto in tutto il fondo di quelle valli ; vediamo dise- gnarsi in esse il corse di quel bracci di fiuine, e I'andamento delle loro cor- renti. Ma non solo una prova ne e da to trarre dal sabbione del fondo, I'ab- biamo altresi dai depositi elevati sul dorso di quelle coUine. Nell' intermon- zio del Campidoglio la statua equestre di Marco Aurelio 6 piantala sullo stesso sabbione che ne riempie la concavita , contenente conchiglie fluviali , dimo- — 41 — strando la sommersione di questa parte, e remerzione delle due cime. L' istesso sabbione clie prende oiigine dai travertini deirAventino alia tnarmorata si pro- lunga in quel braccio che divide questo colle dal falso-Aventino , addossan- dosi al tuta-iitoide vulcanico che ne forma la massa. Cio pu6 osservarsi da tutti nella vigna dei Gesuiti sotto s. Prisca, dove sono aperte cave dell'uno e deiraltro. Vi si rinvengono in quella localitik ossa fossili di animali quater- nari c moltissime conchiglie del gene re Unto , che ognun sa essere specie d'acqua dolce. Che sc d'allronde non abbiamo altri esempi da citare di de- positi diluviani elevati dal suolo, cio dipende, o che le acque agitate e cor- renti non li lasciarono, o lasciati si distrussero dalle successive vicende a eui ando soggetta la citla , ovvero percho restano celati a noi dalle fabbriche moderne. Abbiamo gia detto che quelle acque dovettero avere soggiornato a quel- r altezza per lungo tempo atteso lo sviluppo delle generazioni di animali e vegetabili; ora non possiamo riferire questa quantity di tempo, poiche come dicemmo da principio, non possiamo applicarvi un calcolo. 11 fatto si e che le acque dopo esservi restate lunga pezza si abbassarono e scolarono nel mare, lasciando il Tevere scorrere nel fondo , come residue testimoniale di quelle vicende. I fossi delle sponde allungarono il loro corso per raggiungerlo, e il basso fondo inegualc e scabro ritenne acque stagnanti, e putride pozzanghere, alimcntatc dalle loro escrescenzc. La vegctazione scese dai monti adjacent!, e rivesti quelle valli dei suoi prodotti. Cosi a poco a poco le piante divenute arboree, la valle romana si rese incolta, selvaggia, umida, e insalubrc. Sa- pendo dagli antichi sciittori che questo suolo prima che fosse popolato dagli uomini era coperto di boschi die ne rivestivano specialmente i colli , e in- gombro di paludi che ne inondavano le valli. Noi ancora non suppiamo per quanto tempo si mantenne questo stato del suolo, conosciamo pero che tale ancora era all'cpoca della fondaziono di Roina, 7;)3 anni avanti I'cra volgare. Kssendo ecrti peraltro che questo suolo era gia abitalo in quel tempo da uomini di origine diversa, dobbiamo inferirne essere in qualchc modo cambiato d'aspetto specialmente presso le loro dimorc; non pero il sito preciso ove fu fabbricata la nostra citta percho appoggiati sem- pre alle autoi'ita dei scrillori antichi, possiamo accertare che aicutii dei colli romani furono denominati a causa dei boschi che li rivestivano. II Celio fu detto Qiierquelulano dalle querci, il Viniinale dai vinchi, e celebri si resero 6 — 42 — i lauri c i mirti deU'Avenlino, c i fagi dcU' Esquilino, moiti dei quali consa- grali a divinita pagane si mantcnncro anchc nei tempi di storia ccrta. Quanto alle acque stagnant! ci dicono gli antichi, due paludi esscic re- slate quando Roniolo crcsse la citta sul Palatino, e qucsto tramandare miasmi da renderc pestifero rambiente, e Cicerone ncl libro dc Repuldica ci avvertc die Roniolo seppe seeglierc un luogo salubre, perclie alto c I'uori dclia zona miasmalica, alludendo alio state del suoio sottoposto. Uno di quegli ristagni fu nella pianura del Campo Marzio chiainato Palude Caprea, I'altro sotto 11 lato occidentalc del Palatino , detto Vclahro oiic dividevasi a foggia di V a bracci ineguali, uno conosciuto col nomc di Vclahro maggiorc, I'altro con quelle di minore. Ambedue si resero cclebri , qucsto perche vi furono esposti Ro- molo e Remo , quello fu testinionio della mortc del fondatore di Roma per opera di una congiura senatoria. Sc si guardi la carta, annessa si vedra che tanto la palude Caprea, quanto i due Velabri si distesero lungo il corso dei tre principali torrenti, che percorrevano la valle della sponda sinistra, nel luogo dove le aequo della corrente princi- palc aveano sofferta quella deviazione ncll' epoca quatcrnaria. Questi sono : 1." quello che raccoglieva le acque del Pincio c del Quirinale , il (juale avanti di raggiungere la corrente del Tevere dilatava le sue ondc sui piani del Campo Marzio, e vi produsse la palude Caprea: 2.° quello che condusse i scoli del Quirinale, Viminale e Esquilino, scorrente fra il Palatino e il Ca- pitolino ova poscia fu il Foro, che portandosi come il prinio fu la causa del piccolo Velabro , e dell' annesso Lago Curzio che pud riguardarsi come un brano distaccato di esso; 3.° il torrentc poi che porto le aequo dell' Esqui- lino, del Monte d' Oro e degli Aventini fu 1' origine del grande Velabro che si congiunse col piccolo nel punto ove questi torrenti si scaricavano con una sola foce nel Tevere. Possiamo da tutto qucsto arguirne che quelle acque sta- gnant! erano piu alte del Tevere raccolte in concavita senza scoli, e alimen- tate da quelli torrenti. Scompariscono ora tutte le diflicolta dei tempi , conciossiache entrando nelle epoche storiche abbiamo gli antichi scrittori stessi che ci avvisano delle vicende del Tevere , fino alia sua totale e artificiale riduzione. Da essi sap- piamo pertanto, che sotto I'ultimo Tarquinio 1' ingrandimento della citta ob- bligo quel Re dei Romani ad occuparsi di sgombrare delle acque il Velabro. Gostrusse la cloaca massima, opera degna di lore, che dope 23 secoli e mezzo tuttora esiste per essere ammirata dal mondo , e servire ancora alio stesso — 43 — fine , ck)^ dl condnrre Ic acque al Teverc. Ricaviamo aocora cbe la Palude Caprea fu altrcsi diseccata, e (juclla contrada del Cainpo Mapzio fu doaomi- nata CajniUav. Finaliiieiile per tcsliinonianza loro couosciaino ehc ii suolo romanu I'u diselvato, c consagralo alia cullura del campi, e chc percio tanto miglioro nel suo clima , indipendentemeate daJle patologiche condizioni del- I'atmosfera che tutlora si mantcngono. A ridune in comploto 1' cnumcrazionc dclle principali vicende a cui fu soltoposto il nostra Tevcre , rcsta a dire alcana cosa dell' Isola liberina , la quale ci dimostra quanto questo fiume anche nei tempi storici vennc a de- gradarsi e impoverirsi di acque. Sono pieoaineate d'accwdo gli aatichi scrit- tori che il Tcvere lasciasse qua e la nel suo decorso dei banchi di sabbia , die rcstavano poi alio scoperto nelle acfjue niagie in tempo d' estate. Ora I'anno di Roma 246, tanto fu I'odio concepito dai Romaai contro i Tarquini, che il Scnato ordino fossero confiscali i loro beoi, e donati al popolo. yuesti furono mcssi a sacco, e le biadc recise furono gettate nel Tevere. Tias[)or- tatc diilla con'cntc, si arrestai'ono in uno di quei banchi che scuoprivasi sotto il nionte Cnpitoliuo, e sei-virano di barriera ad altre materie trascinate dalla coiTcnte. Le quali accumulate ridussero quel banco in una piccola isola , che si fece pcimanentc , dapoiche si cuopri di vegetazione , e si cambio in bosco. L' imiustria dei romani si aggiunse a quelle operazioni nalui-ali , av- vognachu aiutata da palizzatc , e quindi da opere aiurai-ie si cambio in una contrada della citta, ovc furono elevate fabbriche sontuose, dellc quali ancora ammiriamo le vestigia. Quesle vicende del Tevere si notano anche al giorno d'oggi, motivo per cui possiamo con ragionc credere che, molte isolette siano comparse ncl suo alvco negli andati tempi, e che non aiutate dall'arte, siano quindi scoinpai-se nei cambiamenti di direzione della corrcnte , e nelle crosioni die continua- mente vi operano le acque. Non ostanlc i continui cambiamenti a cui vanno soggette le ripe c i banchi depositati dai fiumi, un altra di quelle isolette e giunta a noi, oltre 1' isola Tiberina, cioe quella di rimpetto la fontanella di Acquacetosa, fia quesla e la tenuta di Tor di Quinto, ricoperta di bosco, che ripartisce le acque del Tevere in due biacci incguali. Questa e certamente postcriore all' isoletta Tiberina , e forse assolutamente moderna , perche non la troviamo niai menzionata nelle epodie trascorse. Che il Tevere poi abbia continuamente cambiato il suo alveo e varia- mente decorsa la grande valle quateniaria, ne abbiamo una pruova sulla via — 44 — Flaminia per quel tratto die scorre dalla porta del Popolo a Pontemollc. II taglio a picco che scorgiam fuori di quella porta sui travertin! dei monti Pa- rioli, fu opera del Console C. Flaminio i'anno 567 di Roma, espressamente fatto per far passare la sua strada a lato del Tevere , che radente scorreva sotto quelle rupi, dove si niantenne fino al VII secolo dell'era volgare, dopo il quale, spostandosi si avvicino sempre piu alia riva destra per giungerc fin dove oggi si trova. Ecco compiuto I'assunto che mi sono proposto , di aggiungere cioe alle osservazioni diligenti del Brocchi la storia fisica del bacino di Roma. Avanti pero di chiudere questo qualunque siasi ragionamento, credo poter conchiudere: 1. Che il piano della campagna romana fu un fondo marino, nell'epoca terziaria subappennina : 2. Che posto all'asciutto fu percorso nell'epoca quaternaria dalle acque diluviane, le quali vi scavarono il bacino di Roma : 3. Che dopo questo passaggio , avanti la fondazione di questa citta , il luogo fu ingombro di orride boscaglie e pestifere paludi : 4. Che occupato dagli uomini fu ridotto a quello stato in cui oggi lo scorgiamo : 5. Finalmente che i climi nel decorso di quelle vicende furono sempre diversi, e la natura agitata e sconvolta, a poco a poco divenne calma e be- nefica, rendendo questo suolo fertile e ridente. Rome li 2 settembre 1849. — 45 — COMUNICAZIONI 11 prof. Volpicelli quindi lesse per estratto una sua nota , sopra talune propriety dei numeri, che si riferiscoiio alia spezzamento dei medesimi nella somma di due quadi-ati {b). II ptof, Volpicelli comunico 1' articolo necrologico seguente, per la morte del socio ordinario R.P. prof. D. Luigi Paichelli. » Zagarolo, feudo dei principi Rospigliosi, nella diocesi di Palestrina, fu la terra natale di Luigi Parchetti, che^>Cnacque ai 1 7 di agosto del 1769 dai coniugi Lorenzo Parchetti, e Francesca Petrassi. » Ebbe il giovinetto Luigi la sua pritna cducazione alia pieta, ed alle letterc, ncl seminario di Palestrina, che il cardinale Antonelli, vescovo di quella citta, provvedeva di ottimi precettori, onde i primi semi della istruzione fos- scro nel cuore, e nell' aniino della tenera gioventu/moralmente fecondi; e col '. crescere della eti fruttificassero il bene. Ivi progredi tanto il Parchetti negli studi, e tanto fu esemplare in ogni esercizio di pieta, che molto innauzi era nella grazia di quel porporato, al quale fu egli carissimo , ed in ispecie pel grande ingegno che sempre addimostrava. » Nel 1804, o in quel torno, entro il Parchetti nella congregazione So- masca, ove fu maestro di lettere italiane, latine, e greche : quindi nella con- gregazione medesima professo la filosofia colle matematiche. Pel suo potente ingegno tutto approfondiva, c pareva che niun ramo dello scibile nostro man- casse alia sua dottrina; tal che molti dotti d' Italia e d' oltre monti, I'onora- rano, ed crano in corrispondenza con esso. » Fu autorc di vari scritti, per la piii parte inediti, o perduti; pur non di meno restarono di lui alcune produzioni letterarie, e due operette , una intitolata : DisquisUiones de Deo ; 1' altra, Fragmcnla Cosmologiae, le quali, manifestando V ingegno emincntemente razionale del Parchetti, fanno a buon dirilto lamentare la perdita degli altri suoi lavori. » Da Leone XII fu ascritto al coUegio filosofico della Sapienza, del quale poi rimase membro emerito. Da Pio IX fu ascritto all' accademia nostra, uno dei trenta membri ordinari della medesima. Nella sua religione fu provincia- {b] Qaesta nota si troTa pubblicata nel t. IV, pag. 608. — is- le, ore poi fu assistentc generale. Fra i suoi discepoH di lettcratura latina ed italiana, ebbe G. Francesco Cecilia, uno dei piu distinli scrittori del secolo nostro, come dalle niolte opere di lui pubblicate apparisce. Fu al prof. Don Michelangelo abate Lanci familiarissimo, ed al medesimo somministro argonienti di sacra filologia, da tjuesto poi sviluppati nclle opcrc sue. I'^u ingenuo, aU'ettuoso, . leale amico, c sopra ogni altra cosa fermo del proposito: non c^rcava gli o- /^ nori , c non era mosso dalT ambizione. Con queste virtii cesso cgli di vi- vere in Roma nel 20 di luglio del corrento anno, edificando coi cristiani sen- tinicnti del piu osservante cattolico, que' pochi amici che lo assistettero, e che pietosamente De raccolsero T ultimo sospiro. II R.P.prof.ChelinijCorrispondendo all'invito fatto dal sig.vice-prcsidente nel!a sessione 6." del 22 luglio del correnle anno, dcposito negli atti dell' accademia alcune inleressanti memorie di geometria analitica, le quali hanno per og- getto rendere questa scienza piu semplice, piii regolare ne'suoi dementi, piu facile e piu significativa nelle sue applicazioni; e di metteria in contatto piu intinio coUa scienza dell' equilibrio, e del moto. Percio 1' accademia voile si- gnificare la sua soddisfazione al nominato socio ordinario, per aver cgli lar- gamente co' suoi lumi, contribuito ad aumentare le produzioni accademiche, le quali stanno in via di pubblicazione. Fece noto il segretario, cssersi egli portato da S. E. il sig. principe D. Pietro Odescalchi , presidente della commissione provisoria municipale , per complimentare la commissione, stessa e ringraziarla da parte di tutta I'accademia, deir invito alia medesima fatto, di assistere alia festa data la sera del 23 agosto ultimo decorso nel museo Capitolino al sig. generale Oudinot di Reggio, allora comandante in capo 1' armata francesc di occupazione in Roma. 11 sig. vice-presidente annunzio in questa sessione, che nel mese di ottobre seguente, le sessioni accademiche erano sospese, per comodo di quel membri ordinari, che sogliono allontanarsi nello stesso mese da Roma. — 47 — COMMISSIOIVI $ul inclodo proposlo dalla sirj. Eleonora Zappucci, per conservare lungaviente fresche le carnl vaccine. RA-PPORTO Cominissari sig." prof." Carpi, IUtti, ed Orioli [relalorc) La vostra coinmissione , scelta il 12 di qucsto mese, per dare catego- rica risposta all' osscquiato foglio di S. Eccza. il sig. minislro dclle arti , e del conimercio, segnato N. 495ii, si 6 piu volte ladunata , cd e potuta ve- nire a conclusionc, rispetto al giiidizio da darsi, intorno al trovato della si- gnora Eleonora Zappucci, relative alia coiiservazione delle carni per cibo. La commissione comincio del considerare, cbe 1' arte di conservare le carni ad uso di cucina, per un tempo luoghissimo, in tale stato da potcr servire d' alimento sano, grato, c convenientementc nutritivo, non 6, ne nuo- va, ne sconosciutii, ne non proposta con molta varieta d' opportuni metodi, ne difllcili- Se non e praticata, massime tra noi , tanto in grande , e con lanla divcrsita di mezzi, quanto lo si vorrebbe, cio non vuol dire cbe non si puo, c non si sa ; cio vuol dire unicamcnte, cbe non avendone gran bi- sogno nella molta nostra abbondanza e ricchezza d' ottimi commestibili fre- scbi, e non avendo avuto la occasione di crearc il gusto nel popolo , e di provocarc quindi una consumazionc certa c bastcvole, di carni non recenli , conservale con altro metodo, cbe con quello coniunc e notissinio de' pizzi- cagnoli, e con altri uno o due meno universalinentc noti , ma pure noti ai paesi nostri, nessuno si e data la pena di tradurre ad alti fra noi t'orestiere costumanze, e d' intraprendere su (piesto proposito un genere di nuove spe- culazioni, che in ogni ipotesi, richiederobbero 1' impiego d' una qualche som- ma di danaro, senza la sic urezza dell ospaccio, e percio del oonveniente frutto cbe dar dovrebbe il capitale impicgato. In massima generale dunque , e in- nanzi ad ogni sperimciJto, giudico ess a commissione, cbe alia proposta in- venzione il nostro paese non potrebbe prendere grande interesse, eccetlo sc rcalmente la came offerta ad esame, si Iiovasse al tutto equivalente alia fre- sca , e conservata mangiabile con metodo talnientc economico , c al tempo — 48 — stesso nuovo, dii meritnrc, in efTctto, che se ne patroc'masse, c se ne divul- gasso r uso. Or, con queste premessc, vcnutosi alle dimandate prove, si trovo sven- turatamcntc, che tanto non puo dirsi dalle carni, le quali la signora Zap- pucci voile sottopostc a giudizio. Gonsistevano in un pezzo, presso a poco sfcroidale, tolto, secondo che parve, dalla coscia, digrassato, e disossato, del peso di gramme 247, involto in doppia carta incollata, e bene asciutta, e munita di due suggclli in cera lacca, porlanti 1' impronta della Basilica c Piazza Vaticana. II colore della carne, nella superficie , era bruno-nericcio ; nell' intern© presso a poco quello di prosciutto arido e fibroso ; ma un po piii slavato. L' odore forte, di creosoto, cioe di fumo. Qua, e la, al di fuori, e den- tro, snlle cellulari , che univan tra loro le principali messe fibrose, v' era qualche bassa muffa, in istato di maturita. Un un punto con qualche resi- duo di sostanza pinguendinosa, era anche alterato in modo da rendere caltivo odore; e vi s' era annidato un inserto. Ma queste imperfezioni si riputarono accidentali, e non inerenti al metodo, o sua conseguenza, per colpa di poca virti conservatrice. In fatti la conservazione, anche al primo aspetto , nel totale, non parve da potersi niettere in controversia. II sapore fu trovato, presso a poco, simile a quello d' un prosciutto dol- ce, ma troppo imbcvuto di fumo, troppo secco, troppo coriaceo, troppo ma- gro, troppo difficile a masticarsi. Tagliato il pezzo in piu parti minori, e messa a bagno la meta per 24 ore, in acqua distillata, poi lavata a grandi acque dello stesso genere, con- servando sempre le lavature, si sottopose questa meta a cottura, in saggiuolo di vetro , salvando 1' altra meta per ulteriori esperienze : la cottura fu pro- lungata per almeno quattro ore. II brodo parve assai meschino , niente af- fato sostanzioso , magrissimo com' era da aspettarsi , con pochissimo odore d' osmazoma, di sapore che non allettava, sebbene non si polesse dire deci- samente cattivo. La carne che se ne trasse, seguitava ad cssere ristretta so- pra se stessa, divisibile in fili, sempre coriacea, dura piii del bisogno , non assolutamente disgustosa al palato , ma nemmeno bastantcmcnte piacevole , simile, come sopra si disse, nel gusto alia carne cotta d' un prosciutto trop- po fibroso, troppo magro, poco domabile dai dcnti. Le prime e le seconde acque, ed il brodo, fattesi le convenient! prove chimiche, dettero della gelatina, del sal marino, alcune traccie di solfato, e -- 49 — durante la cotlura , hi prcscnza del creosote ridondantc, si fece ancora piu nianifesta. Tiittc esse acque arrnssavano la carta reattiva di lacca muffa c annunziavano la picsenza d' una minima quantita d' acido liliero, o d' un so- prassale. Presso a poco i medesimi risultamcnti si ebbero, allorche si rciterarono le sperienzc alia presenza della signora Zappucci, e seguitando alcune sue sui;- geslioni, quanlo alia pratica del cuoccrc. Concluse percio la commissione - 1° che la carne offerta ad esamc, rion poteva realmente dirsi conservata in istato di freschezza; cosicche colle carni fresche, anchc alia lontana, s' avesse a dire paragonabile. 2.° Ch' essa era pero conservata realmente, ma conservata con un metodo , del quale (seb- bene non ci fosse comunicato) con sicurezza puo dirsi, che nelia sua parte sostanziale, non ha niente del nuovo, posto che i suoi principal! e manifesti elementi sono, senz' alcun dubbio, 1' impiego del sal mariiio, usato con man piu sobria dell' ordinario , il diseccamento porlato un po' piu in la di quel che si suole ; c il calore e raffumicamcnto adoperati a produire reffetto po- co fa indicato; aggiuntovi con molta probabilila la solforatura, secondo il me- todo di Braconnot, e d' altri, o forse una minima dose d'allume ; ciocche a un primo saggio, sembro riconoscersi, ma non si giudico necessario di veri- ficar meglio, trovandosi gi^ conosciuto il piu che bisognasse a un giudizio. 3.° Che la conservazione ottenuta, oltre al non offrir alcuna apprezzabilc novita, non era riuscita troppo felice, quanto al mantenere il sapore grato, c r odore conveniente; d'onde si fu fatti a dedurre, che certo non puo questo metodo, qual che egli siasi nelle sue parti secondarie, sostenere il confronto co' metodi ordinarii dei buoni pizzicagnoli , od affumicatori d' America , di Svizzera, di Amburgo, e per fin delle nostre montagne. 4.° Che quindi, lasciate le altre cose, le (juali si polrebhcro dire, si ha il rincrescimento di dover giugnere alia conclusione finale , non farsi luogo a rescrivere favorevolmente alia domanda, e non esservi ragione d'accoglierla ad alcun buon titolo. L'accademia, costituita in numero legale, approve pienaniente le consc- guenze di questo rapporto, ringraziando i commissari per la solleciludine, con la quale fu da essi escguita Tanalisi, e compilato'il rapporto medcsimo; per cui si pote con altrettanta speditezza, soddisfare alle incombenze licevute su cio dal ministero del commercio, belle arti, ec. 7 — ?iO — CORRISPONDENZE L'accademia conobbe cbc il sig. prof. Stcfano cav. Marianini, nostro socio corrispondentc, Ic inviava in done la sua IX memoria suUa influenza, che nella magnetizzazLone del ferro, prodotta dalla scarica clettiica, cscrcitano i mctalli, attoriio i quali si fa circolarc la scai-ica medcsinia. E poicho il prof. Volpi- celli gia consegno negli ulli dell' accadcniia un rapporto suUa Vlil memoria del nominato socio, la tpialc strettamentc si conncltc coll' attuale IX; cosi e- gli conscsno nella tornata presente 8", un rapporto anchc su (juesta ultima memoria del lisico nominato («)• Fu parlecipato che il sig. cav. Faustino Molaguti, prof, di chimica tiella facolta delle scienze di Rennes, con sua lettera del IG agosto 1849, ringrazio vivamente 1' acoademia, dell' onore ad esse compartito, coll' averlo nominato suo socio corrispondentc italiano. II segretario, dopo avere con un rapporto, richiamato alia memoria de- gli accademici, lo stato della quislione suUa rinuncia emessa da! sig. duca di Rignano, alia carica di prcsidente dcU'accademia, lesse una lettera, inviata dal sig. Duca med. a! sig. Principe D. Pietro Odescalchi vice-presidente, per e- sternare primicramente la sua viva gratitudine verso 1' accadeinia, riguardo a quanto essa opero in talc occasione; secondariamente per manifestare che il S. Padre aveva da molto accettata la sua rinuncia; in fine per pregare I'ac- cadeniia onde provveda con altro individuo alia carica di presidente. Dopo (juesta leltura, fu proposto dal comitate, per organo del vice-presi- dente, se debba o no aver luogo la nomina di un nuovo presidente dell'ac- cademia; e fu deciso che potendo non essere il sig. Duca di Rignano bene in- formato suU' accettazione della sua rinuncia, si scrivesse all' Erno Camerlengo di S. Romana C.hicsa, per sapere se la rinuncia medesima crasi accettata o no dal S. Padre. L' accadomia riunitasi in numero legale alle 1 1 antimeridiane, si sciolse un ora dopo. P. V. (a) Queslo rapporto si trova pubblicato nel (. 