* # m GàTANCA SERIE TERZA - TOMO I CATAMA STABILIMENTO TIPOGRAFICO DI C. CALATOLA NEL R. OSPIZIO DI REKEFICENZA 6 t ^./// 9-.A./8. \‘ 9^ DI SCIENZE NATURALI SERIE TERZA — TOSWO I. A' ^ ^ STABILIMENTO TIPOGEAFICO DI CEESCENZIO GALATOLA Nel R. Ospizio di Beneficenza / i867 J® A . / I If,/ ti. '• ( W ' kit ’ '» «^ì . >U ^ <1. . -Vi I ».. • » i-i ÌL ‘ ’ r<4^« I -^41- I -'.<» *;s - ■. • » «. À CARICHE ACCADEMICHE PER L’ANNO XXXX DA LUGLIO 18GB A GIUGNO DEL 186G- ^ >»<— 1. ° DircUore — ■ Prof. Cav. Carlo Gemniellaro. 2. ° DìrcUorc — Prof. Andrea Aradas. Segretario Generale — Prof. Carmelo Sciulo-Palli. Segretario alla Sezione di Scienze Naturali — D.'' Giuseppe Gal- vagni. Segretario alla Sezione di Scienze Fisiche — Cav. Agatino Congo. Direttore delle Stampe. — Cav. Congo predetto. Cassiere — Prof. Salvatore Nicolosi Tirrizzi. Direttore del Gabinetto — D.’"' Paolo Berretta. COMITATO 1. Prof. Giuseppe Cav. Zurria. 2. Prof, michele Fallica. 3. Prof, michelangelo Bonaccorsi. 4. D.^ Bartolomeo Rapìsardi. 5. D.*’ Mariano Zuccarcllo- Patti. G. D.*" Antonino Somma. ->>'ti!> .1311 A* .”<>» f wjaw Ad ZAX/.()y:uA‘j liSd J * *.u- ' j w ■« >, * a3 A / ^ ?•« • * t ’ " ■ r -U{j> ’*^ 91‘A‘ÌSl)^ > • vAiroliyiì moM*>h<1 ■ .]y\n tIT (RdlouiVl 9*wV«^r»cj -7 noÌ8^tt3 jtftivmH MioOsiiO lirgny *V* \ OTATIMOO ^ T • - ■■ ■* ' - * s niniiX .Vfe3 ' .ìoi^ .1 .uaiWfìH oforioiK MI .S olo^ttolouail^ .Ìót^ X o'Hmìfohfia X ' .,iln<ì-»*i^nca'>iiX omùicl^ X • CATALOGO DEI SOCII ELETTI DA GENNAIO A DICEMBRE 1866, bì K C cs o u z SOME E COGNOME PATRIA GRADO ACCADEMICO SUMERO DEL REGISTRO DATA dell' ELEZIONE 1 Piazza Avr. Antonino . Catania Onorario 285 28 gennaio 1866 2 Rizzari Cav. Mario , . . Id. > 286 id. 3 Vigo Cav. Leonardo . . . Aci Reale > 287 18 febbraro 1866 4 Cannata D.'’ Giuseppe . . Mazzarino Corrispondente 750 28 gennaio 1866 5 Montegaza Cav. Paolo . . Pavia t 751 id. 6 Ziino Prof. Giuseppe . . $ )) 752 id. 7 Valenti Serini Cav. Fran- cesco Siena » 753 id. 8 Distrae Prof. Ilenrì . . . Bordeaux 754 id. 9 Scrudato D.r Salvatore. . Catania > 755 id. 10 Cappa Giulio Piacenza D 756 18 febbraro 1866 11 Costanzo Giancalogero . Catania l 757 > 12 Tavella Giuseppe .... Palermo J> 758 22 giugno 1866 J OOOJATAO -- . y, • i ■ • - _ ■ ' ' • ,»&8i 3«ai?tdia A .tuAvrao /a irrti?! «;m m •• . V •■m * r-f V Ati« ' , «omji 'jm t Qd^i Lklfioao^ di .c< \m 8f 4> ììHm>- eiAOUds ■ .fiT' . .l4itÌi'» OS»?- *c JlU ^ tiona'r'ìjv AWAVeTH'l . emZ xoi.'ilnijO a mm I ‘.r* éi i ,{*' tf» . ' • •»* I a"'' K:‘r.. 1-4^ w *■ * i r A \\ ‘ ' 'I '•'-1 ' V " •4 KJ»' ■4 j I DELL’ACCADEMIA GIOENIA ni j^C'IEUZE IVATK.'n.\I>l LETTA nell’ ADUNANZA GENEILALE DI GIUGNO DEL 1866 _ dal SEGRETARIO GENERALE OATIRNOIILO SCIXJTO TRATTI Sngognerc Architetto PROFESSORE DI COSTRUZIONI E DISEGNO NEL R- ISTITUTO DI AGRONOMIA ED AGRIMENSURA IN CATANIA SOCIO DI VARIE ACCADEMIE NAZIONALI ED ESTERE ATTI ACC. VOI. I. I. V r • »7 M . .'^^ ‘^' : i ■ '*•* "Ir '■ M/'.»JSA:I3H IM ff ' , ’ /m o/i/i'jjii^ JTinm. '■ , AlM^Oia A.lIVl3aAOOA^iJ30^ *!-, 'iK*iìI iM oienTir» ni 3.iiiLlxf;> /yMnsiuA^JKi* AimM ' J ' .. ‘ »*fa , - " ' '■ ' umm mw'^ *' .-. ^ • . ITT AM Oi.Ti'TKf r/.b 04 AiiKwwiuu ift .}*j4« o«,%;;àt(t a te«iiJ4T,4 GENERE — Caj)I‘OtÌ Specie — » a D’ Orbigny 1847 Caput-equi Gornm. Baylci y> Giganlca » Sliai'pci » Bicarinata » a D’ Orb. Bbcmcri » 1 8Go » » » » » Dicendone di ogni una la descrizione, rap[)orti e differenze, collezione, p rovo n i cn za . È questo, o Signoi'i, il lavoro del nostro egregio Socio Gactano-Gioi-gio Geinrnellaro. Quale no fosse l’importanza spella a Voi il giudicarlo, ap;prczzando la spinta data alla scienza nello stabilire con tutta precisione i veri caratteri ilei diversi generi di queste pietrefattc, intorno allo quali i più dotti palcontologisti si sono aggirati sin oggi in una gran- de incertezza di idee. VELCANOLOGU Altro lavoro appartenente a questa classe deve repu- tarsi quello che il nostro Socio D/ Antonino Somma ha co- municato a questa nostra Accademia, col titolo: Sul luogo e tem- po in cui avvenne l’eruzione deWElna appellata dei Fratelli f*ii e sulla costoro leggenda. È alla vostra conoscenza, o Signori, come da sommi scrittori antichi, Aristotile, Strabone, Plutarco, Pausania, Valerio Massimo , Seneca, Claudiano, Cornelio Severo ec. c da tutti gli scrittori di cose i)atrio sì antichi che moder- ni, si fosse accennato ad un’ antica eruzione delTEtua, ap- pollata dei Fratelli Pii, per un fatto riferibile aU’amor filiale di due fratelli Anfinomo ed Anapia, che salvarono i loro ge- nitori da queir incendio; e che formarono, per quest’atto in seguito oggetto di culto speciale pe' nostri antichi, loro rizzando tempi e coniando medaglie, e che a questa nostra città valse 1’ epiteto di Piorum inclyta urbs, come contesta r antica iscrizione rinvenuta fra gli avanzi del nostro anti- co teatro, e che conservasi nel Benedettino museo. Gli antichi scrittori però che ci hanno traniandato la notizia di tale incendio, per la remota antichità in cui vuoi- si essere avvenuto, nulla hanno saputo precisarci di ciò che fosse riferibile tanto al corso della lava, quanto ai particola- ri della leggenda. È degno quindi di ammirazione il nostro Socio, che in tanta oscurità ed incertezza, volle darsi con tutta diligenza ed accuratezza a tale studio, procurando di stabilire in tutti i suoi particolari la eruzione in parola, e d’illustrare tutto quanto fosse riferibile a tale antica leggenda. Svolge Egli pertanto il propostosi argomento con vedu- te di vulcanologia etnea e di archeologia, e con la storia civile antica di Catana. Così egli passa succintamente in rassegna tutte le lave corse vicino Catania, e neirinterno della stessa. Indi descrive rapidamente tutti i monumenti dell’antica Catana inalzati un tempo dai Greci sin dalla venuta in poi della colonia condotta da Evarco dalla nostra antica Nasso. * Il socio Somma osserva che si fatti monumenti torreg- giano su di una lava antica anteriore alla venuta della Colo- nia greca, che si ritiene verso il 730 innanzi G. C., mentre Catana tanti secoli prima era stata fondata dai Sicoli, passati dall’ Italia in queste etnee contrade 80 anni avanti della guer- ra di Troja. Sotto quest’ antica lava si sono scoperti avanzi di monumenti dei primi abitatori Sicoli. Eaonde l’Autore ne deduce, che questi sicoli monu- menti, coperti da una lava antica, son la più chiara prova XK - che Catana esisteva prima della irruzione di quella lava entrata in eittà. E questa trova essere quella dei Fratelli Pii: giacché tutti gli scrittori convengono , che la menzionata lava penetrò nel centro di Catana. Ed in prova di questa asserzione da lui sostenuta, osserva, che nessun’ altra cor- rente lavica anteriore e posteriore è penetrata in Catana. Dietro ciò conchiude: che 1’ Eruzione così detta dei Fra- telli Pii avvenne nel tenij)o che Catana era abitata dai Si- coli e quindi tanti secoli prima della venuta qui di Evarco conduttore della Colonia greca. Passa indi 1’ Autore a descrivere il corso della menzio- nata lava da qui, ove s’arrestò, sino al cratere di sua eru- zione, che crede essere stato Mompilieri, inversamente di quanto è stato opinato dal Gemmcllaro; la quale lava così avrebbe percoi’so t)ress' a poco chilometri 15 con un fronte di 3 chilometri. Sulla leggenda dei Fratelli Pii consente P Autore, che un fatto gravissimo dovette avvenire occasionalmcmte alla descritta eruzione: ma siccome gli scrittori greci tutti e ta- luni romani che accennarono a quel fatto , apparvero nei secoli posteriori al fatto medesimo; siccome il nomedi A?ia- po ed Anjinomo dato ai Fratelli, non sono che due nomi greci con significato allusivo al fatto medesinìo; e siccome infine la eruzione avvenne all’ epoca della sicola dominazio- ne , e quindi i detti Fratelli doveano portare nomi sicoli e non greci, così non niega il fatto, conchiudendo che i Greci dominatori in Catana sulla viva ed ardente tradizione che trovarono nel Popolo catanco conquistato, formarono del fatto un’ allegoria j e la tramandarono nei loro scritti sotto forma e veste greca. V elaborata scrittura del Socio Somma porta novella luce ad un fatto oscurato dalla caligine dei secoli che vi stanno a traverso; e per lui il primo si è descritto ed illustrato un vulcano laterale ad un corso di lava, di cui non si era fatto cenno distinto nei dotti lavori storici delle Eruzioni del- l’Etna, CLASSE IL- SCIENZE FISICHE MEDICINA Il primo lavoro riferibile a questa Classe della nostra Accademia è quello trattato dal nostro dotto Professore Fran- cesco Fulci , riguardante una Consultazione d’igiene pub- blica, col titolo: Sull' influenza del maceralo] della Gazena nella insalubrità delle tre Borgate marittime fra Catania ed Aci Beale, dal nostro socio data per espresso incarico del signor Prefetto della nostra Provincia. Le quistioni che all’ uopo venivano messe in campo e sulle quali riebiedevasi resame erano: « L° Quali influenze maleficlie può spiegare su l’ atmo- « sfera tlclle vicine contrade l’ opifìcio di macerazione e pro- « sciugarnento dei canapi c lini di Aci-Rcalc?» «2.° Ammessa P alterazione dell’ aria proveniente dalla « macerazione, ò dessa una causa unica o una concausa di « malsania per tutte o per porzione di quelle contrade? » «3.° Dato che la macerazione dei canapi e lini sia una << concansa, è questa di maggiore o di minore forza delle al- «tre naturali concanse che esercitano influenza sulEaltera- « zione di quella Atmosfera?» Nello esame di tali distinte quistioni il nostro onore- vole Socio, con quel vasto e profondo sapere che tanto lo distingue, viene a dare alle stesse un sennato e completo svi- luppo. Sulla prima risponde dimostrando, come le influen- ze inalefìclie della macerazione dei canapi e lini c consecu- tivi prosciugamenti siano conformi a quelle prodotte dalle acque morte delle paludi, maremme, coltivazioni irrigue ed XXII — altro, trovandosi nelle medesime condizioni fisiche necessarie allo svolgimento fermentativo, che distintamente enumera. Qui il dotto socio si dà a discutere secondo Io stato at- tuale della scienza le tre classi di fenomeni che riguardano il fallo così detto fennenlativo cioè: 1° le produzioni chi- miche, 2.° \a prodìizioìii organicìie microscopiche, ‘ò.'^ìo pro- duzioni ?norbifere, dando alle considerazioni di ciashedun fenomeno il completo sviluppo; considerando tanto i feno- meni chimici , quanto i fenomeni patogenici; non trascuran- do altresì di notare la estensione diffusiva dei miasmi. Sulla seconda quistione, dopo breve cenno sulla topo- grafia della contrada in esame, dimostra ivi esistere un prin- cipio di malsania, e però essere doppio il concorso della insalubi-ità atmosferica. Sulla terza finalmente, che costituisce la disamina della maggiore importanza; sulla (luistione della [)revalenza, con non minore dottrina ad evidenza dimostra essere il focolare di (juei maceratoj paragonalmente assai più potente produttore di miasmi. Ecco in succinto, o Signori, il lavoro del nostro ono- revole Socio, dettato per incarico dell’ Autorità ed al vostro sapere sommesso. Se nulla in esso accenna a novità, pcr- cliè noi può [)Oggiando lo scrittore tutto il suo ragionare su i principi attuali della scienza, c su le dottrine più univer- salmente ricevute, ciò non pertanto a mio avviso tale lavo- ro è della più alta importanza, c bene si affà allo scopo di questa nostra Accademia a mente dei suoi statuti, mirando non solo alle astratte e generali fatiche, ma sibbene alle u- tili applicazioni. Se sommamente utile è stato sempre reputato dai sag- gi la discussione e lo esame dei principi nelle scienze, per- chè sorgente sempre di progresso per le stesse, mollo [)iù (juaniJo tale discussione risulta da ai^plicazione a casi parti- colari, nella specie poi per lo scopo a cui mira non è che da - XXllI — encomiarsi abbastanza rutile ditale lavoro, e torna a nostra gloria, essersi discusso nel seno di questa scientifica adu- nanza una quistionc che cotanto interessa il benessere de- gli infelici abitanti di quella misera contrada, la quale fa- voleggiata dagli antichi poeti, per le curiosità naturali che racchiude, e che cotanto cara la rendono al giorno di oggi al- lo studio dei naturalisti, è oltremodo misera per la sterilità dei suoi prodotti di terra odi mare, c vieppiù misera l’ha re- so la cupidigia umana, ivi stabilendo quei pestiferi opifici. Altro lavoro trattato da questa Classe è quello comuni- catoci dal socio 1).^ Angelo Orsini-Faraone , nella sua ela- , borala memoria sullo Fsoriasis. L’oflorevolc socio, com’egli si fa adire nella introdu- zione al sucennato lavoro, durante la sua dimora a Parigi, frequentando le sale dell’Ospedale di S. Luigi, per istudiarc le svariato manifestazioni cutanee, ebbe l’occasione di os- servare un significante numero di tali malattie di svariata forma e natura; talché ritornato in patria ha creduto giove- vole cosa coordinare e riunii'O quelle sparse storie di malat- tie cutanee, c farne l’oggetto di diverse memorie, presentan- doci per ora la succennata che egli ha creduto la più con- veniente, avendogli fornito la moltiplicità c varietà dei casi da esso lui osservati, l’opportunità di poterli bene e con- venientemente apprezzare. Il socio Orsini esordisce sul bisogno di una sonnata classificazione in dermatologia, onde lo studio ne diventi fa- Cile; e lungi di classificare le malàtie cutanee, come hanno praticato i dcrmatologisti , sia classificandole sotto differenti forme di lesioni elementari, o considerandole comQ dermanti- di, giudica più conveniente classificarle secondo la loro natura; perlochò crede potersi distinguere in tre grandi gruppi, cioè: le malattie cutanee accidentali e puramente locali; le malattie cutanee parassitali, animali o vegetali; infine le malattie cu- I * tanee diatesiche o costiiuzionali, in cui la malattia della pel- le non è che la manifestazione d' un morbo che risiede nel- r organismo tutto. É di questo terzo gruppo che il nostro Socio è venuto ad intrattenerci con particolarilà dello Psoriasis. Vi è noto, Signori, come i moderni dermatologisti siino discordi intorno alla natura di talune affezioni cutanee diatesi- che fra le quali annoverasi lo Psoriasis, intendendolo taluno come accidentale o dartroso; e taluno altro come di natura artrica. Il nostro Socio lo considera come un’ affezione dartrosa . Fra i molti e svariati casi da esso lui osservati nell’ 0- spedale di S. J^uigi e nei differenti servizi clinici del Bazin, llardcs, c Devergic, che gli diedero l’opportunità di poter- lo bene studiare ed apprezzare, egli ha scelto i migliori esem- pi; pcrlochè comincia dal rapportare la storia di 14. osserva- zioni, interessandosi in seguito della storia patologica clini- ca, non che della terapeutica. La prima c seconda di queste osservazioni riguardano un caso di PsoìHasis capitis. La terza — Psor/as/5 palmare: che considera come uno del casi rari; dicendolo raro, non già perchè Psoriasis pal- mare sia raro nella pratica, ma essendo questi di natura si- fillitica, lo Psoriasis palmare dartroso è raro. La quarta riguarda altro caso di Psoriasis palmare. La quinta Psoriasis plantare c del ginocchio, che con- sidera parimente raro rispetto agli altri, per essere il solo da esso osservato. La sesta, settima ed ottava rìgmrdixuo \o Psoriasis pal- mare siflllitico. La nona Psoriasis generale a forma nummnlare . La decima, undecima, dodicesima Psoriasis generale diffuso . La tredicesima Psoriasis violacea ? Hardy. — XXV — Per questa varietà il nostro Socio non sa risolversi se fosse realmente una varietà dello Psoriasis od una malattia cu- tanea non descritta. La quattordicesima Psoriasis scrotale e prepuziale. Dalla descrizione delle surriferite osservazioni il Socio Orsini si propone desumere qualche idea, che valga ad espri- mere la patologia e la clinica dello Psoriasis, uniformandosi però, per quanto riguarda la varietà di forma e di sede che non ha potuto osservare, a quanto ne han detto gli autori, e particolarmente Hardy ed il Bazin, che attualmente sono i capi scuola della dermatologia moderna. Il nostro Autore passa in seguito allo esame della parte anatomico patologica, incominciando dalla etiologia; ed in questo primo paragrafo considera l’eredità, il temperamen- to, il sesso, l’età, le stagioni, il clima, icibi e le bevande, le professioni e le arti, l’animopatemi, le azioni meccaniche. Discorre poi, in altro paragrafo, della natura, sede e carat- teri anatomici dello Psoriasis. Passando alla clinica dice della sintomatologia, facendo la distinzione dei sintomi prpprì della malattia da quelli offerti perda varietà di sede e di natura, non trascurando altresì di notare le varietà secondo la forma della placca e secon- do la sua sede facendo per la prima le seguenti distinzioni: 1.® PSORIASIS guttato; 2.° » nummulare; 3.° » circinnato o lepre volgare 4.° girato] 5.° » diffuso. In quanto alla sede distingue: 1 •“ PSORIASIS capitis 0 del cuojo .capelluto; 2.® » palpebrale] ATTI ACC. VOI. I. IV - XXVI ~ S." PsoRiASis plantare e palmare; 4. ” » delle unghia] 5. ° }> prepuziale e scrotale] 6. ® r> generale. Dice infine dell’ origine, corso, esiti, diagnosi, progressi del morbo ed in ultimo discorre della parte terapeutica. Ecco in breve il lavoro del nostro Socio, che può con- siderarsi come una completa e bene elaborata monografia di tale affezione cutanea; e noi proferendo una parola d’en- comio, non possiamo trasandarc di far voto che il giovane autore, con quella solerzia che tanto lo distingue, continui gl’ intrapresi suoi studi dermatologici, per l’utile della scienza da esso lui con successo coltivata, e per l’onore e decoro della Patria. Il socio prof. Cav. Agatino bongo predetto, oltre alle tre memorie comunicate alla Classe di Scienze Naturali, ne ha letto all’Accademia altre due di Fisiologia fisica, le quali portano per titolo: Importanza dello studio delle leggi fisiche nello studio delle leggi fisiologiche dei corpi viventi tanto vegetali che animali. L’ autore a ben riuscire all’ assunto esordisce nel con- siderare l’uomo nel suo èssere complesso. « L’uomo (scrive il nostro Socio) è F èssere il più com- « plesso di quanti èsseri esistono nel mondo di quaggiù. « Nell’uomo dunque devono contenersi i fenomeni e le leg- « gi che osserviamo sparse negli èsseri organizzati ». Ma non potendo, come 1’ autore stesso si fa ad avver- tire, comprendere in un sol colpo d’ occhio tutta la sfera delle conoscenze relative all’uomo in generale, si limita a quelle che concernono quest’ èssere relativamente alla sua connessione e dipendenze degli èsseri bruti co’ quali corri- sponde mercè il gioco delle sue potenze psicologiche, mercè XXVII — ia proprietà dei suoi tessuti e la vitalità dei suoi apparati nervosi. E dopo avere accennato alla vita, non altriraente comprendendola, che come il concorso delle forze dello spi- rito e di quelle del corpo, le urie immanenti in una sostanza spirituale, che ne è la forma sostanziale, e le altre imma- nenti in una sostanza materiale, preparata e disposta prece- dentemente per una serie di evoluzioni per esserne la materia prima; e tralasciando le considerazioni astratte e filosofiche , passa in rassegna quegli agenti, senza dei quali la vita non può darsi; perlochò si dà a ragionare degli agenti esteriori in mezzo ai quali persiste la macchina dell’uomo, e senza dei quali sussistere non potrebbe. Nella prima memoria quindi s’intrattenne dei fenomeni fìsici della vita in ordine agli agenti esteriori che operano sui corpi viventi secondo le leggi della natura universale , modificate dalle leggi ancora ignote delle forze vitali, e questi agenti esteriori riduce: all’aria atmosferica, alla luce solare, al calore, all’elettricità, al vapore acquoso. Nella seconda memoria, si dà a compiere la storia delle funzioni subbiettive insieme ed obbiettive, terminando con quelle che sono proprie del soggetto ed esclusivamente gli appartengono. Alle prime fa appartenere le sensazioni acu- stiche^ olfattorie, gustatone e tattili; alle seconde i movimenti degli organi esterni e quelli degli organi interni. È questo in abozzo il lavoro del nostro Socio, svolto con quella dottrina che le è propria^ non ostante di averlo ristret- to negli angusti limiti che circoscrivono una memoria ac- cademica. Fin qui Soci preclarissimi, il brevm resoconto dei vostri lavori accademici di scientifico argomento. Però non è da trasandarsi il lavoro dell’onorevole So- cio P. D. Giovanni Cafìci, il quale in una tornata appositamen- te intrattenne l’Accademia con la lettura dell’ Elogio Biogra- XXVIII - fico di uno dei preclari fondatori della stessali P. D. Gregorio Barnaba La-Via Cassinese. E’ torna caro ricordare, come fu somalamente gradevole e commendevole insieme sentire egre- giamente encomiare la virtù ed il sapere di quel benemerito so- cio, die oltre all’ essersi cotanto cooperato per la fondazione di questa scientifica Adunanza, che può ben dirsi essere nata nella stanza di lui, dove allora assembravasi quello scelto stuolo dei dotti che ne furono i fondatori e che cotanto poi coi loro nomi e coi loro pregevoli scritti f elevare a rinomanza, he fu fin- ché visse zelante sostenitore con gli scritti, e sostenendone con il massimo decoro le prime cariche accademiche. In quella solenne adunanza la Gioenia con quel forbito elogio offerse un condegno serto di lode al suo non mai abba- stanza compianto La- Via. A completare questa mia Relazione fa d’uopo. Soci pre- clarissimi, che io accenni allo stato dei nostri rapporti e cor- rispondenze con le altre scientifiche adunanze nazionali ed estere. Tale stato non può essere ehe quello a cui puossi aspi- rare, il piu florido che la Gioenia abbia potuto conseguire durante la sua esistenza e del quale molto si ripromette per giungere alla più alta rinomanza, ed annoverarsi nel primo rango delle più distinte Società dotte di Europa e di America. Nella mia precedente relazione faceami a sommettervi, come eransi estese nel precorso anno accademico le nostre scientifiche corrispondenze, sottomettendovi un esteso elen- co di tutte le dotte Società che si erano fin allora alla Gioe- nia legate in onorevole solidarietà o corrispondenza. In que- st’ ultimo anno abbiamo avuto altresì il bene di vedere e- stese più oltre tali corrispondenze. Nella nostra Italia come arra di quella unione politica che deve a noi riunire la e- roica Venezia , è venuto già a conchiudersi lo scientifico legame con il tanto celebre Istituto Veneto di Scienze e - XXIX - Lettere . Sì, o Soci ornatissimi , è stato con nota ofiìciale deH’onorevole Segretario di quel dotto Istituto accettata la nostra proposta, e conchiuso lo scientifico sodalizio, edef- fettuito lo scambio delle pubblicazioni rispettive. È stato al- tresì conchiuso , dietro dimanda fattaci , scientifico legame con f Accademia Toscana di arti e manifatture di Firenze, e con l’Accademia Romagnosi di Napoli— Del pari a nostra dimanda è stabilita corrispondenza e scambio di pubbicazioni con f Accademia Reale di medicina di Bruxelles. La Società Valdese di Scienze Naturali di Losanna , la Società Reale di Edimburgh, la Società Imperiale di Pietroburgo e quella dei Naturalisti di xMosca ci hanno altresì onorato, in segno di loro adesione talune col fatto ed altre colla promessa dello scambio delle loro dotte e pregevoli produzioni : talché la nostra Gioenia nello stato presente è lieta di poter manifestare, che trovasi legata in solidarietà e corrispondenza con ben 55 dotte società dei due emisferi. Nè qui, 0 Signori, han termine le nostre pratiche a tale riguardo. Conosciuto da quest’ufficio l’utile immenso pel progresso delle scienze da noi coltivate di estendere oltre tali corrispondenze con le dotte società della Germania e del Nord dell’ Europa, non si è lasciata sfuggire la felice congiuntura offertasi della spontanea esibizione fattaci di un nostro dotto Socio.Corrispondente il Cav. A. Senoner ad- detto all’ I. R. Istituto Geologico di Vienna, il quale è ve- nuto ad offrirci tutti suoi mezzi per riuscire a tale lodevo- le intento ; e noi facendo uso dello facoltà che vi degna- ste altra volta a questo riguardo impartirci, non abbiamo nulla trascurato per riuscirvi ben presto, talché già siamo in grado di potervi annunziare l’onorevole adesione del- le precipue Società del Nord ; lo che , per questa parte , porrà la nostra Gioenia al rango il più elevato, cui aspi- rar si possa, e che solo il nostro zelo nel durare i conde- gni studi può mantenerci nelf acquistata rinomanza, e farci ben meritare la convenevole stima delle tante nostre rino- mate Società sorelle. Non avvi però, o Signori, pieno godimento di prospe- rità senza miscela di amarezze. Nella mia precedente Rela- zione Accademica mi godea sommamente l’animo intratte- nervi a preferenza sopra un lavoro di Zoologia, che avea a sua volta cotanto interessato quest’ Accademia e ciò tanto per la importanza dell’ argomento e per la dottrina che ammi- ravasi nel sostenerlo, quanto perchè vedevasi con esso la- voro , accresciuto di belle scoperte il demanio della Mala- cologia. Chi avrebbe mai preveduto, o Signori, che il solerte Socio, ed amico carissimo, cui venivano riferiti i meritati encomi, e che rendevasi ammirevole per lo zelo col quale crasi dato a coltivare le naturali scienze, segnando in esse i più splendidi successi, sì presto più non fosse? Sì, o Si- gnori, il nostro Socio Salvatore Biondi Giunti, Professore di Storia Naturale in questo R. Liceo che voi sì giovane chia- maste meritevolmente a sedere qui fra Voi non è più I — Morte è venuto a rapircelo nciranno XXXVI di sua età, strappan- do a questa nostra Accademia un peregrino fiore del suo serto! un caro ornamento !l Noi deploriamo questa perdita, e tanto più, in quanto che la patria rimase orba di un uomo che per le sue virtù cittadine, e pel suo felice ingegno, crasi meritamente ac- quistato un nome caro nel mondo politico e scientifico. I nostri’ statuti prescrivono una pubblica tornata per ce- lebrare la memoria di ciascheduno dei suoi Soci ordinarii che viene a mancare, inculcando a colui che viene ad oc- cupare il seggio, rimasto vuoto, ' ad intessere f elogio del predecessore. È stato pure stabilito che nelle annue generali adu- nanze che ricordano la istituzione di quest’ Accademia, fos- se fatta onorevole ricordanza dei soci che mancano, e tri- — XXXI butato un onorato serto di lode; al quale triste ma dovero- so ufficio ci è dato adempiere quest’oggi, ed amiamo , re- gistrare con onore in queste pagine, che sebbene male dettate segnano la storia della nostra Accademia, il nome dell’ estinto Socio Ordinario Salvatore Biondi-Giunti, i la i - 4»lJ ' I Ir Mi <>ìHJonu iiu , oniriu- /j '.jTrvc >tM)j •ri*ì\<\(\)'.ìl': oir.U r io r* If^F; >11:111 oM’. ^|1 Ì!Ì *i‘u;i’'> lU/!) ;.'t» -n'iic .1 i: .! iTi Vjk iti '*1. ) « y Vf5f • I i I L / SOCIETÀ SCIENTIFICHE COLLE QUALI LA GIOENIA TROVASI LEGATA IN CORRISPONDENZA 0 solidarietà’, ed alle quali manda le sue PURBLICAZIONI PERIODICHE. ITALIA Società Reale delle Scienze — Napoli Reale Istituto d’incoraggiamento alle Scienze Naturali— Napoli Accademia dei Nuovi Lincei — Roma R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere — Milano Società Italiana di Scienze Naturali — Milano Accademia di Agricoltura Commercio ed Arti — Verona Accademia Reale delle Scienze — Torino Accademia Reale di Bledicina — Torino Società Italiana delle Scienze residente in Modena Accademia Lucchese di Scienze Lettere ed Arti — Lucca Accademia Economico-Agraria dei Georgofili *- Firenze Accademia Toscana di Arti e Manifatture — Firenze Accademia Agraria — Pesaro Accademia dei Fisiocritici — Siena Accademia delle Scienze dell’ Istituto — Bologna Società Medico-Chirurgica — Bologna Consiglio di Perfezionamento— Palermo Istituto Veneto di Scienze e Lettere — Venezia Accademia Romagnosi — Napoli — XXXIV — FRANCIA Société des Sciences naturclles — Clierbourg Société Iinpériale de l’ agricolture, de l’iiistoire naturelle e des arts utiles — Lyon Société Imp. de r agricolture et des arts — Lille Acadéiuielinp. des Sciences, inscriptions et belles-lettres — Toulouse Académie des Sciences, belles lettres et arts — Bordeaux Société d’ Émulation du Deparlitnent des Vosges (Epinal J SVIZZERA Société Vaudoise des Sciences Naturelles— Lausanne Société des Naturalistes — Bàie. Société des Sciences Naturelles — Neuchatel. BELGIO Société Boyale des Sciences — Liége Société de Medecine — Anvers Accadèmie Boyale de Medecine de la Belgiquc— Bruxelles. OLANDA Société llollandaise des Sciences a Harlein — Hollande. SPAGNA Beai Academia de Ciencias — Madrid. I GRAN BRETTAGNA Boyal Society — London Geological Society — London Literary and phylosophical Society — Manchester Boyal Society — Edinburgh. XXXV GERMANIA Geologische k. k. Reichsanstalt — AVien K. k. Gcographische Gesellcliaft — Wien Kòniglichen Physikalisch (Ekonomischen Gesellschafl — Rònigsberg Konigl: baycrische Akademie der Wissenchaflen — Miiochen Ssnckenbergisclie-Naturforschende Gesellscliaft — Frankfurt ani Main Siebenburgisclie Verein fùr Naturwissenschaften — Hermannstadt Verein fiir Naturkunde ini Herzogtlium Nassau — Wiesbaden Naturhiltorisclier Verein — Augsburg Oberliessischen Gesellscliaft fiir Natur-und Ileilkunde — Giefsen. Naturforscliender Verein — Brùnn Naturwissenschaftlichen Gesellscliaft ISIS — Dresden. RUSSIA Acadéniie Inipériale des Sciences St. Peters-burg Société Inipériale des Naturalistes — Moscou. STATI UNITI Smithsonian Institution — Washington. United States Patent Office — Washington Academy of Naturai Sciences —Philadelphia Academy of Sciences — Boston Academy of Sciences — St. Louis (Missouri) I - y/xz y\‘*vU iì J.ìl z£l‘>rr.,v,'ò:r) iu iW iìitbti- (■• ii'A' iitr.iìi ii: vA Hì-.tb ‘i.ìi.^ >/:t: i, J/, t{ i:- ’f.-i [u,ii\* A -uui« (i»r. !'i/* /if-.r/'l— !Ì il »J /< i >! . •; H’r- V! rtt ynyjfi)! •./;! ur;V:>/ ( t! t ; L(i I.! '■ <"/ /. ìt »■ vÀ ‘Js'udriih A r-rìv i') — . i ! l-iiU ’-'tfJtf-jr'; ’ifì /:• ir rite tf ,viiO , itftifJl— ' ab7>// iV.iJj^-u'i -uii . 2I?J tu i^-yiì zy rf>! lì» 'Aieeij.T f'j^ ^^•,.t) oIUhAini.i •'■thiVK-? ITll'iU 5TAT8 ^ ' 1 t .nt-3gj0idg'7/’ — nfflti'tìlfcifl ■ ~ ft: l'iKX JivUc'l f.vli})2 I vli/iif /‘idqlDfM !J:i^ -- Utuìs/ ìo ni Jr.' di -*• ìa inaiali»’-' A iV'aR> •■{ ^^■'*•x»vA LIEVI OSSERVAZIONI SUI FOSSILI DEI TER REN I PALEOZOICI DEL SOCIO 1° DIRETTORE e ap. ciiimeliccto (L I.ETTE nella «ciliita ordinarla del t3 Agosto 1SG5 atti acc. roL. I. 1 T. ■ t I0IOSO3JA9 IM3fla3T 130 ¥ « ifaonjHio oi:o2.jiG xrrrsr.x ■i- •■ > oIimijA et Ith ninanlfc^# ntahrtn milita y» Quando il Cultore della scienza geologica si pone ad ordi- nare una collezione paleontologica, esaminandone ad uno aduno i fossili per collocarli al destinato lor posto, sembra esser quasi impossibile che nel tempo stesso egli non cor- ra colla mente al periodo geologico cui essi appartengono ed al terreno che li ha contenuto; e, mentre ne osserva i caratteri distintivi, dee parergli di vederli rimescolati coi materiali del terreno che servì loro di tomba, e del quale costituiscono non poca parte; siccome, del pari, l’ idea di terreno non può non risvegliarne delle altre dì epoca, di struU tura, di giacitura; per cui non potrà egli trattenersi dal ri- flettervi sopra, ed essere spinto a cercar d’ indigare li più prò • babili fenomeni che produssero o accompagnarono la loro formazione . Tanto è avvenuto a noi stessi nell’ordinare la ricca col- lezione paleontologica, che dopo quell’ altra geologica, ab- biam procurato al museo di storia naturale di questa Regia Università degli studii di Catania, con le somme assegnate agli stabilimenti della stessa. Cominciando questo lavoro dal più antico dei terreni di sedimento, compresi nel gruppo Paleozoico, noi scorge- vamo nel siluriano inferiore [Cambriano] quasi esclusivi fos- sili le Trilobiti e qualche Lingula: mentre nel piano medio e superiore la moltiplicità dei generi e delle specie di fos- sili appartenenti ad ordini c famiglie diverse, ci produsse una certa sorpresa, nel dover osservare che in esse nessu- na graduazione di progressivo perfezionamento di struttu- ra scorgevasi, qual poteva aspettarsi in quell’epoche remo- tissime, e dietro a quanto in oggi si pretende; ed all’incon- tro, quel tumultuario loro ammassamento ben altro offriva alle nostre indagini; per cui ci trovammo nella circostanza di dovervi maturamente ragionar sopra; e così contro al no- stro ordinario modo di discorrer sempre sopra fatti, ci tro- vammo nella posizione di dover esporre opinioni a modi di vedere . È ammesso oramai generalmente, che i terreni eviden- temente formati per sedimento non ebbero luogo sulla terra che dopo il raffreddamento della sua scorza, la quale fu già nello stato d’ignea incandescenza, e detta \>qycàò plutonica. È nota pure da molto tempo la Cosmogonia dell’ illustre La Place, nella quale egli ammette « un Iluido etereo, che per « mero disquilibrio di temperatura potette produrre quà e « là condensazioni di ampie atmosfere, ed in seno ad esse, « per forza di gravitazione, si andassero aggregando Nuclei « sempre più densi.» Queste atmosfere di fluido etereo corrispondono a ciò che in altro linguaggio vien detto Nebulosa. Or le acque che prime inondarono la scorza terrestre, erano intorbidate ancora di tutte le materie che eran sospe- se in quella nebulosa atmosfera circondante il nucleo della Terra; e giunte alla sua superficie cominciarono a depositar- -* 5 visi a seconda della natura dei materiali, e sotto la forza delle varie leggi di gravità e di affinità. Ma di qual natura si fosse la scorza stessa plutonica non si è potuto finora de- finire con certezza, non avendo dati sicuri sulla estensio- ne e giacitura delle rocce granitiche, quarzose, porfiriche, euritiche ec.; talché si è dovuto lasciar questa essenzial par- te della geologia ai futuri, e contentarsi delle indagini sui terreni di sedimento, che sono più a portata di poter esse- re esaminati. Il celebre geologo sig. Murchison ha creduto poter sta- bilire, dietro le sue accurate osservazioni sui terreni d’In- ghilterra, c poscia di Russia, che il più antico, o almeno il più inferiore dei sedimentarii, debba considerarsi quello co- stituito di^scisto a grossi lastroni, di calcarlo impuro, nero, a strati poco potenti, di Gres rosso e di Grawacke: di quelle rocce in somma che assegnaronsi al periodo detto allora di Transizione) e mentre da un canto, dall’antico nome della provincia dei Siluri lo ha chiamato dai fossili che contiene lo ha dall’altro canto, creduto il più antico dei se- dimentarli terreni. La comparsa, infatti, degli esseri organici ò una certa guida nella indagine dell’ epoca dei terreni ; perchè essa è la pruova della esistenza e del periodo di vita di questi es- seri, che gradatamente pare che sparissero, dando luogo ad altri, come vanno sovrapponendosi i materiali di nuovi ter- reni; e questo Siluriano è stato dal sullodato geologo diviso in tre piani distinti (1) . Prima di venire allo esame dei fossili che si son rin- venuti in questi tre piani del terreno Siluriano, non possia- mo trasandare di far qualche osservazione ulteriore sulle rocce plutoniche, di cui qualche parola abbiam di volo or ora (1) Vedi l’egregio lavoro del prof. Stopparli— Dei precipui fatti del- la Paleontologia— Estratto dal Politecnico t. XIX. 6 — emessa. Quali erano esse queste rocce? Si è detto il Gra- nito, le rocce quarzose , le euritichc , il porfido ec. Eran esse tumultuariamente ammassate sin dal loro principio? 0 avevano distinto sito ed estensione ? Il Granito, che in ta- luni luoghi della Terra attuale si appalesa inferiore a tante altre rocce, si trova in altri siti aver traversato talune plu- toniche non solo, ma si è introdotto sino alla formazione della Creta. Il porfido si affaccia aneli’ esso in mezzo ai ter- reni secondarii ; non eran dunque intieramente raffredate per molto tempo se ricomparivano ancora nello stato di fu- sione dopo tante deposizioni di terreni sedi mentarii, ma ciò poteva provenir forse da altre cause telluriche, di cui qual- che maniera di spiegamento potrebbero prestare i fenome- ni vulcanici; quello che non sarà facile a potersi compren- dere si è il modo di giacitura di queste rocce plutoniche, e se vi fosse in loro successione di formazione , per poter giungere ad assegnare con più di probabilità f epoca dei ter- reni che vi riposano sopra. In quanto all’aspetto che mostrar doveva la superfìcie della scorza plutonica, quando poterono stanziarvi i susse- guenti terreni, pare che scissa e screpolata esser doveva in tutti i sensi, a causa dell’addensamento delle rocce costi- tuenti la sua massa, per la perdita del calore; e quindi sol- levamenti da un canto, fenditure ed abbassamenti dall’altro vasti piani in taluni luoghi, ammassamenti di tritumi in al- tri, con altre maniere di struttura e di forme, e sarà a ciò dovuta la difficoltà di poter conoscere il vero rapporto c la loro successione nei varii siti della Terra. Le torbide acque che vennero ad occuparne la superfì- cie; ed a depositarvi i materiali dei primi terreni di sedi- mento, è da imaginare che non f avessero interamente co- verta; e molte elevazioni di suolo potessero esser restate allo scoperto, finché nuovi fenomeni non le avessero inai- tre condizioni ridotte; come, continuando il nostro ragio- namento, verremo forse a notare. Venendo ora ai terreni di sedimento, il più antico dei quali secondo il Murchison, è il suo Siluriano] questo ci pre- senta per suoi componenti lo scisto poco fogliettalo, il cal- cario impuro nerastro, come di sopra si è detto, conglo- merati quarzosi ed argillosi come la grawacke ed arena- rie. Queste rocce, dal sig. Conibeare sono state trovate gia- centi sul granito nella provincia di Galles; ed il sig. Mur- chison vi si accorda sino al piano medio ì\q\ Siluriano] moi. quelle del piano superiore devoniaìio, le trova in Russia de- poste sopra il conglomerato del Gres rosso, come lo sono anche in Iscozia; di modo che giustamente i terreni sedi- mentarti sono stati divisi inpiù;;mm, perche evidentemen- te sono di epoche diverse. Le parti emerse, intanto, dalla scorza terrestre, tinche furono di sole rocce plutoniche, si mantennero nude c ste- rili; e non incominciarono a vestirsi di vegetabili subaerei che dopo di essere state coverte di materiali sedimentarli, 0 deposti dalla non ancor depurata atmosfera, o trasporta- ti da sottomarine correnti. Lo'^chè viene attestato dalla to- tale assenza di resti vegetabili fra i fossili dei primi terreni, che nelle acque marine fecero la loro prima comparsa; e ciò va di accordo con una delle leggi attribuite alla natura dagli antichi naturalisti, cioè che essa generai in fi, nido. Quan- to importi questa parola generai, non vogliamo per ora di- scutere, e ci rivolgiamo più tosto a quanto sembra più di- cevole neH’argomento di un progressivo sviluppo, che si vuo- le assegnare agli esseri organici. Se per progressivo sviluppo s’intende il graduai passag- gio dal semplice al composto, e se ciò si vedesse verificato in natura, noi dovremmo incontrare in questi primi terreni sedimentarii li resti dei più semplici organici: di quelli al- meno che lasciar potevano una spoglia, o una qualche di — 8 ~ loro parte da poter rimanere visibile fra i materiali del ter- reno . Ma da quanto si è scoperto sinora di questi esseri sem- plici non si è trovato che qualche raro fucoide o altro cor- po che ne ha la somiglianza; non che qualche polipaio zoan- tario mentre all’incontro sviluppatissimi, di complete for- me e di complicata organica struttura vi abbondano i cru~ stacei detti Trilobiti’, e questi così diversi l’uno dall’altro da costituire, non già una o due specie, ma una numerosa fa- miglia di generi, signoreggianti e pressoché esclusivi in quei- rinferiore piano del siluriano terreno. Altro che Irif usorii che Polipi, 0 altri alquanti più organizzati esseri ! Qui trat- tasi di viventi dotati di addome, di torace e di testa nella quale una bocca distinta e due occhi di mirabile congegno, col corpo intiero coverto e protetto di dura scorza articolata e pieghevole; talché estranei appariscono in un terreno ove aspettavasi veder cominciare i primi saggi della organizza- zione, i primi gradini della scala degli Esseri ! Altro spettacolo offre al geologo il piano medio e quel- lo superiore dello stesso Siluriano. Quivi le Trilobiti cessa- no di esser predominanti; esse fan minima parte di un po- polo immenso di svariatissime famiglie, destinate a modi di- versi di esistenza, ed a natura diversa di stazione e di vi- venza. Polipi, Echinidi, Brachiopodi, Acefali, Gasteropodi, Ortoceri ec.; e se si riflette che nel più antico dei terreni sedimentarii conosciuti, tanti esseri di ordini e di famiglie diverse si rinvengono di completa forma, stanziati, il Geo- logo ha di che occupar le indagatrici facoltà della sua mente 1 Vero é che non in tutti i luoghi ove esiste il Siluriano si accumulano tanti di questi generi: e che taluni si son ritrova- ti in particolari contrade della terra nello stesso terreno, ma in quanto all’epoca non potrà porsi in dubbio esser la stes- sa per tutti quei luoghi; e quindi dee necessariamente con- chiudersi, che un grandissimo numero di organici esisteva, benché di generi diversi, nello stesso periodo geologico. — 9 — In questo periodo intanto nel quale il solo mare signo- reggiava sulla superfìcie del Globo, le condizioni che esser potevano favorevoli allo sviluppo ed esistenza di tanti es- seri diversi, erano uniformi di essenza; e sembra pressocchè impossibile che giovar potessero ugualmente a tutti, sia nello svolgimento, sia nel seguito dello sviluppo, con elementi stessi di assimilazione, che prestar potevano le acque, ed i materiali del terreno: a meno che un sol genere di alimento non fosse stato bastevole a ciascheduno di questi esseri; e si potrebbe sup- porre che una grande quantità di molluschi nudi e gelatino- si, come sono attualmente quelle miriadi di gelatinosi efo- sforescenti molluschi che popolano i mari, potessero servir loro di comune sostanza alimentizia. Ma questi stessi gela- tinosi corpiccioli, non par che somministrar potessero, man- candone essi stessi , quell'abbondevole materiale calcareo che formar dovea la crosta delle Trilobiti, la conchiglia delle Lingule, le geometriche laminette degli Echinicli, i tubi dei Zoantarii e degli Anellidi, le doppie e pesanti concamerazio- ni degli Ortoceri ec. Dovevan questi, pertanto, ricavare dal mare stesso qualche modo di , sostanza calcarea, e con analo- ga struttura di organi segretorii disporla intorno ai loro cor- pi nelle varie forme di vestito protettore. Quanta perfezione di struttura in un’epoca nella quale non si aspettava che i più semplici tipi di organizzazione ! Quante particolarità debbon supporsi aver dovuto avvenire in quell’epoca, nella quale, diremo quasi, inopinatamente, si è vcrifìcata una numerosa e moltiforme esistenza di esseri organici! Ma come? e d’onde son essi provenuti? Possiamo noi sperar di accozzare un ragionamento che condor possa, se non altro, a qualche probabilità ? o non potremo altro pro- durre che vani risultamenti di semplici speculazioni? Sia co- me si voglia; è questo un argomento nel quale non possono emettersi che opinioni, ed è lecito ad ognuno esporre la sua. ATTI ACC. VOL. I. 2 IO senza lasciar di esternar sentitamente il dovuto rispetto e Fammirazione per quelle degl’illustri Scienziati. Nel tempo che la scorza della terra era in preda al fuo- co non poteva essa ammettere esistenza di Esseri organici; questi dovettero comparire quando le acque vennero ad oc- cuparne la superficie, già raffreddata ad un grado da per- mettere la loro residenza. Se gli Esseri che apparvero in que- sta epoca fossero stati i più semplici, e gradatamente andas- sero di più in più a comporsi, si potrebbe cominciar ad in- dagare di qual sorta di elementi fossero costituiti i primi di essi. Noi abbiamo altrove ammesso (1), che la cristallizza- zione può riguardarsi come un primo lampo della vita. Le molecole simili, nei minerali, per una forza che dicesi nità si riuniscono fra di loro e formano una massa solida; nella cristallizzazione questa riunione di molecole si fa sot- to la influenza di altra forza, che le dispone in forme rego- lari, che appena assunte, si fermano al punto che par loro assegnato; dopo di che il cristallo resta sempre nelle sue geometriche forme. Senei modo stesso altre cristallizzazio- ni vi si aggregano, queste vanno a costituire una massa mi- nerale di tumultuario aggregamento di cristalli impegnati inertemente fra loro. La vita, dunque, del cristallo non si appalesa che pel tempo bisognevole alle molecole per riu- nirsi ed assumere la destinata forma. Si potrebbe forse am- mettere che una forza più efficace e durevole di vita, agen- do sopra molecole di forma diversa di quella delle minerali, che fosse sferica per esempio, potesse disporle in modo più adatto a movimenti regolari e produttori di particolari di- sposizioni fra loro: di modo che il moto impressovi continuas- se anche dopoché vi si aggregassero delle altre, e seguisse- ro ad eseguirlo nelle direzioni del primo impulso? Non po- (i) Vedi sopra taluni fenomeni della vita minerale — Atti Gioenii voi. ^i3.-1852. irebbero queste molecole sferiche venir riunite in modo da formare quella che dicesi fibra elementare, di cui le varie disposizioni e connessioni giunger potessero a costituire la rete, la lamina, il vaso, il tessuto ? Ripeteremo noi qui quanto abbiamo già in altro lavoro ricordato (1), cioè, che sin dal 1818 queste idee si erano da noi stessi concepite; e diesi cennavano in quel lavoro per mostrare, <( che idee simili « possono nascere in più d’una mente, quando si assotti- « glia nelle ricerche di cause per se stesse misteriose ». L’ essere organizzato, anche nella maniera la più sem- plice che possa imaginarsi, è tutt’ altro che la cristallizza- zione. V Infusorio, il Polipo che si muove da sè, o quello che si suddivide in tanti Esseri simili: che ha un’ apparechio pel suo incremento: questi altri cheson provveduti di mem- brana segretoria di sostanze calcaree, che hanno un modo di riproduzione dimostrano la immensa distanza, che li separa dal cristallo, che, come si è detto, non ha bisogno che di molecole simili sotto la intluenza delTaffinità, e di queir altra forza che determina in esso la data forma. L’Es- sere organico, oltre la complicazione dei tessuti di cui è for- nito, esercita funzioni ed ha Un modo di riproduzione per mezzo di organi all’uopo destinati; e basterebbero questi ca- ratteri per continuare a chiedere come potevan esser egli- no prodotti in origine? Dai primissimi tempi delle antiche e varie filosofìe, si- no all’epoca attuale, questo argomento è stato trattato, ben- ché in maniere diverse svolto, modificato, ribattuto, ora am- mettendo, ora rifiutando opinioni viete, e riducendo sempre la questione ad uno di due principii, cioè alle forze della Na- tura, benché poco o nulla conosciute, o ad una Creazione; vale a dire, a particolare aggregamento di molecole sotto lo im- pero di leggi determinanti, e tendenti ad uno scopo, fl’antica ♦ (1) Vedi la Creazione, parte 2. notai, pag. 25. — \% — plastica degli Epicurei), o a primitivi germi che non pote- vano essere che creati. Nel primo caso bisogna ricorrere a forze sconosciute e supposte, con facoltà estesissime di riu- nire, disporre determinare, conceder 7noto ed azimie a mole- cole dette elementari: nel secondo si ammette un Ente poten- tissimo, causa prima di ogni Essere. Nel primo la mente non può fermarsi a riposo, trovando da pertutto contraddizione e garbuglio, dai quali tenta invano distrigarsi; nel secondo la mente si queta nel riconoscere che quanto offrono i sen- si alla ragione tutto conferma la presenza di un’ Ente creato- re. Se si domanda ai seguaci del primo, come le supposte forze avessero potuto costituire Esseri organizzati, diesi svi- luppano soli, che crescono, si fanno da se organi operatori di funzioni necessarie alla vivenza ed alla riproduzione? ri- sponderanno esser ciò effetto del Complesso di leggi, che si dice Natura: mentre i seguaci del secondo diran risoluti , che gli Esseri sono il resultato di una Creazione, operata da Causa onnipossente; ed ò chiaro così che ambi conchiudo- no riferendosi ad un prmeipio Creatore, che distinguer vo- gliono coi nomi di Natura e di Ente potentissimo ; con la grandissima differenza però, che con solidi argomenti si può dimostrare, che quanto si vuol attribuire di forze e di leggi alla Natura, è tutto una stentata pretensione; e che mille pruo- ve addur si possono della insufficienza di queste forze e di queste leggi, quando si viene alla stretta analisi della loro potenza; come p.e. quella di non aver potuto mai riprodur- re una specie estinta come dei 102 generi, c 1077 specie che perirono, nel terreno Perniano; o produrne una nuova, che fosse evidentemente nata in posteriore epoca, cnon ri- feribile ad antica provenienza, non ancora scoperta nei po- chi luoghi esplorati; mentre coll’ altro principio si prova che i generi furono creati una volta, nel tempo che la materia sparsa nell’ Universo si addensava a costituire questo Globo terraqueo; ed in ciò non poco appoggio appresta alla pruo- — 13 — va il modo di giacitura e di mescolanza dei fossili, nei ter- reni paleozoici. Gli agenti del Movimenlo, il Calorico, la Luce, lo Elet- trico, il Magnetico, TAffinità ec., sono stati potentissimi in mille fenomeni naturali, dei quali taluni ne sono evidenti effetti, (1); e di cui la chimica ne appresta convincenti pro- ve. Ma che essi bastassero a costituire un Germe, una Cel- lula, una Monade, disposta e preparata a determinato, an- zi ad assegnato ufficio, ciò non potrà mai sostenersi, senza ammettere una Volontà creatrice. Ma come mai si potrà concepire l’idea di un Ente po- tentissimo , di cui la essenza non può esser compresa da mente umana? È questo un assunto poco confacente in ar- gomenti di Storia naturale; e molto più che nel tentare di dirne alcun che si teme a ragione, di non poter darne che leggiere induzioni poco atte a penetrare nell’arcano concet- to. Con tutto ciò, nel nostro modo di pensare ci facciamo Icciia una brevissima disgressione, come una espressione deir intimo nostro sentire, imperocché, come disse Cicero- ne «certa dicent hi qui et percipi ea posse dicunt, etsesa- « pientes esse profitentur » (2).'' Ai sono delle verità che si riconoscono per tali, ma non si possono comprendere nella loro essenza, e molto meno esprimere con alcun linguaggio. La Eternità c la Estensio- ne sono verità; ne siamo convinti e persuasi; ma parlando sinceramente, può mai concepirsi in modo soddisfacente un teìnpo senza principio e senza fine ? Uno spazio che non ha limiti ? Non si desta sempre la domanda « quando comin- ciò la Eternità? ove finisce lo spazio?» Vi sono delle verità, ripetiamolo pure, che non possiamo non ammettere, perchè non possono negarsi ma che intanto concepirsi non posso- (1) Vedi la vita dell’Universo di Paolo Lioy — Venezia tSoO. (2) Tusculana— lib, 1.— c. b. 14 — no, perché col mezzo dei sensi non si sono ricevute die nozioni di principio c di fine. Noi contempliamo con ammirazione la struttura di un organo: quello della vista, a cagion di esempio, in un ani- male dei mammiferi ; qual mirabile congegno! qual sapien- za nella disposizione dei varii tessuti e nei loro uffici 1 31em- brane diverse, vasi per varii fluidi, umori limpidi in un si- to, più 0 meno addensati in altri, più o meno protetti da altre tenuissime membrane; fibre muscolari addette a varii movimenti dell’ organo stesso, squisita sensibilità d’ innerva- zione come si produsse quest’ organo stupendo che tcin- to giovar doveva all’animale che ne era provveduto? Può mai restar soddisfatta la mente nel credere che la riunione di molecole dirette dalle forze e dalle leggi della Natura ne sia stata la causa? Non è questa spiegazione un agevol mo- do , più tosto, e comodo di non faticar la mente e la ra- gione , e restar liberi di ammettere o rifiutare a piacere principii veri o falsi ? Chi lo produsse dunque , insieme a tutti gli altri organi addetti a tante funzioni, ed alla totale struttura dell’ Essere provveduto di tali organi ? Sapienza , ordine, previdenza, scopo preinteso, varietà senza limiti. . . . la mente non potrà mai trovar posa, che nell’ ammettere una Causa prima onnipossente, che esiste ed ha esistito co- me la Eternità, e la immensità dello Spazio. Tornando^ ora, al terreno Siluriano; dalla moltiplicità, e, più ancora dalla varietà dei generi fossili che contiene nei suoi piani, sino al Devoniano, non si può dimostrare il pas- saggio dal semplice al più composto: nè una causa generale che potesse assegnarsi come la distruggitrice di tanti e tan- ti generi di Esseri. Continuando 1’ esame dei susseguenti terreni paleozoici, osserviamo, che, come 1’ assenza dei re- sti vegetabili subaerei negl’inferiori sedimentarli era la pruo- va della scarsezza di porzioni elevate della Terra sopra il livello di quel primo mare, così il terreno Carbonifero, che — 15 — al Siluriano succede, dimostra che vaste superficie di essa eransi già elevate, e coverte si erano di estese foreste. Il terreno che le sosteneva era abbondante di sostanze allu- minose e calcaree, non che di tritumi di rocce selciose. Gli Scisti, i Calcarei impuri a potenti strati, i Conglomerati sel- ciosi, ne erano le rocce principali, alle quali si univano le basse colline dei Gres o arenarie compatte e sciolte. I vegetabili di questo terreno dovettero esistervi per lunghissimo tempo, e svelti in seguito ed ammassati nelle valli, o nei punti più bassi e sommersi del suolo, vi vennero compressi dai sopravvenuti strati di terreno, e costituirono gli enormi banchi del carbone, mentre in altri siti le acque stagnanti permettevano la maeera- zione di altre piante, formandone delle immense Torbiere, che divennero anclf esse materiale combustibile non infe- riore al vero carbone. È notevole in questo periodo, nel quale grandi catastrofi dovettero avvenire, lo stato di tranquillità che ebbe a ve- rificarsi nel tempo della formazione dello Scisto argilloso , con quella sua fogliettata struttura, in mezzo alla quale si trovano depositate e poco o nulla alterate le tenui e frasta- gliate foglie delle felci] e queste dovevano in allora ingom- brare grandi tratti di suolo, se in tanta quantità di generi e di specie ne offrono gli scisti; mentre poi in altri luoghi ove queste rocce sono sovrapposte allo Scisto micaceo, non sogliono contenere resti organici vegetabili o animali; per cui dagli antichi Geologi furon credute quali ultime depo- sizioni del periodo primitivo. Di questa diversità della roc- cia stessa di Scisto si può addurre ad esempio la ben este- sa formazione dello Scisto argilloso in Sicilia che appoggia allo Scisto micaceo dei contorni di Messina; il quale non ha offerto finora alcuna traccia di Felci o di altri vegetabili , benché di fogliettata struttura; nè anche in quei siti ove as- sume un aspetto di Ampetite, nè dove si accompagna tal- — 16 — volta al Gres mitigaci fero, come presso Limina e presso Fa- varella; eppure la presenza di quel Gres con minute lami- nette di Antracite: non che i saggi di lignite che si avvici- na a quella specie di carbone ^ che i Tedeschi chiamano Glanskole, estratti dagli scavi eseguiti in Favarella davano speranza di non esser lontano il vero carbone! Pare così che lo Scisto con impronte di vegetabili debba riguardarsi di epoca posteriore a quell’ altro che primitivo fu detto sino ai primi anni del secalo attuale. La sua struttura fogliettata, però, conferma quello sta- to di tranquillità nella superficie della Terra, che di sopra abbiamo accennato; siccome che per lunghissimo tempo do- vette mantenersi nello stato molle e melmoso lo dimostra- no le contorsioni che appalesa dei suoi strati, ove altre roc- ce lo han compresso. Le Felci, le Sigillarie, le Caiamiti, ecc. che si riguar- dano come le piante subaeree che prima fecer comparsa sulle emerse parti della Terra, non potevano esse sole for- mar gl’immensi depositi del Carbone; altre piante Famero- game di robusti tronchi e rami vi contribuirono assai più; come intieri tronchi di querce lo han palesato nelle minie^ re di carbone dell’America settentrionale. In quanto ai fossili marini di questo terreno essi vi so- no comuni con moltissimi altri di succedenti terreni; e sono più distinti in esso, (oltre al pesci, dei quali i primi sì rico- nobbero nel Gres rosso del Devoniano] i resti dei vegetabi- li, che i fossili marini. E qui per non essere obbligati a ri- peterlo più d' una volta, viene in taglio una breve rassegna dei generi di fossili, che ad onta dei diversi successivi dei terreni, si sono mantenuti pel lungo corso del periodo paleozoico; ancorché si fosse pretesa una graduale loro estin- zione nei diversi strati delle formazioni. 11 genere Orthis, dal piano medio siluriano si è mante- nuto nel superiore, nel Devoniano, nel Carbonifero e nel - 17 — Permiano.— Il Genere Leptaena, dallo stesso Siluriano sino al Carbonifero. Il Genere Nucula non solamente nel periodo paleozoi- co, ma sino al terziario Pliocenico ed al mare attuale. Il Genere Orthocera, dal Siluriano a tutto il Carbonifero, Il Genere Strophomena id. id. I Generi Spirifer e Rhynchonella id. id. II Genere Tellina, per tutti i periodi sino al mare at- tuale. Il Genere Pentamerus , dal Siluriano al Carbonifero. Il Genere Avicula, id. id. Il Genere Isocardia, dal Devoniano fino al mare attuale. Il Genere Terebraliila, dal Devoniano fino al mare at- tuale. Il Genere Goniatites dal Devoniano al Carbonifero. Il Genere Euomphalus, id. id. Il Genere Pleur otomaria, dal Devoniano al Carbonifero sino al secondario. Il Genere Encrinus id. id. Il Genere Natica, dal Devóniano sino al mare attuale. Il Genere Productus, dal Devoniano sino al Carbonifero. I Generi Pecten, Unio, Trochiis, dal Devoniano sino al mare attuale. E sarebbe assai lungo il catalogo, se andassimo sco- prendo quanti generi voluti per nuovi, non sono che specie di altri conosciuti 1 Basterebbe in pruova di questa troppo facile inclinazione dei Naturalisti a crear nuovi generi per minime varietà di forme, ricordare che dei Cephalopodi se ne sono formati 18 generi, dei Brachiopodi 21, e delle Tri- lobiti non meno di 61 ! (1). (1) Vedi Pictct Traité de Paleontologie voi. i t. 586. 587. È anche rimarchevole, che i zoofiti sono assai più abbondanti nei terreni secondari e terziarii, che nei paleozoici. ATTI ACC. VOI. 1. 3 — 18 — Se si trovasse almeno in questi primi ^^terreni, che in- dividui della stessa famiglia, o generi poco fra loro differen- ti si sviluppassero in grande quantità, si potrebbe in qual- che modo ammettere la possibilità di condizioni determi- nate e favorevoli al loro sviluppo che venissero loro apprestate in quel dato periodo dallo acque nelle quali fecero la loro comparsa; ma il miscuglio di tanti generi, che' dovevano comparire estranei, e che lo erano in effetti, perchè si vi- dero riprodotti in altri terreni, ed in condizioni diverse, co- me si è di sopra notato, fà evidentemente conoscere, che questi generi erano già belli e formati , e che la loro presen- za in quclTepoca era meramente accidentale, e non già do-’ vota alla peculiarità del sito e del fluido che lo copriva. In quanto alla varietà di struttura, che talvolta sembra una semplice modificazione di uno stesso tipo, e quindi ri- feribile ad una pretesa cellula primitiva, non pare a prima vista impossibile; gWEchinidi p. e. possono provenire dallo stesso tipo delle Asterie, con le cinque braccia appianate , rivolte in sopra e congiunte lateralmente sino all’ apice, av- vicinando così le loro laminette calcaree di regolar figura, formando nell’insieme un globo, entro al quale stanziano gli organi tutti di quell’ Essere, protetti e custoditi. Queste cir- costanze non erano sfuggite alla sagacia deU’illustre Linneo che trattando degli Echini, vi assegnò per animale l’Aste- ria; Animai Asterias; lo che pruova una possibile diversità di generi che provengano da una stessa origine; e simili di- versità possono in maggior numero verificarsi nei Gastero^ podi, negli Acefali ec. Ma non perciò si può conchiudere che non provenissero da Generi a tal diversità preparati; chè anzi ogni diversità, strettamente esaminata, ha un fine preordinato, un modo di vivenza particolare. Ci resta a dir qualche parola sul preteso miglioramen- to dei generi e delle specie a misura che dagli antichi ter- reni vanno accostandosi ai moderni . Di ciò abbiamo già di- — 19 scorso in aWro nostro lavoro, e possiamo qui aggiungere che lungi di’ aver pruove di tal miglioramento ne abbiamo, all’ incontro, di deterioramento manifesto in varii Esseri ver- tebrati, ed invertebrati. Dei primi, a cagion d’esempio, nel- la mole smisurata degli antichi Proboscidiani comparata con quella degli Elefanti moderni; in quella dei giganteschi rlani ridotta in oggi nei Coccodrilli, ed in altri minori Sau- riani. Tanto può dirsi dei Rinoceronti, dei Tapiri, ùegV Ip- popotami ridotti orarnai a piccola statura; e nei Moliuschi, come vanno impicciolendo le Ortoceratiti dalle grandi for- me e dalla pesante spoglia che offrirono nel Siluriano ! E le Ammoniti? Noi siamo di tanto persuasi e sicuri, dopo quan- to osserviamo nei fossili del terreno terziario, il solo che in Sicilia ne è sovrabbondante. Le pesantissime valve delle Ostriche, i Pettini di straor- dinaria grandezza, gli Strombi doppii e di grande forma, li Cerizii di un piede e mezzo circa dilunghezzaec.ee. com- parati con gli attuali viventi nel nostro mare ci fan rileva- re la evidente degradazione di quest’ ultimi. Se poi taluni Generi e specie si trovano migliorati in siti particolari, ove è toccata loro una propizia stazione, e favorevoli circostan- ze al loro sviluppo, bisognerebbe esplorare gli antichi ter- reni di quei siti, e cercar di trovare le analoghe specie fos- sili, per porle in paragone con le attuali, onde assicurarsi della realtà del miglioramento; e non già compararle con quelle di altri siti, ove le felici circostanze che precedette- ro lo sviluppo delle une, sono mancate per le altre. Ma, tanto negl’ invertebrati, quanto nei vertebrati, di qual nuovo Essere, o di qual nuovo animale è fatta mai men- sìone in sei mila anni circa, che noi contiamo della nostra Terra? Ma che sono rispetto ai cinquanta mila cheilDott. Dowler ha assegnato allo scheletro umano del Delta del Mis- sissipi, e nel quale ha riconosciuto tutti i caratteri identici della razza attuale dell’ America settentrionale ? — w - Eppure nell’ uomo solo è evidente un positivo miglio- ramento, non già nella struttura del corpo, mà nelle sue fa- coltà fisiche e morali. Dacché lasciò la penosa sua vivenza, obbligato a pro- curarsi lo stentato alimento a via di travaglio e di sudore, e cominciò a passare ad una vita più comoda , ebbe egli r agio di contemplar la Natura, e trovarvi in prima i mez- zi di migliorar viepiù la propria condizione, e rivolgersi in seguito alla conoscenza delle varie risorse che ricavar po- teva da quanto lo attorniava; e potette con esse , ed ajuta- to dalla forza delle sue braccia e dalla agilità delle sue ma- ni, svegliar la mente ad iniziarsi nell’esercizio dei primi saggi delle arti: a conoscere le qualità delle cose, base di quel che in seguito costituiva la scienza; ed in pochi seco- li migliorando sempre più, è giunto a quel grado di poten- za fisica ed intellettuale, che lo rende il Capo d" opera del- la Creazione] mentre dall’altro canto le tante svariate clas- si degli Esseri sono rimasto stazionarie per tutto il lunghis- simo scorrere, non di secoli, ma di epoche q dì periodi geo- logici. L'industria, le arti, le Scienze, il Commercio, il mar a- viglioso c sempre progressivo raffinamento delie scoperte è pervenuto a tal grado di altezza ai giorni nostri, che dirsi potrebbe al ne plus idtra ! Se togli quel che riguarda la Fi- losofia, la Politica c la Religione. In queste l’uomo non pare di aver progredito gran fat- to; sembra anzi che torna sempre agli stessi inconvenienti che minacciano un regresso. Regresso più d’una volta sven- turatamente avvenuto in molte incivilite Nazioni, o per rovi- nosa invasione di Barbari, o per non men barbaro pervertito!* Genio d'innovazione. La Filosofia specialmente, finché si mantenne nell’ utilissimo ufficio di ajutar le intellettuali fa- coltà, dovette riguardarsi come la educatrice e la guida della ragione; ma volendosi elevare al trascendentismo, si è occu- 2i — paia d’ induzioni, di principii astratti, e di indigeste ed in- sussistenti Teorie; quasi chè indispettita e gelosa degli splen- didi progressi delle scienze e delle arti, che tanto sublimano l’uomo, tenta di avvilirlo, riguardandolo come proveniente dal più brutale e più indocile dei Mammiferi, dal turpe Qua- drumane ! Le osservazioni, che troppo leggermente forse abbiam fatto sui fossili del periodo Paleozoico, essendo finora limi- tatissime le parti della Terra esplorate dai Geologi, per po- ter stabilire in modo positivo qualche solida Teoria, ci por- tano a conchiudere, che lungi di potersi tener per fermo , che gli Esseri si fossero gradatamente sviluppati nei suc- cessivi terreni di sedimento, passando dalla semplice a più complicata struttura, si è trovato: 1. Che essi si sono confusamente rinvenuti di varia struttura, e non già conformi alle condizioni particolari dei terreni; dapoiché una gran parte stanziano nei susseguenti terreni senza rimarchevole differenza, benché in condizio- ni diverse di luoghi, di temperatura e di vivenza. % Che la scomparsa di molti Generi si deve a cause particolari, e non già a genef^ali, che avrebbero dovuto in- lluire sopra tutti gli altri, che vivevano nelle stesse condizioni, e che intanto han continuato a vivere neH’epoche successive. 3. Che il miglioramento loro, come si sono gradata- mente avvicinati all’ epoche moderne non può provarsi an- cora, essendovi per l'opposto evidenti pruove di vera de- gradazione. 4. Che la Plastica degli antichi, la generazione spon- tanea, e le forze delta natura non eran capaci di costituire Esseri organizzati. 3. Che i Germi non potevano essere che creati ; ed é probabile che lo furono una volta sola nel tempo che l'Ete- re 0 la Nebulosa si addensava per formare il nucleo della Terra e la sua torbida atmosfera. 6. E finalmente, che nel tempo stesso che non può ne- garsi il singolarissimo ajuto prestato alla Geologia dallo stu- dio dei Fossili, la ristrettissima estensione dei terreni finora esplorati, nella vastità della superfìcie del Globo, non può tuttavia stabilire per cerie le Teorie che si pretende dedurne. Nelle scienze naturali pochi dati non bastano a stabilire una solida teoria. L’ illustre Consigliere Werner, studiando il solo terreno deir Hartz, concepì l’idea della formazione della crosta del Globo, come proveniente dal successivo deposito dei materiali sospesi nelle acque che la coprivano, e secondo le leggi del peso specifico dei corpi; credette di trovar nel Granito la roccia primitiva sulla quale riposava lo Gneiss meno pesan- te: e poscia lo scisto micaceo più leggiero perchò abbondan- te di Mica; e dal minutissimo tritume di queste rocce, for- marsi Io Scisto argilloso. Se si fosse egli allontanato alcun poco dall’ Hartz, avrebbe trovato tutbaltra la successione del- le sue rocce. Hutton ed i suoi seguaci diedero grande estensione alla influenza delle rocce plutoniche; ma nulla poterono con- chiudere sulla loro successione o contemporaneità. I moderni Geologi, non sapendo dar posto opportuno allo Gneiss, al Micacisto ed allo Scisto argilloso, si conten- tarono di appellarli rocce problematiche. Lo studio dei fossili applicato alla Geologia sembra aver dato più efficaci rcsultamenti; e la successione dei terreni sedimentarii pare oramai sufficientemente dimostrata; se non che le precoci sistematiche deduzioni, che se ne vorrebbe- ro inferire, mancano ancora di basi certe; e non sarà diffi- cile che dovessero in appresso modificarsi, se non riget- tarsi del tutto. Noi non possiamo quindi, nella nostra po- chezza stancarci dal ripetere « esser dannoso nelle scienze « positive coordinare a piacere i fatti , e sottometterli alla « velleità di preconcepite e mal fondate teorie. » SULL' ETÀ PROBABILE DELLA MASSA SUBAEREA DELL’ ETNA mnimaDiEflA Comunicala al! Accademia Gioenia di Scieuze Kalurali cella lornata ordinaria del 28 gennaro 1866. DAL SOCIO ordinario E SEGRETARIO GENERALE a' CARMELO SCIUTO-PATTI riìOFESSORE DI COSTREZIONI E DISEGNO NEL R. ISTITUTO DI AGRONOMIA ED AGRIMENSURA IN CATANIA SOCIO DI VARIE ACCADEMIE NAZIONALI ED ESTERE t 1 ■' j r im ’j J3d ’A3rt3Aa'J8 ìMìn imì^ CW3« WMÌil^ |J}f2 (IraUi^ d KuseS tìaétXti)^ * -’m. 1/ I ' . ' ITTAq-OTUlOa OJ3MAAO '} .oinvT««4 i« uri>4ainan * ' Ibìi-*! tu fU'Oiut- uiioia-iA iiaAt w „ ' r #•0 . - I ■» . a Explana potius nobis quae pelimus, ea in- cendia unde oriantur et orta quoniodo perdureiit? Bembo— Adnoe Dialogus. VÌE4U0S0, ardito argomento ed interessante ad un tempo ò quello, che, in questa tornata ho l’onore di sottomettere al vostro saggio giudizio, quale è la determinazione deiretà probabile espressa in cifre del formidabile vulcano che so- vrasta alla nostra città. Curioso argomento in vero perchè tende a sodisfare quella vaghezza di sapere di chi fassi da lun- gi 0 da presso a considerare questo gigantesco c celebrato vul- cano, sia nella sua struttura o formazione, sia nei suoi svariati fenomeni , che a più o men brevi intervalli presenta, sia nelle sue devastatrici eruzioni; e che non ristassi mai dallo interrogare; quanti secoli sono oramai scorsi dalla sua com- parsa sulla faccia del globo ? Ardito argomento perchè die- tro tante indagini severe e tanti studi fatti sul medesimo vulcano da sommi geologi io ardisco esprimere in cifra rotonda il numero probabile degli anni corsi dalla com- parsa subaerea dello stesso sin oggi, lo che nessuno hao- ATTI ACC. rOL. I, 4 — 2G saio espressamente indagare. (1) Interessante infine, riiw scendo allo assunto , perchè possa ciò essere tenuto nella più equa estimazione c rigettate le strane ipotesi ed assur- dità messe innanzi da vari scrittori non geologi, i quali ciò credean dedurre da resultati poco certi ed infondati ; (2) mentre il meraviglioso dei fenomeni talvolta sbalordendo la loro immaginazione, facea loro puro inconsideratamente pro- ferire inconcepibili spazi di tempo. Interessante altresì per- chè potrebbe apprestare un dato probabile alla soluzione di altre importanti quistioni geologiche rimasto indecise. Studiando, per vostro mandato, la grande eruzione av- venuta nel febbraro dell’anno testé spirato, relativamente alla estensione ed al significante volume dei materiali erut- tati, surse nella mia mente il pensiero di riferirlo alla mas- sa totale del monte; indi determinare quante di simili eru- zioni sarebbero mai abbisognate alla formazione della totale enorme massa del vulcano , supposta non essere altro che un semplice cumolo di materiali eruttati, per dedurne, ove ciò mai fosse esatto, l’età del medesimo. Però a precisare con la dovuta approssimazione la data del cominciamento della formazione montagnosa della massa subaerea dell’Etna, ho dovuto spingere oltre lo mie investigazioni e i miei stu- di. E quantunque le effemeridi più esatte estendonsi appena al corso di soli due secoli, pure statuendo gli opportuni cal- (1) Per quanto io mi sappia un solo lia accennato in modo esplicito all’età dell’Etna, quantunque soHo la 'più grande riserba, il sig. Du Pérou — Ingegnere capo degli Studi delle Ferrovie delia Sicilia Notice sur r Etna. (2) Brydon, nel suo vicoggio in Sicilia c Malta parlando dei sette strati di lava di Aci-Reale ricoperti di terra vegetale supponeva un pe- riodo di due mila anni perchè uno strato di lava si fosse ricoperto di quella terra, con sidatto modo di ragionare, si cumulano inconsiderata- mente a migliaja i secoli. =V. Wiseman su la connessione delle scienze colla Religione rivelata=Ragionamcn.to V. — 27 — coli, senza strane ipotesi credo di essere pervenuto ad ot- tenere .una cifra rotonda da esprimere il numero approssi- mativo degli anni che sarebbero abbisognati perchè que- sto enorme vulcano, principalmente col solo dimoio dei materiali eruttati, avesse attinte le dimensioni attuali. Il sommo geologo della Francia Elie De Beaumont nel pregevole lavoro di lui NoHce sur les systèmes cles Montagnes, accennando agli ultimi sistemi, quali sono quelli del Tenaro (al quale fa appartenere l’Etna) e delle Andes porta opinio- ne di essere posteriori alla comparsa dell’ uomo sulla terra. Manifestando però tale divisamente di risulta alle dotte ap- plicazioni di lui non tralascia di far notare: J’ajouterai que « les obsorvations qui conduisent à presumer que les deux « derniers systemes pourraient ètre posterieurs à l’origine « de riiomme me paraissent encore meriter confirmation . Ce sont de premiers jalons qui demandent a ètre suivis « avec uno attention proportionnee à l’ importance de la « question. Jusqu’ à préscnt les questions de ce genre ont « ctc plus souvent eludées qu’abordccs par la Science; et « ont cté traitées comme sortant en quelque sorte du domai- « ne de la géologic; mais on ne' voit pas pourquoi lagóo- <( logie s’ arrèterait au point où commence l’histoire. Elle « a puisc d’utiles lumiòres dans l’ètude des changements jour- « naliers qui s’operent sur la surface du globe et dans les « documents historiques qui constatcnt l’etendue de ccs chan- « gements. Elle pourrait en puisser aussi dans les grandes « traditions du genre humain, et dèjà elle à reussi cà dé- « pouiller une partie de ces traditions de ce qu’ clles ont « cu d’incroyable pour quelques uns de nos devanciers » (1). Trattando quindi siffatto argomento , con principi del tutto diversi da quelli che guidarono il sullodato scrittore il che verrebbe nei resultati a dare o pur no la conferma (I) Tom. II. pag. 772. 73. — 28 — alla opinione succennata; non lio trascurato di avvalorare il mio ragionamento con tutte quelle tradizioni e notizie , relative all’Etna che ci sono in un modo più o meno espli- cito pervenute, e che però all’ uopo verranno richiamate e discusse. Però pria di procedere alla esposizione dei principi che mi hanno guidato, e dei resultati che ho ottenuti, fa d’uopo premettere una sommaria descrizione topografico-gcologica del vulcano; dire in seguito sull’ epoca geologica della compar- sa subaerea dello stesso, ’ed indi passare alla determinazio- ne degli anni probabilmente corsi dalla sua comparsa sin oggi. La posizione geografica dell’Etna, determinata dal cra- tere principale che ne costituisce la sommità, secondo Walter- shausen (1) ò a 32° 43' 26”, 7 di longitudine Est dal meri- diano del Ferro, ed a 35° 50' di latitudine Nord (2) . La massa totale è conterminata ad oriente dal mare Jo- nio, a tramontana dal corso del fiume Alcantara ad occidente e mezzogiorno dal corso del Simeto. La superficie totale compresa fra gli indicati limiti misura 1428 chilome- tri quadrati dei quali soli 1109 di terreno esclusivamente vulcanico. La forma del monte è una vasta piramide tronca molto irregolare, per lo che presenta un aspetto ognor vario se- condo il sito ed il punto donde viene osservato; così dalla parte di Catania presenta lo aspetto di un cono tronco rego- lare, mentre dalla parte orientale, da Giarre, mostra un pro- filo del tutto diverso , una forma piramidale fiancheggiata da altre due prominenze quasi simmetriche, e dal lato oc- cidentale poi un informe ed irregolare profilo; da una (1) Carta topografica dell’Etna. (2) Il cratere dell’Etna secondo Smytli è a 12.° 40/ 45" dal meri- diano di Parigi. — 29 — parie una enorme gibbosità , alla cpjale sovrasta in forma di cono tronco il gran cratere, e dall’altra un’acuta pro- minenza; ciò non di manco il suo aspetto è molto pittore- sco e soddisfacente, ed al primo colpo d’ occhio sembra di avere una struttura assai più semplice del Vesuvio. I suoi pendi sono meno ripidi, più uniformi da tutti i lati, e la sua massa rappresenta ad un dipresso la forma di uno scudo rovescio con la prominenza centrale. La maggiore lunghezza della base nella direzione di S. N. 17°0; cioè da Catania a Randazzo òdi chilometri 45, e la maggiore larghezza da Est ad Ovest, 7°, N. cioè da Ripo- sto a Bronte è di chilometri 38. La sua altezza sul livello del mare, variamente calco- lata è di 3314 metri secondo Smyth; di 3315™ secondo una barometrica misura di Sir Giovanni Herschell, di 3322™ giu- sta gli angoli di altezza misurati da Cacciatore a Palermo, e calcolati ammettendo 0076 pel valore della rifrazione ter- restre, di 3303™ secondo le misurazioni di Waltershausen ; di 3317™ secondo i lavori dello stato maggiore italiano, e di 3311™ secondo Du Pcrou Ingegnere Capo degli studi delle ferrovie della Sicilia. (1) Il cratere principale secondo la carta topografica rile- vata dal chiarissimo B. Sertorius de >Valtershausen trovasi alcpianto al Nord della base; perlochè il corpo della monta- gna, nelle varie zone che la costituiscono, le quali sono la piedimontana o coltivata, che si eleva in media a 1300“ sul livello del mare, la nemorosa o boschiva che giunge alfial- titudine media di 200,™ e la scoperta o nevosa, presenta va- rie inclinazioni, come puossi rilevare dai profili che ho l’o- 1 nore di sommettervi delineati su di una scala di '[qq qqì) del vero; così nella linea S. N. 17°, 0 da Catania al cratere, (1) Op. cit. 30 — ia ragione piecliinontana, forma in media un angolo coir o- rizzonte di 3° 16'; la nemorosa di 8°44' e la scoperta 12"4'; ^ nella linea E-0 4° N. da Riposto al cratere la prima misu- ra un angolo di 5"31', la seconda di 9°47', e la terza di 15”13', talché Tacclività media della prima regione sareb- be di 4°^4'30", della seconda di 9°15'30" e della terza di 13°38'30". Secondo Fighier la regione coltivata è incli- nata di circa 3°, la regione media misura 8° d’inclinazione, ed il cono ellittico della sommità presenta 32° d’ inclinazione. (1) La superficie di questa vasta montagna è cospersa da montuosità di forma conica tronca, talune delle quali pre- sentano notabili altezze, e che vanno distinte con particola- ri denominazioni (2j. Queste prominenze sul corpo dell’ Etna sono crateri secondari estinti, ed a ciascheduno di essi corri- sponde una eruzione laterale e segnano, come osserveremo, il secondo periodo dell'attività vulcanica dell'Etna. Un vasto avvallamento della estensione superficiale di 32 chilometri quadrati circa si riscontra nella parte orien- tale dell’ Etna, e comprende la grande VcUle del Bove con le adiacenti, del Leone, del Trifoglietto,(ìì CalamiaQdìScm-^ fjiacomo ec. i cui bordi presentano formidabili dirupi, e pen- di ripidi ed alpestri, che rendono quasi inaccessibile, per questa parte la sommità del Vulcano. Su la vasta estensione che costituisce la regione piedi- montana 0 coltivata esistono 50 circa tra città, villaggi e borgate che complessivamente racchiudono circa a 273000 a- nime, che la feracità del suolo e la salubrità dell’aere, non ostante i gravi pericoli che loro sovrastano dei formidabili in- (1) La terre avant le deliige. = pag. 450. (2) Questi inonticelli ascendono a 176; dei quali 1 55 sono distinti con nome proprio, e 21 senza nome, oltre ai crateri dell’ ultima eru- zione del 1865, al numero di cinque. — 31 cendi, e dei violenti tremuoti, haii fatto quivi arditamente stabilire. (I) Studiando la costituzione geologica delTEtna rilevasi clic la massa vulcanica della stessa è conterminata alla base da una estesa formazione sedimentaria d’argille e sabbie ma- rine, la quale cinge e taglia spesso al disotto le più antiche correnti vulcaniche che si riscontrano lungo la base istessa. Esaminando partitamente questo antico estuario, riscon- trasi in vari siti ancora allo scoverto dentro V area istessa della base del vulcano. Lungo la parte meridionale s’osser- va per gran tratto allo scoperto nella contrada detta delle Terre-Forti che s’estendono immediatamente al sud ed al- l’ovest di Catania sino nei dintorni di Paternò; si riscontra poi lungo la base orientale in vari siti nelle contrade di Ci- fali, sobborgo al nord di Catania, di Leucatia, S. Paolo, Ca- tira, Nizzeti, Aci-Castello, ed Aci-Trezza; indi s’appalesa so- pra Trezza e Sauri sino alle così dette Pietrazze, ai Muli- ni e Santa Venera, sostenendo al disopra le antiche correnti dell’Etna, e più lungi ancora si sciiopre in qualche punto sovra Aci-Catcna, donde sca^riscono le abbondanti acque che da quella contrada provengono; si riscontra in fine nelle contrade di Mascali, al sud del quartiere di Nunziata nel si- to detto la tùnpa, dove scaturiscono le copiose sorgive che inaffiano i fertili campi sottostanti; nelle adiacenze della con- trada Scorciavacca ed indi nelle vicinanze di Piedimonte. Dalla parte di settentrione poi il massiccio vulcanico dell’ Etna si appoggia a vecchi terreni sabbiosi— arenarea mi- ti) La popolazione sparsa nella regione piedimontana dell’Etna sta alla superficie del terreno nel rapporto medio di 385 per ogni chilo- metro quadrato, riflettendo poi che la maggior parte di detta popola- zione trovasi stabilita sulle falde meridionali ed orientali in queste lo- calità sta nel rapporto prossimativamente di 550 per ogni chilometro quadrato. cacea con lignite— secondari e terziari, clisiinti da Hoffmann con la denominazione generale di formazioni appcnnine{\] comprendendo in questo termine, secondo Lyell intere se- rie cretacee ed eoceniche. Dalla parte d’occidente, final- mente, si riscontra per gran tratto allo scoverto la succen- nata formazione di gres ed argilla tra Randazzo e Maletto, tra Bronte ed Adernò, e sotto Adernò e Biancavilla s’osser- va il medesimo terreno sottostante a vecchie correnti di lave prismatiche che vennero sovr’esso terreno ad estendersi . Alla Motta e Paterno, dentro l’area del sopra descritto ' estuario si riscontrano, affatto isolati, interessanti monu- menti di antiche eruzioni vulcaniche, e lungo la base orien- tale, nel medesimo estuario si osserva il terreno basaltico di Aci-Trezza. Superiormente al suddescritto terreno in vari punti sta deposto un sedimento alluviale antico, che in talune loca- littà come nella contrada Terre-Forti presenta grande svi- luppo; e comprende pure tutta la estesa valle del Simeto. Questo alluviimi è costituito da agglomerazioni di ciot- toli, di forma perfettamente arrotondita, di gres nummuli- tico, lavagne fìssili d’argilla, granito, gneis, micascisto, ed una varietà di altre roccie non escluso il basalto, ed altri ' di quelli di gres , presentano oltre i settanta centimetri di diametro, ma però sono sempre arrotonditi. Infine superiormente al cennato alluvium esiste un al- tro sedimento in forma di tufo, formato di un’alternazione di piccoli letti di sabbia e lapilli vulcanici, mescolati a pic- coli ciottoli analoghi a quelli della pudinga, ed a nodoll ma- gnesiaci simili a quelli delle marne superiori (2). Questo tufo (1) Vedi Geognostique Carte von Sicilien. (2) Note sur les terrains tertiaires et quarternaires des environs de Catane par M. B. Gravina- Bullettin de la Soc. Geol. de Trance 2* Ser. T.2 XV. pag. 407. — 33 — si riscontra in molte località della contrada Terre-Forti do- ve attinge in qualche punto la spessezza di 20 metri. Esso poi presenta un grande sviluppo nella contrada Fascino e Lencatiaaì nord di Catania, dove misura la spessezza di 20 a 38 metri. È in stratificazione discordante con le sottostanti argille, e differisce solo da quello della contrada Terre-Forti in quantochè contiene blocchi di lava e di basalto in prismi articolati od in bombe, ma sempre nello stato arrotolato, con- tiene inoltre impronte di piante, e tronchi d’alberi disposti orizzontalmente. (1) Il sommo geologo inglese Sir C. Lyell nel suo pregevo- le lavoro titolato Structure of Lavas lohich hcwe con^ solHated on steep slopes ec. — inserito nel Voi. 148, Farteli, delle transazioni filosofiche della Società Reale di Londra, ha determinato con tutta precisione l’età geologica dei so- pra descritti terreni; ed ha fatto rimarcare che gli strati ar- .gillosi di Nizzeti e Citali e con loro di tutte le altre località della base dell’ Etna, s’ approssimano in età alla balza di Nor- wich, e delle due quest’ ultima è forse la più antica. Que- sto terreno che come abbiamp cennato spesso taglia e cin- ge da ogni dove la base dell’Etna contiene conchiglie mari- ne delle quali quasi 19/20 appartengono a specie ancora vi- venti nel mediterraneo, perlocchè è stato caratterizzato co- me appartenente al nuovo pliocene o pleistocene. Il soprastante altuviuni secondo il sullodato geologo è stato ‘deposto da correnti provenienti dalla parte centrale ed occidentale della Sicilia, molto però al di là delle zone del- l’Etna. Questi due terreni il pliocenico e 1’ alluviale, mostrano evidenti tutti i caratteri di un graduale sollevamento lungo la base orientale e che forse tutt’ ora continua, come è sta- to riconosciuto e discusso dal distinto Prof. Sig. G. Giorgio ni Gravina op. cit. pag. 408, , ATTI ACf. VI’L I. o 34 Gemmcllaro in questa nostra Accademia (1) e confermato dal dotto geologo inglese. Ciò premesso passiamo a ragionare sull’ età geologica della massa subaerea dell’ Etna. Sembra che distinti geologi non siano stati pienamente d' accordo intorno a ciò. Il nostro dotto Prof. Cav. Carlo Gemmcllaro opina essere 1’ Etna anteriore alla succennata formazione terziaria, e la sua massa già in gran parte for- mata quando il detto terreno di gres ed argilla veniva a depositarsi ed a circondarne la base (2). Il sullodato Geologo inglese Sig. C. Lycll opina ben al- trimenti, ed ammette che la grande massa dell’ Etna, ovve- ro tutta quella parte che è d’ origine subaerea sia posterio- re alla cennata formazione pliocenica, e la crede piuttosto coeva all’ alluvium soprastante , portando però opinione che le fondamenta siano state probabilmente poste nel mare, le quali crede con ogni vcrosomiglianza contempo- ranee ai basalti ed agli altri prodotti ignei delle isole dei Ciclopi c di Aci castello , i quali ha caratterizzato come ap- partenenti al periodo delle conchiglie fossili di Cifali c di Nizzeti; perlochò assegna per età geologica della massa sub- aerea deir Etna il periodo post-pliocenico (3). L’eminente geologo Elio De-Beaumont nel pregevole la- voro di lui Notice sur les Systèmes de Montagnes rapporta l’Etna al sistema del Tenaro e del Vesuvio, c considera que- sto sistema come altresì quello delle Alpi e l’altro delle An- des appartenenti agli ultimi periodi geologici, ed i due del Tenaro e delle Andes d’origine quaternaria e probabilmen- te posteriori alla comparsa dell’ uomo sulla terra; conside- rando però l’ ultimo come il più recente (4). (1) Atti Gioen. V. XVI. Ser. IL (2) Geinmellaro Vulcanologia dell’ Etna. (3) Lycll, op. cit. (4) Noticc sur les Systemes de Montagnes. pag. 772, 35 — Questi due sommi geologi quindi sono concordi nell’ as- segnare al nostro vulcano per età geologica della enorme massa subacrea dello stesso il periodo postpliocene o qua- ternario . Il Sig. Du Pèrou Ingegnere Capo degli Studi delle Fer- rovie della Sicilia nella elaborata memoria di lui Noticé sur l'Etna, con ogni riserha là rimontare la età di questo vulca- no a quarantadue secoli, assegnando per l’epoca della for- mazione del vasto massiccio dell’Etna quella del diluvio sto- rico, attribuendone lo straordinario e rapido accrescimento della massa alla catastrofe, che cangiando 1’ equilibrio dei mari, separava la Sicilia dalle Calabrie. « V Etna, scrive que- sto distintissimo ingegnere, restando senza dubbio solo a secco diveniva runico diversorio delle lave , essendosi dovuti estin- guere rapidamente tutti gli altri vulcani sottomarini; la sua massa allora ingrandiva rapidamente sino al punto che sta- bilivasi fra le forze produttrice e destruttiva l’equilibrio che oggi ha reso stazionaria la sua altezza, yy Noi non ci faremo per nulla a discutere su i princi- pi comunque differenti che hanno guidato i sullodati geo- logi alla determinazione del periodo geologico al quale l’Et- na appartiene, e tuttoché portiamo pieno convincimento, per le nostre limitate conoscenze geologiche, d’apparte- nere la massa subaerca dell’ Etna al periodo quaternario an- ziché a periodi antecedenti, lungi di svolgere i principi che ci hanno guidato a tale determinazione, preferiamo conva- lidare la succennata ipotesi con i resultati ai quali ci gui- ' deranno le seguenti investigazioni che costituiscono il no- stro assunto; quale é quello della determinazione dell' età espressa in cifre, od in altri termini del numero probabile degli anni corsi dalla comparsa subacrea dell’ Etna sin oggi. Determinando il volume della massa totale del vulcano nelle sue attuali dimensioni di estensione superficiale ed 30 altezza j ; decomponendolo per maggiore approssimazione in vari tronclii di piramide a basi paralelle circoscritti alle cor- rispondenti sezioni della massa, questo volume risulta di me- tri cubi 724 475 925 360 valquanto dire prossimamente u- g'uale a chilometri cubi 724 e mezzo. Grave contestazione è sorta fra geologi eminenti se la formazione del corpo montagnoso fosse principalmente do- vuta alla straordinaria forza dei sollevamenti, od invece al semplice cumolo dei materiali eruttati; Elie de Beaumont ha sostenuto la prima ipotesi, ed ha considerato la enorme gibbosità che presenta il corpo deU’Etna, come prodotta dal- la forza dei sollevamenti, estesa ed accresciuta in seguito la massa delle diverse correnti di lava successivamente e- ruttate. Humboldt sembra sostenere in parte la medesima ipotesi però più moderatamente, ammettendo un originario cratere di sollevamento; il nostro Prof. Cav. C. Gemmellaro inclina ad altra ipotesi, e considera 1’ Etna formato dal sem- jdicc cumolo dei materiali eruttati. Sir. C. Lyell nel sullo- dato lavoro (2) ha testò combattuto la prima ipotesi e so- stenuto altrimente. Questo dotto ed eimnente geologo hadi- (1) Nella determinazione del volume non si è tenuto conto del grande avvallamento costituente la valle del Bove, e di tutt’ altri esistenti sul corpo del monte, questo considerandosi come pieno; l’altezza del monte si è considerata solo di metri 3000 essendosi la rimanente altezza di met. 315 ritenuta come altitudine media del sottostante terreno ter- ziario clic secondo noi si estende su la totalità della superficie di ba- se, c su del quale sono venute ad estendersi e accumularsi le lave del- l’Etna moderno. I volumi parziali corrispondenti alle varie regioni sono: llegionc piedimontana M. C. 507 597 400 000 « Nemorosa M. C. 167 432 849 300 « Scoperta M. C. 49 445 670 000 Volume totale (1) Op. cit. Met. 0. 724 475 925 360 mostrato la insussistenza della prima ipotesi c giudica es- sere inapplicabile per 1’ Etna la parola di cratere di solleva- mento anziché quello di cono o cratere di eruzione. Noi non ci facciamo per nulla a secondare la ipotesi dei sollevamenti, ma non' opiniamo di non doversi ammettere un originario cratere prodotto dalla rottura della scorza so- lida, come costituente una parte qualsiasi della massa del vulcano; opiniamo poi bensì aver molto contribuito allo ac- crescimento la forza di iniezione delle materie fuse nello interno della massa istessa del monte , lo che nissun geo- logo sembra di avere affatto escluso. La soluzione di tale quistione implicherebbe seco la di- scussione della formazione originaria del cono del vulcano non solo, ma sibbene quella dell’ azione e misura della forza espansiva dei gassi che si sprigionano dal focolare e quella della forza d’iniezione delle materie fuse nello interno del- la massa del monte. Sembra non potersi revocare in dub- bio che nella originaria formazione d’ un vulcano, la resi- stenza che incontrano nel veicolo di eruzione le masse ro- venti che in soverchia copia spingonsi contro la superficie cagionar deve E aumento della forza sollevatrice, la quale vincendola sulla resistenza, no determina la rottura, o sbal- zando c rovesciando la parte media della superficie inve- stita deve necessariamente produrre un cono ben diverso da quello di eruzione formato da semplice cumolo di ma- teriali eruttati e che Leopoldo DeBuch addimandava crate- re di sollevamento. Però ammettendo un tale originario cratere non osiamo affatto assegnare ad esso straordinarie dimensioni, e quali che queste si fossero crediamo non do- vere il medesimo porsi in calcolo, non costituendo parte della massa del monte che noi consideriamo avendo que- sta potuto porre probabilmente le sue fondamepta nel mare. Passando allo esame della forza di iniezione delle ma- terie fuse il grande avvallamento della Valle del Bove che -as- solca profondo P interno della massa dell’Etna, dimostrala esistenza di formidabili dighe, che mostrano di essere pe- netrate a traverso del massiccio. «La quistione principale, scrive alP uopo il sommo Lyell, che resta ancora a studia- re, è di sapere sino a qual punto ciascuna montagna di o- rigine ignea, che abbia un asse doppio come P Etna, o sem- plice come il Vesuvio, debba una parte della sua forma co- nica od a cupola ad un gonfiamento graduale della sua massa causato dalla iniezione delle dighe di materia fusa ; come pure sino a qual punto il medesimo agente possa da- re ai tufi ed alle lave una inclinazione maggiore di quella che avrebbero avuta in origine». Questo eminente Geolo- go dalle sue osservazioni sull’ Etna porta opinione non do- versi attribuire oltre di un quinto dell’ inclinazione degli strati invece dei quattro quinti quanto ne richiederebbe la teoria dei sollevamenti. Or ponendo a calcolo un tal supposto aumento della massa prodotto dalla iniezione delle materie fuse , e con- siderando solo nel complesso un quinto della inclinazione ne risulterebbe nel totale volume di sopra espresso una diminuizione di un decimo circa, perlochò il totale volume di sopra determinato ridurrebbesi a metri cubi fio.2 028 332; 724 pari a chilometri cubi C52. Ciò determinato proviamoci di rintracciare negli ordi- nari fenomeni del vulcano i dati precisi onde addivenire alia determinazione dell’età probabile degli anni corsi dal- la sua comparsa subaerea sin oggi, che dedurremo solo dalle sue svariate eruzioni; senza sgomentarci del vago ed indeter- minato acni naturalmente dovremo arrestarci, poiché una volta trovato il mezzo di porre alla provatali supposizioni esse possono rischiararsi c guidarci a risultamcnti positivi rilevanti onde addivenire alla determinazione succennata. Sembra indubitato che l’Etna sino dalla più remota an- tichità abbia mantenuto una attività perenne nelle sue ac- — 39 censioni. Noi troviamo registrato questo fatto nella storia di tutti i tempi. Nell’epoca favolosa osserviamo essere state simboleggiate le antiche eruzioni nella guerra dei Titani con- tro Giove, figurata colla sovrapposizione di monti a monti, c nella sconfitta toccata a questi formidabili figli del Tartaro e della Terra si accenna ad altra catastrofe, della quale a suo luogo terremo parola, come la sepoltura di Encelado sotto la ignivoma montagna è il simbolo della sua perenne accensione; il ratto della bella Proserpi na figlia di Cerere per opera di Plutone sarebbe un simbolo della distruzione delle ricche raccolte appgrtate dal fuoco; come negli amo- ri di Aci c Galatea i quali rimasero schiacciati sotto i sassi lanciati dal geloso Polifemo, si vede simboleggiato il fiume Aci sepolto sotto le lave dell’Etna; infine la flotta di Ulisse esposta a perire sotto gli enormi projettili dei Ciclopi; i quali favolosi racconti tutti non altro figurano che le diverse for- midabili eruzioni avvenute in quella età remota, e quindi l’antica c perenne attività delle accensioni dell’Etna. La storia antica ricorda in modo esplicito formidabili in- cendi. Secondo Diodoro (V. G.”), i Sicani che abitavano la Sicilia avanti i Siedi, furono obbligati di confinarsi nella par- te occidentale dell’Isola per fuggire le eruzioni dell’Etna che durarono vari anni. Esiodo accenna ad eruzioni deva- statrici avanti lo stabilimento delle colonie greche. Pindaro ed Eschilo fanno menzione della grande eruzione avvenuta sotto Cerone nel anno della 75.* olimpiade. Diodoro ci ha segnalato pure quella avvenuta durante la guerra di Dio- nisio contro Cartagine (4^7 anni av. G.C.) La storia ci rac- conta come il generale Amilcare fosse arrestato nella sua marcia dalle lave corse dell’Etna che gli barrarono il pas- saggio. Sotto la romana dominazione sono ricordate quindici eruzioni avanti l’era cristiana. Da quest’epoca in poi gli storici fanno cenno di molte 40 altre eruzioni ; però tutte, come le antecedenti notizie, di- lettano di dati precisi , sia relativamente all’epoca che ai fenomeni che l’ accompagnavano, non chò al sito e la loro durata. Siffatte notizie però sono valevoli ad accertarci dal- la non mai interrotta vulcanica attività (1) ; e solo è dalla seconda metà del secolo decimosettimo che la storia degli incendi dell’ Etna fornisce documenti sufficienti relativi al loro studio. Perlochò per avere dati precisi e non equivoci limiteremo il nostro esame unicamente al corso dei due ultimi secoli, valquanto dire dal 1669 al 1865. Esaminando il superiore periodo rileviamo dapprima es- sersi verificato nel primo secolo cioè dal 1669 al 1765 se- dici eruzioni, e sedici eruzioni egualmente verificate nel cor- so del secondo secolo, cioè dal 1765 al 1865. Però se uguale è stato il numero delle eruzioni, la lo- ro produzione complessiva di materiali eruttati presenta nell’ultimo secolo una notabile differenza in meno. È que- sto il primo fatto importante che lo indicato periodo rivela e che fa d’uopo attentamente valutare. Il seguente specchietto mostra le successive eruzioni verificate nel corso dei due succennati secoli, con la indi- cazione della data, della estensione superficiale di ciasche- duna eruzione e del volume del materiale eruttato, servito essendomi all’uopo dalla esattissima carta topografica del- ti) Ai tempi (li Nerone inclinavasi già a Roma a porre l’Etna nella classe delle montagne ignivome che si vanno estinguendo a poco a poco (Seneca Epis. 79); e più tardi Eliano affermava anzi che i naviganti co- minciavano a vedere molto meno dall’ alto mare la sommità che anda- vasi accasciando (Eliano Var. hist. Vili, ). Al certo un (jualche pe- riodo maggiore d’inattività, o di scemamento di intensità nella forza eruttiva, avranno potuto indurre a quella credenza sulla prossima e- stinzione dei fuochi dell’Etna, il fatto citato da Eliano poi accenna a taluna di quelle modificazioni alla quale il cratere va spesso sogget- to, essendosi più volte sprofondato e modificato nella forma. l’Etna rilevata dal B. S. di Waltershaiiscn con l’assistenza dello illustre matematico ed astronomo F. E. Cristiano Peters. Tabella delle Eruzioni deil’EIna corse dai tOOO ai 1SG5 1 1 D4TA SUPERFICIE METRI QCAD. VOTCME IIV PARZIALE METRI CUBI TOTALE 1 OSSERVAZIONI 1669 38 000 000 760 000 000 \ 1672 6 000 000 48 000 000 1 1688 6 000 00;) 48 000 000 1 1689 8 000 000 80 000 000 1 1693 Eruzione di sabbia 1 1702 12 OOÓ 000 120 000 000 1727 16 000 000 160 000 000 1 1732 15 OOO 000 150 000 000 i 1733 20 000 000 200 000 000 1744 2 000 000 10 000 000 . 1747 6 000 000 48 000 000 1752 6 eoo 000 48 000 000 I 1755 6 000 000 48 000 000 i 1758 8 000 000 80 000 000 1759 4 000 000 20 000 009 1763 27 000 000 270 000 OOO Sommano 2 090 000 000 2 090 000 000 1766 11 000 000 132 000 000 1 1780 7 000 000 70 000 000 il 1787 1 OOO 000 5 000 000 II 1792 15 000 000 450 000 000 Secondo il C. G, Alessi il 1802 6 000 eoo 60 000 000 1805 Eruzione nello interno ! 1809 4 000 000 20 -000 000 del cratere ' 1811 6 000 000 48 000 000 1819 10 000 000 ■ 100 000 000 i 1832 8 000 OJO 80 000 000 i j 1838 2 030 000 10 000 000 i 1842 3 000 000 15 000 000 i i 1813 12 000 000 120 000 000 1 1852 13 000 000 130 000 000 • 1 1 1863 120 000 960 000 Secondo Silvestri 1865 9 620 000 92 500 000 Secondo Da Pérou Sommano 1 333 460 000 1 333 460 000 Totale 3 423 460 000' ATTI ACC. VOL. I. 6 42 — Dal superiore quadro rilevasi che il materiale eruttato nel primo dei due secoli è stato di metri cubi 2 090 000 000 al quale aggiungendo il ventesimo pel prodotto dei crateri si ha un volume totale di metri cubi 2 194 500 000. Il materiale eruttato nel secondo secolo è stato di metri cubi 1 333 460 000 al quale aggiungendo, come sopra, il ventesimo pei crateri risulta il volume totale di metri cubi 1 400 133 000. Paragonando questi duo valori si riscontra pel primo se- colo un eccesso di metri cubi 794 367 000 equivalente al terzo circa dello stesso, ed equivalente alla metà circa del prodotto deir ultimo secolo. Humboldt studiando i vulcani in attività porta il con- vincimento che la misura della sollevante forza si manife- sta nell’altezza del vulcano, essendo l’attività vulcanica in ragione inversa dell’altezza di essi, (1) la quale altezza è sì variabile che ora presenta le dimensioni di una semplice collina ( il vulcano di Cosima una delle Curuli Giapponesi j ora quella di un cono di 6000 metri di elevazione. « Mi è sembrato, nota l’autorevole scrittore, che l’altezza dei vul- cani abbia una grande influenza sulla frequenza delle eru- zioni, e che questa sia più attiva nei più bassi che nei più alti » c ricorda all’ uopo la seguente serie « lo Stromboli (707 metri); il Quacamayo nella provincia di Quixos , che tuona quasi ogni giorno; il Vesuvio (1181 metri); l’Etna (3313 metri); il Picco di Tcneriffa (3711 metri); il Cotopaxi (5812 metri). Se i focolari di questi vulcani sono situati alla stessa profondità è necessaria una forza maggiore per sollevare (1) Il Prof. Leopoldo Pilla studiando i tre vulcani ardenti dell’I- talia nota pure siffatta circostanza « La differenza più curiosa che scor- gesi fra le azioni dei tre vulcani è quella che riguarda la loro fre- quenza, la quale è in ragione inversa della loro grandezza. » Alti del- l'Ac. Gioen. Voi. XII pag. 106. t — 43 — ie liquefatte masse ad una altezza sei od otto volte più gran- de. Mentre rumile Stromboli è in travaglio incessante, co- me dicono, almeno dai tempi omerici , e qual faro nel ma- re Tirreno serve di guida ai naviganti, sonovi altri vulca- ni più alti caratterizzati per lunghi intervalli d’ inazione. Così vediamo le eruzioni dei maggiori colossi che coronano le Cordigliere distanti quasi un secolo una dall’ altra. Se si nota qualche eccezione a questa regola , continua- il sullo- dato scrittore, alla quale io ho di già da lungo tempo av- vertito, è possibile che la corrispondenza tra il vulcanico focolare, ed il cratere di eruzione, non debba , per tutti i vulcani che sì confrontano , essere ritenuta permanente- mente libera in eguale misura. Nei più piccoli può il ca- nale di comunicazione essere lunga pezza ostruito per mo- do che rare diventino le eruzioni, senza che perciò siano prossime alla estinzione» (1). Se però le altezze minima e massima dei punti nei quali la vulcanica attività della parte interna del globo si mostra costantemente efficace alla superfìcie , formano un oggetto di comparazione ipsometrica,, che per la fìsica descrizione della terra ha l’ interesse tutto proprio di ogni fenomeno concernente la reazione delle masse che liquefatte s'avvol- gono nel seno del nostro pianeta, contro la esterna cortec- cia di esso; è giocoforza ammettere; che nel medesimo vul- cano, la cui attività non è stata per lunghi periodi interrot- ta deve questa altezza medesima col suo più o meno ra- pido accrescimento avere influito di molto sia sulla frequen- za che sulla forza delle eruzioni. Quindi se egli è mai vero che nella altitudine dei co- ni vulcanici si appalesa la misura della forza sollevatrice ; se è vero altresì, ciò che dai fìsici s’ ammette, il graduale raf- freddamento del globo, valquanto a dire il decrescimento (I) Cosraos Tom. 1 pag. 209, della temperatura media, dovuto alla diffusione lenta del ca- lore primitivo, al quale i pianeti devono, secondo la ipotesi più generalmente ricevuta, la loro forma sferoidale e la di- sposizione regolare dei loro strati dal centro alla superficie, in rapporto della gravità specifica; se è vero infine clic una differenza esiste tra la temperatura media della crosta del globo e quella della sua interna massa, attribuendo un mag- giore decrescimento, fra queste due differenti temperature medie, a quella superficiale, neconsiegue: Che ritenendo per misura della forza espansiva che si sviluppa dal vulcanico focolare il prodotto del materiale eruttato in quest’ ultimo secolo nel quale il vulcano ha di già attinte le attuali di- mensioni, sotto la influenza del presente grado di temperie della scorza e della massa interna della terra, deve neces- sariamente ammettersi pei secoli antecedenti un graduale aumento nella manifestazione della vulcanica azione, sì sul- la frequenza delle eruzioni che sul prodotto dei materiali eruttati, come una progressiva diminuizione dovrebbe spe- rimentarsi nei secoli futuri. Perlocchè, a mio avviso, non è da ritenersi affatto co- me una mera accidentalità lo eccesso di prodotto nei ma- teriali eruttati nel secolo antecedente , ma deve ritenersi piuttosto come un fatto che conferma la teorica succennata e nella specie poi esprimerebbe il valore per apprezzare la progressiva diminuizione dell’attività vulcanica dell’Etna; lo che verrebbe ad offrirci, nel nostro assunto, un altro dato per addivenire alla soluzione del quesito propostoci. Che l’Etna abbia manifestato una maggiore attività nei secoli remoti più che nei secoli ultimi ricavasi dai racconti comunque- oscuri o favolosi dei popoli primitivi. Esaminan- do con sana critica le narrazioni della favola, rileviamo nei tempi antistorici una incessante e straordinaria attività nel- r Etna. Nella cennata favolosa guerra dei Titani contro Giove che si ingegnavano di sovrapporre monti a monti, altro una — 45 — sana mente non ravvisa che successive c formidabili eru- zioni, che produrre doveano un rapido e straordinario ac- crescimento della massa del monte; nel racconto di Diodoro Siculo relativo allo allontanamento dei Sicani da queste con- trade è espressamente detto esserne la causa Vó. durata de- gli incendi per vari anni, i quali incendi fa d’uopo suppor- li di straordinaria energia, estendendosi su vasta estensione di suolo (1), e noi già conosciamo che la più formidabile eruzione avvenuta nei tempi moderni quella del 1669 non ebbe una durata maggiore di nove mesi (2); e se non vuoi- si affatto supporre un solo l’ incendio riferito da Diodoro della durala di vari anni fa d’uopo però ammettere grandi incendi successivi in breve volgere di tempo, e tutti for- midabili e devastatrici a segno da produrre timore tale a quegli antichi abitatori da indurli a rifuggirsi nella parte oc- cidentale dell’ isola, da dove non potean ne anche scoprire la estrema vetta della ignivoma montagna. Ammesso quindi come indubitato il fatto di una mag- giore attività vulcanica nei tempi andati, la quale è venuta gradatamente scemando, potrebbe nella valutazione della me- desima ritenersi, pel periodo in esame, come misura di sif- fatto scemamento di forza, ove mai fossimo bone accerti, la differenza di sopra notata del prodotto dei materiali eruttali. Se la differenza dei prodotti anteriori è per noi inde- terminata, e se la serie formata per altri termini succes- sivi anteriori è da noi imperfettamente conosciuta, le osser- (1) Alessi —Gemmellaro — Ferrara ec. Ù-) « .... iiìa poscia che l’Etna cominciò ad esalar fiamme in molti luoghi, e molto fuoco spargendosi nella vicina regione, la terra ne era devastata a lunghi tratti, scorrendo l’incendio per molti anni in quella regione, gli abitanti astretti dal timore, abbandonate le parti orientali dell’Isola, oltrepassarono nelle parti occidentali n Diodoro Sic. L. V. — 46 — vazionì di già addotte, circoscrivono ciò non pertanto fra certi limiti la legge, la quale allorché essi fossero comple- tamente conosciuti dovrebbe esattamente manifestarsi nella loro successione. Spingendo oltre le nostre investigazioni su i resultati che presenta la superiore tabella relativa ai differenti pro- dotti delle varie eruzioni; si riscontra egualmente per pe- riodi anche minori una differenza sempre maggiore. Così la differenza fra i prodotti delle due metà del primo secolo è di 1/4 circa, e fra la seconda metà del primo secolo e la prima del secondo secolo è di 1/3 circa, e fra questa e la seconda metà del secondo secolo è di 1/21 circa (1/2,36). Questi differenti resultati quantunque non accennino a veru- na legge costante, nel fatto però confermano, per periodi an- che minori, uno scernamento nella manifestazione della forza eruttiva; eppcrò offrono una conferma della ipotesi succen- nata, cioè il graduale affievolì mento della attività vulcanica dell’ Etna. Ma passiamo alla determinazione approssimativa del va- lore medio di siffatto decrescimento. Per semplificare tale calcolo lungi di stabilire per valore la media delle surri- portate differenze preferiamo di dedurre unicamente un tale valore dal rapporto fra la profondità nella quale s’opina di esistere il focolare vulcanico e le varie altezze che V Etna ha toccate nei diversi periodi della sua formazione mon- tagnosa. Quantunque poco sappiamo di preciso sulla profondità a cui trovasi la massa incandescente, e molto meno cono- sciamo le condizioni che la congiungono alla superiore par- te solidificata, pure dalle varie osservazioni termometriche in tutti i luoghi esplorati sulla terra a varie profondità, si sono indotti i Fisici, ed i Geologi, concordemente, a valu- tare siffatta profondità di 40 chilometri circa. Ammesso sif- fatto valore é chiaro che considerato l’Etna nella sola alti- — 41 tudine di un chilonìetro^ la forza eruttiva, ritenuta costante nella sua intensità^ avrebbe subito nei suoi effetti esteriori uno scemamento di un quarantesimo, ed elevata a due chi- lometri di 2/40=1/20 ed a tre di 3/40, or prendendo il me- dio di questi successivi valori otterremo il ventesimo come misura media per valutare il graduale scemamento dell’at- tività vulcanica dell’ Etna nelle sue esterne manifestazioni. Con tale unico rapporto quindi possiamo riuscire a sta- bilire con tutta probabilità una serie che ci darebbe i valori in cifre delle produzioni secolari antecedenti dell’Etna. Per- lochè prendendo per primo termine di questa serie finita il prodotto ottenuto nel secolo corso dal 1763 al 1669 ed ag- giungendo a questo il ventesimo otterremo quello del seco- lo antecedente, e così successivamente per tutti gli altri se- coli anteriori, ritenendo per ultimo termine della serie quel- lo che completerebbe col suo prodotto la cifra esprimente il volume totale della massa del monte, e rileviamo essere il 58.” termine, epperò il secolo 58.° verrebbe a stabilire l’e- poca probabile dell’apparizione subaerea della massa del- l’Etna. L’Etna quindi secondo questo calcolo non contereb- be oltre ai 58 secoli e più esattamente 5780 anni, e perciò l’epoca di sua comparsa sarebbe di 16 secoli anteriore a quella indicata con tutta riserba dal Sig. Du Pérou. Ecco la serie del prodotto probabile delle eruzioni del- l’Etna per ciascheduno dei secoli anteriori su questa ipo- tesi calcolata. Kum. — JNum. — Prof^rc». PRODOTTO PROBABILE Progre». PRODOTTO PROBABILE 1 dei DELLE ERtZIOm dei DELIE ERUZIONI ; Secoli anteriori IN METRI CUBI Secoli anteriori IN METRI CUBI 1 1 400 133 000 10 858 702 312 Riporlo 1 2 2 194 500 000 6 2 667 428 465 3 2 304 223 000 7 2 800 7^9 888 1 4 2 419 436 250 8 2 9{0 839 882 j 5 2 540 408 062 9 3 087 881 876 i i IO 858 702 312 Si riporli 22 355 652 423 Si riporli i 1 . ■■ ■ 1 /■ 4'8 Kurn. Num, Progres. PRODOTTO PROBABILE Progres. PRODOTTO PROBABILE dei DELLE ERUZIONI (lei DELLE EREZIOSI Secoli IK METRI CEBI Secoli IN METRI CUBI anteriori l'titeriori 1 22 333 632 423 Riporl 0 188 079 234 173 Riporlo I 10 3 2i2 273 969 36 11 328 423 542 1 ! U 3 401 389 767 37 12 104 846 819 1 1 3 574 609 233 38 12 710 089 139 1 1 13 3 733 339 717 39 13 345 593 616 ) 14 3 941 006 702 40 14 012 873 296 1 15 4 138 037 037 41 14 713 516 960 16 4 344 939 8S8 42 13 449 192 808 17 4 362 207 882 43 16 221 632 448 18 4 790 318 276 44 17 032 733 070 19 3 029 834 189 43 17 884 371 823 1 20 3 281 323 898 , 46 18 778 590 414 ' 21 5 343 392 192 47 19 717 319 934 1 22 3 822 661 801 48 20 703 393 930 23 6 113 794 891 49 21 738 563 726 1 ! 24 6 419 484 635 30 22 823 494 012 23 6 740 438 866 51 23 966 768 712 1 26 7 077 481 809 52 25 165 107 147 27 7 431 325 899 53 26 423 362 504 28 7 802 892 193 54 27 714 530 629 29 8 193 036 801 55 29 131 757 160 30 8 602 688 641 56 30 388 345 018 31 9 032 833 07 ’> 57 32 117 762 268 32 9 484 464 226 9 938 687 437 10 436 621 808 58 33 723 630 381 oo 34 663 677 401 549 Totale delle eruzioni 1 35 10 979 432 898 632 028 332 724 Volume dell’Etna i { 1S8 079 234 173 Si riporli 13 649 068 825 Differenza 1 i 1 Da questa serie rilevasi che soli 58 secoli, ammessa la superiore ipotesi, sono stati sufficicuti a formare una mas- sa montagnosa, col solo cumolo dei materiali eruttati, delle dimensioni attuali dell'Etna. Questo meraviglioso c gigante- sco vulcano quindi non conterebbe oltre i 5580 anni, e con- fermerebbesi la ipotesi di Elie De Beaumont che stabilisce la comparsa dell’ Etna posteriore a quella dell’ uomo sulla terra. La riportata serie ci dà egualmente a colpo d’occhio conoscenza della immensa forza ed attività che TEtna nella — 49 — sua apparizione sulle sollevate deposizioni alluviali ed estua- ne dovette manifestare. In detta serie osserviamo per prodotto probabile di quel primo secolo 33 723650 381 metri cubi cor- rispondente ad un ventesimo circa della massa totale nella attualità, e 23 volte circa maggiore di quello di quest’ ulti- mo secolo (1) il quale prodotto, fatta astrazione del cratere iniziale sarebbe stato sufficiente di formare un cumolo di forma conica di oltre i 900 metri di altezza, equivalente ai due settimi circa dell’altezza attuale, ed ai trequarti dell’altez- za del Vesuvio, del diametro alla base di metri 11700 circa, ammessa una inclinazione media delle sue falde di 9°; e nel corso dei primi venti secoli, 2000 anni, prossimamente al- l’epoca del Diluvio storico 1’ Etna sarebbesi spinto, ritenuta la uguale media inclinazione delle sue falde, all’altezza di metri 2200 circa, e costituire però una massa montagnosa i due terzi deU’attuale; la quale dimensione sarebbe stata sufficiente a far ritenere l’Etna sin dalla più remota antichità, per la sua forma conica ed il suo isolamento come la più alta mon- tagna della terra (2j e nominarla una delle colonne del cielo (3) e far supporre ai favoleggiatori che Deucalione e Pirra, ai quali si deve, secondo la favola, la riproduzione del genere umano, si salvarono da quella universale inondazione sul- l’alta cima dell’Etna. (4) (1) Per convincerci della possibilità di tale prodotto bisogna solo considerare la famosa eruzione del Skaptor Jokul in Islanda del 1783. Essa formava due correnti le di cui estremità erano lontane l’ una dal- r altra di 20 leghe, e cbe, di distanza in distanza presentavano una larghezza di 3 leghe e una spessezza di 200 metri. (2) L’Etna sino allo scorso secolo era ritenuta come la più alta montagna della Terra. (3) Pindaro lo chiamò Colimna Coelesds (Pytior: Oda I.) (4) Hyginus Gap. 1 53. = Cataclysmus, quod nos diluvium vel ir- rigationem dicimus, quum factus est, omne gcnus bumanum interiit, ATTI ACC. VGL. 1. 7 — so- lale essendo la forza vulcanica dell’ Etna nei secoli pri- mitivi, i suoi incendi dovean essere oltremodo formidabili non solo ma succedersi a brevissimi intervalli, quindi non potea altrimente mantenersi che quasi perennemente aperta la sterminata sua gola: e però le prime eruzioni non ven- nero fuori al certo che da unico e principale cratere. Che le prime eruzioni fossero venute fuori da un solo cratere principale viene confermato dal fatto di non rinve- nirsi vestigi di sorta di crateri estinti nelle profonde squar- ciature e nei sprofondamenti della Valle del Bove, che han posto allo scoverto la interna struttura dell’Etna primitivo. Sommi geologi condotti dallo studio della struttura e disposizione dei materiali nei grandi sprofondamenti della Valle del Bove, portano concorde opinione della esistenza di un altro asse dell’Etna ben diverso dall’attuale, e ne han- no segnata sin anco la località, la valle del Trifoglietto. Sem- bra molto probabile che dopo la chiusura di questa gola principale, o poco prima, abbia avuto origine 1’ attuale cra- tere, che segna un altro asse del Monte; c nel suddetto va- sto avvallamento non altro i geologi hanno riconosciuto che uno sprofondamento prodotto forse dal subbissamento del cratere primitivo. Che questo poi sia stato il più energico ed attivo, e forse l’unico in origine sembra molto probabile per la topicità, più centrale, rispetto alla base del monte che non sarebbe l’attuale; e dovette posteriormente a siffatta catastrofe, che ne apportava la perenne chiusura, manife- starsi il secondo periodo della vulcanica attività dell' Etna, che tute ora si continua, caratterizzato per le svariate rot- ture laterali sul corpo stesso del monte segnate dai vari cra- teri estinti 0 coni laterali puramente accidentali, dipendenti però sempre dall’unico focolare primitivo; e dei quali cra- praetcr Deucalionem et Pyriiiam, qui in montem Actnam, qui allissimus in Sicilia esse dicitur, fugerunt. — 51 terì secondari non si riscontra vestigio alcuno nella interna struttura del monte messa a nudo negli sprofondamenti della Valle del Bove. Or siffatta catastrofe noi la troviamo registrata negli o- scuri annali dei popoli primitivi, e perciò dovette avverarsi in epoca quando i sorprendenti fenomeni dell’Etna sbalor- dendo la immaginazione dei primi abitatori apprestavano materia allo strano concepimento dei loro miti. Non altro, a mio intendimento, si ravvisa nella sconfìtta toccata ai Ti- tani che tale catastrofe, restando sepolti sotto gli enormi massi da essi stessi cumulati ; vedendosi figurato, come di sopra replicate volte ho connato, nella narrazione della guerra di questi formidabili figli del Tartaro, nella sovrap- posizione di monti a monti il rapido accrescimento della ' massa montagnosa, prodotta da continue eruzioni avverate- si dalla cima ognor più crescente, e nella loro sconfìtta e sepoltura lo sprofondamento di questa medesima cima, che si era sì rapidamente elevata. Se la legge di decrescimento della vulcanica attività dell’Etna è costante, come noi l’abbiamo supposta, per giun- ' gere alla determinazione della sua comparsa sulla Terra, po- tremo egualmente riuscire, spingendo la serie nell’ordine inverso, a determinare l’epoca della sua totale estinzione; in altri termini segnare, come la nascita che abbiamo in- dicata la morte di questo formidabile vulcano. Ipotesi az- zardata ! Spingendo il medesimo calcolo ai tempi avvenire potremo valutare il numero probabile dei secoli che dovran- no trascorrere, perchè la vulcanica attività dell’Etna venga ad affievolirsi talmente da considerarsi come affatto spenta, e determinare così la durata della vita di questo famoso vul- cano. Oh ! pur troppo lunga sarebbe la vita di esso, ed a- vuta la pazienza di estendere la serie ai secoli futuri si ri- mane pienamente convinti che l’Etna anziché vecchio, co- me vuoisi supporre, è più che giovane; è scemato bensì il 52 — suo vigore, essendosi di molto affievolita la sua vulcanica attività, comparativamente ai secoli trascorsi, ma non rela- tivamente alla sua esistenza avvenire; io ho spinta la serie ' e valutati 150 altri termini e TEtna dà ancora segni di vita, ad altri 150 secoli, 15000 anni; sarà decrepito sì, ma farà sentire ancora^ sibbene fioco, il suo ruggito. La serie per quel remotissimo secolo dà un prodotto che non potrebbe altrimenti considerarsi che un semplice barlume in ciasche- duna delle sue accensioni; scorreranno però altri 13 secoli perchè il suo prodotto secolare uguagli quello della eruzio- ne del 1669, ad altri 42. secoli uguaglierà quello della eru- zione del 1852, e ad altri 49 secoli soltanto sarà equivalen- te a quello dell’eruzione avvenuta nello scorso anno; e do- po altri 150 secoli la sua massa totale non verrà ad accre- scersi che di soli 34 chilometri cubi, vai quanto dire di un ventesimo circa deH’attualità. L’ Etna quindi non numera secondo il calcolo suesposto probabilmente oltre ai 5800 anni ed è perciò la sua comparsa, conformemente opina Elie De-Beaumont posteriore alla crea- zione dell’uomo, e per verificarsi la totale estinzione dei suoi incendi, supposta la conservazione costante dell’ordine attuale di cose bisognerebbero oltre i quindicimila anni. I FENOMENI VULCANICI PRESENTATI DALL'ETNA NEL 1863-64-65-66 Cens!dj©pati In papipapt® adda gpanide epaslona ded 6 - to, prendendo una forma sensibilmente ellittica e le estre- mità assottigliate si arricciano e formano due specie di bec- chi. Spesso si raccolgono col becco più lungo rotto ed al- lora hanno una corta somiglianza con quelle conehiglie bivalvi chiamato tcrebratulc. 3° Bombe subsferiche — Presentano in generale il ca- rattere di avere un vacuo nell’ interno pieno di materie ela- stiche 0 terrose. Queste spesso producono delle striscio flessuose di luce ‘accompagnate da continuo scoppiettio, esplodono in alto e ne cadono i frantumi. (1) Sono quelle stesse che le guide del Vesuvio chiamano ferrini (2). 4° Projeltlll a saetta — Si producono nelle projezioni paraboliche di certe masse di lava che prendono per aria un moto rotatorio c nelle quali la forza centrifuga ha mol- to effetto. In essa si distacca nella metà inferiore ad un angolo di 45 gradi un’appendice cilindrica di lava che si allontana esternamente dall’asse della massa fusiforme, ri- manendonc disgiunta poco al di sotto della parte più gros- sa che viene ad essere bifida. 5'’ Projettlll in forma di costola ricurva — Sono prodot- ti da placche di lava che rotolando sul declive dei coni tron- chi dei crateri si ripiegano sopra se stesse in modo che prendono la forma , ( benché solo per fare un paragone ) di una costa di schelcti‘0, se non che dalla parte ove si riu- niscono i margini della ripiegatura vi è spesso come una escre- scenza scoriformc. ('!) Dopo la piccola eruzione effettuata nel 1 863 dal grande crate- re ne ho raccolte alcune clic avevano per nucleo dei frauiincnti di lave bianche tutte alterate provenienti dalle viscere del Monte, oppure una materia rossa pulverulenta arida, prodotta da detrito di lava pozzolanica. (2) Vedi relazione dell’ incendio Vesuviano del 1850 fatta da A. Scacchi — Napoli 1855. 1G7 G. Finalmente in, questa categoria delle placche sco- riacee che pastose cadono sulle pendici o alla base dei cra- teri devono annoverarsi quei pezzi di lava che projettati a poca distanza, urtandosi tra di loro incandescenti si sal- dano insieme e prendono delle forme strane irregolari tutte piegate c contorte che pei- la loro varietà non si possono ridurre a nessun tipo determinato (1). Tutte queste forme possono presentarsi con dimensioni variabilissime dalla misura cubica di pochi centimetri a quella di 1 , 2, 3 metri : un fatto però che ho verificato quasi co- stante è la fragilità che accompagna questi projettili spe- cialmente'nelle loro parti più superficiali, dallo quali si stac- cano con piccolo sforzo degli straterelli neri di lava che si disgrega tra le dita come precisamente farebbe una materia re- frattaria riscaldata per molto tempo e poi bruscamente raffred- data. É per questa ragione che la più gran parto di queste masse projettato si trovano rotte sul suolo, dall’urto che ricevono nella loro caduta. Questi projettili non sono tutti quanti una forma spe- ciale dello esplosioni laviche aerde, ma anche sul detrito scoriaceo che osservasi alla parto superficiale delle correnti ho trovato spesso dei pezzi più o m.eno arrotondati di varie dimensioni che presentano in generale la forma delle bom- be ovoidi 0 subsferiche. La maggior parte della lava scoriacea trovasi a formare il mantello che ricopre tutti i corsi di lava e riguardo a questa non ho nulla da aggiungere a tutto quello che pre- cedentemente ho .esposto; se non che la circostanza di avei- trovato questa scoria con due aspetti differenti. Se si con- sidera una corrente di lava la quale ha avuto un corso iso- lato e rapidamente si è raffreddata alla superficie^ si vede (1) Tutte queste forme di projettili possono vedersi nella collezione sopra citata. - m - il suo strato esterno di pietre scoriacee già descritte, più 0 meno frante, arrotolate e porose etc, lo quali sono di color nero o verdcnoite scuro da prima e in seguito in generale rossic- cio per r emanazioni acide clic ne fanno poi superlìcialmentc comparire il ferro allo stato di sesquiossido. Se invece osser- viamo le scorie di una corrente o parte di corrente di lava la quale per trovarsi in mezzo ad altre correnti o per qual- che circostanza speciale di posizione è obbligata ad arre- stare il suo cammino o a rallentarlo, c ad accumulare maggior (juantità di lava e impedire il troppo rapido raffreddamento esterno; allora esse scorie sono parimenti o nere o nero-verdic- cio ma molto porose, più leggiere, di forme più appuntite c di più lo pareti dei vacui interni sono lucide come se fossero smaltato. Lo stesso aspetto presentano le scorie leggiere projet- tate dal grande cono nel 1863 o dai crateri del 1863 e quello stesse che ho prese alla superficie dell’ iginito torrente formato- si al piede del cratere più basso. Lo studio della lava che appena uscita dal suolo rapida- mente si raffredda, mi ha condotto a considerare le varie forme di questa distinte col nome di cenere, arena, lapilli, i)ombo, scorie, ossia del tritume più leggiero. Rimane ora a considerare la massa principale che per formare l’ interno delle correnti è sottoposta a lento raffreddamento eaduna pres- sione esercitala dallo strato esterno, in modo che essasi pre- senta senza e con poche porosità, vale a dire con l'aspetto di la- va più 0 meno compatta. Se si osserva questa qualità di lava dopo la consolidazione, si presenta con 1’ aspetto di una massa nera con frattura a superfìcie granellosae cristallina per le mol- tissime particelle cristallizzate dell’ augite, labradorite, perido- to che impastati insieme la costituiscono; c ciò a differenza del- le scorie le quali o non presentano questa cristallinità ola pre- sentano incompleta essendo condizione indispensabile per la cristallizzazione dei corpi che le azioni molecolari non siano disturbate nell’ atto del consolidamento della massa, il — 109 — \ quale perciò devo procedere lentamente. In prova di ciò lio veduto sempre che anche nella lava compatta questa strut- tura cristallina è tanto più regolare ed evidente quanto più essa si osserva nelle parti più interne di una grande cor- rente e che in una piccola corrente o diramazione dove an- che la lava interna si è presto ralìreddata , questa si manifesta più 0 meno porosa e con apparenza cristallina meno evidente. Un’argomento che mi ha interessato nello studio della lava mentre si consolida è quello di cui ha dato un cenno il Serao nella circostanza dell’ incendio Vesuviano del 1737, e sul quale ha ripreso la iniziativa l’ illustre Prof. Scacchi > nel suo elaborato rapporto sulla eruzione parimente del Ve- suvio del 1855 ( I). È P argomento che si riferisce alla tempe- ratura crescente delle lave nel consolidarsi. Il Serao nella storia che ci ha lasciato sull’ incendio suddetto così esprime su tal proposito. « Ma perchè stenterebbe ognuno a credere « che potesse una massa quanto si voglia grande e capace « di conservare il calore, mantenersi calda per tanto tempo, « quando non vi fosse nuova occasione di concepirne del- ^ l’altro; egli perciò è molto vérosimile che per la mesco- « lanza de’ minerali a ciò idonei e per l’affollamento degli « stessi si ecciti di continuo nuovo bollimento ed effervcscen- « za, per la quale e si conservi il caldo nella massa che <{ sta ivi d’ intorno e si mandino all’ aria quegli stessi e caldi « vapori che in guisa di fumo alla vista di tutti da alcune « bocche della lava stessasi veggono uscire. Istoria dell’ in- « cendiodel Vesuvio accadutone! maggio 1737 pag. 118edi- « zione del 1778». Il Prof. Scacchi dal canto suo così scrive « L’aumen- « 'tarsi dell’ emanazioni gassose qualche tempo dopo il su- « perficiale indurimento delle lave è il primo fatto che ci fa (1) Memoria sullo incendio Vesuviano del 1855 di G. Guariiii, L. Palmieri, A. Scacchi— ?lapoli 1855 pag. 147. — 170 — « credere molto probabile un corrispondente aumento di tem- « peratura nelle medesime rocce. 11 secondo fatto lo abbiamo « nel ricomparire la incandescenza delle interne materie ac- « cese presso la superficie delie lave ove queste da più gior- « ni erano spente. .. Questo fatto potrebbe paragonarsi a quello / « già noto del globetto di fosfato di piombo fuso che nel con- « sondarsi manifesta novella incandescenza, e sarebbe al certo « decisivo se non si potesse far derivare da altra cagione tran • « ne l'aumento di temperatura. Ma non volendo nascondere « ciò che potrebbe di molto scemarne f importanza, dobbiamo <( dichiarare non essere del tutto impossibile la sua origine da « squarciatura della esterna crosta consolidata e spenta della « lava, perlaquale si scopre la sua interna massa incande- « scentec vengono fuori abbondante emanazioni gassose. Non 2,644 Cenere \ Presa sui fianchi di una corren- i le di lava IV. 2,729 U" r Eruttala nel febbrajo dal gran- de cratere centrale .... V. 2,634 14" Raccolta presso i crateri . . . I. 2,672 16“,5 \ — sul Monte Concone . . li. 2,677 16" Piovuta a Giarre ('2 febbrajo) . HI. 2,622 16" / Presa sui fianchi di una corren- r Arena \ te di lava ....... IV. 2,855 16" > 2,715 Piaccolta sulla cima di un crate- re, stendendo un foglio di carta l dopo una proiezione di fumo nero V. 2.752 16" In lapilli projettali a notevole distanza dai crateri .... I. 2,587 2.3»,8 \ Raccolta alta base dei crateri . II. 2,62!) 23“,5 J — dentro un cratere . . IH. 2,629 23“, 2 i 1 Presa ai Monti Arsi sui fianchi 1 della corrente principale . . IV. 2,671 23“,o Scoria ^ . Presa sulla corrente del monte ^ 2,633 1 Stornello V. 2,679 23" 1 Presa sulla corrente di Lingua- ì glossa VI. 2,630 23" Presa nel torrentello di lava alla 0 1 base del cratere più basso al ter- 1 j mine delia eruzione .... VH. 2,626 23" Uscita dai crateri al principio ■ 1 della eruzione 1. 2J71 10" Lava ( Della corrente scesa ai monti Arsi II. 2,727 IO» > ^771 Compatta 1 Della corrente Crisiino. . . . IH. 2,7.54 10» ^ -, J i 1 — — Stornello . . . IV. 2,815 19» — — di Linguaglossa . V. 2,788 15» (*) l’er raggiungere maggiore csaltezza in queste delcrminazioni l’acqua ò stala bollita nella boccetta di cristallo dopo 1’ immersione della lava polverizzala, per eliminare completamente 1’ aria, sia dall' acqua, sia dallo minuto porosità della lava. T)elerminazione del peso specifico di 'carie altre lare antiche e moderne per servire di paragone coi resultati del quadro precedente. EPOCA DELLA Elll'ZlONE QUALITÀ’ differenti DI LAVA 1 , Arena l Piccola eruzione del cratere centrale ^ dell'Etna nel lu- glio 18G3, Scoria 1 \ Lava J compatta ] Grandiosa eruzione compiutasi nel 1832 sulla vallo del Bo- ' ve (Etna). I Celebre eruzione ; del 1G09 dai mon- ti Rossi (Etna.) ( Arena Scoria Lava compatta Scoria Lava compatta Eruzioni antistori- che (Etna), Lava 1 compatta LOCALITÀ’ Cl'l APPAKTENCOìVO Piovuta a Catania il tlì 7 luglio 18G3 Pozzolana rossa trovata dentro una bomba Pi •esa alla base del da una bomba . grande cono Eruzione del 1444 ^ Lapilli (Etna.) < Eruzione sottoma- i Idem rina del luglio ) 1831. ! Di un frammento antico che ho trovato dentro una bomba. . . Del torrente di lava che traboccò dal cratere centrale . . . . Di un blocco erratico I (l)di co- lore giallo di lava alterato projet- tato dalla gola del cratere centrale. Idem, idem blocco li bianco . . Idem, idem blocco III bianco ros- siccio, friabile Di un frammento antico bianco in- cluso nella lava' recente nera . Piovuta al paese di Zaffarana. . Presa nella corrente di lava pres- so i crateri Idem idem . . ..... Presa ai monti Piosbi .... — sul molo di Catania . . Nera del monte frumento (Est) (2). Rossiccia idem idem .... Bianca (prevalentemente feldispa- tica) ■. . . . Basaltica verdognola dell’ isola di Trezza e scogli dei Ciclopi . . Basaltica bigio-scura della scala di Aci-Reale Di tufo vulcanico colore cenere, tro- vato in uno scavo fatto presso Kicolosi . Della lava tufacia turchiniccia che formò l’isola di Sciacca sorte im- provvisamente in mezzo al mare tra la Sicilia e l’Africa .... Piccola eruzione del Vesuvio nel I8G5 con- temporanea a quella dell’ Etna. Lava porosa Presa alla base del cratere PESO specifico inedia di 5 esperienze •*3 * CC — . S 5 9^ • CI- — Cr2 £— — 2, G25 lo» 2, 3091 13“ 2, G96 15' 2, G52 2, '312 O'-O 2, 2, 802 27» 2, 19SG 27» 2, 2533 27» 2, 1210 27» 2, 13-20 27» 2, G805 18“ 2, 6400 18» 2, 0919 18» 2. 6220 20“ 2, 6970 20“ 2, o93 20“ 2, 440 20“ 2, 436 20“ 2, 834 1G“ 2, 793 16“ 2, 420 24“ 2, 579 24“ 2, 7242 24“ (1) I numeri J. II. III., sono i numeri con cui sono contrassegnati i saggi dei blocchi nella mia collezione citata. (2) Lo distingue con Est per far conoscere che è il monte Frumento interessato nella eruzione 18G3 e non l’altro che si trova sul fianco di mezzogiorno. — no - Dalla ispezione dei due quadri clic precedono resulta che : l°Le dilTcrenti forme di lava della medesima eruzione non inlluiscono sensibilmente sul peso specifico di essa, solo si può notare in generale una piccolissima dillerenza in me- no circa le scorie paragonate specialmente alla lava com- patta, sul peso specifico della quale devo aggiungere che la mia media di 2, 771 è anche minore della cifra di 2,86 — 2,89 che resulterebbe dalle determinazioni fatte a Parigi da F. Fouqué. 2° Che non vi è differenza nel peso specifico delle lave attuali con quelle di eguale aspetto e non alterate appartenen- ti ad altre eruzioni dell’ Etna odel Vesuvio. 3° Che le lave dell’ Etna di aspetto differente o per essere maggiormente feldispatiche il che è dovuto ad antichità remota di eruzione, o per avere subito un’alterazione chimi- ca profonda per mezzo di qualche specie di emanazioni vul- caniche, specialmente acide, hanno in generale un peso spe- cificominore: e nello stesso caso si trovano quelle di un esempio citato di eruzione sottomai'ina avvenuta in prossi- mità della Sicilia. È interessante paragonare il peso specifico complessivo della lava con quello speciale di ciascuno dei minerali che la compongono i quali sono principalmente il pirosseno, il feldispato labradorite , l’olivina. Io ho trovato por questi mi- nerali prodotti dall’Etna il seguente peso specifico. Pirosseno Augitc cristallizzato . ' 3, 433 Feldispato labradorite cristallizzato . . 2, 723 Olivina 0 Peridoto cristallizzato , . 3, 410 1) Dietro questi pesi specifici per trovare quello della lava (I) Il signor Darwin (Iles vulcaniques) dà il seguente peso spe- cifico dei minerali che compongono le lave: nel feldispato varia da 2 a 2, 74; 'nell’ augite da 2, 4 a 3, 4; nell’ olivina da 3, 3 a 3, 4; nel quarzo da 2, 0 a 2, 8; c infine negli ossidi di ferroda 4, 8 a o, 2. é 177 — sembra che debba ammettersi nell’ impasto una proporzione di feldispato quasi doppio di quello del piròsseno con piccola quantità di olivina, dappoiché solo allora può resultare una densità media di 2, 771 che rappresenta quella della lava. È notevole però come tanto la densità dei minerali com- ponenti la lava come quella della lava stessa diminuisce con la fusione o vetrificazione; infatti» j DENSITÀ DENSITÀ 1 AVANTI LA FUSIONE DOPO LA FUSIONE 1 ! Pirosseno dell’ Etna 3,4o3 2, 148 1,361 j Feldispato idem 2,925 1 Olivina idem 1 3,410 2,290 Lava del 1865 Lava basaltica antica dell’Isola di Trezza e 2,771 1, 972 scogli de’ Ciclopi 2, 854 2,000 Lava basaltica antica della scala di Aci-Reale 2,793 1,947 Bischoff, Deville e Delesse (1) avevano già costatato che (piesta perdita di peso era un fatto che accompagnava le tra- sformazioni delle lave dei basalti e delle trachiti, dallo stato naturale allo stato vetroso , ma assegnano a questa perdita una media di 0,04 che è molto minore di quanto ho trovato io direttamente esperimentando sopra i materiali suindicati : la perdita infatti costatata riguardo alla lava dell 855 giunge al 28 per O/o, quella de’ basalti di Trezza etc. è compresa tra 21, 9 e 30, 3 c ciò stà d’accordo con la perdita vistosa di peso che subiscono per mezzo della fusione i minerali stessi (1) Travaux sur la fusion tles roches publié parMm. Bischof. Ch. Devii 1(’, Delesse. — 178 — della lava. In ogni modo tutti questi fatti confermano sem- pre più l’idea che ci siamo formati dello stato naturale della lava fluente, detto cristallino, ben diverso dalla vera fusione o vetrificazione omogenea del di lei impasto. Un altro fatto ci- terò di più, cioè la determinazione del peso specifico di qualche esemplare di lava di quei colaticci che si producono, dal raffreddamento delle correnti e che ho a suo luogo de- scritti i quali spesso si trovano alla superficie vetrificati: il loro strato vetrificato mi ha presentato in media un p. sp.=1, 449, cioè quasi la metà del p. sp. della lava normale. Ciò si spiega perchè la cenere degli alberi che bruciano sulla lava ha certamente sotto la influenza della elevata temperatura un’azione speciale su di essa, entrando a far parte dei di lei silicati e facilitandone la fusione (1). Finalmente considerando la lava perciò che riguarda il magnetismo, ho osservato che la lava non solamente allor- ché è divisa, per esempio in forma di arena, è attirata dalla calamita, ma gode anche essa direttamente di proprietà ma- gnetiche e perfino di distinte e molteplici polarità. Ciò sem- bra dovuto non solo all’essere la lava un materiale mollo ferruginoso , ma anche all’ influenza che la lava riceve dal magnetismo terrestre durante il consolidamento sul meridiano magnetico. Dietro alcune determinazioni che F. Fouqué ha fatto con labussola di declinazione in stazioni varie si è no- tato che .la massa enorme della nuova lava che si è sparsa sul piano della montagna esercita una grande influenza sulla direzione dell’ ago calamitato o i resultati seguenti dimostra- no che l’ago può deviare differentemente anche in vari punti della stessa area di suolo relativamente ])oco estesa. (1) Ultimamente si è veduto che questa proprietà di diminuire il peso specifico con la fusione è propria di altri minerali come del Quarzo , del Rutilo ete. Éludcs sur la reproduction des mineraux titaniferes, par P. Hautefeuille. (Ann. de phys. et de chini, fevrier 1805.) - 179 Cratere E 18, 20' M. FrumeiUo 12, 40' Primo Monte 14, 10’ M. erisimo 21, 00' M. Stornello 11, 20' Serra Butfa Io, 00' Scoreica Vacca 11, 30' Tutte queste declinazioni sono occidentali (1). Anche gli Ingegnieri delle vie Ferrate Siciliane negli stuOj del tronco da Messina a Catania hanno trovato che la lava moderna è capace di determinare in media le declina- zioni di 12 gradi all’ ago calamitato (2) . ARTICOLO SETTIMO Sommario — Piano generale dello studio chimico fatto sui prodotti della eru- zione— In (jiicsto articolo si espongono i fenomeni chimici che hanno accompa- gnato la uscita della lava — Emanazioni gassose a volatili della lava incandescente e della lava mentre si raffredda e consolida— ■ Storia delia scienza riguardo a que- sto argomento— Lavori di Gay-Lussac, Devy, Daubeny, Boussingault, Bunsen, C. Deville — Fatti e conclusioni cui conducono i recenti studj di C. Deville sulle eru- zioni del 18do e 18G1 al Vesuvio— Besnltati ottenuti nelle sue ricerche sull'Etna dairautoro di questa memoria — Fnmajoli della lava loro caratteri generali— Classi- lìcazione— Fnmajoli di 1“ categoria (a sali sodici)— di •2" categoria ( a sali ammo- niacali ) — di d'"* categoria (a vapor d’acqua senza materie saline) — Loro carat- teri speciali, temperatura che li accompagna, analisi dei loro edotti e prodotti gas- sosi, liquidi, solidi— Possibile transizione di fnmajoli di una categoria precedente a quelli della susseguente — Emanazioni dei crateri — Condizioni speciali di svilup- po di acido carbonico — 4“ categoria di fnmajoli ( idrocarhonici )— Questione sul- l’origine del sale ammoniaco — Riassunto di tutti questi studj — Alcune divergenze di opinione tra C. Deville, F. Fouqué ed 0. Silvestri— Considerazioni generali— Con- clusione. Intraprendendo ora lo studio chimico dei prodotti del- la eruzione secondo il piano che mi sono stabilito , devo I (1) Sur rKmptioii de l’Etna du 1^'’fevrier 1865, lettre de M. Fouqué a M. Elie de Beaumont. (2) ' Du Pérou — Notiec sur l’Etna — èruption de Fevrier 1865 Catane 1865. 180 prima di tutto considerare sotto questo aspetto tutto ciò che si sviluppa dalla lava appena che scaturisce e, si sparge sul suolo c va soggetta a lento ralTreddamento: in secondo luo- go devo sottoporre ad esame minuto la lava stessa raffred- data, considerata come roccia. ha prima parte dell’ argomento è quella che mi propon- go di svolgere in questo articolo e questo mi presenta la oppoidunità di considerare tutti quei fenomeni secondar] di una eruzione dovuta ad un giro di reazioni chimiche le quali si compiono nel focolare vulcanico e nel cammino che fà la lava fusa per venire alla superfìcie del suolo. A tutti questi fenomeni si può star dietro studiando per quanto è possibile le svariate materie gassose o volatili che esalano dai crateri in attività e dalla lava tostochè lluiscc sul suolo e si raffredda coslituendo dei centri distinti di emanazione degli edotti c prodotti gassosi o volatili della lava. Gay-TAissac fù il primo a richiamare, 1’ attenzione sulla importanza di questo studio come chiave per farsi ra- gione dei fenomeni vulcanici; e l’autore citato, Humphry Devy, e Daubeny incominciarono a portar luce su tali co- noscenze. Boussingault nei suoi lavori sui vulcani delle Ande dimostra in seguito come si potevano per tali ri- cerche applicare preziosamente le risorse della chimica ed in questa via feconda è stato seguito maestrevolmente da Bunsen acuidevesi la classica memoria sulla eruzione del- l’Hékla nel 1844. Però Boussingault e Bunsen, non avendo potuto assi- stere al principio di una eruzione , si sono sopra tutto occupati a esaminare le emanazioni vulcaniche considerate in una fase di attività decrescente. 1 più recenti studj fatti da C. Saintc-Claire Devillc nelle ultime eruzioni del Vesu- vio hanno dimostrato che questo emanazioni vulcaniche van- no soggette a cambiamenti i quali sono dovuti alle diffe- renti temperature a cui si producono, che è quanto dire di- 181 — pendono da una condizione che é strettamente legata con le varie fasi dell’ attivila vulcanica. Tutte queste materie scaturiscono come la lava dalle bocche dei crateri e ‘in proporzioni variabili secondo il pe- riodo più 0 meno inoltrato delle eruzioni : sarebbe perciò molto interessante poter fare questa ricerca direttamente , e subito, ma lo stato minacciante dei crateri in piena at- tività e la copia di grossa mitraglia tdic cade da tutte le parti impedisce assolutamente di poterci troppo avvicinare a questi centri eruttivi. Però possiamo fare qualche ricer- ca dentro i crateri appena che cessano di eruttare la lava 0 approfittandosi di qualche corso di lava più quieto che in generale in un secondo periodo eruttivo scaturisce dal suolo alla base dei crateri al quale si può co[i minore dif- ficoltà avvicinarci . Indipendentemente da ciò vi è poi for- tunatamente un altro mezzo che permette di studiare la se- rie completa dei fenomeni ed è che le materie volatili che si sviluppano dai crateri giungono alla superficie traversando una massa di lava in fusione la quale por quanto si trovi a tem- peratura molto elevata come si é vèduto nell’ articolo prece- dente, tuttavia è una materia vischiosa dalla quale i gas e i vapori non si sviluppano che con grande difficoltà. Il potere restare questo materie per molto tempo nella lava e non svilupparsi che nel raffreddamento di questa , è uno dei problemi di fìsica molecolare più interessante che presenti la geologia. Si può ammettere che i vapori e i gas producano in- torno alle molecole della lava delle atmosfere condensate f le quali vengano espulse quando questo si avvicinano e si aggregano a formare i cristalli. Resulta in ogni modo che la lava quando scaturisce c si sparge sui fianchi della montagna sotto forma di fiumi di fuoco, essa contiene tuttora nella sua massa una gran parte di materie volatili che é suscettibile di sviluppare e che si sviluppano realmente a àTTI ACC. VOI. I. 24 - m - misura che la corrente incandescente si allontana dalla sua scaturigine. Ma nello stesso tempo che le colate di lava discendono seguendole pendici del suolo, subiscono un gra- duato ral'freddamento e si solidificano alla superfìcie la quale si divide come siò già detto per f azione dinamica, in bloc- chi e detrito che nascondono la massa incandescente e si depongono nel cammino alle estremità laterali e frontale delle correnti costituendo le morene. La temperatura di questo ammasso elevatissima da principio, si abbassa con molta lentezza; è quindi cosa naturale divedervi per lungo tempo la continuazione della serie completa di reazioni chi- miche che per prodursi non mancano nò di calore, nè di alcu- na condizione. Mentre la lava è in pieno corso emana in generale dalla superficie un fumo bianco denso, ma a misura che il suo cammino si fa più lento ed il suo involucro esterno di pie- tre si fà più grosso, i fenomeni chimici si localizzano c fi- niscono per costituire dei centri quà e là, distribuiti in ge- nerale nella parte esterna delle morene laterali e poiché da questi centri si sollevano fumi bianchi più o meno densi, così si conoscono in linguaggio ordinario col nome di fu- mcijuoli . Le aperture esterne dei fumajoli possono essere circo- lari 0 i[i forma du fenditura più o meno allungata, ovvero sono rappresentate dagli interstizj fra pietra c pietra : ai- fi intorno i blocchi o franjmenti di lava sono tutti rivestiti dai depositi cristallizzati o nò delle materie volatili quivi sublimate. La temperatura che vi si trova ò variabile : in alcuni è poco inferiore a quella della lava allo stato di fusione cristallina e si avvicina a quella capace di fondere fi argento e il rame, in altri è capace di fondere lo zinco, in altri solo vi si può fondere o il piombo o lo stagno o il bismuto, in altri infine si presenta non più di 50 o CO gradi (1). (1) Nella deteraunazione delle temperature dei fumajoli riesce di — 183 I prodotti dei fumajoli cambiano col grado loro di ca- lore cioè esiste una relazione tra la temperatura dei fumajoli e la composizione delle materie che vi si trovano volatiliz- zate. La scoperta di questo fatto devesi al sig. Carlo Sain- te-Claire Deville dopo i suoi interessanti studj sulla eruzione del Vesuvio nel 1855. Infatti egli dice: (1) Visone due mezzi per misurare in generale la inten- sità delle forze vulcaniche in un punto determinato, cioè : la temperatura dei fumajoli e la natura dei loro elementi che distribuiti nell’ ordine seguente, sembrano (almeno per il Vesuvio e nella eruzione attuale) corrispondere a delle tensioni vulcaniche successivamente più piccole: 1. Cloruri alcalini, ^un poco di acido solforico esodati; fumajoli anidri. 2. Acido cloridrico e solforoso , accompagnato da va- pore d’ acqua. 3. Vapore d’acqua, con piccole quantità di acido sol- fidrico 0 di «olfo nativo e qualche volta cloridrato di am- moniaca predominante. 4. Finalmente vapore d’acqua puro. L’autore desideroso di verificare se questo suo modo grande utilità l’uso di fili metallici il cui punto di fusione è a tempe- rature difierenti. — il rasne che si fonde a lOOS®, l’argento a 1000°, il zinco a 500°, il piombo a 335°, il bismuto a 264°, lo stagno a 228° e varie leghe di stagno e piombo , o piombo e bismuto che si fondono a temperatura poco sopra o sotto ai 100° si prestano benis- simo e risparmiano la rottura di molti termometri a mercurio i quali mentre spesso sono insufficienti a raggiungere il grado della temperatura molto elevata, sono d’ altronde troppo delicati per resistere all’urto delle pietre che spesso si uniscono e rotolano per la più leg- giera pressione c movimento intorno alle bocche dei fumajoli sulle mo- rene. (1) 3>"c lettre à M. Elie de Beaumont sur l’eruption du Vesuve du l*'*’ Mai 1855. 184 di vedere e se questo ordine nei fomajoli si verificava in altre successive ei'uzioni del Vesuvio vi ritornò nel <861 in compagnia di F. fouquó, mala eruzione di brevissima du- rata che ebbe luogo nell’ inverno di quell’anno e il loro arrivo troppo tardo non permise di studiare che i furnajoli della 2/ 3.“ 4/ categoria: il piccolo corso di lava ora già bastantemente raffreddato da non presentare più i furnajoli della 1 / categoria. Riassumo qui i principali resultati ai quali è condotto C. Sainte-Claire Deville dietro le sue nuove osservazioni e che lia esposto dettagliatamente nelle sue lettere scritto a Elie De Beaumont durante la sua escur- sione al Vesuvio nel 1861 c nella sua memoria presentata alla Società geologica (1). I fumyjolì acidi sono sempre ricchissimi di vapore di acqua, ai'rossano intensamente la carta di tornasole, conten- gono deir acido cloridrico e dell’ acido solforoso c danno un deposito brillantemente colorato di percloruro di ferro che a contatto dell’ aria e dell’ umidità si trasforma facil- mente in ossido. L’acido cloridrico è sempre predominante all’acido solforoso e qualche volta si trova anche solo. Fi- nalmente quando si fanno dei depositi di solfo nelle aper- ture di un fumajolo di questo genere , questa sostanza si trova in forme marnmillonari più o meno fuse. La temperatura di questi furnajoli può essere sufficien- te a determinare la fusione dello zinco e spesso è supcrio- re a 400 gradi. I furnajoli d’ ordine inferiore sono alcalini o tutto al più leggermente acidi; essi non contengono più cloruro di ferro, ma in cambio il cloridrato di ammoniaca vi è molto abbondante. Quando sviluppano acido solfidrico (il che non ha luogo che in piccola proporzione) una parte di questo (1) Bulletin de la Sociélé góologiquc de France, 2. Sèrie l. XllI c XIV. — 185 — gas si sviluppa in presenza dell’ aria e dà un deposito di solfo in piccoli cristalli ottacdrici aggruppati in fili lineari. La temperatura di questi fumajoli può giungere fino a 400 o 500 gradi; ma nel caso in cui vi sia del solfo essa non ol- trepassa i '100 gradi. Finalmente i fumajoli a bassa temperatura non manife- stano che del vapore di acqua pura. Dietro questo rapidissimo sunto si vede come 1’ autore confermasse nel 1861 sullo stesso Vesuvio quanto aveva os- servato nel 1855 e si può giudicare dello stato delle cono- scenze più precise su questo argomento importante della scienza vulcanologica. Era però necessario che qualche al- tro intraprendesse una serie di ricerche consimili per ve- dere se si poteva sempre mettere in evidenza la verità di questi fatti e se ancora potevano estendersi le osservazioni del signor Devillo ad altri vulcani oltre il Vesuvio. La oc- casione della recente eruzione dell’ Etna non poteva essere più opportuna a tale scopo ed io mi sono adoprato a fare numerose'p'nvestigazioni o solo q, in compagnia dell’amico Eouqué che veniva inviato dall’Accademia delle scienze di Pa- rigi con tale missione speciale a iniziativa del signor Deville stesso che non ha potuto recarsi sul campo della eruzione. Ciò premesso vengo adesso ad enumerare le specie di fumajuoli da me trovati e a far conoscere i resultati delle mie osservazioni su tutte le serie di fenomeni chimici che ho ve- duto compiersi sotto i miei occhi durante la eruzione. Se si esamina la lava appena che esce dal suolo e si sparge essa sino a poca distanza dal centro eruttivo si agi- ta, si gonfia in vessiche e dallo scoppio di queste, dalla superfi- cie quà e là crepata emana un fumo denso bianco di odor penetrante, che attaccala gola c che caratterizza il suo cam- mino. Più tardi quando la lava ha già' costituito intorno a sè uno strato solido di pietre queste m.ostrano in generale una — 186 — leggerissima patina bianca, in qualche caso verdognola che con r acqua e anche la semplice rugiada è facile a sparire. Più tardi ancora la suddetta azione si localizza in alcuni punti qua e là e il fumo bianco più non vedesi sollevare da tutta la superficie, ma da spacchi o aperture distinte in' corrispondenza ai quali vedesi tuttora incandescente la lava sottostante e nelle pietre o scorie circostanti va a conden- sarsi una sostanza solida in forme mammillonari di fusione, ora bianca, ora verdognola, con una sfumatura gialla o gial- lo rossiccia intorno ad essa. Questa condizione si può man- tenere in una corrente anche se si è formata da qualche me- se e si può pure verificare in questo periodo per la prima volta in parti già trovate esternamente molto raffreddate che tornano a farsi incandescenti — É in questo caso che ])iù specialmente si verifica il fatto del nuovo calore che può assumere la lava consolidata delle correnti. In ogni caso ho fatto 1’ analisi del fumo, delle condi- zioni di temperatura in cui si sviluppa c delle sostanze vo- latili e gassose che lo producono e lo accompagnano. Per far ciò sulla lava fusa nel momento in cui scaturiva dal suo- lo mi sono approfittato del torrentello di lava di cui ho al- trove parlato e diesi formò alla base del cratere più basso. Mi sono servito di un’ aspiratore a mantice applicato con lun- go tubo di gomma elastica ad un piccolo apparecchio di con- densazione di cristallo munito di due tubi adattati per de- terminarvi la introduzione del fumo per mezzo dell’aspira- zione.Questo apparecchio l’ho circondato di neve per man- tenerlo costantemente ad una temperatura bassa e dopo ri- petute aspirazioni ho osservato che ambedue i tubi di cri- stallo erano ricoperti internamente di una patina bianca mol- to salata al gusto e nell’ interno dell’ apparecchio vi erano oltre a questo dello goccio di un liquido alquanto limpido che presentava un’ odore penetrante. Ho ripetuto un’ esperienza identica sui fumajoli mani- — 487 restatisi a contatto della lava incandescente nelle condizio- ni sopra espresse, in alcuni dei quali vi era già abbondante deposito di materie sublimate ed ho trovato identici resul- lati. Con tali caratteri empirici le due sostanze mi hanno presentato di più le seguenti reazioni. 4” Patina 0 materia bianca. Neutra o leggermente acida, solubilissima neiracqua, da un precipitato abbondante fiocco- so con soluzione di nitrato di argento (precipitato che è bianco da principio, si fa violaceo scuro con l’azione della luce, inso- lubile negli acidi c solubile nell’ ammoniaca): precipita legger- mente in bianco col cloruro di bario: comunica un color giallo intenso alla fiamma del gas idrogeno la quale sottoposta al- f analisi spettrale lascia vedere il raggio giallo del sodio e i raggi caratteristici del potassio. 2° Liquido condensato — Presenta un grado elevato di aci- dità alle carte reattive. È molto volatile, ma nel volatilizzarsi lascia un piccolo residuo di una materia bianca che pre- senta i caratteri sopradetti della patina. La parte volatile è capace di dare un’abbondante precipitato di cloruro di ar- gento con un sale di questo metallo e un leggiero precipi- tato bianco con il cloruro di bario, che più sensibilmente si vede aggiungendo qualche goccia di acido nitrico. Cosa si deduce da ciò? Che la parte solida condensata contiene del eloro del sodio, del potassio e tracce di acido solforico, cioè del clo- ruro di sodio mescolato a cloruro di potassio e a tracce di solfati degli stessi metalli alcalini — che la parte liquida è dell’acqua che tiene in soluzione una buona quantità di acido cloridrico e tracce di acido solforoso, passante al sol- forico insieme ai suddetti sali. Questo è un primo periodo di tale fenomeno che fa ac- quistare alla lava il carattere di un generale fumajolo. Più tardi quando nell’ insieme è già fermata, la di lei superfi- cie già consolidata c divisa in blocchi non manda più fu- — <88 — mo e presenta uno straterello bianco dovuto alla conden- sazione dei vapori salini che qua e là in qualche punto prende alla superfìcie un aspetto verde; la qual tinta è pro- dotta da piccole quantità di cloruro di rame. Lo straterel- lo bianco, che come più avanti ho detto è di esistenza effi- mera perchè la rugiada stessa lo fa spaiare, presenta non più il carattere di neutralità o di acidità più o meno manife- sta, ma si mostra intensamente alcalino c applicandovi la carta rossa di laccamuffa bagnata di acqua, la superfìcie bian- ca della lava si fa nera e la carta prende un colore turchino. Raschiando con una lama di un coltello quà e là la super- ficie della lava resa bianca per questa materia, ne ho po- tuto raccogliere ed analizzare. Mi ha presentato i seguenti caratteri ; I. IC bianchissima. II. È solubilissima nell’ acqua anche a freddo e per poco che si tocchi con le dita umide o vi si faccia cadere qualche goccia di acqua, im.mcdiatamcntc sparisce c fa com- parire di nuovo il color nero scuro della lava. III. L molto alcalina. IV. Dà una viva effervescenza con acido acetico, ni- trico; etc. V. La soluzione acquosa acidulata con acido nitrico dà abbondante precipitato col nitrato di argento. VI. La soluzione acquosa non j)recipita o da leggiero {)recipitato con ossalato di ammoniaca. VII. La soluzione acquosa dà un piccolo precipitato giallo cristallino dopo un giorno col bicloruro di platino. Vili. La soluzione acquosa riscaldata con potassa non sviluppa aminoniaca. IX. La sostanza solida riscaldata sopra una lamina di platino fino al colore rosso si mantiene alcalina anzi au- menta il grado della reazione: il che dimostra che la proprie- tà alcalina proviene da un’alcali fìsso che dallo stato di car- bonato passa col calore allo stato caustico. — 189 - X.La sostanza comunica un colore giallo intenso alla fiam- ma deir idrogeno, che con lo spettroscopio mostra anche i raggi colorati del potassio. Si rileva da ciò che la materia alcalina non contiene nè calce, nè ammoniaca, ma è soda combinata con l’acido carbonico e il carbonato di questa base è mescolato a clo- ruro di sodio e potassio e traccia di solfati dei medesimi al- cali. Tale sostanza alcalina quando la superfìcie delle cor- renti si rende praticabile trovasi talvolta condensata in glo- betti al di sotto dello strato superficiale delle scorie o do- ve non è andata soggetta all’ aziono dissolvente della umi- - dità atmosferica o delle piogge. L’interpetrazione più giusta che si può dare alla pre- senza del carbonato di soda in questo stato si è di ammet- tere la decomposizione parziale del cloruro di sodio effet- tuata per mezzo del vapore acquoso sotto rinfiuenza del- l’elevata temperatura che accompagna queste emanazioni saline della lava. Si sa infatti e l’esperienza lo dimostra (con- tro quello che è stato asserito da ,Gay-Lussac ) che se si fa attraversare un tubo di platino arroventato che contenga del cloruro di sodio, da una corrente di vapore acquoso, il cloruro di sodio rimane in parte dal vapore decomposto, si sviluppa dell’acido cloridrico c si forma una quantità più 0 meno grande ( secondo quanto si prolunga l’ esperienza) di soda caustica. Ora lo stesso si può ammettere che avven- ga naturalmente nella lava ove è presente il cloruro di sodio, la temperatura del calore rosso non manca e la pre- senza del vapore acquoso nemmeno; anzi vi è di più ra- zione dei silicati della lava incandescente. (1) (I) La decomposizione del cloruro di sodio per mezzo dei silicati in presenza del vapore d’ acqua è la prima esperienza sintetica fatta da Gay Lussac e Thenard e che servì a spiegare fedelmente un feno- meno geologico naturale. ATTI ACC. VOI. l. 25 190 — Se non che vi interviene di più l’azione dell’ acido carbonico dell’aria per cui la soda caustica passa ben presto allo stato di carbonato. (1) La materia salina raccolta sulla lava, dimostra alTesa- rnc chimico quantitativo una composizione variabile nella proporzione dei componenti e ciò dipende dal raffredda- mento più 0 meno rapido della lava , dal tempo in cui la materia bianca si raccoglie, durante il quale la lava può avere j'iscntito l’azione acida di altre specie di fumajoli che si presentano nelle varie fasi del di lei raffreddamento in modo che il carbonato di soda può essere in parte o del tutto decomposto. (I ) Il fatto del carbonaio di soda sulla lava dell’ Etna non è nuo- vo perchè nelle fenditure delle lave di altre eruzioni più o meno an- tiche spesso si trovano delle concentrazioni di questo sale (Vedi Zuc- carello e Maravigna. Memoria di un sottoca rhonato di soda scoperta nelle lave del littoralc dell’ Etna — Tom. 33 pag. 50 giornale di lette- re, Scienze, Arti di Palermo 1823). Sono per esempio comuni gli am- massi ragguardevoli di questo sale nella lava del 1609 che attraversò Catania, nella lava del 1843 che interessò il paese di Pronte, tanto che se ne fa spesso applicazione industriale. A me è oecorso spesso nelle mie gite di trovare questo sale. Esaminato più volte ho trovato sempre essere rappresentato da carbonato di soda con piccole quanti- tà di cloruro di sodio e poco solfato di soda. Quest’ ultimo sale tal- volta manca allatto. Tali ammassi di Carbonato di soda devono attri- buirsi a condensazioni di sai marino dentro la lava, decomposto dal- r azione del calore e dell’ acqua, mentre la lava era incandescente, in modo da avere acido cloridrico che si sviluppa esoda che con l’azione dell’ acido carbonico dell’ aria passa allo stato di carbonato. — 191 — Ecco per esempio i resultati di alcune analisi. I. II. III. Cloruro di sodio . 50,187 ^33^ ^76^ Cloruro di potassio. 0,501 0,26T 0,032 Carbonato di soda. 11,121 '6,488 2,110 Solfato di soda. . . . 1,133 tracce 0,753 Acqua 37,058 30,222 21,100 100,000 100,000 100,000 Le esperienze di condensazioni esposte a pag. 134 fatte sulla lava fusa c fluente le ho ripetute sulla lava stessa già ferma in punti differenti ove ho trovato localizzata la ema- nazione del fumo bianco denso c dove anche in pieno gior- no si vedeva la lava incandescente sottostante ed ho sem- pre avuto i medesimi resultati ; cioè ho trovato sempre il fumo rappresentato da acqua, acido cloridrico, tracce di aci- do solforoso e dai vapori di quelle materie saline che for- mano la patina bianca sulla lava, già fatta conoscere. Se non che nel caso di questi fumajoli circoscritti c la cui durata per alcuni si prolunga anche per qualche mese dopo il prin- cipio della eruzione, si possono trovare condensati degli am- massi considerevoli di quelle stesse materie saline che for- mano il fumo della lava lluente ed è in tal circostanza che si possono facilmente raccogliere e studiare — L’ aspetto di questi fumajoli è veramente singolare — Essi si trovano con assai meno frequenza che gli altri dei quali parlerò in se- guito e -sono in generale situati nella parte esterna più ele- vata delle morene o in qualche caso si trovano tra i bloc- chi di pietre sul dorso delle correnti. Presentano delle aper- ture 0 gole circolari o allungate le quali sono tutte fasciate di una bella sostanza bianca trasparente nell’ interno delle gole, opalescente al di fuori di esse, agglomerata in forme mammillonari sulla superfìcie della lava più o meno sco- riacea sulla quale spesso vi forma anche uno strato con- tinuo. Questa sostanza contiene nella sua massa, come alla su- l)erfìcie dei minuti cristalli di un colore grigio di piombo i quali con la umidità le comunicano un colore verde smeraldo, mentre le scorie limitrofe alle aperture di tali fumajoli si mostrano con delle sfumature gialle o rossiccio le quali si crederebbero dalla apparenza come dovute al sesquiossido di feri‘0 più o meno idratato, mentre come più sotto verrò a dire sono in relazione ai minuti cristalli grigi c proven- gono da minerali di rame. AH’ avvicinarci a questi fumajoli che sogliono avere più aperture si vede sollevarsi un fumo bianco denso acidissimo irritante che ha le proprietà già accennate e si sente 1’ effetto di una temperatura elevata che guardando dentro le gole fa vedere la lava incandescente. Col mio solito bastone a lunga punta di ferro ho immerso a circa 60 centimetri di profondità in questo gole varj fili metallici ed ho veduto che quelli di stagno, bismuto, piom- bo, zinco si fondono immediatamente; quelli di argento si fondono pui*e all’estremità formando un globotto, quelli di rame non si fondono, ma sentono C effetto di una profonda azione ossidante. Ciò dimostra die alla profondità suaccen- nata la temperatura è pressoché di 1000 gradi c scenden- do a profondità maggioro, se fosso possibile (perchè in ge- nerale le gole 0 spacchi sono irregolari e tortuosi) non si stenterebbe a trovare la lava pastosa e la temperatura che accompagna questo di lei stato. Togliendo dalla intluonza della elevata temperatura la sostanza salina bianca, trasparente, condensata sulla lava, si osserva che nel raffi*eddarsi a contatto dell’ aria atmosferica ])crde la sua trasparenza , prende un’aspetto opalino sempre più intenso finché quando è freddadiviene perfettamente opa- ca c nel tempo stesso acquista un colore verde chiaro. In tale stato presentami clivaggio che conduce al cubo e que- 193 sta forma cristallina l’ho pure veduta nei medesimi furna- joli in piccoli cristalli formatisi per sublimazione. Questa sostanza salina esaminata chimicamente mi ha presentato i seguenti caratteri. I. É solubile nell’ acqua e nel disciogliersi lascia depo- sitare come una polvere grossolana cristallina di color gri- gio di piombo. II. La soluzione è neutra alle carte reattive — qualche volta leggermente acida. III. Col nitrato di argento dà abbondantissimo preci- pitato di cloruro di argento. IV. Comunica un color giallo alla fiamma dell’ idrogeno i cui bordi fanno travedere un colore turchiniccio. Alla osservazione spettrale si vedono distinti solo i raggi del sodio' e del potassio. V. Col bicloruro di platino e alcole dà un precipitalo abbondante giallo cristallino. VI. Con acido tartarico e agitazione precipita una so- stanza bianca cristallina (cremore di tartaro). VII. Col cloruro di bario non dà alcun precipitato o un precipitato in piccolissima quantità. Queste reazioni indipendentemente dalla colorazione ver- de che presenta il sale e dei minuti cristalli neri insolubili che contiene fanno conoscere che esso è costituito in gene- rale da un miscuglio di cloruro di sodio (prevalente) e di cloruro di potassio : è quindi un’ edotto della lava il quale ha la stessa natura ed origine di quella patina bianca che si condensa su tutta la superficie delle correnti di lava nel loro primo raffreddamento, se non che in questo caso la materia salina per la lunga durata di questi fumajoli si con- densa in masse ragguardevoli. La colorazione verde è dovuta a piccole proporzioni di ossicloruro di rame come più sotto si vedrà. Le analisi / 0 - 194 ~ chimiche quantitative del sale hanno dato in media i se- guenti resultati Cloruro di Sodio 90, 10 Cloruro di potassio... 9,58 Ossicloruro di rame 0,42 Solfati alcalini traccie 100, 00 Esame chimico dei minuti cristalli neri. Questi in generale trovansi mescolati col sale e in tal caso si separano facilmente filtrandone la soluzione e rac- cogliendoli sul filtro dove si lavano completamente con ac- qua: talvolta trovansi sublimati direttamente sulle scorie stesse. nel caso costituiscono una polvere grigio nerastra luccicante per Io splendore particolare sub-metallico di mi- nutissimi cristalli opachi die la formano (A). nel 2° caso sono dei cristallini (B) più grossetti e distinti i (luali però in generalo non si presentano luccicanti, ma so- no rivestiti di una patina verde scuro alla superficie. cristallini (A). I. Si sciolgono a freddo con difficoltà nell’ acido nitri- co allungato, ma a caldo con facilità c la dissoluzione pren- de il colore verde dei sali di rame. II. La dissoluzione nell’ acido nitrico dei cristallini ben lavati, non dà alcun precipitato col nitrato di argento. III. La stessa non precipita col cloruro di bario.. IV. La stessa dissoluzione evaporata a secco, ripresa con acqua 1° dà col prussiato giallo di potassa un _preci- tato rosso caratteristico dei sali di rame; 2° depone uno stra- to di rame sopra un filo di ferro che vi si immerga. V. I cristallini naturali messi in un’jncavo fatto nel carbone insieme a polvere di carbone hanno dato facilmcn- — 19o — te con la fiamma riducente del cannello un globetto metal- lico di rame. cristallini (B) . Presentano le medesime reazioni chimiche, ma di più. VI. Hanno alla superfìcie una patina verde scuro la qua- le vi si stacca facilmente tenendoli immersi in una soluzio- ne debole di potassa bollente. Staccata che sia la patina prendono i caratteri fìsici dei cristallini (À). VII. Perdono la stessa patina allorquando si riscaldano sopra lamina di platino; se poi si raffreddano in aria umi,- da 0 vi si alita sopra, tornano a vestirsi della solita patina verde scura. Dall’ insieme di tutti i caratteri compreso il peso spe- cifico fra 5,8 e 5,9 questi cristalli io discorso debbono ri- ferirsi alla Melaconitc o protossido di rame e nel caso della l)atina verde dei cristallini B questa non è altro che uno stato di idratazione della parte loro superiìciale come lo mette in evidenza f esperienza VII. ^ 1x0 detto sopra come intorno alle gole di questi fuma- joli le scorie si presentano colorite di alcune tinte superfi- ciali gialle e rossiccie; ora è tempo che io renda conto di questo fatto. Non ricorrendo all’ analisi chimica si giudiche- rebbero come a me è accaduto alla semplice vista questi colori come dovuti al ferro. Togliendo queste scorie dal loro posto dove ricevevano l’ influenza di una temperatura ele- vata e tenendole esposte all’aria ordinaria, mi hanno pre- sentato alcuno tinte suddette convertite in un verde smeral- do. Ciò specialmente nel caso di un fumajolo esaminato in fondo ad un cratere, come è detto più avanti, che mi ha per- messo di raccogliere della lava scoriacea la cui superficie era rivestita sotto l’influenza di elevatissima temperatura di una materia rosso nerastra scura substraus lucida: questa essendo di uno spessore sufficiente da poterne staccare dei frammenti 196 mi ha servilo benissitno per 1’ analisi del prodotto puro, il quale ha presentato le seguenti reazioni. I. Dei minuti frammenti trattati con acqua a freddo si disfanno , perdono il colore verde e l’acqua prende l’ aspet- to leggermente lattiginoso con una tinta verdognola chia- ra . (a) II. Il liquido (a) con raggiunta dell’ ammoniaca si fa limpido e prende un calore intensamente azzurro. III. Il liquido (a) trattato con acido nitrico perde purl’a- spetto lattiginoso, prende il colore dei sali d^ rame e la materia sospesa si scioglie senza alcun segno di effervescenza. IV. La soluzione nell’acido nitrico dà col nitrato di ar- gento abbondante precipitato di cloruro di argento. V. La stessa soluzione acida non dà traccia di precipi- tato col cloruro di bario. VI. Esposta la sostanza alla fiamma del cannello la co- lora in verde tramandando dei vapori di acido cloridrico e nella parte, riducente si ottiene con facilità del rame allo stato metallico. VII. Preso il minerale già divenuto verde e' riscaldato sopra una lamina di platino, perde il suo colore primitivo, ma alitandovi sopra nel raffreddarsi o esponendolo in un’at- mosfera umida, viene a presentare secondo i gradi di idrata- zione un colore rossiccio, giallo e finalmente riprende il co- lore verde smeraldo primitivo. Ciò spiega il perchè le scorie che si prendono ai fumajoli nelle quali vi è sublimato il mine- rale si presentano verdi solo dopo un giorno o più, dopo che si sono tolte ed hanno acquistato nel raffreddarsi la umidità dell’aria. Questi caratteri insieme al peso specifico compreso fra 3 e 4 corrispondono con quelli del minerale detto Ataca- mite che resulta da ossido di rame, cloruro’ di rame e acqua nelle proporzioni seguenti. — 197 - Protocloruro di rame . Protossido di rame Acqua. 31,5 55,8 12,7 Nel minerale da me raccolto ho trovato seguenti proporzioni. Protocloruro di rame. Protossido di rame .... Acqua 100,0 in media le 30,00 56.50 13.50 100,00 Finalmente per terminare quanto riguarda questi fumajo- li a elevatissima temperatura, espongo qui i resultati di tre fra le analisi che ho fatto per stabilire la composizione chimica quantitativa in volume dell’aria che si sviluppa dalle gole, insieme ai fumi bianchi. I. II. III •Azoto . . 80,96 ~80^45 Ossigeno . 19,0'Ì 19,55 18,79 Acido Carbonico . 0,00 0,00 0,00 100,00 100,00 ■100,00 (1). Riassumendo questo studio fatto sopra il fumo che ema- na dalla lava mentre incandescente fluisce e sui fumajoli distinti che manifesta allorquando subisce il primo raffred- damento; si può dire che in tali circostanze nei fumajoli che chiamerò di Categoria si sviluppano dei gas e dei vapori di sostanze liquide e sostanze solide che espongo nel seguente quadro. (1) I. da un fumajolo della corrente principale presso il Monte erisimo. II. da un fumajolo della corrente di Linguaglossa. III. da un fumajolo di un cratere (cratere c.) ATTI ACC. VOL. I. 26 é — 498 — ! Azoto, Ossìgeno, Acido, carbo- nico mescolati a costituire una specie di aria atmosferica più ric- ca di Azoto, meno ricca di Ossi- l gcno (1). 1 Acido cloridrico proveniente ^ dall’azione del vapore acquoso i e dei silicati a elevata tempera- I tura sui cloruri alcalini. Acido solforoso (traccie) pro- } veniente dalla comiDustione del \ solfo. Vapori di materie liquide materie solide Acqua. Cloruro di sodio . Cloruro di potassio. Melaconite (ossido di rame). Atacamite (ossicloruro di rame) derivante dell’azione dell’acido cloridrico sulla Melaconite. Solfato di soda (derivante dal- ì’ azione dell’ ossigeno dell’ aria sull’ acido solforoso che forma acido solforico ed attacca il sale marino). Carbonato di soda (derivante dalla combinazione dell’ acido carbonico dell’ aria con la soda caustica che resulta dall’ azione del vapore acquoso e del calore, sub sale marino). (1) È noto che l’aria atmosferica normale è composta in volume di Azoto . . . 79 Ossìgeno .... 21 Acido Carbonico . . 3 — 6 diecimillesimi 100 - m — I fumajoli di tal natura a centri distinti che ho trovato spesso sulla corrente di lava della recente eruzione sono stati scarsissimi nella piccola eruzione del grande cratere nel 1863, la quale fu di lava scoriacea rigettata a stento e costituì una piccola colata che ben presto si raffreddò. Ho detto già che i fumajoli della prima categoria, os- sia il fumo che manda la lava fluida sparso o concentrato in punti determinati, allorquando la lava subendo il primo raffreddamento è già rivestita all’ esterno di uno strato so- lido, sono in poco numero relativamente ad altri fumajoli che presenta più tardi abbondantemente la lava stessa. I fumajoli descritti hanno le gole o spacchi fasciati dalle ma- terie saline sublimate già fatte conoscere e la superfìcie della lava non risente l’ azione dell’ Acido cloridrico molto rarefatto per r effetto della elevatissima temperatura di 1000 e più gradi e non vi si produce cloruro di ferro. Ma do- po questo primo periodo la lava soggiornando più a lungo in mezzo a tutte le cause che fanno progredire il di lei raffreddamento, essa dopo un mese e più da che è sgorgata non ha più la possibilità di esalare all’ esterno dei fumi do- vuti a vapori salini che esigono la temperatura elevata sud- detta, ma presenta quà e là su tutte le colate altri fumi che si partono abbondantemente (sopra tutto dalla parte esterna più o meno elevata delle morene) da altrettanti fumajoli (1). Questi fumajoli nell’esame particolare pre- sentano differenze notevoli e per la temperatura e per fa- zione chimica dei loro vapori sulle carte reattive e per i prodotti condensati: ma dando un colpo di vista generale a tutto l’insieme dello studio fattone, si possono distinguere (1) Il dì 6 marzo cioè circa un mese dopo il principio della eru- zione mi recai sulla cima del monte Stornello per osservare la pro- spettiva delle principali correnti di lava ed era bello il vedere su di esse la cojnparsa generale dei fumajoli di cui è discorso. — 200 - in altre due categorie cioè in fumajoli di categoria e in fumajoli di 3^ categoria. I fumajoli di 2.” categoria sono molto più frequenti di quelli già studiati ed hanno per carattere di presentare ab- bondanti sublimazioni di cloridrato di ammoniaca, i cui va- pori si sviluppano costantemente accompagnati da vapore acquoso. La presenza del sale ammoniaco è il solo fatto generale che può servire meglio a caratterizzarli giacché si presentano con due varietà facili a distinguersi con delle semplici carte reattive. La var. A è dei fumajoli a sale ammoniaco con va- pori a reazione acidissima — \di 2.