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ATTI
DI SCIENZE NATURALI
XZS CATANIA
SERIE TERZA — TOMO XIII.
♦ CATANIA,
TIPOGRAFIA DI C. CALATOLA nel R. Ospizio di Beneficenza
1879.
CARICHE ACCADEMICHE
PEF^ L'ANNO LUI DA jLuGLIO 1877 A pIUGNO 1 878.
1° Direttore Prof. Comm. Anclrea Aradas.
*2° Direttore Prof. Cav. Giuseppe Zurria.
Segretario Generale Prof. Cav. Carmelo Sciuto Patti.
MEMBRI DEL COMITATO
1. Prof. Aretini Giuseppe.
2. Dott. Cav. Antonino Somma.
3. Prof. Michelangelo Bonac corsi.
4. Prof. Cav. Paolo Berretta.
5. Rev. P. Giovanni Cafici.
Direttore del Gabinetto Gioenio — Prof. Cav. Mario Distefano. Cassiere — Prof. Cav. Salvatore USTicolosi Tirrizzi.
Segretario della sezione di Scienze tìsiche — Prof. Cav. Aga- tino Longo.
Segretario della sezione di Scienze naturali — Prof. Cav. Ora- zio Silvestri.
SULL’ ESISTENZA
PER
IL PROF. D. AMATO EO A. CAPPARELLI
Sin dai tempi più antichi i medici riconoscendo l’ importanza che offriva lo studio delle orine per la diagnosi di certe malattie si sono preoccupati delle modificazioni e delle alterazioni che possono subire i principii normali di esse, e della ricerca dei principii anormali che vi si possono riscontrare. Ma le poche ri- sorse che ai tempi d’ allora offrivano le scienze chimi- che fecero bentosto cadere questo esame, per se stesso difficile, nelle mani di empirici, così che questo studio per il quale questi ultimi pretendevano diagnosticare ogni sorta di malattie, fu abbandonato anche dai me- dici disposti a riconoscerne f utilità almeno per la dia- gnosi di un certo numero di esse.
Più tardi, nei tempi di mezzo e nei tre secoli se- guenti, la Orinologia fu oggetto di numerosi scritti , sebbene di poca o nessuna importanza. Però verso la fine del secolo XVIII, essa ricevette un nuovo im- pulso della scoperta dell’ urea fatta da Rouelle le Jeu-
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ATTI ACC. VOL. XIII.
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ne, e dai lavori di Foucroy e Vauquelin su quest’ ul- tima sostanza.
Al giorno d’oggi mercè gli ajuti della chimica fi- siologica e dalla microscopia, l’analisi accurata delle orine offre il mezzo di riconoscere più affezioni con una rapidità ed una certezza mai conosciuta. Essa ci dà il mezzo più sicuro per illuminare i medici sul mo- vimento della nutrizione , sulle modificazioni passag- giere che questa funzione può provare sotto l’ influen- za di diverse sostanze, e sui disturbi che presenta in una immensità di stati morbosi: d’altronde un grande numero di malattie non sono prodotti da altro che da disturbi della nutrizione.
Noi dunque per mezzo di questo studio possiamo riconoscere nelle urine normali e nelle orine patologi- che la presenza di una grande quantità di principii tanto minerali ed organici, quanto organizzati.
I fosfati i cloruri, gli azotati ed i silicati; l’urea, 1’ acido urico, la creatina e la santina; il glucoso, l’al- bumina, la cistina, e l’inosite; il sangue , il mucus, le cellule epitaliali, etc. etc. sono tutti principii di cui non solo il chimico può svelare la presenza nelle ori- ne, ma ne può ancora determinare le quantità.
Circa la presenza dell’ acido lattico però nelle ori- ne normali varie opinioni contradittorie sono state e- messe da valenti chimici analisti. Alcuni fra i quali Berzelius ammettono che l’acido lattico si trovi nor- malmente nelle orine , altri come Liebig e Rabuteau negano la presenza dell’ acido lattico nelle orine nor- mali.
In appoggio della prima opinione vengono i se- guenti fatti, cioè: che nelle materie contenute nel gras- so intestino dietro un’ alimentazione di fecula e di ma-
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terie zuccherine l’ acidità eh’ esse presentano si debba alla presenza dell’ acido lattico; che del pari all’acido lattico insieme con V acido cloridrico si debba 1’ aci- dità del succo gastrico; che all’ acido lattico si debba F acidità che presentano le materie contenute nel duo- deno specialmente dopo un’ alimentazione vegetale, e che nel duodeno degli erbivori trovasi alle volte del lattato di calce ; che acido lattico trovasi nel canale toracico dei cavalli nutriti con avena o fecula, come acido lattico trovasi nel sangue e persino nella linfa: che quest’ acido lattico nelle urine degli individui sani serve insieme agli acidi ippurico e cloridrico a tenere disciolti i fosfati di calce ed ammonico magnesico; ed infine viene in appoggio V opinione di Lehmann il qua- le ammette che 1’ acido lattico provenga dalla fermen- tazione del glucosio che viene ingerito, ed anche dalla trasformazione delle sostanze amilacee le quali prima vengono trasformate in destrina e quindi in glucoso.
In appoggio della seconda opinione viene l’osser- vazione di C. Bernard il quale dice che le orine de- gli erbivori sono ordinariamente alcaline e che diven- gono acide allora quando questi animali si sottomet- tono ad una dieta , perchè allora nutrendosi a spese dei prìncipii del loro organismo , divengono in qual- che modo carnivori.
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E però opinione comune che in alcuni stati pato- logici f orina contiene con certezza dell’ acido lattico.
La presente memoria ha lo scopo di risolvere la questione se nelle orine normali si trova normalmente dell' acido lattico o pur no. Per fare ciò abbiamo in- . trapreso le seguenti esperienze.
Prima ci abbiamo procurato dell’acido lattico com- merciale e 1’ abbiamo analizzato per riconoscerne la
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purezza— Esso difatto era un liquido sciropposo di co- lore paglino, il quale offriva reazione nettamente aci- da alle carte reattive ed al gusto, era solubile nell’ac- qua , nell’alcool, e nell’etere, ma quest’ultimo sepa- rò una piccola quantità di materia bianca solida che
si raccolse al fondo del vaso.
Questa materia, lavata parecchie volte con etere, e scaldata sopra una lamina di platino anneri, 1 anne- rimento sparì dopo un più forte scaldamento lascian- do un residuo bianco infusibile , che si sciolse nell a- cido cloridrico e precipito in bianco con ammoniaca ed ossalato ammonico; il precipitato fu insolubile nel- p acido acetico e solubile nell’acido cloridrico. Il resi- duo dunque della calcinazione era della calce, la quale nell’ acido lattico doveva trovarsi allo stato di lattato di calce.
Una soluzione del suddetto acido lattico fu sag- giata con alcune gocce di cloruro di bario, per vede- re se conteneva acido solforico, ma non dando alcun precipitato noi ci siamo assicurati della assenza di quest’ ultimo.
Un poco di acido lattico scaldato con acido sol- forico concentrato sviluppò ossido di carbonio.
Un’ altra porzione trattata con acido solforico e bicromato di potassa, e poi distillato fornì acido ace- tico.
Con questo acido lattico, abbiamo preparato del lat- tato di calce neutralizzando una soluzione acquosa di detto acido con latte di calce sino a reazione alcalina; abbiamo fatto bollire e filtrato; nel liquido filtrato vi abbiamo fatto gorgogliare una corrente di anidride carbonico, e poi 1’ abbiamo fatta bollire per circa 15 minuti, indi 1’ abbiamo filtrato.
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Alcune gocce del liquido filtrato furono svaporate sul porta oggetti del microscopio , e poi osservate con uno ingrandimento di 300 diametri; allora abbiamo visto dei magnifici agili cristallini aggregati in forma raggiata, partento da un centro comune che per una certa estensione era opaco, e precisamente come nella figura I, figura identica a quella del lattato di calce che si riscontra nell’ opera di Frey pag. 33 (1). Il ri- manente della soluzione fu svaporata a bagnomaria e si lasciò cristallizzare. Ci siamo serviti di questa pre- parazione per abituarci a riconoscere le diverse forme cristalline del lattato di calce.
L’aggregazione cristallina rappresentata dalla fig.a I fu trattata sul medesimo porta-oggetti con alcune gocce di alcool e prima ancora che V alcool si evapo- rasse fu guardata al microscopio; allora si osservò che il centro opaco andava a poco a poco diradandosi fino a diventare trasparente esattamente come nella fìg.a IL
Una goccia di ima soluzione assai allungata di lattato di calce, svaporata sul porta-oggetti, diede delle aggregazioni cristalline identiche a quella della fig.a II e delle aggregazioni in forma di due manipoli riunite per le parti più strette, come nella fig.'1 III.
Un’ altra porzione di lattato di calce si trattò con poca acqua e poi con molto alcool, ed una goccia di questa soluzione evaporata nel porta-oggetti diede cri- stalli isolati piccoli come quelli rappresentati dalla fig.a IV.
Un poco di quest’ ultima soluzione fu trattata con molto etere il quale vi produsse un leggiero precipi-
(1) Handbucli cler Histologie und Histochemie des Menschen von Dr. Heinrich Frey Professor der Medizin in Zùricli— Liepzig 1870.
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tato bianco, ed una goccia di questo etere che teneva in sospensione il precipitato ora prodottosi, osservata al microscopio diede dei cristalli simili a quelli della fig.a IV, ma più piccoli, cioè come quelli della fig\a V.
Premesso quanto abbiamo detto siamo passati alla ricerca di un metodo per scoprire 1’ acido lattico nelle orine e prima abbiamo provato il processo di Scherer (1), cioè abbiamo preso dell’ urina normale, 1’ abbiamo e- vaporata a secchezza e poi agitato con etere; separato lo strato etereo e svaporato 1’ etere, il residuo fu al- lungato con acqua e trattato con idrato di barite, indi si filtrò; si distillò il liquido filtrato con alcune gocce di acido solforico, si fece digerire il residuo a leggiero calore con alcool concentrato, si distillò la dissoluzione con acqua di calce, si filtrò, si fece passare una cor- rente di anidride carbonico e si filtrò una seconda vol- ta ; il liquido filtrato si fece bollire per precipitare il carbonato di calce e si filtrò. Si evaporò, ed il resi- duo della evaporazione si scaldò con alcool concentrato, si filtrò e si abbandonò al riposo per più giorni. Il residuo di questa operazione guardato al microscopio non diede aggregazioni cristalline, ma cristalli simili a quelli della fig.a IV e V.
Il liquido contenente questi cristalli fu precipitato con etere, ed il residuo guardato come sopra al mi- croscopio diede analoghi risultati.
Si fece un saggio comparativo, mettendo acido lat- tato nell’ acqua e sottoponendo il tutto al processo superiormente descritto; i risultati furono identici.
(1) Vedi il trattato delle orine e dei sedimenti orinarii per C. Neubauer e i. Vogel, tradotto dal tedesco dal Dr. Gautier— Paris.
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Si fece un saggio in bianco e si ottennero risul- tati negativi.