8, del periodico inlitolalo: Raccolla di letlere di lisica, e mat., an. 1843, pag. 409. — !J1 — DEL II VOLUME (1849) MEMORIE E COMUNICAZIONI Prof. PoMzi cav. Giuseppe, socio ordinario, e vice-segretario - Sloria jisica del bacino di Roma, da scrvire di appcndice alVopcra : II suolo fisico di Roma di G. Brocchi pag. 27 -ii COMUNICAZIONI Prof. VoLPicELLi Paolo , socio ordinario, 0 segrelario - SuWurlo dci curpi » (i Dispaccio del ministcro del commercio, belle arti, ecc. relativo al pre- mio, per tin fmpposlo rilrovalo, a jine di far progredire in curve di molla ctirvatura Ic locomotive. » 1 1 Considerazioni deWaccademia sul premie sopra indicalo . . . » lie 12 Fa distribuita una carta (jeologica del sig. prof. cav. G. Ponzi. » 13 II prof. P. VoLPicELLi - Cenno di una sua terza nota sulV urto dci carpi )) id. II prof. G. cav. S.t.\Tiyi - Sulla seconda ^omela di Petersen. . « 1 i Si fece conoscere il lenore della nomina di corrispondentc linceo. » id. II prof. P. VoLPicELLi - Rapporto sopra una memoria del prof. Stefano cav. Marianini » Ki Ringraziamento dei corrispondenti » id. II prof. P. VoLPicEi.Li - Sulla comunicazione del moto. . . « 19('!20 // vicc-prcsidcnte fece conoscere, non avcre avulo cffetlo I' ordine di dovere aderire al cessato governo » 20 II prof. Don Ignazio Calandrelli , socio ordinario ed astrononno - Sulla necessita di fare una lunga seric di osservazioni, sopra i qualtro piii grandi pianeti del nostro sistema. ...... 22 — sa- il prof. P. VoLi'icELLi - Sulla sperienza elettro-fisiologica del sig.E. J)n Bois Rcimoiid » 24 II iiiedesiaio - Soluzionc in inleri delle x'^ — y* = z^, x^ -t- if' = z^.t lie 25 Annunzio dcUa morte del socio ordinario dolt. Giacomo Folchi . » 25 Oiiuiijijio fiitto alia Eiha Commissione governaliva di S. Santild. » id. Pntposla del prof. Puijgioli n id. II jiiot. /'. VoLPicELLi - Su lalune proprieta dei numeti. . . » 43 II inedcsiino - Arlicolo ner.rologico per la morte del R. P. prof. D. Luiiji Parchctti » 'pJi e4G 11 R. P. prof. CiitLiyi , socio ordinario , deposilo negli atli , o/cn?ie sue intcressanli metnorie di geometria unalilica » 4G Riiujraziamenlo al siij. generale Oudinot di Reggio » id. Vaccademia dovra tacere in otlohre » id. II prof. P. VuLPicELLi cotnunico un sua rapporto, stdla IX memoria del prof. S. Marianini n 5'J COMMISSIONI Pel sislema menattrito, proposto dai signori Masserano, Carcnzi, e com- pagni » 5 Pel consnnlivo accadcmico del 1848 » id. Rinuneia del sig. Principe di Teano » 6 Rapporto sopra il sistema di locomozione menatlrita, proposla dai si- gnori Masserano, e compagni » 7-9 Rapporto sul inelodo proposto per conservare lungamente freschc le carni vaccine » 47-49 CORRISPONDENZE Sulla rinuneia del sig. Duca Massimo « 5 Ringraziamento del sig. principe di Teano d 9 Ringrnziamcnto dol sig. prof. F. Orioli » 12 Ringraziamcnlo del minislro del eommercio ccc d 14 Dispaccio dcllo stesso ministero sulla rcsidenza delVaccademia. . » id. Risposta del vice-presidente a queslo dispaccio » id. Ringraziamento di vari corrispondenti italiani » 14cl.'J — 58 — Dono delle opere del dott. A. Cappello » 1 5 Corrispondcnza col cessato governo »16el7 Si ricevellc la IX mcmoria del prof. Marianini , sulla magnetizza- zione del ferro, prodolla dalla scarica elellrica » f>9 llingraziamento del sig- prof. Faustino cav. MalagiUi » id Sulln rinnncia del sig- Duca di Rignano » id. // sig. Duca di Rignano da Parigi off're all' accademia, tanto il suo palazzo, quunlo la sua villa, per le accademiche riunioni . » 17t'18 Dispaceio del minislero del commercio, per la proposta cunservazione delle carni vaccine% » 20 Offcrta di Ircnla scudi al municipio, per la classe indigenle. . )i20e21 Conliuua la comunicaziotie delta corrispondcnza col cessato gover no. » 21 Ringraziamento a inonsig. Bedini » id. Programma per un concorso poelico del regio islitulo belgico, residcnte in Amslcrdam » id. Rallcgramcnli pel felice rilorno di S. Sanlild » id. Ringraziamento del prof Magislrini » id. Opere donate dal prof. Flanti, e dal dott. M. Remigio . . . » 22 Rapporfo sulla hattaglia di Novara » id. jY/iot>a deslinaziotie del prof. Zantedeschi » 2G Letlera dell'aslronomo di Vienna sig. Liltroxv » id. COMITATO SEGRETO Premio di presenza )> Ci Tornatc accademiche » id. Rapporlo sul co>isu)ilivu 18iS « 9 Proposla di vari tipngrafi per la slampa dcgli Alii accademici. . » 12 Sul telescopio caladioltrico, donato all'accadcmia dal sig. principc Don Alcssandro Torlonia » 18 Proposla di una terna, per la clczione di un socio ordinario . » id. // sig. prof. Ab- Do)i Salvatore Proja, cletto socio ordinario . . » id. Opere venule in dono » 11-15-1 9-22 IMPRIMATUR Fr. llieronymus Gigli Ord. Pr. S. P. A. Mag. IMPRIMATUR Petrus De Villanova Caslellacci Aichiep. Pelrac Yiccsgerens. jTATO DELLE ACrilJE NELL EPOCA DILUVIANA ■v»llo dell" *t^»«j jiiu-^i^*!* _ 4A' C^ptfoUf Indite 6eoh6ico Qepo^rfi Stibdpf'enini ^'ltf^in( 2 Sobbie e Ght.ije 3 /(J^'»• OepotUi 'li.'uvianr Fluvr^'' J. T4Ubtt f qhi»Jt 'ti triiporft A T J I DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DEI NUOVI LINCEI iffl DELL'ACCADEimA PONTIFICIA DEI NUOVl LINCEl PUBDLICATI CONFORME ALLA DECISIONE ACCADEMICA del 22 dicemhre 1830 E COMPILATI DAL SEGRETAUIO p. VOLPICELLI TOMO III. -ANNO III. (1849—50) R 0 »! A TU'OGUAFIA DELLE BELLE ARTI 187r. Piaiia d' Aracocli N. 32 A A T T I DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE^ NUOVI_LINCEI SESSIONS I-" DEL 25 novehbre im PRESIDEWZA. DEE. SIG. DCCA D. MARIO MjlSSIMO RAPPRESENTATO DAE. SIG. PRIWCIPE O. PIETBO ODESCALCm VICE PRESIDENTE MEMORIE E COMUNICAZIONI SZI SOOI OHDZIffAai E DZI OOHRIBVONDEMTI Sulla legge dello spezzamnelo in due quadrali , pralicalo su qualsiasi po- tenza di qtialunque numcro, similmente spezzabile una sol volla. Nola del Prof. Paolo VolpicelU. Lie ricercho da me fatte precedentemente (*) sullo spezzamento dei nu- meii in due quadrati, mi haniio condotto al teorema seguente. Sieno 3, , n , due interi; e sia z^ spezzabile solo una volta in due qua- drati; dovri essere la potenza . n-t-1 tante volte spezzabile in due quadrati , quante le unitii di — , 0 di i 2 secondo che abbiasi n pari, od imparl. Poncndo in fatti nellc (2) della prima citata nota (*) a, = «! , b, =bt, avrenio (*) Vedi Raccolta Scienlidca, T. V. p. 2C3, e seg., p. 313, e scg.; p. 392, e seg. 1 — 2 - Moltiplicando la seconda di quesle per ed applicando al prodotto z,3 = [(a,» — b,^V -+- (2a, h,)' ] («■' -»- i/) le stesse (2), ael quale prodotto, per maggior semplicila, potra farsi a,- — &," = aj, 2aibi^b,, avremo, a riduzioni compiute, Ic r,s = (a,' — 3a, b,y -+- (3rt,' b, — b,^)' = (a,^ -H a, &,') ' -t- («.= «*' -4- i*,^)' Si moltiplichino questo uguaglianze per se applicheremo le (2) ai prodotti f [(fl.3 — 3a, b,'y -+- (3rt,= 6, — 6.')'] (a,^ -4- 6.^) = nei quali dovrii farsi pel primo a,5 — 3a, ?'," = o, , 3a.' b, — &,' = b^ , e pel secondo aa=a,3-t-a, i,' , ^^^ = a,'/*, -f-?^,' , si avianno, dope compiuta ogni riduzione, le (a,'' — 6a,= ft,^ •+- /','')=' -f- (4a,3 6, — 4a, 6,3)-'= Similmenle, inoltiplieando queste uguaglianze per — 3 — ed applicando come sopra Ic (2) al prodolto delle medesimc^, si otlerranno, mcdiantc le riduzioni tulle, quesle allro i(a,^ — lOa.s t,' -*- 5a, b/f -t- (5a,i b, — lOa,' b,^ ■+■ b,^Y = (a.5 — 2a,3 6.^ - 3a. b,'>y ^ (3((,4 ;,, h- 2ar i',^ - 6.=*)' = (a.5 4- 2a,3 6,^ H- a, ^,'')^- -H (a/- 6. -♦- 2a,' b? + 6,5)\ Continuando ad operare in simile guisa, giungeremo alle I (rt,6 — 15a,'' b^-^X'Sa^ b,'> — b.^f -t- (6a,5 6. — 20a,3 6,^ H- 6a. 6,^)' = z\ = J (a,6 — Sa,'' 6.^ — Sa.^- b,'> -f- /^i^)' -+- (4a,5 b, — 4a. &.!^)= = ( (a,6 -J- a.l 6,' — a." fe,^ — V)' -+- (2a,5 6, -h 4a,3 6,' -(- 2a, 6,^)^ Nello stesso modo perverremo alle (a,' — 21a,5 6,= -+- 35a,3 6,4 — 7a. 6,6)' -+- (7a.6 6, — 35a.'i 6,^ h- 21a.' 6,^ — 6,?)' = (a^^ — 9a, ^ 6,' — 5a,' 6,'' -t- 5a, ^.^j^" -h _ (5a.6 6, — 5a,4 b,^ — 9a,' 6,^ 4- 6.?)' = (a,7 — a,5 6.' — 5a,' 6,4 — 3a. 6,«)' -+- (3a.6 bi -H a,' 6,^ -h 5a,4 1,-* — 6.")' = (a.' -t- 3a,5 6,' -f- 3a,3 b<* -f- a, 6,6)' -+- (a,6 6, 4- 3a,'i 6,' -+- 3a,' 6,-' 4- 6,?)'; ed anche alle (a,» — 14a,6 6,^ 4- 14a,' 6,« — 6,8)' 4- (6a, 6,' — 14a,3 6.^ — 14a,-" 6,' -^- 6a,7 6,)' = (a,« — 28a,66,' 4- TOa,* 6,« — 28a,' 6,^ 4- 6,8)' 4- (8a, 6,7 — 56a,3 6,= 4- 56a,5 6,' — 8a.' 6,)' = (a,8-4a,6 6,' — 10a,4 6,1_4a,'6,6 4-6,8)'4- (4a, 6,- 4- 4a,' 6,5 — 4a,!^ 6,' — 4a,7 6,)' = (a.« 4- 2a,6 6,' — 2a,^ 6,« — 6.*)' 4- (2a, 6,' 4- 6a,' 6,'' 4- Ba.^ 6,' 4- 2a,' 6,)'; e cosi nel seguilo. Considerando gli ottenuti spezzamenti delle diverse potenze di z^, dalla prima sino alia ottava , nella somina di due quadrati ; c riflettendo che il processo per oltcnerc siffatti spezzamenti, 6 qucUo stesso che conduce a de- terminare (\ della cit. nota) , tutti gli spezzamenti possibili, di un qualun- que numero in due quadrati; si trovcra verificato, in ognuna delle calcolate potenze di Zj, il teorema premesso; il quale, per la uniformila delio opera - zioni, dovi';\ vcrificarsi anche in qualsiasi potenza intera dello stesso numero 2,. Pongasi Esempio sara a, =^ 3 , 6, = 2; ed appiicando le precedenti formole, a questo particolare caso, avremo 13 = 2^ -t- 3% 13^ = 5^-1- 12% 13' = 9' -H 46'= 39'- -H 26s 134 == 119' -h 120" = 65' -H 156% 135 = 597" -4- 122' = 117' -+- 598' = 507' -h 338% 136 = 2035^ -t- 828^ = 1547^ -h 1560' = 8i5^ -t- 2028', 137 = 4449' -H 6554' = 7761^ -h 1586' = 1521' -h 7774' = = 6591' -f- 4394', 138 = 26455' -*- 10764' = 239' -+■ 28560' = = 20111' -♦-20280' = 10985' -+-26364'. Dal teorema precedente discende, che se nell'cquazione — 5 — sia 3 spczznbile una sol volta in duo quadrati, amincttcr:\ I'equazione stcssa n n -H 1 ... , , . . — , od — - — intcro soluzioni, sccondo che sia n pan, od imparl; le quali poi si raddoppieranno , quando si vogliano prendere tanto col segno positivo , quanto col negativo; potcndo ambedue quesli segni, come apparisce, soddi- sfare aU'equazionc medesima. Per tanto Ic soluzioni della a;= 4-2/^ = 138, si ottcngono dai quattro spezzamenti della potenza 13*, calcolati ncirultimo caso deU'csompio prccedenle, quali soluzioni prese col doppio segno riduconsi ad otto, cioo a;;==fc26455, 239, 20111, 10985, 2/=rfcl0764, 28360, 20280, 26364. Osservazionc. Le formole (2) piii volte citate , somministrano la solu- zionc generale dell'equazione «'-<-!/' = -, essendo s qualunque intero , tranne il caso in cui z sia un primo , od un prodotto di primi, ciascuno dclla forma in -+- 3, nel quale I'equazione me- desima, non ammette intere soluzioni di sorta. Inoltrc se abbiasi la nella quale ; sia spezzabile in due quadrati una , o piu volte ; in tal caso ponendo e nelle (2) della prima nota, citata in principio, facendo avremo per soluzioni della equazione medesima le — 6 — Oueste fonnole pei'6, dcllc quali nci Complcs rcndiis licll'accademia dcllo scienze dell' istituto di Francia (*) si e falta nienzione , lappiescnlano soltanto al- cune soluzioni delia cquazionc stcssa cioi! solo (jut'llo, chc immediat;uni;ntc discctidono dallo spczzainento di z in due quadrali; e che non sono tulto le soddisfaeenti alia proposta; percio esse fonnole iion debbono riguardarsi quali soluzioni generali delta equazione me- desima, come pare clie lino ad oia sieiisi riguardate. Quanto abbiamo indi- calo con questa osservazionc, si tiova in altra guisa esposto nelia nota, che nel 26 di agosto 1819, avcinmo I' onore di leggci'C all' accademia (v. t. 2." di questi Alii, p. 24), e che fu poscia pubblicata, parle nel t. 4.° di questi Alii, p. 124, e 346; e parte negli Annali di scieu. mat. e fis., t. 6.", p. 120. COMUNICAZIONI II sig. prof. Ponzi lesse un'estratlo di ire memorie del sig. conle Paoli, co- municalcgli dal prof. Volpicclli, le quali hanno per fine dimoslrare: la prima, che rinterramenlo dei porli suH'Adriatico devesi attribuire all'azione dei venti di sci- rocco e levante, piuttosto che alia corrente littorale: la seconda, che il livello del mare dev'essere invariabile , e i rnovimenli reialivi deila terra procedere da azioni inlernc del globo : la lerza, cbe non si deve aaimellere il concorso deli'acqua e del fuoco insieme, nella formazione delle roccie granitiche; ma in- vece un'azione modificalrice posleriore alia produzionc loro. Comunico quindi lo slesso prof. Ponzi , che spediva egli alia so- ciela goologica di Parigi, una mcmoria riguardante alcuni suoi lavori suila zona vulcanica ilaliana; nella quale si dimostra, la linea dei vulcani scorrente paralellamenle agli appennini, avere atlraversato una fenditura della crosta terre- stre, fatla ne! sollevamenlo di quelle monlagne: si distinguono le diverse eru- zioni, e si li'accia la loro successione storica, dalla prima loro comparsa, fino a noi. 11 Prof. Ponzi consegnava di questa sua memoria un'estratlo aH'accadcmia, C) Tonio XXYIII, p. «83, 686. 75S. perche tutli i suoi lavori geologic! sul suolo lomano, fossero negli atti della medesirna raccolti. II segietario annuncio la morte del cav. Gio. Batt. Magistrini, professore di calc.olo sublime nella univcrsita di Bologna, e socio corrispondentc dcl- 1' accademia. II segretario partecipo, che il sig. prof. V. Flauli, scg. peipetuo della reale accademia di Napoli , aveva inviato in dono il lendicoiito delle adu- nanze, e dei lavori della reale accad. sud., relativo ai quattro mesi gennajo, febhiaio, maizo, cd aprile 1849. Cenno biografico del socio corrispondeiite, prof. Gio: Bulla. Magislrini, coin- pilalo dal prof. Paolo Volpicelli. L' illustre geometra italiano prof. Magistrini, nacque nel 1777 in Mag- giora , citta della intendenza di Novara in Piemonte, da Carlo Magistrini e Maria Vallana; e nel scminario di questa citla, riceve la sua prima educa- zione. Fu ammesso quindi nel coilegio novarcse in Pavia, ove studiando nella universita, el)be a preceltore il Bi'unacci, del quale divenne ripotitorc, com- piendo appcna il quinto lustro. Nel 1804 il Magistrini di anni 27, fu destinato nella universita di Bolo- gna, successorc al Saladini, nella cattedra di calcolo sublime. Ivi ebbe allie/i molti, fra i quali ricordiaT.o un Domcnico Piani, un Cavalieri di S. Bertolo, gia degno ripclilore del Magistrini, un Conti'i, un Maurizio Brighcnti, un Sil- vestro Gherardi , un Gregorio Ventri , un Calegari, un Martini , un Lupi, e molti altri , tutti del pontificio stato, che meritamentc godono la estimazione universale, pel molto loro sapere in fatto di scienze. Oltre ad essere sublime geometra, il Magistrini senliva molto addnnlro nella italiana, e latina letteratura; come cliiaro apparisce dalle sue memorio, lette neH'istiluto di Bologna. Tra Ic molte opera di lui, priineggiano la poli- gonomctria, (Bologna 1809) — una incmoria latina sulle ombre architetloni- ^ 8 — che (rt) - altrc suH'arcostatica (Mem. Soc. llal. XIX, 1821) - Suirarieto idrau- lico, ossia « Nuova forma e nuovi usi dcirariete idraulico {Opus, scienl. Bo- logna III, 1 S 1 9) - c sulla costi'uzionc gcoinRlrica dclle equazioni algcbraiche determinate ed indeterminate, ossia « l)c acquationibus algebricis, turn detcrmi- natis, turn indcteiminatis gcomclrice construendis {Nov. Com. Donon. I. 1834) - come pure una memoria sui metodi del calcolo sublime. Inoltre pubblico egli un saggio di una nuova applicazione del calcolo dclle dilToreuze {Bologna 18011) - Naovc ricercbe sulla tcorica, e sullc pra- ticbo applicazioni della percossa idraulica {Bologna 1824) - Descrizionc di un tcodolitc scenogralico (Mem. Soc. llal. AT/', 4 803) - Osservazioni varie sopra alcuni punti di matematica superiore (ib. XVII, 1815) - Riflessioni sopra r integrabilita dell' equazioni Ibndamentali dell' idrodinamica {Opusc. scicnt. Bologna I, 1817) - Compimento di una regola di Gio: Bernulli, per la rcttificazione dell'ellisse {ib. id.) - Pantografo sccnografico {ib. id.) - Ten- tativo di un nuovo metodo, per supplire all'azione del vento nella naviga- zione {ib. II. 1818) - Sulla divisione degli istromenti circolari {ib. id.) - Exercitatio de motu spontaneo corporum fusiformium liomogenorum super aequales ct similes aequalium et similium spondarum veiticalium crepidines insidentium {iSov. Com. Bonon. III. 1839) - Machinae novae aquis modice pro- fundis magna copia et celerrime vi animali evocandis accomodatae {ib. V, 1842) - Confi'onto del calcolo dellc funzioni di Lagrange, col calcolo infmitesimale, e supcriorita del priino {Mem. Accad. Bologna I, 1 850) - Brevi cenni sopra un punlo imporlante d'anulisi, bisognoso tuttora di schiarimento {ibi, id.) - Inol- tre dodici memorie, lette nell' istituto di Bologna, rimaste inedite. Appartenno il Magistrini a quasi lutte le scientifiche accademie d'ltalia, e ad aicune eziandio oltre nionto, ed oltre mare. Disinteressato, modesto, di carattere fenno, e di una soda pieta, il Magistrini era amato, stimato, ed ono- rato dall'universale. Da iMilano, in cui si era portato ad abbracciare il dotto Ab. Prina, si trasferi nella sua terra natale, dopo 38 anni di assenza dalla mede- sima ; e da questa piamente riducevasi al rinomato santuario del Crocifisso di I>oca, dislante due miglia dalla sua Maggiora; quindi dopo aver provato le (a) II titolo di questa memoria k il scguenle : « Facilis ct universalis dclinealio geomelrica unibraiuiu, quas corpora roluuda, pracsertimarchilcctonica, veiiu semelipsis pa- liuuiur, vol sibi iuvicem inleiuni, vel aliunde muluanlur, luniine a puacto unico, ubivis posilis, diaicaaaDtc [Holoyna liJlG). — 9 — piu lenerc emozioni per la vista di luoghi, di parent!, e di amici a lui ca- rissimi , viaggio freltolosamento per tornare a Bologna. Quivi preso da male di capo, c di vcscica, tornuvano vani gli argOEiienli dei piii valenli me- dici, che tranquillatiiento spiiava nel Signore, il di d'ognissanti di queslo anno 1849. Fu di lui scritta una elegantissima, ed assai sentila negrologia dal ch: Muzzi, neila quale per minulo si trovano i parlicolari deila vita di queslo nostro dislinlissimo corrispondentc, con tanla parezza di stile esposti, che maggiore non potrebbe desiderarsi. COMMISSIONI Sill sistema mcccanico per brillare il riso, proposlo dai signori Ant.'' Malagola, e Pieho Bezzi di Ravenna. RAPPORTO (Commissari sig.''' prof." P. Volpicelli, e N. Cavalieri S. Bertolo relatore) I signori Antonio Malagola, e Pietro Bezzi di Ravenna, hanno pensato sostituire alie niacchine , dclle quali si fa comunemente uso , per ispo- gliare il riso dalla loppa, in cui sono avvoiti i suoi grani, due nuovc ma- chine di loro invcnzione; le quali dirette appunto al detto scopo di sbucciare i grani del riso, andassero csenli da quel dannoso difetto , cui vanno ine- vitabilmcnle soggelti i peslelli sino ad ora usilati: quelle cioe di triturare una ragguardevole parte del riso, che vien soltoposto all'azione dei medesimi, la quale parte diminuisce notabilmenle di valore, per essere rifiutata nel com- mercio come aliinento deiruomo, e non puo essere conseguentemcntc se non che destiuata per nutrirc gli aniinali domestici. Nell' intendimento di appro- Titlare del favore, accordato dalle vigenli leggi del nostro stato, agli utili ri- trovali per un qualsivoglia ramo d'induslria, hanno implorato i suddelti dal Mini- slero del Commcrcio, per le due machine da cssi immaginatc, la dichiaiazione di propricla, in virlii dclle disposizioni deU'editto camerale del 3 sctlembrc 1833. Per lo che, uniformandosi a quanto e prescritto negli arlicoli 7, c 8 del mcnzionato editlo, hanno corredata la loro istanza di una descrizione assai — 10 — svilupputa cosl dell'una, como dell'allra dclle due machine, ambedue indistinta- mcntc pel mcdcsitno scopo da essi propostc, aggiuntavi una tavola di figu- re, die ad cvidenza dimostrano, c I'organizzazione, cd il modo di agiie di ambedue le machine. II ministcro del commercio, per essere informato della reaUi\ e deirutilita dcirasserita inveiuionc, ne ha commesso Tesame alia polificia accademia dei Lincci; ed il rispcttabile Vicc-Prcsidente di questa, in grazia della premura manifcstata dal ministcro stesso, non ha esitato a deputare una commissione composta dei qui sottoscrilli due soci ordinari, ed incaricata di esaminare I'csposizione descritliva, e i disegni dellc due machine, prcscntate dai sigg. Malagola c Bczzi, e di sottoporre sulla novita e sul merito del ritrovato, un analitico rapporto. La Commissione, per adempiere il ricevuto incarico, ha letto, e preso in atluale disamina lo scritto, e i disegni esibiti al ministcro dai sigg. Ma- lagola e Bezzi, e ne offre all'accademia il seguente succinto ragguaglio. La diversita essenziale fra le machine propostc dai sigg. Malagola e Bezzi, riguardo a quelle, di cui genei-almenle si fa uso per ispogliare, o, come volgar- nicnle dicesi, ftcr brillarc W riso, consiste nella natura dell'organo operatore; il quale nelle machine usitate agisce a percussione, e nellc machine era propostc agisce per istropicciaraento. In ambedue le propostc machine, I'organo ope- ratore viene costituito da due parti ; se non che nella prima di esse I'una delle due parti e affatto immobile, I'altra disposta ad esser tenuta in un movimento rotatorio; nella seconda ambedue son conformate, per esser tenute in un contemporaneo movimento di rotazione, intorno ad un mede- simo asse. Cosi neH'uno come nell'altro sistema, la parte esterna consiste in un cilindro vacuo dentro, e sullo stesso asse orizzontale di questo e appog- giato un altro cilindro pieno, la superficie del quale, nel primo sistema, h ri- tagliala in modo, che la sezione perpendicolare all' asse prende la figura di una Stella a tre raggi, i vertici della quale giungono poco uieno che a contatto della superficie del cilindro vacuo. Fra questa superficie, ed i vertici della Stella , rcsta un intervallo, capace pel passaggio dei grani del riso. Nel secondo sistema , tanto la superficie interna del cilindro vacuo , quanto Testcrna del cilindro pieno, sono longitudinalmente solcate, cio6 parallelamente all'asse comunc; in guisa che le sezioni perpendicolari all'asse medesimo, hanno le periferie formate ad onde, alternalivamente sporgenti e ricntranti. Le cose tutle sono dispostc in modo, che eccitandosi , e mantenendosi il movimento — 11 — rotatorio nel cilindro inteino della prima machiua, ovvero il movimcnto ro- tatoiio di scnso conlrario nel cilindro estcrno, e nell'iu'.crno deiia seconda machina; il riso introdotto ncll'intcrvailo fra la supeificie convessa del cilin- dro interno, e la concava deU'estcrno, vicnc agitato, c soltoposlo ad un con- tinuato intcstino slropicciaincnto, in virlii del qutle i grani , senza pcricolo di trilurazione, depongono la spoglia, dalla