^?K,: m. 'iSm. /-■■ l? a •è' Ih %fm 9 8» m& 4 il •#• a ii ^^^4**^ i^^^ fflf'^^.3' (S?^;^ - - ?-^ ^/n^- Affi DELL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE mi ^ 3 is sr il DETTA DE' FISIOCRITICI 8-o-2>-t««>« — T o ai o X. .S7£.V.4 18il. Prhssu gnor aio POH HI A SUA ALTEZZA IMPERIALE E REALE LEOPOLDO II. PRINCIPE IMPERIALE D'AUSTRIA PRINCIPE REALE D'UNGHERIA E DI BOEMIA, ARCIDUCA D'AUSTRIA c/btteam iJmpei^iaae e cJleaie S, 'otto i benevoli influssi di V. A. I. e R. si riscuote da lungo silenzio questa Accademia^ che già per onorata serie di ricerche nella vasta provincia delle Scienze sperimentali, meritò fre- giarsi della possente protezione dei Suoi Augu- sti Predecessori. Se diverse difficoltà ci contesero riprendere pili presto r intermessa pubblicazione degli At- ti, intesa a comunicare ai cultori del sapere i nostri lavori Accademici, 1" antico fervore degli studj non però era assopito; e se ne andavano cumulando i frutti, che l'Accademia, incorag- giata dai sempre rinascenti favori di V. A. I. e li., porta ora in luce nel Volume X. dei suoi At- ti. Ed invero V A. V. I. e K. pose il colmo alla benignità colla quale si degna poiger soccorso ai nostri sforzi, permettendo che l'Angusto suo No- me ornasse questo volume, sicché maggiormente si raccomandasse al mondo scientifico^ e la po- chezza del valor suo avesse compenso dalla gran- dezza del Protettore. Mentre l' avanzamento dell' età nostra nel campo delle Scienze della natura e delT umani- tà, e lo slancio dell'industria crescente tuttodì^ chieggono alla legiirlazione quell' accordo fra gli elementi della vita dei popoli, che gli scorga sul sentiero della prosperità, noi siamo fortunati di obbedire ad un Principe, che ispirato a quella bella armonia pone la sua prima gloria nello spin- gere i progressi del secolo. Perciò la nostra Accademia intenta a ricer- care novelle verità j o le meno certe confermare' in quelle Scienze, e volgerle adulili applicazio- ni , confida che le sue fatiche scientifiche sieno accolte dall' 1. e R. A. V. con paterna benevo- lenza, e prende animo a continuare nell'onora- ta carriera per isdebitarsi del dovere che avvin- ce ogni uomo, secondo il proprio istituto, confe- rendo, quale che siasi, la sua porzione al van- taggio universale. E noi, facendo eco al voto universale, sup- plichiamo l'Onnipossente, che si degni concedere diuturno^ e prospero regno a V. A. I. e R. per il bene dei .soggetti, intantochè abbiamo 1' alto onore di rassegnarci con profondo rispetto. Di Vostra Altezza Imperiale, e Reale. Siena 4 Agosto 1841. wiuilijdiiiu oetvi e fedeu.iiuni òuo'ffitt Gii accademici FISIOCRITICI ffy!W'!J^^^ 9z toewiio L 5 Accademia dei Fisiccritici , fondata nel 1691 da Pirro Gabbrielli, Po' trizio sanese. Professore di Medicina Teoretica e di Botanica nella patria Università, si propose dietro lo splendido esempio di quella del Cimento, di scuotere il giogo scolastico , e di cercare il vero per 7nczzo deW esperienza. Accolta in principio nella biblioteca dello spedale di S. Maria della Scala, ottenne poi dal valevole patrocinio del Serenissimo ed Eminenlissimo Principe, il Cardinal Francesco Medici, Governa- tore di Siena , piii nobil sede neW edifìcio deW antica Sapienza. Ma più che sotto il reggimento Mediceo sali in bella fuma , quando ricevè da Pietro Leopoldo 1. di gloriosa e cara memoria, ogni maniera cV incoraggimenti, e contò fra' suoi più lo- dati collaboratori Paolo Mascagni, principe degli anatomici, ed il P. Soldani, fon- datore di piii, rf' una fra le moderne scienze fuilarali, i quali arricchirono i suoi atti di memorie celebratissime. Continuò alf Accademia il Sovrano favore Ferdinando III. fucendule dono del soppresso monastero dei Camaldolensi , dello della Rosa , ove potesse creare , come di fatto creò , un gabinetto zoologico e mineralogico , ad uso proprio, ed a pubblica ulililà. Furono nucleo al primo le elargizioni del Professor 3Iassimiliano Ricca delle Scuole Pie, al secondo quelle del Professor Biagio Barta- lini. E i Fisiocritici , ricambiando le grazie, e secondando i desidera del benefico Principe, non solo proseguirono a dedicarsi alle scienze fìsiche, ma sino dal 1817 aggiunsero ad esse anche la coltura delle morali. Non vi ha infatti oramai sano intelletto, che non vada convinto degli stretti legami, onde le une connetlonsi colle al'.re , e non con/cs.fi, che le fìsiche scienze prestano solido appoggio alle morali, mentre da queste ricevono il molo ed il calar della vita. II Per lo clw il presonlc volume X. de'' suoi atti, che l'Accademia, per satisfar- re (il xiiu ilehito e ad inviti autorevolissimi , affida alla stampa , è il primo a con- tenere distinte tn due sezioni, memorie di fisico e di morale argomento. Fra le quali ha creduto doversi astenere daW inserir tulle quelle . che , quantunque recitate nelle sue adunanze , erano già state pubblicate dagli autori, affinchè fossero intiera- mente inedili gli scritti che mandti alla luce. Intanto si vuole ammonito il lettore , che più di una volta ei dovrà riportar- si al tempo , in cui le memorie furono di mano in mano dettale. Troppo lungo , per vero dire , è stato P intervallo dalla pubblicazione del to- mo IX. di questi alti a quella del X., ma P Accademia osa ripromettersi di poter mostrare una maggiore operosità in avvenire , se verrà coadiuvata , come si confida, dal buon volere dei suoi collaboratori di tutti gli ordini. Al che rton può non riu- scire di efficacissimo eccitamento la generosa protezione, onde onora il sapere P Au- quslo Principe nostro LEOPOLDO II. munificentissimo promotore del pubblico inse- gnamento , e libéralissimo fondatore delle riunioni annuali' degli Scienziati italiani. Jcctte Jlivuoì SCIErVZE FISICHE OSSERVAZIONI COLLA DESCRIZIONE . DI QUALCHE NUO^'O GENERE E NUOVA SPECIE DEL DOTI. LUIGI ROLANDO PROFESSORE DI ilEDICINÀ PRATICA, DIRETTORE DELL'ORTO BOTANICO, PROTOMEDICO DEL CAPO SASSARI, MEMBRO DEL COLLEGIO MEDICO DELL' VNIYERSITA' E DELL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORINO, E SOCIO DELL'ACCADEMIA DI SIENA Ne 1 on avvi parte di storia naturale la quale presenti maggiori difficol- tà di quella che particolarmente tratta dei vermi intestinali , ossia degli ani- mali viventi negli animali viventi. Rarissime sono le occasioni che si offrono di fare osservazioni su gli animali di questa classe : grandissimo ne è il vantag- gio che ne risulta per 1' umanità languente ; pochissimi infine sono stati i col- tivatori di questa parte di economia animale. Come di tutte le glandi cognizioni , così di questi animali , le prime esatte osservazioni si debbono agi' Italiani d' ogni alta cosa insegnalori altrui. Che più? in questa parte appunto dell' Italia ha avuto origine questo ramo di storia naturale; e 1' eloquente Redi fu il primo che ci aprì la via, e conoscer ci fece i caratteri ed i costumi di questi ignoti abitatori dei corpi animali. Ma come tant' alti-e sublimi cose, cos'i questa pvu-e trascurata, negletta ed ab- bandonata venne a genti di maggior pazienza fornite, che solo in questi ul- timi tempi in pochi anni la portarono a quel grado in cui presentemente si trova. Né qu'i si possono dagli amatori riconoscenti di storia natui'ale passar sotto silenzio i nomi illustri di Midler , di Gòtz, e finalmente di Zeder, i quali con sforzi d' ingegno e di pazienza indicibile aumentarono questo i-amo di scienza di tanti nuovi ritrovati. Non è Y>oì da stupirsi che tanto lenti siano stati i progressi in questo ramo di sapei-e , poiché , come dissi , grandissime sono le difficoltà che si pre- sentano ad ogni passo, né si hanno que' coramodi e quo' vantaggi, che tanto T.oato X. 1 2 ATTI sogliono facilitare la cognizione degli oggetti ignoti. Collezioni infatti nume- rose di tutte sorta di quadrupedi, uccelli, pesci, anfihii, insetti, conchiglie, si trovano facilmente e si conservano. Musei, Gabinetti di tutte le produzioni naturali ben disposte e classificate , vi presentano sotto un colpo d' occhio la natura intiera ; ma il simile non può farsi dei vermi intestinali , e le collezio- ni che esistono sono rarissime e certamente incomplete. Conviene aggiungere che nella ricerca di questi animali , niente di seducente alletta i sensi dell' os- servatore; non forme eleganti; non odori fragranti; non vivaci colori che so- vente vi presentano gli animali e le piante. Anzi fa d' uopo di ricercare que- sti animali sepolti in mezzo alle sostanze più fetide e corrotte. Nuove difficoltà infine insorgono quando fortunatamente si scopre ai vostr' occhi il corpo tenero o quasi fluido di alcuni di questi animali. Convie- ne allora esaminarlo subitamente con lenti acutissime; osservarne le diverse parti caratteristiche , descriverle e farne il disegno , se è posàhile. Ben sovente il pecolo animale si dissecca sotto ! vostr' occhi : altre vol- te si scioglie come mucco sottile nell' accpia in cui si lascia per osservarlo con ma"gior coiiiiiiodo , ed infine si oscura e si coagula il suo corpo muccoso nei liquori spiritosi nei cfuali si vuol conservare. Fra le molte cagioni che hanno ritardato i progressi della storia natu- i-ale e massime la cognizione di questi animali, si fu quella di considerare lo studio de' corpi naturali come oggetto di semplice ciu'iosità , e negletto perciò da quelli stessi che coltivano 1' arte di guarire. Non mi djlvingherò nel dimostrarvi gli avvantaggi che possono ve- nire dall' applicazione ben fatta delle cognizioni di storia naturale alla Medicina e Fisiologia. Dirò solamente che molte malattie singolari e straordinarie che si osservano nell' uomo e negli animali domestici , dipendono spesso da' vermi. Per mancanza pure di cognizioni esatte in questa parte di storia na- turale , non è lungo tempo che si sa , che molte malattie croniche non cono- scono altra cagione , che vermi singolari chiamati col nome troppo generale d' Idatidt. Né lungo tempo è che Adams pubblicò la sua teoria sopra la forma- zione e indole del cancro delle mammelle , e dimostra , che questo egualmen- te che molti altri tumori sono prodotti da diverse specie d' Idatidi. I tumo- ri cancerosi, scirrosi, steatomatosi e simili , considerati sotto quest' aspetto , da- rebljero luogo ad una spiegazione ragionevole della grande difficoltà , colla qua- le si curano queste affezioni morbose coi rimedj conosciuti , e della facilità col- le quale si producono quando non vengano perfettamente estirpati. Secondo le osservazioni di Baillie, non avvi viscere nel quale non si siano osservati un gi-an numero di questi animali in certe malattie croniche. Sarà bene di fare attenzione, che si sono chiamate Idatidi tutte le differenti specie di vermi ritrovale nelle parti malaticcie dell' uomo o degli animali do- DELL'ACCADEMIA 3 mestici. Ho luogo per alli-o a credere dalle pociie osservazioni che ho aviilo oc- casione (li fare, die questi animali indicali sotto un nome troppo tjenerico, vanno distinti moltissimo gli uni dagli altri. Neil' esercizio della medicina siamo sovente sforaati a far attenzione ai fenomeni sinaolari che cagionano i venni nelle intestina dell' uomo. Molti au- tori si sono occupati sia di «piesti a.ninwli, come delle malattie che spesso ca- gionano; ma se non m' inganno altro non hanno fatto, clie copiajfsi a vicen- da Y>er quello che riguarda la storia di essi. Da quanto ho potuto osservare , mi resta luogo a creJere , che si sono confuse due specie dillerenli sotto il nome comune di Lombrico, delle quali la più rara si distingue dal capo molto più grosso di quello che abbia l'Asca- ride lombricale comune, ed ha oltre a questo una linea bianca lungo il dor>- so clie non si osserva in quest' ultimo. Due volte ho avuto occasione di os- seiTare questa diversa specie di Ascaride lombricale. Da sintomi spaventevoli, spasmi, convulsioni, dolori acutissimi tormen- tata vidi una giovine robusta la quale -30 ore dojx) che questi furono dissipa- ti coli' uso dell' assa fetida , dell" oppio , del muschio, evacuò un certo numero di vermi singolari già in gran parte disfatti, in uno dei quali ho per altro po- tuto riconoscere i caratteri dell' Echitiorinco , cioè la tromlia o proboscide ar- mata di uncinetti numerosi. La grossezza di questo verme era di 3 linee di circonferenza ; la Iim- ghezza di un pollice e mezzo; la tromba acutissima lunga di 4 linee. Le ossei-vazioni fatte in seguito sopra gli animali m' indussero a dare maggiore importanza a questi vermi , ed a studiarne la natura. Avendo aper- to un riccio morto dopo aver languito alcuni giorni , vi ritrovai tutto il tubo aUmentare dalla faringe sino all' intestino retto riempito di una quantità di Ascaridi , che non ho potuto ben esaminare. Non erano però piii grossi del- l' Ascaride lineare dell' uomo , ma molto più lunghi. Occupato in questo tem- jx) a foitnare la mia collezione degli animali del paese, credendo che non si dovesse ignorare la struttura degli animali che si volevano conservare , non ho più trasciu'ato occasione veinma di esaminare i vermi che potevo ritrovare si in mezzo ai muscoli , che dentro ai visceri. Una gran parte degli animali da me sottoposti allo scalpello anatomi- co , erano infestali da questi ospiti incommodi. Ho ritrovato la descrizione di molli nel piccol numero di autori che ho consultati , e principalmente nell' ope-» ra preziosa del Bosc. Alcuni mi parvero allatto nuovi o non chiaramente de- scritti e mi faccio un dovere di darne i dettagli esatti ed i disegni eseguili colla più gran precisione possibile. Il primo di questi animali in cui credetti trovare delle differenze as- sai sensibili per credere che non era ancora stato descritto , si è una specie di Ascaride che ritrovai nel ventricolo del Falcone Pellegrino (Fig. 1.)» Appena 4 ATTI fiilta lina piccola apertura nello stomaco di quest'animale, vitli il verme sal- tare come una di quelle piccole larve che si trovano ael cacio , ed intorci- gliarsi attorno a se stesso come im' elice. Coir ajuto di lenti acute non ho potuto vedere nulla relativamente ai suoi visceri ; ma parevano occupare la maccliia nera che si estende lungo que- sto verme. Una sua estremità è bifida , e la credo la bocca. Potrebbe questo verme esser confuso cogli Ascaridi se fosse fornito dei ttibercoletti ; forse an- co coi Crinoni , ma il carattere della bocca fa si che si debba annoverare fra gli Ophì'ostoma di Zeder. Il piccolo verme rimasto intorcigliàto per 3 soli mi- nuti, dopo si distese facilmente. Nella sostanza parenchimatosa dei polmoni dell' anitra detta -quattr' oc- chi (clangulaL.) (Fig, 2.) vidi due o tre fili che presi a primo aspetto per ner- vi, ma dubitai subitamente che potessero essere vermi. Infatti con somma fa- cihtà li estrassi dal parenchima nel quale erano sepolti, esaminati con vetri die molto ingrandivano, osservai una macchia nerastra che cingeva il verme ver- so la sna metà come un anello, e all' estremità, che credo anteriore, osservai un punto nero che dovrebbe esser la bocca. Questo verme è molto più lungo che il Orinone volgare; credo che ■ne differisca anche per la sua abitazione , e ne do la descrizione seguente : Cfl/.vo.vB dcir anatra clangula, lungo quattro volte di più che il volgare, con vna fascia nerastra alla sua metà. Tre soli individui ho ritrovato nel polmone destro di questo palmipede» Nel lunghissimo intestino ceco dì una tale specie di Vanello che sco- nosciuta o non ben desci-itta io credo, ho avuto occasione di vedere 4 o 5 -vermini , dei quali due soli non guasti erano lunghi press* a poco due pollici. Avevano qualche rassomiglianza coi Crinoni , ma presentavano delle differenze suflicienti per esserne separati. Sei piccoli fori o punti neri si osservavano da un lato verso l' estremità anteriore. Erano situati «no presso 1' altro , come i fori inservienti alla respirazione delle Lamprede. In questi vermi intieramente trasparenti si scoprivano delle traccie di qualche canale o tubo più oscuro; la coda era anche nerastra. Questo ver- me potrebbe esser messo fra i Crinoni, ma parmi fare un genere a parte cl>e tii allontana dagli Ascaridi per mancanza de' tubercoletti alla sua estremità an- teriore , come pure dai Crinoni per la presenza dei piccoli fori o punti neri al numero di 6. La struttura è medesimamente più composta, non avendo mai •scoperto alcuna traccia di visceri in quest' ultimi. Ija descrizione seguente parmi distinguerlo a sufllcienza , e formare il carattei-e generico di questo verme che chiamerò Uexastoma (Fig.o.), il cui corpo è filiforme^ f estremità anteriore fornita da un lato di sei fori o punti neri di- sposti uno dopo V (diro. Per ora descriverò la specie ne' seguenti termini : Hf.kastoma dd ^'auello . la cui estremità anteriore è ottusa , e la coda acu- ta e nerastra. D E L L' A e e A D E M I A 5 Nelle intesliiia - dominale di un tordo sassatile (Turdus Saxatilis L.) (Fig.iì.). Nessuna diffe- i-euza ci osservai relativamente ai caratteri generici. Il tulx) che partiva dalla bocca ne presentava delle leggerissime , come si può vedere paragonando le due figure : 1' estremità posteriore era però dentata. Fra questi vermi abitato- ri deir abdome del tordo suddetto, alcuni mi olìersero un fenomeno molto singolare. Alla m€tà del loro corpo usciva un inviluppo di filamenti che al primo istante presi per l'intestina loro; ma paragonati cogli altri vidi che que- sti visceri erano al loro sito. Sai'ei molto imbarazzato nel dire cosa fossero questi fili. ]Son potrebbero essere dei piccoli vermi che sortissero dal ventre delle loro madri ? Credo necessarie nuove osservazioni per decidere la questione. Descriverò questo verme: Filaria del Tordo sassatile a corpo trasparente, appianato, colla coda dentata. Ho trovato un verme simile nell" Ardea purpurea ; ma guasto dalla corruzione che occupava g^ià i visceri abJominali dell' uccello ucciso da parec- ciii giorni. Questa Filai-ia aveva due terzi di linea di larghezza, e doveva ave- re una lunghezza considerabile. Vai-ie filarie pure furono ti-ovate da un mio amico nelle Lodole. Ciò che mi soi-prese molto più fu di ritrovare 7 o 8 globetti come ghiandolette , di color violaceo formale di piccolissimi vermi a guisa di gomi- toli intortigliati e posti sulla superficie interna dei polmoni di una Donnola. Questi inviluppi di vermi erano particolarmente situati ove ciasciui pri- mario ramo bronchiale, al numero di 6 in quest' animale, s' immergeva nel [)a- renchima dei lobi del polmone in nitmero corrispondente ai bronchi. Ignoravo allora che qualche cosa d' analogo era stalo osservato da Treutler sop'a la tra- chea dell' uomo, e che aveva descritto il verme scoperto col nome di Hamu- laria a cagione di alcuni uncinetti situati vicino alla bocca dell' animale. Non ho potuto vedere questi uncinetti nei vermi di cui io parlo. L' estremità an- teriore era come troncata , e la posteriore finiva in punta acuta. Scoprii nel- r interno di essi dei tubi o canali, che davano a una parte dell'animale un DELL'ACCADEMIA 7 color violetto. In ciascheduno er modificare alcune tinte delle lettere miniate, e sopra tutto per fare il fusto ai fiori, il cui colore si comporta con i reagenti egualmente che le lettere nere. Ma 1' occhio vi ravvisa una leggera mescolan- za di color verde. Colore Azzurro Questo colore a primo colpo d' occhio rassomiglia all' oltremare , o alme- no al più bello smaltino. Frattanto 1" analisi lo dimostra chiaramente un ossido di rame , ed io mi son convinto con il confronto oculare , e con 1" effetto comparato dei reagen- ti, che esso è identico col nostro biadetto (cendre hìeue dei Francesi) benché abbia un tuono assai più pieno. Il Miniatore, niescolandolo con il bianco, se n è servito per tutte le di- verse gradazioni del blu. Queste varie tinte hanno tutte più corpo dell' inchiostro, ma sono al- quanto meno lucide, forse perchè sono stemprale con sola gomma. ]Ma questo azzurro di rame è egli ciò che gli antichi ciiiamavano pietra armenia, o ciano , o ceruleo naturale, ovvero una sostanza artificiale come il biadetto? La confusione degli scrittori antichi, e dei loro commentatori è tale su questo punto , che non si può rilevarne alcuna notizia abbastanza chia- ra per lo scioglimento della questione. Si crede generalmente che la pietra armenia blu corrisponda alla nostra malacliite azzurra, o blu di montagna e che il ciano, ed il ceruleo siano prodotti naturali identici con la pietra det- ta lapis-lazuli , d' onde noi leviamo 1' azzurro di oltremare. Ma per quanto io abìjia cercato di rintracciare il carattere dell' oltremare nelle descrizioni di que- ste sostanze , e delle loro miniere , che ci hanno lasciate tanto Dioscoride , Vi- truvio , e Plinio , quanto i loro commentatori , mi sembra di scorgere invece da per tutto le qualità precise degli ossidi di rame. Questa osservazione, ed il vedere che 1' unico processo cognito per la separazione dell* azzurro oltre- mai-ino dal lapis-lazzuli , si risente dello stato della chimica al tempo degli Ara- DELL'ACCADEMIA 19 bi , mi fa credere , che ^li antichi non conoscessero V uso dell" oltremare , ben- ché apprezzassero , e possedessero in molla copia il lapis-lazuli ; e che uno dei loro più belli azzurri fosse il ceruleo montano , rialzalo probabilmente in co- lore per mezzo di qualche preparazione acida, o salina. Di questo genere io credo essere appunto il color blu del nostro manoscritto. È notabde, che ho riscontrato 1' istesso colore in alcune antiche pittu- i-e a fresco, che esistono nel soppresso Monastero di S. Flora e Lucill.i nel- la nosti-a città (Arezzo), esposte da qualche secolo alle ingiurie dell'aria, e non ostante di un tuono molto vivace. Questo f\jtto potrebbe gettare qualche sospetto di equivoco, o d' ine- sattezza di lin"uag"io in ciò che racconta il nostro concittadino Vasai'i ( Vile dei PiUori), che cioè nel principio del risorgimento della pittura si coloriva- no le volte intiere coli' oltremare. Difatti la diflicoltà di preparare questo pre- zioso colore , e la rarità del lapis-lazzuli non semljra che abbiano potuto per- mettere in alcim tempo un uso così prodigo di azziuro oltremarino. Color Verde Il vedere che cpiesto colore delle miniature , che è certamente una pi-e- parazione di rame , non aveva alcuna tendenza all' azzurro , mi ha portato a sospettare da principio , che resultasse da una mescolanza di biadetto con una sostanza gialla vegetabile. Ma sciogliendo questo verde nell' acido idroclorico , e quindi facendolo diventar blii per mezzo dell' ammoniaca , la sostanza gial- la avreblie dovuto produrre una tinta verdasti-a coli' ammoniuro blu di ra- me. Quest' effetto non essendo seguito, io ne ho dedotto, che il verde ei-a formato di verde montano , ossia del nostro verdetto ( ceiidre verte dei Francesi ), dello ancora dagli antichi pietra armenia verde, ( chry succila , aerugo nativa); ov- vero di verde rame ( aerugo, aerma, flos aeris ) , la di cui preparazione per mez- zo dell' aceto è di antichissimo ritrovato. Questo verde è stato mescolato al bianco per formare la scala delle di- verse gradazioni , e per dargli del corpo. Io ho ottenuto delle tinte analoghe da una soluzione concentrata di ossido verde di rame per mezzo del tartrato acidulo di potassa , e dell' acido acetico , ed ho veduto che il tartrato è in- dispensabile per togliere al verde rame qualunque tendenza al blu; ma che 1' aggiunta di un poco d' aceto facilita la soluzione. Il Miniatore lo ha stemprato con sola gomma , poiché non é lucido. Color Rosso-Vermiglio Il rosso vermiglio di questo manoscritto non si può dubitare, che non sia cinabro , o vermiglione (^persolfuro di mercurio ) tanto per i suoi caratteri 20 ATTI ■chimici , quanto per la sua semplice apparenza. Esso si distacca dalla pergame- na coir acmia semplice , è lucidissimo , ed ha una tinla delle più vivaci. Ciò fa credere , che sia stato stemprato principalmente con il bianco d' uovo , e che abbia ricevuta una specie di purificazione oltre essere stato ridotto ad un'ec- cessiva tenuità sotto il porfido, il cpial mezzo, come si sa, è l'ordinario per rialzarlo in colore. Il mezzo di pm-ificarlo doveva essere cpiello d' impiegare 1' azione de- gli acidi , o degli alcali , all' oggetto di separarne le parti metalliche , o sulfu- ree che la forza del fuoco ha trasportate in sublimazione , ma che non sono combinate cosi intimamente come dovrebbero essere per formare un bel cinabro. Mi rammento di aver letto in un antico ricettario , che dopo aver ma- cinato sottilmente il cinabro, si può purificare cuoprendolo di orina, o di una debole soluzione alcalina per lo spazio di 4 o 5 giorni, purché s' abbia l'av- vertenza di cangiare il fluido ogni giorno. So ancora, che questo metodo è seguitato da alcuni miniatori moderni. Ma nel ripetere 1' esperienza con una soluzione alcalina , che ho portata ad ima leggera ebullizione , ho veduto che il cinabro si decomponeva prenden- do im color di mattone smorto , e coprendosi alla superficie , allorché era sec- co, di piccoli cristalli bianchi. Converrà dunque adoprare i liquidi alcalini con molta cautela , ed a fred- do , quando si sospetti che il cinabro abbondi troppo di zolfo , e preferir gli acidi, ma in specie il nitrico, quando si voglia separarne 1' ossido di mercu-. rio superfluo. E inutile che io accenni qual pregio, e quanto uso facessero gli anti- chi del cinabro , che essi chiamavano minio , dando all' opposto il nome di cin- nàbari al nostro sangue di drago. Esso teneva il primo posto fra i colori detti floridi presso i Romani , che lo traevano in gran copia dalle miniere di mer- curio in Spagna, purificandolo col fuoco, e con le lavature. Il lusso dei grandi lo adoprava per colorirne fino le pareti esterne del- le abitazioni. Color Rosso-scuro Ho dato questo nome al color rosso del manoscritto che non è cina- liro , non perché sia assolutamente tale , ma per termine di relazione. La sua tinta , nei luoghi dove è mescolato col bianco , è un bel rosso di sangue. Non è splendente , e 1' acqua lo toglie dalla pergamena come tutti gli altri colori. La sua maniera di comportarsi con i reattivi dimostra, che questo colo- re è una combinazione di una base ten-osa, e probabilmente di creta bianca e sottilissima con un sugo rosso, o foi'se con diversi sughi di natura vegeta- bile , o animale. D E L L' A C C A D EM I A 21 Esso insomma è un composto analogo alle nostre moderne lacche , e me- glio ancoi'a ai Slils de yrain dei Francesi. Ai tempi di Vitruvio, e di Plinio si facevano delle lacche di varii co- lori. Per aver quella di color di porpora giacintina si tingeva la creta bianca con la robbia, coli' isgino,col vaccinio; s'imitava la crisocolla verde, dando la tinta gialla dell'erba lutea, al ceruleo; e per mezzo della decozione della viola mammola secca si procurava il colore del sile attico , alla Creta rossa. Ma per ottenere il pv.rpurisso , che doveva corrispondere presso a poco alla nostra lacca carminiata. gettavano una specie di creta bianchissima detta argentana nel bagno bollente della vera porpora prima di gettarvi la lana. Essi conosce- vano il modo di avere differenti gradazioni di purpurisso , usando dei bagni più o meno carichi di sostanza colorant« ; come pure sapevano applicare la lacca stemprata nel bianco d' uovo alla velatura di altri colori di maggior corpo. Nei ricettaril antichissimi e poco intelligib'ili dei bassi tempi si travedono le traccie di questi e simili processi. (Murat. Antiq. hai. Med. Aev. Diss. XXIV) Essi dovettero con tutta probabilità esser noti ai miniatori dei manoscrit- ti. Ma qual' è appunto la sostanza impiegata nella fabbricazione della lacca ros- sa del nostro libro, la cpiale secondo il giudizio di persone dell' arte imita tut- tora il tuono di una lacca di cocciniglia ? Questo prezioso insetto Americano, che cominciò a conoscersi in Euro- pa nel principio del secolo X^ II , non sembra che possa aver somministrato il colore in questione. Oltre di ciò le sue lacche trattate con i reagenti offrono dei fenomeni divei-si dalla nostra lacca , e sopra tutto invece di cangiarsi in violetto per 1' azione dell' ammoniaca, prendono la tinta cremisi. I tentativi chimici mi porterebbero piuttosto a credere il color rosso-scuro del manoscrit- to un color tli verzino, se, oltre la difficoltà di conciliar 1' epoche, la forza e r inalterabilità del colore incompatibili colla natura del legno del Brasile , non mi obbligassero ad abbandonare questa congettura. n cartamo, la resina-lacca, la robbia, mi son pai-si eliminati dall' espe- rienza, e dal colpo d' occhio. Io non credo duncpie di potere attribuire que- sta lacca se non al kermes ( Coccus degli antichi ) , forse modificato da qualche sugo vegetabile indigeno. Questa miscela può contribuire alla produzione di alcuni dei sopradetti fenomeni , cpiando si espone ai reagenti : ma la forza di combinazione intima fra la materia colorante , e la base della lacca deve avervi la più gran parte. Ilo costantemente osservato, che 1' ossido bianco di stagno, una volta che sia colorato colla cocciniglia o col kermes, e perfettamente asciutto, di- viene insensibile all' azione di quei corpi , che cangiano la tinta della coccini- glia e del kermes, per quanto si faccia bollire con essi. 23 ATTI Color Bianco , e Gìallo Io riunisco questi due colori perchè ambedue appartengono , a mio giu- dizio , alla classe delle preparazioni di piombo. Il primo è quello che noi chia- miamo biacca , e gli antichi cerussa, la quale avanti e dopo i tempi di Pli- nio si è saputa formare col piombo , e coli' aceto in vapore. È difficile poi di rilevare , stante la piccolezza delle tracce gialle , se esse siano dovute al mas- sicot che è la prima gradazione della cerussa usta degli Antichi , o a un sale di piombo analogo al giallo di Napoli , o giallorino , ovvero ad un miscuglio di "iallo di piombo , e di gomma-gutta. Dall' esame dei cangiamenti che l' acido iihoclorico produce sopra il giallorino, la gomma-gutta ed il massicot, son portato a dedurre che tutte le tracce gialle che hanno del corpo, sono do- vute ad un ossido di piombo, e non ad un idroclorato; e che quelle che non ne hanno sono di gomma-gutta , giacché si sciolgono nell' acido idroclorico in un liquore trasparente giallo-verdastro. Oro Uno dei pregni più Stimabili degli antichi manoscritti consiste nelle let- tere, e nei rabeschi dorati; tantoché si crede oggi comimemente che non si conosca affatto, o almeno sia rarissimo il segreto d' imitarli a perfezione. Le dorature del mio manoscritto non sono a oro macinato ,^ ma a oro in foglia fissato col mezzo di un glutine o mordente, che ha permesso la biiuiitura dell' oro , e che nel tempo medesimo gli ha conservato un certo grado di pie- ghevolezza. ]Mi è sembrato peraltro di ravvisare 1' oro macinato unito in qual- clie luogo al color giallo per renderne la tinta cangiante. L' indagare la natura del mordente per mezzo dell' analisi , sarebbe un lavoro , che non potrebbe condurre se non a delle conseguenze congetturali, e che basterebbe a formare da se solo il soggetto di una lunga memoria ; Io mi contenterò di accennare: 1.° Che questo moi-dente è applicato a una spes- sezza poco superiore a cpiella della pergamena ; 2." Che 1' oi^o vi aderisce in maniera , che un ferro tagliente non può distaccai4o senza una parte del mor- dente istesso ; 3.° Che 1' azione degli acidi vi mostra la mancanza di qualche sostanza effervescente, e perciò anche del bolo; 4." Che il suo colore è di un rosso pallidissimo , il quale per 1' applicazione degli acidi si accosta molto a quella che danno all' aloe succotrino gli stessi reagenti; 5.° Che la soluzio- ne di potassa concentrata sembra esercitarvi un' azione dissolvente assai marcata. Non sarà forse inutile , né dispiacevole a chi volesse occuparsi di pre- pai'azioni di simili mordenti, eh' io accenni cpù brevemente alcune composi- zioni che vengon prescritte per i medesimi. DELL'ACCADEMIA aS Tutta r arte di questi composti sta nel fare una giusta unione di una sostanza solida, ed asciutta, e di una glutinosa, capaci di fonnare insieme una materia omogenea che aderisca fortemente alla pergamena, e ali" oro, che si secchi a perfezione, ma lentamente; che non sia succhiata dalla carta al di là della traccia segnata; che presenti infine una resistenza idonea alla pressio- ne del brunitoio, e conservi imo stalo di elasticità da non screpolare. Il cele])re Sig. Fahbroni di Firenze ha pubblicati due metodi per giun- gei'e a quest'intento, ch'egli aveva ricavati da un tal Gatti abilissimo artefice in questo genere. Nel primo di essi ( Ved. nuoto Giorn. Pis. per t mesi di Mag- gio, e Giugno 180G) il corpo del mordente risulta da un miscuglio di gesso er tela. ^la tali ricette hanno bisogno senza dubbio di esser rettificale . e non meritano una cieca confidenza. E probabile che un gran numero di mezzi differenti possano condurre egualmente bene all' islesso scopo; e deve rincrescere che i mordenti oleosi, i quali riuniscono la tenacità , e la pieghevolezza non possano applicarsi né al- la carta pecora , né alla carta comune. Quanto all' oro macinato è inutile di parlare d' un processo cognito a tutti. Ecco, s'io non m' inganno, una quantità di fatti alili al Chimico, al Pit- tore , ed all' Antiquario , in qualche parte nuovi , o almeno più sviluppati in questo scritto che altrove. INIa questi fatti sono isolati , ed io non potrei ades- so dedurne altro resultato generale, se non che gli antichi mancando di mol- te sostanze coloranti , e di molti mezzi di prepararle , conoscevano invece 1' uso e la preparazione di alcuni prodotti indigeni al disopra di quanto ne sappia- mo oggi giorno. Queste conseguenze consolanti per chi valuta bene il vantaggio di sot ,4 ATTI trarci nlla necessità dei prodotti delle due Indie, e di rialzare d mento, e luso di crucili del proprio paese, deve animarci a studiare in dettaglio i la- vori degli amichi, e toglier loro la superiorità, che in alcune cose hanno con- servata sopra di noi. Presentata li 12 Marzo 1812. '^mi DELL' ACCADEMIA DISCORSO DEL FU DOTT. SERAFINO BELLI P. PROFESSORE DI GEOMETRIA NELV I. e fi. VNIYEBSITÀ DI SIE.^A E SOCIO DELL- ACCADEMIA FISWCRlTtCA SOVRA ALCUNE DIFFICOLTA CHE OCCORRONO NELLA DATO A MISURARSI u, ' na serie di triangoli fra loro uniti , i di cui vertici sieno i princi- pali punti di un Territorio , è il resultamento di quella opera trigonometri- ca conosciuta sotto il nome di triangolazione. Il celebre Gio : Domenico Cas- sini discendente da Sanese prosapia, istituì il primo in Francia la triangolazio- ne, siccome il più sicuro mezzo per determinare la posizione geografica dei luo- ghi, non meno che la loro respettiva distanza; e questo suo sistema, ed i suoi istessi triangoli hanno di poi servito di base alla grande opera del Catasto Fran- cese. Gli errori di meccanismo inseparabili dagl' istromenti geodetici anche i più esatti , la fallacia che non di rado suole cadere nelle moltiplici misure del- le mappe parziali, le incoerenze che s' incontrano nel riunire tanti diversi fogli di queste istesse Mappe, e molti altri inconvenienti a cui soggiace la sempli- ce agrimensura , esigono imperiosamente che il geometra abbia alcuni punti certi , ai quali riportando il suo lavoro , ne conosca , e corregga con prontez- za i difetti 5 c[iiindi è che la triangolazione è riconosciuta ornai per il più sal- do fondamento della parte geodetica di un Catasto da tutte quelle Nazioni, che si sono accinte con esito felice a tanta impresa. Onorato dell' impiego d' Ispettore dell' attuale Catasto Toscano nel no- stro Compartimento Sanese, ed avendo fra le altre mie attribuzioni quella di Tomo X. 4 ^ ATTI triatT^olRi-e ciascun Territorio Comurùtativo , ho incontrato in operando alcuni ostacoli , che mi sembrano non sufficientemente rimossi , ed in parte non av- vertiti dai più classici Scrittori di questa materia, che mi è stato finora pos- sibile di consultare. E perchè ho ci-eduto di superare le occorse difficoltà con- fidando in quei lumi, a cui mi guidava la quotidiana esperienza delle osser- vazioni , ed d calcolo dei miei triangoli , colgo 1' occasione di esporvi breve- mente i metodi da me usati per ferire il divisato mio scopo, affinchè dalla Vostra saviezza, e da quella di chiunque mi ascolta, o sia per leggere questo mio discorso, io vaglia ad ottenere lina gentile approvazione, o sivvero mi ven- ga dimostrata 1' insufficienza del mio operare, e quindi additata la via, che •dovrei intraprendere per il bramato successo. Il Sig. Puissant nell' ottimo suo trattato di Geodesìa prescrive , che è \itilissimo nei ti-iangoli primarii il non ammettere angoli minori di 25° ; e per ■triangoli primarii intende quelli che posano sulla base misurata, e dai tpiali si dirama tutta la rete trigonometrica. Questo precetto non deriva già dalla dub- biezza delle osservazioni negli angoli piccoli , quasi che si reputasse il teodolitó meno imperfetto nel dare la misura degli angoli di media grandezza , di quello sia nel darla della minima, o della massima; che anzi chiara cosa è riguardo all' istromento , che secondo la propria bontà additerà con egual precisione r angolo di un grado , quanto altro qualuncjite maggiore , o minore. Ma poi- ché per difetto inerente sempre a qualsivoglia miglior teodolitó, la quantità osservata mai non è appunto la vera, questa differenza ancorché minima influi- sce tanto più da vicino sid calcolo delle lunghezze dei lati , tpianto più ottu- si , o acuti sono gli angoli del triangolo. Ed infatti le differenze fra i loga- ritmi delle funzioni angolari sono massime allorché l' angolo è minimo , ornas- simo; d'onde avviene che l'errore di 1' nelle osservazioni degli angoli da 1° a 4°, Siccome in quelle da 170° a 180' porta a differenze assai vistose nella lun- ghezza dei lati opposti. Il precetto adunque del sig. Puissant dipende unica- mente dalla natura delle funzioni angolari, le quali prestano al calcolo tri- gonometrico dati più facilmente alterabili, in ragione della loro minima, o mas- sima grandezza'. Nelle piccole triangolazioni di un nostro Territorio Comunitativo i pun- ti osservati giungono per lo più al numero di sessanta; ed essendo essi fissa- ti per le circostanze locali , sempre accade che le visuali a questi dirette for- mano molti degli angoli o troppo piccioli, o troppo ottusi. Di più non e in- fretpiente il caso, che da un centro di osservazione si scorgono soli tre , o quat- tro punti fra i di già osservati , e questi con angoli assai meschini, senza che sia possibile sostituire a questo centro un altro meglio situato. Ecco adunque introdotte nel calcolo dei triangoli quelle condizioni infelici , per cui secondo il precetto del sig. Puissant dovrebbero questi triangoli rigettarsi, e ristrin- gersi in conseguenza le triangolazioni al numero dei soli punti ben condizio- I) E L L' A C C A D E M I A 17 nati , mimerò non di rodo minore di quello che aLliisoj>na ai Geoineti-i per norma delle piante catastali. Nelle opere di Geodes'a da me studiate finqiiì non ho trovata soluzione alcuna di questa ovvia difficoltà, seppure non si voglia, che possa con molto appressa/nenl^ discioglierla la regola, in tutte notata, di misurare e.Tetlivamenle gli angoli nei tre vertici di ciaschedun triangolo. Do- vendo in fatti la somma di queste misure essere apptinto di 180°, se ne di- scopre tosto r errore, il (piale se non ammonti a 4 , si reparte egualmente in ciascun angolo del triangolo , e si ottiene così con sufficiente sicurezza 1 ade- quata misura angolare. In virtù di questa diligenza i triangoli, ancorché mal condizionati, acquistano (è vero) un qualche grado di certezza nel calcolo dei lati; ma rillettendo in opposto che 1" eguale reparto dell' errore della misura angolare non è per se medesimo bene inteso , potendosi a ragione dubitare che 1 errore apjiartenga lutto ad un solo o piuttosto a due dei tre angoli os- servati, sembrami che la regola precitala non porti a tanta confidenza di re- sultameiito, quanta è necessaria in questa delicata operazione. Aggiungerò an- cora che , e per 1" inaccessiijilità di alcuni luoghi , e per la pressa con cui si esige il compimento delle i riangolazioni del Catasto , resta assai malagevole il portarsi in tutti i punti coli' istromento, onde sovente il terzo angolo vien con- cluso come supplemento degli altri due osservati. Taluno ha preteso che me- diante r eccellenza di un teodolite si debba confidare nei piccioli angoli , e negli ottusi , allorché in specie i resultamenti della triangolazione tornano i me- desimi rinnovellando il calcolo da diverse basi: ma sebbene l'egida tutelare di un eccellente istromento possa rintuzzare 1' errore, non mi sembra però co- si del tutto rimosso , specialmente allorquando i triangoli sono molto grandi. In questi 1' errore di poclii secondi di osservazione può dare differenze poco sensibili nei lati che immediatamente ne risultano , ma serpeggiando poi que- sto istesso errore con altri simili nella catena dei lati dipendenti dai primi, dee condurre ad un resultato finale non troppo sicuro. Laonde riguardo alle mie triangolazioni, escludendo sempre il caso dei triangoli primarii , e dei molto grandi, mi è sembrato poter conseguire la debita esattezza dirigendo il cal- colo in modo, che dalla misura dei lati ottenuta con angoli di aggiustata gran- dezza risulti quella degli angoli minimi , o massimi , e per tal modo cpiesti ven- gano ridotti alla richiesta precisione. È ben difilcile che in qualunque trian- golo non vi sia almeno un angolo buono , e perciò se il giro del calcolo por- la a risolvere quel triangolo con due lati ottenuti per mezzo di triangoli ben condizionati, e quest'angolo intercetto, o opposto, resta evidente che non Ila più luogo r eccezione degli altri due angoli , qualunque sia la loro misura osservata : che anzi dal calcolo istesso sarà questa confermata , o coiTetta , per- ciocché la meschinità degli angoli rende dubbia la lunghezza dei lati opposti, ma non già .-J contrarlo la misura di (piesti lati può mai far dubitare degli angoli che ne derivano. 38 ATTI Questo metodo esclude in sostanza dal calcolo la misura degli angoli di- fettosi avuta per le osservazioni , e la deduce dalla misura dei lati , onde mi sembra che per esso sia tolta ogni incertezza a cui porterebbe il calcolo di- retto di tali angoli; ma qualora il metodo non sia applicabile a qualche rara combinazione di dati trigonometrici , e sia necessario calcolare gli angoli di- fettosi , sono di parere che non possano condurre all' errore quando si ado- prino soltanto in quei triangoli che diconsi di riprova. E indubitato che la po- sizione dei punti, e la loro distanza saranno tanto più certe quanti più sono i triangoli che vanno a coincidere con essi , e specialmente se il calcolo di que- sti si parta da diverse basi. Posto ciò , quando per riprova di un lato si fac- cia esso comune a più triangoli , fra i quali alcuno ve ne sia di condizione in- felice , e nonostante dia la stessa gi-andezza di quel lato , io non discerno il motivo per cui questo debba rigettarsi , e non servire alla composizione di al- tri rami della rete trigonometrica. Mi si potrà forse obiettare, che sebbene il calcolo del triangolo mal condizionato sia sicuro riguardo a quel lato di ri- prova , può essere incerto riguardo ad imo degli altri due , e ciò facilmente avverreljbe se questo lato restasse isolato e disgiunto da altri triangoli ; ma fuo- ri di tale ipotesi col procedimento della rete trigonometrica si dee conoscere chiaramente ad ogni passo il giusto o il fallace legame di questo lato dubbio con altri contigui, ed è perciò in tal modo assicurata, o modificata la sua mi- sura. Conchiudo pertanto che il precetto del sig. Puissant debba unicamente osservarsi nei triangoli primarii, e nei massimi, come ancora negli isolati, ne- gli indipendenti, o al più in quelli collegati soltanto con uno, o due altri; ma che sarà sempre negli altri casi possibile col mio metodo , e nel caso da me contemplato, evitare quei falli a cui potrebbe guidare la negligenza di que- sto precetto. Si potrebbe in proposito di angoli aggiungere quest' altra considerazio- ne , che non ho rinvenuto in veruno autore di Geodesia. I Logaritmi delle funzioni di quelli fra gli 84°, ed i 90' hanno differenze s\ piccole, che 1' er- rore di osservazione da 1' a 5' rendesi insensibile nelle lunghezze dei lati op- jDOSti , e perciò per la via inversa a quella degli angoli massimi , e minimi conducono alle medesime fallacie. Supponiamo , a cagion d' esempio, un trian- golo ABC, i di cui angoli sieno veramente A=87°, B=78°, C=:15°, e fac- ciamo r ipotesi che nell' osservazione si prenda giusto l' angolo di 78°, e pren- dasi falso quello di 87°, cioè di 87°. 4'. 0", onde il terzo angolo come sup- plemento degli altri due risulterà di 14°. 56'. 0 ". Sulla base di Braccia 10000 opposta air angolo B si calcoli questo triangolo , e si troverà che l' errore di 4' commesso neU' osservazione porta nel lato opposto all' angolo A la differen- za inapprezzabile di 0, 7 di Braccio in Braccia 10209,31; laddove nel lato opposto all' angolo C questo errore medesimo porta la rilevante differenza di Braccia 17 in Braccia 3858,411. Se adunque il lato di faccia all' angolo 87° D E L L' A e e A D E M I A 39 sia appunto ({uello comune con altri triangoli, e nel quale perciò cada il ri- scontro del calcolo, l'errore di 4' non potrà essere avvertito, e rimarrà in conseguenza occulta la falsità del lato in faccia all' angolo di 15°. per cui na- sceranno altri maggiori falli nei calcoli dipendenti da questo lato (a). Dovreb- bero pertanto in una triangolazione composta a tutto rigore scansarsi non so- lo gli angoli massimi, e minimi, ma a))Cora i prossimi al quadrante, e qua- lora ciò non sia possibile, quelli stessi rimedii da me applicati ali" errore de- rivante dai primi giovano del pari alla correzione dei secondi. Altro più forte ostacolo si presenta alla verità delle osservazioni degli angoli, ogni qual volta la località non permetta di situare listromenlo nel pun- to da altri luoghi osservato, e sia forza perciò collocarlo in piccola distanza. In tutti i trattati di Geodesìa da me letti ho trovato a tale uopo il proble- ma enunciato in questi termini et Ridurre itn angolo al centro ddla stazione ■>' e per procedere alla sua soluzione si pongono dati i due lati che comprendo- no r incognito angolo ricercato, la distanza dal vertice di questo al punto ove si pone precariamente 1" istromento, e gli angoli formati dalle visuali di qui dirette ai punti estremi dei due lati cogniti , ed al vertice dell' angolo inco- gnito. Questi dati peraltro sono, per lo più, in parte o in tutto negati sulla faccia del luogo; e per esempio la distanza, e la visuale del punto dell' istro- mento al vertice dell' angolo incognito non potrà aversi con precisione per causa dei fabbricati o di altri impedimenti frapposti , o sivvero non potrà scor- gersi qualcuno dei punti estremi dei lati di questo angolo, e cosi o per 1' uno, o per 1' altro motivo la soluzione del citato problema non sarà applicabile al caso pratico. Il caso inoltre che dalla estremità di uno dei due lati cogniti si scorga r altra , ed il vertice dell' angolo incognito , cioè due soli punti , e re- sti cosi il tutto determinalo nel triangolo in questione , sarà molto più proba- bile di quello che dalla stazione precaria dell' istromento il vederne tre, cioè le due estremità dei lati , ed il vertice dell" angolo in cui si congiungono. Che se d' altronde si rifletta che i lati comprendenti I' angolo incognito non sono già dati colla misura effettiva, ma per mezzo di altri triangoli che debbono ave- (o) Ecco il Calcolo del proposto Triangolo: A=87.'0' BC=10209, 51 Ij A=87.° 4' BC=10iMO, 012 6=78." 0' AC=10000 B=78-° 0' AC=10000 C=15.° 0- AB= 5858, 411 i €=14." 56 AB= 5875, 474 ce 180. 0' ce 180. 0 AR_J ^75, 474 „,._( 10210, 012 ^"-l 5858, 411 ^^-ì 10209, 51 Differenza Braccia 17, 065 Differenza Braccia 0, 702 3o ATT I re "li angoli coiiligui col verlice dell' incognilo , e comuni quesU ùili metle- simi, è chiaro che le condizioni del problema suppongono già fissata la po- sizione del triangolo ricercato, e perciò il problema per se medesima rimane all'atto inalile. Delibasi conoscere l'angolo BAG allorché Nord sieno noti il lati AB, AC. Questi lati dipende- ranno dai triangoli DAB, DAC . BAE, o da al- tri la di cui posizione darà presso a poco egua- li condizioni. Si abbiano i triangoli DAB, DAC; ed allora BAC=DAB— DAC. Che se nel caso lìiù disfavoi-evole avessimo i triangoli EAB, DAC, sarebbero sempre calcolabili gli angoli azimutta- li EAF, DAF, e quindi BAF, CAF, onde la somma di quesli ultimi due darebbe 1' angolo- ricercato BAC. 5^,^ Aggiungerò in fine 1' altro importantissimo rilievo, che dalla stazione pre-- raria dell' istromento non è utile soltanto il conoscere la misura di un solo- angolo, quale si avrebbe dalla vera stazione, ma importa massimamente il co- lioscere la misura di tutti cpielli formati dalle visuali dirette in giro ad ogni punto visibile dalla prima, come se le osservazioni fossero state fatte dalla se- conda stazione. Parrà forse a prima vista che la citata soluzione ripetuta ad ognuno degli angoli osservati dalla stazione precaria , sodisfi anche a questo più utile , e generale quesito ; siccome però ella suppone la misura di tutti i lati che si partono dal centro della vera stazione, questo dato sarà sempre incom- pleto , e per la parte in cui sussista militano le obiezioni medesime , che pre- cedentemente vi ho fatte. Evvn inoltre nei trattati di Geodesia un metodo per determinare il punto della stazione precaria sulla tangente della periferia che passa pel vertice dell' angolo incognito , e peli" estremità dei suoi lati , ed in tal vicinanza da questo vertice , che 1' angolo osservato dalla stazione cos'i star bilita sia prossimamente eguale all' incognito. Questo metodo richiede la misu- ra di due angoli del triangolo in questione , e non può per conseguenza ser- vire ad altro che alla verificazione del terzo angolo incognito , il quale già ver- rebbe concluso con egual sicurezza come supplemento degli altri due conosciuti. Essendomi pertanto persuaso che negli Scrittori di Geodesia da me con- sultati manca il problema generale di ridurre gli angoli al centro della stazio- }ie nel modo da me desiderato , è stata mia prima cura di evitare nelle mie osservazioni quei punti ove comodamente non potessi collocare I' istrumento, ed in quelle poche circostanze in cui questo comodo mi è mancato, ho ri- soluto il problema in maniera affatto diversa , la quale consiste nel prendere due comode stazioni , e la mijiu'a eifetliva della loro distanza. Il meridiano , D E L L' A e e A D EM I A 3i e la perpendicolare della triansjola/.ione si fanno qniisi sempre intersecare nel- la torre, o -campanile del Paese, ove risiede la Magistratura della Comiiniià da misurarsi , e giova però alla sicurezza , ed alla brevità del Calcolo delle par- ticolari longitudini, e latitudini dei piinli osservati avere tutti gli angoli azi- muttali da questa torre , o campanile a ciascheduno di tali punii. Allorché poi la Comunità comprende più paesi, di modo che 1' uno non si scorga dall' al- tro, né da quello ove si é fissato il meridiano, è bene di trasferire il cen- tro di osservazione in questi paesi medesimi , ed a questo nuovo centro ridur- re gli azimut di tutti i punti all' intorno, ad oggetto di calcolare dipoi spe- ■ditamente le loro distanze dal meridiano , e dalia perpendicolare. Ma soven'e queste torri o campanili , che con generale vocabolo chiamerò il centro della triangolazione, sono d'incomodo, e pericoloso accesso, o sivvero non si può di cju'i scorgere la maggior parte dei punti necessarii all' uopo. Per superare queste difficoltà che sogliono appunto occorrere al cominciamento della trian- golazione, e nel ta-asferire altrove il suo centro, io prescelgo due punti i più ■comodi all' osservazione , fra loro facilmente accessibili , discosti non più di ■due o tremila braccia, e dai quali oltre il centro predetto si veda il massimo numero dei punti da triangolarsi. Misurata diligentemente qnesta distanza . e fatte le osservazioni da ambedue le stazioni , io ottengo di già il triangolo che le unisce col centro , e dipoi tutti quelli che uniscono queste . ed il centro con tutti gli altri punti osservati. Eseguito questo calcolo i triangoli che hanno il vertice nel centro della triangolazione restano tutti determinati per mezzo di ^ue lati , e dell' angolo intercetto , le di cui misure sono già verificate dai pre- cedenti triangoli che hanno i vertici nelle due stazioni, e ciò in due diversi modi che servono di reciproca riprova. Che se agli angoli fin qvù osservati si aggiungano quelli da osservarsi negli altri punti collegali colle due stazioni , e col centro, si avranno molti altri dati di ulteriori riscontri da non potere al- trimenti dubitare degli angoli ridotti al centro, e dei triangoli che ne dipendono. Sia A il centro della triangolazione , o qualunque altro punto al quale si debbano ri- durre gli angoli osservati da due stazioni B , C. Misurala la distanza BC , e gli angoli formati dal- le visuali divette da ambedue le stazioni ai pun- ti A , D , E , F ec. , s' incominci il calcolo dal triangolo ABC, di cui son noti il lato BC, ed i due angoli adjacenti ; Quindi si prosegua con eguali dati il calcolo dei triangoli BAD, BAE, BAF , BCF , e quello dei triangoli CAD , CAE , CAF, CBF. I triangoli BAD, CAD, verifiche- ranno la misura del lato AD ; i triangoli BAE , CAE quella del lato AE , ed 32 ATTI i triangoli BAF , CAF quella del lato AF ec. Parimenle si avrà 1" angolo EAD=BAD — BAE , ovveio=CAD — CAE; e l'angolo rAE=BAE— BAF, ov- veio=CAE-)-(jAF ec. Adunque in ciascuno dei triangoli in questione EAD, EAF ec. avremo due lati , e 1' angolo intercetto assicurati da doppio residta- mento. E se alle prime osservazioni si aggiungono quelle che potranno fai-si degli angoli in D , in E , in F ec. verso A , B , C avremo altrettante riprove dei calcoli precedenti, ed in specie riguardo agli angoli, che si dovrebbero concludere come supplementi di quelli osservati da B , e da C. (a) (a) Al metodo esatto sì , ma laborioso dal chiar. Autore della presente memoria proposto , potrebbe forse in molli casi con vantaggio sostituirsi il seguente , stante il riflesso , che le di/ficollà accennate possono in non pochi casi rimuoversi o tutte a in parte con delle facili e sicure costruzioni geometriche , ovvero con degli artifizii che generalmente sul luogo stesso suggeriscon le circostanze. Sia incognito f angolo vero ACB ; ammesso che possa conoscersi la direzione e lunghezza della qualunque retta CO=,r , essendo O un punto da cui possano scorgersi i punti A, B, scelgasi un al- tro punto M , da cui ancora possano scuoprirsi » punti A , B . O , e possa misurarsi la distanza OM=r'. Tirate le visuali AO, OB, AM, MB, sia ACO = x ECO = x' Sarà tosto AO: AOC = a BOC = b r'sena" , OB: AOM = a' BOI = b' r'senb' AMO = a " EMO = b" ^^ , ed i due triangoli sen(a'+a")' sen (b'-|-b") AGO , CBO avranno noti due lati e P angolo compreso , perciò \Q f tgj(x -CAO)=— tgfOO"— i(a + 2x))=— cotè(a + 2x) = .^^^ cot4a AO- OB- tg|(x- CBO) =-tg(90"'-*(bH-2x'))=- coti (bH-2x') = ^^g rsen(a'-|-a'') cotib cioè — cot 2 ( a -H 2x ) = — cot§(b-f-2x') rsena ' — r'sen a'-t- r sen (a'+ a" ) j,j _r'senb"— rsen(b'-<-b") colia cotgb . . . (A) r'senb "-+- r sen (b'+b'' ) Se r = r' , lo che spesso si potrà ottenere , le equazioni ( A ) divengono DELL'ACCADEMIA 33 I punti d onde si fanno le osservazioni, oltre le torri, ed i campanili,., sono le bilie , gli spigoli , i cenU-i delle case , i comignoli dei camini , e qual- che albero isolato nel vertice di un poggio, o in una vasta pianura. Si fan- no nelle biffe ottime stazioni, perché tolta dal suo> posto la bilia vi si può age- volmente collocare in pioinho il centro dell' istrumento,e fare le ossei'vazio- ni all' intorno ]>er tutto 1' orizzonte che si discopre. Non sono però le Lille segnali sicuri ogni.jualvolla non sieno situate in. luogo tanto eminente, che ve- dute da altri punti campeggino nell' orizzonte celeste; che se la visuale a lo- ro diretta incontri al di là alcun oggetto terrestre di boschi, campi, fabbri- die ec. restano le biffe indiscernibili , o almeno è facile confonderle con qual- che tronco vicino. Lo stesso dicasi degli alberi , fra i quali i cipressi sono gli ottimi., e negli alt« si snoie per non scambiarli porre- in cima un fantoccio fallo coir infrascamento dei rami più alti: se non che allorquando gli alberi han- no il fusto molto grosso impediscono una parte all' osservazione , e non per- mettono di collocare 1' istrumento nel vero centro di quella. Eguali , e talvol- ta maggiori inconvenienti s' incontrano negli spigoli delle case , dai quali è pur forza tenere alquanto discosto l' istrumento per eseguire le osservazioni , e ri- mangono celati molti punti dalle muraglie contigue. Il centro infine di una fabbrica, ed il comignolo di un camino sono i peggiori punti per collocarvi r istrumento, atteso il materiale del letto facilmente mobile ed oscillante , per cui ristrumento esce dal suo punto, e le osservazioni divengono false. Ho voluto annoverare tutti questi soggetti della pratica di campagna , che prestano i dati al calcolo della triangolazione, affinchè si rilevi la continua dif- cot5(a + 2x) = iSÌ^:^^LÌ^; cotà(b-H2x') = -IS-l^l^ . . . (F) -^ ^ tgè(a-|-2a")' ^ ^ ts*(b'-+-2b") ^ ^ r' scn a ^ r'scn d Se r ed r' son disuguali, fatto =i:senh, ^senk, sarà: cotKaH-2x ) = ÌsM^±lJ=]l_)cotàa tgè(a'-|-a"-^h) •(G) cot J r b -f- 2x ) = -2Jl^ — — icotèb ^ tgi(b'-<-b'-Hk) - Indi avremo ACB = s — x' , e neW istesso tempo avremo i lati AC , GB. Questo metodo ha sovra quello usuale (V. Puissant , Lève des plans, eh. IL) f7 vantaggio della maggior brevità e precisione^ le formale (^3) risolvono direttamen- te il problema «eni' altro calcolo; nel caso più sfavorevole può ricorrersi alle for- inole ( C ) , e sopra tutto vengon calcolati i lati AC , CB non per approssimazione, ma con esattezza. Se poi questi fossero noti antecedentemente , le accennate formule serviranno a verificarli. ( Nota del Uott.Enr. Montucci ) Toyo X. 5,- 34 ATTI lìcoltù ili prendere esattamente le misure angolari ancora con eccellenti isfru- iiienli. EJ olire il difetto delle osservazioni per la situazione quasi mai giusta dell" istriimento , sono di parere che contribuisca non poco all' errore degli an- goli la posizione del sole rispetto ai punti visibili, ed il diverso stato dell" atmo- sfera. Gli oggetti a ponente si discernono a meraviglia sul mattino, quelli a levante presso al tramontare del sole: sul mezzogiorno poi mal si distinguono e gli uni, e gli altri, seppure non siano isolati, o vivamente colorati. Allor- ché lo stato dell' atmosfera è uguale per tutto quello spazio che racchiude la stazione ed i punti da osservarsi, credo che poco rilevi la maggior, o minor chiarezza della luce diurna; ma nel caso che la caligine, la nebbia, o la piog- gia offuschi una parte degli oggetti lontani, e lasci libero il luogo di altri, e della stazione e viceversa, ho esperimentato che le osservazioni riescono fal- laci , e le leggi ottiche ne assegnano la ragione nella diversa densità dei mez- zi diafani per cui 1' oggetto non apparisce nel vero luogo in cui sta. Da tut- to ciò si comprende che il buon successo di una triangolazione può mancare per molte circostanze di luogo , e di tempo, alle quali i pili recenti Scrittori hanno pensato di riparare in parte con diverse ingegnose invenzioni. Taluno ha proposto i segnali illuminati e visibili in tempo di notte a grandissime di- stanze; tal altro ha immaginato una siffatta combinazione di specchi, che con estrema chiarezza rifieltano gli oggetti lontani: ma queste, ed altre simili sot- tigliezze richiedono nell' esecuzione due e più operatori simultanei in luoghi diversi, e perciò mollo tempo, e disagio nelle osservazioni , onde fanno poco al proposito delle nostre triangolazioni per le quali si richiede una celeritìi an- che troppa neir operare. L unico, ed il più spedito modo, che ho saputo in- traprendere per approssimarmi al vero nei miei lavori, è stato quello di cal- colare da ciaschedun punto di osservazione tutte le distanze, che lo uniscono cogli altri precedenlementc triangolati , e di pareggiare le differenze trovate nei lati comuni a più triangoli con una leggera modificazione di minuti secondi negli angoli opposti. Dal primo calcolo mi sembra che sia stabilita con suffi- ciente esattezza la posizione del punto ultimamente preso , e riprovata quella dei precedenti; e con i resultamenti medii dei lati comuni ho creduto di cor- re""ere le osservazioni de^li angoli, oltre gli altri metodi di tal correzione dei quali ho parlato in addietro. Non ho trascurato eziandio di misurare efletti- vamente qualche lato , che risultava dal calcolo dopo una lunga catena di trian- goli staccati dalla liase , e laddove le osservazioni per natura del luogo rie- scivano infelici ; e queste misure eH'ettive hanno assicurato il calcolo , e mi han- no somministrato nuovi dati certi per raggiustare le osservazioni. Il rapporto fra la quanlilri angolare, e la lineare si parte da un'approssimazione geome- trica, elle suppone la periferia rettificata; la quantità logaritmica altera di poi alcun poco questa prima approssimazione; i difetti infine degli istromenli, e tutte le difficoltà delle osservazioni possono non solo alterare, ma travisare D E L L A e e A D E:ì\1 I A 35 paoora questo rapporto giù per se stesso prossimo, ina non vero; laonde nel lungo corso di calcoli trigonometrici la misura efiettiva rinnuovala frequente- mente sulle distanze di alcuni punti è a mio giudizio una riprova di fatto cer- ta , e necessaria per la fiducia in tutta 1' operazione. I metodi, e gli esperimenti da me esposti (in qui non reputo i soli, ed i migliori die possano usarsi per 1' esattezza delle triangolazioni. Abbandonato a me medesimo in questa dilllcile, e per me nuovissima carriera; sostenuto sol- tanto da quanto ho potuto leggere nei pochi Scrittori di questa materia , che mi sono venuti a mano , ho conosciuto quanto ancor mi mancava per la pro- pria sodisfazione degli intrapresi lavori , ed ho tentato supplirvi colle proprie forze intieramente. Se alcuna cosa buona ho immaginato , sarà forse stata det- ta, ed usata dai Periti di Geodes'ia da me non consultati, e perciò non a- spiro alla gloria d' inventore ; e se il molto che mancherà alle mie idee sidla triangolazione mi verrà avvertito nell' esame critico di cpaesto mio discorso , io ne professerò i più cordiali ringraziamenti a questa Accademia, e frattan- to andrò ripetendo al Censore col Venosino Poeta : Si quid novisti reclius istis Candidus imperli; si non, his ulere mecutn. Presentata neW anno 1820. 36 ATTI DISCORSO DEL FD PADRE MASSIMILIANO RICCA DELLE SCUOLE PIE f. PROFESSOR DI FISICA XELL' I. t B. UNIVERSITÀ DI SIENA SOCIO FISIOCRITICO e DI VÀRIE AITRE ACCADEMIE Li on lieto certamente , né per questi lieti giorni , direi quasi , oppor- tuno è lo scopo di quei pensieri che io sottopongo oggi alla saviezza de' Vostri giudizii , Accademici Virtuosissimi , dovendo in questi momenti indagare innan- zi a Voi le probabili cause del terremoto , fenomeno singolare e terribile . a cui non ha , guari , fu soggetta la nostra Città. Quest' argomento doloroso su- scettibile non può dirsi al certo di una soluzione adequala, ma pur troppo e ristretto nei limiti dubbii di una poco grata probabilità. Eppure la que- stione, per stabilire la causa del terremoto, fu agitata sino dal primo seco- lo della fisica. La scuola Ionica parlò del gran fenomeno, ed Epicuro pronun- zio il primo (e sono già molti secoli) che il terremoto era il fulmine terre- stre. Aristotele sottoscrisse a questa sentenza, e quando le poche notizie fisi- che passarono ai coiicpiistatori della Grecia, Lucrezio abbellì colle eleganze la- tine le opinioni di Epicui'o , e Seneca il fJosofo e 1' enciclopedico Plinio non professarono su quest' articolo fisico che le idee delle scuole di Talete. Deste- rebbe meravigba , come nell' infanzia delle scienze non si sgomentassero i Fisici ad assalire il dillicile problema. Ma considerando per un lato , che que- sto fenomeno non si lascia cosi facilmente obliare nei luoglii , ove va ripeten- iii nelle cos'i dette Crete e muriato e carbo- nato di soda , e poi 1' allumina.; quanto insomma é d' uopo perchè dal con- tatto di questi strati emerga, elettricità. Per ultimo se ad alcuno sorgesse dif- ficoltà nel modo di eccitare il primo sviluppo elettrico , io lo richiamo al ter- zo fatto scoperto dal sommo mineralogista Ab: Haity, per cui vide che nel car- bonaio di calce , cioè nella sostanza che forma la maggior parte del nostro terreno, o di monte, o di colle, o di valle, una comunque leggera pres- sione di (hlo basta^ per porla in uno stato eletlrico, sensibile ai nostri elei-. trometri. Eccovi un abbozzo d'ipotesi, che come apparisce alla mia mente, non certo calda delle sue idèe, può dentro il limile di congettura applicai'si a spiegare i fenomeni dei terremoti, che per ora limito ai più comuni, ai meno violenti. Ma prima di por termine al mio diix; , mi sia lecito qui dichiarare il fe- nomeno delle cos'i dette rombe , e la confusione delle idee sul vocabolo di Terremulo , e di Aeremoto , sopra le quali cose molte volte sono stato inter- pellato. Questa romba , o sordo rumore, ora più, ora meno sensibile , che oi-a precede, ora accompagna il moto della terra, che ora solo si fa sentire , sen- D E L L' A e e AD E M I A 4r za altro tremore del suolo , ed ora tace anche tremando il terreno ; Questa romba è 1' efletto di un movimento di vibrazione, che la causa certamente materiale del terremoto comunica alla terra. Questo moto di vibrazione è quel- lo die si eccita battendo una campana, che si risveglia in una corda tesa, o molla qualunque, se è percossa. Questo vibrare o brandire è im moto intesti- no delle molecole di un corpo, jier cui esse veramente si muovono, ma di tal moto , che se voi ponete un campanello cosi vibrato nell* acqua , essa non resta agitata, come non resta agitata neppure I' aria. Ora questo moto di vi- brazione, se il corpo è elastico, si eccita e si comunica più presto degli al- tri moti di ondulazione, di sussulto e di vertigine, per i quali le parti del cor- po scosso cangiano luogo assai più che nel moto di vibrazione. Eccovi perchè questa romba o rumore precede il moto della terra. Che se la scossa indotta in lei è troppo leggera, allora si fa sentire la sola romba , perchè un piccolis- simo urto basta a far vibrare un corpo , se alquanto è elastico. Che se il cor- po urtato è molle o di debole elasticità, allora non potrà sentirsi romba, o debolissima, ma si sentirà la scossa. Duncpie d'ordinario deve precedere la rom- ba, ma può essere anche contemporanea alla scossa secondo la natura del ter- reno urlato. Vi può essere romba senza scossa quando 1 urto è leggerissimo , e infine vi può essere scossa senza romba , quando il terreno non è abbastan- za elastico. Questa romba che senlesi risuonare neU' aria , è quella che forma l'illusione dell' aeremoto. Si, la romlia clie è un suono, è propagata neir aria, ma proviene dall' urto di quella materiale sostanza , causa del terremoto. La romba è cupa, ma ella viene da un moto di vibrazione sotterraneo. E or for- te , or debole , ma non può dirsi perciò che 1' energia della scossa abbia rela- zione a questo rumore. Talora una romba fortissima può essere senza scos- sa, o precederne una debolissima, e viceversa. La romba dipende dunque dal- la elasticità del corpo risonante , la sua forza dipende talora da riflessione , co- me il suono dell' eco. Ritornerò, quando che sia , a render men rozzo questo mio lavoro, con- fermando o modiCcando, se abbisogna, coli' appoggio di nuove ricerche, quan- to in esso Vi ho esposto. Presentala neW anno 1822. ^ToMo X. 4a ATTI MEMORIA SDLLA UTILITÀ NELLE FEBBRI INTERMITTENTI Jtetta, tteffa Seduta, 3eP %i 29 (§X^tife 18122 DAL DOTT. FILIPPO GARRESI GlÀ UEDICO-CBIRVRGO CONDOTTO NELLA NOBIL TERRA BEL MONTE S. SAVIlfO ORA PROFESSORE DI MATERIA MEDKA t FARMACOLOGIA NELL' I. E R- UNIVERSITÀ DI SIENA il filosofare vuoi esuer libero. Galileo Galilei Uialugbi. xi-ltro Oggetto non mi propongo con la presente Memorifi , che di ren- dere utile , e vantaggiosa a' miei simili cpiella professione che esercito. A que-. sto fine sono dirette tutte le mie premure, e quelle poche sperienze pratiche che ho fatte, onde ottenere di allontanare le fehbri di decisa, e marcata in- termittenza , con un energico rimedio , niente incomodo al gusto degli infer- mi per la cpialità del veicolo in cui viene somministralo, e di pochissima spe- sa; in conseguenza combinabile con le vedute economiche de' pubblici Speda- li , e facile ad usarsi ancora dalla classe degli indigenti , che d' ordinario è la più sottoposta a questo genere di malattie , per le continue privazioni , alle quali viene necessitata. Ma siccome 1' arsenico costituente 1' essenzialità di questo rimedio enlr.i nella elasse dei forti irritanti chimici volgarmente detti veleni corrosivi, ed il nome di veleno in oggi proscritto da alcuni Scrittori di Materia Medica riempie d' orrore la maggior parte degli uomini , credo bene per superare il naturalo ribrezzo, ed invincibil repugnanza a tale preparazione di giustificare 1' uso me- D E L L '^ A e e A D E ]\I I A 45 ct>si ilallu morii", <• dailii i-.nx'iMV jMVSc uni» «livst» di oiho |>cr sm» j^nslo , roitu' <^li ora solito jH.'r l' nvn»- li, l'il in\licc . «• nui- «lernto, una ilisiMvta ilose di rum sono voKmiì ' Non lo soj»o ^\\ natura Km-o . ma lo possono essoi-tì in vario oiivostanto, come lo fnnuw noi oilali so{j;j;elli già luluti (\iori dolio connnvi . o naturali condizioni dolla vita suna. t'iu" cosa ò dui\((Mo v<'lono' 1») cito consisto la stia afiono osolusivamon- to iMM'nioitvs»» . o iotalo? l'.ho cosa ò niodioamonlo? lìmo sono i liiiìiti. od i oonlini olur doiiiaivan«> . o oi fanno ilistinj;tioro la |>ro|>riotà nu-tliciunonti'is.i. ilal- la xonolioa attività ' Sopra ritlossioni di tal sorto ri^vviinut i vori fondainonii tlella ntatoriA mrdiort. Ma so 1«» soslan/o siosso più semplici, o lo jviù uìnix'onli, dol pari che lo sivstunrp cos't «loiu- vc-ni'lìolio p>vssono in nlcinii e^\si esponv i soj>;;otti a i;ra- >i porìcoli di pordi-iv la \ila, ipiaiido all' inooiiti'»'» ptvssono dol pari in alti-o oiiiNvslan/o allonlaiiaix' foliivinonto il j;ià pivsonto j.H"ricolo di morto, dvnro- n\0 ossor corinti, olio tum \i ò dnn<|iio t-ssonrial dilloivn/a l'oìi volono. e mi>dioamonto , j;iat.\'liò l a/iono do \olom l^■lnl■o^^la con ({iioUa ilo' modivM- monti , o »lo\ivnu> itvnxoniiv cUo la dillorou/a sta soltai\lo noi jjrado; ipiin- di molli volot\i il) aU'Muo c.i»Yivsttuwo od in picct"»!»» dusi sono nitoiulono al>lvislan/« , o olnannnonto jvn-lato VHrii illuslri A»U»>n,oho hainio trattato dolio dillVivn/o tra i iinHlicamonti . «h1 i iHVSt doni voloni, tV« i quali meritano sjHVialo considorationo lìinsopjv Trank. noi suo ntanttalo di Tivssiitdiviiia . e \S'iu»/<>r noi stio trattalo dei xoloni ,^1). Malora. K> il timotv cito ha sompix> ispirato 1 uso doli' ansonico in Mi\li- eina , j»er i ,sntw «srt'rtt» ìml-enloi'ictì . std «piale oam-cì- ta \n/ anione pò «liìvtta . nuova non è la pivsvM ì»ii>ne dello suo pv{»ai-ì»- »ioni jH'r la etu'a «li «hvo\-s«' malattie . e sjKVi.ilmonto ^H>r lo lohhri intorimt- tpntù Si sono veduto delle «piotidiane. «Ielle tonano e «lolle quartane itsiìn^ (I) I' H*t> «-Jk* /ìir*i>«m«> •WijfiH/tiMiMtfr (jili ttmtirAi (ir*ti tttl rtMMW* nNVm»««' j^r imtit-utt, t ti mmikutmimtu , * H rW^t», * il nun attr fssi ^nttsi altifv ttrmi- Ht a «/<-jt:f provm fimr mtf- ttt «A« njf HuniimHM —ttwftM tuili *ih M*sm uffHt» . mime» h mtmmm «T mm-m. D EL 1/ A ce A D K M 1 A 4? te.Ciì iicoompnj^nnto ila oslni/idiìi o Irriti pwocsii lìoi»ìstici ili«i visceri ijvx-on- «liiRoi. ribflli all' annninislr:»/it tlci più aivivdilah auli^H•rlOllioi o lUuisUiiOHli , llo delle pi-0|wr.i/.ii)iii Hvsoiiii'ali. AKimi ini'tliii , fino Jai Ifiiipi j>iù riMiioli tltll' artr sjilutarc . s' iniliissn\> u siH-iiiiiotYlaix- 1 aix'iiio» ooiiu- liiucdio in iiuiltv inalaltif . «lall i'si'iii|m> ili al- cuni ixiiKili clic si ^>^ll•s^all(» larerulo Soi;!»ioru«ir nlcune bevtuule «ride nei va- si ili iisÌ5»allo, o solfuro il' arsi"uii-o ; i Giupponrsi iil i('hini"si. iliio Uoinr ile L'Ile, hanno mloiialo «[tiesi' uso. Tj'u ^li «nlichi scriUori, Diaseoriilc al va)), ii iìoll.il>. 1» iMla sua ope- ra, raivoinaiula l" uso iiilci-iio ilcil' ai-Si'iiii-o lu'il.i tosse ostinala, e ne!! eiiipu'iii.i. Avii'i'nna «1 J^ iiU- ilei lib. 'ì Aclìc sue tradurioni , eos'i si espiMUf ., Hx mfdieìnis furtt'btu est ursenieum , <<,t quo eum yumvtis pini /toii/ pilutitr lul iifthmu. ant dalai in pota cum aqua melìis •>. l'alloppio si loda mollo delle ptvp«ra/.ioni ai-senieali nella lue eehuM. e vnrii «Uri niediei ili uti(oriti\ sono iUlo ìslesso sentiiiK^nto. l'Va i mediei di minor j;rivlo del so'olo XN'Il eitali da I''.tmiiller . (1. B. Du-IIamel «Un jwtj;. ■\'2i) della sua op-ra n de ulfationibus eorpoiis ", oltir ni eix'deir 1' arsenico sotto diveese lorme peofu'Jio per la eiN'a delle uleert . ilii'tì ili averlo usato inti^'uamenle eon vnnta{;i;io in aieuiie malattie. Thomson parimente, al J^ Ì~ì7 dei suoi Pensi;-!'! ('iiiiiùei, ci fa sapere, che prilieava estesamente una pix'jKira/.ione arsenicale , sotto il tionie di tintu- ra cerulea diaforetica. l)ii;l)V iK'l 'i. Tomo dei suoi l",s|>t>rimenti al 5^. IIV) facendo men.ioiKì dei diversi piiK'essi cUiniici per siioi^liare 1 arsenico di una (piaulit;i del suo ncido . ix'ferisee e.ssernc stalo laUo uso interno con «]ualclie siux-esso in Me- dicina , ed in ('liirurj^ia. Michele Mlmullcr ni cap. Mineralogia della sua opera intitolala C.ollei'io Farmaceutico , e precisamente ali" nrl. .Irsmieo pag. 81 1 si esprime nei sej^ueu- ti termini a. Apiul ir/rrcs edam fiirruul , ijiii remediii: conlra aslhiiuilni, arseiinam oddidemnt , el sane moderni tjiiidam per .tii//>. Passa tpundi ail encomiare 1 uso cliirart;ico di tpicslo melallii iu forma di polvere, o di linimento per la cura radicale dell'ulceri catiino- niatose, psoriche, sililitiche e pcslilen/.iali , lo raCcoinanda come un energici» ri- medio jK'r la fehlire, e per la tii;Ma. Hacconta de^li ottimi resultati otleuuti nel cancro esvdcerato d.dl' apiiliea/.ionc di una jiolvcre composta di arsenico, radice di aro, e lulii;j;ine; descrive lìnalmcnle le iliverse preparn/.ionì arseni- cali da esso e da altri chimici praticate con successo , inlernamente . fra ipie- Ste appix'7./.a in singoiar modo, ed anima i medici ad usaiiic t;eiicros,iiii senico combinandosi alla potassa per via umida (tale è appunto il mezzo pra- ticato da Brera come vedremo in appresso), decompone una porzione d'accpia, si appropria l'ossigeno della medesima, e passa allo stato di acido, formando, un arseniato di potassa. Infatti se con un acido qualuncpie si precipita la po- tassa dalla di ìaì combinazione , resta non un ossido , come si credeva antica- mente , ma un vero acido arsenicale , riconoscibile al senso di acidità che im- jiriine nella lingua, ed all' arrossamento della tintura di laccamuffa combinata con il medesimo. Fra gli Scrittori a noi più vicini , Boerhaave nel primo tomo degli ele~ nienti di chimica pag. 2i descrivendo 1' orpimento, ossia 1' ossido d' arsenico solforato giallo, è di sentimento che possa usarsi in medicina senza inconvenientii Geollrov nella sua materia medica alla pagina 108 del primo tomo , su questo proposito cos'\ parla ce Li'cet arsenicum praesentaneum sii hominum , et bru~ forum dekterium , a quibusdam famen praedicatur ad febres^ intermùlenles fiigandas ■>> E più sotto soggiunge ce Ex tot decantata arsenm praeparationi'bus, quae apud ve1(res reperiuntur ttnicam, tantum itlilcm agnoscimns , quam ad exfernum usum hie proponimus ce magnes arsenicalis dicitur >^. Ea buhonibus venereis adhibetur , commen-< datar ad bubones pcstilenti'ahs maturandos et rumpendos, ci ad scrophulas eliam plu-i rimum valeat. Nelle osservazioni fisiochimiche scelte di Federigo Hoffmann si legge quan- t' appi-esso: Qiwd vero usum irlernum , et vires auripìgmenti atlinet, nullum prò-, ffat lucidentum , et fide dignum exeniplum m mcdicorum tum veterum , cum recen-. tìorutn monumenlis . quod funesta symptomata, et mvriem ùiltUcrit. Quam graviter ilaque errarunt quidam non medtocris famae medici adfirmantes pessimo , et nefa- rio nsti Arabes prò sti/fitu arsenicum commendare! Teickmeyer al cap. iìO delle sue Istituzioni di medicina legale dimostran- do, che- qualuncpe veleno si può somministrare internamente per uso medico coT) sommo vantaggio in alcune affezioni , cos'i termina 1' articolo ì> Hoc con— frmatur l'nter alia quar tonar iorum observationibus , qui a fortissimis vemitatoriis non commoventur, %mmo granum unxim , alter umve arsenici crudi perferre possunl abs-^ que omni inj'uria. L'uso medico delle preparazioni arsenicali autorizzato da medici anti- M di sommo credilo, acquista ancoi'a tuia luminosa sanzione dalle osserva- zioni, di molti fra i moderni che ne hanno ottenuti dei- felicissimi residlali nel- la cura di varie malattie. Più frequentemente per altro sono state sperimen- tale con successo nelle febbri intermittenti esquisite, e sono riuscite di una speciale efficacia nella ([uartana , malattia non di rado ribelle ad ogni altro me-» s D E L L' A e e A D E Al I A 49 ludo cunilivo, forse per essere tuttora sconosciula la stia vera natura, e cau- sa , malgrado gli sforzi di tanti osservatori di genio , che da circa tremila an- ni- si sono studiati di scoprirla. Fra i moderni clinici il Dottor Tommaso Fowler, medico dello Spedale di Slalford, dice di avere impiegata con suc- cesso la dissoluzione acida arseniosa a piccolissime dosi nelle febbri intermit- tenti. La valida elìicacia di rpiesto rimedio è confermata dal Dottor Arnold medico dello Spedale di Leicester , e dal Dottor Withering medico dello Spe- dale di Birmingham , e da altri pratici Inglesi. Il Dottor Gilderston nei giornale fisico-medico di Londra assicura di aver guarite delle malattie della pelle , e di aver distrutti alcuni vermi intestinah coir ai'seniuro di potassa. Li sequela di cpieste osservazioni , e delle molte istorie riportate nei fo- gli medici della Gran-Brettagna, il Dottor Fodere, e varii pi'atici francesi si sono impegnati a sperimentare i sali arsenicali nelle febbri periodiche, ed in molte malattie inveterate, scrofole, cancro e simili, ed hanno riportato i vantaggi di cui si lusingavano , e se poi in alcuni casi sono rimasti delusi nel- le loro esperienze, queste non sono state susseguite da inconvenienti rimar- chevoli. Nel Dizionario di Scienze Mediche di Parigi trovasi inserito un arti- colo relativo a rpiesto soggetto, che riporta le diverse preparazioni indicate da varii autori per somministrare 1' arsenico con la maggior sicurezza , e soprat- tutto viene preconizzato il metodo di Fodere. Consiste questo nel prendere due once di acido arsenioso ottenuto col- la distillazione a siccità dell'acido nitro-muriatico, setlici once di acqua stilla- ta bollente . del carbonato di soda purificato , ben cristallizzato , ridotto in pol- vere , ed in tanta quantità che basti per saturare 1' acido , fino al punto di tingere leggermente in verde , anziché arrossii-e la tintura di laccamufla , e for- m.ire cosi un arseniato alcalinulo di soda ; si filtra , si evapora , e si conserva- no i cristalli in una boccia a turaccio smerigliato, poiché questo sale attrae r umidità dell' aria. Il prelodato Professore scioglie un grano di questo sale per oncia di acqua ben pura , somministra un denaro di questa dissoluzione in un bicchiere di tisana , o in fusione qualunque, servendosi comunemente di quella dei fiori di camomilla , ne fa prendere egual dose la sera , e qualche volta , ma ben di rado , a mezza giornata ; procura di non somministrare il rimedio in tempo di febbre , ma somministra ambedue le dosi la mattina, quan- do r accesso viene il giorno , e viceversa , facendo correre sempre l' intervallo di due ore fra la medicina , e gli alimenti. Fra i medici Tedeschi di confermata celebrità, Weikard, e Giuseppe Frank approvano, e consigliano 1' uso interno delle preparazioni arsenicali. Luigi Frank ne' suoi Comenti alla dilucidazione del Sistema di Brown fatta da Weikard , sebbene esorti i giovani medici ad essere ben guardinghi Tomo X. 7 5o ATTI nella prescrizione idei rimedii presi nella classe dei cos\ detti Veleni , conviene non ostante che in alcuni casi sono di un reale vantaggio, ed assicura la gua- rii!;ione delle intermittenti con V arsenico , che suppone alto ancora a sanare la lue venerea , ma non per propria esperienza. Nella nostra Italia il celebre sig. Brera nelle Annotazioni medico-prati- che fascicolo 2. pag. 63 referisce avere ottenuti dei segnalati successi dalla so- luzione del suo arseniuro di potassa nelle febbri intermittenti, riportando mol- tissime istorie di malati guariti con questa preparazione , la quale consiste nel- lo sciogliere mezza dramma d' ossido d' arsenico in sei once d" acqua stillata, a cui si aggiungono due once d' acqua aromatica di cannella , nella quale sia già sciolta altra mezza dramma di potassa; si lascia digerire il tutto per qual- che tempo a bagno-maria, e quindi si filtra. L' autore ne prescrive fino a quindici gocce in pillole , o nell' acqua stillata , ripetendo la dose tre o quat- tro volte al giorno. Nel fascicolo del bimestre marzo e aprile 1815 del Giornale redatto dal prelodato Professore, esiste una memoria del eh. sig. Dott. e Prof. Francesco Tantini di Pisa suU' uso dell' arsenico nelle intermittenti , ove dietro molte os- servazioni istituite nello spedale di S. Chiara di Pisa, e riportate per intero, 1' autore conclude : « Che i fatti da lui osservati , sebbene non siano né nume- rosi , né decisivi abbastanza per assicurare al liquore antipiretico dì Harles ( ar- seniuro di potassa ) un trionfo completo sulle intermittenti , provano per altro con sufTicente evidenza , clie il suo uso riesce utile in molti casi , e senza con- trasto innocente sempre , purché amministrato con rigorosa precauzione ■». Nel Dizionario Bro^vniano compilato dal Dott. Giovanni Palmieri , è in- serito un articolo estratto dalla chimica del Profes. Brugnatelli assicurante, che quantunque 1' ai-senico sia stato riconosciuto per uno de' più potenti veleni , pure esso è slato posto in uso medico, tanto come rimedio esterno, che in- terno , e che si è creduto molto efficace nelle febbri intermittenti alla dose di un quarto di grano fino ad un mezzo grano sciolto in alcune once d' acqua stillata. Dai chimici Campana , e Forati , discorsi i tristi efletti che può produr- re sul corpo umano questo metallo , viene nonostante annoverato nella clas- se dei medicamenti, ed attestano essere stato praticato da varii medici d'ot- tima estimazione. Il celebre Testa lo praticava estesamente non solo nelle febbri inter- mittenti , ma ancora in altre malattie. Il merilissimo mio precettore sig. Cav. Giuseppe Lodoli attuale Profes- sore di medicina pratica , e di clinica interna nell' Università di Siena , uomo ])erilissimo nell' arte , animalo da un vero spirilo d' osservazione , ha sperimen- tato con felice resultanza nel tempo delle mie pratiche medico-chirurgiche la soluzione di arseniuro di potassa in alcune febbri intermittenti di tipo quar- tanario, delle quali scrissi, e ritengo tuttora le istorie. DE L L' AC e A D EM I A Si Il Dottor Francesco Niiici medico-condotto di Civitelta in Val-di-Chiana uomo fornito di estese cognizioni teorico-pratiche mi assicura per mezzo di let- tera , di aver troncati i parossismi di alcune intermittenti coli' uso di questa preparazione. Cadrebbe senza dubbio in acconcio prima di dar conto della mia prati- ca particolare il determinare in che propriamente consista la virtù, dirò, anti- })eriodico-febbrile delle preparazioni arsenicali ; ma non essendo mia intenzione r impegnarmi alla soluzione di un problema che è sfuggito fin qui all' inten- dimento dei più grandi maestri della scienza , che in tutti i tempi hanno di- chiarato un mistero la natura patologica della periodicità morbosa, e un mi- stero la virtù dei medicamenti che 1' esperienza mostra valevolissimi a vin- cerla , mi limiterò a dire , che nelle funzioni organiche considerale in se stes- se , non meno che sotto 1' influenza delle cose esterne , e specialmente di quel- le, che stanno congiunte al giro regolare e periodico delle astronomiche vi- cende, vi hanno sicuramente delle successioni di fenomeni regolate dietro ti- po necessariamente costante. Sembra che anche certe condizioni patologiche, che più specialmente si stabiliscono in quegli organi , le di cui funzioni seguono , e risentono più direttamente 1' andare periodico delle cose in natura , debba- no direttamente influire sulla legge naturale della periodicità; e così rimarca- re al di fuori con più straordinarie particolarità il carattere periodico delle funzioni degli organi lesi. Non è forse cosa fuori di ogni verosimiglianza che le funzioni assimilatrici , le quali come ognun sa, si succedono con una rego- la necessaria e prestabilita , provino più d' ogni altra maniera di funzioni or- ganico-animali , r influenza dell' universale andamento periodico delle cose in natui'a : e di qui trar potrebbesi forse una ragione perchè nelle periodicità del- le febbri specialmente , le lesioni dei visceri chilopojetici , e specialmente gli ingorghi lento-flogistici del fegato e della milza , si veggono tanto spesso com- plicare queste malattie, ora come efl'etti, ed ora come fomiti alle medesime. Non mi pare quindi fuori d' ogni ragionevolezza il pensare , che 1' arsenico , quando venga somministrato in modo , che corretto sia nelle sue qualità chimi- co-irrilanli , ( che per se sole altro non farebbero , che distruggere 1' oi'ganiz- zazione delle parti colle quali viene a contatto ) entri a parte dei prodot- ti assimilativi, e si diffonda coi medesimi nei più riposti e profondi ordinamen- ti materiali della organizzazione; ne rallenti il processo vitale, sia considerato dalla parte de' suoi movimenti (eccitamento), sia da quella della permutazio- ne della materia (riproduzione), introducendovisi come elemento insolito, ed eterogeneo. — Codesto rallentarsi dei moti organici ; codesta presenza di cosa insolita nell'atto ultimo dell'assimilazione, che va ad approfondarsi nell'imo dell' organizzazione, mi pare debba, per cos'i dire, provocare sulla vitalità una impressione tutta nuova e improvvisa; la quale, perchè fuori dell' ordine co- mune, potrà dare benissimo ragione di uno sconvolgimento nella catena dei 52 ATTI movimenti organici periodici , che seguitavano una condizione patologica qual- siasi, che si era appunto infrainessa a carico dei processi assimilativi. Aggiunga- si, che la ostinazione delle febbri periodiche intermittenti, specialmenle quar- tane, nelle quali appunto i preparati arsenicali spiegano la maggiore influenza, si verifica qtiando vi ha coesistenza di ostruzioni al fegato e alla milza ribelli agli altri medicamenti deostruenti così detti. Codesti preparati sarebbero dessi mai i più attivi deostruenti che si conoscono ? .... La facilità con cui s' intro- mettono nell'organica assimilazione , sarebbe mai la ragione perchè la loro po- tenza sugli atti vitali spiega una permanenza delle più rimarcabili ? ... Il no- tevolissimo rallentamento, che per essi si cagiona nell' uno e nell' altro atto primitivo tli vita ( eccitamento e riproduzione ) non ci autorizzerebbe desso ab- bastanza , per ragione di scientifica filosofica generalizzazione , a collocarh sotto la classe dei più forti ed energici deprimenti o controstimoli permanenti , cosi detti?. . . E come tali, non si potrebbe forse anche dire e determinare quando convenga o no ricorrere nella cura delle intermittenti a questa specie di me- dicamenti?. . . Condotto per altro più che da qviesti ragionamenti e da questi dubbii, dal- le esperienze di quei pratici, che ne registravano i favorevoli risidtati in pro- posito, mi determinai ad amministrare per la prima volta la prepai'azione ar- senicale di Brera , della quale ho già dettagliato il processo , ad un uomo di 52 anni, di sana costituzione, che era malato da qualche settimana di febbre quartana con ostruzione. Fu questi ricevuto nello spedale di Monte S. Savino ai primi di decembre 1814, e nel giorno avanti la ricorrenza del parossismo febbrile, che soleva assalirlo verso le ore 4 pomeridiane , gli prescrissi la soluzio- ne di arseniuro di potassa, col seguente metodo. La mattina a digiiuio furono amministrate quattro gocce in due once d" acqua comune stillata, e queste non produssero alcuna molesta sensazio- ne ; verso le ore tre pomeridiane , nella stessa quantità d' acqua stillata altre cinque gocce che produssei'o un effetto analogo a quello della prima dose. La febbre ritardò d suo ingresso di qualche ora , e percorse i suoi stadii in un tempo più breve. Fu continuata l' amministrazione del rimedio nei successivi due giorni d' intermittenza ripetendola ogni sei ore , ed aumentando ogni vol- ta la dose dell' arseniuro di due gocce , senza accrescere la quantità del vei- colo. Il malato , dopo averne preso in più volte circa una dramma , soffrì qual- che vertigine , un leggero dolore di corpo ed un poco di nausea ; ma questi sintomi si dissiparono prontamente , e la febbre più non comparve. Incoraggiato da questo successo non esitai ad amministrare questo me- dicamento ad altri malati. Una ragazza di 22 anni molto irritabile si pre- sentò verso la metà di Gennajo 1815 allo spedale di Monte San Savino , ove dichiarò di esser malata da quattro , o cinque giorni di febbre terzana semplice , dalla fjuale fu assalita due ore dopo la sua ammissione fra il numero delle in- D E L L' A e e A D E M I A 53 ferme. Nel prossimo giorno ili npiressia , e priva