Questo processo clie si ripetè più volte analizzando sia delle orine in cui s’ introdusse artificialmente del- 1’ acido lattico, sia delle orine naturali, non ci avendo dato che cristalli simili a quelli della fig.a V, e mai aggregazioni simili a quelli della fig.a II e III, è per noi poco soddisfacente.
Nell’ intento di ottenere risultati più decisivi ab- biamo ideato il seguente metodo:
Giudicando che F acido lattico nelle orine si può trovare o allo stato di lattato di calce, o allo stato di lattato soda, o allo stato di lattato di urea, ovvero anche allo stato libero, abbiamo neutralizzato dell’ acido lat- tico in soluzione acquoso con latte di calce, abbiamo scaldato e poi trattato con acido ossalico sino a reazione acida; abbiamo fatto bollire e dopo il raffreddamento abbiamo estratto con etere; separato lo strato etereo ed evaporato 1’ etere abbiamo trattato il residuo con eccesso di latte di calce, abbiamo fatto bollire, e fil- trato; il liquido filtrato l’ abbiamo trattato con una corrente di anidride carbonico e fatto bollire per 15 minuti circa, indi abbiamo filtrato. Una goccia del li- quido filtrato 1’ abbiamo evaporato sul porta-oggetti del microscopio ed abbiamo trovato delle aggregazioni cristalline simili a quelle della figura I.
Il medesimo processo fu tenuto, neutralizzando F a- cido lattico piuttosto che con latte di calce, con carbo- nato di soda; in questo caso i risultati che si ottennero furono più netti dei precedenti.
Non per tanto noi abbiamo analizzato delle orine normali seguendo parallelamente questi due processi, e ci siamo convinti che il metodo in cui si preferisce
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la neutralizzazione col carbonato di socia dà sempre risultati più netti.
Dall’ altra parte sembrandoci superfluo la neutra- lizzazione col carbonato di soda abbiamo voluto trat- tare direttamente F orina normale con acido ossalico ed abitare con etere tenendo in tutto il resto i me- desimi procedimenti ; anche in questo caso abbiamo ottenuto risultati positivi , ma le aggregazioni cristal- line furono assai più piccoli di diametro, cioè come nella fìg.a VI.
Sembra dunque che la neutralizzazione col car- bonato di soda se non indispensabile sia vantaggiosa,- e potrà darsi perchè con questo trattamento tutto l’aci- do lattico viene trasformato in lattato di soda, forma in cui, in queste condizioni, esso si separa più facil- mente per mezzo cieli’ acido Ossalico.
Riassumendo il processo che noi adottiamo per la ricerca dell’ acido lattico nelle orine, possiamo dire che esso consista, nel trattare F orina frescamente e- messa con carbonato di soda sino a reazione alcalina, nello scaldare sino all’ abolizione, e senza curarsi del precipitato che si forma aggiungere acido ossalico si- no a reazione acida e fare bollire. Il tutto si agita con etere, si separa lo strato etereo e si distilla; il residuo della distillazione si neutralizza con latte di calce si scalda e si filtra; nel liquido filtrato si fa passare una corrente di anidride carbonica, si fa bollire per circa 15 minuti e si filtra.
Una goccia di questo liquido filtrato si evapora sul porta-oggetti del microscopio e si osserva.
Spesse volte dopo svaporata la goccia si vedono subito i cristalli simili alle figure I, II, e III, spesso volte non si osservano die dei nuclei opachi come nel-
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la fi g.a VI, delle altre volte questi nuclei invece di pre- sentare i contorni dentati li presentano continui, cioè come nella fig.a VII.
In tutti questi casi conviene mettere sul saggio una o due gocce di alcool e guardare di nuovo al microscopio prima ancora che 1’ alcool è evaporato: 1’ alcool scioglie il nucleo opaco e mette al nudo le aggregazioni cristalline , cosicché si può riescire in questa prima operazione ad ottenere delle aggregazio- ni cristalline simili alla figura VI e qualche volta an- cora simili alla figura II (1).
Può accadere che in questo primo saggio non si ottengono nè aggregazioni cristalline nè nuclei opa- chi, non pertanto conviene proseguire le ricerche sulla massa liquida da cui si estrasse la goccia in parola. Questa massa si evapora a bagnomaria sino a secchez- za , si riprende con alcool , il quale estrae una ma- teria solubile da una insolubile, e si filtra sopra un vetro da orologio , si lascia evaporare lentamente il li- quido alcoolico sotto una grande campana di vetro, e si osserva al microscopio collocando il medesimo vetro da orologio sotto l’obbiettivo, e cercando di guardare quelle cristallizzazioni che si depositano verso i bordi, dove non di rado ad occhio nudo si vedono le aggre- gazioni cristalline del lattato di calce, cioè quelle si- mili alle figure I e II, e dove insieme a queste cri- stallizzazioni si rinvengono quelle simili alle figure III e IV.
Può anche qui accadere che subito non si riscon-
(1) Tutti questi saggi svaporamenti ed altro è meglio farli in i un vetro da orologio, il quale per la sua forma concava si pre- sta bene per il trattamento coll’ alcool, e può direttamente collo- carsi sotto 1’ obiettivo del microscopio.
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tra alcuna aggregazione cristallina, ma che due, tre, ed anche otto giorni dopo, se si guarda il medesimo vetro da orologio al microscopio, le cristallizzazioni appaiono come per incanto ( si era nel mese di ago- sto e la temperatura della sala era di 28-80 centigradi). È qui necessario avvertire che riesce utile prima di ogni osservazione di scaldare il vetrino a bagno-maria, e guardarlo mentre è ancor caldo.
Quando dopo tutta questa serie di operazioni non si rinvengono cristalli di lattato di calce si può giu- dicare con certezza sull’ assenza dell’ acido lattico nelle orine.
Trovato così un metodo facile per la ricerca del- 1’ acido lattico nelle orine, noi ci siamo dati alla ricerca di quest’ultimo, sia in un certo numero di orine nor- mali, come in qualche orina patologica.
E prima abbiamo ricercato 1’ acido lattico nell’ o- rina di uno dei nostri allievi del laboratorio, giovane all’ età di 23 anni di sviluppo organico regolare ( la orina fu emessa la mattina verso le ore 10, dopo ave- re usato alimenti feculenti e zuccherini) ed abbiamo ottenuto risultati che conducevano alle figure I, II, e III ; ma la figura III invece di apparire per intiera in questo ultimo caso si presentò in forma di un so- lo manipolo, cioè come nella figura Vili. Questa for- ma fece nascere il dubbio che fosse prodotta dall’ a- cido assolico che noi abbiamo introdotto e non già dal lattato di calce. Un saggio comparativo tolse ogni dubbio, difatto una soluzione di acido assolico svapo- rato sul porta oggetti del microscopio, diede cristalli come nella figura IX, cristalli al certo che, da chi non è abituato al maneggio del microscopio, possono confondersi con quelli del lattato di calce, ma, come
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si può vedere dall’ osservazione delle due forme com- parativamente esposte, esse sono due cose ben diverse.
Con questo processo furono analizzate in seguito le orine di altri quattro individui, tutti come il pri- mo di sviluppo organico lodevole, ed abbiamo sempre ottenuti risultati identici alla prima.
Infine abbiamo analizzato 1’ orina di un individuo affetto di tubercolosi, ed anche qui abbiamo trovato f acido lattico sebbene in proporzione assai più grande.
Chiudiamo la nostra notizia colf avvertenza che tutta volta che si tratta di cercare V acido lattico nelle orine è mestieri ricercarlo nelle orine frescamente e- messe, poiché tanto nelle orine normali quanto in quelle in stato patologico abbiamo riscontrato il fatto, che se si analizzano dopo qualche tempo (24 ore circa) non vi si ritrova più acido lattico, anche nel caso in cui esso vi s’ introduca artificialmente. Forse esso si distrude merce una specie di fermentazione.
Dietro queste nostre ricerche noi siamo in grado di conchiudere con certezza che 1’ acido lattico si trova normalmente, almeno nelle orine degl’ individui da noi analizzate.
Questo risultato o Signori non è spoglio di una certa importanza scientifica: Esso potrebbe venire in ajuto alle indagini fisiopatologiche che studiano il mez- zo di combattere il diabete-mellito, nel quale si riscon- tra costantemente la presenza di grandi quantità di glu- coso e h assenza di acido lattico; e ciò perchè, secondo l’opinione di Lehmann superiormente accennata, il glu- cosio che viene ingerito come tale, ovvero formatosi in seguito alla trasformazione delle sostanze amilacee non subisce, nelle proporzioni normali, il processo di
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fermentazione dal quale credesi abbia origine Y acido lattico, die poi sarebbe assorbito direttamente.
Di non minore importanza sarebbe il ricercare se nei casi di catarro intestinale , nei quali ha luogo in modo esagerato la fermentazione delle sostanze ami- lacee e zuccherine ingerite, sia aumentata o pur non la quantità di acido lattico nelle orine ; ed in questo caso 1’ analisi chimica potrebbe servire come mezzo prognostico delle affezioni intestinali, secondo l’aumen- to o la diminuzione che presenta l’acido lattico nelle orine.
Ed il fisiologo da parte sua troverebbe il mezzo di risolvere la questione , se mai sia vero che la stan- chezza prevenga dalla separazione dell’acido lattico, dietro un esagerato lavoro muscolare.
Non spetta alla Chimica ma alla fisiopatologia ri- solvere queste ed altre simili questioni certo di non lieve importanza, solo da parte nostra ci prefiggiamo lo scopo di estendere le nostre ricerche sopra un nu- mero più grande di orine normali e patologiche, allo scopo di schiarire questo punto importante della scien- za, e di accumulare dati che possono essere di van- taggio alle scienze mediche.
Dal Laboratorio di Chimica della Regia Università.
Catania 26 agosto 1877.
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UN CASO
DI
«Tilt IN USUI BILOBATA
OVVERO
CON CELLULA, 0 DIVERTICOLO
HOTA
Letta all’ Accademia Gioenia
nella solenne e straordinaria seduta del 23 settembre 1876.
DAL
DOTT. IGNAZIO NICOLOSI
Scribe nova, rara, nut uiliil.
Kinis Macoppe
Illustri Accademici
Mi onoro presentare al giudizio della vostra sa- pienza un caso di cistotomia, lusingandomi di meri- tare la vostra attenzione per la rarità, che presenta. Senza divagarmi in lunghi, e vani preamboli eccomi alla sommaria descrizione del fatto.
Nel dì 23 Settembre 1875 , or compie un anno , trovandomi in Linguaglossa mia patria, venne presen- tato alla mia osservazione un ragazzo di anni quattro, nominato Brancatelli Antonino, tiglio di Raffaele, pa- staio; lo stesso era passionato da tutti i fenomeni ra- zionali, e subiettivi del calcolo in vescica ; quindi passai alla cateterizzazione per costatare il segno sen- sibile, obiettivo, fisico. Alla esplorazione si osservava la vescica poco estesa, ciò che mi faceva supporre essere contratta sopra il calcolo, che tosto si presen- tava alla imboccatura del collo della vescica; molto più perchè conteneva pochissima orina, la quale non
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potevasi raccogliere in quantità maggiore per la pic- colezza del serbatojo.
