J^* = '«« ^4 ''■■ J*-'^ 1 *'^«' ^ * Llr. rLu^ ''^^(L i ^^pS ^-^ MllS '^i ^ * ^ t^^ Jf f. , ^ ^ ''m^' " V > ■■^» mH_ i' ^ l/T' W\ r»*- ,i,x ,./; >' > :^ *v^ r*-«i -^tW> ;^^ -^ ra^- T. I. A T T I DELL' ACCADEMIA PONTIFICIA DE NUOVI LINCEI f.ltCi.A.y. i f f i DELL ACCADEIA POMFIOA DE Movi mm PUBBLICATI CONFORJIE ALLA DECISIONE ACCADEMIGA del 22 dicembre 1830 E COMPILATI DAL SEGRETARIO TOMO XI. - ANNO XI. (1857-58) ROMA 1857 TIPOGRAFIA DELLE BELLE ARTl Piazza Poll n. 91. -■ .ft «b \i<. \ V — ELENCO DEI SOCI DELL'MCADEIIIA PO^TIFICIl DEIUOVI LIMEI I)AL '3 LUGLIO 1847, EPOCADEL SUO RISOmilMENTO, FINOA TUTTO IL UltEMBHE DEL 1857. SO€I OliPINiiRI EPOCA DELLA ELEZIOKE 3 luglio 18i7 9 gennaro 1853 3 luglio 1847 ALBORGIIETTI conte GIUSEPPE. {Defimto il 21 novembre 1851). ASTOLFI abate OTTAVIANO , professore di matematica nel collegio di Propaganda Fide. BERTINI P. MICHELE, chierico regolare della Mad re di Dio. » » BONCOMPAGNI D. BALDASSARRE dei prin- cipi di PIOMBINO. » » CAETANIcoinniendalore D.MICHELANGELO, principe di TEANO , colonnello direllore e coniandante del corpo dei vigili pompieri. {Ri- nuncib nel 6 dicembre 1848, epasso fra gli acca- demici onorari nel 12 gennaro 1849). » » CALANDRELLI D. IGNAZIO, professore di ol- tica e di astronomia nell'iiniversila di Roma. 13 giugno 1848 CAPPELLO dotf. cav. AGOSTINO, consigliere emerito del supremo magistrato romano di sanita. CARPI dott. cav. PIETRO, professore di mine- ralogia , e storia naturale neiruniversita di Roma. CA VALIERI SAIN BERTOLO NICOLA, profes- sore emerito di archiletlura statica e idraulica nell'universita di Roma. 3 btcjlio 1847 — VI — tPOCA DELI.A ELEZIO.VK 22 febbmro 1852 CICCOLINI cav. LUDOVICO , commcndatorc dcll'ordinc gcrosolimilano, gia profcssore di aslronoinia noil' univcrsita di Bologna. {De- funio il 24 aprile 1854). :l luijlio 1857 ClIELIM P. DOMENICO doUc Scuole Pie, pro- fcssore di meccanica e idraulica neU'univer- sila di Bologna. )) )) ClUFFA monsignor LEANDRO, professore ono- rario di bolanica neiruniversila di Roma. „ » COIN CIOLI dolt. ONOFRIO,membro del coUc- gio iilosofico neU'univcrsita di Roma. {Defunto U 12 febbraro 1851). )) COPPI abate ANTONIO. „ ), DE MATTHAEIS dott. GIUSEPPE , gia pro- fcssore di clinica medica nell' univcrsita di Roma. {Defunto il 17 sellembre 1857). » » DE VICO P. FRANCESCO, della compagnia di Gesu, direttore dell'osservatorio aslronomico del coUcgio romano. {Defunto il 15 novem- bre 1848). » » DONARELLI dott. CARLO professore di fisio- logia , e botanica pralica ncir univcrsita di Roma. {Defunto il 23 dicembre 1851). » » FERRARINI P. ANTONIO , della compagnia di Gesu, presidente del coUcgio fdosofico nel- I'universita di Roma. 2 inarzo 1856 FIORINI contcssa ELISABETTA. •^ lurjlio 1847 FOLCHI dott. GIACOMO, professore di materia medica, e igicne neU'universita di Roma. {De- funto il 12 (Kjosto 1849). 30 fjimjno 1850 MAGGIORANI dott. CARLO, professore di me- dicina politico legale neU'universita di Roma. — vu — EPOCA di;lla elezione 3 liKjlio 1847 MASSIMO D. MARIO, duca di Rignano. » » MAZZANI canonico D. TOMMASO, professorc di mcccanica , e idraulica neU'universila di Roma. » » METAXA' dolt. TELEMACO, professorc di zoo- logia neU'universila di Roma. (Defunto il 22 gennaio 1851). » )) ODESCALCHI principe D. PIETRO, dc' duclii del SIRMIO. {Defunto il 15 aprile 1856). 4 febbraro 1849 ORIOLI FRANCESCO, professorc di archeolo- gia ncll'univcrsila di Roma. {Defunto il 4 no- vembre 1856). 3 luglio 1 847 PARCHETTI P. LUIGI, de' chierici regolari So- maschij membro emcrilo del coUcgio fdoso- fico ncll'universita di Roma. {Defunto il 10 lurjlio 1849). )) » PERETTI PIETRO, professorc di farmacia pra- tica neU'universila di Roma. {Rinuncib nel 25 aprile 1848). )) » PIAxNCIANI P. GIAMRATTISTA, della compa- gnia di Gcsii, gia professorc di fisico-chimica ncl collcgio romano. » )) PIERI GIULIAjNO, professorc d'inlrotluzione al calcolo sublime neiruniversita di Roma. » ). POGGIOLI dolt. MICHELANGELO, professorc cmerilo di bolanica teorica neU'univcrsita di Roma. {Defunto il 4 maggio 1850). 11 magrjio 1848 PONZI dolt. GIUSEPPE, professorc di anatomia e fisiologia comparaliva ncH' universita di Roma. 22 aprile 1849 PROJA D. SALVATORE, nominato a profes- sorc fuluro di elemenli di matematica ncH'nni- versila di Roma. — VIU — K .r /• /:- y c->i »i !•■»' CPOCA DELLA EI.EZIUNE 3 /»j///o 1847 RATTI dolt. FRANCESCO, profcssorc dl chi- ^ mica c farniacia noU'univcrslta di Roma. ( Sig. Duca dl RIGNANO D. MARIO MASSIMO (jenmro 1857 DiaiHIBlill IDSli (BD21inPii1?D i\OTiHDiaia 5 ottobre 1848 BIANCIII /av. GIUSEPPE, dii-cUo.e doll' L R. /i osscrvatorio aslronoinico di Modcna. ^ i/Mraro\8i[) BRIGIIENTI MAURIZIO, gia professore di geo- niclria descriltiva nella scuola dcgl' ingcgneri di Roma, ispettore cnierilo di acque, stra- de, ec. in Bolocna. ^^ 5 ollobrc 1848 CARLINI cav. FRANCESCO, direllore dell' L R. osscrvatorio astronomico di Milano. ^/ 19 c/icc»i6rc 1852 FLAUTI cav. VINCENZO, professore di ma- lemaliche, segrclario pcrpeluo dcUa R. ac- cademia delle scicnze di Napoli. // 4 febbraro 1849 GIULIO cav. CARLO IGNAZIO, professore di meccanica nella R. univcrsila di Torino. 5 ollobrc 1848 MAGISTRINI cav. GIAMBATTISTA , profes- sore di matamatica sublime nciruniversita di Bologna. {Defimlo il 1 novembre 1849). //I II mafj(jio\So\ MAINARDI GASPARE, professore di calcolo sublime nell' I. R. universita di Pavia. /^ 5 ollobrc 1848 MARLVNINI cav. STEFANO, professore di fisica sperinicnlale nella universita di Modena. , 3r 4 febbraro 1849 MATTEUCCI cav. CARLO, professore di fisica ncir I. R. univcrsila di Pisa. / 4 II vuifjrjio 1 85 1 MEDICI cav. MICIIELE, professore di (isiolo- cia nciruniversita di Boloena. ^#^ /t'^^^v^ /^<^^ ^c-^V//.,.^,/ .x.r,..-/^A^ ^/A^^ -o CAJ^A^f ^-^ / — XI — EPOCA DELIA ELEZIONE H settembre \8i8 MELLONI cav. MA.CEDONIO, diieltorc dcllo stabilimcnto fisico metcorologico di Napoli. (Defimto neW 1 1 arjosto 1 85 Vj. /^ 4 febbrmo 1849 MEiVyVBREA LUIGI FEDERICO, inembro della R. accademia dclle sclenzc di Torino. // 11 maggio\S5\ MINICII SERAFINO, piofessore dl matemafi- chc supcriori nell'iinivcrsila dl Padova. /<^ 5 oltobre 1848 MOSSOTJ I cav. OTTAVIANO FABRIZIO , professore di fisica malemalica, c mcccanica celeste nell' I. R. universita di Pisa. /f U fcbbraro \8i9 PARLATORE FILIPPO , professore di bola- nica , e di flsiologia vegelale nel miiseo di \ I .\ fisica e sloria nalurale in Firenzc. ^ ' )) )) PIOLA dolt. GABRIO, professore di malema- ticiie a Milano. [Defunto il 10 novembre 1850). ■7^ )) » PIRIA RAFFAELE , prefessore di chimica in Torino. ■^^ 1 4 seHemire 1848 PLANA commendatore GIOVANNI, dircf tore del R. osservatorio astronomico di Torino. "/^ 4 /e/»6raro 1849 PURGOTTI doll. SEBASTIANO , professore di chimica nell'universila di Perugia. ^3 )) » SANTINI cav. GIOVANNI, direttoredeir I. R. osservatorio astronomico di Padova. -7 :4 » » SCACCHI ARCANGELO, professore di mine- ralogia nella R. universita di Napoli. ?^ w » SISMONDA cav. ANGELO, professore di geo- logia , c di mineralogia nella R. universita di Torino. -7^ „ » TADDEI cav. GIOACCHINO , professore di chimica igienica c medica in Firenze. V ^ » )) TARDY PLACIDO, professore di matematiche. ^j )) )) TENORE cav. MICHELE, professore di bola- nica nella R. universita di Napoli. 7 / — XII Kl'OCA DCI.I.A KLCZIO.NE i febbmro 1849 ZANTEDESCHI cav. abate FRANCESCO, pro- fcssorc di llsica iiell' I. R. unlversila di Pa- dova. SOCI CORRISPONDENTI STRANIERI 17 »orcm6rcl850 AIRY G. B., dircllore del R. osservalorlo aslro- nomico di Greenwich. -y- 10 luglio 1853 AGASSIZ L., professore di sloria naturalc^^L /-/ \1 HovcmbrelSoO ARAGO F., segrctario perpeluo dcH'accadeinia /xi dellc sci^nzc dell' I. islilulo di Francia. {De- fuHto it 2 ottobre 1853). i> » BIOT cav. G. B. , nicmbro dell' accademia delle scicnze dell'I. istitulo di F^rancia. 10 hifjiio 1853 BOND, aslronomo a Cambridge. 17 »orewi6rel850 CAUCHY A., niembro dell' accademia delle scienze dell' I. islilulo di Francia. [Dcfunto net 23 magqio 1857). » » CHASLES MICHELE, membro dell'accademia ^ delle scicnze dell' I. islilulo di Francia. 3^(_^ )) )) DE/LA/RIVE/A., professore di fisica in Ginevra. » » DIRICLET, professore di malemaliche nell'uni- ^^ versila di Berlino. 10 IwjUo 1853 DE HUMBOLDT barone ALESSANDRO , in Berlino. )) DU BOIS REYMOD E., fisiologo a Berlino. 1 7 novctnbre 1 850 DUPERREY L. I., membro dell'accademia delle scienze dell' I. islilulo di Francia. 10 luylio 1853 £LIE DE BEAUMONT GIAMBATTISTA,^!^ —■-Co ^ i^r^j^jy'o /rs^ ^t.y^'-^'M-'/f^ Ct^/t>-^cZ^\^ — Xlll — tl'OCA Dtl.L.A ELi;/.10ML grelaiio perpcUio dciraccademia dclle scienze (leir I. islitulo dl Francia. n novembrelS5i) FARADAY MICHELE , membro della 11. so- cicta di Londra. » » FLOUUEiXS I. P., scgrelailo pcrpetuo dcH'ac- cadt'inia delle scienze dell' I. isliUilo di Francia. » » FORBES G. , professore di fisica in Ediin- burgo. )' » FUSS P. H., scgrclaiio pcrpetuo dell' I. R. ac- cadeniia delle scienze di s. Pielroburgo. {De- funto il 22 (jennaro 1855). )) )) FOUCALLT LEONE , fisico ricll' osservatorio astronomico di Parigi. » » FORCHHAMMERjI^grelario dclla sociela delle f (") ,' a ^ ry^' scienze in Copenaghen. ^ )> » ^^lfe§. l^LIAS, segretario della R. accademia Jellc scienze di Upsala. » » GROVE G. R., professore di lisica in Londra. " » GAUSS G. F. , professore di matematiche in GoUinga. {Defunto il 23 febbraro 1855). » » HANSEN P. A. , direltore dell' osservatorio aslronomico di Golha. » » HENRY, segretario dell' istituto Smilsoniano in Washington. » » JOHNSON, gcologo a Washington. » « lACOBI C. G. I. , professore di matematiche nell'universita di Berlino. (/>e/im^o «e/ 1850). 10 higlio 1853 lACOBI, professore di chimica in Pietroburgo. » » KUMMER , professore di matematica nell'uni- versita di Breslavia. » » KUPFFER, direltore doll' I. R. osservatorio di s. Pietroburgo. a — XIV — EFOCA DEI.I.A ELEZJONB 1 7 novembre 1 850 LAMl^I G., incmbro dell'accadcmia dcllc scicnzc dcir I. istitulo di Francia. 10 luglio 1853 LIEBIG baione GIUSTO, professore di chimicu in Monaco. » » LITROW , direllore dell' I. e R. osservalorio aslronomico di Vienna. » I) LIAIS E., aslionomo aggiunlo nell' I. osserva- lorio di Parigi. )) )) LORENTE, professorc segrelario della R. ac- cademia dellc scienze di Madrid, i febhraro 1 849 MAL AGUTI M. J. , profcssore di chimica in Rennes. 10 luglio 1853 MALMSTEN dolt. C X ■> professore di male- X ^ matica neU'universita di Upsala. i' )) B MURCHISON cav. R., presidenle della sociela gcologica a Londra. ? » MITSCHERLICH R., professore di chimica in Berlino. » » NEUMANN, doll, professore di malcmatichc, e fisica neU'universita di Konisberg. » » OSTROGRADSKY , membro dell' I. R. acca- domia delle scicnzc di s. Pielroburgo. » » OHM dolt. M., professore di malemaliche nel- I'universita di Berlino. » » POINSOT L. , membro dell' accademia delle scienze dell' I. istitulo di Francia. » » POUILLET C. , membro dell'accadcmia delle scienze dell' I. istitulo di Francia. 17 HorewiArelSSO QUETELET cav. A., segrelario perpetuo della R. accademia delle scienze, lellere, e belle arli del Belgio in Brusselles. 10 Inglio 1853 REMOM ZARCO DEL VALLE dolt. ANTO- — XV — ri'otA DELLA kleizidm; NIO , prcsidentc della R. accademia dcllc scienze in Madrid. 10 lufjlio 1853 REGNAULT V., mcmbro dell'accademia delle scienze dell' I. isliluto di Francia. » » ROBERT/G., professore di matematica ncl col- / j leglo della Trinita in Dubliiio. » » STEIlNER I., professore di matematica in Ber- *-* lino. )) )) THOMSON G., professore di fdosofia naturale ( VV V >-^^ r.,*i,>» >;. ncll>ivei^^ii4^i Glasgow^ _l__»^^.y-^ ^ )) )) WEHLBERG , segretario della R. accademia^ ^ delle scienze di Stockolm. n novembre \850 WHEATSTONE, membro della R. societa di Londra. 3(/«cewj6rel854 VOEPCKE P., matemalico di Berlino. SOCI ONORARI 1 2 rjennaro 1 849 CAETANI commendatore D. MICHELANGELO, principe di TEANO. 16 gennaro 1856 RATTI dott. FRANCESCO, professore di chi- mica, e di farmacia nell'universita romana. — XVI — SOCI AGGIUNTI EPOCV DKLLA ELK/IONE 3 hujiio 1847 ASTOLFI abate OTTAVIANO , professore di malemalica nel collegio di Propaganda Fide. [Passato fra i soci ordinari). 25 maffgio 1848 BETOCCHI ALESSANDRO, ingegnere. )) » CAVALIERI SAN BERTOLO GIOVANNI, in- » » CUGNONI IGNAZIO, ingegneie. -^ 1 uprile 1855 DELLA PORTA conle AUGUSTO. {Sxiccedxilo al sig. Ottaviano Astolfi). 3 Inglio 1847 DES JARDINS dolt. FELICE MARIA. 1 uprile 1855 FABRI dolt. RUGGERO. {Succeduto al signor prof. D. Scdvatore Proja). 25 maggio 1848 PALOMBA dolt. CLEMENTE. •.\ luglio 1847 PROJA D. SALVATORE, nominate a profes- sore futuro di elemenli di malemalica ncl- I'universila di Roma. {Passato fra i soci or- dinari). 25 maggio 1848 VESPASIANI abate D. SALVATORE, giasup- plenle alia catledra di fisico-chimica nel se- minario romano. MACCHINISTA I4se«ewi6rel848 LUSWERGH ANGELO, macchinista do! gabi- binetlo di fisica nella univcrsila romana. [Ve.Z,..,.v^=fi ;/ %^/^'^^^o /^^>^j A T T I DELL' ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVI LINGEI «. — I --"T"-- SESSIONE r DEL 6 DICEMBRE 1857 PRESIDEIVZA DEL SIG. DVCJL DI RIGniAWO D. MARIO lUASSIlMO. MEMORIE E COMUNICAZIONI 9X1 SOCI ORDIMAai E DEI COaaiSPONDZM'TI BOTANrcA — Sulla identitd del Nostoc con il Collema. Osservazioni di eliha- BETTA FIOniM-MAZZANTl. CAP. I. FORME ESTERNE, E LORO TRANSIZIONI. Mu gia tempo che io neH'Accademia de' Georgofili in Firenze esponeva una iTiia opinione sulla identita del Nostoc con il Collema; e faceva mia prova di niostrare come il primo non fosse che anamorfosi del secondo per eguaglianza, quantunque impcrfetta, di stiultura, di caratteri, di fenomeni, non che per manifesto transizioni dell'iino all'altro. Piu: diceva come gli antichi e recenti botanic! , sebbene infra i due scoprissero innegabili rapporti di simiglianza , nullameno quali esseri si distinti li consideravano, che il Collema propriamentc rifcrivano a'Licheni, impropriamente il Nostoc alle Alghe; anzi di lui forma- vano tipo eziandio di gruppi pii o meno numerosi e variati di generi. E il diverse sentirc aggiungeva, spezialmente de'piu antichi, intorno la sua natura; e a tanto da supporvi perfino animalita e movimenlo spontaneo; c in ultimo le varie ipotesi o teorie accennava sulla sua riproduzione. Ma qui allora mi soffermava, non potendo parlarne di propria scienza adequatamente. Dopo il qual tempo praticate su tal argomcnto, e su tutto il complesso lunghe e pa- zieoti osservazioni, al presente mi accingo a dimostrarne i risultati (1) E fa- ll) Gli slrumenti dc' quali mi sono giovala sono stati ottimi. In prima mi vaisi di ecccllente microscopio dell'Amici; indi tutte le osservazioni ho ripetute e maturate con altro oltimo invia- 1 — 2 — cciulo r;ij{ionc chc da uii saggio morfologico sia da darsi coniiiiciaincnto, get- tiamo rocchio sul tipico CoZ/cma (I) Tav. I. {Collema piilposum Ach) dc\ qunlc grado per giado seguiremo le varic sembianze di degiadazione, e di anomor- Ibsi. La fig. 2 ei proscnla gia una quale ho dcformazione, cd irrcgolaritii, avcndo si il tallo alciuii ajioteci, ma moschina la forma e I'rondi dissomigliantl ncUa loggia dcllc iiicglic, e de' rigonliamenli. La fig. 3 ha^'frondi collemacec, ma lus- sureggianli, c senza traccia alcuna di fruttiticazione. Altra forma anco sterile, ma parlccipanlc insiemc del tipo, e deiranamorfosi pre.senta il tallo della fig. 4. La 5 0 (i offroiio somina dogradazione, c il tallo vediamo assumcre aspctto prcs- sochti nostocliineo; ma pure dal corrugarsi e rigonfiarsi in qua e la a bitor- zoli mostra ancora, quantunquo da lungi, del tipo una qualche traccia. Nella lav. IL fig. 7 qnclla lurida, grinzosa, c cenciosa massa informe ne da I'ana- morfosi com[)lota: od coco il iVos/oc comjoic- E piacendoci passare a dclle forme globulari, que' corpuscoli aggrcgati ed irregolari della fig. 8 presenta ne' piu piccoli 11 denominate Nosloc sphaericum partecipanle nella fig. 9 anche del vesi- calinn, quale piu ditforme ancora vedesi nella 10. Le seguenti 11, e 12 flaccide di sostanza, c quasi cave al di denlro offrono il menzionato N- vesiccUum in istato genuine; e quindi nella 13 ailia bizzarra morfosi: le 14 e 15 sotto forme ri- strelte il ;Y. coimoie, che con maggiore sviluppo ne da poi il gia voduto del N. 7. Ora con passo rctrogrado osserviamo nuovamente un aggrcgato dello spltacriciim, i cui corpuscoli unendosi e saldandosi ne danno nella fig- 16 un tallo a passagio crusteforme, e quindi un rudimcnto di Collema, il quale nella 17, e nella seguente 18 si pronunzia maggiormcnte con la comparsa di al- cuni apoteci. La 19 ne offie un brano dello slcsso Co//ema;j!(/^JOS!ercolari del polmone pensai di applicai'li diretla- mcnte alia sedc del male facendoli inspiraie, giovandomi di tali sostanze che possano riduisi a sottilissima polvere, e che siano solubili nogli umoii ani- mal!: A render piu agevole questa inspirazione delle polveii medicinal! mi servo di una macchinelta costruita dull' abile fasmacista e nieccanico prof. Fran- cesco Frezzolini e che consiste in un piccolo mantice sormontato da una hocca che per la sua forma si adatta bene a praticarvi da vicino la inspirazione. Al fondo di quella bocca sono praticati alcuni pertugi: iv! si depone una presa delle polveri da inspirarsi. Si preme il piccolo mantice ed una nube di pol- vere sMnnalza verso la bocca del paziente che intanto esercita una profonda inspirazione. Quantunque i miei infermi mi abbiauo piu e piu volte attestato di sentire distintamente I'impression del rimedio nelPinterno del petto, e pre- cisamente alia parte offesa; tuttavia a dissipare ogn! dubbio ho provato il bi- sogno di assicurarm! con osservazioni direlte e ineluttabili che le polveri fatte inspirare penetrano veramente fin nelle ultimo diramazioni de' bronchi. E mancando a me il commodo di un Ospedale, sono ricorso alia gentilenza di un giovane medico , stato gia uno de' miei piu distinti uditori , e sulla cui diligenza e intelligenza potevo ben riposare. Adunque il dott. Capparoni oc- cupando la carica di medico assistente nell'Arcispedale di s. Giovanni vi ha condotte alcune osservazioni su donne affette da consunzion polmonale, ser- vendosi del mio manticetto , e facendo inspirare la polvere di zucchero di latte con alquanto carbone di tiglio parimenti ridotto a sottilissima polvere Ecco i risultament! dello tre esperienze da esso istituile e che io qui riferi- sco colle suo slesse espressioni. Invenzione della polvere di Carbone negli organi polmonali di Ire inferme deU'Ospedale di s. Giovanni in Laterano , faUagli respirare col manlicetlo del prof. Maggiorani. Radassi Giovanna di anni 23 afTetta da tisi tubercolare posta nella sala di s. Giacinto n. 1 inspiro ripetutamente negli ultimi tre giorni di vita del Carbone soltihnente polverizzato. Morta il giorno 8 Giugno (1857) ed cse- — u — giiitane la sezione 28 ore dopo: nolai quasi nullo il fetore dei guasti polmoni, ed ollie Ic solile allerazioni di simile malattia; nella tracliea, nei bronchi, e nclle vaste eavcme non traccia alcuna deila suddctta polvere; ma le porzioni di'l viscere grcmite da tnbercoli dal color grigio a! gialio presentavano spe- ciaimentc nci lobi supciiori, e in tutta la loro soslanza finissiine diramazioni di color ncio ie quaii incise e preniule, o sotloposle all'impulso deli'acqua davano uscita ad una sostanza dollo stesso colore, che sliopicciata fia le dita c sulia carta lingevala in nero. Paoii Luisa dell'eta di 28 anni al n. 12 della sala di s. Giacinto mori il di 23 giugno anno corr. di tisi lubcrcolare- Per lo spazio di 15giomi essa ben volcntieri si soUopose aU'espeiimento d'introduisi merce I'inspirazione la polvere di carbone nolle vie lespiralorie, ed annunciato una sensazione par- licolare di questa intioduzione nel petto. Apertosi il torace 36 ore dopo la mortc non emanava il consueto fetore: un versamento sieroso di color fulig- gine ne invadeva la cavita ; i polmoni quasi tutti corrosi da caverno ampie 0 spesse tcnacemcntc aderivano alle pleure, la marcia refluiva dalla trachea un lilo di riunite molecole caibonose raccoisi in un punto della medesima, e residui di carbone fra i tubercoli dal color nero, e dagli altri caratteri so- praesposti davano prova che la polvere inspirata avea penetrato realmente nel pill intinio del viscere. Uaibiconi Gaterina d'anoi 53 per una tisi tubercolare che consumava- gli il polmone desti-o cen vaste caverne, avendo il sinistro enfisematico perde la vita nel giorno 25 Giugno anno corr. (s. Giacinto n. 5)- Per 7 giorni in- spiro la polvere di carbone. Fu eseguita 1' autopsia 32 ore dopn la morte ; che manifesto coi gia detti caratteri la presenza del carbone, il quale eras! anche introdolto nei vasellini delle glandole bronchiali, che essendo ipertro- ficbc, si vedt'vano screziate di nero aU'esterno, e tagliate davano uscita colla picssione ad uu liquido nerastro, Q)uesti esperimcnti tentati per verificare se le sostanze polverulenti si possano introdurre negli organi della respirazione comprovano che il polvi- giio di carbone li ha penetrati, e per avervelo eslratto, e dalle sue quality ciiratteristichc, fra le quali e rimarcabile il ritardo delta pulrefa/.ione. II ver- samento di color fuligginoso osservato nel secondo cadavere, e la presenza del carbone nclle glandole bronchiali del terzo mi fanno di soprapiij credere che venga pure assorbito dai vasi ssnguigni, e portisi in circola/.ione. D'. Gasi'are CapparoiM. — 15 — Quest! tre fall! circostanziati mi sembrano bastanti a confermare Ic prc- dcUe osserva/.ioni, c a provare dcfinitivamente chc le sostanze polvenileiili trovano adito nelle vie del respiro. Le ciglia vibratili adunque non vaigono ad impcdire cotesto ingiesso o che nolle moibose condizioni del polmone esse perdano la loro virtu, o che esse resistano da principio e poi finiscano col cedcie. Hd in fatti ne' primi esperimeuti della ispirazion delle polveii solle- vasi facilmente la tosse che poi presto si acquieta , e a cui in seguito esse divengon rimcdio. — IG — usicA. — Ossert'nzioni microncopiche delta scintilla elcttrica. Comiinicazione del socio aijijiwito D/ Rughero Faiihi. A er istudiiuc Ic cause clip delcrminano la figiira della scintilla, ho intra- picso alcuiio ossei'vazioni iiiicrosco|ticlic siiila inedcsima ; e bencho iion mi abbiaiio dato risultninenti bastanti a stabilire qualcbc cosa di positivo, pure scinbraiuloini di avere osscrvato quanlo possa in qualche guisa intercssare, mi to uii onoie presontare a questa iliustrc accademia ie mie sperienze sull' in- dicalo argoinoiito. A!!or(|uando una scintilla scocca fra due conduttori, si osservano gcne- nilmente nclla sua forma due cose, cioe 1. Che essa e formata da diverse striscie luininose, le quali si congiungono alle estrcmita, inciiiiandosi Ie une stille alti'c di angoli piu o meno acuti, in guisa da foimare tutto assieme una linca spezzata. 2- Che queste striscie sono in diversa guisa iiicurvate. Questi due fcnoinoni, sembrano provenire da cause diffcrenti, cioe le une agcnti in modo discontinuo nei punti di riflessione, e Ic altre aventi un azione conlinun, almeno in quel tratti nei quali la scintilla e senza spezzature. NcU'esaminare amcndue questi fcnomeni, ho creduto bene di usarc il mi- croscopio, col quale ho osscrvato una piccola scintilla, che facevo passare fra gli estrcmi di due fili assai sottili di nietallo, fissati colla gomma lacca su di una lastretta di cristallo, e cio pei seguenti riflessi: cioe che siccome il mezzo entro il quale scocca la scintilla, non puo a meno di avere una grande in- fluenza nella sua forma, sara molto piu probabile averlo omogeneo in pic- coli strati , e quindi operando su delle piccolo scintille, che per essere bene esaminate abbisognano dell'uso del microseopio: inoltre questo strumento to- gliendo, 0 diminuendo d'assai I'irradiazione, rende piu netti i confini della scin- tilla, e mostra piu facilmente le piccolo diversita di forma. Faro non di meno avvcrtirc, che non ho mai usato forti ingrandimenti, i quali mi sarebbero stati superflui, ed anche incomodi. La prima cosa che mi si e presentata, osservando la scintilla col mi- croseopio, e stata la sua piccola larghezza, al ccrto molto minore di quello che si giudica ad occhio nudo; e basti ricordare che benche forse tulta I'ir- radiazione non fosse tolta, ho veduto delle scintille di vari millimetri di lun- ghezza , che presentavano al niicfoscopio una larghezza certo minore di ttttt — 17 — di luilliiiiPtro. La scintilla di una piccola boUiglia si 6 mostrata molto piij larga c luniinosa. Qiiando gli cslrcmi sono assai vicini, non si vedono inai spezzature neila scintilla, la quale si inostra variamente incurvata; c mi c senibiato vedcre, die quando la scintilla pailiva dn due tnedesinii piniti si niostiava ugualmente incui'vala. Sc poi si auinenta la densitii del ine/./.o intoiposto, ponendo fi'a i due estremi dei conduttori una goccia di liquido, non conduttoie, come p: e: Tolio d'uliva, ed obbligando la scintilla ad attraveisarlo, anche per piccolis- sime distanze si osservano le spezzature. Da queste osservazionc sembia potersi concludeie, chc probabilmente la spezzatura della scintilla, proviene dal mezzo entio il quale essa si produce, nientre la sua curvatuia dipende dalla posizione de' suoi estremi rispetto alia altrc parti dei conduttori dei quali scocca , e forse anche rispetto agli altri corpi circostanti. Finiro questa comunicazione col riportarc alcuni fenomeni luminosi, cbe ho avuto occasione di vedere in queste ricerche micioscopichc. Nell'aria la scintilla si mostra ncl microscopio di un colore violaceo, come si vede anche ad occbio nudo , ma quando la soigcnte elettrica e un poco forte, ed i conduttori assai vicini fra loro , la parte interna si trasforma in fiocco: allora si osserva una luce brillante, come quella della scintilla ordinaria, ai due estremi dei conduttori , la quale andando verso il mezzo va sempre diminuendo di grandezza, nel mentre cbe sorge aH'intorno il fioccbetto, per- cui da questa apparcnza puo dirsi cbe la scintilla nel partire dagli estremi va poco a poco trasformandosi in fioccbetto, in guisa pero cbe le parti in- terne sono le ultinie a trasforniarsi. Con due fili di ferro, o d'acciaio si vedono dei piccoli spruzzi di luce rossastra, lanciati in ogni direzione, cbe molto probabilmente provengono da piccolo porzioni di metallo distaccate, e lanciate dalla scarica, le quali s'in- liammano all'aria; cio prova cbe la scintilla elettrica non solo trasporta ma- teria, ma ancbe ne lancia in ogni direzione- Quando si fa passare Telettrico fra due punte molto accuminate, come quelle di due piccoli agbi da cucire, una gran parte di esso elettrico passa in un modo quasi continuo fra le due punte, ma nello slesso tempo si vedono molte scintille cbe si riuniscono tosto col fdctto luminoso, csistente fra i due con- duttori. Queste scintillelte si riconoscono principalmcnte dai punti lucidi chc 3 — 18 — esse Ibiinano nei Iiiojj;hi ove partono; ed 6 curioso il vedere qucsti punti lu- cidi spmpie ad una ceila distanza dal culmine dell'ago. Osseivando attcnlamenle gli estremi dclla scintilla, si vode in ognuno un punto iiiolto luminoso, circondato da una aureola, die qualche volla sorpassa di molto col suo diatnelro la grossezza dclla scintilla, c prendc diverse ap- parcnzo colla divcrsa natura dci nietalli, dci quali sono fatti i conduttori. Lc punte di platino danno un aureola piccola e bianca: il ferro e I'ac- ciaro liluaslra: il ramcdi un bel verde; ed in fine si hanno delle aureole molto jriandi c di un color bianco di latte poco brillanti, con due lili di inetallo amal- gamali. Queste aureole divcngono molto piu grandi e brillanti, sc i metalli IVa i quali scocca la scintilla sono coperti da uno strato di olio d'uliva. Cio si oltiene assai bene, frapponendo ai due estremi una goccia d'olio, che cuo- prendo una piccola porzionc dci tili, fa passare la scintilla per altri punti piu lontani, ma quasi in contatto della goccia, e che per questo sono costante- menle ricoperti da uno strato di olio. Operando in questa guisa con due fili mollo (Ini di rame, si vedono attorno ai punti luoidi due grandi aureole di un inagnifico coloi' verde, die la un bellissimo contrasto col colore violaceo della scintilla. La lagione di queste grandi aureole, 6 probabilmente la combu- stione di un poco d'olio nella fiamma, ove si trovano delle molecolc metalli- clie distaccate dalla scintilla. E pero osservabile che altri liquidi coibenti, an- dic piii eombustibili deH'olio, come I'essenza di terebentina, producono meno bene il fcnomeno. — 19 — AsTRONOMiA- — Sid movimcnlo propria di Sirio. Iliccrche del prof. I. Calasdrelli. \.° iiella memoria prescntata aH'accademia nclla IV scssione del 1.° marzo del cadcntc anno 1857, ii eui titolo era sopni i moviuiend propri delle stellc, niostiai evidentemente le diflieolta clic sogliono inconlrarsi nella deteiini- nazione di questi piecoli movimonti: indicai Ic principali cause che ne pro- ducono r incertozza, e nc fanno sospottaie una cerla variabilita: terniinai col dire , clic qucsta incerlc/.za o variabiiila si saicbl)e potula eliniinarc in parte, quando gli astionomi convcnissero nelio slabilire gli dementi dedni- tivi pel calcolo delle ossei'vazioni , e partisseio dalle stesse posizioni delle stellc fondainenlali. Sc cio potra ottcnersi , cosa ben difficile per non dire inipossibile, I'incertczza dei inovimenti propri si dovra solamente ai piecoli errori delle osservazioni, error! die potninno essere compensali dal nuniero delle osservazioni, e dal iiumero degli anni cbe ne separano le epoche. 2.° Per confermni'e la verita della mia asserzione dimostrai , che in quelle stclle delle quali il movimento proprio e nuilo, o in quelle delle quali il movimento proprio si trova pressoche costante dai differcnti confronti, le loro medie posizinni date nelle diverse epoche, riportate che sieno coi noli metodi ad una stessa epoca collimano in mi)do che le piccole differenze dcb- bono attribuirsi piuttoslo agii errori delle osservazioni che ad un movimento proprio reale, o ad una qualunijuo variabilita di questo. Viceversa feci no- tare che in alcune stelle delle quali il movimento proprio si trova vario nci diversi cataloghi, questa [lerfetta corrispondenza non poteva ottcnersi e che riducendo le osservazioni ad una stessa epoca nella ipotesi dell' uno o del- r altro movimento, supposto invariabile, si avevano notabili differenze, e tanto piii grandi , (pianto piu grande era la quanlita del proprio movimento , e quanto piu grande era 1' intervallo che separava una epoca dall' altra- Mi vidi pero costrctto a stabilire alcuni canoni, senza i quali bisognerchbe dire cbe lutle le stelle banno un movimento proprio, e questo di sua natura va- riabile: ditFatli e cosa ben difficile che dai diversi paragoni risultino nulle e costanti le diffei'enze du-np, d^-iip', attesi gli errori delle osservazioni, e at- lese le cause da me ampiamente indicate nella citata memoria. (1) 3.° In questa pero non presentai che piecoli saggi delle mie prime ri- cerche: dissi che sarei ritornato sullo stesso argomento, riportando special- rneiite Ic osservazioni di quelle stelle che banno un forte movimento pro- — 20 — piio. Siccome poi le mie prime licerclic ebbero origine dalle anomalie chc avcva trovato nel inovimento propi'io di Sirio, anomalie che dettero gia luogo alia ccltbrc questioiie pioposta da Bcssel sulhi variabilita del movimenlo pro- piio delle lisse, cosi le mie prime ricciche paiticoiari dovevano aver prin- cipio da questa stclla. i,° Rilleltcva intanto essere fuoii di ogni dubbio che, se i movimenti pi-opii dclle slelle si dcbboiio alia universale gravitazione , e alle loro reci- piothe altrazioni, tutte debbono muovcrsi; dalla traiettoria poi che descri- voiio dipeiidc la natura del lore movinicnlo. Nella stoiia naturale del cielo sciivcva Kant nel 1755. Les eloiles fixes sonl des soleils qui formenl les cen- tres de sijfilcmcs dans Icsqncls prohahlemcnt tout est anssi grand que dans no- Ire sysicine solairc, ct se rcijle ', si puo conosceic se le diffcrcn/e da — np, do — np sieno prossimamcnte coslanti , o prescntino una sensibile variazione. Dico prossimmnente coslanti, giacche non bisogna dimenticare i piccoli eiroii dclle osservazioni , e i diversi clomenti di calcolo adoperati nella riduzione dclle mcdesimc all' epoca del catalogo. Dico poi nulabile variazione cioe tale che oltiepassi i limili degli errori delle ossrevazioni. Ora dalle osservazioni del- r « pesce australc si ha 1800 — 1755. ik — np = 150/ 674 — U9.'595 = -+- 1/079 1 845 — 1 800. dec — np = 1 50. • 270 — 1 49. ' 1 55 :== -^ 1 . • 11 5 le quali ditfcienze sono picssoche coslanti- (3) Dalle osservazioni di Sirio si utlicne 1800 — 1755. rf« — np = 1 18. '973 — 120. '588 = — 1.'615 1845— 1800. 7 scopcrla dal sig. Domli a Firenze la sera del 1 0 Novembre fattc aW Osservalorio del Colleyio liomano- La sera dell' 11 Novembre con dispaccio telegrafico inviato dal signer Donali fumiiio avvisati della scoperta di questa cometa , di cui si fecero le Tm. lloma AR Cometa = * Dec). Cometa = * Confr. 1857 9bre 11 12 13 is 17 18 lij 20 21 7.*52.'"16.^ 6. 27. 3. 7 8. 9. 32. 5 6. 24. 27. 7 6. 53. 44. 5 6. 59. 40. 3 6. 10. 32. 5 6. 46. 16. 6 6. 31. 17. 4 6. 29. 57. 4 6.51. 40. 7 7. 16. 24. 7 7. 20. 53. 2 (a) — 33.^ 58 (i)_H 0. 00 (^')^1."'45. 67 (c)— 56. 025 (c)— 31. 400 (c)— 10. 037 (d)— 0. 804 (e)-4- 29. 90 (/•)-+- 2. 9. 60 (a)— 7.'.58."91 {b)— 1. 41. 598 {b)— 6. 41. 77 (c)^ 2. 10. 761 (c)^ 35. 537 (c) ^ 0. 000 [d) — 9. 2. 23 (e)— 5. 13. 55 il) if)- 15. 46 {(j)-\- 1. 59. 45 (/0-4- 8. 1. 56 {i) — 8. 25. 08 3 5 5 5 5 3 10 5 5 4 5 5 6 {(7) — 1. 13 083 (/t)-4-5. 35. 166 (c) — 43. 143 La cometa k stata sempre debolissima e iriegolare nei primi giorni; negli ultimi apparve piii regolare , ma debolissima tanto che una Stella di 10" grandezza a cui passo vicina bastava per sopiaffarne la luce e renderia invisibile quasi affatto. Tuttc le osservazioni superioii sono fatte al micro- metro filare dal grande Equatorialc a fdi illuminati in campo oscuro. Stelle di confronto. (a) = B. A. C. 5313. AR = 15-* 54." 14.^ 93. NPD. = 34° 49' 33. 8 posiz. del cat. pel 1850. (6) La Posiz. strumentale della stella di confronto trovata all' Equato- rialc e questa AR = 16.^ 16."' 17' 0; Decl. ^ 54° 6'23." gr. 10 — 28 — b seguita da un altra di 10' ^ a 11/ c 1' pivi al sud. (c)==Oclucn IGISG pos. catal- pel 1842. AR = 16/ 39"' 52/ 6 Decl. = 52.' 47' 50." 3; gr- 1) (d) = Oeltzen 17105. .\R = 17.'' 20."' 23.' 56; Dccl. = 49." 39' 59." 4; "' (c) B.A.C 6109. AR =- 17.'' 55." 39.^ 37; NPD = U." 29.' 22" 7 (p = 11. C. 33666; AH = 18-'' 7."' 26'. 42; NPD = 46.° 42-' 54." 6 (,j) = H. C 34388; AR = 18.'' 24."' 34. 71; NPD = 49° 1' 44." 33 (/i) = a I^ira. (/) =5- Lira = 6466 B.A.C. AR = 18-* 49."' 15." 63; NPD =53." 17.' 18." 3. A. Secchi II nicd. p. Secchi prcsento all' Accademia divcrsi disegni di Giove al- cuni presi ranno scorso, c altri quest'anno mcdesimo, i quali fanno vedere la notabile divcrsita dellc fascie in queste due epoche. Quelle del 1856 pre- scntano grand! ammassi di nubi o grandi macchie oscure irregolari. Quelle di qucsl'anno moslrano maggior regolarita, ed 6 assai notabile una fascia chc stendosi quasi sull' cqualorc del pianeta di colore acceso, e molto ristretta, della quale I'anno scorso non vi era traccia sensibile. Lo stesso astronomo, presento ancora una fotografia della luna nel 5° giorno di fase aventc un diamctro di 12 centimetri di una ammirabile precisione. Qucsta e stata ottcnula dai signori Barelli e Salviati da una malrice tele- scopica fiUta all' Osservatorio dell Collegio Romano coll' Equatoriale di Merz. i medesimi si propongono di fare tutta la selenografia in scala molto mag- giore, giacche regge la precisione della matrice a ulteriore ingrandimento. Dclle copie positive fatte in collodion , sono riuscite di una precisione sor- prcndente, e guardate con un cannocchiale contro forte luce, presentano I'a- spetto lunare in modo che nulla resta a desiderare di precisione e di cffetto. Quiodi il voto di una grande selenografia fotografica sara presto coinpiuto. — 29 — Florae romanae Prodromus exhibeiis planlas circa liomam el in Cisapenninis Ponlificiae dictionis provinciis sponlc vcnienles. Auclore Petro Sakguiketti in romana studiorum Universitale Dolanices professor e, (*) A. Eupatoria Bert. Fl. It. t. 5. p. 18 - A. Eupatorium Seh. el Maur. Fl. Rom. Prod. p. 161. n- 213- A. odorata Sang. Cent- tres. p. 67. n- 150- A. ofTicinarum llorl. Rom. t. 5. tab. 57 - Eupatorium Dioscoiidis Column. Ecphr. \. p. 138- Agrimoriium odoratum Barrel. Ic. 611. Ad margines viarum in apricis et in nemorosis. Pcrenn. Flor. Junio-Octobii. Flores lutei. Vulgo. Agrimonia. Usus. Adstringcntis et diureticae famam habuit, nunc vix commemoratur. AFIEMONIA. 975 Agruiosioides DC. Prod. t. 2. p. 588- Villis patulis hirsuta. Caulc dccumbcnle: foliis intcrrupte pinnatis, iuferioribus longc, superioribus succes- sive brevius pretiolatis , foliolis obovato-cuneatis: corymbo terminali pauci- floi'o: tubo calycis turbinate: petalis, calyce, duplo longioribus. A. Agfimonioides Bcrl- Fl. It. t. 5. p. 22 - Agrimonioidcs Column. Ecphr. 1. ;). 145. In alpinis Umbriae. Monte rfe' Fiori. Perenn. Flor. Majo-Junio- Flores flavi. DODECANDRIA ThIGYNIA RESEDA. 976 LuTEOLA L. Sp. PI. p. 643. Caule erecto fistuloso saepius ramoso, ramis alternis: foliis lanccolato-linearibus integris, dente longiusculo subulato utrinque ad basim: floribus in racemo terminali spicato: calyce 4-fido , la- ciniis oblongis margine membranaceis: corolla 3-5-petala, petalo superiorc majore flabellato-laciniato, lateralibus duobus minoribus 3-fidi8: capsula uni- loculari ovoidea, apice tricorni, cornibus crassis erectis- R. Luteola Sob. et Maur. Fl- Rom. Prod. p. 161- n. 535 - Bert. Fl. It. t. 5. p. 24. .\d vias campastres et in muris vetuslis. Ann. Bienn. Flor. Majo-Junio. Flores albo-virides. Vulgo. Quaderella. Usus. Tola planta lanas, lutco colore, inficit, ideo quamplurimis in locis late colilur. (■) V. Sessione VII. dfU'anno X. del 1857. — 30 — 977 LUTE.i L. Sp. PI. p. 615. Caule tlccumbente , adscendente sitnplici vel altcrnc ramoso: foliis infcrioribus simplicibus obovalo-lanceolalis, supeiio- ribus (Iccuncntibus trifido-subpinnatifidis: lacemo tenninaU spicaeformi tan- dem iaxo: calyce G-partito, laciniis lincearibus: corolla hcxapctala , petalis Iribus supcrioiibus, calyce sublongioribus 3-fidis, duobus calycc bicvioribus 2-ridis, sexto lineari indiviso: capsula 1-locuIaii oblonga apico brcviter tri- coini. I\. lutca Scb. et Mnur. H. Rom. Prod. p. 161- »• 5:^6 - Bert- Fl. It. I. ."). p. 20. In rudeiatis, arcnosis, cl ad ripas Tybeiis freqiiens. Covlile di S. Marco iSemi, Vitcrbo etc. Percnn. Fior. Aprili in Augustum. Flores luteoli parvi. 978 suFFnuTicosA L. Sp. PI p. 645. Caule crccto angulato striato: foliis planis undulatis pinnatifidis, pinna ultima ut plurimum elongata, dente parvo utrinqne ad basim: racemo terminali spicato tandem Iaxo: tloribus te- tragynis: calycc 5-partito, laciniis lanceolato-linearibus margine membiana- ceis: corolla 5-petala, petalis trifidis: capsula 1-loculari tetragona saepc elon- gata, apice ut plurimum quadricorni, comibus bievibus- R. suffruticosa Bert. Fl. It. I. 5- p. 29 - R. alba Seh- el Maw: FL Horn. Prod- p- 162. u. 537 - R- undata Scbast. En. PI. Amph. Flaviip. 66. K. 194 - R. minor incisis foliis Barrel. Ic. 587 - R. crispa gallica. Bocc- Pi Sic p. 77. f. p. 76. tab. 41, fig. III. In muris antiquis, et locis saxosis communis. Colosseo, Palazzuola etc. Perenn. Flor- Martio-Junio. Flores albi. 979 Phyteuma L. Sp. PL p. 645- Caule caespitoso dccumbento raiuoso, quandoque simplici: foliis ut plurimum trifidis, superioribus sessilibus, infc- rioribus in petiolum decurrentibus: floribus in racemo terminali Iaxo: calyce 6-partito, laciniis inequalibus lanceolato-spathulatis in fructu maximis: co- rolla hexapetala, petalis quatuor superioribus multifidis , duobus infcrioribus angustissimis simplicibus: capsula subovoidea majuscula 6-angulari l-lo- culari, comibus brevissimis, intus dehiscente. R. Phyteuma Seb. et Maur. Fl. Rom. Prod- p. 162 ji- 538- Bert. FL It. t. 5. ;)• 33-Erucago apula trifida , et quinquefida Column. Ecphr. \. p. 266. p. 267. Ad vias in incultis vulgatissima. Ann. Flor- Aprili ad .\ugustum. Flores albi Icviler odori- — 31 — DoDBCiMDItlA PeXTAGIXIA. CLINUS. 980 LOToiuEs fj. Sp. PL p 663. Tomcntosus. Caule herbaceo: foliis fiisciculatis inacqualibus longc petiolatis oblongis: floribus fasciculatis bre- vilcr pedunculatis. G. lotoidcs Seh. el Maw: Fl. Rom. Prod. p. 166. n. 656 - Berl- Fi It. t. 5. p. 101- Alsine Lotoidcs sicula- Uocc. PL Sic. p- 21. t- ll-Portulaca Boelica lutco florc spuria aquatica Barrel. Ic. 336. In inundatis mare versus- Paludi Pontine. Ann. Flor. Scptembri-Octobri. Florcs lutei. DODECAXDRIA DsCAGYNIA. SEMPERVIVUM. 1)8 1 MosT.isvM L. Sp. PI. p. 665. Pilis glanduliferis pubescenti-visci- dum. Foliis lanceolatis mucronulatis: propaginuin foliis externis patentibus, inlernia^ connivenlibus: floribus in cyma terminali: petalis 10-14 patentibus, calyce triplo longioribus: staniinibus sub-20: laminis nectarifcris parvis ere- ctis subquadratis: capsulis ovalo-oblongis hinc compressis, stylo in rostro producto, coronatis. S. montanum Bert. Fl. II. t. 5. p. 109 - Sedum niontanum umbilica- tuni incanum minus, floribus saturate purpureis- Barrel. Ic. 374. et S. majus non rcticulatum flore purpureo, montanum angustifolium 391 fig- 2. \u rupcstribus apenninorum Umbriae. Vettore. Pcrenn. Flor. Julio-.4ugusto. Flores purpurei vel rosei, nervo purpureo. 982 AnAcii.\on)EUM L. Sp. PI- p. 665. Foliis lanceolatis piloso-ciliatis , pilis orachnoidco-lanatis intetextis: propaginibus globosis: floiibus in cyma lerminali, et in raccmis axillaribus: petalis 6-9 patulis, calyce subtripio lon- gioribus: staminibus sub-.20: squamis neetariferis truncato-emarginatis: cap- sulis ovato oblongis incurvis, stylo recurvato, rostratis. S. arachnoideum Sang. Cent, ires p. 68. n. 152 - Bert. Fl. It. t. 5. 7<. 111. S. rubrum montanum gnaphalodes Column- Ecphr. i. 1. p. 292. //'/. 291 -Sedum montanum roseuni reticulatum- Barrel- Ic- 391 et 393. In summis apenninis ad rupes. Pcrenn. Flor. Augusto- Flores rosei. — 32 — CLASSIS Xll ICOSANDRIA 0«D 1. MONOCYNIA AllYGDALEAE BaRTL. 212 AMYGDALUS L. Calyx libcrus 1-sopalus, tube canipanulato, limbo .')-tulo patciitc: corolla rosacea, laininis obovatis patentibus: stamina inac- (jualia, corolla brcviora, filamentis subulatis, antheris subrotundis: ovarium libcnim villosiiin: stylus filit'ormis crassiusculus , stamina longiora, subae- quans: stigma dcpressum capitatum: drupa oblonga aut subrotunda bine sul- cata, carnc crassa vel coi'iacea , putaminc foraminibus pertuso vcl reticu- lato-sulcato. 213 PRUNUS L. Calyx libcrus marcescens, tubo subcampanulato, lim- bo 5-fulo , laciniis dcmum rcflexis: corolla rosacea , laminis subrotundis calyceni super antibus: stamina subaequalia , filamentis subulatis, antheris subrotundo-didymis: ovarium liberum laeve: stylus filiformis longitudine sta- minuni: dirupa oblonga vel globosa in latus laeviter sulcata 1-2-sperma , carne succosa, putamne laevi. Myrtaceae SciruLTz. 214 MYRTUS L. Calycis tubus turbinatus adhaerens , limbus liberus sub-5-partitus: corolla rosacea, laminis ut plurimum subrotundis: staminum tilamenta subulata , antheris ovatis: stylus filiformis: stigma obtusum: bacca subrotunda, limbo calycis coronata, 2-3-locularis, loculis 1- oo-spermis. Granateae Doiv. 215 PUNICA L. Calycis tubus turbinatus coriaceus adhaerens, limbus liberus 5-7-fidus: corolla rosacea, laminis 5-7 obovatis, laciniis calycinis , longioribus ct alternis: stamina plurima, corolla, breviora, filamentis cxilibus, antheris 2-locularibus latcraliter dchiscentibus: stylus crassus , stamina ae- quans: stigma clavatum: balaustium , tubo calycis 5-fidi, parte superiorc coarctato, coronatum, intus septis placentariis horizontalibus irregularibus in- complelis, mullilocularc: scmina numerosa quadrata, arillo aquoso diaphano coloralo, circumdata. — 33 — Cacteae DC. 21 (> CACTUS L. Calycis tubus ovatus adhaereiis, limbus lilicrus o-pai- litus (Icciduus: corolla rosacea mullipctala, petalis patcntibus: stamina nu- luerosa, filainciitis filiformibus, anlheris ovatis oscillatoriis: stylus tubulosus: stigma niulliflcJum: bacca umbilicata minimc coronata polysperma: scmina in pnlpa nidulantia. OUl). II. Dl-PENTAGYNIA Spireaceae Bartl. 217 SPIRAEA L. Calyx 1-sepalus libcrus persistens, tube brevi cam- panulato , limbo 5 quandoqne 6-8-partito: corolla rosacea 5-6-8-petaIa, la- ciniis subrolundis, partibus calycinis alternis: stamina seriata, Olamentis su- buiatis, antheris subrotundis: styii erecti vel incurvi: stigmata capitata: ca- psulae 2- oc, circa axem floris dispositae, oblongae compressae, raro basi coa- litac, 1-locularcs, stylo rostratae 1-olygospermac, apice et latere intcrno de- biscentcs. Rosaceae Juss. 218 SORBL'S L. Calyx adhacrens, tubo campanulato vel ureeolato, limbo iibero 5-dentato tandem marcescente: corolla rosacea 5-petaIa, petalis par- vis subrotundis concavis patenlibus: staminum filamenta subulata , anthcrac subrotundae: styli 3-4-5 filiformes: stigmata obtusa tandem dilatata: pomum globosum vel turbinatum pulposum , parietibus loculorum coriaceis 2-sper- mis, scmine altero abortivo. 219 PYRUS L. Calyx adhaerens, tubo subrotundo vel turbinate, limbo Iibero 5-fido marcescente corolla rosacea 5-pelala , petalis obovatis conca- vis patcntibus: stamina corolla breviora, filamcntis subulatis , antberis ob- longis: styli crassiusculi lati connati: stigmata capitata: pomum turbinatum vel subrotundum carnosum 3-loculare, loculis coriaceis 1-2-spermis, semi- nibus nudis. 220 CYDONIA PERS. Calyx lanuginosus adhaerens, tubo subrotundo , limbo Iibero 5-fido:corolIa rosacea 5-petala, petalis suborbiculatis majusculis 5 — 3i — fialciilihus: stamina ciecta, corolla multo brevioia , filamcntis subulatis, an- theiis subiotundis: styli biisi coniiati, iiiferne villosi: stigmata capitata: po- iiium subiolumium, carnc solida, 5-locuIaie, loculis caitilagineis polyspeimis: si-ininibu8 mu(!illagiiie obductis. 22\ MliSIMI.US Ij. Calyx adhacrcns , tubo subgloboso , limbo libero 5-partito diu persistente et viiente: corolla rosacea 5-petala , laminis obo- valis vol oblongis palcniibus vel eiectis: staminum filamenta subulata: an- llicrae ovatac: styli 2-."): stigmata obtusa: pomum turbinatum vel subrotun- dum umbilicalum 1-5-ioculare, carne tandem molle, pulamine osseo vel co- riacco, loculis 1-spcnnis, nonullis quandoque abortivis. 222 CRATAKGUS L. Calyx adhaerens, tiibo subgloboso, limbo 5-fido pa- tentc vel erecto tandem marcescente: corolla rosacea 5-petala, laminis sub- rotundis concavis: staminum filamenta subulata: antlierae obiongae: styli 1-5 liliformes: stigmata capitata: pomum giobosum vel ellipsoideum umbiiicatum 1-5-loculare, carne jamduduin solida, putamine coriaceo vel osseo, loculis 2-spcrmis, abortu quandoque 1-spermis. Mesevbriaae Sciivltz 223 MESEMBRYANTHEMUM L. Calyx carnosus adhaerens, tubo turbi- nate , limbo 5-partito persistente: petala staminaque numerosa multiseiiata: pclalorum laminae linearees basi inter se et cum filamcntis capillaribus coalitae, <|uandoque liberae: antherae obiongae: styli subulati 4-5-12-20: stigmata acuta: capsula connata subpentagona, apice prominulo radiatim dehiscens, multilocu- laris: semina numerosa. ORD. HI DECA-POLYGYNIA IIOSACEAE JaSS. 22-i DRYAS L. Calyx 1-sepaIus liberus patens persistens 8-fidus , la- ciniis ac(|ualibus: corolla rosacea 8-petala, petalis oblongis, laciniis calycinis, allernis, et longioribus: stamina, corolla, breviora, filamcntis subulatis anthe- ris didymis: styli laterales plumosi: stigmata simplicia: receptaculum deprcs- sum villosum fovcolatum: nuculae sericeae ovalo-compressan, latere externo convexae, interno rectac, et apice in caudam plumosam productae. — 3.') — 225 RUBUS L. Calyx 1-sepalus libcrus porsistens 5-partitus: coioll.i rosacea 5-petala, petalis obovatis, laciniis calycinis altcrna: stamina petalis breviora, filamentis subulatis, anlheris ovatis: rcceptaculuin convexuin: ovaria numerosa: slyli filiformcs sublatcrales: stijimafa obtiisa: syni-aipium subglobo- sum, diupcolis basi confliientibus, ct stylo persistenti apiculatis, conflatum. 226 FUAGARIA L. Calyx I-sepalus lO-paititiis patons persistens, pai- tibus 2-senatis, externis minoribiis: corolla rosacea 5-pelala, petalis subro- tundis patcntibus , laciniis calycinis inteinis, alternis: slainina corolla bre- viora, filamentis dilatalis apice subulalis, antberis subroluiulis: icccplaculum convexum: ovaria pluriina: styli laterales breves: sligmula obtusa: syncarpium subglobosum, vel ovoidem, ex diupeolis basi confluentibus, et stylo facile de- ciduo coronalis, conflatum. 227 POTENTILLA L. Calyx 1-sepaIiis libcrus persistens, in fructu erc- eto-conr»ivens, tubo brevi concavo, limbo 10-partito, partibus 2-scriatis al- ternis, externis plerumque minoribus: corolla rosacea 5-petala , petalis obo- vatis vel oblongis: stamina corolla bievioia , filamentis subulatis, antberis ovatis: styli laterales persistentes: stigmata obtusa: receplaculum parvum convexum pilosum: syncarpium e nuculis reniformibus sublumidis 1-spermis. 228 TORMENxiLLA L. Calyx l-sepalus liberus persistens in fructu erectus, tubo brevi, limbo 8-partito, partibus 2-seriatis, externis minoribus alternis: corolla rosacea 4-petala , petalis obcordatis: stamina corolla bre- viora , filamentis subulalis , antberis subrotundis: styli laterales longiusculi: stigmata obtusa: receptacufum subconvexum villosum: synca:pium e nuculis remiformibus 1-spermis. 229 r.EUM L. Calyx 1-scpalus liberus persistens, tubo brcvissimo di- latato, limbo 10-fido in fructu rcflexo, partibus 2-scrialis alternis, externis minoribus: corolla rosacea 5-petaIa, laminis ovato-subrolundis: stamina co- rolla breviora, filamentis subulalis, antberis ovatis: ovaria numerosa: styli luteralcs vel terminales uncinati: stigmata crassiuscula: receptaculum subcy- lindricum pilosum: syncarpium globosum e nuculis compressis oblongis hir- sutis, stylo pcrsistentc elongato, coronatis. 230 ROSA L. Calyx 1-sopaIus adhaerens, tubo urccolato, limbo Jibero 5-partito, ut plurimum persisienle , laciniis integris vel pinnatifidis: corolla rosacea 5-petala, laminis obcordalis patentibus, unquihus dilatalis: stamina plurima, paricti interna urccoli, adfixa, filamentis capillaiibus inaequalibus , anthcris ovatis: ovaria indusa: styli liberi vel coaliti jamdudum in colum- — 36 — nam approximati el plus minus excrti villosi vol glabori: stigmata capita- ta: cynarodium maturitatc pulposum, imcesosscas 1-pcrmas , includcns. IcOSAi\DRlA MoXOGYNIA AMY(.D.\LUS. 983 coMvu.Ms L. Sp. PI. p- 677. Foliis lanceolatis serrulatis: floribus solitariis: caylcibns campniiulalis globosis: diiupa coriacea ovoidea tormentosa. A. communis Bcil. Fl- II. U 5. p. 125. In sepibus monlium. A. S. Polo, a Terracina etc. Arbor. Flor. Marlio. Fiorcs albi- Vulgo. Mandorlo- Usus. Arbor ab antiquitus nata , et late culta. Semina nulricntia sunt: oleum ex ipsis cduclum piurimis in aeconomicae usibus praestat, at praeser- tini in medicina ob vium la.xativam- Fructus immaturos, primo vera colligi- mus ct in mensis apponimus, sub vulgari nomine Calerinone. ruuNus. 984 MAHALEB. L. Sp. PL p- 678. Ramis patulis sparsis senio spine- scentibus: foliis iate-ovatis acutis crenatis: floribus breviter peduncuialis in i-orvnibo dep.iupcrato: laeiniis calycinis lanceolatis tandem recurvatis: petaHs obovatis: drupa ovato-subrotunda maturitatc carnosa. P. Mabalab Bert. FL It. t. 5. p. 129. In saepibus montium claliorum Umbriae. Arbor mediocris. Flor. Aprili-Majo. Flores albi. Vulgo. Cxraso selvalico. Albero di S- Lucia. Usus- Lignum duritie praestat , et ob colorem fusco-rubrum a torna- toribus cxpetitur. 98.5 CEfiAsus L. Sp. PL p. 679. Ramis patulis sparsis: foliis longe pcliolalis ovatis oblongisque biserratis: floribus fasciculatis: laeiniis calycinis ovatis concavis tandem retroflexis: petalis obovatis integris emarginatisve: drupa globosa maturitatc succosa rubra. P. Cerasus Bert. FL It. t. 5. j). 131 /S avium. Drupa rubro-nigra. P. Cerasus /3 Bert. L c p. 132- Cerasus avium Seb. el Maur- FL Bom. Prod. p. 168. n. 5.59. [Coiilinna) — 37 — FisicA — Sugli eletlrometri. Memoria del prof. P. Volp/celIi. iJo scopo degli elettrometri , consiste nella esatta misura della elettrica tcnsionc, coriispondcnte alia carica da essi litenuta. Questa misura e ad un tempo di grandc importanza , ed assai difficile ad otlenere con precisione. • Lc ulterior! iiiic riccrche, non ancora pubblicate, sulla influenza elettrosta- tica , mi hanno condotto a procurarc maggiore sensibilita e precisione agli elettrometri attuali- Dividcro per tanlo questa niia memoria in tre parti: nella prima traltero dcgli elettrometri a indice verticale, ove indichero un ap- plicazione dei medesimi alia igrometria, ed una osservazione sulla causa ef- ficiente lo sviluppo della elettricita nello spate d' Islanda, premuto fra corpi non duri: nella seconda mi occupero degli elettrometri a indice orizzontale. In queste due prime parti occorrera sovente parlare ancora degli elettroscopi. Nella terza parte poi, daro 1' analisi matematica degli elettrometri , discorsi nella prima e nella seconda. PARTE PRIMA §. I. Fra gli elettrometri quello a pagliette verticali, sempve meno sensibile degli allri a indice orizzontale, serve per le lensioni assai deboli, che nelle ricerche delicate di elettrostatica s'incontrano; nelle quali molto interessa co- noscere, tanto la natura, quanto il valore numerico della carica. Esso elet- trometro fu inventato da Volta, che lo prefer! agli eletlrometri precedente- mente immaginati da Cavallo, e da Saussure (1). Pero Tistromento medesi- mo ha i difetti che ora passo ad indicare- 1.° Air estremo superiore delle due pagliette, si trova insinuato nelle mcdcsinie un sottile fdo di rame, che termina con un anellino, cui queste vengono liberamente sospese- D'ordinario questo filo e lungo di troppo , lo che rende il momento del peso delle pagliette, in alcuni casi non rari, mag- giore del momento dovuto alia ripulsione elettrica, per cui nelle cariche as- sai tenui, non si ottiene dalle pagliette una sensibile divergenza. (I) V. la prima delle lettere inetcorolo|;lchc nella Collczione delle operedl Volta- Firenze ISIC. T. 1. par. II. p. 7, c seg. — 38 - 2° La sospensionc ora indicata non e talc , da costringeic le pagliette a giacere, per qualunqiie loio diveigeiiza, nel incdesimo piano , paiallelo a quello, in cui si legge la graduazione, come dovrehb' essere, afTinche la mi- sura della divergenza loro potesse riescire pin esatta, e piu spedila. 3.° I-a dispersione dell' elettrico non e inipedita quanio si potrcbbe. 4-.° Non si profitta il piu possibile della induzione, onde accresccre la divergenza delle pagliette , nelle debolissime cariche ; quando cioo 1' istro- menlo debba scrvire da elettroscopio. 5.° Altrettanlo deve diisi della elettrica ripulsione, dalla quale si puo, con)e vedremo, avere un effetto maggiore, per ingrandire Tangolo della in- dicata divergenza. ()•" Le cause pertuibatrici, o sorgenti di errore , che provengono dal- rattiilo, sia nel sollevare il disco superiore, sia nel riporlo suli'inferioie, sia nello stringere il manubrio isolante del primo, possono eliminarsi- Per minorare tutti questi difelti, ed accrescere aU'eleltromelro a indici vprticali , sia scmpliee sia condcnsatore, la sua sensibilita e precisione , mi sono procurato delle pagliette niolto sottili , servendomi degli sleli di al- cune piante graminacee- Inumidite prima le indicate pagliette, Ic bo poscia travcrsate in lungbezza con un sottilissimo fdo di lame , che feci reslare quanio faceva d' uopo ben teso per gli estremi suoi , onde le pagliette si disponessero stabilinenle in linea retta. Scelte due di queste che avessero , e peso , e lungbezza eguale, otto centimetri circa , e verificata la perfetta loro conducibilita per Telettrico, bo insinuato in ciascun estremo di esse un sottile filo di rame, lungo un millimetro, il quale, terminato in anellino, veniva sospeso neir interno di una doppia lastrina mctallica, slabilita presso il ver- tice deir elettrometro. A queslo modo il centro di gravila delle pagliette , compresso il filo di rame, cui sono annesse , viene di molto avvicinato al centro del moto, e le medesime percio possono piii ampiauienle divergere. Gli estremi superiori delle due pagliette , rimanendo compresi nel vano in- terposto fia le due superficie della indicata doppia lastrina , e liberamente pendcnti, dovevano per qualunque divergenza loro giacere sempre nello stesso piano, parallelo a quello , nel quale trovasi la scala per misurare la diver- genza mcdesima. Inoltre un filo di acciaro, avente le slesse dimensioni delle pagliette , veniva fissato verticalmente fra le medesime; cosicche ad esse riescisse per- fettamente parallelo. Cluesto filo, per costruzione assai facile, puo quando si vuolc, collocarsi fra le pagliette medesime, o togliersi dal mezzo di esse. — 39 — §. II. (".osiiTalte modificazioni procurarono alle paglielte , a paiila di circo- slait/c, una mafigioic diveigenza, e per la diininuzioiie del peso loro, e pel iriodo col (pialc furono sospese; ma piu assai per la interposizione fra esse del filo di acciaro sopra iiidicalo. Nella (fig. l.)si vede disegnata la doppia FIGURA I. -^ lastrina 3, 4, od anclic 8, 9, colle pagliette 5, 6, pendent! liberamenle dagli ancllini 0,0, infilati nei rispettivi loro perni, orizzontali Dcll'interno della mede- sima. 11 foro 10 e destinato a ricevere Taslicella orizzontale 10, 11, cui trovasi annesso verticalmente il filo di acciaro 10, 7, il quale si dovra insinuare in una fessiira 10, oo, praticata nella superficie anleriore della slessa doppia la- strina, onde il filo c le pagliette , si trovino giacenti nel nnedesimo piano vcrticale. La costruzione di tutto cio esige molta esatlezza, e molta delica- tezza; per cui deve afiidarsi ad una mano, abile assai per questo genere di lavori ; giacche bisogna che le pagliette si trovino vicine il piii possibile al filo vcrticale 10, 7. Di piu bisogna che la rotazione delle medesime pagliette, sia liberissiaia inlorno ai loro perni di sospensione; oltre a cio bisogna che la doppia lastrina 3, 4, sia della minor superficie possibile. Nell' istromento da me finto costruire, la distanza 5, 6 delle pagliette fra loro, non supera un mil- linietro: gli ancllini oo, ed i corrisponilenti perni, debbono essere dorati, aftin- che le ossiduzioni non abbiano luogo, le quali cagionando attrito, impedi- rebbero alquanto la rotazione delle pagliette intorno ai perni medesimi. / — K) — Mi sono assicurato spcrimcntalincntc in piu modi, die la introduzione del filo di acciaro fra le pagliette , produce uh angolo doppio di quello sarpbbe, scnza (juesto ulilissimo c scmplicissimo artificio. Due condensatoii ciettrometii , uguali fia lore in tutlo , c privi ognuno del filo di ac- ciaro fra Ic pagliettc, I'urono congiunti I'uno all'altro, mediante una striscia metallica , poggiata cogli estremi suoi, sopra i due dischi supcriori dcgl' i- siromcnli. 0>»'"di i'u a quest! comi^unicala una tenue carica elettrica , po- / -*= Dcndo nel mezzo dciia indicata striscia, il bottone di una bottiglia di Leida, dcbolmcnte carica, c tencndo comunicante col suolo ciascun disco inferiore dci nominati condcnsatori. Tolta quindi tale comunicazione, furono sollevati contemporaneamcnte i discbi superiori, e le pagliette presentarono la stessa divcrgcnza noil' uno c nell'altro istromento; prova evidente che i medesimi, coir indicate modo, ricevevano la stessa carica. In seguito applicai quel file in mezzo alle pagliette di ciascun con- (iensatore, ed operando come ora ho detto , si ebbe una divergenza mag- ijiorc assai della prima; pero la stessa per ciascun istromento, lo che venne a conterniare la consegucnza ora dedotta- Toisi poscia il filo dal mezzo delle pagliette, pero in un solo dei due condcnsatori , quindi comunicai tanto all'uno quanto all' altro , collo stesso modo , una cgual carica; e I'angolo delle due pagliette , fra le quali si tro- vava il filo di acciaro, si mostro doppio di quello formato dalle altrc due, prive del filo medesimo. Questo risultamento sperimentale viene confer- mato dal ealcolo, come vedremo nella terza parte della presenle memoria. So la sorgente di eletlricita da esplorare sia indcficiente, come per es. la elottricita di una coppia voltaica, in tal caso la tensione acquistatn dalle pa- gliette sara sempre la stessa, vi sia o no il filo di acciaro fra esse; quindi I'an- golo delle medesime sara sempre doppio, di quello sarebbe senza il filo stesso. Quando poi la sorgente di elettricila da esplorare sia deficientc , come pei' cs. quclia prodotta, o per attrito, o per induzione, o per comunicazione, ed inoltre la quantita di elettrico svolta sia tcnuissima , in tal caso 1' angolo delle pagliette non sara giustamente doppio, ma sara sempre maggiore di quello sarebbe senza il filo metallico fra esse, il q^ale percio in ogni caso / (^4 ricscira utile nell'uso dell' elettrometro , cioe quand' anche la sua carica sia tcnuissima, c qualunque sia la sorgente di essa. > — 41 — §■ m. IVr accrcscerc vie piii la divergenza delle paglieUc nell' cleltromclro , c per f'arlii riescire ancor piii duievolc non solo , ma c per misuraria con inaggiof comodita e precisione , ho lolto dall' elctti'ometro la [liecola cam- pana di vetro, nella quale sogliono Ic pagliette restaic chiuse. II vetio cs- scndo avido dolia uniidila, Y aria chiusa nella piccola campana , e sempio piu piogiia di vapore acquoso, di quello sia la esterna e libera ; qiiindi le dispcrsioni dcirelcUrico sono, colla prosenza della campana, semprc maggiori, di qiiullo sarcbbero senza la medesima, in un dato tempo; e percio le divergonzo ancor piu, in (pieslo second© caso, durevoli. Per consegucnza ho adoperato sem- prc reletliometio, siasemplice sia condensatore, sostcnendolo con un anello di veuo /3 (fig. 8.) od x (fig. 4.), ben vernicialo con cera lacca, ed erto solo FIGURA II. — 42 — FIGLRA III. FIGURA IV. Kt«»" qiiiinto basta per la stahilita (I), il quale nel caso tlcirelcllromPlro spmplicp, (loviii sostcncre il solo boltone; incntie nel caso dell" eletlroinetm conden- (1) La fig. 2 rapprasenta il prospello, la (ig. 3 il lianco, e U lig. ^ la piania, dell' istro mento die ilescriviamo. >c - i3 — salore, dovra sosteneie il solo disco infeiiore 2, come vena meglio qui ap- pi-esso dichiarato. La perifeiia di questo anollo /3 si connette a due cilindii "p^ (fig. 2, i) pure di vctro, similmente verniciati, ed oiizzontali , disposli nel prolungainento di uno stesso dianietro deli' anello medesimo; i (|ua!i s* insinuano in due ghiere metailiche , sconevoli lungo due aste vcrticaii m n, p q, metailiche pur esse; cosicche 1' anello indicato, e quju^ Telettro- metro, si possa fissare oiizzontalmontc, mediante le viti r, s (fig<^^a qiicll'al - tezza che si vuole. Le asle veiticali medesime sono fissate sopra una base ben salda, e soslenuta da tre viti a, b, c,|che permettono a tutto ristromento di esseie livellato. Dal centre del disco inferiore 2, corrispondente a qucllo deH'anello /3, pcndono liberamente le paglietle, le quali debbono trovarsi a suf- ciente distanza, tanto dalla base, quanto dalle aste veiticali, mn,pq, da non po- ter essere menomamente attirate per induzione, sia dalFuna, sia dalle allre. Cid si rende necessario, quando ristromento abbia da servire da elettromelio, e non da eleltroscopio; laonde le aste si troveianno dislanti Tuna dall'altra circa dieci pollici; e si procurera che di alti'cttanto gli esli'etni delle pagliette dislino dalla base. Mcdianlc questo congogno, ristromento potrii, sul suo anello fi, co- me si vole abbassarsi, alzarsi, e girai-si; cio che facilita molto la misura dnlla divergenza coine vedremo. Jnoliie, pel congegno medesimo, ie paglietle 5, (i, jimarranno a bastanza lontane dalla base del sostegno, per cui non subiranno sensibile attrazione da essa , e la divergenza loro sara maggiore, di qucllo sarebbe nei comuni elettromctri, ove gli estremi delle paglietle, sono Iroppo vicini al fondo metallico, su cui poggia la piccola campana. II principale scopo di questa nelF clcttremetro, e quello d' impedire I'a- gitazione delle pagiieltc , prodotta dai moti dell'aria ambiente. Ma ho tro- vato , che quando le aperture della camera in cui si opera, sono convenien- lemonte chiuse, e non si facciaiio attorno 1' elettrometro moti troppo vio- lenti, le paglietle rimangono perfottamenle in quiete , senza bisogno di es- sere chiuse in un recipiente di vetro. La soppressione della campana, giova eziandio, quando I' islromenlo abbia da servire da elettrometro, p/^che lo /If* paglietle non risentono gli effctli della induzione, che dalle medesime, il ve- tro ad esse vicino, subisce. Giova pure la soppressione stessa, in quanlo che le immagini delle pagiieltc, vedule a traverso la campana, sono sempre diflformate; quindi piu facile riesce I'errare, misurando la divergenza di esse- Oltre a cio non i; raro cho, per qualche strofinio, praticalo inavverlentemcnte sulla campana, questa si elettrizzi, ed in tal case rimangono alterate Ic in- dicazioni clcttromelriche. O'^i ^.'•) to — 44 — Per prolittare il piu possibilc dcUa indu^ione, coinc causa di aumento nella diveigonza dclle pagiictte, lio primicramentc adoperato dischi pochis- simo cili, cioi^ non piu di un inilliinelro: lio in secondo luogo applicalo nclte asle vertical! due cilindrctti di otlonc hi, Id (fig. 2); qucsti comunicando sem- pie col suolo, possonoa piacere allonlanaisi ed avvicinarsi cogli estrenii/lorofa i|iicili dellc jiaglieltc- La mobilita dei cosi fatti duo cilindri metallici, non isoiati, aggiimge niolto alia sensibilila deiristroniento, quando esso abbia da senile da eleltroscopio. ^ §• IV. Spesso avviene uhe il contatlo dille dita, col manubrio veniiciato dei disco supcrioi'c del condensatore, sviluppa elettricitii; cosi pure questo aicdesi- nio sviluppo si ottiene dalla cera lacca, la quale ricuopre Ic supeificie interne dei due dischi deiristroniento, se per avventura scorrano esse alquanto Tuna sull'altra, se vcngano premute, ose per qualunque altra cagione subiscano il me- nonio altrito, come puo succedere facilmente, quando il disco superiore, si deve adallare sulT inferiorc 2, quando il primo si deve distaccare dal secondo, e quando si dcbba quello poggiare sopra un sostegno qualunque. Ad evitare cosifl'atle cause perturbatrici , o sorgenti di errore , il manubrio del disco superiore, si compone di un cilindro di vetro foggiato in semicerchio, z u (fig. 2), erto non piu di quello basti alia solidita, e ben verniciato; il quale trovasi aderente alia superficie metallica del disco superiore 1, fig. (2, 3). Dal vcrlice di questo semicerchio coibente , sorge verlicalmente un cilindro di mctallo , che rimane sempre nella ghiera i/ , ed e scorrevole verlical- mente lungo la medesima, porlando seco il disco superiore deiristrorn.^nto. Si e a questo modo costrutto il manubrio del disco superiore , afflnchc la sorgcnte della eletlricita, possa collocarsi nel centro del medesimo; condi- zione necessaria, onde abbiasi dalla medesima il massimo effetto, come gia osservo il sig. Riess (1). Un'altra condizione, da doversi puresoddisfare nell'uso del condensatore , si e che il disco inferiore del medesimo, debba in ogni spericnza, mantenersi nello stesso modo in comunicazione col suolo. Girando la roselta o fig. (2, 3), s' innalza il disco superiore quanto si vuole , il quale per I'atlrito fra i denti x del relative ingranaggio, rimane sempre alia (l) Annates Phjisick fr-orterb, ec. art. Elektriciedl, p. 307. 1} — 47 — di otlonc isolato. Ponova egli a contatto di questo, per qualche tempo, un tubo di vetro eletttizzato, ed osservava la divergenza di quci fdi, taoto nella durata del contatto, (juaiito dopo il nicdesimo. La prima divergenza, la quale pmcedcva da!ia elelricita libera, era durevole, o breve, secondo cbe I'aria era seechissiina, od umida; I'altra divergenza poi, la quale procedeva dalla elettri- cilii indolla, divenuta libera, cresceva in ampiezza col crescere della umidita, e viceversa; ma fino ad un eerto limite, ncl quale, divencndo I'aria umidissima, la divergenza medesima diminuiva in ampiezza, ed in durata. Sebbene queste indicazioni e!e(trosliitiche, sieno strettamente dipendenti dalla umidita dell'a- ria, tutlavia si vede cbe I'uso delle medesime, nel modo indicate, lascia molto a desidorare nella esattezza e precisioiie, onde assegnar lo stato igrometrico deli'anibientc, anclie per approssimazione. Volta si 0 occupato molto di esperienze elettroigronietriche, avendo esso riconosciuto importante assai per la scienza, trovar modo a determinare la umidita dell' aria, mediante le indicazioni dell'elettrometro (1). Egli a que- sto line immagino in prima , notare il tempo impiegato dall' elettrometro di Henley (2), posto sopra un conduttore bene isolato, e carico di elettricita, sino a 20 o 25 gradi, per tornare a zero, od a 5 gradi Ma trovando poi troppo lunga questa sperienza, voile abbieviarla , proponendo di toccare il conduttore con un corpo semicoibente. Pero avendo trovato quel celebre fi- sico , essere alcunc fiate con tale spediente , troppo precipitosa la perdita della elettricita; immagino congiungere il conduttore isolato, ad una boccia di Leida, sicthe dovesse pur essa insieme al conduttore perdere la elettri- cita , mediante il contatto del corpo semicoibente. Dopo cio pare che il Volla, non ancora fosse ben soddisfatto del suo trovato ; per cui si mise a ricercare in che modo 1' elettrico, scaricandosi pei conduttori imperfetti , trascorra pei iiiedesimi; e quanto influisca nella difficolli, e lentezza del tra- gilto, la luiigliez/.a, e largbezza di essi. Quindi propose di caricare un elet- trometro a pagliette, con una dose di elettrico tale, che le pagliette diver- gessero sino a 12, od a 14- gradi. Cio fatto si aspetti die tale divergenza siasi ridolta giuslamenle a 10 gradi; allora toccando il cappclletlo dell'elet- tromctro, o la verga metallica da cui viene sormontato, con un corpo se- ll) Colli'zione dfllc oppre di Volt.i, T. I, parte II, p. 441, e seg. Firenie ISlC. (2) Questo eletlromi-tro, detto a qiiadrante, fu inveiitalo da W. Henley, membro della So- ciety K. di Londra, lu'llaiino 1772. — 48 — niicoibontp, liilotto ad opportuna forma e diinensione, si misuri quanti se- cond! occori'ono, pcrclio i pcndolini sieno giunti a divcrgore di soli 2 gradi. Ma sara somprc possibilc dare all'clcltromctro una caiica di 12 o \k gradi? quando la uriiidita o inassiina, come nelie giornate di iiebhia, cio non riosce. Priitiieramentc rimase litubante il Volta, se quale preferiic fra i corpi semi- coibenti, nolle indicate spcricnze; poscia li restrinse a qualtro soli, cioe alia pei- ganiona sottilc, all'osso di balcna. all'avoi'io, ed alia parte cornea, c lucida della penna da scrivcrc; ma fra (iiiesli neppure decise quale si dovesse presceglierc. Inoltre lo stesso fisico riconobbe, che nei casi d'estrema siccita, quel corpi di- vengono Iroppo coibenti , nientre nei casi di eccessiva umidila, essi divcn- gano troppo condultori; cosiccbe nei casi mcdesimi, o rendono troppo lunga la sperienza, cd impossibilc ad essere piii e piii volte ripcluta, come si do- vrcbbe per apprezzarnc con precisione la durata ; o la rendono cosi breve, da doversi ritenere scnsibilnicntc istantanca, ed impossibilc a misurare. In- fatli cgli si esprime su tal proposito diccndo. « La clettricita di un semplice » conduttore, ancbe discretamente grande, si loglio merco il contatto di quel » qualunque impcrfctlo conduttore , cbe a tal uopo si adopera , in troppo » brevi istanti , in un tempo quasi non misurabile , ovc tal corpo (cs. gr. 1' Icgno, osso , carta , cuojo , ed altro) trovisi considerabilmenle umido , e >i molto piu sc, conic accade talvolta, lo sia all' eccesso- « Pertanto so Ta- ria fosse troppo umida , il nostro flsico suggerisce da capo, di aggiungere all' eleltrometro una boccctta di Lcida, ed ancbe di percuotcre, quante volte occorra, il bottone deli'elcttrometro, con un'asticella di quel semjcoibcnte, che si vuole adottaro; intendondo cbe a questo mode non riesca islanttineo. r abbassarsi dclle paglielte. Tero non mancano casi di umidita, neppur so- vercbia, nei quali cosiffatto mezzo, d' altrondc molto imperfetto , disperde Iroppo rapidamcntc I'clettrico, e non raggiunge lo scopo. So I'aria per I'op- pc'Sto sia troppo secca, propone il Volta un metodo, tutto diverse dai pre- cedent! , per non perdere troppo tenqio. Questo consistc' ncllo stropicciare colic dita fortemcntc una striscia di pcrgamena, in vicinanza dejl'asta del- r eleltrometro, afi'mchc induca sul medesimo; e ncll* osscrvare il tempo im- piegato dalle paglielte, a diminuirc I'osservata divergenza loro, di una quan- tita data- Ognuno vcdc cbe gl' indicati motodi elcttroigromctrici, lasciano molto a desiderare, sia per la uniformita , sia per la esaltezza c piecisionc Inol- tre debbono i metodi stess! rilcnersi pci' incerti, eziandio pcMcbc varie sono le circostanze, Ic quali possono influirc sulla facolla conduttrico di un h — 49 — medcsimo corpo solido, ciou la uinidita , il calore , il prcccdente passag"io dclla clettricita, c la diversa disposizionc delie sue slessc molecole, scnza cangiamenlo di loro natura chimica. Percio un medesimo corpo in taluni casi pu6 esserc isolante , ma in allri conduttore: in gencre un medesimo corpo avri diversa facolla conduttrice, secondo la diversita delie sopra indicate cir- costanza, ad esso proprie. Quindi giustamcnte continua quel gran fisico a dire « non preten- )) do io gia, clie quesla nuova maniera di esplorare 1' uinido di diversi » luoghi, e tempi, debba gcneralmcnte prefcrirsi alle osscrvazioni dei mi- )) gliori igromelri ...» Termina il Volta la narrativa di questc sue ricerche, dichiarando averle poco piii che indicate, e promettendone in appresso una pii ampia spiegazione, la quale non e a mia notizia che sia mai comparsa. §• VII. Restando adunque ancora non poco a fare, perche la clettricita statica, scrvir possa con soddisf\izione alia igrometria, mi sia permesso d'indicare in qucsto luogo, un metodo semplicissimo, ed uniforme, per ogni caso, che a tal fine mi venne suggerito, dail'uso ripetuto dell'elettrometro a pagliette, mo- dificato da me come ho descritto. Prima d'ogni altra cosa deve osservarsi, che la divcrgenza degl' indici verticali di un elettrometro , prodotta dalla . ^ elettricitii libera che kf investe, va diminuendo continuamcnte- Questa dimi- '^f uuzione dipende senz'altro, dal rapporto fra la tensione della carica elettrica, e la resistenza che 1' aria, e le parti dell' istromento oppongono al passag- gio deir elettrico, e percio alia sua dispersionc. Dipende poi la resistenza medesima dalla umidita, cioo diminuisce al crescere di questa, e viceversa. Da old avviene che, se la carica delie pagliette sia su/ficicntemenle grande, il diminuire della divergenza loro presenta sempre due fasi: nella prima que- sta diminuzione succede con grande rapidita: nella seconda poi succede as- sai lentamente, e con molta regolarila; cosicche la divergenza delie medesime< riesce sensibilmente stazionaria in questa seconda ftise, per un breve tempo; e percio facile riesce pure la sua precisa misura. II tempo sia della prima, sia della seconda fase indicata, diminuisce col crescere della umidita, e vi- ceversa; pero qualunque sia lo state igrometrico dell'aria e dell' istromento, sempre la diminuzione della divergenza nella seconda fase, avverra con molta lentezza c regelarita, verificandosi che ad una minore tensione, corrisponde 7 !