“ var. B è dei medesimi con vapori a reazione inteìisamente alcalina. Fumajoli di 2“ categoria a sale ammoniaco con vapore a reazione acida (var . Aj . Si presentano in generale sulle creste delle morene e i loro fumi poco densi escono dagli spacchi della lava sot- tostanti air ammasso di pietre delle morene — Si riconosco- no a distanza per il colore giallo intenso o sfumato in bian- co e in rosso che presentano tutte le pietre circostanti ai loro orifizi e più da vicino per l’odore penetrante che tra- mandano di acido cloridrico coi loro vapori che si presen- tano molto acidi alle carte reattive. Si direbbe quasi che sono i medesimi fumajoli della prima categoria in cui la temperatura non permette la uscita dei vapori di sale ma- rino e delle altre sostanze e solo emettono i prodotti più volatili, acido cloridrico e acqua, spesso nelle condizioni più opportune per attaccare la lava (che è un materiale come vedremo molto ferruginoso] e dare origine in contatto del- l’ossigeno dell’aria aduna notevole quantità di percloruro di ferro che si produce nelle loro gole e sulle pietre vici- ne che rimangono tutte colorate come sopra ho detto. Se non che la presenza del cloruro di ferro può mancare sen- za che i fumajoli cessino di appartenere a questa seconda categoria. Il carattere costante è quello di presentare o su- bito 0 più tardi una incrostazione notevole di cloruro am~ monico 0 sale ammoniaco il quale può, precedere, accom- pagnare e succedere la formazione del cloruro di ferro. Nel primo caso può impedirla o parzialmente o totalmente e presentarsi perfettamente bianco incolore: negli altri casi è più 0 meno colorato in giallo come quel prodotto che si conosce nelle farmacie col nome di sale ammoniaco marzia- le. Devo però notare che nel caso di assenza del cloruro di ferro non solo ho trovato sempre questi fumajoli rivestiti da grosso spessore di fitto sale ammoniaco, ma ho trovato altresì una temperatura che in media non supera i 210 gradi, mentre nell’altro caso la temperatura suole essere in generale maggiore. E chela temperatura, la presenza del sale ammoniaco, abbiano influenza sull’ attacco più o me- no facile della lava per mezzo dell’ acido cloridrico^ me lo ha dimostratoli fatto di aver trovato in una morena laterale della lava che rasenta il monte di Serra Buffa un gran- dioso fumajolo a più gole, alcune delle quali aperte sulla cresta della morena , con una temperatura capace di fon- dere facilmente lo zinco, (quindi superiore ai 500°) non man- davano fumo, non presentavano sublimazione di sale am- moniaco, ma le gole erano tutte fasciate di perdo ruro di ferro più o meno decomposto: qualche metro più in basso altre mandavano un fumo bianco, presentavano una tempe- ratura di 120 e 200 gradi ed erano ricche di una solida in- crostazione di sale ammoniaco con poco percloruro di ferro 0 questo mancante affatto: in ogni casosi manteneva la rea- zione dei vapori intensamente acida. Questi fumajoli in un secondo periodo^ cioè dopo un mese e più che hanno avuto il loro principio, presentano le loro sublimazioni accompagnate dalla comparsa di minuti ed eleganti cristallini di solfo di color giallo pallido che 'si trovano aderenti nella parte inferiore delle scorie circo- stanti alle loro bocche; nel te-inpo stesso che si producono questi cristallini di solfo, non sempre ma pure talvolta, è marcata anche all’ esterno la reazione caratteristica del- r acido solfìdrico in modo che le carte imbevute di acetato di piombo più o meno si anneriscono. Le spcrienze fatte per determinare la temperatura che accompagna questi fumajoli mi hanno condotto a resultati svariati : in alcuni si possono fondere facilmente dei fili di zinco (1), in altri solo di piombo, in altri di bismuto , in altri di stagno, altri presentano una temperatura poco su- periore ai tOO gradi, in modo che si può dire che di un massimo di 600 gradi per tutti questi fumajoli si va ad un minimo che a poco a poco si avvicina, a misura che van- no decrescendo, alla temperatura delf ambiente. Per ave- re perciò una media della temperatura che è loro pro- pria è necessario scegliere le determinazioni fatte sopra quelli che si sono presentati in piena attività ed allora si trova una media approssimativa la quale è compresa fra 330 c 330 gradi. In connessione alle sperienze sulla tem- peratura debbo aggiungere che in tutti i casi in cui ho trovato nelle gole o spacchi dei fumajoli una tempera- tura capace di fondere lo zinco, ho osservato altresì nella parte interna di esse uno strato rosso scuro di sesquiossido • di ferro tempestato qua e là di minuti cristallini luccicanti di ferro oligisto. Le osservazioni speciali e le analisi chimiche fatte su questo e gli altri prodotti dei fumajoli acidi mi hanno con- dotto ai seguenti resultati. (1) Si sa chele temperature di fusione dei metalli impiegati sono per il Zinco . . . 500** » » Piombo . • . 335° » » Bismuto. - . 264°' » » Stagno . . . 228° — 203 - • Cloruro ammonico o sale ammoniaco. Si presenta con qualche varietà. Se si raccoglie in quei fumajoli ove man- ca il cloruro ferrico esso presentasi bianchissimo e spesso cristallizzato in nitidi rombodadecaedri trasparentissimi con gli spigoli troncati o no. Se la condensazione si fà con processo rapido allora fascia le gole imperfettamente cristal- lizzato e presenta una struttura fibrosa con fibre normali alle pareti delle gole medesime. In tale stato è perfetta- mente solubile neU’acqua — la soluzione è neutra o legger- mente acida, mostra di essere costituito da puro sale am- moniaco; presenta spesso un’inalbamento più o meno sen- sibile col cloruro di bario il quale inalbamcnto è insolu- bile negli acidi c quindi è dovuto ad una piccola dose di Solfato di barite. La proporzione che contrene di acido sol- forico ho trovato essere in media 0,0743 per 0/0 che cor- risponde a 0,1073 di Solfato di animoniaca. L’acido solfori- co del solfato ammoniacale proviene da una sopra ossidazio- ne di minima proporzione di acido solforoso ( contenuto nei vapori che emanano dalle gole) a contatto dell’aria esterna. , Nel caso dei fumajoli con pcfcloruro ferrico allora il più delle volte il sale ammoniaco non si presenta bianco, ma più 0 meno intensamente colorato in giallo c anche in tale stato o ò cristallizzato come il sale bianco in cristal- lini nitidi colore d’ambra, o presenta la forma incrostante con struttura fibrosa. Il color giallo è dovuto alla presenza del percloruro di ferro il quale si conosce per le reazioni del ferro mar- catissime che presenta la soluzione del sale: la quantità pe- rò di composto ferrico che trovasi mescolato al sale am- moniaco è variabilissima è non va soggetta a nessun limi- te di proporzione determinata. Un fatto importante e nuovo a quello che io sò è di aver trovato in qualche caso il sale ammoniaco associato ad’ una sostanza organica come sarà specialmente dimo- strato a suo tempo parlando della origine del sale ammo- niaco. Sesquicloruro di /erro— Questo sale in alcuni fumajoliè rappresentato da uno strato sottile, in altri si può raccogliere in quantità. È molto igrometrico assorbe facilmente la umi- dità deirariac cade in deliquescenza nei punti ove è meno riscaldato o quando i fumajoli vanno a spegnersi o quando si staccano le scorie che lo presentano si tengono a bella po- sta a contatto deir aria atmosferica libera. Trattatoceli acqua in gran parte si scioglie ma il liquido rimane torbido per una materia sospesa che raccolta su di un filtro si trova essere più o meno bianca, insolubile negli acidi, eccettuato f acido fluori- drico che la scioglie immediatamente e la soluzione evaporata non lascia residuo— Ciò denota la natura della silice in quel- la materia, ed è facile spiegarne la presenza giacché come ab- biamo altrove detto che il cloruro di ferro proviene dall’a- zione dell’ acido cloridrico sulla lava che è un silicato a va- rie basi, tra le quali l’ossido di ferro, è naturale che entrando questo in combinazione con gli elementi 'dell’ acido clori- drico, per formare cloruro di ferro e acqua, debba la silice rimanere libera e mescolata al composto salino così origi- nato. Ciò serve a spiegare il perchè allorquando le scorie su cui si è formato il cloruro di ferro vengono lavate dal- le acque la superficie dei loro vacui suole talvolta presen- tarsi bianca ma di un bianco che non sparisce con la umi- dità e non altera minimamente le carte reattive perchè è pro- dotto da silice insolubile che è rimasta aderente mentre il cloruro di ferro se n’è andato (1). (1) Tutto ciò ho ripetuto arteficialmente nel mio laboratorio. Ho preso dei pezzetti di lava ; li ho introdotti in un tubo di porcellana disposto in un fornello a riverbero, e quivi portato alla incandescenza. Vi ho fatto agire per una mezza ora una corrente di acido cloridrico ed acqua ed ho avuto per resultato; ^ Che la lava si è presentata tutta ricoperta di uno strato giallo I — 205 - Questo percloruro di ferro si forma allo stato di pro- tocloruro, ma quasi contemporaneamente passa allo stato di percloruro per tutte le condizioni che lo circondano: tut- tavia mi è capitato qualche volta di vedere che la soluzione acquosa filtrata oltre a dare un precipitato abbondantissimo azzurro col [irussiato giallo di potassa, ha dato pure una rea- zione sensibile col prussiato rosso parimente di potassa; il che accenna alla presenza ( almeno nelle parti esterne) di piccola proporzione di protocloruro. Sesquiossiclo di ferro e ferro olujisto. Il percloruro di ferro sopra descritto è un composto molto instabile ed espo- sto per lungo tempo a contatto dell’ ossigeno dell’aria an- che alla temperatura ordinaria, giunge a poco a poco ad ossidarsi, specialmente se è allo stato di soluzione la quale s’intorbida e presenta col tempo un procii)itato rosso di sesquiossido di ferro. Ciò tanto più facilmente ha luogo sotto l’influenza del calore e dell’umidità che domina nei fuma- joli di questo genere, tanto che insieme al percloruro di ferro che tinge le scorie in giallq si vedono delle colora- zioni 0 rosse o rosso-gialliccie dovute al sesquiossido di ferro più 0 meno idrato: la reazione che accade è facile a con- cepirsi perchè nel percloruro di ferro e nell’ acqua vi sono gli elementi per fare sesquiossido di ferro c acido cloridrico. Quando poi questa decomposizione accade sotto l’influenza di una elevata temperatura di 500 o 600 gradi, come nei fu- rnajoli alla cui imboccatura si può fondere facilmente lo zinco, allora ho trovato in mezzo al sesquiossido di ferro amorfo e rosso dei cristallini lucidi in forma di piccoli romboedri di ferro oligisto. È noto nella scienza come Gay-Lussac fu di sesquidoruro di ferro mescolato a della silice. 2. Che parte della lava con sesquidoruro di ferro arroventato in una corrente di vapore ac- quoso si è coperta di uno strato rosso terroso ( sesquiossido di ferro,) mentre all’estremità del tubo si c sviluppato dell’ addo cloridrico. ATTI ICC. VOL, i. 27 - 206 — il primo a realizzare la produzione e cristallizzazione arti- ficiale del ferro oligisto decomponendo il pcrcloruro di fer- ro per mezzo del vapore acquoso sotto V influenza di una temperatura molto elevata. Sicché è facile rendersi conto in questi fumajoli la naturale produzione del ferro oligisto, che d’altronde è uno di quei minerali che può facilmente oggi riprodursi nei nostri laboratorj con quelle stesse con- dizioni nelle quali si forma in natura. Questo prodotto in tutte le eruzioni dell’ Etna si pre- senta sempre assai scarso c anche in queste due ultime di cui sono stato testimone, la piccola del grande cratere nel 1863 c la ultima, è stato alquanto raro percliè in ambedue i casi non ho trovato che dei minuti cristalli isolati; giam- mai mi si è presentato in massa o in strati di ferro speco- lare come si osserva frequentemente al Vesuvio. Solfo. Questo corpo come sopra ho detto non si pre- senta nei fumajoli in discorso altro che un mese dopo e più dacché i medesimi cominciarono a manifestarsi . È raro trovarlo in forma incrostante e fuso; quasi sempre 1’ ho osservato in minuti cristalli di color giallo pallido aggrup- pati elegantemente a formare delle delicate dendriti o me- glio degli aggruppamenti in forma di felce che bisogna conten- tarsi di guardare sul posto perché toccandoli appena, si gua- stano. Si trova rivestire piccoli orifizj circostanti alle gole ove é il massimo calore, oppure sublimato nella parte in- feriore delle scorie limitrofe. Circa la origine del solfo in tali condizioni possiamo spiegarla in due maniere. Vi sono dei fumajoli nei cui va- pori non é dubbia la presenza dell’ acido solfidrico per la proprietà che hanno di annerire le carte imbevute di ace- tato di piombo (vedi il quadro sui fumajoli della 2.® cate- goria). L’acido solfidrico a contatto della lava riscaldata c dell’aria si sa che facilmente si trasforma in acqua e acido solforoso (la presenza dell’ acido solforico fissato allo stato di solfato di ammoniaca e mescolato’ al sale ammoniaco mette in chiara evidenza la produzione dell’ acido solfo- roso da cui deriva per la semplice sapraossidazione a con- tatto dell' aria). Ammessa la presenza contemporanea dello acido solfidrico da una parte e dell’ acido solforoso dall’al- tra, insieme a quella del vapore acquoso che giammai manca nei fumajoli, può spiegarsi benissimo la sublimazione del solfo dietro il fatto che un miscuglio di acido solfìdrico e acido solforoso in presenza della umidità e calore ha la proprietà di cambiarsi in acqua e solfo (1). Se però si considera che il solfo può trovarsi entro la lava allo stato libero come ho detto a pag. 103 si può an- che ritenere che questo corpo emanando dai fumajoli di es- sa allo stato di vapore insieme alle altre sostanze elasti- che e i vapori condensandosi lentamente nelle parti più fredde circostanti alle bocche, presentino quelle singolari forme cristalline. In prova di ciò posso citare il fatto di aver trovato il solfo sublimato in fumajoli ove esaminando di- rettamente i vapori e condensandoli non ho avuto mai rea- zione nò di acido solfìdrico nè 'Xli acido solforoso e intan- to sotto le scorie ho raccolto notevole quantità di cristallini di solfo. D’altra parte i vapori dei fumajoli fanno sentire un odore in mezzo al quale par di sentire quello che ricorda i vapori di solfo. Finalmente un’altra prova la desumerò dal fatto che tra i cristalli del solfo nei fumajoli della lava rari ho trovato gli ottaedrici, i più comuni sono i prismatici mono- (1) Questa ingegnosa esperienza devesi al mio illustre maestro Prof. R. Piria con la quale egli dette una giusta spiegazione dei fumi che si sollevano e del solfo che si depone nella solfatura di Pozzuoli. Quan- do si avvicina un pezzo di esca accesa o di carbone incandescente i fumajoli aumentano, perchè l’acido solfidrico più facilmente produce deir acido solforoso ed il miscuglio fornisce in maggiore abbondanza vapore di acqua e solfo. 208 - clini e questi rappresentano appunto la forma che il solfo assumer suole dopo la sua fusione o nel sublimarsi. Fumajoli di seconda categoria a sale ammoniaco fvar. B). con vapori a reazione alcalina Dopo che in generale le principali colate si sono arre- state nel loro insieme, esaminando la lava in tutta la regio- ne sottostante ai crateri, si osserva che mentre in prossimità di questi abbondano sulle creste moreniche i fumajoli ora descritti a reazione acida, a misura che si scende e ci si avvi- cina alle parti estreme delle correnti questi vanno mano mano scemando flnchò s’incontra notevole copia di fumajoli senza color giallo, con gole rese circolari perchè fasciate da ab- bondante sublimazione (in generale bianca) di sale ammoniaco, distribuite più di frequente sotto te creste delle morene ed emananti dei fumi bianco-cerulei con odore di sali ammo- niacali in vapore e capaci a contatto delle carte reattive di spiegare una energica azione alcalina. Il trovarsi questi fumajoli nelle parti della lava più lon- tane dai crateri c a temperatura più bassa, la posizione che occupano sulle morene e sopra tutto le determinazioni di- rette dimostrano che questi fumajoli sono accompagnati da una temperatura più bassa che quella dei fumajoli acidi. Prendendo la media delle determinazioni numerose che ho fatto escludendo al solito quelle relative ai fumajoli in at- tività decrescente, ho trovato che essa in generale non su- pera i 216 gradi. Debbo però notare che nella moltitudine dei fumajoli uno ne lio trovato (N.° 20 della tavola) nell’an- fiteatro ellittico di morene, prodotto dalT incontro di più cor- renti in mezzo alla fiumana principale (descritto a pag. 86) che per trovarsi in quella posizione speciale mi ha presen- tato una temperatura superiore ai 500 gradi (perchè fonde 209 — facilmente lo zinco). Queste fatto è da considerarsi come la sola eccezione che io ho trovato alla regola generale. I fumajoli alcalini hanno del resto molta analogia con i fumajoli acidi: infatti possono considerarsi come questi ultimi che hanno perduto l’emanazione dell’ acido cloridri- co e quindi la reazione acida e la presenza del cloruro di ferro che n’ è un prodotto diretto dietro l’azione che l’acido spiega sulla lava. Del resto vi è lo stesso sale ammoniaco, lo stesso solfo dei fumajoli acidi e come in questi lo solfo non comparisce che circa un mese dopo la loro comparsa. La reazione alcalina dei loro fumi è dovuta principalmente ai vapori del sale ammoniaco (1); tuttavia alcune esperienze di condensazione dimostrano che nei fumi non manca la presenza di qualche poco di carbonato ammoniacale. 11 car- bonato di ammoniaca non 1’ ho trovato giammai nelle su- blimazioni bianche dei fumajoli in discorso, però facendo gorgogliare, per mezzo di un apparecchio munito di aspi- ratore, i fumi nell' acqua, questi vi si sono sciolti c la so- luzione mi ha presentato i seguenti caratteri: 1° reazione molto alcalina; 2° con acqua di calce ha dato un precipi- tatobianco sensibile; solubile con sviluppo di bollicine gas- sose anche nell’acido acetico; 3“ col cloruro di bario ha da- to un intorbidamento bianco che non sparisce 1’ aggiunta deU’acido nitrico; 4° non ha mostrato ai reattivi la presenza della potassa nè di altre basi, ma solo dell’ ammoniaca; 5° ha formalo col nitralo di argento un’abbondante precipitato di cloruro di argento. Dietro ciò resulta evidente che i vapori salini di que- sti fumajoli sono rappresentati prevalentemente da cloruro (1) Il sale ammoniaco neutro riscaldato sopra lamina metallica passa allo stato di vapori a reazione molto alcalina. Se poi i vapori si con- densano rendono lo stesso sale ammoniaco perfettamente neutro; questo fenomeno devesi alla dissociazione per la elevata temperatura. — 210 — ammonico, mescolato a piccole proporzioni (a quello che pare] di carbonato di ammoniaca e traccie di solfato della stessa base. Onesto ultimo sale forse dcvesi alla sopracidificazione del gas acido solforoso a contatto dell' ossigeno dell’aria ed alla combinazione dell’acido solforico formato con l’ammo- niaca. L’ odore di acido solforoso talvolta è bastantemente sensibile per essere avvertito direttamente nei vapori di que- sti fumajoli, i quali pure talvolta producono un qualche an- nerarnento nelle carte imbevute di acetato di piombo il che dimostra la presenza dell’acido solfidrico. L’ aspetto e le forme esterne del sale ammoniaco e del solfo dei fumajoli alcalini, sono identici ai medesimi prodotti da sublimazione dei fumajoli acidi e non ho nulla da ag- giungere a ciò che ho già detto. La presenza di piccole quantità di solfato ammoniacale, di acido solforoso e di a- cido solfidrico è eguale in ambedue le varietà; la differenza sta solo che nella varietà A vi è l’acido cloridrico ed il clo- ruro di ferro e nella varietà B mancano questi due corpi e vi ò invece piccola dose di carbonato di ammoniaca. Del resto l’analogia che lega queste due varietà di fumajoli è tanto manifesta che se i fumajoli acidi vengono a mancare dell’ acido cloridrico possono trasformarsi in fumajoli alca- lini, come ho verificato nel caso del fumqjolo 19 (vedi il qua- dro), riprova del fatto che sempre emerge che la natura non agisce a salti e che le distinzioni assolute in qualunque argo- mento di scienze naturali non sono che un nostro artificio; questo passaggio che si trova fra le due varietà A c D dei fu- majoli di 2.“ categoria, può anche verificarsi talvolta Ira i fu- majoli dello varie categorie. Infatti la presenza di scorie con cloruro di sodio e ossicloruro di rame nello stesso fumajolo 19 denota che ha dovuto incominciare con l’essere a tempe- ratura elevatissima e svilupparsi dalla lava incandescente. Così può darsi che alcuni fumajoli nella lava incandescente (1 ca- tegoria) ed i fumajoli acidi e alcalini (2.“ categoria) finiscano per essere soli fumajoli a vapor d’acqua, cioèfumajoli di una 3® categoria eli cui abbiamo ancora a parlare. Prima però di entrare nello studio di questi debbo esporre i resultati che ho trovato nelle analisi dell’aria che si sviluppa dagli orifìzj dei fumajoli acidi e alcalini indipendentemente dai gas pro- pri della lava. Fumajoli di 5* Categoria. var. A (acidi) I II III Azoto . . ~82~()T Ossigeno . . 17,33 18,50 17,95 Acido carbonico 0,00 0,00 0,00 100,00 100,00 100,00 (1) var. B (alcalini) r ir IIP Azoto . 81,19 83, il" ' Ossigeno . . 15,83 18,81 16,88 Acido carbonico 0,00 0,00 0,00 100,00 100,00 100,00 (2) (1) I. Da un fumajolo della corrente presso il monte Crisirao. II. « III. « « « « « della fiumana principale presso i due monti, della corrente di Linguaglossa. (2) r Da un fumajolo presso il monte Stornello. ir iir « « « « della fiumana principale ai monti Arsi, sotto la Serra Buffa. — 2121 - Dalla semplice ispezione di questi resultati chiaro appa- risce come l’aria che si sviluppa anche dai fumajoli della 2“ categoria non differisca come per quelli della 1/ categoria dall’aria atmosferica esteriore, altro che per contenere una quantità di ossigeno un poco minore ( in generale il 3,1 o il 3,8 per 0/0 di meno) ed una quantità di azoto aumentata pro- porzionatamente al difetto dell’ossigeno. A maggiore delucidazione di quanto ho detto sui carat- teri dei fumajoli della seconda categoria unisco il seguente quadro rappresentante le osservazioni fatte sopra alcuni di essi ì QUADRO Rappresentante i caratteri dei funiajoli di 2.” Categoria, cioè con sublimazione di cloruro ammonico (sale ammoniaco). Varietà -A- — Fumajoli a reazione acida- Varietà 13 — Ftimajoli a reazione alcalina EPOCA TEJIPE- TSUreRATIIil.V SUBLIMAZIONI TEMPERATURA SUBLIMAZIONI N.' della czleriia LOCALITÀ dei dei prodotti OSSERVAZIONI LOCALITÀ dei dei prodotti minerali OSSERVAZIONI OSSBnVAZlONB Ter. FDSIAJOII RBtLE GOLE 0 SPACCHI FUUAZOLl HELIB GOLE SFACCni 1 1865 5 Uarzu 2* Morena delia corrente Recìlc. 335* / fonde \ \ il piombo / Sale ammoniaco giallo-ferru- ginoso. Purcloruro di ferro. Sesquiossido rosso di (cero. Si solleva abbondante fumo. Morenanellaparlein- feriore della corrente Stornello. 240* Sale ammoniaco bianco. Abbondante fumo biau- X5 ceruleo con odore ca- ratteristico doi vapori dei sali ammoniacali. S S Marzo 2- Idem. 400» Sublimazione di sale ammo- nìaco bianco. Idem. Morena nella parte inferiore della corren- te Rncite. 200' Idem. Idem. 3 7 Marzo 2% 5 Idem. 370' Percloruro di ferro abbon- dante. Poco salo ammoniaco gialio. Idem. Idem. 230» Idem. Idom. 4 22 Marzo 7* Morena della correnteRo- canato. ISO* Sublimazione di solo sale am- moniaco bianco. Poco fumo. Morena nella parte inferiore della corren- te erisimo. 180* Idem. Idem. 5 22 Marzo 7' Morena della corrente R.v cito ( fumajolo 1 ). 335» Sale ammonìaco marziale. Purcloruro di ferro. Sesquiossido rosso di (erro. Fumo abbondante. Morena della corren- te Cerruzzo. 190* Idem. Idem. 6 2-i Marzo 9* Morena della corrente Cerruzzo. 260» Salo ammoniaco bianco. Idem. Morena della corren- te Recanato. 160* Idem. Idem. 7 25 Marzo 7- Grotta nella lava die riempie la parto ìiireriorc della spaccatura del Monte Fruineiilo presso i crateri. 190® Sale ammoniaco marziale. Sesquiossido di ferro che co- lora solo in rosso le scorie. Fumajolo prossimo a fi- nire. Idem. 193» Idem. Idem. 8 10 Aprile 12» Morena della corrente Ra- cite. 335® Percloruro di ferro. Sesquiossido di ferro (inter- namente) alla gola. Sale ammoniaco (inpropor- zionc piccolissima). Senza fumo visibile. Morena nella parte inferiore della corren- te Stornello. 150® Sublimazione abbondante di sale ammoniaco. Cristallini filiciformi di solfo al- r esterno dì color giallo chiaro. Idem. 10 Aprilo 12* Idem. Alibondanlo subliniiziono di ^ fiimajolo K. 2 giìios-A 'servato ai 3 marzo. ' 228» salo ammonìaco. - , Percloruro di ferro) Fumo abbondante. Idem. Idem. IO 14 Aprile U' Morene della corrente di Liiiguaglossa. (Gruppo di fumajoli.) 2a0»-300» Salo ammoniaco bianco, spar- so sopra estesa superficie (ab- bondante). Fumo abbondante. Idem. 220» Idem. Idom. 11 14 Aprile 14" Morena dellacorrcntc Ra- citc. /fumnjolo a 7 gole in\ Vuna cresta elevata. / 500» -eoo» fondeìmme- dialanicnto lo zinco Salo ammoniaco abbondante esternamente , macchialo in gì.illo sui bordi degli orilìzj — le gole internamente foderate di uno strato rosso scuro di sesquiossido di ferro con qual- dio cristallino luccicante di ferro olìgislo. Fumo raTcfallo. /emanazione calorifica \ l che SI sente a distanza / Morena interna del- la corrente llacite. 180» Grossa incrostazione di sale arn- moniaco fibroso di 5-6 centimetri. Idem. 12 18 Aprile !7» Morena interna a metà della corrente principale. 400» Percloruro dì ferro ed ester- namente abbondante ed este- sa siiblimazioue di Sale ammo- niaco bianco o giallo. Senza fumo visibile. Idem, 264» (princìpio di fu- sione del bismu- to). Idem. Idem. 13 18 Aprile 17‘ Idem. (gruppo di fumajoli.) 230- Salo ammoniaco abbondante bianco — in qualche punto di coloro bruno per la presenza di una materia or^nniea. Tulle lo pietre circostanti alle gole sono di color giallo cctrìno per essere ricoperte di minu- ti cristalli filiciformi di solfo. Abbondante fumo che produce lacrimazione con odore predominante dovu- to al vaporo del salo am- moniaco. Reazione marcatissima dell’acido solfidrico sulle carte di acetato di piombo. Idem. (gruppo di fumajoli). 150*-180»-228» Sale ammonìaco bianchissimo in nitidi e lucidi cristalli. Solfo incrostante in cristallini fi- Uciformi di color giallo chiaro. Fumo leggiero. 14 19 Aprile 12® AnCilcalro elevato di mo- rene in mezzo alla fiuma- na principale prodotto al- l'iiiconlro di più correnti. eoo® . superiore \ [ alla fusione 1 ' dello zinco' Salo ammoniaco con Cloruro dì ferro che nell’Interno delle gole è in gran parte conver- tilo in sesquiossido di ferro con mimili cristalli di ferro oligisto. Fumo rarefatto quasi invisibile. /emanazione cnloriflca ) V che si sente a distanza Idem. (altro gruppo) 264* /fusione del bi-\ ^ smulo. Idem. Idem. 13 19 Aprilo 12" Morena interna della fiu- mana prìncinale. (gruppo di lumajoli.) 220» Sale ammoniaco bianchissimo cun cristalli filiciformi di solfo sublimali sulle scorie circon- stanti. Poco fumo. Idem. U3‘ Sale ammoniaco bianco fibroso abbondantissimo. Idem. 1(5 19 Aprile 12" Idem. (gruppo di fumajoli.) 130» Salo ammoniaco bianco ab- honilanlc con cristalli fiUcifor- nii dì solfo sui bordi. Fumo quasi «comparso. Fumajoli in decrescenza. Morena della corren- te che lambisco il Mon- te di Serra Buffa, (gruppo di fumajoli) 290» Sale ammoniaco di color giallo- bnino contenente della »na cialmonlo II, 1) ed E'. 180-220* Salo ammoniaco. Percloruro di forre. Solfo. I fumajoli della lava so- no in gran parlo sponti o cuporll di nove— restano niiolli dui crnluri niolU d^oi quali prossimi a spe- gnersi. Corronto di lava in . generale. Tomporatura deirainhiunto o poco superiore. SaHiimiioni «sltrno ||l Abbondano fumajoli di somplico vapore di acqua. 4 ^'1 ib Ì!»ÌB!S01 Ì9b ilOiilllB) i 9)iIKliId29iq4Cil ì QÌròIi;^d’r li Ji^OL;nmLi'''T — j oiXAMiJuua '•j Im ìt>ol>trt«{ • ì«4j «t ù »(«• jum ■ i TT .f 0M^lt«4«N3t» .n t'A H* «I •iniJ.'P'/l 4&«U«, •>! (|>»<»< . ^nnSrì ^yOÓl3'*'** /JIÌOaì ! * ' . etìbb - i • K nif»»to I ' j •'Ulo'JTóa À^tM^ lilSCìAl^ V utliétniti t« «« il lltfTHi'VtTliltiJfS Ma * ni-4 tri fj> id OMiHftClHdt » ^ ' *’• /M'1'4 ài* J ivi » -t, sttfoi jjj, (4^ ffi,, -.t ?■■'■ •» v; .rt'Tivl (f> 0* iìiii»r>’I mi )(i 4'lmtìifr\»-‘*Àt M I «IjC? .[ HUHJI .taoli I .tu»l>j.4 i aku huAll ^ .ittT ' awiùnaJiilo 1 ■vf i £^1 : 1 oaiaU I , I «n*m ! _ KV0 • IMMA'ini «il Mi i •f ' . ' on«K fc* 5, lì :.i wjrt«ll T i - ■ . n *T 1 «n*K SI f 1 " * ■■■ . . -i; :i. ■ i o*l#U j 1f 1 M 1. - ; 1 o»ia|| ' ^ti 1» » . . - d' ‘ r - 213 — Fumajoli di 3." Categoria o fumajoli acquosi I fumajoli acquosi non sviluppano che solo vapor di acqua e sono la terminazione naturale di tutti i precedenti. Infatti tutti i fumajoli di qualunque categoria contengono acqua nei loro vapori, dietro quanto resulta dalle mie os- servazioni ed esperienze; ma questa si sviluppa insieme a vapori salini ed acidi in quelli nei quali la temperatura è alta abbastanza per produrre questo effetto. Quando dun- que la temperatura si abbassa tanto da non permettere più la volatilizzazione dei sali, nè alcuna azione chimica degli elementi della lava sopra gli edotti o prodotti di essa al- lora si sviluppa solo vapore acquoso e i fumajoli di altre categorie possono convertirsi in fumajoli acquosi. Anche però contemporaneamente alla comparsa degli altri fuma- joli, i fumajoli acquosi si trovano abbondantemente distribuiti sulla lava specialmente lungo la base esterna delle morene 0 dove la lava perde presto la sua elevata temperatura e questi sono i veri fumajoli acquósi caratterizzati da sem- plici emanazioni di vapore d’ acqua che si solleva dagli spac- chi della lava 0 attraverso al detrito delle morene senza traccia di incrostazioni saline proprie, senza azione nè acida nò alcalina sulle carte reattive e con una temperatura com- presa fra i 50 e i 100 gradi. L’ aria calda che esce anche da questi fumajoli ho tro- vato essere pure un’aria atmosferica un poco disossigenata, ma molto più leggermente che per gli altri fumajoli, come lo dimostrano i resultati delle seguenti analisi: ATTI ACC. VOI. I 28 214 - I II III Azoto. . 79,88 80,00 80,25 Ossigeno . 20,22 20,00 19,75 Acido carbonico 0,00 0,00 0,00 100,00 100,00 100,00 Riguardo a queste tre serie di fumajoli che sono venuto a distinguere nella lava devo aggiungere finalmente che nella piccola eruzione del 1863 effettuata dal grande cratere centra- le, quelli della 2*'' e della terza serie furono abbondantissimi, al contrario di quelli della Tdi cui non potei osservarne clic con poca attività e ciò perchè f eruzione fu stentata, di sole scorie che ben presto si raffreddarono e non mantennero quella temperatura necessaria a dare uscita ai vapori dei fu- majoli medesimi. Fumajoli deW apparecchio eruttivo Per quanto le diverse parti che formano in complesso f apparecchio eruttivo sieno costituite da un’ ammasso di scorie, lapilli, arena, projettate dalle bocche eruttive in tut- te le fasi del parossismo vulcanico; per quanto il circuito relativamente ristretto dell’ interno dei crateri contribuisca a rendere disordinati i fenomeni delle emanazioni; tuttavia si verificano le tre serie di fumajoli che ho descritte con i me- desimi caratteri che ho fatto conoscere, di più una 4* che mi rimane ancora a descrivere che ho trovato propria ai soli crateri. Per le ragioni già espresse sul principio di questo ar- (1) I Fumajolo della spaccatura inferiore del monte Frumento. Il « del cratere D. IJI (( della lava presso il monte Crisimo. - 215 ticolo è impossibile verificare lo stato dei crateri per ciò che riguarda la loro abbondanza di fumajoli che accom- pagnano la lava incandescente, per le energiche azioni che determinano la uscita della lava stessa dalle bocche igni- vome. Se ciò però non si può fare nell’ interno dei cra- teri durante la eruzione lo si può però osservando i blocchi di lava projettati a più o meno distanza al piè dei medesimi; blocchi i quali si presentano col raffreddarsi vestiti di una patina bianca 0 bianco verdognola che è precisamente della stèssa natura di quella descritta parlando della lava ed ha la stessa composizione (Vedi pag. 133. Cioè resulta preva- lentemente da cloruro di sodio c di piccole proporzioni va- riabili di cloruro di potassio solfato di soda; sali che se si presentano di colore verdiccio sono mescolati ai soliti mi- nerali di rame Melaconite e Atacarnite. Spesso questa sublimazione non ronde suscettibile la superficie delle pietre di produrre alcun cambiamento di colore, applicandovi sopra le carte reattivo inumidite con acqua; ma talvolta invece dà una reazione intensamente alcalina per la trasformazione del cloruro di sodio in car- bonato di soda, in presenza dell’ acqua dell’aria atmosferica e della elevata temperatura. Di queste pietre o scorie a superficie bianca alcalina ne ho trovate molte alla base dei crateri nei primi tempi della eruzione, ma poi col cadere delle pioggie furono in gran parte lavate. Nel ricercar però questa materia alcali- na dodici mesi dopo il principio della eruzione mi fu dato osservare come ne erano riempiti i vacui in un substrato esterno di alcune grosse bombe di mezzo metro cubo che piombarono e rimasero sepolte nella neve e bruscamente si raffreddarono ( i). Battendo col martello queste bombe del tutto (1) Fui contento di poter mostrare questo fatto che sembrerà stra- no al geologo inglese Sig. D. T. Austed che era in mia compagnia. — 216 — nere all’ esterno se ne staccò come una crosta poco aderente al di sotto della quale trovavasi abbondante condensazione di una materia salina bianca in forma mammillonare compat- ta e translucida la quale mi ha presentato le reazioni e- spresse a pag. 134 ed ho trovato cosi composta: Carbonato di soda 55,33 Cloruro di sodio 41,00 — di potassio 0,91 Solfato di soda 2,76 — di potassa traccio 100,00 È dunque identica alla materia bianca che raccolsi sul- la lava lungi dai crateri, solo vi è la differenza che in que- sto ultimo caso si nota una quantità maggiore di carbonato alcalino c di solfato di soda; il chè è inerente alle azioni più energiche che si spiegano sulla lava presso i centri eruttivi . Lo studio dunque di questi frantumi di lava proiettati a distanza rende sicuri della esistenza dei fumajoli a clo- ruro di sodio nelle bollenti fornaci. Ma di ciò si può rima- nere perfettamente convinti visitando e studiando l’interno dei crateri appena che ò possibile, cioè subito dopo che le loro bocche non rigettano più materia infuocata. Intraprendendo infatti io queste ricerche verso la me- tà di aprile, mentre il solo cratere E continuava a dar corso alla lava con emanazione soffocante di acido solfo- roso che impediva di trattenersi a lungo nel suo orlo (1) tro- (1) Nei primi giorni della eruzione, l’impressione che produceva l'a- ria circostante ai crateri era di quell' odore penetrante proprio del- r acido cloridrico: in seguito quest’odore venne superato da quello ca- ratteristico dell' acido solforoso che i venti facevano sentire anche alla distanza di qualche chilometro. vai nell’ interno degli altri crateri avanzi certi di questi funiajoli le cui sublimazioni erano in gran parte scompar- se ed uno tra questi in piena attività che occupava un’a- rea alquanto estesa delle pareti del cratere C il quale non presentava quasi sublimazione di cloruro di sodio ma mo- strava la lava incandescente a 1000 gradi o presso a po- co di temperatura, da cui estrassi i più belli csemi)lari che mi abbia fornito questa eruzione di melaconite e atacami- te che si trovavano a formare un’ intonaco cristallino lucci- cante 0 nò sulle scorie di colore rosso scuro dominante che dopo raffreddate a contatto dell’aria atmosferica umida si mostrarono tutte di un bel verde smeraldo. Si sollevavano molti vapori da questo fumajolo e anche in tal caso non man- cava la presenza dell’ acqua. I fumajoli della seconda categoria acidi erano ovunque diffusi sull’ orlo e sulle pareti interne dei crateri a formare delle emanazioni ora in un punto determinato, ora in fen- diture lineari di qualche metro di lunghezza dalle quali emanava gran copia di acido cloridrico da rendere penoso il trattenersi in certi punti. E sotto questo riguardo debbo dire che i due crateri accoppiati A A' che erano stati i pri- mi a cessare la loro azione presentavano più facile acces- so in tutte le loro parti ; i loro imbuti formati da sottili sco- rie e detrito erano alquanto sforniti di fumajoli o tutto al più questi si trovavano in stato di decrescenza da non ren- dere infuocato il terreno; le sublimazioni solubili erano in gran parte scomparse, solo vi potei raccogliere delle scorie tutte rivestite di minuti cristalli ettaedrici di solfo in pun- ti ove la temperatura si era molto abbassata e trovavasi sotto ai 100,° ma di dove si sviluppava acido solforoso e aci- do solfìdrico e vapore acquoso in modo che non vi era dubbio che quivi il solfo avesse la origine dovuta all’ azio- ne reciproca di queste sostanze accennata a pag. 155 Ove i fumajoli di questa seconda serie a reazione acida erano in piena attività, come sull’ orlo e nelle pareti dei cra- teri BCC D, quivi si vedevano le stesse sublimazioni gial- le 0 bianco-giallastre proprie a questi fumajoli e anche le emanazioni gassose erano identiche. Il 15 maggio anche nel cratere E che dalle bocche superiori dava solo qualche projezione di scorie, vi orano moltissimi di questi fumajoli acidi e vi si sentiva notevole emanazione di acido solforo- so. Questo medesimo cratere il tS Giugno aveva una sola bocca aperta e questa non era se non che un grandioso fu- majolo di seconda categoria, acido, come lo dicevano la na- tura dei vapori salini in parto condensati e dei prodotti gas- sosi che esalava. In ogni caso dunque anche nei crateri si può dire che questi fumajoli erano i più frequenti e pre- sentavano sì per la temperatura, sì per la natura dello e- manazioni, sì per l’aspetto esteriore, identici caratteri di quel- li studiati nella lava. Lo stesso devo dire riguardo ai fumajoli di seconda ca- tegoria alcalini i quali però sui crateri ho trovato scarsissimi per non dire quasi mancanti: infatti uno solo posso dire di averne perfettamente constatato precisamente nel rove- scio esterno del cratere E dalla parte di Nord-Est a metà della scarpata, con sola sublimazione bianca di sale ammoniaco. L’abbondanza dei fumajoli acidi in tutto 1’ appareccho erut- tivo e l’azione a distanza, (tanto più nei recinti limitati dei crateri) che spiega questo acido per la sua grande vola- tilità, rende, senza difficoltà, ragione della quasi mancanza dei fumajoli alcalini. Finalmente riguardo ai fumajoli a solo vapor d’ acqua anche questi erano abbondanti nei crateri sì al di fuori che al di dentro e nell’orlo; anzi in alcuni punti compari- vano delle aree più o meno estese tutte umide c fumanti })er solo effetto di vapore acquoso che si sollevava alla tem- peratura di 60,70 gradi. Di più si scorgeva lungo l’asse di tutto l’insieme dell’ apparecchio eruttivo come una linea generale di maggiore permeabilità fumante a rappresenta- re l’ultima espressione di quello spacco di suolo che sta- bilì la comunicazione fra l’interno e l'esterno. In prova di ciò osservai che questa linea fumante aveva la sua evi- dente continuazione anche sulla pendice del Monte frumen- to guardante i crateri, e compariva in mezzo alla lava che riempiva la spaccatura di questo prolungandosi con 20 e più fumajoli separati sempre di vapor d' acqua a tempe- ratura inferiore a 100 gradi, quasi fino alla cima del detto monto dalla quale mi potei formare un" idea più completa di questa facile permeabilità del suolo lungo la direzione in cui si era determinata la sua crepatura clic stabilì la eru- zione in questa parte dej^fianchi Etnei. I fumi che si sono sollevati da questa linea generalo nella metà di aprilo fino a qualche mese dopo la fine della eruzione, sono stati sem- pre a semplice vapor d’acqua alla temperatura di GO-IOO gradi (1). Non così però è stato di altre linee parimente fu- manti, ma in direzione normale a quella assile dei crateri; quelle stesse che stanno puro a rappresentare come ho detto a pag. 34 parlando della struttura speciale dell’ apparecchio eruttivo le spaccature di suolo che si formarono quasi per- pendicolari alla linea generale di frattura allorchò questo dovè cedere alla pressione e sforzo sotterraneo. Una di queste linee ha servito d’impianto ai due crateri AcA'; altre due; (una che attraversa l’apparecchio eruttivo nello spazio com- preso fra i due detti crateri i i' e il cratere B; V altra che (1) Aggiungo qui la notizia che in generale i fumajoli acquosi dei crateri presentavano intorno alla superficie umida del suolo come una efflorescenza a costituire come una zona più o meno estesa di una ma- teria bianco gialliccia che raccolta ho ritrovato essere sempre formato da uno straterello a sottile crosta di sale ammoniaco macchiato da cloruro di ferro. Questa materia salina era estranea ai fumajoli come più oltre è detto ove si parla della origine del sale ammoniaco. attraversa il cratere/)) hanno servito di sfogo continuo du- rante la eruzione per la emissione di molti vapori che le mettevano in piena evidenza anche a quell’ epoca ( vedi a pag. 34 ) e dopo continuarono a formare dei fumajoli li- neari di minore attività, ma di grande importanza, tanto che stanno a rappresentare fumajoli con caratteri speciali da non poterli riunire a nessuna delle 3 categorie già studia- te e dei quali è necessario stabilire una 4/ categoria che potrà dirsi per le ragioni che seguono dei Fumajoli Idro- carbonici. Fumajoli della categoria. Questi mi si sono presentati proprj esclusivamente dei crateri e in due linee di maggiore permeabilità attraversan- ti il cratere B nel punto già indicato ed il cratere D, in di- rezione parallela tra loro e quasi normale all’ asse eruttivo, Quella specialmente del ci’atere D poteva dirsi una vei’a spaccatura che attraversava tutto il monte e presentava in cima fino a due decimetri di distanza ti’a i due margini. TI carattere genei^ale che mi hanno presentato questi fumajoli è stato quello di emettere abbondanti vapori di acqua leggermente acidi, accompagnati da acido solfidrico e da una quantità sensibile di acido solforoso; triplice presenza a cui devono essi pur^e delle incrostazioni di cristallini di solfo che vedonsi nella superficie inferiore delle scorie limitr’ofe alle loro emanazioni — La temperatui’a che sempr’e ho tro- vato è compresa fra 60 e 100 gr’adi— Ciò in un primo pe- riodo di due mesi, cioè dalla metà di aprile (dalla prima volta che io potei visitarli) fino alla metà di giugno; epoca alla quale mantenendosi la stessa temperatur’a e le emana- zioni suddette, potei costatarvi di più la comparsa dell’ aci- do carbonico che prima di alloi’a inutilmente vi aveva là- - %l\ — cercato. Il dì 28 Giugno io faceva l’ analisi delle emanazioni gassose di questi fumajoli e trovava in media i seguenti re- sultati: Fumajolo del cratere Fumajolo del cratere B. D. Azoto . 77,28 . . . 79,07 Ossigeno .... . 17,27 . . . 18,97 Acido carbonico . . 5,00 . . . 1,61 Acido solfidrico. 0,45 . . . 0,35 100,00 Tomo La comparsa dell’ acido carbonico in questa condizio- ne era stata già costatata dal Sig. C. Saintc-Claire Deville tino dal 1861 nella eruzione del Vesuvio e fu da esso rite- nuto come caratteristica del termine di una eruzione. Il fatto di avere ricercato inutilmente l’ acido carbonico nei fumajoli dell’ Etna sul campo della eruzione, prima che fossero chiuse tutte le bocche dei crateri, e di aver segnalato lo sviluppo di questo acido dopo che tutti i crateri avevano cessato la loro chimica azione confermerebbe l’ idea del Sig. Dcville ed egli ha colto tale opportunità per richiamarvi l’ atten- zione dell’ Accademia delle scienze di Parigi (1). Oltre a ciò devo notare di aver trovato dopo la piccola eruzione del 1863 in prossimità del grande cratere un fu- majolo acido con sale ammoniaco, cloruro di ferro e solfo tuttora attivo emanante copia ragguardevole di acido carbo- nico, con acido solfidrico e solforoso (Vedi art. X visita al grande cratere) Qualunque però sia l' importanza che si deve dare alla comparsa dell’acido carbonico come caratteristica del periodo (1) Comptes rendus de 1’ Academie dos Sciences (31 Juillct 1865) — sur l’criiption actuelle de l’Etna — Estrait de deus letlres de M. Borace Silvestri. atti acc. vot. I. 29 di calma successivo ad una eruzione è certo che l’ acido car- bonico è r espressione di una vulcaniciià sopita e come si svi- luppa abbondantemente nei terreni dei vulcani estinti o semi estinti così ho trovato svilupparsi nei fumajoli di cui [)arlo che per la posizione suU’apparecchio eruttivo, per la loro forma di spacchi trasversali all’asse del medesimo che hanno servito di sfogo anche nel colmo della eruzione, come se servissero di comunicazione diretta fra l’esterno e le parti sotterranee, e infine per T aspetto loro generale mi sembrano assai di- stinti da doverne fare una 4.“ categoria a parte. Si aggiunga che sui lembi degli spacchi di questi fumajoli ho trovato sul limite dello strato umido lasciato dal vapor d’acqua, del sale ammoniaco tinto da pcrcloruro di ferro il che insieme al debole grado di acidità dovuta ad acido cloridrico farebbe credere che vi fosse un passaggio tra questi fumajoli e quelli di 2." categoria acidi. Se non che questo sale non presen- tava il carattere di essere cristallizzato o sublimato, ma piut- tosto era in forma di cftlorcsccnza come se fosse contenuto nell’arena e sottili scorie del terreno e sciolto dai vapori fosse per capillarità trasportato alla superficie (vedi ciò a pag. no sull’origine del sale ammoniaco) . E riguardo a questo stato particolare clilorescente del sale ammoniaco, devo aggiungere varie osservazioni speciali fatte sui crateri o nei contorni. Indipendentemente dal sale ammoniaco cristallizzato trovato sui crateri nei veri fumajoli acidi di 2.* categoria, appena che la stagione incominciò a riscaldare si vide comf)arire quà e là sulle pendici esterne dei crateri, là dove esalavano dei vapori di acqua e specialmente sul fianco Est e Nord-Est del cratere E, come uno strato continuo di sale ammoniaco che si sarebbe preso per uno strato di ne- ve se non fosse Stato quà e là colorito in giallo dal pcr- cloruro di ferro. Oltre a ciò intorno ai crateri gii strati di sabbia che avevano ricoperto degli strati di neve dopo lo sciogliersi ed evaporarsi della neve stessa presentarono essi pure qua e là delle rifioriture superficiali di sale anlmoniaco con po- co cloruro di ferro. Si agita tuttora la questione sull’origine del sale ammonia- co, di questo composto tanto abbondante neU’eruzioni special- mente dell'Etna. Bunsen ha emesso l’idea sostenuta poi dalle osservazioni di molti altri scienziati, tra le quali quelle fatte sul Vesuvio da A. Scacchi (1) da G. Guiscardi, che si for- mi sulla lava dalla rapida decomposizione delle materie vegetabili effettuata per mezzo delle correnti di lava che invadono il suolo. Questa idea a mio parere trova appog- gio in molti casi dove veramente la lava ha coperto un suolo boschivo 0 rivestito di molte piante: anzi su questo punto devo citare un fatto, che le sta in favore, da me trovato di un fumajolo nella lava sotto la Serra Buffa (2|], fumajolo a 298° di temperatura, alcalina con abbondante sublimazione di sale ammoniaco di un color, giallo bruno contenente una speciale materia organica che mi ha presentato i seguenti caratteri: I Riscaldando moderatamente il sale bruno sopra una lamina di platino si evaporano dei fumi bianchi con reazio- ne alcalina che condensati danno del sale ammoniaco per- fettamente bianco c neutro. Resta sulla lamina una sostan- za di color castagno scuro A. II. La sostanza A riscaldata dopo sulla stessa lamina alla temperatura del calore rosso a poco a poco brucia e spari- sce lasciando della cenere. III. La sostanza A è insolubile nell’ acido nitrico; eva- porato r acido nitrico a secco a contatto della materia, ri()roso (I) Vedi pag. 1. c. (^) Vedi n.“ 16 nel quadro dei fumajoH della 2.® categoria. il residuo con acqua c prussiato giallo di potassa non si ha alcuna reazione del ferro. IV. La sostanza A è pochissimo solubile nell’ acqua ; in fatti sciogliendo nell’acqua direttamente il sale scuro, rimane sospesa in piccoli fiocchi che danno un colore giallastro al liquido. É totalmente insolubile nell’ etere e nel solfuro di carbonio. V. La sostanza A è capace di ridurre allo stato metal- lico il piombo dal litargirio. VI. Finalmente riscaldata in una piccola storta ha dato una materia gialla con odore empireumatico, proprio ai pro- dotti di distillazione delle materie organiche. Non vi è dubbio dunque che il sale ammoniaco del fu- majolo citato era impregnato di questa materia organica o mi conferma che in simili condizioni il sale ammoniaco è in intimo rapporto per la sua origine con le sostanze vegetali 0 altre materie organiche ricoperte e decomposte dalla lava. Un’ altro fatto che aggiunge valore a questa idea è la osserva- zione che io ho fatta sull’odore, che spande la lava mentre è in movimento (vedi pag.92-93)e le fiamme a guisa di lin- gua che guizzano dalle sue crepaccie di gas carburato in- fiammabile analoghe a quelli diesi ottengono dalla distilla- zione del legno in vasi chiusi. Ma la presenza del sale am- moniaco sia in sublimazioni cristalline nei densi fumajoli acidi, sia in quelle estese efflorescenze sull' apparecchio erut- tivo potrà spiegarsi nello stesso modo? Mi si potrà dire che anche i crateri nel punto ove si sono formati hanno dovuto coprire un suolo coperto di al- beri (pini) come lo attestano quelli rimasti all’ intorno mu- tilati e carbonizzati ; e quindi nulla vi sia d’ improbabile per spiegare anche in questo caso la origine del sale am- moniaco con la decomposizione della loro sostanza organica. Ma oltre a riflettere che gli alberi esistenti nel teatro del centro eruttivo dovettero essere bruciati c trasportati dalla prima corrente di lava scaturita con impeto dal suolo , bi- sogna anche tener presente che tutto l’ insieme dell' appa- recchio eruttivo resulta di un accumulo di arena, lapilli e scorie cioè di un materiale che non ha potuto esercitare sul suolo una forte azione calorifica essendo tutto quanto projettato in aria per poi ricadere ed accumularsi più o meno raffreddato. Quando ciò poi non bastasse per escludere la precitata provenienza del sale ammoniaco dai crateri, aggiungerò una ultima osservazione che servirà del tutto a convince- re. Questa è di avere costatato la presenza del sale ammo- niaco nei fiimajoli della lava scoriacea nel 1863 che uscita dal grande cratere percorse breve tratto nella regione de- serta dell’Etna, in continuazione all’ erto suo cono ove non vi è traccia di vita; e finalmente di aver trovato il sale am- moniaco in fumajoli tuttora attivi nello stesso cratere eleva- to in uno specialmente ove da un’estesa fenditura si solle- vano vapori aeidi che producono abbondanti sublimazioni specialmente di sale ammoniaco. Aggiungo di più 1’ osserva- zion di A. Scacchi, secondo lui pure inconciliabile con la opinione di Bunsen, di vedere eontinuamente esalarsi il sale ammoniaco da tempo immemorabile da alcuni fumajoli del- la solfatara di Pozzuoli. TI mio compagno F. Fouqué volendo conciliare l’idee di Bunsen con le estese rifioriture di sale ammoniaeo dell’ ap- parecchio eruttivo (tanto più che queste nel verificarsi in tutta la parte esteriore di esso si sono osservate più ragguardevoli nel fianco N. E. del cratere E che guarda tutta la regione bo- schiva dell’Etna sottostante ai crateri e percorsa dalla lava) sa- rebbe di parere che i venti abbiano potuto portare dei vapori ammoniacali a contatto dell’arena e delle scorie dei crateri esalanti dell’acido cloridrico; in modo che quivi questi vapori si sarebbero superficialmente fissati a costituire quelle ri- fioriture di sale ammoniaco. Io però non mi trovo convinto da questa spiegazione dell’ illustre amico, perchè io penso che i vapori ammoniacali non potrebbero uscire che dai fu- majoli di 2.“ categoria non acidi, che sono i soli che danno reazione alcalina. Ma questa reazione alcalina è dovuta, co- me ho dimostrato, più specialmente i vapori stessi di sale ammoniaco por un semplice etfctto di dissociazione e con- densati ripristinano il sale ammoniaco senza che f ammo- niaca abbandoni quivi 1’ acido cloridrico, per andare tra- sportato dai venti a combinarsi con quello sviluppato dai crateri. La piccola quantitcà di carbonato di ammoniaca che si può sviluppare dai medesimi fuinajoli alcalini non toglie va- lore alla suddetta considerazione perchè come si è detto i fumajoli alcalini si trovano distribuiti nelle parti inferiori delle correnti, sicché prima di giungere ai crateri per mez- zo dei venti, dovrebbe traversare tutta la estesa serie supe- riore dei fumajoli che sviluppano acido cloridrico c quindi un’‘ atmosfera che anche a distanza si manifesta acida. Ouando poi tutte queste osservazioni si volessero in qualche modo confutare, resterà sempre a spiegare come si produca in abbondanza c continuamente il sale ammoniaco, anche ades- so, sul grande cratere ove non vi è emanazione di alcuna spe- cie che dia reazione alcalina e che acceni alla presenza di ammonìaca in istato di potersi combinare a più o meno distan- za con 1’ acido cloridrico. Resterà sempre a spiegare come si possa altresì produrre da tempo immemorabile il salo am- moniaco nella solfatara di Pozzuoli. Ciò rende perfettamente convinti che dagli spiragli dei crateri vulcanici può sublimarsi del sale ammoniaco, dovu- to ad una di quelle tante reazioni chimiche le quali si compiono nei focolari vulcanici, ove dobbiamo ammettere il contatto delle acque marine, e nella lava stessa mentre si fa strada per giungere all’ esterno. Possiamo infatto spie- - — gare che il sale ammoniaco sia un prodotto proveniente da principj puramente minerali o anche da materie organi- che azotate. Infatti 1" Nel primo caso nulla impedisce di ammettere che per il fenomeno di dissociazione che presenta il vapor d'acqua a elevata temperatura specialmente a contatto dei silicati ferruginosi della lava, i quali facilmente possono sopraossi- darsi, che si svolga dell’ idrogeno libero. Si è veduto di più come da tutti i fumajoli si sviluppi dell’aria disossigena- ta con prevalenza di azoto. Dunque l’ idrogeno nascente da una parte, V azoto dal- r altra possono combinarsi allo stato di ammoniaca che in presenza di abbondante coj)ia di acido cloridrico trovereb- be come fissarsi allo stato' di sale ammoniaco il quale incor- porato nella lava allorquando si sublima nei fumajoli, non sarebbe che un semplice edotto di essa. Notisi che la presenza dell’idrogeno nascente devesi necessariamente am- mettere per spiegare altre reazioni che si compiono a con- tatto della lava come la produzione del solfo^ degli acidi solforoso c solfidrico dalla riduziope c trasformazione dei- fi acido solforico dei solfati (1). 2° Nell’ ammettere come è più concordante con tutti i fatti, fi intervento delle acque marine per spiegare i feno- meni vulcanici, siccome a tutti è nota la gran quantità di materia organica che vi esiste disciolta, c certo che fra le sostanze emanate dalla lava non solamente dobbiamo tro- vare i suoi principj minerali, ma anche i prodotti di decom- posizione delle sue materie azotate, i quali possono spiegare l3enissimo la produzione dell’ ammoniaca che si sviluppa nei fumajoli allo stato di cloridrato ; dell’ idrogeno libero; che agendo sopra i solfati a elevata temperatura determinerebbe la riduzione e trasformazione di questi; dell’acido carbo- (1) Vedi nell’appendice la parte teorica sui fenomeni vulcanici. iiìco G perfino dell’ acido fosforico che trovasi in piccola do- se nella lava allo stato di fosfato. Le basi di queste considerazioni non possono die essere accettate da tutti, e Fouqué stesso le accoglie con tutto il suo pieno favore, senza però rinunziare al suo modo di spie- gare la origine del sale ammoniaco dei crateri, nella recen- te eruzione, con l’ammoniaca trasportata dai venti a con- tatto dell’ acido cloridrico delle scorie. Io per me penso che il sale ammoniaco in questa località non sia altro che un edotto del materiale minuto formante i crateri, il quale venne espulso dalle bocche eruttive impre- gnato di questo sale e poi con l’ajuto del vapor d’acqua ema- nante dai fumajoli acquosi di tutta la sua massa è venuto di- sciolto e per capillarità portato alla superficie a formare le sopranotate estese efflorescenze. Una prova sull’ interven- to del vapor d’acqua a determinare tale effetto lo abbiamo nel fatto citato delle medesime efflorescenze prodottesi al- la superficie della nera arena intorno ai crateri; le quali, man- cando i fumajoli acquosi solo comparvero tostochè al ri- scaldare della stagione venne a fondersi lo strato di neve sottostante su cui riposava e l’ acqua dopo aver lavato la massa di arena c discioltane la^ parte solubile si evaporò lentamente, trasportata alla superfìcie lasciando ivi allo stato solido i materiali disciolti. Ammesso così il sale ammoniaco come originario dei focolari vulcanici non vi è più difficoltà a rendersi conto della sua presenza sul grande cratere dell’Etna e in tutte quelle condizioni che escludono affatto o rendono insuffi- ciente alla spiegazione f intervento delle vegetazioni o del- le materie organiche del suolo. È con la combinazione del- fazoto dell’aria e dell’idrogeno dell’acqua che il Prof. E. Bechi ha interpetrato con proprie esperienze la presenza della gran massa di solfato di ammoniaca che viene tra- sportata dal vapore acquoso negli antichi soffioni horaciferi di Travalc nella maremma Toscana (1). Uiassumendo lo studio fatto nel modo il più completo che mi è stato possibile sulle emanazioni della lava e dei crateri sono giunto a riconoscere come distinte 4 categorie di fumajoli. Fumajoli di prima Categoria ( a sali sodici ) Sono acidi — hanno una temperatura di circa 1000 gra- di— accompagnano la lava incandescente e pastosa produ- cono cloruro di sodio (abbondantissimo) cloruro di potassio, ossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di soda, car- bonato di soda, vapore acquoso, acido cloridrico, acido sol- foroso c un miscuglio di azoto, ossigeno, e traccio di acido carbonico a formare un’aria atmosferica leggermente disos- sigenata. Fumajoli di 5** categoria ( a sali ammoniacali ) Var. a — Àcidissimi — temperatura media 350 gradi — contengono sale ammoniaco, solfato di ammoniaca, sesqui- cloruro di ferro , sesquiossido di ferro, (talvolta allo stato di ferro oligisto) solfo, vapore di acqua, acido cloridrico, acido solfidrico, acido solforoso, miscuglio di azoto, ossige- no, e traccio di acido carbonico a formare una specie di aria atmosferica leggermente disossigenata. Var. b — Molto alcalini — temperatura media 216 gradi — contengono sale ammoniaco, carbonato di ammoniaca, solfato di ammoniaca, vapore d’acqua, acido solforoso, acido solfidrico, miscuglio di azoto , ossigeno, e traccio di acido carbonico a formare una specie di aria atmosferica leggec- mente disossigenata. (1) I soffioni boracifori di Travaio — Mein. del Cav. Prof. E. Bechi atti dei GcorgofiU Nuova Serio T. X.) ATTI ACC. VOL. I. 30 — 230 - FiimajoU di c?® categoria (acquosi) Neutri — temperatura media 80 gradi — contengono solo vaporo acquoso e un miscuglio di azoto, ossigeno, e traccio di acido carbonico a formare una specie di aria atmosferica leggermente disossigenata. Fama] oli di 4“ categoria (idrocarbonici] Leggermente acidi — temperatura media 80 gradi— con- tengono vapore acquoso, solfo, acido cloridrico (tracce), acido solforoso, acido solfìdrico, un miscuglio di azoto, ossigeno, 0 traccio di acido carbonico a formare una specie di aria atmosferica leggermente disossigenata. Si sono verificati solo in grandi fenditure attraversanti i crateri. Per scegliere la baso su cui appoggiare questa distin- zione e classificazione puramente chimica mi sono partito dalle seguenti considerazioni: Che la temperatura considerata per se sola neppure poteva condurre ad una completa distinzione fìsica; in quanto che la differenza che si trova confrontando le medie delle tre prime categorie di fumajoli sparisce se si confrontano quelle delle due ultimo III. e IV. 2“ Che alcune sostanze sono comuni a due o più ca- tegorie di emanazioni, come f acido cloridrico proprio a quelle di I® c 2" categoria; il solfo proprio a quelle di 2* e di 4®; il vapore acquoso proprio a quelle di I® di 2® di 3® e di 4,® cioè a tutte. La presenza dunque di queste sostanze non poteva caratterizzare alcuna distinzione. 3“ Che fìnalmente la doppia fonte di carattere, che al- cune sostanze emanate comparivano esclusive di alcuni fu- majoli (i salidi soda per quelli della 1® categoria, i sali di ammoniaca per quelli ilclla 2®, f acido carbonico per quelli della 4“) 0 le sostanze esclusive di alcuni e quelle comuni a - 231 - / lutti considerate complessivamente potevano mancare ( fu- majoli a solo vai)orc acquoso) mi ha dato il solo mezzo per lare le distinzioni che io ammetto. Queste distinzioni trovano un tal quale parallelismo in quello proposte per il primo dal Sig. C. Deville, le quali comprendono lo stesso numero di fatti osservati in propor- zione differente, solo ho creduto utile di fare uso o di espres- sioni più proprie o di qualche distinzione più netta e che era rimasta confusa. Como ho già detto Deville dietro! suoi ultimi studj fatti nella eruzione del Vesuvio nel I8CI è venuto ad ammettere: 1° Un gru{)po di fumajoli a elevata tempcratui'a che accompagnano la lava incandescente che egli chiama fu- inajoli secchi. 2” altro gruppo di fumajoli acidi nella lava che si raf- fredda la cui temperatura giunge a fondere lo zinco c spesso supera i 400° e questi in un’ordine inferiore sono alcalini con la temperatura di 400-500 gradi; ma se contengono solfo non supera i 100.° 3° Altro gruppo di fumajoli 9. bassa temperatura e solo vapore acquoso. Il primo gruppo corrisponde perfettamente ai fumajoli che io chiamo a sali sodici cioè di T categoria e non a- dotto la espressione di secchi perchè tutte le sperienze che ho fatto (come ho già dimostrato) sia condensando il fu- mo bianco della lava tluente, sia quello emanante dai già localizzati fumajoli di tal genere, mi hanno sempre dimo- strato la presenza del vapore di acqua. Il mio compagno Fouquè nei primi tempi della eruzione penetrato della esi- stenza di questi fumajoli socchi andava spesso dicendomi di trovarli frequentissimi ed in ciò io rimaneva in certo mo- do dolente di non trovarne mai, tanto più che io aveva avuto occasione di notare 1’ esattezza propria del mio dotto amico nelle sue osservazioni ed esperienze. La questione si doveva risolvere con un esperienza comune fatta sul cam- po eli osservazione ed in modo e condizioni irrefragabili. Si coglie la felice opportunità del torrentello di lava più vol- le nominato alla base del cratere E e quivi con un aspi- ratore e un apparecchio di condensazione immerso nella ne- ve si raccoglie dalla lava fluente appena scatiuata dal suolo il fumo bianco che esalava caratteristico dei fumajoli secchi. Lo condizioni dell’ esperienza non potevano esser meglio com- binate jier ottenere un resultato sicui'o. E il resultato fu in mio favore perchè anche dopo la semplice introduzione nel- r apparecchio di pochi litri di fumo trovammo condensato uno stralerello di acqua acidissimo che teneva in soluzione dclL acido cloridrico e le materie saline proprie dei fumi suddetti. Fouquò atìèzionato alla verità dei fatti dopo que- sta esperienza ed altre, ripetute insieme sopra grandiosi fu- inajoli caratteiàstici e distinti a sali sodici con la tempc- i*atura della lava incandescente, fu ben presto del mio av- viso. (li So non che avendo nelle sue primo esperienze raccolto dati sufficienti per ritenere che i fumajoli delia lava incandescente in qualche caso siano assolutamente pri- * vi di ac(iua, egli ritiene questo fatto come caratteristico di un secondo periodo o degradazione di questi fumajoli a elevata temperatura e crede di trovare questa degradazione nei vapori salini o fumi che emana la superficie dei blocchi di lava incandescente che ha già uno strato solido, e li ri- copre della sottile patina bianca; mentre il vero primo ordine dei fumajoli sarebbe rappresentato da emanazioni localizzate e distinte da abbondanti sublimazioni saline di cloruro di sodio. (1) Solo per sanzionare una verità c per mostrare la squisita gen- tilezza di animo del mio compagno , mi è grato far noto come Egli ritornato a Parigi, dopo il suo viaggio mi si dichiarasse in una sua let- tera oltremodo obbligato per averlo condotto a questa persuasione. m — Senza contradire tali osservazioni potila darsi che si verificili questo stato secco dei fumajoli, solo farò notare che oltre a non corrispondere coi resultati delle mie c- sperienze, mi sembra dovere piuttosto ritenere i fumi clic spande la superfìcie della lava, come precursori piutto- sto clic come successivi ai fumajoli centralizzati per ema- nazioni di fumo non generali, ma determinate da punti spe- ciali c con sublimazioni abbondanti. Infatti la lava anello mentre bolle nei crateri manda quello stesso fumo bianco che abbandona da tutta la superfìcie allorché incandescente si mette in movimento e scorre sul suolo e tostochò lo stra- to esterno è già consolidato allora lo sfogo delle materie gassose e vapore della lava sottostante incandescente costi- tuisce i fumajoli speciali a elevata temperatura. Di più se questi sono anche caratterizzati da abbondanti sublimazioni saline a differenza dei fumi sparsi , bisogna puro ammet- tere per i primi un tempo indispensabile perche le subli- mazioni si facciano, il qual tempo non è necessario ammet- tere per i secondi per la sola patinalo sottile incrostazione bianca che lasciano sulla superfìcie più fredda della lava. In ogni modo io ho ragione per credere che tanto i fumi che emanano dalla superfìcie generale della lava, e che su questa producono la patina bianca, quanto i medesi- mi fumi non più generali di tutta la superfìcie, ma localizzati attraverso a spacchi o gole speciali, dove per la loro più lunga durata si raccolgono abbondanti sublimazioni, non sicno altro che le stesse emanazioni , come lo prova la i- dentica natura delle sostanze che contengono la presenza in ambedue i casi del vapor d’acqua e con la sola dif- crenza che nel primo caso si fanno dalla superfìcie della lava, fìnchc la di lei temperatura è sufficiente a sollevarli; nel secondo caso si riducono a punti determinati qua e là dove attraverso lo strato già solido esterno la lava incandescente sottostante mantiene delle comunicazioni con l’ esterno per - 234 - dare sfogo alle stesse materie che ha bisogno di sviluppare più a lungo sotto Tinfluenza della medesimae levata temperatura. I fumajoli che io chiamo di 2“ categoria sono quelli stessi di secondo ordine di C. Deville che egli ammette es- ser prima acidi e poi per degradazione passare a dare rea- zione alcalina; se non che tutti i caratteri che accompa- gnano questa diversità di reazione si sono presentati sul- r Etna di tale importanza da consigliare a formariic le due varietà A e B distintissime come si è veduto. Questa distin- zione è sembrata di tale importanza a F. Fouquè da man- tenere separati questi fumajoli assegnando agii uni il nome di fumajoli acidi agli altri di fumajoli alcalini, malgivulo le osservazioni fatte in tale riguardo daC. Deville (1). Io pure dietro la presenza dei sali ammoniacali proprj alle due var. A e B da me stabilite trovo ragione di doverli compren- dere nello stesso gruppo, tanto più che la denominazione di fumajoli acidi è una espressione che converrebbe ai fu- majoli anche della prima categoria che ho trovato essi pure sull’ Etna acidi per la presenza dello stesso acido cloridrico. Riguardo ai fumajoli acquosi propriamente detti andia- mo tutti perfettamente d’ accordo, perchè si presentano col carattere di semplicità di essere costituiti da unica emana- zione di vapor d’ acqua. Un’altra divergenza però comparisco circa alla 4“ ca- tegoria di fumajoli che io chiamo idrocarbonici. Devilleche ne Ila pure osservati sugli spacchi del suolo che determi- narono le eruzioni dei Vesuvio da lui studiate, li considera come un passaggio dei fumajoli acquosi. Fouquè invece li considera come i rappresentanti dei fumajoli alcalini tivasfor- rnati nella località dei crateri. Io per tutte le ragioni cs-postc della presenza caratteristica dell’acido carbonico, del loro va- pore leggermente acido per poca quantità di acido cloridrico insieme al £tas acido solfidrico e solforoso che vi determina- (I) Comptes rendus de 1’ acad. 20 mars 1805 ~ Paris. no il deposito di solfo, secondo le norme su cui ho basato le mie distinzioni devo considerarli come formanti un grup- po a parte che ho trovato proprio unicamente dei crateri. Riepilogando in un quadro sinottico quando risulta dai mici studj c da quelli di C. Deville e F. Fouquè abbiamo: CLASSIFICAZIONE DI C. Deville • / r CLASSIFICAZIONE DI F. Focqcè 1 CLASSIFICAZIONE j DI 1 0. Silvestri I Ordine Fumajoli secchi. I Serie Fumajoli a elevatissima temperatura che con- tengono in un primo periodo del vapor d’ac- qua poi si fanno secchi. l.“ Categoria Fumajoli a sali sodici — contengono vapor di ac- qua e sono acidi. II Ordine Fumajoli acidi (e in se- guito per degradazioni alcalini) II Serie (*) Fumajoli acidi. 2.® Categoria Fumajoli a sali ammo- niacali var. A acidi (con acido cloridrico libero! var. B alcalini ( senza acido cloridrico libero. III Ordine Fumajoli aquosi III Serie Fumajoli alcalini. 3.® Categoria Fumajoli a solo vapor d' acqua (neutri). (che nelle spaccature del suolo dovute alle eruzio- ni acquistano importanza 1 per sviluppare acido car- 1 bollico e gas combustibili') I 1 IV. Serie Fumajoli a vapor d'ac- qua pura rappresentano i fumajo- li alcalini (HI serie) mo- dificati sui crateri. 4.® Categoria F uni ajoli idrocarbonici, acido carbonico con va- pore acquoso legger- mente acido per acido cloridrico, solfidrico e con deposito di solfo. (*) Per quanto F. Fouquè faccia la distinzione dei fumajoli acidi e alcalini, tut- tavia conviene di non doversi ambedue separare dal II ordine stabilito daC. Deville. 236 — ARTICOLO OTTAVO Sommario — Ricerclie chimiche sulla composizione della lava — Modo di com- ])0rtaTsi della lava a conUitio deU’acqua — Azione degli acidi sulla lava — Decompo- sizione della lava e suoi principj costituenti — Materie volatili dello lava — Materie fìsse — Quadro rappreseiitaule la composizione della lava del 1865 di luUc le forme e di tutti i periodi della eruzione — Paragone con l’analisi chimica della lava del 1863 c di altre eruzioni di epoca remota — Deduzioni di confronto con le analisi di Durocher e Bunsen sullo strato profondo di materia fusa che credesi av'er con- tribuito alla formazione di tutte le roccie eruttive — Costituzione mineralogica del- la lava — Minerali dilferenti che la formano e loro composizione speciale — Distin- zione che resulta nell’analisi mineralogica fra le lave storiche e antistoriche del- TEiua — Rapporto probabile fra le quantità dei minerali delle lave recenti. Dopo avere trattato nell’articolo precedente tutta la parte chimica che riguardagli edotti e \ prodotti che si svi- luppano, si condensano, e si formano sulla lava mentre do- lio che è uscita per mezzo delle fenditure del suolo dalla grande caldaja sotterranea si fa strada sulla supcrlìcie del terreno ove a poco a poco si raffredda, si solidifica, c si ferma; devo ora occuparmi della natura chimica dcW^lava propriamente detta. Dietro quanto ho esposto nell’articolo sesto già si co- noscono alcuni caratteri della lava, quelli attinenti al co- lore, odore, peso specifico, stato di aggregazione moleco- lare, porosità, compattezza, struttura cristallina, tempera- tura di fusione, proprietà elettriche, magnetiche etc. cioè tutte quelle proprietà fisiche che servono di complemento alla storia di un corpo semplice o composto. La lava è pre- cisamente un materiale che in qualunque stato si presenti è sempre in questo secondo caso, perciò è necessario me- diante i processi più esatti di analisi che ci offre la scien- za moderna metterne in evidenza la natura dei componen- ti e la proporzione di questi. 237 Modo di comportarsi della lava a contallo delV acqua Lavando ripetutamente con acqua distillata calda la la- va allo stato naturale se è in forma di cenere o di arena ovvero dopo averla polverizzata se è allo stato scoriaceo o compatto; ho trovato che 1’ acqua che ha servito a questo lavacro sottoposta poi alla evaporazione lascia un residuo e dimostra di aver disciolta della materia. Questo residuo ottenuto prendendo presso a poco lo stesso peso di lava (18 grammi) e lavandolo con lo stesso volume di acqua bol- lente (50 c.‘" cubici) ho trovato [riducendolo a 100 parti, nei diversi casi qui sotto registrati essere rappresentato dalle proporzioni seguenti: Materie solubili nel- r acqua iu lUO pa rti di lava. I. Arena nera piovuta abbondantemente a Ca- tania nella piccola eruzione del 1863 . IL Cenere tenuissima grigia impalpaibile riget- tata in grande quantità dal cratere cen- trale deir Etna al principio della eruzio- ne del 1865 IH. Arena nera della eruzione 1865 raccolta sul monte Concone IV. Idem raccolta in una esplosione di un cratere prima che toccasse il suolo . V. Lava scoriacea (polverizzata) . . . . VI. Lava compatta presa da un blocco tuttora caldo (polverizzata) VII. Idem idem presa da una corrente del tutto fredda (polverizzata) . . . . 0,07 1,67 0,00 traccie (i) 0,09 0,04 0,02 0,00 0) Notisi che quest’ arena era piovuta insieme alla neve. ATTI ACC. VOL. 1. 3t 238 - Queste materie solubili neH'acqua danno un precipitato col nitrato di argento, di cloruro di argento; applicato alla fiamma mostrano il raggio giallo del sodio e talvolta danno la reazione del ferro. Nessun’ altra reazione sensibile mi han- no presentato eccettuate quelle della cenere n” II che oltre alla reazione marcatissima del ferro, mi hanno dato un pre- ci[)itato bianco col cloruro di bario c di più trattate con calce hanno sviluppato dei vapori ammoniacali capaci di ri- pristinare a distanza il colore azzurro nelle carte reattive rosse. Nel maggior numero dei casi dunque la materia con- tenuta nella lava allo stato solubile nell’ acqua è rappresen- tata da cloruro di sodio (dal prodotto più abbondante dei fumnjoli della lava incandescente). Qualche volta vi è del cloruro di ferro, del cloruro di ammonio, dei solfati; ma ciò solo P ho verificato riguardo alla cenere II che fu eruttata in condizioni eccezionali c in mezzo a densi vapori di acido cloridrico (vedi art. X. osservazioni sul grande cratere cen- trale dell’ Etna) . In generale la quantità di cloruro di sodio o sai marino contenuto nella lava di qualunque forma già raffreddatasi può dire che o ò rappresentata da traccio o non supera (dcducendola dal peso del precipitato di cloruro di argento che somministra) i 0,10 per 0/q. Modo di comportarsi della lava a contatto degli acidi. Dalla maniera come ho detto interpretarsi (vedi pag. 152) la formazione del scsquicloruro di ferro nelle gole dei fu- majoli di seconda categoria (acidi) per f eccesso di acido clo- ridrico che vi si sviluppa e che è capace sotto la inlluenza della temperatura elevata di attaccare i silicati della lava; si può già rilevare come questa sia in certe condizioni de- componibile per mezzo dell’ acido nominato. Oltre a ciò lo aver trovato nei blocchi erratici divelti dalle pareti della gola del grande cratere al principio della eruzione del 1863, della lava antica decomposta , le cui basi erano ridotte special- mente allo stato di solfati, dimostra che T acido solforico spiega pure un’ azione sulla lava. Ma oltre a questi fatti na- lurali, i resultati di alcune spcrienze che ho eseguito met- tendo della lava finissimamente polverizzata per molto tempo a contatto degli acidi più forti hanno dimostrato: 1" Che gli acidi cloridrico, azotico, solforico, distillati c incolori, messi a contatto con la lava a freddo, la attac- cano lentamente si colorano in giallo, specialmente il pri- mo, presentano ben presto la reazione del ferree continua- no a decomporla lentamente per dei mesi di seguito ma sempre in un modo incompleto. Che facendo agire sulla lava i medesimi acidi alla temperatura della loro ebullizione, la decomposizione si ef- fettua più sollecitamente, ma la decomposizione totale è sem- pre relativamente lunga c più 0 meno incompleta. 3“ La decomposizione può farsi totale riscaldando al rosso la lava in un tubo di porcellana o di platino in un fornello a gas e facendovi passare prolungatamente i vapori dei detti acidi . Anche in questo modo però la decomposi- zione ò lenta. Qualunque sia la maniera di attaccare la lava nei tre so- pracitati casi, se si sottopongono alla evaporazione i liqui- di acidi e se si osserva il residuo, viene a mettersi in evi- denza una sostanza che ha i caratteri della silice o acido silicico separato dalle basi con le quali trovavasi allo stato di combinazione. 4" Con r acido fluoridrico allo stato di vapori o disciol- to nell’ acqua, la decomposizione è rapidissima sotto l’ in- fluenza di moderata temperatura, le basi passano allo sta- to di fluoruri e la silice resta allo stato gelatinoso. Analisi della lava e determinazione dei suoi priìicipii costituenti . *« La sola azione dell’ acido fluoridrico potrebbe dietro quanto si è detto applicarsi per V analisi dei silicati della lava che naturalmente si trovano costituiti con difetto nel- la quantità delle basi rispetto all’ acido silicico e quindi sono diffìcilmente attaccabili dagli altri acidi minerali. Ma la opportunità di potere rendere la lava facilmente solubi- le negli acidi aggiungendo ad essa con la fusione un’ ec- cesso di sostanza alcalina, fornisce un metodo più comodo c vantaggioso che a ragione si suole applicare a preferen- za di qualunque altro. Per sostanza alcalina da fondersi con la lava ho impiegato la calce come base più fìssa al- r azione del calore e nel processo analitico ho seguito il metodo esatto proposto e praticato dal sig. E. Sainte Clai- re Deville il quale metodo mi risparmio di esporre perchè conosciuto nella scienza; solo farò rimarcare alcune osser- vazioni speciali che mi è occorso di fare nelle mie ricer- che sulla lava che è un materiale il quale presenta sem- pre una certa difficoltà nell’ analisi , attesa la sua compli- cata composizione. L’analisi l’ ho estesa a varj saggi di lava di tutte le forme ( cenere, arena, scorie, lava compat- ta) c delle diverse epoche della eruzione del 1865 e di più l’ho fatta per un paragone sulla lava del 1863. Dopo aver conosciuto quali sono le sostanze accessorie più o meno so- lubili nell’acqua che si trovano frammiste alla lava, l’ana- lisi della lava propriamente detta si propone due scopi: 1° la determinazione della qualità e quantità delle materie vola- tili della lava; la determinazione della qualità e quantità delle materie fisse. - 241 - i° determinazione delle materie volatili della lava. Ilo preso la lava della eruzione '1863 e 1865, allo sta- to di cenere, di arena, di scoria, di lava compata, l’ho polverizzata finissimamente c Tlio pesata prima allo stato naturale, poi dopo averla riscaldata a temperature succes- sivamente più elevate sino alla fusione e vetrificazione. Ho ottenuto i seguenti resultati: ERUZIONE DEL 1865 1863 CENERE ARENA SCORIA LAVA LAVA 1. Peso della COMPATTA COMPATTA lava allo stato naturale esposta nella stufa 0,9235 0,8140 0,8432 0,8525 1,1250 2° idem idem ] G. L. a lOO^fmo a invariabilità di peso. 0,9210 0,8131 0,8443 0,8515 1,1230 riscaldata per lj4 3. idem idem < d’ora alla lampada Berzeliiis a doppia corrente. 0,9170 0,812-2 0,8435 0,8505 1,1218 ''dopo aver subito |un principio di fu- 4. idem idem sione alla lampada ) Deville a essenza 'di trementina ani- mata da soffieria. 0,9169 0,8120 0,8430 0,8504 1,1218 dopo fusione e ve- trificazione com- 5. idem idem 1 pietà, preceduta da i rigonfiamento e da ' una specie di ebul- lizione. 0,9157 0,8108 0,8415 0,8495 1,1196 Dietro queste cifre si vede: 1° Che la lava diminuisce di peso con C aumento suc- cessivo di temperatura. 2“ Che dopo averla arroventata al massimo calore clic si può ottenere con la lampada a doppia corrente o man- tiene lo stesso peso o lo diminuisce pochissimo nel sotto- porla ad un principio di fusione a temperatura più elevata. 3° che per perdere tutto ciò che tiene di volatile ha bisogno di essere sottoposta alla fusione completa fino da ot- tenere un vetro omogeneo. Confrontando le cifro del secondo peso che rappresen- tano la lava che ha perduto la sola acqua igrometrica e quelle del quinto peso che rappresenta la lava che ha perduto tutte le materie volatili si trovano le seguenti perdite : PESO DELIA PERDITA PERDITA MEDIA DI QUE- lava impiega- CON RIDOTTA A 100 STE DETERMI- TA, SECCATA A 100,“ LA FUSIONE PARTI NAZIONI Cenere del 186S 0,9210 0,0033 0, 358 Arena — — 0,8131 0,0023 0, 282 Scoria — — 0,8443 0,0028 0,331 0,301 Lava compatta Lava compatta 0,8515 0,0020 0„234 j del 1863 1,1230 0,0034 0^,302- i ! Questa perdita che subisce la lava con la fusione che re- sulta in media = 0,301 devesi solo alla presenza dell’ acqua di composizione, giacche f esperienza mi ha dimostrato non esistere nella lava traccia di fluore e di ncssun’altra ma- teria vaiatile. Questa ricerca l’ho fatta attaccando nel modo ordinario vaij saggi di lava, ben polverizzata , con acido solforico. Oppure, per essere maggiormente sicuro della e- sattezza dei resultati, trattandola con potassa in un crogiolo (li argento sotto V influenza del calore per più ore c poi ri- scaldandola in un crogiolo di platino insieme a bisolfato di potassa. In ogni caso i resultati sono stati negativi circa la presenza del fluore. Determinazione delle materie fìsse della lava Per determinare queste materie che rappresentano gli elementi componenti l’ impasto lavico non suscettibili di di- sperdersi per la semplice azione del calore (almeno finché restano in combinazione) ho attaccato la lava ben polveriz- zata per mezzo di una quantità determinata di calce pura (1) esponendo il miscuglio intimamente fatto in un crogiolo di platino all’ elevato calore della lampada a essenza di tremen- tina. Dopo dieci minuti o un quarto d’ora di fuoco soste- nuto, ho ottenuto con tutti i campioni di lava analizzati, dei vetri omogenei di colore verde bottiglia i quali presentan- domi i silicati della lava resi decomponibili per mezzo de- gli acidi per V eccesso di base aggiunta mi hanno dato il modo con le varie, successive , lunghe e delicate opera- zioni (seguendo il processo di analisi sopraindicato) di co- statare nella lava di tutte le forme e raccolta in differenti epoche della eruzione i seguenti componenti c nella quan- tità espressa nel quadro che presento ; (i) Ho trovato preferibile, a qualunque altro processo, di preparare questa calce precipitandola dal cloruro di calcio allo sfato di ossalato. L’ ossalato dopo averlo ben lavato 1’ ho calcinato esponendolo alla ele- vata temperatura della lampada Deville a essenza di trementina alimen- tali da soffieria. La proporzione della calce che ho impiegato c rela- tiva alla quantitcà di silice contenuta nella lava e corrisponde circa al terzo del peso di questa ultima. 244 Ci O 3 a C. £L 5* cv: Sì cr Cf^ •*? CT3 O 2 £i O o 3 £Ì Q ?r N o’ ÌUsnUali delle analisi chimiche [alte sulle varie forme di lava della grande eruzione del 1865 dai nuovi crateri. Paragonando tra loro i resultati esposti si può dedur- re che la composizione media della lava si presenta eguale in tutto le formo del materiale vulcanico e di più non ha manifestato sensibile differenza nelle diverse fasi della eru- zione. A tale conseguenza conduce pure T analisi chimica se si paragona la composiziono sopra espressa della lava^ del 1865 con quella della lava del 1863, infatti per questa ultima ho trovato quasi le stesse proporzioni nei compo- nenti. Silice Allumina Protossido di ferro . » di manganese Calce Magnesia Potassa ...... Soda Acido fosforico » titanico Vanadio (Acido Vanadi co? Acqua . . 49,99 . . 18,57 . . 12,00 . . 0,39 . . 10,45’ . . 4,00 . . 0,73 . . 3,50 . . 0,00 ) 0,00 > traccio . . 0,00 ) . . 0,37 "i^oi n La composizione media delle lave da me analizzate è confermata dalla analisi fatta a Parigi da F. Fouquè nel laboratorio' della scuola normale superiore e si avvicina molto a quella che i sigg." Durocher c Bunsen assegnano allo strato più profondo di materia fusa che secondo la loro opinione ('^) A titolo di paragone con i resultati da me ottenuti analizzan- do queste lavo ultime deirElna espongo qui i resultati di alcune ana-, ATTI ACC. VOI. I. 32 246 avrebbe contribuito alla formazione di tutte lo roccie eruttive. Ciò dimostra il seguente prospetto; 1 i LAVA DEL 1863 ANALIZZATA DA F. FOUQUÈ MAGMA BASICO DI UUUOCllEK MASSA PlllOSSENl- CA NOKMALE DI BLNSEN Silice SO, 97 52,2 48,47 Allumina 29,1-9 16,3 13,71 Protossido di ferro . 11,93 13,3 14,43 Calce 9,17 8,1 11,87 Magnesia 4,03 6,1 6,89 Potassa 0,43 1,0 0,65 I Soda 2,98 3,0 1.96 1 100,00 100,0 100,00 ì lisi fatte da altri autori sopra lave di eruzioni anteriori. Lava antica di eruzione ignota Analisi di Ilesscr (Pogg. Ann. /AXYF, 200) Silice /i-9,6a Allumina 22,47 Protossido di ferro 10,80 » di manganese 0,03 Calce 9,05 Magnesia 2,68 Soda 3,07 Potassa 0,98 ^99,31 Lava della celebre eruzione del 1669 Analisi di Lòwe (Bischof. Phy et Chem. Geo. voL 111 p. 235 Silice 48,83 Allumina 16,15 Protossido di ferro 16^32 » di manganese 0,54 Calce 9,31 Magnesia 4,58 Soda (con poca potassa) 3,45 Potassa 0,77 99,95 - 2141 Un fatto nuovo che resulta dalle analisi mie è la pre- senza nelle lave dell’Etna del Vanadio, elemento che fino ad ora non si sapeva far parte (benché minima) nella com- posizione dei materiali eruttati dai vulcani. Il mio amico Prof. Bechi di Firenze cui aveva inviato un saggio della lava del I8G3 fu il primo a sospettarne la presenza che poi è stata da me confermata in tutte le lave recenti analizzate delf Etna e probabilmente si troverà anche in quelle anti- che come pure nei prodotti di altri vulcani. Trovo infatti registrata negli Annali di Liebig(vol. 135 f. 1 . luglio 1863) la scoperta che quasi contemporaneamente sarebbe stata fatta del Vanadio da Th. Eugelbach in un basalto di Annerad (Gicsscn) nell’ Assia superiore; nella proporzione di 0,0121 per O/o e quindi in una quantità tale da potersi determinare. 11 modo praticato da me per scoprirlo nella sua piccolissima proporzione c stato quello di separarlo allo stato di solfuro di vanadio, poi riconoscerlo per mezzo dell’analisi al can- nello fondendolo con salo di fosforo. Il processo tenuto dal suddetto chimico tedesco è invece un poco differente per- chè avendone trovate delle quantità determinabili l’ha potuto constatare allo stato di sollbvanadato di ammoniaca chedi- stingucsi per il suo colore intenso rosso ciliegia. Il vanadio, sembra che si trovi nella lava allo stato di acido vanadico. Così pure allo stato di acido titanico trovasi il titanio che sempre ho incontrato nella composizione delle lave dell’Etna e più facilmente col metodo fondato sulla ri- duzione che effettuasi, mentre trovasi disciolto in acido clo- ridrico, per mezzo dello zinco in sesquiossido di titanio che colora il liquido in violaceo più o meno intenso. La pre- senza pure dell’ addo fosforico nella lava sembra un fatto costante e si può constatare per mezzo del precipitato gial- lo caratteristico che dà col molibdato di ammoniaca in un liquido eccessivamente acido. Si può anche e con più sicu- rezza dimostrarne la presenza col metodo delicato che per- * inette la precipitazione dell’ acido fosforico allo stato di sot- tofosfato ferrico in un liquido in cui si è versato un eccesso di acetato di soda. Oltre a ciò non devo trascurare di ^averc incontrato qualche volta nella lava delle traccio sensibili di rame. Finalmente per mezzo dell’ analisi spettrale non ho tro- vato nelle lave dell’ Etna da me analizzate la presenza dei metalli da poco scoperti, Cesio^ Rubidio, Thallio e così pure del Litio. Lo stesso resultato lo ebbi come feci notare ri- guardo all’ analisi dei prodotti salini dei fumajoli. Il clic però })otrebbe essere conseguenza delia quantità relativamente in'ccoladi materia su cui si agisco per queste analisi, i)iut- tosto che della assoluta mancanza e questa osservazione mi è necessario avanzare fin da ora perchè vedremo più avanti come in alcune acquo saline che scaturiscono a piòdeH’Etna e perciò in rapporto, circa alla origine, con lo stesso vulcano, io abl)ia trovato con la prolungata concentrazione la pre- senza dei nuovi metalli alcalini. 1 resultati che procedono sono conseguenza della ana- lisi chimica immediata della lava. Ma come è noto la lava non è un composto omogeneo o unico minerale; essa è una roccia, cioè un’aggregato dì minerali ciascuno dei quali ha la sua composizione speciale. Come altrove ho detto nella lava dell’ Etna questi componenti parziali sono il feldispato (Labradorite), il pirosseno (Aug ite) edW per idoto (Olivina) — ora aggiungo anche il titanato di ferro con proprietà magne- tiche (Iserina) avendo trovato costantemente la presenza del- r acido titanico nella lava. La composizione chimica di cia- scuno di questi minerali é ben conosciuta e riguardo a quelli specialmente appartenenti alle lave dell’ Etna ecco quali re- sultati hanno trovato nelle loro ricerche chimiche l’Abich il Yauquelin cd il Waltershausen: Labradorite deW Etna {[>. sp. 2, 725) ANALISI DI ABICII ANALISI DI NVAL- (aNN. CH. PIIY. IX TEUSAl'SEN (VILK. 332) CESI. 1853 24). Silice 53,48 1 53,56 ^ Allumina 26, 4G 25,82 ! Ossido di ferro . . . 1,60 3,41 Calce 9,49 1 1 ,69 1 Soda 4,10 4,00 i Potassa 0,22 0,54 t Jlagnesia 1,74 0,52 1 Protossido di manganese 0,89 Acqua 0,42 0,95 98,40 100,49 Augite nero deW Etna (p/sp. 3, 454) ANALISI ANALISI DI DI WALTERSIIAl'SEN YAUQUELIN 1. C. 107-110 Silice 52,00 47,63 Magnesia 10,00 12,90 Calce 13,00 20,87 Protossido di ferro . . 14,66 11,39 — di manganese 2,00 0,21 Allumina 3,34 6,74 Acqua — 0,28 ! ( 95,00 100,02 — 250 — Olivina dell'Etna ([). sp. 3, 4l0j. AMMUSI WALTEK- SllAUSE.A' 1. C.l 17. •‘Silice 41,01 Magnesia .... 47, -27 Protossido di ferro. 10,06 Allumina .... 0.61- Acqua 1 ,04 100,02 [O] henna dell’ Etna fp. sp, 4^ 43. ANALISI AVALTER- siivrsEN l.c. 1-21. Acido titanico. . . 11,14 Sesquiossido di ferro 58,86 Protossido . . • . 30.00 100,00 Di tutti questi minerali quelli che formano la base es- senziale della lava sono il feldspato ed il pirosscno i quali pei'ò possono trovarsi mescolati in quantità variabili. Sembra bensì che questa variabilità sia relativa ad un tempo molto lungo ed è noto come possanoli più delle volte distinguersi le lave storiche dell’ Etna da quelle antistoriche dietro il semplice colore. Essendo infatti bianco W feldspato e nero il pirosseno, possono prodursi lavo grigio-biancastre, grigie , grigio-scure e grigio-nerastre o quasi nere a seconda della proporzione relativa dei due componenti. Le lave antisto- riche contenendo grande prevalenza di feldspato si presentano appunto di un grigio più o meno chiaro, le storiche invece sono di un grigio più o meno nerastro. In tal caso però non ò da credersi che il pirosseno sia effettivamente pre- dominante alla quantità del feldspato; il feldspato è sempre prevalente, ma trovasi rispetto al pirosseno in una propor- zione minore relativamente a quella in cui si presenta nelle lave antistoriche. Infatti Abich ammise nella lava nera del 1669 la pro- porzione di 54,80 di labradorite e di 34,16 di augite. Io dietro tutte le deduzioni scientifiche credo di potere am- mettere nelle lave recentissime una proporzione che a que- sta si avvicina. Cioè 1,7 di labradorite in rapporto a 1 di augite a 0,1 di olivina e qualche cent.”" di iserina. SEZIONE III. PARTE TERZA ARTICOLO NONO Sommario — Osservazioni fatte sull’elevato ^ratere centrale dell’Etna — Sua at- titudine dal 1863 al 1863 — Ejezione abbondante di cenere finissima nel gennajo del 1865 — Supposta eruzione di fango — Gigantesche colonne di vapore — Rapporto tra queste e la eruzione laterale, — Loro aspetto di nembi temporaleschi dopo il ter- mine del parossismo eruttivo — Studio sulle emanazioni gassose e sulle sublimazioni dei fumajoli nel grande cratere — Resultato delle analisi chimiche fatte sulle me- desime—Visita alla valle del Bove e osservazioni sui crateri della eruzione del 1852 — Relazione tra i fenomeni vulcanici dell’Etna, quelli delle isole Eolie, Stromboli e Vesuvio. Mentre il fianco N.E. dell’ Etna era aperto e dava corso ai fenomeni eruttivi di cui ho tenuto parola; il sommo cra- tere centrale non è stato indifferente e sia prima come du- rante la eruzione e dopo di essa ha presentato fenomeni che d’ordinario non suole mostrare. Già nell’ articolo primo ho fatto conoscere qual’ è stata 1' attitudine del cratere cen- trale anteriormente al 1863 quando presentò quella piccola eruzione che ho già descritto ed ho altresì reso conto net detto articolo di tutto il seguito dei fenomeni che ha presen- tato fino allo scoppio della eruzione nel 1865. Poco prima del com[)arire di questa un fatto notevole si compiva nella gola pe- rennemente aperta dell’ Etna ed era la emissione per qual- che giorno di seguito di una elevata colonna di denso va- pore ed una quantità notevole di sottilissima cenere la quale si sparse tutta nelle parti interne ed esterne del cratere a costituire uno strato di circa un decimetro di spessore. Que- sta cenere cadendo in gran parte sulla neve ed essendo im- pregnata di percloruro di ferro molto igrometrico, si ridusse dopo poco ad una specie di strato melmoso por cui venne accreditata l’idea negli etnicoli che la Montagna aveva vuo- mitato del fango. Fatta una ascensione per verificare sul luogo se la supposta credenza aveva fondamento, trovai la suddetta abbondanza di impalpabile cenere che dove aveva jiotuto mescolarsi alla neve c raccogliere umidità aveva formato veramente una specie di fango il quale però non era stato originariamente eruttato, ma si era formato poste- riormente come ho detto. Tn prova di ciò io notai che tanto ncir interno come all’ cslerno del cratere in alcuni punti dove vi era notevole emanazione calorifica la cenere era asciutta c incoerente nelle sue parti, tanto che il vento stesso la trasportava lontana. Questa cenere poi raccolta emessa- artificialmente in un’ atmosfera umida raccoglieva la umi- dità eben presto passava allo stato di fanghiglia che messa su filtro c lavata con acqua, questa nel passare prendeva un colore giallo c dava le reazioni del ferro e del cloro perche vi scioglieva il percloruro di ferro di cui la cenere era intrisa essendo stata espulsa in mezzo a vapori carichi di acido cloridrico che 1’ avevano in parte attaccata. Porta- le ragione ebbi occasione di osservare che anche nella esta- te, dopo sciolto le nevi, in molti luoghi dove la cenere era rimasta si manteneva allo stato di fango. Sarebbe forse in generale questa la origine del fango di cui si parla con tan- ta frequenza dagli autori come rigettato dai crateri dei vul- cani attivi? Io credo di si. La cenere alla osservazione microscopica non mi ha presentato traccia di esseri organici. Dopo il descritto fenomeno, scoppiata la eruzione si vi- de continuamente il cratere, più di quello che suol faro d'ordinario, mandare del vaporo che di tanto in tanto si sollevava in alte colonne e precisameuto in quei periodi in cui notavasi una recrudescenza nella eruzione, come so al- lora lo nuovo aperture più basso del suolo sul fianco aper- to non fossero sufficienti, per la gran quantità di materiale lavico che vuomitavano, a dare uscita alle masse vaporose le quali spinte dalla pressione prendevano adito dalla gola centrale. In questa attitudine durò sino al Giugno, ma quando in questo mese l’ eruzione già di gran lunga indebolita cessò del tutto e si chiusero le bocche dei crateri, allora tornò a comparire molto vapore sulla cima delf Etna o spe- cialmente nel luglio e nell’agosto lo ,, masso di questo vapore erano talmente imponenti che nascondevano spesso la mon- tagna stessa c no impedivano l’ascensione fino in cima (co- me infatti mi accadde ai primi di luglio). Oltre che per. l’ impeto vorticoso col quale uscivano dal cratere, erano mo- leste anche per il grado di acidità soffocante che presenta- vano specialmente per l’acido cloridrico (1) e di più costi- tuendo nelle elevate regioni dell’atmosfera dei nembi tem- poraleschi che spesso facevano cadere a dirotta, grandine ed acqua c nei quali era frequente il lampeggiare delle scariche elettriche ed il fragore del tuono che trovava cupo, con- ti) Una prova evidente di questo elevato grado di acidità la ebbi espo- nendo alcune carte reattive azzurre a contatto deH’aria sotto la influenza di questi vapori — osservai che quasi immediatamente diveniamo rosse ATTI ACC, VOL. I. 33 tinuo e spaventevole rimbombo negli antri e nelle anfrattuo- se valli del Monte. Oltre a questi fenomeni più appariscenti ho avuto cura di studiare nel grande cratere Temanazioni gassose e vapo- rose dei funicijoli che vi si osservano si nell' interno come nel bordo esterno, specialmente dal lato di mezzogiorno c levante, per vedere se queste presentavano differenze note- voli e tali da richiamare particolarmente T attenzione. Pri- ma di tutto dirò che questi fumajoli nell’aspetto generale presentavano minore attività (il che poteva essere indipen- dente dalla eruzione in corsoi; tuttavia distinguevansi be- ne delie emanazioni neutre di solo vapore acquoso con tem- peratura di 70-90 gradi (fumajoli acquosi) e delle emana- zioni acide con acido cloridrico, sale ammoniaco c cloruro di ferro con temperatura variabile da 130-190 gradi (fu- majoli di seconda categoria, var. A]. Nessun fumajolo mi si ò presentato attivo di quelli appartenenti alla 1“ catego- ria, cioè di quelli che accompagnano la lava incandescente con sublimazioni di sali sodici e cuprici; perchè di lava così riscaldata non ve no era ed anche sulla lava del 1863 nelle parti tuttora maggiormente calde che sono in rapporto col grande cratere da cui traboccò non si sono presentati attivi •che i fumajoli sopraccennati e con intensità minore. Un singolare fumajolo che si è mantenuto sempre attivo egualmente, sia avanti, sia dopo la eruzione e nel corso di essa, appartiene ad un grande spacco longitudinale che notasi sulle pareti interne del cratere più piccolo ora spento che è a N. N. 0. del grande, e che ho descritto a pag. 15 art. II. Nel fondo di questo cratere reso più praticabile perchè riempito in gran parte da lava, comparivano quà e là nelle fenditure di questa dei fumajoli neutri ed esclusi- vamente di vapor d’ acqua, con temperatura compresa fra i 55-60 gradi. Ma nel bordo interno verso tramontana si manteneva attivissimo un grandioso fumajolo visibile -an- zbo di(3 a distanza sia per il fumo sia per una estesa sublima- zione bianea e gialla. Uno studio accurato fatto sul mede- simo nel dì 3 agosto 18G3, 8 agosto 1864, o 5 maggio 1865 mi ha dato i seguenti resultati. La sublimazione 1’ ho trovata costantemente formata da sale ammoniaco, da percloruro di ferro e da minuti cristalli ottacdrici di solfo proveniente dalla decomposizione dell’acido solfidrico che si sviluppa mescolato ai vapori di acqua, di acido cloridrico e di cloruro arnmonico. Il colore giallo cetrino del solfo era però meno do- minante di quello giallo più carico dovuto al percloruro di ferro, comunicato per la umidità a gran parte della incro- stazione avente uno spessore di 6 e più centimetri di sale ammoniaco all’ eslerno; di 4-5 millimetri nelle pareti del- lo spacco. La temperatura esaminata in diversi punti l’ho trovata compresa fra 150 e 180 gradi, e sempre inferiore a quella capace di fondere lo stagno [di 228°). Questa tem- peratura insufficiente alla evaporazione del percloruro di ferro insieme all’osservazione che le pareti dello spacco, da cui i vapori a reazione acidissima e molesti al respiro e- salavano, erano rivestiti di sale^' ammoniaco bianchissimo, mi confermano nell’ idea già altrove espressa che nei fu- majoli il cloruro di ferro non è un edotto ma un prodotto che nasce dall’azione dell’acido cloridrico sulla lava, ove questa si presenta allo scoperto. In prova di ciò ho notato anche in tal caso che il cloruro di ferro trovasi solo al di sotto della incrostazione di sale ammoniaco: alla superficie di que- sto non si produce più; solo la umidità che è capace di as- sorbire lo fa sciogliere e colorare in giallo il sale ammonia- co stesso e produrre per capillarità quà c là delle rifiori- ture in un’area più o meno lontana dal centro del fumajolo. Per ciò che riguarda la temperatura, la reazione acida dovuta all’acido cloridrico libero, ed i prodotti sublimati del fumajolo in discorso, non vi è dubbio che deve riferirsi ai fumojoli che abbiamo studiati di II categoria var. A. Ma un fatto curioso è elio analizzando i vapori ed i gas di que- sta emanazione si trovano tra i primi il vapor d’ acqua e di cloruro ammonico , e tra i secondi non solo l’acido clori- drico, r acido solfidrico, ma ancora una notevole quantità di acido carbonico. Se il lettore si rammenta di quanto ho detto nello studio speciale dei fumajoli avrà presente che parlando delle emanazioni dei nuovi crateri laterali del I8G5 feci conoscere come in alcuni fumajoli che nel periodo tut- tora manifesto di attività eruttiva si presentavano con svi- lu[)po di vapore acquoso, con acido cloridrico, acido sol- tìdrico, sale ammoniaco c deposito di solfo; quando la eru- zione cessò, cominciarono a presentare dell’ acido carbonico di cui riportai la quantità insieme a quella degli altri gas mescolati. Fu allora che distinsi una quarta categoria di fu- majoli hJrocarhonici proprj dei crateri. Or bene qui siamo in condizioni perfettamente eguali. Il grande fumajolo di cui parlo situato in un cratere ora spento, dovè certamente pre- sentare in addietro una temperatura maggiore e maggior quantità di vapori capaci di sublimare tuttala copia disali ammoniacali e altri prodotti che vi si vedono condensati e for- se a quell’epoca non aveva tra i gas 1’ acido carbonico che vi è comparso col tempo c con la diminuita intensità del fenomeno 11 fumajolo quindi in discorso formerebbe ora un passaggio tra i fumajoli di seconda categoria addi var. yl, e quelli che ho distinto col nome di idrocarbonici pro- prj dei crateri e aventi generalmente la forma di fenditure estese e .cpiindi tali da fare acquistare loro un carattere di importanza maggiore potendosi essi ritenere in comunica- zione con grandi profondità (1). Ecco i resultati delle analisi che ho fatto sopra i (I) Si noti questa analogia: anche sui crateri 1865 feci conoscere clic i fumajoli idroearbonici si trovavano in forma di estesa fonditura. gas del grande fumajolo di cui Iio fin’ ora trattati, raccolti in epoche e in punti differenti della estesa fenditura. ANALISI DEL analisi DEL ANALISI DEL 5 MAGGIO 3 AGOSTO 1863 8 Agosto 1864 1865 (*J I II III IV '' ! Acido carbonico . 50.5 48,9 66,2 32,0 37,8 > solfidrico. . 11,9 10,6 12,7 6,4 0,4 Ossigeno , . . . . T,1 5,5 4,4 9,8 9,6 Azoto 30,5 35,0 16,7 5»,8 47,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Da ciò si vede che nelle tre epoche accennate la pre- senza dell’ acido carbonico si è mantenuta sempre, ma con qualche variabilità nella quantità— Se si paragonano le ana- lisi I, II, III, fatte in epoche differenti sul gas raccolto dalla medesima gola quasi si sarebbe portati a credere in un’au- mento progressivo nella quantità di acido carbonico in quan- to che la quantità 66,2 per 100 non l’ho trovata che nel 1865; ma non ardisco per ora insistere su questa idea (che d’altronde non sarebbe inverosimile anzi avrebbe tutta la razionalità per essere accettata) poiché il confronto delle analisi III, IV, V, fa vedere una facile variabilità nell’ aci- do carbonico anche in analisi fatte contemporaneamente sui gas raccolti in punti differenti quantunque prossimi dello stesso fumajolo. I fatti che si potranno raccogliere in se- guito meglio delucideranno la questione. Circa all’ acido solfidrico si potrebbe dire aver presentato poca variabilità in epoche differenti nella stessa gola del fumajolo, ma an- I {*) Tutte queste analisi, sono state fatte sul posto e quelle III, IV, V, insieme aropagò con intensità successivamente de- crescente percorrendo l’area sopraindicata come si può be- nissimo rilevare dagli effetti materiali prodotti. Onesti sono stati grandissimi nel centro ove esisteva il suddetto villag- gio di cui ora non è rimasto che il nome, essendo ridotte ad un mucchio di macerie tutte le case , rovinati tutti i muri delle strade è perfino i limiti, alti meno di un metro, dello diverse proprietà: gli alberi stessi furono in qualche punto smossi dalle loro radici ed il suolo soffrì quà c là bielle crepature che si mostrarono trasversali alla direzione della scossa oltre ad un piccolo avvallamento. Lo prime oscillazioni furono sussultorie come avver- tirono i testimoni locali e come ne dette prova l’ instanta- neo disastro , poi proseguirono ondulatorie e questi si pro- pagarono air istante da ponente a levante come si può ar- guire da alcuni murielle essendo situati trasversalmente a questa direzione si mostrarono caduti dalla parte di [lonente. In questa luttuosa scena 90 fabbricati (molti dei quali però formati di mura a secco) quanti costituivano il villaggio tra case di abitazione e magazzini di masserizie vennero at- terrati c di 200 abitanti del solo fondo Macchia si salvaro- no quelli che erano fuori delle loro case. Gli altri che pren- devano tranquillo riposo rimasero per gran parte vittime del disastro. Si estrassero infatti dalle rovine 52 individui morti c 45 più o meno gravemente feriti — la scena fu ve- ramente luttuosa e straziante 1 Quanto sopra ho accennato che la scossa tremenda non si foco sentire che con oscillazioni comparativamente pic- cole al di qua e al di làdell’area indicata, lo dimostra chia- ramente il fatto che il paese della Macchia che ò situato a poca distanza dalla linea di commozione andò fortunatamen- te immune da tanto disastro e non ebbe a deplorare dan- ni mentre gli altri luoghi abitati che si trovarono situati sul- la detta linea, furono tutti sconquassati. Nelle campagne e villaggi di Baglio, Rondinella, Scaronazzi, S. Venerina , il numero delle case distrutte fu ragguardevole, ma molto mi- nore che al fondo Macchia e poche furono lo vittime. A Man- gano, S. Leonardello, villaggi che si trovano più lontani dal centro gli effetti furono anche minori, i fabbricati tutti sof- frirono c minacciavano di cadei’e se non vi fossero state fatto a tempo delle riparazioni opportune. Procedendo più verso il mare 1’ ondulazione andò a dileguarsi con effetti gra- datamente minori. — 268 — Questi primi terremoti che arrecarono tanti disastri e s[)avcnto, non furono soli. Sulla stessa area di suolo con un raggio di 20 chilometri e che ha per centro il fondo Giacchia altre tre scossesi verificarono con intensilà differente: 1’ ol- ii ma fù alle 3 c 1/2 p.m. c nella notte del 23-24 luglio fu sentita fortemente anche a Piedimonte c Linguaglossa. Il 25 del mese altre 4 scosse furono avvertite e queste più 0 meno leggiere. Il 26 altre due fortissime scosse agitaro- no il fondo Macchia e i luoghi limitrofi e queste con eguale intensità e con moto sussultorio si ripeterono il successivo di 28 — Nella notte dal 31 luglio al primo agosto due scosse si fecero maggiormente sentire aS. Venerina e queste si ri- peterono alle due a. m. del 2 agosto c si può dire che il suolo rimanesse contiiìuamente tormentato a brevi inter- valli di tempo da oscillazioni ondulatorie fino al giorno 8. Il giorno 9 altre tre scosse distinte si fecero sentire e spe- cialmente la prima che si verificò airi a.rn. c la seconda alle 6 a.m. furono maggiormente avvertite a S. Venerina, Mangano e S. Leonardello, subborghi della Città di Acireale. Il dì 10 di agosto anche in questa città all’ 1 a.m. la popolazio- ne si mise in grave timore per una scossa assai forte la quale ebbe seguito il 18 di detto mese con altre due, una al- le 3pom. l’altra alle 10 pom. che fecero fuggire molti abi- tanti dalle proprie case c fu bene percliè il giorno succes- sivo 10 all’ 1 c 1/2 p.m. una forte ondulazione con caratte- re leggermente sussultorio produsse danni ragguardevoli in Acireale c più specialmente fece cadere dei fabbricati nelle contrade Gurrico e Mortara estendendosi a S. Tecla, Pilori, Zuccanazzi cioè in tutta la costa marittima Accuse. In se- guito fino al dì 23 agosto si ebbero a notare, quà c là sen- sibili, altre scosse le quali benché leggiere, pure servirono a mantenere per molto tempo gli abitanti in continue e gra- vi apprensioni. Tutte queste oscillazioni di suolo che si ripeterono a - 2()9 — intervalli ineguali di tempo nel periodo di un mese e quattro giorni, interessarono sempre quella ristretta area di suolo che ho più volte notata e che ho detto sopra potersi consi- derare come rappresentata nella sua parto centrale dal fondo Macchia che tu il luogo che ne risentì i più tristi effetti. Solo è da ritenersi che da questo centro non si lU’opagas- sero a quello che pare le oscillazdoni verso ponente, cioè versolo parti più elevate dell’Etna per quella struttura oro- grafica che ho dcsci'itto di quel contrafforte formato dai monti Muscarello c Salice soggiacente alla Serra delle Con- cazze. Il monte Muscarello dietro alcune frane che vi ac- caddero mostrò puro di essersi agitato, ma il suo movimento deve essere stato ben piccolo c mitigato dalla resistenza op- posta alla spinta venuta dal basso, conio lo attesta una ca- sa che situata nel suo culmine rimase intatta. E questa re- sistenza che si dove trovare sempre maggioro nelle pendici più elevate delTEtna fu forse la causa che 1 terremoti si fece- ro sentire con maggiore intensità nel detto punto di pianu- ra inferiore diesi fece centro delle ondulazioni. Queste sul principio c in generale anclie in seguito più intensamente si propagarono nella direzione di O.N.O. a E.S.E. In que- sta direzione trovansi appunto molti dei villaggi che furono maggiormente danneggiati i quali fanno capo ad’ una linea presso a poco retta che prolungata convenientemente attra- versa la valle del Bove e va a corrispondere col grande cratere centrale dell’ Etna e precisamente rappresenta la li- nea di frattura del monte per la quale dovè effettuarsi la eruzione laterale del I8o2. L’ Etna, come qualunque vulcano, può con la sua strut- tura considerarsi come una eminenza di suolo costituita da varj materiali venuti dal di dentro c accumulati al di fuori; i quali tutti a partire dal centro che rappresenta il cratere principale, per le spinte sotterranee che si paidono dal grande focolare di questo, sono attraversati da alcune ATTI ACC. yOL. I. 35 lìnee eli frattura lungo le quali il suolo opponendo una resi- stenza minore presenta più facile strada alle varie eruzioni che si effettuano sopra i fianchi. Ora nell’ osservare che la ondulazione si effettuò lungo la linea di frattura della eru- zione del '18521, il notare che questo fenomeno si presen- tò pochi giorni dopo che rimasero completamente ostrui- te le bocche dei nuovi 7 crateri della eruzione ultima, di- stribuite sopra un piano inclinato alio 1900 metri sul ma- re; potrebbe farci credere che il fuoco sotterraneo abbia tentato questa nuova via forse più facile perchè molto più bassa per venire nuovamente al di fuori? Sappiamo che in una eruzione (c si ò verificato anche nell’ ultima) l’aper- tura dei nuovi orifizj successivamente più bassi, distribui- ti a guisa di bottoniera lungo la stessa linea c nei quali si spiega più facilmente l’attività è il caso comune, c uno dei caratteri più ordinar] della manifestazione vulcanica. Men- tre vi sono dei fatti che provano esistere una indipenden- za tra i varj punti di energia eruttiva distribuiti lungo una linea irradianfc di frattura di un centro vulcanico con quel- li di un altro. Malgrado ciò è certo che tutti comunicano col grande focolare assilc c tutti servono a dare sfogo al calore di questo: ma poiché 1’ accumularsi delle materie c- ruttatc solide c frammentarie tende a moltiplicare la som- ma locale delle resistenze che si oppongono alla espansione dei vapori c dei gas ed alla uscita della materia fusa sot- tostante; può essere che nel teatro della ultima eruzione per questa ragione e per condizioni speciali del suolo vi sia stata una resistenza e difficoltà a formare qualche nuova a[)ertura in basso ed il fuoco sotterraneo anziché uscire lungo la linea di fessura della recente cessata eruzione, a- vendo riconcentrato la sua azione nel grande focolare cen- trale (come sempre accade immediatamente dopo una eru- zione) abbia tentato di uscire dalla parte che sarebbe desi- - 271 - guata dalla linea di frattura della eruzione del 1852 c pre- cisaniente nel punto basso sopraindicato come i)iù facile. Senza ])erò volere insistere su questa idea è però cer- to che dopo una imponente esi)losione come è stata 1’ ul- tima, al di sotto del grande cratere, come al di sotto della fessura generatrice si costituiscono centri di energia vulca- nica ove deve regnare una temperatura elevatissima per la considerevole quantità di lava che i*imane ancora flui- da. Da questi punti il calore deve per tutto circolare per via di conduzione cercando di mettersi in equilibrio e se il resultato sensibile di questi fenomeni sotterranei è ca- ratterizzato s[)esso dalla manifestazione dei terremoti perii dislocamento dei luateriali sottostanti dovuto alla espansio- ne dei vapori c dei gas, tanto più facilmente ciò può am- mettersi che sia accaduto all’ incontro di un* altro centro parziale di attività vulcasiica non ancora perfettamente so- pito, quale è quello che diè luogo alla eruzione del 1852 precedente alla ultima c dove possono benissimo essersi verificate condizioni tali o per materiale fuso o per ten- sione di vapore da essere sufficieilte anche un piccolo au- mento di temperatura per disturbare V equilibrio. Sono fat- ti che confermano perentoriamente 1' ipotesi dominante che ì vulcani in generale e ciascun’ orifizio vulcanico in parti- colare altro non siano che valvole di sicurezza per lo svi- luppo dell’ eccesso di calore sotterraneo. ARTICOLO SECONDO Sommario — Eruzione di fango alle Salse di Paternò— Fenomeno delle salse conosciuto da epoca iniinemorabile a Paterni) — Salinella di Paterno e stato nor- male di essa — Piccola scossa di suolo accaduta il 15 gennajo 1866 a Paterno — Eru- zione consecutiva di acqua termale fangosa — Impressione ed effetti — Crateri di eru- zione nel bacino della Salinella — Facile permeabilità del suolo — Temperatura e con- dizioni fisiche che accompagnarono il fenomeno — Caratteri chimici delle acque fan- * gose — Materiale solido in esse sospeso — Sostanze saline e gassose in esse disciolte — Materie aeriformi libere che ebbero sviluppo con le sorgenti — Analisi chimiche. In conseguenza della memorabile eruzione colla quale il più grande vulcano d’Europa offrì imponente spettacolo durante il periodo di tempo di 5 mesi, dal febbrajo al giu- gno 18C5, si rese soggetto di osservazione nella seconda metà di gennajo 1866 a Patcrnò paese situato sulla base S.S.O. dell’ Etna, un fenomeno, che non poteva fare a meno di at- tirare l’attenzione di tutti gli abitanti di quel Comune e per le sue manifestazioni esteriori, c per gli effetti prodotti dalla sua comparsa. È nota fino da epoca immemorabile nella campagna di Patcrnò alla distanza di poco più di mezzo chilometro dal paese e ventidue chilometri in linea retta dal grande cra- tere centrale, dell’Etna, una località deita Va Sa lineila di Pa- terno rappresentata da un’area di suolo leggermente incli- nata verso N.O c formante un bacino, il quale si manifesta come un piano argilloso in mezzo ad un’antica lava basaltica che costituisce le vicine balze ed il suolo su cui riposa il paese. Da questo fondo argilloso alto 190 metri sul livello del mare, senza traccia di vegetazione, quasi tutto permeabile si sviluppano qua c là delle materie gassose, c in certi punti insieme a queste scaturiscono delle piccole quantità d’acqua salata fangosa. Queste sorgenti rappresentano come altret- tanti piccoli crateri , ossia delle piccole cavità limitate da un argine per il deposito d’argilla che si ò fatto intorno ad esse dalle acque, l’eccesso dello quali da questo argino scola in tutto il bacino che si mantiene per questa causa melmo- so continuamente nella stagione invernale: ma nell’estate poiché la poca quantità di acqua che scaturisce dai detti piccoli crateri, non è sufficiente a mantenere inumidito il fondo del bacino por la sua sollecita evaporazione, esso si -• 273 — presenta asciutto e ricoperto in tutta la sua superficie di uno strato bianco di sale, lasciato dall’actiua ricca di ma- teriali salini e specialmente di cloruro di sodio. Tale è stata sempre la condizione normale di questa lo- ealitcà detta la Salinella e tale la trovai nel marzo 1865, quando durante la conflagrazione Etnea mi recai ad esaminarla e a determinare la natura dei gas che si sviluppano da quei fondo melmoso, dal quale a stento si potevano da due o tre piccolissimi crateri raccogliere delle bolle gassose che si svi- luppavano di tanto in tanto, e quasi si sarebbe potuto dire che il fenomeno così detto delle Salsesi presentava nel suo minimo d’intensità in questo luogo. Ma l’eruzione faceva il suo corso, estesa fenditura di suolo si era aperta alla base del monte Frumento sul fianco E.N.E. dell’Etna; da que- sta aveva ampio sfogo la forza vulcanica sotterranea e su questa si erano costituiti sette distinti crateri dai quali sgor- gavano torrenti di lava ed aveva sviluppo una ingente quan- tità di vapori e di gas. L’Etna manifestava fenomeni di cui r insieme rendeva ostensibile il massimo della intensità vul- canica; la forza sotterranea era concentrata nel punto di e- ruzione, dove vi era una più diretta comunicazione tra Io interno e 1’ esterno e quindi il mezzo più facile di più libero sfogo . E che fra le salse che sono da considerarsi come fe- nomeni di secondo ordine dipendenti dalla vulcanicità, e la recente cessata eruzioue vi abbia un rapporto lo dimostra il fatto di avere osservato una recrudescenza nelle salse di Paterno tanto per la quantità di acqua che per quella dei gas, prima deH’eruzione, prima cioè che. la colonna di ma- teria fusa tentando sempre di uscire dal sommo cratere, si fosse aperta una via per scaturire insieme alle sostanze e- lastiche attraverso ai fianchi dell’ ignivomo monte; seconda- riamente dall’ avere osservato questa recrudescenza in una grande scala dopo circa un anno dal principio della eruzione, essendo tuli’ ora caldi i nuovi sette crateri, ossia il sistema centrale dell’eruzione medesima, chiuso in tutte le sue bocche. 11 di 15 gcnnajo alle 9 1/^ di sera gli abitanti di Paterno e quelli delle vicinanze sentirono un terremoto, leggero, ma tale da rendersi avvei’tito da tutti, mentre era già molto tempo che in quel territorio non erano accadute scosse di suolo, nò dinante l’eruzione, nè prima. 11 di 2^ gcnnajo, cioè qualche giorno dopo, alcuni canq)agnuoli riferivano do- lenti al Sindaco del Comune che un torrente il quale irri- gava le loro terre coltivate portava un’ acqua calda e salata (emula e salita come dicevano nel loro dialetto) con odore infetto, chè bruciava tutte le loro coltivazioni : si recava infatti a testimoniare la verità dell’ esposto, un fascio di er- ba divenuta secca e gialla c si domandava un pronto riparo a questo male. Contemporaneamente giunse la notizia che il bacino della Salinolla era divenuto un lago di acqua bol- lente melmosa. La curiosità spinse allora tutti gli abitanti del paese a recarsi subito sul posto, c realmente rimasero sorpresi nel vedere quella località poco prima quasi allo asciutto, divenuta un lago funiantc di acqua termale fangosa, di odore solfureo e bituminoso, con alcune polle di detta acqua che scaturivano con un impulso straordinario , ac- compagnate da notevole quantità di sostanze aeriformi e for- mando delie colonne liquide di circa mezzo metro di dia- metro che giutìgevano quasi all’ altezza di un uomo. Intanto ciascuno volendo rendersi conto del fatto, faceva deU’cspe- rienze a modo proprio e nella maniera più semplice e na- turale: vi era chi per esempio per sentirne il calore immer- geva nell’ acqua una mano e ben presto la ritirava per la temperatura poco tollerabile; chi v’ immergeva un cerino spento per vedere se si ritraeva acceso; chi avvicinava una fiamma per vedere se il gas che si svilupjiava in tanta co- pia si accendeva; chi esponeva delle monete di argento al- l’azione delle medesime emanazioni gassose, per vedere se esso diventavano nere. Tutti però so no andavano con un giudizio molto incompleto e impressionati dalla vista del fe- nomeno. Frattanto il Sindaco per la ragione che sopra e per la- sciare memoria del fatto m’invitava con telegramma a re- carmi sul posto immediatamente, anche per tranquilizzare l’animo dei campagnuoli che avevano formato dei tristi presagi, dubitandoche l’acqua oltre a danneggiare lo sotto- poste campagne, fosse un mezzo d’ infezione nociva per l’aria. Appena ricevuto l’avviso mi recai subito sulla faccia del luogo in compagnia del mio amico Prof. Ferdinando Ara- das e del mio allievo c Preparatore Giuseppe Pulvirenti Palumbi, i quali mi prestarono ajuto nelle mio operazioni. Trovai tutto il bacino della Salinella formante un lago mel- moso a contorno molto irregolare di circa 280 metri, che ricopriva presso a poco 800 metri quadrati di supcrtìcie leggermente inclinata, con un diametro maggiore nella di- rezione della pendenza di 119 metri ed un diametro mino- re di 28. In questo lago costituito da una melma densa irrigata da ruscelli di fango assai liquido, scaturivano qua e là in molti punti della superficie sostanze gassose ; ma da un lato e precisamente vicino al bordo orientale del me- desimo, si erano formati numerosi crateri circolari alquanto scavati , i maggiori dei quali presentavano un diametro di l,"* 50 a 2 metri ; i più piccoli di 0,“ 30 a O,"" 40, distri- buiti alcuni a contatto quasi tra loro, altri alla distanza re- ciproca da 1 a 7 meti-i. Il maggior numero di questi cra- teri si trovava compreso in una linea retta , orientata in modo da comparire come piccola porzione di un raggio dell’ Etna; ma alcuni altri si presentavano alla distanza di 12 metri dallo stesso lato, distribuiti senza regolarità in una insenatura che formava continuazione del lago fangoso. Se- dici erano quelli che principalmente si osservavano e i - 27G - quali coir insieme dei loro caratteri manifestavano tutte le fasi deir importante fenomeno. Infatti 6 tra (]uesti, che presentavano il massimo di at- tività, erano notevoli per una grossa colonna di acqua ter- male motosa di 40 a 50 centimetri di diametro, che espel- levano con forza in aria, spumeggiante per una gran quan- tità di gas che vi gorgogliava con uno stro[)ito particolare dovuto alla densità del liquido: il calore dell’ acaiua era in ragion diretta della quantità che di questa scaturiva , sic- ché determinandolo alla profondità di circa 1 metro nei sci , crateri siiddelti che comparativainente presentavano un’at- tività decrescente, la trovai la mattina alle 7 a. m., mentre la temperatura esterna era di 6 gi-adi C. in un primo cra- tere che era più attico di 46 gradi C. in un secondo di 35 gradi, in altri due di 3^, in un quinto di 27, nel sesto di 26. Ripetuta la determinazione alle 5 p. m., colla tempe- ratura esterna di 15 gradi non trovai alla stessa profondità differenza apprezzabile. Altri crateri invece mandavano al di fuori pochissima acqua fangosa la quale era accompa- gnata da sviluppo più lento di gas e non presentava alcu- no aumento di temperatura rispetto alla temperatura ester- na, anzi la trovai di due o tre gradi inferiore ad essa in conseguenza della temperatura del suolo (1) (1) Questo è il caso più frequente c che viene citato dalla mag- gior parte degli scrittori che si sono occupali del fenomeno delle Salse. Il Galeazzi che visitò la salsa di Sassuolo nell’ appennino Modenese nel 1719 ( Instituti Bononiensis Commentarii Tomo I pag. 98) vide abbas- sarsi il termometro 2 gradi c mezzo sotto la temperatura dell’ atmosfera. Lo Spallanzani (per quanto riferisce il prof. Volta, (Memoria sui terreni ardenti) trovò che il termometro discese a gradi 11 immergendolo, meii' tre prima segnava gradi 13 all’ ombra. Egli stesso (Viag. Tomo 5. 291) alla salsa della Maina vide abbassare il termometro immerso nel fan- go di un grado e tre quarti sotto la temperatura dell’ atmosfera che al- 271 - In altri crateri non sgorgava più acqua e il fenomeno era limitato al solo lento gorgogliare di sostanze gassoso ; tinahnente alcuni crateri erano privi d’acqua, ma facevano sentire un soffio per i gas che vi uscivano da una strettis- sima apertura e altri inerti affatto non emettevano piò nè acqua nè gas. Stando però dietro alla formazione dei crateri in que- sto suolo della Salinella, ci si rendeva ragione di questi dif- ferenti periodi di attività in quantochè laddove il suolo si lasciava più facilmente attraversare dalle acque sotterranee ivi si formavano dei crateri e mentre alcuni ne compariva- no e incominciavano a funzionare , altri che avevano già funzionato per qualche tempo passavano successivamente nella seconda, terza, e quarta fase di attività e cessavano poi del tutto di agire. Ciò potei verificare anche facendo scavare a poca profondità il suolo in un dato punto ; im- mediatamente incominciò a sgorgare con impeto dell’ac- qua melmosa c due giorni dopo si erano formati quivi due distinti nuovi crateri, che avevano fatto cessare l’azione di altri prossimi a loro. Da ciò ne risulta pure che la distri- buzione di questi crateri nel bacino della Salinella era in gran parte accidentale e dipendente dalle condizioni di maggio- re 0 minore permeabilità del suolo, il quale anche natural- mente si apriva in alcuni punti e si chiudeva in altri, cosic- ché veniva a presentare molta variabilità nella situazione dei piccoli crateri. lora segnava 16 e mezzo R. all’ombra. Il Doti. Angeli trovò nei Bollitori di Bergullo 3 gradi di meno che nell’atmosfera. Ed il Dalomieii (Voyage anx iles del Lipari 17§3pag. 152) nelle Macalube di Girgenti avendo il termometro 'che notava 23, ®5 all’ aria, discese gradi 3, °5. Questo stesso immergendo il braccio sentì sempre più freddo, quanto più si affondava nel fango — Vedi Bianconi G. Storia naturale dei terreni ardenti ete. Bologna 18i0. ATTI ACC. yoi. 1. 3G 278 - La quantità di acqua clic ho trovato scaturire da cia- scuno dei crateri più attivi era in media di 8 litri al minuto, (juindi 480 litri all’ ora, 115 ettolitri al giorno. Considerando complessivamente la quantità di acqua che usciva da tutti i crateri, che da questi si immetteva nel bacino della Salinclla e dal bacino poi si versava nelle sottoposte campagne dopo avere depositato gran parte dell’ argilla, ascendeva a 80 litri al minuto, 48 ettolitri all’ora, 1152 al giorno. Devo però no- tare clic osservava giornalmente un piccolo aumento al tra- monto del sole rispetto alla quantità di acqua clic scorreva nelle ore antimeridiane. Considerando il fenomeno delle Salse sotto l’ aspetto chi- mico mi sono reso conto: 1° dei caratteri chimici che pre- sentano le acque naturali ; 2° del materiale solido sospeso nello acque medesime; 3° delle sostanze che vi sono disciolte cioè dei sali e dei gas; 4° delle materie aeriformi libere che accompagnano le sorgenti. Caratteri chimici delle acque naturali. Le acque fan- gose come scaturiscono hanno la densità di 1,1469 alla tem- peratura di 16,°C°: danno una reazione alcalina per tenere discioltc della calco e della magnesia allo stato di bicarbonato: fanno sentire anche a distanza un odore di uova putride e la loro emanazione e capace di annerire delle carte im- bevute di una soluzione di acetato di piombo, il che dimo- stra in esse la presenza del gas acido solfidrico. Di più pre- sentano specialmente nei bordi dei crateri ove scaturiscono una spuma quasi nera alla loro superficie, la quale spuma è impoitanto a conoscersi, come vedremo. Materie solide sospese bielle acque. Il materiale solido sospeso nelle acque delle salse e che rende le acque fangose è rappresentato da una marna turchiniccia la (piale sottopo- sta ad un’analisi meccanica con successivi lavacri etc. si è mostrata costituila per due terzi, da parlicene minulissime di argilla e per un terzo da un miscuglio di piccole concia- zìoni calcari, di granelli silicei c di alcuni corpuscoli glo- bulari costituiti di pirite marziale o bisulfuro di ferro. Le concrezioni calcari si vedono più manifeste nella marna cir- costante che forma il piano della Salinella e s[)ecial mente alcune concrezioni calcaree laminari ferruginose, che pro- vano come le acque siano calcarifcre, il che dimostra co- me crede anche Dolomieu (Ij che le acque delle saline di Paterno per giungere alla superfìcie del suolo siano obbli- gate ad attraversare degli strati di carbonato calcare. Non vi ho trovato indizj di avanzi organici , solo alcune delle concrezioni calcaià per le loro dimensioni c la loro forma rotondeggiante si potrebbero confondere con alcune Orbu- line; ma un attento esame mostra in esse la mancanza as- soluta del guscio c tanto più delle perforazioni che in que- sto genere di microscopiche foraminifcrc sono manifestis- sime. La quantità complessiva di materiale marnoso sospeso nell’ acqua è nella proporzione in peso di 1^,63 i)cr iOO. Nei crateri ove 1’ acqua e i gas escono con irn[)eto e dove la temperatura dell’ acqua sfessa è elevata al di sopra di quella dell’ ambiente ho osservato, specialmente vicino ai bordi, la spuma nerastra già menzionata alla superfìcie dell’acqua, nella quale spuma ho fatto qualche ricerca sup- ponendo che potesse esservi qualche sostanza più leggera deir argilla. Ho raccolto quindi con cura per mezzo di un cucchictjo r acqua spumeggiante, L ho messa in un filtro e no ho ottenuto un’acqua limpida elicmi ha lasciato una ma- teria argillosa di un colore molto più scuro di quello dell’ar- gilla ordinaria. È un’argilla quasi nerastra la quale riscal- data a contatto di una fiamma tramanda un odore solfureo c bituminoso ; c realmente ho {lotuto isolarvi per mezzo (1) Dolomieu « Memoire sur les ilcs Ponces et catalogne raisoniiè des pj’oduits de f Etna— Paris 1788 pag. 144. -- 280 - f della distillazione a temperatura poco elevata, conio per mez- zo del solfuro di carbonio, una piccola quantità di solfo li- bero e di un bitume di coloro giallo scuro, molto denso, untuoso, che brucia con facilità dando una tlamma lumi- nosa e di un odore quasi- di materia grassa irrancidita. La quantità di solfo contenuto nella spuma l’ ho trovato di 0,101 pcr’l 00 rispetto alle parte che essa lascia sul filtro: ((uella del bitume è rappresentata da 0,079 per 100. Il non ti’ovarsi la spuma nera nei crateri ove V acqua è alla temperatura ordinarla dimostra che razione della temj)eratura non è indifferente al trasporto di queste sostan- ze che la producono: non sembra però indispensabile; dap- poiché nel residuo marnoso dell’acqua, presa in qualunque cratere anclie a temperatura ordinaria ho trovato delle pic- colissime quantità di bitume e di solfo. Materie solide e gassose che trovansi disciolte nelle ac- que. L’ acqua spogliata dalla parte argillosa e resa limpida colla filtrazione ha una densità di 1,0503 alla temperatura di 15 C. Ila un sapore molto salato, ed oltre a questo un gusto delicato vi scopre una leggerissima sensazione ama- rognola: sembra che abbia un’azione purgativa poichò pro- duce negli organi digestivi l’ effetto dell’ acque salate magne- siache : 18,206 di acqua lasciano con la evaporazione un residuo di 1,g'’- 249; contiene perciò 0,840 per 100 di sali di- sciolti. Dall’analisi fatta resulta che i detti sali per ciò che ri- guarda il loro elemento elettro-negativo o l’acido, sono rap- jìrescntati da bicarbonati , solfali, fosfati, nitrati , ( tracce ) cloruri, bromuri (tracce] ioduri, fluoruri. Circa il loro ele- mento elettro-positivo sono a base di sodio, potassio, cesio, rubidio, calcio, magnesio, alluminio, litio (1) ferro. (1) L’iodio, il bromo, il litio i nuovi metalli cesio c rubidio sco- perti recentemente da Bunscn c Kirekofi' sqsono trovati nell’acqua della MONTE FRUMENTO E SUA SPACCATURA NELLA ERUZIONE 1865 - 281 - Il sale che si trova in quantità grandemente preva- lente è il cloruro di sodio; poiché l’acqua ne contiene Il 6 per 100: dopo questo sono predominanti sugli altri sali il cloruro di calcio, il cloruro di magnesio, il bicarbonato di calce, e il bicarbonato di magnesia. Questi bicarbonati però lianno un’esistenza etìmera nelle acque se non sono erme- ticamente chiuse in qualche recipiente, perchè lasciate a se por poche ore perdono dell’ acido carbonico, i bicarbonati solubili passano allo stato di carbonati semplici insolubili ed esse si ricoprono alla superficie con delle pellicole soli- de, che presto cadono al fondo per il proprio peso forman- do un precipitato nella proporzione di 0,200 per 100 in peso rispetto alla quantità totale di materie saline. Che vi sia una quantità di acido carbonico tenuto instabilmente nelle acque e capace di rendere solubili i carbonati di calco e magnesia lo dimostrano le ricerche di cui rendo conto qui appresso. Circa le sostanze gassose disciolte è a dirsi che riempien- do di acqua presa in uno dei crateri più attivi un apparec- chio di capacità determinata ed adattato a raccogliere i gas che si sviluppano col riscaldamento dell’ acqua medesima ho ossci^'ato che con una prolungata cbullizione un vo- lume determinato di acqua fangosa dà una quantità note- vole di gas che rappresenta quasi il terzo del volume to- tale del liquido. Si trova infatti che370'-'- di acqua alla sua temperatura di 46 gradi C. e sotto la pressione atmosferica di 0,”766 contengono 103 di un gas composto che l’a- nalisi dirnosti’a costituito da acido carbonico mescolato a pic- Salinella ora per la prima volta. L’ iodio vi esiste in quantità non co- mune: il bromo in quantità piccolissima. Il litio, il cesio e il rubidio vi si scoprono solo per mezzo dell’ analisi spettrale. La ricerca di que- sti corpi si è fatta nell’ acqua madre in cui si è cristallizzalo una grande massa di sale raccolto nel bacino della Salinella. colissime proporzioni di azoto e di ossigeno . Ecco le quan- tità precise 101,76 acido carbonico 1,09 — ossigeno 2,15 — azoto 105,00 105 di gas naturale ) resultano da . ) Materie gassose che accompagnano la eruzione fangosa. Queste si osservano svilupparsi in due condizioni sccondocliè si considerano i crateri a temperatura ordinaria o i crate- ri a temperatura elevata. Nel primo caso lo sviluppo si fa regolarmente con bolle di gas che si sollevano immediata- mente una dopo T altra attraversando nel centro dei crateri 0 in qualche altro punto la massa di acqua fangosa che li riemi)ie. Nei crateri invece in cui sgorga T acqua termale è una grande massa gassosa che si sprigiona iriTgolarmen- te con forza da tutto il volume di liquido fango, il qua- le è tenuto in continua agitazione e sembra come sottopo- sto a repentino bollore. Analizzando il gas che in ogni caso si sviluppa si trova anche nella sua costituzione chimica maggiormente espres- sa questa differenza relativa alla duplice condizione di svi- luppo; in quantochè si nota che il gas dei crateri a tempe- ratura ordinaria è un miscuglio di cinque gas, cioè acido carbonico, ossigeno, azoto, idrogeno, i quali si trovano in proporzioni quantitative più costanti: mentre la sostanza aeriforme dei crateri caldi resulta da un miscuglio dei me- desimi gas, ma questi si trovano in quantità molto varia- bili in ciascuna analisi, e di più vi è la presenza dell’acido solfidrico. 1/ analisi V ho fatta coll’ apparecchio Doyèrc de- terminando la detonazione dei gas combustibili in un eu- - 283 — dìomctro a mercurio. Prendendo delle medie ho ottenuto i seguenti resultati t Gas dei crateri a temperatura ordinaria (media di quattro analisi) Acido carbonico . . . 95,42 Ossigeno ..... 0,77 Azoto ..... 2,97 Idrogeno protocarbonato . . 0,96 Idrogeno 0,55 100,67 Gas dei crateri a temperatura elevata (media di quattro analisi) Acido carbonico 92,53 Ossigeno .... 0,12 Azoto 4,70 Idrogeno protocarbonato . 1,49 Idrogeno .... 0,99 Acido solfidrico. 0,30 100,13 Oltre a ciò il gas di questi crateri è accompagnato più sensibilmente da tracce di vapore di un carburo di idrogeno analogo alla nafta o petrolio e questo che non è possibile isolare per la sua piccola quantità, si sente con I’ odorato avvicinandosi ai crateri medesimi o meglio raccogliendo il gas in un recipiente e odorandolo. Ch. Sainte Claire Deville avendo per il primo fatto un analisi accurata del gas raccolto alla Salinella di Paterno, 284 - trovata allo stalo normale nel giugno 1856 , ottenne seguente composizione. Acido carbonico 90,7 Ossigeno 1,0 Azoto . . . . . 5,3 Idrogeno iirotocarbonato . 5,0 • ' 100.0 F. Fouquè avendo raccolto in mia compagnia il gas nella stessa Salinclla nell’ aprile 1865 e avendone ripetuta 1’ ana- lisi lo trovò costituito da Acido carbonico 95,35 Ossigeno . ^ . 0,58 Azoto .... 2,94 Idrogeno protocarbonato . 1,12 Idrogeno .... 0,50 100,49 Confrontando questi resultati ottenuti in epoche diffe- renti dai suddetti sperimentatori con quelli delle mie recenti analisi si notano delle piccole dlfferenzp le quali mi sembra che sicno comprese nei limiti della variabilità naturale del miscuglio gassoso la quale si manifesta da un’ esperienza aH'aitra, piuttosto che come caratteristiche di differenti pe- riodi di attività vulcanica. È solo da notare come tale la pre- senza dell’acido solfidrico il quale non si manifesta nella Salinclla allo stato normale e neppure adesso nei crateri meno attivi; solo si trova in quelli dai quali scaturisce ac- qua fangosa termale e dai quali si solleva una quantità grandissima di materie gassose. Anche questa quantità di gran lunga accresciuta denota ima maggiore potenza nella causa costante che produce il gas della Salinclla, dovuta ad un aumento di intensità nella forza vulcanica generatrice sol terranea, il quale aumento sarebbe segnalato anche dal- la comparsa del vapore di petrolio che si solleva 'dall’ acqua insieme ai gas. AKTICOLO TERZO Sommario — Parallelo geologico e chimico tra le Salse di Pateriiò e fenome- lii consimili che si verificano nel perimetro dell’ Etna ed in altri punti della Sici- lia Salina del Fiume — Vulcanetti fangosi della Valle di S. Biagio — Sorgente gas- sosa di S. Venerina — Vulcanetti fangosi di Terrapilata e Xirhi a Caltanisetta — Ma- calube di Girgenti — I-ago di Nafta e dei Palici — Sorgenti gassose con la presen- za di gas combustibili — Sorgenti di acido carbonico — Vanchella e acqua rossa presso Palernò — Acqua rossa di Yalcoirente — Acqua gassosa della Valle di S. Gia- como Sorgenti dj^ gas azoto — Acqua Santa presso Catania — Analisi chimiche fatte tu epoche differenti sulle varie emanazioni gassose — Idee generali e ragione del fe- nomeno comparso a Paterno — Stato contemporaneo dell’ Etna e dei nuovi crateri della grande eruzione nel 1863. La salinclla di Patcrnò non è la sola località nel peri- metro dell’ Etna ove si presentano l'e Salse di cui ho fatto parola; a un chilometro e mezzo di distanza da Paterno verso S. 0. in un luogo più basso vicino al fiume Simeto vi è un’ altra localilà detta la Salina del fiume ove il fon- do, che presenta un’ estensione maggioro della Salinella, pariniente argilloso e -circondato da antiche lave, lascia sca- turire quà e là da molti ristrettissimi crateri poco profon- di, una piccolissima quantità di acqua salata a temperatu- ra ordinaria, quasi limpida e nella quale gorgoglia un’ aria che è rappresentata dallo stesso miscuglio di gas che si sviluppa nei crateri freddi della Salinella, con la differenza che vi è un eccesso di acido carbonico rappresentato nel- la quantità totale da 98,33 per 100. Oltre a queste piccole sorgenti che si vedono costantemente, una ne è compar- sa contemporaneamente alla eruzione fangosa di Paternò la ATT?’ ACC. VOL. I. 37 quale manifesta i medesimi caratteri di questa; però V ac- qua non ò termale, c non è accompagnala da acido soltìdrico: vi si sviluppa bensì abboiulantemente un gas che ha pres- so a poco la stessa composizione quantitativa del gas ap- partenente ai crateri a temperatura elevata. Nello stesso territorio di Paterno a circa due miglia di distanza dal paese a S.E. nella piccola valle detta di S. Piagio (Vadclimi di S. Brasi) vi sono dèi monticelli argil- losi che presentano in proporzione minore i fenomeni dei vulcanetti fangosi; hanno delle piccole cavità di dove si sviluppa ad intermittenza del gas che attraversa dell’ acqua fangosa molto salata a temperatura ordinaria. In un livello geologico del tutto paragonabile a quel- lo delle vicinanze di Patcrnò e S. Biagio, a poca distan- za di Acireale sul fianco orientale dell’ Etna, vi è la sor- gente di acqua minerale così detta di S. Venera o S. Fe- nerina al pozzo la quale scaturisco da un piccolo bacino marnoso al piede dei basalti che si estendono da Aci-Ca- stello, Aci trozza e isole dei Ciclopi: non è termale e somi- glia molto per la composizione a quella di Paterno, di S. Biagio, come pure per la natura dei gas che 1’ atti’aversano continuamente, ora in un punto, ora in un altro. Solone dif- ferisce perchè l’acqua c limpida c non motosa e perché con- tiene costantemente tra i gas 1’ acido solfidrico il quale non si trova nelle salse durante i loro lunghi periodi di calma, ma solo si è presentato in queste nella grande attività che ma- nifestarono nella eruzione alla Salinelladi Paternò. Le condizioni geologiche di queste quattro località ci- tate, Salinclla di Paternò, Salina del fiume, Salinelladi S. Bia- gio e Sorgente di S. Venerina, sono perfettamente identiche: sono quattro bacini marnosi circondati da lavo basaltiche i quali (non è inutile notarlo) trovansi quasi equidistanti dal centro della Valle del Bove. Visitate queste località a dì 10 marzo 1865 in compagnia del prof. Fouquè trovai — 287 — come sopra ho detto, a Paterno la Salinella, quasi comple- tamente all’asciutto e solo vi erano due piccolissimi crateri di 30 centimetri di diametro con poca acqua fangosa attra- versata ad intermittenza da alcune bolle di gas; aS. Biagio una sola piccola cavità consimile riempita di fango che dava pure del gas; a. S. Venerina lo sviluppo del gas si faceva in maggior copia in varii punii del bacino ripieno -di acqua alquanto limpida, ricoperta alla superflcie di una pellicola biancastra di solfo. L’ analisi chimica dei gas fatti sul posto insieme col detto Prof, e ripetuta poi da questi a Parigi sul gas raccolto oltre a condurre alla composizione già notata per la Salinella di Paterno, dette per le tre località i seguenti resultati S. Biagio S. Venerina Acido carbonico. . . 74,99 . . 3,13 Ossigeno 2,78 . . 1,18 Azoto 19,47 . . 22,15 Idrogeno protocarbonato 3,77 . . 71,76 Idrogeno 0,99 '■ . . 3,70 Acido solfidrico . 0.00 . . . . traccio ( 102,00 101,92 Dopo essere comparso il fenomeno straordinario a Pa- terno e dopo avere analizzato i gas che si sviluppano in questa località mi condussi pure immediatamente a S. Bia- gio e a S. Venerina per vedere se qualche cosa di nuo- ,vo si osservava ed ho avuto occasione di verificare che nella prima delle due dette località il suolo è specialmente in un punto, tuttora umido e fangoso, ma non è piti aperto e non vi scaturisce più ne acqua nè gas. Ciò dimostrerebbe una comunicazione diretta fra la Salinella di Paterno e quella (*) (*) La maggior parte dell’ a.-iJo solfidrico si trova disciolto o com- binato nell’ acqua. * - 288 - di S. Biagio ; e come ho veduto nella Salinella di Paterna chiudersi alcuni crateri all’ aprirsi di altri a poca distanza, così si può ritenere che sia accaduto a S. Biagio alla di- stanza poco più di due chilometri ove il solo piccolo cra- tere che è stato Onora attivo si è chiuso, forse dietro il gran- de sfogo che r acqua melmosa e i gas hanno trovato nel suolo della salinella di Paternò; a S. Venerina non si è no- tato nulla di straordinario. Avendo ripetuto l’analisi chimica della sostanza aerifor- me che vi si sviluppa ho trovato le seguenti proporzioni quantitative: Àcido carbonico 3,40 Ossigeno .... 2,13 Azoto .... 20,00 Idrogeno protocarbonato . Go,20 Idrogeno .... 8,97 Acido solfidrico. 0,30 'ro'o,oo Paragonando questi resultati con quelli già notati ot- tenuti Tanno passato, vi si osserva una piccola differenza la quale è poco significante. Uscendo dal perimetro dell’ Etna abbiamo puro delle emanazioni sotterranee consimili a quelle delle località ci- tate p. e. in una linea E.N. E. a O.S.O. a partire dalla cima deir Etna, si trovano nel centro della Sicilia i piccoli vulcani fangosi di Terrapilata e dì Urbi presso Caltanissetta: pro- seguendo sulla stessa linea s’ incontrano le Macalube di Gir- genti che dalle descrizioni che ne hanno lasciato gli anti- chi si sa che 'da quindici secoli sono vulcanetti fangosi che sì mantengono nel secondo periodo d’attività (1). È inte- ressante che la citata linea, secondo l'opinione di C. Sainte Claire Deville (2). Sarebbe una delle direzioni geometriche dei giacimenti di solfo gesso e salgemma della Sicilia e pro- lungata nel mare Africano andeiebbe ad incontrare il punto celebre che ha veduto sorgere c sparire l’ Isola Giulia. (3), (1) Composizione dei gas dei vulcanetti fangosi di 1 Acido carbonico Ossigeno Azoto Idrogeno prolocarbonalo Idiogeno TERUAPILAIA XIRBI CIRGEMI (Macalube 0,26 12.30 46,46 40,98 traccie 0,70 5,17 20,40 73,73 traccie 1,65 0,69 3,74 7,23 85,74 100,00 j 100,00 99,05 I Trcfctti di Girgcnti c di Caltanissetta avvertiti dopo la comparsa del fenomeno a Paterno per mezzo di telegrammi hanno avuto la gen- tilezza di mandare sui luoghi persone intelligenti per vedere se qualche cosa di particolare presentavano e la risposta è stata del tutto negativa per Girgenti, ma a Caltanissetta si è notato dal prof, di mineralogia sig. Mottura un aumento nello sviluppo dei gas. (2) Lettre à M.'' Dumas— Comptes rendus de rAcadèmic des Scien- ces — Tome XLIII n. 7. (3) Ammettendo questa direzione geometrica potrebbe farsi appar- tenere a questo sistema la estinta S.tlsa di Fondachello esistente una volta nel territorio di Mascali presso Giarre, la quale nel 1795 pre- sentò qualche cosa di simile alla eruzione fangosa di Paternò. Il 9 a- prilc 1846 dopo frequenti terremoti sprofondò col suo cono argilloso c scomparve mentre nel luogo stesso ebbe origine una sorgente di ac- qua minerale gassosa la quale pure venne in seguito a mancare. —Vedi Me- moria sulla Salsa di Fondachello etc. del prof. Antonio Mercurio. Ca- tania 1847. Lungo una linea N.N.E. a S.S.O. che riunirebbe Pa- terno e S. Biagio al centro della Valle del Bove o all’ an- tico Etna, abbiamo presso Palagonia in un bacino circon- dato da colline di un conglomerato di calcare e di basalte, meno dove si apre verso la valle del fiume Simeto, il così detto Lago di Naftla o Lago dei Palici che è continuamente attraversato da sviluppo di gas che per la composizione hanno [)crfctta analogia con quelli delle Salse (t) c portano seco costantemente un odore di nafta come se fossero ac- compagnati da vapori di questo carburo d’ idrogeno liquido, il che ho fatto notare riguardo alle Salse nel periodo attivis- simo di Paterno. Una circostanza che merita di essere notata si è che nei gas che si sviluppano in quest’ ultima località come alla Salinella c Salina di Paterno e a S. Biagio predomina l’a- cido carbonico al gas combustibile, mentre alle Macaluhe di Girgenti e di Caltanissetta e alla Sorgente di S. Veneri- na predomina il gas combustibile c 1’ acido carbonico è ap- pena rappresentato. Ciò è in correlazione al fatto che le quattro località prima citate si trovano forse in comunica- zione con altre sorgenti di acque gassose acidule, limpide, cariche di bicarbonato di calce e di ferro che si trovano a pochissima distanza e dalle quali si sprigiona costante- mente un gas che è un miscuglio di azoto , ossigeno e di (1) Il gas del lago dei Palici ha mostrato di essere costituito dal seguente miscuglio: Acido carbonico . Ossigeno Azoto .... Idrogeno protocarbonato Idrogeno 93,49 0.68 5,14 0,45 0,43 100,19 ■ 291 - una grande prevalenza di acido carbonico che si trova rap- presentato nella proporzione fino di 98, 92 por 100. Infatti pi'csso il lago dei Palici vi è la sorgente detta La Vanchella a un terzo di chilometro da Paterno vi è la rinomata Ac- qua Rossa ( Acqua Grassa ) di cui i paesani fanno tanto uso come bevanda rinfrescante (^]: a tre chilometri della Salinella di S. Biagio vi è V acqua Rossa di Val Corrente; Nella Valle di S. Giacomo presso la Zaffarana Etnea e vi- cino alla valle del Bove vi è lava sorgente di acqua gasso- O Ecco i resultati di alcune analisi dei gas dell’ acqua rossa di Paterno fatte in epoche differenti e anche dopo la comparsa della eru- zione fangosa. CH. SAINTE CLAIRE DEVIU.E (giugno 1856) F. FOUQCÉ 0. SILVESTRI (marzo 1865) 0. SILVESTRI (gemi. 1866) Acido carbonico Ossigeno .... Azoto 93,23 0,97 5,80 97,90 0,40 1,70 98,62 1 0,47 0,91 ' 1 100,00 100,00 100,00 j I resultati delle analisi fatte sui gas delle altre sorgenti citate poco differiscono da questi infatti si è trovato ACQl'A ROSSA VAiVCHElLA . DI YAICORRENTE Acido carbonico 99,78 99,07 Ossigeno. . . . 0,04 0,18 0,75 Azoto 0,18 100,00 ICO, 00 sa la quale si avvicina per la sua purezza all’ acqua distil- lata, ma tiene in soluzione una notevole quantità di acido carbonico che si sviluppa facilmente da essa acqua quando giunge alla superfìcie del suolo, o quando raccolta di fre- sco la si abbandona a se per poco tempo. Tutte queste ac- que sono centri di un abbondante sviluppo di acido car- bonico. (1) (I) Le emanazioni gassose ove si trovano uno o più elementi com- bustibili e quelle rappresentate prevalentemente da acido carbonico non sono le sole che si [annodano ai fenomeni vulcanici; vi sono anche ema- nazioni di una terza categoria costituite prevalentemente da azoto , come si osserva nella sorgente dell’ Santa nel luogo Ifmo.sma presso Catania al principio della Piana sulla strada di Sirat'usa nella proprietà dei Duchi di Careaci. In questa sorgente di Limosina si sviluppa a intervalli ineguali di 4-10 minuti una debole quantità di un gas mescolato il quale ana- lizzato in diverse epoche ha presentato la seguente composizione ì 1 1 1 G. HOHI\’EHIA!V 19 loglio 18oG C.S.CL. DEVILIE 24 luglio 1865 F. FOl’QEE 8 maggio 1865 0. SiLVESTUI 10 aprile 1866 i Acido caib.° . 1,6 1,8 2,10 4,35 j I| Ossigeno . .. . 0,0 0,0 1,39 6,95 [ i-| Azoto .... 98,4 98,2 96,60 88,70 ] hi 100,0 100,0 100,09 100,09 Il gas dcU’Acqua Santa secondo le prime due analisi sarebbe del- l’azoto quasi puro. È interessante pei’ò notare come dopo 1’ intervallo di un decennio o poco meno si sia osservato un certo cambiamento nella proporzione dei gas mescolati e precisamente un aumento di acido carbonico e di ossigeno. Ciò però non fa specie quando si pensa che vi sono degli csempj di cambiamento totale nella natura dei gas. Il gas — 293 - K ormai noto che le sorgenti di acque salate, di acque minerali calde, di acque gassose ctc. ci esprimono T ulti- mo periodo di attività della forza vulcanica e noi possiamo che si sviluppa dai coni di Turbaco analizzato da Humboldt nel '1800 fù conosciuto essere dell’azoto quasi puro; mentre M'' Vauvert du Mèan ripetuta l’analisi nel 1845 trovò essere eostituito da idrogeno carbonato che s’ infiammava immediatamente. Non devesi però trascurare riguardo alta sorgente di Limosina una circostanza che non è stata notata da alcuni degli sperimentatori a me preeedenti ed è che questa acqua minerale tiene in soluzione una notevole quantità di un miscuglio di quei me- desimi gas che si sviluppano. Infatti messa in una bottiglia dopo poco mostra delle bolle gassose aderenti alle pareti; nel miscuglio però di- sciolto, in ragione del grado di solubilità, la proporzione dell’ossigeno e quella specialmente dell’ acido carbonico sono notevolmente aumentate rispetto a quella dell’azoto. Ecco il resultato che io ho ottenuto dalla analisi fatta su questo miscuglio raccolto con la prolungata cbullizione dell’ acqua: Miscuglio di gas trovato disciolto nell'acqua della sorgente dell' Acqua Santa a Limosina il 40 aprile 1866 —temp. esterna 20° C. — Ternp. dell' acqua 20° C. — altitudine sul mare 25 metri. Ciò panni di grande rilievo a sapersi per non attribuire forse trop- po importanza alle piccole dilferenze notate nei resultati sopra espressi ottenuti dalle analisi fatte da differenti sperimentatori in diverse epo- che, sopra i gas che liberamente si svolgono: tali diCfererze infatti po- trebbero attribuirsi al grado di temperatura, al più o meno attivo svi- luppo dei gas e anche al modo stesso di raccoglierli. ATTi' ACC. VOL. I. Acido carbonico Ossigeno . Azoto 36,36 8,18 33,46 100,00 38 294 ^ designare anche i gradi decrescenti di questo periodo con la natura delle acque minerali sopraccennate, specialmente per ciò che riguai'da i gas clic le accompagnano. Il fenomeno delle salse cioè dei vulcanctti fangosi co- me si sono presentati a Paterno in una fase di grande atti- vità può realmente ritenersi come 1’ anello di congiunzione fra le im[)oncnti eruzioni vulcaniche, mediante le quali esco- no dalla terra le lavo allo stato di fusione cristallina e gli ultimi segni della vulcanicità. Humboldt nel Cosmos richia- ma molto r attenzione su questo fenomeno e cosi si espri- me: « le salse o vulcani di fango mi sembrano interessare « molto più di quello che in generale i geologi jiensano. « Non è conosciuta la grandezza di questo fenomeno per- « che delle due fasi che presenta, T ultima, cioè il periodo « di calma nel quale le salse persistono durante dei secoli, « è il solo di cui si siano occupati. L’apparizione delle « salse è accompagnata da terremoti , da sollevamenti di « intere contrade , c da projezioni di fiamme elevate ma « di corta durata. Questo carattere però di violenza varia . « moltissimo nella intensità con cui si presenta. Oialinaria- « mente il fango è freddo, qualche volta è caldo come p. « e. nella isola di Giava ctc.» Deve dunque ritenersi secondo il parere dell’illustre scienziato viaggiatore come cosa rara di aver osservato a Paternò tal fonomcno nel primo perio- do di attività: però fortunatamente, tolto il piccolo terre- moto che ha preceduto la eruzione fangosa c il calore del- r acqua che questa ha portato, non si è verificato del resto alcun sollevamento, nò alcuna projezione di fiamme. Moltissimi altri scrittola col[)iti dalla singolarità del nar- rato fenomeno ce ne hanno trasmesso le descrizioni, nelle quali làscontransi gli stessi sintomi, le stesse circostanze con- comitanti. Solo è da avvertire che alcuni fanno menzione di fiamme spontaneo ripetutamente osservate nel massimo della eruzione, le quali da alcune vengono contestate come 295 abbaglio di esaltata fantasia di impauriti spettatori. Ma la asserzione di molti, situati in differenti paesi e che non po- tevano accordarsi nell’ errore costituisce un’argomento mo- rale di non poco valore. Oltre all’ Humboldt ne parlano Pallas (Sccond Voyage dans la Russie méridionale. Paris 1811) Spallanzani riguardo alla eruzione della Salsa di Sas- suolo del 1786 (Viag. T. 5 pag. 316). Gamba per quella del teri'itorio di Baku del 1827 (Ferrussac Bull. T. 14 p. 44); Lenz per quella di lokmaly ( Fragni . Asiat. T. T p. 173); il pi'of. De Brignoli per quella di Sassuolo del 1835; Ver- neiiit per qucjla pure del 1835 avvenuta in Crimea e di cui fu testimone un’ufficiale Polacco, che si avvicinò du- rante l’eruzione e che narrò il fatto egli stesso all’ Autore (Memoires de la Soci(‘té Géol. de France 1838 Tom. 3 et 1" [)ar. pag. 5) — Di fronte a tali testimonianze non si può mettere in dubbio la iircscnza delle fmmmc nelle salse in qualche energica eruzione e queste forse sono dovute alla combustione spontanea del gas infiammabile che accompa- gna le salse le quali possono forse manifestarsi a tempera- tura tanto elevata da determinare l'a accensione del detto gas tostochè viene in contatto dell’aria. Ma durante il fe- nomeno di cui si fa parola anche nei momenti di maggio- re attività non si è verificato questo fatto perchè la tempe- ratura non ha oltrepassato i 46 gradi C. Quantunque però le salse di Paternò non abbiano manifestato un carattere della possibile massima violenza, tuttavia è la prima volta che quivi si presentano con l’attività di cui si c fatto parola. Si sa che dopo il terremoto del 1818 che interessò tut- ta la Sicilia , le Salse di Paternò presentarono una recru- descenza notevole, come pure dopo la eruzione di Brente nel 1832 e nel 1848 dopo altro terremoto; ma non vi ò nè memoria di uomo, nè storia che ci faccia sapere essere al- tra volta accaduto un fenomeno consimile per la intensità a quello che ho descritto. L’ultima eruzione 1865 ha dovuto — 296 — dunque con tutta probabilità trovarsi in rapporto più intimo con la causa costante clic niaiuicnc da tcnqio imnicmorabilc a Paternò le salse nel secondo. periodo cioè nel periodo di cal- iiia. Stando dietro ai fenoiiieni eruttivi clic si sono compiuti sull' Etna nel '1865, c specialmente a quelli successivi alla chiusura delle boccile dei nuovi sette crateri , cioè ai ter- remoti, si osserva che questi hanno esclusivamente agitata sul banco orientale del 3Ionte una zona di supertìcie nella quale si apre precisamente la valle del Bove (1). Ora poiché gli studii geologici fatti nella valle del Bove (ove si vedono lave antiche di diverse epoche costituenti quasi delle 'stra- tificazioni concentricamente inclinate c attraversate da dighe convergenti ad un punto comune) conducono a ritenere che la Valle del Bove ci rappresenti P antico somano cratere o r antico asso dell’Etna subissato avanti qualunque epoca storica ; così possiamo ben credere che vi sia stato poste- riormente all’ ultima eruzione una concentrazione di forza vulcanica in corrispondenza a questo antico focolare estinto dell’ Etna. E poiché con tutta verosimiglianza è a questo che dobbiamo riferire i fenomeni delle salse o delle sor- genti di acque minerali, che, come abbiamo detto, ci rap- presentano r ultimo periodo della vulcanicità, così in tal mo- do si potrebbe spiegare il perchè adesso si è notato questa massima attività alla Salinella di Paternò. Infatti le stesse cau- se vulcaniche che determinano dai crateri la eruzione delle lave fuso o ignee che possono considerarsi come sorgenti intermittenti , sono quelle stesse che agendo con intensità minore fanno uscire dal seno della terra i fanghi (che pos- sono considerarsi come lave acquose e la cui eruzione suole (1)E a questi terremoti che deve la sua distruzione completa la borgata della Macchia. V. Sez. Ili art. 1° ovvero Soprai Terremoli dcl- l' Etna —Relazione di 0. Silvestri al Prefetto della Provincia— Catanhy luglio '1865. — 297 — tal volta essere accompagnata come abbiamo veduto dal ealoie) e così puro i gas , i vapori, e le acque minerali. Secondo la nota legge dell’ aumento i)rogressivo del ca- lore con la profondità degli strati terrestid dovremmo dire che le acque salate fangose di Paterno alla leni[)eratura di 46 gradi C. vengono da una profondità di circa un chilo- metro e mezzo. Ma siamo alla base di uno dei più gi-andiosi vulcani e questa legge soffre certo per necessità delle ec- cezioni. In ogni modo però la comunicazione con gli strati più 0 meno profondi ove regna un forte calore deve am- mettersi che sia jìi'esto interrotta , e infatti le eimzioni di fango fredde mostrano che la sede del fenomeno quando è pervenuto alla sua seconda fase non ò molto lungi dalla superficie del suolo. Circa la origine dei materiali delle salse ed il loro sca- turire alla superfìcie del suolo si può ammettere che de acque cariche di sostanze saline siano state assorbite altro- ve, per es. dal mare, e che si siano accumulate in cavità sotterranee più o meno profondo che possono anche rap- presentarci degli apparecchi di condensazione del vapore acqueo che è l’elemento di forza e di azione più impor- tante a considerarsi in una eruzione vulcanica ; che con- tenendo esse naturalmente i principj salini o impossessan- dosene nelle condizioni in cui si trovano sottoterra , ven- gano spinte 0 ojutate dalla forza elastica dei gas e vapori per farsi strada attraverso le fenditure o la permeabilità del suolo per giungere alh esterno con calma o violenza secondo la intensità della forza medesima, trasportando seco meccanicamente una quantità di marna in seno della quale trovano più facile via. Applicando ciò al caso nostro spe- ciale, possiamo diro che le materie elastiche che avevano ampio sfogo nel sistema centrale eruttivo rappresentato dai nuovi crateri non potendo più avere uscita da questi dopo che cessarono di agire, abbiano potuto farsi strada nelle ac- - S98 cidcntalità sotterranee corrispondenti all’antico asse dell’Etna, scuotere quella zona del monte più facile e senti l'o l’ elTetto della loro tensione, trovare equilibrio con respandersi sem- pre più dove hanno trovato libero campo e render palesi finalmente gli ultimi sforzi della loro azione, sollecitata dal testò cessato pai*ossismo eruttivo, sotto l’ ultima espressione della eruzione fangosa. In questa come abbiamo già detto grande è la quanti- tà di gas che si svilup|)a e ciò proviene sì percliè eccessi- vo ò il volume di materie gassose che f accompagnano, sì perchè una parte ne rimane disciolta nelle acque a pro- fondità, sotto l’ influenza di una giainde pi*essione: ma tosto che le acque medesime col successivo loro avvici nai-si al livello nel suolo vengono a provare 1’ effetto di una pressio- ne minore, il gas che aveano disciolto si sviluppa di nuovo c giunte alla su[)crficie sotto il solo peso dell’ aria atmo- sferica lo sviluppo è energico c repentino. Fra i gas quello maggiormente solubile è l’acido carbonico ed è pure quello die si trova in grande prevalenza sugli altri come si è ve- duto. L’acido carbonico trae certamente una origine vulca- nica, e rajipresenta sempre l’ultimo segnale dell’ attività vul- canica, come lio verificato nell’ ultima grande eruzione del •18fl5 terminata appena la quale ho trovato nel luglio sui crateri svilupparsi l’acido carbonico ricercato inutilmente prima. (1) Oltre all’acido carbonico la stessa origine traggono gli altri gas caratteiastici di tal fenomeno che sono gas com- bustibili rappresentati dall’idrogeno c dalf idi’ogeno proto- carbonato; e poiché quest’ ultimo Cf 11^ è il tipo di tutti i ('!) Extrait de dciix Icttres de M.'' lloraee Silvestri (Comptes rendus do r Academie des Sciences — Paris. Tomo LXI 3t Jiiillet 18Gf)). — 299 carburi d’idrogeno della formula generale C” IP” "* tra i quali è compreso il petrolio, così è a questo gas che si rannoda la produzione dei vapori di petrolio (I) die abbiamo veduto accom[)agnai*e il miscuglio di materie elastiche die si svi- luppa alla Salinclla; sembra anzi che nella località di Pater- no vi siano condizioni speciali che favoriscano la produzio- ne di questa sostanza, dappoiché poco distante dalla Sali- nella trovasi una qualità di lava basaltica antichissima ivi sorta, che nella sua massa presenta delle piccole cavità tutte Iiiene di un liquido volatile infiammabile che ha l’odore e tutti i cai’atteri del petrolio (2). Per ispiegare la presenza del gas acido solfidi’ico che si manifesta nei crateri a tem- peratura elevata nelle salse di Paterno, piuttosto che ricor- rere ad un’azione disossidante esercitata sui solfati contenuti nelle acque si [)uò credere a preferenza, anche per lo con- dizioni speciali del suolo, che provenga dalla decomposi- zione del solfuro di ferro che abbiam visto trovarsi in par- ticelle minutissime mescolato all’ argilla fnarnosa: questa de- composizione sarebbe effettuata per mezzo dell’azione del- l’acqua termale della quale, si può''ammetterc che da una parte l’ossigeno ossidi il ferro per combinarlo poi all’acido carbonico allo stato di bicarbonato, dall’ altra l’idrogeno si combini al solfo per formare l’acido solfidrico. Cii'ca la durata dell’attività che presentarono le salse di Paterno si può dire che ben presto fu succeduta dal se- condo periodo costante di calma e già anche durante il tem- (1) Sulla origine vulcanica del petrolio, io ed il dottissimo Prof. Stop- pani di Milano abbiamo contemporaneamente esposte le medesime idee (Vedi Stoppani; 1 petroli in Ilalia—MWnno 1866, pag. 81. (2) Ilo potuto ottenere facilmente il petrolio dalla suddetta lava sot- toponendola alla distillazione secca dopo averla ridotta in piccoli pezzi. Ho trovato che ne contiene il 0,3 per 100. Oltre al petrolio però som- ministra un’altra sostanza della stessa natura, ma solida. — 300 — po occorso per fare queste mie ricerche andò notevolmente a diminuire l’intensità dei primi giorni. Finalmente potendo credere che la eruzione fangosa di Paterno si trovasse in rapporto con qualche fenomeno partico- lare dei nuovi crateri formatisi alla base dei monte Fru- mento, mi recai a visitarli di nuovo e dirò brevemente che aleune osservazioni accurate fatte aH’esterno ed all’interno dei medesimi insieme al geologo inglese Prof. D. T. AnstecI, che volle tenermi compagnia, il dì 1 febbrajo precisamente un anno dopo al principio deireruzione, mi fecero notare che i fu- mejoli acidi a salo ammoniaco e a cloruro di ferro prima abbondanti , erano nella maggior parte resi allora inattivi e limitati in pochi punti nel fondo e nelle pareti dei cra- teri. Invece erano molto abbondanti i fumajoli acquosi neutri, alcuni dei quali avevano una incrostazione di cristallini di solfo nelle loro fessuro ed emettev'ano delle piccole quantità di acido solfidrico insieme ad una specie di aria atmosferica in cui vi era un eccesso di acido carbonico. La quantità di questo non mi comparve però aumentata rispetto a quella che trovai nel luglio, anzi avendo ripetuta f analisi anche nei medesimi fumajoli esaminati l’altravolta vi rimarcai una notevole diminuzione. Indipendentemente da questi fumajoli proprii dei ma- teriali eruttati, poiché i crateri si trovavano circondati da tre a quattro metri di neve che era caduta per necessi- tà anche sopra di essi, senza potervisi fermare per il ca- lore che ancora manifestavano, era rimasta imbevuta di u- midità la massa di arene e scorie da cui sono costituiti e quasi da tutta la loro superfìcie sollevavano una quantità di vapore che dà loro f apparenza di un generale fumajolo ac- quoso. Del resto f insieme dei crateri che era stato poco prima centro di un’attività massima, compariva con l’aspetto (li natura prossima ad estinguersi del tutto. (1) ('!) L’Arcipelago greco cominciava a qiic.sla epoca ad essere teatro di fenomeni eruttivi attivissimi scoppiati nell’isola di Santorino. — 301 11 sommo cratere del Mongibello non fece osservare nulla di nuovo oltre la continua ordinaria emissione di uno sparso vapore che si rende più manifesto con lo spirare dei venti umidi, per la quantità notevole di acido cloridrico che contiene. ATT> iCC. T«r.. I. L > • ìfc- 'il I t ' 1 ' .— («C - ' \ 3 ^ ■ • • oii;vn.c«8o oddI non ono £W«i»q» al*'nt>.'^V>iè>)ì«‘i/tfTr ' . > • V ^ ’ -,-;v , . f :. ,«S( .1.' ' pjj» ^Pl'^, I : • 1» ^ • i" i.r , . , ^ •-.-'mi . •;;*»» ■.-.. T.'V- • f.f., U»> » •'* •■ JWn J -•’“ ' i- ' ' . • . itf i-s * •> r. 5 ? ji,i \ iigB|Bv|M'* , i ■ *iU » i».nvu*nt^ kn ^f)tìp m^r\. Sf 'ji h' éJUn^ e:jx (• ‘;ì -i. i " ., ‘ ® ‘’'*^‘ ' V vè • o'^ ■ ’t'^' ^*''’*^ ' . J«iiwti ”i|tf * ■•«l|;’l0.|éÌflf»Ì"*'V» }() -. iJiH ;|*1 ^ >f1 r'»;^ •>' r-T3 vtì ’0rrr«i^» IÌ^ 0*1;UÌ^ \ri r ^h luib ii.i M éilEt IftSfii '■*«' *' M 1f*"^p»- t'*W t i--\ili i At^co* T/g à^‘-j<*V^’inroV*'^ «* r.»ri^<-xV; "^l una t '/ \cU^ - .•’ - ' t’ I " • " ‘ A^'* ^Ui; fu'ir»j >*i .r../jrTji on** Kt»W> -rM-.l t.i 'rmr.vi ■ . ••7.. .•IjIIjI?- , 4 • r -rvì j I. J..l^*v. u cn- , '-^■' , -|ÌA'*4« “'ti* f -^ V-?'*Ùtvj(U tì- . ai-jM* .. ! ^‘up* é‘M- una i rfl ^ rtj * <1 . * ^ Iiut’.m ila f*»- • fi. J ■ ii^‘ i ’Ai' »' >: ^fi» .‘-»^;*..r^'^'‘^‘ ' 18^' .Uro .». w! *'»VÌf*^nl^-'^5’-*<’’^''^' C'-‘f‘ ^ ■ ' ^ml t »* 4j. _ ■' I *♦ TuSpì^h ■ • ^; ^*^ ■ ■ ss ■ ., '^'A ■ . --im^A .. . / , -> • I ' ««ii -Aua* i.'-i:w.'\i' • ■-* 't' ® K‘ ,-» • « •ti APPENDICE Dietro il complesso eli ciuci fatti osservati e studiati elio danno più specialmente l’impronta a tutte queste ma- nifestazioni di fenomeni di cui ho trattato, è necessario spiegare una opinione su quale .