quale crano inviluppati. Non e nuova I'applicazione dello slropicciamento, alia niondatura del riso; la quale sappiaino essere conosciuta e praticata neile Indie, mediante una machina, di cui vicn data la descrizionc nel tomo XVli dcgli annali delle arti e manifatture, riprodotta pure dal Borgnis, nel suo traltato completo di mcccanica applicata alio arti, fra le machine inservienti aU'agricoltura. Ed in vero molta analogia si ravvisa fra la macchina Indiana descrilta, nella citala opera, la quale ne attesta I'effetto, alio scope di evitare la trilurazione dei gra- ni del riso, come nelle macchine proposte dai sigg. Malagola e Bezzi. Tuttavia, tanto perch6 le due parti dell'organo operatore, hanno in queste una forma cilin- drica con I'asse comune orizzonlale, e nella macchina Indiana una forma conica con I'asse verlicalej quanto perch& I'intagli o scanaiature delle due parti dello stesso organo operatore, nelle macliiae ora proposte, sono parallele all'asse, mcntre nella macchina Indiana sono tracciate a spira; tinalmente quanto perche in una delle due nuove macchine, ambcdue Ic parti dell'organo operatore, sono dispostc alia rotazione, mcntre nella macchina Indiana, noo lo b che la parte interna, quantunque il principio dello stropicciamento sia comune, cost ad una macchina gia conosciuta e sperimenlata, come alle due delle quali qui si da conto: pcrcio si direbhe a torto, che queste non siano se non die una riprodu- zione, o una copia di quella Indiana. Per la qual cosa, da poi che non puo ne- garsi alle invenzioni dei sigg. Malagola e Bezzi un certo vanto di noviti : mentre daH'altra parte il conseguimento dell'effetto, cui essi hanno diretto i loro studi, quello clou di ottenere lo sbucciamento del riso, evitando la tri- turazione dei grani, b assicurato oltre che dalla ragione, lo 6 anche dalle prove di fatto, che ne ha date la macchina usata nelle Indie : cosl sembra alia commissione, che per questi titoli le machine invcntate dai profati sigg. Malagola e Bezzi, possono essere riputate meritevoli di quel privilegi, che ven- gano promessi dal gia citato editto cameralc, agli autori di nuovi ed utili trovali. L'accadcmia per mezzo dello squitlinio segreto, approve le conclusioni di qucsto rapporto. — 12 — COMITATO SEGRETO Nella tornata del 7 gcnnaio 18i9, (lall'accademia non fa accettata la rinuncia, dm dotte il sig. Daca Don Maiio Massimo, alia carica di prcsidentn dcll'accadpinia nostra, e ncl tempo stcsso, fn pregato il modesimo sig. Ouca con letlera del 22 gcnnaio stesso, a nome dei Lincei , perche volcsse continuaie a prcsiederli. Pen") il nominato sig. Duca rispose da Brus- sclles, con una genlilissima lelleia del 10 agoslo del 1849, che avendo il S. Padre accellata precedenteinente la rinuncia di cui si parla, tornava egli nuovamenle a depone la sua carica di presidente nelle mani dei Lincei, perche fosse ad altro soggelto confcrila. Dopo quesle ietture il sig. Presidente propose, che fossero assegnati ncl nuovo corrente anno accademico scudi dugento, in premio dclla frcquenza, come fu praticato nelPanno ultimo decorso ; e I'accademia convenne accor- dando I'assegno proposto. Poscia si vennc alia nomina di una commissione, composta di cinque membri, fra i quali uno il Tesoriere, I'allro il Segretario dell'accademia, per ambedue senza voto deliberalivo, ad oggetto di rivedere il consuntivo del- I'anno accademico teste decorso. Per tanto col mezzo dello squittino, furono cletli a comporre la commissione stessa, i signori professor! , Orioli, Carpi, e monsignor CiufFa. L'Accademia sciolsc alie due pomeridiane I'adunanza, riunita in numero legale alle 12 meridiane. A T T I DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVI LIiVCEI ~— — ^ SESSIONS 11" DEL 25 DiCEIIBRE 18(9 PResinr.ivz.t. nnii sia. diic^a d. hario ma.ssimo RAPPnESEi-VTATO DAL SIG. PRi:\CIP»: D. PIETRO ODESCALCUI VICE PRESIDENTE MEMORIE E COMUNICAZIONI SZI lOOX OKSINARX E DZX OORRIBFOMX>KHTI V u comunicata dal sig. prof. Tortolini, per estratlo, una sua memoiia so- pra le superficie paiallele. Applicando qucsla teorica alia riccrca della su- perficie parallela aU'ellissoide ; fra gli allii risullamenli trovo egli, che la qua- dratura della nuova superficie, viene misurata dalla quadralura di due ellissoidi, e di una sfera. Una di quesle ellissoidi h la primiliva di semiassi a, b, c; la sfcra c di rnggio k, distanza delie due siiperticie: infine la seconda eliissoide possiede i semiassi 2A-k y Ikac / ikah / 'ikbc I Ikac I Fece inoltre osservaro lo slcsso autore, che 1' inlegrale dcfinito duplicato, dal quale dipende la quadralura di quesl'ultima eliissoide, si decomponeva in tre altri integrali definiii duplicati, che sono precisainente quelli appartenenli alle allrazioni, e^erciente da un'ellissoide sopra un punto interno. Infine dcterinino tanto le coordinate del punto inlemo, quanto le dimensioni di un'ellissoide, onde la somma delle altrazioni, sia pur essa rappresentala da una nuova eliis- soide. Questa memon'a fu pubblicata nel giornale Arcadico, t. 50. 11 prof. Volpicolli lesse per estratto una sua nota , in cui proponcva — 14 — due tiioditlcazioni alia macchina di Attvood, per Ic quali c la pratica e la teo- rica della macchina stessa, venivano insieme ad esscre perfezionate. Inoltrc con questa nola si esponeva la teorica della indicata macchina, in tulta la sua gencralita, considerando cioe la inerzia non solo della pulcggia fissa, cui si accolla il fdo, che sostiene i due pesi mobili di qucsto istiomcnto; ma eziandio la inerzia delle quattro rotellc di atlrito, che compongono il tri- bomcti'o in cima dell' istromento stesso. Da ultimo Ic formole di questa ge- nerale teorica , si dimostravano, senza ricorrere all'analisi superiore , alTm- ch6 potessero far parte delle istituzioni elemcntari, sia di fisica sperimentale, sia di fisica matematica elenientare. Questa memoria non 6 ancora pubblicata. II sig. Presidente fece conoscere, che la commissionc, incaricata nella pre- cedente sessione, di rivedere il consuntivo del teste decorso anno accademico, non erasi ancora riunita perch6 uno de' suoi membri, a motivo di altre ocou- pazioni, non aveva potuto a cio prestarsi; che il rendiconto si trovava sul ta- volino del segretario; e che I'accademia nella tornata seguente, avrebbe ricevuto il rapporto della commissione stessa. II segretario porto a cognizione dell'accademia, la forma dei diplomi, per la nomina dei membri ordinari, e corrispondenti, presentandone 60 copie, uni- tamente al rame. Quindi osservo come il comitate, per conscrvare la memo- ria dell'anticu origine dei Lincei, uno dei fasti piu gloriosi della storia loro, aveva ritenuto fedelmente nel presentato diploma, gli stessi emblemi, gia da Federico Cesi adottati, per questo corpo scientifico; da Galileo riprodotti nello sue ojiere ; e da D. Baldassarre de' principi Boncompagni Ludovisi, onorevole nostro collega, tratli da un codice della libreria Albani, e fatti con molta cuia incidere, a perpetuarne la memoria. Fu altresi falto conoscere, che per queilo riguarda I'ornato del diploma in discorso, il comilato si era valso altresi dei lumi del sig. Principe di Teano Don Michele Caetani, uno dei nostri piu di- stinti soci onorari. ^ In questa sessione il p. Chelini dono all'accademia, un escmplare della sua memoria sull'uso sistcmatico dei principii, relalivi al metodo delle coor- dinate rettilinee. II prof. Bolto di Torino similmente dono una sua nota, sopra un nuovo sisteraa di telegrafia elettrica. Le condizioni che si verificano tutle le volte , — 15 — che riunisconsi pei loro poli omonomi, due pile del medesimo numero di cop- pie ed omogcnee, cio6 costruttc coi medcsimi metalli, e coi medesimi liquid!, formano I'essenza del nuovo sistema di telegrafia elettrica, cui si riferisce la nota del ch. prof. Botto. La societa Britannica per I'avanzamento delle scienzc, offeree in dono al- I'accademia, il suo rapporto del*1848. L'adunanza, essendo cominciata in numero legale, a mezz'ora pomeridiana, si Icvo alle due pomcridiane. A T T I DELL' ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVI LINCEI sessioiie iii.- del si mum \m PnKMinKllZ.l DKi, SIG. Dl'CA^ D. M%KIO M IS^IHO RAPPUESE.^TA'rO DAI. !«I«. Plllll!: D. lUKTUO OUEiSCA(.CUI VICE PRESIDENTE MEMORIE E COMUNICAZIONI SZI 800I OaSIMABZ Z DSZ OOBBLISffOHDENTZ ll sig. Don Baldassarre Boiicompngni dei principi di Piombino, avendo per sua cuia, fallo disegnare ed inciderc; in Ire rami, quegli sleini chc assunsero gli antichi I.incei , e cho ritennero i nuovi per 1' accadeinico loro esercizio, tratti da ud codice delia bibliotcca Albani, voile gcntilmente che in quesla scs- sione, i suoi colleghi piesenti alia medesima, ne riccvessero una copia ciascuno. 11 sig. pi'of. Torlolini piescnlo, in dono all' accademia il prosegiiimento deile sue ricerche suUe superficie parallele, di gia comunicate nella precedente sessione. Applicando questa teorica alia supeificio di quart'ordine, eonosciuta in ollica sotlo il noma di superficie di elaslicila ; trovo egli, che la quadia- tura della sua superficie paraliela, si misura da un'ellissoide, da una sfera, e da un'altra superficie, dipendente nella sua quadralura dai trascendenti ellittici, di prima e di terza specie. Queste ricerche ulteriori del noininato professore cho contengono lunghi sviluppi di analitici , si trovano pubblicate nel Tome VH degli Annali di scienze malemaliche e fisiche. — Roma Tipografia delle Belle Arti 183G. L'autorc niodesimo lesse un'articolo del sig. prof. Bianchi di Modena, rela- tive alle occullazioni di Aldebaran, e ad altre stelle per la Luna. L'Aulore preva- lendosi di queste osservazioni, deduce che la differenza di longitudine fra Padova, e Modena, e ormai assicurala in numcri rolondi, e in tempo sidereo = 3 ', 46", accordandosi in questo valore quasi esattamente una occultazione di Al- — 17 — dcbaran, la dclorminazlonc rclaliva dei scgnali, a fuoco istantanei, e le ope- razioni, e misurc geodoticlic. In t'lno conclude chc I'anno 1850, ci addurra esso pure alcune occullazioni dello stolle per la Luna, le quali giover^ di non tra- scurare. Nota del prof. P. Volpicelli, sulla gcnerale soluzione in interi delle a;'-f.j/> = z, a;' -+- j/» = z*. K lella sessione del 26 agosto ultimo dccorso, ebbi ronore comunicare all'Ac- cademia, per estratto, una nota sopra 1' equazioni di secondo giado indeter- minate , relative alia costruzione del tiiangolo rettangolo ; c feci osservare che la oltre alle intere soluzioni a;=ii=(a' — 6'), y = ±2ab, z = a'-^b\ altre ne ammetteva, pure intere, non comprese in queste; le quali percio non possono riguardarsi come soluzioni generali deiia proposta. Per tanto nella pre- sente nota (*), confermando per allra via quanto allora fu dimostrato, esporro I'analisi completa delia proposta medesima ; dando le formole che compren- dono tutte soluzioni intere di essa ; e dimostrando le proprieta che lore ap- partengono. A questo fine dobbiamo prendere le mosse dal risolvere la a;' -H j/^ = z . Rappresentino adunque «, (3, y, . . • i fattori primi, e diversi fra loro della z ; cosicche abbiasi - = a |3 7" S""' p . . . w , nel quale prodotto, per gcncralita maggiore, abbiamo supposto dei fattori primi ripetuti, come appunto sono le polenze y"', 3"*', .... Decomponendo il nu- (*) Proseguc in qucsla nota la nuraerazione dei paragrali dell" altra, pubblicata nella Raccolla di Icllere ec. Roma 18i9. Torao V. p. 263 , e seg. : p. 313, e seg. ; perche la pre- scnle, nota fa seguilo a quclla. Inolire quesla nota si irova pubblicata, con maggiore svi- lappo, nel Giornale Arcadico, l. CXIX, an. 18i9, e 18o0, p. 20. 3 — 18 — mero 2 nelle diverse somme, ognuna di due quadrati, nelle quali esso puo dc- compoi'si; cgli c chiaro chc qualsiasi di qucste somine fomin\, colle radici dci suoi due tet'iiiini, quattro soluzioni dcila proposla. Se abbiasi percio Z = €',-+• (fi — C-2 -+• 0^2 = c'-3 4- (7=3 ... = c/ ■+• (/„% saraano evidenlemente Ic soluzioni della proposta espresso come segue: a; = =fe (c, , e, , 63 , . . . e, , j/ = =fc({?.,5f, ,if3, . . .3.. Lo spezzamento completo di z in tuUe le diverse somme, ognuna di due qua- drali, si cseguira valendosi di quanto fu csposto nei paragrafi YIII, IX, X, XII dclla nota chc abbiatno gia pubblicata sullo spezzamento stesso (*). Cio premesso, potrcmo facilmente, seguendo il mctodo dimostrato al rifcrito pa- ragrafo X, e col mezzo dellc formole ("2) della stessa nota, ottenere lo spez- zamento di 2 nelle somine diverse di due quadrati ognuna , quantunque vi sicno faltori primi ripetuti, come sono 7, 5. II numero v degli spezzamenti di z in due quadrati, viene determinato dalla V = 2*-' , essendo k il numero dei fattori primi della z stessa, niuno ripetuto nella me- desima ; e cio fu dimostrato al §. X della citata nota. Se pero la 2 conte- nesse due fattori primi ripetuti, come 7", 5'"', in tal caso, pel §. XII della nota stessa, bisognerebbe all'esponente k — 1 sostituire se i numeri m, m' sieno pari ; e si dovrebbe sostituire m -<- 1 m' — K ^ ^)-- (•) Vedi: Raccolta di Ictlerc ed allri scrilli, cc. Roma, anno 1849. T. V, p. 263 c scg. ; p. 313, e seg. — lo- se i medesimi sieno imparl ; quindi avreiuo pel primo caso v = 2 ^ . pel secondo (fc.) ( pel terzo caso in cui la m sia pari, e la m' imparl m+fn —a «* + ■ y = 2 /f essendo sempre il numero dei fattori primi di z, tutti fra loro diversi. Per tanto, convenendo il doppio segno a ciascun valore numerico dellc X, y soddisfacente alia proposta; 6 chiaro che, avuto riguardo a tutte le com- binazioni possibili dei segni fra loro, sara il numero (^ delle sue soluzioni, es- presso dalla IX ~ 4v. Allora poi la proposta non potri risolversi, quando il secondo suo membro :, fra' suoi fattori primi, ne contenga uno dclla forma in -+- 3, con esponente imparl ; giacchc in questo caso il numero z non si potri spezzare in due qua- drati (*). Ora veniamo alia soluzione generale della equazione Primieramente sia la s spezzata in tutte !e sommc di due quadrati , nellc quali puo cssa rapprcsen tarsi. Osservando che il quadrato 2* uguaglia qualun- que dclle combinazioni binarie fra gl' indicati spezzamenti di z, comprese Ic rcpliche ; chiaro apparisce che se a\ ^- i', , a\ ■+• 6*2 , (') Nota cilata §. IX. — 20 — rnpprcsentino due qualunquc di silTatti spezzamenti, dello formole (i) piu volte citate, avremo per la proposta le segucnti soluzioni dalle quali sata la inedesima esattamente soddisfatta ; poich6 sostituendole io essa, ottcnemu la ideiitita Se nolle (Aj) facciasi O, = «a , 62 = &i » si ridurranno esse alle (fc4) x==p(a\—b\) , y = ±'ia,br, che forniscono solo quelle soluzioni della proposta, le quali derivano conside- rando la 2' forinata dal quadiato di uno qualunque degli spezzamenti noti di z. Per tanto 6 chiaro, che tutte le soluzioni della proposta sono comprese nella (fcj); percio queste debbono riguardarsi come le sole generali soluzioni^della medesima. Quindi le [k^) non sono altro, fuorche soluzioni parlicolari della pro- posta mcdesima, come ora fu inJiciito ; cd il numero di queste sara sempre niinore del numero di quelle, che derivano dal considerare la z^ prodotta mol- tiplicando fra loro due qualunque spezzamenti diversi della 2. Dunque le stesse (/cj non a ragione furono riguardale sino ad ora, come soluzioni generali (*) della [k^, ed in vece questa propriett\ deve solo riconoscersi nelle (fcj). In quanto al numero delle solu-zioni diverse e positive, appartenenti alia proposta , h facile dimostrare , che questo non potra essere maggiore di y^ essendo v i! numero degli spezzamenti di 2, ciascuno in due quarlrati. E ri- guardando al doppio segno, dal quale puo essere affetto qualunque valore nu- nierico delle x, 1/ soddisfacente alia proposta; egli 6 chiaro che il numero fx di tutte le soluiioni della medesima , comprese le ripetute , sara dato dalla |u. = 4v' = 2'*. Questa e la relazione fra il numero dalle soluzioni tutte della proposta, comprese le ripetute , ed il numero k dei fattori diversi, contenuti nella 2 , (*) Comples rendus de rAcaddmie des sciences, t. 28, p. 686, ot 753. — 21 — dcllc quali ognuna sar^ compresa nelle (fc,), cd alcune, in numero di 4y, an- chc nclle {k^). Se s ollre ai faltori priini dclla forma 4n -H i, ne contenga degli altri della forma in -f- 3, si potri scmprc risolvere la proposta ; giaccii6 rappre- sentando con « il prodolto di questi secondi fattori; si spezzi — j in tutte le a soinme, di due qiiadrati ognuna, nelle quali pu6 spezzarsi, e poscia si mol- tiplicliino esse per «^; giacch6 si avranno a questo modo gli spezzamenti di z* nelle somme di due quadrali, e qnindi le soluzioni della proposta. Sia data la E S E M P I O a;» -f- 2/^ = 455* , nella quale abbiamo 7 = 7.3.13 = 7.63, essendo « = 7 ; perci6 poniamo a;'. -^2/% = 65' . avremo per la tcorica precedente aj, = =fa (25 , 39 , 33 , 63 2/, = =t (60 , 52 , 56 , 16 ; Quindi moltiplicando per 7 questi valori, si otlerranno le cercate soluzioni cc = d:(175, 273, 231,441, j/ = =fa(420, 364,392, 112. La (fcj) non si polri risolvere, solo quando z sja un prime, od un prodotto di primi, ciascuno della forma 4»-4-3. Ora passiamo a dimostrarc le proprielu dei valori numerici, soddisfacenli alia (AJ , e cio per mezzo del teorema di Format sullc potenze prime degli interi (*), pel quale abbiamo la ab(aP-< — bP-') =p(qb — q'a); (•») (•) CaralTa, Eletn. di mat. comenlaii da Yolpicelli, parte I, pag. 89, U. Roma 1836. (•*) Vedi Giornalc Arcadico, I. CXIX, an. 18i9, c 1830, p. 41. — 22 — e facendo p =■ 2, 3, 5, 7, avremo le ab(a — b) ab{a^ — b^) ab{a'^ — b'') abja^ — b^) 2 ' 3 ' 5 ' 7 ' tulle quanlit^ intere. Riprendiaino, dopo qucsla premessa , le [k^) ; e considerando i soli va- lori iiunierici delle medesime, sara ixyz = 2a,bi(a\ — b'h) , xi/ = 2aibi(a^,—b\) , a-'Ax -t- y){x — y) = 2a,b,(a\ — b\) — Ua\b\(a\ — b\}. Quindi avuto riguardo alia forma dei second! membri delle (fcj), e pcrcio alia esatta divisibilitri dei medesimi pel primi 2, 3, 5, 7, possiamo concludere, che le soluzioni della proposta contenute neilo {k^), posseggono le seguenti pro- pricta. i." Per la prima delle (/c,), il prodotto a; y 2 sara esatlamente divisibile per 60 ; e percio se Ire numeri x, y, z, sieno tali, che il quadrato del piti grande z^ eguagli la somma x^ ■+- y^ dei quadrati degli altri due, sara il pro- dotto X. y. 2 dei numeri slessi, esattamenle divisibile per 60. Questa verita fu gia dimostrala dal sig. Lenthorie (*), pero con altri principii, ed in modo assai pii lungo del presente. Sembra che il signor Binet sia slalo il primo a dimostrare {** ) la verita me- desima, col mezzo del nolo teorema di Format : lo che cl porse occasione a dimostrare col teorema stesso le allre propreli\ seguenti. 2.° Per la seconda delle {k^) sara il prodotto xy sempre divisibile per 12. 3." Per la terza delle medesime, uno dei quattro numeri X, y, x~y, x-hy, sarJk sempre divisibile per 7; ed il prodotto dei numeri slessi, lo sara per 14. £ da osservare che le conscguenze dedotte nei numeri 1.", 2," 3.°, quan- tunque dimostrale mediante le particolari soluzioni {k^), e percid limitate in (*) Journal de M. Gergonne, vol. XX, p. 373, an. 1829-30. (*») Coniptes rcndus, vol. 28, p. 087. — 23 — forza deHa dimostrazione ai soli valori numerici delle soluzioni medcsiinc, tut- tavia si verificano anche pei valori delle soluzioni generali {k^) , come facil- mente si puo vciificarc negli esempi di qucsta nota, pubblicaia per csteso nel T. CXIX del giornalc arcadico p. 20. Oitre a cio tutte le propriety enun- ciate precedcnternentc, si verificano eziandio pei valori delle x , y non priini fra loro ; giaccli6 la dimostrazione delle medesime non dipende affatto da que- sta ciscoslanza. 4." Poichi dalla X' -(-!/= = ;' abbiamo la x^ = =» - y\ che si dimostra essere solubile in inter), per qualunque valore deila x, pur- ch6 maggiore di 2 : cosi 6 chiaro potersi, nella proposla prenderc per x qualunque intero, purcht; maggiore di 2, che sempre si avranno per le y, z valori acconci a risolvere la proposta medesima. Ed in fatti la e- quazione 3= -+- 4" = 5% h quella che pud aversi col piu piccolo valore possibiie della x ; percio essa 6 la piu semplicc di tutte Ic al tre del sue genere. 5." Con due spezzamenti qualunque di :, come per esempio abbiamo sempre quattro coppie di valori numerici soddisfacenti alia proposta; due delle quali, che noi rappresentiamo con le vengono particolarmente date anche dalla (fc^), mentre le altre due, che rap- presentiamo con SI ottengono solo dalle (Aj), osservando che la soluzione x', , y\ , si riferisce al segno superiorc; mentre la x\ , »/', , si riferisce all'inferiore delle (A,) me- desime. — 24 — Per lanto con facile calcolo avremo le 2x'i y'l = y^Xi -f- x,!/, , 2x\y't = yapc, — re,?/, . Quests formole stuLiliscono una dipcndcnza fra Ic soluzioni cho mediante due spezzamenti di s si ottengono solo dalle (/c,), e quelle che si ottengono, me- diante gli spezzamenti stessi, anche dalle (A:^). 6." I piodotti ossendo, per quello si 6 dimostrato nel 2.° corollario, divisibili ognuno per 12, saranno i binomi j/iX-i -+- a;2^ I > yzx^ — x^yi divisibili ambedue per 24. 7." I prodotti a,h, , a2^2 ) «3&3 > • • • sono sempre pari, e percio i valori della ij , saranno sempre divisibili per 4; bene inleso che la z sia imparl. 8." I valori numeric! della x, y non compresi nelle {k^) , ma solo nelle (fcj) ed il valore numerico della z, sono numeri non primi fra loro. 9." Per quello dimostrammo al §. Vil della precedente nota (*) , la z sara un prime della forma in -4-1, od uo prodotto di primi ciascuno della forma stessa, quante volte nella proposta {k^), le x, y, z non abbiamo in co- mune alcun fattore. Questa proprieta, coll'altra del 3." corollario, non e molto furono enunciate senza piii dal sig. Liouville, nell' Accademia delle scienze di Parigi (**). Concludiatno pertanto, che, x, y, z essendo primi fra loro, potra sempre la proposta risolversi, quante volte sia z un prime della forma 4n 4- 1, od un prodotto di primi della forma stessa. 10.° Se X, y, z sieno primi fra loro, i numeri 3, 4, 3, concorreranno come fattori a produrre od a; , od »/ ; od anche distribuendosi fra x ed y; mentre la z , o non conterra veruno di questi fattori , o conterri solamente il 5. Quindi e che x, y, z essendo primi fra loro, il maggiore z dei numeri stessi non sara divisibile ne per 3, nh per 4. Tutto cio discende facilmente dalla (•) Vedi Raccolla scientifica, an. 1849. T. V, pag. 2G3 e seg. pag. 313 e seg. (•*) Comples rcndus. Vol. 28, p. 687. — 25 — prima dellc (A:,) ; cio6 dalla proprieta cnunciata ncl 1." corollario , e dal con- sidcrarc die z dcv' cssere od un primo della forma 4»-i-l, od un prodotto di priini dclla forma slcssa, pcrcho possa (§. VII) in duo quadrati, priini fia loro, spezzarsi. La proprieta incdesima, d'altronde gii cognita ("), fu enunciata dal sig. Poinsot, nclla sessionc dcIl' accadcinia delle scienze di Parigi, del 7 maggio, 1849 (*"*), per dare occasionc ad altri di trovarnc la dimostrazionc. 