(> — 50 un tempo maggiore per la stessa diininuziono dclla divergenza; e viceversa. II diiiiiiiuirc rapido della divergenza riella prima fasn, vicne daH'csscre la tensione inaggiore della resislcnza, ciie nel momenlo incoiitra relettrico a dispcrdersi; jior la (jtial cosa, una parte di esso in qucsta prima fase rapidamente si di- sporde, non Irovaiido a cio presso clie verun ostaeoio; quindi rapidamente le paglieltc diminuiscono, pel proprio peso, la iniziale divergenza loro. La parte di elettrieo dispersa in questo modo e tanta, quanta ne occorre, airincho I'al- Ira parte roslata nell' istromento abhia una tensione, da essere pressoche hi- laneiata coll' attuaie resislenza, opposta nel memento al passaggio dell'elet- trico. Quindi colla scconda fase nasce un approssimativo e sensibile equiii- hrio niomentaneo , fra la tensione della carica, e la indicata re/istenza; il ^S quale viene succcssivamenle rotto, e rinnovalo. Quanto piii dura questa fase, tanto piu diniinuisce la tensione, e con essa la divergenza; come pure tanto piu r eiiuilibrio indicate accostasi ad essere vero, e stabile; pero queste con- dizioni di verita e stabilita, sono per esso un liinite, che non puo mai rag- giungere complclaincnte. Percio avviene che per la diminuzione di un grado nella divergenza delle pagliette, occorre sempre piii tempo, quanto piii dinuisce la tensione loro. Da silfatto prccedare della seconda fose dipende la regolarita e lentczza grandc, nel disperdersi deH'cleltrico, in tulto il tempo dalla me- desima ; quindi ancbe la regolarita e lentezza somma nel diminuire della divergenza delle pagliette , e la facilita di misurarla ; giacche per uno o due secondi, I'angolo da esse formate, e sensibilmente stazionario. Di qui si vede clie I'elettrometro a pagliette, sia semplice, sia conden- satore, non puo essere adoperato, altro cbe per quelle cariclie, le quali sono di tale piccolezza, da non poter dare origine alia prima fase nella divergenza delle pagliette; giacche siccome in questa la dispersione dell'elettrico e rapidis- sima, e la divergenza iniziale delle pagliette impossibile a misurarsi, la carica coniunicaia airdettronietro sarebbe in parte dispersa, prima che si potesse apprezzare la divergenza da essa momentaneamente cagionata. In somma quando vogliasi coll' elettrometro a pagliette misurare ana carica elettrica, fa d' uopo che questa sia tanto piccola , da produrrc una tensione che nel momento non e sensibilmente maggiore, della resislenza che in quel mede- simo istante si oppone al passaggio dell' elettrico. A questo modo la diver- genza delle pagliette sara costituita solo della seconda fase, quindi la di- minuzione della divergenza loro, sara il piu possibile regolare ; quindi la misura della iniziale aperlura delle pagliette, sara pur anco la misura della carica mcdcsima. — 51 — §. Vill. Speiimnntando ripcUitainento sulla diiinta di qricstc fasi, c, sul modo col quale pi'ocedc nellc medesime la dimiriiuioiic della diverjjcnza delle pagliette, ho veiiricato, che dando aU'elettrometro condensatoie qualuncjue carica, purche sii/ficioite; vale a dii'c pui'chc tale da produri'e la prima fase nella divergenza delle pagliette, semiire I'angolo delle medesime, dopo decorso iin minuto primo dalla iniziale apertura loro, dipeiide solo dallo stalo igromeliico deH'aria, cd e pei- cio sempre lo slcsso, purche lo stato medesimo non cangi. Ho trovato que- sta cai'ica sulficiente, salvo 11 caso di una uiiiidita estrema, nel risiduo 4t4Jti -^—ccfio <'a suiirica di una bottiglia di Leida, poiche T eletli'ico di lale residuo, coinu- nicalo al disco superioie del condensatore, induce nell' inferiore tanla elettii- cita, che le pagliette, per questa, sempre divengono piu di qucllo comporti sia lo stato igronictiico del momento , sia la coirispoiidcnte resislenza ; quindi nascc la prima fase nella diminuzione dclla divergenza loro. Ma dojto un minuto primo , si trovano esse gia nella seconda fase della diveigcnza medesima, e con un angolo, che alia tine delP indicato tempo, risulta sempie lo stesso, per (|uanto si ripeta la sperienza, e comunque si faccia variare la carica, purche non cangi la uiiiidila dell' aria. Questo angolo, come gia in- dicammo, h sensibilmente stazionario per uno o due secondi; quindi facil- mente misurabile. La quantita di elettrico residuo 3j)tfi^.scarica di una bot- ^^C ^y**^ <^ tiglia di Leida, e appunto quella che convicne per questa sperienza; giacche la quantita slessa varia fra liniiti tali, che mentre da una parte riesce suf- ficiente, daU'altra non eecede tanto, da non poter essere contenuta nel con- densatore; islromento da me sempre usato in queste ricerche. Quando I'aria sia molto umida puo accadere, che la carica residuo Jella Irl bottiglia, non sia sulficicnte: in tal caso dovrii farsi a mcno di scaricare la bottiglia, e si dovra tutta la sua carica comunicare al condensatore, aflinche la divergenza delle paglielte cominci dalla prima fase, e non dalla seconda. Puo anche oltenersi la carica sulTicientc, inducendo con un bastone di cera di spagna clettrizzato, il cappelletto di un elettrometro, od il piatto inferiore del condensatore. Pero quando Taria non sia molto umida, il residuo della carica di una bottiglia di Leida, puo servire tre o quattro volte; lo che riesce molto comodo, per prendcre il medio dei risultamenti delle tre o quattro corrispondenti sperienzc, quindi anche per diminuire gli crrori, che possono commettcrsi nella misura dell' angolo delle pagliette. — sa- il i)icto(h) cicllroigroincli'ico da nic ora csposto, o inoUo piu pronto (ioj;!! allri mclodi ijjromcti'ici, a indicarc Ic variazioni della iimidita. Cio fa- ciliHcntc s' iiUende , riilcltendo chc il primo metodo, esscndo basato sulla <.'onducibiliU\ dcll'aria per rdcttrico, deve tutti gli allri vincere nella pron- lozza delle sue indicazioni; poichu la conducibilita slessa va pari passo colla uinidila. Ho vcrificalo piu voile che, vaiiala essendo biascamentc la uniidila dciraria, non si avcvano ancora indizi di questa variazionc, no dairigromc- tro a cappcllo, ne dal psicromelro di August , menlre si avcvano prontis- sinii e niarcalissinii dall' indicalo mclodo olctlroigi'oinclrico. ^ Si jioticbbe, per Ic indicazioni cleltroigroinctrichc , misurarc il Icmpo neccssario , perche la divcrgcuza dclle pagliellc si annulli ; giacche questo tempo sarcbbe per Ic mie osservazioni senipre lo stcsso, qualunque sia la carica purcho suflicieiilc; ma solo varicrcbbc col variarc della umidila, cre- scendo al diminuirc di quesla, c viccvci'sa. Pero in lal inodo Iroppo lunga rioscirebbc la durata di una sperienza; giacch6 nelle giornale le piu umide, con una carica sufllciente, le pagliette dell' eletlromelro condensatore , iin- piegano non mcno di un ora, per annullai'C la divcrgenza loro. Quindi una sperienza cosi falta licscircbbc li'oppo incoinoda, c non potrebbc averc il vanlaggio di esserc ripetuta per ollenere un risultamenlo medio. Inollre lo slato igromelrico dell' aria potrebbe variarc in questo cosi lungo tempo , ed erronca divcrrebbc allora la sperienza medosima. In fine paragonando i risullamcnli clcltroigrometrici ora indicali, con quelli otlenuti nelle medesime circoslanzc da qualsivoglia buon igromelro, si potra sempre costruire una lavola per un dalo eletlromelro, dalla quale avere con esattezza, mediante la clcllrica tensione, lo slato igromelrico delTambienle. Fa d'uopo avverlirc cba per queste ricercbe , sempre deve farsi uso dello slesso eletlromelro condensatore, onde i risullamcnli siano giuslamente paragonabili fra loro. Da ultimo, siccome per un medcsimo slato igromelrico dell' aiia , ed a parila dclle altre circoslanze, le due conlraric elcUricita, non si disperdono cgual- mente; cosi fa d'uopo slabilire se nelle sperienze elellroigromelricbc, si debba piuttosto adoperare la tensione della clellricila negativa, o della posiliva. Mi riservo pero tornare su questo inlercssanle argomento, in una pmssima comu- nicazionc, ove dando i risullamcnli nuincrici delle mie sperienze , prendero a considerare ancbe i lavori di Coulomb, sul rapporto fra i gradi dell'igro- melro, c la corrispondnnle dispersione dell' elcltrico (1). (1) De la Rive, Traitd d' ^lec. t. l.» Paris, ISS-i, p. 73. — 53 — §• IX. Tennincro <|ucsla prima parte della mia memoria, con una osserva- zionc, suUa causa eflicicntc lo sviluppo della elettricita nello spato islaudi- (0, (jiiando csso 6 prcmuto fra coipi non duri. Se un corpo sia premuto Ira due altii, scinpre fra qucsti e quello premuto, si genera qualche attiilo: rd in fatlli la pressione puo cssere considerata come uno degli elementi deiraltiito (1). Pero qucsto attrito, compagno indivisibile della pressione , tanlo pill dimiiiuira, quanto piu i corpi, si avvicineranno alio stalo di per- iclta duiezza; cosicchu trattandosi di quel corpi, cho noi sogliamo cliiamarc duri, cd anche di quelli die, per cangiar forma, richiedono una notevole pres- sione, r attrito compagno di qucsta, si pud riguardare sensibilmente nuUo- Per tanto, seelte varie lamincttc di spato islandico, sottili e limpidc, le ho private dalla naturale umidita , quindi ho legato queste laminette pel con- torno loro, con un file di seta, verniciato di cera lacca. Tenendo sospese queste laminette per 1' indicate filo, sottoposi le medesime piii e piu volte, in diversi gionii, alia pressione, stringendo le opposte due loro faccie, fra gli cstremi di due cilindretti di vetro, di metallo, di legno , e di altre sostanze , comunemente riguardate dure. Poscia colla maggiore possi- bile rapidita, rimuovcndo la indicata pressione, avvicinavo subito lo spato air clcttroscopio di Bohnenberg, e non mi venne mai falto di osservare, per questa pressione, il piu piccolo sviluppo di elettricita , nello spato calcare >.. cosi premuto. Se poi la pressione dclle medesime laminette, si esercitava nello stesso modo, ma col mezzo di corpi, od elastic!, o flessibili, come su- ghcro, pellc, carta, sostanze vegetabili, ec-, sempre aveva luogo un scnsibi- lissimo sviluppo di elettricita nella corrispondente laminetta; e questa elet- tricita non mancava, quando anche i corpi prementi si allontanavano lenta- mente. Se non gii^ 1' attrito, ma la pressione, fosse la causa dello sviluppo clettrico di cui parliamo, qucsto si dovrebbc avere massimo dalla pressione dci corpi duri. esercitata suHo spato islandico. Di piii dovrebbe lo sviluppo crescere coll' aumento della pressione medesima , in vec/ niente di tutto /d cio si verifica; e la prc^iene pel contrario cresce , quanto piii i corpi pre- t, w,' i volumi suoi coirispondenti alle temperatuie stcsse; indi- cando con m'„ il volume del gas medesimo alia tempeiatura o°, e con o il cocflicicntc della dilatazione, si avranno le (25) w, = ie,{\ ■+- 5/), u'„ = w„{\ -+- 5;') . Ora supponiamo il gas mescolato al vaporc, nelle indicate due temperature t, l', per modo che sia nelle medesime saluro del vapore slcsso. Per la legge di Dalton sappiamo, che la forza cspansiva e„ del mescuglio, eguaglia la somma delle forze espansive e^, e^, una del vapore, I'altra del gas insieme uniti; Ic quali due forze sono quelle stesse che sarebbero , se il vapore ed il gas, ognuno separatamente, stessero nel medesimo spazio. Questa legge di Dalton b vera, tanto se il volume sia saturo di vapore, quanto se non lo sia: e per provarlo, basta introdurre la stessa quantita di liquido, in due volumi cguali, uno contenente aria, I'altro perfettamente vuoto; con questo che, la quantita di liquido introdotto non sia bastevole, a saturare il volume nel quale il vapore si forma, sotto la stessa pressione, alia stessa temperatura. In talc sperienza vedremo che la tensione del solo vapore misto con aria, eguaglia quella del medesimo nel vuoto; sebbene lo spazio dal vapore occu- pato, non sia saturo di esso. Pertanto, nel caso della temperatura /, avremo e,n Ci, —r- Cy , e nel caso della temperatura t' sara e' = e' -I- e' • cosi avremo pur anco Cy = p—e^ , e'y = p'—e'y ; quindi la pressione cui sara sottoposto il gas alle temperature I, l' , cd in mcscolanza col vapore, vena cspressa rispettivamente dalle differenze p— e„ , p'—e'^ . — 56 — Inollro, per la legge di Mariotte, dovra essere V, : w, = n : p — Cy , v\' : w,. = n : p' — e\. , liondc v'r {p C ) ro«. ovveio, medianlc le ('25) sara ,,.. t;',, _ (p-g..)(l-4-50 ^^^^ T, - \p'-e\){\ ^^ ' die appunto e la rclazione ccrcata. Se facciasi 5 = 0,00375= ~, avrcmo dalla precedente la v\. ^ (p-e,)(267^<') V. (|/_e',)('267H-/.) ' formula clie coincide con quella semplicemente indicata dal chiarissimo Lame, iiel suo corse di fisica spcrimentale. Parigi 1840, T. 1." pag. 454- Esempio. Abbiasi un mescuglio di aiia con vapore acquoso, e pongasi V, = 55"'-,37 , < = 15° , p = 0"',73 , sari per la indicata temperatura e, = O^jOlSS : inoltrc abbiasi t' = 25» , p' = 0"",78, sarii per questa temperatura e'^ = 0"',0231; e perclo daH'ultima formula si avra v\. = 54'"',33- Supponiamo che nelia (26) si abbia: 1." e^=0, cioe che il gas nel suo primo state, non contcnga vapore di sorta, sara v\, _ p (l-^-5<') V, "■ (/— e'.)(l -h50' 2.* e,. := 0, / = l', cioe che il gas nel suo primo stato, non solo non abbia vapore , ma che la sua temperatura eguagli quella del suo secondo stato ; avremo v'l p _ Vi p — e y 3.° Cy = 0, t = i', p =p', cioe che il gas nel suo primo stato, non abbia vapore, oltre ad avere la temperatura, e la prcssione sempre la stessa, nei due suoi stati successivi, dovra essere Li ^ P ■ quostii ibriiiula coincide con (|iielia del sig. Lanio (luogo citato p. 451). Per niaggiorc scliiaiiineiilo della (2G), saia utile procurarc sotlo allra forma, il rapporto del volumi, dato dalla rnedesiiiia; percio sieno (I, , d\, ic densita dei vapor! a saturazione, relative alle teinpeiature t, l' ; rappresentino m, , m',' Ic masse conispondonti; sara €,. m'r = e'., HI, , ovvero e„ d',. v',, = c\ d, Vi ; quindi donde e,. d',{^-^^l')^c'^d.[\^^ d, e„(l-t-3<') Moltiplicando questa equazione per la (26), avremo ■ v'c'd\. ^ e\.{p—c..) ^ e'.p— c e\. ^ ^ V, d, e^{j)'—e\.) c,.p' — c„ e'„ ' ed in cio consiste il cercato rapporto, nel quale s' intende clie le masse j)i',, = v'„ d'c, , m, = V, dt saturino i volumi loro v'r , v, . Ora suppongasi die un gas, divenuto saturo di vapore, alia pressione p, i ed alia temperatura /, sia dal liquido rimosso del tutto, ed in qaesta separa- I (M- zione da esso raggiunga la pressione p', alia temperatura t': vediamo per mezzo della (27), quando in quesra ipotesi la (26) potra valere. Potranno aver luogo nella (27) i tie scguenti casi : 1.° c',. p = c,. p' , donde m',, = m, ; percio il gas col passare dal primo al secondo stato, conservera la medesima quantita di vapore; laonde anche uella ipotesi fatta, potra la formula (26) valere per questo primo caso; giac- che semprc nel medesimo continuera la salurazioue. 2." c'.. p < c., ;/ , donde m\^ < m, ; percio il gas passando nel secondo stato, precipitera dal vapore; quindi eziandio nella riferita ipotesi, la (26) po- tra servire pure per questo secondo caso; poiclie in esso noii manchera mai la saturazione. 3.° e'^p>-e,.p' , donde m',, >■ »i, ; percio il gas nel secondo stato do- vrebbe assorbire del vapore, onde restar saturo ; ma nella ipotesi premessa 8 c <-»-/'» « ■'*- — 58 — non e possibilc die cio si vcrifichi, perche i1 gas nel sccondo slato si trova privo affatto di liquiilo; percio la (26) non puo valere neil'attuale terzo caso per la ipotcsi mcdcsima; giacche mancheia la satmazione. In questo mcdosimo caso pero, Sgncidorando chc sc il gas nel sccondo suo stato non rimanga piu in conlatto col liquido , 11 mescuglio di gas e vapore, dcvc assoggettarsi alle cognite leggi doi voluini, che contengono soli "asj percid chiamando w', , «V i volunii del mescuglio fluido clastico, ad una stessa prcssione n, csscndo t, t' le temperature loro, e restando Ic altrc dc- nominazioni gia stabilite, avremo n't = u'o (1-^50, u'r = u'o (l-(-oV), i\ : u'l = n : p, v'f : ti'c, = n : p' donde (28) e nel caso di f = (' sara V w' La (28) fornisce il rapporto del due volumi, uno relative al primo stato del gas, cioe alia temperatura t, ed alia pressione p del medesimo, 1' altro al secondo suo stato, cioe alia temperatura t', ed alia pressione p'; con que- sto di particolarc, clie il gas nel raggiungere il volume del secondo suo stato, cessa di esserc in comunicazione col liquido, che gli ha fornito il vapore nello stato primo; od in altri termini equivalenti, restando costante la massa del vapore nci due stati^del gas medesimo ; pero mancando nel secondo la saturazione. La formula (28), facendo in essa ^ = 267' si trova coincidentc con quella data, pel caso medesimo, dal sig. Lame (luogo citato p- 456). Supponiamo che un recipiente sia stato chiuso, dopo averc introdotto in csso un liquido, uno o piii gas cogniti , un termometro , un barome- tro, ed una sostanza organica, sia o no vivente. Supponiamo akresi chc il volume del mescuglio gasoso, e chiuso in questo recipiente, sia semprc lo — 59 — slesso. Ci6 corrispondo a supporrc chc tnnlo il livello del liquido, quanto lo dimcnsioni della malcria, e del vase che la contiene, non cangino scnsibil- mente. Deve darsi che dopo un certo tempo abbiasi nel rccipiente uno dei iro seguenti eftelti: cioe 1.° no assorbimento ne sviluppo; 2.° assorbimento; 3.° sviluppo di gas; c cio sia per causa della sostanza organica, sia del li- quido, sia di ambeduc. A conoscere quale abbia degli efTetti medesimi avuto luogo , poniamo nella (2G) v'r = V, , ed avremo (;/-e'.)(l+5^)' donde {p—e,){261^t') ?'., ovvero 1> = 267-+-I Questa formula, cbc noi deduccmmo per corollario dalla (26), coincide con quclla semplicemeiite indicata dal sig. Lamo (luogo citato, p. -i56, § 320) Inoltrc il Irovato valore di ;/, e unicamerite reffetto della variazione di ela- sticita, prodotta nel gas e nel vapore, pel solo variare della temperatura, dallo inizialc al finale stato della sperienza; quindi e che il medesimo valore di//, csclude ogiii assorbimento cd ogni sviluppo di gas, dal principio al fine della osscrvazione, dovcndo pero il vapore saturare sempre il volume v,. Pertanto se il valore di p', calcolato colla (29), coincidera colla pressione P osscrvata sul fine della sperienza, cioe se abbiasi ;/ = P nel descritto congcgno, che dicesi manometro di Berlhollet (I), non vi sara stato no sviluppo, ne assor- bimento di gas. Quaute volte poi si verifichi ])' < P, ovvero // > P, vi sari stato, nel prime caso sviluppo, e nel secondo assorbimento; dunque (1) Fu chiamalo manometro dil Varignon, un istromento ileslinato a misurarc la rarelazionc dell' aria; cd iufatli qucsto nome deriva dalle voci greche liaiof (manos) raro, e fiiTp-i (melroii) tnuura, lequali signiHcnno misura della rarili. Oggi poi JicesI manomt'tro qtialunqiie appnreceliio, nel quale un liquido colla variazioue del suo livello, indica la variazione di pressione, subita da iiu gas, die sU con esso in cuiUaUo. — 60 — hi (29) soiitlisfa coiiiiilctanicntc alia ricerca di uno qualunque dei fatli ora in- dicali, cd e come dicemnio un corollario dclla (26). Esemjiio. Abliiasi /=15'', p = 0"',77->, saWi per I' indicata tcmpcratura p __()"'^())28: inollic aliliiasi /'=2I", P = 0"',778 , sara per questa tem- ppratura <•'.. = 0"',0I83; e percio dairultima formula si otterra // = 0"',7n367; percio si veriiica ;i'>l*; duiique vi e stato assorbimenlo di gas, passando il lucscuglio dalla lemperalura di 15°, a queila di 21.° Ilicorclie di ((uesto iiencrc occorrono sovcntc in (isica ed in cliimiea , <:nme »• c- qiiaiido si tratti di sperimentarc sulla respirazione, o delle piante, <) dc'li aniniali; ma sopra tutto quando si vogUa conoscere, mediante il soc- corso del (laicolo , se il cangiamento di elaslicita di un mescuglio gasoso , fliiuso donlro un vase inestcnsibile, sia refl'etto del cangiamento di lempe- ralura , 0 del cangiamento di massa del gas mescolato al vapore. Se non vi Ibssc nel recipiente vcruna sostanza organica, ma solo un liquido , in tal case la (29) servira per conoscere se vi sia stato assorbimento, o sviluppo di "as per parte dello stesso liquido, il vapore del quale satura sempre il vo- lume cbc lo contiene. Xella (29) non abbiamo tenuto conto del piccolo cangiamento di volume, che subisce il recipiente di vetro, col passare dalla temperatura iniziale t, a qnella linale l'. Per inlrj(durre anche questo effetto, comccche ten^ nel valore di p', rifletliamo che il piimo termine del secondo membro della (29) rappre- scnta la forza elastica del gas, privo di vapore, alia temperatura t': in fatti h facile vedere che dalle precedenti formole abbiamo , (p_e,.)(l-^oY) Ma indicando con ,3 il coetficiente della dilatazione del vetro , i volumi del recipiente medesimo alle temperature I, l' staranno fra loro = 1-1-/3 / : \-+-^l'. (,>uindi, se dicasi Sy la forza elastica dello stesso gas, avuto riguardo al can- "iamento di volume del suo recipiente; poiche le forzc di clasticilii Jei fluidi sono in ragione inversa dei loro volumi, cosl avremo ^ (f)-c..Kl-^^0(i+ffl) . ■'~ (l-+-30(l-^P'') percio sara ^ , (30) ;/==^e'. I I, formula piu rigorosa della (29) / {Conliuuerd). A ir.:v*P — 61 — '^ COMUNICAZIOiNI II sig. prcsidentc D. Mario duca Massimo, in qucsta sessiono voile donare all'accadcmia, un prcr-ioso manoscrilto degii antichi Lincei, clic si conscrvava neila biblioteca Albani, ora vonduta. Qucsto manoscritto ha per litolo Gesla Lin- caeortim, c comprendo i pritni tre anni di (piesta scientifica congrega , cioe dal 1603, sino al 1605. Nclla medesima sessione furono, al nominalo sig. pre- sidente, offerti da tutta raccadcmia ringraziamenli cordialissimi per questo suo dono , i! quale con quello gia fatto dal sig. conte di Castelbareo (v. sessione 1 del 7 dicembre 1856, t. X , p. 52) forma una copiosa ed intercssanle rac- colta di original! documcnti, per tessere una nuova storia dell'antica accademia dei lincei, chc tutte precedette le allre associazioni di questo genere. II sig. prof. Ponzi prende nota, del rinvenimento da esso fatto dei vul- cani spenti dcgli Ernici, nella valle latina sotto Frosinone, e mostra la sua carta geologica dclla parte meridionale dello stato pontificio, non ancora pub- blicata, nclla quale venne da esso dclineato e colorito quel centro eruttivo. Questi vulcani furono evidentemente sotto marini, e le loro bocche non costituiscono un sistema centralo, come quelle del Lazio, ma divise fra loro, sono ordinate suH' incrociamento di due lincc di fralture della crosta terre- stre, dalle quali derivano la stesse Valle latina, e il bacino di Alalri. Vcn- gono rapprescntate dal cratere di Tichicna, dal piccolo cono dctto selva dei Muli sotto Frosinone, dal cratere di Pofi, di Callame, e da quello su cui e posto il paesc di Giuliano nel bacino di S. Lorenzo. Da tutti questi cunicoli cruttivi, meno quello di selva de'Muli, furono vomitate lave, che si distesero in correnti, ed una cnorme quantita di lapilli e ceneri, che consegnati al furore di un marc burrascoso, furono limcscolati e trascinati fin dove giungevano i suoi confini, formandone grossi e lunghi banchi di tufi, come e proprio delle se- dimentazioni marine. II carattere che distingue questi depositi, e la totale nian- canza delle amfigeni, cosi comuni a tutte specie di prodotti vulcanici dell'Italia cenlrale. Pcrallro si rinvengono pieni di legni non carbonizzati, che sebbene frantumati , pure lasciano scorgere i caratteri degli albcri cui spettano. La posizione di qucsto distinto gruppo di crateri, fra i vulcani del Lazio e quelli di Rocca Monfina, dimostra la continuitii della zona vulcanica italiana, sulla quale rapprescntano il quinto centro eruttivo dopo il Vulsinto, il Cimino, il ^ — 62 — Sabatino. il F.azialc. Ma di tulto cio lo stesso autore promette dame a suo ICTiipo ragione in iscritto, onde pubblicamente consegnare alia scienza la sua scoperla. Fra le opcrc vonute in dono all' accademia in questa sessionc, Ic quali si trovano a! solito rcgistrate nel bulletlino bibliografico posto in fine, dob- biamo notarc una ])iibblicazione del nostro distinto collega, il sig. dolt. A. rav. Cappello , cbc ha per titolo- « Causa dolia rabbia , e mezzo per pre- » servarne 1' urnnnita, del sig. dottori F. I. Bacheiet , e C. F'rous.sart con » ischiarimenti di Agnstino Cappello. Roma 1857, tipografia delle belle arti ». In tale opuscolo si da il sunto del lavoro dei citati autori francesi, e si ri- leva cio cbc banno essi tolto dalle memorie pubblicate dal Cappello, c poste- liornipiite da qiialcun' altro suU' argomento della rabbia- Peio aftinchfe ognuno possa conoscere la priorita del dott. Cappello nelle sue ricerchc relative a cosiflalta violonta , e terribiie malattia , noi riportiaino due articoli sopra i lavori del Dott. Cappello sulla malattia medesima. Avlicolo primo (I). Parlando nell'ultima appendice di scienze natural! della rabbia, e de' suoi rimedi, ci venne accennato il nome di due signori francesi Bacbelet e Froussart, autori di una memoria recentissima , in cui ampia- menle spiegono e difcndono 1' opinione, cbe ivi noi allegammo intorno alia natura ed origine della rabbia, e intorno agli opportuni suoi rimedi. Ora in questa memoria, per molti rist>ettf^t'egevole, ci duole di notare un grave torto, fatto a un illuslre medico romano, qual'e il dottor Agostino Cappello, il quale se n'e giustamente richiamato nel Giornale Arcadico di Roma (Tomo II della nuova serie 1857, pag. 19-44), e il torto si e, cbe i due dottori francesi, attribui- scono a sc il principal vanto d'avere scoperta e dimostrata la vera indole della rabbia, e conseguenlcmente i mezzi per impediria, e disconoscono quasi affatto i merili del dottor Cappello, il quale tanti anni innanzi pubblico, e sostenne la me- desima opinione. Infatti egli fino dal 1810 comincio in Tivoli alcuni studi spe- ciali intorno alia idrofobia canina, e contiuuati per oltre a due lustri, raccoglien- do da ogni parte osservazioni c notizie rilevanti, venne iiella ferma opinione, cbe i"uniea ed assolula cagione di si oriibilo morbo nei cani, fosse I'istinto afro- dilico non soddisfatto. La quale opinione dotlamente illustrata, e dimostrata, egli pubblico 1823 in una sua memoria. [Memoria siilla idrofobia di Agostino Cap- it] EslraU.) dalla Civilli caltolita, V. CLXXXV, 5 Xbre i8S7, p. 607. — 63 — ])cUo. Roma poi tipi del Salviucci, e ncl Gioi-. Arcadico,T. XX), ove espone anche i rimedi op|)oituni ad usaisi: e la puhblico non gia sotto forma ipoteiicn, senza cunvinzione, e senza approfondiila, come dicono i sigg- Bachelet e Froussart, ma ill tai termini, che mostravano al tempo stesso i profondi studi, e la ferma persuasioiie deil'auloie, il (|iiaie nel 1827 pubblico nuove rifllcssioni e osservazioni sul medesimo aigomciilo. Ne tampoco e vero che la sentenza di ]\i\ passasse inosservata e senza menzionc alcuna, come i medesimi affermano: perche oltre pii'i edi/.ioni falte delia prima memoria, e gli annunzi che ne diedero non poclii giornaii, spccialmenle medioi, dentro e fuori d'ltalia, I'autore ne ottenne cor- tesi congralulazioni da illiistri medici, e scien/.iati italiani e stranieri; nc ebbe in premio dalla societa medico-chirurgica di Bologna la medaglia di argento, deslina D'ujnoribun mnneramlis; e quando si reco a Parigi , delegate dal go- veino ponliHcio alia commissione sanitaria sopra il cholera asiatico, trovo i suoi lavori intorno alia rabbia non pure conosciuti, ma altamente stiinati dal Mageendie, dal Bieschet, e dal Guerin, cho ne parlo nella (jazzella medicate, e da alti'i medici illustri. Aggiungnsi che in italia dopo il Cappello, la medesima dottrina fu [)ropiignata, e sempre meglio illustrata, anche da altri valentuomini, come il Tolloli di Bassano, cheha sopra cotesto argomento dell'idrofobia, pubbli- cato lino ad oggi operc ed opuscoli pregiati; sicche il dire che giacesse come inos- servata c dimentica, e il trarla in campo come cosa nuova, non puo a parer iiostro in nuin modo scusaisi- Ma checche sia del motivo che indusse i sigg. Bachelet e Froussart, a trattare con si immeritato dispregio i lavori del dott. Cappello, noi godiamo di rivendicargli qui il suo diritto. Ailicolo secondo (1) Kicordiamo dunque che nel libro sulla rabbia, gli aulori Francesi [sopra dell't) di passaggio hanno nominate il Cappello, come colui il quale appena avea emessa I'opinione, che la causa di quel male [la idrofobia canina) sia I'impedito sfogo dcH'istinto generatore; cosi cerlo creder fanno che essi invece avean trattata la cosa nella maggiore estensione. A noi dunque corre Tobblico di dire che il Cappello (2) , nel 1830, in due memorie, tratla cstesamente I'argomento, ed in guisa, clje fatto il con- fronto col lavoro degli autori francesi, quasi saremmo per dire , che questi (1) Estratto del giorna'e delle scienze meJiche, inlilolalo il Filiatore-Sebeiio: Napoli dicembre 1857, fascicolo 324, pag, 300 scriUo — I . . . , / I'onsopiiiisi, jjcicio si dicdp il Pc -if;) it In- is in spguito tutt'uonio alia professione _^ pV] ilo; e cio per la grave ()(M'(lita di for/.a, clie dove ])rodurre un ingranaggio cosi coinplicato, e il peso del volano , clie aggrava taiilo notaliiltnonte la riiota di mcizo- Non si capisce [lerche I'autorc ahbia inlfodolto (iiicsl'organo nel siio sisloma, se non fosse s[)into dall'erronea idea, (la esso accennala, die il volano possa gcnciare una iinniensa f'orza, il (jnale grossolano errore non avrebbe bisogno di nostra confutazione- Ne il geuere del inotore usato dal Rossi, cioo i cavalli, 6 di tal sorla, da ricliicdere il vo- lano come regolatore di foi'za motrice , ne le resistenzc sono cosi variabili neU'uso che propone di fai'ne I'autore, che di esso vi sia bisogno. Potrcbbe an- clic dirsi csser viziosa !»■ sua collocazione nel mezzo degli or'gani della niacehina, ova non potrebbe, in caso di bisogno, neinnieno agire con liberty, secondo le sue ben note propriela- Dietro (jucste considerazioni, non esita la commissione a giudicare I'invenzione del Rossi viziosa in qiiesta parte, e tale da riescire dannosa anzi che utile all'industria, come la vuole la legge per accordare pro- tezionc. La scconda parte delle sue invenzioni , e quolla delle macine orizzonlali a sezioni coniche; premettianio che sotto ((uesto tilolo intende I'autore macine, delTordiiie di quelle gia. usate per la trituiazione delle vallonee, olivi, ec. in cui il piano della mola e verticale, e la sua circonferenza stritola la materia in un sotloposto pialto. Se non che il Rossi noii fa cilindriche quesle macine, come si suole, ma coniche, e quatlro di queste egli congiunge insieme in una apposita armatiira di ferro. Non e a cogni/.ione della commissione, che altri abbia finora adottato simile costruzione , quindi crede che se gli possa con- cedere il (irivilegio di inventore; ma nel tempo stesso la commissione avverte, eho non intende pronunziare sul loro vantaggio sopra le usuali , del quale non si potrebbe giudicare, senza un accurato esame del loro effetto, prodotto in grandc ; perchii considerando il modello solamente , sembra che debbaoo aver luogo diversi ineonvenienti , cioe la ristrettezza dello spazio libero tra mola e mola, la difUcolla di fai' premeie egualmente quattro mole tutte incas- sate nolla niedesima armatuia, e forse anche I'ineguale pressione, che sassi conici devono esercilare presso la loro base interna, e la esterna. — 68 - Domanda di dirillo di proprietd per un miglior processo, ad oggeUo di estrarre da! porrttz::o (Asphodelus ramosus) Valcool. RAPPORTO (Conimissari sig.'' prof." B. Dott. Viale, e P- Sa.nguinetti relatorc.) Incaricali dal comitalo accademico di esaminarne la dotnanda di diitto di propriclu del sig. Giuseppe Valentini di Corneto, circa un utile miglioramciUo da queslo inttodotto ncircstiarre dal ponazzo falcool, e di emeltcrnc il re- lative opinamento, siamo a soddisfarc airincarico, affidatoci. 11 volorc adottare il melodo di Beaujeu per estrarre dal Porrazzo la materia zuccherina, presenta una ragionevoie ed utile introduzione, per la quale si puo presumere di ottenere un prodotto migliore nell'estrazione del- r alcool; giacclie in genere si riconosce, che le radici f;\cilmente perdono col disscccaincnlo le materie acri, delle quali in pii!i casi sono fornite. Due dif- licolta pero ci sembra che il Valentini debba superare, onde possa ottenere il nostro veto favorevole; la prima di provare che altri non adottomai questo inetodo ; la seconda che lo spirito cosi ottenuto, riesca realmentc migliore, vada cioe, come da lui si presume, ad essere privo di quella sostanza acre, clic forma il difetto di questa specie di alcool. Circa la prima, parte per quello che a noi costa, e per quello che as- seriscc il perito comunale Pietralata, che per officio visito piu fabbriche di questo genere, non troviamo diflficolla; non essendo le fabbriche sino ad ora erctte (torniamo a dire per quanto a noi costa) impiantate sopra questa ra- gionevoie invenzione. Circa la seconda, e necessario che il Valentini presenti un campione del suo prodotto, e che se ne faccia il confronto col prodotto dellc altre fabbriche; e cosi risulti rutiliti\ delia sua nuova introduzione. Da simili cose siamo indotti a conchiudere, che ii dritlo di [uoprieta, il quale per la nuova introduzione spetterebbe al sig. Valentini, ailora gli sia definitivamente concesso, quando abbia egli legalmente provato, che I'alcool cosi estratto, riescc in realta migliore, di quello degl'altri fabbricatori. — 69 — Inlorno ad alcuni uuovi metodi per estraire Valccoolf e fabbricare <'w« chiede a monsignor ministro del commercio e doi liivori pubblici, la dichiaraziono dl proprieta per un nuovo mctodo di vi- iiifica/.ionc- Le vcdute del Mazzanti sono pnramente teoretiche ; e di queste iioi) si e voluto far giudice la cominissione. La fabbricazione del vino e cosa tanlo iinpoitante, quanto quelia del pane. Ne faccia vedere il Mazzanti attuate le sue teoiicbe qualunqu'esse si sieno , ed allora la nostr' accademia giudi- clieia dei risultamenti, e sarii in grado o di accordare, o di ricusare quanto il Mazzanti dimanda. t^t no Sopra i due nuovi modi, proposli dal chimico sig. G. Bbdini, per la ricupera c salvezza dei bastimenli mercanlili e mililari, daW acqua e dal fuoco. RAPPORTO (Commissai'i sig." prof." N. Cavalieri S. BERTOLO,'e P. Volpicelli relalorc). II ministero del commercio, col dispaccio del 12 novembre 1857, nu- niero 11325, ha rimcsso all'accademia nostra una memoria, in idioma fran- cesc, del chimico sig. G. Bedini , nella quale si trovano indicati, e non del tutto sviluppati due metodi destinati uno a ricuperare i bastimenti sommersi, r altro a rendere incombustibile ed insommergibile qualsivoglia nave- II mi- nistero medesimo col citato foglio invita I'accademia, a dare il suo parere suir indicate lavoro , quantunque reso pubblico mediante la stampa , e che gia qualche zelante giornalisla voile non solo annunciare, ma eziandio giudi- care. Inollre dal foglio stesso riicvasi che il sig. Bedini chiede la dichia- razionc di proprielii per qucsto suo trovato. Incaricati pertanto dal comitate accademico a riferire su tale argomento, abbiamo lelto la memoria del sig. Bedini, che ha per titole « Nouveaux mo- yens de receuvrer les corps et les vaisseaux coules, et de rendre insubmer- siblcs et incombustibles tous les vaisseaux par des doublages , et pap un moleur aux gas, dans les desastres de la navigation et des batailles nava- — 70 — los )i:Xi/Hulore innnila iniianzi iilctiiii principj giu cogniti delLi idrostatica , icl.itivi :iir ei[uilibrio dei corpi oei liquidi. Quiiidi colla scorta dei principj inodesimi, vicnc alia indicazione del siio inotodo, per la ricupai'a delle navi colate a foiido, qiialuniiuc sia la mole delle medesiinc. La forza die 1' au- torc inipiega per tal Hue, eonsiste nella pressione daHacqua, esercitala (;oii- tro le pareti dei corpi che si trovano in essa ininiersi, c che%anno un peso specifico niollo minorc di qiicllo del nominalo liquido- Quest' irnpiego di forza non ^ nnovo; piMo 11 inodo col quale propone I' autorci di fare 1' ap- plicazione dclla forza medesima, non solo 6 nuovo, ma eziandio tnolto in- gegnoSQ. Allrettanto deve dirsi del secondo metodo, a fine di rcndere in- somnicrgibilc ed incombuslibile quaiunque notante, sia mercantile, sia mi- liiare, il qual metodo, non a baslanza dichiarato, e secondo I'autore un co- lollario del primo. Traltandosi di operazioni grandiose, complicate, e sommanientc difii- cili nella riescila, come insegna la storia dei disastri marittimi di ogni epoca, c come souo appiinlo quelle che richiedonsi nella esecuzione dei due pro- getti sopra indicati, debbono i vostri commissari dichiarare, che senza op- porluni modelli, e senza convenienti S[ierimenti, essi non saprebbcro protTe- rire un ben fondato giudizio, sulla riescita dei progetti mcdesimi, la espo- sizione dei quali, nella memoria di cui parliamo, si congiunge a tale co- pioso corredo di ccignizioni, sieno tcoretiche, sieno tecniche, da rendere 1' o- pera pnbblicala dal sig- Bedini, molto interessante, e meritevole di ogni con- sidcrazione. Questa impossibilita nella quale si trovano i vostri commissari, di non potcre cioe forniare un giudizio complcto, sulle ingegnose proposte del Be- dini, vicno anche giustifica:a dall' essere I'opera in discorso mancante di pa- rcccbi schiarimenti e notizie, che Tautore ha creduto del suo interesse non pubblicare ancora, come rilcvasi alia pagina 45 dell' opera medesima. In quanto poi alia richiesta fatta dal Bedini al ministero del commer- cio, per oltenere la dichiarazione di proprieta, pei due suoi metodi, che for- mano V oggetlo di questo rapporto, i commissari crcdono che si trovi nei metodi stessi'tanto di nuovo e d' ingegiioso, che, quante volte T autore fa- coMe manifesta con opportuni sperimenti la buona riescita dei Suoi metodi, polri la richiesta del Bedini essere favorita dal ministero del commercio. I — 71 — Sopra tin apparecchio deslinnlo ad operare le decomposizioni chimiche, pt'oposlo d(ti signori R. A- Wright, ed L. G. Fouche. RAPPORTO (Commissari sig." prof." R. A. P. Secciii, e dot. Vule relatore). Sopm la depnrazione degli alii vohlili, lanlo vegelabili, qiiuiUo iiiinerali, pwposla dul sig. AtEssAyoRO chiesi- RAPPORTO (Commissari sig.''' prof.''' P. Volpicelli, e B. dot. Vule relatore). Presentava il sig. Chiesi a monsig. ininistro del commercio, e dei la- vori pubiici, un suo mctodo per depiirare gli olii volatili tanto minerali , quaiilo vegelabili, e specialmcnte quelle di resina, per farli servire ad uso d'il- luniinare gli appartamenti, con una luce piu splendente , e senia odore di sorta. II Chiesi quantunque dica di voler purificare olii volatili minerali , e vegelabili; pure si ferma unicamcnte suH'olio di resina. Noi poi non sap- piamo di qual resina, tra le mollc, inlenda egli parlare, e per conseguenza a qual sostanza particolarc egli accenni con questo vocabolo. Per la dcpurazione di questo ch' egli chiama olio di resina; propone quntlro metodi. Nel primo ei fa bollire questo liquido , lo tratla con acido solforico nclia proporzione di 3:100, lo decanta, e neutralizzalo con calce, lo fellra per carbone animate. I commissari hanno dichiarato, che 1' apparecchio proposlo dai signori \ Wright 0 Fouche a fine di operare ie decomposizioni chimiche , e special- i mcnte per scparare la glicerina dagli acidi del sevo e dagli altri grassi , ? presenla qualche nuovita, e probahilita di buona riescila. Pero i commissari j siessi haniio in pari tempo concluso, non peter essi pronunciare alcun certo | giudizio sul proposto, per mancanza di quelle sperienze a cio necessarie, le 1 quali debbono essere fornile dai nominati proponent!. — 72 — Nel sccoiido iiictodo cgli affcrma, clic I'acido solforico puo non essere adoperato; sol hasta, die V cbollizione sia lenta , o vi si aggiunga 4 „/" di calce. Nel terao metodo mesce olio di resina, con '/s di olio comune , di olio di ricini, cd anchc di olio di lavizzonc, o navonc silvestre. Nel quarto metodo poi dichiara, poter osseic usato I'olio di resina senza fargli subire depurazionc veruna, purche la fiamma venga circondata da uno dei tubi, dei quali presonta il disegno. Da questo apparisce , chc il segreto lion ista nel depurarc gli olii ossenziali, sian mineraii, sian vegetabili , ma unicamente nell' uso dei tubi. Tra i diversi tubi, che vengono presentati , tre soli sono quolli ehe si dislinguono per una corta qual novita. 11 num. 1." in cui la fiamma, oltre all'esser circondata da un tubo or- dinario di cristalio, 6 ancho limitata da un cappelietto di cristallo, che ra- senla quasi la base della fiamma, c divide in due la corrente esterna del- r aria. II num. 3.°, in cui per mezzo di una caiotta, racchiusa nel tubo di cri- stallo, la corrente esterna vicne obligata ad invostiro la fiamma, poco piii 8U del lucignolo. >i»^ ' 11 num. i", e6.° in cuPalla solita inginocchiatura, e sostituita una stroz- zatura a livelio della fiamma , la quale diminuendo lo spazio, accresee la velocita della corrente di aria esterna, e la riscalda. Non crediamo di dover fissare I'attenzionc dell'accademia sopra la fab- bricazione del lucignolo; poiche I'aggiunta della seta, della cera , dell' acido borico, sono cose a tutti note, e da tutli praticate- Concludiamo adunque, che quanto alia depuraziono degli olii, nulla pos- siam dire, perche non sappiamo di qual cosa in roalta si tralti. Quanto poi ai tubi, si puo al Chiesi concedere il diritto di proprieta, pero l)er quelli soli numerati nel presente rapporto, se codesta novita qualunque, non sia stata da altri gia conosciuta, e messa in eseuuzione- L' accademia ad unanimita di voti, approvo le conclusioni dei sei prc- cedcnti rapporti, messi a disamina uno alia volta ; cd ordino che ne fosse inviata copia autentioa al ministero del commercio, belle arti, ec — T:i — CORRISPONDENZE Fu comunicato il dispaccio deU'Emo- c Rmo. sig. Cardinale Altieri, Ca-* mcrlingo di S. R. Chiesa, Arcicancelliere della universila romana, e protct- torc dciraccadomia, col quale veniva supcriormente approvata la confertna del pVof. Voipicclli, per un secondo decennio, nella carica di segretario; e la ele- zione del piof- Ponzi a vice segretario: conferma ed elezione deerctata dal- raccademia nella sua piecedente lornata (1). L'illustre sig. Flourens, segretario perpetuo deiraccademia delle scienze \ deiri. istituto di Francia, ringrazia per gli atti de' Nuovi lincei, pervenuti al- raccadcmia stessa. Fu comunicato il programma delia coinmissione, incaricata di eriggere una slatua, al celebre naturalista francese Geoffroi-Saint-Hilaire- 11 Sig. Alessandro CoIIa di Ferrara, con una lettera al nostro sig. pre- sidentc, accompagna varie sue pubblicazioni, deslinate daH'autore in dono al- Taccademia, le quali si trovano registrate nel bullettino bibliografico posto in fine. II eh. prof. D.Piani, segretario perpetuo deH'accademia delle scienze del- I'islituto di Bologna, ringrazia per gli atti de'Nuovi Lincei, giunti aH'accade- niia stessa. Eguale ringraziamento giunse per parte della R. accademia delle scienze di Stockholm, per mezzo del suo segretario perpetuo sig. P. F. Wahlberg , il quale in pari tempo annunzio I'invio di parecchie produzioni dell'accade- mia stessa, in dono alia nostra. (») Vedi quesli atti, T. X, pag. 4»4 e 436. 10 ^ Lo stesso ringraziamento si ricevo dall'I. R. istituto di scienze, lettere, ed arti di Venczia, per mezzo del suo segretario sig. D. Giacinto Namias. II ch. sig. prof. Eugenio Sismonda, segretario della classe delle scienze — 74 — lisiche e matcmatichc, della R. Accademia dello seienze di Torino, ringrazia jicr jili alii de' Nuovi Lincei, pervenuti aH'accadeinia stessa. Simile riiigraziamento si ebbe dalla R. accadctnia Peioritana di Messina, jxT mciio del suo segretario geiierale Dott. Vincenzo Scarcella. ^ L' accademia di Nancy , mediante il suo segretario peipetuo sig. Ed- mondo Simoniri, iiivia un bono, per un esemplaie dalle nieinorie deH'accade- niia stessa, lelative airanno 1856- L'illustre aslronomo sig. G. B. Airy, ringrazia per gli atti de' Nuovi Lin- cei, provenuli all" osservatorio astronomico di Greenwich, da esso direlto- II medesinio aslronomo, annunzia j'invio di una copia delle tavole della lun;t, co- struite sul principio ncutoniaoo della gravitazione universale, dal sig. P. A. Hansen, direltore dell'osservatorio ducale di Gotha. 11 sig. Grunert, professore di matematica nella universita di Greifswald , accompagna in dono all'accademia con una lettera, parecchie sue opere, che si Irovano regislrate nel bullettino bibliografieo posto in fine. II sig. Dott. A. T. Kupffer, direltore dell'osservatorio fisico eentralc in S. Piclrobuigo, invia un esemplare del rendiconto di quell'osservatorio, relativo ali'aimo 1855. La R. accademia delle seienze di Monaco, ringrazia col mezzo del suo se- gretario, per gli alti de' Nuovi Lincei da essa ricevuti, e nel tempo slesso invia parecchie sue pubblicazioni, regislrate nel bullettino bibliografieo, posto in fine. II sig. prof. Luigi cav. Bolter, diretlore dciristiluto agrario di Ferrara, fa giungere il programma di una fesla agraria provinciale d'incoraggiamenlo, con esposizione agricolo-induslriale. II sig. B. P. Johnson segretario della societa di agricollura in Albany (Nuova Yorck) ringrazia a noine della societa medesima, per gli atti de'Nuovi Lincei giunli ad essa, ed annunzia I'invio dell'ultimo volume delle sue Iran- sazioni. ♦\ — /o I,'nccnclcmin riunitosi leplmente ad un'ora pomeridiana, si sciolse dopo Ire ore di sedufa. Soci ordinari presenti a qiicsla sessione. C. Maggiorani. — P. Volpicolli. — S. Proja. — G. Ponzi. — E. Fiorini. L. Ciuffa. — A. Cappello. — P. Sanguinetti. — A. Secchi. — O. Aslolfi — B. Toitolini- — C. Seieni- — A. (ioppi. — B. Viale. — I. Calandielli. — G. B. Pianciani- — G. Pieri. — M. Massimo. Pubbiicato nel 3 del 1858 P. V. OPERE 'VEIMUTE IN DOJiO Giomale dell'I. R. Istituto lomdardo di scieme, letters, eu iwn. Fasc. 52, 53, 54 del 1857; in 4.° Milano 1857. Ccnno sul vortice di Carridi ; del Cav. Salvatore Fenicia. Un fasc- in 12'. Napoli 1857. // Tecnico-Periodico mensile , per le applicazioni delle scienze fisiche agli ttsi sociali, compilalo da G. Clementi, ed F. Selmi. Vol. 1°. Torino 1857. Casi pratici illuslrali daWanalomia pataloqica, dalla fisiologia, e dalla fisica; del Dolt. DiDACo Facciiim; un fasc. in 8°. Fano, 1857. Bicordi e sludi sidla esposizione agraria loscana, tennta presso Firenze nel \ 857 per I'RAAco. Carega. Un fasc. in 12°. Firenze 1857. Memoric del monumento a Torqualo Tusso sul Gianicolo; raccolle e serine da D. Vehturini. Un fasc. in 8°. Roma 1857. Proposta di un mctodo per difeiidere i cronometri impiegali nella navigazione da alcune irregolarild in essi prodotte dal magnelismo, del Prof. G. Belli. Mezzo foglio in 8°. Pavia, 1857. Intorno agli elemenli Copografici della cilia, e provincia di Ferrara ec. di Ales- SA.\DRo CoLLA. Un fasc. in 8°. Modena, 1857. Apparenze singolari del Pianeta Giove, e prnova della esistenza di unulmosfera nella Luna, di A. Nobile. Un fasc. in 8°. Napoli 1857. Causa della rabbia, e mezzo per preservare rumanild dei Sigg. Dott. Bkche- LET , e Froussat con schiarimenti di Agostiho Cappello. Un fasc. in 8°. Roma 1857. Aui delle adiinanze della Ponlificia Accademia dei Rinvigorili di Cento del- V Anno 1856, compilali dal Segr. Dott. Did acq Faccui.m. Un fasc. in 8*. Cento 18.57. — 76 — Lctlcre del Prof. Gaktaso Tehzi nl sig. Dott. Camillo Francesciii. Jmi- I. Sui vunlaggi dcWolio di fegato di merluzzo nei itibercoli pohnonari. Lett- 2. Sopra alcuni nuovi fenomeni osservali in una infermn trattata eon Vei- iro-aQo-pHnluia. Lett. 3. Sopra alcuni infermi curali con la correntc indotta. Lett. 4. Sopra nn caso di Delirium tremens. Lett. 5. Parole ed osservazioni criticke sopra il nuovo melodo di curare le pneu- monite. Un fasc. in 8°. Fano 1855- Casi di niedicina pratica Memorie del medesimo. Ua fosc. in 8°. Fano 1853- Sopra due casi di Idrope ascite terminali con la rjttarigione. Memoria del ine- desiino. Un fasc. in 8°. Fano 1854-. llollettino dclV hlmo di Suez direlto da Ugo Calindri, fasc. dall'lt al 16 del 1857. Alii, dciriup. Reg. Istituto veneto di scieze iettehe ed arti. Dispenza 5 airs, del 1856-57. (iiornale del Gabinetlo letterario delVAccADEiuiA Gioexia. Fasc. marzo, aprile, maggio, giugno 1854-. Marzo. aprile, luglio, agosto, setteinbre, ottobre 1856. JIarzo, aprile, maggio giugno, luglio, agosto 1857. }l Nuoro Cimento. Giornale di fisica, di chimica e scienze afjini, compilato dai prol". Mattevcci e Piria. Fasc. di giugno, luglio, agosto, seltembre, otto- bre 1857. I)e niutationibus quae contingunt in spectro solari fi.xo. Elucubratio professori:* Fraxcisci Zantedesciii. Miinchen 1857. Ricerehe del ealorico raggianle del medesimo. Un fasc. in 8°. Vienna 1857. ?sotizia delVopera di Grove inlorno alia correlazione delle forze fisich e del prof- Bartolomeo Bizio. Un fasc- in 8°. Venezia 1857- Uendiconto delle sessioni deirAccAOEMiA delle sciej\'ze dell^Istituto di Bo- logna- Anno Accadeinico 1856-1857. Memorie dclVAccADEMiA delle scieaze oell^Istituto di Bologaa Tomo VII. Fasc. -I, Su la teoria della proliahilita. Osservazioni del prof. G- Bellavitis. Un fasc. in 8°. Venezia 1857. Sufirinrjrassi e sulVuso dei concimi freschi e fermentali. Memoi-ia del prof. G. Scarzi. Un fasc. in 8°. Bologna 1845, DeWazione chimica considerata sollo Vinflucnza della forza organica- Memoria S". del medesimo. Un fasc. in 8". Bologna 1844. Dissertatio de Analysi calculorum pulinonalium , adiectis animadversionibus (juibusdam de originc calculorum in genere, et de ipsorum concretionibus Gajeta.m Sgarzi. Bononiae MDCCCXXXVI. — 77 — Biografia di Leone Mcnabrca. {Estvana dal Coriiere delle Alpi) Cliambery 1857. August! Grunerti, Dissertatio de area trianguli Loxodromici in supcrficie el- lipsoidis. Greifswald 1857. Bulletlins . . . Bxdletlini delVAccADEMiA reale delle scienze, delle letters, e DELLE BELLE ARTi DEL Belgio. Parte I; c II. Biusselle 1856. Annuaire . . . Anmiario delV Accadejma reals delle scienze di Brusselle degli anni 1856, e 1857. Memoires . . . Meniorie delV Accademia reale delle scienze in Brusselle. Tomo XXX. 1857. Memoires . . ■ Mcmone premiate, e memorie dei dolli esleri pubblicate dal- I'ACCADSMIA DELLE SCIENZE DI BRUSSELLE. Toilli XXVII e XXVIII. Memoiie della reale Accademia delle scienze di Torino. Serie 2"., Toino XVI. Compte-rendu . . . Conto reso dei lavori fatli all'osservalorio fisico cenlrale di Russia. Pietroburgo 1856. Resumcn . . . Riassunlo delli lavori meteorologici deWOsservalorio di Madrid di Don Manuele Rico y Sinobas Madrid 1857. Delle anliche monele d' oro rilrovale in Reno neW agosto deW anno 1857. liiu- strazioni del D'"- Luigi Frati. Un fasc. in 8°. Bologna 1857. Di una atresia congenita dell'ano in una fanciulla, con isbocco deWintestino retto nelta vidva- Memoria del prof. cav. Franc. Rizzoli. Un fasc- in i". Bolo- gna 1857. Kongl . . . Atti delVAccADEMiA reals delle scienze di Stokholm per Tanno 1854. Osversigt . . . Prospetlo degli Atli delV Accademia reals dells scienze. (E- seicizio decimoterzo) di Stokholm. Analytisclie . . . Ceometria analilica del piano, e dello spazio pei sistemi po- lari coordinali di (lio . Augusto Grunsrt , professore a Greifswald. Un vol. in 8°. 1857. L ber . . . Sopra un qucsito geomelrico con speciale riguardo alia fissazione dei punti di quiete, e slazione dei corpi mondiali movenlisi inlorno at sole. Del medesimo. Ubcr . . . Sopra un qnesilo astronomico, del medesimo. Ueber . . . Sopra il chimismo della vegetazione, del Dolt. A. Bogel Jun, Un fuse, in 4°. Monaco 1852- Builcttin . . . Bullcllino della Reals Accade.via delle Scienze di Monaco. N. dain al '25 (3 Gcnn. 1853). Id. . . . Due esemplari del N\ 25 (27 Agosto 1852). .\bhandiungen . . . Alii delle clasxe fisico-matematica deWAccADEniA R. delle SCIENZE DI Monaco. — 78 — Kongliga . . • Alti della reale Accadsmia delle ScisyzB Syedese. Nuova serie 1855. Comptcs • . . Conli-resi deWAccADEMiA delle Scienzb dbll' Impbriale Isti- TUTO Di Fra.\cia, in corrente. 11 Cholera Morbus nella citta di Bologna ranno 1855. Relatione della depu- tazione comunale di sanitd, preceduta da notizie sloriche intorno le pestilenze ncl bohfjnese. Un vol- in 8°. 1857. huomo alle dne prime eomete del 1857. iVoto del Doll- G. B. Donati- Un fasc. in 8. Fiienze 1857. Intorno alle eomete III, IV, e V del 1857. Nota del medesimo. Sulla Vila e sidle opere del conte Aniadeo Avogadro. Cenm biograftci del Cav. G. D- BoTTO. Un fasc. in 8. Torino 1857- IMPRIMATUR Fr. Th. M. Larco 0. P. S. P. A. M. Socius IMPRIMATUR Fr. A. Ligi Bussi Ord. Min. Conv. Archiep. Icon. Yicesgerens. A T T I DELL' ACCADEMIA POIVTIFIGIA DE' NUOVI LINCEI SESSIOW ir Ml 5 GPNARO 1898 PRESIDENZA DEL SIG. DVCJi D. MARIO IHASSMIO. MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI ORDIITAILI E DZI CORKISFOMDENTI AnciiEOLOGU E CiiiMicA. — Sill belletlo irovalo nelle lombe elruschc deir anlico Vulsinio. Nota del P.' B. Viale. iVvcndo dato una corsa nell'entrare del mese di dicembre infino ad Orvieto, cbbi agio di osservare cola gli oggetti, clie il sig. Conte Raviz/.a avea per avvcntura rinvenuti teste negli scavamenti da esso aperti in quelle vici- nanze. La poca distanza del luogo dall' attuale Bolsena inverse tramontanu da cerlezza, che gl'ipogei scoverti appartengano alia Necropoli delia Lucu- monia Vulsinense. Che la fosse stata una volta civitas Elritscorum polcnlissima , come la chiama il Cluverio, ben lo addimostrano i molti vasi ivi rinvenuti con figure e con fregi, e di piu gli ori, i tripodi, i vassoi di metailo dorato, gli oici pur di inetallo a bocca stretta, a ventre rigonfio e a due prese, ed infine i molli orciolini fregiati airintorno di figurine con bel modo svelto disegnate. Si hanno monumenti di tutte le altre undici Lucumonie degli anticlii Etruschi; solo mancavan quelli di Vulsinio, che pur non men delle altre citta era fiorentc per arti, per potenza e per civilta. Gli oggetti finora rinvenuti in quegl' ipogei possono ridursi a tre dif- ferent! categorie. A vasi, vassoi , e tripodi di metailo per uso di sacrifizii ; ad oggetti di oro che accompagnavano il cadavere degli uomini ivi allo- 11 — 80 — g:ili ; iiifinc ad og^etti di oro clie adornavano il corpo delle feminine, con di pill quelio die foiniava la suppollettile del loro specchio, ossia di quanto con vocabolo fiancese le nostre gontildonne chiainano loileltc e che gli an- ticlii romani dicevano mniidus miilicbris per indicaro I'assiduo studio, che met- tean Ic doniie loro ad infardarsi il viso, ad abbellirsi , ed a far la loro ac- coMciatura. lo credo molto probabile !' opinionc dell' illustic P. Tarquini della Com- pagnia di r.esu sulla lingua, aulle arli, e sui popoli che abilavano I' antica Lliuria iiiariuiina , i quali dalla Liguria o da Luni estendcvansi fino alia bocca del Tevere di contro ad Ostia. E di vero in un di cotesti orci di Bi-onzo eravi ineisa la seguente isciizione in caratteie etrusco, che leggeasi da destra a sinistra Lari.inl Haireiiies SiUina. La quale secondo la chiave datane dal P. Tar(|uini prelodato verrebbe a significare Erenio figlio di Lar- zia nel tempio di Seiapide- Cio quadrerebbe con quanto affermano gli storici, dob che quella legione venisse popolata da colonic di Fenici , che si unirono agli Aborigeni o come li chiama il Micali Autoclones (1), ed appi'odarono a quella spiaggia d' Italia molto innanzi che fosse visitata da navigatori greci. Noi non osiamo entiare in silfatta quistione perche lontana troppo dagli studii nostri, e lasciamo, che I' illustre P. della Com- pagnia di (iesOi, si applichi ad inteipretare quanto rinverrassi in codesta Ne- cropoli vulsinense , e di piii quelio che gia da molto tempo fa bella mo- stra di so ne' musei nostri, e della vicina Toscana- Tra gli oggetti, che mi venner mostrali eranvi due serti di oro, nno compo- sto di due ramoscelli di alloro , 1' altro di due ramoscelli di olivo. La la- mina di oro, che compone le fronde e sottilissima, ed e stata formata sul tasso collocandola sopra piastra di piombo, ed incavandola, e tagliandola col jiirello , ossia con istampo a colpi di martello. II fusto, ed il picciuolo cui cran saldate le foglie sono di un cannello di rame rivestito di guaina sot- tilissima di oro. Vi avea due maniglie, ossia cercbietti di oro, in forma di due bisce , che ciiigean le braccia e i polsi di donna , e codesti monili eran stati hivornti parimenti alia medesima maniera con istampo, cioe col pirello. Di piu ccrchielli , che portansi da donne appiccati al lobo delle orecchie , da (juali ciondolavano, a quel che ne scmhrava due fortune alate, ccsellate in rilievo che tenean un pic posato sopra una ruota- Finalmente un grosso anello lavorato a sgusci , e a fiorami con un onice incastonato , e inol- (*) iuro/^v^tg ; auSt'ycvsj;, — 81 — trc molte sliisciolinc di oro avvolte a tortiglione lungo il loro assc , delle quali sci'vivansi le niatrone etrusche per oinamcnto da collo. Tutto questo dimostra come que' popoli fossero valenti per tirar oro alia liliera ed al iaminatojo , e come altresi conoscessero 1' arte del saldare e rammarginare a lueerna e a calore, e quella del ccseiiare, dcllo slam pare , deir imbrunirc, del forbire, del condurre la piastra a soUiie; dell' arrcnare , ossia cuocere con renella di vetro Tore per Jevargli i fumi cattivi, del ca- mosciare, e di quanlo si apparticne all' arte dell' orafo, e del cescllatore. Richiamaiono speciaimente la mia attcnzionc diversi specchi di melallo, i quali avean la superficie concava , per la qual cosa dovean rappresenlare r imagine piii piccola, c con tratti piii gentili. Finalmente osservai die in alcuni orciolini trovavansi hrandelli di belletlo. Anlichissimo c 1' uso nelle donne di abbellirsi con liscio le gote. Nelle sacro carte al lib." 4* de' Re si legge, che Jezabele avendo saputo 1' en- trata di Jehu in Jezrael si dessc il belletto agli occhi dipinxil oculos siios slibio. Gli anlicbi romani parlando delle donne, che si davano il belletto so- lean dire liabenl genas purpuvissalas. Plinio racconta come elle adoperavano per quest' oggetto lo stibio ( solfuro di antimonio nativo o chermes naturale ), ch'egli chiama platijophlhalmon, qtwniam in calUhlepharis mulienim dilalel oculos. Questo pero e quanto al color rosso , quanto al bianco sappiamo da Plauto , che valean della cerusa. Posiulas cenissam , ul inalas oblines ed Ovidio de Hemediis faciei consigliava ancor egli la cerusa. Nee cerussa tibi , nee vitri spuma rubentis Desit, e qui e d'avvertire come venisse unita la cerusa codesta solfuro di antimo- nio perfarc con essa il color bianco incarnato. Questo belletto etrusco fu da me polverizzato, e sui carboni acccsi di- miuui di volume, e in parte si fe di color nero. Cio dava indizio di una sd- stanza organica, foise gomma di adragantc, o altra gomma per impastar Ic polveri. Nell'acido nilrico allungato con acqua si divise in due parti, una solu- bile, I'altra no, questa ultima era di color rosso. Feltrata la soluzione, alcune gocciole del liquido chiaro fur fatte cadcre in un bicchier d' acqua e non vi produssero intorbidameuto , la qual cosa cspunse la prcscnza dei sali metallici Con ammoniaca non si altcro punto — 82 — ]ii sua traspaienza. Con solfuro di ammoniaca il liquido picse iin color che volgeva al verde ed affondo un sedimento di color bianco cilestro, che do- pe varie ore di esposiziono alia luce si converse in una polvcre neiastia, la qual cosa diniostrava Tesistenza di un solfuro, ch'erasi discioito in parte nell'acido nitrico- Una parte dclia soluziono con ossalato di ammoniaca diede copioso precipitato c lo die parimenti con carbonato di soda. Di qui si arguiva pa- tcnlemcnlc la calce. Finalmente cimentato il liquorc con nitrato di barite ebbesi una posaturra, cbe accennava alia presenza dell' acido solforico , ed alia combinazione di quest' acido con calce. Per la qual cosa venia disvelata la presenza del gesso. Una picciola porzione della polvere posta sulle carte di curcuma ba- gnate punlo non le arrosso. La materia colorantc cli' era mescolata al solfato di calce posta a bollire nell' acqua stillata non vi si disciolse, che in picciola quantita. 11 residuo ch' crasi avuto dopo I'azione dell' acido nitrico, serbava an- cora dopo il diseccamento un color rosaceo. Scaldato su d' una lampada in un cucchiajo di platino perde presto il colore lasciando una polvere gri- gia, (sostanza organica). Ripetuta I'operazione coll' avvertenza di sovraporvi una lamina di rame ben tersa, questa si copr'i di un polviglio cinereo, che licgato con carta imbianchi il rame stesso; fu d' uopo adunque conchiudere csscrc codesta sostanza solfuro di mercurio cinabro, o vermiglione. Ne conseguita, che codesto belletto trovato nella necropoli della Lu- cumonia Yulsinense era composto di solfato di calce Qnissimo e cinabro, o vermiglione impastati con acqua gommata. Gli antichi Etruschi non potean conoscere la polvere bianca per bel- letto, che ritraesi dalla calcinazione e polverizzazione del taico, il qual'e compo- sto di magnesia, allumina, silice e ferro, e che non si altera punto alle csalazioni dell' idrogeno solforato. Ma pure col solfato di calce consequivano il medesimo ell'ctto, noi difatti lo abbiamo trovato dopo tanti anni ancora atto a imbel- Icttare le gote delle gentildonnc. Alle matrone etrusche con queslo lor fuco non sarebbe avvenuto quanto non ha guari intervenne alle parigine , le quali in una fesla di hallo illuminata a gas per essersi date il belletto con ossido di bismuto ebber le lor rosee gote sottinte di nero , e cosi fu scoverto Ulic il color delle belle era posticcio- — 8:j — Florae romanae Prodromiis exhibens plantas circa homam el in Cisapenninis Pontiftciae dictionis provinciis sponle venienles. Auctore Fetro SANCuiyETTi in romana sludioritm Universilate Dotanices professore- {Continuazione) (*) In sepibus montiuin Umbriae Picaeni, et Lutii. Arbor. Flor. Aprili. Flores albi. Vulgo. Ceraso salvatico. Cerasu nera. Usus. Arbor utilissima ob ligno, et fructibus late culta. Lignum durum llavum in supellectiiibus domeslicis et in operibus tornatis uliiissimum desi- dcratissimum. Fructuum edulium inuumerae varietates in mensis apponimus- Succo fermentationis ope alcool educimus ad domesticos, el aeconomicos usus. Varietas /3 aquam aromaticam, syrupum, Robob etc. suppeditat , in rebus mcdicis jam frequentius usurpata. 986 DovEsricA L. Sp. PI- p. 680. Ramis alternis palulis, paucis abor- tivis spinosis: foliis petiolatis ovato-lanceolatis, basi angustatis viridibus sub- tus albido-pubescentibus crenatis, crenis saepe gianduliferis, primis minori- bus: fioribus petiolatis subsolitariis: petalis subrotundis, laciniis calycinis ob- blongis obtusis ciliatis, triplo majoribus: drupa globosa niaturitate purpureo- violacea glaucescente. r. dometica Beri- Fl- It. t. 5. p. 133. In saepibus, et sylvis montium. Alia Fajola, presso S- Polo etc. Arbor. F'lor. Martio. Flores albi odori. Vulgo. Brugnolo, Brwjno salvatico. Usus. Prunorum fructus, forma magniludine colore dulcedine puipac, in- numcrae varietates in hortis cultae, ex hac specie ut plurimum prodierunt. I'ulpa inter laxativa, et purganlia a medicis enumeratur, et ad Tamarindum imitandum a speculatoribus expetita. Lignum tornatoribus et topiariis utile. 987 ixsiTiTiA L. Sp. PL p- 680. Ramis confertis patulis, ramulis sjii- ncscentibus brevibus: foliis longiuscule petiolatis ovato-oblongis hirsutiuscu- lis, subtus venosis utrinquc angustatis, primis minoribus subovatis: floribus petiolatis subgeminatis: petalis ellipticis, laciniis calycinis minoribus brevibus obtusis, duplo majoribus: drupa subglobosa niaturitate purpureo-violacea. P. insititia Bert. Fl. It. t. 5- p. 135. In sylvis montium proximiorum. Da Albano per andare a M. Cavi. Arbor mediocris. Flor. Martio-Aprili. Floses albi. l") V. Sessione 1. dell'anno XI. del 1857. — 84 — Vulgo. Brugno salvalico. Lsus. Linnaeus insititiam dixit: apud nos ad hoc raro iisupatur. Ligni praeslanlia praecedcnlis spec;iei. 988 spixosA L. Sp. PI. p. 681. Ramis patulis robuslis valide spino- sis: foliis basi attenuata eliipticis bieviter petiolalis senulatis subtus pube- sccntihus: floribiis solilai'iis brcviter potiolatis: petalis obovatis patenlibus , laciniis calyciiiis diiplo niajoiibus: drupa giobosa nigro-caesia. P. spinosa Seb. et Maur. Fl. Rom- Prod. p. 168 n. 558 - Bert. Fl. II. t. 5. p. 136. In sylvis ct scpibus vulgaris. Fiulex. Fior. Maitio. Fiores albi. Vulgo- Brmjno salvatico. Spina nero. Usus. In materia mcdica Linnaei cortex Pruni spinosae, sub Acaciae nostratis nomine rccensitur. Cortex floras f'ructus sub forma syrupi ad diar- rhaeas compescendas adhibebantur, nunc obiivioni traditi- Planta mirifice prac- slat ad se|»es tcxendas, lignum durissimum ad opus topiarium, et tornato- rum, et ad scipioues conficiendos optimum. MYRTLS 989 co.tf w.v/s L. Sp- PL p- 673. Foliis ovatis acuminatis distantibus: pe- dunculis solitariis unifloris: calycibus acutis basi 2-bracteatis: baccis ovoideis. Bert- Fl. h- t- 5- p. 117. M. communis Seb. et Maur. Fl. Rom. Prod. p. 169. n. 557. In collibus sterilibus, et sepibus maritimis vulgaris. Frutex- Flor. Junio. Fiores albi suaveolantes elegantissimi. Vulgo. Mirlo. Mortella. Usus. Planta ab antiquitus nota, Veneri sacra: vinum, et olemn Romani Myrto condiebant , et pro Pipere usurpabant- Medici uti adstringens va- riis in morbis utebantur, licet nunc obsoleta. Ars cosmetica aqnam angeli- cam conPicit- Folia ad tannandos corios cummuniter, et laudabilitei- adhibita. PUNICA. 990 Gra.vatvm L. Sp. PL p 676- Caule ramoso, ramis oppositis: fo- liis lanceolalis, subsessilibus: floribus terminalibus subsolitariis. p. Granatum Maur. Cent- 13 p. 2L - Bert- Fl- It. t- 5. /;• 122. In sepibus et in arvis nunc sponte, ex Africa olim adducta- Arbor. Fior- Junio- Fiores rubri. Vulgo. Granato- Metoqranato. - 85 — Usus. Planta, inter anlliclininticos etiam ab antiquitatc, recensita, nam Calo (locPt ad lioc conlundeic ct vino fiuctus inl'undere. Recenlioies decatio- nein coiticis radicis, infusione fiuctuum antehabeunt ad vermes et piaesertini Taeniam fugandam- Obs. I.atini Balausli nomen floribus, Malicorii fructibus, Granati semi- nibus dederunt; quamobrein sub his variis nominibus planta jam indicata. CACTUS. 991 Opuntia L. Sp. Pi p. 669. Prostrata reptans: caule articulato.ar- ticulis ovatis compressis: aculeis uniformibus fasciculatis setaceis: floribus sessilibus: fructibus ovatis. (;. Opuntia Mattr. Cent. 1 3. ;j. 23 - Opuntia vulgaris herbariorum Hon. Rom. I. i- p. 68. Ex America orta , sponte nunc in ruderatis et praesertim in Palatino monte. Pcrenn. Flor. Junio. Flore flavi. Vulgo. Fico 0. OUOiil 2. 039iil 1. 22204 2;io. 932 2;;o. 7;;:) 119. flfi » 2. «2uI0 2. 320jo IIS. 007jIlS. 1 30; 102. (io 104. 09 2. 02o37 2. 30290 210. 017j2IO. 0:)0'l90. 14 191. 43 2. 02u48 2. 421.30 249. 387 1 249. /i2l|«30 fjo 230. 02 v" 2. ooitic; 2. 3:i002 117. a40,M7. 448,100. 90 100. 0.3 2. 01020 2. -iiilO 209. 090 208. Slo'lOO. ',', 193. 77 2. 01031 2. 4;i042 248, 420 247. 979,239. 03 232. 79 ff V 2. 030;)3 2. 4;i302 118. a80 118. 040 107. 40 110. 41 2. 03070 2. fi2020 211. 090 210. 9401200, 02 201. 01 2. 03080 2. i)4800 2a0. 700 2y0. 499i230 ■';3 2'(2. 00 0 2. 7940S 3. 81497 12o. 340 12.1 774 17.3. 40 171. 07 2. 79;i73 3. 884 10 223. 100 223. 0.";s!312. 11 310. 73 2. 7o;;77 3. 91402 204. 890 203. 398 373. 07 .371. S3 f* 2. 74SI4 3. !I9172 123. 420 123. COO 179. .30 179. 03 2. 7482;; 5. o;;9S2 220. 000 219. 800l 327. 32 324. 78 2. 74.830 4. 0891. J 201. 2j0 201. 088 1 390. 89 ;j88. 47 1 2. 07123 4. 01701 120. 127 120. 340 177. 00 ISO. 79 2. 07440 4. 08390 2)3. 932 214. 003 320. 30 320. 71 2. (i7.ii7 s. 1124;; 2;;4. 077 2:J4. 074 390. 80 390. 08 y 2. 7i;}01 4. O.'iOlS 122. 0401122. os;; 208. 10 209. 33 2. 7i;ni 4. 73119 217. 200,217. OiO i78. 07 (78. 49 1 2. 71310 4. 73184 238. 030 237. 730 434. 14 431. 42 Disctissione delle osservazioni 21.° Limito qucsta discussione ai soli paragoni B. P; B. M: il paragone B. D non basa sulie osservazioni originali, e iion puo somniinistrare i mo- vimenli propri delle dette stelle, i quaii si dcbbono ricavare dalle osserva- zioni fatte in epochs lontanissime. /3 can- mag- II movimento proprio annuo in ascensione letta sarebbe nullo, c qucllo in declinazionc anchc nullo , stando ai canoni fissati nella ineinoria. Escludo il confionto B. P dal quale risulteiebbe in 4-5 anui di 3." 81- Le osservazioni dovianno letlificare la distanza polaie di Piazzi. — 102 — v' can. mag. II moto proprio annuo in ascensionc rctta e nullo. Nella (listanza polarc 6 incerto, risultando — 2." 09 in 45 anni, — 1 ." 29 in 80 nnni. v" can- mag. £ questa la sola Stella clie presenta un piccolo molo proprio {j.=.-+- 0.' 00341 ja'=-+-0." 03350 v'" can. mag. L' incertezza del moto proprio e cvidente. Lc sole os- servazioni potranno decidere. B can. mag- Le ascensioni rette prosentano un piccolo movinioulo fi = — 0." 00700. Nelle distanze polari e incerto. ju- can- mag- Incertezza nci movimenti propri in ascensione rctta , e nella distanza polare. ( can. mag- II moto proprio in ascensione retta e nullo: nella distanza polare c incerto. 7 can- mag. II moto proprio in ascensione retta b nullo: nella distanza polare e incerto. 22.° Dopo questa breve discussione apparisce chiaramente , che i mo- vimenti propri annul di queste stelle sono generalmente parlando piccolis- simi: riducendo dunque le posizioni ad una stessa epoca , lc piccole diffe- rcnze dovranno attribuirsi agli errori delle osservazioni , e alii diversi de- menti di calcolo adoperati nella riduzione delle niedesime- Nella tavola III prcsento le medic posizioni di queste stelle pel 1-° del 1857. [Contimicra) — 103 — BOTANicA — Sulla identild del Nostoc con it Collema. Osservazioni di elisa- iiETTA FioRiNi-aAzzAXTi. {CouUnuaziotie e fine). (1) CAP. IV. STIILTTLUA DE TUBI nADIClFERI DEL GOLLE.MA: GENESI DELI, IMEMO, E SUA CHIMICA MODIFICAZIONE. Avanti di procedcre alia ricerca dell' apparecchio linenialc , non ne spiaccia ritornarc per un istante alle fibre radicifcre, che sonosi dettc cave ed incolori. Al tutto bianclie ed anco stoppose diinostiansi ad occhio nudo; ma elleno scorgonsi ben allriinenti airazione della tintura di jodio , impe- rocche tingonsi egualmente in giallo, e neirinterno ban cellule tubuliformi, ed i consueti otricoli: tav. 3- f. 27, di che sempre i niedesimi organ! co- stituiscono I'essenza dullc varie parti della piaiita , quali cbe ne sicno Ic funzioni, cui son destinati; come in queste rizine al necessario loro svolgi- niento. Partono dall' ipotallo che risulta non da altro cbe dall' ammassa- mento de' medesimi, spesso modificati, come gia notai, nelle forme, c come lilevasi dalle varie figure della tav. (> compresc sotto il numero 39- Accingendoci ora all'ardua ricerca della genesi Imeniale ncl nostro Col- lema, rivolgeremo lo sguardo primamente a' tubi continui che ne sono al certo gli agenti principal!. .Vbbiam visto com' essi sieno original! dai gran- di, o piu comuiiemenle dai minimi otricoli; c semplici in principio, proce- dendo, alquunto si ramificano; e il loro contenuto si e una mucilagine tor- bida, granulosa, ed incolorc, enlro cui qua e la si appalesano delle cellule tav. 6.' fig. 35-30- a. b. Indi essi tubi si riuniscono, s' intersecano, e si bi- forcano il piu sovcntc ad angolo retto , e piu numerosi vi si adunano gli olricoli fig. 38 (2). In progresso tali biforcazioni si staccano dai tubo prin- cipale, si prolungnno, cominciano a dilatarsi , mentre scorgonsi gl' inchiusi olricoli gradatamcnte diminuiti, e di irallo in Iralto piccole masse e lince appariscono di protoplasma tav. 7. fig- ii-. Piii innanzi il dilalameuto del (1) V- Sess. 1. ,lp| 1857. (2) SeconJo il Meiner e il Fries sarebbono quesli que'prolun;>ameiiti Jellc spore che iiicoii- iranilosi foroiano noJosita e danno originc agli apoieci. 14 — 101 — liilio si va sruiiiatnmontc conveitendo in asco , c gl' iiicliiusi olricoli sonosi moiiilicali in laiilo soi-io di cellule linear! lig. 'to. Di poi il nieclcsimo pro- toplasma perfcUameiitc contoiiKi T aseo, e il corpo tlollc angiospoic (1)- Quest.o consistcnte in masse e giunii di pioloplasma conlienc tuttora una (|ual(lie cellula fig. •'((). Nella segiiente 41) il coinplosso e piu sviluppato nolle lincc, c nc" conlomi ; e le due successive lig. i8 e d- rappresentano aliii due stadi del corpo tolale delle Angiosiioie in istato rudimentaie , ma (lislinlo- Jndi sollo il nuniero 49 ne si mostra il |)crt'ctlo svolgiinento in tipo del Collcimi lacerum Ach. Da lulto cio evidcntemente risulta essere lulla opera del protoplasnia otricolarc 1' indicato processo. Egli c chc [)ritna confuso e complcsso in masse distingue e eontorna di poi le diverse parti, organandosi con caralteri di diversa nalui'a, in vaso mcmbranaceo acxiiiu- dente i nuclei primordiali. Questi, conie abhiam visto iiel sistema vegelati- vo, ed iu grazia dell' ulficio cbe ivi esercitano son detti a giusto titolo go- nidii, menlrc ora diam loro nonie piu propriamentc di spore- Cio posto , non vcdo, come possano in seguito di avvenula organazione ehiamarsi spore eomposte quei coniplessi organici contenenti bcnsi delle spore come parti costituenti , ma distintissime dal vaso o recipiente che le racchiude- E in questo il tubo continuo trasformato in asco ha subito nclla sua cavitii una iinportante chimica modilicazione, perche accoglie non un princijjio muci- lagginoso, ne al tutto amilaceo: ma una materia fecoloiile speciale, che al- r azione della tinlura di jodio, si manifesta con tinta non violetta, ma sib- bene azzurra vaghissima, mentreche le incluse Angiospore coloransi in giallo, siccome non contenenti che i mcdesimi olricoli. E scnza escludere le materie oleose, 0 grasse , coiiie parte de' loro componenti: le granulose altro non sono che quelle del protoplasnia incbiudenti nuclei. Come poi da tubi in- colori deiripotecio, abhia dopo la seguita trasformazione in teche , isolata- (1) Si & voluto (li recenle eonrondere, (Jirei cost, il lutlo coii la parte, rigiianhinJo il com- plesso come corpo unico, e chiamnnHo questo spora composia, c quella spora semplicc. lo non pODSO in ci6 convcnire, poiclii quella die allri chiamaiio spora coraposia 6 'listintissimo organo membranacco; c non vale che ail acchiuilerc le multiplici spore, qiiali sono le cellule otricoli, e le cellule Inbul'iformi priinonliali libere, eil inclipeniliuli. Per I'aJclietro a buon dritto eravi di- stinzione, e (piindi nome speciale, cliiamando il complesso sporidio, o speirema. Ma al presente questi vocaboli destinati nella scienza ad altri significati, ncii potrebbero senza oonl'usione es- sere richiamati aH'aulica use. Per il che, quanlunque scliiva di nuove voci, per il bisogno di nomc preciso ad un urgaoo si distinto, proporrei I'adottar quello di angiospore. — 105 — mente a foi'inarsi la materia fecoloide nelle caviti ascigerc, ed a quale sco- po non e facile lo spicgaie. Forseche la piovvida nalura prepaia in essi sostanza un \>m alto assoibiineiito ai nuovi organi primordiali incliiusi nelle angiospoi'C ? Ella si avvolge sempre nc' suoi segceli: e stando no! di ne- ecssita soltanto ai lalti dalla rnanifestazione di lei ne' soli asclii, e non nel sislema vegetativo , ci sembia poter dcdune die in quesli esclusivanienle siensi operate nuove chiiniche combina/.ioni. Le angiospoic terminanli bono al di solto, ne lasciano la somniitJi nuda , che ben pin carica accoglic la menzionata materia fecoloide , che sovente alquanto si effonde fuoii di sun circoscrizione, poiche non adciiscono le due membrane esternc ed interno , onde pill facile si c 1' espulsione de'contenuti- Nella metaniorfosi si e pro- fondamente moditicato il caratti'ie dclla membrana esterna, peiche non pin tcnue, ma inveee grossa, nebnlosa , e cuticolare. L'endospoiio e diafano, o tullo al piu verdognolo , e 1' epispoiio non mi e sembiato costare che di tenuissima membrana, anch' ella cuticolare ed alquanto nebulosa; e cio pio- babilmente in anibedue per effetto di un maggiore o minore addensamento delta sottoposta materia- Le angiospore hanno comunemente disposizionc bi- naria, ed obliqua; o singola nella parte inferiore- II numero e il piij di 8 , e di forma ovoidea, turbinata , ed anche sferica in caso di maggior pres- sione. Variabilissime ne sono le dimensioni, e non in rapporlo con la cras- sezza o delicatezza del tallo, imperoccbe il Coll. chcilciim le ha di medio- cre volume, cioe di circa O^^OKi in lunghezza , e 0,"""008 in larghezza , ed il Co//, palposum alquanto di piu, poiche 0,""" 022 in lungo , e 0""" 009 in largo; ed il Coll. nigrescens (1) perfino 0"""075 — 80 in lungo sovra 0"""00y in largo. Frammisti agli aschi osservavasi mokitudine di process! filamcntosi. o tubuliformi, ovvero cellule in serie, simiglianti a quelle delle origiiianti angiospore; e queste cellule detle parafisi, tav. 6-" fig. 43 e f- al- tro non sono in realtik che rudimcnli di teche ed angiospore , le quali per la prcssione die soffrono per le gia sviluppatesi prima manca la facolta di svolgorsi compiutamente. Esse angiospore non ban tramezzi trasveisali, im- perocchii quelli che appajon tali in qualche stadio, non sono che cordoni di materia organabile convertendosi piu tardi in ispore , e quindi impropria- (I) Si £ Ji reconte slimatn rorm.trc ili qiiest.i specie un miovo genere J! due diTersi noini, londaiidosi |>riticip.ilineiilo sulla forma delle angiospore. Egli i ini(;lior consiglio desiderar sobrieU nella moltiplicazioiie dc'guiieri per nun apporlar confusiuiie, auziubi uliliU alia scieiua. — 106 — incntc si dircbbon pluricolari , mentre invecc sono semprc niultispore. So- pra dcgli aschi a difcsa e terminc dell' imenio sorgc 1' cpitecio , composto di duplico strato epidermoidalc, aderente in prima, e resterno di consistenza cartila"inca o cornea viene circoscritto da tubuli orizzonlaii. Nella matuiita poi si stacca, si solleva, e si screpola in forme determinate: tav." 7. fig. 50 ondc la supcrficic del disco appare ad occhio nude da tanti punti bruni co- spoi'sa e ruvida. Egli c esternamente suscettibile di svariati colori; ma sotlo I'instrumcnto con tintuia di jodio, o senza coiorasi sempre in giallo-carico, o "iallo-fernigineo. Questo duplicc strato e ripieno di sostanza gonimica, cd 0 prodolta dai microgonidii che o sfuggono dalle parafisi, o dall' ipotecio si levano, frammischiandosi agli organi del nucleo proligero. Ne tale strato dcvesi riguaidare quali tracce di quelle , ne' quali segmenti terminal! del- r asco- Ncl primo caso non p resenterebbcro unitii , ma solo frammenti di laceie membrane, senza forma alcuna, e nel secondo , oltre le medesime condizioni, si colorirebbero in azzurro; il che mai addiviene, serbandosi in- variabilmente il colore giallo-carico, o giallo-ferrugineo. Un brano dell' ap- parecchio offro nella tav."^ 8. fig. 52 sotto forma orbicolare , come sempre si presenla. Quale e quanta eleganza di organi, quale e quanta intelligenza nell'ar- inonia dc' fini ha posto Natura nel descritto apparecchio imeniale ! E come dopo qucslo sa malagevole lo scendere alle meschine ed oscurc forme de- gli anteridii o spermogonii ! Se ne sono delineati e descritti in alcuni Col- Icmi 6 come tubcrcoletti, e come macchio puntiformi. lo coufesso che nel- Tosscrvare attcntamcntc silfatte parti, anche col mezzo de' piu acconcl rea- genti nei CoUcmi inilposwn nigrescens , chcileum , e cristalum (che piu oltre non mi e bastata la pazienza) altro non ho saputo scorgere ne' punti neri dei tre primi che una morbosa alterazione di tessuto seguita nel loro pa- ronchima, probabilmente per cause esterne, come punture d'insetti , od al- tro: e quindi parmi potersi escluderc ogni autonomia di vegetazione , o ri- produzione. All' incontro ne' tubcrcoletti bianco-aurei del Collcma cristatum mi si offre autonomia di organismo acrogeno, pcrche veggo un concettacolo membranaceo con ostiolo rimoso, entro cui annidasi moltiludine di corpu- scoli cllittici sc di una sola cellula, e cilindracei se di due collegate, di cui la supcriorc c provveduta di ciglia vibratili ed antcnne filiformi: e questi li- beri uscendo, fuori si aggirano con moto di traslazione. Nella periferia poi dclla cavitii havvi filamenti a clava, semplici, o ramosi, e quasi settati, se- — 107 — mi trasparenli, ripieni di cellule e tubuli di varie forme; e il tutto tingesi in giallo alia tintura di jodio- I corpuscoli sovente dispongonsi in scric bi- ne , terne , quateine longitudinali frammiste alle oiizzontali. E mentreche , come gia dissi, in questo riconosco un' autonomia di organismo , sarei ben iungi, secondo un Flotow, di riguardare tali corpuscoli spore in islato rudi- mentalc, destinati a divenir piu tardi organi perfelti; e meno ancora secondo un Hzigsohn Anteridii analoghi a quelli de' Muschi , e delle Epatiche ; e i corpuscoli a spcrmatozoidi; c infine secondo altri a sviluppo d' imenio ba- sidifero- Da ingcgnosa ipotesi, e non da prove di falti pu6 venire 1' asser- zione cssere cotali organi sede del sesso maschile. Ma non e mio assunlo, no sarebbe niia forza V entrarc in discussione sulla natuva oscura e pro- blcmatiea di cotali o niorbosi, o anomali, o parassiti tessuti, generali e co- ()iosi sovra tutti i Licheni. Mi sia soltanto lecito il dire che nei menzionati tubercolctti del Coll. cristatum, senza ardir pronunciare di loro essenza, vo- lonlicri entrerei nella opinione di que' lichenografi che in gencrale fungilii parassili li giudicavano. Non cgualmente pero potrei accordarmi con esso loro sui punti neri, i quali comuni del pari sono sovra i nostocs, che co- me anamorfosi non mi ban preseotato riproduzione di sorta alcana, lo non vi trovo, ripeto che morbosa alterazione, cbe al piu potrebbe giudicarsi in- cipicnte stroma di una sferia; e nella deformita dellc cellule, possono an- che assunierc quelle forme, cui ban dato nome di slerUjmi, spermazii, e sii- laspove- La Natura o si ricca di mezzi normali di riproduzione tanto per vie di gcmmule nel sistema vegetativo, quanto per vie di spore nel sistema imenialc, che ripugna poi il vederla sopraccarica di altri di oscure e mor- bose apparenze; di cbe bisogna andarc ben cauli sul loro giudizio. Ma chec- ch6 sia, lasciamo questi da un lato, e vediamo piuttosto com'ella metta in opera i suoi pifi nobili e normali. — 108 — CAP. V. niPRODLZlONE PER VIA Dl SPORE NEL SISTEMA IMENIALE: RlPROni'ZIONE PER VIA Dl CE.MMULE NEL SISTEMA VEGETATIVO, E CAUSA DELL* AMA.MORFOSl Le an-'iospoie abbiam veduto in iin con le spore alti'o non esscre in nrincipio che masse e gnimi di Piotoplasina dfiiso dagli inchiusi olricoli nclla dilatantesi parafisi. E quest! inentreuliu si vaniio organando , posson consideraisi quale oigano complesso escLccnte funzioni dipendcnti le une dalle allie. Ma non si losto elleno ban compiuto il loro ufficio oiganico che n'emcigono prodotti distinlissimi e liberi. Le angiospore vengono nella ina- turila di fuori cs|)Lilse, e per la menzionata attivita organico-fisiologica hanno la mcdesiina irepidazionc de'gonidii, dellc coroncine, e delle spore. Nella ta- vola 8." fig. 53 ne ved/aino due del Coll. cheiluin , I' una integra con ac- chiuse spore, e I'altra con due cellule tnbuliformi uscenti daU'estremita in- feriore. Nella fig. 54 altra del Coll. putpo.mm mostrante pure I'uscita di esse spore indillerentemcnle dall' estremita, come da ogni parte della periferia. Nella fi". 