-delle tante ipotesi che da epoche remotissime fino ai giorni nostri si sono pro- poste per spiegare le eruzioni e tutto quanto si riferisce alla vulcanicità, possano appoggiarsi le maggiori proba- bilità. Non è scopo di questa memoria di prendere qui in esame e discutere tutto ciò che si è pensato dai filosofi indagatori su tal proposito in varj successivi tempi. La scienza sta ora per arricchirsi di un lavoro di tal genere che viene a pubblicarsi col titolo di « Théorie des phéno- menes vulcaniques x> dal più volte citato mio compagno F. Fouqué il quale passa in esame le varie opinioni e ne fa risultare quella che maggiormente si uniforma ai dati della esperienza. Essendo egli ed io al possesso dei medesimi fatti e trovandoci perfettamente d’ accordo nel collegare ad un principici fenomeni osservati, credo utile a complemento - 304 — tli quanto ho esposto di aggiungere un estratto delle con- siderazioni che stanno in appoggio alle vedute teoriche da noi adottate. Tutte le ipotesi che si sono concepite sulla causa dei fenomeni vulcanici si fondano sull’uno c sull’altro dei due seguenti principj: 1° Su delle reazioni chimiche potenti sotterranee che si svilupperebbero al contatto fortuito tra diverse sostanze in modo da produrre calore c forza da fondere ed inal- zare le materie laviche; 2° Sul calore centrale della terra considerato allo stato d’incandescenza al di sotto della sua superficie. In conseguenza di tutte le conoscenze che si hanno oggi sulla VLilcanicità c specialmente dietro gli studj da noi di recente fatti su questo centro vulcanico più attivo di Europa riteniamo per certo che le reazioni chimiche che si com- piono in una eruzione debbano considerarsi come effetto c non come causa della medesima: al che ne guida la co- noscenza sulla natura delle sostanze solido, liquide e gas- sose che giungono all’esterno. E infatti Humphry Devy, al quale si devo la ipotesi più accreditata, fondata su que- sto principio, non ammettendo il fuoco centrale e suppo- nendo invece l’ interno della terra formato da metalli alca- lini 0 alcalino terrosi capaci di decomporre E acqua; tro- vandosi nella impossibilità di spiegare lo sviluppo abbon- dante di acido cloi‘idric‘0 c degli acidi del solfo che si os- servano sempre in una eruzione vulcanica, finì egli stesso per sollevare serj dubbj sul valore della sua teoria. L’ipotesi invece del fuoco centi*ale, per quanto in oggi alcune delle ragioni che le stavano in appoggio abbiamo [)or- duto una gran parte del loro valore tuttav.a si può l'ite- nere come fondata sopra molte probabilità. Partendosi da questa ipotesi ed ammettendo che gli oritìzj vulcanici tro- vino loro comunicazione con una massa incandescente clic — 305 - formerebbe Tinterno della terra al di sotto della di lei cro- sta consolidata (1), lutto verosimilmente conduce ad’ am- mettere come possibile la introduzione di materia estranea nell’ interno del suolo per determinarci fenomeni eruttivi. Questa materia estranea non jmò essere rappresentata che da ciò che vi è di liquido c di gassoso nella parte esterna del nostro globo, vale a dii'C dall’aria e dall’ acqua. Circa alla prima secondo Gay-Lussac (2) si avanzano serie obie- zioni che escluderebbero la penetrazione di grandi masse di essa a contatto della materia incandescente sia per l’e- levato calore sia per la enorme j^ressione capace di solle- vare la lava a 3000 c più metri di altitudine sul mare, lava che pesa quasi ti*c volte più dell’acqua. Certamente come si è gità veduto non manca la .presenza dell’ ossigeno e del- l’azoto tra le emanazioni vulcaniche ma senza escludere un possibile penetramento dell’ aria nell’ interno, si può con- cludere che questa, sia per la natura sua, sia per la quan- (1) In sono più portato ad ammettere ''che i focolari vulcanici per alcune condizioni speciali geotermiche risiedano nello spessore della crosta terrestre c la mia opinione si unifoiana in certo modo a quella di Hopkins e Waltershausen che credono la materia incandescente spar- sa in diversi punti del globo e più prossima alla superllcie di quello che potrebbe essere dietro la ipotesi della fluidità centrale della terra — Curdier ha cercato di dimostrare che la crosta della terra dovrebbe ave- re almeno 1S10 a 180 chilometri di spessore per resistere alle ondulazioni di un mare centrale di materia fusa e Hopkins porta lo spessore neces- sario della crosta indurita ad una cifra molto maggiore fino di 1600 chilometri- Qualunque sia però la teoria che si voglia adottare sulla costi- tuzione fisica del globo, è certo che nessuno nega la esistenza del fuoco sotterraneo; la questione sta se esso è oppur nò al centro, se è o né continuo, se è a maggiore o minore distanza dalla superficie della terra. (2) Memoria celebre sulle teorie vulcaniche Ann. de Phy. et de Chim. 1823 - 306 - tìtà non può avere grande importanza e non può ritenersi come causa dei fenomeni vulcanici. Non così si può dire riguardo all’ acqua. « Che l’acqua (dice Gay-Lussac, nella citata memoria) penetri nei focolari vulcanici non si può mettere in dubbio. Non vi è grande eru- zione che non sia seguita da una enorme quantità di vapori acquosi clic coiidcnsandosi in seguito per il raffreddamen- to sulla cima dei vulcani si riducono in pioggic abbondanti accompagnale da tuoni spaventevoli. Anche nelle cjezioni giornaliere dei vulcani si osservano dei vapori acquosi e dei gas acido cloridrico di cui non è quasi possibile concepirne la origine senza il concorso dell’acqua» In altro punto della stessa memoria Gay-Lussac aggiunge « La necessità a quello che mi sembra di ammettere che l’acqua penetri nei focolari vulcanici, la presenza nelle lave di qualche centesimo di soda, quella del saimarino ed altri cloruri rendono probabilissimo che sia l’acqua del maro quel- la che piu ordinariamente yì giunge». Fondandosi su delle considerazioni analoghe Abich e l)u- rocher adottano le stesso conclusioni . Durochcr specialmente sviluppa questa idea con una grande chiarezza nella sua me- juoria sulla petrologia comparata in cui notasi il seguente passo . « L’intervento delle acquo marino negli effetti vulcanici mi sembra basato su tre grandi ordini di fatti: 1° l’azione dei fluidi elastici, che in oggi si òpiù che prima rimarcata sui fenomeni o le rocco di eruzione; la natura di questi Guidi elastici fra i quali abbondano il vapor d’ acqua, 1’ acido cloridrico, i cloruri c gli acidi del solfo; 3° l’aumento consi- derevole della soda nelle rocce ignee successivamente più moderne lo quali derivano dallo strato siliceo o dallo strato ba- sico. Aggiungerò che questa sostituzione della soda alla potas- sa è accompagnala dalla sostituzione del lluore per mezzo del cloro. Potrei anche ricordare che molti prodotti vulcanici — 307 — contengono non solo delle materie organiche ma ancora dietro le osservazioni di Ehcrenberg, degli avanzi l'iconoscibili di esseri organizzati, il che mostra ad evidenza il concorso di elementi esteriori nella formazione di questi prodotti, men- tre che non vi è nulla di simile nelle rocce granitiche an- tiche che costituiscono delle masse puramente endogene. So che vi sono certe difficoltà inerenti all’ ipotesi dietro la quale le acque del mare interverrebbero nelle azioni vul- caniche; ma queste difficoltà non sono insolubili e bisogna necessariamente tener conto dell’ insieme dei fatti che sono venuto a notare, il quale conduce alla stessa conclusione ». Questa teoria cosi bene espressa con tutte le conseguenze da Gay-Lussac c Durocher è assai antica e malgrado che si possa in modo molto naturale ritenere la penetrazione delle acque del mare come possibile nell’interno della terra per mezzo delle infiltrazioni che è necessario ammettere, non sono mancate delle obiezioni contro di essa. Si è detto che se l’acqua comunicasse con la lava in fusione per mezzo dei canali sotterranei si riscalderebbe tal- mente internandosi nel suolo che csé'a dovrebbe ridursi in vapore c risalire alla superficie della terra per via dei me- desimi condotti che le avevano dato adito, trascinando seco dei fluidi clastici che verrebbero a scaturire gorgogliando in qualche punto della superficie dei mari, il che secondo quanto dice Gay-Lussac. non si è mai osservato. Si può rispondere facilmente a questa obiezione, dicen- do che si conosce troppo poco il fondo dei mari per sa- pere quali sono gli sviluppi a temperatura elevata che ])OSSono prodursi nelle loro profondità, tanto più che il va- por d' acqua prodotto dovrebbe condensarsi immediatamente sviluppandosi al fondo dì un liquido freddo coni’ è l’acqua del mare, seppure questa condensazione non si è già ve- rificata avanti che il vapore raggiunga la superficie del suolo. È dunque molto probabile che so anche tali svilup- — 308 - pi (li vaporo acquoso si verificano sul fondo del mare, possano rimanere inavvertiti. Clic ve ne siano alcuni non può mettersi in dubbio e ne abbiamo un’ esempio rimar- chevole nelle isole Eolie ove tra le isole Bottaro e Lisca- bianca si vedono attraverso la limpidità dell’ acqua scatu- rire nel fondo del mare abbondanti gas e vapori di cui al- cune bolle giungono tino alla sujiertìcie, ma per lo più si condensano o si sciolgono c la temperatura del mare si eleva di qualche grado su quella che si osserva ad una certa di- stanza. Questo esempio mostra dunque che 1’ obiezione pre- cedente non può avere un valore reale. L’acqua una volta giunta a grandi profondità del suo- lo non potrà sempre scaturire allo stato di vaporo dai me- desimi meati che l’hanno condotta. Può bene ammettersi che per qualehe causa accidentale questi vengano ostruiti e allora essa non potrà riprendere il suo cammino: si troverà imprigionata in uno spazio chiuso c per 1’ azione del calore potrà produrre una enorme quantità di vapore ad altissima pressione il che come più avanti sai’à dimostrato è sufficiente per s[)iegare tutti i fenomeni meccanici di una eruzione. Se però si ritenessero non tanto verosimili le ostruzioni dei ca- nali sotterranei, l’acqua indipendentemente da questi può anche penetrare a profondità, almeno in qualche parte, per mezzo di infiltrazioni attraverso alle rocce porose. Un’e- sperienza di Doubrée ci dimostra cosa può accadere in tal caso. L’apparecchio di cui si è servito questo sperimentatore si compone di una placca di gres poroso situata tra un re- cipiente che comunica liberamente con l’atmosfera ed una piccola camera inferiore perfettamente chiusa, di cui essa forma la parete superiore. La canjera contiene uno strato di mercurio alto qualche centimetro e al suo fondo è unito un manometro ad aria libera; il rimanente della cavità si trova occupato dall’ aria o da un’ altro gas qualunque. Si versa dei- fi acqua nel recipiente superiore e si scalda il fondo della 309 camera ad una temperatura di circa 160 gradi. L’acqua pene- tra per imbibizione, attraversa la placca di gres, di uno spes- sore di qualche centimetro, inumidisce la superficie infe- riore di questa placca e si riduce in vapori nell’interno della camera. Il passaggio del liquido attraverso il gres si la tanto più rapidamente quanto più lo spazio inferiore è riscaldato: il livello del mercurio si solleva nel manometro, la ten- sione sviluppata nella camera diviene quasi eguale a due at- mosfere c malgrado ciò si verifica l’ assorbimento dell’ ac- qua ed il suo passaggio attraverso la roccia. La differenza nel grado di umidità sulle due facce della placca vi pro- duce dei fenomeni capillari assai potenti per controbilan- ciare le differenze di pressione. Uii’altro fatto è da notarsi, che se si mette dell’acqua nella camera inferiore lasciando al contrario a secco il recipiente di sopra, c se si riscalda r apparecchio, la placca trattiene in gran parte i vapori, cd il mercurio si solleva nel manometro. È dunque probabile che V acqua del mare comunichi con la massa incandescente per mezzo di condotti di un dia- metro sensibile: volendo invece ricorrere per spiegare que- sta comunicazione alla semplice porosità delle rocce, i feno- meni meccanici delle eruzioni si possono interpetrare del pari facilmente dietro la esperienza di Daubrée, alla condizione di supporre tra la scorza terrestre ed il liquido igneo delle masse gassose, di cui lo sviluppo accidentale non ha nulla di inverosimile. Però la compattezza delle rocce più pro- fonde che noi conosciamo nell’interno della scorza terre- stre, forse fa ritenere come più probabile la prima sup- posizione. Un’ altra obiezione che si è fatta è la seguente: come il vapore acquoso possa acquistare una tensione sufficiente per vincere la pressione della enorme colonna di lava che deve sollevare? Si sono fatti dei calcoli approssimativi per provare questa impossibilità, paragonando le tensioni del va- ATT> ACC. VOV. I. 38 310 — por (li acqua ad elevate temperature con lo sforzo necessario per vincere la resistenza delle masse di lava che devono esse- re condotte Ano all’apertura delle bocche vulcaniche. Gene- ralmente questi calcoli sono inesatti. Essi si fondano sopra una estensione troppo grande, data a certe leggi sperimentali sta- bilite per delle temperature poco elevate e delle pressioni re- lativamente deboli. Per rispondere alla obiezione precedente ed a questi calcoli basta rimarcare che la pressione esercitata dalla lava cresce proporzionatamente alla profondità alla qua- le si considera; la temperatura cresce per lo meno egualmente presto nello’ spessore della scorza terrestre, e la pressione del vapore d’acqua varia in un modo molto più rapido. Vi deve dunque essere una profondità alla quale la pressione dclTacqua possa vincere la resistenza di una colonna di lava che giunge tino alla superfìcie del suolo. Un calcolo appros- simativo del genere di quelli che si sono fatti per provare r impossibilità di una penetrazione dell’ acqua , mostra al contrario che al livello della massa in fusione, l’acqua ri- dotta in vapore potrebbe certamente esercitare un’azione sufficiente per projettare la lava al di fuori. Ma non è pro- babile che l’acqua abbia bisogno di penetrare fino là. La superficie inferiore della scorza terrestre non ha una forma sferoidale liscia c regolare ; è quasi dimostrato dai grandi fenomeni geologici che esistono delle grandi rotture nelle ])arti profonde di questa scorza e che la lava in fusione può, nell’ interno dei meati esistenti, avvicinarsi notevol- mente alla superficie del suolo. Ad una profondità di novo chilometri, per esempio, vi possono essere a qualche metro di distanza, dell’acqua a 300" circa, mantenuta alto sta- to liquido dalla pressione dei suoi strati superiori, e della lava al rosso bianco. Il più piccolo movimento delle rocce la più ])iccola ostruzione in quei meati che conducono l’ac- (pia metteranno in contafto 1’ acqua e la materia ignea c la eruzione incomincerà per una esplosione comparabile alle / ~ 311 — esplosioni che rompono le caklaje dello macchine a vapore. Questo fenomeno accadrà sopra tutto quando il contatto sarà avvenuto e l’ introduzione dell’ acqua si sarà fatta in ab- bondanza, perchè adorai fenomeni di tensione saranno più sviluppati. Quando al contrario vi sarà eccesso di lava e poco vapore, la lava potrà salire senza impeto. In tal caso la lava sarà rigettata in più grande quantità, ma gli sconvol- gimenti del suolo e le projezioni saranno meno formidabili. Tale è probabilmente la spiegazione vera dei caratteri sì variabili che presentano le eruzioni. Da quanto precede abbiamo visto che una penetrazione dello acque del niare è molto probabile e che una volta' effettuata essa può spiegare tutti i fenomeni meccanici che si osservano nelle eruzioni. Orasi deve dimostrare che non solo questa penetrazione c possibile, ma accade realmente. Lo studio dei fumajoli ci fornisce per ciò un mezzo pre- zioso. Infatti se la teoria che sosteniamo è vera l’acqua del mare intiltrata deve essere in parte trascinata con la materia in fusione che spinge davanti a se, e nel mezzo della lava noi dobbiamo trovare non spio delle masse di acqua in vapore, ma ancora tutti i sali sì svariati che si trovano in soluzione, come pure i prodotti della loro reciproca de- composizione e delle alterazioni diverse che possono pro- vare ad una elevata temperatura. I prodotti volatili emes- si con la lava ci forniranno, in favore della ipotesi di una infiltrazione delle acque del mare, un’argomento tanto più valido quanto più queste materie saranno numerose e sva- riate purché questa ipotesi possa spiegarne il numero e la diversità. Questo sostanze sono 1" L’ acqua, il sesquiossido di ferro, il sottossido di ra- me, la magnesia. L’ acido cloridrico, i cloruri di sodio, di potassio, di magnesio, di ammonio , di ferro , di rame , di cobalto , di piombo, di manganese; 3® 11 solfo, r acido solforoso, l'acido solforico, 1’ acido solfidrico; i solfati di soda, di potassa, di calce, di magnesia, d’ammoniaca: 1’ allume; 4“ L’idrogeno, il gas delle paludi, il gas olefico; 5° L’ azoto e 1’ ossigeno; 6° Il fosfato di soda, il fosfato di calce, i clorofosfati; 7“ L’iodio e il fiuore, probabilmente allo stato dijoduri c fluoruri alcalini. Bisogna che l’ipotesi introdotta spieghi la presenza di tutti questi corpi c di più che essa renda conto della loro abbondanza relativa e delle circostanze del loro giacimento. Ora fra queste materie due che si 'trovano in abbon- danza nel mare sono l’acqua ed il cloruro di sodio. Eva- porando dell’ acqua marina, il cloruro di sodio forma 0,76 di residuo secco. Allorché la lava sgorga al di fuori, il sai marino costituisce pure la maggior parte (93 per O/o) del deposito che sì forma nei fumajoli a elevata tcmpcratui*a ed il solfato di soda stesso che notasi aumentare alla fine dell’ eruzione non è che una trasformazione del cloruro di sodio. Il solfato di magnesia che si incontra in notevole pro- porzione nelle acquo del mare si osserva puro in piccola quantità nei prodotti di sublimazione, . ma essendo molto fisso non si può supporre che vi sia per essersi volatiliz- zato. D’altronde non si trova fra le materie depositate al prin- cipio delle eruzioni: non si trova che verso la fine quando i vapori solforosi hanno avuto già una prolungata azione sulle rocce. In tali condizioni le fave attaccate alla super- fìcie per mezzo dell’acido solforico (trasformazione dell’ aci- do solforoso 0 dell’ acido solfìdrico a contatto dell’ aria) de- vono dare del solfato di magnesia e questa è probabilmen- te la origine del solfato di magnesia che abbiamo detto tro- — 313 - varsi in piccola quantità tra i sali dei fumajoli. Dobbiamo dunque renderci conto di quello che avviene del solfato di magnesia esistente nelle acque marine c non è diffìcile ricor- rendo a delle doppie decomposizioni già note. Infatti la stes- sa acqua portando contemporaneamente sulla lava il sol- fato di magnesia ed il cloruro di sodio, il miscuglio di que- sti due sali (come lo dimostrano le esperienze di laborato- rio) sotto r influenza di una elevatissi[na temperatura e del vapor d’ acqua si decompongono; si forma del solfato disoda € del cloruro di magnesia: questo ultimo è pure decomposto dal vapor d’acqua a misura che si forma e si ottiene uno svi- luppo di acido cloridrico ed un residuo che non è altra cosa che un miscuglio di solfato di soda e di magnesia caustica. D perciò che fra i prodotti volatili che si sprigionano dalla lava non si trova il solfato di magnesia, ma il solfato di soda c r acido cloridi-ico. La magnesia s’incorpora nella lava. Delle considerazioni dello stesso genere devono fai*si relativamente al solfato di calce, sale assai abbondante nel- le acque del mare e che non si riti'ova, in quantità sensi- bile, nei prodotti direttamente sublucati provenienti dalla lava fusa a mciio che questa non abbia subito profonda al- terazione [)cr mezzo dei vapori solforosi. Il solfato di calce portato sulla lava dalle acque del mare, [)uò subire anche esso come il solfato di soda una doppia decomposizione in- sieme al cloruro di sodio con cui si trova ed infatti l’espe- rienza dimostra clic questo accade realmente ad una tem- peratura elevata. Si forma del cloruro di calcio e del sol- fato di soda c come prodotti secondar] si ottengono ancora della soda caustica, della calce caustica, dell’ acido cloridrico e dell’acido solforoso. Fra tutti questi pi*odotti i salidi soda lianno una grandissima volatilità rispetto a quelli di calce. Nelle acque del mare si trovano puro certi sali che non sono rappresentati altro che da piceole quanlità, e que- sti sono i bromuri, gli joduri, i fluoruri ed i fosfati. Eccet- I - 314 — tunndo i primi elio non sono stati mai notati nello emana- zioni vulcaniche, probabilmente per la molto difficoltà elio vi è per riconoscerli quando sono in piccola iiroporzionc in un miscuglio salino, tutti gli altri in varie circostanze si sono osservati tra i prodotti delle eruzioni. Abliiamo considerato un ceido numero di sali abbon- danti nelle acque del mare e che non si ritrovano tra i pro- dotti delle eruzioni e si è spiegato come non si osservino aitrochei prodotti della loro decomposizione. Ora dobbiamo considerare altre materie che si incontrano nelle emanazio- ni vulcaniche e che al contrario mancano nello acque del mare. Oueste le osserviamo in tutti i grup[)i di fumajoli distinti. I fumajoli a elevata temperatui'a ci offi'ono c talvolta in ])i'opoi*zioni considerevoli, dei carbonati alcalini (specialinen- te carbonato di soda) che non esistono, almeno in quanti- tà apprezzabile, nelle acque del mare. Possono adottarsi va- rie maniere per spiegare questa origine; ma la semplice vi- cendevole azione che si verifica tra il cloruro di sodio ed il vapor d’acqua sotto l’ influenza di elevata temperatura può renderci esattamente conto del fatto. Se si prende del cloruro di sodio perfettamente puro e si riscalda al rosso sotto r azione di una corrente di vapor acquoso si ottiene uno sviluppo di acido cloridrico ed un residuo che contie- ne 2 a 3 per O/o di soda caustica. Questa decomposizione parziale del cloruro di sodio è tanto facile a verificarsi che è impossibile seccare e fondere del cloruro di sodio sen- za che questo, dopo la fusione non presenti una reazione alcalina marcatissima. xNellc incrostazioni che si producono sulle lave a ele- vata temperatura, si incontra sempre nello stesso tempo del cloruro di sodio e della soda (trasformata in carbonato di soda probabilmente dall’acido carbonico dell’ aria) . Inoltre si osserva uno sviluppo di acido cloridrico che non si tro- — 315 - va mai allo stato libero dentro la roccia nella quale non si trova del pari soda caustica. Non vi è che il cloruro di sodio che possa pi'odurre insieme questi duo corpi, al con- tatto del vapor d’acqua che lo accompagna. È quindi certo che tale reazione che può operarsi in laboratorio si veritichi identicamente in natura. Col carbonato di soda ed il cloruro di sodio troviamo nei vulcani il solfato di soda, sale che non esisto normal- mente nelle acquo del mare; ma può facilmente ritenersi che nella lava provenga in gran parte da una decomposi- zione del carbonato di soda e del cloruro di sodio per mezzo dell’acido solforico dovuto ad una ossidazione dell* acido solforoso 0 dell’ acido solfidrico. Può anche provenire in parto da una doppia decomposizione operata tra il cloruro di so- dio e i solfati di calce c di magnesia dell’ acqua del mare, sotto l’influenza di una elevata temperatura. Il solfato di potassa resulta da una decomposizione a- naloga provata dal cloruro di potassio. 21'’ Nei furnajoli acidi, si osserva abbondante sviluppo di a(;ido cloridrico e si sa frattanto chó non esiste acido libero nell’ acqua del mare. Questo gas non può dunque provenire che da reazioni chimiche operatesi in mezzo al bagno in- candescente. Lo reazioni capaci di spiegare questo sviluppo possono essere: la decomposizione del cloruro di magnesio per mezzo del vapore di acqua; quella del cloruro di so- dio sotto l’inlluenza del vapor d’acqua solo o in presenza dei solfati e dei silicati. Tutte queste reazioni sono facili a eseguirsi in laboratorio e l’ ultima citata è celebre nella scien- za per essere stata la prima esperienza con la quale Gay- Lussac e Thenard poterono riprodurre fedelmente un feno- meno geologico naturale. La formazione dell’ acido cloridrico a spese dei sali con- tenuti neir acqua del mare si spiega molto razionalmente: rimane però a renderci conto del fatto che si osserva, cioè - 31G — che questo acido è meno abbondante nei fumajoli ad ele- vatissima temperatura di quello che negli altri che presen- tano tempcratui'a minore. Ma [)ossiamo in tal caso prevalerci più che altro dei resultati di una esperienza di C. Saintc Claire Devine, la quale prova che le aftinità chimiche diminui- scono notevolmente quando la temperatura diviene molto elevata c per conseguenza molte doppie decomposizioni che si verificano ad una temperatura mediocre, non hanno più luogo con un aumento considerevole di calore. Non sareb- be dunque strano il credere che alcune delle reazioni so- pra citate non abbiano luogo quando la temperatura oltre- passa certi limiti. Spiegata così la presenza dclT acido cloj-idrico nei fu- majoli, si rende conto in modo molto naturale della forma' zione dei clorui'i di ferro, rame, manganese, cobalto, piombo e quella degli ossidi di taluno di questi metalli. I cloruri di cobalto, di piombo, di manganese sono molto rari: il più spesso non se no trovano che delle tracce. I composti di rame sono assai comuni nei fumajoli a elevata temperatura, ma sono sempre in piccola quantità. Tutti questi possono considerarsi come corpi di grande importanza. Lo stesso non è però del percloruro di ferro che è in grande abbon- danza nei fumajoli acidi. L’ azione dell’ acido cloridrico sui silicati ferruginosi della lava rende perfettamente conto della sua formazione. Questo cloruro come dimostrò per la pri- ma volta una esperienza di Gay-Lussac si trasforma in ferro cristallizzato in lamine esagonali conosciuto col nome di oli- gisto sotto Tinfluenza del vapore acquoso ed i depositi dei fumajoli acidi passano allora dal giallo più o meno chiaro al rosso 0 al bruno. In certe condizioni produce pure il sesquios- sido di ferro speculare. La formazione della tenoritc (sottos- sido di rame) che si trova in pagliette brune cristalline c quella dell’ idrato di protossido di rame che si presenta spesso nei fumajoli a elevatissima temperatura, si possono spiegare nello stesso modo per l’azione dell’ acqua sul cloruro di rame. Infine l’acido cloridrico contribuisce egualmente a for- mare il cloridrato di ammoniaca, elicè certamente il corpo solido volatile il più abbondante delle eruzioni. La decom- posizione dei vegetali c delle altre materie organiche in- contrate dalla lava alla superficie del suolo può produrre la maggior parte dell’ ammoniaca che forma la base di que- sto sale : ma non vi è dubbio che una parte dell’ ammo- niaca è portata all’ esterno dalla lava stessa c resta a spie- gare come si può produrre nell’interno della terra. Due spiegazioni possono darsi. Si sa che gli elementi dell’ ac- qua si dissociano ad una alta temperatura e d’altronde il vapor d'acqua contenuto nella lava si trova a contatto con dei silicati ferruginosi suscettibili di sopraossidazione c che potrebbero anche soli determinare la sua decomposizione; è dunque certo che deve svilupparsi dell’idrogeno libero. Frattanto gli sfoghi vulcanici, danno uscita a delle quantità considerevoli d’aria in parte spogliata di ossigeno. L'idroge- no nascente c l’ azoto s’ incontrano Òunque nell’ uscire dal ba- gno di materia fusa ed in presenza dell’ acido cloridrico. Si [)uò, quindi, senza troppa temerità supporre che in tali condizioni si formi dell’ammoniaca. La formazione dell’idro- geno nascente spiegherebbe nello stesso tempo la formazione dell’acido solforoso, del solfo e dell’ acido solfìdrico per mezzo della decomposizione dell’ acido solforico dei solfati sotto l’in- fluenza di questo corpo ed in conseguenza la formazione delle solfare. Infine essa renderebbe conto degli sviluppi di idrogeno libero che tal volta si osserva e forse anche di quelli dèi carburi di idrogeno che scaturiscono nelle vici- nanze dell’ Etna c del Vesuvio. Ma è possibile dare anche un’altra spiegazione più semplice della precedente e che rende anche meglio conto dei fenomeni. Si sa che esiste nel mare una proporzione tale di ma- ATTI ACC VOL. I. , 41 318 - teric animali e vegetali clic certi autori l’anno quasi para- gonata ad una vasta dissoluzione di materia organica. Se dunque l’acqua del mare è la causa delle eruzioni, dob- biamo ritrovare non solo i suoi sali, ma ancora i prodotti (iella decomposizione delle sostanze azotate che essa con- tiene in sì gran quantità. Essa dunque deve fornire una porzione dell’ammoniaca che si trova nei fumajoli allo stato di cloridrato e che agendo sopra i solfali ad alta tempera- tura, produce i fenomeni di riduzione iirccedcntcmente no- tati. La decomposizione di queste materie spiegherebbe an- cora l’idrogeno libero, i carburi d’idrogeno e 1’ acido car- bonico di cui si osserva lo sviluppo, quantunque por que- sto ultimo gas si deve ritenere che iiro venga sopratutto dalla decomposizione sì facile del cai-bonato di calco in presenza delle masse incandescenti. Infine la decomposizione di queste stesse sostanze organiche spiegherebbe ancora resistenza sì costante dei fosfati che s’ incontrano nella lava. 3“ I fumajoli a i*eazionc alcalina olfrono due clementi estranei alle acquo marine; cioè il carbonato di ammoniaca 0 l’acido solfidrico. 11 primo può provenire dalla decompo- sizione delle materie vegetali incontrate dalla lava alla su- perficie del suolo. In quanto all’acido solfidrico la sua pre- senza si spiega come quella dell’ acido solforoso o del solfo per mezzo di una riduzione dei solfati in presenza dell’ i- ilrogeno nascente. Questo corf)o non s’incontra general- mente nei fumajoli acidi, solo [icrchè alla temperatura e- levata di questi fumajoli, brucierebbe facilmente a contatto dell’ aria o sarebbe decomposto dall’ acido solforoso in pre- senza del vapore acquoso. Tutti gli altri prodotti che s’incontrano nelle emana- zioni vulcaniche sono composti di elementi identici a quelli delle rocce o delle altre materie minerali che compongono la scorza terrestre; ecco dunque che l’introduzione delle acque del mare fino al contatto della m'assa Iluida formata — 319 — dalle roccer fuse basta per spiegare la natura di tutti i pro^ dotti che s’incontrano in una eruzione. Così l’ipotesi di un Il nido igneo sottostante alla scorza terrestre, insieme a quella della introduzione delle acque del mare nelle profondità del suolo, basterebbe per spiegare perfettamente gli effetti meccanici ed i fenomeni chimici sì svariati che si osser- vano nei vulcani. FINE À < V* ' • 9 ] * # ■' /I - eie - ■ . I 4 • « * ^ ''eiq t 'Iirtul-H» i/iiMun vA ynoj^iiqz iìk| r4?xd i i«»^oqri i3#f >. . 4 > . . ^ • ^4 ■ I ■% È i f 4 4 A J 4 é Éf^AjÈ 4 A « k Afl A.A ^ A. « A ^ .A^_ .^Jl^. ^ ^ A ^ a I A ^1 — 9 • « W« v««« • #V^ «4*4 •# • • 90ÌJ (>V« • » * ‘•«^ • M Àllluiolo'iq ^>Ut)n o'ijcftì lab oujrjc yllab on(/isubu'ilifi iilltrt» ^iJJftìlf^ Hg sju'.jrn£.UfjJ*io(j o'ip^^oiqa noq adUoT^tof ,oiou8’'>loL ' '’VifL^ix ìpJ ni\^) iti lolfiryi'j ’lijpinoaol i bo ioiri/'OtJid^fii ■ ‘ * r. .inuoluv isa om'/^ t •^-#4 rr*^^ f #•'• rfir ,.*■ tiy- .jppji ,:.^ , i *’*'< ■ ‘4Vl^^4 ■ ' ' , I ’ ti ••. *»r' ■ ■ . r.v?i»vif :ii •! . V «5* IV t‘ ,.-, V ‘ 44 'i,, .«•L, adir u' 'vi..v •ii-4f’»i '* ^ 1» t* * r ■» M’ ’'.V il», . n 'a.jT ‘ :ì li» .* •''• -wV'-** •4(11* * -, .# ■■■■.. V«fta».. ‘li r.à.'’'. .« tj I - "Lw* kVt.'': I.«l 4-' -■ __ P • - • jt *« *ji> . ■•*<111^11 *' ’ ' ’-i J .^'1 V.»',' Kk'.i i ;. Vw*' xwéi'i .-.■ • 1*!^»’ “Ì*'»‘. ‘»i 4ÌÌ|P»Ì^. . • .*r ^«3:J||r^ •„• M>- A • • n . * » 41 M ( « < ri* «u’.lc I <41 'li- !<'’U4*lt4 % . 1%. i- ; f' I ’« i t 4 • « ^>*4 SS »► PIAMO GENERALE DELLA PRESENTE MEMORIA ED INDICE DELLE MATERIE SEZIONE I. Pag Fenometii prtstìilnli dall' Etna n;l 1iG3 6t onltriornienle alla erusione del 1S6S. ARTICOLO PRIMO Soubauio.— Sialo del grande cratere dell'Etna dopo il 1852 — Nel maggio 1863 eaplosioni di fumo, detonazioni e riflessi di luco — Proiezione estesa di scorie e di arena nel luglio dello stesso anno— Squarciamento^ gola del cralere—Parziale rovina della Casa Inglese — Tentativo di eruzione del grande cratere— Ruscello di lava di breve corso— lenoQo di calma successivo >58 — SECONDO Souiinio.— Osservazioni fatte sulla cima dell'Etna dopo la eruzione di breve duraja del luglio 1805— Massi erratici di lave anti- che proiettali all' esterno o allo interno del cratere— Rocca eruttiva del cratere priii*ipalc— Direzione cd aspetto della recente colala di lava — Contorno irregolare del grande cralere-Osscrvazioni baromelriolie ed ipscmeliiciiB quivi falle — Doppio cralcie dell' Etna — Fenomeni eruttivi dell’ Agosto 1664— Presagio fondato di una prossima grande oruzioiio t'2 ARTICOLO PRIMO SoHJiAnio. -Terremoto del 30 gonnajo 18C5 sul fianco N. E. dell'Etna— Sauarciamcnlo di suolo alia base del Monto Frumento — Formazione di estesa fenditura e voragine eruttiva— Boati sotterranei , nuvoli di ueiiso fumo, projczioiii di alena, di scorie e masso vo- luminose di lava — Fiunio impetuoso dì lava — liuponcnlo conflagrazioiie—lnceiidio prodotto— Aspetto grandioso della cruzicme— Apprensione dogli Elnicoli — Narrazione o storia CO — SECONDO fjouHAnio.— Topografìa— Il monte Frumento 0 la Serra dello Concazzc— Versante orientale del monte Frumento connesso con i monti della valle di Scifo, il monte Concone ed il monte Darracca— I due Monti ed il niiinte Crisimo — Panorama della regione orientale del- l'Etna—Versante occidentale del monto Frumento — Il munte Barracchella c ì nioiiii delle Coiicazze— Grande Vallala e valli secondarie — Serra Ruflao monto Stornello- Salto di Cola Vecchio — Monti Arsi e Sciare di Scorciavacca . > 75 — TERZO SoMMADio.— Osservazioni geologiche e slraligraCche sul vario modo come i fenomeni eruttivi hanno interessalo la superficie del suolo occupalo dalla eruzione — Regione superiore ai nuovi crateri — Sludiu della spnccalura e alivi cflelti degli scuotimeli li ricevuti dal monto Frumento fino alla sua cima— Prima lava uscita dal suolo— Suo aspetto cd azione esercitala sopra grossi alberi— Guaina di lava e strialure— Idea dclTìncomincìamento della eruzione— Parte inferiore della spaccatura del nionle Fruinciito — Regione dei crateri — Orienta- zione dei crateri sopra una linea che rappresenta un raggio ilclla Montagna— Prima voragine eruttiva— Centri successivi di maggioro attività — Forniazìoui dei crateri distinti intorno a questi centri — Fasi che accompagnano la luiinazionc dei connulcanìcì predoni dai materiali eruttati— Studio completo dell' apparecchio eruttivo— Continuazione inferiore della spaccatura di suolo su cui I' apparcccliiu eruttivo sì trova impiantalo— Regione inferiore ai crateri— Natura del suolo incontralo— Correnti ui lava— Arca di suolo occupalo dalla eruzione — Volume approssiuialivo di materiale eruttato » 77 QUARTO SonuARio.— Studio della parte meccanica della eruzione — Vapore acquoso consideralo come elemento di forza e di azione più polente nel coinpimenlo dei fenomeni eruttivi — Forza impellente che sarebbe necessana, secondo un calcolo, jier produrre le conflagrazioni nell' Etna— Falli che dimostrano che l'Etna attuale non può produrre imponenti eruzioni dal grande cratere— Durala cd energia della forza impellente in ragione inversa dell' altitudine dei crateri — Ragione meccanica delle scosse cd aperture di suolo che determinarono la eruzione 186'i e continuarono durante il parossismo— Accumulo dì materiali die formò i crateri— Azione del vento sullo jirojezioni paraboliche di materie a grandi distanze— Sgorgo della lava — coiicomiianze e discordanze di azione dei crateri- Loro inleniiiUcnza — lluinbc sollcriaiiee, sibili— Esplosioni di nuvoli di bianco vapore o di nero fuuio — Fumo in anelli— Fenditure e linea dì generale pemieabililà dell’ apparecchio eruttivo— Cronologia della attività presentala da ciascun cratere— Connessione con legge meccanica —ElTelU— Apertura della base del cratere più basso 0 termine della eruzione > 107 — QUINTO SoniiAnio— Studio sulla dinamica della lava — Lava in correnti — Suo avanzarsi maestoso— Struttura costante di una corrente — Morene laterali e frontali— Disposizione particolare delle morene laterali a lerrnzzo-Disposizioni della la\a sul suolo— Correnti che si avan- zano sopra altre correnti— luconlro di correnti oblique— Fermala frontale delle correnti— Diramazioni lalcrali-Lava disposta a scaglioni — Colaticci di lava— Ratfreddam^iilo delle correnti— Aspetto di una corrente vallreddala— Linee di fessura— torsi di lava a\Tenlizj— lelocilà variabile dello correnti— Effetti meccanici e fisici di una corrente di lava su'ciò die incontra nel suolo — Iiicendj o rovine— Odore che tramanda la lava in cammino — Alberi circondali dalla lava— Possibilità di essere Irjsporlali da una corrente di lava— Influenza calorifica — Miraggio Fenomeni presentati dall' Etna durau(e la grande eruzione iSGS . . - I I SounAiuo— Studio fisico dalla lava— Caratiuri della lava che scaturisco il3i«^c^o^j|Speeie'dl~ebutllBìono che In agita per lo svi- luppo dei vapnri o dei gas — Considerazione sullo stalo di fusione crislnllina della lava— ftico ai Dolomìcu— Teoria sviluppala da Paulctt Scropc. conformata dalle osscn-azioiii recenti — Fatti desunti dalla eruzione — Plasticità della lava— Fusione nitìficìalc della lava— Elevata tciii(»eralura .cui si produce— Effetti del rairredJameiito roponliiio e lento sulla lava -Ceneri, avene, lapilli, scorie, biflnlic, lava compatta, —Sirultiira microscopica della lava in queste varie torme o stalo di aggregazione dei varj minerali che la cosliluistono-^ X'cnsilà della lava di tutte le condizioni messa in confronto con quella dei suoi componenti— Proprietà magiielicho della lava— Deviazione prodotta nello ago di declinazione sul meridiano magnetico— Polarità — SETTIMO ... SoujiAmo. — Piano generale delio studio chimico fallo sui predoni della eruzione — In questo articolo si espongono i fenomeni chimici clic Imimo accompagnalo la uscita della leva — Emanazioni gassose c volatili della lava ìiicaiidescenlc c della lava nieidre si raffredda e consolida — Stona della scienza rignardo a questo argomento- Lavori di Gny-Liissac, Devy, Dnubriiy, Boussiiipniill, Biniseli, C. Dcville —Fatti e coiiclusiom cui eondiicono i recenti sludj di C. Deville sulle eruzioni del 1855 e ISIil al Vesuvio -Besullali olleniili nelle suo ricerche sull Etna da 0. Silvestri— Fnmajoli della lava, loro uratlcri generali— Classificazione— Fumaioli di prima categoria la sali sodici) — di seconda catcgniia (a sah animoniacali )— di terza categoria (a vapor d'acqua senza materie saline)— Loro caratteri speciali, tempera- tura che II accompagna, analisi dei loro edolli e prodotti g,assosi, liquidi, solidi — Possibìlo transizione di fumnjuli di una categoria pre- wdcnlc a quelli della susseguente— Emannzjoni dei crateri- Condizioni succiali di sviluppo di acido cai buiiico— Oliarla calegoria di fumajolì (idrocarboiiici)— Questione sull’ origine del salo ammoniaco— Riassunto ili lutti questi studi— Alcuno divergenze di opinione tra C. Deville, F. FouquJ ed 0. òilvestri— Considerazioni generali— Conclusione * iTI — OTTAVO SonuiRio. — Ricerclie chimiche sulla composizione della lava— Modo di comportarsi della lava a coniano dell'acqua — Azione degli acidi sulla lava— Uecoinposizione della lava e suoi pniicipj costituenti— Materie volatili della lava — Materie fìsse — Quadro rappre- sentante la composizione della lava del 1865 di tutte le forme e di tulli i periodi della eruzione— Paragone con l'analisi chiniica della lava del ISli.J e di altre eruzioni di ppoca renioUv— Deduzioni di confronto con le analisi di Diirochor o Riiiisen sullo strato profondo di materia fusa che credesi aver contribuito alla formazione di lutto le roccie eruttive— Oosliliizimie miiictalogica della lava — Miiierali diffe- renli che la formano e loro coinpusiziune speciale— Disliiiziono che resulta nell' analisi mineralogica fra lo lavo storiche e aiilisloricho del- 1 Etna— Rapporto probabile fra le quantità dei iiiiuerali dello lave rccoiili l79 - DECIMO SouDAnio.— Osservazioni falle sull’ elevalo cratere centrilo dell* Etna- Sua alliludiiie dal 1863 al 18G5— Ejezione abbondante di cenere finissima nel gennajo del I8G5 — Supposbt eruzione di fango— Gigaiilesclie colonne di vapore — Raii|iorlo tri queste e la eruzione laterale— Loro aspetto di nembi lempnralesclii dopo il lermine del paroSM.-iiiui ei univo— Studio sulle cniaiiiiznmi gassose e sulle sublimazioni dei fiiinajidi nel grande cratere — Resultalo delle analisi cliiiiiiclic falle sulle ineilesime— Visita alla vaile del Bove e osservazioni sui crateri della eruzione del 1852 — Relazione tra i fenomeni vulcanici dell'Eliia, quelli delio isolo Lolle, Siruinboli e Vesuvio . . . » 2 .‘'onuARio. — Osservazioni meteorologiche fatte durante la eruzione del 18G5 — Medio baromelrìclio o termomelriclie mensili — Tem- peratura esterna del 26 gennajo — Relazioni possibili tra la eiiiissioiie del vapore dei craimì o la picssioiie atmosferica— Quantità straordi- naria di pioggia, grandino, neve— Influenza dei venti- Alcuno osservazioni zonlogicbe — Considerazioni circa tu influenza della eruzione sulla vita organica » J SEZIONE III. Fenomeni coruecutìci allo eruzione dSCS e manifeelali dall'FAna nel 18GB. ARTICOLO PRIMO — SECONDO — TERZO SonDAiiiO — Terremoti sul fianco orientale dell' Etna successivi alla ressnia eruziomi — Scossa violoiitn arc.idiiia nella iiollo dal 18-19 luglio sussulloria o ondulalnria nel territorio di Ciorro — Distruzione compicin del villnggio ili Fondo Alaciliin cenilo deii.i scossa — Terreno èd albori sconvolti e luttuosa scena per lo vittimo del disastro — Arca di suolo iiiloressnia dalla scossa c direziono in cui si presentarono di effetti niBggiori — Altri centri abitati che no solTriroiio lo conseguenze— Ragiono lopoginfìc.i por cui lo oscillazioni si propa- garono alramonlaiia.l mezzogiorno, luvanlc, c non a ponciilc-- Terremoti successivi e coutimiati che aguiiroiio In (stessa are-i di suolo sul medesimo versante del Monte specialmonte nei giorni 23, 24, .5, 26, 28, 31 luglio e 2, 8, IO, 18, J9, 53, Agosto— Centri abitali che no soffrirono gli eirelli— Timore fondato degli Eluicoli— Considerazioni scionlificho sulla causa probablc di questo oscillazioni del suolo . > 2C4 Sunmmo — Eruzione di fango alle Salse di Palcniò — Fenomeno dello salso coiio-scliito da epoca immeinorabile a Palernò Salinolla ili Pnlornò o stato normale di essa — Piccola scossa di suolo accaduta il 15 gciiiinjo 1866 a Pnlcniò — Eruzioiio consecutiva di acqua tormalo fangosa —Impressione ed effetti — Crateri di eruzione nel bacino della Salinola — Fucilo permeabilità dol suolo — Teiuiiuralura 0 condizioni fisiche elio accompagnarono il fenomeno— Caratteri chimici delle acque fangoso— Ibilcrialc solido in esse sospeso— Sostanze sa- lino 0 gassoso in esso disciollo— Materie aeriformi libere che ebbero sviluppo conio sorgenti— Analisi cliiniìcho *271 Soniunio— Parallelo geologico e chimico tra le Salso di Paternò e fniionicnl consìmili dio si vcriflcano nel perimetro doli' Etna cd in altri punii della Sicilia— Salina del Fiume— Vulcancllì fangosi della Valle di S. Bingio— Sorgeiilo gassosa di .S. Venerlna— Vulca- nolli fangosi di Torrapilata e iirbi a Caltanisetta— Macaliibo di Gjrgenli — Lago di Nnfla o dei Palici— Sorgenti gassose con la presenza di gas combustibili — Sorgenti di acido carbonico— Vandiella c acqua ro’ssa presso Palernò- Ac(|ua rossa di Valcorrenio-Ai qua gasso.sa dolm Vallo di S. Giacomo— Sorgenti di gas azoto — Acqua Santa presso Cataiiìn— Analisi cliiiiiiche fallo in epoche diircrciiti sulle vario emanazioni gassose— Ideo generali o ragiono del funomeiio comparso a Palernò— Stalo contemporanco dell' Etna o dei nuovi crateri della grande eruzione noi 1865 og; APPENDICE CONS1DER.4ZIONI GENERALI TEORICHE Pag. 303 a U:\rn ajAHi/i'i:) ò/iah t ì'ij ' \ ’.r ^ • V* " I «ami— ^ :- ■ ^ >ì<| oih •)lnoL» — ' . :ÌTÌiÌ419 ** *^, .M- -yt » '•' • ( _ p Qmn lUO.^UiiA “I f ’ « I <# r 4L :i 3H0iS3a ‘■^ »• •);. . V*: > I ~k* i^l‘\t iifr »>’'b f li-nrinn f , V;,* ^ fak ^ ^• is**t di» Vn4vt»riì^ ' ♦ 't4»«k .1^ . 'o, ; ^ .*r^^ Jf ^-p ^ ■«•-- fi ■'^ - «fiMi»»**- K .1 > 4iK«/tnc>*{ t - Moiilliii flg|, .wì: ..V *!b!i -«oya r ' S «r-H* ’ oiiini ojoDini/. òu/.co'ia — ? /: (V0I3T » «!on5 r «Miiùin ì;'a fcV- b/ 1 ,f».t y I ./ *30)0141 r V \ tii - f' - ' 'V « ^ %• \ »^ii^ «“•4'“^‘ ‘^' £; >«•**) . I Ih j difoi iSlte^ ^. • 'wm;:U> «o'" r-' . .-wT^ jur * . li «Xtlk'^iKUlU -ÌM> h ""‘V 0»| -3^.1 il: .) . '.W%1 )T|VV -5* *1 V . r » V w. ■ \ * ' I ^ * ‘ • ', Iv^riniutìi u:vikr:i>0*! viM-iiv-r' (.rf i itL) 4* »• glOl^** ‘ C^^*. :■ iv- ''». gir AiV! V.erriin l .irr ia •...'liió ;4^i * ;■: 4h r e ti . i'f ,ì.O ;.» I Mia <4tto ru ai Ki pfflfetf • tul^ì fi c i'i. *j|ic Br;.-n Wét inpltii ^ • • • • • • • . . .* . iltoVoUiio?. .0 * , ' s ?»'d-7.04p-ti)ÌÈr‘V'4t4»^'>tVlt'^lb|> iOMiooitft i«d«f^\{>^ \ im Hb «wWtl^rhutó; :■•'« « . ^0 j^r.3 »b i^i^-rl^ P .ive, •nWMaj ih Wjtwitì0\W5auSTABILIMENTO TIPOGRAFICO DI ORESCEITZIO GALATOLA Nel R. Ospizio di Beneficenza '1868 •V r- ■* k > . • - , ■ ?• i t p . 1 I » ( e ♦ ^ - t’ i et ■V /* :ix !^J.;'■^^•.^.i / . ♦ «> « / V - , .. -- J.JffifctW.; ... aT37ia:if(iÌt05? i .. £ * # ÉTUDES SUR LES OUALITÉS NOISIBLES DE LIIR f DUE NOl'S RESPIROXS DANS NOS DEMEURES PAH LE DOCTEUH HENRÌ DE GEULEDESft VAR BODWEL Membro effectif et Bibliolhécaire-Archivisto de la Sociétc de médecino d’Anvcrs ; Membro corrospondant do rAcadémic Giocnlenne dcs Sciences nalurellcs do Catane; MeniJìro étranger do la Société des mèdecins Suédois à Stockbolm; Membro corrospondant et laureai des Sociétés de médecine pratique de la province d’Anvcrs, ctablie à Willebrock et Médico-Chirurgicale do ^Iruges ; Membro correspondant do la Société de médecine de Gand ; de la Société royalo de médecine de Lisbonne; de la Société impériale de médecine de Marseille ; de la Société de médecine de poitiers; Membro fondateur des Sociétés de médecine de Termonde et d’AIojt, —Fiandre orientale — etc., etc. De no5 jonrs, partoul, chcj loutes les nalions cirilUces, oii s’oc- ciipe serieusemeni à doler l’iiumanile' des bienfalls que nous de- vons aux procrès des Sciences, à ceux surlout de la physiqnc et de la chinile. ( Anokvms ) 1 8:*i i t: i . ' . I j * ii/;:iaudajHKi!i^«^TfjAiJO 33flU3M3Q SOM 2Ì/IAQ n ' 'li I I j ■ J i ■ '4 ^ ^ fiAV litHaH ; t4vtaji.li «& •léjv*S si BÙ aUftiifanà. diuifiljU i« viWiavIt l^l4'm>•^tvTna • {saatsD < 't ■>>Malav]i} «li la iBsKni -vjaatvts trfisiK ^ giuiì> v«<ìa' «aiuifi •u_*>>|U«u ati '7i>. JWIJI'ilI »L ■tUtVjr 'u.-^■>^>.4^■I:' t !bnH3 uli > n '-s^> i, m, 1mI> ' t««w^ •stla'wlt , »!!.». i_r ;i) aUi-rir„ 4-.^ ^ ■ . V »J> ' U|«V i«4i«a^ «I «J. ” ..ti «it i»»it i •; .■Infiorici ab aantlibat ab ^ .vta , sla —1 ., . jaef*rtf m4 talani ivlt ,1. '' ’<• oiaK wlt t'ittatuli ( T»)oll t i'i • >’ t" (•ttatCit ta INTRODUCTION ADMiRABLE assciTiblage des merveilleux appareils dont se com- pose l’organisme huniain est soumis cà des lois pliysiologiques qui président à son développement et veillcnt à sa conser- vation , depuis le jour que riiomme passe le seuil de la vie jusques à la tombe. Ces lois ont pour base le principe de vie, cette cause ou force tcmporaire , variable qui enchaine, coordonnc et proportionne à leur fin tous les phénomènes qui se passent dans l’ hommc vivant, mais qu’il n’est pas permis de confondrc, avec eetlc force superieure, qui prèside aux pbénoménes de 1’ intelligence , et qui de tout temps fut connue„ sous le nom d’aine, et entre laquelle et la première il existe cette grande dififérence qu’elle a conscience d’elle mémc et de ses opérations, tandisque le principe de vie tcmporaire ne nous four- nit que des opérations purernent instinctives ; cette force superieure qui survit à la matière est un don celeste, un admirable privilège di- vin qui distingue le roi de la terre, qui le fait prédominer sur tous Ics ctres de la terre. Ces derniers possédent, il est vrai, leur avcuglc instinct de conservation, qui les pousse à fuir un danger immincnt, les éloigne de ce qui pcut leur nuire, leur donne le courage de se dèfcndre con- tro rcnnemi qui veut leur destruction; mais ce sentiment qu'est-il cn présence des facultés intellectuellcs et morales de rbomme?Lui seni a G — reQii cn pcirtage ime intelligence siipérieure : facullatem intelligendi su- periorem dedit illi Deus. Esprit et maticre, sclon la belle cxprcssion d’nn pcnseur célèbre, l’irnmortel Pascal, riioinine a la l'acnltè supérienre de sentir, de pen- ser, de juger, de se reméinorer le teinps passe. Ces facultés lui sont très utiles pour sa conservation, pour le rendre victorieux dans les lut- tes sans nombre qu’il doit soutenir pendant sa vie entière. Nous eroyons ne pas devoir insister davantage sur les nobles pré- rogatives que Dieu, dans sa*bonté, dans son intini amour, accorde au clief-d’ouvre de sa création. IN'ous dirons seulement que les admirables travaux scientifiques dont le but final vcut ramélioratiun rcligieuse , morale et pbysi- que de la race humaine peuvent sulFire pour relever l’iiomme de la dé- gradante abjeetion, à laquelle dans leur orgueuil veulent le ravaler: et le eondamner ces imaginations maladcs qui, foulant aux pieds l’ensei- gnement de nombreuse siècles, les vcrités révélées par Dieu lui-meme, la Science des plus éminents génics, prétendent ne rcconnaìtre dans l’homme qu’un ensemble d’prganes mieux perfectionnés que ceux des ètres dont la raison n’est pas le partage. Il en est d’autres, et disons le à riionneur de Phumanilé, ces savants sont plus nombreuse que ne le pense le troupeau vulgaire des matérialistes, il en est d'autres dont le regard ne s’arrcte pas avec une désespérante inditlerence au bord du tombeau; embrassant un plus vaste liorizon , ils admettent, à ju- ste titre, que la destinéc de riiomme ne peut finir là où se ment le vermisseau, l’ctre le plus infime de récliclle animale: non il lui faut ime part plus largo, plus noble, plus élevée, et, établissant une incoili- mcnsurablc ligne de démarcatiou cntre riiomme, otre pensant par ex- cellence et l’ animai qui n’ obeit qu’ à ses grossiers instinets, ils nous fournissent par là sa preuve irrécusable qu’ils ont conservò rintégrité de leur intelligence. La distinetion des créaturcs ne vicnt pas du liasard ni de la ma- tière première cornine le prétendent certains arabes, mais du Dieu Tout Puissant qui a voulu représenter ses perfections infinies par cettc mcr- veilleuse diversità des créaturcs. 11 fallait qu’il y eut des créatures in- telligentes, ne doivcnt-elles pas représenter celili qui a tout fait par sa puissance supcricure ? La supérionté de riiomme lui impose des devoirs sérieux ; il ne doit pas sculcmcnt savoir niaitriser ses passions , mais son intèret lui commandc de dompter cncore la matière; c’est à l’ inleìligence de riiommc qu’on s’adresse pour trouvcr les moytns d’cloigner, de diminuer Ics dan- gers provoqiiés par Ics agcnts matèriels lorstiiie Fon neglige de les di- riger conformément à nos besoins. Ccpcndant que de fois ne consta- tons nous pas combien on perd de vue, en général, soit ])ar indifférence, soit par ignorance, les intèrèts les plus cbers aux familles, la conser- vation de la sanie. Sous cc rapport , avouons le , l’inlcUigencc de la plupart des liommes reste cncore enveloppée dans ses langes, et F in- struction, généralement parlant, no se trouve pas à la liauleur voiiliie pour qu’ils puissent se soustraire aux dangers qui Ics entourent. Ces dangers augmentent, deviennent plus noml)reux , tous Ics jours , par le grand développement qu’ont pris, à notre epoque, Ics Industries ino- dernes. Ils ont acquis unc imporlance incontestablc , et il scrait plus que temps qu’ils ne fusscnt ignorés de personne. Nous devons aceuser ici la plus déplorable imprevoyance; on oublie trop que la Bouree de toute sagesse nous a accordò une intelligence pour diriger tous nos pas dans la torlueuse voie de la vie. C’ est dono eominettre unc funeste er- reur que de ne pas utiliser les immenses ressources intellcctuclles inises à notre disposition , pour empéchcr que la matière inerte ne devienne une source de destruction au lieu de servir à un but de conservation. All nombre des agcnts materiels nécessaires à Fcxercice des fon- ctions aniinales de notre economie, nous plagons, aii premier rang. Fair atmospbérique. Cet agent présente, dans une proporiion vraiment ad- mirable. Ics eonditions Ics plus propres à notre conservation. Ges con- ditions varient sdori les changeinents atmospliériques , selon F état electrique, le degré d’humidité ou de séchcrcsse, la temperature et, enfin, Fétat barométrique de Fatmosphère. Les modifications que Fair subii de ces ditféi-ents chefs, ne soni pas sans exereer leur influence sur For- ganisation animale. Ici Foi’gueil de Fliommedoit s’abaisser , ici son im- puissance est manifeste, car il ne lui est pas donne de commander d’im- poser sa volontc aux lois du monde pbysiquc; Celui Là seul s’est l’é- serve ce droit qui, Créateur de toutes choses, commande aux vagues de la mcr. Cependant, à còte de sa faiblesse, F homme montre encore tout ce qu’il peut pour sa conservation. Il ne pcut, il est vi’ai empèeber la moindrc variation atmosplièrique de se produire, mais il a le pouvoir de se sousti'aire, dans une ccrtainc mcsurc au moins , aux fàcbeuses 8 — influcnces que Ics changements de l’air peuvent cxcrccr sur sa sauté, C’est ainsi qu’à uno température trop rigoureuse il oppose la chaleur artificielle, et que, pendant les brùlantes chaleurs de l’été, il recherche les moycns de se procurer un air frais qui lui perinet de respirer plus libreinent. L’altèration de l'air reconnait d’autres causes nombreuscs, dont rcxamen reclame ime étude approfondie. L’air est corrorapu par la décomposition dcs matiòres organiquos animales et végétales que vieni de quitter le principe teiiiporaire de la vie , pour laisser un champ libre à l’activité croissantc des agenls de l’ordre physique; il est vicié par ragglomération d’un nombre disproportionné d’individus dans un espacc limite, par la mauvaise situation des lieux que, dans quelques eontrées, on est obligé de prendre pour séjours. Toutefois , sous ce rapport, les hommes ont, dans un grand nombre de localités, la faculté de clìoisir ime situation plus favorable, mais leur cupidité s’oppose à ce qu’ils prefèrent la conscrvation de leur sauté au désir d’accumuler des richesscs dont, plus tard, il ne leur sera pas permis de jouir; il est vicié par une aération insulfisante. La corruption de l’air recon- nait encore pour cause très active la décomposition des matières pre- mières que les trois règnes fournissent avec une admirable et inépui- sablc générositc à nos nombreuses Industries dont le grand dévelop- pement caraetérise notre siècle, et qui ont opéré une revolution dans les moeurs sociales dont, dèpuis bien desannées, ila été permis d’ap précier les diirérents rcsultats. Cotte plus largo extension constitue un fait dont notre epoque devait ótre le témoin; elle seule pouvait répondrc aux besoins de plus en plus exigeants de la consommation ; olle regut partout un aecueil d'autant plus favorable qu’clle fournit aux gens de fmance de satisfaire leur soif de l’or. Une autre cause de ce rcmarquablc événoment nous la trouvons dans les admirables pro- grcs de la Science à cotte grande dilTérence près que, de méme que la sourcc d’où elle emano, elle vcut le bonheur mais non le malheur des masscs. Aussi, à còte des dangers que les Industries provoquent, la bicnveillante Science indique les mesurcs qu’on doit leur opposcr, Quoi qu’il cn soit, on ne pcut perdre de vue que c’est cet air corrompu par les causes que nous venons d’énumercr, par Ics causes bien plus nombreuses encore que nous examinerons dans le corps meme de notre travail , on ne peut oublier , disons nous, que c’est cet air qui a le — 9 — funeste privllòge de provoquer le développement des maladies sporadi- ques, d’alimcnter Ics maladies contagieuses. C'est lui encore qui per- mei un accès facile, une libre entrée aux maladies épidémiques, si fréquentcs, si meurtrièroe de nos jours, qui viennent semer, à des in- tervalles malhcureuscmcnt trop rapprochés, la mori et Teffroi dans nos provinces, répandre le deuil et la désolation dans les familles, et couvrir d’im voile lugubre des contrées entières, où, jadis, régnaient la vie , l’aisance et le bonbeur. INous ne voulons et nous ne pouvons l’ ignorer; le Tout-Puissant dispose à son gré des cbàtiments doni son bras vcngeur fait peser tout le poids sur les pcuples qu’ll veut punir, ce qui nous conduit à devoir avoucr quc parfois des épidémies viennent décimer les popula- tions sans que nous puissions rcconnaitre les premicrcs causes qui ont produit Icur développement et facili té Icur marche dévastatrice; ces épidémies rentrent dans l’ordre inorai, et les plus grands savants qui niaicnt cotte origine ne soni jamais parvcnus qu’à faire un vain' éta- lage d’bypotbcses ics uncs plus absurdcs que les autrcs , et dont au- cune n’a pu acquérir le droit de donneile dans le domaine de la Scien- ce. Mais s’il convieni de s’inclincr humblement devant les décrets im- pénétrablcs de la Divine Justice, nous devons reconnaìtre aussi, comme nous l’avons déjà dit, que Dicu a donné à riiomme une intelligence pcrfcctible, qui lui permei d’ acquérir une sómme suffisan te de notions polir améliorcr sa situation morale, pour éloigner Ics dangers qui me- nacent son existence malerielle, de méme que ceux qui tendent sans cesse à ravaler la dignité de son time. Si donc il est donné à Thom- me de connaitre la nature de ces dangers, s’il n’a qu’à cultiver ses facultés intcllectuelles pour trouver les moyens de les combattre , ne sommes nous pas autorisé à accuscr l’ iiidiirérente imprévoyance des bommes et tout aussi souvent Icurs passions, la cupidité en tòte, lors- qu’ils dédaignent les hauts enseignements de la Science? Il y a plus de 3.000 ans qu’on se rendali compie des dangers de l’air corrompi!, et alors déjà l’on indiquait quelques moyens pour en empécher l’influence délétère. C’était quelqiie ebose sans doute, mais di- sons le, c'était bien peu; on ne constata quc reffet, et ignorant la cause, on négligeait de lui opposer un remède. Quei qu’il en soit, de nom- breux faits, dignes de fixer notre attention , nous prouvent que les moyens d’assainir l’air ne furent pas entièrement perdus de vue ; les ATTI ACC- VOL. 1. 2 savants écrits quc nous oiit lógués Ics liommes des siccles passés nous prouvcnt quc cette importante question n’a pas cesse de fixcr leiir attcntion. Mallieurcusement on ne pouvait prendre pour guide que Taveugle routine^ d’oii il suit qu’on n’emplo^a que des demi-mcsures pour coinbattrc un cnnemi doni Ics forces grandissaient d’àgc en àge, de génóration en génération. Le grand avantagc que nous avons sous ce rapport sur nos prédócesscurs, nous le devons aux progrès reniarquables des Sciences qui caraetérisent Icsièele passe et celui où nous vivons. Cette lieurcusc cireonstancc impose, de nos jours, des obligations qu’il n’ctait pas pcrmis d’exiger à répoque où Ics Sciences se trouvaicnt encorc au berceaii; .cette marche ascendante des progrès scientifiques nous coni- mande, à nous qui avons le droit d’en ótre fiers, raccomplissement de nouveaux devoirs, des devoirs plus nombreux, qu’avec la meillcure vo- lontè ne pouvaicnt remplir Ics hommes des sièclcs passés. lei nous avons le droit de le proclamer tout baut: la Science oblige. 31ais de quelle utilité peuvcnt-ils ótre ccs progrès de la Science, s’ils restent conccntrés dans un cerclc d' hommes privilégiés , si l’on négligè d’en communiquer les notions élémentaires aux masses?Ahl nous le savons: on l'ait grand étalagc aujourd’bui de l’instruction que Ton veut lèpandrc panni le pcuplc, et on prétend rendrc le monde sa- vant cn fermant bermètiquement Técolc aux prineipcs religicux en l’ab- scncc desquels tout enseignement devient pcrnicieux; on cric tout baut qu’on a trouvé le moyen infaillible de mettre au courant des notions scien- tifiques les gens du pcuplc cn les convoquant à des conlercnccs publiquest Belle déeouverte pour servir de marciicpicd à quelques demi-savants dèsi- reux, dans leur orgucil, de taire connaìtre dans les deux bémispbères, la haute Science de célébrités méconnues, et qui, pour prouver leur préé- mincnce, commcnccnt pour chasscr, d’un coup de langue , Dicu de la création pour mettre à sa placo le stupide hazard, qui croient étoulì’er les cris de leur conscicnce bourrelée en niant l’àme immortelle. Le fait est généralcmcnt trop eonnu pour que nous ayons à entrer dans d’autres dètails à ce sujet ; disons seulemcnt qu’au lieu d’instruire, ces civilisa-' teurs noiiveaux qui devaient venir illustrer le XIX' siècle, ne peuvent qu’a- brutir les intelligenccs, que fournir un alimcnt pcrnicieux à des pas- sions qui sourdement minent la classe prolétairc pour èclater avee une bar- bare violencc, lorsque Dieu, fatiguè d’user une trop longue patience, se servirà de nouveau du peuple, égaré par Ics plus abominables princi- pes quc jamais ait pu vomir l’enfer , pour écrascr les vermisseaux de la terre qui, dans Icur inqualifiable ingratitude , ne discontiuuent d’insulter à sa toute-Puissance. ]\ous n’exagérons pas; les faits qui se passent, de nos jours, prou- vcnt surabondamraent qu’au lieu d’instruire la classe prolétaire, on ne clierche qu’à Texploiter en la pervertissant par des doctrines qui sont appelées à bouleverser l’ordre social; qu’au lieu d’utiliser les progrès de la Science à Tamélioration morale et matcrielle du peuple, ces progi’òs méme ne scrvent que d’instrument entro les mains d’hom- mcs habiles pour exploitcr scs forces physiques au détriment de son intelligence, pour satisfaire leur insatiable cupidité. Voilà Tenseigncment de ceux qui, dans leur baine de la réligion, de la morale, de tout ordre social, attaquent les principes fondamen- taux indispcnsables au maintien de la société. La mission- des savants, que Dicu comblc du plus grand bienfait qu’il puisse accorder aux hoinmcs, en les faisant participer à sa haute et prévoyante sagesse, la mission de ceux qui ont assumé la grave rcsponsabilitó de gouverner les peuples implique des dcvoirs sèrieux. Tout homme dévoué qui comprend les devoirs que nous avons à rcm- plir Ics uns envers les autres, qui apprécie le but rcel des progrès de la civilisation doit reconnaitrc que l’iiygiène doit avoir une libre entrée partout; clic doit taire l’objet d’ un epseignement spècial dans les universitès, les écolcs industriellcS;, moyennes et primaircs, dans tous les établisscments d’instruction ; cet enseignement doit recevoir une sérieusc application pratique partout où Ics hommes se réunis- sent. Nous devons déplorcr que nos prédecesseurs aicnt trop negligé de recourir aux mesurcs hygiéniques que réclamait le bicn-ètre des populations: aujourd’bui, en présence do raugmentation incessante de la population, de raccroisscmcnt des nombreux besoins des familles, quelle que soit leur condition sociale, de la remarquable extension de nos Industries, il n’est plus perinis de rester stationnairc ; il faut liar- diment mettre la méme à roeuvre, dédaigner les demi-mesurcs, cntrer largemcnt, d’iin pas assuré dans la voie des progrès , et accorder à l’hygicnc le rang qui lui revicnt de droit panni Ics institulions natio- nales qui doivent sauvegardcr le bien-ctre inorai et matèriel de la société. ' A ceux qui, condamnés à subir Ics prcjugés. Ics errcurs de la — 12 — vieille routine, méconnaissent la bienfaisantc influence de l’hygiène, nous répondons: Dans la vie sociale il ne se présente pas une seule question liygiènique dans laquelle l’air ne remplit un ròle principal. Les traditions qui nous sont parvenues, nous permettent de remonter jusqu’au pére de la médeeine, l’immm’tel Hippocrate, né 4G0 ans a- vant l’ère ehrétienne, pour nous dire que ce grand genie reeonnais- sait à l’air une grande influence sur l’organisme animai. Aer- est, nous dit-il, omnium rerum morhonimque causa. Ce profond observateur reinarqiie encore que toutes les maladies peuvent devoir leur origine aux différenccs considérablcs fournies par la tenipérature ou par l’état bygrométrique de l’air. A ce sujet il se prononce comme suit: A calido supràmodum calif adente, à frigido siipràmodum refrigerante, à sicco plus aequo r es ice ante , et humido etiam plus aequo humectante, Est-cc tout? Non, riiomme à jamais illustre que nous venons de citer, indiqua, cn s’appuyant sur de nombreux faits que sont venues confirmcr les savantcs observations de scs successcurs, montra, disons nous, combien de maladies doivent Icurs causcs et leur invasion aux diflércnts états de l’air atmospbérique, combien, d’un autre còte , l’at- mosphère pcut excrcer une beureuse influence sur l'issuc de plusicurs affections de notre economie. Le cèlebre vieillard De Cos npus cite, cntre autres, plus d’une maladie épidémiquc, et dans toutes, nous as- sure-t-il, il constata des variations notablcs dans l’air et dans les sai- sons; que ce furent ces changements qui précédèrent le moment qu’cl- les venaient décimer Ics populations. Quelque arrièrécs que fusscnt à son epoque Ics notions sur la coinposilion de l’air, le génie observateur du grand médccin, reconnut à cct agent si indispensable à rcntreticn de la vie des causes suflìsamment délctèrcs pour provoquer les maladies générales qui viennent exercer leur lugubre justice sur toute une contrée, d’une ville, d’une localité quelconque. La preuve de ce que nous avan- yons, nous la trouvons dans le conseil donné par Hippocrate, lorsqu’il prescrit de cliasser l’air inorbifiquc au moyen de grands feux. Il est incontcstable que de son temps, de méme que nous avons cu 1’ occa- sion de le constater de nos jours, et qu’on l’observe encore Irop sou- vent, l’absence de sages mesures bygiéniques devait nécessairement en- traìner les plus graves conséqucnces, et que les qualités nuisiblcs dues à des causcs telluriennes, que d’autres conditionsantibygiéniquesrendaicnt plus pernìcieuses encore , devaient forcément augmenter, atteindre un haut degi'é de très nuisible inlluence sur la sauté publique. Mais à l’épo- que où vecut le grand boinme qui fera toujours la gioire de notre Science, les suites de pareille situation devaient ótre d’autant plus fatalcs, pour les populations visitécs par les épidémies, que les peuples d’alors igno- raient jusqu’aux notions les plus élémentaires de l’bygiène. N’oublions pas que les Sciences se trouvaient encore dans la nuit des ténèbres , qu’un voile assez épais les couvrait encore aux yeux inème du petit nombre d’iiommes privilégiés qui s’cfforgaient d'en dccouvrir Ics my- stères, que Tignorance dcs masses avait accumulé des maux tellcment enracinés, que Ics épidémies se jouaient dcs mesures les plus éncrgiques, qu’elles ne quittaicnt les contrées qu’aprés avoir épuisc leurs forces dé- vastatrices, qu’après avoir semé partout la mori et la désolation, Lorsque nous repassons dans nos souvenirs riiistoirc de quclques épidémies qui, pendant Ics derniers siècles, ont plongè notre patrie dans le dcuil, dans la plus alTrcusc misere, c’est alors que nous assistons cà des drames qui laisscnt plus d’unc tache dans Ics sombres annalcs de la médecine; on s’expliquc alors, sans pouvoir Ics justifier, les dcplora- bles désordres provoqués et cntretenus, trop longtcmps par l’ignorance, par le plus impitoyable et coupablc fanatisme. llelas 1 nous ne pouvons le cacber; Ics Sciences, elles aussi, ont leurs mauvaisjours et comptent parfois un funeste temps d’arrct; c’est alors que l’intelligcnce humai- ne est rcplongée dans la plus abrutissantc anarchie , que la méde- cìne est condàmnee à subir le joug dcs alchìmistes, dcs astrologucs, des nécromancicns. Copendant, pour ne pas francbir les limites de la justice , il convieni de dire que notre époque est loin d’etre à Tabri des plus déplorables crrcurs, qu’cxploitent, au mépris des lois, de la réligion et de la'morale,'et au grand dètrimcnt de leurs victimes, quel- ques prélendus savants qui avilissent la Science, qui en abusent pour tromper la crédulité publique. Oublions, s’il se peut, ces tristes vérités et reportons nos regards vers les temps qui ne soni plus. S’ils nous montrent les mauvais mo- ments de la Science, ils nous retracent aussi quelques tableaux d’une situation plus satisfaisante. Nous avons eu l’occasion de citcr Hippocrate, de dire que ce génie exceptionncl avait dcs notions d’une ccrtainc impor- tance cn hygiène publique et privée. Mais la Grèce seule ne s.e fait pas annoter favorablement quand l’hygiène vient réclanier ses droits, piu- 14 sieurs passages de la Sainte Biblc nous prouvent que les cliefs des llébreux furent loin de rcstcr étrangers aux preseriptions hygiéni- ques, qu’ils appréciaient toute l' iiri por lance de celle Science. Ce que nous disons ici esl d’aulanl plus l’cxpression de la plus exacle vérilé, que les règles bygiéniques ne faisaient qu’un corps avec les inslilu- tions nalionales du peuple de Dieu. Il n’esl pas permis de conserver le moindrc doule à ce sujet, el nous n’avons pas à craindre le nioin- dre demcnli. Lorsque nous voulons approfondir le bui récl de nom- breux passages des Sainles écrilures, unc vérilé inconteslable nous rcslc acquise , c’est que les préceples de l’hygiène furent élevés à la dignité des dognies religieux par Morse , l’incomparable législateur des tcinps primitifs. II comprenait très bien que l’bygiène entretient une source pure et feconde où les boninies puisent les forces nécessaircs à la pratique des devoirs de famille et des vertus socialcs; il ne pouvait ignorer que la fidelitc à ces principes excrcc une grande influence sur le développe- mcnt pliysique et le perfectionnenrent inorai du genre humain. Aussi où trouver dans rantiquité des institutions comparables à celles des llcbreux ? Toutes n’avaient qu’un bui, colui de conserver la santé des citoyens, » de sauvegarder la salubritc publique. Les nalions paiennes peuvent- clles nous opposer un code pareli à celili des Juifs? Evidernment non, car c’est cà leur civilisation depravée, à la licencc de Icurs moeurs que nous attribuons, à justc litro, l’éncrvation pliysique et Eabrutisseinent inorai des peuples qui adoraicnt des dieux adonnes à tous les vices. Ce furent Lì autant de causcs pour liàter Icur décadence. Les moeurs des llébreux ne nous montrent ccrtainement pas un peu- plc qui se distingua par la pratique des vertus; leur bistoirc nous dit, au conlraire, que Morse fut toujours eri guerre ouverte avec le despoti- sine de Icurs vices, avec des vices qui dègradent riiunianité, et que, bien soLivcnt, il implorala miséricorde divine pour détourner la vengean- cc d’un Dieu justeinent irrite. Nous ainions àie redire: nous ne comprenons pas rutilité des mc- surcs bygiéniques qui s’adresscnt exclusiveincnt à l’ordre pliysique; pour ciré cllicaces dans leurs résultats, cllcs doivent se bascr sur les prin- cipcs éternels de riiygiènc morale. Cellc-ci est aussi nécessaire à ceux qui prcscrivcnt les inesurcs bygiéniques qu’à ceux qui doivent s’y con- __ ^5 — formcr. Or, nous le demandons, riiygiènc morale n’est-elle pas dctrónée partout Oli les passions^ attelées au char de la cupidité, foulent aux pieds les plus saints préccptes ? Mais revcnons aux mesurcs hygiéniques connues des Hébreux. Le site de Jérusalem, capitale des Jsraelitcs , nous montre ime contrée qui est poiir ainsi dire la plus élevée du pays, car elle se trou- ve à 2,000 mètres au-dessus du niveau de la mer. Si elle est la moins fertile, il faut nèccssaireiuent que d’autres considérations aient enga- gé les Hébreux à la cboisir de préférence à tonte autre, et nous som- mes auturisé à eroire que la temperature agréable,due à l’élevation du sol, sous ime latitude de 31° 4'7', les aura décidés à y continuer leur séjoLir. Lette déeision avait dono un but tout hygiénique de la part de ccux qui se- scront rappelé que Ics inaladies -épidérniques s’arré- tent aux pieds des montagnes. On le sait, la territoirc de raneiennc ville était fornié par les montagnes de Sion, de Moria et d’Acra. On n’ ignoro pas davantage qu’Agrippa y ajouta une quatrièmc colline qui servit à construirc Be- zetha Oli la ville neuve. S’ il est vrai que la durée moyennc de la vie des babitants d’ime ville est d’autant plus limitée, que le sol est moins élevé, on sera de notre avis que, sous le point de vue hygiénique, le sol accidente de Jérusalem devait étre tròs défectucux. Getto considération ne flit pas perdile de vue, car, plus tard, on,-combla les ravins dont nous faisions mention plus liaut. Le sago Salomon fit agrandir le pla- teau du Moria, et, pòur réoliser ce grand travati, il fit élever du foni! de la vallèe un mur haut de 400 coudces pour soutenir un immense rcmblai. Consultez Josèphe Antiq. liv. XVIII, chap. Ili, § 0. De mcmc qu’aujourd’hui, les licureux du sièclc furent mieux par- lagés que Ics autres classcs. Pour nous convaincre, nous n’avons qu’à visiter les quartiers et Ics rucs occupés par les uns et les autres. C’est ainsi que nous trouvons les artisans, les boulangers , Ics lainiers , les engraisseurs d’animaux dans des rues étroites , tandis que d’autres plus larges étaient formées par des maisons de mai- tre. Ces dernicres étaient b<àties eutre cour et jardin , et de hautes muraillcs les protégeaient contro le bruit et la poussière. Nous trou- vons encore cette dernière disposition dans diffèrentes villes modernes des climats eliauds. L’ crreur scrait grande de ceux qui croiraient que le pavage des rucs, cette mesure hygiénique par excellence, doit son origine aux tcmps modernes; nous trouvons dans l’ouvrage précité, livre Vili, cliap. VII, § 4, que le roi Salomon fit venir du basalte du pays de Basan, pour pa- ver Ics routes et les rues de Jérusalem. L’utilitc des carrefours ne fut pas moins bien appréciée; nous consta- tons que la grande ville était pourvue de vastes places publiques, où le peu- ple se réunissait, et qui servaient à diirèrcnts marcbés. Dans le cours de notre travai 1 nous aurons à nous occuper de l’in- flucnco que la nature des matériaux qui entrent dans la construction exerce sur la salubrité des demeures ; il faut croire que cette influcnce était parfaitenient connue des Ilébreux. Pour la construction deséditìces publics, ils employaient le basalto, le calcairc grossier, le marbré, le granit, le bois de cèdre , d’acacia et de sycomore , sans oublier le fer et le cuivre. Dans celle des maisons particuliòres, on se servai! d’ar- gilc mélée de paillc, de briques, ou bicn cncorc de petites pierres. Ob- servons, toutefois , que le choix des matériaux variait, qu’ils étaient loin d’ ótre toujours les mèmes à toutes les époques de l’bistoire des Israélites. C’est ce que nous prouve, entro autres , le passage suivant que nous trouvons dans Isa'ie, chapitre IX. v. 9. <( Les maisons de briques sont tombécs , mais nous en bàtirons de pierre de taille ; ils ont abattu les toits de sycomore, mais nous en éleverons de bois de cèdre en Icur place. » Il est incontestablc que l’hygiène des liabitatìons devait gagner à ce ebangement. Les architectes de cotte époque éloignéc appréciaient très bien les qualitès utiles ou nuisibles des substances dont on composait le ciment. Celui-ci consistait en asplialte, mais , le plus souvent, on se servai! d’un melange bydrofuge de chaux composé de plàtre et de cendres. On doit admettre toutefois que, ce mocllon ne réunissait pas des conditions hygiéniques suffisantes , si nous nous rapportons aux chapitres du Lévitique. Nous y trouvons, eri effet, que le salpètrage des murs avait atteint assez souvent un tei degré d’insalubrité, qu’il rcsistait aux mesures hygiéniques les plus énergiques. Voilà ce que nous^ discnt les vers. 33, 48 du chapitre XVI. Il résulte de leur prc- scription que, bien souvent, des maisons furent condamnées à la dé- molition. — n Il ne peut pas étre sans intérét de donner quclques détails con- cernant la disposition intérieure des habitations, Ielle qu’elle était ob- servée à l’époque prospère de la ville sainte. Nous pouvons dire que la plupart des maisons avaient au moins un étage. Le rez-de-cbaussée était réscrvé aii salon, et Ics cbambres à coucber occupaient Tétage. Lcs cbambres de derrière étaient inises au Service des femmes, Les appartcments étaient éclairés par des fenétres que fermaient des treil- lis. C’est ce que nous apprend le verset 6, cbapitre VII des Proverbes. Nous y lisons: « Gomme je regardais à la fenétre de ma maison par mes treillis. » Quant au toit, sa construction était très favorable pour jouir de la fraicbcur; il était plat, et les Ilébreux y faisaient un fréquent séjour. Il présentait encore cette particularité, qu’on y trouvait un cabinet oc- cupant un de ses còtés, et servant de logis aux étrangers qui venaient visitcr la famillc. Ccpcndant la ventilation de ccs demcures devait laisser beaucoup à désirer, vu qu'elles étaient dépourvucs de cbeminées. On noirs 'de- manderà comment on préparait les mets en l’absence de ce grand ventilatcur? Notre réponse ne se fera pas attendre: la cuisine se fai- sait dans la cour. Mais au moins dcvait-on écbauffer les appartcments pendant Ics froidcs saisons ? Pour obvier aux exigences des rigueurs de l’bivcr on plagait , dans les cbambres, des brasiers remplis de noyaux de dattes ou de prunes incandescents , et recouverts de tapis. C’est ce que nous prouve un passage de Jérémie , au verset 22 du cbap. XXXVI. « Le roi, y est-il dit, était dans son appartement d’biver , au neuvième mois, et il avait devant lui un brasier rempli de cbarbons ardents ». Le méme mode de cbauffage est encore en usage actuellement dans le midi de P Espagne. On se rend facilement compte des graves incon- venients inbérents à ce vicieux système. Par con tre les Ilébreux ne séjournaient pas dans leurs caves, et, par cette louable babitude, ils éloignaient une grande cause d’insalu- brité. De nos jours, on veut se dédommager, dans presque toutes nos villes, de l’cspace trop étroit des maisons, en établissant des tanniè- res dans le sol. Nos péres ignoraient le déplorable usage de ces tristcs ATTI ACC. VOL. 1. 3 — 18 — tombeaux. Il est vrai de dire que par celle sage pruJence bien des ma- ladies ne venaient pas les accabler qui, aiijourd’hui , soni le partage de ceux qui font leur principal séjour dans les caves. Plus prudents que nous, les Européens, qui liabitent actuellcinent les régions tropicales, ont adoptè Ics usages des anciens Jsraelites, ils ne font pas usage des caves coininc babitation. Le rez-dc-chaussée lui-mcnie ne leur seri de demeure que très exceptionnellement; il a une tonte autre destination, car on en fait des magasins et des dépòts. La ventilation de leurs maisons continue sans interruption; les fenétre.s restent toujours ouvertes, et il en est beaucoup qui soni dépourvues de vitres. Pour empècher les incon- vénients que ce système pourrait causer pendant la nuit, on a soin d'entourer les lits de mpustiquaircs. Renlrons dans la ville de Jérusalem, et nous verrons qu’elle a subi le sort de beaucoup de capitales des nalions les plus puissantes de l’an- tiquité. La ville moderne ne conserve plus rien de ses anciennes construc- tions. Le brillant séjour des grands homines qui illustrèrent la nailon Jsraélite ne laisse plus les moindrcs traces de son antique splendeur. Dq6 habitations doni nous vcnons de donnei* quelques détails on peut se fairc une idée plus ou inoins satisfaisante, lorsqu’on examine les rui- nes très bien conservées des villes contcmporaines de Palmyre, de Baallek et de Gedora. Le célèbre Scetzen nous fournit uné belle de- scription des restcs de cette dernière ville? que quelques iins appellent encore du noni de Djérasch. Il suit des rcnseignemenls qui précèdcnt que les Ilébreux atta- cliaient un asscz haut prix à la salubrité de leurs habitations. Mais il en est des nations, cornine des familles; une fois qu’elles tombent en dé- cadence , le désordre remplace l’ordre. Dès que ce dernier n’exerce plus son bienfaisant empire, la pratique des vertus disparait pour laisser un libre champ aux vices. Cette verité, que feraient bien de mettre à prolìt les gouverneinents modernes, est confirmée par le tableau que, dans son Ilinéraire, trace de Jcrusalein l’illustre Conile de Clialeau- briand. Lisez le passage que nous trouvons dans ce remarquable ouvrage, et vous aurcz une preuve irrécusable du peu de soins que , de nos jours, on prcnd de la police sanitaire dans la vicille citò. « Vous vous égarez, nous dit l’illustre voyageur, dans de petites rues non pavécs, et qui montent et descendent dans un sol inégal , / — 10 — et vous marchez dans dcs flots de poussière , ou parmi des cailloux roulants. Dcs bazars voùtés et infects achèvent d’òter la lumière à la ville désolée; quelques chétives boutiques n’étalent aux yeux que la misere, et souvent ccs boutiques mémes sont fermées dans la crainte d’un Cadi. Personne dans les rues, personne aux portes de la ville; quelquefois un paysan se glisse dans l’ombre, caehant sous ses habits les fruits de son labeur, dans la crainte d’étre dépouillé par le soldat ». Ces quelques lignes suffisent pour nous dire quelle doit étre, au- jourd’luii, la situation hygiénique de Jérusalcni; cette ville aux gigan- tesqucs et douloureux souvenirs. Helas I Cornbien ne s’est-elle pas réa- lisée la lamentation que le propliète Jérémie fait entcndrc lorsqu’il s’écrie; Chapitre II. verset 8. « Chelh. Le Seigneur a résolu d’abattre la muraille de la ville de Sion: il a tendu son cordeau et il n'à point retiré sa main que tout ne fùt rcnvérsé: le boulevard est toinbé d’une manière déplorablc; et le mur- a été détruit de mème. » Verset 9 « Tedi. Ses portes sont enfoncées dans la terre; il en a rom- pu et brisé Ics barres: il a baimi son roi et ses princcs parmi Ics nations: il n’y a plus de loi, et ses prophètes n’ont point regu de visions prophé- tiques du Seigneur. » Que nous dit-il eneore au verset 15 du mème chapitre? Verset 15. « Samech. Tous ceux qui passaient par le cliemin ont frappò des mains en vous voyant. lls ont sifflé la ville de Jérusalem en brantant la tòte et disant: Est-ce Là cette ville d’ ime beante si par- faite, qui était la joie de tonte la terre? Et cnfin au verset 11 du chapitre IV. Verset 11. « Capii. Le Seigneur a satisfait sa fureur; il a répan- du son indignation et sa colère; il a allumé un feu dans Sion qui l’a dcvorée jusqu’au fondements. » Verset 12. « Lemed. Les rois de la terre et tous ceux qui habiteni dans le monde n’auraient jamais cru que les enriemis de Jerusalem , et ceux qui la haissaient, dussent entree par ses portes. Nous aurions à faire une ampie moisson de renseignements très intéressants, très instructifs, s’il nous était permis de passer en revue, dans ses minutieux détails, la situation hygiénique dcs peuples de l’an- tiquité. Tout nous dit que l’hygiène fut l’objet Constant de leur prévo- — 20 — yante sollicitudc. Pcrsonne nc peut ignorer que les législateurs des sièclcs les plus reculés s’occupaient scrieusement des mcsurcs qui doi- vent sauvegarder la sauté des liomnies; ils en reconnaissaicnt tellement bien la haute utilité que leurs codcs renferment de nombreuscs pre- scriptions bygiéniqiies. Getto heureuse prévoyance des ancicns législateurs ne doit pas nous étonner; il convicnt de nous rcprésenter les pcuplcs qu’ils gou- vernaient sous un antro point de vue que nous envisageons les popu- lations des siècles plus rapprocbés de nous; remarquez, en ctìct, que inoins nombrcux au coinmenccment de la societé humaine, les peuples avaient un inotif séricux d’attacchcr uno grande importance à tout ce qui pouvait conserver un plus grand noinbre d’hoinmes et les rendre robustes. Aussi, à aucune époque la gymnastique corporcllc fut-elle plus en honneur , et les nations guerrières tenaient-elles plus particulière- ment à tout ce qui peut développer les forces du corps. Consultez l’histoiro des pcuplcs guerriers qui se faisaient la guer- re sans rclàche, qui n’employaicnt ime paix execptionnclle et monien- tanéc que pour se préparer à de nouveaux coinbats , avec un rédou- bleinent du plus atTreux acbarncment, et vous vous expliquercz leurs fré- quents excrcices dont le but principal fut de former des hommcs vi- goureux. C’est qu’il leur importait, avant tout, de disposer de légions armées , composées toutes de soldats capables de braver les rigucurs des saisons, les températures les plus variables , de se soumettre aux plus rudes privations. Les jeunes Romains, pour ne pas en citcr d’ autres, nous fournis- scnt un frappant cxcmple de ce que nous avangons. Dès leur jeunesse, on les conduisait journellement au Palestre et au Gymnase, où ils s’exer- gaicnt au pugilat, à la lutte, au jet du disque, à la course à pieds, à clieval et cn cbar. Ccs cxercices endurlissaient leurs corps , et on coinprend combien ils leur facilitaient les difficultés du Service inili- taire, combien ils Ics rcndaient proprcs à supporter les fatigucs de la guerre, Ces fatigues nous semblent inoii'ies, et à notre époque clléminée, nous nous rendons difficilcment coinpte qu’il se soit trouvé des hom- mes qui aient pu s’y soumettre. Les derniers peuples qui nous en pré- sentont un dernier et frappant exemple sont nos vaillants frères Bataves, dont la bravourc parvint à alfrancbir la vieille et noble INcérlande du — 21 — dcspotisme que prétcndaient lui imposer quatre puissances coalisécs, et les Frangais qui, après urie lutle sans parcille dans l’histoire luo- dcrnc, fui’ent vaincus dans les plaines de AVaterloo. Ce fut là encore qu’iin descendant de la nolile race des Nassau, le chevaleresque Guil- laume II, d’illustre mémoire, versa son sang pour l’indépendance de sa patrie. Mais déjà Timmoralité avait jeté de profondes racines dans la so- ciété romaine; aussi croyons nous que les lois du peuple rei reniplis- saient un but bygiénique, en autorisant les jeunes gens à se marier pour les préserver conti'e les séductions des courtisanes. Une sage inesure, nous la trouvons encore dans Ics charges excep- tionnclles iinposées aux célibataires. Cette dernière mesurc, nous le savons, ne serait pas adinise au- jourd’bui que les moeui’S ont dépassé les limites d’ un sage liberto. He- las 1 de ees niocui's nous n’avons pas le droit de nous montrer fiers , car elles nous ouvrent de plus en plus une largo voic à la dégradation pbysique, à un déplorable abaissement des caractères, à l’abrutissemcnt des intelligences. Nous ne pouvons oublier combien les Roinains des premièrs temps de la République se faisaient remarquer par leur frugalité et Icur tern- pérance. Leur entretien ne deniandait que deux repas, dont restaicnt bannis Ics mets succulents et Ics excès bacch'iques. Nous trouvons une cxcellcnte mcsurc bygiénique, pour cette épo- que, dans la défense faitc aux femines de faireusagede vin; Ics hom- mes ne pouvaicnt le boire qu’après avoir atteint l’àgc de trente ans. Cette sévérité a lieu de nous étonner, mais bien à tort; remarquez, en elTet, que l’hygiène a besoin de lois protectrices eomuie toute autre insti- tution dont le but veut le bien-étre des peuples. Ces restrictions de la loi romaine nous paraissent trop exclusives à nous hommes d’un siè- cle qui se fait remarquer par un amour si outré des libertés, que plu- sieurs d’entre elles sont détruites et remplacées par la plus despotique licenee. La libcrté individuelle 1 où est il qui ne voudrait la voir jouir de tous ses droits compatibles avec ses devoirs?Mais nous le deman- dons, en use-t-on dans les limites que prescrit la prévoyante bygiène? Millefois non, non. Pourquoi ces mesures sévères que nous voyons en vigueur dans les contrées du Nord contro ceux, qui abusent des liqueurs fortes? Pourquoi ces sociétés de tempérance dans d’autres provinces? C’est que la liberté individuelle comprend si peu ses véritabics intè- réts qu’on a sagcment dècidé dans cos pays pour sauvegarder la mo- ralitc publique , le bien-ètre des fainilles , de rcsserrer les limites de ses droits, de ne pas permettre à riiomme de se ravaler au-dessous de la brute, de provoquer journellement des scènes scandaleiises, de dé- truire le bonbeur de la vie de fainille, de causer les désordres Ics plus aflreux, de s' enfoncer de plus en plus dans le bourbier infect des vices les plus aboininables, de ne pas reculer nicme dcvant des criines qui deshonorent 1’ humanilé. Depuis quelques années la hideusc intcmpé- rance fait tous les jours les plus déplorables progrès et dans certaines circonstances surtout, dans les éineutes par excmple, vient en grande aide à quelques ambiticux qui exploitent Ics passions du peuple pour réaliser leurs coupables projcts. Malbcureusenient l’ivrognerie est un vice qui resiste à tous les remèdes, et il est à craindre que les me- sures prises, en Belgique, par les autorités de quelques villes n’attein- dront pas le but que l’on se propose. lei nous pouvons le rcpétcr: quid leges sinc moriìms? condain- nons donc pas la sévérité de la législation romaine ; elle voulait pre- venir un abus que nous hoinmes d'un siècie de progrès, nous soinmes forcés de punir. Mais Rome est parvenue à l’apogée de la gioire ; sa prospérité croissante Féblouit à un tei point qu’elle ne voit pas Tabime qui len- tement s’élargit pour Tengloutir. Le luxe qui aveugle les masses , le luxe qui plonge^ dans la moliesse Ics peuples jadis recommandables par leurs inàlcs vertus , finit aussi par efféminer la nation la plus guérrière du monde. Les richesses qu’avaient dù lui livrer les peuples vaincus, eurent le funeste pouvoir de faire oublier peu à peu la simplicité des moeurs romaincs , et le Peuple-Roi, qui, pendant des siècles , avait asservi l’univers et impose ses volontés à toutes les nations, devint riiumblc esclave des passions les plus honteuses. Toutefois les habitudes patriar- chales des Romains avaient jeté de si profondes racines , que ce ne fut que lentement qu’elles cédèrent la place au luxe et au funeste oubli des vertus qui seules peuvent conserver les nationalitcs. Mais l’o- pulence des nations vaincues fut bientòt rarme la plus puissante pour dompter les légions des bravcs qui jusque-là n’avaient recueilli que les palmes de la victoirc; cotte opulence hàta la ruinc de Rome. 23 Condamnés à croupir clésormais dans le vice, les Romains n’eu- rcnt plus le pouvoir de Tarréter sur les bords du gouflVe qui devait engloutir et Icur gioire et leur puissanee. Les guerrcs civiles, le règne efleminé de presque tous les empereurs, leur cruel despotisme abatti- rent Torgucil d’une nation qui put enfin se convaincre que les Etats Ics plus llorissants, une fois que ceux qui les gouvernent s’écartent des bases fondamentales qui font leur force, etfoulent aux pieds les lois imprescriptibles de la jiistice, que ces Etats sont condamnés à un com- plet arréantissement, C’est la loi étcrnelle de la justice de Dieu, qui sait attendrc parce qu’Il est éternel, et qui, bien souvent vient frap- per les nations cornine les familles au moment méme qu’clles se font une trompcuse illusion sur la réalité dq leur situation. Quelles furent inaintenant les babitations deRome?Nous pouvons assurer qu’cllcs ne furent pas construites dans les mèmes conditions aux différentcs époques de Thistoirc romaine. Les premières demcures se firent remarquer par leur semplicité; peu vastcs, cllcs répondaient aux besoins de ces bommes vigoureux dont la vie se passait, pour la plus grande partie, dans les camps et le forum. Elles étaicnt bàtics en bois, mais le grande nombre des incendies , qui vcnaient dévastcr si souvent la ville de Rome, fit abandonner un genre de construction qui, du reste, ne pouvait satisfaire aux exigences de Fbygiènc. Ics amélio- rations bygiéniqucs furent une conséquencc,, nécessaire de l’extension de plus cn plus grande du luxe; elles offraient toutes les recbcrclies ré- clamées par la vie sensuelle dont les familles privilégiées avaient pro- pagò le funeste exeinple. Ce qui, plus tard, devait contribuer beaucoup à l’assainissement des maisons, ce fut rétablissement des égouts dont la construction remontc au rógne de Tarquin l’ancien. Ces cloaques sont si bien faits, qu’aiijourd’hui cncore ils altirent l’attention de nos archi- tectes. Une autre circonstancc non moins favorable à la salubrité des lia- bitations roinaines, nous la trouvons dans le pavage des rues de la capitale ; ces rues étaient revètues de pierres qui remplagaient le sa- blc et les cailloux dont elles étaient couvertes dans les premiòrs temps. Aux mesures hygiéniques que nous annotons chez les Hébreux et les Romains, nous devons ajouter le soin que Fon prenait de fournir aux habitants des grandes villes une eau pure et abondante. Il est incon- testable que ces mesures devaient exercer ime heureuse inUuence sur la tenue des habitations , et que l’air qu’on y respirait devait se trouver dans des conditions relativeinent satisfaisantes et compatibles avec la santo de ceux qui les occupaient. Un fait certain, c’est que dans ime certaine mesure^ les travaux publics exécutés dans un but bygiénique répondaient aux besoins de l’ancienne civilisation. Malgré qu’on ne puisse pas l’accepter sous ses diverses formes, que, sous plus d’un rap- port, elle est loin de se trouver à l’abri d’une sévère mais légitime appréciation cette méme civilisation fut assez avancée pour mériter de fixer l’attention do ceux qui ont riiabitude de soumettre à un exa- inen impartial les inoeurs des siècles passés. Il importe que l’on ne se place pas ici, à un point de vue exclu- sivement personnel, mais l'équité et la loyauté exigent qu’on tienne compie des diverses circonstances qui se présentent à npus à mesure que nous avanpons dans l’étude des moeurs de ceux qui nous ont pré- cedés dans la vie des générations. La société romaine que nous avons du juger sóvèrement nous mon- tre une époque où les arts avaient atteint un baut degré de perfeetion, où Ics lettres nous mettent en préscnce de monuments impórissables dus au genie de ses grands bommes, qui nous fait admirer une nom- breuse coborte d’illustres littérateurs et arlistes, qui, certes n’ont pas élé surpassós, malgré la présomptueuse prétention des derniers siècles, du nòtre surtout. Si nous exceptons la peinturc à rimile, les progrès de la pbysique et de la cbimie, les Sciences cultivèes par les Vésale, les Vai! llelmont. Ics Boerbave, les Ambroise, Pare et mille autres qui ont fait faire un pas de géant aux Sciences naturelles, nous ne rencontrons que des imitateurs et des copistes des anciens temps. A Pèpoque où florissaient les Yirgile, Ics Borace, Ics Ciceron, nous comptons aussi des savants qui utilisaient leur haute intelligence à l’amélioration de leurs contemporains. Il suit de là qu’ils ont indiqué nécessairement dans cer- taines limites , les moyens les plus propres à prevenir les maladies , et par consèquent les mesures bygiéniqucs les plus convenables à l’en- tretien de la santo. Tour ne pas outre passerlcs limites de notre in- troduction nous croyons devoir ne pas nous étcndre davantage à ce sujet. Passons dono à un autre ordre d’idées, et disons que les consi- dérations que nous avons passò en revuc nous conduisent à examiner le degré de civilisation de nos ancctres, pendant la domination romaine. Les Belges et les Bataves ne se soumirent au joug du plus grand — •25 — capìtaine des siècles passés qu’après une latte acharnée de sept ans. Incorporés dans les légions du plus grand guerrier que rimmortelle république alt jamais placò à la tòte de ses innombrables armées, ils contribuirent pour une large part aux xictoires de Rome, S’ils ne fu- rent pas supérieurs aux Romains , au moins furent-ils leurs égaux pour la bravoure et la discipline. Ce que nous avangons ici estconfir- mé par Jules-César lui-méine, qui les cite comme les premiers soldats du monde. Yoilà donc un rapprochement intime entre le peuple con- quérant et le peuple conquis, et qui devait nécessairement préparerla civilisation de nos contrées. Il ne pouvait en étre autrement, vu qu’un peuple barbare et conquis, mis en contact avec un peuple civilisé, ne reste pas longtemps sans avoir la conscience de son infériorité intellec- luelle et morale, et adopte, pour se inettre au niveau duvainqueur, ses moeurs et ses institutions. Aussi, nos ancétres subirent-ils bientót l’in- fluence de la civilisation romainc. Pour prouver notre opinion, il ne nous serait pas difficile d’indiquer dans nos provinces, de nombreux monu- ments dont l’origine remonte à la domination des Romains. Nos pères, divisés avant en peuplades errantes, et dispersés dans leurs vastes et mystérieuses fòrets, éprouvèrent bientòt le besoin ir- résistible de se rapprocher; de se donner une plus forte somme de puis- sance par un lien social. Celien se resserra davantage, plus tard, sous la bienfaisante influence du dévcloppement de l’industrie etdu commer- ce. Serait-il nécessaire d’ajouter que ces deux fécondes sources, où une nation puise des forces plus vitales pour assurer son exislence, avaicnt aussi le pouvoir d’effiicer peu à peu le caractère farouche et belliqueux de nos valeureux ancétres ? S’il est vrai de dire qu’il fut remplacè par la civilisation, il est tout aussi juste de ne pas oublier que cette mème civilisation ne parvint jamais à faire perdre cet esprit enflammé d’in- dépendance , cet amour de la liberlé qui se sont perpétués et qu’ont acceptés avec reconnaissance les générations qui se sont succédé, pour en léguer le noble liéritage à notre époque, Les princes qui ont oubliè cette grande vérité ont toujours fini leur carrière sur la terre étrangère, loin de la Relgique qu’ils avaient traine. L’esprit intelligent des Belges et des Rataves ne resta pas infè- rieur à celai des Romains; c’est assez dire que, de mérae que leurs vainqueurs, ils cultivèrent les arts, les lettres et les Sciences, Il s’en atti ACC. VOL, t. ^ suit que l’hygiène dut fixer leur attention, et nous aimons à croire qu’on ne négligea pas les mesures favorables à la salubrità publique^, qu’on en apprécia tonte l’utilité pendant Ics quatre siècles et demi , que nos provinces restèrent soumises à l’empire romain. Cependant, bien des causes contribuèrent à taire décheoir Rome de sa grandeur; nous en avons citò quelques-unes. Nous y voyons déjà les arts d’imagination et les Sciences en pieine décadence, au moment que devenue faible et cbancelante, les nations barbares, dont elle était rapprocbée, doni les frontières touchaient pour ainsi dire à Tempire , la faisaient tremblcr par Icurs fréquentes in- vasions. Cette décadence fut l’un des présages qui d’ordinaire annoncent l’approche d’un effroyable cataclisme, qui engloutit la société dans son tourbillon, et vient changer la face politique du monde. Devenus impuis- sants par la vicieuse direction qu’ils avaient donnée à la civilisation, les Romains sont réduits à ne plus pouvoir réprimer leurs formidables en- nemis. Aussi, n’est-il pas bien difficile de s’expliquer que nos ancétres saisirent cette occasion pour secouer le joug étranger. Malgré qu’il fut absolu dans sa tonte puissance , le gouvernement dissolu de Rome , après avoir perdu tonte force, toute action, devait néccssairemcnt lais- scr écbappcr de ses mains débiles Tadmiiiistration des provinces éloi- gnées, il devait concentrer le peu d’activité qui lui restait sur l’Italie, le dernier refuge de sa puissance expirante, de l’ Italie d’où devait mème disparaitre le noyau et l’àme du vaste empire qu’avaient enfin epuisé l’activité énervante des passions les plus efféminces, la guerre ci- vile, et un ennemi plus redoutable cncore, nous voulons dire, le de- spotisme. La ville ctcrncllc des Césars resta encore seule debout quelque temps, au milieu de son antique puissance , pour disparaitre bientòt dans l’abìme d’un torrent qui emporte, en mème temps que la civili- sation,'les Sciences, les lettres et les arts. Mais le retour vers un état social normal, seni capablc de main- tenir la société, eut été bien plus long à se fairc attendre, si unc nou- velle et puissante influence ne lui fut venne en aide. Cotte influence quelle est-elle? Elle nous est fournie par le, triomphe du Cliristianisme. Les dogmes de ce culte renferment des principcs civilisateurs par excel- lence. lls hàtèrent les progrès de rintelligence et dévcloppèrent avec ,21 une grande vigueur les germes de celle civilisation que l’esprit déva- stateur des barbares n’était pas parvenue à arréter dans leur origine. La civilisation née du Cliristianisine devait avoir des suites mille- fois meilleures pour riiumanité que celle du paganisine, vu que ses nouvellcs doctrines provoquèrent une réforine complète dans l’ordre social. Quelle mission sublime que celle de ces hommes modestes et vertueux qui furent chargés de propager les préceptes du nouveau culte, donné au monde par le divin Rédempteur 1 II nous semble que ceux qui, enflammés de l’esprit saint, préconisaient rimmilité dans la grandcur , la résignation dans rinfortune , l’égalité et la fraternité panni les hommes , devaient rcconnaitre la solidarité entre le bien- étre inorai et matèrici, et, sans le moindre doute , ces premiers apò- tres du catholicisrne ont ils , par leur cnseignement, répandu des no- tions bygiéniques panni les populations. Dans son épitre aux Romains , l’apòtre Saint-Paul ne dit-il pas, au verset 4 du chapitre 14: Que celui qui a le don d’enseigncr enseignc avec application ? D’ailleurs, le code admirable des Cbrétiens, qui surpasse toutes les lois que les législateurs ont données au monde, depuis des siècles , pour assurer le bonheur des peuples, ce code renfenne, du commence- ment à la fin , des principes de la plus haute moralité, Cependant les cruelles persècutions exercées contre les Ghrétiens, et qui n’ont servi qu’à en augmentcr le nombre n’étaient pas de nature à encoura- ger les progrès scientifiques, littéraires et artistiques. Ce ne fut qu’après Téclatante conversion de Klodwig , que nos ancètres cultivérent de nouveau les Sciences et les arts , mais leurs progrès furent timides et chancelants. Ce fut vers le septième siècle que nous voyons se former dans notre contrée les premières associations réligieuses qui passèrent leur temps entre la pratique de leurs devoirs religieux , le dèfricliement des terres incultes et la culture des Sciences. On comprend quelle heu- reiise influence les pieux savants devaient exercer^ par leur vie exem- plaire et leur Science, sur des peuples plongés dans la barbarie. Mais le mouvement scientifique, qui peu à peu eut étendu son cercle au delà de l’ètroit espace dans lequel il se trouva renfermé, fut de nouveau in- terrompu par l’invasion des nations barbares. Ce furent elles qui ren- versèrent Rome, et si nous leur reconnaissons quelque respect qu ’elles - 28 — semblaient portcr au Christianisme, il ne fut, cortes , pas assez puis- sant pour imposer silence à leur cupidité, à leurs brigandages et à leurs rapines. Aussi à quel triste spectacle n’assistons nous pas 1 Les Iluns, les Vandales, les Alains dètruisent impitoyablement les mona- stères, et cnsevelisscnt sous leurs ruines Ics trésors scientifiques qu’on avait si laborieuseinent rassemblés. Klodwig, Charles Martel, les Pépin, Cbarleinagne, toutes ces gran- dcs figurcs du inoycn àgc, et à qui on ne peut contestcr leur génie supérieur, auraient pu rendre de grands Services à la civilisation , et faire revivre les Sciences, s’ils étaient parvenus à rcaliser leur projet, celili de centraliser le puuvoir, d’établir la monarchie sur l’unité dii gouvernement: mais leur volonté, quelle que fùt son énergie et tous leurs puissants efl'orts durent céder à l’irrésistible résistance que la so- cieté d’alors, que nous trouvons plongée dans les ténèbres de l’igno- rance, opposait à leurs grandes idées, à leur noble entreprisc. Ces gucr- riers intrépides , dont la gioire a survécu à l’oubli des siècles , dont la mémoire sera cncore en bonneur dans la postérité la plus reculée, durent se rcconnaìtre impuissants pour renverser l’édifice féodal si op- pose à tonte cmancipation intelleetuelle que les seigneurs restaicnt étran- gers à tonte instruction. Inébranlable sur ses vieilles bases , la féodalité ne fut détruite que par le bras terrible des peuples sur les quels avaient pese, pendant ime trop longue sèrie de siècles, un joug odieux, sans le moindre respcct des lois divines et bumaines. Sous le régno despotique de la fèodalitè, le plus bel apanage de riiomme, son intelligence fut dono enticrement nègligèe; elle ne put s’èlever à ces larges et nobles idèes qui faisaient jadis la | gioire de Rome, mais qui aussi regurent une nouvelle et plus fèconde impul- sion sous la puissante et bienfaìsante influence du Catholicisme. Ce qui le caraetérise c’est que , de tout temps, il a reconnu que l’esprit humain ne peut rester stationnaire mais qu’il doit s’èlargir dans la voie des vérités èternellcs, dans celle des progrès iitiles. Quoi qu’en disent ses baineux détracteurs, le Catholicisme ne veut pas que la So- cièté se trouve sous l’empire d'idées ètroites et du dègradant sensuali- sme. Il n’y a que les adversaires de tout culle positif qui puissent nour- rir le coupable désir de crèer à la Sociétè une situation aussi anormale, aussi opposée à sa destinèe et qui, si leur but put jamais ètre atteint, la fcrait renlrer dans la plus brutale barbaire. — 29 -- Comment espèrer alors que chaque jour ne voie disparaitre une vé- rité, qu’une nouvelle erreur ne Vienne s’enraciner dans la société, pour augmenter la somme déjà assez forte dcs préjugés les plus funestes 1 Il est dono juste de dire que ccux qui prètendent , dans leur déloyal jugement, que nous voulons refuser l’instruction du peuple, veulent au contraire lui oaclier la vérité, que leur but réel n’aspire qu’à ce que l’ignorance s’empare de plus en plus des esprits, et devienne surtout rctive à la voix de la raison, Grace au Catholicisme qui, malgré les rudes épreuves quii devait subir, n’avait cessé un instant, de veiller au bien-étre des peuples, nous pouvons espcrer de voir les Sciences, les lettres et Ics arts sortir de leur longue enfance; au neuvième siècle , une ère nouvelle surgit au plus grand bénéfice de riiumanité. Le résultat eut eu de meilleurs résultats si la barbarie, qui n’était pas bien près de disparaitre de l’Eu- rope, n’eut continuò d’envelopper le moycn àge. Disèns toulefois qu’à cette époque l’esprit bumain n’a pas été dépourvu d’une certaine gioi- re. Expliquons nous: Charlemagne est assis sur le plus beau tròne du monde; il porte en méme tcmps que la Couronnc de Rome celle de la Lombardie, et gouverne le plus vaste empire de la terre. Supcrieur à tous scs contemporains par son genie, ce souverain illustre domine son epoque de tonte la hauteur de sa vaste intelligence. Youlant róali- ser le pian colossal de Klodwig, de Charles Martel, des Pépins, ce grand prince fait des efforts inouis pour établir la monarchie universelle, et il se volt cntrainé de guerre en guerre pour raccomplissemcnt do son grandiose projet. Centraliser et consolider le pouvoir centrai, ralTermir non-seulement pour le présent l’édifice social élcvé par ses mains, mais lui donner une dose suffisante de forces pour alTronter les dangers de l’avenir, tei fot le but des travaux jamais interrompus du grand liom- me. Plus prudent que ses a'icux, Charlemagne n’a pas oublié les legons du passé, et son esprit perspicace lui fait entrevoir les probabilités de l’avenir. Ce n’est pas sans une légitime inquiétude qu’il pressent la dissolution de son vaste empire, et qu’il en appréhendc les fàcbeuscs suites. Il ne doute pas des forces dont il dispose pour dompter les en- nemis des progrès, mais il n’ignore pas davantage les causes de la faiblesse de son empire; il veut augmenter les premières et paralyser les dernières, en tempèrant l’effet des pouvoirs de l’Etat, en utilisant sa politique à isoler les uns des autres ses nombreux vassaux, pour 30 — Ics réduire par ce moyen à rimpuissancc. Helas ! quelque long que flit le règne du plus grand homnie du moyen àge, il cut falla aii delcà de 47 ans pour combattre l’instabilité et Ics révolutions de cotte épo- que. Or, l’influence de ces révolutions fut asscz grande et absolue pour détruire Soudainement l’oeuvre colossale d’un monarque que l’histoire compte, à juste titre, non-seuleinent panni ses plus grands guerriers, mais quelle place encore au premier rang des législateurs. Quoi qu’il en soit, le règne du grand capitaine eut toujours pour les temps à venir les conséquences les plus heureuses , dune portée immense pour l’esprit vivace et plein d’ardeur des générations futures, auxquelles l’amour de la liberté finit par accorder le beau trioinphe de rindépendance. Partisan zélé du progrès intellectuel, Charlemagne attiro à sa cour les hommes illustres qui se font remarquer dans la culture des Scien- ces, des arts et des lettres. Tous nous savons que le siége du gouver- nement était aussi colui d’une académie savante qui comptait pour mein- bres tous les grands de la cour, et avait pour président rillustre em- pereur. Le savant Alcuin, le plus distingué panni les savants de cette epoque, lui avait appris la rliétorique, rastronomie, la dialectique. Rien ne peut dès lors nous étonner qu’un guide pareli lui inspi- ra un amour plus prononcc encore pour les langues et les Sciences. Aussi recueillit-il tous les poèmes franks dont il apprécia le mérite. Lorsque nous comparons la littérature qui fut ime des gloircs du rè- gne de Charlemagne, avec celle que nous trouvons en Belgique et dans les autres pays de l’Europe, avant qu’il s’assit sur le tròno des Césars, quelle immense différence ne constatons nous pas ! lei nous nous trou- vons en prèsence d’une curicusc collection de nombreux sermons , de légcndes en noinbre non moins considérable, mais qui se distinguent les uns cornine les autres par leur naivc simplicité ; ce sont autant d’écrits qui se font remarquer par la naìveté de leur style, et qui nous monlrent les idées dominantes de l’époque. Ces idées , disons le, ne contribuèrent pas peu à dissiper les ténèbres qui enveloppaient alors l’Europe, et prèparèrent la societé àatteindre un plus baut degrc de civi- lisation. Mais quelle plus grande perfection ne constatons nous pas, lors- que nous consultons les produits intellcctuels qui vircnt le jour sous le régno qui nous occupe ! Cornine ils nous olfrcnt ime brillante variélc qui est vraiment digne d’cxcitcr notre admiration! Ce sont des preuves - 31 ìncontestables que le grand homme exerga une irrésistible influence sur les progrès litteraires et scientifiques de son siècle . C’est alors que nous voyons paraitre des travaux pliilosophiqiies, philologiques^ histo- riques et critiques, Cependant, rinstruction se trouvait surtout concen- trée dans le Clergé, circonstanee qui nous explique pourquoi la tliéo- logie faisait alors le sujet principal de l’éducation. Les discussions auxquelles donna lieu la manière de cominenter les dogines de l’église eurent, certes, ime large part à hàter les progrés intellectuels chez le clergé d’abord, pour se répandre ensuite panni le peuple. Ces mémes discussions nous fournissent encore un autre résul- tat ; Yu qu’elles furent l’origine de la supériorité et de la suprématie qu’entout temps les membres de ce méme clergé exercèrentsur les inasses. Annotons en passant que, sous le règne glorieux de Cliarlemagne , la situa tion des Sciences fut beaucoup inoins favorable que celle de la littérature. Nous en trouvons la vèr itable cause dans les nombreux préju- gés qui avaient jeté partout de profondes racines et qui opposent toujours une forte barrière à toute innovation quelle que soit son utilité. Pour nous en convaincre, nous n’avons pas besoin de remonlerà l’iiistoire du moyen àge, les dixhuitième et dixneuvième siccles queles soi-disant phi- losophes, dans leur ^orguelleuse présomption, exaltent outrc mesure à la moindre occasion, et qui, certes, prinient leurs ainés sous le rapport des progrès scicntifiques, nous mettent encore, _ tous les jours , en pré- sence de mille préjugés qui ne parlent pas en faveur de 1’ intelligen- ce de ceux qui prétendent seuls avoir dévoilé la vérité , tandis qu’il reste prouvé qu’ils sont de giace pour cette dernière et de feu pour les erreurs Ics plus abominablcs. Plus loin nous aurons la triste occasion de citer desfaits en grand nombre à Pappili de ce que nous disons ici. Mais poursuivons, en attendant, nos reclierclies. L’antiquité nous avait laissé quelques traités incomplels sans les soumettre à un examen sévère pour làcher de discerner la vérité de Perreur; on admetlait aveuglóment tout ce que ces mémes écrits pré- tendaient savoir conceriiant Ics vérités scientifiques. On passa un temps précicux à compulser les anciens , à faire de nombreux extraits , à composer d’énormes in folio qui avaient surtout de remarquable leur confusion et leur obscurité. C’était montrer , si Pon veut une profon- de érudition, téinoignant une plus grande patience encore, mais on ne servii qu’imparfaitement la Science qui n’a rien à gagner à une sterile ostentation; disons enfin, que l’on ne donna qu’une iinpulsion incom- plète aiix progrès scientifiqaes, Consultez quelques uns de ces im- inenscs travaiix, vrais colosses du inoyen àge, et vous annotcrez rare- meni une conviction bien arrétée suivie d’une solution capable de satis- faire à nos exigcnces actuelles. Mais grand est le tori de ceux qui, dans leur partialité, refusent aux Jiomines courageux de l’époque que nous venons de parcourir la justice qui leur est due; on ne peut nier que l’iinpulsion que ces grands génies ont donnée aux progròs de la Science a continue longtemps encore après qu’ils s’étaient èteints dans le tombeau. Prenons garde quela postérité ne nous juge, et à bon droit, plus sévèrement, car ce n’est pas sans raison qu’on nous accuserà d’avoir rèyu en partage la vérité , et de ne pas en avoir applique Ics préceptes au plus grand bien-étre de la classe prolétaire et des indigents , doni le nombre auginente en proportion de notre coupable imprévoyance. Les Scien- ces doivent marcher de progrès en progrès, quand ceux qui leur ont consacré leur haute intelligence , snnt dignèment représentcs par les heritiers de leur gioire, que ces héritiers s'en montrent dignes, en conti- nuant, aree une noble pei'séceranc e, l’ oeuvre commencée par leurs devan- ciers. La main sur la conscience, pouvons nous prétendre d’étre restés fi- dèles à ce précepte, lorsqu’à la grande bonte de notre siècle nous vo- yons la presse vomir de milliers d’écrits qui prouvent notre décaden- ce intellcctuelle et morale , qui feront accroire aux générations futu- res que nous étions redevenus Ics barbares d’un autre àge? Il n’était pas accordò à riiomme qui fut le plus grand génie de son siècle de conserver le moindre espoir que ses larges vucs trou- veraient dans les siècles qui devaient suivre des imitateurs vraiment dignes de ce nom, et aucune illusion n’était capable d’adoucir les amer- tumes des derniers jours de sa vie (1). Gomme il l’avait craint et pré- VLi, l’empire Carlovingien qui, sous plusicurs rapports, avait surpassé les plus puissants empires de l’antiquité, et que la main redoutable de Char- lemagnc avait eu le pouvoir de diriger dans la voie des progrès, auquel il était parvenu de donner une indispensable unite, ce vaste empire fi) Voilà ce que nous prouverons sans replique dans le cours de notre travail. 30 o — - l’ut (léchiré et tlemembré. Autant fut vigoiireux le bras terrible do celili qui eut le pouvoir d’imposer ses lois à ses ambitieux vassaux , autant furcnt faibles Ics successeurs indignes d’un si grand prince. L’autorité imperiate ne fut plus respeclée, et il ne fallut pas long- temps pour que les puissants scigneurs que Cliarlemagnc avait niainte- nus dans le devoir secouassent te joug de 1’ autorité. Peu à peu l’unité jadis si forte ne laisse plus l’ombre de son cxislenee, et partout se fondèrent de pelits états indópendants, Reportons nous vers le temps, où notre pays fut sans cesse morcelé , disputò et partagé , rappelons nous Ics luttcs incessantcs caiisées par la chùté et le partagc de Teni- pire, et nous ne serons aucunement étonnés que, dans cette deplora- ble situation, il devait surgir uno epoque on ne peut plus néfaste pour les progrès de la science. Aussi la voyons nous converte d’ un sombre voile, et constatons nous qu’elle est plongóe dans le dcuil. Cette si- tuation dura assez longtemps, et un éclair de renaissance ne commenda tà poindre à l’borizon qu’au moment que nous assistons à la formation des grands fiefs. La véritable grandeur ne peut exister sans qu’elte soit éclairée par l’amour des Sciences. C’est ce que nous prouve Thistoire du passò. L’ administration vigoureuse et intelligente de nos premiers Comtes mit ime fin salutairc à la dòplorable anarchie dont notre pays fut trop long- temps le tliéàtre. Nous constatons en effet qtie Baudouin III qui, cor- tes, fut un des plus illustrcs princes belges, comprit de benne heure que, pour qifun peuple puisse ótre lieureux, il est indispensable de développer l’intelligence, deluidonner incessamment ime nouvelle impul- sion, de marcher cnfin dans la voie des progrès. C’est à lui que l’on doit la vie momentanòc qui fut rendile aux arts et aux Sciences, tora- bées, coni me nous le disions plus liaut, dans la plus dòplorable dòca- dence depuis la mort de Charlcmagne. Disons toutefois que les Sciences ne furent alors encore cultivòes spècialement que dans les monastères. Un fait incontestable c’est que le rogne de ce prince fut le plus fa- vorable au progrès social, aprés le règne de Charlemagne. Ce progrès ne fut que de courte duròe; le bruit des armes n’est-il pas 1’ ennemi le plus dèclaré de la Science, et n’est ce pas dans les bienfaits de la paix que les amis de ses progrès troiivent leurs plus belles inspi- rations? La guerre, elle a le funeste avantage d’assoupir l’intelligence, S ATTI ACC. VOI. I. — 34 — d’éteindre le flambcau qui doit nous óclairer dans la recherche de la véri té. Nous aurions long à dire s’il nous était permis de passer en revue les diverses époques qui , alternativeinenl, ont été favorables ou nui- sibles au développement de la Science, s’il fallait examincr quelles en furent les suites pour les progrès de la civilisation. Pour rendre aux pcuples leur indépendancc et leur liberté , qui devaient avoir uno immense influence sur rémancipation intelleetuelle des populations, il ne fallut rien moins quc l’un de ces mémorables événements qui viennent étonner leur siècle , en méme temps qu’ils restent burinés dans les annales des nations. Cet événement nous est fourni par les croisades, et sans le moindre doute, il est le plus grand des temps modernes. L’éloquence de Pierre rermite eut le pouvoir de faire marcher d’in- nombrables armées, et ce fut sous le drapeau de la croix que l’on cn- trepret de mettre une fin désirée depuis longtemps à la situation sta- tionnaire de la civilisation. Quel brillant tableau netrouvons nous pas alors dans le besoin impérieux d’un eliangement nioral et matèrici qu’ éprouvent à la foìs et les maitres et les eselavcs ! Avec quel chevalc- resque courage ne voyons nous pas Ics bommes de cette méinorable époque se précipiter dans une voie inconnue jusqu’alors, et qui devait les conduire au but de leurs plus ardents désirsi Certes, la foi vive et brùlante qui caractèrisc Ics pcuples de ces temps , doit ótre rcconnue cornine la cause principale des croisades; mais nous ne pouvons Tigno- rer, Tétat anormal de tourmcnte et d’agitation qui minait alors TEuropc entière, eut une large part dans Taccomplissement du colossal événe- ment. Si nous en faisons mention ici, c’est pour dire qu’il mit une heu- reuse fin à cet esprit locai qui éloignait les uns des autres Ics divers éléments de sociabilité. En son absence , cn eflét , nous ne pouvons réclamer ces relations suivies, ce commerce, ces industries qui sont les seuls biens durables pour réaliser une union indispensable entre les bommes et les pcuples , pour établir uno influence efficace sur les nations européennes. Nous avons vu quelle fut la vicieuse organisation de la société, combien les relations furent rarcs et difficilcs, en méme temps que le commerce et les Industries se trouvaient enveloppès dans les langes de leur cnfance. — 35 - Le résultat le plus certain de ces guerres saintes le voici: elles réunisscnt les parties éparses jusqii’alors de la société, elles font vivre d’Tine vie cominune celles qui étaient restées étrangères les imes aux autres. Nous voyons d’ici Theureuse influence que cette nouvelle situation devai t exercer sur l’émancipation intellectuelle. Il ne saurait en étre autreinent: là où nous trouvons une grande réunion d’hoinines qui coinbattent pour la inéine cause, pour une si belle cause surtout la délivrancc du tombeau vénéré du Saint-Rédéinpteur du genre hiuuaine, qui bravent les inèmes dangers, qui, dans les périls, devaient se dé- vouer les uns pour les autres , nous constatons nécessairement un allaebcment mutuel, une certaine' confraternite. Le serf marche ,sous la mème bannièr que son seigneur, il subit les mémes fatigues, les mémcs privations, lui sauve parfois la vie. Est-il étonnant dès lors qu’il voit disparaìtre la distancc qui, hier encore^ le séparait de son maitre, de se croi re presque son égal ? Pourquoi resclavc ne rcvcrait-il pas alors aussi son indèpendance, sa liberto? Pourquoi de sublimes et généreux scntinients ne feraient-ils alors aussi battre son coeur, ces sentiments qui ennoblissent tout aus- si bici! riiommc piace sur le dernier échelon que celili favorisé des bienfaits dusort? L’égalité n’acquiert-elle pas de nouveaux droits lors- qu’on défcnd une si belle cause que celle inspirée par la charitè ca- tholique? Non il n’est pas dit que l liomme du peuple doit seul rester exclu du nouveau banquet d’une nouvelle civilisation, à la conquéte de la quelle tous ont contribué et pour laquellc tous ont eu le coura- ge de verser leur sang. Disons encorc que ce fut pendant les Croisades que le genie de la pensée, inseparable de tonte civilisation, éteudit son domaine à me- sure qu’ellc élargit son cbamp, qu’il parvint à dompter l’ignorance et la barbarie, mais non sans avoir lutté, sans discontinuer, pendant sept longs siècles , contre de nombreux obstacles qui puisaient leurs forces dans les prejugés de l’epoque. Mais la rudesse des guerriers de la croix ne put les empécher d’admirer les bienfaits dont jouissait une société mieux civilisée, et, certes, les merveilles de Byzance eurent cétte heu- reuse influence de leur inspirer le goùt des Sciences et des arts. Les ma- gnifiques palais, les monuments féeriques de la ville orientale qu’ils voyaient à chaquc pas, devaient, sans le moindre doute, fixer Patten- tion des croisés. Ce l’ut làmi immense resultai pour roccident, et doni les suites furent d’autant plus favorables cpie la sweiété féodale l'ut en- tièrement ébranléc. INous voyons enfin Ics résultats de la lutte gigante- sque elitre le cliristìanisme et le mahometisme provoquer, à Icurj tour, rairraiicdiissement du peuple, trop longteiiips opprimé, par rétablisseiiient des coniimmcs. La portéc morale des croisades fut dono immense pour cette épo- que rcculée; Ics honimes, cii général, y puiscreiit, à uno source feconde, les idécs les plus variées, vu qu’cllcs permcttaient d’elargir le cercle de la pensée, et qu’cllcs facilitcrent, par sa propagation, la culture des arts et des Sciences. L’inlluence que nous reconnaissons aux croisades sur le dévelop- penient des facultés intellectuellcs ne peut ótre comparée qu’à la graii- deur (Ics causcs qui produisirent ce niouvcment. INous ne nous étcndrons pas sur Ics évenements politiques qui signalèrent Ics siècles qui ont suivi celle reniarquable révolution so- ciale. Il nous imporle avant tout de suivre, dans sa marcilo ascendantCj le niouvement scicntifique. Tout en adnieltant qu’il eut à renverser encore bien des obstaclcs, nous ne pouvons ignorer qu'il rctrempa ses forces, qu’il en acquit de nouvelles cliaque fois que Ics comniunes eu- rcnt à luttcr contre les ennemis de Icur indépendance et de leurs li- berlés. Désorniais ce niouvement marcherà de progrès en progrès pour nous conduire à l’adniirable siluation actuelle des Sciences, et qui fe- rait de notro epoque un siede vrainicnt éclairé si, coninio nous l’a- vons déjà dit, cllcs ne fusscnt cxploitècs au détrimcnt des populations. Là où Iriompba la liberlé, là aussi on volt rintelligcnce se dévelop- pcr rapidement. Les arts et les Sciences trouvèrent toujours un asilo ho- spilalicr dans nos cités doni les liabitants sortirent toujours vainqueurs des luttes impics du dcspolisnic et de la. lyrannie. Consultons l’bistoire des Sciences, et toujours nous voyons suivre leurs progrès ceux què font les liberlés et Ics francliiscs de nos nobles ancétres. Quel que fut l’avcu- glement des plus stupides prejugés qui ne discontinuèrent de poursui- vre dans leurs élans géncreux les savants qui croyaient qu’il était de leur dignité de ne pas partager l’indiirèrence et rignorance de leurs contemporains, les plus cruelles persécutions ne parvinrent jamais à abattre leur courage; c’est que ces liommes de génie ètaient convain- eus que leurs nobles ell’orts n’avaient qu’un but, celui de faire bril- Icr la verité au llambcau cles niathématiques et des expériences de la physique. Ielle fut cependant la situation peu enviable des savants du douzième au quatorzièiiie siècle, ils furent persccutés. A mesure que nous niarcbons de rechcrchcs cn recherches, polir apprécier, autant que possible, Ics diverses causcs, qui bàtèrcut l’éman- cipation intéllectuelle , nous nous trouvons en préscnce d’événeinents qui toujours bouleverscnt coinplélémcnt, de fond en comble, la Société curopéenne. Nous ne pouvous sortir du quinzième siècle, sans faire une inention tonte particulière de l’adinirable dècouverte qui nous dévoilele secret d’initicr tout le monde aux secrets de la pensée, de léguer dés- orinais Ics chcfs-d’ocuvrc de rinlelligcnce buinaine à la léconaissan* ce de la postéritc. Cette découverte qui, aujourd’hui, est une puissance souverainc, c’est celle de riinprimeric. C’est elle qui porta un coup bien funeste à ceux qui pretenda icnt monopoliser la Science, qui espéraient conscrver cxclusiveinent une influence, une doinination que justifiait, du reste, la supériorité de leurs connaissances. Jusqu’alors, Ics copics seu- Ics permettaient de conserver les ouvrages, et cette seule circonstance sufTit polir nous rcndre conipte du nombre limitò des bibliothèques , doni Ics livrcs^ ccrtes, ne formaient pas une lourde charge. Nous nous contenterons de ne citerqu’un seni exemple panni beaucoup d’autres qui sont à notre connaissance. Tous nous savons quelle haute position oc- cupèrent, dans les siècles passés, les dignitair^s du Chapitre Notre-Uame à Anvers. Le savant liistorien de cette ville nous communique, Tome 1 , page 299, le testament du Doyen Henri Nose, et qui porte la date de l’an 1271. Ce docuinent fait mention de la bibliothèque que le testa- teur Icgue au Couvent des Dominicains établis cn la meme ville. Eh bien, voici l’inventaire de la savante colleetion délaissée par le pieux prélat: 1. ° Ancien et nouveau testament, écrit cn langue Thioise , suivi d’un glossaire; douze volumes; 2. ° Sententiae meae; 3. ” Historiae ineae postilatae super evangelia et super acta aposto- lorum; 4. ° Concordantiae praedicatorum; 5. ° Dictiones Fr. Mauritii et breviloquium in scriptura; Composant ensemble seize volumes, de sorte que toute la biblio- thèque n'en contenait que vingt huit ! — 38 — On s’explique facilenient la pénurie des livrcs, lorsqu'on rélléchit quelle patience^ quel travail il fallai! pour Iranscrire les gres in folio du moyen àge, et qu’on devait disposer d’une fortune plus qu’ordinaire, pour s’en proeurer des copies, sans compier une forte somme d’autres dilìicultés qui venaient paralyser les éflbrts des bibliopliiles. Mais à qui devons nous la découverte des grand bienfait qu’au- jourd’hui on nomine la presse? Dès le milieu du quinzième siècle Colard Mansion, Brugeois do naissancc, imprima en caractères de fonte rnobilcs, et Arnaud de Il’eysere fut le premier, qui imprima à Gand, Le premier livre sorti de ses presses, le 8 avril 1483 , est intitulé; Traile cf Arras. Des recherches sérieuses faites par des homnies compétents pour décider la question, il résulte évidemment que Laurent Costei’ a inventò rimprimerie, et qua lui revient en tonte juslice la gioire de cette ad- mirable découverte. Nous regrettons beaucoup de ne pouvoir nous li- vrer à ce sujet, à des considérations qui donneraient gain de cause à la ville de Haarlem. Panni les imprimeurs célèbres de rAlIernagne nous comptons Ulrie Haan qui imprima le premier à Vienne, et établct sono atelier d’impri- merie en 1462. L’impression d’un pamphlet contre le bourgmestre lui suscita de nombreux ennemis; le bas peuple lui brisa ses presses et ses outils. Frederic IV, s’intéressa à rimprimeur qui suivit rcmpereur àllor- nenbourg et à Neustadt. Plus tard Haan se rendit à Rome, sur la pro- position du nonce du Pape Torquemada. Pie II, dit Aeneas Sylvius, le plus ancien clironiqueur de Vienne, accueillit avec favcur Pimprimeur et le chargea de Pimpression des mémoires du Cardinal Torquemada, et, en 1470, de celle de plusieurs autres ouvrages. Haan s’était associé, en 1472, avec son ouvrier Simon Nicolas Lucca. Lorsquc Fréderic IV se rendit à Rome, en 1468, il accorda aux imprimeurs le droit de porter Pépée, les mettant ainsi au rnème rang que les nobles et les savants. Nous aurions long à dire s’il nous fallai! dérouler la longue liste des imprimeurs célèbres qui honorent notre patrie Belge; mais à tout jamais, nous éprouverions un remords de conscience si nous ne faisions une mention speciale de Thierr'i Martens cà qui la ville d’Alost vieni d’eri- ger une statue mille fois méritée. L’incomparable découverte renversa bien des obstacles qui s’étaient — 39 — opposés à la culture des Sciences et des belles-lettres; dès ce moment l’étude en devint plus familière, et nous voyons s’ouvrir devant nous ce champ sans limites, dans lequel , après une trop longue inactivité, rintelligence humaine finirà par recueiller Ics plus beaux fruits. Pour- quoi faut-il helas I que des hommes séduits par leurs passions dé- sordonóes abuscnt de ce don vraiment descendu du del! Pourquoi faut- il que ce moyen de civiliser les peuples soit devenu un instrument de démoralisation et d’abrutissement des intelligences ! Un autre pouvoir surgit pour combattre plus d'une funeste influen- ce et il fut rcservé à notre chère patrie, 'à la patrie de \’ésale et de Van Ilelmont de lui ouvrir la voie vers le plus brillant triom- phe de la Science; ce pouvoir nous le trouvons dans l’érection de l’uni- versité de Louvain. C’est ici que commence une nouvelle lutto de la lumière et des tcnèbres, lutte à jamais mémorable que la puissancc in- vincible des progrès eut à soutenir contro de ténébreux préjugès. Quel- que faible que soit son organisation dans le principe , et malgré que l’enseignement scientifique que l’on donnait dans l’Alma Mater , dùt se ressenlir, pendant un temps assez considérable, des idées dominantesde l’époque, on ne peut nier que cotte nouvelle institution éclaira Ics mas- ses d’un immense flot de lumières, qu’elle parvint à briser les chai- nes qui avaiont assujctti la pensée à un lionteuse esclavage. IVous le disons avee ime conviction pieine et entière, 'du moment que fut in- stituée runiversité de Louvain qui fait la gioire de notre pays, une ère nouvelle commenga pour les Sciences qui lui durent leur alTranchisse- mcnt, et dont les progrès furent tels que la ville de Louvain devint le cen- tre des plus grands savants de l’Europe. Getto gioire elle la partagea plus tard avee plusieurs villes de la savante Italie, qui elles aussi lé- guèrcnt à la postérité les noms d’une nombreuse légion de savants: Il nous répugne de rappeller les sanglantes et trop fréquentcs ava- nies que des bandes excitées par l'ivresse et la baine des ennemis de la Science et de la religion font essuyer à l’université Catbolique de Louvain. L’bistoire véridique redira à la postérité étonnée les noms de quelques bommes liaut placés qui, dans leur noire ingratitude, et obeis- sant aveuglément à leurs passions, ne tendent à rien moins qu’à détrui- re une institution que les siècles ont respeetée. Quoi qu’il en soit couvrons d’un voile épais des actes , dont les ennemis de la gioire de leur patrie , et qu’on dirait avoir survécu à - 40 Tépoque la plus sauvage de l’histoire Belge, se soni rendus coiipablcs: Ics Belgcs ne soni pas solidaires de la folle de quelques insensés, et qui seuls sont condamncs à subir les conséqucnces de leur présoinp- tueuse désobeissance aux institutions et aux lois du pays. Nous ne suivrons pas plus langtemps Ics progrès dans leurs diver- ses pbascs de prospèrité et de décadcnce. Tour conti nuer cet exainen, nous dcArions nous engager dans un cheinin qui nous éloignerait trop du but quo nous voulons atteindre. Nous serions exposcs à devoir dé- crire lès scènes sanglantes, les nombrcuscs luttes politiques, les guer- res civilcs et religicuses, qui, certcs, ne furent pas sans exercer leur influence tantòt favorable tantòt nuisible sur les progrès scientifìques, mais dont les détails n*ajouteraient rien aux renseigneinents que l’bistoi- re nous fournit sur les passions déréglóes et les malheureux événeinents d’une époque qui laisse une tache incfla^able dans les annalcs de la So- ciété. Nous n’aurions que peli à gagner à ce long point d’arrét, vu qu’en toute réalité la question bygicnique que nous essayons d’examiner, ne re^:ut une solution pratique, et par conséquent -vraiinent utile aux po- pulations, qu’au moment que la chimie et la pbysique entrèrent dans le domaine de la pbilosopbie. Commcnt, en efl’et, nous serait-il pos- sible de nous rendre un compie tant soit peu exact des conditions né- cessaires à la conservation d’un air pur, s’il l’on eut continuò à ne re- connaìtre qu’un agent ,simple dans le corps compose qui est notre pa- bulum vitae, si, aujourd’bui cncore, nous n’avions pas une connaissancc exacte de ses parties constituantcs ? Plus heureux que nos ancètres, nous possédons maintenant des notions sur la pesanteur , la coinpressi- bilité, rélasticité de l’air, nous n’ignorons pas les influences qu’exer- cent sur lui l’humiditè et l’électricité pour admettre, en outre, d’autres agents encorc, qui donnent des qualités variables à l’air, agents dont il ne nous est pas pcrinis de penétrer les secrets, la nature intime que nous ignorerons toujours. Il est donc juste de dire que l’hygiène n’a regu quelquc heureuse impulsion, qu’elle n’à été dirigée vers un but sérieux que depuis qu’il fut permis de connaìtre la composition de l’air, Tous les moyens qui furent recominandós jusquc-là pour le conscrver pur, pour le rendre propre à la conservation de la saineté, ne pouvaient conduire qu’à une aveugle routine. Aussi observons nous que l’esprit routinier disparaft à mesure que de vrais principes, dcs principes seuls recevables prennent la place des plus déplorables erreurs. L’histoire scienlifique de l’air est connu de tous, de ceiix-là méme qui n’ont rcgu que Ics notions de l'enseignement primaire. Cependant, les annales de l’bygiòne nous prouvent, qu’au beau milieu du XIX' siè- clc , qu’en Tari de gràce MDCCG.LX.V, les remarquables progrès que nous montrc riiistoire de l’air , ne sont pas appréciés. Il est malheu- rcusemcnt trop vrai que, sous ce rapport, cornine pour bien d’autrcs, nous voyons dominer, panni les populations , Ics plus graves erreurs. C’est la santé publique qui en regoit le plus grand détriment , tan- dis que l’application dcs notitins hygiéniques les plus élémentaires suffi- rait pour éloigncr, en grande partie, la forte somme des maux qui, trop souvent , viennent visitor nos villes et nos cominunes. Getto fàcheusc circonstancc ne doit pas nous étonner; nous annotons, en edet, mais non sans peine, qu’à partir de l’année 1857, l’une des plus néfustes pour les libres institulions de la Belgique, depuis 1830, tous Ics pouvoirs de l’Etat, sans excepter les chambres législatives. Ics conseils provinciaux et communaux, semblent subir la prcssion peu avouable d’une influcncc pernicieuse, et dont le but final est tout-à-fait opposé aux intérets de no- tre ebère patrie, et compromet méme gravement son avenir, line pi- reille siluation qui, du reste, n’a fait que s'aggravcr , n’est pas favorablc pour la solution des qucslions dont 1’ examen vcut avant tout le calme des esprits^ et s’accomode peu de colte agitation passionnee qui précè lc la tourmente révolutionnaire. L’bistoire cliimique de l’air a acquis unc grande importadcc depuis le développemcnt cxtraordinairc et la grande cxtcnsion de nos nombreu- scs industries qui couvrent tout notre pays cornine un vaste résoaii. Ou- tre la corruption de Tair qui provicnt dcs opórations auxquelles sont soumises les maticres premières dans le plus grand nombre des établis- seinents industriels, nous ne pouvons perdre de vue que leur incessante augmentation a dù faciliter l’agglomération des familles ouvrièrcs. Pal- le fait méme du plus grand accroissement des industries, on a vu aug- inenter, sans discontinucr, la population demos nombreuses fabriques. Par un funeste oubli des oeuvres de justice, et de ebarité que nous devons à nos frères deshérités de la fortune, par un déplorablc oubli des préce- ptes de la ebarité évangelique, la coupable cupidité de notre epoque,, dont on cxalte trop la fausse civilisation, exploite notre population ouvriére, ATTI ACC. VOL. I. 6 ruine sa santé, rojette les mallieureux estropiés dans les usines, cornine des instruments usés qui ne peiivent plus Icur servir, en fait un troupeau d'esclaves dont le sort est mille fois pire que celui des scrfs du inoyen àge: Pendant que cette hideuse cupidité est le premier mobile des en- treprises colossales de nos industriels, on neglige les moyens les plus propres à conserver la santé et la moralité des familles ouvrières. Ce n’est pas sans de justes motifs que ce mot se présente soiis notre piume, elle forme la base d’une sage et prévoyante bygicne. JNous faisons men- tion ici avant tout de la classe ouvrière, parce que, de ce chef, en pre- sence de son manque d’éducation et d’iiistruclion , nous annotons, cliez elle surtout, les plus mauvaises conditions. Le pcuple, du reste, il serait inutile de le nier, forme de nos joiìrs la base sur laquelle repose la société ; c’est gràcc à ce peuple que l’in- dustrie est devenue une puissance dans les Etats; c’est aux Industries que nous devons une plus grande prospérité; c’est dono man quei* forfai- re disons nous, aux premiers préceptes de l'équité, que d’exclure la classe ouvrière de la jouissance des bienfaits que peuvent accorder les Industries. Mais la prospérité est bien souvent une forte cause du plus profond aveuglément , et nous croyons que ces nombreuses familles ouvrières dont nous venons de parler devraicnt fixcr l’attcntion la plus séricusc, d’une manière tonte particulière , pour délourner et empécher le retour des dangers dont l’histoirc nous a laissé plus d’un exem- ple, qu’il serait sage et prudent de ne pas perdre de vue, C’est la morale Chrétienne, qui doit guider la nouvelle caste des in- dustriels ; elle doit se hàter de sortir de la mauvaisc voie dans la- quelle elle est entrée, pour cmpèclier un cataelysme dont elle serait la première vietimc. Nous disions plus liaut que la grande famillc ouvrière qui contri- bue sur une si large échelle à la prospérité publique, doit en quelque sorte envier le sort des serfs d’un autre àge. Nous engagions ceux qui trouveraicnt ce langage exagéré de nous accompagner dans Ics quar- tiers babités par les ouvriers et ils pourront se convaincre que nous avons la vérité pour nous*. Dans le cours de notre travail, il nous sera donné de prouver par des faits qui n’ont pas à craindre le moindre démentè tant soit peu sérieux, par des faits inconnus à bicri des heureux du siècle, combien la situation des liabitations occupécs par la classe prolétaire laissc à désirer, combien l’insalubrité des ces de- meurcs facilite rentrée aiix meurtrières épidémies qui viennent nous visiter à tics époques mallieureusement trop rapprocliées. Les mesii- res auxquelles on a eu reeours jusqu’ici pour rémédier à cette déplora- Lle situation soni loin de plaider en favcur des prétentions outrées de notre présomptueuse époque, Sous ce rapport nous avons une respon- sabilité , d’autant plus grande, nous scrons jugés avec une sévérité d’autant plus méritée par la postérité, que nous ne pouvons invoquer pour exeuse l’ignorance qui absout l’inaction des siècles passés. La question que nous nous proposons d’examiner est plus com- pliquéc qu’on voudrait le croire; son importance coniprend de si nom- breux besoins, elle soulève tant d’autres questions d’une si palpitante actualité, d’un intórét si majeur , qu’il nous semble indispensable de l’étudicr sous ses diverses faces, d'approfondir, autant qu’il dépend de nos faibles forces, riinportant sujet au quel nous allons consacrer nos conscicncieuscs recherches. Si nous voulons nous entourer de la plus forte somme possible des renseignemcnts les plus nécessaircs , pour nous guider avec toute la certitude possible, dans le vaste champ de nos investigations , il convient avant tout , et c’est une condition indispensable , que nous désirons réaliser, de nous rendre compte des nombreuscs causes qui viennent altércr l'air que nous rcspirons dans nos demeures. Il est évident que cet air nous vicnt^du deliors, et ec qui n’est pas moins certain, c’est qu’avant d’cntrcr dans nos liabitations, bien des causes peuvent en aiterei’ la purcté. A quoi nous ser\irait-il de connaitre Ics influcnccs qui vicicnt l’air confinò dans nos demeures, si nous ignorons celles qui en altòrent la pureté avant qu’on lui permei de circulcr dans nos appartements? Quel but atteindrions nous si nous ne combattions que Ics influences délétères qui se produisent à l’inté- rieur sans avoir égard à celles qui regoivent incessamment un nouvei aliment au dehors ? Pi’est-il pas juste de dire que nous n’aurions reeours qu’cà des demi-mesures? Et ces dernièrés ne resteraient-elles pas condamnécs à une incontestable sterilité , vu qu’en négligeant l'a cause première, il nous serait peu possible d’obtenir un résultat sé- rieux? Donc, si nous voulons une atinosphère pure dans nos demeures, il ne faut pas seulement que nous opposions des moyens efficaces aux causes qui en vicient la pureté , par le seul fait de la présence des hommes, mais il faut nécessairement encorc examiner quels soni les agents nuisìbles qui la rendent impropre à la conservation de la santé, avant de l’utiliser à rexercice de nos fonetions dans nos habitations. line fois que nous avons acquis la connaissance de ces agents, il nous reste un nouveau devoir à rcmplir, celui de rechercher les moyens que la scicnce nous offre si génércusement pour les combattre. L'état de l’air extèrieur veut dono que nous nous en occupions en premier lieu, Les études que nous devons faire de ce chef font le sujet de la première partie de nolre travail; la seconde partie nous la consacrons à rexamen de l’air intèrieur , colui qui est confiné dans nos demeures. Nous tàcherons, au surplus, d’indiquer les mesures hy- gièniques que nous croirons convenir le mieux pour lui conserver les qualitcs requises et compatibles avec la conservation de ceux qui le respirent. Dès à présent, il est facile d’apprécier Ics nombreuses dif- ficultcs que présente la solution du sujet que nous allons étudier. Aus- si croyons nous que cette considération est de nature à nous concilier la bienveillante indulgence de la savante Académie à l’examen de la- quelle nous avons l’honneur de soumettre notre écrit. Anvers, le 15 mars 18G5. PREMIÈRE PARTIE CHAPITRE I. EXPOSE SOMMAI RE DES PRINCIPALES NOTlOlNS SUR. LA COMPOSITlOX DE L’aIII ATMOSPHÉRIQUE Qu’est cc que l’air atmosphérique? « Le mélange d’cnviron 72 parties de gas nitrogène — azote — et de 28 parties d’oxygène , forme cette masse de fluide dans laquellc . nous vivons : ces deux principes sont si hun mélés , cl chacun deux est tellement nécessaire à l’enlretien des diverses fonctions des indi- vidus qui vivent ou végètent siir ce globe , qu’on ne les a pas cncore trouvés separés ou isolés. » « Les proportions de ces deux gaz varient dans le mélange que forme Tatmosplièrc; mais cette différence ne peut se déduire que des cau~ ses purement locales, et la proportion la plus ordinaire est celle que nous venons d’indiquer. » « L’air atmosphérique s’élève à plusieurs lìeucs au-dessus de nos tetes, et remplit les souterrains les plus profonds. 7/ est invisible , insipide, inodore, pesant, élastique. » (1) C’est à dessein que nous empruntons cette définition à rillustrc memhre de l’Institut. Gomme on le volt, elle diffère du tout au tout de l'opinion que se formèrent sur l’air les ancicns qui de méme qu’A- ristotc, comptaient Tair parmi Ics quatre cléments, savoir: l’eau, le feu, l’air et la terre. (1) Chaptal, Eléraenls de Chimie Tome 1. p. 129—131. — 4G — Cette erreur partagée pendant des siécles, dut trouvcr ime fin; le moment était vena qiie la chimie, appelée , dès son origine, à rendre d’incalculables Services tà l’hiimanité, se sentait gcnée dans les langes qui la tenaient scrrée dans un cercle trop étroit; elle éprouva le besoin de se dégager , et dès l’an 1630, nous la voyons prendre un nouvel esser qui lui permettra bientòt de marcher de progrès cn progrès , pour la trouver élevée, aujourd’hui, sur le tróne, d’où elle diete main- tenant ses lois, si non à tout l’univers , au moins aux contrées civi- lisées. Sur la fin du XVI® siècle, nait à Bugne, dans le Perigord , un enfant dont le noin doit rester inscrit dans les annales de la Science. Ce fut, en effet Jean Rey qui pratiqua honorablement la mèdecine dans la ville natale, lequel mit sur la voie de la décomposition de fair les homines qui s’occupaient, à cette époque, d’approfondir les Sciences par de conscencieuses études. Il peut ótre assez intèressant d’indiquer ici à quelle occasion cct évónement eut lieu. Un pliarmacien , établi à Bcrgerac , troiiva que l’étain augmen- tait de poids après l’avoir sourais à la calcination. Ce phénomènc le frappa mais ne pouvant se l’expliquer, il s’adressa à Jean Rey. Vou- lant vérifier le fait par de nouvelles cxpériences , celui-ci constata l’exactitude de la découverte de Brun ; il renversa du coup l’errcur professée, pendant des siècles, que l’air n’avait pas de pesanteur. Jean Rey ne balanga pas; il assura que Paugnientation indiquée par Brun ne pouvait reconnaìtrc d’autre cause qu’une absorption d’air attnosphc- rique. La róponse qu’il conimuniqua à cotte oocasion nous semblc étre assez curieusc pour que nous la fassions connaitre. Nous la trou- vons dans : Essai de Jean Rei/, avec des notes de Gobct, page 66, la voici : « Je rèponds et soustiens glorieuscment que ce surcroit de poids vient de l’air, qui dans le vase a été ospessi, appesanti et rcndu au- cunement adliésif, par la véliémente et longuement continuée chaleur du fourneau, lequel air se mcsle, avecqucs la chaux — à ce aydant l’a- gitation frèquentc, et s’attaclic à ses plus meniies parties : non autrc- ment que l’eau appcsantit le sable que vousjettcz et agitcz dans icelle, par Taniortir et adlièrer au moindre de ses grains. J’estiinc qu’il y a beaucoup de personnes qui se feusscnt clTaroucliécs au seni récit de 41 — cette response , sì si l’eusse donnée dès le commencement qui la re- cevront très volontiers, eslant comiiie apprivoisées et renducs trailaLles par l’évidente vérité dcs essays prècedens, car cciix sans doute de qui les esprits étaicnt préoccupez de cette opinion que l’air était Icger eussent bondi à Tencontre. Comment — eusscnt-ils dit— ne tire-t-on le froid du cliaud, le blanc du noir, la clarté dcs tenèbres, puisque de Tair chose légère on tire tant de pesanteur. » Cette citation nous prouve quelles idécs dominaient concernant Tair atmosphérique du tcmps où vivai! Jean Itey. Dans notre introduction, nous avons cu inaintc occasion pour dire les obstacles qu’éprouvèrent, pendant de trop longues années, les progrès scicntifiqucs lorsque des lioinines courageuv voulaient se frayer ime routc plus facile à travers Ics préjugcs des siècles qui ne sont plus. Jean Rey est un cxemple frappant qui vieni à Tappili de notre opinion. Les idécs neuvcs et fècondes renfermécs dans Touvrage du médecin de Bugue, étaient,par inalhcur, condamnées à rester ensevelies dans un oubli immérité, et il fallut un siede et demi à peu près pour qu’clles servissent de nouyeau à guider les savants avides de faire progresser la cbimie, jaloux de la débarasser de Tcpaisse conche de ténèbres dans les quelles elle restai! cnvcloppée. Nous annotons ici un fait qui a licu de nous ctonncr, et ce fait le voìei: tous nous connaissons les belles expéricnccs de Baycn sur la calcination du mcrcure et qui Taménèrent à /presumer que parlacal- cination, le poids dcs mclaux augmentait, et que cette augmentation devai t étrc rapportéc à Tabsorption de Tair; et bìen, qui le croirait? Baycn ne connaissait pas Ics travaux de Jean Rey. Ccpendanl Topinion qu’il venait d’cmetlre à Toccasion des résultats obtenus par ses ex- péricnccs , fournit à d’autres celle de se rappellcr qu’un siede et demi avant lui, un savant du Bcrigord avait connu laméme propriété de Tair atmosphérique , que, sans le savoir peut-étre, Bayen n’avait rien Irouvé de nouveau, vu que, depuis longtemps, un aulre avait prou- vé ce qu’il avangait. Jusqu’alors toutefois le progrés laissait eneo re beaucoiip à désirer, il fut loin d’étre compiei, car on ignorait encore si Tair était absorbé entièrement ou particllement ; on était parvenu à se convaincre qu’il est pesant, mais Ics convictions n’étaient pas asscz formées pour Tac- cepter comme un composé de plusicurs élémen ts, et il fut toujoiirs con- sidéré comme corps simple. Quoi qu’il cn soit, cette belle découverte provoqua sans cesse de nouvelles recherches, mais nous devons atten- dre jusqii'aux reinarquables Iravaux de rillustre Lavoisier poiir nous coiivaiacre que l’air n’est absorbé qii’en partie, et que c’est l’oxygène qui se séparé de l’azote. C’est à ce savant que nous devons la sublime découverte qui fera toujours sa gioire; c’est lui qui ouvrit ce vaste champ dont on a vu s’étendre de plus en plus les liinites, champ fertile sur Icquel la Scien- ce ne discontinua pas de faire de nouvelles conquetes , et qui mon- trent tonte la puissance du génie de riiomme. Ce fut Lavoisier qui prouva que l'air est un composé de deux Iluides au moins, savoir: de gaz oxygène et de gaz azote; que ce der- nier reste étranger à la combustion dcs corps, tandis que l’oxygène est le seul qui soit absorbé par les corps combustibles. Le savant chimiste que nous vcnons de ci ter, aprcs avoir obtenii ce résultat, se livra, avec ardeur, à l’examen des produits de toutes Ics combustions, et ce fut avec une sagacité inconnue jusqu’à lui, qu’il soumit à SOS analyses tous Ics pliéiiomènes que lui fournissait chaque, combustion. Jnfatigable dans ses recherches, ce grand génie fut encou- ragé, scientiriquement parlant, à chaque pas qu’il faisait dans la mute qu’il s’était ouverte, et il ne lui fallut que quelques années pour obte- nir la récompense de ses peines, pour voir couronner ses travaux du plus beau résultat qu’un savant puisse ambitionner, celili de, fonder une thcorie nouvelle , que des découvertes ulterieures ont placée sur ime base si solide, qu’elle constilue urie loi qu’aucune autrc ne sau- rait rem piacer. Notre illustre franpais ne fut pas le seul chimiste de son temps qui se soit occupé de Fanalyse de l’air atmosphérique ; à còte de ce savant nous trouvons un autrc qui, lui aussi, a légué un noni cclèbrc à l’histoire de la cbimie; nous venons de nommer l’illustre Scheele. Les résultats oblenus par Scbeelc furent à peu près Ics mémes que ceux annoncés par Lavoisier; la ditTércnce que nous Icur connaissons con- siste dans les proportions d’oxygèiie admises par l’un et par l’autre. La- voisier accorde à l’air 27 à 28 parties d’oxygène, Schecle va plus loin. Nous avons vu que Cbaptal admettait 28 parties d’oxygòne sur 72 parties de gaz nitrogène. Fourcroy va plus loin cncore. Nous lisons à la page 193 du pre- mier volume de ses Eléments d'histoire naturcUe et de Chimie: « 11 > — 49 — l’air vital , fait au moins le quart, et va quelquefois jusqu’au tiers de ratinosphère, lorsque celle-ci n’esl pas alterée. n Toutefois, toutes ces quantités sont trop fortes, et l’on est généra- Icment d’accord maintenant que l’aìr atmosphérique est coraposé comme suit: oxygène 21 parties, azote79 parties, plus quelques atomes d’acide carbonique et d’eau. Ce sont là les proportions que l’on a trouvé exister partout. C’est là un progrès réel ajouté à la belle découverte que La- voisier mit aujour, en 1776 et 1779. Nous pouvons Tadinettre com- nie une vérité iiniversellement reconnue. Elle nous est prouvée par Cavendish et Davy en Angleterre, par Bertbollet en France et en Egypte, par De Marty en Espagne; de Beeldoez nous la démontre par les expériences qu’il fit sur l’air rapportò de la Còte de Guinée; elle estencore confirmée par les belles expériences instituées à Paris par Gay-Lussac et par le prince des naturalistes par l’illustre de Humboldt qui, après sa mori, regut des honneurs vraiinent royaux. Le mémes proportions furent encore constatées par le célèbre Gay-Lussac, lors des expériences qu’il fit sur l’air recueilli à 6, 900 mètres au-dessus de notre demeure terrestre. Nous croyons qu’il serait difficile de trouver dans Ics annales scientifiques une plus grande uniforinité de vue sur le méme sujct soumis aux investigations des savants. La dénomination donnée à l’oxygène, depuis que l’on a reconnu que son action est in- dispensal^le à la combustion , démontre assez 7[u’ aucun étre vivant ne peut se passer deson influence viviOante. C’est cette considération qui^ nous engagé à entrer dans les détails qui font lo sujet du chapilre qui suit. CHAPITRE II. FONCTION RESPIRATOIRE CHEZ l’ HOMME La respiration est un phénornène analogue à la combustion; elle n’en diCfère que par les modifications que lui imprime le principe vital. Tous nous savons que dans l’acte respiratoire l’oxygène est séparé de Fair atmospbérique de méme que cela a lieu lors de la combustion des corps; ce que nous n’ignorons pas davantage, c’est que les animaux pé- rissent lorsqu’ils sont privés de la partie vivifiante de l’air atmosphéri- que. Il est encQre généralement admis, depuis les belles expériences ATTI ACC. VOI. 1. 7 instituées par Lavoisier et De La Place qiie, lors de la respiration, l’oxy- gène s’unit à un principe qui se trouve surtout dans le sang veineux, et que cettc combinaison donne naissance à l’acide carbonique, qui se réduit en vapeurs, et sort des poumons à chaque expiration. Il nous semble asscz opportun de nous arrcter ici un instant pour déterininer le poids de l’air que nous respirons, ainsi que la quantité d’acide carbonique que nous exhalons. Nous avons dit que l’air alniosphérique, lorsque nous le considérons dans son état ordinaire, est un mélange d'azotc, d’oxygènc , de vapeur aqueuse et d’acide carbonique. Quel est le poids de cct air ? On cal- cule qu’à la temperature de 1 5 degrés centigrade^ et sous la prcssion barométrique ordinaire, un mòtre cube du mélange précité pése 1220 grammes, dont il revient à l’azote » l’oxygène . » la vapeur aqueuse » l’acide carbonique 938, f)3 280, 37 6, » 1, » Total . . 1226, » Examinons maintenant quelle est la quantité d’acide carbonique que nous répandons dans l’air, dans un temps donné, et pendant que s’accomplit la principale fonction de l’économie animale. Lorsque nous consultons les expéricnces que MM. Andrai et Gavarret ont faites à ce sujct nous trouvons qu’un homme adulte brùle, en unc hcurc, 11 gL 30 de carbone. Il résulte des mémes expcriences que l’acide carbonique exlialé par le méme individu_, pendant le méme temps, peut ótre évalué à 41 gL, 45,, acide auquel on reconnaìt les proportions suivantcs: I Carbone, . . H g’'- 30 Ox’ygène, . . 30 gf- 15 Total , . 41 g'^- 45 Mais nous exhalons en outre cncore de la vapeur aqueuse, non- seulement par le fait de la fonction respiratoirc, mais unc assez gran- de quantité est fournie par la transpiration cutanéc, G’ est ainsi que suivant M. Dumas, la moyenne de la vapeur d’eau cxbaléc par cliaque 51 homme, pendant une heure, doit étrc évaluée à 10 grammes , et que cette vapeur se compose cornine suit: Oxygène . . 8 gf- 89 Ilydrogène . . 1 g^- 11 Totale . . 10 gr- » m Qnant à la quantité d’eau fournie par la transpiration cutanée pen- dant le mème cspace detemps, de noinbreuses expériences proiivent qu’el- le s’élève à 30 grammes. Par une admirable prévoyance du Créateur de toutes choses , la parile de l’air atmospbérique, que nous savons ne pas pouvoir servir à l’entretien de la vie, se séparé de l’oxygène, au moment mème de la re- spiration et d’iine manière très facile. C’est dire asscz que cette fonction nous met en présence de deux conditions, dont Fune est favorable à l’entretien de la santé des ètrcs qui ne pouvent exister sans le concours du principe vivifiant de l’air, tandis que les autres éléments qui cntrent dans sa composition réclament certaines précautions pour éloigncr de nombreux dangers. Nous y sommcs, en elfet exposés, sans cesse, lors- que nous perdons de vue les salutaires enseignements de la Science. Envìsagcons ce còte de la questioni il nous montre que la respiration normale qui seule peut maintenir l’èquilibreyles fonctions de notre eco- nomie, reclame une proportion donnée d’oxygène dans l’air que nous respirons, et que la plus favorable est fournie par les quantités indi- quées plus baut , savoir; 21 parties d’oxygòne et 79 parties d’azote. C’est là une condition essentiellc; plus on s’en éloigne plus aussi aug- inentent les dangers ménagants les personnes qui respirent un air moins pur. Les liommes étrangers aux notions les plus élémentaires de la Scien- ce partagent généralement la mème opinion à ce sujet, tous reconnais- sent qu’on respire moins facilement dans les grandes assemblées , sur- tout lorsqu’elles ont lieti dans un espace resserré. Dans cette categorie nous comptons les tbéàtres, les salles de concert, les salles de danse , les ècoles, les hopitaux, les liospices, les prisons, lescales des bàtiments de mer, quelques temples consacrés aux différents cultes , les cafés et enfin les estaminets. Tout le monde est d’accord pour admettre l’effet nuisible de l’air altéré par la respiration qui se fait dans ces lieux, et dont se ressentent surtout les personnes sensibles et délicates. 52 Malgré que l’inipression pénible qu’on y cprouve ne soitqiierao' mentanéc , elle ne laisse pas de provoqucr les plus fàclieux résultats pour ceux qui, soit pour remplir les devoirs de leur profcssion, soit pour satisfaire aux nombreux besoins de la societé, s’exposent dans ces di- vers endroits à l’influence pernicieuse d’un air impur. On comprend , dès lors aussi tonte la portée des conséquences qui nécessaireinent soni le partage des personnes qui soni condamnèes à respirer continuellenient un air infecte. C’est sous ce dernier rapport que la classe prolétaire mé- ritc surtout de fixer notrc sérieuse attention, car c’est elle qui est le plus mal partagée. Nous venons d’indiquer plus haut les proportions normales des par- ties constiluantes de l’air lesquelles sont indispensables au fonctionnement règulier de notre èconomie. Mais en dcbors des conditions dófavorables citées plus haut, ces proportions sont-elles restées les mémes que du temps où elles furent admises par Ics savants cbimistes dont nous avons cité les noms? Les mémes rapports entre l’oxygènc, Fazote, l’acide car- bonique et l’eau existcnt-ils encore de nos jours? C’est là une que- stion litigieuse que nous ne résoudrons pas. Disons toutefois que, de- puis ce moment, il s’est produit une si forte somme de causes, renais- sant sans cesse pour troubler la pureté de l’air, que des expériences in- stituées à cet elTet sur uno largc échelle, donneraient plustót uuc ré- ponse negative qu’alfirmative, en ce sens que la proportion d’oxygène a réellement diminué. Cependant, il est vrai de dire que, pendant l’actc de végétation et par l’influence de l'air, le rógne vegetai exhale, continuellement une quan- tité considérable d’oxygène dans l’air atmospbérique, pour compenser la perte de l’air vital, opérée par la respiration des animaux ainsi que par la combustion. lei nous admirons encore Tincomparable prévoyance du Souverain Maitre de toutes choses. Mais l’imprévoyance du genre Immain s’écarte , bien souvent, des préceptes donnés par la sagesse infinie du Créateur, et ici nous sommcs en droit de nous demander s’il existe bien une compcnsation suflìsante entre la perte de l’oxygène par la respira- tion et la combustion, et la production du précieux gaz par Ics végé- taux ? Nous croyons bien qu’elle pourrait ne pas exister, la respiration et la combustion ayant augmenté dans une proportion dont on ne trouve pas d’excmple dans les temps passés, tandisque nos bois et nos foréls ont considérablementc diminué. Mais, hàtons nous de le dire, le volume I — 53 — de l’air est si enorme lorsque nous portons nos regards vers les régions éthérées, que cette question ne pourra recevoir une solution plus ou moins favorable, qu’à une epoque où la poussière couvrira la poussière des générations qui nous suivront. Nous aurons, du reste, plus d’une occasion pour reconnaìtre la composition de 1’ air selon les modifications que lui fera subir l’influence des causes locales. Il est donc prudent de n’admettre que ce qui est rigoureusement prouvé, de ne nous attacher qu’à ce qu’ actuellenient se prète à une démonstration scientifique. CHAPITRE III. CONTINUATION DU MÈME SUJET La connaissance des changements que subit la composition de l’air par le seul fait de la respiration est si indispensable au sujet que nous traitons, que nous croyons utile de nous entourer de tous les rénseigne- raents que les progrès scientifiques nous permettent d’enregistrer. Nous avons dit que l’oxygène se séparé de l’azote dans l’acte re- spiratoire ; il y a , par conséquent^ absorption d’une partie de l’air. Cc fait connu depuis long temps fut déjà annoté par Borelli. Mais quelle est la quantité d’air inspirò par rhonime? Cette question a provoqué de nombreuses'expériences qui sont loin de fournir le rnème résultat. Jurin évalue cette quantité à 40 pouces dans les respirations moyennes et admet que l’homme peut recevoir .220 pouces dans les plus grandes inspirations. L’illustre Halles va nous donnei’ des indications plus précises à ce sujet. Il était d’avis que la quantité d’air absorbé devait étre estimée à */g8 du total de l’air re- spirò; mais admettant aussi les erreurs possibles dans les expériences, il s’arréta à */i36- M. Dumas, de son còte, est d’avis qu’en moyenne, cet- te quantité s’élève par heure à 700 grammes. On' est assez généralement d’accord que nous respirons 20 fois par minute; ce fut l’opinion de Halles. Mais le nombre des inspirations que nous faisons pendant une minute, doit difierer beaucoup d’une personne à un’autre. Menzies prétendait qu’un homme qu’ il avait soumis à ses expériences, ne respirai! que 14 fois. Davy nous assure que, dans le méme temps, il respirai! 26 à 27 fois, tandis que Thomson , lui, ne re- spirai! que 19 fois. 54 L’ illustre Magendie avait la respiration plus faible encore , car ^ selon ce qu’il nous apprerid ce savant physiologistc ne respirait que 15 fois. Prcnons pour moycnne le cliiffre 20, et nous oblicndrons que r honime a 1,200 respirations par lieure , et 28,800 dans Ics vingt- quatre hcures. Si nous admettons 40 pouces d’air pour chaque inspiration, nous obtenons 800 pouces pour chaque minute , soit 48,000 , pour clia- que heure. Or , si nous divisons ces 48,000 pouces d’ air par le cbiffre 1 36, qui rcprésentc la quantitc d’air absorbc, nous obtenons pour résultat ccrtain 333 pouces d’air par beure, lesquels , par uno consé- qucnce rigoureuse sont enlevés à la masse totale de l’air atmospliè- rique. Gependant Ics proportions varient selon une foule de causes , et suivant les procédcs auxquels on recourt. C’est ainsi que les rcsul- tats indiqués ne doivent pas étre admis sans examen ; ils sont loia d’étre rigoureux, car l’air, sur lequel le savant qui nous les fournit , faisait ses expèriences, devait traverser l’eau, et il va sans dire qu’elle devait en absorber une eertaine quantité. La Mctherie observa plus d'exactitude dans ses expèriences; aussi trouva-t-il que la quantité ab- sorbée monte à 360 pouces. Le sujet est trop intòressant à notre point de vue, pour ne pas l’aire encore d’autres recherclies. Consultons donc pour notre gouverne, d’autres auteurs qui ont étudié la méme question. Dans leur nombre nous en comptons qui veulent que la quantité d’air est moins élevée. G’est ainsi que le physiologistc Richerand annonce que chez un hom- me adulte, elle n’est que de 30 à 40 pouces. Il se trouve que d’autres physiologistcs admettent une moindre quantitc encore. Gregory, pro- fesseur à Edimbourg , enseignait de son temps , dans ses leQons pu- bliques , qu’il entre à peine deux pouces d’air à chaque inspiration ; Mais il se trouve que d’autres expèriences prouvent évidemment que ce savant émettait une grave crreur. Pour s’en assurer , on n’a qu’à rccourir au moyen conseillé et employé par Mayow , qui faisait faire une forte inspiration aux dépens d’une eertaine quantité d'air conte» nu dans une vessic, et qui faisait rcjeter l’air, attiré dans les poumons, par une forte inspiration , sous une cloche de l’apparcil pneumatochi- mique. On conseille encore de soulller le poumon d’un cadavre à la tra- — 55 — cliée-artère duquel on a adapté un robinet à soiipape , puis de faire passcr, au moyen d’un tube recourbé , l’air sous la cloche du méme appareil. Le célèbre Boerliaave , cette grande figure medicale de la vieille IN'éerlande, employait un moyen très ingénieux pour juger de la capa- citò des poumons. Il faisait plonger les individua qu'il soumettait à ses expériences , dans une cuve dont l’eau montait jusqu’au dessus des épaules , et il leur recommandait une forte inspiration pendant qu’il mesurait la liauteur à laquelle le liquide s’élevait par la dilatation de la poitrine. Pour se rendre compie de la quantité d'air atmosphérique que le poumon absorbe pendant Tinspiration, Hcil poussait de l’eau dans la poitrine des cadavres. Il en est d’autres qui proposaient d’cnjecter les tuyaux bronchiques ainsi que le tissu lobulaire dans lequel ils se ter- minent, avec un metal fusible, composé de huit parties d’étain, cinq de plomb et trois de bismutli auxquelles maticres on peut ajouter en- core une partie de mercure. Nous ne pouvons nous empécher d’obser- ver que les dernières expériences que nous venons d’indiquer, se fai- saient en deliors de Vinfluence vitale, ce qui nous autorise à dire qu’el- les devaient donner sujet à de nombreuses erreurs. Menzies nous assure que la moyenne de 1’ air quij s’introduit dans les poumons, est de 43,077 pouces cubes, ta^idis que Gcodevin l'évalue seulement à 12 pouces. , Davy, de son còte, porte la quantité à 672 centimétres cubes. Voici les calculs que nous fournit cet illustre savant quant à la quantité de l’air absorbé. Après une expiration forcée, les poumons retenaient encorc 672. 0. 0. Après une expiration naturelle ...» 1_, 933. 0.0. Après une inspiration naturelle ...» 2,212. » Après une inspiration forcée . . . . » 6,412. » Après une expiration forcée, après une inspiration forcée, il sortii des poumons » 3,113. » Après une inspiration naturelle ...» 1,286. » Après une expiration naturulle . . . » 1,106. » Thomson croit qu’on reste le plus près de la verité, lorsqu’on admet que la quantité ordinaire contenne dans les poumons, est de 4,588 cen- timètres cubes, qu’il en entre et qu’il en sort à cheque inspiration ou 56 expiration, G550;c.c.Admettons20 inspirations par minute, quels resultats ce calcul nous donnera-t-il. Que la quantité d’air qui entre ou qui sort pendant une minute est de 13, 100 c. c., soit 786 déciraètres par heure, et cnviron 19 mètres cubes, ou 24 Kilogr. pour les 24 heures. On a trouvé qu’à la température de 0, et lorsque le baromètre est élevé de 76 centimètres, un litre d’air soit un décimètre cube d’air, pése 1 gramme et On sait qu’un méme volume d’eau pése 1 Kilograinme; ce qui nous prouve que la pesanteur de l’eau dó passe 770 celle de l’air. Nous voyons dono par ce qui précède que les savants sont loin d’étre d’accord lorsqu’il s’agit d’établir la quantité d’air qui entre dans les poumons'; les différents résultats qu'ils ont obtenus nous prouvent combien il est difficile d’emettre une opinion exacte à ces sujel. Un fait incontestable c’est que la quantité varie en raison de la taille, du sexe de l’àge, de la situation sanitaire dcs individus, et de beaucoup d’autres circonstances qu’on peut faire valoir en temps et lieu. Quoi qu’il en soit, nous croyons qu’il est plus important encore de savoir ce que devient l’oxygène pendant la respiration. Mais avant d’aller plus loin, il nous semble que nous consulterons avec avantage la composilion de l’air telle que nous la présente le savant chimiste Dumas, lors de l’inspiration et de l’expiration. Nous avons vu qu’il admet 700 gramines d’air inspirò par heure, et d’après lui cette quantité est composée cornine suit: 535s'f- 92 d’azote. 160s'^-08 d’oxygène. 43 de vapeur aqueuse. Os'^' 57 d’acide carbonique. Total. 