Ispezionando col catetere il calcolo istesso, lo si addimostrava sotto la forma, e grossezza di una man- dorla con guscio; era incastonato in modo da non potersi enucleare, passando intorno il catetere; le sof- ferenze del piccolo egroto erano notevoli , dapoichè il calcolo, stando quasi immobile all’ imboccatura del collo della vescica , veniva spesso ad oppilare il meato urinario, talmentechò i continui sforzi di minzione avevano causato il prolasso dell’ intestino retto.
In vista di ciò, non osservando controindicazione, all’ infuori del sospetto di aderenza della estremità superiore del calcolo ; ne stabilisco la operazione cisto- tomica , e senza altra preparazione , si somministra un purgante oleoso per la dimani.
Quando alla presenza dei Dottori Gaetano Copa- ni, ed Antonino Fazio, miei distinti amici, ed affet- tuosi ajutanti, eseguita la debita cloroformizzazione , passo al taglio perineale lateralizzato : questo senza emorragia, e direi quasi senza scolo di urina, giusto perchè erasi espulso pria dell’ operazione quel poco , che si conteneva nel basso fondo della vescica, rima- nendo nell’ alto quella segregata posteriormente , come in prosieguo dimostrerò. Il calcolo si presentava vicino per la sua parte inferiore, ed acuminata in uno stato d’ inamovibilità.
Nel passare ai secondo tempo , o della estrazione, si provò tale difficoltà in eseguirla , che fu giocoforza sospenderla per più fiate , e perciò fece sospettare di esservi aderenza del calcolo , giusto perchè mostrossi immobile anco sotto le leggiere trazioni della tena- glia; e qui bisogna dire, che mi fece concepire il ti-
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more di potersi ledere la vescica per la sua picco- lezza, e per la evidente aderenza, che mostrò il corpo estraneo.
Nell’ansia di estrarre un calcolo, che si trovava nelle branche della tenaglia, usai la trazione con un po’ di rotazione; in conseguenza di ciò si avvertì es- sersi rotto, o distaccato dal punto ov’ era incastonato. In tal guisa venne facile la estrazione pel suo piccio- lo diametro , ma osservandolo uscito fuori dalla vesci- ca, nella estremità superiore si vedeva una superficie di recente data, talmentechè dava a divedere essere stato separato d’ altro residuo ; e perciò frugando col dito tutto F ambito della vescica, nell’alto fondo della stessa , quale era facile raggiungere per la sua poca distanza , si toccava altra piccola superficie di estraneo, di figura circolare, e del diametro di cinque millimetri, corrispondente ad un dipresso a quello re- cente del calcolo estratto.
Tale superficie, essendo senza sporgenza, ma para- iella alla mucosa della vescica, faceva diagnosticare una scheggia incastonata nelle rughe della stessa vescica.
Replicando gli sforzi a far distaccare col dito il residuo in parola fu tutto inutile, ad onta pure delle iniezioni tiepide, onde ottenere il rilasciamento delle fìbbre vescicali. Per tema quindi di offendere 1’ orga- no suddetto fu mestieri rimandare a secondo tempo la operazione con la speranza, che rilasciati i tessuti, potevasi agevolmente ottenere lo scopo.
Nella dimani ritornato ad osservare 1’ individuo ,
e non volendo divaricare la ferita , perchè mostrava
( la tendenza ad unirsi di prima intenzione, faccio un
cateterismo per le vie naturali , e con mia sorpresa
costato la presenza di un secondo calcolo di maggio-
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re dimenzione del primo. Essendo lo stesso disceso vi- cino alla imboccatura interna del taglio vescicale, intro- duco il dito per tentarne la estrazione , e la mercè i movimenti impressi dal medesimo sullo estraneo , ri- correndo anche al rincontro anale alla Celso, mi ven- ne facile portar fuori il secondo calcolo senza concor- so di strumenti.
Trattato 1’ operato come al solito, in venti giorni rimase bello e guarito d’ ogni malsania, non escluso il prolasso rettale.
CARATTERI FISICO-CHIMICI DEL CALCOLO.
Come ben si rileva dalla qui annessa figura al naturale, il calcolo riunito nella parte rotta, C, e pre- cisamente nel colletto, che lo divide in due pertinen- ze, presenta la forma quasi semilunare , e la dimen- sione in lunghezza del bordo esterno di centimetri sette ; cioè centimetri tre la metà inferiore, A, e quat- tro la superiore, B.- -La circonferenza maggiore, o del centro è di centimetri cinque in ambedue.
In quanto alla composizione chimica Gimmellin ha portato a 31 il numero delle sostanze rinvenute nelle congrezioni orinarie; quelle ammesse generalmente , sono f acido urico, 1’ urato d’ ammoniaca, di potassa, di soda, l’ ossalato di calce , il fosfato di calce, il fo- sfato ammoniaco-magnesiaco , la silice , la cistina , e 1’ ossido zantico.
Gli urati, ed i fosfati di calce sono quelli che com- pongono il calcolo della nostra osservazione.
EZIOLOGIA, E PATOGENESI DEI CALCOLI.
Il modo di formazione dei calcoli è stato in ogni
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tempo oggetto di studj severi; ciò non ostante 1’ argo- mento è avvolto in grandissima oscurità.
Secondo Mercier (1) i calcoli agli organi urinarj possono prodursi per sei modi differenti:
1. Per la diminuzione abituale dell’ acqua , che f urina contener deve ;
2. Per 1’ aumento dei suoi principj solidificabili ;
3. Per f eccesso degli acidi , che normalmente contiene;
4. Pel suo passaggio allo stato alcalino;
5. Per la comparsa delle sostanze anormali poco solubili;
6. Per la precipitazione delle melecole solidifica- bili attorno a qualche corpo estraneo , pervenuto ne- gli organi urinarj per le vie naturali, od artifìziali, e morbose, per una piaga, per un grumo, o falsa mem- brana concreta, come anco per le muccaglie dopo un catarro vescicale.
Una settima categoria eziologica aggiunger si deve alle di già notate, e consisterebbe nelle cause anatomo- fisiologiche, le quali hanno grande influenza sulla cal- colosi, come la strettezza dei condotti escretori; V anor- malità di conformazione della vescica; le colonne car- nose, i diverticoli; le borze, o cavità cellulari accidentali, prodotte per Y ernie della mucosa vescicale: cause tut- te le quali trattenendo i principj solidificabili dell’ u- rina, danno luogo alla eterogenia inorganica.
La Clinica ha conclamato il fatto , che le pietre in vescica per anomalia si possono trovare: accantonate , aderenti alle pareti vescicah ; encistizzate , o in diverti- coli, e cavità accidentali , congenite, od acquisite.
(1) Tratement préservatif , et curatif des sédimentes de la gravelle, et de la pierre urinairas ec.
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Teofìlo Boneto (1) rapporta V osservazione fatta da Pietro Blandirli Genovese, il quale nel 1G14, fatta la sezione del cadavere Le Preux , così si esprime:
« In vescica urinaria, qnm in duas bursas velnti, « distincta videbatur in utraquae cisti, reperti fuere « sex lapilli nucis gallm omnes magnitndinem adm- « quantes.
Un’altra osservazione ei rapporta in persona di un tal Bochius Castnerus di anni 76, il quale presentava tutti i fenomeni della pietra in vescica. Il cateterismo non dava alcun segno fisico, come pure, operato di ci- stotomia non si costatò calcolo alcuno ; dopo otto giorni dalla eseguita operazione ne morì ; fatta la sezione si rinvennero trentadue pietre, tutte chiuse in tuniche separate, a guisa delle cavernule di un favo: ogni una contenente una pietra.
Civiale nel Trattato pratico delle malattie organo genito-ur inarie Art. celhde vescicali, fa conoscere , che Heìstero rinvenne una vescica con tre cellule. Plan- ter ne trovò sino a trentanove, contenente ciascuna un calcolo.
Il fatto clinico poi, che potrei dire quasi iden- tico al nostro, si è quello riportato dallo stesso (Pivia- le nel suo Trattato pratico, ed istorico della Litotrissìa Art. Vessiche a colonne ed a cellule fogl. 176 Parigi 1847.
Eccone la descrizione — « Un fanciullo dell’ età « di 7 anni, soffriva da due anni alle vie urinarie ma- « lattia, sopravvenuta dopo un’ affezione intestinale ; « venne a me presentato per essere litotrizzato; tro- « vandolo indocile, e poco atto a sopportare un lun-
(1) Sepulcretum Voi. II. Lib. III. Sect. XXIII. Obs. IV.
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« g o trattamento, come anche avendo costatato col ca- « teterismo, che la pietra era voluminosa, ne proposi « invece la cistotomia. Intrapresi 1’ operazione, ed il « primo tempo della stessa nulla offriva di particolare.
« La pietra fu presa facilmente, il suo volume era « tale da potersi estrarre, giusta le dimenzioni che « presentava la tenaglia divaricata: però mentre se « ne faceva la trazione s’ intese rompere; la porzione « portata fuori dallo strumento rappresentava una te- « sta, terminata da una specie di colletto. Questa par- « ticolarità mi rivelò tutta la gravità del caso; una « parte della pietra era rimasta in borza ; il dito la « toccava nel tempo istesso, che distinguevasi V ori- « tizio della cellula, corrispondente ad un di presso « alla sommità della vescica. Il calcolo era mobile, e « f apertura molto rilasciata: introdussi una pinzetta « ed a forza di frugare giunsi a ghermire la pietra, « ma ciò non fu senza difficoltà, nè senza provocar « dolori, che io la estrassi intiera — Er allungata e leg- « germente ricurva, con un colletto cor rispondente cdlci « rottura, lunga due pollici, spessa 9 linee: La mag- « gioì* parte era piazzata in un prolungamento, che « non è raro incontrare nella sommità della vescica. « L’ operazione, quantunque lunga e laboriosa, non « incontrò alcun serio accidente; il ragazzo era gua- « rito dopo tre settimane.
Il Dottor Francesco Dichiara da Palermo ha pub- blicato un’ osservazione di recente data (1868) su di un individuo di anni 76, il quale succumbette in se- guito dell’ operazione. L’autore all’autopsia rinvenne i nella superficie interna della vescica un rilievo della larghezza di mezzo centimetro, per cui chiama la ve- scica biloggiata, non formando intieramente due lobbi
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separati, nel sinistro dei quali trovo otto calcoli di di- versa grandezza di figura stellata , e nel destro un altro calcolo stellato molto più grosso di quello a sinistra.
Il Professore Euplio Reina mi ha cortesemente fatto conoscere avere incontrato nella sna estesa cli- nica chirurgica un calcolo quasi della forma di quello da me presentato; e venuto fuori da se dopo 24 ore dalla eseguita operazione.
Finalmente bisogna riferire il pensamento dei pra- tici sulla patogenesi delle cellule vescicali, addebitan- done la causa alla ritenzione di urina, la quale disten- dendo la membrana mucosa, fa rompere la muscolosa, per ove passa a traverso la prima , già distesa, per locchè ne vengono le cellule , od ernie piccole , ove fossero multiple, stando pel numero in ragione inversa del volume. Altri in fine considera sempre tali diver- ticoli o borze come prodotto di vizio congenito, o con- formazione primitiva speciale.