  • di "nino. Ora bisogna osservai-e con il citato Professore , che l' acido arsenica- le assorbendo per la sua neutralizzazione circa un terzo del suo peso di soda, e il sale che ne deriva contenendo circa «n sesto d' ac(|iia di cristallizzazione, ne resulta che ogni denaro di soluzione potrà contenere al più un quarantot- tesimo di grano di acido arsenidle . e che ripetendo questa dose ancora quattro volte nella giornata, il malato non viene a prendere più di un dodicesimo di arano di detto acido nel corso delle 24 ore. In quanto poi alla soluzione del sig. Brera, egli stesso osserva, che in 8 once esiste presso a poco la 128.™^ parte di un grano di ossido (V arsenico , ed altrettanto di potassa combinata insieme sotto la forma di arseniuro di po- tassa . la qual potassa vi sta nella proporzione della 205."'" parte di tm grano. Dietro di che facilmente si pn'i conoscere la quantità di ossido d" arsenico che ciascun malato va prendendo, facendo attenzione che ogni oncia di fjuesta pre- parazione non contenendone più di quattro grani e mezzo , il denaro ne con- tiene precisamente un sesto, e im 48. "« di grano. Sia dunque violenta auanto si vuole r azione di questo rimedio , non potrà mai portare a triste conseguen- ze, incominciandone la prescrizione da una, due o quattro gocce, ed aumen- tandone gradatamente la dose in proporzione dell' abitudine , che il ventrico- lo acquista all' azione del medesimo . e non oltrepassando le 24 gocce ; dose che ripetuta ancora quattro volte nel corso della giornata, non può portare alcuno sconcerto notabile e durevole , giacché il malato non viene a prendere in tutto più di cinque dodicesimi di grano di ossido arsenicale, diviso in quat- tro pai-li, e diluto in molta acqua stillata. Vi ha poi alcuno . che non nega alle preparazioni ar.senicali la virtù di troncare i parossismi delle febbri intermittenti le più ostinate : ma pretende che dopo avere spiegata un' azione sì salutare, si rendano micidiali dopo molti me- si, e dopo qtialche anno ancora ; e, quello che è anche più singolare, preten- de che i danni prodotti dagli arsenicali possano comparire, dopo che per mez- zo loro fu ridonata, e si mantenne per un certo tempo la salute in tutta la sua pienezza. Che r abuso degli arsenicali . e più di tutto il loro mal' uso, possa por- tare dietro di se le conseguenze di un lento avvelenamento, dopo che per la loro virtù metlicinale furono tolte di mezzo le profonde e nascoste condizio- ni patologiche , da cui dipendevano ostinate febbri periodiche , io non ne du- bito punto. Ma questa dal più al meno é la conseguenza di qualunque ammi- nistrazione di medicamenti molto attivi, che non sia regolata da quella per- 56 ATTI spicacia, che tlislingue il medico ragionatore istruito, e veramente pratico, dal medico piiramenle empirico, senza istruzione, e senza principii sani che lo giii^ dano. Se è vero, che forti resistenze non si vincono che coUa opposizione di forti potenze, sarà vero ancora, che forti cause alteranti la salute non po- tranno essere smosse, o distrutte se non colla opposizione delle più eroiche medicinali virt'i. I pericoli quindi dell' arte stanno per loro natiu-a vicini a" suoi più miraijili risuUati. Il medico che nei più difficili momenti pretende di disto- gliere la natura morl)Osa dalle sue fatali conseguenze senza cimentarsi agli evei>- ti di una incerta lotta , che egli stesso deve sostenere coli' opporre dei mezzi i più vigorosi, sarà medico di nome, e non di fatto; perchè nelle malattie miti , la guarigione procede anche senza i sussidii dell' arte. L' abilità del me- dico si misura in quei momenti in cui l'arte è veramente necessaria , e quan- do cioè ogni eiTOre è presso a gravi pericoli. Ma gli errori dell' artista non vanno confusi colle imperfezioni della scienza , e nemmeno colle difficoltà del- l' arte. Né quindi si dovrà attribuire a malefica insidiosa azione di un medi- camento, ciò che è il semplice e naturale elfetto di ima applicazione intem- pestiva , e mal fatta o per eccesso , o per modo improprio d' amministrazione. Che se io debbo convenire, e convengo ben volentieri, che 1' abuso e il mal' uso degli srsenicali contro le intermittenti ostinate, può essere causa di malefici effetti dopo che le intermittenti stesse furono vinte, non debbo con- venire però , che questi effetti possano cominciare a verificarsi molto tem- po dopo cessate le intermittenti, cessato 1' uso degli arsenicali, e tornata la sa- lute nella sua pienezza. Perchè io potessi prestar fede a codesta asserzione , bi- sognerebbe mi potessi persuadere, che la prima impressione di potenze molto attive sull'organismo vivo produca effetti men sensibili , che quando le poten- ze stesse persistono colla impressione loro; o che una potenza che s'introdu- ce nel'a catena dei processi assimilativi può fermarsi in alcun punto di esse, senza subire la prova della generale dissimilazione, pei" le quali sappiamo di- certo che gli elementi eterogenei, sopravanzali, o che hanno servito già alla nutrizione , vengono continuamente eliminati dall' organismo per mezzo delle segrezioni escrementizie. La prima di queste due cose è assolutamente contra- detta dalla osservazione la più semplice , e la più generale, che ci assicura essere per natura sua 1' organismo vivo più facile a risentirsi della prima impressione delle cose insolite, o che interrompono la loro azione, anziché delle solite, e che si mantengono ferme e costanti. La seconda ha contro di se V esperien^ za e la ragione fisiologica e patologica, dalle quali siamo ammaestrati essere i processi assimilativi continuamente riformati, perché scacciano da se con am- mirabile ordine gli elementi di cui si vanno coniponendo e ricomponendo; sic- come già lo dimostra palesamente il comparire del color rosso nelle ossa do- po r uso per ingestione della robbia ; e Io scomparire gradatamente di quel co- lore quando si cessi dall' ingerirla. Che se piacesse pure di concedere all' arse- DELL'ACCADEMIA S-j nico la proprietà morbosa di sturbare il naturale andamento del processo as- similativo, arrestandone in certa guisa il continuo e necessario permutamento dei materiali organici, tpiesto egli dovrebbe operare al suo primo ingresso, diròcos\, nelle composizioni organiche, e non mai dopo molto tempo (1). Né io potrò mai firmi capace che una potenza cos'i attiva , che ha potuto distrug- gere condizioni morbose profonde e ostinate, possa poi rimanere lungamen- te innocua all' organismo per finalmente scoppiare in alterazioni improvvise, inaspelt-ate e assai gravi. Per le quali cose terminerò questa mia lieve fatica con animare, e sollecitai'C i medici a scuotere affatto il già crollato giogo dei prcgiudizii pojwlari, che tanta vergogna, e danno recano all'esercizio dell'ar- te salutare, e con riptitere a questo proposito 1' augurio dell' illustre de Haen. u FaxiC Deus ul dsmum sapiant Phryges! «. (\) Le pia recenti esperienze falle dall' Orfila sugli umori, e sui solidi degli- animali , hanno messo fuori d" ogni dubbio, che /' arsenico arriva nel più, profondo della organizzazione, e si mette a parte della riproduzione, se non di tutti, sicuramente della maggior parie dei tessuti: hanno pur dimostrato, che cessato V uso deW arseni- co, gli umori, e, i solidi vanno gradatamente spogliandosene , finché dopo un certo tem- p« ne rimangono del tutto liberi. È adunque oggi pienamente dimostrato che la pre- senza deW arsenico nei processi vitali assimilativi non distrugge in essi la proprie- tà della continua permutazione degli elementi tutti chimico-organici . in virtù della quale esso stesso viene eliminato. E per conseguenza è dimostrata la erroneità della proposizione di coloro , che hanno affermato , potere f arsenico , anche molto tempo dopo essersi per esso ristabilita la salute, suscitare inaspettati sconcerti, che vorreb- bero riferirsi a un lento aì^velenamento. Lo ripelo, questo lento avvelenamento non può accadere, che alloraquando si faccia abuso o ma/' uso delle preparazioni medicinali, artenicate : e allora non aspetta già a cominciare dopo che si è cessata /' ammini-- strazione di esse, e quando è tornata nel suo pieno vigore la salute, ma comincia subito mostrando la successione tnanifesla di una lenta gastrite, o enterite. (Net» recente dell'Autore) Tomo X 8- 58 ATTI OSSERVAZIOIM PRATICHE SULL' USO MEDICO m ALCUNI AVVELENAMENTI VEGETABILI DEL DOTI. FRANCESCO MINGORI PROFESSORE DI MEDICINA COMPARATA NEL REGIO UCEO DI LICCA, SOCIO DI QUELL' ACCADEMIA, ZOOIATRO AL SERVIZIO DI S M LA DUCHESSA, INCARICATO DELLA POLIZIA SANITARIA DELLE CARNI, ec. X? u già tempo in cui si opinò ( e questa opinione non è ancora affat- to abbandonata), che gli avvelenamenti prodotti da' vegetabili acro-narcotici in alcuni animali da pascolo curar si possano coli' aceto , e con altre medicine lassative deprimenti. Io non dubito punto , che le sinistre conseguenze che do- vevano sicuramente tener dietro a una simile pratica, non fossero per lo più scusate attribuendo alla gravezza dello stalo morboso ciò che alla inefficacsa, anzi alla virtù degl' inconvenienti rimedii si doveva. Non poteva essere che al lume di una meglio ponderata esperienza , e quando lo studio più esatto de- gli effetti che quei vegetabili producono sulle forze generali della vita , avreb- be mostrata in essi una virtù congenere a quelle dei rimedii coi quali si pre- tendeva di correggerli, che il dubbio doveva nascere, e scoprir si doveva l'er- rore in cui si cade opponendo agli sconcerti prodotti da potenze assolutamen- te controstimolanti, la virtù d'altre dotate di pari azione. In alcune circostan- ze io andava osservando tanto nel cavallo , quanto ne" buoi , e con alcune e- sperienze anche ne' conigli e ne' cani, che male si confida nella virtù dell ace- to per liberarli dall' avvelenamento dall'aconito: ma i fatti che sopra ogni al- tro mi conducevano a riconoscere con evidenza la perniciosità reale di questa pratica furono da prima due cavalli di una stessa età, e presso a poco di imo DELL'ACCADEMIA 59 stesso temperamento, che avevano mangiata una dose di aconito all' incirca uguale , in uno dei cjiiali fu somministrala un' abbondante quantità di aceto , e mori più presto dell' altro, a cui aceto non fu dato; e poscia un bove che fu avvelenato dal josciamo, a cui fu prontamente somministrato buon aceto diluto nell'acqua, dopo di che cadde stramazzone e morì. Dietro questi fat- ti io mi persuasi ben presto, che in simili incontri sarebbe stato migliore e più razionale partito il ricorrere a cose stimolanti, e pensai all'alcool e al- l' ammoniaca. Infatti più di una volta poi mi sono incontrato nel caso di qual- cuno di questi avvele:iamenti, e sempre ne ebbi con questa nuova pratica ri- sultati favorevoli, che mi parve si dovessero assolutamente riferire all'azione delle propinate medicine. I più decisivi sono quelli che ora passo a narrare.. Nella primavera del 1818, nel territorio di Gualtieri, Ducato Modane- se , dopo un prolungato freddo lunido che ritardò più del solito la vegetazio:- ne delle erbe, si apri rapidamente mia ridente campagna, e i rigogliosi prati invitavano gli affamati bestiami, che a pieno morso ne strappavano in massa le succose e fresche piante, senza attendere abbastanza alla naturale e istintiva scelta delie innocue dnllc nocue , ingojando sjiesso e il tenue josciamo , e iL lattiginoso titimalo. Ne' primi giorni furono veduti due bovi morir subito imo dopo r altro . e molli altri ammalare gravemente , dei quali alcuni dopo un certo tempo parimente morirono , e i rimanenti a grave stento superaro- no una malattia, che non fu conosciuta subito nella sua causa, e che fu curata quindi come una semplice indigestione con meteorismo. Quando fui chiamato la prima volta per soccorrere quelli animali , credetti' anch' io , che si trattas- se di un meteorismo semplice dovuto alla troppa copia delle erbe ingeste , e mi limitai alla ordinazione di un decotto di camomilla , e di un leenero lisci- vio di potassa. Dietro la quale semplicissima cura crebbe il meteorismo; l'af- fanno s'aggravò; la pupilla si fece immobile; i d'olori più violenti; la bocca spumeggiante; ed il vomito mortale. Allora fui fatto accorto non potersi con- siderare quella malattia come un semplice gastricismo per ripienezza di cibi non digeriti. Considerando tulle le circostanze per assicurarmi dei sospetti che al- lora mi passarono per la mente, voleva, vedere le viscere di qualcuno degli animali morti , ma erano sepolti : pure essendo certo , che il male era comin- ciato solamente dopo lasciate le mandre nei nuovi pascoli, e che alcuni buoi dopo aver migliorato, ripeggiorarono tornando ai pascoli stessi; visitai atten- tamente q«iei prati , e trovai molte delle ferali erbe sunnominate. Allora il sospetto dell' avvelenamento diventò per me certezza. In mancanza di ogni altro sussidio presente , piactjue al proprietario che io curassi quelli animali malati e coli' aceto e coi purganti ; ma visti i tristi effetti dall' uno , e il po- co o nessun miglioramento dagli altri, ben presto si accomodò a spedire per avere ammoniaca e buona dose d' acquavite, coi quali mezzi si salvarono d'in- di in poi con sollecitudine e tutti. '6o ATTI In un' altra circostanza fui ckiainato per curare un tue , che in prima- vera era stato preso improvvisamente da violenti dolori, convulsioni, sterto- re, e vomito, dopo avere mangiato una quantità d'erbe raccolte in un bo- sco. Nel tempo che io considerava lo stato dell' animale, fortunatamente mi fu fatto di osservare le materie vomitate, fra le (piali vidi manifesti dei pez- 7.\ di fusti e di foglie di josciamo. Persuasomi subito di fpiesta specie di av- velenamento non esitai a somniinislrnre due libbre d' alcool a 26°; e dlie ore ■dopo altre tre libbre del medesimo al rpiale unii due once di ammoniaca pu- ra , che somministrai in due volte coli' intervallo di venti minuti. Veduti i pri- mi segni di un pronto miglioramento, incoraggiato, dopo altre tre ore diedi me?.- ?.a dose dello stesso medicamento, e nel breve spazio di circa sei ore I' ani- male fu visto molto sollevato. Volli anche più avanti procedere coli' uso del- l' alcool e ammoniaca a mezza dose; ma ne dovetti desistere dopo che mi ac- corsi (oltre r agitazione e gli atti di opposizione -dell' animale ) che i polsi da «silissimi si facevano forti e vibrati , il calore rimarchevolmente aumentavasi, al- l' estremo abbattimento succedeva una vivace inquietudine, con occhio anima- to, e prontezza di movimento volontario. Allora pensai a sollecitare il passag- gio negli stomachi del ruminante di tp.iahinque avanzo potesse esservi dell' er- ba pei'niciosa ingerita, e di qualsiasi altro prodotto di ima digestione morbo- sa ; lo che ottenni con un' oncia di aloe , e cinque libbre d' olio di lino. Do- po questo la guarigione fu completa e permanente. Qualche altro caso consimile ho poscia incontrato nella mia pratica , e specialmente cagionato dalla cicuta e dall' aconilo, nei quali im consimile me- todo riuscì costantemente; anzi contro gli effetti dell' aconito adoprai una vol- ta con prodigioso profitto la canfora a grandi dosi; ed ebbi a persuadermi sem- pre più essere 1 azione di questo medicamento congenere a quella dell' alcool e della ammoniaca. Neil' estate dell' 1822 furono così meschini i prodotti dei pascoli nelle basse pianure del Lucchese , che le vaccine furono costrette a pascolare quasi esclusivamente nd cigli dei fossi, ove abbondava il cosi detto rùeììo, che è una pianta della famiglia delle orchidee , e riconosciuta sempre come innocen- te dai pastori. Ma si vedevano quegli animali , do[)o essersi satollati di quelle erbe , quasi I' uno dopo l' altro meteorizzarsi con atroci dolori , convulsioni , l)ava , sudori , e spesso morire sebbene fosse prestata loro buona dose d' olio G d' altra materia purgativa. In compagnia del dottissimo mio amico il Pro- fessor Volpi , presi ad esaminare attentamente quell" erba , e trovammo esiste- re fra le scannellature delle foglie della medesima una quantità di vegetan- ti parassitiche produzioni molto somiglianti a un musco piano , di un colore atro , al quale credemmo doversi attribuire T insolita virtù velenosa , che da quegli attenti bifolchi si andava osservando. Per assicurarmene viemeglio, feci raccogliere molte di quelle piante che mancavano degli accessorii parassitici , e D E L L' ACCADE M I A 6^ somministrate a parte a diverse vaccine, vidi che impunemente potevano es- sere mangiale. Dalle apparente dei fenomeni dell' avvelenamento giudicai l'azic» ne di quella specie di mosco congenere a quella delle piante virose, e mi de- terminai a curare tutte le bestie per esso malate coU' alcool a dosi generose, per mezzo del quale mi venne dato di facilmente salvarle. Dopo questi felici nsullali, incontratomi a dovere prestare sussidi! a qual- che cune avvelenato da noce vomica, ne' qnali 1' uso dell' olio a dose abbon- dante non aveva apportato tutto quel salutare giovamento, che se ne aspettava, ■ricorsi alP uso dell' alcool alla dose di tre o quattro dramme per volta , la di cni ofBcacia verificai grandissima, massime quando, ristabilita l'energia alle for- ze, mi fu dato di potere sollecitare il vomito. Allora io istituii alcune appo- site esperienze sopra diverse specie d'animali, ed ho potuto accertarmi, che qijando l'azione controstimolante del veleno è stata forte, ed ha veramente sopraffatto il principio della vita, ogni soccorso che non cominci dalla ammi- nistrazione di qualche stimolo diffusivo riesce inutile ; e che quindi in quei cani ne' quali 1' uso del solo olio ha potuto togliere gli effetti di una data do- se di noce vomica , il felice successo più che all' azione dell' olio , alla mitez- za dell' avvelenamento dee attribuirsi : perchè quando 1' azione di cruesto ve- leno si è veramente spiegata in tutta la sua energìa, mal si tollerano da que- sti animali gli emetici anche i più miti ; ed e allora che ogni speranza del- l' arte , ( per quanto almeno ho potuto rilevare dalla mia sperienza ) è riposta nella virtù degU stimoli i più diffusivi. Avrei forse dovuto corroborare questa mia conclusione colla serie del- le storie di tutti i casi da me osservati ed appositamente sperimentati in pro- posito; e lo avrei fatto, se non avessi temuto di riuscire stucchevole, ripetendo fatti identici, i quali in idtimo ad altro non servirebbero che a dimostrare la ve- rità di un principio del quale oggi si hanno altronde tante e così luminose pro- ve, che è riserbato alla caparbietà o alla sofisticheria di alcuni pochi il negare assenso, e pei quali la maggiore evidenza dei fatti, e la dimostrazione di ragio- ne, torneranno mai sempre come abbagli di osservazione, fantastichei-ie di pre-^ concetto speculazioni. Presentata nel 1823. 6a ATTI — ■ 1 1 ESPERIMEINTI DEL DOTT. GIUSEPPE PIANIGIANI P. PROFESSOR DI FISICA SPESIUEMALE IfELV I. e R. VKìVERSItI DI SlEìfA FATTI A RIPROVA DI UNA FORMULA IDROMETRICA G irard e Prony dietro gli esperimenti del celebre Coulomb hanno a ^/ a^ Rf' 1- 1 1 11-31 stabilito 1 equazione U =: — 57 "*" » 77" "^ T 3PP"cabile ai calcoli del mo- ' to delle acque correnti: nella quale ecfuazione U rappresenta la celerità me- dia ; B il raggio medio , che si ottiene dividendo l' area della sezione trasver- sale della massa fluida per la lunghezza del perimetro bagnato ; / la declività, o il coseno dell' angolo formato dalla verticale, e dall' asse della superficie li- quida ; a , 6 coeflicienti da determinai-si con 1' esperienza. Girard dedxisse i valori numerici di a, b con dodici esperimenti ; Pro- ny li concluse con trenta esperienze, applicando dei metodi d' interpolazione molto esatti , e la formiJà di questi due grandi Idrometrici fu tale da corri- sijondere con molta approssimazione alle diverse esigenze della pratica. Circa dieci anni dopo la pubblicazione fatta da Prony nel 1804 di quel- la formula in un 0[)USColo intitolato : Recherches physico-malhématiques sur la théon'e des eaux coiirantas , Eytelwein pubblicò alcune ricerche sopra le acque correnti , nelle quah , partendosi dai medesimi principii fondamentali stabiliti da Coulomb, produsse nuove esperienze in numero di 61, le quali, aggiun- te alle 50 di Prony , facevano un totale di 91 esperienze per determinare i coeflicienti a , 6. In conseguenza di queste nuove aggiunte , la formula prese questa forma : U = - 0, 03319 -I- y{ 0, 0011 -h 2735, 66 RI) DELL'ACCADEMIA 63 nt'Ua , se « CD in 272" V.L « 0", 38 « AB in 238" ^ II. ce O™ , 38 ce FG in 202" VIII. Un galleggiante di sughero posto presso il mezzo della corren-- te percorse 1" intervallo della esperienza in 214". Misurala la pendenza dell' acqua con livello a bolla d' aria si trovò di O"» , 032 nella lunghezza di IZo"», 13.. Onde era da, conchiudersi ; J. Che la celerità massima della corrente non si trovava presso- il mez-- zp . come lo indica 1' asta che ha percorso F G, 2. Che non era distribuita egualmente sopra tutta la colonna verticale (Ij La veìocilà dcW acqua fu misurala con h aste ritrometriche. DELL'ACCADEMIA 65 dell" acqua . perchè le due aste di lunghezza 0™ , 58 e 0™ , 81 hanno impie- gato un diverso tempo a peicorrere la medesima linea FG, e 1' asta più lun- ga ha corso in un tempo di 18 ' maggiore. 3. Che la velocità massima si trovava poco sotto la superficie , come lo prova il gallci^giante che ha percorso la linea di mezzo impiegando 12" di più dell' asta lungha 0" , 5S. Confrontando la figura delle sezioni trasversali con la lunghezza delle aste ai respettivi loro posti, poteva dedursi che la lunghezza di (peste ultime era tale che si avvicinavano più che era possibile al fondo senza toccarlo , e che perciò con molta approssimazione potevano rappresentare la celerità media delle acque nelle parti corrispondenti. Andamento del calcolo per dedurne la velocità media. — Tutti ci' intervalli che separavano le aste furono considerati come altrettanti prismi aquei , che passavano in un tempo medio aritmetico dei tempi , nei quali ciascuna coppia di aste, che limitava il prisma, percorreva il medesimo tratto del canale. Mol- tiplicando la media delle due basi per la lunghezza costante 175™, 13 si ot- tenne il volume di ciascun prisma. In questa maniera si trovò che il volume del prisma compreso fra QM ed RN era eguale alla media delle superfici triangolari racchiude fra Q.U ed RN moltiplicata per la distanza QR , o sia eguale a 49ni.c, 56, La media delle superfici rettangolari racchiuse fra 3in ed NI, moltiplicata per la distanza QR produsse il volume del secondo pri- sma d' ac([ua = 1 30™ <> , 82 e cos'i di seguito. Poiché la linea MN era slata percorsa in 259" dall' asta , il prisma di acqua compreso fra QM ed RN doveva avere impiegato 259' a passare dal tratto QR, e perciò nel tempo di un secondo erano passati 0™» ,191. Egualmente 259 -+■ 245 il prisma di acqua compreso fra 3IH ed NI era passato in 232" = ^ , cioè in un tempo medio aritmetico dei tempi impiegati dalle aste che limita- vano quel prisma. Con questo sistema , compiendo il calcolo per i sette prismi , e somman- do i volumi di ciascuno passati nel tempo di un secondo, resultò per il ca- nale una portata =4m e, 644 la quale, divisa per la superficie della sezio- ne , ha dato una velocitii media 0™ , ()96 in un secondo. Calcolata la formula proposta da Eytelwein si è trovato una velocità me- dia di 0™, 675, la quale dilferisce di soli 0™, 019 in meno da quella otte- nuta direttamente con la esperienza. Tomo X, 66 ATTI TAVOLA del Calcolo della celerità media per l' esperlema del di 8 Novembre. INDICAZIONI DEI PRISMI O'ACQCA DELLA UMFOaUE LUNGHEZZA DI 175°, 13 SEZIONE MEDIA TRASVERSALE DE VOLUME PASSATO NEL TEMPO LLA OSSERVAZIONE IH CI» secoudo Prisma MNRQ metri 0,283 m. e. 49.56 m. e. 0,191 ce MHIN ce 0,747 C e 150,82 ce 0,519 BFGI ce 0,335 , f 58.67 ce 0,252 FDEG ce 2,790 c 488,61 ee 2,057 DCDE ce 1,270 f 222. 42 ce 0,844 CABD ce 0,610 e 100,83 ce 0,585 APOQ ce 0,640 c< 112 08 ee 0,396 Totale 6,675 4,644 Da cui si conclude per il valore delia celerità media eguale al volume 4 644 diviso per la sezione „' ,_, = 0™ , 696. •^ d,o7d Per calcolare la velocità con la formula avremo (Superficie media della sezione mq 6. 67) <=, 526, e la seconda di l«>j3497. CALCOLO DELLA FORMULA (Superficie media della sezione m.q. 18, 912 Quantità date ( Perimetro bagnato 16, 622 (Pendenza 0, 094 ( J{=: 1,-64 Per conseguenza ( 7=0, 0005367 (RI^O, 00060991 Da cui si concluse con la formula d'Eytelwein U = l'^ , 259 (*) , essen- do la velocità media osservata 1"= 1™ , 3497 che differisce di 0™ , 0907 in più. (*) Con ìa formula di Prony ti trova f/=l™, 354. 68 ATTI APPEIVDICE TAVOLA delie esperienze fatte in Italia per verificare la formula idrometrica. ^ 0 u I degli Osserva- tori NI MERO delle ESPE- RIENZE Sezioni ìd Metri quadrati Perime- tro BAtiRA- TO Raggio nEoio Pendenza RI CELERITÀ' media ojser- calco- Tata lata niFFH- REHZA m. q. metri metri metri metri metri metri Bidone 1 0,0152 0,42 0,056 0,0194510 0,0007066 1,366 1,558 + 0,008 2 0,0222 046 0,048 0,0194510 0,0009343 1,586 1,566 + 0,020 ó 0,0276 0,49 0,056 0,0194310 0,0010849 1,692 1,690 + 0,002 Banali 4 1617,4079 612,19 2,640 0,0000611 0,0001613 0,687 0,632 + 0,055 5 2299,6967 615,17 3,736 0,0000611 0,0002283 0,736 0,758 -0,022 6 0734,5601 527,20 7,080 0,0000996 0,0007052 1,269 1,356 -0,087 Scucia 7 1809,14 407,00 4,666 0,0000996 0,0004647 1,146 1,095 + 0,051 degli Ingegneri 8 518,7790 76,72 9,852 0,0001306 0,0003725 1,115 0,977 + 0,138 Pontificj. Sul Cana- 9 6,696 12,98 0,516 0,0003540 0,0001826 0,696 0,673 + 0,023 li dell' Ombrane 10 18,912 16,64 1,136 0,0005367 0,0006099 1,349 1,259 + 0,090 Presentata li 4 Gennajo 1834. y^. //■ ^,/p. M H r ' . _D_ _ _C A._ p rI N IC E D B O .fio, 90 MCE C A H F D B DELL'ACCADEMIA 69 ANrvoTAZior^i DEL CAV. CONTE JACOPO GRADERÒ DI IIEMSÒ CONSOLE GENERALE DI S. M. SVEDESE, n. VlÀjaBERLAiyo i UIBUOTECARIO PALArmO di S. a. I. f R. IL GRANDUCA DI TOSCANA SOCIO CORRISPONDENTE DELL' ACCADEMIA FISIOCRITICA ti Voluisse sul est " Tibullo. Jl ra le tante sorte di veleni , che intromessi negli umori vitali arre- cano la morte alla maggior parie degli animali , nessuno è per avventura tan- to rinomato quanto quello della vipera. L' Aretino Francesco Redi , probabil- mente il primo che ne abbia scritto di buona ragione, annovera, nelle sue dotte Osservazioni sulle vipere, una lunga serie di Scrittori anche Italiani, i ([uaH ciascheduno a sua guisa , vollero spiegare la maniera onde questo veleno di- strugge la vita. Ettmiiller, Charas, Mead, Bourdelot , e Roux hanno quindi raccolto numerosi e pregevolissimi sperimenti , e ritrovati a cosiffatto proposi- to ; ed anche la remota Svezia , mia patria , ebbe scrittori di grido , che se ne occuparono. I dotti naturalisti Italiani hanno letto, e leggono seni])re con pia- cere, la Tesi accademica del Professor Giovanni Gustavo Acrell De morsura Serpentum. sostenuta, e difesa nell' anno 176:2, sotto la presidenza dell im- mortale Linneo, e stampata nelle di Ini Amoeniiates aeademicae, ancorché po- chissime cose in se contenga , le quali già non fossero state dette dal Redi, e dagli altri succitati scrittori. Ma quando alcuni anni più tardi il dotto tirolese Abate , poi Cavalie- re, Felice Fontana pubblicò in Lucca, ed in Firenze le sue Ricerche, e T ec- cellente suo TnUlalosul veleno della vipera, di cui la seconda edizione del 1781 fu dedicata alla Reale Società delle scienze di Upsala, e tradotta sei anni dc- ]>o in tedesco a Berlino , si credette , che nulla di più si potesse dire o scri- vere intorno a fjuesta materia. Il quale indefesso , e sagacissimo natiu'alista mi- no ATTI se in aperto, e mostrò palesemente, che il suo predecessore Redi avea preso errore in credendo , che il veleno viperino risedesse per 1' appunto nel sac- chetto che riveste la base delle frecce , o dei denti velenosi , lunghesso i qua- li s" introdiu-reblie nella ferita. In oggi però si conosce benissimo e la natura del veleno , e la maniera con cui esso viene preparato , vibrato , intromesso , e mescolato nel sangue, e negli umori; ma non ostante tutte le sperienze, e tutte le scoperte fatte da Lesage, da De Jussieu, da Spallanzani , da Mangili, e da Mon<'iardini , non sono per anco d accordo i naturalisti s' egli sia per mezzo dell' azione immediata del veleno sul sangue, che viene prodotta la mor- te nei;li animali, che dalla vipera vengono morsicati. Fontana si sforzò, quanto più seppe e potè, di provare che il veleno viperino non nocesse punto ai nervi , ma che in quella vece attaccasse diret- tamente r irritabilità dei muscoli , e che la morte negli animali avvelenali pro- cedesse unicamente dall' ingorgamento del cuore. A lui si oppongono Boer- haave , Mead , Morgagni , e Tissot ; ma nessuno 1' ha fatto con maggiore buon successo del mio dotto , e caro amico il succitato Cavalier Mongiardini , Pro- fessore di materia medica nell' Università di Genova. Col mezzo d' un grande numero di esper, menti fatti da lui alla presenza di altri Professori sovra ra- ne, dalle quali avea estratto il cuore prima di farle dalle vipere morsicare, e"li è arrivato a persuadere a se medesimo , ed ai suoi colleghi , che il vele- no non era vev ciò meno mortale sebbene fosse stato tolto via il cuore. Si sa che le rane vivono molte ore dopo che si è cavato loro quel viscere; morsi- cate però dalla vipera restarono ipsofacto immobili , e morirono atfatto entro quindici minuti . laddove le altre diedero ancora segni di vita per intiere ire ore. Si sa parimente, che le rane sono, fra tutti gli animali da sangue fred- do , quelli che maggiormente resistono all' azione del veleno viperino. Altra osservazione fatta da me medesimo sopra due piccioni, che ho fat- to morsicare , merita di essere qui riferita. Appena morsicati cominciarono su- bito a cadere bocconi , colle ale distese , quasi a foggia d' una gallina che co- va i pulcini. 11 respiro diveniva ogni istante più difficile, e dopo otto minuti erano amendue morti. Aperto allora il petto, vi trovai i muscoli più deboli assai, e più flaccidi che nello stato naturale, ma nessuna infiammazione nei pol- moni. Riscontrai solamente i vasi circonvicini al cuore pieni assai di sangue , la carne stessa del cuore nel suo stato naturale , ma né anche una goccia di san- i^ue nei ventricoli. I.i visceri molto rossi , qua e là punzecchiati di macchie oscure, sembravano essere più che usualmente contratti. Nella testa nulla di notabile , come neppure presso od intorno alla ferita nella coscia , dove per- altro le frecce della vipera penetrato aveano infino all' osso. Qui si atiacciano , per mio avviso , diverse naturali questioni , molte del- le quali furono già fatte da varii naturalisti, ma senza che vi si possa nep- pure in oggi dare una soddisfacente risposta. DELL'ACCADEMIA 71 Di che maniera 1' irrilahilità perduta del cuore può ella essere la causa della morte dell' animale morsicato, mentre il cuore medesimo si è trovato in- teramente vuoto di sangue? Con quale singolarissima forza d' elasticità il cuore ha egli potuto spi- gnere fino all' ultima goccia di sangue dentro le arterie ? Come possono lutti i muscoli mantenersi nella naturale loro sodezza , se il veleno attacca immediatamente i nervi, e toglie loro qualunque sorla d' ir- ritabilità? D' onde viene il mirabile concorso di sangue intorno al cuore? Perchè i visceri risentono eglino cosi presto 1" azione mortifera del veleno ? Questi sono segreti ciie la natura tiene tuttavia dietro il suo velo: ma che frattanto possono fare congetturare che 1' irritabilità possiede ancora tutta la sua energia, quando già la proprietà occulta del veleno viperino . che di- strugge la vita dell' animale morsicato, ha investito gli spiriti vitali, che scor- rono nei fili midollari dei nervi. L' animale comincia realmente a morire pri- ma che r irritabilità alibia cessato di operare, di che ho pure avuto camjio
  • "el caso che il veleno operasse unicamente sul sangue, e con ciò producesse la morte dell' animale morsicato, come poteva egli agire sulle ranocchie, dalle quali il Professore Cavalier Mongiardini avea cavato il cuore, e cos'i arrestato qualunque circolazione di sangue , e di umori ' Che r uno dei piccioni, nel mio esperimento qui sovra descritto, tenes- se ancora un poco di sangue nei ventricoli, credo provenisse dall'avere il veleno operato meno fortemente su di esso che sull' altro suo compagno. Co- me la medesima vij)era morsicò 1' uno e 1' altro, e che (piesio secondo pic- cione era realmente più sanguigno dell altro , ed oltracci > il primo ad essere morsicato , cosi era naturale cosa , che il veleno dovesse ojierare su di esso più energicamente. Ma ciò che mi recò grandissima sorpresa , si fu che questo pie- 72 ATTI clone morisse Irenla secondi più tardi dell'altro, eh' era stato l'ultimo ad essere morsicato , e che conseguentemente avea ricevuto minore dose di veleno. Sarebb' e^li mai perchè quel primo era più sanguigno ? Anche qui si nascon- de un mistero, di cui la natura si è tuttavia riserbata la spiegazione. Non entrerò qui più a lungo in queste contemplazioni, che per altro cre- do conducenti a scoperte utili , ed importanti. Mi sarà invece permesso di ag- "iun"ere alcune osservazioni rapporto ad un altro falso giudizio, in virtù del culaie si è riguardata la mistura dell' ammoniaca coli' acido muriatico qua- le rimedio specilico contro d veleno della vipera. Il professore Mangili di Pa- via ha poco fa, voluto far rivivere questa invecchiata opinione, che ha pu- re nei tempi moderni avuto molti difensori , fra i quali occupa il primo ran- "o Bernardo de Jiissieu , non tanto perchè credette di avere fatta la scoper- ta di questo sedicente antidoto , giacché EttmuUer r ebbe già indicato sino dal- l' anno 166-J nel suo libretto De morsu viperae, quanto perchè pretese di aver con tal rimedio salvata la vita ad un suo discepolo. Laurenti poi in "^^ienna , ed ,11 sovente sullodato Fontana in Firenze, hanno, nel modo più positivo, dimostrala 1' inutilità dell' ammoniaca ; ed il francese Roux , nella sua cri- tica dell' opera di Fontana , concorre onninamente nell" opinione di lui su que- sti) materia. Il Signor Professore Mangili vuole infine riguardare il sale ammoniaco quale certissimo contravveleno ; alcune poche investigazioni , e cinque o sei e- sperimenti fatti sopra galline , entro il gozzo delle quali aveva egli , per mezzo di cannelle , o tubetti di legno , injettato bricioli di pane molle, già da lui in- zuppati in cinque gocce di sale ammoniaco liquido, 1' hanno convinto dell' ef- fetto immancabile di questa mistura in tutti i casi conslmili , perciocché le gal- line, die" egli, sopravvissero tutte al pericoloso sperimento. Ma il sig. Prof. cav. M(mgiardini ha pure istituito cos'i fatti esperimenti, e trovato il resultamento del tutto opposto. Le gallme morirono , alcune dopo sei minuti , altre dopo dieci , e tutte in meno di trenta. Io medesimo ho fatte parecchie prove con- simili, con tre dozzine di vipere che mi furono, nella primavera dell'anno 1811 mauilate da un amico di Napoli, ed ho sempre riscontrato i medesimi resultatnenti. Ed ho segnatamente , come d prof. cav. Mongiardini, trovato nel- r apertura de! petto, che tanto il cuore, quanto i vasi adjacenti a quello, continuavano a battere per più d'un' ora dopo la morte, e la dissecazione dell aniiiiaie. Ci ) che prova esuberantemente, che il veleno viperino toglie la vita senza distiuggere o soiFocare nel tempo medesimo 1' irritabilità dei muscoli. Io non sono in grado di dire come, né in virtù di quale singolare pro- prietà il veleno della vipera cagioni la morte, e la putrefazione presso gli ani- mali di sangue caldo, o freddo , e soprattutto presso l'uomo. Ma credo, che mi sarà permesso di avvisare , che il primo , immediato , e principale suo effet- to e quello d investire, e di distruggere gli spiriti vitali appunto che scor- D E L L' A e e A D EM I A ^3 rono entro i filamenti midollari dei nervi ; il che fatto, cessa il movimento e gli umori non circolano piii nei loro canali, lantocliè da sezzo termina cni senso insieme colla morte. Non ardisco certamente proporre tale mio avviso come assioma generale; ma oso pensare, che i pochi sperimenti bene istitui- ti , ed accuratamente osservati , qui sopra descritti , debbano almeno mettere in evidenza , che i sistemi in fino ad ora esposti , e vantati , sono fondati so- vra presunzioni , e congetture insussistenti e male dimostrate, nelle quali si so- no ammessi principii generali per basi degli speciali, ipotesi per soluzioni, e conseguentemente dedotte conchiusioni dove tuttavia conveniva cercare 1' esa- me, e la sperienza. Le opere di cento e più diversi autori, e le novemila sne- rienze dell" Ab. Cav. Fontana, invece di accrescere la certezza, l'hanno di- minuita, e sembra non essere per anco nato 1' uomo che debba strappare al- la natura il suo segreto, e farci apprendere la vera proprietà del veleno vi- perino, la qualità, il modo, e 1' estensione dei suoi ell'etti su i sistemi dei mu- scoli, e dei nervi presso gli animali di sangue caldo, o freddo, non che la possibilità di rinvenire un rimedio specifico contro questo terribile, mortifero veleno. Presentata nel Lìidt'o 1834. Tomo X 10 'ji ATTI RICERCHE DEL SIG. POLICARPO BANDINI ACCADEMICO FISIOCRITICO SOPRA 32» IL 3 ^ IRIS SI a ^ILÀ St ^ a ig 1 ^ rEB PROVARE LÀ VERA NATURA DELLA SUA GELATINA, O SOSTANZA NUTRITIVA E SULLE APPLICAZIONI CHE PUÒ AVERE A VANTAGGIO DELLA SOCIETÀ UMANA Facile est inventis addere. A me pare che bene spesso sia più utile togliere quel resto di neb- bia, che impedisce ai molti vedere una scientifica verità in tutta la sua pu- rezza, come la videro alcuni privilegiati ingegni, di quello che andare in trac- cia di cose adatto nuove per desiderio di particolarità. Ed è forza adottare que- sta massima nel caso, che un errore ofifeudente una verità già scopertasi veg- ga pubblicalo sotto autorevole nome. Questo mi persuase ad lui accurato esame sul lichtn islandt'cus della cui natura diversamente discorsero alcuni valentissimi chimici, le opere dei quali jiubbliche essendo , ho pensato di esporre a questa Accademia le osserva- zioni da me fatte per conoscere la verità, standomi sicuro, che ripieno come essa è di vera dottrina saprà compatirne la debolezza, ed amorevolmente av- vertirmene i difetti. Ed anche un altro pensiero mi vi ha deciso, il vedere cioè , come i preziosi componenti di questa alga , e le sue mediche virtù al)- biano in molti tempi esercitato la mente di profondissimi filosofi. E se il so- vrano della odierna chimica analitica, il non mai abbastanza lodato Berzelius ha potuto con tanta ciu'a occuparsene , come non poss' io lusingarmi di richia- mare per pochi istanti la vostra attenzione, o virtuosissimi Accademici, aven- do specialmente procurato avanzarmi jier le orme tracciate da tant'uomo? Co- DELL'ACCADEMIA 75 sicché se alcun poco di valore si risconlrasse mai in fjuesti miei esperimenti , lutto ad esso si debba. È principal mio debito il dimostrare 1' esistenza delle cause premesse, del- l' errore cioè, e dell' auforilà del nome, sotto la di cui ombra può esser dannoso. Focile parole serviraiuio per dimostrare il primo, tre sole per la seconda. In- fatti detto elle vi è discordanza fra varii autori, qualcuno deve aver preso ab- liai^lio; scio nomino Berzelius, Orlila, Thenard,/a celebrila è con loro. Ma de- gli uomini grandi anche gli eri-ori destano venerazione; bisogna con rispetto, e diffidenza rimuoverli, per direttissima via provarli; ed io Io farò coi confron- to di quanto da ciascun di essi è stato pubblicato. Da Berzelius principiando, egli dopo aver narrato il comportarsi del coa- gulo di Lichen islandicus con molti chimici reagenti e paragonatone le pro- prietà con cpielle della fecula , nella sua bellissima memoria intitolata ce Ricer- che sulla natura del Lichene d'Islanda, e sopra il suo uso come alimento " che trovasi in originale tedesco inclusa nel giornale di chimica di Schweigger, to- mo settimo, p;»gina 517. cos'i si esprime « Questi resultati confermano che la c< parte gelatinosa del lichen non è che una modificazione della fecula , la c< qualcosa mi determina a distinguerla col nome di fecula di lichen >» Né sa dai-si ragione perchè Weslrìng la rassomigliasse alla gelatina di corno di cer- vo , e Proust ad una specie di gomma. Passando quindi al Professore Orfda nel suo trattato di chimica applicata alla medicina, stampato nel 1828 a Parigi tomo secondo pagina 372 si legge che i licheni ce contengono una gran quantità di materia gelatinosa , riguardata da fjual- cc che chimico come una gomma " E più sotto fra i componenti del Lichen islan- dicus fa figurare 20 , 23 di sostanza coagulabile analoga alla gelatina. In fine il Barone Thenard, nel di lui trattalo di chimica elementare, di- venuto per la fama dell' Autore il vade mecum di ogni iniziato in quella scienza , 1 tomo quarto, pagina 235 seconda edizione toscana sulla quinta parigina, nel- 1 articolo Licheni ha scritto « Che la maggior parte dei licheni contengono una « gran (juanlita di materia capace di formare una gelatina analoga alla gomma rt secondo alcuni , ed alla gelatina secondo altri ; » di poi citando 1' esperienze di Berzelius dice averci questo chimico trovato ce 20, 2 j di sostanza coagulabi- cc le della natura della gelatina oggio vengono tutti i fatti , che d' ora in poi esporrò sebbe- ne non cominesi nella di lui bella memoria. Il coagulo preparato con dramme 2 lichen islandicus privo d' amaro, fu ancor fresco sbattuto violentemente con once 6 acqua acidulata da poche goc- ce d'acido solforico, e ne resultò un licpiido piuttosto viscoso, non perfetta- mente omogeneo, ina che pure lasciato in riposo non diede sedimento: ri- i)reso fu fiotto bollire per molte ore in un matraccio di vetro, perchè il li- quido non fosse alterato, né con tanta sollecitudine ridotto in vapore, quale veniva rimpiazzato da nuova acqua continuamente. Un lungo riposo fu fatto succedere a questa lunga bollitura, ma non coagulò, anzi si mantenne ben fluido, e poco colorito: il sapore acido dominava ogni altro, perciò fu satu- rato con eccesso di carbonato di calce neutro, e filtrato per carta, il liqui- do chi ai'o fu pcito ad evaporare, né col diminuire di volume acquistò visco- sità, e si potè facilmente ridurre a consistenza di densissimo estratto bruna- sti'O, cIk; Lisciava sentire appena il dolce mascherato da un miscuglio di sa- pori, dovuti ad un pòco di materia colorante, e più specialmente ai solfati, e tartrati di calce, e di potassa , per separare i quali dal siroppo, divisai im- ìjie^are T alcool; uè mi delusi, poiché fattovelo agire bollente alla densità di 50.° Beaum. filtrata ed evaporata la soluzione ottenni un siroppo di buonissimo gusto, in tutto simile alla seconda classe degli zuccheri, godendone tutte le chi- miclie proprietà. L' acido nitrico presenta i fenonioni soliti osservarsi per la sua azione sulle sostanze vegetali non azotate , non producendo acido seccolattico , ma mol- to acido ossalico. L' iodio discopritore infallibile della fecola ovunque esista , fu il primo reagente da me impiegiito , ma 1 ultimo del ([uale descrivo 1' azione , perchè qual giudice sovrano inappellaMe , deve condannare all'oblio le non vere opinioni. Erano le mie prrive con successo compiute quando mi pervennero dal- la Capitale Francese le belle lezioni del rinomato Gay Lussac dettate nel 1828. ^o!ai con naturale impazienza a rintracciare della feciila , e nella 27' lezione , ove si passano in general rivista le sostanze vegetali, dette neiitre , o nutri- tive, vidi che il Professore condonava qualche parola anche al lichen islandi- cus , e lo vidi in tal maniera classato da formare 1' anello intermedio fra 1' ami- do, e l'inidina, ed alla sua materia nutritiva assegnate tutte le proprietà al- 3' DEL L' A C C A D E M I A 79 r amido inerenti, meno quella che ho «li sopra appellata sovrana, come rile- vasi dalle seguenti testuali parole « Vi è frattanto una difl'erenza fra il lichen, e « r amido: il lichen non dà colore hlù coli' iodio; esso dà un colore brunastro". Questa sentenza mi fece dididare delle mie osservazioni . che sopra ho detto compiute con successo, e perciò ad essa contrarie: le lipclei con may- ior cura, e furono dissipati i miei timori; sjwri, o fu molto attenuata la , dif- ferenza dal Professore Parigino stabilita; ottenni il color blu per costatare la fecula; ottenni quello brunastro con tanta più soddisfazione, in quanto che mi poneva con sì valoroso chimico d' accordo, e mi forniva utile varietà per distinguere dalle altre la fecula di lichen. Ecco come ho operato. Del lichen su cui aveva fatte bene 20 prolungate macerazioni con acqua pura a 20°, fu bollito in tanta quantità d' acqua da contenere un I jO"» di ge- lo sciolto nella med-esima ; versata la soluzione in un bicchiere da esjTcnenze, vi fu istillala una sola coccia di tintura di iodio contenente un I^™" di questo corpo , il liquido si colorò istantaneamente di blu violetto nel pxmto del con* tatto, e si diffuse per tutta la massa colla leggera agitazione; aggiunta una se- conda goccia di tintura, il lijpiido pi-ese un color bruno bottiglia, come il dii- mico prelodalo accenna. Bastò questo per farmi conoscere cambiare il colore in ragione della quantità dell'iodio impiegato, ed opinai che ima soluzione più lunga di lichen, e al più possibile scolorita avrebbe fornito più svilup- pati caratteri , non essendo cos'i il delicato violetto mnculato da estranei cnlfi- ri. Onde mi diedi con tutta pazienza a togliere al lichen islandicus i! più che potei di materia colorante con macerazioni alcaline debolissime a tJO": e quin- di ne preparai un gelo quasi incoloro, che ridussi in una soluzione tre volte più debole della prima impiegata, quale tosto sviluppò il violetto con la pri- ma goccia ili liniura d' iodio, che persistè alP aggiunta della 2". fi" e 4". ma fi- nalmente volto al bruno, ed in questa guisa divennero fatti realizzati le mie congetture. Una volta provata V esistenza della feciJa , era tempo esaminare le al- terazioni che in principio ho accennato subire il lichen islandicus trattato con molt' acqua, e prolungala bollitura; ossia quella porzione di decotto, che non coagula col raiVreddamento, e che viene abbandonalo dal gelo. L-e metamor- fosi della fecula dal chiarissimo Saussurre dimostrate m" indicarono (piello ciie doveva tentarsi. Era quel liquido ben tìiiido, poco colorato per i trattamen- ti fatti subire al lichen da principio; col perfetto raflVeddamenlo non aumen- tò densità ; una porzione condensala a lento calore , e freddata si mantenne lifpiida ; dunque non poteva esistervi fecula pura. Altra porzione fu molto di- luta con acrpia stillata , e versatavi una goccia della solita tintura d iodio, to- sto si colorò in pallido violetto, che persistè aumentando a gradi d' intensità coir aggiunta di più gocce, e fini con un color cujio malamente definiliile; questo fenomeno non può esser suscitato né dalla gomma , uè dall' inulina, che 8o A T T f restano però escluse. Altra porzione trattata col proto-acetato di piombo ba- sico non diede fiocchi bianchi abbondanti , prontamente separabili , né un pre- cipitato simile a quello prodotto nelle soluzioni gommose , ma fece fJbeggia- re il liquido aumentandone la densità fortemente. Questo carattere, il colo- rai-si coir iodio , il dovere escludere la preponderanza dell' amido , della gom- ma dell' inulina , autorizza a sospettare essere la ricercata sostanza 1' amidina di Saussune. Dal che ne deriva la necessità della preesistenza della fecula, e che non solo la lenta decomposizione della pasta d' amido produce 1' amidi- na ma ben anco la produce il prolungato bollimento nelle debile circostanze. Col desiderio di completare la istoria di questa pianta , volli tentare se in essa scopriva 1' acido petlico nella maggior parte dei vegetali da Braconnot dimostrato; e prima di lutto operai sullo scheletro insolubile del lichen non avanti trattato con sostanze alcaline, nella speranza d' estraerlo più facilmen- te, essendo sbarazzato da tutte le sostanze solubili anche nell' acqua bollen- te, ma ogni tentativo fu vano, come vani riuscirono quelli fatti sulla pianta inalterata, e su quella solamente priva dell' amaro. La qualcosa se fosse da altri , più esperto di me nell analizzare , confermata , sarebbe una nuova par- ticolarità di questo lichen, ed interesserebbe conoscere, se si estendesse a tut- ta la sua famiglia. Prima di stabilire la resuUanza dei fatti fin qui esposti , è necessario da- re un' occhiata alle applicazioni, che per 1' utile della umana famiglia posso- no avere. Tutti sanno essere il lichen islandicus degl' Islandesi principal nutrimen- to in penuria di pane. Ne fu da Proust consigliato l' uso come alimento nel- la Spagna. Da alli-i fu proposto estenderlo in grandi coltivazioni per tutta r Europa. Fu dimostrato come prodigiosamente ingrassasse gli animali. Se ne formarono delicate pietanze per le tavole imbandite con lusso. Si disse come, seccato e privo d'amaro, poteva fornire alle flotte nutrimento molto sano, non deperibile, facilmente trasportabile. Nella medicina ebbe, ed ha moltiplicate formule per l'uso: la gelatina, le pasticche per la tosse , la pasta elastica , la gelatina secca polverizzata , eser- citarono a vicenda , oltre i mentovati nel corso della presente memoria , gii Hjerna, i Tromsdorff, 1' Ebeiing, i Robinet, ed altri. Presso di noi fu dal- lo Scopoli molto raccomandato ; poi si abbandonò quasi allatto. Orfila ( opera citata) lo vanta eflicacissimo usandolo col latte alla dose di qualche libbra di gelo per giorno , ed assicura essersi trovato inerte dai soli medici , che lo han- no prescritto in piccole quantità. Da questo ne dedussi l' in-agionevolezza del precitato abbandono . e pensai ben meritare dai miei simili , ridonandolo al- l' uso comune. Crebbe in me questo desiderio qirando lo conobbi per l' analisi ricco di principi! aromatici . nutritivi , attonanti ; e quando, paragonatolo alla smilax chi- D E L L" A G e AD E M I A 8i no, e smilaj: aspera, tapioca , sago , salep , ferculi, e molti altri usatissimi far- maci, lo vidi come essi principalmente formato di /«cw/a , più un principio aro- matico particolare, che la provvida natura vi associa, per presentare ad un tem- po al debole stomaco delP infermo, ed abhondantc nutrimento, e principio di forza per decomporlo. Nel mio caso era certamente buon consiglio quel di Robinet di associar- lo alla cioccolata , e lo abbracciai. Quella bevanda era di già comunemente in uso, e da molti riguardata qual salul)re alimento. Dopo qualche studio, e non poca pazienza arrivai a comporre in quantità una cioccolata carica dei princi- pii nutritivi ed aromatici del lichen islandicus senza renderla meno gradita al palato. Sottoposta al giudizio di alcuni Professori della facoltà medica , ed ara- ministrata ad infermi, ed a persone di squisita eccitabilità nervosa, fu trova- ta gradevole, molto nutritiva, facilmente digeribile. Il sapore è molto meno iiTitante della comune , e lascia un leggero sen- so d'insipidezza, simile a quello delie vivande non salate. L' odore esala alquanto più mite, delicatamente modificato dall' aroma del Lchen , che non lascia del tutto vincersi da quello sì prepotente del theo- broma cacao; ed una volta che si sia avvezzi alle sensazioni dal mio prepa- rato nei nostri organi suscitale , sarà lieve col loro ajuto rimarcare qualunque alterazione dalla malizia introdottavi. Che goda sopra ogni altra le facoltà nutrienti, chi 1' ha usata lo asse- risce ; ed io lo provo col dire , che astrazion fatta dallo zucchero , e cacaos , la sola sostanza secca nutritiva del lichen in un'oncia della mia cioccolata esi- stente, ragguaglia once 3 di gelatina fresca; e se per pochi minuti si fa hol- Lre una simil dose di cioccolata con once o acqua , e quindi si pone in ghiac- cio, se ne avrà tuia massa solida , tremolante, slmile alla gelatina animale; mez- zo semplicissimo non solo per accertarsi della presenza della fecula di lichen, ma per conoscere ancora se vi è nella quantità dovuta: perchè se fosse stata dall' amor del guadagno diminuita , non potrebbe solidificare una sì forte por- zione d' acqua , ed il gelo risultante sarebbe imperfetto , poco consistente. Se la mia cioccolata, che propongo soprannominare lichenica, riunisce le ([ualità nutritive, ed attonanti , e le irritative esclude, attribuir si debbe al- la introduzione fra i suoi costituenti, di una sostanza neutra vegetale, a danno della quantità d' altro costituente non neutro; ossia alla introduzione di una sostanza niente irritante, escliRlente una egual quantità di quella, che prima vi esisteva con opposta virtù. Perchè osserviamo nella fecula ima tal propor- zione fra gli atomi dell idrogene ed ossigene , da formare un corpo , ove la non preponderanza delle opposte elettricità impedisce lo sviluppo della loro stimolante azione. Ed all' o]>posto vediamo nel ,theobronia csSmo , che viene nel- la mia cioccolata diminuito, mollo legnoso assai indigesto, e moltissimo olio Tomo \. Il 8i ATTI concreto, chiamato burro, nel fpale essendo dallo idroi^eno rotto cjuell' equi- librio vantato fra i costituenti della fecula , svihippa lo stimolo dovuto alle sue marcate qualità elettro positive. Ed in fatti , chi « che ignori essere i corpi c;rassi , ed oleosi poco confacenti ai delicati, e malsani individui, mentre che confacentissinii sono loro i farinacei? E cosi il vantaggio della fecula sul ca- caos resta stabilito dalla bella considerazione « non esistere n^ell ultimo quella lai (i proporzione fra il numero degli domi di ciascun gas costituente necessaria, an- zi, de niuno di essi impronti al composto le caralterist/iche della loro preponderanza. Profondamente colpito dall' applicazione delle più sublimi teorie , a si ineschino soggetto, perdonatemi, o rispettabili uditori, se io nella mia debo- lezza , tento ancora con nuovo paragone mostrare la preferenza , che anche sulla osmazomica, la lichenica cioccolata può avere. Riguardare non voglio qual posto aver si potesse fra le nutritive sostan- ze r osmazoma; non voglio far conto costituire la gelatina i sette ottavi del principio nutritivo del brodo; non 1' essere il primo, soltanto il principio odo- rante , o aromatico del tessuto muscolare ! a me basta trovarlo nella linea del- Je animali sostanze, LI saperlo altamente azotato, perchè sia ■della fecula me- no conveniente. Ben cento fatti posso appellare in conferma di questa verità. Non è comune 1' opinione aversi nutrimento dal vegetabile rinfrescante, antiputrido, dall' animale il contrario? E non si usa la cioccolata come aven- te le qualità prime, per Tuantenere lubrico 1' apparecchio digestivo, e riceve- re blando nutrimento? A clie dunque in essa Y osmazoma? Di fatto siccome 1' Indiano spossato dall' ardore
  • effetto forse di uaa debolezza parziale dell' utero. La Segale cornuta non va amministrata prima che le acque sieno sco- late , e che siasi riscontrato presentarsi il feto all' orifizio uterino con uno de- nli estremi dell' ovoide che forma , onde 1' utero contraendosi non agisca in un feto collocato traversalmente ; circostanza che comprometterebbe la vita di entrambi. Questa considerazione mi ha trattenuto quasi sempre dall' ammini- strarla prima della rottura delle membrane; in due soli casi ho dovuto allon- tanarmi dalla regola generale, accertatomi per altro a traverso le membrane, rlie il feto presentava la testa all'orifizio uterino, che questo era sufficente-- mente dilatato, e che le pareti del collo, erano assottigliate , e flosce da pre- stolso farsi piccolo e fi-equente; il respiro un poco anelante ec. Ma simili Cam- biamenti accadono d' ordinario in tutte le donne travagliate d'ii dolori del jwrto; né si possono attribuire ali azione del medicamento, senza incorrere nel- la taccia di sistematici. Di più avendone fatto uso in donne clorotiche per lun- ap tempo, non ho rimarcato aumento, o diminuzione di energia nel loro si-' {.tema irrigator sanguigno. Ho osservato inoltre, che nelle donne gravide sol- toposte a simil trattamento , sebbene i loro travagli fossero slati lunghi e pe- nosi, di rado si è sviluppata la febbre puerperale; e quando si è presentata ha ceduto con prontezza mercè un blando regime antitlogistico, come osser- vai in due casi, dei quali andrò tessendo I' istoria. Allora quando per le prime volle mi accinsi ad esi>erinientare questa droga , un certo timore mi tratteneva dall' usarla con energia , avendo sen- tito, che spesso era micidiale al feto; ma dietro i primi vantaggiosi resultati, 88 ATTI ■velluto che il feto veniva alla luce non solo in vita , ma anco con tutta quel- la l'orza che si chiede al suo fisico sviluppo, I" ho amministrata senza riieeno, su- perando gli esagerali timori j ed in quindici casi non mi è accaduto di veder na- scere ohe un solo feto morto, quale era mostruoso, e tutto faceva credere es- ser morto molto tempo avanti che fosse amministrato lo specifico. I moltipli- ci casi pertanto narrati da varii scrittori di feti nati morti dietro 1' uso della Segale cornuta, credo si debbano reputare piuttosto effelii delle pene sofferte dai medesimi , nella lunga dimora da loro fatta nella fdiera del bacino sotto l' azio- ne dei conati uterini , che effetti del medicinale. Sei, come io diceva, sono slati i parti ritardati per mancanza di forze delle madri, essendo le medesime di un deiiole, e delicato temperamento. I. La prima è una certa Teresa Fanini di Siena dell' età di anni 26, ma- dre di altri due figli, di temperamento astenico eccitabile, la quale venne al- lo spedale il d\ 18 Aprile 1851 travagliata da molte ore dai dolori del parto, i quali per altro erano rari , e languidi. Le acque erano scolate da circa 18 ore ; V orifizio dell' utero era dilatato, e molle; e la testa del feto impegnata nel- lo stretto superiore in prima posizione. Le furono prodigati quei soccorsi , che richiedeva la circostanza; ma vedendo dopo qualche altra ora, che niente qua- dagnavaino, le amministrai dodici grani di Segale cornuta , e dopo mezz' ora ne ripetei altra dose eguale: si risvegliarono imrneiliiitamsiite i più vivi dolori, ed il parto fu eiieltuato nello spazio di tre epiarti d' ora. La prole era vegeta e robusta; la placenta fu espulsa pochi istanti dopo; ed il puerperio non fu ac- compagnato da nessun sinistro occidente. IL La seconda fu Marianna Langinotti di Parma d' anni 28 mendican- te, di debole costituzione e d'abito cachellico, madre di tre altri figli, due dei quali aveva dati alla luce dopo lunghissimo travaglio. Giunse aUo spedale il 22 Giugno 1831 gl'avida di nove mesi compiti, e tormentata da dei dolo- retti uterini da circa 24 ore. L'orifizio dell'utero era dilatato, molle, cede- vole; la testa del feto senti vasi nello stretto superiore; le acque non era- no scolale; e lasciai correre anche qualche ora prima di prendere una deter- minazione. Vedendo frattanto che quei doloretti, seblione non violenti, annien- tavano le forze già illanguidite della donna, somministrai 12 grani di Segale corniìta , e dopo un terzo d' oi*a ripetei la dose. Allora i dolori si fecero più intensi ; le membrane si ruppero , e non era già decors.i vm' ora da che l' ulti- ma presa era stata ministrata, allora che il parto fu effettuato. La seconda non tardò ad essere espulsa, ma la donna andò soggetta ad una leggera metro-pe- ritonite, Ia,([ualefu vinta mercè un adattato metodo curativo, senza aver bi- sogno di ricorrere alle deplezioni sanguigne, che una sola volta, con poche mignatte applicate alle pudende. III. Felice Costantini di S. Salvadore a Pilli è il soggetto della terza os- servaiione. Questa donna madre di altri qualti-o figli , dell' età di anni 34 ven- D E L L' A e G A D EM I A 89 ne nllo spedale il 23 Aprile 1832 travagliata dai dolori del parto da due gior- ni. Le acque erano scolale da 24 ore circa; la testa era discesa nella piccola pelvi; ma i dolori erano cosi deboli, che il feto non poteva avanzarsi. Riscon- ti-ala la donna, e conosciuto che non esisteva alcuna fisica imi^erfezione, tan- to nella pelvi della madre, (pianto nella testa del feto, che servir potesse di ostacolo alla discesa di qviest' ultimo, ed accertato dalla madre medesima, che nei due ultimi parli aveva solYerto un travaglio lunghissimo, nel primo cioè di tre , nel secondo di quattro giorni , mi determinai a farle prendere sedici grani di Segale cornuta. Dopo dieci minuti i dolori si fecero più intensi ; ma il parlo non progrediva. Un' altra dose eguale della detta sostanza produsse il bramato effetto : in breve tempo le doglie si fecero vivissime, e la Costan- tini si sgravò di un maschio vivo , ed assai robusto. Poco dopo espulse la pla- centa , e ninno accidente accompagnò il puerperio. 1\. Teresa Papini di S. Quirico dell" età di anni 29 gravida per la secon- da volta, donna di debole costituzione, venne allo spedale il 21 Marzo 1833 travagliata da leggeri dolori presagenti il parto. Non essendovi alcuna urgenza fu lasciata a se stessa, e dopo trenta ore si ruppero le membrane sotto leg- gerissime doglie. Corsero ancora altre sei ore, e sebbene la testa fosse disce- sa nella piccola pelvi, l'orifizio dell'utero dilatatissima, il parto non avanza- va , se non amministi-ava 24 gi-ani di Segale cornuta , per cui dojio pochi mo- menti , i dolori si fecero più forti e più fiequenti , e mezz' ora dopo l' ammi- nistrazione dello specifico il feto venne alla luce. Secondò in seguito , e ninno accidente si manifestò nel puei'perio. V. La quinta osservazione fu da me fatta in una certa Eleonora David- di di Siena dell' età di anni 21 di gracile costituzione , primipara , di profes- sione tessitrice di panno. Venne allo spedale il 17 Giugno 1853 travagliata dui dolori del parto, ma rari, e languidi; 1' orifizio dell' utero era dilatato da otto in dieci linee, assottigliato e cedente. Aveva la Daviddi il ventre molto voluminoso , e faceva sospettare , che portasse una gi-avidanza doppia. Passaro- no circa 20 ore con quei lievissimi dolori , al qual termine si ruppero le membrane, e scolò una quantità straoi-dinaria di acque. Corsero altre quattro o cincpie ore , senza che i dolori si facessero più vivi , e che il parto avan- zasse. Riscontrato che il feto presentavasi allo stretto superiore colla testa in prima posizione , mi determinai ad amministrare 18 grani di Segale cox-nuta che non portò alcun buon effetto; dopo mezz' ora ne replicai la dose, ed i do- lori si risvegliarono con qualche forza; dopo altra mezz' ora convenne ricor- rere ad una terza dose del medicinale , ed i dolori pochi momenti dopo si fe- cero acutissimi, e la donna partorì dopo venti minuti. La bambina, che die- de iìlla luce era di straordinario volume, pesava libbre 12, e once quattro to- scane. Dopo un terzo d' ora secondò senza ostacoli , ma fui sorpreso di vede- re invece di una placenta , un ammasso d' idatidi vescicolari di varia grandez- ToMO X 12 Qo ATTI •/a angnippate tutte ad un piccolissimo nucleo esistente nel centro formato da una quantità di fil)re rosse intralciate fra di loro in vario senso, ove vedevan- si sparsi dei vasi sanguigni . e di dove si vedeva sorgere il cordone ombilica- le, ma sottile e magro. La vena ombilicare era di un piccoLssimo calibro, e le due arterie , anche esse di minor volume dell' ordinario. Considerando lo sviluppo non comune del feto di fronte ad una minima placenta, alla quale slavano addossati come parassiti, un ammasso di corpicciuoli idatidei, e la tenui- tà della vena che portar deve il necessario nutrimento al feto, sembra impos- sibile , che per questo mezzo solo potesse nutrirsi ed acquistar tanto sviluppo. Questa osservazione potrebbe prestar soccorso a quelli , 1' opinione dei quali è che il feto non riceva il suo total nutrimento dalla vena ombilicale. VI. Annunziala Carli di Casole d" anni 37 contadina miserabile , ridot- ta in pessimo stato di salute dai disagi , e dalla fame , si refugiò nello spe- dale il 10 Ottobre 18~4 gravida di otto mesi compiti, travagliata da legiiens- simi dolori, che cingevano i lombi Gno all' ombilico, ma che le davano mol^ le ore di quiete. Dopo otto giorni i dolori si accrebbero; 1' orifizio dell' ute- ro si ampliò; la borsa delle acque si fece prominente, e si ruppe; scolate le acque i dolori tornarono ad essere miti , ed il parto non progrediva. Pas- sate alcune ore in questo stato, e vedendo io le sue forze assai abbattute a fronte dei ristorativi somministrati , e che il parto non poteva eOetluarsi colle forze proprie , mi risolvei a farle prendere 20 grani di Segale cornuta, la qua- le dopo 10 minuti risvegliò qualche contrazione uterina; da lì a non molto ne amministrai altra dose eguale , e nel coi"SO di tre quarti d" ora diede alla luce un feto vivo , e niuna disgraziata conseguenza accompagnò questo parto. Cinque come dissi sono state le gravidanze complicate con idrope , nel- le quali è occorso ricorrere alla Segale cornuta, onde il parto potesse eft'eltuarsi. VII. La prima fu una certa Marianna Petreni di Terrensano d" anni 52, la quale nei primi di Luglio 1831 venne allo spedale per curarsi di un' idro- pe generale. Era gravida di sette mesi, e dopo 55 giorni di dimora nello spe- dale fu assalita da leggeri dolori presagenti il parto. Durarono questi tre gior- ni, al qual termine scolarono le acque; i dolori per altro non aumentarono, e seguitarono a farsi sentire piccoli, e distanti 1 uno dall'altro. Lo stato d' in- fermità nel quale trovavasi questa donna, mi fece giudicare che le fibre ute- l'ine non potevano mai contrai-si spontaneamente con tanta forza , quanta ne occorreva per espellere il feto : amministrai 20 grani di Segale cornuta, la quale agi mirabilmente; i dolori aumentarono, e nel corso di tre quarti d' ora il parto fu conqjito. L' idrope peraltro andò cresceudtj , e cpaesta donna mori dopo sedici giorni. Apollonia Padovani di Tressa di anni 27, madre di quattro figli, gra- vida nel sesto mese del quinto, venne allo spedale il di 10 Febbra;o 1852, per ciu-arsi d' un idrotorace consecutivo ad una alterazione strumentale dei D E L L' A e e A D E M I A 91 prpconli. Erano decorsi cinqniintaqiialtro giorni da che dimorava nello speda- le, quando lii sorpresa da leggeri dolori presagenti il jwrto, i quali cessaro- no dopo !20 ore. Tre giorni appresso ricomparvero, e, sebbene poco intensi, pro- dussero la rottura delle mcndirane , e lo scolo delle acque , che erano piutto- sto abbondanti. La malata passò in seguito ott' ore nella massima calma, risen- tendo soltanto qualche leggero dolore alla region lombare. Vedendo allora, che r utero era inerte, mentre bisognava risvegliar la sua forza contrattile colla più grande attività, giacché la madre non poteva coopei-are alla espulsione del feto colle forze ausiliarie , ed avendo riscontrato , che I' orifizio dell' utero era aperto, ed il suo collo molle e cedente, mi determinai a farle prendere 18 gi-nni di Segale cornuta, che ripetei dopo 23 minuti. I dolori allora si risve- gliarono; ma per ottenere 1' effettuazione del parto vi occorse una terza dose del medicinale, e dopo 20 minuti la donna aveva espulsa la sua prole viva, e robusta. Questa circostanza non deteriorò nel momento le condizioni della sua salute , ma la sua malattia per indole propria essendo ribelle a qualunque cura , la portò al sepolcro un mese dopo. IX. Santa Lemmi di Castelnuovo Berardenga , dell' età di anni 37 , di professione contadina , madre di nove figli , venne allo spedale malata d' idro- pe universale li quattro Settembre 1852, e gravida nel settimo mese. Narrò chf le precedenti gravidanze erano stale buone; solo era andata soggetta ad un turgor linfatico alle estremità abdominali; qual turgore nella gravidanza at- tuale aveva incominciato al quarto mese come nelle passate , ma non si era limitato agli arti inferiori , ed aveva invaso tutta la periferia del corpo ; la ca- vità toracica pure mostrava di non essere esente da stravaso sieroso. Al ter- mine del nono mese 1' ingorgo era giunto ad un grado spaventevole ; fu assa- lita dai dolori del parto , i quali durarono tre giorni senza che scolassero le acque. L' orificio dell' utero era dilatato, ma i dolori erano così deboli, che non avevano tanta validità di tendere le membrane , e farle rompere. Ammi- nistrai 20 grani di Segale cornuta , la quale non produsse alcun buono effet- to. Dopo mezz' ora ne amministrai altri sedici grani ; e fu allora che i dolori si fecero pia vivi, le acque scolarono in quantità stmordinaria, e pochi istanti dopo venne alla luce una bambina , ma debole e consunta. L" espulsione del- la placenta accadde poco dopo; il consecutivo puerj^erio non fu fortunato, giac- che i lochi non fluirono che in poca quantità; si s\iluppò la febbre, e 28 giorni dopo 1' accaduto parto mori. X. Rosa Brizzi di Siena, d' anni Tyy tiiadre di sei figli, venne allo spe- dale il di o Novembre 1832 malata di febbri intermittenti (juartane con ostru- zione alla milza, e gi-avida di sei mesi circa. Le febbri furono ribelli a quahm- «jue aniiperiodico, e presero quindi il carattere di continue lenti ; le estremità abdominali divennero edematose; 1' ingorgo si estese a tutta la periferia del corpo: e lo stravaso occupò anche il torace; le sue forze erano ridotte al mas- 92 ATTI sinio deperimento. Circa 1" ottavo mese e mezzo della gravidanza fu assalita dai dolori del parto; le acque scolarono, ma in seguito i dolori si calmarono, e la donna passò circa 20 ore in una alternativa di piccoli dolori e di quiete. Mi risolvei a farle prendere 18 grani di Segale cornuta , che occorse ripetere altre due volte; e poco dopo di avere ingliiottito la terza dose partorì una femmina viva , ma poco sviluppata. Secondò quindi senza ostacoli ; il suo puer- perio fu felicissimo; svanì 1' ingorgo linfatico; le febbri si allontanarono, e do- po un mese dall' accaduto parto potè lasciare lo spedale in btionissimo sialo di salute. Xr. Teresa Ferrini d' Ambra, d'anni 18, di gracile temperamento ven- ne allo spedale gravida di circa otto mesi per curarsi d' un turgore linfatico , che occupa vale le estremità inferiori. Nel 22 Aprile 1835 fu assalita dai dolori del parto, essendo già la sua prole giunta a perfetta maturiti. Il primo perio- do del travaglio fu lungo oltre le ventiquattr' ore, quindi scolarono le acque, ma i dolori da quel momento si calmarono. Passate sei ore , e vedendo clie la natura non era da per se valevole ad espellere il feto , volli ajutarla col far prendere alla paziente 20 grani di Segale cornuta. I dolori incominciaro- no fin d' allora a ravvivarsi, e dopo altra dose che le amministrai nello spa- zio di mezz' ora, diede alla luce una femmina assai robusta. Ninno inconve- niente turlx) il puerperio , e la Feriini 20 giorni dopo tornò alla casa pater- na del tutto guarita. XII. ^laddalena Arnecchi di Grosseto d" anni 30. maritata da cinque an- J3Ì , madre di due figli, venne allo spedale il 30 Luglio 1831 affetta da lise U-acheale , e gravida di sei mesi. Progredì la gravidanza , mentre il suo fisico andava giornalmente a deperire in modo tale , che qiiando fu sorpresa dai <1(^- lori del parto il 20 Settembre, era in uno slato di massimo marasmo. I dolo- ri furono languidi per il corso di 18 ore; quindi scolarono le acque; ma seb- bene r orifizio dell' utero fosse dilatato , assottigliato , e cedevole , i dolori era- no cos'i deboli, che la testa non avanzava di una linea. Passale altre otto ore e veduto che il parto non progrediva, amministrai 20 grani di Segale cornula, e dopo mezz' ora essendo stata infruttuosa la prima, ne diedi alli-a dose egua- le. Allora i dolori si fecero più intensi; ma vi vollero ancora altri venti grani del cereale onde il parto si effettuasse. I lochi fluirono, ma la malattia prinuli- va di questa donna la portò al sepolcro undici giorni dopo 1 accaduto parto. XIII. Assunta Majoli di Siena servente di spedale . d' anni 32, madre di cinque figli, si allettò per tabe polmonai-e circa la mela d' ottobre 1833 gra- vida di sei mesi circa. Il 22 Gennajo 1834 fu sorpresa dai dolori del parto, ma molto leggeri , e si prolungarono per due giorni. 'Verso la sera del secon- do giorno scolarono le acque sotto leggerissime doglie , ed in una alleniaiiva di piccoli dolori e di calma passò l'intera notte. La mattina di poi esploran- do lo stato deli' utero, trovai 1' orifizio dilatato, la testa del feto già discesa DELL'ACCADEMIA gS nella piccola j)el\i,e sentito, clic non vi era alcun ostacolo che si oppones- se' al suo ulteriore avanzamento, amministrai 20 gr.ini di Segale cornuta. Un quarto J ora dopo fu presa da vivissime doglie, ed in pochi istanti diede al- li luce un feto hen poco svilup|)ato. Fu riscontrato esservi altro feto neir ute- lo, e lasciata 1" espulsione del medesimo alla natura, partorì mezz' ora doiu» altro feto più esile , e niac-dento del primo. Le due placente non tardarono a venir fuori, ed il puerperio progredì conforme ai migliori desiilerii. XIV. Luisa Corsi di Siena d' anni 20, madre di due figli , di sano e ro- busto temperamento, venne allo spedaletto il 28 Giugno 1855 travagliata dai dolori del parto da sedici ore. L' oi-ifizio dell' utero era dilatalo; le acque era- no scolate otto ore avanti la sua venuta nel pio stabilimento , e per mezzo del riscontro potè sentirsi un tumore vasto, molle e cedente, già disceso nel- piccola pelvi. Dietro un accurato esame, fu sentilo verso la congiunzione sa- cro-iliaca destra, l'apertura dell'ano, e gli organi genitali mascliili, per cui fu giudicato presentarsi il feto per le natiche, ed esser questo alletto da un tumoi-e alla estremità della spina. I dolori erano quasi cessati dopo lo scolo delle acque , e questa circostanza mi trattenne dal far la puntura del tumore, perchè essendo questo molle , cedente e collocato inferiormente alla spina pro- lungavasi in basso, ed adattavasi benissimo alle dimensioni della pelvi, in mo- do tale che se i dolori fossero stati validi , il parto non poteva esser ritardato. Mi rivolsi allora a rianimare le contrazioni uterine, ed amministrai 18 grani di Segale cornuta senza frutto. Dopo un terzo d' ora ripetei la dose , e fu allora che i dolori si ravvivarono, e mezz" ora dopo, iì parto era eti'ettuato. Il feto nac({ue morto, e portava alla estremità del sacro, come si era prevedu- to, un tumore del volume poco meno della sua testa, per cui l'ano compa- riva anteriormente , e le cosce rovesciate sul tronco sembrava si distaccassero dal- l'abdome. La Corsi in seguito fu assalita da una fiera metro-peritonite, la quale non potè ridui-si a buon termine, che dopo il quinto settennario. XV. Rosa Berti di Siena, giovine di 21 anno, sana e robusta, gravida per la prima volta, venne allo spedaletto il 5 Settembre 1835 travagliata da vivis- simi dolori del parto da ([ualche ora. Scolarono in seguito le acque, ma i tlolo- n cessarono istantaneamente in totalità. L orifizio dell' utero era dilatato e flac- cido; la testa del feto sentivasi impegnata nello stretto superiore, ma non avan- zava per mancanza di contrazioni uterine. Fmono messi in pratica lutti quei mezzi secondarii atti a rianimare le contrazioni uterine, ma senza effetto. Am- ministrai allora 18 grani di Segale cornuta, né avendo questa corrisposto alle mie vedute, dopo mezz' ora ne feci prendere alla donna altri 20 grani , i qua- li ravvivarono le doglie, ed il parto accadde prima che terminasse un' ora. Lo scopo di chi assiste l'inferma umanità, nel tessere le mediche isto- rie, diceva non ha molto un Professore di Pavia, deve esser quello di conferma- re qualche dottrina pratica. Tale è stato il mio pensiero, e sembrami dietro le 94 ATTI narrate osservazioni potere stabilire, che la Segale cornuta è di un gran soc- corso in ostetricia nei casi Ji dystoc'a diulina. È duopo peraltro, onde ottene- re dalla medesima il bramato intento, esaminare la qualità del medicamento, considerare le condizioni nelle quali deve trovarsi la donna, e valutare la quan- tità che amministrar se ne deve. Ho osservato che di questo cereale deve pre- scecliersi gli acini più grossi , giacché questi essendo più graniti , sembra , che ritengano maggiore attività, e che quando oltrepassa il secondo anno perda della sua virtù, la quale si annichila coli' andare di un tempo maggiore. Spes- so adunque 1' inefficacia di questo medicamento dipende dal non essere nelle dovute condizioni , e fa nascere la diffidenza in chi lo amministra. La natu- ra sarà sorda all' azione di questo farmaco, se 1' useremo prima che il Irava- dio siasi manifestato, e potrà recar gravi danni, se, essendo anche questo in- cominciato, r orifizio dell' utero non sia dilatato, le acque non sieno scolate, ed il feto non si presenti in buona direzione. La dose , onde i resultati sieno certi deve esser moderata a seconda del temjDeramento della donna, a secon- da della sospensione totale, e diminuzione dei dolori. Nelle donne di fibra fiacca , e debole vi occorrono 50 in 60 grani di Segale per risvegliare le con- trazioni uterine, mentre in altre più robuste pochi grani bastano. Se i dolori sono sospesi del tutto, ne abbisogna una maggior quantità, clic atloraquando sono diminuiti. Se non saranno bilanciate severamente queste ditìerenze, spes- so le nostre spettative saranno deluse. La perspicacia adunque, e la destrez- za maagiore, o minore del medico , saranno fpielle che avvaloreranno, o scre- diteranno r uso di questo farmaco nei parti naturali dillicili. iHia mila Seduta del dì 13 Marino IS-'-G. ;0a- slarono a questo , essendo manifestissimi i caratteri del diabete zuccherato , co- io4 ATTI sicché non ci demmo carico d'istituire sulle orine analisi oramai troppo note, per:hè "ià eseguite con massima diligenza da Canley, da Marabelli, da Nicolas, Ad Gueudeville de Caèn, da Thenard, da Dupuytren e da altri molti. Di non minore interesse era il determinare il periodo attuale della malattia, che ci era data a combattere. Abbattimento e debolezza generale, melancolia, no- tabile dimagramento , sonno inquieto , sogni spaventevoli , polso frequente e de- bole, pelle arida e quasi squammosa , senso di freddo ricorrente alle estremi- tà, aspetto colorato, contorno dell' occhio livido, appetito divorante , sete ta- le da poter ripetere con Areteo »c Quod si vel punctum temporis inhibeantur si quidema polii, os siccatur, corpus arescit, viscera ipsi sua conflagrare opinantur '^ leg- gero edema alle estremità inferiori, mancanza assoluta di traspirazione e forse di assorzione cutanea, stitichezza di ventre, defecazione dolorosa di materie ver- dastre, orine nella quantità di S 42 nelle 24 ore, di colore citrino, di sapo- re manifestamente dolce zuccherato , depositanti un sedimento albuminoso. Da un tal prospetto sintomatologico eravamo costretti a considerare la malat- tia sul confine del secondo e terzo stadio, e non potevamo al certo lusinga- re la nostra niente in modo , da dover bilanciare nel proferire il terribile , ma in apparenza giusto, prognostico. Pure, quando di più non possa, essendo sacrosanto dovere del medico il protrarre anche una vita deplorabile, quantunque priva di alcun benché de- l}ole lampo di speranza, bisognava apjiigliarsi al trattamento terapeutico che il più delle volte avea conseguito lo scopo prefissoci dalla umanità. Quello attrilmito dai moderni all' inglese dott. Roll era senza dubbio il preferibile , 1' amministrazione cioè di un abbondante vitto animale come ba- se di cura , unita alle bevande che più soddisfacciano 1' urgente bisogno del malato , ed a tpialche sale fosforico. Nel caso in questione il triplo dell' ordi- nario vitto del nostro spedale coli' aggiunta di due libbre di carne di bove da ridursi in forma di polpette senza precedente cottura, (pratica esperimen- tata in altri casi utile dal chiarissimo nostro clinico), fu ciò che giornalmen- inente si amministrava per appagare la fame vorace , mentre la sete insaziabi- le diminuiva le sue esigenze con una lunga decozione di radiche di liqui- rizia unita ad una larga dose di gomma arabica ; il fosfato di ferro era quel- lo tra i soli fosforici da noi preferito. E qu'i siami permessa una breve digres- sione per far conoscere con quanta facilità in medicina , siccome nelle altre ar- ti e scienze, il nostro secolo proclami per nuovi, tanti metodi, tante applica- zioni , tanti istrumenti , col fastoso e lusinghiero nome di scoperte , di ritro- vati; mentre svolgendo le polverose e tarmate pagine degli antichi scrittori, forse di troppo negletti e disprezzati , compariscono all' occhio dell' investiga- tore , identici nella sostanza , diversi soltanto nello sviluppo delle teorie. Are- teo, Paolo Egineta, HouUier, Merton, Riviere, Mead, se non colla veduta del medico Inglese della disossigenazione, se non con quella dei medici Francesi DELL' ACCADEMIA io5 ilella azolnzione, pure avevano prf)posto e praticato il rei^ime animale in tut- ta la sua estensione. Non per fjneslo si creda che la mia stima per Roll sia minore, giacché se non gli appartiene la scoperta del metodo, gli rimane 1' ono- re di averlo tratto dall' oblio, e di avere aperto un largo campo alle inda- gini d' illustri chimici e modici di ogni nazione. Ma por tornare sull orme della nostra narrazione, stabilito il piano di cura , non dovevamo trascurare un rigoroso confronto tra le sostanze ingeste e le escrezioni d' ogni genere che si ell'eltuavano dal nostro malato , per de- durne dal maggiore o minor disequilibrio che poteva resultarne, quanto fosse in noi di potenza per prolungare la vita di Gabbriello. Tenutone esatto con- to per ben quindici giorni eccovi, o Signori, la media proporzione che ne e- mergeva. SosTA?iZE Ingeste Escrezioni Orine . . . . S 41. cn. 4 Bevande . e25.on . Materie fecali . . ce — . ce 1. Minestre . « T). « 4. Traspirazione polmo- Carne cruda . . „ 2. ce — . nare calcolata in au- Detta cotta. . . « — . ce 10. mento, mancando la Pane . . . « 2. ce 1. cutanea ... ce 4. ce 6. Vino . . . • ce 1. ce O. Escreato ed altre leg- gere perdite . . ce — . ce 1 Somma 2 36.on.ll. Somma 2 46. on. — . Lo sbilancio di S 9 e on. 1 era certamente tale da fermare 1' attenzione e da indurre a credere che la esistenza di questo infelice potrebbe durare per ben poco più con una perdita giornaliera sì considerevole. INIa poiché il depe- rimento, benché grande nella nutrizione, era minore di quello proveniente dal fatto calcolo, era però ragionevole il credere, che l' asserzione effettuata dal- l'apparato polmonare, e quella non aQ'atto estinta dell' apparato cutaneo ripa- rassero in parte a un tanto disordine. Dopo aver praticato per diciotto giorni continui il metodo di ciu-a so- pra descritto , con più 1' uso in prima di uno , e poi di due bagni per immer- sione giornalieri, onde la pelle fosse posta in condizioni a noi più favorevoli, e r amministrazione di (jualche sostanza oleosa catartica , e di alcuni clisteri e- mollienti per facilitai'e le escrezioni alvine sempre difficili e dolorose , giungem- mo al trentesimo giorno di Marzo senza avere ottenuto il minimo vantaggio, anzi con un deterioramento apparente che ci proibiva di proseguire nel si- stema intrapreso. L' apparato dermoideo ci faceva manifestamente conoscere essere in una inerzia assoluta , giacché la sua aridità era aumentata , mentre Tono X 14 .o6 ATTI r infiltramento edematoso delle estremità inferiori aveva acquistata estensione al punto d invadere tutto l'esterno apparato i^enitale. II mal-essere e lo sta- to di melancolia dell' infermo erano maggiori ; 1' appetenza che egli risentiva in principio per quelle polpette si era cambiata a poco a poco in una avver- sione da promuovere la nausea solo al vederle. La sete , le evacuazioni orino- sele tutti s;li altri sintomi già esposti si mantenevano a un dipresso nel me- desimo grudo. Il chiarissimo Clinico, benché colpito dalla ostinatezza della malattia, con un ragionamento sui rapporti ciie esistono tra la pelle e le secrezioiii tutte , ma specialmente tra quella e le orine, ci faceva conoscere non essere in es- so si>enta ogni speranza , e concludeva che se vi era un mezzo per trionfare sulla malattia , 1' unico era quello di riattivare la cute nelle sue funzioni. Ma siccome tale intento non si era ottenuto dai bagni per immersione , propone- va o le frizioni stimolanti, o i bagni a vapore, abbandonando ogni idea sulla qualità degli alimenti e delle bevande. Nel giorno medesimo (30 di Marzo) il Fulcieri fu posto nel bagno a vapore; ma o la temperatura fosse troppo elevata, o il tempo della dimora in esso fosse troppo protratta , o fossero trascurate le cautele necessarie in estrarnelo, nella sera si svilupparono intensa cefalalgia, tosse e dolori articolari che aumentarono nel corso della notte colla sopravvenienza della febbre. Nel- la mattina seguente tutto faceva credere , che esistesse simultanea congestione sanguigna alla testa ed al petto, per cui bisognò estrarre una libbra di san- gue , ed amministrare qualche siroppo calmante per diminuire la vellicosità del- le fauci che promuoveva la tosse. Il 1 di Aprile esisteva ancora un leggero moto febbrile, ma la tosse, la intensità della cefalalgia erano calmate; nel di 3 lutto era dileguato, ed avevamo Io stato medesimo del 30 Marzo. Si propose di porlo nuovamente nel bagno a vapore, al quale presi l'incarico di assiste- re da me medesimo; il malato recusò di volerlo sperimentare nuovamente, e per quante ragioni fossero addotte per distoglierlo da tale capriccio , non fu possibile persuaderlo. Si disse allora di praticare le frizioni con aceto caldo , ma si oppose validamente anche a questo mezzo di cura; onde, più per sembra- re di non stare inoperosi, che per vera convinzione di arrecare al malato un sollievo reale , si continuò nell' uso del fosfato di ferro. In realtà però fino al 24 di Aprile non facemmo che la ])arte di spettatori inattivi ai progressi della malattia 5 dico ai progressi, perchè dal 10 d' Aprile in poi si era mani- festata la febbre con tutti i caratteri di vera remittente, e la nutrizione aveva sub'ito un notabile depei-iraento. A tal epoca Gabbriello conoscendo all' evidenza, che se di più durava a resistere alle nostre istante andava incontro ad inevitabile morte , prote- stò di rimeltersi intieramente ai nostri voleri, ma più da disperato, che da convinto. AI momento feci porre in ordine il bagno a vapore alla temperatura D E L L' ACCADE M I A 107 di 2-5"' R, v' iutrocliissi l'infermo, e ve lo trattenni per un terzo d ora, innal- zando gradatamente il calore fino ai t^^i'adi 55, e adoperando le cautele necessa- rie nella estrazione. Ninno inconveniente consejruil'j a questo bagno a vapo- re , e per quanto nella durala del medesimo non si fi>sse stabilita veruna tra- spirazione ai)parente, ptn-e nelle !21 ore la emissione delle orine e la intensi- tà della sete furono sensibilmente niiuori. Nel d'i venticinque fu replicalo 1 uso del bagno a vapore , e nel giorno 2G fiu'on fatte delle frizioni calde con ace- to alle estremità tanto superiori clie inferiori. Nel 27 e 28 fu di nuovo ap- iJicato il vapore ad una maggior temperatura, poicbè il termometro fu fatto innalzare fino ai 45 gradi, e nel secondo dei detti giorni la cute si trovò me- no arida di quello cbe lo fosse stata per tutto il corso della malattia. Nel ri- poso del 29 le solite frizioni. Nel 50 lo feci porre nel vapore a 40°, e dopo dieci minuti mi disse con compiacenza ed insieme con sorpresa, cbe egli su- dava, e dopo cinque minuti comparve il sudore sidla fronte, e quindi su tut- ta la faccia ed il collo; il termometro già era montato ai óC. Non volli in- sistere di più , e fattolo avviluppare in un ben caldo lenzuolo , lo feci riposa- re siccome negli altri giorni. Ottenuto il prefissoci intento non andò fallita la speranza, conciosiachè 1' effluvio orinoso delle 24 ore consecutive fu riscontralo di circa otto libbre minore dell'ordinario, e comparativamente la sete inquietò di meno l'infer- mo. La febbre die dalla incominciata pratica dei bagni a vapore aveva infie- volita la sua intensità, dopo questo quinto bagno come per incanto disparve. Se con sole cinque applicazioni del vapore avevamo un tanto vantaggio, era forza in noi di cangiare d già preconcetto prognostico, tanto più che adesso ci favoriva puranche Io slato morale del malato, che aveva suKito ima comple- ta rivoluzione. Furono continuati i bagni vaporosi e le frizioni acetose colla solita alternativa per il corso di un mese, e cos'i il numero dei primi ascese a venti, e a dieci le anuninistrazioni delle seconde. A mano a mano che pro- gredivamo in tali praliclie, avevamo la piacevole soddisfazione di vedere gra- datamente diminuire la secrezione delle orine ed il bisogno della bevanda, a proporzione che con maggiore facilità ed in più grande abbondanza le ema- nazioni sudoiiGche si effettuavano. Fino dalla decima applicazione del vapore, fummo necessitati a diminuire la temperatura per evitare gì' inconvenienti ai <[uali ci avrebbe condotto una eccessiva traspirazione, e dopo la decimaquar- la , ridottasi la cute mollissima, comparvero i sudori spontanei nel corso della noli e, sola epoca in cui oramai il malato giaceva in letto. AUoraquando fu giu- dicato opportuno di desistere da ogni medicatura, eravamo già ai 25 di Mag- gio, il consimio giornaliero della bevanda non oltrepassava le sei libbre, men- tre le orine che avevano ripresi moltissimi dei loro normali caratteri fisici, sen- za avere abbandonato del tutto il sapore zuccherato, appena giungevano alle otto libbre. L'appetitosi sosteneva, ma senza voracità , non faceva più di me- io8 ATTI slieri ricorrere agli eccoprottici o agli enemi per promuovere la defecazione, mentre assai più molli, più colorite e più abljondanti si emettevano natural- mente e senza granili sforzi le feccie. Le forze andavano rinascendo per gra- di , ogni infdtrazione edematosa era scomparsa , la magrezza diminuiva , e tut- ti i disordini aventi relazione col sistema nervoso erano dissipati , ed in una parola tutto prosperamente s' incamminava per la via della salute. Siccome pe- rò Nicolas e Guendeville de Caèn ripetono giustamente con molti altri prati- ci che «l'impero il più diflicile a distruggersi è quello dell'abitudine, giac- ché identificandosi colla natura , le fa obliare le sue leggi per dargliene del- le nuove , si erige in despota e finisce col comandare alla sua padrona " ave- vamo noi tutta ragione di trattenere il Fulcieri nella nostra clinica , perchè continuando in un regolare regime di vita non andasse incontro ad una reci- diva che sarebbe stala pur troppo fatale. Fino al 9 di Giugno vedemmo ap- pagati i nostri giusti desiderii , quindi in tal giorno venuto a notizia del con- valescente che sua moglie trovavasi inferma , non fu più possibile di prolungare la sua dimora sotto la nostra vigilanza, e non ci rimase che procurargli im viaggio meno disastroso , onde trasferirlo in seno della sempre amata famiglia. Il patema d' animo , la deficienza di un regime dietetico a lui conveniente erano le cause che ci obbligavano ad essere timorosi di una recidiva. Dall al- tro canto le orine ridotte al giornaliero peso di cinque libbre e mezza e pri- ve affatto del sapore caratteristico , non che il bisogno della bevanda straordi- naria ridotto ad una o due volte nella giornata , ci lusingavano che a meno di rilevanti errori avrebbe potuto forse sottrarsi al rinnovellamento della malat- tia. Questa incertezza è stata 1" unica cagione del mio silenzio sul narratovi im- portantissimo fatto per il corso di ben diciassette mesi. Adesso poi autenticamente sicuro di ima slabile guarigione mi sono af- frettato a darne conto a questa illustre Accademia, persuaso di aggiungere agli Atti della medesima una istoria avente 1' impronta di perfetta veridicità, per- chè concernente un ftitto di cui molti sono stati testimonii oculari, una isto- ria unica e nuova per la scienza, se si riguarda nei rapporti del terapeutico dominio. c< Il Diabete certamente è malattia avvolta ancora in molta oscuritj » af- ferma con tutta ragione 1" illustre Patologo cesenate. Non per questo mi sia ne- gato dopo la narrazione del fatto di esternare la opinione che tengo sidla in- tima natura del morbo. Considerarlo siccome una specie d' idropisia con Apol- lonio da Memfi , f;n-lo derivare da frigidità dei reni con Areteo , da eccessivo calore con Paolo Egineta e Tralliano, dagli umori acri e calidi con Aezio, dalle qualità occulte e venefiche dei reni con altri; 1 immaginare con Ponq)eo Sac- co la massa sanguigna tanto acre e mordace che possa all' acqua forte assomi- gliarsi , il ritornare alla im])edila secrezione e percolazione della massa sangui- gna nelle parti alla detta percolazione destinata con i meccanici: 1 ammette- D E L L' ACCADEMIA my re con Duret un insello nei reni, sarebbe un ingolfarsi in ragionainenli ili-l lutto destituiti da ogni sano criterio, e potrebbe a noi ripetersi il rimprovero che l'immortale Istorico Tedesco indirizza con Galeno alla Scuola Alessandrina n Trascurata la pratica credette giungere al suo scopo a forza di dare in so- llslicherie ed aniiiiassai'e sentenze w. Sembrami per'i cosa mollo cominendcvo- ie investigar meglio, se sia possibile, la causa prossima. A tal CiTetto è d uo- po precisare la sede e la fpialità di essa causa. Per ciò che riguarda la prima nello stato attuale della scienza meritano al certo la nostra considerazione le sole opinioni di coloro che 1' hanno posta o nell' apparato digerente, o nel si- slema sanguigno o nei reni Se della secondasi tratti troveremo, che i primi 1' hanno fatta consistere in lui vizio degli organi digerenli presi cullettiv. unen- te , senza escludere , anzi ammettendo come necessaria una deviazione spasmo- dica e continua dei sutrhi nutritivi non animalizzati sull' organo orinario : che i secondi si appigliarono al partito di considerare il sangne turbato nella sua cra- si per la imperfetta assimilazione di principii con soprabbondanza della parte sierosa; che gli ultimi in fine si divisero in due partiti diametralmente oppo- sti , opinando alcuni per un vero e reale stato flogistico , ed altri pensando , che r alterazione dei nervi che presiedono alla secrezione delle orine sia la so- la cagione di tal malattia. Premesse le cpiali opinioni, primieramente non ammetto qnclla che dà per sede e qualità della Ciiusa prossima del Diabete Y apparato di"erente ed il vizio delle sue funzioni; né mi trattengo a combatterla, perchè da molli più di me versati nelle mediche scienze con solidi argomenti, e coi falli alla mano riiiattuta ed annichilata. Solo giovami rammentare che da tutte le isto- rie , analisi ed esperienze sui diabetici nidla più ne resulla , che un aumento di azione di quello apparato , senza pervertimento nella funzione e nei liqui- (h animali da essa resultanti, in modo da esser costretti a considerai-lo come un semplice mezzo riparatore, di cui si serve la provvida natura, onde sui>- plire alle perdite considerabili che il sistema orinario fa subire all' animale eco- nomia. Fenomeno che si ha luogo puranche di osservai-e in qualunque altra perdila morbosa indipendente all'alto da questo sistema. Da più Solide ragioni , a vero dire, è sostenuta la idea della tiu'bala cra- si del sangue , ma non tali . a parer mio, da farci concludere in favore di es- sa. ÌjS collicpiazione sierosa del sangue nel Diabete , creduta come causa di es- so da \\ illis e da Borsieri , è rimasta per parte loro una semplice opinione senza appoggio di prove. Ha tentato peraltro di convalidare 1' asserzione dei due sonuni medici il prelodato Patologo di Cesena richiamando alla mente le resullanze analitiche sid sangue dei diabetici di Nicola.