55 altra del Coll. lacermn ci mostra in qual modo incominciano le angiospore a vuolarsi di esse spore, (1) palesandone giii vacua una por- zione. La fig. 56 presenla pure I'angiospora intiera del Coll. nigresccns; e la fig. 57 allorch' ella c riniasta al tutto vuota, e sul punto di dileguarsi , menlreche le cellule-spore libere, e semplici sono gia fuori per il loro no- vello ulTicio: laddove gli ascbi pur vuoti e libcri sono tuttavia persistent!. Dal fin qui dctlo chiaro n'emerge la niuna conncssione e la niuna parte che le mcmbranacee angiospore si banno nella riproduzione individuale ; onde- che mai in alcuna guisa potrebbe V endosporio emettere un filamento ger- mc. Si, le sole spore, quando giunto 1' imcnio a maturita, sbucciano fuori , ed ovunque posino solto acconce condizioni, e spezialmente solto quella di suflicienle uiuidila, incoinincian tosto I'ufTicio di riproduzione , come vedesi nella tav." 7 solto il numero 51 I. m. n. trasmettendo I'una all'altra la go- nimica soslanza, rapidissimamente con operazione intra-otricolare si molti- plicano, si modificano, e slabiliscono nuovo sislema vegelativo di allre in- dividualilii- Lo svolgimento non avviene scmpre normalmente, che anzi bene (1) >oii Biai ellono sono ili DaUira sterili, vnole si dopo rcmissioiie dclle spore. — 109 — spesso in forza di circostanzc prcdoininanti n' emeigono piodoUl anoiinali. Cio noil ostaiile in ambidiie i casi Ic i'oimc sono grandeinonle vaiiabili. Nel caso di vegelaziouft noiinaie, i' individuo prodoUo e o a frondine piane , o a corpuscoli di diverse spni})iauze , che poi del pari si eonformano piii o mono perfctlamente in frondi costituenti ii pioprio lalio , e producendo le proprie rizine- K nolisi che ([iieste non sono pi'eesistenti, ma bensi prodn- zione di csso talio, cioo nasceiiti dal suo strato inf'eriore, I' ipotallo. Allora la pianta formata e rohusla si attacca ai corpi che le ban servilo di a[i- poggio al suo nascere, e progredeiido nelle sue fasi biologicbc le frondi ar- ricchisce di gemmuie fuconde , che separandosi producono altri simiglianti individui. Queslo e il mezzo recondissimo di copiose riproduzioni dalla na- tura slessa praiicate in precedenza di (piello Imeniale. Avvicne talora che quesle geinmuio lussureggiano in guisa che richiainaiulo a se tuUe le po- lenzc vitali della pianta sopprimono affatto Taitro mezzo di riproduzione; il che spczialmente ho osservato ne' Collemi funnim e grauosum. Ma qui ba- sli del Collema, riprendiamo 1' anamorfosi. Lei coinpiuta abbiam veduto dif- ferire sommamente nolle forme estcine , non pero nella essenziale costilu- zione interna. A tanto siaiti giunli dopo averne osservali i gradi di transi- zione, e di multiforirii apparenze. Penetrando neirintima sua natura, e slrut- tura, abbiam trovato identita di chimica composizione, identita essenziale di organismo, identita di vita vegetativa. Abbiamo scorta accidentale I'assenza 0 pruscnza de' tubi continui: osservatili esistenli facilmente convertirsi in orgomonidii, al pari de' collemi sterili di riproduzione Imeniale. Similmente veduta eguaglianza di fenomeni, fu forza arrestarci al confronio, giunti che fummo alio svolgimento delle rizine , e alia progrossione del lipo verso la perfezione del suo esscrc con I'apparecchio talainoideo. II sistenia vegetativo ne ha inoltre presentato nelle numerose gemmuie un altro copioso mezzo di riproduzione. Ma il Nostoc di grazia quali ne presenta ? Non alcuno in realta ; e se da altri e slata enunciata la riproduzione per via di gonidii sfuggiti nclla maturila dal tallo; cio e stato qual deduzione da ipotesi, non qual veritii di fatto. E che dovri poi dirsi dei concettacoli asseriti dal Wal- I'olh nel Nostoc comune , e de' quali niuno poi ha piii parlato (1) ? A mio credere csso non e che un disciolto Proteo di anormale vegetazione, e nulla (I) Secondo mio avviso quesli non Jevono essere stati che le macchie puDtiraroii, delle quali procedcntcmente si 4 parlalo. — no — pill. II tallo per lo [liu liscio , c talora a grand! o piccolc protubcranze , nulla mai presenla clic si accosli alia natura delle gemmulc. Indaino ho speritnentato slaccarne dc' brani, poili sotto favorcvoli condizioni , non solo non si riproducono, ina non crescono, anzi disseccansi. Che so per 1' opposite una simile operazione si eseguisca con una geinmuia svclta dal Coilerna, sc ne otteira ben presto nuovo integro individuo. No (jui basta- Se tolgansi dair Imeiiio tenuissimi cd appena percettibili framincnti , e pongansi sovia uniido strato di minute crbette, ovvero di borraccinc , umeltandoli sovente se nc ottcrranno piccolissimi individui , (1) qiiali se per mancanza di op- portuno suolo , e di favorevole condizionc atmosferiea non possono rapidn- mcnte vegctare , non lasciano pero di presenlarci nelle piccoie loro dimcn- sioni e le variabiiila di forme normali tav. H. fig. 59 v. s. t, e di anormali fig- 58. 0. ;). q. Tanta facilitii di vegetazione proteiforme nei Collemi c nci Nostocs ci porta a supporre I'esistenza di una speciale causa cbe v' influisca, poiche quantunque gli altri Lichcni col favore di copiosa umidita rideslansi a nuova vita, i Collemi pero vengon favoriti nel loro sviluppo dalla natura eecczionale di loro matrice; e sembra inoltrc che una siffatta spccialiia di essa sia piii acconcia ad accogliere altra cagione di guasto onde nasce I'a- namorfosi. E qual' h ella adunque ? Si e quella delle larve parassite , e piu spezialmente di una larva d' insetto dittero del genere Tippola, fig. 60 cbe s' insinua sovente nel tallo, e nell' imenio penetrando lo rode , ne con- tamina matrice ed organi, che fuori efTondendosi producono guaste forme, e vegetazione impotente alio scopo della Natura. E quando si malefico ospite lascia intatto 1' Imenio, sovente si acchiude nel nascente individuo coi me- desimi pernieiosi cffetti, siccome mi occorse sovente di osservare. Questa parmi la causa principale di cotanto strana anomalia: e cosi essendo , ben vede ognuno quanto male sia stata staccata dal suo genere non solo, ma per- fino dalla sua classe per costruirne tipo svariato di novelli gruppi. E reca questo meraviglia tanto maggiore quantoche tutti i botanici sono stati con- seiizienti sugli slretti rapporti ti'a i Collemi ed i Nostoas ; c a talc che gia iin Vaillant confondeva gli uni con gli altri ; e lo stesso Micheli mentreche con meraviglia faceva di cio rilievo, ei medcsimo non solo nc istituiva senza avvedersene paragone, ma ne stabili?a rapporti tra gli organi di vegetazione degli uni, e quelli di riproduzione d*gli altri , come chiaro apparisce negli (1) Con la\ mezzo ho ottenute le produzioni che presento nci numeri 58, 89. - Ill — articoli Linkia, c Licheni, con le conispondenti figure della sua opera Nova fjcnera Plantarum. Taccio de' molli che ne hanno espresso un sentire pres- soclie cguale; e solo in cio variato clic gli uni col Cassini V attribuivano a steriliti di forme, gli altri col Vcntenant a cambiamcnto di esse. Al Sene- bier, all' Agardh , all' Hornschuch , al Riitzing ec. ec, parve megiio di ri- chiamarlo alia teoria delle metamorfosi- 11 Fries ancora nei suo sistema orbis vegetabilium pur menziona il passaggio del Nostoc lichenoidcum in Colleina limosum; come eziandio 1' altro che pur subisce la Noslocia icneslris. Ma in ultimo sia pur lode ad un Flotow , die piu aculamenle pronuncio dovei-si usare di molta ciicospezione prima di credere il Nostoc .una specie sni ge- neris. Coiituttocio queste diverse sentenze lasciano oscurita c dubbiezza, non fissano rinlelletto; pero nel complesso lutte concorrono a convalidare 1' as- soluta identila tra i Noslocs e i Collemi. E qui dovrei aggiungere alcun che suir apparente anomalia del sistema vegetativo di quest! esseri non forse dissomiglianli da quello delle Alghe , e a tale da sembrare quasi Licheni partecipanti della natura di queste. Qualora pero si consideri che il tessuto delle piante cellulari e semplicissimo, e che le classi, o per megiio dire Ic grandi divisioni delle Tallolite fondansi unicamente su general! modificazioni, c sulla diversita de' loro princip! costitulivi, si trovera meno sorprendente la grande analogia che incontrasi tra le varie classi delle medesime. E qui riepilogando diro 1.° che i Nostocs possono essere prodotti nor- mali od anormali de' Collemi: che nel primo caso non sono che un primo stadio variabilissinio dello svolgimento di essi nella forma globulare , che si foggia di poi in frondi. Che nel secondo sono anamorfosi pur variabilissi- me; ed ambidue questi casi vengono comprovati da manifeste transizioni , non che da simiglianza di aspelto. 2.° Che la chimica composizione di entrambi e perfettamente idenlica ne' principi, come identica n' b la strutlura, tranne I'accidentale asssenza del tubi continui nel Nosloc per lassezza di matrice , giacche la sua densita sembra condizione necessaria alio sviliippo de' tubi continui, ne' quali prin- cipalmenle risicdc vita riproduttiva Imeniale- 3.° Che ad illusionc deve ascriversi la sentenza che le coroncine sicno circondate da denso strato mucilaginoso , la cui reciproca saldatura e con- solidazione determinano la forma della pianta. Alia sola natura della legge di Diffrazione e dovulo il fenomeno che similmente si manifesta in tutti gli organ! del Collema e del Nostoc , come del pari iu ogni piccolo corpc dia- 13 — 112 — fano che al Micioscopio venga sottoposto. Che la presenza di maggiore o minor copia di tub! continui, o la ioro dcficiciiza lotale suol dipendcie dalia maggiore o minor crassezza della matrice: onde nasce pecuiiarc disposizione dello slrato cpideriiioidale, e determinazione della pianta. Che nei Nostocs i tubi continui, alloicho esistcnti, vengon iacihiiente trasfoitnati in coroncine, siccome accade ne' Collenii privi di riproduzione Imcniale- 4.* Che nel sistema vegaiativo il grando otricolo si e il vero organo autonoino, gcneratore immcdiato, o inediato degli allri; e la moltiplicazione segue per formaziona intia-otricolare, e non per diiiiezzamento; alia cui ap- parenza puo aver rtato luogo una casuale moltiplicazione lalerale , prodotta da esubetanza de' gonidii contenuti nelle coroncine. 5.° Che in esse il solo movimento reale si e quello di una cotal tre- pidazione dell' intima operosita organico-fisiologica, non che dalT oscillaniento delle cigiia vibratigli posanti sovra molle matrioe. E che lull' altro di tra- slazione e di ripiegamento non devesi attribuire che ad impulso esterno. G." Che il parallelo tra il tipo e 1' anamorfosi la si arresta dove il pri- me procede alia pcrfezione del suo essere nell' apparecchio Imeniale. Che le fibre radicifere non sono altrimenti vuote, poiche contengono i medesimi ergani del tessuto. 7.» Che i tubi continui, in un con i nuclei che in Ioro si acchiudono, sono gii agenti principali dell' Imenio. Che le sottili Ioro pareti dilatandosi a gradi si trasformano in asco, mentre i secondi , anche gradatamente in angiosporc; di modo che se formavano un sol corpo complessivo in prima, formano quindi organi distintissimi, indipendenti gli uni dagli altri. In que- sto la cavita del tubo continuo trasformato in teca ha subito importante chimica modificazione ne' principi costituenti, posciache per mezzo dell'Jodio appalesa in bella tinta azzurra la presenza di una sostanza fecoloide, di cui non danno nessun indizio i tubi continui. 8.» Che i cosi detti Anteridii o spergomonii ne' pochi Collemi osser- vati, non mi son seinbrati ne' punti neri che morbose alterazioni del paren- chima, comuni ancora nei Nostocs. E i tubercoletti, autonomi organismi, ma di dubbia natura per assegnar Ioro giusto carattere ed ufFicio, e secondo mi penso da riportarsi piuttosto al regno de' Micromiceli parassiti , che senza prove di falto dichiararii organi del sesso maschile. Ma di Ioro oscurit^ mi taceio, e trapasso alia riproduzione sicura e normale del tipo nel sistema vegelalivo per via delle gemmule del lallo, e nell' Imenio per via della tanta — 113 — ricchezza dclle spore che libere sfuggono dalle angiospore, dopoche espulse dalle tccho. Quelle vuotate ratio dilcguansi , e qucste persisienti manten- gonsi- Per via di operaziono intraotricolare segue la riproduzione di novello individuo ; laddove il Nostoc inoperoso e sterile si rimane. 1 prodoiti del tipico Imenio sono assai variati tanto nel easo della normality , come delle anonnalila di Protcifoimi anamorfosi Nostochinee. Vengono queste favorite dalla speciale condizione della matricc, come pure da estranea causa , che piii frequentemente si c quella della larva di una Tippola , che entro insi- nuandosi detcrmina la produzione inordinata di esseri imperfetti. Indotle, ma diligent! secondo coscienza sono 1' espresse mie lunghe e pazienti osservazioni: le quali se nei prestanti valessero a suscitarne altre scorte da maggior dottrina, e maturate da miglior intendimento , ne ande- rei ben paga, non altro desiderio dovcndosi avere nelle scienze che quello di rintracciare la verita. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE » Tav. I, e II grandezze natural!. Tav. III. fig. 26 alquanto ingrandita dal vero. Fig. 27 dell' ingrand!- mcnto d! 875 volte sopra il vero in misura linearc. Tav. IV e Tav. V. fig. 900 volte. Tav. VI. fig. 10000 volte. Tav. VII. fig. 44-4546 750 volte. Fig. 47-48-50 e 51 850 volte- Fig. 49 1000 volte. Tav. Vlll. fig. 52. 200 volte. Fig. 53-54. 750 volte. Fig. 55. 850 volte. Fig. 56-57. 500 volte. Fig. 58-59 grandezze natural!. • Fig. 60. i 4 volte- d- 2 volte- # — lU — FisicA. — Sugli elettrometri. Memoria del prof. P. Volpicelli (Continuaz.). (1) PARTE SECONDA §. X. Gli elettrometri a indicc orizzontale , sono piu sensibili di quclli a in- dice verticalc; giacch^ nei primi la gravita dell'indice non si oppone alia elettriea tensione, ma trovasi distrutta dalla resislenza del perno, intorno cui ruota I'indice orizzontale indicatorc. Coulomb colla sua bilancia di torsione, da csso pubblicata nel 1785, e col suo elettroscopio, pure a torsione, che pubblicd nello stesso anno (2), misurava per mezzo di un' asta orizzontale, sospcsa ad un filo, sia mctallico , sia di seta, la tensione della carica elet- triea, dall'angolo di torsione: tolta la elettricita, la forza di torsione riconduce I'asta orizzontale alio zero della divisione. Questo istromento ha 1' inconveniente , di non conservare I'equilibrio elettrico nelle due sferettc, che fra loro egualmente debbono dividersi la elet- tricita, su cui vuole sperimentarsi; ma senipre una sfera disperde piu dell' al- tra. Cio avviene o per le sue scabrezze, o per quelle dei corpi circostanti, o per la umidita dell'aria, o per I'imperfetto isolamento, o per altre cagioni accidentali- Da questo fatto, messo in evidenza da Peltier , deriva una ine- guaglianza di azioni, di cui la risultante non e unicamente TeiTetto delle sole forze repellenti. Poiclie quando si verifica la ineguaglianza di carica, Tazione rcpellente delle due omologhe elettricita, viene diminuita per 1' attrazione operata dall'eccesso elettrico in uno dei due globi, sulla elettricita contraria indotta da questo nell' altro. Inoltre vi sono dei casi, nei quali 1' elettrometro deve servire a misu- rare le somme, o le differenze successive delle forze elettriche: ma questa ricerca non e possibile con un elettrometro a torsione, in cui gl'indici, o le parti attive del medesimo, sono isolate una dall'altra: cio che limita molto r uso deir istromento stesso. Di piij traltandosi di tensione tenuissima , (1) Per la prima parte, V. sessione I. dell'anno XI. del 6 dicembre 1887, p. 37 di questo vclume. (2) M^moires de I'ancienne acadimie des sciences dc Paris — 1785. Premier m^moire. Sur lYlcclrioit^ et le magn^llsme. Construction ct usage dc la balance electrique. Di!termination de la loi suivant Liquelie les corps charges d'^lectricit^ contraire se repoussint mutiiellcmcnt, etc. - 1785. DeuxiJme ro^moire. Determination des lois suivant lesquelles le fluide magn^tique ainsi que le fluide ^Icctrique agisscnt par attraction et repulsion etc. — 115 — liotrebbc accadere che questa, non giungesse a vincere neppure la forza di torsione iniziale del filo; ed in questo caso, non si avrebbe indicazione veiuna. Inoltre questa forza c variabilc colla tempera tura, ed anche collo slato igro- metrico, sc il filo non sia nietallico, ed c variabile col tempo, alleso il di- stendimento del filo, piodotto dal peso dell' asta orizzontalc. Finalmente la forza di torsione aliora in un filo e proporzionale all' angolo di torsione, quando la elasticita (i perfetta, ma questa perfezione di elasticita non s' in- contra nci solidi, qualunque sia la natura dei medesimi. §. XI. 1/eIettrometro di Rousseau, perfezionato ncl 1836 da Peltier, e cono- sciuto col nome di questo fisico, consiste in una base circolare di 3 decimetri di diametro, sulla quale viene fissato un quadrante in cartone di due decimetri, graduate in 360°. A cinque centimetri sopra il centro del quadrante , si trova I'estremita di un asta di ranie , leggerniente arcuala, che arriva sino alio zero , ivi si ripiega presso che ad angqlo retto , e poi penetra nella base, da cui viene isolata per mezzo di un coibente ; quindi si licurva di nuovo in opposto, per escire lateralmente fuori della base, ed a qualche ccn- timetro da questa prende la direzione verticale, per sostenere o il couden- sutore di Voltn, o qualunque altro apparecchio. Sulla interna cstremita dcl- I'asta ora indicata , pure al disopra del centro del quadrante, si trova sal- data una lastrina brunita di acciaro leniperato, ed alquanto concava, desti- nata a ricevere il perno di un ago, di cui la materia e la forma variano se- condo la sperienza che si vuole istituire. L'equilibrio di quest' ago e man- tenuto da un piccolo contrapeso di gomma lacca. Sc vogliasi una molta sensibilita, come quella dei migliori elcttroscopi a foglie doro, bisogna che I'ago sia un filo curvo di rame assai fino al vertice del quale viene saldato un perno di acciaro temperato, che tormina in punta la piii sotlile possibile. Questo filo di rame deve curvarsi anche nella maggior parte della sua lunghezza, onde possa venire in conlatto dell'asta egualmente curva, e ricevere da questa elettrizzata la piu grande repulsione possibile- Per dare al filo medesimo una direzione, si coHocava orizzonlalmente nel mezzo del perno un piccolo filo di acciaro temperato e debolmente calamilato, cui si comu- nica quella quantita di magnetismo, rigorosamente necessaria onde possa ri- condurre I' ago grande in contatto dell'asta leggermentc arcuata, ed in parte — 116 — ori/.zontale. Per otteneie il massimo di sciisibiliti, non dcve 1' ago mobile costiuirsi di acciaio; poichii se ricevesse un poco di magnetismo, sia per la costruzione, sia per la sua gracilura nel meridiano inagnetico, sia per I'os- sidazione, agiieblie sulle parliceile di feno die sempre contieiie il rame di coininercio, e diminuirebbe la sensibilila dell' istromento. L:i base circolaie di cui parlammo, ^ collocnta sopra un'altra simile di 3 deciinelii: queste basi vengono fra lore connesse mediante un perno di liuiie, che passu pei loro ceiilri. La seconda base ha egualmcnte un quadrante diviso come il prime, e colfindice fissato sotlo lo zero del mcdesimo. Alia eslremita superiore del perno di rame ora indicato, si adatta come si vuole, al disopra del quadrante, una lamina di rame, o armatura mobile, lunga quanto I'ago indicatore, ed all'altezza medesima di questo. Alia estremita inferiore di quel perno e invitata una leva orizzontale, che percio sia sotto le basi o zoccoli circolari, e le oltrepassa quanto fa d'uopo, per potere manovrare la interna lami- na di rame, o armatura mobile. Per questo mezzo si puo avvicinare I'armatura slessa, quanto vogliasi all' ago indicatore, per aumentarne considerevolmente la sensibilita. It tutto viene coperto da ua cilindro di vetro, che porta suUa sua base superiore un cerchio gradual©, corrispondenle all' inferiore, affinch^ il rnggio visuale, passando pei due medesimi gradi, uno superiore I'altro inferiore, non possa chi osserva cadere ia fallo per effelto della pa- ralasse. Quando con si fatto istroiTKsnto si vogliano misurare delle tensioni forti, bisogna servirsi di un ago mobile, formato da un filo di acciaro tempe- rato e calamitato, di cui le dimensioni ed il magnetismo, sieno convenienti alle forze che debbonsi misurare. in questo caso puo trascurarsi la debole attrazione del rame, ovvero si potra valutare, curvando I'ago di acciaro alle sue estremita, cui si dovranno saldare due globetti di rame, che soli giungeran- no a contatto colla maggiore asta di questo metallo. In ogni caso per isperimen- tare si colloca I'appareccbio nel piano del meridiano magnelico, in modo che r ago mobile trovandosi nel piano medesimo, tocchi leggermente I'asta fissa. Poi, con quesladisposizionc, si comunica I'eletlricita che vuole misurarsi, od al botlone dcslinato a riceveria, od al piatto del condensatore che quando fa d'uopo rimpiazza il bottone stesso, e subilo 1' ago mobile si allonlana dall' asta di un certo numero di gradi, che possono leggersi facilmente sul quadrante; del resio piu I'armatura mobile che indicammo e avvicinata all' ago, e piii la sensibilila di questo 6 grande. — 117 — Inoltre Peltier ha nuovamente modificato il suo elettrometro, aggiun- gendovi altri acccssori, afiinche divenisse portatile, ed adatto alle ricerche sulla elettricita atmosfeiica. Oltre le difference appoitate alia sua forma, e ail'ago in- dicatore, I'asta veiticale dell'istromento, invece di essere termiuata da una punta o da un fascelto di iili di plalino. come ordinaiiamente suole praticarsi ne- gii ciettrometri atmosfeiici, termina pel contiario con un globo metallico ben terso (1). Con questo mezzo Peltier ha cercato dimostrare, che I'atmosfera non ha elettricita propria che nulla cede all' istromento , e che il globo terrestre, il quale trovasi costantemente carico di elettricita negativa, agisce suir elettrometro per influenza , quando esso viene innalzato od abbas- sato (2). Misurando la tensione elettrica per mezzo dell' allontanamento di due corpi nel modo indicato, due sono le forze che concorrono a produrre reffetto, cioe la ripulsione eleltrostatica, e I' attrazione magnetica, la quale tende a ricondurre 1' ago nella primitiva sua posizione di equilibrio: que- sta ultima, nell' elettrometro descritto, aumenta come il seno dell' angolo formato dall' ago indicatore coll'asta fissa orizzontale. Pero varie cause perturbatrici, vengono ad alterarela regolarita di questa legge in molli casi: per es. negli aghi deboimente calamitati, come appunto quelli che servono pel descritto isliomento, il magnetismo dell'ago e sen- sibilmente alterato dal magnetismo terrestre , quando I'ago e deviato al dillJl di 45 o 50 gradi. Spesso poi succede che arrivato I'ago indicatore a 120", I'ago magnetico anncsso al medesimo diviene indifFerente, e non pu6 ricondurre il primo nella primitiva sua posizione di equilibrio. Per evitare questi difetti, e queste complicazioni del fenomeno, Peltier aggiunse una se- conda base o zoccolo con un quadrante graduato, come noi gia dicemmo. Quindi per ottenere una misura esatta, si rilira primieramente I'armatura, che agisce a distanza secondo una legge complessa, e che solo riesce utile quando si tratti di osservazioni elettroscopicbe, e non elettrometriche. Se- condariamente, per eliminare gli effetti della resistenza magnetica, si gira il primo zoccolo per modo, che il suo indice inarchi sul secondo quadranle, il me- desimo grado che I'ago mobile marca sul primo- L'ago allora si trova esatta- mente nella linea di equilibrio magnetico, e la sua divergenza dall'asta oriz- (<) liecqucrel, Traild l'<5lecl. Paris )855. T. 1. pag. 387-390. (2) Annalcs de chim. et de pliy. 3.' iirie I. IV. — Dill' elettrometro di Peltier, e del modo di renderlo atto a deiiotarc le ispeoie di elettriciti. Rendicoolo delle session! dell' accad. delle 9<:ieiizc Ueir istiluio di Bol'gna 1S31--52, p. 69, e seg. — 118 — zontalc (li ramc , vicnc allora prodotla unicanientc dalla ripulsione elet- trica. Ma pure qui dobbiamo rifleltere, che qucsta foggia di elettromctri , serve particolarnicntc a misurarc le tcnsioni clcllriclie debolissimc ; qiiin- di puo darsi die in questi particolari casi , cui sempre piu die agli alti'i riferiamo i nostri ragionanienti , la lesistenza iniziale procedenle dal ma- gnetismo, non possa vincersi dalla debolissima ripulsione elettrica, ed in tal caso I'ago indicatorc non fomicrcbbc vei'un angolo coll'asta orizzontale di raine- Cosi pure, quando i'ago e ridollo nel nicridiano magnelico, mediantc il giraie della prima base dell' istromento, si trova in questo piano ritenuto dalla forza diiettrice della terra. Quindi la forza medesima, resiste alia ri- pulsione elettrica, la quale, se il magnetismo terrestre non agisse, allontene- rehbe I'ago da quella posizione; e percio la tensione elettrica non sara esat- tamente misurata dall'angolo corrispondente. Inoltre il piano del meridiano niagnctico varia in ciascun momento , ed il magnetismo terrestre varia in ciascun anno, ed in ciascun giorno, come lo provano le variazioni della dc- clinazione e della inclinazione magnetica diurne, ed annue- Oltre a cio I'ago ma- gnelico subisce delle variazioni bruscbe o perturbazioni, per molte cause acci- dentali, come per le scosse, per le influenze magneliche circostanti, e per la tempcratura. Fra le cause naturali jierturbatrici dell'ago magnetico dobbiamo annoverare le aurore boreali, 1' eruzioni vulcaniche, gli uragani, la neve, le correnti elettriche istantanee , le tempeste. Per tutte queste variazioni gli effetti della forza direttrice della terra suU'ago magnetico sono variabilissimi, e non puo a rigore questa forza direttrice prendersi per misura di un altra. 11 vanlaggio reale che ci offre in questi casi la forza magnetica , non allramente che la forza di torsione, si e quello di ricondurre naturalmente 1' ago indicatorc alia priniitiva posizione di equilibrio, dopo cessata la ripulsione elettrica; pero questo vantaggio , come vedremo in appresso, puo raggiungersi con altro mezzo. §. XII. II sig. Dellmann immagino e pubblico nel 1847 un altro elettrome- tro (1) , pur esso a indice orizzontale , munito al solito di conden- satore , il quale consiste in una specie di bilancia di torsione , ed e (1) PoggendorlP s Annalen, T. 72, p. 353, an. 1847, e T. 89, an. 1853. — 119 — costrutto assai dclicatarncnte per misuraie le piu piccole tension! elctlriche. In qucsto istromcnto la sospcnsione consistc in un filo di vetio; I'ago indicalore 0 mobile, 6 un filo niclallico, il quale quando non avvi carica vciuna di elettri- citii, dcvc per cffclto della toisione addossarsi, nel sense della sua lunghezza e lateralniente, ad una laminctta metailica oiizzontale, fissa ed isolata, che ncl sue mezzo si lipiega in guisa, da piesentaie la forma della lettera zela, pero niolto allungata.Lastcssa laminctta c neH'indicato modo formata, ondc I'ago in- dicalore possa colIocarsi,dir6 cosi, a cavallo sul mezzo della medesima, e giacerc coH'una c Taltia sua nicla, rispettivamente a contatto dellc faccc opposte di essa lamiuetta, quando non sia cleltrizzata. Se questa facciasi comunicare con una soigente di eleltricila, il filo e la lamina si caricano ambedue in egual modo, e la forza repulsiva deU'elettrico per so slesso, fa ruolare I'ago intorno al filo di vctro cbe lo sostiene. Si formera percio un angolo fra la laminctta fissa, c I'ago indicatore mobile, che raiipresentera la elettiica Icnsione; la quale verra misurata o dall' angolo di torsione, o dalla impulsione iniziale, che per altra parte risulta proporzionale a! quadrato della carica elettrica. Anche in questo istromento puo accadere, che lu estrema picciolezza della tcnsione, non valga a vincerc la iniziale forza di torsione del filo di vetro, e che percio non si produca verun'angolo sensibile per la presenza di una carica elettrica tenuissima. La forza di torsione, pure nel vetro, varia col tem- po, colla temperatura, e col peso: inoltre anche in questo caso ripeteremo la osscrvazione, giii fatla per la hilancia di Coulombj ciou che vi sono molle sperienze, nelle quali viene proposto di misurare I'addizione o la sottrazione successiva delle forze elettrichc: ora le sperienze medesime non possono riescire con un istromento, di eui le parti attive sono isolate I'una dall' al- tra, come avvicne tanto per la hilancia di Coulomb, quanto per rdcttrome- tro di Dellmann, qui brevemente indicato. Devc anche osservarsi, che il ve- tro non 6 a bastanza isolantc, quando I'aria non sia secchissima, come pure che in questi due elettrometri a torsione, non c possibile riconoscere la naturu deir clettrico da cui viene prodotta la repulsione, appunto percho Ic parti altive deir istromento sono indipcndenti I'una dall'altra. In somma i difetti gia in- dicati per uno di questi elettrometri, sono comuni aiiche all' altro dei me- dcsinii: solo puo dirsi che ncH'elettrometro di Dellmann, essondo Ic supcr- ficic dei condutlori attivi, molto piu grandi che non lo sono in quello di Cou- lomb, la carica riccvuta dal primo, quando esso comunica con una sorgente di clettricitii, dev'essere pure piu grande, di quello sia nel secondo istro- mento- 16 — 120 — S. XIII. 11 sig. Riess ncl 18,jj (1), applico alia misura della clettricita stalica, un principio analogo a quello della bussoia (iei seni. Esso costrusso in guisa iin clettroiiiPtro, che le quantity di elettrico venissero misurate ne! mcdcsimo, dalle radici quadiati dei seni degli angoli, chc si osscrvano immediatamento; pcrcio I'istromcnto stesso puo denoininarsi eleltromctro dei seni. Cosi fatto ciclti'oinetro , in parte viene a confondcrsi con quello di Dellmann , po- tendo esso ruotare attorno il suo asse. 11 cilindio di vetro che custodisce le parti attive deli' istioinento , e orizzontalmcnte attraversato dall' asta di nunc iissa, lerniinata csteiioiincnle da un globetto della medesima sostanza, e porta nel suo mezzo un piccolo ago calamitato, il quale puo ruotaie at- torno un perno veiticaimente, stabilito nel mezzo dell'asta medesima. 11 co- peichio dei cilindro porta una lente montata sopra un tubo verticale: sulla base del cilindro medesimo e praticata una circoiare divisione, che serve a leggere gli archi percorsi dal cilindro stesso colla sua rotazione. Per isperi- mentare coll' indicalo istromento, si gira in guisa il cilindro attorno al suo asse, mediante due manubri applicati al detto coperchio, che I'ago diriggen- dosi liberamente nel mcridiano magnetico, la intersecazione dei fili del re- ticolo della lente, coincida nella medesima verticale, che passa per una li- neola, incisa delieatamente sulla faccia superiore dell' ago calamitato- Elet- trizzando il globetto mctallico, la elettricita si distribuisce suH'asta e sull'ago, quindi per la forza repulsiva che ne risulta, I'ago si allontana dal meridiano magnetico, nel quale prima giaceva. Allora si fa di nuovo girare il ciiindro di vetro fino a che torn! la intersecazione del reticolo della lente, a coincidere verticalmente col tratto solcato sulF ago , ed in fine si misura la rotazione che a cio fu necessaria- La forza repulsiva elettrica facendo equilibrio coll* azione magnetica della terra, ed inoltre la situazione relativa dell'ago e dell'asta orizzontale me- tallica essendo la stessa per ogni sperienza, risulta che puo prendcrsi jier misura della forza repulsiva il seno della deviaziono, cioe il seno dcll'angolo formnlo dall'ago col meridiano magnetico. Quest'angolo poi non 6 allro, fuor che quello descritto dal cilindro nella seconda sua rotazione. Ma la forza repulsiva c projjorzionale al quadrato dalla quantita di elettrico distribui- dl l^oua>-uJorir s annalen, T. XCVl, p. 513, deceinbre J83S. — 121 — tasi fia I' asta nietallica c I'ajio magnelico, in un meJesiino rappoito fia ioro; cosi la radicc quadiata del seno della deviazione conispondenle, sara la misura della quantitii slessa. L' elettiometro dei seni non puo evidente- nicnte inisuraic altro, chc quelle caiiche di elettrico, le quail non oltrepas- sano un cGito liinite: volcndosi oltrepassar questo, bisognerebbe cangiare la distanza dcH'ago calamitato dall' asta melallica orizzontale, distanza die deve prendersi costante per ogni sperlenza- Pero sara facile raggiungere questo cangiaincnto, col fare che il coperchio, il quale porta la lente, possa girare indipendentemente dal cilindro di vetro. Per altra parte si possono rendere paragonabili fra Ioro con questo elettromelro delle misure, prese in due po- sizioni differenti della lente, prendendo successivamente due misure di una niedesima quantita di elettrico, le quali corrispondano a queste posizioni. Se coir indicate istromento vogliasi, prima di far girare il cilindro , aspettare che 1' ago calamitato sia giunto nella quiete, le sperienze riesci- ranno di troppa durata ; esse pero si possono abbreviare molto , facendo ruotare il cilindro, mentre si eseguiscono dall' ago le sue oscillazioni, ed avendo cura che sempre il cilindro medesimo ruoti nel senso contrario al moto dell* ago ; allora con un poco di esercizio, si giunge a prendere una misura, in un tempo non maggiore di un minuto primo. Primieramente in questo elettrometro le cariche tenuissime di elettricita, non produrranno sensibile repulsione, poiche le due mela dell'ago non sono a contatto coll'asta metallica orizzontalmente fissa, per non essere questa fog- giata in zeta nel mezzo, come quella che Dellmann adopero nel suo elettrome- tro. Sebbcne poi si provvedesse a questa imperfezione, dando all'asta niede- sima quella forma che ora indicammo; e sebbene anehe per le cariche pic- colissime si adoperasse il coperchio, girevole indipendentemente dal cilindro di vetro, lo che sarebbe sempre a mio parere assai piii vantaggioso; tuttavia potrcbbe darsi che la carica fosse tanto tenue, da non poter vincere la ini- ziale forza direttrice del magnetismo tenestre, quindi potrebbe non aversi de- viazione alcuna. Inoltre, occorrendo circa un minuto primo, al dire dell'autore, per la manovra necessaria, onde misurare la deviazione dell' ago ; e cio solo quando siasi acquistata una sufficiente pratica , ognun vede che trat- tandosi di cariche tenui , deve in questo non breve tempo, la carica ini- ziale avere nell' istromento diminuito. Da ultimo quelle difficolta che s'in- contrano volendo adoperare la forza magnetica terrestre, per misura della tensione eleltrica, e che furono precedentemente da noi ravvisale, debbono valere anche per I'elettrometro dei seni. — 122 — §. XIV. II sig. Ilaiiis. ad cvitare 1' inconvenionlc clie s' ineontra nolla bilancia ili torsionc, per I'uso di iin fib mctallico, di cui la elaslicita non c inai pcrfetla, perfczionc chc si csige per valersi a buon diritto del principio mcccanico, clie la forza di torsionc c propoi'zioQalc ali'angolo dclla torsionc mcdesima; co- strussc un nuovo elctti'oniclro, cliiamato bijancia l)i(i!are, a causa dei due fill
  • c di didicile combuslione. Nella tomata del 2 dicembre del 1855, considerando I'accadeinia che il Martorclli ailudeva a vaii inetodi gia cogniti , senza deterininarne alcu- no , i'u d' opinione potersi solaiiiente concedere il diritto d' introduzione , purche a forma di legge , avesse prima nominati e desciitti i mezzi , e le sostaiize die iiiteiuieva egli adoperare- Dope cio piaiujue al miiiistero su'ielto concedere al sig. Martorelli il domaudato diritlo colla sola riserva di presentare i campioni, quali poi furono da esso col 5 di novembre 1856 rimessi airaccademia. Incaricati noi sotloscritti dal eomitato accademico nel 7 fcbraro 1857, per Tesame dci dcui campioni; non potemmo, a cagionc di alcun incidente, sollecitamente riunirci per effettuarla. Durante questo lasso di tempo, il sig. Vincenzo Albcrti , avanzava pur esso al ministro del commercio , una do- manda dell' istcsso gcnere , accompagnata dal disegno di un apparecchio , secondo il sislcma del sig. Bucheiie , in cui viene impiegato il solfato di rame, ner la conservazione dei legni. Da questa breve storia ben si scorge, che la commissione si e trovata iiel caso di dover sciogliere questi due quesiti: 1° se i campioni oflerti dal sig. Mar|elli soddisfino alia condizione imposta- 2° Se debbasi concedere il diritto di propriela al sig. Alberti. Quanto al primo, la commissione e di parere, non poter decidere sui campioni presenlati, avvegnache non venne trasmesso il metodo da esso ado- perato: quanto al secondo, il diritto d'introduzione non potra essere ac- cordato, se la confezioue dei legni del sig. Martorelli sia fatta col solfato di rame. Nel caso poi che il mezzo sia diverso, e che vi sia luogo ad una con- cessione, il sig. Alberti dovra uniformasi alia legge, presentando quclla de- scrjzione che richiedesi dall' Art. 8.° dell' editto 3 setlembre 1833. — 129 — Sopra una inaccliiua permacinnre le olive. RAPPORTO (doinmissari sig/' prof/' C. Sereni. ed A. cav. Coppi relalore.) David Dctti, meccanico domiciliato in Spoleto , ideo una macchina a cilindro, per macinare le olive, e n'esibi il modello con analoga descrizione. Asserisce esser questo di nuovo genere, ed atto a rendere piu facile , piu celere, piu economica, e vantaggiosa la inacinazione delle olive. Opina, chc ncl suo piu semplicc congcgnamento si ottenga, colla forza di un uoino, tant'olio, quanto se ne ritiarrebbe da una macina mossa dalla forza di un cavalio, e cosi progressivamente. Vi mise un meccanismo atto, a separare dalle olive ogni materia estranea. Attesi tali vantaggi, avanzo supplica al ministero del commercio e dei lavori pubblici , per avere la privaliva della sua invenzione, e la guarentigia per anni 15. II ministero sudetlo con dispaccio del 1.° maggio num. 4981,invi6 all' accademia nostra il modello, e la descrizione del meccanismo, con preghiera di darne un parere. 11 comitato accademico nciia tornata del giugno 1837, allorquando I'ac- cademia era sul punto di chiudere le sue sessioni annuali, incarico i sotto- scritti di riferire su tale domanda. L' esponcnte confessa che la macchina non fu mai messa in opera , anzi neancbe costrutta, quindi manca qualunque esperimento. Cio nondimono apparisi^e probabile, che il congegno medesimo, di cui si / c presenta un modello, possa riescire utile; percio nulla i commissari trovano in contrario, che si possa concedere la chiesta privativa, per qualche anno. L' accademia con unanimita di voti, approvo le conclusioni dei tre pre- cedent! rapporti, messi a disamina uno alia volta ; ed ordino che ne fosse inviata copia autentica al ministero del commercio, belle arti, ec. — 130 — CORRISPONDENZE II sig. Dr. Pietro Pigarini, attuale direttorc dcH'osservatorio astronomico e specola meteorologica di Parma, succeduto al defunto astronomo Colla, prega I'accademia onde sia continuto all' osservatorio medesimo 1' invio de- gli atti dc' Nuovi Lincei. II sig- Auguslo Le Jolis, archivista perpetuo della societa imperiale dclle scienze natural! di Cherbourg, ringrazia a nome delia medesima, per gli atti de' Nuovi Lincei giunti ad essa; ed in pari tempo esprime il desiderio di entrare in relazione coll' autore del prodromo della flora romana, pubblicala negli atti stessi. Ho letto con graude interesse , dice nella sua lettera il sig. Le Jolis , negli atti un prodromo della flora romana , pubblicato dal sig. prof. Sanguinetti. Gradirei molto ricevere delle piante del vostro paese, 0 sarei ben soddisfotto se il chiaro professore nominato, entrar volesse in corrispondenza con me. Prego il sig. segretario perche voglia comunicare questo mio desiderio al sig. prof. Sanguinetti, ed unisco una nota di piante italiane che mi sarebbe utile ricevere. La prima parte di questa nota c re- datta secondo le pubblicazioni del prodromo che ho trovate negli atti: la seconda parte e una lista di piante appartenenti a generi non ancora pub- Micati nel prodromo, o al meno che non ho veduto pubblicati, e che sup- pongo potersi trovare nella Italia centrale, e meridionale. II sig, Forchhammer segretario della societa delle scienze in Copena- ghen, invia il programma del premi proposti dalla societa medesima, per le classi di matematica, di fisica, di filosofia, e di storia. L'accademia riunitasi legalmente ad un'ora pomeridiana, si sciolse dopo ire ore di seduta. Soci ordinari presenli a quesla sessione. G. Ponzi. — M. Massimo. — A. Cappello. — P. Volpicelli. — A. Coppi. — 0. Aslolfi — S. Proja. — N. Cavalieri S. B. — E. Fiorini. — L. Ciufla. — I. Calandrelli. — P. Sanguinetti. — A. Seccbi. — G. B. Pianciani C. Sereni- — C- Maggiorani. — B. Viale. — B. Tortolini- — G. Pieri. Pubblicato nel 6 Febbraro del 1858 P. V. — 131 — OPERE TENUTE IN DONO // Nuovo Cimenlo: Giornale di fisica, di chimica, e scienze affmi, compi- lalo dai prof." C. Mattevcci e R. Pinix. Fasc. di novembre 1857. Sidla possihilitd di contrarie correnli eleUriche simultanee in uno stesso fdo condiUlore. Memoria 2." di G. Belli. Un fasc. in 8°. Pisa 1857. Intorno ad alctini fenomeni elettro-fisiohgici del cav. prof. Stefa.\o Ma- RiANiNi. Discorso ed ossei-vazioni di Cesare Boldrihi. Un fasc- in 8°. Firenze 1857. Giornale del Gabinelto letlerario dell'AccADEMU Gioenia. Fasc. di Set- tembre, ed Ottobre 1857. Ricerche stdla natura dei Succiatori, e la escrezione delle radici, ed os- servazioni morfologiche sopra taluni organi della Lemma minor, di Guglielmo Gasparrini. Un fasc. in 4°. Napoli 1816. Supplement ... Supplemento alle lavole del Sole dei signori P. A. Ha.\se.\ e C. F. R. Olafsen, di P. A. Hansen. Un fasc. in 4°. Copenaghen 1857. Procedings ... Bidlettini della Societa' reals di Lqndra, fasc. dal n.° 23 al 26. Philosophical ... Transazioni (ilosofiche della R. Societa' di Londra. Vol. U6. P. II. e III. 1856. Comptes ... Conli rest delV Accademia delle scienze dell' I. Istituto DI Francia (in corrente)- Annali delle scienze fisiche e malemaliche cotnpilali dal prof. Tortolini, (in corrente). — 132 — ERROllI CORREZIONI I'ilK 2 1 in. H Aiiomorfosi id. u 12 (|iiclla ;) n 16 vedri'iiie id. » 19 dilaUiiulc id. » 26 spaericurn C )) 14 contiiiiii id. » 34 accidcntalilii 7 » 29 qnelio id. )i 32- 33 ingrescens 9 » 14 vodremo id. » 16 csuJKTanicntc id. » 22 perifcria 10 » 2 devra id. 1) 10 iinlliicnze id. )) 14 c 40 » 7 comnuinicala id. )) 32 qnale a » 5 cstreuii, loro 45 » 16 0 E 40 » 20 che la lil )) 24 delia S3 » 31 la prcssione U )> 7 Uatii 69 n 4 Camillo Anamori'osi (luclla vcdrcino Dilataiidd SpluKM-iium coiUiniii acciduiilaiita (|uello JNigrescens vedrcnio esidjiiranlcmeiilc Puril'oria Dovrii Influenze e coiminicala - V^^ 16 .^^ ^^W^ i^Sih. ? X. ^- -^ ■ > III. •20- 11. IV. r\ -^./v^^'* t'*^ ':^ '/ 7 28 ■^ 29, if<^4 %'. ^\- ^ %. 3i. f(' (J 7^ 52. k. ^^sAm II. V 54 n » ( ^t w (' H 0 ft 39. -T!*^%..-^--j ■'iO. Si 6. te' 4.1 y' VI II -dX 9?^ m^ ^ 58 99. P ■# 1 57. tJ q ? c ^ ;^ — u\ — Ota vogliasi diininuire 1' aria , c per conz>i^ gia il sig. d"". R. Fabri di Havenna avcva annunziato (2), cioe chc: sia nelie verghe lutte di coibcnto , sia nellc verglie melalliche ricoperle solo negli cstiemi loro di coibente, si vcde conservata in esse, ina per un assai breve tempo, la polarita elelostatica, se in una giornata la piii favoievole, questc veighe, bastantemente luiigbe, prima si facciano scorrere per un breve loro tratto pill e piij volte denlro un ancllo, o sopra un sostegno semicircolare ben saldo; e poi, tolte dal sostegno medesimo, si avvicinino subito cogli estremi loro all'indicalo elettioscopio. Non mancano adunque speiienze, dalle quali lisulti clie la ix)laiita eletlioslatica , piodotta dalle vibrazioni, diieltnmente o iiidiicttamcnte coinunicate ad un' asta , o tutla di coibente, o di metallo coperta solo negli estremi del coibente stesso, possa continuare per qualche isiante negli estremi dell' asta medesima , eziandio dopo cessata la causa dellc vibrazioni. 2." Se il bottone di un elettioscopio sensibilissimo a pile secclie, ri- manga sempre vicino ad un estiemo dell'asta, sia questa di coibente, sia di metallo, coperta solo negli esli>emi da un coibente, si vedra che mentre I'a- sta cscguisce le sue orizzontali escursioni, strisciando sopra il sostegno . la ioglia d" oro mostra la polarita di quell' estremo. Cioe , se il bottone del- r elettioscopio accompagni 1' estremo slesso , la foglia d' oro si avvicinera in una escursione al polo di una pila, e nella contraria escursione seguente, al polo deH'alira. 3 . Quando il sostegno sul quale scone I'asla sia della stessa materia di questa, il fenomeno della polarita e piu manifesto, a pari circostanze: ora, come su cio riflette il sig. Fabri (3), non v'ha dubbio che I'atlrito fra le me- desime soslanzc produca sempre scuotimenti molecolari, secondo la energia del- (1) Alii ili'iraccid. ponlif. i|p' Niiovi Lincci T. V, sessionc VII ilel 26 seltemliro 1S32, p. 731. (2) Nuovo Cimeiilo. Pisa 1855 Tom. 2.° pag. 250 — Archives dcs sciences phy, et oat. Geneve / 1853, T. 30/noveni. pag. 244.— Cotnptes RcnJus, T. XXXVIII, an. 185*, p. 3S1, e 877. 1 (3) Liiogo cit.ilo. — 144 — I'allrito nicdesimo; csso pcro produce sempre una cleltricita minore di quella si olleiicbbc, se I'attiito stesso fosse praticato fra sostanze di natura divcrsa- Qiicsta circosUuua percio favoriscc mollo ii riguardarc come causa dol fciio- mcno in discorso lo scuoliinento moiecolare, e non e compalibilc con qua- lunquc altra conlraria opinione. 4." Fu osserviUo e pubblicato (non da me) che, faccndo scorrere avanti e in dielro deile vcrghc coibcnti, inolto corle, su di un piattelio mctai- !ico, unito ail' elctti-oscopio di Bennett a fogiie d' oro, quaniio ii piattelio si Irovava nel mezzo dclla verga, la divergenza delle fogiie i-iesciva sempre minore, di quando si trovava vicino ad una dell' estremita di essa. Oia 6 facile prima d'ogni altra cosa vedere, cbc sperimentando in cosi fatta guisa, la diver- genza delle fogiie devesi principalmente alia elettricita, che per attrito si svolge nel piattelio isoiato , pel passaggio della verga, piii e pii^i volte ri- petuto sul medesimo- Inoltre il fatto singolare della indicata minore di- vergenza, non puo spiegarsi coll' ammettere una distribuzionc dell' clettrico sulla verga coibente, simile a quella die avrebbe luogo sopra una verga con- duttrice; poiclie tutti sanno che lo molecole delle sostanze coibenti, con gran- dissima diflicolta comunicano I'elettrico svolto in esse per attrito, non pure alle molecole prossimc dolla stessa natura, ma cziandio alio molecole dei con- duttori, che sono in contatto con quelle. Percio il fatto medesimo deve spie- garsi per mezzo dellc due induzioni eguali e contrarie , procedenti dai due estreuii della verga coibente, per hi elettrostatica polarita svoltasi nei me- desimi , a cagione dello scorrere di essa verga sopra il piattelio dell'elet- trometro. Queste contrarie induzioni, quando il piattelio trovasi nel mezzo della verga neutralizzano a vicenda i lore effetti sulle fogiie d'oro, per cui na- sce la diminuzione osservata nella divergenza de!le medesime; la quale dimi- nuzione percio e una conferma della polarita stessa. .5.° IIo sperimentato con verghe metalliche, aventi gli estremi ricoperti di zolfo, ed ho avuto le stesse manifestazioni di polarita elettrostatica, gia ottenute similmcnte colle resine. G.° Ho eziandio sperimentato con vcrghc metalliche, ricoperte conve- nientcmente negli estremi da tubi di vetro, e la polarita si e manifestata come nelle aste tutte di vetro, cioe appostamcnte alle manifestazioni otte- nute mediantc i coibenti di resina, e di zolfo. 7.° Quando I'asta di resina, o di zolfo molto lunga, scorrendo sul so- / stcguo, sebbene non isolato/depositi sul medesimo un poco dcl!a sua sostanza, _ 145 — e ciperto con pello di volpe il sostegno, la polarita /\ c dcH'asta di vetro non si e rovesciata negli estremi di essa: vale a dire conliiiuava r estremo suo precedcnte ad essere positivo, ed il seguente negativo , come quando il sostegno era di ottone, vetro, lana, sebbene il pelo di volpe o di lepre, stropiccialo sul vetro, renda questo negativo. Similmente col sostegno di ottone, 0 di stagnuola neppuie si rovescia la polarita dell'asta tutta di cera di Spagna, cioe continua I'estremo suo precedente a manifcstare il negativo , mentre il seguente non cessa daU'esserc positive, e cio come quando I'asta si faceva scorre sopra un soslogno di carta, seta, o lana, sebbene Tottone, o la stagnuola, stropicciata sulla cera stessa renda questa posiliva. 12." Si lascino piu basloncelli di cera di Spagna, quanto fa d'uopo, sopra un convcnienle sostegno non isolato, aftinche mostrino aU'elettroscopio una tensione perfeilamente nulla. Questo sostegno potra formarsi con due pri- • smi triangolari condutlori, comunicanti col suolo, e post! I'uno |iaiallellanuMitc air allro: i bastoni saranno collocati sui due spigoli orizzontali dei prismi _ 146 — ^ stossi, e cosi potranno preiidei'si per un loio estremo, senza cagionare fra essi c gli spigoli su cui poggiano, attrito scnsibile. Passando quindi con un dito sopia un estix;mo di qualunque hastone , assai leggcrmente , e nel uicdesimo senso , vcdia svilupparsi una deholc tensione posiliva nell' e- slrenio slesso. Questa , continuando 1' attrito , raggiungera un inassimo , poscia diminuiWi , c finalmcnte col crcscere dello slesso attrito diveira iininliva. Quanto piu la ccia di Spagna rimaria in quictc alia tensione neiitia , tanto piu il fenomeno riescira scnsibile. Ver ottcnere con sicu- rezza qucsto cangianienlo nella natui-a della elcltrica tensione , ho prima imineiso pai-ccchi Itastoni di cei-a di Spagna ncH" ncqua, e poscia li ho fatti giaccre sopia il sostogno indicate, e non isolato, llnche i'ossero bene asciulti; quindi sccgliendo una gioinata secca, bo in tutli verificato il fenoneino li- ferito ; il quale colla stessa eera , ma senza colore, riesce meglio, cd an- cor piu colla pura cera lacca. Lo zolf'o, ed il vetro non olFrono il feno- meno di cui parliamo , il quale peicio sembra essere pi'oprio delle sole resine. Se il bastone di cera di Spagna mostrasse in un estremo, prima dello strofino, qualcbe debole lensionc positiva, questa crescorii e poi diminuira, per divenirc finalmente iiegativa, mediante TatU-ito delle dita sempre cre- scente suH'estremo stesso. £ molto raro il easo, ma non «eiiza esempio, in «ui la cera di Spa- gna, mostrandosi prima dello strofino debolmente negativa, si cangi per I'at- trito leggcrissimo delle dita in positiva; e quindi, 1' attrito crescendo , tor- ni ad essere negativa permanentemente- Pero in generale, se la cera mede- sima si mostri negativa prima dell' attrito, essa pel medesimo lo diverra seniprc piu. Se invece di servirsi delle dita, per produrre I'indicato attrito sulla cera di Spagna, voglia usai-si a questo fine la lana, il fenomeno stesso riescira in egual modo. Ouesti risultamenti sperimentali furono confermati anche coUj^lottPO^ ^,^c<^^^ crt^^^^-^/^o sffopia a — pile setchc; per conseguenza il passaggio indicate dell' elettricita /;^,-v^ o-^-A- /t>^"<-' da positiva in negativa nel medesimo estremo, dimostra in esso una polarita "j^" C/'-^'f*— elcttrostatica successiva. Inoltre se dopo arer ottenuto in un estremo della cera di Spagna la tensione positiva, passando leggcrmente coUe dita sul medesimo, si produea tosto nell'altro estremo la tensione negativa , me- ♦ diante lo stesso attrito, ma piu energico, avremo nella medcsima sostanza una polarita elcttrostatica permanente. Queste due specie di polariu't sono — 1-47 — prodottc (la uno scuotiincnto molecolarc , maggiore o minore , ncgli cstrcini della sostanza resinosa, c con uno stcsso mezzo meccanico; lo che si accorda cogli allri falti relativi alia polarita medesinia , gia da me pubblicati (I). (J) Comples liiiiilus, r. XXXVIII, an. 1854, p. 351, c 877.— Atti dell' acccid. poul, di-Nuovi Lincei, T. V. scsniuiiu VU. del 20 seltembre 1582. pag. 751. — 148 — Florae roinanae Prodromus cxhibens plantas circa Romam el in Cisapenninis Pontiftciae dictionis provinciis sponle venienles. Anclore Petro Sa.\gui,\etti in romana studiontm Universilate Dolanices jtrofessorc- [Conlinnazione) (*) In montiuni sylvis. Monte Soriano. Arbor. Floi'. Miijo. Flores albi. Vulgo. Pollaiidrcllo. L'sus- Lignum praeslat uti species praeccdens. 1008. OxYACA.xTHA L. Sp. PI- p- 683. Ramis spinosis: foliis longiu- scule pcliolalis coriaceis glaliris 3-5-lobis, lobis obtusis inciso-dentatis, in- forioribus divaricalis, inipaii iterum sub-3-lobo: floribus inonogynis in co- rvnibo coniposilo: lubo caiycis turbinato , dentibus triangularibus: petalis ovalo-sul)iolundis concavis pateutibus: pomis parvis ellipsoidcis , maturitatc rubro-corallinis. C. Oxyacantba Bert. 11. It. t. 5- p. 145 -C. monogynia Seh. ci Maw: I'l. Rom. Prod. p. Mid u. 362 - Oxyacantba spinosa minore tblio Barrel. Ic. 563. Jn sepibus conniiunis. Arbusc. Flor. Apiili. Flores albi odori. Vulgo. Spino bianco. Usus. Arbuscnla antiquitus nola; nam ab Ovidio discimus, a Romanis ad fuganda malcficia, foribus apposila. Lignum duritie praeslantissimum in ope- ribus topiariis ct tornatis dcsideratissimum. 100'J o.\\ACA.\TnoiDEs TiiviLL. Paris, erf. 2. t. \. p. 245. Ramis spino- sis: foliis petiolalis obovatis obtusis supra viridibus subtus glaucis 3-5-lobis, lobis rotundatis serrulatis: floribus subdigynis in corymbis paucifloris: tubo calvcis turbinato , dentibus lata basi triangularibus: petalis ovatis concavis: pomis cllipsoideis maturitate rubris. C. Oxyacanthoides Bert. Fl. It- I. 5. p. 148. - C. Oxyacantba Seh. et Maw: Fl. Rom. Prod. p. 169- n. 561- In montium sepibus. Sui monli Tiisculani. Arbusc. Flor. Aprili. Flores albi. Vulgo. Spino. L'sus. Praeccdentis spcciei. 1010 LAci.yiATA. Ab Ucr. in Opus, di Ant. sicil. t. 0. p. 251. n. 12. (1) V- Scss. II. (lei 1858. — 149 — Ramis spinosis: foliis peliolatis ad nervos et mai'ginem laxe pilosis cuneato- Jlabellalis pinnalilkiis, laciniis planis divaricatis apice inciso-seiratis: (loiibus l_5_gynis in coiymbis compositis: tubo calycis villosi conico, dentibus acu- lis: pclalis subrotundis concavis: pomis eliipsoideis maturite mbris. C. laciniata Bert. I' I. It. t. 5. p. 149. In sylvis montanis. Alle Allumiere delta Tolfa. Arbusc. Flor. Aprili. Flores albi. MESEMBRYANTHEMUM. 1011 suDiFLORVM L. Sjh PL p. 687. Caule subdiffuso: foliis papulo- sis oppositis basi ciliatis: floribus axillaribus subsessiiibus: calycis lobis 4-."> valdc inaequalibus, pctala, superantibus. M. nodiflorum Sang. Cent, tres p. 70. w. 155 -Bert. Fi II^ t. 5. p. 174. Kali floridum repens Aizoidum Neapolitanum . Column. Ecphr. p. 72- /c. />. 73 - Bocc. Reck- et observ. nat. p. 202. In rupibus littoreis. A Neltuno. Ann. Flor. Junio. Flores albi parvi. ICeSAHDRlA DECA-POLXGIMA. DRYAS 1012 ocTOPETALA L. Sp. PI. p. 722. Foliis coidato-oblongis inciso- crcnatis subtus tomentosis. 1). octopetala Sang. Cent, tres p. 74. n. 165 - Bert. Fl. It. t- 5- p. 296. In apenninis ad rupes. Perenn. Flor. Julio. Flores albi. RUBUS. 1013 FRUTicosos L. Sp. PL p. 707. Caule pentagono elongate pro- strato vel eieclo-dcpendcnte, aculeis rectis vel incurvis, ramis implexis: fo- liis digitato-quinatis ternatisve, supra glabris subtus dense et breviter albo- toinentosis, foliolis ovatis acutis argute serratis: floribus in racemo compo- sito cylindraceo: calycis inermi laciniis acutis in fructu retroflexis: petalis obovalis: syncarpii globosi maturite nigri, drupeolis numerosis. R. fruticosus Seb. et Maur. Fl. Rom. Prod. p. 171. n- ^13 - Bert- Fl. It. t. 5. /3. 217. In sepibifc, dumetis, sylvis communis. Frut. Flor. .lunio-Augusto. Flores albo-rosei. Vulgo. Rogo. Rovo, et fructus More nere. Usus. Licet infestus spinis , tamen in rebus agrigolis utilissimus, nam, caules ad vincendum aptissimi, apud nos ad sepes ligandas communiter adhi- 20 — 150 — liiti. Fructus admoduin grati, et eorum succus fermentation i traditus, alcoo- lem praestantem suppeditat. la rebus medicis, fructus uti lefrigerantes valent, ct syrupus Diamoron oinnibus notus ; item turionum decoctio refrigerantis famatu obtinuit. 101 i ToMEXTosus Wild. Sp. Pi t. 2. par. 2. p. 1083. Incano-tomcnto- sus. Caulc angulato erecto quandoque eloiigato dependente parce ramoso, aculcis rectis aduneisve: foliis digitato-ternatis quinalisvc, foliolis ovatis ob- longisve inequalitcr serratis, apice acuminatis: floril)us in racemo composito elongate: calycis inernii, laciniis acutis cito retroflexis: petalis ovatis ob- longis: syncarpii globosi maturitate nigri, drupeolis numerosis. H. tomentosus Seb. ct Maur. Fl. Rotn. Prod. p. 172. n. 575 - Bert. Fl. It I. 5. ;). 221. /S dcnudatus. Foliis supra plus minus denudatis. Bert. I. c. In dumentis, rupibus, montium sylvis. A Tivoli , a Tor di Quinto sulla rupe, ft in Umbria et Picacno. Frut. Fior. Junio. Fiores albi. Obs. Nomen vulgare ct usus praecedentis speciei. 1015 GLANDVLosvs WM. Ell. t. \. p. 548. Caule breviter aculeato, et selis glandulosis hirto caespitoso erecto vel dependente, ramis alternis bre- viusculis angulato-sulcatis: foliis pinnato-trifoliatis pilosis, foliolis late ova- tis cuspidatis inequalitcr serratis: floribus in racemo terniinali sub compo- sito abreviato: calycis aculeati laciniis ovatis acuminato-subulatis maturitate saepius retroflexis: petalis oblongis: syncarpii subrotundi maturitat« nigri, drupeolis numerosis. R. glandulosus Sang. Cent, tres p. 71. n. 159 - Bert- FL It. t. 5. p. 224. In sylvis et sepibus Umbriae. Frut. Flor. Majo-Junio. Fiores lutei. Obs. Usus et nomen vulgare praecedentis. 1016 cAEsius L. Sp- PI p- 706. Caule subtereti erecto-dcpcndente vel jnostrato, aculeis acicularibus recurvis: foliis pinnato-trifoliatis, foliolis ovato- oblongis ovatisve inequalitcr serratis subtus pubescentibus: racemo paucifloro: calycis, ut plurimum piloso-glandulosi, laciniis acuminato-caudatis tandem adpressis: syncarpii subrotundi maturitate nigro-coerulei caesio-pruinosi, dru- peolis paucis majusculis. — 151 — R. caesius Bert- Fl. h- t- 5. p. 228 - R. corylifolius Sob. ct Maw: I-lor. Rom. Prod. p. 171. n. 571. Jn sepibus circa Uibeiii frcqucns. Frut. Flor. Junio-Augusto. i'lorcs albo-carnei. 1017 Idaeus L. Sp. Pl.p.lOG. Caulc subangulato crecto tcnuiter acu- lealo, ramis patulis nutantibus: foliis |)innato-Uifoliatis, foliolis ovato-obloii- gis ovalisvc acutis serrato-sciratis subtus tomenlosis: raccmo paucifloro, flo- ribus DUtanlibus: calycis laciniis lanceolatis loDge acuminalis jamdudum pa- tentibus: petalis oblongis obtusis: syncarpio subrotundo maturitate rubio- kennesino- R. Idaeus Seb. el Maw: Fl. Rom. Prod. p. 171. n. 572 - Cert. Fl. Jt. t. 5. p. 233. In montium clatiorum umbrosis. Monte Lucretile. Fmt. Flor- Junio. Floies albo-rosei. Vulgo. Lampone. Framboes. Usus. Fructibus Fragrariae vescae succedaneus est, et illorum ad instac saccharo et vino conditus utimur in secundis mensis et in gelidis sorbitiu- nibus: item syrupus lit ad sitim, praesertim in aestiva tempestate, cxtinqueo- dam. Nonnulii ad hoc opus decoctione foliorum utuntur. FRAGRARI.\. 1018 VBscA L. Sp. PI. p. 708. Stolonibus radicaiibus elongatis: caulc asccndente folia subaequante: t'oliis ternatis pilosis, foliolis ovatis giosse den- tatis , dente cxtiino minore , supia viridibus subtus glaucescentibus: villis petiolorum ct caulium patentibus, pedunculoruni adpressis: calycibus in fiu- cu leflexis: syncarpio rubro. F. vesca Bert- Fl. It. t. 5. p. 236. - F. vesca ex parte Seb. ct Maw: Fl. Rom. Prod. p. 172. n. 57G - F. collina Sang. Cent, tres p. 71 k. IGO - F- vulgaris Hurl. Rom. t. 5. tab. 44. In nemorosis et umbrosis passim circa Urbem et in montibus. Perenn. Flor. Aprili. Floies albidi. Vulgo. Fravole. Usus. Fragrariae fructus cultura et usu omnibus noli , delicies men- saruni. Syrupus ex fructu , et decoctio ex planta lit, quae diuretici et dia- forctici famam adhibuit: a Podagra, Linnaeus pluribus annuls se liberasso testatur, usu Fragroruin. — 152 — 1019 COLUSA Ehr. Beitz. t. 7. /;• 26. Stolonibus radicalibus abbre- vialis nullisve: caule crccto folia subsuperanle: foliis ternatis, foliolis ova- tis grosse dentatis supra pilosis subtus sericeo-argenlinis: villis petioloruin et cauliiun palcntissiinis, pedunculomm erecto-patulis: calyoibus in tVuctu adpiessis: syiicarpio coccineo. F. collina Bevl. Fl. It. t. 5. p. 239 - F. vesca ex parte Seh. et Mawr, /•v. Horn. Prod. p. 172. «. 576- In neinorosis et non procul ab Urbe. VUla Pamfili, Uocca di Papa etc. Usut.. Fructus F. collinae, fructibus F. vescae, fragrantia, et sapore vix ccdunt: e inontanis afleruntur in mensibus aestivis. POTENTILLA. 1020 iiECTA L. Sp. PI. p. 711. Subirsuta. Caule erecto: foliis digitalis, infcrioribus septem, superiorihus quinque-foliatis, foliolis obverse lanceola- lis grosse profundeque dentatis: stipulae bifidae laciniis integris incisisve: floribus in corymbo tenninali composito subdicotomo: petalis obcordatis , laciniis calyciniis lanceolatis, duplo longioribus: nuculis reticulato-rugosis. P. recta Seb. et Mam: FL Rom. Prod. p. 172. n. 511 - Bert. Fl. It. t. 5. p. 247. - Quinquefolium rectum luteum Ilort. Bom. t. 5. tab. 49. In collibus et montibus etiam elatioribus , aeque ac in demissis siccis- Monte Mario, Albaiio, Solfalara di Tivoli, Valle Canetra in Umbria etc. Perena. Flor. Majo-Junio. Flores pallide lutei. Vulgo. CinquefoUo. 102! HiRTA L. Sp. PI- p. 712. Hirsuta. Caule ascendcnte: foliis di- gitatis , infcrioribus septem, superioribus quinatis, foliolis cuneato-oblongis grosse serratis basi integris: stipulae bifidae laciniis lanceolatis integris: flo- ribus in corymbo terminali composite: petalis obcordatis , laciniis calycinis lanceolatis, subduplo longioribus: nuculis reticulato-arcuatis. P. hirta Maur. Cent. 13. ;;. 24 - Bert- Fl. It. t. 5. p. 249- In npricis passim. Caffarella, Monte Gennaro, Civitavecchia, etc. Perenn. Flor. Majo-Junio. Flores aurei. 1022 cA.\EscEys Nestl. Vat. p. 47. n- 31. Tomentosa, clnerea. Caule prostrate superius ascendcnte: foliis digitalis ut plurimum quinatis , foliolis obverse ovatis grosse dentatis, basi cuneala integris, superius viridibus: sti- pulae bifidae laciniis integris ovatis in aoumine obtuso productis: floribus in panicula terminali dicotoma: petalis obovatis subemarginatis, laciniis ca- lycinis internis linearibus, externis ovatis, sublongioribus: nuculis rugosis vel laevibus. — 153 — P. canescens Beri. Fl. II. t. 5. p. 251. In pratis inontanis. Valle Canetra sccus Nursiam. I'erenn. Flor. Majo-Junio. Florcs intense lutei. 1023 AHGE.yTEA L- Sp- PL p. 712. Albo-cincrea. Caule ascendcnte to- menloso: foliis digitato-quinatis: foliolis oblongis basi euneatis subtus to- mcntoso-canis supra plerumque glabris indivisis vel pinnatifidis: stipulae bi- fidae laciniis integris dentatisve: floribus in corymbo ranioso : petalis obo- vatis iaeviter marginatis, laciniis caiycinis lanceolatis cano-tomentosis, sub- aequaiibus: nuculis rugulosis. P. argentea Sang. Cent, tres p. 13 n. IG2- Bert. Fl. It. t. 5- p. 253. In siccis monlanis Umbriae ct Picacni- Monte di capo d' acqua , Monte Acuto. Perenn. Flor. Junio-.IuIio. Floras lutei parvi. 1024 DE ToMMAsi Ten. Fl. Nap. t. 2. /). 285. t. 44. Caule ascendente villoso: foliis digitato-quinatis mollissime hirsutis pallide viridibus subtus ca- nescentibus: foliolis obovato-spatbulatis grosse serratis: stipulae bipartilae laeiniis acuminatis: floribus in panicula tcrminali dichotomo-corymbosa: pe- talis obcordatis , laciniis caiycinis ovatis acuminatis , multo longioribus: nuculis vix rugulosis. P. de Tommasi Sang. Cent, tres p. 75. n. 164. « ct (i - Bert. Fl. It. t. 5. p. 255. In subappenninis saxosis , et in montibus Lalii frequens. Albano , Monte Lucretile etc. Perenn. Flor. Julio. Flores aurei. 1025 CAL'LEscENs L. Sp. PL p. 713. Caule caespitoso decumbenle: fo- liis digitato-quinatis, ternatisve : foliolis obovato-cuneatis margine sericeis apice argute serratis: stipulae bifidac inferioris laciniis lanceolatis , supe- rioris ovatis, acuminatis omnibus: floribus in corymbo tcrminali composito, petalis oblongis sub integris, laciniis caiycinis lanceolato-acuminatis, subae- qualibus: nuculis piloso-barbatis. P. caulescens Bert- Fl. It. l. 5. p. 257. In rupetribus subalpinis mentis Vetlore et Corona. Perenn. Flor. Junio-Augusto. Flores albi. 1026 APENNiNA Ten. FL Neap. p. 181. {excl. syn. Bocc. Mus. 1.9). Ar- genteo-sericea splendens. (^aule basi caespitoso-lignoso, cauliculis annotinis monophylis filiformibus 1-3-floris foliis: digilato-tcrnatis, foliolis radicalibus — 154 — ^ oblongo-obovatis apice intcgiis vel 2-3-(lentatis, caulinis linearibus integris: stipulac bifidac laciiiiis linearibus intcgcfiiiiiis: petalis spathulatis longe un- (juiculatis, laciniis calycinis cxternis linearibus, internis ovalis, duplo longie- ribus: nuculis lugulosis apice baibatis. 1*. aponnina Smxj. Cent, tres p. 72. n. 161 -Bert. Fl. It- t. 5- ;)• 263 - Heptapbyllum trifoliatum argenteum montanum ilalicum longius radicatum, crassioribus et rotundioribus foliis. Bocc. Mm. di Plant. I. 20, et Ilopta- phylluin trifoliatum argenteuni italicum I. c. t- 20. In appnninis Umbriae ad rupes. Pcrcnn. Flor. Julio. Floras albi, quandoque rubei. 1027 Fn.iOAKiASTUM Ehr. Herb. p. 146. Viliosa. Caulibus fdiformibus decunibcntibus subsolitariis, foliis, mullo brevioribus: foliis digitato~tcrnalis, foliolis ovalibus obtusis serratis subtus scriceis: stipulae bifidae laciniis ova- tis acuminatis: petalis obcordalis integris, laciniis calycinis lanceolatis acutis, subaequalibus: nuculis latere interuo barbatis. F. Fragariastrum Bert- Fl. It. t. 5. p- 269 - P. Fragarioides Seh- et Maur. Fl. Bom. Prod. p. 173. n. 580. In sylvaticis moatium frequens. Copiosamente intorno Bocca di Papa. Perenn. Flor. Aprili. Flores albi. Vulgo. Fravola baslarda. 1028 REPTA.\s L. Sp. PL p. 714. Pilosa. Caule prostrato stolonifero late-repente: foliis digitato-quinatis longissime petiolatis , foliolis ovalo-ob- longis grosse dentalis: stipulae profunde bipartitae laciniis semilanceolatis subintegris: floribus axillaribus solitariis longe pedunculatis: petalis obcor- datis, laciniis calycinis ovato-lanceolatis, longioribns: nuculis scabris. P. reptans Sebast. En. PL Amph. Flavii n. 180 - Seb. el Maur. FL Bom. Prod. p. 172. n- 579 - Bert. FL It. t. 5. p. 271 - Quinquefoliuin ma- jus repens. Hort. Bom. t- 5. tab. 45. In subbumidis, ad vias, secus rivulos vulgatissima. Perenn. Flor- Majo-Junio. Flores flavi. Vulgo. Cinqnefolio. Usus. Radix, herba in vulnerariis et adstringentibus jam enumerata. 1029 .iLPESTitis IlaU.Fil. in Mas. Ilelv. t. \. p. 53- Hirsuta- Caulibus caespitosis asccndcntibus raro erectis: foliis digitalis inferioribus quinatis su- perioribus ternalis, foliolis obovatis relusis grosse dentatis: stipulae bifidae segnientis late ovatis acutis subintegris: lloribus in corymbo terminali de- — 155 — paupcralo quandoque solitariis: petalis lale-obcordatis, laciniis calycinis ex- ternis lincaribus, intcrnis ovato-oblongis, dupio longioribus: nuculis laevibus: P. alpestris Bert. Fl. It. l. 5- ;). 275. Ill alpestribus Umbriae et Picaeni. Monte Vettore, Sa.iso borghesc- Pcrenn. Flor- Jiilio-Augusto- Florcs saturate lutei vel crocei- 10150 AL'HEA L. Sj). PI- p. 712. Caule suberccto: foliis digitatis infe- sioi'ibus (juinatis, superioribus tcrnalis, foliolis oblongis apice dentalis mar- gine sericeo-argenteis: stipulao bifidae laciniis semiovatis acutis: floribus in corymbo teriniuali depauperate, quandoque solitariis: petalis late obcordatis, laciniis calycinis externis ianceolatis, internis ovalo-lanceolatis , duplo lon- gioribus: nuculis arcuato-rugulosis, quandoque laevibus. P. aurea Seh. ci Maur. Fl. Horn. Prod. p. 172. n. 578 - Bert. Fl. It. I. 5. p. 276. In clatioribus subappenninis jugis. Monte Calvo presso Subiaco. Pcrenn. Flor. Junio-Julio. Flores aurei. 103 ( VEiiNA L. Sp. PI. ;;. 712. Rubicunda, pubescens- Caulibus caespi- tosis decumbenlibus, cauliculis floriferis assurgcntibus: foliis digitatis inferio- ribus quinatis, scptcnnatis , superioribus ternatis, foliolis cuneato-obovatis rctusis dcntatis margine pilosis: stipulae bifidae laciniis lanceolatis acutis subintegris: floribus in corymbo dichotomo depauperate: petalis obovato-cu- ncatis einarginatis, laciniis calycinis acutis lanceolatis aut ovato-lanceolatis, sublongioribus: nuculis arcuato-rugosis. P. verna Bert. Fl. It- t. 5. p- 278- Fa apennino Picaeno- Al cordone di Arcuala. Perenn. Flor. Junio- F"lores lutei. TOIIMFNTILL.V. 1032 ERECT A L. Sp. PL p. 716. Multiformis, pilosa. Caulc ascendente dicbotomo: foliis digitato-ternatis, foliolis obovato-cuneiformibus irrcgulari- tcr dentalis: stipulis nullis vel 3-dcntatis: floribus axillaribus solitariis longe pedunculatis: bracteis palmato-incisis: calyce 4-5-fido , laciniis lanccolato- linearibus, corollam 4-5-pctalain, aequantibus: nuculis rugosis. T. erecta Bert. Fl. It. t. 5. ;)• 283 - Potentilla tormentilla Sang. Cent. ires p. 73. u. 163. In pratis montanis subappenninis et siccis graminosis. Valle Canelra. Perenn. Flor. Julio. Flores lulei. Vulgo. Tormentillu. (Conlinua.) — 156 — AsTROKO-MiA. — Sul movimenlo proprio di Sirio. Uicerche del prof- J. Calaxdrelli. [Contimtazione) (1). T A V 0 L A III. Posizioui medie ridotle al 1." del 185T. Valori di Valori di Valori di Epoche medie SlcUe f. KR media Dist. P. N.med. m n ?> P' M f 1 + H- Bradley 1800 |3 i0."0i700l20."03021 a. ' 03937 1." 23799 0. 16. 24. 124 107.°33'. 16.''57 Piazzi"l828.3 03399 03426 2. 03993 1. 32436 013 20. 49 Mailrasl840 03896 03273 2. 04020 1. 39182 191 16. 94 Dorpal 1833.3 00109 03210 2 04039 1. 42038 303 19. 60 ,' 'l. 62333 2. 43438 0. 30. 7. 337 108. 32. 44. 77 2. 02382 2. 31993 272 42. 64 2. 02610 2. 37833 354 43. 47 2. 62613 2. 01433 303 44. 80 n V 2. 2. 2. i. 61036 61066 61091 61100 2. 46333 2. 34930 2. 61431 2 64267 +0.' 00341 +0." 03330 6. 30. 26. 783 722 785 901 109. 8. 10. 90 10.33 10. 90 13. 98 ►"' 2. 2 2. 2 03088 03722 03740 03734 2. 36200 2. 64837 2. 71376 2. 74276 6. 31. 33. 902 902 36. 114 36. 223 108. 7. 1. 9S 6. 58. 96 7. 0. 9J 0. 39. 33 0 2^ 2. 2. 2 79379 79391 79399 79602 3. 92793 4. 01734 4 08699 4 11673 —0.. 00700 6, 47. 32. 936 814 957 913 101. 31. 42. 26 44. 38 44. 22 46. 99 I' t 2 74833 74844 74833 74860 fi 10284 4 19129 4 23937 4 28842 6. 49. 33. 409 161 608 570 103. 31. 41. «!• 40. 80 43. 63 43. 51 t 2- 67430 i 12374 6. 49. 43. C72 106. 32. 20. 22 2. 67466 4 21144 436 17. 03 2 07481 4 27781 676 20. 01 2; 67486 4, 30027 674 20. 31 y 2. 2 2, 71319 71328 71.339 71341 4. 70319 4. 83150 4. 91822 4. 94634 6. S7. 17. 128 077 334 404 103. 23. 28. 9.=i 27. 54 29. 77 31. 67 (t) Vcdi SMS. 1. del 6 Diccmbre 1837. — 157 — 23.° Le notate posizioni in alcune stelle sono tali , che sarebbe ben difficile di poterle concordare fra loro collo assumere o stabilire un movi- nicnto proprio: il loro confronto colla posizione di Sirio non potra mai dc- cidcie la questione sulla variabilita del suo movimento , se prima non ci assicuriamo della loro esatta posizione per una data epoca , giacche a me seinbra che queste stelle poco piii , poco meno presentino, ridotte ad una stessa epoca, quelle stesse anomalie che si trovano nelle posizioni di Sirio. Vediamo dunque quali posizioni di queste medesime stelle ci somministrino le osservazioni dirette. Osservazioni del Feb. e Marzo 1857 Stato dello Stromento. 24." Sono ben note le corrczioni che sogliono farsi alle osservazioni del passaggi, e alle altezze meridiane degli astri osservate con un circolo meridiano. Queste piccolo correzioni hanno origine dai piccoli errori o de- viazioni cui vanno soggetti gli stromenti fissi. Alcune pero di queste de- viazioni possono facilmente eliminarsi con metodi sicuri e meccanici, i quali non debbono trascurarsi dall'astronomo, onde diminuire il numero delle cor- rezioni. Prima dunque di coininciare le osservazioni mi volli assicurare col gran livcllo della orizzontalita deH'asse, e col rovesciamento, dell' crrore di collimazione. Scmbra cosa impossibile a dirsi che nel mio stromento que- st! due errori sieno sempre o nulll o piccolissimi: quindi date le piccole correzioni, posso esser sicuro che per qualche tempo , le osservazioni non bisognano di queste correzioni, come appunto in queste, giacche nel ter- minarle trovai nulli questi due errori. 25-° Restavano pero gli altri due errori, cioe quello di azimut, e I'al- tro del principio di numerazione. Cominciamo dal primo. Quando era pos- sibile osservava il passaggio della jmlare , dell' a Auriga e dell' « Colomba. Otlenuto I'errore di azimut, calcolava le correzioni che si dovevano fare ai passaggi osservati. L'errore di azimut era sempre piccolissimo, e lo stimava nullo quando la differenza A — A' fra i passaggi calcolati ed osservati era nelle millesime di secondo in tempo, e cio avveniva , quando prima delle osservazioni polova osservarc la mira meridiana , e dare, in caso di devia- zione, le debite correzioni. Finalmente dal passaggio osservato di a Auriga 21 — 158 — e corretto del piccolo crrorc di azimut, jiaiagonato col calcolato , ottenova r cquazione del pendolo. Rispctlo poi all' errorc del principio di numera- zionc, deduceva il polo stromentaie dalle osscrvazioni dcila polare, o con <]iiesto e coile distaiue ineiidiane osservale e concttc dalla rifrazione aveva le distanze polari appaienli. 26° Daro qui un solo esempio chc potra somministrare una chiara idea dclie cautcle da me usate in queste osservazioni. 9 Fcbbraro 1857. a Auriga. Pass, osserv 5/' 6.'" 7/ 875 a Colomba. 5. 34. 28. 562 « Auriga. Pass, calcol 5. 6. 8. 978 « Colomba 5. 34-. 29. 567 dai quali si ha erroie di azimut « = — 0.' 0776, e quindi i passaggi os- scrvati o corretti a Auriga- .......... 5.* G-"" 7.' 882 « Colomba 5. 34. 28. 471 e finalmente equazione del pendolo I." 096. Nello stesso giorno si ebbe Sirio. Pass, osserv- e corretto . . . 6.*38."'51.' 050 equaz. del pendolo. . . = -t- 1. 096 AR app." osserv. ... 6. 38- 52. 146 Dalla osservazione della polare ottenni polo slrumen. P = 48.° 6-' 26." 39 Sirio. Arco letto 58. 23. 23. 50 Rifraz -i- 1. 35. 64 ■ I I — ■■ ■■ f $ appar . . . 106. 31. 25. 53. £ questo il metodo che ho tenuto in tutte le osservazioni. - t59 — Disaissione del metodo. 27," La discussione ha per oggctto le sole asccnsioni rette. Dallo arrc- cato cseinpio si scoige cliiarainenle die il metodo da me lenuto consiste dal partire da una data ascensione retta calcolala. La stella da me scelta e r a Anrirja una dcllc fondamcntali, e zeniltale per le nostre latitudini, quindi la coirczionc«« (vcggasi la memoiia dcscrizioue scientifico-mcccanica del circulo mcridiatw) da iarsi al passaggio osscrvato scmpre piccola anchequando «:=: 1.' 11 passaggio osservato di qucsta e corielto dal piccolo errore di azimut pa- ragonato col passaggio calcolato mi dava 1' equazione del pendolo. Quesla fmalmente applicata convenicntemente ai passaggi osservati e corretli delle altre stelle mi dava le ascension! rette apparent! delle medesime. In tal inodo I'ascensione retta apparente di Sirio dipendeva dal suo passaggio os- servato e corretto, e dalla equazione del pendolo, e le ascension! rette ap- parent! delle altre stelle, erano indipendent! da quella d! Sirio, come quelle che si deducevano dai passaggi osservati e corretti e dalla equazione del pendolo. 28.° Era dunque necessario fissare colla massima esattezza la media posizione di « Auriga pel 1.° del 1857, e gli dementi del calcolo per ri- durla in apparente nei giorni delle osservazioni. Lo stesso deve dirsi ri- guardo all' « Colomba. La posizione media di a Auriga e stata presa dal recente catalogo di Le-Verrier riportando quella del 18i-5 di Grecawich al 1.° del 1857: la posizione di « Colomba s! Irova nel mio piccolo catalogo pel 1.° del 1855 con moltiplic! osservazioni veriGcata , cd 6 stata riportata anche essa al 1.° del 1857. Nella tav- I." si trovano notate le medie posi- zioni di qucste stelle, e gli dementi pel calcolo pel 1.° del 1857. — 160 — TAVOLA I. Posizioni medie di a Auriga e « Colomba Stellc « Auriga x Colomba AKmcd.pcll°1857 5.'' G.'" 7.M)0I 5. 34. 28. 449 Var. an. tot. -i-V 41944 -h2.' 17745 Dist. p. N. med. .44.'y.' 9"46 124. 9. 11. 22 Var. an. tot. —4." 24480 —2. 17377 Elemenli pel calcolo Stelle Abcir. in AU Log Cost. Arg. Cost aAurifia 19i.o24.'39."3 a Colomba 18S. til. 3. 1 1 . 4GoC3S3 1.392.3683 Nut. lull, in AR Arg. Cost. 18o.«33.'EiG."7 176. 26. 44. 1 Log. Cost. 1. 30941 !i3 1.0511774 Aberr. iu I) Ars. Cost. 114.° 47.' 47 ."8 94. 13. IS. 1 Log. Cost. 0. 9113338 1.2361714 Nut. lun. in D Ars. Cost. 100.° 8.'20.'0 274. 46. 27. 3 Log. Cost- 0. 9608016 0. 9649387 Nut. solare in AR = Nut. solare in D = — 1. "151 sen 2S—0." 5225 cos (2S— AR) tang. D. — 0." 5225 (2S— AR). 29." Fissate le medie posizioni di queste due stellc, c gli dementi pel calcolo, onde avere le apparenti nci giorni dclle osservazioni, era facil cosa calcolare le differenze A e A' fia i passaggi calcolati ed osservati , ottenere Terrore di azimut, e le correzioni da farsi ai passaggi osservati: Si avverta pcro die (juando la ditrercnza A — A' era quasi nulla, come per esempio nel giorno 16 Feb. non si teneva conto dell' errore di azimut, e I'equazione del pcndolo si ricavava dal passaggio osservato e calcolato della zenittale. Nella tavola II sono notali i passaggi osservati c calcolati di « Auriga e di a Co- lomlia, e 1" equazionc del pcndolo dcdotta dal passaggio di « Auriga para- gonato col calcolato. — 161 — T A V 0 L A II. Osservazioni di a Aurifja e « Colomba (jiorni 1857 X Auri Pass. OSS. cor. Pass- calcol. a Colomba Pass, osserv. cor. Pass, calcol. iiilardo M pendolo Feb. 9 5.'' 6. ' 7. '882 5.''6.'"8.'978 5.''34."'28.'471 5.^34.'"29.'567 1 -096 10 5. 6. 6. 877 5. 6. 8. 960 5. 34. 27. 465 5. 34. 29. 5.50 2' 083 13 5. 6. 4. 125 6. 6. 8. 903 5.34. 24. 716 5. 34. 29. 494 4' 778 U 5. 6. 3- 500 5- 6. 8. 883 5.34. 24. 100 5. 34- 29. 474 5' 383 16 5. 6. 0- 880 5- 6. 8. 842 5. 34. 21. 487 5. 34- 29. 452 7. 962 17 5- 5. 59- 632 5- 6. 8. 822 5. 34. 20. 225 5. 34- 29.415 9. 190 Marzo 2 5- 5. 43. 494 5 6. 8. 529 5. 34. 4. 091 5. .34- 29. 133 25. 035 3 5- 5. 42. 342 5 6. 8. 505 5.34. 2. 943 .5.34- 29. 110 26. 163 6 5- 5. 42. 981 5 6. 8. 433 5. 34. 3. 587 5. 34- 29. 039 25. 452 12 5- 5. 38. 312 5' 6. 8. 287 5. 33. 58. 925 5. 34- 28. 898 29. 975 16 5- 5. 36. 682 5' 6. 8. 190 5. 33. 57. 293 6. 34. 28. 802 31. 508 17 5- 5. 35. 285 5 0. 8. 166 32. 881 19 5' 5. 32. 829 5.6. 8. 119 35. 290 26 5' 5. 27- 369 5. 6. 7. 951 40. 582 28 5 5. 24- 887 5. 6. 7. 903 43. 016 29 5. 5. 23. 847 5. 6. 7. 880 44. 033 30.° Lc posizioni media di queste due stelle pel 1° del 1857, e le ap- parent calcolate di dieci in dieci giorni per tutti i mesi dell' anno si tro- vano nell'almanacco nautico di Greemvich e nelle conoscenze dei tempi di Parigi. Supponiamo per un momento che nel giorno 9 Feb. del 1857 avessi voluto dedurre colic dift'erenze dei passaggi osservati I'ascensione retta ap- parente di Sirio, o di qualunque altra slella , usando delle posizioni appa- renti di « Auriga e di x Colomba quali si trovano nelle citate effemeridi. Dalle osservazioni dei passaggi si ha (26.