700S- 00. Voilà dono des nombres qui sont proportionnels aux éléments qui composent l’air atmosphérique. Si nous considérons maintenant avec le savant chimiste frangais que l’oxygène inspirò subit, en se combi- nant avec le carbone et l’hydrogène qu’il rencontre dans les organes respiratoires, une diminution égale à 30, 13 -1-8, 89 = 39 , 02 , et que l’azote n’cprouve pas d’altération bien, sensible par la respiration, nous — arrivons au résultat suivant que nous donne Tair exlialé pendant le temps indiqué pour Tinspiration. SSÒs" 92 d’azote 160,08 — 39 02=:121s* 06 d’oxygène 3,43-h10,00= 13"' 43 de vapcur aqueuse 0,57 -f-41 ,43 = 42«' 00 d’acide carbonique Total 71 2e' 41 Getto évaluation va nous guider dans les réflexions que nous avons à èmettre encore sur le mème sujet. Si nous admettons, et ici nous restons le plus près d’une rigou- reuse exactitude, que riiomme fait entror 40 poucos d’air cì chaque in- spiration , nous trouvons aussi que cotte quanlité est diminuée de 2 pouces à chaque expiration. Gotte porte a-t-clle lieu aux dépens de l’azote? Certainement non, et le résultat fourni par leschiffres cités plus liaut répond d’avance à cotte question. Or, en nous arrétant cà nos 38 pouces d’air qui nous restent ici dcs 40 qui sont entrés dans Ics pou- inons, nous y rctrouvons 0,79 du gaz impropre à la respiration. Quel est donc le gaz qui a subi une diminution? G’est l’oxygène lui-méme , dont la proportion n’est plus que de 0,14, tandis que la perte du tiers, qui main,tcnant fait partio du sang artériel , est compensée par une quantité égale d’acide carbonique. Mais l’air rejeté ne se compose-t-il pas d’autres èléments? A cotte que- stion le savant que nous avons cité plus d’une fois déjà, nous a répon- du en nous indiquant l’augmentation de la vapeur aqueuse; nous ajou- lerons seulement que cotte vapeur est odorante et putrescible , et qu’on est convenu de la designer sous le noni de transpiration pulmonaire. Nous avons dit que les sept parties d’oxygène qui se séparent de l'air, pendant que s’opère l’acte de la respiration, sont remplacées par une quantité equivalente d’acide carbonique. N’oublions pas de dire que cotte quantité est loin d’étre invariable, et il importe de ne pas igno- rer qu’elle n’est pas toujours la méme, et que, dans l’occurrence, no- tre situatìon sanitaire ainsi que nos forces individuelles la soumettent à leur influence. On a établi par des expériences que l’acide carbo- nique exbalé par les poumons présente des proportions variables, com- me nous le montrent les chiffres 0,8; 0,9; 0,10. On vomirà bieu remarquer encore que les hommes qui mènent une vie active, qui s’a-^ ATTI ACC. VOI. XX. 7 ~ 58 (lonnent à de rudes travaux consomment une plus grande quantité d’oxy- gène et produiscnt une plus forte dose d’acide carbonique que les personnes qui se trouvent dans des conditions opposées. De tout ce que nous venons de dire il résulte dono que l’air ex- piré contient une 'plus grande proportion d’acide carbonique que celui que l’on inspire. Nous insistons sur ce fait parco qu’on ne peut ou- blier combien ce gaz est délélère. Quclque riclie que soit l’air atmos- pbérique en oxygène il devient impropre à la respiration dès qii’il contient seulement 4 5 parties de cet acide. Des experiences positives prouvent ce que nous avangons ici: Tous nous avonsvu périr des ani- maux placés sous une cloche, malgré que tout l’oxygène ne fùt pas épuisé. Lorsquc plus haut nous annotons Ics cbilfres fournis par M. Dumas sur la composition de l’air expiré, nous disons que la di- minution de l’azotc est bicn peu scnsible. Il faut qu’il en soit ainsi, car l’air inspirò et celui qu’on examinc aprésl’expiration, donnentle méme rèsultat, savoir: 535s% 92. Ce résuUat nous conduit à nous deman- der si, pendant la respiration, l’air perd quelques parties de son azote ? Nous croyons qu’il est prudent de répondre: adirne sub judice lis est. C’est que les savants ne sont pas bien près d’étre d’accord pour ré- soudrc cette diffìcile question. Prietsley, Cuvicr et Davy admettent qu’il y a une ccrtainc perte du gaz, Alien et Pepis sont d’un avis contrai- re. Berthollet, lui, va plus loin encore, il veut que non-seulement il n’y ait pas la moindre diminution d’azote, mais que les proportions de ce gaz augmentent dans l’air expiré. De Ilumboldt et Provengal sont plus réservés dans leurs conclusions; ils admettent, il est vrai, une di- minution pendant l’inspiration qui s’opère chez Ics poissons, mais ils n’ont rien décidé quant à l'iiomme et pour ce qui regarde les mammi- fères. CHAPITRE IV. INFLUENCE DE L’OXlGÈNE SUR LE SAXG VEINEUX. Pendant que le sang circule dans le corps pour préter son con- ' cours aux diverses fonctions de notre économic, il subit des change- ments qui lui font perdre ses propriétés stimulantes. Ces propriétés lui sont renducs par son contact avee i’ oxygène. Il est prouvé , en elTet, que le sang veineux, qui arrive aux poumons noiràtre , séreux, peu concrcscible , et reudu impropre à stimuler notre organisme, en revient coloré , présentant une belle couleur vermeille, une moindre quan- tité d’eau. Il se coagule plus promptement et a récupéré Taction stimu- laute qui est si nécessaire à rexercicc régulier des fonctions. Cette combi- naison nous l’avons assimiléé à la combustion qui a lieu par Taction de l’oxygène sur les corps combustibles, dont l’oxidation est en raison directe de l’affinité qu’ils ont pour ce gaz. Ielle fut l’opinion de Lavoisier. Priest- ley et Hassenfrats attribuaient le cbangement du sang veineux en sang artériel à une combustion, à une véritable combustion. Ils basaient leur manière de voir, comme le plus grand nombre des cbimistes , sur ca que le sang, pour se colorer cn rouge, n’a besoin que d’ étre mis en contact avec l’oxygcne; ils furent méme d’avis que ce contact ne doit pas étre immédiat, que rdlèt se produit lors meme qu’on interpose entre le sang veineux et le gaz , Ics parois tres minces d’une vessie moni 11 ée. Il est incontestable que la coloration du sang est due à son con- tact immédiat avec l’oxygène; nous n’obtiendrons pas le méme résul- tat, quand le poumon contient tout autre gaz ou quand l’air n’est pas convenablement renouvelé, mais admeltez de nouveau l’oxygène , dans les lobules pulmonaires , et aussitót la couleur reparaitra. Nous irons plus loin pour faire aux cbimistes une concession, aussi large que pos- sible; nous admettons le phénomène de la coloration méme sur le ca- davre. Nous savons tous qu’aux approches du terme fatai le sang vei- neux s’accumule dans les vaisseaux pulmonaires. Les lobules bronchi- ques étant dépourvus d’air , ce sang conserve les quali tés du sang noir, méme longtemps après la mori; mais poussez de Fair atmospbérique dans la trachèe, distendez ainsi le lìssu pulmonaire et Fair que vous intro- duisez, changera le liquide rouge briin, qui y est accumulée, en sang d’un rouge vermeil. Il nous semble qu’on peut se passer d’une plus forte somme de preuves à Fappui de ce que nous venons de dire. Toutefois nous ne pouvons passer sous silence Finfluence d’un autre agent qui mérite égale- ment de fixer notre attention. C’est ainsi que, sclon plus d’un chimi- ste, la coloration du sang est due à la présence du fer. Cette opinion soulève des doutes, mais ne perdons pas de vue , avant de la rejeter sans appel, que le sang dont la couleur est rouge vineuse, perd la prò- 00 pi’iété, de la changer en rouge écarlate lorsqu’on le prive du métak Certes, c’est là une circonstance qui nous autorise à accorder quelque vraisemblance à l’action du fer. Brande et Vauquelin font mention d’une autre matière colorante; mais il importe de ne pas la confondre avec Thématine qui est l’agent colorant fourni par le bois de campéche , et qui l’ut découvert par Clievreul. Après avoir rendu justice à la part largement contributive de la Chimie, nous ne pouvons oublier celle qui, de droit, revient à la physio- logie. C’est elle qui fait intervenir une autre influence exclusivement réservée au règne animai. Cette influence nous la trouvons dans le centre nerveux cérébral; sans elle la respiration de riiomme ne saurait s’ac- complir. Gependant, ici nous sommes amene à signaler une certaine so- lidarité elitre la Chimie et la physiologie pour tout ce qui concerne les fonctions de réconomie animale. Si l’on admettait quc riiématose est due exclusivement à l’affìnité du sang pour l’oxygène, il reste hors de doute quc la quantité de ce gaz resterait invariable, et que le produit de l’acide carbonique serait toujours le mème. Déjà plus haut nous avons prouvé qu’il n’en est pas ainsi, et nous avons dit que la respiration est soumise à toute l’instabilité de l’action vitale. Les faits, du reste, ne manquent pas pour établir l’ influence nerveuse sur l’acte important de la vie que nous nommons la respiration. Bien des années nous séparcnt du jour où Dupuytren, Provenga! et Legallois demontrèrent par des expériences irréeusables , que la re- spiration ne peut continucr sans l’intervention du fluide nerveux. Par la section des nerfs de la huitiènie paire, raction des poumons s’aflài- blit, nous dirons plus , elle est complétement neutralisée, et l’appareil respiratoirc n'est plus capable de convertir le sang veineux en sang artériel. Ces expériences sont confirmées par celles de Wilson, Philip, Breschet et Magendie. Nous savons tous que les nerfs de la huitièmc paire sont les seuls nerfs cérébraux qui ont leurs filets dans le tissu pulmonaire , il n’est donc pas étonnant que les pbysiologistcs aient voulu étudier les résul- tats que produirait leur section. Cette opération fut pratiquée non-scu- lement par les modernes, mais aussi par les anciens, et, bien faite, elle nous met toujours en présence du mémc phénomènc. — Gl Coupcz siinultanénient le mémc nerf à un animai , et celui-ci perirà plus ou moins prompternent. Il est dcs personnes qui, dans leurs efforts, polir rejeter cette opinion, attribuent la mort tantót à la ces- sation des mouvements du coeur , tantòt au défaut de la digestion ou bien encore à rinflammation des poumons. Cette interprétation a été victorieusement combattue par les sa- vants physiologistes que nous venons de nommer en dernier lieu , et nous croyons pouvoir nous dispenser d’entrer à ce sujet dans de nou- veaux détails. Il est dono incontestable qu’une influeiice étrangère aux iois chiiniques, mise en activité par la sensibilité qui prèside à l’ab- sorption de toutes les substances introduites dans l’économie animale , que cette influencc prend la plus grande part à l’admirable fonction respiratoire qui est si intimement lice à la circulation. Donc, sans vouloir nier les opérations chimiques qui s’effectuent dans plusieurs fonctions de notre economie, nous ne pouvons les ad- mettre au méme titrc que dans nos laboratoires de cliimie, vu qu’clles ne pcuvent se soustraire à l’action des propriétés vitales qui dirigent les fonctions de notre organisme. Ces propriétés sont, personne ne l’i- gnore, la sensibilité et la contractilité, la sensibilité latente et la contracti- lité involontaire qui y correspond. Donc, nos poumons sont loin d'etre cx- clusivement dcs récipiens chimiques; ilscombinpnt Fair avec le sang par une force tonte particulière; ils le digèrent, et l’immortcl vieillard de Coos disait une vérité incontestable lorsqu’il considérait l'air comme l’a- liment indispensable de la vie. Mais qu'il nous soit permis de le dire encore; un fait capitai qui domine tous les autres, un fait qui a traverse victorieusement tous les débats auxquels la sanguification a donné lieu, est irrévocablement admis, et nous le trouvons dans l’action de l’air. Des expériences nombreuses, tellement concluantes, que désormais on ne devra plus re- courir à de nouvelles pour les confirmer, ont démontré de la manière la plus sùre, que la transformation du sang veineux en sang artériel se fait par le contact de l’air, que l’oxygène est absorbé dans des pro- portions qui varient selon diverses circonstances, que ce gaz est rem- placé par l’acide carbonique, et par des vapeurs aqueuses. Voilà une vérité qui resterà éternellement acquise à la Science. S’il fallai! une nouvelle preuve à l’appui de tout ce que nous avons avancé à ce sujet, les phénomèncs seuls de l’asphyxie suffiraient pour l’établir. Quel que soit l’obstaclc qui s’oppose à la respiration , toute intcrruption de celle fonclion constitue l’aspliyxie. Dés qii’clle a lieu, le sang veineux n’éprouve aucun cliangement dans les poiimons, et les vaisseaux, dans lesqucls circulail avant le sang arlérici , se remplissent peu à pcu d'un liquide noir, qui est en tout semblable au Iluide veineux, et ne peut, de méme que ce dernier, coopérer à lanutrition. Ce qui le prouve, du reste, c’est que la mort ne tarde pas longtemps chcz les asphyxiés. L’air est par conséqucnt décomposé par la respiration de méme qu’clle agit sur les produils de l’absorption. Mais l’agent principal qui prime tous les autres le connaissons nous? A cotte question répondent rimperfection de nos sens , rinsuffisance de nos nolions sur les rap- porls qui existent entre les extréniités capillaires des bronches, de l’ar- tère pulmonaire et des veines du méme noni, notre ignorance toute aussi grande sur la nature intime des propriétés vitales. Nous obtenons pour résultat final que , malgré notre orgueil scientifique , nous devons nous incliner liumblement devant des mystères dont la sagesse divi- ne s’est rcservé le secret. Quelque admirables que soient les progrès de la physique, de la chimic, de l’anatomie, de la physiologie, tous les éfforts sont restés im- puissants pour établir d’une manière sùre l’essence de l’agent qui do- mine tous les autres, parce qu’on s’est adressé exclusivement à la ma- tière. Cependant, il n’est pas permis de se faire ime inutile illusion à ce sujet: il est vrai que les expériences faites par les plus èniinents savants ont prouve l’incontestable action de l’oxygène, mais il est resté établi aussi qu une autre puissance diete ses lois aux lois de la phy- sique et de la chimie, pour ce qui concerne les fonctions de notre or- ganisme; que cette puissance est, d'une manière exclusivc, du ressort du principe de la vie qui anime les seuls étres organisés. Mais cette puissance, quelle est-elle ? A ceux qui ont la foi en partage nous ré- pondons: un jour vous en connaitrez la nature, lorsque, dans une au- tre vie, rinfinie Sagesse vous dévoilera bicn d’autres secrets. Nous avons vu assimilcr l’acte respiratoire à une véritable combu- stion; cette opinion, pour ne pas étre basée sur une vérité absolue, a pour elle plus d’une probabilité, et la prudence commande de ne pas la rcjeter légèrement. Nous ne pouvons méconnaitre que la respiration exerce, de concert avec l’influcnce nerveusc, un certain pouvoir sur le — 63 — développement de la chaleur animale; mais on doit admettre aussi que ,cette combustion est modifiée par le principe de la vie. S’il en était autrement, si de l’eau et de l’acide earbonique se formaient de toutes pièces dans les poumons, par la doublé eombinai- son de l’oxygène avec l’hydrogène , et le carbone du sang veineux ; il est un fait certain que la température de ces viscères devrait étre tou- jours supérieure à celle des autres organes; or, on en conviendra, la différence n’est pas sensible. L’importance du sujet que nous étudions sera notreexcuse d’en avoir fait un long détail. Nous avons jugé convenable de faire une étude aus- si approfondie que possible de la respiration, cette fonction étant l'une des plus indispensables à la conservation de la vie ; Thomme, en effet , peut vivre parfois assez long-temps pendant la cessation d’autres fon- ctions, mais celle qui nous occupe ne peut cesser un instant sans qu’il soit condamné à mourir. Jusqu’ici nous avons examiné les conditions pbysiologiques ; les considérations qui font le sujet des chapitres qui vont suivre, ont sur- tout polir but de passer successivement en revue les conditions défa- vorables à la pureté de l’air, ainsi que la rechcrchc des moyens que nous indiquent les progrès de la Science pour lui conserver les qualités qui seules peuvent conserver la salubrité publique et contribuer au maintien de la santé des familles, qui seules "peuvent éìoigner des étres vivants de nombreux dangers, de nombreuses maladies, dont, par sa négligence, Thomme devient journellement la victime. CHAPITRE V. EXAMEN DES GAUSES QUI VIGIENT L’AIR EXTÉRIEUR. L’air le plus propre à l’exercice normal et régulier de la respiration est celui dont nous avons indiqué les proportions ; il est surtout favo- rable lorsqu’il a un certain degré de séclieresse et une température mo- derée. A mesure que l’air subit des modifications dans sa composition, la respiration est augmentée ou se ralentit. C’est ainsi qu’un excès d’oxygène use la vie, qu’iin surcroit d’azote provoque la sulTocation, Les proportions des parties constituantes de l'air atmosphérique sont partout les mémes. Il devrait , en résulter dès lorsque la respirabilité — 64 — serait partout cgale. Si nous analysons l’air des plaines ou des monta- gnes de la province de Luxembourg, et que nous le comparons à celui recueilli dans nos poldres, nous obtcnons les mémes quantités d’oxy- gène et d’azote. Il serait dono permis d’admettrc que le montagnard luxembourgeois, et le paysan flamand respirent avcc la inéme li berte , avec les mémes cbances de conserver la sante, de jouir finalement d’une égale vigueur. Et bien, l’observation de tous les tcmps, de tous les jours nous donne unc situation toute opposée entre les habitants d’un mcme pays, respirant un air dans lequel nous constatons les mé- mes proportions des deux gaz, et, cependant ils ne sont séparés que par la distance d'une quarantainc de licues. A quoi attribuerons nous alors la différence de la constitutioii que nous montrent les habitants d’un méme pays? Pourquoi chez les uns cette vigoureusc santé, tandis que les autres sont incessamment exposés à de nombreuses maladies, là que tous respirent, disons nous, le méme air qui nous donne une pro- portion égale des mémes principes ? C’est que la rcspirabilité ne dé- pend pas seulement des principes constituants de l’air que nous re- spirons, e’cst que sa pureté peut étre altérée par des émanations mc- phitiques, et que, dès ce moment aussi , les proportions normales, les 21 parties d’oxygène et 79 d’azote ne suffiront plus; non qu’il faille les modifier, mais parce que leur inllucnce sur la respiration sera di- minuée. En temps et lieu nous aurons Toccasion d’entrer dans de plus larges développements à ce sujet. Pour que Texamcn que nous allons entreprendre puisse nous four- nir quelque resultai satisfaisant , il ne faut pas perdrc de vue que 1’ altération de l’air qui nous entoure, remoiite à des causes de diver- se nature; dans leur nombre nous comptons, en première ligne, les causes dites naturelles et qui doivent leur origine au sol. La situation de la contrée que l’on habite est loin d’étre étran- gère aux bonnes et raauvaises qualités de l’air qu’on y respire. C’est ainsi que l’air des montagnes est vif et sec, de méme que celui que nous apportent les vents des vastes plaines cultivées. Les rcgions du Nord nous font respirer, pendant la plus grande partie de l’année, un air froid qui nous engourdit; tandis que les pays méridionaux, ne connaissant pas, pour ainsi dire, la saison rigoureusc de I hiver, nous accordent l’influence bienfaisante d’un air doux temperò ou chaud. Dans le voisinage des bois et des foréts, nous respi rons un air liumide et celai qui nous arrive des marais , est surcliargé d’émanations qui en corrompent la purcté. L’influence de l’état électrique de l’air est géné- ralement, trop admise^ mcme par Ics personnes étrangères à la Scien- ce, polir que nous donnions de nouveaux détails à ce sujct. Mais cette méme influence nous amène à dire un mot sur une modification toute particulière que rélectricité imprime à l’oxygène de l’air atmosphérique, nous voulons parler de l’ozone on de l’oxygène électricé. Si nous ne nous méprenons , la découverte de cet agent est due à un savant Suisse, au professeur de Schoenbein. Occupò à décomposer l’eau par la pile de Volta, il remarqua qu’il se dégageait une odeur particulière du gaz hydrogène. Croyant avoir découvert un corps nou- veau, compose d’oxygène et d’azote, ou d’iiydrogène et d’un de ces corps, l’odeur du nouvel agent le porta à le designer sous le noni d’ozone. Quoi qu’il en soit, la découverte fut réelle et constatéc, de nouveau plus tard, par d’autres savants qui furent d’avis qu’il n’était question que d’un cliangement que rélectricité fait subir à l’oxygène. Cette opinion fut cor- roborée il n’y a que dix ans, par Becquerel qui, dans son laboratoire produisit l’ozone à volonté. Cependant, ce qu’il nous importe de ne pas ignorer , c’est que l’ozone se trouve dans la nature. L’air en est ebargé parfois dans une si grande proportion , que nos sens sufTisent pour en accuser la présencCj, par l’odeur qu’il répand sur toute une contrée. C’est alors qu’après l’éclat de la foudre , on croit sentir les odeurs du cblore , du soulTre et du pbospbore. Une propriété toute spéciale de l’ozone c’est celle de décomposer , avec la rapidité de l’éclair, l’iodure de potassium. On n’a pas été sans mettre à profit cette observation pour con- naìtre la quantité de l’oxygène électricé contenue dans l’atmospbère. Cette propriété a engagé plusieurs savants à construire un appareil , qu’ils appellent ozonoscope ou ozonomètre, et qui indique la quantité d'ozone de l’atmospbère , de méme que le tbcrmomètre nous montre le degré de sa température. TI serait difficile d’imaginer un instrument plus simple. Prenez une feuille de papier amidonné qui renferme une minime quantité du sei potassique, et vous aurez l’ozonoscope le plus parfait que vous puissiez désirer. Si vous exposez le papier à l’air, le papier, blanc avant, passera à une couleur bleue , dont la nuance s’as- sombrira cn raison de la quantité d’ozone avec laquelle il se trouve en contact. Mais ce n’est pas tout: si l’on veut estimer cette quantité d’une ATTI ACC. VOI,. I. 9 manière aussi approximative qiic possible, on établit une écliclle qui divi- se en dix degrés la coloration , qui, à son tour , séparé, le blanc naturel du papier de son bleu le plus foncé. Or cette dernicre nuance est produite par l’ozone parvenu à son maximum d’activité. Lorsque nous exposons l’ ozonomètre cà l’air , c’est l’ ioduro de potassium qui subit rinfliience de l’air; ce sci devient libre cn raison de la quantité de l’ozo- ne, et c'est à uno rcaction cliimiqiie que nous devons attribuer Ics dif- lérentes nuances de la coulcur blcuc que nous obscrvons. Mais ce corps cst-il nouveau, n’existe-t-il que depuis qu’il fut découvert par le professcur Suisse? Ce corps s’est toujours trouvé dans la nature, Bicu seni est créateur, l'homme ne saurait faire un atome, mais cn le signa- lant, M. Seboenbein a rendu un grand Service aux médccins bygiéni- stes, cornine nous le montrent les quelqucs détails que nous allons com- muniquer encore à ce sujct. Les proportions dq l’ozone varient suivant Ics lieux et les époques et son influcncc sur la sauté des populations est telle^ qu’un très-grand norabre de médecins ont cru qu’il était de leur devoir d’en faire l’objet de Icurs études, sur les différents points du globe. Pour prouver cette influen- cc , nous faisons mention de quelqucs cxpéricnces faitcs avee le plus grand soin et qui furent controlées par tous Ics moyens do vérification possible. MM. Bérigny et Silberman exposòrent cn meme temps l’ozo- noscopc à l’action de l’air à Versailles et à Paris, pendant le mois d’Aoùt 'I800, et parvinrent au résultat suivant: Dans la première ville, les teintcs bleues n’ont pas ccssé de se montrer, tandis qu’on cn constata Tabscncc complète dans la dernière. M. le docteur Bérigny constata Pab- scncc de l’ozonc dans les salles de l’iiòpital , dont les fenctres étaicnt restées ouvertes tonte la journéc. Il a laissé l’instrument, pendant quin- zc jours, dans les mémes salles, et la blanchcur du papier resta la mème. On institua les mèmes cxpéricnces à Bàie, dans plusicurs villes de l’empire frangais, et meme à Constantinople, et le résultat fut tou- jours le meme. Quel résultat obtenons nous dans les ebambres des malades , ou dans les appartements occupés par un grand nombre de personnes , près des étables , des fumiers, des tcrrcs qui contiennent des engrais en décomposition? Dans ccs diverscs circonstances, l’ozonoscope ne pré- sente que des cliangemcnts de coulcur presque insensiblcs, et on con- state de faibles traces de l’oxygène élcctricé. Exposez rinstrument dans tous les endroits qui dégagent de l’acide carbonique, des miasmes, des gaz oxidables , et vous n’aurez encore qu’ une variation tout-à-fait in- signifiante dans la couleur du papier. On comprend de suite de quelle haute utilité est cette belle dé- couverte, et corabien d’indications elle peut fournir à l’hygiène. Nous constatons surtout cette utilitó lorsque nous examinons les rapports in- times entre les variations de Tozonoscope et la marche des épidé- luies. Farmi ccs dernières, le typhus asiatique trouva naguère encore sa place au premier rang. Mais ces rapports quels sont-ils ? Pendant que le choléra excrga ses ravages cn France et en Suisse, l’atmosphère n’a fourni aucune trace d’ozone, aussi longtemps que répidómie conti- nua ; c’est ce que nous prouvent Ics cxpériences instituées par MM. Schoenbein à Bàie, Boeckel à Strasbourg, AYolf à Berne. Plus haut nous disions que les cxhalaisons miasmatiqués ne nous fournissent pas d’ozone. Cet abscnce est loin d’ótre ctrangcre au développement des fièvres paludécnnes. Au dire de M. Boeckel clles ne règnent que dans les moments où l’ozonoscope marque zèro. Le méme fait est confirmé par un médecin américain, M. le doc- teur Gaillard qui nous assureavoir constamment obscrvé qu’il existait une relation des plus frappantes entre l’absence de l’ozonc dans l’air et les fièvres intermittentes. Ccpendant, ce n’est pas seulcment dans les constitutions médicalcs dont nous faisions mention plus haut, que nous constatons rimmobilité de l’ozonoscope, mais nous observons encore que l’air est privò d’ozo- ne, lors des cpidemics de grippe, ou lorsque la plupart des habitants d’une móme contrcc montrent une predisposition tonte particulicre aux maladics de poitrine. Il est toutefois des affections qui semblent rester étrangères à l’ozone ; c’est ainsi qu’on a observé des maladies de l’e- stomac , pendant que l’instrument annongait la présence d’une assez forte quantité d’ozone dans l’ atmosphère, D’un autre còté , M, le Docteur Wolf de Zuricb recueillit des observations en grand nombre d’où il résultc que, pendant tonte la durée de la dyssenterie èpidémi- que qui ravagea ce canton, en '1855, la maladie augmenta ou diminua avec la quantité d’ozone. La plus grande activité que ce corps imprime à notre economie est diie à ses propriétés oxydantes. Les fonctions respiratoires et circulatoires étant stimulées à un plus haut degré que sous l’influence de l’oxygè- — G8 — ne ordinaire , tout notre organisme éprouve ime plus forte somme de excitation. Or cette mème cxcitation peut otre nuisible ou utile au jeu régulier des fonctions de notre économie animale , et c’est la connais- sance de la situation constitutionnelle, physiologique ou morbide des indi- vidus, qui nous permettra^ dans ime certaine mesure, d’ apprécier le ré- sultat auquel nous devons nous attendre. Le Monileur de l' enseignemenl nous fournit quelques détails con- cernant l’ozonc; nous Ics commimiquons ici. Les relations que l’on a trouvées entrela quantité variable do l’ozo- ne et les indications de plusieurs instruments de météorologie sont loin d’ètrq dépourvucs d’un intérét scientifique asscz marquant. Les expé- riences faites sous ce rapport permettent d’établir que l’ozone diminue quand la temperature auginente; que la quantité de ce corps dans l’at- inospbòre est en raison de la force élastique de la vapeur d’eau et de riiumidité relative de l’air ; que cette qnantité est en raison inverse de la sérénité du ciel; que l’ozone suit enfin la méme progrcssion que rélectricité de ratmospbère, et que les courbes qui représentent graplii- quement la marche de ces deux elémcnts, sont à peu près parallélcs. Gomme on le volt, c’est une branche tonte nouvelle de la meteorologie, à laquellc nous croyons que l’avcnir réscrve uno grand influcnce sur les notions scicntifiques qui doivent guider, dans la difficile mission , le mcdecin bygiéniste. A notre point de vuc , la dccouverte de ce corps est d’unc haute importancc pour tous ceux qui s’intéressent aux progrès des Sciences médicales. Il ne sera pas hors de propos de communiquer à ce sujet les rcllcxions suivantes de M. Deebarmes , professeur au Lycéc impe- riai d’Amiens. « Il est démontré, aujourd’bui, nous dit ce savant , que l’ozone n’est autre ebose que l’oxygène clectricé, état particulier dans lequcl ec gaz jouit de propriétés oxydantcs très-développées . Il parait très- probable, si non ccrtain , que l’absencc de 1’ zone, ou la trop faiblc proportion dans l’air, indique un défaut d’équilibre électrique entro Ics éléments qui costituent à l’état normal le fluide essentiel à la vie de tous les animaux. Il est certain, en outre , que l’absence d’ozone ac- cuse la présence du gaz préjudiciable à la sauté, de miasmes fatals à réconomic animale. Une expérience trés-curieusc, et qui peut conduirc à des résultats du plus haiit intcrèt, vieni d’étre faite toute récemment, par plusieurs diimistcs: on a pris de l’air infect des égouts; on l’a mclé avec del’o- zonc, rodcur de Firn et de l’autre gaz a complétement disparu en peli d’instants. L’ oxygène agii peut-étre ici à la manière de l’iiydrogène des miasmcs. Pour étudier fructueusement la marche d'une épidémie au moyen de l’ozonomètre il faudrait faire sur un grand nombre de points des observations analogues à celles doni nous venons de parler. Alors on pourrait, avec cet indicateur précieux, facile et d’une extréme commo- dité, suivre le fléau dans ses cxcursions, étudier ses pbases, voir les conditions atraospbériques dans lesquelles se trouvent les endroits at- teints et les endroits épargnés. Quand on arriverà à cette constatation, ce ne sera pas encore le remede au mal, sans doute , mais quand on sait de quel còté est Tennemi , c'est déjà un grand point lors méme qu’on ignorerai ses desscins et ses moyens d’attaque. Si les cboses cn étaient arrivées bà, nous sommes assurés que la médccine saurait déjà sur quel point diriger des recbercbes fructueuses; peut-étre arriverait- on bientót à une solution de ce grand problèmc qui interesse l’bumani- té tonte entiére. » Nous venons de voir il n’y a qu’un instant, que l’odeur infecte de Fair des égouts est délruite par le mélange de ce gaz avec Fozonc. Ce fait pratique mérite d’étre pris en sérieusé considération, vu que les progrès de la Science nous permettent d’espérer que cette précicuse propriété sera mise un jour à profit, dans Fintérét de la salubrité pu- blique. Si nous considérons que le modeste télégrapbe électrique est sorti du mystérieux cabinet de l’illustre Sommering pour trasmettre aujourd’bui nos dépécbes, avec la rapidità de Féclair, de l’un à Fautre pòlo; si le modeste éclairage au gaz, qui vìt le jour dans le laboratoire d’un cbirniste, enfant de la Neérlande, le savant professeur Minkeliérs de Maastricht , inonde nos établissements, nos places publiques , nos rues de flots de lumière, serait-il alors présomptueux de croire qu’un jour Fozone abandonnera Fétroitc enceinte des laboratoircs des cbimistcs pour étre employé, sur une barge écbelle, à enlever à Fair la cause princi- pale de son insalubrité? Les merveilles que nous devons au mouvement progressi! des Scien- ces , et que nous admirons d’autant plus parce qu’elles nous prouvent F immense pouvoir que Dieu , Source suprème de toutes les Sciences, acoorde à rintelligence Immaine, ces merveilles nous montrent que ce que l’on niait avant se réalise de nos jours. Il n’est pas toujours au pouvoir de Tliomme de modifier l’état de l’air qu’il respire; c’est ainsi qu'il ne lui est pas possible de clianger le climat qu’il liabite. Il ne peut pas imposcr sa volontc aux saisons plu- vieuses ou scchcs qui, certes, exercent une grande inlluence sur l’air atinospliórique. Il lui est permis de corriger, dans certaincs limites, les conditions de Fair de la contrée où il a choisi son séjour, en y faisanl une distribution proportionelle d’eau , de bois et d'autres végétaux se- lon les bcsoins de la contrée. S’il détruit sans mesures les foréts d’une région quelconque, il est certain que Fair qu’il y respire devient trop sec. Si, au contraire, il la couvrc, hors de tonte proportion, de bois de forcts, il la rendra inhabi- table par la température trop froide, par l’iiuuiidité, et la nature de pa- reli pays presenterà un aspect par trop sauvage. Les travaux de nos ancélres prouvent la vérité de ce que nous avancons. Plusieurs provin- ces Bataves et Belges de nos riclies Pays-Bas étaient cnglouties avant dans la mer, n’offraient que marais et vase; gràce à Finfatigable persé- vcrance de nos pères, nous liabitons un sol fertile et salubre; nous som- mes un peuple civilisé. Le défriclieinent des landes incultcs, le dcssécbement d’un grand noinbre de marais, la part qu’avcc uno prudente prévoyancc on a su faire à Feau’ct aux arbres, toutes ces améliorations sont Là pour prou- ver, par des faits incontestables, que le genie de Fliomme , pour sati- sfaire ses nombrcux besoins, possedè le secret de tempérer les ardeurs du soleil, de nième qu’opposer un obstacle à la violcnce des vents ; que Fliomme peut soutirer aux nuages une humiditó sullìsante pour donnei' la fraiclieur aux champs, qu’il peut servir, pour ainsi dire, de médiateur entro le sol et Fatmosphère au milieu de laquello il vit. Les borames de Fart qui pratiquent leur Science dans quelques parties de notre pays , qui se font remarquer par leur insalubrité , ont pu constater , cn peu d’années , l’hcureuse inlluence qu’excrcent sur la sauté des liabitans les améliorations que nous venons de citcr plus liaut et qui malgré, quo sur une moindre écliclle, n’ont discon- tinue de fixer Fattention. Une vérité indiscutable c’est que cotte heu- rense situation, savoir une meilleure constitution médicalc, est due sans le moindre doute, à ime composition mieux conditionnée de Fair respi- ràble. lei nous devons admirer l’infatìcable persévéranee de ceiix qui n’ont pas reciilé devant Ics nombreux obstacles que leur a apposés , pendant de longues annóes, le défrichement des terres incultes. Combien n’ont-ils pas contribué à obtenir ce colossal resultai ces ancicns ordres religieux, qui par leur Science et leurs travaux feront toujours honorcr le noni belge! C’est à force de persévérer dans leur difficile entreprise; que nos frères des provinces septentrionales peuvent maintcnant nous montrer avec un légitime orgueil, ces immenses prai- ries qui soni pour la Hollande une grande sourcc de richesse nationale, et c’est bicn de ces hommes courageux qu’on peut dire: lahor iiuprobus omnia mneit. En présenee des nombreux bienfaits que nous ont légués nos pré- décesseurs, nos contemporains ont voulu ne pas rester en arrière ; si de magnifiques rcsullats soni venus couronner la constante persévòran- ce, l’infaticable ardeur de nos aieux, nous ne pouvons pas rendre la méme justice a nos modernes dófricheurs. C’est que nous n’avons plus les mciiies besoins, et que la prospérité croissantc de la fortune publique a trouvé une riclic sourcc dans d’autres Industries qui promettcnt de plus gros bénéficfs et aceordent un plus forte somme de jouissances. C’est cette avide aspiration qui constitue de nos jours le plus grand vice de nous moeurs , qui délourne les masses des cntreprises utiles, qui seules peuvent assurer des résultats utiles à la patrie. CUf^PITRE YL CONTINO ATION DU MÈME SUJET. L’ignorancc des siécles passós sur la composition de 1’ air fut la cause principale de l’absence des mesures les plus propres à empécher son altération. Nous ne voyons prescrire aueune mesure de pruden- ee lors de l’effroyable cpidémie qui vini désoler les Pays-Bas , au commen- cement et sur la fin du XI e sièele ; annécs 1 006-1 008-1 08R ; dans les dernières annóes du XII. sièele; annóes 1195-1196-1198 ; dans les premières annóes du XIII. sièele; 1214 et les annóes qui suivirent de près. Plus tard, en 4 335 , après que de meurtrières épidémies fussent venues visiter les populations, une adrainistration locale sort enfin de son indifférence. C’est la ville de Bruges qui mentre le ben excmple. Bien longlemps avant cette date , on y faisait un déplorable abus des saignées; la quantité de sang qu’on enlcva aux malades était si con- sidérable qu’il existait dans la vieille capitale du comte de Macie , un eiidroit particulier qu’on designa sous le nom de fosse au sang, hlord put; ce puits servait de réservoirjo Devenu trop petit pour les besoins de la ville, on voulut l’agrandir, mais on reconnut, un peu tard il est vrai, que la présence de ce dépòt inopportun était nuisible à la salu- brité publiqiie : Aussi dans le courant de l’année précitée , le magi- strat de la ville de Bruges, considérant que la décomposition incessan- te du sang conserve pendant de trop longues annces devait nécessai- rement entretenir l’infection de l’air , le magistrat de Bruges ordonna de combler le puits^ en fit creuser un autre plus vaste, plus profond , et plus éloigné des murs de la ville. L’établissement du nouveau réservoir fut l’objet d’ime convention entro l’autoritè locale de la vil- le et le supérieur de l’abbaye de Saint-Andrc. En 1336, ce prélat don- na gratuitement à la ville de Bruges un terrain pour y construire le puits dans lequel les barbiers et les femmes qui saignaient les mala- des, étaient teniis de jeter le sang qu’ils enlcvaient aux jjialheureuses vi- ctimes de leur ignorance. Vcut-on un autre exemple du peu de soins qu’on prenait , à cette epoque, de la salubrité publique? Nous le trouvons dans une coutume qui est en opposition avec les notions élémentaires de l’bygiène. A chaque par- ticulier, à tonte corporation religieuse on accordait l’autorisation de laisser paitre des porcs dans les rues des villes. Ce funeste privilégc n’existait pas seulement dans nos provinces, mais méme en Franco. Il ne fallut rien moins qu’un grave accident survenu au prince Philippe , lìls de Louis le Gros, roi de Franco, lequel succorabaaux suites d’une chute causée par un poro qui était venu s’embarasser entro les jambes du chevai; il ne fallut rien moins que la mort de ce prince pour publier une ordonnance de police contro la divagation de ces immondes animaux. Mais, à cette époque, de meme qu’on le volt encore de nos jours, les meilleures mesures tombaient très-souvent dans l’oubli de l’indif- férence. Nous n’avangons rien sans nous trouver à méme de la prouver. La défens dont nous faisons mention , fut renouvelée par les edits de Louis IX, en 1261 par ceux des prévòts de Paris en 1348, 1350, 1502 et par l’ordonnance de Francois I, en 1539. llélas ! faut-il les répé- — 73 — ter? Les préjugés, qui viennent si bien en aìde àux abus, disposent d’un pouvoir qui défie la persévérance des hommes les plus courageux , contre lequel on doit lutter, non seiileinent pendant quelques années , mais souvcnt pendant des siècles. Qui peut l’ignorcr ? 11 n’était pas facile de s’attaquer aux priviléges de nos ancétres , lors méme que ces mé- mes priviléges nuisaient à la salubrité publique. Il leur importait peu que les villes fusscnt infectées par les porcs , que la sauté publique restàt compromise ; ce qu’ ils vou- laient avant tout, c’est que leurs priviléges restassent débout et in- taets.' Quelques corporations s’arrogeaicnt le droit de braver tous ics édits , toutes les lois ; elles les foulaient aux pieds et ne re- spectaient aucune défense , aucune autorité ; elles laissèrent paitre leurs troupeaux de porcs dans Ics rucs des villes ; aucune raison n’cut le pouvoir de vaincre leur opinicàtreté , et pour mettre un ter- me à un abus aussi scandalcux pour détruire ime source si feconde d’insalubrité publique, les magistrats des cités furcnt obligés de tran- siger avec les corporations religieuses. La ville de Bruges s’engagea à payer au couvent de Saint-Antoine une redevancc annuellc s’élevant à deux livres de gros. La ville paya encore cette singulière imposition, en 1500 et 1501. Mais Bruges ne fut pas la seule ville oìq, les porcs circulaicnt en pieine liberté. Au XIV" siede, il était d’usage que, dans notre bonne ville d’Anvers , chaque liabitant engraissàt au moins un porc pour avoir une provisión de viande salée pendant l’hiver. Les boulangers surtout avaient une prédilection tonte particulière pour cet animai et en en- tretenaient un grand nombre; cela s’explique par la plus grande quan- tité de nourriture qu’ils pouvaient leur donner à meilleur prix que les autres habitants. Pour diininuer tant soit peu ce goùt démesuré des porchers dont les hòtes désagréables entravaient la circulation de la voie publique, le magistrat de la ville ordonna que dorénavant il était dé- fendii de nourrir plus de douze porcs. Cette défense s’adressa surtout aux boulangers, cà qui il fut enjoint de ne les laisser sortir qu’après le cou- cher du soldi, et de les faire rentree avant l’aurore. Les contrevenants étaient punis d’une amando de 20 escalins. Chaque porc devait por- ter la hart au con. Nous troLivons à ce sujet, dans le oud Keur bock , Art. LVI, ce qui suit: ATTI ACC. VOL. I. IO — u _ « Itera, vertane en inach gheen backere, noch nyemen andersmeer verkene liouden dan XII. Ende die salinen uut driven ( sinorgens ) ver die Senne , ende weder in driven ver die Senne. Ende eec uut driven (tsavens) na die Senne, ende alle kand weder inne , ende dat inet eenen herde, ep die peyne van XX s. » Il est à creire que cette ordennance ne fut pas exactement exécu- tée, qu'elle teraba en désuétude; au XVI® siècle, les percs parceuraient les rues; en pieine liberté; pendant teute la jeurnée. On accuse de cet abus les préjugés de l’époque, mais neus croyens que l’araeur du lu- cre a bien pu ne pas y aveir été étranger. Quei qu’il en seit, en essaya de inettre fin à cette triste situalien; et en publia une neuvelle orden- nance, en 1543, par laquelle en défendit aux habitants de laisser ceu- rer leurs percs pendant la seraaine de Pàques. Le régleraent fut respeclé, et la défense fut stricteinent observée raérae l’année suivante. Mais n’eubliens par de dire au rappert du savant Jésuite Papebrechius (1) qu’en accerda l’autorisatien de faire une collecte avec un plateau en argent et une beurse en flienneur des Saints Anteine, Hubert et Jac- ques. L’ignerance dut enfin faire place à la réalité des faits, et les dé- tails que neus venens de cerarauniquer preuvent qu*en reconnut enfm la fàcbeuse influence d’une atraesphère irapure, qu’en s’efferga d’en cem- battre les causes. Qu’en se transperte maintenant, par la pensée, au milieu des rues étreites, tertueuses, beueuses, encembrées de Bruges, dans la situation eù se treuvait cette ville si commerciale, au ceramencement du XV* siè- cle, au milieu de cette feulc d’iiommes aflairés, de mendiants, d’éclepés, de lépreux, de misérables charrettes trainées par des haridelles étiques, de véliicules chargés d’enfants trouvés, d’aliénes, de feus furieux qui faisaient entendre leurs cris de démence, et le bris non moinsassour- dissant de leurs chaines; qu’on se représente cette affreux désordre où tout ce monde avait à lutter avee les cbiens qui couraient dans les rues par centaines, avec les porcs qui y cherchaient leur pàturc , et fon devra convenir avec nous que l’atmosphère respirée en pareille société devait étre bien infecte. On se rappelle les terribles épreuves aux quel- les furent soumises nos provinces llamandes, et surtoutleur capitale; la 0) Ann. Anto. Tom. II, p. 280. — 15 ville de Bruges, en 1316; la fréquence de la peste, pendant tout le moyen àge n’est ignorée de personne. Lors de la meurtrière épidéniie qui vint ravager l’Europe entière pendant la plus grande partie du XIV* siècle, nous voyons le magistrat de Bruges, entre autres, recourir à des mesures higièniques pour amoindrir l’influence délétère d’un air infecté et pestiféré; dans cette ville surtout, on faisait brùler dans les appartemcnts, dans les rues et sur les places publiques, des sarments de vigne, du laurier et des herbes odoriférantes. Ce moyen fut employé à différentes époques, lorsque des epidémies sont venues s’appesantir sur les populations, cbàtier des contrées en- lières. Nous le voyons mettre en usage à Londres, en 1665. Ce fut au cominencement de cette année , qui laissera à janiais ime page des plus lugubres dans riiisloire des épidémies auxquclles la grande- Bretagne paya si souvent un triste tribut, qu’éclata la peste la plus terrible qui ait alìligé la capitale des Etats-Brittanniques, et dont au- cune autre grande ville n’a, peut-ètre jamais, ollert l’exemple. Le mal se montra, dans tonte son horrcur, vers la fin de mai, pour semcr partout l’ef- froi et la mort, sous rinfluence d’un soldi ardent, auquelvint encore en aide une atmosphère épaisse et stagnante. Mais que se passa-t-il en France? Nous croyons qu’il n’est pas sans intérét de fournir quelques détails à ce .sujet; ils nous prouvcnt qu’à une epoque assez reculée, quelques administrations municipales ont pris des mesures bygiéniques pour mettre autant que possible, les habitants à Cabri des causes générales pouvant provoquer le dévelop- pement des épidémies, Les recberclies qu’a faites à ce sujet M. le Docteur Menière, pour ce qui concerne son lieu natal, la ville d’Angers, nous semblent as- sez instructives pour que nous donnions quelques détails, très-curieux, que l’érudit médecin Angevois nous communique dans ses Glanes mé- dicales. Nous y lisons, èntre autres ce qui suit: « Nous devons dono rechercher dans l’immense recueil des Résolu- tions du corps de ville tout ce qui rentre dans cette catégorie de faits. — La propreté des rues, le facile enlèvcment des immondices, l’aéra- tion des quartiers, l’abondance des eaux potables et autres choses du méme ordre. Les actes de l’administration communale ne remontent pas au delà du 25 novembre 1479. Déjà à cette époque, on soumettait à des restrictions sévères cer- — 70 - taines Industries; peu salubres, par exeniple Ics marchands de pois- Sons, on astreignait les boulangers à des approvisionncmcnts suffisants; on réglementait les marchands de bois, de paille oudefoin; cn un mot, on assurait à la ville la présence des objets néeessaires à la vie. » « Ce qu’on nomine aujourd’hui la voirie publique, c’est-à-dire la disposition des rues, des places, la quantité d’air et de soleil nécessai- re à la vie et à la sauté, tout eela élait l’objet de prescriptions léga- les en quelque sorte , puisque nous trouvons, vers H80, le rappel d’ime coutume et ancienne ordonnance. Voici le texte de cette ordonnance pour l’alignement des mai- sons; « Quand on besogne en édifice, on se retire de demi pié et trois doigts. » C’est peu, et cependant on avait déjà songé à l’expropriation pour cause d’ulililé publique, ainsi qu’il appert d’ime demando à l’occasion de la fondation de la cbapelle Pallet. (RegistreBB, 6 fol. 41 . ) Et d’ailleurs Angers, eomme toutes Ics anciennes villcs, était entourée de murailles inflcxibles, il y avait p'cu d’éspace, les maisons très-rapprochées gagnaient en hauteur ce qu’ellcs ne pouvaient prendre suivant d’autres dimen- sions. » « Les pauvres jouent un ròle considérable dans le sciziòme siede. Par suite de guerres continuellcs, par lamoltilude de soldats mer- cenaires enròlcs au Service des princes, la Franco ctait réduite à un état de misère extrcme ; les halli tants des campagnes soumis à des vexations sans nombre, abbandonnaient Icurs champs incultcs , se ré- fugiaient dans les villes, pour y trouver des secours et un peu de sé- curitè; mais la misère les suivait partout, la lamine se déclarait, et les maladies les plus graves naissaient au milieu de ces malheureux. » « La charité publique ne suffisait pas à nourrir tant d’infortu- nés, la ville Icur donnait du travail quand elle le pouvait; elle leur faisait curer , Ics égouts (1040-1501 ); mais les ressources étaient promptement épuisées, et riiòpital devait donnei- l’asilo à des gens , qui venaient y mourir. En vain ordonnait-on au clergé de donnei- aux pauvres le tiers de son revcnu , « cornine font ccux des autres bon- nes villes, mèmemont les gens d’église de Poitou. »( 1524 ); cn vain voulait-on fonder à Angers uno maison de rcfuge sur le modéle de Miospice des Incurables de Rome, ces mekires un peu violentcs ne rcus- sissaient pas el nous constatons un grand nombre d’arrétés pris par le Corps de ville pour atténuer Ics inconvénients de ce fléau. » « La salubrité publique exigcait surtout que les rues fussentpro- pres, arrosées et pavées. Un sieur Dussault offre à la ville de pren- dre à bail pour sept ans (1566 ) le droit de pavage; on veut exhaus- ser le sol de certaines rues pour les soustraire à l’inondation lorsdes criies de la Maine, mais les habitants s’y refusent, en raison des sa- crifices que cela leur impose, et de nos jours le quartier dit de la Poissonnerie, d’une insalubrité radicale, par la mème cause, ne men- tre pas beaucoup plus de benne volonté à seconder dans leurs projets nos édiles. » « On peut lire dans le registre BB, 56, fol. 94 et 115, des re- (}iiètes et des oppositions des propriétaires des bas quartiers de la vil- le à propos de ces changements si utilcs, et qui autrefois comme au- jourd’hui, ne convenaient pas à tout le monde: 1609 et 1861 se res- semblent étonnement sous ce rapport. « Il y avait cependant des exceptions, car, en 1618, la ville au- torise les habitants de la rue des Fillcs-Dicu à cxhausser la rue à leurs frais. Ces questions de voirie se présentaicnt souvent. Ainsi on répri- mait énergiquemcnt Ics empiétements des ^.ouvriers tonneliers sur la voic publique du pori Ligner (1617). Dans d’autres circonstances, la ville sellici t.ìit du roi l’autorisation d’ouvrir ime voie nouvelle cntre les rues Saint-Michel et de Tllòpital, et nous pourrions relevcr un grand nombre d’actes ayànt pour but de favorisci* la circulation dans les quar- tiers les plus mal disposés pour cela. En 1621, les Pères de l’oratoi- re demandent à rectifier Palignement projété pour la rue nouvelle al- lant des Cordeliers au Palais Royal. Dans une autre circonstance , la ville fait l’acquisition de quatre maisons pour élargir une rue. « Les rues n’étaient pas éclairées au commèneement du seiziè- rae sìècle, mais quand quelque raison majeure se présentait, le conseil de ville ordonnait aux habitants d’allumer une lanterne à chaque si- xième maison, ainsi que cela fut fait en 1667, à Toccasion des trou- bles religieiix. Les lanternes ne furent établies qu’en 1697, et encore assasina-t-on un des allumeurs. « L’cau potable est une des choses de première nécessité; la vil- le d’Angers en avait surtout besoin’, soit que le préjugé d’insalubritc - 18 — des eaux de la Maine existàt déjà, soit que Ton eùt, reconnu par ex- périence que l’eau de la plupart des puits creusés dans le terrain schi- steux ne valait rien. Dès l’année 1456, nous voyons que la mairie ac- corde une indemnité de voyage à lelian Lecronier^ fontainier de La- vai , appelé à Angers poni- visiter les conduits des Cordelliers et au- tres puits et fontaines estaus en cette ville et a l’entour. On trou- ve un nombre considérable de conclusions prises à roccasion de la fon- taine Pied-Boulct. Il serait curieux de relever tous les actes de la commune se rapportant à cette fontaine Ics dépenses qu’elle a occasion- nées par son curage, sa décoration , les artistes qui ont regu mission de l’orner, les mesures prises pour que l’eau qu’elle donne ne soit em- ployée qu'aux besoins du ménage. Cela prouverait au moins quelle im- portance on attacliait à ce mince filet d’eau, et, en effet, à peine est-il question une ou deux fois des autres fontaines , celle du Pilori , de la Douve, des Vignes, de Saint-Nicolas. N’oublions cependant pas la fon- tainc de Frottépenil , sur le cbemin des Ponts-de-Cé qui fut restaurée en 1635, et agrandie en 1038. » Mais pourquoi ne pas faire mention ici des mesures bygieniques prises, pendant les derniers siècles du moyen àge par le magistrat de la ville que nous habitons ? Les détails que nous pourrions donner à ce sujet seraient trop nombrcux s’il fallait les enregistrer tous; cepen- dant, il peut ótre assez curieux de prendre connaissance de ceux que nous allons communiquer. La ville d’Anvers doit ótre comptée parmi les premières grandes cités dont les rues furent pavées. Cotte grande amélioration de la voi- rie publique y fut dejà introduitc au treizième siècle, tandisque la vil- le de Dijon Capitale do la Bourgogne ne fut pavée qu'en 1398. (1) En 1297 et 1302, Padministration d’Anvers vendit quelques terres incul- tes et le produit fut employé en partie pour le pavage des rues de la ville. En 1324, on pava les deux còtés de la place de Meir qui lon- geaient le canal de cette vaste place. En 1378, on nivela la digue dite Eyendyk sur toute son étendue , dcpuis la porte dite Wyngaard poort jusqu’à celle de Rìpdorp. Par ce grand travail la digue fut remplacée par une belle, longuc et large me à laquelle on a conservò le noni Kipdorp, Kipdorp straat. (1) De Barante, Ilistoire des Ducs de Bourgogne, Tome 1. p. 234. Eli Ei'04 , le quai qui longue l’escaut se trouvait dans un tei étart de malpropreté , qu’on ne pouvait y déposer des marchandises sans les exposer à se détériorer. Cette situation suscita les plaintes fondées de la bourgeoisie; aussi 1’ administration jugea-t-elle convenable de faire, paver ce quartier de la ville. Disons encore que le marché au bétaìl fut pavé en 1415, et le marché aux poissons en 1410. Jusqu’au commencement du qualorzième siede , chacun pouvait bàtir sa demeure cornine il l'entendait ; cette tolérance avait eu pour fésultat que l’on ne traversait partout que des rues étroites et tor- tueuscs , coinme nous en voyons encore un si grand nombre dans nos plus grandes villes. On fìnit enfin par connaitre les graves inconvénients de ces ruel- les boiieuses et malsaines. Dès ce moment radrainistration soumit la construction des maisons à quelques mesures de police. Elle ordonna, pour cominencer , que personne ne bàtirait à l'avenir , sans en avoir X donné préalablement connaissance aux Echevins. Les contrevenants pay- aient une amende de six vieux gros-zes ouden grooten-et la construc- tion était condamnée à la démolilion. A l’époque qui nous occupe , les maisons étant généralement construites en bois et couvertes de paille, la ville se trouvait incessamment exposée à de fréquents incendies. Pour parer , aulant que possible, les dangers , de cette mauvaise situa- tion, on ordonna, en 1391, que dans les trois années suivantes , tous les toits en palile seraient remplacés par une couverture en tuiles ou en ardois^s. Dans le courant de la méme année, le magistrat d’Anvers ordonna à ses administrés de poiirvoir chaque maison d’une échelle longue de sept pieds ou méme davantage et qui devait servir pour monter sur le toit. Cette ordonnance nous amène à conclure, qu’en général les mai- sons n’avaient pas d’étages, et que la toiture ne dépassait pas de bcau- coup la stature d’un homme. Ces mesures, comme beaucoup d’autres encore ,! furent prises sous radministration de Janne van Immersele , chevalier et écoutète de la ville d’Anvers. On accorda une certaine latitude aux propriétaires pour opérer le changement des toits; il leur était permìs de le faire en deux, trois et méme quatre fois. Les habitants des maisons couvertes de chaume , élaient tenus, quand on criait au feu de piacer, chacun sur le toit de sa demeure un homme muni d’une pièce de drap mouillé. Les contrevenants ctaient condamnés à une amende de dix royales. 80 - Les boiilangers qui abitaient intra muros , ne pouvaient avoir à leur dispositìon que cinquante pièces de bois; à chaqiie contravention ils payaient deux royales , dont l’une moitié revenait de droit au Due de Brabant, tandis que l’autre entrait dans la caisse de la ville. Pouf co qui concerne les boulangers restant extrà muros , ils ne pouvaient entasser leur bois qu’à cent pieds de distance du fourneau. Il està croirc que rordonnance concernant la toiture des maisons ne l’ut pas sans rcncontrer des dillìcultés par le manque d’ouvriers. Aussi, voyons nous quii est accordò par une nouvelle ordonnance en date du 8 juillet 1392, a tous manoeuvres, menuisiers , magons , couvreurs d’ardoises et plafonneurs étrangers à la ville d’Anvers d’y travailler et il est formellement prescrit qu’ils recouvront le ménie sa- laire qu’ils recevaient avant dans la localité qu’ils habitaient. Mal- gré cotte mesure le délai de trois années n’avait pas suffi pour exé- cuter cette grande et utile mesure. Giest ce que nous prouve une nou- velle ordonnance rendue , le 14 mai de l’année 1394, par le mème Ecoutète , le clievalier lanne van Ymmersele. Il accorde un nouveau délai jusqu’au quatrième jour du mois d’aoùt suivant, et à cette der- iiiòre date les ouvriers étrangers obtiennont , aux méraes conditions qu’avant, une prolongation d’une année pour continuer travaux. Mais là ne s’arrétercnt pas les mesures qui devaient eloigner Ics incendies; il était sévèrement défendu d’ériger des huileries dans l’in- térieur de la ville. Les fabricants qui n’observaient pas l’ ordonnance publiée à ce sujet, étaient condamnés à payer cent royales , et ils é- taient tenug^de démolir les bàtiments. Citons encore quelques mesures prises pour favoriser l’bygiène de la voirie publique. Il peut étre d’autant plus intéressant de prendre connaissance de quelques articles de l’ordonnance rendue sur cette matière que nous pouvons établir une notable différence entre les moeurs de cette épo- que éloignée et celles d’aujourd’bui. Par Tarticle CIX nous apprenons qu’il est défendu de jetcr du fumìer, des cendres, de la poussìère, de la boue, des pierres du mà- chefer, ou tout autre déchet , soit dans Ics égouts ou les fossés de la ville, dans le fossé du bourg ou daii^ tout autre canal, soit sur leurs bords. Le contrevenanl payera 6 livres. Le délateur regoit un tiers de cette amende, mais il doit prouver le fait cn présencc de deux temoins, — 81 — lors méme que ccs dcrniers denonceraient eiix-mémes le délit. La méme amende est cncourucpar toute personne qui jette les décombres, dont nous parlons plus haut, sur le marche, le cimetière. Notre-Dame, actuelle- ment notre belle place verte, la marche aux poissons, ou sur la rue de vant le trottoir des demeures. L’iiabitant de la maison, devant laquellc la contravention a eu lieu, est temi de faire connaitre le délinquant, sinon il payera lui-méme l'amende. Il est encore ordonné par le méme article que Thomme, ou la femme devant la demeure dcsquels on aura jeté quelques débris dans le canal, payeront l’amende, à moins de dénoncer le délinquant ou de se disculper sous scrment. On voit que l’on favorisait alors le vii ròle de dénonciatcur; mais voyons ce que dit Tarticlc CX. Il est prescrit à chaque habitant de nettoyer la rue, devant sa maison, tous les quinze jours, ei d’enlcvcr les ordures cndéans les trois Les contrevenants encourent ime amende de 6 gros flamands. Tout propriétairc de ebarrette; est-il dit à l’article CXI, les meu- niers exceptes , est temi de transporter les ordures , sur la domande qui lui en est faite, lorsqu’il passe avec sa ebarrette vide , et il dovrà faire ce transpor t jusqu’à trois fois. Il rcccvra pour chaque corvée un flamand anglais (vlcmschen inghclsen). S’il refuso, il payera uno amende de 6 gros flamands. Un bomme do peino, nommé par l’administration était chargé de nettoyer les places pubbliques ainsi que les ponts. Ce préposé aux boues est citò dans Ics comptes de la ville, pour l’excercicc de l’année I399-. En 1404, il rcQut XXIV gros flamands, pour cntretenir dans un état convenable de propreté le marche, le marché aux grains, le mar- che aux poissons et tous Ics ponts de la ville. ' Il était sévèrement défendu de laisser collier le contcnu des la- trines dans les égouts de la ville. Les contrevenants étaient condam- nés à line amende de vingt cscalins noirs. Cettc prcscription fut bienlòt perdile de vuc, et il est à croire qu’elle ne fut jamais séricu- scment observée. Six siècles nous séparent de cette ordonnance, et, de nos jours encore la plupart des latrines qui se trouvent dans le voisinage des canaux, y déversent encore les ordures. Les chevaux morts et les ebarognes d’autres betes devaient ótre enfouis au Riel, à l’endroit qui se trouvait entre le couvent des Char- treux et les fours à chaux. ATTI ACC. \'OL. I. 11 - 82 - A répoqiie précitée on ne savait tirer aucun parti des cornes ; on ordonna de les jeter dans des fosses-quade scioglie , situés près de l’avenue dite Markgravelei. Cet endroit était encore connu sous le nom de Rattenborch-montagneaux rats; ledépòt de toutes sortes de décombres et de débris y avait attirò un nombre si considérable de ces animaux rongeurs que ce quartier de la ville en était vraiment infestò. A toutes ces mesures nous pourrions en ajouter bien d’autres en- core que l’adniinistralion prescrivit pour combattre l’infection de l’air; si nous en trouvons dans le Keurbock qui pouvaient avoir quelque utilité, d’autres furent incoinplètes et vexatoires. Du reste, il serait peu juste de réclamer des administrations de ces temps rcculòs des moyens propliylactiques qui à notre òpoque laissent encore tant à désirer. C’est ce que, malheureusenient, nous aurons trop souvent à annoter dans le cours de notre travail. Les réflexions que nous emettrons impartialement à ce sujet, prouveront sans ròplique que nos administrations actuelles du plus grand nombre de nos villes et de nos communes sont loin en- - core d’étre à la bauteur de leur mission, et que, sous ce rapport, el- les laissent beaucoup à dèsirer qu’il s’en trouve méme qui ne remplis- sent pas meme les premiers devoirs qu’un fonctionnaire public ne peut jamais oublier. CHAPITRE VII. FUNESTE INFLL’ENGE DE L’AGGLOMÉRATION DES BÀTIMENTS SUR LA PURETÉ DE l’air ATMOSPIIÉRIQUE. C’est dans les villes industrielles et fortifiées que nous dòplorons surtout un nombre trop considòrable d’babitations; dans beaucoup de ces villes, ellcs sont vraiment hors de tonte proportion avec l’òtendue du terrain sur lequel elles sont construites. Lette disposition nous donne ime cause d’infection des plus gra- ves, et pour pouvoir s’en rendre un compte exact, il est nòcessaire que l’on se rende avee nous sur remplaccment de ces nombreuses demeu- res. Là on avouera que le tableau que nous dévoilons , tableau que bien des gens du monde ne daignent pas lionorer d’un regard , est loin d’étre exagéré. Que nous conseille la Science dont tous admircnt les progrès, dont tout le monde proclame les bienvcillants enseignements, ~ 83 — que nous dit l’hygiène dont on admet généralement la salutaire m- fluence sur la salubrità publique, mais dont les avcrtissements sont, très souvent, perdus de vue par ceux là méme qui devraient , eux les premiers veiller constamment à la sérieuse application des mesures bygiéniques les plus propres à sauvegarder la sauté des populations ? Voici ce que nous répond cette amie intime de la charité. Partout où se trouve une agglomération de bàtiments , il faut né- cessairement que l’espace qui les séparé soit assez spacieux pour que l’air ne s’y corrompe pas facìlement. Sous ce rapport, il faut donner à vos rues tout aussi bien qu’à vos demeures une capacità convenable. Par des causes qu’on s’expliquc de prime abord , l’air perd ses bon- nes qualités dans une rue étroite tortueuse, bordée de maisons élevées, comme vous en trouvez tant encore ^ et que vous accusez justement d’étre une source infecte de nombreuses maladies , en méme temps que vous condamnez Timprévoyance des siècles passés. Qu’avez vous fait pour réparer leurs erreurs ? Vous avcz perdu un temps précicux , dépcnsé des millions surtout , à construire des salles de spectacle au lieu de donner de l’air et du soleil au pcuple qui , avant tout, doit pouvoir respirer librement un air pur pour conserver ses forces. Outre que, dans ces endroits , l'air se trouve confiné dans un espacc tro^ étroit, son rcnouvellement s’y fait difficilement, et dans une pro- portion insuQìsante. C’est dono rendre un Service incontcstable à la sa- lubrità publique que de percer des rues larges dans les quartiers po- puleux de vos villes et de ne donner aux bàtiments qu’une élévation qui soit proportionnée à la largeur des rues. Voilà ce que nous recom- mande l’hygiène. Examinons ensemble la situation telle qu’elle se présente à nous dans tonte sa réalità, lorsque nous visitons, non quelques villes , mais toutes sans exception, en Belgique , dans la Néerlande septentrionale, en Allemagne, en France, en Angleterre , sans excepter l’Italie. Cette excursion , croyez le bien, nous sera d’une haute utilità. Quand nous comparons le présent au passé de nos villes et de nos communes, l’é- quité veut que nous reconnaissions un progrès récl. Dans plusieurs vil- Ics nous trouvons une belle et grande place publique, nous parcourons des rues larges, bien aérées, dans les quartiers où avant il ne se trou- vait que des ruelles étroites, tortueuses et malsaines. Dans plus d’une commune, nous admirons une verdoyante prairic qui réjouit la vue , - 84 un champ fertile cliargé d’épis, serrcs et dorcs, à l’endroit mémc où, il n’y a que quelques années, nous étions obligés de nous éloigner d’un marais infect, malsain^ pcstilentiel. Mais ce ne sont là que des faits exccptionnels lorsqii’on les com- pare aux nombreuses conditions, contraires à la salubrité , que nous constatons dans la plupart de nos villes et de nos communes. Que de temps ne faudra-t-il pas pour rcdresscr les rues , trop étroitcs , pour donncr plus d’cspace à l’air qu’on y respirc. Les bons rósultats ob- teniis par la séricuse application des mesurcs prescrites, cn Belgiquc, depiiis quelques années, par le gouvernemcnt, sont venus prouvcr qu’il serait d’une bautc utilité de les étcndre sur une plus largo écbclle. Annotons d’abord que non-seulcincnt la salubrité publiquc y trouvc de noinbreux avantagcs, mais que rcmbellissemcnt de nos villes et de nos communes a gagné beaucoup à ce ebangement de situation. En vcrtu de la loi du I" févricr '184-i, aucunc nouvelle rue ne peut étre ou- vert sans une autorisation préalablc de Sa Majesté le roi; aucune nou- velle maison ne peut otre construite, sans que le constructeur cn ait obtenu l’autorisation de l’autorité communale, couforinément aux réglements Io- ' caux approuves par le roi. Ce sont là des mesurcs qui , rigoureusement obscrvécs, empèebent à jamais le retour vers un passe qui, sous le rapport de tout ce qui se rattachc à l’bygiòne, nous a lógué un bien mauvais béri- tage. Mai$ au nombre des mesurcs de salubrité publique décrélces par le Gouvernement Belge, dans la periodo de 1847 àl851 et 1852, qui flit, en tonte vcrité, l’àge d’or de l’hygiène cn Belgique, nous devons compter, cornine uno des plus utilcs, l’institution des Cominissaires- voyers. Les rapports que ees fonctionnaires ont adressés aux autorités communales, ont prouvó la grande part d’action qu’ils ont prise dans Ics noinbreux travaux d’assainisseinent cxécutés depuis douze ans. Ce- pendant, là ne devait pas s’arrctcr la soUicitude du Gouvernement: il eut recours encore aux lumières du Conscil supérieur de salubrité qui à sa domande, rédigea un projet de réglement sur la inatiòrc, et que, vu son importance, nous coininuniquons' ici, avee la Circulairc minislérielle qui raccompagne. A M. M. Ics Gouverneurs. Bruxelles, le 8 Février 1850 M. LE Golverìneur « J’ai rhonncLir de vous adréesser deux exemplaires d’un projet de réglement sur la voirie et sur les constructions pour les villes et pour les parties aggloinórées des communcs ruralcs de 2,000 habitants et au-dcssus. Ce projet élaboré par le conscil supérieur d’bygiène publique, con- tient plusieurs dispositions trcs uliles, et offre d’ailleurs l’avantage de réunir en un seni cadre toutes celles qui ont étó jugées les plus pro- pres à réglemcnter le mode de construction et la proprelé des babi- tations de la voie publique. « Qiiant aux détails que renferment les paragrapbes du réglement propose, ils ne pourront guère trouver ime application plcine et entiè- re que dans Ics grandes villes , sur les bcsoins bygiéniques dcsquelles ils ont été spécialcment calculés. Toutefois ils seront consultés avec fruit par les administratioiis des communcs de moindre importance qui y puiseront Ics dispositions qu’il convieni lc'’mieux do l'aire exécuter dans Ics localités conliccs d Icurs soins. « En discutant les articles de son projet le Conseil supérieur a eu constamment en vuc et Icur utilité générale et Tapplication la plus largc que la législation actucllc en pcrmet. Son travail mérite, sous tous les rapports, d’otre recoramandé à l’attcntion des administrations communales. Si, dans l’ordrc des travaux, dont il se propose de s’occupcr suc- cessivcment, le conseil supérieur d’bygicnc publique a cru devoir don- ner la prioritc aux mesurcs ayant pòur but d’assurer la salubrité des rues et des babitations, c’cst qu’à raison de rinfluence directe qu’elles sont de- stinées à cxercer sur l’état sanitaire de la population, ces mesures lui ont pani devoir formcr en quelque sorte la base des améliorations by- giéniques qu’il a mission d’étudier, et dont le gouvernement eberebe à poursuivre la réalisation. Je me persuade que les autorités communales des villes et des grandes communcs rurales s’efforccront de seconder les vucs du gou- vernement en mettant en pratique, autant que la situation ou les be- — 8G — soins de leurs localités le comportent ou l’exigent, les dispositions ré- glementaires compriscs dans le projet que j’ai l’iionneur de vous adres- ser, et que je vous prie de vouloir bien communiquer à ces autorités par la voie du Mémorial administratif. « L’adoption totale ou partielle de ce projet, peut étre conseillée Gomme un acte de bonne administration. Aucune des dispositions qu’il renferme ne nous parait de nature à donner lieu à des dilFicultés d’exé- cution sérieuses, et il n’est pas douteux que leur application sevère ne doive exercer, au point de vue de l’hygiène et de la sùreté publiques , line influence salutaire. « Je désire étre informé, M. le Gouverneur, de raccueil qui aura été fait par les administrations communales dans votre province, au projet du réglement dont il s’agit. » Le Ministre de l'Intérieiir Gii. Rogier CONSEIL SUPÉRIEUR D’HYGIÈNE PUBLIQUE. Pro jet de réglement sur la.roirie et sur les constructions, pour les villes et pour les parties agglomérées des communes rurales de 2,000 dmes et au-dessus. LE CONSEIL GOMMUNAL Voulant déterminer les obligations à remplir par les liabitants dans l’intérét de la salubrité publique: Vu la loi du 30 mars 1836; Ariète la réglement dont la teneur suit: TURE PREMIER § 1." Voies publiques. Dimensions des voies publiques. Art. 1." Les rues et les impasses nouvelles devront avoir au inoins dix mètres de largeur. (1) (1) Loi dui." février 1844. « Art. 1." Les rues, ruelles, passages et impasses établis à travers les propriétes particulières et aboutissant à la voie publique dans — 81 Les dimensions des rues, impasses, cours^ passages et autres voies de communication, doni l’ouverture a pour l’objet des constructions du genre de celles qu’on désigne communément sous le noin de batail- lon carré ou cités ( de forten , de cuylen ) seront déterminées par le Conseil communal selon les localités. » § 2. — Propreté des voies Publiques. «Art. 2. Les propriétaires ou locataires sont tenus de faire balayer complétement chaque jour la voie publique au devant de leurs maisons , boutiques , cours, jardins ou autres emplacements, jusqu’au milieu de la chaussée. lls feront mcttre en tas les boues et immondices aux endroits qui seront indiqués par les agents de l’administration communale. Nul ne pourra pousser les boues ed immondices devant la proprietà de ses voisins. Le balayage sera effectué de six à sept heures du matin , du 1 avril au 1." octobre et de sept à liuit heures du matin, dui." octobre au 1." avril. Art. 3. Les propriétaires ou locataires sont tenus de faire, obaque jour, gratter, laver et balayer les trottoirs le long de leurs propriétés, nettoyer intéricurcmcnt et dégager les gargouflles des trottoirs de tou- tes ordures et de tous objets qui pourraient les obstruer; l’eau du la- vage des trottoirs dovrà otre balayée et écoulée au rùisseau. Le nettoiement prescrit par le paragraphe précédent sera effectué aux heures fixées par l’art. 2. Art. 4. Les devantures des boutiques ne pourront étre lavées aprés les heures fixées par l'art. 2. Art. 5. Dans Ics temps de gelée, les propriétaires ou locataires sont tenus de faire casser les glaces et balayer les neiges au devant de leurs maisons, boutiques, cours, jardins ou autres emplacements jusqu’au milieu de la rue. les villes ou dans les parties agglomérées des communes rurales de 2,000 habitants et audessus, sont considérés conime faisant partie de la voirie urbaine. > Art. 2. « Ces voies de communication, quelle que soit leur destination ne peuvent èlre ouvertes qu’après avoir obtenu l'autorisation de radministration communale con- formément au pian adopté. » 88 — Ils feront mettre en tas les glaces et les neiges aux endroits à désigner par les agenls de radministration communalc. En cas de vcrglas, ils feront jcter, au devant de leurs habitations, des cendres, du sable ou du gravier. Art. C, Dans les temps dcsécheresse et au premier avis qui en se- ra donné par radministration communale , Ics propriétaires ou locatai- res feront arroser la voie publique au devant de leurs maisons, cours jardins ou autres emplacements à onze beures du matin et à trois beu- res de l’après-midi. Art. 7. On nepeutjeter aucun objet sur la voie publique ni dans les égouts. Les ordures, immondiees, pailles et tous autres résidus de ména- ge devront étre potés directement de Tintéricur des maisons aux desser- vants des voitures du nettoiement, lors de leur passage, qui sera an- noncé par une clocbette. Aìit. 8. Les conciergcs, portiers ou gardiens des établisseinents pu- blics sont personnellement responsables de Texecution des dispositions ci'dessus , en ce qui concerne le nettoiement de la voie publique au devant des dits établissements. Art. 9. Il est prescrit aux constructeurs de tenir la voie publique en état de propreté aux bords de leurs constructions. Art. 'IO. En cas d’inexécution des dispositions ci-dessus, il y sera pourvu d’oflìce par radministration aux frais de contrevenants. Art. 11 . Ceux qui transporteront, des terrcs des sablcs, des graviers, du fumier et autres objets pouvant salir la voie publique, devront ebarger leurs voitures de manière que rien ne s’en éebappe, ou faire cnlever im- médiateraent les parties tombées sur cette voie. Le transport du fumier dovrà otre cffectue avant Ics beures llxées pour le nettoiement de la voie publique. » TITRE li. Constructions particulières. § 3. — Aulorisations «Art. 12. On ne peut, sans rautorisation préalable du Collège des Bourgmestre etcebevins, construire, reconstruire, ebanger, rèparer, ni dé- molir aucun bàtimcnt aucun mur, aucune clòturc, au long de la voie publique; - 89 — Crcuser aucun puits; Ouvrir aucune trancliée, construire aucun égout à travers la voie publique. Art. 13. On ne peut également sans le consentement préalable du Conseil Communal, effectuer aucune des constructìons mentionnées au 2.® § de l’art. 1 Ces constructìons ne seront autorisées qu’après qu’il aura été con- statò par ime enquéte que, d’après les plans présentcs à l’autorité com- munalc, elles offriront toutes les garanties nécessaires sous le rapport de la salubritó et de la sùreté publiqucs. L’enquéte sera faite par le comité de salubrité publique , et dans Ics localités dépourvues de cctte ìnstitution, par unè commission specia- le composée d’un médecin, d’un conslructeur et d’un officier de police. Art. 14. Quiconque demanderà l’une des autorisations mentionnées à l’art. 12, désignera dans sa requéte les matériaux à employer; et join- dra à la dite requéte les plans , élévation et coupé colée à réchellc de 2 centimètres par mètrc de la fagade ou de la construction ser- vant de clòture. Quiconquc demanderà Tautorisation d’élever une des constructìons doni il est parie a l’art. 13 joindra en outre, à sa requéte le pian d’en- semble des dites constructìons et celui de la distribution des bàti- inents à cliaque étage. Art. 15. Les autorisations dont il n’aura pas été fait usage dans les douze mois, devront étre renouvelées. » § 4. — Déclaration. « Art. 16. On ne peut, sans en avoir donné avis par écrit au Col- lège des Bourgmestre et échevins, au moins, quarante-liuit heures d’a- vance: Exécuter, dans Fintérieur des bàtiments contigus à la voie publi- que , des travaux de grosscs constructìons ou réparations, telles que voùtes de cave, fouilles, excavations ou repriscs de gros murs; Réparer ni construire ni démolir un puits ; Construire, réparer ni supprimer une fosse d’aisances. La remise de la déclaration à l’hótel de ville sera constatée par un récepissé que le collège fera délivrer au constructeur. » ATTI ACC. VOL. I. 12 §5. — Travaux. « Art. 17. Défense est faite à tous* architectes , entrepreneurs, magons, charpentiers et autres , d’cxécutcr aucun des travaux ci-dessus mentionnés , qu’il ne leur ait étó préalablcmcnt juslifié de l’autorisa- tion ou de la reinise de la déclaration prescrites par Ics articles 12 et 10. Art. 1 8. On ne peut commencer la construction ou la rcconstruc- tion d’aucune fagade , d’aucun mur , d’aucune clòture au long de la voie publique, avant que raligneinent et le niveau arrétés par l’admi- nistration communale n’aient été tracés par ses agents sur le terrain. Art. 1 9. Les licux où seront faits dcs ouvrages pour lesquels est requise, soit la permission de Tautorité communale soit une déclara- tion préalablc des constructcurs, dcvront ótre ouvcrts aux agents de la dite autorité chargés de la surveillance des constructions, chaque fois qu’ils s’y présentcront pour inspecter Ics travaux. Lorsqii’il sera constate par ces agents qu’on s’écarte des disposi- tions réglcmentaires ou des plans agrées par l’autorité communale, le propriétairc ou l’entrepreneur sera tenu de suspendre immédiatement les travaux. § G. — Ilauteus des facades. « Art. 20. La hautcur des fagades longeant les voics publiques sera déterminée par la largeur de ces voics. 1°. Le maximum de la hautcur des facades sera: 1 .° De 18 mètres sur les places publiques, les boulevards et les quais, ainsi que dans les rues de plus de 20 mètres de largeur; 2'’. De 17 mètres dans les rues au-dessus de 14 mètres jusquesel y compris 10 mètres; 3. " De 10 mètres dans les rues au-dessus de 12 mètres jusques et y compris 14 mètres; 4. “ De 15 mètres dans les rues au-dessus de 10 mètres jusques et y compris 12 mètres; 5. “ De 14 mètres dans les rues de 9 mètres et au-dessus jusqu’à 1 0 mètres exclusivement; 6. ° De 13 mètres dans les rues de 7 mètres et au-dessus jus- qu’à 9 mètres exclusivement; 7. ° De 12 mètres dans les rues de G mètres et au-dessus jusqu’à 7 mètres exclusivement; 8. ° De 11 mètres dans les rues au-dessus de 4 mètres jusqu’à 6 mètres exclusivement; 9. ° De 8 mètres dans les rues au-dessus de 4 mètres. Art. 21 . Les fagades des bàtiments formant encoignure et qui donnent sur plusieurs voies publiques de largeurs inégales , pourront ótre clevées à la liauteur admise pour la voie la plus largo. Lorsque des bàliments seront situés entro deux voies publiques de largeurs inégales, le Collège des Bourgmestre et Echevins décidera, ‘se- lon les localités, si les fufades pourront ótre élevécs dans la voie la plus étroite à la liauteur admise pour la voie la plus largo. Art. 22. La liauteur des murs de face intérieurs des bàtiments bordant la voie publique, ne pourra pas dèpasser le niveau de la bau- teur legale des murs de face extérieurs. Art. 23- Les fagades qui seront construites sur la voie publique , mais en retraite de l’aligncmcnt ne pourront ótre clevées qu’à la liau- teur déterminée par la largeur existant cntre ces constructions et l’a- ligneniciit fixé par le còte oppose de la voie publique. Art. 24. Les bàtiments situés cn deliors des voies publiques, dans Ics cours et cspaces interieurs , ne pourront cxcédcr, sur aucunc de leurs faces la liauteur de 18 mètres. Art. 25. La liauteur des fagades sera prise au milieu des bàtiments et sera mesurée à partir du dallagc du trottoir, ou à partir du sol s’il ii’existe pas de trottoir, Jusques y compris les entabicments ou corni- ches de couronnemeiit, ainsi que les attiques construits à plomb des fagades et les mansardes tenant lieu d’attiques. La largeur des voies publiques sera mesurée sur le nu des murs de face; Lorsque le débouclié d’une autre ruc se trouve vis-à-vis d’une fa- gade, la largeur de la voie publique sera prise à partir d’une ligne fictive allant de l’un à l’autre angle de cotte rue. Lorsque les deux còtés d’une rue ne seront pas parallèles, l’éle- vation des fagades sera déterminée par la largeur moyenne que la rue aura devant ebaque fagade cn particulier. — 92 — Lorsque Talignement d’une rue dovrà otre changé ou rectifié c’est sa largeur futuro qui déterm inora l’élovation dos fa^ades. « Art. 26. Los facados oxistantos aujourd’hui , dont Télévation est supérieure au maximum établi par les artioles précédents puurront con- server Getto élévation, lorsqu’on y eflcctuera dos travaux de conserva- tion ou d’entreticn; en cas de reconstruction totale, leurs élévation se- ra réduite. » § 7. — Ilauteur des étages, « Art. 27. Les étages (autres que l’attique) des bàtiments servant à l’habitation, auront au moins 2 mòtres 60 centimètrcs de liauteur, mesures prises entre le plafond et le planclier. La mcnie liauteur sera exigée pour les cuisines souterraines. » § 8. — Epaisseur des murs. Art. 28. L’épaisseur des fagades longeant la voie publique sera dé- terminée par leur élévation. Les fagades de moins de 12 mètres d’élévalion auront pour minimum d’cpaisseur (plàlrage non compris). 36 centimètres au rez-de chaussée; 28 » aux étages Les fagades de 12 mètres d’élévation et au-dessus auront pour mini- mum d’épaisseur ( plàtrage non compris ) : 46 centimètrcs au rez-de cbausée; 36 » au premier étage; 28 » aux étages supérieurs. Le minimum de l’épaisseur des murs de refond de pignon et de clòture (plàtrage non compris) sera de 28 centimètres (1) S 9. — Toitures. « Art. 29. Tonte couverturc en cliaumc, en roseaux ou cn plan- cbes est prohibée. (1) L’épaisseur minimum fixée par l’art. 28, a cté calculée d’après les dimensions des briques employées dans le Brabant; on pourra le modifier selon les localilès. — 93 Il est défendu de couvrir en tuiles le rampant des mansardes des bàtiments longeant la vele publiqiie. Art- 30. Tout bàtiment, ancien ou nouveau longeant la voie pu- blique, sera gami de chéneaux en métal, d’une dimension suffisante pour recevoir les eaux pluviales des toits. Art. 31. Les eaux provenant des clieneaux des toits devront ótre dirigées jusqu’au niveau du sol, au moyen de gouttières en metal. § yo. — Cheminées. « Art. 32. Les tuyaux de clieminée qui n’auraient pas au moins 45 centimctres de largeur sur 23 centimètres de profondeur ne pour- ront ótre que de forme cylindrique. Les tuyaux ne pourront dévier de la verticale, de manière à for- mer avec elle un angle de plus de 30 degrés (un tiers de l’angle droit). Chaque foyer de cheminóe aura son tuyaux particulier de toute la hauteur du bàtiment. Art. 33. L’élevation des souches et tuyaux de cliemince au-dessus du toit ( mesures priscs du còté le plus bas ) sera au moins de 2 mé- tres 20 centimètres , quand les souches et tuyaux seront placés à la naissance des versants du toit et de I mètre , quand ils sortiront du toit par un autre point. Art. 34. Aucun tuyau de cheminée, ni aucun autre tuyau conduc- teur de fumee ou de vapeur ne pourra débouclier sur la voie publique. Les tuyaux de cette espèce, qui déboucheront à travers des faga- des donnant sur des jardins ou des cours, devront ótre garnis de pla- ques en métal et écartés de tout objet en bois; ils seront formés d’une matière incombustible, et les divcrses pièces dont ils se composeront , devront ótre bien jointes; la bouche de ces tuyaux devra se trouver à 2 mètres 20 centimètres au moins au dessus de la partie inférieure du toit. Art. 35. Les tuyaux de cheminée établis dans les murs intérieurs, devront ótre entourés d’une maconnerie de 10 centimètres d’èpaisseur au moins. On ne pourra pratiquer des tuyaux de cheminée dans les faga- des, qu’à la condition de donner au moins 40 centimètres d’épaisseur sur 90 centimètres de largeur aux trumeaux dans lesquels seront éta- - 94 — blis les tuyaux , et de laisser une magonncrie de l’épaisseur de iO s. centimètres au moins entro les tuyaux et le parenient extérieur de la muraille. » § 11. — Puits . « Art. 36. Il ne pourra étre établis aucuns puisards ou puits d’absorption. Les puisards existants sereni suppriinés dans les rues pourvues d’un égout piiblic; toutefois le Collège des Bourgmcstre et Echevins pourra accorder les dispenses qui sereni justifiées par l’iinpos- sibilité de mcttre les maisons en communication avcc l’égout public ; dans ce cas , les puisards ne sereni supprimès que lors de la recon- struction des maisons. Ceux doni l’ètat compromeltrait la salubrité pu- blique sereni supprimès immédiatement. « Art. 37. Aucun mur de fondation ne servirà de parois pour puits, citernes ou fesses d’aisances, ni de points d’appui pour les voiites de ces fosses. « Art. 38. Entro un puits ou une citerne et une fosse d’aisances ou un dèpòt de fumier, on laissera une dislance de 2 mètres au moins. » § 11. — Fosses d’aisances. « Art. 39. Toni bàtimcnt d’iiabitation sera pourvu de latrines. Ncanmoins l’administration communale pourra, si la nécessitc cn est démontrée, permettre qu’il soit ètabli, aux coiiditions qu’elle déter- minera, des latrines communcs pour plusicurs liabitations. Art. 40. Les cabinets d’aisances devront etre disposés et ventilès de manière à ne pas donnei' d’odeur. Le sol devra otre impcrméable et temi dans un ctat Constant de propretè. Art. 41 . On ne pourra creuser aucune fosse d’aisances ailleurs que dans les cours, jardins ou autres cndroits non converts, ou, à leur défaut, sous le sol des caves ou autres pièces ayant une communication immèdiate avcc l’air extérieur. Art. 42. Les caves ou autres pièees sous Icsquelles seronl con" struites les fosses d’aisances, devront otre assez spacieuses pour conle- nir quatre liommes et leurs ustcnsiles. Les fosses d’ aisances seront couvertes d’une voùte de 18 centi- mètres d’épaisseur au moins. Le forni des fosses sera fait en forme de cuvette concave. Tous les — 93 — angles intèrieurs seront éffacés par des arrondissements de 25 cenli- mètrcs de rayon. Lcs murs et le fond des fosses auront au moins 28 centim. d ’épais- seur. Il sera appliqué contre les surfaces intérieures des fosses un re- vétement en magonnerie, formò de carreaux ou de briques posées sur champ, et cnduit d’ime concile de mortier liydraulique. Art. 43. L’ouverture d’extraction des fosses sera, autant que possi- ble placée au milieu de la voùte ; elle aura au moins 1 mètre de longueur sur G5 centim. de largéur, et sera fermée par une frappe en pierre de taille ou cn fer. Art. 44. Lcs tuyaux de chute seront de plorali, zinc, ou fer, ou de tonte autrc maticrc dont l’emploi sera autorisé par l’adrainistration communale; ils seront, autant que possiblc , placés dans une position verticale, ne pourront donner licu cà aucunc fuite et seront distants de 28 centim. au moins des murs mitoyens. Art. 45. Il sera établi parallclement au tuyau de chute, un tu- yau d’òvent de 25 centim. de diamètre au moins , Icquel sera conduit jusqu’à la hauteur des souebes des ebeminòes de la maison ou de cel- les des maisons contigues, si celles-ci sont plusòlcvces. Art. 46. Les fosses d’aisances qui laisseraient filtrer leurs eaux, soit par les murs, soit par le fond, ou dont l’état serait de nature à compromettre la salubrité publique, devront ótre rèparées ou modifices sans retard; s’il est reconnu par les agents de Tadministration que de simples réparations ou modifications ne sulfisent pas pour remédier à ces inconvénients et écarter tout danger ces fosses seront supprimées ou reconstruites selon le mode établi par le présent réglement. Lorsqu’il faudra réparcr oumodifier les fosses actuellement existantes, on se conformerà autant que les localités le permettront , aux di- spositions dii présent réglement concernant la forme à donner aux fos- ses nouvelles. , Tonte fosse, avant d’étre comblée, sera curée et videe à fond. Art. 47 . Le propriétaire qui fera réparer ou déinolir une fosse d’aisan- ces, sera tenu, tant que dureront la démolition et l’extraction des ma- tériaux ou décombres, de piacer à l’extérieur de la fosse autant d’ou- vriers qu’il en emploiera à l’intérieur, Les ouvriers ne pourront de- scendre dans la fosse qu’après qu’on se sera assuré que la descente - oc - peut avoir lieu sans clanger; en tout cas, iis devront étre ceints de courroies aiixcjuelles sera adapté un anneau doni rattache sera tenue;, pendant tonte la durée des travaux , par les ouvriers placés à l’exté- rieur. Si un ouvrier est frappé d’asphyxie ou s’il survient (juelque autre accident grave, les travaux seront immédiateraent suspendus et décla- ration en sera faite le jour méme à la police; les travaux ne pourront étre rcpris (jue du consentement de Tadministration communale et avec les précautions qu’clle aura prescrites. Les matériaux provenant de la démolition des fosses d’aisances se- ront iinmcdiatement enlevés par les soins et aux frais du proprié- taire ou de son entrepreneur. Les dispositions du premier paragraphe de cet article seront éga- lement observées par les proprictaires qui feront réparer ou démolir des puits. Art. 48. Le sol des écuries devra étre rendu imperméable dans la partie qui reqoit les urines ; les écuries devront étre tenues avee la plus grande propreté. Les ruisseaux destinés à l’écoulement des uri- nes devront étre lavés plusieurs fois par jour. » § ■/5'. — Egouts particuliers. I « Art. 49. Les eaux ménagères devront avoir un écoulement Con- stant et facile au moyen de conduits fermés en magonnerie ou de tu- yaux, jusciue dans l’cgout public ou jusque dans Ics rigoles qui en tien- nent lieu , de manière que ces eaux ne puisscnt séjourner ni dans les cours ni dans les allées. Art. 50. L’autorisation de construire ou de reconstruire au long de la voie publicjue, un bàtiment ou un mur de clòture , est subor- donnée à la condition d’établir sous la direction des agents de l’admi- nistration communale , uno communication entre la propriété où ces ouvrages seront élevés, et l’égout public , au moyen d’un embranche- ment. Lette condition devra étre remplie aussitòt après l’acbèvement des constructions à l’occasion desquelles elle aura étc imposée. Cepcndant le Collège des Bourgmestre et Ecbevins pourra accorder , pour les em- branchements d’ègouts, les dispenses (jui seront juslifiées par la dispo- — 9T - sitìon du sol, ou par l’ impossibilitò d’opérer dans l’égout de la com- mune récoulement des eaux provenant les propriétés qui bordent la voie publique. Art., 51 . Le Collège des Bourgmcstre et Echevins déterminera la forme et les dimensions des embrancliements à introduire dans l’égout public. » § 14. — Propreté et salubrité des habitations. « Art. 52 Les maisons doivent ótre tenues, tanta l’intérieur qu’à Tèxtérieur, dans un état Constant de propreté. Art. 53. Il est défendu de jeter ou de déposer dans Ics cours, al- lées et passages, aucune maticre pouvant entretenir riiuinidité ou don- ner de la mauvaise odeur. Art. 54. Quiconque ne pourra conscrver ses fumiers , soit dans des fosses couvertes et dont Ics parois seront impcrméables , soit sur des points où ils ne compromettraient pas la salubrité publique, devra en operer chaque jour l’enlèvement. Art. 55. Dans les maisons de logement, le nombre des lits placés dans Ics chambres à coucher sera réglé proportionncllement au cube de CCS chambres, et de tclle sorte qu’il y ait au moins 14 mètres cubes par personnc. Les chambres devront, en outre étre convenablemcnt ventilées. Art. 56. Les locaux qui ne récevraient pas directement l’air de la rue ou d’une cour sulTisamment étendue, ceux dont riiumidité ne pour- rait ciré détruite par une aération convenablc , ne pourront servir de dortoirs, dans les maisons de logement. Art. 57. Les caves ne pourront otre mises en location pour servir de logement. Art. 58. Il est défendu de tenir des porcs dans Tintérieur de la commune, sans autorisation. Art. 59. Il est défendu tenir, dans Tintérieur des habitations, des pigeons, lapins, cochons d’inde, poules, oies, canards et autres volail- les quelconques. Il ne pourra en étre tenu que dans les cours et enclos. Art. 60. Le TJollége des Bourgmestre et Echevins est autorisé à interdire Thabitotion des maisons et logements dont l’état ^ à raison ATTI ACC. vot. i. 13 - 08 (le leur construction, vicicuse, ou de leur mal proprcté, ou d’un délaut d’aérage ou d’un manque d’écoulement des eaux , ou de tonte autre cause, est de nature à compromettrc la salubrità publiquc. Avant de prononcer l’interdiction, le collège demanderà un rapport sur l’état des lieux à la commission médicale locale, ou , à défaut de celle-ci, à une commission spéciale instituée par lui. L’arrété d’interdiction sera motivò. Le collège en donnera connais- sance aux propriétaires et aux locataires. Art. 61 . La maison ou le logement dovrà ótre totalement évacué dans le dèlai d’un mois, à partir de la notification de Tarrété; à l’ex- piration de ce dèlai, un écriteau portant ces mots : Maison interdite pour cause d’insalubritè, sera appose sur la fagade de la maison. Art. 62. Si les propriétaires entreprcnnent, immèdiatement après avoir regii l’arrétèdu Collège, l’exècution, des mesures d’assainissement qui leur y auront èté indiquèes, un dèlai utile leur sera accordè pour achever les travaux. Ceux-ci tcrminés, l’interdiction sera levèe par le Collège. » TITRE in. Coniraventions — Pénalités « Art. 133, Les contraventions aux dispositions dii présent-règlc- ment seront constatècs par procès-vcrbaux ou rapports des officicrs de poliee compétents ou par tous autrcs moyens lègaux, et ce simultanè- ment à cliarge des propriétaires ou locataires arcbitectcs, entrepreneurs, maitres maQons ou toutes autres personnes prèposèes à la direction ou à l’exècution des travaux. Ces contraventions seront punies des peines de simple policc. Art. 64. Outre la pènalité le tribunal prononcera , s’il y a lieu , la rèparation de la contravention en condamnant les contrevenants à rètablir les lieux dans leur état primitif par la démolition, la destruc- tion ou l’enlèvement des ouvrages constituant la contravention , l’ad- ministration communale ètant autorisèe à se constitucr au besoin par- tie civile. Art, 65. Dans le cas prèvu par Ics articles 60 et 61, les propriè- taires des maisons et logcmcnts dont l’habitation aura ètè interdite, se- — 99 — ront poursuivis et punis des peines de siinple police lorsqu’ils ne se se- ront pas conformés à l’arrété du collège des Bourgmestre et Echevins dans le délai fixé par Tarticle 61 . En cas de récidive dans l’espace de douze inois, la doublé peine leur sera toujours appliquée. 11 y aura récidive toutes les fois que le propriétaire aura laissé écouler un délai de quinze jours, à partir de la signification du juge- ment, sans se conforraer à l’arrété du College. En ce cas, il sera drés- sé un procòs-verbal , auquel il sera donne suite dans la forme ordi- nai re. En cas de résistancc de la part des locataires à l’arrclé d’interdic- tion^ ils scront poursuivis et punis conformément aux dispositions du présent article. » Cependant cornme on pcut s’en convaincre par la lecture méme du projet de régleinent que nous venons de communiquer , ce docu- ment ne fait mention que des mesures àprendrcdans les villes et dans les eommuncs de 2,000 àmcs et au-dessus. Or, dans les localités d’une moindre population, il ctait deyenu tout aussi nécessaire de prescrire de sages mesures bygiéniques. Gomme nous le verrons bicntót le Gouverncment ne négligea pas de s’occuper de leurs nombreux bcsoins. CHAPITRE YIII. GONTINUATION DU MÉME SUJET. Nous déplorons beaiicoup riiomme d’Etat qui, au commencement de sa carrière politiquc, a rendu d’incontestables Services à sa patrie adoptive, se soit ccarté de la bonne voie qu’il s’était tracée; et dans laquelle il était appclé, par son incontestable talent et la noblesse de ses senti mcnts, à continuer, pour éloigner de la Belgique le cataclys- me qui menacc de l’engloutir dans un avenir plus ou moins prochain. Mais notre impartialité vcut que nous lui rendions cette justice qu’il a contribué pour une large part à l’adoption des mesures hy- giéniques les plus utiles. M. le Ministre de l’intérieur engagea, sur la fin de l’année 1850, le Conscil supérieur d’bygiène publique, à formuler un réglement sur la - 100 - voirie et les constructions dans les communes rurales dont la popula- tion est inférieurc à 2,000 àmes. Le Conseil se bàia de répondre aux vues bienveillantes de M. Rogier, en lui adrcssant le projet suivant que nous trouvons dans le mémorial administratif. Mais avant de donner ce document, nous com- muniquons le missive que le Ministre adressa au Conseil pour lui expri- mer sa haute satisfaction. Bruxelles 4 février '1851 M. LE Président, J'ai rcfu, par votre lettre du 7 de ce mois, le projet de réglement élaboré par le Conseil Supérieur d’bygiène publique, sur la voirie et les constructions dans les communes rurales. L’application des dispositions de ce projet contribuera puissam- ment à assurer la salubrité des rues et des babitations dans les peti- tes localitcs. Les conseils communaux cn appiécieront facilcment l’uti- lité, et je 'suis d’autant plus fonde à croirc que le nouveau travail du Conseil Supérieur porterà scs fruits^ que la necessitò des dispositions réglementaires qu’il contient semble étre aujourd’bui généralement re- connue. Je me félicitc, M. le Président, de pouvoir vous annoncer, à cette occasion, que déjà dans un grand nombre de villes et de communes, le premier projet de réglement rédigé par le Conseil Supérieur a re^u son application. Le nouveau projet qu’il vient de formuler ne sera pas moins bien accueilli, j’en ai la persuasion, par les localités aux quelles il est spéeialenient, destinò et de la sorte, fructifieront succcssivement les études auxquelles le Conseil se livre dans l’intérét du bien pu- blic. Je vous prie, M, le Président, de vouloir bien lui témoigner itéra- tivement ma satisfaction pour le concours éclairé qu’il apporle à l’ad- ministration. Le Ministre de l’intérieur ' Cii. Rogier — 101 — Projet de Réglement sur la voirie et les constructions dans les communes rurales. ✓ LE CONSEIL COMMUNAL Voulant déterminer les obligations à remplir par les habitants dans i’intérét de la salubrité publique; Vu la loi du 30 mars 1836; Arréte le réglement dont la teneur suit: TURE I." — Voie publique « Art. 1.", Les propriétaires ou locataircs soni tenus de balayer eomplétement, chaque samedi, la voie publique, au dcvant de leurs niai- sons, cours, jardins ou autres emplacements. En cas d’inexécution de la présente disposition, il y sera pourvu d’office par l’administration^ aux frais des contrevenants. INul ne pourra pousser les boues et immondiccs devant la propriété de sesvoisins. Art. 2. Il est défeiidu de déposer sur la voie publique des fumiers ou toute autre matière qui sont de nature à exhaler une odeur fèti- de ou à nuire à la salubrité de l’air. Art. 3. On ne pourra jeter aucun objet sur la voie publique, ni dans les égouts , ni dans les puits , sources ou fontaines dont l’usa- ge est public. Art. 4. Il est pre'scrit aux construeteurs de tenir la voie pubblique en état de propreté, aux abordé de leurs constructions. ‘Art. 5. Les voitures chargées de inatières fécales ne pourront sta- tionner le jour sur la voie publique. » TiTRE II. — Constructions particulières, § 1. — Autorisations « Art. 6. Nul ne pourra sans l’autorisation préalable du College des Bpurgmestre et Echevins; 102 — Construirc, rcconstruirc, changor ni déinolir un bàtiinent, un inni-, uno clùturc, au long de la voic publiciue; Crcusor un puits; Ouvrir nnc trachèe, eonstruire un ègout à (ravers la voie pu- blique. Ari. 7. Oidconque demanderà rautorisalion de eonstruire, reeon- slruire ou changor un bAtiinentau long de la voic publiquo, designerà dans sa requète les inateriaux à employer, et joindra à la dite requète les plans, élòvalion et coupé eotéc de la lacade. Ari. 8. Les autorisations doni il n’aura pas ètè fait usage dans Ics douze inois devront ótre rcnouvelòes. ». § 2. — Déclarations. Aut. 9. Nili ne pourra, sans en avoir donné avis par óerit au Collège des Oourginestre et Eohevins, au inoins quarante-luiit lieures d'avance; Exècuter dans rinlèrieur des bàtiinents eontigus ù la voie publiquo, des travaux de grosses eonstructions ou rèparalions, telles que voùtes de cave, fouillcs, cxcavations ou reprises de gros niurs; llóparcr ni dèmolir un puits; Construirc, rèparcr ni suppriiner ime fosse d’aisanoes. La reinise de la dèclaration à la maison eommunale sera eonsta- tèc par un rèeepissè (juc le collège dèlivrcra au eonstructour. » § 3. — Travaux. K< Aut. lo, Dèfense est laite à tous arcbitcctos, entrepreneurs, ma- ^'ons eharpentiers et autres d’exècutcr aucun des travaux ei-dessus inentionnès qu’il ne Icur ait èlè prèalablement justilìè de l’autorisation ou de la rcmisc de la dèclaration prcserite par les artieles (5 et 9, Aut. li. Nul ne pourra commenccr la construetion ou la reeonstrne- tion d’unc la^'adc, d’iin mur, d’unc elùturc au long de la voie publiquo, a- vant que ralignement et le niveau arrètès par radministration eom- mimale n’aieut ètè traeès par ses agents sur le terrain. Art. Li. Les lieux où scront laits des ouvrages pour lesquels est roquisc, soit la pcrmission de l’autoritè eommunale, soit uno dèclara- — 103 — tion préalable des constructeurs devront étre ouverts aux agcnts de la dite autorité, chargés de la surveillance des constructìons, chaque fois qu’ils s’y présenteront pour inspecter les travaiix; Lorsqu’il sera constate par ces agents qu’on s’écartc des disposi- tions réglementaires ou des plans agréés par l’autorité communale, le propriétaire ou l’entrepreneur sera tenu de suspendre immédiatcment les travaux. § 4. — Ilauteur des étages. Art. 13. Les ètages des bàtiments servant à l’habitation auront au moins 3 mètres CO centim. de hauteur, mesurc prise entre le plafond et le planclier. Le nivcau du rez-de-chaussée devra étre élevé à 40 centim. au moins au-dessus du sol. » § 5. — Matériaux de construction. « Art. 14. Quiconque construira un bàtiment ou un four,ouy fe- ra de grosses rcparations^ à moins de 40 mètres de distancc d’un au- tre bàtiment ou d’un clicmin de fer , ne po'urra travailler qu’en dur , c’est-à-dire, ne pourra employer à l’extérieur, pour les murs et pour la couverture, que des matériaux incombustibles. » § 6. — Toitures. « Art. 15. Toute couverture en chaume, en roseaux ou en plandies est probibée, sauf les exceptions que l’administration pourra autoriser pour la couverture en cbaume de bàtiments isolés et distants de 40 mètres au moins de la voie piiblique ou de tout autre bàtiment. Art. 16. Tout bàtiment, ancien ou nouveau, longeant la voie pu- blique sera gami de chéneaux cn metal, d’une dimension suflìsante pour recevoir les eaux pluviales des toits. Art. 17. Du còte de la voie publique , les eaux provenant des chéneaux des toits devront étre dirigées jusqu’au niveau du sol , au mo- yen de gouttières en métal. » - 104 § 7. — Cheminées. « Art. 18. Les tuyaux de cheminée, qui n’auraient pas au moins 45 centim. de largeur sur 25 centim. de profondeur, ne pourront étre que de forme cylindrique. Les tuyaux ne pourront dévier de la verticale de manière à for- mer avec elle un angle de plus de trente degrés ( un tiers de l’an- gle droit ). Chaque foyer de cheminée, aura son tuyau particulier dans ton- te la hauteur du bàtiment. Art. 19. L’ólévation des souclies et tuyaus de cliéminée au-dessus du toit ( mesure prise du còte le plus bas ) sera au moins d’un mètre. Art. 20. Aucun tuyau de cheminée ni aucun autre tuyau conduc- teur de fumèe ou de vapeur ne pourra déboucber sur la voie pu- blique. Les tuyaux de tonte espèce, qui déboucheront à travers les fagades donnant sur des jardins ou des cours , devront ètre garnis de pla- ques en métal, et écartés de tout objet en bois-ils seront formés d’une matière incombustible et les divérses pièces dont ils se composeront devront ètre bien jointes; la bouche de ces tuyaux devra se trouver à un mètre au moins au-dessus de la partie inférieure du toit. Art 21. Les tuyaux de cheminée établis dans les murs intérieurs devront ètre entourés d’uno magonncric de 18 centim. d’épaisseur au moins. Aneline pièce de bois ne pourra traverse!’ une cheminée, ni y aboutir. » § 8. — Puits et puisards. Art. 22. Il ne pourra ètre établi aucun puisard destinò à absor- ber Ics matières fécales, les eaux ménagères ou autres , nuisibles à la salubrité. Les puisards de la nature de ceus qui sont indiqués au paragra- pbe précédent de cet article , seront supprimés dans le mois qui sui- vra la publication du présent réglement. — m — Art. 23. Aucun miir de fondation.ne servirà de parois pour puits, dternes ou fosscs d’aisances, ni de point d’appui pour les voùtes de ces fosses. Art. 24. Entre un bàtìinent d’habitation, un puits ouune citerne et line fosse d’aisanees ou un dépòt de fuinier , on laissera une distance de 2 mètres ou moins. » § 9. — Fosses d'aisanees. « Art. 23. Tout bàtimcnt d’abitation sera pourvu de lalrines. Néaninoins Tadministration communale pourra , si la nécessité en est déinontrée, permettre qu’il soit établi, aux conditions qu’elle déterminera, des latrines coinmunes pour plusieurs babitations. Les fosscs d’aisances ne pourront otre ctablies dans les bàtiments d’habitation. Art. 26. Les fosses d’aisances serontcouvertes d’unevoùte de 18 cen- tim. d’épaisscur au moins. Le fond des fosses sera fait en forme de divette concave. Tous les anglcs intérieurs seront cffacés par des arrondissements de 23 cen- timètrcs de rayon. Les miirs et le fond des fosses auront au moins 28 centiinètrcs d’épaisscur. - '' Il sera appliqué contre les surfaccs intérieures des fosses un re- vètement en magonnerie, formò de carreaux ou de briqucs posées sur champ, et enduis d’unc couche de mortier bydraulique. Art. 27. Les tuyaux de cbute seront de plomb , zinc ou fer, ou de tonte autre matière dont l’emploi sera autorisé par l’adininistration communale; ils seront, autant que possible, placés dans une position verticale , ne pourront donner lidi à aucune fuite , et seront distants de 28 centiinètrcs au moins des murs initoyens. Art. 28. Les fosses d’aisances qui laisseraient filtrer les eaux soit par les murs soit par le fond , ou dont l’état serait de nature à compromettre la salubrité publique devront étre réparées ou modifiées sans retard; s’il est reconnu par les agents de l’administration que de simples réparations ou modifications ne suffisent pas pour remédicr à ces inconvénients et écarter tout danger ces fosses seront supprimées ou reconstruites selon le mode établi par le présent réglement. ATTI ACC. VOL. I. 14 106 — Lorsqu’il fauclra réparer ou modifìer les fosses actucllcment exi- stantes, on se conformerà, autant que les localités le permcttront, aux dispositions dii présent réglement concernant la forme à donner aux fosses nouvellcs. Toute fosse, avant d’ètre comblée sera curée et videe à fond. Art. 29. Le propriétaire qui fera réparer ou démolir une fosse d’aisances, sera tenu, taiit que dureront la démolition et Textraction des matériaux ou décombres de piacer à l’extérieur de la fosse autant d’ou- vriers qu’il cn emploiera à l’intcrieur.Les ouvriers ne pourront descendre, dans la fosse qu’après qu’on se sera assuré que la descente peut avoir lieii sans danger; cn tout cas, ils devrout ótre ceints de courroies aux- quelles sera adapté un anneau doni Tattaclie sera tenue pendant toute la durée destravaux, par les ouvriers placés à rcxtérieur. Si un ouvrier est frappe d’aspbyxie, ou s’il survient , quelqu’autre accident grave, Ics travaux seront immédiatement suspendus, et déclara- tion en sera faite, le jour méme, à l’administration communale ; les tra- vaux ne pourront ótre repris que du consentement de ccllc-ci et avec les précautions qu’elle aura prescrites. Les matériaux provenant de la démolition des fosses d’aisances se- ront immédiatement enlcvés par Ics soins et aux frais du propriétaire ou de son entreprcneur. Les dispositions du premier paragraplic de cet articlc seront cgale- lìient observées par les propriétaircs qui fcront réparer ou démolir des puits. Art. 30. Le sol .des écuries et des étables devra ètre rendu imper- méable dans la partie qui regoit les urincs. Les écuries devront ètre tenues avec la plus grande propreté. Les ruisseaux destinés à l’ écoulement des urincs devront ètre lavés plu- sieurs fois par jour. » § 10. — Propreté et salubrité des habitations. « Art. 31 . Les maisons devront ètre tcnus, tant à l’intéricur qu’à l’extérieur dans un état constante de propreté. Art. 32. Il est défendu de jeter ou de déposer dans ìes maisons allées et passages, aucune matièrc pouvant entretenir riiumidité au donner de la mauvaise odeur. Art. 33. Les eaux ménageres devront avoir un écoulement con- 107 — stant et facile au moyen de conduits formés en raagonnerie ou de tu- yaux de manière qu’elles ne puissent séjourner ni dans les maisons ni dans les allées. Art, 3i. Les parois et le fond des dépòts de fumier seront im- perinéables. Art. 35. Il est défendu de tenir dans l’intérieur des liabitations des cochons , lapins, poules, oies, canards, pigeons et autres volailles quelconques. Il ne pourra en ótre tenu que dans les cours et enclos. Art. 36. Le collège des Bourgmestre et Eclievins est aiitorisé à interdire l’habitation des maisons dont l’état, à raison de leiir constriic- tion vicieusc, ou de Icur malproprctc, ou d’im défaut d’aérage, ou d’un manguc d’écoulement des eaux, ou de tonte autre cause, est de nature à compromettre la salubritó publique. Avant de prononccr l’interdiction, le collège demanderà un rap- port sur l'état des lieux à unc commission speciale instituéc par lui. L’arrcté d’interdiction , sera motivo. Le collège en donnera con- naissance aux proprietaires et aux locataires. Art. 37. La maison dovrà ètre totalemcnt évacuée dans le délai d’uii mois à partir de la modification de l’arrètè; à l’expiration de ce délai, un écriteau portant ces mots. Maison interdite pour cause d'in- salubri tè sera appose sur la fagadc de la maison. Art. 38. Si les propriétaires entreprennent immédiatementaprès avoir rcQU l’arrèté dii collège l’exécution des mesures d’ assainissement qui leur y auront étè indiquées , un dèlai utile leur sera accordò pour achever les travaux. Ceux-ci terminés, l’interdiction sera levée par le collège, » \ TITRE III. Contraventions—Pénalités. Art. 39. Les contraventions aux dispositions du présent régle- ment seront constatés par procès-verbaux ou rapports des officiers de police compótents ou par tous autres moyens légaux , et ce simulta- nement à charge des propriétaires ou locataires , architectes cntrepre- neurs, maitres magons ou toutes autres personnes prèposées à la di- — 108 - rection ou à rcxécution cles travaux. Ces contraventions seront punies des peines de simple police. Art. 40. Oiitrc la pénalité, le tribunal prononcera, s’il a lieu, la réparation de la contravenlion, en condamnant les contrevenants à ré- tablir les lieux dans Iciir état primitif per la démolition , la destruc- tion ou Tenlèvement des ouvrages constituant la contravention , l’ad- ministration communale étant autorisée à se constituer partie civile. Art. 41 . Dans le cas prevu par les articles 36 et 37 ^ les pro- priétaires des maisons dont riiabitation aura été interdite, seront pour- suivis et punis, des peines de simple police, lorsqu’ils [iie se seront pas conformés à l’arrèté du college des Bourgniestre et Eclievins, dans le dclai fixé par l’art. 37. En cas de recidive dans l’cspace de douze inois la doublé peine leur sera toujours appliquéc. Il y aura recidive toutes Ics fois que le proprictaire aura laissé écoulcr un délai de quinze jours à partir de la signification du juge- mcnt, sans se confornier à l’arròté du collège. En ce cas, il sera dres- sé un procès-verbal; auquel il sera donne suite dans la forme ordi- naire. En cas de résistance de la part des locataires à l’arròté d’inter- diction, ils seront poursuivis et punis conformément aux dispositions du présent article. » Gomme on le voit nous reproduisons le nouveau réglement dans son ensemble; on pcut juger de son contenu que plusicurs de scs di- spositions sont les mòmes que cclles du réglement que nous avons inséré dans les chapitre précèdent; que d’autres dispositions sont mo- difiées et adaptèes aux besoins des petites communes^ qu’une troisiè- me sèrie des mesures prcscrites est uniquement applicable aux com- munes. Ce sont là, bien ccrtainement, de sages mesures; mais nous re- grettons que l’on ait attendre jusqu’au moment que de meurtrières épi- démies sont venues ravager nos provinces, pour en faire ressortir la né- cessité. Là oùces mesures ont regii ime sérieuse application onapu juger combien elles ont le pouvoir d’èloigner les causes d’infection de con- tribuer à sauvegarder la salubrité publique. Dominécs encore par Ics douloureux souvenirs des maladies qui ve- naient à peine de quitter le sol de la Bclgìque pour le rcvoir bientòt — 109 — et y répandre de nouvcaii la mort et la terreni’, les administrations lo- cales firent un assez bienveillant acciicil aux réglements que nous ve- nons de commimiquer. Elles pouvaient le convaincre , du reste , que non-seulement il s’agissait, dans roccurrence de remplir un grand de- voir envers riiumanité, mais qu’il importait grandement aux commu- nes de favoriser tout ce qui se rapporte à l’hygiène ne fut-ce que sous le rapport fìnancier. Or, quelque noble et éleré que soit le sentiment diari table qui caractérise notre nation, ce sentiment devient plus viva- ce, c’est dans la nature de l’homme, lorsqu’il est stimulé par Tinterét personnel. Les administrations surtout ne sauraient se souslraire à son influence, d’autant plus que leurs besoins augmentent tandis que leurs ressources diminuent. Les épidémies qui se sont succede, dcpuis 1832 ont inallicureusement , laissé cette triste conviction cn liéritagc aux administrations communalcs, que cliaque fois qu’clles ont sójourné par- mi nous , ellcs ont eu Tinopportun privilége d’augmentcr le nombre déjà si considérable des indigents, des orphelins dcs infirmes, et sans le moindre doute, cette situation ne fait qu’obérer d’annce en année les caisscs communales. Toutefois, nous sommes heureux de le dire, bien dcs améliorations ont été réalisées depuis que le Gouvernement belge prit ime part si louable si active à rcxócution des mesiirees pjécitóes. D’un-autre cóté, il reste cncore ime grande lacune à combler, sous ce rapport dans toutes les villes et communcs rurales de nutre patrie, et ime prudent prévoyance veut que l’on ne laisse pas inachevée la belle et utile oeuvre à laquellc l’Etat Belge a accordò son bienveillant concours tant par des subsides d’une in- contestable importance que par les mesures que le Ministère de l’In- térieur a prescrites à commcncer de 1850. Mais l’intérét bien entendu de la salubrité publique reclame que les administrations localcs ne di- scontinuent de faire , exercer ime active et incessante surveillance par les comités locaux de salubrité; ce sont elles qui doivent maintenant remédier aux conditions antihygièniques les plus déplorables qui ne di- scontinuent d’cxercer encore leur funeste influence, Les détails que nous donnons à ce sujet dans le cbapitre suivant , prouvent que leur mission est loin de toucher à sa fin, et qu’il faiulra bien deà années de grands capitaux, ime active persévérance le concours bienveillant des administrations de bienfaisance et dcs institutions privées , pour que les autorités iocales restent^ à la hauteur dcs progrès scientifiques qui no — font r lionneiir de notre sièclc et auxquels nous soinmes redevables des progrès adinirables de riiygiène. CHAPITRE IX. AGGLOMÉRATION DES IIABITATIONS DANS LES GR.\NDES YILLES. Un fait reste incontestable, c'est que par l’ouverture de nouvelles rucs, de rucs spacicuscs, bien aérces, bicn pavées, pourvucs d’un bon système d’égouts publics, par rétablissemcnt de vastes placcs publiques on diminuc la densi té de, la populalion sur un cspace donne. Celle me- surc est, sans contredit, l’une des plus favorables à la salubrité publique. Le rapport de la commission nommée par la Societé centrale des architcctes de Paris , nous permet d’établir ime comparaìson du plus baut intérét entre la capitale de l’empire frangais et la vaste Babylo- ne de la Grandc-Bretagne ce rapport nous montre combicn plus est fa- voriséc la ville de Londres, combien pcu l’est la ville de Paris. On comptait, en Francc, il y a quinze ans, un liabitant par 15,000 inètrcs carrés lorsqu’on considèrc ce vaste empire dans tonte son cten- due. Combicn de mètres obtenons nous pour les habitants de Paris ? En inoyenne ebaque parisien n’a pour se remuer que 31 mètres de surface. Mais remarquez la différencc qui existe, sous ce rapport , entro l’iiabitant des quartiers riebes et celili que nous trouvons con- finò dans les rues dont la population augmentc sans discontinuer. Le premier dispose de 100 mètres tandìs que le dernier n*en a que 7 Oli 8. A l’époque' où nous cxaminons cetto disposition des di- vers quartiers de Paris, — année 1851 — cette ville contenait uno popu- lation 411 fois plus élevée que dans le reste du pays. En 1834 elle n’ était s’il faut en croire; M. De Prony que 372 fois plus fort. 11 scrait curieux de la connaìtre au moment actucl, mais , sous ce rapport , les renscignements nous font défaut, ceux que nous possédons sont insullìsants pour établir ime population rigoureusc et exacte; ce que nous pouvons dire, c’est que la population actuclle dé~ passe 1 , 600, 000 habitants. En 1832, les Préfets , de la Scine et de policc nommòrcnt ime commission chargée de leur adresser un rapport sur le typlius asia- tique, qui, à cette epoque, ravagea la capitale de France. Ili Nous lisons clans ce travail qiie, dans Ics qiiartiers considérés dans leur ensemble, « l’individu le mieux partagé vit aii milieu de 190 mètres carrcs; » et que « celui qui 1’ est moins n’en a que 7 , ou un peu moins de trois fois l’espace qu’il occuperà un jour dans la terre. » C’est Là, certes, un sur moyen d’y arriver plus vite. Mais quand la commission arrive au détail des rues et des maisons elle constate qu’il y a des demeures où chaque liabitant n’a que 3 mètres , 2 mètres et méme jusqu’à moins d’un seul mètre d’cspace ! Elle signale en elTet le N. 126 de la rue* Saint-Lazare, comme renfermant 492 individus, qui n’ont p.\s mé> ME un MÈTRE DE SURFACE ! ! I Ce n’est pas sans de justes motifs que le rapporteur de la susdite commission s’écrie: « Quand dans des villcs tellcs que Paris , Lille , Rouen, Lyon et tant d’autres encore, on eonsidère ccs amas de population, formés de couclies d’iiommcs, placécs les uncs audessus^ des autres , on se demande ce que devient pour Ics mallicurcux dont ellcs se compo- sent, qu’ils soicnt rielies ou qu’ils soicnt pauvres, ce fluide bienfaisant, cet océan d’air si abondamment versò sur toute la surface du globe par le Créateur de toutes clioscs, et on est force de rcconnaitre que cliacun d’entre cux, au lieu d’avoir conserve cotte dose largo et immense de l’aìr qui lui aurait été départie dans les cliampé, n’cn a plus aujourd’lmi qu’une misérablo parile, et que, pour comble de mallieur, cette parcelle est empoisonnéc — ce que nous prouverons surabondamment plus loin— par des exbalaisons d’autant plus dangercuses que ni les vents , ni aucune des variations de ratmosphèrc nepeuvent plus nettoyer et bala- yer mème la me ou il a fixé sa demeure ! » Mais éloignons nous de ee sombre tableau que nous montre une ville qui prétend étre la première du monde civilisé et dicter scs lois à tout runivers, et examinons la siluation bygiènique, quant à la den- sité de la population, que nous fournit la ville de Londrcs, Cette ville immense, la plus populeuse des capitales de la vìeille Europe, et qui renferme une population doublé de celle de Paris, don- ne à chaque liabitant 100 mètres de surface, c’est-à-dire trois fois plus d’espacc à peu près que n’en a riiabilant de Paris. La capitale des Etats-Bi'itanniqucs couvre, en effet plus de 200 millions de mètres car- rés, et Paris à peine 34 millions. Les Anglais ont été, par conséquent — 112 bicii plus prévoyants que Ics Francais; tandis quc les premiers ont agrandi leur capitale cn siirface, les derniers ont suivi une marche ton- te opposée, ils ont agrandi Paris en haiiteur. Lorsqii’on veut s’arrèter à examiner ce qui se passe dans bien d’au- trcs Yilles polir ne pas dire toutes, on obtient pour résultat que, gé- néralcmcnt, l’espace donne aux habitants des qiiartiers occupés par la classe pcu aisée est insiiffisant. Pour vous cn convaincre, cntrez avcc nous dans ccs rues étroites lortueuscs, où deux bommes ne peuvent passer de front, et comme nous en connaissons dans toutes Ics villes que nous avons visitées , — clles sont nombrcuscs — que constatons nous méme dans celles qu’on cite comme les plus bellcs de P Europe? Que dans Ics susdites ruelles, un mètrc séparé, à pcine les faga- des trop élcvécs des maisons dont la mauvaise arcbitecture, la construc- tion viciciise Ics noires et sombres fagadcs vous saisissent d’une indicible tristesse et vous scrrent le coeur. L’air y circule difficilemcnt, et, àcba* que pas que vous faites dans ces misérables labyrinthes, vous restez indécis si vous dcvcz avanccr pour troiiver ime issile, ou vous rctirer de cps foyers infectes, où tout, oui tout est en opposition avec les notions Ics plus élémentaircs de Pbygiène. Est-ce tout ce que nous avons à dire? Helas f non. Ayez le cou- rage d’entrer avcc nous dans ccs impasscs, ces cours, ces courcttcs, ces bataillons carrés; nous pourrions vous en citer par douzaincs, n’importe la grande ville où vous voudriez nous accompagnér, et méme dans les villes de deiixièmc, troisième et quatriéme rang, là partout, sans cx- ception, l’agglomération se montrera à nous avec son sombre et mala- dif entourage. Pour entrer dans ces antres alfreux de la misere et de la plus dégradante immoralité, nous aurons à parcourir le plus souVent , un couloir qui n’a pas plus d’un mètre de largeur ; nous en avons vii plusieurs qui ctaient plus étroits encore. Quoi qu’il en soit, ce couloir se trouve ordinairement entre les fagades latérales de maisons très élevées, et avant d’y entrer, vous ne vous douteriez, pas qu’il va vous condiiire dans un cspace plus ou moins ctcndu, cntourc de nombreuscs maisons. Cet endroit ne rcsscmble pas mal à ce quc l’autcur de No- trc-Dame de Paris appelait une cour de miraeles. Nous avons constatò dans ces centres d’agglomération, que Ics malheurcux qui sont condam- — 113 — nés à y demeurer, ne disposent pas d’ ime dose sufiìsante d’air atmo- sphérique pour que la respiration se fasse régiilièrement. Nous nous poiiTOns le dire sans avoir à craindre le moindre dómenti, nous sommès entrés dans des cours, entourées d’habitations ouvrières, qui avaient tout au plus quatre à cinq rnètres d’espace; c’est Là que la spéculation sor- dide des propriètaires se inontrait avec impudeur dans tonte son impla- cuble avarie , dans tonte sa bideusc laideur. C’est dans ces courreltes que nous conduisait ime allée sombre, malpropre et étroite; l’air, enfermé comme dans un long boyau, nous annongait de loin rinfectìon de celili que doivent respirer, sans cesse dans ces antres de malhcur, de nombreii- ses familles, qui vraiment niéritent un ineillcur sort. Les quelques de- tails que nous venons de communiquer nous montrent les obstaeles que l’agglomération des demeures oppose au renouvcllemcnt de l’air, et avec quelle facilitò il doit y perdrc scs bonnes qualités. Il est hors de doute, en effet, que, de meme que la ventilation est nécessaire dans les demeures pour donner un libre accès à rak* extcrieur, de mème aussi celui-ci doit pouvoir circuler librement, pour puiser de nouvcllcs forces à l’air libre des cliamps, pour cèder son excòs d’acide carbonique et faire ime nouvelle provision d’oxigène. C’est là ime condition indispensa- ble; toujours nous avons dù en accuser l’abscnce lorsque nos devoirs nous appclaient dans ces lieiix qui se faisaient toujours aussi rcinar- quer par la stagnation de l’air qu’on y respirait. Là , du reste , nous trouvions, par exception, une végétation rabougrie, dont la vue attri- stait le coeur au lieu de le réjouir, et qui était condamnòe à se flétrir bientòt. 'La enfm, où ne pénétraient jamais les rayons d’im bienfai- sant soleil , mais: oii à ebaque visite, nous nous sentions saisi d’ un froid bumide, il no nous fut pas difQcile de nous expliquer pourquoi tant de malheureux, habitants de ces alTreux quartiers, étaient atteints de maladics strumeuses , menaienl ime vie languissante et mouraient jeunes aux suites d’une inévitable tuberculose. La vérité de ce que nous venons d’avanccr ressortira davantage encore à mesure que nous examinerons les nombreuses causes qui, dans d’autres conditions con- tribuent à altérer la pureté de l’air à le rendre par consequent impro- pre à la conservation de la santé. ATTI ACC. VOL. I. IS. 114 — CIIAPITRE X. POUR CONSERVER LA PURETÉ DE L’AIR , IL EST INDISPENSABLE d’ENTRETENIR DANS UN DON ÉTAT TOUT CE QUI SE RATTACIIE À LA VOIRIE PUBL1QUE. L’iiygiòne ne se contente pas de la démolition devieillcs constructions pour pcrcer de nouvelles rues, plus larges, inieux ventilées que Ics mi- sérables voies publiques dont nous avons donne une description bien incomplète encore dans le cbapitre précedént, car elle est loin d’étre exagérce; de nouveaux squarcs dont on dote de nos jours plus généreuse- ment nos villes ont, certcs, une large part dans la distribution de l’air, et, sans le moindre doute, la salubrité publique a gagné beacoup, dcpuis quelqucs années, sous ce rapport, gràce à rintelligcnte activité de quelques administrations coinmunalcs, mais le bien-ètre de la pòpulation réclarne davantagc; il faut que d’autres mcsures vienncnt prouver la persévérance des autorités, viennent complétcr Ics améliorations dont, avec bonheur nous pouvons apprccier maintenant Theureuse influence. Il ne suffit pas qu’on accordc un espacc suflìsant pour que l’air puisse circuler plus libre- inent, que l’air trop cbargó d’acide carbonique et d’émanations délétères soit renouvelé^ l’hygiène a le droit d’étre plus exigcant, et c’est à juste tilre qu’clle veut qu’on óloigne Ics nombrcuscs causcs qui altèrcnt la pureté do ratinosphèro. A cliaque pas que nous faisons dans nos villes et dans nos- communes, de nombrcux faits viennent nous prouver leur funeste influence. Si, par de sages mcsures, on est parvenu à les com- battre en partie^ les bons résultats obtenus sont de natqre à engager les autorités à ne pas s’arrcter en si bon ebemin; il faut de tonte né- cessité cxaminer toutes Ics causcs qui vicient l’air atmospbérique, il faut indiquer les remèdes qu’il convieni de Icur apposer. Etudions ces causes et voyons Ics indications que cette elude nous fournira. L’IIygicne publique et privée doit rcposcr sur une base solide, l’a- mélioration pbysique et morale de toutes les classes de la société. Mais pour améliorer la situation très dcfectueuse que nous présentent les populations, sous ce rapport il faut un concours compiei de circonstan- ces favorables, il est nécessaire que des hommes instruits et dévoués continuent tà extirper sans relàclie les causcs antiliygiéniques partout où ils les découvrent, il faut cntreprendre de grands travaux d’assai- 113 — nissement, et avoir le persévirant courage de les condui’re à benne fin, avec cette louable persévérance qui ne recule devant aucun saerifice. C’est ce qu’a compris le Gouvernemerit belge, et la plupart des villes et des, coinmuncs ont mentre beauceup de zèle et mis l’empressement le plus actif à secender ses vues bienveillantes. (1) Les grandes travaux qui ent denné un aspect teut neuveau à la veirie sent venus neus preuver qu’il ne dépend que de la benne ve- lonté des administratiens d’éloigner mainte cause d’infectien de fair mais ici, qu’il neus seit permis de le répéter il faut cette neble et in- faticable persévérance, cette intelligente cennaissance de la situatien ré- elle des lieux insalubres, qui seules ent le peuveir de vaincre les nem- breux ebstaclcs qu’on rcncentre parteut eù il faut inlreduire la mein- dre innevation. Peur que fatmesphère censerve ses bennes qualités dans les rues que nous avons élargiés, dans Ics nouvelles Communications qu'on éta- blit, partout, et dont le nombre augmente heureusement d’année en année, il est une première condition indispcnsable sans laquelle tous nos elForts sont condamnés à une déplorable impuissance, sans laquel- le nos meilleurs capitaux seront employés en pure porte, il faut de tonte nécessité que la voie publique soit entretcnue, sans disconti- nucr, dans un état de propreté convenable ; il faut qii’on n’y teière , n’importe sous quel prétexte , aucun dèpòt'^de matières corrompueset infectcs; qu’on facilite l’écoulement des caux pluviales, qui ne peuvent (1) 11 nous serait difficile d’indiquer ici toutes les sommes accordées par le gou- vernement pour faciliter les travaux d’assainissement. Contenlons nous d’en citer quel- ques unes; elles prouveront suffissament la large part prise par TEtat aux améliora- tions hygiènique. Depuis 1848, une somme de 2,300,000 frs. a été distribuée jusqu’à, l’annèe 1830, en subsides, et a permis de réaliser dans les villes et les communes des tra- vaux pour environ 10 millions. Le montant des subsides alloués s’élève en moyenne au quart de la dépense. Sur le crédit alloué par la loi du 7 mars 1839, pour travaux l’utilité publique 970,004 frs. ont étc accordés en subsides et répartis entre 728 communes; les dé- penses totales de ces travaux se sont clevées à 4,623,876 frs. M. le Ministre des Finances vient de présenter à la chambre des Représentants un projet de loi concernant un emprunt de 60 millions destinés ìi des travaux d’u- tilité publique ce projet de loi, signé à Laellen par le roi Léopold I, le 23 mars 1865, tait mention au paragraphe 22, de 2 millions pour la voirie vicinale et tra- vaux d'hygiène publique, — 116 séjourncr longtemps sur le sol sans corrompre la pureté de l’air; il est indispcnsable que ces caux ainsi que cclles ditesménagères soient con- duites dans les égouts — mères qui traversent le sol de nos rucs, et que cet éeoulement ait lieu sans la moindre coiiimunication aveo l’air ex- térieur. Est-ce tout ? Certaineraent non. Que faut-il dono encore? Que l’air ne soit in- feeté par le transport des matières putrides, eoiuine trop souvent nous avons le désagrément de le constater, cn plein jour, mèuie dans la mé- tropole commerciale de Belgique: ime sage prévoyance veut de plus qu’on ne teière plus les établissements industriels nuisibles au centre des populations. Il faut, en outrCj faire obscrver sans cxccptions aucune par les industriels les raesures indiquées depuis longtemps par la Science; el- les sont, en clTet, très eflìcaces pour empèeber que la fumèe produite, tous Ics jourS;, dans des proportions vraiment inquictantes, par les usi- nes, ne Vienne infcctcr de plus en plus Fair atmosphèrique. Que de lois, de dècrets , d’arrétés royaux, de circuLiires ministé- riellcs, de règlcments communaux sur celte importante matière ! Dans leurs moindres détails, on a prescrit , déjà depuis bica des annócs , les mesures reconnues Ics plus nécessaires pour cloigner les nombreux dangers que provoque l’inobscrvance des préceptes bygiéni- ques. Mais nous le disons à regret ces lois, ces dècrets, ces arrétés , CCS circulaircs, ces règlements enfin tombent en désuétude à mesure que s’cCfuce le souvenir des épidémies passécs. La véritc nous fait un devoir de le dire : passez cn revue Ics rues habitécs par la classe aiséc de nos villes, de nos communcs , et vous trouvercz que la propreté des rues est assez satisfaisante , mais vous avouercz aussi avec nous qu’cllc laisse tout à dèsircr dans les quartiers populeux. Nous dirons plus , il est incontestable que plu- sieurs rues de ces quartiers so font remarquer par une tellc malprò- prete, qu’elle fait lionte à Fépoque où nous vivons. Nous pouvons nous passer de plus amplcs détails à ce sujet , le fait est connu de tous ceux qui ne se contentcnt pas d’examiner Ics choses à leur surface, mais qui vculent approfondir Icur état réel, Cepcndant, pour que, par continuation, les rues soient tenues dans un état suffisant de propreté, il faut avant tout un bon cntretien de la Yoirie publique. Le Gouvernement Belge n’a pas perdu de vuc, un seul - in — instant cette incontestable verìté; clisons le, ramélioration de la voirie a fait le sujet incessant des plus louablcs prèocciipalions de M. Gli. Rogier et des autres ministres de l’Inlérieur. Pouvons nous eii dire autant des administrations coinmunales ? llelasl il s’en trouve beau- coiip qui sont loia encore de comprendre Ics vues élevées du goiiver- nement, et qu’on dirait, en tonte vérité, n’avoir pas une intelligence sullìsant des bcsoins de la classe prolétaire pour tout ce qui regarde l’hygicne. C’cst ainsi que les quartiers de la classe ouvrière sont généralement négligós, tandis que les améliorations qu’ils réclainent sont d’une ur- gence qu’il ne vicndra à Fcsprit de personne de contcster. S’il est vrai de dire que Ics nombreux bcsoins de l’bygiène pu- blique ne pcrincttent que difficileinent d’cxccutcr, pour le moment, des travaux, dont, dcpuis longtemps, on a dù reconnaitre la necessitò, la véritc vcut aussi qu’on proclame tout baut, que des sommes considé- rablcs pourraient ótre consacrécs à ccs travaux qu’on destine à des objets d’une utilitó problématique. Là ne peuvent s’arrétcr nos rélle- xions, rnalgré que tout le monde puisse Ics corapléter. Eh quei I l’a- mélioration physique et morale, l’instruction et l’óducation de la classe ouvrière sont des mots quo l’on entend du matin au soir, et quand le moment est venu de prouver par des faits ,pratiqucs que l’on veut sérieuscment améliorer son sort , on vote des millicrs de francs à rembellisscmcnt de théàtrcs , à l’crection de nouvellcs salles de spcc- tacle, sans fairo attention que, dans ccs malheurcux quartiers oiiblics, de milliers de familles vous implorent, dcpuis des annécs, vous sup- plient de leur accorder quelques rayons du soleil qui doit ròchaufTer le pauvre corame le richc, quelques mètres cubes de plus de cct air dont tous Ics jours Ics familles oiivrières voient dirninuer la dose. Pour se convaincre do la grande influence que Pamélioration du pavage exerce sur la propreté des rucs , et, par conséquent, sur la pureté de l’air, il suffit de visiter cclles qui ont été repavécs, et dont les maisons sont bordées de trottoirs. Là vous constaterez combien ce changement contribue à répandre le goùt de l’ordre et de la propreté. Il serait à désircr que partout on put introduire le système de pavage adinis, il y a bien quinze ans, par l’administration municipale de Paris ; on y emploie le porpbyre , et ce noveau système dillerc — 118 — beaucoup quaml on le compare à rancieri. Voici sos avantages : Ics nouveaiix pavés en porpliyre gris soni taillés à arétes vives et s’u- sent à plat, au licu de s'arrondir sur Ics bords conime les pavés de gres; par là on évite, en méme temps que le cahotement des voiturcs les dépots de bone dans les intcrstices. Ces pavés séchent immédiate- ment après la pluie tandis que les autres vu leur nature spongeuse, prennent cette bone grasse qui couvre nos plus belles rues, et en rend l’usage si incommode aux piétons dans la mauvaise saison. Un bon systèine de pavage, bien nivelé pour empéclier les flaques d’eau, est insuffisant, si, en méme temps, nos rues ne sont pas pour- vues d’égouts convenablement construits. Tour qu’ils puissent rendre les Services que réclame la salubrité publique, il est nécessaire qu’on suive les indications admises, depuis quelques. années, dans tous les grands centres de population. Plus loin nous nous occuperons de leur dimension, de leur forme, de leur incli- naison, nous indiquerons les matériaux les plus propres àleur construc- tion, pour éviter l’infiltration du sol de matières putridés qui fìnissent par corrompre les eaux potables de nos puits. Il est peu de grandes vìlles qui soient dotées d’un aussi bon système d’égouts publics que la ville d’Anvers; depuis l’époque la plus reculée Pécoulement des eaux et des immondices a constamment attirò l’attention des édiles de cette citò. Les travaux qu’à plusieurs reprises, ils ont fait exécuter à cet égard dans Tintcrét de la salubrité publique, sont d’une haute importance. Aussi, croyons nous qu’il peiit ótre d’un certain intérct do prendre connaissance des renseignements qui suivent. Le premier canal connu à Anvers est celui du bourg, il se trouve, all milieu du berceau de notre ville et fut crcusé du 5.® au 6.® siècle après Jésus-Christ. Plus d’autres fossés vinrent circonscrire notre mé- Iropole commerciale, et, en l’an 1109 nous annotons déjà les canaux au Beurre, des Jésuites, des Recollets et celui dit canal au cliarbon. Par l’agrandissement de la ville, en 1201, nous voyons s’ajouter aux susdits fossés le vaste canal S.^ Jean qui parcourt cncore actuellcment le rempart des Tailleurs de pierre, le rempart de Lombards, la me du Berceau, le pont de Meir, le rempart S.'® Catherine, le rempart aux chats et le pont à la Vigne. Plus tard , savoir en l’an 1313, furcnt crcusés le canal Falcon et celili de l’Amidon; celui de l’Ancre et celui des Brasseurs entro 1314 — 119 — et 1400. Nous trouvons l’immense canal qui traverse la place deMeir en 1351, tandis que le canal Sale ne fut construit qu’en 1489, L’administration communale fit voiìter le canal de la place de Meir en 1541. La construction de la magnifique église dédiée à Saint-Charles Borromé fut le principal molif pour couvrir le canal dcs Jésuitcs. Ceci eut lieu en 1616. Le grand canal des Recollets fut vouté en 1 661 . Depuis tous les autrcs canaux rcstcrent om^rts et ce ne fut qu’cn 1811 que l’on cominenga à voùter le. canal Sale et le Wappcr (bascule). Nous constatons que la plupart des autres canaux furent couverts sous le gouvcrnement de S. M. Guillaume I, d’illustre mómoire, et qui fut le premier roi des Pays-Bas. Le gouvernement Belge, de son coté, à complete la grande oeuvre de voùter Ics canaux qui jusqu’en 1850 étaient réstcs ouverts. C’est ainsi que le canal de l’Ancrc fut soumis à cette importante amélioration de 1840 à 1845. L’entreprise de ce grand travail fut partagee en deux sections; la premiere conta 30,172 fr., la seconde, qui fut achevée en 1844, à coùté 51,000 fr. Les tra- vaux du canal du VieuxLion, et qui furent cxécutés en 1846, absorbirent une plus forte somme qui s’éleva à 75,500 fr. Ce fut, sans le nioindre doute, une bicn grande amélioration que celle que nous venons d’indiquer; on ne peut oublicr en elTct que ccs nombreux canaux avee leurs embrancliements''scrvant de rcservoirs aux irnmondices, et aux caux ménagères d’une grande ville, cornine le fut déjà dans les siècles passés celle d’Anvers,que ces canaux laissaient éebap- pcr des émanations très nuisiblcs à la salubrité publique et privée. Aussi, ne devons nous pas nous étonner que de meurtrières épidémies se succéclèrcnt si nombreuses en notre ville. Nous en comptons cinquante deux de 1492 à 1754. Les magistrats de la ville reconnaissant la cause , promulguèrent à diverscs occasions, des édits tant dans le but de s’opposcr , autant que possible à l’invasion de ces fléaux , que pour en arréter les pro- grcs. On comprend, du reste , que les mesures prises en pareìlle cir- constancc ne durent que remédier incomplelément à un mal dont la cause ne se ralentissait jamais , et qui venait s’alimcnter sans discon- tinuer à une source riche en infection de tous genres. Il restali établi , que les canaux exhalaient des poisons pestilen- tiels, et pour les désinfecter , l’autorité communale d’Anvers s’adressa à rarcliitecte van Langren de Bruxelles, qui proposa un nouveau sy- stème de cìiasse qui cependant ne fut pas adoptè, mais qui modifié, fut suivi plus tard. Les travaux exécutés ont eu ce resultai que pcu de villes possédent un aussi bon écoulement des canx. Cet écoulement se- rali bien plus fructueux si comme nous l’avons inontró dans notre dernicr ouvragc: riiygiène dans ses rapports avec les indiistries modenies, on eut suivi le louablecxcinplc de plusieurs villes anglaises et particulièrement par la ville de Groinque, chef-lieu de province de ce noni, dans les Pays Bas où l’on fall servir les eaux sales les boues et les immondices à four- nir un plus largo développement à l’industrie agricole. Tous les canaux de la ville d’Anvers ont été pavés , et depuis 1811 jusqu’à 1847, la ville à depensé pour cet objct 635,000 fr. Si nous considérons rnaintenant que les riverains rcQurent l’auto- risation de bàtir sur les canaux à la condition de construire à leurs frais des voùtcs bà où il n'cn existait pas encore, nous obtenons ce ré- sultat qu’aiijourd’liui il ne reste plus de parcelle qui doive otre voùtée. Quant au systéme de oliasse dans ces canaux , il se fait d’une manière tres favorable. A la marèe montante les eaux de l’Excaut y entrent et y soni retenues derrière les écluses, qu’on n’ouvre qu’à la marèe basse. A ce moment les eaux s’écliappent impétueusenient, ba- laycnt les canaux et entrainent avec clles les iniiiiondices et les eaux mènagèrcs aiiisi que celles des égouts qui s’y dègorgent. Pour rendre ccttc oliasse plus forte, nos canaux ont regu ime pente qui va jusqu’à 1 mètro 40 centim. de l’écluse Saint-Jean à celle du Canal Sale. Ccttc écluse empéche les eaux venucs du poni Saint-Jean de s’écouler dans les fosscs de la ville tandis que les eaux de ces dcrniers peuvent pas- scr dans le canal. Mais la quantité que ce canal en regoli ne pcut ciré grande car les eaux dans les fossés ne dépassent guére le buse de l’écluse, que de 30 centiniètres et tout au plus de 50 ccntimètres. Les eaux regues dans le canal Sale y soni retenues au moyen de Pécluse de la ruc de la bascule jusqu’à ce qu’on en ait uno quantité sullìsaiitc pour pouvoir don- ner une oliasse. Par l’écluse des capucins la cliasse peut s’opèrcr par le canal des brasseurs ou par le poni à la Vigne. Getto ócluse est à 10 centiniètres au-dessous du buse du poni Saint-Jean ; celle du canal des brasseurs , à 35 centiniètres au-des- I — 121 — sous de ce buse. Quant à la hauteur que l’on peut donner aux eaux dans les canaux, elle peut s’élever jusqu’à 3 mètres au-dessus du buse du canal Saint-Jean, mais alors on a à craindrerinondation des caves de la partie basse de la ville. La hauteur ordinaire est de 2 mètres 20 cen- timètres à 2 mètres 50 centi mètres. Au canal Sale, l’eau s’élève ordi- nairement à (2. 20—'!, 40) = 80 centimètres. A mesure que les canaux ont été voutés, on y a construit des che- minées d’aérage pour permettre aux miasmes de se dégager au dehors. Sans cctte précaution ils passeraient par les conduits des latrines et des eaux ménagères et viendraient infecter les maisons. Van-Langren avait prévu cet inconvenient. Après ces quclques détails sur rexcellcnt système d’écoulement des eaux et des immondices adopté par la ville d’Anvers, il nous reste à dire un mot sur un autre moyen d’cmpécher Tinfeclion de l’air par récoulement des eaux provenant des maisons. Pour éviter les émana- tions délétères de ces immondices, il est d’une rigoureuse nécessité d’é- tablir des embranchements entre les maisons et les égouts-mères des rues au moyen de tuyaux vernissés. Les cntréec d’eau, les trappes, les bou- ches-sous-trottoirs doivent ótre en fonte, et construits de manière qu’ils puissent empécher les émanations putrides. Les gaz qui se dévelop- pent dans les égouts soni surtout l’bydrogqne sulfuré , le sulfhydrate d’ammonkaque et Facide carbonique. On sait que ces gaz mélès avec Fair deviennent très pern'icieux. Il convicnt par conséquent de s’oppo- ser à Icur dègagement. Il est au vu et au su delout le monde , que Finhalation de Fair qui émanc des égouts, produit des symptòmes mor- bides, et que ccux-ci sont dus à Fbydrogènc sulfuré contenu dans les eaux qui se dccoinposent dans les conduits souterrains de la voirie publique. On reconnait aisément les avantages d’un bon système d’égouts , pour favoriser la salubrité publique, en songeant ce qu’étaient les vil- les dans le moyen àge ; elles forinaient une agglomération de rues et impasses sombres, ctroites tortueuses oi'i les eaux du ciel et celles de quelques rares fontaines enlretenaient des mares et des cloaques quitena- ient en décomposition les immondices que produisent Ics villes. Oncom- prend que dans de telles eonditions. Fair atmosphérique ne futjamais pur, et quii devait renfermer les germes les plus propres au développe- ment de nornbrcuses maladies. C’est ce qui nous explique la déplorable ATTI ACC. VOL. I. 16 situation sanitaire dont il est fait mention dans les annales de la sus- dite epoque , ainsi que le fréquent retour des épouvantables épidémies qui, maintefois, sont venues décimer les malheureuses populations qui alors liabitaient nos belles provinces. ClIAPITRE XI. CONTIXUATION DU MÉME SUJEt. Le Gouvcrnement belge ne pouvait ignorer Ics avantagcs d’un bon systèmc d’égouts. Aussi voyons nous par sa circulaire du 20 mars '18o0 qu’il s’adressa à cet effet au Conseil supérieur de salubritó publique. Ce Conseil s’empressa d’adresser à l’autorité supérieure une inslruction pratique pour la construction des voies soutcrraines. Ce documcnt nous présente uno assez grande iinportance pour que nous le cominuniquions, en la faisant précédcr de la circulaire que M. le Ministre de l’Intérieur a- dressa aux gouverneurs des provinces. Monsieur le Gouverneur. Par ma circulaire dii 20 inars 1850 , j’ai attirò votre attention sur les inconvénients qu’cntraine, pour la santè publique, l'insulTisan- cc Oli la défectuosité des égouts, et j’ai insistè sur la nécessité de pro- pager les perfectionnements introduits dans le mode de construction de ces canaux souterrains. Je me plais à rcconnattrc, M. le Gouverneur, que les elTorts ten-* tcs dans ce but, depuis quclques années, n’ont pas été infructueux. Mais il reste beaucoup à fairc pour procurcr à toutes les localilós popiileu- ses les avantagcs hygiéniqucs d’un systèmc d’égouts compiei et bien conQU. Les mesurcs à prcndre à cet effet, ontune trop haute iinportance, au point de vuc de la salubrité publique, pour que le Conseil supérieur d’hygiène n’en fit pas l’objct d’une étiulc spéciale. Frappe des dangers auxquels rinsuffìsance ou la construction vicicuse des égouts expose incessamment la sauté publique, convaincre aussi que rétablisscmcnt de ces voies d’écoulenient soutcrraines constituc souvent le remède le plus efficace à l’insalubrité de certaincs rucs et des habitations qui les bordent, ce conseil a jugé nécessaire de résumer dans uno in- — 123 — struction pratique, claire et concise, le résultat de ses études et de lixer les véritables principes qui doivent présider à la construction des égouts publics et de leurs einbranchements. Ce trayail, destinò à servir de guide aux communes, a regii mon cntière approbation. Rédigé avec une grande précision, il m’a paru ré- pondre complétement à son but, et je ne doute pas qu’il ne soit con- sultò avec fruit par les administrations communales, qui peuvent se trouver dans le cas de tirer parti des études qu’il résumé. J’ai rhonneur de vous en adresser.... exemplaires. Veuillez M. le Gouverneur, les distribuer aux administrations communales de votre province auxquelles cette communication vous paraitra offrir de l’u- tilité. Le Ministre de l'Intérieur Ch. IIOGIER CONSEIL SUPÉRIEUR D’HYGIÈNE PUBLIQUE. INSTRUCTION PRATIQUE POUR. LA CONSTRUCTION DES ÉGOUTS. Nivellement. « 1 . Avant d’arréter un système d’égouts, on procèderà au ni- vellement du territoire à asséclier. 2. Cc nivellement, rapportò à un seul pian de comparaison, s’étcn- dra à toutes les parties de la commune. Il comprendra les hauteurs relatives du pavé des trottoirs, des seuils de maisons, et, autant que possible la profondeur des cuisines, caves ou autres souterrains. Moins le terrain aura de pente, plus on multipliera les cótés de nivellement. 3. Le nivellement sera rapportò à Péchelle de 5 millimètres par mètre pour les longueurs , et de 5 centimètres par mètre pour les hauteurs. On indiquera sur le pian général de la commune le résultat des opérations, par des courbes d’égale hauteur. » Plans. « 4. Il est indispensable de possédcr les plans et les profils de toutes les constructions souterraincs. Ces plans et profils indique- * 124 ront la position des égouts, de leurs embranchements et de leurs re- gards, leurs dimensions, leurs pentcs, leurs profondeurs. 5. Ces plans seront arrétés pour le système eomplet des égouts à construire, du moins dans leurs parties principales, avant qu’on met- tra la main à l’ouvre. « Égouts principaux et secondaires. 0. Un système d’égouts comprenda A. Des égouts principaux; B. Des égouts secondaires; C. Des embranchements particuliers. 7. L’importance d’un égout dépend non-seulement de la longueur, mais encore du nombre d’ógouls secondaires qui viennent s*y rat- tacher. 8. On piacerà , autant que possible, les égouts principaux dans les rues dont la direction est la plus inclinéC;, alors méme quelle se^ ra la moins directe pour arriver au débouebé. 9. La méme considération de pente déterminera sa direction à donner aux égouts secondaires, en réservant pour les moins importants les rues dont la pente est la plus faible. » Profondeur. « 10. L’égout public devant servir de décharge aux eaux ména- géres des maisons riveraines, son radier sera piace plus bas que le pavement des étages souterrains de ces maisons. 1 1 . Une profondeur de 3 mètres , 00 sous le pavé suffira géné- ralement; lorsque les localités le permettcnt, on dépassera ce minimum et on piacerà l’égout à 4 ou o mètres en contro bas du pavé. » V Pcntes. « 12. La profondeur du radier étant déterminée, on lui donnera la pente la plus forte possible. 13. Une pente, de 2 centimètres par mètro suffit pour assurer le parfait écoulement des eaux et des iminondices. On pourra la» reduire à un centimètre et méme à 5 millimètres , pour conserver à Tégout une profondeur convenable, 14. Pour atteindre cette pente minimum, il faudra dans certains cas réduire la profondeur de l’égout, ou établir dans le profil longitu- dinal du radier un systòme de pentcs et de contre-pentes aboutissant à des réservoirs. » Dimensions. « 15. Les dimensions à donner à un égout dépendront de son importance dans le système général. Toutefois si la pente du radier est assez faible pour que l’on ait à redouter des obstructions, il faudra toujours adopter des dimensions telles que la manouvre des ouvriers y soit facile. Dans ce dernier cas, on pourra admettre comme dimension mini- mum 0’“,70 de largeur, et 1"*,20 de bauteur sous la voùte. On conserverà au-dessus de l’estrade de la voùte, une bauteur de 0“,30 au moins pour le sable et le pavage. 1 6. Pour les branches extrèmes du rcseau, et lorsque la pente at- teindra ou depassera 0“',02! par mètre , il pourra suffire d’un égout cylindrique de à 0'“,80 de diamètre. » Forme. ff 17. On donnera aux égouts la forme ovoidale; eette forme s’ob- tient au moyen d’un gabarit en plancbes contre lequel le magon po- se les briques. 18. Pour les branches extrèmes du réseau, pour les embranche- ments des regards et des maisons, on émploiera des tuyaux en poterle, pourvu qu’on puisse leur donner une pente d’au moins 0“,01 par mètre. Ces tuyaux seront en potorie ordinaire, ou en grès, mais de pré- férence en grès. liegards. « 19. Les eaux de la voie publique seront conduites dans l’égout au moyen de regards et d’embranchements. 20. Les regards seront établis àair coupé, afin d’empccher Téchap- pcmcnt des gaz de l’égout. 21 . Au-dessiis de ces regards on piacerà une grillo ou un chàssis. Le chàssis, avec couvercle mobile, sera en fer de fonte et placò dans le trottoir. 22. Dans les rues dont la pente dopasse 0,05 par mètre, on rem- placera ces chàssis par des grilles placécs dans les ruisseaux de la chaussée. 23. L’emplacemcnt des regards sera déterminé par le relief du sol , dont ils occuperont les points has. Ils seront distants l’un de l’autre de 50 à 75 mètres dans Ics rues de largeur moyenne. » Aérage. « 24. Pour donner issue, aux gaz qui se dévcloppent dans les égouts et maintenir leur équilihrc de tension , on mettra cn communication avec les égouts les luyaux de goutticre qui versent leurs caux dans le ruisscau des rues. 25. Si ces tuyaux de gouttière ne sont pas en nomhre suffisant, on piacerà contre les fagades des maisons , des tuyaux spéciaux auxquels on donnera une élévation supérieure au fatte des toits. 26. Le voisinage d’édifices puhlics, d’usines, etc., permettra assez souvent d’y piacer un tuyaii d’aérage d’un diamètre plus fort. On étahlira ces clieminées le plus près possihle du sommet de l’égout. » » Embranchements particuliers. « 27. Les eaux ménagères des maisons seront conduites dans l’égout par des embranchements auxquels on donnera la pente la plus forte possihle. Le sommet de ces embranchements sera gami d’un regard ou di- vette inodore, en pierre de taillc ou en fer de fonte. » Trappcs. « 28. Pour permettre l’introduction des ouvriers dans les égouts on piacerà de distance cn distance, dans la chaussée, des trappes en fonte. 29. L’intervalle des trappes sera de 100 inètres environ. Elles seront placées au-dessus des réservoirs dont il est question ci-dessous. » Réservoirs. « 30. De distancc en distance, on construira én contre-bas du ra- dier des égouts , des róscrvoirs destinés à recueillir les immondices. 31. Ces réservoirs seront de forme circulaire , ils auront 1“,50 de diamètre, et de 1“,50 à 2'", de profondeur. 32. Si le terrain ne permei pas de dcscendre aussi bas , on aug- mentera les dimensions liorizontales du réservoir, afm de compcnser la diminution de profondeur. Dans ce cas, le réservoir sera de forme rectangulairc, Ics angles en seront arrondis et son plus long còte sera perpcndiculaire à l’axe de régoùt, afin de ne pas entraver la marche des ouvriers. 33. Le pavement des réservoirs aura la forme d’une voùte ren- verséc. 34. La voute supéricure porterà une clicminée conique qui monte- rà jusqu’à ime bauteur telle que la trappe en fonte qui la surmon- tera aflleure avee le pavage de la rue. » '' Raccordements . « « 35. Tous les raccordements des égouts entre cux, et des embran- chements avec les égouts, se feront suivant une courbe tangente à l’égout Principal et tournée dans le sens de la ponte. Fondaiions et consiructions. « 86. Dans Ics terrains résistants , on établira directement l’égout sur le fond de la tranchée. Dans les terrains moins solides, on l’assicra sur une fondation en magonnerie de briques ou de moellons. Enfin dans les terrains meublcs ou nouvellemcnt rapportés, on l’éta- blira sur un massif de sable rude, ayant au moins de bauteur. — 128 — 37. On n’emploicra dans la construction des égouts et des réser- voirs que des briques de première qualité et des pierres siliceuses dures (1). 38. On ne se servirà que de mortier hydraulique parfaitement cor- royé et composé de parties égales de cliaux hydraulique et de sable rude. Ce mortier sera fait deux ou trois jours avant d’élre employé. 39. La inaQonnerie sera exécutée à joints pleins, c'est-à-dire que Ics briques scront posées à bain flottant de mortier, de fagon qu’il ne faille rapporter que le moins possible de mortier pour le rejointoyage qui devra étre fait immédiatement. 40. On revètira d’argile plastique ou de terre glaise l’extérieur des magonnerics, afin de les prémunir contre Finfiltration des eaux. 41. Dans les terrains très résistants, dans le sable compacte, il sullìra de donner ime brique d’épaisseur aux égouts ovo'ides. Partout aillcurs on donnera une brique et demie à la partie infcrieure de l’égout, la voùte supérieure n’ayant jamais qu’une brique (2). 42. Les murs et le pavement des réservoirs auront une brique et demie d’épaisseur; la clieminée conique pourra n’en avoir qu’une. 43. Les tuyaux en grès ou en poterle ordinaire, employés pour les brancbes extrèmes du réseau , pour les embrancliements des regards et des maisons , auront un diamètre de O^jlO à 0“,40 selon l'impor- tance de rembranchement. Au délà du diamètre de 0“,40 , on construira des égouts cylin- drìques en magonnerie, formés de deux rouleaux, d’une demi brique cbacun. 44. Le fond de la trancbée étant bien damé, les tuyaux y seront posés avcc le plus grand soin, afin que la pente soit uniformément ré- partie, et l’asscmblage par emboitement sera gami d’un bourrelet de mortier hydraulique. Le remblai se fera par couches successives da- mées avec les précautions nécessaires. » Les meilleures mesures sont, bien souvent, perdiies, de vue aussi- tót qu’a disparu le danger qui les avait provoquées. Dans plusieurs villes nous n’aurions que la difficulté du choix s’il fallait indiquer les quartiers dont les maisons sont plongécs dans une (1) Les calcaires ne résistent pas à l’ action corrosive des eaux sales. (2) Il est entendu que les briques auront au moins 18 centimètres de longueur. — 129 — atmosplière ìncessarament infectce par dcs émanations putricles , et qu’on le remarque bien, ces gaz délétèrcs se dégagent des fossés boiieux qui longcnt, sur une grande étendue , Ics plus bellcs habitations. Ces fossés sont constammciit remplis d’une cau croupissanle , et nous cn voyons d’ici , au moment quc nous écrivons ^ qui n’ont pas été cu- rés dcpuis des années. C’cst là une déplorablc négligence qui n’est pas sans porter ses mauvais fruits. Notre conviction reste entière à cct égard : lors dcs dernièrcs épidémies, ces fossés ont dù contribuer , polir uno large part, à alimcntcr Ics causes morbifiques qui, dans plus d’une famille, ont seme la mort et répandu le deuil. N’accusons pas nos ancctrcs, car nous ne faisons pas beaucoup mieux qu’eux: ce qui nous caractérisc c’cst notre incorrigiblc présomption. Mais que dire alors de la situation quc , sous le rapport hygiénique, présentent la plupart des communes ruralcs ? A cettc question nous pouvons répon- dre quc nous ne regrettons pas d’avoir réservé nos réflexions lorsquc nous faisions mcntion dcs circulaircs du Départemcnt de l’Intéricur. Nous le proclamons tout haut: dans beaucoup de villes dans bien des communes rurales , il faut le retour de meurtrières épidcmies pour faire sortir de leur apathique indilTércnce Ics autorités communales auxquellcs incombe le soin de faire exécutcr les réglcments prcscrits par l’autorité supéricure. Mais à qui la fante? Les administrations dcs provinccs et dcs communes , au lieu de s’occuper dcs intéréts maté- riels et moraux de leurs administrés, ne sont , pour la plupart ^ que des Instruments dont on le sert pour réaliscr un but politiquc qui est loin de pouvoir assurer Ic'bonlieur de la Belgique , qui menace méme notre nationalité. La coupable négligence quc nous flétrissons révolte tout coeur hon- néte quc fait battrc ramour de riiumanité. Des sommes peu impor- tantes , allouées aux budgets de quelques villes et communes rurales , seraient suffisantcs pour convertir en égouts voùtés des cloaques infccts qui ne eessent de répandre dans Tatmosplière dcs émanations létliifères. Malgré Fiirgcnce de ces travaux on ne remet toujours l’exécution en prétextant une condamnable incurie du manque de ressources suffisan- tcs. Mais quand les intéréts les plus cliers sont en jeu , est-il pru- dent de donner une destination que nous croyons au moins inutile à dcs sommes qui s’élévent à 25,000, 35,000, et meme 750,000 francs? Tandis que tant de travaux utiles restcnt en soulfrance , cst-il done ATTI ACC. VOL. I. 17 — 130 - si indispensable de construire et de subsidier des théàtres, où l’infec- tion de l’air vient se mèler à riinmoralité qui tue lame, à cette im- moralité rcvoltant et subversive de tous les principes sur lesquels re- pose l’qrdre social ? C’est que la pàturc qu’on donne à l’esprit du peu- ple dans ces écoles de tous les viccs, est peu faite pour lui apprendre , à conserver sa dignité, à remplir ses devoirs cnvers Dieu, la famille et la patrie. CHAPITRE XII. MAUVAlSE INFLUENCE DES DÉPÒTS DE FUMIER ET d’iMMONDICES SUR LA COMPOSITION DE L’AIR ATMOSPIltóRlQUE. Nous sommes heurcux chaquc fois que Toccasion se présente de rendre justice à qui elle revicnt. Aussi, le moment est venu de dire que les Commissaires-Voyers continuent à remplir dignement leur mis- sion. Ils font comprendre partout combien il importe d’apprécier les bienfaits d’une bonne situation liygiénique, et d’óloigner les moindres causes d’insalubrité. Que de fois ne voit-on, dans les communes, dans les villes mé- me jeter, sur la voie publique, des litièrcs pour Ics convertir en bone et en fumicr. Aussitòt que Ics émanations putrides du fumier annon- cent une décomposition suffisante on Tentasse. Ces dépóts placés le long des maisons remplacent les fosses à fumicr et les babitants tirent ainsi parti de la portion du terrain qui devrait servir d’emplacemcnt au fumier. Toutefois si cbacun en par- ticulier trouve un avantage dans cette disposilion , elle est générale- ment peu favorable, en ce que la circulation est rendile difficile et in- commode, et que les fumiers enlretienncnt une cause permanente d’in- salubrité. Certes, on ne rencontrc pas ces tas immondes dans toutes nos villes, dans toutes nos communes, mais là où Ton en a la mau- vaise habitudc, les autorités ont à combattre les plus grands obstacles “ pour engager leurs concitoyens ày renoncer. Mallieureusement il n’est que trop vrai qu’il est certains usages locaux qiTon ne change pas facilement; ce sont des legs d’unc autre époque, lorsque les priviléges exergaient, en pieine liberté, leur despotique domination , et , on ne peut Tignorer , le peuple belge ne renonce pas vite à ses anciens droits. — 131 — Nos commissaires-voyers sont parvenus à faire cesser l’abus doni nous parlons dans beaucoiip de cornmunes; mais ils ont eu à combat- tre des obstacles sérieux dans quelques localités. C’est ainsi que , dans une commune du Canton de Spa, les habitants restèrent sourds aux invitations réilérées qu’on leur adressa poiir débarasser la voie publique; ils refusèrent obslinément. Quarante cinq d’entre eux furent assignés à coraparaitre de ce chef, devant le tribunal de simple police; cinq furent condannès et quarante renvoyés. Tous étaient prévenus d’avoir fait des dépòts sur la voie publique ^ et devaient étre condam- nés conformément au N. 4 de l’art. 471 du code pénal. Qui le croi- rail? Le tribunal admit la necessitò de faire les dépòts, dans le sens du dit article qui avait provoqué la prévention. Le méine tribunal trou- va encore une vcrité ineonnue jusqu’alors, savoir: que Ics dépòts de fumiers et les litières ne nuisent pas à la sauté ; il jugea qa’il n’y avait pas lieu de condamner les prévenus. En vertu de Tari. 4 de la loi du 1." mai 1849, le jugement fut frappé d’appel devant le tribunal correctionncl de Verviers. Celui-ci , appliquant le code pénal suivant son véritable esprit, a reformé le jugement du tribunal de simple police de Spa, et condamné les qaa- rante prévenus. Si ces dispositions législatives sufQsent pour cmpécher qu’il ne soit fait des dépòts donnant des exhalaisons in^alubres, comment s'ex- pliquer alors qu’on tolère ces tas impurs qui ne discontinuent d’in- festcr l’air? La raison de ce désordrc administratif ne réclame pas de longues recherchcs; il se trouve, en effet, des raandataires chargés de veiller au bien-étre hygiénique de leurs concitoyens, lesquels, pour des motifs qu’il ne convient pas de citer ici, n’ont pas le courage de remplir leurs devoirs. Sons ce rapport , en visitant un grand nombre de communes, nous constatons la situation antihygiénique la plus dé- plorable. Ces communes sont si nombrepses que nous reculons de- vant la difficulté du clioix; puis nous aurions à faire une revue qui nous arròterait trop longtemps dans la longue route que nous avons encore à parcourir. Nous le disons à regret, mais bien des villes ne sont pas à Ca- bri des reproclies mérités que nous venons d’adresser aux communes rurales. Disons-le tout liaut , ici les présomptueuses prétentions de bcaucoup de citadins , aveuglés par leurs passions, regoivent un écla- * lanl démcnti , lorsqu’ils se posent commc Ics apòtres dcs progrès. Eh bicn, nous ne reconnaissons ccs progrès que là où l’on en fait line sage application pour le bicn-étre inorai et matèrici de tous, où, pour se conformer aux vocux de l’hygiènc, on ne néglige pas les inesures indiquécs par les notions les plus élèinentaires de la scicnee. Il est tclle et telle grande citò , où nous vous montrons des fosses à fumicr, des fosses dans la véritable acception du mot, situées dans les plus bellcs rues, et qui empiètent sur la voie publique dans ime éten- due de plus d’un inètre carré. Ccs dépòts infeets sont la plupart à del ouvert; il n’y a que quelques iines de ces fosses qui soient coii- vertes d’une plaque en fonte , d’un couvercle en bois plus ou moins bien fcrmé , tandis que les autres sont pourvues d’un grillagc en fer, ce qui permct un dégagement facile aux émanations putrides qui vous affectent de la manière la plus désagréable. Il ne nous serait pas dif- ficile d’indiquer, dans rune des principalcs villes de Belgiquc uno qua- rantainc de ces cloaques infeets, de faire connaìtre les noms des rues et les numéros des maisons. Ils font un singulier contrasto avec les demeurcs princicres dont ils regoivent le fumier et les immondices, Admettant qu’il serait peut-ètre difficile de trouver un autre emplace- mcnt pour ccs foyers d’infection, ce qui pour nous est loin d’ètre prou- vé, Tautoritó locale ne poscrait-elle pas un acte de bornie administra- tion en ordonnant de fermcr toutes ces fosses au moyen de plaques en fonte? Une parcille mesure remplirait au moins une première condition, celle de s’opposer aux émanations directes de gaz putrides. On rcn- drait par là un service rccl non-seuleraent aux babitants des rues où se trouvent les fosses, mais mème à ceux qui occupent Ics maisons le long dcsquclles elles se trouvent, et qui tout en recourant aux pré- cautions bygiéniques les plus minuticuses pour la tenue de Icurs de- meures scmblent ignorer qu’ils vivent au milieu d’un foyer permanent d'infection. A ebaque pas que nous faisons, dans nos villes, nous avons à dó- plorer la plus aveugle imprcvoyancc pour tout ce qui touebe de près à la salubritè de l’air atmospbèriquc. En voici un nouvel exemple. Les soupiraux des caves, généralement trop étroits lorsqu’on examinc ceux des vieilles maisons, sont, aujourd’bui, beaucoup plus larges, et empiè- tent mème sur la voie publique , pour livrer un accés plus facile à l’air et à la lumière. C’est là, sans le moindre doute, une amèlioration réelle à la quelle nous applaiidissons de tout cociir, mais qui n’est pas exempte d’iin grave inconvénient qui méritc d’ètre signalé. L’orsqu’on marche le long d’un certa! n nombre de maisons, on ne se doute pas qii’on a sous ses pas de nombreiix pctits fumiers coii- verls d’im grillage en fer. La plupart de ccs troiis sont, cn effet, rem- plis, de tas d’ordures de debris de végétaux, de décombres , dont Tlm- midité facilitò la putréfaction et entretient aitisi uno cause permanente d’infection de l’air. Les immondices restent pendant des annécs dans ces soupiraiix qui assez souvent n’ont pas été nettoyés ime seule fois depuis Iciir construction; aussi, en voit-on dont le contenu malfaisant forme à peu près tas jusqu’au niveau du trottoir. On ne ncttoie que les ouvertures qui donnent accès à l’air et à la lumière dans Ics sou- terrains babitès. Nous n’cxagcrons pas lorsque nous disons que de ccttc manière, tonte uno ville se trouve assise sur un large furnier, partout où il serait pourtant si facile d’enlcver une cause incontestable d’in- salubrité. Si la seule raison ne nous montrait pas cotte cause d’infec- tion , tous ceux qui n’ont pas perdu la scnsibilité de Tergane olfactif peuvent se convaincrc que Tinflucncc délétcre que nous venons de si- gnaler, est loin d’étre le produit de notre imagination. Le remède se trouve à còte du mal, et de meme que la police locale ordonne aux habitants de tcnir le devant de Icurs maisons dans un état convena- Jile de propreté, do mènie aussi elle peut Liire ncttoyer régulièrement les soupiraux des caves qui sont , sans qu’on s’en dente , un foyer d’infection. m llelas ! nous ne sommes pas à bout de nos reeberebes. A quei servent ces canaux^ ces cours d’eau stagnante, boueuse qui, dans tant de villes viennent attrister nos regards? Ils doivent nécessairement en- tretenir Tinfection de Tair. Nous trouvons une eau non moins malfai- sante dans les émanations qui se dégagent des fossés de ccrtaines villes fortifiées, dont les caux ne sont pas tenues à une bauteur suf- fìsante, ou ne sont pas assez souvent rcnouvelées^ dans les villes dont les fossés d’enceinte commimiquent avec des fleuves ou des rivières. Les précautions les plus élémentaires que réclame ce còte de la salu- brilé publique sont bien souvent perdues de vue par le genie militaire des villes d’Anvers, de Maastriett , de Venia et de bien d’autres eli- cere. Serait-il nécessaire de fairc mention du mauvais état des latrincs - 134 ainsi que des pissoirs publics ? lei, cortes, nous obtenons encore plus d’ime cause d’infection , à laquelle tonte fois l’administration commu- nale d’Anvers a remédié en partie par Tétablissement de quelqiies lieux d’aisances et de pissoirs publics qui répondent assez bien à leur destination. CHAPITRE XIII. L’eMPLACEMENT des CIMETIÈEES AU milieu des CENTRES de POPULATION CONSTITUE UNE CAUSE d’iNFECTION DE l’aiR ATMOSPHÉRIQUE. Le moment est venu d’aborder l’examen d’une question qui n’est pas sans avoir une certaine importance. Aussi, aucun hygiéniste ne sera étonné de nous voir quitter, pendant quelques instants, nos rues et nos places publiques, pour visiter le lugubre sèjour des morts. Mais, hàtons nous de dire, à l'occasion de police médicale, nous nous gar- derons bien de nous méler de questions qui sont exclusivement du ressort et de la compétence de l’autorité ecclésiastique. Nous laissons à d’autres la triste mission de ne pas respecter le culte méme au bord de la tombe; nous dirons seulement que les malheureux qui se sont faits des fossoyeurs oCQciels, oublient les lecons de l’iiistoire; ils oublient, dans leur aveuglément, que, dans le sol de la catholique Belgique, les liaincs du catliolicisme, à aucune epoque , n’ont pu jeter leurs racines, ils oublient qu’en moins d’un siede , trois dynasties ont disparii pour ne pas avoir respeeté le culte de la majoritè des Belges. Lcà où se trouve un cimetière, là aussi nous trouvons un foyer d’in- fection en permanence. Consultonsdc Manuel de police à l’usage des médecins et des jurisconsultes — Q.nnéQ 4 848 — dù à la savante piume du Docteur Schùrraayer, et nous verrons que cette infection ne fait qu’augmenter. Admettons avec l’auteur 1 décès sur 35 habitants dans une commune de 35,000 habitants, nous obtiendrons 1 ,000 décès par an. Arrétons nous seulement à un laps de temps de 5 ans, nécessaire à la decomposition d’un cadavre humain enterré dans Ics conditions Ics plus favorables à cette décomposition, et nous aurons le sombre tableau , qui se deroulera constamment devant notre imagination, avec ses 5,000 corps simultanément en putrefaction. Selon la nature du terrain qui sert de cimetière et le rapprocliemcnt des fosses, ccs corps exlialent. ~ 135 ~ sans discontinuer, des miasmes plus oii moins condensés qui viennent charger l’air ambiant. C’est là un fait évident, nous dira-t-on; c'est un foyer d’infection dont on ne peut nier l’existcnce, dont l’activité per- nicieuse est plus ou moins considérable, selon la situation du cimetière; c’est line cause délétère des plus dangereuses qui mérite de fixer l’at- tention la plus sérieiise de tous ceux qui se vouent au bien-ctre sa- nitaire de leurs concitoyens, et quii est du devoir des administrations conimunales de ne pas perdre de vue. Ielle est la manière de voir de presque tous les bygiénistcs; nous ne disons pas de tous sans exception, car, malgré sa justesse, cettc opinion rencontre ime opposition d’autant plus regrettable, qu’on la voit contester par des bommes marquants qui font autorité dans la Science. Dans un temps pcu éloigné de nous, il s’est trouvc des bommes, des savants de grand renom, qui ont nié l’in- fluence délétère des émanations putrides animalcs sur la sauté de l’bomme. Cette opinion a été bicn près d’étre partagéc par le savant Parent-Du- chàtelet qui a rendu de très grands Services par son dévouement excep- tioimel , ainsi quc par scs bons écrits dont l’bygiènc fait le principal objet. Quelle que soit la valcur de quclqtics opinions individuelles, elle risque beaucoup de faire penclier la balancc du coté opposé, lorsque l’opi- nion générale, qui prcnd pour base Ics vérités scientifiques, se fait jour et veut prononcer en dernier ressort. Nous possédons un excellent ouvrage sur cette matière, publié, cn 1840, par le savant Docteur llieke, et nous trouvons que ce consciencieux auteur prouve par un grand nombré de faits et d’cxpériences exactes l’erreur de ceux qui prétendent que les émanations putrides , prove- nant des animaux, sont sans danger pour la salubrità de l’air. \oici les conclusions auxquelles ses studieuses recberclies ont conduit le savant que nous venons de citer. 1 L’influence nuisible des émanations des substances animales en putréfaction sur la sauté et la vie de riiomme est démontrée par un nombre sulEsant de faits autbentiques. » Cependant, cette influence n’est rien moins que constante: el- le dépend de diverses conditions dont l’existence et la nature ne sont pas sulìisamment connues. « 3.° Elle se manifeste le plus infailliblement 'quand les émana- tions sont très concentrées, — cornine dans des espaces clos, — et, dans — 13G — ce cas elle est ielle qiie l’asphyxie et ime mori subite peiivent en èlre le resultai. » « 4. A un clegré de concentration moindre ces émanations causent des accès nerveux, des syncopes, des nausées, des maux de tète, ime grande lassitude ete. » « 5. Mais clles soni capablcs aussi de produirc alors surtout que leur influence est longteinps continuée ou souvent renouvelée, des fiè- vres ncrveusos, coinme de donner aux fièvres qui ont pour causes d’au- tres influences, le caractèrc typboide ou putride. » « 6. Il est probable qu’elles formcnt la cause principale détermìnant de la fiòvre cliarboniqiie qui peut ótre regardée coinme le plus haut degré du type typhiquc. » « 7. Outre les produi ts de la décomposition , les émanations pro- venant des cadavres en putrcfaction, peuvent encore contenir des virus de nature contagicuse, tels que le virus varialique et autres. » On le voit, la décomposition des cadavres a une action manifeste sur l’air que nous róspirons, car c’est bien lui qui seri de véicule à Félé- mcnt délétcrc, quelle que soit sa nature. Aprcs avoir indiquó les résultats morbides dus à Tinlluence des émanations pudrides des cimitières, il nous scmble qu’il n’est pas raoins utile de connaitre Ics circonstances qui favorisant la décomposition des depouillcs mortellcs que nous confions à la terre notre mère communc, jusqu’au grand jour que le réserve le Souverain Maitre pour juger Ics vivants et les morts. Les influences favorablcs à la décomposition des restes mortels , soni les suivants. Nous constatons en premier lieu, qu’elle est cn raison du degré de clialeur; mais nous devons accorder une certaine part d’action à riiumiditc, ou qu’en son absence , nous obtenons la momification des chairs. Ce qui d’aillcurs prouve l’incontestable influence de la cbaleur c’est que tonte décomposition s’arròte à uno températurc sous zèro. S’il est une influence qui agitavee une intcnsité tonte aussi considérable si non plus forte encore , c’est bien celle de rélectricité. L’expéricnce nous prouve celle des orages, et l’obscrvation pratique des fossoyeurs vient confirmer l’opinion des savants, pour montrer combien l’état éleo- trique de l’air bàte la putréfaction des nìatières aniinalcs. On sait combien les cbirurgicns apprébendent Taccés de l’air dans — 137 ìes foyors purulents, dans la crainte que' celui-ci ne Vienne augmenter la décomposition du prodiiit étranger. Eh bien, si nous ne trouvons pas qu’il faille adineltre dans celle ociurrence une cause absolue de lapu- trùfaction des liquides, il n’en reste pas moins prouvé par des cxpé- rionces, que la décomposition est facilitée sous une prcssion modérée , ce qui est certain, c’est que l’action doni il s’agit a toujours une Ielle importance, qu'il convieni de ne pas la perdre de vue lorsqu’il faut dé- terminer la profondeur des fosscs dans les eimetières. Sans le inoindre dolile, l’eau exerce aussi son influence dans la pu- tréfaction des eliairs. Toutefois le corps de riioimne contieni une quan- tité suffisante de liquide , pour qu’il n’ait pas besoin d’en réclamer de la terre qui re^.oit sa dépouille. Il est d’observation, en effet, qu’un ter- rain luiinide arrcte la destruclion, la eliair résiste aux causcs destruc- tives, elle se saponifie. La ehaux est bien le meilleur agent auquel on puisse recourirpour hàter la décomposition des cadavres. C’est dono un moyen préeieux, en temps de guerre, ou bien lorsque de meurtriéres épidémies viennent dé- ciincr les populations ; c’est une grande rcssource sur laquclle on peut compier pour combattre, dans une certaine inesurc, 1 infection de l’air. La disposition malériclle des individus n’est pas, elle aussi, sans avoir uno certaine induence. On observe que les corps, des enfants soni détruits dans un temps plus court que ceux des adultcs. On sait encore que Ics cadavres des femmes résistent moins que ceux des hom- mes, et que les corps maigres, se déeomposent moins facilement que les corps gras; il n’est pas jusqu’aux professions, jusqu’aux causes de mort qui n’excrccnt leur infliience. C’est ainsi que Ics restes mortels des tanneurs, se conservent par- fois très longtemps; que ceux «des personnes épuisées par de longues maladies, se déeomposent plus vite que d’aulres doni la fin est due à des affections de courte durée. Lors dono qu’on vcut passer en revue les diverses modifìcations auxquellcs les cadavres soni soumis avant de redevenir poussière , il faut admettre nécessairement qu’elles ne. peuvent s’opérer sans que l’air n’y prenne, une pari active, et qu ii ne devienne le vébicule d’agents délélèrcs. Nous croyons avancer ici un fait qui reste en dehors de ton- te conlcstation, mais qui aussi réclame des mesures préservatives pour sauvegarder la salubrité publique. ATTI ACC. VOL. I. 18 - 138 Nous croyons encore ne pas étre seni de notre avis lorsque nous disons que la coutimie d'enterrer les morts dans les églises a dù né- cessaircinent exercer une mauvaise influence sur la santé'des fidèles qui fré(iuentaient les teiiiples dédiés au culle. Cependant , il convieni de ne pas exagércr celle influence. Nous conslalons souvenl de gravcs conleslalions à propos des sé- pultures failes dans les églises. Le parleinenl de Paris ordonna la Iran- slation des cimelièrcs hors des villes, dans le couranl de rannée l777; mais nous n’avons pas oublié qu’on avail à vaincre les plus grands ob- slacles, dès qu’il s’agissail d’abroger cerlains priviléges, ccux-là ménae qui élaienl le plus opposés aux inléréls généraux. Les écrlvains de l’époquc que nous venons de ciler, nous disenl que les paroisses ne cédèrenl pas facilemenl à l’injonclion bygiénique qui leur fui adressée de la pari du gouvcrneinenl frangais; c’esl qu’il fallai! rompre avec d’ancien- nes babitudes, froisser des inléréls, des convcnances; aussi ne devons nous pas élre surpris que , malgré sa baule ulililé, celle sage mesure ne fui coinpléleinent adoplée que beaucoup plus lard. Celle opposilion ne pcul nous élonner, si nous considérons que, de nosjours, nous as- sislons plus d’une fois au Irisle speclacle d’une vérilable anarchie by- giénique. Qui le croirail , si le fail ne fui pas authcnliqueinenl conslalè, que, jusle au milieu du dix-neuvièmc siècle, un bàlimenl d’écolc— co- lui de la commune d’Arquennes — a scs fénétrcs au niveau du cime- tièrc communal? Mais ce qui dépasse luutc croyance si le fail ne s'ap- puyail sur un documenl oflìciel sur un arrélé royal qui figura dans le Monileur Belge, il y a quinzc ans, c’esl qu’à celle époque le gouver- nement approuve une déliberalion du Conseil communal de Houdaing- Goegnies, Province de Hainaul, lendanle à oblenir l’aulorisalion d’ac- quérir, moyennant la somme de 6,800 francs, une parcelle de terrain de 36 ares, deslinée, à ragrandissemenl du cimelière et à l’établis- sement d’une école communale. Ce fai! a lieu de nous élonner dans un moment surtout que le Gouvernement accorde sa baule sollicitude à l’hygiène, et il faut, absolument, pour nous l’expliquer, admettre que sa religion a été induile en erreur. D’ailleurs il n’est pas rare de voir^ dans nos provinces , et plus particulièrement dans celle du llainaut, des écoles, de construclion ré- cente adossées aux ciraetières, et disposées de Ielle manière; que le veni — 139 — I dominant ne peut y arriver qu’après avoir balayé le cinietière doni les miasmcs vont ainsi infecter l’air des classes pour la salubrité desquel- les tant de sages mesures ont été recommendées et adoptées. C’est là unedeces mille inconséquences que nous déplorons d’autant plus qu’cl- les dénotenl , sinon une ignorance complète, au moins ime indillérence des plus blàmables pour les principes les plus élémentaires de l’hygiène. Le dècret impérial de Fan XII, vint mcttre un terme à un abus réel Iiygièniquement parlant, et conticnt seul les dispositions légales qui sont encore cn vigueur dans notre pays. Il n’cst pas seulement défen- du de faire des inhumations dans Ics églises mais on s’oppose mème au mainticn des cimetières dans l’intérieur des villes et des bourgs , quelles que soient leur population et leur agglomération. Quant aux communes rurales, on laisse à leurs administrateurs les soins de prendre des mesures qu’ils jugeront convenir le mieux. C’est là, avouons le , uno mesure dcplorablc; aussi est-il plus que temps que la legislature s’occupe sérieuscment de ccttc importante question. Mais pour obtenir un résultat favorable il convieni que nos Lycurgues Bclges rcstcnt renfcrmés dans le cercle de leurs attributions, qu’ils ne s’arro- gcnt pas le droit ridiculc d’imposer la loi là où Jésus-Clirist seni par rintermédiaire de ses lleprèsentants sur la terre a le droit de Com- mander. En suivant, cettc sago conduite, on ne pourra plus reprocher à ceux qui prétendent servir d’èclio aux voeux de la majorité des Bel- ges, qu’ils veulent atteindre un but Lout autre que celui du bicn ótre bygièniquc et inorai de la population. L’Allemagne, qui nous devance pour tout ce qui regarde les rae- surcs protectrices du bien-ctre inorai et matèrici, cornine le prouvent ses admirables institutions , rAllemagne nous donne encore , depuis longtemps, Texeniple qu'’ellc sait apprècier l’hcureuse influcncc de tout ce qui peut assurer la salubrité publique. Pour n’en citer qu’un seul, nous faisons méntion de l’ordonnance royale du 6 aoùt 1806, qui dé- fend détablir un cinietière quelconque au sein d’une ville , dans le ro- yaume de Wurtemberg. Par contre il n’ya pas bien longtemps que des cimetières se trou- vaient encore ou milieu des quartiers les plus populeuv de Londres. Ainsi la capitale de PAnglcterre, que nous pouvons piacer au premier rang, dès que les progrès de toutes sortes réclament aide et protection, et qui fut toujours en droit de revendiquer une très large part dans le * ~ 140 — mouvemcnt liygièniqne, cotte capitale est rostée, jusqu’au milieu du dix- neuvième sièele, uno immense nécropole. C’est gràje à rénergiqne persé- verancc du Conseil centrai de sauté, que Ics cimetièrcs situès dans l’intérieur de la ville, ont été fcrmés en ISoO. CEAPITRE XIV. CONTINUATION DU MÈME SUJF.T. Londres n est pas la seule grande ville où Fon ait constaté, jiisque * dans CCS derniers temps, un fait qui aurait le droit de nmis étonner, si nous n avions la conviction qii'on doit compter avec l’ignorante rou- tine^ avec ime masse compacte de préjiigés, avec la force d’inertic, et des intérèts particuliers, dès qn’on veut appliquer des mesnrcs législa- tives et réglémentaires eonccrnant la saluLrité publique. Nous regret- tons de devoir le dire, mais la mauvaise- volonté et Fesprit de parte se coalisent trop souvent polir entraver Fapplieation des mesnrcs qu’oii juge opportun de dócrcter pour sauvegardcr le bicn-ètre des com- munes. La mauvaise situation du plus grand nombre des cimetièrcs , et 1 influence pernicieuse qu’ils cxerccnt sur la salubrité publique, sont tellement en opposition avec les cxigcnces les plus légitimes des habi- tants , qu’on nous permettra de ne pas quitter cet important siijet , sans avoir communiqué encore quelqucs détails que nous croyons ne pas pouvoir passcr sous silence. L éloigncment des cimetièrcs du centre des populations est un bc- soin bygiénique dont Fimportance reste hors de doute , mais dont 1 accomplissement laisse à d(^sircr généralement dans les comnuines rurales. Là ou des administrateurs intelligcnts et zèlès vcilknt au bien- ètre des liabitants , il n’a pas fallii Féveil de ireurtriéres épidcmics pour convertir les cimetièrcs en places publiques, entourées d’unc dou- blé rangéc iFarbres qui donnent un aspect agréable à Fancien séjour des morts, en mème temps qu’on a fait cesser ime grande cause d’in- salubrité. Ce qui est prcférable encore c’est de ebanger Ics cimetièrcs en petits parcs en jardins garnis d’arbustcs et d’une vcrdoyantc pelouse, de les entourcr d’une baie vive, ou d’un grillagc. 