11 sig. E. R. di Grenoble, secondando qucslo invito, produssc (***) una dimostrazionc molto elegante, e gencralissima della cnunciata proprieta , c totalmentc diversa da quella clic abbiamo qui data. 11 ragionamento del sig. E. R. di Grenoble , non diversifica pero esscnzialmentc da quello istituito ncl 1G76 dal De Fre- nicle, per dimostrare la proprieta mcdesima (****). A conipletare poi questa propriety, noi aggiungeremo : 1 1 ." Che se x, y, s sono primi fra loro, il numcro x non potra cssere mai divisibile, ne per 4, n6 per 2 ; giacche, neil'uno e ncH'altro caso, non sa- rcbbc primo con y, contro la ipotesi. 12." Se a^ , b^; a.^ , b.^ ; ec. sono numeri due a due primi fra loro, lo saranno anche i corrispondenti valori delle x, y, z. Questa proprieta, che viene dimostrata per mezzo delle (A'^) , fu enunciata dal sig. Binet , scnza veruna riser va (**»*»). Pero a noi sembra che la proprictJt mcdesima sara vera, solo quando lo flj , tj, ec, prese a volonta, come dice il nominato gcometra » oltrc ad es- sere prime fra loro, sieno inollre una pari, e I'altra impari ; nel qual caso i valori delle x, z saranno sempre impari. Che se le aj , &j , e cosi dicasi delle Oj , ij , ecc, cssendo prime fra loro, fossero ambedue impari, sarebbero i va- lori dellc X, z ambedue pari, ed insieme a quello della y ; quindi sebbcne lo fij , tj , ec. , fossero numeri primi fra loro, pure le x, y, z non lo sarebbero, pcrche dovrebbero ammcttcrc in comunc il fattore 2. Cos\, per csempio, data la x^-hij- = (5'4-3=)' , (•) Memoircs dc racadtimic dcs sciences. T. V, p. 123, e 121. (*•) Comples rcndus, vol. 28, pag. B83. (•**) Comples rcndus, vol. 28, p. 665. (**•*) Memoircs de racademic dcs sciences. Tom. Y, pag. 123, e 12i. (•"»•) Comptcs rcndus, vol. 28, p. 687. 4 — 26 — nbbiamo ! a, =5,t, = 3; a; = 16 , »/ •= 30 , 2 = 34 , j nclla quale! si vcdc che, sebbene a^ , l\ sieno primi IVa loro, tuttavia le x, i/, z . non lo sono, pei'ch6 ammcltono in coinunc il fallore 2. j II sig. Liouvillc dice (*) « La condizione necessaria e sufficienlc , cui )) devc soddisfare un dato !)uincro z, pcrche I'equazioiic x^ -+- rf = z'^ abbia « luogo in Humeri primi fia loro, consistc neU'esscre z un numero prinio della » forma id-t-l, od un prodotto di piu primi della forma stessa. » Pero sem- bra queslo assorlo non esscre generalmente vero ; poich6 il numero z, seb- bene abbia la forma qui assegnalagli, non di meno I'cquazione in moUissimi casi ha luogo per interi , non primi fra loro. Cos! le soluzioni ; = il03, a; =1020, 973, 700, 1100, della U.Ji y = iio, 520, 853, 105, x^ -^- if = 1105% sono ciascuna formate da tre numeri, non primi fra loro , mentre la z i della forma richiesta, cio6 un prodotto di primi ognuno della forma 4n -4- 1, poicbe abbiamo z = 1103 = 17.13.5 = (4.4 -H 1)(4.3 -+- 1)(4.1 4- 1). Dunque la espressa condizione, quantunque sia necessaria (XVII, 10.°), tut- tavia non si puo dire sufficiente. (•) Comptcs rendus, vol. 28, p. (IS?. — 27 — COWITATO SEGRETO Monsignor Ciuffa lessc il lapporto della commissiono , composta del nominato socio rclatorc , c dei sig. professori Carpi, ed Orioli; la quale fu dair accadcmia, nella scssione del 25 novembre prossimo passato, incaricala di ril'eiire alia mcdcsima, intorno airamminislrazione, clic si rifecisce all'anno ultimo decorso. L'accadcmia unaniinamente adotto le conseguenze di questo rapporto ; c Topcralo ainministrativo dcll'anno medcsiino, ricevo la dcfinitis'a sanzione, a forma del lilolo V, §. 6. degli accademici staluti. 11 sig. presidcnto fece conoscere, che la segncleiia di state, avcva gcntilmen- te aiinuito, alio prcmurc faltc dal mcdesimo, col suo foglio del 14 gcnnaio teste decoiso, aftinch6 i soci corrispondenti italiani, per mezzo del governo pontificio, riccvcssero i diplomi, cho ad cssi I'accademia spediva. Quindi, afTiQchi!; I'accademia conoscesse, con quali cspi'essioni venncro quel diplomi accompagnati, fu dal presidente invitato il segretario, a leggere la cir- colai'e , che in data del piimo di diccmbre test6 decorso , ai medesimi di- plomi era unita. L'accademia, in legal numero convenuta mezz' era dopo il mcriggio , si Icvo alle due pomcridiane. OPERE VENUTE IIW DONO Elemcnti di calcolo infinitesimale T. 1." calcolo dijferenziale del prof. D. Dar- n'AVA ToiiTOLiM. — Roma 1844, 1 vol. in 8." Varie memoric di analisi malemalica del uedesimo. liaccolln di letlere ed allri scrilti intorno alia fisica ed alle matcmatiche, com- pilala dal prof. Don DAityAnA Toutolixi, e dai dollori Cle.vekte Palo.vda, ed k.\Azio CvGNosi. — T. S." in 8° 1849. Prof. Henry, segretario della istituzione scientifica Smitsoniana in Washington, (Slali uniti) — Rapporlo snlla istituzione medesima, ncl quale si da un' idea di questo scientilico stahilimento, ed insieine si espongono le sue finanze — Fascicolo in 8.", Washington 1849. A T T I DELL' ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVl LINCEI SESSIOXE iV." DEL 10 MARZO 1850 PRESIDE^'Z.l DEI. SIC. nVC\ ». MARIO MASSIMO IIAPPRESE.lfTATO DAL SIG. PRINCIPE D. PIETRO ODESCALCIII VICE PRESIDENTE I MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI OaDINARI E DEI COHniSPONDENTI 1 prof. Calandrelli lesse il preliininare, die cgli intende prcmcttere ad al- cune tavole orarle diurne , indicanti Ic ore de' crepuscoli civili , matutino e vespertine, del nascere c del Iramontare del sole, del mczzodi, e dclla mczza nolle. Le prime dodici lavole saranno quelle stesse pubblicate in Roma nel iSlS, dal prof. Giuseppe Calandrelli di ch. mcm.,secondo I'uso dell'orologio italiauo. Le altre segneranno le ore secondo I'uso oltramontano, nella ipotesi die I" era 12 sia lo istante del vero mezzodi , e della vera mezzanottc. Le ultime finalmcnle indicheranno le ore medie corrispondonti. Era ncccssario , diceva egli, die rastronoino del pontificio osservatorio dclla universila e de' Lincei, si occupasse di formare queste tavole, per cor- reggere gli errori, die si trovano in quelle, die sogliono pubbliearsi nc' calen- dari ccclesiastici, e civili. Da poi die i nostri pubblici orologi, sono regolati pel tempo medio, il quale puo differire dal vero di 1 a primi, lanto in piu, quan- to in mcno ; le tavole suddette sono crronce , giacdie suppongono esse che le ore 12, scgnate dai pubblici orologi, sia lo istante in cui il sole vero si Irova al meridiano superiorc, o infcriore. Ridette pero saviamcnte, cbc le tavole in- dicanti il tempo medio, rigorosamentc parlando, variano da un anno all'altro, per la variabililh dell'equnzione del tempo. Ad ovviare qucsto ineonvenienlc, egli propone una tavola dcH'cquazione del tempo costantc, limilandola ai soli minuti primi di tempo, c cio 6 piu che sufficiente pei bisogni oidinari dclla — 29 — vita civile, e per I'uso dcgli orologi pubblici c piivati, i quaii scgnano i soli minuti primi. Nel suo prcliminare poi procura di dare una chiara idea del tem- po solarc vcio, c del tempo medio ; par'a dell' uso dell' orologio italiano , e inoslia finalmcntc, die gli orologi di peifclta costruzione, possono cgualmentc ben rcgolarsi sul tempo vero, c sul tcm[»o medio. U prof. Ponzi nfer) verbalmente all' accademia, aver egli rinvenuto I'an- tico lago Regillo, nel tenitorio di Fiascati. INel pcrcorrcrc il lalo scltentrionalo dei monti laziali, onde dctcnninarc vari cratcri, che aggruppati si rinvengono alle ladici di quel gran cono vul- canico, esso si trovo in uno di qucsti , di figura presso a poco ciicoiaio , il cui fondo vcniva tappczzato di un grosso deposito d'acqua dolce, slratificato, bianco c di natura calcaie, di cui sollopose un saggio airaccademia. Queslo deposito lacustrc, che riveslc il fondo del cratere, non oltiepassa un certo livcllo ; dimosliando.cosi cssere stalo depositato dalle acque che vi si contcnncro, dcrivanti da-!Ie sorgcnli e scoli dcile allure del Tuscolo, e da un'amplissima scatuiiginc, cho ancora oggi si linvienc nel fondo di esso , a lato di una massa di lava sperone, col titolo di Acqiia di S. Isicloro. Que- sto antico riccttacolo, e ora aperto ai due lati opposli, e il fosso dei Camal- doli lo attravci'sa per farsi tributario dell' Aniene. Dimostro in scguito I'autore, esserc questo il solo bacino, a cui riferire I'antico lago Regillo, tanto per la sua posizione in agro tuscolano, quanto per lo slato dcile acque, c porcho e I'unico in quel territorio che contenga dc- positi lacustri. Esclude pcrcio da questa dcnominazione il laghetto dclla Co- lonna, come molti ancora credono, c il cratere di Pantano Sccco, come sup- pose il Mbby. II prof. Ponzi finahnente comunico questa sua scoperta all'accademia, a solo fine di prcndcrnc nola, riserbandosi di scrivernc nicinoria, dopo che avri escguite piu minute riccrche. II prof. Tortolini lessc un' articolo del nostro corrispondente sig. prof. Giuseppe Bianchi di Modcna, relalivo ad una reltificazione, da farsi sopra il confronlo dei tempi ottcnuti in Padova, e in Modcna, per una congiunzionc vera di a. Toro colla Luna. L'aulorc fa osservare, che cio gli 6 stato avvertito dalla gentile amicizia del sig. Cav. Carlini di Milano, il quale sostienc che la dilTerenza di longitudine fra Padova e Modcna, non e di ^',\'j",00, c diver- — 30 — icbbc in tempo siderale di 3',iS")63, come diceva il sig. Bianchi, ma che iii- vccc c di 3',45",00. II prof. Volpicclii conscgno negli alt! di qucsta sessione, una sua nota, clic avcva per titolo - Propricla dei corpi dettc parlicolari, e riguardale quail clTelti risultanti dalle azioni molecolari, e da una forza eslrinseca, che agisce conlro esse - A svolgere questo argomento rifletteva 1' autore, che i minimi di materia, cioc le quantita infiiiitamente piccole di essa, dette ancora mole- cule, sottoposte ad azioni scambievoli di forze altratlive c repulsive in uno spazio limitato , costituiscono i corpi. Questi pcrcio dcbbono csseic inetti, e mobili, relalivamcntc alia malciia da cui sono formati, e tali anche relati- vamcnte alio forze di altrazione e ripulsione, che con la materia concorrono a formarli. Gli e'Yelli di quelle cagioni o forze, cui la natura voile subordi- nare i minimi material!, venendo in contrasto colle forze estrinseche, appli- cate ai corpi, costituiscono quelle proprieta dei medesimi, che sono comune- mente dette parlicolari. Le indicate forze intrinsechc, non sono altro fuorch^ r altrazione, e la ripulsione tanto omogenca quanto clcvogenca, le quali tutte riduconsi compcnJiosamente all'as/ojfe molecolare. Gli eft'clli risultanti dalle nominate cagioni, quando sono baslanlemente sensibili , diconsi proprieta parlicolari dei corpi. Pero quesla parlicolarila e relativa , c non assoluta ; cioo si riferisce alia utilila che le scienze, le arti, cd II commei'cio possono trarre da quella , o da quell' altra propriela parti- colare. Cos\ p. es. si dice il piombo non clastico, perchfe sebbene, assoluta- nienle parlando, possegga una cerla clasticila; tuttavia, poiche di essa non puo farsi utile applicazione veruna, percio non si e detto elaslico il piombo. Di- casi allrcttanto dell'oro, in quanto alia proprieta, che duUilita fu appellata. L'aulore in quesla nota, si occupa di quelle propriela dei corpi, le quali per una delle due loro cause, riconoscono ratlrazionc o la ripulsione moleco- lare omogenca; cosiccho lutte vengono dal medesimo ravvisate piu distinla- mcnte, quali eiTelli della resistenza, che 1' azione molecolare omogenca, op- pone alia forza eslrinseca , la quale tende a produrre nei corpi un 'Cangia- nicnlo di forma. Dalle diverse maniere poi, nei coi'pi colic quali agisce la forza eslrinseca, discendono le diverse parlicolari propriela dei corpi. Ravvisandosi per siffatla guisa queste proprieta, si polri\ certo introdurre nella esposizione di esse, quella generality di concetti, che fine ad ora non si 6 raggiunla in tale argomento. — 31 — RAPPORTO La commissionc composta dci sig;^. (nofessori padre Berlin! relatore, Car- pi, Cavalier! S. Bertolo, ed Orioli, pionuncio il suo lapporto sulia inacchina, clic il fu Vittorio Sarti Dologncso aveva invenlalo, per oltcnere il inoto ro- tatorio imrncdialameulc, col mezzo del vaporc. La conclusione del rapporto me- desimo fu, clie non polrcbbe ogg! pailarsi con interesse dairaccadcmia d! cosa, clic gia si conosceva, ed era slata giudicala circa 25 ann! or sono; e che ogni ulterior discussionc intorno alia macchina del Sarli, non servirebbe certamcnlc n6 aH'avanzamento delle scienlifiche cognizioni, n6 alia prosperita e sviluppo dclla industria. L' accadeinia, per isquitlino segreto, appi'ovo completamente queste de- duzioni , ed ordino che fossero comunicate al ministero del cominercio, per soddisfare alio richiesle, falte dal inedesimo sul pioposito. CORRISPONDENZE II segrctario, invitato dal sig. presidente, lesse il dispaccio del ministero del commcrcio, belle arti, ecc. del 22 marzo I8j0, n. loOS, col quale si chie- deva il voto deH'accademia, sopra un nuovo mezzo per illuminare, proposto dal sig. Gio. Rigazzi di Ancona. Quindi fu annunziato, che per soddisfare alia ricliiesta del ministero stesso, il comitato avova scelta una commissionc, composta dci sigg. prol'cssori Carpi, Ralti ( relatore ), e Volpicclli, onde riferisse all'accademia sul proposto mezzo d' illuminazione. Fu eziandio, per invito del sig. presidente, letto il dispaccio della segreteria di stato, del la febbraio teste dccorso, n. 13721, col quale si faceva noto al- Taccademia, che i diplomi dei membri corrispondcnti italiani, spediti dalla me- desima, col mezzo del nominato superiore dicastero, erano giunti ciascuno alia direzione loro, per parte dei rispeltivi rapprosentanti del governo pontificio. Inoltre col mcdcsimo dispaccio, si ritornava il diploma del prof. Selmi all'ac- cademia, respinto da Reggio di Modena, ove il prof, stesso non piu dimorava. — 32 ^ L'adunanza csscndo cominciata, in numcro legale, a mezz' ora pomcri- diana, si Icvo alle due poineiidianc. OPERE TENUTE IN DOIXO Rcndiconlo delle adunanzc c dci lavori della reale accademia dclle scienze di Napoli — Due fascicoli in 4." pei mosi da Marzo sino a Scttcinbre 1849 inclusivaincnlc. Atli dciraccadcmia di scienze e letlere di Palermo. — Nuova sorie, Vol. 1. in 4." an. 18 io. Lavori della Reale accademia delle scienze di Napoli. Dal di 1 Luglio 18i& a\ 30 Giugno ISH, due fogli in 4." del prof. Vi.\ce.\zo cav. Flauti, so- grelario delV accademia slcssa. Ilclazione dci lavori dciraccadcmia dclle scienze di Napoli, dal 1. Luglio 1847,, a tullo il 1818 — fogli 3 in 4.^ — del medesimo. Memorialc delle occupazioni scicnlifiche della reale accademia dclle scienze di Napoli, ncl l" scmcslre del 1849 — fogli 2 in 4" — del ihedesiho. ProspcUo di un mezzo secolo di servigi scienlifici resi dal cav. Vincenzo Flauti fno al 1849. — fogli 3. in 4." Sullo stato allualc della iclegrafia, relazione di A. Secciii, prof, net Collegia romano. — fogli 2 in 8° Roma 1830. Nota sopra la volalilita dcW ossido polassico o potassa, del prof. B. Bizio — foglio 1 in 8" Venezia 1847. Falli e considcrazioni impugnanti to siato globulare dei corpi. — Memoria del prof. U. Bizio — foglio in 8" Venezia 1847. Sopra le occullazioni di Aklcbaran, e allre slclle per la luna, articolo 3" di Giuseppe Buyciii, corrispondente linceo — foglio 1 in 8° Roma 1830. Sopra le superficie parallcle, cd applicazione di questa Icorica aWeUissoide, ri- cerche del prof. D. BAnxAOA Toutolini. — foglio 1 in 8" Roma 1 830. Sopra le superficie curve parallcle alia ellissoide, e sulla equazione generale della loro quadralura. — Nota del prof. D. Barnxba Tortolixi — foglio 1 in 8" Roma 1830. Ha inoltre raccadcmia riccvuto pei' associazione le scguenli opere : J conli resi dclV accademia delle scienze di Parigi, sino alV 11 febbraio 18.30. 11 lecnologisla, sino al seUembre 1849. Gli annali di mine, sino al fascicolo 6.° — Tomo XIV. 1848. A T T I DELL' ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVI LINCEI SESSIOliE V'' DEI IG APBILE 1830 PRESIDEIVZA DEI. SIG. DCC^l D. MARIO MASSIMO IlAPPnESE:«TATO DAL SIG. PRIIVCIPE D. PIETRO ODESCALCDI VICE PRESIDENTE COMUNICAZIONI Dxi soci oaDiNAai E SEi c o aa I S P O M D E K T I I I sig. prof. D. Ignazio Calandrelli rese conto di una occultazione di a Toro, osservata in pieno giorno nel pontificio osservatorio di Campidoglio. Promise egli occuparsi in questo anno, di osservazioni dirette a fissare la posizione geografica di delta specola. Ora le occultazioni deile fisse dietro la luna, sono i mczzi piu sicuri, per fissare la diCferenza de' meridiani di piu luoghi, in cui contemporaneamentc sicnsi osscrvati quesli fenomeni. Disse di porsi in re- lazione col nostro socio corrispondente il sig. Giuseppe Bianchi, astronomo di Modena, c in tanto fissare la differenza fra il meridiano della specola di Campidoglio, e quello dell' osservatorio di Modena. Avendo potuto osscrvare questo fenomeno nel pieno giorno, ha crcduto notare due circostanze parli- colari. La prima cioe che il momento della emersione, 6 piii deciso di quello deir immersione. L'altra fu di decidcre qualche cosa, sul diametro apparente dclle fisse. Sviluppo le ragioni che lo indussero a fare queste osservazioni, e ri- guardo alia scconda, quando possa verificarsi d'altri astronomi, che posseggono ottimi stromenti, essa potra essere di sommo vantaggio alia scienza; giacche si potra avere una idea della grandezza di quesli corpi celesti, che situati ad immeasa distanza, li vediamo come lucidissimi punli. — si- ll prof. Volpicclli coinmiico per esLi-atto la metnoria, che il sig. prof. I). (iabrio Riola di Milano, inviava airaceadcinia, suii'applica/.ione del calcolo deile differenze finite, alle quistioni di analisi indeterminala. L'accademia decise clit; la momoria stessa verra publicata negii alti. II prof. Voipicelli comunico verbalmentc la soluzione generale da esso Irovata , del problema per conoscere i modi tulti , coi quali puo il cavallo degli scacciii percorro cornplclaiuonte io seiicuhiere, seiua mai tornare sul me- desimo scacco. Egii osservo che ([uesta generale soluzione fa tenlata da niolti geomctri , fra' quali Eulero ; ma che lino ad ora non erasi potuta raggiun- gere, conoscendosi aitro che aiouni parlicoiari casi della soluzione medesiiiia. II n)etodo del Voipicelli consiste nelT applioare la teorica della perinutazione a risolvere il delto problema di posizione, come si puo vedere in un estratlo di questo suo lavoro, pubblicato nell'accademia delle scienze deH'istitulo di Fi'an- cia [Comples i-endus , (.31, seance 2 seplembre 1830 , p. -ili). Questo la- voro sara pubblicato nella sessione 10." del presente anno accademico. 11 segretario annunzio , che il comitato, aveva gia presi gli opportuni concerti, onde l'accademia possa recare omaggio alia Santita di N. S. Papa Pio IX , per felicitare il suo desiderato ritorno nella capitale de' suoi stati, e del mondo cattolico. II segretario face nolo, che parecchie volte si era portato, a name di tutfa l'accademia, da S. E. il sig. principe D. Pietro Odescalchi, vice-presidente della medesima, per sapere le nuove. di sua preziosa salute, la quale ora notevol- mente migliora. In questa sessione l'accademia riceve in dono, da S. E. il sig. Duca di Rignano, Don Mario Massimo, venticinque volumi dei coriti resi dell'accade- mia delle scienze di Parigi, cioe dall'agosto 1837, sino al dicenibre 1847. I Lincei per questo dono si trovano possedere complelamente I'opera medesima, dal suo primo apparire, sino aU'ultima sua pubblicazione. L'accademia che gradi sommamente questo prezioso ed utilissimo dono, decise che se ne rendcssero i pill vivi ringraziamenti al nobile donalore. — 35 — COMMISSIONI Giovanni Digazzi di Ancona richiede il dirilto di proprieta, per la fabbrica- zione di una nuova specie di sapone. RAPPORTO Commissari sig."' prof/' P. Carpi, P. Volpicelli, F. Ratti [relalore) ilel 22 marzo p. p. fu rimessa da S. E. il sig. ministro del cominer- cio, belle arti, induslria, ed agricollura, a S. E. il sig. presidents dell' acca- dcmia de' nuovi Lincei, un foglio segnato n. 1508., nel quale dicevasi, che uti tal Giovanni Bigazzi di Ancona, aveva richiesto dichiarazione di propiieti, per fabbricare con un mclodo, e con malerie del tiUlo diverse da quelle co- munemcnle adopcrale, il sapone ad uso di Monopoli; quindi lo pregava a vo- Icr invitare questa scientifica accadeinia, ad emottere in proposito il suo ra- gionato pareic. A tal'uopo le inviava del pari un pacco chiuso, conlenente il campione del sapone Bigazzi, da esso esibilo, non che in piego del pari chiuso, la descrizione del medesinio ritrovalo. Avvertitone quindi da S. E. il sig. presi- dente il comitalo accademico, questo ha dcslinato i professori Carpi, Volpicelli, e Ratti ad esaininaro il tutlo, per far quindi relazione delle lore osservazioni air iutero corpo accademico. Aperto dalla sunnominata commissione il foglio, contenente la descrizione del proccsso, si e trovato consistere T innovazione fatla ai coinuni metodi di fabbricai'e il sapone: I .° neW impiego deWolio di girasole, invece dell'olio di olivo. 2." nell'uso dclla cenere di soda, ricavala dalla conibustione di pianta (precisainente cosi), e di alga marina, invece che farla venire da Spagna, c da Sicilia. 3.° ndVadoperare un causlico parimenle indigeno, cioe I'acido sol- forico. Ncllo stesso foglio era inline espresso, che credevasi inutile I'accennare il melodo pralico di fabbricazione, nia che si sarobbe falto, ove si fosse cre- dulo nccessario ; e cio senza rifleltere , che nulla dicendo sul processo di manipolazionc , si veniva a mancare ad una eondizione indispensabile , vo- luta dalla legge, enianata dall' Eininonlissirno Card. Galeffi, allora Camerlengo di S. R. Chiesa, sulle dichiara/ioni di proprieta delle nuovc invenzioni, e sco- perle, in fatto di arti, e di agricollura. Imperocchi; la detla legge, all'art. S.