-, e di Grandeville de Cacn , che lo trovarono più ricco di siero e scarso di fibrina ed assai meno animalizzato , e qtielle di Henry e Soubarain , che vi riscontrarono un quarto meno di albumina che nel sangue sano, confermando puranche il difetto di no ATTI fi1)ilii:ì: riportando 1 osservazione di Osann sul sangue di una diabetica gravi- da ubbondaiile di coagulo rosso cupo, senza elasticit'i. con sottil siero di odo- re e sapore leggermente dolciastro, e concludendo bastevoli tali fatti per di- mostrare qual causa del Diabete la imperfetta assimilazione e la soprabbondan- za della parte sierosa del sangue dei diabetici. Ma quando vogliasi por niente alla incostanza di tale alterazione nel sangue dei diabetici, alla diversità dei residlati cbimici , ancbe nelle medesime riportate osservazioni , alla presenza di alterazioni consimili in un numero grande di malattie ben distinte per ogni ri- guardo dal Diabete , farà d' uopo concludere per la inammissibilità della tur- bala orasi del sangue come causa prossima di questo morbo, e sarà più ragio- ne\ole e conforme ai fntli V ammettere tale alterazione, quale elVelto spesso verificabile nel corso della malattia. Ma che giova di piìi trattenersi nella con- futazione di tale dottrina, quando 1' istesso dotto e perspicace Patologo fa tra- vedere la sua non perfetta convinzione, considerandola come causa non costan- te , e convenendo che anche i fautori delle altre opinioni possono avere ba- stanti ragioni per sostenerle? Né le cagioni predisponenti ed occasionali , né tan- te altre considerazioni dottamente esposte per avvalorare le sue idee patolo- giche mi sembrano superiori ad ogni confutazione , che di buona voglia espor- rci, se i limili jivcfissimi non mei vietassero. E fino a tanto che il sangue dei diabetici non fornirà ai chimici materiali speciali e costanti come la sostanza zuccherina , la patologia non potrà riconoscere la causa efficeiite della malat- tia in questo fluido animale. Abbandonare nel loro errore i flogoso-maniaci sembrami il partito mi- gliore, perchè simili ai seguaci di Ateneo, pronti a tradire la patria piutto- .sto che renunziare ai loro principii , non sarà mai possibile far loro abiurare r abbracciata dottrina, anche quando si potessero aggiungere delle nuove alle convincentissime contrarie ragioni già esposte ad evidenza da molti dotti pato- logi, tra i quali primeggia 1 esimio Cesenate. Venendo in fine a far parola di coloro che nella alterazione dei nervi fanno consistere la essenza della malattia, di buona voglia milito sotto la lo- ro bandiera , perchè fiancheggiali , a mio giudizio , da solide e convincenti ar- gomentazioni concordi ed emergenti , dagli apparenti fenomeni che in tanto morbo si osservano. Se a Darwin ninno tra i fisiologi si è opposto direttamente col negare a'»li organi secernenti un gusto speciale per gli elementi costitutivi ciascuna sin- gola secrezione , cui esclusivamente presiede il sistema nervoso ; se tutti a que- sto medesimo sistema , in differente aspetto, hanno attribuita una influenza di- retta per tale funzione; niun ragionevole patologo potrà opporsi a colui che riguardi quale essenziale stato morboso 1' alterazione o depravamento del gu- sto Darwiniano, che implica in se una patologica condizione del nerveo appa- rato. Posta per vera, siccome credo, questa mia proposizione, non resta che D E L L' A e e A D E M I A iti Tcrificarsi nel Diabete. Tanto le cause proegiinieiie , filanto le procatarticlie essendo di tanta incertezza e si dilferenti tra loro, non possono fornire a noi alcuna favorevole prova, siccome non 1" lianno fornita a coloro che tengono diversa opinione. Pure nel caso nostro, essendo jH-odotta la malattia dalla sop- pressione della traspirazione , abbiamo una inaterialc sostanza, che senza tema di temerità potrebbe credersi atta a produrre alterazione morLosa ai plessi re- nali gi'i predisposti a centrar malattia. Lungi però da noi le sottigliezze, non mancando prove più concludenti e nella yenesi del morbo, e nel suo anda- mento, e nella ({iialità delle orine, e nei mezzi terapeutici finora impiegati. A somiglianza del maggior numero delle malattie costituite da disordine dei nervi alla vita organica presidenti , ancor (piesta nnsce in mi modo laten- te e senza spiegare la sua imponenza se non quando è fatta gigante. Per (pian- to i reni sieno gli unici organi secretori che ricevono il loro apparalo nervo- so esclusivamente dal solo gran siraipatico, jjure per quel consenso innegabile che esiste tra questo e gli altri ordini di nervi ogni qual volta vien modilica- ta ed atterrata la loro azione , chiara apparisce la cambiata qualità delle ori- ne. Non far.'i dunque maraviglia , se una volta attaccati i plessi nervei che ai reni si distribuiscono, ne conseguitino disturbi generali nervosi, siccome appun- to costantemente nel Diabete suole accadere, prendendolo dal suo principio fino al suo termine. Quando i nosologi moderni determinarono , rettificando le idee degli an- tichi, qual caratteristica del vero Diabete, la presenza della materia zucche- rina nelle orine , vollero farci conoscere che la essenza , la gravezza ed il pe- ricolo erano più strettamente legati colla qualità, che colla quantità delle me- desime. E di cpianta entità sia pel mio assunto questa asserzione emergente dai falli, eccomi, o Signori, a dimostrare. Se il chimico analizzando le orine dei diabetici ne estrae costantemente una materia zuccherina formata a scapito di altre sostanze esistenti nelle ori- ne del sano , è forza convenire , che questo cambiamento chimico-vilale mor- boso, osi era di già eftettuato negli altri apparati, o si viene a stabilire neì- 1' apparato l'enale. Ora le più accurate e ript'iiite analisi escludendo non solo dal chilo e dal sangue , ma da ogni altro iluido animale la esistenza della ma- teria zuccherina, ci obbligano a credere, che la di lei formazione non possa che nei reni eflettuarsi. Da tale legittima conseguenza ne emerge, che se non esi- stesse condizione morbosa nei renali plessi nervosi, unica parte attiva della se- crezione, non potremmo trovare cangiamento nella qualità delle orine. Rivol- giamo un occhio imparziale sulle istorie dei diabetici , e vedremo dal suo in- cominciamento la presenza della materia zuccherina e la poca fidanza di gua- rigione , se questa non venga rimpiazzata dall' urea e dall' acido urico che le orine del sano debbono contenere. Tale andamento sempre più ci renderà con- yinti, che alla sola qualità dobbiamo attenerci per dare im retto giudizio, men- Ila ATTI tre la quantità non è che un accidentale fenomeno costituito dall' accresciuta azione o sopraeccitamento del medesimo sistema nervoso poco attendibile per la essenza della malattia, molto però in riguardo alla sua durata. Gli antispasmodici o nervini che voglionsi nominare, dagli antichi fino a noi sono entrati nella cura di questa infermità come parte integi-ale o ac- cessoria ciò serve di prova che tutti i pratici sono stati colpiti profondamen- te daali sconcerti nervosi che si presentano. E non sembrami improprio di an- noverare in questa classe anche il bagno a vapore , quantunque goda in emi- nente grado 1' azione derivativa. Dal fin qui detto resulta, due essere le indicazioni che si presentano al pratico e cui conviene che egli si presti , rimediare cioè al depravamento di «uesto "usto speciale modificando la maniera di sentire dei nervi , e diminui- re r attività dei medesimi per la secrezione. E questo duplice scopo sembra- mi potersi ottenere dal bagno di vapore , specialmente se il Diabete riconosca per sua causa occasionale la pervertita funzione della traspirazione cutanea. DEL L' ACCADEMIA ii3 ESPOSIZIONE DI VN METODO PER OTTENERE LA PERFETTA RIDUZIONE DELLE SCOPERTO DALL'ABATE FRANCESCO BALDACCONI PBEPARAJORE E CONSERVATORE DELL' I. E R. MUSEO DI STORIA NATURALE DELL' ACCADEMIA FISIOCRITTCA ^e atlnalmente invilo il Pubblico a giudicare dei fatti che sono per esporre, non è alcerto una presuntuosa opinione della loro importanza che a tal passo nii spinga, né una soverchia brama di lode, ma più che altro il de- sideiio di contribuire, per quanto lo permettano le mie forze, al progresso delle Scienze Naturali, al cui studio da liuigo tempo dedito sono, e per cui nutro un ( per cosi esprimermi ) filiale amore. Ancor fresca nella mente d' ognuno deve esser la scoperta dal fu Giro- lamo Segalo operata, del modo di ridurre a lapidea solidità le sostanze ani- mali si molli , che dure. Tal singoiar ritrovato in effetto eccitò allora d' ognu- no la giusta ammirazione , né mancò chi con florida penna le lodi del defun- 10 inventore scrivesse. Ma morto seco lui era il segreto, ed invano per del tempo adopraronsi i chimici a rinvenirlo con sottili analisi e prove ingegnose. Non tardarono per altro alcuni a pubblicare i resultati dei loro tenta- ti» i . e certo molti e singolari progressi fecero ncll arte di conservare i corni anunali; non mi è noto per altro, che giunto sia alcimo alla somma perfe- zione in questa ricerca. Tomo X. 15 ii4 ATTI Ho avuto luogo di esaminare dei pezzi inviati a quest' Accademia dal Sij^. Profess. Andrea Cozzi di Firenze , i quali però mentre sommamente diflerisco- no dai miei, mancano, a parer mio, del principal carattere che offrono le petrificazioni naturali; voglio dire un peso specifico assai maggiore di quello che avevano allo stato naturale. Il suo processo dall' altro canto è affatto dal mio differente. Ma poiché sidl' articolo delicato della priorità l' inganno è facile , io sjie- ro che scuserà sufficentemente la mia ignoranza a questo riguardo , il mio vi- ver solitario , e gli scarsi mezzi che ho d' illuminarmi sovra questo soggetto. Fu neir epoca mentovata, che udendo ammirare da ognuno il peregri- no ritrovato , volli anch' io cimentarmi a qualche tentativo , senza per altro la più lontana speranza di riescita. Nella mia qualità di Conservatore di questo I. e R. Museo aveva in mio arbitrio molti esemplari , che naturalmente subito a veano la petrificazione ; fra questi , lasciando da parte i vegetabili , arrestarono principalmente la mia at- tenzione le ammoniti, ove, per quanto contrarii sieno i moderni Zoologi, non posso astenermi dal credere che effettivamente 1' animale istesso sia stato lapi- defatto. Senza volermi esporre ad una polemica, nella quale certamente do- vrei cedere in faccia ad uomini sommi di me assai più illuminati, che affer- mano il contrario, io qui solo dirò, che questa mia particolare opinione, ve- ra o no , mi fece nascere 1' idea, che per via umida fosse stato 1' animale in quello stato ridotto. Nel che confermavami il fatto, che fra gli ambulacri de- gli esemplari che aveva sott' occhio , e clie , spaccati per m.ezzo , ridotti erano a pulimento, distintamente scoprivansi delle tracce metalliche pure , che cer- tamente non potevano essere ivi penetrate che allo slato di soluzione. Quantunque uno degl' indispensabili requisiti di un preparatore sia quello di conoscere la Chimica, io francamente debbo confessare, che di questa scien/.a non mi son noti che i rudimenti , e quella parte che al jiratico esercizio del- le mie preparazioni si referisce, più quanto ho potuto impararne da qualche lettura fatta nelle ore d' ozio. Volli non ostante trar partito da quel poco , e tentare un raziocinio. Qual difficoltà , diceva fra me , che simili cangiamenti operati sieno da alcuni metalli in diversi stati, ma tali appunlo che produr potessero im' intima combinazione , che possibile sovente diviene sotto certe condizioni , quando sotto altre circostanze ricusa di farsi ? Mi si offri alla men- te il mercurio, il cui deutocloruro mirabilmente giova a preservare i corpi. Ma già assai mi aveva la mia pratica istruito , che non giungeva la sua quali- tà antisettica a lapidefar le sostanze animali. Sarebbe egli mai possibile, che im' altra sostanza , la cui azione fosse fortissima sul deutocloruro di niercurio, giugnesse a determinare le condizioni volute? Pieno di tp.iesta idea, volsi nella mente le sostanze che tale azione spie- gar potessero , nò tardai a fermarmi svd sale ammoniaco. Questo sale , come DELL'ACCADEMIA 1 1 5 o-nun sa , per via umida stretlaineiile si unisce al sublimato corrosivo , forman- do il Sale triplo conosciuto datali Akliiniisti sotto il nome di Sale iT Alembrolli. Pensai che nello stalo d' incertezza in cui era, indiflerente poteva dir- si la scelta d" un tentativo a preferenza d' un altro , e tentando poteva forse scuoprirsi (Uialche traccia , che felicemente seguita , potesse al voluto resulta- to guidare. Non esitai punto a mettere a prova il mio pensiero. Preparai una gra- ve soluzione di queste sostanze ; osservai che nel ratfreddarsi la stagione veni- va a cristallizzarsi alle pareti del vaso 1' eccesso di sale , che 1' acqua non po- teva tenere in dissoluzione , lo che mi convinceva della perfetta saturazione del li(juido; ed infatti l'areometro di Beaumé si affondava per intero nella soluzione. I primi oggetti che io v' immersi da principio stettero galleggianti; ma a poco a poco aftondandosi, vidi che finalmente restaron sommersi del tutto, e dopo pochi giorni si depositarono al fondo. Allora giudicando che saturi fos- sero , li cavai dal hquido , ed ebbi la soddisfazione di vedere ottenuto il mio intento ad una perfezione così grande , che mai avrei osato sperare. I pez- zi sono quelli che accompagnano la presente memoria, ed in cui scorgonsi tut- ti i contrassegni che caratterizzano le pietre. Essi sono capaci di un sommo pulimento , la loro rottura è seghettata angolare , resistono all' azione dei fer- ri taglienti , il loro peso specifico è uguale a quello di molte pietre ( trovan- dosi 5 in G volte maggiore dell' acqua); e finalmente rendono un suono me- tallico se da qualche metallo sono percossi. Circostanza interessantissima si è cp iella , dicessi hanno conservato il lor colore naturale , né si sono punto cor- rugali ; ma sivvero potrebbero scambiarsi coi medesimi visceri nello stato na- tmale. È ([iiesto il sesto anno che inalterabili li vedo, quantunque serbati colla massi ina negligenza. I pezzi che accompagnano la presente memoria sono : 1 . Un feto leprino trovato nell' utero della madre e sei-bato fino all' in- cominciamento della putrefazione, arrestata la quale, si è conservato come nel momento che fu estratto dalle viscere della madre. 2. Un piccolissimo Spinosino egualmente conservato come il precedente. 5. Visceri del Fiammingo, fegato e lingua. •1. Nove fegati della Ciconia alba. 5. Un Vespertilio comune. 6. Un Pulcino privo del suo involucro calcare. 7. Detto col suo guscio ed aperto per la metà. 8. Altro feto leprino come il primo. 9. Diversi cuori piccoli e grandi. Poche parole serviranno per far conoscere i vantaggi che ai musei zoolo- gici e patologici , scaturir possono dall' applicazione di questo processo. I \te- ii6 ATTI sci e tutti gli animali di corpo molle o gelatinoso, la cui preparazione è difll- cilissima o impossibile coi metodi ordinarli, e che quindi per lo jmù sono sog- cetti ad esser conservati nell'alcool, mezzo dispendiosissimo, facilmente col mio processo subir possono la petrificazione. L' istesso succederà dei pezzi patolo- cici , dei feti mostruosi e simili. Non ho, per vero dire, esperimentato il mio metodo sulle piante; ma vedo generalmente tanta analogia fralle sostanze azo- tate e quelle non azotate , che non dubito punto , che esso possa servire a procurare in brev^ tempo un erbario apparentemente vivo , coi colori con- servati perfettamente. Le prove che mi propongo di fare confermeranno , io spero , rpiesto mìo sospetto. Non tralascerò di far qui un' osservazione di qualche importanza. Alcu- ni mesi sono cavai dall' alcool alcuni rettili e Riesci, che più di 5 anni vi era- no stati immersi. Avendoli lasciati fuori fino ad ora , non ho trovato nei me- desimi la minima alterazione, quantunque sieno talvolta stati lungamente espo- sti ad un sole cuocenlissimo. È ben vero per altro , che 1' alcool li ha corru- gati fortemente , e per conseguenza non possono reputarsi esemplari legittimi Y>er un Museo. È certo intanto da questa esperienza , che una lunga immersione nel- r alcool può ridurre inalterabili le sostanze animali, non per altro al grado di pelrificazione , ma ad una consistenza semicoriacea, rassomigliante più ad un prosciur-amento , che altro. Non è difficile intanto , che questa osservazione pos- sa dar luogo ad altre più concludenti, e quindi a qualclie utile scoperta in- torno alla preservazione dei corpi. Forse sarò in grado nel seguito , moltiplicando esperienze ed osservazio- ni , di potere aggiungei'e ai fatti già annunziati qualche utile corollario , ed estendere le applicazioni del mio processo ad altri oggetti ancor fino adesso non sperimentati. Sarei intanto di ogni mia fatica ben ricompensato, se que- sto mio operato al Pubblico sembrar potesse di qualche attenzione meritevole. Presentata nel 1839. I DELL' ACCADEMIA 117 INTORNO CONSIDERAZIONI TEORICO-PRATICHE Di ZANOBI PECCHIGLI PROFESSORE DI CLINICA CHIRURGICA b DI MEDICINA OPERATORIA NELL' I. E R. UNIVERSITÀ DI SIENA La Lithotritie n' n p/tt envoyé, tomnu on le présaguit ^ totts les instrìtments de ta Li- Ihotomit à la ferrame . . . ( Leroy -d' Étiollet) D. 'a poiché la pratica Chirurgica ci fa vedere, in circostanze che ap- pariscono le più favorevoli, succedere alle volte inaspettali sconcerti, e la mor- te slessa ; da poiché i sussidii , che la mano del Chirurgo pi-esta all' et^a iima- liilà, guardar non si possono per natura loro, che quali offese artiliclali più o meno considerevoli , i di cui danni sull' organismo vivente sono bensì assai miti al confronto dei vantaggi che da essi si aspettano , ma non sempre di sicura riuscita ; da poiché la maggior perfezione nell' arte Chirurgica va neces- sariamente a rinchiudersi nella più compiuta cognizione delle sembianze , e del- le combinazioni diverse che accompagnano, o possono accompagnare i morbi che richiedono rajuto della mano, e quindi in un calcolo il più aggiustato sulla vera importanza di tutte queste cose nel presente , non meno che nel futuro , per cogliere l' opportunità di applicare espedienti die possono essere jHjricolosi; im giudizio che voglia darsi (e che assai comunemente ci vien ri- cercato) sulla convenienza o non convenienza di un processo operatorio qua- lunque , perchè sia veramente il più prossimo al vero , non può già partire da ii8 ATTI min semnlire considerazione della molta o poca estensione dei tagli, dell' ap- i)areiite innocuit'i di artificiosi forbiti strumenti , della loro materiale manovr.i creduta facile, e né manco delle residtanze di un dato numero di felici suc- cessi ottenuti con uno o piuttosto con un altro dei metodi e processi cono- sciuti. Nelle vicende dei fenomeni della vita si succedono, direi quasi a mi- "liaja . le svariate combinazioni che possono far cambiare 1' andamento di uno slesso fatto e condurlo a resultati molto diversi, ed anco opposti fra loro. Bi- sogna che la esperienza sia non solo variata e moltiplicata sopra un numero considerevole di combinazioni diverse, ma (e questo importa assai più) gui- dala da un" attenta considerazione dei particolari tutti , e illuminata dalle co- gnizioni che gi\ si hanno su tutto ciò, che può avere attinenze dirette o indi- rette col soggetto da giudicarsi. Ella è cosa assai comime in chirurgia, I' inventare un qualche strumen- to, un qualche metodo operatorio, una qualche modificazione agli strumenti, ai metodi , o ai processi già conosciuti ; e non è raro ancora che queste nuo- ve invenzioni riscuotano applausi , e siano seguitate, da principio almeno, con molto trasporto. ISla bisogna confessai-e che sono assai poche quelle, che ab- biano fatto dimenticare gli usi antecedenti; ed invece molte se ne contano, che dopo una e.Timcra rinomanza, o hanno lasciato intera la gloria alle cose an- tiche , o sono rimaste a subire il contrasto di una contradittoria esperienza, alla di cui prova non lasciano vedere poi di aver ineritala tutta quella pre- eminenza , che si era loro troppo sollecitamente prestata. Fra tutte le operazioni chirurgiche non ve ne ha forse una che abbia chiamato a se tanta attenzione , e quindi tante maniere diverse di esecuzione , e lui numero così complicato di strumenti , come quella che ha per iscopo di togliere dalla vescica dure concrezioni, dalla morbosa crasi della orina proce- dute , e che sotto il nome di male di pietra , comunemente si conoscono. Fino dai più remoti tempi , quando si cominciò a cercar mezzi per li- berare r uomo da questa assai incomoda e letale infermità , pare che si giu- dicasse tre sole essere le vie possibili per giungere a un tanto scopo; ciascu- na delle quali poi venne la sua volta più o meno vagheggiata, e tentata a seconda delle cognizioni , e dei lumi che la esperienza dei tempi andava via via somministrando. La prima di queste vie si fu sicuramente quella di ten- tare alcune sostanze , che usate a modo di semplici medicine , togliessero quel- le intime azioni patologiche, quali si siano, e mai sempre ignorate, perchè nel- la macchina \iva si formano, colla secrezione della orina, le concrezioni la- pidee. Donde 1' origine dei cosi detti rimedii litontrittici. E che infatti i pri- mi tentativi dell' arte fossero veramente diretti per questa via, lo si argomen- ta con tutta ragione , riflettendo , che 1' idea , e la speranza delle misteriose virtù specifiche insite nelle cose fuori della organizzazione , sono nella natu- ra empirica dei primi passi della medicina; e che invece, 1' immaginare un me- D E L L' ACCADEMIA 119 todo cinaliinqiie per dislniggere , e togliere meccanicamente dei prodotti pato- logici rincliiusi in qualclie parte dell' organismo, suppone delle cognizioni ana- tomiche , e meccaniche , che necessariamente aspettavano nella lunghezza del tempo una somma considerevole di osservazioni e di esperienze, senza le qua- li non potea mai essere, non dirò tentato, ma né anche semplicemente im- maginato. Dimostrato poi dalla esperienza, madre di ogni saj>ei-e , che una vol- ta formala qualcuna di quelle concrezioni , impossibile cosa era all' uso di ri- medii interni il poterla giammai distruggere , prima di venire a dichiarare lu malattia assolutamente incapace di ogni sussidio d" arte , tutta 1' attenzione do- vè necessariamente rivolgersi a mezzi direni di asportazione, o di distruzione. Allora fu, che l' ingegno umano cominciò a cimentare maniere diverse di espe- dienti , il di cui buon esito dipender dovea necessariamente , per una parte, dalle cognizioni più esatte che si potevano avere intorno alla struttura e ai rapporti degli organi su cui si voleva operare; e per 1' altra, dalla perfezio- ne delle arti meccaniche, alle quali bisognava pur ricorrere per la formazio'- ne degli opportimi strumenti. La presenza di un corpo lapideo in vescica, per la natura stessa della cosa , suggerisce , o di cercare 1' apertura delle vie na~ turali , volendo agire su di esso , o se queste non si prestano , ricorrere ad aperture artificiali. E infatti leggendo la storia delle operazioni inventale pev togliere la pietra dalla vescica, noi troviamo che in ogni epoca furono fatti o almeno immaginati alcuni tentativi , ora per annichilarla col mezzo di sostan- ze che furono credute capaci di scioglierla , ora di estrarla col mezzo d' istru- menti e di tagli , ed ora anco di distruggerla colla introduzione di strumenti ideati col fine di meccanicamente stritolarla. Ed è cosa certa che 1' idea fon- damentale della Litotripsia , lungi dall' essere ima inspirazione delle odierne chi- rurgiche cognizioni , è forse la più antica che si abbia avula intorno al mo- do di liberare 1 uomo da cpiesto male con dei mezzi chirurgici. Ma se 1 idea è antica, e se dei tentativi furono pur fatti e indicati da scrittori delle epo- che le più lontane da noi, e S|")ecialmente Italiani, non è men vero che finf> ai nostri giorni non fu dato a nessuno di raccogliere dai medesimi un bastan- te numero di documenti per realizzare un metodo applicabile alla pratica , e che soddisfacesse abbastanza il fine vagheggialo. Per la <[uale cosa non è a me- ravigliare, se fino ai nostri giorni si è tenuto come sforzo inferiore al suo sco- po tutto quello che si trova letto o scritto, e si è tentato intorno a questo soggetto. La realizzazione di tpiesto metodo adinique ( sia onore a ima veri- tà che gì' Italiani non hanno bisogno di oscurare ) cominciò a verificarsi do- po le ingegnose invenzioni di Leroy d' ÈtioUes, e dopo la pratica di Civiale, dai (piali incomincia propriamente la storia della vera Litotripsia, perchè per i loro lavori hanno potuto verificarsi le speranze di liberare, senza eseguire alcun taglio, la vescica dalla presenza di corpi du£Ì e voluminosi. Della felice invenzione poi di Leroy d' ÈtioUes è avvenuto quello che si 120 ATTI è veduto sempre accadere intorno ai più utili ritrovati, ì quali stabiliti che sonosi sopra principii evidentemente applicabili alla pratica, si tenta da ognu- no di farne più ampio , e più perfetto uso. Non è mia intenzione di fare qui la storia delle più utili modifiCiizioni, che da Chn'ale fino a Jacobson e a Heur- tcloitp sono state fatte alla invenzione di Leroy : di queste modificazioni se ne legge la descrizione in molti libri, e crederei di abusare della vostra pazien- za , prestantissimi Accademici , se volessi parlar di cose dalla maggior parte di Voi assai bene conosciute. Il soggetto che oggi mi sono proposto di trattare guarda a uno scopo y»en diverso, che quello della descrizione in dettaglio dei diversi strumenti, o metodi ideati e praticati per eseguire la Litotripsia. Oggi mercè la facile dif- fusione delle cognizioni tutte, siamo informati di una quantità di fatti, dei ([uali in altri tempi una gran parte sarebbe rimasta ignota. I risultati della esperienza dei più grandi maestri, riportati in cento for- gli che circolano ogni giorno fino nel fondo delle meno popolate province , han- no suscitato alla imitazione un numero di seguaci, che senza questa spinta a- vrebbero lasciato passare senza cimento il maggior numero delle migliori occa- sioni per verificare, consolidare, modificare, o contraddire alcune promulga- te dottrine. Il grido che menarono dietro di se molli felici resultati ottenuti colla Litotripsia, mosse molti a concepire speranze, le quali si domanda og- gi , se si sieno poi verificate in tutta quella estensione , che gli amici della ama- nita SI augui'arono. Voi sapete , che io non fui uno degli ultimi a mettere in pratica nella mia Clinica gli strumenti del primo inventore, e degli altri più celebri chi- rurgi, che si distinsero nel perfezionare la Litotripsia. Io aveva veduti presso che tutti questi lAiminari operare nella capita- le della Francia, gli aveva sentiti ragionai^e delle loro invenzioni, e gli ave- va ben anche consultati intoi-no a qualche mio pensiero. Io pure aveva intro- dotto qualche modificazione , che parvemi utile nell' islrumeiito del primo in- ventore ; anch' io aveva concepito delle speranze , per le quali mi credetti in salda fiducia di dovere in pratica attenermi più spesso ai metodi Li ton trittici, e farli prevalere a quelli della Cistotomia. Perchè pareva anche a me che si dovessero vincere con una certa facilità tutte quelle diftìcoltà, che alcuni an- davano accennando contro 1' uso degli strumenti litontriltori. E tanto più vo- lentieri io mi compiaceva in queste speranze in quanto che io vedeva, che mol- ti altri valorosi chirurgi , tanto Italiani, che stranieri, nutrivano sentimenti e- "Uali ai miei. Da ima parte adunque k> teneva d' occhio la pratica altrui , e dall' altra prendeva j>er guida la mia propria esperienza. Fino a qual segno si siano verificate queste speranze, è quello che oggi intendo di farvi conoscere, desiderando io nello stesso tempo di sottoporre al vostro imparziale giudizio le massime, che intorno alla convenieiua o non convenienza della litotripsia. D E L L' A e e A D EM I A lai messa a confronto colla Cistotomia, io ho finalmente adottate nella mia clini- ca, e cerco J' ispirare nella mente dei giovani alunni , e delle quali (jiiasi o- gni giorno al letto det^l' infermi vado mostrando loro la più utile applicazione. Non vi ha dubbio che V avere realizzato il potere che ha 1' arte nostra di togliere dalla vescica, senza lesioni necessarie, un corpo che morbosamen- te la ofl'ende con un' azione fisico-meccanica incorreqi^ibile da qualsiasi virtù me- dicinale , è uno dei passi i ])iù rimarchevoli e grandi che la storia delle ope- razioni chirurgiche potrà vantare anche nei secoli avvenire. Ma non vi ha dub- bio del pari che per 1' arte non basta 1' avere assicurata una grande conqui- sta ; bisogna che sappia quale uso ne può veramente fare. Certamente, chiun- que si fermi a guardare superficialmente gl'ingegnosissimi e forbiti strumenti li- tontrittori, che all'occhio non presentano altra cosa che una specie di levi- gatissima siringa destinata per il canale naturale dell' ui'etra a scivolare in ve- scica, ed ivi operai-e 1' iimociio e meccanico prodigio dello stritolamento del- la pietra, e li confronti cogli affilati taglienti dei cistotomi, di varia figura, de- stinati a trapassare sensibilissime parti, e col grosso corpo delle tanaglie fatte per passare bruscamente a traverso recenti e cruentate aperture, onde ricer- care nella cavità di quel viscere il corpo nemico che si vuole estrarre , non potrà a meno di sentirsi spinto a lodare piuttosto i primi , e a rigettare i se- condi, e quando che sia, a dichiararsi per 1' uso esclusivo dei;li uni, e a di- menticare affatto quello degli altri. E se a questa superficiale osservazione ag- giunga la considerazione del modo di usare gli unì e gli altri , fermandosi alla forma meccanica che assicin-a la presa, o lo stritolamento per parte degli stru- menti litontrittori, e la difficile e pericolosa manovra degli altri per arrivare ad aprire la vescica, non potrà forse a meno di concludere (siccome appun- to dietro i primi felici residtali della Litotripsia si volle concludere ) che I' an- tica pratica dei tagli deve lasciare sempre libero il posto alla nuova invenzio- ne ; o se pure questa a quella dovrà in qualche emergenza posporsi , non p(5- Irà essere che in alcuna di quelle poche straordinarie combinazioni , per le quali si rende affatto impossibile 1' introdurre un istrumcnto qualsiasi nell' ure- tra. Queste infatti furono le speranze, anzi questi fiu-ono i vanti, che si di- vulgarono appena furono noti i primi favorevoli resultati delle esperienze del- l' illustre Civiale. Era però riserbato al tempo il sanzionare queste troppo facili, e non abbastanza considerate conclusioni. Lasciando pure da parte quelle ragioni, per le quali, ad alcuni più veggenti quei primi troppo complicati sebbene nige- gnosi strumenti , non si mostravano scevri da gravi pericoli, e per cui vennero poscia molto saggiamente modificati, anzi cambiali; e tenendo anzi la Lito- tripsia jierfezionata quale oj^gi si riti-ova , non mi pare ( per cpianto almeno ho potuto rilevare dai confronti fatti nella mia piatica ) che si sia veiilicata unta quella estensione di vantaggi che per essa molli ci ripromellcvaaio. In Tono I " 16 Ili ATTI non poche circostanze essa mi si è mostrata impraticabile , in altre assai sospet- ta , ed in altre manifestamente dannosa , se non in se stessa , sicuramente poi iier alcune non sempre prevedibili né evitabili conseguenze. Alcuni fra i più appassionati apologisti della Litotripsia danno, con pa- role assai espressive, ini gran risalto agli ostacoli, e ai pericoli da superarsi nella esecuzione di qual siasi maniera di taglio per la Cistotoniia ; e per con- trario riducono a pochi, o quasi nessuno gì' inconvenienti che per 1" introdu- zione, e per il maneggio degli strumenti litontrittori si possono incontrare. Per la cniale cosa ne è venuta la necessità di una giusta e fedele compara- zione dei vantaggi e dei danni dell' una , e dell' altra maniera di operare; del- la quale è qui luogo a fare alcune opportune riOessioni, quali mi sembrano dettate dalla più genuina esperienza. Primieramente da una parte e dall' altra non bisogna confondere quel- lo che può essere effetto d' inesperienza, d' inavvertenza, o di vera ignoran- za dell" operatore , con quello che è di difficoltà intrinseca, o pericolo imme- desimato nella natura della cosa. Perchè se a mano inesperta può accadere, seguendo un qualsiasi metodo di Cistotomia, di ofìendere parti che debbono rimanere immuni , o di trovarsi con i tagli in luoghi diversi da quello ove era diretta r operazione, o comunque di non poterla portare a buon fine; dal- l' altra parte può accadere ugualmente nella Litotripsia, che, o non riesca di fare presa alcuna sulla pietra ( e cpiesto sarebbe il minor male ), o di farne una assai fatale sulle membrane della vescica, o di urtar questa coli' estremi- tà dello strumento lacerandola e trapassandola, o di non sapere maneggiarsi per isvincolare le branche pressive e stritolatrici dello strumento dai pezzi ab- brancati dalla pietra, con grave pericolo di lacerazioni all' uretra, e dell' im- possibilità di estrarre 1' istrumento medesimo , o finalmente di forzare 1' azio- ne dello strumento al di là di quel grado di pressione che la sua tempra po- tea permettere, col grave inconveniente, o della sua piegatura, o della sua rottura. Io non intendo di mettere a carico della Litotripsia queste triste con- seguenze, da cui potè essere seguitata solamente perchè venne eseguita da chirurgo sconsiderato o inesperto ; ma intendo bene che nel confronto che vuol farsi di essa colla Cistotomia, anche per quest' ultima si faccia astrazione di que' tristi accidenti da cui per la stessa causa può essere seguitata. Quando per esempio è avvenuto nella Cistotomia perineale , che il chirurgo non abbia con- venientemente inoltrato il siringone in vescica, oppure dietro inopportuni e sconsiderati movimenti lo abbia lasciato sfuggire nel primo tempo della ope- razione, per cui si è trovato poi col taglio fuori di vescica , chi vori'à incol- pare di questo accidente la difficoltà della operazione, e non piuttosto la ine- sperienza o la disattenzione dell' operatore? Volendo adunque essere rigorosa- mente giusti , bisogna ben guardarsi dal sfguire 1' esempio di quasi tutti co- loro:, che hanno scritto intorno ai vantaggi e ai danni della Cistotomia confron- DE L L' A e e AD EM I A i'?3 lati con quelli della Litotripsin . mettendo a carico della prima gì' inconve- nienti che sono da altribuirsi alla imperfezione degli operatori, tacendoli poi allatto per parte dell' altro metodo. Ma io preveggo a (piesto proposito una obbiezione che qualcimo potreb- be facilmente fare, e che io non lascerò passare sotto silenzio. Sia pure, si potrebbe dire, che da una parte e dall'altra delle due diverse maniere di li- berare la vescica dalla presenza della pietra vi siano degl' inconvenienti, da non attribuirsi alla natiu-a intrinseca della operazione, ma piuttosto alle im- perfezioni dell' operatore. Ciò per altro non toglie che il valore di questi inconvenienti non diversifichi nelle due diverse maniere di operare , in quan- to che nel! una potrebbero essere di minor gravità . e in minor numero che nell'altra; potrebbero ammettere più facili compensi e rimedii ; siccome an- che potrebbe essere , che per evitare gì' inconvenienti dell' una non si ricer- chi un cos'i rafilnato e lungo esercizio, come nell' altra. A mostrare fin dove , considerate le cose da questo lato , può scaturire una somma di motivi reali di preferenza per 1' uno o per 1' altro modo di operare , bisognerebbe che io qui entrassi in una quantità di dettagli che mi condurrebbero molto al di là di (piei termini , nei quali mi sono prefisso di ristringere queste mie considerazioni. Tuttavia credo che potrà bastare a scio- gliere questa oblnezione il riflettere, che se gravi sono gì' inconvenienti, cui va incontro l'inesperto, o il disattento che eseguisce la Cistotomia, quali sareb- 'bero appunto quelli di smarrire la direzione dei tagli; di portare oU'esa all'in- testino retto, o a qualche altra parte; di non dare ai tagli quella distensione e quella figura che si ricerca, e quindi 1' incapacità di portar fuori la pietra: non meno gravi di certo sono dall' altra parte gì' inconvenienti di chi igno- rando le cautele per bene eseguire la Litotripsia si mette nel pericolo, o di introdurre forzatamente gli strumenti in un' uretra che non ne era capace , formando false strade , o di spingerli troppo avanti lacerando , strappando , e perfino sfondando la vescica , o di forzar troppo la pressione e la meccani- ca dello strumento, incontrando tutti gli accidenti, che possono rendere la- boriosa , pericolosa , o anche impossibile la retrocessione del medesimo per r uretra. Che se agi" inconvenienti della Litotripsia eseguita da mano incauta, r arte , e c[ualche volta la natura stessa pone rimedio con degli utili compen- si , noi vediamo che anco per quelli della Cistotomia si verificano risorse del- lo stesso genere. Inflitti se gl'inconvenienti della rottiu-a, dello storcimento, dello incastramento ec. degli strinncnti lilontrlttori , per cui 1' operazione non potè esser condotta a fine, furono abbastanza ben rimediati col mezzo della Cistotomia ; anche gì' inconvenienti di un taglio perineale che smarrì la sua di- rezione poterono pure esser corretti la loro volta col taglio ipogastrico. E se gli cll'etti di due tagli sono sempre pericolosissimi , non lo sono meno quelli di un taglio solo che ha dovuto farsi in una vescica malmenata da prolunga- 124 ATTI ti tentativi per condurre a fine una Litotripsia resa impossibile dalle suddet- te circostanze , e quando la pietra era già ridotta in più pezzi piccoli , dise- gnali , angolosi , pungenti. Così se gì' inconvenienti dello strappamento . delle escoriazioni , dello sfondamento della vescica e delle strade f\\lse nell' uretra , furono cpialche volta rimediati da un metodo ragionevole di cura coadiuvato dalla natura , anche gì' inconvenienti di una Cislotomia che deviò dal suo sco- po, furono qualclie volta compensati da qualche sussidio d' arte e della natu- ra slessa, la quale potò procurare la uscita dei calcoli, mediante il semplice processo suppurativo per la via stessa del taglio credvilo inutile. Né a me pa- re che si possa dire, per esempio, caso meno imbarazzante e meno difTicile a rimediarsi quello di un pietrante che si trova, per una Litotripsia male esegui- ta , coir Istrumento impegnato in vescica lesa , e con molti pezzi di pietra stri- tolata di queir altro che si trova aver sofferto ima operazione di Cistotomis «enza r estrazione della pietra, o colla lesione di parti che dovevano rimane- re immuni. Per le quali cose io penso , che da una parte e dall' altra non ti ha propriamente tal differenza nella qualità e nella quantità degl' inconvcnien- t i , per cui si possa assegnare in modo assoluto una preminenza nel pregio al- l' uno, o all'altro dei due metodi diversi. Ciò nonostante rimarrebbe però a decidersi , se sia più facile l' incontra- re eli accennati inconvenienti da chi opera la Litotripsia, oppure da chi ese- guisce la Cistotomia : o per meglio dire , se per la retta esecuzione dell' uno . o dell" altro metodo si ricerchi un grado diverso di raffinala esperienza. Concio- siachè se all' esercitare perfettamente la Litotripsia potesse bastare l'averne ve- duta e considerata poche volte la manovra, mentre per la Cistotomia si ricer- casse imo studio, e una pratica più prolungata, ognimo ben vede, che seb- ])ene gì' inconvenienti attribuiti alla poca esperienza siano di un egual pericolo da una parte e dall' altra , ciò non ostante rimarrebbe alla prima un vantag- gio considerevole sulla seconda. Intorno a che se si volesse dare ascolto alle cose dette dalla maggior parte degli scrittori che hanno raccomandata la Lito- tripsia, noi la troviamo cos'i favorevolmente descritta, che parrebbe non do- versi dubitare essere dessa una operazione da potersi d'ora in avanti eseguire da una mano qualsiasi, purché sappia battere un martello , o stringere una vi- te. E per verità chiunque guardi la forma semplicissima, e consideri i pochi ])ezzi di cui è costituito il litontrittore di Heurteloup , hen presto si fa capace di tutta la manovra che per esso si ricerca. Per contrario qualunque proces- so o metodo operatorio di Cistotomia si consideri , si scoi-ge subito l' importan- za di una esatta cognizione anatomica delle parti , che devono cadere sotto ]' azione dei diversi strumenti, dei loro rapporti , delle possibili loro anomalie, o della complicata e svariata manoviM degli strumenti stessi. Parrebbe adun- (pie che si potesse tenere come cosa certa, essere la pratica della Litotripsia mollo più semplice di quella della Cistotomia; e i suoi inconvenienti quindi D EL L' A e e A D E M I A laS meno temibili, in quanto che sarebbe più facile incontrare im esperto nella jìrima, che nella seconda. Ma il fatto ha veramenle approvata questa assai co- nnine sentenza? Per poco che io dia ini' occhiata alla mia esperienza, e la confronti con quella degli altri, mi pare di rilevare chiaramente, che la cosa rn in modo ben diverso. In diciasetle operazioni di Litotripsia me da ese^tii- le posso assicurare che, meno sette o otto delle più semplici e fortunate, in tutte le altre ho dovuto far prova , non solo di tutta la mia pazienza e at- tenzione, ma ho dovuto ricorrere, ora ad uno, ora ad un altro compenso, e quasi ad ogni momento mettere in uso quelle, qualuncpie siano più minu- te cognizioni, che solamente dietro xuia lunga pratica mi sono procurato. Se invece passo in rivista le sessanta operazioni di Cislotomia da me eseguile coi diversi melodi conosciuti , trovo bensì che più di una volta mi sono incontra- to in fpialche dura emergenza; ma o io V aveva in parte giù preveduta , o i;on mi obbligò a ima serie continuata di compensi, che mi tenesse selliiiiane e me- si sempre in dubbio di nuovi accidenti, che chiedessero nuove manualità, o nuovi ajuti terapeutici. Quello poi che posso assicurare si è, che nel macgior numero di questi casi le cose procederono nei modi ordinari, provedibili da ogni chirurgo, e le manovre operatorie non ebbero bisogno di deviare da quan- to io aveva prestabilito di fiire. Cos'i che dovendo per fatto mio proprio giu- dicare quale maggiore attenzione, e maggiore esperienza si ricerchi per prati- care la Litotripsia, o la Cislotomia, non potrei sicuramenle convenire- l'^Ua suaccennata sentenza, perchè tengo che per 1" una e per 1' altra si ricerchi un corredo di cognizioni teoriche e pratiche di un peso e di luia diflicol'à pres- so a poco eguali. Che se non è cosa comune 1' incontrare un ijerfctto prati- co cislotomista , egualmente non è , né può essere cosa comune 1' incontrare un perfetto litontritlisla. Per 1' una e per Y altra maniera di operare si ri- cerca una tal somma di cognizioni, e un esercizio così abituato nel ben con- durre, e neir attendere alle manovre, che non s' impara col solo vedere la semplicità degli strumenti, o col sentirne spiegare 1' uso. E non è solamente dietro la mia esperienza che io così la penso: ma anche per cpiella degli al- tri pratici, e di coloro stessi che si mostrano di parere contrario al mio. Per- chè leggendo le storie pubblicate si vede manifesto . che essi i>ure ad ogni momento si sono dalle circostanze trovati costretti a farpi-n\a del loro inge- gno, e della loro raflinata pratica, mettendo in opera pazientissimi , e conti- nuati compensi , dei quali diflicilmente sono capaci gli inesperti o poco iniziati neir arte. Né ad allontanarmi da questa mia conclusione potrebbe valere il rcsull ri- to statistico rilevato da qualcuno intorno alle operazioni di Litotripsia fin qui conosciute, confrontato con quello delle operazioni di Cislolmuia. dietro cui si fa vedere, che per la prima non si ha niortalit'i maggiore di uno ogni 15, o al più 1:2 operali; mentre nell'altro non se ne può vanliu-e una iiiiuoj'e T26 ATTI di uno rts,n\ 6, o al ])iù 7. Iniperoccliè io osservo in primo luogo, che Cm (fili <>em'riiiiiieiile parlando si è avuta la precauzione di evitare per la Litotri- iisia lutti i casi complicati e difllcili; mentre è stato riservato sempre alla Ci- stotomia r avventurarsi anche nei momenti , in cui ( morte per morte come suol dirsi ) una remota possibilità di guarigione poteva giustificare un tenta- tivo qualuncpie. O:j;nuno ben vede , che se fra cento di questi casi , la Cistoto- niia ne avesse salvalo uno solo, nel confronto, questo deve avere un valore statistico assai più importante dei S2, o dei 93 per cento sanati nei casi più semplici col mezzo della Litotripsia. In secondo luogo è da considerarsi , che i resultati statistici avnti , rac- cogliendo semplicemente le osservazioni pubblicate fin qui, sono per loro na- tura fallaci , perchè generalmente parlando non si ama ( almeno dai chirurgi che non sono salili a grande fama] di divulgare i tentativi mancati, o riu- sciti disgraziati: e trattandosi di una operazione nuova , che veniva a cambia- re la faccia della chirurgia nella cura di una delle più difficili malattie, era ben naturale che molti si sarebbero spinti avanti per distinguersi, ma non col pubblicare gr iiiforlunii , o gli accidenti, per cui alcuna volta furono arresta- ti in mezzo alle loro operazioni , sibbene col magnificare i fatti , che potero- no riuscire i più fortunati (Ij. Chi ci saprebbe dire quante volte è avvenuto che la Litolrij)SÌa è stata tentata, e poi abbandonata, per ricoi-rere alla Cislo- tomia, e f[iiante volte è stata seguita da qualche inconveniente, al quale non sr.pendo l'operatore porre riparo, l'infermo ha dovuto soccombere.'' Io, per esempio, so di !in chirurgo distinto nel praticare la Cistotomia, che andava cer- cando un occasione delle più favorevoli per eseguire la Litotripsia. Finalmen- te parvegli di averla incontrata in un sacerdote, nel quale, dopo la prima se- duta, subito si arrestarono nell'uretra grosse porzioni di calcolo infranto, che vi risvegliarono pronta infiammazione, che si dill'use a tutto V apparecchio ori- nario; al quale inconveniente non sapendo, o non potendo subito l'imediare. (1) Se sono degne di attenzione le cose pubblicate da Le-R.oy d' Étiolles in- forno ai resullali della pratica di ÌNI. Civiale , quali si hanno dai registri dello spe- dale Necker di Parigi, consultati già dall' Accademia delle Scienze , siamo avvertiti che molti infortunii si tacevano destramente dal celebre propagatore della Litotripsia quando scriveva, che di 304 operali, non ne contava che 7 morti. Eppure dal rap- porto della detta Accademia resulta , che di 53 malati di pietra presentatisi a quel- lo spedale, e da lui curati colla Litotripsia, 27 erano perfettamente guariti^ IG ave- vano sidjìlo inutilmente diversi tentativi di Litotripsia. Di questi 16 ne morirono 10, e 6 rimasero col loro incomodo. Altri 8 malati dovettero essere sottomessi alla Cisto- tomia, 0 a qualche altro processo direno di Litotripsia •, e di questi, ù ne morirono, e ù guarirono. DELL'ACCADEMIA 127 r arnniiilalo morì , e la pul)l)lica slampa non ne ha data fin ([iiì nessuna rela- zione. Falli uguali a queslo se ne pnlrebliero ili cerio raccogliere più d' uno, e si vedrebbe allora chiaramente, che quella foilnna statistica, della quale si \uole dar lode alla Litotripsia , non è poi cos'i grande come qualcuno vorreb- be far credere: e che quindi, per una parte, facendo discendere di (pialciie unità la suddetta proporzione tenuta a favore della Litotripsia, e dall'altra, facendo risaltare tutti i casi, nei quali essa non può riescire, e per cui i mag- giori pericoli si lasciano più comunemente alla Cistotomia, si avrà parmi , per deduzione, giusta ed evidentissima, che guardando ambedue le operazioni anche dal lato di una statistica bene inlesa e rigorosa, non vi ha realmente moti- vo per credere a una dill'erenza importante di risultati fra loro (Ij. Che se la Cistotomia, e la Litotripsia ben considerate, non hanno nul- la o quasi nidla da rimproverarsi a vicenda, e T una non è sicuramente in istalo di rispingere, o di dar bando all' altra, non per questo io vorrò con- cludere , che la Litotripsia non sia una grande ed utilissima invenzione. Kssa è una vera conquista per 1' arte, ma itna conquista pregevolissima in (pianto che trova vicino a lei tutti i perfezionamenti della Cistotomia, in unione del- la quale ha esleso gi'andemente il campo alla Chirurgia , ed ha moltiplicale le risorse alla pratica. Senza i quali perfezionamenti poi , essa avrebbe un pre- gio assai meno ragguardevole : ed oso dire che se la Litotripsia fosse slata in- ventata e perfezionata prima che conoscere si potesse la Cistotomia, 1' inven- zione di quest' ultima avrebbe avuto una importanza molto maggiore di quel- la che giustamente si può concedere alla prima , e non sarebbe forse manca- to chi, esagerandone le Iodi, avrebbe tentato di cacciare all'oblio tulli gli strumenti e tutti i metodi usati per istritolare la pietra in vescica. Per le qua- li cose io credo che si debbano tenere cpieste due operazioni, non come in opposizione fra loro, ma in vece come due amiche sorelle, delle quali la irsag- giore in età é larga di ajuti, e guida alla minore: entrambe onorano il ])ro- gresso dello spirito umano, e insieme guardano la felicità della lunana fatniglia, rafforzando per lei le difese contro gli attacchi di una delle più fatali infermità. (1) Dei 17 casi operati fin qui da me colla Litotripsia^ in tre non mi fu dato di condurre a guarigione gli ammalati, perché dopo più. , o meno gravi ihcon- renieuli, cui mi toccava a porre riparo dopo ogni seduta, mi trovai in ultimo nella dura necessità di dovermi decidere alla Cistotomia , colla quale per verità ebbi la fortuna di salvarli tutti e tre. Ma in una statistica rigorosa , che si proponga di rico- noscere il valore generico dell^iina, e deW altra operazione, questi tentativi mancati al loro scopo, non dovrebbero essi essere considerati , come se gli ammalati fossero morti '.' Infatti cosa sarebbe accaduto di loro se io non avessi avuta pronta e in ri- serva la Cistotomia? 128 ATTI Eccellente nell' ai-te adunque dovrà dirsi colui, che alla facilità di esegui- re luna e 1' altra operazione, accoppierà un perspicace consiglio per ravvisare Jn pratica le circostanze , per le qwali sarà più utile il determinarsi per 1' una piuttosto die per l'altra. Punto astrusissimo, che merita di essere ben consi- deralo e studiato, più che nei libri presso al letto degl' infermi , e intorno al quale ora passei-ò a dire alcune cose più generali, quali io ho potuto rilevare più particolarmente dalla mia pratica. Gli apologisti della Litotripsia amphficando grandemente il turbamen- to dell'animo degl'individui, che si sentono condannati alla Cistotomia, e che veggono il ferale apparecchio che intorno a loro si prepara , e confrontan- dolo colla pacatezza e colla facile persuasione, che si ottiene quasi sempre per parte di coloro, che alla Litotripsia si vogliono assoggettare, inaugurano qui la prima , e forse la più forte ed utile ragione , che dee fare inclinare 1' animo del Chirurgo a risolversi sempre alla Litotripsia. Io non nego che lo stato di tranquillità dell' animo non sia un elemento molto utile e da cercarsi sempre, ouando si è in procinto di eseguire alcuna delle più grandi e pericolose ope- razioni : ma io non 1' ho trovata poi di tanta importanza da dovere per esso anteporsi a un metodo die ci presenta i migliori dati per argomentare di un felice successo, un altro meno sicuro, e forse anche ineseguibile. Anzi io ho veduto più d' una volta colla Cistotomia guarire prontamente degl' individui , che si mostrarono pusillanimi all' eccesso e spaventatissimi; altri invece perire senza il concoi^so di accidenti straordinari , e sebbene si erano mostrati fred- di, pacatissimi e tollerantissimi. Nò io potrei tacere, come nella mia Clinica mi sono trovato ad avere in letti vicini fra loro degli operati di Cistotomia e Litotripsia; i secondi vedendo la celerità della guarigione degli altri, mi han- no chiesto più di una volta di smettere le sedute e di sottoporre anch' essi ni taglio, affei-mando che un dolore per quanto vivo e fortissimo, purché bre- ve, è sempre da anteporsi ai molti incomodi, che per la Litotripsia cos'i lun- gamente si ripetono. Che adunque un ammalalo di pietra si sgomenti poco o molto ali annunzio di dover subire il taglio, io Io valuto poco, purché nont si sgomenti il chirurgo che deve eseguirlo , il quale deve essere sicuro del fat- to suo. e quindi franco e imperterrito. Quindi in caso di pietra non è da ciuesta circostanza che deve muovere il ragionamento per risolversi giusto al- ] lina piuttostochè ali altra maniera di operare: che altrimenti saremmo costret- ti a coiiiiiiciare sempre dalla Litotripsia, per trovarsi poi molte volte nel ca- so l'i doverla abhiURlonare , 6 ricorrere alla Cistotomia, quando per fatto no- slro sono -peggiorate le condizioni del mal.ito. La facilità adunque con cui gì* infermi si persuadono e si tranquillizzano alla vista degli strumenti liton- trittoi-i e air idea di vui operazione incruenta, non deve essere tenuta a cal- colo, se non (piando tutte le altre circostanze faranno ragionevolmente pre- .sagii'e un felice esito alla Litotripsia. Interessa quindi il sapere conoscer bene e ravvisare in pratica le principali almeno di queste circostanze. DELL' ACCADEMIA 129 A fissare ineglio che sia possiljile 1" importanza delle ricercale circostan- ze, ricorilerò in primo luogo i casi nei (piali la Cislotoniia non ])iiò o non de- ve essere eseguita; i ([uali casi possono ridursi in poche parole ai tre seguen- ti. Il primo si è quello del cos'i detto insaccamento della pietra ; il secoiulo r esistenza in vescica di alcnna di (pjclle patologiche alterazioni riconosciute in- vincibili dair arte, e capaci di esas[)eramento per 1' azione del taglio; il terzo il marasino o lo stato di una tale cachessia, che indichi un generale deperimen- to delle forze vitali , e di dissoluzione organica. Tutti i pratici hanno sempre raccomandato di astenersi in ciascuno di questi casi dall' eseguire la Cistotomia. In oggi però si potrebbe chiedere, se dalla Litotripsia si possa sperare mai in simili circostanze un esito più fortunato. Ma in quanto al primo e al secon- do, evidentemente nò. In quanto poi al terzo, ricercar sidovr'i,se il depe- rimento generale della organizzazione dipenda da stati morbosi estranei alla ve- scica ; la quale quando si tiovasse sana, e quando non esistessero alcune al- tre di quelle condMnazioni , che si oppongono all' uso proficuo degli strumenti litontrittori , e delle c[uali or ora dirò, può benissimo sperarsi, in qualche caso almeno, un felice successo , che dalla Cistotomia non potrebbe mai ottenersi. Suc- cesso per alti-o che dipenderebbe dalla curabilità possibile dello stato patolo- gico, da cui derivar si dovesse il niarasmo. In ogni modo in simile circostan- za sarà sempre ottimo consiglio il procedere per cpiesta guisa a togliere dalla vescica una complicazione che potrebbe rendere difficile , o anche inutile ogni medico tentativo. Ed ecco un pregio innegabile per la Litotripsia, che all'oc- casione farà conoscere la perspicacia ed il valore del vero chirurgo. Molli poi per contrario sono i casi nei quali la Litotripsia non deve es- sere messa in pratica, o per la grande difficolti di condurla a termine, o per i troppo gravi rischi , o inconvenienti cui ella va incontro. I principali si pos- sono ridurre ai seguenti : I. U dà infamile delV individuo. La piccolezza degli organi orinarj che ri- chiede strumenti troppo minuti per poter fidarsi della loro azione nello strito- lamento di una pietra che fosse dura, e che non permette un esleso sviluppo delle parti componenti il litontrittore; la estrema sensibilità propria di questa età, che rende difficilissimo ed anco pericoloso l'uso prolungalo e ripetuto de- gli strumenti stessi; e finalmente l'impazienza propria a questi malati , sono le ragioni principali, per cui ogni prudente chirurgo dee astenersi dal cimenta- re la Litotripsia. Alcuni però assicurano di averla messa in pratica con felice successo perfino in qualche bambino di cinque anni. Bisogna per altro che sian- si incontrati nella fortunata combinazione di pietra così piccola e friabile da poterne uscire con una o due sedute; che altrimenti avranno dovuto avven- turarsi al pericolo di gravi violenze, che partoriscono ad ogni momento im- barazzanti combinazioni , fra le quali può pure venir quella di avere già in- franta la pietra in più parti con forte irritazione alla vescica , mentre poi l' am- ToMO X. .17 i3o ATTI maialo non permette più che si operi sopra di lui. In quanto a me, tengo per massima generale di non sottoporre mai alcun individuo alla Litotripsia, se non abbia oltrepassata almeno l' età all' incirca di dieci anni. E tanto più volentieri sottopongo gl'individui al disotto di (piest' età alla Cistotomia, in quanto che ho osservato (e T hanno osservato molti altri prima di me), che i bambini guariscono molto più facilmente e rapidamente degl' individui avan- zati in età. II. / ristringimenti organici incurabili dcW uretra , P ipertrofìa , e la scirrosi- tà della prostata. Volendo prestare orecchio a coloro che hanno scritto le lo- di della Litotripsia, parrebbe non vi fosse caso alcuno, nel quale superar non si possano gli ostacoli che si oppongono alla introduzione , e alla manovra de- gli strumenti litontrittori. Ma poi se si considerino attentamente quelle me- desime storie che a prova della loro tesi hanno publilicate, si vede con ab- bastanza chiarezza avere essi dovuto lottare con una quantità di pericolosi in- cidenti, che resei-o molto laboriose le loro operazioni; le quali assai di rado poterono essere condotte a un tal fine da assicurare agi' infermi una comple- ta guarigione. In verità che io non so comprendere , come dietro simili fatti si possa incoraggiare a ripetere la Litotripsia a fronte di ostacoli di questa natura. Si sommino tutti gli incomodi , i pericoli , le pene , e i timori che si fanno provare al pietrante, e quando si tenta di dilatare 1' uretra, e quando si cercano i momenti più favorevoli per ripetere le sedute; quindi si aggiim- ca r incertezza del resiJtato, e poi si dica, se per l'ammalato e per il chirurgo non sia miglior consiglio il ricorrere per tempo alla Cistotomia , la quale non riconosce mai in simili ostacoli motivo assoluto da non potere essere messa in pratica , si dovesse pure ricorrere al taglio di Celso , o all' alto apparecchio (I). III. La straordinaria sensibilità deW uretra e la soverchia irritabilità della vescica. Non è tanto raro in pratica il trovare individui , ne' quali il semplice contatto di un corpo qualunque nell' lu-etra e nella vescica , risveglia acerbi dolori , forti contrazioni , e febbre da non permettere 1' introduzione dei più innocenti liquidi. Questa circostanza toglie manifestamente ogni possibilità a com- piere la Litotripsia. Alcuni però hanno insegnato, che a questo inconvenien- te si ripara benissimo ricorrendo al sistema di una ripetuta, e delicata intro- ni) La maggior parte dei chirurgi Italiani tengono la Cistotomia coW alto ap- parecchio come una operazione pericolosissima da riservarsi a certi estremi casi. I mo- derni chirurgi Francesi V hanno rimessa in onore, ed hanno provato che anche que- sto metodo ha i suoi grandi vantaggi. In guest'' anno medesimo (1811 ) io l' ho praticata nella mia clinica in un uomo, e il fatto ha mostrato che quelle poche diffi- coltà maggiori, che a' incontrano per bene eseguirla , sono largamente compensale dal- la più fucile , e spedita guarigione. D E L L' A e e A D E M I A i3. Juzione (li appositi istriimenti , o ili materie preparate, sia nell' uretra , sia nella vescica ; con i quali mez/.i si arriva ad abituare queste parti a maq^iori e più brusche impressioni. Ma in pratica io ho veduto che assai poche volte si arriva a ottenere T intento vai;iiea;i;iato ; non di rado anzi mi è avvenuto di osservare che ad ogni tentativo quelli sconcerti si fanno sempre più conside- revoli, e mentre obbligano di sottoporre ripetutamente l'ammalato a molti compensi terapeutici, in ultimo indolìoliscono le forze, né è permesso più di tornare all' espeiimenlo con quella frequenza, che pure si richiederebbe per istabilire un' abitudine. Dietro di che, una perdita grande di tempo, che in qualche caso potrebbe essere fatale all' infermo. In simili circostanze io tengo come miglior consiglio il decidersi presto per la Cislotomia, e 1' astenei'si da qualunque tentativo di Litotripsia. IV. V injìammazione cronica, catarro, ed esulcerazione della vescica. Egli è pur troppo vero che la maggior parte degli ammalati di pietra, sogliono ricor- rere agli ajuti della Chinirgia solo quando i loro incomodi sonosi resi insop- portabili, e quando in conseguenza la continuata azione del calcolo ha potu- to risvegliare una lenta ilogosi accompagnata da secrezione nuiccosa , qualche volta puriforme, e qualihe volta ancora da una vera esulcerazione. In questi casi nessuno scrittore dubita che la Litotripsia non debba essere in nessuna guisa tentata. Peraltro può essere messo in dubbio se possa convenire in si- mili circostanze il ricorrere alla Cistotomia ; posciachè se gravi inconvenienti sono a temersi dal ripetuto e semplice contatto d' istrumenti non taglienti , mol- to più pericolose si potrebbero forse prognosticare le conseguenze di tagli este- si, e profondi, quali sono quelli della Cistotomia qualunque sia il metodo col quale piaccia eseguirla. E per verità non è a negarsi che simili circostanze sieno sempre per loro natura aggravanti gli effetti immediati della operazione: ma r esperienza mi ha fatto toccare con mano più d' una volta che meno i ca- si di esulcerazioni, e di lente vegetazioni di cattiva qualità ( come funghi ema- lodi , midollari, fibrosi , carcinomatosi, poliposi ec. ) il semplice stato lento in- llammatorio, sebbene accompagnato da qualche grado d'ingrossamento alle mem- brane, la semplice secrezione catarrale, o puriforme, e la semplice escoriazio- ne ulcerativa della muccosa , nel loro passaggio dallo stato cronico all' acuto per causa del taglio, non ricevano quasi mai impidso tale da eccedere cpiel grado per cui il processo flogistico si mantiene entro lo stato della curabilità. Ed accade in questi casi , per quanto almeno io ne penso , quello che è stato già osservato da molti antichi , e che noi verifichiamo spesso anco all' esterno, che cioè un cronico processo dinamico-organico si sciolga in virtù di un cor- so più rapido impressogli da cause che lo hanno esacerbato. La qual cosa non può ottenersi dalla Litotripsia, perchè, mentre anch' essa può risvegliare un grado di acutezza nel processo locale , non lo risveglia però cos'i deciso , co- ■me lo fa un taglio; o se Io risveglia, siccome lascia in vescica delle porzioni i32 ATTI di pietra, queste possono essere causa di spingere il processo morboso a con- seguenze assai fatali. Una delle ricerche che io ho considerato sempre di grande importanza per la pratica chirurgica, quando si è in procinto di eseguire una grande ope- razione, e che interessa di delucidare (più che in altre circostanze, appunto in quella della estrazione della pietra, quando si tratta di decidere se più con- venga il mezzo degli strumenti litontrittori , o il taglio della vescica) si è quel- la di riconoscere non solo quanta sia la sensibilità, e la contrattilità dell'ure- tra e della vescica , e il grado della flogosi esistente in queste parti, ma la ca- pacità ancora delle medesime alla reazione organica, la facilità individuale al- la ripetizione, o come dicono alla diffusione dello slimolo , alla generalizzazio- ne della diatesi, e quindi alla distensione del processo flogistico. Egli è un fatto certo, che vi sono alcuni individui, nei quali tagli estesissimi e profon- di , contusioni gravissime , introduzione d' istrumenli dilanianti , o laceranti , in poche parole lesioni accompagnate da ogni maniera d' irritazione , non arriva- no a muovere la febbre; e 1 infiammazione che si accende non oltrepassa ì bordi dei luoghi oiiesi. Invece ve ne sono certi altri , ne' quali la più picco- la ferita, il contatto irritativo il più semplice , I" i;ilroduzione della sola sirin- ga , r azione locale limitatissima del contagio sifilitico , che produce una ble- norragia , basta a risvegliare una fortissima febbre con tutti i caratteri della si- noca , e qualche volta una vivissima infiammazione che si estende presto alle parti vicine con grave pericolo della vita. D' onde mai questa differenza , che è pur quella che ci tiene cosi incerti nel prognosticare l' esito delle nostre ope- razioni, anche quando le abbiamo eseguite con tutta sollecitudine ed esattezza? Ogni volta che io pongo attenzione a questo fatto , debbo maravigliare , come mai i patologi fin qui non abbiano intorno ad esso chiamato di proposi- to l'attenzione dei medici pratici", perchè quand' anche non possa forse spe- rarsi nello stato attuale della scienza , di mostrarne la ragione , o la causa in- trinseca, cercar si potrebbe però di determinare le circostanze più comuni, e i segni più visibili e i meno fallaci, dietro i quali riconoscere si potesse, quando un individuo goda dell' una proprietà o dell' altra. Si sono fatti tanti studii , e si sono spese tante parole per delineare i segni di certi temperamenti, dei qua- li Dio sa , se nessun medico ha potuto arrivar mai a fare una idea chiara e sicura , applicabde utilmente alla pratica ; e nessuno che io sappia ha tentato di svelare da quali condizioni organiche individuali provenga un fenomeno cosi importante , quello della poca o molta facilità alla reazione organica , alla dif- fusione dei processi morbosi, e i segni esterni più rimarchevoli per cui potreb- be essere riconosciuta. Non io sicuramente avrò la pretensione di tentare qui cosi astrusa ri- cerca , che supera d' assai le mie forze ; ma mentre io debbo raccomandarla alla esperienza e alla profonda dottrina dei patologi che onorano oggi 1' Ita- D E L L' A e e A D E M I A i33 liana medicina , non credo dover lacere dietro quali pratiche osservazioni , io soglio cercare di farmi un' idea al letto degl' infermi di ciò che posso sperare , o temere in proposito. Che se non poche volle mi sono ingannalo , qualche vol- ta però ho potuto anche rimanere soddisfatto del contegno da me tenuto in alcune diOicilissime circostanze, che senza le mie indagini, forse mi avrebbe- ro condotto a infelici resxiltati. Persuaso che la ragione del fenomeno di cui parlo si nasconda in quel- le condizioni organiche, da cui dipendono le diiferenze individuali dei tem- peramenti, e che per questo essa sia permanente, io do in primo luogo mol- ta importanza a una minuta ricerca intoi'no all' andamento di qualunque al- tra malattia sofferta già dall' ammalato da operarsi , e cerco di rilevare se vi furono segni di quella facilità a reagire all'azione delle esterne cose, e al dif- fondersi dei processi, e sopra quali visceri o sistemi più prtrticolarmente si ve- rificasse. Con questa indagine ripetuta allo scrupolo, ho potuto raccogliere al- le volte alcuni lumi, che mi hanno messo sulla strada per antivedere il mo- do e il pericolo, con cui presso a poco sai-ebbero procedute le cose, dopo una operazione più o meno spedita e libera d' incidenti , che avessero potuto ag- gravarla. In secondo luogo io pongo molta attenzione al carattere morale dell' in- fermo, come quello che rappresenta al massimo grado le atlitudiiii virtuali più profonde della fisica costituzione , atteso quello strettissimo e misterioso rapporto non mai spiegato, che lega intimamente le due parti fondamentali dell'umana natura. Quella estrema mobilità di afl'etli, per cui l'individuo cam- bia di volere quasi ad ogni momento; quella facilità a commuoversi per le più piccole cause ; quella intolleranza di ogni benché minima avversità , con forte tendenza a reagire, accompagnata da cupa tristezza d'animo; quel pron- to disturbarsi di qualche funzione organica dietro le alterazioni anco poco cospicue dell' animo , mi danno segni i più rimarcabili della facilità , con cui la fibra reagirà alle lesioni più forti , e con cui il processo risvegliatosi tende- rà a richiamare in consenso tutte le altre parti. Per 1' opposto le qualità mo- rali contrarie a fjueste mi dimostrano la più grande indill'erenza della vitalità organica a reagire, e mi fanno presagire qualche volta una impassibilità ta- le da superare quasi, come cose di nessun conto, le più laboriose e stentate operazioni. Un' altra circostanza alla quale soglio porre la maggiore attenzione on- de prevedere in cpialche modo quali probabilmente saranno le conseguenze del processo Ojieratorio, massime quando si tratta di dare la preminenza alla Ci- slotomia di fronte alla Litotripsia, si è la maggiore o minore facilità dei sim- patici risentimenti che sogliono accompagnare f[uesta malattia. Dalla mancan- za di quasi tutti i segni di un corpo estraneo in vescica, allo sconvolgimento di molte funzioni fino alle convulsioni le più spaventevoli, vi ha una tale grada- i34 ATTI zioiie di fenomenologia, che male s'appiglierebbe colui, che pretendesse poter fa- re esatta idea di questa maLittia, stando attaccato alla semplice descrizione che so"liono darne i nosografi. Scevrando, nell'atto pratico, tutto ciò che è di pu- ra ragione meccanica e locale , e tutto ciò che è l' effetto di un qualche pro- cesso suscitatosi nella parte, dal complesso dei fenomeni, che a vere e sem- plici simpatie appartengono, si può riconoscere in questi il grado di suscetti- bilità vitale del sistema nervoso. Dietro alla quale suscettibilità , se non si ha forse il termometro sicurissimo per misurare tutta l'attitudine organica alla rea- zione e alla (HlFusibilità dei processi, la quale molto probabilmente pili che dal sistema nervoso, dal vascolare dipende, si ha però un indizio per preve- dere una delle più fatali complicazioni, quella cioè del passaggio dell' infiam- mazione a quel sistema. Previsione molto utile . perchè conduce il chirurgo a tali precauzioni, e a tali compensi terapeutici, dai quali taluna volta può di- pendere tutto il buon esito della operazione, e quindi poi d giudizio, che sul pregio della medesima si vuol dare. Finalmente un' altra considerazione pratica che io considero di molta im- portanza onde prevedere, fin dove è possibile, le conseguenze di un grave ta- glio , e per la quale io do qualche volta la preferenza alla Litotripsia , si è lo stato del sistema vascolare guardato nel suo generale. Noi conosciamo oggi , mercè un numero immenso di osservazioni, e di profonde riflessioni fatte da sommi patologi intorno lo stato vitale dei vasi, alcune particolarità di grande rilievo; fra le quali 1' attitudine flogistica delle arterie e delle vene, al nostro proposito merita i maggiori riguardi; perchè appunto da arterite, o da flebi- te assai spesso sono travagliati sordamente e cronicamente gì' individui sog- getti a gravi sventure, e quindi non tanto di rado coloro ancora che temo- no le conseguenze di una malattia, come quella della pietra in vescica. In si- mili circostanze 1' infiammazione che si crea col taglio nella vescica, trova tut- ta la facilità a propagarsi sugli altri visceri, non meno che su di una gran parte o di tutto il sistema arterioso o venoso. Io guardo questi casi presso a poco col medesimo occhio , con cui guardo gì' individui affetti da marasmo , o cachessia, dei quali ho parlato più sopra; per cui stimo imprudenza il sot- toporli alla Cistotomia quando fosse eseguibile la Litotripsia. E se questa fos- se contradetta da più imperiose circostanze non mi fo lecito di venire al ta- "lio , se prima cogli opportuni mezzi terapeutici non mi riesce di correggere la condizione patologica del sistema vascolare. E dopo queste considerazioni se decider dovessi, se sia miglior consiglio, riconosciuta una grande facilità individuale alla reazione organica, e alla dif- fusione dei processi patologici, 1' attenersi alla Litotripsia, o piuttosto alla Ci- stotomia , io direi : che meno il caso di una pietra già conosciuta di volume men che mediocre e molto fragile, della quale sperar si possa di liberare 1' in- dividuo con una , due , o poche più sedute , sia sempre miglior partito ricor- DELL'ACCADEMIA i35 rere alla Cislotomia. Imperocché piriiii debba essere mollo meno pericoloso r avvenliirarsi a dover combattere ima iufiamtna/.ioiie di qenio molto dilliisi- bile, che si sviluppa tutta a im tratto dietro una causa a noi cognita , e da noi stessi creala, nienli-e già abbiamo liberala la vescica dalla presenza del cor- po estraneo, di ({uello che melLersi al cimento di farla sorgere e risorgere col- le sedute litontriltiche, col pericolo di non poterla frenare , attesa la continua presenza delle porzioni dei calcoli che rimangono ad esacerbare continiianienle lo stalo morljoso del viscere, e per cui un grave tiu'gore può suscitarsi nejl ure- tra, capace di impedire affatto l'uscita dei frammenti,! ([uali impegnati che siano in essa, ci obbligano poi a ricorrere ad operazioni ben più conjplicale e pericolose, di quello che poteva essere la semplice Cislotomia eseguila in tempo debito (1). V. Pielra ingastonala , vescica lobulare, riptegameìili interni delle sue mimhra- ne dispusli a colonne. Questi casi non sono molto rari, e il chirurgo allento ed esperto può anco riconoscerli con una certa facilità; ma se rimanessero na- scosti , presenterebbero alla Litotripsia i più gravi inconvenienti , perchè con tutta facilità si comprenderebbero quei ripiegamenti a colonne fra le branche dello strumento, massime quando la pielra fra essi trovasi annicchiala. Quali fatali conseguenze debbano conseguitare im simile accidente, ognuno sei vede da se. Quanlo sia grande la difllcollà, anzi dirò quale impossibilità vi sia di assicurarsi di scansare la presa di questi ripiegamenti, può facilmente intendersi da ognuno , non potendo dimenticare , che la manovra che si fa per venire alla presa del calcolo e dei suoi frammenti , si eseguisce all' oscuro colla sola guida del latto medialo, cioè regolato dalle impressioni ricevute coli' intermez- zo di un metallico strumento. Questa è la ragione , per cui verificati che fos- sero o anche semplicemente indiziati i casi (ju'i contemplati, ogni chirurgo pru- dente dovrà assolutamente astenersi dal ricorrere agli strumenti di Litotripsia, se pure non è da eccettuarsi, in qualche caso, quello di Jacobson. ^'I. Slato varicoso delle rene del colo e del busso fondo della vescica con fa- cilità aW emorragia. L' ostacolo non sempre facile a superarsi prodotto dalle vene varicose che possono trovarsi al collo della vescica , massime quando so- no a un cp.ialche grado infiammante, presejita alla mano\ra degli strumenti (1) Una rolla sola mi sono incontrato in circostanze simili a queste, per le quali dopo aver dovuto per due volte aprir f uretra presso il suo bulbo onde libe- rarla dalla presenza di alcuni frammenti di pietra , che atteso il turgore infammu- lorto delle parti non fu possibile il poter levare in altro modo, mi toccò in ultimo di ricorrere alla Cislotomia , e ognuno può immaginare con quale imbarazzo per par- te mia , e con qual pericolo deW infermo , il quale però fortunatamente mi riuscì di condurre a perfetta guarigione. ,36 ATTI litontrittori una delle circostanze le più svantaggiose che Jistoglier ilevono il chirurgo (lati eseguire qual siasi tentativo di Litotripsia. Sia che si consideri la facilità con cui le vene ritornano allo stato varicoso, sebbene si manten- gano per più o meno lungo tempo compresse colla presenza dei corpi dilatan- ti ■ sia che si guardi la laciliti'i con cui 1 introduzione di tpialsiasi strumento provoca l'emorragia, o lo stato d irritazione nelle vene stesse, per cui molto facilmente infiammano, e seco loro infiamma l'uretra e la vescica; sia che si pon"a mente alla facilità, con cui i frammenti ottenuti nelle prime sedute possono soll'ermarsi presso le varicosità medesime, irritandole e provocandole a nuove emorragie , dalle quali ne provengono poi grumi sanguigni , che com- plicano ed accrescono le diflTicoltà al passaggio delle orine e dei frammenti me- desimi : si ha una somma di ragioni evidentissime, che dimostrano quanto ma- le calcolato partito sarebbe quello d' avventurarsi in tali casi a cimentare gli strumenti litontrittori. La prudente pratica solamente potrà, dietro misurati riscontri, far conoscere fin dove lo stato morboso delle vene potrebbe tolle- rare alcuni tentativi di questo genere; perciiè allora, se il volume e la fra- gilità della pietra potrà credersi tale da sperare che si compia 1' operazio- ne in poche sedule, sarà lecito attenersi e questo metodo; altrimenti il mi- glior consiglio sarà sempre di ricori-ere a qualcuno dei metodi di Cistotomia. \n. Fistole orinane slahiliie al collo, o al trigono vescicale. Una condizio- ne necessaria, e per cos-. dire implicita in qualunque metodo di Litotripsia piaccia eseguire, si è T injezioue di una certa quantità di fluido mucillaggino- so, onde ottenere la distensione della vescica e la libertà della pietra: cosa che male si pu) praticare quando nell individuo esiste un' alterazione del ge- nere, che da me qui si contempla. Ahei-iizione, che none poi delle più ra- re a riscontrarsi in pratica, e per la quale, oltre la insuperabile difficoltà che oppone alla ricercata distensione della vescica, questa suole anche trovarsi più coartata e ristretta sopra se stessa, in causa appunto dell abituale stato di va- cuità in cui suole ritrovarsi. Né in un simile stato di cose varrebbe l'appigliar- si allo striunento di Jacobson; jierchè sebbene egli presenti la forma che me- glio garantisce dalla presa le membrane vescicali, pure la difficoltà di conve- nientemente svilupparlo in vescica, e la fiicilità con cui qualche frammento di pietra s'introduce nel condotto fistoloso, per cui poi possono venire inconvenien- ti di vario genere capaci di complicare troppo lo stalo morboso delle parti, con- dannano ogni tentativo di questo genere , e suggeriscono piuttosto (se qual- che altra più potente cagione non lo impedisca) di ricorrere alla Cistotomia, la quale convenientemente modificata a seconda della situazione dei canali fi- stolosi , può , in alcuni casi almeno , servire in uno stesso tempo di mezzo di- retto per la guarigione dell' una e dell' altra malattia (1).' (1) Tre volle mi sono trovato nel caso di dovere operare individui, nei quali DEL L' ACCADEMIA i37 E giacché ho dovuto far parola in questo luoyo della necessità, per la più retta esecuzione della Litotripsia, di tenere dislesa la vescica per mezzo di un fluido iniettato, farò osservare ancora, che di qui nasce una diflicoltà non piccola per eseguirla colla ricercata sicurezza nella donna , nella quale, es- sendo l'uretra più aperta e distraibile che none nell'uomo, accade che dif- ficilmente si mantiene in vescica ilfluido iniettato , il ([uale sfugge anche men- tre lo strumento litontrittoie vi si trova impegnato. La qual cosa , sebbene da se sola non sia motivo suflicenle per dichiarare la Litotripsia impraticabile nel- la donna, costituisce però mia combinazione contraria di non piccolo valore, che non vuol essere dimenticata dal chirurgo , onde prevenirne colle opportu- ne cautele gì' inconvenienti. Superati i quali , la donna presenta i maggiori Tantaggi possibili , poiché le condizioni anatomiche della sua uretra risparmia- no il dover tornare tropjx) ripetutamente allo stritolamento dei frammenti, e cosi la loro guangione è SL'mpre più sollecita e sicura. Vin. Pietra motto voluminosa, mol tipi ice , e assai dura. Se fosse dato di potere lungamente, e ripetutamente introdurre e manovrare in vescica gli strumenti litontrittori senza nessun inconveniente, come qualcuno ha voluto far credere ; se la vescica potesse rimanere sempre indilferente all' azione pro- lungata di una cpiantità di frantumi di pietra , più o meno grossi , ed aspri , quali nelle prime sedute si vanno formando , e a stento stritolandosi ; se il ca- nale dell' uretra si prestasse sempre bene al passaggio dei medesimi, senza che ne potessero essere ammessi dei troppo voluminosi, capaci di arrestarvisi ; e se r uretra potesse rimanere sempre impassibile a questi arresti, in guisa che fosse assicuralo il chirurgo di potere in ogni momento estrarli, o respingerli in vescica : di nessuna importanza sarebbe alla Litotripsia il dovere operare sopra una pietra anzi che piccola e fragile , dura , voluminosa e moltiplice. Ma i gravi inconvenienti che s' incontrano quasi sempre dovendo lungamente e ripetutamente introdurre, e manovrare quegli strumenti in vescica; la ne- cessità quindi di abbandonare più volte 1' operazione per rimediare quegl' in- convenienti; il caso sempre facile ad accadere che i duri frammenti risvegli- no più , o meno gravi turgori flogistici , difficili a combattersi , attesa la pre- esisleva la fistola rello-vescicale. Uno di questi era recidivo di pietra , ed aveva già sofferto tre anni avanti' il taglio lateralizzato di Ceseldeno per la mano di altro chi~ rurgo : gli altri due avevano sofferti gV inconvenienti di un cateterismo inopportuna'- mente o malamente ripetuto e seguitato. In tutti tre avrei potuto credere opportuna la Litotripsia , se non fosse esistita la (isiola, per causa della quale io stimai piti conveniente di eseguire il taglio relto-vescicale , con che mi proposi, ed ottenni di fat- to l^ estrazione della pietra, e nello slesso tempo la guarigione della fistola, median- te una incisione trasverso che eseguii nel condotto fistoloso. Touo X. 18 .33 ATTI senza conliniia della causa che li risvegliò: rendono la ragione manifestissima, perchè in simili circostanze non si debba mai esitare a dichiararsi per la Ci- stotomia. Con questo peraltro io non intendo già, che il chirnrgo debba aste- , jiersi affatto da quelle esplorazioni per mezzo degli strumenti litonlriltori , che servono per farsi l'idea la più esalta intorno al yolunie , alla figura, e alla durezza dei corpi, che possono trovarsi in vescica. Anzi io penso che queste esplorazioni , meno qualche straordinaria circostanza che si frapponga a proibir- le, debbano essere messe in pratica, e protratte fino al punto, direi quasi , di prova della operazione : perchè trattandosi di dovere giudicare della durezza della pietra, dietro altri strumenti, alle volte si prendono abbagli, e si può trovar fragile una pietra die si credeva durissima. Per me il maggior vantag- gio che si ha sempre dagli strumenti litontrittori, si è appunto questo, di ar- rivare col mezzo loro al ci'iterio il più sicuro , e positivo jier riconoscere la fi- "ura, il volume, e la durezza della pietra , e quindi decidersi a quel metodo di operazione, che le circostanze sjieeiali del caso possono più ragionevolmen- te richiedere. Quel chirurgo che saprà meglio cogliere 1" importanza di ciasctina di queste circostanze , e che Saprà bilanciare , e distinguere tutti i dati , che dal- la esplorazione si possono avere , sarà anche quegli che meglio di ogni altro intenderà il momento di appigliarsi all' uno piuttosto che all' altro metodo. E dopo le cose tutte fin qui da me discorse, terminerò queste mie con- siderazioni, prestantissimi Accademici, con una generale conclusione , che ser- virà di l'isposta a un quesito fattomi da qualcuno, cioè: se in pratica si deb- ba tenere come più comune il caso , in cui è veramente utile e prudenziale il ricorrere alla Litotripsia , o invece quello in cui la Cistotomia merita la pre- ferenza.