31ais les administralions locales ne peuvent jamais oublier que le cimctière est un terrain bèni par l’éylise, que ce lieu n’a pas été consacrò pour une époque déter- uiinée mais pour toujours. Il est dono rigoureusement nécessaire que le terrain conserve son caractère primitif, que les monuinents funè- bres, les cmblèmes rcligieux restent intacts, qu’on cn éloigne tout ce qui ne peut ótre toléré dans un endroit consacrò au culle. L'bygiène ne perdra rien, bien loin de là, dans le respeet qu’on tònioignera au cultc, et ce n’cst pas en excitant le peuple à la profanation des my- Stores du culle catholique qu’on le rene! mcilleur; il viendra incme un moment où , après lui avoir appris Toubli de la loi de Dieu , il foul- era aux pieds les lois bumaines , et que ceux qu> lui ont fait perdre la foi, tomberont les prcmicres victimes de sa redoutaLle colere. Il est des provinces, au nombre des quclles nous eomptons la Fian- dre orientale, où des subsides assez, importants soni accordòs pour transférer les cimctières hors des conimunes; les Conseils d’autres pro- vinces, colui de Brabaiit , entro autres , aident les localitcs pour leur faciliter les moyens d’exòcuter les mesures prescriles par le clòcret du 23 prairial de Fan XII. Gràcc à cet ’appui bienveillaiit et au concours flnancier des provinces, plusieurs communes ont pu agrandir ou dé- placer leurs cimctières. Cépendant nous devons bien le dire , le dé- placemcnt qu’on a fait jusques ici des cimc^tières , ne répond qu’in complélement aux besoins des populations , et mainte fois on oublie trop que tout lieu de sépulture doit se trouver à une distancc suffisam- ment éloignòc des babitations. Sous ce rapport du reste, la législation varie chez ks nalions; la distance des cimctières est cncore soumise à des circonstanccs locales, et cn cxaminant bien la questicn, on finii par devoir avouer qu’a ce sujet il est ditlkile de s’arréter à une règie absolue. Mais nous le demandons: quel but veut-on alteindre lorsqu’on éloi- gne le séjour des morts de colui des vivants? Il est évident que Fon clicrchc à cmpòclier Finfcction de Fair. Mais pourquoi alors òtablir les nouveaux cimctières à quelqucs pas des communes? Cotte distance devient illusoire vu qu’en tolèrant la conslruclion de nouvclles demeu- res on ne remòdie aucunement à Fabus, et qu’il ne faut que pcu d’an- nécs pour que Ics habitants se rclrouvcnt exposòs à de dòlètères in- fluences, à cotte dinòrence près que les òmanations ont nécessairement augmentò cn intonsilé, et que, par une consòquence rigoureuse , elles - 142 doivent produirc des résultats beaucoup plus nuisibles qu’auparavant. Mais cc n’est pas tout encore: pourquoi, nous le demandons, con- tinue-t-on à établir les eimetières à deux pas des grandes roiites et trop près des chemins les plus fréquentés? Pourquoi ne leur donne-t- on pas un cniplaceinent plus convenable au milieu des champs ? On les éloigne des villes et des communes parce que , au milieu d’une population agglomérée, leur présence- coiistitue un dangcr réel , mais établis le long des routes le danger ne disparait pas entièrement pour les passants; nous avouons que le dangers n’existc plus ici au méme degré, mais on ne nous prouvera jamais qu’il a entièrement disparii. Le meilleur emplaccment est celui oii l’air circule librement. Il résulte de cette vérité qii’on fera toujours une chose très utile en éta- blissant les eimetières sur une liauteur partout où la sitiiation des lieiix.le permettra. Il est encore bon de ne pas perdre de vue que Texposition au nord ou nord-est est de beaucoup la meilleure. Il convient encore de prendre ici en considération Ics vents régnants de la con- trée; mais la meilleure sitiiation sera toujours celle où Ics vents diri- geront les émanations du còte des dcmeures Ics plus éloignées. Une sage et prudente prévoyance commande de donner un espacc suffisant aux lieux de sépulture ; il faut, de toute nócessité, empéclier d’ouvrir Ics fosscs et d’y piacer de nouveaux cadavrcs avant que les corps qu’on y avait déposés, ne soient entièrement détruits. On comprend que le déterrement de ces restes peut devenir une cause des plus gravcs accidents. , On ne peut assez insister sur le choix judicieux d’un emplace- ment convenable, cliaque fois qu’on devra établir un nouvcau cimetiè- re et cc qui doit surtout attirer séricusement l'attention, c’est le choix du terrain. Serait-il nécessaire de dire que sa composition, que la plus ou moins grande quantité d’eau , dont il s’imbibe, exercent une in- fluence non douteuse sur la décomposition plus ou moins prompte des ca- davres qu’on lui confie? Il est ccrtain qu’une terre légère favorise les émanations putri- des , qu’il laisse volontiers les miasmes s’échappcr dans i’air atmo- sphérique. Et l’iiumidité, quels résultats nous donnc-t-clle? Nous savons tous qu’un terrain humide favorise la putréfaction mais qu’il active aussi la transformation des chairs en adipocire. Cette masse compacter ésiste, pendant un nombre illimité d’années, à l’ac- — U3 — tion ile la terre que l’entoure, mais finit tòt ou tare! par devenir très clanger euse à la salubrité publique. Il serait d’iine impardonnable imprudence d’établir un cimetière sur un terrain qui renferine des nappcs ou des courants d’eau. C’est, en effet, à ces sources que prennent naissance les fontai- nes dont Ics eaux servent aux besoins domestiques, etoù les animaux viennent, s’abreuver. On pourrait citer plus d’un exeinple de la pré- sence de détritus liumains dans les sources, qui devaient leur origine à des ciinetiòres, et les faits ne sont pas rares qui nous les font trou- ver dans les puits creusés dans leur voisinage. Annotons ici que les personnes qui font usagc de ces eaux , ne s’en servent pas impunement. Il en est chez qui elles ont provoqué les accidents les plus graves, qui ont cédé à un traitement rationnel, mais d’une longue durée ; un plus grand nombre d’autres victimes de la plus blàmablc imprévoyancc, n’ont pas tardò de suivre dans la tombe ceux dont les restes avaient causò leur mort. Tout concourt dono polir nous prouver que les ciinetiòres doivent restcr soumis cà des mesures hygiéniques sérieuses, et que la police mòdicale doit y exercer ime perséverante surveillance. Nous ne sommes pas entrò dans de plus amples dòtails que nous abandonnons volontiers aux soins de la police locale des villes et des communes dont les ciinetiòres rcclament les 'amòliorations que nous avons indiquòes. Tonte fois cotte police ne pcut se passar des liimiè- res du médecin physicien; les administrations qui ncgligent Ics en- seignements et les Conseils de la Science qui déclaignent le concours désintéressé des hommes de Tart commettent ime grave fante ; leur négligence cause parfois de tròs fàcheiix résultats les plus funcstes accidents. Catte négligence peut asscz souvent ótre attribiiée à l’ignorance , mais la fante devient plus grave, inexcusable, lorsque , dans l’occur- rcnec, Ics aiitorités locales ncgligent sciemment les prescriptions hy- giéniques dont l’utilité est généralement reconnue. Avant de quitter ce lugubre sujet, nous ne pouvons nous dispenser de dire qu’il est ancore d’usage, dans un très grand nombre de com- inunes, d’exposer au public, dans un endroit spécialement réservé , les OS provenant des fosses rouvertes. Nous n’admettons pas rutilité de cette exhibition que condamnent hautement nos moeurs actuelles. Le - U4 - respect que nous devons aux restes de rhomme , Ics convenanccs que nous avons à observcr cnvers Ics survivants, nos sentiments reli- gicux enfili, s’opposent à ce qu’on jelte pèlc-méle des ossements hu- inains. D’ailleurs outre ces consklérations toutes morales, nous recon- naissons encore , à cotte coutuine, que nons légua le tenips passe, le grave inconvénient d’infecter l’air. On rcndra, par conséqucnt, un Ser- vice réel à la salubrité publique , en ne tolérant plus un ossuaire quelconque sur Ics ciinetières, cn ordonnant que Ics os trouvés dans les- fosses qu’on vient de rouvrir soient enterrés de nouveau. Si nous ne pouvons empcelier les émanations nuisiblcs des cirne- tières, au moins avons nous le pouvoir d’cn diininuer rintensité , de les contenir dans certaincs lìmites. Les végétaux possèdenl la précicuse faculté d’absorber les miasmes putrides. Ce pouvoir absorbant est en raison des plantes et de leur croissance. Il s’en suit que la plantation d’arbustcs est très utile dans ces tristes lieux. Un vert gazon n’est pas sans rendre jusqu’à un cer- tain point le mèinc service; son riant aspoct peut diminuer la pénible iinprcssion que nous éprouvons tous lorsque nous entrons dans le sé- jour des morts pour visitor nos ainis qui ne sont plus de ce monde. Cette végétation perpétuelle qui couvre ceux dont nous déplorons la perle, n’est-elle pas du reste, de nature à caliner nos esprits, à nous représenter la vie qui, victorieuse de la mori , nous promet une féli- cité sans fin ? Cependant, tout en admettant que les arbres, plantés dans les ci- inetières, peuvent rendre d’utiles Services à la salubrité publique, nous ne pouvons oublier que par leur bauteur et par leur épaisseur, ils ne peuvent meltre obstacle à la libre circulation de l’air c’est assez dire qu’il faut exclure Ics arbres de haute futaie. CIIAPITUE XV. LA COMPOSITION DE L’AIR ATMOSPHÈRIQUE PERO SES PROPORTIONS NORMALES DANS LE VOISINAGE DES ÉTABLISSEMENTS INDUSTRIELS. Influence délétère de la fumèe Le grand développement qu’ont pris les industries depuis un bon quart de siede, fait ressortir tous les jours davantage le rapport inti- 145 — me qu’on ne peut nier devoir exister entre elles et la salubrìté pu- blique; ce développement fournit aux studieuses recherclies des hygié- nistes une mine riche en uliles observations. Dans un autre Iravail (1), nous avons traile cette question, et nous lui avons donné une assez large étendue; c’cst là un motif suffisant polir nous contentcr des réflexions qui suivent. Nous allons étudier par conséquent line cause principale d’insalubrité, tout en accordant, à droi- te et à gauche, quelques instants à rexamcn d’autres causes qu’il con- vieni de ne pas passer sous silence d’uno manière absolue. Lcs établissemcnts industriels constituent une cause d’infection de l’air atmosplicriquc soit par la masse considcrable de la fumèe pro- duite par la combuslion des fourneaux , soit par les émanations qui se dégagcnt des matières premièrcs que l’on soumet à diverses opéra- tions, soit encore pas Ics rósidus. De tout temps on a rcconnu la mauvaise influcnce de la fumèe sur la salubrité publique. Il y a de cela deux siècles, que Jacques Evelyn, savant anglais, né à Woltoii-Surrcy cn 1620, mori en 1706 , s’occupa de cette importante question , et qu’il publia un travail qui se rapporto surtout à nolre sujet. Cet ècrit est intitulé: fumifugium, ou les inconvénicnts de l’air et de la fumèe de Londres dissipés. Ecoutez ce qu’il dit en parlant de fumép qui, à l’époque précitèe incommodait déjà les habitants de la vaste Babylone de la Grande- Brctagne. « Que cette glorieuse et antique citò qui commande sur le fier Océan jusqu’aux antipodes les plus reculès, enveloppe sa tòte dans des nuages de fumèe et de souffre, c’est ce que je dèplorc avec une juste indignalion. « Qu’cst-ce qui souille ses autres attributs, si ce n’est cette infer- nale et lugubre enveloppe de houille qui, non-seulement reste toujours suspendue sur notre tòte, mais se mèle encore à l’àir que nous respi- rons, et qui serait sans elle salubre et agréable ? Lorsque ces liautes clieminées ouvrent leur gueule , la citò de Londres ressemble plustòt au moni Etna ou aux abords de l’enfer , qu’au séjour de créatures raisonnables et au siége impèrial de notre glorieuse monarchie. Ces issues insolentes, de leurs tourbillons de fu- (Ij L’hygiène dans ses rapports avec les industries modernes, op. cit. ATTI ACC. VOL. I. . io i - 146 — mée caclicnt le elei par un épais rideaii noir. Ces colonnes de suie soni si épaisscs et si compactes , clles s’échappent avec tant de force qu’ellcs résistent aiix veiits les plus irapétueux, et retonibcnt sur les maisons avant d’avoir pu ètre dispersées. Lorsque partout ailleurs l’air est pur et serein, il est éclipsé par une Ielle couche de fumèe que le soleil lui-méme, qui donne le jour à tout ce qui nous enloure, est iin- puissant polir la traverse!* et éclaircr Londres, A plusieurs millcs de distance le voyageur fatigué sent plutòt qu’il ne volt la ville vers la- quellc il se dirige. C’est cette fumèe pernicieuse qui étend une con- che de suie sur tout ce qu’elle touche, qui gàte tous les meubles , ternit la vaissclle, les dorurcs et les bijoux, et corrode inème le fer et la pierre. C’est cette horrible fumèe qui noircit nos èglises et vieillit nos palais. Voyez cornine elle se fixe aux mains et au visage de nos bellcs dames et de nos jeunes demoisellcs, à leurs vétements à Icurs paru- res; elle éparpìlle et dèposc ses noirs et salcs atomes sur tout ce qu’el- le pcut atteindre ; elle s’insinue dans nos cabinets les mieux fermés , dans nos plus prècicuses retraites ; elle donne une couleur jaunàtre à nos tapisserics et à nos tableaux ; elle poursuit nos plantes et nos fleurs , et ne permet pas que celles-ci se dèveloppent et rnurissent. L’air de Londres n’est jamais pur de ce fléau redoutable et est d’au- tant plus dangereux qu’il ne frappe pas par exception, mais incessam- ment. Nulle part sous le cicl on n’etcnd tousser et éternuer corame dans nos èglises et nos assemblèes nulle part on ne crache et l’on ne se raouche d’une manière aussi continue et désagrèablc; or, quelle en est la cause, sinon l’inspiration de cotte infernale vapeur. » Ce tableau peut paraitrc exagórè , mais il est vrai; il faut avoir habitè dans le voisinagc d’une fabrique pour se rendre compte des graves inconvénients de la fumèe. Ces inconvènients ne font qu’aug- menter de jour, en jour, par le grand nombre d’usincs que nous voyons sortir, de terre , méme dans Ics communes rurales. En huit ans, on a èrigè dans la seule métropolc de la Grande-Brètagnc , pour les be- soins de l’industrie , 801 ■ nouvelles cheminècs: en une seule année — 1853 — on en a construit 123. Et que ne voyons nous pas dans nos villcs et nos communes sans devoir sortir de la Belgiquc? Pour ne citcr qu’une seule ville, nous constatons que le nombre des cheminècs a triplé dans la ville de Gand, depuis à peu près un quart de siè- cle. Dans Ics seules Flandres, nous connaissons plusieurs communes, où, il y a uno vingtainc d’annécs il no se Irouvait pas un seul établis- sement industriel de quelque importance , et qui maintenant s’annon- cent de loin par de hautes clieminées , dominant majestueusenient les inodestes clochers des villagcs , et rèpandant dans l’air d epaisses co- lonnes de fumèe. Cette extcnsion considérable de nos fabriques dénote une prospé- rité croissante des industries bclges, mais il n’est donné à personne de contcster le danger qu’une quantité de plus en plus grande de fu- mèe doit causer à la saliibritó publique. Ce danger devient de plus en plus sèrieux pour les habitants des villes et d’un grand nombre de communes rurales, et il serait plus que temps de s’occuper sèrieuse- inent des moyens Ics plus propres à éloigner une cause permanente de meurtrièrcs maladies. Nous montrerons bientòt que les savants, vrai- ment dignes de ce nom, apprèeient cornine il convient les intèrèts des populations, et que leur Science toujours généreuse vient en aide aux industriels qui vciilent utiliscr ses inseignements. Par la destruction des foréts qui entouraient jadis la capitale des Etats-Britanniques, le bois était dèvenu rare, et le moment fut là de remplaccr ce préeieux combustible par un autre, d’introduìre l’usage de la houillc. -Le fait qui nous occupo remoil'tc au commencement du XIV.® siècle; une grande quantité de cotte matière était dèjà consommèe par les brasseurs ainsi que par les teinturiers; et sous le rógne d’E- douard I.®® l’air était tellement corrompa par la fumèe que celle-ei inenacait sérieusement la salubritè publique. Il faut que le mal fut réellemcnt sérieux, car il provoqua des' plaintes très vives, aux quellcs on fit droit par uno ordonnance qui pa- rut en 1306 et qui proliiba Tusage du charbon. En l’absence d’une quantité sulTisantc de bois pour répondre aux besoins des industries, il était difficile de tenir compte de la défense imposée par l’autorité. On instituaune cour de justiee pour poursuivre les délinquants. Ce tri- bunal ne se contenta pas seuleinent de les punir de l’amende, mais ordonna méme la destruction des fourneaux de quelqucs industriels. Cependant, cette sévérité dut céder devant la loi plus rigoureuse de la nécessité, et il ne fut donné à aucun pouvoir d’empéclicr que l’emploi du charbon n’augmentàt de plus en plus, au point que la consoin- - 148 — niation annuelle du conibustible était cvaluée, il y a dix ans, pour la seulc ville de Londres, à 2,500,000 tonncs, ou 3,55i,G00 tonneaux de mille kilogrammes, oii 2,554,000,000 kilogrammes. Mais la cause réelle qui a fait donnei’ la préfércnce à la liouille, nous la retrouvons partout, le bois étant devenu de plus en plus rare, au moins dans nos contrccs. Il s’ensuit que la production cl’unc fu- mèe nuisible augmcnte aussi partout dans ime proportion peu rassu- rante, et que la masse considérable des vapeurs fuligineuses, qui vicn- nent se mèle sans intcrruption à l’air atmopshérique, doit devenir des plus funestes aux populations. Nous nous plaignons souvent de la mortalité plus grande dans leB villcs industriellcs, mais ne faut-il pas en accuser en partie la mas- se de fumèe fournie par Ics fabriques? Il est hors de doute que l’air . reste cbargé d’une ccrtaine quantité de cette fumèe et s’introduit dans nos organcs, puis il est incontestable que l’inspiration de ces vapeurs est très nuisible à la sauté, On est généralement d’accord que le sé- jour des villes est moins salubre que colui de, la campagne; la prin- cipale raison nous croyons la trouver dans la fumèe et Ics diverses vapeurs dégagécs par les nombreux foycrs d’infection dont les villes ont le triste privilége. Qui le croirait? Malgré que l’on soit unanimement d’accord pour demandcr la supprcssion de la fumèe, celle-ci a compiè des défenseurs panni lesquels il s’en trouvc qui ne craignent ])as d’avancer que la fu- mèe est la sauvegarde de la santé des liabitants. Voici, entre autres, ce qu’ils disent à l’appui de leur manière de voir; la fumèe se compose d’atomes de carbone, et chacun de ces ato- mes absorbe les gaz pcrnicieux qui se dégagent des égouts, des mares d’eau et des fabriques. Lors nième qu’il en serait ainsi, nous prèférons de recourir à des mesures bygiéniques qui ont le droit de nous inspi- rer plus de confiance, une confiance mieux méritée. La Science indi- que d’autres moyens pour détruire les èmanations délétères dont nous venons de parler, et il serait peu logique, il serait dangereux de pro- téger une cause malfaisante qu’on nous propose d’opposer à une in- fection, dont nous pouvons nous débarasser sans nuire àpersonne. Il en est d’autres qui prètendent que la supprcssion de la fumèe- n’étant obtenue que par une combustion plus parfaite, il doit en résul- ter neccssairement une augmentation d’acide carbonique, et que ce gaz i — m — est plus nuisible que la fumèe; que, s’il s’élève quancl il est chaud il cloit se refroidir en sortant de la elieminée, et retomber dans Ics rues et les babitations. C’est là un argument plus spécieux que solide, et que nous nc croyons pas étre aussi concluant que le pensent les partisans de la fumèe. Mais soit: oui, dans uno plus grande combustion, il y a aussi unc plus forte production d’acide carbonique, nous l’admettons ; mais la Science ne dispose-t-elle pas des moyens qui peuvent en empè- cher la mauvaise influence, tandis qu’une fois qu’on a donné un libre élan à la fumèe, on ne peut plus s’opposer à ce qu’elle ne devienne un danger pour la santé publique? Quoi qu’il en soit, la fumèe conslitue un mal rèel, et nous n’ai- mons pas les maux qui prétendent corriger d’autres maux. Il est plus raisonnable de les éloigncr sans cxception que d’en conserver quel- ques uns cornine correctifs les uns des autres. C’est là la conduite la plus sage , c’est elle que nous eboisissons pour guide dans les consi- dérations qui font le sujet du ebapitre qui suit. CIIAPITRE XVI. MOYENS PROPOSÉS PAR LA SCIENCE POUR DÉTRUIRE LA FUMÈE Les progrès scientifiques mettcnt à notre 'disposilion des moyens d’une cfficacité reconnue pour détruire la fumèe ; leur application est couronnée de tels succès, qu’il n’est pas permis de recourir à des pai- liatifs. Une honte pareille ne pcut étre infligée à notre époque; les pro- grès obligent , et il n’est plus permis de dédaigner les enseignements de la Science. Il n’est pas excusable de difl'èrcr plus longtemps; on ne peut oublier que toute temporisation doit augmenter le danger de la situation, et ce danger prend, de jour en jour, une tclle proportion , qu'à l’avenir on ne trouvera plus de remède à lui opposer. Il n’y a que les esprits superficiels qui puissent se faire illusion à ce sujet , tandis que ceux qu’anime un amour sincère pour leurs semblables, et qui veulent que la prospérité croissante des industries ne continue pas aux dépens de la santé des populalions, ne cessent de faire des voeux pour que l’on entre résolument dans la voie des progrès. Nous sommes heureux de le dire , les panégyristes de la fumèe n’ont guèrc trouvé un accueil favorable, si nous en jugeons des me- - 150 — sures que les gouvernemcnts unt prcscritcs dans l'intérct de la saìu- brité publique. C’est ainsi qu’à diverses époqucs, on a voulu fai re re- vivre l’aete dont nous avons fait mcntion plus baut, et qui remonte au comuieneement du XIV.® siècle. On s’en occupa de nouveaii en 1819, 1820, 1843 et 1845. Comme il arrivo très souvent, pour ne pas dire toujours, lorsque dcs questions d’unc importance nmjcure réelament une prompte solution, on tarda encore quelques années pour fairc droit aux légitinies exigences de l’hygiène , et ee ne fut qu’en 1853 , quo le parleinent anglais vota définitivenieiu une loi dont la mise en vi' gueur fut dillerée jusque vers la fin de 1854. Les dispositions de cotte loi pcuvent servir de point de départ pour les mesurcs que, nécessaircment, on devra adopter dans les pays où, jusqu’à présent , en aceordanl cà la fumèe de s’élanccr libreinent dans l’atraosplière, on lui permet aussi de causer le plus de mal pos- sible. Nous croyons qu’il peut étrc utile de donnei’ ici un résuméde la su- sdite loi qui fut promulguée le 20 aoùt 1853. « Considérant qu’il est utile de diminuer les inconvenients qui proviennent de la fumèe dés fourneaux dans la mètropole et de celle de bateaux à vapeur au-dessus du pont dcLondres; il est arrété par la très excellcnte Majesté la Reinc, avec l’avis et le consentement dcs lords spiritucls et temporels , et des communes réunies dans la pré- sente session et par leur autorité, ce qui suit : I. A partir du 1®*’ aoùt 1854 , tout fourneau employé ou destine à étre employé dans la mètropole , soit pour le travail dcs machines à vapeur , soit dans Ics moulins, manufacturcs, imprimcries, teinture- ries, fonderies de fcr, verreries, distillcries, brasserics , rafiìncrics de sucre, boulangeries , usines à gaz ou autres établissements à i’usage du commerce ou des manufacturcs , devra étre cunstruit ou disposò pour consumer ou brùler sa propre fumèe. Et si quclqu’un, après cettc date, emploie un fourneau qui ne con- sume pas sa fumèe, ou emploie son fourneau d’unc manière telle que la fumèe n’y soit pas brùlée , ou bicn s’il exercc une professimi ou une industrie qui occasionne des èmanations incommodes ou nuisi- bles, de fagon à nuire au voisinage ou aux liabitants, (1) sans em- (1) Nous appelons lattentiori sur ce paragr^phe de la loi , qui ne s’applique pas seulemeiit à la fumèe, mais encore aux gaz qui s’écbappeiil des Iriperies , des ployer les meìlleurs moyens pratiques pour enipècher ou condenser Ics vapeurs, il sera propriétaire , locatairc ou eiiiploye, pimi, pour la première fois d’une amende de 40 scliellings à 5 livres ; pour la se- conde fois, de 10 livres; pour la troisième de 20 livres; pour la qua- trièiue, 40 livres, et ainsi de suite, l’amende étant chaque fois dou- blée. Cet article ne s’applique pas aux verreries ou poteries établies et existantes dans la métropole avant la promulgation de eet actè à l’ex- ception cependant des fourneaux de macliines à vapeur et de fours à briques cmployès pour ee genre de travaux ; auxquels les disposi- tions préeedenls soni applicables. II. Los bateaux à 'vapeur qui naviguent au-dessus du pont de Londres, doivent également, sous les mémes pénalitcs, consumer leur propre fumèe. III. Le:^ .disposilions préeédentes ne doivent pas étre interprétées d’une inanière absolue, et la justiee pourra rèduire l’amende lorsqu’il lui sera prouvé que la fumèe a èlé brùlèe aussi complétement que possible. IV. La police a le droit de pènétrer à l’intèrieur des bàtimcnts. Tout refus sera pimi d’une amende de 20 livres. V. Les poursuites seront dirigèes sur l’ordcc du Secrétaire d’état ». L’exemple que venait de donnei’ l’Angleterre ne devait pas atten- dre. longtemps pour trouver de chauds partisans en Franco. L’augmentation incessante des établissements industriels avait ac- quis ime telle importance dans ce pays, qu’il était plus que temps de ne plus difl'èrer Tapplication des mesures bygiéniques doni, depuis des années déjà, on avait reconnu rurgcnce. La ville de Paris fut la première pour mettre un terme à une si- tuation antihygiénique des plus déplorables, et qui, cortes, n’a pas ètè sans cxercer la plus fàcheuse influence sur la santé de ses nombreux habitants. C’est ce que prouve l’ordonnance du préfet de police, qui ebargea le Conseil d’hygiène et de salubrité publique du département de la Scine, d’examiner rimportantc question qui nous occupe, et de lui boyauderies, des vinaigreries, des fabriques de chandelles ou de produits cbimiques, des blanchisseries, etc; tous établissements doni le voisinage est jusqu’ici fort redouté des habitants d’une ville. faire connaitre Ics moyens connus et déjà sanctionnés par l’expérience d’éteindrc complétcment ou de diminuer d’une manière sensible la fu- mèe produite dans les fourmeaux des maehines à vapeur par la com- bustion des liouilles grasses. Depuis longtemps les personnes qui avaient des proprietés dans le voisinage des ètablissements industriels , avaient adrcssè de justes plaintes à l’autorité contre les graves inconvénients de la fumèe pro- duite par les nombreuses usines à vapeur. ,On ne pouvait nicr la ju- stesso de ees plaintes, et il n'était plus possible de contestcr la gra- vitò des inconvénients au point de vue des intérets privés. On fut naturellement eonduit à envisager l’intérét gènéral, et, dès ee moment la question acquit une importance qu’on avaìt paru ignorer avant. En tonte véritè, on a lieu d’étre surpris que, trop longtemps, on ait to- lèrè, dans la capitalo du monde eivilisé, ees llots eontinuels de fumèe épaisse qui obscureit l’air, pcnètre dans les maisons voisines, en noir- eit la fagade , et doit ótre eonsidérée , sans la moindre exagèration , dans eertaines loealités, comme une véritable ealamité publique. Oui , nous avons lieu d’étre surpris qu’une situation aussi anormale, si op- posèe à la salubrité publique, ait pu durer pendant tout le temps que la grande ville et le gouvernement faisaient des saerifices eonsidèrables, dèpensaient des sommes fabuleuses pour rembellissement de Paris et de la banlieue , et que l’on s’occupait , sans eesse eomme on le fait cneore de nos jours^ de l’assainissement des maisons, et de la propaga- tion des meilleures règlcs d’hygiène et de salubrité. Un tei état des choses était, bien de nature à emouvoir le liaut fonetionnaire susdit. Voiei la réponse que lui fit parvenir le. Conseil qu’il venait d’inviter à lui indiquer les moyens les plus eapablcs de eombattre un danger eonnu de tout Paris. « On sait, dit le Conseil, quo depuis longtemps en Franco, et sur- tout en Angleterre on s’est evertué, avec plus ou inoins de succès , à eombattre les inconvénients attachés à la dispersion dans l’air des fu- mées épaisses produites par Ics usines à vapeur. Il y a près de quaranta ans qu’un appareil destinè à briiler la fumèe a été établi dans ime maison de bains, situèc quai de Gòvres. En 1822, un industriel, M. Collier en inventa et en perfcctionna plu- sicurs. Dans Ics annales des mines G. II. 1." sèrie, 1837, M. Cordier, dans une notice sur le ebauffage des maehines à vapeur , a signalé 153 — , tous les inconvénients du chauffage ordinaire, et décrit un distributeur doni Teffct était complétement fumivore. M. Payen, dans les Bulletlns de la Société d’encouragement (ISSO) a fait connaltre un appareil de la méme nature; enfin dans les Annales des niines, 4.® serie T, II 1847, M. Combes a inséré un rapport très étcndu fait à la Commis- sion Centrale, des maehincs à vapeur sur les moyens de brùler et de prevenir la fumee des foyers où l’on consommé de la houille. Ce mé- moire contient toutes Ics indications théoriqucs et pratiques pour la construction des appareils fumivores, et les conséquenccs qui en dé- coulent sont le résultat de longues et patientes expérienccs faites spé- cialcment sur cette question à rótablissement de la pompe à feu de Chaillot, à l’entrcpòt des marbres et à la manufacturc des tabacs. Il y a d’autres moyens de brùler ou de prevenir la fumee des fourneaux dans les usincs. Ces moyens pcuvcnt dépendre du combustible qui est employé; ainsi toutes les fois qu’on brillerà du Coko} du cliarbon sec de Charleroi ou quclquc autre houille sèdie analoguc à l’anthra- citc, il n’y aura pas ou peu de fumèe produite: s’il en existe au dc- but du chauffage du fourneau , on pourra cneore bévi ter à l’aide de ccrtaines précautions qui sont liabituellement prcscritcs. Au contraire, le charbon de terre et, en général, toutes les bouilles grasscs, quand il n’arrivc pas assez d’air sur elles, ou qu’il ne s’en mele pas suffi- samment aux produits gazeux de la combustion immédiatement après leur sortie du foyer, donnent lieu à ime fumèe noire et épaisse dont les inconvénients sont tels qu’ils ne sauraient ótre tolèrès. Il existe, en outre, un ccrtain nombre d'appareils connus sous le noni de dislributeurs mècaniques, de grillo, de Taillcfer de grille mo- bile patentée de inekes, de distributèur de Collier, ctc., ctc., qui peu- vent presque tous, avec peu de frais et de modifieations graves à ap' poi'ier à la machinc, ètre adaptes au foyer des fourneaux de toutes les usines. Enfin, les soins d’un chauffeur intelligent pendant le tirage et dans la manière de ebarger la grille, diminuent encore considérable- nient les causcs de la production de la fumèe, alors méme que le four- neau ne serait pourvu d’un appareil fumivore. Evidemment on n’a à s’occuper que des usines dans Icsquelles on brille exclusivement des bouilles grasscs. Dans ce cas, la fumèe peut étre consumèc: elle doit ètre entièrement noyèc dans ime masse suflì- ATTI ACC. VOL. I. 20 - 154 — sante d’air et disparaitre comme ime goutte d’encre noire peut ótre complétement effacée dans une quantité suffisante d’eau. Ainsi dono, il n’est pas douteux qu’il soit possible d’éviter ou de diminucr considérablement la fumèe produite dans les usines par la combustion des houilles grasses. Plusiciirs moyens centains existent, et des appareils susccpliblcs d’etre perfectioimés remplissent dèjà ce but dans un assez grand noinbre d’établissements. » En prèsence d’ime opinion si nettement fornmlée, M. le prefet de police ne pouvait bésiter à rendre la combustion de la fumèe obligatoi- re pour les usines où l’on emploie des appareils ' à vapeur , et il a rendu à ce sujet, à la date du 11 novembre 1854, une ordonnance qui n’a pu étre accueillic qu’avec reconnaissance par la population. Ce rapport fut suivi immèdiatement de rordonnance dont nous don- nons le texte comme suit. ORDONNANCE CONGERNANT LES APPAREILS A VAPEUR. Paris, le 11 novembre 1854. Nous prèfet de police, considérant , que la fumèe des usines où l’on fait usage d’appareils à vapeur, donne journellemcnt licu à de vi- ves rèclamations; Que cotte fumèe obscurcit l’air, pènètre dans les babitations, noir- cit la fagade des maisons et des mopumcnls publics, et conslilue une cause très grave d’incommoditè ou d’insalubritè pour le voisinage; Qu’il imporle, dès lors de faire ccsser un semblable ètat de ebo- ses, à une époque surtout où la ville et le gouvernement font des sa- crilìces considérables pour 1’ embellisscment de Paris et de ses envi- rons, et où l’on s’occupe avee tant de sollicitude de l’assainissement des maisons et la propagation des meillcures règlcs d’bygicnc et desa- lubritè; Considérant qu’il existe plusieurs moyens pratiques et connus de brùler la fumèe produite dans les fourneaux des appareils à vapeur par la combustion de la bouille, que l’expéricncc a dèmontrè que ces mo- yens peuvent facilement, et à peu de frais , étre appliquès au\ usines actuellement existantes; que, d’im autre còlè, Pcmploi des bouillcs sò- ches et du Coke est souvent èconomique , et ne donne lieu qu’à très peu de fumèe; Considércant d’ailleurs que les appareils à vapeur n’ont été géné- ralement autorisés qu’à la condition de ne pas produire une fumèe incommode pour le voisìnage , et qu’en outre les propriétaires des usines sont tenus, aux tcrmes mémes de leurs permissions, de se con- formcr à toutes les conditions que ladministration juge convenable de leur prescrire dans l’intérét de la salubrité; "Vu 1 les lois des 14 décembre 1789 (Art. 50) et 16-24 aoùt 1790, les arrétés du gouverneinent des 12 messidor an Vili et 3 bru- inairc an IX; 2.® le decret du 16 oetobre 1810 et l’ordonnance royale dui 4 janvier 1 81 5 coneernant les établissenients dangercux, insalubres ou ineommodes ; 3.® l’ordonnance royale du 22 mai 1843 coneernant les machines et chaudières à vapeur, et rinstruction ministérielle du 23 juillet suivant; 4.® l’art. 471, § 15 du code penai; 5.® les rapports du Conseil d’bygiòne publiquc et de salubrité du départeincnt de la Sci- ne , et notammcnt celui du 9 juin 1 854, ordonnons ce qui suit : Art. 1". Dans le délai de six inoisà partir de la publication de la présente ordonnance, les propriétaires d’usincs où l’on fait usage d’ap- parcils à vapeur, seront tenus de brùlcr complétcment la fumèe produi- te par les fourneaux de ces appareils, ou d’alimenter ces fourneaux avec des combustibles ne donnant pas plus de fumèe que le Coke ou le bois. Art. 2. Les contraventions aux dispositions qui précèdent seront dé- férées aux tribunaux eompétents, sans préjudice des mesures admini- strativcs qu’il y aurait lieu de prendre suivant les cas. Art. 3. Les Sous-prcfets des arrondissemcnts de Sceauxctde Saint- Denis, les maires , et les Commissaires de police des eommunes du ressort de la préfeeture de police, ringénieur en chef des mines cbar- gè du Service special des appareils à vapeur le elief de la police mu- nicipale, les Commissaires de police de Paris, l’inspecteur-gènéral de la salubrité, l’architecte cornmissaire de la petite voirie et les prépo- sés de la préfeeture de police sont chargés, chacun en ce qui le con- cerne, de tenir la main à l’exécution de la présente ordonnance qui sera imprimée et aflìcliée. » Le Pre'fet de police, Pietri Par le Préfet: Le Secrétaire général A. De Saulxures — 156 — CIIAPITRE XVII. Al'PAREILS ET MOYENS PRATlQUES PROPOSÉS ET EMPLOYES EN PARTIE POUR LA SUPPRESSION DE LA FUMEE. La masse eiitière de la fumèe ne se dégage pas par les cheminées; elle s y dépose, au contraire, en partie en se refroidissant pour former la suie. Suivant M. Solly, cellc-ci est composée Sci ammoniac 424. Matièrcs combustibles . . 371. Silice 65. Alumine 31. Oxide de fer 30. Sulfate de chaux . . . 31. Solfate de potasse et de sonde 24. Carbonate de magnesie. 2. Total I ,000. On comprcnd que l’analysc de la suie fournit des produits divers et que leurs proportions varient sclon le fourneau, la nature du com- bustible et la manière dont la suie est recueillie. Ce sont là autant de circonstances que nous ne pouvons perdre de vue, si nous voulons nous rendre compie de la diflerence que nous obtiendrons en analysant la matière recueillie dans divers cndroits. Mais ce n’est pas ici le mo- ment de nous y arrèter davantage. Quant à la suppression de la fumèe, nous aurions beaucoup à dire, s’il nous était permis d’approfondir cette question, d’examiner, dans ton- te leur étcndue, les nombreux projcts qui ont vu le jour depuis qucl- ques années, et dont quelques uns sont d’une utilité si incontcsta- blc , qu’on a iieu d’étre siirpris de nc pas cn voir l’application sur une large échclle. Rien qu’à citer les noms de quelques savants in- venteurs d’appareils fumivorbs, peut sufiìre pour prouver l’importance qu’on attaché à la solution du probléme. Ce sont Bodmer, Juckes, Moni- farine, Hazeldinc, Hall, Stcvens, Sorrell, Combes, qui se soni surtout occupés des apparcils nécessitant une force motrice continue, des appa- reils chargeurs et distributeurs. A ees noms nuus ajouterons ecux des inventeurs qui, ont consacrò Icurs études à la construction d’appareils n’exigeant qu’une force motrice intermittente. Nous eiterons Prideaux, Porte, Higgins, Galloway, Bristow, Attwood, Arnott , Smith , Jacomb , Duméry. N’oublions pas cnfin, pour terminer cotte longue liste de sa- vants inventeurs, de citer Ics appareils qui n’exigent pas de force mo- trice, et qui sont: le poni fondu de Parkes; celui de Scott, l’appareil William; colui dcBayliss; le fourneau Woodcok; les fourneaux Robert- son, Wbitty et Jérrard; le fourneau Faibairn; Ics grilles Rougout. Panni les nombreux apparcils que nous devons au gènio de ees savants, il cn est plusieurs qui Irouveraicnt utilement leur application dans nos demeu- res; nous pouvons mentionner surtout le poèle Arnott, le foyer Smith , le loyer Jacomb , aitisi que celili invento par Duméry. Cepcndant, nous croyons dire un mot conccrnant un appareil dit grilles à gradins ima- ginécs en France par M. Schobrzinsky. On se figurerà facilement l’ensemble de cet appareil en prcnant con- naissance de la description du nouveau système que nous empruntor.s au journal l’Ingénicur. « La grillc à gradins, nous dit-il, se compose de deux partics, fune antérieure inclinée d’avant en arrière', formée de barrcaux plats et largcs , disposés Ics uns au-dessus des autres comme les marches d’un cscalier avee cotte diflèrence que l’intervalle-contrc marche entro deux barrcaux consécutifs est libre pour donner accès à l’air ; l’autrc horizontale avee barrcaux ordinaircs placcs à la suite du dcrnicr bar- reau plat. Le combustible couvre la grillo tonte cnticre. Chaque barrcau plat avance, cn projection horizontale de quclques centimètres sur le bar- reau inférieur , en sorte que le combustible plaoé sur ce dernier se trouve retcnu, et, si l’avancemcnt est suffisant , ne peiit tomber. « Avee les grilles à gradins , on peut laisscr un intervalle très grand entre les barrcaux sans que la houille tombe ; il suffit pour cela d’augmenter l’avanccmcnt , ou , si Fon aime mieux , le recouvre- ment des barrcaux. <1 Un autre avantage que préscntent cos grilles à gradins , c’est /[u’on pout augmentor à volonté l’espace libre pour l’accès de Fair dans un foyer doni Ics dimensions soni données: avec Ics grilles ordinaires, on est limite nécessairement par l’épaisseur que doit avoir chaque barrcau pour resister à l’aetion du feu: Técartement entre deux bar- reaux siiecessifs ne peut pas non plus étre bien considérable^ sans quoi le combustible tomberait , tandis que rien n’empéebe d’augmenter le nombre et respacement des barreaux d’une (jrille à gradims, sans chan- ger la projection borizontale; sculement la grille est plus inclinée. » « On peut dono avec une grille à gradins, placée dans un foyer étroit faire passer une masse d’air considérable à travers le combu- stible, et en bruler uno grande quantité. « Avec les grilles construites selon ce nouveau système , quand on brulé des bouilles dcmi-grasses , telles que celles de Cliarleroy et du Centre, et que le courant d’air est actif, la fumèe est complélement briilée; avec des bouilles plus grasses elle, ne l’est qu’cn partie: mais si elles ne sont pas très fumantcs, cornine le sont certaincs bouilles de Belgique et d’Angletcrre, la fumèe est suffisamment brùlée. » On le volt; ce système résout le problème d’une manière assez satisfdisante, et peut ètre utilisé pour nos foyers domestiques. Ce qui domine ici, c’est encore ce qu’il y a de plus simple et de plus ration- nel; savoir: l’idée de diviser le foyer cn deux parties distinctes, l’une servant à distiller le combustible frais dont les produits passent et brulent sur l’autre partie, où le méme combustible ainsi prèparé est en ignition et donne la chaleur vouluc. La disposition ultèrieurc du foyer, l’entrée convenable de l’air nécessaire et Icsjets de vapeur sont autant d’auxiliaires de l’idée primitive, qui peut se réaliser jusqu’à un eertain point sur tout foyer quelconque. La suppression de la fumèe a unetellc influence sur la conserva- tion de la pureté de l’air, que nous ne pouvons nous disposer de donnei’ ici Ics réflexions très judicieuses que nous trouvons dans le Diclionnai- re des Arts et Manufactures, Nous y lisons, entre autres, ce qui suit: « On sait que la plupart des foyers alimentès à la liouille rejet- tent dans ratmospbòre une proportion considérable de charbon très divisé sous la forme d’uno fumèe plus ou moins épaissc, dont les in- convènients sont bien connus, et qui donnent licu tà do vives opposi- tions de la part des voisins, toutes les fois qu’il s’agit d’établir dans rintérieur des villes des chaudièrcs à. vapeur. Pour éviter autant que possible la dépréciation de la propriété , l’administralion supéricure / — 130 — / s’était contcntóe jiisqii’ici d’obllger les frabriquants à construire des cheminées d’une hauteur considérable et siipérieurc à celle des con- structions environnantcs, afin d’entrainei* au loin la fumèe et d’en di- minuer les ineonvénients en les rcpartissant aitisi sur ime plus grande surface. Ce moycn devenant de plus en plus insuffisant à mcsure que le nombre des établissements cà vapeur établis dans rintérieur des vil- les augmentait dans une proportion rapide; Tadininistration à dù se préoccuper de rintérét des particuliers tout en continuant à protéger l’industrie, et par conséquent cliereher si, par des nioyens siniples , des appareils peu onéreux. et non brevetés, il ctait possible de pré- venir la production de la fumèe dans les foycrs des chaudières à va- peur sans augmcntcr la consonimation en combustible ou la rapiditè avec laquelle les chaudières se brùlent. « Les principaux procèdes qui ont été employés, soit en France, soit en Angleterre , pour prèvenir Ics ineonvénients qui rèsullent du dèverseincnt de la fumèe dans Fatmosplière, se partagent en deux clas- ses tout-à fait distinctes: dans la première, on condense la fumèe te- nue en suspcnsion dans Ics gaz qui s’échappent par la clieminèc; dans la seconde, on brulé la fumèe dans rintérieur mèinc du fourneau. « Plusicurs personnes, nous citerons par ordre cbronologique M, M. Ward, Vivian, ete., se sont occupées des nioyens de condenser la fumèe au moycn d’eau lancèe sous forme de pluie dans les canaux où circulent les produits de la combustion avant de se rcndre à la ehcininèe , mais ellcs faisaient indistinctement arriver de l’eau dans tonte rétendue de ces canaux, ce qui diminuait considérablement le tirage, qu’il fait rètablir au moycn d’immenses cheminées d’appel d’une construction très couteuse. M. Iledley^ maitre de forges à Newcastcl- sur-Tyne (Angleterre) a rèsolu cotte difficultè d’une manière fort ingé- nieuse qui consiste cà fair circuler la fumèe dans une conduitc repliée sur ellc-mème de manière cà former une sèrie de petitcs cheminées ver- ticalcs accolèes , dans lesquelles les gaz circulent successivemcnt de haut en bas et de bas en baut. On fait tomber de l’ eau divisèe en pluie par une plaque percèe d’une multitude de petits trous dans les parties de la conduitc où la fumèe circule en descendant. La fumèe est obligèe de traverse!’ une couebe mincc d’eau pour passcr d uno parile de la conduitc où elle a circulè en descendant, à la partie suivante où elle circule en montant. De celle manière l’eau et la fumèe circulant — IGO - loujours (lans le mèmesens, il résultc pour le fourneau une augmen- tation considérable de lirage, qui devient très actif, sans qu’il soit, né- cessaire d’avoir des clieminées de plus de 3 à 4 inétrcs de hauteur. L’eau dissout Ics sels aininoniacaux et rcticnt le noir de fumèe, qui surnage , qui pcut recucilli et qui est de très benne qualité. Ce procède est appli- que avec le plus grand succès à uno chaudière de inachine à vapeur fixc établic sur la ligne du chcinin de fer allant de Sunderland à Du- rbain. Ce procédé n’est pas seulcment restreint aux foyers alimentés avec la liouillc, mais il s’applique cneore plus particulièrement à la con- densation de fumées bien autrement nuisibles que celles que produisent les combustibles minéraiix ou végétaux, telles que cellcs des fourneaux de grillagc dans les usines métallurgiques celles des fours à réverbère polir la fabrication du sulfate de sonde qui vomissent dans l’atmospbère des torrents d’acide hydrocblorique gazeux et autres du méme genre , doni les effets se font souvent sentirà des distances considérables. C’est ainsi qubl commence à se répandre cn Anglcterrc , dans Ics usines à cuivre et dans les fabriqiies de sonde. On peut aussi utiliscr ce procédé polir la condensation des fumócs mctalliqucs ou cadmies qui donnent lieu à unc perte très notable dans certaines indiistries, puisque pour le plomb, par exemplc, les chambres de condensations ordinaires rétien- nent au plus 6 à 8 pour cent du plomb volatilisé ou entrainé par le courant gazeux; Aussi s’est-il rapidement introduit dans unc grande palàie des usines à plomb et à zinc de rAnglctcrre, « Avant de parler de la seconde classe de procédés relatifs à la dcstruction de la fumee, il est nécessaire d'indiquer la manière dont ccllc- ci se forme. Lorsqu’on vient de ebarger du combustible frais sur la gril- lo, celle-ei se Iroiive presque complétement obstruée, et, cornine Tont démontré des expériences directes et multiples faites par la commission centrale des inacliines à vapeur avec ranémomètre de M. Combes, ne lais- se passcr qu’unc qnantité d’air presque insignifnnte, le combustible éprouve alors ime véritable distillation en vase clos et très brusque; il se forme des produits pyrogénés riches cn carbone et cn bydrogè- ne qui en passant sur la sole, où la température est assez élevce, se décomposent en donnant lieu à de la vapeur d’eau à un pcu d’oxyde de carbone et d’bydrogènc libre, à racidc carbonique venant cn par- ile de la faiblc qnantité d’air qui est passéc à travers Ics barrcaux de la grillo et à un dépòt de charbon cn parlicules très leniies qui soni ICl cntratnées par le courant gazeux et qui, suivant leur plus ou moins d’aboudance, constitucnt la fumèe noire opaque et la fumèe lègère tran- slucide et jaunàtre. A mesure que l’on s’èloigne du moment de la charge et que la distillation avance, la quantité d’oxygène et d’hydrogène diminue dans le combustible ainsi que la fumèe; d'un autre còté, cornine la grille se dègage , il passe de plus en plus d’air entre les barreaux et cet air, en dèterminant la combustion d’unc partie de plus en plus con- sidérable des produits de la distillation, tend aussi à diminuer la pro- portion de fumèe. Enfin il arrive un point où, par ces deux causes rèunies, on n’a- pergoit plus de fumèe au sommet de la cheminée, et cet ètat de cho- ses durerà jusqu’à la fin de la charge: nous ne parlons ici que des four- neaux dcsscrvis chacun par unc cheminée spèciale. Pour donnei* une idée de ce qui se passe pendant la duréc d’une charge , nous rappel- lerons que, d’aprcs les expériences précitécs de la Commission centra- le des machines à vapeur, la quantité d’air qui passe à travers Ics bar- reaux de la grille d’un foyer alimenté avee de la houille de Mons, va- rie dans le rappbrt de 1 à 4, depuis le commencement jusq’à la fin d’unc charge, 2 représcntant la quantité moyenne d’air qui scrait né- cessaire pour opérer la combustion complète du charbon dèpensé , en supposant cotte dépensc proportionnellc au témps. On voit donc que la quantité d’air qui traverse la grille aussitòt après une charge est tout-à fait insuffisantc pour opérer la combustion complète des produits de la distillation. « Tous les procédés employés pour rendre cette combustion com- plète peuvent se ranger en trois classes: 1 . Ceux dans lesquels, sans rien changer d’ailleurs au fourneau, on brille la fumèe par un ou plusieurs jets d’air arrivant par des ou- vertures ménagées en diverscs parties du fourneau par l’appel de la cheminée; 2. Ceux dans lesqucls on fait des courants d’air forcé ou de jets de vapeur; 3. Ceux Oli l’on fait usage de plusieurs grilles, ou d'ime seule gril- le mobile avee trémie ou distributeur mécanique pour le chargement du combustible. ATTI ACC. YOL I. 21 — 162 — Les appareils de la première classe sont les plus simples, les moins coùteux, et peuvent donner dcs résultats satisfaisants. « Nous nous contenterons de dire que la commission s’cst assurée que dans les chaudières cylindriques à bouillcurs et foyer exlérieur telles qu’on les emploie, ordinairement en Franco, il siiffirait de faire arriver de l’air sur la sole par deux ouverlures placées à une faible distance au délà de l’autel et au-dessus du niveau de ce dcrnier, et présentant une section telle qu’elle fut Ve à V4, de celle du vide en- tre les barreaux de la grillo, s’ils rcstaient constamment ouverts, et */2 à */s si on les fermait au tiers ou à la moitée de rintervalle qui séparé deux charges pour qu’il ne se produisit plus du tout de fumèe noire et seulement avec du charbon très fumeux une faible quantité de fu- mèe légère tout-à fait sans inconvénients, pourvu que la cberninée dominàt les maisons voìsines sans que la consommation cn coinbu- stible flit augmentée; d’après la Ihcorie on dovrà méme réaliser une certaine économie sur le combustible, ce qui est arrivò dans certains cas, mais ce qui n’est pas ici le fait principal. Avec du charbon plus sec , on pourrait sans inconvénient diminucr Ics dimensions des ou- vreaux; ccux-ci étaient pratic]ués dans le massif méme en briques de four- neau, et n’ont exigé qu’une journée de travail de ma^on. On peut également dissémincr l’air par des plaques métalliques percces de trous, mais cela n’est pas nécessaire. Qiuand on emploie un courant d’air forcé pour brùlor la fumèe il fuut employer un génératcur à courant d’air forcé et bruler les gaz combustibles résultant par un courant d’air également forcé ; ce pro- cède est lout-à fait fumivore , et on peut employer des cheminées de 2 à 3 mctres seulement de hauleur, mais il exige une force motrice et ne peut , jiar suite , ótre appliqiié dans beaucoup de cas ; il faut d’ailleurs avoir soin de préserver Ics bouillcurs ou chaudières sur une partie de leur surface , au moyen d’un revèlement cn briques refra- ctaircs, afin de les préserver de la dcstruclion rapide qui résultcrait du contact des gaz et de Fair non encore brùlés à une temperature extrémement élevée. On peut aussi, d’après M. Ebelmen, employer un générateur à combustion renversée et à grillo infériciirc , ce qui évi- terait l’emploi d’une macbine soufilante , tout cn prévenant la ])rodu- ction de la fumèe; ces génératcurs seraient analogues aux alandiers des fours à faience et à porcelaine. — 163 — « L’emploi de la vapeiir d’eau indiqué d’abord par M. Fyfe d’E- dimbourg , pour bmler les houilles sèches et les anthracites , a été depuis applique avec succès sur les mines de houille du nord de la France; dans ce cas, on fait arrivcr au inoyen d’une buse en Iòle, dans le cendrier , qui est hermétiquement fermé , un filet de vapeur pris à la cliaudière ; il en résulte un courant d’air très actif alfluant par la buse, et qui détprmine une combustion très vive. Probablement aussi line partie de la vapeur d’eau en passant à travers le charbon incan- descent, se décompose et donne naissance à dcs gaz combuslibles qui, en brùlant ensuite, produisent de la flanime; toujours cst-il que celle-ci s’allonge eonsidérablement et qu’il en résulte une éeonoinie très no- table sur le combustible. « Ce système tei que nous venons de le décrire, n’a aucim ,rap- _ port avec la fumèe, puisqu’il ne s’en produit pas avec les houilles sè- ches et anthracites; mais M. Ivison a imaginé de l’appliquer aux four- neaux alimentcs avec des houilles grasses, cornine moyen de prevenir la fumèe, en faisant arriver un jet de vapeur non plus dans le cen- drier, mais bien au-dessus de la grille. La vapeur est amenée dans le foyer par une sorte, d’èvcntail creux percè d’une dizaine de petits trous qui la dissèininent au moyen du courant gazeux. La vapeur agit , cornine dans le cas prècèdent , en dèterminant un appel d’air , par des ouvertures mènagées exprès , sulTisant pour produire la com- bustion de la fumèe, relfct de la vapeur est ici plutòt mècanique que chimique. D’après l’enquète anglaise, on fait disparaitrc la fumèe par l’emploi de ce procédé, sclon les uns avec économie de combustible , sclon les autres sans économie aneline, en tenant compte de la quan- tité de vapeur dépenséc dans le foyer. « 11 nous reste à dire quelques mots sur les distributeurs mèca- niques et les grilles mobiles avec ,trémies. « La prodiu tion de la fumèe dans les fourneaux où la charge est intermittente tient cornine nous l’avons dit, à ce que la quantité d’air qui passe à travers les barreaux de la grille est un minimum immédia- tement après la charge et pendant la périodc de distillation du com- bustiblc , prècisement au moment où cette quantité devrait otre un maximum, tandis qu’au contraire, à la fin de la charge , elle est un maximum et devrait ètre un minimum: un palliatif très simple consi- * — 1G4 - % ste à aliraentcr la grille d’ime manière continue au inoyen de distri- buteurs mécaniques , qui n’ont d’autre inconvénient que d’ètre d’un prix élevé et d’exiger ime certaine quanti té de force motrice^ et , par suite , la présence d’ime machinc , pour les mettre en mouveinent. Ces distributeurs dus à M. Collier, et suivant les anglais, à M. Stan- ley, se composent essentiellemcnt d’ime trémée à débit contimi , d’où la liouillc tombe entre deux cylindres broyeurs horizontaux, puis de là dans l’espace compris entre les deux axes de deux projccteurs cir- culaircs continus , placé dans le ménic pian liorizontal, et qui , tour- nant en scns inverse l’un de l’autre , projettent continuelleinent la liouille menuc sur le foyer. La forme de ces projecteurs est ordinairement celle d’une roue composée d’unc coquille conique droite et de six palcttes trapezoida- les vcrticalcment implantécs autour de la coquille. Leur vitesse est considérable de 200 tours environ par minute, plus ou moins, et on congoit qii’ils doivcnt introduire ime certaine quantité d’air au-dossus du coinbustible. En outrc, chez M. Collier , on a rcm- placé le tisage du charbon par un mouvement oscillatoire de cliacun des barreaux qui composent la grillo. On fait varier la quantité de liouil- le lancéc sur la grille, en rapprocliant ou éloignant l’un des cylindres broyeurs de l’autrc. CIIAPITRE XYIII. LES ArPAREILS FUMIVORES NE SONT PAS SEULEMENT UTILES POUR SAUVEGAR- DEIl LA SALUBRITÉ PUBLIQUE, MAIS SONT ENGORE FAVORABLES AUX INDU- STRIELS EN CE SENS QU’lLS LEUR FONT RÉALISER UNE INCONTESTABLE ECONOMIE. Nous croyons l’avoir dit. Ics intérèts industriels ne doivent pas do- miner à tei point qu’ils puissent léser les intérèts généraux. Cornine on vient de le voir , la Science indique des moyens sùrs pour que la fumèe produite par les établisscmcnts industriels et par Ics habitations particulièrcs ne Vienne pas infecter l’air atmosphérique, dont il importo de conscrvcr la pureté. — 165 — Mais si nous défendons dcs droils sacrés , Tcquité et les intèrèts eiix mòmcs de la Sociétc veulent qu’on établisse un accord convena- ble elitre ces intèrèts et ceux tout aussi importants des industries qui constituent une source fèconde de ricliesse nationale. Au premièr abord ces intèrèts semblent étre opposés les uns aux autres, lorsqu’on les envisage au point de xue de la salubritè; inais la Science va nous prou- ver que, loin de eonstituer une entrave, loin d’iniposer des sacritlces aux industriels, lorsqu’elle vient proposer la suppression de la fumèe, elle indique , au contraire , aux propriètaires d’usines Ics moyens de réaliser une importante èconomic , comme le prouvent les détails que nous allons communiquer. £n 1851, dcs enquètes furcnt faites à ce sujet cà Birmingham, qui renfcrmaib à cette époque, 279 cheminées de cliaudières à vapeur. Panni les exemples que nous trouvons dans les rapports adressès à l’autoritè , nous citons Ics suivants qui demontrent, d’une manière irrècusable que, tout cn rendant un important Service à la salubritè publique, par l’adoption des appareils fumivorcs, les industriels rccucil- lenb de ce chef, un hènèfice récl. Une macliine à clous, de '18 clievaux de force, dèpourvue d’appa- reil fumivore, consumait, par jour, 3 Vz tonnes de comhustihlc; pen- dant 28 minutes par licure elle èmcttait une ,.èpaisse colonne de fumèe. Rcndons nous dans une antro clouterie où nous trouverons une macliine de 28 clievaux et pourvue d’un apparcil fumivore; qu’y con- statons nous? Que la consonimation ne s’èlève qu’à 2 tonnes, et que la clieniinèe ne donne sortie à la fumèe que pendant C minutes pal- li euro. A la rigueur ces deux exemples pourraient suffire; mais nous vou- lons d'autres tènioins cncore pour reiidre le jugement favorahle à la cause que nous défendons. La macliine d’unc fahrique de vis, de 30 clievaux, à une seule chaudière , consumait 6 tonnes de houille par jour , et répandait de la fumèe pendant 28 minutes par lieure. Une autre de 40 clievaux, pourvue de deux cliaudières fumivorcs, ne hrùlait, au contraire que 3 Va tonnes par jour, et iic fumait que o minutes par lieure. Mais il nous tarde de donner ici le résultat des expèriences qu’on - ICG -- fit avec un soin tout particulier dans le courant de i851 , sous la di- reetion de M. Samuel lones., Inspecteur de la ville de Birmingham. Voyons ce qui se passe dans le moulin d’Albion, Lionel Street. Expérience de G heures. Ilouille brùlée Fumèe épaisse Fumèe légère Sans appareil fumivore . 1533 Kil. 122 m. 42 m. Avec appareil fumivore . 1 289 » 0 m. 7 m. Economie due à l’appareil. 244 Kil. 16 % 122 m. 34 7» ni. Voici maintcnant le résultat obtenu dans la fabrique de chocolat appartenant à M. John Cadbrury. Expérience de 8 heures. Uouille brùlée Fumèe épaisse Fumèe légère Sans appareil. . . . 4 270 Kil. 79 m. 119 ni. Avec appareil. . . . 4193 » 0 m. 13 7» ni, L’économic est ici de • 77 Kil. 16 °/o 79 m. 105 m. Gomme le prouvent ccs chiffres, les inventeurs des appardls fumi- vores n’ont pas seulcmcnt droit à ime légitime reconnaissancc pour l’im- mense Service qu’ils ont rcndu à la saìubritó publiqiie ainsi qu’aux industricls , mais ils ont résolu un problème qui présente ime haute importanec , lorsqu’on l’examine sous le rapport de l’avenir lui-mémc des Industries, doni Texistence est menacée, dans un temps cortes bien éloigné encore , mais qui est inévitable par le seni fait de la grande consommation des houilles. Les considérations auxquellcs nous allons nous livrers, de ce chef, mcritent, à notre point de vue, d’attirer la sérieuse attcntion de ceux qui ne se contentent pas d’examiner légèrement, mais qui veulent appro- fondir Ics questions auxquelles se rattaebe Tavenir des populatioiis. Lorsque, sans sortir de la Belgique, nous envisageons la produ- ction, la consommation à rintéricur et l’exportation de la houille, à coni- — 167 — mencer de l’année 1845 jusques et y compris 1849, nous obtenons le rèsili tat suivant. Annèes. ! Production. Consommation à l’intèrieur. Exportation. 1845 1846 1 847 1 1 848 1 849 Totaux. Moyenne. 4,919,156 5, 037, 402 5, 664, 450 4,862,694 5,251,845 3, 375, 684 ' 3,681,569 3,837,462 3, 402. 1 24 4,586,935 1 , 543, 472 1,355,833 1,826,988 1,460,570 1 , 664, 908 ! 25,735,547 18,883,774 7,851,771 5, 1 47, 1 09 3,576,754 1,570,354 Il est ineontestable que nous obtienclrions des chidrcs de beaiicoup plus élcvés , s’il nous était donné de fournir une statistique concer- nant rindiistrie houillère pendant les cinq dernières années. Ayant pu nous procurcr des renseignemepts exacts sur la sitiia- tion houillère pendant raiince 1860, nous les communiquons cornine suit: Le dcrnier relcvè des houilles produi tcs dans le courant de cette dernièrc année nous fournit, pour la Belgique, les cliilTres suivants : Dans la province de Ilainaut, 7,506,702 tonneaux; dans la province de Liége, 1,880,000 tonneaux; dans la province de jNamur, 120,000 tonneaux; Total 9,606,702 tonneaux. La consommalion intèrieurc, pendant la inéme annèe , s’élève à 6,249,992 tonneaux , tandis que l’exportation figure pour un total de 3,453,737. Pour rannèe 1849, nous avons annotò une production de 5,251,845 tonneaux, dont 4,586,935 furent consommès à Pintérieur et 1 ,664,908 ont été exportés. Dono la production de 1860 dèpasse cel- le de 1849, de 4,354,857 tonneaux; la consommation a auginentè de - 1C8 — 1,603,057, et rexportation dépasse celle de la mème année 1849, de 1,788,829 tonncaux. On ne lira pas sans intérét qiielqiies évaluations numériques re- latives à la production de la liouille en Trance. fìcpuis le commencement de ce siècle , cotte production a doublé aprcs cliaque pcriode de quinze ans. Ainsi les exploitations frangaises produisaient: en 1789, 250,000 tonnes: en 1815,950,000 tonnes ; en 1830, 1,800,000 tonnes; en1843, 3,700,000 tonnes; en 1857, 8,000,000 de tonnes. Les renseigneinents manquent pour la période où nous vivons , mais on sait que cette production s’est clevée en 1863, à 10 niillions de tonnes. On peut dono évaluer à 15 millions de tonnes la produc- tion qui se fera en 1870. Voici niaintenant de très importantes et très intéressantes indica- tions qui feront apprécier Timportance relative des bassins bouillers connus sur la surface du globe: Leslles britanniqucs possèdent 1,570,000 bectares de bassins bouil- lers qui produisent annucllement 86 millions de tonnes; — la Trance possède 350,000 bectares qui produisent 1 0 millions de tonnes; — la Bclgique 150,000 bectares, qui produisent 10 millions de tonnes comme la Trance; — la Prussc et la Saxe, 300,000 bectares , 12 mil- lions de tonnes; — TAutriche et la Boheme, 120,000 bectares, 2,500,000 tonnes; — T Espagne, 1 50,000 bectares, 400,000 tonnes; — TAmerique du Nord 30 millions d’bectares, 20 millions de tonnes. On voit d’après ce qui précèdes que la production de la liouille est loin d’étre en rapport avec Téténdue des terrains qui la renferment. Un fait assez frappant dans la distribution des terrains bouillers, est leur accumulation dans les regions scptentrionales. Autant en effet, les bassins bouillers du nord-ouest de TEurope sont considérables, autant à mesure que Ton dcscend vers le sud, ces bassins déeroissent et de surface et d’importance. Ajoutons que les giseinents bouillers de la zone méridionalc finissent en Espagne, car on n’en connait pas un seni dans tonte TAfrique. Mais prenons pour base de notre évaluation les cbiffres indiques en premier lieu et tout en admettant que la consommation de la liouille ne s’élève encore actucllement qu’à 3,500,000 tonneaux, supposons que la valeur du tonneairne soit que de 10 francs, supposons que la con- — 1G9 sommation ne monte qu’au chififre incliqiié ci-dessus , quel résultat obtiendrons nous ? Voici notre réponse : lorsque nous établissons la diftérence entre les fabriques dépoiirviies d’appareils fumivores et cel- les qui en ont, nous avons obtenu une economie de 1 6 % ; niais voulant taire une nouvelle concession, nous n’admetlons que 10 %, qui est l’estimation la plus faible de quelques ingénieurs de la grande Bretagne; et bien, alors encore nous réalisons, par Fintroduction des appareils fumivores, une économie réelle de 3,500,000 francs. Ce cliif- fre est assez éloquent nous semble-t-il pour fixer de sérieuses réflcxions. Mais ce n’est pas tout; mais il est une aulre considération qui ine- rite d’attircr notre attention. Les forcts que nous abattons, nous pou- vons les remplacer par d’autres qui, dans un avenir éloigné, pourront satisfaire, dans une certaine mcsure aux besoins des populations. En est-il de méme de nos houillòres qui font également partie de nos ri- chesses nationales ? Evideminent non, puisqu’elles ne peuvent se rcpro- duire. Tout ce qu’elles produiscnt annuellement est consommé , reste perdu et diminue d’autant leur valeur; ici, il n’y a pas de milieu pos- sible. Or, nous le demandons : est-il prudent de consommer inutile- ment le dixième que nous pouvons conserver intact chaquc année , et qui peut nous ótre d’une si haute ulilité dans un avenir qui ne peut nous échapper ? Malhcureusement la génération actuclle so partage en deux fractions , bien distinctes, que séparebt dcux extréines très bien caractérisées; Fune, qui compose la majorité , est insouciante du len- demain ; c’est dans celle-ci que nous comptons les esprits légers, égoi- stes qui ne s’occupent que d’objets frivoles, et qui consument toutes leurs forces a recherclier les raoyens de satisfaire Icurs passions raffi- nées, passions qui ravalcnt Fliomme et qui tuent Fintelligence. La mi- norité, au contraire, comprend ses devoirs ; elle sait que Ics généra- tions qui nous suivront nous fcront rendreun compte sévèrc de Fu- tile application que nous aurons faite des progrès scientifiqiies. Ce- pendant de telles considérations ne peuvent éinouvoir notre société ac- tuelle, qui oublie trop que les admirables découvertes, dont nous avons le juste droit d’ètre fiers , obligent, qiFil est plus que temps de ne plus nous endormir dans une coupable nonchalance. Mais il est un mobile qui domine les senlimcnts les plus nobles, les plus élevés; il a le pouvoir de renverser les plus grands obstacles ; il impose silencc aux nombreux prójugés qui rongent encore les masses ; ATTI ACC. VOL. I. 22 ~ no — à la honte du siècle, il domine partout, sous le modeste toit de chaii- me Gomme dans les palais des riches; ce mobile, c’cst l’amour immo- déré du gain, c’est la soif insatiable d’amasser de l’or. C’cst lui qui nous explique pourquoi les industriels ont enfin ouvcrt les ycux à la lumière, pourquoi, depuis quelques années. Ics divcrs systèmes , les plus propres à supprimer la fumèe, ont fixé leur attention. Plusieurs industriels ont proposè de simplifier la qucstion de la suppression du produit de la eombustion dans l’intèrieur des villes; ils croient la rè- soudre par la diminution du nombre des cbeminées. Leur projet con- siste à construire ime ou plusieurs cbeminées, sur divers points en de- hors ou en dedans de l’enceinte de la ville, et dont cbacune desservirait un quarticr. Ce système est assez ingénieux et nous croyons devoir nous y arréter quelques instants. Les foyers communiqueraient avec la cheminée commune par un conduit particulicr, placè so,us le trottoir, et un appareil quelconque activerait le tirage. Dans la cheminée com- mune la fumèe serait aisément brùlée par un foyer spécial, qui serait presque enlièrement alimentò par les gaz de la fumèe. D’autres encore ont proposè d’utiliscr les égouts publics, basant leur opinion sur ce que l’eau froide de ces conduits condenserait la fumèe qui se dèposerait, et au besoin on activerait le courant de celle-ci par un moyen mécanique. Voilà en resumé le système que Fon a projetè, mais qui, autant que nous sachions, n’a pas encore, jusqu’ici, regu son application pra- tique. On comprend l’insuffisance de ce moyen, elle nous semble suf- fisammcnt établie pour ne pas en faire le sujet d’une plus ampie di- seussion. Nous nous permettrons une seule observation : pourquoi ces frais considérables qu’occasionneraient les conduits particuliers, les ma- chines pour activer le tirage , ce foyer spécial pour brùler la fumèe dans la cheminée, lorsque, par des inoyens plus simples et surtout moins coùteux, on peut obtenir la suppression de la fumèe ?Cctte der- niére considération suffit pour nous faire croire que le système dont nous venons de dire un mot, ne sortirà jamais des cabinets de ceux qui Font imagé, qu'il ne sera jamais mis en pratique. M. Ilartley, Directeur des docks de Liverpool et les ingénieurs de Tornwall ont eu recours à une mesure très simple, et qui a été cou- ronnée du meilleur succès. lei encore Famour du gain a 'eu le pouvoir de réaliser ce que, bien souvent, on ne peut obtenir d’une autre manière. Ils ont offerì unc prime de 3 schìllings par semaine à toni chauffeur doni le fourneaii ne laisserait pas échapper de fumèe, après la première heure qui suit celle où le foyer a été allumò; le chauffeur qui ne ga- gne pas la prime encourt, au contraire , une amende, et est renvoyé en cas de recidive. Mais quel est le procédé qui permei en ce cas unc notable diminution de la fumèe? M. Malepeyre nous le dèerit dans un article que nous communiquons comme suit : « Ils (les ehauffeurs) soignent d’abord l’installation de leurs ebau- dières et la bonne disposition de leurs carnaux; ils adoptent une surfaee de griffe et unc section de ebeminée plus grandes qu’on ne le fait ordinairement; ils ètalent sur cctte griffe, et à la pelle , une couebe de combustible qu'ils font brulcr Icntement, mais de manière à obtenir un feu bien clair. Avant d’introduirc du combustible frais, ils ferment la ebeminèe au móyen d’un registre qu’ils n’ouvrent que lorsque le combustible introduit a subi sa première distillation , et que le foyer est redevenu clair: de cctte fagon, il ne s’ècbappc que très pcu de fumèe; il y a economie de combustiblo sans refroidisscment ni détèrioration de la ebaudière. » « Le méme rèsiiltat est obtenu dans quelqucs usincs frangaises , en dèposant la bouille fraicbe sur une plaque de mètal à l’entrée du fo- yer. Getto bouille se convertit en coffe par bi cbaleur du feu; sa distil- lation rafraìcbit la porte du foyer, et.ee n’est qu’après soixante à qua- tre-vingts minutes, qu’on la pousse sur la griffe pour la remplaccr par du combustible frais. 11 parait que cette disposition réalise une èco- nomie du quart, économie qui serait la consèquencc de la combustion des gaz. On emploie avee cette disposition une porte de foyer pcrcée de trous, par lesquels le chauffeur peut regarder le feu sans ouvrir la porte, et qui servent à introdui^e dans le foyer l’air nécessaire à la combustion des gaz. » Nous aurions voulu volontiers nous étendre ' davantage sur l’im- portante question que nous venons d’examiner, mais la crainte de nous écarter trop du siijet principal de notre travail nous engagé à nous contenter des details que nous venons de fournir. Ils peuvent suffire nous en avons la confiance, pour montrer, d’un eòté, rinfluénce délétère de la fumèe sur l’air atmospbérique, pour indiquer, d’autre pari; les moyens les plus propres à obtenir sa supprcssion. — H2 — CQAPITRE XIX. LA PURETÉ DE L’AIR EST ALTÉRÉE PAR LES ÉMANATIONS QUE LES FABRIQUES DÉGAGENT DANS L'aTMOSPHÈRE. Il n'est pas de fabrique, pour ainsi dire, qui soit exenipte d’éma- nations nuisibles, mais il n’en est pas non plus où il ne soit possible de neutraliser i’action délétère de ces émanations. lei encore la salu- brité publiqiie a droit à la haute protection de l’Etat, en méme temps que les Industries réclament sa haute sollicitude. L’Angleterre nous mentre encore dans roccurrence^ qu’on sait con- eilier, dans ce pays les intéréts hygiéniques des populations et ceux non moins respectables des Industries. E’est là une sage mesure, par laquelle on empèclie rémigration de certains industriels qui préfèrent s’établir dans une contrée où Ton mentre une moindre sollicitude pour tout ce qui concerne la san té des populations, et où on laisse le cliamp libre aux fabricants. Donc, dans la Grande-Bretagne, on a adopté, pour empécher les mauvaises suites des émanations que dégagent les usines, on a adopté les mèmes mesures prescrites pour brùler la fumèe, Ces mesurcs varicnt selon les besoins , selon les exigences des dilìércnts systèmes qu’on a adoptés dans nos nombreuses fabriques. D’après les dernières statistiques qu’il nous a étc permis de con- sulter, il y avait , en Belgique , selon lo docuinent officiel publié par le Departement de l’Intérieur sur la fin de l’année I8G4 , 4,998 ma- chines lixes , d’une force de 112,407 chevaux ; 52 bateaux à vapeur d’une force de 2,254 chevaux; 371 locomolives à l’usage des cliemins de fer concédés , d’ une force de chevaux 46,722: et 257 locomotives fonctionnant sur les routes ferrèes de l’Etat , d’une force de 26,697 chevaux. En 1849, le nombre des macbines lixes à vapeur s’élevait environ à 1976, outre qu’il y avait alors 23,000 établissements indu- striels de diverse nature. En présencc de cette augmentation considé- rable d’usines à vapeur, on comprend de quelle haute utilité il scrait de leur applique!' une loi analogue à celle qui fut décretée dans les Etats Britannrques. Il est vrai de dire qu’on a ordonné plusieurs mesures, dans notre pays, pour protéger la salubrité publique qui est de plus cu plus me- — 113 — nacée si Fon veut ne pas perdre de vue les chiffres que nous citons plus haut. Celles prescrites par l’arrété royal du '12 novembre 1849, méritent, à notre point de vue, une mention toute spéciale. Aussi , communiquons nous ce document dans toute son étendue en le faisant précéder du rapport que M. le Ministre de l’Intérieur adressa au Roi. Bruxelles, 3 novembre 4849. RAPPORT AU ROI. Sire, L’expérience a fait reconnaitre qu’ il y avait lieu de modifier l’arrété royal du 31 janvier 1 824, relatif à la police des établissements dont l’exploitation présente un caractèrc de danger , d’insalubrité ou d’incommodité. D’ une part , on a pu constate!' que ccUe disposition renfermait des lacunes assez nombreuses dans l’indication de ces éta- blissements, et qu’elle laissait également à désìrer sous le rapport de leur classification d’autre part, l’industrie a realisé, depuis que Parrèté de 1824 fut en vigueur, des progrès très importants qui, ont fait sur- gir de nouvelles fabrications , et qui ont modifié profondément la si- tuation des anciennes. ^ £n outre, il a été reconnu quii convenait d’introduire des règles plus précises et plus complètes, tant dans Tintéret des fabricauls, que dans celqì des personnes qui pcuvent avoir à souffrir du voisinage de certaines exploitations industrielles, et aussi pour la facilité des admi- nistrations chargées de statuer sur les différents relatifs à Férection de ces établissements, Tels sont les motifs qui avaient fait Juger nécessaire la révision de Farrèté royal du 31 janvier 1824. En mème tcmps , cette révision et Fintroduction de nouvelles règles sur la matière ont para ótre une occasion opportune pour Fextension du principe consacrò par Farrèté, à une ordre d’intéréts auquel on n’avait pas songé à la rendrc appli- cable jusqu’ici. Dans Farrèté du 31 janvier 1824 , comme dans les dispositions antérieures. Fon ne s’était occupè que des mesures à prendre, afin de — ÌU — préservcr la sùreté ou la commodité des personnes résidant dans le voisinage d’ushies dont les travaux présentent pour eux des dangers ou des inconvénients. Un intérét non moins digne de sollicitude, celui des ouvriers cmployés dans ces établisseinents, dont l’exploitation peut offrir , dans bien des cas , un caractère plus pernicieux à Tintérieur de rusinc qu’à l’extérieur, cet intérét avait échappé à la vigilance du législatcur. Il n'existait pas de disposition particulière qui permit, sans porter attcinte à la liberté d’industrie, d’intervenir, afin d’écarter ou d’atté- nuer au moyen de certaines prescriptions , commandées par riiunia- nité et en rapport avec la Science, Ics dangers qui menacent la santé et mènie l’existen’ce des ouvriers. Le gouvernenient n’a pas besoin d’étre armé de pouvoirs spéciaux pour donncr cette utile extension au principe dont l’arrèté royal du 31 janvier 1824 est une consécration. Toutes les considérations en vertu dcsquellcs il est admis que le pouvoir exécutif est compétent pour régler la police des fabriques, en tant que la sùreté et la salubrité publiques y sont cngagées , ne légitinient pas moins son intervention , lorsqu’il s’agit des ouvriers, que lorsque l’intérét des voisins seul est inenacé. La révision de l’arrété du 31 janvier 1824, a paru élre une occasion favorable pour l’application du principe de l’entremise tuté- laire de l’administration en faveur des ouvriers attachés aux exploita- tions industriclles. Les députations permanentes des Conseils provinciaux et d’autres corps compétents ont été consultés pour la formation du ta- bleau joint à l’arrcté, et renferinant la classification des établissemcnts qui sont souniis au régime spécial. Le Ministre de l'iniérieur. Ch. Rogier. LÉOPOLD, noi DES BELGES. A tous présents et à venir, Salut. Revu l’arrèté royal du 31 janvier 1824 (Journal officiel, N. 19)^ concernant les autorisations nécessaires pour l’établissement et la tran- slation de fabriques et usincs dont l’exploitation présente un caractère de danger, d’insalubrité ou d’incoinmodité; Considérant que, par suite des progrès et des développements de l’industrie, Ics dispositions de Tariété précité sont devenues insuCQsan- tes, et qu’il importe de compléter aussi et de mieux délinir les rè- gles tracées pour la concession des autorisations; Considérant , d’autre part, rutilité de prcndre certaines mesures de préservation pour les ouvriers employés dans ces établissements ; Vu la loi du 6 inars 1848 (Journal offieiel N. 42); Yu l’avis du Conseil Supérieur d’hygiène; Sur le rapport de Notre Ministre de l’Intérieur, Notre Ministre de la justice cntendu; Nous avons arrété et arrètons: Aut. 4 Les fabriques, usines, magasins et ateliers mentionnés dans la liste ci-annexée ne peuvent ètre établis ou transférés d un lieu dans un autre, sans une perinission de rautorité administrative* Ces établissements sont divisés en trois classes. Les établissements de la première classe seront autorisés par Nous, ceux de la deuxième classe, par les députations permanentcs des Con- seils provinciaux; ceux de la troisième classe par les administrations comiiiunales. Pour les établissements de première et de deuxième classe , Ics administrations communales seront toujours préalablement cntendues; Les députations permanentcs seront dans toiis les cas consultées sur les demandes tendant à l’ércction d’ établissements de première classe. Lorsque Tori voudra exploiter dans la méme usine deux genres d’industries pour lesquels la permission de deux autorités, difléren- tes est nécessaire, la députation permanente, s’il s’agit d’établissement de deuxième et de troisième classe, et le gouvernement, dans les au- tres cas, sera appelé à statuer sur la doublé demande. Art. 2. La demande en autorisation sera adressée à l’autorité à la- quelle il appartieni de statuer. La requète, en doublé expédition, dont une sur papier timbré, indiquera d’une manière précise, remplaccment de Tétablisscment. El- le énonccra aussi l’objet de Tcxploitation, les procédés qui seront era- ployés, et les quantités approximatives des produits à fabriquer. El- le fera connaitre, de plus, Ics mesures qu’on se propose de prendrc pour empccher ou diminuer les inconvénients de l’établissement , tant pour l’établissement, tant pour les voisins que dans i’intérét des ouvriers. Celle requéle sera accompagnée de deux pìans en triple expédi- tion. L’un dressé sur une échelle de deux millimèlres par mèlre et comprenant un rayon de 300 niètres pour les établissements de première classe, de 200 mèlres pour ceux de seconde classe et de 100 mètres pour ceux de troisième classe , indiquera la distance entre le lieu de rélablissement et les liabitations ou les cultures voisi- nes. Le second pian, dressé sur une échelle de cinq millimètres au moins , par métre, fera connaitre les dispositions intérieures du locai et des emplacemenls qui seraient occupés par les appareils. L’autorité cbargée de statuer pourra toujours, lorsqu’elle le jugera ne- cessaire, exiger des plans comprenant un rayon plus étendu. Art. 3. La domande en autorisation sera afficliée, à la diligence de l’administration communale, dans la commune où la fabrique doit étre érigée , pendant un mois, pour les établissements de premiere et de deuxième classe, et pendant quinze jours , pour ceux de troisième classe. Lorsque remplacement de la fabrique à eriger se trouvera près de la limite de plusieurs communes, la domande d’autorisation sera af- ficlièe dans cliacune de ces communes. Art. 4. A l’expiration du dclai fixè par Tari. 3, un membre du collège éclievinal ou un commissaire de police délégué à cet effet, pro- cèderà à line enquete de commodo et incommodo, dans laquelle tous les intéressés, qui se prèsenleront, seront entendus. Il sera fall mention dans le procès-verbal, qui sera temi de cot- te enquéte, des faits essentiels relatifs, à la demande, ainsi que des mo- tifs des oppositions formèes. La situation de bàtiments, locaux etc., des opposants relativement à rélablissement projeté, sera annotée au pian figuratif des lieux et mentionnée au procès-verbal. Art. 5. Les intéressés pourront former opposition à l’érection de rélablissement jusqu’au moment de la décision de l’autorité compé- tentc. Art. 6. Des experts seront, au besoin, consultés pour éclairer l’aii- torilé dans les décisions à prendre. Les frais que l’intervcntion de ces experts occasionnera seront toujours supportés par celui qui demande- rà l’autorisation. Art. 7. Dans Ics cas où l’on aurait à prendre en considération , f — m — 5oit dircctemcnt soit iiidirectement, la sùreté ou la»conservation d'une digue, d’une éclase ou d’autres ouvrages hydrauliques, ou bien des che- inins, coui's d’oau, voies et ponts publics souuiis à la surveillance de radministralion des ponts et cbaussées, cette administration devra étre préalablement avertie et entendue. Lorsque ces ouvrages bydrauliques, cbemins, etc., se trouveront placés sous la surveillance immediate de l’autorité provinciale, la déci- sion sera prise par la députation permanente sauf dans le cas où l’éta- blisscmcnt appartient à la première classe. Dans les cas où l’on aurait à prendre en considèration, d’une manière directe ou indirecte, la sùreté ou la conservation d’un ma- gasin à poudrc ou d’autres bàtiments plaeès sous la surveillance mi- litairc celle-ci dcvrait d’abord ótre entendue. Art. 8. L’autorisation sera sans condition ou conditionnelle, défi- nitìvc ou temporaire. Lorsqu’on pourra obvier aux dangers à l’insalubrilé ou aux in- convénients des travaux de rétablisscment projeté, en prescrivant cer- taincs mcsures de prècaution, Tautorisation sera accordée sous la con- dition de l’adoption de ces mesures. Lorsque Ics clTcts de rexereice d’unc industrie ne pourront étre bien appréciès au moment où Tautorité est appelée à prononcer sur la demande, l’autorisation sera donnéepour un temps d’essai,^ sauf à statuer à l’cxpiration de ce terme. Art. q. Lorsqu’une autorisation temporaire aura été accordée une nouvelle enquctc de commodo et incommodo sera ouvcrte avant Texpi- ration du terme fixé. D’après les rèsultats de cotte enquéte; il pour- ra étre accordò une nouvelle autorisation temporaire ou une autorisa- tion définitive. Art. io. Dans aucun cas, les établissements de première classe ne pourront étre autorisés pour un terme de plus de trente ans, sauf prolongation à Texplration de ce terme. Art. li. L’autorité pourra l’assurer, en tout temps de l’accom- plissement des conditions (ìxées dans l’acte d’autorisation. La concession pourra étre rctirée si l’impétrant ne se conforme pas aux réscrves et conditions sous Icsquelles elle lui a été accordée. Art. 12. Une autorisation nouvelle sera nécessaire pour rétablir ou remettre en activité la fabrique qui aura été détruite ou mise mo- 23 ATTI ACC. VOL. I. mentanément hors“d’usage, par un incendie, une explosion ou par tout autre accidcnt résullant des travaux d’exploitation de l’établissement. Aut. 13. Une nouvelle autorisation devra étrc demandée., lorsque la fabrique n’aura pas élé établie dans le délai proposé par l’iniéres- sé et admis par l’autorité appeléc à statuer sur la deinande , ou fixé par cette dernière. Il en sera de méme, lorsque rétablissement aura chómé pendant deux années consécutives. Uno nouvelle autorisation sera égalenient nécessaire lorsqu’on vou- dra inlroduire un cliangement notable dans la nature du procède de fabrication. Aut. 14. L’autorisation accordée polir l’érection ou la translation d’un établissemcnt sera immédiatenient aflìebée. Un exemplaire en resterà déposé au secrétariat de la commune pour rinforinalion des intcressés. , Aut. 15. Les intéressés qui se croiraicnt lésés par une décision de rantol i té coininunale, soit qu’elle accordo ou qu’elle refuse l’auto- risation pour l’établisseinent de fabrique de troisicme classe, pour- ront appeler de cette décision à la députation permanente du Conseil provincial. Les décisions de la députation permanente , soit qu’elles contien- nent autorisation ou refus d’autorisation pour 1 établissemcnt de fabriques de deuxiémc classe, soit qu’elles infirment ou confirment les décisions de l'administration communale pour réreclion d’établissements de troisicme classe, sont susceptibles de recours à INous. La réclamation contro une décision portant autorisation dovrà étrc faite dans le courant du mois qui suivra la publication; elle sera por- tée à la connaissance de l’autorité qui a accordò i’autorisation , et de la personne qui l’a obtenue. Art. 16. Les dispositions du présent arrèté ne sont pas applica- bles aux établissements industriels présentement en activité, pour les- quellcs une autorisation préalable n’était point requise par les régle- ments en vigueur. L’autorisation préalable devicndra nécessaire pour ccs établisse- ments, s’ils ehòment pendant deux ans , ou bicn s’ils subissent des changernents de nature à modifier notablement les effets de l’cxploi- tation sous le rapport de la salubrité publique ou inlérieure, ou au préjudice des voisins, ou bien si l’on se propose de les transferer dans un autre emplacement. Toiitefois, en ce qui regarde les établissements de première clas- se, l’autorité adniinistrative pourra prescrire , méine en debors de ces cas, des mesures proprés à faire cesser ou à diminuer les inconvé- nients qii’ils occasionneraient. A«t. 17, Dans tous les cas où il y aurait contravention aux di- sposition des art. 10, 11, 12, 13 et 16 , les adininistrations loca- les pourront faire suspendre les travaux de fabrique ou de l’usine au besoin elles feront fermer rètablissernent et apposer les seellés sur les ustensiles. Si la contravention concernait un établissement de première ou de deuxièine classe, l’administration communalc , avant de faire sus- pendre, par mesure provisoire, les travaux, en référait iininédiatement à l autorité competente, qui statuerait sans dèlai. AlRt. 18. Tonte contravention aux dispositions du présent arrété se- ra punie des peines comminées par la lui du 6 mars 1818. Art. 19. Les députations permanentes des Conseils provinciaux et les administrations coinmunales pourront Nous faire parvenir le cas écheant des propositions pour comprcndre panni les établissements soumis à l’autorisation ceux qui ne sont pas désignés dans la liste ci- annexée et qui Icur paraitraient étre d’une 'bature dangereuse , insa- lubre ou incommode. Art. 20. L’arrèté du 31 janvier 1824 est abrogò, ainsi que toutes les dispositions contraires au présent arrèté. Il n’est point dérogé par le présent arrèté aux dispositions qui rè- glent l’exploitation des tourbières, rètablissernent et la mise en usage des machines à vapcur, et rètablissernent des moulins et usines sur les cours d’eau non navigables ni flottables. Il n’est point dérogè , non plus , aux dispositions qui concernent, les établissements à ériger dans la zone des servitudes réservée autour des places de guerre, ou dans la zone réservée des douancs , ou dans h zone réservée autour des foréts de l’Etat. Art. 21. Dans tous les cas où il y aurait lieu de faire l’appli- cation d’une des dispositions mentionnées à l’art, 20 , pour l’érection d’un établissement compris dans la liste ci-annexée , on ne sera pas — 180 dispense de se coiifonner également aiix obligations résultant du pré- sent réglernent. Aut. 22. Les autorisations accordéos en verta du présent arrété ne préjudieient en rien aux droits des tiers. Aht. 23. Notrc Ministre de l’Intérieur est cliargé de l’exéciition du présent arrété. Donne à Bruxelles, le /2 novembre 1849 Léopold. t Par le Boi: Le Ministre de l’intérieur, Gii. Rogier. L’arrété royal dont on vient deprendre connaissance contient sans dente d’cxccllentos dispositions pour empéclier ou diminucr au inoins les inconvénients qui sont inséparables (Ics établisseinents industriels. Il laisse aux autorités coinpétcntes lesoinde prcscrire, lors de r('reetion d’une usine quclconque, telles mesures qu’on croira les plus utiles pour sauvcgarder la salubrité publique, pour protéger Ics intérèts de ceux qui restent dans le voisinage des fabriques, pour éloigner les dangers, les inconimodilés auxquels pcuventsc trouver cxposés les babitants de tonte line ville si l’on néglige les précautions indiqu es parla Science. Sous ces divers rapports nous n’avons qu’à félicitcr rintelligente pré* voyance de M. le Ministre Charles Rogier. Mais l’arrété qu’il a soumis, dans le teinps, à Tapprobation royalc, s’il répond aux cxigenccs coin- inaiulées par l’iiygièiie ne pcut obtenir notre approbation si nous l’exa- minons à un autre point de vue. TJiic lei, un arrété, un réglenient, pour atteindre le but que Ton se propose réclament avant tout que le legisla- teur rende rapplication des mesures qu’il croit devoir prescrire aussi facile que possible , qu’il en éloigne les formalités trop compliquées , lesquelles au licu de favorisci- rérection de nouvelles fabriques, de pro- téger de nouvelles entrepriscs , ne servent qu’à décourager Ics imlu- slriels, à leur occasionner d’inutiles tracasserics. Le document oflìciel que nous vi-nons de transcri re, laisse beaucoup à désirer sous ce rap- port , et est un excniplc frappant du système centralisatcur quia pris de trop largcs proporlions, en Relgique , depuis quo le gouverncmenl Belge a renoncé à son programine de simplifier les rouages administra- 18! lifs. Il est vrai de dire qu’il serali difficile de trouver un second exem- ple d’un pays où l’on conserve en plcine activité uno aussi forte armée de fonctionnaires publios que dans nos provinces, et loin de clianger cet état do cliosos^ qui présente les plus graves inconvénients on n’a fait que l'aggraver. Il fallali quatorze longues années pour qu’un haut fonotionnaire, le Ministre actucl de l'Intérieur, l’iionorable M. Vanden Pecrenbooin , vint , de sa voix autorisée, confirmer les rcflcxions que nous émettons à cet égard. Il reconnait lui-mème que le système suivi jusqu’ici est nuisible aux intérèts des industriels, qu’il entrave le dé- vcloppement de leurs progrès, qu’il cause des entraves regrettables, en inéme tenips qu’il fait perdre un temps précieux qu’on pourrait utili- ser avec avantagc à l’étude des nombreuses questions dont, depuis long- temps on attcnd la solution avee ime légitiinc impatience. Si nous ne craignions de nous éloigner de notre sujet, nous pourrions en eiter un nombre considérablc qui , depuis des années , fìgurent annuellement au prograinnio gouverneincntal, dont rurgence est généraiement recon- nue , mais dont malheureusenient on recule de plus en plus rexamen quelle quo soit leur haute utililé. Le rapport au Iloi , en date du 15 janvier 1863 et le prejet d’arrélé royal qui le suit , sont uno preuve marquante que les réflexions qui préeèdcnt sont loin d’étre cxagérées. ministèri: de L’INTÉRfEUR. RÉVISION ET SlMPLIFtCATION DES DISPOSITIONS CONCERNANT LA POLICE DES ÉTABLISSEMENTS DANGEREUX ET LNSALDBRES. Bruxelles, le 45 jamier 4863. RAPPORT AU ROI. Sire, J'ai riionneur de soumettre à la sanction de V. M. un projet d'ar- rété raodifiant, dans un but de decentralisation, les disposilions en vi- gueur concernant la police des Industries répulécs dangereuses, insalu- bres ou incommodes. Ces dispositions, suivant Icsquelles aucune industrie de ce genre — 182 - ne peut étre établie qu’en vertu d’une permission de l’autorité admi- nistrativc, font l’objet d’un arrété royal de 12 novembre 1849, qui rè- gie tout ee qui est relatif à la rédaction et à l’instruction des deman- des d’autorisation et à Texecution des décisions de l’autorité compélente. Lcs prescriptions de cet arrété ont un caractére essentiellement préventif. Elles tendent d’une part à protéger l’intérét public et la propriété privée contro les dangers ou les dommages que peut entrai- ner l’exploitation des usines classées , et d’autre part à procurer dans certaines limiles à industrie des garanties de stabilité. Sous ce doublé rapport leur utilité est évidente, et il ne saurait des lors, entrer dans les vues du gouvernemcnt de toucher au principe qui leur sert de base. Mais, dans l’intérét de radministratìon autant que dans celui de l’industrie, il m’a pani désirable de simplifier l’application de ce prin- cipe en la dégagcant de tonte formalité inutile. C’est le but que je me suis propose cn formulant les dispositions du projet d’arrèté ci- joint. ' L’intervention de Tadministration centrale en cette matière amè- ne d’inévitables lenteurs ; elle est exigée aujourd’liui pour tonte une catégorie d’établissements, qualifiés de première classe, lesquels ne peu- vent étre autorisés que par le gouvérnement après une instruction ad- ministrative longue et minuticuse. Je propose, Sire, d’étendrc à cette ca- tégorie d’établissements la compétcnce de l’autorité provinciale sauf recours au Roi, tant par les communcs que par les particuliers inté- ressés contro les décisions de cotte autoi'ité. D’aprcs ce changement au licu de trois classcs d’industries pour Icsquellos une permission préalable est nécessaire , il n’y cn aurait plus que deux , et le gouvernemcnt n’aurait plus à intervenir qu’en degré d’appel dans l’appréciation des demandes conccrnant les établis- sements de première classe. Quant aux établissemenls de deuxième classe, ils seraient autorisés par le collège des Bourgmestre et Eche- vins, sauf recours à la députation permanente du Conseil provincial , qui statucrait en dernier ressort. Aux termos des dispositions actuelles, les demandes d’aiitorisation doivent étre faites en doublé expédition , et celles qui ont pour objet un établissement de première classe ou de deuxième classe doivent étre accompagnées de deux plans en quadruple expédition. Les demandes 183 doivent étre afiìchées pendant un mois pour les élablissements de première et de deuxièine classcs, et pendant quinze jours pour ceiix de troisième classe. Désorniais , au lieu de quatre expéditions dcs plans prescrits, il n’en scrait exigé qiie deux, l’une pour l’autorité qui statue, l’autre pour Timpétrant, et la durée de l’enquéte serait, pour tous les établissements redui te à quinze jours. Panni les circonstances qui obligent aujourd’hui l’industriel lègale- ment autorisé à se pourvoir d’une nouvclle permission l’arrété de 1849, prévoit le cas oii un changemenl notable serait apportò aux procédés de fabrication. Cotte disposition, trop absolue peut étre de nature à entraver le progrès induslriel. Elle ne serait pas reproduite dans le nouvel arrcté. La surveillance instituée par cet arrèté et la faculté attribuée à rautorité competente d’imposcr aux établissements autori- sés les précautions nouvelles dont l’expérienee dèmontrerait la néces- sité, suffìsent pour prevenir les inconvénients auxquels il s’agit d’ob- vier. Les pcrmissions administratives ne préjudieient point d’ailleurs , aux droits des tiers, les tribunaux consérvant le droit absolu d’ap- précier les cas où il peut y avoir lieu d’accordcr dcs dommagcs-inté- rèts aux pcrsonnes lésées par le voisinage d’un établissemcnt autorisé. Telics sont cn résumé, Sire, indépendamment de quelqucs cban- gements de détail Ics modifications essentielles que le projet d’arrèté ci-joint apporto aux dispositions qui régissent actuellement les établis- sements réputés dangereux, insalubres ou incommodes. Destinées à dégager Taclion gouverncmcntale autant que le com- portcnt les intérèts à ménager elles auront pour résultat d’épargner à l’administration centrale l’éxamen d’une fonie d’affaires où son inter- vention est sans utilité pour la chose publique et elles réaliseront ainsi une notable économie de tempset de travail. L’instruction des deman- des ramenée aux formes les plus simples, sera rendue plus expéditive et les affaires pourront recevoir une solution plus proinpte, au grand avantage de l'industrie. Le Ministre de l’iniérieur, Alp. Vandenpkcreboom. m - LÉOPOLD, ROI DES BELGES, ' A tous prcsents et à venir, Salut. Vu l’arrèté royal du 12 novembre 1849, relatif à la police des é- tablisscinents dangéreux, insalubres ou incommodes, ainsi que le ta- bleau de classement des établissements auxquels les dispositions de cet arrèté sont applicablcs; Considérant que les formalités prescrits par cet arrété comportent des simplifications que réelameni à la fois l’intérèt de l’industrie et la bornie organisation du Service administratif; Considérant notainment qu’au point de vue des intérèts à sauve- garder, rien ne s'oppose à ce que la coinpétence de l’autorité provin- ciale en cette matière soit étendue, sauf recours au Boi, aux établis- sements de première classe qui sont aujourd’bui dans les attributions de l’administration centrale, et qu’un ebangement dans ce sens aura l’avantage de prévenir dans rinstruction et l’expédition des alTaires des lenteurs préjudicìables à l’industrie; Vu l’avis du Conscil supérieur d’hygiène publique* Sur le rapport de Notre Ministre de l’intéricur, Nous avons arrèté et arrètons: Aut. 1." Les fabriques, usines, ateliers , magasins etc., mention- nés, dans la liste ci-anncxéc , ne peuvent ótre élablis ni transférés d’un lieu dans un autre qu’cn vcrtu d’une permission de l’autorité ad- ministrative. Ccs établissements sont divisés en deux classes. Les établissements de première classe sont autorisés par la dé- putation permanente du Conscil provinciale, le collège des bourgmestre etéclievins préalablement entendu. Ceux de la seconde classe sont autorisés par le collège des bourg- mestre et échevins. Lorsque l’établissement à ériger comprend plusieurs genres d’ex- ploitations appartenant à des classes dillérentes, il est statué pour l’en- semble, par la députation permanente du Conscil provincial. Art. 2. Les demandes d’autorisation sont adrcssécs à l’administra- tion à laquclle il appafticnt de statuer. Ellcs indiquent la nature de rótablissement , l’objet de l’cxploita- — m — tion , les appareils et proc6dés à mcttre en oeuvre , aìnsi que les quantités approximatives des produits à fabriquer ou à eininagasiner; elles font connaitre de plus les mesures , projetées en vue de pré- venir ou> d’atténuer les inconvénients auxquels rétablissement pourrait donner lieu, tant pour les ouvriers altachés à rexploitation que pour les voisins et le public. Toute demande pour rouverturc d’un établisscment de première classe, doit ètre- accompagnéc de deux plans, en doublé expédition in- diquant l’un les dispositions des locaux ainsi que remplacenient des ateliers, magasins, ap[)areils, etc.; l’autre la sitnation de l’établissement par rapport aux constructions, cultures, voies de cominunication, cours d’eau, etc. Coinpris dans un rayon de 200 inétres pour les établisse- inent désignés au tableau ci-annexé, par la lettre A, et de 100 mè- tres pour ceux qui y sont désignés par la lettre B. Ces plans soni drossés, le premier à réclielle de 5 inillimètres par mèlrc au moins , le second à réclielle du pian cadaslral de la localité. Aut. 3. Si une voie de cominunication , un cours d’eau, un ou- vrage ou un établisscment quelconque ressortissant à une administra- tion publique, est situò dans le rayon de 200 ou de 100 niètres prè- vi! par l’article précédent j, il est donné connaissance , sans délai , de l’objet de la demande <à l’administration inté/essée. Art. 4. Un avis indiquant l’objet de la demande d’autorisation est allìcbc pendant quinze jours dans la commune du siége de l’éta- blissemcnt, par les soins du collège des bourgmestre et échevins. Cct avis est afliché pendant le mème délai , dans les communes limitropbes sur le territoire desquellcs s’étend le rayon tracé au pian des lieux conformément à l'art. 2 ci-dessus. A dater du j uir de raflìcliage la demande et les plans sont dé- posés cà la maison communale. Aut. 5. A l’expiration du délai de quinze jours, un membro du college des bourgmestre, et échevins, ou un commissaire de police dé- legué à cet elfet , reeueillc les observations écrites et procède , dans ìa commune du siége de rétablissement, à une enquéte de commodo et incommodo , dans laquello sont entendus tous les intércssés qui se présentent. 11 est dressé procès-verbal de cette enquéte. Aut. C. Les autorisations sont subordonnées aux réserves et con- 24 ATTI ACC. VOL. I. — 186 — dilions qui soni jugées nécessaires dans l’inlèrét de la sùreté , de la salubiité et de la commoclilé publique , ainsi que dans l’intérét des ouvriers atlacliés à l’établissement. Elles fixent le délai dans lequel letablisseinent devra étre inis cn exploitalion. * Les autorisations pour les élablisseincnts de première classe ne peuvent élrc aecordécs pour un terme de plus de trente ans. Elles sont renouvelées, s’il y a lieu, à l’expiration de ce terme. Art. 7. Les déeisions portant autorisation ou refus d’ autorisation sont immèdiatement afficliées dans les Coiiimunes intéressées , par les soins des autorités communales. Dans le cas prévu par l’art. 3, elles. sont portées sans délai àia connaissance des administrations puhliques qu’elles peuvent intéresser. Art. 8. L’appel contro les déeisions des administrations commu- nales est ouvert , à tous Ics inléressés , auprés de la députation per- manente du Conseil provincial , qui statue en dernier ressort. Il est statué par arrélé royal sur l’appel exereé par l’autorité communale, soit par les inléressés contre les déeisions de la députation permanente, rendues cn exéeulion de rartiele l.^'^du présent arrété. Dans tous Ics cas, l’appcl doit étre inlerjeté dans le délai de dix jours à dater de rafliebage des déeisions. Il est immèdiatement notifié aux inléressés, par voie administralive. Art. 9. L’autorité peut s’assurer cn tout temps de raccomplissc- inent des condilions qui réglent l’exploitation des établissemcnts sou- rais au régime du présent arrété. La permission peut étre rclirée si l’impétrant n’o'bserve pas ces condilions, ou s’il refuso de se soumcttre ■ aux obligations nouvelles que i’autorité compétente a toujours le droit de lui imposer , si l’ex- périence cn déinontrc la néeessitè. Art. io. L’ne nouvellc permission est nécessaire: 1. Si rétablissement n'a pas élé mis cn activité dans le délai fixé par Tarrèté d’autorisation ; 2. S’il a cbòmé pendant deux annécs eonsécutives; 3. S’il a été détruit ou momenlanément mis hors d’usage par un aceideiil queleonque résultant de l’exploitalion. Art. 'H . Les établisscinents de première classe, érigés sans auto- risalioti à unc épuque où eetle formalité n’était pas requise par les léglemcnts en vigueur, peuvent élrc maintenus tels qu’ils fonctionnent — 18T — aujourd’hui, à charge par leurs propriétaires d’en transmettre, dans le délai d’un an, à la députation permanente du Conseil provincial, ime description exacte renfermant les indications exigées par l’art. 2 § 2, ainsi que deux plans en doublé expédition , conformes à ceux dont il est fait mention au § 3 du mème article. Ces documents, après due constation de leur exactitude, sont vi- sés par la députation permanente et tiennent lieu d'autorisation. L’art. 9 et l’art. 10 §§ 2 et 3 du présent arrèté sont applicables aux établissemcnts dont il s’agit. Art. 12 En cas de contravention aux dispositions des art 1, 9 10 et 11, le collège des bourgmestre et éebevins peut taire suspendre revploitation par mesure provisoire, et, au besoin, fermer l’établisseinent et appose!' les seellès sur les appareils. Toutefois, si la contravention concerne un établissement autorisé par le gouvernement ou par l’administration provinciale , le collège , avant de rccourir à ces mesures de rigueur, en réfère à l’autorité com- pétente, qui statue sans délai. Art. 13. Tonte contravention aux dispositions du présent arrèté est punie des peines comminées par la loi du 0 mars 1818. Art. 14. Le Collège des bourgmestre et éebevins est ebargé de Iti surveillanee permanente des établissemcnts autorisés. La haute surveil- lance de ces mèmes établissemcnts s’excrce par les soins de fonction- naires ou agents délegués à cet effet, par Notre Ministre de rintérieur. L'industriel soumis à cette surveillanee est temi de produire, à ton- te requisition des agents qui rexercent, les plans offieicls de son éta- blissement et Ics documents administratifs qui en réglent l’exploitation. Art. 15. Les autorisations accordées en vertu du présent arrété ne préjudicient point aux droits de tiers. Art. 16. Nutre arrété du 12 novembre 1849 est rapportò ainsi que toutes Ics dispositions contraires à celles qui précèdent, sans pré- judice aux mesures législatives ou règlementaires qui subordonnent rérection ou la mise en activité de certains établissements compris dans la liste ci-jointe, à des formalités spéciales. Art. 17. Notre Ministre de ITntérieur est chargé dcl’exécution du présent arrété. Donne a Laellen, le 29 janvier l86o. Leopold. * Pnr le lioi: Le Ministre de l’ Intérieur, Ai.p. Vandexpeeueboosi. — m — Quant aux établissements désignés au tableau annexé au susdit arrété nous nous disponsons de les énumérer et nous croyons qu’il suffit de taire connaitre le noinbre de chaque catégorie. Ceux qui soni compris dans la première de la lettre A sont au nombre de 89, et ceux de la seconde sèrie ou lettre B, nous don- nent lo cliill'rc '130. En comparant les deuv arròtès, on remarquera ime notable dif- férence entre celili du '12 novembre 18Ì-9 et colui du 29 janvier 1863; ce dernier, tout en sauvegardant la salubritè publique , accordo une plus grande latitude aux industriels et introduit un progrès réel dans la marche des allaires administratives. Cette vèrité ressortira bien d’a- vantage ericore lorsqu’on prendra connaissance de la longue circulai- re que M. le Ministre de rintérieur ad resse aux gouverneurs des pro- vinces, sous la date du 27 septembre 1850. CIIAPITRE XX. COiNTlNUATION DU MÉME SU JET. Les documents que nous communiquons dans le cliapitre précé- denl nous prouvent que le gouvernement belge a été guidò par des considèrations de diverse nature , mais qui tendent toutes au meme but: rintérèt gènèral. Tout en témoignant l’intèrèt qu’il porte à la salubritè publique, ainsi qu’ à ramclioration du sort de la classe ou- vrière, il ne perd pas de vuo les intèréts non moins respectablcs des industriels. Quant à l’avis que’ lui adressa, à cette occasion, le Con- seil supérieur d’bygiène publique , il nous est uno nouvelle preuve qii’cn tout temps, les bygiènistes veulent une lègislation jusle et èqui- table, qui protège égalemcnt et la propriètè et la sauté des popula- tions. Mais polir complétcr ses bicnveillantes vues, le gouvernement a jugé indispensable de mettre au jour une instruction précise et dève- loppant tous Ics points que les divers articles de l’arrété précité n’indiquent que d’une manière gènérale. C’est cette mème instruction que non transcrivons , croyant que c’est une oeuvre émanée du gouvernement qui n’est pas sans prèsenter quclque intérèt. — 189 POLICE DES ÉTABL1SSE3IENTS DANGEREUX , INSALUBRES OU INCOMMODES. ClRCULAiaE AVX CiOtlTERAEinS. Bruxelles, le 27 septembre i85Q. M. LE GOUVERNEUR, Vous avez rcQU, avec ma circiilaire cn date clu 23 novembre der- nier (3/ division, N. 589) ime expédition de rarròté royal du 12 du rnème moìs, relatif à la police des établissemcnts dangereux , insalu- bres OU incommodes. Afin de donncr à rexécution de cet arrètc la régularité et Tuni- té désirables , jl m’a paru utile de metlre sous les ycux des autorités cliargées de l’exécuter des explications propres à en fairc comprcndre l’e- sprit et ressortir tous les dctails. Je n’ai pas à revenir sur les inotifs qui ont provoquó l’arriité du 12 novembre 181-9. lls se trouvent énoncés dans mon rapportali Roi, et dans le préambule de rarròté. *!Art. 1 — L’article 1."du nouveau róglement consacre le mémo principe que l’article 1." de Tarrètc du 31 janvicr 1821, mai il est conili en Icrmes plus explicitcs. Le mot ebangement qui se trouve dans ce dcrnier arrèté était diversement interprete : selon les uns, il devait s’appliquer à la translation d’une fabrique d’im licu dans un lieu diffé- rent, selon les autres, ce terme se rapportait aux modificatinos dans l’in- térieur de rétablisscmcnt. L’art, 1." de rarrété du 12 novembre 1849 énonce clairement qu’une autorisation nouvelle est nécessaire pour transférer un établis- sernent d’im lieu dans un autre. I L’art. 13 détermine le cas où ime autorisation doit étre deman- dée pour introduire des ebangements dans Téconomie de la fabrique. On saisira facilement les raisons pour lesquelles , dans le cas de dé- placement d’unc usine, ime nouvelle autorisation devient nécessaire. La concession a pour motif déterminant les circonstances locales ; un établissement peut ne pas ofl'rir d’inconvénicnt dans un endroit et pré- senter les plus graves motifs d’appréhension dans un autre. C’est en- - 190 — I core à raison de ce caractère locai de l’autorisation, qu’elle conserve tonte sa force, dans quelques niains que passe 1 etablissement, à moins qu’une réserve formelle n’ait été falle à cet égard. A Texeinplc de rarrèté du 31 janvier 1824, le nouveaii réglé-^ ment divise Ics iisines, ateliers, etc., cn trois classes: les établisse- inents de la première classe ne peuvent ètre autorisés que par le Roi; ceux de la deuxième classe ne peuvent Tètre que par la députation permanente des Conscils provinciaux; ceux de la troisième classe ne peuvent Tètre que par Tadministration communale, c’est-à-dire par le collège des Bourgmeslre et éclievin^. La demande en autorisation doit ètre adrcssée, selon la catégorie de Tétablissemcnt, au Iloi, à la députation permanente ou au Collège échevinal. Tour les établissements de première et de deuxième classe, les administrations communales doivent ètre toujours préalablement consultécs; ces administrations ne se borneront pas à émettre un avis pur et simple; elles joindront à l’exposé de leur opinioli, chaqiie fois que la nature de Talfaire le comporte , Tindication des conditions di- verses qui Icur paraitraient devoir ètre prescrites aux intéressés, dans le biit d’obvier aux dangers ou aux inconvénients présumés des établis- sements à ériger. Il est entcndu, du reste, qu’elles ne doivent pas commcncer Tin- struction de Talfaire avant qu’elles y soient invitées de la part de Tautorité à laquelle la demande doit ètre présentée. Sous l’empire de Tarrèté de 1824, Tintervention préalable de Tad- rainistration communale, dans tous les eas, n’est pas obligatoire. Ce- pendant, dans le fait, on y avait constamment recours. Les députations permancntcs soni ègalement appelées à donner leur avis , lorsque la demande d’autorisation concerne un établisse- ment de première classe. Afin d’évi ter ime doublé instruction, et que deux administrations soient obligécs de suivre et de décider la mème alfaire, le paragraphe fi- nal de Tart. 1." porte que « lorsqu’on vomirà exploiter, dans la mè- me usine, deux genres d’industrie pour lesquels la permission de deux autoritès dilfércntes est nécessaire, la députation permanente, s’il s’agit d’établisscmenls de deuxième et de troisième classe , et le gou- vernement, dans les aulres cas, sera appelé à statucr sur la doublé de- mande ». Il est entendu que dans cctte bypotbèse la requète doit ètre — 191 adressée à l’autorité à laquelle il appartient de siatuer. L’instruc- tion se fera d’ailleurs cornine si l’établissement u’avait pas un caraclè- re mixte. Art. 2. La rcquète, en doublé expédition, dontunesur papier tiin- bré, doit indiquer d’une manière précise remplaceinent de 1’ usine, la nature de la fabrication, les appareils à employer, et les opéralions qui seraient suecessivement pratiquécs ; elle doit faire connaitre aussi les quantités approximatives des produits à fabriquer: ainsi, pour une fi- lature, le nombre de brodi cs; pour une tissanderie, le nombre de ine- tiers; pour une usine à gaz, le nombre de cornues et de bccs ; pour une fabrique de tels ou tels produits cliiiniques. Ics quanlités à fabri- quer dans le courant d’une annéc, etc. La requète devra égalemenl faire mention du délai dont le deinan- deur aura besoin pour mdtre son établisscincnt en activité (voir J’art. IS). En invitant le petilionnaire à mentionncr dans sa requète les procédés de fabrication l’ adininistration n’cntend pas qu’il donne une descriplion détaillée de ses procédés; elle ne veut pas s’immiscer dans les secrcts de fabrication; mais elle desire avoir une idée suffisante du système de fabrication, afm de pouvoir juger, le cas éeliéant, de ses inconvé- nients. Il est également nécessaire que le demandeur fasse connaitre en mème temps les moyens qu’il se propose d’employer pour prevenir Ics inconvénients pouvant résulter de l'exploitation de rétablissement: ainsi, pour uno fabrique d’huile à qnelles précautions on aurait recours pour diininuér le bruii; pour uno fonderie de suif quelles mesurcs seraient priscs pour que la mauvaise odeur ne se répande pas au dchors etc. On remarquera que l’art. 2, en parlant des inconvénients qui peu- vent ètre attachés à Texploitation de l’usine, s’ occupe non-seulement des voisins , mais encore des ouvriers employés dans l’établissemcnt mème. Je rccommande d’une manière spéciale à votre attcntion, M. le gouverneur, les mesurcs cà prendre afin d’améliorer les conditions by- giéniques dans Tintérieur des fabriques. Les ouvriers ne soni pus, cornine Ics autres intéressés, en posi- tion de prendre l’initiative de réclamations eontre la tenue de rétablis- sement. L’adminislration doit remplir, cn quclque sorte, à leur égard, les fonctions de tuteur, et examiner de près si la personne qui se prò- I — 402 - pose cl’ériger l’usine fait connaitre tlans sa requète et observe toutes les mesures propres à préserver la sauté des oiivriers. Ces inesurcs peuvent se rapporler soit à la distribution des locaux, à leur aérage, à la disposition des machines ou niétiers, etc., soit aux précautions indi- quées par la Science polir atténucr Ics dangers ou les inconvénients de certaines falirications. La demande eri autorisation doit ètre accoinpagnée de deux plans en triple expcdition avec légende , et certifiés exacts par le deman- deur. L’un de ces plans sert à indiquer la distance entre le lieudel’é- tablisseinent et les babitations et les cultures voisines; Tautre est de- stine à taire connaitre les dispositions intérieurcs du locai et les em- placements qui seraient occupés par les apparcils. Ces plans sont in- dispensal^lcs en ce qu’ils niettent l’administration à nième de juger la position du locai destiné à servir de siège à rétablissement, par rap- port aux babitations et aux cultures qui l’environnent; ils facilitent son travail et la dispensent souvent d’envoyer des experts sur les lieiix. Ils servent aussi à reconnaitre, par la suite, si rétablissement reste dans les limites de raiitorisation. Un ariète royal du 15 avril 1850, modifiant sur ce point l’arrété du 12 novembre 1849, a décide que le pian figuratifj des lieux sera dressé à réehelle adoptée pour le pian cadastral de la localité où la fa- brique doit étre établie, et comprcndra un rayon de deux ccnts mètres pour les étaiilissemenls de la première classe, de cen't mètres pour ceux de la seconde classe, et de cinquante mètres pour ceux de la troisiè- mc classe. Quant au second pian, indiquant Ics dispositions intérieures, il doit ótre dressé sur ime écbellc de cinq millimètres, au moins , par mètro, ainsi qué le veut l’art. 2. de Tarrété du 1849. En ce que concerne les ètablissements qui doivent ótre autorisés par la députation permanente du Conseil provincial ou par le Roi , la production des plans en triple expcdition est indispensable. L’une des copics reste aiincxée cà l’arrèté d’autorisation, la deuxiè- me est déposée aux arcliivcs de la commune où rélalilissement est èri- gè, et la troisième est envoyée à Timpétrant avec ime ampliation de l’actc de conccssion. Pour les ètablissements de ces deux catègorics , il convieni que — 193 — Ics plans soìent faits ou du moins visés par des géomètres jurés ou par des fonctiop.naires ou employés de l’adininistration du cadastre. Ces plans doivent avoir un caractère d’aullienticitc afin quo Tadmini- stration puisse avoir la certitude qu’ils exposent fidèlenient la situation des lieux. La plupart des intércssés préféreront d’ailleurs, se procurer en payant une rétribulion inodique, les extraits des plans cadastraux qu’ils peuvent obtcnir au bureau de la conservation du cadastre établi au clief-lieu de chaque province. L’arròté royal du lo avril 1850 a statué que pour les usines de troisièine classe, les plans ne devaient ètre fournis que si l’autorité competente le jugeait nécessaire. Aitisi, en règie générale , pour ces établissemcnts, aucun pian ne doit accompagner la requète , et il ne doit otre produit de plans que si, par une disposition générale ou in- dividuelle, le deinandeur était invitò à en fournir. Pour les ctablisseincnts de cette classe, on peut se contenter d’un pian en doublé expédition. L’autorité cliargé de statuer , soit en premiòre instancc , soit en appel, peut toujours, lorsqu’elle le trouve necessaire, exiger des plans coniprenant un rayon plus étendu. Il n’est pas besoin de taire remar- quer qu’il faut user de cotte faculté avec beaucoup de réserve pour ne pas occasionner des frais trop considérablcs. Art. 3. La dcniande en autorisàtion doit ótre afficliée, par Ics soins de l’administration locale, dans la conimune où le demandeur se pro- pose d’ériger sa fabrique, aitisi que dans les cotiitnuncs voisines, lor- squ’il s’agira de fortiier l’établissenicnt près de la limite de ccs coni- muiies. Le terme de limite doit ótre interpretò d’après la nature de l’éta- blissemcnt qu’il s'agit de fonder, et d’après la distance à laquclle ses elTets donitiiageables ou nuisibles peuvent se faire sentir. En général, il coiiviciit de prendre pour base, à cet égard, le rayon déterniiné, selon la catégorie de l’établissenicnt, polirle pian figuratif des lieux. Ainsi, un établissemcnt de première classe scrait considéré coninie se trouvant près de la litnite d’une commutie voisitie, si une partie de celle-ci était com- prise dans le rayon de 200 niètres. Les aflìches mentionneront l’arrèté royal du 12 novembre 1849, et, le cas éehéant , Ics dispositions postérieures ; elles désigneront le noni du demandeur et la nature de la fabrique qu’il désirc eriger, ATTI ACC. VOL. I. 25 — 194 — aìnsi que Feraplacement , qu’il lui assigne. Un exemplaire de raffiche doit ótre placardé à la porte de la maison communale, au lieu ordi- naire des publications. Dans les coinmunes rurales , un exemplaire de raffiche sera placé à la porte de l’église. D’autres exemplaires scront apposés en cas de construction préexislante , sur la porte du hàti- ment dans lequel retahlissemcnt doit étre erige, et dans les rues ad- jacentes, s’il n’y avait pas de construction préexistante, raffiche devrait étre placée sur un poteau à l’enclroit où l’usine est projctée. Les affiches doivent étre d’un format suffisant; l’impression et les inols à remplir à la main seront en caractèrcs gros et lisihles. Les affiches rcstcront apposées pendant un mois , pour les éta- hlissements de première et de deuxième classe, et pendant quinzcjours, pour ecux de troisième classe. Il doit ètre temi un procès-verhal constatant l’affichage pendant le terme requis. L’autorité locale veillera cà ce quo ces affiches demeu- rent apposées pendant le dclai, et elle fera remplacer immédiatement celics qui auraicnt disparii oli qui ne seraìcnt plus suffisamment lisi- bles. Après l’apposition des affiches, une Information sera donnéc sans retard, à domicilc, par les soins de radministration communale , soit de vive voix, soit par éerit, aux propriétaires et aux localaires qui sem- hlent devoir ètre, par la situation de leurs hahitations, le plus expo- sés aux dangers oli aux incommoditcs résiiltant de l’cxploitation proje- téc. On leur fera connailrc le jour, l’heure et le lieu où ils scront ad- inis à fairc verhalcment leurs ohservations sur l’étahlisscmcnt qu’on se propose de former, sans prcjudice, de la mention générale que raffiche devra contenir cà cct égard. Ces ohservations pourront, du reste, étre adressées par éerit à l’ad- ininistrcation communale, à partir du jour de raffichage. Art. 4. A l’expiration du délai d’un mois pour Ics établisscments de première et de deuxième classe, et de quinze joiirs pour ceux de troi- sième classe, un membre du collège échevinal, ou un commissairc de police délegué à cet effet, procèderà, au jour fixé dans le locai désigné pour cet objet , à une enquòte de commodo etincommodo, dans la- quclle il cntendra tous les intéressés qui se présentcront. Quant aux observations écrites, clles seront annexées au procès-vcrbcal. — 195 — Il sera fait mention dans cet acte des faits principaux relatifs à la demandc ainsi que des motifs des oppositions formées. Chacun des opposants présents doit ètrc invité à signer sa décla- ration. 11 y a lieii également de consigner au procès-verbal les dires ou Ics déclarations écrites des voisins et de toutes pcrsonnes en generai, demcurant dans un rayon rapproclié, qui se présenteraient pour taire une adliésion pure et simple ou conditionnelle à Térection de l’usine projetéc. La situation des bàtiments, locaux, etc., des opposants et aussi des adhércnts, relativement à l’établissement projeté sera annotée au pian figuratif .des lieux et inenlionnée au procès-verbal. Le fonctionnaire auquel cctte mission est confiée ne pourra d’ail- leurs, avoir aucun intérèt actucl dans rótablisscment pour lequel l'au- torisation est deniandée^ ni ètre parcnt ou allié du demandeur jusqu’au second degré inclusivement. Le fonctionnaire cliargó de dresser le procès-verbal pourra s’il le trouve nécessaire, cotnniuniqucr au demandeur les motifs d’opposition pour le mcttre à mcme de présentcr scs obscrvations. L’cnquctc dovrà ètre faite avec toutc rimpartialitc possible, et l’on dovrà signaler Ics manoeuvres qui pourraient ótre employécs, soit pour amencr des oppositions, soit pour obtcnir des adhésions. Lorsquc la demandc en autorisation comprendra plusieurs gcnres ou divisions d’industrie rangés dans la mèmc classe, comme, par exem- ple, un ou plusieurs appareils à vapeur néccssaircs pour l’exploitation d’unc industrie assujcttie clle-mcme à uno autorisation, Tonquòte de commodo et incommodo doit portcr lant sur le placemcnt des appareils à vapeur que sur l’industrie au Service de laqucllc ils sont dcstinès. L’attention des autorités communales doit ètre appelée sur ce point, afin d’éviter des réclamations après rérection de l’usine ou uno enqué- te supplémentaire sur la portion de l’ètablisscinent que aurait été né- gligée lors de la première instruction. Lorsquc le projet d’établissemcnt intércssc les habitants de com- muncs voisincs de celle où la fabrique doit ètre èrigée, il sera égale- ment procédé dans ces communes à une enquète de commodo et in- commodo par Ics soins de l'autorité locale qui, à l’expiraticn du dé- lai, fera parvenir le procès-verbal à radministration de la comraune sur le territoire de laquelle rètablisseinent doit ètre forme. Dès que 4 — 196 - l’enquète sera terminée , la requéte, Ics plans qui y sont joints, un exemplaire de raffiche et le certificat constatant l’apposition de ccllc-ci pendant le temps détenniné, le procès-verbal des infonnations de com- modo et incommodo, ainsi que toutes les autres pièces relativcs à l’in- struction de la domande, telles que mémoire, reclamations ou adhésions écrites, scront transmis à l’autorité à laquclle il appartient de prendre une décision. Les procòs-verbaux d’affichagc et d’enquétc sont dispcnsés de la for- malité du timbro et de renregistrement. Gomme les demandes en autorisation pour former des établissc- iTients tiennent, en général à des intórèts dignes de considération, l’in- struction aura lieu le plustòt et avec le plus d'activité possible. Art. 5. Il arrivo quelquefois que, bien qu’ils aient été mis regu- licrcment en demeure de taire leur déclaration, des voisins, réellement intércssés dans l’instance, laissent passer le dtMai fixé pour faire leurs réclamations, ou ne se prósentent pas à l’enquète. Getto circonstance, quelles que soient Ics personnes qui la fas- sent naitrc , ne pcut jamais dèterminer radministration à diflercr de clòrc le procès-verbal. Mais ces personnes et toutes autres sont tou- jours admises , ainsi que le porte l’articlc 5 du ròglement , à former opposition à l’érection de l’établissement jusqu’au moment de la dèci- sion, afin d’éviter, autant que possible. Ics réclamalions par voie d’appel. Les oppositions formées postcrieurement à la clòture du procès- verbal ne scront regues que par écrit. Elles seront annexécs au pro- cès-verbal, si ce document n’a pas encore été cnvoyé à rautorité cliar- gée de statucr, ou adressées immediatement à cotte autorité si le pro- cès-verbal Icur a dèjà été communiqué. Art. G. Si, avant de statucr, l’autorité compétcntc ne se croj-ait pas suffisamment éclairée, ou si, par suite des oppositions, elle juge- ait devoir prendre de nouveaux renseignements, elle pourrait faire pro- cèder à une enquète supplémentairc et demander l’avis d’ingénicurs , d’architcctes ou de cliimistes, du Gonseil de salubrilé ou de la commis- sion médicale dans les localités où il en existc , ou d’auircs gens de l’art. Ges experts scraient cbargés, au besoin, de se transporier sur les lieux. afin de s’enquérir des circonstanccs localcs; ils donneraient leur avis dans un rapport circonstancié, et ils indiqueraient, le cas échéant, les mesurcs qui pourraient ótre prescritcs pour évitcr Ics inconvénicnts — 197 attachés à rétablissemcnt de l’usine projetée. Les frais résultant des expertises, et qu’il y a lieu de rendre aussi modérés que possible se- reni supportés par celui qui demando rautorisation. Art. 7. Lorsque rétablisseinent d’une usine serait de nature à comproinettre la sùrete ou la conservation d’une digue , d’une écluse ou d’autres travaux bydrauliques , ou bien des chemins cours d’eau , voies et ponls publics soumis à la surveillance de radministration des ponts et chaussées, on ne pourra statuer sans avoir préalablement pris l’avis de cetle adininistration, qui pourra se pourvoir en appcl, s’il n’é' tait pas tenu compte de scs observations. La députation permanente statuera sur l’objet de la domande, lors- que ces travaux bydrauliques, chemins, ctc., se trouveront placés sous sa surveillanee; mais se bornera à donner avis dans le cas où l’établis- scment projeté appartiendrait par sa nature à la première classe. On devra égalenient prevenir l’autorilé militaire lorsque l’établis- .sement à ériger serait de nature à porter atteinte à la sùrclé ou à la salubrité d’un établissement ressortissant à l’adrainistration de la guerre. Il est arrivò fréquemment que des demandeurs, comptant sur ime décision favorable, donnaient suite au projet d’établissemcnt sans attcn- dre rautorisation. Il importe que l’autorité Ipcale avertisse l’industricl des désagrements et des frais inutilcs auxquels il s’expose en ce cas. Les opinions qui peuvent avoir élé exprimécs en sa préscnce par les délégués cliargès de visiter Ics lieux ne doivent pas, non plus, ricn faire préjuger sur la décision à intervenir. Art. 8. et 9. Si aucune opposition n’a été faite contro le projet d’établissement , ou si les oppositions formécs sont jugées absolument sans fondement, et si l’autorité chargée de statuer ne voit d’aillcurs aucun motif d’empécheinent ou de reslriction, l’autorisation sera accor,- dée sans conditions. Si, au contraire, l’établissement présente des inconvé- nients récls, mais auxquels il peut ètre remédié par ccrtaines mesures de précaution, la permission sera concédée sous la réserve de ces me- sures. Si l’autorité n’était pas suffisamment édifiée su l’efQcacité des me- sures qu’elle prescrit pour prévenir ou atténucr les inconvénients de rétablissemcnt, ou que les clTets des travaux de l’cxploitation ne pus- sent, nonobstant toutes les informations prises, étre bien appréciés au — 198 — moment de la décision , Tautorisation serait accordée pour un temps limitò, aux risques et périls du demandeur. Cotte periodo d’essai do- vrà ótre suffisante pour permettre ime cxploitation aussi séricuse que le comporle une autorisation temporaire; elle peiit varicr, du reste, sui- vant la nature de rinduslrie. Dans le cas d’une autorisation temporaire , il sera procède, trois mois avant Tcxpiration du délai fixé, à une nouvellc cnquète et d’a- près Ics résultats de cette enquéte, une nouvelle autorisation provisoire Oli une autorisation definitive sera accordée. Bien qu’ aneline limite ne soit posée quant à la durée des autori- sations temporaires, il est désirable que ce provisoire ne soit pas main- tenii outre mesiirc, l’industrie pouvant difficilcment s’accomoder du dé- faut de stabilité qui en résulte. Ainsi, sauf dans des circonstances tout à fait exceptionnellcs, on devra s’cn lenir à la première periodo d’essai. Les aiitorisations pourront ótre accordécs pour un nombre d’an- nécs dòlerminé. Jc n’ai pas besoin de taire remarquer que le rejet de la domande ou la fixation des conditions doit troiivcr sa justification cxclusivement dans les dangers, les inconvénients ou rincomodité que rexploitation pcut taire naìtre : on ne devra prendre cn considération, dans aucun cas, le prcjudice, par excmple, que rètablissement projetò pourrait oc- casionner à d’autres iisincs analogues existant dans la localitò ; uno prescription tormclle se trouvait à cet égard dans Tarrcté du 31 jan- vicr 1824. Si elle n’a pas été reproduite dans l’arretò du \ 2 novembre 1 849 , c’est iiniqucmcnt parce quelle n’a pointparu de nature a ótre inscròc dans un régleinent organique. Les aiitorisations seront acquises aux emplaccmcnts et, par consò- quent, valablcs pour les acquéreurs des établisseménts, lec béritiers ou ayants cause des entrepreneurs qui Ics ont tormés, à la condilion que ccux-ci se contorment aux clauses de Toctroi. Los rejcts de demandes en autorisation auront licu par arrètés motivòs. Les motits ne pourront étre déduils d’un vice qu’il serait possi- ble de taire disparaìtre, mais seulement des inconvénients altachòs soit — 199 à la nature de 1 etablissement projeté, soit à sa situation locale, et aux- qucls il ne pourrait otre aucunemcnt rcmédié, Les autorisations ne seront valables que pour les objets qu’elles désigneront; ainsi, un entreprencur ne pourra, sans se pourvoir d’une nouvelle autorisation exerccr dans son étatlissement une autre indu- strie que celle qui est désignée dans l’acte de concession. Art. io. Dans aucun cas, les établissements de première classe ne peiivent ótre autorisés pour un terme de plus de trente ans, sauf prolongation, à l’cxpiration de ce terme. Les interessés qui désireront obtenir une prolongation devront former leur domande au moins six mois à Tavance. L’affaire dovrà ótre complétement instruite cornine s’il s’agissait d’un etablissement nouveau. Art, II. Il importe de veillcr <à Texecution des conditicns sous lesqucllcs un ètablissement a étè autorisé, et aussi de prendre garde que l’exploitalion ne prenne uno extension illicitc ,ou ne change de nature. L’autorité pourra se transporler, à cct effet, dans Ics usincs, sans avcrtisscmcnt préalable, pour qu’ellc trouve rétablisscment dans ses conditions babitucllcs, lorsq’elle y porterà ses investigations. Ces visites devront ótre plus oii moins fréquentes et accora'pagnées d’explorations plus ou moins attentives, d’ap^'ès la nature de rusine et la confiancc qu’inspire la manière dont elle est exploilco. Il sera temi note des résultats de la visite lorsqu’elle aura mis en évidcnce une infraction quelconque. L’atlention de radminislration doit aussi se porter sur Ics nou- vclles conditions qu’il pourrait ètre utile d’imposer aux établissements qui, bien qu’autorisés, et tenus conformément aux conditions primitivc- mcnt jugées nécessaircs, seraient uno cause d’insalubrité ou d’incom- moditè pour le voisinage. Toutefois, des conditions supplémentaircs ne pouvant ótre dic- técs que si uno réserve formelle a étè faitc dans l’acte d’octroi, on fera sagement d’introduire cotte réserve chaque fois que l’on entrevoira, le cas où il pourrait devenir utile de s’cii prévaloir. Cotte réserve dovrà étre ainsi congue: Le sieur N.... sera tenu, cn outre, de se conformer à toutes les mesures de précaution et dispositions que l’administration jugerait utile ~ 200 - de lui prcscrire, par la suite, dans l’intérét de la salubrité ou de la sùreté publiqiie. Les réclaiuations des intéressés contre toute infraction à l’aete de concession soni adressées à l’autorité qui a aecordé Toctroi. Celle-ci resterà scule juge de la question de savoir si les eondi- tions inbércnts à l’octroi sont remplics, sauf le recours des fabricants à l’autorité supérieure, en cas de eontestation. La concession pourra ètrc rctirèe par l'autorité qui Fa accordóe, si celili qui Fa obtenue ou ses ayants droit ne se conforinent pas aux réserves et condilions qui y ont été attacliées. On comprendra que le retrai t de Fautorisation est une rnesure exlréme à laquellc il ne faut avoir recours que lorsquc tous les autres moyens ont été épuisés; (voir, du reste, à cet égard, les explications qui seront données plus loin , relativeinent à Farticle 17). Dans cbaque coinniune où il existera des établissements corapris dans Farrèté du 12 novembre 1849, on devra lenir un registre som- inier dans Icqiicl seront inscrites les antorisations accordées par Fau- torité locale, la députation permanente et par le Roi. Il sera fait mention, dans ce registro, des eonditions inhérentes à Fautorisation, et de la durée de ccllc-ci. Les infraetions commises dans Fexploitation de Fusine et les con- damnations encourues seront égalemcnt annolécs dans le registre. Aut. 12. L’artìcle 12 porte qu’une autorisation nouvelle sera né- cessaire polir remettre cn activité la fabrique qui aura été détruite ou mise momcntanément hors d’usage par un accident résultant des tra- vaux d’exploitation de Fétablissemcnt. Lorsquc Fusine, aura été frappéc d’un sinistre , Faiitoritc locale fera proceder, sans ih'semparcr, à une enqiicte sur les causes de Facci- dent. Le proeès-verbal de cettc cnquete sera trasmis immédiatement à l’autorité qui a aceordé la permission. S’il cn résulte que Faccident n’est pas dù aux travaux de Féta- blissemcnt le propriétaire sera libre de continuer son exploitation. Dans le cas contraire, une nouvelle information de cominodo et incommodo pourra ótre ordonnéc, et quels que soient les résiiltats de celle-ci, une nouvelle autorisation sera nécessaire, et d’aiitres eonditions que ccllcs qui avaient d’abord été prcscrites pourront ètrc imposées, le cas écheant. Ahi. 13. L'art. 13 stipulc qu’unc nouvelle autorisation sera éga- — 201 — leinent nécessaire lorsque la fabrique n’aura pas été établie dans le délai propose par l’intéressé, et admis par l’autorité appelée à statuer sur la demandc, ou fixé par cette dcrnière. On apprécicra Ics motifs de cette disposition. Au moment où il est procédé à rinstruction de la demande, et où raiitorité prend une décision, Tércetion de rótablissemcnt peut n’oUVir aucun inconvénient pour le voisinage, cu égard aux circonstanees locales, mais il pourrait ne plus en ótre de méme quelques mois après. Par exemple, un proprié- taire, ignorant qu’une autorisation a été accordée pour unétablisscment ineommode, pourrait taire élever des constructions nouvelles à proxi- mité de remplacemcnt de cet établisscment, et éprouver, par la suite, un préjudice plus ou moins notable. Il pourrait aussi arrivcr que la demande d’aiitorisation ne fùt pas séricuse, et cacbàt des viics intéressées de la part du demandeur, qui^ après avoir obtenu la permission d’ériger sur un tcrrain un établisse- ment de nature insalubre profitcrait de cette circonstance pour amener les propriétaircs des tcrrains adjaccnts à Ics lui céder à bas prix. Le délai dcvra ótre fixé selon rimportancc de rétablissement qu’il s’agit d’ériger, et d’après Ics circonstanees qui pourraicnt cmpécher l’im- pétrant de taire immédiatement usagc de sa permission ; une prolon- gation de délai peut étre accordée lorsqu’clle paraìt juslifiée. Il sera utile d’insérer dans l’arrété d’autorisation cette clause : la présente autorisation cesserà d’avoir son ettot dans le cas où il s’écoule- rait un délai de avant que rétablissement ait été mis cn ac- tivité. L’Art. 13 porte également qu’un établisscment qui aura chómé pen- dant deux annécs consécutives ne pourra étre remis en activité qu’en vertu d’une autorisation nouvelle. Cette mesure doit fixer l’attention des autorités locales. La suspen- sion des travaux, lorsqu’elle est prolongée au delà de deux ans , peut taire pcnser qu’ellc est définitive. Des personnes qui voudraient s’éta- blir dans le voisinage sur la toi que rétablissement ne sera pas remis en activité pourraient se voir à l’improviste, incommodées par des gaz dé- létères ou par le bruit continuel de l’usine si les travaux reprenaient. Au surplus, si aucun changement essentiel n’est survenu dans la situation des lieux, l’autorité appelée à statuer sur la nouvelle demande ne de- ATTI ACC. VOL. I. 26 — 202 — vra pas fnire de diflìcultés pour confirmer sans autrc formalité l’autori- sation primitive. Quand aueun délai n’a été fixé dans l’acte d’autorisation pour la mise cn activité de l’établisscment, il doit étre implicitement admis que ce tarine est de deux ans. Gotte interprétation résulte du second pa- ragraphe de 1’ art. 13, line nouvelle autorisation est également requise lorsqu’on veut in- troduire un changemont iiotable dans la fabrication. On entand par changemoiit notable, ime n'.odificatiun dans le proeédé de fabrication de nature à augmontiT les ellats pernicicux uu incominodes résultarit des triivaux de la l'abrique. C’ost là, du roste, une queslion d’apprécia- tioii suivant la nature du cas. La inèine dispo.sition est applicable aux établissemenls auxquels on vou Irait apportar une cxtension assez inarquée. En dl'ot , tei éta- blissenient poul ótre auìorisé par ce quo, formò dans oertaines limi- tes, il ne semble devoir donner lieu à auaun inconvéniant grave, pour les habitanls du voisinagc, nuiis il n’on sarait pout-étre plus de méine s’il était érigé sur uno échelle plus importante. , Il est dono essentiel que l’aote d’ autorisation relate cbaque fois que cela est possible. Ics limites approximatives dans les-quollos l'éta- blisscment pourra étre exploité, Aut. li. L’arrété autorisant l’érection d’une usine doit étre textuel- lement notifié à rimpélrant, et un cxomplaire de cot arrèté doit ótre af- ficbò sur la porte extérieure du locai de l’établissement, pendant le dé- laì fìxò pour le rccours contro Ics décisions portant autorisation. Il sera, en outre, loisible aux intòrossés de [)rondre communica- tion de l’aote d’autorisation, dans les bureaux de 1’ administration coni- munalc, où il resterà dépnsé. Toute personne pourra s’en faire délivrer une copie en payant les frais. Ani. 15. L’article 15 consacre le droit de réclamation pour les établissements de première et do deuxième classe, soil que l’autorité appelée à statuer accordo, soit qu’olle rofuse l’aiitorisation. Cet appel est de deux dogròs pour Ics établissements de troisiè- me classe. Les intéressòs qui se croiraient lésés par une décision de Tadmi- nistration communale peuvent en appelor à la députation permanente. 203 — L?, décision de cette dernière infirmant ou confirmant la résolu- tion de l’administration communale, est susceptible de recours au Rei. L’appel est d’uii degré pour les établissements de deuxième classe. Les personnes qui se croiraicnt lésés par les décisions dcs députa- tions periiianentes, contenant autorisation ou refus d’autorisation pour rérection de fabriques de deuxième classe, peuveiit foriner leur re- coiirs auprès du Boi. L’appel est d’un degré pour les établissements de première classe. Le demandeur, dont la requéte a été, roqetée, est admis à solliciter de nouveau rautorisation, s’il modifie sa demande, ou s’il fait disparaì- tre Ics motifs pour les-quels rautorisation a été refusée. Cbaque autorité pourra aussi rapporter sa décision et instruire de nouveau Tallaire, si son arrèt a été rendu sur pièces fausses , sur des renseignements controuvés, ou s’il a été basé sur des apposi tions ou d’autres motifs d’empécbement qui viendraient à ccsser, L’ arrèté royal du 31 janvier 1824 ne fixait aucun délai cn déans lequel la réclamation contre ime décision 'portant une autorisation de- vait ètre faite. Il s’en suivait que le recours restai! ouvert indéfini- ment. Une parcille latitude était de nature à porter, dans bien des cir- constanccs, un grave préjudice aux personiies qui avaient établi leur fa- brique cn vertu d’unc permission obtenue .nprès raccomplisscment de toutcs les formalités prescrites; en cas de suppression de rétablissement ou de changements prescrits par l’autorité superi eure dans la disposi- tion des locaux et des appareils, elles se trouvaient exposées à avoìr fait dcs dépenscs en pure pérte. Le nouveau réglement remédie à cet inconvénient en fixant à un mois, à partir de la publication de la décision, le délai dans lequel le pourvoi doit ètre formé. Cette mesure est aussi conforme aux intéréts des voisins, en ce que l’autorité qui est appelée à annuler une décision, . ne se trouvera pas arrèlée par la crainte de léser les intéréts de l'entrepre- neur en pronon^ant la suppression de rétablissement, qui pourrait avoir été montò à grands frais. . Le pourvoi devra étre imraédiatement notifié par l’appelant à l’auto- rité qui a accordò la permission et à la pcrsonne qui l’a obtenue, L’appel est suspensif de la décision contre laquelle il est dirigé jusqu’à ce que l’autorité supérieure ait statué, c’est-à-dire que l’impé- — 204 — traili ne poiirra former son établissenicnt avant quc cdle-ci ait rcmlu son arrèt. L’eiitrepreneur qui croirait nc pas pourvoir se soiimettre aux condi- tions auxquidlcs rautorisation lui aurait élé accordéc par radministra- tioii coiumunale ou provinciale pourra rcclanier au sujet de ccs condi- tioiis , comiue s’il s’agissait d'un relus pur et siinple d’autorisation. Ce qui vicut d etre dit est applieahle , pour Ics ótablissements de troisièine classe, aux deux degrés d’appel. Aht. io. Pour nc poi ter aucune alteintc à dcs droits acquis, l’art. IG de Tarrcté du 12 novembre 1849 dcclare formellcment quc Ics établis- sements désignés dans la liste aimexée à eet arrèté, et qui, d’après les réglemcnts preserits et antérieurs, n’étaient pas soumis à l’autorisation, pourront continiier de siibsistcr sans permission. Cepcudant, comnie d’un autrc còte il fallait parer aux effets pré- judiciables que certains de ccs établisscincnls peuvent causer, et, de plus introduire dans la législation t()ute rnniformité possiblc, cet arti- cle porte que rautorisation devicndra nécessaire dans les trois cas, sui- vants: 1.° si ccs ótablissements cbòmcnt pendant deux annóes consé- cutives; 2.° s’ils subissent des cbangements de nature à modifier no- tablcment les effets de rexploitation sous le rapport de la salubrité pu- bliquc ou intéricui’c , ou bien au préjudice des voisins; 3,° s’ils soni transférés dans un autre emplaeement. Dans l’un ou l’autre de ces cas: ils rcntrent dans la catégorie des établissemcnts à former, et ils nc peuvent étre remis en activité, qu’cn vertu d’une autorisation déli.vrée après raccomplissemcnt de toutcs les formalilés prescrites par le réglemcnt pour les établissements nouvcaux. llolalivement à ce qu’il faut, cntcndre par cbangement notable, je me réfère à ce qui a été dit plus baut. Par exccption pour les établissemcnts appartcnant à la première classe , cxistant antéricurement à la mise en vigucur de l’arrété du 12 novembre 1849, et pour lesquels aucune autorisation préalable n’était nécessaire, le gouvernement s’est résorvé le droit de prescrire cn tout état de eboses, des mesures proprcs à faire ccsser où à diminucr les inconvénients auxquels ils peuvent donner lieu. A cotte fin. Ics admini- strations communales devront signalcr Ics établissemcnts de première classe faisant partie de cette catégorie, qui préscntcraicnt un caractèrc de danger ou d’insaiubrité pcrmanent et auquel il peut ètre remédié. - 205 Art. M. Les autorités locales étant natiircllement chargécs de la surveillance des établissements dangereux, insalubres ou incommodes, Tari. 17 de l’arrété leur confère en cas de contravcntion aux disposi - tions des articles 1, 10, 12, 13 et 1C, le droit de faire suspendre l’exploi- tation totale ou partielle de Tétablisseiuent, et d'apposer, au bcsoin , les sccllés sur les ustensilcs , si la défense n’était pas observée. Toutefois, cn ce qui concerne les établissemenls de première ou de deuxième classe, l’autorité locale, avant de faire suspendre les travaux, devra signaler d’urgencc l’infraction à rautorilé compétente qui statue- ra sur robjet de la contravcntion, et qui fera connaitre à radministra- tion communale, sans délai. Ics di&positions à prendre. La suspension des travaux d’un établissemcnt est ime mesure gra- ve à laquelle il ne faut rccourir qu’avec bcaucoup de réscrve. C’est un point délicat que je busse aux soins des administrations communalcs. Elles apprécieront ce qu’il convient de faire pour réprimer Ics abus avant de prononcer rinterdiction des trav.iux. Lorsqu’il s’agira de la transgression de certaines conditions impo- sées à l’usine, et reposant sur des bases scientifiqucs, les autorités coinpétentcs fcront sagemcnt de rccourir aux lumières d’experts avant de statuer. Art. 18. L’article 18 dispose que tonto- contravcntion aux pre- scriptions de Tarrété sera punie des peines comminées par la loi du 6 mars 1818 (.lournal oflìciel n. XII). Ces peines consistcnt dans un emprisonnement de un à quatorze jours , et dans une amende de 10 à 100 florins; ces peines peuvent ótre prononeées isolcment ou cumulati venient. Toute contravcntion aux dispositions du nouveau réglement et aux conditions imposées par l’acte d’autorisation doit étre constatéc par un agcnt de la police locale et le procès-verbaì transmis par le bourgme- stre au procurcur du roi, pour faire appliquer Ics peines comminées pré- citées. Art. io. Lorsqu’une administration communale ou provinciale trou- vera que des établissements, non compris dans la liste annexée au ré- glement du 12 novembre 1849, peuvent présenter un caraclèrc de danger, d’insalubrité ou d’incomrnodité, soit pour les voisins, soit pour les ouvriers employés dans ccs établissements , elle fera parvenir au gouvernement des propositions pour les ranger panni les établissements classés. Les propositions des députations permanentes des Conseils provin- ciaux me scront adressées directemcnt par ces colléges; celles des ad- ministrations communales me seront transmises par l’cntremise des gouverneurs. Art. -20. L’arrété du 12 novembre 1849, remplagant le régtement du 31 janvier 1824, celui-ci doit ètre considéré cornine étant annulé dans toutes ses dispositions , aiiisi que Tarrélé royal du 18 septem- bre 1815, concernant les établissements de fabrication de poudre à tirer. Les réglements pris sur la matière par les administrations corn- munales ou provinciales sont et demeurent abrogées, le nouvel arrété devant servir seul de règie polir l’aveiiir, sauf en ce qui conderne les lois et réglements d’administration générale qui régissent spécialement certaines catégories d’exploitations et d’usines, telles que les hauts fourneaux, les forges et martinets polir oiivrer le fer et le cuivre, les usines servant de patouillets et bocards, celles pour le traitement des substances salincs et pyriteuses, les tourbières, les moulins et usines sur les coiirs d’eau et les macbines à vapeur. Rien n’est changé non plus aux dispositions relatives aux établis- sements à ériger dans la zone de servitudes réservée autour des foréts de l’Etat , dans la zone de servitudes réservée autour des places de guerre, ou dans le rayon réservé des douanes. L’arrété royal du 9 juillet 1845, concernant les briqueteries, con- tinuerà à recevoir son exécution. Art. 21 . Quant il s’agira de former un établissement tombant à la fois sous l’application de l’arrété du 12 novembre 1849 etd’une ou de plusieurs dispositions dont parie l’article 20 de ce réglement , l’é- tablissement ne pourra étre légalement érigé qu’en verta d’ime auto- risation délivrée par cliaque autorité compétente, en conforrnité des di- vers réglements auxquels l’établissement se trouve soumis. L’instruction spéciale doit précéder celle qu’il y a liea de faire en conforrnité de Tarrété du 12 novembre 1849. Dans le cas où Tautorisation exigée par une des dispositions pré- citées aurait été refusée en dernier rcssort , il deviendrait sans objet de donner une autre suite à l’alfaire. Art. 22. La juridiction administrative pour les établissements dan- gereux , insalubrcs ou incommodes , ne s’exergant qu’au point de vue t f — 201 — du droit de police et de rintérét général, les pormissions accordées ne peuvcnt pi-éjudicier en rien aiix actions judiciaires que des particuliers voudraient inlcnter en verlu des règics du droit privé. Telles sont* M. le Gouverneur, les instructions que je crois devoir vous adresser pour l’exécution de Tarrété royal du 12 novembre -1849. ^ Si elles vous paraissent insulfisantes sur l’un ou l’autre point , vous voudrez bien me demander Ics éclaircissemenls que vous jugeriez utiles. Il me parait superflu d’insister sur rimportance des dispositions de ce réglement : elles intéressent toutes les communes du royauine et partirulièremcnt les grands eentres de population. Dans l’cxamen des demandos en autorisation, les adminislrations communales auront soin toujnurs de se piacer au point de vue de i’é- quité et de l’intérét général, sansjamais se laisser guider par des con- sidérations privées. Tout en faisant ime juste pirt aux exigf'nces 'de la salubrité pu- blique, elles auront égard d’ailkurs, à la protection et aux ménage- menls qui sont dus à l’industrie, et qui peuviml faire passer sur des inconvénienls sans gravitò et forcément altacbés à l’exploitation de certaines usines. Je vons prie, M. le Gouverneur, de m’accuser réeeption de la pré- sente instruction, et de la faire insérer dans le mémorial administratrf de votre province. Le Ministre de l’intérieur, Cu. Rocuer. CHAPITRE XXL LES FABRIQUES DE PRODUITS CHIMIQUES DÉGAGENT DES EMANATIONS QUI SOM PLUS PAUTICULIÈUEMENT NUlSIBLES PAR LA VICIATION DE l’aIR; EN l’aB- SENCE DE MESURES CONVENABLES, ELLES CAUSENT UN DOMMAGE RÉEL À I/a- GRICULTUUE. Les industries ont pris ime telle extensinn dans nos provi nces qu’on n’exagère pas lorsqu’on donne le noin Je grande usine à la Bclgique. Ce Sont suVtout les fabriques de produits cbiii iques qui se font remarqucr, dcpuis quelques annécs, par Icur augmentation, leur grand — 208 — développemcnt et leur importance. Mais ce sont aussi ces établissements qui à juste titre, inspirent de légitimes inquiétudes aux familles qui habitent dans leur voisinage, ainsi, qu’aux cultivateurs doni Tcxploita- tion agricole, se trouve peu éloignée de ces fabriques. Les émanations qu’elles répandent dans Tair, rie sont pas seulemcnt incominodes, mais elles sont insalubrcs et méme dangereuscs. Toutefois , et nous, croyons l’avoir déjà dit, si nous constatons iei un grave inconvénient, un mal incontestable crée par un plus grand nombre de besoins^ de besoins nouveaux, dont les exigenccs augmentent de jour en jour nous devons reconnaitre aussi que les arts et les Sciences veil- lent sans cesse pour y remédier. Puis par ime heureuse coìncidencc, nous voyons augmenter le dévouement et le zèle des savants en rai- son mòme des dangers; partout ils indiquent les remòdes les plus pro- pres à en combaltre sinon à en diminuer les suites pernicieuses. Aus- si, constatons nous avec bonbcur que les gouvernemcnts actuels appré- cicnt les clTorts intclligents des bommes de Science, qu’ils acceptent avec gratitude leurs bienveillants conseils, ainsi que les nouveaux procé- dés, pour cn prcscrire l’application dans les établissements industriels. C’est une conduite sage, prévoyante, et qui nous faitespércr qu’on ver- rà diminuer sinon disparaitre avec le temps, des causes d’insalubrité qui ne sont pas sans provoqucr le développemcnt de meurtrières épi- démies. Les documcnts administratifs que nous faisons suivre prouvont évi- demment, qu’à l’époque où ils virent le jour, on était résolu' à mar- cber francbcment dans la voic des progrés utiles. FABRIQUES DE PRODUITS CEIMIQUES. Bruxelles, le S5 février 4S56. RAPPORT AU ROI Sire, La fabrication des produits chimiques a soulevé dans ces dernièrs temps de vives et de nombreuscs réclamations dans certaìnes localités où cetle industrie s’exerce sur uno grande échelle. - 209 - Les fabriques d’acide sulfurique et de sels de soude, établies dans la vallèe de la Sambre, ont été particulièrement l’objct de plaintes des habitants et des propriétaires voisins. On a altribué aux émanations que ces fabriquent dégagent dans Tatmosplièrc, une inflaence nuisible sur la culture et sur la salubrité publique, dans un rayon plus ou inoins étendu. Le gouvcrnement s’est èmu à juste titre de ces plaintes. Il s’est fait un devoir d’cn constater le fondeinent et d’aviser aux mesures que pourraicnt ótre utilcment adoptécs pour y faire droit. C’cst dans ce but qu’un arrètè minisfériel, en date du 30 aoùt 4854 a institué une commission d’enquète, cliargée spécialement d’éelai- rer l’autorité sur les questions que la fabrication des produits chimi- qucs soulève au point de vue de ragriculture et de l’hygiène pu- blique. Cotte commission, composéc d’boinmes verscs dans les questions de chimic industriellc , de botanique et d’agronomie, a termine ses tra- vaux le 4 7 janvier dcrnier. Les hnvestigations devaient avoir un doublé but; non-seulement la commission avait à cxamiiier l’état intérieur des fabriques , et à re- chereher Ics perfectionnements à introduirc dans Ics procédès de fabri- cation; elle avait de plus, à explorcr les envi-rons de ces mòmes fabri- ques, pour apprécier, la réalité et rimportance des dommages causés par les émanations acides. La première parile de cette tàcbe a été accomplie par M.M. les mem- bres cbimistes de la commission; la seconde par M.M. les membres naturalistes et agronomes. La commission a rendu compte au gouver- nement, dans un rapport remarquable, du résultat de ses investigations et de ses études. Ce rapport, divisò cn deux parties; comprenant, la première un ex- posé des faits’obscrvcs sur la végétation dans Ics environs des fabri- ques, et la seconde j tout ce qui se rattache à la fabrication des pro- duits ebimiques, présente le développement des conclusions suivantes , qui ont été adoptécs par la commission à l’unanimité de ses membres. A. —Des émanations des fabriques de produits ebimiques et de leur inlluence sur la végétation. 4 . TI s’écbappe des fabriques de produits ebimiques des émanations acides qui nuisent à la végétation d’un certain nombre de plantes, ATI! ACC. VOL. I. 27 210 - 2. Toutcfois CCS elTets se produiscnt d’une manière très inégale polir les divcrses espèccs de plantcs ligncuscs ou hcrbacécs , cullivécs ou spontanées de Ielle fagon que certaines espòccs paraissent resister très bien à rinduencc nuisible dcs gaz acidcs, tandis que d'uUtres soni al- térécs par ceux-ci, mais à dcs degrès bicn did'érenls. 3. De CCS dcrniers végélaux , Ics uiis cessent déjà, à une faible distance des usines^ de manifestcr aueiiii signe d’altération, tandis que les autreS continuent à se montrer allérces jusqu’à uno distance plus ou moins grande, mais toujeurs liiniléc. A. Le rayon dans lequcl s’cxcrcc l’induence nuisible des gaz aci- des, dépendant de plusieuis circonstanees csscnlielleinent variablcs , ne saurait èlre fixé d’une manière absolue, mais, dans cheque cas donné, il pcut ótre déterminé pratiquement cn obscrvant jusqu’à quelle distan- ce les vegétaux qui , coinme Ics eharinilles, soni très altaquables par Ics èinanations dcs fabriques , cessent d’odVir aneline dcs altcrations spécialcs qui doivent ètre altribuées à l’action de ces émanalions. 5. Déterminé par ce procéilé, le rayon d’inducnce nuisible a dif- féré beaucoup, non-sculemcnt pour les dilléreuts établisscmcnts , mais encorc dans les divcrses direetions aiitour du ménte établissement , puisque c’était constamment dans la direction des vents dominants , que ce rayon s’étcndait le plus loin, tandis que, dans la direction des vents les moins fréquents , il était beaucoup moins grand et toujours peu considérable. 6. Dans la direction des vents dominants, et d’aprcs Ics faits qui ont pu otre observés d’une manière précise , le rayon d’inlluence nuisible n’a pas paru s’étendre au delà de 2,000 métres, au maximum, ni de eoo mètres, au minimum. B. — Fabrication de l’acide sulfurique. 1. Les fuurs à dalles doivent ètre proscrits. 2. Les fours à grillo aeluellement existanls doivent ètre remplocés par des fuurs dont la grillo aurait au maximum 1 mètro 00 centi- rnètres de longueur sur un mètro de largeur. 3. Les fabrieanls doivent taire fonelionner les appareils de telle sorte que les gaz sortant des ebambres ne renfermcnt au maximum que 8 p. c. d’oxygènc, et ils soni tcnus d’absorber par de l’acide sul- furique eoncenlré les vapeurs nilreuses (acide byponitrique ) que ces gaz doivent toujours contenir. G. — Fabrication du siilfate de soude. 1. Il y a lieu d’interdire tous Ics foiirs à siilfate dans lesquels les vapeurs acides se inélent aux produits du foyer. 2. Les foiirs qii’adopteront les industriels doivent étre construits avec soin, èlre toujours maintcnus en bon état et munis de portes de travail qui ne laissent pénétrer Fair dans l’intérieur que pepdant le temps strictenient nécessaire pour opérer le chargeinent, le décliarge- ment et l’agitation dcs inatières. 3. Les appareils de condensation doivent ètrc construits de ma- nière à condenser les vapeurs, et à fonctionner indépendamment du con- cours de l’ouvrier; ètre inaintenus en bon état, et étre aliinentés con- stamment par une quantité d’eau suOlsante et s’écoulant régulière- nient. A cet cffct, les appareils de condensation doivent ètre munis d’un compteur hydraulique, approuvé par le gouvernement, et dont la clef . sera confiée aux employés des aceiscs, afin de s’assurer que la quanti- té d'eau reconnue nécessaire a été foiirnie à l’appareil de condensa- lioii dans un temps voulu. 4. Il est interdit d’accumuler en tas considérable Ics mares de soudes; on doit les étendre sur le sol en couchcs minces , ou enfor- mer de petits tas qui ne peuvent cxcéder un mètre cube. Il n’est permis de les rassemblcr eri tas plus considérables qu’après que ces mares de soude sont complétemcnt décomposés. 5. On ne doit plus tolércr que les appareils de condensation so- ient rais en rapport avec les grandes cbeminécs. 6. Une surveillance incessante serait confiée aux employés des douancs et acciscs qui sont en permanence dans les fabriques de pro- duits cliimiques. Un contròie périodique serait exercé par dcs personnes compé- tcntes. Les employés dès acciscs recevraient des instruciions destinées à simplifier et à faciliter leur mission. Ils tiendraient, entre autres, un registro indiquant, après vérifica- tion, les quantités d’acide niuriatique. recueillies par chaque four, en vingt-quatrc heures, et le degré de cet acide. 7. Une sanction pénale garantirait la stridè observation des pre- scriptions iraposées par le gouvernement. — 212 — Ces conclusions établissent , d’une part, que Ics fabriqucs, dans les conditions où elles fonctionnent actucllcmcnl, niiisenl à ccrlains vé- gétaux, dans un rayon plus ou inoins étendu; d’aulrc pari, qu’il peut ètre obvié à cet inconvénient au inoyen de ccrtaines aniélioralions à introduire dans les procédés de fabrication et de condcnsation. Mais renquòte ordonnée par le gouverneincnt n’a pas élé circon- scritc aux explorations de celle commission speciale. J’ai jiigó utile , en outre , de recourir aux lumières d’un nicnibre de rAcadómie des Sciences, doni les avis sur Ics questions de chiinie industriellc ont aussi une incontcstable autorité. M. le professeur Stas a bien voulu à ma dcmande, utiliscr son séjour cn Franco, où l’avaient appélé scs fonctions de membrc du ju- ry de l’exposition universelle, pour visitcr quclqucs uncs des fabriqucs de produits cbimiques les plus importantes de ce pays, et rccucillir des indications précises sur les procédés de fabrication et de condcnsation rnis en usage dans ces établissements. Son rapport déniontrc, ainsi que celili de la commission d’enqucte, que la fabrication des produits cbimiques pcut s’cxerccr sur ime grande échelle, sans qu’il en résulte des ellcls nuisibles , soit pour la cultu- re, soit pour la salubrité publique. Seulement ses conclusions diffèrent de cclles de la commission , quant au choix des moyens par lesqucls ce résultat peut ótre obtenu. Mais on peut se convaincre, par la Iccturo allentive des deux rap- ports que selon les conditions et les circonstances dans lesquclles les établissements se trouvent, il est impossible d’arriver au mòme but par des moyens variés. Quoi qu’il en soit, le résultat de l’cnquéte qui a cu lieu dans la province de Namur, les observations recueillies et les faits constatés en Trance, établissent à Tévidence, qu’il dépend des propriétaires ou directeurs des fabriqucs de produits chimiques de faire cesser les in- convénients qu’entraine l’exploitalion de Icur industrie. Le gouvernement peut dono, sans compromeltrc l’intérét général, tolércr l’existence des fabriqucs doni il s’agit dans les localités où el- les se truuvent établies. Mais il a le droit et le devoir d’en subordonner l’exploitation à des conditions qui garantissent la propriété et la salubrité publique des dangers auxquels peuvent donner lieu les opérations qui s’y prati- 213 quent. Ce droit, et le devoir qui en découlc pour le pouvoir exécutif, ne m’ont pas pam contestables. Héanmoins , vii la gravite des intérèts qui sont engagés, dans la question, je crois utile de reproduire ici quel- ques unes des considérations sur lesqucllcs le conseil supériciir d’hy- giène publique, présidé par l’honorable M. Liedts, Ministre d’Etat, gou- verneur du Brabant, s’est fendè pour soutenir la parfaite compétcnce' du gouvernement en ces matières d’intérét général. « Les fabriques auxquelles le gouvernement se propose d’imposcr des conditions nouvelles d’exploitation, se diviscnt en trois catégories. « La premiere comprcnd celics qui ont été èrigées à une épo- quo déjà loin de nous^ oii aneline autorisation n’était requise par la législation cxistantc; la deuxième comprcnd ccllcs qui se sont élevées plus tard, et qui ont été autorisécs purement^et simplement , sans que l'autorité ad.ninistrative leur ait impose aucune condition d’ex- ploitation, ni de condensation; la troisième enPin embrassc toutes les fabriques qui n’ont été autorisées que moyennant certaines conditions. « 11 n’a jamais pani douteiix à personne que le gouvernement, que a pour mission de veiller à la sécurité et à la saiubrité publiques , est en droit de prescrire aux anciens établissements, érigés à une epo- que Oli aucune autorisation préalable n’était requise , toutes les me- surcs propres à taire cesser les inconvénicnts qui en résultéraient pour la saiubrité publique ou pour le voisinage. « L’articlc 8 de l’arrété royal du 31 jativier 182.4 et l’article 16 de Tarrété du 12 novembre 1849, consacrent ce droit en termes ex- près. (Voir aussi l’article 78 de la loi du 21 avril 1810) — Le décret du 15 octobre 1810 , art. 12, allait mòme plus loin et permettait au Conseil d’Etat de siipprlmer , sans indemnité pour le propriétaire , les établissements de première classe en cas de graves accidents pour la saiubrité publique, la culture ou l’intérèt général. « Voilà pour ce qui concerne les établissements insalubres érigés sous l’empire d’une législation qui n’exigeait aucune autorisation. Quant à ceux qui se sont élevès posterieurement et qui ont obte- nu une autorisation definitive, soit pure et* simple, soit sous certaines conditions , l'autorité pcut-elle encore aujourd’liui , sur la plainte des voisins qui en éprouvent un préjudice , imposer au fabricant de nou- velles précautions pour obvier aux inconvénicnts? « M. Ticleinans , qui pose cette question dans son répertoire de — 214 Tadministration, Tome TU, page 22i, la résout affirmativement , et il cite à l’appui de son opinion l’art. 8 de l’arrété royal du 31 janvicr 181Ì4, qui semble, en elTct, applicable à tous Ics établisscments insa- lubres , autorisés ou non autorisés. Mais cet article ne se trouve pas reproduit dans rarrété du 12 novembre 1849, il faut dono rccliercher si, d'après les principes sur la maticrc, le pouvoir exécutif peut taire revivrc cet article 8 par un nouvel arrété royal. « Ce droit de Tautorité ne nous parait pas contestable. D’après le décret du 17 mars 1791, art. 7, qui a force de loi , et qu’aucune loi postérieure n’a modifié , tout citoyen peut exercer telle profession quii trouvera bon, en se conformant aux réglements de police qui soni ou qui pourront ètre faits. Que ccs réglements de police intéresscnt la sécurité ou la salubrité publiques, du moment qu’ils embrassent la généralilé des citoyens , c’est au pouvoir exécutif à les décréter. En portant cos réglements, l’autorité ne restreint pas la libcrté d’user de sa propriété, car la liberté ne consiste pas à taire de sa propriété un usage qui dégrade celle de son voisin et qui nuise à la sécurité ou à la salubrité publique et de celle du voisinage; la liberté ainsi enten- due scrait ime servi tude exercée sur les propriétés voisines, et une ser- vitude intolérable. « Si l’autorité publique a le droit de porli^r ces réglements , il n’est pas moins évident qu’cllc ne saurait aliéner ce droit en faveur d’un pàrticulicr. C’est cepcndant ce qu’on est obligé d’admetire quand on soutient que le pouvoir exécutif dòs qu’il a autorisé un établissemcnt , abdique par cettc autorisation le pouvoir de le comprcndre dans les réglements de police, que son devoir lui commande de porter. Pour colorer cotte hérésic , il faut supposcr que l’autorité puissc prendre rengagement de ne plus protéger la sauté publique et l’intérct collec- tif des citoyens; il faut supposer qu’un pàrticulicr puisse avoir un droit acquis de nuire à la salubrité publique, de repandre la mort et le deuil dans le voisinage. « Un semblable droit ne peut jamais s’acquérir , quelque longue qu’ait été la tolérance de l’autorité publique. Lorsque radministration donne l’autorisation d’ériger une fabrique, elle n’accordc pas un droit; ce droit derive de la liberté d’user de sa propriété: l’autorisation n’est autre ebose, cornine on l’a jugée plusicurs fois , qu’une déclaration de non probibition, et cotte non prohibition est fondée, non pas sur la cer- titucle que l’iisine ne sera pas nuisible aiix intéréts collectifs des voi- sins, mais sous la prèsomption d’innocuité. Dès que cette présomption est détruite par le fait le devoir du gouvernement de prolé_,er la santé publique rcprend toute sa force; il serait blàmable s'iL négligeait de le remplir, et il no peut le rcmplir qu’en stipulant de nouvellcs précau- tions quo la Science ou rcxpérience a fait découvrir. « Ceux qui dénient ce droil au gouvernement pour toutes les In- dustries’autorisées par arrèté royal, devraieiit, pour 6tre conséquents , lui eontester le mème droit pour toutes les usines érigées avant que la législation prescrivit une autorisation qucleonquc; en effet, si jamais on pouvait avcir un droit acquis contro de nouvellcs mesures de po- lice, c’est lorsqu’une usine a été élevée sous une législation qui sup- posait toujonrs et dans tous les cas rinnocuilé de ccs usines , et qui par ce motif ne réclamait aucune condition, aucune précaution préala- ble , et cependant en France pas plus qu’en Belgique , on n’a jamais contestò à rautorité administrative le droit de prescrirc à ccs fabriques érigées par nos ancètres toutes les mesures proprcs à faire cesser les inconvénients que l’expérience a fait découvrir. (Art. 7 de l’arròté de 1849). « C’est en vain qu’on opposerait la possibilité d’abuser du droit que nous revendiquons pour l’autorité, car quel est le droit dont l’abus ne soit pas possible? « Si après tout ce que nous venons de dire , il pouvait s’élcver encorc quelquc douté dans l’csprit de porsonric, ricn ne serait plus aisé que de le dissiper ; il suffirait de faire précéder rarrèté dont le pro- jet nous est soumis, par un arrété de principos qui comblerait la la- cune que présente Tarrété de 1849, et qui forait revivre les articles 12 du décret du 13 octobre 1810 et 8 de l’arrété du Roi Guillaume du 31 janvier 1824. « Si le gouvernement a pu, en 1849, ne pas reproduire ccs arti- cles , parce qu’il a cru, sans dente, qu’ils ne faisaicnt qu’énonccr un principe découlant de la nature des choscs, et ^u’on put voir dans ce silence une abrogation de ce principe , on reconnaìtra, du inoins, que le pouvoir exéculif peut le faire revivre de la méme manière qu’il l’a rapportò. Cet arrèté serait ainsi un complément de l’arrèlé de princi- pes de 1849 , et l’arrété rclatif aux usines de produits cliimiqucs en serait une application. — 216 Le pouvoir exécutif n’a certes pas moins de droits en' 1836 qu’ii n’en avait en cette matière en 1810, en 1824 et en 1849. « Toutefois, nous le répétons, celle précaution nous parali superflue.» Le gouvernement se ralUe sans n^scrve à celle opinion. Il ne met pas cn doute son droit de prescrire des conditions pré- servatrices nouvellcs aux étahlissemcnts industriels, sous quelque régi- mc qu’ils aleni été érigés , et qui nuisent à la salubrité publique, à la culture, à rintérét général. Il ne peni donc pas liésiter à prcndre à l’égard des fabriques de produits chimiques, les niesures doni la nécessité a été reconnue. Mais est-il indispensabte , est-il niémc utile que le gouvernement prescrive aux propriétaires ou directeul’S de ces fabriques remploi de moyens déterminés et uniforines pour prevenir le degagement des gaz nuisibles dans l’atmosplière ? line semblable prescription , outre qu’elle pourrait inanquer son bui et engager ainsi la responsabilité de Tautorité de qui elle émane, serali aussi de nature à làser Ics intórèts des propriétaires d’usines et à entraver le progrès industriel. J(3 suls donc d’avis que le gouvernement ne doit pas y rccourir. Puisque le seni résultatque rautorité doit avoir cn vue, celui de faire disparaitrc tout danger, tout inconvénicnt pour le voisinagc, peut ótre obtenu par des moyens varics, il convlcnt de laisscr aux industriels le eboix de l’un ou de l’autre de ccs moyens à leur convcnance. Tout ce que le gouvernement doit exiger, c’est que les fabriques ccsscnt de re- pandrc dans leur voisinagc des émanations nuisibles , et que ce but soit atteint sans que la salubrité ihtérieure des usincs cn soufl’re. Le projet d’arreté ci-joint, que j’ai riionneur de soumettre à la sanc- tion de Volre Majesté, est congu dans ces vues. Il impose aux propriétaires ou dirccteurs des fabriques de produits chimiques, sous peine de suspension des travaux de leurs usines, l’o- bligation de prcndre , dans un délai de deux mois , des inesures pro- pres à empécher que leurs opérations ne puissent nuire à la salubrité publique, cà la culture, ou à l’intérét général. Il a été démontré , Sire, que l’adoption de ccs mesures , outre quelle temi à donner une légilime satisfaction à des intéréts respec- tables, aurait pour effet d’augmentcr dans uno proportion scnsible la production industrielle. Il n’est dono pas à craindre que les prcscriplions de l’autorité entravcnt la prospérilc de rinduslrie. L’intérèt public et l’inlérét du fabricant se reiicontrent, au contraire , pour cn préconiser l’exécution. D’un autre còte, les moycns d’attcindre le but auqucl tcndent ces prescriptions sont sulTisaniment connus de ceux qui sont chargés de les applique!’, pour que l’autorité soit fondée à ne pas adniettre qu'on en puisse dillérer la mise en pratique, sous prétexte d’ignorance. Rien ne saurait, dans cet état de choses, justifier la continuation des abus qui ont été signalés. Aussi le gouvernement est-il résolu , Sire, de veillcr activement à la stricte observation des dispositions de i’arrété que j’ai l’iionneur de soumettre à la sanction de Votre Majesté, Le Ministre de l'intérieur, G. De Decker. « LÉOPOLD, ROI DES BELGES. A tous présents et à venir, Salut. Vu le rapport de la commission d’enquéte, instituée par Notre Mi- nistre de rintéricur , pour rexamen des questions que soulève la fa- brication des prodiiits chimiques , au point de vue de l’agriculture et de riiygiènc. Attcndu qu’il résulte de ce rapport d’une part , que les émana- tions des fabriqiics de produits chimiques peuvent nuìrc à certains vé- gétaux dans un rayon plus ou moins étcnclu , d’autre part , que la Science indique des moyeiis pratiques de prévenir cet inconvénient; Yu le mémoire présente à INotre Ministre de l’Intérieur au sujet des procédés qui sont en usage dans certaines usines, cn Franco pour empécher le dégagement dans Tatmosplière des gaz nuisibles provénant de la fabrication de l’acide sulfuriqne et du sulfate de sonde; Considérant que Ics observations consignées et les faits constatés dans ce mémoire , concordent avec les conclusions de la commission d’enquéte pour établir qu’il dépend des fabricants de produits cliimi- ques de faire ccsscr les inconvénients qu’entraine l’cxploitation de leur industrie; Considérant qu’en cet état de choses, il est du devoir du gouver- 28 ATT! ACC. VOL. I. r % — 218 — nemcnt do proscrirc l’adoption et de voillcr à la stride exécution des mesurcs pi-npros à atleiiidie ce résuiL t; Vu Luti le 7 du clécret du 17 mais 1791 , rarliclc 544 du code »? civil et rarliclc 29 de la Constiliition; Vu Unire arièlé du 12 novembre 1849, relatif à la police des éta- blissemciils daugereux et iusalubrcs ou iucommodes, et notamment son artielc 17, ainsi cmigu ; « Daus tous Ics eas où il y aura contraven- tion aux (lispiisitioiis des arlicles , Ics admiuistraiions loeales pour- ront fairc susp'udrc Ics travaux de la bibriquc ou de l’usine; au be- soin, cllcs l'cruut l'crmer rétablissemcnt et apposer Ics scellés sur les iistensilcs. « Si la contravention eoncernait un établisscment de première ou de deuxièine classe, l’administration communalc avant de taire suspendre par mesure jii-ovisoire les travaux, on rélérerait immcdialement à l’au- torilé competente qui staluerail saiis d “lai; » Sur le rappoil de Nutre Ministre de 1 Intérieur, Nous avons aneté et arrctous: Aar. 1 . «'■ Les pn.priétaires ou directeurs de fabriques de produits chimiques (acide sulfuriquc, solfate de snudo , sonde arlificiclle ,) sont tenus de [irendre , dans un délai de deux mois, à daler de la publi- cation du présent arrcié, toutes Ics mesurcs proprcs à cmpécher que rexploilalion de Icurs usines-ne puisse ótre nuisible à la salubrité pu- bliquc ou inléricure, à la culture ou à l’iniérct gcnéral. A rexpiralion de ce délai , rcfiicaeité des rèsultais obtenus sera constalée par des agents désignés à cet eflet par Notre Ministre de rintérieur. Art. 2. En cas de refus de satisfairc à ccs prcscriptions ou d’i- nefficacité des mesures prises par les dits propriétaires ou directeurs, il cn sera dressé procès-verbal par ces agents. Une doubledecc procès-verbal s(“ra adressé à rautorité localo, qui se conformerà à rarticle 17 de ra.rrété royal du 12 novembre 1849. Art. 3. Nutre Ministre de rintérieur est eliargé de rexècution tlu présent arrèté. Donné à Lacìcen, le 25 févricr 4856. LÉOPOLD. Var le Boi: Le Ministre de l'inlérieur, P. De Decker. — 219 — L’honorable M. De Decker , qui n’a pas été sans s’intéresser à tout ce qui coucenie 1 liy^iénc, et qui, de mème que soii piédéeosseur, a pris des mesures liès utiles à la salubrité [)uhlique, se liàta de coni- muniquer Tarròlé préeité aux gouveriieurs despioviuces.il Icur adres- sa, à cet ellet, la circulaire qui suit. POLICE DES ÉTABLISSEM ENTS DANGEREUX, INCOMMODES OU INSALUBRES. FABRIQUES DE PRODUITS CHIMIQUES. CIRCULAIRE AUX GOUVERNEURS. M. LE GOUVEllNEUK, J’ai riionneur de vous adresser ime expédition d’une arrété royal en date du 25 de ce inois, conccrnant Ics- fabriques de produits cbirai- ques (acide sulfurique, sulfate de sonde, sonde artificicllc). Cet ariète impose au>: propriétaircs ou directeurs des diics fabri- ques l’obligation de prcndrc, dans un délai de deux mois , toutes les mesures proprcs à empccbèr que rcxploilation de Icurs usincs ne puis- se ótre nuisible à la salubrité publique ou inlérieure, à la culture ou à rintérèt gcnéral. Les considcrations développécs dans le rapport au Roi, qui le pré- cède, indiquent Ics inotifs et la portée des disposiiions qui en sont l’^ibjet, L’autorité doit veiller activement, M. le gouverneur, à ce que ces dispositions atteignent leni- bui. En les comnuiniquant aux intércsscs , vous voudrez bien inviter ceux ci à vous Taire connaìtre, dans un délai limité , Ics appareils et les procéilés qu’ils se proposent d’employer pour améliorer leurs opé- rations. Il importe que des indications, précises soient données à cet égard à radminislration , afin qu’elle puisse faire surveiller , par ses agcnts, rexéfution de l’arrété royal du 25 février, en attendant que le moment soit venu de faire constater rifficacité des résultats obtenus. Vous rccevrcz successivemenl communication des rapports relatifs à renquète qui a lieu dans la province de Namur et aux obscrvations qui ont été recueillies , en Francc, concernant la fabrication des pro- duits cbimiques. Le Ministre de l’Intérieur, ^ V. De Decker. Bruxelles, le 27 février dS56. Les (locuinents qui prccèdcnt viennent confirmer l’opinion que nous avons émisc plus avant coiiceriiant la nocuité dcs émaiiations que dégagent Ics fabi iques de produits cliimiqucs. Ccs docuinents prou- vent de plus que le goiivcrnoincnt a reconuu uu caractère suffisam- ment nuisiblc aux gaz délétères des mèines fabriques, poni* prescrire 1 cniploi dos mesures les plus proprcs à cu cinpècher les graves in- convénicnts. Nous applaudissoiis à cette haute sollicitude gouvernanien- tale, et nous reconnaissons volonticrs que , si dans ime ccrtaine me- suie, lautorité doit éloigner les lorinalités trop coinpliquées et inuti- les. Ics mesures vexatoires , qu’il se présente cependant des circon- slanccs dans lesquelles elle ne pcut éviter de rccourir à des prescrip- tions minutieuses que justific la gravite du mal que le gouvernement a la mission de combattre, cri vue de sauvegarder la sante des po- pulations, D un autre coté, nous ne pouvons nous étonner que Ics prescriptions légalcs réncontrent assez souvent un rebus formel de s’y conformer de la part des fabricants. Panni les mesures qu’ils doivent cxécuter , il s en trouve qui les expose à des frais considcrables, et il arrivo qu’ils restcnt longtemps en eontestatlop avcc l’administration avant de faire cxécuter, dans leurs usines, les moycns dont le gouvernement, d’accord ayec les indications scientidques, jugc l’application nécessaire dans l'in- térct géncral, dans celili des industriels eux-mcmes. Il nous serait facile de citer plusieurs cxemples à Pappili de ce que nous venoris de diro. Cependant, pour faire ressortir la haute uti- lité des prescriptions légales, d’un còté, pour montrcr d’antro part, que 1 intéròt de la salubri té publique réclame parfois de grands sa- crifices de la part dcs f.ibricants qui éi'igent et cxploitcnt urie usine, il no sera pas sans intérét de prendre connaissance dos faits qui sui- vent. Par son arrété du 24 scptembre 1852, la députation permanente du conscil provincial d’Anvcrs autorisa M. Dutalis à ériger ime fabri- qiie de féculc de pommes de terre au hameau d’IIanswyk , à Malinos , contre le canal de Louvain, et d’yétablir ime machine à vapeur de la force de six chcvaux, à ccrtaincs conditions: 1. d’élcver la chcminéc à ime hautcur de 18 à 20 mètrcs; 2. de prendre dcs précautions contrc Ics dangers d’inccndic; 3. de dccharger les eaux, c’ cst-à-dire Ics eaux à dóchargcr, par 221 ) ìe l’uisseau le Bauterscm, mais de manière qu’elles ne puissent ótre char- gées d’aucune matière de nature à occasionner l’envasemcnt de ce ruis- seau. 4. de se conformer à toutes les prescriptions ultéricures de 1’ ad- ministration comnmnale. Dn arrété du l." aoùt émanant de la méme autorité , impose: 1 . d’approfondir le lit du Bautersem , sur un développemcnt de 200 mètres le long du cliemin qui le cotoie; 2. de le curcr partout ailleurs à vif fond, conformément aux pre- scriptions du règlement du 27 juillet 1843; 3. de eonstruire un barrage de 0,50 de hauteur dans le fossé qui regoit les eaux de lavage, au point, où ce fossé se jette dans le Bau- tersem, afm que Ics eaux ne s’écoulent, en se déversant , au-dessus du barrage, qu'après avoir deposé Ics terres, sables autres substances qu’ellcs tiennent en suspcnsion. Toutefois ces eaux ne peuvent jamais ótre conscrvées pendant plus de vingt-quatre lieures. 