°) Sirio — « Auriga = 1.'' 32."' 43.' 168 Sirio — X Colomba = I- 4. 22. 579 Aim. naut. AR app. x Auriga 5.* 6."* 8.' 967 1. 32. 43. 168 AR app." S»jo = 6. 38. 52. 135 — 162 - AR app. Cohmba ... 5. 34. 29. 537 -^ 1. 4. 22. 579 AR app." Sirio = 6. 38. 52. 116 Conosc. de'tempi AR app. a Auriga ... 5. 6. 8. 9'i-0 -+- 1. 32. 43. 168 AR app."' Sirio = 6. 38. 52. 108 AR app. « Cohmba ... 5- 34. 29- 580 ^1.4. 22. 579 AR. app. Sirio = 6. 38. 52. 159 31.0 Ecco quattro differenti ascensioni relte di Sirio clie da qualiin- que aslronomo si saiebbcro potute indicare pel giorno 9 Feb- 1857, quando sicuro delta esaftezza dei passaggi osservati , le avesse dedottc dalle posi- /ioni apparent! dell' una o dell' altra delle due stelle fondamentali notate o ncir almanacco naulico , o nelle conoscenze de' tempi. Ho dunque creduto miglior partito, prescindere da qualunque effemeiide; fissare le mcdie posi- zioni delle due stelle, e calcolarne con tutto rigore le apparenti pel gioi'no delle osservazioni, quindi 6 cbe le ascensioni retle da mo determiuate po- tranno essere erronee o pei'che sono enonee le posizioni medie da me fis- sate delle due stelle , o percho sono inesatti ed erronei i tempi osservati dei passaggi- Riguaido alia prima causa di errore poco o nulla si puo dire. Sara una disgrazia coniune a tutti gli astronomi di non avere , dope tantc faticbe, nella immensa volta del cielo trenta o quaranta punti fissi c de- terminali, ai quali poteie con sicurezza riferire la posizione di altri punti: sara una disgrazia dover sempre dubitare della posizione di un astro dc- terminata nello indicato modo, percho si teme della incerta posizione del punto fisso cui e stata riferita: disgrazia, a mio parere, irreparabilc, esscndo quasi impossibile che tutti gli astronomi vogliano una volta adottare il si- stema di convcnire in una stessa posizione delle stelle fondamentali, e ne- gli stcssi dementi di calcolo ncl ridurre le loro osservazioni: quando cio sia possibile ad accadere, allora non rimarranno che i soli errori cui vanno sog- — 163 — getle le osseivazioni, c in modo paiticolaie quelle che dipendono da]]' ele- mento del tempo, ed cccomi giurilo aH'altia causa di eirore. 32.° Su di qucsta moltc cose si possono dire: voriei peio che gli astro- nomi fossero persuasi clie quest! error! sono inevitabili , qualunque sia la perfezione degli stromcnt! e <|ualunque sia la diligenza e 1' abilita nello usarli. iNello slcsso o in divers! osscrvator! tali c tanle sono le cause ac- cidental! che possono rendeie difettose le osservazion! , che e cosa impos- sibile eliminarlc tutte. Volendo pero usare in questc osservazion! di ogn! possibile diligenza, quando poteva disporre di piii persone, faceva notare il tempo degl! appul»! a! sette iili del micrometro al pendolo e ad un ecccl- lente cronometro rcgolato sul tempo medio, che ni! venne gentilmente pre- stato dal sig. Duca di Rignano. Le persone deslinate a notare !1 tempo non erano distant! due nietri dal centro dello stromento; nulladimeno posso as- serirc che in un- giorno soltanto si ottenne precisamente lo stesso tempo del passaggio al meridiano dclla stella che s! osservava: negli altri giotni la differenza ora in piu, ora in meno era nelle centesime di secondo: forse dal medio di piu giorni si sareblje potuto ottenere un plausibile accordo nei passaggi osservati, ma non poteva ogni giorno disporre di due persone che notassero contemporaneamente il tempo ai due orologi- Riporto 1' os- servazione del giorno 9 Feb. 1857. « Auriga pass, osser. t. m. 1.' ' 45."" 20.^ 989 « Colomba • 8. 13. 36. 925 Sirio . 9. 17. 48. 941 Sider. corrisp. . . . . 5. 4. 34. 773 5. 32. 55. 353 6. 37. 17. 915 Essendo A = 28."- 20.^ 589 e A' = 28. 20. 580 la deviazione azimuttalc sarebbe stata nulla, e avrei dedotto da questa os- serva/.ione AR app. di Sirio ... 6.* SS." 52.' 124 avcndo avuto col pendolo 6.* 38-'" 52.' 146. [Contimierd-) — lU — COMUNICAZIONI II sig. principe I)- B. Boncompagni iicl prcsctUarc all' accademia due pubblicazioni del sig. M. Stcinsclineidcr , comunico intorno alle medesimc quanto siegue: Centovcntuno volumi sono stati finora puhblicati del celebre dizionario eneiclopedico iiititolato: Alhjcmcine Enajhlopadie dcr Wisscnscliaflcii und Kunsle in ulphahctischer Folge von genannlen Scriflslellern bcarbeilel und lie- ransgegeben von I. S. Ersch und I. G. Grubev professoren zu Halle. Questo dizionario e diviso in trc Sezioni , la prima dclle quali conliene le Icttci'C A — C; la scconda le leltere H — N; la terza le letterc 0 — Z. Nol tomo vi- gesimosettimo della seconda di tali Sezioni tiovasi stampato in lingua le- desca un articolo chc incomincia (1): « JUDISCHE LITERATUR « , c fmi- sce (2): « Im Ubrigen verweise ich auf mcine zunacbst erscheinendc « Bi- » bliotheca Ilebraca Bodlejana, ■vvelcbe die gesammten beb'iaisch gedruckten >) Bucher bis 174.0 und im 2. Tlieile die bedcutenden Ilandschriftensamm- )i lungen Oppenbeim's und Michael' umfasscn foil. » Quest' articolo e composto: 1.° Di tienluno pai'agrafl numerati §. 1 — §. 31; trenta dc' quali, numerati §. 2 — §. 31, sono distribuiti in trc Epo- che (Periode), la prima delle quali e iniitolata (3): « 1. Periode | Von Esra » bis zur Einwirkung dcr arabischen Wissenschaft und bis zum Ilcrvortre- )) ten j Europa's | (5 lalirh. v. Chr. — 8. lahrb n. Chr.) » comprende i pa- >i ragrafi 2 — 7, la seconda iniitolata (4): « II. Periode | Voni Beginne dcr (1) AUijnneine Ennjlilnpadie der W'ssensckaftennnd Kunste in alpliabrtisrhcr Folge von genannlen Schriftslrlltrn hearhcilet und herausgegehenvion I. S. Ersch und I. G. Gra- ber. Mil Kupfern nndCharten. Zwcite Secliou H — N. Hcrausgcgeben von A. G. Hoffmann Siebenundzwanzigstcr 7/(fi7 .lUDEN— .1UDISIIE UTE^kTUR. Leipzig F. A. Brockltaus . 1830, pag. .357, col. 1, lin. 30. !'2) Allgemeine Eneijklopadie der Wissenschaflen xind Kunsle in alpliabctischer Folge von genannlen Schriftslellcrn bearbeitet und herausgegeben von I. S. Ersch und I. G. Gru- her. Mil Kupfern und Clinrlen. Zweite Section 11 — N. Herausgegeben von A. G. Hoffmann Siebenundzwanzigsler Theil, pag. i'l, col. 2, lin. .31 — 3b. (3) Allgemeine EnnjklojvHlie dcr Wissenschaflen und K'nnstc in alphabelischer Folge von genannlen Schriflslellern bcarbeilel und herausgegeben von 1 — S. Ersch und I. G. Gruber. Mil Kupfern find Charlen. Zweite Section H — N. Herausgegeben von A. G. Hoffmann Siebenundzwanzigsler Theit, pag. 31)8, col. 1, lin. 30—40. (4j Allgemeine Enci/klopadie dcr Wissenschaflen und K'lnslc in alphabelischer Folge ron genannlen Schriflslellern bearbeitet und herausgegeben von I. S. Ersch und I. G. Gruber. Mil Kupfern und Charlen. Zweite Section 11— N. Herausgegeben von A. G. Hoff- mann Siebenundzwanzigsler Theil, pag. 384, ool. 2, lin. 10—13. — 165 — » Arabischen Wissenschaft bis | zur Vertrcibung der luden aus Spanien | » (vom 8 bis zum 15 lahrb-) » comprende i paragrafi 8 — 22, la terza in- titoiala (1): « III. Pciiode | 1500—1800)). comprende i paragrafi 2J— 31. 2.° Di mille quattrocento venli note , duecento quarantasette dello quail ap- partengono alia prima Epoca; ottocentodue alia seconda , e trecento settan- tuna alia terza. Cio che si legge nei trenta paragrafi suddetli , numerati §. 1 — g. 30, e nelle mille e quarantanove note relative ai primi venlidue di questi pa- ragrafi, trovasi tradotto in un volume in 8°, intitolato: « lewish Literature » from the eighth to the eighleenlh Century: with an introduction on Tal- » mud and Midrash. A histoiical Essay. From the German of M. Steinsch- » neidcr. Revised throughout by the author. London Longman , Brown )) Green, Longmans Sc Roberts 1857 «. Questo volume, del quale ho I'o- nore di presentare alia nostra Accademia da parte del dctto sig. Steinsch- neider un esemplare, contiene: 1.° Uno scritto intitolato: « AUTHOR'S PRE- F.\CE »: 2.° Trenta paragrafi stampati nelle pagine 1 — 265 del mcdesimo volume: 3." Mille e trenta note relative ai primi ventidue dei suddetti paragrafi. Questo volume c composto di 404 pagine, numerate tutle , salvo le prime tre, e le pagine 10', 11% 13% 276'— 277% 386''— 387% 390"— 404% coi numeri IV— IX, XII, 2—265, 268-373, 376—378. La suddetta traduzione e anche divisa in tre Epoche (Periods), la pri- ma delle quali e intitolata: (2) « Period I. From the time of Ezra to that )> when the influence of Arabian Philosophy began to be felt, and Europe )) first appeared on the scene. From the Fifth Century B. C. to the Seventh » Century a D. inclusive «. Essa contiene i paragrafi 2 — 7. La seconda delle suddcttc Epoche e intitolata: (3) « Period II. From » the begenning of Arabian Science to the exile of the Jews from Spain. » From the Eighth to the Fifteenth Century inclusive ». Essa contiene quin- dici paragrafi , numerati §. 8 — 22. U penultimo di questi paragrafi intito- (1) Mlgemeine Encyklopadie der Wissenschaflen und K'unsle in alpliabetUcher Folge von genannten Schriflstellern bearbeitet und herausgegeben von I. S. Ersch und I. Gru- hcr. Mil Kupfern und Charten. Zweite Section II— N. Ilerausgegeben von A. G. Hoff- mann Siebenundzwanzigster Theil. pag. 447, coi. 2, lin. lo— 16. * (2) Steinschneider, Jewish Literature, pag. 2. (3) Steinschneider, Jewish Literature, pag. 60. 21 — 166 — Into: (I) « §. 21.] Mathematical Sciences » o stainpato nclle pagine 179 — 193 ilcl volume suddolto , e contiene impoilanli notizie relative a vari iljustii mntcinatici elu'ei die fiorirono nei secoii VIII — XV tlell' era ciisliana. Nclle pagine 350 — IIGi- del volume stcsso tiovansi centotredici note rela- tive a questo paragint'o , contenenti notizie intorno alia vita cd agli scritti di alcuni di questi matematici cd astronomi. La terza delle suddetle Epoche e inlilolata (2): « Period III. From « the Sixtoenlli to tlie Eighteenth Century inclusive ». Questa Epoca com- prcnde otto paragrall , numcrali §. 23 — §• 30; 1' ultimo de' quali e intito- lato (3): « §. 30. j Mathematics and Physical Science «. Contiene notizie in- torno a vari matematici e medici Ebrei che vissero nei sccoli XVI , XVII, 0 XVIII. Niuna nola relativa a questo paragrafo trovasi nei suddetto vo- lume. 11 sig. Steinschneider da ragione di cid nella suddetta Prcfazione di- cendo (.i): « The notes of Period III. have heen omitted, being almost ex- » clusively references to Wolfius and the Oppenheim Catalogue , then the )) chief authorities: almost all the authors mentioned in this Period are to » be found amongst the 3000 and moi-e treated of in the Catalogue ». I paragrali II , 13 , 23 e 29 del suddetto articolo che incomincia: « JUDISCHE LlTERATUPi « sono stati quasi intieramente rinnovati nell'e- dizione di Londra , della quale ho parlato di sopra. Cio apparisce da un passo della sopraccitata Prcfazione , dal quale anchc si conosce che II sig. Steinschneider in questa edizione ha fatto molte giunte e modificazioni al testo tedesco sopraccitato deH'opera stessa (5). Debbo inollre presentare all' accademia da parte del sig. Steinschnei- der stesso un articolo a stampa di quattro pagini contenenti un' estratto intitolato: « E Catalogo Libr. Hebr- in Bibliotheca Bodleiana (otnissis mn- mllis) ». Quest'arlicolo contiene una nolizia di tutlc le pubblicazioni del modesimo sin. Steinschneider. llj Steinschneider, Jewish Literature, pag. 179. (2) Steinschneider, Jewish Literature, pag. 203. (3) Steinschneider. Jewish Literature, pag. 200. (i) Steinschneider, Jewish Literature, pag. VIII, lin. 11—15. (B) II passo della suddctla « Aullmr's Preface », citato nelle linec 20—23 della pre- scHtc pagina , 6 il seguente: « Of some omissions in the text an account has heen given • ahove (p. IV.); they hear no proportion to the additions of all kinds and some parts . and longer passages are almost entirely new, for example, parts of §§• II; 13, pp.113, -. 114, 222—236. §§. 23, 29. » — 167 — Letlera del sig. prof. Zantedeschi al ng. prof. Yolpicelu. Ho I'onore fare omaggio per mezzo di V. S. ch. a qucsto celebre corpo scicntifico , di un esemplare di tre niic mcniorie dl acustica , che ricevera clla col mezzo poslale, le quali hanno per titolo: « Dcllc dotlrinc del terzo suono , ossia della coincidenza delle vibra- zioni sonore, con un cenno sulla anaiogia , clie preseutano le vibrazioni lu- minose dello spettro solare. Mcmoria I. » « Delia corrispondenza che mostrano fra loro i corpi sonori nella ri- sonanza di piii suoni in uno. Memoria II. » « Delia unita di misura dei suoni musicali , dei loro limiti, della du- rata delle vibrazioni sul nervo acnslico dell' uomo, e dell' innalzamento fon- danientale avvenuto nei diapason di acciaio, in virtii di un moviinento spon- taneo molccolare. Memoria III. » Mi obblighera senza fine, se vorri comunicare all insigne corpo acca- demico, che: Scopo principale della prima memoria si fu di comprovare , che dalla coincidenza delle vibrazioni risultano suoni , che rappresentano la loro dif- ferenza, ma non mai la loro somma: Scopo della seconda memoria e stato di verificare 1' esistenza de' suoni composti, ed ancora de'suoni semplici; e che i pnmi sono formati da suoni ora concomitanti, ed ora successivi; e che nella successione non sono scin- pre i gravi che precedono gli acuti, o viceversa , come fu da taluno sen- tenziato- Nel piano-forte il tono fondamentale, o la tonica, precede la duo- decima e la decimascttima ; e nell' arpa di Eolo e il tono piu acuto che precede il mono acuto, e il piu grave e sempre I'ultimo a svilupparsi: Scopo precipuo della terza memoria si fu, la ricerca di un suono fisso; io ho potuto determinare questa stabilita nelle canne ad embolo, delle quali si valgono tuttavia gli accordatori di strumenti nel mezzodi dell' Italia. Io ebbi antichissimi diapason a canna e ad embolo , 1' autenticita de' quali e della loro scala cromatica, che portano, e dimostrata da' registri. Essi ascen- dono fino aH'cpoca di un secolo e mezzo. Ebbi ancora diapason di acciaio, la costruzione de' quali 6 verificata da' registri , che ne segnano I'epoca, e porfino il tono origiiiario. Taluni di questi hanno un' ela secolare, cioe con- tano cento anni e piii. Ora veriticai che tutti alzarono il loro tono, ma non — 168 — |)cr6 luUi di uii' egual quantita. Taluno ascese ad un tono cd uii lerzo dclla iiola fondaincntalc , che era il do {ut) del diapason della scala romana. lo ho attribuito qucslo innalzamcnto ad nn moto intcstino molecolarc, acca- duto iiella successionc del tempo, che no lia accrcsciuta rdaslicila primiliva. Colgo anche questa occasione, Padova, il 2 di gennaio del 1858. Il Socio conRispoNDENTE Zaktedesciii Osservazioni del prof. P. Volpicelli relative alia precedeute cnmunicazione. Ciuslamcnte osscrva il ch. sig. prof. Zantcdeschi, nella sua terza memoria delle tro prccedcntemente indieate quanto siegue. 1° Si o sempre senlito il bi- sogno di avcre un suono costante cui riferire gli accord! dei vari stromenti, 2° Fra Ic difficoUa per ottcnere questo suono norma Ic avvene una, dipcn- denle da un fcnomcno di ineccanica molecolare, simile a quello che produce rinnalzamento dello zero nei termometri coU'andar del tempo. 3° Gli stro- menti hanno dovuto alzarsi nella tonalitii, perche colla successionc del tempo e avvcnuto un cangiamento molecolare , il quale aneco un grado maggiore di elaslicila nei diapason di acciaio, indipendentemente dalle accidentalita die accompagnano la costruzione dei medesimi. I diapason di acciaio colla successionc del tempo, si alzarono tutti piu o meno daila loro tonica fon- damentale; mcntre si conservarono costanti o fissi quelli a canna, che ven- gono tultavia usati nell' accordo degT istrumenti in alcune parti d' Italia. 4° L'unico fondamento per istabilire un^tono fisso,consiste nei diapason a canna ed embolo, nella sirena acustica di Cagniard-Latour, e nella ruota dentata di Savart, quando sieno ado[)erati colle necessarie cautelc (1). Vi sono buoni (I) II contatore dclla sircna non porta un esalto misuratorc del lempo, da mettorsi in mo- \iniento (jiuslamente quando comincia la rotazionc del conlalore medctlmo. Chi sperimenta coll'indicato slromcnlo, devc servirsi di un buon croIo{;Io a socondi , per misurare il tempo cite intercede, fra il principio ed il fine del muovimcnto del contatore; quiudi r facile che lo sperimcntati)re vada errato di quaiclie frazionc di srcondo in qiiesto comi)Ulo. A rae scmbra clie potrebbe rimiioversi quet>ta snrgeiilc di errore, adattando al contatore della sirena un huon cronoscopio elettrodinamico, d.d quale possa cnmodamente valutarsi la millesima di secondo, ed avere la csalta miiura del tempo decorso nella sperienza. — 169 — ai'gomcnli per credere alia inalterabilita di diapason di legno ben compatto, come il bosso e Tcbano stagionati, ed alia instabilita contiuua dei diapason di acciajo. 5° Fx; campane col tempo aumentano pur esse la originaria loro lonica, c questo aumento in tcrmine medio ricsce di un quarto di tono. In questa occasione mi scmbra opportune ricordare che il distinto fi- sico f'rancese sig. Lissajous, nella sua memoria intitolata « Sullo studio ot- tico dei movimcnti vibratori « prescntata da esso all' accademia delle scienze delT istituto di Francia , dette un mctodo tutto nuovo per deter- minare otticamente non solo i rapporti numeriei dei suoni, ma pure il va- lore assoluto di un suono fisso, convenientemente scelto. II medesimo ha pure trovato un mezzo per prolungare indefinitamentc, valendosi deirinter- ruttorc a mcrcurio del sig. Leon Foucault c dell'azione periodica delle ca- lamite temporanee, le vibrazioni di un corpo solido , p. e. di un diapason, a fine di ottenere un suono sostenuto, di cui possa con grande precisione de- terminarsi Taltezza. II problema che si 6 proposto il sig. Lissajous e il se- guentc (c Paragonarc senza il soccorso dell' orecchio i moti vibratori di due corpi sonori, detcrminare il rapporto esalto dei numeri delle vibrazioni dai medesimi eseguite in un dato tempo , ed i caratteri tutti dei period! delle vclocita loro relative. L'autore pote giungere alia soluzionc di questo com- plesso ed interessantissimo problema, con un metodo tutto nuovo, il quale ha per essenza di trasformare ogni fenomeno di acustica in un corrispondente fonomeno di ottica, e di fornire quest'ultimo di tanta nettezza e precisione, che r occhio possa distinguere in esso quelle delicatissime fasi, che appar- tengono al fenomeno acuslico, e che tuttavia sfuggono all' orecchio il piii squisito. Si tratta per esempio di paragonare fra loro due diapason; il primo e disposto orizzonlalmcntc. uno de' suoi rami poita una Icnle obicttiva, di cui I'asse otlico e verticale; 1' altro ramo riceve un contrapeso cquilibrante. II secondo diapason 6 disposto verticalmente, I'estremitii superiore di uno dei suoi rami e fornita di un piccolo sporto, assaissimo illuminato, che costituisce il punto luminoso, e che percio si deve trovare sull' asse della lente, ad una dislanza opportuna , come un oggetto al foco del microscopio. Resta dopo cio che sia bene orientato il piano del secondo diapason, atfinche le sue vi- brazioni sieno perpendicolari a quelle del primo, e per conseguenza perpen- dicolari al moto dclla lente obbiettiva- Soddisfatte qucste condizioni, e ftitti — 170 — vibiin'e i due diapnson, la curva luminosa risultanle dcllc vibrazioni )oro nppare al foco del microscopio, o del cannocchiale. Si tratta di paiagonarc un diapason ad una corda vihrante, 11 secando diapason delia spciienza precedente, viene litnpiazzalo dalia corda di cui Ic vibiazioni debbono essere oiizzontali , e perpendicolari a quelle della Icnte. Per formare il punto luminoso, basta far cadere suila corda nel punlo in cui latiiia I'asso ottico , una linea luminosa prodotta al foco di una Icnle cilindrica, invcstita dalia luce eletlrica, o da queiia di una lampada: cio fatto i suoni del diapason e della corda immcdiataniente danno la curva luminosa risullanto. II perfetto unisono di due diapason, cs dimosti'iito dalia invariabilita della figuia luminosa, pioietlata sopra un diafragma. Caricando rcstiemo di uno dei due diapason unisoni con un piccolo peso, come sarebbe con un poco di cera, collocata sovr'esso estremo, la ligura illuminala risultanle non re- sta piu invariabile, ma passa da una linea rctla, per una ellisse, al circolo» e retrocede da una ellisse alia linea retta. A questo modo si puo rendere sensibile la piu piccola differenza dall' unisono; ed anche un sordo potra scorgere la differenza di una vibrazione in 30000 di esse- Se fra due diapason, uno dei quaii da I'ottava dell'altro, non si ^ dif- ferenza di fase, la tigura luminosa descritta dal diafragma, e quella di un 8- Se runisono e pcrfetto, la ligura e pure perfetta ; ma quando 1' unisono 6 lurbato, la figura passa per tuUi quei cangiamenti , corrispondenti a tulte le possibili differenze di fase. Maggiori, e piii complete notizie su questo in- teressante argomento, potranno apprendersi daila lezione di acustica, data dair illustre fisico inglese sig. Tyndall (Royal institution of Great Britain. June 5, 1857). II sig. prof. Ponzi, mostrando all' accademia la carta geologica della provincia di Frosinone e Velletri, le quali prase insieme formano la parte piu meridionale dello stato ponlificio, si esprimeva nel seguenle modo: Quest' area si compone del versanle occidentale della grande catena lirreua degli Appennini, per tutto quel tratto che stabilisce il confine col Regno di Napoli, e della catena dei Lepitii; ambedue separate fra loro per la lunga e spaziosa valle del Sacco, e dal mare per tutta I'estensionc dello paludi pontine. Tutte queste parti sono paralelle fra loro, e scorrono nclla geuerale direzione dell' Italia di cui formano parte. — 171 — La natura dclle due calcnc Appennina e Lcpina , c analoga fia loro , e coriispoiidc a quella slcssa che si mostra nclla maggior parte di tutto il rimancnte Appennino. Sono cioe foi-inate di calcai-ie ippuiitiche , schisti a fiicordi, calcarie nuinmulilichc, arenarie, e schisti argillosi, con ligniti- Que- st! ultimi coslituiscono una scrie di gruppi di colline che a modo di zona longitudinale piecoirono tutto lo spazio interniontano. La valie che comprcnde 1' intero sistema idraulico del Sacco e d' in- dole subappennina opiiocenica; ma essa viene divisa da certe giogaie di ina- cigni, che sotto Feientino la dividono in due parti. Nella piu settentrionale si compi'cndono quegli stessi tufi vulcanici sottomarini, che dalle pianure ro- iTiane vi s' introdussero a modo di un golfo; nell' altia viene compreso tutto il sistema vulcanico degli Ernici , di cui si fece da me gia motto, nella prima tornala di quest' anno. Le cinque bocche irregolarmente distribuite che io formano, sono collocate in quella parte della valle, che intercorre fra Ferentino, Frosinone e Ceccano, tutta riempita delle loro materie erultive , le quali a settentrione si diffondono eziandio ad ingombrare tutto il fondo del bacino Alatrino, e di Casamari. A mezzo giorno si portano fino ai piani delle paludi pontine, per mezzo dei bacini di S. Lorenzo, e Piperno, altra- vcrso la catena dei Lepini. I depositi vulcanici degli Ernini furono pari- menti sotto niarini , e ci disegnano bene i confini del mare, entro il quale aecadevano quelle conflagrazioni, il quale era cosi ristretto, da lasciare alio scoperto tutte lo pianure fra Castro e Ceprano, che sono di natura assolu- lamente pliocenica. I depositi quaternari d'acqua dolce, si mosti-ano in ispecial modo rimar- cabili sotto Anagni e Ferentino, dove il Sacco istesso formo due estesi la- ghi , che durante quest' epoca depositarono enornii masse di Travertino. Presso Ceprano nella confluenza del Sacco col Liri, scorgesi un' altra de- pressione analoga a quelle; ma quivi le acque corrcnti non depositarono se- nonche materie di tiasjiorto. Alle formazioni moderne devonsi riportare i piani delle paludi pontine, formati di sabbie, argille, e torbe, racchiudenti le stesse conchiglie che tut- toia vivono nel prossimo mare; di maniera che il promontorio Circeo, po- teva bcnissimo essere ancoia un' isola all' arrivo dei Greci in Italia. L'agro pontine viene troncato a S. S. E., dallo stesso lido che corre da Terracina a S. Felice; a N. N. 0. termina colle ultime fimbrie dei monti Veliterni, for- \ — 172 — manti parte del sisteina vulcanico laziale, di cut fii gia parlato, allorcho «i inostio la carta della Comarca. Sulla liiiea dclle spiairgie, i pur nolabik^ que! cordone iittorale, che forma i laghi di Fogliano c di Paola, distesi su tutta la costa, i tjuali sono opera del tutto moderna- COMMISSIONI Sulla macchina da fare il hucato alio slraccio, per mezzo del vapore, da ttsarsi nello stahilimento di carlicra del sig- Fabio Cavalletti. RAPPORTO (Commissar! sig.'' prof." N. Cavalieri S. Bertolo, e Prof G. Po^zi rclalore). II sig. Fabio Cavalletti ha presentato al niinistero del commerio un' i- stanza, munita di analoga descrizione e disegno , nella quale vieue doman- dato il diritto di proprieta, per la introduzione nello stale pontificio, di una nuova macchina per fare il bucato, e imbianchire lo straecio, destinato a fa- bricar carta nel suo stabilimenlo di Grottaferrata. Essendo stata questa pe- lizione rimessa alia nostra accademia, da monsignor ministro del commercio e lavori pubbliei, onde pronunciare un giudizio scientifico su tale proposta; il coinitato accademico elesse noi sottoscritti, onde ci occupassimo di tale ar- gomento, e riferissimo sul medesimo. La machina del sig. Fabio Cavalletti consistc in un cilindro cavo, niu- nito neir interno di parti prominenti, a inodo di anafratti o di denli , co- municante all' esterno per mezzo di uno sportello situate nel suo corpo, che puo enneticaniente chiudersi. Questo cilindro viene mosso e legolato in movimento, mcdiante un opportuno meccanisino. In ambedue gli assi avvi apertura; una per scrvire a caricare , 1' altra a scaricare il cilindro. Nella prima comunicano col suo interno tre tubi , muniti di rubinetto , in modo che ciascuno puo esclusivamente aprirsi, per inlrodurre nel cilindro all'occor- — 173 — lenza, o la lessivia, o il vapoi-e, o I'acqua fredda. Per I'opposto un solo luLo inunito pariincrite di robinetto conduce via il materialc che deve esserc scaricato dopo roperazione. Per lo sportello del ciiindio, introdotta una conveniente quantita di straccio, si fa scorrere uell' interne di esso una certa dose di lessivia, per mezzo del suo rispettivo tubo, c quindi tanto vaporc, quanto basti a por- tarlo ad una data pressione, onde venga riscaldala la lessivia. Si mette in un regoiato movimento la macchina, e in questa operazione lo straccio, agi- tato in tutti i modi possibili, misto alia lessivia e al vapore , compie quel traltamcnto, che costituisce la parte essenziale del suo imbianchimento. II quale finito, non resta die la lavatura coH'acqua limpida; e a questo efifetto, dopo aver fatli uscire dall' apeitura di scaiico la lessivia e il vapore , per I'opposta via s' introduce I' acqua fredda, e si torna a fare ruotare il cilin- dro. Questa scconda operazione si ripete, se occovre , fino a che lo strac- cio non sia ottimamente nettato; e tutto compiulo, si fa scolar I'acqua per la solita via di scarico, e lo straccio si estrae dalla finestra per cui venne introdotto , cosi migliorato di condizioni, da poter servire alia fabricazione di una carta piu ralfinata. Fare il bucato, o lessiviare a vapore, e la sua applicazione all' imbian- chitnento dello straccio per uso di cartiera, non ^ nuova invenzione ; ma la macchina del sig. Cavalletti offre notabili e sperimentali miglioramenti sopra le altre ordinariamente adoperate. E siccome non e a nostra cogni- zione che una tal machina siasi mai introdotta nello stato pontificio ; cosi portiamo opinione essere la domanda a forma di legge, e convenire al si- gner Fabio Cavalletti il domandato diritto di proprieta, per la introduzione della sua nuova macchina, a lessiviare ed imbianchire lo straccio per uso di cartiera. L'accademia, per mezzo dello squittino segrelo, approve le conclusioni di questo rapporto. CORRISPONDENZE 11 professorc sig. Fri/s Elias, segretario della R. Accademia delle scienze di Upsala, ringrazia per la nomina da esso ricevuta, dicorrispondente stra- niero dell'accademia nostra. 23 - 174 - -^ II sig. C. I. Miilin/stcn, professorc di mateinatichc nolla uiiivci'sita di Upsala, lingrazia per avcic pur ogli ricevuta la nomina slessa. U sig. prof. di". Piani, scgretario perpetuo delPaccademia delle scicnze dell' isliluto di Bologna, ringrazia a noine della medcsima, per gli atti dei Nuovi Lincei siunti ad essa. o' II sig. G. Henry, segretario dell' istltuto Smitsoniano, a notno del inc- desimo, lingiazia per lo slesso fine. U sig. Kupffer, direttore dell'osservatoi'io fisico centrale di Pietroburgo, ringrazia per gli atti de' Nuovi Lincei giunti ad csso. Lo stato maggiore del corpo degl' ingcgneri delle mine , dell' impero di Russia , per ordine di S. E. il sig. Brock, ministro di finanze dell' im- pero stesso, invia in dono all' accadetnia un esemplare degli « Annales de r observatoirc physique central de Russie, publics par radminislration im- periale dcs mines, pour I'anncc 185-i. L' accadeniia riunitasi legalmentc ad un' ora pomeridiana , si sciolse dopo Ire ore di seduta. Soci ordinari presenli a questa sessione. G. Ponzi. — A. Coppi. — B- Boncompagni- — B. Viale. — C. Maggio- rani. — C- Sereni. — 0. AstolH. — P. Volpicelli — N. Cavalicri S. B. — B. Tortolini. — E. Fiorini. — L Calandrclli. — L. Ciuffa. — A. Secchi. Pubblicato nel 6 Marzo del 1858 P. V. OPERE -VENUTE IN DONO Memo7-ie dcW Accademia delle scieaze dlll istituto di Bolocxa. Tomo Vm." fasc 1.° Bologna 1857. DcW cffliisso dei liquidi dai vasi di rivoluzione. Memoria del prof. })<>- MEXICO TvRAZZA. Vcnczia, 1814, uti fasc. in i.° — 175 — Intorno aW uso dei comparlimenti disiiguali nella licerca del valore nu- vicrico di un dato inlegrale- Nota del hedlsimo. Venezia 185i: un fascicolo in V Intorno alle Icgyi del molo delV acqua nei canali e nei fuimi, con appU- cazioni ai vari casi della pralica. Nola del medcsimo. Veuezia 1856 un I'asc. in 4." 1." Dclle doltrine del lerzo suono, ossia della coincidenza delle vibrazioni sonorc, con iin cenno sulla analogia die presentano le vibrazioni luminose dello spcUro solare. Mcmoria J. Del professor Zantedescui- Vienna 1857: un fasc. 2." Della corrispondenza die moslrano fra lore i carpi sonori nella riso- nanza di pii'i suoni in who. Memohia II. Del medesimo con una tavola. Vien- na 1857: un t'asc. in 8.° 3." Della unita di misura dei siioni musicali, dei loro limili; della du- rala delle vibrazioni sul ncrvo acuslico dclV uonio , e delV innahamenlo del tono fondamenlale avvenulo nei diapason di acciaio in virlii di un movimenlo spontanea molecalare. Memoria III. del medesimo con Ire tavale. Vienna 1857: un Hisc. in S-" // Nuavo Cimenla: Giornale di fisica, di diimica e scienze affini compi- lalo dai prafessori C. Matteucci, e D. Piria; fasc di dicembre 1857. Bollettino delV Islmo di Suez con tavole illmtralive diretto dal prof. Uco Caundri. Vol. 2.0 n." 24. Torino 1857. Thcorie ... Tearica del movimenla vera ed apparente di un globo inlorna al sole, unilamenle a nuavi metadi per delerminarne la via dedotla da 3 os- servazioni; del prof. Giovanni Augusto Giwnert. Greifswald 1817: un fasc. in 8.° Ovcrsigt Prospetlo dccjli Alii delV Accademia R. Danese delle scienze per r anno 1856: un fasc. in 8." Dell' ampulazione delle membra e dell" infeziane pnrulenla. Annotazioni teorico-pratidie di L. R/ccardi. Napoli 1812: un fasc. in 8." Della vegelazione cellnlo-fibrosa a fimgaide del poriteste. Comenlari del MEDESIMO, con 15 lavolc in lilografia, e colorate. Napoli 1851: un fasc. in 8.° Del morbo comunemente nominata tifa apoplelico-lelanico o torcicollo. Note del med." Napoli 1851: un fasc in 8." Annales ... Annali dell' Osservatorio fisico centrale di Russia di A. T. KuPFtER. Pietroburgo 1856: un fasc. in 4.° N.° 1- e 2. Comptes ... Canli resi deW Accademia delle Scienze dell' I. Istituto di Francia (in corrente). Annali delle scienze matemaliche, e fisidie compilali dal prof . Tortolim (in concute). — 176 — Report ... 7?np/)oWo anmiale del 185() dell' Istitoto S-vitsoniako. Va- shinglon; un Vol- in 8.° Smithsonian ... Coniribuziom Srnitsoniane del 1856. Washington 1857: un Vol. in i.* Transactions ... Transaztoni della Societd di Agricollnra di Albany. Vol. A'V. 1855. Alhany 1856: un Vol- in 8.» First ... Primo e secondo rapporlo sul Naxiosus henefico , cd allri in- setli dello stalo di New- York. Albania 1856: un Vol. in 8.° Heport ... Rapporlo del soprainlendenle del U.S. Coast Surrey pel 1855. Vashington 1856: un Vol. in 4." ERRORl CORREZIONI Pfig. 135) liii. 12 della gravita dalla gravila > 145 lia. HI sni sul IMPRIMATUR Fr. Th. M. Larco 0. P. S. P. A. M. Socius IMPRIMATUR Ft. a. Ligi Bussi Ord. Mia. Conv. Arcbicp. Icon. Yicesgerens. A T T I DELL' ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVI LINCEI mmm iv* del 7 harzo im PRESIDENZA DEL SIG. DIJC& D. MARIO IMASSIillO. MEMORIE E COMUNICAZIONI DEI SOCI ORDINAai E J> Z X C OR K I 8 P O N O E N T I II sig. prcsidontc iion avendo poluto assistere alia sessione, questa fu presieduta dal sig. prof. Nicola Cavalieri S. Bertolo, primo del comitate. JiUomo ad alcune ricerche di elellroslalica. Letlcra del sig. prof. G. Tjio.vso.\, di Glasfjozv, al sig. prof- P. Volpicelu. x\nziche procrastinarc piu lungamente, ora vi daro un piccolo cenno di alcuni strumenti clettrici, che feci costruirc in contiuuazione de'miei pro- getti r invei'no decorso, e che quantunquc non ancoia peifezionati, hanno lutta via fatto sperarc soddisfacentissimc qualita, dopo che saranno com- piuli nci vari particolari , ed eseguiti in nianiera soddisfacente. §. I. EleUromelro idioslatico a ripiihionc. La forma dell' clcttrometro clettroscopico , alia quale ho dato la pie- ferenza dopo molli tentativi, c una modificazione dell' elettrometro di Del- Imann, descritto negli annaii di Poggendorff. Come neireiettiomctro di Del- Imann, e nella biiancia di Coulomb, perfczionata da Faradav, un fdo di vetro 24 — 178 — si usa per sostenere Tindice mobile, e la forza elettrica e indicata dalla sua elasticila di toisione. Imitando ristruinento di Dellmann (ch' io ebbi il pia- ceie di vedere con gran soddisfazionc in opera a (Ireel/.nach nel 185(i, per genlilezza del suo invcntore) uso un conduttorc fisso, ciic porta due strisce inetalliche, convenientemente aggiustate a respingere un condultore lungo , loggiero, e mobile; Tuna e Taltra dclle quali deve esserc eleltiizzata dalla soi'gentc da speiimentare. Ma, modificando in cio quelio di Dellmann, il mio strumento e disposto in niodo, da tenere il conduttoie mobile in comuni- cazione costante col conduttoie fisso, mediante un sottile tilo di platino, congiunto al centro del primo, e chc porta un piccolo peso di vetro, o di piombo , pendente sommerso nell' acido solforico , contenuto in una coppa di piombo, la quale costituisce la parte centrale dell' ultimo pezzo fisso. Questo conduttore fisso e isolate alia cima di un lungo sostegno di cristallo (3 0 4- pollici sono sufTicienti) nel centro di una cassa di cristallo. II con- duttore mobile, e sospeso da un filo di vetro assai fino, lungo 4 o 5 pol- lici , e pende da una testa graduata, come nella bilancia di Coulomb: la forma del conduttore mobile, che forse potra risponder meglio per uno sli'umento di ricerche esatte, e come in quelle di Dellmann, un jkjzzo di filo fino metallico, torto in mezzo per dargli un punto conveniente di sospen- sione, e schiacciato un poco col martello verso le eslremita, il quale forma un ago circa 2 pollici lungo. (v- fig. 1.") Non ho ancora provato questo ago FIG. I. FIG. II. nel mio eleltrometro , ma per servirmene nolle dimostrazioni delle lezioni, ho usato una doppia striscia di carta dorata. L' ultima di questa sorta da me provala , ha la forma della (fig. 2) , ed k fatta semplicemente in- collaudo insieme due pezzi di carta dorata, e tagliata nella forma sudetta: — 179 — esso ago e circa 4 pollici e mezzo lungo, e quasi nelie proporzioni Hclla figura. Essendosi trovalo clie si storceva, (e che cosi uscivano dal piano Ic sue eslrcniita) esso fu iirigidito con un' assai sotlii verga di vetro goin- matagii addosso; ma ora, dopo esseie stalo 3 o 4 gioini dentro \m atnio- sfera ben secca , si e defoniiato. Esso agisce peio come un eiettroscopio molto comodo, ed 6 piu scnsibile di qualunquc eiettroscopio a foglia d'oro die io abbia. Lo adopcio a pref'eienza deH'cIettroscopio a foglia d'oro, in mostrare la teorica elementarc degli esperimenti Voltaici e Galvanici, coll'aiuto del condensatore. Quando il conduttore di carta si mette in posizlone con- venicnte , usando attenzione mediarite un assoluto elottrometto, che de- scriveio qui appresso, e valendosi della testa graduata di toisione, io posso ridurre le sue indicazioni a misura assoluta di potenza elettrostatica. L'ope- razione colic strumento e aiTatto soddisfacente e comoda, e piu assai che non possa csser con quello di Dellmann, almeno nelle lezioni, per quanto io stimo. L' isolamento 6 cosi buono, che neli'umidissimo inveino di Scozia occiden- tale, neir ultimo dicembre e gennaio , esso ritenne molto della sua caiica durante 2 o 3 giorni. In questo e negli altri apparati elettrici, nei quali mi occorrc un buono isolamento , tengo un vasello aperto di acido solforico attorno ai sostegni isolatori, che fo sempre di vetro non verniciato. Alcune specie di vetro isolano meglio, altre peggio, ma io sempre scelgo le buone da un gran numero, per ogni strumento che devo fare. Elellromelro o Eletlroscopio eterostatico. Ho pure costruito 2 o 3 forme di elettroscopi, estremamente delicati, coi quali posso mostrare la lensione diretta elettrostatica , di una semplice coppia galvanica, rame-zinco, senza I'aiuto di condensatore- Non sono ancora contcnto sulla forma migliore di questo strumento, per istituire accurate ri- cerche; ma descrivero brevemente una forma di sufTiciente sensibilita, per mostrare nolle pubbliche lezioni, TefTetto immediato di tensione, da un sem- plice paio rame-zinco, e quello della rapida separazione di un disco di rame da uno di zinco , ciascuno soltanto di 2 o 3 pollici in diametro. Ho tro- vato comodo nelle lezioni un eiettroscopio che distingua il positive, e 11 negativo con moti opposti. La parte fissa del sistcma conduttore in questo congegno, consiste prin- cipalmcnte in due met^ d' un anelio largo, fatlo di lastra d'oltone (diam- — 180 — cslcr. poll. 4 5 , interno '^ ^j^) (fig. 3.") linforzato da una sti'iscia cilindrica, . FIG. III. saldntfi all'orlo interno deH'ancIIo (di questa striscia se ne puo far senza, purche si faccia ranello di lastra d' ottone piii grossa, e delle proporzioni come si vede nella figura. Ho intenzione di fore un nuovo strumento co- struito cosl , invece di quello che ora ho descritto, e spero trovarlo pin sensibile). Quest'anello fu dapprima preparato e tornito nell'intero, e dopo fn tagliato diametralmente in due, con una saga Gna. I due pezzi sono sostc- nuti da bacchette di vetro sopra un supporto, aggiustabili con viti in guisa, che possono esser portati ad un medesimo piano orizzontale, e separati I'uno •lall'altro per uno spazio d'aria tanto strctto, quanto h possibile, senza me- tallico contatto (nel mio attuale strumento, che e molto rozzo, la distanza tra essi pczzi a traverso la superficie del taglio di sega, e circa un trente- simo di pollice). Due fili attaccati a questi pozzi d' ottone escono per due aperture, fotte nella cassa di vetro, e costituiscono gli elettrodi di prova dello strumento; una striscia di carta dorata, larga circa tre ottavi di pollice, cur- vata nella forma C, I, I, mostrata nella figura, e contrapesata in B da un peso di vetro, o di metalio, si trova sospesa da un sotlile filo di vetro in C, ove — 181 — porta un filo sottile di platino attaccato, con buona metallica comunicazione. Queslo pczzo di filo di plalino, pende con un peso di vetro sotlo la su- perdcie dell' acido solforico, contenuto in una coppa di piombo, sostenuta dalla vcrga dell' armalura interna di una bottiglia di Leida , collocaia nel fondo della cassa di vetro (1). Questa bottiglia e aU'esterno cletlrizzata, per mezzo di un clettiodo orizzontaie attaccato ad essa, e che sporgc fuori della parcle della cassa da un lato, ove Irovasi un'apertura, che puo chiudeisi cd aprire a piaccie , la quale si lascia cliiusa, quando la bottiglia c elettiiz- zata, finche apparisce nccessario rinnovaie la carica. Quando il vetro della bottiglia 6 bene sccllo , possono passare 2 o ',i giorni senza bisogno di linnovarc la carica per ogni specie di sperimenti. Nel mio attuale strumenlo stimo necessario (giacche manca di molta sen- sibilita) rinnovare la carica dopo pochc ore di uso. Se ho bene spiegato con cbiarezza Ic parti diverse di tale strumento, e la disposizione loro, voi vedrete facilmente, che se una ineta del circolo e in comunicazione colla terra , c I' altra coUa sorgente di elettricita da esplorare , 1' indice I, 1 si movera da un lato, o dall'altro , secondo che la sua elettricita c simile, od oposta a quella dell'indice. La scnsibilita di que- sto strumento 6 talc, die se io tocco allernativamente uno degli elettrodi principali (cioe dei fill sostenuti da uno dei mezzi anelli) con una mano , e raltro con un pezzo di rame, o con un pezzo di zinco, I'indice si muove alternativamcnte con una oscillazionc sensibilc- Se i pezzi di rame e di zinco siano atlaccati a ciascuno degli elettrodi principali , e se io tocco il rame dell' uno, e Io zinco dell' altro con le mani, e quindi alterno toc- cando il rame del primo, e Io zinco del secondo, I'indice mostra una no- tabile influenza. Siccome I'indice 6 permanentemente elettrizzato in -+-, cosi esso cammina verso il mezzo anelio che c loccalo colla mano, e cosi mostra la tensione di un semplice eleraento galvanico zinco-ramc. Ancbe I'elettricita di contatlo del Volta, puo esser mostrata mollo po- tentemente con si fatto strumento: per far cio, tutto quello che necessita e di connettere i dischi di rame e zinco (come sono comunemenle usati per mostrar I' esperienza mediante il condensatore) per mezzo di fili sot- lili , coi due principali elettrodi; quindi, tenendoli con manichi di vetro (1) II filo di platiiio che porta il peso Ji piombo immerso, i due o Ire volte lanto lungo, quanto nella figura in proporziooe del resto. — 182 — prcmuti insiemo, separaili poscia rapidamcnte, con uii moto pcrpciidicolarc alia supeificic loro di contatto- Istantaneamcnte 1' indice si muove verso il mezzo anello coiincsso col lame, mostiando il caiattere dello zinco posi- tivo, e del rame negativo, scopcrto da Volta, c clic son sicuio non esser altro, fuorclie il caralterc di questi melalli in una tavola di corpi , di- sposti secondo cio, clic e coniunenienlc chiamato qualita elcttiica di stro- picciamcnlo. Per mezzo di questo congcgno, di recenle ho rellificato una li- sla, die dicdi alcuni anni sono come risultamento di csperienze, relative alia cletlricitii di frizione, usando il condensatore di Volta, per provare le qua- lila relative dei mctalli e degli isolanti comuni , riguardo alia clettricita dcstala dallo stropicciamento. Essa c in tutto , non ne dubito , corretla ; quantunque, conic ben si conosce, variazioni notabili possono accidentalmcnte occorrere, e spesso tali occorrono, da mostrare apparent! diffcrenze, od irre- golarila, die non sono di facil spiegazione. Mcntrc scriveva quanto sopra, mi venne in nienlc die I'alluminio poteva esser la miglior sostanza utile, per I'indice di qualunque specie d'clcttrosco- pio, od elettrometro, nel quale I'indice deve esser conduttorc; quindi volli procurai'mene uno di forma conveniente. Siccome poi desideravo potcrveno far sapere i risultamenti, ho differito ancor piu a scrivorvi, ed ora vi accludo un pezzo di foglia d'alluniinio, tagliato deJla grandezza, e figura di qucllo, clio ho introdolto nel mio grande elettrometro-elettroscopico, destinato alle lezioni. Insieme con esso trovcrete un piccolo pezzo di foglia dello stesso metallo, dal quale 1' altro fu tagliato, e da cui possono ricavarsi agbi utili per minori elettronietri. Se I'uno o I'altro pezzo vi arriva in buone condizioni, voi potrete, picgandolo e scaldandolo diligentementa , metterlo in buon ordine (stando pero attento a non fonderlo) e quindi lo potrete ultimare, martellandolo tra due pezzi di carta: trovo il mio elettrometro molto migliorato cosi , ed e molto soddisfacente per le lezioni. Dopo che ho cominciato a scrivervi, ho continuamente usato rdettromctro eterostatico, come un galvanometro elet- trostatico, per mostrare i principii del galvanisnio, c le leggi della conduci- bilita elcttrica. Ho cosi trovato che un pezzo di Icgno d'abctc, asciutto, o bagnatp, conduce meglio I'elettricita lungo le fibre, che non attraverso le medesime. Provai cio prendendo un sottil pezzo di tavola, tagliato di re- cente , perfettamente quadro, ed attaccando slabilmentc ai suoi angoli op- posti , due striscie di metallo, per unirle ai poll di una batteria di Daniel — 183 —
  • nemorosis frequens. Frut. Flor. Majo. Fiores albi admodum odori. Vulgo- Rosa salvalica, Rosa di fratta, fructus Grattacidi, Palerlemjlii. Usus. Lignum ad opus topiarium aptissimum. CLASSIS XIII POLYANDRIA OrDO I. MoNOGYNlA. Papaveraceab Joss. 231 PAPAVER L. Calyx liberus deciduus diphyllus, foliolis aequalibus concavis: corolla rosacea 4-petaIa cite decidua, petalis planis in aestiratione 26 — 191 — coiTugatis: staminum filainciita filiformia vel subulata , antberae oblongac 2-locuIaies: ovarium , sligmate persistcntc radiato, coronatum, radiis 4-20 inaigiiie integris vcl parlitis: capsula globosa ovato-oblonga sub corona fo- raininibus debiscens, dissepimcntis placentaiiis incomplelis, unilocularis. 232 GLAUCIUM L. Calyx liberus deciduus dipbyllus, foliolis acquali- bus concavis: corolla rosacea 4-petala cito decidua, petalis plunis in acsti- vationc corrugatis: staminum filamenta filiformia, antberae linearcs 2-locu- lares: ovarium sligmate persistente 2-3-4-lobuni coronatum: siliqua cybn- dracca longissima 2-valvis, dissepimcnto placcntario completo, 2-locularis. 233 CHELIDONIUM L. Calyx liberus deciduus dipbyllus, foliolis ovati& concavis: corolla rosacea .4-petala decidua, petalis in aestivatione corruga- tiva: staminum filamenta filiformia , antberae linearcs 2-loculares: ovarium, sligmate persistente 1-lobo, coronatum: capsula subcylindrica elongata brevi- roslrata 1-locularis 2-valvis: semina subreniformia puiitata ecristala. 234 ACTEA L. Calyx liberus deciduus 4-pbyllus: corolla rosacea 4-pe- tala calyci acqualis , petalis spatbulatis deciduis: staminum filamenta fili- formia apice incrassata, antberae ovatae 2-loculares: ovarium basi contra- ctum apice arcualum: stigma sessile papillosum fere obliquum: bacca ovoi- dea latere 1-sulcala 1-locularis polyspermia, stigmate coronata: semina se- miorbiculata. Capparideae Vent- 235 CAPPARIS L. Calyx liberus deciduus 4-pbyllus, foliolis concavis: corolla rosacea 4-petala: staminum filamenta filiformia, antberae oblongac, 2-loculares versatiles: ovarium ovoideum tbecapboro filifbrmi impositum: stigma sessile aculum: bacca oblonga 1-locularis polysperma: semina pa- rietibus adfixa. TiLIACEAE DC. 236 TILIA L. Calyx liberus 5-partitus deciduus coloratus: corolla ro- sacea 5-pclala calyci aequalis , petalis obverse lanceolatis crenatis, unque nuda vel squamalo-nectarifera: staminum filamenta subulata modo libera , modo basi coalita, antberae 2-loculares didymae: ovarium subrotundum to- mcntosum: stylus filiformis deciduus: stigma capitalo-5-lobum: nux coria- cea vel cartacea peotagona, vel subrotunda 5-Iocularis monosperma- / — 195 — ClSTI.yEAB DC. 237 CISTUS L. Calyx libcrus persislens 5-pliyllus, foliolis 2-senatis, duabus externis: corolla rosacea 5-petala, lamina plana patenle, unque brevi: stamina corolla brcviora, (ilamentis subulatis, anthcris ovatis 2-locularibus: ovarium sobrolunduin: stylus brcvissiinus rectus: stigma capitatum: capsula subligiiosa ca/jco tccta 5 raro 10-locularis, 5 raro 10-valvis, dissepimentis medianis debiscens- 238 IIELIANTIIEMUM WILLD. Calyx liberus persistens 5-phylIus, folio- lis 2-seriatis, duobus externis, quandoque simplicitcr 3-pbyllum: corolla rosacea r)-|)etala, unque brevi, lamina patente: stamina corolla breviora, filamentis fili- formibus, externis saepe castratis, antheris ovatis 2-locularibus: ovarium sub- roliindum: stylus brcvis: stigma capitatum: capsula ovoideo-trigona ut plu- rinuim cartacea 3-vaIvis debiscens, dissepimentis medianis incompletis 2-lo- cularis, quandoque completis 3-locularis. ^VMPHAEACEAB SalISB. 239 NYiMPHAEA L. Calyx coriaceus liberus persistens 4-phylIus: co- rolla polypctala, petalis multiseriatis, apice receptaculi, ovarium includentis, inserlis: stamina petalis multo breviora, in seriebus petalis successivis, inserta: lilamcnta plana apice attenuata: antberae 2-locularcs lineares , facie interna filamentis, adnalae: ovarium subglobosum: stigma sessile peltato-radiatum , centro umbilic^itum, radiis acutis anterius liberis: bacca pulposa multilo- cularis , loculis polyspermis stigmatae persistente coronata semina arilio pulposo circumdata. 240 NUPHAR SIBTH ET SMITH. Calyx coriaceus liberus persistens coloratus 5-6-phyllus: corolla polypetala, petalis dorso glanduliferis multi- seriatis, apice receptaculi, basim ovarii cingentis, inserta: stamina petala ae- quanlia in seriebus petalis successivis inserta: filamenta crassa compressa in latus recurva: antberae lineares facie interna filamenti adnatae , loculis di- scretis: ovarium obscure pyriforme: stigma sessile peltato-radiatum, radiis anterius integris raro sublobatis: bacca pulposa stigmate persistente coro- nata l-locUlaris , loculis polyspermis: semina arilio septiformi ad invicem distinta. — 196 — POLYANDRIA TrIGVISIA I'aeoa'iaceae Bartl. 241 PAEONIA L. Calyx liberus persistcns 3-4-6-phyIius , foliolis tii- bus internis maigine membranaceis, reliquis omnibus extemis, qualidoque in Ibliis veris mutatis: corolla rosacea grandis 5-polypelala, petalis concavis patcntibus obovatis ut plurimum intcgris: staminum filamonta filiformia , anthcrae tcrminales 2-locuJares : discus carnosus ovaria cingens: ovaria 2-6 erecta: stigmata crassa scssilia 2-lamciata cristata, crista nunc jjrevi nunc elongata et apice recurva: follicoli 2-6 coriacei maturitate divergentes la- tere interno dehiscentes- Ranoncvlaceae Ji/ss. 242 DELPHIMUM L Calyx coloratus liberus deciduus 5-6-sepalus , sepalum supremum basi in cornu conico-subulato intus cavo productum, dum 6 sepalus duo interna unquiculala: corolla 1-4-pctala calcarata , calcare in cornu calycis immisuin: staminum fdamenta inferne dilatata: antberae ova- lae erectae: ovaria 1-3-5: styli persistentcs: stigmata simplicia reflexa: fol- liculi oblongi subrotundi, latere interno, debiscentes. 243 ACONlTUM L. Calyx toloratus liberus saepius deciduus 5-se- palus , sepalum supremum majus cassideformc antice rostratum , duo la- teralia suborbiculala conniventia, duo infcriora minora dcpendentiar corolla 2-petala longe unquiculata in scpalo majore recondita, unumquodque petalum superius in calcar tubulosum recurvum, infcrius in laminam planam saepc in- curvam, productum: stamina inter sepala lateralia, (ilamcntis basi dilalatis, anlberis subrotundis: ovaria 3-5, stylis filiformibus, stigmatibus simplicibus: t'oliculi cartacei stylo, coronati, latere interno dehiscentes. PoLYANDIIIA-PEMTAGryiA 244 AQUILEGIA L. Calyx coloratus deciduus 5-scpalus: corolla 5-pe- tala, petalis cum scpnlis alternantibus, inferius in cornu apice calloso, pro- ductis, superius hiantibus 2-labiatis, labio externo ampio piano, interno minimo: stamina seriata, interna longiora castrata , externa filamentis subulatis an- (Conlinna) — 197 — AsTRONOMiA. — Sill movimenlo propria di Sirio. Ricerche del prof. I. Calandrelli. [CotUintiazione) (1). 33." La piccola diiTercnza dipendc dalla diversa stima dclla frazione di secondo che suol farsi da quelli cho notano il tempo dcgli appulsi ai fili del micrometro. E ben raio che quesla stima sia la medesima in due pei'sone che notano il tempo in due orologi , che anzi sono ben persuaso che se tre o quattro persone notassero gli istanti degli appulsi alio stesso pendolo, e negli istanti di ciascuno appulso , e nel medio di tutli si tro- verebbc scmpre qualche piccola diffcrenza (5). E qui sono di contrario parere a cio che scrive Lc-Verrier alia pagina 10 del tomo I. Demanded a pln- sieurs ohservaleurs V clat d' une pendule a uii instant fixe par Vextinclion su- hite d'une litmiere, ou la perception d\in son, et generalement its acciiseront la meme lieiire: cioe a dire lo stesso istantc riguardo al secondo che balte il pendolo, c non mai riguardo alia frazione di secondo, la quale dipendo unicamentc dal giudizio dell' osservatore. 34..° Ne maggiore esattezza credo possa aversi da quell' astronomo il quale mentrc osserva conta le oscillazioni del pendolo , e nota gli istanti degli appulsi dell' astro ai fili del micrometro. Sieno Ic oscilla/ioni del pen- dolo e per la vicinanza alio stromento, e per la inlensita, sensibilissime: I'osscrvatore non sia distratto da esterne cause, le quali sono frequent! per le specole cqllocate nelle grandi citta , sara sempre vero che I' astionomo intento a notare 1' appulso doll' astro ai fdi del micrometro non potra mai tenere esatto conto del numero delle oscillazioni: crcsce la difli- colta nei circoli meridiani quando colla stessa osservazione debha fissare I'astro o nel centi'o dell' obiettivo, o sopra uno de' fili orizzontali, ondc oltenerne I' altezza meridiana: si aumenta sempre piii la dilficolta nelle osservazioni degli astri vicini all' equatore, alteso il piccolo tempo di IT in 18' che impicgano nel passare da un fdo all'altro: la difTicolta e insuperabile, quando trattasi di pianeti di piccolo diametro, nei ai raggiunlo. Per- cio il risultaiiicnto piatieo, polia sempre piu avvicinaisi airanalitico, senza poteilo mai conseguire. Quindi torna quanto gia indicammo, ciou die I'a- ria non polra mai, col mezzo della macchina pneumatica, tutta estrarsi dalle capacila nelle quali e contenuta; ovvero che il residue di essa nelle medcsime, non potra mai divenire nullo; e cio sebbcne la macchina sia dclla maggior erticacia, e perfezione possibile, od anche immaginabile. Per la legge di Mariotlc, dalla (1), ponendo in essa (/=o, cioe suppo- nendo la elasticita iniziale dell' aria, equilibrata dalla pressione baromctrica tolalc, abbiamo _l ^i. p-d' 5'/ Ma chiamando Pj , P', i pesi ddio stesso volume di gas a diverse dcnsita, e riflcttendo che questi sono fra loro come le densila dei nicdesimi, ot- terremo anche ^ = J , dunque -_^, ==. pT . («) Vedi SMS. 111." Jd 7 febbraro I8S8. T. XI, p. <33. — 207 — Pcrcio cognito il peso P, inizinic dell' aria, contenuta nelle capacita pneu- matiche, prima che la inaccliina abbia coininciato ad agire, sara m p'. = '^ p. il peso deir aria restata nellc capacita medosimc. In questa formula p rapprcsenta I'altezza barometrica, bilanciata dalla elasticila deU'aiia, prima che abbia questa subito veruna rarefrazione; men- tre d' rappi'esenta I'altezza baiometiica, conispondente alia diminuzione di elaslicitii, subita dall'aria nelle capacita penumatiche, colle quali rcstrcmo superiore del barometro comunica, di cui Tinterno fa parte delle medesime. Peicio/j — d' rapprcsenta la elasticita deH'aria conispondente a questa rarefra- zione. Se invece del barometi'o, fosse il manometro destinato a far parte delle capacita pneumatiche, per misurare la elasticila deH'aria nelle medesime, la differenza /) — (/' sarebbe data dall'altezza del manometro stesso, detto baro- metro Irocalo. Nelle moderne macchinc pneumaticbe, gli stantuffi sono due, destinati ad agire alternativamcntc; quindi anche due sono le capacita c, c^ dei cor- rispondenti corpi di tromba ; ed ognuno vede che la teorica precedente, si applica cgualmente bene, tanto al easo di uno, quanto a quello di due stan- tulli. Conoscendosi le capaciti pneumaticbe, gia espresse complessivamente con a, si detcrmineranno le capacita c, c, dei due corpi di tromba nel modo segucnle. Dicansi f, f^ le forze di elasticita dell'aria, date dal barometro, o dal manometro, comunicante colle capacita medesime; la prima quando lo stanluffo della capaciti c trovasi nell'estremo inferiore della sua corsa , la seconda quando esso trovasi nell' estremo superiore della medesima. Poiche per la leggc di Mariotte, le forze di elasticita di una massa di aria, sono in ragione inversa de' suoi volumi, sara l\ : f=z a : a-^c, donde c = ^ . 1 1 Dicasi f^ la forza elastica dell'aria, dopo che il secondo stantuffo ha rag- giunto I'estremo superiore della sua corsa, dovri essere fi- fi=a : a-{-c^, donde c^ = ""'~ . li — -208 — Escguendo allre due corse di stantuffo, ed indicando con /', , f^ lo coni- spondenti elasticila dell' aria, dope eseguitc Ic corse mcdesime, avremo di nuovo A"' ''~~T~' le quali serviranno anch' esse alia detenninazione dellii capacita c, c^ . Quindi prendendo un medio tahto dei due trovati valoii di c, quanto dcgli altri due di c, , avremo Siinilmentc conoscendo le capaciti c, c^ dei corpi di tromba, potiemo a (juesto modo asscgnare il valore delle capaeita pneumatiche, gia espresse com- plessivamcntc con a. Ed in fatti dalle precedenli abbiamo quindi prendendo un medio fra i due trovati valori di a, otlerremo (42) ^_{f-QUMf-h)hc, Supponiamo che siasi fissato ermeticamente sul pialto della macchina preumatica, od un globo, od una campana: sia v la capacila cognita di uno qualunque di questi recipicnti, compresavi quella in cui si trova contenuto ii manometro , e passiamo a conoscere la capaeita x , del canale che sta- bilisce la comunicazione dei due corpi di pompa, di capaeita c, c^, col re- cipiente medesimo. Indichianio con f, f^ , f^ le forze di elasticita dell' aria contenuta nel recipiente, prima che incominci la sua rarefazione, dopo la prima elevaziorie di uno stantufTo, e dopo la successiva dell'altro; avremo t\- f = I'-i-x : r-f-x-i-c , /"j : f\ = v-\-x : v-\-x-^c^ , dondc le _ l\(v-^c)—fv _ /•,(r-t-cj— /> — 209 — le quali servono una per confcrma dcIF nitra ; quindi prendendo un medio fra ic medcsiinc aviemo , r,. , _ {f-f-m"^^)-f'^]Mf-fMi^^c^)-M ^'•^^ ~ 2(/-/J(/-A) • Sc Ic capacila dei due corpi di tromba fosseio eguali fia loro, come sem- prc si verifica praticamente, sarebbe c=c^^, e percio dalle precedenli avremo _ fi{v-^c)—fv /;(i;-4-c)— /•,»; quindi o da queste, o dalia (i3), si avra (i4) X = [(A --QI\Mf-Qf.P^<^)-[{f-QfMf-f^U' Dall'ultima deile (33) si trova la densita x„ deli'aria, dopo la ?i.esima coi'sa asccndente di stantulFo, essei'c determinata dalla '■=©"' ma in questa formula viene supposto, chc od uno solo sia lo stantutYo, od essendo due , questi abbiano i rispettivi corpi di Iromba eguali fra loro. Per tanto sc i mcdesimi fossero di capacita diversa Tuna dall'altra, essendo c quella del corpo di tromba primo ad agire, menlre c, rappresenta I'altra, sari facile vcdcrc che lo densita deli'aria, dopo la prima, la scconda, , I'lLcsima corsa asccndente di slaii- tuffo, saranno espresse nel modo seguentc a5 0^0 a'o x„=, rt-+-c ' * (a-f-c)(aH-c,) ' ' (a-i-c)^(a-t-c,) (45) ' a=6' Xj^ ": r-~. TT J -^c' — ' Quindi se abbiasi n pari, cioe n=2m, I'ultimo termine di questa serie sara fl2"'5 {a-¥-c)"^(a-^-c^)'" 28 — 210 — Se poi fosse il numero k impari, cio6 n=2mH-l, rultimo torminc della se- rie niedcsiina saicbbc ^"~ (a-t-c)"'^' (tt-+-Cj)"' ■ Qui si deve osservare che la serie precedente (45), lisulta di due progies- sioni ancir esse geometriche , i termini essendo alternativamcnte presi nel- I'una e nell'aitia; con questo che i primi termini dclle stesse due progression!, sono rispettivamente a-hc ' (a-t-c)(a-t-Cj) meutre il (juoto costante di ciascuna ^ (a-t-c)(a-t-Cj) Nella ipotesi che le capacita dei due corpi di tromba sieno diverse fra loro , vogliasi da capo conoscere il numero degl' innaizamenti di stantuffo necessari, onde la densita dell'aria , restata nelle capacity pneumatiche, sia w p -5 , essendo - minore dell'unita. Per tanlo avremo le due seguenti equazioni ? 9 — -0 , T-—r. rr. = -o , (a-l-c)"'(a-(-Cj)'" q (a-i-c)""^'(a-f-c,)" deile quali la prima riferisce al caso di n pari, la seconda a quello di n impari; quindi per n=2m sara log/j — log/; m 21oga — log(«-i-c)(aH-c,) V"*") ( e per n=2m-(-l sara log/j — log5-i-log(a-(-c) — loga 2[loga— iog(a-t-c)(a-4-Cj)] m = Se nelle (32) si fosse introdotta la di versa capacita dei due corpi di tromba, sarebbero esse divcnute ancor piu generali; ed ailora dalle nie- desime potevano dedursi per coroliario le (45), e da quesle anche per co- rollario le (35). — 211 — Ora volendo asscgnare quale sia la forza di elasticila dell' aria, restala iiella macchina pncumatica, dopo la Ji.csima corsa ascendente di stantutfo, liflellercnio clic a volumi cguali le indicate forze sono come le densita dci volumi stessi; quindi se dicasi f la forza elastica dell'aria, prima chc abhia subito essa verun diradamenlo, ed /"„ la forza medesima, dopo la uesiina corsu ascendente di stantuQb, sara pel case di n=2m , ed _ a"5 _ '" ■ ' "~ (a-Hc)"'+»)(a-f-Ci)"' ■ ' pel caso di n=2m-^-\ ; quindi n"f a"f (^7) A - ... . '^. ,., > od A= ' (u-+-c)"'(a-t-Cj)"' ' (a-(-c)'"-^'{a-+-Cj)'" secondo che sara n pari, od imparl. Ncl caso in cui gli stantuffi scorrano in corpi di tromba della n>ede- sima capacita, le precedenti formule si ridurranno alia per n tanto pari, quanto imparij questa essendo un corollario dclle due pre- cedenti. Vogliasi assegnore il volume x di un corpo, collocato sotto il reci- piente della macchina pneumatica; e percio si dicano al solito/'j /', le forze di claslicita dell' aria , prima e dopo la corsa ascendente dello stantutYo di capacitf\ c: per la nota legge avremo f^: f= a — X : a — x-\-c , donde , __■ if-f>-fi<^ ~ i-h ■ Dicasi W la forza elastica dell' aria dopo la corsa ascendente dell' altro stanluffo di capacita c^, si avr^ /■jj : /"j = a — X : o — an-Cj , — 212 — donde IVendeiido il medio di questi due viilori della x, avrcmo (4m ^ _ {f-fMf-l> ~IV']^il-l\m-Qa~l.c^] Passiamo a dire alcun che del liniite dl rarefrazione, appaitenente alia macehina pneumatica. Stando aile fonnule (35), seinbrerebljc che in una inacchina pneumatica, la rarefrazione dell'aria contenuta nelle sue capacila, polcsse rccarsi a qualunque i?rado; cioc fosse indetinita. Ma in quelle fonnule si 0 lacitamentc supposto: 1° che il congcgno destinato a togiiere o stabilire la coniunicazione, fra il corpo di tromba e le capacita pneumatiche, potesse collo- carsi peifettamenle a livello della bocca del canale.che unisce il corpo di tromba col recipiente: 2° che la base dcilo slantuCfo, potesse perfettamente combaciare col fondo del corpo di tromba. Per queste due condizioni, lo stantuffo, nell'e- stremo inferiore della sua corsa, verrebbe ad espcllere dal corpo di tromba lutta I'aria che si trova fra lo stantuffo ed il robinetto, o la valvola del canale. Ma in una rnacehina pneumatica, queste due condizioni non possono essere mai soddisfatle: fra lo stantufl'o ed il congegno, sia robinetto, sia valvola, che separa il corpo di tromba dalle capacita pneumatiche, rimane sempre uno spa- zio, nel quale lo stantuffo non penetra. Tale spazio mette un limite al grado di rarefazione dell'aria, che puo colia macchina otlenersi, ed e tanto piii angu- sto, quanto piu il delto spazio e considerevole, rispetto alia capacita del corpo di tromba; quindi lo spazio medesimo si denomina nocivo. Per comprenderc I'effetto, che lo spazio nocivo esercita sul progresso della rarefazione, bisogna considerare che, ad espellere I'aria contenuta nella tromba, quando si e innalzato lo stantuffo, e necessario, mentre questo si abbassa , porre in comunicazione tanto la tromba, quanto lo spazio nocivo coir aria esterna. Per tanto, quando la judicata comunicazione si toglie di nuovo, c chiaro che lo spazio nocivo rimane pieno di aria, dcnsa come la esterna; ed anche alquanto piii, se la macchina sia di quelle a valvole un poco resistenti ad entrare in giuoco. £ chiaro per conseguenza, che innal- zandosi nuovamcote lo stantuffo, quest'aria rimasta si dilatera, ed occupera tutto il corpo di tromba; cosicche quando I'aria nelle capacila pneumatiche, pcrvenuta gia fosse a quella rarefazione , cui perviene 1' aria nello spazio \ — 213 — nocivo ncircspanilersi per lutlo il corpo di tromba, non potiebbe piu evi- dentemcntc uscir aria dalle capacita pncuinatichc, per ciitrare ncl corpo di lioinba, e quindi la rarefazione avrcbbe fine. Si consider! quelio del due coipi di tromba, nel quale lo spazio nocivo essendo minore, la capaciti della tromba o maggioie rispetto I'altia. Dicasi [i. la massa d' aiia clie resta nel medesinio corpo di tromba, quando V a- zione della macchina, per V ordinaria sua costiuzione, ccssa di esseie elli- cace; valo a dire quando, sebbene agisca , non puo tuttavia eontinuare piu la rarefazione dentro le cai)acita pneumatiche. Espiima V la somma delle imperfezioni del contatto , fra il fondo dollo stantulVo , e la base del suo corpo di tromba, cioe lo spazio dctto nocivo, clio resla sotto al fondo dello stantuifo, quando esso 6 giunto all' estremo infcriore della sua corsa. Rap- presentasi 5 la densita dell' atmosfera esterna; sara 0 = — , 7 perche la densita dell' aria contenuta nello spazio nocivo, quando lo stan- tuffo b all' astremo di sua corsa discendente , gode la stessa densita dclla esterna. Dicasi o^ la densita dell' aria ncl corpo di tromba, e percio anche nelle capacita pneumatiche, quando lo stantuffo e aU'estremo superiore della sua corsa ascendcnte; sara *.-^ Eguagliando i due valori di p. avremo (50) J, = "4^ ; c l)erci6 il rapporto - , che si riferisce, come gia e detto, a quelio dei due cor- pi di tromba, pel quale il rapporto medesimo c minore, puo essere consi- derate qual misura, od anche limite , del potere di rarefazione della mac- china pneumatica ordinaria; esso infatti esprime in che modo la densita S^ deir aria nelle capacita pneumatiche, dopo la totale azione della macchina, dipcndc dalla densita dell' aria contenuta nelle capacita mcdesime , prima della sua rarefazione; cioe prima che abbia la macchina stessa cominciato ad agire. — 214 - Ovvcro , moltiplicando per a la (50), e indicaiido con m, m, le masse d'aria contcmilc nclle capacila pneumaticlie prima dolla rarefazionc, e dopo che quesla fu possibilinente compiuta, sara 7 m, = - m ; ' c cio6 la quantitik d' aria che non puo estrarsi dalia indicate capacita, c a quclla contenuta in esse prima della rarcfazione, come y. c. Uuntjue aflincho la residuale massa m^, che puo dirsi anchc massa li- mite, divenga il pin possibile tenue, bisogna rendere lo spazio nocivo 7 il piu piccolo possibile, ed impicgare grande (juanto piii si puo il corpo c di Iromba: inoltrc bisogna spingere lo stantuffo sino al fondo del corpo mede- simo, quando vogiiasi larefare I'aria nel miglior modo. Oitre alia dcnsita ^^, ed alia massa m,, possiamo trovaie anche la pressione, pur' essa limitc della rarefazione. In fatti, I'aria contenuta nello spazio nocivo, possiede una pressione p, uguale a quella dell'atmosfera pure quando siasi I'aggiunto il cercato limite della rarefazione. Questa mede- sima massa d' aria, occupava il volume c del corpo di tromba, prima deir abbassamento del suo stantuEFo, ed allora possedeva la pressione p^, comunc anche all' aria contenuta nelle capacita pneumatiche. Per tanto, coerentemente alia legge di Mariotle, avrenio (51) p : Pi=: c : 7 , donde p^ = -p , che sar^ la pressione, o la elasticita dell' aria, restata nelle capacita pneu- matiche, dopo seguila la possibile rarefazione in asse. Le migliori macchine pneumatiche lasciano sempre piii di 1.""" di pressione dentro le capacita loro; pero daiia dimostrazione su esposta, del- r effctto che lo spazio nocivo esercita sul grado di rarefazione ottenibile, risulta chiaro , che la rarefazione assoluta, sara sempre piu considerevole, quanto piu la dcnsita di quell' aria restata nello spazio nocivo , prima che lo stantuffo s' innaizi , sara debole. Questa osservazione suggcri 1' idea di aumentare 1' effetto di una macchina pneumatica : o mettendo , prima che lo stantuffo di un corpo di Iromba s'innalzi, una comunicazione fra lo spazio nocivo di questo in cui I'aria trovasi alia pressione atmosferica , e r altro corpo di tromba dove lo stantuffo e gia innalzato, c dove percio si contiene aria gia rarefatta (robinetto di Grassmann); oppure disponendo le — 215 — cose per modo, che uno solo dcgli stantuffi cavi aiia dal recipiente, mentre rallro slaiituffo cavi I'aria dallo spazio nocivo del prime (robirietto di Ba- binel nelic inacchine pneumatichc a valvole). Una buona macchina pneuma- tica ordioaria, nella quale cioe lo spazio nocivo immediatainente comunichi coiraria estcina, deve lidmie I'aria per lo mcno ad un 300.esimo della sua dcnsilii naluiale. Ma una macchina a valvole, con due coipi di tromba, c col robinetto di Babinct, puo agevolmenle lecare la laiefazione dell' aria molto piii oltre. Se p. e. una macchina ordinaria liduce la densita sola- menlc ad lOO.esimo, la stessa macchina, foinita del robinetto indicalo, la riduria ad lUOOO.esimo. Vediamo come possa calcolaisi la rarefazione oltenuta col robinetto di Babinet: a questo fine dobbiamo nolare , che la ove i condotti che paitono dai due coipi di tromba , si riuniscono in uno perpendicolare alia direzione loro piimiliva, ivi si tiova un rubinelto, di cui I'asse coincide con (juello di questo ultimo condotto. 11 robinetto medesimo e forato da un condotto longitudinale, che che si unisce ad uno trasversale, non che ad un semicondotto, pur esso tiasversale, ma perpendicolare al piimo. In somma i tiasvcrsali condotti foiinano insieme la figuia di un T denlio il robinetto, e nel congiungimento di questi due trasversali condotti, passa I'altro longitudinale sopra indicato.In fine un quarto canale parallelo all'asta verticale del T, si trova foiato nel rubinotlo, ma in un piano diverso, da quello nel quale sla il T me- desimo. Questo rubinetto cos'i I'oggiato, puo denominarsi giustamente a doppio ciletlo, per quello che oi-a diremo. Quando il robinetto medesimo e disposto in modo, che tanto i sui canali trasversali, quanto il suo longitudinale sono soli effi- caci, allora la macchina pneumatica produce la rarel'azione al modo solito. Pero allorclie cosi rarefacendo, si u giunti presso il limite di questa rarefazione, si giva lo stesso robinetto in giiisa, che divenuto inefficace il sislema dci canali trasversali, venga nel tempo medesimo, per mezzo del quarto canale sopra indicate, stabilita una comunicazione, fra lo spazio nocivo di uno dei corpi di tromba, e I'incastro della valvola, posta nel fondo dell'alti'O. E I'acile poi com- prcndcre che questo quarto canale, rimane perfettamente inattivo nella prima posizionc del robineto, divenendo cflicace nella seconda sua posizione sol- tanto; nella quale serve a togliere la interruzione fra due altri canali, che an- cora non indicammo , e che sono |iraticati fuori del robinetto , cioe nelle pareti metalliche piii erle, alle quali si annettono le due basi dei corpi di tromba. — 216 — In questa scconda posizionn del rubinelto a doppio cfTctto, quando si abbassa lo staiilufl'o B, la valvola nella base del suo coipo di Iromba si chiude, mentro s'innalza I'altro stantuiro A: quindi I'aiia vione aspiiata mc- diante queslo iniialzamento , e passa porcio da B in A, per quindi esserc soltiatta dalle capacita pneuinntiche, senza passnre a travcrso lo staiiUiffo B. Dopo cio elcvando B, si abbasscra raltio A, cbiudendosi al tempo siesso la valvola nel fondo del coirispondente coi'po di tioniba, nicntrc (juelio spet- lanto a B ricevera deH'ai'ia dal recipiente , la quale gli sara in parte sot- tiatta per aspirazione dal eoi'po di troniba A, nella scguente ascensione del suo stanluffo. L'aria che vicnc aspirata nel coi'po A di troniba, ivi si rac- coglie, ne puo tornare indietro quando si abbassa il suo stantuffo, percbo allora la valvola nel fondo si chiude. Percio quest' aria finalmente giunge ad avcre la tensione sutliciente, per sollevare la valvola dello stantuffo me- desimo, c divenire esterna, cessando cosi di far piu paite di quclla conte- nuta nelle capacita pneumatiche; lo che sarcbbe stato impossibilc, senza I'uso del robinetlo a doppio effetto. Quindi ogni volta cbc la valvola dello stan- tuffo A s'innalza, una parte d'aria viene cacciata dalle capacita pneumati- che. Questo giuoco di aspirazioni e sottiazioni continueranno , sino a che l'aria collocata nello spazio nocivo della tromba di A, non possa piii cs- sere cacciata. Cio avra luogo quando, abbassandosi lo stanluffo A, l'aria com- presa nello spazio nocivo sotto al medesimo stantuffo, abbia la stessa den- sila deiratmosfcra , e per conseguenza quando la stess' aria , per 1' innal- zamento di esso, abbia la pressione p^ , gia calcolata nella (51). Ma qui 6 da osservare, 1" che questa medesima pressione p^, in tale stato, apparticne pur anco all' aria, tanto nello spazio nocivo 7 sotto lo stantuffo B, quanto in quello 7, del canale comniunicante collo spazio medesimo : 2° che quando, abbassandosi lo stantuffo A, non puo piii passare aria dall' interno airesterno, allora neppure pel corrispondente innalzamento dello stanluffo B, potra passare dalle capacita pneumatiche, veruna quantila di aria nel corrispondente corpo di Iromba: 3° che stando B nella sua maggiore ascen- sione, la densita dcH'aria nelle capacita medesime, uguaglia sempre quella che apparticne all'aria nel relativo corpo di tromba. Considcriamo per tanto lo stantuffo B, quando l'aria compresa nello spazio nocivo sotto lo stantuffo A , non possa pio eseire dalla valvola di queslo; quando cioe sia esaurito il potere diradante del robinetlo a doppio effetto. In queslo caso neppuie potr& passare aria dalle capacita pneuma- ~ 217 — tiche nel corpo di tiomha dello slesso B come gia si e notalo- Chiamando adunque p\ h prcssionc dcll' aria distribuila nel caso medesimo in tutto il forpo di tromba, spcltante alio stantuffo B innalzato, avicino per la icgge di Mariottc P'i-lh = y^yr y,-l-c. doadc p\= ^hi , roe ■fi-y-/i e incdiantc la (51) sara dunque per mezzo del robinetto a doppio effetto del sig. Babinel, il limite delia rarcfazione sari dalo dalla p c(c-t-7j) 5 m Se volcsse riguardarsi nullo il piccolo spazio y, , lo stesso limite si ri- durrebbe a p c^ 3 m Paragonando quest'ullimo limite, o poterc diradante, con quello di una mac- china pncumalica oridinaria (51), si troveranno i due poteri fra loro essere ••= -p:p- c Percio si vede che il potere diradante della macchina con robinetto a dop- pio effetto , 6 al potere medesimo in una ordinaria , come questo e alia pressione atmosfarica ; cio ha fatto dire al sig. Babinet, che la macchina con robinetto a doppio effetto produce il vuoto del vuoto. La macchina formata con due corpi di tromba , offie notevoli van- taggi, sopra quella che risulta di un solo stantuffo: cioo 1° produce piu ra- pidamente la rarefrazione dell'aria nellc capacila pneumatiche; 2° il peso deir atmosfera, sopportato dalla superiore base di ogni stantuffo, mentre si oppone all'innalzamento di uno, favoriscc di altrettanto Tabbassamento del- I'altro, e percio queste due pressioni si elidono; cosicche lo sforzo da im- piegarsi coUa manovella,pcr fare agire gli stantuffi, si riduce solamente a quello, necessario per vincerc gli atlriti, nel caso di due corpi di tromba. 3° II ro- 29 — 218 — binello a doppio edelto non puo avci- luogo quando unico sia il corpo di (I'Oinha delhi niaccliina, Moiti soiio gli usi della macchina pneumatica ncllc scicnze; ma questo prezioso congcgiio non Undo molto, dopo licevuti appena gli ultimi perfe- zionamenti, ad escire dai gabinetli di fisica, per essere applicato anche alia indiistria; sia per sollecitare la evaporazione dei liquidi ; sia per attirare e tar passare a tiaverso i tessuti il gas infiammalo, a fine di aisicciarii; sia per liasportare i ireni lungo le stiade ferrate, dette percio atmosferiche. Di cosiftatte vie ferrate , una se ne trova stabilita dai signori Ciegg , e Saniuda in Irlanda, fra Kingstown e Dalkey , lunga 2722 metri; ed un' al- tra, inollo migliorata, in Francia fra Parigi, e Saint-Germain, ove si supcra nna pcndenza di 0'",035 per metro, lunga 3i00 metri. Inoltre le sostanze fermentabili si conservano, senza essere alterate, nel vuoto della macchina pneumatica: su questa propriela e fondato il mctodo di Appert, per conser- vare le sostanze che scrvono ad alitnentare. 11 metodo stesso Irovasi pra- ticato in grande nei porti dell' Inghilterra, e della Francia, con utile somnio della marina. 