CONCLUSIONE
Il caso da me presentato, si vede chiaro non es- sere il prodotto di ordinaria litogenesi , ma causato dall’ anomalia vescicale — il diverticolo, a guisa di un secondo lobo — e questo per conformazione pri- mitiva , e congenita , giacché nessun processo pa- tologico precesse alla manifestazione delle sofferenze di estraneo in vescica.
Il ragazzo di ottima costituzione in quattro anni
di vita, non era stato mai passionato da morbo alcuno,
che accennasse alla formazione di cellule , od ernie
nella vescica.
\
E perciò che il caso riferito trova analogo riscontro
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solamente nel fatto, che Civiale rapporta nel suo trat- tato di litotrissia ; essendo tutti gli altri totalmente differenti , e riferibili a cause anatomo-patologiche di prolungato lavorio, e quindi osservati in individui di età avanzata.
A comprovare in ultimo il mio assunto, o Illustri Accademici, presento alla vostra osservazione il calcolo in esame. Io lo studio dalla porzione inferiore , come mostrossi dopo il taglio, alla superiore, la quale venne fuori 24 ore dopo la seguita operazione.
La prima stava verticalmente d’ alto in basso scendendo sino all’ imboccatura uretrale, ed oppian- done il meato, produceva i fenomeni morbosi su de- scrìtti. La stessa a mio credere veniva alimentata dalla sovrapposizione di strati, che le urine lasciavano, sco- lando dal lobo superiore; dovendosi perciò presumere, che gli ureteri per anomalia metton foce nell’ alto fondo della vescica , invece del basso ; e per tale ra- gione ancora non si rinvenne urina eseguendo V ope- razione , ma piuttosto si vide scolare in seguito con i movimenti impressi al calcolo, che faceva da turac- ciolo per la contrazione nel colletto del diverticolo ve- scicale.
La seconda porzione sta vasi, direi quasi, annicchia- ta nell’ alto fondo della vescica, che forma il lobo supe- riore, o diverticolo; si presentava piegata sopra se stessa per f azione compressiva dell’ organo, ove si conteneva, trovandosi in continuità con la parte sottostante per mezzo del colletto, che corrispondeva al punto di se- , palpazione dei lobi ; ed è perciò , che per diagnostico razionale e d’ induzione, deve giudicarsi la vescica di- visa in due nel senso orizzontale, formando la figura
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di due coni riuniti per i loro vertici, al par della cles- sidra, ossia orologio a sabbia.
Pel felice risultamento dell’ operazione io non posso presentare il pezzo anatomico , non pertanto io pub- blico la presente scritta per registrare il fatto.
Forse in avvenire, seguendo 1’ evoluzione succes- siva, si potrà avere occasione di comprovare sullo stesso individuo le idee annunziate ; molto più che non sarà fuori proposito una riproduzione di litogenesi, ove la vescica dello stesso mantenga la descritta con- formazione fisica anomala, e congenita.
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si avrebbe in termini medi, fra gli abitanti delle gran- di regioni d’ Italia, la progressione seguente:
Toscana 1. 5 1k — Emilia 1. 11 Vg — Sardegna 1. 15 — Piemonte ed Umbria 1. 16 ^ — Lombardia 1. 17 [/2 — Marche 1. 18 — Sicilia 1. 30 — Provincie na- poletane 1. 30 (1).
Secondo la statistica di Curling , di 166, 317 co- scritti esaminati in Inghilterra nello spazio di 10 anni, 135 per mille furono dichiarati inabili al servizio mi- litare per cirsocele. Su mille giovani dichiarati inca- paci di servire nella milizia in 70, 5 ne era cagione principalmente 1’ esistenza del cirsocele.
Di 2,1.65,470 coscritti francesi esaminati nello spa- zio di 10 anni, furon riformati per causa di cirsocele 10,05 per °/0.
Per cpial ragione però i chirurgi raramente con- sigliano, ed i pazienti difficilmente si sottopongono alle operazioni, pur truppo numerose, proposte dai va- ni operatori?
Da una parte sta il fatto della benignità del male, cui fan contrapposto i pericoli , che accompagnano cpiasi tutti i mezzi efficaci di cura offerti sin’ oggi dalla scienza.
Io esporrò in breve in cpial modo ho proceduto tentando di curare per la prima volta una malattia straordinariamente frequente secondo la tendenza della moderna chirurgia, evitando cioè le operazioni cruente, riferirò da osservatore imparziale i fatti che han se- guito f operazione, e attenderò dagli ulteriori fatti eli-
ti) Malattie ed imperfezioni che incagliano la coscrizione militare nel Regno d’ Italia— Memoria del Prof. Comm. Cortese
p. 100-102.
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ilici il giudizio su questo nuovo mezzo di cura del cirsoeele.
Il Sig. N. N. Avvocato, di anni 22 di ottima co- stituzione organica è affetto da cirsoeele a sinistra , che a dire del paziente incominciò a rendersi manife- sto tre anni or sono. Il tumore costituito dalle vene varicose , dà precisamente la sensazione d’ un go- mitolo di lombrici, e durante la stazione eretta pre- senta un diametro verticale di 8 C.mi, e un massimo diametro trasversale di C.mi 4 1/s.
Il volume del testicolo corrispondente è alquanto più piccolo del destro, e la consistenza è leggermente diminuita.
Egli non soffre di stitichezza abituale , nè F os- servazione obbiettiva rivela alcuna causa, che entro F addome si opponesse alla libera circolazione del san- gue nel sistema venoso addominale.
Il paziente avea già consultato quasi tutti gli egregii colleghi della città ; ed avendo inoltre letto molti libri di patologia chirurgica , egli era sempre sotto F incubo dell’ esito più tristo, ma certo non fre- quente, di questa malattia , vale a dire F atrofia del testicolo.
Egli voleva quindi essere guarito del suo male, ed era anche pronto a sothrporsi all’ operazione della legatura o recisione delle vene varicose , che un di- stinto collega gli avea proposto, certamente in seguito alla decisa volontà del paziente di esser guarito.
Per ragioni facili a comprendersi io mi niegai a praticare subito tale operazione, ed invece gli proposi idi tentare prima altri mezzi meno efficaci certamente, però meno pericolosi.
La mia prima idea fu di comprimere permanen-
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temente il gomitolo venoso per mezzo d’ un compres- sore meccanico, non coll’ intendimento di far mortifi- care la ente e le vene sottostanti, secondo Breschet, ma di far obliterare, e possibilmente atrofizzare il ples- so venoso per la sola azione della pressione continua.
Mancando cpii un abile meccanico non mi fu pos- sibile di far tradurre in atto la mia idea, e dopo fatto un tentativo con un compressore poco bene costruito, rinunziai a questa prima idea, che, se non m’inganno, potrebbe essere attuata con qualche vantaggio in si- mili malattie.
Allora volli provare V azione della corrente elet- tro-galvanica costante applicata esternamente. A far ciò mi determinai in verità per avere visto migliorare un aneurisma spontaneo del tronco innominato, che il mio illustre maestro Prof. Gallozzi trattava in tal mo- do, nel tempo della mia breve visita alla Clinica chi- rurgica di Napoli nello scorso mese di Giugno.
Mi servii a tal uopo di tutti i 24 elementi della pila Ciniselli , animata da acqua acidulata con acido solforico (5 p. %), ed applicai due eccitatori di rame ricoverti da pezzuole umide sul gomitolo venoso , in modo da comprenderlo nel mezzo , e costringere la corrente a passare attraverso le vene varicose.
Ripetei tre volte di seguito, con V intervallo di 4 giorni, 1’ applicazione della corrente per la durata di mezz’ ora ciascuna volta.
Trascorsi alcuni giorni senza che alcun migliora- mento del cirsocele fosse avvenuto, e divenendo f infer- mo sempre più impaziente, mi decisi a praticare f e- lettro-ago-puntura con la quasi certezza della inno- cuità di tal mezzo, e con qualche speranza nella sua efficacia.
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Riferirò ora i particolari dell’ operazione, e le sue conseguenze ulteriori, come stanno scritti nel mio tac- cuino , e eguali li lio già comunicato all’ ardito e sa- piente propugnatore deirEttro-ago-punt ura, al Ciniselli.
, La prima applicazione ebbe luogo il 30 luglio di epiest’ anno assistito dal mio amico D.r A. Miani. In epiesta come nelle altre sedute mi son valso della pila Ciniselli , animata da acqua acidulata con acido solforico del commercio (5 p. °/0 ), mettendo in azione solo 12 elementi.
Allo scopo di rendere più grosso il tumore avrei voluto operare facendo stare seduto il paziente; ma te- mendo di qualche sincope, non conoscendo la tolle- ranza dell’ operando, credei più conveniente farlo co- ricare, col tronco alquanto rilevato. Separai allora il gomitolo venoso dal cordone spermatico e dal testico- lo corrispondente, e feci tenere dall’ assistente in tal modo divise le parti, affine di limitare 1’ azione della corrente elettrica. Conficcati due aghi d’ acciajo verso la parte superiore del cirsocele alla distanza recipro- ca di 2 C.mi in senso verticale, ed alla profondità di 20 e 24 mm. rispettivamente, applicai la corrente appo- nendo prima il polo negativo (eccitatore di carbone) con l’intermedio d’una pezzuola bagnata in acqua acidulata, sullo stesso cirsocele, ed il polo positivo sul primo ago (1) e terminai applicando il polo negativo sul 2° ago, ed il polo positivo coll’eccitatore di carbone sul cirsocele.
(1) Polo — coll’eccitatore di carbone polo 4- 1° ago
sul cirsocele
— 1° ago 4- 2° ago
— 2° ago + coll’ eccitatore di
carbone sul cir- socele.
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L’ applicazione durò in tutto 20 minuti.
Fatti osservati — Durante 1’ applicazione del po- lo positivo si forma intorno agli aghi un cerchietto nerastro di 15 decimillim. ed un altro piccolo con spumetta bianca se ne forma per F azione del polo negativo.
Il passaggio della corrente desta leggiero dolore, che dal cirsocele s’ irradia lungo F inguine corrispon- dente, la stessa sensazione dolorosa è anche avvertita nell’ altro testicolo. Nell’ invertimento dei poli ha avuto delle leggere scosse; malgrado avessi adoperato dei reofori terminanti con due serrefines e seguito i pre- cetti del Ciniselli.
Nel ritirare gli aghi si avverte una certa resi- stenza; non esce però alcuna goccia di sangue; restano visibile due punti neri.
DIARIO.
1. ° Giorno — Durante il resto del giorno avverte gli stessi fenomeni dolorifici al cirsocele ed all’ inguine, ma meno intensi. Nulla al testicolo destro.
0. 8 p. m. Dolore acuto alla parte punta irra- diantesi all’ inguine sinistro con un senso di spasmo in corrispondenza del pube. Pratica delle bagnature fredde d’ acqua vegeto minerale.
2. ° G. — 0. 5 a. m. Avverte gli stessi fatti della se- ra precedente, che però si dileguano dopo un’ ora, re- stando solo un senso di peso, che dal cirsocele s’ ir- radia all’ inguine.