— Considerando come le eventualità contemplate negli otto capi , nei quali ho ridotto le principali combinazioni che si oppongono alla Litotripsia , sono quelle che si verificano nel maggior numero dei casi, ora isolate, ora riu- nite fra loro ; considerando come nessuna di queste eventualità esclude mai in un modo assoluto la pratica della Cistotomia; considerando come quelle po- che eventualità, che escludono la Cistotomia, meno le due già da me indica- te, escludono ancorala Litotripsia; senza timore di allontanarmi troppo dalla verità , parmi che affermar si possa , essere la Cistotomia quella che nel mag- gior numero dei casi, meriti la preferenza; e se dovessi dire, dietro la mia esperienza , in quale |)ropoi-zione presso a poco si presentano in pratica le combinazioni che chieggono la Cistotomia di fronte a cpielle , nelle quali il maggior vantaggio più ragionevolmente si mostra per la Litotripsia, senza la pretensione di stabilire una verità assoluta, affermerei, che non è meno di due a una. Ma tocca a una più lunga esperienza, e alla pratica di chi più di me vede in questo genere di ricerche, il decidere se quesle mie considerazioni, sebljéne guidate unicamente dall' amore della verità, a'jbiiUìo o no conseguilo I DELL' ACCADEMIA i3g Io SGopo cni erano diretle : il mostrare cioè, ai giovani chirurgi specialmente, il vero pregio in che dee tenersi, e i momenti i più utili per eseguire 1' una' o l'altra maniera diversa di liberare l'uomo dalle lapidee vescicali deposizioni. Ielle nella Seduta del 28 Aprile 1859, e rivedule dall' A. nel ÌSU. / i4o ATTI BREVI CENNI DEL DOTTORE GIUSEPPE CONTE DECIGALLA PROTOMEDICO PROYIflCIALE DI TBERA PRESIDENTE DELLA COIMMISSIONE SANITARIA DI SANTORINO UEMSRO DI VÀRIE ACCADEMIE SULLE DELL' ISOLA DI SANTORINO IN GRECIA AV verbii multU pauea comprttitnditi , >ed paucit multa. (Stobeas). kjantorino , Thera, Calliste degli antichi, giace al Nord di Candia e a tre leghe Sud di Nio ; long. 23°, 54' ; lat. 56°, 26'. Ha un circuito di circa 56 miglia, con 12572 abitanti, giusta 1' enumerazione fatta 1' anno 1858. Que- st' Isola, mentre è una delle più floride dell' Arcipelago Greco pel suo com- mercio e marina commerciale , e tanto celebre per le rivoluzioni vulcaniche che ha subito in diverse epoche , è non meno importante agli occhi del na- turalista e del medico pratico , per le accpie minerali e termali che vi esisto- no, e le quali si possono ridurre principalmente alle seguenti cinque sorgenti. 1. La cos'i detta B^-ix^^Sx; ( Vlichadas ) le cui acque sono inodore, di sapore salso-amarognolo , e di temperatiu-a piuttosto calda : ma non essendo per anco analizzate non si conosce la loro composizione chimica. Questa sor- gente si trova al littorale del Villaggio d' Emporion posto al S-E dell' Isola sot- to il Monte di S. Stefano. 2. Alle falde orientali del Monte S. ELa esiste una piccola grotta entro la quale scorre, o piuttosto gronda da più parti, un' acqua freddissima , di sa- DELL'ACCADEMIA i/p por i^ralo ed inodora , la natura della quale benché non si conosca per ana- lisi chiniica , si può però dedurre dal precipitato calcareo che depone continua- mente. Questa sorgente è conosciuta sotto il nome di 'Aj-m'f/uara. 3. Nella parte occidentale dell' Isola esiste una sorgente la (piale scatu- risce vicino al mare da una trachite, che forma la base di quella enorme ru- pe. La sua temperatura esaminata saliva sino a 35° centigr. mentre quella del- l'atmosfera era di soli 17", 5 centigr. È limpida, inodora, di gravità specifica ì, 010 e contiene in IG once d'acqua: Solfato di magnesia 12,500 Idroclorato di soda 8,710 (li magnesia 3,510 Carbonato di soda 2, 1 li Iodio. Materia estrattiva. Questa fonte si chiama nxa'xa , e pare che se ne facesse uso da remoto tempo , perchè si vede ancora una fossa artificiale , coperta d' una vòlta . de- molita già dai colpi del mare. 4. Dalla parte meridionale della Placa in poca distanza , è un sito die si nomina A8«'(ìju>i, a cagione di una sorgente termale, che scola molto vicina al mare da rocce di trachite: la sua temperatura è di 47°, 5 centigr.; è lim- pida, molto salsa con sapore astringente, e sparge odore di zolfo; gravità spe-t cifica 1,010. Analizzate 16 once, si ebbe: Idroclorato di soda 25,050 Solfato di magnesia 8,940 Carbonato di calce 3,563 Bromo. Materia estrattiva. Gas acido carbonico. « Gas idrosolforico. Ormeggiando la stessa costa dell' isola verso mezzogiorno , trovansi mol- te sorgenti della stessa natura , le quali però essendo sulla spiaggia di un ma- re molto profondo , vengono spesso coperte dalle onde. 5. Oltre le surriferite sorgenti si deve aggiungere un'altra, che trova- si nelle contigue isolette di Cameni, la quale si deve piuttosto considerare co- me un vulcano idraulico, che come una semplice sorgente, poiché nel fondo del mare presso la costa di dette isolette, e specialmente sul luogo preciso do- ve sembra operare il vidcano sottomarino, che diede esistenza a queste iso- ,42 ATTI lette, esistono innumerabili piccole pullulanti sorgenti o polle, che sollevan- dosi ila esso fondo vengono a fior d' acqua senza mai oltrepassare la superfi- ce del mare, sicché in tempo di calma tutto quello spazio di mare sembra in continua ebullizione ; oltre questo la superfice d' esso mare presenta talora un vivissimo color verde, talor violetto, talvolta giallognolo , tal' altra azzurro, e non poche volte varii colori e di tale splendore che possono gareggiare coi più belli dell' iride. Raccolta però quest' acqua in qualche recipiente non conserva verun colore, tua solo sembra alquanto torbida; il sapore di essa è salso-amaro , ed ha un leggerissimo odor solfureo ; la sua gravità specifica è l 036. Il Prof. Landerer d' Atene , che ne ha fatto 1' analisi , dice che la sua temperatura è di 36.° a 45." R. ; parrai però che il prelodato Professore abbia preso su ciò abbaglio , poiché quest' acqua non solo non si è trovata , per quanto io sappia , mal calda , ma anzi sempre ed in qualunque stagione sembi-a di una temperatura molto più Ijassa del rimanente del mare. Sedici once di detta acqua hanno dato : Carbonato di ferro 21,333 di calce .......... 3,023 Solfato di soda . . . , 0,640 di magnesia 18,300 Idroclorato di soda 106,666 di calce 8, 00 Tracce di sìlice. di materia estrattiva. di jodio. — ■ di bromo. di acido carbonico. di gas idrosolforico. E nel depositatosi ossido di ferro si trovarono tracce d' ossido di man- ganese. Si noti, che la contigua spiaggia è abbondantemente ricoperta d' ossido di ferro , ed in varie parti s' incontrano tracce di zolfo. Questa è la migliore delle acque ferruginose che trovansi in Grecia, e fors' anco in Asia. Dessa è conosciuta da tutti i navigatori per la proprietà che possiede d' astergere e i-ipidire il rame de' bastimenti, quando vi stanno sul- 1' eincora ; e nel 1838 1' ammiraglio Egiziano conducendo 12 navi di linea vi approdò, ed essendosi fermato tre soli giorni, gli riuscì di ripulire perfetta- mente il rame dei bastimenti della sua flotta. Si potrebbe spiegare questa pro- prielà, supponendo una combinazione di una quantità d' acido cai-bonico li- D E L L' A e e A D EM I A 143 boro col carbonaio d' ossido di rame, mediante il quale si forma un bicar- l)i)iialo, che si scioglie facilmente noli' acqua. Qui si deve notare , che i Santoriniotti pretendono d' aver osservato che tulle le volte che in detta sorgente o vulcano non si scorge veruno dei rife- riti colori , si fanno tosto sentire scosse di ten-emoto. Presentala li lìi Maggio 1840. <^ i44 ATTI ELOGIO PRINCIPE DEGLI ANATOMICI DEL SUO SECOLO c/i PRESIDENTE PERPETUO DELL' ACCADEMIA DEI FISIOCRITICI DI SIENA E SOCIO DELLE PIÙ ILLUSTRI ACCADEMIE DI EUROPA DEL C^VALIER PROFESSORS STANISLAO GROTTANELLI DE' SANTI Gli SEGRETARIO DI DETTA ACCADEMIA Imprendere a dire le Iodi di Paolo Mascagni quando è di già termi- nata la edizione della sua grande anatomia, che insieme con altre sue opere parla abbastanza del merito dell' autore, potrebbe sembrare a taluno cosa in- tempestiva , o per lo meno invitile. E certamente quelle opere formano un mo- numento meno perituro di una colonna di bronzo , perchè perenne quanto la fisica del corpo umano, quanto la stessa umanità. È quindi verissimo che il contributo di una penna, fosse piu-e istrumento felice di più felice ingegno, poco potrebbe aggiungere a ciò che dicono da se slesse le opere di Mascagni , a ciò che diranno nelle future età indipendentemente da qualunque progres- so possa fare 1' anatomia. Qui però non si tratta di avere io per motivo principale di cpiesto scrit- to r idea d" illustrare con panegirica orazione il nome di Mascagni, il quale certamente non ha bisogno delle mie povere parole né per essere illustrato, né per essere più estesamente conosciuto. Prima ragione che mi ha mosso a parlare di esso si è, 1' essermi fatto interprete dei sentimenti di materno afletto di questa sua Patria, appimto quan- / D E L L' A e e A D E M I A 145 fio ha veduto compito il voto che le produzioni tutte di f[iiesto suo figlio fos- sero alla luce; dall' alfe tto di questa Accademia, della quale fu sommo splen- dore e decoro, come lo fu di questa nostra Università. Paolo Mascagni nato d" onorata famiglia Senese residente nel centro dei propri! fondi rustici, a norma degli antichi proprietarii di suolo, si educava in Siena con li studii preparatorii a percorrere le mediche discipline, e si edu- cava in questa Università attendendo a tutte le scienze fisiche, e coltivando passionatamente 1' anatomia. Meritò ed ottenne la speciale direzione, e quin- di singolare amicizia per parte dell' egregio Professor Tabarrani, del quale poi Mascagni in età di anni 22 era nominato Dissettore. Due anni appresso cioè nel 1779 disimpegnava le lezioni del suo amico e maestro, al quale ben presto succedeva dipoi pienamente nei diritti , e negli onori della cattedra. Onesta ricreazione ed amena diversione dai gravi studii anatomici era in questo tempo e fu sempre per il Mascagni lo studio della chimica, della geologia, e della storia naturale, non vago però né sterile, quale può com- patirsi con quei che amano di togliere all' ozio la turpitudine di che si cuo- pre per vizio organico: ma fu nel Mascagni degno intermediario di sublimi produzioni. Il commentario su i lagoni del Volterrano, pubblicato nel 1779; la scoperta del sai borace; le sue esperienze sulla decomposizione dell' acqua per mezzo della colonna elettrica , ed i suoi dnbbii modestamente accennati sulla formazione dell' acido muriatico, giustificati poi dalle esperienze di Biot, e di Tiienard, con altri articoli inseriti in varii giornali^ o negli atti della no- stra Accademia , saranno sempre vaghi fiori alla corona d' alloro che seppe me- ritarsi il Mascagni come principe degli anatomici , e nel fiore dell' età sua. Non egli infatti toccava ancora il trentesimo anno ed aveva di già con- dotto a termine il lavoro necessario per rispondere adequatamente al proble- ma già per tre volte inutilmente proposto dall' Accademia delle scienze di Fran- cia ce Determinare cioè e dimostrare il sistema dei vasi linfatici ■>' quando nel 1784 inviava il Prodromo della sua opera in foglio grande, nel cjuale si esponevano le preparazioni da esso eseguite per tale dimostrazione , e che oggi si conser- vano nella scuola anatomica dell' arcispedale di S. Maria Nuova, e ripetute in cera neU' I. e R. ]\Iuseo di Firenze. L'Accademia di Francia, avendo a quel momento ritirato il program- ma , e perciò il premio , accolse non ostante con ammirazione e con ricono- scimento il Prodromo, e decretò al Mascagni onorifica, e straordinaria ricom- pensa. Tanto bastò perchè 1' anatomico Senese fosse conosciuto per tutta l' Eu- ropa , e perchè quindi in poi tutte le Accademie gì' inviassero diplomi onori- fici , ed i dotti tutti facessero a gara per tributargli stima , ed affetto. Tre an- ni dopo usciva alla luce in Siena per i torchi Pazziniani la storia ed icono- grafia dei vasi linfatici e con questa giustificava in faccia a lutto il mondo scientifico , la opinione che si era di già in esso stabilita del genio e delle for- Touo X. 19 i46 ATTI ze di Paolo Mascngni. Delle forze intellettuali, delle sue fatiche, dei suoi la- boriosi e dispendiosi studii , ne fiicevano testimonianza 1' accuratezza e la esten- sione della sua opera. In essa stessa si ritrovavano ancora le prove del "enio che seppe suggerirgli il primo di valersi dei tubi di vetro per iniettare a mer- curio i vasi linfatici; che gli mostrò essere principalmente composti di linfa- tici i tessuti della cuticola, delle membrane mucose, e delle sierose; che gli fece conoscere le proprietà organico-fisiche , e quelle organico-vitali di questo sistema di vasi, e le cagioni infine per cui queste mirano sempre alla conser- vazione dell' individuo, e quelle per cui le prime sono veicolo di salute e di vita , egualmente che di malattia e di morte. Conosciuta 1' indole della natura del sistema linfatico , scoperte le legai con le quali si bilanciano gli assorbimenti, e le esalazioni alle superfici ester- ne , interne ed intime del corpo animale , vide bene il Mascagni i modi an- cora, e le cagioni per le quali, alterate queste leggi, si formano dei disordi- ni che sono dipoi causa prossima di gravi malattie ; come gli stravasi , le eftu- sioni, gl'ingorghi, e, per quanto poco tempo avesse egli da impiegare nella te- rapia speciale, pur tutta volta assegnò delle pratiche convenientissime e die- tetiche e terapeutiche , le quali, non essendo il prodotto d'ipotesi preconcet- te , hanno avuto dipoi fortunato sviluppo. Cosi come la scoperta del sai bora- ce , ha ottenuto in chimica e nel commercio posto sommamente distinto (a) , co- s'i r uso di alcuni sali alcalini e dei bagni a vapore , additato dal Mascagni , ha meritato in medicina reputazione pienamente confermata ed estesa (1). Mentre che 1' alta opinione del Mascagni era di già assicurata in tutta r Europa , egli concepiva intanto 1' idea della quale ninna mai esistè più va- sta nella scienza ; ninna ne potrà mai esistere nell' anatomia fisiologica che la vinca , ed a mandare ad effetto la quale , se altri pure vi pensò , ninno ebbe forza e mezzi a riuscirvi , dopo quelli forse che erano a disposizione di Ari- stotele. Mascagni ebbe in ciò assai più merito di quello che ne avrebbe po- tuto avere Aristotele, perchè non aveva a soccorso 1' erario di Filippo o di Alessandro. Poteva avere il Mascagni la coscienza delle proprie forze intellet- tuali quanto Aristotele ; poteva avere confidenza nell' assistenza di un princi- pe amico dei dotti, reggente allora le sorti della Toscana, e confidenza in qual- che altro potente del secolo. Benissimo ! e gran motore è la speranza, o Si- gnori , ed operatrice di grandi portenti ! Ma intanto il INIascagni ipotecava al- l' amore della scienza lutti i suoi averi , e superando in questo il filosofo e na- turalista Stagirita, dopo avere esaurito il suo patrimonio , chiamava in soccor- (1) Io credo di essere stato il primo a farne uso nel Diabete, e credo dover- si al bagno a vapore la guarigione del malato esposta in questa Accademia dal Dot- tor Giuseppe Danesi ajuto alla Clinica. (Ved. pag. 102 di questo volume). D E L L' ACCADEMIA 147 so quello del proprio fratello Bernardino, che generosamente glie lo recava in ajuto. La partenza dalla Toscana, e la morte di Leopoldo L, le vicende po- litiche , i rovesciamenti dei troni d' Enropa e d' Italia scardinavano molte spe- ranze, ma non scoraggivano la mente né il cuore del Mascagni. Le spese im- periose della guerra , e ben presto i vuotamenti delle casse pidihliche , ed il convellimento di quelle private , fidi seguaci delle fisconie encefaliche dei po- litici agitatori, neppur queste disanimavano il Mascagni dall' intrapreso lavoro. Per quanto però egli fosse assai più l' uomo del teatro anatomico , che del gran teatro del mondo, si trovava quasi senza saperlo^ compreso nei vortici politici, tra- scinatovi da amici, d'altronde di molto ingegno, che lo avvicinavano. Mascagni a- natomico, chimico, geologo, naturalista, incapace di servirsi del labbro, e della lingua a velamento del cuore, come per abito o natura si servivano quei tali che sostanzialmente scesero in Italia a spogliare il pubblico ed i privati, si lasciò illudere per un momento , come illusi restarono tanti altri uomini di buona vo- lontà. Giungeva però sollecito il momento di ricredersi, cpiando agli spogliamen- ti organizzati , succedeva in Toscana una controrivoluzione tumultuaria. Il cielo preservò la vita del INIascagni: ma Siena in quella occasione lo perdeva. Così que- sta Università , ove furono fatte le prime preparazioni anatomiche per la Gran- de anatomia del Mascagni; ove furono fatti i primi disegni della dimensione naturale di una figura umana da quello stesso Ciro Santi, che aveva disegnato ed inciso le tavole dei vasi linfatici; ed ove si proseguivano dipoi dall' abOis- simo Liborio Gucrrini , artista Senese, cpiest' Università dovè perdere per col- pa di pochi sciagurati il suo più beli' ornamento di quel tempo. Ricondotti ad ordine li stati d' Italia , e ritornata la pace per la Tosca- na , fu ben presto appreso per il giusto valore il merito singolare del Ma- scagni. Lodovico I. Re d' Eti-uria lo nominava Professore di anatomia a Pisa , e quella Università dallo scopritore della circolazione del sangue, a cp.iello dei vasi linfatici riuniva due grandi eminenze , per essere alla vista di tutti i cul- tori della fisica del corpo umano. Sentiva frattanto il Mascagni crescere per esso il bisogno di un più ampio teatro anatomico , per ripetere , rettificare , e proseguire i lavori onde condurre a termine l' impresa gigantesca che si era proposto. La dotta Bologna gli offriva la cattedra già coperta da un Valsalva, e da un Morgagni : ma 1' occasione di potersi assidere nel centro del patrio suolo , r abitudine a ricevere i sentimenti di amicizia e di stima , non solo nel- la stessa lingua , ma ancora sotto lo stesso accento , sono troppo dolci impel- lenti a non lasciare la Patria per chi vive una vita di pochi bisogni, ed i veri dotti , i laboriosi ne hanno sempre meno di chi poltrisce nell' ozio e nel- r ignoranza. Tale essendo la disposizione del Mascagni, riusciva alla vedova di Lodovico I. il potere arricchire la scuola Fiorentina del primo anatomico di quella età. i48 ATTI Mascas^ni ottenne quindi in poi tutti gli agi per proseguire nella sua im- presa; ed il lavoro si avanzava del continuo, sebbene quasi si moltiplicasse sotto le sue mani il bisogno, o 1" occasione di estenderlo. Studio dell'anato- mia comparata per illustrare 1' organizzazione dei visceri del corpo umano ; in- segnamento e dimostrazione dell anatomia per i pittori, erano nuove fatiche alle quali si sobbai'cava il Mascagni , ma non impari alle sue forze. Ne fanno e ne faranno fede qtiella classica Anutoma per i pittori e scultori , die era in pronto per esser publjlicata , e tutto quello che aveva digià eseguitx) per la Grande Anatomia del Corpo umano , allorché la morte , cogliendolo quasi all' im- provviso, gì' impediva di vedere coronate dal plauso generale le sue opere clas- sidie (1). Veniva frattanto pubblicata quasi immediatamente dopo la sua morte , e per opera del suo fratello Bernardino, e del suo nipote Dott. Aurelio Ma- scagni r Anatomia per i pittori e scultori, e 1' Eui-opa intiera esternava il suo plauso alla medesima, insiememente al cordoglio per la perdita dell'Autore, Y>er il timore che forse non comparirebbe alla luce la Grande Anatomia. Il Dott. Aurelio IMascagni però era talmente digià conosciuto per i suoi talenti , e per il suo carattere , che , nulla ostante la gioventù , ispirava fiducia a tutti gli scien- ziati di poter egli condurre perfettamente a termine quello che era stato nella parte essenziale digià ultimato dallo zio paterno : ma poco dopo la morte toglieva alla famiglia questo giovine di somme speranze, e, prima che fossero compiti due anni dalla morte di Paolo , Bernardino Mascagni seguiva il fratello ed il figlio alla tomba. In mezzo a tante sventure domestiche , la venerazione dei dotti per Pao- lo Mascagni , 1' affetto dei buoni per la sua famiglia , e per 1' onore dell' Ita- lia suggerivano la idea della formazione di una società , la quale riunisse som- me di denaro , attività ed intelligenza , perchè il pubblico non fosse defrau- dato della più grande tra le opere dell' insigne anatomico. Nella società furo- no stabiliti due direttori , uno cioè per V amministrazione , e 1' altro per la edizione dell' opera. Quest' ultimo , il quale non era al caso di poter contri- buire il primo capitale, sembi-ava poter contribuire i secondi. Esso era stato dissettore , si era dichiarato amico di Paolo Mascagni e della sua famiglia , e tale era stato creduto da essi e dalla Società editrice. Si cominciò adunque in Firenze nel 1818 la pubblicazione del Prodromo della grande anatomia, le ta- vole del quale già ordinate e preparate da Paolo Mascagni , venivano descrit- te da queir uomo , il di cui nome mi permetterete di non proferire , come non lo proferiva neppure all' Accademia delle Scienze di Parigi nella seduta (1) Paolo Mascagni nato nella casa materna a Pomarance nel 5 Febbrajo 1755, morica nella casa paterna al Castelletto il 20 Ottobre 1816. DE L L' A e e A D E M I A 149 Jel 26 Luglio 182i, allorché ne svelava le bnitlure (i). Qiipst" uomo per mi colpo di fortuna veniva dipoi inviato nel 1810 all' Isola di S. Elena, e co- me fiduciario della società editrice, portava seco in Francia, ed in In"hilter- ra due esemplari in nero di tre rpiaili dell' opera . disegnata , ed incisa in ra- me, sotto gli occhi stessi di Paolo Mascagni. Restavano fortunatamente nelle mani del Cav. ÌSIoggi, direttm-e economico della società, altre dieci tavole di- segnate ancor queste sotto gli occhi di Paolo Mascagni , le quali sono servite dipoi di ultimo, e convincente argomento per portare a dimostrazione fisica in faccia a tutto il mondo, la esistenza di un delitto, per esprimere il tjuale il vocabolo trulla è poco accademico, ma più adequato di quello di plagio. (1) DISCOURS prononcc a V Acade mie des Sciences des Paris, hi) juillei \^-li. par Stasisl.is Ghottaselli, Professeur de. Messieurs Ètrangcr à cclte socieié et à votre nalion , je ne saù commenl exprimer mei sentimens de reconnaissance , pour V honneur que vous ni' accordez de vous présenter au nom de mes colUgues , le chevalier Andrea Vacca Berlinghieri , Giacomo liarzelìot' ti, et Giovanni Rosini, professeurs à l' universilé de Pise, la première livraison de la grande Anatomie de Paul Mascagni, mon compatriote et man maìire. Je suis rf' aulanl plus sensible , Messieurs , à la faveur que je viens de recevoir , - disfare il gusto delle cose immaginarie e maravigliose ,
  • :> on verrà a qu ti n^est mème aucun fait g,-nérale, aucune hi anatomique ou physiologique , e» que la teratologie ne puisse i-clairer i56 ATTI gni che vcngonn mnravigliosamente indicando le leggi fondamentali e più ge- nerali che governano il normale sviluppo degli organismi , e dall' altra vi han- no illustri scrutinatori delle forme mostruose che intendono a scoprirne Je ve- re cause e a svolgerne 1' intrinseco magistero, non può tenersi come cura di iioco momento il raccogliere ulteriori fatti, e il presentarli alla comune con- siderazione dei dotti , con quella maggiore estensione di particolarit't , che per la diversità delle circostanze d' ogni osservatore può esser dato di meglio mo- strare , o svelare. Con questo intendimento, e non con altri, Accademici onorevolissimi, io metto oggi sotto gli occhi vostri, le due anomalie mostruose, che per cu- ra dell' illustre nostro collega Professor Zanobi Pecchioli si conservano nel Ga- binetto patologico di questa Univei-sità, e che, per alcune loro singolari ap- parenze , non si possono riguai'dare come delle più frequenti , e facili a in- contrarsi e a ripetersi. Il soggetto della prima di.queste anomalie è un feto novimestre, frutto di gravidanza illegittima , che per quanto si è potuto sapere , sembra doversi tenere come la prima di donna giovane, sana e robusta. Questo feto venne presentato vivo allo spedale degli esposti di questa città la sera del 11. Feb- braio 18j8 , ed era ben pasciuto , e in ogni sua parte benissimo conformato , tranne in quella nelle c[uale appunto appariva la maravigliosa deviazione , che chiamava a se 1' attenzione di tutti , atteso il modo con cui rimaneva allo sco- perto una delle più. stupende funzioni della vita animale, quella del cuore. Nel bel mezzo del torace, e precisamente nel centro dello sterno, si vede pen- dere al di fuori isolato e nudo di ogni involucro il cuore (1), in una tale situa- zione da emidare in certa guisa quella fantastica religiosa pittura , colla quale suolsi rappresentare e mettere in venerazione il Sagro Cuore del Redentore. Per questa sorprendente somiglianza non mancò chi, volgendo il pensiero al- l' orinine del fenomeno, volle dare molta importanza alla i-icerca, se la madre avesse mai in tempo di gravidanza provato qualche straordinario sentimento per quella devozione : ma trattandosi di un parto occidto , per la delicatezza delle indagini, non si potè averne sicura informativa; dalle poche notizie peraltro che furono raccolte , pare certo non abbia minimamente aviito luogo. Per natiu-a sua codesta anomalia ne porta seco un' altra, che sta sulla parete anteriore del torace , nella quale è scolpita un' apertura , che serve im- mediatamente al passaggio dei grossi vasi che entrano ed escono per 1' organo centrale della circolazione. Quindi è che le singolarità anatomico-fisiologiche di una simile mostruosità sono di due specie ; perchè altre sono quelle che ri- guardano il cuore tale e quale si trova fuori del torace ( Ectopia toracica di (1) r. la Tuv. ni. Fig. 21. A DELL'ACCADEMIA 107 BitF.ciiF.T), ed altre quelle che spellano all'apertura che si trova siJlo sterno ( DiaslermaloUernia ). E incominciaiulo dalle prime . è cosa nota , che il cuore è uno dei vi- sceri che si trova più spesso soggetto alle anomalie sia di struttura, sia di po- sizione. Ma le di lui traslazioni al di fuori del torace (che i trattatisti di tera- tologia dividono in tre generi , ciot; : superiori o cervicali: inferiori o addu- minali; anteriori o toraciche ) (1) non sono molto fre([uenti. Le anteriori poi lo sono anche meno. Quella che (pi'i vengo descrivendo, per c[uanto io posso sa- pere , si scosta dalle poche altre conosciute, per il totale ahhandono o isohi- mento del viscere fuori della sua cavità, attesa la riunione perfetta di tutte le parti componenti la parete toracica, meno la singolare, stretta e regolare apertura che si trova sullo sterno. Fra tutte le descrizioni di mostruosità di que- sto genere , che io ho potuto consultare, la sola che mi seinhra avere molta rasso- miglianza colla nostra , si è quella lasciataci dallo spagnolo Martino Martinez , e riportata dall' Haller nelle sue Disput. anat. sclect. T. 2 p. 973. Se non che in questo caso gV integumenti cerchiavano la base dèi cuore , cioè tutto 1' in- sieme dei vasi maggiori , e tenevano cosi in quella situazione il viscere; men- tre poi al disotto lo sterno ^i trovava in tutta la sua lunghezza bipartito, e la cassa toracica poteva dirsi aperta ; la cpiale cosa non si verifica nel nostro feto, come farò vedere più avanti. Per la quale disposizione apparente del cuore , parmi intanto che si pos- sa senza tema di errore arguirne , che la sua anormalità di posizione non può derivarsi da nessuna causa meccanica, che durante la gestazione lo abbia re- spinto fuori della sua cavità : ma piuttosto , che O una primitiva viziosa dispo- sizione di parti, o fors' anche una distrazione accidentale operatasi continua- tamente sul viscere, lo abbia tenuto discosto dal suo posto naturale, mentre già le pareti toraciche progredivano verso il completo loro sviluppo, o stava- no per chiudersi nella linea mediana. Di modo tale che 1' apertura che qui si vede sullo sterno non deve già tenersi come la causa o il mezzo per cui il cuore trovasi lungi dal suo luo:,'0 : anzi per contrario , l' abnorme situazio- ne in cui trovasi il cuore è la causa per cui si formò e si mantenne questa singolare apertura. E noi sappiamo infatti dalla embriologia, che la congiun- zione mediana fra le parti destre e sinistre del corpo è negozio che compie- si molto tempo dopo, che i visceri hanno già fatta la loro comparsa. La totale mancanza poi del pericardio verificata sempre da tutti gli scril- toi'i che hanno avuta occasione di osservai-e delle mostruositii di questo gene- re, è un fenomeno che merita riflessione; perchè mentre concorre a prova- fi) r. Isid. Geoffroy Saint Uilaire. Histoire génér. et partic. des «noiriG//fs eie. ou Tratte de teralolor/ie. T. 1. Livre quatriéme. Chap. l. i38 >\ T T I re. a mio avviso, che realmente fin dai primi momenti della evoluzione deF- r organismo, il cuore trovavasi allontanato dai rapporti immediati che doveva avere colle altre parli contenute nel torace, prova ancora che lo sviluppo del- le memhrane sierose dee derivarsi dai rapporti appunto, e dai contatti in cui si trovano naturalmente gli origani destinati ad essere rinchiusi in una stessa cavità. PosciacliP se la formazione del pericardio , e di qualnncpie altra mem- brana sierosa o fìbro-sierosa , tenesse dietro al semplice sviluppo di una data sezione di sistema nervoso, o di sistema vascolare, come in generale per la formazione primitiva delle parti tutte alcuni hanno preteso di dimostrare (1), non ci rimarrebbe più nessuna ragione per intendere come possa avvenire, che il ctTore rimasto escluso dalla cavità del torace, debba sempre mancare di fiuella sezione di nervi o di vasi, dai quali si vuol far dipendere il primi-, tivo formarsi del pericardio: perchè l'essere questo viscere lontano dal suo posto, non vuol dire che egli non debba portar seco tutta cpiellà sezione di nervi o di vasi, che gli appartengono. E infatti nel nostro caso le arterie e vene coronarie ( che sono pure diramazioni degli stessi tronchi d' onde proce- dono i vasi pericardiaci ) si vedevano palesi alla .superficie del cuore: e quel- lo che merita anche più attenzione si è, che in tutte le altre trasposizioni anormali di cuore entro la cavità toracica, o addominale, o sotto gl'integu- menti, il pericai-dio non è stato veduto mancar mai, o quasi mai. Le quali ro.se essendo, si presenta molto più ragionevole d credere, che cpjando il cuo- re rimane libero alla superficie del feto ("qualunque ne sia la vera cagione) a contatto immediato coli' umore dell' amnio ( che per i movimenti del cuo- re fa alloca le veci dell' umore cardiaco ) , e lontano da quei trasudamenti di linfa plastica, che nei primi tempi della evoluzione organica vengono eil'ettuan- dosi nei contorni e nelle superficl delle parti tutte , trovasi evidentemente in condizioni contrarie a quelle che si ricercano per la conformazione di una mem- brana, che deve servirgli di semplice involucro (2;. E che r umore dell' amnio prestasse un utile uffizio alla vita e ai mo- (1) V. Serres, nel Bullet. de la Societé d' émulat. Sept. 1821: Essai sur une théorie anatomique des monstr. animales.-- M. Anatomie comparée dn cer- veau. T. ì.p. 478.— LI. nelle Mem. de 1' Acad. des Sciences: Recherches d'Ana- tomie irascend. et pallioltìgique. (2) La deficienza delle esalazioni sierose; il trasudamento accresciuto di albu- mina plastica; e iL contatto di due superaci , sono le condizioni che in tempo di vi- ta morbosa si ricercano per la formazione delle così dette pseudo-membrane. Se gli argomerai di analogia hanno un qualche valore in biologia , sembra chiaro, che Cir- costanze simili a queste si debbono verificare ugualmente nella formazione primitiva delle membratte in genere. DELL'ACCADEMIA i Sy vimenli del cuore durante la gestazione di questo feto , si può arguirlo dal mo- do con cui fu veduta procedere e finire la funzione di questo visceie. Bello sì fu r osservare nei primi momenti, in cui comparve alla luce, fniclla ener- gia e rapidità di moto alterna di alzamento e di abbassamento, secondo die ora si dilatavano o si costringevano le orecchiette e i ventricoli. Ma non fu meno bello il vedere come, dietro il prosciugamento operato dal contatto del- l'aria, quel moto veniva gradatamente stremandosi, e al lenìoo stesso com- pariva un bel color roseo in tutta la nuda superficie , che andava via via fa- cendosi sempre più carico, finché in ultimo ingorgatosi tutto il j)arenchiina di sangue, alla cessazione d'ogni movimento, successe la morte. A ritardare più che fosse possibile questo fine, il Professor Pecchioli immaginò una siie- cie di coperchio o scatola di cartoncino, di grandezza e figura capace a diffn- dere il viscere scoperto da qualunque specie di contatto, e meglio che fosse " possibile ne fece aderire tutto 1' orlo alla cute del torace. Con questo artifi- zio prolungò la vita al neo-nato fino oltre le ventisei ore. Prolungamento rag- guardevole posciachè sappiamo che tulli gli altri feti nati con deformità a que- sta somiglievoli sono morti dopo poco tempo (1): e infatti si riguarda come . una singolarità straordinaria fpiella del feto descritto da Martinez , che campò dodici ore , e quella di due cagnolini osservati da Regis (2) , uno dei tniali visse dodici ore, e l'altro ventiquatti-o. Nel nostro caso poi la situazione del cuore sulla pai^ete anteriore del torace era tale che il ventricolg aortico anzi che rimanere a sinistra e al di- dietro, era tutto al davanti, e copriva quindi e nascondeva in parte 1' altro ventricolo che in certa guisa girato posteriormente toccava immediatamente là cute. Il quale stato di cose derivar si deve evidentemente da questo : 1' ar- teria pulmonale essendo corta, e 1' aorla invece lunga ed arcuata, la prima esercita una maggiore trazione sul ventricolo destro e lo tiene obbligato pres- so r apertura ; e la seconda invece stirata e spianata nel suo arco permette al ventricolo sinistro di seguitare la trazioni; ])iù forte fatta sul ventricolo de- ■ ' stro; e cosi ha potuto venire che il cuore girando intorno al suo asse da si- nistra a destra ha preso necessariamente quella situazione, per la quale vie- ne tolta ancora la direzione naturale dell' asse stesso , che invece di essere ob- bliquo da desti'a a sinistra e dall' indietro all' avanti, rimane quasi jierfetta- mente perpendicolare , e solamente ( in forza della trazione dei vasi maggiori e della figura del viscere obbligato a posare sulla parete toracica; ahpianto inclinato dall' indietro all' avanti. (1) Dans tous ces cas les individus moururent bic-ntòt. Adi-lon e Chum- ii'er, tiel gran Dizionario delle Scienze Mediche. T. ó'i p. '2'2Ì. (2; \. Journal des Savans. Mai. IG81. ,Go ATTI E in qnanlo n ciò die riguni'da la seconda pniie di questa aiir^ni;ilia mo- slfiiosa, r apei'tura cio" scolpita sullo sterno, rpiesta si vede di fonila quasi i)erfeltamente rotonda, regolarissima e libera in Inllo il suo hordo (1), e i di cui diametri non superano che di poco o nulla la lunghezza di mezzo pol- lice. La cute presso 1' oi-lo di questa apertura senilira ingrossare alffuanlo, si ripiega sul medesimo presso a poco come nelle altre apcrtnie naturali del cor- po, per disperdersi nella faccia interna della parete toracica ove arrivata si as- sotti"lia immediatamente, e si confonde colla cellulare infi-apposta alle pleure e alle coste. Nella ripiegatura integumentale sembra (2j essere contenuta una specie di cordone fibro-celluloso denso , che a destra e a sinistra serve a col- legai-e le estremità sternali delle cartilagini di quelle coste , che nel luoso del- l' apertura dovrebbero articolare collo sterno. Qupst' osso poi è completamen- te mancante del suo pezzo medio; il pezzo superiore sembra alquanto deficen-. te nel suo sviluppo; il pezzo inferiore e la cartilagine xifoide, in istato nor-.. male. Cosicché confrontando 1' anomalia di questo sterno con quella più sopra citala , e dp^crilta da Martinez, si vede, che nel nostro caso la situazione ab- norme de' vasi precordiali, e il loro continuo pulsare, impedì aifatto lo svi- Inppo del pezzo medio; mentrechè nell'altro tenne solamente divisi i punti d ossificazione fra destra e sinistra della linea media dell osso. La quale dif- ferenza prova che nello sviluppo einbriogenico di quest' osso non esistono so- le tre parti distinte di formazione, o tre ossa primitive, ma che ciascuna di f [Vieste parli è allora divisa in due, e che disposte cosi in serie ai lati della linea media, aperta nei primi tempi della gestazione , vengono poi a chiuder- la col progredire del loro sviluppo. Del resto esaminate attentamente tutte le altre parti contenute nella ca- vità toracica , se si eccettuano alcuni piccoli spostamenti necessariamente ca- gionati dai rapporti dei vasi maggioi'i che si trovano in quell' abnoi-me situa- zione, e facili a immaginarsi da chiunque non sia aiTatto digiuno dell' anato- mia di queste parti , si osservano nell' ordine loro naturale. I visceri addo- minali poi non oft'rono nessuna particolarità degna di essere rimarcata. Il secondo soggetto di queste osservazioni si è un altro feto, la di cui anomalia mostruosa ha molti punti di somiglianza con quella fin qu'i esamina- ta. Anche in questa abbiamo una trasposizione al difuori di alcuni organi de- stinati a rimanere rinchiusi in una cavit'i splancnica; anche in questa si os- serva un' apertura che favorisce la situazione abnorme di quegli organi; an- (1) r. Tiw. III. Fig. 21, B i (2) i' azione dell' alcool entro il quale, da sopra a tre anni, si conserva questo feto, non permeile più che si distinguano abbastanza chiaramente queste par- ticolarità anatomiche. D E L L' ACCADEMIA iCV che in questa 1' aperlura mostruosa è stabilita a carico ili alcune parti costi- tuenti la linea mediana del corpo: e anche qui tutto fa vedere, che 1' aper- tura in certa guisa si oi-ganizzò dietro 1' antecedente spostamento dei visceri, e che non già questi furono spinti al difuori mediante quella. In poche paro- le la mostruosità di questo secondo feto consiste in una trasposizione in mas- sa al difuori e al davanti 1' addome di alcuni visceri, che dovrebbero trovarsi nascosti in questa cavità fi). Anomalia mostruosa conosciuta in genere sotto il nome di svenlramenlo. Egli pure è di sesso mascolino, novimestre, robusto e ben conformato. E nato da donna povera , dedita alla fatica e soggetta alle privazioni; ma sana, di buona costituzione, morigerata, d'animo tranquillo, già madre di alcuni altri figli, e che assicura di non avere soH'erto in tempo di gravidanza qualsiasi straordinario patema, né sconcerto alcuno che potesse alterare il frutto del suo concepimento. In mezzo al ventre si presenta il gruppo d' intestini isolati e penden- ti al difuori sotto Tondiellico, alfatto nudi d'ogni involucro, e del perito- neo stesso. Singolarità , che mette una grande somiglianza fra questa e r altra mostruosità suddescritta. Nella maggior parte dei mostri da sventra- mento ( per quanto io so ) si trova almeno in rudimento un involucro che copre e distende la massa dei visceri spostati ; il quale involucro suol' essere costituito dalla cute, al disotto della quale si trova qualche volta il peritoneo diviso o rotto. Haller e Chaussier che hanno avuto occasione di osservare più volte delle anomalie di questo genere non parlano di nessun caso in cui si ve- rificasse la perfetta nudità degl' intestini come in questo. Il solo Freid, per quanto è a me noto, ne descrive uno quasi perfettamente uguale al nostro (2). Io credo , che si debba attribuire alla rarità di questo fatto il motivo per cui, gli scrittori generalmente parlando considerano lo svenlramenlo come un. ernia congenita ombellicale. ISIa la mancanza del peritoneo e di qualsiasi al- tro inviluppo ( per le ragioni stesse che ho dette per riguardo allo spostamento del cuore senza pericardio ) mostra all' evidenza che tutta quella massa d' in- testini si trovava allontanata dal suo posto quando le pareti addominali anco- ra non esistevano , ma andavano formandosi , e procedevano a chiudersi nella linea alba , e che per conseguenza non si trovò mai nell' interno dell' addome. I visceri che nel nostro feto sono compresi nello sventramento appar- tengono tutti al tubo intestinale, e sono: l'intestino cieco; tutto l'intestino tenue col mesenterio; e Io stomaco. 1/ intestino cieco si mostra disteso da un ammasso di materia contenuta , che è il meconio , e presenta una figura pre: '5- (1) F. la Tav. III. Fig. '22. C (2) Freid, Dissertatio de faetu, intestinis piane nudis extra abdomen pro- peudentibus, nato. 1760. Y. anche Sandifort. Thes. T, 1 n. 13.. Tojio X. 21 iGa ATTI sochò nii-iformc: la sna lontananza dal luogo naturale mostra che i suoi at- tacchi alla parete arlcloininale non esistono , perchè invece della regione iliaca destra occupa la regione ipogastrica ed omhcllicale. GÌ' intestini tenui si ve- dono circonvoluti per tutta la loro lunghezza nel modo ordinario, e si tro- vano ohhligati fra loro e colla parete posteriore dell' addome mediante il me- senterio, il cpiale sembra alquanto più esteso e denso di rpiello che è in isla- lo normale. Per la distanza che passa dal duodeno , che si trova fuori del bas- so ventre, il fegato e il pancreas, che si trovano nella loro naturale posizio- ne , gli attacchi gastro-epatici , ed epato-enterici presentano delle dimensioni maggiori delle ordinarie; e il coledoco e i condotti epatico e pancreatico per conseguenza sono più lunghi , sebbene in tutto il resto conservano i loro fi- sioloeici rapporti. Finalmente lo stomaco manca affatto del grande omento, ed è situato al di dietro e al di sopra di tutta la massa intestinale che pende fuori di cavità. La qtial situazione , meno un tratto di abbassamento e di spor- genza all' avanti, può dirsi la naturale; perchè la direzione del suo asse, la sua configurazione , le sue superfici , le sue curvature , e le sue estremità si rav- visano quali sogliono essere in istato normale in quest' epoca della vita. Per riguardo poi all' apertura per mezzo della cpiale la porzione inte- stinale protrusa si continua con quella che rimane nell' interno dell' addome , essa è scolpita nel luogo ove dovrebbe esservi 1' ombellico, estendendosi molto più in alto e a destra, che in basso e a sinistra. I diametri di cpiesta apei^ tui'a non sono maggiori di un pollice e mezzo circa, e per essa entra il fu- nicolo ombellicale , che la costeggia a sinistra , ove aderisce strettamente al suo bordo (1) : nel qual luogo si osserva quella continuazione degl' involucri del ftuiicolo col comune integumento , quale in istato fisiologico viene comunemen- te descritta dagli anatomici. Le arterie e le vene, che costituiscono il funicolo ombellicale, oltrepassato il margine aderente di questa apertura, progrediscono il loro cauimino nell' interno della cavità addominale secondo 1' ordine normale. Tutta r apertura adunque può dirsi formata a carico, in parte, della linea al- ba , e in altra parte delle aponeurosi dei muscoli destri addominali , non che di una porzione carnosa del muscolo retto dello stesso lato. Anche qui, co- me neir altra anomalia suddescritla , tutto 1' orlo dell' apertura si mostra co- stituita da un cordone cellulo-fibroso , e da una ripiegatura dei comuni inte- gumenti , i quali introflessi per la superficie interna della parete addominale, sembrano immedesimarsi alloi-a col peritoneo , il quale percorrendo tutto 1' am- bito interno va a formare tutte quelle solite ripiegature, che a guisa di li- gamenti , tengono in posto i visceri chilopojetici , urinari , e genitali interni. Questo feto , dopo venuto alla luce , visse sopra trenta ore ; nel cjual (1) r. la Tav. in. Fig. 2± D D E L L' ACCADEMIA t63 teiniro nioslrò di soffrire non poco, e rifiutò di prestarsi all' allattarnciito. GÌ' in- testini al contatto dell' aria non mostrarono d' infiamniare a un invado consi- derevole, e tanto meno di degenerare. Per lo che pare che la di lui morte si debl)a ripetere da altra causa. L' arresto del meconio nel!' intestino cieco me- rita considerazione, sia che derivar si dehha da qualche ostacolo meccanico, contro il suo libero passaggio , forse prodotto dalla situazione abnorme del prin- cipio del col(m , sia invece ( e questo sembra più probabile ) che fosse 1' effet- to di uno stato spasmodico irritativo risvegliato e mantenuto dallo slesso con- tatto dell' aria. Certo è , che per questo stato di cose un gi-ave disordine si doveva causare nelle funzioni del feto. Forse anche per una specie di de- generazione del meconio , avranno potvito ingenerarsi principii deleteri capaci di sollecitare 1' estinzione della vita: se pure la causa principale di ogni di- sordine non dee ripetersi piuttosto, siccome io sono inclinato a sospettare, dal- l' assorbimento dell' aria elfettuatosi per tutta la superficie nuda degli intesti^- ni , e per tutta 1' interna cavità dell' addome. Comimque però sia di questo, che per lo scopo che mi sono pi'oposto, poco interessa il decifi-are più avanti, finirò col farvi sapere , Accademici ono-^ revolissimi , che io non ho- mancato di ricercare cosa presentassero di singo- lare la placenta e gì' involucri dell' uno e dell' altro feto : posciachè voi ben compi-endei'ete, che trattandosi di mostruosità di questo genere, si hanno le più forti ragioni per credere che in esse si possa verificare tutto che può es- servi di probaliile nella celebre dottrina dell' illustre Autore dell' anatomia fi- losofica. Dottrina a dire il vero più presto immaginata e generalizzata , di ((nel- lo clic dalla osservazione dei fatti suggerita o approvata ; e per la quale si vor- rel)lje far credere, che 1' alterazione mostruosa delle parti fosse dovuta a cci-fi imbrigliamenti celluiosi che, dietro certi accidenti , (e specialmente per la per- dita dell' umore dell' amnio) nel tempo della gestazione si formano fra le membrane dell' ovo o della placenta e i diversi punti della superficie del fe- to; i quali imbrigliamenti poi, slaccatisi dal corpo del feto, lascerebbero in- dizii di se nelle seconde. IMa mi sarà facile il persuadervi , che intorno a que- sto non mi è stato possibile il raccogliere alcuna notizia positiva ; perchè non ignorate che le persone che assistono i parli presso di noi non sogliono dare nessima importanza all' osservazione delle seconde, le quali anche dopo il par- to di feti mostruosi vengono senz' altro immediatamente disperse. Permetta- mi però che io vi faccia riflettere in questo luogo, come, mentre queste ade- renze immaginate dal Geofì'roy seniore , si preslerelìbero assai bene per com- prendere il perchè un viscere o più visceri stirati , e obbligali alla superficie interna dell' ovo, possono sfuggire alla posizione nella quale il generale svi- luppo delle parli li richiama, non spiegano però egualmente bene il perchè, dietro questa semplicissima cagione , debba trovarsi mancante la membrana sie- rosa o fibre-sierosa propria dei visceri medesimi: tanto più, che per la for- iG4 ATTI mazione di quegli imbrigliamenti si è dovuto immaginare 5a deficienza o uscita dell' umore dellamnio, nella presenza del quale anzi, secondo che ho detto più sopra, pare si dehba ravvisare la principale circostanza, che si oppone allo svilup- po della membrana che dovrebbe involgere anche i visceri rimasti fuori della loro cavità. Né meno sarà cosa facile il concepire, come un' aderenza , una volta stabilitasi fra la superficie esterna di un viscere e la intei'na della placenta o dell' amnio, non solo debba costantemente sciogliei'si prima che il feto venga alla luce, ma né anche lasciare indizii di se nel viscere sul quale operava un meccanico stiramento contro ogni tendenza operativa della naliu'a; mentre poi dall' altra parte si crede, che ogni avanzo di essa possa rinvenirsi negli invo- lucri (1). Che anzi , ponendo mente alla qualità e al numero delle parti che for- mano k) sventramento nel nostro secondo feto, non mi pare comprensibile cosa, che una semplice briglia cellulosa abbia potuto mantenere su di esse una retra- zione cos'i estesa da obbligai-le tutte a rimanere fuoi"i dell' addome ; a meno che non si volesse suppoi-re un attacco cos'i grande che impegnasse in tutta la loro lunghezza e lo stomaco, e 1' intestino tenue, e il cieco. Nel quale supposto si ingrandirebbe la diflicoltà che s" incontra a dire il perchè di un mezzo cos'i co- spicuo di adesione di parti, non sia rimasto segno alcimo nei visceri quando il feto venne alla luce. Ma di questo basti: che io non intendo qui di ragionare intorno alla causa delle mostruosità. Argomento pieno di astrusità , intorno al quale in que- sti nostri tempi non pochi profondi indagatori della natura organica vio stabilito da Ballon e Gav-Lussac, i quali fanno dipendere la forma- zione dei vapori unicamente dalla potenza del^calorico , e non dall' azione dis- solvente dell' aria, la quale al contrario oppone una resistenza meccanica alla libera loro espansione. Indebolita col diminuire della temperatura la causa che ritiene i vapori in istato gassoso fra gì' intei'Slizi: dell' aria, la loro tensione diminuisce , inclinano alquanto a riprendere lo stato liquido , e gran parte del vapore . che nelle ore più calde del giorno si trovava come latente, al diminui- re la temperatura si fa sensibile all' Igrometro. Infatti scende il Termometro quando sale 1' Igrometro , e viceversa, tal- ché confrontale le ondulazioni delle linee che rappresentano i moti di que- sti due slinmenti si trova sempre , che le cavità di ima corrispondono alle pro- minenze dell' altra, ed i ptuiti i più depressi a quelli i più elevati (1). Se poi queste lince medesime si mettano in confronto con le ondulazioni del Baro- metro si osserva che per questo ultimo i moti antimeridiani succedono con or- dine inverso all' Igrometro , e col medesimo orditie del Termometro , laddo- (1) Il vapore acqueo interposto fra le particelle aeree reagisce per ogni verso con la sua tensione, costringendo quelle particelle ad allontanarsi fra loro. In tal modo, ad onta che la densità del vapore acqueo sia solo 0, 625 di quella deW aria , il difel- lo del peso viene compensato dalla forza di tensione, e V aria preme aW intorno co- me se il suo peso fosse divenuto maggiore. Di qui ne avviene, che il Barometro non solo può rimanere stazionario, ma ancora innalzarsi al crescere della quantità ài vapore che si trova neW aria, purché se ne aumenti proporzionatamente la tensione. Questa è la ragione per cui nelle buone giornate vediamo elevarsi il Barome- tro , come se V aria fosse divenuta più pesante , e nelle cattive giornate discendere , come se fosse divenuta pili leggera; laddove neW uno, o neW altro caso non si al- tera il suo peso, ma sibhene si altera lo stalo e la quantità del t^apore che contie- ne; giacché se insieme atta quantità di vapore ne cresce ancora la tensione come av- viene nelle belle giornale, le cose seguono come se fosse aumentato il peso (/e//' aria ; e se la tensione diminuisce , sia perchè la temperatura è diminuita, sia per trovar- si l aria corrctaticamente al vapore in istato di saturazione , scema l' etuterio, e le cose succedono come se il peso deW aria fosse diminuito. To.vo X. 22 I70 ATTI ve avviene tutto il contrario per i moti pomeridiani, nei quali il Barometro scende alla minima altezza quando il Termometro sale alla massima, e 1' Igro»- metro alla minima , senza che una sì stretta e costante relazione di moti , ora diretta, ora inversa, venga alterata dalla varietà delle stagioni, o dallo stato del cielo, finché quei moti comprendono gli eguali intei^alli delle giornate. Che se abbracciano più, giorni di seguita, si altera quella relazione cpianto al- la temperatura, e resta costante per 1' Igrometro; giacché una discesa o sa- lita del Barometro j^u-ogressiva e continuata per qualche tempo, corrisponde ad una progressiva salita o discesa dell' Igrometro indipendentemente dalla tem- peratura; poiché in mezzo a qi.iesti movimenti prolungati il Termometro maa- tiene costanti le sue oscillazionù Siiiatte conseguenze potrebbero a primo aspetta comparire forse cosi ov- vie , da non aver bisogno di ripeterle da altre prove ; poiché ogni corpo ri- scaldandosi perde in densità, ed è- a tutti noto, che 1' aria cpiando è umi- da pesa meno di quando è secca. Similmente queste stesse conseguenze po- trebbero altresì parer tali da far derivare le oscillazioni giornaliere del Baro- metro da quelle della temperatura , e della tensione dei vapori. Ma pure re- stano inesplicabili quando si- rifletta, che, riguardate le cose per questo lato, ogni giorno dovrebbero accadei^e due temperature massime ed altrettante minii- me, e che un doppio risultamento ottenere si dovrebbe dall' Igrometro ancora. Per mezzo di queste riprove venendo esclusa la influenza del calore so- lare come causa dei movimenti periodici del Barometro , resterebbe da inve- stigare se quei movimenti possano, come da qualche fisico si crede, dipende- re da una sorta di flusso e riflusso , al quale per le attrazioni della luna po- treblie andar soggetta Y aria a somiglianza delle acque del mare. Ma nello sta- to presente delle nostre condizioni , mancando , almeno per la nostra latitu- dine , le osservazioni del flusso e riflusso del mediterranea, non può essere istituito il confronto fra le ore dei moti barometrici, e quelle delle maree: e quando ancora si possedessero quelle osservazioni, è molto probabile che nin- na corrispondenza fosse per derivarne fra i moti dell' acqua . e quelli del- l' aria , imperciocché questi ultimi seguono in ore determinate , e per ogni gior- no costanti, mentre i primi variano ogni giorno a seconda del tempo del pas- sa22Ìo della luna dal meridiano. oc Tutte queste considerazioni ci conducono a.conehiudere, che nello sta- to, presente della Fisica Meteorologica mancano i dati sufilcenti per determina- re le vere cause delle variazioni periodiche del peso dell' aria; e solo ci è per- messo di stabilire per massima , che le oscillazioni periodiche del Barometro se- guono indipendentemente dalla temperatura , e dalla tensione dei! vapori la- tenti, o liberi che si trovano nell' atmosfera : e che le oscillazioni accidentali;, che comprendonsi in più giorni di seguito, si compiono sotto la influenza del- lo stato igrometrico , senza che in parte alcuna vi cooperi la temperatura. DELL'ACCADEMIA 17 r Qualunque per tanto sia per essere la vera cagione di tali effetti , le coincidenze ora dirette ora inverse che si osservano nella Tavola, si appre- senteranno sempre con un carattere molto singolare; ed è tale la natura di esse che , se i moli del Termometro e dell' Igrometro presi insieme apparte- nessero ad un solo di questi due istrumenti, la causa delle oscillazioni baro- metriche potrebhesi di leggieri far dipendere o dalla temperatura, o dallo sta^ lo igrometrico dell' aria^ AVVERTIMENTI Per r inlelligeiiica della Tavola IV, La lettera B dettola la linea segnata dai movimenti Baroimtrici; la lette- ra I denota in simil guisa la linea dei movimenti diW Igrometro, e la lettera T la linea delle variazioni Termometriche. Lo spazio frolle successive ordinate rappresenta V intervallo di uri' ora ; non sono per altro segnate coi numeri che le ore 6 e 12. Le ordinate punteggiate indicano la fine di un giorno. li /2 iMiiTiiiiT X ^ — 1 IV 2)f.rna/mjtom(>7ra/(.oa. a^/ ry^omrr/eiìÀ M (ifòamnutm de/ j I E. St.uo del CiELO Sereno DELL' ACCADEMIA '79 I A T U R E ut . fu /mini . jfiuimiiiie . li/zero . nuvolo . nebbia nev 0 . P ■ PP 1 ■ Ovesciala ( ' ) anicpjsla al nome dt neve r . all' orizzonte R . pion^ia s . pio^^ia (li rolla i .••s . quasi sxs l wnlo cui spettano ra'^nnlo niss'i Sfreno sereno dello sereno bellissimo sp . . spezzalo V , . . venticello l'i» . . vento l'v'K . . vento burrascoso f^ . . . vapori IGROMETRO \ E N T . STATO DEL CIELO ODE O/ÌE ORE 9. Al Levare del Sole Al tramonto' del Sa/e 7. 1. 7. 1. 9. 7, 1. 9. «7 49,5 55 NO NNE N sereno v. nuvolo ev- sereno e. 72 39 C2 NNO NNO E sereno e. s, eon n. id. 68 00 79,5 SE 0 NO q. sereno s. n. ve. s. con n. 01 7- 82 ESE SO SO ItUfulo nuvolo id. P2 83 90 E ESE ENE s toii n. . con n. sereno n. 83 75 83 ONO 0 SO q. s. vento n. e vento nuvolo e. 91 85 89 OSO 0 NO nurolo s. nuvolo sereno 9i 71 85 0 N NO s. eon \. sereno id. 86,00 73,50 81,40 ANA'O 1859 ATTI A B B R F A S I L U NARI ti * t , aJfo eh 1 /^ III fi T*fì M. . ar . b . . . aria . basso chh '. . . . . d t /i( ti/ U Bi chiarissimo^^ denso M 0 . . . . Luna nnoi'a \ 2 . . . . Luna piena B. . burrasca / fosco ,|' d . . . . Primo <■/ cario 1 3 . . . , Ultimo quarto c . , . calma iei veni fr fasce una virgola Le quarte i sono indicale con K AS I MESE 0 B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA della e ridotto a 0° in gra di di Réaumur ESTREME PIOVUTA LUNA 1 C IO B N 1 OltE ORE in 24 ore j4pfl/I.E 7. antim. 1. pom. 9. pom. 7. 1. 9. Massima Minima Millimetri 1 728,41 727,89 726,63 7,2 12,3 9,0 15,2 5,4 2 724,23 722,39 720,94 9,5 14,1 12,5 15,8 3,5 i S 718.41 720,05 722,59 6,9 10,9 8,7 11,8 3,8 0,33 4 723,55 724,20 725,65 7,2 10,6 9,0 12,3 0,6 0,44 5 726,20 725,78 724,47 6.9 11,0 8,7 11,8 5,4 C 720,76 720.62 723,24 7,0 3,0 3,4 9,1 3,1 1,53 3 7 724,99 725,32 726,38 1,6 4,0 2,5 4,7 0,6 • ,02 8 727,87 727.95 728,98 2,9 4,9 3.2 4,8 0,2 0,06 9 731,05 731,98 753,41 1,8 5,1 3,3 0,6 0,1 J 10 733,47 733,1 2 734,44 3,9 7,4 4,8 7,7 0,8 |; 11 734,36 733,80 732,49 4.3 7.1 4,2 7,7 1,4 1; 12 728,39 725,17 724.37 ■«,1 6,5 3,2 7,3 l,-2 il 13 722,95 723,89 726,78 5,9 8,0 3,7 9,4 1,3 ) 0 14 729,24 728,97 728,89 6.0 9,6 7,8 11,0 2,4 15 731,33 751,19 732,21 6,9 11,8 8,9 15,7 4,5 IC 733 77 733,86 735,50 7,1 11,5 9,5 15,2 63 17 733.08 731,09 730,42 7.8 11,8 9,7 12,6 6.2 18 727,71 727,80 731,09 8.9 12,4 9,1 15,4 7,5 19 733.53 732,97 732,65 10,0 14,4 12,5 10,5 7,2 ' 1 20 733,29 752,78 752,54 10,4 13,0 12,2 16,2 7,9 21 730.59 750,59 750,29 9,4 11,4 9,8 12,9 8,3 3,44 22 730,80 730,04 731,19 7,5 10,3 7,4 10,8 6,6 0,02 2Ó 731,35 751,28 751,46 8,2 8,3 7,1 9,3 4,8 24 751,1)9 730,03 727.83 8.1 11,7 8,9 12,8 4,9 25 724,74 723,58 725,30 8,6 11.9 9,2 12,0 4,2 0,17 26 720,39 719,38 ^ 720 77 6,1 7,4 7,0 9,7 3,9 21,44 27 722,77 725,32 724,29 5,9 7,3 7,6 8,9 5,2 18,33 2 28 723,20 723,96 727.38 7,9 11,0 10,1 12,2 7,1 1,33 29 728,30 728,42 729,45 11,1 13,0 15,4 16.0 9,3 30 730,59 729,84 15,1 16,4 17,3 10,3 Medie 728,17 727,93 728.18 7,0 10,1 7,6 11,37 •4,86 47,13 f Tì^ROMFTRO . . ■ . . . 728,09 1 XJ T ^ ' 'l'I !■ 1 iwr • * * \ Termometrogbaf 3 . . . 8,H à Rsullati mdii del Mese . . . l Igrometro . . . . . . 76,23 ■ j ^'E^TI . f Stato de NO Quasi sereno I L Cielo . . . . DELL' ACCADEMIA ^i I A T TJ R E ''ul fu! mi ni j grandine l libero n nui'olo N nebbia nev 0 . P ■ PP 1 • neve all' orizzonte pioggia pioggia dirotta quasi R. s . rngnnto sp . . spezzalo rosso V . . . \'eiilicello sereno fi' . . vento sereno bello tVf . . vento burrascosi) sereno bellissimo r. . , vapori rovesciata (' ) anteposta al nome del vento cui spellano IGROMETRO V E N T I S T A T 0 DEL CIELO ORE onE OHE Al levare del Sole Al tramonto \ del Sole 7. 1. 9. 7. 1. 9. 7. 1. 9. OS 78 «0 E SE E (jitiisì s. N. q. sereno q. sereno • 75 65 01 ESE ESE SO q. sereno id. sereno n. 88 76 81 NO NO ONO q. ». vento id. id. 93 79 72 N'NO NE ESE nuvoto sereno n. sereno 86 71 78 ESE NO ONO q. leremo ntivolo vv. sereno n. 95 83 76 SSE E E» E nuvolo q. sereno id. 84 72 75 IVNE NNE N quasi s. iV. n. 3. neve ». n. vento 77 73 78 NE N NE «d. nuvolo s. sereno n. 83 76 80 NO NE E «■(*. q. sereno s. n. vento 77,5 66 70 ESE E 'E sereno ». n. vv. sereno vv. 76 64 67 ESE E NE E id. sereno vv. id. 67,5 60 63 EiVE ENE ENE sereno rr. id. id. 69 55 64 NMO E NE'E sereno sereno sereno v. 69 02 79 S 0 ONO id. serena n. id. 87 7] 82 O'SO SSE SO id. ■q. sereno sereno 91 75 SO SSE SE SO nuvolo id. id. 90 78 77 SE S SO sereno n. id. sereno n. 89 79 84 0 ONO NO id. sereno sereno 79 01 59 NO s N^o sereno bello q. sereno id. 78 03 71 ESE SSE NO sereno nuvolo sereno n. 92 82 85 NO O'NO NO nuvolo p. nuvolo vv. nuvolo 84 70 73 NO E E'NE sereno h. id. nuvolo vv. 72 04 60 NNE NE NE q. sereno sereno sereno vv. 67 58 65 NO NO 0 sereno bello ». n. vv. sereno v. 77 71 80 SSE SE so sereno n. pioggia nuvolo p, 96,5 96 93 NNE E NE SE pioijgia id. sereno n. 97 93 96 NNO N NO id. nuvolo V. pioggia 96 88 88 ONO N N id. q sereno nuvolo 89 77 68 NO ONO ENE q. sereno id. sereno 77 72 NO 0 sereno id. 83,15 72,00 72,90 1 Fe POMERI StRAOHDITIARII 1 "' ì giorni 7, 8, 9 cada e della neve. \ Tono X. 25 V82 ATTI ANNO 1859 FASI LUNARI Luna nuo\'a Primo quarto Luna piena Ultimo quarto allo aria basso burrasca calma eh chiaro chh chiari ssimoi\ d denso f fosco F fasce Le quarte dei venti sono indicate con una virgola FASI MESE B A R 0 M E T B 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA iella e ridotto a 0" in gru di di Réau mur ESTREME PIOVUTA LUNA. GIORNI onz OltE 9. in 24 ore Magcio 7. antim. I. yom. 9. pom^ 7. 1. ^Iitssima Minima Millimetri 1 -■2èM 728,84 728,49 12,4 15,1 13,9 16,0 12.1 16,00 2 729.11 728,65 729,12 12,3. 14,8 11,4 13,9 9,6 3 727,53 720,4,9 725,58 9,5 12,3 110 14 5 7,6 4 725,89 725,73 726,58 10,0 13,0 10,3 14,3 8,9 0,22 5 726,91 726.23 725,86 9,8 13,9 11.1 14,1 9,0 11,84 5 0 52C,3C 727,21 728,86 10.4 14,0 11.4 14,9 9,1 1,11 7 731,44 731,15 751,13 11,1 146 12,0 13 5 8,4 8 731,06 72a..42 728,11 12.1 16,1 15,5 17,9 9,0 9 720,07 724,88 725,20 128 10,9 14,3 17,8 10,0 10 724.35 724,24 725,41 12,6 11,7 12,0 14,9 10,8 4,44 11 727,58 728,17 728,94 12,0 12,5 12,0 13,3 8,4 1,11 12 729,77 724,41 728.71 11,2 14,5 12.0 13,8 9,0 0 13 729,40 728,16 726,90 13,0 14,5 15,0 16,3 9,1 5,00 ' M 725,88 72591 723,64 11,1 16,0 13,5 10,9 9,5 \r, 722,95 721,69 720-49 10,4 14,2 12,3 15,5 9,7 3,66 IO 720,15 722 53 723,55 11,1 13 9 9,0 14,8 8,4 17 724.21 724,56 726 31 8,8 9,5 3,8 1 2-8 5,2 8,77 is 728,39 727,94 729,94 6,6 9,4 8,2 10-3 5.8 0,55 l'j 730,97 732,53 752,54 7,1 12,0 11,6 13,7 5,4 1 20 733,97 733,29 752,54 11,3 13 3 13,1 16,7 7,1 21 732,03 751,Q4 730,30 11,3 16,1 13,0 17,8 8,1 22 728,37 728.09 727,52 11,3 10,8 14.4 18.0 8,5 23 726,49 724,98 723,50 12,3 17,2 12,9 18,0 10,9 4,00 24 723,58 723,13 723,23 8,9 11,3 11,2 13,8 8,6 4,00 o;i 725,13 724,00 72528 11,0 14,9 11,8 15,8 7,8 o,i 724,06 723,75 723,91 8,0 11,0 8,5 12,2 7,0 24,77 27 728,45 729,50 750,85 9,8 13,2 11,1 14,4 7,1 0,11 2 2,S 732,79 732,58 752,40 11,4 15,5 11,7 1 5 .9 8,0 2'J 733,33 753,55 732,1 0 12,0 14,5 12,8 13,5 8,9 30 732,23 751,59 751,01 10,5 18,0 13,4 18,8 9,8 31 729,33 728,86 727,70 13,1 15,8 13,1 16,9 10,0 Meuif 727,90 727,57 7-27,72 10,8 14,2 11,0 13,5 8,47 85,58 j l Barometro . . . . . . 727,75 1 Tebmometrografc ) . . . U,98 Resultati 1 Uedii del . We.?e . . . 1 Igrometk 1 Vem-i. . 1 . . . ... 81 ,12 . . . . ... NO 1 ( Stato de L Cielo . . . Sire 110 DELL' ACCADEMIA I i83 I A T U R E ut ftilnìiiii !• i^ratuline f libero i nuvolo V nebbia ■ovesciata ( ' ) anteposta al nome del \'enlo cui spettano net' 0 . P • pp 1 ■ . neve , all' orizzonte pio^l^ia plagiala ilirotla , rollasi R . . . ' sss r agnato rosso sereno sereno 'elio sereno bellissimo sp vw V . . spezzato . venticello . vento . vento burrascoso . vapori IGROMETRO V E N T l : 3 T A T 1 0 DEL CIELO OKE ODE 9. ORE Al Levare del Sole Al tramonto del Sole 7. 1. 9. 7. 1. '■ 1. 9. 87 -7 80 NE NE SO sereno n. piogijia nuvolo 1 88 77 77 SE NO N sereno id. sereno 9G 83 85 SO ESE NO nuvolo q sereno nuvolo 94 7S 92 Of(0 ONO NO sereno n- sereno n. sereno n. PS 83 90 OSO SSO SO r'°!/'J>'i nuvolo nuvolo 95 8i 92 EMK SSO NO Sfreno «. sereno n. sereno n. 92 74 77 NO NO NO 7. sereno id. id. 88 C8 82 0 SE NO sereno libilo sereno sereno v. 90 CO 68 NO orco NO sereno q. sereno sereno 89 90 85 ONO NO 0 1/. sereno piogijia sereno n. 88 83 78 S 0 0 iU. sereno n. id. 93 73 83 SO 0 ONO sereno IV. nuvolo s id. 8G 80 70 sso oso 0 sereno n. sereno n. sereno 93 70 78 SSE SSO s id. s. n. vento sereno n. 94 82 85 ESE s E pÌ0(/f/ÌJ nuvolo vv. nuvolo p. 85 C5 70 0. ONO 0 sereno n. sereno vv. s. n. vento 85 81 93 SSE ONO N ili. nuvolo pioggia 88 70 78 E EN£ NE q. sereno s. n. vv. sereno n. 85 71 09 NO N ENE sereno n. id. sereno 83 C3 CI ONO NNO ONO sereno bello sereno sereno vv. 87 75 75 NNO NO 0 sereno id. sereno 91 C6 78 NNO 0 0 id. id. id. 88 75 91 SE SO SO q. sereno q. sereno nuvolo 80 73 73 N N ONO nuvolo sereno vv. sereno 77 71 76 SE SE SSO sereno q. sereno nuvolo 97 78 94 NE N'NO E nuvolo p. id. nuvolo p. 88 71 78 NNO NO SO q. sereno id. sereno 85 71 84 OSO SO NO sereno id. id. 8) 76 79 S SO NO q. sereno id. sereno n. 95 C9 71 OSO SO SO nebbia id. sereno 8à 09 77 SSE OSO NO sereno n. nebbia alta sereno n. 88,80 7i,fi0 79,90 1 I X84 A T T I il ANNO 1839 A B B R f I FASI L U NARI iZ m . allo /-A . . chiaro chiarissimOi denso ' fosco ' fasce \ 1 ar , aria rhh ' . Luna niiOi'a 2 .... luna piena b . ■ bassi isca d / ' 0 . . . B . . burri I 1 . . . Primo (/Ilario 3 .... Ultimo renarlo e . . calma F Le quarte dei -venti sono indicale con una virgoli w 5 F AS 1 MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE acqua' I della e ridono a 0° in gradì di Jìé iitmttr ESTREME PIOVUTA LUNA GIORGI ORE 7. ons i. fl. in 24 ore Giucco 7. antim. 1. pom. 9. pam. Massima Mìnima Millimetri " 1 -2G,89 725,99 726,56 13,5 15.5 12,0 16,8 9,8 14,68 ti ! 2 728,02 728.05 729.51 11,8 15 5 12,3 168 9,3 0,22 ' 5 729,91 729,75 750,05 14,2 18,7 1 5,0 19,8 9,8 ti 4 730,23 729.70 728,24 15,0 18,3 15,2 19,5 11,3 I 3 3 727, 3i 726,64 728,17 13,4 19,0 12,0 19,8 11,8 12,22 II 6 728,84 728,73 729,83 9,2 14,8 12,1 10 2 11,9 ! II 1 732,28 732,33 732,94 12,0 17,0 14,4 18,0 10,3 »i n 8 734. 96 734,74 734,63 14,9 19,0 15,8 20,3 10,0 ; 9 733,58 735,26 734,79 10,7 20,6 18,2 22,6 13,0 ' 10 734,25 734,41 734,12 14,8 12.5 14,0 18,8 12,3 0,47 •i 0 li 735,04 735,16 730,03 14.4 20,0 17,0 21,0 12,2 3,55 l 12 737,16 737,38 735,90 18,0 19,4 17,0 20 9 14,0 13 735.88 734,97 733,96 19,4 21,7 18,2 23.1 10,1 14 733,99 733,45 733,19 19,7 22 9 20,1 24,0 13,5 I 15 -34,46 734.98 733,79 19,2 23,0 19,5 24,4 14.9 t 10 737,49 737,74 737,14 20,1 23,0 19,8 23,0 15,6 ( 17 737.40 735,85 735,47 21,3 23,0 20,8 26,5 16,4 1 18 735,03 734,43 734,44 22,0 25,0 20,1 26,1 17,7 fi 19 735,18 735,22 734,97 21,3 24,1 19,9 25,S 17,4 20 734,88 734,35 733,70 20,1 23,8 20,0 25,2 17,1 i, 21 733.05 731,93 730,8] 20,5 23,8 19,6 25,8 14,6 22 730,01 729,16 729,51 19,1 24,7 21,0 25,7 17,0 23 730,49 730,67 732,05 21,4 24,0 18,4 23,9 10,9 . 24 753,76 733.14 727,14 20,4 23.4 19,0 24,8 13,8 25 733,07 732,06 732,01 21,0 23,4 19,9 24,3 17,0 ; 26 731,46 630,74 729,48 209 24.5 21,0 26,1 17,0 l 2 27 729,60 729,75 730,06 21,3 245 18.5 25,4 17,7 28 730,51 729,21 728,17 19,0 22,5 17.0 23,1 15,0 il ; 29 727,41 726,70 726.57 18,3 18,4 14.9 19.4 14,3 50 727,68 727,97 729,47 17,0 19,0 14,1 19,9 13,0 3/jìo/f 732,39 732,04 731,83 17,7 20,9 17,2 22,38 14,16 30,92 !1 { Baeometro . . . . . . 732,09 \ Termometrogbaf 0 . . . . . . ■18,27 Resiti imi SL-ilii del Mese . . . S IGROMETP'* - - . . . 68.93 1 ] Vemi . r Stato dl NO Sereno t r.ivrn DELL' ACCADEMIA / X85 kT I A T U R E fui fulmini p grandine l ....... libero n KUi'olo JS' nebbia P ■ PP 1 ■ . nei'e all'orizzonte pioggia pioggia dirolla quasi r . R. s . ragnalo rosso sereno sereno bello sereno bellissimo sp V . tv r. spezzato venticello vento vento burrascoso vapori rovesciata (') anteposta al nome del vento cui spettano 1 JCROMETHO V ENTI STATOUELCIELO | ons ons OHE Al levare Al tramonto 7. 1. 9. 7. 1. ». 7. 1. 9. del .Sole del Sole 85 76 90 NE 0 SO sereno A'. sereno n. sereno n. U2 79 85 INO ONO 0 <■./. q. sereno sereno bello 72 70 70 0 SO SO sereno bello ' id. sereno 83 65 70 SE'S s s sereno u id. s. nuvolo H 83 73 88 S£ so NO n. serbino sereno n. sereno 1 «7 77 84 E NO NO sereno e K. piogtji'i vv. sereno n. H 90 70 79 NNO NNO NO s, nueoto q. sereno sereno P «5 66 68 OMO E NO tereno bello sereno id. 1 74 63 63 OSO SSE ONO ÙL id. sereno e. II 73 83 89 E NNO NO n sereno pioggia sereno n. 90 65 72 NO'N E NE id. sereno n. sereno 07 58 CO E NE E^E sereno sereno id G3 59 62 ENE £ ONO id. id. sereno e. 70 63 62 ENE OSO 0 id. id. sereno e. 09 61 63 SSE s SO id. xd. sereno 68 62 66 sso OSO NO id. id. id. 06 60 67 ONO OSO NO id. id. id. C6 00 65 OMO ONO NO id. id. id. 07 CI 59 ONO NNO ONO id. sereno bello id. 03 58 67 NO NO NO id. id. sereno v. 64 58 60 NO N NO sereno e. sereno d. e. sereno ev. «2 58 60 ENE SO S sereno sereno e. sereno e. 62 62 82 SE so SO id. sereno v. sereno v. 81 62 65 E 0 0 id. sereno sereno 68 59 65 SO 0 0 id. senno v. id. 70 52,5 53 SE 0 0 id. sereno n. sereno d. 07 58 58 NNE 0 NO id. s. n. vento sereno V. 70 60 74 N 0 NO sereno fosco id. nuvolo vv. II 68 66 70 0 0 0 sereno n. sereno sereno n. 0 74 62 72 s oso ONO sereno d. q. sereno sereno 1 73,20 64,01 69,60 1 FeSOMENI STRAORnilVARlI Nel giorno 27 di ìlle ore ^\■ 12' della sera, alte ore 6 della manina, si /ecero sentire cir- ca a venti 2 ^crremo ti della forza sotto la med ia. 1 Tomo X. 20 ^S6 ATTI ANNO 1839 FASI LUNARI A B B. R E Luna /iHOi'd Primo quarto luna piena Ultimo quarto atto. eh ...... chiaro chh chiarissimo- d . . , , , . denso f ..... . fosco F fasce: Le quarte dei venti sono indicate con una virgola-. a ..... . ar ,_ aria b . , basso B burrasca e calma F A,SI MESE B h. ROME T R 0. TEMPERATURA ESTERNA. TEMPERATURE ACQUA detta e ridotto a 0° in y;Yl di di Béoumur ESTREME PIOVUTA LUNA GIORNI 7. antim. ORE OlxE in 24 ore L[:r.LII>. >. pam. 9. pom. 7. '■• 1 y. itassima Minima Millimetri 1 730.33 720,85 751,28 10,0. 19,7 13.6 20 4: 11,7 S,55. ì 73239 731,71 751,51 14,0 17,0 15,1, 17,9 11,4 0,33 5 731,27 7d0.01 729,03 10,3 18,6 16,0 20.3 11,9 3 4 728,04 728,.07 728,33 W,0 13,2 11,8 15,9 IM 5 729.61 7,"0,«4 753,03 11,1 15,0 13,9 15.7 9,2 S,44v 0 734 83 734,19 754,52 15,9. 19,5 16,0 20,9 10,3 7 735 41 755.02 754i48 17,5 21,0 17,0 22,5 13,0 8 734 44 753,55 7,52,87 19.0 23,1 18.7 25,0 14 3 9 732,06 734,12 731,30 19,0 22,0 16,9 22,9 15,0 0. 10 731.96 752,08 732,65 17,4 20,4 17,0 22.9 13,8 11 734,31 753,75 735,39 20.0 25,2 18,9 24,9 13,4 12 734,50 733,9.4 734,29 20,1 25. 0 18,4 24,2 16,1 13 733,27 754,71 734,47 90,9 25,1 19,5 24,0 16,0 Ì4 7.^4,55 734,18 734,12 20.0 24,6 20,5 26,2 17,0 15 733.96 733,39 735,89 20,5 24,4 20,0 28,0 18,3 Ifi 754,52 75^,16 754,16 25 3 20,8 22,5 27,9 1S,1 17 734,95 734,46 734,01 21.5 26,0 22,4 27,9 18.1 1- 18 754,07 753,54 732, ^4 21,0 26,8 23,0 28,0 18,8 19 751.17 731,19 750,75 21,2 27,0 22,8, 28,7 19,3 ^0 731,09 730,78 750,23 22,0 25,6 22,2 27,5 19.2 ai 751.02 731,52 751,89 21.7 24,3 2.1,0 25,8 18,1 22 7.'5'J,54 752^95 7,33,28 21.8 22,9 18.9 24,5 18,2 23 733 80 732,93 732.0.S 18,0 25,0 19,8 23,5 14.2 24 753,87 753 18 733,04 20,8 24.5 21.2 20,7 15,5 j.,', 752.95 73J,69 731,21 22-4 26,1 22.5 27,S 19,1 2 ^'i 731,1.) 750,39 730.85 19,0 24,8 21,0 23,2 18,0 37 751.33 730,88 731,25 19,4 22,8 19,4 24,8 17,2 2-8 751,71 731,00 751,53 20,0 24,0 19.5 20,0 17,0 20 732,14 732,03 752,39 20,9. 21,2 17,6 22,8 17,5 3*> 732,3o 751,22 730,24 18,8 22,3 19,1- . 24 9 13,5 31 730,47 750,31 750,16 18,0 25,0 18,5 24,9 15,2 V Mtdif 732,65 732,21, 732,23 19,7 22,3 18,8 24,17 13,6 8,33- ( Bakomete 1 Tep.mome ... 732 36 66 ! rp.nr.R afc ) . . . . ... 19 Resultali Medii del 1 Mese . . . . . , 67.16 ... NO DO ' St,4TO del Cielo . . . Soie l DE L L' ACCADEMIA aSt I A T U R E ru/ fiilmitii £f fraudine l libero fi nui-olo N nebbia nei' o . P • PP <1 ■ zon le . nei'.i . att'oriz • piyssi"' . piogi^ia {li/olla . quasi r ■ R. s . ragliato rosso sereno sereno bello sereno bellissimo V vvv V. spezzalo venlicello vento . vento burrascoso' , vapori rovesciata (') anteposta al nome del vento cui spellano IGROMETRO ORE 1. 75 83 83 82 95 7C 71 G5. r.!) 82 7 1 Gó 01 59 GO 71 09 or, 01 70 OC 09 08 71 80 70 80 8 7 2,70 03 71 07 78 74,3 04 57 53 59 03 57 59 59 51 58 55 54 53j3 55' 55 03 59 57 57 55 02 00 03 00 01 02 00,30 77 70 70 78 70 00 05,5 30 75 75 CO CO 53 58 70 C3 34 53 03 GO 05,3 CI 59 08 CO 74 07 71 71 03 01 VENTI STATO DEL CIELO O SSO ti ENE ^.^o ^N0 ENE SE O E NO S ONO NO NNO NO NE E'SE ONO ■SSO NNE NNO NO NE SE SSO NO SSE NNO NO SSO NO'N NO N 0 SO E NO NE NNE NO NO NNO ONO SSO NNO SO 0 NO NO NO NO NO NO N • NO NE NO SE'S NO SO NO SSO 0 S 0 SO ONO N ONO 0 ONO 0 NO 0 ONO ENE ONO SO ONO SO SO NO 0 N N 0 ONO SE NO U ONO ORP xrreno atreno- n. sereno q. sereno nuvolo Sereno bello sereno- sereno bffilo sereno n. q- sereno sereno id. id. id. sereno N. sereno e. sereno sereno d. sereno id. id. id. id. id. id. sereno n. sereno id. sereno sereno id. d. sereno n. pioijgiu sereno n. nuvolo ve. s. n. vento sereno n. sereno id: q s. vv. sereno id. id. id. id: id. id. id. sereno n. sereno id. sereno v. sereno vv. sereno s. 11. air O. id: sereno sereno bello sereno sereno ve. sereno n. sereno n. O. vento sereno s. n. air 0. nuvolo vv. sereno s&reno v. id. s. ti all' O. sereno v. sereno vv- ss. V. sereno v. sereno id. s. n. all' O. sereno sereno n. id. sereno e. sereno id: sereno v. sereno vv. sereno v. sereno sereno n. sereno sereno e. sereno ». sereno id. Al Levare del Sole Al framonfo- del Sole FznoMENi Stbaordikabu Nel giorno 12 alle ore 4 pomeridiane si fece sentire un Terremoto per ondulazione e sus- sulto sotto la forza media. ^88 ANNO 1839 ATTI A B B R FASI LUNARI 0 Luna niiOi'a Primo (juarlo Luna piena Ullinto renarlo a .,,,.. . allo eh , . , . . chiaro ar ,.,.-., aria elth chiarissimo b basso d denso B - biwrasea f fosco e calma F fasce Le quarte dei venti sono indicale con una virgolai ÌFAS I della IL UN A MESE GIORNI Agosto BAROMETRO ridotto a 0" OltE 7, aniim. 1. pom. 9. pom. TEMPERATURA ESTERNA in gradi di fìéaumur ORE 7. 1. TEMPERATURE ESTREME Mattima Minima ACQUA PIOVUTA in 24 ore JUSllimetri 10 li 1-2 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 34 25 26 27 28 29 50 31 729,67 731 ,85 733.48 734.54 728,22 725,57 727,30 7i>S,58 7"0.ii 73U.30 73G,^1 733 £fl 731,30 731,21 731.83 730,93 731,99 732,1)2 731,87 738,91 726,62 732,28 734 25 733,00 730,14 735,63 732,12 726,48 723,70 730 94 733,26 729,32 732,32 732.47 729,81 7. '3 ,9 4 726,03 727,55 727,50 731,14 736-54 736,08 732,75 751,10 750,98 751,87 730,92 731,20 732,36 730,81 728,11 727,35 752.09 755,91 755,03 730,02 033,02 730,74 724.92 736,93 732,59 732,48 MrDiE 731,37 751,04 Rcsutiali Midii del Mese 729,93 733,01 732,11 729,16 726,59 726,88 728,28 726,88 733,00 736,30 735,19 731,80 730,94 751,19 731,84 750,98 731,85 732,69 750,47 728.51 729,88 752,88 734,21 735,02 735,37 753,96 728,79 725,83 728.71 733,43 732,18 18,4 20,3 19,2 20,3 20,8 18,0 18,9 18,2 18,0 17.9 17,9 17,2 18,8 18,9 16,6 19,3 19,9 19,9 18,7 18,2 14,0 15,2 14,4 14,5 15,5 16,2 14,9 15,2 11,9 12,0 13,1 23,0 23,0 22,3 22.8 25,2 19,0 21,6 17,9 20,0 20,7 21,8 21,8 22,2 21,5 25,0 24,1 24.5 22,8 22,4 20,7 14,2 10,9 18,6 19,0 19,9 20,3 19,1 19,8 14,0 13,2 10,4 19,2 19,1 19 8 20,0 18,9 17,0 19,3 18,3 18,0 18,0 18,0 18.4 19,8 19,5 20.4 21,4 21,1 18,0 17,6 16,8 11,6 15,3 15,9 16,3 16,9 17,7 17Ji 12,0 11,2 15,5 14,5 24,9 24.1 25,9 23,7 24,9 20,1 22,0 24,2 21 2 21 ',9 23,0 23 0 24 6 23,1 24,0 24 8 25,9 23,8 22,8 21,0 16,7 18,0 19,6 19,9 20,8 21,9 19.9 19,9 14,0 15,2 17,8 16,1 15,7 15,8 16,8 16 2 16,0 16,0 15,5 14,6 14,1 14,2 14,1 15,3 14,7 15,2 16,2 17,2 16,2 15,7 15,9 10,3 9,3 10,7 11,8 12,2 12,8 13.0 U,3 10,2 10,0 10,6 1,21 17,1 20,3 17,4 21,5 13,9 Barometro . 731,24 Termometrogeafo 15,05 Igrometro 72,27 Vesti NO Stato dei Cielo Scicdo 0,35 0,22 16,66 1,55 8,00 10.11 4,77 41,86 DELL' ACCADEMIA 189 MATURE f-ul . . - • . . fulmini nev . . . neve r . . . ragnalo sp . . sprizato g ....... . grandine 0 . . . . all' orizzonte R . . . rosso i* . . . venticello l ....... libero p . . . . pioggia » . . . sereno l'I' . . vento n niti*olo PP • • • pioggia quasi dirolla ss. . . sereno bello wv . . V'tito burrascoso .V nebbia sss . . sereno bellissimo y . . . vapori roiC«ciata (' ) anteposta al nome del vento cui spettano IGROMETRO V £ N T I STATO DEL CIELO ORE ont ■ODE ÀI levare Al tramonto 1 del Sole '■ 1. 0. 7. 1. 9. 7. 1. 9. del Sole 77,3 60 63 0 0 NO s. nebbioni s. n. vento sereno Vv. 74 37 59 PTE NE SE siUtio iereno vV. sereno V. 1 C3 5-7,3 00 ESE E SE id. sereno n. sereno 1 1)2 57,3 02 SE NE NE id. sereno n. v. id. C8 60 77 «0 NO NO id. sereno n. s. n. ull'O. 76 76 84 N NNE NE sereno n. niiiolo sereno n. 78 67 80 E NE SO iti. sereno ». sereno 86,3 86 87 SE NNO SO id. piorjgia s. n. all'O. 83 62 65 ENE E NE sereno sereno n. sereno 71 57 69 ESE NNE NO id. sereno sereno v. 73 39 03 ONO 0^0 ONO id. id. sereno 78 69 72 0^0 SSO NO id. sereno n. sereno v. 78 62 73 NO SO ONO id. id. s. n.airO. CO 63 66 0 ONO SO sereno n. sereno sereno 90 07 01 SE OSO SO nebina id. id. 66 67 77 ESE S SO sereno sereno n. id. 85 64 73 S s SO s. nebbioni id. id. 83 71 68 SO OSO NO sereno id. sereno v. 80 54 65 0 0 NO id. sereno sereno 70 60 78 E>E ONO 0 id. sereno v. id. «« 74 71 N NNO N nttiolo s n. vento sereno n. 76 03 66 S SE 0 sereno bello sereno sereno 75 61 66 0 SSE 0 sereno sereno n. id. 74 60 66 0 OSO NO id. sereno sereno v. 75 61 69 NO N NO id. id. id. 77 63 74 NNE SO ONO id. id. sereno 72,5 73 81 0 so SO sereno n. sereno n. sereno n. 90 76,5 93 s SSE NO nucoto q. sereno piogt/ia 84 83 94 SE SE SE q. sereno nuvolo vv. sereno n- 90 83 85 SO ONO NO sereno n. sereno n. sereno 89 78 84 0*0 OSO SO sereno q. sereno id. 77,78 00,M 72,74 Fexomehi StR.\0UD15ABI1 To.Ho X. 27 IQO ATTI ANNO 1839 A B B K £ FASI LUNARI Luna nuova Ffima (juurla 'ì .... Luna piena i . . . . Ultimo (juarlo, h basso B burrasca e calma Le quarte dei allo eh Mara eh li chiarissimo d denso f f"SCO F fasce venti sono indicale con una i'irsola FASI MESE B A ROMEI ■ JL — • a R 0 TEMPERATURA esterna temperature ACQUA della e ridotto a 0° in gradi di Iléaumur ESTREME PIOVUTA LUNA GIORNI ORE 7. ORE 1. 9. in 24 ore Settevire 7. antim. 1. ijom. 9. pom. Massima Minima Millimetri 1 751,66 729,38 727,82 12,9 17.4 17,0 19,0 11.6 t» -25.62 724 66 724,03 16,6 19,0 17 1 19,2 14.0 5 723,30 724.87 728 02 12,5 12,9 12.0 16,8 11,1 11,35 i 730,89 73350 733 70 11,9 13,7 13,5 16,6 9,8 J 733,49 753.48 733 fio 13,1 16,8 140 17,5 10,2 0 734,12 734,29 735 55 13.1 18 1 13,5 19,9 11,1 0 7 734,29 734,35 734,87 14,5 19,1 17 1 20,0 12,8 8 756,»0 737,05 737,23 14,9 19,1 17,0 20,2 12.5 9 738,38 73S.17 737,35 160 21,0 19 0 22,0 13,1 10 737j34 736 73 736 37 18.2 21 3 18,0 22,8 13,8 11 733,81 735,03 733 09 17,0 21 3 20,2 22.7 15,0 12 732,66 730,97 729 39 17,9 21 5 18.3 22 2 15,7 ■13 729,3t 728 05 727.73 16,1 20,1 185 21,1 14,0 !i.ì 720,92 725,31 723 77 14,3 20 2 17.0 20,4 13,0 1.1 720,37 720,59 720 73 17,0 21 3 18,8 22.3 14,4 t 10 729,03 732,73 730,03 13,4 145 138 19,0 12.5 13,35 17 730,45 751,32 737,19 11,& 13,0 13,1 16,0 9,0 3,8» 18 733,15 752,47 732,17 129 10 0 13.1 10,4 10,1 19 731,35 730 87 732,00 15,0 17,0 14,9 17,3 11,8 3,77 20 734,12 73.?,r,0 734.07 13,1 17,2 14 3 17,2 11.8 0,U 21 733,98 731,57 730.48 12,9 l/,0 15,0 18,0 10,9 22 727,36 728,89 728.90 15.1 10,1 12,0 10,8 12,0 2 2'J 729,35 720.05 750.00 12,0 10,0 10.G 10,2 10,0 21 73t,10 752,22 752.22 12,3 10,0 13,3 10,8 10,5 25 734,00 753 43 735,59 12,2 17,1 15,1 17.2 10.0 2il 734,48 73309 753.31 12,1 10,8 14,9 17,7 11,0 27 733,75 733 34 752,70 12,2 17,1 16,0 17,9 10,8 28 730,90 728 05 720,01 11,7 15,0 12.1 13 6 10.2 5,53 5 20 724,86 724,00 721.47 11,8 11,9 10,9 12,1 10,1 8,35 30 723,36 720.70 729,30 10,1 12,4 11,5 13,2 9,2 18,22 Medie 731.31 731,22 731,17 13,8 17,2 13,3 18,3 11,8 68,52 / BARO^tETIlO . . . 1 Termometrogbafc . • . . . . . . . . . 73t,23 . . . <5,05 1 Resultati j Uese . . . l Igrometro . . . . . . 80,36 1 J Venti . . 9 . . > • • > . . . O 1 1 ( Staio de L Cielo . . . . . . . Sete DO DELL' ACCADEMIA I A T U R E / ul fu lini ni nev . . neve r . . . ragna/o ^nindine 0 . . . all'orizzonte R. . . ros.fo li/u-ro P • • • piogii"^ s . . . si-rcno n u volo PP ■ . pioggia dirolta ss . . . sereno beilo m'Olii ti q . . . quasi sss . . sereno bellissimo sp V . vv '9' spezzato venticello vento ■Ufjilo burrascoso vapori Vvesclala (') anteposta al nome del vento cui spellano IGROMETRO OIÌE 7. 1. 93 80 90 78 93 80 05,5 77 92 79 92 71 89 71 89 CO 78 02 70 02 76 03 63 02 79 70 89 70 78 70 93 92 94 73 90 78 89 79 92 74 87 75 90 CO 90 CO 89 76 90 08 81 CI 81 70 83 86 93 93 04 90 87,15 74,20 83 84 83 84 85 77 83 70 71 69 03 03 72 86 81 88 85 89 90 77 87 05 81 81 71 03 73 92 95 87 79,73 VENTI ORE STATO DEL CIELO OIÌE ESE SSE SSE SSE 0 o Ì*E OSO OSO SE N!\0 N SO E SE S'SO SSO s SE SSE SSE o SSE NNO ^o ENE ENE SE ESE S SE'S s OMO OSO ^o SSE o NNO f.NE E>E INE O O 0 S NJiO so SSE SO NE SO 0 0 0 PiO'N E SSE SE SE 0 s S NO 0 NO NO 0 NO NO ONO NE NON SO S SO NO'N NO NO 0 NO-N S ONO NO NO NO'N N SO SE NNE S nuvolo id. i(ì. q. sereno s.y.alfO. sereno sereno n. sereno Id. id. id. id. id. sereno n. q. sereno nuculo e. n. neOOiti id. id. sereno IV. sereno nueoto vv. sereno id. id. sereno IV. sereno sereno N. •pioggia id. nuvolo nuvolo vv. nuvolo q. sereno sereno n. sereno q. sereno sereno id. id. id. id. q. sereno id. s. n. vento nuvolo q. ». vento q. sereno s. n. vv. q. sereno s. ragne n. vv. s. id. sereno n. sereno id. pioggia id. nuvolo sereno vv. ». n. all' O. id. sereno n. sereno v. id. sereno sereno v. id. sereno sereno v. id. ». n. all' O. nuvolo vv. nuvolo q. sereno ». n. all' O. sereno n. nuvolo ». sereno sereno n. v. ». n. vv. sereno n. v. sereno v. id. sereno e. sereno n. nuvolo id. sereno n. Al Levare del Sole Al tramonto del Sole FeSOMENI STRAORDlRABIt Nel giorno 2-i alle ore 2 pomeridiane si fece sentire un Terremoto. ig-ì ATTI ANNO 1859 FASI LUNARI 0 . . . . Lii7ia iiuOi'ri i .... Primo t/uaN-o 2 . . . . Luna piena 3 . . , . Uiliniv ijuarùo \ A B B a allo ar , , .... aria b basso B burrasca e calma eh ..... chiaro chh . . . ^ , cìtiaritsin (l denso f fosco F fasce Le quarte dei venti sono indicate con una virgo y F AS I MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATCRA ESTERNA TEMPERATURE AC QTIaI della e ridotto a 0° t« gra di di Réaumur ESTREME PIOVUTA 1 LUNA C IO B N 1 ORE 7. OHE 1. 9. iti 24 ore ' Ottobre 7. aniim. 1. pom. 0. pom. Massima MiniTTia Millimetri / \ 732,23 732,73 733.20 10,2 14,0 13,S 14,7 8,1 0,11 2 734,03 733,84 733.17 11,2 15.0 15,1 10,1 9,8 ù 7-33,68 734.20 734,57 13,1 17.0 15,1 17,3 12.0 0,11 4 734,13 733,75 732.97 13,8 10,3 15,8 10,9 13,0 o 732,92 732,87 732,04 14,0 18,3 17,4 19,4 15,0 fi 733,24 732,88 733.02 10,0 19,3 17.0 20,2 14,8 0 7 734,24 734,56 734,44 14.0 18.5 17,9 19,9 14,0 8 735,03 735,23 733,03 14,4 18,5 17,8 19,0 13,4 9 734,38 733,08 734,00 13,1 173 17,1 18,4 12,0 ' 10 734 83 734,30 734,13 13,3 18,1 10,9 19,0 13,0 11 734,21 733,50 733,75 13,3 10,0 17,0 19,0 12.0 12 735,09 733,81 732,72 13,3 178 17.1 19,0 12,0 l-j 730,93 729,00 729,70 13,5 18,0 10,1 18,0 11,9 0,11 M 750,12 731,50 731,73 13,0 15,0 13,4 17,3 11,8 3,C« 1 15 732,10 731,01 731,71 13,4 16,1 14,0 16,0 12,0 1 2,66 10 731.73 731,73 731.71 11,9 143 13,0 14,5 10,5 6,55 1 17 732,04 732,07 732,12 11,0 14,2 13.0 14,8 9,5 0,11 18 733,14 733,07 732,32 10,5 13,0 13,0 13,7 9,5 19 731,44 731,03 731,39 11,1 15,0 15-6 15,0 10,0 20 731,74 732,39 732,83 11,8 15,3 13,9 15,8 11,0 21 733,12 732,60 751,99 10,4 14,0 13,3 14,0 9,0 2 22 732,07 731,39 731.17 10.2 14,1 12,3 14,0 9,3 23 731,02 731.03 731,89 0,9 14,0 13,3 14,2 9,0 24 732,29 732,23 732.72 10,0 13,3 11,3 18,7 9,2 1 25 732,35 730,40 751,90 10,2 11.0 10.8 11,0 9,3 1,22 20 730,14 029,12 728,38 8,9 11,0 »,3 11,0 7,9 e 3,33 27 729,90 731,03 731,72 6,5 9,8 8,0 9,7 5,4 6.11 28 730,00 730,04 728,39 0.9 8,3 7,9 8,1 5,1 8,88 0 29 720,47 720,21 723,41 0,3 9,7 8,0 9,1 5,3 11,11 30 720 07 727,22 728,05 5,0 5,0 3,2 8,0 2,8 17,77 31 732,78 731,05 731,73 A,ó 7,4 7,0 7,9 3,0 4,44 Medie 732,24 732,07 732,01 11,1 14,3 13,3 15,0 9,96 S 8,17 Resultati ihdii del Mese ( b-4rometeo 732,10 Termometrogb.\po 12,48 Igrometro « 87 , 1 0 Vemi E. SE Stato del Cieio Sereno DELL' ACCADE ^IIA 193 I A T U R E iti fulmini nev . . . nci'P r . . . menato sp . . spezz/Uo fc . , . • • • • grandine libero o P . . . . all' orizzonte . . . . pioggia R . . . rosso s . . . sereno \' . . . venticello vv . . vento }....... )(■•.•■> nin'olo nebbia PP 1 ■ • • /""SS"» . . . . quasi dirotta i.5. . . sereno bello sss . . sereno bellissimo ri'K . . vento burrascoso V . . . vapori V •ovcsciata (') anleposla al nome del vento 1 cui spettano 1" IGROMETRO V ENTI STATO DEL CIELO ORE ORE ORE 9. 7. ^^ Al levare del Soie Al tramonto del Sole 7. 1. 1. U. 7. 1.. 9. 05 74 75 OSO SSE SE s. ragne sereno s ragne 89 80 81 E SE SSO ili. s. rayne sereno n. 86 83 90 SE SE S sereno n. sereno n. id. 88 90 E SE SSO ìtìieolo id. nuvolo l>2 85 82 E SE SSE NO q. sereno q. sereno sereno n. 83 73 81 E E NO sereno n. id. nuvolo 91 78 78 N SO'O 0 s. rayue sereno sereno e. 93 77 81 SE SO NO sereno s. rat/ne sereno 9G 84 85 NO SSE SSO jV. fotta sereno id. 93 79 80 SSE E SO q. sereno s. ragne s. ragne 91 75 85 ESE ESE 0 sereno v. sereno sereno 93 84 86 SE SSE 0 sereno id. id. 98 74 79 SSO SES 0 A', lolla id. id. 92 85 93 SE ESE ESE mi volo nuvolo nuvolo 95 84 91 E ESE SSO pioij(jiii q. sereno nuvolo p. 97 87 83 ESE ESE SE sereno n. id. sereno n. 94 83 85 S NNO N q. sereno id. s. n. alto. 95 90 95 ONO SE E sereno Di. nuvolo nuvolo s. 91 «0 86 SE ENE NE sereno n. s. n. V. nuvolo 90 73 76 ENE Ei\E N sereno sereno sereno 88,5 80 79 NNO NO N id. sereno ri. nuvolo 88 75 78 KNO ESE tSE sereno n. s. n. V. s. nuvolo 80 78 85 ENE E SO sereno sereno n. id. 95 90 87 S SSE 0 sereno n. id. n. sereno 93 «2 95 NO SO so nuvolo pioggia nuvolo «5 88 94 E E so pioijgia nuvolo id. 94 82 80 NO ONO E sereno n. q. sereno sereno 91 94 97 E-SE SE ENE nuvolo pioggia e. pioggia 96 92 96 NNO E so id. nuvolo id. 96 90,5 96 OSO NNO NE sereno pioggia id. 96 95 94 £ SE ESE id. q. sereno sereno n. 92,24 83,17 85,9 Fe «OMEXI STR^nI .D\y.KR\l Tomo X. 28 194 ANiyo 1859 ATTI FASI LUNARI Luna niiOi'n. Primo quarto luna piena Ul tinto rj li arto alto ar aria b basso B burrasca e calma ABBUI eh chiaro chh . d . f ■ ■ F. , chiarissimo' . denso . fosco .fasce Le quarte dei venti sono indicate con una virgola FASI MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA ■ — :—, TEMPERATURE ACQUA delta e ridotto » 0° in gra di di Rèaumur ESTREME PIOVUTA LU ^ A GIORNI ORE OHE in 24 ore IVorB.VBRF 7. antim. 1. pom. 9. pom. 7. 1- 9. .Massima Jjinimo Millimetri 1 730,02 729,81 730,08 7,8 11.0 10,9 12,1 6,2 1,11 2 731.65 751 ,33 731,15 11.0 14,0 12,6 13,7 10,1 3 731,01 750,83 750 11 120 14,6 14,5 14,6 10,5 0,44 4 730,75 730,56 729 62 11.2 12,8 12,3 14,0 10,3 1,00 5 726,98 725,96 723,06 11 0 12.1 11,4 14,9 10,2 10,88 0 6 724 09 724,21 724.17 9,9 11,0 10,4 11,0 9,0 2,77 7 724.35 724,59 724,96 8,0 11,6 10,1 11,7 7,1 0,11 8 726,65 726,50 728.60 7,0 10,1 8,2 11.0 6,0 9 730,12 730,03 729,31 56 9,4 8,5 9,4 4.7 10 730,82 730,87 73001 63 9,0 9,0 9,0 5,1 11 723,76 724,16 722,44 9 0 11,5 12,1 12,8 8,0 S.77 12 721,11 719,81 719 23 8,2 8.5 8,0 11,7 7,0 88,88 13 719,34 717,34 718,20 9,0 lO.O 8.2 10,8 6,9 3,66 1 14 722,71 722,03 727,88 8.0 ll.O 10,0 11,0 6,8 1,88 15 750,35 730,40 731,97 8,5 10,0 9,9 113 7.5 IG 732,23 731,65 732,38 7,3 10,5 9.2 10,3 6,1 17 732,59 732,73 733,83 6,4 9,5 9,0 10,0 3,0 18 736,36 730.25 736.58 7,4 11,0 io,o 11,1 6.2 19 754,78 733,60 731.99 7.0 10,5 9,9 10,8 6,5 ) 20 726,85 724,35 723,41 8,0 8,9 8,5 9,3 7,1 3,33 2 21 723G1 722,44 719,94 8,9 8,5 7,2 8,5 6,0 0,11 Oi) 713,97 714,95 713,43 6,0 7,6 6,3 7,8 4,8 4,44 23 713,28 718,22 719,28 6,3 6,2 0,0 6,0 5,0 6,00 24 725,16 720,84 728,97 6,9 9,4 7,5 9,6 5,1 1,.33 2j 730,03 730,10 730,55 4,8 7,8 7,0 7,7 3.3 2i) 751,06 728.88 726,82 5,0 7,9 7,8 7,7 4,0 3 ■27 720,37 720,31 721.29 8,0 10,1 8,0 9,9 0,0 9,88 28 727,00 729,26 729,99 8,0 10,0 8,1 10.1 6,2 17,77 29 750,80 729 80 726.24 8,2 10,1 8,2 10,5 6.3 4.44 30 725,14 721,84 722,06 8.6 8,6 7,2 11,0 6,5 6,66 Medie 727,04 726,35 726,66 7,9 10,1 9,2 10,03 6,65 170,46 f Ii\ROMETR o . . . . . . 726,67 ] Termomei ROGBAFO . • • * . . . 8,65 Resultali i ^ledii del 1 ^ese . . . < loRn.METR ... 90, 19 iO. ESE. . . . E. P i \ Stato dei - Cielo . . . Nuvo lo ! DELL' ACCADEMIA i(j5 I A T U R E il/ fulmini \ grandine libero nitvo/o V nebbia Oycsciala (') anteposta al nome del vento cui spettano nei> . . neve r . . ragnato 0 . . . all'orizzonte R. . rosso P ■ ■ • pi<>m"^ s . . sereno VP • . pio^^ia dirotta ss. . sereno bello q . . , quasi sss . sereno bellissimo sp v'vn> spezzato venticello vento vento burrascose vapori IGROMETRO V E N T I S T A T ODELCIELO 1 OBI 7 ORE ORE 7. Al Levare del Sole Al tramonto del Sole 7. 