11 sig. Pouillet avendo aperta una scattola preparata da sediei anni, trovo gli alimenti che si contenevano in essa, cosi freschi, come lo crano quando vi furono chiusi. Si fa uso della macchina pneumatica' pure in medicina, col Une di richiamare in un membro, intorno al quale si fa il vuoto , quel sangue che si vuole diminuire in un organo malato. Tutti sanno che Torricelli Evangelista, nato in Faenza nel 1608 y uU timo discepolo di Galileo, fu il primo a dimostrare sperimentalmcnte il peso deir aria atmosferica. Nel 1643, questo celebre fisico e geometra italiano, daiido alia meteorologia il barometro, arricchi ad un tempo la scienza della indicata dimostrazione, alia quale tanta parte presero, dopo il 1644, i fisici francesi, tra'quali principalmente Marsenne, Pascal, Petit, Perrier, Roberval, ed altri. Molto antetiormente alia scoperta di questo prezioso istromento, vale a diie 120 anni prima dell'era cristiana, Erone di Alessandria rarefaceva I'a- ria delle ventose a robinetto, mediante il suggere colla bocca. II barometro e la piii perfetta macchina pneumatica, ma non e la piu conioda per isperimentare nel vuoto. Tuttavia gli antichi accademici del Cimento, furono i primi ad istituire sperienze nel vuoto, servendosi a que- sto fine dello spazio privo di aria , lasciato dai mercurio nella formazione del barometro- Quirtdi e curioso vedere nella storia di questa celebre accademia, i congegni praticati dai fisici di quell'epoca, per dimostrare mediante il vuoto — 219 — formato col solo mercurio, e la elasticita dell' aria , e la pressionc dell a mcdesima in ogni senso, e la sua dilatabilila, e la sua compiessibilila, c la I'oi'ina si'ei'oidica delle gocce dei ii(|uidi conservata nel vuoto, e gli efFelti del calorico e delta luce nel medesimo, e le attrazioui e ripulsioni elettriche in esso , e la caduta del fumo nolle capacila piive d' aria , e le piopiieta sia del suono, sia delle calamite, sia della capillarita, sia della cbolliiionc nelle capacila mcdesiine. Ollre alle indicate riceiclie fatte nel vuolo , procuiaio dal solo mercurio , gil accademici stessi, e Torricelli pel primo, sperimen- tarono gli effelti subiti dagli animali collocali nel vuoto fatto nel modo siesso, come sanguisuglie, lumache, giilli, farfalle , niosche, lucertole, uc- celli, granchi, ranocchi, pesci, e vesciche di questi. Dunque fino dalla prima mela del secolo decimo settimo, era usato dai fisici ilaliani lo sperimeti- tare in ogni maniera nel vuoto , che i inedesimi si procuravano col solo mercurio; percio le macchine pneumatiche a mercurio, furono per la prima volta immaginate in Italia. Ma queste macchine riescivano incomode nella pratica , e sebbene il melodo per fare il vuoto, mediante 1' abbassamento della colonna barome- trica di mercurio, fosse perfezionato da Baader, e da Hindenbourg, tuttavia le macchine per tal modo costrutte, avendo bisogno di una grande quanlitu di questo liquido metallico, furono abbandonate; e si cerco un mezzo per otte- nere il vuoto, scnza valersi del mercurio. Quindi nel 1650 Ottone di Guericke, borgomastro di Magdeburgo, invenlo la macchina pneumatica di rarefazione, la quale poi fu perfczionata da molti fisici: Hook vi colloco verticalmcnte il corpo di tromba, Papin vi aggiunse il piatto: Hawksbee v' iutrodusse due corpi di tromba in vece di uno: in seguito le valvole della medesima fu- rono in varie guise modificate: Mairan vi applico il baromotro ironcato: Babinet vi applico il suo robinetto a doppio effetlo: altri , ed e questo il piu recente perfezionamento , sostituirono al moto allernativo ascendente e discendente, o di va e viene, della manovelln, il moto rotatorio continue della medesima, applicata sulla periferia di un volano. Recentemente pero il sig. Alfonso Gayraud, presento all'accademia delle scienze dcU'istituto di Francia, nella sessione del 15 marzo 1858, una m^f^ china pneumatica a mercurio, la quale agisce senza valvole, e senza stan- luffi , e che asseriscono fiiccia il vuoto facilmente sino ad un millesimo di millimetro , dando in certi casi pur anco il vuoto ton-icelliano « Multa renascentur quae iam cecidere cadentqne. » La medesima si compone di ua — 220 — tubo baromctrico , lungo circa 80 cenlimclri , aventc 7 ad 8 millimetii di diumctro, curvato a sifone nella sua parte inferioro, cui si annette un robinelto in ferro. All' altra estremita del robinetto e appiicato un tubo di vctro ricurvo in basso, per meglio raccoglieie il mercurio. Alia parte supe- riorc del tubo baromctrico e fisso un rccipientc di vetro, deila capacitii di un (|uarto di litro, a uno o due lilri, niunito in basso di un rubinetto, ed in alto di uno simile, sormontato da un inibuto- Tuttc le parti metal- liche sono in ferro, e Tistrumcnto si tiova stabilito sopra una tavola, di al- tezza I,"' 20. Per agirc con quesla macchina , si riempie di mercurio il recipiente l)er mezio dell" imbuto, si chiude il rubinetto superiore, e si aprono i due inferiori; percio il mercurio scende nel suo seibatoio posto in basso, arre- slandosi nel tubo a 76 centimetri di altezza, ed il vuoto baronieti'ico si trova f'atlo nel recipiente. Si potrebbe aver bisogno di fare il vuoto sotto una campana , come nelle macchine pneumatiche ordinarie. In lal caso la campana comunica colla camera barometrica, mediante un tubo inclinato, e qnando si fa il vuoto nella medesima , si apre il rubinetto clie fa conmiu- nicare questa colla campana. Se Ic due capacita sono eguali fra loro, allora si cspelle da una la meta deH'aria contenuta nell'altra. Cosi ripetendo que- sta operazione , p. es. died volte, resta nella campana un millesimo al piu deH'aria primitiva contenuta nella medesima; e dopo venli di si fatte ope- razioni, ve ne restera non piu di un millionesimo. Questa macchina si pre- sla faciimente per tutte 1' espeiienze relative alia pneumatica , e viene ri- guardata di minor costo rispetto le altre comuni. Nella maccbina pneumatica di oompressione, per ogni corsa discendente di stantuffo, entra tant' aria nuova nelle capacita pneumatiche, quanta se nc trova, sempre alia densiti 5 dell'aria esterna, nel corpo di tromba, percorso dalle stantuffo medesimo. Per tanto si chiamino le diverse densita dell'aria, costipata nelle capacita pneumatiche , dopo la prima, seconda , tcrza, ...., n.esima corsa discendente di stantuffo. Suppon- gasi che le capacita dei due corpi di tromba sieno fra loro diverse, e che ogni corsa termini alia base dei medesimi. Kitenendo le denominazioni gia stabilile, se riflettcremo che la densita eguaglia la massa divisa pel volume occupato dalla medesima, faciimente avremo le \ 22! — (52) a \ a ' a;„ — o ^ a z ' c^-i-cS ,a-i-2c a \ a ax^-ii-Ci^ ^a-i-2c-*-Cj\ ax.-t-c.S /a-(-2c-t-2c,>, = -^ L = l\o a V a / \ «x •2'"-« -c5 /a-Hnic-t-nic, >^ ax„ H-c,5 ra-(-(m-i-l)c-l-mc, = [■ >■ Delle (52) la pcnultiina esprime la densita deiraria nelle capacita pneuma- ticlic, per un nuincio pari, n^2m, di abbassamenti di stantuffo; e I'ultima tlet'ermina la densita medesima per un nuinero impari, Ji=m2-i-l, di siffatli "'"abbassamenti. Anche qui osserveremo che la serie (52), lisulta di due pio- - gicssioni aritmetiche, coi termini alternativamente presi nell'una e nell' al- tra dclle mcdcsime; inoltre che i primi termini di quesle due procressioni sono rispottivaniente ^ a ' ^ a ' mentre la differenza costante in ognuna delle progression! medesime, si espri- me con l^_-^'^A^ a ' Vogliasi conoscere il nuniero h, cui corrisponde all'aria costipata nelle capacity pneumatiche, una densiti espressa da y5 , si avranno le ia-¥-mc-\-mc K y = ,5 , [«-^(>n-Hl)c-HmcJ^ _ ^^ Di queste, la prima corrisponde ad n pari , la seconda ad n impari; quindi — '222 — per n=2m, sara m (53) I e per H=2»i-t-l , avremo a(v — I) — c m I'ongasi c=c, le (52) si ridurranno alio C-t-Cj (54) ,"~'~'^\;f a-f--iic\^ /rt-+-.>c\^ \ a ' e le (53) si ridurranno similmente nell'unica (n — !)>' 55) n = ^ '- . c Percio nel caso di c■=c^ , moltiplicando ciascuna delle (54) per a , ottcr- remo le (a-i-c)o , {a-h2c)d , (a-+-3c)5, ..., (a-t-nc)5 , che rappresenteranno rispettivamente le masse d'aria, contenute uelle capa- cita pneumatiche, dopo il primo, secondo, ..., ?i-esimo abbassamento di stan- tufTo. Dicansi tn^ , m^ le quantita di gas introdotte, con due sperienze, nelle capacila pneumatiche della macchina di compressione. Rappresentino h^ , h^ le corrispondenti altezze del manometro; sieno v^ , v.^ i rispettivi volumi del- I'aria compressa nel ramo chiuso del medesimo; f^, f^ le sue relative forze di clasticita; ed F, , F^ quelle del gas costipalo nelle capacita sudettc: avremo le Ora sia p la iniziale pressione dell'aria nel recipiente della macchina, ed h sia I'altezza iniziale del manometro indicate; sara p — li la forza elastica dcH'a- ria chiusa nel medesimo, il volume dclla quale in tal caso dicasi v. Per la legge di Mariolte avremo fi •■ P—f^ = "•• ''i • fi '■ P—^ = v : v^, donde f, = {p~h)l, A = (p-/')^-^> — 223 — quindi (56) F. = {p-hf-^-^h, , F, = {p-h)l-^h, . Ma le quantila di gas contenute nel medesiino volume, sono fra loro come le cori'ispondenti forze di elasticita; dunque ovvero donde m, F • F * 1 • '2' {p~h)v-hh^v.^- ^ "2 i-il' — h)v-^h^v^^ Che se abbiasi /i^O , vale a dire se la forza elastica dell' aria (57) \ chiusa nel manometro, ed avente v per volume, uguagli quella del gas contenato nelle capacila pneumatiche, avremo ^ ^ m^v^_^pv-^-h^^ ^ " v^ \pv~hh^vj ' Neli'attuale caso la quantita p, potra essere data dall' altezza del mercurio nel barometro. Questc lormule ci fanno conoscere la quantita m^ di aria, introdotta nelle capacita pneumatiche, quando il manometi'o marca I'altezza fc^ ' P"'"*^!'^ sieno cognite ie altrc quantita, che si trovano nci secondi membri delle (57), le quaii possouo anche riescire utili ad altre riceiche, ed in genere a tante, quante sono le quantity che si contengono in esse. Dicasi V il volume che occuperebbe I'aria, gia condensata nelle capa- cita pneumatiche, se fosse premuta dalia sola pressione ;), indicala dal ba- rometro nel memento delle sperienze. Inoltre dicasi \^ il volume dell' aria medesima , condensata nelle capacita stesse alia pressione, od elasticita F^ : avremo per la legge di Mariotte V V : Vj = Fj : /J , donde F, = —p . Pongasi V — 224 per la prima dclle (56) si otlerra (58) "l n = ;' c per h=o avreino V h. I'l ^ p ' In queste formulc il valore del numero n fornisce la coridensazione, subita dall'aria nclic capacita pneumatiche, quando sieno cognite le quantila coii- tenute nei sccondo membro deile medesime. La seconda dellc (58) valera se il manomctro al principio della sperienza si trovasse avere i due livelli del mercurio, contcnuto in esso, coincidentij cio6 se I'aria chiusa nel inano- inctro avesse la stessa elasticita, di quella contenuta neiie capacita pneu- matiche. Facendo — ^= »i, potcemo anche dalle (57), doterminare la condensa- zione dell' aria, prodotta dalia macchina nellc sue capacita pneumatiche ; poiche avremo rispcttivaniente dalle medesime le " V2 \-{p—h)v-^-h^v^J ' v^^pv-^-h^vJ che sono piii generali delle precedenti (58). Dalla prima delle (57) abbiamo ma chiamando Pj , Pj i pesi delle rispettive masse m^ m.^ , avremo ^2 -(P— /O^^'li^J * qumd. P, = - L(p_/.).^^^J ^^ • Percio cognito il peso Pj corrispondente alia massa m,, ed alia elevazione manometrijBa ^{i^ , avremo il peso P^ dell'aria costipata (."j9) { nelle capacita pncurtfaliche, corrispondente all' elevazione manomc- trica /«2, purche si conoscano le altre quantita, dalle quali risulta il trovato valore di P^ • Se fosse h^o , sarcbbe ■0 — 225 — Qucste possono risolvere tantc quistioni, quante sono le quanlita chc si tro- vano algcbricainenlc legate nolle medesime. Diciamo qualcho cosa eziandio, del limilc di compressionc della inac- cliina per addensar I'aria; e percio dobbiamo liflctlere che dalle foirnule (2) sembrcrebbe, potersi la compressionc deH'aria protrane quanto si vuole, fino a chc la robustczza del lecipienli, o ben anche la impenetrabilita delle mo- lecolc acrec, lo pcrmeltesscro. Pei o lo spazio nocivo di una macchina coin- priinenle, limita pur anco la comprcssione dell'aria nella macchina stessa. Di fatti quando il corpo di tromba e pieno d'aria , spingendo al fondo lo stantuflb, I'aria si costipa ncllo spazio nocivo, c non passa da questo nolle capacilii pneumaticho, se non perche la sua tensione, supera quolla deiraria in esse conlenuta. Ma sc Y aria nelle capacita medesime , avesse gia con- seguita quella densita, che acquista quando si trova ridotta nello spazio no- civo, cessei'obbe ogni cagionc perche nuova quantita d'aria dovesse intro- dursi nelle indicate capacita. Ritengansi adunque le denominazioni gia stabilite, allora cbe assognammo il limite della rarofazione, per la ordinaria macchina pncumatica. Sara percio 5' la densita dell' aria, costipata nello spazio no- civo, per restroma discesa dollo stantuffo; densita che dovra eguagliar quella costipata nelle capacita pnenmatiche, appunto perche supponiamo cessata refficace azione condcnsante della macchina. Inoltre sara 5 la densita del- l'aria contenuta ncllo spazio nocivo, quando siasi distribuita in tutto il corpo di tromba, per I' innalzamento dello stantuffo ; densita ehe sempre ugua- gliar deve quella dell'aria estcrna. Per tanto avremo 5=- , S'= ^ , donde (60) 5' = - 5. c 7 7 • . c percio il rapporlo - , che deve riferirsi a quello dei due corpi di iromba, nel 7 quale il rapporto medesimo riesce maggiore, sara la misura della conden- sazione, ovvero il limite della medesima. Ingrandendo quanto fa d'uopo lo spazio nocivo , si potra ottenere che la costipazione dell'aria in una mac- china di compressionc non super! un certo grado; lo che in taluni casi puo serviro, ad ovitare lo scoppio nel rocipiente. Nella macchina pncumatica di compressionc, il condensamento viene misurato da un manometro ad aria compressa, che consiste in un tubo retto, chiuso nell'cstremo supcriore, pieno d'aria, ed immerso coll'estremo inferiore, in un pozzelto pieno di mercurio. Al principio della sperienza, I'aria nel ma- 30 — 226 — nometro trovasi alia prcssionc atmosfcrica, cd i clue livelli del mescurio, uno esterno, raltro iiitemo del manoinetro, sono coiiicidenti. Pero crescendo la pressione, il mercurio asecnde nel tubo, cd 11 volume d'aria chiusa nel mede- simo si va icstiingcndo; quindi per mezzo della Icgge di Mariolte, si giunge a conoscere la pressione dell'aria nello capacita pneuinatiche ; nolle quali peio la pressione stessa e seinpio maggiore, di quella dell' aria chiusa nel tubo manoinetrico: cd 6 tanto maggiore, di quanto il mercurio s'innalza nel lubo stesso, al di sopra del sue livello esterno; cioe del mercurio conlenuto nel pozzetlo. La macchina pneumatica di comjjressione, riesce utile per molte ri- cerche. Ho trovato con questo mezzo, die il suono nell'aria compressa, crcsce d'inlensita crescendo la compressione; ma fino ad un ccrto limite, passato il (juaic diminuisce la inlensita del suono stesso, continuando a comprimere r aria nella quale si produce questo risultamento sperimentale, cbe mi sem- bra non ancora essere stato awertito. Gli animali posti nel recipiente della macchina di compressione, vivono bene in csso. Anche 1' aria compressa fu impiegata neH'arte di guarire, chiudendo i malati nel ricinto in cui si compri- nieva il gas. Gli effelti di un'atmosfera cosi fatta, si studiarono dal sig. Triger; e risulta cbe gli operai, sotto una pressione di tre atmosfeie , non risen- tono alcuna specie d'incomodo , solo alcuni sperimentano un dolore nelle orecchie, quando passano dall'aria esterna nella compressa, o viceversa. Que- sto dolore cessa dopo qualchc istante , quando 1' equilibrio della pressione si e stabilito, fra 1' interno e I'esterno delle oreccbia. Si e pure trovato cbe gli operai sono meno anelanti salendo le scale nelKaria compressa, di quello sia nella libera ordinaria; che la voce nell'aria compressa prcnde una sonorila nasale; cbe non si puo lischiare con la bocca, nell'aria compressa fino a tre at- mosfere; e cbe la combustione in questo caso riesce con maggior energia. — 227 — COMUNICAZIONI In questa sessionc V nccacJemiu riceve due coinunicazioni, una del sig. ab. Francesco Denli di KoiTi, I'altia del sig. Giuseppe Sci-ra romano ; ed ognuna di esse ha per iscopo la descrizione di un termomelrogiafo, basata Kul tcimometro ad aria di Ainontons, gia dallo Stancaii modificato. I nominati duo studenti avrebbero introdotto un lale alti'o perfeziona- mento nel termometro stesso, per cui sarebbe questo divenulo un termo- metrografo, alto a registraic di per se le sue indicazioni di temperatura, so- pra una carta, mossa come al solito; mediante un congcgno di orologeria. II principio fondamcntale di questo ulteriore perfezionamento a! ter- mometro di Amontons, e comune ad ambedue gli studenti medesimi. Esso consisterebbe in una calamita interna, cioc galleggiante sul livello del mer- curic, contenulo nel ramo piu elevate del tubo; la quale attraendo a traverse le pareti del vetro una piccola massa di ferro, collocata estcrnamente, molto presso le pareti stesse, la dovrebbe fare ascendere o discendere, di quanlo sale 0 scende la interna calamita, per le variazioni di temperatura, subite dal- I'aria chiusa nel bulbo del termometro. Inoltre la esterna massa di ferro sarebbe dcstinata, dai nominati giovani, a manifestare in uno, od in altro modo, le variazioni medcsime- Nel resto le due descrizioni diversificano alqunnto fra loro, e per IV spositivo , c per le dollrine piu o meno esatte di cui fanno uso, c pei mezzi proposti a raggiungere completamente lo scopo. Per tanto il comitate accademico, se lo credera opportune, potra no- minare una commissione, perche faccia rapporto sulle due riferite comuni- cazioni, da cui si rileva lo zelo, ed il profitto lodevole, col quale ambedue gli autori delle medesime, intendono alio studio della fisiea, nella universita gre- goriana, presso il chiarissimo professore di questa scienza, il R. P. Provenzali della C. di G. CORRISPONDENZE » II sig. Elie de Beaumont, scgretario perpetuo dell'accademia delle scienze deir I. Istituto di Francia , ringrazia a nome dell'accademia stessa, per gli Atti de' Nuovi Lincei, pervenuti alia medesima. — 228 — II sig: A. Lc Jolis, segrelaiio dellu societa di scienze natural! di Cher- bourg, a noine dclla niedesima, ringrazia per gli Atli de'Nuovi Lincci rice- vuti da essa. La dirczionc del giornale Arcadico avcndo, per mezzo del eh. sig prof. Maggiorani, cliiesto in dono le pubblicazioni dell' accadcmia nostra; si de- creto die tale riehiesta sia favorita. L' accadcmia riunitasi legalmente ad un' ora pomeridiana, si sciolse dope tre ore di seduta. Soci ordinari presenli a quesla sessione. p. Volpieclli — P- Sanguinetti. — G. Ponzi. — C Maggiorani. — N. Ca- valicri S. B. — IV Boncompagni. — C- Sereni. — A. Coppi. — I. Calan- (Ircili. — L. Ciuffa. — B. Tortolini. — Ab- Proia. — A. Secchi. — G. Pieri- Pubblicalo gli 11 ApriJe del 18.58 P. V. OPERE TENUTE 17i DONO Report .... Rapporlo della 26"'" riimione delV associaziotie brillanica per ravanzamenlo delle scienze nel 1856. Londra un vol. io 8.° 1857. Tables .... Tavole dclla Luna costruUe sii i principii neuuloniani della (jravilazione universale, di P. A. H.kksen. Londra 1857, un vol. in 4.° grande. Giornale del gabinello lelterario dell" accademia Gwei\ia. Nov. e Di- cembre 1857. Memoires .... Memorie della societa'' ivPErnAiE delle scienze naturali DI Cherbourg. Tomo 4-.° 1856. Relazione falta dal fondalore-presidenle cav. Uott. Giuseppe Ferrahio, nella seduta generale del pio istituto medico-cuirurgico della Lombardia nel 1857. Delle pressioni harometriche in rapporto ,con le epidemic coleriche. Lei- tera del dott. Antosio Berti, al dott- G. Strambio. Milano 1857, un fa- scicolo in 8.' Construction .... Coslrtizione della cnrva del 3.° ordine, delerminata da nove punli, di P. Ciiasles. Parigi 1853; un fasc. in 8." — -229 — Coiisliuclion .... Coslruzionc delta curva di 3." ovdine delerminata da tiovc pwili di P. CiiASLEs. Paiigi 1854. (Estratto dclla sud. mcinoiia dal giornalc di .Matcmaticlie [luie cd applicalc). Construction .... Costruzioni deile radici delle eqmzioni di 3.° e 4°. grado di P. CuASLEs. Parigi 1855, un fasc in 8." Pi'oprielos .... PioprieUi delle curve di i.° ordine; di P- Ciiasles. Pa- rigi 1853, un fasc. in 8.° Note .... Nota sopra le curve di 3.° ordine , risguardante i punli d' in- lersezione di queste curve ira loro, e delle linee di un ordine inferiore; di P- (III ASIDES. Parigi 1855, un fasc. in 8.° Uapport ... Rapporlo di ten opera inlilolala: « Traite de perspective-relief, avcc les applications a la construction des bas-reliefs, aux decorations thea- trales et a rarchitecture, par M. Poudra « , di P. Chasies- Parigi 1853 , un fasc. in 8.° Mcmorie deW I. li. istitvto lo.vdaiwo di sciejvze ed arti. Vol. MI. h'ttsc. I. Milano 1858, un fiisc. in 4.° Dei medici, e degli Archialri dci principi della JR. cas'a di Savoia. Ri- cerche stQriche di B. Tho>ipeo. Torino 1817, un fasc. in k-" Conscguenze cui conduce il melodo di Cuarpit e Lagra.\ge, applicato alle gnazioni diffcrenziali parziali del 2." ordine. Nota di G. Mainardi- Un fasc. in 4.° II secondo integrale del sig. Bertraso, e essenzialmenle escluso dalla for- tmda finale da me ottcnuta a pag. 327; fasc. 45-46 del giornale delV I. 11. ISTITVTO LOMDARDO. Os.serva^ioni del medesimo. sig. prof. Mai.\ardi. Un fasc. in 4.° 1856. Sn la leoria generate dcgli invarianii delle forme omogencc; del hiedesi- Mo. Un fasc. in 4." 1857. InCorno ad alcune dollrinc della geometria di posizione. Nola del hbde- sixo, con una tavola. Un fasc- in 4." 1856- Su la leoria generate delle superficie. Memorie del .vedesi.vo. Un fasc. in 4.° 1857. Su le condizioni di inlegrabilita delle funzioni- Memoria del .vedeslvo. Modcna 1856, un fosc. in 4.° Nota suite correnli etellriche simullanec ed opposle lungo uno stesso con- dultore; sopra una nuova maniera per trasmellere contemporaneamenie due dispacci in direzioni opposle, mcdiaule un solo fdo lelegrafico; e sopra un fa- — 230 — die modo di applicare Vapparccchio tele^rafico alia notazione delle osscrva- zioni aslronoiniche,dcl siq. prof. G/vsto Bbllavitis. \ene7M 1858, un fasc* in 8.° Spcriaize fattc per verificare se vi possono essere in hm medesimo con- dutlorc correnti eletlriche simiihanee ed opposle; del medesimo. Venezia 1858, un fasc- in 8 " AUi dclV J. R. ISTITUTO LOMBARDO di SCIENZR, LETTEItE ED ARTI. Vol. I. Fasc. I. Milano 1858; in 4.° Ilicerche sti i pesci fossili della Sicilia,per Gaetano Giorgio Gemellaro. Catania 1858; un fasc. in 8." parte I." Comptes .... Cast resi dclV I. accadejuia dlllb scienze deli istitvto DI francia; in con-en te. Annali di fisica, e matemalica del prof. Tortolini; in coriente. ERRORI Pag l.ii lin 23 sig. de » 13o » 12 dulla • id. » 23 conteniita » 136 » 22 percio » 137 » 11 per » 138 I) 9 nella » 140 » 24 Xn » 142 » 13 sesidui » 143 » 3 comniuiiicazioni )> id. » id. coniunicare • liJi 1) 7 haileano » id. u 9 ehe " id. 1) 20 sni » id. » 23 ricuoperlo CORREZIOM - sig. G. C. (an. 1839), e poscia il sig. de - dalla - contenula chiusa - percid I'lstromento pur -giunto alia residui - coimmicazioni ■ presentare boileano chc sul • ricoperto mPRIMATUR Fr. Th. M. Larco 0. P. S. P. A. M. Socius LMPRIMATUR Fr. A. Ligi Bussi Ord. Min. Coiiy. Archicp. Icon. Vicesgerens. A T T I DELL' ACCADEMIA POxNTIFICIA DE' NUOVl LINCEI - — inn liiiii I ^ I SESSIONE V DELL' 11 APfllLE 1858 PRESIDENZA DEL SIG. DCC* D. MARIO MASSIMO. MEMORIE E COMUNICAZIONI SSI 30CX O H S I N A a I E SEI C O H B. I S P O N D E N T I AsTRONo.MiA. — Ecclisse solare del 15 Murzo 1858. Nola del prof. I. Calandrelli. X." ilel calcolo degli ecclissi solaii, sia che colle posizioni della Luna e del Sole tiatte dalle tavole, si vogliano calcolare i tempi del principio , del tine, della niassima fase, della vera congiunzione, sia che dopo 1' osservazione del fenomeno, dati i tempi del principio e del fine , si vogliano determinare le posizioni della Luna, afiinch6 dal confronto di queste che dipendono dalla os- servazione con quelle che si sono ottenute dalle tavole si abbiano le diffe- renzc o i cosi detti crrori dellc tavole, si presentano alcune queslioni le quali non sono state ancora definite dagli astronomi. Queste qucstioni riguardano in vero piccole quantita, ma queste sono tali, che incluse, o trascurate, pos- sono nel calcolo preparatorio portare a diversi tempi del principio, del fine, della vera congiunzione ... per uno stesso meridiano: nelT altro calcolo poi possono alterare gli errori delle tavole , e i tempi della vera congiunzione , quando anchiS , caeteris paribus, si tenga lo stesso metodo di calcolo , e si prendano dalle stessc tavole le posizioni della Luna e del Sole. 2° Avvicinandosi il tempo dell' ecclisse, in mancanza di effeineridi pro- prie, mi proposi di calcolare con tutto il rigore i tempi del principio , del fine, della vera congiunzione ... pel meridiano del mio osservatorio. .\ que- 31 — 232 — slo fine, Don vivendo ancora I'icevute le nuove tavole Lunari di Hansen, dal- I' iilmanacco nautico di Greenwich ottcnni le scguenli posizioni della Luna. 1858. Marzo 15 tempo medio a Roma 0*L=35l."' 3.'10."87 .. ). = -h 0.°34.' 26."57 1* ... 354. 37. 30. 19 .... 37. 35. 29 2' ... 355. 11. 51. 30 ... . 40. 43. 93 3* ... 355. 4G. 14. 21 . . . .43. 52. 47 4* ... 356. 20. 38. 90 ... . 47. 0. 88 quindi i movimenti orari della Luna in longitudine e latitudine m = 34.'19."32 ... h = 3'8."72 f.a 0'' e V 34. 21. 11 . . . 3- 8- 64 ... V e 2* 34. 22. 91 . . . 3. 8. 54 ... 2'' e 3'' 34. 24. 69 . . . 3. 8. 41 ... 3'' e 4'' Dailo stesso almanacco ebbi pel mezzodi medio di Roma Longitudine del Sole L" . . . . 354.° 36.' 3."89 .Moto oiaiio [J. 0. 2. 29. 40 ■Paral. oriz. eq. della Luna .... 0. 58. 12. 86 Variaz. oraria -i- 1. 49 Semid. della Luna 0. 15. 53. 96 Variaz. oraria -+- 0. 41 Semid. del Sole 0. 16. 6- 51 Paral. eq- oriz- del Sole 8-60 3.° II tempo della congiunzione e tanto piii esattamente determinato , quanto piu le longitudini dei due corpi si avvicinano ad essere eguali. Nel nostro caso abbiamo 1* pom. t. m. a Roma L" = 354.°38.' 33."29 L = 3.54. 37. 30. 19 1. 3. 10 Moto oraiio fra 1* e 2'' m= 34.'21."11 IX ^ 2. 29. 40 m—iJ. = 31. 51. 71 Tempo della vera congiunzione 1.'' l-"" 58.' 82 — 233 — 4.° Fissati quest! elementi , mi proposi di determinarc tali tempi del principio e del fine, chc verificassero due condizioni 1." Chc la distanza apparcntc dci centii calcolata eguagliasse la sonima dei seniidiametii apparenti del Sole e della Luna per i tempi del principio e del fine. 2." Che dal calcolo dclle posizioni apparenti risultasse lo istantc fissato della vera congiunzione. L' una e I'altra condizione sono soggette a qualche dilTicolta. E primic- ramcnte la son)ma dei semidiametri apparenti del Sole e della Luna dcve diminuirsi di circa 5" come gia propose Sejour per V cffetto della irradia- zione, o di 3.'' 5 come propongono i moderni astronomi ? In tale ipotesi la distanza apparcnte dei centri calcolata colle posizioni apparenti del Sole e della Luna corrispondcnti ai tempi del principio e del fine non deve piii veri- ficarc la somnia dei semidiametri apparenti, ma questa diminuita di 5" o di 3": quindi i tempi che verificano la prima condizione saranno diversi da quelli che verificano 1' altra. 5.° Nella ipotesi che la somma dei semidiametri apparenti del Sole e 24.' 50. "21 N = 0. 7. 45. 63 ix' = 0. 6. 8. 88 Ponendo poi otlenni colle note fonnole gli angoli a e /3, e il moto n nell'orbita relativa a = 17.°35.'28."40 /3 = 21. 48. 55. 32 n = 0. 59. 6. 23 e falto il calcolo si cbbero le longitudini della Luna pel principio e fine — 237 — 354.- 27.' 58."45 355. 52. 47. 82 Ic quali sono quasi idcntichc a quollc delle tavole. 12.° Collo stesso melodo si puo avere il tempo della vera congiunzione dalla osservazione del principio e del fine. Sia $ la distanza apparente dei centri, X' la latitudine apparente della Luna, sarii u = |/"[(^-+-X') (5 — X')] 'a dislanza della Luna della congiunzione apparente, ed w-t-n la distanza della Luna dalla vera congiunzione. Patto il calcolo si ha uH-n = 9.' 52."71 pel principio M-f-n = 68. 46. 86 pel fine; quindi Tempo della vera congiunzione = tempo del principio -+■ tempo del fine m — [J. (M-+-n).l'' ovvero Med 10 m — jn 1.* l." 58." I. 1. 59. 15 08 1. 1. 58. 2. 1. 58. 61 82 dalle tavole. I tempi dunque del principio e del fine nelle accennate ipotesi (10), erano talmente determinati che se 1' osservazione del fenomeno avesse corrisposto agli indicati tempi , si poteva forse dar ragione delle due difiicolta indicate le quali si presentano nel calcolo di questi fenomeni. 13° Sfortunalamcnte pero le nuvole impedirono le osservazioni- Manco aiTalto quolia del principio , e I'altra del fine lascia una incertezza di qual- che secondo. 11 tempo da me notato fu 3.* 11."* 25.' 7 (Giornale di Roma del 16 Marzo 1858). Per questo tempo si cbbe Nonagesimo . . . . N= 51.' 32.' 32."13 Aliezza /t := 65. 23. 1 . 52 Long, della Luna . . . L = 355. 52. 42. 44 Latitudine X = 0. 44. 28. 96 Paral. eq. oriz. della Luna P = 0. 58. 17. 41 Semid. della Luna . . d' = 0. 15. 54. 59 Scmid. del Sole . . . A = 0. 16. 6. 51 Paral. del Sole ■ . . . p= 8. 60 Longitud, del Sole. . . L"=^ 354. 44. 0. 55 — 238 — Le posizioni della Luna sono statB ricavatc dalle nuove tavole di Hansen. Usando delio stesso metodo oltenni $ = 31.'52."78 ;: = 24. 11. 31 (— ) n = 44. 10. 07 (— ) V-=20. 17. 86 CO = 24.' 35. " 15 oo-4-n= 1." 8.' 46." 01 Longitudine del Sole = 354." 44.' O."o5 «-f-n= 1. 8. 46. 01 Long, della Luna = 355. 52. 46. 56 Dalle Tavole = 355- 52. 42. 44 Osserv — caIcolo= 4. 12 EiTore ben piccolo, non ostante 1' ineertezza del tempo , il quale si prese , come suol dirsi a volo, essendo sempre il sole offuscato dalle nuvole. 14 ° L' ecclisse del 15 Marzo e stato osservato parzialmenle , cioe in alcuni luoghi il solo principio, in altri il solo fine. Per giudicare del pregio dellc nuove tavole Lunari bisogna avere dalle osservazioni molto esalte di ecclissi e di occultazioni. Da questa sola osservazione non completa non si pu6 argomentare del merilo di questo prezioso lavoro di cui il ch. Hansen ha voluto airicchiie la scienza. Intanlo peio mi sembra che possa conchiu- dersi che si puo giungere alia soluzione del problema che mi sono propo- sto, con tal precisione ed csatlezza che 1' osservazione corrisponda quasi iden- ticamente ai tempi fissati. 15.° Dalle tavole medesime ebbi inoto della Luna in longitudine nella centesima parte del giorno m = 8.' 14." 75, il moto del sole in longitudine nello slesso tempo e fji.= 35." 85; la distanza della Luna dalla vera con- giunzione e w-(-n ; fatto il calcolo, w-i-ll si percorre in 2.* 9."' 28-^ 30 col moto relative m — fx ; quindi tempo della vera congiunzione = 3''il'"25.^70 — 2. 9. 28. 30 1. 1. 57. 40 — 239 — 16." Tutto il calcolo suppone nhe la distanza apparentc dei cenlri sia quolla chc risulta dalla soinma del scmidiametro tavolarc del sole e dcH'ap- parcnte della Luna, tiascurando qualunque diminuzionc (1). Si diminuisca oia 5 di 5" a norma deiranlichissiina rcgola, o di 3" 5, come si vuole dai mo- derni astronomi Nel primo caso risulta u-t-II = l.°8.' 39."53 Neiraltro. . . . • • . . 1. 8- 40. 96 ecco alteratc le longitudini della Luna chc si hanno dalla osservazione; alte- rati gli eirori delle lavole ; alterati i tempi della vera congiunzione , e per consegucnza incertezza sulla longitudine del sole , la quale in quelle istante deve cguagliare quella della Luna. Se le posizioni della Luna ricavate dalle nuove tavolc corrisponderanno, come giova speraie, alle osservnle dentro li- mit! ristrettissimi , quando Tastronomo sia sicuro del tempo delle osserva- zioni, le questioni da me proposte si potraniio definire cou grande sicurezza. Nel caso in cui siamo, si ponga per un momento che io fossi certo del tempo dell'osservazione. Quando 5 non ha alcuna diminuzione, trovo 1' errore di 4", quando Io diminuisco di 3-" 5, V errore si annulla; dunque nel supposto che le posizioni delle tavole sieno esatte, nella ipotesi che Io istante sia preciso, dovrei conchiuderc che la detta diminuzione e realmente indicata. (1) Usando del mclodo proposlo dal prof. Conti, si awerla che S risulta dalla somma dei semidianietri veri della Luna e del Sole, diminuendo il semidiamelro solare di cio che aumenta rapparcnte della Luna. 32 — 240 — AsTRONO.iiiA. — Sul viovimeyilo proprio di Sirio. Ricerclie del prof. I- Calandrelli. [Continuazione) (1). T A V 0 L A 111. Osservazioni delle 8 stelle del cane maggiore. Ascensioni relle osservatc. Ciorni 1857 Slelle AR app. osserv. Riduz. AR tnedia pel 1.° del 1857 Feb. «) /3 6.M6."'25.^408 1.^ 169 6.*16.'"24.^239 10 383 1. 156 227 13 350 1. 120 230 1-i 343 1. 108 235 1G 320 1. 081 239 17 305 1. 068 237 Marzo 2 111 0. 867 244 3 078 0. 850 228 6 25. 030 0. 796 234 12 24. 927 0. 688 239 16 860 0. 612 248 17 840 0. 593 247 I'J 790 0. 557 233 26 682 0. 424 258 28 628 0. 383 245 29 600 0. 366 234 Feb. 9 f V 6. 30. 8. 517 1. 211 6. 30. 7. 306 10 8. 513 1. 201 312 13 8. 484 1. 168 316 U 8. 475 1. 157 318 Maizoiy 7. 940 0. 619 321 Feb. 16 v" 6. 30. 27. 949 1. 134 6. 30. 26. 815 Marzo 2 759 0. 931 828 3 749 0. 917 832 (1) V. sess. IV del 7 Marzo 1838. — 241 — T A V 0 L A III. Osservazioni delle 8 sielle del cane maggtore. Ascensioni relte osservale. Giorni 1857 Stelle AR app.° osserv. Riduz. AR media pel l°del 18.57 Marzo 6 v'" 6.*31. "'37.027 ().' 865 6.*31. -36.^58 12 928 0. 7.58 170 • 16 858 0. 684 • 174 Feb. 9 9 6.47. 34. 232 1. 257 6.47. 32. 975 10 212 1. 249 963 13 152 1. 222 930 14 133 1. 191 942 Feb. 16 (^ 6. 49. 34. 888 1. 198 6. 49. 33. 690 Marzo 2 701 1. 018 683 3 683 1. 003 680 Marzo 6 { 6.49. 46. 562 0. 947 6.49. 45. 615 19 332 0. 700 632 26 234 0. 593 641 28 175 0- 556 619 Feb. 9 y 6.57. 18. 662 1 302 6.57. 17. 360 10 9 655 1- 295 360 13 625 1- 253 372 14 610 1- 244 366 16 562 1- 224 338 Marzo 2 422 1- 049 373 3 413 1- 034 379 6 364 0- 987 377 19 136 0- 768 368 26 18. 001 0. 643 358 28 17. 975 0. 606 369 29 963 0. 587 376 — 242 — T A V 0 I. A ill. Osservazioni delle 8 stelle del cane maggiore. Distanze polari n. osservale. Cionii 1857 Slelle Arco letto Rifraz. Dist- r. N. OSS. Riduz. Dis pel „P.N. media V del 1857 Feb. 9 /3 59.°45. ' 10."50 l.'40."92 107.° 53.' 17."81 l."07 107.° 53,' 16."74 10 10. 00 1. 41. 37 18. 23 1. 21 17. 02 13 10. 00 1. 40. 46 18. 45 1. 70 • 16. 75 li 10. 75 1. 39- 79 17. 96 1. 73 16- 23 Hi 8. 75 1. 41. 36 18. 50 1- 97 16- 53 17 9. 00 1. 41. 43 18. 72 2. 09 16- 63 Marzo 2 13. 75 1. 39. 76 19. 27 3. 32 15- 95 3 11. 25 1. 41. 23 19. 98 3. 37 16- 61 6 14. 25 I. 39. 45 19. 58 3. 56 16- 02 12 17. 00 1. 39. 27 20. 34 3. 81 16- 53 16 14. 00 1. 38. 65 20. 32 3. 98 16- 34 17 16. 95 1 37. 69 20. 30 4. 00 16- 30 19 15. 50 1 37. 46 20. 91 4. 03 16- 88 26 17. 75 r 36 87 20. 28 4. 03 16' 25 28 17. 25 r 36' 95 20. 83 4- 01 16' 82 29 17. 00 i: 37" 23 20. 86 3- 99 16* 87 Feb. 9 •/ 60. 24. 35. 40 1. 43: 61 108. 32. 45- 40 1- 08 108. 32. 44' 32 10 35. 00 1. 44. 08 45. 94 1. 26 44' 68 13 35. 00 1. 43. 14 46. 13 1. 65 44. 48 14 36. 75 1. 42. 46 46. 63 1. 79 44. 84 Marzo 19 41. 00 1. 40. 06 49. 01 4. 42 44. 59 Feb. 16 v" 60. 59. 58. 00 1. 46. 60 109. 8. 12. 99 2. 16 109. 8. 10. 83 Marzo 2 61. 0. 3. 00 1. 44. 92 13. 68 3. 66 10. 02 3 61. 0. 0. 00 1. 46. 45 13. 95 3. 73 10. 22 i — 243 — T A V 0 L A III. Osservazioni dcllc H stelle del cane magqiore. Distanze polari n. osservale. Gioini 1857 Stelle Arco lelto Rifiaz. Dist. P. N. OSS. Hiduz. Dist. pel P. N. media r del 18.57 .Murzo G v'" .39.°58.'57."7.-) I.'40."36 108." 7.' 3."99 3 " 73 118. ' i: 0."26 12 59. 0. 00 1. 40. 18 4. 15 4. 09 0. 06 IG 58. 57. 00 1. 39. 55 4. 72 4. 25 0. 47 Feb. 9 C 53. 43. 57. 60 1. 20. 13 101. 51. 44. 12 -+-0. 16 101. 51. 44. 28 10 57. 50 1. 20. 49 44. 85 0. 02 44. 87 13 57. 00 1- 19. 76 44. 75 — 0. 36 44- 39 li 57. 50 1. 19. 23 45. 15 0 47 44- 68 Fob. IG tJ- 55. 43. 49. 25 1. 26. 83 103. 51. 44. 47 1. 12 103. 51. 43- 35 Marzo 2 54. 75 1. 25- 45 45- 96 2. 56 43- 40 3 52. 25 1. 26- 71 46. 46 2- 64 43. 82 Marzo G t 58. 44. 22. 50 1. 35- 55 106. .52. 23. 93 3- 17 106. .52. 20. 76 19 23. 00 1. 33. 63 24. 58 3. 89 20. 69 26 26. 00 1. 33. 06 24. 72 4. 04 20. 68 28 24. 75 1- 33. 15 24. 53 3. 87 20. GO Feb. 9 V 57. 17. 32- 50 I. 3l. 68 105. 25. 30. 57 0. 42 105. 2.5. 30. 15 10 32. 00 1- 32. 09 30. 95 0 57 30. 38 13 32. 25 1- 31. 27 31. 51 1. 02 30. 49 U 33. 25 1- 30. 66 31. 33 1. 16 30. 17 16 31. 50 1- 32- 09 31. 98 1. 43 30. 55 Marzo 2 37. 00 1- 30. 63 33. 39 3. 00 30. 39 3 34. 25 1- 31. 96 33. 71 3. 09 30. 62 6 37. 00 1. 30. 36 33. 24 3. 73 29. 51 19 37. 50 1. 28. 54 33. 99 4. 09 29- 90 26 41. 25 1. 28. 00 34. 91 4. 85 30. 06 28 39. 75 1. 28. 08 34. 46 4. 28 30. 18 29 39. 25 1. 28. 341 34. 22 4. 28 29. 94 — 244 — TAV. IV. Risultalo finale delle osservazioni riporiale nella lav. II e III. Stelle Sirio P- AR media pel 1." 1857 6/16.'"24/238 30. 7. 314 30. 26. 825 31. 36. 166 38. 50. 903 47. 32. 952 49. 33. 684 49. 45. 626 57. 17. 366 Dist. P. N. media pel 1° 1857 107. 53. 16. 53 108. 32. 44. 58 109. 8. 10. 36 108. 7. 0. 26 106. 31. 24. 77 101. 51. 44. 55 103. 51. 43. 52 106. 52. 20. 69 105. 25. 30. 19 {Conlinua) — 245 — Florae romanae Prodrotnus exhihens plantas circa Romam el in Cisapenninis Pontificiae dictionis provinciis sponle venienles. Auclore Petro Sangvinetti in romana studiorttm Universitate Bolanices professore- (Continuazione) (•) tlici'is cordatis: ovaria 5, stylis subulatis, stigmatibus simplicibus: folliculi erecti cylindrici, stylo corotiati, latere interne, dehiseentes. 245 NIGELLA L. Calyx coloratus liberus deciduus 5-sepalus: corolla polypetala patens , pelalis parvis 2-labiatis circa stamina in seriebus dispo- sitis, labio supcriore indiviso, inferioie 2-fido , ungue foveolato nectarifero: staminum filamenta subulala: antherae oblongae, connectivo saepe ultra api- cem producto, niucronatae: ovaria 5-10 plus minus distinta vel coalita: stig- mata, siylis 3-5-10 elongatis, longitudinaliter adnata: capsulae totidem, stylis persistentibus coronatae, latere interno dehiseentes. POLYANDRIA-POLYGYMA 246 ADONIS L. Calyx liberus deciduus pentasepalus, sepalis patentibus concavis: corolla rosacea 5-x>-petala, petalis ut plurimum calyce longiori- bus, unque nudo: stamina corolla breviora, filamentis subulatis, antberis sub- ovatis incurvis: stylus brevissimus: stigma simplex: nuculae numerosae ova- tae reticulato-rugosae 1-spennae in spicam aut capitulum super riceptaculum auctum saepe elongatum, disposilae- 247 FICARIA DILL. Calyx liberus deciduus 3-sepalus , sepalis conca- vis patentibus: corolla rosacea polypetala, calyce duplo longior , pelalis ob- longis planis, ungue nectarifero foveolato: stamina corolla breviora, filamen- tis subulatis, antberis oblongis: stylus brevissimus dilatatus: stigma obtusum: nuculae laeves compressae obtusae 1-spermae in capitolum dispositae. 248 RANL'NCLILUS L. Calyx liberus 5- sepalus deciduus, sepalis con- cavis patentibus vel retroflexis: corolla rosacea 5 raro 10-petala, petalis ob- tusis, ungue, fovea nectarifcra quandoque squamula aucta , donato: stamina corolla breviora, filamentis subulatis, antberis oblongis: stylus brevis vel elou- gatus lateralis: stigma puberulum: nuculae ovatae subcompressae 1-spermae laeves vel echinatae tubcrculatac striatae, stylo quandoque elongate, coronatae, in capitulum vel spicam super riceptaculum auctum dispositae. 249 CEUATOCIirilAI.LS DC. Calyx liberus tandem deciduus 5-sepa- lus , sepalis oblongis patentibus: corolla rosacea 5-petala , calyce subdupio (1) V. sess. IV. del 7 Marzo 1838. — 246 — longior, petalis oblongis integris: stamina corolla breviora, filatnentis subula- tis anlheris, oblongis: stylus clongatus incurvus: stigma puberulum: nuculae Januginosae l-spermae basi 2-lobae apice in rostrum superius falcatum pro- iluclae, in spicam cylindricain , dispositac. 250 TROLLIUS L. Calyx liberus deciduus 5-oo -sepalus, sepalis coiora- tis: petaia 5 plura basi tubulosa apice 1-labiata: staminum fiiamenta subulata •M'ecta: anthci'ae elongatae: stigma sessile acutum: capsulae cylindraceae sub- incurvae Iransversim rugosae I-loculares polyspcrmae intus dehiscentcs apice rosteliatatac, thecaphoro, imposilae. 251 ISOPYRUM L. Calyx liberus deciduus coloratus 5-sepalus , sepalis ovatis concavis: corolla 5-pelaIa, petalis tubulosis ore bilabiatis, labio externo 2-lobo brevi, intcrno integro: staminum fdamenta fiiiformia elongata: antbc- rae erectae ovatao I-loculares: ovaria crecta oblonga 2-oo : stigmata ob- lusa sublateralia in apice styli elongati: capsulae membranaceae oblongo-com- pressae, latere externo carinato, carina in rostrum products, interno ab apice debiscente, I-locularcs olygospermae. 252 IIELLEBORUS L. Calyx liberus 5-sepalus persistens quandoque coloratus, sepalis subrolundis grandibus: corolla polypetala, petalis parvis tu- bulosis, basi compressa, nectariferis, apice truncatis: stamina calyci ut pluri- muui aequalia: filamenta subulata: antherae oblongae, loculis oppositis: ovaria 2-16 erecta, stylis subulatis, stigmatibus obtusis puberulis: capsulae membra- naceae cylindraceo-compressae utrinque fere carinatae, carina externa recta in rostrum longe producta, interna incurva ab apice debiscente, 1 -locularcs polyspermae. 253 CALTHA L. Calyx liberus patens deciduus aliquando persistens 5-00 -sepalus, sepalis subrotundis coloratis: corolla nulla: stamina (jalyci bre- viora, filamentis subulatis , antberis oblongis, loculis oppositis: ovai'ia erecta, stylo brevi conico, stigmate obluso, capsulae membranaceae cylindiico-com- pressae subcarinatae , carina externa recta in rostium breve producta , in- terna-curva ab apice debiscente, 1-locu!ai'es polyspermae. 254 ANEMONE L. Floies involucrati, involocrum triphyllum incisum vel partitum a flore remotum: calyx liberus deciduus 6-qo -sepalus, sepalis co- loratis obtusis conniventibus: corolla nulla: stamina calyci breviora: antherae apice filamentorum filiformium adfixae: styli jamdudum persistens saepius post nutias aucti: stigmata simplicia: nuculae l-spermae in capiluluin coadu- natae, mucrone vel cauda plumosa, coronalac. — 247 — 255 HEPATICA DILL. Flores involucrati, involucium triphyllum inte- grum, flori approximatum. Calyx libeius deciduus 6-9-scpalus, sepalis inse- liebus dispositis: corolla nulla: stamina calyci breviora: anlherae apici (ila- inenturum irregularium adfixae: styli persislentes brevissimi: stigmata obtusa: nuculac 1-spcrmac brcvitcr rostratae in capitulum coadunatae. 256 CLEMATIS L. Calyx liberus patens deciduus i-S-sepalus , sepalis coloratis: corolla nulla: slaminum fdamenta medio dilatata: anlherae elonga- tae erectae, connettivo subulato, adnatae: styli subulati: stigmata simplicia: nuculac 1-spermae in capitolum coadunatae , cauda plumosa vel nuda co- ronatae. 257 THALICTRUM L. Calyx minimus liberus cito deciduus 3-5-sepa- lus, sepalis concavis coloratis: corolla nulla: stamina patentia vel erecta, fila- mentis filiformibus saepe apice dilatatis , antheris elongatis oppositis: ovaria numero varia: stigmata ut plurimum sessilia pubescentia: nuculae 1-spermae modo sessiles modo pedicellalae triquetrae, angulis alatis, sulcatae aut inflatae: AlYSlUACE/tE DaRTL- 258 SAGITTARIA L. Flores monico-dyclini superiores masculi, inferio- res foeminei: stamjna sub 24, filamentis subulatis, antheris basi cordatis ex- trorsis: ovaria plurima, stylo brevissimo, stigmate simplici: in utroque flore calyx 3-phyllus, foliolis ovatis concavis persistentibus: corolla rosacea calyce longior ipsoque alterna 3-petala, petalis subrotundis obtusis: nuculae meni- branaceae compressae 1-loculares 1-spermae breviter rostratae in capitolum densum coadunatae. POLYANDRIA-MONOGYNIA PAPAVER. 1046 iiYBitiDVM L. Sp. PL p- 725. Caulc crccto ramoso: foliis pinnaliii- dis, pinnis incisis margine breviter setosis: floribus solitariis longe peduncu- latis, pedunculis adpresse setosis: capsulis subglobosis setoso-hispidis, stigmate sub 5-radiato, coronatis. P. hybridum Maw: Cenlr 13. p. 25- Bert. Fl. It. t. 5. p. 316. In incultis. Sid Monte Mario nella villa Mellini. Ann. Flor. Aprili. Flores punicei antheris cyaneis. 33 — 248 — t0i7 DUBivM L. Sp. PI. p. 726. Caule erecto ratnoso, pilis adprcssis: foliis 2-pinnaliri(lis, inferioruin laciniis laliusculis integris aut 3-clentalis, su- peiiorum lincaribus acutis: floribus solitaiiis longissime peduculalis, pilis pe- dunculorum patentibus: capsuiis oblongis subangulatis giabris, stigmate mul- tiradiato, coionatis. P. dubium Seb. et Maw: Fl. Bom. Prod. p. 176. n. 586 - Bert. Fl. It. I. 5. p. 322. « Rubiaei. Foliis superioribus bipinnatifidis, capsula abbrcviala. . P. dubium x Bert. I. c. In incullis, vineis etc. frequens- a Villa Borghese. Ann. Fior. Aprili. Flores punicei. Vulgo. Bosolaccio, Papavero salvatico. 1048 BiioEAs L. Sp. PI. p. 726. Hirsutum pilis patentibus. Caule ere- cto ramoso: foliis pinnatifidis, laciniis seiratis incisisve: floribus solitariis lon- gissime pedunculatis: capsuiis subrotundis giabris, stigmate multiradiato, co- ronatis. P. Rhoeas. Seb. el Matir. Fl. Bom. Prod. p. 176. ;i. 585 - Bert- Fl. It. t. 5. p- 324. In cultis, incultis, vineis etc. communis. Ann. Flor. Aprili-Majo. Flores punicei. Vulgo. Bosalaccio. Papavero salvatico. Usus. In materia medica flores, et herba Rhoeadis enumerantur utpote sudorifera caimans somnifera. Apud nos flores communiter usurpantur ad tus- sim compescendam; sed indiscriminatim flores P. Rhoeadis et dubii ad hoc coUiguntur: herba cruda, et magis cocta utriusque speciei sub hyeme a vil- licis appetitur. 1049 soMNiFEBun L. Sp. PL p. 726. Glaucum. Caule erecto simplici ra- mosque: foliis amplexicaulibus oblongis incisis dentatisve , dentibus subro- tundis: floribus solitariis, pedunculis solitariis aggregatisve: capsuiis oblongis vel subglobosis, stigmate multiradiato, coronatis. /3 nigrum. Capsula globosa, semine nigro. P. somniferuni Manr. Cent. 13. p. 25. In incultis nunc sponte erraticum ex hortis aufugum. Ann. Flor. Majo. Flores triste rosei. Vulgo . et in officinis. Papavero. Usus. Succo lactiginoso, qui ab hac specie in Oriente sponte provenit , — 249 — Oppium fit, magnalibus illius rcgionis reservatum: decoctione plantae, ct prac- scrtim capsulanim cxliactum siccuui cducunt , quod Oppium in aeconomia haudit, cujus vis et usus in medicina sat noti. Apud nos speciem quoque co- litur, sed , vi ejus adinodum dcpaupcrata , ad syrupos et tisanas calmantes conficendas inservit. GLAUCIUM. 1050 LVTEVM Scop. Fl. Cam. ed. 2. t. ]. p. 569. Intese glaucum. Caulc ut plurimum caespitoso , ramis aiteme dichotomis: foliis undulatis infeiiori- bus pinnatifidis angulalo-dcntatis, supiemis simpliciter dentalis: siliquis in- curvis ut plurimum tuberculato-scabiis: semina majuscula leniformia. G. luteum. Seb. et Maw: FL Rom. Prod. p. 176. n. 584- Bert. Fl. It. t. 5. p. 312 - G. flore luteo. Ilort. Rom. l. 4. p. 87. In arenosis maritimis. Ostia, Finmicino, Nelluno, etc. Ann. Flor. Junio-Julio. Flores flavi. Vulgo. Papavero cormito. CHELIDONIUM. 1051 MAius L. Sp. PI. p. 723. Caule articulate, articulis tumidis: foliis impari-pinnatis, pinnis lobatis crenatis: pedunculis umbellatis axillaribus vel oppositifoiiis. Ch. majus. Seb. et Maur. Fl. Rom. Prod. p. 175. n. 583 - Bert. Fl. It. t. 5. p. 309 - Ilort. Rom. t. 4. tab. 46. In umbiosis ad sepes ubique- Perenn. Flor. Majo-Jnnio. Flores iutei. Vulgo. Celidonia, Erba nocca. Usus. Plinius refcrt succuni Chelidonii majoris, melle coctum, remedium praestare in caligine oculorum. Succcssivis temporibus inter suspecta reme- dia enumcratus, nam succus procu! dubio causticus evadit- Coctus an aeri- tatem admictit, ut do aliarum plantarum succo cvenit ? res periclitanda- Suc- cus in carie dentium, et in hydrope, aedemate etc. uti diureticus, apud non- nullos etiam invaluit, at nunc vix commemoratur- ACTAEA. 1052 spicATA L. Sp. PI. p. 722. Foliis petiolatis ternato-supradecom- positis glabris, foliolis cordato-ovatis inciso-serratis, terminal! trilobo: racemo ovato: petalis staminum longitudine: pcricarpio baccato. A. spicata Sang. Cent, tres p. 74- n. IdG - Bert. Fl. It. t. 5. p. 306. la nemorosis apenninis. Moult della Sibilla. — 250 — Perenn. Flor- Junio-Julio Florcs albi. Fructus nigri venenati. CAPPARIS. 1053 BVPESTRts Siblh. cl Smith. Fl. Grace- Prod. t. 1. p. 355. Caule cacspitoso: foliis brevitcr pctiolalis subrotundis obtusis: aculeis (cnuibus bre- vissimis icclis cito deciduis ad basim pctiolorum: pedunculis solitariis elon- gatis 1-floris: baccis cjlindraceis. C. rupestris Berl. Fl. It. t. 5. p. 302 - C. spinosa. Seb. cl Manr. Fl. Rom. Prod. p. 175. H. 582 - Sebast. En. PI. Amph. Flavii p. 33. n- 47 - C. non spinosa fructu majore. Horl. Rom. t. 5. tab. 8- Ad inuros antiques vulgaris. SufTrut. Flor. ab aestatc in autumnum. Flores albi centre subviolacei. Vulgo. Cappari. Usus. Flores inapertos et quandoque fructus iininaturos aceto infundi- mus ad obsonia condienda. TILIA. 1054- EVHOPAEA L- Sp. PL p. 733- Ramis patulis glabris , cortice laevi seiicscente rimoso: foliis serratis cordatis glabris subtus in venaruni axillis parvi-spongiosis: florum pedunculis a.xillaribus solitariis umbellatis, umbella quandoque composita jamdudum pauci-radiata: bractea oblongo-ligulata: nuce coriacea ovala laeviter costata. T. eui'opaea Bert. Fl. It. t. 5. p. 334. In sylvaticis montium non rara. Arbor. Flor. Junio-Julio. Flores luteoli gratissime olentes. Vulgo. Tiglio. 1055 GRA,\DiFOLiA Smith. Engl. Fl. t. 4. p. 18. Ramis patulis saepe pu- bescentibus, Cortice laevi, senescenti rimoso: foliis pubescentibus serratis ac- qualiter obliqueve cordatis subtus in axillis venarum parvispongiosis: florum pedunculis axiilaribus solitariis umbellatis, umbellis parvi-i'adiatis, radiis ab- l)reviatis sub 3-floris: bractea obverse lanceolata elongata: nuce lignosa crassa turbinato-ovata exquisitae costata. T. grandifolia Bert. Fl. It. I. 5. p. 335 - T. platyphyllos Seb. el Maur. Fl. Rom. Prod. p. 176- n. 587. In sylvaticis montium. Nel monle Albano, a Castel Candolfo- Arbor. Flor. Junio. Flores albi odori. Vulgo. Tiglio- — 251 — 1056 PARViFOLiA Smith- Engl. Fl. t. 3. p. 20. Rainis patulis glabris lae- vibus, scnescenlibus subiimosis: foliis subcoriaceis glabris argute serralis basi coi'datis quandoque truncatis subtus albo-glaucis, axillis foliorum fcnugineo- spongiosis: pedunculisaxillaribus solitariis umbcllatis: umbella composita niul- lifloia: bractea ovato-oblonga: nuce caitacea subrotunda pubescente obscure costala. T. paivifolia. Ikrt. Fl. It. t. 5- p. 330. In sylvaticis montium Latii. Alia Fajola. Arbor. Flor. Junio. Floras luleoli odorosissiini. Vulgo. Tkjlio. Usus. Tiliae, b'gno et floribus, ab antiquitus natae. Lignum laeve ad opera caelata vel torno polienda summoperc aptum, et plurimis in operibos usur- patum, item combustione carbo obtinetur ad pulverem sulphuream conficen- (lam pracstantissimum. Apes, flores, jamduduni grate olentes, avide appelant, qui flores, ad mcl optimum obtinenduni, admodum apt!. Item flores in arte medica, uti sudoriferi et excitantes, valent. CISTUS. 1057 .voysPELiENsis L. Sp. PI. p. 737. Viscidus pilosus. Caule erecto, ramis brachiatis: foliis lincari-lanceolatis margine revolutis 3-nerviis rugosis: floribus axillaribus terminalibusque racemosis: calycis foliob's ovatis acumi- natis, petalis obovatis integris, dupio brevioribus: capsula ovoideo-pentagona glabra calyce, breviore. C. monspeliensis Seb. et Maitr. Fl. Rot^. Prod. p. 176. n. 589 - Bert. Fl It. t. 5. p. 339 - €. afTinis'Sanjf. Cent, tres p. 75. n. 167. In maritimis frequens. A Malafcdc, Ostia, Maccarese etc Frutex- Flor- Majo. Flores albi- Vulgo. Cialo. Obs. Planla succo resinoso viscido repleta Rosmarinum grave redolens. 1058 lycAKvs L. Sp. PI. p. 737. Incano-villosus. Caule erecto ramose, ramis oppositis, altero abortiente, quandoque alternis: foliis obovato-spathula- tis rugosis 1-nerviis , petiolo alato 3-nervi basi diiatato: floribus terminali- bus axillaribusque breviter petiolatis ut plurimum solitariis: calycis dense sericei foliolis ovatis longe acuminatis, petalis obovatis, etiam dupIo brevio- ribus: capsula ovoideo-pentagona, calyce villoso, subbreviore. C- incanus Seb- et Maur. Fl. Rom. Prod. p. 177- n. 591 - Bert. Fl. It. t. 5. p. 341. — 252 — jS villosus. Viridior, pilis brevioribus. C. villosus Scb. el Maur. Fl. Rom. Prod. p. 176. n. 588 - C incanus /3 Ben. I. c In collibus circa Urbeni, et in ericelis mare versus- Pkjneto Sacchelti , Ostia, Tcrracina, Civitavecchia etc Vulgo. Cisto. Obs. Pianta prosus inodora. 1059 sALYtFOLivs L. Sp. Pip. 738- Hirtus, basi tandem glabiatus. Caule erecto vol decumbenle, ramis brachialis: foliis petiolatis ovatis 1-nerviis su- pra saturate viridibus: flofibus axillaribus tcrminaiibusque longe peduncula- tis, pcdunculis articulatis nubilibus nutanlibus: calycis foiioiis aequalibus, ex- ternis latioribus, petalis cuneatis, brevioribus: oapsula subrotundo-pentagona villosa, calyce, breviore. C. salvifoiius Seb. el Maur. Fl. Rom. Prod. p. 177. n. 590 - Bert. Fl. h. t. 5. p. 346. In collibus et ericetis circa Urbem vulgaris- Monle Mario, Valle delVIn- ferno etc Frut. Flor- Aprili. Flores albi- Vutgo. Cisto. HELIANTHEMUM. ,•; , : 1060 uALiMiFOLiujn Wild. En. Hort. Berol. t. I. p. 569. Cinereo-lepro- sum. Caule ramosissimo, ramis erectis: foliis obverse lanceolatis subtriner- viis: floribus racemoso-paniculati§, racemis alternis: calycis foiioiis exlernis linearibus, internis ovato-lanceolatis, subduplo brevioribus: petalis obovatis caiyce subquadruplo majoribus: stylo brevi recto: capsula coriacea obscure trigona longiludine calycis: seminibus minutis angulato-scabris- H. Halimifolium Seb. et Maur. Fl. Rom. Prod. p. 177- ri- 592 - Bert. Fl. Ii. 1. 5-p- 352 - Cistus Halymi fol. flore luteo maj. Italicus. Barrel. Ic. 291. In maritimis non infrequens. Ostia, Castclftisano, Fiumicino etc- Frut. Flor. Majo-Junio. Iflores lutei, macula atra ad basim. 1061 LAEViPES Wild. En. Hort. Berol. t. \.p. 570. Glabrum. Caule ra- mosissimo erecto vel adscendente, ramis inordinatis: foliis sessilibus setaceis alternis subimbricatis: floribus in racemis laxifloris paucifloris: calycis foiio- iis externis linearibus, internis lato-ovatis subtriplo brevioribus: petalis obo- vato-cuneatis, calyce dupio longioribus: stylo longitudine staminum , capsula obtusa, longitudine calycis: seminibus minutis triquetris foveolatis. {Continua) — 253 — FisicA. — Sugli elcUrornelri. Memoria del prof. P. Volpicelli. (Continuaxione della parte scconda) (1). §• XV. AB — rappresenla (fig. V.) un'asta di vetro , verniciata con cera di Spagna, sostenuta dalla ghicra mctallica AC neirestreino inferiore, mentre il superioie si congiunge all'altia ghiera pure metallica BD, che terinina in uri anello I), il quale serve di manubrio pel tiasporto di tutto 1' istromento. FIGURA V, bh — e un'asta metallica, la quale sostiene il disco inferiore 1,1 del con- densatorc. (1) V. sessionc I." del 6 diccmbre 1857, pag. 37; c scssioue II.' del 3 gennaro 1858, pag. 114, di qttesto volume. — 254 — kg — denota uii filo metallieo, prolungameiito oiizzonlale dell'asta bli, con un pernelto puntagulo e vorticale c, fissato nel suo mezzo, per sostenerc I'ago inn ((ig. VI ), orizzontalmeiite poslo a cavallo lispctto il filo melallico kg (fig. V). Quest' ago e sosteimto pel suo cenlro di gravita dall' indicalo per- nelto; e ncllo stato di cquilibrio inizialc, deve colle sue inela giaceie in peifclto oonlatto col filo kg, a cavallo al mcdesinio; cioc a destra con una mcta, cd a sinistra coU'allra. L'ago stcsso porcio dovra essere volubilissimo inlorno al per- netlo c verticale, e sempre giacore in un piano perfettamente orizzontale; ina di (juest' ago, nella figura V, non puo vedersi allro che una mela. 3, 4-, 5, 6, 7 — ricorda il sistema gia disegnato a parte nella (fig. 1) § II, e indica il congcgno per la sos[)£nsione delle paglictte 5, 6, non che per la ruo- tazione libera delle ^nedesime in un piano sempre verticale, e parallelo a quello nel quale si inuovono i trnguai'di (fig. II), per la misura della divergenza di esse pagliette. Fra queste, come gia fu avvcrtito, si trova un filo metallieo verticale 7, che puo togliersi o collocarsi quando si vuole fra esse, destinato ad aumcntare la divergenza delle medesime. In somma lutto questo sistema, ()(.] organo dell'istromento, dev'essere costrulto come gia fu indicato nella prima parte di questa memoria § II (fig. 1). Pero si avverta che nella fig. V, si dise- gnarono le pagliette col filo verticale metallieo fra le medesime, in un piano, che fa un angolo retto eon quello nel quale debbono col filo stesso giacere; cioe furono esse disegnate nel piano della figura, mentre debbono in realta giacere in un piano verticale, e perpendicolare a quello della medesima. Cio fu eseguito a fine di mettere in evidenza tanto le due pagliette, quanto il filo metallieo fra esse, colla sospensione loro- 2,2 — indica il disco superiore del condensalore ; s « il semicerchio di vetro veroiciato, cui si annelte il disco medesimo, sul centro del quale per- cio si potra coUocare la sorgente di elettricita da esplorare, mentre il disco inferiore 1,1 dovra sempre in un egual modo tenersi comunicante col suolo. xy — c I'asta dentata che serve, mediante la rosetta o, ad innalzare o ad abbassare il disco 2,2, ed a farlo restare a qualunque stazione, tulto come gia fu esposto nella prima parte §§ III, e IV. I u — e un asta orizzontale di vetro verniciato, che serve a mantenere ver- ticale tanto I'asta x i/, quanto la d a, od a rendere questa isolata se faccia d'uopo. a d — indica un'asta verticale metalliea, terminata nell'estremo superiore a in un bottone o globetto, e nell'estremo inferiore d con due ali orizzontali, che si — 255 — tiovano accavallatc anch' esse, come I'ago indicc mn, lispetto al filo mclallico lisso ed orizzontalc kg. Questc ali stanno pcicio collocate Tuna a dcstra, I'allra a sinistra del filo mcdcsimo , appunto come trovasi 1' ago indice. 1/ asta d a puo rolare altorno il suo asse verticale , quindi 6 die le ali medesime possono lotare orizzontalmcnte, allontanandosi od avvicinandosi quanto piace alle due meta dell' ago indice Inoltre I' asta d a piio alzarsi ed ahbassaisi, peiclic puo scorrerc a tiaverso la ghiera I , quindi le ali dell'asta medesima possano anchc verticalmcnte, allontanarsi quanto fa d'nopo, dalle due meta del- I'ago stesso. Cosi fatle ali hanno quattro scopi utilissimi, cioe: ]." di ricondurre I'ago indice alia sua posizione iniziale, percio di farlo coincideie collo zero della scala, prima die si comunichi all'ago stesso la elettricita; e questo piimo scopo si otliene, facendo rotaie I'asta intorno al suo verticale asse: 2." di aumentare la divergenza, cioe I'effetto della ripulsione eleltrica; poiche le ali, fatte restare piu 0 meno avvicinate oiizzontalmente alle due meta dell'ago, vengono indolte dalla elettricita di questo, ed attraggono piu o mc-no percio le stessedue meta- Si ottiene pill efTicacemente qucsl'attrazione, facendo comunicare I'estremo a dell'asta me- taliica d a col suolo; giacche I'asta colle ali sue, non solo sono perfettamente iso- late, ma cziandio costituiscono un tutto indipendente dall'ago indice. Pero si av- verta die in questo caso.l'istromento agisce da elettroscopio, e non da elettrome- tro. 3.° Scopo delle ali medesime quelle e pure, di potcre col mezzo di esse rico- noscere la natum dell'elettrico, da cui I'ago indice si trova investito- Poiche le ali, dopo compiuta la divergenza dell' ago medesime, se vengano ad opportuna distanza indotte leggiermente da una cognita sorgente di elettricita, lo che si ottiene avvicinando piu o mono, al bottono a dell'asta, un corpo elettrizzato di elettricita nota, diverranno elettriche per induzione; quindi o respingeranno od attrarranno I'ago, gia divcnuto elettrico per la carica comunicatagli precedente- mente: nell' uno e nell' altro case conoscercmo la natura della carica stessa. 4° Finalmente sollevando 1' asta verticalmcnte, prima di comunicare all' ago la carica, le annesse ali si potranno allontanare quanto basta dall'ago indice, af- finch6 questo possa divcrgere, privo di ogni sorta d'influenza esercitata sulle ali medesime. Cotale allontanamento si rcndc necessario qnando il congegno debba servire da tnicroeleltromelro , e non da microelettroscopio. Le ali del- 1' asta verticale ad , V ago che deve combaciare colle medesime, cosi pure I'asta orizzontalc %, debbcno dorarsi e brunirsi bene; afTinche quando stanno a contatto fra loro, non possa prodursi qualche connessione, che potrebbe de- rivare dalle scabrosita, cagionate o da mancanza di levigatezza, o da ossidazione. 34 — 256 — Quando si faceia uso delle ali per favorirc la divergenza dell' indice , aliora le piu piccole dosi di elettrico vengono dall' istromento manifestate. Uuindi so in qucsto caso le due meti\ dell' ago indice oiizzontalc , sieno di due steli ben relti e sottili , acconciamente fissati al conispondente cappel- lelto di rame, 1' istromento al certo non sara meno sensibile dell' elettio- scopio di Bohnenberg, ed avri, specialmente nella precisione, maggiori van- laggi di questo. Potreino adoperare 1' istromento stesso in altro modo a guisa di mi- croelettroscopio, cio6 caricando sia per induzione, sia per comunicazione, I'a- sta verticale isolata ad, modiante la sorgente di clettricita che vuole sperimen- tarsi. In questo caso le ali indurranno sull'ago indice, lo attrarranno, e lo faranno divergere dalla sua iniziale posizione. Se poi mentre si carica I'asta verticale, si faceia comunicare col suolo il braccio b k, la divergenza indicata sara mag- giore, perche la elettricita libera od attuata per induzione dalle ali nell' ago , andera dispersa, e non fara opposizione di sorta aH'avvicinarsi dell'ago stesso alle ali, che inducono e che percio lo attraggono. L' istromento deseritto puo servire da microelettroseopio condensatore , anche nel modo che vado a dichiarare. Un condensatore si applichi sul bottone a deir asta verticale a d, al qiial fine si tolga il bottone indicato, e nella vite corrispondente s'innesti la madrevite, portata dal disco inferiore del condensa- tore. Preparato a questo modo I'istromento, e chiaro che rotando un poco I'asta verticale a d , vale a dire rendendo un poco le ali oblique alia primitiva di- rczione dell'ago, la elettricita comunicata al condensatore, divenuta libera, si distribuira sulle medesime: queste agiranno per induzione sull' ago , e lo attrarranno con maggiore o minor energia, secondo la maggiore o mi- norc distanza di esse dall' ago, e secondo la quantita della carica. Crescera quest' effetto sull' ago, se facciasi, durante la induzione delle ali, comunicare col suolo il braccio b k , i\ quale prolungato porta il perno c, su cui deve I'ago stesso rotare orizzontalmente. Non sempre sara utile, per valersi dell' istromento a guisa di micro- elettroseopio , applicare il condensatore sul bottone deJI'asta verticale a d; I'applicazione medesima non conviene, quando la sorgente di elettricita sia tenue niolto, ed inoltie sia deficiente. In tal caso invcce converra comunicare direttamente al bottone stesso la sorgente di clettriciti, poiche avremo assai minor superficie, quindi maggior tensionc, minor dispersione, laonde mag- gior eifetto. — 257 - Per conoscere la natura doll' eleltrico ncl caso dl eui pailiairio, biso- gnera priinieiameute die b k liinanga isolalo ; secoiidariameiite che I' ago atlialto dalle ali , giunga in conlatto colle medesime; aiioia la eJettri- cita di esse veni distribuita pure sull' ago , e questo da esse respinto. Ouindi se mentre si effeltua qucsta ripulsione, inducasi convenientemente sal bollonc, iiicdiante una cognita sorgente di cleltricita, le ali o rafl'orzeiaiini) quella che gia possedevano, o la neutralizzeranno e quindi ne acquisteranno una contraiia, secoudo che la nuova inducente sia della stessa, od opposta natura di ([uella gia coinunicata lore priiuitivamente. Nel primo caso I'ago gia elcltrizzato ed isolato si allontaneia inaggiormente dalle ali, e con niag- gior celeritii; nel secondo cessera esso dall' allontanarsi, e si avvicinera in- voce alle medesime. Laonde in ogni caso potremo conoscere la natura del- r clettrico in prima comunicato al bottone, e quindi all' ago. Pertanto nel caso che veniamo esponcndo, polrehbe al microelettroscopio procurarsi un miglioramento notevole per la sua sensibilita, riguardo alia ma- nifestazione sia dclle piccolissime dosi di elettrico , sia della natura loro. Cio si otterri diminuendo la superQcie, sulla quale deve relettrico, gia co- municato air asta verlicale a d cd alle ali, dislribuirsi pel seguito contatto fra r ago c queste. In fatti, poichc la tensione cresce col diminuire delle superficie, a paritii di circostanze; cosi quando I'ago venga sostenuto in modo, che dopo seguito il conlatto di esso colle ali, la superficie sulla quale debba distribuirsi relettrico, non si aumenti allro che di quella tenuissima del- I'ago medesimo, la elettrica tensione rimarra sensibilmente la stessa, prima e dopo r indicato contatto. A questo effetto bastera che il perno dell'ago sia isolato convenientemente, cioe sostenuto da un verticale cilindro di vetro ben verniciato: esso allora \cvrh dalle ali elettrizzatc attratto, e dopo avere comunicato con esse , vcrra dalle medesime respinto, senza che per quesla comunicazione siasi diminuita sensibilmente la tensione della elettricita pos- scdula primitivamente dalle ali. Quindi si potra, per mezzo di una estranea in- duzione, falta subire alle ali medesime, come gia fu detto, riconoscere me- glio la natura della elettrica sorgente. Rapprcsentiamo a parte nella fig. VI, tanto il filo orizzontale k cj, da cui deve avere origine la misura degli angoli, percorsi dall' ago per la elettrica ripulsione; quanto I'ago che deve stare a cavallo al filo stesso, e rotare attorno il pernelto verlicale c. In quanto all'asta verticale ab colle sue ali p, q, essa e chiaiamente indicata sia nella fig. V.", sia nella VII.", ed in ambedue si dise- gno alquanto sollevata, perch6 bene potessero indicarsi le ali medesime. — 258 — FIGURA VI. »• c k — sono due ghierc (fig. V."). scorrevoli lungo Tasta verlicale AB, c ciascuna di esse porta una vite di pressione, affinche tutto il sisteina, quando iaccia d'uopo, si possa innalzaic od abbassare, quindi fissarsi a queH'altezza che piace- Ncl caso dcllc piccolissirne sorgenti di clcltricita non inesausle, cioe de- liciciui, volendo servirsi dell' istromento da microelettrometro, torna piu pro- ficuo, avuto riguardo alia dispersionc prodotta dalle superficie dei dischi, spe- cialmente in giornate non inolto secche, adoperarlo senza condensatorc. A <|ueslo fine bastera togiieio i due dischi, 1,1 e 2,2, sostiluire un piccolo bot- tone nietailico ncl poslo loro, allontanaie le ali, ed accostare al medesimo la sorgentc dclla clcltricita ; che toslo I'ago sara dall' asta orizzontale k g res- pinto, e formera con essa un angolo dipendente dalla elettriea ripulsione, che potra facilniente inisuraisi per mezzo dei traguardi, come appresso direnio. §. XVI. Quando poi si voglia sj)eriinciitarc nel vuoto, allora bisogncra coprire di una cainpana ristrorncnto in discoiso, che io chiamo micioeleltromctro adop- ]iio indice, cioe a indice orizzontale, e verticale. In qucsto caso I'istromento slesso prendera la forma che vedesi nella figura VII, in cui I'asta verticale d a e scorrevole per atlrito lungo la ghiera /; cosicche puo abbassarsi ed innalzarsi lungo la medesima, e puo rotare in essa, ma seni[)re a tenuta d' aria. La eampana B A c forata in k, dove trovasi una ghiera bene isolata , pure a tenuta d' aria, che permetle il passaggio da fuori in dentro all'asta o filo orizzontale hkrj. La eampana stessa e collocala sul piatto P Q, ben li- vcllato, di una liuona macchina pneumatica. II sistema 3, 4, 5, 6, 7 anche qui si trova ncl piano dclla figura , solo per essere completamenle veduto ; ma in vcce deve stare in un piano perpendicolare al primo, e condotto per I'asse verticale a d. 1 — 2:y.) — FIGURA VII. La prcsenza della cainpana, rende gli effetti dell'istrumenlo piu eleltid- scopici ('he cleltiometiici, per quelle abbiamo gia osservato nella prima parte (li (|uesla ineinoria, ma cssa e indispensabile quando si voglia sperimentaie la elettricita no! vuoto, spcrionze le quaii, fatte con questo mezzo assai sensi- bile, forse potianno riescire piu evident!, e pii interessanti. Ognuno poi com- preiide noii cssere impossibile applieare lo slesso eiettrometro alia campnna della inacchina pneumalica di comprcssionc, a fine di sperimenlare gli cfTclti ^letti'ostalici neli' aria compressa. In questo caso peio dovra scegliersi una giornata mollo secca, c dovrii introdursi nella campana I'acido solfoiico anidio, a fine di assorbiie tiillo il vapore acquoso, clie si accumulcia nella campnna stessa, per raddensamciilo didlai'ia in essa. Riguardo al inodo col quale misuiare le divergenze, tanto dell' ago iii- dicatore orizzontale, quanto delle paglielte verticali, potiemo con vantaggio servirsi dcllo stesso mezzo, dcsciitio gia nella parte prim;i, e relative alia mi- sura della (livergenza vcrlicale delle pagliette medesime. I'otremo cioe con due Iraguardi verticali, ambedue posli ncl piano parallelo a ijuello in cui gia- ciono le pagliette, prendere il seno delT angolo, formalo dall' ago coll' asta o lilo orizzontale fisso k g , cui coriisponde lo zero delle due scale, pur esse — 260 — oi'irzonlali, traccialc sulla base dei Iraguardi, perpendicolarmente ai medcsimi, una a destia Tallra a sinistra dell' asta, o filo metaliico fisso kg: scale chc si veggono disegnate nella fig. IV, e descritte nel § iV. Potremo coljo stesso mezzo misuiaie o il seno dclla inola dell'angoio deiie paglieltc , cioe del- I'angoio Ibrinato da una paglielta col filo fisso verticale, posto fra Ic medesimc, od anche la corda dell'angoio to tale forma to da esse. Questo modo per misurare le divergenze dcgl' indici del nostro microeleltrometro, sia condensatore sia scmplice, licsce applicabile al modosinio anche quando venga coperlo da una campana. II sistema dei traguardi per misurare , e indipendcnte dull' istro- niento; pcio esso deve sempie collocarsi nel modo medesimo per misurare le divergenze, acciocche possano queste fra loro paragonarsi utilmente; colloca- zione per altro die viene procurata dalla costruzione stessa dell' islromento. Sara utile averc due di cosiffatti stromenti, cioe uno senza campana, e I'altro colla medesima, per potere indagare e paragonare fra loro alcuni fe- nomeni elettrostatici nell' aria , e nel vuoto boileano contemporaneamente, onde osservarne la differenza ne' due casi. I dischi del condensatore in questo delicatissimo istromento, debbono es- sere ben dorati, per evitare le reazioni chimiche, le quali possono aver luogo nel contatto delle dita umide coi metalli alterabili dal contatto medesimo, e per le quali reazioni puo svolgersi della elettricita estranea, che potrebbe rcn- dere illusorie le sperienze delicate. L' ago indice mn , come pure I'asta o filo orizzontale kg, non che le ali debbono essere di rame, aflinch6 tutto sia indipendcnte dalle azioni niagnetiche, sia dei corpi magnctici che possono trovarsi presso I'istromento, sia dal ma- gnctismo terrestre; indipendenza che non ha luogo negli elettrometri a indice orizzontale, descrilti precedentemente, e che puo cagionare dcgli errori nelh?. osservazioni di molta esattezza. Se le cariche ricevutc dal microeleltrometro non sieno piccolissime, cioe non sieno quelle cui direttamente viene destinato V istromento; allora potra il cappcllelto dell'ago, ed anche tutto I'ago, rendersi piii pesante, alTinch^ la resistenza alia rolazione, per I'attrito detto misto, sia maggioie. La dcviazione dell'ago per questo mezzo rimarra fra i liiniti 0°, e 60°, nei quali le divergenze possono riguardarsi convenienti, cioe non influenzate sensibiimente dalla ri- pulsione inversa, la quale tende ad arrestare il moto rotatorio precbncepito dall'ago, per la iniziale o primitiva I'ipulsione. Pero anche in questo caso po- trebbe il calcolo provvcdere, come vedremo nella tcrza parte di questa mc- — 261 — moria. Ma in ogni modo possiaino semprc, nel caso di cariche maggiori di quelle cui I'ago orizzontalc fu dcstinato , valerci della divergenza delle pa- glictte verlicali, die a bclla posta furono inlrodotte iiell' istromento. Inoltie per iriczzo dclla unionc di quesle due specie d' indici, potrenio per ogni carica ottenere due angoli, e per conseguenza due diversi argomenti, per giungcrc a misuraie la carica niedesima, da cui furono essi prodotti. Quindi se vi saranno due forinule per gli atigoli stessi, come vedreino nella terza parte; ailora eliininando la carica fra le formule indicate, potremo avere una equazione per conoscere qualche altro elemento relative al fenomeno. In somma questi due diversi angoli relativi alia stessa carica, consegnali al calcolo, potranno servire di conferma scainbievole alia misura della medesima. I due dischi 1,1 c 2,2 (fig. V." e VII. "), dai quali e costituito il condcnsatore, possono togliersi quando vogliasi, ed ailora I'istromento agisce da elettroscopio senza condensazionc di clettrico, lo che in parecchi casi e molto piii utile, come gii fu avverlito. Dopo questa breve , ma sufTicienle descrizione del nostro microeleltro- metro a doppio indice, ogiiun vede cbe una delle condizioni piii favorevoli |)el mcdesimo b quella, in cui Ic superficie sulle quali I'elettrico si deve di- slribuire, sieno le niinimc possibili- Pertanto la sua costruzione dovni essere aflidata ad una mano bastantemente abile, affinche la orizzontalita e 1' equi- librio esatto dcll'ago, si verifichi per esso in ogni sua stazione, quando 1' i- stromento, mediante le sue tre viti P, Q, R (fig. V."), siasi ben livellalo ; ed airincbe tutte le altre qualita sue, gia messe in evidenza, siano pcrfettamcnte ottenuie. Per le medesimc ragioni dovra il piatto P Q dclla maccbina pneu- matica, dopo fatto il vuoto, collocarsi perfettamente orizzontalc. §. XVII. Una delle proprieta piu notevoli, per le quali questo istromento si di- stingue dagli altri di simil generc precedcntcmente ricordati , e percio ren- desi piu assai vantaggioso di quelli, consiste nell' essere V angolo formato dal- r ago indice, sempre molto maggiore di quello, formato a parita di circo- stanze dagli altri aghi dei gia indicati eleltrometri. Cio avviene perche in questi I'angolo dipendc da un equilibrio di forze contrarie, mentre in quello dipende dalla cstinzionc del moto rotatorio per causa delle resistenze. Negli elel- trometri a pendolo; in quello a bilancia di torsione di Coulomb; nell' e- — 262 — letlrometio dci seni di Riess; in quelli simili (ii Peltier, c cii Dcllinami, r angolo tiipeniic liall' cqiiilibrio fra la ripulsione clcltrica, e una foi'za eo- jinila c! conlraria, la quale consiste, o nella gravita, o nella elasticita di toi'sioiie , o nel magnetisino terrostrc- Pel conti'ario nel nostro isliomento, r angolo finale dipendc d;iila estinzione del moto rotatorio dell' ago slesso, e finclio questo moto non si estingue, T angolo seaipre crcsce- Ka cessazione di colal moto, deriva dalla resistenza, chc risulta di due parti, una costante, dipcndente dall' attiito del peino intorno cui accade la rotazione , I' al- tra variabile col quadrato della velocita, e procedenle dalla resistenza del mezzo. Quindi I' angolo continucia nel nostio istromento a crescere, anche quando abbia la resistenza eguagliato il momento sollecitante al moto; perclie I'ago allora seguitera la sua rotazione per effetto della velocita preconcepita, e conservata da esso in virtu della inerzia. Pcicio quando il nostro ago sia giunto nel nuovo stato di quiete, non potni mica dirsi che vi sara equilibrio tVa la ripulsione cleltrica e la resistenza. In fatti se I' ago medesimo, dopo giunto air angolo finale, si avvicinasse alquanto alia iniziale sua posizionc di equi- librio, senza farle perdere nulla della elettricita che lo investe, rimarrebbe da se in quell' avvicinamenlo. Dunque 1' ago col suo moto rotatorio e an- (lato piu oltre di quello porti V equilibrio fra la ripulsione c la resistenza, ed e ivi restato; cosa cbe non si verifica ne per gli elettrometri a pendolo, nc per quelli a indice orizzontale gia indicati. II nuovo istromento oltre al vantaggio di marcare in guisa I' angolo di divergenza, che non possa piu diminuire col cessare della causa che lo pro- dusse , rimanendo cioe sempre quale fu prodotto; possiede anche I'altro di mettere a profitto la velocita, colla quale la elettricita indotta si riduce in attuata, per Tallontanamento del disco superiore dall'inferiore del condensatore. Certo c che la divergenza orizzontale dell'indicc, viene prodotta da una quantita di moto, cioe dal prodotto di una mossa nella sua velocita; percio a parila di circostanze, cioe a carica eguale, nel medesimo tempo, ed alia stessa di- stanza dell'ago dal filo fisso, crescendo uno qualunque di quesli fattori, crescera il prodotto loro, cioe la quantita di moto efiicace; quindi anche I'angolo fi- nale deir ago. \ me semtra che non siasi ancora pensato a profittare del piu sollecito sviluppo della elettricita indotta in attuata, per ottenere una mag- giorc divergenza negl'indici orizzontali degli elettrometri, separando colla mag- giore possibile velocita I'un disco dall'altro del condensatore annesso ai me- desimi; dalla quale ciroostanza dipende, I'ampiezza maggiore o minore della — 263 — divcrgcnza finale (iell'indicc. Peio questo profitto pu6 verificaisi permanente- inente solo ncl nostio microelettrometro, nel quale I'inclice oiiz/.ontalo con- linua la sua divergenza, pur anche quando e fuori della sfera ripulsiva, e cio per la velocili preconcepita; quindi e permanente I'angolo finale. Negii altri elettrometri a indice orizzontalc, sebbene la velocita preconcepita faccia diver- gere I'ago, piii di quello porti I'ccjuilibrio stabile del mcdesimo, fra le forze anta- goniste chc lo animano; tuttavia questa divergenza, non solo sara minore di quella clic a parita di circostanze si verifica nel nostro , ma non sara permanente a motivo delle reazioni, dalle quali dipende Tequilibrio mcdesimo. Dunque nel no- stro microclettroscopio condensatore, specialmente quando si tratti di piccolis- sime cariche, giovera per la divergenza dell'ago, separare colla maggiore pos- sibile velocita I'un disco dall'altro. Tratlandosi poi di sperienze eletlrometriche, bisogncra chc la indicata sperazione, si faccia sempre con una velocita slessa, onde le corrispondenti divergcnze sieno fra loro paragonabili. Questa verita che ora dicbiarammo, fu dimostrata da me sperimentalmente nel inodo che siegue. Si carica di una piccolissima dose di elettrico il con- densatore del microelettrometro , quindi lentissimamente il superiore si al- lontana dall' inferiore disco; e si nota 1' angolo finale, formato percio dal- r ago, nel suo nuovo equilibrio stabile. Poscia lo stesso disco superiore, mantenuto isolato, si colloca di nuovo sull' inferiore, tenendo questo in com- municazione col suolo , c tornasi a fare la separazione dei due dischi , ma questa volta con la maggiore velocita possibile ; 1' angolo cost ottenuto dal- I'ago, sara molto maggiore di quello si ottenne mediante la prima separazione. Dunque la velocita della separazione dei due dischi, contribuiscc nella gran- dezza deH'angoIo, formato dall' indice orizzontale; giacche nella indicata spe- rienza, che riescira tanto meglio, quanto piu I'atmosfera e secca, la carica, che senza essere punto rinnovata serve alle due divergenze, sara nella secon- da di queste un poco diminuita per la dispersione, che avra luogo nel tempo interposto fra la prima e la seconda separazione. Quindi poiche la diver- genza nella seconda 6 maggiore , conviene attribuire questa maggioranza, senza piii, alia maggiore velocita della separazione di un disco dall' altro- L' illustre de la Rive (Traite d'electricite T. 1, p. 64. Paris 185i) dice: che la bilancia di Coulomb, usata come elettroscopio, nella quale cio6 I'ago mobile viene sostenuto da un file di seta cruda, puo misurare una forza equi- valcnle a 1/21,600,00 di grano; ma il nostro microclettroscopio, che non e afl'etto dalla resistenza di torsione, deve poter misurare una forza molto mi- 35 — 26i — norc, avuto anche liguardo alia vclocita di scpai-azione dci dischi , ed alia sotligliezza dell' ago; pcicio si vede facilmcntc, sino a quale prodigiosa piccio- lezza di carica, puo nescirc sensibile qucsto istromento. fi pure considerevole nel nostro congegno, I'altra sua proprieta vantag- giosa, per la quale 1' ago indice non deve oscillare affaUo, per istabilirsi nella sua nuova posizionc di equilibrio. Giacch^ questa e raggiunta dal medesimo, subito appena estinto il sue moto rotatorio di priinitiva divcrgenza, ed e sein- pie conservata. Mentre negli altri elcltrometri simili, cioe ad ago orizzontale, nci quali la elettiica ripulsione conlrasla sempre colla forza di torsione, o con quella del magnetismo terrestre, I'ago prima di fermarsi nella sua nuova po- sizionc di equilibiio, che poi non conserva, deve oscillare per un certo tempo. Quindi con questi elettrometri la osservazione riesce piu lunga, piu incerta, ed attesa la dispersionc delFelettrico, diviene meno esatta. Di piu neH'istromento deseritto, non occorre che il medesimo giri attorno il suo asse, per misurare le divergenze; lo die sempre piii assicura la invariabilita dell' angolo finale, foimato dair ago nel nuovo suo stato di equilibrio, e che puo misurarsi con lutto comedo. Dopo quanlo abbiamo esposto sara facilfr riconoscere, che il nostro mi- crocletlrometro a doppio indice, diversifica essenzialmenle, e per molte circo- stanze, dagli altri simili gi;\ indicati, e che riesce piu vantaggioso dci mede- siini, tanto nella misura delle piccolissime dosi di elettrico, quanto nella in- dicazione di loro esistenza. Ora passiamo ad esporre la parte analitica dei due microelettrometri precedentemente dichiarati, uno cioe a pagliette verti- cal!, I'altro a indice doppio. {Continuera) — 265 — Cenni .lulla carta del Lazio del si' Albuminuria in rapporto all' eclampsia. Mcmoria del medesimo. Napoli 1855- Un foglio in 4.