*, — sr, — vuole assolutatnenle, che la supplica della richicsta dichiarazione, sia accom~ pagntUa in diiplicato da una descrizione della scopcrla, o dclla invenzionc, o del vielodo, o del miglioramcnlo proposti, cos'i chiara, inlcra , ed esatta, da poler csser posta in pralica da qualunquc coltivalorc , cd artista , coi pia- ni, disegni, etc. prescntati. Tanto piu era in tal circostanza indispcnsabilc, es- porre questo nietodo di nperazionc, peiche cssendo allatto nuovo, anzi nello stato attuale della scienza chimica, dovendo dichiararsi enonca 1' assersionc dell'uso dell'acido solforico come caustico , e percio in sostituzionc alia calce nella saponificazione , era assolutainente nccessario indicare, in qual inodo si ottenga , o meglio diremo si pretenda poter effottuare si falta sostituzione. Cosi pure, a seconda di quanto la legge prescrive, doveva indicarsi nella pe- lizione, se trattavasi di una scoporta dal richiedcnte fatta, ovveio di una sein- plice inlroduzione, di cosa gia altrove conosciuta, o per le stampe general- mente nota. Riguardo poi al sapone, si e trovato esso ben lungi dal poter costituire un campione di fabbrica , in quantoche : 1 ." oltre all' essere cccessivarnente alcalino, tale sensazione eccilando fortemente, solo che venga posto a con- tatto della lingua ; arrossando molto le carte di curcuma; ruvide, e con sense di leggiero bruciore lasciando le mani , dopo che con esso sieno stato lava- te; 2." abbonda di sal marino, e questo vi si trova pure in cristallini mec- canicamente separabili ; 3." perche non e formato , come sembra si voglia sostenere nel foglio di descrizione della scoperta , con solo olio di giraso- le , e soda ; ma da olio misto a grasso , cio che c stato dalla commissione determinate, non solo col tener conto delle quantita di acido oleico, e stea- rico, ottenuti dalla decomposizione di una data quantita di sapone, ma ezian- dio col paragonare le quantita di questi acidi, ottenuti da eguale quantita di sapone, preparato con solo olio di girasole, e soda ; avcndo avuto cura la com- missione stessa, di far estrarre I'olio nominato, e di saponificarlo. I sottoscritli sono per tanto di sentimento, che onde S. E. il sig. Ministro del commercio, e lavori pubblici, possa prendere in considerazione la richie- sta del sig. Bigazzi, sia necessario che il medesimo, adempiendo a quanto la legge a buon diritto prescrive, esponga chiaramente, e sviluppalamcnte le so- stanze, che vuole adoperare, le dosi, non che il metodo, che intende seguire, per ridurle in sapone : dichiari inoltre se v' ha cosa di sua invenzione, o il tutto sia gia altrove conosciuto, e praticato: e presenti da ultimo un pezzo di sapone, formato coi soli matcriali, pe' quali intende godere il diritto di pro- — 37 — prielii, sia d' invenzione, sia d' introduzione , talmente scevero da difelti, die possa meritare la distintiva di campione. Lc conclusioni di questo rappoito, furono adottate ad unanimiti dall'ac- cademia, ed il medesimo fu spedito al niinistero gia nominato, dal quale fy richiesto. Ntiovo mclodo d' iUiiminazione, pel quale il sig. Cesare de' Baroni d' Amico, implora il diritto di proprield. RAPPORTO Commissari sig/' prof." P. Carpi, P. Volpicelli, F. Ratti, {relalore) Il sig. Cesare dc' Baroni d'Amico, nel giorno 20 del p. p. febbraio, fece istanza a S. E. il sig. Minislro del cqmmercio, e lavori pubblici, aftinche gli avesse concesso il diritto di proprietii, per 1' invenzione del modo di estrarre da ele- menti di mininio valore , e deli' uso come mezzo illuminante, un gas con- densalo; pel qual ritrovato cgli, e gl' inventori di tale scoperta, suoi cedenti, avevano gia ottenuta dichiarazione di proprieta in Francia, nel Belgio, e nel vicino regno di Napoli. II sistema d' illuminazione con questo mezzo stabilito, secondo il sig. d'Amico, sarebbe preferibile a quello nolo a gas, per la salubrita; perch6 non csala alcun cattivo odore, e economico, meglio si presta al pubblico servizio, e da una luce vivissima, tale cioe da potersi rassomigliare alia solare. A potcr poi conseguire quanto desidera, egli annesse alia detta istanza gli alle- gati, richiesti dalla leggc sullc dichiarazioni di proprieta delle nuove invenzio- ni, e scopcrte, in fatto d'arti, d' agiicoltura, etc., emanata dal defunto Emo Card. Galleffi nel 3. settembrc 1833. II prelodato sig. iMinistro innanzi di pren- dere alcuna deiiberazione, ha creduto bene intcrpcllare questa scicntifica ac- cademia, e sentirne il parere. Per tal'effetto ha inviato a S. E. il sig. presi- denle della niedcsima, in piego cbiuso, quanto relativamente alia scoperta stessa era stato dal postulanto esibito. Una commissione , dal comitato accademico destinata, e formata dai professori Carpi, Volpicelli, e Ratti, si e quindi oc- cupata di tale soggetto, ed ora espone il risultamcnto delle sue ricerche. Aperto il piego conlenente, come si e detto, la dcscrizione della scoperta; nel medesimo si e rinvcnuto uno scritto , ed una tavola di disegni. Nello scritto si dice « che il principio di qucsla invenzione, consiste nell' unione — 38 — y> dcll'aria almosfcrica al vapore dell' idrocarburo dcgl' idrocaiburi liquid!, nella )• proporzionc di un volume di vapore, e di 4 a 5 di aria : che per ottenere » queslo risultaincnlo si e immaginato con gctlo di vapore in una colonna di » arm libera, o in uno spazio che communica coWaria libera, sotto la pres- X sione il getlo di vapore di 1, a 10 ceiitimetri francesi di increurio; poiclie n il gello di vapore altira allora I'aria, vi si mescola, e prende fuooo alia di- » stanza di qualche cenlimetro daU'orificio, secondo 1' inllusso di varie condi- « zioni. » Si fa nel medesimo scritto notare, che per ottenere il getto di vapore, necessila soltomeltere la parte delV apparccchio , che conliene V idrocar^ buro liquido , ad un calore sempre suffuienle alio scopo ; lo che si otliene facendo servirc il puulo donde escc la liarnma, a riscaldare un peizo del- rapparccchio. Si parla poi delle cautele da usare neila costriizione dei lumi e becclii , onde atli sieno al detto bruciamento. Per me/zo di lettere an- nesse ai disegni de' becchi, sono in questo scrit'.o indicate le parti componenti i becchi slessi. h descritlo un reci[)iente, capace di dare a voionia dell'o- peratore, ogni volta cioe che quello sia inclinato in cerlo modo, una quantita costante di alcool, che acceso in ciascun lunie , scalda I'apparecchio , finche esca da alcuni forellini il vapore dell' idrocarburo, il quale una volta acceso, da se stesso inaniiene 1' evaporazione. Si dice infine che il gas condensate, si estrae da tutte le combuslioni d' idrocarburo, olio di schislo, di lercbinlina, di nafta, di petrolic, e da qualunrjue materia bituminosa; che questa sostanza noa riceve alcuna miscela di spirito , o di altro liquido, ma si rettifica ren- dendo la materia acidula , allungandola con acijua , e mescolandoci una so- stanza alcalina , o caustica. Si vorrebbe inline , che in questa richiesta , e nella dichiarazione di proprieta da accordarsi , fossero anche comprese mol- lissime altre applicazioni, che gli sarebbe stato impossibile specificare, con tutto qiiclio che si ])uo df'durre da detto princi|iin, e sistcma, tanto per la forma delle lampade, quanto per la intensiiii doila luce, cd infine per la leltificazione di qiialunque sorta di liquido bituminosa , o di olii esscnziali. In quosto scritto del resto noii evvi iiffalto parola degli apparecchi necessari, [)cr ottenere quesii olii, e per purilicaili; ne, sia nello scritto, sia nei disegni (; N. 13i9 che il pi-ivilegio escliisivo richieslo dal Sig. Cesarc (le'Batoiii d'A- )> inico di Napoli per la fabbricazione, cd uso di un liquido bituminoso, e eor- » rispondenti apparecohi, si riforisce identicamente ad anteriore petizione II pri) nosia li 1"2, e 31 Deceinbic I8i2 dal Sig. conte Gaccia hanehiere a » Parigi, e pnHocollata nel dicastero soUo il N. 31(58: die siir.ilta petizio- )i ne del Caceia venne il 10 Mar/.o 1843 riniandata al lutlo inesaudila dal- » i'Eino Sig. Card. Lambruschini in allora pro-Canierlengo sopra ragioni » di piibblica economla, specialmente della interna industria ddll' olio di olivo. » Che nnn tale ripulsa inerita anche riflesso dal lato ])er il quale proscn- » tavasi la dimanda come imporlante scoperta di estensione, o migiioramento, » neir applicazione di uiio de' principii costitutivi I' idrogeno liquido, per il » quale avea il ridelto Caceia eoiiseguito la dicharaziotie di pr.)prieta alii 28 » Luglio 1842, abbiamo deliberato di non accogliere le islanze del Sig. d'A- » inico si perclie nel cuso di concessioiie non polrebbe trasciirarsi I'aniece- n dcnle idenlica domanda del sig. conle Caceia, si perche non vuoisi de- I) clinare dalle enassiinc dispiega»,e in argomento dall' Emo pro-Camerlengo. » Le quali oousiderazioni per I'esclusione del privilegio richieslo dal Sig. Ce- » sare de' Baroni d' Amico sono sufficienti a provare la congruenza o la ne- » cessita senza chc siavi di bisogno di fue limarcare non aver e.'^li neppure » compiiito il voto della legge de' 3 setlembi'C 1833, avvegnaclie i disegni, » ortVoiio piutlosto una indicazione che il pin vero deltaglio delle parti, e » loro conforma/.ione [ler la costruzionc dclle varie lafmpadi, o apparccchi di » accensione, e gli allri fogli (oltre la spiega/.ione delle Icttere riferiblli ai » fliscgni, die si aggira sempre su i maggioi'i o ininoii risultati
  • : qualtro giorni dopo, cio6 il giorno "10, ba pn^sentalo a! m'i.lnsiinn Miiiistro I' islanza della quale si h parlalo iiel principio tMh pres^nte rela/.ioiie per il inedcsiino vilolo cioe pel quale frustranoainctite gia |)iu volte supplicalo -av^fi I' Eino Cameiien-io, ina clo che ne soiprende si c la poca deiicatezza usata nel prescniaie al sig. Mi- iiislro (juesta nuova islan/.a, pi'i-che non si t'a alcuna lueiizione de'fatti pio- cedenti, anzi si ospone il luUo como si Irattasse di cosa nuova, e di recente scoperla. Esaminati pero dalla coniniissioiio, siccome abbiam diHto i pieghi an- nessi prescindendo dalla iinporfi'zionc, o.-icurita, od inesaltez/.a con cui lullo 6 esposto, si 6 rilevato che tanlo il li(|ai(li), che i niezzi alti a bruciailo, f'li- rono fin dal 1842 cogniti al sig. Conlo Caccia, anzi ([ueUi iiel 1843 fece tor- male I'icliiesta per otteiienie dichiarazione di proprii'la. Se dun(|ue risulta da docuincnti irrofragabili che la scoperla della quale si paila e stala fatta in Parigi, e che il Sig. Caccia, ed il Sig. d'Ainico si liovano nella medesima condizione dell' aveila di cola imporlata, se e certo che il Sig. Conte Caccia assai prima del Sig. d' .\mico ba implorato il di- litlo di propriela per la eslrazione, e bruciamcnlo dcgli olii esscnziali come * mezzo illuminantc, se 6 indubitato per quanto rilevasi dai pareri csternati da varii perili inlcrpellali dal govcrno su queslo argomento, e per quanlo noi slessi abbiamo rilevato, che il sig. Caccia assai meglio del sig. d'.Vmico ha adempito a quanto si prescrive all' art. 8 della leggo sulle dichiarazioni di propriela dando una dcscrizione esalta, chiara, cd intcra della scoperla, in modo che chiunque possa melteria in pratica, se infine 6 provato che il go- verno per sole ragioni di pubblica economia, e non per dubbio alcuno sulla priorita, neg6 al Caccia il richieslo diritto di propriela, e per ragioni di jiub- blica economia non solo, ma per gli anlcriori dirilti del sig. Caccia respinsc inesaudite le replicate islanze del sig. d' .\mico 6 necessario slabilire ; cite (prescindendo pure dalla queslione di pubblica economia altre volte agitata, e precisamenle dal danno che I' introduzione di quesla invenzione poln bbe arrecare all'lndustria dell' olio di olivo) onde il governo possa esaudire la do- manda del Sig. Barone d'Amico, i! indispensabile present! una rinuncia, o cCssione in sue favore de' dirilti che il sig. Caccia ha su quesla scoperla, an- — 44 — teriori ai suoi, c dal govcrno in qur-lchc modo riconosci-iti, cJ -dcmpia poi al voto dclla leggc accompagnando la sua istanza con una dcscrizionc csat- tissima e chiarissima degli apparecchi per cstran-e, e pui'ificare il liquido com- buslibile, cd illuminante, non die dellc lampade, becchi, atti ad ottenerna il bruciamcnto. ,' L'Accatlemia adolto le coiiseguonze di questo rapporto che fi gpedita colla data del 24 Aprile p. p. al Ministcro del Commercio e Sella Arti dal quale venne richicsto. L' Accademia costiluila in numero lejalc a mezz' orn poi.icridii.nc, si sciolsc dopci due ore di seduta. !i!h nil i> .ni:ll| o.v.\ H ,ii ili'ron ii-n;7 i:i A T T I DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE'NUOVI LINCEI i SESSION'EVI. nM2lllUii\0 18oO PRCSIDENZA DEL SIG. DCC& D. MARIO MASSIMO BAPrnESErvXATO DAL SIG. PniNCIPE D. PIETRO OOESCALCRI VICE PllESlDENTE COMUNICAZIONI SZI SOOI OHDZNAaZ E SSZ OOaaiBPOHOEWTI I I p. Chclini lesse una nota di geometria analitica con cui prese dapprima ad esaniinare la tcsi pubblicata recentcmeato nel ripulato giornale del sig. Liou- ville, nclla quale ci annunzia un'^ia nuova per lo studio dclle supeificie di second'ordine. Egli dimoslro conlro rautore della lesi: 1." Che il piiuuipio clie dovieLl)e aprir I'cra nuova si conosceva da gran tempo, avendolo adoperato, prima del sig. Cauchy, il sig. Bret sino dull' anno 1813 nel lomo quarto degli annali di Gergonne, ed il sig. Cactano Giorgioi nel 1817 epoi vari altri geomclri : 2.° Che un tal principio, facendoci vedere lo cose da un punto di vista parlicolare, non hasla a tulto, e che conviene secondo le circostanze, ricorrere ad altri principii piii generali e fccondi, quali sono quelli della omo- logia, omografia, dualita, principii che si possono riguardare come conseguenzc del principio della trasformazione dellc coordinate considerate in tulta la sua generalita; 3.° Che per la dctta tcsi niente s' inizia di nuovo, c nienlc viene alia scienza nb di lumc, n6 di progresso. Quindi il P. Chelini accenno che roggclto principale della sua nota era di far vedere che, posto I'uso della trasformazione delle coordinate, tutto cio che nellc superficie di second'or- dine si rifcrisce alia dcterininazione degli assi principal!, ai critcri analitici delle diverse specie, e variela di superlicie, ai coni circoscrilti, alle reltc tan- gent!, c secant!, allc linee gcodcliche, e di curvatura, si puo ottcncre quasi — iC — inluitivamcnte, sonzacht!! sia bisogno, menlre si Icg^'ono queslo cose, di fer- niarsi a svilupparc alcuii calcolo, c chc por questa via ha trovato le for- inole eho icj-atio insicme lo proprieta dcllc supeificie confocali, propriela die negli ullimi tempi hanno dato materia, a molte memorie interessanti do' chia- rissimi geometii Chasles, MaccuUagli, Liouviile ed altri. Quiiidi ii sig. Prof. Toilolini lesse una nota sopra un intcgrale definilo duplicate, die s'incontra nelia quadratura della superficic di ottavo ordine, o di equazioiie (a;2 -4- J/* H- -J)^ = 9 {bVx'' -+- ah'Y -f- a^h^). L' intcgrale in questione non e riducibile alle funzioni eliittiche, neppuie nd caso dell' eguaglianza di due deile tro quantita a, b, c. Mentre da una osservazione del sig. W. Roberts di Dublino, il volume terminato dalia delta superficic e espresso dalla quadratura di un elissoide. La nota veniva tcrmi- nata col fare osservare, che la quadratura di eerte curve plane viene espressa dalle funzioni eliittiche, come ha indicato Legendre con alcune trasformazioni analitiche. Per ultimo il sig. Prof. D. Ignazio Calandrelli dopo aver reso con to dei- le osservazioni da esso fatte sul nuovo pianeta Partenope, scoperto dal sig. De Gasperis astronomo di Napoli, fcce riflettere essere da un secolo a questa parte, dal 1730 cio6, che la scienza astronomica poggia sopra solide basi, e che dopo quest' epoca ha fatto rapidissimi progressi, sia pel perfezionamento dcgli istromenti ottici, coi quali si sono fatte esatte osservazioni, sia perche consegnate queste, nelle mani di sommi analisti, di profondi geomctri, ban scrvito a completare le sublimi teoricbc della meccanica celeste. Infalti co- me il Calandrelli diceva, i pianeti recentemente scoperti, la scoperta di sa- tellili di Saturno, e di Urano, e di molte comete, provano manifestamente r influenza del perfezionamento degl' istrumenti sul progresso della scienza. La scoperta del pianeta Nettuno fatta dal Le-Verrier, scoperta tutta teo- retica, e fondata sul calcolo, e sulla legge di gravitazione universale prova come osservazioni esatte abbiano direttamente giovato all' incremento del- la scienza stessa. 11 Le-Vcrrier infatti non avrebbe potuto fare il dotto, e laborioso calcolo senza la preziosa collezione delle osservazioni di Urano — 47 - fatta dagli aslionomi cli Parigi dal 1781 , epoca dello scoprimenlo, fino al 1845. Pai-16 della scric formata dal Bode sul calcolo dcllo medic distan- ce del pianeti dal sole, c della leggc clie ne dcdussc ; feco men^ione dei calcoli piesentati dal sig. Rahinet il 21 Agoslo 1848 aH'Accademia di Parigi dai quali risullercbbc, chc al di la di iNcttuno esistessc un ailio pianola: nolo che i pianeli al di lii di Urano seaibrano scguire una legge diversa da quella stabilita da Bode, e cbe lo stesso Babinct propose per questi pianeli sosli- tuirc alia Icggc di Bode quolla de' tempi di una doppia rivoluzione. Non ne- gligcnlo parlare doll' ipotesi dell' Olbeis rispetto al pianola Corcre, c concliiuse oho queste cose tutte meiltavano di essere ben sludiate, ed a cio fare cssor ncccssario molliplicare le esatte osscrvazioni. Dope tali letturc il V. Segretaiio fcce nolo come Taccademico sig. piof. Tortolini avesse fatto done all' Accademia di 5 fascicoli del suo giornale in- titolalo « Annali delle scicnze matomatiche e fisicbo, e che in dono del pari daH'Accademia delle scionze di Napoli erano stati inviali due fascicoli, 1' uno contenente gli atti doirAccademia del novembre, e dccembre 1849, 1' altro quelli del gennaro c febbraro 1850. Dallo stesso V. Segietario fu data notizia al corpo accadomico della pei- dila fatta per morte avvenuta di un illustre socio del sig. D. Michelangelo Poggioli benemeiilo dell'.'Wademia per le molto mcmoric, lotlcvi e sopra- tutto per lo illustrazioni dello lavolc filosofiche del Cesi. Infine il V. Segretario fece conoscerc come per gli alti del consiglio di censura, comunicati al sig. Presidentc dall' EiTio Card. Camerlengo, fosscro stall destituiti il sig. Carlo Ponlani da socio aggiunto, cd il sig. Silvestro Ghcrardi da socio corrispondentc. — i8 - COMMISSIONI Modo proposlo dal sig. Domenico Dolasco per ollenere la luce eleUrica [issa, cd applicazionc dclla mcdcsima a divcrsi usi. RAPPORTO Commissari sig/' prof." Pictro Carpi e Francesco Orioli {rclalorc) \jon dispaccio N.° 169, sua Eccelienza il ministro del Commercio, Arti cc. incarico la nostra accademia il di 13 gennaio 1850 di riferire intorno ad un foglio prcsentatogli del sig. Domenico Bolasco due giorni innanzi, la cui so- stanza e cosi espressa, poiche a meglio giudicare giova trascrivere la posi- zione neiia massima sua parte. » Fissata per reccnte invenzionc in qualchc maniera coll' clcttricismo anche la luce, Domenico Bolasco fia ideato il modo di fame delle applicazioni, che so non a tutti gli usi, almeno ad alcuni potri riuscire di sommo van- taggio. « Essendo per altro giusto, che prima dl mandare ad effetto le sue idee sia garantito, aflinchc allri, nel prestare I' opera loro materiaie, non abbiano a valersene a suo danno, il ricorrenle prega I'Eccnza V. affinchS in forza del- I'art. 2.° della legge emanata il 3 settembre 1811 dall' Emo Camerlongo sulie dichiarazioni di proprieta delle nuove invenzioni e scoperte in fatto d'arti ed agricoltura, voglia accordargli sulla luce elettrica fissa e sue applicazioni come luce, il diritto di proprieta per anni 15 in tutto lo stato, pronto a dcpositare presso il Ministero la duplice descrizione do' metodi praticabili onde otteneria ed applicaria a forma di quanto prescrive 1' art. 8 della legge medesima ». Con altro dispaccio del 16 aprile la lodata Eccelienza sua chiedeva con maggiore istanza il rimandato rapporto con voto; aggiungendo, che per es- scrc ben cognito al sig. prof. Volpicelli segretario dell'Accademia il processo del melodo idcalo dal sig. Domenico Bolasco per ollenere la luce eleUrica fis- sa, niente altro fa d' uopo, acciocche TAccademia stessa possegga tutto cio che le e necessario a dare il giudizio e le relazioni che le si richiedono. In scguito di cio, avendoci scelto il sig. principe nostro presidcnte a dire su questo proposito, come incaricati dal corpo accadcmico, quel che ci sembra piii giusto, cd avendo preso cognizione pcrcio delle preallegato carte, — 49 — non abbiamo poluto non riconoscore innanzi tutto pareechie oscurita e reti- cenze nclla csposizione dai fatli, c piu di un errorc di diritto nella pclizione del sig. Bolasco. L'oscui'iti e lo relicenze rigiiardano 1." gli autori dolla scoperta del fis- sare la luce elctln'ca, 2." il modo ch'egli pretendc averc idoato per fame alcune applicazioni iitili, anzi di sommo vantaggio. Peifhe, rispetto al 1 ." articolo, parrcbbc ch' egli a se rivendicasse qucl- la scopcrtai c cosl Sua Eccza il minislro del Commercio ecc. I' ha infatti in- teso, come si laccoglio dal suo secondo dispaccio. nii poteva essere alliimenli posto die il sig. Bolasco invoca a suo favore Tappiicazione dell' art. 2." del citato cdilto dcIl' Emo Camerlengo, il quale appunlo ha in vista le noviti sconosciute dal pubblico al quale si presenlano, e non fatte ancora d' univer- sale diritto colla stainpa ; conciossiache per quelle che la stampa ha gia fatto conoscere chi vogiia chiedere d' introdurle nello slato nostro non ha in suo favore che I' art. A." di esso editlo. Ora ncl nostro caso egli e notissimo ai fisici, anche del nostro paese: 1 ." che la proiluzione in genere della luce elet- trica per mezzo d' una forte corrcnte fatta passare tra due coni di cock e scoperta antica, c comunemente praticata come espcrienza di scuola, gii da moltissimi anni nellc universila anche nostre, di guisa che rispetto a questa parte non vi potrebbe essero luogo a diritti di propriela e privativa; 2." che il rendere poi questa luce ben fissa, ulterior miglioramento dell' antica ed ov- via scoperta precedente, 6 pure cosa da qualche anno da tutti i fisici cono- sciuta come un trovato che gia conta molti metodi assai spediti e facili e di pochissimo conto per tradurii ad uso, chi usando a questo effetto una specie di orologio, chi mollc, chi pesi, chi le'vc, e potendosi da ognuno 50 divcrsi mezzi inventare ad oltenere scmpre lo stesso facile effetto, che tutto consi- 8te nel mantenere sempre uniti i carboni, non ostante il tender che fanno a scostarsi I'un dalPaltro, perch6 sotto I'esperienza uno piu dell' altro si logora e colla disunione che ne seguita infievolisce la luce la fa vacillante, e tendo a spegnerla, da che poi n'e vcnula la consegucnza che notificata appena dai pubblici fogli si fatto pcrfezionamcnto, prima operato in Ini;hilterra, c quindi in Francia, e poi da per tutto, per lo meno i professori di fisica nelle ri- spottive universil;'i, seppero subito profiltarnc, chi adopcrando i congegni che trovava descritli, chi altri invenlandono li per U di suo capo, cosa di nes- suna astrusiliii, e di pochissimo dispcndio ; di guisa che noi non polremmo _ 50 — nciiuncno asserire che in alcunc aiicora delle nostrc universiti\ dello stato, prima del signor Bolasco 1' espcrimento non siane stato oseguito; e dobbiamo poi suppori'c per oiiore delle scuolo nostre, chc almciio sia stato fatto coiio- scere ed insegnato a tutli gli scolari anche de'coUcgi, trattandosi di cosa olementarc. E cio stando, noi non vediamo troppo qual altro vanto possa darsi le- gitlimamente il signor Bolasco, se non foise quello, die tra i molti e divers! modi di fissaro la luce elettrica, quel suo comperato a Parigi, o non sappiam dove, non s'era nellc citt;\ del nostro stato notificato agli studenli di fisica e veduto in pratica ; intorno a che non vogliamo nc possiamo nicnle decide- re, ma cio ad un tempo che concessogli ancora, porterebbe Tunica conse- guenza del poterglisi, in forza dell' art. 4." e non del 2." del citato editto, accordare il diritto di mandate del tassativo impiego di esso mezzo, e non d'altro, quando egli soddisll a tutte le aitre condizioni che la legge vuole. Rispetto poi al 2 " articolo degli utili servigi aile arti ch' egli indetermi- natamente accenna, dicendo che ha ideato il modo di fame delle applicazio- ni, che se non a tuUi gli tisi, almeno ad alcuno jtolra riuscire di sommo vanlaggio con aggiungere che non puo o non vuole mandare ad effclto le sue idee, pi- ma d' essere garanlilo afjinchc altri, ncl prestare V opera loro mate- riale non abbiano a valersene a suo danno, dev'egli stesso ben comprendere che parlare cosl, e dir nulla di attendibile : avvegnach6 le idee Ic quali puo avere in capo, e i modi che n6 manifesta n& ha tradotti ad esecuzione non possono essere oggetto non solo di concessioni quali che siano, ma nemmeno di giudizio. Rcsta. il favellare degli error! di diritto che la petizione qui esaminata conticne: ma di cssi ancora quel che incidentemente se n' 6 detto poco in- nanzi, puo bastare a conchiudere che malamente 1' editto dell' Emo Camerlengo dal sig. Bolasco s' invoca ncgli articoli da lui citati. No! siam costretti a ri- petere in tal proposito che quanto al dimandare diritto in genere di proprie- ta, e di privaliva per la luce elettrica e per le sue applicazioni indelermina- tamente nessuna concessione potrebbe farglisi con giustizia, posto che cio nientc contiene di non gia antico e notissimo anche tra noi. Quanto indi al dimandare la proprieta e la privativa per la fissazione di questa luce, noi non vcdiam nemmeno su che basare la concessione domandata, essendo evi- dente che lo spirito dell' editto riguarda invenzioni o miglioramenti, la intro- duzionc delle quali o do' quali dalla parte di chi le Imprende, richiede straor- — SI — (linario sacrificio di speso, o dalla parte del pubblico dilficoltii scria di profit- tarno di averae partecipazione, o notizia, ove un odicioso inlrapiendente non aiuli. Ma qui si tialta d' una machinuccia di pochi soldi, una dcilc cinquanta altre che scrvire potrebboro alio scopo stesso. riguardo alia quale e possibile che r introdultoro abbia speso anche molto, che cio proveiebbe solo cb' cgli si 6 dispcndiato piu che non bisognava, si tiatta di cosa che tulli gU scolari di fisica dovrebboro gii conosccre, o che probabilmente moltissiini gii sanno perfetlamcnte. Si tralla di cosa che ognutio senza il bisogno del sig. Bolasco, sol che lo voglia, puo scnza maestro speciale tradurre a pratica. Si tratta in ultimo d' applicazioni promesse ma non specificate. A volcre durique spingere aggiugnerc il favore tanto piu in la quanto e possibile, si potrebbe al piii dire che in forza delFart. 