0. 8 p. m. Ritorna il dolore della sera preceden- te, che si prolunga per buona parte della notte.
I punti dove furono infitti gli aghi sono appena
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visibili, sotto di essi si palpa però un piccolo ingor- go dolente alla pressione.
3. ° G. 0. 5 a. m. Risente un certo dolore acuto allo scroto, clie cede subito all’ uso delle bagnature fredde.
0. 12 a. m. Dolore e senso di peso quasi del tut- to sparito stando in riposo; si svegliano però col muo- versi, e si rendono acuti nella posizione verticale. Lo ingorgo poco più grosso d’ una nocciola è sempre al- quanto dolente alla pressione.
0. 8 p. m. Notasi una decisa differenza dalle se- re precedenti. Nella posizione orizzontale nessun do- lore; nella eretta il dolore ed il senso di peso si ren- dono appena sensibili.
4. ° G. 0. 5 a. m. Diminuzione sensibile di dolore e di peso anche nella posizione verticale — lo stesso stato per tutto il giorno.
5. ° G. Il dolore ed il senso di peso si fan sentire stando molto tempo in piedi.
L’ ingorgo è di poco aumentato, indolente e pro- fondo. La cute sovrastante mobile e in istato norma- le. Le punture si discernono a stento. Il paziente in- comincia ad uscir di casa.
Bisogna avvertire che 1’ operato tanto in questo primo esperimento, quanto nei successivi non s’ è vo- luto uniformare a serbare un assoluto riposo a let- to ; ma è stato sdraiato sopra un divano levandosi spesso ora per una ed ora per un’ altra faccenda.
18.° G. Nessun dolore spontaneo, nè provocato dalla palpazione. Il volume totale del cirsocele appa- i rentemente è immutato. Le punture sono appena ri- conoscibili per due punti di colorito alquanto più ros- so della cute circostante.
Il tessuto ingorgato del tutto indolente è dimi- nuito di volume, ed è benissimo distinto dal resto del cirsocele per la sua durezza ed incompressibilità. Ha una forma oblunga, una lunghezza di due centimetri nel senso verticale, ed uno spessore di 1 centimetro.
Però è più duro e circoscritto all’ estremo supe- riore, meno grosso e distinto in basso dove si confon- de gradatamente col gomitolo venoso.
26° G. Il nodulo è alquanto più piccolo di come mostra vasi al 18° giorno.
Seconda applicazione (24 agosto).
Tre aghi infitti alla seguente profondità:
1° 17 mm. in direzione verticale d’avanti indietro. 2° 14 mm. in direzione orizzontale laterale.
Distanti l’uno dall’altro 15 mm. e disposti a trian- golo. Modo d’ applicazione della corrente:
polo — Carbone sulla cute polo + 1° ago
Durata dell’ applicazione 25 minuti.
Intorno al 1° ago si forma un piccolo cercine ri- levato, lucente come se fosse edematoso, alquanto du- retto. Lo stesso avviene intorno al 2° ago. 11 cerchiet- to nero massime intorno al 1° ago è più largo di quello che si formò nella seduta precedente: ha il dia- metro di circa 3 mm.
Lo sviluppo di bollicine gassose durante 1’ appli- cazione del polo negativo è stato anche maggiore della volta precedente.
3° 12 mm.
id.
— 1° ago
— 2° ago
— 3° ago
+ 2° ago ■+" 3° ago + 1° ago
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Durante l’ applicazione (1). « Dolore più acuto che nel primo esperimento, le scosse più sensibili; il dolore si estese come nella prima volta per irradiazio- ne sul cordone, sino ai lombi e sulla regione del bas- so ventre. »
« Dopo l’ esperimento il dolore alla parte si man- tenne sopportabilissimo, forse meno sensibile della pri- ma volta. Nelle ore della digestione dello stesso giorno però il dolore si è accresciuto , ed è stato accompa- gnato da un senso di peso agl’ intestini, estendentesi fino all’ ano.
La notte pochissimo sonno. »
2.° G. Di buon’ ora ha avuto una evacuazione diar- roica. Il disturbo intestinale descritto dal paziente era in nesso causale colla operazione praticata ? Oso dubitarne, imperocché, per 1’ eccessivo caldo del me- se d’ agosto , in questa città i disturbi intestinali so- no frequenti.
« Dolore sensibile nella posizione eretta , soffribi- lissimo nella orizzontale. Nelle ore p. m. lo stesso sen- so di peso agl’ intestini, con una certa inquietitudi- ne ed accrescimento di dolore nella parte.
La notte sonno mediocre. »
L’ escara del 1° ago un po’ umidetta, le altre due asciutte e puntiforme. Il cercine rilevato scomparso. La cute circostante di colorito normale, non infiltrata, mobilissima sui tessuti sottostanti.
Nello spessore del cirsocele si palpa un tumoret- to del volume d’ una noce , leggermente dolente alla pressione.
(1) Per maggior esattezza trascrivo il diario scritto dallo stesso paziente.
ATTI ACC. VOL. XIII.
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3. ° G. « Dolore nella stazione verticale sensibile non proprio sul punto dell’ operazione , ma sul pube. Dopo il pasto il solito senso di peso, ma meno mani- festo. Minor dolore , meno inquietitudine del giorno precedente « .
Ha sospeso le bagnature fredde. Cute inalterata. Tumoretto duro, di volume alquanto maggiore di un uovo di colomba ; leggermente dolente alla pressione, ma in minor grado del giorno precedente.
4. ° G. « Pochissimo dolore anche stando in piedi ; poco ancora sotto una leggiera pressione. Stato indo- lente nella posizione orizzontale. Nelle ore p. m. si è allontanato il peso agl’ intestini , 1’ inquietitudine ed il dolore sono meno apprezzabili; la notte sonno mediocre. »
Tumoretto ancora nello stesso stato indolente. Le punture danno qualche goccioima di secreto per quan- to rilevasi da picciolissime macchie esistenti nel so- spensorio. L’ escara del primo ago si mantiene nera ed asciutta , del diametro di 2 mm. le altre due sono appena accennate.
5. ° G. « Dolore vivo nell’ inguine sinistro , irra- diali tesi sulla regione del basso ventre.
La parte operata quasi indolente anche sotto la pressione. Le ore della digestione calme; la notte sonno mediocre. »
Si è staccata 1’ escara del 1° ago lasciando una erosione superficiale della grandezza d’ un capo di spillo comune.
6. ° G. « Dolore poco sensibile nella posizione ver- ticale ; nell’ orizzontale non si avverte. »
7. ° G. « Il dolore ò scomparso in tutte le posi- zioni, anche sotto la pressione. »
— sa-
li tumoretto ( coagulo) prodotto dall’ elettricità in- comincia ad impicciolirsi ; è indolente anche alla com- pressione.
Colla palpazione si rileva una durezza considere- vole. Riassorbito qualche poco d’ essudato deposto sulla superficie del tumoretto , si riconosce esser que- sto costituito dalle vene, che pajono injettate e ripiene d’ un materiale solidificato.
17.° G. Dal 7° giorno in poi 1’ operato ha cammi- nato ed accudito alle sue occupazioni ordinarie. Il tu- moretto è alquanto più rimpiccolito, ma sempre du- ro e resistente. Non si può distinguere dal 1° coagu- lo. Il cordone spermatico si palpa libero indietro.
In basso vi sono ancora altre vene pervie ; le quali mentre sono afflosciate nella posizione orizzon- tale, tuttavia inturgidiscono molto nella stazione ver - ticale. In conclusione fin’ ora il volume totale del cor- socele non è visibilmente diminuito.
Terza applicazione (10 settembre)
S’ infiggono tre aghi nella parte più bassa del gomitolo venoso alla seguente profondità :
1° ago 17 mm.
2° 10 mm.
3° 14 mm.
Disposizione degli aghi , modo e durata dei- fi applicazione della corrente come nella precedente seduta.
Avverte delle scosse, ma in minor numero e meno •intense delle altre applicazioni. Formansi i cercini neri e la spumetta come al solito. Nel ritirare il 2° ago escono alcune goccie di sangue, e basta ad impe-
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dirne l’ulteriore uscita il pigiamento della cute fra le dita.
1. ° Giorno — (1) « Dopo l’operazione il solito peso alla regione bassa dell’ addome » .
0. 6 p. m. « Dolore acuto alla parte operata ir- radiantesi al fianco corrispondente anche nella posi- zione orizzontale.
La notte poco sonno » .
2. ° G. « Dolore al fianco ed alla parte, insoffribile nella posizione verticale » .
0. 6 p. m. « Smania. La notte poco sonno » .
Nessuna irritazione alla cute. Le piccole escare sono asciutte. Alla palpazione si avverte un ingorgo del volume d’ una piccola nocciuola, leggermente do- lente e ben distinto dal preesistente nodulo.
3. ° G. « Mattina — il solito dolore al fianco.
Dopo il pranzo il dolore aumenta un poco. La
notte sonno mediocre » .
Ingorgo più pronunziato; ha presso a poco il vo- lume d’una noce, ma più rotondeggiante; premendo- lo fra le dita è alquanto dolente, e si risveglia un leggero dolore sul primo coagulo non ancora scomparso.
4. ° G. « Il dolore diminuisce insensibilmente ; son- no mediocre » .
5. ° G. Dolore quasi cessato nella posizione oriz- zontale; vivo nella verticale » .
La prima escara (diam. 3 mm.) è più grandetta delle altre due , e principalmente della seconda che è la più piccola di tutte da potersi dire puntiforme.
6. ° G. « Dolore diminuito anche nella posizione verticale » .
(1) Diario scritto dall’ infermo.
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Le escare (la e 3a) sono già staccate , lasciando delle erosioni grandi quanto un capo di spillo. L’ o- perato non si lagna di nulla anzi passeggia per le stanze.
8.° G. « Dolore insensibilissimo stando molto tem- po in piedi » .
Le erosioni lasciate dalle escare sono già cicatriz- zate. L’ ingorgo è completamente indolente. Il pazien- te riprende le sue occupazioni.
12.° G. L’ operato viene in mia casa dopo aver camminato a lungo, e dice non avvertire nessun in- comodo. In corrispondenza dei due ingorghi non si palpano altre vene pervie, meno verso la parte poste- riore dell’ ultimo coagulo, dove ho potuto toccarne una sola. In sopra del coagulo superiore sonvi delle altre vene varicose pervie, che si estendono insino all’ ori- ficio esterno del canale inguinale.
Stato del cirsocele 82 giorni dopo l’ ultima appli- cazione dell’ elettro-puntura.
Volume totale della metà sinistra dello scroto vi- sibilmente diminuita. Il massimo diametro trasversale è C.m 3 1 1*2 contro 4 1 /? prima del trattamento cura- tivo, ed il diametro verticale è 7 C.m contro 8.
Palpando la parte operata anteriormente non si toccano vene pervie, ma invece due noduli del volu- me d’ un grosso cece; distanti fra di loro circa 0m ,03, ma congiunti per mezzo di una specie di cordone du- ro ed incompressibile, a superficie alquanto irregolare. Indietro di queste vene si toccano alcune vene varicose e pervie. In sopra del nodulo superiore esistono an- » cora quelle vene varicose, di cui ho fatto cenno nel dire dello stato del cirsocele 12 giorni dall’ ultima
operazione.