° — 275 — Trattalo dell" Eclampsie dc' fanciuUi extra-cerebrali ; del medesiho. Na- poli 1857. Un vol. in 8.° Monofjrafia dclla clorosi; del medesiho- Napoli 1853. Un vol. in 8." Trattalo dclla sifilide dei neonati e dei bambini poppanti di P. Diday prima versione ilaliana con note , del iuedesimo- Napoli 1856. Un vol. in 8.° Giomale del Gabinetto Letterario delV accadeuia Giobnia- Gennaio e Feb- braio del 1858. Sur ... Sopra la correlazione delle forze fisiche. Letteradcl sig. Raffaello Napoli al sig- Seguin Aine. Napoli 1857. Un fasc in 8.° II miovo Cimento- Giomale di fisica di chimica e scienze afjini, compilato dai signori prof. Matteucci e Pi hi a. Fascicolo Gennaio e Febbraio 1858. Sul caglio vitellino. Memorie di Davide NAVA,e del prof . FnA-\cEsco Selmi. Milano 1857. Un fasc. in 8.° Su la terminazione apparente del nervo olfattorio ; del E- Oebl. Milano 1857, Un fasc. in 8.» Comptes ... Conli resl dalV accademia delle scienze delV I- Istituto hi Francia; in conente. Annali di matematica pura ed applicata, pitbblicati da B- Tortolini ; in conente. Traite ... Trattalo di elctlricild teorica e pralica di A- Ds la Rive- To- mo 1II.° Parigi 1858. Un vol. in 8.° Misura delta base irigonometrica, eseguila sulla via Apppia, per ordine del governo pontificio nel 1854-.55, da P. A- Secgiii delta C. D- G. Roma 1858. Un fasc. in 4.° IMPRIMATUR Fr. Th. M. Larco 0. V. S. P. A. M. Socius IMPRIMATUR Fr. A. Ligi Bussi Ord. Min. Conv. Archiep. Icon. Vicesscrens. ■■ il T T I DELL' ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVl LINCEI I II I mil [■"•■-n — — SESSIONS Vr DEL 2 MAGGIO 1858 PHESIDENZA DEL SIG. DIICA D. MARIO MASSIltlO. MEMORIE E COMUNICAZIONI DXI SOCI OHDINARI Z SEX COaaiSFONDENTI Per r assenza del sig. prcsidente duca Massimo , e del sig. prof. Cavalieri S. Beilolo, quesla sessione fu presicduta dal R. P. Angelo Secchi, mem- bro del comitato. Sulle macchie solari e del inodo di dcterminarne la profondita (1). Memoriu del R- P. A. Seccui. L\ atlcnzione degli aslronomi e dei flsici pare che siasi in modo speciale rivolta adesso alio studio del maggior luminaie del nostro sistema , mentre qiialclie tempo la , quasi teincsseio di venire oppressi dal potere di tanto lumc, pareva abbandonato:,!' instancabile atlenzione degli scienziati molto vi ha potato scoprire , e mollo si spera di saperne ancora , ed e con piacere che vediamo questo soggetto proseguito con ardore generale specialniente iu di un terzo di queslo semidiainetro iiiodesimo. Tnic profondila potra parere troppo piccola , giacchc' non formorebbe uno stralo di 4- millimctri in un globo di un metro di raggio, tuttavia essa non dove csser lontana molto dal vero. Non chc io prelenda cbe su questa sola osservazione si possa fondare una opinionc sicura di cio, cssendo certa- niente necessario molliplieare le osservazioni molte volte, giaccbe e indubitato cbe non in tutti i siti la fotosfora ha la inedesima profondila, ma mi per- suade oho non deve esser molto alto tale strato, porche le macchie non si mostrano mai piive di penombra nella parte interna , se non quando esse sono giunle vicinissime all' orlo. L' inclinazione della pendenza 1' abbiamo irovata 14° appena, ma nelle macchie prossime a sparire queslo elemento deve molto variare e diminuire, e ne fa fede il fatto cbe in lal momento la penombra trovasi di poco di- stinguibile dal resto , e ha un Jimite molto indeciso, il quale coi forti in- grandimenti si puo appena riconoscere. E queslo un falto curioso ma cerlo cbe r ineguaglianza di luce fra il fondo gencrale del sole e le penombre molto diminuisce colla forza dell' oculare, e che il conlrasto e assai piii vivo coi minori ingrandimenti: cosa che si veriflca pure nelle fasce di Giove e Saturno. Ad ogni modo il diminuire di tale conlrasto quando la macchia sta per sparire b un allra prova che la teoria di Wilson e la piu proba- bile, cbe cioe la penombra dipenda dalla diminuzione di luce provenicnle dalla inclinazione diversa della superticic da cui emanano , rapporto al- r occhio deir osservatore. Molli banno obietlato alia leoria di Wilson che lanta diminuzione non poteva aversi per questa sola causa: pero se la causa assegnala da lui non e soddisfacente in lutlo , credo che merce dalle recenli osservazioni no- slre ed altrui non puo reslar dubbio sul punlo fondamenlale , qualora si abbia riguardo a qualche altra considerazione chc passo ad csporre. Abbiamo piu volte inculcalo che le penombre sono lislate e divise a finis- simi filamenti, ciascuno de' quali e realmenle in se quasi altretlanto lucido (|uanto la fotosfera gencrale, ma cbe veduti in confuso frammisli di inler- valli e iince scure con mediocii ingrandimenti fanno 1' illusione di mezza linta come le incision! in rame. Cio e vero e le posteriori osservazioni banno confermato quanto fu dotto da noi alcuni anni sono (v. num. cit) — 281 — Ma vi c ancora di piu un altra causa allorn non abbastanza inculcala ne eo- nosciula, ed c la segucnlc. Lo osscrvazioni dellc macchie con foiti strumenti haiino indubitata- mente dimostrato che sul nero de' nuclei si stendono talora de' veil seinilu- cidi come a forma di cii'i'i, ordinai'ii forieri di qualche invnsionc cho sla per fare nol nucleo stesso la materia fotosferica: qucsla cbc per brevita c per inteiiderci io ho distinlo col titolo di cirri o nubi , le ho vedute ncttissime molte volte , anzi quasi sempre , ma singolarmente in una bella macchia vorticosa oS'^ervala nel 6 iniiggio 1857, e anche iiella bellissima macchia vi- sibile ad occliio nudo il di dell' ccclissc del p. p. 15 marzo, nelia (juale era una specie di promontorio scmilucido c di colore rossastro deciso. Ed era curioso anche il vedere come in csrto silo i fiiamenti si riunivano in mnssa aggruppata formando come un gorgoglio o bollore agitatissimo. Quesli det- tagli csigono per esser vcduli duo circostanze indispensabili: cioo I'aria quieta, e forte ingrandimento di almeno 300 volte. L' apertura usata da me com- muneincnte h stata o tutti i 9 pollici o almeno 6 ^/, del grandc equato- riale secondo lo stato dell' aria. 1 discgni fatti in ([uclla cii'coslanza sono tali che ricscono grandemenle istruttivi e saranno puhhiicali in altra occasione. Ora quest! cirri o veli semitrasparenti spesso confondono 1' aspetto fila- mcntoso dellc macchie e proiettandosi a quanto pare su la parte piCi bassa della almosfera sol a re , coprono in parte la loro struttura come farebbe gli og- getti terrestri una nebbia nella nostra atmosfera per chi la guardasse dal- r alto. L' atmosfera solare inoltre nelle sue basse region! deve esser mol- tissimo densa ed assorbente, ondc la profondita anche di '/, solo del semi- diametro terrestre deve assorbire una gran porzionc di ragg! e percio le cavita delle penombre anche per cio solo devono apparire piu oscure. Unendo adunque 1' inclinazionc divcrsa della superficie raggiante indicata da Wilson colic due cagioni suddclte, cioe di frequent! cirri indecisi e rns- saslri , e di un basso f'ondo di densa atmosfera, si intendera piu facilmcn- tc che r interno dellc cavitii formanti le macchie deve csserc assai meno lucido del vcslo. IIo gia dimostrato altrove quanto sia sul calorc I'effetto assorbente del- Talmosfcra solare, piii recentemcntc facendo uso della divisione della luce in due part! eguali mediante prisma birefrigente col quale si guarda la proie- zione del disco solare su carta bianca, sono arrivalo ai risultati seguenti: — 282 — 1.° Le facole presso 1' orlo non sono punto piu lucidc del ceiitro del disco, ma appaiono tali solo relaiivameiUe alia minor luce die ha il disco presso al suo contorno per il sovrastare che esse fanno colle loro cime alia parte piu bassa dell' atmosfeia assoibentc. Di tali facole ne ho vedute po- I'hi giorni prima dell' ecclisse una enorme che occupava in lunghezza presso r orlo un arco di almeno 60° con largbezza di circa 30." 2." La penombru di una maccbia vicina al centro veduta con piccolo ingrandin)cnto non e punto piu nera che le parti vicine all' orlo stesso del disco solarc, ed ha circa mela della luce delle parti lucide centrali. Da cio apparisce chiaro che 1' influenza de' strati inferiori dell' atmo- sfera trasparente del sole deve esercitare una forza enorme assorbente e pro- durre una grande diminuzione di luce nell' interno dclle cavit& della fotosfera. — 283 — Florae romanac Prodromus exltihens planlas circa Komam el in Cisapenninis Poiitificiac diclioiiis proviiiciis sponle vciiienles. Auctore Petho Sangui.setti in romana sludiorum Universilale Bolanices professore- (Conliniiazione) (•) H. laevipes Fior. in Gior. Arc. I- 18. p. 165- Bert. Fl. II. l. 5. p- 333. In inaritimis. SuUe rupi di Terracina. SiiflV. palinai'is. Floi'. Aprili-Majo. Flores lutei. 1062 Fu.vA.\A W. En. Hort. Berol. t. 1. p. 570. Glaucum. Caule pio- cumbente vol erccto ramoso, rainis lorluosis: foliis seiiiiteretibus alternis ligi- (lis ciliatis: floiibus solitariis pcdunculatis ceinuis: calycis foliolis extcrnis linea- ribiis, intcrnis late ovatis, subtripio breviofibus: petalis obovatis inlegris, ca- lycc, subilupio longioribiis: stylo ut pliiriinurn erccto iongitiuline staminuiii: eapsula obtusa, calyce parutn breviore: seniinibus grandiusculis obscure lii- ipietris laevibus. H. Fumana Scb. el Mum: Fl. Bom. Prod. p. 177. n. .593 -Bert. Fl. It. I. 5. ;}. 355 - Cistus minor biovi vermiculalo folio hisp. Barrel. Ic. 286 - Cba- niaecistus lule'us vermiculato folio maj. /c. 445-et Ch. brevi verinicula to fo- lio minor hisp. Ic. 4-46. In aiidis montium, et in arenosis maritimis. a S. Palo, Monle GennarOf Oslia, Terracina etc. SufTr. subpcdalis- Flor. Majo-Septemb. Floios lutei. 1063 ALPESTRE Coll. Ilcrl). Pcd. l- 2. p. 248. Pilosum. Caule caespi- toso valde ramoso prostrato vol ascoiidcntc, rainis patentibus: foliis oppo- sitis oblongis inferioribus ovatis: iloribus tcrminalibus in racemo paucifloro: calycis foliolis exlernis obverse lanceolatis, internis ovato-oblongis subtripio brevioribus: petalis cuneatis, calycc dupio longioribiis: stylo inclinato , sta- minibus breviore: eapsula ovftideo-oblouga calycis longitudine: seminibus par- vis ovoidco-subtrigonis scabris. H. alpestre Bert. FL It. i. 5. p. 358 - II- italicum Seb. el Maur. Fl. Bom. Prod, p- 177. n. .51)4 - Cisius Scrpilli folio villoso- flor. pallido Italic. Barrel. Ic. 366- In elalis montium. Presso Tcrni, ul Veltore ctis SulTr. subspiihameus. Flor. Junio. Flores albi. 1064 MAiii FOLIUM Coll. Herb. Pedcm. t. I. p. 248. .Vlbo-tomentosum. . el Maur. Fl. Rom. Prod. p. 178- n. 595 - Bert. Fl. It. t. 5. p. 366 - Ilelianteinon flore maculoso. Column. Ecplir. 2- p. 78 fuj. p. 11. In oris sylvarum , collibus sterilibus circa Urbem frequens. Alia vallc dcir Inferno etc. Ann. Flor. Majo-Junio. Flores lutei, macula atro-purpurea in basi pc- talorum. ** Foliis stipniatis 1066 sALiciroLiL'M Pers. Sijn. I. 2. p- 78. Cinereo-pubescens. Caule ere- clo-ramoso, ramis patulis: foliis oppositis petiola.tis, inferioribus obovatis, su- perioribus obiongis: slipulis iineari-oblongis , foliis dimidio brcvioribus: fio- ribus in racemo terminali simplici , pedicellis fructiferis patcnti-ascenden- tibus: calycis foliolis externis linearibus, internis ovatis, dimidio brcviori- bus: petalis obovatis integris, calyce subaequalibus: stylo recto, stamina, ae- ijuanlc: cajisula obtusa, calyci aequali: seminibus exiguis ovoideis minutissime granulatis. H. salicifolium Sang. Cent- Ires- p. 75. n. \68-Berl. FL It. t. 5./). 370. In collibus tiburlinis vuigare, et circa lacum vulgo dci Tartari- Ann. Flor. Februario-Martio. Flores citrini. 1067 TfiYviFOLiUM DC. Prod. t. 1./;. 276. Pulverulento-pubescens, quan- doque glutinosum. Caule cacspitoso-decumbcnte vel erecto, ramis numerosis — 285 — ulpluiiimiin cicctis: I'oliis sessilibus lincaiiljus olilusiiisciilis marginc revo- lulis, infciioribus oppositis, superioribus iillciiiis: s-lipulis liiiearil)us folio brc- vicribus, setula inunitis: floribus in racemo terininali simplici, pedunculis ere- olis tandem patentibus: foliolis calycinis exlcrnis liiiearibiis inteinis ovalis, sul)triplo brcvloribus: pelalis obovatis oinarginatis, calycc, pauio longioribus: stylo dcciinato , staminibus, sublongiore: capsuia obtusa calyci aequale: se- niinibus giandiusculis triquctris albo-reticulalis. II- tbyniifoliuin Deri. Fl. It. I. 3- p. 375 - H. Baiielicri Fior. in (Uor. de'letl- di Pis. unn. 1827. loin. 17. p. 121 et H. viride Fior. I- c. p. li- (jhainaecistus angusto Thymifoiio bisp. Barrel- Ic. 416 et Cb. luteus Thy- mifolio polyantbos .sen major /c- 413 , el Ch. luteus Thymifoiio alr/CivS/ig sou minor Ic. 44 i- In marilimis non infrequens. O.'iUa, Tcrracina etc SutTr. spithamcus. Fior. Majo. Flores lutei. 10G8 Savi Bert. Amoen. II. p. 78. n. 5. Pubescenli-viscidum. Caule asccndenic vel ci'cclo , ramis sparsis: foliis bi'evitcr petiolatis ianceolalis acutis planis aiternis: slipulis lanceolatis semicordalis, folio qiiadruplo bro- vioribus : floribus in racemo terminali paucifloro laxo: caiycis acuminati foliolis exteniis lanceolatis, iniornis ovalis, dimidio brevioribus: petalis obo- vatis integris," calycc parum longioribus: stylo intorto: capsuia calyci ao- quale: seminibus grandiusculis triquelris glaucis. H. Savi Sang. Cent, ires p. 76. n. 170 - Berl. Fl. ll. I. 5* p. 378. Ad radices montis Circaci. SuftV. dodrontalis. Fior. Majo- Flores lutei. * 1069 vuLGAiiE Pers. Sijn. PL i. 2- p. 79. n. 69. Pilosum. Caule eae- spiloso procumbentc, ramis simplicibus ascendentibus: foliis oppositis petio- latis subtus tomentosis, inferioribus ovatis , superioribus oblongis: stipulis lincari-ianceolatis, foliis, mullo-niinoribus: floribus secundis in racemis ter- minalibus tandem laxatis: caiycis foliolis externis lanceolatis, internis late- ovatis acuminatis, suhtripio brevioribus: petalis ovalis calyce tripio majori- bus: stylo, stamina, aequaiite: capsuia obtusa, calyce subbreviore: seminibus ovoideis grandiusculis minute granulatis. /3 foliis pilosis utrinque viridibus. H. vulgare ,3 Seb. el Maur. Fl. Rom. Prod. p. 178. n. 596 - Berl. Fl. It. t. 5. /). 380 - II. vulgare flore luteo Ilorl. Rom. t- 4. tal>. 78. 38 — 286 — In collihus monianis aequo ac in apricis. Monli del Lazio , Catj'arcllu , Villa Pamlili, cle. Suffi'. palniaris vel pcdalis- Flor. Junio. Florcs lutci. 1070 roLiFOLiUM Hook Bril. VI. cil. 2. p. 259. Incnno-tomcnlosum , tomento stellalo. Caule cacspitoso decumbcnlc , ramis creclis: foliis lan- ccolalis oppositis niarginc levolutis: stipulis linearibus folio suhqundiuplo niinoribus: floribus in raccmo lerminaii simplici tandem laxo: calycis folio- lis externis linearibus, intcrnis latc-ovatis obtusis, triple minoiibus: potalis obovalis calycc ti'i[)lo majoii])us: stylo, stamina, acquantc: capsula calyci subaequale: somiiiibus angulatis niinutissime gianulatis. H. polifclium. Bcrl. Fl. II. I. 5. p. 387- II. pulvcrulentum Seb. cl Maur. I'l- Rotn. Pi'nl. !>. 178. h. 597, cl II. aponniriuin /. c. n. 598. In montibus apenninis, ct in siccis mare vesus. Monle dc luori, Cor- ticlo etc. SuflVut. palniaris, pedalis. Flor. Majo-Junio. Flores albi. MYMrilAE.V. 1071 ALBA L. Si). I'l. j). 719. Foliis cordato-subrotundis integerrimis laevibus natantibus , sinu auguslo, auriculis obtusis subparailelis: lloribus cmersis, scpalis oblongis, pclalis ovato-lanceolatis, brevioribus: stigmata 16- radiato, radiis incurvis. N. alba Maur. Cent. 13. p. 26 - Bert. Fl. It- t. 5- p. 329 - Hon. Rom. t. -I. lab. 100. In stagnis paludosis et lacubus. Alle Paludi Pontine, al lago di Colfio- 'rilo in copia etc. Perenil. Flor. Majo-Junio. Flores candidi. Vulgo. Nufaro- Usus- Radix et flores jam in uso medico, nunc prorsus obsoleli. NUPH.^R. 1072 LDTEA Siblh. cl Smith. Fl. Grace. Prod. l. 1. p. 361. Foliis coi- dalo-ovalibus integerrimis laevibus tandem natantibus, sinu auguslo, auricu- lis obtusis subdivergentibus: floribus cmersis: scpalis subrotundo-ovatis, pc- talis acute marginatis, mullo majoribus: stigmate integerrimo. JN. lutea Bert. Fl. It. t. 5. p. 331 - Nymphaea lutea Maur. Cent. 13. p. 26 - Hort. Rom. t- 4. lab. 99. in stagnis- Paludi Pontine. Perenn. Flor. Majo- Flores lutei. Vulgo. Nufaro giallo. — 287 — PoLVANDBIA-TniGYNIA PAEONIA. 1073 u^•Flcl^ALls L. Sp. PI. p. 747 «. Uadicc nodoso-filipendula, luberi- l)us obloiigis: caule siinplici ereclo flexuoso pallide vircnti: foliis tcinato-scc- lis, segmento supremo tiilido, lateralibus simplicibus vel bifidis, laciniis om- nibus laiiccolato-acuminatis subtus glaucis: flore solilario tcnninali: follicolis dense tomenlosis maturitate diveigentibus. P. ofTicinalis Ben. Fl. It. l- 5. p. 392. In apcnninis Umbiiae. Monte Priore, Valle Canelra etc. Peienn. Flor. Apiili-Jiinio. Flores I'osei vel Kermesini. Vnlgo. Pconin feininina. 1074 coR.iLiJNA Relz Obs.fasc. 3. p. 34. Radice nodoso-filipendula, lu- beribus oblongis: caule simplici eiecto flexuoso rubicundo: foliis bilenialo- soctis, segmentis simplicibus ovalis breviter acutalis glabris: flore subsolila- lio terminali: I'olliculis inaturis recurvalo-relroflexis tomenlosis. P. corallina Sang. Cent. Ires p. 77. n. 171 - Bert. Fl. It. i. 5- p. 395. In sylvis Tusculanis alia Molaru , et in montibus tiburtinis non procul a S. Polo. Percnn. Flor. Apiili-Majo. Flores punicei. Vulgo. Peonia tnaschia. Usus. Radix, floics, semina utriusquc spcciei in usu medico jam inva- lucrunt utpote anodyni; nunc aqua, e radicibus, distillata apud nos tantum in usu est, ad vermes fugandos. DELPIHMLM. 1075 Co.\soLiD.i L. Sp. PI. p. 748. Caule ramoso dichotomo, ramis di- varicalo-ascendentibiis: foliis tcrnato-mullifidis , laciniis lineaiibus clongalis: racomis paucifloris laxis , pcdiccllis, bracteis multo longioribus: corolla mo- nopctala: folliculis soliiariis pubescenlibus: seminibus rugosis obsolete s(pia- mulosis. 0. Consolida Sch. ct Muur. Fl. Rom. Prod. p. 179. n. 599 - Bert. Fl. It. t. 5. p. 398. /3 divaricatuiti. Floiibus lerminalibus solitariis: seminibus imbricate squa- mulosis Bert. I. c. Frequcns inter segeles, et ad montium radices, [i in I mbria- .\nn- Flor. Junio. Flores saturate coerulei. Vulgo- Fiore cappuccio. Consolida rcggia. — 288 — Usus. Floies ad infusioncs sudorifeias et antiihcumalicas oliin adhibili, nunc oblivioiii traditi. 1076 Ajacis L. Sp. PI. p. liH- Caule recto ultra incdiiiin rainoso, ra- mis patulis: foliis palnialo-niultifidis, laciniis linearibus: floribus approxinia- tis in raceino spicaefonni elongate , pedicellis bracteae longiludine: corolla monopelala: capsulis solitaiiis pubcscentibus: seininibus circulai'itoi' rugosis. D. Ajacis Saiig. Cent, ires p. 77. n. 172 - Deri. Fl. Ii. i. 5. /). 400. Sponte in ruderatis et hortorum ambuiacris. A Palazuola, a Pcilomhara etc. Ann. Flor. Junio-Julio. Flores eoerulei aibi vel carnci. Obs. In bortis ad ornatuni colitur, et Sperotie di Cavalierc vulgo audit- 1077 Ualteratum Sihl. cl Smith- Fl. Grace. Prod. I. l.p. 371. Pube- scens. Caule ereclo ramis patulis: foliis superioribus siinpliciter tripinnatifidis, infcrioribus multifido-partitis, laciniis omnibus lanceolato-Iinearibus: racemo spicaefonni superius denso , pedicellis infcrioribus, bracten, brevioribus: co- rolla 2-petnla, pelalis superioribus inarginatis, infcrioribus cordato-orbicula- tis, niulto longioribus: folliculis subternis pilosis: scminibus subrotundis ma- jusculis, squamis ininulissimis, circulariter obductis. I). Halteratum Bert. Fl. II. I. 5. p. i03 - D. peregrinuni SeO. ct Mutir. Fl. nom. Prod. p. 17!). n. 600. In sterilibus ad ripas passim. Ann. Flor. aestate- Flores saturate eoerulei. 1078 vELLL'Ti.\u,v Bert. Exc. de re herb. p. 12. n. 10. Molliter vilio- sum. Caule erecto altcrne ramoso: foliis palmato-partitis , segmentis multi- fido-linearibus, petiolis dilalatis basi vaginanlibus: floribus in racemo spicao- formi ut plurimum denso: bracteis pedicello subacqualibus, infcrioribus elon- gatis: corolla 4-petala, petalis duobus supei'ioribus glabris obtusis, infei'iori- bus unguiculatis subexerlis apice 2-tidis , laciniis oblongis: folliculis tribus erectis lomcnlosis: seminibus turbinalis, squamis membranaceis sublaceris, cir- culariter obductis. 1). vellulinum Bert. Fl. It. t. 5. p. 407. In pratis alpinis I'icaeni. Monle la Yenlosu. Perenn. Flor. Majo ad .funium. Flores coeruleo-violacci. Vulgo. Aconito [also. Obs. Saepe folia I), vellutini, pro foliis Aconiti Napelli, fraudolenter Far- macopolis venduntur. Virtus liarum duaruiii plantaruni longc diversa , nam flores et folia Delphinii nostri innocua, Aconiti Napelli admodum noxia. — '2H"J — 1079 SiAfHis.ii.niA Wild. Sp. IH. t. 2. p. 1231. I'ubescenti-villosum. Caule slrialo , lamis crcctis: foliis palmatis iiiullilobis incisis vcl intcitris: floiihus longc |)C{luncuIatis in laccmo laxo: biacleis linearibus oppositis , pcdicellis inulto bievioribus: corolla i-petiila , petalis binis superioribus brcvissiiiic calcaratis, inferioribus obovatis unguiculatis inlegiis vel breviler 2-fi(lis: I'olliciilis sublfil)us demum villosis: seminibus aiigulosis rugosis. 1). Staphisagria Samj. Cent. Ires p. 78. n. \13 - Deri. 11. It. t. 5- p- 412. In ruderalis. Caatcl Ciamlolj'o sccus /' Einissariu. I'eiciin. rior. Majo-Junio. Flores coeruleo-lividi. Vulgo, ct in oflicinis Slafissagria. Usus. Seinina contrita I'ediculos enecant , ct huic tantum usui in of- ficinis reservanlur. Lasaignc, et Fenuelle, ex his seminibus, Delpbininam edu- xei'unt, vcncnuin irritans polenlissimuin in medicina nundum periciitatuin. ACOiMTL'M. 1080 Lycoctoxum L. Sp. PI. p. 750. Caule ereclo paice ramoso: foliis |)ubcsccntibus palmatis, lobis latis cunealis inciso-dentatis: cuculli calcare spi- lali, galea conica elongata: folliculis ternis: seminibus pilis sinuosis, obsilis. A. Lyeoclonum Maiir. Cent. 13. p. 21 - Bert. Fl. It. I. o. p. -ill. .\co- nitum reticulata radice, flore sulphurco albicante latifolium, et angustifolium Barrel. Ic. 599. In ncmoi'ibus montanis Latii. Serra s. Antonio. Percnn- Flor. Julio. Flores pallide flavi. Vulgo. Slro:.za Lupo. Polyandria-Pentacyma .\QU1LEG1A. 1081 vuLGAftis L. Sp. PI. p. 752. Caule erecto, ramis alternis: foliis caulinis paucis remotis breviler petiolalis ternatis , caulinis longe petiolatis bitcrnatis, foliolis tripartitis lobatis, lobis rolundatis: floribus paniculato-co- rymbosis nutantibus: cornubus longitudine pefalorum incurvis: folliculis ve- nosis longe rostralis. A. vulgaris Seb- el Maiir. Fl. Botn. Prod. p. 179. n. 601- Bert. Fl. It. t. 5. ]>■ i28 - Isopyrum Dioscoridis Column. Phijtob. ed. Neap. p. \. lab. I. In niontium sylvis. Monte Gennaro, Monle .Arlemisio etc. Pcrenn. Floi'. Junio. Flores coeiulei- Vulgo. A(piil>na, Fior cappnccio. _ 290 — Usus. Planla oriialu nunc lantum leservala , olim a medicis in exan- tlicmalibus et icteio adliibila. 1082 PYitE.SAicA DC. Stjst. Nat- I. ]. p. 337. Caule siuiplici subnudo parce ramoso: foliis caulinis paucis integiis vel trifidis , ladicalibus longe pedunculatis bitcinalis, foliolis subtrifidis, segmentis obtuse lobatis: floribus solitariis, cornubus sepabs longioiibus: folliculis hirsutis rostratis. A. pyrenaica Berl. Fl- It. I. 5. p. .431. In montanis Unibiiae. Veliore. Perenn. Flor. Julio-Augusto. Flores laete coerulei. NlGliLLA. 1083 DAiiAsceyA L. Sp. PI. p. 753. Caulc erecto c basi alterne ra- moso: foliis radicalibus caespitosis , caulinis alteinis, omnibus multiparlitis, laciniis linearibus canaliculatis: floribus solitariis terminalibus, involucro pen- taphyllo mullilido-lineari, cintis: sepalis ovato-iancoolatis acuminatis, ungue elongata: capsulis ovoideis, loculis totis connalis: stylis coronalis incurvis. IN. damascena Seb. et Maitr. Fl. Horn. Prod. p. 179. «. 602 - Bert. Fl. I. 5. p. 434. In niarginibus ad sepes vulgaris. Ann. Flor. Junio-Julio. Flores coerulei. Vulgo. Scapigliata, Mclanzio salvalico. 1084 ARVENsis L- Sp. PI. p. 153. Caule erecto, ramis alternis erecto-pa- tulis: foliis multipartitis, laciniis capillaribus: floribus terminalibus solitariis nudis: sepalis subcordato-ovatis mucronatis, ungue tenui elongata: capsulis turbinatis, loculis superne liberis, stylis persistentibus intoi'tis, coronalis. N. arvensis Fior. in Gioni. delicti, di Pisa \828. t. 17. p. \22 - Bert. Fl. h. t. 5. ;;. 436. In litore marino, et locis paludosis secus Anxurem. Ann. Flor. Julio. Flores albo-subcoerulei. Vulgo. Scapigliata. Usus. Oleum, et farina seminum utriusque specie! , et praesertim Da- mascenae in Callopistria invaluit. ADOMS. 1085 AESTIVALIS L. Sp. PI. p- 771. Glabra. Caulc sulcato saepius ra- moso: foliis inferioribus petiolalis, superioribus sessilibus bipinnatitidis, laci- niis anguste linearibus: petalis obverse lanceolatis, basi ungue nitido ut plu- rimum notatis: iiuculis reticulato- rugosis in spicam cylindricam coadunatis. — 291 — A. ai'slivalis Bcii. Fl. Il I. 5. ;;• 492 - A. annua «, /S Seb. el Maw. Fl. lioni. hod. p. 182. n. 61G. In arvis et segelibus fiequens. A Pratalatu, .mi monti di Laute, Oslia ulc. Ann. Flor. Aprili-Junio. Flores miniati, qiiandoquc lutcoli. 108G uisroRT.i Ten. hi. Nap. I. i. p- 337. lab. Ii9. /'. I. Puberula. Caule flexuoso ut plurimum simplici: foliis inf'erioiibus caespilosis peliolatis , pc- lioli.s hasi dilatatis amplox'icaulibus, supciioiibus sessilibus, omnibus 2-3-pin- natilidis, laciniilis linearibus abbreviatis lancoolalis acutis: petalis nuinerosis obverso lanceolato-spatbulatis: nuculis reticulalo-iugosis in capitolum coadu- natis. A. dislorta Beii. Fl. II. t. 5. p. 495- In clatis apcnninorum Picacni. M. Veltore. Peienn. I'ioi'. Julio-Augusto. Flores pallidc flavi. FICARIA. 1087 RANUNcuLoiDEs DC Fl. Ff. I. 4. p. 2. /). 886. Glabra. Radice ^rumosa , luberibus fascicuiatis: caule decumbente vel ascendente parce ra- mose: i'oiiis ionge potiolatis inlegris cordato-ovatis repando-angulatis: flori- bus solitariis terminalibus: petalis numerosis, calyci longioribus: nuculis sub- lotundis in capitolum globosum coadunatis. F. ranunculoides Seb. cl Maur. Fl. Rom. Prod. p. 182. Ji. 617 - Ranuncu- lus Ficaria Bert. Fl. II. t. 5. p. 508 - R. vernus rotundifolius major Hon. Bom. t. 5. tab. 37. In umbrosis, ct pralis argillosis non infrequens. Percnn. Flor. Febiuario-Martio. Flores flavi. Vulgo. Celidonia minore. Usus. Radices Chelidonii minoris inter remedia dim recensitae ad scor- botum sanandum, nunc six commemorantur. RANUNCULUS. 1088 Flammvla L. Sp. PL p. 772. Glaber. Radice repenle arliculala, ad arliculos verticillatim fibrosa: caule declinalo alterne ramose: foliis peliolatis intcgris serralisve , inferioribus lanceolalis asccndendo attenuatis , supremis linearibus: floribus terminalibus paniculatis , petalis obovalis, ungue mmute jioroso, calyce dupio longioribus: nuculis ovatis tumidiusculis laevibus, in ca- pilulo globose, stylo brevi apiculato, ceronatis. — 292 — R. Flamimiln Seb.elMaw. Fl.Ihm. Prod. p. \S3. n ()\8 - Bert. Fl. li. t. 5. p. i97. In piiluclosis ad Oslia, Fiumicino elc. Pcrcnn- Flor. Aprili-Majo. Florcs flavi- 1089 opiiioGLossiFOLius VUl. Daiipli. I- 3. p. 731. lah. 49. («lnbci'. Radice arliculata, fibris verticillatis loiigis: caule listiiloso striato erecto vel asceii- ilcnte ramoso: foliis inferioribus subcordato-ovalis,siipci'ioribu9 oblongis, om- nibus peliolatis, petiolis successive abbreviatis: floribus paniculatis: petalis obovalis, unguc brevi poroso, calycc piioso, longioi'ibus: nuculis ovalis gi'a- nulato-scabris, in capitolo globoso, stylo brevissimo compresso, coronalis. R. ophioglossifolius Fior- Gior.de lell. di Pirn 1828. t. il.p. 123 -Bert. Fl. It. I. 5. p. 499. In uliginosis, fossis, et paludibus. Paludi Pontine. Perenn. Flor. Majo-Junio. Flores flavi. 1090 GR.i.viM;vs L. Sp. PI. p. 773. Glaucescens. Radice fibroso-fascicu- lata: caule erecto tenui vix ramoso, basi bulboso, bulbo fibris peliolorum ae- tatc tunicate: foliis lanceolalo-linearibus integi'is multinerviis: floribus solitariis terminalibus: petalis obovatis, ungue brevissimo foveolato-squamoso, calyce, subdupio longioribus: nuculis ovatis reticulato-rugosis , in capitulo globoso, .stylo brevissimo rostralo, coronalis. R. gramineus Bert. Fl. It. I. 5.p 503- R. Icptomacrophyllon bulbosus Column. Ecphr. p. 314, et R. bulbosus gramincns mont. /. c. p. 313. fuj. In pratis alpinis uliginosis Picaeni. Al piano grande del Caslelluccio. Perenn. Flor. Majo-Julio. Floi'es lutei. 1091 BREviFOLius Tcn- Fl. Nap. Prod- sup- 2- p- 68- Glaber- Radice fi- brosa crassa: caule unifloro incurvo: foliis coriaceis glaucescentibus, radicali- bus petiolatis reniformibus apice flabellato 3-5-fidis, lobo intermedio pro- fundius fisso, caulinis unico binis sessilibus cuneiformibus 3-parlitis: peta- lis obovatis venosis, ungue foveolato, calyce, sublongioribus: nuculis globosis vcnoso-glabris, in capitulo globoso, stylo circinato-uncinalo, coronalis. R. brevifolius Sang. Cent, tres p. 79. n- 176 - Bert. Fl. It. t. 5. p. 512. In excelsis apenninis Umbriae. Vellore. Pcrcnn. Flor. Julio. Flores lulei. 1092 ALPESTRis L- Sp. PI. p. 779. Glaber. Radice brevi crassa, fibris numerosis longis: caule subsolitario ul plurimum simplici nudo 1-floro: fo- liis longe petiolatis cordato-subrotundis trifidis , segmentis lobulalis: petalis — 293 — obcoidalis ungue fovcolato, calyce, diipio longioribus: nuculis semiovalis laevi- I)us, tumidiusculis in capitulo globoso, stylo subadunco elongato, coionatis. R. alpestris Bert. Fl- II t. 5. p. 515. In cacumine mentis VcUore Umbriac ad margines nivaruoi. Fcrenn- Fior. Junio. Florcs alhi. 1093 ACOMiTiFOLius L- Sp. PI. /)• 517. Glaber. Radice fibrosa , fibris densis crassis longis: caule terete fisluloso ut plurimum ramoso: foliis 3- partitis, parte media 3-fida, latcralibus 2-fidis, omnibus acute et iiregulari- ter serratis laciniatisve: fioribus in panicuia terminali saepe depauperata: petalis ovato-cuneatis , foliolis calycinis ovatis obtusis cito deciduis, unguis squama majuscuia libera , plus dupio longioribus: nuculis seniirotundis tu- midiusculis rugulosis, in capitolo depresso, stylo tenui recurvo, coronatis. R. aconitifolius Bert. Fl. It. ;. o./j. 517 - R. albus apenninus niaj, folio Barrel. Ic. 88. Perenn. Fior- Junio-Julio. Flores albi. 1094 Seguieri Vill. Dauph. t. 3. p. 753. fab. 4-9. Pilosus. Radice fibrosa, fibris longis crassis: caule decumbente tortuoso parce ramoso subunifloro : foliis 3-parlitis lobis multifido-laciniatis, laciniis acutis: petalis suborbicu- latis vcnosis, ungue foveolato-squamoso , foliolis calycinis ovatis patentibus, calyco, subtriplo longioribus: nuculis seiniovatis integris, in capitulo depau- perato, stylo recurvo, coronatis. R. Seguieri Sang. Cent. Ires p. 79- n. 177 - Bert. Fl. It. I. 5. p. 522 - R. minor rutaefolio, flore simplici, grumosa radice italicus Barrel. Ic. 1153. In verticibus elatiorum monlium IJmbriae. Vetlore- Perenn. Fior- Julio-.\ugusto. Flores albi. 1095 ciiAEROPHYLLos L. Sp. PI. p. 780. exi Syn- Column. Villosus. Tu- bcribus radicalibus fusiformibus parvis fasciculatis: caule erecto subsimplici paucifloro: foliis ternalis , foliolis 2-3-fidis laciniis 2-3-dentatis, primordia- libus semirotundalis: fioribus solitariis longe pedunculalis: petalis obovatis majusculis venoso-ramosis, calyce palente, subtriplo longioribus: nuculis el- lipticis scabris subpilosisve in capitulo denso, stylo recto apice subincurvo, coronatis. (i fiabellatus. Major, foliis radicalibus fiabellatis. R. chaerophyllos j3 Bert. Fl. It. t- 5- p. 525 - R. fiabellatus Sang. Cent, tres p.8\. n. 181 - R. saxatilis apiifolio minor, radice tubcrosa , relicula ohducto Bocc. Mas. di plant, p. 162 et R. radice tuberosa reticulata /. c. t. 124. 39 — 291 — In nemoribus iiionliuin Latii- liucca di Papa, Palazznola elc. Percnn. Flor. Aprili. Flores lutei. lO'Jli viLi.EFOLiATUs Valil. Sijm. 2. J). 63- Villosus. Radicc fasciculalo- lubci'osii, collo nudi), liiberibus fiisiforniibus , fibris simplicibus intcrpositis: raulo subsimplici, I'oliis 2-3-pini)atili(lis, partibtis multifido-lacinialis, lacinu- lis laiiceolato-liiieaiibus: floribus solitaiiis: petalis obovatis integris venosis, unirue fovcolalo, foliolis calycinis ovatis patentibus, subtripio longioiibus: nu- culis siiboibiculatis minute punclatis, in capitulo oblongo denso, stylo brevi rcvohito-coioiiatis. II- iniiiefoliatus licrl. Fl. It. l.T).}). 528- R. chaeropbyllos Seb. el Mnttr. hi. Horn. Piud. p- 184. n. 624 - R. mont. leplo|)bylion Asphodeli radice Cn- liimn- Ecphr- 1. p. 132. fuj. p- 311 - R. min. I'uthao fol- sinipl. gruinosa lad. llairel. Ic. 1 153. In montium arvis frequens- A Frascali nella villa Mondragone , ad Al- hano etc. Percnn. Flor. Aprili. Floi-es flavi, petalis basi spurco-luteis. 1097 iLLYRicvs L. Sp. PI. p. 776. Lanuginoso-sericeus. Radice grumosa, libiis tenuibus elongatis intcrpositis: caule erecto parce ranaoso, raniis uni- iloris: foliis priinordialibus integris lineari-lanceolatis, caeteris ternatifidis par- tibus 2-ridis, laciniis linearibus lanccolatis integcrrimis: petalis obovatis obtu- sis venosis, unguis squama obovala, foliolis calycinis lanceolatis tandem re-- flexis, subtripio longioribns: nuculis subrotundis marginatis minutissime pun- ctatis, in capitulo oblongo, stylo recto brevi, coronatis. R. illyricus Bert. Fl. It- t. 5. p. 530. fi tridentatus. Foliorum lacinulis 2-3-dentatis vel subtrifidis. R. illyricus /3 /. c. p- 531 - R. illyricus Sang. Cent- tres p. 80. n. 178. In montanis Picaeni. Vellore. /3 In montibus Latii. Quadagnolo- Percnn. Flor. Majo-Junio- Flores aurei speciosi. 1098 scEiLERATUs L- Sp. PI- p- 776. Glabro-nitens. Radice fibrosa, fi- bris numerosis verticillatis: caule fistuloso valde ramoso: foliis inferioribus 3-partitis, segmentis lobato-crenatis lateralibus 2-ridis, floralibus digitalis, la- cyniis lanceolatis integris serratisve , petiolis longis ascendendo abbreviatis ultimis subnuilis: floribus terminalibus paniculatis: petalis obovatis integris, ungue foveolato , foliolis calycinis oblongis reflexis , sublongioribus: nuculis minutissimis rugulosis in capitolo elongato, stylo tenui brevi, coronatis. — 295 — H. scclleialus Scb. el Maur. Fl. Rom. Prod. p. 183. n. 619 - Bert II. Ii. I. "). p. r)33. in pialis depressis aquosis frcquens. Alia CaU'arclla, sulla via Ostienae etc. Pcrenn. Flor. Majo-Junio- Flores lutei. Vujjio- Elba Sai-donia. 1099 MONTA.ws Willd. Sy. t. 2. par. 2. p. 1321. Tilosus. Radicc fi- brosa: foliis radicalibus orbiculatis 3-5-fidis iiiciso-dcntatis: caulinis sessili- hus digitalis, segmentis lanceolato-linearibus inlegerriniis: caule unifloro: pe- taiis obovatis obtusis, ungue squamuloso, fob'olis calycinis oblongis, plus du- plo longioribus: nuculis semiorbiculatis Jaevibus, in capituio globoso , stylo bi'cvi recurve, coronatis. R. montanus Sang. Cent, tres p. 83- n. M^J - Bert. Fl. It- t. .5. /j. •')39. In pratis apeiminis exclsis. Monti dclla Sibilla. Peienn. Flor. Junio-Julio. Flores lutei. 1100 LAXUGiNosus L. Sp. PL p. 779- Scabro-hirsutus- Radice fibrosa, fibris elongatis parce ramosis: caule erecto ratnoso multifloro apice sub- nudo, basi hirsutie elongata deflexa : foliis majusculis cordalis 3-partitis , infcriorum segmentis latis inciso-dentatis, superiorum lanceolatis linearibusve integris dentalisve: floribus solitariis: pedunculis teretibus: petalis obverse cu- neatis, foiiolis calycinis concavis patentibus, ungue squamoso, subtripio ma - joribus: nuculis laevibus, in capituio globoso, stylo elongate revoluto , co- ronatis. R. lanuginosus Bert. R. It. t. 5. p. 544- R. lanuginosus ex parte Seb. et Maur. Fl. Rom. Prod. p. 183. n. 623. In apricis, et in marginibus fossarum passim. Perenn. Flor. Majo-Junio. Floi'es aurei. 1101 VELUTiKus Ten. Fl. Nap. l. i. p. 350. t. 147. Molliter viilosus. Radice fibrosa, fibris fasciculatis subsim|)licibus elongatis: caule erecto su- perius paniculato ramoso multifloro: foliis radicalibus cacspitosis longe pe- tiolatis 3-fidis, segmentis subrotundis inaequaiibus inciso-dentatis, medio 3- lato, lateralibus 2-fidis, caulinis paucis conformibus breviter petiolatis, flo- ralibus palmato-3-partitis, laciniis lanceolatis: floribus solitariis : pedunculi.^ tenuibus: petalis obverse-cuneatis, ungue squamoso, foiiolis calycinis paten- tibus, subtripio majoribus: nuculis laevibus, in capituio globosoi stylo brevi recto acuminato, coronatis- — 296 — R. velulinus Bert. Fl. It. t. 5. p. 546 - R. lanuginosus ex parte Seh. et Maur. Flor- Rom. Prod. p. 183. n. 623. In apricis et sylvaticis baud infrequens. Pei-enn. Flor. Aprili-Junio- Flores aurei. 1102 CQNSTAHTiNOPOLiTANas d' Uiville En. PL Arch. p. 746. Radice fi- brosa, fibris elongatis subsimplicibus: caule erecto, petiolisque dense et pa- tentissime pilosis: foliis adpresse olosericeis, ultra medium trifidis, lobis la- tis deorsum cuneiformibus inciso-dentatis: pedunculis teretibus: petalis ob- cordatis, unguc squamoso, foliolis calycinis retroflexis, duplo majoribus: nu- culis lacvibus planis in capitulo dense, stylo bievissimo oblique minime re- voluto, coronatis. R. constantinopolitanus Sang. Cent. Ires p. 80. n. 180. Frequens in pralis uliginosis, nee non in umbrosis circa Urbem, ct in agro Pontine. Perenn- Flor. Aprili-Majo. Flores flavi. Obs. Affinis R. lanuginoso, at distintus statura minore , foliorum lobis lebulisque obtusioribus, hirsutie densiore, carpellis maluris nulliaiode unci- natis. 1103 REPE.\s L. Sp. PL p. 779. Radice fibrosa, stolonifera: caule de- cumbente quandoque erecte parce ramose: foliis 3-natis, foliolis 2-3-sectis, segnientis inciso-dentatis: floribus solitariis terminalibus: petalis obovatis in- tegris, ungue squamoso, foliolis calycinis concavis tandem reflexis, subduplo majoribus: nuculis laevibus, in capitulo globose, stylo brevi recto vel adunco, coronatis. R. repens Seb. el Maur. FL Rom. Prod. p. 183. n. G20 - Bert. FL It. I. 5. p. 551. In pascuis humidis, et ad fossas vulgatissimus. Perenn. Flor. Majo-Junio. Flores aurei. Obs. Cultura fiores duplices evadunl, et tunc planta in hortis sub no- mine Boltone = 2' 68105. L' epoca media fra il 1755 e il 1857 e 1806. Se dunque prendiamo la me- dia dcllc iirecessioni calcoiate per questa epoca (num. 22° tav. Ill) si trova p = 2." 68052 colla piccola differanza di 0.' 00053. Questo risultato di- mostra la necessita di calcolare collo stesso sistema di elemcnti 1' anniie precessioni: di conservare moltc cifre decimali, e non litnitare il calcolo alle sole millesimc di secondo. 43°. Per apprezzare il valorc della piccola differenza notata di sopra , supponiamo anche che voglia determinarsi il movimento proprio di Sirio in 102 I'ispetlo alle otto stelle prese compiessivamente, lilenendo cioe Je ascen- sioni rette 3- , ed avremo 1755. =^ = 6.'' 34."' 32.' 054 o 1755. Sirio .. 6. 34. 20. 913 {Bessel fund, astron.) A = 0. 0. 11. 081 1857. ^-^=6. 39. 5. 521 o 1857. Sirio .. 6. 38. 50. 903 A' = 0. 0. 14. 618. movimento di Sirio in 102 anni rispetto alle 8 stelle — 3.' 537. Se dalla ascensione retta superiore della Stella fittizia si passi a quella del 18.57 colla precessione calcolata p = 2-' 68052 per I'epoca media 1806, si trova 1857. ^ = 6-* 39." 5.' 467 1857. Sirio .. 6. 38. 50. 903 A' = 0 0. 14. 564 40 — 302 — c quindi movimento di Sirio in 102 anni — 3/483. Medio — 3.' 510, es- scndo — 3-' 5088 queilo chc si aviebbc dall'annuo — 0/ 0344 usato da me nella riduzione delle osservazioni- Chc se poi invece di prendere 1' osseiva- zionc di Dvadlcii si voglia prendere quelia corretta da Le-Verrier (ann. dcl- I'osserv. di Parigi lorn. 2.) si avrebbero due diversi risultati, giacche A per Ic osservazioni del 1755 risulta 0. 0. 11.' 008 piii piccola cioo di 0. 073 di quanto dilTcrisce la posizione di Bradley daila corretta di Le-Verricr. Trattando collo stesso metodo le osservazioni di Piazzi del 1800; quelle di Mudvus del 1835 si avrebbero altre due relazioni , le quali paragonate con quelia del 1857 darebbero if moto proprio di Sirio in 57 e in 22 anni ri- spetto alle stesse 8 stelle considerate complessivamenle. 44.° II sig- Fuss nel 1847 tenne un diverso inctodo. Egli , come ho potuto conoscere, non gia dalla sua memoria, la quale non e stata pubbli- cata , ma da alcune notizie die gentilmente mi sono state inviate dal ch. prof- Peters aslronomo di Altona cerca di indagare il movimento di Sirio rispctto a ciascuna Stella in particolare. Dalle osservazioni di Bradley del 1755 (fund, astron.) e dalle proprie del 1847- 2, trova le diiferenze in a- scensione retta Sirio — /3, Sirio — v' Sirio — v" ... per Tepoche medesime, cioe Stelle A 1755 A' 1847.2 A'— A Sirio — |S -i-22."'26.^ 09 -H22.-26.' 73 -t- 0.^64 Sirio — "' 8. 41. 44 8. 43. 50 -1- 2. 06 Sirio — v" 8 20. 79 8. 23. 84 -^- 3. 05 Sirio — 0 — 8 27- 53 — 8. 40. 50 —12. 97 Sirio — [J. 10. 32. 11 10. 41. 51 — 9. 40 Sii'io — ' 10. 51. 90 10. 54. 47 — 2. 57 Sirio — 7 18. 19. 41 18. 25. 73 — 6. 32 Calcolando quindi le precessiodi cogli elementi dati dal lodato Peters nella sua memoria sulla nutazione passa a determinare il moto proprio di Sirio in 92. 2 anni relativamente a ciascuna stella, cd ottiene A 303 — iinento di Sirio rispetto a |3 : — — 3.M)7 v' — 2. 90 v" — 3. 36 e — 2. 23 M — 3. 07 t — 3. 03 V — 3. 25 Medio — 2.*987 45.° Sieno «°, a' le ascension! rette di Sirio osservate in due epoche distant! di un numero n di anni , sieno /5° e /S' )e ascensioni rette osser- vate nelle stesse epoche di una qualunque delle altre stelle: pep' le annue precessioni calcolate per Tepoca media , ^ 1' annuo moto proprio di Sirio ; neila ipotesi che le osservazioni sieno esatte, deve essere a' = a" -Jf np ■+■ nix /3' = /S" -H np' nella seconda equazione la p' rappresenta 1' annua precessione spogliata del moto proprio se la stella lo lia. Dalle equazioni si ottiene Quando voglia spogliarsi la p del moto proprio supposto cognito, e dicasi p'' si avra («'—/3')— («•— /3°):=;i(;)"— ;y) (2), la quale serve per vedere se la dif- ferenza osservata combini colla calcolata. Cogli dementi dati da Le-Verrier (tom. 2° degli annali) per I'epoca 1801. 1 media fra il 1755 e il 1847. 2 si ha Sirio ... /j = 2.' 679809 v' ;)' =. 2. 625466 p— p' = 0. 054343 fi(p— p') = 5.' 01; dalle osservazioni (a' — /3') — (a» — ^'•) = 2. 06; quindi Hfi = 2.' 06—5.' 01 = — 2.'95 Fuss trova — 2-' 90. — 304 — Molla ipotesi di ja = — 0" 03440 si ha p" = 2/ ()45409 p' == 2. 625466 p"—p' = 0. 019943 n{p" — p') = I .■' 84; ora avendosl (a' — /3') — («° — /3°) = 2.' 06, si vecic che Vtis.i nel ridurre le osservazioni lia adopeiato uu valoic diverso di /x, sc pure 1' errore non si debba atliibuire alle osscrvazioni. 46.° Deve anche notarsi che Fuss prende I' ascensione rclta di Siiio osservata da Bradley e non la corrella da Le-Verricr, che non potcva co- noscere: che non si conosce i'ascensione I'etla di Sirio determinata dalle sue osservazioni I'atte nel 1847. 2: che sembra aver preso il inoto proprio H- = — 0.' 0321. Attese queste ragioni, e forse una piccola diversita negli elementi pel calcolo delle precessioni non mi e dalo di poter intiodurre la relazionc di Fuss nella soluzione del pi'oblema che mi sono proposto, giaccho io paito daH'ascensione retla di Sirio corretta, da! valore di ;a = — 0.' 03440, e dagii elementi dati da Le-Verrier pel calcolo delle precessioni. 47." Denotiamo dunque con (1) (2) (3) .... le differenze Sirio — i3, Si- rio— y' , Sirio — y" .... nolle epocho 17.55 e 1857, ed avremo Stelle A 1755 A' 1857 A'— A (1) ^22.-26.^158 -(-22."'26.^665 H- 0.'507 (2) 8. 41. 513 8. 43. 589 ^- 2. 076 (3) 8. 20. 866 8. 24. 078 -h 3.212 (4) 7. 14. 046 7. 14. 737 ^ 0. 691 (5) — 8. 27. 454 — 8. 42. 049 —14-595 (6) 10. 32. 034 10. 42. 781 —10. 747 (") 10- 51. 827 10. 54. 723 — 2- 896 (S) 18- 19. 334 18. 26. 463 — 7- 129 — 305 — Pel 1806 epoca media IVa il 1755 e il 1857 si trova p = 2.' 679819 ; i valoii di p' reiativi alle 8 stello per la stessa epoca sono dati nella tav. Ill del num." 22, e, se si vuole, si potianno spogliare del piccoli nioti piopri dclenninati (40°): col mezzo dunque della equazione (1) avremo il valore di nix relativamenle a ciasciiua Stella, e dalla (2) la differenza fia 1' osser- vazionc e il calcolo. Applicazione Siiio p = 2. 679819 /3 ... p' = 2. 640670 p—p' = 0. 039149 „(;,_//) = 3. 993 »fx ^ 0.^ 507—3. 993 = — 3.^ 486 (Equaz. (1).) Sirio p" = 2. 645419 /3 ... /,' = 2. 640670 p"-p' = 0. 004794 n{p"—p') = 0.' 484 Osser. calc... 0.' 507—0.' 484 = -^ 0.' 023 (Equaz. (2).) II calcolo suppone ehc nella ;/ si abbia liguardo al moto proprio. Collo stesso melodo si sono calcolati i valori di tin rispetto alle altre stelle , i qiiali si irovano notati nella seguente tavola. Movim. di Sirio in 102anni rispetto osser — calc /3 V" e t y — 3.' 486 — 3. 482 — 3. 525 — 3. 485 — 3. 480 -3. 484 — 3. 479 — 3. 491 -+- 0.^ 023 H- 0. 027 — 0. 016 -^0. 024 — 0. 029 — 0- 025 — 0- 029 — 0- 018 306 — La media sara — 3.' 489. Qucsta inaspettata unifoiinita nci valori di Hfi. , e i piccoli enori fra le osscrvazioni e il calcolo mi dimostra che le posi- zioni delle 8 stelle e di Sirio sieno ben determinate nelle cpoche 1755 e 1857. 48." Collo stcsso metodo si hanno i valori n/x in 57 anni colle osser- vazioni di Piazzi del 1800 e colic nostre del 1857, e in 22 anni con quelle di Madras del 1835 e le nostre del 1857. Ritcnendo le stesse iiidicazioni , avremo Stelle (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) A 1800 -4-22.'"26.a06 8. 42. 346 8. 22. 226 7. 14. 366 — 8. 33. 900 10. 36- 554 10. 53- 054 18. 22- 474 A' 1857 -+-22.'"26.'665 8. 43. 589 8. 24. 078 7- 14. 737 — 8- 42- 049 10. 42- 781 10. 54. 723 18. 26. 463 A'- -A -1-0 ' 259 1 243 1 856 0 371 — 8 149 6 227 1 669 3 989 Mov. di Sirio in 57 anni rispetto osser — cal. /3 — 2.^012 — 0.' 050 V. — 1. 749 ^-0. 112 Il V — 1. 895 -+- 0. 066 III V — 1. 946 -f-0. 015 e — 1- 933 — 0. 027 M- -2. 164 -^0. 203 t — 1- 988 H-0. 028 7 — 1- 953 — 0- 007 La media sara nfj. =^ — 1." 955 — 307 — Stellc A 1835 A' 1857 A'— A 0) -h22.'"2Cy.' 460 +22. -46.' 665 -t- 0.' 205 (2) 8. 42' 980 8. 43. 589 -1-0. 609 (3) 8. 23- 21)0 8 24. 078 H- 0. 788 C^) 7. U- 470 7' 14. 737 -f-0. 267 (5) — 8. 39. 040 — 8. 42- 049 — 3. 009 (6) 10. 40. 580 10. 42. 781 — 2. 201 a) 10. 54. 270 10- 54- 723 — 0. 453 (8) 18. 25. 080 18- 26. 463 — 1. 383 Mov. di Sirio in 22 aoni rispetto osser — cal. iS — 0.'643 -+-0.^(114 1 V — 0. 559 -4-0. 178 n V -0. 655 -f-0. 104 v'" — 0. 623 -^0. 134 9 — 0. 609 — 0- 147 H- — 0. 631 — 0. 126 I — 0. .574 — 0. 183 H — 0. 596 — 0. 161 La media e Hfx = — O.'Gll 49.'' Queste due ultimo relazioni non presentano quella uuiformita che abbiamo notata nclla prima. Cio forse dipcnde dalla quanlita dei piccoli mo- vimenti piopii dclle 8 stolie, i quali sono stati introdoUi nei valori di p' , e sono stati ricavati dalle sole osservazioni di Bradley paragonate colle mie del 185|7. Altesa la incertezza di quest! piccoli movimenti ho voluto anche calcolarc i valori di h/j. trascurando i movimenti propri di sci stclle, e in- li'oduccndo quelli soltanto di y" e G, i quali si hanno dal paragone di tuite le ossei'vazioni c combinano ncl segno , e picssoche nella quantita a quelli notati nel catalogo biitannico. In questa ipotesi abbiamo — 308 - Valorori di n^ rispetlo 1755—1857 1800 1857 1835—1857 ^ — 3/ 598 — 2. 019 — 0. 667 y 3. 461 1. 837 0. 575 v" 3. 525 1. 895 0. 655 v'" 3. 688 2. 060 0. 667 e 3. 780 1. 933 0. 609 i^ 3- 759 2. 319 0. 691 £ 3- 439 1. 906 0. 565 V 3. 725 2. 085 0. 646 Medio 3. 584 2. 007 0. 634 50-° Se dunque indichiamo con ^ la conezione della relazione osser- vata nel 1857, e con y il movimento propiio di Sirio lelativamente alle 8 stelle, avrenio nelle due ipotesi le seguenti cquazioni X -+- 102 y = — 3. -489 y_-i- 51y=—l. 955 X-H 22 J/ =- — 0. 611 X = 0 000 X -\- 102 ?/ = - -3. 584 X ->r- 57 y = - -2. 007 X -+- 22 y = - -0. 634 X = - -0. 000 Risolvendo queste equazioni col metodo dei minimi quadrati, si ottiene dal primo sistema X = ^ 0.^0595746 y = — 0. 0347696 Inti'oducendo questi valori nelle equazioni superior! si ottiene 0. 0596—3. 5465=^—3. 4869 * 0. 0596—1. 9819=—!. 9223 0. 0596—0. 7649=— 0. 7053 — 309 — e quindi calcolo — osservazione -+- ()'002 ■H- 0. 033 — 0. 094 Dair altio sistema di equazioni si trova X = H- 0. 0586782 ,) = — 0. 0356890 c quindi 0. 05867—3. 64027=— 3.'582 0. 05867—2. 03427=—!. 976 0. 05867—0. 78525=— 0. 726 c flnalmenle calcolo — osservazione = -f- 0. 002 H- 0. 032 — 0. 092 II valore dclla x ^ ^^ stesso nci due sistemi di equazione , 11 valore di i/ canibia nelle dieci millesime di secondo, gii crrori che restano nelie equa- zioni sono i medesimi , e provano ceitamente una oscillazione nel movi- mcnto proprio di Sirio- Dalle osscrvazioni di Fuss gli eirori residui sono — 0.'003 per la relazionc fra il 1755 o 1847.2; -+-0.' 027 per la relazione fra il 1800 c 1847. 2; e finalmente —0.' 055 per la relazione fra il 1829 e 1847. 2. Ora per la relazione fra il 1800 e il 1857 , 1' errore si man- tiene dello stesso segno, ma diventa piu grande , e pel 1835 e 18.57 con- serva lo stesso segno c diventa anchc piu grande 51." Cognite le relazioni trovatc da Fuss nel 1847.2 cioi! Sirio — ,3 , Sirio — v' ... riportate nella tavola del num." 44°, e trascurando la v'" che non e stata osservata da Fuss potremo formarc un quinta equazione di con- dizione colla relazione 1847. 2 c 1857 , e avremo allora il movimento di Sirio rispetto alle sette stclie in 102, 57, 22, e 9. 8 anni. Sara dunque 41 — 310 — A 1847. 2 A' 1857 A'— A Sirio — /3 0 I y -t- 22.'"26.^73 8. 43. 50 8. 23. 84 — 8. 40. 50 10. 41 51 10. 54- 47 18. 25- 73 -(-22. 26. 665 8. 43. 589 8. 24. 070 — 8. 42 094 10. 42. 781 10. 54. 723 18. 26. 463 — 0. 065 -^0. 089 -4-0. 230 — 1- 594 — 1. 271 — 0. 253 — 0. 733 {Continuera) — 311 — FisicA. — Sugli eletlromelri. — Metnoria del prof. P. Volpicelli. (Continuazione) (1) PARTE TERZA §. XVill. La carica indotta ncl disco inferiore del microelettromctro condensatore, puo determinaisi mediante la dcviazione, di una qualunque delle due paglietlc mobili, dal filo metallico fisso c veiticale, interposto fia le medesime (§. 1.° fig. 1). Per eseguire qucsta determinazione, lappresenti / la lunghezza tanlo deir indicato filo, quanto di una qualunque delle due pagiiette, o steli. Questa paglietta, ncl caso deircquilibrio elettrostatico, faccia col filo verticale I'angolo 9, per eftetto della elettrica repulsione. Dal ccntio del moto rotatorio si prendauo due punti, uno sul filo verticale, I'altro sulla paglietta divergente da esso , ed a: , x^ sieno le rispettive distanze di quest! punti dal centro medesimo, contate una sul filo, I'altra sulla paglietta. Chiamando r il raggio della se- zione trasversale tanto del filo, quanto della paglietta, gli eleinenti superfi- cial! siniicilindrici, uno in vista deH'altro, e coiiispondenti alle distanze x, x^ deir indicato centro, saranno espress! rispettivamente coa nrdx , urdx^ . Lc funzioni f[x) , f{x^) rapprescntino la distribuzione dell' elettrico lungo gli indicat! cilindretti, cioe lungo il filo, e lungo la paglietta; le quantita di elet- trico sopra gli eleinenti stessi verranno date rispettivamente dalle nrf{x)dx , 7trf{x^)dx^ ■ Ma secondo lc note sperienzc di Coulomb, I'azione sia repulsiva, sia attrat- tiva, fra due quantita di elettrico, Tuna in vista deiraltra, 6 in ragionc com- posta della dirctta del prodotto delle quantita medesime, c della inversa del quadrato della distanza A fra Tuna e Taltra; percio ossendo A''*= x'^ — '2xx^cos^'p-^-x^^ , (1] Si vegga in (jucsto vol. la sessionc I. del erticembrc 1857. p. 37— la scssione 11 del 3 geunaro I808, p. 114— e la scssione V. dell' 11 aprile I808, p. 253. — 312 — se intlicheremo con »j un coelFicicntc da delcrminarsi, e con F la forza di repulsioiic scatnbicvole fra I'elettrico dislribuito sopra i due considcrati de- menti, avrcmo P _mnh•^f{x)|\x^)(^xdx^ ^ ' ,x* — 2xx^ cosy-h-a;,^ La t'orza F nel punto preso a considerare sulla paglietta, c chc dista x, dal centio del nioto, si decomponga in due, una /' perpcndicolare alia direzione della paglietta stessa, I'altra secondo quesla medesima direzione. La f sara (juella componente, che col suo moniento produce la divergenza della pa- glietta; mcntrc 1' altra componente sara distrutta dalla resistenza della so- spensione. Per tanlo avremo Fxseny (]uindi mn'^r'^f[x)f{x^xdxdx^ sen© {x^ — '2xx^cos'?->r-x^^Y ' laonde il momento elementare /ic,, delle repulsioni elettriche fra il filo e la paglietta, sara „, mT:h-'^f[x)f{x^xx^dxdx^s&n^ * {x^ — 2a;^,cos9-)-a;j^)i Inoltre, poiche per I'angolo gj, cui corrisponde I'equilibrio elettrostatico della paglietta, la somma dei momenti delle repulsioni, procedenti dall' elettrico di- slribuito sulle superficie semicilindriche, poste I'una in vista dell' altra, deve per qualunque delle due pagliette uguagliare il momento del suo peso; cosi e chiaro che, se p rappresenta il peso della paglietta divergente, compresovi (|ucllo del sottile filo di rame cui trovasi annessa , ed a esprima la distanza del relativo ccntro di gravita dal centro del moto, sara a/jsenf il momento del peso medesimo, e per 1' equilibrio dovra essere (4) f{x)f(x^)xx^dxdx^ J '=V ' =° {x^ — 2a;a;,cos9-Ha;,*) percio la determinazione proposta dipende da un integraie definite doppio- Non ci allontaneremo sensibilmente dal vero supponendo, che I'elettrico, prima indotto e poscia divenuto libero , da cui vengono investito lanto le — 313 — liaglieltc, quanto le altre parti dciristromento, sulle quali esso puo sconeie, sia (iislribuito unil'ormemcntc suilc medcsimo. Quindi chiamando c la carica dcll'elcttrico indotto, e divenuto libero per ralloiUanamcnlo del disco induccnte, si dica s la superficic totale occupata daH'elcttrico stesso; la quantita di olet- (^ irico sull'unita di superficic dovri essere - . Per tanto saranno s c c -Ttrdx , -nrdx, , s s le quantity di elettrico sugli dementi supcrficiali che si riguardaDO , fra loio e che furono in principio considerati. Avremo per tanto laonde c c nr{[x)dx = -nrdx , ^trjlx^)dx^ = — 7n•dx^ , s s llx)=f{x,) = i , dunque per la (4) sara ._ ^ nrc ^2 r^'^' n "r' xx^dxdx^ ( ) ap — m y—^ J ^^J ^^^ (z^^<2xx^ cos9'; cioe scmprc vantaggiosa riescira la presenza del sottilissimo filo metallico, fra le non men sottili e mobilissiine pagliette, come gia fu indicato (§. II). Le foriiiule preccdenti si applicano cguaimcnte bene, tanto al micro-elet- tromctro condensatore, quanta al micro-elcltroinctro semplice: in questo se- condo caso, il valore di c, sara quello della carica direttamente comunicata al bottonc dell'istromento, che comunica e cclle pagliette verticali, e coH'indice orizzonlale: cio6 non si avra bisogno della (13) per determinare la carica me- dcsima. Nclle formule stesse, il coefliciente m, dovra essere per ogni stro- mento determinato colla sperienza, e con ogni esattezza. Inoltre se, per una qualunque siasi costruzionc, si possa realmente o prossimamenle considerare nei mezzo della pagliclta , il centro di gravita della medesima, compresavi la sua sosjiensione , aliora le formule preccdenti riceveranno una maggiore I semplicita, polendo in esse farsi a =^ . Poiche I'azione della gravita tendc a ricondurre le pagliette nella verticale , e poiche questa tendenza cresce aumentandosi la divergenza delle medesimc, ne discende che le cariche non possono ricscire proporzionali alia indicata divergenza: cio e quanto vicne dimostrato dalla formula (8), precedentemente stabilita. Inoltre Yolta, che sostitul le pagliette ai fill terminate con pallotloline leggiere, trovo che I'e- Icttrometro cosi modificato, era paragonabile a se stesso fino alia divergenza di 30°; cioc che la carica era proporzionale all' angolo della divergenza , quando non fosse oltrepassato questo limite- Cio si accorda colle formule (12), nolle quali se I'angolo sia bastantemente piccolo, potra in luogo di senjj so- stituirsi I' angolo 9. Ora passiamo a determinare la carica mediante la de- viazionc dell' indice orizzontale del nostro istromento. (Cont/Hnerd.) 42 X--t: z- — 318 — COMUNICAZIONI Ho r onoie di presentare all' accademia da parte del sig. Enrico Nar- ducci un esemplare di un opuscolo intitolato: Tre Prediclie inedile del Bealo Giordano da Bivallo coUa nuova Iczione di turn qnarla corredale di opportune noliiie e puhblicale per cura di Enrico Narducci- Roma Tipografia dclle Belle Arli 1857- In una di questc quattro Piediche si legge: « Di trovare arli non » si venebbe a fine mai. Ognendi so ne potrebbe trovare una dell' arti. II » giullare le mcntova tutle nelia canzone ? Non Ic inentova tutte; che ne » sono per lo niondo assai, quelle cbe non sa. In quella canzone non sono » di molte arti che si fanno oltremonti. Onde in Parigi hae grande arte » d' intagiiare e segare le pietre prcziose, che n'e la grande arte; e cosi per )) lo mondo n' ha molte di quelle che non sapete, e non pero sono Irovate » tutte. Molte ne sono trovate, ma ognendi se ne potrebbe trovare una nuo- » va, e sempre se ne trovano delle nuove. Non e ancora XX anni , che si » trovo I'arte di fare gli occhiali: che fanno vedere bene, ch'e una delle mi- » gliori arti, e delle piu necessarie che 'I mondo abbia: ed e cosi poco che » si trovo , arte novella che mai non fu. E disse il lettore: lo vidi colui )> che prima la trovo e fece, e favellaigli. » (1). Questa Predica essendo in- titolata (2): « Predica IV. A di 23 di febbraio 1805., gior. mercoledi mat- » tina in santa Maria Novella. » Cio che si legge nel passo della Predica medesima riportato di sopra, dalle parole. « Non e ancora » (3) alia parola (I favellaigli » (4), dimostra , che I'arle di fare gli occhiali fu trovata poco dopo il 23 di febbraio del 1825. II sig. Narducci nell' opuscolo suddetto ha pel primo pubblicato intera- mente un esemplare di questa Predica, contenuta nel CodiCe n." 1268 della I. e R. Biblioteca Riccardiana di Firenze (5). Nell' opera intitolata: Degli occhiali da naso invenlali da Salvino Armati geniiluomo fiorenlino. Trattalo islorico di Domenico Maria Manni accademico (1) Tre Prediche inedite del Bealo Giordano da Rivalto colla nuova lezione di una quarta corredale di opportune nolizie e pubblicate per cura di Enrico Narducci, pag. 59, liD. 27— pag. 60, lin. 1—12). (2) Tre Prediche inedile del Beato Giordano da Bivallo, pag. 55, lin. 1—3. (3) Vedi la tinea 14 di questa pagina 318. H) Vedi la linca 18 di questa pagina 318. (5) Tre Prediche inedite del Beato Giordano da Rivalto, pag. 18, nota (1). — 319 — fwrenlino. In Firenze. MDCCXXXVIII- NcUa Slamperia d' Anton-Maria Al- bizzini- Con licenza de Snpcriori (pag. 72 — 73), si leggc: Ncgli anni appunto »'Che sci'isse il rnentovato Sandro , il Boato Giordano da Rivaito , in una » sua Predica delta sulla Piazza di S. Maria Novella, allora quando stava in » Firenze per Lettore de' Krati, il di 23 di Febbraio 1305 in un mercoledi » niatlina, cosi (jroiiunzio: Di trovare- arli non si vctrebbc a fine mai- Ognendi » sc ne polrebbe irovare una delle arti. II giullare le trova tulte nella can- » zone ? Non le trova tulte, che ne sono per lo mondo assai di quelle , ch" e' » non sa. In quella canzone non sono di molte arti, che si fanno oltre' monli: Onde » in Purigi liae grande arte d' intagliare, e segare le pietre preziose, che n' e )) Id grande arte; e cosi per lo mando n ha molte di quelle, che non sapete. )i IJ non pero sono trovate tutte, ed ogncndi se ne polrebbe trovare una nuova, » e scmpre se ne trovano delle nuove. Non e ancora venti anni (osservisi il » tempo) che si trovo Varte di fare gli Occhiali, che fanno vedere bene, ch'i » una delle migliori arli, e delle piii necessarie, che 7 mondo abbia , ed e » cosi poco, che si trovo, arte novella, che mai non fii. E disse il Lettore: to )) vidi coltii, che prima la trovo, e fece , e favellaigli. Cosi lascio registrato )) chi dalla viva voce del Prcdicatore raccolse siniili Prediche , tali quali » esislono in Codice anlichissiino del sig. Duca Gio: Vincenzio Salviati, lo- » dato estremamenle dal cav. Lionardo Salviati, ed in altro della Libreria » de' signori Marchesi Riccardi, le quali era verranno alia luce colle stampe » di questa Citla. » La predica menzionata in questo passo della suddetla opera di Donie- nico Maria Manni e la Predica IV menzionata di sopra (pag. 318, lin- 24-26). II brano di questa predica riportato dal Manni in questo passo della sua opera suddetta 6 qucllo stesso riportato di sopra (pag. 318, lin- 6-18) salvo le seguenti varicta: delle arti (1) dell'arli (2) troca (3) racntova (d) trova tulle; che (S) mcntova tutle: che (6) (1) Vcdi la linea 7 di questa pagina 319. (2) Vcdi sopra, pag. 318 lin. 7. (3) Vedi la llnca 7 di questa pagina 319. (4) Vcdi sopra. pag. 318, lin. 8. (5) Vedi la linea 8 di questa pagina 319. (6) Vedi sopra, pag. 318. lin. 8. assai di (juelle, ch' e dimolte arli, che (3) oltre' monli (3) iiilayliare. e (7) /« (9) quelle, cAc(ll) sapete. E (13) tulle, ed ognenil (15) venti (17) — 320 — (1) assai, quelle chc (2) di niolle arli che (4) oltrcmoiili (G) intagliare c (8) la (10) quelle die (12) sapete, e (14) tutle. Molle ne sono trovalc, ma ognend) (16) XX (18) Lc paginc o-G di qucsto opuscolo contengono una Prefazionc del sig. Enrico Narducci. Nelle pag- 19-26 di questa Prefazione egli da alcune notizie intorno a!ia scoperta degli occhiali. IIo I'onoie di prcsentaie all' accademia da parte dell'autore un opuscolo intitolato: Snggio di voci italiane derivate dalV arabo di Enrico Narducci. lioma, Tipografia dclle Scienze malematiche e fisiche , Via Lata num.° 21 1 MDCCCLVIIL Importanti notizie relative alia storia delle matematiche tro- vansi in questo opuscolo, sotto le voci: ALCEnnA, algohisjio, almanacco, al.mu- CABALA, BLSsoLA. Nell'articolo di questa pubblicazione, relativo alia voce Al- miicaliala si legge (19): « Nell' introduzione al decimoquarlo capitolo del Li- (1) Vedi sopra, pag. 319 lin. 8. (2) Ycdi sopra, pag. 318. lin. 9. (3) Vedi sopra, pag. 319, lin. 9. (4) Vedi sopra, pag. 318, lin. 10 (b) Vedi sopra, pag. 319, lin. 9. (6) Vedi sopra, pag. 318, lin. 10. (7) Vedi sopra, pag. 319, lin. 10. (8) Vedi sopra, pag. 318, lin. 11. (9) Vedi sopra, pag. 319, lin. 11. (10) Vedi sopra, pag. 318, lin. 11. (11) Vedi sopra, pag. 319, lin. 11. (12) Vedi sopra, pag. 318, lin. 12. (13) Vedi sopra, pag. 319 lin. 11-12. (14) Vedi sopra, pag. 318, lin. 12. (15) Vedi sopra, pag. 319, lin. 12. (10) Vedi sopra, pag. 318, lin. 13. (17) Vedi sopra, pag. 319, lin. 13. (18) Vedi sopra, pag. 318, lin. 14. (19) Saggio di voci italiane derivate dall'araho, pag. 22. lin. 19 — pag. 23, lin. 11. I — 321 — annt (osscrvisi il tempo) chc (1) anni, clic (2) Occhiali, che (3) occhiali: die (4) necessarie, che 7 (5) neccssaric che '1 (G) abbia, ed (7) abbia: ed (8) poco, che (9) poco chc (10) novella, che (11) novella chc (12) Letlore: io (13) leltorc: lo (14) x ber Abaci di Leonardo Pisano [Scriui di Leonardo Pisano matematico del » secolo decimoterzo jmbblicati da Baldassarre Boucompagni socio ovdinario » deir accademia rcale delle Scienze di Torino , della reale accademia delle » Scienze di Napoli, e della pontificia accademia delle Scienze delV IstUuto di )) Bologna Volume J. [Leonardi Pisani-Libcr Ahbaci). Roma Tipografia delle )) Scienze matemaliche e fisiche, Via Lata n.° 211, 1857, pag. 353, lin. 2-5) » si legge: ad has quidem ultimas duas diffinitioncs reducuntur omnes que- » stioncstioncs {sic), que sunt in aliebra almuciiabala, scilicet in libro con- » temptionis, et solidationis: dcnique, his terminatis, hoc capitulum in quin- )i que partes dividalur ». E da credere che in questo passo del suddetto » Liber Abbaci Leonardo Pisano abbia scritto conientionis, e che poscia per » eiTore di copisti sia stata sostituita nel passo medesimo a questa parola )) la parola conlcmptionis ; giacche uno dei significati della parola conlenlio » 6 paragone, confronlo {Antonio Bazzarini, Vocabolario universale latino-tta- w liano c italiano-latino- Opera riveduta per cura del cav- T Vallauri , Vo- (1) Vedl sopra. pag. 319, lin. 13-li. (2) Vedl sopra, pag. 318. liii. 14. (3) Vedi sopra, pag. 319, lin. 14. (4) Vedl sopra, pag. 318, lin. 15. (5) Vedi sopra, pag. 319, lin. IS. (6) Vedi sopra, pag. 318, lin. 16. (7) Vedi sopra, pag. 319, lin. 15. (8) Vedi sopra, pag. 318, lin. 16. (9) Vedi sopra, pag. 319, lin. 16. (10) Vedi sopra, pag. 318, lin. 16. (11) Vedi sopra, pag. 319, lin. 16. (12) Vedi sopra, pag. 318, lin. 17. (13) Vedi sopra, pag. 319, lin. 16. (14) Vedi sopra, pag. 318, lin. 17. — 322 — colui, che (1) colui die (i) trovo. e (3) trov6 e (4) » litme jirimo, Lalino-Italiano. Torino, cugini Pomba c comp. J 850, pag. 225, » col. 2, lin. 88-1)2, voce contentio) «. L'opinione indicata in questo passu (iol suddptto SiKjijio sembra inolto probabile. ]i. Bo.N'COMI'AGM (1) Vedi sopra, pag. 31!), lin. 17. (2) Vedi sopra, pag. 318, lin. 17-18. (3) Vedi 3opra, pag. 319, iiu. 17. (4) Vedi sopra, pag. 318, lin. 18. t ,^« A,^' . /o v* * 11 prof. Volpicelli comunico il seguente aiticolo bibliogiafico — Mentre ho "" I'onore di otfiirc m (|orro all' accademia,Til lerzo ed ultimo volume dcll'oc- cellcnte traltalo di eleltricita teorica ed applicata [Traile d" eleclricile iheorique " cl (ipiiUquce) deiriiluslre sig. A. De la Rive, pubblicato nel 1858, non posso ''^/' '^ dispensarini dall' accompagnare questo pregievole dono, cod una breve indica- •/.ione delle principal! dotlrine conlenulo in esso. La parte teoretica di questo volume, consiste in considerare lo sviiuppo della eleltricita, sia nelle azioni fisio- logiche, sia neH'atniosfera; quindi siegue la esposizione del inagnetismo lerre- stre. La applicazioni riguardano: la produzione tanto della luce, quanto del ca- lorico, mediante la eleltricita: la costruzionc dei niotori meccanici col mezzo delle propriela magnetiche delle correnti: la telegrafia eleltrica: la coslruzione degli apparecchi diversi mediante lo slesso agente, cioe I'clettromagnetismo: le applicazioni chimiche, fisiologiche, e terapeutiche- Da ultimo si trova un appendice, la quale conliene parecchi articoli, che hanno lo scopo dL com- pletare alcune materie, trattate nei tre volumi di quest'opera, nei quali, per elfetto di pubblicazioni posteriori ai volumi stessi, alcuni nuovi fatti ed alcune nuove dottrinc sarebbero mancale, senza 1' appendice stcssa- La parte con- cernente le applicazioni ha dovuto senza dubbio coslare molto studio al nostro autore, e presenlare al medesimo grandissime difficolta, per essere dichiaratacon quella chiarezza, e coscienza che formanouno dei preziosissimi caratteri di tutta quest'opera. Le applicazioni fisiche nella maggior parte dipendono da cono- scenze delicate di nicccanica pratica: le applicazioni chimiche richiedono co- noscenze metallurgiche specialissime : le applicazioni terapeutiche abbiso- gnano di uu' analisi bene appofondita delle quistioni fisiologiche, e mediche. L' autore ha saputo ben fare tesoro di tutto cio , per cooseguire lo scopo i — 323 — che si era piefisso, in questo esteso e completo suo lavoro. Nella rcda- zione dclle note maieinatiche fii questo terzo volume, le quali sono elegan- tissime non solo, ma utili eziandio molto, concorse I'opera del sig. Luciano (igiio dell'autore, ed ailievo gia della scuola politecnica di Parigi. II sig. Luciano Dc la Rive si o pure occupato nell'espori'e il secondo, e quarto paragiafo del capitoio 1° che ha per titolo « applicazioni fisiche »• Quel secondo para- grafo riguarda I'applicaEione delle proprieta magnetiche della corrente elet- trica, alia costruzione di un motore mcccanico; nienlre il quarto paragrafo concernc i diversi congegni non appartenenti alia telegrafia clettrica, fondati suir elettro-inagnetisino. L' opera di cui parliamo, e pcrfeltamente livellata sulle attuali cognizioni di elettrostatica e di elettrodinamica; e niuna delle scoperle, o sperienze di qualche valorc, si trova maiicare nella opera medesima; poich6 come i lavori dei lisici di Francia, d' Inghilterra, di Germania, e di America, cosi ezian- dio q/ielli degl' llaliani, vi sono giudiziosamente inseriti , e tutto si trova trattalo con quella imparzialita, che distingue I' uomo somn)o , e scevero di ogni preoccupazione. Per tanto nel capitoio che tratta della elettricita sviluppata nolle azioni fisiologiche, vediamo ricordate le belle ed ingegnosc sperienze del Malteucci, sulla corrente propria della ranocchia, e sulla cor- rente musculare in genere, non disgiunto dalle altre sullo stesso argomento del Dubois — Reymond. Non altramente avviene delle ricerche original! ed interessanti falte giii dal Marianini, per quello riguarda 1' analisi della cor- rente elettrica sugli animali; (juesle ricerche si Irovano qui menzionate, ma nel secondo volume di questa opera, si leggono esposte eon molta chiarezza dalla pag. i33 alia 455. Egli e certo che fra i fisici, Matteucci e stato quello che ha studiato con maggior frutto scientifico i feiiomeni prcsentati dalla torpedine; ed i suoi lavori su tale argomento sono i piii completi: per tanto 1' autore prende quest! per guida nella esposizione dei fenomeni ora indicati. Parlando poi delle proprieta elettriche del giinnoto, non manca 1' autore di riportare i lavori fatti su questo elettrico pesce, dai fisici napolitani Miranda e Paci, ed in particolare si trovano esposti gli studi anatomici molto sviluppati del Pacini, sugli organi elellrici della torpedine e del gimnoto, non che del si- luro elettrico. Neir esporre le dottrine relative alia elettricita atmosferica, I'autore fa dipenderc lo sviluppo della elettricita osservata nelle sperienze di Palagi, per — 324 — I'avvicinamcnto cd allontanamento dci corpi fra loro, (lalT azionc induttrice, esercitata dalla clettricila di cui 1' aria e naluralnicnte cai-ica. Pcro questa spicgazionc sc puo soddisfaic ad alcune spericnzc del I'alagi, non lo puo certamente ad altrc del mcdcsimo, cd anchc a molte delle mie, nelle quali lo sviluppo ^ cazioni elettriche all'arte di guarire, si ricordano le intcressanti ed utili spe- rienze deirilluslrc Marianini, fatte da esso, per guarire dalla paralisi col mezzo della elettricita vollaica.. Per giungere a trattare degli effetti terapeutici, che dircttamente proce- dono dalla elettricita, il nostro autore avverte, che dopo i lavori del Matte- ucci e del Dubois-Reymond, siamo giunti a conoscere che i muscoli ed i nervi posseggono uno stato elettrico loro proprio. Inoltre la propagazione dell' azione nervosa, deve per le spcrienze del sig. Dubois-Reymond, attri- buirsi ad una modificazione materiale nell' aggregazione delle particelle , in virtu della polarita di esse. Questa modificazione fu daH'illustre G. B. Amici, resa sensibile all'occhio non ha guari, mediante Tammirabile suo microsco- pio composlo, col quale pote formarsi un' esatta idea della struttura della fi- bra musculare elementare. — 329 — II volume di cui parliamo tormina con un appcndicc, come gia indi- camino, dcslinata per siippleniento al volume slesso, in cio clie liguarda quelle malerie, le quali non poterono tiovar luogo ncl leslo, per essere pub- blicale dope la stampa del medesimo. Si trova in quest' appendice un estratto dellc numeross cd intcressanti riccrclie del sig. prof. Felici sulla induzionc elettrodinamica. (Juesto dotto italiano ha cominciato dallo studiaie le leggi dalle correnli indolfe, inediante I'aperlura e la chiusura di un circuito prossi- mo, ed ha esteso al caso dclle medcsime il tcorcma delle correnti sinuose, tanto pel circuito inducente , quanto per qucllo indotto. Quindi basato su questa generalizzazionc, ha potuto egli dctcrniinare la formula generale alge- brica, esprimente la forza elettromolrice indotta in un elemento. In seguito egli ha preso di mira il caso dei circuit! indotti aperti, che da luogo ai fenomeni d' induziono unipolare, od assialc , studiati anche da Malteucci. Oltre allc riccrclie sui circuiti fdiformi , ha pure il sig. Felici estesa la sua teorica alia triplice dimensione corporea, considerando ciascun punto come la sede di una forza elettromolrice, da cui si genera una corrente elementare , che si ditTonde per tutto il corpo; cd applicando il calcolo al disco ruotante sotto I'azionc di una calamita, e giunto ad accordarsi coi risultamenti, gia segnalati dal Matteucci, nelle sue speciali ricerche su questo caso della induzione. Riporlando I'autore alcune nuove ricerche sulla polarita diamagnetica , e sul diamaffnetismo in ucnerale, fa osservare che scbbene la esistenza della polarita diamagnetica, sembri solidamente stabilita pei lavori del sig. Tyndall; tutla via si deve aggiungerc, che il sig. prof. Matteucci^ 6 giunto a conclu- dere , potcrsi tutti spiegare i moti di un corpo diamagnetico', in presenza di due poli magnctici, senza ricorrere alia ipotesi della polarita diamagne- tica. Quindi siegue, la esposizione di alcuni fatti osservati dallo stesso fisico di Pisa, i quali sono aeconci a spargcre nuova luce sull' interessantissimo soggelto del diamagnetismo. In qucst'appendice si trova pure la esposione dei lavori molto intcressanti del sig. Soret , rclativi alle vaiiazioni d'intensita, che subisce la corrente, (juando produce un travaglio meccanico. Questo distinto fisico ha potuto concliidere, che quando una corrente elettrica continua, tende a determinare nil movimcnto relative di due parti di un sistema , se queste si muovano cedendo a quell' azioiie , vale a dire se producano un travaglio meccanico positive, si osserva una diminuzione d'intensita nella corrente, mentre cosi fatlo moto dura: pel contrario, se quelle due parti, si obblighino a prendere — 330 — un nioto contrario a quelle, die razione cicttrica tende a comunicar loro , cioe se il tiavaglio ineccanico sia iiegativo, si osscrva un aumento d'inlen- sila nella correntc. II sig. Soiet sarebbe disposto a credere, cbc quando una corrente esercita un azione esterna, succedc come se venisse aumcnlata la lesistenza clclliica della parte del circuito cbe agisce per induzione, cio che diininuisce la quantit;\ di zinco sciolto, c per consegueuza la qunnliia del calore interno dclia pila; coii qucsta difTerenza, che I'aumento dell' cffetlo meccanico, che dovrobbe prodursi ove la rcsistenza fosse aumentata, invece d' inveslire la parte indutlrice del circuito, si porterebbe sul corpo indotto. 1! sig. Clausius, ed il sig. Sorel medesinio hanno trattato, non e molto, I'ar- gomento della conversione del calore della corrente elettrica in travaglio mo- tore esterno; le loro idee sembrano al sig. De la Rive avvicinarsi molto a quelle dei signori loule, e Scoresby. Termina I'appendice stessa colle nuove ricercbe sulle variuzioni dcgii elcmcnti magnetici del globo terrestre. II R. P. Secchi ba trovalo 1° che queste perturbazioni sieguono il tempo locale, e che si riferiscono simuita- ncamente a tutti gli elementi magnetici: 2° che la curva perturbata, non e al- tro fuorche la curva ordinaria, spostata esteriormente di una cerla quantita: 3° che per I'effetto delle perturbazioni, la curva tende sempre piu a divenire simmetrica ed eguale nei due lobi: 4" che i period! sono legati da una sem- plicissima leggc, avente per base una variazione nella forza che produce le variazioni periodicbe, e che si manifesta nella variazione dei diversi dementi, dietro la legge geometrica della decomposizione delle forze. Pertanto il Trattato di elettricita teorica ed applicata deirillustrc A- De la Rive, nostro corrispondente straniero, e un lavoro nel quale in ogni ma- teria si riconosce il sommo fisico di Ginevra. Quest'opera non solo rappre- senta completamente, coUa esposizione dei fatti, lo stato attuale della scienza; ma c ad un tempo assai filosofica, tanto per V ordinc seguito nello svolgere i diversi rami della elettricita , quanto per quel rapporti, che 1' aulore ha saputo rilevare fra i rami stessi , nei quali rapporti consislc I'essenza del progresso scientifico , e dai quali si manifesta la elevatezza d' ingegno di chi seppe riconoscerli. L'opera che abbiamo presento possiedc ancbe I'al- tro notevole vantaggio , di olFrire alia fine di ogni capitolo una lista delle opere, in cui si trovano i lavori principali, rdativi alle materie del ca- pitolo stesso; quindi ^ che per questi suoi prcgi riescira il trattato di cui par- liamo, indispensabile a tutti coloro, che intendono seriamente alio studio della — 331 — tisica, ed in ispecie della clettricita, misteiioso agenic die si congiunge ai fe- nomeni tutli dclla natura. Neiraccompagnare la piescntazionc di questo lei/o volume colKattuale discorso, abbiamo fia le altre cose voluto mostraie, come il ciiiai'issimo aulore del volume stesso abbia saputo valersi dellc scopertc di ogni nazione, esponendole colla maggior chiarezza cd imparzialita, cd in (iiodo particolarc di quelle chc in fatto di elettiicismo sono dovute a quei dotti d' llalia i qualipiu onorano il nostro paese. II prof. Volpicelli comunico la seguente notizia bibliogi-afica. Non ha guar! fu pubblicato il volume 2.° delle memoije della R. accademia, delle scienze di Napoli , per cura dell' illustre segrelario perpetuo di essa , il sig. ViNCENzo Flauti. a questo distintissimo scienziato instancabile , pieno di zelo e di dotlrina , dobbiamo la pubblicazione dei molto pregievoli e desideralissimi lavori di quei valenti , che compongono la R. Accademia stessa, c che no formano il decoro. Per tanto i fisici che s' interessano alia dotlrina della influenza elettrica , ovvero clettrostatica induzione , potranno con ulilita grande, nell' indicato vol- 2% stampato in Napoli nel 1857, leg- gcrc a pag. XXIV una nota del chiarissimo A. Nobile. Sul teorcmn fondn- inenlalc deli induzione cicttrostalica. Questa nota fu precedentementc pub- blicata ncgli Annali di matematica e fisica del prof. Tortolini (marzo 1856), cd in altri giornali. Trovcranno inoltre a pag. CIV del volume stesso , un dotto rapporto , assai coscienzioso e prudenle, dei ragguardevolissimi scienziati signori pro- fessori Miciiele Tenore, Antonio De Martino , Anmbale De Gasparis , e Liici Palmieri {rclatore), sopra due memorie sulla induzione stessa, presentate al- r accademia nel 18 novembre 18.57, dal suo socio ordinario A. Nobile. In EI SOCI OaDINARI X DEI COSHISPOBJSENTI Sii//(i origine delV Alhtminite e CaoUno della Tolfa. Nola del prof. G. Po.