4." giii citato, al sig- Bolasco 6 locito chieJer I'uso primitivo per tro anni del particolarc apparecchio da lui messo in opera per cid che riguarda la sola fissazioiie della luce, e cio stesso sen^a pregiudizio di chi provasse di averlo adoperato prima di lui; o chiestogli altresi di soJdi- sfare a tulte le altre condizioni che la legge gli impone, acciocche quel che gli si concede non rest! irrito e vano. Ni! altro a noi sembra cssere della di- gniti dell'Accademia nostra il rispondere secoado giustizia. CORRISPONDENZE II V. Segretario espose come il sig. Ministro del Commercio, Belle Ar- ti, Agricoltura cd Industria, per mezzo di lettcra dirctta al sig. Presidente deir Accadcmia, pregava 1' Accademia stessa ad esternare il suo parcre sopra la richiesta dicbiarazione di propriela faltale dal sig. prof. Sanguinetti di rac- cogliere Ic foglie del Rhus Coriaria che in alcuni luoghi dello stato Pontifi- cio si trova in abbondanza. Fu deciso, che il Comitato Accademico avrebbe nominato una commissionc, ondc soddisfarc a tale richiesta. L' Accademia costituila in numero legale, al mezzogiorno, si sciolse alle i pomcridiane. A T T I DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI tCCMCMM SESSIONS VII." DEL 30 GIUGNO 1850 PRESIDENZA. DEL SIG DUCA D. MARIO MASSIMO RAPPRESEIVTATO DAL SIG- PUINCirE D. PIETRO ODESCALCHI MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI OBDXNAHX E DZI G O a B I S P O K D E N T I Sullo sviluppo slraordinario deW Acrydium cinerascens di Lalreille osservato in quesC anno nelV Agio romano — Nola del prof . Giuseppe Poazi. llel pvendcr nola dei natural! fenomeni che si succedono nel nostro suo- lo, io sono di opiniono non doversi preterire lo slraordinario sviluppo dellMcn- dio cinerco osservato in quest' anno: insetto bastanlemente noclvo per pren- dere contro di esse, eoergici provvedimenti. Sul declinare dello scorso maggio alcuni agricollori della campagna ro- mana si avvidero dell' eccedente numero di quelle congroghe in che si Iro- vano riuniti gli Acridii dopo sbucciati dail' uovo. Ne fecero denunzia, e a preudere le opportune misure di dislruzione, fu elelta una commissione straordinaria composla di agricoltori, i quali dato di mano all' opera, riparti- rono iinmediatamentc 1' agro romano, intanto che furono spediti degli ispet- tori sui luoghi piu opportuni, onde avere una piii esatta cognizione sulla quantita, qualita delle minacciose cavallelte. Corrisposero di falli alia prima parte del lore incarico, eil esposero essere urgente il bisogno di provvedi- menti, avvegnachc i teuimenti dell' Agro romano lungo il liltorale formicola- vano di quelli inselti ; ma in quanto alia seconda, la inancanza di quelle co- gnizioni che fanno distinguere le diverse specie e i loro istinti, in che tut- tora vivono, gli fecc domandare il soccorso dci naturalisti, i quali decides- — 53 — sero quel grado e qualita di nocumento avrebbc arrecata la specie svilup- pata in quest' anno. Prescclti a qucsta analisi i! sig. Giuseppe Roll! perito entomologo e me, esaminammo con ogni cura gli Acridii proscntali alia commissione, tutti nello stato di larva e ci'isalide. Risultu dallo nostrc indagini appartenere quest! alia specie cinerea Acnjdium cinerasceus di Lalreillo, sommamentc nociva alle piante giaininaccc c ortensi, per cui hisognava distmggerlo ; ma altesa r avanzata stagionc, e prossimo il cambiamcnlo ad insetto pei'fotto, !o mi- sure da prcndersi ail' istante doveaiio avere il solo fine di prevenirc la ri- produzione dell' anno venturo. In questo nostro esame peio gli aciidii ripor- tati dalla tenuta di Maccaroso, che no offriva in maggior copia, erano nello stato di cadaver! e in via d! putrefaiione : i caratleri percio essendo altera- ti, fecero nascere qualche dubbio polers! fra ess! comprendere qualche indi- viduo dell'Acridio ilalico dannosissimo a! cereal!. S! domando un accesso sul luogo a meglio esaminarli e riferire sullo stato delle cose. Parlit! il giorno 1 1 giugno da Roma ci conducemmo alia tenuta di Cecanibbio, dove non rinvenimmo gran falla di Acrid!!, e g\k di.^perse in modo, da non poterle piu inseguire. La specie fu la slessa raccoUa in altre localila. A Caslel di Guido notammo le vestigie delle roste in- cendiate per i provvedimenti gia prasi e 1' Acridio raramcntc disperso. Al cisale delle Puici ci si presentarono in maggior copia ; 1' insetto era alio stato di crisalide, e attesa I' ora avanzata del giorno gia diffuse no! campi. Arri- vati alia Muratella trovammo molte compagnie di uoniini che nc facevano preda e tanta era la quantila dello stcsso Acridio cinereo rnisto a qualche innocua locusta, che non v' era spazio nel suolo che nc fosse immune, anzi i campi erano si fattamcnte spogliati dell' erbe, che solo ne ricnaneva qual- che stelo inaridito. Qui I'.Vcridio in genere era pervenulo alio slato perfelto, r accoppiamenlo incominciava, e volava bcnissimo, per la qual cosa nel dar- gli la caccia una gran parte ne sfuggiva, c allora benissimo si scorgeva avere tutti le al! cincrcc c diafane, e neppuro uno ad al! coloratc, lo che avrebbe indicate altre specie. Quanto ripiene ne erano le prateric incoltc aitiollanlo nc era privo il terreno dissodato a coltivazione, conciossiache visitalo quivi un campo di frumcntone non so nc rinvenne neppure uno, mentre ove questo con quelle continava, immediatamentc si passava a nuvol! di Acridii. Giunli finalmente alia tenuta d! iMnccarese si trovo ancor piii invasa da 8 — »4 _ questo fliigello. Inondale ne erano alcune riservo e le strade ricoperte di quelli che dopo avcre dalo il guaslo ad un campo passavano ad un altro. L' inselto non avea ancora I' uso delle ali, e percio non potendo evadere col volo, piQ facilinente reslava preda degli uomini che gli davaiio caccia coi solili lenzuoli parati di fronte. Tanta e cosl grande ne era la dislruzione che nello spazio di una giornata se ne raccoglievano dai 60 ai 70 sacchi della misura di Campidoglio. Ad onla di cio il suoio battuto dagli uomini offriva ancora le stesse miriadi di Acridi sparpagliali e dispersi. Cio bast6 : ritor- nammo in Roma per riferire le osservazioni e darne giudizio. Dai rapporti, poi ricevuti dalla conunissione, ricaviamo che la fede dello sviluppo deir Acrydium cinerascens, non k stato solamente 1' Agro romano, ma eziandio ne sono stati invasi i territoiii di Albano, Campagnano, For- mello e altri delta Comarca. Circa i provvedimenli I'avanzata stagione ci ha tolti dalla lusinga di ot- tenere in quest' anno degli estesi risultati ; ma noi non abbiamo mancalo di inculcarne dei preventivi da prcndersi in tempo opportuno, ccnnomici e piu sicuri. Questi sono di fare ispezionare tutto 1' Agro romano neir aprile del- r anno venture, specialmente lungo il littorale, dove trovandosi le favorevoli circostanze, gli Acridii hanno slabilita la sede, e di bruciarii con [laglia quando sbucciati dall' novo si raccolgono in masse rislrelte e distinle. Questa pero a dire il vero non k che una misura paliativa. Noi pero non abbiamo volulo trascurare questa occasiono per dimoslrare quale sia il vero mezzo radicale per estinguere questi animali nocivi, almeno quanto ba- sti per assicurare perennemente la coltivazione delle biade e le pasture del bestiame da siffatte devastazioni. Tutti sanno che le tenute lungo il littorale sono abbandonate a loro stesse : estesissimi tralli di paese e I'ertili campi non sono mai tocchi dal ferro dell'aratro, e incolli si manlengono per rica- varne senza spesa un miserabile guadagno. Quelli sono un perenne vivaio di animali nocivi; le dannose cavallette provengono sempre di cola, perche co- me dissi vi stabilirono la loro dimora : di la nei passali tempi insorsero lanle volte alia devastazione e al sacco dei nostri raccoiti : di la TAcridio cinereo e venuto quest' auno a minacciare le nostre mandrie della distruzione dei loro pascolari. Che se in voce deli'Acridio cinereo la stagione fosse risultata piii favorevole alio sviluppo dell' Acridio migraiorio o dell' Italico, a quali tristis- sime condizioni si sarebbe trovato il raccolto di quest' anno ? Quale tenuta deir Agro romano, e delle prossime provincie sarebbe restata immune da lanto — 55 — flagellu? Leggansi le terribili storie dei tempi andati e si vedr& di quali scon- certi social! sono state causa le cavallettc. Noi abbiamo veduto nella stessa tenuta della Muratelta in mezzo a queiia stessa inondazione di Acridii, il terreno rollo e collivalo a frumentone non eonlenerne neppure un individuo. Dunque il dissodare e rivulgere la terra, vuo! dire metlere alio scoperto le uova ed esporle alle intemperie del cielo, alle pioggie, alle nebbie alle bri- ne, tutte cause distruggilrici e contrarie ad es«eri dolicali, e soggettissimi a risentirne gli effetti. Dunque il lavorare quelle campagne ha per fine la pubblica incolumit^, e ci assicura cio cho la provvidenza ci comparte in frulto delle noslre faliche. Dunque la coltivazione di quel campi i neuessa- ria al nostro ben essere. Soluiione di due problemi di gcometria analitica, proponi negli Annali di Ma- temaiica del sig. Terquem, nei fascicoli di maggio 1850, pag. 181, e di febbraio 1850, pag. 56. — Nola del prof. D. Babnaba Tortolini. I I primo problema deljquale se ne propone la risoluzione i il seguente. Sieno V , V due punti presi sul prolungamento degli assi di un ellisse, della quale il cenlro si denoti per 0 : tali che se P , Q siano respettivamente i punti di contatto delle tangent! condolte da (/ , V, gl! angoli OVP, OVQ siano eguali. Trovare la curva luogo del punto del quale OU , OV sono le coordinate. L' enunciato problema si risolvc assa! facilmente, per mezzo delle seguenti considerazioni, Pongasi 1' origine delle coordinate al centro deirellissi, e siano X ,y \& coordinate del punto P , essendo x', y', le coordinate del punto Q : per J' equazione dell' ellisse avremo primieramente quindi per gli due angoli OUP , OVQ sari .ang PUP = ^f. tang OVQ =^^. a* iy t^ x' - 56 — quali per la condizione dell' figuaglianza porgeranno ,-,» ^ \-,. , jj 1 :■(•) -il •il f.1 . ;| , Quest' equazione contiene la relazione che deve sussistcre fra le coor- dinate dei due punti P , Q onde si verifichi 1' eguaglianza dei nominati j^n- goli. Essa puo ridursi ad una relazione trigonometrica : prendiamo infatti per r equazione dell' ellisse la sostituzionc sferica •,,. X = a cos 9 , y = 0 sen ? , »^ = a cos ? , «/== t> ^en a ; otteniamo immediatamentc b ^ a , — cot 9 c= — tang m. a 0 Cio posto per le due coordinate 0(7, OV di un punto qualunque della nuova linea, pongansi 01] = X , 0V= F, h evidente che X, Y detertni- nano i punti d' incontro con gli assi delle x , e delle ij , delle rette tangenti, condotte per i punti {x,'y), {x' , y'); quindi per le note prgprieta dell' ellisse si ha .. ia i) , 4 as -itio i!j;J :0 mhq ilonsb h oiJrio^ H aliaip cilalj v'tO ,'V.;.0 iioi.in lis .'^ , 'i ill 'iJ^j,!n^ i« ''"'' olJtJnoa ib iJnuq i ' •■• • ":'"' " ' '.i:r.. I- X'sa -i-'-, y=s--, .; ':;c7r.-iT .i'cD'JO onr.i* X y' .f)}i;nibiooj ovvero 'S> oss^jni laq ,'i.i ovlosii la finialdoiq oJeionuiis 'J isBlsbi^fKll' cos 9 sen p • 'I iiq Ora dalla relazione trovata fra gli angoli

    ;..,, ;.,,,,., b^ X 0^ t/' ed elevando al quadrato si sostituiscano i valori delle y* , t/^; si ollerra fra le X , x' la relazione -iiluoco iloyii:> oiJi/iUjj oiUicri.-j ,.,.'jii;> nvnuj i lui ib i> (>Jiii.ii| U.^o 'it/'i : liiriD.'tnJni r.'V unu . ')• oi' iu^.i -ji. •■'■,■ i.u !. .1 ( ;> .4/ » ovvero y>8 obom If>n oJoofi ic^ei* i>!if;)no«!nq csaoq sdo 9ieq 9m f tith buiw'miir. .KHcjlJ-: I <'4''/'>'l"' ' ',v "■ ,' ; ' .■ ' '• '» »V/!«' '■» .-V .u-r: il 01 descriva ora sullo slesso asse maggi6re za una nuova cllisse ai se- tniasse minore — , 1' eccentricity £ sari data dalla formoia .•'Una oa'j'u| i. olci^i I ** a* a* — fc* i'-) 'upooL onsife Jr.!u:>«o ilo;>'ib it;S~tTTni^nr"L ^''''■lo^' •''■' ' '•' V .'. i-i'f quindi o* — 6* = o* £*, che sostituito nell' ultima equazione, divifine a* ^ 0*. (x« -J- x'*y -4- £» x« x'* =70. — 58 — Questa e la condizione che devono verificare le ascisse di due punti del- I'ellisse, onde la ditferenza degli archi compulati dai vertici dei semiassi mag- giore, e minore fino ai detti punti sia rettificabile : essa per la soslituzione irigonomelria degli angoli

    — 2y y = X,' - 2x, X -Hy," — 1y^ Y. Come & nolo per h X , Y abbiamo (g' - 6') x» (g' - fc')!/' A= , 1= — , g* 6* e tutto si ridurr^ a determinare i valori di x , y, espressi per x^ , y^. Om ci possiamo giungere facilmente nel modo seguente. Facciamu use dalle coordinule sferiche> e poniaino x = a cos 9 , y = b sen 9 , x, = 0 cos u , yi=b sen «, la (1) dopo la sostituziune dei valori d\ X , Y diviene o^ (3 sen' f — 1 — cos' u — 2 sen u sen' y -h 2 cos u cos' ?) = 6* (1 — 3 cos' 9 -+- sen' u — jsen « sen' 9 ■+■ ,cos u cos' p), I valori di 9, che verificano quest' equazione, sono quei, che risolvono il problema, ad eccezione pero di

    Uj = 0 , 4x' — 3a*a! ■- a'a;, =: o. Lc tic radici sono reali, ed i valori dclle x , y sono compicsi il piimo tVa a , c — n, ed il secondo fra h , c — b. Esse coincidono con quanto si liova alia pag. 154 dci cilati annali : dunque nell' ellissc si hanno sempio qualtro circoli osculalori passanli per uno stcsso punto A di questa conica Neir iperbola la prima equazione divicne V + 36';/ -H 6't/, = 0, I a quale non avra che una sola radice reale, c non csistono che due circoli osculalori. ' ■ i;n ■ '[ ': '■•■ '■ I; ■ -.,;.. COMUNICAZIONl 11 prof. D. Ignazio Calandrelli prosegul a render eonlo delle osservazioni del nuovo pianeta Partenope fatte nel Pontificio Osscrvatorio di Campidoglio. Passo quindi ad esporre un metodo per oltenere gli elementi ellittici dell'or- hita di un pianeta, metodo che disse avere gia adoperalo nella dctcrmina- zione degli elementi del pianeta Flora, metodo finalmente che si fonde suile eleganti formole di Gauss date nella opera De iheoria molus corporum coe- lestiutn. Egli e cerlo, cosl ragionava il dotto professore, che date trc posizioni geocentriche del pianeta osservato ad eguali o ineguali intervaili di tempo, c date le posizioni eliocentriche della terra per gli istanti delle Ire osserva- zioni si puo determinare la posizione dell' orbita del pianeta rispetto alia ec- clitica. Le formole divenlano piij semplici, e si suppone che le osservazioni sieno fatle ad eguali intervaili di tempo. Ora data la posizione del piano deir orbita di un pianeta, la quale dipende esclusivamenle dalle osservazioni, puo con facile calcolo detcrminarsi con ogni osservazione 1' elonganzione elio- cenlrica del pianeta da uno dei nodi, la sua distanza dal sole e dalla terra. \ — 61 — COMITATO SEGRETO Per sosliluire alia vacanza in accademia cagionala dalla morlc del Rev. P. Parciiktti, socio ordinaiio lincco, fu proposta dal comitato la terna seguente. Rev. P. Angelo Secci della C. di Gesu, piof. di otiica o di astronomia net collegio romano. Prof. Sancuinetti prof, di bolanica nella universila romana. Prof. PoLETTi Aicliitetlo. I votanti cssondo 13, si ebbe dallo squittino segrcto i! seguente risul- tiimcnlo Secciii ollenne voti bianchi 9 — neri 4 SANcumETTi ottenne voli biancbi 4 — neri 9 PoLETTi oltenne voti hianchi 1 — neri 12 Quindi 6 che il P. Secciii fu eletlo mcmbro oidinaiio linceo, colla previa approvazione sovrana. Per sostiluire alia vacanza prodotta in accademia dalla merle del prof. MiciiELE Ancelo Poccioli, socio ordinario linceo, fu proposta dal comitato la seguente terna. Dotl. Caulo Magcidrani prof, ncll' universila romana. Rev. Padre Della Rovere della C. di Gesu. Rev. Padre Benetti della C. di Gesu. I votanti essendo 13, si ebbe dallo squittino segrcto il risullamento che siegue : Macgioram voti bianchi 12 — neri 1 Della Rovere voti bianchi 1 — neri 12 BEfiETTi voti bianchi I — neri 12. Percio fu il prof. Maggiorani cletto membro oidinario linceo, colla previa approvazione sovrana. — 62 — ATTI DELL'ACCADEMIA PONTil ICIA DE NUOVI LINCEI SESSIONE Vni. DEL 31 LUGLIO 1850 l*RESIDEWZA DEE, SIG. PKOFESSOR CA.V.%L,IE:RI DI S. BUKTOLO COMUNICAZIONI SXI SOOI O&SINAai E SEX COaalSPONBEWTI Osservazioni astronomiche del prof. Don Igjvazio Calanduelli, socio ordinario ed aslronomo. D. 'aro brevemente conto aH'accadeniia delle osservazioni asti'onomiche, fatte in questo ponlificio osservatorio, nello spirante mese di luglio 1830. La cometa di Petersen c stata regolarmente osservata dal giorno 5 fino al giorno 28. Nella prima coniparsa questa cometa era circumpolare, aveva un rapido movimento retrogrado in declinazione, percui si avvicinava sempre piij all'equatore, era anche bastantemente rapido il suo movimento retrogrado in ascensione retta. La sua luce pero la quale sul principio era debolissima, andava ogni giorno aumentando, tanto perche si avvicinava al perielio, quanto perche la sua distanza dalla Terra era molto piccola. In questa favorevole circostanza, verso i! giorno 1 4 luglio, presentava una tenue ceda nella parte opposta al Sole, e poteva vcdersi ad occhio nudo. II suo nucleo era ben di- stinto, e di un diamctro sensibile. I caicoli finora presentati dagli astronomi deH'orbita parabolica di questa cometa, non sono molto soddisfacenti. Diversificano tanto nella posizione del piano dell'orbita, quanto nello stabilire il passaggio al perielio- Alcuni fissano | — C3 — questo fra il 21 cd il 22 luglio, ullri lo pongnno fia il I" e il 7" del fuluro agoslo. Quando le osseivazioni non sono soddisfatle dall' oibita parabolica, convien ricoireic alia ellitlica, ma secondo il senlimnnto del Sig. Villarceau, sembra cbc Ic prime osseivazioni non manifesliiio alcuna ecccnliicili. Avendo la coinela, dal momeiUo duila sua scopeila, lino ai 28 di iugiio, percorso un aico di 90" e piu, si potia tcntare il calcoio deiroibita elliuica. Mi piopongo quesia riccica nclie vacanze, e spero daic conlo a quesla accademia dei miei risullamenli neila lornata del mese di agosto. Ina occultazione di Maite dictro la Luna, accadeva nel giorno 12 luglio. Tiamonlo il Sole alle ore 7 c 30', e la Luna che trovavasi al leizo giorno deIJa sua cla, tiamonlava alle ore 9 e 40'. L'osservazione accadeva fra le sei e e le sctte, cion prima del tramonto del Sole. Mi trovava d.inque colla luce vivissiina del Sole, e colla Luna molto a lui vicina, percui la parte oscura non era affalto visibile. Nnlladimeno mi riusci di veder Marte, che compariva come una slella di 6" grandezza. .