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La maggior parte delle vene costituenti il cirso- cele pare che sieno obliterate, e ridotte quasi allo stato fibroso. Egli è vero, che 12 giorni dopo 1’ ultima ap- plicazione, alla parte posteriore dell’ ingorgo non toc- cavasi, che una sola vena varicosa, ed ora se ne toc- cano parecchie; ma da questo fatto non si può con cer- tezza argomentare, che delle vene che allora erano obli- terate, ora sieno già nuovamente pervie , giacche è possibile che allora a cagione della grossezza dell’in- gorgo esse fossero sfuggite al mio tatto.
Per ragioni indipendenti dalla mia volontà io non ho potuto rivedere 1’ operato per lo spazio di due mesi, ed ora dopo maturo esame mi determinerò se debba procurare o no f obbliterazione delle vene va- ricose residue.
Dal sin qui detto, Signori, voi vi sarete certamente convinti, che le mie aspettazioni riguardo alla inno- cuità, ed alla efficacia della elettro-ago-puntura nella cura del cirsocele, non solo non furon deluse ma con- fesso, che furon alquante superate dal risultato ottenuto.
Io non ricorsi però a questo mezzo guidato dal- T empirismo, ma a ciò mi determinarono le cognizioni scientifiche sul modo di agire dell’ elettricità sui varii tessuti del corpo umano; le precedenti applicazioni di questo mezzo alla cura degli aneurismi e delle varici degli arti, ed i precetti dati dal Ciniselli in seguito a lunghi e pazienti studii sperimentali e clinici mi furon guida quasi sicura in questa operazione.
Sarebbe certamente superfluo 1’ intrattenermi sul potere coagulante dell’elettricità suH’albumina, ricono- sciuto e dimostrato in sin dai primi tempi della sco- perta della pila, da Brugnatelli , Dumas , Prevost ed Aldini.
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Credo forse più opportuno esporre i motivi per i quali Ciniselli consiglia di fare agire successivamente sullo stesso ago prima 1’ elettricità positiva e poscia la negativa. Sin dalle prime applicazioni di elettro-ago puntura per la cura degli aneurismi, si notò il fatto, che intorno agli aghi si formavano delle escare più o meno profonde, le quali erano spesso causa di spiace- voli incidenti, imperocché alla caduta delle medesime non di rado avean luogo delle infrenabili emorragie. Si credè dapprima, che l’azione termica dell’elettricità fosse la cagione della formazione delle escare; ma Ci- niselli basandosi su esperienze e fatti clinici nel 1800 potè annunziare alla Società di Chirurgia di Parigi « come vi fosse nella elettricità un altro agente di cauterizzazione per la sua azione chimica sui tessuti organizzati; e ciò in aumento all’ azione calorifica sino allora stata conosciuta nelle applicazioni dell’ elettri- cità come mezzo di cauterizzazione » .
Egli distinse l’ azione cauterizzante della corrente in positiva o acida e negativa o alcalina ; imperocché al polo positivo si raccolgono gli acidi, ed al polo ne- gativo le basi alcaline dei sali contenuti nei tessuti organizzati, e decomposti dall’ azione elettrolitica della corrente. 11 maggior pericolo nelle applicazioni d’ elet- tro-puntura, proviene dalle escare negative o alcali- ne, perchè a parità di circostanze esse si formano più estese delle positive , e poi sono come gelatinose, es- sendo dovute alla soda e potassa rese libere al polo negativo, che agiscono a guisa dei caustici fondenti.
Per evitare questo inconveniente , che impedisce di far agire lungo tempo 1’ elettricità sugli aghi , da alcuni si pensò di trar profitto dalla sola elettricità po- sitiva, da altri furono adoperati aghi rivestiti di so-
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stanze più o meno cattive conduttrici dell’ elettricità. Giniselli studiando accuratamente questi fatti notò dap- prima , come adoperando degli aghi tersi d’ acciajo , anziché di platino V effetto della cauterizzazione al polo positivo fosse meno intenso.
La spiegazione ne è ora facile. L’ acciajo a diffe- renza del platino è un metallo ossidabile, e si ossida invero per 1’ azione dell’ ossigene che si raccoglie al polo positivo; gli acidi resi liberi allo stesso polo, an- ziché servire esclusivamente a cauterizzare i tessuti circostanti, vengono in parte neutralizzati dalla pre- senza dell’ ossido col quale formano dei sali ; onde il cerchietto nero che si forma durante 1’ azione dell’ e- lettricità positiva. Facendo successivamente agire l’e- lettricità negativa sullo stesso ago, 1’ effetto della cau- terizzazione alcalina è meno intenso, giacche attorno 1’ ago si è già prodotto uno strato di sali metallici che in certo modo protegge i tessuti dall’ azione cau- terizzante degli alcali.
Per evitare le tristi conseguenze della elettro-ago- puntura , che si ebbero a deplorare nei primi tempi quando venne adoperata, e per le quali poco mancò non le fosse dato f ostracismo , bisogna scegliere un apparato elettro-motore a piccoli e numerosi elementi, nei quali 1’ azione chimica interna sia poco vivace. Per ottenere gli effetti dell’ elettrolisi si richiede molta tensione perchè la corrente possa vincere gli ostaco- li, che i tessuti animali oppongono al suo passaggio; mentre la quantità dell’ elettrico o intensità della cor- rente devesi evitare, come quella che è causa di pro- porzionale reazione consecutiva di carattere flemmo- noso.
Ora è noto , che la tensione della corrente è in
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ragione diretta del numero delle coppie componenti F apparato elettro-motore , mentre la quantità o in- tensità dell’ elettrico è in ragione della estensione della superficie attiva di esse.
Dopo queste prime prove non è mio intendimento istituire dei confronti tra le diverse operazioni propo- ste per la cura del cirsocele; sembrami però che 1’ e- lettro-ago-puntura debba per lo meno riuscir sempre innocua, essendo un mezzo il cui modo d’ agire, gra- zie agli studii fatti principalmente da Ciniselli , può regolarsi perfettamente dal chirurgo in modo da non averne a deplorare sinistri accidenti.
Non so se possa dirsi lo stesso degli altri mezzi proposti, che io non adoperai, malgrado il paziente lo avesse voluto , temendone qualche spiacevole conse- guenza.
Ed in questa mia credenza mi confortano le opi- nioni di autorevoli chirurgi antichi e moderni.
Blanclin nel 1836 scriveva (1) « purnondimeno noi siam costretti a convenire,, che assai spesso 1’ arte non può procurare che degli alleviamenti, e che quando si vuol pervenire ad una guarigione radicale, bisogna farla pagare all’ infermo con dei pericoli positivi di vita, o almeno di perdita degli organi secretori dello sperma » .
E Kocher recentemente dopo avere esaminato i varii metodi operatorii che si propongono la guari- gione del cirsocele per obliterazione delle vene con- clude: « Si può dire adunque di tutti questi metodi che essi non apportano sicuramente la guarigione , *
(1) Dictionnaire de Médecine .et de Chirurgie pratique 1836 Tom. XV, p. 567.
ATTI ACC. VOL. XIII.
6
— 40 —
quando non sono pericolosi, e che sono pericolosi quan- do sicuramente potrebbero produrre la guarigione (1) » .
Lo stesso Kocher (2) rapporta i tristi resultati della recisione delle vene , col mezzo della galvano- caustica termica. Di due casi operati in tal modo da Bruna, l’ uno morì per suppurazione e trombosi di en- trambe le vene crurali; e nell’altro sopravvenne la sup- purazione e la cangrena del testicolo.
Pitlia osservò in altri due casi violenta reazione, la quale terminò con la guarigione in uno, e con mor- tificazione e perdita del testicolo nell’ altro caso.
Nei non pochi libri di patologia chirurgica dame consultati non ho trovato alcun cenno dell’applicazione dell’ elettro-ago puntura alla cura del cirsocele, e poi- ché mi sembrava poco probabile che a nessuno sia venuto in mente di trar partito da questo mezzo di cura, così pregai Verneuil e Ciniselli a volermi dire, se fosse loro nota qualche altra proposta od applica- zione di tal metodo di cura anteriore alla mia.
Il Prof. V erneuil con lettera del 31 ottobre gen- tilmente mi rispose:
« Io non ho punto conoscenza che in Francia siasi pubblicato alcun che sul trattamento del cirso- cele colf elettro-puntura. Ho saputo per caso, che il D.r Onimus di Parigi applicando 1’ elettricità per mez- zo degli aghi affine di guarire un idrocele in un in- fermo affetto contemporaneamente da varicocele, avea visto le vene affette guarirsi nello stesso tempo » .
Lo stesso Professore pochi giorni dopo si degnava
(1) Handbuch der allgern und spec. Chirurgie. Pitha-Bill- roth. Dritter Bd. Zweite Abth. Siebente Lief. (2 Hàlfte) p. 445.
(2) Loc. cit. p. 462, § 1450.
— 41
mandarmi un estratto del Mouvement Medicale del 1873 dove è descritto il caso di Onimus. Questi attri- buisce la coagulazione del sangue nelle vene varicose direttamente all’ azione dell’ elettricità; riflettendo pe- rò sulla storia del caso credo che vi sia luogo a du- bitarne.
Trattavasi infatti di un individuo affetto da idro- cele.
Mr. Scelmtzenberger di Strasburgo avea praticato due volte 1’ elettro-puntura per guarire 1’ idrocele, ma questo si riprodusse nuovamente al termine d’ un’anno. Allora Mr. Onimus svuotò in gran parte 1’ idrocele per mezzo d’ un trequarti capillare, e attraverso que- st’ ultimo introdusse un filo di platino ricoverto di vernice sino ad una certa distanza dalla punta. Que- sto filo fu messo in comunicazione col polo negativo di una pila di 12 elementi al bisolfato di mercurio, e il polo positivo per mezzo d’ un eccitatore umido è ap- plicato alla piega dell’ inguine.
Dopo questa prima seduta, diminuito il gonfiore cagionato dall’ idrocele, Onimus si accorse dell’ esisten- za di un varicocele. Dunque fino a questo punto in cui fu applicata la sola elettricità non guarì 1’ idro- cele, nè il cirsocele.
« Alcune settimane più tardi, prosegue Onimus, « si era riprodotto un po’ di versamento, e noi ne pro- « fittannno per ricominciare 1’ operazione e cercare di « ottenere una guarigione radicale. Dopo avere infitto « il trequarti lasciato colare il liquido, noi injettammo « alcune gocce d’ una soluzione concentrata di joduro « « di potassio, e ottenere così del jodio allo stato na- « scente, che agisse come caustico sulla tunica vagi- nale.
«
— 42 —
« Questa volta in luogo di mettere il filo eli pia- « tino in contatto col polo negativo, noi lo mettemmo « in comunicazione col positivo. La seduta che durò « 8 a 10 minuti fu ben sopportata.