\zi. Xlon credo siavi oranjai jiiu alcuno die non conosca il minerale pietroso, da cui si estrae il prezioso prodotto, conosciuto col nome di Allume romano 0 della Tolfa , sul qual6 gia furono praticati studi scientifici da Breislack e da Brocchi. Nel sccolo XVI, questa sostanza procaccio grande rinomanza a (Giovanni di Castro , che dicesi la rinvenisse per la prima voita sui monti clie dominano il littorale di Civitavecchia , dietro 1' indizio dell' Agiifoglio Ilex jy<]uilolium, cho tanto alligna su quelle alture. lo peraltro crederei poco fondata quella opinione, avendo rinvenuta tale pianta abitatrice di altie mon- tagne, dcstitiiite ad'atlo di formazioni aliuminose ; come a cagion d'esempio il monte Gennaro le cui roccie son tutte dolomitiche , e percio molto 'di- verse dai monti Tolfetani clie sono tutte feldspatiche. La materia allumi- nosa trovasi distribuita in grandi e potenti diche, da raggiungcre talvolta i tre 0 quattro mctri di spessore, dai quaii diramano filoni secondari serpeg- gianti e anastoniizzati fra loro in modo di una grossa rete , le cui maglie coir ascendere crescono in numero e si fanno piCi spesso coUa diminuzione di caiibro dei filoni sl'essi, fino a che tcrminano con un infiltramenlo di li- loncelli di sfiorjiaiento. Siffatto sistema alluminoso e tutto compreso entro una gran massa di trachite, che a modo di cuppola forma il nocciuolo di quel monti , circondata dalle roccie stratificale eoceniche, le quali sollevate girandogli alTintorno poggiano sui fianchi di cssa. 45 — 3/1.0 — La trachite sebbene offia moflilicazioui o varicta nclle diverse parti dclia sua iiiassa , lultavia puo dirsi essere cssenzialrnenic I'onnata di una pasta fcldspatica giigia , conteneule disseminati cristalli bianchi e vctiosi , piu o meno gross! di feldspato albitc, che gli contribuiscono un as|tello portiroide. Ma rid non toglio, die a sccoiida dciie diverse coiiibinazioni cbe accoiiipa- guarono le chiiniuhe aflinila neila sua foriiia/ione , in taluni punti veggusi I'ontenere allri mincraii. Cosi verso occidente mostrasi la massa lrachitici> come imbevula di acido siiicico cbe addcnzato in certi luogbi da origine a grosse masse di quarzo cristallino l)ianf;o , dalle quali deiivano i cosi detti diamanti dclla Tolfa, cbe altro non sono che prismi esaedri di quarzo, lim- pid! e brilianti. Quivt vedesi pure la trachite acquislare molta mica, e tal- volta dei |)iccoli cristalli di pirossene nero. Veiso mezzogiorno una prodi- giosa cruzione di ferro ossidato trovasi sbucata fra la trachite e le roccie stratilicate, i cui liioni furno spinti attraverso ambedue, e mirabilmente as- sottigliati serpeggiarono nella trachite fino a notabili distanze. I filoni di mi- nor calibro e distanli dal centre eruttivo sono tutti coslituiti di ferro ossi- dulato mngnetico compatto, grigio scuro, e quasi brillante di splendore me- tallico; ma nelie piii potenti masse eruttive del centro, 1' aspetto di questo ferro e cavcu-noso scoriaceo, di un bigiorosso disseminato di macchie verda- stre. L'analisi chimica come ha riconosciuta la composizione semplice del ferro magnetico, ha bastantemente dimostrata I'addizione del fosforo e dell'ar- senico, dove il minerale cangio d'aspctto. Non e che su quel lato rivolto fra orienle e settentrione , che la trachite trovasi scevra di queste addizionali sostanze, ed e appunto in quelle contrade che offre il suo naturale aspetto quale abbiamo di sopra accennato- Nel centro di questa enorme massa di trachite trovansi raccolti tulli i filoni alluminosi, che alquanto si difTondono verso occidente, per trascorrere nclla roccia fatta quarzosa. L' aspetto del- r alluminite e sempre bianca e cristallina, allorche e pura; ma cio non to- glie, che associata a principi coloranti, non si faccia bigia , giallastra, ros- sastra, o variegata di tinte diverse, e la sua cristallizzazione , ora e minu- tissima e microscopica, ora e piii grossa e manifesta, a seconda della pres- sione sotto cui si e trovata. Spesso ancora si trova in forma alabastrina , evidentemente colata per soluzione acquea, come nella formazione dei tra- vertin!, c in questa foggia si rinviene quella detta delle Grazie , capace di prendere un bel pulimento, e che si pregia come un marmo a lisle variopinte. — 341 — Ma quale e mai I'origine di questa singolare so&tanza ? I liloni allurni- nosi sonu ossi veri liloni di eruzioue , nei quali la materia sorse contro la leggo di gravita; ovvoro sono fialture della liacbite riempite da materia al- luininosa che i'acqua vi tiascino (lall'allo in basso; ovvero e derivala da un altra sostanza ridotta per metamorlisino ? Questi erano i quesiti die io la- ceva a me stesso, aliorclie percorrendo quelle allitudini, ccrcava di raggiuii- gcre la genesi delle loio roccie. Delle tie supposizioni la nieno prohabile e (juella del liempiiiionlo , avvcgnaclie i liloni alluminosi diinostiano chiaia- nieiile aver la materia corso dal basso in alto, piultoslo che dall'aito in basso: carattere che gli accusa come veri filoni d' iniezione spinti dalle profonditit terrcstri per un' operazionc assolulamente plulonica. I)' altronde la materia di cui cssi sono ibrniati si oppone altamente ail' idea di un fcnomeno di tal sorta , ripugnando la sua nalura ad una fusione ignea. Oltreche essa e iiello stato cristalliuo in cui scmpre si comprcnde acqua di cristallizza- zione che tosto si peide ad una prima elevazione di Icmperatura, e produce I'allume calcinate; ad un grado piu elevato di calorico la sostanza stessa si decompone per via secca, in virtu di quel debole legume che riunisce chi- micamente gli eleinenti gassosi di cui e formata. Tali consideraziuni diret- lamenle conducono ad adottare la terza supposizione, vale a dire che i li- loni alluminosi siano essenzialincnie forniali di una materia cruttiva, e che questa abbia poi cambialo di stato, o siasi ridotta per nielamorfismo con- servando i fisici caratteri della sua originaria t'usione. Ma ecco un allro quesiiu sorgere naturalmente: qual i'u la roccia da cui ebbe origine , e (juaie il principio metainori'osante ? Questo e cio che mi sono proposto dimostrare , e che forma il soggeito della prcsenle nota. Dopo lantc ricerchc, dopo tante passoggiere e lallaci leorie improntate sulla faccia dci luoghi , come e solito avveiiire in casi simili , finalmente mi e scmbiato di vedere che la pietra alluminosa de'monti di Ailumicre e Tolfa altro non sia che una liachile ancor essa, cainbiata di natura per via umida, vale a dire decnmposta e combinata da altre sostauze con cui si e trovata in eontatto, parimenti dal dist'aciniento ridotte. Le osseivazioni che hanne dato origine a questa teoria sono le seguenti. Nelle mie pcregrinazioni alle nu- mcrose escavazioni di quella pietra, io notava che la trachite incassanle a luogo a luogo moslrasi pert'ettamente decomposta per azione di acqua e d' inlemperie atmosl'criche , e per un tal canibiamento ridotta in un C.aolino generalmente bianco candidu , ora polveroso , ora sotlo Taspctto di un ar- — 342 - gilla plaslica, ottima alia fabricaziono dcllc porccllanc. Entro di questo cao- lino veggonsi serpcggiare (iloncelli di quel fcno provenienti dalla eruzione ferrea sopia notata , i quali spesso decomposti lianno fuso la loro sostanza colla roccia chc li contienc , per cui il caolino si k tinto in larghe mac- cliie, or giallc or rossc, secondo il diveiso grade di ossidazionc di quel me- tallo, c la quanlita dell' acqua comhinata. Dentro di quelle profondissiiric cave aperte per I'estrazione deiralluminite, io rimarcava altresi in quel dop- pio solfato di alluir.ina c potassa, lungo il dccorso dei filoni, specialincntc in taluni punti, masse dello stesso caolino , insieine a vene sparse di I'erro idrato piii o meno spesse , di un apparenza simile presso a poco a quelle della trachite incassante, ma meno decompostc. II caolino e il ferro peral- tro dei filoni alluminosi, sono in un rapporto manifesto fra loro, peiche se neir alluminite si rinviene il primo costantemente scai*seggia il secondo, e so I'altro si mostra a dovizia il primo non esistc affatto. Aggiungi a tulto que- slo un altra osservazione di peso gravissimo; cd e che in taluni punti spe- cialmentc nelle piii voluminosc masse di fcrro idrato spesso si rinviene una polvere grigia, di natura vetriolica e costituita da solfato di ferro. Questa sostanza sciolse per me il problema, giacche vedeva in essa I'origine dell'acido solforico, e la sua combinazione coll' alluinina e colla potassa feldspatica. Allora io non csitai piu a giudicare i filoni di trachite essere stati an- cor essi in origine una trachite, e che due cruzioni di questa sostanza siansi effettuate in tempi successivi e diversi- La prima di queste sotte forma di una cuppola cnorme, sollevata attraverso Ic roccie stralificate coceniche , a formare lutto il rilievo di quel gruppo di monti: I' altra venuta appresso c spinta nelle soluzioni di continuity di quella per per prendere la forma di filoni di eruzione. Cosi una trachite si trovo dentro 1' altra. La prima di queste eruzioni fu seguita da un corteggio di ferro ossidato e magnetico in appresso convertito in apatite , e in ferro arsenicale- La seconda accompa- gnata da un ferro combinato alio zolfo sotto forma di solfuro. Da cio e de- rivato che nella decomposizione, coH'andare del tempo lentamente avvenuta in ambedue per via umida; la prima trachite si e convertita semplicemente in caolino o argilla a porcellana la quale b reslata bianca ove ferro non esisteva, si e macchiata al contrario dove per la sua presenza, il ferro I'ha semplicemente imbevuta col suo ossido disciolto nell'acqua. Ma nella seconda eruzione la cosa ha proceduto diversamentc; avvegnache mentre la trachite si convertiva in caolino per intromissione dell' acqua, il solfuro di ferro si — 343 — caiigiava in solfato, c I'arido solfoiico abbandonato il ferro a poco a poco si e tutto impadronito dell' allumina c delia potassa della decomposizione toidspatica cntro cui si trovava. Laonde si ha per risultato il solfato dop- pio di alluinina c potassa, cristallizzalo in virtu dell'acqua che li avca messi in soluzionc, e la produzione deH'ossido idrato di fcrro che in masse disse- minate si rinvienc cntro di esso. Cos! noi ci rendiamo ragionc del caolino e del solfato di fcrro compresi nei filoni di Allumite, I'uno e V altro resi- duali , quando vi fu dcficienza o cccedcnza in uno dci faltori chimici- Cosi noi possiamo spiegare la forma alabastrina, stratificata come i travertini, che r allumite mostra in ccrti punti di quelli filoni c le scolature stallami- tiche che in altri luoghi quella sostanza fa scorgere. Tutto in fine si ac- oorda a far credere, che la pietra alluminosa in origine sia derivata da una fusione ignea , e che quindi rirnaneggiata dalle acque sia stata portata a queiraspetto cristallino in cui ora la scorgiamo. In questa guisa vien fatta ra- gionc di tutto cio che fin qui si 6 osservato, tanto sulla roccia contenente o trachite, quanto sui filoni alluminosi contenuti, e percio a me sembra che la leoria ora esposta, se non e del tutto vera , almeno e molto verisimile. Che se da taluno si trovera una spiegazione piii soddisfacente , non dubito sottomeltcrc la niia ad una superiore dottrina. — 344 — Su di j»Mi coloraiione in rosso avvennla nel Macco del Maicc. JSota del prof. ii. \'iale. I n questo secolo non mcno che in tempi da noi anco lontanissiini, niaravi- gliat'oiio gli uuaiini deil^ aver alcuna liata scortu le aequo c talune sosiaiize uiinieulari veialc in rosso. Quando le scieDze di niinuta osservazione cran bairibinc attribuivansi sit- fatti colorameati a eagioiii arcane, come a dire a sangue piovuto dal ciuio , sanfjuincm pltiissc Seualui nuncialum est , sccondo ne rii'erisce Cicerone nel iibro della divinazione- Pure tra i niolti fenoineni di questo genero, che a quando a quando si sopravviddero uno ve ne avea, che rinoveilavasi ogni anno in tempi determinati , e questo era il rosseggiare del mar Eritreo , che per 1* intlusso della luce e del calore davasi a vedcre nel giorno , e dileguavasi durante la nolle ne' mesi di dicenibrc , e gennaio. Or la s|)ie~ gazione di un fenomeno cosi ovvio n' e slala ascosa fino a di noslri. Cio e avvenulo sol perche i cultori delle scienze nalurali non dieronsi briga d' in- dagarnc la cagione giammai. Dobbiamo all' Ehremberg 1' avercela falla pa- lese alcuni anni or sono, e I'aver dimoslrato dipender essa da una pianticella microscopica della famiglia delle Alghe, del genere delle Oscillarie, cui di^ il nome di Trichodesmium Eryihraetnn- Tuttc le alti'e colorazioni sia di rug- giada , sia di pioggia, sia di maresi , sia di nevi e di mari , che vengonci liferite da Omero, da Livio, da Cicerone, da Dione Cassio, e da Plinio, e le altre molte avvenute in tempi piu a noi vicini debbonsi per le osservazioni di Agai'tb, di 1-yngby, di Peiresc , di Morrcn, di Linneo , e di Ehrenibei'g 0 a famiglie di Alghe, o a famiglie di Enloniati infusorii. Narra ii Morren , che una sorgenle solforosa sulla riva sinistra della Mosa la si vede tutto di sparsa di bellissime macchie di color di rosa pei Lcplotnilns, per gl' Hijdnirus, per le Oscillarie, pei Zignemi che in copia vi vegelano; e noi nelie acque alhule adocchiamino un bel violalo di rnaminoia cagionato da una pianticella, che sotto il noine di Calolhrix JuiUipkoru venne descritta dalla nostra illustre signora Fiorini Mazzanti. La colorazione in rosso, fenomeno singolare per la sua apparenza, non erasi giammai avvertita nolle sostaiize alimcnlari. Nel 18li) al Setle di Pa- dova corse per la prima volta alio sguardo sulla t'arinata del Maice [Zea Mays) ed ei la studio con molta cuia, e la fe dipendcre dallo sviiuppo di un fungo da lui chiamato Zoogalaclina Imetropha. Dopo il Setle si ripelt? il fenomeno _ 345 — in Beiliiio nel 1848., e venne annunciato daU'Ehremberg siccome I'effetto di iin insello infusoiio Monas prodigiosa. Voile il Montagne veiificaie il fatto , ina per mollo ch' e' visi travagliasse non gii awenne di pur scorgerlo una sol volta. Nel 1852, quando men ei ci si addava , il caso f6 die si ab- Itatlesse nel fenoniono desiderato su di un polio tagliato dalla sera innanzi e posto in serbo in una nioscuiola. Apparve la carne di esso nclla mane ap- presso oospersa di una soslanza come gelatinosa, la quale era tinta di color riibicondo vivissimo. Egli dope averia ben bene esamioala al microscopio toncbiuse essore non giii una monade, come I'avea annunciata I'Ehremberg, ma invcce una pianticella della tribii delle Ulvacee, della famiglia dalle Pal- mclle di Ljngby, e la nomo Pulmella pvodiqiosa. Occorse aiico a noi non iia guari un |iari fenomeno, ed abbiam creduto (larne breve nolizia, alFine di raffermar I'osservazione delTillustre Crittogamo della Francia. Un tal Lazzeri Capocaccia abitante nella regione di Traslevere alimen- tava con f'arinaia di formentone (Polenta) i niolli cani ch' ei serbava per uso di suo mestieri. Dopo aver preparato un di codesto alimento secondo ch' era solito, nel gellarlo sullo spianaloio afTmche freddassc in poco d'ora lo vidde ricoperlo come di un vcio di sostanza glutinosa, il quale era ovunque linto di color porporino. Slup'i egli all' insolita colorazione pur voile porgerlo a' suoi cani: un di essi in breve inori , gli altri venner presi da dolori di ventre , e da diarrea. Tempndo d' inganno , o di altro malifizio orditogli ne corse a noi con alcuni biaiii della misteiiosa polenta aflinche la soltoponessimo ad esame. Sotto r ingrandimento di oltre 500 diametri la ci si presentava in forma di cellula posata su di uno strato mucoso, diafano, di un color vivo di sangue, divisa in varii scom|)arliinenti. Non ci presento movimento di sorta, non li- lamenlo tJagelliforine , e raccolta alquanta di questa materia [telrasporo) e posta in luogo uniido su di poca polenta prepaiata ad arte la vedemmo pro- pagarsi, ed estendersi su lulta la superficie della farinata. Se eravam ccrti della natura vegetabile di codesta sostanza, non eravam fidati , cbe la fosse quella slessa dc^critta dal Montagne- Per toglierci dalle ainbaci , e da ogni diibbiezza ricorremmo alia gentilezza della signora Fio- rini, ed essa con quel suo sicuro vedere ne accerto essere appunto la Palmella prodifjiosa, die il Montagne avea riscontrato nel polio dianzi descritto. — Ma — E qui noil sani stnnio all" argomento narrare una stoiiella avvcnuta non ha guari in Tenacina- Nun sapiei se per occasion di nozze, o di allra solcnnita una gcntildonna di ([uelia citta rcgaid alcune sue amiche di una stiacciata di pan di Spagna. Sludiossi la povcrina adornaila con arabcschi , i-oloiirla in be! inodo, grandinarla con anici confetti , e con pizzicata, atlin che la facesse belia mostra di so- II dono fu giadito, ina al tagliaria videsi la pasta lutta di color rosso, conic la fosse stala intinta nel sangue. Spa- ventati i convilati, quasi cio fosse avvenuto per cfTetto di maiia, non ne vol- lero saggiar liriciola, c nc mcnarono laic uu clamore, che I'innocente dona- trice per sottrarsi alio sdcgno di que' mal oonsigliati fu costretta esniare per alquanto tempo nei paosi vicini. — 347 — Florae romanae Prodiomus exhibens plantas circa liomam el in Cisapenninis Ponlijiciae diclionis proviuciis sponte vcnienles. Auctore Petro Sa.\gui.\etti in romana stttdiontm Universitale Bolanices professore- (Continuazione) (*) 1110 i'A.\TUTj/ni\ DC. Ssijl- l\at. I- \. p- 235. Caulc aquatili (luilanle ad nodos radicantc, ladice fibrillosa, terresiri caespitoso ascendcnli: loliis pe- tiolatis basi vaginantibus multifidis , laciniis capillaribus crcctis 2-3-choto- mis, |)etiolis asccndendo abbi'cviatis , vaginis stipularibus inajusculis oblon- gis superioribus atlcnuatis: peduncubs opposiiifoliis: petalis anguste obovatis, poi'O unguis cyaliformi, folbolis calycinis ovatis cito deciduis, dupio inajori- bus: nucubs transversim rugosis glabris hispidisque: stylo brevissimo deciduo. K. pantotbi'ix Bert. Ft- It. t- 5. p. 575. - R. aquatilis /3 Seb. el Maitr. Fl. liovi. Prod. p. 18i. u. 627 - R. tricliophyllon aquaticus medio luteus Column. Ecphr. 1. p. 315, et R. alter aqualicus foenicuii folio rpixs^suXXsu p. 176 fuj. macrior. ■• R. aquatilis albus foenicuii folio Barrel. Ic. 566. In fossis, stagnis, paludibus etiam circa Romam. Pcrenn. Floi-. Majo-.lunio. Floics aibi, pelalorum basi lutpola. 1111 FLUYurihis Wild. Sp. I. 2- /)• 1333- Caule elongato fistuloso flui- tante, infciius radicanle: foliis basi vaginatibus breviter petiolatis sessilibusque multifidis, laciniis parallclis 3-cliotomis , vagina , in infei'ioribus elongatis, nulla, in nicdiis brovi exauriculata, in superioribus rotundato-auriculata: ilo- ribus solitariis pedunculatis oppositifoliis , pedunculis folio subaequalibus : petalis obovatis intcgris, poro unquis tubuloso , foliolis calycinis ovato-acu- minatis cito revolutis , plusdupio majoribus: nuculis tiansversim rugosis gla- bris liispidisque: stylo brevi dociduo. R. fluviatilis Bert. Fl. It. I. 5. p. 578 - R. aquatilis 7 Seb. el Maitr. FL Rom. Prod. p. 18i. n. 627 - R- pcucedanifolius Sang- Cent. Ires p. 81. «• 182. In acpiis fluenlibus non infrequens. Percnii. Flor. Majo. Florcs aIbi petalorum basi lutea. CER.\TOCEPH.\LUS. 1112 FALCATUs Pers. Encli. I- 1. /;. 3il. Mollitcr tomentosus, tomento deciduo. Radice simplici perpendiculari longc infra collum verticillatini in radiculas divisa: scapo 1-floro: foliis omnibus radicalibiis partitis , lacinulis linearibus: nucularum cornubus sulcatis subascendenlibus. C. falcatus Sang. Cent, tres p. 78. - Ranunculus falcatus Bert. Fl. ft. t. 5. p. 569.- Crateogonum pumilum luteum absinthifoliuni bisp. Barrel. Ic. 376, (1) V. sess. VI. del 2 Maggio I808. 46 — 348 — el C. hisp. Ic. 376 fifj- II. ~ R:inunculus nlopecuroides Aju£;ac foliis Bocc. in. Sic. p. -28. tah. U. /((/. Ill, IV, 0. Ill arvis prope Trevi. Ann. Flor. Majo. Flores lutei. THOLLILS. 1113 EORopAEvs L. Sp. PL p. 782. Caule ut plurimuin simplici uni- paucifloro glabro: foliis palmatis, laciniis alternis sessilihus, superioribus 3- lobis: petalis 13 in globiiin connivontibns: nectaiiis stamina aequantibus. T. europaeus Sanij. Cent, tres p. 82- u. 183 -/if/7. /'7. Ic «. 5.^-580. In pascuis apenninis. Veltore. Terenn. Flor. Junio-Juiio. Flores. lutei. ISOPYRLIM. 1114 THAucTRoiDEs L. Sp. PI. p. 783. Radicc repente: foliis 2-3-tor- nalis: stipuiis ovatis: petalis obtusis: capsulis olygospcrmis. i. thalicfroides Seb. et Maw: Fl. Rom. Prod. p. 185. n. 62S - Bert, hi. II. I. 5- p. 582. - Thalictrum Batradioides minus floie albo ital. Bar- rel. Ic. 490 - Bocc. Mas. di Piuiu. p. 84. Uih. 79. //*/■ 7." In syivaticis monlanis. Monte Gennaro etc. Perenn. Flor. Junio. Flores albi. HELLEBORUS. 1115 viniDis L. Sp. Pi p. 784. Radice horizontali ramosa, fibris eras- sis numerosis descendentibus: caule erecto squamoso dichotomo vel 2-fido: folio radicali pedato, caulinis digitalis, omnibus argute, et saepe dupplicato- serratis, segmenlis indivisis dissectisve: floribus solitariis terminalibus ebra- cteatis: sepalis ovatis obtusis patenlibus: petalis numerosis: capsulis quinque dilatatis longe rostratis. H. viridis Seb. et Maur. Fl. Rom. Prod. p. 185. n. 629. - Bert. Fl. It. t. 5. p. 589. - H. niger sanguineo folio Bocc. Mas. di Pianl. p. 2Q. tab. 11, et H. niger foliis disseclis /. c. In montium syivaticis communis. Presso Albano etc. Perenn. Flor. Januario-Februario- Flores virides leviler odori. Herba foclcns. Vulgo. Elleboro nero. Erba nocca, Cavolo di Inpo. 1116 FOFTiDus L. Sp. PL p. 784. Radice liorizontali ramosa, fibris crassis numerosis descendentibus: caule simplici ramosoque: foliis radicalibus paucis , caulinis numerosis, omnibus pedatis, segmenlis lanceolatis serratis: floribus paniculalis bracleatis, bracleis ovalo-oblongis: sepalis concavis con- niventibus: petalis 5-7: capsulis 2-4 dilatatis longe rostratis- — 349 — H. foctidus Scb. cl Maur. /•'/. Horn- Prod. p. 185. n. 630- fieci. II. It. t. .-). />. 592. In montiuni sylvis vulgnris. Peienn. Flor. Fcbraiio-Maitio. Flores hoibacei margine purpurasconles. Vul;{0. EUcboro ucro, Erba nocca baslarda. Obs. Tola planla foetens. Usus. Uliius(|uo Ilellcbori species, uli H. niger incola elatioruin Europae monlium , acbiiodum noxiac: in uso meclico indiscriminatim usurpanlur. A veleiibus radices in mania, melandiolia, ciilorosi, a recentioribus in hy- dropc, febril)us intcimiltenlibus, nfiorbis cutaneis periclitae sunt. Planta a phar- macis eliminanda, ejus enim veneKciis rnedicina rarissime feliciler porata fuit. C.M/niA. 1117 PALusriiis L. Sp- PI. p. 781, Caule ascendente erectove: foliis cordato-subiolundis obtusis crenalis. Beil. Fl. It. t. 5. p. 596- C. paluslris Fior. Gior. Arch- torn. 18. p. MV-'i. In rivulis et in innudatis. Paludi pontine. ANEMONE. * Anemones verae 1118 SEiionnsA L. Sp. PL p. 7G2. I.axe hirsuta. lihizomate cylindiico horizontali, fibiillis paucis: folio radical! soiitario , foliisque invobicri terna- tis quinatisve breviter peliolalis, foiiolis oblongis acutis inciso-serralis, me- dio 3-fido, latcralibus 2-fidis: scapis 1-floris: sepalis subsenis oblongis: nu- culis subcompressis, stylo mucroiiato, coronalis. A. ncmorosa Seb. et Main: Fl. Pwm. Psod. p- 181. n. (i\0 - Bert. Fl. It. I. 5. p. 447. Copiosa in nonioiihiis monlium. Fajohi, Monte Albano, etc. Perenn. Flor- .\prili. Flores aibi eMus rosei. Vulgo. Bannncolo bianco. Usus. In materia mcdica Linnaei flores Ranunculi albi enumeralur ad cacpbalagiam sanandani, medicamenluni obiivioni omnino Iradilum. 1119 .ii'r..\.\i.\A L. Sp. PI. p. 762. Laxc pilosa. P»bizamate crasso tor- tuoso fibrilioso: foliis radicalibus pnucis 2-lernatis , involucri ternalis longe peliolalis , foiiolis omnibus ovalis pinnalifidis , pinnis inciso-serralis: scapis 1-Horis: sepalis numerosis oblongis: nuculis compressis , stylo mucronalo crasso, coronalis. — 350 — A. aponnina Scl>. el Maiir. Fl. Rom. Prod. p. 81. u. ()09 - Bert- Fl. It. t. 5. p. 449. In ncmorosis , collibus ciica IJibem , ct in niontanis. Villa Dorghese , Vilhi Paml'ili, Monle Mario etc. Pcrcnn. Flor. Aprili. Floies aibi vcl coerulei. 1120 RAAuxcuLoiDEs L. Sf PI. p. 762. Rhizomatc Icnui horizontal! cylindrico: foliis radicalibus paucis 2-tematis, involucii 3-teinatis subsessi- libus, foliolis ovatis oblongisve, omnibus pinnatifido-scrratis: scapis 1-floris: sepalis numcrosis oblongo-linearibus: nuculis niinutis paucis , stylo munro- nato recurvo, coronatis. A. ranunculoides Seb. el Matir. Fl. Rom. Prod. p. 181. n. 611 - Ren. Fl. h. I. 5. /). 450. In sylvis montium vulgaris. Album, Roocn di Papa, etc. Perenn. Fior. Aprili. Flores aurci. 1121 .\AiicissiFLOHA L. Sp. PI. p. 763- Villis longis patentibus hirta. Khizomatc crasso pcrpcndicuiari fibi'iiioso lunicato, infeiius fasciculato-fibro- so: ibiiis radicalibus numerosis loiige pctiolatis teinatis, involucri 1-2 .ses- silibus, foliolis cuneato-flabellatis mullifidis, laciniis omnibus lincaribus: scapo olongato solitario 1-5 floro: sepalis sex ovalibus concavis: nuculis majuscu- lis orbiculatis maiginatis, stylo rostrato, coronatis. A. narcissiflora Bert. Fl. It. t. 5. p. 452 - Pulsatilla trianthos sulphurea semine non papposo Banel. Ic. 494. In apcnnino Umbro. Monte de' Fieri alle pianelle. Perenn. Flor. Junio-Augusto. Flores albi extus rosei. 1122 coRONAHiA L. Sp. PI. p. 761. Rhizomate brcvi crasso irregular!, fibris simplicibus ramosisque: foliis radicalibus 2-ternatis, foliolis pinnatilidis: involucri sessilis 3-phylli, foliolis palmatifidis, omnium pinnis inciso-serratis: scapis 1-floris: sepalis sex majusculis late-ovatis: nuculis numerosis dense villosis, stylo elongato suberecto, coronatis. A. coronaria Seb. el Maur. Fl- Rom. Prod. p. 180. n- 607 - Bert. Fl. It. I. 5. p. 455. In pratis apricis. Villa PamfiU., Ludovisi, Borqhese etc. Perenn. Flor. Martio-Aprili. Flores variant albi, coerulei, violacei, san- guinei coccinei, carnei. Vulgo. Anemoni. Obs. Nuculae saepe abortiunt. — 351 — Usus. Cultura florcs dupliccs vel pleni facile evadnnt; innumcrac varie- tates Ancmonorum in hortis late cxposae, industria cultorum ab iiac specie ])iodicrunl. 1123 iioitTBysis L. Sj). PL i>. 7G1. Rhizomatc bievi crasso irregulari: loliis radicalibus plurimis tripartitis , priinoi'dialium paitibus diiatatis apice inciso-serratis, leliquoruin anguste laciniatis: involuci'O sessili remoto triphyllo, foliolis lanceolatis acutis inlegiis vel 3-partitis: scapo 1-floro; sepalis pluri- inis lanceolatis: nuciilis villosis in capitulo denso, stylo longiusculo recto, co- lonalis. A. honcnsis Seb. cl Maur. Fl. Rom. Prod. p. 181. u. Q{)8-Beil. VI. It. t. 5- p. 457 - A. Jatifolia Saniculac folio Hon. Rom. t. 5. tab. 35. /3 pavonina. Perigonio coccineo fulgenti , petalis acutis vel acuminatis saepc muUiplicatis. A. /3 Ren. I. c. p. 458, Ubiquc in viis arvis neinorosis. ^ in viridariis suburbani.s. Perenn. Flor- Januario-A[ii'ili. Flores lubi'i vel carnei, in fi coccinei. . Vulgo- Anemoni- Fiore slella. ** Pulsatillae 1124 ALPiK.i L. Sp. PI- p. 760. Rliizonintc crasso longc descendente, collo fibris tunicato: folio radical! ut plurimum iinico longe petiolato, foliis involucri breviter peliolatis 3-partitis, foliolis omnibus oblongis acute pin- natifido-scrratis, basi cunoata, terminali, majore: scapo 1-floro: sepalis senis niajusculis oblongis patcntibus: nuculis plurimis lanceolatis lanatis, stylo in caudain pluniosam longissime producto, coronatis. /3 millefoliata. Foliis 3-partitis, foliolis numerosissimis conformibus pen- natifido-incisis, laciniis lanceolatis. A. alpina fi Ben. Fl. It. t. 5. p. 466. In sylvaticis Picaeni, et Umbriae. Motile Veltore. Sasso Borghese etc. Perenn. Flor. JUnio-Augusto. Flores albi. IIEP.VTICA. 1125 TRILOBA DC. Fl. Fr. t- 4. p- 885. Foliis cordatis trilobis , lobis integerrimis ovatis acutiusculis: petiolis scapisque subpilosis. He. triloba Sana. Cenl. Ires p. 78. n. 174 - .\nemone hepatica Ben. Fl. It. I- 5. p. .W3. In montium svlvis- Monle Gcnnaro- — 352 — Pcrenu. Flor. Martio- Flores coerulei albi aul losci. Vulgo- Erba Trinald, Elba Tiinilas. Usus. Planta adstringens ad viscera conoboranda jam valuit, nunc oblita. CLEMATIS. 1126 ViTALBA L. Sp. PI. p. 766. Fusco-vivcns. Caulc saiineiitoso an- gulato, ramis opposilis: foliis caulinis pinnatis, foliolis ovato-acutninatis suh- cordatis integris 3-nei'viis , floralibus ovato-acurninatis: lloribus in panicula composita bracbiata: caiyce 4-sepaio: nuculis ovatis, stylo in caudam elon- galam plumosam mutato, coronatis. C. Vitalba Scbast. En. PI. Amph. Flavii p. 36. n. 64 - Seb. el Maur- Fl. Rom. Prod. p. 181. n. 612- UeH. Fl. h- I. 5. p. 474- C. sylvestris ia- lifolia llorl. Rom. l- 5. tab. 40. In sepibus omnibus. Frut. Flor. Junio-Julio. Flores albidi grate olentes. Vulgo. Vitalbio, Vioma. Usus. Licet planta suspecta sit , turiones sine ullo detrimento edimus. 1127 Fla.v.vula L. Sp. PI. p. 766- Pallide-viiens. Caule sartnentoso prostrate vel scandente slriato, ramis opposilis: foliis caulinis pinnatis , fo- liolis simplicibus ternatisve , omnibus ovatis vel obloiigo-lanceolatis ut piu- rimum integerrimis , floralibus simplicibus ovatis acutis: floribus in panicu- lis solitariis bracbiatis, caiyce 4-sepalo: nuculis .subrotundis, stylo in caudam plumosam flexuosam elongatam mutato, coronatis. C. Flammula Scbast. En. Plant. Amph. Flavii p. 31. n. 65- Seb. et Maur. Fl. Rom. Prod. p. 182. n. 613 - Bert. Fl. It. I. 5. /). 475 - C. Flammula scandens tcnuifolia. Hon. Rom. I. 5. tab. 41. In Ampbiteatro Flavio, et in marginibus nemorum praesertim mare versus- Perenn- Flor. Julio. Flores albi grate olentes- Vulgo. Fiammula. Obs. Tota planta, turionibus non exceptis, venenata. 1128 nECTA L. Sp. PL p. 767. Saturate virens. Caule tercti striato ere- ct© subsimplici: foliis caulinis inferioribus simplicibus ovatis, caulinis florali- bus lanceolato-linearibus, superioribus pinnatis, foliolis ovato-lanceolatis, om- nibus integerrimis: floribus in panicula terminali corymbosa: caiyce 4-sepalo: nuculis subovatis, stylo in caudam plumosam elongatam mutato , coronatis. C. recta Rcrt. Fl. It. t. 5. p. 478. In apenninis Umbriae, et Picaeni- — 353 — Pcienn- Flor- Junio-Jiilio. Flores albi. 01)s. I'lantae succus acris. TIIAUCTEllJM. 1129 Mfixus I,. Sp. PI. }). 769. Viridi-glaucum. Caule erecto angulato striate, suporius allPino rainoso: foliis siipiadecompositis, foliolis subiotundis cuneatisvc lobalo-dciitalis, lobis inferiorum obtusis, supeiiorum acutis: pa- iiioula patciilo laxa, lloribus cernuis: calyce 4-scpalo, sepalis ovato-lanceola- tis acutis: nuculis obiongis suicalis sessilibus erectis utiinque angustalis- Tb. niimis Ik'it. hi. It. i. 5- p. 482- Ad oias sjlvarum Umbriae. Monte la Venlosa, Percnn. Flor. Junio-Julio. Flores albidi. 1130 FLAvaw L- Sp- PL p. 770. Flavo-virens- Caule terete strialo sim- plici ramosoque: foliis supradecompositis, foliolis subtiifidis inlegiisque, infe- lioiibus ovatis, supeiioribus angustis: panicula corymbosa densiflora, floiibus erectis: calyce 4-sepalo, sepalis ovatis concavis: nuculis ovatis piofunde sui- calis sessilibus erectis. Th. navum Seb. el Maw: Fl. Rom. Prod. p. 182. n. 614 - Ber?. Fi It. t. 5. p. 485- /3 angustifolium. Foliis anguste lanceolatis vel linearibus. Tb. flavutn /3 Bert. l. c p. 486- In |)iatis bumidis et ad fossas comnuinis, ^ minus frequens. Poicnn. Flor. Majo-Juuio. Flores luleoli- Vulgo. Frba pina. 1131 AQuiLEdiFOLivM L. Sp. PL p. 770 Laete-vircns. Caule terete fi- stuloso parce lamoso: foliis radicalibus tripinnatis, caulinis bipinnatis, foliolis omnibus ovatis inciso-dentalis: panicula corymbosa densiflora terminali: flo- ribus eiectis: calyce 4-scpalo , sepalis ovatis majuscuiis: nuculis pedicellatis pendulis tiiipictris, angulis alatis. Th. aquilcgifolium Seb. rl Mnur. Fl. Rom. Prod. p. 182- n. G\5 - Bert. FL It. I. 5- /)• 489 - Th. alpinum majus aquilcgiae foliis Uorl. Rom. t. 5. tab. 24. In marginibus agrorum, et ad fossas frequens- Percnn- Flor. iMajo-Junio- Flores albi. SACITTARIA. 1132 sAGiTTiFOLiA L. Sp. PL p- 14t0. Radicc tuberoso-stolonifcia: scape simplici erecto: foliis primordialibus immci'sis lanceolatis, successivis sagit- tatis: floribus spicatim vcrlicillalo-ternis oppositisve: petalis deciduis. — 354 — S. sagittifolia Fior. Gior. Aimi l. IS. p. I(i7 - Hcrl. /•'/. It. I. 10./). 202. In canalibus et lacubus. Paludi Ponlhie. Pcienii. rior. .lunio-Julio. Florcs alhi, l)asi purpurei. Vulgo. Krixt saella. CLASSIS XIV niDYNAMIA OitDO 1. Gymnospernu Labiatab Juss. 259 PRUNELLA L. Calycis 2-laljiali tubus caiiipanulalus, faux iiuda, labium supeiius 3-(lentatuni, inferius 2-riduin: coiollao 2-labialae tubus ca- lyce longior , faux nuciu subconstricta, labium supcrius integrum galeatum Horso carinatum apice subemarginatum, inferius 3-fidum dependens, lobo me- dio concavo crenulato, iateralibas oblongis integris: staminum fiiamcnta apice 2-furca , furca altera subulata incurva , altera antherifera , antbcris 2-locu- laribus, ioculis distinctis divaricatis: stigma 2-fidum, lacinulis subulatis: gy- nobasii colliculi aequales oblongi laeves erecti. 260 MELISSA L. Calycis 2-labiati tubus costatus: faux subnuda , la- liium superius planum 3-dentalum , inferius 2-fidum , laciniis subulatis: co- rollac 2-labiatae tubus longitudine calycis, faux nuda, labium supcrius inte- grum convexum , infei-ius 3-fidum , laciniis subaequalibus media latiuscula: staminum filamenta subulata, antberae didymae , Ioculis divaricatis: stigma 2-fidum lacinulis subuiato-acutis: gynobasii colliculi aequales: oblongi erecti- 261 PRASIUM L. Calycis 2-labiati, tubus campanulatus nervosus, faux nuda, labium superius 3-fidum , inferius 2-partitum , laciniis superiori- bus breviuscuiis, omnibus ovato-acuminatis aristalis tandem auctis: corollac 2-iabiatae tubus inclusus, faux dilatata nuda, labium superius integrum ga- leatum, inferius 3-fidum , lacinia media majori obovata, lateralibus oblon- gis, omnibus obtusis integris: staminum filamenta subulata, antberarum loculi ovali divaricali: stygma breviter 2-fidum, lacinulis subulatis rccurvis: gyno- basii collicoli ovoideo-lrigoiii laeves erecti. {Conlimia). — 355 — AsTRonoMiA. — Sul movimeyito propria di Sirio- Ricerche del prof. I. Calaadheui. {Conlinuazione e fine) (1). 52.° Per potersi servire delle notate differenze determinate colle osser- vazioni di Sirio o delle sette stcile falte negii anni 1847.2, e 1857, era necessaiio calcoiaic lo precessioni di Sirio e doUe stelle per 1' epoca media 1852.1 onde poter avere il moto proprio di Sirio rispetto alle steilc medc- sime in anni 9. 8. Si ha dunque per 1' epoca media m = 46." 06070 , H = 20." 05222 , e si ottenne 2.' 779907 2. 64U66 2. 625941 2. 614367 2. 789005 2. 751280 2. 674441 2. 715695. Sirio p . v' Si avverta che nelle precessioni delle stelle /3 , y' , v" ... si sono considerati i piccoli movimenti propri. Col solito calcolo si ottenne: moto proprio di di Sirio in anni 9. 8 rispetto ^= — 0.^441 v' = — 0. 439 v"= — 0. 412 9 = — 0. 525 ia = _0. 572 t = — 0. 306 y = — 0. 384 medio = — 0.'439 Se dunque nellc superiori relazioni dei numeri 47° e 48° si trascuri la v" la quale non fu osservata da Fuss e si prenda il medio relativo alle sette stelle, otlcrremo un sistema di cinque equazioni, cioe (1) V. sess. VI. del 2 Magglo 18i)8. 47 — 356 — j,-t-102t/ = — 3/489 ^ -*- 57 1/ = — 1 . 956 X-H 22./= — 0. Gil y -+- 9.8.V = — 0. 43!) X = — 0. ()()() Risolvcndo (lueslc cijuazioni col melodo dei minimi quadrat! si tiova ^^^0.-0033 y z=-f-0. 0341285 (.'.olia soslituzione di questi valori si trovano i seguenli eirori tra il calcolo e I'osservazione Calcolo — osservazione = -t- 0/ 01 1 -4- 0. 014 — 0. 136 -4- 0. 108 H- 0. 003 i quiili errori tendono sempre piu a piovare una oscillazione nel moto pro- piio di Sirio; chc anzi si puo notare che colic introduire due recenti rela- zioni, cioe quelle che risultano dalle osseivazioni del 1847.9 e del 1857, le (juali probabilmentc basano sugli stessi elementi di calcolo, gli eirori sono piu grandi, giacche finora non erano mai giunti alle decime di secondo. 53." L' esposte ricerche si sono versate sullo scuoprimento di una certa variabilita , o oscillazione sul movimenlo propiio di Sirio nella asccnsione retta, e mi sembra che col metodo proposto da W. Struve sia giunto ad una conolusione affermaliva, giacche se questo astronomo nelle sue ricerche si ferma suU' errore — 0.' 055 dicendo: /' ecarl le plus sensible est pour 1829 el s'eleve a 0.' 055 , e cerca di eliminarlo col dire che cetle relation re- pose sur les obsej-valions de Pond , dans lesquelles la lunette meridienne n a pas ele renveisee depuis 1827 a 1832, che dovremo dire noi che pel 1835 abbiamo trovato I'crrore — 0." 094 e che pel 1847-2 abbiamo avuto 1' er- rore -+-0.'108 appunto colla relazione di Fuss confrontata colla nostra? Cio posto mi sia peimesso di aggiutigere alcune riflessioni sullo spirito del metodo medesimo- II eel. Struve pensa che il suo metodo sia pii!i decisive di quello che tenne Bessel il quale non voile prendere per base delle sue — 357 — ricerche Ics ancensioufs droiles absolucs de V eloile (Siritis) dan/i Ics diffeicnts catalogues mais celles qui soiH relatives aux Irois ctoilcs foiulamenlales fi , « Orionis el Procyon , qui ne difj'creiU du pusmqe de Siriits que de — 1.5, — 0.9 ei -4- 0. 9 licure. Ccst aiiisi qii il a indubilablemenl elimine de sa re- chcrclie les incertiludes de la position du point cquinoxiul des calaloijues. lie- marquons cependani que la moyennc des declinaison des irois etoiles de com- paraison est -+- 1.''32' , celle de Siriiis — 16.° 28' enlre lesquelles il y a une difference dc 18.° Fin qui va tutto bene. Basando infiUti le ricerche suile propostc slelle cho sono vicinissime a Sirio in ascensione retla, e si M'ovano prossimamentc nello stesso parallelo !.♦ viene elimiaata Tincertezza della po- sizione del punto equinoziale: 2." non si va incontio a quel difetto che puo trovarsi ncgli stromenti dans la forme des lourillons qui pour la difference de 18° en declinaison Iia potuto agire sulle relazioni in ascensione retla, come un ciTore della divisione agisce sulle declinazioni. Ma prima pero di poter usare di questo inetodo, bisognava applicario ad altre slelle il cui movimenlo proprio siasi gia riconosciuto nullo , o anche invaiiabile dal paragooe di molte e molte osservazioni dislanti fra loro alnieno di 100 anni. Cosi, per esempio, si puo prendere 1' « del Cigno il cui movimenlo proprio in ascen- sione retla e nullo o quasi nullo; 1' x di Boote il cui movimenlo proprio in ascensione retla c piii grande di quello di Sirio e suole indicarsi pressoche costante in tutti i cataloghi- Non e poi dilTioilc trovare in quesle due co- stellazioni belle slelle le quali abbiano le condizioni richieste dal metodo di Struve, e clie per conseguenza si trovino rispetto all' a del Cigno e all' « di Boole nellc slesse condizioni in cui si trovano la /3, y', v* ... rispetto a Si- rio. Se dunque dal calcolo di quesle osservazioni non risultassero quelle ano- malie, che Bessel ha trovato nel moto proprio di Sirio; anomalie tali il cui regolare andamenlo al parere dello slesso Struve presenle quelque chose de si remarquable, qu it paruit difficile de ne pas souscrire a /' opinion de Bes- sel: anomalie finalmenle che non si dovrebbero Irovare nel moto proprio di a Cigno che e nullo, di a Boole che e invariabile; alloia bisognerebbe con- chiudcre 1.° che il metodo proposto e il piu alto alia riceica dei movimenti propri dclle slelle , e il piu decisivo a scuoprirne la variabilita: 2.° che la variabilita nel moto proprio di Sirio in ascensione relta resta definilivamenle confennata. A questo fine ho gia intrapreso una serie di osservazioni di Ar- turo e di otto slelle della medesima costellazione, e mi propongo di fare lo stesso rispetto all' oc Cigno e di altre slelle della medesima costellazione- — 358 — 54.° Fin qui del inctodo in gcncre: ora mi resta a dire qualche cosa sul calcolo, suboidinando sempre la mia opinione a quella di allri astronomi di me piu dotti e pii esercitati. Rifletteva dunque essere cosa migliorc de- terniinare il moto pioprio di Sirio, o di quaiunque altra stelia lispetto alle stellc di paragonc prcse complessivameiilc. Diflatti ncl prendorc un medio delie loi'O ascensioni rette osservate in una data cpoca si compensano gli errori inevitabili dclle osservazioni , e si ha I'ascensione retta di una stelia futizia colla quale si paragona V ascensione retta di Sirio osservata nell' e- poca mcdesima. AI conlrario calcolando il movimento di Sirio parzialmente rispetto a ciascuna stelia, gli errori delle osservazioni rimangono , e una o due osservazioni erronee bastano a distruggere quella uniformita che do- vrebbe aversi nei movimenti di Sirio determinati parzialmente, i quali tno- vimenti nello slesso numero di anni risultano ben diversi dai diversi con- front! e con differenze che montano alle decime di secondo. Questa diver- sita che gia fu da me notata al num." 49° apparisce chiaramente nelle due tavole dal num." 48.° Se dunque prendiamo per paragone una fissa nelle di- lex verse epoche la cui asconsione retta sia -3- , c con questa confrontiamo V o ascensione retta di Sirio osservata nelle epoche medesime , la relazione ... 2a Sirio — -5- , a mio sentimento, sara piii esatta di quella che abbiamo otte- nuta coll'indicato metodo, e con un calcolo molto piii lungo. 55° Presento dunque il calcolo da ine immaginato. 1755 ^ =6.*34.'"32. 054 (Bradley) o 1800 ?^ =6. 36. 32. 526 (Piazzi) 1835 J =6. 38. 6. 531 (Taylor) 1857 J =6. 39. 5. 521 (Calandrelli) o lliportiamo ora le ascensioni rette di questa stelia fittizia per le epoche 17.5.5, 1800, 1835 all'epoca 1857, onde vcdere quanto esse difteriscano da quella che otteniii dalle mie osservazioni. Si prendano dunque nella tav. ill — 35'.) — del num." 22° i ineilii delle precessioni calcolate per I'cpoche medie 180(5 ; 18285; 1846; e nella tav. del num." 40° il medio del moviinenti, cd avreino 1806 ..../)=: 2.68101 1828.5 .... p = 2. 68123 1846 ....;) = 2. 68142 quindi 102p = 4."'33.' 463 57 p = 2. 32. 830 22/j= 58. 991 e al principio del 1857. ^ ^ 6.* 39."'5.^ 517 (Bradley) 6. 39. 5. 356 (Piazzi) 6. 39. 5. 522 (Taylor) 6. 39. 5. .521 (Calandrelli) Questi risultati cost uniformi che dinicilmente si ottengono nel ripoitare da una epocii aU'altra le osservazioni assolute di una Stella, dimostrano I'esat- tezza del mctodo da me immaginato onde ottenere il movimento di Sirio , o di (jualunquc allra Stella relativamente ad un gruppo di stelle che si tro- vano nelle indicate condizioni. 56.<' Esposte hrcvemente queste cose vediamo il calcolo semplicissimo che deve farsi 1755 Sirio . .. 6. 34. 20. 973 2« .. 6. 34. 32. 054 8 0. 11. 081 = Sirio — 2« (— ) 8 1800 Sirio . .. 6. 36. 19. 946 ^« . .. 6. 36. 32- 626 8 0. 12. 580 = Sirio — 1« (— 8 1835 Sirio . . 6. 37. 52. 560 lot .. 6. 38. 6. 531 J 0. 13. 971 Sirio - loc (_) 8 — 360 — 1857 Sivio ... C. 38. 50. 903 loc ... 6. 39. 5. 521 8 0. 14. 618 Sirio— i;« (— ) 8 Dalle quali differenze risiilta immediatamente Moto propiio di Sirio in 102 anni = — 3. 537 57 anni = — 2. 038 22 anoi = — 0. 647 essendosi oUenulo coll'altio metodo — 3.^489 in 102 anni — I. 955 in 57 anni — 0. 61 1 in 22 anni. Risolvendo le solite equazioni si ottiene ^ = _ 0. 004 y = — 0. 034695 c quindi Calcolo — osservazione = — O.'OOS -f- 0. 057 — 0. 120 — 0. 004 i quali errori tendono sempre a dimostrare una oscillazione nel moto pro- prio di Sirio in ascensione letta. 57.° Dope queste riceiche sulla variabilita del moto proprio di Sirio in ascensione retta, aggiungcio qualche cosa sul moto proprio della stcssa steila nella distanza poiare. Le mie prime ricerche sul moto proprio deile stelle fisse presentate all' aceademia dei Nuovi Lincei nell' ultima adunanza del 1850, e pubblicate negli atti della medesima del 1857 mi facevano sospcttare che anche nel moto proprio nella distanza poiare si avessero quelle piccole oscil- lazioni che gia furono osservate da Bessel nel moto proprio in ascensione retta. Diffatti tale e tanta e la varieta del moto proprio di Sirio die si trova notato nei recenti cataloghi, che ridiicendo le osservazioni da una epoca al- I'altra si va incontro a notabili differenze assumendo uno o T altro dei ci- tati movimenti: questi sono -l-l." 14; l."26; 1." 28; I." 30: quindi e die — 361 — I'iduccndo , per escmpio , la dislanza polare di Siiio osservata da Bradley nel 1755 al 1855 si sarebbero oltenute le seguenli 3 = 106.-31.' 6."35 18. 35 20. 35 22. 35 mentre dalle mie osservazioni risultava 5= 106.° 31.' 15." 49 Siccome pero dalle stesse inie ricerche riultava un moto propiio annuo H- 12313 dal confronto della osservazione di Bradley del 1755, con quelle di Greenwich del 1815 , cosi mi avvidi che con questo moto proprio po- teva soddisfare non sohimente alle mie osservazioni degli anni 1854, 55, 56, ma anche ad altre osservazioni dcntro limiti ben ristretli degli errori pro- babili delle osservazioni. 58.° 11 sig. Lauqier in una nota communicata all'accademia delle scienze di Parigi nel 12 di aprile del 1858 pensa che il movimenlo proprio di Si- rio nella dislanza polare sia soggelto a sensibilissime variazioni. Questo astro- nome parte da una distanza polare pel 1.° Gen." 1852 ricavata, come sem- bra, dalle osservazioni di Greenwich dal 1851 al 1855 e dalle proprie. Ora sc si parte da quclla di Bradley del 1755 nella ipotesi del movimento pro- prio da me fissato si ottiene 1852 1." Geo. 5= 106." 31.' 1." 58 Ja qual distanza polare combina con quella che si trova nelle conoscenzc dci tempi, neU'almanacco nautico , e nelle effemeridi di Berlino. A senti- jnento pero dell' astronomo francese la declinaison de Siriiis de la connais- sance des lemijs , dii naiuical almanac , ou des Epiiemerides de Berlin est ttu-jourd' hui en erreur de 4 a 5 secondes. E ben ditricile che io possa per- suadcrmi che in qucste elTemeridi, Ic quali meritano la fiducia di tutti gli astronomi , siasi fissata una distanza polare di Sirio per una data epoca e da questa colla sola addizione dell'annua preoessione totale di anno in anno siasi giunto fino ai nostri giorni, ponendo in non cale le correzioni che re- clamavano le recent! osservazioni fatte con perfettissimi stromenti dai mo- (lerni astronomi. Ma sia pur vcro cio che asserisce I'astronomo francese , e vedianio quali risultali danno le moderne osservazioni. — 362 — 59." Dalle mie osscrvazioni fattc ncgli antii 1854, 55, 56, 57 ncl Pon- tificio osservatorio dclia romana univorsita ho calcolata nclla ipotcsi del tis- sato movimento proprio la distanza polare media di Sirio pel 1.° Gen. 1857, ed ho ottenuto a = 106.- 31.' 2i." 75 Ora 0 un falto che, prescindendo da (jualunque elfemeride , le osscrvazioni di altri astronomi, ridottc a! 1.° Gen. del 1857 nella ipotesi del movimento proprio annuo invariabile -i- 1."23I3 collimano colla mia osservazione. 11 calcolo, 6 tutti gli dementi del medesimo si presentano nelle due seguenti tavole. T A VOL A I. Epoche Osservatori Dist. pol. nied. oss. Epoche medio Valore di n AR di Sirio Preces. an. 1750 La Caille 106." 23.' 35." 07 1803. 5 20."05643 99.° 7.' 10."50 3." 17885 1755 Bradley 23. 53. 80 1806. 0 05621 8. 57. 30 18907 1800 Piazzi 27. 6. 20 1828. 5 05426 23. 10. 80 27066 1815 Bessel 28. 14. 68 1836. 0 05361 28. 48. 00 30290 1822 Pond 28. 45. 79 1839. 5 05331 31. 8. 40 31631 1825 Struve 28. 59. 33 1841.0 05316 32. 6. 50 32186 1830 Argelan. 29. 21. 70 1843. 5 05296 33. 45. 60 33133 1833 Henderson 29. 35. 15 1845. 0 05288 34. 47. 40 33724 1835 Taylor 29. 44. 34 1846. 0 05275 35. 28. 80 34118 1839 Airy 30. 2. 06 1848. 0 05257 36. 46. 50 34860 1843 Konigsb- 30. 18. 85 1850. 0 05240 38. 5.90 35619 1845 Greenw. 30. 29. 62 1851.0 05231 38. 45. 50 35996 — 363 — T A VOL A II. Pieces- an. tot. fx = ^ 1.2313 1 Preces. totali in anni Dist. pol. ined. pel 1° Gen. 1857 Diff. dalla media osserv. 4." 41015 107 7.'51."89 106.°31.'26."96 -t- 2."21 42037 102 7. 30. 88 24. 68 "t- 0. 07 50196 57 4. 16. 60 n. 80 -Hi. 95 53420 42 3. 10. 44 25. 12 — 0. 37 54761 35 2. 39. 17 24. 96 — 0. 21 55316 32 2. 25. 70 25. 03 — 0. 28 56263 27 2. 3. 19 24. 89 — 0. 14 56854 24 1. 49. 64 24. 79 -0. 04 57248 22 1. 40. 59 24. 93 — 0. 18 57990 18 1. 22. 44 24. 50 -hO. 25 58749 14 1. 4. 22 23. 07 H-1. 68 59126 12 0. 55. 10 24. 72 -1-0. 03 60.° La media ^ 5 = 106-°31.' 24." 70, e la maggior differenza da que- sta si trova nelle distanze polari di La, Caille e di Piazzi. Qui pero convien notarc che lo osservazioni di questi due astronomi non potevano essere ri- dotte con quel sistema di elementi di calcolo, coi quali Bessel ha ridotte Je osservazioni di Bradley , e coi quali prossimamente gli astronomi moderni riducono le loro osservazioni, ed io sono di parere che finch^ gli astronomi non convcngano nello stesso sistema di elementi pel calcolo delle osserva- zioni, troveremo sempre piccoie variazioni nel determinare i piccolissimi mo- vimenti propri delle fisse. Se trascuriamo le distanze polari di La Caille e di Piazzi, la media sara 5 = 106." 31.' 24." 67 61." 11 sig. Peters astronomo di Pulkova nelle sue dottissime ricerche suUa parallasso delle stclle tisse (Memoires de I'acad. Imper. des sciences de 48 — 364 — s. Petersboui'g 1848) dctennina pag. 127 colle osservazioni di jBrarfZey, i?es- sel, W. Slntve, Argelander, Bnsch, Airy e colle pi'oprie fa tie al circolo rne- ridiano di Ertcl nel 1842 e 43 i movimenti piopri annui di quelle stelle ohe formavano il soggetto dcUe sue ricerche. Lasciando da un lato quelle i cui niouimenti propii annui sono piccoli , mi fermo a quelle di a Boole il eui movimento pioprio annuo in declinazione e fissato da questo astro- nomo di — l."9848. Nella ipotesi di questo annuo moto proprio riduce la sua media declinazione calcolata pel 1° del 1843 al principio del 1800, e trova 1.° Gen. 1800 D. « Boote ^ 20.° 13.' 46." 44. Riducendo quindi alia stessa epoca le niedie declinazioni osseivate dai no- minati astronomi, ottiene 1755 Bradleij D .== 20.' 13.' 46."03 1820 Bessel 46. 36 1824 W. Striwe ... 46. 56 1830 Argelander . . . 47. 15 1839 Busch 45. 91 1838 Ainj 46. 30 La media di tutte e D = 20.° 13.' 46." 39 mentre quella di Piazzi per la stessa epoca e D ;= 20.° 13.' 48." 30. II est, siegue a dire il citato astro- nomo , intcressant de voir V accord que presenlent les declinaisorts des dif- ferenls catalogues , reduites rigoureusement a la meme epoque 1800. II mio circolo meridiano e dello stesso artefice: e in dimensione soltanto piii piccolo di quello di Pulkova: la costruzione k la medesima: la dimensione piii piccola forma a sentimento di molti astronomi un pregio piii che un difetto: colle osservazioni fatte a questo circolo e nella ipotesi dell'annuo movimento pro- prio di Sirio nella distanza polare -+-1."23I3, ho la sua distanza media polare pel 1.' Gen. 1857. 3 =106.' 31.' 24." 75; Le distanze polari medie date dagli astronomi Bradleij, Bessel, W. Struve, Argelander, Airy ed altri ridotte al 1.* Gen. 1857 nella ipotesi del fissato movimento mi danno la media per la stessa epoca 5 = 106.' 31.' 24." 67 365 mi pare dunque di potcr dire che come il inoto proprio annuo iiivaiiahilc! di a. Boole — l."9848 in declinazione soddisfo alle osservazioni, cosi il moto annuo proprio di Sirio -i- I." 2313 invariabile nella distanza poiare, soddi- sfa cgualmente alle osservazioni. 62.° Benche le cose csposte provino suincientcmentc che il moto pro- prio annuo di Sirio n^la distanza poiare possa considerarsi invariabile dal 1755 fino ai nostri giorni , nulladimeno suUe traccie di Laugier ho voluto formare le equazioni di condizionc introducendo il fattore y che moltiplica il tempo trascorso dall' epoca delle osservazioni fino al 1857 e il fattore z che moltiplica il quadrato dell' intervallo medesimo. Per le addotte ragioni ho trascurato le distanze polari di La Caille e di Piazzi. oche Dist. p. med- osserv. Precessioni Dist. poiare pel r Gen. 1857 Equazioni di condizione r55 106.° 23.' 53."80 5.' 25."28 106.''29.'19."08 X — 102;/- 104042^125. 67 = 0 J15 28. 14. 68 2. 18. 72 30. 33. 40 X — 42y- 17642 H- 51.35 = 0 822 28. 45. 79 1. 56. 07 30. 41. 86 X — 35;/- 12252 -t- 42.89 = 0 325 28. 59. 33 1. 46. 30 30. 45. 63 /- 32y- 10242 -+- 39. 12 = 0 330 29. 21. 70 1. 29. 95 30. 51. 65 X — 27;/- 7292 -(- 33.10 = 0 833 29. 35. 15 1. 20. 09 30. 55. 24 X — 24y- 5762^ 29. 51=0 835 29. 44. 34 1. 13. 51 30. 57. 85 X — 22y- 4842 -f- 26. 90 = 0 839 30. 2. 06 1. 0. 27 31- 2. 33 X — 1%- 3242 -4- 22. 42 = 0 843 30. 18. 85 0. 46. 99 31. 5. 84 X — 14;/- 1965-^ 18.91=0 845 30. 29. 62 0. 40. 32 31. 9. 94 X — 12;y- 144;= 14.81=0 857 31. 24. 75 0. 0. 0 31. 24. 75 X- Oi/- 02^- 0. 00 = 0 — 366 — 63.° Prima di risolvere queste equazioni premetto il segueiite lemma. Dato un sistcma di equazioni della forma a' X -+- b' y -h c' z -^ p° = 0 a X -^b y-t-c z-t-p =0 a' X ■+■ b' y -i- c' z -i- p' =0 a"x-4-6"j/-4-c"2-4-p" = 0 0 Se si verifica che i coefficienti di una stessa incognita sieno in un rapporto costante colle date p", p, p' .... 1' incognita sara eguale al rapporto mede- simo, e le altre due saranno nulle. Si abbia, per esempio, b" b b' ^ b" b b' 0 , 1 = 0. Se dividiamo infatti i termini della prima per b°, quelli delta seconda per b, quelli della terza per b' ... avremo A°a; -f- ?/ -(- Cz -+- R" = 0 A a;-i-j/-f-C 2-f-R'' = 0 A' a; -4- J/ -I- C 2 -f- R" = 0 A"a; -4- 1/ -(- C"2 -H R° = 0 dalle quali si ha (A"— A )a;^-(C''— C)2 = 0 (A — A' )x -H (C — C )2 = 0 (A'— A")a;-»-(C'— C")2 = 0 ovvero Wx ->r- N"z = Mx -t- Nz = Wx -^ N'z .. . =0 le quali non possono verificarsi che nel caso dia; = 0, 2 = 0, e per con- seguenza y = R." Con qualunque metodo poi di eliminazione il nostro sistema si riduca a tre equazioni della forma m''x -»- n°y -^- q°z -\- v° = d m I -4- n 1/ -(- g 2 -1- ?j = 0 m'x -¥■ n'y -\- q'z -\-v' = 0 — 361 B V V nella data ipolesi di 7- = 7= tt-- bo 0 b^ V V v^ sari scmpre — = - = — , c per conscguenza 1/ = R" a; = 0 , 2 = 0. 64.° Premesso queslo lemma passiamo alle nostre equazioni, delle quali una qualunque puo rappresentarsi coUa formola ;( -4- rj/ -H [efz -f- jui" =: 0 , c rimontiamo al modo con cui sono state formate- Sia P" la posizione media fondamentale osservata all' epoca T", colla quale si confiontano le posizioni P , P', P" ... osservate alle epoche 6°, 0', 6" ... ridotte pero colla sola pie- cessione indipendente da qualunque moto proprio alia stessa epoca T°; sara X la coriezionc die deve farsi alia posizione P°; y il fattore che moltiplica rintervallo T° — $" := t°; 2 il fattore che moltiplica il quadrato dello stesso intervallo, e P°— P =fj(,° esprimera il moto proprio nello intervallo T° — 5° = 1°; per conseguenza y esprimera I'annuo moto proprio che si cerca. Se dunque M.° M M.' . ncllc nostre equazioni si vcrificasse — = — = — ...; risultando per illem- ma, jj = 0 , s = 0 , si dovra conchiudere che la P° non ha bisogno di correzione, e che il moto proprio dcUa fissa e costante, cioe proporzionale al tempo. Ma, attesi gli errori inevitabili delle osservazioni, e in vigore delle altre cause da me ampiamente indicate nella memoria su i movimenti pro- pri dcllc fisse, c fisicamente impossibile che quei rapporti risultino eguali , quindi risolvendo le nostre equazioni troveremo sempre per x e 2 dei valori i quali saranno tanto piu piccoli quanto piii quei rapporti tendono alia egua- glianza. 65-° Cio si verifica appunto nelle nostre equazioni, le quali combinate in qualunque modo, e ridotte a Ire, se si risolvano daranno un valore di 2 piccolissimo e sempre nelle dieci millesime di secondo in arco. Che se poi prcndiamo quelle nelle (juali quei rapporti sieno prossimamente eguali, co- me per esempio, la prima, la sesta, e la decima nelle quali i rapporti sono 1. iJ320; 1. 2296; 1. 2342, avremo un valore di z = — 0. "00004 66" Ma per apprezzare quanto i piccoli errori delle osservazioni pos- sano influire a turbare I'eguaglianza di quei rapporti ho voluto considerare — 3G8 — due lissc I' « (lei CAfino c 1' « di Bootc. 1/ astronomo di Pulkova nnlla lo- data mcmoi'ia tiova j'annuo inolu proprio dclla prima riella dislan/.a (iolarc -+- 0"00()i; dell' ultra -f- 1 "1)818. Niuno finoia ha sospellato una vaiiabi- lita ncl molo piopiio di « Cigno c di a Boole nolle distance polari di quo- stc due stelle fundameiitali, c si 6 tenuto nulio ipiello della priiiin e (;ost:itite quciio d(il!' altia. Lo slosso astronomo di llussia colie osserva/.ioni ialte ne- gli unni 1842 e 1843 ridottc colla piCi scrupolosa esatlezza trova a Cujm 1" Gen. 1842 Dist. pol. .-J = 45.-' IG.' 53." 812 (87 ossoiv.) a Bootc V Gen. 1842 Dist. pel. 5 =69.» .59.' 32." 306 (84 ossciv.) Dal paragone di questo duo medic posizioni f'ondamonlali cello altrc dci pin celobri aslronomi di Europa si hanno i risultati chc presento nclle due ta- vole seguenli. — 369 — T A V 0 L A I. « Cifjno pochel Ossetvatori n:,5 Bradley 1820 Bcssel 1824 W. Struve 1830 Aigel. 1839 Airy e Busch 1842 Peters Dist. pol. med. oss. medic 45.» 35.' 3." 30 21. 31. 53 20. 40. 51 19. 24. 50 17. 31. 51 16. 53. 81 1798. o 1831.0 1833.0 1836. 0 1840. Valore di n 20."0.5686 20. 05405 20. 05387 20. 0.5361 20. 05322 AR di a Cigno .308.'38.' 26."40 55. 6. 60 56. 7. 80 57. 39. 60 59. 55. 20 reces. an. 12." .52il8 12. rm2'i 12. 60276 12. 6095 i 12. 61983 I'recessione in unni Dist. pol. med. pell' Gen. 1842 biff. 0 mot. pr. in anni 87 18.' 9."604 45.'16.'.53."696 87 -t-0."116 22 4. 37. 161 54. 369 22 — 0. 5.57 18 3. 46. 849 53. 661 18 -+-0. 1.51 12 2. 31. 314 53. 186 12 -^0. 626 3 0. 37. 858 53. 652 3 -+-0 160 0 0. 0. 000 53. 812 . . . . — 370 — T A V 0 L A W. a Doote Epoche Osscrvat- 1755 1820 1824 1830 1838 1839 1842 Bradley Bessel W. Struve Aigel. Airy Busch Peters Dist. pol. med- oss. 69.° 31.' 54." 40 52. 34. 57 53. 50. 50 55. 43. 60 58. 16. 53 58. 36. 02 59. 32.306 Epoche medic 1798. 5 1831.0 1833.0 1836.0 1840. 0 1840.5 Valore di n 20."05686 20. 05405 20. 05387 20. 05361 20. 05327 20. 05322 AR di a Boote Freces- an. 211.° 37.' 5."10 59. 19. 70 212. 0. 41. 60 2. 44. 40 5. 28. .10 5. 48. 60 17." 07965 17. 00887 17. 00411 16. 99795 16. 989211 16. 988111 Precessione in anni Dist. pol. med. pel 1° Gen. 1842 Diff. anni 0 mot. pr- in 87 24.'45."930 69.''56.' 40."330 87 -H 171. "976 22 6. 14. 195 58. 48. 765 22 43. 541 18 5. 6. 074 58. 56. 574 18 35. 732 12 3. 23. 975 59. 7. 575 12 24. 731 4 1. 7. 957 59. 24. 487 4 7. 819 3 0. 50. 964 59. 26. 984 3 5. 322 0 0. 0. 000 59. 32. 306 0 — 371 — 67° Le (liffcienzc notalc nell' ultima colonna provano abbastanza che se si volessero I'oi'inaie le solitc equazioni di condizionc , dalla loro risolu- zione si avrebbero piccoli valori di ^^ e d\ z \ quali inlrodoUi ncile equa- zioni medesime ci porlercbbero a risultati falsi i quali vengono csclusi da (jueir accordo che prcscnlano Ic stesse ossci'vazioni ripoilate ad una stessa epoca nella ipotcsi che il rnolo proprio annuo di « Cirjno sia nullo, e quello di « Boole costanlc. Theoria moUium propiiorum, (sciiveva Dessel nell' cgic- gia sua opera fundam. astr.) nobis adhuc plane ignola est, el credo, nos pcr- diu eliam non adnwdum mnllum in ea pvofecluros- Se tace la teoria, convicn I'icori'cre alle osservazioni; qucste sono soggelte ad inevitabili eirori; il loro calcolo, la loro riduzionc non basa sullo stesso sistema di dementi; le an- tiche dunquc riportate all' epoca dclle moderne non possono esattamente col- limare nelle decime o cenlcsime di secondo; quando pero si accordano, nella ipotcsi di un moto proprio proporzionalc al tempo , dentro ristretti liniili che non eccedano gli errori probabili delle osservazioni, tacendo la teoria , dobbiamo con tutto il diritto supporre che quello sia il moto proprio. Do|>o cio ho creduto di soppprimere nelle equazioni il fattore z: questo bencho piccolo poteva iiifluire nella prima equazione , ed avrebbe altcrato il moto proprio 125" 67 in anni 102, di due o tre second!, e turbato I'accordo che si trova fra I' osservazione di Bradley del 1755 e quella del 1857: nelle al- tre equazioni I'influenza del fattore s i* piccolissima o nulla, inontando alle decime o alle cenlcsime di secondo. 68.° Soppresso il fattore z , le medesime equazioni risolute col metodo dei minimi quadrat! conducono alle due fondamental! 11 /H- 328i/— 403. 83 = 0 328 X -H 168701/ — 20767. 79 = 0 dalle quali si ha X = ^0."01 i/ = ^-l. 230855. Colla sostituzione di questi valori nelle nostre equazioni, la differcnza fra il calcolo e I'osservazione non giunge mai al 1." 69 " Mai si puo domandarc: e questa la via piii sicura per investigare la variabilita dei moti propri delle fisse ? Bessel, scrive W. Slruve, nel pro- vare che il moto proprio di Procione in declinazione era soggetto a quelle stesse oscillazioni, ed anomalie cui andava soggetto il moto oroprio di Sirio 49 — 372 — in ascensioiie retla non presc ;»oj(r point de depart les declinaisons absoUiex de Procyon, mais relatives a 8 autres eloiles donl la declinaison moyenne cat eqale a celle de Proctjon. Cetle voie serait excellente si les 8 eloiles cornpa- rees elaient voisines a Procyon en ascension droite. Tali sono nppunto ic 8 slelie j3, v', v" .-. del Cane inaggiore: vicinissimc a Sirio in ascensione relta: la media delie loro distanze polari dilFcrisce dalla distanza polare di Sirio di 8.' 35" nel 1857. Cio posto confiontiamo Ic distanze polari di Sirio e di j3 osservale da Bradley nel 1755 c da me nel 1857 onde deduric per qiie- sta via (al parere di Slruve) exccllcnic il moto proprio di Sirio nella di- slanza polaie in 102 anni- 1755. Dist. pel. di ^ ^ 107.''51.' 10."40 di Siiio = 106. 23. 53- 80 Diffeienza ... 1. 27. 16- 60 1857. Dist. pel. di i3 = 107-°53.'16."53 di Sirio = 100. 31. 24. 75 Differenza ... 1- 21. 51. 78 Precessione in dist. pol. dal 1755 al 1857 di Sirio ... 5.' 25."28 di /3 . . . 2. 6. 27 Differenza ... 3. 19 01 Differenza al \' del 1857 . . • 1.° 21.' 51. "78 Diff. delle precession! ... 0. 3. 19- 01 1. 25. 10. 79 Diff. osser. nel 1755 ... 1- 27- 16. 60 Mot. pr. di Sirio in 102 anni . . • 2- 5. 81 Col paragone delle distanze polari assolutc si ottenne 2.' 5." 67. Lo slesso calcolo si pud fare colle altre stelle- Si deve pero notare che di alcune di queste i moli propri annul sono incerti. La sola (3 e « hanno un moto proprio quasi nullo. Nulladin^eno ottcnni: — 373 — Mot- prop- di Siiio nella disianza polarc in 102 anni rispclto /3 = 125."81 V' = 125. 63 V" = 120. 23 v"'= 125. 72 e = 126. 24 fA = 12G. 61 ( = 125. 73 7 = 125. 67 Medio 125." 955, e quindi i'annuo -+- 1." 23'|.8 il quale differisce dall'as- sunto di 0." 0035- (6). 70° Conclmionc. Tcnendo il mclodo proposto da W- Slruve mi sem- bia di aver dimoslrato 1.°clie nei molo propiio di Siiio in ascensione relta si manifestano alcune anomaiie e alcune oscillazioni che non si possoiio spie- gaie che nella ipotesi di una certa variabilita nei inolo proprio inedesimo. 2.° die lispetto alia disianza poiare, la variabilita del moto proprio dipen- deva piuttosto da una incertezza che da una reale variazionc , giacche con uii irioto proprio invarial)ilc -+- 1." 23 si possono accordare le osservazioni in modo che gli errori non eccedano quelli ciie sono dovuti alle osserva- zioni mcdesime. Lo stato presente dell' astronomia; la perfezione degli stro- mcnti; I'abilita degli osseivatori; gli dementi del calcolo ora mai immuta- bili dopo i jjiogiessi delT analisi daranno o per dir meglio saranno i soli mezzi che potranno verificare lo due conclusioni dopo un dato numero di anni non inferiorc a quello che separa I' epoca presente dal glorioso rista- bilimento dcIl' astronomia operato ncl 1750. — 371 — N 0 T E Queslc note sono indicate uclla menioria (1) (2) (3) (4)_(5) (6) ai niimrri 2, 5, 8, 17, 33,09. (1) Nella mcmoria piil)l)iicata ncl ISii" feci piii c piu volte notare 1' iinpossii)ilitu di poler otteucre dai divers! conl'ronli dolle posizioni niedie dellc stelle osscrvate in due epo- che, distanti di iin numero /( di anni die Ic dilTerenze lU — «/) , rf8— np' (nelle quali /> e // sono Ic precessioni annuo per I'epoca media) sieiio esattamentc nullc o costanli; ii piccolo errore dipende dapli errori inevilabili delle osservazioni e dal divcrso sistema di elementi pel calcolo delle riduzioiii. In questa menioria nelle cpialc si ccrca di conl'ermare la varia- l)ilila del nioto proprio di Sirio in ascensionc relta, e I'invariabilita del nioto proprio nella distanza polare mi senibra di aver fatto loccarc colic niani rinfluenza dei piccoli errori delle osservazioni nella indagine dei piccoli movimenti propri delle stelle. Si veggano i nunicri 39, 66.° (2) Tnttc le citazioni del eel. W. Struve si riportano al suo opuscolo fHudcs d' a- slrnnonne slelluire an. 1847. (3) Non cade duhliio die in inolte allrc stelle le dilTerenze ih—up sono costanli quando H esprinia lo slesso numero di anni. Cosi, per esempio, rispctto all'ascensione retta di Pro- c.ione si trova 1800 — 17o!i. da—np = 141.673 — 143.701 = — 2.>088 ISii) — 1800. da—np = 141.674 — 143.674 = — 2. 000 (mem. citata dcU'anno 18S7). Dedussi quindi chc in Procione il moto proprio in ascensionc relta e costanle, e variahile al dire di Bessel quello nella distanza polare. Questa ricerca forniera il soggetto di un altra nota, nella quale collo stesso mctodo tenuto da Bessel prcn- dero ad esaminare la variabilita del moto proprio di questa Stella. (4) Spesse volte c nella citata mcmoria c in questa ho avverlito die le piccolo ano- malie die si trovano nella ricerca dei nioti propri delle stelle si potrehhero I'orse eliminare in parte quando la riduzione delle osservazioni sara basata sullo stesso sistema di calcolo. Questa mia avvcrtenza fn gia stimala indispensalnlc dal cli. Peters aslrononio di Russia cui, nella spinosa ricerca della parallassc di alcunc stelle, era necessario fissarne colla piii scru- polosa indagine i nioti propri. Ecco pcrtanto cio die si legge nella sua menioria. ./' ai determine tes mouvements prnpres des eloiles en question [a. Aiirigae. i Urme maioris, a Boolis, a. Lyrae, a Cijgni) a I'aide de la eomparaison des declinaisons moyen- ties suieanles. Le osservazioni sono di Bradley. Bessel, \V. Strme, Argelander , Busch , Amj e Ic proprie ridotle al 1° Gen. 1843. Le deelinaisons donnees par M. Airy , el Se- lon M. Busch, primiliocment pour 1840, sont ici rednites a I'annee moyenne des observa- tions respectives, a I'aide des ehangements aniiuets employes par ces astronomes. Iin ou- tre, i" ai reduit les positions de M. Airy a I' epoque de la longitude moyenne du Soleil ^280,° au lieu de 281,° prise par M. Airy comme toutes les autres declinaisons vioyen- nes se rapportenl a la longitude moyenne du soleil = 280.° // faut appliquer aux ditrlinaisons donnees ei-dessus. les petites corrections que re- clament les diprenres des coefficients de la nutation, employes dans les diffbrenls catalo- gues. Pour la position de 17Ko ce cofficient a etc .suppose 9." 648 , dans celles de 1820, 1824, 30, 39 [Busch) =8. "9771 dans les positions de 1838 et 39 donnees par M. Airy = 9."2o. Pour reduire toutes les declinaisons moyennes ', »" .... del cane maggiore , si puo egualmenle delerminare in 57 e 22 anni colie osservazioni di Piazzi del 1800, e di Taylor de\ 1835. Collo slesso caleolo si trova Molo proprio di Sirio nella dislanza polare in 57 anni rispello |3 = 76. "09? »' =r 70. 06 ," = 72. 08 ,'" = 70. 13 0 = 73. 38 1^ = 70. 68 t = 08. •73 V = 70. 17 — 376 — Medio = 71. 42. Dal supposto + 1. 2313 si ha 70. 18, Molo proprio di Sirio nella dislanza polare in 2"2 anni rispelto p = 27."33 v' = 25. M y" = 27. a .'"= 27. 21 « = 27. 06 f. = 27. !>1 . = 26. 32 7 = 20. 74 Medio" = 26. 88. Dal supposto -i- 1. 2313 SI ha 27. 09 Paragonando questi movimcnti coU'annuo -i-l. 2313 si Irova die qucllo dedolto dalle os- scrvazioni di Bradley e ■+- 1. 23i quello dedotlo dalle osservazioni di Piazzt c -t- I. 232, e liuaimentP quello dedolto dalle osservazioni di Tai/lor risulla -Hi. 222. Qiiesle piccolo dilTerenzc sono inevilabili relativaniente alio 8 indicate stelle dclle (jiiali non si conoseft esallamenle il moto proprio , e le quali risultano da un piccolo niimero di osservazioni. Sono poi ben lonlane dal provare una variabilila ncl moto proprio di Sirio nella distanza polare. Si puo anche nolarc chc in quelle slellc di cui si conosce il molo proprio la dif- lerenza e piccolissima. Rispelto poi alia g il cui moto proprio si nola nullo in lulti i ca- laloghi, dal paragone della distanza polare di Bradleii con quella di Piazzi si avrehbe I'an- nuo -t- 0." 08466; cio conferma I'esposte dillicolla di poter far collimare le osservazioni ri- portate che siano alia slessa epoca. — 377 — Sui lavori delta slrada (errata di Civitavecchia da Rema alia Muyliana. Nola del prof. G- Ponzi. 0 , . uanto valgano i lavori di strade forralc, a far conoscere 1' indole geologica delle contrado su cui vcngono piaticati , ben lo addimostrano i tagli ese- guiti su quel tratto , che per cinque iniglia rende la Magliana distante da Homa. Essi non solamentc danno chiarc prove della struttura dei monti, e del t'cnomcni cosmici chc li produsscro, ma eziandio disvelano i prodotti del suolo nascosti sotterra, di cui puo Tumana industria proBttare, e rettiflcano le idee clie si hanno dellc loccie sulie quali si cainina. Se lungo quelia estensione si percorra la serie di giogaje die forinano il dcstro fianco della graude val- lata diluviana del Tevere , (Fig. 2) ben si scorgera la conlinuazione dei colli giannicolensi , tutti forniati di letti poco coerenti di sabbie e breccie plioceniche, e ricoperti sulle piii alte cuspidi da un leggiero cappello di ma- tcrie vulcaniche , giunti a Monte verde passar bruscainente ad enormi ban- chi di tufi parimenti vulcanic! duri e litoidi , da poter servire come pietra da fabrica. Questo stesso passaggio rapido lo rinvenni eziandio a s- Passera, dove qucgli stessi tufi all' istante sconipariscono , e ritorfiano di nuovo le sabbie e breccie giannicolensi, ebe alio stesso livello senz'altra inlerruzione si protraggono fino al Monte delle Piche- Siffatto f'enomeno e assolutamente dovuto a due faglie o fralture tras- vcrse, tagliate a perpendicolo, e derivate da quelia, sulla quale si conduce il Tevere- Di inaniera chc conosciuto, che le sabbie c i conglomerati plioce- nici ovunque servono di lotto alle materie vulcaniche , ne deriva la conse- guenza necessaria che tutto quel tratto vulcanico, che si distende da Monte- verde a s. Passera, devesi considerare, quale un brano del suolo caduto per soluzioni di continuitii ad un livello piii basso , e discordante per solleva- mento delle parti laterali. Nc deve cio recar meraviglia, perche studiata da me precedentementc quell' anomalia, ben m'avvidi aver essa stretta relazione coi crater! vulcanic! di Biacciano , e derivarc torse da que! tremendi terre- inoti, ehe precedcltcro Tapertura di tali boccbe, per i quali il suolo venne I'atto in brani per dar passaggio alle materie cruttive. In un' analisi delle roccic che comjjongono quel tratto, io non parlero della loro natura niincralogica corittoanoslica, essendo cose oramai ovvic per — 378 — le diligent! (iescrizioni fattene dal Brocchi; solameiitc nolero certe particola- riti di cui prima noii avevaino notizia, rese apparent! da (juel cospicuo ta- glio, fatto al monte dclle Piche, presso la Magliana, per condurrc la ferrovia di Civitavecchia. II monte delle Piche (fig. I) viene costituito da un rilievo, che rapidamente pende sul Tevere scorrente a roderne la base; ed e appunto su questo versante che convenne tagliarne una falda. Per queslo taglio venne noil solamente spogliata la roccia di quel rivestimcnto di vegetazione, tanto nemico ai gcologi ; ma eziandio mise alio scoperto le stratificazioni che la formano. Quivi dal basso in alto vedi sovraposte (fig. 3) tutte le solitc as- sise plioceniche di marne, sabbie, conglomerati, e tufi vulcanici, come in tutto il restante delta campagna romana Fig. 3; pero in mezzo a tanta analogia, si vedc che il monte delle Piche dagli altri si distingue. Giacche nel passaggio fralc marne subappennine e le sabbie sovraineombenti, quella serie di banchi viene interrotta irregolarmente da spessi e grossi letti di lignite, fra i quali una enorme quantita di conchiglie marine, masse di selenite cristalli/.zata o gesso, e piccole sublimazioni di zolfo. Le indagini meglio condotte su queste sostanze, hanno di leggieri fatto conoscere aver appartenuto quelle ligniti, a tronchi d'alberi trasportati e ac- cataslati da correnti marine, dove la forza traslatrice era arrestata. II loro tessuto legnoso vedesi, coH'andar dei tempi aver subita una lenta decompo- sizione per via umida, e una semicarbonizzazione, senza che in taluni spe- cialmente, sia stata cancellata la loro struttura, in guisa da poter comoda- mente riconoscere la specie a C|^ appartennero. Questi sono tronchi e rami di pino, e di olmo, compressi'^fchiacciati dal peso delle roccie sovraineom- benti, alle quali, ulteriori osservazioni potranno probabilmente aggiungere al- tre specie, di natura alpostre, che vissero sugli appennini quando ancora la pianura era ricoperta dalle acque. Qiiegli avanzi di vegetabili bastano a ricono- scere un analogia colle marne del Vaticano, e del monte delle Crete; dove pure furono rinvenuti tali tronchi, misti a frutti di una specie prossima alia Pinus tincinala, moderna abitatrice dell'Italia centrale. Prodigiosa e la quantita di conchiglie marine, frammiste in quel depo- sit! di lignite. Dal loro stato frammentario, e dalla loro giacitura puo argo- mentarsi, essere state ancor esse trasportate insieme ai tronchi arborei , e rotte dagli urti di quel corpi duri. Sono peraltro sufllcienti a riconosccrvi Veneri, Telline, Cardini, Nttaile, Naliclie, Trochi e Buccini, senza potcrne pre- - 379 — cisare le specie. Mn lu loro fisionomia c la gincitura, Ic accusa spcttanti alia seconda zona fossilifcra delle marne superioii, paralelie a quelle di Fonnello c di Kignano. Insiemc allc lignite trovasi allrcsi la selcnite in cristalli mostiuosi, ii- regolarmente riuniti ad un centra comunc, in guisa da risuitarne delle masse a struttura laggiata. Quel ci-istalli lemiinano all' esterno con angoli acuti , spesso convessi c curvi, da risuitarne forme lenticolari riunite ad angoli ac - cidcntali. La supeificie di questi cristalli, 6 tutta solcata di stric finissiinc, delicate, e regolari, dirette nella lunghezza del cristallo, e nella frattura riu- nite in modo, da imitare le barbe di una penna. Essi sono diafani; ma tinti di un color giallo di miele, a causa di un poco di fcrra che contengono. Fra gli strati di lignite vedonsi letti di argilla sabbiosa, talvolta disse- minati di punti giallastri, e in quantita d'alterare il colore della roccia. Os- servati con occhio armato, vi si scorgono brillanti ciistallini di zolfo cedrino, che al piii Icggiero contatto cadono, e si perdono nella sabbia. A me sem- bra che il gesso c lo zolfo accennino in quel luogo ad una emanazione sol- forosa, per la quale alia maniera ordinaria si produsse il solfato di calce, e i grup[)elti di cristalli solforosi siano dovuti alia sublimazione di quella parte, che restata esuberante si trovo fuori di combinazione colla calce. Le sabbie che succedono alle marne nella scala stratigrafica ascendente, sono quelle stesse che rappresentano ovunque la seconda assisa delle roccie plioceniche , disposte in grossi e rettilinei banchi marini. Se non che a! monte delle Piche sono piu spesso intercalati da letti ghiajosi, indicant! che le acque da cui vennero trasportati, non furono sempre tranquille, ma capaci di trasportare interpolatamente materiali piii pesanti. Nella sabbia fina si rimar- cano certe macchie ferruginose, che osservatc con attenzione, portano sem- pre nel centio dei sleli di vegctabili, cangiati in ferro idrato. Sono forse delle piaute marine o fucoidi, che ben si fanno scorgere in altre localita. Nientc abbiamo d'aggiungere a quel tanto che gia si conosceva dei conglomerati su- periori, e delle popolane e tufi vulcanici, che formano le piii alte sommita di quel monte: i primi derivati dagli appennini, gli altri dalle eruzioni vul- caniche dei Cimini. Tutte queste formazioni plioceniche non cscludono i depositi quater- nari o diluviali, i quali cntro 1' alveo Tiberino, nella propria zona, scorrono addossati alle pareti che lo fiancheggiano, e sui quali per molto tratto tra- 50 — 380 — scorre il letto della nuova via fcnata. Cognili gia sono quelli delle cave di monte Verde, sul versante del fosso di Pozzo Pantaloo, e lorinaii di sabbie c ghiaje, misti a materie vulcaniche, e racchiudenli numcrose ossa di iiiam- inifcri, niolti dei quali oia perduti, come sono gli Elefanli , i Rinoceionti , gi" Ippopotaini, ec. Superata la puiita del monte che spoi'ge sulla valiata del Tevere, tali depositi cambiano di nalura, perche da quel panto tino a s. Pas- sera si vedono (fig. i) forinati di un tango, racchiudt>ntc braiii di quello stosso tufo su cui riposano. Moiti di questi non sono piii liconoscibili , percho la decomposizione li ridusse in un caoiino bianco, il quale in taluni punti delte origine a stralerelli di argilla, contenenti conchiglie d'acqua dolce, come Pa- htdine, Limnci, ec. In lulto il loro decocso queste materie sono disposte in quella stratiiicazione, propria delle fiumane, formata cioe di letli lortuosi, corti troncati o embricati inegolarmente. Avanti di usciie nelle pianuie di Pian due Torri i loro ultimi letti superiori, in distanza vedonsi biancheggiare in modo, da crederii formati di un conglomerato di ciottoli calcarei; ma se da vicino si osservino, tosto si vedranno formati di una riunione di ossa di niam- miferi cosi stretta, die il fango che li comprende divine un cemento, da cui vengono insieme legate. Sono tutte ossa di cavalli, f'ra le quali si trova qualche dente di cane o cinoterio. Vcdiito che i ciottoli di tufa, concorrenti a forinare questi qiiaternari sedimenti della grande corrente Tiberina, sono i detriti delle roccie circostanti, e non trasportati da lonlane contrade, noi traggiamo ar- gomento a credere, die anche le ossa contenute siano derivate dallo stesso luogo. La qual cosa indicherebbe che le adiacenti campagne durante quel- r epoca venivano popolate da numerosissime mandrie di quelle bestie. Al monte delle Piche si rinvengono eziandio sedimenti di questa na- tura, non solo osservati precedentemente, rna eziandio dimostrati dal taglio della roccia ora pratticato , dove se ne scorge un brano giacente sui letti pliocenici. Questo si compone di sabbie e breccie come quelli del monte- Verde sopracitati, e si distinguono dal pliocene, solamente per la forma dei letti di cui si compone, e per il loro livello. Da questi sedimenti derivano quelle ossa di mammiferi ora estinti nelle nostre contrade , fra le quali le belle mascelle dell' Elephas primigenius ora conservate nei musei dell' uni- versita. Dopo aver distintc le pii"! antiche formazioni, fa d'uopo rivolgersi alle ino- derne, produtle dal disfacimento di quelle in virtu di azioni fisiche. Esse sono — 381 — di duo specie, od originate dai modcrni coisi di acqir.i, od aggregate nel scno stesso deir atmosfera: le priine costiluiscono il letlo continuo die riempic lutto 11 pill basso fondo della grande vallata tiberina, solcato dall' alveo del fiuine priiicipaic c del suoi aflluenti, e rappresotitato da fine sabbie c mciina; le altro coinposte di un rimaneggiaincnto di qiieili slessi matcriali plioce- iiici o diluviali, cadiili in franc per erosione, c giaccnti altorno i liioghi dove si coinpirono tali fenomeni. Un eseinpio di questi si ha al monte dclie Pi- che dal iato ciie pcnde rapidamcnte sui fiuine , fatto ora manifesto da! ta- giio per la via ferrata. E (jui ini sia concesso i-ammentarc la ceiebre frana di Pedaso, neila pro- vincia di Ferino, avvenuta non sono inoiti anni, dove i! tcncno pliocenico, del tutto identico a quello del monte dclie Piche, pcnde sul mare adriatico con una intolierabiie pendenza. Prima che accadesse quelia catastrofe, io era su quci luoghi col Prof. Orsini di Ascoli , ed insieme rimarcavamo ccrte longitudinaii fenditure, paralelle al ciglio della roccia , nale dalla mancanza di base di sostegno, e annunziatrici di cio cbe sarebbe avvenuto. L' acqua introdotta in quel meati, non poco aggiungeva colic sue corrosioni al di- stacco dclie separate falde: qiiando in un bel giorno, rotto I'equilibrio, una parte del monte precipito, traendo seco buon nuinero di case, con un fra- casso trcmendo, per cui venne sotterrata la via del Trotito, ricoperti i sot- tostanti campi coltivati, di un grosso letto di materie rimescolate, che tra- scorrcndovi sopra cntrarono nel mare e vi formarono una lingua. In altri luoghi si sono veduti tagli artificiali, troppo perpendicolaii sopra sabbie e ghiaie plioccniche, in breve tempo franare c caderc in basso, perche in quei casi la natura istessa, prendcndo la sua scarpata di e(juilibrio, fa da se quello che I'umana imperizia gli ehbe ncgato. Con tali esempi io non intendo entrare nclla provincia dei Tecnici, ii6 accusare il taglio del monte dolle Piche come troppo ardito e di breve du- rata. Io solamcntc intcndo richinmar 1' atteiizione al fcnomcno delle franc, capace di cmbiar totalmente d'aspctto una conlrada ; e tanto piii io devo rammentarlo, in quanto che nel ilarc una giusla idea di quel luogo, devo far conoscere csscrc gia piu volte avvenuto sulle roccie che Io compongono , daU'epoca dei romani a noi, senza conlare le frane che possono essere av- venule in tempi piii rimoti, di cui non esistono prove. L'istesso taglio fatto per la strada ferrata dimostra qucsta veritii, avvegnache il rinvenimenlo del- — 382 — r antica via Portucnsc, e dcllo fiibriche clic la fianclieggiarono, raggiunto nel f'oiido di quella escavazione, danno argonicnto sicuro a giudicare della mo- deinita di tutto quel materialc, che per moiti melri la ricuopie. Se si stu- dino gringicdienti di quell" ingente deposito, c la ioro giacituia, losto si seor- geia lisuitarc di quelle medesime argiile, sabbie, e ghiaie che forinano le roccie sovrastanti , limaneggiate nella Ioro caduta ; c i diversi letli di vni sono formali, dimostrare la ripetizionc delle diveise fiane- <''Osi ebbeio oii- gine i tnoderni deposit! di quel luogo, e cosi si andranno ripclendo, tino a che tali roccie friabiii del terreno subappennino , non avranno laggiunta la Ioro scarpata di equilibrio. — 383 — Saqgio di stutli cramo-loyici siiUa antica stirpe roniana e stiW elnisca. Del prof. C. Maggiorani. Di 'imostrata aiiclic iiiiian/.i la scienza I'uniia dclla specie uinana; restiluita la pienczza dcgli utnani altributi ai Negri, che una meschina filosofia aveva tentato di degradare sino alio sciinmie ; conosciutosi che ogni razza umana racchiude in so stcssa ii geriiic dei tipi di tutte le allre; scoperte alcune cu- riose analogie antropologiclic fra genii di abitazione distintissima ; tuttavia la classificazione scienlifica delie vaiieta deila specie umana, e delle sezioni diverse di esse, e la sloiia del tnodo onde Ic medesime siansi disseminate sulla i'accia dclla Icrra sono ancor lungi dall' aver conseguita la peifezione che si desidera. Giova adunque che si profitti di ogni occasione per aggiun- gcre qualchc notizia sopra talc argomento. Pertanto avendo raccolto un biion numero di crani (1) di genuina piovenienza rinvenuti in sepolcri romani e in ctiuschi ho procacciato di istiluirne il confronto, e di rilevarne le dift'e- renze, al fine di stabilire il tipo antropologico di queste due stirpi. La ce- lebrita storica dellc medesime e specialmente della romana accresce pure la curiosilii del soggetto. Ma prima di espoiie i lisultamenti delle mie osservazioni fa d'uopo che io lespinga due obbiezioni facilissime a muoversi contro la legittimita loro. Potrebbe cioe riflettersi come Roma, qual capitale del mondo d'allora, fosse necessariamcnte il ritiovo di uomini di tutte le nazioni, e come percio al- cuni, o parecchi di quel crani potrebbero appartenere a individui di tutt'al- tra stii'pe che non la romnna. Eld anche nelle citta etrusche frequcnti di po- polo, e floride per commercio non poterono forse soccombere uomini di al- tra razza che non la tosca , ed essere racchiusi in quelle tombe che noi o insligati da vaghezza di sapere, o sospinti da cupidigia di acquistare andiamo un po arditamente fiugando ? L'altro dubbio puo aggirarsi sul numero. Si dira che trenta o quaranta ciani non bastano a fissare il tipo antropologico di un popolo. E per verita Ira individuo e individuo della medesima stirpe intercede una notabile dif- (1) Debbo quesli crani alia genlilezza dei signori Kcliermau, Beugaot, prof. Gherard, Campanari, Ammendola. cav. Sanlacroce, march. Campana, Filippo Volpi, commend. P. E. Visconti, c iudirizzo Loro di nuovo solenni riugraziamenli. — 384 — feienza come nella intelligenza c nel caratteie morale, cosi pure nella forma del capo e nei lincamenti del volto: e cio si verifica auchc in quelle genti che lianno un' iuipronta nazioiiale assai disliiita, (|ualc e per modo di esem- pio la giudaica. La capacila dei seni frontali e variabile da un uomo all'al- tro della stessa slirpc, e questa dirterenza e gia bastante a farli dissomigliare. Spurzheim esainino in Londra dodici Cinesi, e 11 trovo ditTerenli gli uni da- gli altri , e somiglianti solo nella positura degli ocelli. La slessa divcrsita occorre nei Negri, bcnche sassoniiglino sempre per la forma del naso e della bocca. Sara adunque precipitato il giudizio sul tipo di una slir|)c, se riposi sopra un picciol numero di falli. A quesle obbiezioni posso rispondere che i miei crani , e gli altri che ho potuto esaminare, e misurare deiivano da sorgenti diverse. Cosi dei crani etruschi, altri sono di Tarquinia altri di Clusio o di Cerveteri. E dei ro- mani alcuni si rinvennero nei sepolcii della via .