\ella emersione il Sole era gia soUo I'oriz- zonlc, e polei osservare il niomenlo in cui Marte apparve dalla parte lucida, e quindi lo islante in cui era tangenlc al lembo della Luna. Con questa osservazione potei confermare la mia idea, che gia in altra occasione communicai a questa accademia, cioe che quando tali fenomeni accadono di giorno, alleso la debolezza della luce lunare, puo precisarsi esat- tamente il momento deU'emersione, c dare un qualche giudizio sul diametro apparente delle fisse. Di fatti il diametro apparenle di Marte in quel siorno, era come quello di una fissa di 1» in 2« grandezza, nulladimeno dal mo- mento in cui comparve sul lembo lunare, alio islante in cui era tangente al medesimo, io potei notare 2 ' circa di tempo. Se cio non puo precisarsi nelle fisse, appunto e perche risplendono di una luce vivissima, ma, come gia notai, nel picno giorno questa luce e calma, tranquilla, e puo facilmente giudicarei del corpo nctto della fissa, libera da quel contornodi luce scintillante e viva, che ne aumenta il diametro apparenle. In seguito il sig. prof. Cavalieri vicc-presidente, invito Taccademia ad cslernare il suo parere, se al busto dello Scarpellini, gii collocalo sulla men- sola della g.ande sala dell'accademia. convenisse, oltre il nome, apporre al- cunchft per indicare i suoi rapporti coil" accademia nostra. Dopo breve di- scussione, alia quale presero parte vari accademici, si decise di trattarne nella prossima sessione. — 61. Ihtppoiio SH quanlo discussc, cd opino la commissionc, nominala dull' ucca- demia nonlilicia dei Nuovi Lined, rclalivatncnle alia dicUiarazioiie di pro- jxicla, per la ricoUa del noslro sommacco, domandala al Minislcro del com- mercio, dal aiq. Pif.tro Prof. Sasguinetti. Commissari siijnori professori : Monsifj. L. Ciuffa, A. Coi'i'i, C. Dosahelli (relatore). D aU'esame del dispaccio chc il sig. ininislro del coinmercio invio aH'accadcmia, e del pro-meinoiia diielto ai suoi membri dal sig. prof. Sanguinelli, iiet- tamcntc risulta, clie la sua lichiesla del diritto di propiicla per la ricolla del sommacco (Rhus Ccriaria Lin.) in alcuni luoglii nionluosi dello stale pontificio, liene a base forse piu, ma cerlo non meno, i lie diversi titoli cho sieguono, onde nella nianchevolezza deH'uno, possa I'altro supplire. Nel prime lilolo si dichiara il sig. Sanguinelli come scoprilorc dell'ab- bondanza di detla pianta in alcuni luogtn monlagnosi dello slalo, senza per altro indicare quali essi sieno. (Dispaccio minist. p. 1." Art. 1.") Si asserisce nel secondo, esser egli slalo il primo a far conoscere, e cost ad aver fallo una mtova scoperla, che la delta ahbondanza e lale da potcr servire al bisogno delle arti, ed ai bisogni dello slalo (Pro-memoria di schia- rimento, p. !',,§• 1, e 2.) Nel terzo in ultimo par bene, che il sig. petente si dichiaii per inven- tore del sommacco indigeno nella concia delle pelli presso di noi, e queslo con tanta fiducia, che quasi come temesse della validila di tulli gli allri titoli, e per questo esplicilnmente, ed unicamenle che intende domandare la privativa della ricolla in discorso (pro-memoria cit. fine). Ne la commissione teme di equivocare in cid, mentre le seguenti parole con le quali termina il sunnominato pro-memoria , non implicano dubbiezza di sorla : Niuno fino adesso adopro il sommacco indigeno nella concia delle pelli, e qucsla e la scoperla, che intende soltanto Voralore di aver faila pel primo, e per que- sla ne implora il volo favorevole. Dietro questa breve analisi, che pur ci voleva per base di ogni noslro suc- cess! vo ragionamento, si scorge innanzi tulto, altri essere i tiioii affacciati al — C5 — Miiiislcio per oUencie rcnunciatii juivaliva, oltrc iiuello pel quale si pre- Icndc I'annucnza dcll'accademica ; come pure lisulla cliiaramentc, per gli al- legati pi'opostici ad csamc, che qucsta si ricliiedc al Miiiistcro pel primo, c tulto al piu pel secondo litolo ; irienlic pel lerzo, come avverlimmo, cspli- citamenlc richiedesi aH'aceadcmia. La commissionc per tanto, non puo dis- siinulaie, che in questa velieila di titoli, ritrova alcun che d' iinhaiazzo, non sapcndo sc di tutti, o di alcuni unicamente debba essa esaminarc il va- loro ; poiche Ic sembra non potersi aver tutti come legali per I'accademia rl- spelto a! ministro; cosiche di tulli non debba discorrcre ad csso, ma solo di quelli del qunii si paila ncl dispaccio minisleriale. Lo che dichlarato ci decidiamo a discorrcre su tutti i sopra csposti titoli, nulla cssendoci stato ingiunto in contrario dalT accrcdemia, che c' invio i documenti da osaminare, lasciando d'altronde alia saviezza di lei, I'estensione da darsi al suo parere, in risposla alia domanda fallale dal minislero. E coniinciando dal ragionare intorno al primo tilolo, ben ci sembra che I'ubbondevolczza del sommacco in alcnnl luofjiu montuosi del noslro slato, innanzi che dal sig. Sanguinetti, si debba as'cr per annunziata solenncmcnte con le slampe, prima dalla sig. conlessa Elisabetta Fiorini Mazzanti di Tcr- racina, e poi daH'illustre prof, bolognese Antonio Bertoloni, il quale nella sua Flora italica Vol. 3, pag. 476 (Bologna 1837) parlando del Rhus Coriarla Lin. dice « Lcgi Uononiac in Collibus di Gaibolla Mezzarata, in Monte Sabbione el al Sasso, in quibiis locis frequens est » e la frequenza in tante localita, i certo che fortna noirassicme I'abbondanza della pianta nella provincia di Bo- logna. La chiarissiina sig. Fiorini, prima ancora del botanico bolognese, piii evidenlcmente e senza dubbiezza alcuna, I'avea ritrovata in alcuni luoghi mon- tagnosi della prossima provincia di Marittima e Campania, nella sua nolizia sopra poche pianle d'aggiunrjersi al prodromo della Flora Bomana, pubblicata I'anno 1823, ncl nostro Giornale Arcadico, tomo 33, pag. IGI, dicendo queste rimarchevoli parole, rispetto all'abbondanza, con cui nasce il Uhiis Coriaria « vegela a boscaglie nel terrilorio Circeo. Alio quali autorita botaniche, sebbene sufllcientissimo a provare il nostro assunto, ne piace di pin aggiungerne dellc altrc, che giii da per se sole basta- vano a stabilire, che la detla abbondanza di sommacco no! nostro stato, si era annunziata prima, che la si fosse dal sig. Sanguinetti, nella sua petizione al ministcro del commercio. Qucste autorita sono quelle di due fatti nolabilis- simi, indissolubili logicamente dali' idea di delta abbondanza, c su dei quali — GG — dovrenio lornare per allro scopo. L'no e del negozialo, chc i Sanfeliciani da mollo tempo faccvano, c forse lutrora fanno, del sommacco spontanco nel loio tenilorio Circeo, facendone laccollo per venderlo a Cantaja in servizio del Regno di Napoli (Coppi diseorso agrario, recitato all'accademia Tiberina ii 30 dieenibre 1844. Roma Tip. Salviueei 1S45, p. H). L'altro, chc se bene per (juanlo sappiamo non scritto, ma pure a noi ben nolo, si e quelle di una pro- sjicia concia di suolc, poi' lungo tempo soslcnula in Terracina, non sono moltis- simi anni, dal sommacco che si faceva laccogliere nei monli del suo teriiloiio. Relativamente al secondo litolo pel quale si domanda la privaliva in diseorso, per premio dovulo al suo petente, siccome il prime, egli dice, nello scoprire, che I'abbondanza del noslro sommacco possa servire ai biso- ipii dello stato (pro-memoria luoghi citali) diremo primieramente, che quando anco fosse cid da ritenersi per vero, ci pariebbe esser queslo tilolo di niun valore legale, per lo scopo che si propone ; in quanto che non si tratla doirannunzio di una nuova propriela della pianla, od almeno ignota alle no- stre genii, ma di una propriela cognitissima per libri, e per fino volgarc, quale si e quella del conciar cuoja. E che la virlii conciante del sommacco debba rigiiardarsi come nolissima allMtalia in generale, si dimostrerebbe da una troppo facile erudizione bolanico-agraiia, che sarebbe una pretta su- perfluita volerla qui ricordare ; e che in specie poi debba reputarsi pure ricordata, e cognila nello stato ponlificio, basta dire che il Bertoioni nell'opera di gia citala, torn. 3, pag. 477, rammenta al leggitore, che le foglie servono a conciare le pelli « Folia pracslanl ad opus coriarium « come pure si fece dal sig. Coppi prima verbalmenle nell'accademia Tiberina, quando nel 1843 le rendeva conto, fra gli altri, di quelli suoi esperimenti sulla delta pianla, i quali pel prime fece in Roma, onde inlrodurre fra noi la sua utile colliva- zione, c che piu tardi ripete con le stampe in uno de' suoi discorsi agrari, dicendo essere il sommacco pianla oUima per la concia delle cuoja (A. Coppi diseorso agrario, pag. \'j. Roma. Tip. Salviueei 1844.) Di piu aggiungeremo doversi avere quesla per notizia volgare, anco relativamente al sommacco in- digeno, del quale specificatamente s'intende parlare dal sig. Sanguinetti, posto, come di sopra dicemmo, che gia del sommacco del Circeo, e dei monti di Terracina si leneva commercio con I'estero, e facevasene uso nella concia delle euoia in delta citla. Ed eccoci giunti al terzo e principalissimo litolo, almeno verso I'aeca- dcmia, come proposto nel pro-memoria per i suoi membri, quello ciocN d' hi- — 67 — venlorc deW uso del sommacco indiijeno nella concia dellc pdli. Titolo u vero (lire di molto liflesso, quando fosse gcnuiao, od ulincno soslcnibile :icl suo vero senso; i)oi(.he sarcl)l)o (juello (// primo introduUore deU'nso del som- macco indigeno dello slalo pontificio. Ma disgraziatamentc pel richicdciilc, gia u prima vista si scoi'ge da chicchcssiu, non sussislcre i'invcnzione, o vcra- mente dettu introduzione ; incntre il sig. Sanguinelii senza avvedersene, scam- bio un idea, o voloiilii che voglia dirsi, di divenire iiilrodulloie deli'uso fra iioi del sommaco indigeno, con un fallo rcule delta inlrodu2ione, di questo, gii^ per suo primo consigiio eseguita in una quaiche concia, o propria od alliui, lo die dubbiamo rilenere a giusto dirilto non cssere succcsso, pcrcbe in veiun modo annunziato. Diicmo adunque non esistere il soggetto del tilolo, e cosi svanire il drilto d'ogni petizione per questo. Ma cio non basta, percbi^ dato anco i! case cbe per negligcnza non si fosse annunziato quelio, che si potcssc poscia legalmente dimostraie, si renderebbe poi questo stesso assolutameute inefficace, da quanto avenimo gia occasione di licordare, cioe di una concia soslenuta dal sommacco nostrale, e che qui piCi ampiamente, come meglio ancora in proposito, dobbiamu lipetere. Si sa quindi die ciixa trenl'anni in dietro, da un assai cognito, e fu- coltoso citladino di Teiiacina, il fu sig. Francesco Antonio Grogi, si stabili, 6 si tenne piosperosa per lungbi anni in detta citta, una non piccola concia di suola, impicgando unicamenle per essa il sommacco, che ritirava dai pios- simi monti detti di Terracina, e fors'anco dal teiritorio Circeo. E di questo fatto, per noi ceitissimo, perche liferitoci da un imparziale, onesto, e non in- colto teslimonio oculaie, il sig. Grcscenzio Chichera Sanfeliciano, attualmcntc ministro della Villa Borghese in Roma, potra I'accademia otteneie piu cir- costanziata notizia, domandandonc informazioue alia magistratura municipale in Terracina. Dopo tutlo cio, volendo por termine alle nostre ricerche, e concludere dalle cose fm qui discorse, diicmo che la commissionc crede polerc su di esse rettamenle opinare, come di fatto opina, non csseie conferibile a forma di legge la domandala dichiarazione di proprieta, per la ricolla del sommacco spontanco : I. Nc per quanto dice il sig. Sanguinctti, di esser egli lo scopritore deH'abbondanzn di questo fra noi j e cio almcno rispetto alle localilii che di sopra nominammo, c che botaiiicamcnte abbiam ragione di dubitar dover es- sere in tutto, ed in parte almeno quelle stessc alle quali s' iutcnda liferire ia scoperta ; / — 08 — II. N^ pel titolo (li inimo ad inscgnaie fru noi I'uso di delta pianta, pel bisogni delie aiti, e dello slalo ; III. No per quello infinc d'inlroduttorc del sominacco indigeno nolle con- «'ie dclle cuoia iiello slalo pontificio. Lo clie e quanlo la commissionc dci Lincci, per suo discarico intende assoggcltaie airoculalissima pondcrazionc deiraccademia. L'accademia mediantc lo squiuino scgrclo, approvo le conclusion! di quc- slo i-apporto, ed ordino cho al minislcro del commercio ne fosse inviala copia. CORRISPONDENZE II minislero del commercio, coH'onorevole suo dispaccio del 23 di lu- glio 1850, rimelte in copia una istanza del sig. Domenico Bolasco, il quale rispondendo alle varie aweitcnze falte da codesta accademia, e notificalc col suo foglio del 13 teste decorso giugno, torna a domandarc la dichia- razione di propriela, per la luce svolta coirapparato alia Bunscn, per I'ap- plicazione di questa luce agli edifici si privati che pubblici, c per il nietodo portantc i caiboni composti. 11 sig. ministro invita quindi I'accademia, peichu voglia prendere nuovamenlc ad esame rulteriore domanda del Bolasco, por- tando la sua sagace attenzione sulla descrizione dal ricorrento esibita, cbo a talc effetto a lei si ricapita. il segrclavio presento all' accademia il fascicolo di luglio degli Annaii di scienze fisiche, e matematiche pubblicate dal sig. prof. Tortolini, e dal nicdesimo offerlo in dono, non che una copia della metnoria del sig. Romolo ISurii, sulla slabilila della cupola di S. Pietro in Yaticano. L' Accademia cosliluita in numero legale, alle ore 3 pomeridianc si sciolso dopo Ire ore di seduta. - ca _ ATTI DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE'NUOVI LIISCEl SESSIONE IX. BEL 29 AGOSTO 1850 PRESIDEmZA DEI. SIC! rnOFE!>iSOU CAVAI.IERI Dl S. BEItTttL* COSIUNICAZIONI DEI aOCI OaSINARI E DEI COHaiSFOIVDEKTt SuW equazione di alciine curve, riferitc alle coordinate delle sue parabole oscuUnrici. — Nola del prof. Don B. Tohtolim. A mpere e il solo, per quanto io conosco, che siasi occupato con qualche ostensione, dellc piopricla gcncrali dcllc curve piane, riferile alle coordinate dcllc lore parabole osculatrici. Le sue ricerce presentalc all'Istituto di Francia, fin da! 12 dicembrc 1803, furono poi pubblicatc nel 1808, nel I i' fascicolo del giornale della scuola politccnica. II contalto dellc curve con una data parabola Apolloniana, b. dal tcrzo ordinc ; cJ Ampere con un mctodo puiamenle analitico, dclcrmina tanto Ic coordinate, quanto il paramctro della parabola, in funzione delle coordinate x, rj, e delle derivatc di primo , di secondo, c di tcrzo ordine delle ordinate y', y", y''. Fra Ic differenli applicazioni, prcndc spccialmcnlc ad csamc un'cllisse di semiassi, a, b, e I'quazione della mcdc- siina, fra le coordinate dcllc sue parabole osculatrici, vienc prcsenlata sotto una forma irrazionale di tcrzo ordine, assai complicata. Infinc fi osservare che tutte Ic volte, cbc neirequazioni delle curve di ordine anclic Irascendcnte, vi sia una rclazione algcbrica, fra il raggio di curvalura cd il corrispondentc 10 — 70 - ;irco, la nuova equazione fra le coordinate paraboliche, si piesenler;\ sotto una forma algebrica. La picsenle nota, ha per oggetto dl far conoscere requazione dell'eliisse i-ifciita alio coordinate paraboliche, c priva d'ii'i'azionalita, e neilo stesso tempo I'equazioni cuirispoiidenti delle curve trnsccmienli, e conosciute dai geo- metri sotto i nomi di sviluppanle del cerchio, cicloide, e calenaria. Ora i'cqua- zione deU'ellissi, riferite alio coordinate paraboliche, sono del duodecimo grado, quclla dclia s^rviiuppante del cerchio di sesto grado, della cicloide dcli'ottavo grado, e quclla della catenaria egualmente deH'oltavo grado. RAPPORTI Commissari si(j. profcssori dnri, Beutiki, cd Orioli (relatore). U sig. Domenico Bolasco, la cui dimanda relativa alia illuminazione per luce fissa , col mezzo deU' elettricita, mossa in corrente dalla pila di BuDsen, cadde gia sotto 1' esame della nostra Accademia, non si e tenuto pago di quello che, governando il giudizio col parere dell'Accademia stessa, delibero S. Eccellenza il sig. niinistro del commercio, agricoltura, arti, ecc. rigettando I' istanza. Egli I'ha rinnovata, cercando di spiegarsi meglio, e di ri- muoverc, a suo modo d'intendere, le difficolta che gli erano state opposte. Per tanto, fattosi a considerare : 1." Che nello stato pontificio non esiste un apparecchio alia Bunsen, atto a (lar la luce (tranne quello dell'istante); 2." Che nessuno vi possiede il meccanismo, da esso proposto a ren- derla iissaj 3." Che nessuno vi ha qui fabbricato, e messo in prova i carboni com- posti, destinati a svolgerla; 4." Che nessuno, munito d'altri apparecchi, vi ha in qualche modo illu- minato coH'cletlricila, o cercato d'illuminare, in private od in pubblico; 5.° Finalmcntc che anzi non cio non si e tradotto fin qui alia pratica co- mune in alcun paese, nemmeno estero : Deduce da questo il proprio diritto a chiedere, in forza dell'articolo 2." della disposizione governativa del 3 settembre 1833, in tutto lo Stato ponti- ficio la proprielii: — 71 — 1." Per la luce svolta colVapparato Dnnscn; 2." Pel suo macchinismo, portante i carboni composli, c per I'uso ul fo- colare dc" carboni medcsimi; 3." Per Vapplicazione di qucsta luce arjli edifizi e stabilimenli, si privati che pubblici. Tru qucsti notnina spcciulmantc i tcatri, ed i fanali marittimi, dicliiarando di lasciar libero alia scienza il campo per gli espcrimenli nelle Univeisita , istituili da piofessori con qualunque apparccchio, cd anche col suo stesso. Tal c il contenuto dclia nuova istanza, che il sig. Bolasco presenlo a S. Eccellenza il sig. ministro, e che quest! rimelte all' Accadcmia nostra, per udirnc una scconda volta il parcre. Ora, poiche piacque aH'Accademia stessa, di nuovamentc commetlere ai qui soltoscritti i'esame, ed il rapporto, da scr- vir poscia di scorta a un equo opinainento, ecco in che termini hanno, essi unanimementc concluso avcrsi a rispondere. Quanto alia 1." considerazioue: che Tislantc parte da un falso supposto, quando assume come un fatlo: che non esista nello Stalo pontificio altro ap- paralo alia Bunsen, capace di dar la luce eleltrica, Iranne il suo. Quanlunque i soltoscritti siano lontani dal credere di conoscere tutti gli apparati del so- pradetto generc, che , da piu o men liingo tempo , sono nelle diverse Uni- versita dello Stato, e negli altri stahiliinenti scicntifici, od anche presso private persone; puie, secondo quello che sarmo, il numero d'elemcnli Bunsen, che in alcune collezioni sono, e gii tale da render possibile, e non diflicile I'espc- rimcnto della elettrica illuminazione, o fissa o intermittente. Per la cui produ- zione il sig. Bolasco vive in eirore, sc credo che assolulamente bisogiiino ap- parati colossali. Certamcnte, quando gli elemenli son poclii, I' illuminazione non puo riuscirc cosi sfolgorante, come quando il numero di essi e conve- vientemente accresciuto ; ma non percio manca , o non o di grade c modo baslantemenle notabilc e spettacoloso, so resperimcnto sia hen condotlo. Oltrc a cio e una singular prelensionc quella, di chi s'.argoinenti creare a so ti- tolo di privativa, per I'uso d'un apparecchio introdotto dall'estcro, appoggian- dosi alia sola ragione dell'esser cgli stato il primo, non veramente ad inlrodurlo, ma a procurarsene uno piu grandioso dcgli allri, che to prccedeltero. N'iente a chiunipie e si facile, come I'aggiungere altri dementi a quei che gia possegga, pochi 0 molti che siano; tanto piu, che malamente si direbbe, essere percio bisogno di farii venire da estere conlrade ; mentrc, inscgnata oggimai nci lihri scolaslici di fisica, la maniera di comporli, ognun sa che possiamo cos- — 7:2 — tiuiili ill casa, e chc nel fatto ce li sappiamo compicrc coll'opcra dei iiostii arleUci. Quanto alia 2/" : clie il mecccanisino a render lissa la luce, identico u quello deir islanlc, puo benissimo iion esscie da altii stalo ancora posseduto tra noi; pioposizione, die, in ogni caso, contrastcia, o smentira, clii v'abhia interesse; ma clie cio non fa cssore non vero, quel clic neiralti'o rappoito t'u ricordalo, della poca entila di quosio meecanisino, c delia facilila di supplirvi, per ogni fisico, in ogni alti'o niiglioi' niodo, con mezzi gia conosciuli, o fa- cilissinii ad inventarsi, e praticarsi Quanto alia S.^ : clie 11 mclodo de'carboni composli, da esso impicgati, non essendo sostanzialmentc altro da quello, chc ormai, ne'moiti lihri, ovc di s"i falto argomento si tratta , 6 suggerito, o nicntc contenendo in so , nc di nuovo, ne di dificilc, o di molto costoso, nc di talinente carallciislico , chc I'avcrlo qui cseguito pel priino, meriti g!i onori , e i priviiegi, e 1' aggravio al pubblico d'una privaliva; cosi non potrebbe dar luogo a riservargliene con •liusiizia la propricta, la quale, d'altra parte, non gli servirebbe a nulla, co- nosciendosi gia, ne' libri niolti allri metodi, co'quali i detti caiboni possono, con ugualc tacilita, pcrfeziono, ed economia, preparacsi: con questo poi di piu, che, preparati ancbe col suo nietodo da un contravventore, non sarebbe facile il provare la contravvcnzione a chi la negasse. Quanto alia -i." : che I'asserzionc del non aver nessuno, per lo addietro, 0 prima del sig Bolasco, tentalo tra noi la illuminazione eleltrica, con qualun- que allro apparecchio, anclie stando a quel che universalmentc costa, e ma- tcriahnente falso ; giacche si sa, che, perfino qui in Roma, in questo proposito, sperimenli coronati da suflicienle successo, furono eseguiti piu volte dal sig. Ceselli. Quanto alia 3.^ ed ultima : chc il falto affcrmato, del non essersi adottato (In ad ora il genere d' illutninare, proposlo dal petente Iranne all' estero (se per adottato inlendesi tradotto ad uso cotidiano e costante), invece d'es- £cre favorevole a quello chc il petente dice, e ad esso contrario ; poichc pro- va solo I'essersi gencralmente riconosciuto, che la mentovata adozione, non e utile, sapendosi purtroppo, che la produzione della luce col nuovo mezzo, non c punto economia, c che percio, nolle stato attuale della scicnza, se [luo con- venire il mostraria straordinariamente, a modo d'cspcrimento e di speltacolo di una lunga durata, non lo puo ad uso comune e continualo, finch6 almeno aoa s'invcntino metodi novi, e di minor costo, per produrre poderose correnti. — 73 — clcttrichc, conservanli, per quanto tempo si voglia, I'intensila nicdesima. Dopo Ic (juali osscrvazioni e facile venire alie conclusioni scguenli, c cio per la sc- conda volla. 1." Che, male a proposilo s'invoca, in ogni ipolesi, i'articolo 2." della citata disposizionc governaliva, dove si tratta scmpie, o di nuove inveniioni, 0 di trovaii c niiglioianienti fatli all' estero, e sconosciuli, the con qualche difiicoila s'intioducono, c chc merilano la pena e la fatica deli'inlrodurlij non di cosa, in questo gcncio, Qih nota per le stampe, ed atta ad essere tra noi I'iprodotta da chicchcssia , siccome cio i^ nci case nosti'o: iaonde I'articolo da invocai'si e per sempre, come neH'allro rappoito si dissc, al piu i! 4.", e non il citato dal sig. Bolasco. In 2." luogo, che sarcbbe degno ufticio del governo, nelle sue palerne fun- zioni, ravvcrtire il pctenle,7ch'esso mostra di conosceie assai poco Ic consc- guenzc della sua dimanda, la quale acconlatagli ne'terniini ^idoniici impicgati da lui, non verrebbc ad cssergli accoi'dalo nulla. Perclie l."(j;iando gli si con- cedcsse la proprieia per la luce svolla coWapparalo alia Bunscn, ognuno il quale si proporrebbe d'illuininare elcttficanientc un luogo pubblico o piivato, non avrcbbe cho ad inpiogare invecc della pila di Bunscn, una od un'altra di quelle moltissime pile d'altra costruzione, e d'altro nome, tulle a Ibrza coslantc, tutle di grandissima energia d'azione, ed alcune d' un costo ancbe minore, che si son gia inventale, o che si vanno ogni giorno inventando; ciocche posto, al sig. Bolasco non sarebbe fatla alcuna IVaude, e cio non ostante saiebbesi rendulo inutile il priviieggio. 3.° Peich6, quando , del pari gli si desse la proprieia pel suo macchi- nismo porlanle i carboni composli, e per Vuso del focolare del carboni mc- desimi, il coinpetitore non avrcbbe che ad applicarc al suo appaiato un allro di quci tanli mcccanismi gia noli, o facili ad inventarsi, con carboni diver- samcnte preparati, con che ottercbbe lo stesso e niigliorc effelto; n6 percio il sig. Bolasco avrebbe diritto alcuno di lagnai-sene, e di chiedere condanne, e compensi. 