1. 9. 1. 9. 7. 1. 9. 96 96 96 E ESE SE pioijijia K. sereno pioggia 96 93 94 E S SE sereno n. q. sereno nuvolo vv- 92 86 84 S S S q. sereno sereno n. sereno n. 86 87 91 E ESE SE ili. nuvolo nuvolo 94 92 96 SE ESE SE lunolo pioggia pioggia 97 94 95 SO SSE S nebbia id. nuvolo 97,5 ao 90 INNO N ONO sereno q. sereno sereno n. 94 SI 78 NO NO NNE q. sereno sereno n. sereno 85 79 83 NE'N ESE SE sereno bello sereno id. 94 91 91 ENE I ESE sereno n. q. sereno nuvolo 94 92 94 E e SO id. nuvolo pioggia 97 97 96 E t «E ENE piO'J'jia pioggia nuvolo 91 88 93 ESE ENE B nuvolo nuvolo sereno ti- 91 77 80 NIME NE NE pioggia ». n. vento sereno bello 86 77 81 N E NE sereno sereno sereno 92 86 87 NNE ESE E iJ. id. id. 94 90 89 E ENE NO Ut. id. sereno v. 89 80 83 NE ESE ESE ili. id. serene e. 93 92 92 ESE NO NO s. ragne sereno n. sereno n. 93 94 96 NE ESE NE pioggia pioggia nuvolo 94 80 82 NO E NE nuvolo nuvolo vv. id. 95 88 85 N NO NO pioggia q. sereno id. 93 96 95,5 NNO NNO NO nuvolo pioggia sereno n. 95 89 82 NO ESS NE q- sereno sereno n. sereno 92 87 90 NO NO No sereno id. id. 95 92 95 ESE SE E id. s. n. vento nuvolo 95 84 93 SE OSO SSE nuvolo sereno n. pioggia 95 87 94 S S S sereno n. s. n. vento nuvolo 95 87 92 SE SSO S nuvolo q. sereno pioggia 87 93 97 E E'SE ESE pioggia nuvolo nuvolo 08,65 88,1 89,81 • Fek OMEni Stkaob DIKABII ìgG ATTI ANNO 1859 FASI LUNARI Luna niin^'a Primo ijuarto . . Luna piena . . Ulliniu quarto allo ar aria h baiso B burrasca e calma eh chiaro chh chiarissimo d denso f fosco j7 fasce Le quarte dei venti sono indicate con una virgola FAS 1 MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA della e ridotto a 0' in gra di di Réaumur ESTREME PIOVUTA LUNA GIORNI 7. antiin. ORE 7. ORE 1. 9. in, 24 ore DECEMbPE 1. poni. 9. poni. Massima Minima Millimetri 1 723.90 724,37 725,19 0,9 9,0 7,1 8,6 6,0 5,11 2 717,73 717.80 719,54 0,0 7,0 0,2 7.2 5,0 1 3,53 5 722,48 724,83 727,55 4,0 ' ,' 0,2 7.5 5,0 0,11 A 729,90 729,31 727,78 4,0 6,4 6,1 6,9 3,0 5 724,00 723,08 722,18 5,9 0,1 6,3 0.2 4,8 19,77 0 C 720.38 723.30 720 50 0,8 0.8 03 6,5 5,0 7,11 7 730,00 750,53 730,01 S,l 8,7 ',0 8,3 4,0 0,11 . s 730,06 730,54 730,08 5,0 7,2 6,0 7,2 5,1 5.00 0 730,02 730,73 730.83 5,0 7,5 7,0 7,5 3,5 0,33 10 729.04 728,70 729,84 6,0 7,4 7,1 6,8 5.2 18,00 11 730,71 730,23 730,29 6,3 9,0 ',' 8,5 5,5 12 730,08 729.00 727.92 0,9 9,4 8,2 9,0 6,0 0,33 1 13 723,25 722.89 724,40 8,2 9,3 7,1 9,2 5,8 5,55 14 724,87 723,97 724,30 6,0 7,5 7,0 8,0 5,0 8,06 13 727,28 729,04 730.40 5,5 8,3 7,4 8,4 4.3 0,33 10 727,93 723,80 722.72 6,5 9,1 9,1 9,0 5,6 0,11 ir 723,07 723,43 728,49 7,9 9,1 6,6 8,9 4,6 0,33 18 728,03 727.21 720,82 7,9 5,8 5,0 5,3 2,0 19 724,44 724,42 720,12 5,0 5,3 4,9 5,0 3,2 12,22 2 20 729,08 729,10 730,29 3,8 8,0 5,8 7,1 2,2 21 730,27 729,20 729.40 4,3 5,8 6,0 5,5 3,1 6,22 ■■i^ 730,94 731,50 732,24 0,4 7,1 7,3 7,0 5,1 4,22 23 734,38 734,85 735,91 5,0 7,0 6,5 7,0 4,1 0,33 24 736,74 730 «0 733,40 5,4 7,0 7,0 7,8 4,7 23 733,42 752.55 731,18 6,5 8,0 8,2 8,6 5.6 20 729,40 030,13 730,79 7,5 9.0 9,1 9,0 6.5 0,11 o 27 731,14 751,05 751,23 7,8 10,3 9,0 10,2 7,0 0,05 28 731,31 730,90 730,90 7,9 9,9 8,9 9,9 6,9 20 730,11 750,10 730.74 8,1 10,0 8,8 10,1 6,7 0,05 30 733,72 733,49 757.40 4,5 6,3 3,6 8.0 2,4 31 738,04 730,47 733,80 -0,2 3,8 2,8 3,2 -0,8 Mfdie 728,06 728.07 728,54 6,0 7,7 6,8 7,63 3,89 108,04 ( B^EOMETHO . . . . . . 728,62 Resultali Mzdii del Mese . . . \ Termometboge.^f a ... 5,27 . . . 92.60 j Vemi . ... E. no nuvolo r r.,PTn . . . Sere DELL' ACCADEMIA »97 I A T U R E ul fulmini grandine libero \ niH'olo V nebbia nei' 0 . P ■ f'P 1 ■ neve r . . r agnato sp . . spezzato all'orizzonte H. , roiso t' . > . venticello pioggia 3 . . sereno IV . . vento pioggia dirotta SS. . sereno belìo l'IV . . t',-nto burrascoso quasi sss . sereno bellissimo y. . . vapori lata (') anti posta al nome del vento cui spettano — " 1 IGROMETRO V E N T ' S T A T ODELCIELO n ORE ORE onE 7. 1. 9. Al levare del Sole Al tramonto del Sole 7. 1. 9. 7. 1. 9. 96 91 90 OSO SE SE'E sereno n. sereno n. n. pioggia 97 95 91 ESE 0 0 pioggia nuvolo pioggia 98 88 89 OSO N NO nuvolo sereno n. sereno n. 90,5 93 90 NNE E SE sereno n. id. nuvolo 97 94 91 SE ESE E pioggia vv. pioggia id. 96 90 93 NO NO ONO pioggia nuvolo sereno n. 95 92 80 ^0 ENE SE sereno n. sereno vv. id. 95 93 95 ESE E SE SE nuvolo sereno n. id. 9G 93 95 E SE ESE id. sereno nuvolo 95,5 97 90 E ESE ESE pioggia pioggia id. 96 96 90 E SE SSE sereno n. sereno sereno n. 97 93 93 SE SE S nuvolo sereno n. nuvolo 97 70 83 SO 0 SO pioggia sereno vv. sereno n. 91 89 93 SSE SSE SO 0 q. sereno sereno n. pioggia 96 91 92 E ONO ONO id. id. sereno »t. 95,3 90 96,3 SSO SSO SO id. nuvolo id. 97 70 74 OSO ESE E nebbia sereno v. sereno e. 88 85 84 E SE E sereno bello sereno n. v. sereno n. t*. 97 97 96 E ENE NE pioggia pioggia sereno n. 96 91 95 NO NO NO sereno sereno n. id. 96,5 90,3 96,3 ESE E E q. sereno pioggia pioggia 96 97 97 ESE E-SE E nuvolo n. piovoso piovoso 97 90,5 96 SSE SSE ESE nebbia folta nebbia folla sereno n. 96 90 90 SSE SSE S sereno .\. s. n. air 0. s.n. atro. 97 96 90 SE'S SE S'SO n. piovoso ti. piovoso sereno n. n 96,5 97 90 SO S E nuvolo nuvolo d. piovoso 96 90,5 90 SO S SSO s. n. nebbia '■ ragne s. e. ragne 97 90,3 90 SE SE SSO s. ragne id. s. r. calma 97 92 93 SSO ONO NO n. nebbia s. ragne v. ». ragne 78 75 02 E SE NE sereno bello sereno ti. sereno bello 86 82 78 E SSE SSE s. r. a Lev. s. ragne nuvoloso 93.0 91,24 91,36 ^^^^ Fei WMKSl StrAO HDUIABIi To.vo X. 29 igS ATTI ANNO 1840 FASI LUNARI 0 . . . . Luna nuova 1 . . . . Primo quarto. 2 . . . . I.UTìa piena 3 . , . . Ultimo quarto a al/o ar « aria b linssn B burrasca e calma A B Q R E eh ..... chiaro ehli chiarissimOt d denso f /"«co F fasce -i Le quarte dei vinti sono indicate con una v'ir FASI MESE B A R 0 M E T B O TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA 1, della e ridotto a 0° in gradi di Réaumur ESTREME PIOVUTA LUNA GIORNI ORE OHE in 24 ore GESSAja 7. antim. l. pom. 9. pom. 7. 1. 9. Massima Jlinima Millimetri 1 734,43 733,73 733.92 3,5 4,2 4,9 4,2 2,0 c> 732,50 751,94 732,02 5.0 7,0 0.0 0,3 3,8 3 732,40 732,14 732.38 3,1 6,9 5,8 6,2 4.1 0 4 730,57 729,71 728,14 5.1 6,9 6,7 6,4 4,4 !) 724.61 722.20 721.46 5.9 7,6 6>3 7,0 S,0 2,00 G 722,31 722.81 725.35 0,0 8,0 7,0 7,7 5,1 2 25 7 723,04 727,03 729.14 3,2 2,1 -0,6 3,3 -1,8 0,02 8 730,21 730 96 752,54 -5,0 -0,9 -2,1 3,3 -3,3 9 733.20 734,09 753,54 -3,0 1,0 0,7 1,5 -3,0 10 750.12 726.54 737.97 -0,0 3,1 2,2 5,5 0,2 0,15 ; 11 738.20 738,11 758,26 1,1 2,9 -0,5 2.9 -0,6 1 12 737,49 737,24 757,49 -0,5 2.0 -0,5 2,3 -1,8 13 737.00 737,02 759,04 -1,0 3,1 1,1 2,3 -1,3 14 738,42 737,79 757,78 -0,6 3,0 3,1 4,9 -0.6 15 737,70 758,03 738,09 --0,2 5,1 4,0 6,4 0,2 IG 757,25 733,28 753 55 0,4 4.2 4.0 3,8 0,3 17 731,42 729,09 728,81 2,0 5,0 4.6 5,9 2,0 3 18 730,34 752,81 734 68 3,1 6,1 5,9 6,9 2.0 0 33 19 738,20 758,54 758-12 3,9 0,9 6,1 8,1 o.o 0,17 20 730.24 734,31 751,41 5,5 8,4 5.4 8,8 4,4 21 737.02 730,92 755.25 5,1 0,5 7,6 8,7 0,6 0,05 II 22 734,13 734.72 734,38 0,5 10,0 8,6 10,8 6.3 II 23 733,03 753,44 753,86 0,5 0,9 8.8 10,8 6,2 0,16 24 730,01 735,68 734,97 4,0 7,3 7,0 9,8 4,8 0,01 23 733,68 723 80 725.74 5,1 ! 8,0 5,4 8,6 4,7 9,88 3 2iy 751,40 732 54 735,83 3,4 6,7 0.3 8,6 3,2 0,11. 27 723.49 724,32 725,15 4,9 8,8 6,8 9,5 4.7 28 751,24 733 58 755,71 4.6 8.0 70 9,0 4.1 29 731,00 730.03 729,69 4,2 9.1 9,0 11,1 4,1 30 731.33 732,02 734.02 6,0 6,3 7,6 11,0 0,0 31 734,43 753,23 731,29 4,3 8,3 7,8 9,2 4,5 0,03 Medie 733,03 732,36 752,06 5,1 5,2- 4,9 0,79 2,32 15,10 Resultati Meda deL Mese . . i3.4rometbo 732, g8 Teemometrogeafo 5,05 Igrometro 85,87 Vektj SSE. Stato del Cielo Scieno ragnato I A T L R E fulmini , Imbrandirle libero 1 mfit)/o (V nebbia DELL' ACCADEMIA ncv o . P ■ PP <ì ■ '99 ne\. ragne sereno nuvolo id. ragnato «7 82 79 E' SE em;. ENE nuvolo nuvolo vv. nuvolo vv. id. id. 81 72 73 I\E ENE N'NE sereno vv. s. r. vento sss. offuscato offuscato 71 58 02 Ei\E ENE E id. id. s. ragne vv. id. id. C2 5.J 57 INE E SE s. ragne id. sss. libero libero 64 C5 60 SE SSE IMO sereno bello sereno e. sereno r. v. id. id. C8 06 82 NO NO NO'N ss. nebbia id. ss V. l. N. bassa id. 82 84 87 ISO NE 0 s. r. atro. s. nuvoloso s. nuvoloso libero coperto 08 91 90 SES SSE SSE s. strisce O. piovoso pioggia l. iV. bassa id. 90 91 90 ESE ESE SE nuvolo s. nuvoloso s nuvoloso coperto offuscato 94 93 95 0 SSO SO n. nebbia nuvolo s. sereno n. v. caper. lY. b. coperto 97 93 93 sso s SE sereno n. sereno n nuvolo fosco ^'. b. offuscato 97 95 97 SSE SSE SO s. n. nebbia nuvolo d. nuvolo V. offuscato coperto 96 92 94 SSE NO NO i(l. sereno n. sereno r. coperto offuscato 97 90, 5 92 SSO NO ONO nebbia sereno r. sereno nebbia coperto 97 96 93 SSE SE SOO nebbia folla id. s. n.alt'O. id. ragnato 98 93 87 SSE SSE 0 nuvolo nuvolo vvv. q. s. vento coperto pioggia 89 79 91,3 ^^o SE SO sereno sereno r. nuvolo offuscato coperto 90 83 84 sso 0 NO nuvolo s. n. vv. sereno r. id. coperto y 94 66 77 NO OSO 0 sereno sereno T. id. lY. air E ragnato 90 89 88 sso so SO s. ragne s. n. vv. id. offuscato offuscato 98 90 90 SSE SE NNO s. r. nebbia sereno r. ss. n. E id. id. 97 92 94 ESE ESE s nebbia fotta id. nuvolo V. nebbia id. 88,G4 83,C 85,37 Feh OMEHl SXBAOR DUIARU 200 ATTI ANNO 18 40 FASI LUNARI A B B B El[ Luna nuo\,'a 1 2 Primo quarlo | 3 luna piena Ultimo quarto a alto ar aria b basso B burrasca e calma eli chiaro clih chiarissimo d denso f fosco F fasce Le quarte dei venti sono indicate con una virgola, 1 FAS I Jl E S E B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA della ' ridotto a 0' in gradi di Réaumur ESTREME PIOVUTA LUNA GIORNI OHE 7. ORE 1. 9. in 24 ore Feebo.ho 7. antim. 1. pom. 9. pom. Massima Minima Millimetri 1 729,87 730,72 730 50 7,0 9,3 0,4 10,0 3,7 18,88 2 730,28 729,13 728, 18 4,7 9,0 7,8 10,0 4,3 0.11 0 ò 733.23 720.00 719,70 7,0 7,1 5,8 0,9 5,2 3,88 4 -•20,50 718.03 710,24 5,2 0,9 5,2 8,9 3,8 20,33 S 713.09 715,93 710,39 4,0 5,0 4,7 8,2 5.7 2,22 C 719,41 722,22 724,97 2,9 0,5 4.9 8,0 2,3 0,22 7 728,33 728.08 729,20 2,0 7,5 5,0 8,0 2,0 0,13 8 720.00 725.00 723.90 2,1 0,9 0,0 7.3 2,1 9 72,T.38 720.00 728,39 2,9 7,1 5,9 7,6 2,4 1 10 732.10 733,03 735,59 5,1 0,8 3,9 7,8 2,2 U 735,18 735,02 735,92 2,9 0,1 4,8 7,7 2,3 1-2 730,3 ì 733,80 733,30 2,0 G.8 7,0 8.5 2,5 13 734,59 733,58 752,05 5,0 8,2 0,3 9,0 2,6 14 731.81 731,20 753,83 2,0 7,1 6,3 8,8 2,1 15 730,89 730,28 750,32 4,8 9 0 7,9 9,9 2,3 10 729,88 729.03 728,90 0,3 8,3 7,3 9,J 3,3 6,77 2 ir 728.80 727,80 720,93 4,3 8,2 7.2 8,9 7,2 0,11 18 720.54 73 4,23 724,57 5,4 8,3 6,3 9,0 3,1 19 725,32 723,34 720,58 3,0 5.0 5,0 9,1 2,6 20 728,51 729,29 728,09 0,3 2,8 1,1 5,2 0,2 0,00 21 728,83 728,33 728,90 -1,0 0,0 -0,1 0,8 -1,3 22 730,25 730,4 4 731,30 -3,3 0,0 -.'0.8 0,7 -3.7 23 733.08 734,04 735,10 -3,8 1,0 -0,2 1,8 -3,9 24 730,98 737,72 738.02 -1,5 0,9 -0,5 0,0 -2,0 o 25 739.09 759,59 739,70 -2,8 2,0 0,1 2,5 -3,1 2C 729,79 038.70 737.57 -1.9 1,0 0,2 1,8 -1,95 27 733,91 734,55 735,44 -2,1 0,9 -0,2 0,9 -2,3 28 732,94 732,37 752,28 -2,0 2,1 1,2 2.8 -2,2 29 751,02 730,80 730,20 0,0 5,9 2,3 4,6 -0,5 Medie 729,90 729,88 729,70 1,2 5,3 4,0 0,48 0,9 32,71 ( B.AROMET 1 Termome ... 729 ,84 ,69 TROGR-^F o . . . ... 3 •■ Resultali M;dii del Mese . . . < Igrometp 1 Venti . ... 79 ,84 no I-agnato . . . NE. . . . Scie DELL' ACCADEMIA 301 Ir I A T U R E ul N . . fulmini . grandine . libero . nui'olo . nebbia nev 0 . P ■ PP 1 ■ neve r . . r agnato sp . . spezzato all' orizzonte K. . rosso V . . . l'enlicello pioggia s . . sereno iV . . vento pioggia dirotta ss. . sereno bello i'iV . . vento burrascoso quasi sss . sereno bellissimo y. . . vapori 'ovesciata (' ) anteposta al nome del vento cui spettano IGROMETRO ORE 1. VENTI OltE 1 STATO DEL CIELO OBE 9. Al levare del Sole Al tramonto dei Sole 94 9« 72 95 90 90 90 82 80 83 74 80 77 87 92 95 97 91 81 80 79 77 78 73 81 86 81 81,34 91 83 84 94 91 74 03 74 80 68 72 68 76 83 83 93 83 81 07 70 75 70 05 7G 05 67 71 74 70 92 79 91 97 91 87 72 81 80 70 78 60 73 86 87 94 83 81 72 73 77 69 67 74 69 71 72 77 73 0 EiNE E S'SE 0 ENE NO SSO MO S\XO NE NNO NO NO OSO SSE NNE ESE E E NNO N NNO NE NO NNE NO NNO E 76,44 78,75 SE SE SE S SE E NE NO NE N NE ESE SSE SSE SSE SO'O N NO ENE ENE N N ESE NE E NE N N N SSE ESE SE SO SE NNO NNE NO NNO NE • NO NO NO OSO SO SO ESE NE E ENE ENE NE E NE NE NE NE NE NE /■ n all'o. s. r. V. sereno n. v. nuvolo V- sereno n. id. t. r. IV. sereno r. id. sereno v. sereno bello sereno IV. id. id. nin-oto pioggia sereno S. id. nuvolo vv. s. r. vv. nuvolo sereno r. sereno N. sereno n. s. r. nebbia s. strisce o. id. id. sereno n.^ sereno n. sereno r. v. pioggia vv. nuvolo vv. piovoso s. n. vento s. r. V. sereno n. s. n. V. sereno r. v. sereno n. sereno bello id. s. ragne sereno n. pioggia sereno r. s. r. vento s. n. vento nuvolo vv. neve sereno r. v. id. s. r. tento id. id. n. rotto s. r. vento id. sereno sereno n. pioggia id. ». stellato sereno r. sereno bello id. id. id. sereno r. sereno bello ss. V. sereno r. sereno n. nuvolo sss. sereno r. id. neve sereno r. sereno id. id. id. id. n. spezzate sereno e. sereno vv. coperto l. N. bassa offuscato coperto id. id. effuse. N,b. libero iV. b. offuscato id. V'i.pori offuscato libero iV. b. id. coperto pioggia nebbia nebbia b. coperto offuscalo coperto offuscato offusc. ìY. b. offuscato offusc. iV. 6. id. id. offuscato ragliato Feromeri Straohdinìibii offuscato coperto id. id. id. offuscato id. libero offuscalo lìbero offuscato libero l. aria rossa offuscato coperto pioggia l. uria rossa ragnato id. coperto vv. coperto offuscalo id. id. l. r. n. a E l. aria rossa offuscato id. offuscato vv. Tomo X. 50 I 503 ATTI ANNO 1810 A B B H £11 FASI L U N A R I a . . . . . . . afta ar . . . b . . . . B . . . e . . . . , . • arfa 0 . . . . Luna ntiOi'a . . Primo quarto 2 . . . . Luna piena ■i . . . . Uiùruo quarto . , . basso . . . burrasca . . . calma IcJi chiaro cìih chiarissimo d denso I / fisco \ F fasce Le quarte dei -venti sono indicate con una virgola FASI delta l U fi A MESE e C I 0 R N JJf/*flZO 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 IC 17 18 19 20 2t 22 25 24 25 21) 27 28 29 30 31 BAROMETRO ridotto a 0° OHE 7. antim. 1. pojìi 732,82 734,47 720,70 720,82 733,90 738,17 730,89 741,91 759,33 735,75 729,07 731,21 731,75 728,16 725,79 725,00 726.76 725,78 722,43 724.34 724,37 724,14 728,33 725,31 724,07 726.24 727,25 727,50 722,55 723,79 730,88 9. povi. 734,14 732,82 725,20 730,84 737,40 757.70 740.13 740,00 737,63 732.20 728,56 731,24 730,89 726,15 723,05 724,56 727,00 724,83 721,72 723,71 721,69 723.39 726,89 724,42 723,37 726,73 727,24 723,63 721,72 727,17 731,41 734,06 731,19 724,24 752,37 738,32 738,37 740,56 739,92 733,72 730,64 727,79 730,34 729,84 726,00 724.22 723,91 726,62 723,89 722,77 72.5,73 721,33 726.24 720,32 724.38 723,92 727,38 726,98 724,23 722,33 727,92 751,81 TEMPERATURA ESTERNA in gradi di Réaumur ORE 1. -1,5 -3.0 • 0,3 4,0 -0,8 -2,0 -0.6 -0,1 1,9 2,0 4,0 4,0 3,0 3,8 4,0 4,2 5,1 4,1 1,7 2,2 0,0 -0.9 -0,7 -1,7 -1,1 .0,8 0,2 1,S 3.2 12 4,0 -0,3 I.O 1,5 4,3 1.0 1,1 3,6 6,3 8.7 8.0 6,9 6,9 8,0 9,1 8,9 10,3 8.0 7,0 6,5 4,3 5,2 3,0 3,1 3.2 3,5 4,7 5,1 7,0 6,0 7.8 8,2 -2,1 0,1 3.1 2,0 -0,9 0,3 3,0 6,7 7,5 7,9 6,1 5,9 7,9 5,5 8,3 7,5 6,7 3,6 i,0 3,0 3,7 1,8 2,1 2.7 2,0 3,1 4,9 5.4 3,1 6,0 6,1 TEMPERATURE ESTREME Massima Minima -0,7 1.7 3,2 5,2 2,2 1,5 4,3 8,0 10,8 10,0 10.0 7,4 10,0 10,1 10.7 11,8 11,9 7,4 7,1 5,0 6,1 4.6 3,8 3,8 5,9 5,7 6,3 8,1 7,5 8.6 9,4 -2,4 -3,8 -1,0 2,0 -1,2 -3 0 _1,0 -1,0 1,3 1,8 1,8 3,4 2.2 2,5 3,8 4,1 4,0 4,0 0,8 1,8 -0.7 -0.9 -1,7 - 1,9 -2,0 -1,2 -1,0 0,3 1,5 0,5 2,9 ACQUA PIOVUTA in 24 ore MilU'nelri 5.53 0,22 0,05 2,22 0,11 Medie 729,34 728,90 728,77 1,7 5,1 3,0 6.17 0,67 8,15 Resultati Meda del Mese . Barometeo 729,00 Termometp.ogeafo 3, 42 Igrometro 69,57 Vemj EiNE Stato del Cielo Sereuo lagnato DELL ACCADEMIA 2Ò3 I A TURE ul . . . . . . fiiitnim nev . . . neve j r . . . ragnato sp . . spezzalo ' . . . . . . . grandine 0 . . . . all'oriz ionie . R . . . rosuo \f . . . ventieello • • • .... lihcro P . . . pioggia ■ s . * . sereno l'I' . . venlo , nìn'olo nebbia — ^>p q . . . quasi dirolla ss . . . sereno bello sss . . sereno bellissimo , l'iv . . velilo burrascoso v'. '. '. y . . . vapori Ovesciala (') anicposla al nome del muto cui spellano IGROMETRO V ENTI STATO DEL C I E L 0 OIÌE ORE ortE Al Levare del Sole ÀI tramonto del Sole 7. 1. 9. 7. t. 9. 7. 1. 9. c- 72 05 ^E ENK NE sereno vv. sereno vv. sereno belio libero vv. libero vento ■ io 09 71 «NO MIME N sereno v. s. r. vento nuvolo libero lY. b. offuscato 91 98 92 ISO ESE NO neve p. e neve id. neve pioggia 74 07 02 NE NE ENE nuvolo vv. sereno vv. sereno offuscato offuscato 54 47 53 ENE E NE sereno vv. id. sereno vv. lìbero l. chiariss. ;ìo 54 57 N NE ENE sereno v. s. r. vento sereno r. id. offuscato co 57 B6 IV NE ENE s. 1 Qfhe r. id. sereno e. libero N. b. 1. chiariss. C2 .•)2 47 ^o E ENE sereno hello sereno e. sereno libero y. libero C3 49 51 ^o NO NO s. rat/ lì e s. ragne id. libero A'. 6. offuscato 77 74 70 0 NO ONO s. r. A-, b. sereno n. sereno e. offuscalo id. •J7 tin 79 OKO ENE NE nuvolo S. 11. V. nuvolo coperto .V. b. coperto 81 07 72 FNE E ME s. n. V. id. sereno r. offuscato offuscato »ò 73 67 NO SSO 0 s. V. a E s. ragne sereno e. libero A', b. id. K4 00 86 bO 0 0 s. r. A'. 6. s. n. V. sereno r. offusc. A', b. coperto \)-2 77 75 oso OSO NO ■ nuvolo sereno r. sereno caperlo ÌS'.b. l. aria rossa i)7 76 77 NO SSO SE nebbia sereno n. sereno r. coperto coperto 89 78 90 ESE E SE nuvolo v. id. nuvolo id. id. 91 09 68 E^E NE NE sereno n. nu*'olo V. sereno r. id. id. 72 56 CO ESE ENE ENE s. poche T. s. n. vento sereno n. v. libero offuscalo 70 66 04 FNE ENE NE s. r. vento id. sereno offrscato id. 77 55 56 .N.\0 NE ENE sereno s. T. vento sereno r. libero .V. b. id. 77 02 51 .\i\0 N NNE sereno r. id. sereno offuscato id. 70 53 CO NO ^E ENE s. r. all' 0. id. sereno r. libero .\. b. coperto 65 57 05 NNO N 0 sereno sereno n. sereno libero offuscato 07 58 CI ENE NE E sereno n. s- n. vv. sereno r. offuscato id. 71 CO 05 NO NO SE s ragne s. nuvolo sereno id. id. 78 01 01 E E ONO id. id. sereno r. id. id. 78 OC 70 E SE SO sereno id id. libero id. 85 70 81 N N NO s. ragne nuvolo vv. tiuvolo id. id. 81 CO 00 NNO E ENE sereno iV. b. n. sereno sesctio r. libero IV. b. libero 75 70 03 ESE NNO ESE sereno sereno ». sereno id. id. 7C,C1 65,48 00,0 Fej OMENI StRAORDWARII i\ el giorno 7. f le ore ì al osserK'h fé ore 2 un molo neh pomeridiane. a colonna òaromelrica j che cenlinuò ad oscillare dal- JS 'el giorr .0 9./ X OS serv alo l' I gromctr 0 a 37» 2o4 ATTI ANNO 1840 A B B R ) FASI LUNARI Luna nuova Primo ijuarto Luna piena Ultimo quarto allo ar aria b basso B burrasca e calma eh chiaro clih chiarissimo d denso f fosco F fasce Le quarte dei venti sono indicale con una virgola F AS I MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA della e ridotto a 0" in gradi di Réaumur ESTREME PIOVUTA LUNA GIORNI ORE 7. ORE 1. 9. in 24 ore Aprile 7. antim. 1. pom. 9. pom. Massima Minima Millimetri 1 732,60 730,79 729,29 2,8 9,0 7,4 9.5 1,7 0.11 0 2 725,39 723,74 723,20 3,4 ■5,1 3,1 7.5 3,0 16,66 o 726,83 727.71 727,39 ■5,7 8,0 6,1 9,0 3,9 1,88 A 727,06 725.39 723,12 5,1 6,9 5,8 7,1 4,5 11,53 5 719,02 717,87 716,84 5,5 3,9 5,5 7,0 4,1 34,44 C 719.32 720,18 721,14 6,7 8,3 6.8 8,9 5,4 2,33 7 723,06 723.09 723,14 4.5 8,7 8,5 10,0 5,0 0,11 8 723,83 724,39 724,03 4.3 7,4 7,0 9,0 4,1 4,88 1 9 724,5] 724,93 725,44 3,0 8,0 6,3 8,6 4,3 7,04 10 728,14 728.78 729.40 3,2 8.6 6,4 9,1 4,1 2,53 11 731,34 731,33 731,12 6,0 9.7 8,0 10,8 4.9 0,22 12 729,56 728,12 726,39 7,1 9.9 8,9 10.8 5.0 15 721,80 721,77 722,89 7,9 9,0 7,1 9,4 7,0 1^ 723,87 727,46 729,24 7,1 11,2 9,8 12,2 6,3 0,35 13 730,77 729,83 728,72 8.2 11,9 9.9 15,1 6,1 2 10 730,01 729,82 730,58 8,5 12,1 9,0 12,8 6,0 1" 732,21 732,38 733,06 7,0 11,4 9.0 12,5 6,7 5,11 18 732,74 732,26 730,84 8,1 13,7 11,3 148 7,1 10 729,01 727,47 723,31 8,9 13,8 11,9 15.0 8,1 20 723,42 723,42 723,98 8,9 13,8 10,9 15,1 8,1 21 727,47 728,96 730,73 8,1 12,5 9,3 13.7 7,4 ■ 22 733,77 734,83 734,78 8,9 14,0 13.9 16,0 8,2 2,22 n 23 736,97 736,70 735,62 11,9 16,0 14,1 17,5 8,2 1 3 24 733,61 734,14 753,81 12,8 17,1 12.3 18.0 10,1 1 23 735,44 735,84 753,58 10,0 12.7 11,3 13.8 10,1 D 26 736,1 3 735,23 755.67 9,8 14,2 11,1 13.2 7,5 M 27 736,36 734,43 754,46 9,2 14.0 10,4 15,5 7,2 ■ 28 735,04 733,87 735,56 9,0 16.3 13,3 17,4 8,0 B 29 735,68 735,81 736,30 11,5 16.9 13.9 17.7 9,1 H 30 730,54 735,51 734,26 ■ 12,4 17,5 14,9 19,0 9,7 1 Medie 729,54 729,21 728,99 7fi 11,4 9,5 12,3 6,23 87,43 Resultali . Msdii del Mese . . . ( B.4ROMETR 1 Termome- < Igrometr J Vesti . V St.ato de ... 729 24 37 ,99 no ragnato rROGBAF( ^ ... 9 ... 72 ... E. T riiFrn . • . Sere DE LL' ACCADEMIA ao5 r I A T U R E fui . . .... fulmini nev . . . neve r . . . ragnato sp . . spezz alo ?::: grandine o . . . . all'orit zonte R . . . rosso V , . . Tfnficello li li ero P ■ • • pioggia s , . . sereno v\' . . vcrid n . . . nuvolo PP • • • pioggio' dirotta st . . . sereno belio ìh'v . , vailo burrascoso N. . . nebbia "7 . . . . quasi sss . . sereno utilissimo /''... vapori rovesciala (' ) anteposta al nome del vento cui spettano IGROMETRO V ENTI S T A T 0 DEL CIELO 1 ORE ORE ORE 1 1. 9. Al levare del Sole Al tramonto . del Sole 7. 1. 9. 7. 1. 0. 75 08 -1 ESE SE SO sereno n. STeno n. piogfjia libero coperto 93 97 90 E E NO pioggia pioggia id. pioggia pioggia \)4 83 87 SO NNO ONO n. nebbia nuvolo sereno r- nebbia coperto 97,5 94 93 E ESE SE nuvolo pioggia pioggia coperto .V. pioggia 94 97 99 SSO N'NO NO pioggia id. id. pioggia id. 80 63 61 HE E NE nuioto s. ragne vv. sereno coperto offuscato 70 04 00 SE SE'E SE s. ragne s. ragne v. riKjn'ito libero id. 82 81 85 E S ESE s. ragne v. pioggia niii'oto offuscato pioggia 90 83 85 E ESE SE pioggia sereno n. sereno n. vuperto id. i 94 83 80 ESE ESE ESE sereno n. nuvolo iil. offuscato .Y. coperto 1 ^^ 09 71 KE E ENE s. ragne sereno n. v. sereno bello offuscato offuscato 1 79 68 00 E E NE id. s. ». vento s. n. vv. libero id. 09 06 75 E NE N'NE nuvoto vv. nuvolo vv. nuvolo coperto vv. coperto 85 60 75 N'NO ENE ENE nuvolo V. sereno n. v. sereno pioggia id. 00 69 06 SE'E NE NO sereno s. rogne sereno r. l. y. bassa offuscato 81 05 75 MNE E NE s. ragne sereno r. v. id. fosco y. b. id. 1 70 00 80 E-SE SE SO id. id. pioggia coperto pioggia 84 72 74 ESE ESE NO sereno n. s. ragne nino lo i,i. coperto t 85 77 73 ESE SE NE nuvolo V. sereno n. sereno n. id. offuscato 83 70 74 NNE ENE NO *. ragne s. ragne sereno v. offa sento id. 92 80 82 NO NNO NO'N nuvolo s. nuvoloso s. n. lampi coperto id. 93 05 00 NNO E ENE pioggia sereno n. v. sereno bello offuscato p. ragno.to 69 59 CO EME SSE ONO sereno bello ss. V. sereno l. .V. bassa l. chiariss. 70 02 04 NO NNO ESE r. ragne sereno n. sereno i\ id. libero 02 47 48 ENE ENE E'SE s. r. vento sereno vv. sereno offuscato offuscato 55 50 48 SE N NE .5. r. X 6. sereno r. sereno bello id. libero 58 52 57 NO NNE NO sereno s. nuvoloso sereno v. libero offuscato 84 55 54 NO NO NO s. r. ;V. 6. sereno v. sereno fosco y. b. l. aria rossa 70 50 40 NNO NNE E sereno bello sereno r. v. id. l. chiariss. liliero 50 30 04 S S'SO ONO id. sereno e. id. libero offuscato 78,85 09.1 71.03 Fei fCMEHI SthAOI %D1!.\0 NO sereno y. sereno r. ». nuvoloso nibbia coperto «9,3 81 83 SO ^o NO nuvolo ». nuvoloso sereno coperto libero ragne 87 07 63 ■NO'M IN.NO NO sereno s- r. vento sereno bello libero .V. b. libero 80 74 08 NOO 1*0 NO sereno i>'. sereno sereno r. v. libero eh. offuscato 78 73 73 O'.NO SE NO sereno r. sereno r. sereno e. offuscato .V. l. aria rossa 83 74.3 77 K SE SO'S s. n. all'È. id. sereno ufius. y. a E offuscato 80 74 72 E SE OSO sereno r. v. id. sereno r. nebbia id. 93 77 73 ESE S SOO nebbia folta id. id. id. coperto 83 08 79 .NO NMO NO sereno r. ». nuvoloso sereno offuscato y. offuscato 73 03 02 1>E NE NE'E s. r. vento sereno r. id. offuscato id. 85,3 73,1 76,03 Fej OMERI StRAOB DI!rETRr) 732,32 Tep.mometkogeafo 19,55 Igrometro 68,12 Venti NO Sr-iTO DEL Cielo Sereno lagnalo \ DELL' ACCADEMIA I A T U R E mil fulmini e graiuline 1 libero n nm'olo TV nebbia rovesciata {' ) anteposta al nome del vento cui spettano nev • , . neve r . . ragnato 0 . . . . all'orizzonte R. . rosso P ■ • • ■ P'OSS"^ s . . Sfreno PP • . . pioggia dirotta ss . . sereno bello q . . . . quasi sss . sereno bellissimo vv i'VV y . a 09 spezzalo lenlivcllo vento vento burrascoso vapori IGROMETRO ORE 1, 61 64 74 86 62 65 69 7C 75 82 86 73 72 74 75 73,5 74 71 77 60,3 72 68 80 81 72 80 79 67 85 85 59 60 65,5 57 50 57 62 69 09 74 06 60 61 65 05 63 62 62 65 59 59 59 71 70 66 65 62 64 85 65,5 73,90 63,40 64 62 75 CO 58 65 65 70 76 78 65 65 67 67 67 63,3 59 71 59 03 63 65 76 71 71 66 63 70 75 71 VENTI ORE 67,01 NE'E ES'E SES NO ESE ENE NO'N SO'O «•SE INNO NO SE'E O O'SO O'SO ESE ESE S'SE N'NO NE NO NNO SE'E SSE S'SO s E'NE SE SE NO ESE SE SO N o^o SSE ONO O'SO NO ONO NME ONO oso E o so s so ENE N'NO E SSE OSO so o NO SE'E ONO SE 0 SE SO'O SO E O'NO NO NO'N OSO OSO NO ONO NO NO NO NO SO'O SO'O S'SO ENE NNO NOO NO SO ONO SO O ENE SO SO NO STATO DEL CIELO ORE sereno «. sereno hello s. nuvoloso id. sereno r. v. sereno r. sereno sereno r. id. id. id. sereno bello id. sereno r. id. sereno bello sereno r. sereno bello sereno r. sereno v. sss. sereno r. nebbia alta sereno n. v. sereno r. id. sereno bello sereno n. pioyijia sereno r. sereno ». sss. t. n. V. s. r. V. sereno r. id. id. id. sereno n. s. n. V. sereno r. sereno n. sereno r. id. id. id. id. s. r. V. s. n. V. ss. V. sereno bello s. nuvoloso sereno r. s. r. vvu. s. r. vv. s. n. V. s. nuvoloso id. sereno n. v. sereno r. 9. Al levare del Sole M tramonto del Sole sereno v. l. rìiiaro sereno r. l. chiariss. id. offuscato sereno coperto N. b sereno bello libero sereno offuscato sereno r. libero r. s. nuvoloso offusc. N. b. sereno libero r. sereno n. id. sereno libero N. id. l. chiariss. sereno r. id. sereno libero r. id. libero sereno r. libero chh. sereno libero sereno n. v. libero rhh. sereno bello l. .Y. bussa ss. V. libero rhti. sereno v. id. sereno r. offuscato sereno v. offusc. \. a. sereno r. v. offuscalo s. r. ull'o. id. s. ragne libero i\'. b. id. libero V. id. offuscato nuvolo coperto ss. V. libero .V. b. l. uria rossa libero offuscato libero chiaro f'ffuscalo libero ragne offuscala libero ragne offuscato libero ragne offuscalo id. libero ragne libero offuscato libero ragne offuscato guasi libero l. bellissimo libero clih. offuscato id. Ubero libero ragne quasi libero offuscato id. coperto id. libero chh. Fenomeni Straoedinabii To.ìto X. 32 2 IO A T T I ANNO J8'i0 A B B R I 1 F A S I L U NARI a . . . alto eh chiaro 1 1 ar . b . . . aria . Oasso clih d chiarissimo denso 0 . . . . Luna nnnvn. 2 . . . . Tìina piena B . . . burrasca / fosco 1 1 . . . PrtfìlQ nuafio 3 • . . . Uiitnii^ niiartn c . , mitìin rr f„c^f t A t * r 1 9r\^ ui--— ----' 1 Le quarte dei veni sono indicate con una virgola « = FASI MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA dellu e ridono a 0° in gradi di Réaum-ur ESTREME PIOVUTA LUNA GIORNI 7. antim. ORE 1. pom. 9. poni. 7. ORE 1, 9. in 24 ore ' LVGLIO Massim'j yiinima Millimetri 1 733,00 734,73 733,76 19,0 22,4 18,4 23,8 15,0 ~2 733,69 733,22 732,59 19,0 22 4 20,5 24,5 15,0 3 752,03 730,58 732.05 16,2 22'9 19.8 24,0 14,8 4 729,00 728,87 729,39 20,0 22,7 17,0 23,6 102 2,22 5 731.94 752,11 732,27 17,1 21,0 17,9 23,3 15,7 1 i; 732,3o 751,08 731,75 18,0 23,0 18,5 23,9 14.7 7 752,27 732,05 731,90 17,3 21,4 18,2 22,7 14,3 8 732,75 732,30 731,82 180 21,8 18,0 22,7 13,2 0 731,85 750,72 750,64 19,0 22,3 19,2 23,7 13,1 10 731,03 "50,28 730,33 20,0 21,3 17,1 23,2 15,1 11 731,10 751,03 751.41 17,2 20,9 15,9 22,1 13,1 12 731,49 730,31 729,74 17.0 20,6 18,5 21,8 12,9 13 729,37 728,29 728,07 15,5 16,4 10,8 19,9 14,5 3,77 2 14 726.72 727,45 728,58 17,0 16,0 13,9 16,2 10,6 15 730.83 751,49 752,15 10,9 16,0 11,5 16,1 10,8 14,44 16 751,41 732,51 751,21 11,9 12,0 12,0 14,8 11,0 0,53 17 729,89 728,17 727,48 14,9 18,3 16,3 19,8 10,3 18 728,44 728,38 729,59 13.2 20.9 18,0 23,1 12,7 la 750,37 729,51 729,40 17.9 21,9 18,4 23,5 13,9 20 730,34 730,28 730,90 17,5 21,0 17,2 22,5 14,1 21 73 1 ,9 1 751,28 730,87 lS.8 25,0 20,5 25,0 14,9 3 22 730,30 729,80 729,99 18,4 22,4 20,4 24,9 13,4 23 731 57 731,48 732,23 18,0 24,0 20,5 26,1 13,2 21 733.59 732,93 732,17 21,0 23,4 22,3 28,1 17,8 23 731,19 750,59 731,07 10.2 21,0 16,1 22,8 15,5 0,01 21) 730,03 729,28 729,07 17,0 21,5 17,5 22,9 14,3 27 727.48 727,44 728,09 16,0 18,5 13,0 20,3 15,0 0 2S 729,37 730,03 731,12 16,2 18,7 1 3,3 20,2 15,2 20 752_37 751,99 732,90 13,6 20,9 17,5 25,5 13,1 30 733,69 752,17 751,93 18 2 21,8 18,0 25,5 13,1 31 730,40 729,00 729,27 18,0 22,2 18,1 25,4 13,3 Med/f 731.13 730,01 730,75 17,1 20,7 17,5 22,45 14,1 20,77 L l Barometro . . . . . . 730,83 \ Tebmometrografo . . . ^8,27 •t 1 Resullali j Meda del } Mese . . . i ìdROMETRO . . . 70.,';^ '' 1 1 V ENTI . . " NO Sereno '• 1 ' Stato de . Cielo . . . . DELL' ACCADEMIA 2 I r I A T U R E aul fu/ mi ni f^raniline libero nin'olo nebbia Bvesciala (') anteposta al nome del wnlo cui spellano ncv o . P ■ PP <1 ■ net'e r . . . rannata sp . spezzato all'orizzonte R . . . rosso V . . venticello pioggia s . . . sereno i'V . renio pioggia dirotta ss. . . sereno belìo V\'i> . vento burrascoso quasi sss . . sereno beliti' Simo y ■ . vapori ^ IGROMETRO \ E N r I STAI 0 UEL CIELO OBE OHE 9. ORE Al Levare del Sole Al tramonto del Sole 7. 1. 9. 7. 1. 7. 1. 0. 67 58 37 E'SE NO SO sereno sereno r. sereno libero r. libero ni 59 70 SSE O'NO 0 sereno bello sereno bello id. libero chh. id. 90 07 03 N NO 0 nebbia folta sereno r. v. s. ragne nebbia q. libero 7a 60 70 E. NE SSO ONO sereno r. nuvolo sereno ojfusc. jY. b. offuscato 74 70 74 ìNNO NE NO sereno v. s. nuvoloso sereno v. l. vapori l. chiariss. 74 00 72 N SSO ONO sereno sereno n. v. sereno l. caligine libero V. 09 07 DO SSE NO ONO s. nebbioso s. r. vento id. q. libero N. libero 79 03 07 ^0N 0 ONO sereno bello sereno sereno r. v. l. vapori id. 03 60 03 NOO NO OSO sss. sereno v. sereno libero chh. id. 03 02 64 NO NE NOO id. s. ragne id. id. id. 70 02 07 SEE 0 NO sereno id. s. ragne l. \. bassa offuscato 78 00 OC E'SE 0 SO s. ragne v. s. ragne v. s. nuvoloso Ubero coperto SO 81 82 N SO ONO nuvolo pioggia nuvolo coperto id. 75 72 70 0 NO 0 s. ragne sereno n. v. sereno r. q. libero offuscato 90 73 87 ENE E NO nucoto p. s. nuvoloso id. coperto id. 87 80 84 N NNO NO'N nuvolo V. nuvolo p. id id. id. vv. fresco 83 74 75 >0'M N NO s. r. .\. b. sereno n. sereno bello q. l. -V. b. libero 78 07 73 OiNO ESE NO s. fasce 0. s ragne s. calma r. libero id. 81 70 77 SE'S SE 0 sereno bello id. sereno v. l. .y. bassa id. 83 08 04 S'SO OSO SO s. n. all'o. sereno r. v. id. id. l. chiariss. 75,5 65 08 SE- E SSE OSO sss. sereno bello sereno e. libero chh. id. 81 63 60 E' NE SSO so sereno ss. V. id. libero .V. b. id. vapori 78 65 63 ENE N NO s. nebbia b. s. ragne sereno v. offus. da y. libero -\ 56 50 E'NE SO N s. ragne sereno sereno n. id. ojfuscato 87 74 77 iNE'E ONO NO n. pioggia s. n. vv. sereno n. v. coperto vvv. libero 8» 06 (i5 SE-S ONO NO sereno bello s. nuvoloso s. F. lì. 0. libero X 6. id. 74 06 76 SSO ONO NNO s. ragne ». r. vento s. u. vento ojfttscato offuscalo 8U 59 05 SSE N NO s. y. a' fondi id. sereno v. ojfus. da y. libero 7A 61 04 NO N ONO sereno bello s. ragne id. libero id. M, 60 00 NNO N N sereno r. s. nuvoloso id. id. offuscato 03 39 02 N ONO O'NO id. id. s. nuvole b. id. id. rc,i 00,3 09,25 F£> OMEUI StraOB DL1AB1I 212 ATTI ANNO 18 40 F A S I L U N A R I 0 . . . . i . . . . Luna nuoi'a Primo quarto 2 3 . Luna p . Ultimo ena quarto A B B R a ...... . alto ar aria b basso B burrasca e calma eh chiaro chh chiarissìn d denso f fosco F fasce Le quarte dei venti sono indicate con una virgolA F AS 1 MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE acquaI" deUa e ridotto a 0 D in gra di di Re aumur ESTREME PIOVUTA 1 LUNA GIORNI OliE 7. ORE in '2A ore ■ Agosto 7. antim. 1. pom. 9. pom. 1. 9. Massima Minima Millimetri 1 730,53 731,38 732.50 17,1 18,0 17,5 21,9 15,0 \ 2 733,41 732,93 753,35 17,7 21,3 18,1 23,2 15,5 0,05 3 733,93 755,43 733,85 18,8 22,0 18.9 23,4 10,1 4 734,21 735,14 732,49 18,0 22.3 18,3 25,7 15,5 1 5 733,20 752,36 733,26 19,1 22,9 18,0 24,7 18,8 C 733,14 752,64 733,08 18,6 25,1 19,0 24,5 10,6 7 732,22 752,11 731,59 18,0 22,0 20.0 23,2 16,0 8 732,24 729,99 730,22 17,4 22,9 19,7 24,5 10,0 ■ 9 730.17 729,54 729,80 18,0 22,0 18,4 25,7 16,7 10 730,03 729.00 729,97 17,0 21,4 18.0 23,4 15,3 0.16 11 729.81 728,60 728,27 18,0 22,5 17,9 23,3 13,7 0,14 12 726,94 726,90 726,96 16,5 17,0 10,8 20,9 15,0 9,11 2 13 728,54 729,77 732,09 14,3 19,2 10,5 20,2 14,3 14 734,28 733,49 752,49 15,5 20,1 18,8 21,9 13,7 lo 731,26 731,25 750,02 16,9 22,3 19,9 24,2 15,5 10 729,31 730,20 730,88 17,0 17,5 10,4 22,3 1«,0 17 750,81 730,48 731,13 17,0 21,1 17,1 22,6 14,7 18 729,84 729,84 728,60 13,3 20,8 17,5 \ 22,7 14,3 19 729,99 729,36 729,40 16.9 20,9 15,8 22,0 14,0 o 20 729,31 728,32 728,32 17,3 22,0 18,4 23,0 14,9 ' 21 728,60 727,84 728,69 18.0 22,8 20,9 24,3 15,4 22 729,27 728,86 729,40 18,4 25,0 20,2 24,6 17,0 25 730,88 730,50 750,94 18,3 23,0 19,9 24,7 10,4 24 731,14 731.59 732,01 10,8 23,0 20,1 24,8 16,3 . 23 727,07 733,09 752,91 17,0 23,0 20,3 24,7 16,3 26 732,78 731,94 731,71 17,2 220 20,4 24.9 10,3 0 27 732,60 726,43 732,93 19.2 23 0 21,0 23,1 17,6 28 734,49 734,23 734,88 19,4 23,0 20,5 23,9 17,9 29 734,93 754 01 752,00 18,0 23,5 19,1 24,9 17,0 30 731,17 729,70 729,64 18.0 a2,5 19,1 24,0 16,1 0,33 31 730,85 730,98 731,76 17,5 20,4 17,2 21,2 15,7 Medie 731,20 730,88 731,17 17,4 21,0 18,7 23,50 13,9 9,79 1 Resultati j Mzdii del Mese . . . [ B.4B0METR \ Termomei < Igro.metr 1 Vecti . \ Stato de 0 . . - . . . 731 08 73 36 NO 10 e Scien 0 bello rROGBArc 3 . . . . . . 19 . . . 7-4 ... SE. L Cielo . . . Sere DELL' ACCADEMIA ai3 • I A T U R E fili fulmini j; grandine l libero ti nuvolo N nebbia nev . . ■ nci'c r . . . ragnato 0 . . . . all' orizzonte R. . . rosso P • ■ PP • • • P'pggia . . pioggia dirotta s . . il. . . sereno . sereno bello q . . . . quasi sss . . sereno bellissimo /Oi' •sciata (' ) anteposta al nome del vento cui spettano sp . l' . . . spezzato . Tfnlict'llo vv . . vento wv . . rcK^o burrascoso F. . . vapori IGROMETRO V E N T 1 S T A T 0 DEL CIELO ORE 9. ORE ORE Al levare del Sole ÀI tramonto del Sole 7. 1. 7. 1. 9. 7. 1. p 73 77 72 SE NNO N sereno n. sereno n. v. sereno r. offus. y. b. offuscato 78 67 74 SE NO SE sereno r. nuvolo vv. s. nuvoloso id. coperto 77 65 70 ENE NE NE sereno bello sereno r. sereno v. libero N. b. offuscato 1 ''' 61 66 SE N NO sss. id. sereno vv. libero V. offuscato V. 71 64 07 o^o 0 0 ss. id. sereno libero chh. q. libero 73 60 66 so'o SO O sereno r. id. ss. libero Ubero 80 71 67 SE' E SO 0 id. id. s. fasce 0. libero 1\'. b. offuscato 85 73 80 SE- E 0 0 s. nuvoloso s. nuvoloso sereno r. offuscato i\'. id. 00 74 "4 S'SE ONO N nebbia id. s. fasce 0. id. libero ragne 84 07 68 SO ENE E sereno n. id. sereno e. offuscato^ l. aria rossa 71,4 62 72 SE- E ONO NO sss. sereno r. id. libero eh. offuscato 81 81,4 86 ESE S NO sereno r. pioggia s. fasce 0. offuscato id. 111 72 82 SSE ONO OSO s. n. nebbia s. r. vento sereno r. v. offuscato i>'. id. 88 75 75 SSE OSO 0 sereno X. b. sereno r. sereno n. l'rf. coperto 87 72 79 ENE SSE SSO s. ragne s. ragne v. sereno e. offuscato offuscato 87 75 80 SE NO NO ss. s. n. vento sereno v. offuscato y. libero Hi 71 75 SE ONO NO id. sereno r. v. id. Ubero r. offuscato 80 73 77 SE ONO 0 nuvoloso sereno n v. id. offuscato Ubero 81 C8 77 NO SO NNO sereno A. b. ss. id- offuscato y. id. Hi 72 71 SE'S NNO NO ss. sereno v. ss. V. Ubero .\. b. l. eh tari ss. 83 68 62 I^i^O NNE E sss. s. nuvoloso sereno e. Ubero chh. (ibe'-o chiaro 73 60,3 77 ESE ENE SSO s. fasce 0. sereno r. id. q. libero libero 81 05 74 E sso ONo s. ragne id. s. r. v lìbero r offuscato 80 70 77 E oso SO nuvoloso id. icrc-.io r. offuscato y . id. 88 77 80 SE sso SO s. nttvotoso id. nuvoloso offus. n. y. coperto y* 78 74 NE SSE SE n. nebbioso s. nuvoloso sereno e. coperti! y. offuscato 80 58 65 ESE ESE E sss. sereno r. sereno v. Ubero .V, b. i. aria rossa C7 01 71 SE NNE NO id. sss. id. libero chh. id. i 81 65 81 ESE 0 NO ss. sereno r. v. nuvolo V. libero y. h. coperto «0 09 64 NE'N SE E s. r. y. b. s. nuvoloso seretto n. v. offus. y. b. l. uria rossa ■ 74 62 06 ESE NE ENE ss. s. r. V. sereno v. libero l ibero 80,88 09,02 73,19 Fei «OMENi Stradi lOlNABII 1 * Tomo X. 2 i4 A T T I 1 ANNO 1840 A B B R l] 1 F A S I L U NARI a . . . alto eh chiaro f ar . b . . , aria . basso chh d chiarissimo denso 1 1 0 . . . . Luna nuovA 2 . ... Luna piena B . . . burrasca / fosco 1 i . , . . Fri/no quarto 3 . . . . UU mo quarto e . . . calma F. /«*ce 1 J' Le quarte dei venti sono indicale con una virgola Ir E FASI MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA iella e ridotto a 0° in gru di di Réaumur ESTREME PIOVUTA LUNA 1 GIORNI ORE 7. ORE 1. 9. Massima Minima in 24 or» Sette.wbre 7. antim. 1. pam. 9. pom. Millimetri 1 732,99 732,78 733,32 16.2 20,6 18,7 22,0 14,4 2 734,38 733,86 732,62 16,5 21.2 20,1 23,6 13.1 1 3 753,52 732,62 733,37 17,0 22,4 17,9 25,7 10,0 1,22 4 731,06 730,54 730,79 13,0 19,2 15,7 20,2 15,6 27,88 5 732,2tì 732,60 752,68 14,2 18,0 13,8 19,0 13,2 0,11 6 731,91 729,26 728,69 U,0 17,0 11,9 17,8 11,5 11,11 7 729,47 730,05 731,33 11,9 15,3 13,7 16,5 11,1 2,35 8 732.59 734,05 733,45 13,7 16,2 14,3 17,5 11,0 9 734,46 734,65 734,74 13,0 17,0 14,9 17,9 11,1 10 735,85 736,03 756,13 13,4 18,1 16,1 19,3 12,0 a 11 736,40 733,84 733,50 14,0 18,9 16,5 20,9 12,5 12 734,73 733,84 732,50 13,9 18,6 16,2 20,4 12,9 13 731,04 729,83 728,13 17,9 18,& 15,2 19,5 12,5 14 723,73 722,48 721,65 15,0 16,3 16,0 19,2 14,0 10,66 15 719,74 717,85 719,96 12,8 13,4 12,1 18,0 12,0 47,77 IS 7..3,5l 727,35 728,35 11,8 16,1 14,5 17,0 11,1 0,11 17 739,43 730,37 730,73 12,2 18,0 16,3 19,7 11,3 3 18 731,13 730,26 730,74 13,1 19,0 16,0 19,9 12,1 19 729 97 729,62 729,28 14,8 13,0 12,0 18,0 12,0 4,22 20 729,20 731,65 733.36 10,8 14,6 11,9 15,2 10,1 14,00 21 737,03 737,49 737,49 9,9 14,1 13,2 16,8 9,3 22 730,34 735,91 737,46 10,6 15,2 13,0 15,8 10,0 23 753,12 732,46 732,32 13,0 15,9 15,0 18,4 12,2 5,33 24 731,85 731,70 731,03 13,2 16,5 15.8 17,7 15,0 0 23 731,30 732,12 732,46 14,3 16,1 14,7 18,2 13.1 2iì 753,12 733,76 733,48 13,0 17,1 12,3 16,1 12,1 1,11 27 753,26 755,48 735,20 10,2 13,1 13,8 16,7 9,8 «,06 28 734,37 735,10 734,40 10,5 15,3 14,1 16,8 10,9 29 753,97 733,45 732,40 11.2 16,5 13,7 17,0 10,5 30 731,97 731,21 730,71 10,0 15,9 13,2 17,7 10,1 J/ed/e 731,94 731,82 731,85 13,2 16,9 14,8 18,38 12,0 125,91 ! Babo.metb 0 ... ... 73< ,87 Resultati Medii del Mese Termometrogbafo 1 5, 29 ^ Igro.metro 81,62 Venti E Stato del Cielo Sereno DE L L' ACCADEMIA 21 5 I A T U R E fui fulmini grandine libero n nuvolo N nebbia rovesciata (') anicposla al nome etri vento cui spettano nev . . . neve r . . ragnato sp . . spezzato o . . . . all'orizzonte R. . rosso V . . . venticello P ■ ■ pp . ■ • P'"SS">- . pioggia dirotta s . . sereno vv . . vento ss. . sereno beilo vvv . . vento burrascoso q . . . . quasi sss . sereno bellissimo y . . . vapori =^= =^= IGROMETRO V E N T 1 S T A T 0 DEL CIELO ' ORE ORE ORE Al Levare del Sole ÀI tramonto del Sole 7. 1. 9. 7. 1. 9. 7. 1. 9. 72 ce 71 NO SE E ISS. ». ragne V. sereno v. libero chh. offuscato 7S 6S,.l 00 ksf; ESE OSO id. sereno r. sereno e. libero eh. id. 83 70 79 EiNE ESE ONO s. nuvoloso ». nuvoloso pioggia offuscalo oopert^ 93 80 80 £i\E ONO 0 sereno n. sereno n. i-. ». r. vento id. offuscato 91 74 81 SSO NINO NO s. r. ly. b- sereno r. v. sereno v. offuscalo lY. id. 93 86 94 SSO E E n. nebbia b. nuvoloso pioggia nebbia coperto p. 94 76 70 O.NO EINE ENE sereno r. v. ». r. vento ». F. all'o. coperto offuscato 83 69 71 Pi'NO ^E ENE sereno r. sereno r. v. sereno e. q. l. N. b. libero 75 67 71 N E NEN s. nuvoloso ». n. vento sereno v. offuscato id. 74 67 63 INNO NE PiO'O sereno bello sereno r. v. sereno e. libero id. 77 67 65 NOO NNE 0 id- sereno bello sereno v. id. libero chh. 73 68 66 NOO 0 ONO sss. sereno sereno e. libero chh. q. libero 90 76 80 SSE SO S ». nebbioso ». nuvoloso sereno r. v. offus. da Fi. offuscato 90 88 90 SE 0 OSO ». nuvoloso pioggia sereno n. offuscato coperto 95 94 92 SSO S 0 pioi/gia id. sereno r. coperto p-. offuscato 91 83 81 s NO SO ». ragne v. ». nuvolosa- id. q. l. N.a E coperto 91 86 83 E'SE SSO so sereno r. sereno r. v. sereno v. offus. N. b. libero 90,5 79 85 E S ESE sereno n. ». nuvoloso sereno r. v. id. coperto 89 91 85 SSE N NO nuvolo V. ». n. vento nuvolo vv. offuscato N. coperto p. 93 72 74 OSO SO 0 pioggia id. sereno r. v. coperto p. offuscato vv. 87 79 77 SE E E sereno r. sereno r. v. sereno effuse. N. h. offuscato 84 78 78,5 SE SSE SSE sereno r. v- sereno n. v. nuvolo offuscato id. 93 92 90 E OSO SSO nuvolo i'. n. piovoso sereno n. e. coperto coperto 93 90 90 E SE'E SSO nuvolo pioggia n. rotto offuscato id. 93 84 85 SSE NINO NO s. nebbioso ». «. vento id. V. offuscato^X. offuscato 91 93 90 NO NXO NNO nuvolorotto pioggia ». ragne coperto id. 90 79 81 NNO NE NNO sereno bello sereno r. id. V. offuscato y. id. 89 77 73 OSO SSE SSE ». nuvoloso sereno n. sereno e. offuscato libero 87 79 80 O'NO SO NO'O ». r. N. sereno r. sereno v. offuscato iV. libero eh. 80 85 82 0 SSE NO nebbia folta serena n. v. sereno r. e. id. offuscato 8fi,75 78,64 70,48 1 • Fei lOMEDI STA.ÌOII DIKABII 2l6 ATTI > ! à .4.V.V0 1840 A B B R E F A S I L U NARI a . . allo [ /-A chiaro cliiarissimo denso ar b . ,. aria . basso chh d 0 . . . . Luna ìiuova | 2 .... Luna piena B . . • . * . burrasca / fosco 1 . . . . Primo 1/ Ilario \ 3 . ... VI imo quarto e . . calma F fasce 1 Le quarte dei venti sono indicate con una virgola F AS 1 MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA della e ridotto a 0" in gradi di Ré lumur ESTREME PIOVUTA LUNA GIORNI ORE ORE in 24 ore OvrOIRE 7. antim. 1. poni. 9. fìom. T^ 1. 9. Massima ilinima Millimetri 1 731,10 731,42 731,84 12,9 17,5 13,3 18,7 12,4 0,77 2 732,8-' 733,00 732,80 12,9 16,9 15,2 17,5 12,1 < 3 730,03 729.G2 727,32 11,3 16,1 16,0 18,4 11,2 4 720,08 725,13 724,37 11,3 16,2 15,9 17,7 10,8 5 723,21 720,40 728,66 11,0 13,0 11,3 13.0 11,6 7,22 C 732,42 733,50 733,57 9,9 14,1 12,9 15,0 9,2 7 733.28 753,27 734,80 9,4 13,1 128 14,8 9,1 S -34,07 734,16 733,42 11,0 15,0 15,1 16,6 11,0 9 733,29 75-3,09 732,59 11,9 15,0 15.4 13,8 11,9 10 753,89 735,05 735,61 10,3 14,5 12,9 15,7 10,8 2 11 737,45 737,17 736,81 9,3 14,0 12,5 15,2 8,1 12 730,86 755,27 734,51 9,7 14,3 11,9 15,5 8,8 lo 737,74 737,54 757,72 7,5 10,4 9,7 14,4 7,1 14 739,00 738,14 757,22 0,0 10,9 9,1 12,0 5,9 1.1 734,13 732,29 731,84 5,0 11,9 10,2 13,6 5,0 U, 729,95 728,14 727,39 8,9 13,5 12,0 14,2 8,5 3 17 723,44 724,50 724.23 9,5 14,7 12,9 16,6 9,5 18 725,06 726,85 727,81 10,4 15,3 12,3 16,0 10,2 l'J 727,00 725,20 722,47 8,8 15,0 12,4 15,9 8,9 20 715,41 71C,S3 718,61 9,1 12,1 10,8 15,3 9,1 21 721,39 721,41 723,15 7,2 11,4 10.6 12,8 7,1 22 720,00 733,93 726,02 5,6 9,5 8,5 11,3 51 23 723.91 726,05 723,42 5,8 10,3 9,3 11,4 5,2 24 729,88 729,08 724,40 5,1 9,5 9,2 11,6 5,1 0 25 719,03 718,90 721,11 7,8 10,9 7,5 11,4 7,3 12,44 20 7-25,20 726,51 726,79 3,6 8,2 8,0 10,2 5,3 1,88 27 728,70 729,21 728.56 5,8 9.2 8,9 10,7 5.3 2» 729,12 728,82 728,72 5,2 10,0 8,5 11,0 5,0 0,11 2!) 730,01 729,91 729,26 9,5 13,2 11,2 14,0 8,9 0,22 30 730,50 730,07 729,02 12,0 15,0 13.3 15,8 11,2 31 726,55 725,78 728,03 11,0 14,9 10,6 15,1 11,0 0,60 .y^D/F 729,59 729,09 729,10 8,8 13,0 11,4 14,4 8,57 23,30 [ Barometro . . . . . . 729,48 1 XEriMO-METRil'-R *P 3 . . . . . . H.48 Resultali Mzdii del Mese . . . e If^ROMFTR'i 81,02 NO Sereno ragnato ! J Vemi . ( St ito de . f CìFTn 1 1— ' t r^ li.\J ^^ L^«« ^_a| JUiA.l*' DELL' ACCADEMIA 217 I? I A T U U E fui fulmini e grandine l libero n nu\>olo N nebbia nev 0 . P • PP 1 ■ all'orizzonte pioggia pioggia dirotta quasi R. r agnato sp . . spezzalo rosso V . . . Trntice/lo sereno V"i> . . vento sereno bello wv . . vento burrascoso sereno bellissimo F. . . vapori rovesciata (' ) anteposta al nome del vento cui spettano IGROMETRO V E N T I S T A T 0 D E L C I E L 0 OHE ORE ORE 7. 1. 9. 7. Al levr.re del Sole Al tramonto del Sole 1. 9. 7. 1. 9. 90 84 83 SE'S SSE O'NO sereno r. *. nuvoloso sereno r. e. offuscato N. coperto 92 78 78 IS-NE ENE E'NE n. rotto sereno r. ss. e. offuscato libero 90 89 80 ESE S'SE SO sereno r. n. rotto sereno r. id. coperto 93 83 84 0 SE-S ONO nebbia folta s. nuvoloso s. nuvoloso eop. da iV. id. 94 88 83 OSO NNO O'NO n. rotto n piovoso sereno bello coperto id. 91 80 76 NOO SSE S'SO sereno r. sereno n. ss. e. offusc. X. b. id. 91 81 83 S'SO sso SSO id. s. nuvoloso sereno r. offnscnto -Y. libero ragne 90 85 90 ss E ESE NO'N nuvolo id. id. coperto libero 9G 89 86 .NO'N E-SE N'NO n. rotto id. sereno id. id. 1 90 75 73 NE' E ENE E'SE sereno r. t. T. vento id. offusc. N. b. 1. ehiariss. 1 85 74 74 ESE ESE E SSS. V. SSS. V. sereno v. libero chh. 1. aria rossa 80 74 72 SE oso NO sereno r. ss. V. s. reigne v. offuscalo offuscalo 74 61 58 ^E ENE ENE sereno vv. s. r. vento sereno 1. eh. vento libero 70 64 65 N'NO NNE NO sereno sereno v. ss. e. libero eh. libero chh. 74 07 77 O'SO ONO NO sereno e. sereno e. sereno r. libero .V. 6. libero ragne 87 82 83 S-SE SSE SO nuioìo n. rotto n. sereno coperto offuscato 87 79 76 S'SO SSO NO s. nuvoloso sereno r. s. ragne olfuscato lìbero 90 74 81 iNNE NEE SE' E sereno r. s. r. V. sereno v. offusc. N. b. id. 87 83 81 SE' E SSO SO'S id. s nuvoloso n. rotto offuscato coperto 1 93 60 59 NO NO NO ». nuvoloso s. ragne vv. sereno id. 1. chh. vento 1 7" 68 71 S'SE SE ONO nuvolo ss. V. sereno r. id. libero rhh. 84 79 77 ONO E SEE id. sereno r, v. id. q. libero coperto 93 82 72 E'NE S NO'O s. nuvoloso s. nuvoloso n. rotto offuscato id. 83 81 85 ESE SSE SO sereno r. sereno n. nuvolo libero .V. 6. coperto vv. , 90 72 73 0 ONO SO'S sereno n. s. ragne vv. s. nuvoloso coperto libero ■ 83 80 69 NO SSE NO sereno be'ìo sereno bello s. ragne libero offuscalo 80 79 74 NO'N ESE SE'S s. nuvoloso ss e. ss. r. offuscato id 96 88 85 ESE SSE SE'S nuvolo V. n. rotto nuvolo coperto coperto ! 92 86 85 SE SSE S n. rotto V. nuvoloso V. nuvolo vv. offuscato id. 1 90 84 85 S'SO SO SSE n. rotto s. r. l'I'. s. n. iill'o. id. id. 88 89 85 ENE OSO NO nuvolo V. pioggia nuvolo coperto id. ' «6.8 78,64 77,04 Fé soMEHi Stragi IDINABII 1 ! Tomo I. 34 2i: ATTI ANNO 1810 A B B R ] ì F A S I L U NARI a . . ar . h . . . allo . aria . ùasso eh chh d chiaro chiarissimo denso 8 ( 0 . . . . Luna nuo\'a 2 . . . . Luna piena B . . . burrasca / fosco ;; 1 . . . . Primo qi tarlo 3 . ... Uh ìlio o u (irto r. . . . r fri ni lì r fnsre 1 ."i Le quarte dei venti sono indicate con una virgola ti 1 FASI MESE B A R 0 M E T R 0 TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA della e ridotto a 0° in gru di di Réaumur ESTREME PIOVUTA 'luna 1 GIORNI ORE ORE in 24 ore NorEMBRE 7. antlm. 1. pom- 9. pom. 7. l. 9. Massima Mìnima Millimetri 1 732,03 732,76 732,50 9,0 12,5 11,7 13.9 9,1 t 2 734,32 733,68 732,46 8,0 11,9 10,9 13,0 7,8 3 733,14 728,56 726,86 9.2 12.0 12.7 14,5 9,1 0,03 4 723,36 725,98 726,33 11,3 11,9 11,2 14,0 10,8 11,8 5 727,53 727,28 727,10 11,0 15,3 11,0 13,8 10,9 38,88 6 727,99 728,83 729,09 9,5 12.4 11,4 13,0 10.4 2,77 ' ^ 720,26 725,48 736,61 11,9 13,3 11,3 14,0 10,7 3,88 8 729,21 728,71 728,56 83 11,8 11,1 13,6 8,4 2 9 "27,89 726,09 724,92 9,0 11,0 11,8 13,0 9.0 1,33 10 724,90 724,58 724,73 10,6 12,5 11,2 13,0 11,0 1,44 11 725,02 726,83 726,88 10,0 12,9 9,6 13.6 9,6 12 725,42 726,54 727,52 7,0 11,9 10,0 13,5 7,5 tó 727,37 726,67 725,71 11,6 13,3 11,6 14 0 8.8 14 723,61 72263 722,34 11,3 12,9 8,5 14,6 8,5 6,77 13 724,83 726.67 727,63 8,1 10,6 8,4 11,2 7,5 0,88 5 16 728,64 729,57 729,47 7,9 11,1 11,1 12,4 8,0 17 732,04 753,15 733,37 9,8 12,0 11,7 12,9 9.5 0,06 18 734,29 733,89 733,02 9.9 11,9 11,3 11,9 9.7 19 732,04 731,17 729,61 10.5 11,7 11,0 12,2 10,3 2.55 20 724,32 723,23 723,69 10,9 12,9 9,8 1 3,5 10,0 5,66 2 I 727,40 727,82 726,52 8,0 10,0 7,5 11,0 7,3 0,08 22 724,12 721,41 718,87 6,4 7,6 6,8 8,0 6,0 0,66 25 720.38 721,46 722,73 3,8 5,6 5,3 7,2 3,2 0,88 0 24 720,87 727,41 727,88 5,9 7,0 6,5 7,7 5,8 25 727,52 728,07 729.54 4.0 7,5 5,7 7,9 3,6 2ii 755,88 734,36 734,09 2.1 4,0 3,2 6,0 2,1 27 736,21 735.58 733,81 2,0 5,2 4,0 5,9 1,6 28 736,55 736,27 733,70 5,3 7,2 6,6 8,6 3,0 29 757,18 738,34 737,32 3,0 7,9 6,4 8,2 3,0 30 753,77 734,76 733,31 2,0 6,2 6,0 8,1 2,0 Medie 729,0 7 728,92 729,03 7,8 10,4 0,1 11,47 7,4 78,02 [ Barometro . . # . . . 7'2Q.nrì 1 Rtsultali 1 Meda del l yiese . . . \ Xebmometrdgrafo { Ir.ROMETllO . . . 9,43 83,71 J \ekti . .' '. ESE ' Stato de l C;£i.o . . . Nuv( )lo. DE L L' ACCADEMIA 219 V I A T U R E Jul . . . . . . fulmini nev . . . iie\'e r . . . rannata sp . , spezzato > < • < grandine 0 nU'oriz zonle lì . . . rosso i' . . . venticello 1 '.'.'. libero P ■ • • /"'"g«'" s . , . sereno IH' . . vento U . , , nui-o/o nebbia PP ■ ■ • p''^'Si^i"' . . . quasi dirotta ss . . . sereno bello sss . . sereno bellissimo iH'i' . . vento burrascoso iV. . . p" . . . vapori roi'esciaìa ( ' ) a nlcposla at nome del venia cui spettano IGROMETRO V E N T 1 STATODELCIELO ORE ORE ORE 7. 1. 9. 7. r. 9. Al Levare del Sole ÀI tramonto del Sole 7. I. 9. 93 89 85 SE'S so SE'S lì. rotto s. nuvoloso sereno r. coperto coperto 95 85 SS ESE E E' NE sereno r. n. rotto nuvolo s. offuscato cop. n. totale ' 90 92 90 E SE SE s. uuuoloso s. nuvoloso n. rotto id. coperto j 95 97 93 ESE i\E HE piovoso pioggia pioggia coperto cop, piovoso 95 92 94 N S'SE SE'S niiioìo lì. piovoso piovoso pioggia id. 95 92 90 OSO S S nebbia fotta n. rotto v. n. piovoso eop. da iV. coperto 96 88 77 S-SE OSO 0 n. ut', li. nuvolo vv. sereno n. coperto vv. id. 80 87 82 sso S SO s. mieoloso sereno n. id. coperto id. 9J 06 90 ESE s SO'S id. pioggia pioggia offuscato id. 92 89 91 0 0 0 pioioso n. rotto sereno r. coperto . id. 90 07 72 so OSO SO sereno r. sereno r. v. id. offuscato offuscato 87 85 78 sso SE S'SE id. id. id. id. id. 84 93 90 SES SO s nuvolo nuvoloso n. rotto coperto coperto 91 SI 90 S'SO ONO SCO sereno r. nuvolo nuvolo V. offuscato id. 89 70 00 0 0 0 sereno r. v. q. s. vento id. id. id. 86 80 81 SSE SE'S 0 sereno n. sereno r. nuvolo e. coperto id. 89 89 88 ESE ESE ESS mtvotoso n. rotto n. rotto id. id. 93 91 90 S'SO SE SE nebbia folta sereno n. v. n. piovoso cop. da y. id. 90 94 01 SE'E SE SSO nebbia n. piovoso n. piov. V. id. id. 97 84 84 SO SSE NO pioijyia n. retto V. s. nuvoloso coperto p. id. 90 77 83 E NO NO s. nuvoloso s. r. vv. n. rotto offuscato id. 79 81 84 OSO S,SE ONO nuvolo V. nuvolo id. piovoso coperto id. 92 81 80 N IME NE sereno r. e. sereno n. e. t. r. e. id. offuscato 85 77 75 N'^'0 E ME E' NE s. fasce 0. s. nuvoloso sereno r. offuscato id. 76 03 04 AWE E. NE NNE sereno v. s. r. vento s. r. vento id. libero ragne 02 92 60 ^E ESE E s. r. vento sereno vv. sereno vv. id. libero cbh. 09 01 05 riE ESE E'NE sereno v. sereno v. sereno e. libero id. 03 03 04 SE,S ESE ESE sereno e. sereno e. id. id. l. aria rossa 75 CO 08 ESE ESE E'SE id. sereno v. id. id. l. chiariss. 75 77 81 SE SE SO s. r. e. sereno d. e. sereno n. e. l. ar. rossa offuscato 8C/J 82,03 . 82,2 Fai OMENI StRAOB DISAKU 2 20 ATTI / - ANNO 1840 A B B R E FASI LUNARI a . . allo eh chiaro ar b . . aria . basso chh .... d chiarissimo i denso 0 . . . . Luna nuova 2 . . . . Luna piena B . . burrasca / • fosco i . . . Primo tjuarto 3 . . , . Ultimo quarto e . . cairn 3 F fasce Le tonarle dei venti sono indicate con una virgola F AS 1 MESE BAROMETRO TEMPERATURA ESTERNA TEMPERATURE ACQUA della e ridotto a 0° in gradi di Re aumur ESTREME PIOVUTA LUNA GIORNI ORE ORE in 24 ore , />EC£.1/Bnf 7. antim. 1. pom. 9. pom. 7. 1. 9. Massima Minima Millimetri 1 732,81 732,98 734,15 5,9 7,9 7,2 8,4 5,2 1 2 734,01 734,64 733,35 6,7 8,0 6,8 8.1 0.8 3 730,11 728.48 729,72 6,0 9,2 6,0 10,0 0,0 0,22 il 4 731,69 732,47 733,68 4,0 3,0 3,5 8,2 23 0,66 m 3 732,31 731,23 731,36 3,0 5,1 4,2 5,3 3.0 0,04 a C 730,81 730,70 730,23 2,0 50 2,5 5,1 2,0 7 730,32 729,33 728,94 1,9 5.2 3,6 5,2 1,6 8 723,82 724,33 723,63 2,4 5.2 4,2 5,2 2,1 0,53 2 9 723J8 733,23 724.32 2,8 5,7 5,0 6,7 2,4 10 727,60 728,70 729,29 2,8 6,8 5,8 7,7 2,6 11 731,18 730,86 730,36 2,9 5,1 5,0 6,5 2,7 12 730,14 729,61 729,41 3,1 4,9 4,0 5,3 3,0 13 728,80 728,29 728,49 0,0 2,0 1,4 4,2 -0,8 M 728,28 727,90 726,80 -0,5 1,9 1,5 2,4 -0,9 0,22 5 15 722,83 721,17 720,30 2,4 5,3 4,9 6,0 1,3 4,11 16 722,43 721,81 719,63 4,5 5,6 6,0 6,2 4,5 12.22 17 721,93 724,10 724,28 3,9 5,6 5,3 7,9 3,3 18,88 18 723,03 722,78 723,11 5,2 7,1 7,2 8,3 5,1 25,55 19 720,38 719,51 719,13 6,0 8,1 7,9 8,8 6,1 44,55 20 720,26 724,60 723,78 5,5 7,2 6,2 8.4 5,3 3,82 21 729,80 721,34 723,58 4,9 8,4 6,3 8,9 4,8 22 730,34 737,84 737,84 5,5 0,0 3,0 6,8 3,0 0 23 733,71 735,71 734,16 2,0 3,4 2,4 4,9 14 24 732,48 733,93 734,19 1,3 4,0 2,1 4,2 1,2 0,40 25 738,24 739,89 741,27 2,0 4,2 2,1 4,8 2,1 26 743,62 739,72 753.56 0.7 4,0 3.7 4,8 0,6 27 744,47 744,72 743,17 0,4 3.3 3,5 5,2 0,1 28 744,47 743,42 743,19 0,6 3,7 3.2 4,7 0,4 29 740,42 739,03 738,22 0,0 3,0 2,8 4,0 -0,6 30 736,16 733,08 734,06 -1,0 lA 1,9 4,0 -1,0 31 731,06 729,83 727,17 1,0 3,2 3,8 3,7 1,3 3,33 Medie 731,24 730,82 730,22 2,5 3,1 4,2 0,12 2,16 114,53 [ Barometro 1 TeR5IOMETR( 730,76 4,14 JGRAFC > . . . . Resultati l^'^tiii del Mtise . . . S Igrometro 82,62 E Vuvolo J Vesti . ( Stato de ! . .' ] l ClElO DELL' ACCADEMIA 3t}I \[ A T U R E fulmini ncv . . . neve r . . ragnato grandine o . . . . all'orizzonte R. . rosso libero P ■ • • P'ogg"^ s , . si'reno nui'olo PP ■ . . pioggia dirotta ss , . sereno bello nebliia. E NEE E^E N'iNO SE SE SE'S ESE 82,19 SO ESE ENE NE E NE E E ESE N ESE NE Ei\E ESE ESE SE NNE E ESE OSO ESE ENE E E ENE E'SE N\0 SE SE SES ESE SO SE NE E E'NE E'NE ENE E- SE NE'N N'NE SE'S NE ESE E S'SE SE E E S OSO ENE NE'E E E NE'E ENE N'NO SE SE'S SE'S ONO STATO DEL CIELO nuvolo d. nttvolo nuvolo d. nueolo vv. n. rotto V. s. r. vento sereno r. sereno r. v, n. rotto ss. e. nuvolo nuvolo V. ss. e. sereno r. v. nuvoloso piovoso nuvoloso pioggia id. ss. V. nuvolo V. sereno r. e. nuvolo vv. id. sereno r. v. sereno v. sss. v. sereno e. ili. sereno r. e. nuvolo ODE l. nuvolo d. nuvolo s. e. sereno n. v. neve e vv. n. rotto vv. ss. vento s. r. vento sereno n. v. s. ragne e. id. ss. r. n. rotto e. sss. V. 11. neve nuvoloso pioggia nuvoloso piovoso id. n. rotto sereno r. e. s. r. vento n. s. vv. s. n. vento sereno vv. sss. V, S.1S. e. ss. e. id. n. sereno e. nebbia Al levare del Sole Ai tramonto del Sole nuvolo s. e. n. s. V. sereno r. v. nuvolo ». T. vv. ss. V. nuvolo V. sereno n. sereno e. s. ragne e. id. sereno e. s. r. venXo n. piovoso n. rotto pioggia id. n. rotto pioggia s. ragne s. ragne e. ss. vento p. e neve n. rotto sereno ss. ealma id. sereno e. sereno r. e. n. rotto pioggia 0 N. coperto id. id. coperto vv. coperto o/fuscuto id. q. libero coperto offuscato coperto id. l. ar. rossa offuscalo coperto id. offuscalo coperto p. id. offuscato coperto id. id. id. offuscato lìbero clih. id. i. chh. y. libero offu.srato coperto Fe:IOMEN[ STRAOKDLtABlI coperto id. id. coperto vv. offuscato id. coperto id. offuscato libero offuscato id. l. cfiiariss. coperto p id. id. coperto coperto p. coperto id. id. offuscato coperto id. id. libero id. offuscato ,d. '•aperto id. Tomy X. ùiì TAVOLE DEI RESULTATI MEDII E FINALI DELLE ©ssaiEViiaaDstiì ► *««*K8^^*^-t* 224 ATTI kO © — 1 M ^" © ©_ CI Ci O ^__ © o in t^ so 00 es IO © CI CI IO IO io" w^ OD C4 (tT c^ oo 00 o" gT cT cT CI o © b. ►>. rs IO o\ (N CT IO IO M IO IO (N gì IO IO t« !•« b« N. «>. b- r^ r^ ^. t^. *> ts. »'. é t: a « e * * e u ■r- C «.- .2 o CO O ^^ ^. »o •>• oo GÌ O gì o» in Gì = ? io CO Ci Oi gì o oo 00^ o ©^ oo •«r - gì o oc" n cT &l © o' o oo o © Cj « IO ei (?» G^ IO IO K) IO IO 01 (?l IO IO ^1 t* t^ i^ »>. t<. t>. i>. 1». 1^ r* ^. ^. b. ^ B. o • ♦-I . W5 to © *T o »^ »«r 1^ £S 2? i; o^ 05^ IO Ifi^ ■^ OC el o in © c< i>. e 3 K) o o cT o G? Ci o © ^•o l'3 a-ì CI s-i IO IO ^^ »o IO GÌ G» IO IO t^ 1-. l>l t^ t^ b. b. 1^ h. ^. 1-* t>» !>. « «> ■^ e ^ -B © oo o 1 o 1 o o ti5 ■e ■a Q > ig 1 1 .e o e a re 1 II s S >- >■ II fi b3 K a. o o « 00 S s s * K t> O »«• IO o n **- 00 !<., l<4 00 gì Gì © o m 00^ © IO IC © o S CI ^ *. »>. t^ l>- r< tx K b- K b* s" ^ -1 B S s 8 e w — s ^ _a O •*!■ !>. 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ES t^. o *1 er o o_ s. t^^ H N Cd o w 00 - OO cT v-T urT . (tT ff^"" ffl o" oo (W kO ff* ff» (N w IO K) (O IO (N (?l i>. t>« In ^■ tN. t* t>« !>. In. In bt Is, ffl >- 1 o ^ u ^ M i co 1 ai 1 1 o z IO z 00 •< DELL' ACCADEMIA j35 's II II H " u X -l £ ? s •' o o O <= it o ir 3 Sa s u 1 •• s a o £ - \ u §• è t3 o è ^ ;t3 è ~a 1 •3 < u O t.» o O u O o o Ed CE Bd •a •-] -< -1 c u < o .2 o o O a e 1 s o u s s c ££ 3 g o < §• «è :ó è •*3 5 -1 è f 4» (J o o 2 o a «.> •< o ••^ H Cd t3 1 & >~! O K e O co s s e» bl 3 S S £ S s s » o u o r o s a u ^ %i 4» q» u u K K u 1 (a ^ -< «> ■a •3 tJ tJ •o u %* u V, ys S, •ft -*4 •^ •^ ^ •^ •» •> •8 -^ S, >^ H . 5*4 lì là ù d © d o z: ui ù d z: u3 hi e; tA *-H fx o 1-1 H H a o ^ w^ w irt •«J" tN O *-• o <3^ IO f-l l'^ ■V in OD t>^ IN^ o^ IO O lO^ g o u^ (pT 00 tN ift to' o cT 3fl io" 00 "T E ^ w 00 G\ «c-t CT In ^ ^ l>1 &. } o g o e: H In •fl" h* o ►n (N ìTì o ffl (N ^ . s G-i" cT o « o G-r d* O CS © o to . I. SUL MODO di oltencre la calce in istato di purità. Del Dott. Pjetiìo Tommi , P. Professore di Chimica neW I. e R. Università di Siena. Presentata nel Giu- gno 1825. De *opo aver dottamente analizzato i progressi singolari della Chimica, e la sua relazione coUa vita sociale, segnila 1' Autore come appi'esso: Fin dall' estate passata, stava nel mio laboratorio occupandomi di qual- che articolo relativo a quella scienza istessa , che con tanto onore, quanto me- no io il meritava, mi fu dall'I, e R. Governo affidata. Per tale oggetto mi oc- corse della calce, che io desiderava perfettamente spogliata d' acido carbonico. Mi procurai varie specie di questa sostanza che abondantissima si trova in commercio , e sottoponendola alle mie ricerche , riscontrai che tutte con- tenevano più o meno, ed anche in abbondanza dell' acido carbonico, mentre ninna quantità sensibile di detto acido deve contenere la calce, per render- si convenevole alle sue destinazioni. Agitava allora il mio cuore un penoso rammarico considerando come la fermezza dei ponti , la durata delle cosi det- te petrajc , la stabilità delle stesse nostre abitazioni, la troppa fragilità degli scialili ec. solo alle mani affidate venivano della più rozza gente, mentre la perfezione di questi lavori dalla qualità della calce adoprata per la massima parte dipende; a questi inconvenienti ne aggiungea il mio spirito altri mille, che pure sono grandi , e venni , sebbene non contento , al progetto di otte- nere della calce perfetta da me medesimo. In questo divisamento, e col principio che dal carbonaio di calce 1" acido carbonico si sviluppa per la sola azione del calorico, posi del marino in un crogiuolo di terra, e lo riscaldai convenevolmente; quell' aiia in esso fissala To.\io X. ó\) 238 ATTI si sviluppò, ed il carbonato si converti iu '.ma terra fi-labilissima, con la fjua- le io credeva avere ottenuto un' ottima calce. A titolo di confermare la mia supposizione versai su di una piccola quantità di questa dell' acido solforico, e con mia sorpresa osservai una viva effervescenza, che m' annunziò la pre- senza in essa dell'acido carbonico, ed anche in maggior quanlità di quello che si trovava nella calce di commercio. Attribuii allora questa imperfezione, forse al difetto di temperatura, a cui era da me stato esposto il carbonato, credendola insiiflìcente perii necessario effetto; tornai quindi varie volte a ri- sciildarlo, fino al massimo gi'ado d incandescenza, ma la calce ottenuta con- teneva sempre una quantità considerevole d' acido carbonico. Dai principii intanto della scienza guidato , credetti potere argomentare come 1 intervento di un torrente d aria atmosferica, potesse favorire Io svin- colamento dell'acido carbonico dai carbonaii esposti ali azione del calorico; egli è perciò che un foro praticai nel fondo del crogiuolo, onde favorire 1' in- gresso all' aria , e dentro cui sottoposi nuovo marmo alla calcinazione : con que- sta sola pi-ecauzione mi parve di guadagnai-e alcun poco su la qualità della calce , che mi venia preparando , alla quale però molto mancava ancora di per- fezione. Fu per tanto questo primo passo che mi condusse poi all' intento bra- mato , richiamandomi egli alla mente I' influenza dell" ac(£ua in vapore per to- gliere i gas dai corpi , con cui essi sono combinati. Divisai nel momento di por- re alla bocca del fornello un vaso aperto contenente dell'acqua, affinchè 1' aria penetrando nel fornello medesimo come agente della combustione , andasse quindi , mercè 1' apertiu-a nel fondo del O'ogiuolo praticata , ad agire pregna d' umidità sul carbonato di calce. Questo artifizio soddisfece ampiamente i miei voti , ed ottenni con esso varie volte della calce allatto spogliata di acido carbonico. Mi pose puranco nel caso d' intendere , come per sola casualità i contadini possono talvolta met- tere in commercio della calce perfetta , il che succede soltanto allora quando essi intraprendono la cottura della fornace in tempi piovosi , o sivvero allor- ché la nebbia ne assicura che 1" aria atmosferica è saturata di acqua , le quali circostanze possono divenire coadiuvate ancora dall' umidità delle legna , con le quali mantengono la necessaria combustione. Osservata perciò la necessità dell' acqua in vapore per 1' oggetto di de- comporre perfettamente il carbonato di calce esposto all' azione del calorico, io propongo di mettere alla bocca della fornace da calcina un vaso di larga superficie contenente dell' acqua , la quale e vaporizzandosi per 1' azione del ca- lorico , verrà dall' aria che si precipita nella fornace medesima , trasportata a contatto d' ogni frammento di carbonato, e ne faciliterà la decomposizione, ottenendosi in tal guisa , sotto qualunque condizione atmosferica , dell ottima calce. Se la mia osservazione qualche vantaggio per avventura potesse arreca- l'e alla società, sarei ben rassicuralo dell' ardire di avervela presentata. I D E L L' A e e A D E M I A 289 II. SOPRA UN POLIPO delle vie aeree. Memoria del Doli. pEPDiyjxDO Astolim , P. Prof, di Clinica Medica neW I. e R. Università di Siena, e Socio di varie Accademie. Leila nel 1851. De 'opo alcune eiiiJile osservazioni intorno alla necessità di ricorre- re alle autopsie cadaveriche jier elucidare i diibbii troppo frequenti che in- ceppano il progresso della medicina , seguita 1' Autore come appresso : È comune opinione fra gli scrittori dell'angina tracheale , che la causa prossima di questo niorljo consista , ora nella inGammazione della muccosa , ora neir accumulo, e noli' addensamento del mucco nella laringe, indipendente da ({uesto processo morboso. Di tal parere furono il Ghisi , 1' Home , Rosen- steia. Perfettamente d' accoi'do con il concetto patologico dei primi, trovo quello del celebre Borsieri, allorché rende conto delle osservazioni cadaveri- che , nelle quali frequentemente trovò una membrana tubuliforme , occupante ora la sola laringe , ora tutta la trachea. 10 sono ben lontano dallo spargei-e qualche diiljbiezza sulle osservazio- ni di medici di tanto valore , né posso a meno di confermai'e siffatta eziologia come quella, che trovasi più spesso sanzionata dall' invariabil sufl'ragio della dotta esperienza. E mio intendimento soltanto di mostrarvi, o Signori, che 1' an- gina ti-aclieale, detta ancora crup, stridula, poliposa , non é sempre il pro- dotto di un'infiammazione delia laringe, né dell' addensamento di quell' umo- re della muccosa, chela riveste, né i casi favorevolmente terminati debbono sempre riferirsi a quella critica espettorazione di pseudo-membrane, come gì' infausti non debbono costantemente incolparsi all' accumulo muccoso nella laringe , o alla restrizione di questa apertura per tiu'gore effettivo di llogosi. 11 caso di cui mi accingo a tesserei istoria, fu osservato da me, or so- no pochi giorni in questa nostra Città. L' esito ne è stato fausto per una for- tuita, quanto rara combinazione , e dalla slessa medicina inaspettata. Si tratta della espulsione di un polipetto carnoso, munito del suo pedunculo, impian- tato con molta proballili tà nel margine destro della laringe. La presenza di questo corpo nato, e cresciuto in tal parie, era la cagione materiale di una pertetla afonìa, che conlava l'epoca non interrotta di sedici anni, e quindi addivenne motivo dell' angina tracheale, che ora sono per descrivere. Alla pienissima verità del fatto , ove le mie disadorne parole non ba- stassero, servano di prove inconcusse l'oculare testimonianza del chiarissimo sig. Pi-ofessor N aselli , sopraggiuto nel massimo infierire della malattia , ed il po- lipo espulso che vi presento. 34o ATTI Maria Antonia Caccialupi , diligente lavoratrice di cappelli di paglia , nel 1814, allora nell'età di anni 24, già madre e nutrice di un figlio, mentre appunto stava occupandosi del sacro , e dovei'oso ufficio dell'allattamento, fu colpita da sensibile debolezza della sua voce per dispiacente notizia ricevuta d' improvviso. Trascorsi soltanto sei mesi era divenuta perfettamente afonica né udivasi parlare, se non vicinissimi a lei. Nlun dolore ella accusò in quei primi tempi alla trachea , ma un senso di oppressione in tutto il torace la molestava , alloraquando erasi afìaticata a parlare in forza delle frequenti oc- casioni , che le porgevano la propria industria , ed il commercio. Afflitta oltre misui-a per la perdita di quella facoltà che ravvicina , e raf- forza i vincoli dei nostri sociali rapporti, alti-a risorsa non rimaneale per il pe- noso infortunio , che la speranza di trovare nell' arte salutare un conforto. A questo fine consultava i più dotti Professori della nostra felice Toscana, e tenendo tutti nel massimo conto il patema di animo sofferto, altra conclu- sione non ritraevane che quella di sentirsi giudicata affetta da afonia nervosa, per la quale davansi cura tutti di apprestarle dei tonici , all' oggetto di sve- gliare , se era possibile , la so])ita sensibilità dell" organo della voce : tutto pe- rò riesciva infruttuoso al sospirato risultamento. Passò la Caccialupi tre anni con la sua afonia perfettamente staziona- ria, quando nel 1817 infermò di catarro febrile. Fu appunto in tal circostan- za che espeltoi-ando della pituita, rese per la prima volta qualche copia di san- gue. Alla perdila ripetuta di quest' umore, tanto nel primo, come nei suc- cessivi rafi'reddori , provati con qualche frequenza perii lasso di sedici anni, non provava 1' inferma quelle moleste sensazioni che accusano i malati di pneu- monoiTagia, né quelle , che manifestano gli attaccati da flogosi polmonare. La- gnavasi ella di un dolore limitato alla trachea, che annunziava con le parole di strappamento, e di puntura alla destra superiore di questo condotto. Diceva quindi, che il respiro stertoroso non lo provava per oppressione polmonare, ma sibbene in forza di un ostacolo, che sentiva nell' interno, e nella più pro- fonda parte delle fauci , ostacolo che le porgeva il senso continuo di un cor- po in movimento all' alternarsi degli alti della respirazione. Il genuino , e quanto serve bene espresso deposto dell' inferma , sem- brava autorizzare a credere, che 1' emon-agia avesse la sua origine dall' oi-ga- no della voce , e che dovesse per giusta conseguenza considerai-si , sino da quel primo istante , come una genuina tracheorragia. Poteva sospettarsi del pari che qualche vaso sanguigno dell' organo affetto, fosse divenuto aneurismatico, ov- vero varicoso, ed il turgore di questo svegliasse nella Caccialupi 1' idea di im corpo nella parte innormalmente cresciuto. Chi mai avrebbe opinalo, che una escrescenza sarcomatosa dovesse essere la cagione della diuturna afonia, e la parziale lacerazione del pedunculo, motivo di tracheorragie in occasione dei catai'ri ? D EL L' A G e A D E M I A 241 Io mi credo certamente, o Signori, che difficilissimo, j")ei' non dire affat- to impossibile , dovesse essere un tal giudizio; e tanto più sembrami fuori del- la sfera delle attuali pratiche cognizioni , quantomeno i più addottrin;iti Pro- fessori di Firenze, di Pisa, di Siena si avvicinarono al concetto che ci ha quin- di palesemente mostrato la forza medicalrice della natura. Continuando il dettaglio dell' istoria, non è inutile forse il ripetere , che la malata nello spazio di sedici anni or per un errore, or per 1 altro elibe a provare spesso aifezioni catarrali di qualche rilievo, da farne temere tristis- sime conseguenze, ma niuna, a confessione dell inferma, fu più imponente di quella , che ebbe principio nel di due Aprile non ha guari trascorso. Al primo comparire infatti della tosse, ali incominciare della stridida res|)iraziu- ne, si fece tosto vedere molta copia di sangue, che all' indomane cessò com- pletamente. Dopo due giorni fui chiamato per visitarla. Interrogatala sugi' in- comodi che r ainiggevano, mi rispose con voce rauca, e quasi estinta, che il suo male era una somma diflicoltà di respiro per un ostacolo, come ella dis- se, fortissimo alla gola. Era la prima volta , che io visitava la CaccialiJpi, né mi era nota la di lei inveterata afonia , talché mi li-ovai nell' istante sommamente agitato dal- l'interesse, che inspirava una sì imponente all'ezione, ed ogni mio pensiero fu tosto diretto ad immaginarmi un lavOi'o inflammal-orio di data recente alla tra- chea, poiché niun dolore annunziommi nel cavo toracico, e liberissima disse^ mi essere la deglutizione ; E poiché pervenni a sapere , che cpiella voce , non era una malattia inarci, come avvenne difatti. La diagnosi concordemente fissata, fu quella stessa di un angina tracheale, e per la cura fu stabilito una- nimemente, che se era vi compenso atto a salvare l' infelice, non poteva senza torto abbandonarsi la via gi;i in parie battuta delle sanguigne, perchè a que- sto ])unto esisteva febbre continua . e dolore alla laringe , di cui temevasi la non infre({uente e totale obliterazione. Tale essendo il risultato della nostra medica conferenza, furono consigliate altre dodici sanguisughe , dalle quali fluì sangue con deciso sollievo dell inferma. Non lasciammo però il più importan- te suggerimento dei soccorsi Spirituali, che furono apprestati nella seguente mattina. ■ Da questo d'i in poi passò 1' inferma le ore del giorno in una certa cal- ma, avuto riguardo a quelle della notte nelle quali era sempre agitatissima , e e non senza ripetute minaccie di i-epentina solfocazione. L' inspirazione osser- vavasi oliremodo forzata, e congiunta a quello strepito penoso, che gli auto- ri di medicina ;issomigliano cos'i bene al latrato del cane , o allo stridere del- la gallina. Il decubito era molesto in ogni senso, e se pur trovava la pazien- te qualche lamjx) di sollievo, era soltanto allorac[uando prendeva il conqien- so di flettere il capo in avanti e sul lato sinistro. Forse in tal modo aveale insegnato Y azzardo a rimuovere in parte 1" ostacolo meccanico dall' apertura della glottide. Noi non rinvenivamo invero una plausibile ragione fisiologica, on- de restar convinti di un più calmato giacersi in tal modo . riflettendo che la positura dell' organo della voce era invariabile nella minima linea, con qua- luntpie inflessione che si esercitasse sul collo, e sul tronco dell' individuo. Si spiegava la sensazione di un piccolo corpo in movimento, annunziatoci sem- pre dalla infelice, come la conseguenza di morboso tiu-gore della epiglottide, e tenevasi la espuizione giornaliera del sangue , come proveniente dalla rot- tui-a di vasellini tracheali divenuti turgidi dal processo infiammatorio. Tutte queste ragioni fisiologiclie , e patologiche , le quali rendevamo a noi stessi , sarebbero state le sole opportune alla spiegazione della maggior par- te dei casi al nostro congeneri , riguardo però alla forma della malattia , ma noi tradiremmo la santa verità applicandole alla storia della Caccialupi , e con- fesso con tutta la candidezza di animo che quanto volentieri tornerei a ripe- tere lo stesso trattamento curativo in altro caso della medesima fisionomia, del- DELL'ACCADEMIA 343 lo stesso npparato fenomenologico generale , altrellanto mi farei caiito nel va- lermi esclusivamente dei precitati concetti, istruito, come fui dalla natura, che questi non abl)racci:ino tutte le possiliilii'i dell' angina tracheale. E chi mai infatti avrebbe creduto prima del dì IG Aprile, che il crup della nostra inferma fosse la conseguenza di un polipetto, che materialmente turbasse 1' esercizio della voce, e della respirazione? Fu appunto in questo gior- no, in cui la Caccialupi, sorpresa da tosse violentissima, dopo si lungo soifri- re , espulse il polipetto carnoso, che olYro alla vi«la di tutti , sebbene diminui- to di oltre la met\ nel suo volume , per la di lui aifusione nello spirito di vino rettificato. A questa crisc salutare della natura tenne dietro la perdita di qualche oncia di sangue, misto ad una certa dose di mucco , e lieta 1' inferma per r inaspettato avvenimento, si pronosticò da se medesima la guarigione. Di- sparve infatti prestissimo la difllcollà di respiro, si fé' di nuovo in parte sen- tire quella voce sino a quel giorno estinta del tutto , e nell' infierire del ma- le eziandio più alterata. L'espettorazione videsi dappoi scolorata, e composta di poco mucco e saliva, la febbre andò per gradi sensibilissimi diminuendo, sinché nel dì ven- ti di Aprile presentava la paziente un polso normalissimo. Ed in questo mo- mento medesimo, in cui scrivo 1' istoria della sua malattia, continua a gode- re di una plausibil salute , non senza porgere lusinghiei'e speranze di riotte- nere 1' esercizio completo della voce. Questo fatto per tanto del quale non conosco , né seppi trovare esem- pio nella storia della medicina , sembrami interessantissimo, e proprio , se non m'inganno, a spargere qualche scintilla di luce sull'eziologia dell'angina stridula. Io già sapeva . come non lo ignorano i medici i meno istruiti , non esser nuovo il caso di corpi estranei caduti , o introdotti in qualunque modo nel- la trachea , per i quali è stato forza ricorrere al taglio di questo condotto all' oggetto di rimuovergli , ma non mi era nota una storia , da cui risultasse la nascita di un piccolo polipo nella laringe ; del (juale volendo pure analiz- zarne r origine patologica , non si anderebbe forse lontani dal vero , se ri- prendendo 1' origine dell' afonia avvenuta nella Caccialupi , si sospettasse che alcuno dei follicoli della muccosa tracheale , restasse alterato nell" esercizio della sua secrezione, e f[uindi per gradi lentissimi 1' organica tessitura ne ve- nisse a soffrire. Una diminuzione nel circolo sanguigno , un difetto di assor- bimento simultaneo nel piccolissimo organo secretore, esser potevano capacis- simi elementi per dar principio ad un ristagno umorale sulle prime , e dipoi al polipetto le tante volte mentovato. Ma con il volgere successivo, e continuo di sedici anni, potrebbe non senza ragione oppormi taluno: do\eva il tumore carnoso avere acquistato un volume maggiore. L" opposizione sarebbe in vero di qualche rilievo, quando 344 ATTI non sapessimo dall' andamento stesso della malattia, che se la natura ebbe tem- 1)0 bastante a compiere il lavoro, cui era rivolta, se non mancarono le or- ganiche condizioni per ottenerlo, fu però sovente disturbata nella sua pato- logica operazione. Quei vasellini sanguigni infatti , aumentati di calibro , ovve- ì'O di nuova formazione , che dirigendosi al corpo del tumoretto erano desti- nati a nutrirlo , ad Jfcci-escerne di continuo la mole , si laceravano sotto i col- pi di quella violentissima tosse di cui in tutto il tempo spei-imentò tanti ac- cessi l'inferma. La perdita i-epetuta di qualche copia di sangue, proveniente dall' apertura di alcuno dei vasi anzidetti , portava nel polipo , direi quasi un temporario apjiassimento, ed in luogo di vegetare, in cambio di portare la d' al- tronde immancabile soifocnzione, diveniva minor*, e per qualche tempo la- sciava più libero 1' esercizio respiratorio. Con tali ragioni, desunte dal fatto, ho creduto dover rispondere alla men- tovata presumibile opposizione. Possa frattanto questa mia storia incontrare al- meno il non ignobile scopo propostosi, ed abbia la pratica medicina nello straor- dinario incidente, un mezzo di più, onde arrichii-e l'eziologia della pericolo- sissiiua angina tracheale. m. DESCRIZIONE di una pressa Idraulica applicata come forza motrice. Invenzione del Nobil sig. Celso Petrucci , già B arcagli , Rettore dei RR. Spedali riu- niti di S. Maria della Scala di Siena. ( 1833 ). s. farebbe convenuto qui d' inserire la memoi'ia stessa con cui 1 ingegno- so Autore accompagnava il dono del modello dell' accennata macchina , oggi nel nostro Museo esistente, .se un notaMe perfezionamento di essa, dal mede- simo posteriormente alla lettura immaginato , non ci obbligasse a farne una descrizione affatto nuova. Consiste attualmente questa macchina ( Fig. 23 A.) di una buse fdf, .su cui posano verticalmente due cilindri metallici vuoti a , a' coronati da un' ar- chitrave metallico e, e' parimente vuoto. E munita la base f d f' di due rubinetti f.f all' oggetto d' introdurre l'acqua nei due canali interni e , c\ che rispettivamente comunicano in r/ q' coir interno del tamburo di una tromba accentrica di Dietz situata sopra la base fra i cilindri a, a'. Gli stessi canali comunicano in r , r' coi cilindri me- desimi , in cui agiscono due stanlufil b , b' muniti delle dentiere g , g' che ingra- nando nei rocchetti h, h' , muovono due ruote dentate k,k' uguali, agenti sid rocchetto i, situato nella figura dietro 1' architrave. Questa di,sposizioue gene- D E L L' ACCADEMIA rjS ra nel i-occhelto •' un moto continuo circolare che comniunicato a qualunque altra macchina , può farla agire secondo il bisogno. Vediamo in B la pianta dell' architrave; / è Y asse del rocchetto i' de- stinato a communicare il moto ricevuto; g , g sono fori praticati nelle lastre orizzontali superiore e inferiore dell' architi-ave che servono a tenere le den- tiere neir opportuna situazione verticale; h,h' sono i rocchetti, per eui gira- no le ruote dentate k , k'. Sono muniti gli assi dei rocchetti h, h' dei trinchetti a;, x , di cui ve- diamo la figura orizzontale e verticale in A, J, e la costruzione dettagliata in: D. Il diametro dell' asse del rocchetto ed; y è una ruota a denti obliqui, ove ingrana un dente /", il quale, compresso dalla molla e, permette alla ruota y il mot» diretto, mentre si oppone all' inverso; acciò wicceda questo, convien. che giri 1' intero tamburo %o. In C vediamo il pi'ofilo s, ed il prospetto z della tromba eccentrica. Il suo piede è v , il tambui-o m, il piatto s a forza di viti strettamente lo chiu- de ; < ne è il manubrio. Girando questo manubrio muovesi in A il cilindro eccentrico n , mimi- lo di quattro razzi o, o', o', o"', che sempre forzati per mezzo d' una molla circolare contro il cerchio esterno m, vengono alternativamente spinti in den- tro e in fuori, a misura che si avanzano nel vuoto p. Muovasi il razzo o' ver- so q' ; viene allora a generarsi fra o' e q' un vacuo, che è nell' istante occu- pato dall' acqua proveniente da q' ; talché dopo la prima rivoluzione tutti !;li spazii p contengono dell' acqua, né più la perdono finché è in azione la mac- china. Neil' atto allora che il razzo o'" si: avvicina alla situazione o', 1' acqua che esso racchiude viene spinta nel canale q, e nell' istesso tempo 1' acqua in }' occupa il nuovo vacuo che dalla sua parte si forma. Da ciò resulta un innl- zamento dello stantuffo b, ed un eguale abbassamento dello stantuffo 6', in virtù del vacuo sotto di esso prodotto, per cui la pressione atmosferica ab- basso lo spinge. Egli è allora che il trinchetto x fa il suo ufficio, lasciando girar libero il rocchetto h' per 1' azione della dentiera g' ; e quindi la ruota k' ( obbedendo all' impulso del rocchetto i', che gira in grazia della ruota k mossa da j ) seguita la sua rotazione neU' istesso senso accennato dalle frecce nella figura, non contribuendo allora in nulla alla produzione del moto. Ciò continua, finché non sia esaurita 1' acqua in r'. Allora girando il manubrio / nel senso opposto, viene per un consirnil giuoco a salire lo stantuffo h\ ed a scendere quello 6 , per opera del trinchetto x , seguitando oziosa la ruota k il suo giro nel medesimo senso. Immensa essendo la forza della pressa idraulica, può giudicarsi nulla la resistenza degli attriti a segno tale , da potere indefinitamente moltiplicar ruo- te , rocchetti , e più complicati ordegni , senza alcuna sensibile diininiizione della forza motrice. Tomo X. 40 24G ATTI Cosiruzì'one economica della macchina. Molte parti di essa possono costruir- si (li legno, quando non ne sia eccessiva la piccolezza. Tali sarebbero 1' ar- cbitrave e la base. Se la macchina dovesse esser stazionaria , potrebbero co- struirsi i cilindri di pietra di taglio, a guisa di pozzo, o pur anche di ferro fuso; ed allora possono anche le ruote costruirsi di legno, la base el' archi- trave di materiale laterizio o altro. Applicazioni della medesima. Può la doppia pressa idraulica, in grazia del- la sterminata forza che spiega , mettendola in comunicazione con altre macchi- ne , applicarsi a tutte quelle operazioni che esigono una non interrotta azione; come alla triturazione delle ulive , alla macinazione del grano , ed alla mag- gior parte delle macchine a cui si è il vapore applicato , non esclusi i traspor- ti per mare e per terra. Vantaggi della medesima in confronto del vapore. 1. L' impossibilità dell' esplosione. 2. Maggiore economia di costruzione e mantenimento. 5. Risparmio totale di combustibile, alla di cui consumazione sostituiras- si la forza dell' uomo. 4. Celerità , quando richiedasi , non minore di quella media del vapore, potendosi con opportuna costruzione aumentare a piacimento la forza, e mol- tiplicare le rotazioni. Forza della doppia pressa idraulica. Può ognuno facilmente convincersi, che, se sia la ragione del diametro dei canali q , q' a quello degli stantuffi b,b' :; 1 : m, starà la forza applicala alla forza ottenuta :: 1 : wi^. Perciò, sia il diametro di 5 = met. 0,01 ; quello del cilindro a = met. 0,15; una forza applicata di chilog. 20. dovrà equilibrare chilog. 4500 , ovvero una forza per- manente di 56 cavalli. Velocità. Se la dentiera g faccia fare al rocchetto h sei rivoluzioni, e sia la proporzione dei denti della ruota k a quella del rocchetto ti: 1 : 10, nel salire dello stantuffo farà il rocchetto i 60 rivoluzioni. Dato che esso sal- ga una volta in tre minuti, lo che, supponendo i diametri che sopra, certa- mente può ammettersi, il rocchetto i farà una rivoluzione in 3", e 1200 per ora. Se quindi 1' asse l porti una ruota di 100 denti, che ingi-ani in un roc- chetto di 10 denti, saranno le rivoluzioni di quest' idtimo 12000 per ora, ossia 200 per V. E dipenderà dal bisogno e dalle combinazioni delle macchine a cui ve- nisse applicata questa pressa, a quanto voglia la velocità oltre quel limite portarsi. Cra,u:y. /■J '■'A'-- c/'.a-ia 3< braccia / .^meto.SSjj /O /S 10 ©! h ii|l d //TT Trrr^ T- T\\X Mìu 0 \^^ t^ El : Il 1 1 ,' II ll^É e e A' tS 6 A 6 ^ =■ — 7_ ■ , — / / t i- L ' !-i^ 'kXi' l- t ^ 4 i: ^''^nui ji^ ^ X,y.^^,^.' , LiXXw4||' 1.= I" ^ ~Tf lU ' XXX \- ^ c/.:/c.i y "1 51 1 hiM^ 1 I DELL'ACCADEMIA 247 IV. MEMORIA del Maggiore ExRtco Mocrnni sopra un nuovo metodo di costruzione e copritura dei tetti , come miglioramento deW attuale. Letta il di 3 Marzo 1859. u. ' na serie non interrotta di 18 anni percorsa in Danimarca, mi ha dato largo campo di studiare a fondo 1' indole dei suoi abitanti, il carattere, i costumi, gli usi, le abitudini, i pregiudizii, tutto in somma ciò che costi- tuisce la nazionalità di un popolo, e di notare al tempo stesso quanto a me sembrava buono e nuovo, o per lo meno poco conosciuto e non praticato nella nostra Italia rapporto a istituzioni e metodi colà adottati o in forza del clima , o della sua geografica posizione. Fra le tante e varie cose in questo tratto di tempo da me osservale, il metodo di costruzione e copritura dei tetti nella Scandinavia differente af- fatto dall'. attuale nostro , e per i suoi pregi intrinseci , e peri grandi vantag- gi che offre . mi parve meritare di essere a questo preferito ; e pieno di que- sta idea colla lusinga di arrecare un qualche utile generale, mi proposi di ma- turamente studiare cpiesto ramo di domestica economia, e di esaminare se con- veniva introdurre 'nella nostra Italia, ed adottare cpiesto nordico metodo. Nelle nordiche regioni , ove la neve durante il lungo inverno per 1' a- spro soffio dei venti talvolta si agglomera a parecchii cubiti di altezza , i tet- ti delle case dovevano fino dai tempi più remoli essere di gotica forma ad angolo acuto, onde schivare l'inconveniente di ritenere la neve lungo tem- po , e non incorrere nel tempo stesso nell' altro gravissimo del peso della me- desima, giacché sovente per 1' intensità del freddo la neve appena caduta con- densandosi in ghiaccio resterebbe per ben lungo tempo tenacemente aderente alla superfice di essi ; quindi è che non solo i letti del Nord hanno ima pen- denza ardita, ma gli embrici di che sono coperti, sono generalmente invetria- ti , a fine non solo di agevolarne il discarico , ma ancora di renderli imper- meabili air umidità. Noi per verità non siamo nel caso di dovere ricorrere a questo mezzo ]X"r quei molivi che militano nel Nord, noi all' incontro diamo ai nostri tetti una placida pendenza , perchè i varii pezzi di che vengon coperti non abbian luogo per quanto è possibile di scorrere, e perchè il muratore in caso di bi- sogno possa salirvi sopra , e percorrerli in tulli i sensi. Ma se noi non abbiamo le nevi stanziarie, i costanti geli del Nord, per cui faccia d' uopo dare ai tetti una forte pendenza, abbiamo il grave incouve- nienle della movibililà dei diversi j)e/.zi nei frequenti casi di soffiare di venti e di passare di animali, e 1' altro della necessità del camminare dei muratori 24« ATTI s'.i i telti a fine di ripulirli e di accomodarli nel caso di rottura di qualche pezzo, con pericolo sovente di romperne dei sani, oltre il gravissimo poi di non potere internamente esaminare e riguardare 1' armatura e intravatura dei tetti, attesoché , essendo dessi ordinariamente presso chea contatto colla sof- fitta dell' idi imo piano, perlochè a ragione vien loro dato il nome di palco morto , riescir deve loro difficile , e direi quasi impossiljile , di vedere se una trave , o corrente minacci rovina, perlodiè non di rado avviene che si rom- pa e cada improvvisamente traendo seco in rovina mezzo tetto con gravissi- mo pericolo e danno del proprietario e dell' inrpiilino. Il tetto da me ideato in sequela delle più accurate osservazioni oltre essere scevro dei sopra notati inconvenienti , offre cinque rilevanti vantaggi , quali ho r onore di sottopoiTe al giudizio Vostro, e che credo di buon gra- do nìcritare di essere da Voi presi in considerazione. 1. Solidità e stabilità del tetto. 2. Leggerezza d«l tetto. 3. Spesa per la sua costruzione, nell'ipotesi piiì costosa, di gran lunga minore che nella cuopritura ordinarla. 4. Facilità del pronto restauro , e piccola spesa per la sua manutensione. 5. Utilità del vuoto fra la soffitta ed il tetto, ossia del palco morto. Ed incominciando dal primo, dal modello del tetto, che ho l'onore di sottoporre al vostro esame, si scorge a colpo d' occhio la stabilità e la sempli- cità della sua armatura. Esso è ideato nella supposizione la più costosa rapporto alla sua costru- zione (1). Esso è doppio , cioè ha due pendenze eguali ; le travi che sostengono r ultimo impiantito del fabbricato servono di altrettante corde ai puntoni che sostener debbono gli assi del tetto. I puntoni vengono dal lato inferiore incastrati alle due estremità delle corde , e venendo dal lato superiore ad unirsi di fronte al puntone prolun- galo per tutta la lunghezza del tetto , ne formano il comignolo a qualunque angolo si voglia. Per dare ad essi una maggiore stabilità, vengono collegati con una traversa proporzionata in dimensione nel punto che si crede più conve- niente ; su questi vengono fissati con chiodi gli assi o regoli , e su questi final- (t) Vedi la Fig. 24. A. Facciata del tetto.», aperture per dar luce ai palchi morti, h , muro sotto- posto, e , travi, d , docci, o , piano del secondo palco morto. B. Veduta laterale del tetto, a, travi, b, correnti, e, docci. C. Doccio veduto, a, in profilo; b, di prospetto; e, dente per cui sta sospeso al corrente. DELL' ACCADEMIA 249 mente vengono collocati i docci, fatti nel modo e forma del modello, e stuc- cati al di dentro con buona calcina. Dall' ossatura del tetto si vede siiliito che il falegname vi ha il maggior lavoro, mentre concia, ed ordina i varii pezzi di legname, li mette al posto, * così monta il tetto ; e dalla forma dei docci si comprende altresì clie il muratore compone il suo tetto dalla parte interna , e che in conseguenza non ha mai bisogno di salirvi al di fuori, per (pianto agevole se ne voglia la pen- denza. Si vede altresì che i docci che posano sugli assi , non possono mai esci- re dal loro posto , perchè restano fissati all' asse medesimo per mezzo del den- te o dado, che hanno al disotto , e che venendo a soprapporsi 1 uno all' al- tro lateralmente, restano collegati in modo, che diventano inamovibili. 