« L’indomani noi fummo sorpresi di trovare al- « l’ intorno del testicolo una massa dura, che era do-
« vuta alla coagulazione del sangue nelle vene Alla
« fine di 15 giorni la durezza e l’ induramento erano « scomparsi, e V infermo si trova attualmente nelle « migliori condizioni. Il caso in questa circostanza ci « uvea ben servito.
Dopo questo racconto è nato in me il dubbio, che la guarigione del cirsocele in questo caso sia dovuta precipuamente all’ azione cauterizzante del jodio allo stato nascente sulle pareti delle vene ricoperte dalla tunica vaginale.
Questo dubbio per altro viene avvalorato dal nes- suno effetto sul varicocele della corrente applicata tre volte precedentemente.
Mr. Onimus non ha dato alcun precetto in seguito all’ insperata guarigione , nè dice come converrebbe applicare V elettricità in altri casi di cirsocele non complicati da idrocele.
Del resto non ispetta a me il decidere sul valore e sulla convenienza di questo mezzo di cura del cir- socele da me sperimentato; e solamente allo scopo di incoraggiare i miei colleghi a portare il tributo della loro pratica , perchè dall’ esame di molti fatti se ne possa trarre una esatta conclusione , mi permetto di riferire il giudizio dato dal chirurgo più competente in questo ramo della scienza , dal Ciniselli.
Di risposta alla relazione del caso da me comu- nicatagli, mi scriveva così:
43 —
« La bella applicazione da lei fatta della galva- « no-ago-puntura ad un voluminoso varicocele, oltre « di essere per se stessa interessante, è anche per me « affatto nuova. Ella ha operato allo scopo di ottenere « la coagulazione del sangue nell’ intreccio venoso co- « stituente il tumore, ed a questo scopo non potevasi
« operare nel modo migliore Importa assai
« eli’ Ella compia la cura, e quand’ Ella la giudicherà « completa renda pubblica la storia, riserbandosi di « riferire se la guarigione ottenuta si mantenga sta- « bilmente.
« Intanto sarebbe sino a questo punto dimostrata « f innocenza , e 1’ efficacia del trattamento , il che « può indurre a ripetere le prove a vantaggio della « scienza e della terapia.
Catania Novembre 1877.
«
DESCRIZIONE
DI
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I LllM
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OSSERVATI IN CATANIA
nei mesi ài Febbraio, Marzo, Aprile e Giugno 1818.
DAL PROFESSORE
G. A. BOLTSHÀUSER
Tra gli elementi di cui si occupa la meteorologia, quello che si presenta sotto i più svariati aspetti, è il fenomeno e V avvicendarsi delle nuvole. In esse si può distinguere forma, estensione, distanza , durata , posizione, quantità, colore e movimento, in modo che il complesso di queste circostanze, in un dato momento, sarebbe probabilmente, per chi sapesse intenderlo, non solo la storia delle vicende atmosferiche del giorno innanzi, ma pure V annunzio di quelle del giorno che segue.
Eppure non si presta alle nuvole che una atten- zione del tutto secondaria , indicandone superficial- mente, ed in dati casi, la forma, la quantità e il mo- » vimento, senza mai seriamente ricercare le cause che hanno determinato l’aspetto, sotto il quale le medesi- me ci si presentano.
ATTI ACC. VOL. XIII.
7
46 —
Non oso chiamare trascuranza questo procedi- mento, ma è certamente una non lieve omissione , a scusare la quale si può addurre, tutt’ al più, la diffi- coltà o la ripugnanza che si prova , attribuendo un significato ad un elemento instabilissimo, quale sono per l’appunto le nuvole che appariscono , si modifi- cano e spariscono, il più delle volte , senza alcuna causa manifesta. Ma fu questa difficoltà per l’appunto che m’invogliò a consacrare una parte del mio tem- po libero alla ricerca delle relazioni sicure e costanti, che necessariamente debbono esistere tra le nuvole e le altre contemporanee condizioni del tempo. Ed ecco perchè cominciai a registrare giorno per giorno, ed a disegnare quanto stimava più importante nell’aspet- to delle nuvole in relazione col vento, colla pressione atmosferica e colla temperatura.
Questa circostanza, ancorché del tutto estranea ai fenomeni di cui devo occuparmi, ho voluto accen- narla per rendere meno singolare il caso che mi ha fornito 1’ occasione non solo di osservare fenomeni ra- rissimi, ma di poterne notare i più minuti particolari.
Alone attorno alla luna, osservato rii feltraio 1818.
La giornata dell’ 11 febbraio presentò le seguenti condizioni atmosferiche :
Temp. min. 5°, 4 C. osservata circa alle 7 ant.
Temp. mass. 15°, 0 » » »2e30/pom.
il che conduce alla temp. med. di 10, 2, che è, a Ca- tania, a un di presso, quella del mese di febbraio.
L’altezza barom. ridotta a 0° ed al livello del mare fu
47 —
alle 6 e 20' ant.
min. 766,8
11
4
6
8
20 ' pom.
50' »
30' »
»
» 766,0 » 764,7 » 764,8 » 764,8
e perciò in media alquanto superiore alla media an- nua di Catania (763, 5).
Il vento, sempre debole, soffiava per lo più da O a NO; alle 7 pom. diventò variabilissimo , ma però spirava più spesso da NE.
L’ aspetto del cielo era, sin dalla mattina singolare assai. Alle 6 e 50' ant. vi erano attorno all’ Etna molte nuvolette giallognole e quasi immobili ; all’ ovest, su un fondo giallastro, apparivano alcuni strati oscuri, sot- tili, orizzontali, lunghissimi, mentre il sole nascente in- dorava gli orli delle poche nuvole di forma capricciosa che nascondevano, in parte, il cielo rosso giallastro.
Sin dalle 10 ant. si vedevano in tutte le parti del cielo cumuli a contorni netti, interi, alquanto o- scuri nel mezzo, bianchi all’ orlo. Gl’ intervalli tra i medesimi erano occupati da quelle nuvolette leggie- re , frastagliate in una moltitudine di piccoli fiocchi, quasi trasparenti, che volgarmente si dicono pecorelle. Alle 3 pom. poi tutte queste nuvole cominciavano a sciogliersi a poco a poco, tanto che alle 5 il cielo era presso a poco sereno.
i Salito sul terrazzo della mia abitazione alle 6 e 35' pom. per osservare il cielo, lo trovai tutto velato d’ un vapore grigiastro non dissimile ad una leggiera
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nebbia salita in alto. Attorno alla lima , che allora era presso a poco allo zenit, si vedeva uno di quei cerchi gialli, luminosi che spesso si osservano, quando l’ atmo- sfera è umida e sono quasi sempre indizio di pioggia o di tempo nuvoloso.
Non tardai ad accorgermi che un grande anello co- lorato, giallastro all’ interno, azzurrognolo all’ esterno, circondava la luna ed appariva distintamente in quasi tutti i punti della sua circonferenza. Il suo diametro era di 40 a 45°, la larghezza della zona colorata di circa 1°, forse un po’ meno, perchè la tinta azzurro- gnola non segnava all’esterno un limite ben distinto. Al detto anello si applicavano in somma tutte le con- dizioni che i trattati di meteorologia indicano per l’a- lone di luna. Tuttavia alle 6 e 40' l’alone cessò di essere circolare e prese una forma più o meno elittica coll’ asse maggiore nella direzione di SE, NO. Questa circostanza non menzionata, per quanto io sappia, in nessun libro mi sorprese, ma non potei dubitarne, poiché fu notata anche dalle persone che osservavano il feno- meno con me.
Alle 6 e 45' sparì la metà a settentrione, e final- mente si cancellò anche l’altra alle 6 50'.
Alle 7 e 15' la luce gialla del cerchio, che tuttora circondava la luna, aveva acquistato una insolita in- tensità , tanto che si distingueva a stento la figura dell’astro che, il giorno innanzi, era stato nell’ ultimo quarto. Nel velo vaporoso ed uniforme sino allora, al- cune strisele chiare ed altre oscure accennavano, qua e là, alla formazione di leggiere nubi, mentre, in al-
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tri punti, faceva capolino il cielo azzurro. Stavo per sospendere le mie osservazioni , quando riapparì 1’ a- nello colorato più pallido sì e con discontinuità , ma del resto come era prima. La sua durata fu di 5 a 6'.
Aloni attorno al sole osservati il 28 febbraio 1818.
Il giorno 28 febbraio alle 6 ant. mi trovai sul terrazzo, occupato a disegnare alcune nuvole che per la loro eccezionale disposizione avevano attirato la mia attenzione.
Dall’ orizzonte sud-est partivano, a guisa dei rag- gi d’ un ventaglio, parecchie nuvole stratiformi, delie quali le strisele più vicine all’ orizzonte, formando una leggiera curvatura, andavano a ricongiungersi all’ o- vest. A settentrione le più alte di quelle striseie pas- savano sull’ Etna, le più basse erano, per qualche trat- to, nascoste dal monte stesso, il quale, coperto come era di neve, spiccava fortemente sul fondo fosco del cielo vaporoso. All’ est si distingueva nettamente il contorno del sole nascente , sebbene i suoi raggi do- vessero attraversare uno strato vaporoso ed oscuro , che copriva in lontananza il mare. Il resto della volta celeste era del tutto sereno. Nemmeno il fumo d’una vicina fornace da calce indicava una determinata di- rezione del debolissimo vento.
Tornato sul terrazzo alle 6 e 55', trovai il cielo coperto d’ un velo uniforme di grigi vapori, attraverso ,i quali i raggi del sole giungevano così deboli, che appena davano luogo ad un po’ d’ombra. Mi sem- brava allora di vedere parecchi archi colorati che, uniti,
— 50 —
avrebbero formato attorno al sole un alone simile a quello visto, il giorno 11, attorno alla luna. Non cre- dendo ai propri occhi, chiamai parecchie persone; tutte videro lo stesso fenomeno che del resto, alcuni istanti più. tardi, si fece molto appariscente , essendone i co- lori assai più vivi che nel cennato alone di luna.
«
Quasi nello stesso tempo appari superiormente una testa d’ elisse tangente esteriormente all’ alone, e nella quale i due colori, giallo ed azzurrognolo , era- no disposti in ordine inverso. Nel breve tratto, in cui le due curve erano soprapposte, la striscia gialla del- l’una cadeva sulla striscia gialla dell’altra, e F az- zurrognola dell’ una sull’ azzurrognola dell’altra, il che dava ai colori di quel tratto una intensità, che non a- vea nessun’ altra parte del fenomeno. ( Tav. I, fìg. 1 e 2).
Nelle molte ore, durante le quali il fenomeno ri- maneva visibile, esso provava svariati e notevoli cam- biamenti, a riferire i quali con ordine e chiarezza, valgono meglio di qualunque descrizione le relative note del mio giornale meteorologico. Ed ecco quanto vi è notato:
Ore 7 e 42' il velo vaporoso che copre il cielo, pare sia alquanto più trasparente; i raggi del sole so- no abbastanza intensi da produrre un’ ombra as- sai sensibile. Questa circostanza accresce la chia- rezza dei colori giallo e azzurrognolo dell’ alone. Le estremità della testa d’ elisse sono alquanto ri- piegate verso F orizzonte. (Tav. 1, fig. 3).