4." Pcrcbe quando linalmcnte gli si altribuisse /« y)ro/;nc/a per inppli- pUcazione di questa luce agli edifizi e slahilimenti si privali, che pttbblici, poslo che la voce quesla non si potrebbe in snbbiccla materia interprctare diver- samenlc, so non per la luce prodolta co' niezzi indicati ne'due paragiafl pre- ccdenli; cos\ cssa luce prodolta cogli allri niczzi che gia vi sono, o che pos- sono ulteiiorine'nte inventarsi, resterebbe libera a tutti, e di nuovo la priva- tiva ottcnuta diveircbbe un done riJicolo. Dunque i sotloscrilti hanno il rincrescimenlo di dovcr dire al sig. pctente, clic, ncl suo stesso inleressc, la dimanda secondo Tullima sua parohi, e as- surda, c da ncgaiglisi, per fargli utililu c piaccrc. Tultavia, sc si voglia avetc un quaiclic riguardo aile spese da lui rc- almentc soffertc, e a quel clie uno spiiilo d'indulgenza puo scorgere d'equo nella istanza, che il sig. Bolasco non ha saputo bi>n conccpire ; i vostri com- niissari sono d'avviso, chc messa da parte la istanza, 6 Iccito considerare ch'cgii scmbra esscre slato realmente il primo (salvo i diritli in cliiunque pensasso il contrario) ad applicar in grande tra noi la luce eleltrica fissa, ed a pensare a valersene per teatri, divertimenli, spcttacoli pubblici , o simile. Ad intuitu di cbe, posto ebc Tarticolo 4." (non il 2.") della cilala disposizione governa- tiva del 3 scltcmbrc 1833, sembra in qualche modo favorirlo ; si potrebbe condiscendere a daigli il diritto domandato di proprieta, dentro i limiti dalla legge voluti, per la illuminazionc a luce fissa, da correntc elettrica, falta passare per carboni col mezzo di pile, ne' teatri ne' pubblici spcttacoli, e in generalc in istrada, salvo I'uso nclla scuola di ogni gcnere, e nelle islituzioni scientifiche, e salvo I'csperienze domestiche e private entro le case, e salvo eziandio quel che il governo credesse, in questo intervallo di tempo, adoperare a proprio uso e servizio. L'accadcmia per mezzo dello squittino segreto approvo le conseguenze di questo rapporto. «,xc><>^ «!lJ2i Xi:^-^'"^ — 7j — RAPPORTO SulVavvallamento accadiito il 2 di luglio 18S0 presso Montcforlino. Commissari sig. professori Cavalieri, Carpi, e Po.vzi (relatore). Prescelti dal comitato accademico a fare delle scienlifiche osscrvazioiii sulla relazionc dei signori Francesco De Rossi, e Giuseppe Andreoli, suiriin- provviso avvaliamento, accaduto in Montefoitino, 11 giorno 2 del passalo luglio, crediamo lifcriie quanlo siegue. I predetli signoii dopo aver prcmesso che quel fenomeno non e rare, ne di grande interesse per la scienza goologica, ci narrano, che creduto precursore di grave disastro? indusse un generate spavento in quclla popolazione: ci dicono (juindi che quell' avvcnimcnto consistctte in una improwisa, e larga apcrlura del suolo, entro cui resto inabissato tutto cio che era d'intorno con immenso fragore sotterranco. II fenomeno si opero al di sopra di quella cilti, nclla vallc di S. Croce, rappresentanle un bacino quasi circolare e concavo. di circa 120 melri di diametro, esposto a S. 0. , c circoscritlo da piclre calcari, che fanno parte delle grandi rupi sovrastanii e che sostengono il paese. De- scrivono Taspelto del suolo quale si offre dopo i fatli, c ci avvertono come videro cssi un avvaliamento notabile, che avca una sensibile inclinazione verso le rupi sottostanti al paese caseggiato: che quivi era la massima profondita ; che quesla nuova cavila era irregolarmente ellittica, lunga melri 80, laiga melri 45, e profonda melri 20: che tale depressione si Irova circa 70 metii pill alta della sottoslantc pianura : che la terra prima coltivata a frumentonc, si mostrava tutla sconvolta, e scomparsc le piante e gli alberi che contc- neva ; solo qualche rigagnolo ne solcava la superficic, che sembrava indizio di acqua solterranca. Passando poi a farnc la storia, i sig. De Rossi c Andreoli opinano, il fe- nomeno dipendere da una cavita csistente nolle visccre di quel niontc, aperta aU'esterno nella vallc di S. Croco, cntro cui si precipitarono i materiali cir- costanti fino a che si arrcstarono, o per lotale riempimento, ovvero perchii grossi massi ne otturarono I'apertura. Finalmcntc dicono, che tutto cio avvenne scnza danno degli abitanli e del caseggiato, ma essere possibile che si rinnovi il - 7G _ Ifiiomcno. con dclrimcnto della vallo di S. Crocc, nella siipposizione clie quel iiiealo si riapra. Quanlo bene ci la conosccre quesla rclazione che ravvenuto in Monte- lortino e un fenomcno puramenlc fisico, e non compromcllenle le forzc in- Iiiiiseche clclia terra; altretlanto ci scmlira dcliciontc di (luoli'anaiisi, die era pur neccssaria praticarsi, per arrivare alia ccgtiizione della causa [irodultiva. Se queiravvcnimento si opcro in un suolo calcare, doveano prendorsi a dili- gentc csame le stratificazioni del montc, nolare di quale specie di calcaria 6 t'oniiala quella cslremila dei Monli Lepini, e le varie circostanze gcologicho ilic racc.ompagnano. Al contrario noi non sappiamo la nalura c potcnza dei loro letti, la dirczione del sollevamento, e 11 grado di elcvazione o raddriz- zamento; non conosciaino se quesli sono o no inlercalati di argillc o marne, se reltilinei o torti, tormentali e dislocati, c in qual scnso ricorrano le fen- diture: non vengono alTatto nolate le bocche vulcaniche che un di eruttarono in prossimili\ di quelle calcarie, e che devono pure aver futta sentire la loro possa disgregante sulle circostanti roccie; ne finalmcnte viene indagato se siano state porlate nioiliricazioni su quelle rupi per azioiie umana. Tutle queste, ed altre circostanze osservabili nei dinlorni di Montefortino, sarebbero capaci far variare la teorica di quel fcnomenoj e provare coi falli, o I'apertura che si as- serisce di una cavita sotteranea, o una dilamazionc, ovvcro una rottura di equi- librio nolle forze fisiche dei massi disgregati. II rivolginiento del tcri'eno puo esscre deterniinato da circostanze ])urainentc locali, come la presenza dei ri- gagnoli d'acqua puo dipendere dall'apertura di quelli ineati o screpolature, per le quali le acque dalFalta superficie dei monti, inllltrando, danno origins allc sorgenti, o si perdono nolle viscere della terra. Da una tal delicenza di studi analitici ne consegue, che Tasserzione d'una cavita sollerranea possibile , non e fornita di prove sulTicienli , e Tannunzio di un rinnovamento del fenomeno 6 assolutamente gratuito. Noi siamo adun- que di opinionc, che la causa produltrice del fenomeno di Montefortino, ci e luttora incognita, e che percio merita indagini ulteriori. F/accademia fece proprie le conseguenze di questo rapporto. — 81 - ATTI DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE'NUOVI LIIVCEI SESSIONE X. DEL 26 SKTTEMBRE 1850 l>nE8IDE!«ZA DBIi SIG. PnOFESSOU I«. CAVALIERI DI S. DERTOLO PniMO DEL COMITATO COMUNICAZIONI nxx 800I o&sxHAai e szx oobhispoksx kti 11 Prof. Volpicelli cotnunico all'Accadeamia, per mozzo del sig. prof. Chelini, una sua nola, inviata da Parigi, con la quale dava egli una soiuziono analilica, del nolo problema di silunzione, relative al cavallo dcgli scacchi. In questa nota, valcndosi Tautore di un concetto felicissimo del sig. Vandcrmonde, relal'ivo al problema stcsso, determino ii sistema di equazioni che lo svoigono completamente. Egli poi fece dipendere la pratica di questa soluzione, da una. tavola coslrutta per mezzo dell'equazioni mcdesime, chiamata da csso dirci- tricc, la quale servira sempre di facile guida, per giungcre ad assegnare tutte le corse del cavallo sullo scaccliiere di forma qualunque, incominciando da qualsivoglia casa dello scaccliiere medesimo, e senza che lo scacchiere sia pre- sentc. Questa nota si trova pubblicata nel t. XXXI dei Comples rendus, seance du 2 scplembre 1850. La nota medesima e un estratto di una memoria molto estesa, riguardo al problema stesso, pubblicata interamente nei scguenti tonii di qacsiti Atli, cioe: t. XXV, p. 87, e p. 364; t. XXVI, p. 42, e p. 24 1 ; dclla quale memoria fu anche pubblicato un estratto nei Comptcs rendus, t. LXXIV, an. 1872, p. 1099. _ S-2 — Poscia il sig. prof. Calandrelli prcsento, aH'Accadeinia lo osservazioni della Comcla di Petersen, falte iiol pontiGcio osservatorio del Campidoglio, negli ulliini giorni del nieso di luglio, dopo i quali la (jometa disparvc da! nostro orizzoiite. Qucste osscrvazioni, per alcune favorevoli circostanzc, debbono sti- inarsi csaltissime ; circostanzc che rarissimc volte si danno nolle osservazioni di qucsti astri. Fra -ie molte Icoriche presentate dagli aslronomi, niuna era suf- lioii'nte a rapprcsentare quesle osscrvazioni dentro i limili di quolli error), che suno iiievitabili neU'osservarc le couiele ; ii cui nucleo non puo ben distinguersi, a niotivo di quella nebulosila che lo circonda. Uopo cio I'autore promise di tare nuove ricerche suUa natura dell' orbila di qucsta comela, e tenlare in (jualche modo i! calcolo dell'orbita ellittica ; bcncho senibrasse finora , che le osserva/.ioni non presentassero alcuna eccentricita. L'arco percorso dalla cotnela, dal nioniento della scoperta, fino all' ultima osservazione del 27 luglio, nnn giunse alia quarta parte dell' intera orbita. Le ultimo osservazioni sono nelle vicinanze del perielio, per cui sara ben difficile poterne determinare I'orbita ellittica. So questa cometa c stata osservata ncll' einisfero australe, si potra forse avere un arco piu grande della sua orbita, e si potr:\ con maggiorpro- babilita ricercare I'orbita ellittica. Egli con tutto cio promise di render conto do" suoi tentativi, dopo le vacanze autunnali, c determinare almeno un orbita jtarabolica, che sia capace di rapprcsentare le osservazioni. Aggiungc dopo questa lettura il mcdesimo sig. prof. Calandrelli, che avendo esposto alia Santila di N. S. Papa Pio IX felicemente regnante, che I'osserva- torio astronomico nianeava di qualche istromcnto assolutamente necessario; il mcdesimo con quella bonta che gli k propria, erasi dcgnato esaudire le sue preghiere, dandogli pormesso di ordinare un circolo meridiano di due picii di diametro, e che cio era gia stato effettuato. Questa notizia riusci agli Ac- cademici graditissima, tanlo per I'acquisto di questo indispensabile istromento, quanto percht! dimostra essere inolto a cuore del S. Padre il progresso delle scienze, e di questa Accademia, che da Esso fu ricbiamata a vita, c dotata deU'occorrente pel suo mantenimento. Avendo quinJi il sig. Presidente fatto notare, che molti de'soci ordinari erano per varie ragioni assenti; propose di rimettere alia prima sessione, che avrebbe avuto luogo dopo le vacanze autunnali, la decisions dell' epigrafe da porsi al busto dello Scarpellini, collocato gia nella sala dellc riunioni accade- miche : proposta che venne generalmente acccttata. - 83 - II segretario fece in scguilo nolo, die S. E. il sig. minislro del com- niercio, belle arli ecc. , aveva liiuesso airAccademia, ondc averne il parcre, due pclizioni, inviategli Tuna dal sig. Luigi Pagani di Bologna, onde ottenerc la dichiarazione di propriela di una cucina economica ; I'ailra dal sig. Liiigi Ro- magnoli, (iiitore in S. Giovanni in Peiv-iceto, nelia Provincia di Bologna, per otteneie la dichiaiazione di propiicla per la tinta del cotone in rosso, delta di Adrianopoli. 11 Coinilato accademico avondo trovato, che mancava nelia prima petizionc un disegno, un modello, ed una descrizione qualunque della delta cucina; e nelia seconda del pari mancava ia descrizione del procosso per ollenere la nominata tinta rossa ; trovandosi pcrcio ncH' impossibilita di poterc sii lali argomenti ottenerc un esalto giudizio dairAccadeinia, credettc respingere le indicate due pelizioni. Inline il sig. prof. Calandrelli offri all'iVccademia non solo, ma pure a ciascun accademico presente, una eopia deile tavole orarie in tempo solare vero, e medio del nasccre del sole, dal medesimo pubblicate. RAPPORTO II sig. prof. Orioli communico il rapporto della commissione, formata dal medesimo, e dai sigg. prof. Cavalieri S. Bci lolo, e Sereni, incaricata gia dal (iomilalo accademico di esaminare, e riferire il suo giudizio, sulla richiesta dichiarazione di propriela, fatta dai sig;;. Visconle de Eouchagc, e Pietro Isitloro Ronen a S. E. il sig. minislro del Commercio, Belle Arti ecc. istanza che dal sig. Ministro stesso fu rimessa alia nostra .Accademia, onde averne il parere- In questo rapporto, dopo premesso che 1' invcnzione, per la quale si richiedcva la dichiarazione di propriela', consisteva nel costruire strade fer- rate, non gia con legno allprnato da ferro, come generalmente si usa ; ma bensl quasi con solo ferro, in alcune parti perd fuse, in altre dolce. Dopo pre- messo ancora, per maggior dilucitazione, che i dctti sigg. Visconle de Bouchage, e Pietio Isidore Ronen proponcvano, che i euscinetti, che per solito si fissano eon diversi artilicii neH'eslremitii delle traverse di grosso legno, o talvolta sopra dadi di sasso, piantali in terra, fossero fusi tutti d'un pezzo, con una masiccia piaslra della stessa materia, destinala a far base, e fossero posati sulla via senz'allro intermedio fermali (essi, e la piaslra, di cui son parte) fuorch^ col — S4 — mezzo di una robusla ciocc in tutlo rilievo, protaberante al disolto, da im- inergeie ncl teneno, incalzare, ed assodaro come al solito con ghiajc ; e che a due a due le piastre cuscinotli dei due lati delle strade fossero uniti, non giii con travi traverse, ma con una striscia mobile sufficicntemcnto flcs- sibile di feno dolce. Fatto inoltre osservarc, che nelle altrc parti, poco o nulla ditYerivano le stiade dai dctti sigg. proposte, dalle communi ; ed enumerati anche i vantaggi moltiplici, che dalla costruziono, a lor modo eseguita, crede- vano risultarne, fra li quali il minor costo, la maggior stabilili\, e durata , e la minor spesa di manutenzione; fcce il sig. prof. Orioii riflettere che pur troppo rinconvenicnte de'mezzi d'innesto dclle guide, e de'cuscinetti a legni, ed alle pietre era reale, e conosciuto, ed esigersi, percio solo, forte spesa pel mante- nimento delle vie. Inoltre che la proposta fatta dai nominati sigg. , sebbene non potesso a priori, e teoricamente giudicarsi assurda, non avea a suo soste- gno I'esperienza, ed i decantali vantaggi, non essere in alcun modo provati. Disse inoltre doversi tener conto dell'accrescimento forte di spesa, che importar doveano nella costruzione primitiva le massiccie piastre di ferro fuso, facenti tutto un corpo co'cuscinetti, ne'paesi specialmente ne'quali il legoo di buona qua- nta 6 a basso prezzo. Conchiusero i commissari, che domandando i detti sigg. il brevetto d'invenzione per questa loro proposta, e tal concessione non im- portando alcun danno al nostro paese, n6 alcuna implicita dichiarazione di merito, poteva loro accordarisi. Questo rapporto essendo stato ad unanimita approvato dai corpo accademico deliberante, in quanto alle conclusion!, percio vennc in copia spedito al prelodato sig. ministro. II p. Secchi si fece a dichiarare la macchina inventata da Wheatstone, che ha per oggetto rendere sensibili gli effetti delle vibrazioni luminose dell'etere. — 85 _ CORRISPONDENZE Sua Emincnza Rvnia il sig. caidiiiale Riario Sforza, camerlingo di santa romana chicsa, col suo dispaccio del 1 agosto N." 2031, partecipo all'accade- mia I'npprovazione sovrana, per la nomina tanto del P. Sccchi, quauto del prof. C. Maggiorani, a membri ordinari dciraccademia nostra. Furono comunicate ie lettere di ringraziamento, che questi due scien- ziali spedirono al nostro sig. presidente, per essere slati ascritti fra i trenta membri ordinari Liiicei. II sig. abate Don Salvatorc Proja ringrazia per ia slessa nomina , gia da esse ricevuta, e dal superiore governo approvala. L'accademia riunitasi legalmente alle cinque pomcridiane, si sciolse dopo avere seduto per ore due. OPERE VENUTE IN DO!VO Breve storia deWarsenale, con note e ccnni sulle forze mililari tnarillimee terreslri della repubblica di Venezia, per Giovanni Casoni. Sopra tma contro correnle marina, che si osserva lungo una parte dei lidi vencli, pel iiedesimo. Ricerche di analisi ptira ed applicata del sig. prof. Gaspare Mainardi. Sopra una semplijicazione deWordinario sislema delle coadizioni d'inlegrabi- lild. Arlicolo del prof. Raff able Minicii. Discorso sulla doltrina del calorico raggiante, fatlo net 1840 dal prof. Giusto Bbllavitis. SuWequazioni lineari alle differenze finite - Nota del sig. prof. Placido Tardy. Sopra i diffcrenti mclodi per trovare la longitudine dei luoghi terreslri, con una nola di trigonomelria sfcrica, del prof. Giuseppe Dianciii. Annali di scicnze matematiche e fisiche del prof. Tortoli.m - Fascicolo di agosto 1830. 12 — 8G — IBBMI BflftftB Nassau DEL 111 ^VOLUME (I8i9— 50) MEMORIE E COMUNICAZIOINl Prof. P. VoLPiccLLi socio ordinario, e segietario - Sulln lajfjc dcllo spczzamcnlo in due quadmli, prnticnlo su qiialsiasi jjolenztt di qualunquc numcro, similmenle spezzabUe una sol volla, iiag. 1-6 II HEDEsiMO - Sulla risoluzionc in interi delle x2^j/' = 2, a;2H-i/ = z^ » 17-26 Prof. PoNzi cav. Giuseppe socio ordinario - Sidlo svihippo slraor- uario dclVAcridium cinerascens di Lalreville, osservalo m quc- sCanno nelVagro romano . : » ^2-N5 Prof. TonroLiM abate Don Barnaba - Soluzione di due problemi di geomctria analiiica, proposli ncgli Annali di malemnlica del sig. Terquem, nci fascicoli di maggio 18.")0, p. 181, e di febbraio 1830, p. 56 » 33-60 COMUNICAZIONI Eslratto di Ire memorie del sig. conte Paou, comunicale dal sig. prof. G. cav. PoNzi » 6 Spedizionc faita dal sig. prof. Poszi alia Societu geologicu di Parigi, di rina sua mcmoria geologica, dclla quale consegnava un eslrallo in questa scssione n id. II segrctario annumid la morte del nostro socio corrispondenlc ila- liano, rUluslre gcomclra G. B. Magisthiivi » id. II mcdesimo partecipo Vinvio fatlo dal sig. prof. V. Flauti, di alcune pubblicazioni della R. accadcmia delle scienze di Nopoli . . » 7 Cenno biografico inlorno al defunlo socio corrispondenlc prof. G. U. Magistrini, compilalo dal prof. P. Voi.picei.li . ...» 7-9 ~ 87 — LslruUo ill una mcmoria pd jut./', don r,Aii.\AtiA Toutolim, sojiiu Ic suiicrficie paralldc pag. 1^ Estrutto di una memoria dd prof. P. Voli'icelli sulla macdiina di Anvood , )) 13,14 Comunkazionc sttl consunlivo accademico » 14 Comunicaiione dd seijretario sidla forma dei diplomi ...» id. Distribnzione di Ire incisloni in rame degli slemmi degli anlidd lin- ed falla did socio ordinario don BALDASSAitRE dei principi di PlOMBIKO » 16 II prof. ToRTouNi don Bahnaba presenlo in dona aWaccademia, la conlinuazione da esso piibblicala, ddle sue ricerche sullc superfi- cic parallde » id . II MUDESimo Icsse tin arlicolo dd siij. prof. Biaaciii di Modena, re- lalivo alle occiillazioni di Aldebarun, e ad altre sidle per la Liinan id. II prof. CALAyoRELLi don Ignazio aslronomo e socio ordinario, comu- nico il prdiminarc alle sue lavole orarie ditirnc . . . . » 20-29 Comunicazioni del sirj. prof. G. Po.vzi sul rinvenimento da esso fatlo ddVanlico lago Rcgitlo » 29 Arlicolo aslronomico del sig. prof. G. Bia.\ciii di Modena, comtinieato dal prof. ToBTOLiM » id. Comunicazionc dd prof. P. Volpicelli di una sua nola, sullc pro- pricld dei corpi delle pailicoiari, c dal mcdcsimo riguurdutc qiiali effelli delle azioni molcolari, e di una forza cslrinseca, la quale agisce conlro le medcsime azioni » ;iO II prof, don Igsazio Calasdiielli comunico alcune sue ricerche di aslroiiomia stcllare » 33 Comunicazionc di una mcmoric dd sig. prof. D. Gabiiio Piola, falla dal prof. P. Volpicelli n id. // uEDEsnin comunica vcrbaliucnle la sua soluzione gcncralc, dd nolo problema dd cavallo degli scacdii » id. Annunzio dei concerli prcsi per ossequiarc Sua Santita . . . » id. // segretario comunica csserc nolevolmenle migliorota la salule del sig. principe don Piclro Odcscalchi vice-presidcute .... » id. Bono fallo aU'Accademia dal si'j. duca Don Murio Massimo ...» id. II |H()f. r. p. CiiELisi comunica ioggcUo di una sua nola di geo- mclria analilica . ' » 4;», c iC — 88 -^ II prof. ToRTOLi.M comunica una sua nola sopra un inlegrale dcjitiito doppio pag. 4G Comunicazioni astronomiche del prof, Calaxdrelli » 4(5, e 47 \iene. comunicata la morle del socio ordinario dott. Michelangelo Poggioli » 47 IlisuUamenti del consiglio di ciascuna poliiica » id. Coinmissioni astronomiche del sig. prof. Don Ignazio Caiandrelli » 60 7/ .vEDEsiMO partecipa le altre astronomiche osservazioni da esso fatte suWosservatorio ponlificio sul Campidoglio » 62 Sulla iscrizione da porre sotto al busto dello Scarpcllini ah. Don Fcliciano » 63 SuU'equazionc di alcune curve, rifcrite alle coordinate dclle para- bole oscidalrici, comunicazione del prof. Tortolini ...» 69, e 70 JSota del prof. P. Volpicelli sul prohlema di siluazione relativo al covallo dcgli Scacchi, comunicata dal sig. prof. Ci/elini . » 81 Osservazioni della cometa-Hi Petersen fatte dal prof. Calandrelli e da esso comunicate » 82 Viene prorogalo il decidere sulla iscrizione da porre sotto al buslo deW abate Scarpellini » id. Si comunica essere state respinte alcune richieste del parere accade- mico, perche piive di opporluni schiarimenti » S3 Comunicazione del P. Secciii sulla macchina del sig. Whealslone per le vibrazioni luminose delVetcre » 84 COMMISSIONI Sul sisiema meccanico per brillare il riso, rapporto dci signori Com- missari P. Volpicelli, e N. Cavalieri Sa.y I>£/troiO (relatore) » 9-1 i Sul molo rotatario direttamenle otlenuto dal vapore, i-apporto del signori Commissari r.p. Dert/ni, Carpi, Cavalieri San Bertolo, ed Orioli (relatore) » 31 Sulla fabbricazionc di una nuova specie di sapone, rapporto dei signori Commissari Carpi, Volpicelli, e Ratti (relatore) . . . . » 35-37 Sopra un nuovo metodo d' illuminare, rapporto dci signori commis- sari Carpi, Volpicelli, e Ratti (relatore) » 37-44 — 89 — Sopra una proposla,' per otlenere fissa la eletlrica luce, con applica- zioni di essa, rapporto dei signori commissari Carpi, ed Onion (lelatore) pag. 48-3 f Si(//tt ritoltu del sommacco noslrano, rapporlo dei siijnori commissari inonsi(j. L. Civffa, A. Coi>pi, e C. Do.snaixelli (relatore) . » G4-68 Sidla illuminazione a luce fissa medianle la eleUrieila, rapporto dei signori commissari Cakpi, r. p. Bertini, ed Orioli (relatore) » 70-74 SulVavvaUamenlo accaduto nel 2 di liiglio \S70, presso Munlcfortino, rapporto dei signori corrimissari Cavalieri Sa.\ Bertolo, Carpi, e PoNzi (relatore) » 75, e 7C Sopra talune modificazioni proposle per coslruire strade ferrate, rap- porto dei signori commissari Cavalieri Sa.v Bertolo, SereiM, cd Orioli (relatore) . . . . , » 83,C(/8i CORRISPONDENZE Dispaccio del minislero del commercio, belle arti, ecc. del 22 marzo 1850, N. 1508 » 31 Dispaccio della segrcteria di stato, del 15 febbraio I S^Q, N. 13721 » id. Dispaccio del ministci-o del commercio, belle arti ecc. , che domandu il parere deira};cademia, sulla proposta di raccogliere le foglie del Rhus Coriaria » 51 Dispaccio del minislero del commercio del 23 luglio 1850 . . » G8 COMITATO SEGRETO Binuncia del sig. duca Don Mario Massimo alia carica di presidento) 12 Fu decrelato il prcmio di presenza » id. Fu nominata una commissione, con incarico di esaminare e riferire sal consuntivo n id. Si approva Vamministrazionc dell' accademia rclativamcnte alVan- »io 1849 » 27 Nomina dei signori professori A. Secchi e C. Maggioraxi a mcmbri ordinari dei Nuovi Lined » *>I Of ere ventUe in dono n 1 4, 1 "i, 27, 32, 47, 68, 85 M.[ > ^ ;>^ V t w^ k:^- .^ ^* ■•i^«»