2. e 3. Leggerezza del tetto, e spesa occoi-rente. Se noi confrontiamo la fpialitn , e quantità del materiale che occorre per la costruzione ordinaria di un tetto, con (juella che si richiede per una simile col nordico metodo, non può cadere alcun dubbio , che la leggerezza del nuovo tetto non sia evidente. ( In questo punto /' Autore fa una stima assai esatta si del numero de' pezsi compresi in una superficie di m. q. 70. ( Br. q. 200 ) di un tetto secondo V or- dinaria costruzione , si del peso resultante dal materiale^ ed altra slima contrappo- ne a questa di una egual superficie del tetto da lui proposto. La necessaria hreri- tà non permettendo d' inserire queste stime per intero, ne annunziamo i principali risultati. Cioè : Vn tetto della siipcrf. mentovala richiede pezzi 4876. chilog. 11(505. (Q OÌI52 ) Una egual superf. del tetto proposto " 15t)5. « 5142. (S 9240j non compresa però /' armatura. Costo della detta superficie dvl tetto usuale ...»..£ 7(59. 1 >. 4. Detto pel tetto proposto 6Ì2. 5. 4. V Autore indi prosegue : ) In questo doppio calcolo non è considerata la spesa di tfasporto e ga- bella del materiale cotto, la quale dovrà essere di gran lunga superiore, co- struendo col metodo ordinario, attesa la maggior quantità dei pezzi da lavo-' ro di fornace che vi occorrono. Supposto poi che il fabbricato da coprirsi abbia dei muri interni divi- sorj , per cui non occorrano corde osaa travi armale , 1' armatura del nuovo tetto in questo caso si forma di soli puntoni appoggiati e fissati al muro su- jieriore per mezzo di una drappa di ferro in forma di L rovesciato interna- ta nel detto muro , e su questi vengono inchiodati gli assi che debbono sor- reggere i docci , e la spesa ne sarà evidentemente minore , che coprendolo col metodo ordinario. 4. Facilità del pionto restauro, e piccolissima spesa per la sua manu- lensione. o5o ATTI Se ilai line lati più corti del fabbricato, che suppongo alzati col muro lìiid n! comignolo, vengono costruite, come di ragione, due finestre, il cosi detto palco morto verrà illuminato in modo, che 1' occhio potn'i percorrerlo inlernaiaente in tutta la sua estensione, e con maggior vantaggio potrà farlo, se la muraglia esterna dei lati più lunghi venga alzata un terzo di braccio so- pra il livello della sofiitta , per cui innestando sopra ciascun puntone un tra- vicello lungo tre braccia che vada a riposare su di essa , si venga a formare la gronda. In tal modo costruito il tetto , chiunque passeggi suU' impiantito del pal- tìo morto, sarà in grado di avvedersi, se la pioggia vi sia penetrata per cau- sa di qualche doccio rotto, o inclinato, e potrà anche precisare il luogo del seguito guasto, ciò che indubitatamente non può ottenersi in caso simile, rap- porto ai nostri tetti , perlocliè fa d'uopo attendere die la pioggia sia cessata, o, ciò che è più dispiacevole, e dannoso, che la neve sia affatto disciolta, onde potervi salire per andare in traccia della tegola , o del doccio rotto , di- sonlinando il tetto per trovare il male, con pericolo spesso di guastarlo nei luDglii Fai'. Nel nuovo tetto al contrario, il muratore vede a colpo d' occhio ove è il guasto ; le traverse ai puntoni gli servono di ponte per arrivare occorren- do comodamente e senza pericolo fino al comignolo, ed è in grado di rime- diarvi anche diu'ante la pioggia, cavando il doccio rotto, e sostituendovene un altro colla maggior facilità, e senza che gli altri doccisi muovano dal lo- ro posto. Faccio altresì osservare, che piti declive che sarà il tetto, più resisterà air impetuosità dei venti, giacché questi venendo ad investirlo di faccia, non potranno mai danneggiarlo, e molto meno rovesciarlo. Facile quindi occorre il rilevare quanto tenue debba essere la spesa per la manutensione di un sitl'atto tetto ; nulla al di fuori può formare inciam- po al libero scolo delle acque piovane; niiin animale può annidarvisi , e quan- do anche penetrato fosse per altra via nel palco morto , non potrebbe impu- nemente avervi stanza, senza essere scoperto; F aria liberamente circolando fra il legname dell' armatura, contribuisce sommamente a mantenerlo sano ed asciutto , e qualora qualche pezzo patisse , il proprietario potrà da se sempre accorgersene ed apporvi un pronto riparo. 5. Comodi ed utile del palco morto. Di sommo vantaggio per gli usi e comodi domestici è infine a eonsi- derai'si 1" area compresa fra 1' impiantito e il tetto ; questo locale può servire a tendervi panni , tenervi legna ec. e può altresì formarvisi un altro piano col mezzo di tavole collocate sulle traverse dei puntoni. D E LL' A G e A D E M I A aSi SIED(0]Eiilì£^£l JLi I. E R. ACCADEMIA DEI FISIOCRITICI di Siena, all' effetto di promuovere 1' industria Agraria , e ISIanifatturiera nel Compartimento Se- nese , ha con sua deliberazione del d'i 29 Giugno 1841 determinato di con- ferire due premi i nel modo che appresso ; Un premio di lire trecento a favore di chi avrà introdotto qualche nota- bile miglioramento nell' Agricoltura del Compartimento Comunitativo di Siena : Ed un altro premio di lire seicento a favore di chi avrà egualmente in- trodotto qualche notabile miglioramento nelle Manifatture del Compartimen- to predetto. Questi premii saranno conferiti nel mese di Agosto dell' anno 1845. I Concorrenti dovranno presentare'' 1' opportuna relazione dell' intro- dotto miglioramento , con tutte le prove di fatto necessarie a giustificarlo , den- tro il mese di Aprile del detto anno. Potranno i Concorrenti celare il loro nome : ma in questo caso dovran- no porre in fronte della loro respettiva relazione un motto, che ripeteranno sopra una polizza sigillata , dentro la quale sarà scritto il loro nome. Queste polizze si apriranno solamente cinando le relazioni , cui vanno unite, ottengano il premio; altrimenti saranno abbruciate. I pieghi relativi saranno diretti per la posta , o in altra maniera . ma sempi-e sigillati e fianchi di porto , al Segretario dell' Accademia per le Scien- ze Fisiciie ; oppure saranno consegnati al Segre tarlo stesso, che ne farà rice- vuta al portatore. Quelle relazioni ciie pervenissero spirato il termine come sopra stabi- lito, saranno custodite nell'Archivio dell' Accademia, per restituirsi ad ogni ri- chiesta dei loro autori , perocché non si ammetteranno giustificazioni sul ritardo. Spetterà all' Accademia di giudicare, nel modo che crederà più conve- niente, e conforme alla giustizia, il merito maggiore e la maggiore utilità di quei miglioramenti che dovranno essere premiati. aScj ATT ì Nel caso , che si trovasse parità di merito , e di utililà fra due , o più dei miglioramenti venuti a concorso , sarà preferito quello , die sia stato ri- trovato , ed introdotto prima degli altri. Ai Concorrenti premiati verrà ancora dall' Accademia rilasciata in dono una medaglia di distinzione in argento. E qualora, ali" epoca della distribuzione del respettivo premio, fosse man- cato di vita il Concorrente che lo ha meritato, sarà passata ai di lui eredi la somma che importa il premio stesso ; ma in tal caso non avrà luogo il ri- lascio della medaglia di distinzione. Siena dalle Stanze dell'Accademia li 12 Luglio 18 il. li Presidente Conte GIO VANNI: PIERI. // Segretario della Classe delle Scienze Fisiche Pkof. fjlippo garresi. DELL' ACCADEMIA a53 FREMII CONFERITI AGLI STUDENTI DELL' UNIVERSITÀ SANESE NELLA CLASSE FISLCA DALL' L E R. ACCADEMIA DEI FISIOCRITICI 'Ke^ft ©Cwtt ^ecotdi ^af 1838 af 1841. in ordine al disposto dell' Articolo 3 delle nuove Cosliluxionié ANNO 1838. Determinare l'azione igienica della luce sopra V economia animale vivente, e notare le modificazioni più importanti, che la privazione della medesima apporta neir ordine delle malallie. Non fu conferito Premio.. ANNO 1859^. Cosa inlendesi per Reazioxe Vitale, quali sono i casi nei quali ella può verificar- si, e di quali effetti é capacci PiUi>iiATO il Signor ANTONIO CONTI di Poppi. ANNO 1840. Determinare la vera condizione morbosa delle affezioni tulle dèlie reumatiche; rin- tracciarne le cause le più certe, e proporne il miglior trattamento curatilo. Non fu conferito Premio. Accessit il Sig. ANGELO RALENTI di Monte S.Savino. Tomo X. A-j 254 ATTI ANNO 1841. Dimostrare r influenza che esercita il nervo gran simpatico neW economia animale durante lo stato di salute , e quali modificazioni delle funzioni ai possono at- tribuire a questa influenza, ossia quali sono quelle che dipendono dalla im- portanza del medesimo. Premuto il Sicnor ANGELO VALENTI di Monte S. Savino. D E L L' A e e A D E M I A a55 Il , I i, . ■ . ■ STATO ATTUALE DELL' L E R. MUSEO DI STORIA NATURALE DELL' Ne , eir epoca presente, che vediamo con peregrina energia dedicata al- lo studio dell' Istoria Naturale , ben avrebbe 1' Accademia bramato di potere nei suoi Atti rendere un esatto conto dell' attuale stalo del suo Museo , die oggi viemaggiormente promette una futura prosperiti , dappoiché recenti be- nigne disposizioni lo hanno alla nostra Università per 1' oggetto del pubblico insegnamento aggi'egato. Ma il solo Museo d' Ornitologia, che (segnatamente per i lodevoli co- nati del defunto P. Massimiliano Ricca, nostro benemerito Socio) non pri- ma del 18:29 ebbe origine, a fronte delle gravi spese a cui è stata 1' Acca- demia per molti anni soggetta, oggi in grazia delle cure dell' Ab. Francesco Baldacconi Preparatore e Conservatore del IMuseo medesimo, offre un saggio, piccolo tuttora ma soddisfacente, dell' Ornitologia della nostra Provincia, es- sendone appunto questo lo scopo principale. La maggior parte delle specie in essa raccolte , offrono per ordine esem- plari del maschio e della femmina, del nido, delle uova, dei cibi , delle ano- malie s\ fisiologiche che patologiche , dello scheletro ; e finalmente nei casi più distinti il benemerito Sig. Abate Baldacconi suddetto vi ha apposte poche sue notarelle, ove erano notabili alcune anomalie ne' colori degli animali. Né lungi sarà il tempo in cui , all' Ornitologia vedremo forse in egual copia unita una collezione di Quadrupedi . di cui già esiste un nucleo non in- 256 ATTI JiH'ei-ente. L' istesso dicasi dell' Erpetologia, dei Crostacei, dell'Ittiologìa, ec. che offrono anch'esse le più fondiite speranze, le quali giammai fallir posso- no , ove la munificenta del Principe le scienze protegge e ravviva. I]\DICE DEI VOLATILI ATTUALMENTE ESISTENTI NELL'I. E R. MUSEO SUDDETTO or individui segnati colf asterisco (*) sono di rarissima permanenza e passaggio nella nostra Provincia. t. Cathartes Pemopteriis, AvvoUojo A- qullino. 2. Valtur Fuscus , Avvoltojo Sacro. 3. Falco Albicilla , Aquila Reale marina. [\. Falco Aeselon , Sparviere Smeriglio. 5. Falco Buteo, Falco Cappone. ■6. Falco Iinperialis , Aquila Imperiale. 7. Falco Cyanus , Falco Albanella. 8. Falco MLItus, Falco Forbiciooe. g. Falco Noevius, Aquila Macchiala. 10. Falco Nisus, Falco Fringuellaio. I I . Falco Pennatiis , Aquila Pennata (*}. 12. Falco Peregrinus , Spucytete Pellegri- no. 1 i. Falco Rtifipes , Barletta Piombina, i4- Falco Subbuleo, Falco Astore. I 5. Falco Tiniiuncalus , Falco di Torre. 1 G. Falco Cjneraceus , Falco Cenerino. 17. Falco Lanari US , Falco Laniere, 18. 20. 21. 22. a 3. 24. 25. 26. 27. 28. 3o. 3i. 32. 33. 34. 35. Falco Fuh'us , Aquila Reale, Strix ylluco, Guio. Strix Bubo , Grandugo Reale. Slrix Flammea, Barbagianni. SiriJC Otus , Allocco. Slrix Passerina, Civella Comune (1). Strix Scops , Assiolo. Con'us Corax , Corvo Imperiale. Cori'us Cornix , Cornacchia. Con'tts Frugilegiis , Ojrvo Comune. Corvus Glandarias , Ghiandaja. Corvas Moiiedula, Corvo dt' Campa- nili. Con'us Pica , Gazza. Coracias Garrula , Gazza Alarina. Oriolus Galbula, Rigogolo. Slurnus Fiilgaris, Storno Comune. Sturr2us Uiticolor, Storno Sardo (*). Pastor Roseus , Storno Marino (2}. (i) Di questa specie ne esistono due esemplari , uno del tutto bianco nis'eo ad ecce- zione della testa, con la cornea di blìi cupo — l' altro di color rosso ruggine uni' forme. (2) Ho avuta la fortuna di esaminare per due anni questo rarissimo uccello, ed D E L L' AC 36. Lanius Minor, Gueia Gaziiiia. 37. Liinius Excuhilur, Gueia Comune. Za. Lanius Jiiifus , Gueia C:tpo Rosso. ÌQ. Turdtis yiscivonii , Tordela Comu- ne (1). 4o. Tardiis Pilaris, Tordela Gazzina. 4i. Turdus Musicus , Tordo BoUaucio. 42. Turdus Jliacus , Tordo Alpiyino. 4^. Turdus Torquutus , ToiJo di Monta- gna. 44> Turdus Merula, Merlo Coaiunc (2}. 45. Tiudus Duhius , Tordo Dubbio ('). ^Q. Turdus SaXatilis , Tordo di Rocca. 47. Turdus Cjaiius , Passera tiolilaria. 48. Cinclus ^f/ualicus, Merlo Ac(juaiolo. 49. Sih'ia Lusciiia, Usignolo. 50. Sih'ia ^tricapilla , Capinera. 5 1 . Silvia Ruhecula , Pettirosso. 52. Silvia Titliys, Codirosso. 53. Silvia Phcmcarus , Rusignolo di Mu- r.nylia. 54- Silvia IVec/creri , Fiascliellìno. 55. Sil\'ia Itegulus , FioraDcioo. 56. Silvia Ti o^iolidc , Scricciolo (3). 57. Silvia jMelanocepliida, Digioa. 58. Silvia Ignicapilln, Arancino. 59. Saxicola Ocnanle , Codibiaaca. C A 60. 0:. Gì. G.\. G'). GG. G^. tì8. 69. 70. 7'- 72. 73. 54- 75. 76. 77- 78. 79- 80. 8i. 82. »3. B4- D E M I A 257 MotacUla Alba, Cudllremula Bianca. Molacilla Flava , lìatlicuda Gialla. yilaudd Calandra, Calandra. filanda ylrvensis, Lodola Comune. yl lauda Arborea, 'Luào\» Mallolina {'\). Purus Maior-, Cingallina Migliore. Parus Atcr 1 Cinyalliiia Minore. Paras Ccruleus , Polaziina. Piirus Caudalus , Codibugnolo. Parus Paluslris , Cing^Mlina Palustre. Parits Bicirmicas , Cannnjola Comu- ne. Piirus Pendulinus , Biiscliino. Eriibcrizia Citrinella , Zigol Giallo. Eiiibenzia Schueiiicidus , Passera di Padule. Einherizia da, Zigol Mucialto. Enòerizia Miliaiia, Slrillozio. Loxia Curvirostra , Crociere. Pirrula f^ulgaris, CiuU'olotlo. Eringi Ila Coccotliraustes , Frosone. Eringilla Clxiris , Verdello. Eringilla Petroiiia , Passera Lagia. Eringilla Cisalpina, Passera Casalina. Eringilla Montana, Passera Mallugia. Eringilla Sfririus , Crespolino. Eringilla Ceicbs , Fringuello Comune. ho riscontrato colla oculare ispezione, che le apparenze di bianco sale nella otrenii- tà delle penne del pennacchio , del sottogola , e del meato auditivo , e la eguale orlatura di quelle del sotto coda non sono i caratteri dei gradi diversi di età , ina indicano la sua muda vicina a conipl-elarsi j giacche quando e pianamente ope- rata spariscono del lutto. Ne le penne del dorso e del petto nel corso delle nitta- ìiiorfosi sopì a notate, linuingono nel loro slato natiti ale , ma ilirenute irregolar- mente nere velluto, iriegolarinente le ho vedute cambiarsi in color fosco sale, quin- di in bianco slavato con leggera tinta di rosa , pvr riassumere quindi a poco il co- lor carnato purissimo. Il suo canto continualo e vario si può assomigliare a quel- lo della rondine comune, se non clte è piii sonoro e vibralo nel luòiico suo gor- gheggio. (1) Di questa sjiecie può vedersene un individuo totalmente bianco. (2) Di (jucita contiamo nove farielà di colori dal misto di bianco al tutto bianco, e dal misto di Julbo all' imij'orme isabella. (3) Questa Sili'ia è di manto bianco sale simile a quelle che si trovano nel Giap- jMJiie Ttroglod j ICS Fumigaus. (4) Questa vaghissima lodoletla e totalmente di color d' anchina di Malia. ì58 ATTI 85. 86. 87. 88. 89. 90. 9'- 9»- 93. 94- 95. 96. 97- 98. 99- 100. lOI. loa. io3. 104. io5. 106. 107. 108. 109. no. 1 1 1. 1 12. ii3. .,14. ii5. n6. 117. 118. 1T9. lao. 121. Fringilla Montiscringilla , Fringuello Marino. Frifigìtla Cannabina , Montanello. Friììgilla Spirius , Lucherino. Friiigilla Cardtielis , Calderino. Cucu/iix Canonts , Cuculo Cenerino. Cuculus Hepaticus, Cuculo Epatico (*). Piciis Major , Picchio Rosso. Ficus f^iridis. Picchio Verde. Picas Medius , Picchio Sarto. Ficus Minor, Picchio Vario Minore. Ficus Leucoimtus , Picchio Vario mas- simo, Vurix Torqailla , Torcicollo. Sitta Europea, Picchio Muratore. Cerlhia Familiaris , Rampichino. Ticodroma Fhcenicoptera, Picchio Mu- rajolo. Upupa Epos, Puppula. Merops Apiaster , Groltajone. ytlcedo Hispida , Uccel S. Maria. Hiruudo Urbica , Balestruccio. Hiruiido Rustica, Roudone. Gypselus Murai ius. Rondine. Gypselus jdlpinus , Rondone di Padule. Caprimulgus Europeus, Succiacapre. Cohuuba Falumbus , Colombaccio. CoUimba Turlur , Tortora Comune. Phasianus Colchicus , Fagiano Comu- ne. Ferdrix Rubra , Pernice Comune. Ferdrix Cineria , Starna. Ferdrix Coturnix, Quaglia. Fai'o Cristalus, Pavone Comune. Favo Candidus , Pavone Bianco. Nuuiidia Meleagris, Gallina Faraona. Meleagris Gallopai'o , Tacchino. Gaìlus , Gallo Comune. Olis Telrax , Fagianella. Oedicnnnius Crepitarli , Tallurino. Himantopus Melanopterus , Cavaiier grande Italiano. Haemalopus Oslralegus, Beccaccia di mare (*^\ . Charadrius Fluyialis , Piviere comune. 124. Charadrius Morinellus , Piviere Solita- 25. 26. 27. 28. 29 3o. il. il. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 4t. 42. 43. 44 45. 46. 47- 48. 49- 5o. 5i. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 6i. 6\. 65. P^anellus Cristalus, Pavoncella. Grus Cinerea , Gcà Viaggiatrice. Ciconia Alba, Cicogna Bianca. Ardea Cinerea, Sgarza Cenerina. Ardea Purpurea, .Sgarza Granoccbiaja. Ardea Egretta, Sgarza Bianca. Ardea Garzetta , Sgarza Nivea. Ardea Nycticorax , Nonna col ciuffo. Ardea Slellaris , Toro Marino. Ardea Ralloides , Sgarza Ciuffetto. Ardea Minuta , Sgarza Guacco. A\>ocelta Recun'irostra, Avocetta. Platalea Leacordia, Beccaroveglia. Ibis Falcinellus, Gallina Giudea. Numenius Arcuatus, Chiurlo Maggiore. Numenius Pheopus , Chiurlo Piccolo. Triglia Subarquata Piovanello. Frigna Minuta , Gambecchio. Triglia Fugnax, Gambetta Comune. Totanus Fuscus, Gambetta Schei zosa. Totanus Ocropus , Pirupiro Grosso. Tolaiius Stagriatilis , Ciurleltino. Totanus Glareola, Piropiro Boscarec- cio. Scolopax Rusticola, Beccaccia comu- ne. Scolopax Major , Coccolone. Scolopax Gatlinago , Beccaccino. Scolopax Gal/inula, Frullino. Rallus Aquaticus, Gallinella Acquatica. Galliiiula Crex , Ré di Quaglie. Galiinula Forzarla , Voltolino. Galliiiula Pusilla, Puttanella. Galiinula Chloropus , Sciabica. Fulica Atra , Folaga comune. Podiceps Auritus , Tufetto. Pudiceps Minor, Tull'olino. Podiceps Cristatus , Suazzo. Larus Ridibundus , Gabbiano Mugnaio. Larus Argentatus , Gabbiano Marino. Larus Poniarinus , Gabbiano Nero. Anas Segetunt , Oca Salvatica. Anas Tadorna, Anatra Valpoca. DELL' AC 166. Anas Boscas , Anatra Colloverde (i), 167. Anas Streperà , Anatra Canapiglia. 168. Alias Acuta, Anatra Codone. 169. Alias Penelope, Anatra Marigiana. 170. Anas Cljpeata, Anatra Mestolone. 171. Anas Querquedula , Anatra Arsavola. 17». Alias Crecca, Anatra Marsajola. 173. Anas Riifina , Anatra Fistione col ciuffo. 1 74- Anas Ferina , Anatra Moriglione. 175. Anas Clangala, Anatra Quattrocchi. 176. Alias Fuligida, Anatra Moretta. C A D E M I A aSg 177. Anas Leucophlhalmos, Anatra Tabac- cata. 1 78. Pelecanus Onocrolalas , Pellicano. 179. P/ioenicopterus Riiber , Fiammante. 180. Mergas Merganser , Segtieltone. i8|. Mergus Serrai or, Se^\\e\.ì.Qt\p. col ciufib. l8i. Mergas Albellas , Mergo, Oca miocre. 18.3. Garbo Cormoranas , Marangone. 184. Colymbus Seplemtrionalis , '■CoVìinho TufTolone. i85. Colymbus Glacialis Mergo Maggiora. 186. Colymbus Arcticus, Colimbo Artico. (i) Questo Germano reale è di un assoluto color lionato , fuorché negli specchi dell' ale e nelle remiganti , ove è più cupo. L' Accademia si astiene dal pubblicare il Catalogo delle altre collezioni di Mi- neralogia e Zoologia, atteso che alcune di queste sono nell' attuale momento pelle cu- re del C. Prof. Gaspero Mazzi assoggettate ad una nuova disposizione scientifica, e solo si limila ad annunziare che di gih possiede una copiosa serie di Minerali, ed una assai più numerosa collezione di Conchiglie , la quale mercè i doni e le cure dell' Ab. Francesco Baldacconi , del defunto P. Ricca , ed in special modo del Prof. Mazzi , oltrepassa il nu- mero di 20000 esemplari fra Conchiglie native e fossili, e queste ultime corredate so- no a seconda delle attuali geologiche dottrine dei respettivi Terreni Conchiliferi e Nu- clei; possiede inoltre una numerosa serie di Conchiglie Microscopiche, parte delle qua- li appartennero alla collezione dell'Ab. P. Soldaoi , le quali pure vengono dal Prof. Mazzi classate ed aumentate di oggetti tutti dal medesimo raccolti nell' agro Saiiese , e formaati cosi uua patria collezione. ►-€^S^-»^-t« 26o ATTI PARAGRAFO di lettera diretta il 20 Agosto p. p. dal Dott. Raffaello Lephì al Pro- fessor Ferdinasdo Astolisi , e riguardante la memoria sopra la Gastro-iste- rotomia già inserita in questo Volume a pag. 95. Jr oichè ella mostrò sempi'e desiderio di conoscere da me il fine di una seconda gravidanza di Giuseppa Barzanti di questo Castello, a lei ben nota, mi reco ad onore di poterle ora dire: come nel d^ nove del corrente Ago- sto, soggiacque nuovamente alla gastro-isterotomia, la quale fu eseguita dal Chirux'go sìg. Zoni condotto a Montierr, ed alla quale io stesso presi pai'te; e come per la medesima si ottenne vivo, e floridissimo feto di sesso maschilei La madre softV'i pochissimo nella operazione, clie riuscì pronta, ed esatta; e r inevitabile flogosi , che ne doveva insorgere, fu di lievissimo grado. Ella si- no dai primi giorni nutre del proprio latte il vegeto bambino, e presente- mente (in 11 soli giorni di tempo! ) tutto arride alle nostre speranze con. i segni non dubbii di vicinissima guarigione, essendosi quasi del tutto formata la cicatrice abdominale, e procedendo per tutto il resto il puerperio in uà modo normabssimp. decite óecouaoi SCIEIVZE MORALI To.vo X. 42 D E L L' A e G A DEM I A a63 DEI DANNI PROVENIENTI DALLA IMMORAL CONDOTTA DEI CONJUGATI li E M O R I A DEL FU DOTTORE J>. PROF. DI TEOLOGIA DOÌOIATICÀ NELV L e R. UNIVERSITÀ DI SIENA Ne i oi siamo in un tf mpo , in cui alla verità non si presta accoglienza, se si presenti spoglia di al)l)iglianienli alla moda e di frasche, che pur ne de- turpano la nativa bellezza, e la rendon men atta a destar caldi all'etti nel cuore umano. Ed invero coloro, che, dotali di meno inferme pupille, ardirono fissare lo sguardo nella semplice sua nudità, e non paghi dell' interna felici- tà onde la sua contemplazione inondava il puro loro petto, vollero invitare indistintamente gli uomini a godere di si hello spettacolo, senza punto miglio- rarli gì" irritarono , e all'odio del volgo insano si fecero bersaglio. ?»Ia luce si abl)agliante meno olYende ove indirettamente giunga agli occhi dei mortali, o sia esposta in maniera cos'i generale, e da tanta distanza li percuota, che cia- scuno, riparato all' ombra dell' amor proprio, volentieri la rimiri vibrare i suoi raggi sull'altrui costume , smascherare la virtù falsa , e mostrare il vizio nelle sue più orride forme. Perciò fra siffatte verità mi parve da ricercarsi cpiella che scoprisse la sorgente dei disordini da cui sono afflitte le politiche società, ed a cui riportar si potessero le cause subalterne dei vizii di cui tutti movia- mo alti lamenti; mentre pure dovrà convenirsi, che ognuno per la sua parte e col suo particolare disordine contribuisce a dar vita e moto a quel torbido fonte, da cui scaliu'iscono i mali che ci rendono poi tutti infelici. 264 ATTI Guai alla misera umanità, se il vi/.io , come tutte le umane cose, non avesse confine : non so dove sarebbe riuscita , se per le molte generazioni pro- gredito avesse di quel passo che presagi il Venosi no , quando cantò: « Che non immuta in peggio il tempo edace? « I padri nostri, cui dier vita gli avi, « Furon di lor più pravi ; « Da noi che usciam da tal radice infetta ce Prole peggior 1" età futura aspetta. Or essendo massima certa, e consacrata dal voto di tutti i savii, esser i \izii degli uomini non dei tempi, non recherà meraviglia, che a scoprire l'ori- gine del male presente , io prenda a guida quel poeta cortigiano , che con tan- ta finezza seppe descriverei vizii del suo tempo, e far giungere la verità fi- no alle delicate orecchie dei grandi. Da due fonti ei fa derivare il disordine; il primo ne addita quando asserisce c< Che dier mali infiniti CI Alla misera Italia i Dei scherniti ; Di questo io non parlerò, non consentendolo né il luogo, né il tempo; il se- condo, che ei riconosce nell' immoral condotta degli sposi, e dei conjugati, for- merà il tema della presente Memoria. Se la società è l'aggregato di molte famiglie riunite, che vivono sotto le stesse leggi, e son dirette dallo stesso capo, che veglia a promuoverne il ben comune; se la perfezione di ogni corpo composto resulta dalla propor- zione, dall'armonia, dal vigore, dalla bellezza delle membra che lo com- pongono, sarà d" uopo convenire col cantor di Venosa, il quale al malcostu- me introdottosi nelle famiglie attribuì il disordine, che affligge il corpo sociale, e ci avverti che « D" ogni colpa fecondi i nostri secoli « Nozze , stirpi , e fiimiglie in pria corruppero. re Da questa fonte impura ce Nella patria , e nel popolo « Ogni mal venne poscia, ogni sciagura. Disegnò in vei-o il Poeta con questi pochi , ed energici tratti il mio te- ma: ma avendolo io preso partitamente a considerare, mi sono accorto, che a svilupparlo adeguatamente , troppo è ristretta una semplice Memoria , e bre- ve il tempo che è accordato al mio dire. D E L L^ ACCADEMIA 265 Dilli' nJolescenza almeno sarebbe d' uopo incominciare, periscopi-ire nei (lifetli della sua eductizione i semi primi del vizio, che infettando poi 1' uo- mo e il cittadino, corrompe e guasta le famij^lie e le società; che guai mai sempre, quando la natiu-a non segue, o inverte 1 ordine nelle diverse stagio- ni: se la primavera non ablielia, e non orna 1' arbore di fiori, aduggia esso di poi , ed è inutil peso alla terra in estate , e in van si cercano i frutti in quello nel pieno autunno. Nella tenera età, allo spuntare dell' iJbore della ragione, quando il cuo- re è ancor puro, sarebbe necessario stamparvi le prime orme di virtù; che i-iliene lungo tempo il buono odore il vaso di creta, se prima di porlo al fuoco ne sia bene imlìevuto. Prima adunque che 1 intelletto sia guasto dai pregiudizii , prima che 1 aria appestata del mondo abbia avuto tempo ', Ma che giova scoprire le cause del male , si dirà da taluno, se i rime- di] non si accennano alti a reprimerlo? Confesso, che a tanta impresa bastar non possono le ristrette mie cogni- zioni; ma non veggo il perchè crear non potreLbcsi a ciò una magistratura di censori del pubblico costume, scegliendoli fra i padri di famiglia più as- sennati e più virtuosi, che non sarà difficile trovarli nelle Città, dov è ap- punto maggiore il bisogno. Che sebbene fecondo di colpe, il nostro secolo non e poi s\ sterile di virtù, che non produca alcuni ottimi e costumati cittadi- ni, che ben si disimpegnerebbero di questo onorevolissimo incarico. Piena li- bertà in essi d' intliijgere miti, brevi nella durata, ma prontissime pene ai corruttori del costume, se prima siano 5itali più volte corretti senza profitto; leggeri, proporzionati, ma immediatamente applicati castighi ai giovanetti di ambo i sessi, che infrangessero i regolamenti che li riguardano, dopo averneli separatamente fatti istruire. Posso ingannarmi : ma credo che non mancando di attività e vigilanza i censori , specialmente su i principii , tal sistema stabi- lito produrrebbe fortunatissimi effetti a migliorare il pubblico costume. Si obietterà forse, che in altri Stali questa libertà accordata alla prima gioventù non produce sinistro effetto , e che piuttosto al troppo costringimen- to in cui si tiene nella Italia nostra questa età tenera , attribuir si deve tal disordine; che nell'Inghilterra, dove i giovani di ambo i sessi si lasciano di buon' ora in piena liberlà , non segue alcuno inconveniente , ed è più puro il costume. Rispondo : che in questa Isola , come altrove, s' incontrano vizii e difet- ti ; e che i giovani e le fanciulle là pure restano talvolta vittime della sedu- zione , e dell" inganno o proprio o altrui. o' D E L L' A e e A D E M I A 267 Pur non volendo negare , che presso quella nazione , minore sia la scó- sluinatezza della gioventù , che presso noi , qiial conseguenza dediir sì vor- rebbe da ciò? Non si argomenta bene dagli effetti, che un metodo di edu- cazione produce in nn paese, a quelli che produrrebbe in un altro; sarebbe necessario aver quelle stesse abitudini, quelle leggi , quelle costumanze , quel- r architettura di governo, e di viver sociale; ma il seguire in una sola parte quel sistema, distaccato dal resto del piano di quella educazione , e di quella maniera di vivere , produrrebbe certamente presso noi degl' inconvenienti sen- za numero , e senza pari. Ma già mi avveggo che sotto la penna cresce a dismisura il mio tema, e per questo io mi accingo a trattarlo più da vicino ; sebbene il detto fin qui non gli sia estraneo, e lo prenda direttamente di mira. Procedendo pertanto a parlare dell' età già pubere , osservo che le leg- gi civili e canoniche la fissano presso noi all' anno decimoquarto nell' uomo , duodecimo compito nella donna. Seguono in ciò esse giustamente la natura , osservata generalmente nel nostro clima d' Italia , e riguardano solo alla po- tenza che a tal' ejioca acquistano d' ordinario i giovani a riprodursi. E se si dovessero gli uomini considerare nel semplice stato di natura , non sarebbe a temersi inconveniente alcuno dall' accordar loro s\ presto la libertà di contrar- re degli impegni nuziali; ma dovendoli noi considerare come legati alla so- cietà, e come membri di una società già guasta e corrotta, chi non vedrà gì inconvenienti che risultar debbono da questa facoltà accordata ai sessi trop- po precocemente? Come è possibile , che a quell" età conoscan gli sposila na- tura degl' impegni gravosissimi che vanno a contrarre? Conoscono appena se Stessi, e sono loro affatto ignoti i costumi, gli andamenti del mondo, i peri- coli , gì' inciampi che si spesso si iacoatrano nella società di cui vanno a for- mare parte principalissiina. Se oltre a ciò si consideri, che nelle classi mediocri ed infime dei cit- tadini, le c[uali vivono di sola industria, mancar debbono a quell' epoca gli sposi di mezzi, e di attitudine sufficiente a far fronte alle spese necessarie per sostenere il carico di una nuova famiglia; e se nelle classi ancora ])iù distinte. e primarie si rifletta al grave disappunto , e disequilibrio che arrecar deve ii mantenimento e la conveniente educazione di una seconda famiglia, in un tem- po, nel quale non è giunta alla sua perfezione la prima, e crescer può pro- babilmente di numero; si converrà subito eh' è inopportuna questa libertà, e che savie riputar si debbono le le^gi.ehein alcuni Stati . ristringendola indi- rettamente, nulli di sua natura dichiarano gli sponsali contratti dalla gio\en- tu , se la donna non abbia almeno compitigli anni (liciotlo,e 1' uomo i ven- tuno, eccetto il caso che i respeitivi capi di famiglia, cui gli sposi appartengo- no, convenuto non avessero fra loro, e prestato libero il consenso a conva- lidarli. 268 ATTI E in vero non è da sospettarsi, che il capriccio, l'imprudenza, una trualche violenta e passeggera passione, abbiano preparati questi immaturi le- "ami r* E chi ci assicurerà ancora che la sedazione , ovvero il sordido e vile interesse , non abbian saputo tendere da qualcuna delle due parti alla gio- ventù inesperta un laccio, che la siringe poi per tutta la vita? Da piante così immature, e tanto mal preparate, scorge ognuno quan- to tristi ed acerbi frutti si possa sperar di raccogliere: discordie, risse, scan- dalose separazioni , e quello che più importa , il più sfacciato libertinaggio ecco le conseguenze che sono da temersi dalla imprudente unione di gioven- tù, che infetta e corrotta diverrà ben presto , e a vicenda corruttrice e mae- stra di seduzione , subito che caduta dagli occhi la benda che le impose una violenta passione , avranno la prudenza e la riflessione scoperta a lei la pi-o- spetti va dell' avvenire, e 1' esperienza del mondo le avrà fatto valutare il pe- so del giogo cui sconsideratamente assoggettossi. A prevenire tali e tanti disordini , non potrebbe trovarsi opportuno, far vegliare quell' istessa magistratura di cui poc' anzi parlava? Non si po- trebbe dichiarar nullo, a meno che non fosse sanzionato da quella, ogni clandestino contratto di sponsali da quell' epoca che segna la natura , a quel- la che fosse corretta dalla saviezza delle leggi ? Una misura si savia quanto be- ne produrrebbe e quanti disordini pi-everrebbe , specialmente in quei casi, nei quali i giovani per poca cura dei respettivi genitori , disprezzandole leggi di- vine e umane, e guidati soltanto dal sensuale appetito, contratto avessero degl' impegni colla natura, prima di aver misurata la loro capacità, e attitudine a sostenerli ? Al qual proposito , sebbene ami meglio ricevere che dettar leggi , ar- direi propoi-re una riforma a quelle che riguardano i giovani divenuti prima padri che sposi : esse impongono all' uomo, che suppongono sempre seduttore , die doli , o divenga marito della fanciulla, che reputano sedotta. Non condan- no la legge eh' è savia e giusta, se si consideri legata ad un sistema ragionato e ben combinato di prudente legislazione , che sia proporzionata e sostenuta dal costume : ma nel disordine in cui siamo precipitati , e nel disprezzo in cui son cadute 1' altre leggi riguardanti il matrimonio , 1' esperienza ha già dimo- strato e sempre più conferma, che triste e dannose alla società sono di ordi- nario le conseguenze di simili unioni , perchè strette dalla violenza, dalla se- duzione o dal calcolo; oltre di che nella presente corruzione del cuore uma- no (scopro con ribrezzo 1' infamia del secol nostro) chi il crederebbe? non è s\ raro il caso che i genitori stessi preparino questo bivio alle loro figlie già consapevoli, e che esse volentieri vi si pongano per procurarsi o un ma- rito , o una dote. Sa la legge togliesse ogni speranza alle fanciulle di divenire spose al prezzo infame dell onor prodigato, e ai genitori la lusinga di sgravarsi del DELL'ACCADEMIA 2G9 cnrico delle medesime col proslituiile. o chiudere gli ocelli al loro disonore, diiiiinuirelibero d'assai «jiiesti scandali resi in o£^gi si comuni: che dove non trovisi alcun utile nel coinraelter delitti, diminuiscono essi di numero; e se le dolci attrattive della virtù non sono oggi valutate dagli uomini, non sarà mal tatto spronarli a seguirla coli' ignobile s'i , ma più forte stimolo dell'uti- le e dell' interesse, poco importando, a j)arlare umanamente, alla società, per (jual une sieno i cittadini virtuosi , purché in qualche modo lo sieno. In tutti quei casi pertanto, nei quali sospettar si potesse malizia, con- nivenza , o trascuratezza per parte dei genitori, credo sarebbe opportuna una legge che imponesse una multa proporzionata alla famiglia del giovine, da fis- sarsi discretamente, e depositarsi nelle mani di quel rispettabil Magistrato, per procurare o facilitare almeno all' innocente vittima del libertinaggio , a temiio opjwrlunn , un qualche stabilimento; credo che lo stesso regolamento, nelle indicate circoslanze, obbligar dovrebbe i genitori della fanciulla a prendersi CLira del feto sino alla nascita ; a collocare il medesimo negli stabilimenti di carità aperti a queste innocenti vittime, indennizzandoli possibilmente; astrin- gendo intanto le loro figlie a nascondei-e dentro le domestiche pareli il loro disonore, almeno per quel discreto tempo nel quale, mostrandosi, o darebbero scandalo, o farebbero insulto al pubblico pudore. Vedo bene, che ([uesto Magistrato, queste leggi, questi regolamenti, queste pene . che dovrebbero essere bene conosciute da tutti i conjugati . e da tutta la gioventù nubile, e inserite in un codice d'istruzione, che dovreb- be comprendere ancora i doveri che la natura, la religione e la società im- j)oiìgono ai cunjugi . esigono iiuighe discussioni ed esame; e che tutto ciò che è relativo a quest'oggetto meriterebbe di esser più sviluppato, ampliato e adattato ai casi diversi e più ordinarii, siccome alle varie condizioni, classi e slati (lei cittadini, non avendo io fin ([Ui altro fatto, che darne un informe for.-^e e mal disegnato abbozzo ; ma oltre a riconoscermi incapace di tanta im- j>resa , il breve tempo che resta al mio ragionare mi richiama , oltre alle già dette , che indirettamente e da lungi li riguardano, ad accennare almeno le cause principali che rendono poco fortunali i matriinoii, onde cresce a dismi- sura la corruzione del costume. V. ipù mi giova rinnovare i voti che faceva quel genio, che presi per guida (in da princijiio, e ripetere con esso «Oh! se avvenga mai , che alcu- no contento di farsi un nome nei secoli futuri ( giacché per vile invidia nel nostro odiamo la virtù presente , prodiglii delle nostre lodi solo a quelli che più nnT\ sono ) ambisca all' onor di una statua coli iscrizione; u Al vero pa- dre della Patria » calpestalo ogni umano riguardo, abbia petto da far fronte al licenzioso costume che non conosce più freno; che sono inutili e sterili le querele e il pianto, se non recidesi la colpa colla scure di pronta e giusta vendetta, e a nulla varranno mai senqirc le leggi , ove non sia riformato il costume ". Tomo X, 43 270 ATTI Ma a che prendere fuor di proposito il tuono della declamazione, quan- do mio uflizio è solo di esaminare e discutere? Rientriamo dentro i confìni che a me convengono. Finché il capriccio , la speculazione , la turpe volutti formeranno fra noi i matrimonii, e questo stato non tornerà a godere del dritto alla pub- blica 5tima,che 1' impudente licenza gli ha fatto perdere; e i nomi di mari- to e di padre non saranno nomi d' onore e di rispetto, anzi che di avvili- mento e di derisione; finché potrà impunemente un marito dissipatore ridur- re alla miseria colle sue prodigalità , e col darsi in preda a tutti i vizii , la sposa infelice e la più disgraziata famiglia , ponendola cosi nella dura neces- sità di procurarsi la sussistenza a prezzo del disonore e del delitto ; finché una moglie dissipatrice, stravagante e vana, potrà col pretesto dell' uso e della mo- da impegnare il marito o a sostenere delle spese superiori alle forze del suo patrimonio a danno della famiglia , sotto pena, reclamando, di passare per in- discreto e spilorcio , o a vederla ornata di ricchi e preziosi drappi , segnati nelle partite altrui ai libri de' mercadanti , obbligato a tacersi per non si ren- dere ridicolo e divenire la favola del paese; finché l'infedeltà dei conjugati non tornerà ad esser riguardata come uno dei più gravi e scandalosi delitti, qual' è infatti , e qual fu sempre considerato fra le nazioni eziandio, cui noi diam nome di barbare, nome, che per questa parte potrebbero a giusto ti- tolo restituirci, perché più propriamente ci appartiene ; finché una troppo nu- merosa classe di cittadini , senza servire utilmente alla Patria , o col prestarsi alla necessaria difesa dello Stato, o col dedicarsi alla pubblica istruzione della gioventù, o col consacrarsi ai ministeri della religione, sarà libera di sceglie- re per se 1' ozio della vita celibe, per darsi in preda al più sfacciato liber- tinaggio, e vivendo in grembo alla voluttà, al lusso e all' infingardaggine, trapasseran questi oziosi a guisa di pellegrini pel mondo , occupati contro na- tura del corpo soltanto, perché 1' anima riesce loro inutil peso; finché in fi- ne questa specie di uomini , sebbene ignoranti ed incolti, saranno generalmente applauditi , e gonfi del titolo di belli spiriti fisseranno il buon tuono delle no- stre società , e usurpando il dritto di cangiar nome alle cose , chiameranno scherzi giovanili li stupri , passatempo le fornicazioni , galanteria gli adulterii ; e dichiarandosi poscia seguaci di Aristippo, di Epicuro e di Diogene, con motti ecfuivoci, con storielle galanti e oscenissime, con sonettini , canzonette, madrigali stozzati al conio della più lercia voluttà , e che putono di taverna e di stalla, tendendo lacci alla incauta gioventù, faranno nuovi proseliti a quella infame scuola, e gli addestreranno poi a sostener l'onore di questa sublime filosofia , col fortificare ed ornare la loro mente di cognizioni più pro- fonde , più gravi , e più serie , tratte da romanzi , novelle , avventiu'e , istorie galanti , drammi sentimentali , commedie e carteggi amorosi ec. biblioteca ele- gantissima che copre poi le pareti dei licei che frequentano ; desideio che sia DELL' ACCADEMIA 271 vano r augurio, ma senza pretendere di esser profeta preveggo, che non avrai» mai pace le famiglie, cresceran sempre più le discordie e le dissenzioni fra i conjugati, e la società vie maggiormente troverassi inviluppata ed involta nel disordine e nel mal costume che la fa piangere, la disonora e V opprime. Qiial' argine però potremo opporre a cjuesto impetuoso torrente che tutti trascina al precipizio? Che il prodigo, e il dissipatore non possano oppor mai alla rovina del- le loro finanze la dote cospicua di una qualche disgraziata fanciulla , cui ten- dono mille lacci di seduzione: Che contar non vi possano in modo alcuno i creditori avari di un dissipator libertino, che si fan pronubi a tali nozze, colla veduta di cogliere il fruito dei loro fraudolenti ed usurarli contralti , e ciò col render sacra ed inviolabile la dote , che quanto all' usufrutto vorrei de- stinata unicamente al mantenimento della famiglia, e quanto alla proprietà riservata sempre al padre, ovvero agli agnati della sposa , finché non passi nei figli nati da quel matrimonio , e già divenuti maggiori : Che le controversie , e i mali umori fra i conjugi. quando non sono stati compressi o dal tempo o dall' autorità del marita, o degli amici comuni, possano esser portati ad al- cuno dei censori, che, se lo crede opportuno , e serbando sempre il più scru- poloso segreto, preso lutto in esame, corregga separatamente e a solo la par- te indiscreta, comminandola in caso di recidiva, di portar la cosa all'intero Tribunale, onde le si applichi la pena correzionale e segreta già fissa dai re- golamenti conosciuti; Che, salva sempre la indissolubilità del contratto, ferma- ta santamente dalle leggi divine e umane, le temporarie separazioni di to- ro o di coabitazione sieno concesse e dirette dal prudente arbitrio di quell' in- corrotto magistrato che già accennai , e ciò senza esterne formalità di pro- cesso e di giudizio , che scandalizzano il pubblico , fan ridere il libertino e perpetuano 1' infamia delle innocenti famiglie : Che ai pubblici onori e ai più nobili impieghi sieno preferiti i conjugali , o quelli che servono utilmente la Patria: Che i celibi oziosi e senza legittima causa, dediti solo al ventre e al- la libidine, siano, come merilano, abbandonati al disprezzo , e marcati d'infa- mia dai sommi Magistrati , che han forza di dirigere la pubblica opinione , e sieno costantemente esclusi dai pubblici onori : Clie dove 1' età di uno degli sposi soverchi quella dell' altro assai più di due terzi , non possa esser matri- monio, per non rinnuovare la pena di Mezenzio che legava i corpi vivi coi corpi morii : Che nelle classi inferiori dei cittadini debbano gli sposi render conto della loro applicazione e assiduità a quel mestiere cixi si sono dedicati, o dei mezzi d' industria che praticano per procurarsi la sussistenza , e impe- diti di centrar matrimonio , se non professano arte alcuna, o se son vagabon- di : Che sian purgate le nostre strade dagli inselli impuri die infettano 1' aria notturna ; e giacché 1' eccesso dei nostri disordini impegna i Governi a tolle- rarli, siano almeno ristretti dentro certi confini, fuori dei quali non sia loro permesso di corrompere coli' alito infetto 1" incauta gioventù. 27-^ ATTI Sono queste 1' iilee le quali mi si sono affacciate alla mente in propo- sito : meriterebbero di esser ponderate , me£;lio digerite e più sviluppate ; or- dinate quindi , e applicate ai diversi particolari. Lascio quest' ardua, ma nobile impresa a mente più elevata , a penna più dotta , a dicitor più eloquente; pur forse tenterò di farlo io stesso altra volta , se troverò questo campo ancora in- tatto. LEtta il 51 Giugno 1821. D E L L' A e e A D E xM I A nn3 ESAME CHITICO DI DUE PASSI DELL' IDEOLOGIA DEL SIG. DESTUTT DE TRACY DAL QUALE RESULTA UNA NUOVA DIMOSTRAZIONE DELLA IMMATERIALITÀ DELL' ANIMA MEIIOEIA DEL FV GIÀ PBOrrEDITORE DELL' I. e B. VNITEBSITA DI SIENA, e VICE-PRESIDENTE DELL' ACCADE MIA Expliquez lei choses par V homme , et non l' hoinme par te$ rhoset. Oono gli errori degli uomini meritamente celebri più assai nericnlosi degli altri, por 1' autorit'i che acquistano presso 1 universale. Quindi non dee ascriversi a biasimo, sibbene a lode, se taluno si sforza di segnalarli e di com- batterli; purché zelo di verità, non basso spirito d'invidia, muova la penna del censore. Fra gli scrittori fdosofici di cpiesti idtimi tempi ninno ha l'orse ottenuto maggior fama del sig. Destutt de Tracy, che si è prefisso di elevare al grado di scienza universale quella delle facoltà dell" anima , chiamata oggi col nuovo nome d" Ideologia : scienza la cui estensione è veramente illimitata : poiché siccome per mezzo di tali facoltà tutto si comprende e tutto si opera, cosi non vi ha cosa la quale ridur non si possa dentro la sua sfera. Questa è quella scienza fondata dal gran Locke, e a molti rami delle cognizioni uma- ne miral)il niente applicata dal Condillac, il sommo fra i suoi discepoli; la cpiale, contenuta in più discreti confinì, in due cose solamente consiste: nel rientrare profondamente in noi stessi per osservare quel che vi accade, (piando si svi- luppano e si esercitano le facoltà nostre intelletliidli; e nel sapere quel che a74 ATTI (la noi si dice, allorché ne ra^ioiiianio : scienza della quale non vi ha modo dL detrarre, più che detrar non sì possa della verità; essendo quella stessa comandala con quelle auree parole, tanto in ogni età decantate, clie scolpite leggevansi sul limitale del santuario di Delfo, e che fradur si possono con luia sola italiana « Conosciti ». Bencliè V una e 1' altra condizione possa da chiun- que il voglia intraprendersi , e sia questo fra tutti gli studii il meno biso- gnoso di estrinseci ajuti; non è però da tutti la forza di attenzione e 1' eser- cizio che questo genere di osserv.izione richiede : laddove basta un ordinario discernimento per giudicare della i-ettitudine delle conseguenze dedotte dal- l' osservato , solo che si avverta se la valuta dei termini è bene intesa, e coi^- servata la stessa nella sostituzione che si va facendo delle proposizioni. Que- sto è ciò che il perspicacissimo Condillac ha voluto inculcare con quel suo ammirabile precetto « doversi da ciascuno rifare il proprio linguaggio >■> : non che ognuno riformar possa a suo arbitrio la favella comune; ma si che niu- no appressarsi creda di un passo solo alla verità , supponendo il senso delle parole abbastanza noto , perchè 1' uso n' è comune , senza pensare se chiun- que se ne serve le intende davvero , se le intende egli stesso ; e non facen- do su di esse quel che fa il calcolatore algebrico sulle lettere indicanti le quan- tità note, di determinare accuratamente le idee che voglionsi per quei segni rappresentate. Ninno per verità niega la saviezza di s\ fatto canone ; ma pochi atten- dono in pratica ad osservarlo. Persino il de Tracy , che tanto agli altri lo raccomandii, lo dimentica talvolta egli stesso, aprendo cosi la porta ai sofi- smi insidiosi di chi rovesciare attentasse la base essenzialissima della morale e della religione. E quel che accresce il pericolo de' ragionamenti àeì quali mi lagno si è 1' apparente chiarezza con la quale vengono presentati : chiarezza fiillace peraltro , come quella che procede dal lusingarsi la vana fiducia che la maggior parte de' lettori ha nella propria intelligenza. Sarebbe quindi , a parer mio , pregio dell' opera andar dietro ali" insigne lavoro del de Tracy , ricercando le parole la cui trascurata e poco esatta definizione favorisce la de- duzione di conseguenze erronee, o per lo meno incerte, che pure si assu- mono quasi fossero certe e rigorose. Un tale assunto eccederebbe di mollo i limiti di una dissertazione da leggersi in una società accademica , ed io cono- sco troppo quelli del mio ingegno , per pur pensare ad addossarmelo. B;isti averlo indicato, e givislificare con qualche esempio il desiderio di vederlo ese- guito da chi abbia vigor di mente e capitale di dottrina. Tale è lo scopo del presente Ragionamento, in cui il dovere di socio mi chiama oggi a trattare qualche argomento relativo alle scienze morali , proponendomi di esaminare con breve e semplice discorso due passi della Ideologia del prelodato signor de Tracy , dei ({uali potrebbe abusare chi fosse inclinato alle perniciose massime del materialismo , e venirne strascinata la disavveduta gioventù a conseguenze • alle quali vogliam credere non abbia mirato 1' autore. D E L L' ACCADEMIA 275 Ecco il primo ili (juesfi passi trailo dui capi'.olo sci timo dcllii jirim.i par- te. Mi giovo delia traduzione del Cavaiier Coiii|);imioni. Dopo aver ricercalo in qiial maniera noi vernarne a conoscere la esistenza dei corpi. 1' autore pro- segue: « Farmi dunque cosa provata 1. Che noi siamo sicurissimi della esisten- ci za dei corpi", cioè di cose che non sono il nostro io senziente e volente, e che fi gli otjbediscono o gli resistono più o meno; "2. Che alla Ricolta di volere, et unita a quella di muoverci' e di sentirlo , dobbiamo la cognizione di fpiesti ce corpi, e la certezza e realtà della loro esistenza", 5. Che, onde rpieste facolt"» « producano questo effetto, bisogna, che questi corpi sieno dotati di una certa « forza di resistenza al moto. Adunque azione voluta e sentita da una parte , CI e resistenza dall' altra , ecco il legame fra gli enti senzienti e gli enti sentiti-, (i e questo è il punto di contatto che assicura certissimamente i primi della c< esistenza dei secondi , né io ne veggo possibile altro. Fin qui ottimamente ; ma continua : c< Da questa verità , se essa n' è una , come io tengo per fermo , risulta- te no due conseguenze singolari. Una è che un ente perfettamente immateriale t< e senza organi , se ne esiste , il che non possiamo sapere , non può assolu- rc tamente conoscer nulla, fuorché se stesso e le sue afiezioni, e non potreb- cc be minimamente sospettare della esistenza della materia e dei corpi. L' al- ce tra é che , in quanto a noi , ai quali si è tanto dello e ripetuto , senza dar- re ne veruna prova, che se fossimo tutta materia non potremmo pensare, é n anzi air opposto dimostrato, che se fossimo totalmente immateriali e senza ee corpo non potremmo pensare, come facciamo, né sapremmo nulla di quan- te to sappiamo. Sapi-emmo forse altre cose differenti : ma chi cel dirà ? Che vuol dire questo discorso? Che un ente scevro affatto di materia, non sentirebbe , e per conseguenza non penserebbe , in cpiella stessa guisa in cui sente e pensa un ente vestito d' organi materiali, non é quella scoperta nuova e singolare che I' autore ci annunziava. Io non credo che alcuno di noi ne abbia giammai dubitato. Ma che un ente perfettamente immateriale non possa , non che conoscere , nepptir sospettare della esistenza di ciò che chiamiamo moiena , questo è un altro fatto, il quale non so donde se lo ab- bia con tanta sicurezza; non derivando esso da alcuna delle premesse pro- posizioni, le quali spiegano soltanto il modo con cui sentiam noi, che di or- gani materiali siamo dotati. Il de Tracy aveva assai bene stabilito, che abbia- mo la facoltà di muoverci, cioè di procurarci a voglia nostra una sensazione che chiamiamo moto; che spessissimo ne proviamo un' altra contraria alla vo- lontà nostra , la quale diciamo resistenza ; e che rpiesta e quella poste a con- trasto ci assicurano di certe cose che non sono noi, perciocché a noi si op- pongono, le quali denotiamo col nome di corpi. Ma arguire da ciò identità di natura , o di modo d' azione , nell' ente che vuole e in quello che resiste, 276 A T T I è un (lire i)cr (liiiiostrntn ci"> che solo è fr;iiic:imon(e siipnostn . e eli" non 1)111) flimostrarsi , se prima non si conosca inliniMinente , e quella natin-a , e quel modo di azione, cos'i nell' uno, come nel!' altro ente: e ([uando anclie dimoslrato ciò fosse , e haslasse il iiunlo di contalto (come l'autore (ìgurata- mente lo chiama ) in cui la vjlontà e la resi.ilmza s" incontrano, a provare che questa e quella procedono da enti partecipi delia medesima essenza, non vea;- CO perchè dovesse dirsi piuttosto la malerialilà comune ad ogni ente valente , che la volontà a. essere volente, essere resia'.cnte , e esstre real- mente, è ewerc »; Le quali parole, se han qualche senso, luunio questo, che tale è r essenza dell" ente volente e senziente, quale è quella dell' ente resi- stente e sentito, o sia che 1 uno e l'altro sono lo slesso. A parer mio avrebbe parlato più filosoficamente, se avesse detto, che per mezzo della parola essere, usata assolutamente, si vogliono esprimere ad un tratto due cose diiierentissi- me, sentire, ed esser sentito, le quali però comprendono fra loro tutte le no- stre idee. Se si fosse tenuto fermo sull' accennato principio, poteva I' Autore ne- care apertamente la possibilità dell' esistenza di qualsiasi ente immateriale: si è contentato invece di negare, che quando anche ne esista alcuno che sia per- fettamente tale , possa da esso conoscersi altra cosa , fuorché se stesso e le proiirie afl'ezioni. Lode a Dio! che ciò concedendo, se non pone un tal' ente al disopra di noi, che partecipiamo della materia, non ce lo pone neppure gran fatto al disotto. Imperciocché che altro sentiamo noi della materia, fuo- ri delle alTezioni nostre, le quali ci fiinno credere alla sua esistenza 'P Di que- ste atiezioni ravvisiamo una causa estranea a noi, perchè spesso sono diverse da quel che vorremmo. Per asserire che 1' ente affatto immateriale non possa trarre dalle affezioni sue , quali esse si sieno , una simile conseguenza , conver- rebbe esser certi, che tali affezioni sieno sempre obbedienti al suo volere. Ma si dirà che non avendo e"li orfani, una causa estranea ad esso, la materia, non può avere sopra di lui azione; e quindi che egli non può i-ico- D E L L' A e e A D E M I A 277 noscere affezioni d' altronde, che da se medesimo. E sn noi', cioè sulla parie nostra immateriale ( se si accorda che possiamo averla ) non lian forse azione i nostri organi , che pnr sono materia , e benché susservienti alla prima jhjs- sono non pertiinto esserne uno ad uno seporati ? Il dichiarare impossibile r azione della materia sali' immateriale, unicamente perchè non possiamo for- mare idea del modo di una tale azione, è come rigettarsi da un cieco natO' la possibilità di (|uella degli oggetti lontani sull* organo della vista, per 1 im- potenza in cui egli è di concepii-Ia. Qie se le relazioni fra queste due classi di enti fossero dimostrate impos!»ibili, impossibile sarebbe pnr dimostrato che in noi fosse altix», die pura materia: poiciiè né esister potrebbe ini composto di questa e di ciò che materia non fosse; né, quando pur si volesse suppor- re , la parte immateriale potrebbe aver cognizione della materiale , come noi 1* abbiamo degli organi nostri, e per mezzo loro degli altri corpi. Quindi è che r autore , per esser consentaneo a se stesso , avrebbe dovuto negare ad ogni ente non perfettamente materiale la facoltà di sentir la materia, che nie- ga soltanto agli enti perfettamente immateriali : se non forse quel perfetlamun- te sia qui al semplice uso di un lenitivo aprpi-estato «Ile coscienze timorose. Mi basta per ora aVere escluso la pretesa impossibilità delle relazioni fra gli enti immateriali e la materia: e lascio questo prim:o passo; sul quale trattenendomi più oltre, dovrei toccare ciò che mi sarebbe forza ripetere nel- r esame del secondo. Nel capitolo nono della stessa Parte T antore avendo stabilito, che 1' idea del moto si genera per la sensazione di resistenza superata dalla volontà , passa a mostrare come di tale idea combinata con quella di resistenza contiiniata, che ci avverte della presenza di un corpo, si compone l' idea della estensione. Indi prosiegue et Impei-ciocchè la proprietà di essere esteso altro in se stessa « non è, che la proprieUV d' aver delle parti distinte, delle parli situale le c< une fuori delle altre , ed è per mezzo del moto che noi le conosciamo. Co- « sì r estensione riguardo a noi é la proprietà di esser contimiamente tocca- cc li , mentre facciamo una certa quantità di moto. Ecco dunque conosciuta et r estensione , nuova proprietà de' corpi , dipendente dalla loro resistenza al « moto, e dalla ìorry esistenza rispetto a noi. Essa n' è una conseguenza si « immediata , che , (p.iando noi arriviamo a conoscerla , non possiamo più con- ce cepire alcima cosa la quale ne sia priva. Pei-ciocchè possiamo ben supporre ce che un corpo sia eccessivamente piccolo, possiamo ammettere che la sua c« estensione sia ridotta sino al punto di essere impercettibile ai nostri sensi; c< ma non possiamo immaginarla nidla affatto, senza che nel concetto nostro " il corpo umano si riduca a nulla ; e mai alcun nomo non comprenderà real- cc mente come esister possa una cosa qualunque , la quale non esista in cjual- « che luogo, e non abbia parti; e sarebbe un ingannarsi da sé, pretendendo " di comprendere tal cosa >••. Tomo X. 44 378 ATTI Un corpo il (jviale non aljbia estensione o parti cerlamenle non si com- prenderà mai da alcuno ; perchè appunto 1' aver parti è ciò che costituisce il suo essere di corpo. È forse una si triviale verità quello che il de Tracy ha qui voluto insegnarci? Ma se rifuggiamo da una supposizione che farebbe tor- to al suo ingegno, ci è forza cader nell' altra, che 1' insegnamento di cui ha voluto esserci liberale sia questo : non potersi concepire alcun ente privo di parti e di estensione, neppure quello che è centro a tutte le sensazioni; abu- sando per tal conclusione del significato equivoco della voce cosa, ora sino- nimo di corpo e ora di ente , e sostituendo opportunamente una cosa qualun- que per soggetto di quanto nel discorso anteriore ha attribuito all' idea deno- tata col termine di corpo. Se veramente ha voluto dir questo, come mai ha potuto credere che fosse per essergli sì di leggeri ammessa- una simile eonse- guenza? Supponendo , coni' egli ha fatto, che 1' idea di j)ara" e d' estensione non s" acquisti , se non se mediante un moto progressivo , egli ha supposto neces- sariamente che r idea semplice abbia preceduto la composta. Aveva infatti det- to poc' anzi che al pi'imo accorgersi di un ente estraneo a se ignorava affatto che avesse parti', che non gli sembrava, che un punto, una virtù resistente; e che egli stesso non era in concetto proprio , che una virtù senziente. Aveva dunque concepita 1' idea di una cosa, di un ente senza concepir quella di parti e di esten- sione. Se tale idea semplice è stata una volta necessaria , come si pretende ora impossibile? Per salvare la contradizione ci convien dunque tornare al primo supposto ; al quale il traduttore mostra pure di attenersi con la prudente no- ta, in cui ci avverte che dalla necessità di aver parti restano dispensati gli enti immateriali , cioè quelli che non le hanno. Ma 1' autore , che più di ogni altra taccia temeva forse quella d' inet- to, vedendo benissimo la contradizione, ha creduto escluderla per 1' opposta via , e si è protestato di aver fatto uso delle parole punto 0 virtù senziente e resistente « come di parole astratte, quali siamo usi d' impiegare come cose reali, ce senza pretendere di stabilire che noi credessimo di essere un punto mate- cc matico, né che ci facessimo idea di una virtù non appartenente a veruna ce cosa ». Ma perchè la contradizione sussista basta aver confessalo che può concepirsi 1' idea di questa virtù senziente, o per dir meglio dell' ente nostro che la possiede , senza concepir quella di parti e di estensione ; e ciò 1' auto- re ha confessato con quelle parole ce Ignoro senza dubbio che questo corpo ce è esteso , che ha parti ; come io non pajo a me medesimo che una ce virtù senziente»; e lo confessa di nuovo, quando poco dopo aggiunge di avere con tali parole astratte voluto fare intendere che innanzi alle esperienze che ci fanno scoprire la materia eslesa c< noi sentiamo unicamente di avere « una volontà , e che qualche cosa le lesiste ». L' idea di questa volontà , che pure è qualche cosa, si può dunque concepire, senza concepirla estesa e divisi- bile; che tanto vuol dire aver parti. D E L L' ACCADEMIA 279 10 nolo qui ancora che virtù senziente, nel moilo cl)e dall' aiilore si adopera, non è parola astraila, ma piultosto un Iraslato sostituito al termine proprio individuale (0, o al t^enerico cn Ma questa operazione e questo ne- ine non però fanno che le particelle della luce, o, se si vuole, quelle igno- te cause che all' occliio le fan rimbalzare prima che segna alcun contat- to, gli eflliivii odoriferi , gì' innunierabili corpicciuoli resistenti al tatto, i sa- li e le altre sostanze clie solleticano il gusto ( cose tutte di si diversa natu- ra , separabili , e di fatto separate nella loro particolare azione ) sieno un ente solo . e non ima moltitudine di enti. L' ente che sente sempre se stesso in tut- te le dift'erenti impressioni che riceve, quello si è propriamente wn ente; poi- ché egli è che ha dato questo nome di ente per segno, prima a se stesso, e poi anche alle cause delle impressioni che prova; cause che conosce solo nei loro efletli , ma delle quali non può a meno di credere 1' esistenza. Non però ci conviene dimenticar giammai quel che già più volte ho av- verlito; che fra noi e le cause sopraddette non vi ha di comune altro che il nome , oiìera nostra , che comprende nature ditferentissime , quante esser pos- sono soggetto del pensiero; che 1' unità da quel nome indicala è reale soltanto nella mente nostra, dove la sentiamo ad ogni istante, né possiamo pure im- maginar di dividerla; ne' corpi è fattizia, tutta in noi e per noi, non già nei corpi stessi ; ne' quali fisicamente ancora è dimostrato non esser vera la conti- nuità di materia che crediamo vedervi e sentirvi; talché siamo ridotti a sup- porla ne' corpicciuoli elementari che sfuggono a qualunque senso. Se il cor- po venga diviso, rimane sciolta ancora quell' apparenza di unità che appren- devamo in esso , e viene trasferita agli aggregati minori , che dalla sua sepa- razione si sono formati; e cos'i avviene di questi, se similmente cangisi la di- stribuzione delle loro parti, sino ad un limite che niuno potrà mai determi- nare. Ad ogni nuova forma di aggregazione si manifestano proprietà diverse ne- gli aggregati ; cioè nuove affezioni si sperimentano da noi , senza che sia can- giala r essenza delle cose che concorrono a formarli. Né ciò è vero soltanto dei corpi inanimati: lo é piu-e del nostro corpo, il quale forma un tutto con DELL' ACCADEMIA ?.8i no»" per abito di reiazione, non per identità. Lo sentiamo infallì, come sonlia- tno i corpi estranei: e lienchè nulla sentiamo senza sentire insieme qualche parte «li ess», cioè qualche affezione eccitata in noi dalla materia di che è composto, non è sempre la stessa materia quella che in lui sentiamo, e quel- la che sentiamo adesso potremo or ora cessar di sentirla , ed essa divenire a noi affatto straniera; il che vuol dire che non costituiva il nostro ente; e la *'jj7ù senzimte attribuita ad una cosi instabile aggr-egazìone , quella si sarebbe una virlit non appartenente a veruna tesa. Tutta dee finaliiìenle separarsi, e ri- solversi in una quantità di enti independenti fra loro, come da noi. Che sa- rà allora dell' ente che li sentiva, e ne sentiva tanti altri per mezzo loro? Poi- ché la sua natvira è di sentire, sentirà senza dubbio: la ragione ce lo dice, ce lo conferma la fede; ma che, e come, le nostre sensazioni attuali non pos- sono farcene concepire idea. Che risulta ora da tutto questo? 1. Che esistono veramente relazioni fra la materia e V ente senziente, men- tre il nome di materia è slato inventato da questo , appunto per esprimere 1' universalità delle cause che hanno in esso sensibili elletti. 2. Che essendo dimostrato che quel che da noi si chiama materia o por- zione di materia, non è mai un ente, ma sempre un aggregato di enti, cioè di cause delle nostre sensazioui, che per queste, e non per altro ci sono note, è dimostralo ancora che Venie senziente non è mafena: altrimenti sarebbe dire che il primo è un aggregato di cause delle proprie sensazioni. o. Che pertanto esistono di fatto relazioni fra gli enti immateriali e la materia, delle quali dianzi mi sono contentato di negare la impossibilità. 4. Che finalmente chiunque asserisce che la facoltà di sentire e di pen- sare può appartenere ad un corpo, 1' attribuisce, secondo il de Tracy mede- simo, ad una operazione delia mente, ad un'idea concreta, o in altri termini colloca il ])ensiero in una creatura del pensiero. Ecco a che si riduce il siste- ma dei materialisti. Chi poi pretendesse , non la materia complessa , ma gli enti singolari che con le loro unite impressioni concon-ono a darcene l'idea, capaci ciascuno da j)erse,sia per natura propria , sia per virtù della onnipotenza . di divenire al- trettante menti, metterebbe in camjK) un' altra tesi afi'atlo diversa da quella del de Tracy, che all'erma possibile, o de' materialisti, che credono di posi- tivo, essere il pensiero proprietà di certi corjìi , in quanto dotati di parti e di estensione. Io non m'impegno a trattarla, ma la lascio intatta a chi intra- prenderà quell'altra, non meno ragionevole a discutersi, et Utrum chimaera in vacuo bombitans possit comedere secundas intentiones ». Leila il 20 Giugno 182-2. 282 ATTI PERCHÈ I FILOSOFI SONO COSI DISCORDANTI CIRCA I FONDAMENTI DELLA MORALE QUANDO POI GENERALMENTE CONVENGONO CIRCA LE CONSEGUENZE ED I DOVERI CHE NE DERIVANO MEMORIA DEL FU GIÀ PROYYEDITORE DELL' L e R. VNIVERSITA DI SIE^fÀ, e VICE-PRESIDEXTE DEL L' ACCADE MIA Nihil dicam recondiUtm^ nihil nxpectatione vestra dignum, nihii aut inauditum vobis^ aut cuiqitam novum, Cic. de Orat I. 31. u, n quesito di una celebre società letteraria ha suggerito 1' idea di un mio Ragionamento , che preparato da lungo tempo in risposta , ma a quel- la non mai comunicato , io presento adesso ancor vergine a questa Accademia. Si chiedeva la ragione perchè i filosoG sieno cosi discordanti circa i fon- damenti della morale, quando poi generalmente convengono circa le conse- guenze e i doveri che ne derivano: soggetto non arduo, ma, prima che 1' Ac- cademia Reale di Harlem lo proponesse, non forse da altri espressamente trat- tato. E d' uopo mostrare 1. Che non vi può essere diversità di opinione fra persone ragionevo- li circa i doveri pratici che formano la morale ; 2. Che non vi ha limite per le opinioni puramente speculative, dove non sieno regolate dalla rivelazione divina. D E L L' A e e A D E M I A 283 Basta riflettere un istante sulla natura de' nostri hisoi^ni, e tlelle nostre facoltà . per conoscere 1' evidenza di ambedue queste proposizioni. ]\el far ciò non mi sarà sempre possibile evitar di ripetere ciò cbe da altri è stato detto. Ma non è la novità soggetto del quesito; liens'i il vero. I filosofi moralisti non possono considerare 1' uomo , che sotto tre aspetti : 1. In se medesimo, e senza relazione con altri enti sensitivi e racionevoli; 2. In relazione con enti dotati degli stessi bisogni e delle slesse facol- tà di lui. 0. In relazione con uno o più enti di natura superiore alla sua, al qua- le, o ai quali, è sottoposto, e a cui non può disubbidire impunemente. Di qui i doveri dell' uomo 1. Verso se stesso; 2. ^'erso i suoi simili ; 3. Verso Dio, o gli Dei, secondo che ne crede uno o molti. Non v' ha uomo che non senta i doveri della prima , o della seronda spe- cie : quelli della terza non potrebbero celarsi , se non a chi avesse la sciagura di esser privo di ogni religione. I doveri che abbiamo verso noi stessi non si riferiscono, clie alla nostra conservazione e alla nostra felicità. Possiamo noi nascondere a noi stessi che la soddisfazione de' nostri bisogni dipende dalla nostra capacità di provveder- vi ? Che la sanità è il premio della moderazione nell' uso delle cose piacevo- li? Che la nostra sicurezza procede ordinariamente dalla cura che abbiamo di evitare i pericoli , ma spesso ancora dalla fortezza d' animo con la quale sap- piamo incontrarli , cpiando sono inevitabili ? Ecco dunque la diligenza , 1' at- tività, la temperanza, la prudenza, il coraggio, elevale al grado di virtù an- che pel selvaggio privo di ogni i-elazione sociale. E siccome non v' ha uomo che possa non amare se stesso , neppure ve ne ha che possa chiuder gli oc- chi ai doveri che da tale amore derivano, e al merito delie qualità che più pienamente e più sicuramente ne adempiono 1' oggetto. La morale di questo selvaggio è bensì confinata in termini molto angu- sti. Si ponga ora in relazione co' suoi simili. Ecco che in lui germogliano nuo- vi sentimenti de quali aveva la semenza in fondo al cuore, ma che non ix)- tevano spiegarsi per mancanza di occasione; l'amore, la compassione, l' inte- resse, e quel che non meno dello interesse ha forza, l'amor proprio, o sia quel senso di piacere o di pena, che desta in noi il confronto vantaggioso o svantaggioso che facciamo di noi stessi con gli altri uomini. Io non esaminerò qu\ se tutto ciò sia in sostanza altra cosa, che amo- re di noi medesimi. Tenterei, se il facessi, di spiegare i principii della mo- rale; quando non debbo che ricercare perchè i suoi precelti fondamentali so- no costantemente gli stessi , per quanto diversi esser possano i sistemi co' quiili si pretende di sostentarli. Di ciò la ragione si è, che la natura ha meglio prov- 284 ATTI veduto che non han fatto i filosofi : prima che questi pensassero alle loro teo- rie essa aveva già dato loro la morale tutta fondata su i sentimenti. Essa è che prolungando nelì' nomo quello dell'autore, momentaneo negli altri animiili, e fissandolo mediante i legami di una comune benevolenza verso il tenero frutto di un' unione da esso formata, frutto cbe à dolce all'etto inspira con le sue "lazie, e con la sua defeolezza medesima, ha preparato i gradi per cui r amore di noi stessi diviene amore di vm' altra persona , amore di una fami- glia , e quindi , estendendosi deF pari con le nostre relazioni e la nostra intel- li"enza , amore degli amici , amore della patria , amore di tutta la generazio- ne oinana. È pur la natura che ha formato i vincoli esistenti fra i bisogni di un solo, e le facoltà di molli, e viceversa fra i bisogni di molti e le iàcoftà dì un solo , e ha fatto in tal gwisa d:e|»endere il ben' essere di ciascuno dalla buona volontà di tutti, e ba dato a ciascuno i mezzi di pix>cacciarsela , con rendersi utile e piacevole agli altri. Essa è finalmente cbe ha dato ai piaceri de' sensi per contrappeso quelli dell'intelletto, spesso più vivi, e sempre più independenti e più sicuri , acciò 1' uomo, armato contro la lusinga seduttrice de primi, possa esser felice in se retedesimf» per le contentezze di una buona coscienza e defl' approvazione meritata, malgi'ado le disgrazie apparenti, e le pene , che non atìliggono se non la parte corporea , sopra cui essa cos'i ci ajuta a sollevarci. Non sonadiinf[ue I filosofici ragionamenti che han fatto scoprire le vii*- tù sociali deHa giustizia, della benevolenza, della generosità: ma ci è stato sempre egualmente impossibile di non amarle e onorarle negli altri , come di essere indifferenti alta nostra felicità propria-; né potremmo rinunziare a col- tivarle in noi stessi, senza confessarci indegni di essere amati e onorati. Frattanto la morale manca tuttavia della sua più eflicace sanzione, dì quella che annette la massima ricompensa alla virtù, la massima pena al delit- to , e ci toglie ogni speranza d' ingannare con la falsità delle apparenze la potenza da cui dobbiamo attender la prima e temere la seconda. Tal sanzio- ne può solo daUa i-eligione essere apposta , o sia dall' intinta persuasione del- l' esistenza di un potere invisibile , a cui I' universo è sottomesso , che è co- nuin padre di tutti gli uomini, e ad essi chiede ragione dell' uso che lian fat- to dell' intelletto e della libertà loro. Ogni religione, qualunque essa sia, con- fessa c[nesto potere: l'uomo felice vi trova un freno alle sue ingiustizie, e r infelice una consolazione nelle sue sventure. Ed è forza il dire clie la natura sia quella che ci conduca essa stessa alla religione; giacché tutti i popoli, per poco che sieno inciviliti, qualcuna ne seguono, fondata sopra le basi sopraddette. Pur troppo è vero che 1' igno- ranza e r impostura , le (pali hanno viziato tutti gì' instituti umani , e non sempre rispettato hanno I' opera medesima di Dio, hanno spesso consacrato pratiche contrarie allo scopo per cui ogni religione è stata instituita : ma non DELL' ACCADEMIA aHS è perciò meno vero che ninna ve rie ha la quale generolmenle non lentia a insinuare la virili, e a conibaltere il vizio; e se una ne esislcsse di conlrario detlame , sarebbe ben tosto distrutta , o dislruggerebbe la società che 1' aves- se accolta. Non è c[ui luogo di esaminare sino a qual punto i lumi della ragione possono guidare 1' uomo alla scoperta delle verità religiose. I più saggi hanno sempre creduto eh' essi bastassero soli a farci conoscere e adorare 1' Ente su- premo, unico, onnipotente, autore e conservatore dell'universo, legislatore e giudice del genere umano. Ma neppure sono mancati filosofi traviati da una falsa Sapienza , che han trattato questa gran verità col medesimo disprezzo del- l' errore di un gran numero di popoli adoratori di molti Dei, dando egual- mente air una e all' altro il nome di chimere volgari, e con ciò stesso con- fessando r universalità dell' istinto che tutti e' inclina alla religione. L' uomo infatti non ha da far" altro , che risguardare intorno a se per riconoscersi de- pendente da quanto lo circonda, o rientrare in se stesso per sentire che non ha sempre avuta, e che non si è data egli stesso 1' esistenza, e che è per con- seguenza entrato straniero in un mondo che depende , e con cui depende egli pure , da una potenza superiore a tutto ciò che fa impressione sopra i suoi sen- si. Qual cosa ))iii naturale che cercare questa potenza implorarla, temerla? Quale più ragionevole che credere che si compiaccia nella conservazione degli enti che le sono sottoposti , e dell' ordine che ha stabilito ^'a loro ? Quale più dolce , che pagarle un tributo di amore e di gratitudine , rispettando come sue leggi i sentimenti che la natura risveglia in noi, per tutti insieme incamminar- ci allo scopo per cui siam fatti , e che non potremmo conseguire disgiunti '! Che i fdosofi e i politici si prevalgano di questa naturai tendenza ; i primi per segnare agli uomini in particolare le norme del ben vivere; i secondi per or- dinare stati , e fissarne le scambievoli ragioni : non possono mai trarne altro che conseguenze conformi ai comuni principii della morale. Sotto una falsa apparenza di tal conformità è talvolta riuscito, presso popoli barbari e igno- ranti, di accreditarne a quelli contrarie. Ma il simile non accade , quando invece di scendere dai sentimenti na- turali alle pratiche conseguenze che ne derivano , si spiega il volo per solle- varsi alla contemplazione delle idee astratte, concepite per occasione di quei medesimi sentimenti. Finché ci limitiamo a domandai'e se è bene di essere di- ligente, laborioso , sobrio, prudente, coraggioso, giusto, pio, verace, compas- sionevole, generoso, alla bile , modesto, in una parola virtuoso, ognuno ci ri- sponde affermandolo, né alcuno potrebbe fare diversamente. Ma si dimandi donde viene la virtù , e perchè dobbiamo esercitarla ; ecco che i ragionatori si dividono , e formano scuole e sette , le quali cominciano dal non intender- si scambievolmente , e finiscono col non intender più se stesse. I saggi dell' Oriente, avendo impiegato lutto l'acume del loro ingegno Tomo X. 45 a86 ATTI a compor teogonie e cosmogonie, furon contenti per la morale di raccogliere sotto forma di precetti i consigli della ragione e i dettami della esperienza; talvolta incor quelli di erronee preoccupazioni. E in vero le teocrazie sotto le quali vivevano, fondate su 1' uniformità dell' istruzione e l' osservanza super- stiziosa degli usi stabiliti, confondendo i costumi con le leggi, e le leggi con la religione , volevano in tutte queste cose 1' obbedienza e non la disputa. Gli anticiii Greci loro discepoli in tutto seguirono liberamente il loro esempio, e i poeti, primi fdosofi di tal nazione, immaginarono anch'essi teogo- nie e cosmogonie , e racchiusero le massime più utili alla vita umana in versi adattati a fissarsi nella memoria del popolo per la loro brevità e precisione, I filosofi delle scuole tunica ed italica, che succederono a quelli, camminaro- no sulle medesime orme: disputarono intorno alla fisica, e dettarono apofte- gmi suUa morale. Ma il genio independente della loro nazione , favorito dalla foi'ma repubblicana dei governi , non permise che si contenessero sempre in tali confini. I sofisti, che parlavano per farsi ammirare, presero ben tosto la mo- rale e la politica per tema dei loro discorsi , con pochissimo vantaggio dell' una e dell' altra. Socrate dichiarò loro la guerra , e ne fu la vittima. Modesto nel- la sua dottrina , come nella sua vita , aveva combattuto le opinioni pernicio- se, ma nulla aveva scritto per sostituirvi le proprie: probabilmente credeva che possa bastarci 1' ammaestramento della natura. I suoi discepoli interpreta- rono i suoi discori ciascuno a suo modo; e sorse dalle sue ceneri una mol- titudine di scuole, delle quali si pretendeva che 1' oggetto primario fosse la morale , e che veramente ne trattavano, non per insegnare ciò che sia da farsi ( gli scolari ne avrebbon saputo quanto i maestri ) ma per trovare a quel che dee farsi ragioni , che facessero tenere i loro scopritori per molto più dotti de- gli altri uomini. Possono ridursi a quattro i loro sistemi circa i doveri e circa la virtù. Gli imi facevano di questa un ente che ha diritto ad esser servilo per se medesimo e senza riguardo all' utilità nostra particolare. Volevano che, fuori di essa, tutto ciò che gli uomini chiamano felicità o sventura, piacere o do- lore dovesse esserci affatto indifferente, e che la virtù stessa non fosse più tale, se alterata da qualche mescolanza di umani all'etti. Si comprende che questa virtù degli Stoici , quando erano fedeli alle loro massime , doveva es- sere alquanto fredda e alquanto dura. Altri sostenevano che non vi ha mo- tivo di esercitare la virtù, se non sia 1' utilità personale che da noi se ne raccoglie: convenivano Lens'i che non vi ha caso in cui tale utilità bene in- lesa non si trovi unita alla virtù. Erano di tal setta ottime e onestissime per- sone: ma dubito assai che essa fosse capace di render tali ccJoro che già non lo fossero per abito e per sentimento. Una terza scuola dimostrava i doveri della morale dalla natura propria dell'uomo, e dal suo stato sociale: nulla esigeva da lui di superiore alle sue DELL' ACCADEMIA 287 forze; ma neppure lusiii£;ava il suo amore esclusivo di se medesimo. Questa non levò troppo grido, finché fu l)ene intesa: soi^giogò tutti gli spiriti, quan- do per molto aversi studiato a comentarla si ehhe cessato di comprenderla. Un' altra infine non ammetteva verun princi[)io certo, né alcuno n' esclu- deva: incerta nelle sue opinioni discuteva sempre, senza conciiiuder mai. Eranvi due classi di filosofi di questa razza, gli uni ammettevano de' probabili , e ne traevano pel regolamento della vita le medesime conseguenze, che se fossero Stati certi : gli altri , che neppure riconoscevano cosa alcuna probabile , ei-ano considerati come pazzi , e ben si guardavano di operare conseguentemente al- le loro massime. La causa di tutte queste dispute è ben facile a discemersi. Era essa l'aver dato corpo ad astrazioni, e cercato la natura di queste altrove, che nella maniera con cui si avevano concepite. Giacché, non bastando di sentire che cos' è la virtù , volevasi a tutta forza definirla , non vi avea che una sola maniera per intendersi; ed era che ciascuno esaminasse se stesso, e si rendes- se conto delle idee semplici che aveva fatte entrare nella composizione di que- sta grande e augusta idea. Avrebbero osservato che dall' istante in cui erano stati capaci di valu- tare le azioni umane ne avevano ricevuto diversissime impressioni. Dalle une era stato eccitato in loro un senso di soddisfazione procedente dalla conve- nienza e dalla regolarità, di che 1' amore é per cosi dire innato nell'anima nostra : le avevano chiamate decenti, e decoro il genere a cui le avevano ascrit- te. Altre avevano riscosso da essi un tributo di approvazione , per causa del- l'utilità comune o particolare che appariva esserne io scopo ; approvazione de- rivata dal mettersi essi con la immaginazione nel luogo di coloro che dove- vano sperimentarne gli eEFetti : le avevano denominate gius,te o benefiche secon- do che sembravano adempiere o superare il debito de' loro autori; e giusli- tia o beneficenza la disposizione d' animo che n' era la soi-gente. Altre finalmen- te non solo erano ad essi piaciute per la convenienza e 1' armonia , e aveva- no per r utilità meritato la loro approvazione , ma gli avevano sforzati ad am- mirarle per la loro difficoltà, e per lo sforzo che avevano giudicato esserne dovuto costare l'adempimento: le avevano chiamate forti, magnanime, gene- rose , secondo la qualità che ti-ionfava in esse , il disprezzo de pericoli . o 1 im- perio sulle proprie passioni, e secondo che erano più o meno impresse di be- nevolenza: valore, grandezza d^ animo, generosità erano stati i nomi delle clas- si alle miali avevano annoverato queste dill'erenti azioni. Finalmente avevano riunito sotto un aspetto più generale ancora tutte le azioni che avevano con- template con diletto, approvate , ovvero ammirate, e dato adesse il comun nome di virtit. Con altra simile operazione dello spirito avevano altresì distin- to le azioni e le qualità contrarie , cause in essi di ripugnanza, di abboniinen- to, o di dispregio, applicando ad esse nomi capaci di caratterizzarle , e tutte 288 ATTI comprendendole sotto quello comune di vhii. Per mezzo di tale osservazione fticile a farsi, ma che non è slata fatta se non molto tardi, avrebbero vedu- to che sotto questi nomi di vizio e di virlìi, non bisognava cercare , se non ciò che vi era stato posto ; vale a dire sentimenti necessariamente derivati dai no- stri bisogni e dalle nostre facoltà, il che avrebbe prevenuto ogni disputa in- torno ai principii. La sola differenza che avrebbe potuto sussistere nelle opi- nioni sarebbe stata cjiiella che doveva far nascere nei sentimenti la vai'ietà del- le situazioni nelle quali I' uomo si trova collocato , selvaggio , o incivilito sotto forme e in gradi differenti , e governato da abitudini e da religioni particolari. La religione, che è stata in ogni tempo presso gli Orientali custode del- la morale, non ha avuto quasi punto d' influenza su quella de' Greci. Gli Stoi- ci , i più religiosi fra le altre sette , si univano col popolo nel prestar culto a deità riputate ingiusti?, capricciose, violente, sensuali, avide, vendicative, in una parola trasportate da tutte le passioni, dalle quali il cuore umano suol essere agitato: ma risguardavano quelle favole come un trastullo che conve- niva lasciare al volgo, o al più come allegorie. Insegnavano nelle loro scuole che Dio è il mondo , o piuttosto 1' anima universale che presiede al governo del mondo , e vi mantiene 1' ordine ammirabile e perpetuo dei suoi movimen- ti. Dei erano ancora gli astri , che partecipano più visibilmente a quest' ordi- ne , e semìirano essere la parte più nobile e più pura dell' universo. Erano Dei le potenze della natura , che mantengono la vita degli enti animati , o che fanno germogliare quanto serve ai bisogni di essi. L' uomo pure ha una po- tenza in se , potenza capace di conoscere e d' osservare la regola eterna del- l' ordine e dell' armonia, conveniente al posto che gli è assegnato fra gli enti; redola , che è la virtù e il sommo bene. Perchè dunque non sarebbe egli stes- so un Dio, di cui la parte eterea dee liberarsi un giorno del suo involucro grossolano, e inalzarsi a una regione più elevata e più degna del suo soggior- no ? Non si comprende come , avendo dell' anima un' idea tanto sublime , di che erano debitori a Pitagora e a Platone , non la credessero come quelli im- mortale, ma solamente destinata a un'esistenza più o meno lunga dopo lo sfacimento del corpo. Né il loro culto,' né le loro opinioni erano di quella fatta che può propriamente chiamarsi una religione; la quale suppone una ri- velazione positiva, e ministri sacri, che ne sieno i custodie gì" interpreti. Gli Epicurei non riconoscevano Dio , o ciò che è lo slesso , non riconoscevano Prov- videnza: i Peripatetici l'escludevano anch'essi dal governo delle cose umane ; e gli Accademici ne dubitavano , come di tutto il resto. La religione grave e saggia de' più antichi Romani manteneva i loro co- stumi , che erano pur tali : ma quando ebbero adottato le opinioni volgari e filosofiche della Grecia , essa ebbe sopra di loro molto minor potere. Finalmente il cristianesimo dilfuso sopra la terra collocò di nuovo la mo- rale, sotto r egida della religione. Da quel punto ogni disputa circa i principii D E L L' ACCADEMIA 789 avrebbe dovuto cessnre. Ma la conversiono de' pngani inlrodiisse nella chiesa la smania di discorrere, che regnava nelle loro scnoh^ ; e la maggior parie dei padri vi portò la impronta di quella di Platone, dalla quale quasi tulle le sette fdosofiche erano uscite. Si disputò sulla grazia e sid libero arbitrio , co- me si aveva disputato sul sommo bene, la sapienza e la virtù. Si dimandò se Dio avrebbe potuto fai-e per 1' uomo una morale diversa da quella che aveva fatta; il che era dimandare se avendoci formati per sentire in un certo modo poteva volere che sentissimo diversamente. Ma i precetti della religione essen- do positivi , e pienamente consentanei ai sentimenti e ai bisogni della natura e della società umana, che tendono a perfezionare; le conseguenze di tiUle quelle opinioni erano le stesse rispetto alla pratica; o per dir meglio non po- teva esservi opinione che da quelli non discendesse . se slata non fosse in uo- mini corrotti e di cattiva fede, indegni del nome di (!i-istiani. I progi'essi dell' incredulità negli ultimi secoli hanno rinnovato le dispute che sussistevano prima del cristianesimo. I filosofi moderni divisi quanto gli antichi nelle loro opinioni circa 1' origine delle cose, non lo sono slati meno circa la sorgente dei doveri. Possono distribuirsi relativamente al soggetto che adesso ci occupa in due classi principali ; di quelli che ammettono la libertà dell' nomo , e di quelli che la negano. Questi ultimi , parlando propriamente , non appartengono al nostro ar- gumento. Non avendo cosa su cui deliberare , non hanno né principi! da sta- bilire, né conseguenze da dedurne. Queste e cpielli non sono per loro altro che fatti compresi nella catena universale degli elletti e delle cause, che chia- mano necessità. Ma questi fatti consistono sempre in sentimenti determinati dai bisogni, e che a vicenda determinano 1' uso delle facoltà: ne altri posso- no vedersene più manifestamente collegati fra loro della virtù con 1' onore che la circonda , e del vizio con 1' odio che lo perseguita. In tal guisa , se pure un destino mal' augurato non gli accieca , si lasciano condurre nel sentie- ro della morale comune, che gli altri credono seguire liberamente, si stima- no felici per le loro buone azioni, se non possono attribuirsene il merito, e soffrono 1* amarezza e il turbamento delle cattive , mentre si sforzano di sof- focarne i rimorsi. Quelli che ammettono la libertà ammettono ancora una legge naturale simile sotto qualunque aspetto. Si dividono lultavolta, in quanto che gli uni riconoscono per base di questa legge la volontà di un Dio . gli altri la natura delle cose ; sia che distinguano , o no , lo spirito dalla materia , 1' ente sensi- tivo dall' ente sensibile. Tutti predicano la virtù, sia a nome dell ordine in- tellettuale o fisico, sia a nome del nosti'o interesse presente o futuro; e sono queste le sole differenze reali che sono da rilevarsi fra le opinioni de' filosofi relativamente alle sorgenti della morale. Per ristringere in poche parole quanto sin qui ho detto, eccettuate cer- ago ATTI te occasioni slranrclinnrie , qiiniKlo il fanatismo iravoli^e il significato ilelle pa- role, e altera 1' idie delle cose, non è possibile di fare apiirovare agii uomi- ni, se non ciò che è conforine ai sentimenti naturali procedenti dai loro bi- sogni e dalle loro f.icolti, né di far s\ che ad essi rasscmbri amabile, slima- bile, o ammirabile (jtiel che loro ripugna, nuoce, o par vile negli altri, o che ripugnando, nocendo, o parendo vile agli