4. de curer à Yif fond le fossé mentionné au précédent § ; 5. de conserver constamment ouverte la prise d’eau pendant la du- réc de la saison de travail, en ayant soin de laisser éeoulcr dans le Bautersem tonte l’eau non nécessaire à Talimcntation de la fabrique, à moins d’un ordre contraire et par écrit de l’administration commu- nalc. 6. de prévenir cette administration, quelques jo*irs avant le chó- mage annucl, afìn que le curage parfait du Bautersem puisse ótre or- donné et cxécuté sans retard; 7. les fossés de l’usine doivent étre curés à vif fond, puis rem- plis d’eau dans les quinze jours qui suivront la fin de la fabrication: tout depòt de résidu ou autre doit étre enlevé, et les bacs doivent étre vidés de tonte matière, de manière à ce qu’ils ne contiennent plus que l’cau de filtration qui s’y introduit; 8. le sicur Dutalis doit prévenir l’administration du jour de la reprise des travaux; 0. défense de se livrer à la fabrication d’amidon ou de tonte autre matière; 10. le concessionnaire est obligé de faire eonstruire, à ses frais, un puils polir chacune des fcrmes établics le long du Bautersem et qui doivent faire usage de Teau du ruisscau. L’arrélé qui précède est intcrvenu à la suite des vives réclama- tions des voisins. l^a dépulalion permanente ayant jugé néeessaires des mesLires ultérieures, afin de. euneilier les intèièlsdes tiers avec ceux de rinduslrie , a, par son arrèté du 23 octobre '1837, ordonné corn- ine suit: 1. L’écnulement des eaux provenant de l’usine, devra se faire par un nouveau fosse à creuser sur la propriété Dutalis. 2. Uans ce fosse on devra élever truis barrages , pour empécher les matières solidi's d’cnvaser le Baulersem: il devra, en oulre, ètre cu- re autant de fois qu’il sera jiigé utile ou nécessaire. 3. Ces travaux devront étre evéeutés , endéans le mois de l’arré- té et tout aulre éeoulement siipprimé. M. Dulalis se eroyant lésé dans les intéréts par les prescriptions que lui iiiìposèrent sueeessivement les arrélés du 1." aoùt 1836 et 23 octobre 1837, inlerj da, appel contro ces dispositions, et voiei le ré- sultat qiie le propriélaire de Fusine , erige à Malines , obtint de son recours au Koi. Bar arrèté royal du 1." février '1839 , les' arròtés précités de la dépulalion permanente furent réformés en ce qui concerne les conditions nouvelles auxquelles la députition avait subordonné le maintien en aetivite de la fabrique. M. Dutalis est autorisé à continuer son exploi- tation aux. conditions de Farrèlé de '1832 inoyennant Fobservation des mesures de pré(4iution suivantes: 1. L’éeoulement des eaux de Fusine devra se faire par un con- duit souterrain à piacer dans la propriété Dutalis. 2. Ce comi Ili t sera placò de manière à rcccvoir toutcs Ics eaux de Fusine intlistinctemcnt, et on ne peut les laisscr écouler dans le Bautersem qu’au delà d’un cliemin de déehargc. 3. L’exéeulion dece conduit devra étre terminée dans ledélai d’un mois , et tout autre éeoulement pour les eaux de Fusine supprimé. 4. L’administration eommunale de JJalines est autorisée à faire eurer le Bautersem toutes les fois qu elle le jugera utile, et ce aux frais de Fimpétrant. 5. Dans Ics quinzc jours qui suivront la fin de la fabrieation de la féeule, les fossés de Fusine devront étre eurés à vif fond , puis remplis d’eau: la vase devra étre utilisér ou immédiatement tran- spor tèe. — 223 — Los bacs à féciile gi-ise , les rcservoirs à pulpe doivcnt étre vi- dés (le toute nìalièic , do. sorte qu’ils ne coiiliennent plus quc Teau de filtratiun qui s’y introduit. 0. Les prodiiits de la fabrication doivent étre conscrvés dans des locauv disposés de manière à ne laisscr échapper aucune émanatiun in- commode. 7. Ln oulre l’impétrant dovrà 1. Approfondir le lit dii Bautersom sur un développement de 200 mèlros le Ling dii cdiemin qui le cotoie. 2. Cnror partoiit ailleurs, à vif fund, conformémcnt aux prescriptions du règloment du 27 juillet ISiB. 3. Curor à vif fond le canal qui rcQoit les eaiix de lavage au point où le canal se jettc dans le Baulersem. 4. Consorvi r eonstammcnt ouvei te la prise d’cau pendant la durée de la saison de travail, en ay.int soin de laissor écoujer dans le Bau- lersoin tonte Teaii non nécessaire à raliinentalion de la fabriqiRq à moins d’urdre eontraire par ceidt de l’administration coinmunale de Ma- li nes. 5. Le ciirage parfait du Bautersom devra étre exécuté par l’impé- trant, ajirès qu’il on aura donné avis préalable à l’administration com- munale de M linos, luiil joiirs au moins avant ce curagc, qui devra commencer dans la huitainc immédiatemcnt apròs la suppression ordi- naire des travaux de 1 usine. 8. Il est sévèrc'mcnt défondu à l’impétrant de se livrer dans son usino à la fabrication de l’amidon ou de toute antro matière non au- torisée. 9. L’impétrant fera construire à scs frais un puits pour chacune des fcrmes établies le long du Bautersem, et qui doivent faire usage de l'eau (le ce ruiss('au. A répoque à laquelle ces faits se rapportent, M. Dutalis était proprié- taire d’une antro féeiileric érigee à Montordam, comniune située dans la province de (ironingue (Néerhinde Septcntrionale). L’autoritc supérieu- re de cette province cliargea , dans le courant du mois d’aoùt 1861 le savant médeun hygiénistc Ali-Cohen, de (Ironingue, de visiter la susdite / fabriqiie et de faire son rapport à la députation permanente des Etats- Provinciaux. Cependant, voiilant iitiliser les produits infériciirs de sa féculeric, M. Dutalis s’adressa à la députation permanente du Conseil provincial d’Anvers, à l’elTet d’obtenir rautorisation de les convertir en glucose. Un arreté du 29 juillet 1859, émanée de la susdite députation, nous montre que cette autorisation n’est pas accordée à notre eourageux industricl qui prit de nouveau son reeours auprès du Roi. Sa inajesté réforma la décision de la députation permanente et aecorda Uautorisation par Son arreté du 2<8 novembre suivant. Un autre arrété royal, en date du 29 septembre 1860, accorde au méme fabricant l’autorisation d’établir un four à revivifier le noir animai dans sa féculerie, et ce aux conditions suivantes. 1. De eonstruire le four en matériaux incombustibles, et éloigné au moins de 10 niètres de la propriété voisine. 2. Le locai où se trouvera le four doit avoir ime hauteur minimum de 3 m. 50, à partir du sol jusqu’à l’égoùt du comble. 3. Polir éviter tout danger d’incendic et des odeurs dans le voisi- nagc, le eomble devra ótre plafonné de manière qu’il n’y ait aucun bois apparent, et l’atelier, dont le sol doit ótre pavé en briques , carreaux ou pierrc, ne pourra contcnir ni combustibles, ni matières inflanima- bles. 4. Pendant la calcination du noir, le four doit rester fcrmé , et avoir line comnuinication suffisante avee la grande cbcininée de Tiisinc, de manière à dégager par celle-ci Ics odeurs et les gaz qui pourraient se produire. 5. Afin d’établir un courant d’air sufTisant dans le liatiinent où se trouvera le fourneau, on pratiquera en bas des inurs quclqucs ouverturcs ou ventilateurs de 0“. 15 sur 0 in. 15, C.Toutes Ics manipulations tellcs que cellcs qui ont pour objct de sécber le noir avant d’en opércr la rcvivification ou de le lavcr , ne pourront avoir lidi lors des locaux de l’usine. 8, Il est interdit de niòlcr du sang de boeiif ou d’aiitrcs aniraaux au eharbon animai destinò à la clarification. Ccs renseigncmenls peuvent siiffire pour prouver les nombreiises formalilés auxquclles doivent se soumettre Ics industricls qui veiilent eriger et exploiter ime fabrique queleonque; ils nous font voir d’aiitrc part, que radministration se mentre assez souvent à la liauteur de sa mission quand il s’agil de prntéger la salubrité publique. Pour ne pas entrer dans des détails oiseux, nous avons crii pnu- voir passer sous silence la volumi neuse correspondance qui cùt licu entre M. Dutalis et les autorités centrale, provinciale et communale; il n’était pas non plus nécessaire de faire mention des nombreiises réclamations des plaintes non moins vives que Ics voisins adrcssèrent à Tautorité communale de Malines, à l’occasion de rórection et de l’exploitation de l’usine Dutalis; il n’y avait aucune utilité de faire connaitre lo grand nombre d’enquètes et de contre-enquetes, deS visitcs sur les lieux et d’autres formalités encore auxquelles on cùt recours pour empéclier l’ére- ction de la fabrique ou pour en autoriscr rétablissement. Tout ce que nous avons relaté à col égard suffit pour rcndre cotte justice aux diverscs autorités qu’elles ont agi avec tonte l’impartialité > désirable pour concilicr Ics intéròts de l’industrie avec ceux de la sauté publique. V CHAPITRE XXII. L’AIR ATMOSPÉIUQUE EST INFECTÉ PAR LES MATIÈRES ANIMALES ET VÉGÉTALES QU’ON LAISSE SÉJOURNER DANS LES FABRIQUES. e-' S Le dépòt des substances animales et végétales , nécessaires à la fabrication de cei tains produits, et qui se décomposent en pcu de temps est très nuisiblc à la salubrité; c'est ce qu’expliquent les émanations qu’elles répandent dans l’air dont cllcs vicient la pureté. Nous citons pour cxemple les os frais , dont les autorités ne de- vraient jamais tolérer l’entassement qu’à une distance déterminée des habitations. Nous croyons encore qu’on adopterait une Donne mesure en ne permettant Icur dépòt qu’après les avoir débarassés de leurs débris putrescibles au moyen de l’ébulition qui devrait se faire confor- inément aux prescriptions de la Science, et avec toutes les précautions qu’elle indique pour prévenir rinfection de l’air. Il importe beaucoup que nous ne passions pas ici sous silence combien les dépòts du sang des bestiaux sont nuisibles à la salubrité publique. Tous nous savons avec quelle facilité ce liquide se décom- pose ; les émanations putrides qui s’en dégagent infectent l’air à tei ATTI ACC. VOL. I. ’ 29 22G — point, qu’elles se font sentir rneme à une grande distance. Les dépóts de sang sont au inoins aussi conlraircs à la conscrvation d’un air pur que ceux des os frois, et, sans contredit, noiis n’cxagérons pas lorsque nous les aceusons d'allérer l’air au mème degré que le font les ci- me tières. Lorsqu’on tolì're ces dépòts , on ne peut en accordcr l’éta- blissenicnt qu’à la condilion expresse de Ics soumcttre aux mesures hygiéniques les plus proprcs à cinpéchcr rinfeelion de l’air ambiant. 11 est indispensable que le sang ne soit regu que dans des fosses con- slruitcs de manière que le sol voisin ne puisse ótre infeeté par l’in- fìltration du liquide; qu’ellcs soient fermóes bermétiquement, et que les gaz fétides qui naissent de sa décoinposilion, se dégagent par des cheminées d’aérage élcvées a une convenable liautcur. Mais là ne peu- vent se borner les précautions que réclame riiitérct de la salubrité publique; dans aucune circonstance, et n’importe sous quel prétexte, on ne peut tolérer ccs dépòts dans les ccntres de populalion; cornine ce- lui des cimctières, leur emplacement doit se trouver à une grande di- stance des bàtiinents agglomérés. Malgré que partout on ait prcscrit des mesures bygiéoiques pour sauvegardcr la sante des babitants des villes et des communes rura- Ics, nous regrettons de devoir annotcr que plus d’unc administratiou locale^ mème de quelques grandes villes n’ait pas inonlré loute la sol- lieitude voulue pour éloigner le foyer d’infection qui nous occupo; au contrairc, il est telle et telle ville où on scmblc; au contraire, lui avoir aecordé un droit inviolable de domicile. En l’an de gràèe 18G5, si nous voulons nous arréter , ne fiit-ce que quelques instanls , dans la ville d’Anvers, SUOI! y trouvons un dépòt de sang considérable, me du bourg, N. 61. Il y existe depuis plns d’un siècie, et regoit le sang non-scu- lement de la ville , mais mème les petits villes et les communes des environs contriluient largemcnt à reinplir inccssamiAcnt cet horrible foyer d’infection. Ce .dépòt se trouve situo au milieu d’nne population très concentree, dans un quartier de la ville très mal partagè sous le rapport byj^iéniquo. On y a établi, il est vrai, deux cheminées d’aé- rage, mais cellcs-ci ne peuvent empèeber les inconvénients graves qui suscitent plus que jamais Ics justes plaintcs des babitants. Mais n’accusons pas sculement la ville d’Anvers de conscrver au centro de la cité ce foyer putride; nous demanderons à l’administra- tion locale do la communc d’ Ixelles-Lcz-Bruxclles et qui a la pré- tention de donnei- l’hospitalité aux plus fortes tètes du pays, de mar- chcr la première en ligne pour tout ce qui regarde rémancipalion des intelligences , nous lui dcmanderons, s’il est vrai que le sang prove- nant de l’abattoir de cctte conmiune , qui compte une population d’au moins 30,000 àmcs , va se deverser dans la rue Malibran pour y foi-mer des mares qui infectent tout le quartier ? Le fait n’est que trop vrai, et i! nous semble que beaucoup d’administrations commu- nales, où des.abus aussi criants existent encore, feraient bien de ne pas s’inmiseer dans des questions qui ne sont pas de leur compétence , les questions religieuses, par exemple, et d’cmployer mieux leur teinps , à s’oecuper un peu plus des intérèts matériels de leurs adininistrés. Disons le à leur lionte , il est plusieurs conimunes dont l’admi- nistration se préoccupe tellemcnt de questions étrangéres à ses fon- ctions, qu’elle oublic totalemeiit les intèréts de la commune, et que, cornine avant, l’iiygiène s’y trouve rcplongée dans une anarchie com- plète. Quant aux résidus des fabriques , ils ne causent pas seulement un grand embarras aux industriels, mais ils deviennent trés dangereux lorsqu’on les laisse séjourner entassés dans les cours des usines , ou qu’à l’état liquide on Ics laisse ócouler librement dans les canaiix, les rivièrcs et mème dans les caux dormantes. ,11 est du devoir des au- toritès locales de ne pas tolèrer ce grave inconvènicnt ; clles ne peu- vent ignorer que la déeomposition de ces matiéres nuit considérable- ment à la pureté de l’air, et que la salubrité publique doit se res- sentir de cet ctat de choses. La Science indique les moyens d’utiliser ces rèsidus , et les di- verses méthodes qu’clle conseille pour atteindre un but trois fois utile, sont on ne pcut plus ingénieuses. Nous regrettons beaucoup que les limites dans les quclles nous devons nous renferraer, ne nous permettent pas d’entrer dans les curieux détails que nous pourrions fournir à ce sujet (1). Pour que le transport des matiéres insalubres ne soit encore une cause d’infection de l’air, il est indispensable de prcscrire des mesu- rcs de police locale, dont la séricuse application peut empéclicr plus (1) Consiiltez notre ouvrage: L’Hygiéne dans ses rapports avec les Industries inodernes chap. VII , Vili IX et X. 3 d’un inconvénient. Nous troiivons dans les Annales d’hygiène publiquc et de médecine légale de France, un réglement de la ville de Paris sur la voirie publique; il nous scnible' si bien répondre au but qu’on veul réaliser , quc nous le proposons coinme modèle à suivre partout ail- leurs. Aussi, cn coiumuniquons nous ici les arlicles qui ont plus direc- teinent rapp,ort avec le sujet que nous exaininons. « Transport, duirgeinent et déohargcìnent des objcts qui seraient de nature à salir la voie publique, ou à inooininoder les passants. — ' 10. Ccux qui trausportcnt des plàtres, des terres, sables, décoinbres , gravois, inàoliefcrs, fuinier litière et autres objets qucleonqucs qui se- raient de nature à salir la voie pu!)lique, ou à incoinnioder les pas- sants, devront eharger leurs voitures de manière quc rien ne s’en écliappe, et ne puisse se répandre sur la voie publique. « En ce qui concerne le transport des terres, sàbles, déeombres , gravois et màdiefers , les parois des voitures devront dépasser de 15 centimètres au moins tonte la partie supérieure du chargeincnt. ’ « Les voitures scrvant au transport des plàtres, ménie lorsqu’el- les neseront pas ebargées, ne pourront circuler sur la voie publique sans ètre pourvucs d’un about devant et dcrriòre, et sans ótre recou- vertes d’une badie. Le déchargement des plàtres dovrà toujours ótre opéré avec pré- caution et de manière à ne pas salir la voie publique, ni incommoder les passants. Cette dernière disposition est applicable au déchargement des farines. « Les remises et autres locaux sous lesquels on battra du plàtre devront ètre séparés de la voie publique poi’ une dòture qui empè- chera la poussière de s’y répandre d’incommoder les passants. « Le ndtoicment des rues ou parties du rues salies par suite de contraventions au présent artide, sera opéré d’ofQce, et aux frais des contrevenants. « 11 . Lorsqu’lin chargement ou déchargement de mardiandises, ou de tous autres objets qudeonques aura été opéré sur la voie publique, dans le cours de la journée, et dans les cas où ces opérations sont permises par les réglemcnts, l’cmplacement devra ètre balayé et les produits du balayage cnlevés. « En cas d’inexécution, il y sera pourvu d’office, et aux frais des contrevenants. Dépóls et projecdons sur la toie publique , dans la rivière et dans les égouts. « 12. Il est exprossémeiìt défcndu de déposcr dans les rues, sur les places, quais, ports, berges de la rivière et généralement sur aucu- ne parlie de la voie publique, des ordures, immondices, paille et rési- sidus queleunques de ménage. • « Ces ubjets devront ótre portés directement des inaisons aux voi- lures du nettoieinent et remis au\ desservants de ces voitures au ino- bnents de leur passage. « Toutefois les babitants des maisons qui n’ont ni cour ni porle cocbèro, pourront déposer les ordures , pailles et résidits ménagers , le inatin, avant sept heures, depuis le 1." avril jusqu’au 1 ." octobre, et avant buit beures , depuis le 1." oclobre jusqu’au 1.'=’’ avril. En dehors de ces heures, il est forinellement intcrdit de taire aucun dépòt de ce gerire sur la voie publique. « Ces dépòts devront ótre faits sur le point de voie publique dé- signés cn 1’ article 1." pour la mise en tas des immondices provenant du balayage. « La tolérance résultant du paragrapl;e 3 du présent arlicle ne sera, dans aucun cas ajiplicable à des résidus passes à l’état de putré- faction, et répandant uno odeur infecte. Ces résidus seront portés directement des maisons au.x voitures du nettoieinent, et remis aux desservants de ces voitures, au moment de leur passage. « 13. Il est interdit de déposer dans les rues, sur les places, quais, portés, berges de la rivière, et généralement sur» aucunc parlie de la voie publique, des pierres, teri'cs, sables, gravois et autres ma- tèria ux. « Dans les cas où des l'éparations cà faire dans rintéricur des mai- Sons néccssiteraient le dépòt momcntané de terres, sables, gravois et autres matériaux sur la voie publique, ce dépòt ne pouri’a avoir lieu que.sous l’aulorisation préalable du commissaire de police du quartier. « La quantité des objets déposés ne dcvra jamais exeéder le char- gement d’un tombereau , et leur enlèvement compiei devra toujours élrc elTeclué avant la nuit. Si, par suite de force majeure, cet enléve- / — 230 - , meni n’avait pii ótre opéré compléteinent. Ics terres, sables, gravois, ou aiitrcs matériaux dcvront ótre suffisamincnt éclairés pendant la nuit. « Sont furmellenient cxecptés de la tolérance , Ics terres, moel- lons^ ou autres objcts provenant des fosscs d’aisanecs; ces débris de- vront ótre immédiatement emportes, sans pouvoir jamais ótre dèposés sur la voie publique. En cas d’inexécution, il sera procède d’office, aux frais des contrevenants , soit à l’óclairage, soit à renlèvement des dépòts. « \ì. Il est défendu de déposer sur la voie publique, les bou- teilles cassécs. Ics morceaux de verres, poterie , faìcnce et tous au- tres objets de nicme nature pouvant occasionner des accidents. « Ces objets devront ótre direetement portés aux voitures du nettoiement, et remis aux desservants de ces vòitures. « 15. Il est interdit aux niarcands ambulants de Jeter sur la voie publique des débris de léguincs et de IVuit ou tous autres résiilus. « Les étalagistes, ou tous autres individus autorisés à s’établir sur la voie publique pour y exercer une industrie', doivent tcnir con- stamment propre remplaeeinent qu’ils occupent , ainsi que les abords de cet cniplaceinent. « IC, Il est défendu de secouer sur la voie publique, des tapis et autres objets pouvant salir ou incommodcr les passants , et généra- lement d’y rien jeter des babitations. « 17. Il est défendu de jeter des pailles ou des ordures ména- gères à la rivière, sur les berges , sur les parapets, cordons ou cor- niclies des ponts. « 18. 11 est défendu de jeter des eaux sur la voie publique ; ces eaux devront otre portées au ruisseau pour y ótre versées de manière à ne pas incommodcr Ics passants. « Il est égalemcnt défendu d’y faire jeter et écouler des urines et des eaux infcctcs. 19. II est expressément défendu de jeter dans les égouts des uri- nes , des boucs et immondices solides des matières fécales et géné- ralemcnt tout corps ou matière pouvant obstruer ou infecter les dits égouts. I I Transpoì't des maiières insalubres. « 21. Les résidus des fabriques de gaz, ccux cramidonnerie, ceux de féculerìe, passés à l’état putride, ceux de boyauderies et des tri- peries, les eaux provenant’ de la cuisson des os pour en rctirer de la graissc; celles qui proviennent des fabriques de peignes et d’objets de come niacérée ; les eaux grasses destiuées aux fondeurs de suif et aux nourrisscurs de porcs; les résidus provenant des fabriques de col- leforte et d’huilc de pieds de bocuf ; le sang provenant des abattoirs; Ics urincs provenant des urinoirs publics et particuliers , Ics vases et eaux extraits des puisards et des puits infectés; les eaux de cuisson de tòtes et de pieds de mouton; Ics eaux de cbarcuterie et de triperic ; les ràclures de pcaux infccts; Ics résidus provenant de la fonte des suifs, soit liquides soit solides, soit ini-solides, et en général toutes les ma- tièrcs qui pourraient comproniettre la salubrité , ne pourront à l’ave- ' nir étre transportécs dans Paris , que dans des tonneaux liernietiquc- ment fermés et lutés. Toutefois Ics résidus de fóculcries qui ne scront pas passés à l’état putride, pourront ótre transportés dans des voiturcs parfaitement étancliés, et Ics debris frais des abattoirs , des boyauderies et des tri- peries, dans des voitures en tùie ou en zinc, étancliécs également, mais de plus couvertes. Pourront aussi étre transportées de cotte dernicre manière , les inaticrcs énonoées dans le paragraphe 1."' du prcscnt article, lorsqu’il sera reconnu qu’il y a impossiblité de les transporter dans des ton- neaux mais sculement alors pendant la nuit jusqu’à huit heures du matin. « 22. Le noir animai ayant servi à la décoloration des sirops et au ralPinagc des sucrcs, les os gras et les chilTons non lavés et hu- mides ne pourront étre transportés que dans des voitures bien closcs. « 23. Les tonneaux scrvant au transport des peaux cn vert, et des engrais secs de diverse nature , devront étre clos et couverts. » lei nous tcrminons nos recherches sur les causes qui altèrent l’air qui circule cn deliors de nos dcmcuies. Ccs causes sont nombreuses comme on a pu juger des détails circonstanciés dans Icsquels nous sommes entrò dans cettc première partie de notre travail. Nous avons li «M inclìqué les moyens qu’on pcut opposer avcc avantage aux influences intoctantcs de l’air atmosplièriqiic et nous avons la conviction qu’avee le lemps on pcut y remedier, non d’une manière absoliie, mais toii,- jours dans ime tellc mcsiirc qu’il est permis d’espérer un ineillcur avenir pour tout ee qui concerne la salubrité publique. L’iiistoire du passé vient à Tappili de l’opinion que nous émctlons à cct égard ; il est ineontcstable, cn ellet, que la sèrieuse application des inésures byr gicniques a toujours rendu des Services aux popiilations aussi long- tcinps que Ics autoritcs chargécs de veillcr à leiir bien-ètre , ne se sont pas rclàchées dans raceomplisscment de leurs devoirs. Uno per- sévérancc non intcrrompuc pcut scule taire obtcnir dans Toccurren- ce Ics résultats qiTon se propose de réaliscr , car des causes enraci- nécs réclamcnt qiTon leur oppose des moyens cfficaccs aussi long- temps qiTon n’est pas parvenu à Ics détruire cntièrement ccs causes profitcnt, cn clTct , du moindrc rcpos pour renaitre avec plus de vio- lence , et ne cessent de nuire qu’après qu’on Ics a réduites à ime complète impuissance. Ce sont là autant de vérités qiTon ne devrait jamais perdre de viie; toujours on devrait avoir préscnt à Tesprit que le peli de bicn qiTon a opere nous montre la voie dans laquelle il faut marchcr avec une noble persèvérance pour comblcr Thumanité d’une plus forte somme de bienfaits. ]\lais si l’ctudc des causes qui altèrent la pureté de l’air extérieiir nous a mis en préscnce de nombreux obstacles que nous n’avons pas la prétention d’avoir, cntièrement combattus , une nouvclle étude non moins importante réclame tous nos soins, c’ est celle qui nous fera connaìtre Ics causes qui infèctent Tair que nous respirons dans nos habitations. lei l’enncmi, que nous avons crii à jamais vaincu, renait avec une nouvellc vigueur , et reprend d’autant plus vile Ics forces que nous espérions lui avoir cnlevécs , que rimprévoyante indifférence des hommes leur fournit sans cesse un nouvel aliment et leur pcrmet d’agir avec un rcdoublemcnt d’aetivité. Le résultat inévitablc de celle condui te inconsidéréc nous apparait dans le sombre tableau des nom- breuses maladies qui dèciment Ics familles, de cct ineontcstable dè- gènérescenee de la race liumaine , de colte misère et degradante im- inoralité qui caraetérisent les génèrations de notre èpoque. FIN DE LA PAUTIE PREMIERE ÉTUDES SUR LES L’AIR PAR LE DOCTEUR ™rì be ceblebeer vab bobwel OUALITÉS NUISIBLES DE QUE NOUS RESPIRONS DANS NOS DEMEURES Membro effcctif et Bibllotbccairo-Arebìviste de la Sociélé de médccinc d’Anvers; Membro correspondant de l’Aeadcmic Gioeuicune des Sciences naturelles de Catane; Membro etranger de la Soclété des uicdecins Suédois à Stockholm; Membro correspondant et laureai des Socictcs de médecine pratique do la province d’Anvers, établie à Willebrock et Alédieo-Chirurgicale do Bruges ; Alombro correspondant de la Société de ^cdeeine de Gand ; de la Sociélé royalc de mcdccino do lisbonne; de la Société impériale de médecine de Marseillc ; de la Société de médecine do Poitiers; Membro fondateur des Sociétés de médecine de Termonde et d’AIost, — Fiandre orientale — etc., etc. SECOjNTDE r»A.HTIE / RlA d m ^•^3Jai2iiJ, 1 Cil 1 hiRJ VM R3t» 83fiU3M3a^ cO»/. zvim rjrii^r; aj «*n ’ l't I ■ ' JiWou'À MAV .» * •• . i .. ■> ^ i‘. K; » ;•* . i A * ■- ^ > t^.' ;t. * * 4 j • .* A' • yjzjii_ „ t^'* :i?S* vi'.wa* u ^4. ,U ^■'ì' 'l Tl» ÉlalUiidA'i V< l'j VI- -Vii 7Ì.1**:! i>.‘ ' i '»i 4i.Jr:-»ìi. •-. '*1^ < '< »■- t?TJn»ni.. »i'-l . JpcrdalU V J «il. ■. -i'cijfc . »• £ ?:» . * _ ^ ,’U'U ■tiktt •!* . ’v«-,'Ì.J k'- »tw ' J li i U:Ìir':. >)I ;•. !(T-'h.5l£i %f> I*h 4U m ;;!Ìv'i -jk iiiìf'ls' 'i *-'•> »ÌÉ^>j*ì. «i Jjkj - , • ---.Ti"*' 4t» *«i e?; ^ 4|^ • ».;. '.; ttUi.unì , ■ •' ',*:* «-l»! ,».l.»».l '- .‘l-i. H tu ' I l .1 ' •' ;:dL‘ :rfj XLcv3:j:r5 M •’• 't t ' 'I # 't I I I SECONDE PARTIE ^ ( CIIAPITUE I. LA PURETÉ DE l’aFR DANS LKS DEMEURES VARIE SELQN I.A> SiTUATlON SOCIALE DE LEURS IIABITAMS. \ La hiérarchic sociale comprerai qiiatre classes qui sont; A. La classe riche B. » » aisée; C. » » bourgeoisc'; D. » » indigente. ^Ccs quatre classes préscntcnt des niiances variables selon une fonie de circonstances qui nous les montrcnt à un degré plus ou moins elevò de bien-òtre ou de 'misére. Tour que les rccherchcs que nous allons faire puissent nous four- nir d’utilcs renseignements , il est indispensablc d’entrcr succcssive- inent dans Icurs demeiires, pour y faire une elude aussi approfondie que possible de leurs moeurs, de leurs habitudes , de leur instruction de leur éducalion, de leurs moyens d’existence. Dans notre contrée, les familles riches suivent assez les habitu- des confortables de la nation anglaise; elles recherchent toutes les com- modités d’une demeurc spacieuse. Dans cette catégorie nous rencontrons, cortes, des personnes qui font cxception : mais elles deviennent rares, parce que le goùt du luxe tend de plus en plus à étendre son despo- tique domaine, et que toutes les classes de la société s’éloignent , ATTI ACC. VOL. II. 1 I tous les jours davantage, des moeurs simples de nos ancètres. Il se troiive qu’aujourd’hui des personnes, dont avant la position sociale fut très modeste, ont acquis, en peu d’années, un avoir considérable dans le commerce et les industries ; voulant s’accorder toutes les joiiissan- ces de la vie, cherchant le bonheur dans des jouissances qui ne peu- vent Taccorder , la plupart d’entre elles acbètent ou se font construire des demeures vraiment princières. Hygiéniquement parlant, nous ne pouvons Ics désapprouver, et il n’cntre pas dans notre sujet d’exami- ner la question sous des points de vue qui ne se rattacbent pas à l’hy- giòne. Disons seulemcnt que riiomme sage n’envie pas au ricbe ses salons au lambris dorés, et que plus d’un descendant d’illustre famil- le a senti la paix du coeur sous la bure, le bonheur dans une étroite cellule qu’il n’avait jamais senti ni pu trouver dans le palais de ses no- bles ancètres. Il est généralernent admis que les familles qui nous occupent ici doivent avoir plus d’une habitation; l’été, il est de bon ton qu’elles le passent à la campagne, tandis que Thiver les fait rentrcr en ville pour s’y livrer à tous les plaisirs que la société fait goùter aux gens dósoc- uvrès, pendant la rude saison. Sous le rapport hygiéniquc , le séjour à la campagne nous fournit un avantage récl ; mais cntrons dans la dcmeure des lieureux du siòcle, et voyons la part qu’on y accorde à riiygiène. Une porte spacieuse nous conduit dans une entrée largc , élevée, bici! éclairée et meme cbaulfée en hiver; nous sommes admis dans un vestibuie qui présente Ics meilleures conditions bygièniqucs; le re- nouvellement de l’air s’y fait d’unc manière satisfaisante. Entrons dans les salons, où l’air cortes, ne fait pas défaut, et dont la tenue est par- faite. Ces pièces servent aux grandes fétes, aux diners, aux soirées d’biver. Nous ne voulons pas demander si l’on y réflécbit aux Irois grandes vérités qui suivent: le bonheur n’est que la sauté de l’àme; on doit faire régner uno juste proportion entro les besoins et les dé- sirs; le repos doit suivre le mouvement, le calme doit ètre le compa- gnon de l’intérét (1). Ne soyons pas asscz indiscrets pour demander une réponse, car nous nous exposons à plus d’un mécompte. Passons. (1) Barthélemy, dans le voyage d’Anarcharsis. Le pére de fainille a son cabinet d’études, la dame son apparte- ment scrvant à recevoir tandis qu’une pièce particulière, mais au moins aussi grande^ réiinit les membres de la famillc aux heurcs consacrées aux repas. Uno vaste cour et un jardin permettent aux enfants de se livrer aux jeux conformes à leur àge. Ces jeux facilitent leur développement corporei, auquel viennent en aide les appareils que l’beurcuse appréciation de la gymnastique a fait admettre dans la demeure des grands. Ajoutons encore que dans Ics maisons bien tenues, nous trouvons line sallc de bains dont l’usagc est si nécessaire à la conservation de la san té. Mais montons ce large et commode escalier, avec sa cagc ólevée et si lavorable à la vcntilation; il nous conduit aux etages où nous parcourrons de vastes corridors; l’air y circule en liberté, et ils nous donnent nn accès facile dans des appartements tout aussi vastes que ceux que nous visitions, il n’y a qu’un instant, aii rcz-de-chaussée. Au premier, l’époux et Tépouse ont chacun uno ebaoìbre particulière pour passer la nuit, ou, s’ils occupent une ebambre commune; ils y rcpo- sent dans des lits séparés. Les très jeuncs enfants dorment dans une mème place, mais parvenus à un certain àge, les sexes sont séparés; le jeune bomme et la jcunc fille disposent cli,acun d’un appartement à part. Dans bien des maisons ainsi distribuées, nous obscrvons encore que toutes les pièces peuvent ètre cbaiiffées en biver au moyen de l’un ou l’autre appareil, par excmple, de celili dont la vapeur aqueuse est le Principal agcnt, et qui est assez ingenieux. Une pareille babilation, lorsqu’elle est bien siluée, sur une pla- ce publique, ou dans une large rue, réunit, comme on vieni de le voir les principales conditions que l’bygiène reclame. Les babitants peuvent s’y formcr une atmosphèrc particulière, et s’y mettre, d’ime manière satisfaisante, à l’abri des variations atmospliériques. Jiisqu’ici, tout semble dono ètre favorable dans la demeure du riche. Disons toutefois que tout le personnel de ces habitations , en quelque sorte princièrcs au blason près , ne jouit pas du mème bénéfice. Si les appartements que nous venons de parcourir prèsentent les conditions requises par l’ hygiène pour y entretenir la pureté de l’air, il n’en est plus de mème lorsque nous visitons les offices, les cntresols les mansardes qu’occiipc la domesticité. Autant rarchitecte a pris les précautions les plus miiiuticuscs polir assurcr la sauté des maìtres, aiitant aussi il a négligé celles qui doivent protéger la sauté dcs scrviteurs. Aux premicrs il prodigue dcs luètres cubes d’air plus qu’il ii’eu faut , — s’il était permis de dire que l’excès ici peut étrc nuisiblc , cc que nous n’admettous pas, lorsqu’on peut couserver uue teiiipérature couveuable daus les apparleiueuls , — aux deruiers il eu accorde trop peu. Ajoutous eucore à celle iusuflìsance de l’air respira- blc, qu’avec pareimouie ou accorde aux servitcurs, uue atiuosplière trop cliaudc, trop sccbc qui devieut d’autaut plus uuisible, aux doiuesiiques que polir reiuplir leurs devoirs, ils sout exposés, à cbaque iustaut du jour et luèuie de la uuit, à de uoiubreuses variations de teuipèrature , aiusi qu’à leurs fàchcuses suites. Quoi qu’il cu soit, tout scmble coucourir ici pourrcuiplir les cou- ditions hygiéuiques les plus iudispeusables polir jouir du grand béué- fice que fouruit uue atiuosplière pure. Ccs conditious accorderaieut cer- taineiueut tout cc qu’elles out le droit de prouiettre, si les habitauts cux-iuèiues, appi'éciaut micux leurs iutèròts les plus cbcrs ceux de leur sauté, iie venaieut s’opposer, daus leur iuiprévoyaute imprudeuce, aux vues bienvcillautes de l’bygièue. Cette questiou se rapporte à rexauieu dcs qualités uuisibles de l’air, qualilés que uous devoiis à uue almo- sphère trop chau.le, ou trop buinide, à uue veutilatiou insuffisaute, à ramcubleiucut; dout nous accusons bicu d’autrcs causes eucore que nous rcncontrerous aillcurs. Aussi, croyons nous ne pas devoir uous y arrèter ici, nous proposaut de trailer cc sujet en temps et Ijeu. Mais riiomme eouiblc des bieufaits de la fortune est soumis à la loi couimuuc, il doit subir les mèines couséqueuces que le pauvre, lors- qu’il s’écartc des préceptes de l’hygièue. Il est d’autanl moins cxcu- sable que sa conditiou sociale lui peruiet de se soustrairc aux influen- ces antibygiéniques qui sout le triste partage de la demeure de l’in- di geut. Les babitations qui font le sujet des réflexions qui prccèdeut, ne sout occupées que pendant quclques inois de ranuée. En rabseuee des niaitres, l’air de ccs maisous n’est pas asscz souvent reuouvelé, il 're- ste trop coufiné daus les appartcmeuts. Pendant tout le temps que Ics proprietaircs passent à la campagne, ces appartements rcstent berméti- quement fermés, et les siirveillants n’y laissent cntrer ni air ni lumiè- re. C’est là un déplorable oubli des notions bygièniqucs les plus élè- 1 menltiires ; il est iiicontestable quo colte iiégligence est nuisiijle à la salubrité des deineiires. Les préoautiuns à pi-eiulre dans rocciirrence soni tellcmciit simplos qii’il serait oiseux de s’y arrèter plus longtemps. Kous croyons toutefois devoir dire, qu’il conviendrait d’établir, de leiups à antro, dans les maisons inhabitées, une indispeiisablo ventila- tion; d’en chauffor les apparteinents, à des intervalles plus ou inoins rapprocliés, eeux surtout qui, par leur situation, soni plus partieuliè- roinent exposés à riiuinidité. Par ce moyen on ne tiendrait pas seu- lemcnt Ics moubles dans un état convenablo de conservalion, mais on cnipèchcrait aussi rinflucnce nuisiblo de l'air buinide sur l’ensemble (les dcmeurcs. Il est reconnu, en efl'ot, que la combustion exerce une influence non douteuse sur le renouvellement de l’air qu’il convieni do ne pas laisser eonliné dans nos appurteinonts. CIIAPITUE li. DISTRIBUTION DES M.VISONS IIABITÉES PAR LA CLASSE AISÉE. Les apparences ont séparé, aujourd’hui , la barrière ({ui était in- terposce avant entre les grandes famillcs et la classe aisée. Lors inème que leur bicn-étro inorai et matériel cn devrait souirrir Ics familles ai- sées prélendent iinitcr cn tout cclles qui se irouvent au-dessus d’ellcs et par leur position sociale et par leur fortune. Ce désir de paraitre est un trait caraetérislique de notre epoque. Ainsi le veulcnt nos niocurs actuelles, et pour les justifier, on a inventé un nouveau mot qui joue un grand ròle de nos jours. En effet , celili qui ne sacrifie pas ses intéréts les plus chers à toutes les folies que eommettent les gens dii monde, est l’ennemi dé- claré du progrès. Les plus sages prétendent pourtant, et ils pourraient bien avuir raison qu’on s'éloigne de plus en plus des moeurs modestes qui exergaient une si heureuse influence sur le bien-ètre de la famille chez nos ancélres. Les nombreux besoins que, dans sa folle imprévoyance , la société s’est créés, ne sont pas de nature à nous y ramener de sitòt. Mais laissons à d’autres lo soin d’examiner celle grave question ; d’un ordre tout inorai et pliilosopbique; elle inerite de fixer une sérieu- se attention de lous eeux qui ne voient pas sans effroi la perni- 8 — cieusc influcnce que Ics progrès immoraux, doni certaines classes, cer- laincs sectes prétendeiit posseder le monopolc pour Ics cxploiter à leur proiìt, cxercent sur le maintien de l’ordre social, en ce sens bien enten- du que tout seiuble coucourir pour le bouleverser. Pour nous , malgré que nous déplorions la dangereuse situation où se trouve la socióté, mais ne désespéranl jamais de l’avenir parce que nous avons ajoutons foi aux paroles de rEternellc Verité , il nous doit suffire d’apprécier les bienfaits que l’hygiène recueille des pro- grès de notrc moderne civilisation. Voyons dono quelle est, généralement parlant la situation bygié- nique de la demeure occupée par une famille, aisée. La tendance de plus cn plus prononcée de la classe aisée à imi- ter les grands est loin d’ ètre défavorable cà l’hygiène de ses habita- tions. Si nous exceptons l’espace qu’on donne aux maisons de cette catégorie, elles nous montrent, à peu de choses près, la méme distri- bution que les demeures des riches familles, et certes, la differcnce des mètres cubes d’air qu’on y respire dans les appartements, n’est pas assez grande, pour que la sauté des babitants puisse s’en ressen- tir d’unc manière défavorable. L’homme aissé a, lui aussi, son salon de reception, son cabinet de travail sa salle à manger ; aux étages , plusieurs ebambres à couclier sont déstinées aux membres de la famille. Sans devoir passer de nouveau en revue tout ce que nous avons an- noté dans le précédent chapitre, nous pouvons dire qu’ici encore tout est favorable à l’entretien de la sauté. Mais, tout en reconnaissant l’inutilité de nouveaux détails à cesujet nous avons à émettre les mèmes réflexions que nous avons faites plus baut, lorsque nous visitions le logement des domestiques. Nous obser- vons que sous ce rapport, nos ancètres furent plus prmb'nts , qu’ils tenaient mcilleur compie de la sauté de leurs serviteurs ; pendant le jour, ccux-ci n’ètaient pas confinés dans des souterrains , et la nuit, ils ne devaient pas la passer sous les combles qui sont toujours nui- sibles. En hiver la température y est trop froide; en cté on y subii rinlluence, peu convcnable à la conservalion de la santé , d’unc forte clialcur. Sous ce rapport, les maitres assumcnt uno grave responsabilité; la charitc leur defend d’exposcr leurs serviteurs à contracter des ma- ladies et des infirmilés. De méme qu’il est de leur devoir de veiller — 9 aux intéréts moraux de leurs doraestiques, de ménie aussi ils doivent éloigner toutes les causes nuisibles à lem- sauté. Bien souvent nous avons vu des malheufeux qui avaient contraeté des maladies dont l’ori- gine reinonlait aux causes que nous venons d’énuinérer; bicn souvent leurs infirmités étaicnt telleinent invétérées qu’elles les empécliaient dègagner leur vie; et, pour avoir consacrò la plus belle partic de leur cxistence à servir leurs maitres avec dévouement et fidélité , ils avaient pour triste partage la détresse la inisère, et s’ils ne pouvaient , étre admis dans l’un ou Tautre liospice , ils étaient condamnés à la men- dicité. Lorsque, dans cotte catégorie d’habitations, on ne conserve pas à l’air les conditions requises; il faut encore en accuser le négligence du propriétaire, ou du locataire. Nous pouvons, par conséquent, nous dispen- ser de répéter ce que nous avons dit conccrnant les précautions qu’il convient d’observer pour conserver la pureté de l’air dans les appar- teinents. Cependant, les inconvénients sont nioins graves, sous un cer- tain rapport, vu que les propriétaires ou Ics locataires des inaisons d’où nous allons sortir; ne peuvent se permettre que des absences mo- mentanées, que le renouvelleinent de l’air a lieu à des intervallcs plus rapprochés. CHAPITlfE III. DISTRIBUII ON DES MAISONS H.VBITÉES PAH LA BOURCxEOlSIE La situation hygiénique nous présente-t-elle un tableau également favorable, lorsque nous visitons les demeures de la bourgeoisie? Pour résoudre cette question d’une manière convenable, nous ne pouvons perdre de vue que cette catégorie nous présente, de méme que les deux précédentes , plusieurs subdivisions , à cette exception près , que nous les rcncontrons et plus variées et plus nombreuses dans les familles qu’on est convenu d’appeler bourgeoises. On nous fera observer, à juste titre, que, dans cette classe, on compte aussi des familles aisées. C’est que nous ne contestons pas, et nous avouons que, pour quclques uncs d’entre elles, il est peu facile d’établir une ligne de démarcation bien tranchéc entre la deuxième et la troisième catégorie. Si nous avons at^opté cette clivision, c’est que nous constatons unc notable différencc elitre Ics dcmeures de la bourgeoisie et de la classe doni nous nous somnies occupò dans le précédcnt cbapitre. Sans vou- loir exclure , d’une manière absolue , les classes supérieures , il nous est permis de dire que la classe aisée de la bourgeoisie est restée le plus fidèlc aux usages béréditaires, aux vertus domestiques qui, avant nous, fureot le palladium de la vie de faiiiille. IVous annotons ce fait jjarcc que ce sont justement ccs qualités primordialcs qui président à la bonne tenue des demeurcs; là où règnent l’ordre, la propreté , l’é- conomie on satisfai! aussi aux premiers préceptes de l’hygiènc. Aussi, ne craiguons nous pas d’avanccr que c’est la classe aisée de la bour- geoisie qui se fait remarquer sous ce rapport, et inerite d'ètre placée au jiremier rang. La distribution des maisons habitées par cette classe est la plus favorablc et répond le mieux aux exigences liygieniques. Un salon, ime chambre à manger, un cabinet de travail , unc cuisine spacieuse au rez-de-ebaussée, des ebambres à coucher en nombre suf- fisant aux étages, de vastes greniers composent toute la maison. Ajou- tez y un largc , vestibuie conduisant à un escalier commode, bien é- clairè, bien aerò, une cour, bien souvent un jardin, et vous convien- drez que parcille demeure se prète assez bien à conserver la pureté de l’air , pourvu que toutefois sa tenue réponde aux diverscs conditions bygiéniqucs que nous aurons successivement à examiner dans le cours de notre travail. Scmblable à un arbre jadis vigoureux, mais qui déperit à défaut d’une sève suffisante, nous voyons le type de la vicille bourgeoisie s’af- faiblir de plus en plus, et le moment n’est pas éloignò où il aura en- tièrement disparu. Le symptòme le plus certain de cette décadcnce nous le trouvons dans la distribution défavorablc des demeurcs que nous visitons dans les nombreuses ramifications qui tendent à se multiplier encore davantage dans la bourgeoisie. Cette situation, à notre point de vue n’est guère un signe de prosperità. Loin de là, l’aisance qu’on croit rencontrer partout, et qui éblouit les esprits supcrficiels cette aisance n’est que factice; elle ne pcut se trouver dans les lieux où l’air man- que; lui scul indique un luxe réel, et la fortune d’unc famillc peut se calculer suivant Ics mèires cubes d'air qu’elle respire dans sa demeure. Ut qu’on ne croie pas ce que nous avaugons ici soit rexpression d’une faussc apprécialion; à ceux qui voudraient nous aLCUser d'exagérer les faits , qui prétcndraient que notre opinion ne repoa^ sur aucunc base solido, nous dirons ; voyez colte famille que vieni de Trapper Tinfortu- ne, pourquoi quitte-t-elle sa vaste demeure pour oocuper une maison de moindre importance ? C’est que i’aisance n’est plus son partage ; celle autre famille à laquelle lout scurii depuis quclques années, pour-» quoi abandonne-t-elle son liabitation qui ne peut plus suffire à ses be- soins? Farce qu’en mòme temps que la fortune lui est devenue plus favorable, elle veut mettre à profit le premier bienfait qu’elle accorde, celui de respircr plus libroment. L’instinct de conservalion diete à l’homme de rechcrcher avant toute autre jouissance , celle que peut lui accordcr une quantité sufllsante d’air pur, et celle vérité est si évidente qu’il scrait oiseux de nous y arrèter davantage. Si mainlenant vous vouicz vous convaincre que Ics condilions hy- giéniques des demeures diminuent à niQsure que nous nous éloignons du lypc bourgeois, il ne vous reste que la diflìculté du choix. Entrez avec nous cliez ce bouliquier , cet arlisan, dans ce café , cct estaminct, ce cabaret, dans la demeure du petit fonctionnaire, de l’employCj.et vous conviendrez avec nous que nous pouvons y Taire uno ampie moisson des renscignements les plus utiles. Déjià nous ne soni- mes plus clicz le négociant doni le vaste raagasin respire l’aisancc, et doni Ics appartements peuvent rivaliser avec ceux du ridic rentier ; non ici nous visitons la demeure d’un pére qui a une nombreuse fa- mille; sa boutique dccorée du noni pompeux de magasin, nous aitriste , à la première vue, par son aspect sombre, son cspace resserré outre que de dépòt de denrécs de toutes sortes diminue le pcu de métres cubes d’air doni on dispose, cet air est cncore corrompu par Tabscnce presque complète d’une indispensable ventilation. Très souvent, la fa- mille n’a qu'une scule pièce au rez-de ebaussée, et bien heureux soni les locataircs qui peuvent disposer d’une petite cuisine aitisi que d’une petite cour de deux ou trois mètres carrés. Une cave liumide, doni l’air inipur est encore souvent infeetée par les émanations des lalrines; un escalier sombre et iucommode mal aèrè, et nulle pari éclairé; à l’étage, une deux ou trois petites ebambres, parfois une mansarde, voilà le ta- bleau peu favorable mais exactdu plus grand nombredes demeures que nous vonons d’inspecter. L('s habitants les plus heureux de la catégorie qui nous occupe , - disposont d’une scule pièce au rez-de chaussèe pour les réunions joiir- nalièrcs de la fainille, par cxception on en trouve qui soni mieux fa- vorisés, ils ont une seconde place. Celle-ci sert aux jours solennels , mais prcsque toujours elle se fait remarquor par son sombre aspect. Quant aux appartcments de Télago, ils servcnt de chambres à coucher, et sont à l’usage des membres de la famille. Commc on le voit , la classe qui fait le sujet des détails que nous venons de fournir , est placée , comnie un point d’arrét entre les fainilles bourgeoises aisées et celles dont nous allons nous occuper. Mais on a pu s’en convain- crc, ici déjà la situation bygiénique des habitations laisse bcaucoup à désirer. Dans la classe qui suit immédiatcment celle dont nous venons de parler , il se trouve beaucoup de locataires qui , pour satisfaire aux nombreux besoins que rèclame la famille, ainsi qu’aux lourdes cbar- ges qui augmentcnt avec les années , sont obligés de louer les cham- bres de l’étagc de faire servir Ics deux chambres ou l’unique pièce du rez-do cbaussée aux divers besoins du ménage, en mérae temps qu’on en fait la chambre à clioudier. Plus nous avanQons, dans notrc rcvue, plus aussi nous constatons des resultats bygièniques négatifs. Ou'observons nous, en cffct lorsque nous visitons les maisons du plus grand nonibre des famillcs de cotte catégorie? Aussi longtcmps qu’elles conlribuent aux cbargcs de l’Etat, qu'clles occupent une mai- son louée cà long terme , nous pouvons encore Ics comprcndrc panni la classe bourgeoisc. Mais cornine cllcs sont étroitcment logées; cllcs n’ont qu’un espaee insulTisant pour déposer le fond de leur petit com- merce, et la pièce unique qu’clles ont au rez-de caussée, leur sert cà la fois de chambre à manger, à coucher, outrc les autres usages anx- quels elle est forcément déstinée. Les chambres de l’étigc sont louècs et bicn souvcnt à une nonibreusc famille. Ce sont là autant de conditions trcs nuisiblcs àia conservation d’un air pur. Nous devons y ajoutcr celles tout aussi peu favorables qui soni inséparables des petites industrics dans un cndroit resserré ; l’em- placement pim convenablc des lalrines, une ventilalion incomplète, voi- là autant de causcs qui contribuent à corrompre l’air que l’on respiro dans CCS sombrcs et tristes demeures. Mais nous n’avons pas Inutdit n..us venons de prouver que ces maisons sont fori mal partagé<^s sous — 13 — le rapport hygiénique, que l’air y circule difficilement ; celle situatioii est aggravée encore par d’autres influences qui ne soni pas inoins nui- sibles à la couservation de la santé. La inalproprelé du logis, le lava- ge du Unge, et des objets d’habilleinents les plus nécessaires à la fa- inille, la présence de plusieurs animaux doinestiques, tels que cliiens, ebats, lapins, pigeons, oiseaux, voilà, entre autres, autant de causes qui vk'ient l’air de la demeure du petit bourgeois. lei, nous sommes arri- vé , nous le savons , au dernier èchelon de la classe bourgeoise. Les médecins, les ineinbres des Sociélés charitables les Ministres du culle tous eeux en un mot, qui se troiivent journellement en contact avec les diverses classes de la Société, mais surtout avec la classe infime;, doi- vent avouer que le tableau que nous venons de tracer laisse à désirer en ce sens que nous avons omis bien des détails qui seraient venus prouver combien ces maisons soni insalubres, combien ellcs soni nuisi- bles aux familles qui soni condamiiées à y séjourncr. CIIAPITRE IV. mSTRlBUTlON DES DEMEURES LOUÉES À LA CLASSE OL’VRIÈRE ET ADX INDIGENTS. La classe ouvricre a sa biérarchie comme toute autre classe de la société. Ghez Ics ouvriers nous trouvons des familles qui jouissent rela- livement d’une certaine aisance et qui pourraient habitcr des maisons ròpondant mieux aux exigences de l’bygiòne que celles qu’clles occu- pent. Il est vrai de dire que, depuis quelques annécs, nous annotons quelque progròs sous ce rapport , mais le nombre des habitations qui se font remarquer par leur amélioration est encore très limité; cct pro- grés n’est pas assez marquant pour entrer séricusement en ligne de ( ompte, des qu’il s’agit d’en déduire des résultats bygiènique de quel- que vakur. La demeure de l’ouvrier, ami de l’ordre de l’ouvrier rangé et éco- nome, qui apprécie les bienfaits de l'instructioii, remplissant ses nom- breux devoirs de pére de famille, qui a le bon esprit de se soustraire à rinlluence pernieieuse des faux réformateurs qui lui promettent un meilLnir avenir qu’ils ne lui, accordcronl jamais, mais qui met toute sa confiance, une confiance méritée dans Ics salutaires préccptes de sa religion, qui ne peut que lui donnei’ de bons conseils, des eonseils dé- sintéressés, l’ouvrier enfin qui gagne un salaire convenable, pouvant suffire à scs nombrcux besoins , liabite une petite maison qui se com- pose de deux pièces au rez-de cliaussée, sans étage, avec une petite cour, un petit jardin, un gazon. Les latrines se trouvent en dehors de la demeurc. L’unc des deux chambres sert aux besoins du mena- ge, Tautrc de chambre à choucber; les autres mcmbres de la famille passent la nuit au grenier qui, dans quelqucs unes de ces maisonnet- tes est converti cn mansarde. Plusieurs maisons ainsi distribuées ont un vestibuie qui sert de passage pour clles à la cour et au jardin, et pour entrer dans les deux chambres qui font suite; rescalicr se trouve dans la pièce qui donne sur la cour. Par cettc dispositìon, et au mo- yen des luearnes dormantes qu’on peut ouvrir et fermer à volonté, il est facile d établir une ventilation suffisante pour entretenir la pureté de Tair dans l’habitation. Voilà, à pcu de choses près, la distribution de quelqucs maisons d ouvriers , doni le nombre a augmenté depuis quelque temps, et proinet de devenir de plus en plus considérable de jour cn jour. Annotons ici, comme un grand bienfait, que ces demeures ne ser- vent qu'à logcr une seule famille. Plusieurs des maisons de cettc ca- tegorie n’ont pas le passage ou couloir dont nous faisons mentlon plus hàut, Ics chambres communiquent directement avec la ruc et la cour. Par la suppression du vcstibulc Ics propriétaircs gagnent quelques pieds de terrain, et ils calculent que, de cette manière, ils peuvent con- struirc huit maisonnettes au lieu de six. Celle suppression du vestibu- ie lait réaliser un plus grand bénéfice, mais aux dépens de la sante des iamillcs qui occupent ces demeures. Les conditions hygièniques de ces babitations soni asscz favora- bles sans répondre complètement aux besoins sanitaires des ouvriers; cesi ainsi que nous blàmons la suppression du vcstibule, et que nous ne pouvons approuver la destination que l’on donne au grenier. D’ail- leurs, les chambres de ces maisons ne soni pas asscz spaeieuses et, sous ce rapport, nous avons le droit d’exiger davantage. Là, cn clfel , Olì l’cspace n’est pas en rapport avec le nombre des personnes qui l'oc- cupcnt, nous ne pouvons jamais nous flatter d’obtenir une situatimi bygièniquc. Compatible avec la sauté; il est vraiment déplorable que , dans Ics nouvcllcs constructions, le bien-étre de la classe ouvrière soit presque toiijours sacrifié; la somme des mètres ciibcs d’air qii’on lui accordo diminuc, tandis que les loyers augmentcnt. Les nouvcllcs maisons liabitécs par les ouvriers ne soni pas as- sez élcvées ; presque partout le plancher se trouve cn dessous du ni- veau de la rue; là où l’on trouve des caves, cellcs-ci empiétent sur Tespace déja trop étroit de la chambre à coucher. A quelque excep- tion près, ces demeures soni dépourvues d’eau potable. Les rares puits qu’on y trouve ne fournisscnt , du reste, la plupart du temps, qu’une eau de très mauvaise qualitc, et en quanlité insuffisante. La catégorie des ouvriers doni nous venons de visitcr ladémeurc, sì nous pouvons la considérer comme privilégée , sous le rapport hy- giéniqiio, est la moins nombreuse; en parcourant les quartiers popu- leux, nous rcncontrons tant de subdivisions dans la classe prolctaire que successivement nous trouvons des famillcs moins bien favorisée, pour nous trouver enfin en contact avec rextrème misèrc. C’cstlà que nous nous trouvons cn prèsence des conditions antibygiéniques les plus déplorables. Loin de pouvoir se permettre le luxó relatif d’une petite maison , la nombreuse (amillc du plus grand nombre est logée dans uno cham- bre ctroite, mal aéréc^ et où, le plus souvent, rógne la plus dégoutanlc malproprctó. La vuc de ces sombres demeures atlriste rame et serre le coeur de tout homme qui compatii au malheur d’autrui. Des murs noircis , nus , qui, depuis des années, n’ont été blan- chis, un bois de lit malpropre, cachant imparfaitement un sale grabat, line table boiteuse, deux ou trois mauvaises chaises, un po'ile de fonte, quclquos misérables ustensilcs de ménage, des cordes tenducs au mi- lieu de la chambre , un tas de palile couvert de haillons , et servant de couchc où plusicurs enfants doivent trouver le repos de la nuit , voilà la dcmcurc de boaucoup d’ouvriers. Cotte chambre unique , qui ne conviendrait pas à logcr un individu scul , qui voudrait se confor- mcr aux préceptes Ics plus élémentaìres de l’hygiène, donne asile à cinq, six , sept personnes, au moins; elle seri à la fois de cuisine , de buandeiic, de séchoir, de chambre à coucher. Vous y arrivez par un corridoi’ étroit, malpropre, doni les murs n’ont pas été blanchis de- puis quinze ou vingt ans; sur tonte sa longueur, il vous montre uno rigole à cicl ouvert, remplie d’uno eau boucuse malsaine d’où se dé- gagent sans cesse des gaz fétides. Mais nous n’avons pas tout dit : de pareils logements, vous cn comptez qualrc, cinq, six jusqu’à sopt et liuil et inémc ncuf clans ime niéme maison ; Ics uns se trouvcnt au rez-tlc diaussée , les autres ain étages où vous montez par un cscalicr ob- scur, roide et d’uno malpropreté inouic, ou, bien souvcnt encore, par une mauvaise édielle. Gomme on le voit , nous n’entendons pas ctudier le sujet de no- Ire tiavail à un point de vue exclusif ; si nous n’examinions que la sitiiation bygicnique de la classe aisée nous n’indiquerions que le cò- te favorable d’un état de cboses qui veut étre cxaminé sous ses nom- breuscs faces, les faces les plus variées, si nous voulons atteindre notre bill , colui de voir améliorer TalTreuse siluation d’innombrables malbe- iireux. Désirant communiqiier à ce sujet dcs dòtails aussi complets quo possible, nous dirons ce que nous avons vu mille et mille fois , ce que nous voyons encore, ce qui a été constate et l’est encore, tous les jours, par tous ceux qui se trouvenl en relation avec ce que l'on appello la classe pmlétaire. La vérité veut que nous ne manquions pas aux devoirs que doit remplir t(>ut écrivain qui ne connait d’autre guide que Timpartiale observalicn dcs faits. Les pauvres familles qui se trouvent entassées dans les tristes ré- s eonseils , c’est de se convaincre qu’ijs n'ont pas perdu la foi, qu'ils supportent la misere avee un sto'ique ccurage, aveo une résignation ebrétienne dont, dans bien d’autres circonstances, nous ne rencontrons que de rarcs exemplcs ebez Ics gens du monde ebez ccux-là surtout qui oublicnt (rop la brièveté de la vie terrestre, réternité de la vie còleste. Il est évident que ces mallicurcm ne disposent pas d’unc dose suf- fìsante d’air rcspirable, qui pourtant est si nécessaire à l’entrctien du jeu régulicr dcs fonctions organiques. Mais que dire lorsque nous cn- trons dans dcs séjoiirs plus affreu^ encore? Il est des ouvriers aux- quels leur inisère ne permei pas mèmc de vivre isolés dans une seulc chambre. Il est Ielle et telle ville industrielle, où une seule chambre sert à logcr dcux familics, et où vous ne trouvcrez d’autre séparation que cello indiquée par une ligne tracée à la craie. Il en est d’autres qui occupent des greniers dont les murs sont nus, où l’on étouffe pendant^ l’été, où l’on grelotte pendant l’biver. Ce logement est éclairé par de pctites fenétres en forme de tabatière; de plafond il n’y en a point ; il est rem placò par les poutres et les pièocs de bois qui composent la charpente du comble, et Ics raalheureux logés sous les tuilos ne sont qu’incomplétement à labri des bourrasqucs, de toutes les intempéries de l’air. On congoit aisénicnt quelle doit èlro la temperature de par- cille dcmcun; pendant les dilférenles saisons. Les enfants sont entassós, quel que soit leur sexe, quel que soit Icur àge, dans des trous obseurs, dont l’air n’est jamais renouvelé, mais où, au contraire, il est de plus cn plus infeeté par les émanations qui se dògagent d’un tas de paille pounie et des sales haillons qui couvrent Ics malhcureux pour Ics garantir autant que possible du froid. Ce lieu insalubre sert à tous les usages de la famillc. Que d’indigents qui n’ont que dcs caves pour ucmcurc ! Dans notre Jeunesse nous avons vu des malhcureux qui oécupaicnt des eaves veyant fait partic_ de maisons dont les proprictaires avaient ordonné la démoli- tion, soit pour ne plus devoir supporter les charges de leur entretien, soit pour crautres motifs; nous avons rencontré des pauvn's qui logeaient dans rentree d’unc carrière, comme nous en montre plusicurs la mon- tagne Saint-Pierrc prés de la ville de Maastricht. Il nous souvient d’en avoir visités qui, depuis un temps immémorial, de pére cn fils, avaient fait leur demeurc d’unc excavation plus ou moins étendue, que la mi- sère industricuse de s.'S habitanls avait creusée dans les rochers du monumént diluvicn. Nous n’avons pas à nous occuper iei des malheureux qui n’ont au- cun gite; pour nous rendre compie de leur misérablc existencc , nous devons eonsulter les renseignements fuurnis par la police des grandes vii les. Parent-Ducbàtclet, ce digne philanthrope qui , par ses savantes rcclierchcs et ses nombreux traviaux sur col important sujct , a rendu d’jncontestables Services à s ience la età riiumanité, nous dépeint une classe dctres nialheureux , adonnós aux vices Ics plus dégradants , et qui, dans leur vie vagabonde, vont chercher un gite de quelques heu- res, tanlòt dans une maison abandonnée, tantòt dans une grange, sous un hangar , et ménie dans dcs troiis sous terre couverts de gazons. lei nous croyons devoir nous arréter ; en allant plus loin , nous de- vrions accompagner les malbeureux dans des cndroits dont la morale flctril le séjour. CHAPITRE V. BATAILLONS CARRÉS, COURS, COURETTES, IMPASSES. Les babitations que nous avons visitécs jusqu’ici , sont éparpil- ices dans les divers quartiers des villcs; celles dont nous devons nous occuper maintonant font partie de ces agglomérations qu’on est con- venu de designer sous les noms de bataillons carrés, cours, coureltes et impasses. Nous en avons dit un mot plus avant et, on a pu se con- vaincre, par les raisons que nous avons produits, que ces lieux laisscnt beaucoup à désirer sous le rapport de leur situation bygiénique. Nous croyons le moment venu d’y retourner pour examiner la disposition intérieure dcs maisons, persuadés que nous sommes d’y fairc une am- pie moisson d’uliles renseignements. lei, en effet, nous trouvons un mélange de bonnes et de mauvaises constructions. C’est ainsi que nous entrons dans des demeurcs assez spacieuscs , dont les ebambres regoivent la lumière par de larges fe- nétres; la ventilation s’y fait d’une manière convcnable , et ime ebe- minée d’une dimension suffisante pcrmet de renouvclcr l’uir. Plusieurs de ces babitations se font remarquer par leur propretè , et la plupart montrent une arcbitecturc qui remonte à une époque assez éloignéc. Mais ce qui vieni assombrir le tableau que nous venons de déerire et qui semblait assez favorable , c’est que beaucoup de ces babitations sont telleìuent humides que l’eau suinte à travers Ics inurs. Voilà ce que, trop souvent, nous avons eu l’occasion de consta- ter en méme temps que nous pouviuns juger de la mauvaise intluence que cette condition antibygiènique èxergait sur ceux qui étaient con- darnnées à habiter les susdites maisons. Dans le nombre nous avons compiè quelqiies imes qui^, oulre le rez-cle-chausséc, nous montraient un étage; mais alors aussi elles per- damnt en largeur ce qu’elles gagnaient en hauteur. Nous leur reconnaissons, du reste. Ics mémes inconvénicnts que nous avons indiqués plus avant polir ce qui concerne l’absence du ve- stibuie , celle des cavcs; le grenier seri aussi à la méme destination, c’cst-à-dire qu’on y fait dormir les enfants. Loin d’èlre plus élevé que le sol de la cour, le planchcr du rez-dc-chaussée se trouve assez sou- vcnt au-dcssous de son niveau, de sorte qu’on entre dans ces demeures par line ou deux marchcs corame dans un souterrain. Cctte fàclicuse condition contribue encore pour une large pari à y cntretcnir un air froid et humide très nuisible à la sauté. Lcs logemcnts étroits , malsains doni nous avons fait mention dans le précédent chapitre, obligcnt les mères de famille de laver et de sécher le Unge dans rintérieur méme de leur habitation . Or, cora- me ces ménages ont une gai de robe peu fournie , il arrive nécessai- rement que le lavage et le séchage doivent s’y faire presqiie tous les jours, opération très nuisible aux habitants, par riiumidité et les va- peurs alcalines qui se dégagent, et qui soni produits par les substan- ces qu’on emploie pour laver les miscrables baillons de la famille. Ce grave inconvenient a disparii pour nps ouvriers qui liabitent les maisons agglomérées des cours doni le préau, qui parfois a un em- pìaecment assez convenablc, occupo un assez grand espace de tcrrain, et offre un aspect agréable, que vieni augmenter encore la verdure de quelqucs arbres touffus, leur est d’une utilitè incontestable. Les ména- gères peuvent y laver et sècher le Unge en plein air, et les objets lavés n’infectent plus l’air que l’on respire dans l’intèrieur des maisons. Ces demeures nous presentent dono des avantages relalivement considérables pour la salubri té, et soni assez recherchées par les ou- vriers paisibles et honnétes. Les maisons de nos couretfes et impasses oflfrent des conditions bygiéniqucs moins favorables que celles que nous venons de constater dans notre visite des habitations qui entourent les grandes cours. Aux quelqucs détails que nous coinmuniquons à ce sujet, dans le chapi- tre IX de la première parile, nous devons ajouter ceux qui suivent. Nous avons dit que ces courettes occupaient un cmplacement trop restreint, et qu’elles se faisaient remarquer par leur e.xcessive malproprcté. ATTI ACC. VOL. II. 3 — 20 Là, au lieu d’un vert gazoii nous trouvons les sales ruisseaux qui les parcourent cn tous seiis, charriant les eaux de plaie du voisinage, ainsi que cclles des habitations, en mème teinps qu’ils sorit debordés par les eaux ménagères et une bone liquide qui vieni ajouter ses luias- mes aux éinanations doni l’air est déjà surcbargé Jaus ce trop ctroit espacc. Ces ruisseaux, du reste, déversent leur conlenu dans un égout qui se trouve rélcgué dans l’un ou rautre coin de la courette ou de l’impasse. Le sol est mal pavé, ou pour mieux dire, le plus souvent , il ne l’est pas du tout, et comme les toits des maisons n’ont pas de cbéneaux pour recueillir les eaux pluviales , celles-ci lombent directe- ment sur le sol de la courette. Getto mauvaise disposition contribuè, dans une largo mesure, à entretenir la malpropreté et riiumidité des maisons, à allérer une atmospbèrc qui est raremcnt renouvelée et qui doit servir à la respiration de nombrcuscs familles. Ces trisles licux soni entourés de maisons plus ou moins élevées; mème dans de pe- tites villes, nous sommes entré dans des demeures de cctle catégo- rie qui avaient plusieurs ctages. Tandis que Ics babitants du rcz-de cbaussée se plaignaient de rinfluence d’un air froid et bumide, que plu- sieurs d’cntre eux furcnt souvent atleints de broncbites et d’affections rbumatismales , ccux qui étaienl logès aux étages , supportaicnt si mal, en eté, la vive et incommode cbalcur qui les empécbait de re- spirer librcment dans leur pauvre réduit, que des maladies graves en furent bien souvent la suite. Dans nos bataillons carrès , dans nos grandes coiirs , le gazon doni nous avons parie plus baut est entouré d’un pavage asscz conve- nablement entretcnu; dans l’un ou Tautre coin du préau se trouvent réleguées les latrincs cornmuncs, qui regoivent, cn oulre, les eaux jné- nagères , et que l’on entreticnt assez pour empeeber les émanations gazeuses nuisibles à la santé. Dans nos courcttes et nos impasses, au contraire, les latrines se trouvent entre les maisons et occupent des niebes ouvertes ; on Ics rencontre encorc dans rinlcrieiir mème des babitations, et, générale- ment, elles sont dans le plus mauvais état, et répandent , sans ces- se, des miasmes pestilenliels. Mais ce n’est pas tout; l’insalubrité de l’air est cncore augmentéc par les émanations qui se dégagcnt des monceaux de fumier, de cendrcs, de débris de ménage, de décombres qu’ on trouve dans ces all'reux labyrinthes. Voilà ce que nous vu, voiUl une 21 — disposition des licux telle qu’on peut la constater encore tous les jour dans les quartiers populcux de nous grandes villes. Il n’est pas 'permis de se faire la moindre illusion, à cct égard; dans ces lieux le paupérisme et la misere ont établi Icur iminuable domicile auquel rindifl'éreiite im- prévoyaiice de toutes les administrations qui se sont succédé a oc- Iroyé un brevet inviolable de prescription. Ces lieux sont devenus un foyer d’insalubrité où mille et mille causes malsaines regoivent sans cesse un alimcnt tellement délétère, qu’elles minent, non-seulement les organisations les plus fortes, les mieux constituées, mais que l’in- tclligcnce est abrutie, que ràme est énervée, que le coeur est perverti à tei point, qu’on scmble douter que les malheureux qui vivoient sous rinflucnce mortelle de ces causes soient des étres humains. Des améliorations 1 oui, nous avons vu ameliorer tant soit peu les mauvaiscs conditions de ces lieux insalubres, mais, disons le, Ics chan- gemcnts qu’on leur a fait subir, ne pcuvent cntrer en ligne de comp- te, ils sont tout-à fait insuffisants. Ce sont là autant do demi-mesu- res, dont l’impuissance montrc assez qu’il faut des remèdes plus ef- ficaccs; il faut d’autres moyens que les misérables palliatifs auxquels on a recouru jusqu’ici, et qui, sans la détruire n’ont fait qu’arrétcr tant soit peu, dans sa marche la gangrène qui rongc les corps; la hi- deux immoralité qui abàtardet les àmcs. lei surtout, il faut de toute necessitò mettre en,pratiquc le précepte de rimmortel Ilippocrate : Summo malo remedium summum; il faut couper le mal jiisque dans scs j)fus profondes racìnes. Les rnaisons qui formcnt les courettes, les impasses, les bataillons carrés , les grandes cours, car ici encore les dispositions bygiéniques laisscnt fortement à désirer , — toutes ces rnaisons doivent étre démolies ; elles doivent disparaitre à jamais et ótre remplacées par des cités ouvricres , dont la France , r.\ngleterre , et, en Belgiquo, la ville de Gand, entre autres, nous montrent de si beaux modèlcs. Quel est Fliomme au coeur honnéte et qu’anime la charité évan- gelique qui ne se sente saisi d’une légitime indignation à la vue de ces antres alfreux, qui sont indignes de servir de séjour à des étres crées à l’imagc du Saint-Rcdempteur 1 Il est temps, plus que temps de ne plus se contenter de vaines dcclamations, il faut passcr outre sur ces grands mots qui demeuront sans effet , qui ne scrvent qu’à éblouir le peuple tandis qu’on ne fait * rien pour améliorer sa situation raatcrielle , qu'on fait dcs cllbrts inouìs pour le de catholiser, le démoraliscr, le replonger dans les désor- dres du paganisme, il faut entrer dans une voie vraimcnt large et libe- rale, dans la vraie aceeption du mot; qu’ on rcnonce une benne fois à ce mot sonore qui n’est que réclio monteur d’une coupable aspi- ration aux honneurs, au pouvoir, à salisfaire une insatiable cupidité ; il est urgent que le mot progrès devienne l’expression sincère des vues élevécs du Christianisme, et qu’on accorile à riiomme du peuple la jouissancc des progrès qui doivent mareber de pair avec les cxigences de la vraie civilisation, de eette eivilisation qui dcscendit du ciel avec le Rédempteur qui racheta les hommes par son sang. lei nous dirons avec l’illustre Bacon: « une pbilosophie superficie! peut engendrer fethéi- sme, mais une pbilosophie probuide conduit à la religion. » Que Ics hom- mes lionnètes, les vrais amis de la patrie eombattent de toutes leurs Ibrces la première s’ils vculent se montrer dignes du nom ebrétien , que les savanls propagent renseignement de la seconde pour ramener le peuple à la fai qui senio peut sauver la Société. Les malheureux que nous venons de quitler ne ressemblent pas mal, à peu d’exceptions près à ceux que nous allons trouver cntassés dans les caves, où la cupidité des propriétaires donne à ccs derniers un avant-goùt des liorreurs de l’enfer. De méme que ceux-ci, les habi- tantis des courettes et des impasses sont négligeants , ne connaissent pas d’ordre; de foi il n’cn n’ont plus , croupissant dans une extréme ignorance de toutes clioses, ils se livrent a la dépravation la plus lion- teuse, et rcstent plongés dans la fango de tous les vices. CIIAPITRE VI. INSALUBRITÉ DE l’aIR RESI'IRÉ PAR LES HABITANTS DES CAVES L’habitation des caves comprend deux catégories. A la premiè- re, qui est aussi la plus mauvaisc, appartiennent les souterrains que nous trouvons dans des rues étroites. Là l’air est déjà vicié par l’ag- glornérafion de nombreuses familles qui se font remarquer par Icur ex- cessivc malpropreté, par leurs nombreuses maladies du corps, par l’af- freuse abjcction de l’àme. L’air n’y est jainais suffisammcnt rénouvelè; jamais un propos lìonnète ne fait oublier, un seni instant, Ics dégou- tantes imprécations contre le souverain Bienfaitour, dont elles ne peu- vent amoindrir la puissance, n’impose silence aux haineux transports de colère conlre la Société qiii^ ici, est scnle coupable. L’entrée de ces habitations, s’il est permis de leur donnei’ ce nom, se trouvent à fleur du sol. Il nous arrivo assez soiivent d’apprendre par Ics journeanx que plus d’un passant distrai! ou qiii^a Ics jambes avinées, y fait uno chùte plus ou inoins grave. Il n’est pas rare que bien des gens y éprouvent des accidents. Cette entrée est tellemenl disposée que, pendant les fortes pluies, elle rcgoit toujours le trop plein des ruisscaux. Cet inconvénient provieni dece que le pavage luisse tout à désii’er dans les rues où ces caves se trouvent; les canivcaux sont trop éloignés les uns des autres pour que l’absnrption des oaux plu- viales puisse s’opérer convenablement. On poiirrait y obvicr par l’éta- blisseinent d’un rebord élevé de quclques ecntimètres au-dcssus du sol. Quoi qu’il en soit c'est là ime cause d’huinidité qui vient s’ajou- ter à celle qui provieni de la vétusté des murs, des infillralions qui amène le voisinage des égouts et des cours d’eau. Lorsque vous visitez ces antres infects, vous y recevez Timpres- sion d’iin air froid et liumide qui est surtout plus prononcée pendant Tautomne, l'biver et ime bornie partie du printemps. L’insalubrité de l’air y est encore au^mentée par les éinanations qui se dégagcnt de diverses matières mépbitiques, ainsi que par les gaz que produit la conibustion, dans des fourneaux ouverts, de brai- ses, de tourbes ou de coke. Cotte dispositiòns des lieux que nous par- courons, est on ne peut plus antibygiènique; on n’y trouve presque ja- inais la plus petite cheminée qui seri si utilement, par le tirage, de tuyau d’appel pour le renouvcllemcnt de l’air. Là dono où nous nedi- sposons pas de cheminée, et où la capacitò sente est insufQsante pour donnei’ urie quantité voulue de mètres cubes d’air, là se trouvent enco- re constainment concenlrés des gaz éminenimcnt délétères, et qui par une consèquence rigoureuse, en auginentent sans cesse l’impureté. Le séjour de ces caves est-il moins nuisible en été? Nous ne le croyons pas , en présence des conditions que nous venons d’indiquer et qui, cortes, soni en grande opposition avec les prèceptes les plus élémentaircs de l'bygiène. Mais, au moins, y trouverons nous des fe- nétres qui diininuent plus ou moins, en livrant passage à l’air et à la lumière, les niauvaises suitcs de la déplorable situation que nous ve- _ 24 -- nons de décrire? Nous convenons que les caves habitées, qui n’ont que leur entrée pour faire roffice de porte à la fois et de fenétre, sont en petit noinbrc; mais les ouvertures que nous montront Ics autres ba- bitations dece genre, peut-on raisonnablcraent Ics considércr cornine des fenètres ? meritcnt-elles bien ce nom?Placées, le plus souvent, près de l’entrée, ce sont plus tòt des lucarnes très étroites, tellemcnt petites qu’clles ne perinettent l’accés qu’à ime quantitc trop faible de lumière, et qu’elles sont insuffisantcs pour le renouvellement de l’air infecte qu’on y respire. Malbeureusement , la disposition des lieux empéebe, presque toujours, de percer des fenètres à rextrémité opposée à la porte d’entrée; les difficultés insurmontables qui ne pcrmettent pas d'introduire cette amélioration, sont d’autant plus déplorables, que, par ce moyen, on pourrait au moins faciliter la circulation de l’air. Les rayons du soldi ne viennent jamais écbauffer ces sombres de- meures, on n’en blancbit jamais les murs, rien ne s’y fait pour en aug- menter tant soit peli la clarté, ni pour y faire règner la inoindre pro- pretè. Nous avions raison de dire que le bien-étre matèrici estcbassède CCS tristes lieux et que les moeurs les plus dépravées y ont fixé leur sé- jour. Il serait difficile de rencontrer partout aillcurs une plus profonde misère, plus de désordre, une plus grande dépravation. Vous n’y trouvez pas cotte activité au Iravail, cotte ènergie d’a- ction qui sont le partage des ouvriers adultes que nous avons visités plus avant dans des demeures miciix conditionnécs. Les malbeureux que vous voyez accroupis dans Ics caves sont des boinmes de peine, sans travail règulicr, qui attcndent, soit dans leur rèduit, soit sur Ics coins des carrefours ou de rucs, l’occasion de gagner un salaire insuffisant pour leur cntretien et celai de leur famille , qui toujours est norabreuse. Ne soyez pas surpris dòs lors que la misère, les eba- grins et une vie déréglée les vieillisscnt avant l’àge, et qu’à la moin- drc émeute , vous voyez, cornine sortant de l’enfcr ces sinistres figu- res, à la bouebe écumante de colere, à l’oeil bagard; qui imposent leur volontè un jour, pour retoinber dans une plus profonde misère le lendemain. Que dirons nous des mèrcs de famille et des enfants de cette clas- se infime de la Société? Les premières se font reinarquer par leur mal- propreté , leur négligcnce , par des vices nombreux qui font la bonte 25 de ìeur sexe; quant aiix enfants, ils ne sortent de leurs tristes de- meurcs que pour se livrer à la inendicité et au vagabonclage. Dès leur plus tendre cnfance , ils boivent à la coupé einpoison- née des vices les plus hontcux. Ils ne rcgoivcnt aucune inslruclion , et ils ignorent les premiers principes des devoirs du cbrétien. Quelle éducation attendez vous d’un pére abruti par sa niisère et son ivro- gnerie, de cotte mère épuisée de fatigues et de faiin? Converte de liail- lons décbirés et sales , elle porte sur Ics bras un enfant malatif et à moitié nu, se livre à la mendicité, et recourt à tous les moyens pour implorer la pitié des passants. Quand nous voyons maintcnant ces malheurcux entassés dans un étroit espace,*dans une demeure froide, bumide et sombre, où ils re- spirent un air impur et insuffisant, les éinanations les plus délétères , avons* nous lieu d’ ótre surpris que ce sont là autant de causes des maladies mortelles que nous ne rcncontrons nulle part ailleurs au mè- ine degré? L’introduction dans l’économie des miasmes répandus dans ces caves n’est-ellc pas une puissante cause d’épuiscment ? Les inalbeu- reux qui y sont exposés sans cesse, ne sont-ils pas, de ce seni chef, exposés à contracter toutes sortes de maladies? Ces émanations pe* stilenticllcs, agissant sans discontinuer nc leur enlèvent-clles pas cot- te force de résistance qui pérmct à d’autrps hommes mieux partagés, de s’y soustraire ? Cotte respiration incomplète d’un air impur ne constitue-t-clle pas une cause qui rend et plus graves et plus prolon- gées Ics affections qui viennent accabler la classe malheureuse qui fait cncore le sujct de nos tristes réflexions ? Quoi d’ètonnant alors que le typhus et le cbolèra et bien d’autres maladies viennent ebereher dans cette catégorie surtout leurs nombreuscs victimes ? Ab ici, nous pourrions nons livrer aux plus tristes considérations, et dont le plus lugubre détail serait loin d’étre exagéré I En nous éloi- gnant de ce sombre tableau , nous ne nous permettons qu’une seule réflexion et la voici: de mème que nous avons demandò la démoli- tion de nos bataillons carrés, de nos cours, courettes et impasses, de inéme ici cncore nous croyons qu’il faut renonccr à l’emploi des de- mi-mesures , dont l'impuissance est reconnue ; ce que nous voulons , c’est qu’on ne teière plus l’habitation des caves. Nous croyons l’avoir prouvé à satiété, Timmoralité la plus dégradantc, et une incontestablc (légénéres cence physique d’unc nonibreuse population y puisent sans cesse à une source à la fois aussi feconde qii’elle est infecte. Une autre catégorie d’habitations soutcrraines nous la trouvons dans des rucs plus largcs, mieux aérées, ou sur des places publiques. Polir ne eiter qu’iin cxeinple on en voit beaucoup de ce gcnre dans la ville de Gand; à Bruxelles on cn rencontre aussi quelques unes, mais pas une seule à Anvers , où, nous somines heureux de le dire , nous n’avons peu trouver une seule cave babitee. Ces caves sont nioins profondes que celles de la première caté- gorie, et elles sont babitées par une tonte autre classe de gens , for- niée de petits détaillantes ou de cabareliers. Une enseigne clouée au- dessus de la porte d’entrée, indique généralément la profession des ba- bitants. Ces caves ne sont, pour ainsi dire, qu’ une partie des souter- rains des grandes maisons que les propriétaires louent au lieu de les mettre à la disposition de leurs domestiques. Elles ne sont separées de la demeure principale que par une voùte, et, ici, on peut le dire; Ics extrémes se touebent. Le corps principal du bàtiment étant occupò par un propriétaire aisée, et souvent méine par une riclie famille tandis que ceux qui ha- bitent les caves appartiennent à la petite bourgeoisic, cette disposition des lieux présente un singulier contraste quand on la voit pour la pre- mière fois. Les appartements du rcz-de ebaussée sont élevés à un inètre et demi ou deux mòtres au-dessus du sol; et à cóté de la grande porte d’en- trée se trouve celle du souterrain. Contrairement à ce que nous avons annotò pour les caves de la première catégorie , cette entrée est lar- gc , les marehes sont en plus petit nombre, la desccnte est plus fa- cile, et vous y trouvez au moins de véritables fenctres vitrécs qui per- mettent un libre accès à l’air et à la lumière. Par une meilleure di- sposition de l’entrée , les eaux n’inondent pas si facilement le sol de la demeure qui re^oit au moins parfois , quoique seulemcnt pendant quelques minutes , la visite du soleil. Un petit toit mobile en bois protège, du reste, l’entrée contro la pluie et Ics coups de vent. De ce que nous venons de dire il rcsulte èvidemment, qu’on re- spire ici un air moins suffocant que dans les antres ténébreux doni nous faisions mention plus baut. Ces caves , d’ailleurs, sont pourvues d’une cheminée. S’il est vrai de dire que sa puissance d’aspiration est tìiminuée par la présence d’un poèle , nous convenons cependant que le courant d’air atmosphèriqiie qu’elle entretient, est on ne peut plus utile polir diminuer la concentration de ce fluide. Nous avons dit que ces caves sont occupées par ime toute autre classe d’iiabitants que les misérables ouvriers dont nous avons essayé de dépeindre la situation plus avant. Ces gens ont au nipins de l’or- dre, de réconoinie. Le mari exerce un raétier , ou est employé corn- ine domestique dans l’une ou l’autre bonne maison, ou bien encore a l’emploi de commissionaire d’une maison de banque, de commerce^ d’un établissement industriel ; la femme a son petit négoce , de sorte que des ressources suffisantes accordent à la faniille uno certaine aisance , que la situation est préférable à celle du petit boutiquier dont les oliar- ges sont plus lourdes. Vous trouverez dans ces demeures des murail- les moins bumides , et qui ne sont pas noires de vétustè comme dans les caves désignées plus avant; on les blanebit assez souvent pour leur donner un air de propreté agréable , par ce badigeonnage on augment encore la elartc qui ne pècbe pas par cxcès dans ces sortes de mai- sons; leur ameublement est celui de la petite bourgeoisic, et il est eon- venablemcnt entretenu. Ces souterrains resseinblent assez bien à ceux des grandes mai- sons, si l’on excepte la diflerencc de leur destination ; sous bien des rapports, ils se trouvent dans de meiIIeures,conditions moralcs et by- giéniques que les caves babitées par la classe inflme de la société ; mais nous ne pouvons oublier que leur capacitò est insuffisante , que la ventilation en est défectueuse, que la tempéràture est trop élevée pendant certaines beures de la journee , trop basse pendant d’autres heures , pour favoriser l’exercice régulier des fonctions de notre éco- nomie; ces babitations enfiti sont trop mal éclairées. De tout ee qui précède nous concluons en demandant que dés-ormais elles soient com- prises panni les logements qui doivent étre supprimés. Nous Yoilà à peu près au milieu de la route que nous avons à parcourir, et dés cà présent on peut se convaincre que notre pqys n’est pas plus que tout autre ce paradis terrestre où , selon quelques per- sonnes, l’bygiènc ne renconlre plus d’entraves. Le Geneeskundige Courant voor het Koningryk der Nedèrlanden adressa, il y a quelques annèes , des félicitations très (latteuses à la Bclgique pour les remarquables mesures que le gouvernemenl de ce ATTI ACC. VOL. I. 4 I « — 28 — pays a décrétées ; nous nous joignons au sava'nt rédacteur dii susdit jonrnal pour payer, nous aussi, notro tribut de reconnaissance. Cepen- dant , de tout ce quo nous venons de dire , et de tout ce que nous devons faire connaitre cncore , il résulte évideininent , qiie si l’on a fait beaucoup dans nos provi nces, cn faveur de la salubri té publique , il reste bien plus à faire qu’on voudrait le croire. C’est en '1850 que le Genecskundige Couranl nous coinnuinique de très sombros réllexions concernant la déplorable siluation hygiènique des maisons babitées par les ouvriers et les indigenls des provinces septentrionalcs ; nous cro- yons que les détails fournis par ce Journal sont loin d’òtre cxagérés si nous nous en rapportons à la situation réellc de l’bygiène, en Bcl- gique au moment mòme que nous écrivons. Lorsque nous visitons les maisons et les logements insalubres de nos ouvriers dans les villes manufacturières et de notre métropole commerciale, nous soinmcs loin des promesses qu’on nous faisait pendant le régno des épidémies. Qu’on le croie bien, dans ces mèincs villes, le tableau qui se déroula devant nous, en 1850, a bien pu prendre des couleurs moins soinbres, de- puis cette époque, mais lorsque nous cxaminons deprès, au moment actuel, ce méme tableau ne laisse pas de nous représenter de bien lu- gubres scèncs; on est bien loin d’avoir réalisè, en Belgique, n’ importe la ville , quelle que soit la commune que nous visilions, les mesures liygiéniques les plus indispensables pour sauvegarder la santè des po- pulations. Quoi qu'il en soit, voici Ics passages que nous enipruntons à no- tre lionorable confrere Ncerlandais. « Quelle dill'érence ebez nousl Nos grandes cités fourmillcnt de~ tres misérables et malatifs qui n’ont d’aulre demeure qu’un trou ob- scur et liumide , et qui voient s’écouler des mois entiars sans qu’un peu d’air frais ou un rayon de lumière puisse y pénétrer. » « De la propreté et de l’ordre ? Comment voudriez vous en atten- dre de gens forcés de desccndre cinquante marches pour jeter leur ex- crétions dans urie fosse infeeté? Du bien-ètre , de la sauté? Qui ose- rait en supposer dans une famille de six à huit personnes , dont la demeure n’a pas 16 pieds , qui fourmillent d’insectes , qui manquent d’eau pour se laver, qui ne respirent qu’un air infect, dont la nourri- ture est bornée depuis longtemps, au pain, à la farine et aux pomnies de terre, dont le sommeil est cnlìn interrompu par des gémissements - 29 — et clcs inquiétiidcs à mcsurc que le matin s’approche, pour leur rappe- ler de nouvellcs misèrcs et de nouvelles doulcurs. » « La situation des liabitants de la campagne est incontestablement meillciire. Là du inoins l'air et l’eau ne font pas defaut à l’babitant de la cbaumiérc. Mais si l’on croyait que son babitation est salubre, que sa nourrilure est ce qu’elle doit èlre, qu’il ne vit pas au milieu de nombreuscs circonstances nuisibles à la sauté, et qu'il ne doit pas étre rangé panni ceux qui réclament avec raison Ics mesurcs que l’on devrait prendre pour améliorer l’état sanitaire generai , on verserait dans line grave erreur. A la campagne aussi, dans Ics contrées les plus magnifiques, au centre des riebesses et de l’opulence, on peut voir vé- géter une génération de malbcureux qui , par défaut de soins conve- nablcs pour son bien-òtre pbysique , engendrerit les inaux les plus affreux. Des villageois, liabitants de buttes, respirent, il est vrai, l’air pur tant qu’ils travaillent à la terre, mais c'est précisemcnt*ce qui les rend d’autant plus sensiblcs aux irnprcssions de l’air corrompu qu’ils trou- vent dans leurs demeures; ils sentent, il est vrai, l’odeur du lilas et de l’acacia, mais bientòt après ils respirent Vair de pain (brood lucht cxbalaison particulièrc ebez les hornmes qui niangent beaucoup de pain de scigle) dans leur chafnbre à coueber cornine dans celle du travail; ils entendent bien le serin et le rossignol, mais ce raniage est couvert par les cris de soiiffrance de leurs enfants en prole à la vermine; ils voient sans doute les ebamps couverts de rnoissons dorées , les pom- iniers et les poiriers plicr sous le poids de leurs fruits, mais cet aspect ne sert qu’à augmenter le triste sentirne!) t des privations qui souvent s’ernpare d’eux si douloureusement. En un mot tout ce que les villes produisent de eboquant pour les bonnes moeurs , de contraìre à la sauté et de destructif pour le bicn-étre malériel, on le retrouve, quoi- que dans une moindre proportion à la campagne, ^t ces deux séjours réclament ègalement la sollicitude et la survéillance au point de vue de l’bygìéne publique. » Ce tableau pittoresque noiis montre que la situation bygiénique laissait beaucoup à désirer , avant et après 1850, dans lavieille Néer- lande; ce tableau qui est loin d’étre exagéré nous prouve cncore que la demeure de l’ouvrier tant de la campagne qùe de la ville, n’avait pas une capacito suffisante pour le personnel qui Toccupait, qu’elle se faisail remarquer par une dégoutante malpropreté , que la misère et - 30 Timmoralité accablaient de tout leurs poids nos mallioureux frères hol- landais. La main sur le coeur, nous devons avouer que c’est absolu- ment cornine chcz nous. Depuis lors cependant, de inéme qu’en Bel- gique, les adininistrations neérlandaises ne sont pas restécs en arrière, elles ont inoiitré la plus louable activité. Les bygiénistes nous prou- vent par leurs écrils que, suus ce rapport, on est entrò largeinent dans la voie des améliorations chez nos anciens frères des Pays-Bas , vers lesquels la plus sincère, la plus loyale syinpatbie nous rapproche tous les jours davantage. Mais le mal est tellement enraciné qu’il faut plus que la vie d’un lioinine pour le voir disparaìtre ; le progrès, en elfet a des ailes quand il s’agit de propager tout ce que est nuisible à la Société, il est l’ouvrage de longues annèes lorsqu’on veut opérer le bien. CHAPITRE VII. DISTRIBUTION DES MAISONS HABITÉES PAR LES CAMPAGNARDS DE LA CLASSE AISÉE , DES PROPRIÉTAIRES EXPLOITANT EUX-MÈMES LEURS TERRES , DES GRANDS ET PETITS FERMIERS. Le but de notre travail veut que nous ne nous arrétions pas cx- clusivement au seul examen de la disposition des deincures oecupèes par les citadins; une classe non moius interessante de la Société a le inème droit à ce qu'ou s’occupe de sa sanlè, c’est celle qui abile la campagne, Lorsque nous passions en revue les maisons des riches familles qui abitent la ville en hiver, nous avons eu l’occasion d’éinettre une opinion favorable concernant les maisons de campagne où, pendant la belle saison, Ics enfants gàtes de la ^ fortune vont se reposer de leurs fatigues de riiiver. Aussi , croyons nous ne pas devoir nous étendre davantage à ce sujet; nous ajouterons seulement à ce que nous avons dit que les demeures champétres sont de beaucoup préférables aux grands hótels que les gens fortunés babitent en ville , vu que, le plus souvent, les premières se trouvent isolées et éloignées de tout foyer d’infection ; nous ne ferons qu’uiie observation qui s’adresse à quel- ques campagnes dont les fossés , trop pcu profonds , contiennent unc eau croupissante qui n’est jamais renouvelée. Il est évident que des èmanalion délctères se dégagent des eaux 31 stagnantes , et qu’ellcs doivent provoquer le développement des plus graves inaladies. Partout où la situation des lieux. le pennet, il con- viendrait de faire coinmuniquer les eaux qui entourent les maisons de campagne, avec les rivières ou les ruisseaux qui se trouvent dans leur voisinage. Là, où il n’y a pas de cours d’eau, l’inlérèt de la sa- lubrité commande decurer à vif fond Ics fossés, de les débarasser ré- gulièrement tous les ans, en hiver, de tous les débiis végétaux, doni la décoinposition, par les gaz fètides qu’elle produit, altère de plus en plus la purelé de l’air atmosphérique. Le séjour inomentané que nous allons faire à la campagne va nuus mettre en relation avee d'autres habitants que ceux qui occu- pent les chàteuux; pour que, dans notre cxcursion, nous puissions re- cueillir urie somme suffisante d’utiles renseignements, il est nécessai- re que nous visitions Ics divei’ses ciasses de gens qui fuicnt le tumul- te des villes pour mener irne vie moins orageuse au milieu des champs. Les familles qui font de la campagne leur séjour habiluel , s’adon- nent toutes, à quelques exception près, à Pagriculture. Celles que nous rangeons panni la classe aisée, soni ou bien des propriétaires , ou de grands fcrmiers qui se trouvent à la tòte d’ une grande exploitation agiùcole. ]\uus en comptons méme qui dirigent de grands établisscments industriels, car l’industrie elle-méme se trquve trop à l’étroit dans les villes, et vient cherclier un refuge à la campagne. Les demeures des personnes de cette catégorie rcspircnl l’aisan- ce, et jouissent du confortable que nous avons annotò dans Ics mai- sons de la classe aisée des villes. C’est dire asscz que ces habitations se font remarquer par leur bonne situation liygièniquc , qui gagne encore en importance , de mème que Ics maisons de campagne dont nous faisions mention plus haut, par leur isolemcnt, et parce que l’air des champs est bien plus pur que celili des villes. Plus d’un campagnard occupe une position politique d’une certai- ne importance; c’est ainsi que nous en comptons plusieurs qui font partie de la chambre dés Représentants des Conseils provinciaux, tan- dis que d’autres sont les Bourgmestres de leurs communes, et rempla- cent les Scigneurs d’une autre époque. Cette catégorie est suivic de près par les notaires, les secrétai- res communaux qui, dans beaucoup de communes , sont en mème temps agents d’alTaires, a gents d’assurances contre l’inccndie, géoiné- Ires; Ics juges de paix, leurs grcflìers; les receveurs des contributions, de renrcgistrement; Ics Ministrcs des cultes, les institutiurs primai- res et, enfio, les módecins. Généralemcnt parlant, ce sont là autant de familk'S qui habitant des rnaisons spacieuscs, bien distribuées, et que nous pouvons mettre sur la nième ligne que les dcmeures de la riche bourgeoisie des villcs; Ellcs offrent méme des avantages dont celle-ci est privée. A la campagne, la demeure du notaire, du secré- taire communal et des autres personnes citées plus haut, se fait re- inarquer par sa large entrée , ses grandes salles , sa vaste cour, son beau jardin. Le plus grand nombre de ces habitations ont, outre leur rez-de-chaussée, un étage qui se compose de plusieurs cham- bres à choucher. Puis, remarquoz le bien, le souterrain réservé aux domcstiques dans Ics villes, est remplacé ici par une cuicine très spacieuse. Quant à l’cntresol, à la campagne on ne le connait pas seulemcnt de noni. La distribution des rnaisons varie dans une méme classe de fa- milles, et il n’ést pas possible d’établir une ligne de démarcation ab- solue entre ces dcmeures et celles qui sont occupées par des person- neà appartenant soit à une classe supéricure, soit à une classe moins élevée C’est ainsi encore qu’on constate encore des différences dans une méme catégorie, sélon les moeurs, les usages; les habiludes de la contrée, selon les usages admis par quelques familles et qui sont ban- iiisdcs dcmeures d’autres familles, suivant de nombrcuses circonslan- ces qu’on s’explique, sans que nous ayons besoin de les détaillcr ici. Lorsque nous visitons quelques grandes Communcs ruralcs des Flandres méridionales , de la province de Ilainaut, nous annotons pour quelques-unes de ces communcs, une population de six, scpt , huit, neuf, dix, onzc, voire méme seize et jusqu’à vingt mille habitants. Sous ce rapport, ellcs devraient étre rangées plustòt panni Ics villes , dont quelques-unes n’atteignent pas les chilTres précités. Ce sont des loca- lités qui, à plusieurs titres, occupent un rang intermédiaire ‘cntre les villes et les communcs rurales proprement dites. On y imite surtout , les villes dans la construction des rnaisons. Aussi constatons nous souvent que l’babitation du campagnard qui cultiveses proprcs terres, ressembic parfaitement à celle du citadin. On y sacrifie assez l’utile à 33 l’agréable au point quc la maison n’à pas uno siiffisant capacitò, que, par conséqucnt, elle ne remplit pas Ics conditions hygiéniques les plus indispensables. Un étage ajulé au rcz-dc-cbaussée donne il est vrai, un aspect agreable au bàtiment, mais il ne donne pas toiijours Tespace que réclamcnt les besoins de colui qui roccupe. Ce qu’il faut avant tout, ce soni de grandes chambrcSj une vaste cuisine, une cour spa- cieuse,. de bonnes écuries, des granges suffisantes et un grand jardin. Sortons de la partie aggloinerée des communes pour' \isitcr l’ha- bitation isolée au milieu des champs, la ferme proprcnient dite. Elio est occupéc par le campagnard qui cultive ses proprcs ter- res , ou qui tient en location une grand cxploitation agricole. Il arrive , mais rarcmcnt, que nous cntrons ici encorc dans uno dcmeuré resseniblant beaucoup à celle que nous avons cxaminóe au milieu de la comrnunc, mais cn général, elle ne nous présente qu’un rez-de-chaussée qui se compose, de plusicurs grandes ebambres doni une est surtout reservée aux grandes fètes de famille. De ces piecès la cuisine est loin d’ètre la moins vaste; c’est qu’elle doit servir aux nom- breux besoins de la ferme, à ceux du pcrsonnel ainsi que du bétail. Le digne propriétaire a sa ebambre à dincr qui sert, en méme temps, a sa famille, la cuisine est réservée, aux domestiques, et plu- sicurs cliambres à choucher-sont destinées à Ipger le noiubrcux person- nel de la ferme. L'ameublemcnt est simple mais riche et bicn cntre- tenu; tout y respire l’aisance et la propreté. En visitant quelques grands fermes des poldres flamands, la vie vous y apparait dans tonte son aisance; raceueil que vous y recevez vous prépare à admirer 1’ ordre, la propreté, l’urbanité et la politcsse des habitants ; vous n’aurez pas besoin d’un long entretien pour vous convaincre qu’ils sont restés fidèles aux vertus patriarcales de nos ancétres, et qui caracterisent surtout nos voisins. Ics riches cultivatcurs des provinces limitropbes de la vieille INéerlande; là vous admircrcz les plus beaux ornements en or massif. Dans les grandes fermes des provinces wallonnes, vous trou- verez, à peu de choses près , la méme distribution dans les demeu- res. Cependant elles se font remarquer par un plus grand luxe pour tout ce qui regarde lameublement. IN’allez pas eroire toutefois que cet ameublement s’annonce avec une orgueilleuse ostentation, mais cher- cliez en plustòt la cause dans la différence très tranchée des moeurs des usages du genre de vie particulier qui séparé le riche cultiva- tcur cles provinces wallonnes de nos modcstes fermiers des Flandres, La distribution de ces dcmeures champètres est généralernent as- scz conforme aux préceptes de l’hygiène; les détails qui précèdent ten- dent à confirmcr ccttc manière de voir: aux exception près que nous ferons connaìtre plus loin, on pcut entretenir l’air dans un état sa- tisfaisant de salubrité. Le tcrrain doni on dispose pour la construc- tion des fermes est assez vaste pour que l’on accorde un espace suf- fisant à leurs habitants. Ic*i on ne peut nous objecter les mèmes rai- sons qu’on invoque dans les grandes villes. La place qui d’ordinaire se fait remarquer favorableinent , dans les grandes fermes , par sa capacitò , c’est la cuisine avec sa large eheminée, scs portes spacieuses, ses largcs fenétres qui permettent une ventilation de tuus les instants, un accès facile à la lumière et aux bienfaisants rayons^du soleil. Pai* une heureuse disposition , des ou- vertures carrées sont pratiquées dans le mur au niveau du carrelage pour l’écoulenient des eaux dont les servants se servent avec trop de générosité pour le lavage de la cuisine; ces ouvertures sont autant de ventilateurs qui facilitent une libre entrée à l’air frais du dehors. Dans les grandes fermes, les cuisines ont leur plafond très élevé de sorte qu’un espace suffisant le séparé du carreau et que l’air ne s’y trouve pas à l’étroit. Ce plafond toutéfois n’est pas plàtré, Ics poutres , et les traverses sont nues; c’est là un incoiivi'micnt incontestablc; le bois exposé sans cesse à l influence d’un air chaud et bumide, à des émanations de toutes sortes, se détériore. Plus loin nous entrerons dans de plus amples détails pour montrer combien l’altération du bois exerce son influence sur la composition de l’air que nous respirons dans nos demeures. La destination que nous avons donnée aux chambres de ces fer- mes est loin d’èlre partout la méme ; nous savons, il est vrai , que beaucoup de fermiers occupent une pièce sèparéc, mais un plus grand nombre, méme ceux qui jouissent d’une grande aisance, font leurs re- pas dans la cuisine, à une table exclusivement reservée aux membres de la famille, et qui, dans nos poldres, est généralernent connue sous le nom de première table, de cerste talel, tandis que le nombreux per- sonnel domestique occupo une place separée qu’oii nomine la seconde table, de levecole tafel. Le système de ehaulTage varie suivant Ics usages locaux et les sai- 35 Sons. Dans les contrées où le charbon aboncle , c’ost ce combustible qu’on emploie tonte l’atmée durant; en été, on enlève les poèles ou les euisinières, et on se contente d’utiliser l’àtre. Voilà ce que nous ob- servons surtout dans les provinees de Liége, de Limbourg et de Na- mur. L'àtre peut servir ulileinent en été, c’est un excellent système , mais il ne peut suffire pour . entretenir une température convenable pendant les mois d’biver. Cette vérité ressortira davantage , lorsque , plus loin, nous nous occuperons des nombreux procédés de ebauffage. Dans d’autres provinees, on brulé du bois , en été, de la bouille en biver. Nous donnons ces détails parce que la inatière du combu- stible qu’on emploie n’est pas étrangère à la production des gaz qui vieient la pureté de l’air. Mais n’anticipons pas sur ce que nous au- rons à dire plus particulièrement à ce sujet, plus tard. Cependant, nous ne pouvons passcr sous silence, pour le moment, que, depuis un temps immémorial ; on fait servir le foyer , dans presque toutes les fermes, non-seulenient pour la nourriturc que réelame leur nombreux person- nel, mais celle aussi pulir celle du bétail, C’est là un usage qu’on ne peut assez blàmer , ou que , pendant quelques beures de la journée , l’air des cuisincs est saturò de vapeurs de diverse nature, et, qui cer- tes , ne sont pas favorables aux personnes qui doivent les réspirer. Quelques fermiers intclligents ont reconnu ce grave ineonvénicnt et ils ont préferé de s’imposcr un léger sacrifiee que de maintenir un état de eboses qui, néeessairement, doit miner leur sauté ainsi que celle de leurs domestiques. Comprenant qu’il était de leur intérét d’éloigner cette cause d’insalubrité , ils ont fait construire à còte de la cuisine une éeboppe, sous laquellc on a établi un grand fourneau qui sert ex- clusivement à préparer la nourriture des bestiaux. C’est cette espèce de cuisine que les flamands appellent AooA /mw x>oor het hoornxiee.W serait à désirer que des fourneaux parcils fussent adoptés dans toutes nos fermes. Nous ne pouvons aller plus loin sans dire un mot du logement des domestiques. Les servantes occupent généralemcnt, de petitos cb imbres au rez- de ebaussée, ou qui se trouvent parfois encorc sous lesco.nbles. Leur capacitò est loin de remplir les conditions requises pour conserver la puretò de l’air que les domestiques y respirent , surtout pendant la nuit. Il y a plus encore; dans toutes nos fermes, ainsi que dans les mai- ATTI ACC. VOL. II. 5 - 36 - sons doni les inaìtres liennent équipage , on a conservò la inauvaise habitude de faire couchcr les doinestiques avec les animaux auxquels ils donneili leurssoins. Lelitdc ces niallieureux se Irouve placò ou bien dans l’écurie niòine ou dans une cbambrelle au-dessus de cclle-ci. La situation des lieux osi Ielle que l’élroit espace qui seri de logement iioclurne regoit sans cesse les émanations que dògagenl les ebevaux , et le funiier. Nous parlageons enlièrement ropinion qu’émet à ce sujet M. Iluzard, meinbre de la Sociélé iinpòriale de cullurc , et nous con- daninons bautement ce procòdé aussi inbumain que conti-aire à la mo- rale. Les préjugés les plus funestes règnent encore à cet ògard, dans les campagnes; loin d’admettre que celle coutuine barbare csl préju- diciablc à la sanlò on pense, au contraire, que certaines inaladies sont guòries par un séjour plus ou nioins prolongò dans les òlables. Celle déplorable babilude esl eonsaeròe par la roulinc, inéme dans les grandes inaisons doni les propriòlaires s’enlourenl des précaulions bygiéniques les plus ininutieuses pour eonscrver leur sauté. Celle babilude csl condamnable; elle n’esl pas sculeinent repudiòe par le ben sens, mais elle pòche conlre les prineipes de la morale; l'bommc créò à l’image de Dieu, a une deslinée Irop élevée pour faire son séjour par- lili les animaux; il leur doit, il est vrai ses soins, en retour des Ser- vices qu’il cn regoit, mais' il ne doit plus vivre dans leur milieu, des que ces soins viennent à cesser. Le séjour des bommes dans un en- droit rcmpli d’aniniaux est anornial, il est en deliors de toutes Ics rè- gles de riiygiéne, altendu qu’on ne peni y respirer qu’une air viciò , que cette air ne peut plus fournir les òlònienls nòcessaires à la con- servation de la sanlò. Les cultivateurs auxquelles on ne parvicnt pas a faire cnlendrc raison lorsqu’il s’agil de disculcr avec cux sur Icurs intérèls les plus ebers, ne se font pas defaut, quand on veut leur prouver tout ce que leur conduitc a de dòraisonnable en cette circonstancc, que leurs do- mestiques n’òprouvcnt pas dcmahiise, qu’ils ne se plaignent d’aucun (lòrangcment de sanlò qui puisse élrc altribuò au susdit séjour; mais nous leur demandons alors où ils trouvent les causes qui provoquent les maladies doni leurs serviteurs sont atteints. Il est assez dilTicile de pouvoir nous prouver, croyons nous, que la cobabilation avec les animaux reste etrangère au dòveloppcnienldcs ccrouelles, de nous dire 37 - que Ics accidents dn système lymphatique ne lui doivent pas tres sou- vent leur origine. Pour nous, il est certain qu’ils en sont la suite. Ou nous dire que cotte cause agit avec lenteur , que les sympto- mes, annongant ce dóplorable état constitutionncl sont Icnts à se dé- clarer. Mais cela s’cxplique naturellement parce que la situation anor- male que nous accusons de produire des maladies de langueur, n’est pas exempte d’intermiltcnce, parce que l’air quo l'on respire pendant le jour a le pouvoir de modifier jusqu’à un certain point la mauvaise influen- ce do rabsorplion des miasmes putrides de la nuit. Mais, lors méme que cotte influcncc s’exorcc tardivement, est-il possible de la nior? Pour nous elle existe dans toutc sa fàcbeuse réalité. Il s’en suit que, pour se fdire altendre, les suites n’en seront pas moins uuisibles. Nous admettons volontiers que les inconvcnients peuvent avoir une partie moins grave pendant Tété, l’air alors est plus sec, les animaux sont dehors une grande partie de le journéo, puis on a généralcinent soin d’établir des courants d’air pendant la nuit. Mais en est-il de inèine pendant les longs mois de l’iiiver? Si, alors, uno ventilation est cntretenue dans les écuries dc- stinée aux chevaux , il est un fait certain, qu’clle est imparfaite, qu’elle n’a pas lieu cornine en été. Pour ce qui concerne les bètes à cornes et les moutons , on les tient presque toujours cnfermcs pendant Thiver, et l’on sait que les ouvertures pouvant donnei- 'passage à l’air exterieur pour remplacer l’air vicié de rintericur sont bermétiqueinent fermécs. Où vcut-on alors que les exliàlaisons animalcs trouvent une issue ? Pourrait-on prétendre après cela qu’il n’y ait pas barbarie à loger des hommes pendant la nuit dans ces lieux infects, et y a-t-il oui ou non un dangcr rèel pour leur sauté? CHAPITRE YIII. CONTINUATION DU MÈ.ME SUJET. Pour compléter nos recherches autant que nous le permet le sujet que nous traitons il convieni d’observer en premier lieu que les fer- ines des provinces wallones et de nos poldres flamands se distinguent de celles des autrcs provinces par leur plus grande importance. Cc sont, pour la plupart, des exploitations agricoles de trente, quarante, cin- 38 - quante héctarcs. Aussi, dans ces contrét-s, les fcrmiers cccupcnt unc gran- de partie des habitants aux travaux des cliamps, tandis que les aulres sont employcs dans Ics établissemcnts industriels. La situation est loiit autre dans nos Flandres, dans le Linibourg et la province d Anvers. A part quelques exceptions que nous rencontrons parfois dans ces pro- vinces, nous entrons partout dans de petites fermes. Il est des coinniunes rurales de six, sept, liuit et nièmc dix mille habitants, oùlenombre des fermiers qui emploient deux ebevaux est tres limité ; le nombre de ceux qui se servent d’un seul chevai, n’est pas bien considérable , tandis que ceux qui occupent le dernier échelon des cultivatcurs, for- menl la majorité. Il s’en suit que nos modestes laboiin'urs flamands ne peuvent pas prétendre à la vaste et confortable habilation de nus riches fcrmiers wallons. Aussi la distribution de nos petites fermes flamandes présente-t-elle plus d’une lacune. L’ensemble des places comprend unc cuisine, souvent trop peti- te; urie ebambre particulière asscz bien soignée, urie ou deux eham- bres à coucher. Il n’y a pas d’étage. La cuisine sert à plusicurs usa- ges; elle sert de séjour habituel à toute la famille et aux domestiques. On y fait les repas en commun, et, très souvent, les maìtres de la demeure en font leur chambre à choucher. Si elle n’est pas assez grande polir donner place à un lit, on remplacc le manque d’espace par unc alcòve qui se trouve sous l’escalicr. Quant aux chambres à coucher pour les enfants et les domestiques, cllcs se trouvent, Fune d’elles au inoins au-dessus de la cave. Or, cellc-ci empiète de tellc sorte sur la chambre à coucher, qu’elle en dirninue la capacitò, en hauteur, d’un tiers au moins; c’est à peine si un homme de taille moyenne peut s’y lenir debout. Remarquez, d’ailleurs, que la lumière n’y pénètre que par line très petite fenétre, et que jamais on y trouve une cheminèe. Les chambres à coucher étant insulTisantes la plupart du temps pour loger tout le pcrsonnel qui compose la famille, on y supplèe en pla- tani un ou plusieurs lits [au grenier, dont la toiturc est le plus sou- vent, en chaume. Tout bien considérè, nous trouvons que les condilions hygièniques, si elles ne sont pas très défavorablcs, laissent pourtant à désirer. Disons toutefois que personnellement nous avons cu la frequente occasion de constatcr une disposition mieux ordonnée des lieux. On comprend, du reste, que la distribution des fermes de cotte catégorie varie selon la 39 - position sociale de ceux qui les habitent. Les meilleures conditions hygiéniques, nous les avons annotées dans Ics fcrmes qu’on venait de construire, et, nous le disons avcc bonheur, ici au inoins on commence à se conformer, d’une manière assez satisfaisante, aux prcscriptions de l’bygiène. Mais combien d’autres babitations de ce gcnre n’avons nous pas visitécs qui n’accordcnt pas la moindre commodité, et doni la constru- ction pècbe contro les règles les plus élémentaires de l’bygiène? Les fer- mes de petite exploitation agricole nous montrent une cuisine de deux mètres de baulcur; elle est éclairée, prcsque dans toutes les demeures de cctte catégorie, par une seule fenétre. Qu’y trouvons nous encore? Une cbambre à coucber encombrée de nicubles et de plusicurs lits; une cave bumide et en mauvais étal; un gicnier où logent les enfants et les domestiques. Quel air respire-t-on dans celle cbambre principale qu’on trouve dans beaucoup de fermcs et qui est connue sous le nom de poé- le? Cet air, bien certainement, ne peut pas continucr longtemps à four- nir Ics qualités indispensables pour que la respiration s’opère réguliè- reinent. Tonte la famille s’assemble dans cctte place pour les repas et pour les veillécs. Entrez y pendant l’biver, et vous trouverez tout ce monde autour d’un feu ardent où cuisent les alimcnts de la famil- le et des bcstiaux. L’air du debors peut, i'I est vrai renouveler cette atmosphére épaisse de miasmes, mais on se refuse obstinément à em- ployer le seni moyen qui puisse faciliter celle indispcnsablc ventilation, on n’ouvre les portcs qu’à de rares intervalles, et Ics fcnètres soni eon- damnées à restcr ferinées. Cette ni^gligence force le cultivateur à dormir au milieu de va- peurs mépbitiqucs et malsaines; aussi faut-il admettre qu’il ne ^ui faut pas un long séjour au milieu de cet air vicié pour perdre Ics bienfaits de l’air pur et vivifiant de la campagne, et qu’il a rcspiré pendant une grande parile de la journée qu’il consacra à ses travaux agricoles. Accompagnez nous dans les fermes de notre campine , et là nous constaterons une situation bien plus déplorable. Nous y entrons par une porte très basse dans une vaste pièce bien sombre, doni le plafond n’est pas beaucoup plus élevé que celui des fermes doni nous venons de sortir. Ce plafond n'est jamais blandii, mais nous mentre aucon- iraire une couebe assez épaisse de suie provenant de la masse con- sidérable de fumèe que produit la combustion de la tourbe , des feuilles sèclies et du bois doni on fait uae grande consommation dans cette conirée. Le parquet est loin de s’annoncer par plus de luxe, car il n'est fanne que de la terre tonte nue. Le meublé principal de cette place, qui sert cà prcsque tous les besoins de la ferine, est une machiiie en bois, espèce de potence mobile, à l’extrémité de laquelle est suspendue, au moyen d’uue lourdc cbaine, une grande cbaudière où l’on fait cuire la nourriture des bètes à cornes. Cette machine tourne sur des gonJs fìxes dans le mur; on lui fait décrire un demi-cercle pour verser Ja nourriture du bétail dans la mangeoire. Ce que nous disons ici peut surprendre quelques pcrsonnes qui ne fréquentent que les salons , mais l’étonnement cesserà bientòt , dès que nous aurons donné ime plus ampie description des lieux. L’étable se trouve conti- gue à la grande cuisine qui sert de séjour principal au personnel de la ferme, elle n’en est sép irée que par un mur peu épais et élevé , tout au. plus, à un mètre àu-dessus du sol. Cette légère construction est complétce par uni large porte à deux battants, formée de planches mal jointes, et que l’on ouvre chaque fois qu’on donne la nourriture aux animaux. Il s’en suit que ceux-ci tiennent pour ainsi dire société aux gens de la maison, et que ces dernìers cn regoivent toutes les mauvaises émaiiations ainsi que cellcs du fumier. Les gaz qui s’en dégagent sont d’autant plus dèlétères que, dans la campine, on a la mauvaise habi- tude de laisser le fumier dans l’écurie, pendant presque toute l’annèe; on ne l’en retirc que, pour fumer les terres. Les bestiaux qui se trou- vent enfermés dans une cave, lorsque l’écurie est déblayée , montent à mcsure que les liticres sant cntassécs de nouveau les uncs audessus des autrcs pour former le chaque le plus impur et dont il est diffi- cile de se former une juste idée à moins d’avoir visitò les lieux. Il n’est pas dilfieile de s’expliquer maintenant pourquoi les autres conditions liygiéniqucs de la demeure ne doivent pas étre bien favo- rables, là où l’on ne lieiit aueun ompte des préceptcs les plus élé- mentaires de l’hygiène. Pourtant nous sommes lieureux de le dire ; malgré leur éloignenent des grancls centres de population et Ics dif- lìcultés de communicatioo , les campinois commcncent à recevoir de temps à autre la visite de quelques utiles progrès dont ils apprécient avec reconnaissance h bienfaisante portée. A l’appui de ce que nous avangons nous pauvons moutrer les imuvelhs fermes que l’on à èri- gées depuis quelques années, dans nos landes désertcs, trop peu con- nues , et qu'on a eu le grand tort de nègliger jusqu’ici. Les constru- ctions de date récente répondent asscz bicn aiix exigences liygiéniques les plus minutieuses, et, certes, nous n’avons pas à leur adrcsser les reproches que noiis pouvons faire encore, aujourd’hui^ mèine à de gran- des fermes, lorsque nous voulons compléter notre examen par Ics observations qui suivent. Nous avons dit, plus haut, que Fair renfermé dans le pièce prin- cipale de nos fermes campinoises est infecté par les émanations prove- nant de l’étable, et c'est la vicieuse situation de cette dernière que nous avons accusée de produire surtout Faltération de Fair; mais il est plus d’unc ferme située loin de la campine, où nous constatons la méme cause d’infection. C'est ainsi qu’il s’en trouve plus d’une dont Fétable commtinique directcment avec la cuisine au moyen d’ une porte cou- pée à bau tour d’appui, et dont le vantali supérieur o reste ouvert la plus grande partie de la journée. Il faut convenir qu’ici Ics émanations ne trouvent pas plus d’obstaclc que dans les fermes de la campine, pour infecter Fair que doivent respirer les babitants de pareille demeure. On nous dira avec raison que nous constatons cette mauvaisc situation partout, lorsque nous visitons les fermes de la campine, tandis que par- tout ailleurs elle est exceptionnelle. Nous rcconn?iissons que cotte objection est fondée, mais si nous ne rencontrons pas dans beaucoup de fermes Finconvénient dont il s’agit, nous en constatons un autre qui n’est pas moins grave. Plusieurs de ccs babitations sont distribuées de telle ma- nière que Ics ctables se trouvent immèdiatement sous les ebambres à couclier; les émanations qui se dègagent de ces étables finisscnt par infecter au plus baut degré les poutres et les minces plancliers, et cette condition est d’autant plus mauvaisc que la capacitò des ebambres est déjà trop petite pour fournir une quantité suffisante d’air respirable aux per- sonnes qui doivent y passer cinq, sex^ sept beures de la nuit, voici les gra- ves inconvenients de ce vicieux emplacement: 1 les étables empiètent cn grande partie sur la capacité des ebambres à coueber; 2.° la ventila- lion s’opère difficilement; et 3.° ceux qui occupent ce séjour malsain, ne respirent pas seulement uno quantité insuffisante d’air , mais encore un air trop ebaud et corrompo par des émanations fétides. Ltà où il sc- rait difficile de déplacer ces étables, on devrait au moins les voùter; el- Ics devraient étre ventilées par des ouvertures placèes de deux cólés — 42 — à la naissance du sol, et il serait convcnable que leiir sol s’élevàt aii moins à uo demi-mètre au-dessus du niveau de la cour où se trouve la fosse à funiier. L’emplacement des écuries et des étables est généralement mal choisi dans beaucoup de feraies ; il davrait étre éloigtié du eorps de ìogis, tanJis que aujourd’hui, presque partout ccs écuries et étables s’y trouvent adossées. Par cette niesure on enleverait une cause qui cor- rompt sans cesse l’air que doivent respirar Ics hahitauts des feraies, on leur fournirait un air pur. Mais d’autres causes contribuent ancore à le vicier. En général, les fcrnacs nous montrent un carré plus ou moins grand selon l’im- portance de l’exploitation agricole. Il est forme par le eorps du logis, les écuries, les étables et les granges, et il ne correspond avac la rue qu'au moyen d’une large porte d’entrée qui ne s’ ouvre que pour les besoins du Service. Cet enclos est dono hermétiquement ferraé, et le seul moyen de ventilation que peuvent nous fournir les grilles qui séparent les jardins et les vergers de la cour, ce moyen nous ne l’obtenons qu’cx- ceptionnellement, vu que le plus souvent, on ne communique avec ces jardins et ces vergérs que par Ics portes des granges et des écuries. Les bàtiinents qui firincnt le carré sont peu élevés, nous en convenons; mais partout ils sont entourés d’arbres de haute futaie. Il s’en suit que la ventilation de l’air confiné dans la cour ne suIBt pas pour empècher sa corruption, et que, n’imporfe la ventilation qu’ou établit dans le eorps du logis, celui-ci ne regoit pas l’air pur qui seul convient aux gens de la demeure. Il résulte évidemment de ce qui précéJe, que les plantations au- tour de la ferme devraient ètre faites de manière à ne pas empècher l’accès des vents qui facilitent si bien le renouvellament de l’air, qui peuvent balayer en peu d’instants, l’air le plus impur. Pour activer la ventilation on séparerait dans les endroits les plus convenables par un grillage , asscz solide et élevé pour la sùreté des habitants , mais qui permettrait un large passage à l’air. Ce n'est pas tout enco- re; à ce défaut de ventilation viennent s’ajouter d’autres causes d’in- fection. Le terrain qui longe Ics bàtiments, au lieu d’étre pavé et bien entretenu, est boneux dans les saisons pluvieuses, et malpropre dans toute aulre. Les eaux. des toits s’y déversent directement, et causent, en peudetemps, riiumidité des murs; le fumier reste entassé en quantité con- I - 43 sidérable, pendant la plus grande parile de l’année, et les émaiiations putrides doni il infecte Tair , dójà assez mal partagé cornine nous Tavons vu plus haut, — soni encore augmentécs par raccumulalion in- cessante des urines fournics en grande quantitó par les chevaux et Ics bestiaux. Quoi d’étonnant alors que Ics fermiers se plaignent de la liiauvaisc qualilé de l’eau de leurs puits qui se trouvent placi's dans l’un ou l'aulre coin de la ferme, et par exception dans le verger ou jardin, loin du fumiér. Le remède nous le trouvons à còlè du mal. G’est ainsi qu’en vue d’enlever ces causes d’impuretó de l’air, il con- vieni de no tolércr que des fosses à fiimier citernées, doni l’ouver- ture doit ètre couverte. Ces fosses doivent toujours ètre éloignées des caves, des puits, des citernos d’au moins un mètre et demi. En au- cun cas, elles ne rccevront Ics eaux pluviales. A cct clTet, tous les bàtiments devront ètre pourvus de gouttières disposées de Ielle fagon que les eaux des toits ne tombent plus directement sur le sul qui en lungc Ics murs, mais soient dirigées par des égouts vers ime ou plu- sieurs citernes. On recoura au méme moyen pour l’écoulemcnt des eaux fournics par les toits extéricurs; il doit ètre sévèrement défendu de laisser ces eaux se déverser directqment soit sur la voie publique soit sur le terrain qui entoure Ics bàlimcnts. Il faut de plus que les agents- voyers surveillent activement l’entretien des fossés qui entourent les fermes, et qu’on donne toujours ime pente suffisante pour que le cours des eaux n’éprouve pas d’obstacles et qu’on puisse empèeber, autant que possible leur stagnation. Nous pourrions entrer ici dans bien d’autres détails encore qui se rattachent àdes causes d’insalubritc dans les fermes, mais devant examiner plus loin de nombreuses inlluenccs nuisibles , qui exercent autant leur action dans la denieure du fermier que de tout autre ci- toyen , nous croyons devoir nous arréter ici , pour éviter d’inutiles répétilions qui ne servent qu’à fatiguer le Iccteur. On nous obscrvera que toules Ics fermts ne présentent pas les conditions défavorablcs que nous venons d’enumérer. Nous avouons vo- lontiers avoir constate plusieurs cxceptions , surtout dans les grandes fermes du pays wallon dans nos poldrcs flamands, ainsi que dans les fer- nies de moindre importance de nos Flandres et d’ime parile de la pro- vince d’Anvers. C’est ainsi que les bàtiments de plusieurs habitations 6 ATTI ACC. VOI,. II. — 44 agricoles ne forment pas un carré, mais se trouvcnt sur le mème ali- gncment ou représentent un angle clroit; que les écurics et les étables soni éloignées du bàtiments principale que le fumici- a un cmplace- inent convenablc; que les toils sont pourvus de cbénaux . Nous pour- rions ajouter d’autres dètails pour prouver que l’iiygiène n’est pas per- due de vue par les fermiers de ces provinces; mais la vérilé veut que nous n’adressions pas la méme louange à tout le monde à eeux qui ne la méritent point. Dans le Leinbourg Belge, dans le Duebè du mè- me nom, nous avons toujours trouvé les fermes dans une déplorable situation d’insalubrité, tant sous le rapport de remplacement, de la di- stribution des bàtiments que pour ce qui concerne 1’ observance des préceptes bygiéniques. Nous avons annotò une grande nègligencce un manque d’ordre et d’économie qui sont le triste partage de beaucoup de fermiers de cette contrée. Pour s’assurer de la verité de ce que nous disons, on n’a qu’à visiter leur exploitation; et la tenue des de- meures, des écuries, des étables; la culture de leurs terres prouveront sulTisamment que nous n’exagérons pas. Toutes ces circonstances parlent hàutement en faveur de la hau- te prévoyanco des gouvernemenls qui ont pris la sage mesure de sou- mettre l’hygiène rurale à la surveillar.ee active de fonctionnaires spé- cialcment nomroés à cet effet , cn confiant cette branche importante da Service public aux commissaircs — Voyers. CIIAPITRE IX. ATEUgU GENERAL DE LA. SITUATION HYGIÉNIQUE DES DEMEURES IIABITÉES PAR LES OUVRIERS ET LES INDIGENTS DES COMMUNES RURALES. Les demeures des ouvriers campagnards dilTèrent beaucoup les unes des autres selon les provinces. Dans les localités industrielles de notre pays, où le salairc des familles ouvrières , donne une moyenne de 40 francs par semaine, vous cntrez dans des maisonnettes assez bicn distribuécs. lei, cornine partout ailleurs, on constate des exceptions qu’on s’expliqiie sans que nous ayons besoin d’en indiquer les cau- ses. En géncral, le rez-de-chaussée se compose de deux picces, et on troùvc un nornbrc egal de-cliombrcs à l’étage; la famillc a une cave et un grenier pour les besoins du ménage et a à sa disposition un petit jardin et un petit préau. Ces habitation présentent des conditions bygièriiques d’autant plus favorables à la conservation de l’air pur, qu’une aisance relative s’y associe à plus de propreté, d’ordre et d’économie, à plus d’activité sur- tout, qualités que nous soinmes loin de renconlrer aussi généralement chez les familles ouvricres des grands cenlres inanufacluriers de nos Flandrcs. Cotte situation bygiénique des maisons n'est plus aussi favorable qu’elle le fat il n’y que a quelques années, dans les ccntres industriels des provinces wallonnes; le nombre de ces demeures a considérablement, augmente par suite du développement des établissements industriels de cotte contrée, et on rcmarque assez que les construclions faites en der- nier lieu sont loin de satisfaire aux exigenccs de l’hygiène. La popu- lation a doublé, dépuis un quart de siècle, dans quelques communes du pays de Liége et de la province du Ilainaut; il s’en suit que sul- le mème espace de terrain on voit une plus grande aggloinération de maisons ouvrières qu’avanl. Or, partout où la population ouvrière aug- mente,* nous voyons le désordre inorai s’intróduire dans Ics familles, et, cortes, celles qui s’adonnent aux vices, ei chassent de leur demeu- re les vertus qui seules peuvent leur inspirer l’ordre et réconomie , sont aussi celles qui n’accordcnt pas àl’hygiène touslcssoins auxquels elle a droit. Quoi qu’il en soit , les ouvriers agricolcs sont moins bicn par- tagés. Ils occupent de petites maisons où l’on ne trouve que dcux pe- tites cbambres, dont Lune sert aux usages du ménage et l’autre de chambre à coucber. Les cnfants passent la nuit au grenier. Ces demeures sont isolées, et on rencontre rarement cà la campagne une^ agglomération de maisons habilées par Ics ouvriers qu’on emploie aux travaux agricoles. Ces habitations n’ont pas de cave, et là où fon en trouve, elle empiète sur Tespace assez restreint de la chambre à cou- cher. L’isolément de ces maisons leur permet de disposer d’un petit jar- din de quelques mètres carrés et d’un petit préau. L’ eaui pluviale du toit s’écoule directement sur le sol qui , n’ est pas pavé; uno fosse à fiimier regoit les débris du menage , ainsi que les ordures, des latrines; on y verse de méme les eaux ménagéres. Il — 4G - est évideiit que nous trouvons ici dcs conditions hygiéniques peu favo- rables. Généralement, ces demeures soni trop peu élevées, et l’espace ac- eordé à Icurs hal)itanls est hors de toule proportion avec leurs besoins, il est trop petit, Une senio fenètrc donnole jour àia chambre qui, le plus souvent, n’a pour carrelage que la terre, tonte nue. Cotte place est pour- vue d’un largo manteau de cheminée; cn été on brulé du bois pour les besoins du menage, tandis qu’en liiver un poéle en fonte donne une tem- pérature trop élevée, et absorbe, en grande partie , l’air dont en l’ab- sence mòme de tonte combustion, là quantité ne suffit pas pour la ro- spiration de ceux qui sont condamnés à passer leur vie dans ces étroi- tes demeures. Cet air est encore vicié par les diverses émanations dont nous avons dit un mot plus avant, lors de notre tournée dans Ics villes. Nous avons cu la fréquente occasion de comparer entro elles les demeures des ouvriers campagnards et de la_ ville, et, malgré que par- tout nous ayons trouvé une situation hygiénique certainement bien dé- plorablc, nous devons à la verité de dire que les premières sont bien plus favorables que les maisons des citadins. Un grand avantage que nous fournit la campagne, c’est que nous n’y avons pas l’agglomération des demeures comme en ville; les maisons d’ouvriers ne sont occu- pées, à la campagne, que par une seule famille; parleur isolément ; i! est permis d’en renouvellcr l’air confine par un air plus pur et surtout plus abondant. L’ouvrier campagnard, par le fait méme de ses travaux, respire librement l’air des champs, C’est là une grande compensation dont il convieni de lenir compie; puis, veuillez bien le remarquer, sa vie est mieux reglée; dans la demeurc, on trouve encore un peu d’or- dre, de l’économie, on y constate Ics jouissance de la vie de famille ; moins exposé à fairc des exces, il conserve mieux que Touvrier citadin le sentiment de sa dignité d’hommc, ses passions sont moins violentes, ses nioeurs plus douces; ils observe mieux Ics devoirs de sa religion, ses propos sont plus bonnétes, et un grand bien qu’il a cn partage, c’est la paix du coeur. Ce sont là, disons le, des conditions favorables à la conservation de la santé. Ici encore nous devons ne pas perdrc de vue qu’on ne peut pas s’arréter à une seule categorie, qui se fait remarquer par ime situation relativemcnt satisfaisante. De mème que dans les villes, la classe ou- vriere de la campagne nous met en présencc de nuances diverses, s’il est permis de nous exprimer ainsi, mais de nuances si nombreuses, pour 4T - que chacune d’elles nc puisse faire l’objet d’im examen particulier. Toute- fois noiis essayons de fournir, à ce sujet, les renseignements les plus necessaires. Pour que l’on puisse juger de la situation réelle d’une cer- taine classe d’ouvrìere de nos Flandres, nous communiquons ici des chif- fres officiels fournis par le gouvernement, lors du denombrement fait, en 1850 , dans toute la Belgique. Nous n’avons que Tembarras du choix. La contrée que nous allons visiter fut la plus eprouvèe de toutes les provinces du pays; la crise qui la tourmenta fut d’une assez longue durée, mais sa situation s’est beaucoup ameliorée depuis l’epoque que nous avons recueille les renseignements qui suivent. Toutefois, cette amélioration n’est pas encore assez importante , au moment que nous écrivons, pour que nous puissions elTacer par des coulcurs plus riantes les tristes scénes du tableau que nous devons dérouler. II en est des peuples comme des familles; ils peuvent éprouver des crises matérielles qui menacent de les conduire sur Ics bords d’unc ruine imminente ; ces crises sont d’autant plus dangercuscs qu’cllcs sont souvent une forte cause de démoralisation qui laisse parfois de longues traces panni les populations, et entretient mòrne un foyer de viees que les efforts les plus puissants de l’autorité civile ne parviennent jamais à détruire. Pareille calamité frappe les peuples et les familles qui ont perdu la foi, ou qui sous un semblapt de religion cacbent une ignoble liypocrisie et un malfaisant fanatisme. Heureusement, nous le disons avec un légitime orgueil , nos populations flamandes , si elles sont restées fidèles à la foi de nos ancètres, ont eonservé une religion sincère dont les préceptes consolants Ics ont fortifiées dans le mallieur qu’elles ont supportò avec, une héro’ique résignation. C’est ce coura- ge c’est cette fidélité à la foi de nos pères qui les ont sauvécs et nous ne sommes pas bien loin du moment que nos belles. Flandres oubliant l’affreuse misère du passò, reprendront leur ancienne splcndeur , et quelles prouveront une fois de plus que la foi sauve les peuples comme les individus. Nous ne pouvions passer sous silence ce fait historique qui, à notre point de vue, a une grande importance, et que nous avons pu appreciér d'autant mieux sous ses diverses faces, que nous avons vu au milieu de nos compatriotes flamands pendant les années cala- niiteuses dont le triste souvenir ne s’effacera jamais de notre memoire. 31ais revenons à notre sujet. L’arrondissemcnt de Thielt, qui est situé dans la Fiandre Occiden- - 48 tale comptait, en 1850, 12,113 maisons, doni 11,664 étaient habitées et 449 ne l’étaient pas. Au nombre des maisons habitées, 11,171 ne disposaient que d'un rcz- de-chaussée, 489 avaient deux étages, et 4 seulement étaient pliis élevées. Les maisons à étages se trouvent, pour la plupart, dans le chef-lieu qui est la ville di Tbielt, du nom latin Tiletum, provenant de Tilia, à cause d’une forteresse qui aurait été bàtie dans un endroit piantò de tilleuls. Dans le cbiffre total de 1 2,1 1 3 maisons la ville entre pour 2389, dont 2,274 habitées, et 115 qui ne l’étaient pas. Nous trouvons encore que de ces 2,389 demeures, 1914 n’avaient qu’un rez - de-chaussée, que 341 avaient deux étages, que 19 seulement en avaient trois. La première catégorie était presque exclusivement occupée par Ics tisserands et les cultivatcurs — On sait que la tissanderie constitue la principale industrie de la localité. — Malheureusement, cette méme ca- tegorie ne comprcnait , pour dire tonte la verité, que de misérables chaumières, dont la plupart setrouvaient dans les conditions, les plus dcplorables de salubrité, Dans la deuxième catégorie nous trouvons gé- neralement établis les marchands détaillants, les fonctionnaires publies et Ics pctits rcntiers. Enfin la troisième est occupée par les notabi- lités de la ville et par le haute Commerce. 257 Habitations ne comptaient qu’une chambre par famille; 1081 deux places et 1,007, trois places et plus; enfin 2,345 ménages habi- taicnt ensemble 6,472 piòces. Somme tonte, les 12,267 ménages que renfcrmait l’arrondissement occupaient 41,538 places, y compris Ics caves et les grcniers habités; 922 familles ne disposaient que d’une seule chambre 2,899 de deux; et 8,446 de trois piòces et plus, 30 maisons seulement avaient un jardin d’agrément. Le premier cbiffre que nous citons plus haut, savoir 275, indique les demeures des ouvriers qui ne peuvent se pennettre le luxe de deux chambres. Pour se Ogurer la position de ces malheureux, il faut les avoir vus. Le salaire insufflsant qu’ils gagnent , les force à rester dans les misérables tandis qu’ils occupent avec une famille composée de dix Oli douze personnes, dajis une seule et méme chambre que sans exagération , on peut comparcr à un véritable étouffoir. Vous ne se- rez pas surpris dès lors de ne renContrer, en général, que des gens pàlcs, étiolés, rabougris. Que direz vous de leurs enfants ? S’ils ont le bon- heur d’échapper à une mort préinaturée dans ces demeures sombres — 49 et malsaines, où tout concourt à hàtèr leur fin, il ne leur reste que le triste partage de propager les germes d'une dégénéres cence qui les at- ■teint à l’entrée de leur misérable vie. On comprend que ces ouvriers n’ont en vue que le bas prix du loyer; c’cst une conséquence naturelle du petit gain qu’ils peuvent réa- liser. Voici encore des chiffres olBciels qui prouvent ce que nous avan- gons. Lorsque nous citons le taux du salaire, par période quinquen- nale, tei qu'il fut en tonte vérité pendant une vingtaine d’années, nous obtenons le résultat suivant: En 1830. En 1835. En 1840, En 1845. !n 1850. Pour les liommes . . « 55 c. . . « 50 c. . . « 50 c. . . « 40 c. . . « 42 c. » les feinmes « 36 » « 35 » « 32 » « 25 » « 25 » Ces chiffres prouvent evideinincnt qu’en aucune manière nous n’ex- agérons la déplorable situations de ces malheureux. Aussi, n’habitent- ils que des maisons malsaines, mal situées que le soleil favorise rare- ment de ses bienfaisants rayons. L’air corrompa qu’on y respire ne trouve pas d’issue, et ne peut, par conséquent, se renoiiveler. Cette alté- ration d’une atmosplière insuffìsante augmente eneore par la malpro- preté du sol, qui, généralement, n’est pas carrelé dans ces sombres ré- duits parles immondices que les habitants ont la funeste habitude d’ac- cumuler. A ces causes nous ne pouvons oublier d’ajouter encore Ics diver- ses opérations ménagères dont ne peuvent se passer les habitants de CCS miserables maisons; la construction vicieuse et la mauvaise disposition des latrines; rinsuCfisance d’une eau pure pour les besoins domestiques; l’absence presque complète de l’indispensable ventilation, et, pour comble de malheur, le manque de moyens suflìsants de chauffage et d’éclairage. Ce n’est pas dans ce seni arrondissement que nous rencontrons ces conditions defavorables; la mème situation nous là retrouvons encore dans presque toutes les communes flamandes de la Fiandre occidentale. Aux réflexions que nous avons émises, à ce sujet, Timportance de la question que nous traitons, nous commande d’ajouter cellcs qui suivent. Les habitations de la classe ouvrièrc agricole d’une grande partie (les Flandres sont basses ; nous en avons vu dont les toits n’attei- gnaient pas en hauteur la taille ordinaire de l’homme, et , nous pouvons / — :jo — le dire, ces demeurcs étaient nombreuses. Pouf entrer dans ces misé- rables réduits, nous devions nous baisser et òter notre chapeau, pour voir de près le liideiix et repoussant paupérisme, dont quelques hom- ines généreux, a'ux sentimcnts nobles et élevés des quels nous voulons rendre un hoiumagc mérité, nous ont tracé un exaet tableau. Témoin oculaire de sccnes qui tant de fois ont attristò notre àrne, nous pou- vons assurer que ce tableau ne répond que trop bicn à une situation des plus déplorables. C’est la vérité dans tonte son évidence avec ses utilcs enseignements pour l’avenir, dont l’horizon s’assombrit à mesure que nous en approclions. Si les Flandres ne nous inspirent pas de Tin- quiétude sous ce rapport, cornine nous le disions plus haut, il n’en est plus d’autres contrées dont les populations sont perverties par les doctrines subversives de toute morale, et dont les imprudents propaga- teurs pourraient bieu, eux Ics premiers, subir les terriblcs conséquences. Pour la plupart, ces maisons sont petites; une seule place loge toute la famille, et quelle fainille grand Dieu 1 A la voir on se doute d’a- voir devant soi des ètres bumains. Nous avons dit que la lumière et l’aire y pénètrent à peine; les fenétres sont trop basscs et ne peuvent s’ouvrir que dilficilement, tellement elles se trouvent en mauvais état ; le seni eourant d’air qui s’y opere, est celui que le foyer attiro. Remarquez de plus que le niveau du rez-de-chaussée est beaucoup plus bas que le sol sur lequel sont assises ces misérables demeures. Pour se faire une idée de l’obscurité de ces lieux , nous dirons qu’ il est arrivò, bieu souvent, à des médccins qui y allaient pour dopner leurs soins à de pauvres malades, d’y marclier à tàtons pour chercher dans quelque coin obscur leurs patients qui s’y couchaiciit entassés, et sur quel lit ! Ah! Si quelques lieureux du siècle avaient pu voir ces grabats, nous le disons à leur lionneur. ear la ebaritè les anime eneore pour soulager l’infortunc, bien des malheureux ne seraient pas restés condamnés plus long temps à reposer leurs membres endoloris sur une palile infecte qu’on ne renouvelait presque jamais, et qui sans la bienfaisante inter- vention, de rhornrne de l’art ou d'un ministre du culte serali rcstòe imprégnée des plus dégoutantes ordures. Malgrò le luxe effròné et les passions desordonnécs qui caraetéri- scnt notre époque, la charitò èvangelique est encore l’objet d’un culto vénéré dans la société actuelle, dont les pcssimistes exagèrcnt trop les tra- versa et qu’ils accusent bien à tort de rester froidemcnl insensiblc aii « sort des malheureux. Lors des calamités publiques qui sont venues ac- cabler nos Flandres, et plus récemment quelques provinces Néerlan- daises, on a pu se convaincre que la pitie séjourne eucore ici-bas , on a pu juger de rempressement qu’ont mis toutes les classes de la so- ciété à contfibuer au soulagement de ceux que venait toucher le doigt du Seigneur. La noble conduite et le courageux dévouéinent que mon- tra lors de l’inondation d’une grande partie de la Hollande, S. M, Guil- laume III, Roi des Pays-Bas, et digne béritier des prinees qui illustrent depuis le VHP siècle, l’antique dynastie d’Orange-Nassau^ suffisent à eux sculs pour occuper une page d’or dans les annales de la nation néerlandaise. Lorsque le pauvre se croit abandonné de tout le monde, — ce qui est un crreur de sa part, car Dieu lui en verrà toujours un Blinistre du culte, ainsi qu’un homme de Science pour alléger son infortune, — il aime à s’entourcr d’animaux domestiqucs, qui témoins de sa misè- re, semblent préts à la partager. Il n’est pas nécessaire, croyons nous de dire combien ces compagnons de la misère, contribuent à la vicia- tion de l’air confine dans les insalubres liabitations que nous visitons. Une circonstance qui n’a pu éebapper à ceux quiont donné leurs soins à cette catégorie de malbeureux, c’est l’odeur insupportable qu’exbalait leur corps; cette odeur élait tellement forte qu’il n’était pas possible de rester longtemps dans leur sombre réduit. Cotte émanation étaitsi repoussante qu’il fallait beaucoup de courage pour passcr quelque temps dans les endroits où plusieurs avaient été réunis, lors mème qu’après leur départ on avait établi de forts courants d’air. Nous sommes d’avis qu’il existait ici d’autres causes encore que la viciation de l’air confiné dans leurs demeurcs, mais, bàtons nous de le dire nous avons la conviction quo les effets de ces causes eus- sent été moins pernicieux en présence do conditions plus favorables de l’air au milieu duquel ils vivaient. C'est dans la situation surtout où se trouvaient placés les malbeu- reux dont nous venons de parler, que nous reconnaissons l’influence, l’utilité d’un air pur. Notre couviction à cet égard est toute entière , elle est telle que nous ne pouvons résister au désir, de communiquer les éloquentcs paroles ducs à BI. Ilarvée Romain, et que nous trouvons dans un article inséré dans les Annales de la charité. Cet article est intitulé: De l’ assainissement des villes et de V amélioration des habita- 7 ATTI ACC. VOI. II. - 52 - tions rurales, au moyen d’une modification dans l'impòt de la proprié- té batic. Les lignes qui suivent s’adresscnt surtout à nos communes rura- les flamandes, vu qu’on y partage encore les plus déplorables erreurs pour tout ce qui se rapporte à notre sujet. « L’homme d’après sa création a besoin avant tout, avant le pain, avant l’eau, avant les rayons du soleil, d’avoir autour de lui de l'air pur , et de l’air en grande abondance; c’est que l’air est le fluide dans lequel il vii ; c’est qu’on ne peut le lui rationner mesquinement , et qu’il faut , au contraire, le lui prodiguer à flots.... — en un mot l’air est l’élément de sa vie, il fait mécaniquement son sang, et par consé- quent son teinpérament, sa santé...., et pourtant, cliose bien digne de remarque, riiomme n’a pas conscience de ce fluide qui est pour lui si précieux^ si bicnfaisant. Il n’en a pas conscience par cela seul qu’il y est plongé dès sa naissance, que ce fluide est transparent et inco- lore à sa vue, qu’il cède et fuit devant ses mouvemcnts, de telle sorte que si l’air vient à étre vicié, il ne s’en inquieterà pas, car ses sens ne lui ont guère appris à l’apprécier; à peine mème lui ont-ils révé- lé son existence. « Nous comprenons tous sans eflbrt, que des poissons meurent, quand ils sont dans l’eau corrompue, par ce que cette eau n’est pas no- tre élément, par ce que nous la voyons et qu’elle tombe sous nos sens...., mais qu’il Vienne cà s’agir des hommes, et nous avons besoin de ré- fléchir pour comprcndre qu’un air vicié doivc les faire mourir. « Pour quo i cela ? « C’csl que l’air, pour nous, c’est le vide; c’est que vulgaircment parlant, ce n’est rien et comment croire alors à la nocuité d’une chose qui ne serait rien ? « L'air, au contraire c’est chose immense; oli ! non, l’air n’est pas le vide, n’est pas le néant , c’est un fluide bienfaisant versé par le Créateur sur toute la surface de la terre, et versé par Lui, en telle abondance que, dans Ics pays les plus peuplés , dans notre France, couvert d'un si grand nornbre d’habitants, cbacun d’eux a encore pour sa quote part, un cube d’air qui, ayant toute la hauteur de Patmospliè- re, s’appuierait sur une surface de plus de 15,00'0 mètres carrès. » Avions nous raison, apres cela, lorsque nous disions plus haut que la condition des malheurcux que nous avons visitcs serait moins 53 niisérablo, si l’air qu’ils respirent fut plus abondant et meilleur quc celui au milieu du quel ils étouffent maintenant? C’estce que prouve- ront mieux eneore les considérations qui suivent. CHAPITRE X. CONTINUATION DU MÈME SUJET, La marche que nous avons suivie jusqu’ici, montre sufììsamment que nous n’entendons pas proposer seulemcnt les améliorations, qu’il eonvient d’introduire dans les demeures de la classe aisée de la société, mais que nous voulons embrasser un plus vaste borizon. Avant de vouloir opposer un remède quelconque à une piale , il faul la découvrir, cn examiner tous les recoins, se rcndre un compie aussi exact que possible des complications qui viennent entraver la guérison. Ce soni là autant de motifs qui nous engagent à continuer rexainen des mauvaises conditions que nous trouvons partout, de leurs fàcheuses suites, des mesures qu’il convieni de prescrire pour assurer la salubrité publique. Plus haut , nous avons prouvé que l’air ne se renouvelle que d’une manière incomplete dans les maisons que nous vcnons de visi- ter: que devient Pacide carbonique qui se dégage du charbon qu’on brulé dans de mauvais poélcs troués, et qui s’ajoule aux produits de la respiralion imparfait des malheureux habitants ? Sans le moindre doute il arrive directement aux poumons de ces derniers, et doit produire, très souvent; pour ne pas dire toujours, des congestions, de la bouffis- sure, et provoquer dans l’organisme délabré par la misère une facile disposition à contracter toutes sortes de maladies. Plus tard nous au- rons à examiner ce sujet en détail, mais dès à présent on peut juger des mauvaises suites que cause rabsencc de la ventilation. En visitant de nouveau ces pauvres demeures qui n’ont qu’une fenètre qu’une pe- tite porte, toutes deux presque toujours fermées, nous ne pouvons di- re avec M. Michel Lévy: » Les portes et les^fenétres sont les instruinents les plus natu- rels, Ics plus efficaces de la ventilation; ellcs mettent le marais aérien de la maison en conflit avec l’air extérieur, doni les courants s’élan- cent en sens contrarie à travers les appartements, se roinpent suivant 54 leur configuration et rejettent au loin les détritus gazeux de la fa- inille ». lei, noiis ne nous arrétons qu’à signaler une des noinijreuses cau- ses, celle que nous fournit Tacide carbonique, produit par la cornbu- stion de la liouille, du bois, ou de la tourbe, soit mòme de feuilles mortes. A cet acide il faut ajoiiter celai provenant, de la respiration des liabitants. Mais où trouver ici, dans ces étroites deineures l’oxygène que le fer incan- descent absorbe cncore plus que Tazote? Qui pourrait douter un instant que le fer du pocle ne s’oxide ici qu’aux dépens de l’air respirable et au grand détriment de la respiration ? L’ouvrier agricole et' l’indigent de la campagne appartiennent, à peu d’exceptions près, à la niéine catégorie; aussi nous serait-il diffi- cile d’établir entre eux une ligne de démarcation bicn tranchée. Nous n’avons dono pas à entrer dans de nouveaux détails. Aussi, après Texa- men de la déplorable situation dont la description laisse, cortes, beau- coup à désircr, parce que nous avons jugé utile d’écarter les details trop minutieux avons nous besoin de nous reposer, et l’inspection d’un tableau plus r;issurant vu nous permettre de respirar plus librement. Le gouvernement Belge n'a pas été le dernier pour proclamer qu’il est urgent et d’une haute importance que les ouvriers ainsi que les in- digents, tant ceux de la campagne que des villes , habitent des loge- ments sains. C’ est ce que prouvant de nombreux, documents officiels. Tous ceux qui apprécient l’immense portée de cotte grave question , n’ont qu’une voix pour faire comprendre partout le triple intérét qui se rattache à la solution. Qui pourrait ignorar plus longtcmps cncore que la santé, la vigueur, le bicn-étre physiquc, et inorai de la géné- ration actuellc, sont ici en jcu, et que les générations à venir ne pour- ront hériter de ces qualités indispensables au bonheur des familles , si dès à present, nous ne nous appliquons à faire exécutér les me- sures que nous indiquent les progrès de la Science que nous appelons la bienfaisante hygiène? Et l’intérèt inorai n’aurait-il pas le méme droit d’imposer scs légitimes prétentions ? Ici il nous est permis de répéter avec l’illustre Casimir Broussais : « L'étroite laison qui existe entre l’hygiène et la morale, est tellement évidente, que je ne voie pas qu’une fois exposée, elle puisse jamais étre méconnue ». Où est-il celui qui nous dira que la propreté , la salubrité, l’or- dre et l’économie n'exercent pas une influence salutaire sur la famille? - 55 où cst-il ? Mais nous en connaissons plus d un, on pourrait mème en compter un grand nombre qui semblent ignorer ces notions élémen- taires de l’économie domestique. Si nous exceptons ces gens dont la cupidité explique leur froide indif- férence, tous ceux qui apprécient l’état récl de la situation , qui re- connaissent que c’est à l’hygicne qu’il appartieni de déterminer les vrais besoins de riiomme, convcndront avec nous, que l’ouvrier doit neces- sairement éprouver un irrésistible éloignenient àl’égardd’un intérieur mal tcnu dont la vue seule suffit pour inspirer un légitiine dégoùt , où il trouve à cbaque instant des causes malfaisantes qui compromet- tenl sa sauté, celle de sa fainillel Comment veut-on qu’il ne s’ ein- presse de fuir ce séjour maudit, qu’il ne cherche ailleurs les jouissan- ces lunesles, qui portent souvent le désordre et les malbeurs les plus irréparables au sein de sa famille? Et l’Etat, lui, ne trouverait pas qu’un intérèt capitai est engagé dans la solution de cette grave que- stion ! Il voudrait ignorer qu’il imporle que les habitants du pays aient une constitution forte et vigoureuse I La défense de la patrie, l’industrie agricole, toutes les autres In- dustries aussi nombreuses que variées, les progrès des Sciences, des lettres et des Beaux-arts, tout ce qui contribue à faire prospérer un peuple à le rendre heureux, tout ce qui copstitue la base sur laquel- le repose l’ordre social est compromis dans tout pays dont le gouver- nement ne met pas une main courageuse à l’ouvre, avec la decision formelle de ne se relàcher jamais, avec la volonté inébranlable de combattre les funestes suites que nous devons à l’indifference de nos prédécesseurs. Tout gouvernement qui reste étranger aux grandes inté- rèts du peuple qu’il gouverne, qui n’est que le complice ou Taveugle instrument d’une secte, assume la plus grave responsabilité, parco qu’il expose le peuple à perdre sa nationalité ! Il faut dono que ce gouver- nement, s’il veut conserver l’afTection des citoyens, s’il veut que ceuxci restent fidé Ics aux institutions nationales, entre largement dans la voie que lui tracent ses noinbreux et difficiles devoirs. C’est le seul moyen d’empécher les cataclysmes qui perdent les Etats. Aussi, disons le à Tlionneur de la Belgique, tous les hommes qui ont le coeur bien place, dont le coeur ne bat que pour améliorer le sori de frères plongés dans l’in- fortune, tous ceux qui veulentle bien-ètre, la gioire, la prosperité, qui veu- lentjissurer l’avenir et laconservation de la patrie n’ont éprouvé et n’éprou- — 56 - vent encore qu’un seul et inéine élan , digne de leur patriolisme, di- gne des nobles vertus de nos ancétres. Décidés à renverser tous les obstacles, ils ne se reposeront que lorsque leur but sera atteint ; ce but est élevé, car il ne veut, autre chose que la conservation de la patrie. Nous somines heureux de le dire avec un juste orgueil les paroles acerbes que nous trouvons dans un article du Medicai Times ne peu- vent s’adresser à notre gouvernement, car à l’endroit des travaux et des mesures Hl’hygiène publique, nous pouvons, gràce à la sollicitude de l’Etat Belge, en remontrer à nos puissants voisines; bien entendu ìusqu’à l’année 1857. « Ce n’est, nous dit le savant Journal anglais, que dans les cinq dernières années (1846-1847-1848-1849-1850) que certaines questions concernant la santé et bien-étre des classes pauvres ont été sérieuse- ment prises en considération par les divers gouverneinents de l’Europe. Encore n’ont - ils cu la condescendance de s’acquitter de ce devoir sou- verain qu’alors que la necessitò les a contraints. En Angleterre, par exemple; les classes pauvres et ouvrières sont reduites à vivre ou plus- tót à inourir sous l’influence d’un millier d’agents insalubres que quel- ques bonnes précautions de la part des autorités pourraient éloigner ou bien en neutraliser les efl’ets. D’année en annóe, de siede en siède les meinbres de la profession medicale ont appdé rattention sur la source fertile de maladies prove- nant de la respiration d’un air impur , sans qu’on ait tentò aucun moyen propre à corriger le mal ou à en prévenir lesrésultats. Et cornine si l’abandon et l’oubli ne sulTisaient pas déjà, le gouvernement prit à tacile de mettre une taxe sur Fair et la lumière que leCréatcur, dans sa bienveillante bontó, a repandiis sans mesure polir la conservation et la jouissance du genre humain. Mais tout mal porte son remède dit-on. Le cancer , appdè fonds des pauvres ( Poor-law) , rongeant sans cesse Ics parties vitales de la société, a poussé la législation anglai- se à adopter quelques mèsures propres à remédier aux dèpenses oc- casionnèes par la négligence d’une organisation sanitaire alTectée aux classes ouvrières et inlérieures. Oa a bai par comprendre qu’il coàie moins pour prévenir les maladies panni les pauvres que pour les gué- rir; et la nècessitè de porter rattcntioa sur ce simple principe devieat d'autant plus manifeste, quand on considère que la maladie d’un pére — 57 — de famille des classes ouvrièrcs met tout un ménage à la charge des conimunes. » L’héritage que nous ont légué nos pères est lourd, et cause beau- coup d’embarras à la société acluellc. Nous ne pouvons nous cadier qu’ils avaient peu de goùt , et encore moins de prevoyance dans la construction de leurs maisons. .Lorsque nous visitons quelqucs liabitations érigées dans les der- niers siècles, nous constatons une ignorance complète , une profonde insouciance pour tout ce qui concerne la salubrité. Nous ancètres s’ensevelissaieiit dans des masures soinbrcs et hu- mides, dans des bàliments ici trop vastcs, là trop étroits^ dont laplu- part étaient mal tenus, plus mal mème que des granges, des écuries. L’ordre arcbitcctural brillait partout par son £?bsence. Les constructions destinées aux classes bourgeoises et cellos occupées par la classe ou- vrière méritaicnt un tout autre norn que celili de maison; chacun con- struisait comme il voulait , et nos vieillcs cités nous montrent assez que l’on ne se faisait pas le moindre serupule d’empiéter sur la voie publique. Les droits du voisin n’étaicnt pris en aucune considération , et la régularité de Tensemble fut cnlièrement perdue de vue. Il nous serait facile de fornir de eurieux renseignements à ce sujet si nous voulions parcourir les villes de notre pays,. Nous croyons loutefois qui il pcut étre assez intércssant de eonnailre quelqucs détails concernant les maisons de la ville d’Anvers, au moyen àger. L’argile et la paille étaient les matièrcs principales qui entraient dans leur construction; la première était employée pour Ics murs, la seconde pour couvrir les toits. La plupart des liabitations ainsi construitcs offraient ainsi une prole facile au feu. Aussi le magistrat de la ville prcscrivet-il, à différentes epoques, des mesures pour éloigncr le danger aux quelles les maisons étaient incessamment exprcssces. Mais il fallut de longues années pour faire disparaitre ces fragiles construclions. En elTet, l’ordonnance de l’an- née 1391, qui défendait de ceuvrir désormais les toits de paille, fut si mal observée, qu’on fut obligé de la rcnouvcler à plusieurs reprises , et plus particulièrement en 1503. Ce fut alors aussi qu’on accorda aux habitants un délai de six ans pour remplacer le chaume par des ar- doiser. Jusqu’à l’année 1404, des vignes garnissaicnt toutes les fagades et étaient soutenues par des latlis. Ccux-ci furent supprimés et les vi- gnes directement placées contre les murs; on ordonna de fairc dispa- raitre le tout en l’an 145C, mais cettc ordonnance flit si peu observée, que les maisons montrèrent encore cet orneincnt vcrdoyant au XIX* siècle; au moment que nous écrivons, on passe encore devant une mai- son dont la faQade est ornée d’une magnifique vigne, qui se trouve là au moins depuis trois ceiits ans. Tour ce qui regarde les clieminées, on n’en connaisait pas l'usa- ge à Anvers, mème au XV* siècle. La fumèe prenait son issue par la porte. On coinprend les inconvénients de pareille disposition; outre que la fumèe devait incommoder beaucoup les babitants, ceux-ci ne reti- raient qu’un bien petit avantagc de leur mode de chauffage; on rapporto, en effet que dura nt le rigoureux liiver de 1408, on put si dillìcilement se préservcr du froid, que l’encre gela auprès du feu. Disons toutcfois que nous dcvons tenir compte des moeurs de l’épo- que à laquelle ces faits se rapportent, et que nos compatriotes et con- temporains ne sont pas à Labri des reproches merités qu’à bon droit on Icur adresse, quand on examine de près leurs constructions. Nous avons fait quelqucs progrès , nous sommes entrès dans une meilleur voie, c’est là une vèritè qu’il ne viendra à l’idèe, de personne de con- tester. Mais ces quelques amèliorations ne répondent pas assez aux lègitimes exigenccs des progrès scientifiques, que ne pouvaient met- tre à profit nos dévanciers, qui, de ce seul chef, ont droit à un peu plus d’indulgence de la part de notre presomptueuse èpoque. Regardez un peu partout, et ne voyez vous pas que ces nouvelles rues que Lon perce dans des endroits déserts, il n’y a encore que peu de temps, que ces nouveaux quartiers qu’on ad mire par ce que leurs maisons montrent de belles fagades, sont très souvent en opposition avee les notions bygiéniqucs les plus élémentaircs ? En tonte vèritè ces magnifiques fagades parfois ne ressemblent pas mal au vètement de soie dont se couvrent quelques personnes pour cacher leur misère. Farmi les constructions, les plus rècentes, il en est beaucoup qui sont tellement, serrées les uncs contre les autres, qui accordent un cspace si ètroit, que ceux qui cn font leur demeure habituellc, ne respirent pas uno dose suffisante d’air pur, et son prives de lumière et d’air. Nous sommes convaincii que beaucoup de ces prétendus palais à trois et qua- tre étages prèsentcnt des ebambres dont les babitants nc disposent pas de trois mètres cube d’air, outre que la vcntilation s’y opère très 59 - inai. Or, là mèine, oà le renouvellement de l’air s’y fait en pieine li- berlé, la conservation de la santé vcut que chaque individu ait au moins six mèlres culcs d’air respirablc. Il se trouve pourtant des gens qui assurent, en dépit du bons sens, que ccs babitalions répondent aux exi- gences Ics plus rigoureuscs de l’hygiène. Mais il n’y a là rien qui doi- ve nous surprcndre: de méme que la classe ouvrière est exploitée, aux dépens de sa santé par les petits propriétaircs, de mème aussi la clas- se bourgcoise est victime de la cupidità de ceux qui placent très fa- vorablement leurs capitaux dans la construction de nouveaux bàtiments pour les qiiels on doit payer un loyer iisurier. A voir comment les cho- ses se passent de nos jours , où partout on ne parie que d’bygiène , on serait portò à croire que bcaucoup de personnes doutent encore qu’u- ne demeure bicn aérée, bicn éclairée, et proprement tenue contribue , pour une large part, à entretenir le libre jeu de nos fonctions orga- niques; on dirait, en toute vérité que bien des gens ne se rendent pas un compie exact de la fàcheuse influencc qu’exerce sur leur santé line habilation mal ventilée, mal éclairée, luimide. Les maisons se font remarquer par leur malproprcté ; on y respire sans cesse un air cor- rompu qui exereq^ la méme action qu’un poison leni qui, de toute néces- sité, finii par détruirc la santé, Aussi y voit-on beaucoup de person- nes étiolécs, de nombreux rachitiques et scro'fuleux, d’autres atteintes de sciatiques, de lumbagos et d’autres atTections rbumatismales , que viennent compliquer encore des maladies du ccnlre de la circulation, Tastlime, des broncliitcs chroniques. Au nombre des maladies de lan- gueur, nous y rcncontrons surtout la phUiisie qui ne cesse de faire sans discontinuer de nombreuses victimes. L’enumération serait longue s’il falìait mentionner toutes les maladies qui trouvent un aliment facile dans ces lieux insalubrcs ; toutefois nous ne pouvons oublicr de citer les nombreuses variétós d’ophlhalmie qui y doivent leur origine, entro autres causes, à la mauvaise dislribiition de la lumière et aux brusques variations de la temperature. Nous n’ignorons pas que l’intempèrie des saisons, riiumiditè, le froid, la fatigue, uno nutrition insulTisanto, les causes héréditaires, des maladies antéricurcs exercent ici leur funeste influence, mais celle in- fluence méme vieni augmenter l’activité de la cause première, et aux per- sonnes qui élèvent encore des doutes à cet égard, nous répondons que tous Ics nosologistcs n’ont qu’une voix pour accuscr, comme cause princi- ATTI ACC. VOL. II. 8 N. pale, (lominant au-dcssus de toules les aiitres causes, la vicialion de l'air confine' dans les demeures, doni la distribution ne permei pas une honne el réguUère ventilation. Après la course passablement fatiguante et peu agréable que noiis venions de l'aire dans les cominuncs rurales, nous nous altendions à trouver ime meilleure situatimi dans Ics nouveaux quartiers de nos 'grandòs cités; vain espoir! A quclques cxccptions près que nous mon- tret Ics nouvelles rucs situécs extra muros, dont les constructions ré- pondent assez bien aux besoins bygiéniques nous rencontrons presque par tout des inaisons dont l’extérieur s’cirorce de cacher toutes les mau- vaises conditions de rinléricur, où, nous le dirons en tonte véritè, ceux qui sont condamnés à respirer au milieu de la misérable atmosphère qu’on y vend avec usure^ ne vivent pas, mais soullrent dans tonte l’ac- eeptii)n du mot, et sont esposés, à moins d’avoir une conslitution de fer à contracter de nombreuses allections, après quelques mois de séjour. Les considérations que nous communiquons dans les ehapitres suivants viendront corroborer ce que nous avangons ici, et prouveront rexistence réelle des causes citées plus liaut. Tous les écrivains qui ont fait de sérieuscs rccbercbcs sur celle importanlc queslion, ne sont-ils pas d’aecord pour proclamcr que là ou règnent Taisance et un air pur; on vit plus faeileincnt, qu’on y jouit d’une vie plus longue, plus complèle? Eh bien, la siluatiun d’une grand nombre de nouvelles conslruclions érigées dans rcneeint mème des villes, nous aiilorise à contester l’aisance, la possession d’un quantilé sullìsante d’air pur aux liabitants de ces liabitations. Leur condition, à la dillérenee près d’un plus grand luxe, mais d’un luxe menteur, est la mème que celle de la classe bourgeoise qui a fait le sujetdCs réfle- xions que nous lui consacrons dans le cliapitrc III. INous dirons plus encorc, ils nous fournissent un nouvel cxemple [)Our nous prouver , conformément aux statistiques scientifiqucs , que leurs maisons sont malsaines, qu’eux-méines sont loin d’òtre à i’abri des scrofules, du typhus, du inarasme, et que la moitié d’entre eux, si pas un plus grand mombre paio un triste Iribut à la pblbisie. Ces fàclieuses suites n’ont pas eie perdues de vuc par quelques bommes qui ont rintelligence de celle grave queslion, qui l’approfondissent, qui son l convaincus que de sa solulion dépend l’avenir des nombreuses familles dont ils peuvent améliorer le sort. 6 'i ^ En 18o0, les joiirnaux anglais faisaient le plus bel éloge du due de Bedford qui s’occupa à cette epoque, sérieusement et avec un zèle qui devrait servir d’exemple à tous nos propriétaires, de Tamélioration des deraeures de ses tenanciers. En 1848, il commenda, dans ses vastes domaines, la construction de plus de 400 maison dont la population s’élevait à plus de 3,000 pcrsonnes. Toutes ccs liabitations furent érigées dans les conditions by- giéiiiques Ics plus désirables, et ont exercé la plus heureuse influence sur la sauté dcs habitants. Quelle satisfaction ne pourraient se procurer nos grands proprietaires, et quels Services ne rendraient-ils pas aux po- pulations, s’ils voulaicnt suivrc l’exemple du noble due! Il faut de toute necessitò qu’à la campagne cornine dans les vil- les, on assainisse davantage Ics quartiers insalubres, qu’on rajeunis- se de vieilles, masurcs qu’on Ics demolisse méme, et qu’on n’épargne aucune maison decrepite. Le temps est eiifin venu de construire pour les bourgeois, les ou- vriers et pour les pauvres dcs maisons qui, cllcs aussi , doivent ótre baignées par le soleil et la lumière; d’elargir et de redresser les rues étroites et angulcuses. La gioire qui s’ attaché à élever dcs statues , des inonuments, est ime vaine gioire, par ce que le bien-ètre général n’en retire aucun bienfait ; la véritable gioire, celle qui survit à ses héros consiste à améliorer lacondition matèrielle et morale des ouvriers et dcs bourgeois qui, tout en payant de gros loyers, tout en succombant sous le poids de lourdes charges, végetent dans des liabitations qui font ta- che à notre epoque. Toutes ces vérités ne sont pas appréciécs comme ellcs le méri- tent. Malgré que les administrations provinciales , communales et de bienfaisance prétent généralenicnt Icur bicnveillant concours au gouver- nement belge , il faudra bien du tcrnps cncore avant que le résultat répondeaux mesures pliilantbropiques que l’on s’cfforce d’appliquer sur la plus large échelle possible. En continuant avec perséverance dans la voie où l’on est entré, nous avons lieu d’espérer de voir diminuer les causes des nombreuses maladies qui, aujourd’hui encore, déciment la classe prolétaire, de voir s’arréter, dans sa marche ascendante, l’affrayant paupérisme qui, par continuation cause de si lourdes charges aux bu- reaux de bienfaisance , dont les ressources insuffisantes doivent étre comblées par les provinces et les administrations communales. « 62 - CHAPITIIE XI. LES QLA.L1TÉS DE L’aIR DE NOS DEMEURES' VARIENT SELON L’eMPLACEMENT QU’ON LEUR DONNE, LE SOL SUR LEQUEL ON LES ERIGE, LA NATURE DES MATERIAUX QU’ON EMPLOIE DANS LEUR CONSTRUCTION. Tous les hommes de Science soni d’accord polir dire que l’air trop sec et trop chaud est nuisible à ceux qui le res])irent. Par l’excitation trop vive qu’il cxerce dans les voics aériennes, il provoque, lorsqu’il s'éloigne des proportions norinales de sèchercsse et d’humidite, des con- gestions qui, pour la plupart des hommes, peuvent causer les suites Ics plus prochaines, Ces suites se déclarent plus ou moins vite , en raison du degré de sécheresse et de température de l’air, et du temps pendant lequcl le respirent Ics individus qui ne peuvent se soustraire à son influence. La tuberculose se développe, dans un temps relati- vement plus court chez les personnes délicates , nerveuses, d'un tem- pérament lympliatique , tandis que celles au tempérament sanguin , soni sans cesse exposées à des hemoptysies, à des pneumonies, à des congestions cérébrales. line respiration anormale, par son influence sur la circulation, doit nèeessairement étcndre són domaine sur Pexercice des fonctions de tonte l’économie; aussi cst-il ccrtain que Ics sccrctions, quand on les considère dans Icur généralité, que la digestion, la trans- piration cutanee, et mème les exerétions sont perverties chez les per- sonnes qui se trouvent placécs dans les mauvaiscs conditions qui nous occupent. Les résultats morbides que nous venons d’annoter, se mon- trent plus ou moins rapidement selon les témpéraments et les dispo- sitions, individuelles des personnes. La maladie choisit de préférence l’organc que l’idiosyncrasie a rendu plus sensible à l’action d’un air trop chaud et trop sec , pendant qu’un autre ergane a pu y resister plus avantageusement, sans voir troubler ses fonctions au imunc degré. Xous ne pouvons recuscr les faits nombreux dont l’obscrvation de tous les jours vicnt confirmer la veracité; l’expérience, l’obscrvalion soni ici d’accord avec la raison, et pour Icvcr tout doute, la chimie , la pbyoiologie, la nosologie sont là, avec leur imposantc autorité, pour faire prévaloir une vérilé qui peut se passer d’autres preuves. Il reste établi que l’air précité doit nèeessairement unire aux personnes qui doivent vivrò dans son milieu. - 63 — é Mais quelle influence ne devons nous pas reconnaìtrc à l’air froicl et humide qui, depuis dcs années, jouit d’un droit de domicile illé- gitime dans un grand nombre de nouvelles constructions^ mais surtout dans les vieilles bàlisscs? Non , ces dei-nièrcs ne soni pas les seules doni les sombres allées, les chambres obscures nous saisissent d’un froid glacial, et semblent vouloir nous envelopper dans un réseau de fer qui ralentit notre respiration, qui nous donne une sensation que nous pouvons comparer à celle ^que produit une large ceinture de plomb. Celte mauvaise qualité de l’air est due à plusieurs causes dont les unes soni pcrmanentes et propres aux lieux où se trouvent nos liabitations , et qui, par conséqucnt, soni plus difficiles à combattre. Mais en faisant de plus amplcs recberches, ou découvre d’autrcs cau- ses qui accusent, à juste titre, la cupidité, le froid et cruel égoisine de ces- propriétaires parvenus qui brùlent du désir de jouir largeracnt et vite du placement de leurs capitaux. Nous ne pouvons oublier l’active influence de la nature et des qualilés des inatériaux que nous employons dans la construction de nos maisons. , Pour ce qui concerne l’emplacement , l’exposition au midi, au Sud-Est, où à l’Est, est toujours celle qui mérite la préférence. La demeure sera toujours mal assise là'où elle se trouve sous le vent de marais, d’étangs, de ruisseaux qui peuvent étre et soni souveiit un foyer d’infection, nous donnent un air trop bumide malsain , et nous exposent à contracter des fièvres intermittentes. Cependant, on aurait tort de croire que la proximité des eaux courantes soit toujours nuisible; les inconvénients sont loin d’òtre ici ics mémes, pourvu que ces eaux ne soient, point cliargées de matières ])utrescibles, qu’elles soient encaissées, assez abondantes, que leur lit ne se trouve jamais à sec, et que leurs bords ne se transforment ja- mais en marais. Plus le liabitations sont élolgnées, plus elles sont élevées, plus aussi elles seront à Labri des brouillards qui , dans certaines saisons se forment, très souvent, au-dessus des eaux. C’est ainsi encore qu’il sera toujours prudent de ne pas ériger de nouvelles constructions dans le voisinage des prairies que l’on soumel souvent aux irrigations; ce voisinage est mauvais. On a soulevé souvent la question de savoir si la proximité des fó' rets, des arbres de haute futaie est utile pour conserver la salubrité des habitations. La solution de cotte question dépend du point de vue où l’on se place. Il est évident que rémplacement ne sera pas défavo- rable partout où Ics demeuros soni asscz éloignées pour que Ics arbres n’interceptent point la lumière, et ne s’opposent pas au renouvellement de l’air. Tous nous savons, au demeurant, que les habitations qui sont trop rapprochèes des plantations d’arbres touirus, nousi présentent des con- ditions très défavorables sous le rapport de riiumidité dcl’airqu’ony respire. D’un autre còte nous n’ignorons pas que les grands rideaui de verdure abritent les maisons contro les vents froids et bumides, con- tro les cmanations marécageuses , et qu’ains ils sont d’unci utilité in- contestable pour ceux qui occupent ces maisons. Parcillc situalion doit avoir uno bonne induence sur la sauté de leurs habitants. La question nous semble assez importante pour que nous com- muniquions ici Ics réflexions cmises à cesujet par M. le Docteur Jean- nel de Bordeaux à la Societé medicale de cette ville , dans sa séancc du 24- décembre 18 4-7, et que nous trouvons dans \qs Annales d' hygiène publique, ctc., de Paris. « C’est line opinion généralement admisc que la plantation des ar- bres contribue également à l’embellissement, à l’agréinent et à l’assai* nissement des villes. Cette opinion parait solidement assise, quant à l’assainissement, sur des faits incontestablcs de pbysiologie végétale, et quant à l’cmbellissement et à ragrément, sur l’opinion publique. « Le but que je me propose, 'u’est pas de heurter de front les idées regues et mises partout cn pratique; je veux seulement, d’aprés des faits de pbysiologie végétale, comparés à des fails de pbysiologie bu- inaine et de statislique, cssayr d’apprécier exactement l’importance de rassainissement qui résulte de la plantation des arbres dans l’intérieur des villes; je veux chereber à reconnaitre quelle part il faut faire à l’em- bellissenicnt qu’ellc produit] et à ragrément qu’elle procure. En tcrmi- nant je proposerai un système, cn raison des faits que j’aurai pu mettre en lumière, afin de concilicr l’intérét suprème de hi sauté des citoyens avee l’amour légitime des arts et des Sciences et la décoration des cités. « Les grands arbres sont ime cause puissante d’bumidité pour l'atmospbére voisine. « Les arbres répandent constamment autour d’eux, à l’élat de va- peur , une quantité d’eau très considérahlc et sur laquello nous pos- sedons des données posilives. « Il est facile de connaitre la quantité d’eau, qu’un végétal éle- vé dans unvaseéniet chaque jour daus l’atuìosphère par la transpira- tion; il suffit pour cela de recouvrir exactement l’orifice du vase avec une platine métallique percée de deux trous, dont l’un donne passage à la tige, et dont l’autre, habituelleinent fermé sertà l’introduction des arroseiTients. Le poids de l’eau versée sur Ics racines est connu, le poids du vase et de la piante est constate chaque jour, on peut dono savoir la quantité qui s’évapore journelleinent par les feuilles. Getto curieu- se expéricnce de De Hales a été souvent répétée et variée; elle a don- né les résultats suivants: la transpiration est d’autant plus rapide que les planles sont plus vigourcuses et iniciix éclairées ; d’uno surfaee couverte de végétaux il s’exlialc pendant la période annucllc de végé- tation, une quantité d’eau qui fornierait, si elle ne s’évaporait pas à inesure, un lac de la niòine étendue de \ inètrc à \ mètro 30 con- tili.