\ppia; altri della Latina , altri in sepolcri romani scoperti a Tivoli, o ad Ostia. Attesa adunque que- sta ditferenza di luoghi e poco verisimile che le indagini siano cadute pre- cisamente sopra crani di forestieri, piuttosto che degli indigeni: oltracche per alcuni avevasi la sicurezza nella iscrizione sepolcrale. E quanto al numero, e ben vero che per conoscere appieno il tipo di una nazione converrebbe, secondo la espressione di Gall , esaminare reggi- menti intieri. e so pure che Morton slabili i caratteri della razza americana sul documento di 400 crani; ma e vero altresi che si puo iniziare uno stu- dio, e offrirne un saggio con un minor numero di testimonianze, dappoiche in mezzo alle differenzc individuali signoreggia spesso 1' impronta delle forme nazionali. Del resto io ho creduto di potermi anche giovare dei ritratti an- tichi scolpiti nei marmi, ed effigiati nolle medaglie, i quali so non ci ripro- ducono esattamente tutti i particofari anatomici delle ossa del cranio e della faccia, ce ne mostrano pure i lineamenti principal!. Visitando i nostri mu- sei, e percorrendo la graude Iconografia Romana del celebre E. Q. Visconti non si polrebbe stabilire scientificamcnte il carattere della stirpe romana , ma si ha una conferma di cio che apprende I'esame dei crani. Per istituir tale esame ho misurato i diametri longitudinale, interparie- tale, frontale e verticale, le linee inter-mastoidea e la inter-zigomatica , gli archi occipito-frontale , c inter-mastoideo e la pcriferia orizzontale. Per la misura dell'angolo faciale mi sono giovato del compasso goniometrico in- ventato dal dott. Diorio professore di Zoologia in questa nostra Universila, — 385 — e che mi e sembrato il [)iu peifetto istroniento in questo genere di licer- clie. Debbo anzi dire che Egli stesso ha avuto la cortesia di incaricarsi di tal inisurn. Mi sono quindi cscrcitato a paiagonare fra loro i crani delle due razzo , schicrandoii gli uni presso gii altri , e prociirando di raccoglieie ie dillei'enze piu seiisil)ili che un I'ipetulo esame polesse far scorgere. Confi'ontando aduiKjiie i crani romani cogli etruschi rilevasi come i primi siano spesso di una capacita maggiore, piij pcsanti, piu riquadiati, colla fronte piu estesa nci lati. II diainelio frontalc die in qualtro tcschi etruschi 6 di 3 pol. e 10 lin. nei romani supcia sempie la inisuia dei 4, e T arco occi- pito-fi'ontale, che nei romani uccede quasi sempie la lunghezza di 14 pol.; nella maggior parte degli clruschi non ne scgna che 13 e qualche linea. 1/ inserzionc delle ossa nasali sul fionlale nei teschio lomano non e ango- losa come nell' etiusco ma a dolce curva. Le ossa molari nei romani sono piu giandi, piu sporgenti in fuori, piu liquadrate e piii distanti fra lore pel maggiore sviiuppo della mascella superiore. Nei miei crani romani la linea inler-zigomatica e quasi sempre di 4 pol. e 9 o 10 lin. mentre negli etru- schi 0 non giunse ai 4 o li supcra appena di una o due linee. II forame occipitale trovasi nei romani piii all' innanzi nella linea tracciante il dia- metro antero-posteriore della base del cranio, negli etruschi trovasi piii al- J" indicti'O. Considerando inoltre il cranio come formato di due meta, 1' an- teriore e la [losterioio, si rileva che nei romani vi e poca diflerenza di svi- iuppo fra le medesime, e che nogli etruschi la meta posteriore e piu svi- luppala deir anteriore. L'angolo faciale scgna raramente nei romani un grado inferiore agli 80", e ne posseggo due che giungono ai 90" e 91°, cio che non avvienc in alcuno dei craui etruschi. Alcuno intanto fra questi segna lino a 8()," di maniera che sull' angolo faciale non potrebbe fondarsi un ca- ratlcrc dilVercnziale preciso e costanie. Ma quel che distingue maggiormente la testa romana dalla ctrusca ed anche dalla greca e una certa riquadratura che ricorre e nelle ossa del cranio e in quelle della faccia. Ed in fatli i pa- rietali sono piuttosto piani che arcuati ; e il diametro verticale che negli etruschi supera i 5 pollici nei romani non ne misura che 4 con poche li- nee. La forma riquadrata e poi caratteristica nella faccia altesa la conf'or- mazionc delle mascolle e specialmcmte della inferiore , la quale ha la sua jiaitc media grande o non mai acuminata come spesso avviene negli etruschi. I.e orhite che nci romani sono sempro grundi e quadrate, negli etruschi in- clinano spesso alia forma ovale. — 380 — Simiglianti diftereiuc ha osservato il prof. Diorio nci crani cU'Usco e roinano cho si conservano nel museo di Zoologia. L' angold faciale chc nel- r elrusco e di 74", nel romano segiia 80.° II diametro intor-zigomatico e di .") pol., il fi'ontalc di 4 e 8 lin. nel secondo , e nel priino ambedae i dia- nietii appcna supcrano i 4 pollioi- Ho toccato anche le condizioni dolie ossa c dalle mascelle quantunquo i frenologi non sogliano fame alcun conto, come quelle che niuna relaziono mantengono col volume e colla configurazione del cervello. lo pero neU'esporre queste poclie ossei'vazioni ho avuto in animo di scrvire piii all' antropologia che alia frenologia, e ho voluto seguire il Morton che nella sua desciizione del tipo americano ha calcolato anche le mascelle e Ja direzione delle ossa nasal i. Cio poslo io credo che i caratteii craniologici e fisionomici della stir|(P lomana {wtrebbero I'accogliersi nella segucnte esposizionc. « Cranio grande, regolare, quadrilungo con eguale sviluppo della metii anteriore e della po- siei'iove; fronte spaziosa, angolo faciale aperlo; ossa malaii grandi , quadre, protuberanti all' infuori. Mascelle pesanli; la inferiorc riquadrata. Orbite grandi, (juadrangolari appena obblique; forame occipitale mediano. » Questa forma riquadrata delie teste romane , visibile negli antichi ri- Iratti, si ritrova anche oggi negli abitanti della citti eterna , purche se ne cerchino gli esemplari non tanto nel ceto medio e molto meno nei patrizi, in cui per volger di tempi occorsero piii facilinente mischianze con genti straniere, quanto nel basso popolo, e specialmente in alcune regioni come in quelle di Trastevere, dei Monti, del Popolo e della Regola- I carrettai, i conciatori , i fabbri , i falegnami ed altri siffatti artefici che abitano queste parti della cilta oi ofifrono spesso una fedel rimembranza dell' antico tipo lomano. E saresti inchinato a credere che anche il carattere morale i sen- limenti e le doti dell' intelletto conservino qualche traccia della prisca in- dole ponendo mente, non fosse altro, a quella non commune alterezza onde i popolani romani di genuina prosapia si distinguono da ogni altra origine di abitanti, e alia grande avidita degli spettacoli, e in fine a quel criterio e a quel senso pratico delle cose che segnalano anche oggi i nepoti di Ro- molo come li segnalarono in antico. Quanto poi ai caratteri craniologici e fisionomici della stirpe etrusca io credo che si potrebbero adombrare cosi « Cranio tendentc alia forma ovale, compresso alle tempia e rigonfio al cenlro dei parietali ; fronte poco spa- — 387 — ziosa die sfugs;e loggcmienle all' indictro; la meta postcriore del cranio piu sviliippata dell' anteriorc; dcprcssionc nolabile alia radicc del naso; lieve spor- gcnza in avanti del margine aiveolarc delta mascella superiore, ossa malari dirctlc in fuori ed in basso; oibite quasi ovali; niento rilevato. » Tali forme si accordano bene con quelle che il dott. Garbiglielti esposr in una elegante niemoria letta al secondo congresso scientifico italiano, ove desctisse un antichissimo cranio cstralto da una toinba di Veji etrusca alia prcsenza di S. M. la regina vedova di sardcgna. Anche in quel teschio la fronte e bassa, la parte occipitalc predomina sulla frontale , le ossa malari scendono leggermente dal mai^ine esterno delle oibite e nou distano fra lore cbe di tre pollini c nove linee. £ degno di osservazione come le forme etrusche e specialmente quelle cbe si riferiscono all" alta inserzione del naso, all' addentrarsi della sua ra- dice e alia promincnza delle ossa nasalc si ritrovino conspicuamente nella stirpe israelitica; cio che sarebbe consonante colla dottrina archeologica pro- fessata dal eh. P. Tarquini intorno le origin! della lingua etrusca dalla cbraica. Non potrei avventurare un confronto dei crani etruscbi e romani coi greci non possedendo di questi egual numero (1). La lavola intanto che of- fro aH'accademia e cbe ritrae uno de' miei tescbi esprime, a mio credere , ii tipo greco, o almeno si accorda a bastanza colle forme conservaleci iielle antiche immagini- II cranio in discorso differisce dai crani etruschi e romani per la sua forma rotondeggiante, pel dolce incurvarsi dell' osso frontale so- pra gli arcbi sopracciliari , c per cio che dalle fosse temporali va slargan- dosi piu sfogatamente all' indietro. Le ossa malari in questo cranio sono poco sporgenti, e poco protuberante la regione occipitale. L' angolo faciale e a bastanza aperto segnando 85° I . II diametro inter-zigomatico e di i pollici, supci'ato di sole tre linee dal frontale , e di otto dal verticale- La periferia orizzontale eguaglia 18 pol-, e I'arco occipito-frontale 15, e I'arco inter-mastoideo He lin. 6. Per I'esposto saggio di studi confermasi come in ogni popolo esistano individui , le cui forme si allontanano da qualunque estreino per avvicinarsi (1) I crani greci che posseggo apparlencvano al celebrc prof. F. Orioli , e mi sono stall ceduli dalla corlesia del suo figlio dottor Gaspare, cui ofTro pubhlica testimonianza di gradimento. 51 — 388 — ;il tipo medio deirumana i'amiglia; ma clic nondimeno osservasi a dominare nelle diverse regioni una configuraiione parlicolaie , clie partecipa il caial- tere a' suoi abitanti. E se no puo awclie inferire come la iiatuia anche in questo ordinc di I'atti manlenga il suo costume dclla varietii e deila ripe- lizione acccrmando a lievissimi tralli qua e cola nolle specie quel che di- segna e stampa distintamenle nelle classi. Cosi le stirpi greca , romana ed etrusca clic formano variela di se/ioni nella razza caucasica di Blumcnbach, 0 nel lipo meso-brcgma di Prichard, quanlunque rassomiglino tanto fni loro nelle forme da comprenderle giuslamente nella slessa I'amiglia , non nian- cano pure di offrirci alcune languidc reminiscffnze delle altre razze, e degli altii tipi. Ed in fatli la lieve si)orgcnza della mascella superiore cbe s|)esso ineontrasi nei crani etmschi accenna ad un carattere del tipo steno-biegma, e il giandc sviluppo e proluberanza delle ossa malari nei teschi romani ri- chiamano un sesno della razza Mongolica, o del tipo plati-bregma. — 389 — Di alcuni risuUali ollemui dalla corrispondema tneleorologica lelerjrafica, c dal barometroyrafo a bilancia — ilemoria del P. A- Secchi- V olge oramai un' anno dacch^ ho stabilito in mode delinitivo all'osserva- torio il baronietrografo a l)ilancia, cd e quasi un pari tempo die si vengono trasniettendo a Paiigi da Roma c da molle altre cilta principal! d' Euiopa ie osserva/.ioni meleoroiogiclie per via telcgrafica, Ic (fuali poi lilografatc aii'Osser- vatorio Iinperiale vengono coinunicatc in uno speciale l)ulicttino ai vari osset- vatorii eolialioratori. Questa coiris|iondcnza si estende nella Francia alle cilta di Dunokei-quo, Mezidres, Stiashomgo, Tonneire, Parigi, Ie Havre, Brest, Na- l)oleon-Vandee, Limoges, Montauhan, Baiona, Avignone, Lione, e Besan/.one; e fuori della Francia a Madrid, Ilonia, Torino, Ginevra, Brusselle, Vienna, Li- sbona, Pietroburgo, Algeri e Costanlinopoli. A! nostro osservatorio poi vengono anche Ie osscrvazioni di Atenc per bullctttino speciale ogni 10 giorni. I ri- sultati che possono trarsi da tale corrispondenza sostenuta per alcuni anni non sono dubbiosi, e riuscira a fissare sull' Europa la regola che tengono nel loro propagarsi Ie vicende meteoriche donde ne verra anche la possibilita di giovare praticanicnlc alia agricoltura, e al commeicio; frutti che sono stati gia si ampiamenle raccoiti nolla discussione delle osscrvazioni del medesimo genere falle a bordo de' bastiinenti, il cui risultainento e slato di salvar tanle vite colla scopcrta della legge del moto ciicolare delle tempeslc, e di dare un nuovo impulso alia navigazione stessa, abbrnviando i viaggi di oltre ad un terzo dell'antica durata, moslrando nuovi corsi da tenere ecc. ecc. Benche sia si breve il tempo scorso dacche la corrispondenza parigina procede rcgolarmente, Iio voliito procedere ad un saggio di discussione dei risultati coinbinandoli con (|uelli ottenuti dal baronietrogsafo onde vedere di tissarc la veiocila delle onde almosl'eriche. Le osscrvazioni da me di- scusse sono solo le barometriche e le ragioni di preferire qucsto strumento a tulti gli altri si f'u che oltre I'esser esso lo sliumento fondamentale e in piii stretta relazione generale collo slalo dell' alniosfera, esso e anche quelle che si risenle meno degli altri dolle circostairze locali di sua collocazione. II termo- metro e la direzione del vcnlo sono troppo soggetti ad influenzc particolari, a sceverare le quali e. duopo conoscere bene la loro esposizione o niille altre paiticolarita che faciltnente possono pei'turbarne Tandamcnto. Ho anche pre- ferilo al reslo dell' anno 1" ultimo irimeslre di marzo , aprile e niaggio che — 390 — costituisce una stagione ne Iroppo tempestosa come I' inverno , rie troppo calma come la state , onde si e potuto distintamentc tracciare il corso di molte singolari vicende bene distinle tra di loro ed assai istiuttive. Le os- servazioni registiate nei bullettini facendosi solo una volta al giorno, cioe alle 7/- del mattino, lasciano una grande lacuna nelle 24 ore. Vedrenio conic si possa supplire, e quanto sia desiderabile I'averne delle pii frequent!. 11 metodo usato in tale discussione e stato il grafico, che e il solo utile in tale materia. Ho fatto dunquc tracciare le curve barometriche delle prin- cipali stazioni disperse su vari punti dell' Europa raccolte ne" suddetti bul- lettini 0 pervenutemi por altre vie, usando percio carta rigata a piccoli qua- drat! che facilita imniensamente 1' operazione. Ciascuna curva tracciata su lista d! carta cguale alle altre ed isolata puo facilmente confrontarsi con tutte le compagne, e distribuendo quest! pezzi nelle rispeltive posizion! geografiche di longitudine e latitudine de' vari paesi, possono a colpo d'occhio rilevars! le principal! conseguenze. II risultato fondamentale dedotto da questa operazione e che s! rileva dal semplice andamento delle curve e questo. « Le grand! vicende atmosfe- viche si estendono a tutta I' Europa, s! propagano successivamente in guisa da attraversarla in poco piu di un giorno dal Nord-Ovest al Sud-Est , di- minuendo in forza e crescendo in numero coll' avanzarsi verso il Sud, come pure diminuendo in numero ed in escursione coll' accostars! della stagione estiva, talche un avanzamento d! stagione equivale ad un avanzamento geo- grafico verso I' equalore )i. Per isvolgere alquanto questo risultato coinplesso, veniamo ad alcune particolarita. In questo trimestre sono accadute quattro grand! scosse atmo- sferiche, cioe ai prim! d! marzo, ai prim! di aprile , al principio ed al fine di maggio: ora queste s! trovano ben decise e pronunziate in tutte le sta- zioni per un forte minimo barometrico, se non che, i giorn! di tal minimo sono different!; cosi a Brest, Parigi, Bruseiles que' minim! ebber luogo nei giorn! 6 marzo, 1° aprile, 1° maggio, e 25 maggio; a Roma invece si eb- beio rispetlivamente ai 7 marzo , 2 aprile , 2 maggio, 2(5 maggio onde s! vede esservi !1 litardo d! un gioi'no tra le region! prossime alia Manica e al mezzo della nostra Italia. Per stabilire con maggior prccisione la velocita dell' ondata atmdsfe- rica, le osservazion! de! listin! sono insuflicient! perche ess! comprendono troppo ampio intervallo, e sarebbero necessaric piu Crequent! osservazion! , — 391 — 0 mcglio slrumenti graiici. Di cio nc abbiamo una piova nell' ultima oncia del 25 c 26 inaggio la cui velocila si puo stabiliio con giande piecisione, gra- /.ie allc ossei'vazioni graticlie falle a Greenwich, Oxford e Roma. A Oxford le fasi furono le stesse die a Greenwich, ma accaddero un ora piiina die a (Greenwich. In qucslo luogo si ebbc il baroiiietio stazionario iiel miniino della ondatn dalle II, antem. alle 2 pom. del 24, la qual calina fu prcccduta da una forte oseillazione lia le 6 e le 9 ant. I! haroinetrografo romano ha dato il niinimo stazionario dalle i, alio 7 ant. del 2") die fu pieceduto alle ore due e allc cinque pom. da due forti e rapide oscillazioni in cui in 20 minuti di tempo il barometro si abbasso di 2 millitn. repcntinamente e come per salto. La succcssione delle fasi dell' onda e dun(|ue fuoii di dubbio la stessa es- scndosi ripetule in Roma collo slesso ordine clio in Ingbilterra riguardo alia discesa, c la diflcrenza di lemiio ne' due luogbi avuto liguaido alia longi- tudine e quasi 18 ore. Dopo il minimo della grande onda successe una onda secondaria minore durante il moto di ascensione; questa si osservo a Greenwich il 2."), dalle 7 alle 9 p. e a Roma si ebbc la stessa nel 26 verso le 6 pom. Questo conferina chc la velocita dell'pnda atmosferica dairinghilteria a Roma ha impie- gato meno di un giorno. Chi avesse sott' occhio le curve grafiche dei vari siti intermedii per le varie ore non tarderebbe a riconoscere in esse la precisa succcssione continuata: mentre essa non puo che imperfetlamente tracciarsi col sistema di osservazioni discontinue come si usa nella massima parte de- gli osservatorii nieglio foiniti. La grandezza delf escursione di questa onda a Greenwich c stata in 36 ore di 12,"'"' e 7; a Roma e stata quasi eguale cioe di 13,"'"' 2; ma in genere le escursioni sono maggiori pei paesi setten- trionaji {-ome vcdesi sulle nostre curve. Anche questo solo fatto mostra I'im- portanza degli strumenti grafici; se non che un ostacolo non mediocre e il loro costo, il quale per gli stabilimcnti pubblici e cosa di poco momenlo (1). II Raromctrogiafo inglese 6 a fotografia il die porta una considerevole spesa permaneiUej il nostro rende come si vede il medesimo servizio con piu eco- (1) Secondo le dimensioni e la forzu il buromclrograro a bilancia coslerebbe da 100 a 200 scudi romani al piii: per irli sludi prcliriiinari il prinin ncci'.^sariamentc lia coslalo di piii ma non basta il doppio per il solo inipianto di uuo a folugralia c vi si deve agf!;iungerc la spesa viva della lucerna, delle carte t'otogralithc e della iiiuno d'opcra. Per la inaggior parte delle ricerche basta mular lu carta ogiii otlo giorui nel barometro a bilaucia, cd esscndo ora coinuni gli orologi cbe durano una settiinana si vede che 1' altenzione che esse richiede e la minima possibilc. — 392 — nomia di sposn priiniiivn, inonlre quella del manlenimcnto e nulla, in gene- rale e evidenlc ciie col sistema di osservazioni discontinue liesce diificilis- simo il seguirc siinili onde per gran tratto di via ],° perclie spesso s' iin- baltono in ciiuse iocali clie grandciiientc lo modificano , conic sono Ic inonlagne e i tcniporali Iocali, e bone spesso anchc s' incrociano altre onde siinili derivate da altri luoghi. Tale e per esempio il caso del ininimo che ha aviito iuogo ai primi di marzo, ove si vede evidentemente una doppia onda die s' inerocio tjuasi affatto sopra Parigi mcntre era entrata divisa a Brest e fu pcrf'ettanietite sovrapposta a Torino e a Roma, e di nuovo sepa- rata ad Alene e Costantinopoli. In quesla ultima cittii prevaleva I'onda del giorno 7, mentre invece a Bajona, Madrid e Brest prevaleva quella del giorno 4 che passava sopra Dunkerque con piccola difforenza di fase. Vienna e Pietro- burgo Tebbero soprapposle con un ampia e forte depi'essione. Ma in gene- rale Pietroburgo presenta grandi variazioni ed e spesso piii che altra sta- zione in opposizione di fase col resto do' paesi piu occidental! e meridionali. Tale opposizione puo nascere semplicementc dal ritardo di propagazione at- tiaverso il continente. i pochi casi che abbiamo qui accennato di volo potrebbero moltipli- carsi indefinitamente, se non che un occhiata alle curve grafiche mostrano cio in un modo tanto p:)lpabile che I'usare parole e superfluo. Le onde pero non seinbra che abbian tutte la stessa velocila , e tale ineguaglianza progressiva ora riafforza ora spiana le onde maggiori. In ge- nerale e canone infaliibile che una grandc ondata ne' paesi settentrionali si risolve in piccole e numerose onde minori nei meridionali; le curve di Atene, Costantinopoli e Madrid confronlate con quelle di Pietroburgo, Parigi, Brn- selles. e Vienna lo mostrano a colpo d' occhio ; cio che qui succede nello spazio rapporto ai luoghi diversi, si verifica nel tempo per uno stesso Iuogo in diverse stagioni. Cosi alle grandi e poche ondate solite ad accaderc nel marzo, dappertutto nel maggio si sostituiscono niolte e uiinori ma piu fre- quent! ondicelle talche per esempio a Brusselle nel marzo furono due grandi ondate con 36.""" di escursione, nel maciffio tre con escursionc estrema di 25-"'"' Ad Atene nel marzo invece se ne ebbero quattro con escui'sione di 22""" e nel maggio sei con escursione di 12.""" Lasciando per esser brevi molte altre cose che si potrebbero dire, non possiamo a meno di non far rillettere che la discussione presente benche liniitata al solo barometro, tuttavia c tale che ci mostra anche randaaicnlo — 293 — gcneialc dello slato del ciclo che strcltaniente dipende dalla prcssione atmo- sfeiica indieaUi appunto dal barometro. Potra esser che per qualche caso pailicolaie e di hieve durata si abhia opposizione tra i segiii del baro- iiielio e lo slalo dall' aria o del Icinpo, ma cio Dori sara che per breve iii- tervallo e solo come eccezionale. E a cio sulFraga la ragione fisica, perche si sa che otjiii diialazione di una massa acrea produce frtiddo e che se (juesla 0 inista a va|)Oie (come scmprc lo e I'ai'ia atmosferica), si produce una prccipitazione di esso come e nolissimo ad accadere nella campana pneu- matica ai primi colpi dello slantutro delia tromba , ogni dilatazione adun- que c diminuzione di pressione che avvenga nell' aria produria un abbas- samcnto nel barometro e nel tempo stesso una precipilazione di vapore , ([uindi annuvolamento, e anche pioggia se la deprcssione sara forte e la quantita di esso vapore in sutllciente qiiantita. Se questo fosse pochissimo, ov- vero da un vento caldo e secco che I'accompagna fosse compensate I'abbas- samento di temperatura prodotto dalla dilatazione , il cielo potrebbe re- star sereno, ma non mai molto a lungo , ed ecco come nelle graiidi varia- zioni il baiometro e profela verace del tempo mentre nelle minori e spesso fallace, potendosi in tali casi neutralizzare le cause che tendono a produrre la pioggia. A chi chicdesse poi donde vengono tali vaiiazioni di pressione si potrebbe rispondere che a tal fine appunto si studia il corso delle meteore per accer- tarne le cagioni, tuttavia non manca qualche sicura risposta: tali cause posson esser molte, ma la principale o I'influenza del calor solare. I moiti sludi sulle tempeste piu cai'atteristiche dctte cicloni , turbini o uragani , hanno condolto alia conseguenza che generalmente sono esse vortici aerei pro- dotti dalle azioni local! del sole ; ma che questi vortici piccoli e rapidi da principio si dilatano propagandosi con moto simultaneamente rotatorio e progressive; i loro corsi sono molto rogoiari in mare, ma pervenuti in terra si rompono, e si frangono per dir cosi in vortici minori dilatandosi in- sieme bene spesso in mode cnorme da coprire colle lore luote delle va- ste estensioni del globo grandi quattro o o cinque volte piii che 1' Eu- ropa intcra. Cio in sostanza e in grande quello che vediamo iu piccolo nelle nostre stesse campagne, ove la sferza del sole battendo al merig- gio sopra aride terrc vi solleva grandi colonne d'aria, donde spesso per Tatllus- so laterale doll'aria vicina esse acquistano un moto progressive e vorticose, e raffreddandosi I'aria per la dilatazione prodotta dalla ferza centrifuga del vor- — 394 — lice, e per la discesa al basso dell'aria alta pivi fiedda arriva fino a gelarsi la pioggia e generarsi la giandine. II barometio mostra infallibiimenle ogni volta al passare di un piccol vor- licc 0 temporale quelle siesse fasi in piccola scala che si manifestano in "raode nelle grandi tempeste e noi possiamo asserire che non passa temporale a vista dell' orizzonte dell' osservatorio senza che ne lasci traccia grafica sulla carta del nostro strumento. In marc e spesso facile vedere la forinazione di un urasano o tifone su di un isola sferzata dal sole come spesso in terra si ha la formazione di un temporale per piu giorni consccutivi in uno stesso sito. Ma le grandi vicende avendo I' origine spesso assai lon- taua del luogo ove producono i lore piu terribili effetti, solo dopo un lungo studio comparalivofdi osservazioni continue e contemporanee f;itte in molti luoghi si polra arrivare a scoprirne la legge la quale per il gia detto di- pendei-a anche dallo state termometrico e dal giro de' venli. Egli e percio che con tanto ardore si colli va oggidi la corrispondenza meteorologica che sola puo manlenersi viva ed efticace col presenle aiulo del telegrafo elettrico e cogli slrumenti grafici. Concludero quesli pochi cenni con alcuni risultati piu general! ottenuti dal baromelragrafo. Essi sono i seguenti: t.' La variazione barometrica diurna ha sempre doppia fuse, cioe pe- riodo semidiurno con doppio massimo e doppio minimo nelle 24 ore. 2.° II minimo diurno e maggiore che il noUurno nella state cd o uguale ad esso uell' inverno. 3." Nelle giornate piii calde estive il minimo diurno e maggiore che nelle temperate. 4.' Un piccolo annuvolamenlo del cielo accompagna d' ordinario 1' ora del minimo diurno barometrico , e al sopravvenire del massimo le nubi si dileguano. .5.° L'escursione dal massimo al minimo nei giorni normali e di 0.""" 85 circa nell' inverno, e neirestale la maggiore e di l."""75 e la minore circa 0, 30 ma in questa slagione sono spesso variabili i valori assoluli. 6." Le grandi variazioni di pressione atmosferica che accompagnano il tempo caltivo sono ordinariamente onde cave cioe meri abbassamenti del li- vello medio che si ha nei giorni costanli e belli. — 395 — 7." E quindi una cattiva piatica quella usata comuiicmente di prcndcie in globo tutto le ossci-vazioni fatte in un dato luogo per fissare 1' allozza media barometrica: le curve giafiche fanno vedere che le oscillazioni sopia il livcllo del tempo hello sono piccolo assai, mentrc gi-andi molto sono quelle del tempo cattivo. Bisognerebbo quindi separate i gioini belli c sereni dai cattivi, c quelli soli adopiare per fissare la pressione media norniale dei varii <^ luoghi. 8." I limiti dellc escursioni essendo diversi nelle diverse slagioni e nei diversi paesi, insieme colla pressione media sarebbe da determinai-si il limite massimo di tali oscillazioni. y.° Similmentc dovra detcrminarsi la rapidita della discesa e della sa- Iita in ciascun onda, che potra all'uopo rappresen tarsi da una breve formoletta. Aspettando un tempo piii opportune per dare i risultati delle ridu- zioni intrapreso con tali principii , per ora concludero col dare una lista del massimi e minimi delle principail vicende atmosferiche cstratte dai rc- gistn grafici del barometrografo, non potendo pubblicare ora tutte le curve, dalle quali indicazioni quando siano confrontate cogli altri strumenti gra- fici si potri dedurre la velocita delle varic onde quivi indicate. 52 — 396 USTA DELLE EPOCHE Dl MASSIMO E MINIMO BAROMETRICO ALL' OSSERVATORIO DEL COLLEGIO ROMANO DURANTE IL 2." SEMESTRE DELL' ANNO 18!)7. E IL 1.° DEL 18K8 [ Le ore sano in tempo aslronomko ronlain da mezzodt e la quanUta « ridolta a 0.» del Urmnmelro). MESB GIOBNO ORA qualita' quantita' ANNOTAZIONI Luglio 1857 5 8 0 0 Massimo Miniiiio rclativo 758,0 752,1 14 22 Massimo 763,6 23 G Miniiiio rclativo 753,1 26 10 Massimo 759,0 Baromclro alto , norniale in qucsta 31 6 Miuimo 752,9 stagionc. Agosto 2 22 Massimo 750,6 11 4 Minimo 748,9 12 21 i 13 i Massimo 756,4 lo Minimo rclativo 746,2 21 22 Massimo 757,1 23 8 Minimo 752,9 Con temporale. 2a 4 1 Minimo 753,1 27 19 Massimo 701,7 Sett. 5 4'i Minimo 752,8 9 22 Massimo 760,3 11 3 Minimo 755,2 12 13 Massimo rclativo 759,4 15 3 Minimo 756,9 17 13 Massimo 764,4 19 6 Minimo 752,6 Otl. 6 22 Massimo 760,6 10 2 i Minimo 741,6 14 8^ Massimo 759,9 22 2 Minimo 751,1 23 22 Massimo secondario 761,4 25 22 4 Minimo second. 757,3 28 103|. Massimo rclativo 764,3 30 2 Minimo 751,7 Nov. 14 16 Minimo 730,5 Dal 10 al V Novcmbre , quasi co- 20 02 Massimo 767,6 stante: Altczza media = 760,6. 26 "s Minimo 749,2 }) 22 i Massimo 751,7 27 14 Minimo 743,1 Dec. 2 23 Massimo second. 770,7 Disccsa rapida dal 30 Ohrc al l.oXbre. 4 2 Minimo 765,5 Dal 5 al 19 altczza notaliilc di ba- 21 Minimo rclativo 764,0 romctro: Medio: 769,1; — Massimo al 23 0 Massimo rclativo 769,8 giorno 15 a 0''=769,6. — 28 3^ Minimo 758,6 — 397 — Mese GlOKNO Ora Qualita' Qdantita' Annotaziom (ilMin. 1 U .Mnssinio sucondario 772.4 1858 i 4.1 Miiiimo srcond. 7;i7.!) 13 Mininio sscoiid. 7o8.1 Hi 23 Massimo second. 703.4 17 3 Mininio second. 7o9.0 18 14 Massimo second. 770.1 21 S Mininio piincipalc 745.4 Con rapida disccsa dal mczzodi del 20. n 3 iMinimo niolto sec. 7,-i7.1 311 0 Massimo notahilu 772.0 Dal 25 al 29 baronictro costantc salva I'oscillazione diurna. Medio: 764,5. Fchhr. 2 9 1 Mininio principalc 740.4 Preccdnto da rapida discesacon oscil- lazione presso al line e seijiiito da ra- pida salila, di due giorni ciascuna. i u Massimo 700.9 7 ,V' Mininio second. 7o0.4 Massimo 7fir;.G lii 4 Mininio principalc 747.0 Disccsa rapida cominciata 11 giorno preccdenle a mezzodi. IS 4 Mininio second. 754.0 10 13 A c 1 Massimo second. 700.0 21 Mininio second. 7."Ju.3 22 22 Massimo second. 7o8.2 24 7 Minimo 753.4 2o 23 Massimo second. 700.2 28 11 Minimo second. 743.0 Marzo 2 0 Massimo second. 753.1 5 5 Minimo second. 741.1 » 13 ,1 Massimo second. 744.3 0 18 .J Minimo molloprof. 728.2 Da tfui sale rapidamcnte fino alle 23* del giorno 7 in cui e a 759,4. 7 23 Massimo principalc 759.4 11 12 .1 Mininio nolaliile 745.3 Con tcraporale. 13 ll'l. .Massimo second. i;i 3 Minimo 744.C Giorno d' ecdisse , nubi eiranti che impediscono I'osserTazione. Da questo pnnto 11 baronictro sale rapidamcnte lino al 17 arrivando al massimo ai 18 a niez- • zogiorno. A Fircnzc era tempo hellis- simo. 21 .).) Mass. lien dichiar. 708.0 Dai 18 ai 20 barom. costante. Al- 2f. Min. mollo second. 750.3 tezza media: 702.4. Aprile 1 Mininio 744.3 Si niantennc lino alle 18'': tempo cal- livo assai: rapida calata e salila neli'in- tervallo di ire giorni: ondata inipor- lante. () 3 Mininio 7S2.5 (Jiornata tcmpestosa: burrascoso lino dalia maltina precedentc: curve itrego- lari. It 0 Minimo lorte 749.1 u; 21 Massimo 767.3 nt 4'iv .Minimo second. 756.7 28 0 4 Mininio second. 751.5 398 — MESE CIOBNO ORA T.S. qdalita" quantita' ANNOTAZIONI Maggio 2 21 Minimo forte 744.2 Con tempo catlivo. 8 « i Mininio secood. 751.3 12 22 Minimo 747.7 Con molti lemporali: notte tcnipestosa. 20 3 Minimo second. 753.9 S6 17^ Minimo forte 744.9 Con rapida discesa. 29 0 Minimo second. 755.8 • 31 20 Massimo consid. 765.3 Giugno 7 63n Piccolo minini.0 754.8 Dal 15 al 19 barom. coslante. Al- tezza media: 757,5. 21 93(4 Massimo 755.9 Temporale con pioggia ed urto ascen- 22 18 Minimo 747.9 dcnte. 25 4 Piccolo minimo 749.8 30 1 24 2| Minimo 755.5 Turbine con piccolo salto: cosa lo- Massimo 757.1 cale. Dair Ossei'vatorio del Collegio Romano 30 Giugno 1858. A. Secciii — 399 — Alcuni teoremi risguardanti la retlificazione c quadratum delle cicloidalt. Nota del dolt. R. Fabri. N. Ion 6 molto tempo da che ebbi I'onore presenlare all' Accademia (1) due note, nelle quali venivano dimostrate diverse proposizioni risguardanti le curve cicloidali. Seguendo un metodo analogo a quello tenuto in quei miei piccoli lavori, mi propongo in questa nota dimostrare diversi teoremi sulla rettifi- cazione, c quadratura delle stesse curve. (2) Sia r il raggio veltore della curva mobile, prendendo per polo il punto generatore situato su di essa, ed inollre siano rispettivamente gli angoli di contingcnza, gli archi, ed i raggi di curvatura della curva mobile, e della fissa. Osservando il modo di generazione della cicloidale , non e difficile vederc , che il suo elemento differenziale dS e base di un piccolo triangolo isoscele, che ha due lati uguali ad r, compren- denti un angolo infinitamentc piccolo d de = = - . mp rn 11.° Le coordinate di un'epicicloidc, generata da un circolo di raggio R, su di un altro eguale, tenendo per origine il centro del circolo immobile, e contando le ascisse sulla retta che lo unisce col verlice dell' epicicloide, sono determinate da queste equazioni a; = 2 Rcos — -+- Rcos — , 2 2z R ^ ^''' R y = 2 Rsen — -+- Rsen -^ K K nclle quaii z indica I'arco descritto dal circolo immoi)ile sul lisso. Preiulcndo s per variahilc principale, e differenziando otterremo z 2: — rf.T = 2 sen -- dz -+- 2 sen ~ dz , K n 2 2: d\j = 2cos — rfz -4- 2 cos ~ rfs ; — 401 — dulle quali senza diflicollu ricarercmo * ds = l^idx'^ -+- dif) ^- 2 |/ (2 - 2cos ^)dz = 4cos ^ dz ed integiando fra i limili o , e nR , per avere tutta la mezza epicicloide, posta al di sopra dell' asse delle x , avremo • s^8R, e quindi lutta 1' intiera epicicloide avri una iunghezza 16R, precisamente doppia di quclla deli' intiera cicloide , gcnerata dalio stesso ciicoio- La rettiticazione deU'epicicloidc poteva avcrsi piu facilmentc, per mezzo delle forinole riportatc superiormente ; ina creduto abbiamo cosa migliore trovaria col metodo ordinario, per confermare tanto la verity di quelle for- moie, quanto del teorema che da esse abbiamo dedotto. Se la cicloidale divenga 1' evoluta della lissa , sara o = oo , ed r = s , quindi avremo J pi la qual formola ci di la rettificazione dell'evolveati , per mezzo degli ele- menti dell' evoluta. E S E M P 1 0 L' arco dell' evolvente di un circolo di raggio R , pel quale abbiamo J = R , sara ^~2R ' contando gli archi circolari dal punto ove 1' evolvente incontra il circolo. Vo- lendo I'arco di evoluta, prodotto dallo svolgimento di una sola circonferenza C, avremo S=2n'R = «C. Teonemi analoghi ai precedent!, si hanno per la quadratnra delle ci- cloidali. In fatti esaminando attentamcntc il mode col quale le corde della curva mobile pcrcorrono lo spazio, comprcso fra la curva fissa e la cicloi- dale, si vedra chc puo considcrarsi alternativamente composto da un trian- — 402 — golctto, clie ha per lati due cordc successive, ed uii elcmcnto dell'arco della curva mobile, c da un' altro triangoletto isoscele, clie ha due lati uguali alia corda della curva mobile, e per angol'o intercetto la somma dei due di con- tingenza della mobile, e della fissa- La somma di tutti i piimi triangoletti, safti evidentemente uguale all'area della curva mobile, che chiameremo A; mentre la somma di tutti i secondi triangoletti sara espressa da pel che I'area compresa fra la cicloidale e la curva fissa sara />/! 1 \ r^ds A-+- / - -t- -j-cT ' J V P/ 2 e volendo 1' area A della cicloidale, presa rispetto un asse posto a! di sotto della curva flssa, dovremo a questa formola agggiungere I'area Aj della fissa, od avremo a=ah-a,-h/— ^ j_. Quando la curva immobile sia una retta, avremo e se la curva mobile b uguale alia fissa sara A = 2A-^2riJ^. J 2p Questa espressione, doppia della precedente, dimostra per le aree delle ci- cloidali un teorema, analogo a quello enuciato superiormente per gli archi delle medesime- ESEMPI I." Prendiamo per primo esempio la spirale logaritmica, che, come si e detto, nello svolgersi su di una retta ne genera un'altra, inclmata alia prima di un' angolo che ha per langente m , nella quale abbiamo ,,2 r = ac'"" , A = 7— , rfm = f/9 ; — 403 — sostituondo qucsti valori nella fomiola (1) avremo Questa espressione rappresenta evidentemente I'area del triangolo ret- tangolo, formato dalle due rette fissa , e gcnerata dalla corda della spirale , che congiunge il punto generatore col punto di contatto fra la retta fissa, e la spirale stessa. 11." Se consideriamo repicicloide generata da un circolo di laggio R, che si svolga su di un altro eguale, avremo A = ;rRS p=R, r = 2Rsen 4 5 Zn e quindi sara /^'=2R/sen^2^^d.=.R_R^sen;i. c volendo calcolare tutta I'epicicloide, generata dallo svolgimento dell'intiero circolo, converra prcndere I'integrale precedente fra i limiti o , e 2;iR , c quindi si ridurra a d'onde ricavcremo I'area di tutta repicicloide, che sara espressa da GttR^ , ossia stxrh eguale a sei volte I'area del circolo generatore, vale a dire pre- cisamente al doppio deli' area della cicloide ordinaria, generata dallo stcsso circolo. Quando la cicloidale divenga I'evolventc della fissa, avremo f =3o, ed E S E M P 1 0 Nel circolo di raggio R sara ^, = R , e I'area della sua evolvente sarfi espressa dalla formola che sieguc. rs'-as s' 53 — 404 — e volendo I'aiea comprcsa fra la porzione deU'evolvcnte del circolo di rag- gio R, provcnientc dallo sviluppo di una sola circonferenza , ed una rctta tangente al circolo nel punto ove comincia I'evolvente , avremo :7rR2 s=2r.R quindi A=:R-^(;rH-|;r^)=:A,(l-f-g^^) Usando deila formola portata superiormente, per la quadratura dell' e- volvente del circolo, convena avvcrtire che le arec si possono sovrapporie; e finiremo col notare , che volendo usare in genere delle formoic riportale in quesla nota , converra in ogni caso badare ai limiti degl' integrali , ed alle altre circostanze, che possono provvenire dal modo col quale queste for- luole sono state trovate; apportandovi quelle modificazioni, ben facili ad ima- ginare, quando si volessero gii archi o ic arce comprese fra limiti differenti, ovvero sorgessero altre circostanze, come p. e. la sovrapposizione delle aree- — 405 — Sulla induzione eletlrostalica- Nota del D. R. Fadri. N. Icllo scorso anno cl)bi Tonorc presentarc all'accadcoiia una nota (1) nella (lualc mi proposi spiegarc colla nuova leorica dclP induzione eletlrostalica del Meiloni , quegli esperinienti die conosceva essere stall riportati conlro di cssa. Essendo del massimo inleiossc per la scienza ciie talc quistione sia com pietamcnte cliiaiila, mi propongo in questa seconda nota, tornare suli'ar- {{onicnto della clettrostatica induzione, aggiungendo altre ragioni ed espei-imenli a quelli pubblicati nella mia prima nota in appoggio dolla nuova leorica, an- ciic avuto riguardo a quei lavori , die posteriormente furono pubblicati. Siccomc poi per indurre la convinzione delta veril^ di una nuova leorica, fa meslieri piincipalmcnte logliere quei dubbi , che possono nascere dall' abi- tudine inveterata dell' adesione all' antica dottiina , c dalle obbiezioni che principalmente per questa ragione possano venire in campo , parleremo di quesle , e principalmente della divergenza dei pendolini prossimi all' indu- cente , fenomeno il piii ovvio , e forse il piu imporlante fra quelli che si riporlarono contro la leorica del Meiloni; e cio tanlo piii, in quanlo che re- cenlemente il ch. prof. Belli, in una risposta alia mia precedente nota (2) k lornato a i-agionare su questo argomento. Proponendomi di riportare alcune csperienze fatle con uno, e con due pendolini o paglielte , le quali espericnze almeno in parte debbono essere note ai fisici, e die tulle ho verificate colla maggiorc diligenza , faro av- vertirc che lanlo per inducenti, quanto per analizzaiori, ho usali cilindri di ma- teria coibente, cariclii di eletlricita per confricazione, come usa il ch. prof. Volpicelli, pcrche mantengono piu dei conduttori I'eleltrico, e non lo iras- inettoiio ai corpi viciiii, ed anche [ler impedire degli smovimenti invisibili di eleltrico, i quali polrebbero connilicare i fenomeni. (I) Alti dell'acrad. pnntif. do' Xuovi Liueei T. X, scss. del 2 ajirilo IS.'i", |i. Ul. {i) Niiovo Ciniciito T. VII. pag. '.)'. — 406 — Sotto una sfera isolata B (fig. 1), cui vicnc appesa una paglietta mo- bile p, si ponga un inducente A positive di forma cilindrica, in guisa che la sua estremittt rimanga sotto la paglietta; si vedru questa divergere in p' , certo solo per attrazione, giacche non saprei a qual repulsione at- tribuire questo moto. Mettendo B in comunicazione col suolo la divergenza aumenta percbe I'elettricita libera posiliva c tulla partita, e I'indotta non ha piu alcuna eleltricita sovraposta che la contrasti nella sua attrazione verso Tinducente. Se dopo avere messo in comunicazione col suolo la sfera B (fig. 2), si avvicini un analizzatorc C positivo alia paglia , si vedra questa essere attralta per effetto di un induzione propria deli'analizzatore sulla paglietta. Se poi I'analizzatore e negative, questa causa d'at- trazione sussiste ancora, ma evvi un'altra circo- stanza che puo mascherare qucst'attrazione, quan- do I'analizzatore non sia molto carico d'elettrico, 6 ad una certa distanza daiia paglia. Questa circostanza e la dissimulazione reciproca dell'elettricita dell' analizzatorc con quella delle parti ad esso pros- sime dell'inducente; circostanza la quale deve evidentemente diminuire I'at- trazione della paglia per quella parte dcU' inducente , il che fara sembrare una repulsione dell' analizzatorc per la paglietta. Quando piu innanzi parle- remo dei fenomeni presentali da una coppia di pagliette, riporteremo altri esperimenti, che convalideranno questo modo d'inlerpretare il fenomcno: in- tanto mi limitero a fare gsservarc, che mettendo 1' analizzatorc dalla parte opposta, come vedesi nella (fig. 3.), I'apparente repulsione aumenta , sem- preche I' induttore sia posto come e indicato nella fi- gura , e sia equabilmenle elettrizzato ; ed aggiungero che in (|ualsiasi circostanza, avvicinando Y analizzatorc quanto e nccessario alia paglia, questa vicne alia fin(^ semprc attratta. Consideriamo due sistemi analoghi a quelli che abbiamo descritto, posti simmetricamente come vedesi — 407 — nella (fig. i). Se per un momento si supponga che per quanto siano vicini questi due sislemi , A non abbia alcuna azione sopra B', e viceversa A' non induca sopra Bj quando Ic due sleie B, B' si toccassero , A, A' formerebbero un solo in- duttore (fig. 5), e si vedrcii- bcro le due paglie rimanere nella po- sizione attuale, mostrando cosi un'a|)- parcnte repulsionc reciproca. Un mezzo acconcio a raggiungere questo scopo, 6 quello di fraporre alle due sfere B, B', cd alle due paglie annesse, una lamina comunicante col suolo, la quale, come e nolo, impedisce 1' induzione : ma anche senza di questo, Je due pagliette, benchc in grado minore, pure si di- I'endono suflicientemente a vicenda , e sembrano ripellersi. in quesla guisa mi sembra abbastanza chiaramente dimostrato, che I'apparente repulsione delle pagliette 0 pendolini, posti sul conduttore indotto, nel luogo prossimo all'in- ducente, viene prodotta dalla sola attrazione di quest'ultimo, cosa che il ch. prof. Belli crede impossibile (1). lo qui non ripetero qucsta dimostrazione per tulti i casi che possano darsi, mettendo Tinducente in diverse posizioni rispetto alle pagliette, poiche dopo i'esposto e ben facile a farsi, e sembrandomi di avere dimostrato la co.l .a. che rapprcsenla il momcnto clementarc delle indicate repulsion!. Suppongasi, come nel caso dell'lndice verticale, che la carica dell'elettrico prima indotto c poscia divenuto libero, per la separazionc di un disco dall'altro del con- dciisatorc, si distribuisca uniformemcnte sulle superflcie su cui puo scorrere. Per quesla ipotcsi, per la quale gli ultimi risultamonti non si allontaneranno guari dal vero, polremo stabilire (§• XVII 1) anche in questo caso — 426 — l\x)==flx,) = t. Quindi la cercata somma dei inomenti delle repulsion! elettriclic, per le due meU\ deirindice, saia cspiessa daH'integrale doppio del secondo membro della (3), preso fra i limit! x = l , X—.0 x^=zl , X, = 0 , e moltiplicato per 2, cioe da 2mc*7rVsen^, />'/-' xx^6xAx^ Siccoine po! fu veduto (§• XVIII) cssere p' p' xx^^xdx^ I p -i J J. (x^-2xr,cosy.H-V).' ^ s^ [^-^[2(1 - cos,,)J J , cosi I'espressione precedente si ridurra nella Per tanto se tutte le forze attuali dell' ago si rivolgano in senso con- trario, dovranno esse, pel nolo principio di D' Alembert , far' equilibrio alle forze impresse. Quindi la somma dei momenti di rotazione delle prime forze, cioe la somma rappresenlata dalla (17), dovra cguagliare la somma dei mo- menti delle forze impresse, vale a dire la somma delle ire ultime specie di momenti ora determinate , avvcrtendo che ognuna di queste somme deve prendersi col segno che le compete. Laonde avremo la dcj mch'^izH r ^ . ^r,^,, v-,T 1 At s'^senpj L |/-[2(1 - cospi)]] - ^m, o> l^^-^ — m, Facendo per compendio avremo (19) M^-J! = A ri^ - -^ -1 - A,.^ ^ ' df Lsen?j |/^(1 -t- cospJJ ' Inoltre abbiamo — 427 — d(p^ du d^, = 2sen2(^^') , 1 — sen^y, =: 2cos^('^^) , cosi sostituendo avremo eziandio la M«2 = 2A2^ log ^""^^^' - ^ Jogp, - 2m.», . tan <^') Alia fine del moto abbiamo w = o , ed in questa ipotesi dobbiamo deter- minare la cercata relazione , fia la carica c, e 1' angolo ipj , che ci propo- nemmo in principio di questo paragrafo. Per tanto sostituendo nell' equa- zione precedente il valore di A , otterremo nella ipotesi medesima la (22) quindi sara (23) 4mcV7r^/ , tanglffl, — T2 'Og- s(Aj log?), 2A -i logy — 2m^ delle curve deli' ordine n , ma di curve determinate dall' intersezione di » queste «. II sig- Woepcke negli stessi scritti svolge alcune delle piu im- portanti conseguenze di questo principio. L'astrolabio Arabo di cui parla il sig. Woepcke nel quarto dei mede- simi quattro scritti stampati, e stato costruilo a Toledo nell'anno 420 del- (1) Annates de Mathemotigues pares et appliqnees. Becueil periodique, redige et pit- bM par J. D. Gergonne. Tome dix-neuvieme, pag. 97. lin 3-6. (2) Annates de Matliemaliques pures et apptiquees. Recueit periopique, redige et pu- btie par J. D. Gergonne. Tome dix~neui>ieme, pag. 106. lin. 8. — .i39 — I'Egira (20 gennaio 1029 - 9 gennaio 1030) , e donato dal sig. A. Sprengel alJa Biblioteca Reale di Berlino. 11 sig. Woepckc in qucsto scritlo piocuia di spicgaie questo istromonto sotto il punto di vista linguislico cd arrheo- logico, e per mezzo dei principii matcinatici cd astronomici , dai quali di- pende la sua costruzione. Eslratto di alctme tnemorie di actisiica del sig- prof. Zantedeschi comunicaio dal medesimo. Alle tre mie procedenli memorie di acustica, delle quali gia feci omag- gio airaccadcmia, tengono dietro tie altie, clie hanno per titolo: u Dei limiti dei suoni nelle linguette libere, nelle canne a bocca, e dei loro armunici, studiati in rclazionc alia legge di Bernoulli » Memoria IV. « Delia legge archetipa dei suoni armonici delle corde , del moto vi- bratorio dal quale derivano, e della interpolazione dei suoni armonici negli intervalli dei toni degli istrumenti ad arco, e della voce umana precipua- niente. » Memoria V. « Dello sdoppiamenlo delle onde corrispondenti ai suoni armonici , e della coesistenza di piu onde vibranti nella medesima colonna aerea. » Me- moria VI. Nella IV memoria ho csposto i n\imerosi esperimenti , che io feci per determinare i limiti dei suoni piii gravi, e dei suoni piu acuti nelle linguette libere, e nelle canne a bocca , come precedentemente aveva eseguito nelle corde; ed ho esteso ancora i confini di que'risultamenti, risguardanti i suoni armonici di Bernoulli, che prima di me erano stati ottenuti da' fisici. Nelle linguette libere il suono piii grave che io lessi, e rappresentato da 32 vibrazioni; o il suono piu acuto e designato da 2048 vibrazioni. Ne' miei esperimenti il toiio piu grave che ottetmi nelle linguette libere e rappresentato da 24 vibrazioni; e il suono piii acuto da 49152 vibrazioni. Nelle canne a bocca il suono piii grave ottenuto daTisici, e indicatoda 32 vibrazioni; e il suono piu acuto da 1G384 vibrazioni. Nelle mie sperienze il suodo piii grave fu di 24 vibrazioni, e il suono piii acuto da 40960 vibrazioni. Determinai, che con una canna della lunghezza di 12,"'86, e del lato quadrato di O.^H, non si hanno che sbattimenti puri, ossia scompagnati da' suoni propriamente delti. — 410 — La seric dcgli armonici di Bernoulli fu da me poitata sino al n.° 342, conispondenle ;d fa di un (]uaito di piede, ugualc a vibrazioni 5461,33- ^ella deteiminazioiio del numero dcile vibrazioni, mi valsi sempre delia legge della dupla di Galileo, perch^ ritrovai impotonli lutti gli altri mczzi , come sono i grafici forniti dairelettromagnetico, c dalla luce. Dai limit! de' suoni dcterminati nolle canne a bocca, da'miei esperiinen- ti, polra il maestro dell' arte dcgli organi apprendere la regola sicura, alia quale dovra attenersi nella pratica costruzione di questi istrumenti, per non cccedere i limili, sprecando inutilmente tempo e denaro. Chi pertanto volesse costruire un' organo col fondamentale o contro- basso di 40 piedi, come a' nostri giorni vcnnc da taluno proposto, non co- glierebbe friitlo veruno. Nelia V-" memoria determinai, che la scoperta dell'interferenza del suono e dovuta a Tartini; e che una corda armonica tesa convenientemente, c li- bera in tutta la sua lunghezza, si divide sempre in sei parti armoniche , mentre che una colonna aerea della lunghezza di 9,'"19, venne divisa ne'miei esperimenti in 3'i-2 laminctle aeree dello spessore di 0,'"0268. Da questo risultamento raccoisi un'analogia fra la sottigliezza dclle la- mine aeree vibranti, che danno i suoni acuti, colla sottigliezza relativa delle lamine diafane, che si colorano sotto rimpulso della luce polarizzata, o delle lamine sottili nella teoria dei movimenti ondulatori. I maestri dell'arte decideranno, quale pi'atico perfezionamento potra es- sere apportato alia musica, considerata come arte, coll'interpolazione de'suoni armouici negli intervalli dei vari toni degl' istrumenti ad arco, e della voce umana precipuamenle , ch' io proposi- Si potranno un giorno sostituire dei suoni armonici a' que' miserandi gorgheggi , che nulla esprimono se non gli sforzi de' cantanti, che destano non di rado pena ed affanno negli uditori ? Io saro ben fortunato e felice- Per cio che spelta alia VI" memoria, io mi limitero a dire, che Io sdop- piamento delle onde aeree fu reso evidente ne' miei sperimenti, dalla foi- mazione dei piani nodali della sabbia resa immobile: e che la simultancila di due suoni distinti, coesistenti sulla medesima colonna aerea vibrante, o un' argomento validissimo per conchiudere alia coesistenza di piii onde elei- tiiche in direzioni opposte, sul medesimo filo conduttore, le quali sono il veicolo della simultanea trasmissione di piii dispacci in direzioni contraric. — 141 — Presentazione della carta geologica delle jirovincie di Frosinone e VcUelri, (alia dal prof- G- Po.\zi. II prof. Ponzi mostra all' accadomia la carta geologica delle provincie di Frosinone e Velletri, insiemc alle sezioni illustrative , la quale unita a quella di Viterbo, Civilaveccliia e Roma, gia terminate, danno il compimento di tulto quel Iralto clie intercorre fra la Toscana e il Regno di Napoli- In quesla esposizione il delto professore rammenta la sloria fisica della Co- marca, gia narrala altra volta, per dimoslrare che quelle due provincie non ne sono che il prolungamcnto. La forma che il suolo presenta, vienc dctcrminata dalla protrazione della grande catena Appennina, e da quella del Lepini, che parallelatnente la sie- gue, lasciando quello spazio longitudinale che oggi viene trascorso dal fiume Sacco, e all' estcrno separata dal mare Tirreno, dalla spaziosa zona littorale delle paludi Pontine. Dopo il sollevamento appennino, la valle del Saceo venne inondata dal mare pliocenico, che la Irascorrcva in lunghezza fino al golfo di Gaeta. Giunto il periodo vulcanico, ancor cssa divenne tcatro di quelle operazioni eruttive, da cui dcrivarono notabili cambiamenti idrograQci del suolo. Allora fu che si aprirono tulte le bocche, che costituiscono i vulcani sottomarini degli Er- nici, di cui quest' anno istcsso si e parlato , allineate nel bacino di Frosi- none. Da esse uscirono tutte quelle materie caratteristiche, e distinte che inondano il bacino Alatrino, e di Casumari, e ijuello di s. Lorenzo e Piperno. Neir epoca diluviale il suolo fu diseccato , il fiume Trero o Sacco vi corse, dilatandosi in vaste lagune solto .\nagni, Ferentino, e Pontecorvo, de- positandovi grossi sedimenti di travertino, come 1' Aniene fece sotto Tivoli. Dopo che un ulteriore movimento, scolati questi serbatoj, diede alia vallata del Sacco I'aspetto che oggi presenta. Le paludi Pontine si devono ad un sollevamento tutto moderno e sto- rico, percho sappiamo che all'approdare dei Greci in Italia , il proniontorio Circeo, si ofiViva ([uale un isola rilevata diiimpclto la punla di Terracina , la qual cosa viene anche dimostrata dalle materie che formano quelle va- ste e belle pianure, e dai resti organic! che contengono. — U2 — COMMISSION! Sopra la carta delta camparjna romana del sig. Rosa. RAPPORTO (Commissari sig." prof/' A. Coppi G. Ponzi A. P. Seccih, relatore). II bisogno di una carta topografica della cainpagna voman;i a gi-ande scala, e altamente riconosciuto non meno dalla storia che dalla scienza. I monument! ancora supersliti di quel gran popolo, che da queste comrade stese il dominio nel mondo intero , sono troppo numerosi e vasti da peter esser tutti rinchiusi e descritti in quelle che sono state costruite fin' era. La scienza reclama altreltanto sia per riconoscere V esatta posizione geografica delle antiche citta, mediante i loro avanzi , sia per studiare i principii da cui era regolata la costruzione di que' grandi lavori, che non potevano es- ser eseguili da chi non possedeva metodi scientifici, quali sono Tallineamento di grandi vie, I'escavazione di lunghi trafori, la divisione di molte terre in ragioni volute dalle leggi, la canalizzazione di tante acque per irrigazione , per ornamento, e per altro pubblico servizio, e specialmente per le potabili. Queste cose bene studiate sui momenti superstiti , oltre 1' aprire la via al perfezionamento delle arli spettanti alie grandi costruzioni, possono anche es- ser utili alia prosperila della presente generazione, che utilizzar potrebbe que- gli avanzi, tanto nelle strade quanto negli acquedotti, od altri lavori, specialmente per assanimento delle campagne, e per gli scoli, di cui tanto abbisogna la campagna romana. Finalmente la geologia ne domanda una dettagliata de- scrizione, per lo studio che in quesla regione puo farsi, dei non meno belli che importanti fenomeni del vulcanismo laziale , di cui gia siete stati piu volte intertenuti da uno di noi. Un opera di si gran lena, e che anche sola farebbe onore a una intera corporazione, e stata intrapresa, come gia sapete, dall' ingegnere sig. Pietro Rosa, fondato sulle sole sue private risorsc; e da esso vi fu presentata nella sessione dell'undici aprile press, pass, il lavoro non gia ultimato , ma pero condotto tanto avanti, da potersi giudicare sul suo mcrito. - 443 — Essendosi gia pronunciata I' accademia di aicheologia, per cio chc ri- guarda la parte storica de' monumenti , i comrnissari invitati ad esaminare la delta carta, sotto i punti topografico o fisico, hanno riconosciuto, chc que- sto lavoro ncllo slato in ciii trovasi, o di inolto incrito, ed importanza, tanto per la parte rciativa alle anticlic eitta, strade, ed acqiiedotli in essa indicati c raccoiti , inolti de' quali sono stall dall' autore stcsso scoperti nelle sue niolteplici ewursioni, quanto per la parte descrittiva del lerreno, mettendo csso in evidcnza i principaii caralteri del suolo roniano, c speciaimenle del magiiifico gruppo de'colii albani; ondc non si puo a meno di non ricono- sceret che una carta escguita in questa scala sarebbe di somma utilita, e scrvizio alia scienza. Credo pero la commissione dovcre osservare due cose; la prima e che la parte gcoinotrica della carta stcssa, non lia una precisione fondaincntale, quale richiedesi a tanto lavoro. 1/ autore ha i'atto quanto era in sua pos- sibilila, mettendo diligentcmcnte a profitto i migliori materiali che si e po- tato procurarc, tanto dall' uflicio nci ccnso pubblico , quanto dai parlicolari propriclari, ina esscndo tutti quosli dci rappezzaiiienli staccati, di alcuni dei quali non consta nemmeno della necessaria esatlezza, nclla loro riunionc; cos'i non e stale possibile riuscirc a qiiella precisione, che sola pu6 uascere da una operazione gcodcsica, ben condotta, su cui vcngano innestati i dettagli topografici. L'autore, come e manifesto, non polea intraprender qucsto la- voro fondamenlale da se medesimo, ma prima di dare per ultimata la carta, sarebbe ncccssario il supplirvi, con un esatta operazione geodesica. La seconda cosa che crede dovcr avvertire la commissione , e che la parte (isica, bench6 rappresenti I'andamcnto gencralo de' tcneni, de' vulcani principaii, de' loro coni secondari, dellc correnti principaii di lava, pure man- cano ancora diverse cose, e specialmcnte uno studio dcUe rocce, donde ne risulla anche la forma, e il carattcrc del suolo; cio pero polrebbc facilmente supplirsi appresso, facendo miniarc la carta a dill'erenli colori quando fosse ultimata sccondo i risultamenli dati degli studi gcologici dclla campagna. Questi due perfezionamenti, che potrebbe ricever I'opera del sig. Rosa, non tolgono , come gia si e detto , che essa fino al punto cui e condotta non sia degna di lode e d'incoraggiamento- Quindi la commissione non esita a dichiarare queslo lavoro di somma importanza, decoroso al paese, e tale da esser anche di utilita pubblica, mediante la statistica dclle acque e slrade, che ne risulta, e degno quindi di esser perfezionalo e proseguito- In somma 59 — Hi — questo lavoi'o mcrita die su di esso vcnga lichiamata I'attenzione delle auto- rita competent!, onde al siiddctlo sig. Kosa sieno agevolati i suoi studi , e somministiali que'mezzi, che sono indispensabili al compimento del medcsiino. 1/ accademia face sue lo conseguenze di questo rapporto. CORRISPONDENZE II sig- Elie de Beaumont, segictario pcrpetuo deiraccadcmia delle scienzc deir I. islituto di Francia, riiigiazia per gli atti de' Nuovi Lincei pervenuti airaccademia stessa. II sig. prof. Annibale Dc-Gaspaiis, astronomo in Napoli, ringrazia per la nomina di corrispondente italiano, confcritagli dairaccademia nostra. 11 sig. G. B. Air}-, direttore del B- osscrvatorio astronomico di Green- wich, annunzia I'invio di una copia delle tavole della luna, costrutte dietro il principio newtoniano della gravitazione universale, dal sig. P. A. Hansen, direttore deH'osservatorio astronomico ducale di Gotha. La B. accademia delle scienze di Amsterdam, invia un programma pel prcmio, da conferirsi al miglior carme latino, che sara spedito prima del gen- naro 1859 al sig Koenen, segretario della medesima. 11 sig. P. Biolchini, segretario della direzione generale del giornale Ar- cadico, invia una copia dei volumi del giornale medesimo (nuova serie), mo- strando il desiderio, che I'accademia faccia pervenire in cambio alia direzione medesima gli Atti de'Nuovi Lincei. 11 segretario perpetuo della B- accademia delle scienze di Napoli, sig. cav. V. Flauli, fa conoscere aver egli adcmpiuto la sua promcssa, riguardo Ha pubblicazione degli atti dell'accadomia stessa [)cr tutto il 1857, ed an- lunzia I'invio del volume, che compronde le mernorie dal 1855 sino al 1857- a nunzi 11 segretario perpetuo deiraccadcmia delle scienze dell' istituto di Bo- logna , sig. prof. D. Piani , ringrazia per gli atti de' Nuovi Lincei riccvuti daila medesima. — 445 — COMITATO SEGRETO La commissionc composta dei sipnori professoii D- Barnaba Tortolini, inonsignor CiufFa, e G- Picri (rclatore), lessc il suo rapporto sul consuntivo accadcmico del 1857, e concluse che il medesimo riconoscevasi pienarncnte regolare-- L'accademia per mezzo dclla votazionc segreta appiovo tale con- clusione. / L'accademia riunitasi IcgalmentcO'Hn' oyd poHwmtMwa^- sciolse dopo -- - /< /<<_ tie ore di seduta. - — - , ^. . , ■> Soci ordinari presenti a questa sessione. M. Massimo. — B. Viale. — 0. Astolfi. — P. Volpicelli. — C. Maggiorani. — E. Fiorini. — L Calandrelli. — L- Ciuffa — G. Ponzi — P.G.B. Pianciani. — P. A. Secclii. — A- Coppi. — N. Cavalieri S. B — C Screni — B. Tortolini B- Boncompagni. — G. Pieri. >. Pubblicato il 28 ^ttembre del 1858 / P. V. •'' OPERE VENTJTE IIV DONO Rendiconto della R. acckd^mia delle scienze di Napoli; nuova serie dal /^ marzo 1856, a tutto il 1857, che cotuiene i bimestri dal 2" al 6" deWanno V.°, e iullo Vanno F/°. Napoli 1857, un fasc. in 4.° Memorie dclla R.° agcademia deile scisyzE di Napoli ; dal 1852 in avanti, riparlile nelle tie classi di matcmatiche, scienze nalHruli, e scienze tno- rali. Vol. II., che contiene quelle dal 1855 al 1857. Napoli 1857, un volu- me in 4." Dello sdoppiamenlo delle onde corrispondenti ai suoni armonici, etc., me- moria VI del prof. Zantedeschi. Vienna 1858, un fasc. in 8.° Della Icgge archetipa dei suoni armonici delle corde, etc., del medesimo. Vienna 1858, un fasc. in 8." Dei limiti dei suoni nelle linguetle libere, etc, del medesimo. Vienna 1858, un fasc. in S-" C — 446 — Giornale Arcadico anno 1857. in 8.° Roma 1857. // Nuovo Cimcnto, Giornale di fisica, clumicn e scienze affini, compilato dai signori profcssovi Matteucci e Piria. Fascicolo di apiile 1858. Bihliogrtifia Ilaliana dcllc scienze mcdichc, compilate dal prof- Brugnoli, ec. ec. dispensa 1." e 2.% Bologna 1858, un fasc. in 8-° Annuario per I'anno i858, pubhlicnlo daWOssERVATURio della poyriFiciA universita' di lhuK\A- Bologna 1857. Nolizic sul clima bolognese, dedolle dalle osservazioni meleorologiche, fnlle neir Osset-valorio della P. Universita'' di Bologna , nel trenlennio 1814 — 1843. Memoria del prof. Lorenzo Respigiii. Bologna 1857, un fasc. in 4.° Esame anatomico del sistema arlerioso delV Arlo inferiore, 22 anni dopo la legalura deWarleria femorale per aneorisma. Memoria di Luigi Porta. Mi- lano 1857, un fasc. in 4." Giornale del Gabinetto Letterario dell accademia Gioenia. Catania , marzo c aprile 1858- Relazione dei Iravagli scienlifici eseguiti neWanno 23 delV accademia sud. di F. ToRNADENE. Catania 1858, un fasc. in 4." Atti delV I. Regio Istituto Veneto di scienze, lettere, ed arti, di- spensa 4." Venezia 1857-58. Deir alluali malauie dellc viti, e modi di guarirle. Osservazioni del Cav. G. Toscanelli- Pisa 1858, un fasc. in 8-° Comptes ... Conti resi dell' accademia delle scienze dell' L Istituto di erancia (in corrente). Annali delle scienze fisiche e matemaliche compilati dal prof B. Torto- LiNi (in corrente). Mathematische ... Transazioni matemaliche della R. accademia delle SCIENZE DI Berlino. Amxo 1855 e 1856. Berlino 1856-7, tre fasc. in 4.' Physikalische ... Transazioni di fisica della R- accademia sud." Anno 1855, c 1856. Berlino 1856-7- Monatsbericht ... Rapporio mensile della R- accademia sud." Amw 1856; e Gennaro-Agoslo 1857. Berlino 1856-7. Di un nuovo sismomelro collocalo nel collegio di Monza. Memoria del P. Gio: M. Cavalleri barnahita. Milano 1857, un fasc in 8." Della eletlricild che svihippano le verie sloffe dcgli abiti a contalto del- Varia di loro slesse, e del corpo umano. Memoria del prof sudetto. Milano 1858, un fasc in 8.° — 447 — Osservazioni suUa cura delta paralisi per mezzo delta eletlricita, Memoriu del suDETTo. Milano 1858, iin fasc. in 8." Proprietcs ... Proprielu di certi sislemi di superficie di secomVordine; del sifj. Wuti'ECKE- Deilino 1857, un fasc. in 4.° Proprietcs ... Propriela generati dclte curve algeOriclw , e teoremi soprti te coniclic omoleciclic; del sudetto- Berlino 1856, un fasc. in 4.° Propiiotos ... Propriela di un sistema di curve atfjebriclie, avendo in co- mune un certo numcro di punli; del sudetto. Desseau 1857, un fasc. in 4." Ubei' ... Sopra un astrolabio araho che si trova netta H. biuliotbca /a Berlino, con ire tavole in rame- Berlino 1858, un fasc. in 4.° — 449 — MSMB Da&lB BJLWCBXE DELL' XI. VOLUME (1857-58) MEMORIE E COMUiNICAZIONI Contessa E. Fiorim Mazzanti, dei soci ordinari - Sulla identita del Nostoc con it Collema • . . . . pag. 1-103 Prof- C- Machiorasi, socio ordinario - Suiringresso delle soslanze polveru- Icnli nelle vie delta rcspirazione « ] 1 D.'' RuGGERo Fabri, socio aggiunto - Osservazioni microscopiclie sulla scin- tilla eleUrica •.•■'.■■.•■..... d \S Prof- f). Jg.\azio Calaxdrelli , socio ordinario , cd astronomo — Sid movimenlo propria di Sirio ...» 19-91-15G-l'J7-231-29'J-355 Prof. R. P. AycELO Secgi/i, socio ordinario, e mcmbro del comitate — Osservazioni delta VI " comela del 1857, scoperta dal sig. Donaii a Fircnze, la sera del 10 novembre , falte alVosservalorio del collegiu romnno .-...--.-..-.-....)) 27 Prof- PiETRo Sangvinetti , socio ordinario - Prodomus exibens planUis circa Romam, el iii Cisappenninis ponlificiae diclionis prouinciis sponle venientes 29-83-1 48- 189-24.3-28:{-:r. 7 Piof- Paolo Volpicelli, socio ordinario, e segretario — Sngli eletirome- tri. ..-.....,) 37-114-253-311-423 Prof. Paolo Volpicelli, Sulla leijge di Mariolle, sopra un comjegno nuovo per facilmentc dimostrarlu, e su varie appticazioui di cssa. r> 55-133-20(> Prof. Viale Ue\edetto, socio ordinario, e ineinbro del comitato — Siil liettcUo trovalo nelle lombe elrusche delVanlico Vidsinio. 11 ni // segretario comunica ima lellera del sig. presidcnle » 133 Prof. Volpicelli Paolo. — Terra comunicazione sulta polarila eletlrosta- lica • » 143 — 450 — Prof. Tuo.\isu\ GvGi.iri.Mo, corrispondenlc stianicro — Inlorno ad alcune liccrchc di clcUroslaika- LeUera del medesimo al sig- prof. P. Vol- PICELLI. . » 177 Prof. f?. P. A- Secce/. — Livellazione della via Appia - Applicazione delta Icovica dei mod rotatori aglHmponderabili. .-•....» 186 Prof. D. I. CiLANDRELLi — EccUssc solare del 15 marzo 1858- » 231 Sig. EosA P/ETRO. — Comi sulla carta del Lazio. ......)> 265 Piof. R. p. A- Secchi — Sidle macchie solari, e del modo di delermi- narne la profondild. ■ ■ 277 Prof. G- Po.szi, socio ordii)aiio, e vico-segretario. — Sulla origine del- I'Alliiminilc, c Caolino della Tolfa . » 339 Prof. B- ViALE. — Su di una colorazione in rosso, avventila nel Macco del Maice 344 Prof. G- Po.\zi — Siti lavori della sirada ferrala di Civitavecchia , da Roma alia Magtiana. ..•••... » 377 Prof. C- Maggioram — Saggio di sludi cranio-logici sidrantica stirpe ro' mana, e suiretrusca- 383 Prof. R- P- A- Segcui — Di alcimi risidtamenti ottemUi dalla corrispon- denza mcleorologica telegrafica, e del barometrografo a bilancia. » 389 D.'' R. Fabri. — Alcuni teoremi risguardanti la rettificazione e qtiadra- tura delle cicloidali- ...» 399 II medesimo. — Sidla induzione eleltroslatica. ••.....« 405 Prof. p. YoLPicELLi — Sulla induzione elettrostatica , quinta comunica- •-io'ie .••... .•.....» 411 COMUNICAZIONI Dono fatto all' accademia dal suo presidente, sig. dtica Mxssimo. . . » 61 Rtnvenimento dei vnlcani spenli degli Ernici nella valle Lalina, del sig. prof- PoNzi- . • . )) id. Diritlo di priorita del sig. doll. A. Cappello , sidla causa della rabhia canina • « 62 Annunzio della mortc del dotf Giuseppe De-Matt/ieis, socio ordinario.n 65 II prof. VoLPicELLi eomunica la morte del socio aggiunto doll- Gio. Cava- LiERi S- Bertolo ' . . • » 125 — 451 — II sig. Principe D- B- Boncompagni, socio ordinuiio, tesoriere , cA ar- chivisla, comunica due pubblicazioni del sig. M. SrEiyscayEiDER- » 164 Lettera del prof- cuv. Za.\tei)Esciii al prof- P. Volpicelli. - . . » 167 Osscrvazioni del prof Volpiceli relative alia comunicazione precedenle.y> 168 Osservazioni geologiche del prof. Ponzi . . « 170 Sopra tin terinomelrografo, proposlo dai signori F De,\ti, e G- Sehiia-)) 227 Prof. G. Po.vzi. — Sal rinvenimento di alcitne ossa elefantine presso Hi- gnano- • , „ 268 Prof. /?. P- A- Secciii. — iSM//o folografia del eorpi celesli, - sidle mac- chie solari, - e sidla misura dclla profundild fotosferica del sole- » 270 Prof. Volpicelli — Appendice alia sua terza comunicazione sulla pola- rita eleltroslalica- ..... s . » id. II sig- Principe Z). B. BoncompagiSi , presenla alcune pubblicazioni del sig- E. Nerducci- -■..-•■ » 318 Prof. Volpicelli — Articolo bibliografico sul 'i-° vol. del Irattalo di elet- tricita teorica ed applicata del De la Rive- « 322 II medesimo — Nolizia bibliografica. » 331 II R. P. PiANciAiyi, socio ordinario, presenla alcune opere del sig. prof. LuiGi Porta » 332 II R- P. Secciii, sopra un nuovo elioscopio del R- P. Cavalleri- . » id. Sidla malattia del Calcino - eslrattlo dclla sig. Contcssa E- Fiori.vi. » 432 Inlorno ad alcune pubblicazioni del sig. Woepcke - Articolo del sig. prin- cipe D. B- BoxcoMPAOM- ...» 436 Eslratlo di alcune memorie di acuslica del sig. prof- Zautbdeschi , co- municato dal medesimo • » 439 Prof. G. Po.\zi. — Presenlazione della carta geologica delle provincie di Frosinone, e Velletri- .....•••......» 441 COMMISSIONI Rapporto — Sopra due congegni per la industria, proposti dal sig. Pietro Rossi ....•.» 66 » Sopra im miglior processo, per estrarre dal porrazzo Valcool. » 68 » Intomo ad alcuni nuovi melodi, per estrarre Valcool, e fab- bricare il vino. » 69 60 Rappoi to — Sopra due nuovi modi, proposli dal chimico sig. BsDiNr, per la ricupera e salvezza dei bastimenli mercantili e militari, dttirucqna, e did fuoco . » 69 » Sopra im appareccliio dcsiinato ad operare le decotnposizioni chimichc, proposlo dai signori Wright, e Fouche- . » 71 » Sopra la depurazione degli olii volatili, lanlo vegelabili, quanta minerali, proposta dal sig. Citinsi » id. » Sul melodo per csCrarre la materia lessile dclla corteccia del Gelso, fame carta, e tessuli, del sig. A- Aducci. . ■ « 126 » Sul melodo per prcparare i legni, proposlo dal sig- LuciAsa M.iRTORELLi; e su qnello del sig. V- Alberti- • • • » 127 » Sopra ima maccliina per macinare le olive, proposta dal sig. David Detti .•..•» 129 » Snlla maccliina da fare il bucalo alio slraccio, per mezzo del vapore acqnoso, da usarsi nello slabilimenio di carliera, del sig- F- Cavalletti- ...••,•••-.» 172 » Sopra un idro-carburo perfezionato, e piesenlato dal cav- Si- MIA.VA ....,..» 271 » Sulla carta della campagna romana, del sig. Rosa- . . » 442 CORRISPONDENZE Approvazione snperiore della conferma del segretario, e della elezione del vicc-scgretario- » 73 Jiingraziamcnlo della I- accademia delle scienze dell" islilulo di Francia-n i 334 — 454 — Nomina di una commissione, incaricata di riferire sul consuntivo del 1857. » 334 Approvazione del consuntivo accademico relativo al 1857. . . . . » 445 f Soci ordinari presenti a questa sessione- » 75-130-174-228-274-335-445 Opcre venule in dono • • • 75-130-174-228-274-335-445 Indice generale delle malerie conlenute neW atluale volume XL . « 449 Eirori, e coirezioni che si riferiscono a questo volume- . . . . » 455 Olto tavole relative alia mcmoria snlla identiia del Nostoc col Collcma della sig. Contcssa E. F/oihivi-Mazzanti. Una tavola per la nola sni lavori della swada ferrala di Civitavecchia da lloma alia Magliana, del prof- G. PoNzi. Una lavola per la nota , intilolaia « Saggio di studi craniologici sidla slirpe romana, e sulla elrusca, del pro[. C. Magoiohani. 455 — ERRORI CORREZIOM pas ;■ X Iln. , 10 vav. cav. » XIII » 17 FUIAS FRIES . » XIV w 13 I. / G. y^ » XV » 6 ROBERB ROBER/S » 2 » 3 anaiiioriosi anamorfosi )) id. » 8 coriuogiiostica e oritlognoslica » id. )) 12 (|nella quella » 3 » 16 vi'dreme vcdrenio » id. J) 19 dilatande Dilatando )> id. » 26 spaericum sphacrieum > i » 1 popolane pozzolanc » 5 » 35 cnihiar cambiar » 6 » 14 conliiini coulinui )> id. » 35 acridcntalilti accidentalita » 7 » 29 (incllo quelle » id. 1) 32-33 Inpresccns Nierescens vedremo » 9 S 14 vodremo » id. » 16 csuheraraente csubcrantemente x> id. » 22 pcrilcria Pcrifcria » 10 n 2 dcvra Dovra » id. » 10 unflueiize lulluenze » id. » 14 c e » 40 » 7 communicata coniunicala » id. » 3 salcndo qnalc quale, » 43 « 8 salcndo pcrche- poiclie » 44 » 5 e.'^lremi, loro cslrcmi loro. » id. )) 10 dclle dellc » 45 » 16 oE 0 b » 49 )> 20 la invcste I'invcste » 50 » 11 rcrislenza resistcnza » 51 » 9 delta dopo la » id. }) 20 della dopo la ne la » id. )) 25 della n 53 D 4 (salcndo) la prcssione la elettricita » 54 » 7 llaiii Daiiv » id. u 2 (salcndo) (3) Traite (i) traite }} id. » ult. (4) Lerons . (3) Lecons » 57 » 21 qncsla questa » 60 » 20 inlradurre inlrodurre » id. » id. lenne tenue » id. » 2 (salcndo) 3/ h » 65 u 22 De-matlheis De-Mattheis » id. » 27 id. id. )) 66 » 1 id. id. » 69 )) 4 Camillo Gactano » 125 I> 8 irentottesimo irenlaseltcsimo » 127 )) 3 (salcndo) Ponsi PONZI » 128 B 21 Martclli Marlorclli » 129 )) 6 (salendo) appariscce apparisce » 134 » 10 (salcndo) sig. de sig. G. C. (an. 1839), » 135 » 12 della dalla » id. » 23 conlcnuta contenuta chiusa » 136 n 22 pcrcio pcrcio ristronicnto » id. » 5 (salcndo) volte volte pcro A^ 1^ c poscia il sig. de — 456 — > 137 » 11 > id. )) 12 . 138 » 9 . liO » 5 . 142 » 7 0 143 » 3 » id. » 4 > 145 » 7 ) id. 1) 9 > id. )) 20 » id. » 23 , 173 » 3 . 273 » 7 » id. » 13 » 274 )) 6 » 317 » 8 » 322 >) 12 « 323 » 15 » 325 » 13 . id. » 11 » 32G » 10 » 327 » 19 » id. )i 18 » id. )> 19 ). 331 » 9 . 333 » 5 » id. » C » 436 B 4 Ser iminucndo nella sua (salcndo) X'< (salendo) scsidui comniunicazioni coniunicarc baileano ehe sni ricuoncrto (salcndo) Frias ordiiiario PALEOCOPA gli (salcndo) paliolline olTrirc in dono all' acca- dcniia qnelli (salendo) un idea (salcndo) ccndiu'ibilita longo Iclegraiici mcmore janue segrclario (salendo) Bongompagni conseguenza Venezia 1649 pur diminucndosi giunto alia sua x« rcsidui comunicazioni nrcscntare ijoilcano die sul ricoperto Fries italiano PALEOCAPA 11 pallotloline olTrire airaccademia da parte deU'autore (luclli conscguenze un' idea Venezia 1649 parte seconda conducibilila lungo telegrafici meniorie jaune segretario perpetuo Bonconipagni IMPRIMATUR Fr. Th. M. Larco 0. P. S. P. A. M. Socius IMPRIMATUR Fr. A. Ligi Bussi Ord. Min. Conv. Archiep. Icon. Vicesgerens. A. N tlT''% m A ci'aiiio elrusco. A'^ lo slesso m. pTofLlo, eramo Tomano,. *lo slesso mpofilo C crarao freco.C^lo stesso au pofilo. 1 I .v*-- -. l*.*.t K*? . -, :-«ttl^y •rA, :'■■» ♦ '•,' i, .i**<^ ,^S'r\ ffj *j >4s:lB ■^1 >■ V.' .,ir^ ^^ «ip^--* ^ »x£< ji^. ^^-. yfcl^