altri in loro, li pone in uno sta- to di guerra incomportabile di uno contro tutti. Coloro pertanto che parlano o scrivono al pubblico non possono spac- ciatamente insinuare altra morale pratica, fuorché l'universale; se pure non scrivono o parlano a un popolo di pazzi, o che' sia tale almeno suU' articolo intorno a cui la spacciano diversa. Al contrario, quanto alle opinioni specu- lative, si può con un poco di sottigliezza e di eloquenza metterne in voga quante ne suggerisce l'ambizione di farsi ammirare, cosi varia ne' suoi anda- menti, come la natura è costante nei propri. Cosi i filosofi moralisti , quasi viaggiatori concittadini , essendo partiti da un medesimo punto, perchè non potevano partire da alcun altro, e avendo seguito direzioni all'atto diverse, perchè ninno di essi voleva camminare sulle pedate altrui , si sono condotti in parli lontanissime , che hanno afl'ettato di indicare come i punti della loro mossa; per ritornar quindi indietro, e incon- trarsi di nuovo da filosofi colà donde erano partiti da uomini. La vanità e la natura, ecco, io lo ripeto, le cause delle dispute su i fondamenti della morale, e della uniformità delle conclusioni. Leila il 25 Febbrajo 18i4. DELL'ACCADEMIA agi SULLA VERA INTERPRETAZIONE DI UN PASSO D' OMERO E DI VIRGILIO DISCORSO FILOLOGICO DEL SOCIO CORUISPONDE.NTE ACCADEMICO DELLA CRUSCA 0 'uanto vantai;gio abbian recato all' incremento dell' umano sapere le osservazioni e gli stiidii fatti sulle opere dei Greci e Latini scrittori , fin da quel tempo in cui per virtù specialmente di toscani ingegni , le buone lette- re a nuova vita risorsero , egli è ormai cos'i manifesto, die inutil cosa sareb- be il rammentarlo. Ed in vero non può esservi alcun che non sappia, quali beneficii dall' eccellenza di questi studii alla civil società ne siano derivati , e qual copia di utilissime cognizioni siasi ovunque per tal mezzo dilì'usa. Furo- no essi che dissiparono le folte tenebre , che ingombravano i secoli dell' età di mezzo, e con luce vivissima rischiararono le umane menti , ed alfa cogni- zione del vero e del bello le ricondussero. Fu per essi che le antiche memo- rie, già da tanto tempo smarrite, rinacquero, e la storia e la scienzg de' pri- schi tempi cominciò tutta a svolgersi ed insegnarsi. Quindi gli usi sacri e pro- fani delle trascorse genti si appresero, quindi le costumanze loro, cos'i pub- bliche come private, si riconobbero; in una parola, tutto quello che al va- stissimo regno delle arti , delle lettere , e delle scienze antiche appartenne , mercè di questi studii potè comprendersi ed eslimarsi. IN'on è maraviglia per- tanto se que' sommi scrittori, che, vinta la crudeltà del tempo e della for- tuna , poterono giugnere fino a noi , creduti furono meritevoli dell' attenzio- ne di uomini per ingegno e dottrina rinomatissimi, i quali si accinsero ad il- lustrarli. Non vi è infatti oggimai scrittore alcuno, sia Greco o Latino, che non vanti, per cos'i dire, una folla di espositori, d' interpetri , e traduttori, 292 ATTI i (luali tutti posero ogni stuilio e soUecllmline in i-enJer le loi'o opere vie più iiiii'lligiblli , emeiulale, e corrette. Egli è però da dolersi, che per la sover- chia copia di quelli, che giù illustrarono le opere degli antichi, ne sia fatal- mente avvenuto , clie ognuno stimi adesso adatto superfluo qualunque ameno ed utile studio, e che nulla ormai più vi resti che servir possa di alimento alle dotte ricerche ed esercitazioni degli eruditi ingegni ; poiché tutti son per- suasi, che in esse, tante volte illustrate, e tante volte tradotte , nulla più sta che offuscar possa nella benché minima parte le loro bellezze, o ritardare an- che per poco la loro pienissima intelligenza. ^la quanto essi s ingannino nel lor pensiero facilmente si può dimostra- re : poiclié se con animo all'atto scevro di qualiuique preoccupazione ci pon- ghiamo attentamente ad esaminare , per una parte le opere classiche degli an- tichi, e per T altra le molte prove, e le ripetute fatiche de' loro interpetri e traduttori, noi saremo alla fine costretti a confessare, che molto ancor vi rimane, ove possono gli studiosi utilmente e lodevolmente applicarsi: percioc- ché egli é ben certo , clie , ossia per naturai condizione e fralezza delie nostre menti , ossia per la vastità ed ampiezza dello scibile umano , o per la somma difficoltà di penetrare nel più segreto dei sensi di quei sommi scrittori , la sor- gente del bello non é per anco in essi estinta ; ma s\ copiosa e perenne tut- tora si serba , che né vani , né infruttuosi saranno per esser giammai quelli stiidii 5 che altrui piacesse rivolgere all' antica classica letteratura. Della qual verltìi molte belle testimonianze ci somministrano i filologi e gli eruditi del- l'et "i nostra, i quali ogni lor cura ripongono in questi studii, donde poi trag- gono ampio tesoro di erudizione , per accrescere ed illustrar sempre più l' im- pero inviolabile della ragione. Alle quali testimonianze mi sia lecito aggiugne- re alcuna di quelle, che a me pure è avvenuto di ritrovare scorrendo le ope- re degli antichi; non già per dar peso maggiore ad una verità di per se stes- sa cos'i manifesta , ma per sottoporre al giudizio di questa Accademia il mio pensiei-o intorno ad alcuni passi di antichi scrittori, che secondo il mio avvi- so non furono per anche bene intesi, o per lo meno chiaramente e conve- nientemente spiegati. Incominciando pertanto queste mie osservazioni da un passo d' Omero, io prego di ricliiamare alla memoria ciò che si narra nel primo libro dell' Ilia- de. Crise , Sacerdote di Apollo , in atto supplichevole si presenta al campo greco , e chiede il riscatto della diletta sua figlia. Il consentono i Greci , ma vi si oppone Agamennone : per il che sdegnato quel Nume , con orribile pe- stilenza affligge r esercito , e seco vi trae la desolazione e la morte. Attenuto Agamennone da tanta sventura , rende finalmente la figlia , placa Apollo con magnifici sacrifizii , ed ordina che con sacre purificazioni si renda netta e pur- gata ogni schiera dalle immondezze , che questo morbo vi avea lasciate. Ob- bediscono immantinente al sommo Duce le greche genti, e tutto il campo a DELL'ACCADEMIA agS preci e sacrifizii si volge , affine di rendersi propizio e benevolo I' irato Dio. Ecco le parole , colle quali Omero descrive questi sacrilizii , e queste religio- se lustrazioni. Oi' S" aiTO\uu.XAWìT0 , xai «'{ a'xa Xu^ar t /ìaf^or , E'V^'v iT' A'^oA^Mi'i Ti\tii(r> yj Or p'iifli f , a>^ot J" ah Tot al jSotfffftVy A"Mii( '. Ma quanto si opponga alle naturali prei-ogative del mare, ed alla sua forza produlliva l'epiteto d' /"/"ru/^joso, abbastanza fu sentenziato da Plinio, quan- do disse « Adeo nihil non gi^nilnr in mari (2) ". Per le quali cose tutte non mi sembra possibile che Omero Io abbia chiamato aVpoVf'"» nel senso in cui questa voce viene universalmente spiegata. E mi conferma sempre più in ta- le opinione il considerare , che in più luoghi dell' Iliade e dell Odissea egli ha adoperati , parlando di esso , epiteti operantissimi , e quanto mai dir si possa espressivi, come per esempio son quegli di ayyidxSri!; (3) profondo , di y>.auxn (A) ceruleo, di n'j^n'tsja (fij strepitoso, di o'pucM*''" (H) sollevantesi , di aVéVifaT»,' (7) immenso, d' tV/itiVopof spazioso (8), di -■> e per conseguente sterile ed infecondo', ognuno an- corché sia mezzanamente istruito a prima vista conosce , che questa idea non comprende c|uella del moto , né quella dell' estensione , la qual pure si vorreb- be comprendere dal citato scoliaste in questa medesima voce. Venendo all' £«- stazio , il quale scrisse , come ognun sa , quel grandissimo comento sopra i poe- mi d' Omero, e che veramente può dirsi un oceano d' erudizione, ecco con quali parole espone il passo di cui si ragiona. «. Il mare , egli dice , è dal Poe- ta chiamato a'rpu'jfT-u; , ossia profondo, poiché in esso non è possibile m'fiiì) rfu-ya^ ritrovar sedimento, o sozzura. Può darsi ancora, egli soggiunge, che questo vo- cabolo vaglia qui Io stesso che :i'rf\j',']oi, cioè infaticabile , e ciò per essere il mare in continuo movimento: ma in questo caso ( sono sempre parole del ci- DE L L' A e e A D E M 1 A 297 tato comenlatoi^e ) convcrrchlje dire, che Omero avesse fnlto uso d'un pleo- nusnio , ai»giiingenilo alla voce aVpu'fr»^ la lettera >, per farne «Vpu') *? o;. E si può credere ancora, prosegue Io stesso inlerpretR, che il mare sia stato dal poeta appellato cosi , perchè in esso non si vendemmia ; tale essendo il signi- ficato del verbo rfiyo^^i, donde nasce il sustantivo rpo>t7-t>'? la vendemmia, dal (pia- le poi formasi aVpu'>t7o< , luogo . ove non si vendemmia. Cosi ragiona 1' Eustazio : ma di tali spiegazioni, tutte incerte, forzate, e dirò ancora puerili , io non saprei chi potesse bastantemente appagarsi. Ed invero, come potrebbe conce- dersi, senza oflFender la critica ed il buon senso, che arfiv'-),ro; , preso nel si- gnificato di privo di sedivitnlo e sozzura, il quale pm-e è figurato, perchè il primitivo e naturale si è quello di privo di feccia , possa poi , trattandosi del mare, valer lo stesso che profondo? Chi potè mai pensare, che la profonditi delie sue acr[ue escludesse affatto (piesla particolarità ? Non vi bisogna al ,cei'lo gran corredo di scienza fisica per sapere, ciò che si trovi, o possa trovarsi ne' profondi iuoi abissi; ma se Omero avesse voluto veramente adoprar fpieslo epiteto nel senso in cui fu inteso ^ t |«i>» • ì'HiiTX cP' a'xfo-ffi HiiJ.iyiJi.tiOV ( u'f wo K'?""") ©aMfjT t-ntf'f'ulvM j'^-s/lc^ii'vof a'^Xa^t f «"«Tup. (1) V. 89 ugg. DELL'ACCADEMIA 299 «. Su f[(ieste ajjresli sclicgge i due serpenti ce Di mezza noUe ahljrucerai , nuli' ora n Gir erano iiUesi a recar morte al figlio. ce Poi raccolta la cenere dal foco ce Stdl'alba, una tua serva tuttaquanta ce La rechi al fiimie, e getti in rotte pietre c< A seconda del vento , e torni losto ce Senza voltarsi; La ma^ion con fiamma ce Di puro zolfo in pi-ia si purghi, e poscia ce Acqua netta a sai mista (coni' è rito) ce Di verde ramoscel cinta s' asperga. Pagnini Vulg. Tcocr. Ma tutto ([uesto bellissimo sfoggio d'erudizione a nulla serve per dare una giusta spiegazione al cilato passo di Omero, che a parer mio non fu be- ne inteso nep[)ur dai molli traduttori, i (piali dopo il risorgimento delle let- tere tanto aa'u, che significa raccogliere qualsisia sorta di pro- duzioni campestri, e mietere, e vendemmiare, poco ci volle a persuaderli, che in questo verbo si ritrovasse la discendenza ed il significato di cpiesta voce. Cos'i a'Tf,vyiro:, sccondo essi, venne naturalmente a significare ce luogo ove non si raccoglie alcun frutto " e per conseguenza cpieslo aggiunto fu tenuto come c'fpiivalente a sterile ed infecondo. Posto una volta <[uesto principio, gV inler- jM-eti che dopo ne vennero, abbracciarono cecamente, siccome suol sempre avvenire, questa falsa opinione, e non si accorsero tjuanto sarebbe proprio ed inconveniente l'aggiunto di s('ai, chi; significa rasciugare, tnaridire , seccare , a yivlmn vi- sta si sarebbero accorti, che di (pi'i soltanto dovea trarsi il suo vero signifi- cato, che è quello d inesauribile , inessiccabile. E che la derivazione di aVpuj^.TOf 3oo ATTI (la nni>s') sia legittima e naturale ben si comprende, tostochè si rifletta, che nel modo stesso si deriva «l'p'/o"; ed cc'faiftToc da aipt'a, e da a'fuifn'u egnalmen- techè uì-j!Ti>\ da alvi'a, , ed altri simili. Tanto è vero elle I' umana mente va spesso errando vicino al vero, e mentre s' aftatica di rinli-^jcciarlo , non sa ri- conoscei'lo il più delle volle né conseguirlo. Quanto poi sia bello ed energico questo epiteto, preso nel senso sopraindicata, non ha bisogno di esser fatto pa- lese ; perciocché vede ognuno di per se stesso quanto sia proprio , quanto sia degno, e conveniente alla sublime immaginazione d' Omero, così chiamare quel- la immensa ed inesauribile congregazione d'acque che circonda ed abbraccia tut- ta quanta la terra, e secondo la mente degli antichi filosofi la rende fertile e feconda. Per la aual cosa Virgilio, come pocanzi osservammo, chiamò 1' Ocea- no pdre di tutte le cose , allorché disse (ì) : « Oceano libemus .... st'mul ipm precafur ce Oceanumque palrem rerum , ni/mphasque sorores. Nà poco è da maravigliare, come il dottissimo Heyne non solo non dif- ferisca dalla spiegazione comune, ma non faccia caso neppure di quella sug- gerita da Riccardo Paywe, che più di ogni altra si approssima a quella che ab- Isiam pocanzi proposta ed illustrata. Esso infatti spiegò il passo di cui si ra- giona vrapz 3-r»' a'xo'; oLT^ayiToii , juxta lìlus maris inexhaustì , tdesl , perpetuo ge- nerante: con che mostrò invero quanto bene ei sentisse 1' improprietà e 1' in- convenienza della comune spiegazione, e quanto a fondo conoscesse il legitti- mo significato, e la vera origine di questa voce: se non che egli trasportò r idea della inesaurihilità alla copia e- ricchezza di ciò che il mare produce, e non s'attenne al primitivo, proprio, e particolare suo senso, che per certo a me sembra più naturale, e più consentaneo alla maniera del sentire e del parlare d' Omero. Veduto cos'i, come in Omero stesso, sebben sia stato tante e tante vol- te commentato e spiegato, possa aver luogo qualche nuova illustrazione, la quale porga materia a migliore e più conveniente spiegazione, per cui 1' eru- dizion classica venga a rilrarne alcun giovamento, terminerò questo discorso accademico col presentare egualmente un mio pensiero intorno al significalo di un passo di Virgilio, che a mio parere non fu peranco inteso secondo la mente e lo spirilo dell' Autore. Incontrasi questo sul bel principio dell' Enei- de , e precisamente in quei notissimi versi che dicono : .... Multum ille terrà jactatus et allo Vi superum , saevae memorem Junonis ob tram. (1) Georg. IV. 381. DELL' ACCADEMIA 3<.i Per qiinnto ho pollilo osservare , esaminando i più accurali interproli , e i traduUovi più diligenti di (piesto poema , cos'i antichi come moderni , tutti spiegano quelle parole Vi siiperum, per /orsa , o ^ter volontà degli Dei: ma sli- mo, che ben altro ed assai diverso esser debba il senso contenuto nelle me- desime. Ed invero, come può dirsi che i varii casi, ed i lunglii disiislri da Enea sofferti e per terra e per mare , cagionati fossero per forza o volontà de- gli Dei, mentre essi, siccome rilevasi dalle cose stesse che nel poema si nar- rano, tultiqnanli , la sola Giunone eccettuata, Io proteggevano, e difendeva- no ne' suoi più gravi pericoli 7 Egli è poi cosi manifesto e palese il favor de- gli Dei verso l'Eroe Trojano, che la stessa Giunone, dopo aver tentalo in- vano di trarli al suo partito, e seco unirli ai danni di lui, veduti finalmente tornar vani ed inutili tutti i suoi sforzi , esclama « Flectere si nequeo Superos Acheronia movebS ». Non erano adunque i patimenti e i disastri che Enea sof- friva, cagionali né per forza né per volontà degli Dei; perciocché se ciò slato fosse, non avrebbe questa Dea messo in opra ogni mezzo per renderli avver- si a questo Eroe. Ed invero io non so trovare, scorrendo tutta quanta 1" Enei- de, se non la sola Giunone, che sempre memore dell' offesa ricevuta da Pa- ride , per non averla giudicata degna del primato della bellezza , fosse nemi- ca implacabile delle genti trojane, e perseguitasse con ogni suo potere il fi- glio di Anchise e di \'enere, anche dopo la distruzione della detestata Città di Troja. Ed infalli, essa é colei che induce Eolo a suscitare quella orribile tempesta descrilta dal Poeta nel I. Libro , per cui poco mancò , che tutta non restasse sommersa 1' armata di Enea: essa incendia le sue navi, per togliergli ogni mezzo a terminar la sua impresa ; sconvolge perfino lAverno, e ne trae fuori Alelto per accender la discordia e la guerra tra i Piutnli ed i Troiani; libera Turno dal ferro di Enea , ed é causa o diretta o indiretta di tutti i mali , che affliggono i suoi sventurati compagni. E che questa sola Dea fosse contraria ai destini di Enea ben lo dimostrano le parole stesse di Venere nel L Libro dell' Eneide , quando dice a Giove. ( v. 250 ). Nos tua progenie» , caeìi quibus adnuis arcem , Navibus ( infandum ) amissis , ttnius ob iram Prodimur , atqiie italis longe disiungimur oris. E lo slesso vien confermato anche dalla risposta che le fa Giove , dicen- dole tra le altre cose. ( v. 279 ). Bis ego nec melos rerum, nec tempora pono: Imperium sine fine dcdi; quin aspera Jtino, Quae mare nane terrasque metu coelumque fatigat, Consilia in melius referti ec. Tono X. 47 3o7. ATTI Al contrario, tulli gli allri Dei fiivoreggiaiio Enea, e lo difendono sem- pre contro i colpi dell'avversa sorte, fintantoché egli giunga a trionfare dei suoi nemici , e porre nel Lazio le fondamenta del Romano Impero. Né alcun mi opponga, che altre Divinità ancora s'introducono nel poema, le quali si mostrano contrarie ad Enea, e congiurano a' danni suoi, quali sono Eolo, Iri- de, e Giuturna; perciocché né queste Divinità son del numero degli Dei Su- peri, de' quali espressamente parla Virgilio nel passo soprallegato, né ciò che esse fanno, il fanno per volontà ed animo loro , ma per comando, ed in os- sequio della stessa Giunone , la quale or con promesse , or con lusinghe , in- dotte aveale a servir d\ strumento della sua insaziabile e crudele vendetta. Non se:nlira aduni[ae, dopo tali considerazioni, che lo spiegare Vi superum , perfor- ili, o per voler degli Dei, abbia coerenza, e convenga colle cose che nell' Enei- de si contengono. Laonde è da credere , che queste parole debbano intender- si in un senso all'atto diverso , ed opposto a quello che loro comunemente si attribuisce ; vale a dire , che invece di significare , come sopra si è detto , per vulonlà,o per /"orsa degli Dei, debba anzi intendersi , contro la volontà dei medesimi, ossi,» in onta e dispetto del voler loro; dimodoché il senso dei versi sopraccitati sia questo , ce che Enea molti travagli sostenesse e per mare e per terra , contro il volere de' Numi , e sol per lo sdegno di Giunone ". E che sia tale il significato del Vi superum di Virgilio, mostrasi apertamente anche par molti esempii di consimile locuzione, usata assai di frequente dai Greci scrittori. Euripide nel Prologo delle Fenisse, introduce Giocasta a raccontare come Laio suo primo consorte si recb a consultar 1' Oracolo, s' ei fosse per aver prole da lei. E la risposta ricevuta dal Nume, che ben sapea di quanti mali gli sarebbe cagione 1' averne , fu questa : /i» ffv/ftpi Tt'xn^ì a'xoxa cTai/xs'tU) /?< * ^ V, IO-} le quali parole letteralmente spiegate significano: Ne seras filiorum sulcwn vi superum. Che è quanto dire, ne gignas liberos invitis Diis. Ora se in questo passo le pa- role usate dal Poeta Greco, J~aiu.o'»ov /3,'ji , sono precisamente conformi , e cor- rispondono, come ognun vede, al Vi superum di Virgilio , pare a me che egua- le ancora debba esserne il significato cos'i nell' uno come nell' altro scrittore; di maniera che se il citato verso d' Euripide , come ogni ragion vuole , dee spie- garsi ri Non generar figli, contro il voler degli Dei " anche il sopraUegato pas- so di Virgilio dee interpretarsi nel medesimo senso. Né il solo Euripide ci por- ge esempio di siU'atta maniera di esprimersi. Tucidide nel primo libro della sua Storia, in quella famosa parlala, che fanno gli ambasciatori di Corinto, inviati D E L L' ACCADEMIA 3o3 ad Alene per far liignanze contro i Corciresi , adopra questa medesima locu- zione, dicendo . . . . *m Kt, «Uf xisuf ti rn/'j-eTt, /uh'ti '^■jfxij.u'xov; «r.'^tia-» ^lat n'/xa., ixvTt a't^uttiri avreT; a'ìi'yowi " Neque Corciraeos ùtos nobis invth's ( vi noslrùm ) in nocietalem recipialis , neque ipsis opem ferulis, qui nohis iniuriam faciunt. (Ed: Diiker. Anist. 1751. p. 5<). Ed altrove dice : ou yx\ à» Ktpxupa'» n uTio\a0t>'tTfi; (8/jt h'jum"» hxoi, Titti non'cTxiav . VcXi/pjmuv ntc etìitn Cvrcyram clam et per dolum ca- ptam nobis invilis (vi noslrùm) relinerent, et Polidaeam obsiderent. ib. pag. 45. Per simil modo appresso Isocrate nel Panegirico d" Elena si legge : /i/oi Oi],8xiut, e significa contro il voler dei Tetani; e in Demostene si ha fii» itoy^at, contro la volontà del popolo, oltre molti altri esempii, che tralascio di riferire. Per le (juali cose tutte a me pare di aver mostrato abbastanza, come debba intendersi il surriferito passo di Virgilio. Dal che ne inferisco, che so- no in grandissimo errore tutti quelli, i quali, al rammentarsi loro la neces- sità di seriamente applicarsi allo studio degli antichi scrittori, e nel far loro conoscere 1' utilità grande che alla classica erudizione deriva dalla intelligenza di quelle lingue medesime nelle quali essi scrissero , par che quasi sdegnosi al- trove volgano il viso , ed estimino affatto superfluo ed infruttuoso un tale stu- dio per questo appunto, perchè i classici antichi sonp stati tante volte tradotti ed illustrati. '' Presentata neW Agosto 1827. jiiii^ D E LL' A e e A D EM I A 3o5 COLPO D' OCCHIO SULLA MAREMMA SENESE DAL GOVERNO DI PIETRO LEOPOLDO GRANDUCA E IMPERATORE IN POI MEMORIA I.^ ' SOCIO ORDINARIO II Li Regno di Leopoldo Primo è un' epoca non solamente avTenturosa per la Toscana , ma celebre ancora nella storia delle Monarchie moderne. Pro- pagatore illuminato dei principii saggi ed umani del fratello Giuseppe Secondo Imperatore, esso in breve periodo di tempo segnalò la sua amministrazione e la sua legislazione cotanto, che il di lui glorioso governo formò e formerà r ammirazione e 1" invidia delle contemporanee e venture nazioni. Sotto di un tal Governo si spezzarono fra noi i vincoli delle persone e delle cose ; la terra divenne fiorente e fertde , dispai'endone ovunque i tri- boli , e disseccandosene le paludi ; i mercati si moltiplicarono con le strade di communicazione ; il commercio prosperò; l'attività e gli agii si diffusero in ogni classe di cittadini; la virtù e la scienza vennero apprezzate e cercate} mentre che la ignoranza e la ipocrisia ebbero scorno e ripulsa j la Giustizia (1) Questa Memoria e la seguente furono daW Autore presentate nel 1859 al- l' I. e R. Accademia dei Georgofili di Firenze , alla quale ha egli r onore di ap- partenere come Accademico corrispondente. V Accademia degnassi di accoglierla ; e nella di lei tornala del 5 Aprile di detto anno ne fu ivi letto il rapporto daW Ac- cademico ordinario Sig. Dott. Ferdinando Tortini Salvatici, oggi Cav. Soprinten- dente Generale alle Communilà del Granducato. Tomo X. 48 3o6 ATTI tenne forte lo scettro; la dolcezza del reggimento politico sì sparse nel gene- rale cosliime civile; i delitti e i delinquenti mancarono alle cai'ceri , ed ai Tri- bunali. Ahi! percliè si presto l'uomo grande fu tolto alla Toscana , perchè s\ tosto fu rapito ai viventi ! Il risorgimento a nuova e vigorosa vita della Provincia inferiore , e sin- golarmente della Maremma Senese, fu per Leopoldo una di quelle imprese , che luslngnrono 1' alla sua niente; essa ne occupò il cuore benefico e supe- riore alle diflìcoltà. Ei vide in quelle ampie e per natvira ubertose pianure, tramezzate da monti e colline, bagnale dalle onde del Mediterraneo in una delle più felici posizioni d" Italia, la dovizia vera del suo Slato; vide una po- polazione novella crescere numerosa insieme con le abitazioni: vide Città, vi- de Porti .... né il suo vedere sarebbe stato illusione, se all' opera da lui co- minciata per tempo, fosse a lui stato concesso tempo di dar compimento. Non possono ricordarsi, senza restar penetrali da una folla di grate e vive sensazioni, i grandiosi lavori dal suo buon genio effettuati per lo scolo delle acque stagnanti e per la distruzione delle pestilenziali esalazioni, per la escavazione dei fossi, de' canali navigabili, e per il riattamento di porti e scali : né possono non ammirarsi gli ordini , e i regolamenti con squisito accor- gimento diretti allo scopo prefissosi di condurre gente e prosperità nella Pro- vincia inferiore di Siena , sia mediante la libertà della cultura e del com- mercio dei generi frumentarii come di ogni altro genere , sia con franchigie sopra diverse branche di regalia, sia con 1' esenzione da tasse, gabelle e pro- venti, sia col dono di terre, ed altri prlvilegii a favore dei forestieri invitati a stabilirsi in Maremma , sia col premio ai fabbricatori e restauratori di case. Aggiungete a tutto questo la riforma dei Tribunali , e con ciò resa più faci- le , più spedita e più retta la distribuzione della giustizia ; una organizzazione della autorità governativa politica , ed economica adeguata alle circostanze del Paese ; la nuova composizione dei corpi municipali, e la libera amministrazio- ne loro accordata dei beni e delle rendite communali ; la riunione e vendita dei pascoli e del legnatico communitati vi e pubblici ai proprietarii del suo- lo , e del suolo a chi godeva dei pascoli ; 1' alienazione dei terreni del Fisco , delle Commimità , e dei corpi morali a porziozii , e con il benefizio inestima- bile del rilascio in mano del prezzo di fronte alla responsione di un tenue frutto, ad oggetto di facilitarne 1' acquisto agli abitatori dei luoghi, e favori- re i molti e piccoli possessoi'i : e poi tante e tante prescrizioni di dettaglio, proficue, ed incoraggianti al travaglio, alle coltivazioni, ai contratti, ed allet- tanti r interesse, 1' amor proprio e la speranza; e poi tanta giustizia in ogni specie di ordinazioni, affinché nessuno degli interessi passati e presenti vi ri- manessero lesi col favoreggiamento del nuovi , e dei futuri interessi degli abi- tatori della Provincia , e segnatamente della di lei pianura : sarebbe difficile immaginare maggiori mezzi , maggiori adescamenti , zelo più ragionato , sacrifi- D E L L' A e G A D E M I A So-j zii più intensi di quelli clic immagini") e messe a prova il magnanimo Principe , perchè il meilitato progetto di rendere sana , di fertilizzare , popolare , e far felice la -M.ircmnia con tutta la Provincia Inferiore Senese riuscisse a seconda. Né i lllautropici sforzi si trovarono contradetti o mal corrisposti dall' inr- dustriosa Toscana , che anzi al plauso delle voci si uni quello più sincero del fatto. Al)ilci(ori, e non abitatori dei luoghi accorsero all'appello, ed agl'in- viti del Principe; braccia e capitali colà si rivolsero, ed anco forestiere fami- glie vennero ad arrecarvi la loro industria e fortvine. Ben presto scomparve nelle campagne maremmane la sterilità delle ter- re possedute da mani , che non le conoscevano , o non le apprezzavano , o cui solamente qualche parte o uno solo spettava dei suoi fruttati , e insieme scom- parve 1" arida solitudine dei pascoli commiinali, tristo avanzo delle feudali ca- lamità. Ogni pezzo di suolo ebl>e il suo proprietario, e pieno proprietario: r opera si vide a fervere nel piano come nel colle e sul monte , e 1' uno e gli altri si rimirarono sparsi di bestiami e di uomini, di semente, di vigne, e di frutti : più fref[uenti si resero le capanne, ed alle capanne cominciaro- no a succedere delle case di materiale, che il desiderio e la speranza pro- mettevano uuiuerose e salubri, come solo confacentc ricoveix» in specie per r uomo. L' effetto delle generali leggi di libertà, che prestamente mostrossi pro- digioso ed anqiio nei prodotti dell' agi-icollura e delle arti , e nel commercio dell" intiero Stalo, più sorprendente comparve in una Provincia pocanzi scor- data , indi da ferma restauratrice mano proletta. Il disparire della oziosa e nuda povertà, 1" aumentare degli abitanti, la operosa ed lUile occupazione, le cornmodilà della vita, le ricchezze ed una proporzionata civilizzazione , furono i testimonii del già cambiato aspetto di lei, e questo cambiamento fu la prima ricompensa del Grande, che lo pro- mosse e lo sostenne, come di lutti coloro , che vi cooperarono, rivolgendosi colle loro persone , colle loro fatiche , con la loro industria e coi loro capi- tali alla intrapresa cui vennero chiamati. Mentre che 1' ardore del Toscani faceva lieto 1' animo generoso del Mo- narca , e che i vecchi e nuovi abitatori della Maremma rinvigorivano nello zelo e nella speranza ; sicuri che il Principe non si raftredderebbe nel suo di- visainento, ma che al contrario novelli sovvenimenti sarebbersi aggiunti, se si ravvisassero espedienti, e se altri bisogni sopravvenissero a reclamarli; Leo- poldo appellalo al Trono Imperiale Teutonico parti dalla Toscana gemente della perdila dell' alto suo Reale Benefattore. Un Augusto Figlio, che aveva il di lui bel cuore succedette, intento a conservare , ed ampliare la felicità del Principato: né certamente la Marem- ma Senese averebbe perduto i beni , che cominciava a godere , e che maggio- ri con fiducia aspellava, se le avversità politiche che si ripeterono in IlaLa, 3o3 ATTI e che la bella Toscana non ne rispettarono , allontanandolo financo per mol- li anni da lei, non gli avessero vietato di secondare i disegni Paterni. L' immenso Impero, tra i dominii del quale fu govei-nata di poi per vai'ii anni la Toscana, se 1' accomunò a delle buone leggi organiche governa- tive e civili, la sottopose agi' inconvenienti, ed ai danni che non possono an- dar disgiunti da un Governo essenzialmente militare , che uomini e tributi da per tutto ha bisogno di raccogliere , senza aver campo di esaminare , e slabi- lire, quali delle vaste sue dominazioni, sarebbe non privilegio, ma giustizia, e vantaggio ancora per 1' Impero in generale , non tanto di eccettuare dalla le- va di soldati e di dazii, ma di soccorrere benanco ove e quanto le circostan- ze dei paesi e delle popolazioni il richiedessero. Ecco pertanto privata la Provincia inferiore e così la Maremma Senese di tutte le sue franchigie, di tutti gli ajuti, di tutti i favori e di tutte le spe- ranze. E che giovava , e che giovò ad essa , che quel Governo gi\ si avvedes- se dei di lei disastri e bisogni , già ne concepisse forse , e forse anco da lungi ne meditasse il sollievo e i rimedii ? La ISIaremma fu sempre oblia- ta nel fatto , e venne inoltre caricata da non solite gravezze , che la smunse- ro , e che non cessarono ( ahi perchè ! ) nemmeno dopo il fortunato giorno, che ricondusse alla Toscana festeggiante il suo diletto rapitogli Padre e Signore. Chi non aveva perduta di vista questa parte della Toscana tanto pri- Tilegiata ed in un tanto percossa dalla natura e dagli eventi , aveva ancor mol- to innanzi notato un insensibile decremento nelle sue produzioni, e nei suoi redditi , e la stagnazione dei suoi avanzamenti e degli sperati più prosperi pro- gressi. Lo scoraggimento dei maremmani e degli amatori della Maremma non si mostrò per altro, se non quando incagliate le ricerche dei generi frumen- tarii , e rinviliati grandemente i prezzi di essi e dei bestiami, che sono le due uniche risorse di quelle pianure nello stato attuale delle Maremme , i posses- sori e gli abitatori di quei luoghi videro mancarsi con i guadagni , che sole- vano per lo avanti fare, i mezzi eziandio per resistere alle spese sempre cre- scenti ed ogni giorno meno ricompensate della coltivazione, e delle loro spe- culazioni ; Scoraggimento che per quanto in qualche parte e per qualcheduno potesse alcun poco diminuirsi, non potè tuttavia arrestarsi dalla vendita che i proprietaria delle foreste e dei boschi furono al caso di fare e fecero ( col- la rovina troppo spesso però delle utili macchie , o almeno con gran pregiu- dizio della riproduzione e del pascolo ) del taglio delle piante e dei forteti per trarsene legnami da costruzione, dogarelle, potasse, carboni, scorze ec, se non che tali retratti sono oramai presso che al suo termine. Quindi presentossi, e presentasi rovesciato il più lusinghiero quadro e prospetto della Maremma Senese. Lavori ai fiumi, ai fossi, alli scoli, o smes- si o senza vantaggio eseguiti; canali negletti; abbandonate le case già fabbri- cate, non che loi nuova fabbricazione; strade state costrutte non conservate, D E L L' A e e A D E M I A 3o9 ed altre necessarie e stahillle farsi (limcnlicate; aria ritornata alla primiera insalubrità; molti degli abitanti o estinti, o emigrati ; piccf)li possessori costret- ti a vendere le terre , che dianzi i provvidi ordinamenti del Principe restaura- tore della Provincia avevano loro procurato ; i proprietaria ridotti niercenarii e miserabili; difficile e più costoso il condurre gente ai lavori della coltura, ed alla custodia dei greggi , e tali industrie solo eseguite oramai in parte da po- che men disgraziate laboriose famiglie, che rimasero, o vengono ad abitare nella stagione meno jiericolosa i paesi della Maremma, e ne sementano e pascolano tuttora le pianure, e nella maggior parte attivate da ricchi e grossi, ma in ninnerò scarsi, possessori non abitanti i luoghi, sotto la vigilanza e coli' opera di mani prezzolate , con un impegno e con una costanza ( de>esi a loro lo- de altamente attestare ) veramente straordinarii , e con dispendio sproporziona- to di trojipo ai prodotti : ond' è che queste famiglie e questi possessori corag- giosi, se li'nllennero i mali maggiori, che averebbero desolato a quest'ora la Maremma Senese, non potrebbero, e non poti-anno tanto a lungo protrarre i loro sudati ed onorevoli sforzi, né reggere alla perdila di ogni speraiiza. Un siffatto stato di languore ed imminente deperimento della porzio- ne più preziosa della Provincia inferiore Senese , della Maremma e sue pianu- re, è una calamità sentita per tutte le parti della Toscana: Prova ne fanno le Società Accademiche, e tanti saggi fdantropi, ed economisti anco della Ca- pitale, che se ne interessarono e se ne interessano con programmi e premii, con scritti dotti ed ingegnosi e con benevoli consigli. Condotto molte volte, e da molli anni per motivo di affari nella Ma- remma Senese, ebbi occasione di contemplarla non infelice e non scoraggita, come depressa ed abbattuta ho dovuto da parecchi anni rimirarla. E diiiici- le a persone non nemiche della prosperità del proprio paese di trattenersi in quella contrada senza interessarsene, ed interessarsene senza divenire cin-iosi d' indagare e scoprire le vere cause della decadenza dello sperato ed appena pregustato risorgimento. Io pur meditai dunque per quanto alla mia tenuità fu permesso sopra tali cause, e sebbene non potei dissimularmi, che varie e non poche accessorie ed eventuali , inlluirono a rendere maggiori i danni e le angustie della Maremma, una principale ed essenziale, ed altre due imme- diatamente pi-ossime e gravi cause fecero, a parer mio , e faranno, fino a che non si rimuovano, andare sempre vano ogni disegno, ogni tentativo, ogni pe- na ed ogni lusinga di popolare e fecondare con stabile e crescente successo \ la Maremma, e le pianure della Maremma Senese. Trovo la prima ed assoluta causa nel non efl'eltuato perfetto e perma- nente incanalamento e scolo dei fossi e torrenti, e di tutte le acrpie che scor- rono e si spandono slagnando nelle pianure , e nel non completo disseccamen- to, e sano appianamento dei paduli , che con le putride esalazioni infettano r aria della miglior porzione della Provincia di cui si parla. 3 IO ATTI Una delle gravi ImmediatameDte prossime cause la scorgo nella mancan- za, o nella rarità delle case, e sani ricoveri murati nelle campagne e nel pia- no, per gli abitanti particolarmente occupati nei lavori e nella custodia dei bestiami; e 1' altra nel difetto di necessarie e di sufficenti strade di coramu- nicazione esterna, ed interna ai paesi, e fra i paesi della Maremma, e segna- tamente con la ritta capo luogo. Io sono convinto , che pochi , o nessuno di quei , che portarono i loro riflessi sopra 1' opera della rigenerazione della provincia inferiore di Siena , con- cepita e cominciata da Leopoldo Primo, potessero, o possano credere, che queir uomo profondo pensasse bastare all' uopo le fin dapprima eseguile lavo- razioni per lo scolo delle acque, e per n'paro durevole all' infezione delle pia- nure, e delle loro esalazioni. Esse non furono al certo che saggi di quel più, che r illustre Principe aveva in animo di fare secondo le opportunità, e il bi- sogno. E notorio infatti, che i più famosi idraulici erano da lui stati consul- tati , ed interrogati della loro opinione e progetti , onde pervenii-e al pieno risanamento delle pianure e dell" aria della Maremma Senese. E chi non sa d' altronde , che 1 alto suo genio instancabile nella ricerca del bene , non re- putava avvilirsi in cambiare esperimenti, ed aumentare mezzi sino che giun- gesse ad ottenere un intento riconosciuto proficuo per la umanità, al quale lo spingessero il suo ardente cuore, e l'invincibile suo coraggio? Quantunque, come premessi, i Toscani, e gli esteri grati corrispondes- sero agi' inviti del Principe fdantropo eolla persona , coli' industria e coi ca- pitali ; quantunque propizia la sorte , e 1' influenza delle saggie e generali leg- gi di libertà, che con una portentosa celerità sparsero i loro benefici effetti per tutto lo Slato , favorissero tali sforzi applauditi e bene augurati, non po- tè non travedersi tuttavia, e non tanto tardi fu dagli oculati traveduto, che un ostacolo forte e non vinto si attraversava all' andamento progressivo del- l' intrapresa sulla Maremma, ed alla fausta di lei riuscita. Infievolita per tanto la salute, e caduta inoltre la vita dei più volente- rosi abitatori occupati nelle lavorazioni ; riconosciuta mal praticabile, perchè tixhp- po azzardosa, 1 assidua presenza alle faccende della campagna per gli ancora ri- masti proprietarii , creati testé, e centuplicati da savie ordinazioni e da una prima brillante prospettiva, non altrove fuori che negli abitati sovrastanti pae- si fu trovato sempre più necessario di soggiornare, e di partirne altresì, alme- no da coloro che non erano privi di modi per farlo , all' appressarsi degli esti- vi calori, impregnati ognor più di venefici miasmi. Questi ed altri varii fatti sopraccennati sono tutti concordi nell' indicarne una non diversa sorgente. L' aria restata in Maremma, per lo stato tuttora pa- ludoso e male esalante delle basse pianure , presso che nella primiera insa- lubrità, è tale da respingere, e rendere infruttuosi i tentativi meglio intesi, paralizzare i mezzi più efficaci insieme con le forze e con le speranze dell' uo- mo, ed avvilire i più audaci. DEL L' ACCADEMIA 3it A persuasione di quanto diceva e della violenza di detta causa assoluta- niente ostativa, voli;asi Y occhio laddove nella detta Provincia dessa non do- mina, o dispoticamente non domina , nei Territorii della montagna del Mon- tamiata, e nei paesi di Monte e di alta Collina, che sorgono dalle pianure marciinnane , fino a cui non arrivano , o tanto non fansi sentire, i malefici va- pori. In questi luoghi ravvisa ognuno luminosissima la prova di come sagaci , ben calcolate e di effetto, furono le tante Leopoldina disposizioni siuiilerite . e ragionando argomenta . che se un grande ostacolo non avesse resislito, l'ef- fetto medesimo lo averebbero dovuto a maggior ragione produrre nei larghi spazi! della idiertòsa pianura. Riguardale sulla montagna , nella scarsa terra nascosta dirò quasi tra gli alpestri dirupi e gli scogli , sparite le selci e li spini , spessa bionileggiante la spiga, rigogliosa la vigna, adulto e fecondo l'ulivo, verdeggianti e fruttife- re nuove semente, e )iuove piante, aumentate le famiglie, robusti i padri e le madri del pari che i figli, trancjuilli travagliare sul campo, ristretto si ma per lo più a loro appartenente. Osservate pur anco la collina ed il monte, che si elevano piesso alla pianura , e nella bassa pianura; qui pur vedete non estinto, ma vivo il vigore di corpo e di spirito, che negli abitanti in nume- ro cresciuti, trasfuse la possanza di quelle disposizioni animatrici , ed arricchi- to il terreno di molti dei suoi doni; e vedete , a fronte del non lontano e va- sto piano limitato ad una sola cultura ed ai greggi , un suolo non esteso né fertile fecondato con sudala industria , alimentare in agiata vita de culiori , che per la maggior parte conservar si poterono il dominio della porzione toc- cata loro. Orse la causa primaria ed assoluta, che si oppone, e, non superata e di- strutta, si opporrà sempre mai, malgrado tutte le più savie e più appropriate misure, e malgrado la più decisa buona volontà, alla popolazione ed alla fer- tilizzazione delle vaste, e doviziose pianure maremmane , è discoperta e paten- te, perchè si vorrà ostinarsi a non vederla , o ad illudersi , spendendo , e spe- rando invano, come se non si fosse veduta? Forse perchè questa causa è in- vincibile o credesi incerto , se sia vincibile ? Ma che che ne dicano i più ti- midi, e i meno esperti, non cos'i pensarono, né pensano i coraggiosi, ed i veri conoscitori dei luoghi e dell arte , che imprese consimili ed ardue ancor più proposero ed eseguirono , ed ammirarono ideate e compite e presso di noi in Toscana, o in altre parti d' Italia , ed in straniere regioni. Forse perchè grandi sono le difficoltà da sormontarsi, ed enorme la spesa occorrente? Ma né le une né 1' altra averebbero atterrito il braccio forte e 1' animo imper- turbabile e trionfatore di Leopoldo Primo : e il Nipote augusto , Leopoldo Secondo, che avventurosamente ne rei!"e , è ben dciino ed alto ad ellcttuare la generosa intrapresa dell" Avo immortale, superandone le diflicoltà tutte, e rinvenendo in .•:J , e nei suoi sudditi mezzi , e coraggio per sostenerne i di- spendj , che un ampia riconpensa coronerà certamente. 3i2 ATTI Se r incanalamento dei fossi e delle acque , ed il prosciugamento com- pleto delle paludose pianure non sfuggirono secondo ogni apparenza, e man- co averebbero scoraggiato il magnanimo pensiero di Leopoldo I., entrarmio si- curamente fra le sue manifestate idee quasi che indispensabili la fabbricazione delle case ed altri edifizi nelle campagne maremmane, e la costruzione di op- portune ed utili strade di accesso e di communicazione: pure questi due og- getti importantissimi dopo la principale , ed assolutamente necessai-ia divisata o- perazione non furono veduti realizzarsi. Sebbene non debba ora esaminarsi se abbisognasse , che molte case ed altre falibriche sorgessero contemporanee alla primaria essenziale operazione, e col denaro della mano potente che quella eseguiva; è un fatto non dub- bio che , nel difetto di cpiella operazione essenziale , pochissime furono le ca- se che si edificarono neU' aperta campagna maremmana , e poche perfino nei paesi esistenti sulle alture della Maremma, sia perchè piccolo apparve il do- no di eccitamento destinato all' edificatore, sia perchè apprese la gente come inutile fatica e spesa il fabbricare in siti , ove 1' inclemenza dell' aria non per- metteva senza gran rischio albergare. Sia comunque la mancanza di pronte, sane e murate abitazioni impedì , che tanti e tanti prendessero sul bel prin- cipio stanza nelle campagne e nelle pianure presso ai lavori, e presso ai ri- coveri del bestiame, piuttosto che nell' abitato dei poggi e dei monti, bene spesso non tanto vicini. Quindi mancata la occasione ed ogni modo alle nuove , ed alle non nuove famiglie di situarsi qua e là al di fuori dei luoghi abitati delle alte col- line, e nelle parti meno pericolose del piano per dimorarvi fissamente; quin- di mancato questo esempio ed impulso primo ad altre famiglie; e quindi man- cata pure la opportunità per quelli esperimenti , che tentati dalla moltitudine potevano lusingare di qualche successo, e che niuno ne possono produrre ci- mentati solamente da pochi. Per r accesso alla Provincia inferiore ed alla Maremma Senese e per le communicazioni al di dentro , più e diverse furono le strade costrutte sen- za riguardo a spesa; nulladimeno lungi dall' essere sufficienti, alcune delle pri- me inoltre non vennero seguitate , e protratte sino alle grandi o minori rota- bili strade della Provincia superiore , dalla quale per portarsi alla inferiore non ebbe vi mai che una e malagevole strada rotabile, quella da Siena a Gros- seto, e tutte le altre furono scarsissime; e però non dico le rotabili soltan- to , ma le non rotabili ancora atte a praticarsi in stagione invernale o piovo- sa restarono in gran parte a desiderarsi per la communicazione tra paese e paese , e financo per quella fra la Città capo luogo e le terre più interessan- ti, e i castelli della Provincia. Dopo questa osservazione di fatto certo pur troppo, e che fatalmente rimane aggravata dalla circostanza di un quasi totale abbandono di quachedima D E LL' ACCADEMIA 3i3 Jt.'lle strade più importanli , in cui il governo di Leopoldo Primo, e quello di Ferdinando Terzo avevano erogate somme vistose, diviene superfluo, che io passi ad alcun dettaglio delie conseguenze nocevoli di un tanto difetto; poi- ciiè non è in Toscana né ai Toscani , che occorra enumerare i mali incalco- labili derivanti alla popolazione, alla agiicoltura ed al commercio dalla man- canza delle necessarie, utili e ben inantenute strade; ad essi, che ne sperimen- tarono, e ne sperimentano i vantaggi nella massima parte del Granducato, do- ve tal mancanza o è nulla o poco sensibile. Con molto senno ed aggiustatezza sono assomigliate le strade di uno Stato alle arterie, ed alle vene per dove circola il sangue in un corpo uma- no: se ferite le principali, il corpo è morto ; se recidete le secondarie, lo ve- dete illanguidire, e restare privo della forza vivificante. Ecco perchè non è d;« maravigliarsi , se la Maremma Senese non rige- nerata ad un'aria salubre, e nemmen sufllcentemente salubre da invitare ed allettare , o almeno da non disanimare la gente ad abitarla e coltivarla con ogni genei-e d' industria , di cui sarebbe essa suscettibile più che altro ter- ritorio; senza fabbricati per alloggiare le persone ed i varii greggi, e per sal- vai-li dalle intemperie dell' atmosfera , delle stagioni e della località nelle cam- pagne e nelle pianure, ove particolarmente abbisogna essei-e presenti per le diverse coltivazioni, e per 1' assistenza ai bestiami ; senza strade per accedere, uscire, e circolare con facilità e comodo, sia per riguardo agli uomini, sia per riguardo agli animali, sia per riguardo ai trasporti, nel che tutta consi- ste la vita del commercio , che della agricoltura si alimenta ; ecco perchè non è da maravigliarsi, io diceva, se la Maremma Senese non potè risorgere, e di- venire popolata di agricoltori , di artefici , di commercianti e di altri utili abi- tatori , florida e ridente per vigneti , per variale fruttìfere piante , e per tut- te le riccliezze compagne immancabili dell' agraria facilitata industria. Nessun' altra causa averebbe potuto siciu'amente impedire il realizzamen- to del meditato disegno, e della nobile impresa incominciata dal Gran Leo- poldo, se la prima delle sopra descritte non avesse opposta un' assoluta re- sistenza, e meno ancora, se a quella non si fossero aggiunte le due seconde: imperocché tutte le altre cause che si possono allegare, o sono dipendenti e nate dalla primaria ed assoluta . o dalle secondarie ; ovvero sono mere even- tuali, ed averebbero forse disturbato e ritardato 1' andamento, ed il perfezio- namento dell' opera, ma non averebbero potuto mai renderla vana, o di- struggerla. Fra le notabili cause eventuali sono da noverarsi i nuovi dazii special- mente indiretti , nei quali la Maremma è stata messa a pari col rimanente del- lo stato ; e r eccessivo rinvilio dei generi frumentarii , ed anco dei bestiami ; risorse che già notossi essere le sole che possa essa contare oggigiorno. Non è mia intenzione di discutere oggi né queste, né altre consimili Tomo X. 49 3i4 ATTI cause, e molto meno di misurare la respeltiva loro influenza, quantunrpie fos- se e sia ueraltro non diOicile di comprendere anco senza tali indagini, che la Maremma non averebbe potuto involarsi che per poco , e di poco al gra- do di deperimento, nel quale si trova, ancor quando una mano benefica r avesse salvata da quei dazii , e fosse venuta a soccorso per arrestare 1' enor- me rinvilio dei suddetti pi-ezzi. Sebbene cos'i ragionando rapporto ai prezzi bassissimi dei cereali non credasi , clie io mi trovi d' accordo con quei parecchi pubblicisti, che non ces- so però di rispettare, li quali tengono, che un Governo illuminato né deve, né può in verun caso , nemmeno indirettamente . ingerirsi per procurare una cfualche modificazione agli eccessivamente alti , come agli eccessivamente bassi prezzi dei prodotti dell'agricoltura, dei friniientarii segnatamente , e dei prodotti delle arti in imo stato qualun([ue, se non se ledendo imprudente- mente e senza profitto quella preziosa libertà, che é V anima dell' agricoltu- ra, delle arti e del commercio. Mentre (astenendosi da ogni esame sul contegno del Governo nostro, al- lorché negli ultimi anni in specie i cereali non ebbero che un vilissimo prez- zo e scarsi compratori) è indubitato, che possono presentarsi, e pur troppo si presentano dei tempi , nei quali il concorso di circostanze straordinarie, non dico solamente di decadimento sommo , o di inalzamento massimo dei pi-ezzi di una o più derrate, di uno o più prodotti, ma di abbondanza o di carestia nel- r interno o nell'estero, o di misure annonarie e regolamentane adottate ge- neralmente nei paesi vicini e lontani al proprio paese, consigli, e dirò quasi imponga ad un Governo saggio e pi-udente, se non d" imitare gli altri Governi nelle ordinate misure e regolamenti, per lo manco di porre tcmporariamente e per quanto solo il bisogno lo esiga in azione dei provvedimenti giammai proibitivi ma unicamente lenitivi, e con indiretti mezzi moderanti i troppo alti, o i troppo bassi prezzi di quei prodotti più particolarmente che formano il principale , o uno dei principali oggetti di bisogno o d' interna prosperità. Per far credere che olTendano la teoria della libertà economica e coni'- inerciale ancor largamente intesa , e che potessero essere imprudenti , e noci- vi piuttosto che arrecare sollievo ed utilità siffatti provvedimenti temperativi, sarebbe necessario dimostrare, che le massime di quella libertà non fossero ca- paci di nessuna benché minima eccezione, neppure quando le provvidenze si ravvisassero indispensabili per proteggere quella libertà medesima , che degli eventi singolari ed imprevisti avessero paralizzata in una parte interessante del- la società; che per la generalità di una nazione fosse per un Iato pernicioso piuttostochè alleviante , che un proprietario, un possessore qualunque veggano diminuirsi alcun poco senza però modi coattivi diretti , i prezzi dei loro ricol- ti e prodotti , divenuti oltremodo alti in prò di consumatori che non possa- no probabilmente farne di meno, né avei'e i mezzi per comprarne a tanto DELL' ACCADEMIA SiS caro prezzo ; e che per 1' opposto lato piiiltosto che allevianlc , pernicioso pur fosse , che i consumatori vendano dirò (jiiasi senza accorgersene condoni ad a"- ginngere qualche cosa ai prezzi delle derrate, ed altri oggetti sieno anco ne- cessarii alla vita , qualora per insolite gravi combinazioni sieno quelli eccessi- vamente riijassati , in favore del proprietario o di altri possessori costretti for- se di vendere a scapito, e a divenire quindi forse anche impotenti a pagare ai consumatori medesimi la mercede del travaglio che forma la loro entrata ed il sostentamento. Né vale ad indebolire questo ragionamento I' opporre 1' esempio di al- cuni Stati , che avendo in circostanze anco straordinarie e somialianti alle so- pra figurale voluto adattare misure e regolamenti della sorta di cui jiarlava , non siano però riusciti talora a pareggiare i prezzi , od alti o bassi secondo i casi, di altro Stato vicino che vi abbia rinunziato. Conciosiacosachè il pira- lello o confronto non debba farsi tra Stato e Stato, o almeno tra Stati dif- ferenti di situazione, di popolazione, e di prosperità fisica, economica, e commer- ciale , ma perchè sia esatto e concludente, fare si debba nell' interno di un par- ticolare Stato , dove dei beneintesi provvedimenti si fossero messi a prova , per indi paragonare ciò che accadeva sui prezzi prima della loro attivazione , con ciò che ne avvenne di poi , o calcolare quello che avvenuto ne sarebbe senza di quei provvedimenti. Che se in vece al vizioso contrario argomentare si abba- da, oltre ad altre assurde conseguenze che derivare ne potrebbero, una visto- sa ed urtante od'rirsene veggiamo in questa ; che cioè uno stato posto dalla natiu'a, dal suo governo, dalla sua attività in una più flivorevole esistenza ed attitudine , dovesse rimanersi indifferente e passivo in qualsivoglia fosse pure Straordinaria o violenta congiuntura ed interna od esterna bisogna di fronte anco alle misure e regolamenti, che negli Stati circonvicini e distanti si pre- scrivessero ed adottassero per abbassare, o respettivamente alzare i prezzi dei propri! od altrui prodotti agrarii ed industriali , ed incurante del vantaggio della sua situazione e dei suoi mezzi o, forse anco del maggiore costo del si- stema di sua cultura, dovesse il preaccennato Stato non scansare il male, e non cercare il meglio , solo pei'chè li detti prezzi in esso pn)cedessero a li- vello con i prezzi degli altri indicati Stati, ( verosimilmente o diminuitivi od aumentativi per efletto dei regolamenti ) ovvero vi rimanessero stazionarii sia nella bassezza, sia nell' altezza, quantunque 1' una o 1' altra di queste dura- mente aflliggesse gran porzione di cittadini di tale Stato inattiro, o qualche articolo principale della sua industria e del suo commercio. Amante pur io delle hbertà sfido gli amanti di esse i più caldi, quan- do quel loro amore non giunga all' intolleranza , a trovare spregevoli e non pressanti le qui avvisate considerazioni sopra un tema d' assai legato alla feli- cità della Toscana , ed in specie della parte di lei , di che discorsi. Ma se non per tanto venissero elleno riguardate come di lieve importanza dai dotti eco- 3i6 ATTI noniisti , che difendono 1' opinione contraria , mentre mi do a credere an- dare essi persuasi, che la mia è animata quanto quella di loro da spirito de- sideroso del bene della pi-opria Patria , mi conforterò meco stesso , perchè le osservazioni per me fatte, ed i miei ragionamenti mi conducono nel parere dei Gioia, dei Romagnosi (1), dei Paolini, e di altri sommi pensatori, ed eco- nomisti insigni e profondi. Letta nel 24 Gennajo 1828. (1) Supposero taluni, che V illustre Giovan Domenico Romagnosi , questo lu- minare di sapienza che Italia orgogliosa di averlo per figlio ora piange estinto , foi- se uno dei sostenilori della effrenata libera universale concorrenza commerciale; ma^la supposizione è mal fondata, e potè da se stesso convincersene f Autore della presente e della successiva Memoria , il quale ebbe la sorte di conoscerlo , e di gode- re più e più volte della dotta e soave di lui conversazione , e lo trovò tanto com- piacente sino ad essersi degnato di volere leggere le Memorie suddette , di cui fu quin- di falla menzione negli Annali universali di statistica di Milano ( Fascicolo del Lur- glio, Agosto e Settembre 1830 a e. 517 e segg. ) neW articolo del Bullettino Statistico Italiano , intitolato ce Notizie sulle Bonificazioni della Maremma di Grosseto in To- scana ". Parlando esso Autore sull' argomento della libertà e della concorrenza com- merciale col dottissimo Pubblicista, le dichiarava questi come in/luentissime e neces- sarie al benessere delle Nazioni , pure le teneva per suscettibili di modificazione secon- do r opportunità de'' luoghi, dei tempi e delle circostanze, siccome V aveva fatto seri- tire , et soggiungeva, nei suoi scritti. A conferma di quanto si disse può riscontrarsi ne' citati annali di Statistica il primo articolo del Bullettino di Notizie Italiane nel Fascicolo del Maggio 1856 a e. 197 e segg., il quale rifiutando altro articolo del Giornale, V ape delle cognizioni utili ec, ove combattendosi la detta libera concor- renza commerciale veniva asserito, che li delti Annali di Statistica , e Romagnosi in quelli, predicavano indistintamente il sistema di libera concorrenza generale , rivindi- ca le vere massime degli Annali medesimi, dimostrando che da essi non si proclamò giammai un sistema sbrigliato e cieco di concorrenza, ma quello della opportu- nità , e di una bene illuminala opportunità di concorrenza, con allegare fra gli altri in appoggio un articolo e trascrivere due squarci di un articolo dello stesso Romagnosi sotto il titolo « Come raffigurare si debba la libera concorrenza nelV or- dine sociale delle ricchezze )j stampato nel Volume 14° dei lodati Annali Fascicolo del Novembre 1827 a e. io e segg. Nota dell" Autore. 1811. D E L L' A e e A D EM I A 317 CONTINUAZIONE AL COLPO D' OCCHIO SULLA MAREMMA SEI^ESE DAL GOVERNO DI PIETRO LEOPOLDO GRANDUCA E IMPERATORE IN POI MEMORIA 11/ SOCIO ORDINARIO s. 'e fu detto Ja un lato, e se fu contrastato dall' altro, die 1' interes- se, ossia il desiderio congiunto alla speranza del proprio bene e meglio essere, considerato in tutti i rapporti della vita presente, e per fino della futura, sia la molla regolatrice della volontà libera dell uomo , e delle sue azioni; certo è j)erò, e dalla giornaliera esperienza manifesto è per ognuno, che quel deside- rio e quella speranza suscitano ed animano generalmente le nuove intrapre- se degli uomini, e che. senza una gran probabilità di migliorare la propria sor- te, eglino di ordinario non si determinano. Lusingarsi, che novelli abitatori si portino nella Maremma Senese, vo- lere che dessi, e i pochi abitanti di questa fio parlo specialmente delle par- ti di lei di natura più feconde, ma insieme meno sanej azzardino le cure e le spese dell' introduzione di non usate culture e speculazioni, nel mentre che disperano della salute fisica e della prosperazione della propria fortuna , è lu- singarsi, è volere precisamente , che gli uomini agiscano senza veduta di alcun interesse , anzi dirò nella apparente sicurezza , che i loro interessi più cari re- steranno sagriflcali. E che vale il dir loro , che è timore panico il figurarsi esiziale 1' aere maremmano; che è un errore il credere, che nulla di veramente e stabilmente utile possa fai-si senza il previo e durevole miglioramento di esso? Che che 3iS ATTI potesse essere della Maremma, e Jel suo clima nei felici suoi tempi anterio- ri ai Romani, ed anco nell'epoca dei Romani, si appresenta loro ora d'innanzi per renderli incredidi la prospettiva di tutto 1' accaduto nei successivi secoli malgrado gli sforzi della Senese Repubblica, malgrado i tentativi di mezze misu- re messe in opera da varii Principi della casa Medici , e malgrado le grandiose idrauliche ed economico-governative operazioni del Magnanimo Leopoldo Pri- mo; le quali avendo prodotto speranze , coraggio ed efletto da principio, in- terrotte poi per fatali vicende nel bel di loro andamento e nell' aspettato pro- gresso, i più coraggiosi , i più confidenti zelatori colpiti da infermità e da man- CcUiza di risorse, avvilirono, distrussero, o dispersero. Che vale suggerire loro le associazioni grandi o minori, per attivare nel piano e nel colle con forze , e coraggi riiuiiti le diverse industrie e coltivazio- ni di cui sono suscettibili , se un prospetto lusinghiero di favorevole avvenire non vinca negli associandi le resistenze connaturali all' uomo amante del pro- prio individuo, e desideroso di far migliore il suo stato con il meno di rischi possibile? E se il nuovo modo d'invito, e dell' intrapresa giungesse per un lato a superare tutte le resistenze, ed a riunire le persone ed i capitali, do- ve altronde questi iutraprenditori troverebbero tante braccia necessarie a tan- to uopo? quali ne sarebbero nei salari! le pretenzionl , quale la morale, qua- le r impegno di questi comprati operanti? Quali5 sarebbero la durata, e la fi- ne di quelle associazioni di glande espettazione, allorché dopo non lungo tem- po il successo dei progetti e delle buone intenzioni , come delle agrarie spe- culazioni si mostrasse non corrispondente a fronte degli ostacoli dell' aria , e delle non indigene dispendiose braccia , non interessate all' opera ? Mentre che per esperienza antica poco ferme, e di raro tranquillo scioglimento nelle cir- costanze e nei luoghi ove i guadagni cercati rimangano al disotto della bra- ma e dei bisogni, sono le società di negozii anco non tanto grandiosi, ed an- co non tanto male riuscite ? Che vale richiamare ai monti, alle falde di essi, ed alle vicinanze dei castelli e paesi maremmani 1' attenzione e la industriosa fatica degli abitanti attuali, e degli altri che vi si allettano per quindi estendere a poco a poco ed a misura che le famiglie moltiplichino al piano i lavori e le coltivazioni? Se a tutti, e per tutto il fatto mostrò e pur mostra, che i monti, i poggi e le colline circostanti alle abitate terre per quanto in arie piu-e e salubri , furono e restarono sempre poveri di uomini come di rendite , seppure o la situazione commerciale, dalla natura e dal governo favorita, non ve li fece crescere e prosperare , o la prossimità di ampie , fertili e sane sottoposte cam- pagne non ve li trasse dal basso per gustare del fresco aere della montagna, e dell'amenità della collina , come dei salutari , e deliziosi variati loro vantag- gi? Or non è da sperarsi mai dunque, che gli abitanti dei monti, dei poggi e dei colli, lasciati alle sole pi-oprie risorse, possano accrescersi ed estendersi D EL L' A e e A D E M I A Sig coltivando sino a camlìiare la inalsania dei piani sottostanti delle nostre ma- remme, ed a poiiarvi la popolazione. E che forse le montagne della Provincia inferiore, e le alture e colli- ne contigue ai p.iesi delia bassa Mai-emma non hanno di già molto profittalo dei henefizii che loro oll'ersero le paterne provvidenze Leopoldine? E cpiel più che potrebbero avanzare in popolazione , ed in i-uslicali ed altre industrie ; e quel moltissimo, che noi e tutti reclamano in detta Provincia, non fu ai mon- tagnardi ed agli abitanti di quei paesi interdetto, e non sarà loro interdetto sempre dai piani adiacenti , spiranti infette evaporazioni? Piani che dovrebbe- ro felicitare la di loro condizione in molte maniere, e che sono per lo con- trario i di loro nemici? Si purghino, si empiano di abitatori , e si fertilizzino questi piani . e di- vengano commerciali col soccorso dell' agricoltura , delle arti , e del vicino ma- re, e vedransi allora quei paesi, quei colli, e quei monti aumentati di gente e di case, gareggiare con i più coltivati, e con i più lùcchi d' Italia, e di al- ti'i Stati. Che vale finalmente andare con rimproverante maraviglia cercando , per- chè, se il bestiame ed il frumento non sono più le migliori risorse, e non so- no suflicenti a salvare dalla desolazione la Maremma , non si fecondano le sue pianure con altre semenze eziandio; perchè non si mischiano o non vi si por- tano in preferenza altre culture, le viti, gli ulivi, i gelsi, il formentone, i lini, le canapi , il cotone e simili opportune piantazioni, ed utili industri espe- rimenti? E per fare tutto ciò, ove sono, si risponde sempre, le braccia occor- renti, ove, come, ed a qual prezzo trovarle ed annidurvele costantemente; e come alTezionarvele secondo che sarebbe necessario? Quali sono gì indivi- dui, quali le compagnie, e quali gli allettativi e le speranze, clie possano ec- citare quegli e queste alla impresa, ad assisterla, a vigilarla, a dirigerla per- sonalmente siccome lo esigereblie il bisogno? Quale sarebbe 1' aria da respirar- si ; quali sarelibero le case per abitarsi ; quali le strade per communicare ; qua- li i canali , ed i porti per un facile smercio ? Per sormontare gli ostacoli tutti , forse confidare si puà nelle straniere emigrazioni? Forse invitare si debbono colonie dall' estero? Ma tali opportu- nità o non sono si facilmente concilinliili ed ammissil)ili colla politica dei di- versi Stali, o non si olirono jiron te ai nostri desiderii , né senza grandi sacri- (ìzii si combinano, e si realizzano infine. Altronde mal ci daremmo a credere che le insalul)ri e neglette Maremme nostre si volessero prescegliere dalle fa- miglie emigranti , e dalle colonie estere, in confronto delle fei-aci , sane ed im- mense campagne Americane, dove gli Americini governi con tanti doni, e privilegii appellano gli Europei , ed a confronto or or forse anco doi classici orientali Paesi, a cui non 1' interesse solo, ma le più grate rimembranze ri- chiamare potrebbero. 370 \ ATTI Se tante e^s\ i;ravl considerazioni disprezzare non si vogliano, ci e ne- cessario di convenire ad ogni costo pertanto, e di confessare che vana ed illusoria , e diciamo pure dannosa e biasimevole lusinga si manterrebbe , e si insinuerebbe, credendo ed afl'ermando più a lungo, die senza un preventi- vo, pieno e durevole cambiamento in meglio dello slato paludoso, infetto e deserto delle vaste pianeggianti campagne delle Senesi Maremme, e senza il conseguente risanamento del suo clima, possa stradarvisi , condurvisi e stazio- narvisi gente bastante a coltivarle e fertilizzarle insieme cogli adiacenti e so- vrastanti colli ed elevati poggi , ed a produn-e quindi la nvimerosa popolazio- ne, che sono capaci di nuliire e felicitare mediante l'inestimabile avventu- roso innesto della variata agricoltura , delle arti , e del commercio , a cui la natura evidentemente destinò tutta la Provincia di cui discorro. Un' altra prova di ciò che dico sia quella, che i dotti e sagaci scrittori, che di questo argomento trattarono spinti dall' amore per la patria prosperi- tà, tutti costretti furono a ravvisare indispensabili delle più o meno grandio- se operazioni idrauliche per giungere al miglioramento dell' aria , senza diche, anche a senso di essi , invano si desidererebbe e si cerchei'cbbe la costante , utile cultura delle pianure, e delle loro vicinanze: sebbene parecchi , o diffi- denti delle intenzioni generose del governo, o stretti dai termini di un pro- gramma di cui dassero soluzione, o troppo confidando sopra di sforzi, non or- dinarii negli uomini posta la mancanza od anco la incertezza di ricompensa , si dassero ad intendere, ed obbliando I' esperienza del passato mostrassero per- suadersi , che le idrauliche operazioni o potrebbero farsi senza il concorso della mano Sovrana , o potrebbero succetlere all' intraprendimento di nuove, moltiplici lavorazioni e speculazioni agrarie, e che altresì ne diminuirebbero di tanto il bisogno ed il dispendio la moltitudine presupposta potersi senza difficoltà, e quasi prodigiosamente per cosi esprimermi, condurre a porre ma- no a somiglianti dubbie intraprese, ed i lavori egualmente presupposti da quel- la eH'ettuali sopra i terreni occasionalmente alla loro cultura. Se altra volta , non dissimulando le molle eventuali ed accessorie cause dell attuale infelice posizione e sorte della bassa Frovincia Senese, ne assegnai una eausa principale ed assoluta, con altre due immediatamente prossime cau- se; solh'ite o signon che oggi, dopo di aver dissipato delle ingannatrici illusio- ni , che assecondai-e serebbe colpa , siccome distruggerle è un dovere per il buon cittadino che si persuase della loro velleità , venga a ragionarvi dei ri- pari contro il male, e dei mezzi a senno mio i più opportuni ed efficaci, che speranze fondate fomentino, ed al realizzamento portino di quei beni, che alla Maremma i Toscani quasi tutti presagiscono ed acclamano. Questi ripari e questi mezzi gli divido e distinguo, per migliore ordi- ne del mio discorso, nei necessarti; negl' impellenti; e nei conservatori. Rammentando quanto io già dissi , voi vi accorgeste per avventura, che D E L L^ ACCADEMIA 821 Tin rfnaro di prima «1 assoluta necessil'i io proporre Io (Icl)1)0 nei lavori ed operazioni Idranliclie, tante e tali, die vagliano a produrre il facile, non pre- cario scoio di tutti i torrenti, e delle acque divergenti e stagnanti attraver- so alll hassi piani , e nell' asciugamento , o nella costante innocua esistenza del lago e padule di C«TStiglio!ii , e di tutti gli altri che vi si trovano, affinchè ven- gano meno e cessino gì' impuri e pestiferi eflluvii che da quelli per l'aere sol- Jevansl in ogni tempo, ma specialmente più allora che regnano i venti austra- li, ed imperversano gli estivi calori. Indotto nelle scienze Gsiche e niattematiche, a me non spelta, e non ardisco perciò di entrare in progetti speciali sopra la qiialità delle operazioni idrauliche , da me indicate come lavoro preLniinare e non trascurabile, se per- venire vogliasi allo scopo prefisso. Furono le mie parti quelle di segnare la origine, e la estensione del male,, come il bisogno del congruo rimedio im- mediata e permanente a questo male inveterato e fatale: sono dei periti nel- 1' a»-te le parti di prescrivere tutto ciò che di speciale, e nel fatto occorra. per conseguire questo fine e portarlo alla perfezione- Operazioni di questa sorta non possono, e dirò pure non debbono , ese- guirsi che- dal governo ed a pubbliche spese, s\ perchè sono di una necessi- tà principale e pressante onde oltenece un resultato grande e generalmente proficuo , s'i perciiè non vi è particolare , né associazione che abbiano né 1' au- torità convenevole, né proporzionato interesse, né mezzi tanto estesi per dar- loro esecuzione , sì perché ancora universale dovendone essere il vantaggio per lo Stalo tutto , universale per conseguenza ne debba essere pur anco il carico. Quantunque epurala che fosse V aria della Maremma, fatto è il gran passo che atterra il vero nemico, ed il primo non altrimenti sormontabile ostar colo alla di lei popolazione e prospecazione , nientedimeno a due altri bi- sogni di seconda necessità occorre, che il governo provveda senza dilazione. Sono questi le abitazioni ed altre fabbriche murate, e sona le strade di ac- cesso, e di circolazione; nel difetto di ambedue le quali cose già fu osserva- to consistere sonuna parte del male. Se ancor per poco si consideri , qtianto diflìcilinenle risolvasi 1" uomo a prendere soggiorno, benché utili vedute il possono attrarre, in luoghi ove gli manchi un sicuro e proporzionatamente commodo alloggio assieme con i suoi e presso le proprie case; a meno che non si tratti di uomini miserabili o sel- vaggi, quali classi ognuno vede non essere alte a portare ed introdurre le nuove e bene augurabili speculazioni agrarie ed industriali, che ricerchiamo per la Maremma Senese ; apparirà chiaro quanto prema , che trovino le ope- rose ed agiate famiglie che vi si vogliono annidare , pronti gli alberghi ed i convenevoli fabbricati nel piano, nella collina e nei castelli per dimorarvi, e per ricoverare i capitali, i lavoranti ed i grei^gi. Io non intendo che le pianure ed i poggi dovessero dal governo liem- Toìto X. 5Q 332 ATTI pirsi alla venliu-a di case e di fal)hriche. Vorrei però, che per lo meno le abi- tazioni vuote e spesso mezzo-ilirnle , che sono o siano nei castelli , particolar- mente nei pili vicini al piano, si ponessero in slato servibile contemporanea- mente alle sopra enunciate idrauliche lavorazioni , e che si costruissero per tem- po i fabbricati che possano essere di generale e più pressante esigenza ; per esempio, degli edifici! opportuni agli alberghi pubblici nelle strade e luoghi di passo e di riposo , dei casolari più o meno ampii riducibili facilmente ad uso di case, e per altri utili servizii , eretti nei posti meglio situati della pia- nura , dei locali coperti con fontane o cisterne di acque potabili , e simili. Vor- rei, che per la dui-ata di un determinato periodo di tempo non tanto un do- no fosse oflerlo ad ogni fabbricatore, o restauratoi-e di case ed altri edificii nelle aperte , e segnatamente nelle pianeggianti campagne , e maggiore nei pri- mi che negli ulteriori anni , ma che fosse offerto e pagato inoltre dal gover- no ogni di più della spesa occorrente , per rilasciai-si questo in mano dei pro- prietari! dei detti fabbricati ad un discreto frutto annuale; sistema, che do- vrebbe respettivamente adottarsi del pari per le case restaurate o fabbriche apprestate come sopra dal governo stesso. E parlando delle strade vano sarebl)e , che il governo commettesse spe- se gravi per animare la gente a portare la sua dimora, i suoi affari e la sua industria nella Maremma; vano, che gli preparasse sano l'alloggio, ed altre opportune fabbriche, o che gli somministrasse i mezzi per costruirle, se faci- le non fosse I' accedere alla Provincia inferiore , ed in singolare modo alle basse e marittime parti di lei , se in Maremma più che altrove non esistesse- ro strade sicure e ben tenute d' interno giro e communicazione da paese a paese, e particolarmente ai più commerciali, ed alla città capo luogo tanto più ancora. In fatti gli abitanti, che numerosi si desiderano e s'invitano in detta provincia , abbisognano di andare , stare e trovarsi assieme , trattare , e sorvegliare qua e là le cose loro , trasportare i loro generi e derrate , ed altri oggetti d' industria , smerciarli e cambiarli . e lutto ciò commodamente fare, non potendo in altra guisa sperarsi che sieno ascoltati gì' inviti, né lu- singarsi che possano gì' invitati prosperare. Quando ho l'accomandato le strade io volli intendere, che fossero rota- bili tutte quelle cui la natura dei luoghi lo permettesse ; intesi che fossero for- nite degli opportuni e sicuri ponti , o di barche non potendo farsi a meno per il passaggio dei fiumi e dei torrenti ; non potrebbero in diversa condi- zione arrecare i vantaggi che se ne aspettano , ed aspettare se ne debbono. I canali , o fossi navigabili non sono in realtà che strade per acqua ten- denti a facilitare e ad abbreviare le strade e le lunghe distanze da terra a mare: il bisogno di quelli non è minore delle strade di terra ferma; anzi ta- lora divengono inutili queste ultime senza il soccorso dei primi. Prevenire ne giova , non so se debba dire un obietto , o piuttosto una DELL'ACCADEMIA SaS avvertenza che si potrebbe farmi , che cioè tali strade ahneno nella gran par- te potrebbero poche alla volta farsi dalle commimità della Provincia inferiore. Quest' obietto e questa avvertenza cessano e si dileguano , se si consideri , che oltre ad essere in fatto vero, che in ogni altra provincia il governo costrui- sce a proprio carico le strade principali , e contribuisce in buona parte alle altre interessanti strade puranco , si tratta (jui di paesi, dove o non esistono rendite coinmunitative, o se esistono, siano esse fisse o provengano da com- munale reparlo , che non può essere che tenue, mal suppliscono alle spese inevitabili della polizia ed altri interni bisogni. Più : non si deve ragionare e procedere per la provincia inferiore nel modo e con le regole applicate alle ali re provincie, subilo che a sollievo speciale di lei e delle sue marem- me segnatamente occorre venirsi , onde abbandonate a se sole queste preziose mareninio appunto non vadano a deperire sempre maggiormente con danno ge- nerale dello Sialo, e subilo che il soccorso necessario per lo scopo proposto- si necessario è del pari , che sia prontamente messo in attività. INIoltiplici, e polenti furono gì' impulsi, e i modi d' incoraggimento e di allettativo, che il Granduca Leopoldo I. gran conoscitore delle cose e del cuo- re umano , ofleri a quei che soggiornavano , ed a coloro che a soggiornare nelle Alaremiue Senesi si fossero portali, ed io già prima di oggi ne tracciai un fugace dallaglio: Poco perciò per non dire niente di più e di meglio, po- trebbe immaginarsi e suggerirsi oltre quelli , perchè i vecchie novelli abitato- ri venissero indotti a rispondere al nuovo appello accettando le generose of- ferte. Meritano fra i sopra ricordati benefici incoraggimenti di essere con spe- ciale plauso notati e distinti , le vendile e gli alVrancamenli in porzioni dei terreni , dei pascoli e dei boschi , con il rilascio del prezzo in mano ai com- pratori ad un frutto modico. Queste concessioni felicemente ideale, e sostitui- te a quelle enfiteoliche e livellarle, sono incora^gitrici tanto di più, quanto arrecando tulli i vantaggi dell' enfiteusi ai concessionarii gli attaccano maggior- mente alle terre ed alla loro cultura per la sicurezza in cui li lasciano del- la perpetuità del godimento da loro e dai loro successori di ogni specie di dominio e frullo, e per la non sottoposizione ai pesi di ricognizioni, ricondu- zioni, laudemii ed altri drilli; alle caducità ed al dispendio di molli litigi! , che nelle materie enfiteoliche e livellarle frequentemente pur troppo insoi'^ono fra il padrone diretto ed il padrone utile , e fra i chiamati e successori in quelle. Per quanto le vendile , e gli affrancamenti in porzioni ed a molli acfjui- renli dei terreni , pascoli e macchie a condizioni facilitate , non potrebbero oggi altrimenti avere luogo , giacché furono altra volta eseguite le alienazioni, ed ora sono passali i fondi in pochi, e per lo più grossi possessori, e nella maggior parte non dimoranti almeno abitualmente in maremma ; forse non man- cherebbero tuttavia ad un governo determinalo all' opera modi per togliere, 324 ATTI o per rendere insensibile questo inciampo, senza usare ai proprìetarìi la mi-* nima violenza , che io sono ben lungi dal consigliare : I proprietarii attuali al- tronde non sarebiiero }')er avventura né gli ultimi né i meno zelanti in secon- dare , quando non prevedesseix) gettate le loro cure e le spese , I3 supreme fi- lantropiche intenzioni, ed essi stessi aprirebbero poderi, chiamerebbero colo- ni , formerebbero colonie , e farebbero livelli ed altre tali concessioni , che in certa maniera supplissero ad un benefizio , che non potrebbe essere come una volta esteso. Estinte prima, come dicemmo, le cause assolutamente o prossimamente ostative alla fertilizzazione e alla popolazione ; si rendano quindi agli aiuta- tori, ai coltivatori, ai popolatori della Maremma quelle sovvenzioni e fran- chìgie, e quegl' impulsi incoraggianti che in altro tempo furono già elargiti invano, ed altri, se se ne veggano degli opportuni e se occorrano; e certa- mente allora 1' effetto non mancherà e non sarà illusorio né temporario, ma vero, grande e durevole. E qui cade in acconcio di rispondere , e dissipare il biasimo , che talu- ni sporgano sopra e contro i particolari riguardi , favori ed esenzioni , che si accordarono , ed accordassero agi intraprenditori , e cooperatori alla rigenera- zione maremmana ed agli abitanti tutti della inferiore provincia. Si partono questi altronde slimabili oppositori da un principio, che non ha contradittore , perchè sperimentato vero nel fatto ; che cioè il privilegio o la parzialità producono generalmente e favoriscono la inerzia e la inettitu- dine, scoraggiano l'attività eie modeste fatiche dell" uomo industrioso, e di- struggono la coequale concorrenza con una ingiustizia vistosa ed urtante , e con scapito dei progressi dell' ingegno, e con esso dell" agricoltura, del com- mercio e delle arti : Tali sarebbero invero , per modo di esempio, la facoltà pri- vativa dell' esercizio di una o più industrie, le privilegiate tratte di estrazione ed importazione, ed altri simili monopolii che s' intendesse di concedere alla Provincia inferiore o a dei particolari abitatori di essa, dalla ragione del pa- ri e dall' esperienza dimostrati parto di una odiosa eccezione e strada a mil- le frodi, ed agli abusi i più grandi e sempre nocivi alla universalità della na- zione ed al popolare interesse. Ma io male al certo non mi appongo asserendo, che il nostro tema non è suscettibile dell'applicazione di quel principio astrattamente santissimo, e delle conseguenti obiezioni. Infatti non trattasi nelle circostanze , e nei bene- ficli di cui parliamo, di favoreggiare gratuitamente un paese, una classe, de- gl' individui con pregiudizio degli altri e dello Stato in generale. I privilegii , se con questo nome dobbiamo chiamare i beneficii che concesse 1' immortale Leopoldo ai Maremmani , ed agi' invitati un tempo da lui nelle Maremme Se- nesi , e di cui credesi non trascurabile la ripristinazione , se una volta al be- ne di essa il guardo sinceramente rivolgere si voglia, non sono grazie donate D E L L' A e e A D E M I A S^.S senza correspetlivilà ad una ini!;iiisia prctlilezione dei hioa,lii, delle persone, delle case; sono al contrario delle cniiipensazioni , o indeiinizzazioni ciiislissi- me, e polilicamenle necessarie, che debbonsi a paesi che si pensa tft far ri- sorgere dall' abbassamento, a genli che agiscono e corrono rischii non per 1' in- teresse proprio unicamente, ma pinepavano 1' incremento paranco di quello ge- nerale della nazione, e che senza i beneficii, soccorsi e franchigie di cui è questione, non possono aflVontare le spese, i disagii ed i pericoli straordinarii , a' quali vanno soggette, né possono aspirai-e a quella concorrenza , a cui han- no diritto quanto gli altri, e forse più che gli altri cittadini delio stesso Sta- to; concorrenza , che viene sbilanciata soltanto dai privilegii veri e be, se non m' inganno , ad ottenere rp^iesto fine con comporla di nn soprintendente che riunisse alla capacità amministrativa le cognizioni fi- siche e mattematiche; col quale e dipendentemente dal quale agissero offiziali adiutori distinti nelle sezioni sanitaria, idraulica ed economica , e con fornirla di tutte le facoltà occorrenti ad attivare le operazioni, le misure, e le prescri- zioni tanto ordinarie e coerenti ai regolamenti , come eventuali e straordina- rie , sia rispetto alla salubrità dell' atmosfera ed alla salute degli uomini e de"li animali, sia rispetto al mantenimento e perfetto andamento di tutto quel- lo riguarda i fossi, canali, torrenti, acque e scoli, sia rispetto alle esazioni e pagamenti , e ad ogni di più di una buona e leale amministrazione delle ren- dite e dei fondi pubblici e communali; salvo a dirigersi all'Autorità politica in ciò che abbisognasse della di lei sanzione , e del soccorso della forza o del- l'intervento di essa, e del Sovrano potere. Da questa magistratura immedia- tamente dipenderebbero per i rapporti delle respettive commissioni lutti gli impiegali addetti nella Provincia tanto alle operazioni, quanto alla direzione ed ispezione di esse. Uno degli oggetti d' importanza di cui la disegnata magistratura occu- pare si dovrebbe ancora , sarebbero le foreste e i boschi , dei quali si è fat- to senza pi-evidenza e senza cognizione abuso sinora in detrimento dell" atmo- sferica salubrità, perchè le boscaglie, particolarmente di alto fusto, la modifi- cano bene spesso in meglio o in peggio secondo la loro posizione o intensità; in pregiudizio dei pascoli resi in qualche parte insufficienti ai bestiami grossi ed agli animali neri , che formano un articolo principale d' industria nella Ma- remma e Pi'ovincia tutta; e talvolta financo a danno del fuoco per uso dome- / DE L L' A e e A D E M I A 827 slieo, e (Ielle fal)I>riclie. L' csjicripiiza ha difiioslnilo insomma essere necessa- rio, che il i^ovenio vigili su (|ueslo oggello iM ]nil)l)iica utilità , sul quale T in- tei'csse privato e del momento hanno portato il guasto. Oltre ai vantaggi , che renderebbe col disimpegno degli ofTicii pro- prii della sua destinazione, potrebbe la magistratura predella renderne an- cora degli altri significantissimi secondo che io penso , con essere fatta par- te ed interprete di un Consiglio provinciale, che gioverebbe istituirsi . e com- porsi di un membro per ciascheduna cotniiiunità della provincia inferiore, elet- to dai respellivi rappresentanti le medesime. Un tal consiglio si adunerebbe per decreto del Governatore o capo politico due volle 1' anno , e più se (nie- sti il credesse opportuno, e sarebbe presieduto dal Soprintendente della ma- gistratura amministrativa. Nella prima adunanza ciascuno dei membri a nome della sua cnmniu- nilà esporrebbe, volendo, e motiverebbe quanto venisse reputalo bisognevole, ed utile per il mantenimento e felice progressione del grande scopo della ri- generazione delle Pianure Maremmane, e luoghi di detta provincia non solo, ma per gì" inleressi ancora della propria communit'i. Il soprintendente , fatto che avesse esaminare e verificare dalle respettive sezioni gli Esposti dai mem- bri del consiglio provinciale, sarebbe incaricato di fir si, che giustizia fosse resa a tutti quelli, che si aggirassero nel reclamo della esecuzione, o trascu- rata o non esalta delle leggi e dei regolamentj, usando della propria , ed in- Tocando 1' autorità del governatore quando occorresse. E rispetto agli altri Esposti che contenessero proposizioni di nuovi lavori e disposizioni , tendenti ad accrescere sempre più la felicitazione dei paesi, e della provincia lutla, egli ne darebbe partecipazione ed il suo parere al governatore che determinereb- be, se, e quali dovessero avere ulteriore corso; e <|uesti esso rimetterebbe al soprintendente, allìnchè da lui ripresenlati al consiglio provinciale nella sua seconda adunanza, il medesimo risolvesse a pluralità di voti dei mendjri , fra i quali dovrebbero far numero detto soprintendente e 1' oflicinle primo di ciascheduna sezione , se le proposizioni dovessero anunetlersi. Il resultato del- la seduta del consiglio sarebbe dui soprintendente trasmesso al governatore, e dal governatore umiliato al Principe, il quale manifesterebbe la sua sovra- na volontà. Tra i bisogni della vita sociale uno dei più universalmente sentili è quel- lo di ottenere giustizia , quando le persone e gì' inleressi individuali si trovi- no lesi. Supponete, che i magistrati gludiziarii sieno org.mizzali e scelli in mo- do che giustizia ne venga ad essere male amministrala, e che i giudici o jios- sano non volere renderla , o non siano posti in grado di r<-nderla facile, pron- ta e retta, voi vedrete derivarne inconvenienti innumerablli e nocivi alla pace e lran([uillilà, non che alle sostanze dei liltadiiii; e sentirete perciò un grido di lamento in ogni angolo dello Stato. È per questo importanlissi- 328 ATTI mo che una tale giustizia facile , pronta e retta sia speeialinente rendnta nella Provincia inferiore, quanto maggiore e più sensibile ne sarebbe diversamente il pregiuflizio fra persone , ed in luoghi avviati alla restaurazione ove un ur- to anco leggero potrebbe produire i pivi conseguenti disastri. Dei giusdicenti per la polizia , e per le non gravi cause e questioni ci- vili nella città e nei paesi principali; un magistrato nella città capoluogo com- posto di più giudici decidenti collegialmente per gli affari correzionali, e per le controversie civili più interessanti , il quale conoscerebbe in appello le sen- tenze dei giusdicenli, soddisfarebbero a parere mio al bisogno della Provin- cia rinascente , sempi^e che una procedura breve , semplice , non costosa e vie- tante qualunque partecipazione di diritti ai ministri fosse la guida e la nor- ma di ogni giudiziaria contesa. Tril)iniali più elevati tanto per il criminale che per il civile non sem- brano convenire alla veniente popolazione di una pi'ovincia appena restaurata, sàa per mancanza di concomitanti ed esteriori elementi ed apparati , che va- gliano a darle e mantenerle una esistenza decorosa ed ispirante venerazione e fiducia, sia perchè- noa giova distrarre con, lo strepito dell' alto foro dei luoghi e degli abitatori nei quali la occupazione, la operosa Industria, e la laboriosa tranquillità debbono prevalere, sia perchè è da Iw-amarsi e da spe- rarsi, che si presentino casi non frequenti di ricorso ai Tribunali superiori, quando sia grande la confidenza nella forma e nel personale di quei , che vi risiedono, sia, perchè finalmente la imponenza e lo scopo dei giudizi! cri- minali si ottengono maggiormente, quando sono trattati in una città popola- ta e sotto gli occhi di un pubblico più numeroso. Verrà , ed io 1' auguro sol- lecito, verrà un tempo, in cui pervenute la provincia inferiore e le mai-em- me senesi, allo stato di prosperità in ogni rapporto , alla quale 1' appellano t voti e le speranze gefierali,. queste mie osservazioni cesseranno di essere ap- plicabili, né io intendo di protrarne certamente V applicazione oltre quel tem- po desiderato. La protezione di una Gommune elementare istruzione sarà un benefizio, di. grand cifelto nelle Provincia so:.'getto del mio ragionare per la di lei mo- rale, e per la di lei industria; delle scuole speciali appropriate ai locali biso- gni vi sarebbero erette con un profitto sensibilissimo. Una Provincia che si voglia restituire alla prosperità , e far segno dei favori del Principe per ricondurvela e fissarvela, dovrà cessare di rimanere avvilita, come lo è, con essere fatta luogo di gastigo e di pena. Ciò non to- glierebbe però, che potessero esservi stabilite utilmente per la morale e per le arti delle ben collocate e ben guardate case di correzione e di lavoro. Siami permesso di far qualche parola puranco del luogo di abituai di- inora , e residenza dei magistrati superiori della Provincia inferiore. Non può esservi dul.'bio in massima , che questo luogo debba essere il pia ceatrale & D E L L' A e G A D E M I A 329 eopoldo Secondo , nell' Augusto Principe , die or ci governa ! La umanit'i lo scrisse già fra i suoi piotetlori, e noi lo accompagnamo e Io ac- compagneremo colle benedizioni e cogli applausi sino al compimento dell' ope- ra grandiosa e benefica (1). Letta nel 24 Febbraja Ì82d. c-5>:: (I) V estensore di queste Memorie sì augura di potere scrivere e sottoporr* aW Accademia qualche altra cosa sopra la grande Opera del risanamento della Ma- remma Grossetana che già si avanza e si avanzerà ognora piit, che che ne possano pensare e dire i troppo timidi, o gì' increduli quando vi siano, sino al completo e felice suo termine, sia pure non tanto prossimo ( e chi inai, benché per certo il tenesse, vicino poteva presagirselo? ) se il concedano alla magnanima impresa la vita preziosa del sempre giovane, e la Dio mercé, sano, ottimo Sovrano nostro che la decretò e protes- se, e la di lui generosa costanza ajulata dai lumi delta scienza e della esperien- za, trionfatrici delle difficoltà, (Nota dell' Autore. 