ètres de prol'ondeur. Ainsi un arbre vigoureux, couvrant, je suppo- se, 40 inòtres carrcs de tcrrain, émet dans l’atmosplièrc par la tran- spiralion, 5^ inètres eubes d'eau, dans l’espacc d’une saison. « Les proportiOns énonnes que prcnd,,ce phénornènc d’évapora- tion par les feuilles des arbres, ont été confirmées par Ics curieuses cxpérienccs de M. Boueberie. Lorsqu’on a recours à ractivité vitale pour faire pénétrer dans la substance inéiue du bois. Ics Solutions salines qui doivent lui communiquer ses propriétés nouvellcs, c’est plusieurs hectolitrcs de ces Solutions qu’il faut fournir cn quclqucs jours pour remplacer ce qui s’evaporc par un seul bouquet terminal de feuilles. « Les agriculteurs avaient découvert ractivité surprenante de cotte fonction; depuis longtemps on piante des arbres dans Ics tcrrains ma- rècageux qu’on veut desséeber. Daqs les tcrrains marécageux deJ’Ohio, entro Zanersvilles et New-Lancaster , le principal moj'^en de dcsséche- inent est la culture on grand de riiéliante annuel. 11 faut concilile de ces faits que des qiiantités d’eau très cor.sidérablcs, qui , dans les profondeurs du sol, sous le pavé des rues, seraient restées sans influen- ce, sont puisées par les racines des arbres que nous cultivons dans un vaili espoir d’assainissement, et sont répandues dans l’air autour de nos habitations. Ce n’est pas tout encore; les arbres retiennent l’eau 66 des pluies. Si l’on s’abrite sous un arbre un peu touCfu pendant uno violente averse, on peut voir devant soi les caux se rassembler et s e- couler rapidcment après avoir lavé les rues et les ruisseaux; cependant le feuillage est à peine pénélré. Un rayon de soleil, un coup de vent suffisent pour sécher un sol battu ou pavé, mais les arbrcs restcnt longtemps humides; ils rendent lentement à Tatinosplière l’eau qu’ils ont empéché de s’écouler à mesure qu’elle tombait. < « Je n’accunuile pas à plaisir des arguments frivoles. La quanti- té d’eau que les arbres retiennent ainsi pour en imprégner peu à peu l’atmosphère est plus considérablc qu’on ne croirait. « L’industrie s’cst emparée de ce moyen d’évaporation dont [la nature fournissait l’idée première. Dans beaucoup d’exploitalions de sources salécs , on évapore les eaux et les faisant tomber à travers des amas de fascines exposées à des courants d’air; arrètée à la sur- face de tous les raniuscules qu’clle humect, la solution saline est en contact avec l’air dans une immense ètendue, et bientòt elle est assez concenlrée pour laisser déposer des cristaux. « Après Ics nuits claires les arbres sont humides de rosee; cha- quc feuille tieni suspcndue une goutte d’eau qui brille aux rayons du soleil Gomme un diamant: ces perles, ccs diamants, tous ces joyaux, dont les poètes se croicnt trop souvent obligés d’orner la magniGcen- ce calme de la nature et la fraicheur du matin tout cela est délicieux dans Ics bois, le long des ruisseaux, mais à trois pas de nos habi- tations il faut se souvenir que c’est un phénomène physiquc dont l’hy- giène doit juger les effels sur la sauté publique. Après la rosee corn- ine après la pluic, l’eau retenue par les arbres doit s’évaporer dans l’atmosphère ; Ics arbres trempés d’eau par la rosee sont dono une cause d’humiditc toujours active, toujours renaissante, qu’il ne faudrait pas entretenir à une trop petite distance des maisons CONGLUSIONS ET PROI’OSITIONS “ Je me resumé et jc conclus; 1° La plantation des arbres dans l’intériuur des villes ne produit aucun assainisseinent apprèciablc. Il existe ime trop grande clispropor- tion entre la production d’acide carbonique rcsullant de la vie d’une / / \ - 67 — cité , et la purification atmosphérique résultant de la rcspiralion de qiielqucs milliers d’arbres plantés dans les rues principales. 2° Les grands arbres plantés trop prcs des maisons soni ime cause d’insalubrité très piiissante. Ils rendent ratmosphère Immide au- tour d'eux, parce que leur Iranspiration verse dans l’air d’énormes quantilés d’eau, parce qu’ils retiennent Ics eaux pluviales, Icsquclles, au lieu de s’écouler rapidement à la surface du sol, s’cvaporent peu à peu dans Tatmosplière , parce qu’ils détermincnt pendant la nuit la précipitation de rimmidité atmospliérique sous forme derosée, el que celle rosée doni ils soni trempés, cornine s’il avait piu, retourne dans ratmosphère à l’état de vapeur pendant le jour. « De plus, ils nuisent à la libre circulation de l’air, et ils intercep-_ tent la lumière et la cluileur; c’est un inconvénicnt très grave dans l’intérieur des villes, où tous Ics elTorts de radininistration publique doivent favoriser la pénétration de l’air, de la cbaleur et de la lumière, jusque dans Ics réduits Ics plus rcculés, jusque dans les habitations les plus basses: car l’air, la cbalcur et la lumière ètant Ics moteurs chi- iniqucs et physiques de l’organisation ; sont aussi lesseulset les vrais agenls de la salubrité des habitations. « 3° Les arbres plantès dans Ics voies principales d’après le sy- stème adoptè, produisent un embellissement contcstablc; ils sont dans de mauvaises condilions pour végéter vigoureusement; la plantation est continiiellement déparèe par la maladie ou la mori naturelle ou provo- quée d’un très grand nombre de sujets. ir 4° Autant Ics arbres sont une chose délicieuse à une certaine distance des maisons, lorsqu’ils ne portent pas leur ombre sur elles, autant ils deviennent incommodes et nuisibles, en ihèse générale, lors- qu’ils sont asscz près pour intcrcepter Ics rayons du soleil. Il Ils doivent^ètre considérós cornine nuisibles lorsque leur éloigne- ment des maisons n’cgale pas au moins leur hauteur. « 5° Voici le système que je proposerais d’adopter, afm de conci- lier l’intérèt capitai de la santé publique avec l’agréinent des proineneurs et l’inlérèt de la décoration. Il Les rues qui ont 25 à 30 mètres de largeur pourraienl seules étre planlées d’arbres. Dans ccs rues les arbres formeraicnt dans le mi- lieu de l’espace existant entre les maisons une avenue de 6 mètres de largeur seulement. ATTI ACC. VOL, II. 9 - 68 ~ « Les arbrcs seraient élagucs à la hautair de 7 à 8 niètrcs cnviron; Ics branclics du còlè des inaisons seraient élaguées de niaiiicre à répri- iiier les écarts, sans aligner trop rigoufcuseiTieiit; car la verdure ne doit pas former des lignes qui imileiU cellcs de l’ardiitecture mais des guir- landes ondulées qui contrastent avee la scverité des monuinents. « Dans les rues de 30 à 40 mòtres de largeur, comme Ics boule- vards de Paris, où la cbaussée doit étre mitoyennc, à cause des besoins de la eirculation, les arbres ne seraient janiais plantés à moins de 10 niètrcs des maisons; on n’en conserverait qu'une seule rangée de chaque eóté^ de la hauteur de 7 inètres, et les branches seraient rejetces vers la ehaussée mitoyennc par un éiagage bien dirige. Ainsi les mai- sons seraient àlOou 12 métres des arbres; ceux-ci n’ayant que 7 ou 8 mètres de hauteur, ombrageraient rarement Ics rez-de-cliaussée et toujours le trotloir reservé aux promeneurs. Enfin ils ccsseraient de nuire aux habitants et d’exciter ranimadversion des propriétaires. « Quant aux larges espaces, comme les quais, Ics places, les car- refours, etc., ctc., je proposerais de les plantcr d’arbres de plus en plus respeetés dans leur liberté majestueuse à mesurc qu’on pourrait réa- liser les conditions d’éloignement nécessaire à la salubrité publique. « Je me dcclarc incompétent relativement au choix des csscnccs; mais il me scmble que rormeau elle lilleul, qui sont presque adoplés parloul, n’offrcnt pas à un degrc suCQsant les conditions désirubles pern- ia dècoralion des villes, savoir un feuillagc épais, une croissance rapide, uno sante robuste et une racinc pivotante. J’osc ccpendant l’aire à ce sujct une proposilion, je la fais cn tremblant, car les édiics la trou- veront bien hardie: Le ehoise des cssences à planter dans Ics villes étant une alTaire d’horliculture, je propose d’en charger un jardinier à la fois arliste et savant » Nous croyons qu’il peut otre utile de consultcr sur le méme sujet, ce que nous dit M. E. Chevreul, Membro de l’Institut de France, dans Sun mémoire lu à l’Académic des scienees de Paris, le 9 etlelG no- vembre 18iG. 3. UtilUé des arbres dans l’intérieur des villes. « D’après tout ce qui précède, on voit que les inoyens do prévenir l’infeclion des sols des villes qui ne sont pas dans une position cà per- metlre le renouvcllemcnt des eaux inlìllrécs per dcsccnsuin, se rédui- ~ 69 S3nl cn definitive à cmpécher la dispersion des matières organiques dans le sol; que, quaiit aiix moyens d’assainir un terrain infecté, ou d’en diminuer l’iufection, je ifen ai examiné que deux : unc exposi- tiun convenable pour que l’air se renouvelle dans les cours et que le soleil en éclaire et le sol et les murs des rez-de-chaussée; en second lieu, les puits doni on renouvelle souvent l’eau et dans la construction desquels il faut éviter l’emploi des inatériaux nitrifiables et du plàtre. « Il me reste à parler du troisièine moyen, qui, à inon sens, est le plus cfficàce; il s’agit de plantations d’arbres faites avee intelligen- ce quant à leur noinbre, à leur distribulion dans l’intérieur de la ville où on les établit, au clioix des espèces rclativemcnt aus lieux, et aux dis- positions à prendre pour que les racines puissent, en s’ètendant dans la terre, y puiser la nourriture nécessaire aux besoins de la végeta- tion , sans ètre jainais exposécs à trouver des principes délétères ou des couches absoluinent privées d'oxygòne atinosphórique. « Avant de faire une plautation d’arbres d’une cspèce déterminée, dans un lieu donné, il faudrait ótre sur que l’exposition leur conviendra, que leurs racines auront l’espace convenable en superficie et en profon- deur, pour s’étendrc sans nuireaux fondeinents des niaisons et aux niurs des égouts. D’après ces considèrations, on est conduit à ne point planter d’arbres trop prcs des maisons, aitisi qu’on fa fait sur les boulevards de Paris. « Enfiti, d’après ce qu’on sait de l’influence des arbres pourvus de leurs feuillcs et frappés par le soleil, pour restituer à l’atniosphè- re l’oxygètie qu’clle a perdu, je dois dire la part que j’attribue aux plan- tations d’unc ville sur la purification de l’air de cette ville: à rnon sens, olle est cxcessivetnent fallile, par la raisoti que lorsque l’oxygcne se degagé soLis rintluencc de la lumière, il doit s’èlcver dans ratmosplière et non cn gagner la région inlèrieure. « Si l’utilité des arbres pour préveiiir la dénudation des terrains en pente atténuer les ellets des pluies d’orage ou des pluies nuisibles par leur continuité est incontestable elle ne l’est pas moins dans les cités populcuses , pour combattre inccssammcnt finsalubrité produite ou sur le point de se produire par Ics matières organiques et la trop grande liumidité du sol. Les racines ramifiécs à l’infini enlevant à la ter- re qui Ics touchc l’eau avec des matières organiques et des sels, que ce liquide tient en solution, rompetit l’cquilibre d’bumiditè des couches terre- strcs; dès lors en vertii de la capillarité, l’cau se porte a des parties ter- rcuses les plus humides à celles qui le soni le moins en raison de leur con- tact avec les racincs, et ces organes devicnnent ainsi la cause occasionncl (l’un mouveinent incessant de l’eau soutcrrainc, extréinement favorable à la salubrité da sol. Poiir appr(^cier tonte rintensité de l’elTet que les vé- gétaux soni alors capables de produirc, je rappellerai que llales, dans uno de ses cxpériences , observa qu’un soleil ( helianthus annuus ) transpira, en douze lieures, 1 livre 14 onces d’eau; et j’ajouterai que, dans uno expériencc que jc fis au Muséuin d’histoire naturelle , cn jiiillet 1811, conjointeinent avec M. Desfuntaines et Mirbel , sur uno piante de la mòine cspèce, de 1.™ 80 de hauteur, dont les racines plongcaient dans un pot vérnissé et couvert d’une feuille de ploinb qui donnait passage à la tige, l’eau dissipée par une transpiration de 12 lieures s’tjleva à 15 Kilograimnes. Il est vrai que d’heure cn heu- re on avait soia de raniener la terre du pot au maximum de satiira- tion d’eau. « On voit donc commcnt les eaux qui p(3nètrent de rextéricur à l’intérieur du sol avec les matières organiqucs altérables et des ma- tières salines, se trouvent, dans la belle saison, sans cesse sourtirées par les végiitaux, qui en repandent la plus grande partie dans l’atmo- sphcro, aprcs en avoir fixé une portion comme aliment avec les ma- tières organiqucs et les sels qu’elles tcnaient cn solution. » Les passages que nous vcnons de citcr nous montrcnt que M. Jean- nel et le membro de l’Instilut, M. Clievreul sont d’accord pour éta- blir i’influenee des plantations sur Tatmosplière , et tous deux parta- geni le mòme avis pour que Ics arbres soient plantés à une distan- ce convenablc des maisons. Sans se douter, pcut-étre, des dangers aux- qucls ils s’exposcnt, bcaueoup de particuliers négligent ce point capi- tai; on dirait en tonte vérité, que, pour beaucoup, l’bygiène est une lettre morte. Mais ce n’cst pas tout; il se trouvc que des administra- lioris loeales ne font aucune attentión aux prescriptions les plus élé- imnitaires de riiygiène dans les plantations d’arbres; cn voici une preu- ve entro beaucoup d’autres. Il y a cinq ans, on dota la ville d’Anvers d’un inagnifiquc bou- levard long de 2,800 à 3,000 mètres et largo de 35 mòtrcs. Aujourd’bui cette belle proménade se trouve bordéc de grandes maisons occupèes par l’iilite de la bjurgeoisie. Une largo avenue mac-adamisóe, et mi- — 71 - toyennc séparé doux. allées plantées chacune de deux rangées d’or- mes et de chàtaigniers. Ges allées elles-mémes sont séparées des maisons par uno cliausséc de six mctres de largeur y compris le trottoir. IN'e voit-on pas, dès à prescnt qu’ici on a entièrement perda Ics sages conseils qae donnent les deux savants précités, et le moment ne vien- dra-t-il pas qu’on sera forcèment obligé d’enlever la rangée des arbres qui se trouvcnt le plus près des maisons? Nous le croyons sans peine car dès-à-présent on prévoit qu’il faudra peu d’années pour quc cotte inintelligente plantation cause les plus graves inconvénients. D’ailleurs Ics deux cssences d’arbres auxquelles on a donné la préfé- rcuec, sont justeinent celles qui ne conviennent pas à remplacernent de notre boulevard. Par leur proximité des maisons, il faudra peu d'an- nées pour que leurs racines nuisent à la solidité des fondements qui déjà laissc beaucoiip cà désircr, nos constructeurs actuels n’ayant pas pour principe d’érìger des maisons que puissent encore habiter nos arrière-neveux. Nous avons remarqué que, dans d’autres villes , par exemple, Gand, Tournai, Liége, Maastricht , on a donné la préférencc au tilleul et à l’acacia qui conviennent parfaitement pour décorer nos promenades et nos plaees publiques. La ville de Maastricht surtout nous mentre ime belle plantation de tilleuls qui décorent sa place d’armes, Lune des plaees publiques les plus remarquables de l’Europe par son étendue. lei au moins on a suivi les consefls de M. le Docteur Jean- ncl; quatorze mètres au moins séparent les maisons des arbres pour lesquels on a adopté un tei mode d’élegage qu’après quarante-cinq ans qu’ils s’y trouvent, ils n’ont atteint qu’une hauteur de cinq à six mètres. CHAPITRE XII. CONTINUATION DO MÈME SUJET. Examinons maintenant comment et pourquoi certains matériaux, pro- ■voquent l'entrée dans nos maisons d’un aie froid et humide^ dont la chaleur artificiellc, des courants d’air, s’il est possibled’en établir, et d'autres moyens encore, parviennent à combattre très difficilement la fàcbeusc influence. Nous constatons, tous les jours, que nous devons attribuer à l’opiniàtre persistancc de l’humidité, bien des maladies de langueiir d'ime longue durée, très souvent ineurables, et qui fiiiissent par accabler les malheureux, qui en sont atteints, dcs plus douluureuses infirmités. C'cst là une preuve manifeste dcs diflicultés que cet liète importun oppose aux moyens que nous employons pour le faire déloger de nos dcracures , et qui, bien souvent, sont frappés d’une impuissance vraiment désespèrante. Que de maladics de nature rhumatisniale, que d’aCfections strumeuses ne sont dues, exclusivement pour ainsi dire, au séjour prolongé dans dcs places liumides. L’une des eauses principales de l’air froid et liumidc de nos habi- tations provieni de la nature des matériaux, qui servent à leur construc- tion. 11 est des pierrcs sablonneuses qui, par leur grande porosité, absor- bent sans cesse riiuniidité doni il devient très dillìcile de les débarasser. Nous connaissons des villages et méme des villesoù la susditc pierre en- tro cornine matière presque exclusive dans toutes les constructions. On s’en seri pour bàtir les cglises, les maisons, les écoles, les maisons de campagne, les écuries. Ics murs de clòture. Ce sont des blocs d’un carré oblong, ayant une longucur de 35, 40 , 50 ccnlimètrcs jusqu’à un mètro et plus cncore, tandis que leur largeur et leur liautcur qui sont égalés, varient entro 25, 30, 40, 50 ou inèinc 70 centi inètres. Leur diinension est d’ailleurs plus grande eneore, et varie selon les carrières d’où on les extrait. Ces pierrcs se prètent à toutes sortes de constructions; clles sont généralemenl si icndres qu’on les coupé, avec beaucoup de facilitò; dans tous les sens, que Ics ouvriers péuvcnt les fagonner à leur grò, qu’ils pcuvent’en faire les mèines ornements que le sculptcur obticnt du bois qu’il soumet à son ciseau. Cotte matière est très abondante dans le duché de Liinbourg et une partic du Lim- bourg belge; on l’cxtrait de pliisieurs carrières qui toutes ne sont que la contiuuation de celle de Saint-Pierre, iìont nous faisons mention page '17. Cellc-ci est très rcnomince par son anciennetó et scs ma- gnifiques allées qui font l’admiration des visileurs. Ces carrières atti- rent l’intérét et se recommandent surtout aux études des géologistes. Aussi, ne pouvons nous resister au désir de communiquer quelques” renseignements concernant le Pielersberg (montagne de Saint-Pierre) qui cortes, prèsentent leur còlè utile pour le sujet méme que nous étudions. Getto montagne, ou haute colline, qu’on appello aussi Cesar, se- 73 — tcnd le long de la mense, à plusieurs lieucs au-dessus de Maa- stricht. L('s rnatériaux qu’on en a tirés depuis plus de deux mille ans, y ont laissédes exeavations telles, qu’elles présentent un labyrintlie pres- que iuextricable. On extrait sans cesse de la pierre dure, doiit on se sort dans Ics fa’ienccrics établics dans la ville de Maastricht^ de la pier- re tendre, qu’on emploie dans Ics constructions conime nous le disions plus baut, et un sable jaune, qui, expédié par millions de quintaux , chaque année, en Hollande et en Allemagne, sert à saupoudrer le plan- chcr des maisons et à marner les terrcs. M. Victor Laminnes nous fait connaìtre dans le 1" fascicule du Bulletin de la Société scientifi- que et littéraire du Limbourg, que l’usage de la marne remonte à une très haute antiquité; que les Grecs et les Romains s’en servaient polir marner leurs terres, et que les derniers cstimaient tellemcnt cet en- grais, qu’ils le regardaient comme la moclle de la terre. « J’appclle marne, dit le savant gcologue précité, tonte roche cal- cairc, ■— Le mot roche n’impliquc pas nécessairernent une masse mi- nérale dure; il s’applique aussi aux dépòts incohérents — , tout roche calcaire composéc entiérement ou en majeure partic de chaux carbona- tee, mélangce ou non de sable ou d’argile, et capable de tomber en poussière facilement, lorsqu’on l’expose aux influences atmospbériques. « On trouve souvent dans Ics marnes des débris de coquilles, quel- ques unes mème en sont entiérement formées. Dans ce cas on Ics dési- gue par le nom de marne coquillièrc. « Les marnes sont très abondantes dans le Limbourg, ce qui n’empé- ebe pas que beaucoup de cultivatcìirs ignorent que leurs terres couvrent des dépòts de cotte matière préeieuse pour Tagriculture. Elles abondent particulièrement dans la vallee du Geer; on Ics y trouve presque sans interruption de Lens-sur-Geer jusqu’à Maastricht; ce n’est qu’cntre Co- ninsebeim, Tongrcs et Mail qu’ils font défaut. Viennent ensuite les cal- caires de Ilorpmael, Brouckom, Heers Basheers, Voordt , Marlinne, Ge- linden, Folognc, Ilex, Munster-Bilsen, Hoesselt et Colmont. Les dépòts de calcaire qu’on trouve dans ces deux derniers endroits sont peu considcrables. Les rcchercbcs de notre savant compatriote l’ont conduit aux ré- sultats qui suivent; MARNE DE IIEERS TERRA.IN SECOKDAIRE, CRÉTACÉ, SYSTÈME IIEERSIEN Densité (1) . . . . . . . • 2, 08 Capacité pour l’eau (2) ^8, °jo Elle contieni pour iOO parties. Sulfate (le chaus, piètre .... Sulfate sodicjue Chiorure sodique Matière organique Oxide de fer et alumine Chaux carbonatée ...... Sable et argile ....... Phospliate de chaux MARNE DE BROUCROM TERRAIN SECONDAIRE, CRÉTACÉ, SYSTÈME UEERSIEN Densitè ........ Capacité pour l’eau 0, 06 0, 05 1, 21 76, 15 22, 50 0, 03 100, 00 2, 00 43, Vo Elle contieni pour 400 parties: Sulfate calcique, piètre . . \ Sulfate sodique. . . . ;des traces . Chiorure sodique . . . i Chaux carbonatée, mèlée de traces de magnesie . Oxide de fer mélée de légércs traces d’alumine . Argile et sable 00, 15 73, 25 00, 95 25, 65 100, 00 (1) L’eau étant prise pour unité. ' (2) On appello capacilé pour l’eau, la propriéló qu’ont lesmarnes d’absorber et de retenir l’eau entre leurs molccules sans la laisser éebapper. Quand on dit qu’une marne a une capacitò de 50 J”, ce la signifie que 100 Rilogrammcs de marne peti- veiit absorber 50 Rilogrammes d’eau sans laisser écouler celle- ci. — 75 MARNE DE HORPMAEL TERRAIN SECOSDAIRE, CRÉTACÉ^ STSTÈME UEERSIEPi. Densité ........ Capacité pour l’eau ...... Elle contient pouv 400 parties. Sulfate calcique, plàtre ■ ^sodique . Chlorure ) Matière organique Oxide de fer et alumine . Chaux carbonatée Phosphate de chaux . Sable et argìle . MARNE DE LENS-SUR-GEER terrai:^ SECONDAIRE, CRÉTACÉ, STSTÈME SÉJiONlEX. Densité Gapacké pour l’eau . Elle contient pour 400 parties. Sulfate calcique, plàtre sodique potassique . Sulfate Chlorure \ Matière organique Oxide de fer et alumine Phosphate de chaux . Chaux carbonatée Sable et argile . ^2, 04 43, Vo 00, 08 1, 50 74, 41 0, 02 24, 00 100, 00 2, 03 43, 00, 20 00, 98 0, 31 98, 26 0, 25 100, 00 10 ATTI ACC. VOL. II. 76 MARNE DE LOWAIGE TERRAirr SECONDAIRE, CRÉTACÉ, SZ.STÈME SÉNOPflEN. Densité Capacitò pour l’eau . Elle contieni pour 400 parties. Sulfate calcique, plàtre. Sulfate / T ^ . Chlorure ' Matière organique Chaux Carbonatée Oxide de fer et alumine . Phosphate de chaux . Silice soluble Sable et argile . 2, >16 45, 0, 09 97, 9S 0, 81 0, m 0, 01 0. 53 100, 00 MARNE D HEUR-LE TIESCHE TERRAIJf SECOKDAIRE, CRÉTACÉ, SYSTÈME SÉIVOHIER Densité .... Capacitò pour l’eau Elle contieni pour Sulfate calcique, plàtre. Sulfate / , > sodique potassique Chlorure S Matière organique 0.\ide de fer et alumine Phosphate de chaux . Chaux carbonatée Sable et argile .... 2, OS • • • • 38, y, 400 parties 0, 12 0, 30 0, 06 99, 20 0, 32 100, 00 77 — MARNE DE FRÈllE PRÈS DE LA ROUTE TERRAI» SECONDAIRE, CUÉTACÉ. STSTÈ3IE SÉSONIEN Densité Capacité pour l’eau Elle contieni pour iOO parties Sul fate calcique, plàtre. . . ^ Sulfate l ( Chiorures soclique, potassique. . ?• : Matière organique . . . . ' Chaux carbonatée ...... Oxide (le fer et alumine . . . . . Phosphate calcique ...... Sablc et argile . MARNE DE SLUSE TERRAIN SECOIVDAIRE, CRÉTACÉ , SISTÈME SÉiVONIEN é Densité ... . Capacitò pour l’eau Elle contient pour 100 parile Sulfate calcique, plàtre . Sulfate I 1- ^ • j > souique potassique. Matière organique Silice soluble Oxide de fcr et alumine Phosphate de chaux Chaux carhonatée . Sable et argile 2, 01 50, Vo 0, 07 98, 55 0, 66 0, 07 0, 65 100, 00 2, 20 39, Vo 0, 13 0, 10 1, 10 0, 43 . 96, 38 1, 90 ♦ 100, 00 — 78 — MARNE DE LANAYE TERRAIN SECONDAIRE, CRÉTACÉ , SYSTÈME MAASTRICHTIEX Densité . Capacilé pour l’eaii Elle contieni pour 400 parties Sulfote calcique, plàtre. Sulfate Clilorure Watière organique Oxide (le fer et alumine Chaux earbonatée Sable et argile Phospliate de chaux sodique potassique . % O 'i. 3i, Vo 0, \3 0, 27 99, 32 0, 28 0, 08 100, 00 Disons cnfìn un mot du calcaire de Munster-Bilscn. Il est pres- qu’entièremcnt compose de coquilles d’eau douee, telles que Clamor- bis, Paludina, Limnea, etc. Ce d(^.pòt n’est connu que depuis quelque temps. Il appartieni aux terrains ciuaternaires, système moderne. Densité ........ 2, 09 Capacité pour l’eau 58, Vo Il contieni pour 400 parties. • Sulfate sodique. . . . i Chlorure sodique . . . r . 0, 05 Matière organique Oxide de fer et alumine ..... 1, 00 Chaux earbonatée ...... 90, 84 Phosphate de chaux ...... 0, 01 Sable et argile ...... 8, 10 100, 00 - 79 Gomme on le volt , toutes ces marnes ont une grande capacité pour l’eau; c’est là une propriélé sur laguelle nous reviendrons plus tard, et, avant de nous en occuper plus particulièrement, visitons plus au large Ics carrières qui nous fournissent les marnes dont nous .venons de parler. La caverne se compose, d’environ 212,000 galeries ou rucs, dont le nombre augmente d’année en année; leurs embranchemenls se rami- fient en longucur à plus de six lieues, et en largcur à plus de deux Heues jusqu’à Tongrcs et à Liégc. On y pénètre par six entrées , dont la principale est située sous le fori de S. Philippe, imniédiate- ment près de rescarpement qui fait faee à la meuse. Pendant les différentes guerres qui ont allligé le pays, les habì- tants des campagnes se sont refugiés dans eette vaste ville souterraine; cliachés avee leurs familles et leurs bestiaux; munis de grandes prO' visions de vin ils ont pratiqué des fours et se sont donné toutes les commodités qu’on peut se procurer en creusant le sol. L’eau tombe de la voùte en certaines galeries, et il en est méme une où suinte d’une racine pétrifiée, une souree dont les gouttes sont regues au milieu d’une jatte de quartz dur et brillant, que la nature scmble avoir fa- connée tout exprès. Les naturalistes y trouvent une grande quantité de débris fossiles, dont les plus remarquables se trouvent dans'' le cabinet d’histoire na- turelle de Pathénée royal de Maastricht, de toutes les espèces de co- quillages existans, de beaucoup d’animaux dont les espèces ont dispa- ru, et de bois péirifiés. Parrai les inscriptions qui tapissent les parois d’un grand nombre de galeries de la caverne on remarque les noms du prince de Parme, du due d’Albe, de Louis XIV, de Fréderic-Henri, de Voltaire, de I. B. Rousseau, du maréchal de Saxe, de Napoleon I, du roi Guillaume I, Roi des Pays-Bas, doni le royaume serait devenu le plus florissant de tous les royaumes , sans les jalouses et peu loyales intrigues de la perfide Albion, et si, mettant à profit les legons de l’histoire, ce prince ne sa fut pas laissé cntrainer par les haines aveugles des ennemis de l’eglise calholique. La caverne, fut encore visitée par ses illustres successeurs le che- valeresque Guillaume li, et par le sage et prudent prince qui, sous le nom de Guillaume III, règne actucllement sur scs heureux sujels. - 80 - De plus on y litencore les inscriptions d’une foule de personnages de trois ou quatrc siècles, et de toutcs Ics nations. 11 se trouve mé- me des personnes qui croient y déchilFrer les noms de quclques Gau- lois cilés dans les Commentaires de César, la signature mème de ce grand Capilaine et celles de plusieurs illustrcs Roniains , enlremclés des célèbres initiales S. P. Q. R. Beaucoiip de ces noms soni accom- pagnés de dates, et on y distingue assez clairemcnl 650, 895, 1056, 1274, et bien d’autres encore. Les gens de cotte contrée ont conservò le souvenir de beaucoup de malbeurs arrivés à des curieux qui se soni égarés dans ces souter- rains. On cite, enlre aulrcs, un abitant de Maastricht, doni le cadavre , plus de soixantc ans après sa mori, fut trouvé cn 1794; un moine du couvent voisin, connu sous le noni de Sbavante, et où se trouve main- tenant le casino d’été, lequcl nc put retrouver sa sortie, bien qu’il se fùt aidé d’un enorme paquet de ficelles et qui mouriit de désespoir et de faim, Bien d’autres personnes y cntrèrent pour n’cn sortir plus ja- rnais; c’est ainsi qii’eii 1814 ime personne vint y enfouir un trésor qu’ellc voulut soustraire aux cosaques, mais elle ne put en ressortir. L’habitude joue ici encore un ròle important. On a observé, cn clTct, de tout lemps, que les ouvriers qui jour- nellerncnt travaillent fori avant dans les carrièrcs, s’appliqucnt fort peli à en étudier Ics détoins; ils se conlìent à la sagacité de leurs che- vaux, auxquels, cn cntrant, on attaché ime lanterne au cou, et qui en rcssortent d’eux-memes sans se tromper jamais. Les longues et sombres rues de ces souterrains ont éte Ics té- moins muets de toutcs sorts de scènes, des drames Ics plus lugubres et nicme de sanglants combats. II est arrivò plusieurs fois que des dé- tachements de la garnison de Maastricht assiégée s’y soni rencontrés avec (Ics troupcs d’assiógeans. Entcndez vous Ics cris de surprise à l’appìirition de l’ennemi, ccs coups de feu que répète un lointain écho, représcntcz vous cotte lotte acliarnéc corps à corps pour gagner un pou- ce de terrain ces flots de sang qui viennent monder le sol? Ce n’est pas là un tableau fantastique que nous devons à l’ima- gination de quelque poète, mais c’est la trop faiblc cxprcssion de scè- ncs qui duroni produire un étrangc cH'ct à la lucur des flambeaux. La tempèrature de la caverne Saint-Picrre est d’environ buit de- grès au-dessus de zèro en hiver, et de douzc au plus en été bien en- tcndu lorsqu’on se troiive à une grande distance de l’entrée. C’cst deux degrés de inoins que dans les caves communes, et daris celle de Tobscrvatoire de Paris. On n’y trouve aucun insecte, et ces lieux présentent ceci de particulier que les cadavres s’y conservent par la dissécation, et qu’ils n’y entrent jamais en pulréfactlon. La pierre tendre qu’on emploie dar.s les constructions fait l’objet d’une industrie assez importante pour la province de Limbourg, et, com- rae on l’a vu plus haut, elle a une grande capacitò pour l’eau. Il s’en suit que les bàtimcnts dans la construction des quels on emploie cotte matière, doivent se faire remarquer par leur liumidité. Annuellcment on les badigeonne en jaune ou en blanc à l’extérieur, les murailles de l'intérieur sont crcpies, et onlescouvre, au moins une fois par an d’une couclic épaisse de lait de chaux. Les maisons des communes rurales sont généralement badigeonnées en blanc et cou- vertes en tuiles rouges , ce qui donne un aspect assez agréable ù ces villages. Pendant Ics nuits d’été, ces maisons qui se trouvent épar- pillees sur un tcrrain très accidente et d’unc vaste étenduc, cxercent une imprcssiou mystéricusc sur l’imagination du yoyageur qui Ics voit de loin; à l’aube du jour, lorsque tout semblc dormir, que les oiseaux du cicl font seuls entendre leur chant méledieuse à la plus grande gioire du Gréateur, ces maisons apparaissent comme autant de góants soriani lentemcnt de terre, et qu’on dirait cnveloppés de leurs blancs linceuils et coiffés de leurs rouges capuchons. Nous avons cu la fréquente occasion d’entrer dans de nombreu- ses maisons de ce pays, et nous devons à la vérité de dire que si , enétè, ellcs accordent auvisiteur un fraicheur agréable, qu’on y éprouve au conlraire , en hiver, et pendant les saisons pluvicuses, la pénible impression du froid humidc. L’cmploi de cette matière n’est pas, par conséquent, sans présenler d’assez graves ineonvéni'ents pour la salu- -brité des habitations. Nous avons constaté pendant la dernière excursion que nnus avons faite dans cette contrée que, depuis quelqucs années, on rcmplace là où les ressources le permettent, les blocs de marne par des briques en terre cuite; mais il est à croire que, dans le Limbourg, ces briques ne seront jamais d’une empiei aussi général que la pierre tendre de la caverne Saint-Pierre. Cela s’explique par la notable différence du prix — 82 - de la matière première, un mètre cube de pierre de marne pouvant ótre fourni à un prix de beaucoup infèrieur cà celui qu’on réclame pour un mètre cube de briques. Puis ime autre considération qu’on ne doit pas perdre de vue, c’est que l’emploi de la marne deinande une moin- dre quantité de cbaux que celui des briques. Ce soni là deux inotifs assez puissants pour que, longtemps encore, la prèmicre sera préférée. La qualité des briques varie selon le matière première qu’on choi- sit pour leur confection, selon les soins qu’on apporto dans leur fa- brication, leur plus ou moins degré de desséchement au soleil , les soins que l’on met dans la distribulion et l’exposition des fourneaux, la qualité du coinbustible nécessaire pour entretenir la cuisson, le temps pendant lequel les briques y restent souinis et beaucoup d’au- Ircs circonstanccs encore, au sujet desquelles il serait oiseux de donnei’ ici de plus amplcs détails. Les briques confectionnées dans le Limbourg sont d’assez bonne qualité, mais on cn trouve d’une qualité beaucoup supérieure dans quel- ques provinces Néerlandaises; celles qu’on y fabrique conviennent très bien aux constructions, clles ont toutes les conditions désirables. En Belgique on les préfère à celles confectionnées dans d’autres pays. Le tableau olTiciel des iinportations au port d’Anvers, pendant l’an- née 1859, nous mentre que les ouvrages de terre , qui comprennent des briques et des tuiles, iinportés en consomination des Pays-Bas, s’élè- vent au chiU're de 2,094,100 pièces, tandis que ceux provenant de l’An- gleterre ne montent qu’à 683, 880 pièces, dont 53,680 seulement en consommation, et 630,200 en entrepòt. L’importation de la France est la moins importante, elle n’est que 2,200 pièces, Cette branche d’industrie semble vouloir diminuer, ennotre pays, d’année en année; ainsi, pour ne citer que les deux années 1862 et 1863, nous annotons que du còté des Pays-Bas l’importation du méme article s’élèvc pour 1 862, à 1 ,81 0, 212 pièces, et pour 1 863, à 1 ,640,936. La diminution n’est pas moins notable du còté de l’Angleterrc et de la France; ainsi pour le premier de ces pays, nous obtenons, en 1862, le chilTre 71,619; en 1863, le chiffre 101,098. De la France nous n'a- vons regu, en 1862, que 503 pièces, pas une seule en 1863. Quoi qu’il en soit, si nous considérons les nombreuses eonstruc- tions que, de toutes parts, on fait en Belgique, nous ne pouvons pas 83 — faìre entrer en ligne de compie les briques fabriquées dans les prò- vinces dii nord dcs Pays-Bas, et, qui soni imporlées dans les provinces inéridionales, ou Belges. Celles que nous recevons de nos voisins sont d’une petite dimension; elle diflere de la moitié de celle de nos bri- ques du pays, dont nous nous servons dans la construction du corps des bàtinients. Aussi, n'emploie-t-on les premières que pour les foyers des cheminées, les vestibulcs, les trottoirs et Ics coiirs. Quant aux briques belges, on en trouve d’une benne qualité dans le Hainaut, la province de Liége; mais c’est surtout dans la Fiandre Orientale et dans la province d’Anvers qu’on en fabrique d’une qua- lité supérieure. Dans la Fiandre Orientale, ime grande partie du ter- ritoire de la Commune de Rupelmonde , patrie du eélèbre géogra- phe Gérard Mereator, et qui compie actuellement ime population de 5,500 habitants, est converte de briquctcries et de luileries. Il s’cn trouve de très importantes sur le tcrritoire de la ville de Turnhout, des coramuncs de Rumpst et de Rlieet; mais les meilleures briques sont confectionnées à Boom, gros bourg de 9,000 habitants, qui est silué sur le Rupel, vis-àvis de l’cmboucliure du magnifique canal de Bru- xelles. G’est là que cette belle commune se trouve en communication avec le beau pont en fer construit, il y a douze ans, et qui vu à ime certaiuve dislance et en dessous ressemble à une longue denteile su- spendue sur le large fleuve, le Rupel, dont l'es rives sont admirables, dont les bcautés plongcnt l’àme dans les plus douoes réveries. De l’a- vis de tous les eonnaisseurs , ce pont est un vrai chef-d’oeuvr.e ; il se fait remarquer par sa solidité, son élégance et la délicalesse de scs rnailles de fer. C’est dans les susdites localités que les briqueteries ainsi que les tuileries font l’objet d’ime branche industrielle vraiment im- portante. Les briques de mauvaisc qualité conservent Phumidité, là surtout où les habitations sont construites sur un terraìnbas et marecagcux. Plus d’une fois nous avons observe que, de très belles maisons construites, il n’y avait que quelques années, étaient très humides. Pour emp^cher cette humidité, il ne suffit pas d’employcr des briques d’une qualité supérieure, mais il faut avant tout éloigncr la cause première. Dans les terrains non rèsistants; on fera chose utile de n’établir les fondeinents que sur un massifde sable rude, ayant au raoins 75 ccn- ATTI ACC. VOI. II. Il — 84 — limètres à 1 mètrede hauteur, sur lequel scrii assise ime première cou- che de picrrcs siliceiises diires. On a, très scuvent, la mauvaise hahitiule de faire servir aiix nou- veaux fondements, de vieilles briqiies^ des picrrcs spongieiises, prove- nant des démolitions^ et qui font l’office de rcmplissage. C’est là une grave erreur, car la base ne doit pas séulement se faire, remarquer par sa solidité, mais il faut aussi rejctcr les matériaux qui attirent l’iuimidité. Lorsqu’on erige ime eonstruction, sur un terrain qui présente Ics mauYais('S conditions indiquées ci-dessus, il importe d’établir la couebe sur laquellc doit s’asseoir la première magonnerie de la manière que nous faisons connaìtre plus haut; puis il import cncore de ne se servir que de briques de benne qualité, de mortier bydraulique parfaitement corroyé et compose de parties cgales de ebaux bydraulique et de sable rude. On devra proparcr cc mortier doux ou trois jours avant de l’ein- ployer, et le rejointage devra èlre fait immédiatement.L’extéricur des ma- goiìnerics devra ótre révetu d’argile plastiquc ou de terre glaise, au moins jusqu’au niveau de la rue, et ec n'est qu’à cet'cndroit qu’on aura re- cours au mortier ordinaire pour conlinuer la magonnerie. Nous n’acccp- tons pas l'objeetion qu’on trouve dans les frais plus considérablcs de pareillc eonstruction, D’abord la ebaux bydraulique a vu son prix di- minuer la terre argileuse no se vend pas bien eber; et lors méme qu’il n'en serait pas ainsi, ime considcration qui, croyons nous, a une haute valeiir, a bien le droit de dominer sur tonte antro, nous la trouvons dans la nccossité de protéger la sauté des babitants. lei nous sornmes pleinemcnt d’aecord avec rarebiteete Vaudoyciy qui nous dit dans son mémoire couronné: « Jusqu’à présent, on ne s’est guèrc occupò de eombattre les ellèts désastreux de I bumidité que dans Ics bàtimcnts dejà conslruits; rare- rnent on a songé à les prevenir des l'origine des conslrnciions . « C’est le principe méme du mal qu’il faut attaquer. Les moyens vrai- ment utiles sont eeux qui ont pour but d’empèeber rimmidité de pé- nétrer dans le corps des murs; car dès qiCelle les a envahis, il est n peu près impossible de l'en delourner. Le thè Builder nous communique un procède décrit par M. Syl- vestre à l lnstitut des arcbitectes, et qu’il dit avoir employé avee suecès pour rcndrc imperméabies à Teau Ics ouvrages en briques et en picrrcs. Voici en quoi ce procédé consiste. M, Sylvestrc fait laver le mur avec ime solution chaude de ok, 34 de savori bigarró dans 4 \jì> litrcs d’eau apjiliquéo au moyen d’une large brosse. Vingl-quatrc heiires a[>rès ce premier lavage, oii applique un second com()osé d’uno solution deck, 220 d’alun dans 18 litres d’eau. Un autrc incmbre de rinstitut assurc que reniploi de ce inoyen lui a procuré un très bon rèsultat, Nous ne prétendons pas contester rdlìcacité de ce procède, mais nous avons le droit de douter qu’il parvienne à déloger l’bumidité d’une manière absolue, qu’il cmpéclie son retour cn préscnce de la persi- stance de la cause qui l’a jiroduile. INos idécs émiscs plus haut sont, à peri de clioscs près, les inc- mcs que celles de M. Vaudoyer. Lorsqu’il résumé les préeauUons qu’il con- vieni de preiuire [lour étrc sur de n’avoir aueune bumidité dans les corps des murs de nos liabitations, il lux’serit les nicsures suivautes. « Fondalion sur beton bydraulique — Composé de chaux, de salilo et de gravier — ; empiei de mortier hyrlraulique dans la parlie inféricurc de la construction; empiei de pierres ealcaircs ou nieulièrcs, ou rève- lement sur la magonnerie; obstaele, plaque de plomb interposé sur toutc l’épaisseur des murs entro lo sol extérieur et le sol intéricur. » Jusqu’ici nous sommcs Ircs bicn du mòme avis; mais ec qui a licu de nous étonner, c’cst que le savant areliitecte ait laissé dans l’oubli urie mesure csscntielle que nous ne pouvons fiasser sous silcnce. Il importo, en effet, quo l’on rejette l’emploi des décombres; il est doublémcnt condamnable sous le rapport liygiènique et arehitectural. Que de fois ne s’en sert-on pas pour asseoir les fondements ! Dans quelle gi’ande proportion ne remplaccnt-cllcs pas le sable pour fairc le mortier, et d’autres matièrcs doni nous parlcrons bientòt? Ne se trouve-t-il pas beaucoup de constructions doni le plancher repose im- médiatement sur des décombres? Los ineonvénients de ee grave abus sont tellement funcstes, qu’ils ont attirò l'attcntioti de la police an- glaise, doni ^alusieurs inspecteurs adressèrent une plaintc à M. le Docteur Dundas Tlioinson, avec prièi’c d’analyser les décombres et d’en faire connaitre la composition. Voici le résullat obtenu par le savant médecin anglais; Matière organique putride 8, 77 Eau . . . . 36, 60 Matière inorganique . 54, 18 * Les débi’is végétaux ou animaux piitréfiablcs qu’elles conticnneni foiirnissent cles gaz délétères, dont l’action est d’autant plus nuisible, qu’elle a licii d’une manière continue. Sous le rapport architectural le savant précité fait connaìtre, entre autrcs, un résultat qui est vraimcnt de nature à faire réfléchir ceuic qui mélent des décombres avec le mortier; parlcur conduite in consi- derée dans Teniploi de ces mauvais matériaux ils peuvcnt se rendre cou- pahlcs dcs plus grands malhcurs. « J’avcrtis, dit^il, les ouvriers du pcu de solidité qu’aiirait la construction qu’ils édifiaient avec de pareils matériaux, mais je ne pus le faire à temps pour prévenir l’écroulement d’une arche déjà construite, et dont la cliute blessa trois hommes. CHAPITRE XIII. L.V PURETÉ DE l’aIR EST VIGIÉE PAR L.A DÉCOMPOSITION DU DOIS QLE NOUS EMPLOVONS DANS LA CONSTRUCTION DE NOS DEMEURES. L’air humide de nos maisons reconnait d’autres causes encorc que celles que nous venons de passcr en revue. Dans leur construction, les picrres, les briqucs, la chaux, le sable ne sulTisent pas, et il seraitdif- ficile de se passcr de rcmploi du bois. Il est vrai qu’en grande partic nous pouvons le remplacer par le fer, mais nous nous trouvons- ici cn présence d’un obstacle très séricux, ou que l’augmentation in- cessante de le valeur du fer, exposé Ics constructeurs à des frais plus con- sidérables. Mais admettons que le prix du métal ne soit pas plus éle- vé que colui du bois^, qu'on puisse piacer dcs poutres, des traverses, des portes, des fenétres en fer, que la carcasse du toit puisse étre confcctionnée en rccourant au méme métal, scra-t-il permis alors mòme d’c.xclurc entièrement le bois? Nous ne le croyons pas. Le seul cxcmple qui soit à notre' connaissance d’un bàlimcnt exclusivement construit avec les trois matériaux de briqucs, de fer et de chaux, outrej le sable et les pierres de taille, nous est fourni par le nouveau gazomòtre qu’on a erige, il y a quatre ans, au Stuivenberg-lez-Anvers. Dans Ics grandes constructions les traverses qui relient les murs du rez-de-chaussée sont, il est vrai, en fer , mais il est très rare de voir qu’elles remplacent le bois au.x étages et dans la construction des toits. Nous avons con- statò que le magnifique entrepót Saint-Felix, qui fut entièrement dé- 87 — truit par un incendie, en 1862, ainsi que quelqucs grands établisse- ments industriels' présentent à tous les étages des traverses en fer et que le carrelage remplace le plancdier. Mais il reste à décider mainte- nant si, pour assurer la solidité des bàtiinents il ne serait pas néces- saire d’employer du fer d’ime qualité supérieure? S’il en est ainsi , le prix plus élevé ne serait-il pas de nature alors à faire reculer les partisans les plus prononcés du précieux métal? D’ailleurs, les ìn- cendies qui ont dévaslé nos entrepòts , nos fabriques , nntre admira- * ble bourse de commerce toutes constructions dans Icsquelles le fer dominaif, n’ont-ils pas prouvé surabondamment que l’espoir qu’on avait nourri de donner unej plus grande solidité à ccs bàtiments , devait disparaitre bientòt en présence d’une triste rcalité? Toutes ces considé- rations nous autorisent à croire qu’il faudra bicn du temps avant de Yoir Texclusion complète de Tcmploi du bois dans la construction de nos bàtisses. Si nous voulons approprici’ convenablement nos demeurcs, il est d'autres matériaux dont nous ne pouvons nous passcr, lors mérne que le bois serait exclu. Or, ccs matériaux ne sont pas sans avoir une in- fluence soit borine ou mauvaise sur l’air que nous respirons, selon leur qualité , leur propriété d’attirer et de conscrver riiumidité , ou bieii cncore de détermincr une atmosplière plus ou moins sèdie dans rinlé- rieur de nos liabitations. Tout en admettant que ces matériaux réunis- sentles conditions voulues, quant au degré nécessaire de siccité, il convicnt encore de s’cuquérir , s’ils ne peuvent pas vicier la pureté de l’air en y répandant des principes nuisibles. Ce sont là autant de questions d’une assez grande importance pour nous engager à les sou- mettre successivernent à Texamen le plus sérieux. Mais comme après les matériaux que nous avons déjà employés dans les constructions, c’est le bois qui suit de plus près pour achever la carcasse des bàtiments , c’est lui aussi, à notre sens, qui le premier doit faire l’objet des nou- vcllcs recherches auxquelles nous allons nous livrer. La pureté de l’air dans nos demeures dépend en grande partie de l’état de conservation du bois qui entro dans leur construction. Une question principale prime donc toutes les autres, et la voici: pour éloi- gner une cause de viciation de l’air, nous devons nécessairement rc- courir à une essence de bois de bonne qualité. Les essences de bois dur, à tissu serré, telles que cellcs de chène , de cbàtaigner sont évi- % - 88 - demment Ics mcillcures; mais devenant de plus on plus rarcs.’on ne les voit prcsque plus cniployer dans nos constructions. Il faut dono de tonte ncccssité qu’ou les remplace par d’aulrcs csscnces, malgré qu’elles ne se conscrvcnt pas aussi bien, et qu’au bout d’un tcmps plusoumoins èloigné, ellcs soicnt cxposécs à subir une notable délérioration. Si panni les] essences généralcment admises de nos jours dans les constructions , il en est, tei quc le sapin du iNord, qui préscntent des conditions sulfisan- * tes de eonservation , apròs avoir atteint le degré voulu de siccité , il en est d’autrcs, le peuplier, le Canada, par exemple, qui soni loin de nous ics fournir. Ne roublions pas, du reste, il est telle localité, telle situation des lieux où tout concourt pour liàter la decomposi tion , la détérioration du bois. Nous avons, il est vrai, des moj’^cns artificiels pour ccmbattre les causcs délétcres. C’est ainsi que la peinture à l’buile que l’on renou- velle sclon Ics besoins a cortes, une haute utilité. Nous observons que la conche de peinture mct à l’abri de rinduen- ce des variations de l’air atmospbérique, la surfacc du bois ouvragé, et rimile absorbée par les pores s’oppose, si le bois est bien sec , à sa détérioration. Mais bà n’est pas le danger réel; il est d’autrcs par- ties telles que Ics pièces qui, en grand noinbre, cnlrcnt dans la con- ■ struction du toit, cornine encorc les poutres, les traverses , le dessous des planchers , que nous ne pouvons soumettre au mòme procédé de conservation. D’ailleurs , lors mòme qu’ on voudrait y recourir, cettc mèsure ne deviendrait jamais d’une application gcnérale. Les diverses pièces de bois doni nous faisons mention plus haut sont d’autant plus cxposécs à se détériorer qu’clles sont plus particulièrement soumises à rinflucncc d’un air humide; Si nous exceptons celles qui par leur ensem- ble forment le conible d’un bàtimcnt les autres restent caehées par des revètements, soit par le sol, et leur état de sécheresse ou' d’hu- midité échappe à notre examen , après l’entier acbèvemcnt de riiabita- tion. Pour nous opposer aux suitcs de ce grave inconvénicnt , il faut donc recourir à d’ autres mesures ; mais avant de nous expliquer à cet égard, disons un mot sur la détérioration des bois. La dccomposition des bois de construction s’eirectuc plus ou moins sous l'infliiencc de l’cau, de l’air de la chaleur de riiumidité, et surtout > sous l’action alternative de ces qualre agcnts réunis. L’analyse y fait découvrir des matiéres azotécs , congénèrcs de 89 - cclles qui entrent dans la composition dos substanccs aniniales: ainsi, par cxeinpie, un stcre de bois ronfonnc moyenneinent autant d’azote que 25 Kilogramino^ de chair musculaire desséchèe, que 2 lieclolitres de blé, ou 1 mèlre cube de fumier de ferme. Qu’il nous soit pcrmis de dire ici en passant que, d’après les ana- lyse*s de M. Boussingault, le blé conlient 2, 29 p. c. d’azote, soit 3, 50 Kilogrammes pour 2 hectolitres pesant 77 Kilogrammes l’un, et la cbair sèdie 1 4 p, c., soit 3, 50 Kilogrammes d’azote pour 25 Kilogrammes. Quand on examine une pièce de boisalterèe, on reconnait en ge- nerai que Ics insec.tes ont rongè ou broyé certaines tìbres; qu’il s’est dé- veloppé à la surface,,ct mème dans riiitérieur une vègétation cryptogami- que, et qu’enOn les portions qui ont écliappé àces deux causes de destruc- tion, ont subi cllcs-mòmcs une sorte de décomposition spontanee. Il n’cst pas étonnant que le bois puisse servir de nourriture à des insec- tes età des ehampignons, ou moisissure, qui semblcnt d’aijlcurs avoir étc doués d une orgànisation spéciale, pour l’assimilation des maliéres gént!“ralement albumino'ides que le bois renferme. Ces mèines matiércs albumino'ides donnent naissance à des fermenls, au contact de l'air et de rimmiditè; le bois subit dés lors une décomposition spontanee beau- coup moins rapide, il est vrai, mais tout à fait analogue à la fermen- tation du fumier de ferme, ou à la pulrefaction des matiércs animalcs. Le bois le moins dur le plus léger, celili doni on se seri le pliis aujourd’hui est d'autant plus exposé à cetle décomposition , à cotte altération, qu’il est moins sec. Or des derniers détails que nous venons de donner, il conste que, dans ccs conditions, le bois doit ètre tres nuisible à la pureté de l’air de nos demeurcs. G’est 44 une vérité que nous constatons tous Ics jours, non-seu- lemcnt dans les vicilles bàtisses, mais aussi dans de nouvelles construc- tions. On comprcnd tout le danger de pareille situatici hyi^énique, si i’on considère qu’aucunc époque puisse pcut-étre riyaliser avee la nòtre pour lo grand nombre de nouvelles habitations que nous voyons ériger partout dans toutes Ics villes, dans loutes les communcs, mais surtout dans cclles du royaume de Belgique. La solidi té et Tctat de dcssication des demeurcs, intéressent au plus liaut point la sécurité et la sante de ceux qui les occupent. jN'ous regrettons de le dire, mais il fà -hciix que les administrations localcs de beaucoup de communes laissent trop de liberté à ce sujct, aux constructeurs. Màlheureusement cettc lìberté menace de passer , sous peu, à line vraie licence, car ceux qui se chargent de Làtir de nouvelles maisons ne se font aucun scrupule d’en abuser largement , et de la sorte ils disposent, à leur gré et de la sauté et delavìedes habitants. Qu’on nous prouve le contrairc, et nous passons volontiers con- damnation. Le secret de la rapide fortune du plus grand nombre des entre- preneurs-Constructeurs , fortune qu’ils accumulent , disons nous, cn peu d’années, s’explique, et il ne faut pas longtemps pour résoudre cotte question. Nous sommes partisan de la liberté dans le sens le plus large du mot, mais nous la condamnons dès que l’abus qu’on cn fait cause un dommage réel. Il résulte de la liberté illimitée accordée aux entrcpre- neurs dans le choix non contrólé des. matériaux de construction , que ces industricis sont d’autant plus dangercux , que les ,habitations qu’ils construisent cachent, sous Ics dehors les plus agréables , des éléments de destruction qui, pour agir lenteinent, no finissent pas moins par causer d’irréparables malheurs. La vù d’un pére , d’une mère de famille, d’un enfant cliéri ne pése pas dans leur balance, car ils n’ont en vue que de retircr de leurs constructions la plus forte somme pos- sible de bénéficcs. Ils erigent de fort bcllcs faqades, mais masquent sous uno orneinentation qui plait à la vue, les matériaux Ics moins coù- teux, des picrres poreuses, des briques de mauvaise qualité, du mortier qui n’a pas les proportions voulues, de cliaux, mais qui aii contraire, con- lient uno abondante quantité de sable. Tout cela, ce pendant ne se fait qu’aux dépens de la solidité et de la salubrité des bàtiments. Quant aux fondements, ils sont assis, très souvent, sur des décombres, sans le moindre é^rd pour les prccautions dont nous avons dit un mot plus liaut. Le bois dont on se sert ne rcmplit qu’exceptionnellcment les con- ditions requises pour que la construction rcponde aux besoins hygié- niques. Il est bien rare de voir employer Ics bonnes essenccs soit de cbènc soit de chàtaigner, et il arrive plus d’une fois que le bois qu’on préfèrc, au lieu d’ctre sec, s6it cncore tout veri. Quelle suite obtient-on de pareil oubli des devoirs IcS plus sacrés de la part des cntrcpreneurs, et de l’insouciant laisser faire dès autoriies? Qu’il faut peu d’années pour — 91 ~ voir (Ics murailles lézardées et salpétrces, pour que Ics toits menacent une ruine prochaine, que Ics planchers faiblissent, pour que les habi- tants de ces maisons soient accablés de maladies qui souvent, ne les quittent qu’avec la vie. Il est toujours désagréable de devoir jeter le blàme, quelque mérité qu’il soit^ sur les actes d’autrui; dans roccurrenee toutefois ce serait ime coupable làcheté que de tenir la vérité sous le boisseau, et il faut avoir le courage de montrer du doigt le mal là où il se trouve. Il y out un temps que pour conserver le boi.s qui devait servir dans les constructions à faire avec soin , on employa des inoycns plus ou moins eflìcaces pour préserver les parties des poutres et des traverses qui font corps avec la raagonnerie. Mais là s’ arrétait la pré- voyance des constructeurs, et faut-il le dire? Ces moyens furent loin de suffire. Aussi, depuis plnsieurs années déjà on conseille d’autres procédés assez ingénieux et qu’on applique avec succès. Au nombre de ceux qu’on préconise pour imprégne.r le bois de matières conservatrices, nous citons le suivant; Ordinairement on se borne à plonger les poutres ou d’autres pièces de bois dans des étangs qui contiennent lo liquide con- servateur. Les liquides dont on se sert sont, tanti&t uno dissolution de sol- fate de fer, de cuivre ou d’alun, tantòt l’huile de goudron ou la creosoto brute. Ces deux dernières substances conviennent, parfaitemeat bicn au bois exposé à Cinfluence de l’air extérieur; nous citons, par exemplc , les billes de nos chemins de fer, les poteaux,les cloisons, les diverses piéces de bois qui cntrent dans la construction des hangards, etc. Mais pour l’intérieur de nos demeures, elles ont le grave inconvénient de ré- pandre uno odeur forte et désagréàble et de rendre les bois plus combu- stibles. Quant aux procédés eux-mémes, ils sont peu économiques, cir- constance qui, cortes, mérite d’étre prise en sérieuse considération , et qui fera toujours accorder la préférence à d’autres moyens moins di- spendieux. Carmi les meilleurs nous trouvons colui de M. Boueherie , à qui revient riionneur d’avoir indiqué, lui le priniier, la propriété préservatrice du solfate de cuivre. Cesi gràec aux progrés de la chi- rnie quo Con doit la découverte des procédés qui, oulre qu’ils permet- tent de niieux conserver le bois, sont moins eouteux : Voilà bien deux 12 ATTI ACC. VOL. II. 92 conditions essentielles qui ont bien leur valcur ; les bois brùlent inoins vite, et no repandent pas de mauvaisc od('ur. Si nous consultons le Moniteur scientifique, il nous fournira Ics ren- seigncinents les plus inétrcssants. Nous truuvons , eiilre autres , à la page 798 Livr. 43, uii procède que M. Richoux fait connailre à la So- ciélé des Ingénieurs civils, et qui est dù à MM. Legò et Fleury. Dans ce procède on emploie comme corps conserv.Ueur le sulfate de cuivre cn dissolution dans l’eau, sei préféré par M. Boueberie com- me nous le disons plus liaut. Les pièces de bois soni d’abord placécs horizontalement sur un chariot puis garnies à leurs extremités de calottes en cuivre ou en Iòle munics de robinets; au moyen de ceux-ci on les met en communication avee le générateur à vapeur d'une locomotive qui lance de la vapeiir au travers des pores du bois dans toute leur longueur, afin de le pré- parer à rccevoir la dissolution. Lorsqiie la pièce de bois est ainsi passóe à la vapeur, on la met par le robinct de rune de ses o^trémitès cn communication avec une pompe à air, à une pressimi de 10 ou 12 atmosphères. Lette pompe lance dans les pores du bois une dissolution de sulfate de cuivre, for- mée de 2 Kilogrammes de ce métal dans 100 litres d’eau , à une tem- pérature de 40 à 45 degrés ccntigrades. La température de la disso- lution, la proportion du sulfate qu’elle contient, le tcrnps pendant le- quel on maintient la pressimi maxima, la limite qu’on assigne à cel- le-ei, soni autant de circonstances qui dépendent de la nature et de la destination ■ des bois qu’on veut préparcr. En général, le poids de la dissolutioii absorbée est d’autant plus fort , que la pesanteur spècifi- que des bois est moindre. Le coeur du liétre noueux qui est de tous les bois essayés celili qui a pris le moins de sulfate de cuivre, en a néan- moins fixé 6 Kilog. 4 par mètro cube. Lette proportion est supèrieure à celle qui est indiquée comme nécessaire polir la conservation du bois. Un rapport de MM. Ics Ingénieurs-Gcnéraux des Ponts et Lbaus- sées Didimi, AvriI et Mary, a fait cminaìtrc qu’ils ont trouvé dans un état de parfaite conservation, après un laps de temps de sept ans, des pièces de liétre et de charme pénctrécs de sulfate de cuivre par le pro- cède de M. Boueberie, à la dose de 5 à 6 Kilogrammes par stèro. De- puis cette epoque la racnie proportion — généralenient 5 Kilogrammes par stèro— est exigée par toutes l ‘S compagnies de ebemins de. for dans - 93 - leurs cahiers de charges , pour l’injection des traverses de pièces de hétre. Le bois qui en absorbe le plus de dissolution est le peuplier dont le poids a presque doublé par la préparation, et qui a fixé 12 Ki- logrammes, 4 de sulfate de cuivre. C’est probableincnt plus qu’il ne faut pour empécher le bois d’ètre altéré par les agents atmospbériques. Le problème de la conservation des bois serait dono résolu défi- nitiveinent, si l’on parvenait à injecter économiquement dans tous les vaisseaux, la liqueur que nous venons d'indiqucr, et qui est susceptible de fixcr les inatièrcs albiminoìdes en se combinant avec elles. Ce se- rait un moycn sur de les rendre impropres à la nourriture des insec- tes, en agissant comrne poison. En général tous Ics vaisseaux aboiUissant à la surface du bois, sont injéclcs sur ime profondeur de 4 à 5 centimètres; à une plus grande profondeur,. l’injeetion se réduit à quelques points isolés. INous pouvons citer cornine cxcinple le eocur de cbéne. Il ne sera pas inutile de connaitre le plus ou moins de resistancc que présentent, sous ce rapport, quelques cssences de bois. Le chàtaignier résiste à l’injection plus cneore que le coeiir de cbèni', et son injection ne préscnt pas de résultat satisfaisant. Il seinble dono convenable d’y renoncer, par suitOj sans doute, de ce que cette essence de bois est généralement roulée. L’acacia présente Ics mémcs difficultés ; le coeur de cette essence de bois reste inatta- quable à la liqueur préservatrice, il faut, eoinmc pour le chàtaignier, renoncer à son injection. Le frcne, quoique fort et élastique, est promptement piqué par les vers quand il est see, et résiste à rimmidité ainsi que le chéne, le chàtaignier et l’acacia. Dans cette essence l’aubier s injectc, bien mais le coeur résiste cornine celili du chéne, ou se laisse pénétrer; mais dans cette partie, l’imprégnation présente peu d’bomogénéité. L’orme qui se conserve bien sous l’eau, s’écbaude facilement àl’air; à l’état sec il absorbe deux- fois plus de liqueur qu’à l’état frais. A rexception de quelques noeuds et de quelques veines de bois mort, où les vaisseaux sont obstrués, 1’oi‘t me s’injecte d’une manière homogènc jusqu’au centre des plus grosses pièces. Le hétre est un bois dur, serré, peu élastique et très sujet à se fendre; il se délériore promptément, sous les altérations de la sèdie- 1^ 94 resse et de l’humidité. Lcs procédés de conservation par le sulfate de cuivre lui soni parliculièrcmenl applieables la liqueur pénètre parfai- tement alors^ surtout dans l’ét.it de sécheresse. L’injection s’opère d’une manière- complète et très homogène pour ce qui rcgarde le charme ; celle de l’èrahle ne laisse ricn à désirer. Le piatane marche de pair avec le charme , l’érahle et le hétre, sous le point de vue de l’imprègnation. Le peuplicr, qui est d’urie nature Icgère et un pcu molle, est de toiis Ics hois celui qui absorbe le plus de liqueur; sa pénétration est complète quoique moins homogène que pour le hètre ou pour l’ormeau; le coeur s’injecte aussi bien que l’aubier. Le bouleau plus dur que le peuplier , sec ou demi frais s’injecte à pcu près cornine ce dernier. Le sapin du Nord subit également bien l’injjection, l’aubier se pénètre bien; quant au coeur, les cinq ou six premières enveloppes prennent bien la liqueur, mais Ics couches centrales paraissent ré- fraclaires. Dans Ics diverscs observations d’imprégnation , Ics volumes des bois augmentcnt dans de certaines proportions, suivant la nature des diverscs cssenccs soumises à la préscrvation. Au bout de deux mois, les bois ont perdu à pcu près tonte leur cau de dissolution, et se trouvent dans un ctat de dessiccation presque aussi avance que si l’injection n’avait pas cu lieu. Lcs détails que nous avons fournis au sujet du chàtaignier et de l’acacia, suffiscnt pour taire njeter ces esscnces de la liste des bois à injectcr. Ils prouvent, d’un antro còte, que Ics aulrcs cssenccs de bois panni lesquellcs il n’est dont nous nous scrvons dans nos conslruc- tions, se prétent très bien au procèdé de conservation que nous venons de communiquer, i t dont on peut tircr parti pour enlever une forte cause d’insalubrité de nos demeurcs. Lcs autres procédés scront bienlòt oubliés pour les raisons que nous indiquions plus haut, et il est logiquc d’admetlre que le procede de M. Bouchcrie doit finir par remplacer les vicieuscs opéralions auxquel- les on a rccouru jusqu'ici. On evalue le prix de revicnt du mètre cube de bois soumis à l’injec- tion de la liqueur conservatrice all francs 90 ccntimes, tandis que rinjcction à l’huile créosotée s’élève à 16 francs. L’est là un argu- I - 95 - ment qui, croyons nous, répond victorieusement aux objections que la vieille routine voudrait opposer à la préférence que nous accordons à la dissolution du solfate de cuivrc. CHAPITRE XIV. LA PUKETÉ DE l’aIR QUE NOUS KESPIRONS DANS NOS APPARTEMENTS EST MO- DIFIÉE SELON LA NATURE DES M4TÉRIAUX QUI ENTRENT DANS LA CONSTIIUC- TION DES PLANGHERS ET DES PARQUETS; ELLE l’EST ENCORE PAR LES SOlNS QU’ON A DE LEUR ENTRETIEN. Lorsque nous exaininons l’influence que les divers inatériaux qui cntrcnt dans la construction de nos maisons csercent sur l’air que nous y respirons, ce serait un grave oubli que de passer sous silence l’infliu'nce incontestable des planchers de nos appartements. Par suite de l’exhausscment que l’on a donné aux rues de nos vil- les et de nos communes, les planchers d’un nombre trés considérable de maisons se trouvent plus bas que le niveau de la voie publique. C'est là line condition anti-bygiénique des plus nuisibles, vu que les maisons, dont Ics planchers prcsentent cotte vicieuse disposition , et qui avant étaient préservées de l’humiditc, ne le sont plus aujour- d’hui. On comprend , en eflet , que l’air confiné dans les places du rez-dc-chaussóe de ces habitations, conserve un plus ou moins grand degré d’iiumidité, ne fut-ce que par la seule raison qu’on débarasse plus difficilement Ics planchers des eaux de lavage. Or, et sans devoir en- trer à ce sujet dans de plus amples détails , ce n’est pas ici la seule cause qui empéebe quel’airait un degré sulBsant de séchercsse ; nous citcrons unc antro cncore qucvoici. Le sol de la voie publique sert de filtre aux eaux pluviales qui, l'imprégnant de plus en plus, finissent par pénétrer dans Ics parties des murs qui se trouvent en-dessous du niveau des rues, et n'ont pas besoin d’un temps bicn long poury faire entrer une humidité que dé- sormais on n’en chassera plus. Partout où les comités de salubrité publique reconnaissent des cau- scs d’insalubrité dans les demeures, ils peuvent en diminuer la fàcbeu- se influcnce , soit en indiquant les ameliorations hygiéniques doni les - 96 frais incombent aux propriétaires, soit en ordonnant la fermelure des habitants appartenant à des propriétaires recalcitraiits. Mais quelles me- sures prendront-ils pour Ics rnaisons dont les plancliers ne présentent plus les conditions hygiéniques compatibles avec la salubrité, et doni rabaisscmcnt au-des sous da niveau des rues est dii aux travaux qu'on a exécutés par ordre des autorités Communales? Il y a ici un doinmage réel; par qui doit-il ètre reparé? Le propriétaire aura-t-il à sa charge les cbangeiiients que le locataire a le droit de réclamer, ou bien ces IVais inconibent-ils à l’autorité qui tout en faisant exécuter une oeu- vre utile — Texliaussement de la voirie — a eausé un dommage inconte- stable à plusieurs bàtinients? Peut-on rexcuser du mal qu’elle a fait par le seni motif qu’elle avait en vue de faire le bien? Adirne sub judice lis est. En attendant le mal continue et fait de plus en plus des progrès. Il est sur quii se présente ici plus d’une question de droit, dont nous ne vo‘ulons pas entreprendre la solution. Une première condilion est indispensable pour conserver la salubrité de nos demeures, c’est celle qui veut que leurs parquets soient plus élevés que le niveau de la voie publique; la solution de cotte question ne veut pas ètre disiu- tée. C’est une première nécessité hygiénique prévue déjà par le gou- vernement Autrichien. * Par son ordonnance de 1799, renouvelée en 1808, le susdit gou- vernement prescrit que le planclier des habitations rurales s’éléve à un pied au dessus du niveau de la terre. Toutefois cette mesure ne doit pas seulcment ètre de rigueur à la Campagne, mais elle doit étre sérieusement exécutéc dans nos villes. C’est ce qui a été compris par l’autorité communale de T.and. Lorsque nous consultons le réglement sur les constructions dans cette ville, decrété par le Conseil Communal, en sa seance du 3 aoùt 1850, nous trouvons prescrit par le paragraphe 4 de l’artiele 6, que le pavement du rez-de-chaussée doit s’élever au-dessus du sol de 18 centirnètres. L’intéricur des rnaisons au rez-do-chaussée sera carrelé: le carrelage sera pose sur une conche de béton épaisse de 8 centimè- tres au moins. Nous avons fait, ressortir les graves inconvenients de l’absencc complète du carrelage dans un grand nombre de rnaisons rurales. S’il est vrai de dire que dans beaucoup de communes, quelques ha- - 97 — bitations au lieu de la terre toute mie ont maintenant un plancher con* venable, nous nc pouvons laisser ignorer que cette inesure ne régoit qu’unc application exceplionnclle , et qu’il s’y trouve un grand nombre de vicilies maisons, dont, sous ce rapport, la situation antihygiénique est restée la méme qu’il y a un siècle. Les plancliers en marbré, cn pierre, en briques en carrcaux ont l’inconvénient d’ètre froids , les planchers en bois mérit'ent la préfè- rence à quelque point de vue qu’on se place. Au rez-de-chaussée on les laissc reposer sur des travcrses qui les séparent des voùtes de cave ou de la terre nue. Pour coinbattre et éloigner riiuinidité, il convient qu’on laisse un cspace suffisant entro la terre ou les voùtes des caves. Cette séparation pcrmet d'établir uno ventilation très utile pour faci- liter l’action d’autrcs inoyens de dessiccation. Là ou l’emplacement des lieux permet un accès facile à riiumidité, on peut en diminuer les elLets au moyen d’une coucbe plus ou moins épaisse de sable, de inà- chefer de cbarbon, de feuilles de ploinb ou de zinc, d’un revétcment d’asphalte. On comprcnd que le choix de rune ou l’autre de ces ma- tières dépcnd de diverses circonstances dont chacun l’explique facile- inent les besoins, sans que nous devions entree dans des détails à ce sujet. Disons toujours que l’cmploi du ploinb et du zinc doit néces- sairement cntraìner uno assez forte dépense, cf que, par conséquent, il serait difficile d’y avoir recours pour combattre et diminuer i’immi- dité de certaines maisons, de celles, par exeraple , qui sont occu- pées par la classe ouvrière. Aussi croyons nous que ccs deux métaux peuvent 6tre convena- blement remplacés par le sable, le màclicfer ou le cbarbon. Du reste, quelque défavorable que soit l’emplacement de la demeure sous le rap- port de riuimidité, on diminuera beaucoup celle qui menace d’envahir le plancher, lorsqu’on construira les fondements de la manière que nous indiquions plus haut. Outre CCS inoyens, il convient toujours de n’oniployer que des tra- verses de bois qui ont été soumises aux injections du sulfate de cuivre. Pour ce qui regarde les planchers de bois, le chène irlérite d’ob- tenir la préférencc, mais cotte essence est devenue si rare de nosjours, qu’on la remplace généralement par celle du sapin du Nord. Plus d’un motif s’oppose à ce qu’on emploie le bois exclusivement pour couviir le rez-de-chaussée des habitations. Ainsi, pour les maisons d’ouvriers , — 98 - il est préférable d’en couvrir le sol de carreaux; ils coùtent nioins, et il est plus facile de les entretenir dans un état convcnable de propreté. C’est là encore ce qui nous engagé à conseiller d’cn couvrir le sol de nos cuisines, de nos buanderics. D’un autre còté, nous sommes d’avis que sous aucun prétextc, on peut tolérer reiiiploi de carreaiix ou de briques pour les étages. La nature des matériaux que l’on a cboisis pour plancbéer, n'exer- ce pas seulement son influence sur le plus ou moins grand dcgré de sécheresse de l’air, renfermé dans nos appartements, mais la salubrité dépend encore de la propreté de nos plancliers, ainsi que des moyens que nous employons pour l’entrctenir. Une condition que nous récla- mons avant tout, c’esl que les planchers, quels qu’en soient les ma- tériaux, soient construits de manière qu’il ne s’y trouve aucune fis- sure, que le mortier , prenne une consistance suffisante pour empé- cber l’eau de filtrer, et que là où Ton emploie le bois, les planclies soient jointes exactement Ics unes aux autres pour prévenir le méme inconvénient. Nous croyons devoir insister plus particulièrement à ce sujet parce que, dans quelques contrées, on a la mauvaise babitude de répandre sur les plancbers une grande quantité d’eau, plus nuisible qu’utile pour lavcr les appartements. Nous citons, entre autres, le Ducbé de Limbourg, la province belge du mèmc nom, cclles de Liége et de Namur, où, en toutc vérité, on abuse de cette vicicuse babitude. Il n’en est plus de mème dans les deux Flandres, la province d’Anvers, le Brabant et le Hainaut. Là on ne fait, le plus souvent, que deux grands lavages chaque année, tan- dis que tous Icsjours, on nettoic Ics planchers avee du sable frais, des feuilles humcetées d’eau pure, le résidu qui a servi au tànr; ’ .;e du cuir. Dans Ics demeures de la classe bourgeoise, on couvre encore les plan- chers, aprés un premier ncttoyage, mais au rez-de-cbausséc seulement, d’une conche de sable très fin , et particulièrement préparé pour cet usage cette babitude , nous la condamnons, par ce que le sable se dessécbant vite, se répand cn partie, sous la forme de parlicules imper- oeptibles, dans l’air ambiant qui s'agité inccssantemcnt par l’aller et le venir des habitants qui font leur séjour dans les placcs trop gé- néreusement saupoudrées de sable. Srm emploi est banni des mai- sons qu’oecupenl les classcs aisées. Là on trouve les plancbers peinés à rimile, ou bien ils soni couverts dans tonte leur étcndue de riebés — 99 — tapis qui plaisent à la vue, mais qui, cepenclant n’cn sont pas moins nuisibles. Ce'n’est qu’à de longs' intcrvalles qu’on déplacc ces moel- leux tissus , aussi se chargcnt-ils d’une poussière Irès fine dont une conche assez épaisse couvre le planclicr. Pouf se convaincre que l’air de nos appartements, garnès de tapis, seri de véhicule aux plus fines molécules de cette poussière, on n’a qu’à cxaminer les rayons solairts qui éclairent d’une manière plus prononcée les partics de nos apparte- ments qu’ils traversent que celles qui restent à l’ombre. Là, sous l’in- fluence des courants d’air et de la clialeur, on volt ime ccuche plus ou moins chargée de poussière se mouvoir ineessamment. C’est là pourtant l’air que nous respirons, et il reste hors de doute, que, daiis cette con- dition, la fonction respiratoirc ne peut pas s’aceomplir régulièrement, chez les personnes surtout qui sont douées d’unc constitution délicate. Il se trouve méme des éerivains qui prétendent que pareil air pro- voque le développemcnt precoce de la tuberculose pulmonaire chez les sujets qui sont prédisposés à contracter cette terrible et implacable ma- ladic, Cette opinion mèrito une sérieuse attention, il est difficile d’ad- mettre en effet, l’innocuité de l’air chargé de poussière, pour les jeunes personnes du sexe surtout qui passent la plus grande parile de leurs journées dans les salons. Cette vie sédentaire, à laquelle viennent en aide d'autres causes dépressives, facilite raoqivité de la mauvaisc in- fluence dont nous venons de dire un mot. Dans les Pays-Bas ainsi que dans quelques maisons bien tenues des provinces belges, on a la louable habitude de cirer Ics parquets; c’est là un excellent moyen qui entretient parfaitement les planchers cu méme temps qu’il contribue à leur propreté. Sous tous les rupports il seri très bien à désinfecter l’air. Ce que nous regrettons c’est que le cirage des appartements ne soit pas plus généralement admis; les frais qu’il domande sont peu considérables, et ies quelques minutes quo les domestiques doivent accorder, tous, les jours , au frottage des planchers sont amplement compensées par la propreté l’absence de tonte poussière, la purelé de l’air qui répand uno odeur agréable dans tonte l’étendue des appartements. Cesi enfili un excellent moyen de propreté dont on ne peut assez recommander l’usage partout où la position sociale des habitants permei d’y recourir. ATTI ACC. VOL. II. 13 — 100 - CHAPITRE XV. LES MATÉRIAUX QU’ON EMPLOIE DANS LA CONSTRUCTION DES TOlTS EXERCENT LEUR INFLUENCE SUR LES QUALITÉS DE l’aIR CONFINE SOUS LES COMBLES. La toiture forme iin-e partie importante de tonte bàtisse, elle est aussi indispcnsable à la conservation des bàtiments que les fondements sur lesquels ils sont assis. Sous le rapport de la salubrité de nos ha- bitations, cette toiture réclame, elle aussi, ime sérieuse attention. 11 est incontestable que la nature des matériaux qui entrcnt dans la con- struction de nos toits a ime action non douteuse sur les qualités de l’air ; du clioix judicieux que nous faisons de ces matériaux depend en grande partie la composition de l’air que nous respirons dans nos demeures. Tour que nos toits ne viennent pas ajouter une nouvelle cause d’humidité aux nombreuses caiises que nous avons déjà' cxaminées , polir que l’air de nos liabitations ne soit pas altéré dans sa composi- tion, il convient de choisir une essence de bois de borine qualité, et que ce bois soit préalablcment imprégné de la solution de sulfatede cuivre. Cette précaution est d’autant plus necessaire, que les combles de nos demeures sont inccssamment exposés aux intempéries de l’air , et que par cela méme les matériaux qui Ics composent sont sujets à s'alté- rer plus et plus vite que les autres parties de nos bàtisses. Or, cette déterioration ne peut jamais avoir licu sans ótre suivie de près de la viciation de l’air. ]\lais quels sont les matériaux qui conviennent le mieux pour couvrir nos toits? Le cbaumc est généralcraent employé àia campagne; il est vrai de dire qu’en Bclgique on ne le tolère plus depuis un bon quart de siècle. Lorsqu’on permet la construction de nouvellcs bàtisses, Tautori- sation n’est accordée qu’à la condition de remplacer le chaume par des tuiles. Celles-ci sont encore généralemcnt employées pour couvrir Ics toits des nouvclles constructìons qu’on érige dans nos villes, et ce n’est qii’exceptionnellement qu’on voit donnei* la prélerence aux ardoises ou aux feuillcs de zinc. On ne se sert de ces dcrniers matériaux que pour couvrir les maisons des classcs riches et aisées. Ics monuments publics, tels que les Ihéàtres, les églises, les écolcs, etc. Dans le Luxembourg belge, nous avons eu l’occasion de voir des I - 101 - toits couverts excliisivement de pierres d’une nature poreuse^ très épaisses, et doline grande dimension. On les emploie surtout pour les maisons de la classe peu aisée, Dans le Hainaut, nous avons vii un autre genre de couverture des toits, lequel consistait en une masse asscz informe de briquettes rouges, très petites, reliées ensemble par du rnortier. Il serait oiseiix de vouloir prouver combien ces matériaux favorisent l’hu- midité de nos demeures. Nous comprenons qu’on a dù leur donnei’ la préfércnce à une époque où Tabscnce des moyens de transpor t doni on dispose si largcment aujourd'hui, était un obstacle pour s’cn procurer de plus convenables; mais aiijourd’liiii quc les cliemins de fer qui tra- versoni toutes nos provinces, que Tétablissement des routes provincia- les, ì’amélioration des cliemins vicinaux ont rcndu les relations très fa- ciles entro toutes Ics parties du royaume, le plus grand obstacle a dis- parii , et nous croyons que le moment est là de remplacer ces mau- vais toits par des tuiles. Le chaume abrite du froid en liivcr, de la chaleur en été; mais cotte propriété sulFit-elle pour en recommander Tcmploi dans la construction des toits? Nous ne le pensons pas. Quelle que soit l’épaisseur de la conche (le palile, elle n’empcclicra pas riuimidité quc la palile conserve, outre qii’ellc présente de graves inconvénients quant aux incendies. L’hu- midité, elle la communique nécessairement 4,1’^d'des habitations, cir- constance très fàcheusq qui nous sufQt pour en dcconscillcr l’emploi. L’usagc de zinc tend à se généraliser de plus en plus depuis quel- ques années. Il se rend recommandable sous le rapport de la solidité et de son prix. Mais cxaminons, un instant, s’il fournit les avantages que nous avons le droit de réclamer, s’ il satisfait aux besoins hygié- niques de nos demeures. Peu de mots sulììsent pour dire: non. Per- sonile ne peut ignorer quc le zinc s’écliauffe considérablement sous l’in- fluence des rayons solaires, qu’il devient très froid en hiver. Voilà déjà deux conditions antihygiéniques pour le rcjeter de la couverture de nos toits. Mais un inconvénient tout aussi grave, c’est que les eaux plu- viales dissolvent une ccrtaine quantité d’oxide de zinc forme à la sur- face du métal, et l’entrainent avec ellcs. L’action toxique de cet oxide est généralement reconnu; qu’on juge dès lors combien lescaux pluviales, qui en soni chargées et qui soni recueillies dans nos citernes pour servir aux usages domestiques, peuvent porter le trouble dans l’écono* mie animale. — 102 — Les ardoises nous fournissent les meilleures conditions ; elles ne conservent pas l’humidité et n’ont pas l’inconvénicnt du zinc, celui de transmettre à l’air une chaleur excessivc ou une température trop froide; mais Icur prix élevé s’oppose à ce qu’on les cmploie dans toutes les constructions. C’est d’ailleurs, un mode de couverture très gracieux, qui plait très bien à la vue, et qui conserve le mieux les différentes pièces de bois qui forraent les combles. Il ne nous reste dono que le choix des tuiles polir couvrir les toits du plus grand nombre des bàtisscs, et ici encore notre choix ne peut pas se faire avec indifférence. Les briqueterics de notre pays fournissent aux constructeurs des tuiles de diverses qualités, on en confectionne méme qui ne devraient jamais couvrir nos toits. Polir nous expliquer davantage, nousdirons qu’on en livre au com- merce qui sont fabriquées avec uno terre de très mauvaise qual ite, qui sont poreuses, se fendillent facilement, sont mal cuites et conservent riiumidité. Serait-il nécessaire de faire ressortir ici de nouveau les in- convénients que nous dcvons à Temploi de pareils matériaux? Ccs tuiles, d’ailleurs, de méme que le zinc, donnent une température trop élevée pendant l’été, une température trop basso pendant les mois rigourcux de l’hiver. Plus loin nous indiqiierons un bon moyen pour obviei’ à cotte défavorable condition de nos toits; disons avant tout que, tant dans l’intérét des constructeurs que pour ce qui rcgarde la salubrité des habitations, il convicnt de n’cmployer que des tuiles de première qua- lité, et lors méme qu’on nous objecterait la différencc considerable du prix de rcvient, nous dirons que les tuiles fabriquées dans les provinces septentrionales, — celles dites hollandaises doivent avoir la prófércncc. Elles ne nous fournissent pas au mòme degrc, les bonnes qualités des ardoises, mais elles offrent uno tei le solidité, sont si peu poreuses, leur capacitò pour l’eau est si minime, qu’on les reclierche beaucoup, lors méme qu’elles ont couvert, pendant de longues années, Ics toits des vieilles bàtisses qu’on démolit. Quoi qu’il en soit , un fait reste établi : \‘à ou l’on ernploie des tuiles, l’air est trop chaud en été, il est trop froid en hivcr de plus il regoit Phumiditè que lui communiquent Ics matériaux de mauvai- se qualitè , et qui malheurcusemcnt aujourd’liui encore entrent pour une grande part dans nos constructions, sans que nous puissions ex- cepter ceux qui, servent à couvrir nos toits. Pour combattre tous ces — 103 ~ inconvénients , nous avons un nioyen très simplc, celai de plafonner rintéric;ur des loits à la distance de quelques centimètres de la cou- verture mais toujours de Ielle fagon qu’on puisse entretenir une ven- tilation sufBsante dans l’espace qui séparé le plafond des carrés des bois sur lesquels les tuiles reposent , lesquelles en outre , ne doivent former qu’une pièce. A cet effet, il convieni de fermer les jointures avec du mortier. Par co moyen on empèche l’eau de pénétrer dans rintèrieur des greniers, de filtrer, comme cela arrivo trop souvent, à travers les plafonds des appartements , d’où il devient alors parfois très difficile de cliasser riiumidité. Le plafonnage des greniers à un autre avantagc , celai d’entre- tenir la propreté ; or, comme les greniers servent à plusieurs usages, c’est là une condi tion qui n’est pas à dédeigner. Nos architectes , nous croyons l’avoir dii plus d’une fois , atta- chent plus de prix à rornementation des fagades, qu’à la salubrité de leurs, construclions. Depuis de longues années déjà, ils négligent d’é- tablir les ventilateurs que nous voyons encore cn-dessous des corni- cbcs des maisons construites à une époque plus reculée. C’est là un oubli trés regrcttable. Si Ics ouverturcs carrées que nous montrent les vicillcs bàtisses choquent la vuc, ricn n’empècbc de Ics remplacer par d’ autres d’une forme plus gracicuse, plus él'égante; il imporle toujours qu’on revienne au système de ventilation doni 1’ air des greniers ne peni pas plus se passer que celui qui circule dans les autres parties de nos demeures. Pour que celle ventilation, si désirablc, puisse s’opérer convcnablement, il est nécessaire de garnir Ics loits d’une oudedeux fenòtres en forme de tabatières , qui s’ouvrent facilement; on ne peut tolcrer le placement des fenètrés, ditcs dormantes et qui ne peuvent s’ouvrir; Ics greniers qui nous montrent ces carrés de vitre ne peuvent nous fournir aussi qu’un air vicié, qui ne se renouvelle que rarement, et cela encore d’une manière incomplète et, par conséquent, insuffisante 104 — CHAPITRE XVI. L’HABITATION DES MAISONS NOUVELLEMENT COiXSTRUlTES EST NUISIBLE; l’aIR QU'ON Y RESPIllE n’oFFRE PAS LE DEGRÉ DE SECHÉRESSE NECESSAIRE PQUR LA CONSERVATION DE LA SANTE. Une condition requise, et, certes , ce n’est pas la dernière , pour avoir une demeure exeinpte de toute malfaisante humidité, cette con- dition veut qu’on laisse écliapper, en pleinc liJierté, des murs de tonte nouvelle construction , l’eaii que , dans diverses proportions contien- nent les matériaiix employés à la bàtisse. C’est là une inesure d’unc haute importance et qu’on ne doit pas perdre de vue. Elle mérite une sérieuse attention avant de recourir au plàtrage , à la peinture à l’huile ou à d’autrcs moyens encore pour emp6cher rimmidité. Ce- pendant , il ne suffit pas que les murs nus . du bàtiment aient eu le temps de sécher ; mais il convient encore de prendre en considé- ration , rimmidité, qui se dégage de la chaux dont on se sert pour crépir les murailles. Cette dose d’bumidité est assez forte , ce qui nous engagé à en faire l’objet de quelques recberches. M. Lassaigne, chimiste distingue à Paris , assure que la pierre à plàtre contient naturellement de 20 à 22 p. c. d’eau de cristallisation ou de combinaison, quelle perd quand on la calcine au point con- venablc, sans lui faire éprouver la fusion ignée. Sous ce dernier état, la pierre ainsi calcinée, constitue le plàtre cuit dont on se sert dans les constructions. Mais à quei attribuerons nous la proprióté que possedè le plàtre cuit et pulvérisé de se solidilìer après que nous l’avons délagé dans une certaine quantitò d’eau frdidc ? On est giméralement d’accord pour dire qu’elle est due à l’absorption d’un - partie de cette eau, ainsi qu’ à la cristallisation confuse qui en résulte. La mas- se solide retient entre ses parties l’excès d’eau employée, mais cel- le-ci s’évapore plus ou moins rapidement suivant les circonstances. On comprcnd, par conséquent, que l’air qui est confiné dans uno habita- tion nouvellement construite est d’autant plus bumide que la maqon- nerie est plus récente, ou, si l’on préfére que le plàtre contient plus d’eau. On a établi par des expériences que le plàtre qui vicnt de se solidifier immédiatement aprés que le plafonncur P a applique sur un mur , contient encore pour 100 parties en poids , 36 d eau ou d’bumidité tant libre que combinée. - 105 Nous avons le moyen de l’ en débarasser en partie ; pour cela nous avons recours à l’action de 1’ air et celle aclion opère plus ou moins favorablement selon les diverses condilions de la temperature. On comprend, du reste, que les saisons et la situation exercent , de leur còlè, une influence plus ou moins grande. Quelle que soit la durée du temps nécessaire pour que l’air absorbe l’excés d’eau si les circonstances soni favorables si l’air de la bàtisse se renouvelle parfois, il viendra nécessairement un moment que la partie , plàtrée ne nous fournira plus qu’ une quantité d’eau égale , à peu près, à celle que nous annotons plus haut pour la pierre à plàtre avant sa calcinalions, savoir : 20 cà 22 p. c. une fois qu’il a atteint ce degré de sechércsse, nous le considérons comme réunissant les qualités d’une siccité suffisanle, nous pouvons admettre qu’il a une influence moins nuisible sur la santo. Toutefois pour que les faits que nous citons aient une valeur réelle , il ne sera pas inutile de les établir sur l’expérience. Vous obtiendrez les résultats que nous indiquons plus haut, cn adoptant le procédé que vous propose M. Lassaigne. Entrons dono avec ce savant dans une maison rccemment construite , et prenons à l’aide d’une vrille de 5 à 6 millimètres de diamètre, des portions de plàtre que nous allons soumettre à nos essais. Prenons le cn divers points de la muraillc et à diverses profon- deurs ; soit, par cxcmplc , à la profondeur de 0,“ 01 et 0,*" 02; faisons méme nos essais sur le mortier avant que le plafonneur s’ en serve pour crépir Ics murs. Pesons le piàtre que nous venons d’obte- nir par notre forage , mettons le dans un creusct de platine ou de porcelaine couvert, portons le au rouge obscur, mais tout au plus pen- dant trois à quatre minutes. Par cette opcration nous obtiendrons du plàtre calcine , prive de tonte l’eau qu’il conlenait avant. Prenons du plàtre à 0,® 01 de la surface d’une muraille qui n’a pas regu la moindrc conche de peinture , mais qui esl crépie depuis cinq mois; prenons le dans une chambre qu’on n’ babite pas, il pour- ra se taire qu’en présence de circonstances favorables, nous abtenions sur 100 parties, 22, 73 d’eau et plàtre 77, 27. Dans la mème murail- le nous extrayons à la profondeur de 0,“ 02 , et nous trouvons une différence de 4, 57 en plus d’eau, vu qu’ici le plàtre conlient enco- re 27, 30 d’eau sur 72, 70 de plàtre sec. - 106 Pour prouver mieux encore la vérité de ce que nous avangons , faisons de nouveaux essais, et cette fois, dans une chambre liabitée et située au sixième étage. lei nous prenons du plàtre à 0,“ 01 de pro- fondeur un an après que la murailte fut crépie. Le plàtre pris à l’in- térieur près d’ime fenètre, nous donne cau 20, plàtre sec 80 ; et ce- lili pris à l’extérieur de la inème fenétre, nous fournit: eau 22, 3, plà- tre sec 77,7. Voici un autre essai: nous plagons notre vrille sur dii plàtre appli- qué depuis huit jours au revétement d’une porte extérieure nous pre- nons la inatière à 0,“ 01 de profondeur de la surface de la muraille, et voici le resultai que nous obtenons : eau 28, plàtre sec 72100. llemarquez que le plàtre dont on s’élait servi pour ce revétement, contenait 36 d’eau peu de moments avant sa complète solidification. 11 s’en suit qu’une évaporation d’eaii interposée et s’élevant à 8 p. c., s’était opérée durant ce court intervalle de temps, au contact de l’air, et sous l’influence d’une temperature dont la moyenne doit étre éva- liiée à 10 degrés centigrades. S’il nous était pcrmis de multiplier ces essais , nous pourrions soumettre à de nouvelles opérations des plàtres extraits successive- inent de vieux bàtiments, d’autres constriictions érigées à une epo- que plus rapprochée de nous ; si nous prenions ces plàtres sur des murs externes et internes, placés dans des conditions qui, cortes, ne sont pas les mèmes il est évident que nous parviendrions à consta- ter les dilTérénts degrés de dessiccation de ces muraillcs , et comme , pour le moment, nous ne nous arrétons qii’à connaitre leur degré de secliéresse, nous aurions aussi pour resultai de nous rendre compte de la plus ou moins grande salubrità des babitations qui aiiralent fait le sujet de nos cxpériences. Voici enfin , le résultat final : le plàtre qu’ on emploie dans nos constructions , et suffisamment desséebé à l’air libre ou par des moyens artificiels, a une proportion d’eau égale à celle que contient la pierre à plàtre avant qu’on la transforme cn ebaux ; elle est de 20 à 22 p. c. ; c’ est une proportion normale qui est compalible avec la conservation de la santé. Les reeberebes que nous venons de fairc nous montrent evidem- ment que la magonnerie et le plàtragc de nos maisons conscrvent une bumidité nuisible, qui continue plus ou moins longtcmps selon les cir- — 107 — cnnstances que nous avons indiquées plus haut. Celte humidilé ne reste pas inaetive, mais altère l’air confirié dans nos demeures. C’est un dan- ger réel/ plus grave qu’on le pense, car il produit les suilcs les plus niiisiblc? pour la sauté de ceuv qui vivent au milieu de l’air humide. Ce danger augmente encore par la proprièté qu’a la cliaux d’absorber ime grande quantité d’oxygène, dont elle prive l’air , et d’y répandre de ['acide carbonique. L’insalubrité s’aggrave par l’emploi dans les constructions des pierres ou moèllons qui contiennent du plàtre-sulfate de ebaux. — (le snnt des matériaux très nuisibles pour la sauté. On sait que le' sulfate de cluiux absorbe très facilement l’eau , cornine nous avons eu l’oecasion de le dire plus avant. Qu’en rèsul- te-t-ii y One cotte matière sb Iransforme en nitrato de chauv, et qu’en augmentant riiuinidité primitive , il pimduit le salpéli:age des murs. Le danger du salpétrage fut déjà connu dans Ics temps les plus reculés j il provoqua le dèveloppenlent de maladies tellement graves chez le peuple de Dicu, que Mo’ise crut di'voir prcscrire des mesures bygieniques pour en débarasser les habitatiuns des Israelites. Pour prou- ver ce fait incontestable , nous n’avons qu’à consulttT les versets 34 , 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47 et 48 du troi- sième livre de iMoìse dit Lévilique. Il ne’ suffit pas de connaitre le degré d’humidité de la magonne- rie et du plàtrage , mais il importe de ne pas ignorcr la situation hygrométrique de l’air que nous respirons dans nos demeures. Les re- cherches que nous avons faitcs jusqu’ici , nous sont d’une grande uli- lité pour reconnaitre la source principale à laquelle cet air doit son humidité. Lorsque nous entrons dans uno maison nouvelleinent con- struite , ime sinijile inspeclion des lieux nous avertit que nous devons dilTérer le moment de Poccuper ; rimniidité des murs est trop appa- rente pour ne pas nous dire que pareille construction est insalubre ; qu’il convient de la soumettre à ime aération suffisante, d’y entrete- nir un chauffage artificiel, surtout pendant l’hiver et le temps plu- vieux pour en cliasscr l’iiumidité. Suivant que les circonstances se- ront plus ou moins favorables, 1’ humidité ne sera plus apparente quel- ques mois plus tard, alors surtout qu’on aura facilitò le dcsséchement par des moyens convenables. Si rimmidité de Lintérieur est plus grande que celle de l’air extérieur , il est certain que la demeure ne remplil aiti acc. voi. II. 12 pas cncorc les condilions rcquisos par Tliy^^iène. Mais coii'.mcnl ikus rendroiis noiis un compie cxact de la véritablc situatioii dcs lieiix? Eta- blissons des hygroinètres à cheveu dans les ai)parlemcnts , plagons eii Ita autre à i’air libre, et il iioiis sera très facile d’établir uno compa- raisoii entro rétat bygrométriquc de rinléricur et celili de rextérienr. Si riiumidité de rintcricur l’emporte sur celle dii dcliors nous devrons conlinuer rompici des moycns les plus proitres à la diminuer encore. Il est indispcnsable toutefcis do connaitre le moment où nous puis- sions occnper uno nouvelle bàtissc, reconnue asscz salubre pour étrc habitóo sans que nous soyons exposcs à contractcr dcs inaladies doni riiumidité provoque le développement. Pour savoir quel est le dcgré de secbércsse d’uno construclion récemment crigóe qui pcrmet de l’occuper sans danger, nous avons à notre disposition un procédé sur, doni nous SDinmes redevables à un savant médccin Génevois, M. le Docteur Marc d’Espine. La question qu’il rósout est asscz importante pour que nous fassions connaitre le moyen qu’il cft) piolo, lei que nous le trouvons iri- diqué dans les Annales d'Injgiène puhUque et de médecine legale, IN“ G, JP Sèrie. « Pour savoir, nous dit le savant Suisse , si ime maison récem- ment bàlie est assez sèdie pour ótre liabilée sans danger pour la san- te de ceux qui doivent y entrer, il faut procèder de la manière suivanto: « '1° Cboisir dans la maison neuve un ccrtain nombre de ebam- bres, depuis celles que l’on suppose ótre Ics plus liumides, jusqu’à celles qu’on croit les plus sèches. « 2° Cboisir à rentour un certain nombre d’appartements habi- tés depuis assez longtemps pour qu’on puisse juger par l’élat de sauté de cQux qui y vivent de leur degrè de salubrilè. Panni ces derniers, il est utile d’établir uno gradation depuis Ics appartements parfaitcmcnt.aérès, secs, salubres, jusqu’à des logements erus, mal aérès et assez liumides pour que les habitants s’en soient Tes- senti s. « 3^* Lorsqu'on a fait le olioix d’une vinglainc ou plus ou moins de chambres, tant dans la maison mènie qu’au dcliors, il làiidrait Iemplir autant de bocaux, de mème forme, et ofiVant des ouverturcs doni les aires soni parfaitement ègales avec de la cliaux vive rècemment cuite, de la mème fournèc et suilisammenl pulvèrisèe, ou avec de l’acido sul- furique du commerce. La quantité de 500 grammes par bocal est par- — 109 ~ fiiilomcnl sufBsaiUc, qu’on c.mploie la chaiix ou l’aci(Jc sulfurique; scu- lomont il faut quc le produit cliimique soit pesé au tiioyeti d’une ha- lance bien cxacte. • « 4° A nicsure que les choses sont pesées et les boeaux chargés, ccnx-ci doiverit ctre portés et dcposés au milieu de chaque chambre cboisie par divers commissaircs qui ont soin cn soriani de chaque chambre, de fermcr les fenètres, cbeminées et portes, « Polir Ics chambres où on se proposerait de piacer dcs lits contre Ics parois, il faudrait piacer les boeaux d’expérience contre Ics parois de CCS chambres. « 5” Vingt-qualrc beures après le moment où le premier bocal a élé déposé, il laut' proccdcr à la levée successive dcs boeaux qui sont rapporlés Ics uns* après les autres , et selon l’ordre dans lequel ils ont étè déposés, dans le lieu où le premier pesagc a étó fait. On pro- cède alors au deuxième pesagc dcs boeaux à mcsurc qu'ils arrivent et l’on inserii, pour chaque bocal, avec le noni de la chambre où il a sc- journé, le poids inilial et le poids au bout de ving-quatre beures. « Ainsi rcxpérience est tcrminée. En parcourant les cbilTrcs obtenus, on trouve quc tous les boeaux ont augmenté de poids, et en comparanl raugmcntalion dcs boeaux qui viennenl de diverses chambres habitées et plus ou moins salubres , on juge très vite si une partie ou une totalità dcs chambres de la maison neuve sont assez sèelics pour ótre habitées sans danger. Si le résultat n’est pas satisfaisant , on attend un ou plusieurs mois , pendant lesquels on chauHe et l’on aère suffi- samment la maison, puis on fait une nouvellc cxpéricnce. Nous croyons inutile de devoir ajouter qu’il convient de prendre Ics plus grandes pré- cautions pour que les boeaux remplis de ebaux pulvérisée ne soient pas exposés à se cliargcr d’iiumidité, soit pendant Icur transport d’un lieu dans un antro, soit dans une atmospbère antro quc celle qui est pro- pre et habituelle aux pièces doni on cberclie à counaitre Eètat hygro- rnétrique. » C’est là un moyen bien simple, bien sùr pour parvenir à la con- naissancc de cet état. Mais quelle est maintcnant raugmenlation de pe- santeur que la ebaux peut fournir après les vingt-quatre beures, jiour que la place, doni l’air vieni d’étre soumis à rcxpérience , puisse ètre babitee sans danger pour la sauté? Voici la réponse dcs bygicnisles qui ont examiné cet important sujet. - ito L’appartement est sain lorsque Ics 500 grairnncs de chaiix ne don- n«'nt qu’un granirne d’aiigincnlation ; il est nuilsam dès quc l’on re* Irouve la cliaux avcc plus de eiriq grainines d’aiigincntalion. l-.es noinbres compris entro ces deux extrèmes , serviront pour jugcr (iu degró de salubrité. 1/luiinidité (Ics doincuros, dont rinsalubrité ne pcut ótre misp en doute, produit Ics plus fàehcux résullats ; la pralique civile et celle des hópitaux pcrmettent de Ics constalcr tous Ics jouis. Il ne faut pas croire que l'air liuinide soit le jiarlage exelusif des viclics bàlisses, Ics d()tails que nous venons de donnei' prouvent, au contrairc , que Ics nouvelles inaisons n’en soni pas exeiiiptrr. Daus Ics vieux bàtimenls , riiumidilé se inontre tonte ime , nialgré les palliatifs par lesquels on s’etrorcc de la conibattre, et qui cachent plus oii inoins le mal sans le taire disparaitre. Mais ce qui est plus grave cncore, c’est que géné- ralenient on ne s’en ocenpe guèie dans^les inaisons nouvellenieiit bà- lics, on se conduit à cei (*gard uvee uno Ielle indillereneo, une tclle imprévoyance, avec tant de lé'gèreté, qu’on dirai! que le moindre degré d’humidité n'existc plus au nioinent inéine du di^-part des ouvriers. La plupart des inaisons, celb’S surlout ([u’on destine à la classe ouvrière sont à peiiie criipics, à peine a-t-on plac(3 les chàssis et les portes, que, sans aueune crainte des suitcs fàclieuses, ces inaisons sont, pour ainsi dire, prises d’assaut, ellcs sont déjà habitécs au inoinent qu’oii vitro les fenétres. Ln rnoins de quatre ans, nous avons vu construire de 1800 à 2,000 inaisons grandes et pctites, dans uno scule ville, et règie génè- rale, elles étaient oceupcés par de noinbreux inènagés quand, à qucl- ques exceptions prcs, elles n’étaient pas cncore achevées. Les esprits les plus étroits ne peuvent pourlant jias ignorer quc ces demeures sont improprcs à la conservation de la sauté, et si le bon scns ne leur inontre cettc vériti', de noinbreux faits dairs et pal- pables, de noinbreuses nialadies qui viennent accabler Ics individus qui peu soucieux de leur sante, liabitcnt, fut-i'e seuleinent pendant quel- ques mois, de parcilles inaisons, la prouvent dans tonte son évidence. L’ occupation (rune dcineure réccimncnt construite nous scinble présenler de si graves inconvcnicnts quc rien ne peut rexeuscr ; nous n’acceptons pas iiièmc la necessitò de se procurer une dcineure quel- conque, et il serait rnème inillefois préférable de se loger, pendant quel- ques mois, sous un hangar; là au nioins, au iiioyen de eloisons con- / — IH — venablcs et d’unc suffisants veiUilation , on pourrait se précautioniier contre les suitcs de riuiniidité. Il est dea personnes qui, parlisans trop zélés de la liberto abso- lue, nous ubjecteront que, daiis un pays libre, on ne pciit einpèeher un ciloyen d’habitor la maison qu’il vient de faire construire quand lo moment lui semble oppoitun et sans devoir prendrc conseìl d'unc autorité quelconque. Mais, nous le demandons , ii’a-t-on pas pris , ne prescrit-on pas encore, dans d’autros ciroonstanceS;, des mesurcs qui em- péchent Ics citoyens de se nuire? N’existe-t-il pas ime mesure de po- lice qui défond aux pharmaciens de délivrer du poison , et pour avoir une activité plus lente, riuimidité des nouvellcs maisons n’empoison- ne-t-elle pas Icntemcnt la vie de ceux qui, dans leur imprudcnce, les babitent ti’op tòt? Aussi, croyons nous les autorités communales n’abu- seraicnt-elles pas de leur pouvoir , mais rendraient, au contraire, un Service non douteux à Icurs concitoyens, en ordonnant qu’aucune mai- son nouvellement construite ne pourrait ótre habitée que six mois au moins, après son entier achèvement; en défendant aux propriétaires de louer leurs maisons avant qu’une commission, spéeialement cliargée de juger do la salubrité des nouvellcs bàtisscs , eùt décide qu’elles pré- senlent un degrc suffisant de sccbércssc, ainsi que toutes les conditions compatibles avec la conservation de la sauté des citoyens. Ce qui re- vient à dire que le terme de six mois que nous proposons plus haut , ne peut pas ótre adinis d’une manière absolue, mais qu’il doit varici’ selon Ics circonstances, selon les conditions de scchéresse que presen- te la nouvelle liabitation. Pareille mesure fut décrctée, il y a vingt ans, par l’autorité coni- munale de Borgerliout-lez-Anvcrs , sous la sago et paternelle admini- stration du Docteur cn médecine et Maitre en pliarmacie Mai'éu , dont la Science et les èminents Services rendus pendant une longuc carriè- re, si dignement rcmplie, font Télogc, et dont la mémoire resterà bien longtemps cn lionneur. Aujourd’liui encore , la police locale de cotte belle communc , qui depuis quelques années, se fait remarquer par les notables amélioratioiis qu’on a fait subirà la voiric publique, vcil- le constamment à ce que Ics habitants se conforment ponctuellenient aux prescriptions rcglementaires qui concernent cet important sujet. Mais, faut-il le dire? il se trouve que , loia de s’occuper de ces détails si indispensables aux intérèts de leurs commettants , beaucoup (radministraiions locales pcrdeiit mòmc do viie les occasions où clles ont le droit et le pouvoir de prescrirc des incsiires nécessaires pour sauvegarde'r la salubrité publique. Que de fois n’arrive-t-il pas que les lìdèles' s’assemblent dans une église à moitié ou aux deux tiers' aehevée, quand les imirs soni cncore crus, ou pendant qu’on est oeciipé à les crépir'? Voilà un Cait que nous avons constate pìusieurs fois. Que d ecoles fréqucntécs par des enfants, et qui sont erépies avant la dessieeation des iniirsl Kt l’on semblc croire que ces bàtiments ne eauscnt pas, dans cotte contlilion, anlibygiénique, des nialadies parfois incnrables, des incommoditès aux jennes enfants qui fréquentent ces écoles! L'air pur nous est si nécessaire, nous pouvons si peu nous cn passer dans nos demeures, que nous n’avons pu passer sous silence les norabreuses infractions des réglcments, et que se pcrincttcnt cciix- là méme qui devraient, les premiers, les observer avee la plus rigoureuse ponctualité. Les inédecins liygiénistes ont djc tout teinps rcmpli digne- mcnt leur inission cn indiquant aux autorités les niesurcs, Ics plus convenablcs pour éloigner le danger, les nonibrcux inconvénicnls que nous rencontrons cncore à chaque pas lorsque nous voulons nous ren- dre un compte cxact de la situation bygiéniquc des villes et des com- munes ruralcs. C’est là un droit qu’on ne peut raisonnablcment con- testor aux rnédccins qui , cortes, ne sont pas Ics- membres de la so- ciété les inoins dévoués au bicn-étre général ; mais leur autorilé ne s’étend pas plus loin; à d’autres qui sont au pouvoir, il apparlient dé- sormais de mcttre à profit Ics cnscignements que nous devons aux pro- grès scientifiques; à chacun sa part d’action, mais à ehacun aussi sa re- sponsabilité, % CIIAPITRE XVII. I.’aIR de nos APP.VIITEJIENTS PELI ÉXRE ALTERE PAR LA PEINTURE; IL SUBII UNE INFLUENCE TOUTE AUSSI DÉLÉTÈRE PAR LA COMRUSTION DU BOIS PEINT, PAR LE DÉGAGEMENT LE GAZ VÉNENEUX OUE PRODUIT CELLE DES BRAISES ÓUl CONIIENNENT LES COMPOSÉS METALLIQUES DONI ON SE SERI DANS LA PEINTURE. Quclles que soient les diverscs opinions que Ics savants mcttent au jour^ lorsqii’ ils veulent expliquer l’ absorptìons des matières que nous maiiipuloMS, ou qui se troiivcnt répandues dansTair, il se trouvc que de nombreux laits dérnontrcnt le pouvoir absorbant de 1’ appareil respiratoiic. Le baron Ricberand a pruuvè que les personncs qui ont sèjourné pendant quelque lemps dans un appartement qui vieni d’ ètre pcint avcc urie coniposition dans laquelle on fait enlrer la térebenthine ’ que ces personncs se font reniarqucr par 1’ odcur térebenthinée de leurs urines. Il ne serait pas difficile de prouver par dcs faits patbologiques que plusicurs autres niatièrcs, déposécs dans des clianibrcs, produisent soit des ellets salutaires, soit nuisibles cbez les personncs qui en subissent rinflucnce. Nous citons à Tappili le fait suivant que nous pourrions , s’il le fallait, corroborer par plusieurs autres. Un inédecin donnait ses soins à'une jeune personne atteinte depilepsic nocturne. La inalade ayant changé d’appartcment, Tliomme de Tart fut très étónnó de con- stater que^ depuis oc cbangemcnt, le mal ne reparaissait plus. 11 lui fut assez difficile de expliquer cotte abscncc des accès épileptiqiies , quand quelques plantcs d’iris , placées dans la cliambrc depuis quél- qiies jours, finircnt par fixer son attention, Doutant que l’iris pouvait avoir quelque inlluencc sur la maladie, il fit enlevcr les plantcs, et, la nuit méme qui suivit , les accès reparurent pour cesscr dès que les flciirs furent rémises à leur place. On auraiL-pu admettre ime simple co’incidcnce si Texpéricnce n’cùt cté renouvelée a plusieurs reprises. La conviction du médecin fut dès lors tellemcnt fixéc sur Theureuse inlluencc dcs énianations violacées de la susdite piante, qu’il entreprit de prescrirc dèsormais Tusage interne du prccieux medicament aux nia- lades atteints du inème mal ; ce traitement fut couronné de plusieurs succòs. Mais si Tair pcut servir, de vébicule à des agcnts utiles à la san té , il est aussi le vébicule de substances toxiques ; par malheur il s'en charge, trop souvent, avec uno certaine complaisance. Les préparations de plomb soni toutes dangereuses, quelle que soit la voiequ’ellcs eboisissent pour s’introduirc dans notre économie. Le résultat est le mèine, toujours nuisiblc provoquant les plus graves ac- cidents, qui toujours sont très douloureux, prolongés, souvent mème suivis de mort, soit quo le plomb pénètre par la peau, la surface de T intestili , ou par la muqueuse pulmonairc. Les accidents, que chaque médecin a pu conslater, dans sa pratique, annonc-ent dans la derniére éviclence, la prése nce du poison dans Ics viscèrcs des personnes atlein- tes de la colique des pciiitrcs. Les cérccsiers iious faumisscnt , trés souvent, plus d’ un frappaut cxcmple à l’appui do raccusutiou^ qu’on adresse aux diverses préparatiuns du inétal. Il n’y a pas bien loiigtcmps que la cèruse était d’un usagc géiiéral dans la peinture de nos maisoiis; elle fonnait la base des peintures murales, de nos portes, de nos fcnélres, de nos escalicrs. Nous pouvons citer la Belgique cornine le pays où la peinlurc à riiuilc est le plus répandue, et où, par conséquent aussi, la eéruse est la matière qui vient compléter, dans une assez grande proporlion , les matériaux que nous employons dans nos conslruetions. Serait-il nécessaire de prouver que les appartcmenls, peints avec des eouleurs à base de plomb, renfermcnt un air nuisible à la santo? Nous ne le pensons pas. On nous objcctera que les inui’s, l’intérieur des fenótres, que nos portes, apres avoir regu plusieurs couches de la composition builce, soni eouvei ts, après un des- sécheinent convenable, d’urie ou de ])lusicurs couches de vernis qui doivent protéger la peinture contro les variations alinospbériques de l’air continé dans les appartcmenls. Ce vernis peut, cortes, empèeber on quelque sorte, que la eéruse ne Vienne se incler avec l’air; mais on voudra bien observer que l’emploi du vernis n’est pas général, qu’on no s’en seri que dans Ics inaisons de la classe aisée, qu’on ne 1’ em- ploie pas pour la peinture de nos fagades, où, du reste, son interven- tion serait de courte durée et causcrait une gi'ande dépcnsc. D’ailleurs, le vernis lui-mème finii par subir l’influence des changements almosphé- riques. De quelque manière qu’on veuillc justificr Temploi de la. eéruse^ on finii toujours par devoir avouer que c’est une matière nuisible. Cetle vérité a été démontrée d’unc manière inconteslablc par un savant mé- decin de Paris, M. Boucluit, attaché, dans le temps, au bureau centrai des hópitaux. Les graves inconvénients qu’il avait réconnus à la pein- ture qui nous occupe, l’avaient engagé à éludier la question, et le ré- sultal de scs rcclierclics Tamena à donnei' la prélerence au blanc de /.ine. Le mémoirc qu’il lut dans la séance de rAcadémie imperiale de médecine de Paris du 22 oclobre 1850, mérile d’attircr la scrieusc at- tcntion des bygiénistes ainsi que des administrations. Aussi, eroyons nous devoir communiquer les eonclusions de ee rémarquable iravail. « L’oxlde de zinc est uno substance utile aux arts, qui fowue la base d’une peinture murale eclatante, solide et inaltcrable, infiniment supéricure à la peinture au blanc de plonib. « La prétiaration cn est facile, rapide et d'iin prix égal à celui de la céruse. « Son empio! est plus éconoraique, car au méme pi ix de vento la mème quantité en poids couvre un tiers de plus en surface. « La fabrication n’entraìne aucun des dangers qu’on observe dans les fabriques de céruse , et les pliénomèncs morbides qu’elle peut faire naitre sont d’un ordre tout différent, caraetérisés par des troubles ncr- veux spécifiques, éphémères sans gravitò, et incapablcs de causer la mort, Oli par l’irritation du pbarynse et des bronches, par suite de la pous- sière qui s’y introduit. « C’est line substanco très usitéc en médecine qu’on fait prcndrc mème à des enfants à 50 centigrammes par jour, et qu’on donne sans inconvénicnt à des adultes, à la dose enorme de 5 à C grammes en 24 heures ». Plus loin l’autcur fait rcssortir les dangers qui naissent de Tem- ploi de la céruse , quii considère comrne un poison très énergique et provoquant les accidénts doni nous avons fait mention plus liaut. Il finit par demander que nette substance soit'/emplacée par l’oxide de zinc; c’est ce que prouve le passage suivant. « EnTm un seul moyen nous a pani capable de remédier à ccs terribles accidénts, c’est le patronage de la peinture au zinc par l’auto- rité. Il suQirait de circonscrire à l’emploi de cette substance les adju- dications de la peinture des édificcs publics, laissant d’ailleurs les par- ticuliers libres de leur clioix dans la peinture de leurs appartements. » Personne, certes, ne s’oppose à cette liberté, mais rien n’empéclie que les autorités locales usent de toute leur influence pour recomman- der à leurs concitoyens l’emploi d’une matière inoffensive, à l’exclusion d’une autre qui est nuisible à leur sauté. Seize années nous sèparcnt déjà de l’époque où le Blinistre des travaux publics de France chargea ime commission speciale, composée de savants et d’architectes, de l’examen de cette grave question au point de vue industriel et artistique, cn mème temps que le conseil de salubrité sous le rapport de la sauté publique. Sur l’avis qu’il cn re?ut, le susdit haut fonctionnaire ordonna l’em- ATTI ACC. VOL. U. 15 — 116 ~ ploi di] blanc de zine à l’exclusion de la céruse, dans les travaux de peinlLire dcs bàlirnents de l’EUit. Dans les einpoisonnetncnls par le carbonate de plomb, on recourt à un moyen efficace pour prevenir ou gucrir raireclion speciale à laquelle l’absorption de ce inétal donne lieu, et ce moyen consiste dans Tem- ploi continuel d’une limonade sulfureuse, à l’effet de transformer le carbonate de plomb en sulfate de la, méine base. Or, ce qui caractérise ce sei métallique, c’est qu'il jouit d’une ìnnocuité complete sur l’eco- nomie et qu’il rèsiste aux émanation sulfureuses. Nous avons lieu d’étre surpris qu’en présence de cette innocuité, il n’ait pas rcmplacé dans la peinture le carbonate de plomb, d’autant plus qu’il y a une economie réelle dans l’emploi du sull'ate de la mème base. C’est qu’en cllet dans Ics sels à base de plomb comme Ics sulfate, nitrato, acetato, rélómcnt positif qui s’y trouve dans la plus grande pro- portion, a la plus grande valeur, parce-qu’il possède un équivalent plus elevò. Si nous laissons de còte les frais de préparation, il resulto que plus l’élement négatif qui entrerà dans la composition du sei aura un équivalent d’un poids elevò, moins le sei lui-méme aura de valeur. Si nous adrnettons quo réquivalcnt de l’acide carbonique est de 275, et celili de l’acidc sulfurique de 500, il est cvident que le sulfate de plomb doit obtcnir la pròferénce à la condition toutefois qu’il offre au moins le méme degrò de résistance. Or, des cxpériences faites par un chimi- ste italien, M. Paroni, il résultc qu’ìl résiste plus longtemps que la cò- ruse à la base de carbonate de plomb. Voici le résultat auquel est par- venu le savant pròci té: Il a broyò sòparement les deux còruscs avee de l’huile siccative et en a òtendu une cgale quantitò sur deux plaques de verre. Ccs plaques ' bien séchees ont òté placòes dans une cloche de verro remplie d’oxidc sulfliydrique. Voici maintcnant la diffcrcnce que Pexperimentateur a constatò ; tandis que la plaque peinte avee le carbonato de plomb était^ complé- tement noirc au bout de quatre jours il a fallu sept jours pour que celle peinte avee le sulfate présentàt des marques de coloratimi brune. Trois conditions principales se préscntcnt donc pour accorder la pré- fércncc au sulfate de plomb , ce sont son innocuité sur notre écono- inie, son prix moins elevò et sa plus grande résistance. Mais alors il faut néccssaricmcnt un obslacle d’une certaine va- - 117 - ieur pour que le carbonate de la méme base soit employé par conli- nuation, et que le sulfate reste rélegut^ dans ruubli ; celle obstacle exìstc en toute réalité, et nous le trouvons dans la grande ditUculté d’obtenir ce dernier sei à l’état de division necessaire pour qu’il puisse ciré em- ployé. Cepcndant, ce inème obstacle ne fut pas assez fort pour empécher M. Paroni de rechereher Ics moyens Ics plus capables de le taire arri- ver à un resultai pratique suffisant, et les cffoits du savant Italien ont óté couronnés d’uu succès compiei; Toici le procède qui lui a donné gain de cause. Il a préparé un nitrato acide de plonib, en prcnant 66 parties de litharge et 35 parties d’acide nitrique; à ce mélange porte à rébulli- tion pendant 1 5 minutes, il a ajoulé peu à pcu un exccs d’acide sulfu- ' rique conccntré. Le produit obtenu a élé verse dans une grande quan- tité d’eau, puis lavò jusqu’à ce que l’eau de lavage ne donnàl plus de réaclion acide, enfiti jeté sur un filtro et mis à séchcr. Nous le rapport de la blaneheur et de Topacité, Ics caractères du sulfate de plomb aitisi obtenus sont analogués, ils sont Ics mèmes que ceux que l’on recherche dans la vcritable cérusc. Ces résultats obte- nus par M Paroni sont postérieurs à ceux fournis depuis des années déjà par le blanc de zinc. Lors donc que Ics jirogrès de la Science an- noncent successivement des dccouvertes tout à' l’avantage de la salubrité publique, nous croyons qu’il dcvient urgcnt de rcnoncer scrieusement à l’emploi d’autres substances nuisibles; or, iei nous plagons en pre- mière ligne le carbonate de plomb. A còlè de l’emploi de la cérusc dans la pcinture se trouvc celui de la térebentbine qui, elle aussi, peut causcr Ics plus graves acciJents, lorsqu’on occupe des appartcments noiivellement pcints et qui ne sont pas sulfisament dcssécliés. Il se trouvé que rcmpoisonnement causé par les émanations de eette matière est basé sur l’observation exacte rccueil- lie par plusieurs hommes de l’art qui ont annoté les symplòmes d’un empoisonnement complct. Le premier de ces symplòmes consiste ordinai- rement dans des coliques, que suivent bientól les accidenls les plus alar- mants: les malades sont cornine ancantis, leur visagc est d’une palcur mortelle; le tour des yeux est cyanosè, le globe oculaire enfoncé; les iivres, sont à peine mobiles; l’hakine est froide, la voix est èteinte, les meiubres sont froids et dans la resolution; vous séntez un pouls pre- — 118 — sque insensible, sans fréquence; la vue est affaiblic troublée; très sou- vent rintelligence est intacte et les malades se scntent moiirir. Ce sont bicii là les symplòmes d’unc crise hyposténique qui peut finir par la inort, et qui rèclanie bien des seinaines pour l’cnlier réta- blissement, lorsqu’elle n’a pas ime èssue funeste, L’empoisonnement par Ics émanations térebentliinées est d’une na- ture liyposlliénisante disons nous; il rcntre danslainéme catégorie que colui cause par Ics émanations des fleurs. Aussi longtemps que la peinture est fralcdic l’empoisonnement n’est pas à craindre mais la térebentliine devient nulsiblc après une parfaite déssiccation , parce qu’alors ses molécules se détachent de la masse par le nettoyage, par l’action de l’air, selon que Ics circonstances sont plus ou moins favorables. A la température ord inaire l’action du plomb sur l’oxygène et sur Tair SCO est nulle. Pour étre lent, lorsque ces dcux gaz sont bumides, elle ne finit pas moins par charger Tatmosplière de carbonate de plomb dans diverses proportions^ alors surtout que l’air de nos appartcments ne peut se renouveler. Sons rinfluence de la cbalcur bumide^ son ac- tion sera assez forte pour influenecr d’une manière défavorable l’air que nous rcspirons. S’il fallait des preuves à l’appui de ce que nous avan- Qons on n’aurait qu’à considérer avco quelle facilitò , les peintures à base de plomb se détériorent , s’enlèvent des portcs et des fenétres dans les appartements où rógne babituellement riiumidité à laquelle Tieni en aide une température élevée. Le plomb se fond vers le _2G0° de cbaleur, mais il n’est pas scnsiblemcnt volatil. Dans sa troisième année scicntifique et industrielle 1858, M. Figuier rend compte d’une nouvellc peinture bygiénique due à M. Sorel. Les ré^ flexions qu’il émet dans son savant rccueil nous paraissent dignes d’étre communiquées: aussi les donnons nous textuellement cornine suit: « M. Sorel, industriel distingué, a fait une déeouverte importante au doublé point de vue de l’bygiène et de l’economie, cn imaginant un systòme tout nouveau de peinture, destine à remplacer la peinture avec les builes et Fessence, dont Ics ineonvénients sont connus. « Le prix élevé de l’iiuile, letcmps qu’elle exige pour sècher, l’ac- tion fàcheuse que l’essence de térebentliine exercc sur la sauté , ont toujours fait désirer de pouvoir s’alfranchir de ces diverses substances dans Ics diverses opérations de la peinture. C’est ce que M. Sorel parait — 149 — avoir réalisé par l’emploi de substances chiiniques et sans autre liquide que l’eau. Yoici sur quel principe est fendè le nouveau systèine de M. Sorel, qui a déjà été expérimenté avee succès dans plusieurs ctablisse- ments de l’Etat. Si l’on mèle à une dissolution de cblorure de zinc, de l’oxide en poudre, aussilòt les deux malières se combinent et elles forment de l’oxy- chlorure de zinc insoluble qui provoque la solidification du mélange et le transforme en une masse de très beau blanc et d’ une grande dureté. Déjà M. Sorel avait mis à profit cette réaction pour mouler des objets d’art avee une finesse remarquablc, pour sceller des métaux dans la pierre. Yoici par quel moyen pratique il a appliqué ce fait à la peinture. « Le liquide qui, dans la nouvellc peinture, remploce rimile et l’es- sence de térebenlliine dont on fait usage dans la peinture ordinaire pour délayer Ics couleurs, est uno dissolution aqueuse de cblorure de zinc additionnée de tartratc de potasse. Pour donnei’ à ce liquide du liant, on ajoute une certaine quantité de lèdile. En faisant chauffer le mélan- gCj la fècule se dissout et, par le refroidissement, elle forme un empois qui donne au mélange la consistance nécessaire pour l'usage. D’autre part on a mélangé d’avance à l’oxide de zinc en poudre les couleurs minérales ou végétales que l’on veut appliquer. On mèle ensemble cet oxide de zinc contenant la couleur et la dissolution aqueuse de cblorure, et l'on applique alors ce mélange à l’aide du pinceau sur les surfaces à couvrir. Le mélange s’épaissit pcu de temps après son application par la production d’oxycblorure de sinc et la peinture est ainsi solidifiée en une demi-heure. Le tartrate alcalin ajouté a pour effet de retarder cet epaississement qui, sans cette précaution, serait immédiat et par con- sequent trop prompt. Pour la couleur bianche, on emploie le mélange ci-dessus sans ad- dition, l’osychlorure de zinc, donnanl une très belle couleur bianche. •Pour la peinture de couleur, on emploie les substances colorantes qui sonten usage dans la peinture ordinaire, mais sans excipient c’est-à-dire simplement pulvérisécs. La peinture' à Poxyclilorure de zinc offre Ics avantages suivants^ d’a- près M. Sorel: 1 Elle est plus belle et aussi solide que les peintures à l’huile, elle ne noircit pus par Ics éinanations sulfureuses comme les peintures à la céruse ou autres à base de plomb; - 1210 — 2. ® Elle n’a ahsolutnent aucune odcur et elle sèdie très prompte- ment; on peut doiuier ime conche toutes les deux heures en hiver et une couche pac heure en cté, ce qui perniet de peindre un apparternent en un seni jour et de l’habiler le méme jour, sans que l’on soit inconiino- dé par l’odeur; 3. ® Elle resiste à riiumidité et à l’eau méine houillante, et peut ótre savonnée coininc Ics peintures à rimile; 4. ® Oette peinture, à cause du chlorure de zinc qu’elle contieni, est éininernmcnt antiseptique, c’est-à-dire propre à préserver le hois de la pourr'iture; 5. ® Elle possède la propriété de diininuer la combuslibilité du bois, des tissus et du papier et de rendre ccs matières non inflaminables; ce dernier effe t est produit par le cblore qui rend riiydrogcne incoinbu- stible en se coinbinant avec ce gaz, pour former de l’acide cblorbydri- que indécomposable par le feu. Pour augtnenter Pincombustibilitc , il est bon d’ajouter au liquide du borax ou de Paride borique. On peut préserver les corps de la combustion avec ce liquide seul, sans ajouter la poudre qui entre dans la peinture. C® La nouvelle peinture ne présente aucun danger pour ceux qui la préparent, ni pour ceux qui l’emploient. Les élémcnts qui composent cetle peinture, c’est-à-dire l’oxide et le chlorure de zinc, sont àtrès bas prix, très abondanls et ne pouveni jainais manquer . Ils peuvent se conserver indéfiniinent et étre tran- sportés dans tous les climats sans éprouver d’altération. Si la pratique confìnne les promesses de Pinventeur , cette nou- velle mètbode, qui constituc une très ingénieusc application d’un pbé- nomènc cbiiniquc de laboratoirc , rendrait un prccicux Service sous le rapport de Pbygiène aux ouvriers et aux personnes qui inanient les couleurs ou babitent des appartements fraiebement peints. » ]\os peintres en bàtimcnts se scrvent encore d’autres substances qui, à divers degrés, peuvent causer des inconvénients plus ou moins eraves. C’est ainsi qu’ils emploient le miniuin ou oxide rouge de plomb, le cliroinate du nicine métal; d’autres coinposés encore dont font partic le vert de Schede ou arsenite de cuivre, le verinillon ou dcuto-sulfure rouge de mcrcure. Nous croyons ne pas devoir nous arréter plus longtcìnps pour prou- vcr que l’einploi de ces substances peut devenir nuisible dans la pein- ture des bois ; mais serait-il indifférent pour l’hygiène publique et privée de les perdre (le vue lorsque les bois peints sont rejetés et li- vrés au feu pour èlre convertis en braises? A cola nous repondons qu’alors encore ces malières sont loin d’ètre cxcmptcs dedanger pour Jos usages domestiques. C’cst ce que nous prouve un savant chimistc, ancien professeur à rócolc des mines du Hainaut; voici à quelle occa- sion il fut mis sur la voie de son importante découverte, Faisant usage des braises de boulangerie pour certains travaux de laboratoire , M. le professeur Van don Brocell senlit assez souvent une odeur d'ail très pénélrante, accompagnée du dépót d’une fumèe bianche sur Ics triangles en fer et sur le fond des capsules exposées à l’action d’un foyer d'une médiocre intcnsité. SoupQonnant que le charbon de bois pouvait contenir une certaine quantilé d’arsenic, il se decida à en faire Tanalyse, et le résultat de ses rcclierches lui indiqua, 0,043 grammes d’arsénic métallique ou 0,057 grammes d’acide arsé- nieux dans un demi kilogramme de braises mélangées de poussières ccndreuses en assez grand proportion. Dans la méme quantité de char- bon de bois et de cendrcs, une autre analyse lui fit découvrir 0,030 grammes de dcutoxide de cuivre. Les expèriences auxquelles il soumit le plomb lui démonlrérent que, si Fon fait briilcr du bois enduit d’une oouche de céruse, le plomb se volatilise d’une manière très notable pendant la combustion; sur 40 grammes de plomb, il s’en volatilise plus de 13. Les braises provenant de bois recouvert d’une couche de céruse, de minium ou de chromatc de plomb, laissent également se volatiliser une partic du plomb qu’el- les renferment, lors méme qu’on Ics fait brùler sans fumèe et presque sans flamine. Quant à la combustion des morceaux de bois couverts d’oxide de zinc, le résultat montra qu’il se vaporise une partie de ce métal ; la perte monte à 4 grammes sur 21,75 grammes, soit environ un cin- quième. Tour ce qui concerne la combustion de braises zincifèrcs, il se volatilise aussi une partie mais fort minime du métal qu’elles ren- ferment. Des nombreux composés mercuriels, le scul dont on se serve dans la peinture du bois, est le deuto-sulfure, cinabre ou vermillon, réduit en poudre très fine. Que Fon fasse brùler un morceau de bois couvert de cette substance, et Fon observera que la totalità du mercure se ré- m — duira en vapciir, de sorte qu’on n’en retrouvera plus un seul atome dans Ics braises. Si nous exceptons les bois cnduits de peinture à base de mercurc, tous les bois recouverts d’une niatière colorante laissent, par leur carbonisation, ime quantité notable dii métal qui constilua’it la base de l’enduit colorò, Voilà line préniicro conséquence à laqiielle nous conduisent Ics rcclicrches qiic nous vcnons de taire avec le savant médecin de Mons, mais ee n’est pas la sculc- ime autrc nous montre le bois pcint laissant dégager, cn se carbonisant, ime proportion parfois très forte du métal , qui rccouvrait sa surface. C’est là un fait que nous constatons surtout pour le mercure, l’arsenic et le zinc; or on sait que ces métaux sont volatils par eux-mémes. Eh bien, cette volatilité reste encore assez sen- sible pendant la combustion pour les métaux qde nous classons parmi ceux qui sont fixes, tels que le cuivre et le plomb. Nous n’avons rien dit encore du cobalt qui est, comme chacun sait, un corps très réfractaire, et qui fait cxception à la règie, bien entendu lorsque le bois est pauvre cn chlorures alcalins. Qu’observons nous encore? Que le charbon provenant du bois peint et renfermant des composés métalliques , en abandonne une partie par son incinération. Annotons ici que ce dégagement est lantót de nature chimique, de d’autres fois il est exclusivement mécaniquc , mais qu’on peut Tappré- cier d’autant mieux; que le fcu est plus intense , que le courant d’air est plus actif. Yoilà une loi à laquellc le cobalt ne se soumet pas, lorsque Me bois ne rcnferme pas de chlorures. Mais voici maintcnant une conséquence qui mérite avant tout d’étrc appréciée, et qui réclame de nouveau que nous nous arrètions quelqucs instants. Lorsque nous carbonisons les bois qui font l’objet de nos rechercbcs, ou que nous incinerons le charbon qu’il fournit dans des fours ou dans des foyers domestiques, que nos repasseuses s’en servent pour chauf- fer leurs fers, il se produit généralement des vapeurs métalliques qui peuvent se dépaser sur les aliments qu’elles rencontrcnt , et étre ab- sorbées par les personnes qui les respirent. Un fait certain, incontesta- ble c’est que, dans les deux circonstances’, il peut survenir des accidents graves. On observc, très souvent, que nos repasseuses ne voient re- m — paraitre leurs mcnstrues qu’à des époques très éloignées les uncs des autres, qu’iine aménorrhée complèta se declare chez d’aiitres. Farmi Ics causes doni nos nosologistes acciisent ceite situalion morbide, serait-il déraisonnable de compier rinflucnce des susditcs vapeurs aux- quelles il est pcrmis d’attrihuer ime action astringente lorsqu’elles s’inh'oduisent dans l’économie à petite dose? Quoi qu’il ciì soit, Temploi de ces braises est nuisible dans les conditions que nous venons d'indiqiier. Mais il en est d’autres encore où la combiistion du ebarbon de bois peint doit nécessairement pro- diiire le mòme rósultat , un résultat toujours mauvais. Que d’ouvriers cxerQ.int des metiers diilèrents qui recourent à l'emploi de braises pour leurs travaux ! Que de milliers de Cemmes qui se servent de braises pour entrctcnir leurs cbauUVreltes! Et, faut-il le dire! Que de fois quelques iné- decins ne se trouvent-ils pas en présence de maladies nerveuses qu’ils supposent ne pouvoir guérir; lorsqu’ici encore il suffirait d’en connaitre la cause principale, en qu’en la faisant cesser, ils triomplieraient d’af- fections très Yariées , contrp lesquellcs tonte médication reste impuis- sante I A còte du mal dont la chimie a indiquè encore rorigine , se pré- sente le remede, qui est des plus simples , qui ne lése peisonne mais qui protège la sauté de tout le monde, et qui, certes, peut promettre d’empéchcr, d’un^ manière sùre, le retour d’une fonie de maux. Que rautorité défende sécèrement l’emploi du bois peint pour le chauffage des fours dans les boulangeries; qu’elle punisse les contreve- nants, et elle aura bien mérilé de la société. De ce chef, elle rendra de grands Services , vu qu’elle éloignera des malhcurs possibles et qui viennent aflliger quelques familles , plus souvent qu’on ne le pense. Helas! faut-il le répéter encore? Les ensci- gnements si désintéressés, si bienvciilants de la Science ne regoivent pas toujours l’aecueil auquel ils ont droit. Bien souvent, on ne parvient à faire sortir Ics adminislrations de leur apatliique indilTérence qu’en présence d’une irréparable calamitò; il faut ime catastropbe, il faut un malhcur qui fasse beaucoup de bruii, qui jette rdlroi dans tonte ime population, pour qu’on se décide à prcscrire des mesures qui puissent en cmpócher le retour. Mais il ne suHit pas de les appliquer pendant quelquc temps, de les laisser tomber en désuétude par la suite, il faut savnir encore les faire exécuter avec pcrséverance; plus tard les popu- ATTI ACC. VOL. II. 16 lations, qui cn apprécifront Ics hcurcux rcsullals, seronl Ics prcmicrcs ])our cn dcnuindcr le inainticn. il se troiive lieureusemcnt dcs administralions localcs qui com- prenncnt tonte la responsabilité de Icur diflicilc missiou, et, dans l’oc- currcncc il nous est agréalde de l'eudre un liominage méi-ité à la solli- cilu le de l’administration municipale de Mons. Il y a de cela une quin- zaine d’annécs, elle decreta une mesure de police dont nous coiiimuni- quons ici ce qui se rattaclie à notre sujet. Le Bourgmestre de la ville de Mons considcrant: 1 2." Quo rcmploi de bois peint pour le chaulTage des fours de bou- lang(‘rs, ou autres fabricants de substances aliinentaires, présente des dangers réels, et peni occasionucr de graves aeeidcnts; Voulant autant que possible, prevenir Ics résultals lachcux que jìourrait occasionucr Tusage de ccs inaticrcs; llappelle à ses concitoyens qu’aux termes de Larticle 1G de la lei du 12 mars 1818, il ne pcut ótre l'ourni de substances vénéncuses ou saporifKiues qu’cn vertu d’une ordonnance écrite et durnent sigiiée par un Doeteur en medccinc, ebirurgicn ou accouchcur pliarmacicii ou autre l)crsonnc connue, et lorsque ces substances scront destinées à un iisage connu, à peine d’une amende de cent fìorins, qui sera doublée à chaque recidive. Les boulangcrs, fabidcaiits de pains d’épiccs et autres comcstiblcs soni invitès à s’abstenir de rcmploi du bois peint pour le cbaullage de Icurs fours, sous peine de se voir poursuivis du chef des accidents que l’usage de ce combustible pourrait occasionucr. La police cxercera aussi à cet égard la plus grande survcillance. Mons, le 23 mars JS50. Le Bourgmestre, Le Tuuiìn. — 125 - CIlAPllTiE XVIN. QURI.QUES PAPIERS PEI.NTS RXERCENT UNE 1NFLLE>CE DEI ÉlÈRE SUR LA COMPOSITION DE l'.UR CONFl.NÉ DA.NS -NGS APPARTEJIENTS. Les réflexions quc nous cimtloiis c'ans le précédent chapitic sur rinfluenee de la peinture, veulent que ik us cntrions dans de nouvec.ux détails, lorsque nous examinons les matièrcs que rindustido cmploie dans la confection de quehiaes papiers peinis qui seivent à orner nos appartemenls. Panni ees papiers il s’en truuve, cn edtVf, doni la beauté cache un danger réel pour les porsonnes séjmirnant dans Ics ehainbrcs qui en soni tapi-ssées. Ce danger, nous le rapporluns à la présence des coinposés arsénieaux que ces papiers eontienneni, ete’est cncore l’air qui a le funeste privilége de leiir servir de véhieule, de ks transnietlrc à nolre economie au moyen de la respiration. 1! y a cinq ans, quelqius joiirnaux anglais publiaicnl quebiucs ar- ticles concernant les papiers de tenlurc arséni([ués. Il faut néeessaire- ment que le séjour dans Ks ebambres ([ui en étaient tapissées ait provo- qué des accidcnls toxiqiies à celle épcque. Nous eroyons ne pas nous tromper en disant que le Doeteur llally fui le premier qui accusa ees papiers d’avoir une fàebeuse inlluenee sur la sauté. Quelqiies directeurs d'une grande administration, voulant éelaircir leurs doutes sur les papiers qui ornaient leurs bureaux, eonsultèrent leur pharmacien, M. Philips. Celui-ci se livra à des recherches qui fi- rent le sujet d’un rapport inséré dans le journal de la Société des Aris, ics eonclusions dece rapport furcnt négalives. Est-ce un motif de eroire que le Doeteur Rally ait émis une opinion erronnée? Loin de là. Xous ne voulons pas tirer en doute les eomdusions du pharmacien anglais, nous voulons admettre qu’il n’a pas reeonnu une influcnce dangereuse aux pa- piers soumis à son examed, nous sommes portò mòme à lui l'aire une largo concession, et à reeonnaìtre avec lui que la ehaleur nécessaire pour volati- liser l’arsenic eontenudans ees papiers est trop élevéc pour que les chain- bres qui en soni garnies, soient habitables, et que la température qui y ró- gne habituellement n'est pas suflìsante pour mettre l'arsenie en liberlé. Mais nous le demandons: ne nous aeeordera-t-on pas que d’autres eircon- •f — m slanccs faeilitent radioii dclétèrc du papier vert de tentare? Nous nous contenterons d’en citer line scale. Lorsqae poar elilever la poassière, on brossc le papier, ne so détaelicra-t-il pas de nombreuses particales d’ar- senic? Noas voalons bien admettre qae les papiers parfaitement lissés et bica glacés ne sont pas naisibles, soit; mais nous obtcnons ici un avan- tage qui se renfenne dans un eercle très restrcitit. De mòme que le ver- nis qui couvre les peintures à base de céruse n’est pas d’un cmploi ge- nerai, de mème auss'i on ne se sert des susdits papiers que dans les de- meures des riebes et de la classe aisée, tandis qu’on trouve les papiers veloutés, les papiers communs non glacés dans les maisons bourgeoises. Ces quclques rédexions ne peuvent nous suflìre aii point de vuc bygiénique; la question est trop importante pour que nous n’établis- sions pas notre manière de voir sur des faits péremptoires défiant tonte objection, C’est cncore un médecin anglais qui va nous renseigner , nous voulons dire le Docteur Whitlichcad: dans le mois de septembre 1858, il communiqua le fait suivant au Brilisch med. Journal. Le savant médecin précité fut appelc pendant l’automne et l’biver de '1857, à donner ses soins à un jcunc bomme qui présentait tous les symplòmcs d’un empoisonnement arscnical, uleérations aphlheuses des gelici ves et des amygdales, violentes migrai nes, langucurs, nausées et vomissements, inappétence, diarrlice, insomnic. Cet état d’abord lé- ger, augmenta ma/yre le traitement, et au boutdebuit à dix seniaines, M. WhiLhebead se decida à envoyer le maladc à la campagne. Il s’y rcndil , cn effet , et bicntòt il fut rétabli complétcmcnt. A plusieurs reprises le médecin traitant avait déjà exprimc ses soupgons sur la cause de la maladic et l'attribuait à un empoisonnement, sans pou- voir siirement en établir l’origine. L’eau que le malade buvait, les tuyaux de conduite de cettc eau furent examinés, mais on n’y trouva rien , Le malade parfaitement rétabli quitte la campagne et reprend lo meme appartement: au bout d’un mois, il présente Ics mémes sym- ptòmes mais plus graves que la première fois ; ses gcncives étaient tuméfiècs, couvertes de dipbthérite; il se plaint d’unc violente névral- gic faciale tombe dans une grande langucur et a la diarrbéc. Son amaigrissement avait fait des progrès efl'rayants. Toujours à la rechcrcbc de la cause réelle de la maladic, M. ^Ybilbebcad croit l’avoir Irouvée I — 127 — ■en partic aii inoins, dans rcxìstcnco d’une cìterne adossc-e au unir de la chambre à covicher du nialadc. Pendant les quinze joiirs qii’on tra- vaillnit à la suppression de cette prélondue cause, le malade occupait un autre appartement, et ce seni changement avait sulTi pour le ròta- blir enticrement , tandis qu’avant tous les inoyens mis en usage n’a- vaicnt aboliti qu’à fairc ressortir riiniiuissance de l’art. La chambre est occupéc polir la froisiòme fois , et, au bout de trois ou quatre semaincs, la maladie reparait de nouveau, mais avec une Ielle gravité, qu’clle cause une légitime inquiétude. Cependant, il n’y avait pas à bésiter, cos symptòmes étaient bien produits, ainsi que l'avait soupQonné plusicurs fois le médecin, par le papier qui couvrait les nuirs de Tap- pa rtement. Oli conscilla de remplacer le papier vert par un autre, et ce fut vraiment aussi le seni mnyen d’arracber le malade à une mort 'immi- nente. Les symptòmes n’ont guère tardi à disparaitre pour toujours ; tous les accidents ont cessò; et lejcunehomme continue àjouir d’une bonne santé. Il est vraiment regrettable qu’on ne se soit pas rendu cbmpte plustót de la cause réelle de la maladie, qui n’a pas été bien loin de conduirc notre jcunc et intcrcssant malade au tombeau. Nous passons souvent, mille fois, cà còté d’unc cause maladive sans Tapcrcevoir. En rnaintes circonstances la sagacité des bommefs de Kart peut ètre mise en défaut, et le princc de la Science mòdicalc, lui-mème, a répété plus (Lune fois: ars difficilis et longa, vita brevis, experientia fallax. Aussi n’y a-t-il que la présomption de cciiv qui ignorcnt Ics grandes diflicul- lés qu’on rencontre très souvent , lorsqu’il s’agit d’établir un diagno- stie sur dans les cas douteux, qui puisscnt accuser la médecine d’é- tre une Science inccrtainc. Tous les jours, au contraire , de milliers de faits viennent prouver que les mòdecins ne sont pas restés en ar- rière, qu’ils savent tircr un utile parti des progrès, que font sans cesse Ics autres Sciences, au plus grand bien-étre de Tbumanité souffrantc. Toutefois s’il est des circonstances qui s’opposcnt, malgré ces progrès, à ce quo Tbomme de Tart puisse parvenir cà découvrir la verità, il s’en présente aussi dans les quelles sa conduite ne trouve pas d’excuse. Dos détails dans les quels nous entrons cncorc pour ce qui con- cerne Tempoisonnement dont nous venons de parler , il résulte évi- dernment qu’un examen plus scrieux plus attentif eùt fait découvrir bicntòl la cause de la maladic. Il cxistail un fall bien connii , et qui, croYoiis nous, aurait du inetli'e sur la voie des phenomènes que nuus dccrivions plus avant riionime de l’art le nioins expérimenté. Oc fail le Yoici: Touvrier qui avait calle le papier Yert dans rapparleiiient, a- vail dii à ])lasieiirs reprises au propriélairc de la maison habilée par le jenue Itotnmc, //idi! n’aimail pas de coller da papier veri parceque ce papier le rendali toujoars malade. Gela s’cx[)!i(iue: pendant que les tajiissiers cullent les papiers, ils les pressent en tuiis sens ponr les faire adhérer au mur, et il n'est jiasctonnant quii tainbe sur le parquet line quanlitó cousidérable de paudrc Yerte. Il en est de nicine lorsque Ics doinesliques Yculcnt enlcver la paussière au nioycn d une brosse ; ccllc-ei prcnd alurs uno teintc Yerdàtre due à des parcellcs arsenica- Ics qui se dótaclient du papier. Oliai qu’il en soit, ce que nous 'Venoiis de dire sulbt ])oiir prou- ver l’cnipoisunncnicnt du jeunc malade qui a èehappé niiraculeusenient pulir ainsi dire, à ses suites, Ge[)endant, lorsque des faits d’une nature aussi grave se jircsentent, on a le druit de ne pas se contenter des preu- ves que nous venons de l'ournir, d’clre plus exigeant eneore, il en faut d’autres plus ccrlaines eneore, plus prubantes et que le corpus de- lieti scili pcut nous donner, car lui seni est capable d’cnlever le muin- drc dolile. Mais considérant la question au point de vue medicai , et en attendanl que Fanah^se chiinique parvienne à lever tout doute, la symptoinalologie devrait indiquer inédecin le devoir qu’il doit reniplir, il taut qu’il commencc par éloigner les causes qu’il supjiose avoir produit le mal, qu’il inslilue un traitement convenable, qu’il agisse. l’ourquoi M. Wliitlielicad, n’a-t-il pas recouru })lustòt à l’expM'icn- ce dont nous allons dire un mot et qui lui fìt découvrir la cause réelle de la maladie ? Nous ne puuvons répondre à colte question , mais voici le resultai de ses rcclierches. Il se procure un morceau de papier dont était gami l’apparte- ment de son jeune malade, cn gratto la partie veloutcc et soumct à rexamen d’un cliiniiste 30 grains de la poudre verte qu’il avai trecueil- lie. La personne à qui il avait confìe Tanalyse, lui répond; « Jc irouve que la quanlitó d’acide arscnieux conlenue dans Ics 30 grains de jioudrc que vous m’avez remis s’clève à 11 grains. « line petite quantité de poudre verte’ projetée sur une plaque (le fer rougie au leu. répand uno ocleui' alliacée caraclLTÌstiquc de la vo- latilisation de l’arsenic. « 3.° Uno sulutiou de 4 grains de celie poudrc dans 4 onces d’eau mise cu contact avec du nitrate d’argent aminoniacal, donne un préci- pitè bruii pale. Dès lors plus le moindre doute , c’est bicn raeido ars(}nieux qui avait caus(é ici tous Ics accidents. l’our complétcr ces renseignements noiis dirons encore quo le mor- ccau de papier qui a fourni au Doeteur anglais 1 granirne oO ccntigram- mes de poudre verte, mesurait un peu moins qu’un pied carré. La surfa- ce totale des niurs couverts du mème papier vert comprenait 330 pieds carrós; il s’en suit, qua si un pied contenait 'M grains d’acide arséuieiix, la tolalité du papier qui tapissait rappartement du jeunc liomme con- tenait, d’après touìes Ics probabilitcs G onces, 3 gros, soit 102 granimes oO centigramincs d’acide arsénieux, et, remar([uez le bicn, le papier se trouvait colle là depuis plus de quatre ans. Mais nous dira-t-on: Testis unus, testis nullus; soit. A cct argument nous répondons qu’il ne nousserait pas difficile de porter à Tappili du fait qui précède plusieurs autres. Cependant puisqu’il faut deux témoins, nous nous contenterons de eiter encore le fait suivant pour satisfaire aux plus dilliciles exigences. Après cela nous espérons bien que le juge- inent nous sera favorablc. Eli 1838, un jeunc lord alla visitcr un vieux cliàteaii qu’irvenait d’hériter, et qui était situò en Ecossc, au milieu des montagnes. Uans ce inanoir se trouvait mie chambre verte, où personne n’osait passer la nuit. Le bruit ccurait que deux ou trois audaiceux, qui avaient tentò d’y dormir, n’en étaient sortis que morts, ou dans un état qui ne proniettait plus guèr ime longue existencc; Ics plus licureux en avaient òté quitte à forces de soullVanccs enduròes pendant quelques scmaines. Voulant braver les préjuges qui règarent. encore toujours dans ce pays ami du merveilleux , le jeunc lord Mac - M. ordonna qu'on lui préparàt la chambre verte, et annonga Tintention de Tliabiter pendant tonte la durée de son séjour. La mauvaise réputation de la chambre verte pouvait reeonnaìtre deux origines dilférentes : ou bien c’était un -nianége inventò pour tenir éloignò de son doniaine le jeunc liéritier dont les tenaneiers et Ics donicstiqucs craignaicnt la surveillance, ou bien les accidents, dont lìous avons dit un mot plus liaut, avaient cu - 130 lìdi en tonto. Icur bicleiise réalité. ^'ous ne voulons pas tirer cn doutc le premier motif, mais le dcriiicr surtout nous parali plus admissible comme on va s’en convaipcre à l’instanl mémc. Mal prit au jeune imprudent d’avoir voulu torcer la consigne de cette cbambrc si malfumce. Il s’endormit d’abord paisiblcmcnle dans la chambre verte qui méritait bicn ce noin vu que tout y était veri: tenlures, rideaiix, plafond, boìserics , lapis. A peinc c-ut-il dormi qucl- ques beurcs, qu’il éprouva des coliques violenlcs , dcs doiileurs d’esto- mac intolòrables, des verliges et des ballueinations qui ne se dissipèrent qu’au boni de plusieurs jours, et lorsqu’on l’eut transpor té dans une autre cbambre. Peu disposò à partager Ics erreurs de ses gens , le jeune lord, crut devoir aecuser de ces accidcnts riiumidité naturelle d’une cbambre inbabitée depuis plus d’un demi sièclc, soit encore le voisinage d’un petit étang, situò à peu de distance des fenétres , et doni les eaux stagnantes pouvaìent par leurs miasmes pestilentiels avoir produit les symplómes doni il avait tant soullert. L’étang fut dessécbé , la cbambre fut cbaulTée au moyen d’un grand feu de cbarbon de terre , qu’on y entretenait jour et nui,t. INe voulant pas céder à la peur que rapparlemcnt inspirait à tout le monde, le jeune béritier y coueba de nouveau deux. mois après, mais il eut bicntòt lìcu de se repentir de son audace: il y doriiìait à peinc de- * puis une beure , qu’on l’entcndit pousser dcs gòmissements. Il n’était pas possible de lui porter dcs soins , vu qu’il s’était enfermé au ver- rou, et qu’il avait défendu qu’aucun de ses gens pònétràt auprès de lui. Ce ne fut que le lendcmain que Ics domestiques ne voyant pas sortir leur jeune maitre de la chambre verte, se décidcrent à enfonccr la porte, et qu’ils trouvèrent le lord mourant dans son Ut. Le Docteur S. Taylor , professcur de médecine légaic à l’bòpilal de Guy , accourut pour donnei’ ses soins au malade doni l’état ne fut pas saiìs inspirer de sérieuses inquiòtudes. Le ebangement de de- meure fut le seni moyen qui put rétablir le jeune lord. Cependant , 1’ cnticre guérison se fu attendrc, car, pendant bicn des mois, le ma- ladc soulTrit d’une conjonctivite palpébralc dcs plus opiniàtres , qui fut très douloureuse et tenace. Le professcur Taylor plus beureux que le Docteur Wliitbcbcad dccouvrit bienlòt la cause des accidcnts qui avait failli causcr la mori de son jeune malade. Sccouant quelques li- vres qui se trouvaient, depuis des années, dans la cbambre inaudite, 131 il reciieillit la poussicre qui les rccouvrail , arracha un morceou du papier colle sur le muPj et soumit j)oussière et papier au procéJé de Rei uscii. Le papier seul lui donna 440 grains d’iine matière qui conle- nait assez d’arscnic pour que cinq grains cnuvrissent une lame de cuivre de dix pouces carrés; traitée cnsuitc par la chaleur, cotte ma- tière a forme dos cristaux octaédriques d’arsonic. En venant liabiter la chambre verte, le nouveau proprictaire avait mis en mouvemenl la poussière empoisonnce qui, depuis hien longtcmps, recouvrait les meu- bles, le lit, les tcntures, le parquet ainsi que les rideaux du Ut. Elle avait pénétré par le nc/, e(, sans le moindre doute, les voies respira- toircs en regurent uno part assez largo pour meltre en danger les jours du jeunc liomme qui, succombante à la crainte' avait fini par admettre l’influcnce malfaisante d’nne pnissance infornale. Le papier vert flit arraché et rcmplacè par une tentare jaunc qui cut le pouvoir de chasser tons les mauvais génics , et ce fut dès lors aussi qn’on put y passer des nuils calmes sans que le moindre fan- tòme vint se jeter brnsipiement sur le lit, cnfonccr scs ongles jusqu’au fond de la poitrine du jeune malade, sans que l’impitoyable tyran noctur- ne dut passer sur les yeux de sa victime la fuiirche de fer, rougic à blanc que le jeune lord avait cru voir dans. une de ses mains cro- clincs. Tous CCS symptòmes hideux qui avaient torturò le mallieureux malade devaient leur origine au vert de Scbecle-arsenite de cuivre, et disparurcnt à jamais avee lui. Nous savons que sous la prcssion atmosphériquc et sous rinfluen- ce d’une chaleur de 18°, l’arsenic se sublime lentemcnt sans se fon- dre, et cristalisc ; sous la meme pression et au-dessus de ces dògrés de chaleur, il se sublime sans se fondrc encore, et d’autant plus ra- pidement que la chalcurs est plus grand. C’est là une vérité scientifique établic par des expcrienccs con- nues de tous, et que, par conséquent, nous n’avons plus besoin de rappelcr. Mais ce que nous croyons devoir dire dans roccurronce, c’est que ce métal n’agit sur le gaz oxygènc et l’air atmospbériqiie , à la tem- pérature ordinaire qu’autant qu’ils sont humides. Dans les deux cas , l’action est lente, et le produit qui se forme est un protoxide noir. A ATTI ACC. TOL li. 17 / I - 13^ - ime températiire èlcvce Tarscnie a;^it farteincnt, au contraire, sur l’oxy- gcae sec oii liumide; il absorbe rapidcinent ce gaz; il cn résulte l’o\ide blane qui se sublime, et un dégagemcnt do calorique et de lumière bleuà- trc. Nous ne pousserons pas plus loiii nos études pour savoir les con- ditions nécessaires pour quc l’arsenic se mèle avcc Tair, mais il suit de ce que nous venons de dire que M. Philips est dans l’erreur lor- squ’il avance qu’il n’en devient le véhicule qu’à uno tempèrature éle- vée. — Aussi la concession que nous lui avons faite sous ce rapport, ne pouvait-elle ètre accordéc que provisoiremcnt— Nous avons un nouvel exemple olTert par la chambre verte du lord Eeossais, qui nous jnon- tre l'action lente d’un air liumide dont rinlluence a continuò pen- dant tout un demi-siécle. Cet air a eu un teinps suffisant pour se char- ger successivement d’une dose d’arsenite de cuivre assez fort pour tuer la consti tution la mieux organisée, si, à temps, on n’eut pris des mcsurcs eflìcaces pour combattrc la cause. L’exemplc fourni par le jcune maladc que faillit pcrdrc le Docteur Whitlichcad, nous prouve qu’il ne faut pas une dose aussi considérablc, pour que l’air devienne le Yòlìicule de l’agent toxique. Aux lacunes que laissc robscrvalion rccueillic cliez ce dcrnier ma- lade nous devons cncore ajouter celle qui suit: on ne nous dit pas si Pappartement avait étò occupò par d’autres personnes , pendant les quatre années qui prccòdèrent rinvasion des graves accidents dont souftVit le malade. G’est un oubli d’autant plus rcgrettable que l’on au- rait pu so rcndre un compte plus ou moins exact sur le temps qu’il faut à l’air pour se cliarger d’unc dose de poison capable de causer des accidents. Sous ce rapport il convicndrait de pouvoir recueillir, ce quc nous ne dòsirons qu’au point de vue scientifique — des exemplcs en nombro suffisant pour établir le temps que l’air met à se charger d’unc dose toxique d’acide arsònieux, ou d’autres composés du inème métal et cgalement nuisibles à la santé. Mais, comme nous le disions plus haut, tout cela dépend des circonstances plus ou moins favora- blcs qui viennent en aide à l’action incontestable de l’air confinò dans les appartements dont le papier vert constitue la tapisserie. Voici maintenant nos conclusions: 1" 11 est ccrtain que Tcmploi du papier vert non glacé de tenture est nuisible aux liabitanls des ebambres ^ qui cn sont ornécs; 2l° Il est indispensable quc fautori tò supérieure prenne des me- — 133 - surcs compalibles avec Ics intéréls induslriels pour empécher le retour des nombreux accidents qui, sans doute, se déclarent assez souvent, sans qu’oii remonte à la cause réelle qui Ics produit. CU A PURE XiX. L’ÉCLAIRAGE ARTIFICIRL MODIFIE LA COMPOSITION DE l’aIR RENFERMÉ DANS NOS APPARTEMENTS ; PARMl LES COMBUSTIBLES DONI ON SE SEKT, ÌL S’EN TROUVE QUI PEUVENT CAUSER DES ACCIDENTS TOXIQUES. Nos rccberclies nous ont fait connaitre jusqu’ici pliisieurs causes qui altcrent la puretó de l’air que nous respi rons dans nos demeu- res, et nous avons essayé d’indiquer les moyens les plus propres à prévenir ces causes, à les combatlre, à en diminuer la fàeheuse in- fluenee. Toutefuis, nous soniines loin d’avoir atteint la limite de nos investigations ; c’est que, à mesure que nous avangons; nous en con- statons de nouvelles qu’il eonvient d’étudier à leur tour, pour mon- trer les dangers sans nombre auxquels nous sommes exposés inees- samrnent. Mais si ces dangers sout noìubreux , n’avons nous pas lieu de nous étonner que les bommes qui considèrent leur vie cornine le bien le plus préeieux , se soucient si peu de recourir aux seuls moyens capables de la prolonger “? Et c’est Hans la classe des hom- mes instruits , qui ont regu ime éducation soignée qui recberchent aveo avidité les agréments de la vie, que l’on rencontre le plus d’in- différence! Et l’on doit eonvenir pourtant que ces agrements ne peu- vent tomber en partage à l’homme qui souffre, qui se trouve sous le poids accablant des maladies et des infirmilés , dont la plupart re- connaisscnt pour origine l’impureté de l’air. Il ne se passe pas, pour ainsi dire, un seul jour dans la vie de riiomme, qu’il ne doive recourir à des moyens artificiels pour rempla- cer la lumière du soleil. La durée plus ou moins longue du temps qu’il doit s’en servir, varie selon les saisons et les parties du globe quii liabite. Il en est de mème si nous considérons les variations de la température. Les degrés de clialeur naturelle, qui se manifestent se- lon les lieux et les saisons, peuvent suflire pour les besoins des hom- rnes qui habilent notre contrée, mais il n’en est plus de mème pen- dant les rigueurs de l’hiver. La temperature qu’alors nous refusent les — 134 — intenìpéries dii climat, nous devons la remplacer par ime chaleur ar- tificielle, doni nous ne pouvuns nous passer sans unire à notre santó sans que nous nous cvposions moine à pcrdre la vie. Or, c’ost bien 1 instinct de Icur conservation aitisi que Icurs nonibrcux besoins qui ont amene les liommes à imiter plus ou moios bien la lumière et la chaleur naturelles—ces deux grands bienfaits que, panni tant d’aii- tres, le Créateur accorde au.x òtrcs vivants— par des moycns aitificiels, nous voulons dire: l’éclairage et le chauffage. Ils'ne peuvcnt s’opérer sans combustion. La combustion se fait en cmpruntant de l’oxygène à l’air ambiant, et en y versant de l’acide carbonique. Aux nombreu- ses eauses de viciation de l'air confiné dans nos appartements, elle vieni en ajouter ime nouvclle. L’inlensité de celle cause varie selon les modes d’cclairagc et de chauffage auxquels nous donnons la pré- férence, ou que nous devons adopter au gré de nos besoins, el corn- ine le permollcnt Ics ressourccs doni nous disposons. L’huile fui longlemps le seni combuslible mis en usage pour remplacer la lumière naturellc; c’csl d’elle que, 'de nos jours , on se seri le plus génèralem cnl. M. l’oumcl nous apprcnd qu’un bcc à liuilc verse , en urie hcu- re, 15 lilrcs d’acide carbonique, un bec de gaz cn donne 204 lilres, cl produil cn meme lemps 165 granimes d’eau, Yoyons le résullal que nous fournil la combustion des chandellcs. Il rcsulte d’cxpérienees précises qu’une cliandelle de six à la livre emploic par ben re 340 lilrcs d’air, ime bougie 435 lilres , une lampe carccl 1,080. Ccs chiffres nous montrent que la lumière plus écla- tante que nous fournissent la bougie et la lampe carccl, nous l’obte- nons aux dépens de l’air que nous respirons. Il est dono de notre in- terét que la capacilé de nos appartements soit cn rapport avee le mode d’éclairage doni nous nous servons , et que nous prcnions tous les soins possiblcs pour remplacer l’air comburé. C’est une précaution d’autant plus indispensable que non-seulement la combuslion nous cnlèvc ime partie d’air respirablc, mais que celui-ci est encorc vicic par l’acidc carbonique qui s’y mèle, pendant toni le lemps que nous entretenons réclairage. Remarquez le bien, du reste', eette condition défavorablc cxercc surtout son influencc, pendant les longucs soirécs d’hiver, lorsque, le plus souvent. Ics familles scjournent dans ime place hermétiquement ferméc. l’asscr ai usi en moyenne cinq heures — 135 - flans un nppartement dont l’air se renouvelle à pcine, c’est ime si- luation qui rossemble assez à celle de la nuit que nous passons dans nos cliambrcs à coucher, On peut juger dès lors combicn il nous importe d’inlrodu'irc dans nos demeures un bon système de ventilation. Blais^ outrc l’acide carboniquc que degagé la combustion d’une chandelle, elle répand cncore des vapcurs qui conticnncnt une huile empyreumat ique, de rbydrngène carbone, de l’oxide de carbone, et des pareelles de cluirbon. Il n’ist pas indifl'ércnt de connaitrela quantité d’oxy- gène absorbée en uno ben re })ar un bec de gaz de houille; elle s’é- lève, cn nous rapportant aux évaluations de M. M. Dumas, Peclet, Poumct et d’autrcs, à 234 liircs, et ce niémc bcc fournii, pendant le mònie cs- pace de tcmps 128 \J2 liircs d’acide carboniquc, plus une ecrtaine quantité d’eau. 11 se produit, cn outrc, de l’acide sulfureux , des sels ammcniacaux du cliarbon non brulé, et parfois une petite quantité d’acide sulfbydrique. N’ayant à nous occiipcr que de la viciation de l’air que nous rc- spirons par le fait de la combustion des matièrcs cmployées pour é- claircr nos appartcmcnls , on nous dispenserà «de rccbcrclier quclles sont Ics proportions des rayons colorés rendus visibles par le prisme dans la lumière bianche. Kous ne nous pcrmettrons pas de décider le- quel des trois savants a raison, lorsque rimmortel Newton et rillu- sire Frauenliofer admettent Ics sept coulcurs suivantcs : rouge , oran- go, jaune, verte , bleue, indigo et violct; et que Sir David Brewster n’adniet que la première, la troisième et lacinquièmc. Ulais ce qui peut nous intércsser davantagc, c’est de connaitre le degré de clialeur proprc à quelques couleurs. Dans Ics expéricnces de Sir Henri Engclfrid , un thermomètre exposé aux rayons rouges, marquait 70° Fahrenheit, (andis que sous l’in- lluencc des rayons bleus, il descendait à 56.° Ouoi qu’il on soit , le savant W. White Cooper (1) èmet l’ opi- nion qui suit: « C’est un fait bicn connu, dit-il , que, lorsque la température d’ une fiamme n’est pas bien élevée, la coulcur qu’elle produit est rou- ge; à un-degré de température plus èlevé , la lumière est orange ou (I) On near sight, agid sight, irnpaired vision eie. John Churchill. jaune: si la temperature s’clèvc encore , les rayons bleus se formcni cn plus grande abondance, et la lumière devicnt bcaucoup plus bian- che. Les rayons bleus qui sont si uliles pour neulraliser les rouges et les jaunes, ne se produisent que, lorsque , dans la llammc, les particules de carbone sont miscs dans un contact plus parfait avec l’oxygènc. C’est ce qu’on remarque plus partieulièremcnl dans la llammc produitc par la combuslion dii suif, de riiuile et du gaz à charbon; si les particules de carbone ne sont pas suffisan-ment miscs en contact avec l’oxygène, la combustion est imparfaite, et la llammc fumé, c’est-à-dirc: elle projette une grande quanlité de suif. » C’est là une lumière très nuisible, et que nous devons bannir de nos demeures. Le Principal produit de la combustion nous est fourni par le gaz acide carbonique, qui est très impropre à notre respiration, lors- qu’il se trouve en excès dans l’air confinò de nos appartemcnls. Mais admettons qu’il ne s’y trouve pas cn asscz grande quan- tité pour empèeber que l’air soit respirable, cn scra-t-il moins nui- sible? Malgré qu’il soit dilué , il agit cornine narcotique et cause de l’assoupissement. Nous éprouvons alors une certainc gene dans la re- spiration, de la cèpbalalgie, des vertiges ainsi que des syncopcs. Nous avons vu qu’il s’opère une combustion lente pendant que s'accomplit la fonction respiratoire, et que l’air se charge alors d’unc notable quantité d’acide carbonique, rien de surprenant des lors que nous éprouvions du mal de tòte, que l’on voie survenir assez souvent des aceidents ebez des personnes qui se trouvent, au milieu d’un cer- clc nombreusc, dans un appartement brillaminent éclairé, mais mal acre. La profusioii de la lumière artificielle est dono une condition antihygicnique que nous devons évitcr autant que possiblc. La Scien- ce nous prouve que l’acide carbonique et la vapeur d’eau, qui sont le produit de l’oxygénation du carbone et de la transforination du gaz bydrogònc pendant que la combustion a licu, s’accumulcnt dans nos appartements en raison du nombre des personnes qui s’y trouvent rèunies, et des lumières qui les éclairent, or, nous pouvous admettre que généralemcrrt les salons où ces réiinions ont lieu , péchent tous contro les prineipes Ics plus èlómentaires d’une vcntilation] convenable. Outre que l’air est dépouillé d’une partic de son oxygènc par — 137 l’acte rcspiratoire, quMl est mélange d’acule carbonique , dans les pro- portions quo nous avons indiquées selon M. Dumas, Thomme vide en- core l’air au milieu duquel il se trouvc, par la vapeur d’eau que pro- duit la transpiration cutanée et pulmonairc ; puis il augmcnte encore la temperature des locaux qu’il occupe. Quant aux produits de cotte doublé transpiration, ils donnent par liomme , sclon Seguin, 800 à 1000 grammes en 24 heures ; or l’air à 11® ne peut saturcr que 10 grainmcs 3 par mètre cube; mais à cette temperature, l’air conticnt dcjà en moyenne 7 grammes 3, il ne peut dono plus en absorber que 3. Ce calcili prouve que rhomme est ca- pablc de saturcr d'eau l’air contenu dans 2G8 à 333 mètres cubes. Pcut-on donnei- à chaque Iiomme un pardi volume d’air dans les lo- caux habités? Que 'sera-cc dono dans ces salles de. réunion où la ca- pacitò est d’une insuffisancc complète et rcconnue cornine telle ? Ne remarque-t-on pas, la nuit, que l'air est chargé d’un épais brouillard , et que Teau ruissclc le long des murs dans les chambres où , les in- dividus sont entassés? On y respire uno odeur nauséabondc , on éproii- vo aux yeux des picotements dont nous accusons à juste titre le dé- gagement du gaz ammoniac. L’appas du plaisir qu’on nous ollVc parfois dans les lieux de réu- nion déjcà cités, ne nous empèchc pas d’éprouvcr ce sentiment qui nous averti! que nous nous trouvons au milieu d’u'h air pestilcntiel , et il est on ne peut plus facile de s’expliquer ce phénomène. La vapeur d’eau cxhalée chaque jour par la transpiration, se condense sur Ics murs, les plafonds, les planchers , les divers objels de rameublcment. F.lle contient en dissolution des substances animales qui s’attachent aux murs, aux plafonds, etc.,enfin à tous les objets qui environnent Thom- me; or , la températurc de nos salles de réunion s’élèvc de beaucoup au-dessus de 1’ air extérieur ; est-il étonnant alors que ces matières animales entrent en fermentation putride qu’ellcs dégagcnt des cflluves et des miasmes toxiqucs? Nous avons un remède à opposer à une situation aussi nuisible à la santé; ce remède nous le trouvons dans une capacitò sulfisante à donner aux salles, puis dans une ventilation convcnable. On comprend que là où cette ventilation est bicn entretenue , il faut un cube d’air moins considérable; puis là encore où l’air est en mouvement , la va- peur d’eau, par sa plus grande lògòreté, n’a pas le temps de se méler avec l’air; sans cesse elle se porte vers les ventilateurs, d'oii elle est expulsée au dehors de rappartement. lei nous pouvons répéter avec Ilsveillé Paris: « La santó est le premier des biens; on lo dii, et on agit cornine si c’en était le plus méprisablc. N’est-ce pas un contrasto bien ctonnant chez les homincs, que ce violcnt amour qu'ils ont de la vie, joint à la plus aveugle insouciance, pour les dangers qui la mcnacent ? Toujours in consé- que)its, ils accusent la nature de nous avoir donne uno existence trop fragile, et ils agissent comme si elle était inaltérable, d’avoir assigné à notre vie une periodo trop courte, et ils no ccssent par Icur conduitc, d’en accélerer le tenne. ìls vuudraicnt ótre jeunes jusqu’à la dernière beure, et ils hàtent la vieillesse par tous Ics moyens. » G’est que généralement on oublie trop le principe de nilustrc Lcib- nitz, lorsqu’il dit: « Deux choses principales doivent nous occupcr: la vertu et la sante. » m S’il est un moyen d’étrc vieux avant l’àge, nous le trouvons, sans le moindrc doute, dans la mauvaise habitude de vivrò au milieu d’un aie corrompu. L’acido carbonique n’a ni odeur ni couleur; pendant un certain temps on peut rester soumis à son action sans le savoir ; cela arrivo tous les jours; mais il n’en est pas moins vrai aussi que les eft'ets de cet agcnt nuisible sont très graves pour l’économie lant des personnes sanguines que ncrveuses, et s’il détruit la santo, c’est bien parco que son action principale s'adrcsse au grand centro de l’in- ncrvation et aux nerfs qui cn emanent. Que do congestions cérébra- les, que d’apoplexies, que d’infirmités de l’apparcil ncrveux dont dc- viennent victimes beaucoup de personnes qui passoni la plus grande parile de leur vie dans Ics salles de spectacle, dans les concerts, Ics bals, le soirées, où la foule lialetantc et avide de plaisirs ignoro que chaque beure qu’on y passe abrégé d’autant, si pas davantagC;, la vie. Lorsque nous avons cxaminé rinfluence de la peinturc sur l’air , et que nous avons fait connaitre les graves accidents que peuvent causer les tentures de nos appartements, nous avons reconnu que la cause réellc devait son origine à la présencc de run ou l’autre com- posé arsenical; nous venons de dire, il n’y a qu’un instant, que l’air était encore vicié par une clialeur trop élevéc, par uno lumfère trop intense, par raccumulation de l’acide carbonique due à la combuslion et à la respiration; eh bien à ces causes nous devons en ajouter une 139 — doni nous n’avons pas encorc parlé. Remarquez , en effet , que le gaz si généralemcnt répandu de nos jours , n’est pas suffisamment puri- fié, dans ccrtaincs localités, qu’on ne le débarasso pas assez des com- posés sulfurciix doni, trop souvent, il reste le véhicule. Le souffre dans loccurrence est très nuisible, il exerce-imc influence délétère sur notre santé. D’autre part, dans quelques ménagcs de la classe bourgeoise , on se sert encore de ebandellcs ordinaires ; or, il en est beaiicoup dont le siiif a été durci à l’aide de Tarsenic, et il est evident que la fu- mèe produitc par la combustion de ce poison est bien plus nuisible que l’air chargé de souflrc. Polir se rendrc coinpte des graves inconvénients de la respira- tion d’un air qui sert de véhicule à des gaz étrangers à sa coniposi- tion normale, on n’a qu’ii voir ce qui se passe dans Ics manufactures, de clilore; cxaminez ccs ouvriers qui se trouvent momcntaneraent ex- posés à un courant de cblore gazeux pur, ils tombent comme frap- pés par un coup de feu. Entrez dans Ics manufactures de sei amino- niac, et ne soyez pas surpris d’y rencontrcr des ouvriers sous le coup de fortes convulsions , lorsqu'ils subissent Tinfluence du gaz hydrogène azoto. La composition des cliandelles a subi de notables améliorations qui sont assez importantes pour nous permettrd d’entrcr cà ce sujct , dans quelques détails. On fait, aujourd’hui ime assez grande consommation des ebandellcs de Palmer. EIlcs ont l’avantage de ne pas devoir étre rnou- chécs comme les chandelles ordinjiires, dont Ics inconvénients sont gé- néralement reconnus. Les chandelles de ciré ont été complétcracnt éclipsécs par celles beaucoup plus commodes et brillantes, qui sont composécs d’acide stéa- rique pur. Ce sont clles qu’on cmploie dans toutes les grandes fétes. Tous nous savons que la lumière que donnent ccs chandelles ainsi que celles de ciré, est remarquablement pur et agréable à la vue. Nous la préferons au gaz , ne fut-ce que pour sa netteté scule , qui est consi- dcrahlc. D’ailleurs , elle n’a pas cet éclat fatiguant et cette accanante ' chaleur que nous donne le gaz. On coinprend dès lors aussi, pourquoi nous plagons les bougies de stéarine bien au-dessus des chandelles or- dinaires. La lumière de celles-ci est plus faible, leur flamine est va- cillante et inégale, ce que nous remarquons, du reste, jusqu’à un cer- ATTI ACC. yoi n. 18 — uo — tain point, dans les chandelles de ciré. C’est un grand inconvénient, qui rend le luininaire très incominode, surtout lorsqu’il est d’une qualité inférieure. Les bougies composées de stéarine , inélangées d’un quart à un huitième de son poids de ciré, produisent mie belle lumière, et causent moins de frais qiie l’eniploi de ciré pure. Ce soni elles qui conviennent le mieux à l’usage des personnes qui travaillent beaucoup à la lumière artificielle. La f.brication de la bougie n’est pas toujours exempte de poison. Tout, de nos jouis, conspire contro nolre conservation, et, sous l'aspect le plus riant, on nous prèsi nte des matières doni rinfluence délétère semble rivaliser pour dèlruire la sauté. ' L’est une bini triste vèrité , mais pour la dix inilliéme fois elle est incontest ible, comnie, de nouveau, nous le prouve M. Vanden Broeck avec qui, on se le rappelle, nous avons eu l’bonm'ur de lier connais- sance plus avant. Nous commuuiquons coinmc suit le rcmar(|uable rap- port que le savanl [irofesseur précité adressa, dans le temps, à l’auto- rité communale de Tournay, pour attirer son altention sur cotte im- portante question. « Les ciriers exposent généralcment cn venie des bougies filécs d’une belle couleur verte (1), doni le prix n’est guère plus èlevé que celili des bougies en ciré bianche. Frappò de la beauté qu’avait quel- quefois celte nuance, et présuinant qu’ellc poiivait èlre due à une ma- tière colorante de nature minèrab', je me jirocurai une certaine quan- tité de Tartiele doni il s’agit. Cotte bougie brùlait avec une flamine iiuan- eée de blcu à sa base, lègèreinent fumeuse et n’ofl’rant jias l’éclal qui accoinpagne d’ordinaire la combustion' de la ciré pure, non épaissie par uno subslance pulvérulcnte. Les produits gazeux de cotte combustion se distinguaii'iit en outre, par une odeur d’ail qui, à elle seulc , au- rait sullì pour mettre sur la volo analytique à suivre , celle-ci n’eut- elle élé tracée d’avance. D’ailleurs, cette circonstanee d’èmanations al- liacées se manifestait dans certaines conditions avec une éiicrgic remar- quable , et je puis affirmer qu’apròs une combustion de quelqucs mi- nutes dans une chambre dose et sans cheminée d’appel, l’odeur était (1) Il cxisle néanmoins dans le commerce des bougies verlcs qui ne soni point d’un usage daiigereux, et qui sont colorées au rnoyen de subslances végétales inof- fensives. ~ 141 — Idlement caractéristique, qu’elle exeluait tonte incertilii'Je. Evidomment, la ciré de la hougie élait mélangée aree une proportion notable d'une combinaison ARSEINICALE. « Des expèriences dont j’exposais les détails dans nion rapport oflìciel , il fallait nécessaircraent concliire que la composition inoyenne en cenlièrne de la bougie analysée était: Mèdie. ....... { Gire 57, 928 Matièie dreuse < Arsenite dck Acide arsénieux . 