18il ) 33a ATTI SU I DIVERSI SISTEMI DI AGRICOLTURA MEMORIA DEL SOCIO ORDINARIO L ? a"ricoltnra che dai seguaci del Dott, Quesnay venne riguardata co- me r unica sorsente della nazionale ricchezza , non differisce in alcun punto da qualunque altra manifattura. In questa , come nell' altre , distinguonsi la scienza, Y impresa, il capitale, il lavoro, e dev' essa perciò retribuire gl'interessi al capitalista , procurar guadagno all' impresario , e dare i dovuti salarli allo scienziato ed all' operaio. Questa classazione che con facilità distinguesi nelle ma- nifatture industriali , non ugualmente si ravvisa nell' agricola , trovandosi spes- so confuso r impresario col capitalista e lo scienziato , e solo in qualche gene- re di cultura resta distinto il salario degli opera) , salario che a confronto di quelli dell' altre manifattux-e è sempre il più misero , essendo 1' operajo agricola, pella i-ozzezza dei lavori rustici, esposto ad una illimitata concorrenza, non chiedendosi per lui altra attitudine, che quella compartita dalla nostra fisica costruzione alla maggior parte degli uomini. Ma per quanto confusa, pure tal classazione esiste , e fu notata dallo stesso Catone nel suo trattato de Re rustica. Simile al possessore di danaro, gioje o qualunque altra ricchezza, il proprietario di terreni dev' esigere il frutto dal suo capitale terriero , che sot- toposto alle generali leggi economiche ha tanta maggior sicurezza in ragione della sua minor produzione. Sia che il possessore mutui il suo capitale affit- tando i suoi terreni, sia che lo coltivi da se per lavoro di giornalieri o per contratto di mezzeria, deve sempre perciperne il frutto. Quello infatti che i francesi chiamano /brmaje e noi italiani renrfiVa ««/^a, su cui disputano gli attua- li economisti inglesi, non è infatti 1' interesse del capitale terriero? Interesse D L E L' A e e A D E M I A 333 per vero dire .issai basso, ove confrontisi con quello degli altri capitali mobi- li, ina |>ur tale, che in uno stato di societ\ sufi'icienteniente civile è con ra- gione ognor preferito ad ogni altro, perchè la certezza e tranquillità che pre- sentano i capitali immobili, compensano l'ansietà ed attenzione, che costano sempre i mobili, e perchè dando una maggior considerazione ai loro posses- sori, ne lusingano la vanità. Infatti un capitale di centomila scudi in cedole è ignorato dai più. e non da dritto alla rappresentanza nazionale; ma come puossi ignorare il possessore di tanta estensione di terreno di un ugual valo- re, che ha tanti rapporti e tanti sottoposti? Giacché V agricoltura tra tutte le manifaltui-e è quella che impiega più braccia , e dà un movimento maggio- re al commercio. Di qui è che le terre si mantengono in un valore sempre più allo di quello ch'esser non dovrebbero, iiell" equilibrio commerciale. Il direttore di una tenuta o il fittuario non è forse un impresario di manifaltin-a al pari di chi dirige una fabbrica di panni . o una fusione di me- talli? Impresario, che sempre prospera meno degli altri , perchè ricliiedendo- si per tale impresa minori capitali che per ogni altra , aumentansi i concorren- ti e rendesi impossibile quel manopolio, che sempre esercitano i ricchi sopra i più poveri , il quale è il principiai motivo delle fortune , che vediam nasce- re ogni giorno nelle manifatture che o sono esercitate da pochi , o domanda- no grandi anticipazioni (1). I,' anticipazione del fruttato di un anno è il mas- simo capitale, che pretende il proprietario dal suo fittuario avendo nelle rac- colte la garanzia pel canone dell' anno successivo. Gli attrezzi rustici sono poi un capitale s'i tenue, che è posseduto ancor da quelli che vivono nello scjual- lore della miseria. Cliiede poi 1' agricoltura si variati e si interrotti lavori , che gì' impresari! poco posson valersi della divisione del lavoro e di altri si- stemi economici, che tanto fruttano a quelli dell' altre manifatture (!2;. Il do- ver vivere poi nella solitudine campestre ed abbandonare le dolcezze della vi- ta cittadinesca, allontana da tal manifattura le persone fornite di cognizioni fi- siche e chimiche , e fa che solo vi si dirigano quelle , che altra guida non (1; Smtlh osserva, che ai suoi tempi si sono formale molle grandi fortune nelle altre manifatture, mentre non se ne conta alcuna neW agricoltura , e che que- sta in (jencrale si mantiene sempre in uno stalo ^uasi stazionario. ('2) V esperienze olire la pena ed il capitale che richiedono , costano la ren- dita del terreno ordinariamente di un anno, ed alle volle di più. Quindi o non suc- cedono, 0 succedono di rado; ed è questa una delle rnijioni per cui i progressi del- l' industria agricola sono meno rripidi e meno varii di quilli deW arti .... Per la limitazione dei prodotti e jn'lle loro diverse epoche non ri è nemmeno applicabi- le la divisione del lavoro. Quindi pochi proprielarii divengono prontamente ricchi. GlOJA. 334 ATTI hanno che 1' es[)erienza pregiudicata dei loro padri, onde reslii ad ogni nuo- va scoperta, ad ogni tentativo, non ottengono tutti quei resuUati che potreb- bero ritrarre dalla loro impresa, e può uno anche al nostri tempi ripetere con Columella : Sola res runlica , quae stne dubùalione proxima et quasi consan~ guinea sapientiae est , tam discenlì/jus egeat , quam magislris. L'agricoltura forse pia di ogni altra manifattura ha bisogno di dotti, che si consacrino ad indagare i misleri della natura, e che dall' esame dei pili reconditi fatti scoprano ed accertino le leggi della vegetazione. INIa ciii dà lo- ro il compenso dovuto a tante pene e fatiche? Non certamente l'impresario cui, come osserva Say, toccherebbe salariar lo scienziato perchè sempre pove- ro, e le più volte pregiudicato , non apprezza giustamente i suoi lavori, e per- chè le scoperte che si fanno in agricoltin-a non procurano quei momentanei guadagni , uè «[uell" esclusivo vantaggio , che 1' invenzione di una nuova mac- china produce nell'altre manifatture. Un nuovo attrezzo, una nuova pianta- gione quando è trovata o è a lutti nota, o non è utile. La slerlle ricompensa della pubblica gratitudiiie è 1 unico salarlo che può aspettarsi il teoretico agri- coltore, s quei pochi italiani che hanno scritto sull agricoltura non hanno avuto altro impulso che il purissimo amore della scienza. Forlunatamente ai g'.orni nostri il concatenamento delle scienze naturali , che 1' attuale filosofia ha eccitato a coltivare, ha procurato più sicure guide per questa scienza, e pur essa ha dovuto sentire gì' impulsi dati dal secolo XIX ali" umana perfet- tibilità. Alcuni giornali, varie Accademie e molti proprietarll apjilicando alla pratica le teorie della scienza le assicurano tutto quello sviluppo e progredi- mento di cui può quest' utilissima scienza diventar suscettibile. Distinti, ma per loro natura in contrasto, sono gì' interessi del proprie- tai'io o capitah'sta in terreni , da quei dell' impresario o fittajolo. Cerca quel- lo di percipere dal suo fondo il massimo frutto, senza curare se quanto ei ne pretende sarà causa di rovina al suo fittajolo. E qu'i mi giova richiamar- vi con un chiaro autore ad osservare (1) quanto gli uomini si lascino fticilmen- te sedurre dalle apparenze , che mentre si chiama buon amministratore e so- stegno della ricchezza nazionale il proprietario , che con patti iniqui percepi- sce un fruttato straordinario dal suo capitale, si p-odiga disprezzo al capita- lista di denaro, che lo chiede da questo (2), mentre è del pai'i nocivo alla (1) Tracy. ("2) Un proprietario che dà in affilio il suo terreno a si gravose condizioni, che il paesano non può trovarvi il necessario sostentamento, lavorando tutto Van- no, è un vero usurajo così indiscreto, cosi inumano come lo è il capitalista di da- naro, che lo dà a si alto interesse , che /' intraprenditore facendone uso non conser- va quanto gli abbisogna per vivere, ~ Gio-ia.. D E L L' A e e A D E M I A 335 socicl'i sì l'uno clic l'altro, e forse piii il propi-ictario , perchè opprime la popolazione agricola che è sempre la pi;'i i)isognosa e la più mimerix'^a, stan- do secondo Susinitcii nella proporzione di selle a ire. Altronde 1' imiiresario per aumentare i proprii guadagni di lor natura sì scai'si , procura di dare al proprietario il minor frullato possibile; ma impedito dalla concorrenza, si ri- f.1 su i giornalieri , i quali numerosissimi, appartenendo sempre alia classe più povera, si contentano di sì basso salario", clie appena sujiplisce a procurar lo- ro i necessari mezzi di sussistenza , e vengon così condannali all' indigenza , da cui dojto sono esposti alla morte, o per fame, o jicr epidemia . ogni rpial volta pnl)!>lica calamità abbassa di più il loro scarso salario. Il pauperismo eu- ropeo, che in gran parte dipende dal sommo avvilimento della mano d ope- ra, è la malattia che gravemente minaccia lo slato nostro attuale di società, e rende indispensabile un nuovo e migliore ordinamento economico, onde sieno più equamente pareggiale le utilità tra i pri\ati. Se i L'OOOO individui che godono in Inghilterra delle distribuzioni parrocchiali, ottenessero un giu- sto salario, non sarebbe quella nazione gravata di circa a ire millioni di lire sterline pella tassa dei poveri, la quale per quanto ingente, pur non è suf- ficiente a soccorrere a tanta miseria: e questa popolazione che è attualmente motivo di difììdenza, e di pubblico aggravio, diventerebbe una sorgente di pubblica prosperità. Il sistema di collivare la terra col lavoro degli schiavi, è comparso una volta utilissimo, tantt) ai proprielarii , che agi' impresari! , i quali sedotti da una ingannevole apparenza , vedevano crescere i loro guadagni in proporaio- ne delle vessazioni che soU'rir facevano a quelli infelici. Quasi tutta la colti- vazione antica era eseguita dagli schiavi, i quali pareggiati agli animali, con cui dividevano la fatica, malnutriti, peggio vestiti, non avevano altro stimo- lo al lavoro, che il timore delle pene, delle quali le aristocratiche legislazio- ni di quei tempi lasciavano disporre i padroni sino al drillo di vita e di mor- te. Avviliti questi sotto la sferza , abbrutiti nella vaga venere , e ignari di ogni religioso conforto, sì male eseguivano le lavorazioni loro commesse, che tan- to Plinio, quanto Columella consigliavano di anteporre libere braccia a quel- le degli schiavi. Tanti e tanti furon questi che ammulinatisi, e riuniti sotto di Spartaco, produssero la famosa guerra servile, che mise in pericolo la esi- stenza della medesima Roma, e fu cagione di nuovi allori a Pompeo. I ric- chi padri Romani, restarono spaventati da tanto rischio, ed anzi che conti- nuare a coltivare i proprii terreni con tm sì pericoloso sistema, preferirono di lasciare l' Italia incolta al pascolo, e ricorsero all' Egitto ed all' Affrica per cavarne i cereali necessarii alla consumazione di Roma. A questa fatale deter- minazione devesi in gran parte la persistente desolazione delle campagne che son tra la Magra, ed il Garigliano: poiché lasciale cadere le abitazioni, tra- scurati i lavori, divenute le acque stagnanti e cangiati in foreste gli anti- 336 ATTI chi uliveli e vigneti, non polè questa parte d' Italia nel medio evo ri- sorgere. Simile metodo di coltivazione usarono gli scopritori del nuovo mondo, i quali avidi di arricchire se stessi, poco curavansi del depauperamento e del- la spopolazione di quelle provind'e di America, che or tanto prosperano sot- to un diverso regime. 11 non considerare come parte della nazione la classe agricola, che sempre èia più numerosa, e pareggiata ad un attrezzo di lavo- razione quasi radiarla dall umana famiglia, mostra quanto sia contrario alla ricchezza e prosperità nazionale tal sistema di coltivazione. La fisiologia con^ fermata dtdl' esperienza dimostra quanto 1' indigenza ed i patemi dell' anima siano ostacolo all' aumento di popolazione , per cui non si mantengono gli schiavi per riproduzione ma solo per rinnovazione. I fei-oci antichi costumi davano nelle conquiste il mezzo di supplire ai bisogni della coltivazione. Ma quando poi 1' armate Imperiali cederono a quelle dei barbari , cominciò a sen- tirsi la mancanza degli schiavi , e 1' agricoltura per mancanza di braccia., sinché non s' introdusse diverso metodo di coltivazione, fu quasi che da per tutto alahandonata. Né è il prodotto del lavoro degli schiavi, come osservano con Smith alcuni altri celebri economisti , il più ricco , che deboli per il sommo avvili- mento a cui son dannati, e disaffezionati al lavoro, cercano di consumare il più e lavorare il meno possibile , per cui oggi la coltivazione per schiavi ap- pena conviene pei generi coloniali , che rappresentano la coltivazione più frut- tifera di ogni altra, ed andrebbe incontro a certa perdita, chi volesse con quella attendere a questa dei cereali (1). Sia dunque lode ai Quacqueri , che furono i primi ad abolire nella Pensilvania la tratta dei negri, e S|Teriamo che se fin' ora sono state insufficienti le leggi , possa la civiltà prog.redendo giunge- re una volta ad abolire totalmente questo vergognoso commercio di uomini, pel quale si spopola mia parte del globo terrestre per renderne fruttifera un" altra. Conobbero i Romani oltre la coltivazione per mezzo- degli schiavi quel- la pure dei coloni : sistema , che pare alquanto assomigliarsi a quello dei pic- coli affitti. E dubiterei, che avesse in questo preso abbaglio il signor Sismondi là dove suppone essere i coloni simili ai contadini russi soggetti alla capitazio- ne, poiché le parole del XI capitolo di Columella « Praedium si domini pre- senlia cariturum est censeo locandum » tolcono su ciò ogni dubbio. l\Ia gli an- (1] La Francia che mantiene mite sue colonie la coltivazione servile, é costret- ta a daziar fortemente i generi coloniali , onde possano aver smercio i prodotti del- le antille, i quali non reggono alla concorrenza di quelli degli altri Stati ^ nei qua- li é già slata abolita la schiavitù. Sismondi^ DELI/ A C C A D E ìM I A 33; liclii scriltoi'i premurosi di traiTumJare alla posterità le gesta delle loro nazio- ni , poco pensiero si presero di darci accurati dettagli dei loro costumi , on- de non possiamo formarci una cìiiara idea di siinil metodo di coltivazione. Solo la legge di Costantino, la quale dà dritto ad ogni colono di reclamare contro il padrone, che aumenta il canone solito pagarsi, ci mostra,. che i coloni erano sottoposti a molte vessazioni , e che la loro sorte era tale da me- ritare r interposizione delle leggi imperiali , non solite a venir cosi facilmente a tutela delle classi inferiori. L'essersi poi praticato questo sistema, mentre si usava la coltivazione servile, ed il non essere stato generalmente sostituito a quella . ci dimostra che era molto lontano da quello che è attualmente , e che gli aditti erano pur essi un mezzo per opprimere la popolazione libera delle campagne. L'invasione dei barbari non fu, quanto è generalmente gridato, nociva allo sviluppo sociale, per quanto non possa attribuirsi intieramente a questa r abolizione della schiavitù , alla quale aveva preparato gli animi l'introduzio- ne del cristianesimo, e per quanto continuassero gli schiavi ancor dopo la bol- la di Alessandro III, pure è da quella violenta rivoluzione sociale, che noi dob- biam riconoscere 1' introdu;:ione dei migliori sistemi di agricoltura. Cangiati gli schiavi in vassalli, in feduatario il proprietario , chiese questo da quelli o par- te del prodotto annuo delle terre, o un canone fisso , che quasi fosse la ren- dita netta di quei terreni a loro ceduti, o parte del lavoro. Nella Francia, nella Spagna e nell' Italia parteciparono i feudatarii ai fruttati e vi s' introdus- se il sistema di mezzeria. Nella Russia e nella Svezia furon ceduti i terreni ai lavoratori per un canone annuo, che doveva ogni individuo pagare al vero proprietario del fondo; sistema, che dalla natura della tassa fu chiamato di capitazione. In Ungheria, in Boemia ed in altre pi'ovincie della Germania fu- ron divisi i terreni tra i feudatarii ed i vassalli , con che questi in retribuzio- ne dei terreni a loro accordati fossero obbligati a destinare varii giorni della settimana alla coltivazione dei terreni, che aveva a se riserbato il feduatario. Sistema che chiamasi per tributo di giornate o per corvees. Ninna instituzione del medio evo può paragonarsi a quella della colti- vazione per mezzeria. Da questa dobbiam riconoscere la prosperità di cui , ovunque fu introdotta , goderono le infime classi ed il continuato progredimen- to dell' agricoltura. La Toscana paese in cui tuttora mantiensi simil sistema presenta un quadro , che più di ogni ragionamento dimosti-a non esservi altro sistema che più di questo possa trar frutto dalla terra. Senza di questo le sas- sose montagne del Chianti , quelle del Pisano , le colline di Fiesole ed i ci-eto- si contorni di Siena aiipena coi naturali loro magri pascoli somministrerebbe- ro prodotti bastanti ad alimentare poche centinaja d' individui , che sulla pa- storizia vivessero, mentre ora in questi luoghi, ridotti con immensa spesa e fati- ca ad oliveti e vigneti, vivono nell' agio e nella gioja tante migliaja di contadini. Tono X. 5:2 338 ATTI Nel contralto di mezzeria dà il proprietario al coltivatore le Sue terre nette da tasse, corredate di semi e coltivate con molle piante, ond" esso ne cavi colle sue fatiche il fruitalo, che poi si divide tra loro in natura. Cosi avendo cessato il contadino di essere servo di gleba, ed essendo divenuto so- cio del suo padrone, è stimolato al lavoro dal proprio intei'esse, ed è incorag- gilo air economia dall' esser certo della proprietà dei suoi avanzi , con cui pen- sa e desidera di formare una fortuna bastante a supplire ai suoi bisogni do- mestici e ad addolcire con maggiori comodili la sua condizione. Ed infatti si vede ovunque prosperare ed ogni anno moltiplicarsi, perchè essendo certo, che possono i capitali de! proprietario aumentare il jirodotto del lerieno alla sua cura allidato, lascia libero sfogo alla sua forza riproduttiva, e rende po- polalissime le campagne, ove simil sistema è pralicalo. Unisce lai sisiema gli interessi dei proprietari! e dei lavoratori , per cui anzi ciie esser gli imi nemi- ci degli allri, simili ai patroni ed ai clienli di Piomolo, siser\ono di recipro- co appoggio e sono amici tra loro, prociu-ando sempre il padrone di soccor- rere il conladino dal quale spera ottenere un compenso nell' aumentata pre- mura per gli interessi comuni. Lagnansi a torlo i propretarii attuali di tenere nel contratto di mezzei'ia perduto un gran capitale pelle anticipazioni dei lavori, perchè non riflettono, che lai capitale cavato fuori e tenuto morto dal primo , che lai sistema intro- dusse non passò nelle mani di quelli , che vennero dopo , i quali tennero a calcolo nell acquisto dei terreni 1' interesse del capitale , che devesi tener mor- to, e tanto meno li pagarono, quante maggiori anticipazioni chiedevano. Vero è del pari per altro, che il mezzajolo ])eice])isce pia che il padrone, giacché tanti piccoli prodotti , che la terra offre spontanea , di cui non può il padro- ne pella loro viltà realizzare il valore sono reali e vistosi soccorsi per quello, per cui vediamo con maraviglia vivere uno straordinario numero d' individui sopra un podere, il di cui fruttato di parte dominica mal sarebbe sufficiente ad alimentarne la metà (Ij. Dal che alcuni proprielarii prendon ragione d' ac- cusare con precipitato giudizio i conladini di furto, il che non farebbero, ove riflettessero, che l'avere abitazione gratuita, fuoco quasi gratuito, gra- tuiti gli ortaggi, gratuiti i frutti della vegetazione spontanea, sono tanti e si forti vantaggi, per cui il podere frutta assai più al contadino , che al proprie- tario, il quale non resta leso dal non partecipare a questi prodotti , che tan- to vantaggiano il mezzajolo. Dal che chiaro apparisce essere il sistema di mez- zeria favorevolissimo all' aumento ed all' agio della popolazione, perchè rea- (1) Ad alimentare un contadino basta in Toscana una rendita di lire cento di parte dominica , onde un podere che fruita al padrone lire mille alimenta una fumi- glia di dieci persone. DELL' ACCADEMIA SSq lÌ7,7.a mnlli valori elio nltiiiin'nli sarei ber perduti , nercliè tiene morii in nr') dell" ai^ricol toro molti capilali , dai quali per ({iianto non percepisca il proprie- tario alcMri frntto, pure non restano infruttiferi pella nazione. La coltivazione per capitazione non ehhe risultali ngnali. Tiene questa i;li uomini in imo stato sì prossimo alla scliiavitù , che posson con tutta ragio- ne dirsi servi della gleba; e con inceppare 1' industria , col distruggei-e l'eco- nomia e mantenere nell indigenza e nello scoraggimento la classe agricola, è la principal causa del ritardo della civiltà in quelle provincie, ove è la terra coltivata con simil sistema. In fatti in Russia, ove cinque sesti del terreno è coltivato dai contadini sottoposti alla tassa individuale per ogni testa maschile dell Oiror/r, e solo un sesto è coltivato da uomini lijjcri , o da dei piccoli e poveri proprietarii . i rari e miserabili villaggi in mezzo a estese ed incolte lande di terra, cui manca solo la mano dell" uomo per mostrare la loro na- turale ferirità , dimostrano quanto poco sia rpicsto sistema favorevole allo svi- luppo dell" industria agricola , ed al ben' essere dei coltivatori. Ivi siccome r entrate dei proprietarii misuransi non dalla qualità, né dalla quantità dei pro- dotti, ma dal numero degl' individui , che su quei fondi lavorano . sono i con- tadini venduti unitamente a rpielli , né possono abbandonare quel proprieta- rio che li sottopose a tassa intollerabile per andare in cerca di un padrone più umano: per cui mentre meritan lode molti proprietarii russi, che tenen- do bassa la capitazione lasciano a quegli agricoltori mezzi sudicienli per una comoda vita, meritano ancora molta compassione f[ue' poveri contadini che sot- toposti alle vessazioni di avidi proprietarii languiscono nella miseria. L' incivi- limento europeo, che si estende a passi di gigante ha introdotte molte meglio- rie in tal sistema, giunto a noi qual residuo dell" antica barbarie, e possiamo lusingarci, che presto sia per esser da per tutto abbandonalo. Né molta prosperità può sperarsi dalla coltivazione per tributo di gior- nate o corvves. Conosce in fjiieslo sistema il coltivatore il dritto di projirietà, ma non ne gode illimitatamente, essendo dai suoi interessi per ordine del pa- drone distratto, essendo il colono per natura del sistema costretto ad abban- donare la lavorazione delle proprie terre jier attendere a quelle del padrone. Per cui mentre il sistema di mezzeria unisce il proprietario al conladino, e li fii essere amici, questi li disunisce, e peli" opposizione degl'interessi li fa diventare nemici. ^ligliore è tal sistema di quello per capitazione, perchè dan- do al colono maggiori dritti , e lasciando libera la sua industria 1' incoraggisce a moltiplicare, e ad ottenere dal terreno il mag^'ior fruttato possibile. Ciò non ostante 1' essere stornato continuamente dalle lavorazioni le piti importanti per ordine del padrone , il rimanere a suo danno le cattive giornale fa sì , che sieno scarsi i fruttali dei terreni, che tiene in proprio, mentre non vengono di troppo aumentati i fruttati di quelli del proprietario , a cui ei presta sem- pre un forzato e trascurato lavoro. Di qui è che vediamo le belle e feraci 34o ATTI pianure del Danubio non alimentar popolazione atlegnata alla loro fertilità, né ritrarsi colà dalla terra tutta la produzione di cui saria suscettibile. Da Carlo Magno sino al cadere dello scorso secolo (ì), tanto gì' Im]>e- ratori , die i Re di Francia si adoprarono per quanto era in loro per rimuo- vere dai loro castelli, condurre alla corte ed assuefare alle dolcezze sociali gli animi feroci e superbi dei feudatai'ii soli proprietarii dei bassi tempi. Allon- tanati questi dai loro possessi , scemato il pregio , che dava il numero dei vas- salli, ed aumentato quello della ricchezza pecuniaria, i proprietarii, che si trovavano costretti o militando in guerre lontane , o dovendo sostenere il lus- so delle corti a spese superiori alle loro forze , volentieri cederono i loro ter- reni a quei speculatori , che offri van loro un fruttato realizzato alquanto mag- giore di quello che riusciva loro di percipere ; e cos'i per 1' aumentarsi della civiltà s' introdusse a poco per volta la coltivazione per affitti; che è il siste- ma al (piale più che ad ogni altro gli economisti fan plauso. Furono i primi affitti 1 Enfiteusi , che troviamo riconosciute nel quinto secolo dalle leggi dell' Imperatore Zenone, nate quando, mancati in gran parte gli schiavi , e ridotte le campagne incolte e deserte , fu tal contratto una fe- licissima invenzione per rimetterle in fruttato. Col contratto enfiteutico, man- cando il proprietario di mezzi per render fruttiferi i proprii terreni, li cede per un lungo tempo determinato ad un coltivatore, onde questo pagandogli, più che un canone d' affitto, una recognizione di proprietà, riduca a cidlura, e bonifichi il terreno affidatogli, sotto la condizione però , che tutti i meglio- ranienti vadano in prò del proprietario , quando è terminato il contratto. Qua- si simile può dirsi il contratto di livello generalmente praticato in Toscana per i beni dei corpi morali , corretto e perfezionato dagli ultimi nostri Granduchi , i quali conoscendo , che se la proprietà del fondo vincolato non è intiera , tal sistema poteva, anzi che favorire 1' aumento di coltivazione, esser causa di de- perimento, vollero, che il livellario, ossia il proprietario del dominio utile potesse alienare ed in qualunque modo disporne come di un bene allodiale , pagando nei passaggi il piccol laudemio , piccola tassa imposta solo ad eccitare il coltivatore al meglioramento dei fondi. Tal sistema per quanto seduca col presentare tanta facilità di trasfor- mare in proprietarii livellarii i coloni, è più apparente che bello: perche man-> tenendo un debito costantemente afflittivo il fondo , mantiene la classe agri- cola nella povertà , cosa fatale all' agricoltura , che non prospera , che per mez- zo di nuovi capitali impiegati, di cui sono sempre sprovvisti i possessori gra- vati da forti corresponsioni. Quali efletti possan resultare da tal sistema pel- la ricchezza nazionale , è difficile a prevedersi , essendo stato sempre parziale (1) Robertson introduzione alla storia di Carlo V. D E L L' ACCADEMIA 34 1 e contemporaneo nj^li altri, nò mai generale: perchè quando mi particolare vuole scaricarsi ilclic cure che costano i possessi , antepone sempre 1" aliena- zione al livello. ¥A inlatti non vale in Inghilterra la protezione, che la le- "islazione accorda al Freeholdcrs soi)ra agli altri agricoltori ad accrescerne il numero, che anzi ogni giorno diminuiscono, e solo vi si conserva quello che i proprietarii hanno interesse di mantenere per inlluire sull' elezioni. Può dun- que dirsi essere stato il sistema enfileutico favorevole alla coltivazione nel ri- tornar dell'industria, ma al momenlo presente non lo è, che ci'me un mez- zo praticato dai governi onde mantenere in circolazione i fondi di proprietà dei corpi morali ; dovendosi aver per certo che 1' apice dello slato agi-icola di una nazione è quando tutti i terreni sono divisi non solo in molte mani, ma ancora son liberi. L' afirancamento dei livelli, che ogni anno vedesi fare, le facilitiizioni nell' affrancare che ogni anno si aumentano, fanno sperai-e che tra qualche secolo possa esser dimenticato questo contratto, frequente motivo alle brighe forensi, e forse il sarebbe stato più sollecitamente, se una pregiu- dicata tenerezza pei corpi morali non avesse difficnltato 1' afirancamento dei fondi a questi spettanti, capitalizzandoli a troppo alta ragione (1). Venendo ora a parlar degli atTitti , noi troviamo che in questi il proprie- tario dà i suoi terreni ad uno speculatore di campagna, onde questo li fac- (1) Nei /ondi dati a livello perpetuo non si dovrebbe prender per regola il prezzo corrente , giacché V eccessivo numero delle persone che domandano questi livel- li nei paesi montuosi fa si, che il prezzo corrente sia assolutamente esorbitante , come si vede per esempio neW Adda , ma si dovrebbe consultare il prezzo di sliìna , ossia il prodotto confrontato colla spesa, ed allora converrebbe stabilire, che il canone A dtl livello sottratto dal prodotto lordo B, lasciasse al coltivatore tm guadagno C, corrispon- dente al numero delle giornate necessarie pella produzione. Quindi resterebbero annul- lati tutti i livelli in cui B meno A fosse minore di C. Egli è questo un caso impor- tantissimo nel quale i governi si debbon ridere della libera concorrenza proclamata senza le debite eccezioni dai sognatori dello scorso secolo, e porre un limite di ta- riffa all' esorbitanti prelese dei proprietarii i quali esercitano /' usura . non sopra qualche figlio di famiglia, ma sopra popolazioni intiere per più e piìi generazioni. Ma siccome i legislatori degli scorsi secoli non conoscevano che la Capitale in cui abitavano , perciò abbiamo un senatus-consulto macedoniano che tenta salvare i fi- gli di famiglia dalle ovante dei capitalisti, e non abbiamo tm Seuatus consulto ragionevole che sottragga il montanaro dalle usure dei proprietarii. Gioja. Questo paragrafo si adatta interamente agli affitti che non differiscono dai livelli , che nella durata, e con tanta maggior ragione, in quanto che non dovendo il fittuariu fare alcuno sforzo, come è sottoposto il livellario pel laudemiu. soiw tan- ti di più i concorrenti. 342 A T T I eia valei'e pei- suo conto dopo avergliene coi-iisposla la renilita nella, il fer- victge. È sicuro con tal sistema il ])ropnetario delle sue entrate , e ne i;ode senza fatica, e senza timore di eventualità. Quanto c[uesto contratto è utile al proprietario, altrettanto e disutile allo speculatore , il (|nale trova esposti al- l'eventualii^ i suoi capitali di anticipazione, senza potersi di troppo lusinga- re elle le annate ubertose sieno per lui compenso alle sterili; perchè la cor- ta durata degli aflltli, la concorrenza dei molti littuarii, l'anno si che non si valuti il canone sopra un ragguaglio di molti anni di fruttato , come fa il pro- prietario neir acquisto dei fondi, ma regolandosi sulle circostanze del momen- to o.Tre un c.Mione , che non può realizzarsi nelle circostanze sfavorevoli , ed è costretto ])cr corrisponderlo a consumare i suoi capitali ed a mettere a ri- schio tutta la sua fortuna. Il deprezzamento accaduto dal 18:22 al 1827 ha cagionato la rovina di tutti quegli sjieculatori , che avevano fissato il canone di affitto su i prezzi, che erano corsi per vari! anni, e si forte è stato il lo- ro danno , che i tribunali hanno in vaiii luoghi trovato equo che avessero un qualche ribasso (ì). Nel principio furono i coltivatori medesimi , che presero in affitto quei terreni che erano da loro lavorati , e che resero sicuro il proprietario della sua rendita, sostituendo un canone annuo alla metà del fruttato, o al li-ibuto di giornate. Questo cangiamento fu allor favorevole ai coltivatori e non danno- so ai proprietarii , giacché non essendo ancora baslan temente numerosi coloro, che cercavano di prendere a fitto il terreno , poterono fissarsi canoni ec[ui , che lasciavano prodotti sufficienti per premio delle loro fatiche. Ma. a misura che si aument ) la concorrenza, crebbe la utilità dei proprietarii, e diminuì quella dei fittajuoli in modo che aumentandosi sempre i canoni si sono ai no- stri giorni a tal ridotti , che è giudicato da alcuno che del fruttato della Fer- me due terzi vadano al propi'ietario , e solo un terzo resti a sostentamento del fittajaolo. Ed Young osserva, che nei ])aesi in cui le tei-re di mezzana qualità fruttano dodici o quattordici scellini per acro , i piccoli affittuari ne corrispon- dono sino a venti. Lo che se è vero , ([uesto sistema tanto vantato dà ai la- voratori un salario molto minore di quello che loro non dia il sistema di mez- zeria. Né solo pei forti canoni si rende più dura la sorte degli agricoltori, quant' ancora dall' esser costretti a realizzare in contanti le derrate che raccol- gono. Distratti dalle lavorazioni della terra pelle contrattazioni di vendita, per trasporti ec. perdono molte giornate di lavoro, e costretti dal bisogno o in- ingannati dalle astuzie dei piccoli mercanti, vendon sempre le loro derrate fuo- ri di tempo ed al prezzo il più basso. Ora tai danni, che in loro si ripeto- no facendoli a poco per volta perdere quei piccoli capitali di anticipazione. (1) In Inghilterra e nello Slitiv Romrpfniento di esse allorquaiido statuiscono espressa- mente , lo che fa SI che sia sotto questo aspetto un arte di ragione , come lo è ancora di autorità , in quanto deve somministrare la cognizione positiva del testo delle medesime. Vuole cpiesta pertanto degli studii preparatori! , siccome ha i suoi pro- prii. Dessa è intimamente legata colla filosofia razionale e colla legge del giu- sto naturale , perchè senza conoscere le leggi dello spirito umano è impossibi- le formarsi le idee di consenso, di errore, di volontario e di violento, ne- cessarie alla interj^n-etazione degli atti umani; e senza lo studio dei principi! del giusto non possono concepirsi le idee di obbligazione , di diritto , di con- venzione, di società, di legge ed altre simili, che in questa continuamente predominano: la Logica, l'Istoria, 1" Aritmetica e la Geografia fisica entrano nella medesima categoria. Ma questi studii anteriori, che in progresso sono d uso a compiere con buon successo quelli della Giurisprudenza ,, non sono la Giurisprudenza stessa , e però se valgono ad attivare la capacità ed il profitto dell'allievo, cos'i sono affatto fuori della competenza dell'insegnante il giu- sto positivo, il quale si occuperebbe dell' etica universale, del gius della na- tura e delle genti , coli' istesso diritto di colui , che nell' insegnare il gius ro- mano , spiegasse ai suoi discepoli la grammatica latina , perchè senza la co- gnizione di questa lingua riesce pressoché impossibile 1' intelligenza delle ro- mane leggi. Gli studii propri! della Giurisprudenza, quanto all'esser questa un'arte di autorità , consistono nella congnizione della volontà espressa del Legislato- re, ed è però in tale aspetto di tante maniere, quanti sono i diversi ordini di leggi positive; cosicché se abbiamo il diritto civile, il commerciale, il pe- nale, il costituzionale interno, e cos'i discorrendo esser vi debbono, direm così, DELL'ACCADEMIA 35i le con-i=;pon(lenti specie di GiuiMSprudenza , per la quale; tutte queste catego- rie di le^i^i vendano conosciute e ne sia reso conto. E (pianto poi all' altro più importante oggetto cui mira, al supplire cioè al silenzio delle leggi, od a servire di compimento al volere disile inedcsinie, e così quale arte di ragio- ne, comprende la scienza delle regole e dei vocaboli del diritto, l' istoria del- le leggi, la (iiobgia e la critica legale, ed infine lo studio delle controversie giuridiche, delle decisioni e dei trattali; ond' è che Ltihnizio riconoldìe nella Giurisprudenza quattro parti, che distinse coi nomi di Didutticu, Islun'ca , Ese- getica e. Polemica. È noto ed indubitato, che la Giurisprudenza è essenzialmente subor- dinata alla disposizione positiva della legge; ma le leggi comandano e non disputano, moderano quel tale, o tal altro fatto del cittadino, e non sugge- riscono delle regole astratte e dei principii generali: dun({ue è della più ri- gorosa naturale necessità la parte didattica, la quale per mezzo delle proposi- zioni ossiano precetti , e della spiegazione dei vocaboli , che si fa ijer via del-< le definizioni, ci somministra tutto quello che il legislatore antecedentemente conosce, ma non deve esprimere, e che per 1' applicazione della legge riesce indispensabile. L' istesso carattere hanno le altre parti della Giurisprudenza: infatti le leggi si fanno nel tempo, e per il tempo j tutte le circostanze per tanto che hanno dato alla legge il carattere di opportunità, e tutti i motivi di puro fatto pei quali è stala concepita di una maniera, anziché di un' al- tra, delibono conoscersi, e la sola istoria può servire a ciò; in oltre non es- sendo il Legislatore una divinità , che parli ad esseri soprannaturali , ma un uomo, che mostra a degli uomini una norma pelle loro azioni morali, si ve- de chiaro, come le diflicoltà che possono sorgere sull" intelligenza del lesto della legge, provocano l'esalta notizia dei fonti dell' interp.relazione, siccome la verificazione dei fatti, e 1 indagine delle qualità loro richieggono gli aiuti della critica, e si conosce cos; 1' importanza del corso esegetico , Ae\ quale non è meno necessario il polemico, perchè le questioni presso che infinite che i varii casi particolari, e le circostanze di questi debbono di natura produrre, rendono indispensabile la cognizione delle controvei-sie , e delle decisioni su le più dubbie, le più illustri, e le giornaliere fra quelle, e dei trattali su le più dlllicili materie di diritto, ed alla pratica più importanti, onde sia fatta manifesta la vera sentenza che deve seguirsi nei casi già ventilali, e possa, in certa guisa , avere il Giureconsidto il soccorso dell' analogia , nei modo di risolvere i nuovi. Queste parti della Giurisprudenza appartengono a ciascuna specie della medesima, che abbiamo veduto "ià riferirsi alle varie categorie delle letiai , e sotto più rapporti sono identiche, ossia di unica indistinta applicazione a tut- te; come a modo d'esempio, le regole peli inlelligenza del testo della legge, e pella verificazione e valutazione dei fatti sieno uguali, sì nella civile che nel- 352 ATTI la criminale Giurisprudenza, e ciò avviene, perchè tanfo è il legame fra le spe- cie di questa e 1' unità del fine a cui servono, che nel suo insieme, dice nn sommo scrittore, «è simile ad un edifizio regolare; e però i professori delle c( diverse scuole si possono considerare, come allreltanli precettori di archi- c< lettura uno dei quali espone le regole generali dell' arie, nn altro diiiio- c< slra come si armonizzi la pi:iiita,un altro la facciata , un altro le colonne, « e gli architravi » e cos'. del resto. Lo scopo di questo discorso non permette 1' esame del modo con cui quest' armonia e progressione fra le diverse cattedre di diritto potrebbe ef- fettuarsi , e per dimostrare come si avrebbe ad apprendere nel diritto ruma- no la civile Giurisprudenza, vuoisi soltanto presupporre quest' ordniamento a dovere , e tale che gli allievi abbiano già ricevuto tutte quelle notizie , le qua- li, se sono situate fuori della sfera del civil diritto, è per altro indispensabi- le, che ne precedano 1' insegnamento. Gli esposti principii rendono evidente , che l' istruzione in questo im- portantissimo ramo delle leggi, vale a dire nel diritto privato, non può, né de- ve versare nudamente sulla espressa volontà del Legislatore: ma dato un co- dice civile positivo ben compilato , e disposto nel miglior modo immaginabile, potrà r ordine di questo servir di norma ali esposizione delle materie , che formar debbono il principal soggetto delle lezioni nella scuola? No certamen- te, perchè il concetto della legge ben fatta, non può mai somigliare a quello di una dottrina analitica e dimostrativa, ed in conseguenza un siflatto meto- do condurrebbe sempre ad ottenere una semplice compilazione , e mai un si- stema. Gli oggetti speciali su i quali versa un codice qualunque, non posso- no offrire che 1' estremo risultato dello studio di quella parte di diritto sul quale si aggira, poiché non può contenere né una teoria, ne un trattato, ma . deve necessariamente essere una mera collezione di regole ; dunque il meto- do da seguirsi dal Legislatore , non può condurre alla dimostrativa congnizio- ne dei principii, dai quali si stacca la legge, e dalla ragione della medesima, e però è quanto mai dir si possa viziosa 1' usanza d' insegnare il diritto civile secondo 1" ordine dei titoli della collezione di Giustiniano , che è di più vizio- sissimo di per se stesso , come mostrarono sommi scrittori , ed in specie Lei- bnhio nel suo libro sul « Nuovo metodo cC insegnare e di apprendere la Giurispru- denza^^. In seguito di che, la volontà espressa del Legislatore, ossia la legge positiva, forma 1' ultima parte dello studio giurisprudenziale, ed è in certa gui- sa come un effetto dei principii generali , e delle regole di diritto esposte an- tecedentemente, laonde viene a ragione denominatala parte conseguente del- la medesima. Ma questa neppure ci offrono le leggi Giustinianee , le quali per la di- versità e moltiplicità delle opere di diritto e dei codici Imperiali d' onde le attinsero i compilatori, per la confusione con cui furono ammassate, per le D E L L' ACCADEMIA 353 spesse inconciliiibili conlradizioni clie presentano, ed infine per essere molte di esse abrogate, e molle non pi.'i ndulle ai tempi ed alle circostanze, non sono una regola capace a dirigere sen~.a ambiguità le azioni dei cittadini , ed i gindizli ilei mag'strali; cl)C anzi aprono vaslo il campo agli arbitrii, ed alla per- plessità nel giudicare, e ad una folla di siii'acchiaiure e cavillosi appigli, che 1 interesse particolare suggerisce in danno della libertà civile ed in olVesa. del- la giustizia. Il primo ])asso adnnf[ne verso il ristabilimento della civile Giuri- sprudenza è mi nuovo codice, il quale niente lascerà senza dubbio a brama- re, ove sia estratto ( sin dove 1' eia nostra il concede) dalla sapienza dei ro- mani Giureconsulti e dagli avanzi delle leggi civili di quel gran popolo, ed in ben altro ordine disposto. Come poi esser debba concepito il leslo diretto ad istruire nella parte antecedente della civil Giurisprudenza, ossia in quella che non è il comando, ma la ragione del medesimo, e 1' insieme di quelle nozioni che ajutano ad in- tenderlo ed a sciogliere secondo esso le private conlroversie dei ciiladini, na- sce dalle già fatte osservazioni. La prima mossa dell' isiruzione è il preciso contorno del soggetto sul qiiale si aggira, e cos'i debboosi primieramente slabi.'ire i caraiieii proprii del civil diriuo, che nel suo senso vero e particolare determina il gius dei singo- li ciiladini quanto alle persone, alle cose edalle azioni, relalivamenle al pa- trimonio di essi: ciò si eseguisce per mezzo dei pi'olegomeni , dei quali è inu- tile spiegar qui gli alti i doveri logici , che valgono ad esporre la generalità della scienza alla quale precedono, e di cui sono in certa guisa 1' annunzio. Conosciuto il campo di questa, e le affinità cogli studli che la precedet- tero o che dovevano precederla, siegue la tralia/Ione propria del soggetto, che deve essere ripartito analiticamente ed in modo, che la notizia delle co- se riesca sicura, ed il passaggio dall' una all' altra bi'eve e facile. Però i prin- cipii generalissimi debbono precedere gli intermedii, e questi gli speciali, e tutti sono da ordinarsi di qualità, che sempre vada innanzi quello senza del quale non potrebbero conoscersi gli allri, che succedono ; cosicché partendo da un primo principio proprio, ed esclusivo della scienza del civile diritto di assoluta generalità e di ver'tà indubitabile , gli altri si stacchino gradatamen- te da questo, e formino fra loro un insieme così slreiio ed unito, come lo sono in una catena {singoli anelli. Ognun sa per esempio, che l'azione sup- pone il diritto; sarebbe perciò erroneo il p'-emetlei'e all' esposizione dei divei^ si titoli legii limi del gius di proprietà, le regole della civii pi-ocedurajO que- ste con quelle promiscuare; come del pari vizioso il ragionare della compra e vendila, del mandato e di altri coni ratti, senza avere esposti antecedente- mente i canoni generali di questa materia, che sono d' uso in ogni specie del- la medesima, o senza averlo fatto con quella progressione e chiarezza, che comunica loro il carattere di verità, e ne determina la forza. Né è da giu- Toito X, oi 354 ATTI tlicarsi (ìiversninente dell' aggiungere ad una regola, come limilazione della me- desima. ci'>, elle risulta da altre, o già conosciute nel corso della trattazione , o che il rigore del metodo chiama ad aver luogo più tardi ; come se un pre- cettore dicesse ce Chiunque promise deve dare , ma se potrà opporre la corn- ee pensazione , se un testatore gli avrà legata la liberazione » e cos'i discorren- cc do ec. " si limiterà in tal caso 1' esposto principio, avvegnaché questi fatti non sieno né eccezioni, né limitazioni, ma sibbene altre regole diverse, che (luando sono veramente tali non possono giammai venir ristrelle nel loro na- turale effetto; ed il dire che si fa comunemente « non esservi regola senza eccezione 'J è simile al detto dello Scettico, che asserisce niente sapei-si , e nemmeno questo , cioè che nulla si sa. Ecco il vizio massimo di quasi tutti ali scrittori forensi , che ingombrarono i loro enormi volumi di tante amplia- zioni e subampliazioni , di tante limitazioni e sublimitazioni , da cavarne a stento qualche conclusione sempre mal sicura, per il pericolo che un' altra su- bampliazione o sublimitazione la distrugga , lo che fece dire a buon diritto al sommo autore più volte rammentato , che i voluminosi trattati di Meno- chio su le presunzioni, e di Moscardo su le prove, potrebbero ridursi a cento naturali regole. L' esposizione delle regole e precetti di diritto civile , non può andar disgiunta dalla spiegazione dei vocaboli dei quali vien fatto uso , e che non hanno un significato notorio , e cosi dalle esatte definizioni le quali cadono non tanto sulle nozioni ed idee generali del diritto privato , che di continuo si trovano innestale colla scienza di questo ed in essa radicate , quanto an- cora sulle parole delie leggi , per rilevare e conoscere cosa di fatto abbia voluto dire il Legislatore , senza attenersi ad altra norma d' intelligenza , fuor- ché la sentenza della di lui mente; nel quale ultimo aspetto, sono da spie- garsi dal precettore i termini tecnici usati nelle leggi , e deesi determinare il senso oscuro ed ambiguo di queste , mediante le regole della ermeneutica. La notizia degli scrittori , che fa d' uopo consultare per maggiore schia- i-imento , appoggio e sviluppo della dottrina insegnata , ed i cenni istorici di- retti alla piena illustrazione del positivo, formano il compimento delle istitu- zioni del diritto civile, e così di quell' unica forma d'istruzione che agli ap- prendenti debbono somministrare le scuole in silFatti studii. Quando si consideri con quale intento furono composti i libri Giustinia- nei , e di quali elementi , si persuaderà ognuno facilmente , essere impossibile rinvenirvi un corso di civile diritto avente gli esposti caratteri; perchè essen- do stato il volere di quell' Imperatore nell' ordinargli , compilare un intero codice di legislazione pei suoi popoli , è di necessità che al solo gius priva- to non si ristringano, ma contengano ancora leggi criminali, di niunicipal po- lizia, di gius costituzionale interno, e delle altre specie tutte, che in se rac- chiude il gius civile nel latissimo senso preso; ed avendoli inoltre formati, e I DELL'ACCADEMIA 355 (lei comamli Jella suprema autorità imperiale , emanati in tempi fra loro as- sai lontani e diversi, a particolari privale inchieste e sopra speciali negozi!, e dei responsi dei Giureconsulti estratti imperfettamente dalle opere di di- ritto che scrissero in immensa copia, e che avanti Giustiniano niun' altra for- za ebbero che di mera autorità dottrinale, manca in essi 1' ordine e 1' unità, e non presentano un sistema di principii e regole dimostrate, e con filiazio- ne analitica 1' una dall'altra dedotte; ed in conseguenza, siccome sono un imperfettissimo codice di leggi, secoiido che dimostrammo di sopra, cos'i non possono nemmeno considerarsi come un libro atto ad istruire scientificamente nel civil diritto, ed a somministrarne la filosofica cognizione. Né vale che or- dinassersi le istituzioni civili, e nelle pandette si inserissero i titoli delle rego- le del diritto, e del significato delle parole del medesimo, perchè in cpiesli né ordine alcuno risplende, né le regole del gius, siccome la spiegazione dei vocaboli , vi si contengono per intero : moltissime delle quali qua e là giaccio- no sparse, e non pochi in diversi titoli si definiscono, il più spesso né le une, né gli altri in genere, ma nella specialità dei casi; e quelle che pur sono ojx;- ra meravigliosa , ove si consideri che un Imperatore romano vi si fa maestro dei proprii sudditi, non contengono veramente lutti gli elementi del gius ci- vile racchiuso nei digesti , mancando di molte principali notizie sulle materie dotale e giudiziaria , ed altre non meno interessanti , e sono di più dispo- ste in un metodo solo confacente all'autorevole precettore , che ad altro mi- rar non doveva, se non che ad infondere nella mente dei sudditi I' infallibi- le sua volontà, né discender potea con essi allo sperimento, direm cos'i, del- la verità e giustizia del proprio comando. È chiaro adunque, che per apprendere nei libri Giustinianei la parto scientifica della civile Giurisprudenza, fa di mestieri trascurare 1' ordine in cui sono disposti , ed abbandonare adatto il metodo col quale furono studiati fin ora, come che su quello servilmente foggiato, ed a questo sostituire l'altro di cui abbiamo superiormente discorso. Distinguasi però a dovere, ciò che è mero diritto civile , dalle altre specie di leggi che vi si contengono ; dalle re- soluzioni dei casi particolari si astraggano generali l'egole , e queste coi prin- cipii naturali onde derivano , si connettano e siffattamente dispongansi fra di loro, che quella che segue , ritrovi sempre nell' antecedente la ragione e la prova, e troveremo allora nelle risposte dei Pupiniani e dei Paoli, e nei l'C- scritti dei Severi e degli Antonini la scienza del diritto civile. Ciò sembra indubitato ed evidente : pure se taluno , mosso da sover- chio amore di novità, riputasse vana opera il ricercare nelle romane leggi la parte positiva e razionale della civile Giurisprudenza , come che di qualsi- voglia pregio e valore spogliate, o ne proclamasse l'intiero abbandono, qua- si fossero impura sorgente a cui accostar non dovesse né il Legislatore, né lo studioso j siami permesso a dimostrazione dell eccellenza di quelle , e perchè 356 ATTI facciasi manifesto cosi , quanto necessario ed utile riuscir ne debba 1' analiti- co studio, chiudere questo discorso colle parole di un insigne italiano viven- te « Dall' esame ragionato delle decisioni romane ( ei dice ) risulta , che le ce piene vedute civili vengono soddisfatte, tanto perle norme di privata equi- rc tà , quanto per il sussidio ed il complesso della sociale convivenza. La le- ce ga perpetua del diritto pubblico col privato , forma 1' eccellenza suprema ce della Legislazione civile di quel popolo meraviglioso, il quale ebbe la for- ce tuna, col concorso di una popolazione così ampia, di potere esaminare mi- cc gliaja e migliaja di casi , ed applicarvi i principii e pronunziar decisioni nu- cc trite con tutte le vedute dell' uomo di stato , e sfuggire gli scheletri fatali ce delle speculative astrazioni. Altrove discuoprano una miniera feconda e ricca di sapienza civile, quan- to il tesoro delle romane leggi , gli spregiatori di queste, o prima colla forza inventiva del loro ingegno I' acvime della prudenza sociale di quei Giurecon- sulti sorpassino, e dei libri di Giustiniano sia detto allora con loro, il mede- simo che del giardino incantato di Armida. ce Né più il palagio appar, né pur le sue ce Vestigia, né dir puossi: egli qui fue. Leila nei 23 Aprile 1832. DELL' AC CAD E M I A 357 SULLO STATO FISICO E MORALE DEI SORDOMUTI MSMOMà DEL SOCIO ORDINARIO PROFESSORE DI FILOSOFIA RAZIONALE E MORALE NELL'I e R. UMVERSITÀ DI SIENA IN RISPOSTA AD ALCUNE QUESTIONI PROPOSTE DAL DOTTOR NICCOLO TOMMASLO I lavori benché mediocri sopra importanti materie sono utili sem- el pre, poiché risvegliando 1' attenzione dei pensatori porgono occasione a ri- cerche profonde >•> diceva il d' Aveinsten nei suoi principii dell' universale le- gislazione. Ora gli studii che da un mezzo secolo a «piesta parte abbiani fatti sopra il Sordo-muto a naln-ilale; le indagini che sulla genesi delle sue idee abbiamo istituite; gli esami che sulla sua moral condizione abbiamo intrapresi, non servirono solo a far migliore lo stato di chi sembrava straniero nel se- no stesso della sua famiglia , ma somministrarono importanti soccorsi alla gram- matica, alla logica, alla morale ed al civile e criminale diritto. Tanto è vero che l'uomo nidla deve trascurare osservando, e che le cose più familiari o men grandi, possono tra le mani del filosofo addivenire prezioso germe di applicazione feconda. Ma questi lavori si rispettabili per il fine cui erano in- dirizzati , ebbero in sid principio quella sorte che è comune a tutte le uma- ne scoperte. La bassa invidia dei letterati, 1' interesse dei speculatori, e la inu- manità di coloro, che schiavi di un egoismo fatale non degnano giammai di uno Sguardo chi è agitato da un imperioso bisogno, furono altrettanti ostacoli al 358 ATTI rapido progresso di un arte si vantaggiosa. Il grido intanto del sentimento die si elevava dal fondo del cuore del Sordo-muto rigenerato; il tempo che giu- stificava le istituzioni dell' uomo ; e le scienze morali che ritraevano mille in- sorse da chi era dicliiarato un automa, risvegliarono l'ingegno, toccarono la corda della sensibilità degli spirili , ed attivando il talento, lo invitarono a ri- cerche più determinate e profonde. La Francia, la Germania, la Inghilterra, la Italia e 1' America aprirono stabilimenti a tal uopo, e molti filosofi, espo- nendo problemi, cercarono di scuoprire, o di avvicinarsi almeno a quel vero che è r oggetto precipuo della umana natura: —dalla confricazione delle pietre, diceva Montaigne, nasce la luce. — l^er <|(iesto appunto il Sicard incoraggiava i dotti della suu nazione ad occuparsi di un argomento all' animo suo troppo dolce: per questo il Degerando animava gli istitutori diversi a pensar molto ed a molto osservare sopra i Sordo-muti non ancora educali; e per questo imo dei più illustri letterali dei nostri giorni, il eh. Tommaseo mi offeriva alcune questioni sullo stato fisico-morale intorno a questi infelici. E per ve- rità le domande fattemi sono di non poco rilievo , e ai filosofici studii posso- no di giovamento sommo riuscire. Quindi è che dopo aver soddisfatto con la- conismo al desiderio di questo letterato , non credo inutile. Accademici virtuo- sissimi , di sottopon'e al vostro giudizio più eslese considerazioni , perchè spes- so un nuovo fatto, o una sola nuova ragione può modificare le già fissate teo- rie , o servire di fondamento per crearne altre importantissime alla scienza dell intellelto e del cuore. QUESTIONI SULLO STATO FISICO DEI SORDO-MUTI La fisica organizzazione del Sordo-muto non offre nei primi giorni del- la vita alcuna esterior differenza dagli altri fanciulli. In progresso il di lui oc- chio, r interprete dei movimenti del cuore, si presenta non animato ed incer- to : sopra il suo labbro non spunta il caro nome di colei , che primo noi pro- nunziammo ; e il suono si arresta al vestibolo di quell' organo che è il mezzo di comunicazione sociale. Di qui la curiosità del filosofo prende mossa ad in- vestigare in "tulle le sue parti il fenomeno, ed istituendo fisiologiche osserva- zioni prepara un campo alle osservazioni interiori ; poiché nell' umano indivi- duo le une sono strettamente collegale colle altre. Cominciando infatti dallo stato . fisico del Sordo-muto , ecco la serie delle questioni che il Tommaseo mi proponeva. 1. Avete voi osservato, se sieno in maggior numero i Sordo-muti nati drf genitori sordi o da sani, e se perciò la natura segua alcuna legge nella disjiensazione di questo difetto ? '2. Alcuna causa originaria ( occasionale almeno ) si può assegnare alla loro disgrazia? DELL'ACCADEMIA 3^9 3. Tra questi infelici è maggiore il numero dei maschi o delle femmine? 4. Hanno eglino lutti vista acutissima, e la natura ha compensato cos'i in un senso ciò che ha tolto nell' altro? 5. Non si potrebbe forse approfittare del loro tatto ed esercitarlo , af- finchè, se per nuova disgrazia accecassero, avessero in quello un sollievo? 0. Dalla varietà del tremito impresso nell' aria non potrebbesi dirinere r attenzione loi-o a dedurre la varia natiu-a dei suoni? 7. Facendo alcune esperienze sugli organi della voce umana non si po- trebbe forse migliorare la sorte di questi infelici, col ridurli a proferir suoni articolati e quindi , a poco a poco , perfezionarne la loquela ? A dir vero alcune delle suniferite questioni furono da buoni ingegni già risolute, altre poi non sono state fin qui che imperfettamente determina- te , ed altre infine apron la via a qualche nuova considerazione. Ma nell' esa- me di una questione fa d' uopo un ordine, perchè 1' ordine è la vita dell' in- telletto, come è la vita delle scienze. Partiamoci dunque dai fatti: tentiamo di ridurli a generali leggi ma conosciute , perchè la natura è semplice, né lus- sureggia di cause; e deduciamone quelle relazioni , che riescano ad utilità no- Sti'a ed al progresso dei lumi. 1. Ora in ordine alla prima questione, se cioè di questi infelici sia mag- giore il numero dei nati da genitori sordo-muli o da sani , posso afi'ermare con sicurezza che quasi ninno di quei da me trovati in varii stabilimenti , niu- no fra coloro dei quali esatto ragguaglio hanno dato non poche statistiche, ebbe a genitori persone prive dell' organo dell' udito, lo ho conosciuto non pochi sordo-muti , che in mati-imonio si unirono , ma tutti eblK-r figlii parlan- ti. Ora il numero dei sordo-muti in correspetlività degli udienti è ristretto: e pochi fra essi amano di dividere con una sposa e gli all'etti e le cure. Rie- sce perciò malagevole il determinare matematicamente la questione. Se poi la natura seguisse a questo riguardo una legge , noi dovremmo vederla verilicata jici figlii procreati da genitori all'etti da altra irregolarità come i ciechi. Ora il fatto ci dichiara il contrario, dunque anche la Sordo-miitolezza , non è jier solito ereditaria. 2. A determinare poi quelle cause che danno luogo a «piesto infortu- nio, il Tommaseo m' invitava colla Si'conda questione. Ma la natura non ri- sponde colla desiderata chiarezza alle nostre esperienze e qui si realizza , co- me in molti altri subjeiti, il pensiero giustissimo del Berard, che la fisiolo- gia è cinta da tenebre più che la filosofia dello spirilo. La Sordo-mutolezza è infatti alcune volte congenita, alcune acquisita, né le cause che sono atte a produrre la prima, si appalesano alle nostre indagini e con facilità e con certezza ; poiché 1' organo dell' udito è forse il inen conosciuto dagli anatomi- ci. La Sordo -inutolezza congenita ora procede da una eccessiva durezza nella nieinlnunu del timpano, ora dalla caduta dello stajiedio ; ora dal difetto di 3Go ATTI queir umore viscoso ila Cui il nervo acuslico è circondato , ed ora da una pa- ralisi della porzione molle del nervo medesimo. L' acquisita deriva sovente o dalle malattie eruttive alle quali l'età infantile è soggetta, o dalla influenza simpatica esercitata siili' orecchio da una dentizione pericolosa , o da febbri in- tlaiumatorie , o da violenti percosse , o da qualche umorale allezione. Spesso poi, dice Itard, la natura delle lesioni del senso uditivo è profondamente nascosta. E che un denso e misterioso velo vicuopra non di rado le cause del- le alterazioni organiche delle quali parliamo, ce lo dichiarano i tentativi qual- che volta felici, sovente infruttuosi per la guarigione. Il metodo di perfora- re la membrana del timpano concepito dal celebre Cherelden , eseguito la pri- ma volta dal Cooper, e dai moderni fisiologi perfezionato non oftVe che ristret- tissimo numero di fortunate esperienze in confronto delle moltissime inutili. Il mezzo somministralo dall' elettricismo ha prodotto effetti o momentanei o illusorii: fu insufficiente riconosciuto nella ostruzione della tromba Eustachia- na , della cassa del tamburo o delle cellule mastoidee; e fu trovato somma- mente pericoloso negli ammalati irritabili e nei sottoposti alle emorragie, alle congestioni cerebrali ed ai dolori di capo. O. Ma se è difficile il numerare le cause lulte partioplari che alla Sordo- mutolezza conducono; se riesce malagevole soni mamente l'applicazione dei ri- medii, i quali potrebber distruggerla , ci è dato per altro di sapere se fra gli infelici, che ne sono affetti, sia maggiore il numero dei maschi o quel delle femmine , il che costituisce la terza delle accennate questioni. Ognun conosce che Plauto coi seguenti versi: Nam multum loquaces merilo omnes habemus, Nec tnulam profecto reperlam iillam esse Hodie dicunC mulierem ullo in saeculo. (Aulul: Act. IL Se. I.) poeticamente scherzava sulla indomabile loquacità della donna. No la natura in questo caso non predilige più 1' un sesso che 1' altro ; né le leggi che fis- sò r Autore dei giorni sugli esseri , si sospendono a prò della donna , e si adempiono per formare la disavventura dell' uomo. E ben vero però, che le più esatte statistiche , e le osservazioni parziali di non pochi indagatori ci as- sicurano, che il numero dei sordo-muti maschi è maggiore di quel delle fem- mine. 111. Eschke ci attesta , che 5'5() individui si trovano in una popolazione di un milione : ed è d' avviso che verso il Nord e nelle vicinanze del mare la infermità maggiormente si estende. L' Abate Ziegbein conta 6876 sordo-mu- ti fra 11500000 abitanti; e dimostra che il numero dei maschista a quel del- le femmine come 1032 sta a 694. Quindi in una popolazione di 1341000, co- me in Toscana, il numero dei sordo-muti, secondo la statistica dello Zeigbein sarà di 802 individui , fra i quali 480 maschi , e 322 femmine. D E L L' A e G A D E M I A 3Gi Fa iV iirnio per allro osservare che in Toscana, attesa la dolcezza del clima e l'incivilimento, (juesto numero è troppo forte; ma prendendone an- che una terza parte , per 1' uomo compassionevole è sempre grande. Il perchè poi il numero dei maschi sordo-muti debha esser magi:;iore di quello delle femmine non ardirei con rigorosa esattezza determinare. Può dipendere diJ senerale rapporto dei maschi alle femmine che in una popolazione è fissato come 17 a JG: può derivare dal maggior numero delle cause di sordità, alle quali i masclii vengono esposti in paragone delle femmine; ma sopralutto pro- cede da condizioni che 1' occliio dell' osservatore non è atto a conoscere, né la mano dell' anatomico è potente a svelare. 4. Comunque ciò sia , {[uesti esseri privi dell' organo dell' udito sono costretti ad usar di continuo dell'occhio per acquistare quelle cognizioni, alle quali da una naturale curi(3sit;'i sono spinti. Ma 1' organo della vista è forse in tutti acutissimo , ed in tal modo la natura ha compensato in un senso ciò che ha tolto nell' altro? Ecco la quarta questione propostami dal Tommaseo. A risolverla noi non abbiamo bisogno che di fatti , e questi sono molti e os- servabili. No , non bisogna credere, come moltissimi fra i fdosofi hanno estima- to, che la natura compensi in un senso ciò che ha tolto in un altro. 11 sordo- muto possiede, generalmente parlando, un occhio più perspicace ed attivo, ma perchè privo dell' organo dell' udito , è costretto a perfezionare il senso che vi supplisce , come il cieco nato perfeziona il tatto che nei bisogni della vita è suo maestro e sostegno. L' educazione dei sensi è dunque il solo mez- zo per renderli attivi; perchè 1' educazione dei sensi è per il mondo fisico ciò che r educazione dell' intelletto e del cuore è per il mondo morale. 5. Né, promovendo questa educazione nei sordo-muti, devesi trascurar quella del tatto ; perchè se per nuova disgrazia acciecassero , abbiano almeno in questo un sollievo. E questo pensiero , che il Tommaseo mi annunzia col- la quinta questione , è un pensiero pieno di verità e degno di uomo che aven- do una mente sagace, possiede un cuore da nobili all'etti animato. L' arte di istruire il sordo-muto , diceva un filantropo , è 1' arte di parlar colle mani e d' intendere per V occhio ; cioè 1' occhio è il mezzo d' introdiu-re nell' anima di questo essere che va rigenerandosi la parola disegnata coi diti , come 1' orec- chio è per noi 1' unico mezzo con cui 1' anima percepisce la parola dal lab- bro altrui pronunziata. Ora abituiamo il sordo-muto a qualche istruzione già pervenuto ad intendere la parola scritta sulla sua mano dalla nostra; e se la maestà dell' universo sensibile sparirà dalla sua vista per cecità sopraggiunta, avrà almeno una consolante risorsa nel suo tatto educato. 6. E questo tatto utilmente educato a ricevere delicate impressioni, po- trà essere un facile mezzo per dirigere 1' attenzione del sordo-muto a dedur- i"e dalla varietà del tremito impresso nell' atmosfera la varia natura dei suoni come appunto chiedevami il Tommaseo nella sua sesta questione. Sì, il suono Tolto X. 55 363 ATTI nitro non è che un moto di vibrazione Ja un corpo comunicato al fluido che lo circonda e trasmesso fino all' organo dell' udito. E poiché nel sordo-muto le impressioni auditive son nidle , massime dunque esser debbono quelle del tatto. 7. Ed è appunto coli' educazione del tatto e dell' occhio, che il sordo- muto può con paziente fatica conoscere il meccanismo della parola e perfe- zionare a poco a poco 1' organo inattivo delia sua voce. Infatti questo con- cetto, che forma 1' ultima delie cpiestioni direttemi dal Tommaseo sullo stato fisico del sordo-muto, erasi di già posto in esecuzione prima assai che il L' Epeé avesse tracciato il sistema di un insegnamento proficuo. Il benedittino Ponce , che mori neh' anno 1581 insegnava infatti a parlare ai sordo-muti che nella sua provincia allora trovavansi. Il Bonnet nella sua opera intitolata Riduzione delle lettere, ed arte d' insegnare a parlare ai sordo-muti^ continua i processi dell' in- ventore. L' Amman in Olanda sulle traccie del Van-Helmont, scrive nel 1G92 il suo surdus loquens, cioè una dissertazione sulla parola; e il D. Wallis nel ITSo presenta alla Inghilterra il quadro di una artificiale pronunzia a vantaggio del sordo-muto. INè il de 1' Epeé, che ai metodi impiegati dagli antecedenti aveva sostituito un mimico linguaggio metodico e i caratteri della scrittiu-a alfabetica, volle trascurare l'arte di perfezionare il meccanismo della parola nel sordo-muto. Ma il vantaggio della pronunzia non sarebbe completo per un individuo che non ode il suono della stessa sua voce , qualora seriamen- te non ci occupassimo d' istruirlo nell' arte di leggere sul labbro altrui i vo- caboli della lingua. Ed ecco che 1 organo della vista è per questo infelice il mezzo prezioso del suo intellettuale perfezionamento; ecco che gli altri sensi ben educati addivengono per lui come per gli altri individui della umana fa- miglia , xm istrumento felice di cognizioni importanti : ecco infine come 1' oc- chio ed i gesti di questi figli della sventura possono servirci di mezzo onde conoscere quanto si asconde nel santuario dell' anima loi'O e guidarli alle ri- velazioni della natura. Così noi abbiamo aperto una via per risolvere le se- guenti questioni sulla condizione morale del sordo-muto non educalo invia- teci dal Tommaseo. 1. Quali tracce di sentimento morale possono conoscersi nei sordo-mu- ti non educati? 2. Qual differenza tra i figli del povero e del ricco, del villico e del cittadino ? 3. A quali atti di ferocia e di sdegno', educati o no che siano , soglio- no essi abbandonarsi? 4. Sentono in sul primo più 1' odio, che 1' amore? 5 inclinati a diffonderlo in molti individui? 6. Si amano più strettamente fra loro, o non mostrano in ciò differen za dagli altri fanciulli? 5. Restringono jl' affetto loro all' educatore ed a pochi ', ovvero sono D E L L' ACCADEMIA 3G3 7. Lii hclIc/./.a fisica lia mollo |)Otere su di essi? 8. Seiilono il fieno tlel pudore, quanto clii ne riceve avviso dalla pa- rola deqli alili uomini, o meno? 9. Coir andare del tempo si spogliano da ogni sospetto , diventano con- fidenti e coraggiosi al bisogno? 10. Colgono il lato del ridicolo delle cose, o amano la contraflazione igno- bile e maligna? 11. \i tra essi molta varietà di carattere; o tutti, o almeno gli educa- ti da un istitutore medesimo, si somigliano? Ora chi Ila presa viva parte nelle risolute cjuestioni sullo stalo fisico di questi imlividui , che toccano il cuore , e vi destano tenera la compassione , non può a meno di riconoscere quanto proficue all' ideologia e alla morale esser debbano le accennate , alle quali con laconismo mi sforzerò di rispondere. In- cominciamo dai falli. J. Questione. Un errore assai pernicioso per l'umanità, per la filoso- fia e per la stessa morale, un errore riprodotto, accolto, accreditato ai gior- ni nostri da non pochi scenziati , si è quello appunto di ricusare al sordo-muto ogni traccia di sentimento morale, e di farlo dipendere dall'impiego esclu- sivo dei segni. Escano questi filosofi per un momento dal gabinetto loro; si partano un istante dal seno delle loro astratte speculazioni; soffrano di es- sere collocati alla presenza di uno di que' sventurati fanciulli, ai quali la na- tiua negò l'organo delf udito, e conosceranno quanto sia assurda la loro precipitosa sentenza. L'interessante Lenoir. allievo dell'istituto Francese, ri- sponileva a chi interroga vaio sullo stato dell" anima sua prima della ricevuta istruzione, che ei distingueva il Ino ed il mio; che sentiva il dovere di ob- bedire ai cari suoi genitori , e che ci'edeva delitto il mentire. Il sordo-mu- to Berthier, oggi ripetitore nelle scuole di Parigi, diceva, che prima della sua educazione sentiva profondo disprezzo contro chiunque avesse ardito di togliere la roba altrui. Io stesso ho avuto luogo a esperimentare non picco- lo numero di sordo-muti non educali; ed in tutti ritrovo sviluppate più o meno non poclie tracce di moral sentimento. Ciascuno di essi giudica ma- le nuocere agli altri , lodevole fare il bene : ciascuno è fortemente attacca- lo a ciò che gli è proprio , come sente il dovere di rispettare ciò che agli altri conviensi ; ciascuno ha la coscienza di essere giustamente, o ingiustamen- te punito, ed avverte i compagni del suo infortunio a non commetlere biasi- mevoli azioni : ciascuno conosce la distinzione che esiste fra la verità e la mensogna. Ma questi falli sfuggirono al Francese Sicard , al Raphael , agli Eschke, istitutori Alemanni, ed all'Inglese scrittore sull'arte d'istruire i sordo-muti di nascita, 1* Arrowsmith. Né è intendimento mio di dedurre da queste osservazioni 1' esistenza di un senso morale, come quello sostenuto dal- l' Hutcheson, dal Shastesbury, dal Cumberland ; come non posso essere cieco 364 ATTI segnnce della massima Aristotelica, che niente avvi nell' intelletto, se dappri- ma non sia passato per i sensi. Soltanto parmi potersi ragionevolmente fissa- re, che nel sordo-muto non educato, come in qualuncpie umano individuo il moral sentimento esista qual legge della natura, non già come scienza; che r occasione delle azioni determinate , e particolari serva a svilupparlo opportunamente; e che l'artificiale linguaggio non sia che il mezzo di fissare la generalità del morale concetto. Se infatti il germe dei sentimenti morali non esistesse nelle costituzioni originarie delle anime umane; se questo germe non potesse avere con facilità somma sviluppamento, a che servirebbe 1' educazio- ne ? L istitutore è una guida che all' allievo rivela quanto nell' anima sua si nasconde; che lo esprime per dire cos'i con una forma determinata; che lo presenta in un aspetto più generale ; ma 1' istitutore nulla crea , ed infonde neir altrui spirito , peixhè nulla può crearvi ed infondervi. Ecco la mia opi- nione. 2. Questione. In ordine poi al determinare, se avvi differenza tra i fi- gli del povero e del ricco, del villico e del cittadino , noi possediamo abbon- devoli fatti e ragioni. Il sordo-muto che appartiene alle classi povere della società, ha poche idee, fugge il consorzio delle persone per nascita, o per di- gnità ragguardevoli, ed il suo morale sviluppamento al pari dell" intellettuale è assai più lento e ristretto, che quello dell'ordinario fanciullo. Egli ama per alti'o la compagnia dei coetanei di povera condizione , prende interesse ai di- vertimenti puerili , e si allegra alla vista delle popolari adunanze e delle pub- bliche feste. Il villico poi , e specialmente qualora sia nato in luoghi solitaini e deserti , può rassomigliarsi ad un bruto impaurito alla vista di uomini per- secutori. Ei si rilira nell' angolo di quella camera ove lo collocate, e bieco vi guarda , come uom che sospetta. Le carezze dei suoi compagni lo irritano anzi che ricondurlo nel circolo della vita; 1' autorità del comando fa crescere i suoi timori e i sospetti; e 1' apparato della gioja commune e del festevole divertimento non ha potenza di ritrarlo dalla sua situazione più prossima al- lo stato di ferocia , che a quello di umanità e di dolcezza. E a dissipar la tri- stezza dall' animo di questo infelice , e a prepararne 1' intelletto a conoscere, e a disporne il cuore all' educazione, non pochi giorni abbisognano e molte cure pazienti. Al contrario il sordo-muto che appartiene all' elevate classi so- ciali , o è di ricca fortuna , ha lietissima Csonomia , si famigliarizza con facilità , è disposto allo sviluppo dei nobili sentimenti e prende interesse in tutte le cose. Né questi fatti debbono sembrar singolari. Il sordo-muto può collocar- si per disposizione interiore al livello degli ordinarii fanciulli; e se ad esso manca 1' organo dell' udito , ha per altro esercitato I' organo della vista , e con questo egli può acquistai-e giornalmente mille idee , che elaborate dall' ani- ma, formino un piccolo tesoro di cognizioni , e gli rivelino in parte le relazio- ni sociali. Ora datemi un fanciullo o sordo-muto , o parlante , il cjuale sia per D E L L' A e G A D E M 1 A 36H posizione sociale condannato all' isolamenlo, ed avrà un cii-rolo f;ssai rislietlo d" idee, come rislrelte saranno le sociali sue relazioni. Dalenii un fanciullo o sordo-muto , o parlante , che viva in mezzo a città popolose , e noi vedremo crescere l'intellettuale suo patrimonio, e tnollipllcarsi le sue relazioni sociali. Il sordo-muto insomma al pari degli altri uomini ha hisogno dell" azione del- le circostanze, aflinchè 1' anima sua pervenga ad una cognizione più o meno estesa degli oggetti , che compongono 1' universo. Grave principio, e di una applicazione assai grande! osseiTazione im- portante, che fa sentire ai padri e agli educatori 1' essenziale dovere di non trascurare un momento senza dedicarlo al real vantaggio dei piccoli figli. O. QuKSTiONE. Ma investighiamo a quali alti di fei--cia, o di sdegno so- gliono abbandonarsi i sordo-muti. Se noi osserviamo (piesti infelici lasciati in balia della loro sventura, e con occhio superficiale li seguiamo nel corso del- la loro misera vita, siamo tentati a pronunziare una precipitosa sentenza, te- mici generalmente di tutto quello che non ha la più marcata fisonomia di can- dore, giudicano senza riguardo, e condannano senza prove. Il più lic\e di- sprezzo 1 irrita; la più piccola oiTesa li eccita alla vendetta; un mal misurato rigore li rende intrattabili e feroci per fino contro se slessi. Io ne ho vedu- ti alcuni armarsi di un ferro per colpire colui che li aveva dilegg'ati; ho udi- to, che altri avevano reagito con forza con i genitori propri, che tentavano di deviarli da perniciose tendenze; e sono stato spettatore di molli, i quali inaspriti da una correzione violenta si gettarono frementi per terra, e, insen- sibili a quella mano che gli accarezzava, hanno ricusato per qualche tempo anche il cibo. Terribile condizione di un infelice che sente 1' imperio delle passioni, senza avere un animo capace a dirigerle e a moderarle! Il quadro però che ci presenta un sordo-muto educato è ben diverso. A misura che il suo intelletto diviene potente c ATTI che sovente percuote senza i-ilegno chi osò di oli raggia rio. Per lo che nei cri- minali processi intorno a ferimenti e percosse fatte dal sordo-muto nel mo- mento dell' ira, il giudice dovrebbe detrarre nell' applicazione della legge una parte di pena. Io lascio al Giureconsulto lo sviluppo di questo principio , con- tento di averlo enunciato , e passo all' esame della quarta questione , cioè se i sordo-muti non educati sentano in sul primo più 1' amore che 1' odio. 4. Questione. L amore, quell'energico sentimento che dalla natura ci è dato per conservarci , che ci stringe agli autori dei nostri giorni , e che ci fa essere il continuo oggetto delle paterne sollecitudini; quel mezzo sacro per cui due cuori con un concerto meraviglioso si unisc-.Tio insieme, e identlGca- no per dire così i pro£:!etti loro ed i voti; quel dolce trasporto che ci lega sì fortemente alla patria ; quel fuoco che trasfondendosi per le viscere dell' uma- na fiiiniglia la vivifica, e la rende tranquilla e beata; quel solido fondamen- to • su cui 1 Uomo-Dio volle eretto il celeste edifizio di quella religione , che daW umana dhperaziom fa , per fona di creazione mirabile , sorgere più efficace e più salda una immorlale spevanìi; sì, 1' amore non può essere che il primo a svilupparsi ne! sordo-muto. Infatti l'amore è passione originaria, primitiva, fon- damentale, perchè 1' uomo è natui-almente portalo a tendere ai bene; l'odio è avversione a lutto quello che si oppone all' acquisto di questa fine 5 è un arme data allo spirito per respingere lutto quello che tende a distruggere la individuale conservazione. Duncpie I' odio che perturba V animo e lo fa sof- frire, nasce nell'individuo allorché questi trova un ostacolo, o al consegui- mento, o al possesso di un oggetto da lui amato. Ora il sordo-muto, che sente la spinta data dalla natura a tutti gli uomini verso un bene, deve sul primo essere portato spontaneamente all'amore, ali amore di se stesso, ali a- more di tutti quelli i quali concarrono al suo ben essere migliore. E a que- sto riguardo Io avrò eterna la i-eminlscenza di quel sordo-muto, allievo del Ligiu-e stabilimento, il quale a chi lo aveva interrogato e se i sordo-muti fosse- c< ro capaci di amare >j rispose : >■> / sordo-muti hanno eglino il cuore 't » Quindi se il sordo-mulo s Irrita, se odia, ciò proviene in conseguenza dell'azione di mia causa, la quale si oppone al conseguimento di un qualche bene già da lui conosciuto ed amato. E questi prlnclpii ci fanno strada a rispondere all' al- tra questione propostaci dal Tommaseo. 5. Questione. I sordo-muti amano generalmente tutti coloro dai quali ritraggono benefizii. JMa poiché fra questi debbono annoverarsi in singoiar mo- do i genitori propri, e gli educatori , così Terso di essi con maggior forza tra- sfon»>:-st>;« (^4. CD ' s^'iisna^s ©2S2iiia3 O SSERVAZfONI sopra ì vermi intestinali, colla descrizione di qualche nuoto genere e nuova specie. Del Doli. Luigi Uolaxdo , Professore di Medicina Pratica, Direttore dell' Orlo lìutmiico. Protomedico del Capo Sassari, Mem- bro del Cotleijio Medico, deW Università e deW Accademia delle Scienze di Torino, e Socio dell Accademia di Siena Pig" ^ Descrizione delle Fiyure della Tavola 1 ce 12 RICERCHE Chimiche sopra le miniature di un antico Manoscritto. Del Doti. Antosio F aerosi di Arezzo, Socio di varie Accademie ce 15 Esperienze istituite col Cloro, ed (diri reagenti. , . . . . re 14 Composizione deW amico inchiostro, e dei colori adoperati nelle antiche Miniature ce 16 Dei Mordenti usati per applicarvi V oro ce i22 DISCORSO sopra alcune difficoltà che occorrono nella triangolazione di un ter- ritorio dato a misurarsi. Del fu Doti. Si-:rafi.\o Rel/.i , P. Professore di Geometria nelP I. e R. Università di Siena , e Socio deW Accademia Fi- siocritica ce 2;, Modo di evitare /' inconvenienti prodotti dagli angoli troppo grandi 0 piccoli. ce 2o Delle difficoltà pratiche che accompagnano la riduzione degli angoli al centro di stazione ce 2 J Quali stazioni sieno da preferirsi nelle triangolazioni. .... ce o5 DISCORSO sulle cause dei Terremoti. Del fu Padre Massiviliaxo Ricca del- le Scuole Pie, P. Professor di Fisica ne//' /. e R. Università di Siena, Socio Fisiocritico , e di varie altre Accademie ce o6 3-6 MEMORI A sulla uliliià dell' Àrsenniro di' Potassa nelle Febbri intermittenti'. Del Doli. Filippo C.irrbsi , già Medico-Chirurgo condono nella nobil 1 Terra del Munte S. Savino . ora Professore di Materia Medica e Farma- cologia neir 1. e R. Università di Siena Pag. 42 V Arscniuro di Potassa sperimentato sopra ìòG .individui ... ce 54 OSSERVAZIONI pratiche suW uso medico dell" Alcool ed Ammoniaca in al- cuni avvelenamenti vegetabili. Del Doti. Francesco M/agori Professore di Medicina comparata nel Regio Liceo di Lucca, Socio di queW Acca- demia, Zooiatra al servìzio di S. M. la Duchessa , Incaricato della poli- zia sanitaria delle carni ec c< 58 ESPERIMENTI fatti sul Canale d' Ombrane, a riprova di una formala Idro- metrica. Del Dott. GwsEPPE Piasigiasi', P. Professor di Fisica Speri- metUale neW I. e R. Università di Siena. ( Con Tavola ) . . . . . ce 62 o ANNOTAZIONI sul Veleno Viperino. Del Cav. Conte Jacopo Graberg di Hemso , Console Generale di S. M. Svedese, R. Ciamberlano , e Bibliote- cario Palatino di S. A. I. e R. il Granduca di Toscana, Socio corri- spondente delP Accademia Fisiocritica ce t>9 Esperienze sul morso della Vipera, . « 70 RICERCHE sopra il Lichen Tslandicus, per provare la vera natura della sua Gelatina , o sostanza nutritiva , e sulle applicazioni che può avere a van- taggio della società umana. Del Sig. Policarpo Baxdini, .iccademico Fi- siocritico ^ CI 74 Azione di xarii agenti chimici sul Lichen Islandicus « 76 Modo di distinguere la sua ftcula. . . ■ ce 79 OSSERVAZIONI pratiche sidr uso della Segale Cornuta nella Distocia Diu- tina. Del fu Medico-Chirurgo Doti. Bbvno Bruxj , Infermiere neW I. e R. Spedale di S. Maria della Scala di Siena ce 84 Istorie di 15 casi di Dtjstocie accadute nello Spedale di Siena, felice- mente trattati colla Segcde Cornuta te 85 BREVE narrazione di una Gastro-Isterotomia eseguita dal Dott. Giuseppe Bes- N ardisi ., Medico-Chirurgo ce 95 RELAZIONE di un Diabete curato col Bagna a Vapore nella Sala di Clini- ca interna deW I. e R. Università di Siena, diretta dal Professor Cav. Stanislao Grottanelli de" Santi. Del Dott. Giuseppe Leosabdo Danesi, ce 102 377. ESPOSIZIONE di un melodo per ottenere la prrfiiiu riduzione delle xoxianze animali a solidità lapidea. DelT Abate Fi:i.\ci:sco Iìm.d.uxom , Prepa- ratore e Conservatore dell I. e II. Museo di Storia Naturale dell' Accade- mia Fisiocritica . . . , Pjig. Ho Facoltà del Sale d' Alembroth di petrificare le sostanze ammali . ce 115 Le Sostanze Animali state luuyamenle immerse neW Alcool , si preser- vano anche fuori di esso « 116 CONSIDERAZIONI Teorico-Pratiche intorno alla Cistolomia e Litotripsia del Dott. ZisoDi Pecciuuli , Professore di Clinica Chirurgica e di Medici- na Operatoria neW f. e R. Unirersità di Siena « 117 Confronto dille due operazioni fra loro, relativamente alla sicurezza delta riescila « 121 Enumerazione dei casi in cui non è applicabile la Litotripsia. . ce 129 BREVI cenni sulle acque Minendi e Termoli deW Isola di Sanlorino in Gre- cia. Del Dott. Giuseppe Conte De-Cig.ìlla , Protomedico Provinciale di Thera, Presidente della Commissione Sanitaria di Santorino , Membro di varie Accademie ce 140 ELOGIO di Paolo Mascagni, Principe degli Anatomici del suo secolo già Presidente perpetuo dell' Accademia dei Fisiocritici di Siena , e Socio del- le più illustri Accademie d' Europa. Del Cav. Professore Staxisl.io Grot-^ TASF.LLi De' S.t.\Ti , già Segretario di detta Accademia. :...«. 144 Discorso pronunzi. do dall' Autore all' Accademia delle Scienze di Pa- rigi sulla Grande Anatomia del Mascagni ce 149 OSSERVAZIONI intorno a due anomalie mostruose esistenti nel Gabinetto di Anatomia Patulojira dell' /. -e R. Università di Siena. Del Dott. Ai.hs- sAyono ConriCEi i.i . P. Professore di Fisiologia e Patologia nella stessa Università ( Con Tvvola ) et loi Feto mostruoso col cuore pendente esteriormente al torace ... ce 1Ó6 Altro feto cogli intestini pendenti nudi fuori del ventre . . . . ce 100 DELLE OSSERVAZIONI Meteorologiche fatte nella Università di Siena negli anni IH-ID e 18':0. Memoria del Dott. Giuseppe Piasigiasi P. Profes- tore di Fisica nella detta Università ce 1(55 Dimostrazione grufìca dei movimenti del Barometro , del Termometro e dell Igrometro ( Con Tavola ) ce 107 Osservazioni .ìlcteorologiche negli anni suddetti ce 175 Tono X. 57 3-8 ESTRATTI di alcune altre Memorie. I. Sul modo di ottenere la Calce in istalo di purità. Del Doti. Pietro Tostili P. Professore di Chimica neW I. e R. Università di Siena. P;ig. 257 //. Sopra un polipo delle vie aeree. Memoria dd Doti. Feruisasdo àxto- Lixi P. Professore di Clinica \Medica neW I. e R. Università di Sietta e Socio di varie Accademie u 251) ///. Descrizione di una Pressa Idraulica applicata come forza motrice. Invenzione del Nohil Sin. Celso Petrucci già Bargacli , Rettore dei RPi. Spedali riuniti di S. Maria della Scala di Siena ( V. Tavola 5." ) ce 244 IV. Sopra un nuovo metodo di costruzione e copritura dei tetti, come mi- glioramento deW attuale. Memoria del Maggiore Enrico Mocexm ( V. Tavola 5." ) ce 247 PROGRAMMA dei Premii proposti daW Accademia Fisiocritica aW oggettn di promuovere /' industria agraria e manifatturiera nel Compartimento Senese " . • « 2j1 PRÈMII conferiti daW Accademia Fisiocritica agli Studenti dell' Università Se- nese nella Classe Fisica, negli anni decorsi dal 1858 al 1841 . . ce 253 STATO attuale dell' I. e R. Museo di Storia Naturale dell" Accademia Fi- siocritica ce 255 PARAGRAFO di lettera diretta il 20 Agosto p. p. dal Doti. Raffaello Le- pri al Professor Ferdinando Antolini, e riguardante la Memoria sapra la Gastro-islerotomta inserita in questo Volume a pag. 95 ... ce 280 D '6oitte -óeconaa* — EI danni provenienti dalla immoral condotta dei Conj'iigati. Memoria del fu Dottore Don Luigi Capivaxi, P. Professore di Teoloijia Doinmatica nel- V I. e R. Università di Siena Pas. 263 ESAME Critico di due pctsH deW Ideologia del Sig. Deslutt de Tracy , dal quale residta una nuova dimostrazione deW immaterialità deW anima. Me- moria del fu Commendatore Dasiello Berlischieri , già Provveditore deW I. e R. Università di Siena , e Vice Presidente deW Accademia, ce 273 Se possa a no un ente perfettamente immateriale conoscere f esistenza della materia „ 275 Se possa o no concepirsi alcun ente privo di parti e di estensione. « 278 PERCHÈ i Filosofi sono cosi discordanti circa i fondamenti della Morale, quan- do poi generitlnienle convengono circa le conseguenze ed i doveri che ne derivano? Memorici del Imcdesimo Autore « 282 SULLA vera interpretazione di un passo d'' Omero e di Virgilio. Discorso Fi- lologico del Socio corri/pondente Sig. Prof. Fn.tscEsco Del Fvpia , Ac- cademico della Crusca «2!)! Spiegazione del passo deW Iliade lib. 1. ver. 316. ce 21)3 Spiegazione del passo deW Eneide lib. I. ver. ■\ c< 300 COLPO rf' occhio sulla Maremma Senese, dal Governo di Pietro Leopoldo Granduca ed Imperatore in poi. Memoria I. dcll^ Avv. Vi.\ce.\zo Maria Passeri , Socio ordinario n 505 CONTINUAI [OXE al colpo (T occhio sulla Maremma Senese, Memoria II. del medesimo .Autore ce 317 Della necessità delle operazioni idrauliche onde migliorare il clima Maremmano «. 320 Degr incoraggimenti che servir possono di utile impulso agli abitatori delle Maremme ce 324 38o Dei mezu onde conservare t benefìct't che ottenuti si fossero dal risorgi- mento della Vroviìicia Inferiore Pag. 325 SOVllA i diversi sistemi di Agricoltura, Memoria del Socio Ordinario Nubil Leo- nida Laxducci « 332 SDL modo col quale potrebbe studiarsi nel Diritto Romano la Giurisprudenza Civile propriamente detta. Memoria del Socio corrispondente Avvocato Pie- tro Griccioli „ 348 SULLO stato fisico e morale dei Sordo-muti. Memoria del Socio ordinario P. Tommaso Pendola delle Scuole Pie , Professore di Filosofìa razionale e mo- rale neW I. e R. Università di Siena, in risposta ad alcune questioni pro- poste dal Doti. Niccolò Tommaseo . « 357 PREMI! d' incoraggimenlo conferiti agli Studenti deW Università Senese nella Classe Morale dalP I. e R. Accademia dei Fisiocritici negli anni decorsi dal 1858 al 1841 » 373 -«*^>-^^ S «^ -<^*"- ALCUNE CORREZIOIVI Dalla ]>n£;. 187 alla 199 nelle colonne dello «. Slato del Cielo » ove incontrasi air 0. (all'ovest), leggasi aW o. (all'orizzonte). Alla pag. 244 verso 5 da basso , invece di acceiitrica , leggi eccentrica. È occorso un errore nella numerazione dalla pag. 173 alla ÌHS , ove la prima ci- fra è 2 invece (/' 1. I