0, 961 ( cuivre ( oxide de cuivre . 5, 506 29, 545 Total . 100, 000 « Il me restait ensuite à déterminer jiisqu’à quel point la coni- liustion d’im semblable luiniiiaii’e pouvait ollVir de dangers. Polir cela jc pris 2 grammes de la bougie cn question, je rallumai par un bout, et je bussai la combustion continuer tranquillement jusqu’à consoni- niation complète; seulemcnt jc pris Ics précautions suivaiitcs: « 1° La bougie fut dirigée un pcu obliquemcnt afin que les ccn- dres tombassent dans une capsule cn porcdaine, au-dessus de laqudlc la bougie était suspcndue. « 2“ La flamnie de la bougie était dirigée dans l’axe du tube en verre communiquant avec un ballon destine condcnser Ics produits de la combustion. « La raison qui présida à rcniploi de ccs précautions est facile à saisir. En efl'et, il est éviJcnt que pour que la combustion de la bougie fùt sans danger pour ceux qui se trouvaicnt dans le cas d’en respirer les émanations, il fallait que Ics ccndrcs renfcrm.assent tout l'arsenic et tout le cuivre, et que les produits de la combustion fiisscnt au con- traire, exempts de ccs élémcnts vénéneux. Or, il n’cn fut pas aitisi. Les cendres recueillis dans la capsule, étaient d’un rouge de protoxide . de cuivre, pesaient 0 grammes 05 et, après avoir été traitées par de l’eaii distillée bouillante aiguisée d’acide sulfurique pur, [iroduisircnt tou- tes les réactions prouvaiit qu’elles contenaient à la fois de l'arsenic et du cuivre (1). Quant à l’eau condensée dans le ballon en verre , elle (1) Je dois faire observer que la dissoluiion des cendres donna Ics réactions les plus netles en ce qui concerne le cuivre, taiidis que les réaclions arsénicales fu- rent, au contraire, peu énergiques. Cela dépeiid de la volatilisation piesqiie totale delarsenic pendant la combustion de la bougie. * ~ 142 - l'ut soumise aux réactifs convenables, et produisit des pliénomènes a- nalogues. Ainsi dono Ics cendres résultant de la combustion de la bougie contcnaicnt à la fois les deux principes vénéneux, qui cntraient dans la constitution du lumiiiaire, mais il faut remarquer que si ces cen- dres étaicnt fort riches en cuivre, elles ne renfermaient en revanebe , que très peu d’arseiiic, la plus grande partic, de celui-ci ayant cté vo- latiliscc à l’état d’acide arsénieux, sous la doublé influencc de la cha- leur et de l’oxygène atmosphérique. C’est ce que démontraient, au res- te , les vapeurs alliacées qui se produisircnt abondamment pendant l’opération, et les pliénomènes présentés, par l'eau de condensation qui se déposa dans le ballon. D’ailleurs, afin de fournir des résultats pal- pables de l’analysc de la bougie, je joignis à ce rapport une partiedes précipités, dépòts, ladies; ctc., etc., qui furent obtenus lors des prin- cipales réactions pendant le cours de l’analyse. « Conclusions. — Des cxpéricnces qui furent faites, il faut néces- sairement conclure: « 1° Que la bougie filéc de coulcur verte, qui a fait l’objet de l’analysc , renferme ime forte proportion d’arsenite de cidvre, sub- slancG qui se trouve placée panni les poisons trés molents. « 2" Que les émanations qui se produisent pendant la combustion de cotte bougie, sont essentiellcmcnt arsénicalcs. « 3° Que les vapeurs alliacées sont susccptibles d’occasionner des accidents, qui, dans certaines circonstances, pourraient avoir des sui- tcs très funesles. « 4“ Qu’un fragment meme peu voluinineux de ccttc bougie, ve- nant b, tomber dans un alinicnt, ou à ótre ingéré par mógarde, — par un enfant, par cxem\)\e, — déterminerait presque nécessairement une in- ioxicalion mortelle. « Tour ces raisons, doni ebacun comprendra Timportance, j’esti- mc qidil est nécessaire que l'autorité défende d!une maniere ahsolue, la lente de hougies colorées ou non, renf ermant une préparation métalli- que vénénense quelconque. » Il n’est dono que trop vrai qu’on abuso des progrès Ics plus u- tilcs, et que notre sauté est inccssamment exposée à de nombreuxdan- gers, lorsque, au contraire, ces memes progrés devraient la protéger. Le fait annoncè par M. le Docteur Vanden Brocck est grave , et l’appcì — U3 — qxi’il adressc aux aiitorités^ en les engageant à prendre des mesures pour protéger, dans roccurrencc, la santé et la vie des citoyens, mè- ri te de trouver écho partout où le danger existe; il faut que partout les hommes lionnétcs et au coeiir bien placò opposent l’autorité de leur seicnce que les magistrats opposent la leur à la cupidité de ces froìds égo'istes qui ne font servir les progrès scientifiques que pour salisfaire un vii intérét’, sans s’inquiéter des graves résultats que leur coupable conduite cause à la salubrité des populations. Passons maintenant à d’autres agents dont on se seri pour l’éelai- ragc artilìciel; nous verrons ensuite quel est le mode qui mérite la pré- férence sous le rapport de nos intéréts hygicniqucs. CHAPITRE XX. CONTLNUATION DU MÈME SUJET. I! est un luminaire qui est venu fiser l’attention, depuis quelques annèes, et dont l’usage existait en Amérique longtemps avant qu’il fut introduit en Angletcrre; c’est la campbine liquide, qu’on obtient en di- stillant la térébenthine on sait que cette dernière substance existe en grande quantité dans les forèts de la patrie de l’illustre Franklin et il n’est pas surprenant que les Américains, qui ^vent tirer parti de tout, aicnt recherché les moyens d’utiliser aux usage domestiques la substan- ee dont nous nous occupons. M. \V. Wliitc Cooper, qui nous a déjcà fourni quelques rcnseigne- ments fort instructifs sur la lumière artificielle , va nous éclairer de nouveau. Yoici ce qu’il nous dit: « On a imaginé un grand noinbre d’appareils pour l’emploi de cette substance; mais quel que soit leur nnm. Vesta, Paragon, Imperiale, tous offrent un réservoir géncralement en verre et piace, entre le piétement et l’a[)parcil de combustion. La liqueur est contenue dans le réservoir, où vient plongcr une mèdie de coton; les dispositions pour l’arrìvée de Fair à la flamme constituent les dilTérences principalcs entre les lam- pes rivalcs. La pureté de leur flamme et la puissance d’éclairage des lampes à la campliine leur ont obtenu une grande eélebrité. Le Doc- teur Ure dit en parlant de la Vesta, que, lorsqu’elle brulé aVec tout son éclat, elle émet une lumière égale à celle de douze bougies de ciré 144 — ou de spermaceti de quatre à la livre; mais cet éclat qui constitue un grand avantage, lorsqu’il s’agit d’illuminer un appartement , devicnt un grand inconvénieiit, lorsqu’on veut s’en servir pour lire ou écrire; il ressemble à celili du soleil et irrite Ics yeux. Beaucoup de personnes se sont plaintes qii’aj)rès avoir fait usagc de lampes à la camphine, la lumière des diandelles ordinaires leur était devenue insuDTisante. La plupart des lampes à main destinées à la Iccture, et qui ont des abat-jour peints en blanc à l’intérieur produisent le mèinc eH'et; elles projettcìit une trop grande quantité de lumière sul- le papier où l’on veut lire ou écrire. L’emploi peu judicieux d’une lampe trop brillante pour Tétude, peut éinousser par degrès insensibles la retine qui en subit rinfluence, et cela sans qu’aucu^ie diminution brusque, sans qu’aiKun changement mai-qué de la vision Vienne alarmer le inalade. Des lumiéres trop éclatantes rcndent insuffisant l’usage des chan- delles ordinaires, de la mème manière que Temploi de numéros trop élevés dans les lunettes, annibile Fciret des numéros inférieurs. Ce sont là des inconvénients assez graves pour ne pas recominander Temploi de la camphine dans réelairage habitucl de nos appartements. Pariiii les matières employèes pour éclairer nos demeures, nous en comptons qui appartiennent au règne minerai; aussi, croyons nous de- voir dire un mot de l’huile de Scbiste, du gaz de charbon napbtalisé, ainsi que du gaz d’hydrogène carbone, ce dernìer étant généralenient utilisé de nos jours partout où les progrès reQoivent quelque bienveillant ac- cueil. Scbiste veut dire fondu; il vient du mot gr tic Sìdiizo; c’est une ro- che en apparence homogènc, mais qui a une texture fcuilletèe, et qui ne se dèlaie jamais dans l’eau. L; s sehistes avec toutes Icurs variétés sont des silicates d’alumine doni fait partie une quantité plus ou moins forte de fer. L’iiuile de Scbiste, qui, de nos jours, occupe une place de plus en plus importante dans les arts et l’industrie, nous est fournie par le scbiste bitumineux. Ce ne fut qu’après bicn des essais et des tàlonnements sans nom- bre que le rude labeur de Sellinguc fut réeompensé par la dècouverte (les moyens d’extrairc riuiile et de l’épurer. Le moniteur scientifuiue nous apprend (1) que Ics premières fabriques d’huile minérale s’ctablirent (1) Tome ter, 2e panie, p. 778. $ - 145 — -clans ]es environs d’Autun à Igouray et Corciissac, qu’on en monta bien- tót d’autres daiis le département de rAllier, à Buxières-La-Grue , et toujours sur les lieux méines de l’oxtraetion dcs sahistos. La prospé- rité de ces usines laissa beaucoup à désirer, le rendement en huib' fut trop faible pour l’assurer les sehistes (rAulun ne donnant que 20, 3 p. e. d’imile ou d’essenee propre à l’éelairage. Bicntòt elles ne purent ré- pondre aux besoins croissants qu^amenaient la beauté et l’éeonuinie de ce mode d’éclairage. Rendons nous à Bose-liead en Ecosse, et là noiis trouverons un schiste bitumineux auquel on a donné le noni de la susdite località, et . qui est d’une ricln-sse exeeptionnelle. 11 nous fournit 50 p c. environ de parties vulatiles, et avail servi exclusivenient, depuis quelques an- nées, à la production du gaz, lorsqu’on lui recounut dcs avantages con- sidérables pour ótre employé dans la fabrication des liuiles d’éelairage. De nos jours, le subiste bitumineux d Ecosse constitue une branche importante de commerce, car de centaiues de navires transportent cette matière dans diverses parties de l’Lurope, pour alimenter les fabriques d’huile de schiste qu’on y a établies. Panni les primipales usines nous citerons celle fondée à Ham- bourg par M, Noblct, une autre érigée à Colombes près Paris par iM. M. d’Arcet et . Le mode d'exploitation dans cetti* usine a été brevelé et consiste principalement dans la manière de chaulfer les eornucs au moyen de bains métalliques. Ce procétlé permct aux huiles de se dégager des sehistes, plus pures et plus abondantes, aux cornues de resister bien plus longtemps au leu. Les huiles obtenues de cette distillatimi, sont appelées huiles bru- tes; on les soumet à 1 action de racide sulfurique concentré, puis on les lave soigneusement avec un lait de chaux, et on les soumet à une recti- fication. Les huiles reetifiées sont propres à l’éclairage quand leur den- sité ne dépasse pas 0,810. Les produits secondaires de, la fabrication con- sistenl dans des huiles paralTinées et de la paraffine avee laquelle on con- fectionne des bougies très belles, transparentes, mais fondant plus fa- cilement que les bougies stéariques. Les mèmes sous produits consti- tuent aussi à letat brut des substanees lubréfiantes employées avec beau- coup d’avantage au graissagc des machines. On obtient aussi des gou- drons de qualité supéj’ieure. Yoici inaintenant les avantages de cette huilc quant à Péclairage. I - 146 — Convenableinent épurée, elle donne une lumière magnifique , aussi é- datante que celle du gaz; elle est plus bianche plus translucide. L’é- clairage qu’elle produit réunit donc le doublé avantage de la bcauté et de réconomie, car son prix est inférieur de 25 p. c. à celili des hui- ìes de graines, cours moyen. Ajoutons encore que ce lurninaire possède une propriété reinarquable et essentielle, savoir de ne pas se congé- ler, se figer par le froid mème le plus rigoureux; tandis que dans l’hi- ver. Ics lampes à l’huile de graines donnent lieu à des interruptions , des extinctions fréquentes. Une autre circonstance qui plaide encore en sa faveur, c’est que la llamrae d’une bornie lampe à rimile de schi- sle dure de quinze à seize heures sans baisser et se mainticnt avec la méme intensitc; or , cette condition favorable nous ne pouvons pas la réclamer des liuiles de graines. Nous croyons que rimile de scliiste peut convenir pour éclairer les l'Lies les stations des chemins de fer , quelques établissements pu- blics, mais nous ne pouvons pas la recommander pour éclairer , nos appartements. Nous avons déjà fait ressortir les inconvenients d’une lumière trop eclatante , et c’est encore celle que nous donne rimile qui nous occupe. La combustion du liquide ne donne, il est vrai, au- cune odeur; mais en est-il de méme de celili qui est répandu sur les lampes? A còte des avantages que présente ce lurninaire il fallait bien indiquer ses inconvénicnts. W. Smée préconise un autre èclairage par le gaz de cbarboii naph- talisé; il produit une lumière de bcaucoup supérieure. C’est le gaz ^or- dinaire qu’on fait passer à travers un appareil contenant une sèrie d’é- ponges saturèes de napbte extraite du goudron de ebarbon. Il recom- mande de faire usage de l’appareil à èclairage appelé jet en quene de poisson d’Ecosse ou d’un Arganda , afm que la flamine puisse rece- voir line quantité sulfisante d’ovygène , ce qui est aussi nécessaire à la production d’une lumière brillante que pour enipécber la forinalion de la fumèe. Si l’on considère que cet appareil reclame beaucoup de soins et de prudence, et qu’il ne sera pas toiijours bien facile d’empéeber la fumèe, on conviendra avec nous que ce mode d’éclairage n’est pas de nature à ótre recommandé à nos nicnagères. Le napbte est un liquide transparent, d’un blanc légèrenient jau- natre, d’une odeur qui pour la plupart des personnes est difficile à sup- — 147 — porter. Et, lorsquc nous rccherchuns tous les moyens d’élorgner de l’air la inoindre cause d’impureté nous irions de gaité de coeur recomman- der line matière puante ! Il ne nous est pas permis de propagcr pa- reille liérésie scientifique. Mais, voici un inconvénient tout aussi grave: le naplite est com- Ijustible à tei point, qu’il prend feu au moindre contact avec un corps enflammé placé à peu de distance. Comprend-t-on dis lors de combien de dangers il puise devenir l’occasion, et qii’il serait d’une haute im- prudence de vouloir en vulgariser l’usage? Plusieurs motifs nous enga- gent par conséquent d le rayer de la liste des luminaires. 1° Il est sujet à causer de la fumèe; 2° la combustion produit une lumière trop eclatante; 3° Il s’enflamme avec trop de facilité; et 4“ il répand unc odeur insupportable. '' . La lumière la plus usitée de nos jours, au moins dans nos rues dans nos églises, nos théàtres, nos cafés, sans citer beaucoup d’autres établissements publics, est celle qui provieni de la combustion de l’hy- drogène carbone, gaz que l’on obticnt par la distillation du cliarbon de terre ordinaire. Cette belle et utile découverte revicnt de droit à un Nécrlandais, à notre compatriote de vénérée mémoirC;, Jean Pierre Min- keleers, natif de Maastricht Professeur au collège du Faucon à Louvain, plus tard au Lycée érigé par l’empereur Napoléon dans le ebef-lieu du ci-devant département de la meuse. Il fut' le premier qui constata l’existencc [du gaz carbonique; il en étudia les propriètès, l’analysa, en détermina le mode de fabrication et d’épuration cette belle dècouvert eut lieu le l®*" octobre 1784. Minkeleers découvrit aussi le gaz hydrogène et son poids spéciflque inférieur à celui de Fair. Getto observation per- fectionna l’invention des aèrostats; il langa son premier ballon gonflé avec de l'hydrogène carburò, 52 ans avant que Green fit sa première ascen- sion à Londres. Minkeleers savant modeste, éclaira son laboratùire au moyen du gaz, et prédit qu’un jour ce mode d'éclairage serait géneralement a- dopté. Sa ville natale qui, sous beaucoup d’autres rapports n’est pas bien progressive, a attendi! jusqu’à 1858 polir réaliser ce voeu. De mème que Pillustre Soemmering établit un tèlégraphe èlectrique dans son ap- partement, sans en voir les adinirables résultats qu’il annongait, il y a plus d'un siècle, de mème le savant cbimiste Nécrlandais laissa cà d’autres l’honneur de perfectionner une découverte qui, cortes, est une ATTI ACC. VOI. I. 19 ~ 148 — des grandes merveilles dont la Science seule a le secret de doler riiu- manité, L’ingratitude dont on se mentre si prodigue lorsque l’équité ré- claine qu’on récompense le vrai talent, peut laisser dans l’oubli ceux qui renclent des Services réels à la Société, mais il vieni un temps où la vérité éclate, entourée de tonte sa splendeur. Depuis longtemps déjà le noni du savant Maastrichtois semblait avoir disparu à jamais du sou- venir de ses oublieux conipatriotes^ et ne brillai t que dans Ics anna- les de la Science, lorsqu’il y a quelques annécs , des personnes vouées à la culture des Sciences décidèrent de rendre à la méinoire du savant Minkeleers la justice qui lui est due. Quand partout on erige des monu- ments aux liommes qui font la gioire de leur patrie, il serali indlgne de la ville natale de nolre savant, et qui a donne le jour à plusieurs savants d’un mèrite incontestablc, de dillerer plus longtemps le moment de ténioigner sa reconnaissance à colui qui fui l'un de ses citoyens les plus distingués par sa Science, ses vertus domcstiqucs , ses qualités sociales. Aussi nous assure-t-on qu’une statue digne de riiommc èmincnt que nous venons de citer, lui sera bientót érigée sur la place d’armes, dont nous dit un mot plus avant. Le projet du monumcnt proposé par M. M. van Brussel, archi tede et Janssen dessinateur à Maastricht, aété exposé au salon d’Anvers, ouvert le 4 aoùt 1 8G1 , et où nous l’avons exa- miné plusieurs fois, sous les numéros 1103, 1104, 1105. On nous pardonnera cette digressioni nous avions à coeur de ren- dre un hommage respectueux et meritò àia mémoire d’un savant com- patriotc, à qui la Science doit ime des ses découvertes qui font epoque dans ses annales. Minkeleers, cn cllot, contribua pour ime large pari, à ce que la chimie pùt se dégager de l’affreux séjour des ténèbres auquel elle fut condamnée trop longtemps, pour se laneer d’un voi rapide dans la vaste voic des progrès qui excitent maintcnant, à juste titre, l’admira- tion générale. C’cst qu’il faudrait étre bien ingrat pour ne pas appré- cier les innombrables bienfaits que ces mémes progrès répandcnt dans toules Ics classes de la société. Après l’éloge que nous venons d’adrcsser à la belle découverte de Minkeleers, on sera surpris de nous entcndre dire: nous' ne pouvons re- commander l’adrnirable luminaire découvert par notre savant compa- triotc pour l’éclairage de nos habitations. — 149 — Les réflcxions que nous faisons suivre pour justifier cotte opinion, sont de nature à faire cesser tout étonnement. La grande quantité de calorique et d’acide carbonique que produit le gaz qui nous oecupc, est un inconvénient qui n’est pas sans produire de fàclieuses suites pour notre sauté. Voilà ce que nous avons pu constatcr lorsque nous avons fait inention du grand nonibre de person- nes réunies dans un locai dont la capacitò et la ventilation sont insulTi- santcs. Sì nous considérons cette forte cbaleur, l’absorption d’une grande quantité d’oxygène nécessaire cà l’entretien de la combustion du gaz, la quantité considérable d’acide carbonique qui se produit et qui vicnt se méler avec Fair que nous respirons, il faut convenir que, dans nos appartements éclairés de la sorte, il nous faudrait ime capacitò doublé au moins de celle que nous réclamions plus haut. Or, il se présente ici des difficili tés, des inconvénients d’une tclle nature qu’il devient difficile, pour ne pas dire plus encore , d’aecepter une pareille siluation. L’air que nous respirons dans de seinblables con- di tions, devient impropre à uno respiration normale, et nous croyons que ce sont là autant de motifs, et des motifs très sérieux, pour ne pas recourir, dans nos denieures\ à ce mode d’éclairage. Ajoutons encore que Ics appareils ordinaircs pour brùler le gaz^ ne sont pas bien propres à faciliter l’écriture, la Iccture, le dessin, et que la lumière vacillante du gaz gène beaucoup ceux qui se livrent à d’autres travaux. Le gaz ordinaire nous donne une lumière jaune qui est très nui- sible à nos yeux, d’autant plus que son intlucnce défavorable est aug- mentée par la cbaleur qu’elle répand. L’une des propriétes du gaz que nous ne reconnaissons pas aux autres luminaircs, c’est la tenacité de sa combustion; que l’air soit ebargé d’une quantité suffisante d’acide carbonique, d’huraidité et d’azotc pour éteindre nos lainpes à bulle, nos chandelles, nos bougies, cette circonstance n’empéchera pas le gaz de nous éclairer. Outre les fuites de gaz qui peuvent causer de graves accidents, comme nous le montrent de norabreux exemples, on ne peut cmpècher qu’il ne s’échappe une portion de gaz non brulé; ce fait arrive très sou- vent. Eh bien, c’est là encore un inconvénient que personne ne peut contester; il convicnt donc d’établir un moyen tout spécial de ventilation dans les appartements où ce luminaire a acquis son droit de domicile. 150 — M. W. White Cooper nous décrit les dilTcrents appareils employés pour brùler le gaz, de la manière cornine suit: « Lcs principaux appareils pour brùler le gaz soni: 1 Le jet en éperon de coq, dans lequel le gaz s’échappc par une petite ouverture pratiquée à un tuyau d’acier. 2.° L’aile de cliauve-souris , dans lequel le gaz s’écliappe en lame mincc, par une fente étroite faitc à Laide d’une trait de scie, à la partie supérieure d’un globe creux. 3.° Le jet en qucuc de poisson, dans lequel deux jets de gaz se rencontrent à angle aigu et se portent en dehors en formant, en quelquc sorte, une mince pellicule de gaz qui s’élève en formant des angles droits avee le point où sont situées les deux ouvertures. La flamine a une forme triangulaire ou queue de poisson avee l’extrémité étroite en bas. 1° L’Argand, dans lequel le gaz s’écliappe par un grand nombre de pc- tits jets rangés en corde: quand il est allumé, tous les jets s’unissent formant un tube de fiamme; on y adapte alors une cheminéc, des cou- rants d’air égaux s’établissent de ebaque cóté, et l’oxygène de l’air peut s’unir facilement avee le carbone du gaz. 5.“ L’éventail: c’est une réu- nion en demi-cercle de jets séparés qui s’étalent. L’argand quand il est bien fait, surpassc tous Ics autres pour l’éclat et la régularité de la flamine. Cbaque appareil exige une certaine quantité de gaz diflérente pour cbacun, et qui est plus économique, c’est-à-dire qui fournit plus de lumière avee moins de fumee que toute autre quantité donnée. » De méine que riiuile, le gaz contient du carbone et de l’bydrogène; tous deux ont besoin du concours de l’oxygène pour que la coinbustioii puisse avoir lieu. Les produits de celle-ci sont: une certaine quantité d’eau due à la combinaison d’une partie de l’oxygène avee l’hydrogène, et de l’acide carbonique dù à la combinaison de l’oxygène restant avee le carbone. Les gens du monde croiraient diflìcilement combien est grande la quantité de ces deux produits; c’est qu’en toute vérité, elle este extra- ordinaire. Le Professeur Faradey nous assurc qu’une livre de gaz pro- duit plus de deux pintcs et demic d’eau. On a annotò qu’unc quantité aussi grande de ce liquide fut fournie par uno lampe àgazdugenre Ar- gand, brùlant pendant quatre lieures dans une boutique dont les fené- tres restaient ferinées, l’accroissement du poids étant dii à l’absorption de l’oxygène de ratinosphèrc. Quant à la production de l’acide carbo- nique, on a constate qu’une livre de gaz produit deux livres et demie — 151 — (le cette substance. Par chaque pied cube de ga^ brùUb ilj se produit plus d’un pied cube d’acide carbonique. Une pinte d’iiuile produit cn brù- lant une pinte et quart d’eau, et une livre du méme corabuslible four- nit près de trois livres d’acide carbonique. Nous avons donc raison de dire quc la quantité d’acide carbonique produit dans un appartement clos où beaucoup de pcrsonncs se trouvent réunies, et où on fait brù- ler de nombreuses luniières, doit nòcessairement exercer une action très délétòre, d’autant plus que cette quantité est en raison directc du noinbre des personnes et des luinièrcs en activité dans l’appartement. Cependant, la Science qui nous avertit du danger que nous courrons dans parcille sallc, nous monlre aussi ie moyen de l’éloigner au moins en partie. Nous pouvons ainsi prevenir le mauvais cfFet de l’éclairage, en empcchant l’air vicié de se méler avec celui de l’appartement. Polir attcindre ce but, on attaché à l’apparcil un tube qui conduit au dehors les produits de la combustion. M. W. White Cooper recomrnande le ventilateur du professcur Fa- radey qui atteint presque la pcrfection. Mais laissons lui la parole. « L’appareil à gaz est pourvu comme à l’ordinaire d’une cheminée en verre, mais le porte verre est construit de fagon à soutenir non-seu- lement la cheminée, mais un cylindre cn verre plus grand que le pre- mier et situé cn dehors de lui. Ce porte verre offre une ouverture unie par une emboucliure à un tube métallique qui sert à la ventilation , et qui, après avoir passò horizontalement au centro du cbandelier se di- rige cn liaut pour produire un tirage et entrainer l’air altéré. Ce tube peut otre dirige dans une cheminée ou à travers la muraille, s’il n’y a qu’unc seule lumière allumée. Le gaz acide carbonique, lavapeur d’eau et les autres émanations (le la flamine ne pouvant s’échapper que par le tube, ne peuvent se méler avec Fair de l’appareil et sont entraìnés au dehors. Cet appareil peut varier dans ses détails, mais ce quejepuis aflìrmer d'une manière générale pour l’avoir constatò par l’observation , c’est que la lumière est plus brillante, l’air moins échaulTé et moins vicié qu’avec les lampes à gaz ordinaires. On s’en sert à l’Athénaeum club, et Fon y a recours parce qu’on s’était plaint qu’avec les anciennes lampes. Fair de la bi- bliotbèque était tellement vicié que la reliure des livres se gàtait. Un autre système a été imaginé par G. C. de la Carde, Esq., et est - 152 — mis, dìt-on en pratique avec beaucoup de succès au Devon et Exeter Inslitution. On suspenJ au-dcssiis de la flammc d’un Argand un tube d’un pouce de diamctre et tcrminé comme le pavillon d’une trompette. La parile supérieure de ce tube pénètre de onze pouces dans un second tube de méme forme, mais d’un diamètre doublé. Le bord du pavillon de trompette du plus grand tube se Irouve de niveau avec le plafond; son extrémité supérieure traversarli le toit est protégée contro la pluie par un cliapeau conique. La colonne d’air chaud qui s’élève rapidement de la cherainée en verro, traverse avec vitesse le pe- tit tube, et de là se rend dans le plus grand, où elle produitaussi 'un cou- rant ascendant: l’air vicié s’écliappe donc par là^ mais ce tube entrarne de plus tout l’air altéré par la respiration ou par tonte autrc cause qui a gagné le baut de rapparteraent. Toutc rimmidité qui, pendant Ics temps froids, se condense dans le tube siipérieur, est regue dans un, vase qui cntourc le tube inférieur au-dessus de rembouclmre du tube supé- rieur. Tout l’apparcil est en cuivre, et, depuis sept ans , il n’a exigé ni nettoyagc ni réparation. Quelle ditlérence ne constatons nous pas en comparant Léclairage actucl avcc celili en usageiln’ya pas un siècle! Avant 1780, la capitale du monde civilisc, qui a toujours cu la prétention assez présomptucuse d’inondcr l’Europe de ses flots de lumièrcs de toutes sortcs, la ville de Paris, eu un mot, était éclairée par des lanterncs à chandellcs de quatre à la livre. L’Académic des Sciences proposa un prix à l’inventeur qui indiqucrait un meilleur mode d’éclairage Sangrain imagina Ics lampes a réflectcur et obtint le prix qui lui valut, en outre, l’entreprise de réclai- rage de Paris et de la route de Versailles. A la fin du siècle le nombre des réverbcres dans Paris était de cinq mille ou à peu près renfermant chaciin deux becs. Plus tard, sous l’empire et la restauration, ce nom- bre fut considérablement augmenté. Il y a de cela quinze ans, on ne comptait plus que 2,595 becs, mais cettc diminution dans l’éclairage à l’huile était largement compensée. Nous constatons, en effet qu’cn 1846, Léclairage au gaz était de 9,276 becs, et en 1849, il existait déjà 11,577, coùtant par an 1,325,768 fr.® 49 centimes, à raison de 3 centimes 153 millième par bec et par lieure. Quant aux dépenses annuelles pour Léclai* ragc de la grande ville à cette époquc, en y comprenant les frais d’ontrctien, de pose ctc; ellcs s’élevaient àia somme de 1,851,326 francs 87 cen- — 153 -- tìmes. D’après ce relevó on peut juger de ce quc doit étre l’éclairage actuel de Paris; la somme qu’il absorbe annuellement dépasse aujour- d’bui le chiffre de trois millions de francs. Les agents luminaires qui font l’objet dcs recherchcs et dcs rétle- xions qui précèdent nous raontrent les immenses progrès que leur a fait subir la Science. On doit le reconnaitre cette bienveillante amie de rimmanité a dote la Sociétè de lurnières d'un éclat inoui jusqu’à pré- sent, mais à notre point de vue cette qualité ne peut nous satisfaire, vu qu’il lui manque une condition cssentielle, celle, bien entendu, de con- server l’air pur de nos appartements. C’est là une condition principale, sur laquellc il ne nous est pas permis de transiger. Mais est-ce là un moti fsulFisant pour condamner sans appel les nouveaux agents? Ce serait commettre une très grave crreur, pareille conduite serait on ne peut plus inconsidèrée, ce serait douter de la Science elle-mèmc. Nous ai- mons à croire, aii contraire, que^ marcliant de progrés en progrès, la Science enrichira la sociétè de nouvelles découvertes qu’elle saura pcr- fcctionner de plus en plus, au point qu’elle finirà par les débarasser de leurs éléments nuisibles. Sous ce rapport, nous avons une foi d’autant plus légitime dans l’avenir dcs progrès scientifiques, que, tous lesjours, nous constatons de nouveaux perfectionnements. C’est là un admirable résultat qui vient couronner le zèlé dévouement des bommes de Scien- ce, et ce résultat que nous annotons, depuis'plus d’un quart de siede, n’a, cortes, pas son égal dans les temps passés. Aussi, toul nous autorise à espérer un meilleur avenir pour les agents dont, pour le moment, nous ne pouvons recommander l’application à l’éclairage de nos demeu- res. Recberclions, en attcndant, le meilleur moyen d’éclairer nos appar- tements, avec le plus grand avantage possible pour la salubrité. Eh bien, nous devons l’avouer, la lumière, que nous donne la combustion de rimile est celle qui mérite la préférence; ici il est permisi de rester re- trograde, parce le progrès lui-mèine. ne nous fournit pas encore le moyen de sauvegarder, d’une manière suffisante, la salubrité de nos habitations. - 154 CHAPITRE XXL CONTINUATION DU MÉME Sl'jET. Deux conilitions sont indlspensables pour que cc mode l’éclairage rende les Services qn’on lui demande: l’huile doit étre pure, et la lam- pe doit ótre bien construitc. La première condilion est la plus diflQcile, Yu que, de nos jours, il n’y a rien qui doit servir à la consommation, qui ne soit falsifié. Pour ce qui concerne la lampe, il est de tonte, né- cessité que l’on renonce à celle dont on se servait, généralement, il n’y a pas de bien longues années, et que l’on trouve encore dans de nombreu- ses maisons babitées par la petite bourgeoisie, ainsi que par la classe ouvrière. Les lampes perfectionnées sont un objet de luxe ; aussi ne s’en sert-on que dans la classe élevée et dans les maisons où rógne irne certaine aisance. La lampe ordinaire présente, deux défauts saillants : ce sont la tendance de l’huile à s’épaissir quand le temps est froid , et la diflìculté] de tenir la mèdie bien hutneetée, jusqu’à Tendroit où se pro- duit la flamine. Il serait oiseux d’insister sur les inconvénients d’un pareli luminaire, qui est on ne peut plus retrograde sous le rapport hygìénique. line lampe assez répandue aujourd’hui, est celle dite car- cel. D’un prix assez élevé lors de son introduction dans nos usages do- mestiques, on en vend actuellement à un prix qui permet leur entrée presque dans toutes les maisons; il serait à désirer qu’on trouvàt le moyen de .la fournir au public à un prix plus modéré encore, pour mettre toutes les classes à mème de profiter des avantages incontestables que nous olire cotte lampe. Elle est, du reste, d’une construction très ingénieuse, rimile y est élevée dans des tubes à Laide d’un ouvrage d’bor- logerie, et constamment amenée à la base de la mèdie qui brulé et se trouve toujours humeetée. C’est un meublé qui, pour servir utileiiient, demande beaucoup de soins et un entretien de tous les jours, pour éviter les frais de répara- tion de l’appareil. Nous avons encore fait l’acquisition d’autres lampes, au nombre desquellcs nous citerons la lampe à bulle chaufféc de Parker, celle ap- pelée Argand, et une troisiòiiie fort vantée qu’on désigne sous le noni de modérateur. La lampe de Parker est pourvue d’un second tube qui entourc à ■aiie pelilo distancc eelui qui contient la inòchc; l’cspacc qui oxislc cnlrc' cux for'ue un réservoir qui contient l’huile: là elle s’éehauffe ctserend à l’aidc d’une soupape jusqu’à la medie. L’intensité de la llamnic est mo- difiée cn élcvant ou en abaissant ime clieminée en verro dont rembou - ehure est en formo do cloche. Gomme on le volt, cette lampe n’est pas sans avoir des avantages. Ceux de la lampe Argand ne sont pas moins recommandables. Elle nous montre une mèdie creuse et cylindrique; cotte disposition lui permet de recevoir un courant d’air en dedans et en dehors, ce qui produit une combiistion parfaite. Ne dirons nous pas un mot de la lampe solaire dans laquelle l’ac- tion de l’air sur la parile extérieure est encore plus prononeée? Nous trouvons, en dfet, qu’ici la combustion est encore plus complète, et qu’elie produit une flamine brillante et claire. La combustion de la lampe dite modérateur est ordinairement en- tretonue par l’emploi de rimile de navette, sous le noni d’iiuile de col- za. L’iiuile est contenue dans un réservoir qui se trouve à la partie infé- rieure du piétement; elle nous montre une espèce de piston ou do plon- geur que l’on remonte de l’extérieur. L’élevation de ce piston agit sur un rcssort de laiton en boudin qui presse sur la surface de l’iiuilo et l’obli- ge à nionter à travers un tube jusqu’à la fiamme. Cette lampe donne une benne lumière, et elle est devenue un objet de luxe; oh cn trouve qui sont adniirablement ornècs, ce sont de vrais clicfs-d’ouvre de l’art. Toutes ces lanipes sont pourvues d’apparcils plus ou moins com- pliqués; mais Ics grands avantages qu’cllcs nous accordent , sont unc compensation suflìsante des soins qu’elles rcclament. Do tous Ics lumi- naircs que nous avons passés en revuc, ce sont, bicn ces lanipes qui répondent le mieux aux cxigences liygióniques; la clialeur qu’cllcs rc- pandent dans l’air est de bcaucoup moins élevéc que celle produite par le gaz , et la quantité d’acide carbonique dont Icur combustion cliarge, Tatmosplière de nos appartements, n’approclie, cortes, pas de celle foiir- nie par d’autres lumières artificielle. Mais qu'on ne croie pas que les la.mpes dont nous venons de faire mention soient les scules dont on recommande l’usage ; nous pourrions en citer un bicn plus grand nombre. S’il fallai! en énumcrer toutes, et donner Ics renseignenients nécessaires conccrnant leur cmploi, la listo serait en vèrité trop longuo, et, comnie on lo penso bicn, il conviont do ATTI ACC. VOI. II. ‘20 - 156 nc donnei' que Ics détails Ics plus indispensables pour nc pas nous écar- ler de nolre siijet. Ala grande exposition de Londres , qui eut lieii en 1851^ il n’y avait pas moins de quaraiite six laiiipes rivales. Aussi , le Jury ébloué par ce noinbre ell'rayant de luminaires, reeula-l-il devaut la dépenso et les dillieiillés qu’eiitraìin raient les expéricnces ; il ne se proiioiiQa pas dans eette dillìeile cireonstanee. Ce|)einlant, il suivil mie comluite tonte diQ'érente pour ce qui regarde les chandellcs, dont il se trouvait soixante quatre espèees à la iiiè ne exposition. La compagnie Price est eitée pour la fabrication de ce luininaire, cornine dirigeant Pétablissènient le jilus colossal qui existe en ee genre. Elle possedè einq dill'érentes inanurac- tures, nutre des plantantions de cocoliers dans Pile de Ceylan; elle em- ploie buit cents ouvriers, et partage annuellement à ses aetionnaires de quarante à cinquantc mille livres sterling de profit. Nous croyons que les recberelies que nous venons de faire concer- nant les causes nuisibles dues à l’éelairage de nos appartemenls , que l’examen des mesures Ics plus proprc'S à prevenir et à eombaltre ees causes jieuvent sullìre pour monlrer qu’il im|)orte de donnei' la préfèrence au luminaire dont nous avons parlò en dernier lieu ; c’est lui qui viole le moins l’air que nous respirons. Jlais il ('St d’autres causes encore qui doivont leur origine au cliauf- fage, et quand celui-ci ne s’opcre pas conformément au\ préeeptes, de l’hygiène, il entraine une plus forte somme d’inconvénients que Téclai- rage arlifi. iel. C’est à i’étude de cotte importante qu stion que nous al- lons consaerer le chapitre qui suit, CHAPITUE XXII. LA COMPOSITIOX DE l’AIR DE NOS APPARTEMENTS EST MODlFlÉE PAU LE CllAUFFAGE ARTIEICIEL. L’air que nous respirons ne doit pas seulement ótre pur, mais pour réunir toutes les qualités que réelame une respiration normale , il faut que son degré de température puisse faeiliter le jeu régulier des fonetions de nolre economie. Une temperature trop basse nc peut con- venir, une température trop òlevée n’i'St pas moins nuisiblc , ici donc, disons le avant tout, il est encore nécessaire d’éviter Ics deux ex tre- — i57 - nies. Par ime temperature trop élcvée l’air se trouvnnt rarefié outre mcsLirc, ne nous fournit qu’une dose insuffisante d’oxygène, la respira- tioii s’accomplit mal, et, daiis cotte mauvaise condition, on se trouvc sous le poids d’ime situation tellement accablante, qu’ellc ne peut durer longlemps sans causcr dcs accidents fàcln ux. Qui ne connait pas d’autre part rinfluencc nuisible d’ime tempé- raturc trop basse, doni l’action peut causer l’arrèt des fonclions anima- ics, avoir niènic pour résultat rcxtinciion de la vie? Il convient par conséquent de clioisir une température ni trop élevée, ni trop basse, mais de recourir aux moyens de nous donner une température modérée, pour que l’air que nous rcspirons, dans nos apjiartcments, pcrinelte à nos fonctions corporellcs de se l'aire avec celte régularité voulue pour con- scrver la sante. Npns pouvons combattrc la chalcur trop élevée qui envahit nos appartemcnts, en été, par une ventilation convcnable, à l’aidc de l’air pur provenant d’un lieu fiais, tei que celili que ptuvimt nous l’ournir nos caves. Nous disposons de plus d’un inoym pour auginentcr la tempe- rature de nos appartements pendant la rigouicuse saison de l’biver; mais le plus precieux est celili que nous donne, de la manière la plus genéreuse, la combinaison de roxygènc avec ccrtains combusliblcs dont nous examinerons bientòt Ics propriétés. Mais avant d’allcr plus loin, il peut ètre assoz intércssant de sa- voir si la chalcur qui a un pi.uvoir si prodigieiix de fairc ccsser la sen- sation désagréablc du froid, si le dégagement de cotte ehaleur artiTicicllc provient du corps combustible ou de l’oxygène. Pour nous rendre un compie approdi iiit de l’exaititiule à ce sujet il convient de considérer l’état du corps combustible, celili de l’oxygène et du corps brille. Rap- pelons nous d’abord, ce qui a étè prouvé, qu’im corps à l’état gazeux contient plus de calorique qu’un corps liquide, et que celiii-ci cn ren- fermc davantage qii’un corps solide. Que suit-il de là? Que si le com- biistible est solide et que l’oxygène est gazeux, que le calorique est dii probablement à l’oxygène quel que soit l’état du corps brulé. Admettons maintenant que le corps combustible et l’oxygènc se trouvent tous deiix à l’état gazeux, dès-lors il est évident d’après cotte théorie, que le ca- loriquc provicndradc run et de l’autre. C-ependant, tous Ics combustibles simples sont solides, si nous exceptons riiydrogèiie, l’azote et le mcrcurc, et tous les combustibles coniposés dont nous nous servons pour nos * — 158 - usages domcstiqucs le sont égalcmcnt. Qaic s’cn suit-il? Qu’ici cncorc le calorique est dù à l’oxygène. Mais celle manière de voir ne peni pas ètre adinisc sans restriction, et la l’aison la voici: bicn que le corps combustible soit solide et que l’oxygène se trouve à retai de gaz, il se peut que la chaleur nous soit fournie, mais pour une portion bien ini- nim^ par le corps solide. Dans quelle circonstance nous est-il permis d’admeltrc cettc bypo- Ihèse? Lorsque l’oxygène a une grande affinité pour le mèine corps. Toutefois nous avons à nous arréter à un autre détail, doni l’im- portance est assez grande pour que nous ne le perdions pas de vue, riusieurs causes doivent contribuer à la combuslion, afin que nous ob- tcnions uno quantité suffisante de chaleur artificiclle. La première nous est fournie par Tétat de l'oxygène, par colui du corps, combustible, par raffinité plus ou moins grande de ce dernier pour l’oxygène et par l’état du corps brulé. Mais le degré de chaleur dépendra encore de la capa- citò du corps combustible pour l’oxygène, et de la différence de capacitò [)our le calorique entro ces deux corps et le corps brulé. Celle dernièrc cause a sa raison d’òtre tout aussi bien que Ics autres, et certes, on aurait mauvaise gràce d’exclure la cinquième, vu qu’il est évident que plus le corps brulé contiendra de l’oxygène, plus il se dégagera de ca- loriquc au moment de sa formalion. Quels sonls mainteuant les coinbustibles doni nous admettons l’cm- ploi dans nos demeures pour nos besoins domesliques, pour chauCfer nos appartements? Nous pouvons les réduire àquatre qui sont: la tourbe, le lignite, le bois et la bouillc- La tourbe est cornine on sait, un corps spongieux, léger, préscntant plusieurs nuances cntre Ics couleurs brune et noire. On y rcconnaìt toujours des partics végòtales non altérécs. Quant à la cornposition, elle ròsulte de raccuraulation do plantes berbacòcs, et surtout de plantes aquatiques qui croissent dans les ma- rais. Ce combustible appartieni aux depòts Ics plus modcrnes, et il est des localités où il se furine journcllemcnt. Les parties les plus basses de nos conlinents lui accordent avec générosité un espace immense, et il rernplit les bas fonds de larges vallées doni la pente n’est pas bien con- sidérable. Il se trouve que bien des tourbières sont cncorc couvertes d'eau, tandis que d’autres se trouvent à sec et cn pieine culture. Lorsqu'on examine les tourbières à une ccrtaine profondeur, on parvient difficile- 159 — mcnt à rcconnaìtrc Ics végétaiix qui les composcnt, et plus particulièrc- meni ccux de la farnille des Cypéracées. Ces plantcs contrihuent, cer- tosa cà la formation de la tourbe, mais elles nc sont pas les scuJgs, cllcs n’cn constituent pas la parile cssinticllc. Il y a licu d’eii recherchcr l’o- rigine dans les plantcs qui sont toujours submergées, parrai les quelles nous comptons Ics spbaigncS;, les conferves et d’autros encore. Ori trouve cncorc d’autres dépóts exclusivement forraés par Tac- cumulation des feuillcs charriées par Ics caux, d’autres sont forni és par des mousscs et des graininécs. M. de Candolc, qui cn a fait un sujet particulier de scs études, cn a obscrvé dans les provinces Néerlandai- ses qui étaient exclusivement forraés de warecs. Il est pcu de pays qui n’aient leurs tourbièrcs; on dirait que la Providence a voulu inettre à la portée de ccrtaines contrécs ime substanee pcu coùteuse, pour les dédommager de Tabscnce de tout autre combu- stible. 11 nous faudrait uno longue liste pour faire connaitre toutes Ics tourbièrcs cxploitées; cependant, nous croyons devoir citer cellesde la Belgique qui sont bicn raoins considérables que Ics vastcs tourbièrcs des provinces septcntrionales des Pays-Bas. Nous en trouvons d’une ccrtainc importance en ^Yestpllalie, dans le royaume de Ilanovre. La France, elle, est loin d’en ótre dépourvue. Nous cn trouvons surtout dans la vallèe de la Somme, entro Àmicns et Abbevillc, dans Ics cnvirons de Bcauvais, sur la rivière d’Essonne entro Corbeil et Villcrai; enfin dans les cnvirons de Diciizc, département de la Meurlhe. Les nombreux corps de diverse nature que nous trouvons au milieu de la tourbe, et appartenant tantòt au règne animai, tantòt aux vègétaux soit cncorc aux minéraux, y accumulcnt plus d’une substanee impure qui se volatilise lors de la combustion, et se mele avee l’air ambiai! t, Aussi, de quclquc utilité que puisse ótre ce eombustiblc à ceux qui sont dépourvus d’un plus convcnable, nous ne pouvons en conseiller remploi dans Ics localitós où il est pcrmis de le rcmplaccr par une autre sub- stancc. Il brille difficilcment, très irrégiilièrcmcnt, rcpand asscz souvent line odeur désagrèable, et surtout bcaucoup de fumèe. Lo lignite seri de combustible dans bcaucoup de localités; ccpen- dant nous nc pouvons en recommander Eiisagc, parce qu’il rèpand, pres- qiic toujours, uno odeur acre et fètide qui eorrompt la pureté de l’air. Les rninèralogistcs donnent ce nom à un corps opaque et solide, sa — 160 couleur varie depuis le noir foncé et brillant jusqu’au brun terreux; sa cassure est coinpacte, concho'ide, parfois résinoble; quant à son tissu, il ne dillere jamais de celui du bois. Le bours ouQleoìent du lignite est à peine scnsible lorsqu’il bnjle, il ne s’agglutine pas conine la [mille, et ne coule pas coniine les bituines solides. Sa distillation foiirnit une liqueur acide et un cliarbon qui conserve la forine dcs fraginents qu’on a einployés. Le lignite doit son origine à la décomposition du bois; à ce sujet le doute n’est pas perinis. Plus sa décomposition est avaneée, plus aussi varient et son aspectetses propriétés. Il en résiilte que nous coinptons plusieiirs variétés que l’on désigne balli tuellemcnt par le noin de lignite jayet, qui est très compacte et présente un très beau noir. Aussi , s’en sert-on pour faire des bijoux de demi; viennent ensuite le lignite fiiable, celui dit lignite terreux ou terre de Gologne, et, enfili, le lignite fibreux dans lequel le bois n’est qu’altéré. Nous trouvons les lignites dans les dépòts secoìidaircs et tertiai- res, mais Icur abondance se reiicontre surtout lorsqu’on exaniiiie ccs dépòts à leur base. Des couches imnienses de ce combustible existent dans le département des Bouchcs-du-Rhòne, entro Toulon et Aix. Aux environs de Soissons, on trouve aussi des lignites , mais qui sont très terreux et pyriteux, et qu’on nomine ceiidres noires. Les métnes localités possòdent encore des lignites filircuik qui apprtiennent aux dernières al- luvions; tels sont ceiix de file de Gliatoii et du Port-à-rAiiglais. Ges quelques détails nous dispensent, croyons nous, d’entrer dans un plus large développeincnt qui, du reste, n’offrirait qu’un intérct très secon- daire. Aussi, avons nous hàte d’examiner si un mitre combustible ne mèrito pas d’ètre préféré au lignite; les quelques lignes que nous allons consacrer au bois répondront à cette question. La base de tous les bois est là fibre ligneuse; il est prouvé qu’ils en contiennent au raoins les 0,9;5 à 0,96 de leur poids. La diQ'érence entro la pesanteur spéeiftque des bois est considérable; c’est aitisi qu’il s’en trouve qui sont bcaucoup plus légcrs que l’cau, tandis que d’autres sont bien plus lourds. Aussi les fibres dcs premiers sont-ellcs plus divisées quo cellcs des seconds, et c’est à cette plus grande division que l’on doit qu’ils brulent plus facilement, mais aussi' plus rapidement. Nous croyons que l’on peut diviser les bois coni me suit; bois colo- rans, résineux, non colorans et non résineux. Nous trouvons panni Ics - 161 principaux bois coJorans celui de Brésil, ainsi appelé du lieu d’où il nous est venu; on le noinme cncorc bois de Sapan ou de Japoii, de Fernam- bouc et de Brésillet. Ge bois est trés dur, pesant, conipacte, ruuge à la surface et pale à Tintérieur lorsqu’il est réeemment fendu; on lui trouve unre saveur suerce et une odeur aromatique. Oii sait qu’on obtieiit uii (rès beau rougc par sa décoction, que les alcalis font tourner au violet, et que Taction qu’ont sur elle les aeides, varie. Ge bois sert aux teinturiers, et, outre que, pour nos contrées, le prix de cette essenee pennettrait diffi- cilement de l’employer conime eombustible, nous croyons que sa eom- buslion nuirait à la purcté de l’air que nous respirons. Les autres bois colorans servent aux inémes usages que le premier, à teindre les tissus. Cette considération suffit pour que' nous ne nous en occupions pas davantage si ce n’est pour dire: ils m us refusent les qualités nécessaires pour cbautfer convenablement nos appartenients. Les bois résineux après avoir été incisés, laissent découler une quan- tité plus 011 moins grande de rèsine en dissolution dans une buile essen- tielle; ce sont les pins et les sapins. N Dans les landes de Bordeaux croit une essenee de piu, pinus mari- tima, doni on extrait une grande quantité de térébentliine. De celle-ci on rctire beaucoup'd’autres substances très employéis, et qui sont prin- cipalcment le galipot, la colopbane, la poix et le goudron. La térébeulhinc brute est la rèsine qui esf regue dans uno petite cavitò praliquée au pied de l’arbre, dans Lune de ses grosses racines. On observe que cette cavitò se reniplit ordinairement tous les niois. Mais il y a d autres porti ons qui se figcnt, pendant Tété, à la surface des incisions, et que l’ori détache pendant Tbiver; on leur donne le noni de barras ou de galipot. La térébenlhine brute n’est jamais dòpourvue de quelques matiè- res étrangères: on la purifìe soit par la fusion, ou bien on la décante et on la passe à travers un filtro de paille Un autre procédé consiste à la verser dans des barriques dont le fond est percé de petits trous. On expose ces barriques au soleil. Ci'pendant, ce procédé agit plus lenteincnt que le premier, mais il a ravantage de fournir une niatière plus estimée qu’on appello lérében- Ihine fine, qui se vend cornine celle de cliio; l’autre n’a pas la mènie va- leur, c’est la térébentliine commune qui se vend à un prix moins avan- tageux. Gominent obtenons nous l'huile essenlielle et la colopbane ou braie I I - 462 — sec? En soumettant ia térébentliine coramune à Ja distillatioii. Celle lìuile passe dansles récipiens; la colophane elle reste à l’état liquide dans la cucurbite; elle devient solide, brune et cassante par le refroidissement. '125 Kilograrames de térébentliine nous donnent 15 kilogranimes d’essence; il nous reste par conséquent 110 de colophane. Pour la rèsine ordinaire, voici sa coraposition: Elle contient une partie degalipotet trois parties de braie sec. Coinment se procure-t-on lapoix noire? Elle estformée par une cer- taine quanti té de térébentliine, de resine et de copeaux résineux qui re- stent dans la palile qu’on emploie corame filtre; quant à la poix jaune, elle n’est que du galipot fondu et rais en contact avec du vinaigre : c’est . la poix de Bourgogne. On obtient une niatière analogue dans Ics landcs, en faisant fondre du galipot, en ajoutant une petite quantité d’essence de térébentliine, et en passant le tout à travers un filtre. Il arrive une époqiie où Ics arbres ne peuvent plus fournir de té- rébenthine, et c’est alors qu’on en retirc le goudron. Les matières dont, en passant, nous venons de dire un mot, varient nécessairement en quantité selon lago des bois dont on les extrait, puis cela dépend encore de bcaucoup d’autres circonstances à Texamen des quelles nous ne pouvons nous arrcter. Mais les quelques détails que nous venons de donner suffisent pour nous convaincre que ces bois sont impropres à nos usages doinestiqucs. C’est donc dans Ics cssenccs des bois non colorans et non résineux que nous devons clioisir la niatière corabustiblc qui convicnt le mieux au cliauffagc de nos demeures. Aussi sommes nous d’avis qu’elles fournirent le meillcur combustible pouren- tretenir, dans nos appartements, una températurc modéréc et pour y con- server un air pur. C’est lui dont on se sert, généralcment, dans les mai- sons des famillcs riches et des personnes de la classe aisée de notre pays. Cependant sa consoraioation est bien , plus eonsidérable dans les provinees du Nord de la Néerlande que dans les provinces méridiona- Ics dites Belges , témoin l’importante branche commerciale des cendres de bois qui nous sont fournics par les premières, et que, dans nos Flan- dres, on emploie avec le plus grand avantage pour amender les terres. Pour qu’on puisse juger de ì’importance qu’on attaché, dans notre pays, à cepréeieux engrais, nous annotons ici que, pour la senio année 1859, son importation, enBelgique, rélève à 45,905 tonneaux, ayant uno valcur deflorins P. B. 137, 715, soit en monnaie Belge, fraiics 291, 459, - 163 52 co.itimes. Oc ronscigncincnt nous le (rouvons duns le savant écrit: Algemeene gezondheid en Landbouw , onz. door L. Ali-Cohen, Med. Doctnr te Goningcn. — oVvM'gedrukt uit het byblad van de Economist, 18GI, I .e aflevering. La Belgiqiie si fiche en mines de charbon de terre, actuel!e:ncnt si paiivre cn bois et foròts, peut fourair en plus grande abondance, et à nieillcur prixja iiouille qui par ce inoiif est d’un usage plus répandu que le bois. L’utilité de ce combustible est tclle que nous eroyons devoir nous ,en occuper quelqucs instants. Tous nous savons que c’est une niatiére solide, opaque, noire, plus ou inoins brillante, friable parfois; mais qui rarement est assez tendre polir que l’ongle puisse la rayer. Sa pesanteur spccirique est de 1,3. On n'ignore pas que la bouillc appartieni aux terrains secondaires, et qu’ei- Ic se trouve à leur base dans des depóls arcnacés qu’on désigne sous le noni de grès bouillcr. Les couebes bilumineuses (jui séjiarcnt eclles de la bouille, renferment souvent des débris de végétaux qui apparlijn- nent plus particulièremcnt à la fainille des fougères. G’est ime excep- tion lorsqu’on y trouve des plantcs dicotylédones. Quelle est l'origène de colte substance? S’il faut s’en rapporter à quelques géologisles, elle est due à la décomposilion de corps organisés; d’aulres toutefois font obscrver qu’on y trouve, tres souvent, au miliou des couebes du ebarbon de terre, des végétaux qui préscntent cà peine qnelques traces de décom- position. lls veiilcnt encore quii est loin d’etre démontré que la décona- position spontanee des corps organisés fournit des bitumes. Voibà deux opinions en préscncc quidilfèrcnt dii tout autout; nous ne voulons pas entreprendre la solution de celle difficile question; aussi la compre- nons nous panni bicn d’autres qui coinmandent une prudente réserve et veulent de noiivcllcs études. ÌNe pouvant nous cn occuper pour le mo- ment, nous ómcttons l’cspoir qu’un jour on parviendra à dissiper les ténèbres qui envcloppent encore cettc question litigeuse dans leur noir linceuil, et qu’on l’éclairera d’un jour nouveau. La distillation du ebarbon de terre donne du bitume, une grande quantité d’bydrogène carboné, du gaz oxidc de carbone, un ebarbon vo- lumineux appelé coke, quclquefois un pcu d’ammoniaque, d’acide acé- tiqiie, d’bydrogcne sulfuré. Le bitume varie cn quanlitc suìvant les divers lieux; il n’ost pas io inème dans Ics diflèrcntes, couebes d’un mème dcpòl, et les diverscs 21 ATTI ACC. VOL- II. - 164 - paities dune mèine couclie peiivent fuurnir des quantités variables, On iionime liouillc grasse les variétés qui renferment 30 à 40 p, c. de biUiine. Quei quii en soib la houille de benne qualité brulé facilement; elle donne une llammc bianche; la fumèe qu elle répand est noire, et l’odeur qui s’en degagé n’a rien de piquant. Lorsqu’elle brulé, nous la voyons se gonfler et s’agglutiner Ces propriétés, elle les doit au bilu- nie, et elles sont d autant plus prononeées que la houille conticnt da- vantage cette matière. Ce combustible présente en petit une structure sebisteuse; quelquefois il est compacte, par exception il nous mentre une cassure conchoìdale, et il n’arrive pas souvent qu’il soit assez so- lide polir se laisser polir comme le jayet. Ces quclques détails nous disent assez que la eombustion de cette ricbe matière donne naissance à divers gaz qui peuvent altérer la pu- reté de lair. Panni ces produits gazcux nous comptons Pbydrogène proto-carboin', l’bydrogène bi-carboné, l’oxide de carbone, riiytlrogènc et 1 azote. On comprend facilement que Ics proportions de ces divers corps varient. (Juc se passe- 1- il lorsque nous projetons de la houille fraìche dans un foyer ardent? Nous observons que les gaz que nous ve- nons de citer, s’échappent au premier moment cn grande abondance. Obtiendrons nous par là une plus forte chaleur? Ccrtainement non; il en résulte, au contrairc, un refroidisscment assez considérable, et cela s’explique: ne sait-on pas, en efiét, que pour passer à letat gazcux les corps absorbent une grande quantité de chaleur qui est enlevée aux corps cnvironnants? Que s’en suit-il? Que la houille conserve une tempéra- ture relativemcnt peu élevée aussi longtemps que ce dégagement de gaz continue. Nous annotons de plus que la température du foyer n’est pas augmentéc dans les premiers moments de la charge. Toutefois, il nc faut pas bien long temps pour que les gaz produits se combinent avec l’air qui ne discontinue de s’introduirc dans le fourneau, et c’est cotte com- bustion qui donne lieti à une chaleur considérable, et qui sera d’autant plus grande que la combinaison en sera plus parfaitc. La masse solide du carbone en se combinant avec de l’air, donne naissance à de nou- veaux produits gazcux qui brùlent à leur tour. Dès lors nous devons admettre aussi qu’il y a dans le foyer une deublc conibustion; nous constatons cn premier lieti, celle des gaz qui se degagent du charbon do terre, d’autre part, celle du carbone qui reste après l’évacuation de ces gaz. ^ 165 11 n’est pas nécessaire de dire qu’im foyer, dans des conditions or- dinaires, dégage uno grande quantilé de fumèe, et que celte quantitc dépend de la nature du combustible que nous employons. La houille bitumineuse dégage le plus abondamment une fumèe èpaisse et noire; la houille sèdie et l’anthracite n’en laisscnt échapper que très peu; quant au coke, il nous donne un foyer presque entièrement exempt de fumèe. Ces considérations seraient de nature à donner la préférence au.x ma- tières citèes en dernier lieu^ mais ce sont elles aussi qui brùlent le plus difficilement, et qui par conséquent ne nous donnent pas une suffisantc température. Il y a moyen de concilier ces intérèts divers en faisant un mélange de cliarbon gras et de houille sèdie et d’y ajouter du coke, au moment que le feu est en pieine activité. Mais pour obtcnir une combustion convenable, et pour empècher que la fumèe ne Vienne altérer l’air au lieu de se dégager par la che- minée, dans laquellc elle se dèposc en partie en se refroidissant pour for- mcr la suie (1), il faut que le foyer facilito l’accès de l’air, etqu’il lui en arrive en quantité suffisante pour activer la combustion. CHAPITRE XXIII. CONTINUATION DU MÉME SyjET Le choise du combustible nc nous conduira pas au but que nous voulons rèaliser, celui de nous procurcr une température suffisante, ainsi (1) Voici la composition de la suie d’après M. Solly jun. Sels ammoniacaux. • • « 426 Matières combustibles. 371 Silice. ..... 65 Oxide de fer 50 Alumine 31 Sulfate de chaux. 31 Sels de potasse et de soude. , 24 Carbonate de magnèsie. 2 Total 1 ,000 On comprend facilement , sans que nous ayons besoin d’insister là dessus, que les produits ainsi que leurs proportions varieront selon la nature du combustible qui aura fourni la suie; le fourneau et la manière dont la suie sera recueillie exer- ceront naturellement leur influence. * I6G - quL' d cmpéclier la viciation de l’air confine dans nos demeurcs, si nous ne savons faire un choU'C également judieieux des appareils indispcnsa- files à la coinbustion. Généralenient parlant le chaullage de nos habila- tions s opere de trois manièrcs dillerents: nous faisons simplenient du leu dans latro ou nous nous servons de poéles ouverts ou de puèles ferinés. Nos ancètrcs recouraient au premier nioycn, et sans le moindre dùulc, ce mode de chaullage à la lois saio et agréable contribuait pour uno large part à. la conseivation de leur robuste sauté. Les ehemiiiées de Icurs habitations étaient grandes, larges et ne fuinaient que très rarc- inent. Pour établir ces cheminées, trois conditions soni nécessaires; il faut en premier lieu disposer d’un espace suffisant; on ne peut se pas- ser d’appareils pour faciliter le tirage; celui-ci subit rinfluence des chan- genients atinospliériques, et lorsqu’il se fait mal, nous sommes expos’s à l’action malfaisanle et désagréable de la fumèe; ces sortes de cliemi- nées réclament, enfin, ime quantitc considérable de combustible pour ehauffer convenablcmcnt les places, vu que les 9/lo cnviron de la cha- leiir produite ne sont pas utilisés, et se perdent avee le courant d’air aseenJant quis’élablit dans le tuyau de la clieminéc. Parfois ce courant est assez fort. Le grand inconvénient de ces fuyers, c’est que les person- nes qui s’en servent encore, et il y a des contrées où l’usage s’cn est rc- ligieusement conservò, que ces personnes s’cxposent à un contrasto assez incummode et désagréable; clles éprouvent uno trop forte clialeur hà où le corps se trouve rapproché du feu, tandis que la partic apposée rcssent l’impression d’une température relativemcnt froide. Ces conditions pou- vaient convenir à nos pcrcs, mais aujourd’liui, on recherebe tcllement lo confortable dans nos maisons, qu’il ne nous est pas permis de rccomman- der ce mode de chauffagc. D'ailleurs, de nosjours, il serait dillicile d’ac- corder uno place suffisante, dans nos appartemenls, aux larges clicmi- nées d’un antro àge, vu que nos chambres sont vraiment d’une exiguité, par trop mesquine. Quant au combustible , il fut ime epoque où il était permis d’on faire un large emploi, vu que les prix des bois et des bouilles étaient modérés. Il n’en est plus de nième aujourd’bui; l’encbé- rissement du combustible a pris de telles proporlions et menacc d’aug- menter encorc, d’année en année,de telle sorte qu’il faut bien tcnir compie de la dépense. Ce que nous disons ici est si vrai que, depuis quclquc temps déjà, on a invento des poèles économiques dont Tusage premi, de jour en 1G7 — jour^ line plus grande cxtension. Quei qu’il en soit, il nous reste un fait acquis, savoir; que par l’ancien mode de cliauffage, la clialeur ne se répand pas d’une manière régulicre dans les appartements; la seule eon- dition favorable que nous cn obtcnons, e'est de conserver la purelc de l’dir qu’on y a respire, lorsque la ebeininée tire bien. C’est là un avan- tage que nous devons rechercher avant tout autre. Mais il convieni de concilier tous les intérèts, de trouver à la fois les inoyens d’éloigner Ics causes qui vieient l’air, et de chauircr règulièrenient toutes les parties de nos appartements. Les Poèles ouverts qui ont succède presque partout, dans notre contrée, aux àtres doni nous venons de parler, soni plus avantageux, vu que leur empiei cause uno moindrc pcrte de chaleur. Placós immé- diatement au-dessous du tuyau de tirage, ils présentent à peu prcs les mèmes inconvénicnts que Ics premiers, mais il est permis de leur donner un tei emplaecment, qu’cn tonte véritó ils conslituent d’excellcnts appa- reils de clìauffage. On pcut les piacer à ime ccrtaine distancc de la clic- minée avee laquellc ils communiquent alors au moyen d’un tuyau en tùie. Ainsi disposés, ils chaullènt asscz bien, pourvu qu’on leur donne une dimcnsion cn rapport avee celle du locai. Ccs appareils bien placès chauffent rapidement, et ils uliliscnt 35 p. c. du calorique produit, tandis que nos largcs cheminées ne nous accordent cjue 10 p. c. Il faut avoucr loutclbis qu’à còte de Icurs avantages, nous devons rcconnaitrc aussi Ics inconvénicnts qui leur soni propres. Nous en eomptons deuv principaux: cn premier lieu, nous ne pouvons modèrcr ni graduer convenablement la chaleur due au rayonnement; d’autre parte il est incontestable que l’air, devicnt trup sec, qu’il ne conserve pas un degré suffisant d’iiumidité. Lorsque nous employons des poéles fermés pour cbaulTer nos dc- meures, nous sommes certains de faire une economie réelle, vu que ccs appareils perdent le moins de chaleur. Un autre avantage que nous leur Irolivons, et qui a bien sa valeur, c’est que nous pouvons modérer leur action cà volonté. Voilà Ics avantages, cxaminons, en peu de mots, les inconvénients. Les Poéles ouverts desséchent, avons nous dit, l’air que nous respi- rons; sous ce rapport, nous avons un plus grand reprochc à faire aux poéles fermés. Un moyen facile pour prévenir les mauvais résultats qu’un pareli air peut produire, consiste dans le suivant: on place sur le tuyau en fonte / qui relic le poCle à la cheminée, un vase largemcnt ouvert et remplic - 168 creali chaude clont la vapeur se répand sans cesse dans l’appartement et en rafraìchit l’air. On le laisse en place jusqu’à ce qu’un hygroniètre indique le degré d’immidité que nous croyotis nécessaire, pour que la respiration puisse s’accomplir normalement. On voudra bien admettrc ciue cettc propriété de desséclier l’air de nos appartements a bien aussi son cóle utile; c’est une qualité très avantageuse dans Ics jours brumcux et pluvieux que nous coinptons en si grand noinbre dans notre pays, de inènie que dans la Néerlande septentrionale et l'Angleterre. Mais voici un inconvénient plus sérieux. La coiubustion de nos poòles absorbe une grande quantité de l’air respirable de nos appartements; or, ces mèmes apparcils ne nous fornissent qu’un bien faible moyen de re- nouveler l’air de nos chambrcs, surtout lorsqu’on en niodère le tirant. Il se peut clone, et cela arrivo très souvent, que ce systèinc decbaulTage cause beaucoup d’incoinmodité et plus cl’un clanger, si riiabitation n’est pas pourvue d’un bon système de ventilation. Aussi serait-il nécessaire de recourir en pareillc circonstance, à des moyens spéciaux pour rcnouve- Icr l’air, à ccus, par cxemple, ciont nous avons fait mcntion plus liaut. C’est à Laide de ces mèmes moyens qu’on peut cmpècher qu’uncatmos- phèrc lourde et trop cliaude ne reste confinée dans les apprtements que ehauffent les poèles fermés. i\’est-ce pas, en elTet, à pareillc atmospbòre que cloivent ótre attribués les maux de tète, le malaise clont se plaignent les personnes qui se trouvent sous son inQuence? lei le doute n’est pas permis; nous irons mème plus loin pour assurcr que bien des congestions cérébrales et la syncope sont dues à la mème cause. En l’abscnce du mode de ventilation que nous recommandons, on pourrait prevenir les fàcbeuses suites précitécs, en rcnouvelant de temps à antro l’air des appartements par l’ouverture des portes et des fenétres. Cependant, cotte ventilation momentanee ne remplace jamais celle plus régulièrc, plus exempte d’in- convénients que nous voudrions voir introduire dans toutes les demeu- res. Nous craignons beaucoup qu’cn ouvrant les poites et le fenétres, on n’oublic de prendre les précautions nécessaircs pour que le renouvel- lement de l’air ne se fasse trop brusqueracnt. Qui ne sait qu’aujourd'hui on emploie beaucoup de poèles fermés en fer de fonte? Ces apparcils sont d’autant plus dangereux que, le plus sou- vent, on les chauffe au rouge.On ne peut ignorer pourtant que la fonte neuve contient 3 p. c. de carbone. Or, le carbone qu’elle renferme se combine avec l’oxygène de l’atmosphère dès qu’clle est chaulféc comme nous ve- ~ 169 — nons de le dire. Il en résulte que le inétal se transfurme en fer ou en oxide à la surface comme on le constate dans les foui's à pudoller, Conime la fonte est très dense, et que par là mème la cornbustion du carbone s’opère Icntement, il se forme de l’oxide de carbone. Polir diminuer la vilaine couleiir rouge que présente le corps de ccs poéles, et qui ne fait qu’augmenter avec le temps, on se sert d’un enduit coinposé degraphite_, de plonibagine, dont reraploi est assez dangereux. La mine de plomb contient de 0,95 de carbone sur 0,05 de fer. Dès que l’o- pération est fin ie, on allume ces poèles, et le carbone en brùlant, dégage de l’oxide de carbone et vieie nécessairement l’air des appartements. 11 est dono absolument indispensable qu’on ne fassc pas rougir ces poèles, surtout Jorsque la picce qn’ils chaulfent est petite et malaérée. Combien de fois Ics personnes qui, soit par ignorance soit par négligencc oublient les précaiitions Ics plus élémentaires que l’hygiène prescrit, n’eprouvent- elles pas un assoupissement qui dégénèrc en anéslhésie ! Combien n’y en a-t-il pas qui ont été asphyxiées lorsque la mortelle influcncc, qui fait lesujetdenos rétlexions, se prolongeait trop longtemps. Depuis Padmission des poèles dans nos maisons, on compie de nom- breux perfectionnements qu’on a fait subir à ccs appareils; ce scrait nous écarter de notre sujet qiied’en entreprendre ici l’énumération; aussi suffit-il à notre avis d’indiquer ceux qui reraplissent 1^ mieux Ics conditions de salubrilé et d’économic. Nous conseillons en conséquencc l’usage de ceux qui permcttcnt une notable diminution de la dépense que reclame le com- bustible, qui distribuent une égale chaleur dans toutes Ics parties de nos appartements, en méme temps qu’ils vicicnt le moins possible l’air que nous y respirons. Nous n’irons pas plus loin sans cxaminer si nous ne pouvons pas remplacer par d’autres modes de chauffage ceux que nous venons de passer en rcyue. Mais avant tout, qu’il nous soit encore permis de con- damner toutes sortes de rechauds, de chaufferettes, de fourneaux pro- prement dits qui ne communiquent pas avec Ics cheminées. Les autori- tés qui ne peuvent jamais oublier que le premier de leurs devoirs veut qu’ils vcillent au bien-étre de leurs administrés, devraient proscrire, d’une manière absolue, l’usagede ccs mcubles dangereux. Les funcstes suites qu’ils occasionnent dans Ics famillcs ne peuvent plus laisscr le inoindre doute; Fair, en effet ne s’échauffe qu’en se combinant avec les produits de la cornbustion qui se fait dans ces appareils, et, cortes, ce mème air '170 — se cìiarge alors, dans ime forte proportion, d’acide carboniqiic. Or, il se- rait oiseux de fairo ressortir cneoro une fois Ics violcntcs propi'ictós de ce poison. Oucllcs quc soient les amólioralions que l’on ait flit subir aux diffé- rents apparcils de chauffage par le carbon, on est loin d’avoir atteint ce degré de pcrfection qui periiiot uno eombustion à l’al)ri do tout iucon- véuient. Tous ecux qui se sont occupés de cette importante question, ont cu en vile d'oblenir un ebauOage uniforme^, modéré, non intcrrompu, cn mé;nc ti'inps qu’ils ont voulu faeililer Tindispensable ventilation de n »s appartements pour cn nmouvclcr rair vieic. Il y a près d’un siècle quc la solution de ce prwblèmc attira ratten- tion d’im savant frangais, ce l’ut en '1777; mais il fallut bien des années pour que l’apiìareil, dont la conception revient de droit à Bonneman, regut raccueil qu’on semble vouloir lui accordcr deimsjours. Costà M. Duvoir que nous devons le meublé adopté par plusieurs ètablissements publics pour cliaulfer et renouveler l’air de leurs eorri- dors, sai les, eh imbrcs, etc., au moyen de la circulation de l’eau. Si imus en faisons mcntion ici, c’est que nous croyons àia possibilità ile l’in- troduction de ce mode de ebauflàge dans nos liabitations. Les frais de premier étublissemcnt seraicnt amplemcnt couverts, après quclques an- nées, par réeonomie que ce système pcrmet de réaliscr. Il suit d’un devis estimatif quc la dépensc de ce mode est à colui qu’oocasionne le système par l’air chaud cornine 5; -13. On nous assure que celle rccla- mée par le combustiblc, la main d’oeuvre et les frais de réparalion s’é- levait annucllcmcnt pour le palais de Luxembourg à Paris, à la somme de 40,000 francs avant rétablisscment de l’appareil de M. Duvoir; avec le nouveau système, toutes Ics pièces, le musèo, l’orangerie, la serre, Ics vcstibules. Ics contours et les cscaliers sont ventilés et chauflès unifor- incment à 1 5° et à raison de '1 2,900 francs par an, frais de réparation et de ramonagc compris. INousobtenons dono ici uno economie de 33, 100 francs. Considerò dans son ensemble, l’apparei! se compose d’une cloche à doubles parois, communiquant au moyen d’un tube vcrtical avee un ré- servoir supèricur, de la partie inférieure, duquel partent autant de tubes asccndanls qu’il y a d’etages à chaulTcr. Ces tubes aboutisscnt à des pocles, et de la parile inférieure de ceux-ci partent des tubes de retour qui Pejoignenl la elodie. Tout cct appareil est rcmpli d’eau plus ou moins saluréc de sei, en viiG d’aiigiucnter sa capacito pour lo caloriqiie. Par co moycn on re- tarde l’ébullUion dii liquide, on ralenlit son rcfroidisscment, on prévicnt cnlin rcncrasseincnt de tuyaux de conduitc. Les résultals qii’on obticnt soni des plus satisfaisants: on cxlrait l’air froid et vició du niveau du sol, on introduit dePair chaud dans des canaux qui débuuclicnt soit à la partie supéricuro des puòles, soit au niveau du sol, mais toujours à ime ccrtaine distance des bouches d’extraC' lion. Yoilà pour l’^hiver, quant à l’été, voici les avantages que nous donne le meme appareil: cxtraction de l’air cliaud et introduction de l’air froid. Celui-ci péuètro à la partie inférieure du sol apròs avoir parcouru de haut en bas un cylindre tubulaire rempli d’eau de puits. Completons ces quelques renscignements que nous trouvons dans Ics Annales d'htjgiène et de médecine legale, par l’appreciation que fait de ce système M. Amédée Latour dans son savant journal: L’iuiion me'- dicale. « Ce système do large vcntilation, nous dit ce savant écrivain, pré- sente des phénomèncs dignes d’ètre notes. Ainsi à laMadelaine, doni l’in- térieur a 30 mòtres de hauteur, la temperature ne varie pas au débà de un degré et domi centigrade. Quant à la dépense, elle est presque fabuleu- se pour le bori inarebé, puisque le ebaulTage et la ventilation prolongcs pendant tonte la nuit ne eoùtent pour cet édifice que 6 francs par jour d’bivcr. line autre particularité c’est l’absence de rapport entre la tempe- rature indiquée par le tbermomètre et la sensation pergue. » « Ainsi 17° dans les salles ventilées de l’bòpital Beaujon, donnèrent à peine la sensation de ebaleur qu’on éprouve avec 1 3° dans les salles non ventilées de l’bòpital Roule; par contro une salle de 80 mètres cubes, recevant jusqu’à 120 mòtres cubes d'air par beure nous a donné en été, dit M. Boudin, une véritable sensation de froid, bien que le tbermomètre marqiuit cneorc 20° centigrades. » «Les expériences faites en 1844 par M.M. Gay-Lussac, Seguier, Grillon et Rcgnault, ont constatò qu a la maison de Cbarcnton, dans les cellules les plus éloignées du centro de ebauffage, l’air de la cellule était rcnouvelé en trente-deux minutes. Dans les salles de 300 mètres, il y avait rcnouvellemcnt de l’air une ou deux fois par beure, selon la distanco du foyer. Ces faits sont de la plus baute importance pour tous Ics lieux, où il y a de grands rassemblemcnts d’bommcs, lorsqii’on a préscnt à l’esprit qiie cliaquc individu ne produit pas moins de 370 litres d’acide carbonique en vingt-quatre lieures. « Les avantages de ce systèmc sont si bicn démontrós, qu’aujourd’liui Tobscrvatoire, la police municipale, le palais de Luxcmbourg, la Made- laine,Saint-Germain, rAuxcrrois, et bcauccup d’édificcs publics sont chauf- fcs par ce procede. L’institut dont le (hauirage par la vapeur avait été si pcu satisfaisant, va rccevoir un apj)arcil à circulation d’eau. » La Science nous foiirnit les moyens de recourir à une autre source de chaleur arlificielle qui ccrtainemcnl a, elle aussi, ses avantages, nous voulons parler de cctte chaleur que nous fournisscnt Ics gaz coinbustibles. Lans leur nombre nous comptons cornine pouvant servir utilcmcnt riiydrogène pur et l’iiydrogènc carboné. rius de trente annces nous éloiguent de l’époque où l’on a fait l’essai de bruler des jels de gaz d’éclairage dans une cheiniuée ouverte cn place des coinbustibles ordiiiaires. Pardi essai a lidi de nouS' ótonner: Coinment se fait-il, en clTet, qu’on ne se S)it pas apergu de prime abord de son insulTisance par la senio raisou que la llaininc du gaz donnant pcu de chaleur rayonnantc, la plus grande partie cn est perdue vu qu’clle s’échappe par la clicininée? Aussi n’a-t-on pas attendi] longteinps pour reeonnaìtre que ce mode de chaullagc laisse Irop à désircr pour se concilici’ de chauds partisans. iMais ne pourrait-on pas trouver un moyen qui pùtarrcter une partie de la chaleur? Sans le moindrc doute ce but peut étre atteint, des qu’on parvient àintroduirc dans la fiamme une substance incombustible qui, par son incandesccnce, ale pouvoir de fairc rayonner le calorique dans rappartement. On a propose plusieurs matièrcs dans ce but; c’est ainsi que ce procède pouvait ótre admis par l’emploi de l’asbeste ou ainiantc que proposa Broclicdan, tandis que le Docteur Bachhoirncr donna la pré- fcrencc au platine. Getto préfèrence était d’autant inieux jusLifiéc que, d’un còte, le mètal devient beaucoup plus vite incandescent, et que, d’autre pari, son prix de revient n’est pas aussi élevó que celai de l’a- miante. Nous n’avons pas rintcntion de déinontrer que, dans ces procédés, la combustion du gaz Iburiiit tonte la chaleur qui se degagé; Ics matières que l’on introduit dans la flamine, ne peuvent donnei- aucune chaleur par elles-mcmes. Toutefois il ne suflit pas qu’un procede soit utile, il l'aut cn- core que les matièrcs que l’on cinploie soient pcu coùtcuscs; c’est le seni moycn eie le viilgariser, et e’est alors sciilement aussi qu’il est appelé à reiidre des serviees rÓL’ls. lei clone nous nuiis trouvons eie iiouveau en prósenee el’une coiielitioii essentielle (]ui a tout le elruit (l’èti’e sérieuse- ment soiimise ei nos investigations; nous elevons reelierchcr si le gaz peut ètre obtenii à un prix assez inoeléré pour reinplaece Ics coiiibustibles elont nous nous servons eneore aujourel’lmi, tels C|ue les bois et le cliarbon. Nous regrettons eie ne pouvoir réponelre à eette c|uestion eFune ma- nière satisfeiisante, pour les besoins acluels. Il en est eie récUiiragc au gaz cornine eie beaucoup d’autres elécou- vertes; ect aelinirable luininaire n’entraine plus la mèine dépense que dans les premiòres annécs de son introeluction, et on peut promcttre cjue, gràce aux progrès de la seienec, ejui ne s’arrète jamais dans la voie des progrcs, dans un avenir procliain on l’obliendra à un prix de beaucoup plus inodéré c|u’actuellenicnt, et e|ui permettra de le l'aire servir au ehauf- fagc de nos maisons. Si nous eonsielérons les iminenscs besoins des inelustries cjui ab- sorbent de plus en plus, dans une proportion vraiinent peu rassurante, les précieux conibuslibles e;[ue nous fuurnissent les bois et les charbons, que ces dcrniers, en disparaissant, ne sont plus rcinpiacés par d’autres, que nos foròts et rios bois eleviennent de plus en plus clair scinés, que les plantations nouvelles sont d’une déplorable insuffisance ; si nous réfle- cliissons erun autre còlè qu’un question hy"giénique d’une importancc inajeure se trouve ici en cause, il l'aut convenir que Teivenir est peu ras- surant; cependant, dans eette regrettable situation, il scrait difficile de trouver einrctard, la bienveillante sollicitude des savants, et tandis qu’une légitiine inquiétude tourinente cjuelcjues esprits sérieux, les lìoinmes qui ont fai dans les progrès scientifiques finissent par trioinpher des obstacles que la Science peut et eloit renverser avec le puissant concours de ceux qui lui eloivent Icur appui. Le problèinc à rcsoudre est le suivant: pro- duire une chaleur suffisante aux moindres frais possibles. Plusieurs procéelés de fabrication furent proposés pour réaliser ce bienfait, qui mèriterait, certes, à celui qui parviendrait à en eloter ses conci- toyens, la plus belle rècompense à laquelle puissent aspirer les bienfai- teurs de riminanité, celle de voir transmettre son noni à l’aeliniration de la postéritè. Elitre autres procèdés nous citerons celui dù au génie de Galy-Ca- solat qui, nous assure-t-on, donne avec 100 kilog. de liouillc 23 mètres ~ 174. — cubcs (le gaz (*clairant, cl 9 mòlros d(^ gaz polir cliaulTcr nos apparlcmcnts. J. JeU'reys a proposi^ un procédé inixf.e; il n’cst autrc (jue de per- inettrc au gaz de servir de véhictile à la coinbustion. Le Coke (|iii ne don- ne pas de fumèe est pcu rccherelié pour le cliauffage de nos demcures, ])arceqii’il est difficile à alliimcr. Ccux qui reniploicnt n’ignorent pas eombicn il faut de soins pour entretcnir d’une niaiCmre égale la combu- sfion de cotte maticrc. JeflVeys a dune peiisé qu’il scrait possible d’ac- tivcr la combustion du Coke, au nioycn de jets de gaz qui hàtcraicnt son incandescejice ; or, dès que nous avons obtenu ce degré de coin- buslion, il ne nous faut plus qu’une faible quantitè de gaz pour l’en- tretenir. Voici inaintenant l’avantage que nous obtieiulrons : nous au- rons ime quantité égale de clialeur qu’avec le charbon, sans ótre expo- sés à une dépense plus élevée, vu quede prix total du Coke et du gaz ne dépasse pas celili de la houille. Jeffrcys avait uno trop lègitimc confiancc dans sa découverte pour ne pas la rendrc utile aux usages domcstiques ; pour Icver lout doute à cct égard, il la soumit à des cxpcricnces qui furcnt couroimécs d’un plein succès. Voici ccllcs aux quellcs il eut recours:il introduisit liori- zontalcmcnt au fond et sur le devant d’ une grillo ordinaire de feu ouvert, (Ics jets de gaz d’éclairagc, le foyer fut cnsuite rcmpli de Coke. Aprcs quclques tàtonneincnts, dans rajustcìnent des jets de gaz, il obtint un rèsultat qui depassa, son attente. Non-seuleinent la dépense ne fut pas supérieure à celle néccssitcc par l’emploi du cliarbon, mais la clialeur obtenuc par le nouveau procédé fut la raòmc que celle fournie par la bouille grasse. « Nous obtcnons ainsi un premier rèsultat, colui de ne pas devoir reculer devant une plus grande dépense. Quant aux avantages ils sont nombreux et d’une imjiortance majcurc, lorsque nous Ics cnvisageons à notre point de vue, colui de conscrver la pureté de l’air dans nos appar- tements. En adoptant ringénieux procédé du savant anglais, nous n’avons plusà craindrc de fumèe dans Tatmosplière de nos demeurcs ; l’odeur produitc par la combustion du Coke, nous indique suffisamment si la clieminéc est fcrméc ou si elle ne tire pas; nous ne scntons pas d’odeur lorsque la cheminée tire. Un autre avantagc, qui a bien sa valcur, c’est que nous n’avons plus besoin de bois, nous pouvons allumcr notre feu cn ouvrant le robinet du gaz , et ce feu reste brillant pendant tout le temps que nous laissons brùlcr le gaz : à volonté nous pouvons aug^ Tiicnler ou ralciitir la combustion, en augmentant ou en diminuant sa qiiaiUitc. De scories il n’en reste pas sur la grille. Nous n’avons plus besoin d’ une égale quantilé de gaz dès que le leu est allumò, d’où nous obtcnons cet avantage que la dcpense est mi- nime du mompnt que l’appareil fonctionne et qii’oii règie la consomma- tion du Coke. Couiiue le feu s’éteint et se rallume vite, nous pouvons uti- liscr cettc favorable, circonstance dono nous en servir que lorsque nous en avons réellement besoin. Ce mode de chauQage n’exige pas le br.laya- ge dcs cheminées; nous meublcs, Ics decors, les linges conservent plus longtemps leur propreté; tout le monde y gagne, jusqu’à nos domestiques qui sont chargés de la bonne tenue de nos appartements. Voikà autant de conditions qui permeltent de recommander le procède de JeflVcys qui devrait ótre introduit partout, lors méme qu’on ne pourrait l’utiliser que polir eliaulFer nos appartements. Il convieni d’aillcurs de ne pas perdre de vue qu’on peut en tirer parti encorc dans d’autres picces, car il trouve aussi son application, très utile mème dans nos euisines. Ce que nous avancons à ce sujet s’appuic sur les expòriences entreprises par notre sa- vant ingénieur anglais; il a prouvò, sans replique, que le feu ardent prò- duit par la combustion inixte qu’il préconise, et qui ne donne ni fumèe ni fiamme, convient tout aussi bicn qu’uu feu de cliarbon , et cornine il ne coùte que la inoitié il recevrait, sans le inoindre doute , le mcil- Icur accueil dans bicn des ménages. C’est un mode de chauffagc qui peut servir utilement à toutes Ics classes de la sociètè. Ics familles peu aisées, les gens pauvres, outre que son einploi leur fournit un ex- cellent moyen de conscrver la pureté de l’air qu’ils doivent respirer dans leur ctroite demeurc, obtiennent encore la faveur de réaliser ime certainc économie. Pour prouver que cellc-ci est réelle , nous n’avons qu’à communiquer le rcnseignement qui suit : six jets de gaz sortant d’un tube cu fer perforò latéralement, suffiscnt pour le foyer du pauvre. Aux prix actuels du gaz et du Coke , il ne coùterait pas plus de dix centimes par jour. C’est là cc que nous assure au moins le Journal of gas Ughting. Après ces dòtails, qu’il nous soit perinis de donnei- ici les conclu- sions aux qucllcs arrivo M. Vcrsluys, dont le savant mòmoire nous aété d’une grande utilitò dans les rcclierclies que nous venons de faire sur rimportante questiou d’un chauirago éoonomiquc et qui répond d’une maniere si satisfaisantc aux besoins bygièniques de nos habitations. T ^ 176 - « Ce système, noiis dii le savant architecte belge, olire dcs avan- tagcs réels; il est surtout d’une grande commodilé, et il y a lieu de sétonncr qu'il ne soit pas d’un usage général, au moins pour les foyers domestiques, siirtuut pour ceux qui ne doivent ótre alluinés que quelques heures dans la journée, Pour les foycrs induslriels , nous ne croyons pas que l'emploi du gaz soit possible , au moins dans les conditions actuelles de sa production. Si cette possibilité existait, le problcme de la suppression de la fumèe serait résolu, ou plus tòt, il n’existerait plus. En attendant ectte revolution dans le mode de chaulTage, il est possible, cornine on l’a vu dans Ics chapitres précédents, d’enlever au système ac- tuel l’un de ses plus graves inconvénients. Nous croirions avoir atteint les limites du long itinéraire que nous nous sommes tracé, si nous n’avions la certitude qu’il nous reste en- core à examiner d'autres causes d’insalubrité qui infeetent l’air des de- meurcs -habitées par les diverses classes de la sociétè. Nous avons donc à ètudier d’autres inlluences doni nous n’avons presque fait aucune men- tion jusqu’ici, et que nons tàclierons d’exarniner avec tout le soin pos- sible polir compléter notre long travail. CIIAPITRE XXIV. NOS APPARTEMENTS DOIVENT AVOUl UNE CAPACITÉ SUFFISANTE; ELLE DOIT SERVIR DE BASE À TOUJTES LES MESURES HYGIÉNIQUES, SI L’ON VEUT CON- SERVER LA PURETÉ DE L’AIR DANS NOS DEMEURES. Les rèflexions que nous èmettons plus avant nous conduisent à l’examen d’unc disposition principale qui mèrito la plus sérieuse atten- tion; nous ne pouvons la perdre un instant de vue, si nous voulons que les mesures bygiéniques doni nous nous sommes occupès jusqu’ici soicnt récllement efficaces pour assurer la conservalion d’un air pur dans nos babitations. Nous devons préter la plus sèricuse attention, disons nous , à un principe sur lequel reposent toutcs les mesures que nous avons conseil- lècs, toutes ccUes que'nous devons proposer encorc. Ce principe fonda- meli tal le voici : Quelle que soit la classe des individus qui occupcnt uno maison, il faut nécessairement que la capacitò de l’habitation soit relative à sa de- - '177 — slinalion, au nonibrc dcs pcrsonncs qui en font leur derneurc , aìnsi qu’à la durée du sójuiir qu’ellcs y font. C’est càdesseiii quc, dans Ics cdiapitres précódents, nous nous sommes d’abord Jivró à l’étudc des nombreuscs et divcrses causes qui altèrent la pureté de Fair de nos appartements, avant de nous occuper de Finlluence qui faitlesujet du présent chapitre. Possédant maintenant quelques no- tions sur Fintluenec nuisible des susditcs eauscs, il nous sera d’autant plus facile de nous expliquer pourquoi, en tout état des clioses, il est in- dispensablc de nous donncr, dans nos demeures, une capacitò aussi, large que possible, qui soit proportionnée aux besoins bygièniques des lieux que nous habilons. Gomme on le volt, le principe quc nous posons embrasse l'cxamen de plusieurs influenees que nous n’avons fait qu’ciUeurer ici et là, et qui veulcnt ótre mieiix approfoiulies, si nous voulons savoir quelle dose d’air nous dcvons procurcr à chaquc individu pour la conservalion de la sauté. Nous avons fait eonnaìtre, plus avant la quanlité d’air que riiommc adulte respiro, lorsqu’il jouit de la plenitude de sa santo. Nous dcvons à la Science de connaitrc la quantità précise d’air atmospliériquc pur dont ne pcLit se passer chaquc individu, par beure, pour que la respiration s’opère libremcnt, de Ielle fagon que Fon éprouve une certaine aisance, qu’on n’éprouvc aucune sensation de gène. Si nous prenons le minimum de cctte quanlité, nous arrivons à six mètres cubes. A la rigueur cette quanlité peut suflìrc, mais nous ne pouvons des cendre plus bas, sans nous exposer à fatiguer nos poumons, à rendrc la respiration difficile, à éprouver un sentimeli t de malaise très fatiguant, sans nous exposer en un mot aux siiitcs inévitables d’une respiration incomplète. Mais remarquez le bien, e’est bien là le minimum que nous avons admis pour un seul individu; mais la condition de vivre seul, isole, est exeep- tionnelle, et ne peut par conséquent nous servir de règie générale. Gepen- dant admettons le chilfre de six mètres cubes par individu et par beure, quelle application en ferons nous, si nous choisissons une chambre ayant 4 mètres de iongueur, 3 de largeur et 4 de hauteur, ou en d’autres ter- mos, eombien de personnes pourrons nous admettre dans une pièce qui nous donne cette capacitò? Nous multiplierons 4 par 3, et le produit 12 par 4, ce qui nous donne pour résultat 48 mètres. Divisons ce chiffre par colui de 6 qui repròsente les mètres cubes d’air nécessaires à la respiration, par lieure, de chaque individu, et le qiiotient 8 iiuliquc le noinbrc dcs personnes que noiis pouvons adinetlre dans le susdit appartemcnt^ à la condition que l’air soit renouvjlc tuutcj* les hcures, et que uos 48 inctres eubes d'air s’y trouveut en tonte réalitc. Or, nous ne disposons pas enticrement de cctte quantité, ou (jue nous devons déduirc le volume de tous les meublcs et colui des personnes. Ce volume pcut ótre évalué sans exagération a C mètres cubes, d’où il suit que rappartement au lieu de 8 personnes ne peut cn recevoir que 7, si nous voulons Ics piacer dans des conditions favorables à leur sauté. Nous disons plus haut que l’air de pareil appartement ne doit pas s’y trouver emprisonné, il faut qu’il puisse y circuler librement. C’est qu’en ellet, cn rabsence d’un bon système de ventilation, il s’altèrc par le fait scul de sa stagnation. Cctte viciation aiigmenlc cncorc par la respìration des personnes qui vivent dans son milieu, cotte fonction lui enlòve une partie de son oxygè- ne, et sa composition normale est cliangée, cornine nous l’avons vu plus haut, par une plus grande quantité d’acide carbonique et de vapeurs aqueuses. Fui?, ne l’oublions pas d’autres causes très variables et en grand nombre, dont nous avons égalcment fait mcntion, et à rinfluencc des quelles nous sommes exposés sans cesse dans nos habitations, ces causes ajoutent à l’air qu’on y respire des éraanations très incommodes et sur- tout insalubrcs. Il reste dono prouvé que l’air de nos appartements s’y vicie sans dis- continuer, et que, s’il n’est renouvelé à temps, il Jevient improprc à Tcn- tretien de notre- vie, que sans le moindre doute il devient dèlétèrc. L’appartement dans lequel nous nous trouvons nous fournit les con- ditions de capacité que nous indiquions plus haut, il sert aux besoins de la journéc’, et est disposò de manière que la vcntilatiori s’y opere régulièrement. Mais entrons dans les chambres à coucher; là nous trou- vcrons un sujet de nouvelles observations qui ne sont pas sans offrir leur liti li té. Le renouvellement de l’air qui s’y trouve confine est presque nul, d’autant plus que ces pièces étant presque toutes dépourvues de chemi- née ouverte, il ne se fait, pendant la nuit, que par les jointes dcs portes et des fenétres; or, c’est là une ventilation très incomplete. Polir qu’une personne qui dort dans pareillc place dispose des conditions compatiblcs avee sa sante, il faut nécessairement que la capacité de cotte chambre à coucher soit plus grande que rappartement qu’cllc occupe pendant la - 179 — journée. On admet généralement, et on nc réclame pas trop, que la ca- paclté des chainbrcs à couchcr doit, contcnir, pour chaque personne, six mètres cubes raultipliés par le norabrc d’bcurcs qu’on s’y livreausom- inoil, c’est-à-dire par 7 ou 8. Si dono nous voulons que nos scpt per- soniies, qui occupcnt uno place d’une capacité de 48 mètres pendant la journée, puissent dormir dans une méiiie cbambre sans exposer leur santé, il faut nécessairement, si elles passent sept beures au lit que cba- eune d’elles dispose de 42 mètres cubes, qui multipliés par le cbilTre 7, qui exprime le nombre des personnes, nous donne une capacité de 294 mètres carrés, auxquels il faut encore 15 mètres qui reprèsentent le volume des lits, des meubics et des personnes, de sorte que nous arrivons à un total de 309 mètres cubes. Ce cbifTrc peut paraitre exorbitant aux ycux des personnes qui igno- rcnt les véritables intéréts de leur sante; mais il n’en est pas moins vrai que l'bygiène a ledroit de ne pas faire et nc peut faire ici de con- cession. S’il est prouvé qu’une capacité de six mètres est nécessaire à une personne qui séjourne dans un appartement dont l’air est incessam- ment renouvelé, on doit admettre aussi que la nr.éme personne doit dispo- ser d’une quantité plus considérable dans une cbambre à coueber, dont les portes et les fenètres sont fermées pendant la nuit. C’est une consè- quence rigoureusemcnt logique, et encore convient-il, dans le cas dont il s’agit, que l’air puissc se renouvelcr entièrenfent dans Tespace de deiix beures. Lorsque les conditions que nous proposons sont perdues devue, et que l’air reste confiné pendant tonte une nuit dans les cbambres à coucbcr, sans étrc renouvelé convenablement, on observe que ccs places deviennent des lieux d’autant plus mepbitiques pour les personnes qui les occupent, que celles-ci y font un plus long séjour. Cette vérité n’est pas seulcment prouvée par la tbéorie, mais, tous les jours, on est à mèmc de la vérifier dans de nombreuses babitations. Lorsque nous rapprocbons les conditions d’èclairage de vcntilation, de séebercsse, de tout ce qui se rattacbe à la salubrité, nous devons con- venir que rune des questions les plus importantes de l’bygiène publiquc est celle que a trait aux dimensions que l’on donne cà nos demeures. La solution de ce problème est loin d’étre négligée; c’est ce que nous prouve- rons bientót. Exami nons, pour commencer quel est l’espacc des cbambre à cou- eber dans les quelles passent la nuit les ouvriers des grands centres in- ATTI ACC. VOL, 11. 23 180 — dustriels. lei nous ne devons pas chercher longtemps pour voir que ccs lo- gements s’éloignent, dans une proportion trop grande inalheureuseinent, des conditions que nous recomtnandons plus haut. Qu’observons nous, en effet, dans ces chambres où couchent de nonibreux ouvriers? Qu’ils sont entassés au nombre de dix, quinze, voire méme plus encore dans une pièce qui dovrait donner asile tout au plus, à deux. personnes. C’est ioi encore que l’air confinéet rencoinbrenient nous font reconnaitre une cause puissante à iaquelle reinonte le développement de la scrofule, du typhus et de la phthisie. Les graves inconvénients de ces hòtels de bas étage n’ont pas été sans attirer la scrupuleuse attention de plus d’une autorité ccmmunale. Pour ne citer qu’un exemple, entre beaucoup d'autres, nous nous plai- sons à faire connaitre ici l’arrété que prit d’urgence, sous la date du 22 juin 4849, le bourginestre d’Iscelles-lez -Bruxelles, Voici les dispositions du susdit arrèté : Art. 4 . Il est interdit aux aubergistes, aux personnes qui tiennent des logements d’ouvriers, ainsi qu’à toutes autres quelconques qui héber- gent, de faire servir de dortoirs soit des caves soit des greniers. Art. 2. Les ebambres destinées à servir de dortoirs auront au rnoins 2 mètres 50 centimètres de hauteur. Art. 3. Les lits ne pourront servir qua une seule personne et auront une largeur maximum, de 80 centimètres. Art. 4. Les lits seront espacés de manière à ce qu’il reste dans les dortoirs au moins autant d’espace libre qu’il y en a d’occupé par les lits. Art. 5. Les fenètres des dortoirs devront avoir au moins 4 mètre 50 centiinctres de hauteur sur 4 mètre de largeur ; les carreaux supérieurs devront ètre mobiles et disposés en ventilateurs. Art. 6. L’usage d’un Ut cn fer ou en bois est obligatoire. Art. 7. Toute contravention au présent arròté sera punie, d’une amende de 4 5 francs ou de 5 jours d’emprisonnement , séparément ou cumulativement. Pareille mesure devrait étre généralement adoptée dans toutes les localités; partput elle devrait étre appliquée à toutes les auberges où l’on loge des ouvriers, Sèrieusement exécutée, elle servirait très utile- ment à prévenir plus d’un désordre dont la police et les médecins sont trop souvent les téinoins. Et puis quels ne seraient pas Ics bienfaits qui en résulteraient pour la salubrilé publique? Plus d’uno fois nous — 181 avons pu constuter les funestes conséquences d’un abus qui ne dcvrait plus étre toleré; plus d’uno fois, nous avons pu nous convaincre, lors- que de meurlrières épidéniics soni venues éprouver la population fla- mande, au milieu de laquelle nous avons vccu un bon quart de siè- cle, que c’est dans ces sortes de logcments qu’elles font la plus ampie moisson de victimes. La loi du 22juillet 1791 plaga ces loges sous la surveillance im- médiate de la pólice; depuis , cette importante question n’a pas été sans occuper à dififérentes reprises la sollicitude des autorités, mais nous sommes porté à croire que les mesures prescrites furent insuf- fisantes ; c’est ce que nous semble prouver la loi qui fut promulguée cn 1850. Ce n’est pas sans un vif inlérèt que nous consultons la circulaire que M. Dumas, Ministre du Commerce et de l’agriculture adressa aux préfets cn 1850, sur l’exécution de la loi que nous venons deciter. Nous y lisons, cntre autres, les passages suivants: « Considérée sous le point de vue des forces vives dont pcut disposer le pays pour sa défense et sous celui du progrès inorai des populations, la question a de plus un caraclère de haute utilité publique. Qui ne sait, en effet , aujourd’hui, combien les logcments trop resserrés ou mal ventilés, la privation de la lumière, l’excès de rhumidité, les exbalaisons infectes provenant soit du défaut d’écoulement des eaux ménagères, soit de la mauvaise construction des fosses d’aisances, soit du voisinage, de tout autro dépòt ou réceptacle de malières organiques en décomposition, contribuent à aflfaiblir ou à détériorer la constitution physi- que de ceux qui sont soumis à l’action permanente de ces causes dé- létères, et comment elles amènent trop souvent, pour l’enfance l’étio- lement, les scrofules et le rhumatisme. Qui pourrait méconnaitre d’ail- leurs l’influencc que l’habitation exerce sur le développcment inorai des individus? Que deviennent et que peuvent devenir les sentiments de la dignitè luimaine, de la décence, de la pudeur, du respect de soi-méme dans ces logcments hideusementc insalubrcs , qui semblent faits pour dégrader riiomme à ses propres yeux? Des faits malheureusement trop vrais et trop nombreux sont Là pour répondre. « En présence des souffrances et des maiix causés par rinsaìubrité des habitations, le législateur n’a pas crii pouvoir rester impassible ; il a voulu suppléer à l’action impuissante des règlements de police, et - 182 - il a cherchè à concilier dans une juste mesure, les ménagements que (lemande le droit de propriété avec l’intérèt de la salubrité publique. » « Aujourd’hui, il s’agit de faire profitcr les populations des avan- tages que la loi nouvelle a pour but de leur assurer, et ce n’est pas trop, pour obtenir un resultai si désirable, que le concours de lous les cffortes, de toutes les volontés, de tous les moyens d’ action et d'in- fluence. Ce docunient nous mentre les nobles sentiinents, les sentiments Ics plus clevés d’un homine d’Etat qui n’a pas été sans laisser de bon- iies traces de sa carrière administrative, lorsque surtout nous l’envi- sagcons sous le point de vue de la salubrité publique; cette circulaire rcQUt partout le plus flatteur accueil. Qui pourrait ignorer avec quelle fìévreusc activité on s’appliqua, dans tous les départements, à introduire des améliorations hygièniques pour repondre aux voeux ardents du sa- vant ministre, ainsi qu’aux nonibreux besoins des populations? Des sommes fabuleuses ont été et soni cncore einployéesà cet effet par l’Etat et les municipalités; Ics inamenses travaux qui ont été exécutés dans la capitale de France, suffisent, à eux seuls, hygiéniquement par- lante pour iinmortaliser le règne du chef actuel de Fempire fran- C^ais. Voyons cependant ce que nous dit la loi de 1850. « Art. 1.— Dans tonte coinnmne, où le conseil municipal l’aura déclaré nécessaire par une délibération spéciale, il nominerà une com- mission chargée de recherclier et d’indiquer les mesurcs d’assainisse- ment des logements et dépendances mis en 'location ou occupés par d'autres que le propriétaire, l’usufruitier ou l’usager. « Soni réputés insalubres les logements qui se trouvent dans des condilions de nature à porter atteinte à la vie ou à la santé de Icurs liabitants. « Art. 2. — La commission se composera de 9 membres au plus et de 5 au moins. .......... Le rapport de la commission instituée à Paris, nous montre que Finsuflìsance de lumière, d’aération et de capacitò a surtout fixé sa sollicilude. Nous constatons que, pour y remedi or, on a pris les me- sures suivantes; « J^our la lumière insuITisante , on a fait ouvrir de nouvelles 183 - fenétres et de noiivelles portes; on y a supprimé des croisées à petits carreaux, des barreaux ou des grillages; on a remplaeé des plafonds par des chassis vilrés. » (•i Pour le défaut d’air ou de ventilation, on a eu recours à des vasistas^ à des portes ouvrant à inoitié, et surtout à des cheminées établissant un courant d’air dans la saison pendant laquelle on tient les appartements formés. » « Pour le défaut de capacitò des lieux qu’on habite la Conimis- sion a prescrit la suppression des cloisons, plafonds, soupentes et au- tres obstacles qui rétrecissaient les loeaux ou les divisaient. Bien sou- vent, lorsque des logements de cette nature ne pouvaient pas donner line capacitò indispensable, la coiuinission a propose l’interdiction ab- solue comme habitation de nvÀt, et le conseil municipal a sanctionné ces propositions. » Ce n’est dono pas seulement en Belgique qu’on a cru devoir s'oc- cuper de la salubrité des logements d’ouvriers; mais la loi que nous mentionnons plus haut nous prouve que partout nous avons a combat- tre un mal qu’une persévérance soutenue de longues annécs parviendra seule à exstirpet. CHAPITRE XXV. Pomi CONSERVER LA PURETÉ DE l’AIR DANS NOS DEMEURES , IL NE SUFFIT PAS QUE NOUS Y DISPOSIONS D’UNE SUFFISANTE CAPACITÉ, MAIS IL FAUT DE PLUS QU'UNE VENTILATION CONVENABLE EN CHASSE L’AIR VICIÈ. Nous ne devons pas nous arréter dans la seule demeure de l’ou- vrier pour constater des conditions contraires à l’bygiène; il est de no- Ire devoir de rechereber encorc si les habitations qu’occupent d’autres classes de la société ne nous montrent pas des vices de construetion , une capacitò insuffisante, une ventilation incomplète. Lors de l’exa- men que nous avons fait des maisons habitées par les familles riches, par la classe aisée, nous avons fait ressortir les avantages qu’elles pré- sentent sous ce rapport; il eonvient pourtant de le dire, la distribu- tion et la capacitò des demeures de cette catégorie ne font pas toujours l’objet d’une attentino assez scrupulcuse, et, dans bcaucoup de ces mai- sons, on sacrifìe la salubrité à une commodité mal comprise, au luxe. — 184 — à la vanité. INous avons l'entrée dans beaucoup de grandes maisons, doni les habitants occupent journelleinent, en y passant pour ainsi dire leur vie, les placcs Ics iiioins bien situées, les plus petites, le& moins éelairées et aérées, huinides inèine — et ici nous envisageons surtout les chainbres à couclier— , des cabinets, des cliambres à diner, dont la capacitò est bien souvent en opposition avcc les prescriptions les plus élémentaires de l’hygìène. On y sacrifie tout, les intéréts les plus chers de la santé, pour accorder un plus grand espace aux corridors, aux escaliers, aux salons de réception. C’est là avouons le, une conduite déraisonnable, qui ne peut que nuire à la santé de ceux qui ne se doutent pas qu’ils abrègent leur vie, et cela pour satisfaire une sotte vanité. Pleins d’une ridiculc ostenta- tion, ils ne réflechissent pas que, bien souvent, ils la paient d’une mort préinaturée. Nous ne pouvons passer sans indiquer un vice de construction a- dopté sans exception par tous nos architectes. Reinarquez, en eflet, que partout les étages supérieurs de nos maisons ont une inoindre élé- vation que le rez-de-chausséc et le premier étage. Ce défaut dans nos eonstruetions est d’autant plus déplorable, que les chambres de l’étage supérieur sont eelles qui relativement devraient avoir une plus grande capacité, Ne scrvent-elles pas généralenient de chambres à coucher? N’est-ce pas dans ces places que séjournentlle plus longtemps les habitants de la maison, pendant ces longues heures de la nuit que l’air ne s’y renou- velle presque pas? Nous devons d’autant plus regretter cet état de cho- ses, que l’air de ces appartements ne se vide pas sculement pendant la nuit, par l’absence presque complète de l’indispensable ventilation mais encore pendant la journée. N’oublions pas qu’à ces causes d’alté- ration de l’air pendant la nuit, une autre vient ajouter son influence , c’est celle de la force dilatante de la chaleur, qui permet aux odeurs de la cuisine, de la chambre à diner et des autres pièces occupées pendant le jour, de monter par la cage du large escalier, de se répan- dre dans les étages supérieurs. Voilà donc un grave inconvénient, tout aussi nuisible que celui dont nous accusons le séjour dans les cuisines souterraines. Gomme nous l’avons dit, la capacité des appartements constitue pour nous une condition essentielle de salubrità; mais quelle qu’elle — 185 — soit, on n’en conserverà pas la bienfaisante influence, sans le concours d’une ventilation bien orclonnóc. Gomme nous l’avons montré plus haut, l'air de nos appartements est viciépar de causes de nature diverse et devient positivement délé- tére, s’il y reste confine sans ètre renouvelé; il devient donc rigoureu- sement nécessaire de donnei- issue à l’air altéré qui ne peut plus ser- vir à notre respiration, il faut permettre un large accès à l’air pur du dehors. La ventilation se fai t par les cheminées les portes et les fenètres, mais souvent d’une manière très imparfaite. Il est beaucoup de cbam- bres à eouchcr qui sont dépourvues de clieminée, et là où nous en trouvons, elle reste fermée; la ventilation est donc incomplète. D’ail- leurs, dans certaines saisons, l’air ne s’écbappe pas assez pendant le jour par les fenètres qu’on n’ouvre que rarement, et qui , souvent mème, restent hermétiquement fermées. Aussi, qu'observons nous dans tout appartement où ime ventilation forcée ne se fait pas par la cheini- née? Que le renouvellement par les joints des portes et des fenètres est à peu près nul, que les produits de la respiration s’y conccntrent, et que la composition de Tair s’y vide sensiblement. Ge mode de ventilation ne satisfait donc que très mal aux exigences hygiéniqiies, et il est plus que tcmps de le remplàcer par tout autre qui réponde mieux à des besoins réels. Dcpuis qu’on s’est sérieusement occupò de la ventilation, on a intro- duit successivement des procédées dont la plupart ont subi de notables araéliorations, Les ventilateurs les plus simples, dont l’introduction dans les appartements date déjà, d’une epoque assez èloignée se composent de troiis creuses dans la muraille au niveau du plancher et du plafond et fermés d’un tampon percé de trous. L’air pur du dehors entre par les ou- vertures inférieures, tandisque celles qui sont au niveau du plafond lais- sent échapper l’air vide de l’appartement. Aux premiers trous on donne le noni de ventilateurs d’arrivée ou inférieurs, et aux seconds celui de ventilateurs de sortie ou supérieurs, Ges ventilateurs doivent ètre dispo- sés de manière que l’air qui entre agisse sous les lits; ainsi placés ils as- sainisscnt cette partie qui ordinairement est la plus insalubre, et ne génent pas les personnes cornine il arrive quand on leur donne un tout «autre einplacement. Cependant un grand défaut de ccs ventilateurs c’est de ne pas modifier la température de l’appartement. — 186 — On coinprenclj en effet, quc la vitcsse à la sortic augmente avec la distance verticale enlre les ventilateurs; la hauteur d’un appartement dépasse rareinent 5“ 00; si maintenant la diirérence de temperature est faible, de 2° par exemple, le produit sera faible aussi, et Fon nepourra raugmentcr, vii que la hauteur de rappartement reste la mème. Voyons maintenant comment s’opère le reiiouvellement de l’air. La force qui faitmouvoir l’airdans ime chambre occupée par un certain n-om- bre de pcrsonnes, est due à la chaleur qu’elles développcnt. L’air en s’échaulìant diminue de poids et augmente de volume; on comprend dès lors que si Fon fait un trou au niveau du plancher, un autre à celili du plafond, Fair chaud s’échappera par la partie supérieure et Fair froid entrerà par la partie infériciire, Il entrerà d’autant plus d’air dans lasalle que sa vitesse et la sur- faee du trou seront plus grandes. Mais nous devons determiner ces deux éléments de la r[uestion d’une telle fagjn, que la quantité de Fair ex- térieur qui arrive dans Fappartement soit sulTisante pour remplacer Fair vicie. Or, nous avons admis 6 mètres cubes pour ebaque personne. Dans un certain rapport la vitcsse augoient avce la dillérence de temperature entre Fair de la salle et Fair extérieur et la hauteur de la sallc, bien entendu en raison inverse de la racine carrée du produit de ces deux éléments. Prenons pour exemple uno salle de 4 mètres de hauteur et de 4.° de dilTérence de temperature, il entrerà ime eertainc quantité d’air que nous représcntons par 1 , dans ime salle de méme hauteur, mais où la diffé- rence de tempéralure est de 10°, il entrerà par une surfacc égale une quantité d’air réprésentée par 2. Admettons maintenant quc la hauteur de la salle soit portéeàlO mètres et que la temperature soit la mème que précédemment la quantité d’air sera représentéc par 4. Si Ics vitesses restent Ics mémes, mais que la surface est doublé, triple, quadruple, il est évident que la quantité d’air suit la méme pro- portion. Faudrait-il ajouter que Fintroduetion de Fair extérieur a pour résultat d’abaisser la température de Fappartement dont il cliasse Fair vicié? Il est proiivé par le calcul, que lorsqu’on fournit à ebaque person- ne 0 à 8 mètres par heure, la température du mème appartement bais- sera de 1 à 2°, ou au-dessus de celle qui existait avant la ventilation. Il existc un moyen de renouveler Fair de nos maisons telloment si m pie et pcu coùteux, qu’on a lieu d’ètre surpris de ne pas le voir — 187 — adopté généralement. Loin de recevoir un accueil favorable de nos ar- chitectes , noiis ne sachions pas qu’on y ait eu recours jusqu’ici, là qii’il serali si facile d’en faire profiter nos nombreuses noiivelles con- structions. Ce syslème est base sur des notions hygièniques tellement élémentaires qu’aucun arcliitecte ne peut ignorer les bienfaits qu’il peut procurer aux habitanls. Voici en quei il consiste: Sans excep- tion aucunc toutes les maisons soni soumises à un courant continu d'air, au moyen de tuyaux ménagés dans l’épaisseur des miirs ; de ces tuyaux, les uns arnènent dans les apparteinents , au niveau du plancher, l’air pur puisé dans la rue ou dans une cour sufBsamment spacieuse, les autres servent de conduits d’évcnls. Ceux-ci prennent leur point de départ au voisinage du plafond pour allei* s’ouvrir à une ccrtaine élévation du toit. Pour empéchcr quc les vents ne refoulcnt l’air dans les sallos , on place à la parile supèrieure un chapeau qui dépasse le bord de l’ouverture. La ca^pacité des places seri de base pour détermincr le diamètre de ces conduits qui peuvent ótre disposés de manière qu’ils servent d’ornemcnts à nos dcmeures. C’est ainsi que les tuyaux peuvent se trouvcr logos dans Ics murs sans qu’on puisse les voir. Leur ouverture extérieure peut ótre cachée par un ornement qui relève la beautè de la fagade. Au licu de les faine communiquer directement avec le niveau du plancher, ricn u’empéchc de les mcttre en rapport avec un bassin mé- nagé au centre du parquet de l’appartement. Ce bassin est tout bon- nement une cuvelle en zinc, au-dessus de laquelle on place une gué- ridon doni la base est pourvue d’ouvertures représentant des feuilles ou des fleurs. C’est à travers ces ouvertures que la ventilation s’opò- re; elle est auginentéc ou diminuéc au moyen d’un modérateur qui em- péche ou facilite l’accès de l’air par extérieur, selon les convenances des personncs qui séjourncnt dans 1’ appartement. Ce mode de ventilation est surtout très utile pour renouveler l’air des chanibres à couclicr qui n’ont pas de chcminée, et que nous trou- vons en grand nombre, non seuiement dans les maisons particulières , mais dans Ics hòtels, Ics logemcnts, les maisons garnies, cclles des lo- geurs qui doivent se souniettre à des règles spéciales cornine nous l’a- vons montré plus avant. Nous ne pouvons oniettre de faire mention encore d’un autre mo- yen de ventilation très simple, d’une exécution facile et peu coùteuse 2i ATTI ACC. VOt- li. f - 188 mais qui ne peut pas lemplacer d’une manière générale celili doni nous venons de parler, yu qii’il ne s’applique qu’aux appartements pour- vus d’une cheminée, Voici cn quei consiste ce système propose par M. Yan der Rit\ Commissaire-Voyer a Bruxelles. Ce zélé fonclionnaire insiste sur la nécessité de construire un conduit d appoi dans toutes les bàtissos habitées sans exception. Un seni tuyau convenablemcnt pla- cò dans le corps intérieur de la cheminée peut suffirc pour aspirer l’air Yicié de toutes les chambres des étages superposés et cn com- mimication avee le corps des ebeminées munies du tuyau d’aérage doni nous venons d’indiqucr l’ usage. Mais où chereberons nous la prise d’un nouvcl air? Dans la cage de rescalier, et l’air que nous y Irouverons sera, cn mainte circonstance, préférable à celui du debors; outrequ’il sera plus sec et plus cliaud, il subit moins Ics intempérics des saisons et présente un autre avantage, celui d’ètre plus cxempt d’insectcs. Toutefois n’oublions pas de rappclcr que cct air a aussi ses in- convénients cornine nous l’avons constatò lorsque nous faisions men- tion de l’air corrornpu qui se répand dans les étages supérieurs par la dilatation de la cbalcur, de cct air vicié par les émanations qui se dc- gagcnt des cuisines souterraines, des chambres occupées par la fainille. Ces inconvénients sont assez graves à notre point de vue pour ne pas insister sur l’adoption du système proposé par M. Yan der Hit. Quoi qu’il cn soit, il se pourrait cncore que l’on fut rctenu par la crainte de voir auginentcr les depeuses qui, aujourd’bui, sont déjà assez grandes lorsqu’on veut eriger convenablemcnt ime nouvclle con- struction; mais c’est là une considération qu’on ne peut pas opposcr sé- rieiisement au système de ventilation de l’ingénieur belge. Le surcroit de dépenses est si pcu considérablc, qu’il ne peut établir une objeetion sérieuse, si nous ne nous trouidons cn préscnce des inconvénients men- tionnés plus baut. Prenons en effet une maison de sept mètres de fa- cadc, douze mètres de profondeur, ayant caves, rez-dc-chaussée, premier et sccond étages, mcnsardc et grenicr, et cxaminons quels frais cntrai- nerait le système de ventilation proposé par M. Yan der Bit, \ Pour aspirer l’air vicié par nos conduits d’appcl magonnés dans les corps intérieur de chaque cheminée, nous devons cniploycr 30 mè- tres de tuyaux que nous appclons briques creuses , comprcnant pour deux ebeminées cent pièces, à cinquantc l'rancs le mille, cela fait cinq frane s. INous aurons besoin cncore de dix piéces en poterle for- — 189 - mant bouches d’absorption, à vingt centimes la pièce, soit deux francs. Tour introduire Fair pur, nous ferons usage de douze con- duits circuJaires, que nous paycrons chacun douze centimes. Les plus grands frais soni nécessaires pour Facbat de douze ro- saces en fonte, et ils s’élèvent à six francs donc cliaque rosace coùle cinquante centimes. Ainsi tout bien calculé, en n’y comprenant pas le placement, voilà une dépense, ime fois payée, de quinze francs. Gom- me on le pense bicn, la dépense n’atteint pas la moitié de cotte som- me polir les maisons habitées par la petite bourgeoisie et par les ou- vriers. Malgré les inconvónients que nous indiquons plus baili, et dans Fespoir qu’on trouvera le moyen d’obténir un air plus convcnable que celili fourni parla cage de Fescalier, ce systèmc méritc de fixer la sé- rieuse attcntion de tous ceux qui apprécient les bienfaits que nous re- lirons d’urie bonnc ventilation; c’est là le motif qui nous a engagé à nous arréter aux détails que nous venons de communiquer. CHAPITRE XXVI. L’AIR que nous RESPlRONS DANS NOS APPARTEMENTS NE DOIT l’AS SEULEMENT ÈTRE RENOUVELÉ , MAIS JL FAUT ENGORE Qu’lL PRESENTE UNE TEMPERATU- RE convenable; il ne peut ètre ni TROP SEG ni trop iiumide. Les questions qui se rapportent au sujet que nous traitons présen- tent une ielle solidarité , qu’il n’cst pas possible de les disjoindre; leur connexion est si elroite qu’on ne peut éviter d’entrer dans de nouveaux développements à mesure qu’on les examine. C’est cotte considération qui nous oblige d’ajouter aux détails qui précèdent les réflexions qui suivent. Si le défaul de capacitò est nuisible pendant le jour, combien plus ne Fest-il pas pendant la nuit ? Aussi est-il du plus liaut intérét de suivre la recommandation de John Sinclair , lorsqu’il vcut que la chambre à coiichcr soit assez spacicuse, bien aèree, qu’on y cntretien- ne une temperature de 8 à 10° R, et qu’elle reste à Fabri de tonte espè- ce d’humidité. Nous avons déjà indiqué la mauvaise luibilude de quel- ques campagnards de faire usage d’alcòves ; nous Favons condamnée cotte habitude, parco que nous ne reconnaissons pas à ce séjour noctur- ne une capacité sulBsinte. Mais, outre que ces alcòves n’accordent pas * — 190 - un asscz grand éspace, elles sont cncore d’autant plus nuisibles qu’ei- les ne peuvent nous donnei' les conditions liygièniqucs de températurc el de secliéresse que prescrit le savant anglais que nous vcnons de ci- ter. En dépit des progrès, le pernicieux usage des alcòvcs est malheu- reuseineiit continué dans un grand noinbre de maisons de nos villes , et ee qui a lieu de nous surprendre c’cst qu’aujourd’lmi cncore on les trouve dans les deineurcs dont les apparteinents sont assez grande^ pour que Ics liabitants de ces maisons n’aient pas besoin de s’emprisonner, pendant la nuit , dans une cage, puis qu’ils ont à leur disposition un lai'ge éspace. Si nous condainnons ces réduils infectes , n’importe où nous les trouvons, coinbien plus ne devons nous pas déplorer rcrreur de ccux qui posscdent de vastcs appartements, où l’air circule en abon- dancc, et qui prcfèrent de piacer leur lit dans des alcuves , de inòine que, pendant le jour, ils s’enferment dans de petits cabinets qui n’ont pas la capacitò voulue. Coniinent est-il possible d’ignorer que dans cctte lacheusc condition , on se prive volontairemcnt d’un air pur qui doit ótre inccssamnicnt renouvelé ! Comment ne s’expliquc-t-on pas que c’est là line condition des plus antibygiéniques. Mais l’air ne doit pas seu- Icinent se renouveler et se conserver pur, il làut encore qu’il ait, coni- ine nous le disions plus hauE une températurc de 8 à 10° R. Peut-on le conserver à cctte moyenne voulue, lorsque les fenòtres restent ouver- tes? Evidemment, en adoptant cctte habitude, on s’expose à un dan- ger récl fut à meme au milieu de Tété. Cctte pratique est d’autant plus imprudente qu’on y est peu habitué; on ne peut mòconnaìtre d’ailleurs que, très souvent, l’air se refroidit brusquement après minuit. Ne voit- on pas que le danger peut devenir niortel pour -00110 qui en subit l’in- lluence [ìcndaut qu’il est en plein repos, qu’il se trouve dans une forte transpiration , et qu’il est incapable de disposer alors de la moindre l’éaction ? Nous voulons , cortes , uno ventilation suirisante, nous vou- lons que des courants d’air assainissent les appartements pendant le juur, mais nous tenons à constater que, pendant la nuit, ils sont extré- mement nuisibles, lorsqu’ils se font dans les conditions que nous ve- nons d’indiquer. Si l’on craint un air trop chaud pendant les heures du rcpos nocturne, on trouvera toujours Ics moyens d’y rcmedier;on n’aurait à la rigucur que faire communiquer la chambre à couchcr avee d’uUtres placcs, ou avec la cage de rescalier. .Mais il est une autre habitude que nous ne saurions asscz desap- — 191 — prouver de méme que nous dcplorons celle dont nous venons de mon- trer le danger. Il se trouve des personnes qu’ellraie le moindre courant • d’air, et qui passent la nuit dans des lits que ferment de toutes parts d’épais rideaux , de manière que le moindre renouvellcment de l’air confine dans un espace si étroit devient tout-à fait impossible. Que leur sert-il alors d’oecuper une chambre à coucher d’une vaste capaci- tò ? C’est là une eonduite on iie peut plus imprudente. Là où la ventilation s’opère régulièrement, les courants d’air ne peuvent entrainer aucunc suite fàcheuse. L’air a d’aulant plus besoin de se renouveler pendant le séjour de l’bomme dans la chambre à coucher , que tout contribue alors à aug- mentcr la temperature de l’air qu’il respire, et que des émanations nui- sibles se dégagent incessamment de son corps. Si les convenances de ramcublcment veulent que le lit soit ornò de rideaux, au moins est-il prudent alors de les écarter largement pendant la nuit ; en suivant une eonduite opposée, on ne ressemble pas mal à ccs hommes qui nagent au milieu des richesses, sans avoir l’intelligence d’en faire un utile usage ; on se condamne volonlairement à mourir de faim, pendant qu’on est plongé dans l’abondancc. Nous avons dit que bien des familles ont leurs chambres à coucher au rez-de ebaussèe ; c’est là encore une grave erreur, et il sera tou- jours préférablc de clioisir ces appartements à' l’étage dont l’air est plus pur , moins humide, et où il est plus facile de lui conserver la mo- yenne de temperature indiquèe plus baut. Si nous voulons obtenir des conditions qui soient favorables à la réspiralion, nous ne les trouverons pas dans les entresols; il n’y a pas une quantité suflfisante d’air respirable, et ses qualités laissent tout à désirer dans ces réduits. Comment pourrait-il en étre autrement? Le maximum de leur hauteur dépasse à peiiic deux mètres vingt-cinq cen- timétres, tandis que le plus grand nombre ne nous donne qu’une hau- teur de deux mètres moins trente ccntimètres. Ce sont des lieux in- salubres, beaucoup trop petits, cncombrés de meubles, ètroits, obscurs, et qui, malgré leur mauvaise disposition, servent d’appartement et de chambre à coucher à beaucoup de boutiquiers. Nous avons compté dans une seule rue d’uiie grande ville vingt-deux maisons, qui toutes ont leur entrcsol. Dans trois ou quatre de ccs habitalions, il est occupò pendant le jour, par six, sept ou huit jeunes ouvrières; dans toutes il ~ 192! - servait de chambre à coucher. Le vieux bourg a Anvers, qui fut le ber- ceau de cette antique cité et doni presque toutes les maisons ont con- servé le type architectural des siècles passés, le vieux bourg qui, par • ses rucs étroites et tortueuses, par ses hautes constructions, forme un contraste des plus frappanls avec les autres quartiers de la magnifique métropole commerciale, nous mentre au moiiis cinq maisons sur six qui ont leur entresol sombre, mal éclairé, mal aere et humide. Aussi, nous le demandons: y-a-t-il lieu de s’étonner si panni les gens qui ha- bitent dans ces tristes demeures, nous en reneontrons beaucoup qui viennent invoquer les Services de la Science pour des nevroses d’estomac, des affections catarrliales, des leucorrhées si fréquentes chez les femmes et les filles de boutique, affections que nous rcconnaissons bien vite, rien qu’àvoir la pàleur, l’aspect chlorotique de ces débiles personnes? Mais ce n’est pas seulement dans la deraeure du dctaillant que nous entrons dans ces malsains réduits, nous les trouvons aussi dans un grand nombre de grandes maisons qui sont occupées par la haute societé. lei ils se trouvent immédiatement au-dessus de la grand porte d’entree, et il en est peu qui occupent tonte la longueur de la maison. Ils servent, le plus souvent, aux lingères, aux bonnes d’cnfants qui y passent leur journée, mais qui aussi y sont exposées à l’influence dé- létòre qui provoque le développement des maladies dont nous faisions mentions plus haut. CHAPITRE XXVII. MESURES D’ASSAINISSEMENT PRESGRITES PAR l’AUTORITÉ SUPÉRIEURE Il n’ est pas une seule niesure hygiéniquc qui n’ait pour dernier résultat de fournir un air pur à nos demeures; ce fluide eserce une mysteriuse influence sur ceuv qui le respirent, leur fait aimer le sèjour qu’ils ont choisi, ou Ics cn éloigne selon son degré de puretó ou d’al- tération. On observe assez généralenient qu’ une habitation agréable, répondant aux besoins hygiéniques de ceux qui l’occupent, est aussi le lieu où règnent la moralité, l'csprit d’ordre et róconomie. C est là une vóritó que ne pouvaicnt ignorer ceux qui ont assume la difficile inission de veillcr aux intérèts inoraux et matériels des populations; elle fut surtout appréciée, coinnie nous l’avons déjà dit, par le gouverne- — 193 — nient Belge. Les mcsurcs qui furent prescrites par Ics hommcs qui se soni succédé au pouvoir prouvent que tous ont compris que Tavenir (l’un peuple rèside dans l’amt'lioration morale et matérielle de la classe la plus nombreuse. Aussi pour leur rendre la justice qui leur revieiit, croyons nous devoir compléter, autant que possible, notre travail, en ajou- tant aux nombreux documents que nous avons enregistrés ceux qui vont suivre, et qui peuvent jeter une vive lumière sur les questions qui nous occupent, Déjà en 1831, ce fut le 18 juillet, le Congrès National Belge dé- cida que le Chef de l’Etat détermine par des arrétés: 1 o ■ • • • • « • • • • • • 9 o ^ * • • • • • • • • • • • 3.® Les mesures extraordinaires que l’invasion ou la crainte d'une maladic pestilentielle rcndrait nècessaircs sur les frontières de terre ou dans Fintérieur. Il règie les attributions et le ressort des autorités et administrations chargées de l’exécution de ces mesures , et leur délé- gue le pouvoir d’appliquer provisoirement dans des cas d’urgence le re- gime sanitaire aux portions de territoire qui seraient inopinément me- nacées. En suite du pouvoir dont le Chef de l’Etat dispose, en vcrtu du déeret dont nous venons de dire un mot. Sa Majesté le Boi établit, par son arrété du 17 aoùt 1831,, des règles organiques générales et preci- ses, tant en ce qui concerne les mesures de police sanitaire, qu’cn ce qui touche les attributions, la composition et le ressort des autorités chargées de l’exécution de ces mesures. Le gouvernement avait reconnu depuis longtcmps la nécessité d’introduire par des mesures législatives des améliorations dans les quartiers habitées par la classe ouvrière; il consulta les gouverneurs sur un projet de loi conccrnant cet important sujet, mais erut en mème temps que le moment était verni de ne plus différer relablissement de conseils spèciaux. C’est ce que nous prouve le document qui suit, et qui précèda l’arrété royal que nous communi- quons quelques lignes plus loin. 194 — CIRCULAIRE À M.M. LES GOUVERNEURS. Bruxelles, le 12 décembre 48iS. MONSIEUR LE GOUVEIIMEUB, L’attention du gouvernement s’est déjà portée, ainsi que vous le savez, sur le mauvais état de certains quartiers des grandes villes, ha- bités Principal ement par les classes ouvrières. Vous avez été consultò sur un projet de loi contenant des mesures au moyen desqucllcs le mal signalé pourait singulièrement s’amoindrir par le percement de rues nouvelles, rèlargissement des impasses, ctc. etc. D’autre part j’ai chargé la commission des monuments de s’occu- per d'un programme déterminant les eonditions essentielles polirla con- struction des maisons d’ouvriers. Les chambres législatives ont accueilli avec empressement les prò- positions du gouvernement, ayant pour objet d’entrer dans la voie des àméliorations sanitaires. line loi du 18 avril dernier a ouvert au département de l’intérieur un crédit qui permet au gouvernement de contribuer aux travaux, à en- treprcndre dans les communes urbaines et rurales, pour l’assainissement des quartiers et des habitations oecupés par la classe ouvrière. Les ré- sultats obtenus du concours qii'il a déjcà pròté à plusicurs adrninistra- tions communales, répondent à son attente. Mais la nature des travaux à exécuter, les devcloppements qu’ils doivent recevoir dans plusieurs localités, les questions qu’ils peuvent soulcver, au point de vuc des in- térèts partieuliers, et les dépenses auxquelles ils donneront lidi, exi- gent que le gouvernement s’entoure de tous les renseignements pro- pres à Eéclairer dans la marche , et à faciliter raccomplissement des mesures projetées pour ameliorer la condition physique d’une partie no- table de la population. C’est au moyen de comités spcciaux, à insti tuer par les adininistrations communales, que le gouvernement doit pouvoir obtenir ces renseignements, Je vieus donc vous demander, M. le Gouverneur, de provoquer la crcation de pareils comités dans les villes et les grandes communes ru- rales de votre province, en invitant les administrations à Ics composcr, au- — 195 — tant que possiblo, d’un ou plusieiirs raédocins, d’un pharmacien chimiste, d’iin architecte, d’un membre de Tadministration des hospices ou du bu- reau de bienfaisance, et, au besoin, de quelques autres personnes éga- lement capables de remplir la missiou qui leur sera confiée. Il iraporte que les recberches de ces comités soient faites avec le plus grand soin, et qu’elles embrasscnt non-seuleraent les causes de tonte nature qui agissent sur la santé publique dans leur ressort, mais cncore les améliorations à introduire dans les diverses localités, sous le triple rapport de l’assainissement des rues et des babitations, du manque ab- solu ou de la mauvaise construction des égouts, et de l’insuffisance des eaux nécessaires aux babitants, pour leur usage personnel et pour l’en- tretien de la propreté de la voie publique. Les rapports des comités et les observations qu’ils auront soulevées de la part des administrations communales, devront étre soumis à l’exa- men de mon département. C’est à la suite de cet examen quej les com- munes obtiendront, s’il y a lieu, dans la limite des crédits mis à la dispo- sition du gouvernement, les subventions qu’elles auront réclamées. Je vous prie, M. le Gouverneur, de tarder le moins possible à donner suite à la présente cireulaire, dont je recommande l’objet à tonte votre sollicitude. Le Minislre de l'iniérieur, ■ Ch. Rogier. Gomme le prouve cette cireulaire , les circonstances calamiteuses qui accablirent les provinees belges, en 1849, ne trouvèrent pas notre gouvernement en défaut; la meurtrière épidémie du choléra asiatique avait fait à peine ime nouvelle invasion dans la Belgique, déjà tant de fois éprouvée, que disposant de la facilitò que lui donnait le décret de 1831, Sa Majesté le Roi institua des commissions sanitaires localcs, ainsi que nous l’inJique l’arrété qui suit: LÉOPOLD, ROI DES BELGES. A tous présents et à venir salut. Vu le décret du 18 juillet 1831 et l’arrété du 17 aoùt de la mème année, rendu pour l’exéeution du décret. ITTI ACC. VOI. M. 25 - 196 — Sur le rapport eie Notre Rlinistrc de rintéricur, Nous avons arrète et arrctons: Art. 1 . Dos coinmissions sanitaires locales sont iristituées eians Ics eoinmunes où cette mesure sera reconniie nécessaire par Notre Ministre de rintérieur;, sur la proposition des députations perinanentes des con- seils provinciaux. Art. 2. Ccs collèges pourront ordonner imniédiateinent rexécution (Ics rcglcnients qu’ils auront adoptés, en vcrtu de rarticlc 48 de l'ar- rété organiciue du 17 aoùt 1831, Art. 3. Notre Ministre de Flntérieur réglera, en dcrogation aux di- spositions du titre V de larrèté précité, tout ce qui concerne Torgani- sation et le Service des dites coinmissions. Art. 4. Notre Ministre de l’Intérieur est chargé de l’exécution du présent arreté. Donne à Bruxelles, le 26 jamiers JS40. LÈOPOLD. Par le Roi, Le Ministre de l'iniérieur, Gii. Rogier. Tant d’intéréts se raltachent à la question que nous exarainons pour 1(3 moment, que nous croyons devoir lui accorder toute notre altcntion. Dès que Parrèté royal précité fut port(^ à la connaissance des admi- nistrations communales, le plus grand nombre s’empressèrent d’inslituer des comités spéciaux de salubrité publique; mais plusicurs de ces collé- ges ne restèrcnt pas à l’abri de nombreuses critiques qui, d’ailleurs, éta- ient assez Ibndccs. Des personnes très eompétentes pour apprécier les aptitudes des hommes à qui on venait confier la mission de juger de Pétat sanitaire des babitations, furent d’avis que la nouvelle institu- tion ne rcpondait pas au but que le gouvernement s’était proposé. Aussi n’y eut-il dans tout le corps medicai qu’une voix unanime — ebose très rare cornine on sait-pour condamner ces comib'S , tels qu’ils ctaient , composés dans la plupart des villes; on reconnut que les réclamations qui s’élevèrcnt, à cette occasion, de toutes parts^ méritaient d’étre prises nc séricuse considération, On réorganisa Ics comités de salubrité^ et on — 197 finii par y faire entrer un personnel réiinissant Ics qualités requises pour répontlre dignemont à l’attcntc de l’autoritt^ supérieurc. D’ailleurs, le gouvernement lui-méme avait émis des doutes sur la benne organi- sation des comités locaux; c’est ce que nous voyons en prcnant con- naissancc de la circulaire -suivante que le Départernent de l’Intérieur adressa aux gouverneurs des provinces sous la date du 29 octobre 1850. ORGANISATION DES COMITÉS LOCAUX DE SALUBIUTÉ MoNSlEUR LE GOUVERNEUR, Des comités locaux de salubrité publique ont été institués dans un grand nornbre de eommunes, en suite des recommandations contenues dans la circulaire du 12décembre 1848. Le départernent de rintéricur a regu successivement les rapports de la plupart de ccs comités. Il a pu apprécier par rexamen de ces rap- ports l’importance des Services que peuvent rendre des conseils d’bygiène composés de rnembres dévoiiés et éclairés. L’experiénce acquise permet de juger, aujourd’hui, si les comités tels qu’ils sont organisés, répondent à leur but. Pour me fixer à eet égard, je désire, M. 'ìe gouverneur, que vous engagicz les administrations des villcs et eommunes de votre province, dans lesquelles de semblables comités ont été institués, à vous adres- ser avant le premier janvier prochain, un rapport sommairc indiquant les mesurcs d’iiygiènc dont ces comités ont propose l’adoption , ainsi que cclles de ces mesures qui ont pu ótre exécutées. Les comités se chargeront volontiers, jc me plais à le croire, de la rédaction de ces rapports, que vous voudrez bion me commiiniquer dans les premiers jours du iiiois de janvier 1851. Jc désire également que vous cxaminiez de concert avec la dépu- tation permanente, les dispositions réglementaires qui pourraient étre utilcment prises, dans la vue d’améliorer l’organisation des comités Io- caux de salubrité. Le Ministre de l’ hitérieur, Cn. Rogier » 198 Mieux. organisés, ces comités niirent beaucoup Notre savant collègue ajoute à ce propos, que, sous ce rapport, la situation de l’intérieur de Rotterdam est tout aussi déplorable que celle des autres villes. tièrcs, et assurèrcnt que l’on perdait des trésors en ne Ics recucillant pas d’iinc manière convenablc dans Ics vilics. lls 's’associèrent Ics hy- giénistcs polir cinpèchcr que Ics ditcs matiòres ne s’écoulasscnt pas par continuation dans la rivière et Ics canaux, et conslituassent, se- lon leur manière de voir, uno perte réelle. On a fini par comprendrc qu’il convenait de satisfaire premièrement les exigences hygicniqucs polir aviser plus tard aux intérèts agricolcs ; qii’il fallait ne pas pcr- dre de vue la situation topographique de la ville, et qu’on ne pouvait recoiirir à l’application des mèmes mesures dans toutes les villcs in- distinctement. Nous constatons avec ime bien vive satisfaction que l’on est convaincu partout de la néecssité de débarasser au plus tòt pos- sible la commune de matières qui fermentent sans eessc, qu’il est d’ii- nc imporlance majcurc que toiis, sans èxcepter le plus pauvre des ci- toyens, doivent avoir à leur disposition uno quantitè sulfisante d’eau qui leur est aussi indispensable que la lumière et l’air, qu’il faut que les eaux mcnagèrcs aient un écoulement facile, qu’un bon système d’è- gouts publics peut seni rèaliser pareil projet; eepcndant on fut eneo- re d’avis quo, pour parvenir à ee but, il fallait ctablir des canaux poni* amener et faire écoulcr l’eau en abondance partout où la situation , des lieux pcrmcttrait d’introduire cotte grande amélioration hygicniquc; qu’il convenait cnfin de s’cn rapporter à la sedenee et à l’industric pour le soin d’indiquer les moyens de rccueillir de nouveau , avee toutes les précautions nécessaires , rèclamées par l’bygiène , Ics résidus, les immondices, les eaux mènagèrcs, pour en retircr ensuite tous les avan- tages possiblcs qu’il est pcrmis d’en réclamcr. » « L’éxècution du susdit projet absorbera uno somme de 11. P. B. 900,000. Co sacrifiee trouvera amplement sa compensation ; les eaux malsaines ne s’ écouleront plus dans les fossés de la ville; les eaux do CCS fossès seront incessamment renouvelèes, et cà l’aide de deux ma- chines àvapeur, et sans la moindre difficulté, elles se déverseront dans le large lit-de la mense. Quant aux eaux des rivièrcs et de la Rotte, à laquelle la ville a emprunté son nom, elles serviront ègalement pour nettoyer les rigoles. Outre que, le niveau sera abaissé, le sol deviendra plus sec, on dèbarassera la ville de ses immondices, et au moyen de condiiites en fer, la mense pourvoira amplement d’eau pure le quartier des poldres. » Nous devons dono nous attendre avec M. Sciiolten à voir doter la ville (le Rotterdam, et avant peu de temps, d’uii systeme d’égouts ciui ne trouvera nulle part son pareli , gràce à riieureuse situation topo- grapliicjue de cotte belle ville, dont les conditions hygiéniques subiront, de ce scili chef, ime amélioration hautement désirée. Disons le, pour rendre justice à (jui elle revient, c’est un de ces re- niarcjuables travaux. (jui font honneur à radministration cjui les fait exé- cuter ; non-seulcnient les contemporains mais la postcrité lui doivent une éternelle reconnaissance. Faudrait-il taire mention de la ville de Groninguo, où déjà depuis deux siècles, on met, sans interruption, tant de soins à reoncillir les im- mondices de toutes sortes, où la commune obtient annuellement des avan- tage d’une tellc importance que, dans les dernières annócs, la rccette brute l'ut en moyenne de fi. P. B. 40,000 , et que le bénélice monta à fl. P. B. 20,000? Il n’y a pas de longues années que les eaux pluvialcs et ménagè res étaient eiieore conduites vtTS les fossés de la ville par des égouts dont quelqucs uns (Haient couverts tandis que d’autres ne Pétaient pas. La conformation bombée dusolde la ville se prétait assez bien à cet écou- lement. Pour obtenir un écoulement régulier, il ctait nécessaire qu’cn cer- tains endroits ces égouts eussent uno grande profondeur ; d’un autre còte, cornine ils n'avaient pas une eapaeité siiffisante , il arriva, lorsqu’il tombait beaucoup d'eau , qu’une partie de la ville était submcrgée. A Groningue Ics caux ménagèrcs s’écoulent par des ouvertures pratiquées dans les murailles ou se jettent dans les intervallcs qui séparent Ics niaisons. Gomme la pente est presque nulle à rendroit où Ics eaux s’é- coulent dans les rigoles ouvertes , les caux restent cn grande partie stagnantes, et pénètrent plus facilement dans les murs que Ics briques sont mal jointos , et qu’il n’est pas , pour ainsi dire, possible de les restaurer. 11 s’cn suit que les murailles sont gàtées par l’eau, et que Ics babitations sont buniides. Getto mauvaise disjiosition ne pouvait continuer et provoquait nécessairement rétablissement d’égouts] couverts. Gràce à l’activité intelligente de rarcbitccte de la ville, M. J. G. van Beux-Kom, cette mauvaise situation a entièrement cliangé, et d’autres améliorations hygiéniques ont été réalisées dans la ville de Groningue, améliorations aux quclles a contribué pour une largo part , nous u’eu doutons pas un instant, M. Ali-coben, par les utiles rcnseignemenls que _ 995 SOS éludos spócialcs lui permeltent de comimmiquer constamment à l’ad- niinistrotion. j\ous avons dit plus haut que le sol do rinléricur de la ville est bombò; cotte disposilioii facilite la cunstruetion de rigolcs couvertes qui doivent servir exclusivemcnt à décharger les eaux sales, Ics matièrcs fécales étant regues dans des fossés mobiles. Daus toutcs les rucs qui ont une largeur sufllsante , on construit actuellement des égouts dont rcxtèrieur présente uno bauteur de G o à 70 pouccs sur uno largeur de 50 pouccs. Le fonds de ces égouts forme une voùte renvcrsée d’une bauteur de 10 pouccs afm de concentrer le couranl et d'cmpcchcr le dépót des boucs. Ce système d’égouts est tcllement coordonné que les eaux inénagères et de la voie publiquc ne s’écoulent plus dans les fos- sés de la ville, ou dans la rivière, mais qu’elles sont rcgues dans des boit-tout. La distance de ceux-ci varie entre les 50 et GO mètres ; ils sont établis de manière qu’on en rencontre à chaque endroit où deux égouts se croiscnt, ou viennent faire un embranclienient. D’après le mode de construction admis pendant les deux dernièrcs années , ces réservoirs présentent un diamètre d’un mètre, et leur fonds se trouve à un mè- tre au-dessous de celili des égouts; ils sont couverts d’une troppe en fer. Quant aux immondiees, elles sont enlevées uno ou deux fois par semaine, selon les besoins. Polir ce qui concerne les rigoles qui doivent conduirc les eaux mé- nagères et pluvialcs dans les égouts, leur construction varie selon les evigences des licu^:, mais est toujours telle qu elle facilite récoulcment et empéche la stagnation. Si nous exceptons Ics frais que réclame le repavement des rues, la moyenne de la dépense s’élève, en y compre - nant le boit-tout, à 1G 11. P. B. pour chaque mètre courant. Le con- séil communal a décidé de dépenser annuellement pour ces travaux une somme de 12,000 11., ce qui permettra d’ajouter .800 mètres d’égouts nouveaux à ceux qui existent. On évalue rétenduc de la canalisation de la ville cà 15 ou 18,000 mètres. Dans le courant du mois de dé- cembre 1860, on avait déjà aclievé à peu près 2,300 mètres; la lon- guour totale des rigoles qui doivent conduirc les eaux ménagères et pluvialcs est actuellement de 890 mètres, et leur nombre total s’élè- ve au chilTre 301. Le répavement non compris, la dépense totale s’é- lève jusqu’ici à la somme de fi. P. B. 33,000. En admettant qu ’ilre- sic encore à construirc clcs cgouts sur unc étcnduc de 15,700 mclres, la ville de Groiiingue aura à faire, outre la depense préeitée , et Ics frais que reclaiueront tous Ics acccssoires, celle de 251,200 lloriiis. Sans exiigération, colte somme peut ètre évaluéc à 350^000 lloriiis polir rentier acheveiuent des utiles Iravaux qu’elle a eiitrepris ; mais aussi, dès-à-préseiiG ce sacrificc prornet une, ampie compensation. Com- parez, en ofl'et, Ics rues où le nouveau système foiu tioiiiie aujourd’liu'i avec ee qu’elles furVnt avaiit. L’amélioratioii qu’oii y constate pour ce qui concerno réooulement des immondices liquides fournics jiar Ics mai- sons et les rues est tcllement importante, que, dòs ce moment, elle per- met d’apprécier les résultats qu’on pourra réeliser dans la suite. Gom- me les eaux sales soni regues dans les boit-tout, l’adoption du pro- jet doni nous venons da parler, présente ce grami avantage encore , que les immondices, les boues les eaux sales n’infeetent plus les ri- vières ou les fossés de la ville, mais qu’on peut les conserver pour fa- voriser le développement de ragriculture. Bone, ce système d’égouts con- stitue une grande amélioration au point de vue hygiénique et agricole. Cependant , on aurait tori de eroire qu’il ne présente aucun inconvé- iiient. Lorsqu’il rógne une longue seebéresse, les égouts regoivent les eaux en moindre quantité , et Ics immondices restent accumulécs plus longlemps dans les puisards ; ils laissent dégager , par Ics ca- nivaux, une odeur très pénétrante qui provieni de leur déoomposition. ìSous nous sommes longucment étendu sur cotte question dans le elia- pitre XI de la première parile de notre travail. 11 est très probable qu’on peut s’opposer à l’emanalion des gaz dèlélères qui se développent dans les égouts , et qui , repandus dans l’air atmospliérique , Soni si nuisibles à la salubrilé publique, en adoptant, les mesures prcscri- tes, en Belgique, par le Conseil supérieur d’bygiène publique. Mais re- marquons le bien, les eaux ménagères etcelles de la voie publique aux quclles viennent s’ajouter d’autres immondices, soni à jamais perdues dès qu’ellcs soni eonduites dans les rivièrcs, Ics canaux, les eaux dor- mantes. On a caleulé qu’en Belgique on perd annucllement des millions parce que, généralemcnt ces matièrcs s’écoulent dans Ics cours d’eau, et soni perdues pour 1’ agriculturc qui, cependant, en a tcllement be- soin que 200,000 hectares au moins du territoire belge restent incultcs fante d’engrais et de bras. La quantité des boues regues dans des pui- sards d’où on les enlève pour les faire servir comme engrais est si pc- tite, qu’on ne pcut en tenir sérieusement compie; quant aux bras, mal'- gré la neulralité perpétuclle à laquelle est condamnée la Belgiqiie, les étrangers qui gouvernent notre pays oubliant ses veritablcs intérèts ont enlevé tlepuis 1830, corame ils le font encore maintenant, nos cam- pagnards les plus validcs aux travaux des charaps pour la vie oisive de garnison. Mais passons, et rentrons dans les provinces septentrio- nalcs, GÙ un gouvernement vraiment national vcille aux intéréts de la patrie. Dans les Pays-Bas, on s’est décidé, en général d’adopter un système qui permet de prevenire les faclieuses suites des fossés ouverts et de l’infection des rivières; on fait servir les imraondices au plus grand avantage de l’agriculturc. Ce système tonte fois nous met en présence de certaines dilficultés qui n’ont pu passer inappergues, et qui ont fixé la serieuse attention de notre savant collègue de Groningue, M. le Doc- teur Ali-Cohen , et c’est à juste titre qu’il s’arrète à l’adoption de la methode dite anglaise. Nous savons que, depuis quelques années, elle a fourni d’excellents résultats cliez nos voisins d’outre mer. Elle consiste tout bonnement cà introduirc du lait de chau'f dans les égouts cà travers leurs regards. Ucrvé-Mangon nous communique à co sujèt un excellcnt rapport dans ses Comples rendus, publiés dans le courant du mois de novembre 1836 (1). Le savant Wicksteed en obtintles plus heureux succès dans la ville de Leiden qui compte ime population de 65,OO0 habitants. A notre point devile, il importe, avant tout, de détruire les é'uanations putrides, mais envisageant en méme temps la question dans ses rapports avec le dc- veloppement agricole, nous croyons devoir faire connaìtre le procédé dont il s’agit ; les détails que nous donnons à ce sujet, sont aussi courts que possible, et nous ne nous y arreterons qu’un instant. Après que le lait de chaux, a été mis en contact avec les eaux des égouts, les raatières organiques se combinent immédiatement, chimique- inent et mécanicarnent avec les particules calcaires, et déposent ensemble régulièreraent sur le fonds de l’égout, 1,000 Kilog. de la inatière déposée contiennent autant d’azote que 75 Kilog. de guano qui renferrae 1 5 p. c. de ce gaz. La chaux absorbe environ 30 p. c. du gaz contenu dans les susdites eaux. M. Ali-Cohen observe qu’à Paris, dont les eaux d’égout contiennent de (1) Ce travail fut inscré dans le Volksvlgt, 1857, ainsi que dans le Nederlan- dsch tydschrift voor Genees — Runde, 1857, p. 127. ATTI ACC. VOL. II. 29 — 228 - l’azote en petite quantité, oii rccueille cependant en une année, ce gaz en quantité sufDsante pour obtenir enviroii un inillion de Kilog. Quant au dépòt qui forme uno bone liquide, on le convertit en une masse com- pacte apres l’avoir fait séeher à l’air. Colte opération a lieu au moyen d’une macbine qui a une action centrifugo ; et après cette opération , on en fait des gàtoaux que l’on conserve et transporte facilcment, • Nous n’entrerons pas dans de plus amples détails, ecux qui précè- dent peuvent suUìre, croyons nous, pour prouver que le remèJc à op- poser aux émanations des égouts est tout trouvé. Nous croyons inutile d’insister sur rinfluence nuisible, pour Ics habitalions, de la stagnation et de récoulement vicieuK des caux ménagères et pluviales, mais ce que nous tenons à dire, e’est que dans plusicurs localités Tabsonce d’un bon système d’égouts continue à faciliter la pénétration de riiumidité dans les bàtimcnts. Cependant il est peu de villes où Con ne s’eirorce de re- iiiédier à un mal qui, malheureusemenl, a exercé sa funeste influencc licndant une trop longue sèrie d’annécs, et où il landra un bion longtemps encore avant que Con parvionne à Ciire disparaitre une cause de nom- breuscs maladies. La Sociélé des Sciences naiiirelles élablie à Boisle-Duc, s’est occupée de cette importante question, dans sa séance du mois de novembre 1860. M. llingeling, qui s’est livré à des etudes approfondies pour tout ce qui se rattacbe aux inlércis bygiéniques du clief-lieu du Brabant septentrional, trouve à juste titre, que le seni moyen à opposer à rinfìltralion du sol de la ville, consiste à le drainer au moyen d’égouts maconnés. La construction de ces égouts serait modilìée de Ielle fagon qu’on y établirait à ccrtaine distance les unes des autres, des ouvertu- res à un pied au-dessus du fonds, par les-quelles s’écouleraient les eaux ménagères des maisons ainsi que les eaux pluviales. Nous cspérons que, lors d’une décision définitivc , radministralion eommunale ne s’arréte- ra pas à l’adoption de demi-mesures qui auraient pour conséquence iné- vitablc d’entretenir, de la manière la plus fàclieuse, le mal au lieu de le combattre. Lorsquedes inesures bygiéniques soni reconnucs néeessaires, il n’est pas permis de reculcr devant Ics sacrilìees qu’elles réelament ; à Bois- le-Due, cornine partout où l’on apprécie les intérèts financiers en méme temps que ceux de la salubrilè publique , on n’obteindra de resultai vraimcnt sérieux et utile qu oti adoptanl un système de drainagc qui fa- cilito l’enlicr écoulement des immondices liquidcs, et qui permet de Ics employcr aux progrès de ragricullurc, Nullepart on ne peut oublier le triple biU qu’on peut et qu'on doit atteindre. L’adoption d’uii bon système d'ógouts veut qu’on empéche rinfiltra- lion dii Sol; qu’on concentre toutes les immondiccs ; qu'on empéche leur écoulcinent dans les fossés, les cauaux, les rivières; qu’on les utilise au plus grand avantage de l’induslrie agricole, Nous ne pouvons passer sous silencc l’importante décision prise le M janvier '1860, par le conscil communal de la ville de la Uaye, d’a- niéliorcr les eaux dii Ilof-vyvcr ( le grand étang)etdu cours d’eau ap- pelé de Beek (le ruisscau). On a admis en principe de combler qiiel- qucs fossés de la residence royale, déeidant toutefois que l’amélioration des cours d’eau meiitionnés ci-dessus doit nécessairement précéder tuus les aiitres travaux. Pour qu’on puisse juger de Tctat réel des eboscs nous ne pouvons mieux Taire que de communiquer, un extrait du ra|)port accompagnant le pian des travaux publics , qui fut adrcssé au collège écbevinal, le 1 juin de la méme année ISCO. « Le ruisseau-de Beck-dit, entro aulres, la commission cbargée de fairc son rapport, qui est en grande partic un égout ouvert, dans lequel viennent s’écoulcr Ics eaux m^nageres et les matièrcs fécales de plu- sieurs maisons, ne peut plus servir dorénavant qu’à rcnouvcler Ics eaux de rétang, pour étre plus tard d'une mènie utilité , et sous le méme rapport, à la partie restante du Spui. Pour atteindre ce but, tout écou- lement d’immondices doit ccsser d une manière absolue, et devenir im- possiblc. D’un autre còte, il faut empéclicr que lo susdit ruisseau ne rc- devienne un égout publie dans les moments que ses eaux ne sont pas renouvelées. Pour remplacer celles que le Bee/t conduit dans l’étang du còte du Nord, on désire piacer des tuyaux en fcr, à travers la me dite Zeesiraat, sous le pont Sebeveningue, qui traverseraient le quartier du Nord, pour aboutir au bas sin de la place. C’est par ces tuyaux , que l’ou conduit les eaux le long de la route de ScliQveningue jusque sur la place et au delà, au moyen de la voic ex istante— dans laquelle au- cun écouiement de matières fécales nc peut avoir licu, ni étre toléró par la suite — vers Létang. La capacitò de celui-ci est assez grande pour pouvoir recevoir uno suffisante quantitc d’eau; mais pour qu’il réponde à sa nouvellc desti- nation, celle de rcnouvcler Ics eaux, il est indispensable qu’on s’oppose 230 — à récouloment de cellcs fournies par les rigoles. Dos mesures sérieiises' seront iiidiqiiées et exéculées pour éloigner pareil inconvénient. De là Ics caux seront conduites vers le Spili, où ellcs seront en- core d’une haute utililé. » On volt que nos grandes villcs des provinces scptentrionales ont aussi entrepris de grands travaux d’iine incontestable utilitc à la salu- brité publique. Le projet des travaux qu’on a dù exécutcr de 1 801-1802 à 1803, dans la capitale, nous met en présence d’une dépense de 11. P. B. 435, 372. 00. La ville de Haarlem n’a pas voulu rester en arrière; depuis le des-* scchcment du lac de ce nom, oeuvre colossale qui, à elle seule suffirait pour immortaliser le rógne de Guillaume II, d’illustre mémoire,. de gran- des quantilós d’immondiees se décliargent dans des caux qui sont pre- sque dormantes, et Ics résidus liquides des fabriques s’écoulent dans les Ibssés de la ville. Lette situation est on ne pcut plus nuisible, et cxpli- que facilement la corruption de l’cau potable. Aprcs un miir examen de cet état de choscs, on a décidé la sup- prcssion de quelqiies fosscs, de Ics rcmplacer par un système d’égouts pourvus de réservoirs, et de recueillir la quantité considérablc de Furi- ne fournie par les chevaux, pour la faire absorber par l’engrais solide. Pour compléter les mesures liygiéniques, on a résolu enfin de séparer des caux qui se trouvent dans l’intérieur de la ville , les eaux des Li- briques dont nous parlions plus haut , et de les eonduire directement vers le lìuiten spaarne, au moyen de tuyaux souterrains. L'adoption de ce système exige la construction de quatre réservoirs qui pourront ótre vidés facilement. Les égouts dans lesquels se décliargent un nombre con- sidérable de rigoles publiques et 150 rigoles privées, ont ime longueur totale de 4,500 mètres , et communiquent avec les dits fossés par 20 grandes embouchures, pour y laisscr écoulcr les immondiccs. Gclles-ci, une fois rccueillies dans les réservoirs, ne seront plus perdues , mais eonverties en engrais. En vu' * - • , iu^dlrs ,.K»8ur»^a iìsiìubU lù^poTflf I#cn ub -u*jq rm^ jiTÙaì ^#Ìob ?op(, ltfO(| pSU'AASlflli IÌRYìIO*^* lio'b flj •■iwq iiip «31» uan'j'UiQi ifoavu^upj «oìIm^ ■ mIj -lu'I. lW)?t)# ibR ii»; ,«ulùw>!^?,»»ÀPfR^ ^/ijuci^t ^5*0» ;1» 2^4qpÙ)^(iiaRe黫P 6ii)ui, ,aDiiiJuì «op OQ?Wi?j»il4c‘| «»*»U .Ìq<4iU. oup^ «tìlbup,.,pu,oiub oilà-patii '^| f^‘ inoTae lup wioUia^iqtiw^^r -ii^ iftmQWKjgpv'^j «nqUaj5(j838 ,3fl||nJ«l‘),W> 4*’f}k,3Ìw.icg^«5;il iiapipaUv, ^^ounod 9(4 8Jb8|«db^^«^b a^o^] 83QÀ^|^t84/tb «mpÌ tv, . ' iì •Jvsv’'. ' il- i ,»rw ^ M. V , :> , !if àl£)iu^i «bflaia a^b iUiuf»lqg«80jOii,5w *bU sppv^ «uofl,,atfn|> ii^ 'js*- «usurpo li .appiWuq ^ihdwUa'fil.ab iup?Jii> V ' puHfioin .pU-JUpal f àb .RiiéRvq m\ip " nooaiilpiaì ooH’y T4UÌ3Ma*»pnB «uodiisippvpoq i*a woti ,* w«Wfi-i;ib«Ì3Jwp< f^V -»^o4ai„4o ,mpftUd^pai «ói^orq , a^. 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M. la reine d’Angleterre , le 20 aoùt 1853 sur la combustion de la fumèe » 150 8. Ordonnance du Préfet de police de Paris concernant les appareils à vapeur (Il novembre 1834) » 154 9. Rapport au Roi sur les établisseraents insalubres , dangcreux et incommo- des (3 novembre 1849) » 173 10. Arrèté royal du 12 novembre 1849 concernant le mème objet . . » 174 II. Rapport au Roi sur la révision et la siinplificatioh concernant la police des établissenients dangereux et insalubres » 181 12. Arrèté royal du 29 janvier 1863 concernant le mème objet . . » 184 13. Circulaire ministérielle du 27 septembre 1830 , concernant la police des établissenients dangereux, insalubres ou incommodes ...» 189 14. Rapport au Roi sur les fabriques de produits chimiques (25 février 1836) » 208 15. Arrèté royal concernant le mème objet (23 février 1856) ...» 217 16. Circulaire Ministérielle au.x gouverneurs des provinces accompagnant la communication des deux documents qui précèdent (27 février 1836) i 219 -ATTI ACC. VOL. II. 64 SECONDE PARTIE n Arrèlc dii Collège échevinal de la ville de Mons, pris le 23 mars 1850, par lequel il est défendu aux boulaiigers, patissiers, etc. de se servir dii bois peint polir le cliauffage de leiirs fours Pages 124 18. Arrèlé du Collège échevinal de la Coininune d’ Ixelles-lez-Bruxelles, concer* nani les logenients publics d’ouvriers (22 juin 1810) . . . » 180 19. Circulaire de M. Dumas, Blinistre du Commerce et de l’ agriculture, concer- nant l’exècutioii de la loi de 1850 » 181 20. Loi de 1851), dont il est fait mention dans la circulaire qui prècède. 21. Decret du Congrès National Belge du 18 juillet 1831, concernant la salu- brilè piiblique * 182 22. Circulaire Ministérielle adressé aux gouverneurs provinciaux concernant rinslilulion des comitès spèciaux de salubritè dans les villes et communes du royaume (12 dècembre 1818) s 194 23. Arretè royal du 2G janvier 1819 concernant le mème objet . . » 195 24. Circulaire ministérielle du 29 oclolire 1850, adressèe aux gouverneurs des provinces, concernant rorganisalion des cornilès locaux de salubritè. » 197 25. Arrèlé royal du 13 mai 1849 , decrétanl l’institution du Conseil supérieur d'bygiène publique > 198 20. Circulaire ministérielle du 8 avril 1818 , concernant l’assainissement des villes et l’emploi des engrais qui s*e perdent dans certaines villes . > 200 27. Cii‘culaire ministérielle du 7 février 1819 concernant le mème objet. » 202 28. Circulaire ministérielle du 5 avril 1849, concernant les travaux d’assainis- sement » 206 29. Circulaire ministérielle du 18 juillet 1849 concernant le mème objet. » 208 30. Circulaire ministérielle du 20 avril 1849 sur la compélcnce de l’autorité communale pour régler tout ce qui est relatif à la salubritè publique > 210 31. Circulaire du Departement de la justice concernant le concours des admi- nistrations de bienfaisance dans l'exéculion des travaux d’utilité publique (20 juillet 1849) >214 32. Loi du !"■ juillet 1858 relative à l’expropriation pour assainissement des quarliers insalubres s 216 33. Circulaire ministérielle aux gouverneurs concernant les associations parti- culières pour la construction de maisons d’ouvriers (5 avril 1849) . » 237 34. Circulaire ministérielle aux mèmes fonctionnaires, concernant l’hygiène de l’interieur des habilalions (4 dècembre 1849) » 237 TABLE DES NATIERES IlTRODCCTIOM Page* 5 PREMIERE PARTIE Chap. I. Exposé sommaire des principales notions sur la composition de l’air atmosphérique . . . . » 4S CnAP. II. Fonction respiratoire chez Tliomme » 49 CiiAP. Ili, Continuation du niènie sujet » 53 Ciuf. IV. Influence de l’oxygène sur le sang veineux . ...» 58 Chap. V. Examen des causes qui vicient l’air extérieur . . . . » 63 CiiAP. VI. Continualion du mème sujet )t 71 Cn.AP. VII. Funeste influence de l’agglomération des bàtiments sur la pureté de l’air atmosphérique >82 CnAP. Vili. Continuation du mème sujet. . » 99 CiiAP. IX. Agglomération des habitations dans les grande* villes. . . » 110 CiiAP. X. Pour conserver la pureté de l’air , il est indispensable d’enlretenir dans un bon état tout ce qui se rattache à la voirie publique . > 114 CnAP, XI. Continuation du mème sujet » 122 CnAP. XII. Mauvaise influence des dépóts de fumier et d’immondices sur la composition de l’air atmosphérique » 130 CnAP. XIII. L’emplacement des cimetières au milieu des centres de population constitue une cause d’infection de l’air atmosphérique . . » 134 CnAP. XIV. Continuation du mème sujet » 140 CnAP. XV. La composition de l’air atmosphérique perd ses proportions norma- le* dans le voisinage des établissements industriels. Influence délélère de la fumèe >144 CnAP. XVI. Moyens proposés par la science pour détruire la fumèe . » 149 Chap. XVII. Appareils et moyens pratiques pour la suppression de la fumeé. » 156 CnAP, XVIII. Les appareils fumivores ne sont pas seulement utiles pour sau- vegarder la salubrilé publique, mais sont encore favorables aux in- dustriels , en ce sens qu’ils leur font réaliser une incontestable éco- nomie » 164 - m - CiiAP, XIX. La pureté de l'air est altéróe par les emanalions que les fabriques dcgagent dans l’atmosphère Pages 172 CuAP. XX. Contimialion du mème snict 188 CiiAP. XXI. Les fabriques de produits cbimiques dégagent des emanalions qui soni plus particuliòrement nuisibles par la viciation de l’air; en l’ab- sence de mesures convenables, elles causent un dommage rcel à Pa- gri cui tu re » 207 CiiAP. XXII. L’air atmosphérique est infecté par les matières anirnales et vé- gctales qu’on laisse séjourner dans les fabriques ...» 225 SECONDE PARTIE CiiAP. I. La pureté de l’air dans les demeures varie selon la situation sociale de leurs babitants • d 3 CuAp. li. Distribution des maisons babitces par la classe aisée . . » 7 CuAp. III. Distiibution des maisons babitées par la bourgeoisie . . « 9 CiiAP. IV. Distribution des demeures louées àia classe ouvrière et aux indigents. » 13 CiiAP. V. Bataillons cartés, cours, courettes, impasses . ...» 18 CiiAP. VI. lusalubrilé de l’air respirò par les babitants des caves . . » 22 Chap. vii. Distribution des maisons babitées par les campagnards de la classe aisée, des propriétaires exploitant eux-mèmes leurs terres, des grands et petits fermiers » 33 CuAP. Vili. Continuation du mème sujet » 37 CuAP. IX. Apercu général de la situation bygiénique des demeures babitées par les ouvriers et les indigents des communes rurales . . » 44 CiiAP. X. Continuation du mème sujet » 53 Chap. XI. Les qualités de l’air de nos demeures varient selon l’emplacement qu’on leur donne, le sol sur lequel on les érige la nature des maté- riaux. qu’on emploie dans leur constructioii . ...» 62 CiiAP. XII. Continuation du mème sujet s 71 Chap. XIll. La pureté de l’air est vicié par la décomposition du bois que nous employons dans la construclion de nos demeures . . . » 86 Chap. XIV. La pureté de l’air que nous respirons dans nos appartements est modifiée selon la nature des materiaux qui entrent dans la construc- tion des plancbers et des parquets; elle l’est encore par les soins qu’on a de leur entretien » 95 Chap, XV. Les matériaux qu'on emploie dans la construclion des toits exercent leur iniluence sur les qualités de l’air confinò sous les combles. » 100 Chap. XVI. L’habilalion des maisons nouvellement construites est nuisible; l’air qu’on y respire n’olfre pas le degré de sechéresse nécessaire pour la conservatiou de la sauté » Cn.AP, XVII. L’air de nos appartements peut ètre altéré par la peinture; il su- 104 bit une influence tonte aussi délétère par la combustion du bois - 2 T5 - peint, par le dégagement de gaz véneneux que produit celle des brai- ses qui contiennent les composés métalliques doni on se seri dans la peinture Pages 112 CuAP. XVIIl. Quelques papiers peints exercent une influence délétère sur la composi tion de l’air confìné dans nos apparlements ...» 125 CiiAP. XIX. L’éclairage artificiel modifie la composition de l’air renfermc dans nos appartements ; panni les combuslibles doni on se seri , il s’eii trouve qui peuvent causer des accidents toxiques ...» 133 CiJAP. XX Continuation du mènie sujet » 143 CiiAP. XXI. Continuation du mèine sujet » 154 CiiAP. XXII. La coinposition de l’air de nos appartements est modifiée par le chaulTage artificiel » 136 Chap. X^III. Continuation du méme sujet » 165 Chap. XXIV. Nos appartements doivent avoir une capacitò sulllsante; elle doit servir de base à toutes les mesures hygiéniques, si l’on veut conserver la puretó de l’air dans nos demeures » ITO Chap. XXV. Pour conserver la pureté de l’air dans nos appartements , il ne suini pas que nous y disposions d’une suffisante capacitò , il faut de plus qu’une ventilalion convenable en chasse l’air vicié . . » 183 Chap. XXVI. L’air que nous respi rons dans nos apparleinenls ne doit pas seu- lement ótre renouvelé, mais il faut encore qu’il présente une tempera- ture convenable, il ne peut ètre ni trop sec ni trop bumide . » 189 CiiAP. XXVII. Mesures d’assainissement prescrites par l’autorité supérieure » 192 Chap. XXVIII. Mesures d’assainissement projetces ou dcjà exécutces dans les provinces balaves des Pays-Bas. . . . . . . » 219 Chap. XXIX. Citós ouvrièrés, prix de propreté » 236 Chap. XXX. Continuation du mème sujet » 232 CoNCLUSioit » 264 ; ■' ‘K.:; ii-iwtjàf ev» ' v 'fr-.;*. , v‘i(, ;i{ :ìjÙj.'^,iì .1 •; :.. I • J «ferini. J «tìrii i,ijl..V':fHit'J iuft 9t>* *’* -■ • • • • • ' ♦ • . ^ . sriirjfiJi(f !*^‘- il: I , ) us*,',a.:r uno »ìki>ì> K .tmr .uii: *■ . . ‘ i.,(}*_T. .»<’(■ -c;'’!. '»(;«wia la'; c-ìi v.'il . nitjQ» iiitìr •.'•'.''..jTrty; i'ii'i ■. •' v.i.i^- j I!» . .1 tiriiiMi) \|{i liMStVJ^ JfiZ ,V- l’.’j ^ .1 , iv-j( 0.1 j, , I (u0 • * > !?■ n.’rnj - j i:ij j'j ■ ‘-■' • ’ • - i; • '. . .;!i (K';;i.j;i,;ìii6.i .•«AH.’' ^ • • * . . . ‘^ L'* 'I l ;u1) ‘iHl.i ; /■) * • * • » - , . - 4j-j lik • ' » Ojif-iijn . 1. ( ( /j 7Uu*^i .•tlnU .ili il Il ,af> I, • 1 i,;c 'Ij';.(,ì :.’,(;‘fl -e.i» i:ili»/Ul'AVi*CjJ •jfC'ihl'ifft? '' 'llio'fip ■ -i j i w.j j/y|i Oli: KjnàOiifcl «/(ili *,ioiiq<;r; ij/r. : ji/p iì j|Mil .'i >tuni fyij’i' liiijt/iol ♦ • -■/•'"Jpil ijoi) ili yji (jk>T> .Il Ont li .■ji^^-m-i/ii n 'nitj _ -(It.n .i 1 V;f| 5. -ji i;ev 'i .IIZ’/.Z .liU..' ;1 I .ut» »y I*.; lóxo «pi) u< ^l•.^■(•Mlj l'x'U »'“*(f/tjl/;* •,...■. . . . rti:U 'i;V«'J Mfl) 47!)r’l/Ull7 • - • . :/n(| ^oiòìt/iK) JY/'i. ,nn > , .t ' ■ • . . i’ì.'i?: A»rtl')(0 lib lltrtlAUiUJf '."'l li.'..* ' 'If... ' Ir--'' t ' 1"t 1 . ■ ■ ■• r.os«J4Jiu»v' ' .1- • "k*. ■ 'IV' 1*1. Il . V- ■» OUVRAGES DU MÉME AUTEUR: 1. ) Mélicéris gnéri par la compression et l’azotate d’argent. Gand 1842. 2. ) Hystérie cataleptique apoplecliforme. 12 pages. Gand, 1845. 3. ) Ilépoiise à la question proposée au concours de 1846, par la Société de méde- cine pratique de la province d’Anvers , sur le Service sanitaire des indigents dans les communes rurales. Méinoire couronné n. 3 pages. Malines, 1846. 4. ) Considérations sur le Service sanitaire des indigents dans le communes rurales. 500 pages. Bruxelles, 1847. 5. ) Etudes sur les polypes nasaux. 12 pages. Malines, 1848. 6. ) Etudes sur le naevus maternus. Mémoire couronné. 34 pages. Malines, 1848. 7. ) Dix années de pratique civile , ou maladies epidcmiques observées dans les Flandres. Ouvrage couronné. 110 pages. Malines, 1849. 8. ^ Reciieil de discours prononcés dans les séances de la Société de médecine pra- tique de la Fiandre Orientale, des Sociélés de médecine d’Alost et de la province d’Anvers, ainsi que du Conseil Communal de Termoiule. 72 pages. Termonde, 1849. 9. ) Rapport sur le Service des indigents de la ville de Termonde ,« pendant l’année 1851, fait au Conseil Communal de cette ville 16 pages. Malines, 1851. 10. ) Rapport sur le rnème service, adressé cornine le premier au Conseil Communal de la ville de Termonde , et à la Conunission .\dininistrativc du bureau de bienfaisance, pendant Tannée 1852. Malines, 1853 19 pages. 11. ) Statistique médicale adressée aux mèmes adininistralions, sur le service méJical des indigents, pendant l’exercice de 1853. 38 pages. Malines, 1854. 12. ) Réponse ii la question mise au concours pour 183'! , par la Société de méde- cine pratique de la province d’ Anvers. « Décrire quelles sont les mesures hy- giéniqnes et administratives les plus propres à opj'oser au développement et à la propagation des épidémies envisagces au point de vue gcnéral et particulier. Mémoire couronné 270 pages. Malines, 1853. 13. ) Exposé des mesures bygiéniques à observer dans les écoles pour la salubrilé des élèves et de rinstituteur. » Mémoire couronné. 210 pages. Malines, 1854. 14. ) Souvenirs de pratique cbirurgicale 31 pages. Anvers 1858. 15. ) Analyse bibliograpbique de la brochure portant pour tilre: Du prognostic de l’épilepsie et dn traitement de cette maladie par le valérianatc d’atropine, par M. le docleur Michea. — Paris, 1858, in 8” de 43 pages. — 16 pages. Anvers , 1838. 16. ) Notice bibliograpbique sur la brochure de 31. Ernest Godard, interne des hópi- taux de Paris, membre de la société de biologie et de la société anatomique , ayant pour titre: Etudes sur la monordiidie et la cryptorcbidie chez rhóm- me. — Paris, 1857, grand in-8“ de 164 pages. —3 pages. Anvers, 1859. 17. ) Rapport sur les lettres de 31. le docleur Dewachter, de Bnysbroek, adressées à 31. le docleur Broeck.x , membre de lAcadémie royale de médecine, cbevalier de l’ordre Leopold, etc; lesquelles, au nombre de sept, traitent du lard et de ses auxiliaires dans l’alimentalion des habilants dans les campagnes 14 pages, Anvers, 1859. - 278 — 18. ) Etucles sur la fièvre puerpérale. Mémoire couronné au concours ouvert, pour l’année 1860 , par la Société médico-cliirurgicale de Bruges. 277 pages iu-8.® Bruges 1860. 19. ) Analyse bibliograpliique sur l’ouvrage intitulé : Breitrag zur therapie des Ruckgratsverkrùinmuugen voii Dr. àxel-Sigfrid Ulrich , etc ; Rapport sur ce travail. — Anvers, 1860. 20 pages in-8.“ 20. ) Rapport sur le mémoire adressé à la Sociélé de mcdecine d’Anvers, sous le ti- tre ; Elude critique sur la valeur tbórapeutique des iodiques dans certaines affeclions morbides de l’estomac et de l’oesopbage, par M. Massari de Napoleon Vendée. — Aiivers, 1860. 21. ) La gri[ipe et sou traitemeut, par M- le docteur Henri Van llols-beek, rapport sur ce travail. — Anvers, 1860. 22. ) Parlicularités bisloriques sur les peuples soumis au goiivernement des Pays- Bas ; traduction du mémoire iiéerlandais , adressé à la Société de médecine d’Anvers, par M. Van Hae^^endonck, cliirurgien-acconcbeur h Steenbergen. 23. ) Un mot sur le IV Jalires-Bericbt des Instiliits fiir Swedische Ileil-Gymnastik in Bremen, von Dr. Axel-Sigfrid Ulricb. Anvers, 1861. 24. ) Sur la nécessilé d’isoler les maternilés. Anvers, 1861, 94 pages. 25. ) Notice bibliograpbique sur le A'^ Jabres Bericht des Iiistiluts fiir Swedische Ileil- Gyinnastik in Bremen, vou Dr. Axel-Sigfrid Ulricb. 26. ) De l’hygièue daus ses rapporls avec les iiiduslries modernes. — Anvers, J. E. Buscbmann, 1862, 1 voi., 378 pages in-S.^^ 27. ) Sur la nécessilé d'iutroduire en Bslgique la Gymnastique Scienlifique Svédoise. Anvers, 1863, 78 pages. 28. ) Les titres obstetricaux de Henri van Devenler et de Iloefman , invenleur de raccouchement préinaturé artificiel et du pelvimèlre de Baiidelocque , par M. A’an Haesendonck, médecin-chirurgien à Steenbergen; traduction suivie du rap- port sur ce travail. Anvers, 1863, 2o pages. 29. ) Un mot sur renseignemenl en Belgique à propos des Jahres-Berichten des In- sliluts fiir Swedische Ileil-Gymnaslik in Bremen, van Dr. Axel-Sigfrid Ul- rich. Anvers. 1863, 37 pages. 30. ) Rapport présenté à la Sociélé de médecine d’Anvers sur la communication faite au conseil coinmimal ducette ville, au nom de la commission de salubrité publi- que , par M. le docteur Pb. J. Van Meerbeeck , Conseiller Communal , ten- daut à introdiiire des modilìcatious dans le persounel chirurgica! de l’hòpital Sainte-Elisabelh, Anvers. 1864, pages, 23. 1. ) h'otice nécrologique sur Hugo Rolhstein, Chevalier, M.ajor de l’armée prussieii- ne, directeur de riuslitut royal de Gymnastique Suédoise, Berlin, etc. 2. ) Notice nécrologique sur M. le Docteur de Block , commandeur de l’ordre de Saint Giégoire le Grand, chevalier de l’ordre Léopold , professeur de médecine à runiversité de Gand, inembre du senat belge, eie. etc. SOUS PRESSE: ! » * • » ijl ' ir f ♦ ♦ ' » i I « I I ;t«’ V 4 I « l I * ■i * • : 4 k I- * ^ ’j ^ $• » f %