7 e 47' attorno al primo alone ne apparisce un altro di diametro doppio , ma del resto colorato come
— 51
il primo. Anche di questo secondo alone si scor- gono prima poche parti disgiunte, poi a poco a poco si forma un arco continuo un po’ maggiore del semicircolo. (Tav. II, fig. 1.).
7 e 50' due punti del primo alone si fanno molto lu-
centi ; sono le estremità del diametro condotto per il sole parallelamente all’ orizzonte.
I rami della testa d’ elisse si discostano V uno dall’altro e presentano una più decisa curvatura verso l’orizzonte.
A misura che il sole s’ innalza sull’ orizzonte , si completano i due aloni. (Tav. II, fig. 2.).
8 e 5' del secondo alone è visibile soltanto la metà
a sinistra.
La curva tangente al primo alone continua a ri- piegarsi verso 1’ orizzonte.
8 e 8 'i cennati due punti lucenti sono uniti da una stri- scia bianca che, a sinistra, esce fuori del primo alone.
8 e 9 ' il secondo alone è visibile interamente.
8 e 12' non si vede il secondo alone.
8 e 15' la striscia bianca, che unisce i due punti lu- centi, si prolunga più distintamente fuori del pri- mo alone.
8 e 17 ' i due punti lucenti si colorano con maggiore intensità ( di giallognolo dalla parte del sole, di azzurrognolo dalla parte opposta).
II secondo alone si distingue appena.
Il velo vaporoso che copre il cielo si fa più oscuro.
*8 e 20' la liuea di contatto delle due curve tangenti spicca con colori più vivi.
• Tutta la superficie rinchiusa nel primo alone è
— 52 -
di un grigio alquanto più oscuro del resto del cielo.
8 e 30' si vede intero il primo alone, ma debolmente colorato.
8 e 40 ’ le parti colorate che meglio si distinguono sono la linea di contatto delle due curve tangenti ed i due punti lucenti.
La striscia bianca che passa per questi punti si prolunga fin sopra 1’ Etna.
8 e 45' sono di un grigio più oscuro anche le porzioni di cielo comprese tra il primo alone e la curva tangente. (Tav. ITT, fìg. 1).
8 e 52' la striscia bianca si fa più chiara.
8 e 56' la curva tangente al primo alone è più ap-
pariscente dell’alone stesso.
Il secondo alone sparisce interamente.
9 a sinistra, al posto già occupato dal secondo alone,
apparisce un arco colorato ( giallastro ed azzur- rognolo ) avente una curvatura in senso opposto; sicché potrebbe essere preso per un arco tangen- te al secondo alone.
9 e 10' persiste tuttora la striscia bianca estesa si- no all’ Etna. Continuano pure ad essere più scure la superficie rinchiusa nel primo alone e quelle comprese tra il medesimo e la curva tan- gente.
9 e 12'' i due punti lucenti appariscono non più sulla circonferenza colorata, ma tangenti alla medesima. (Tav. Ili, fìg. 2).
9 15' la striscia bianca, già estesa sino all’Etna, si prolunga e fa 1’ intero giro del cielo. E senza dub- bio il circolo parelico.
La curva proveniente dalla testa d’ elisse è tra-
— 53
sformata in un arco di circolo d' un diametro po- co meno di 90° ed al quale il primo alone è in- ternamente tangente. ( Tav. Ili, fig. 3. )
La linea di contatto è sempre molto appariscente. I due punti lucenti impallidiscono alquanto.
9, 25' dura ancora debolmente il circolo bianco at- torno al cielo.
9, 35' il medesimo è quasi interamente sparito.
9, 45 ' dei due punti lucenti quello a destra soltanto
resta visibile.
La luce del sole diventa più intensa.
10, 20' del primo alone e della curva tangente è di- stintamente visibile soltanto la linea di contatto. (Tav. Ili, fig. 4. ).
11, 25' rimane una debole traccia della linea di con-
tatto.
12, la medesima si fa più luminosa.
12, IO7 sparisce interamente.
2, pom. rivedo il primo alone che ha però una forma più o meno ellittica; non si distingue nessuna curva tangente.
2, 15' si formano nuvole attorno al sole e coprono qualche parte dell’ alone.
Questo resta visibile mentre una nuvola oscura copre interamente il sole.
2, 30' T alone ha la forma d’ un ovale colla punta
volta verso 1’ orizzonte.
3, 40' si vede come una traccia della curva tangen-
te all’ alone.
2, 42 ' delT alone è visibile soltanto la metà a sinistra. ,2, 45' sparisce anche questa.
Per non omettere nulla che possa aver relazione col fenomeno descritto, aggiungo alle notizie già da-
ATTI ACC. VOL. XIII. 8
54
te anche le condizioni atmosferiche da me osservate il 28 febbraio.
Ore |
Tempera- tura |
Altezza barom. |
Vento |
Osservazioni |
|
6.15' |
ant. |
8°, 2 |
772, 2 |
O debole |
La volta serena, poche nuvole lungo 1’ oriz- zonte. |
6.55' |
» |
Cielo vaporoso, velato. |
|||
7.10' |
)) |
Il velo vaporoso più denso , si può quasi fìssa re il sole; le stri- sele disegnate alle 6 15' si vedono ancora, so- no ora di colore gial- lastro. |
|||
7.42' |
» |
La luce del sole è più intensa. |
|||
8.30' |
» |
10°, 0 |
772, 2 |
O più sensibile |
Le strisele delle 6 e 15' si vedono ancora de- bolmente. |
8.45' |
» |
• |
Variabile, al- quanto forte. |
||
8.52' |
)) |
Sopra l’ Etna si vede qua e là un po’ di cielo azzurro. |
|||
9.12' |
)) |
. |
... |
Variabile e debole |
|
9.45' |
» |
... |
O |
||
12. |
)) |
771, 9 |
0 |
||
2.15' |
pom. |
NE |
Si vedono tuttora parte delle striscie delle 6. 1 5'. |
||
2.45' |
» |
15°, 4 |
770,9 |
Variabile |
|
5. |
y> |
14°, 6 |
770, 3 |
E |
|
6. |
» |
13°, 3 |
770, 4 |
Variabile |
|
7. |
)) |
NO |
Osservasi la luce zo- diacale che si estende quasi sino alle pleiade. |
||
8. |
» |
È cessata la luce zo- diacale. |
|||
Temo. mass. 16\ 8 |
osservata circa alle 1 e 20' pom. |
||||
» min. |
8°, 1 |
» » |
» 6 e 30' ant. |
Alone attorno al sole, osservato il 24 Marzo.
La mattina del 24 marzo annunziava una gior- nata se non piovosa, almeno oscura e di tempo dubbio.
Tutto il cielo era coperto. Il levar del sole era in- dicato da poche strisce e macchie rosso giallastre, che
— 55
apparivano su una superficie assai limitata tra den- se nuvole, appena squarciate lungo una linea più o meno orizzontale. A destra dell’ Etna erano accaval- lati, gli uni sugli altri, estesi cumuli clie in un solo punto lasciavano scoperto un po’ di cielo arancio pal- lido. Per circa mezz’ ora cadevano di quando in quan- do rare goccie di pioggia.
Alle 8 le nuvole erano un po’ diradate e, in va- ri punti del cielo, andavano sciogliendosi, come si di- rebbe, a pecorelle ; ma intercettavano tuttora i raggi solari. Notevoli e prossimi cambiamenti nell’ aspetto del cielo mi parvero poco probabili e, per tanto, mi proposi, sebbene fosse giorno di vacanza, di non os- servare il cielo che a lunghi intervalli; quando alle 9 20' mio figlio venne in fretta a casa per avvertirmi, che attorno al sole era apparso un alone.
Da quel momento sino alla fine del fenomeno (al- le 3, 10' pom.J non lasciai il terrazzo un momento. Osservando tutte le modificazioni e trasformazioni del- l’alone variabilissimo, ne feci 32 disegni e notai per cia- scuno le circostanze che, a parer mio, gli davano un interesse particolare. Però, esaminando ora più atten- tamente tutti questi schizzi, osservo che parecchi dei medesimi non differiscono tra loro se non per circostan- ze del tutto secondarie; sicché credo più opportuno di darne qui un riassunto, anziché riferire tutta la serie delle osservazioni fatte.
i
L’ alone apparso era quello del diametro di 40 a
45°. Aneli’ egli, al pari dei precedenti, rimase invisi-
*
— 56 —
bile per notevoli intervalli (dalle 10 e 5' alle 10 e 45' e dalle 12 e Kb alle 2 e 10'.
Del secondo alone, di una curva tangente supe- riormente e di punti lucenti non vedevo mai alcuna traccia. Una sola volta, alle 11, quando sul cielo ap- pena appena velato apparve la metà inferiore dell’a- lone, scorgevo un debolissimo arco di circolo tangen- te inferiormente all’ alone.
Le molte nuvole, prima a pecorelle, poi più den- se , che continuamente attraversavano il cielo da O ad E, coprivano or 1’ una or l’altra parte dell’ alone; in- tero non lo vidi che una sola volta ( alle 9 e 30' ) e soltanto per pochi momenti.
I due colori, giallastro all’ interno ed azzurrognolo all’ esterno, non si distinguevano bene che due volte (alle 11 e 4' ed alle 11 e 12'). Eccettuato questi due casi, 1’ alone formava sempre un arco piuttosto largo in paragone dell’ alone osservato la mattina del 28 febbraio; ma però diminuiva di larghezza, quando i cennati due colori apparivano distintamente.
In generale l’alone appariva su un fondo vapo- roso, biancastro, ma si disegnava pure, e più volte, sul cielo cosi debolmente velato da conservare il colore az- zurro. In questo caso mancavano sempre i due colori ed il fenomeno non presentava che un circolo bianca- stro e poco luminoso.
La giornata del 24 marzo presentò a Catania le seguenti condizioni atmosferiche:
— 57 —
Ore |
T empera- tura |
Altezza barom- |
Vento |
Osservazioni |
6, ant . . . 8, 10'. . . . |
9°, 9 12*, 3 |
758, 2 758, 3 |
O O |
Cielo leggermente co- ì |
9, 45'. . |
perto, in alcuni punti j a pecorelle, Goccie di pioggia. |
|||
11, 8'. . . |
O alquanto forte. |
Le nuvole in moto da j |
||
11, 20' . . |
id. |
O. ad E. 1 raggi del sole si fan- 1 |
||
11, 42'. . . |
no più intensi. Le pecorelle si unisco- ! |
|||
12 |
13% 0 |
757, 8 |
O alquanto forte. |
no in nubi a contorni ! netti. Quasi dappertutto nu- |
2, 25' pom. 2, 30'. . . 3, 10'. . . |
19% 0 |
756, 8 |
O id. S O |
vole più o meno o- scure. Alcuni colpi di tuono, il |
3, 45'. . . |
S 0 |
cielo si copre più for- temente. Il cielo è più oscuro. |
||
6 |
15% 4 |
757, 1 |
o |
Il cielo è meno coper- |
j 8 |
14% 0 |
757, 5 |
0 |
to, quà e là nuvole a pecorelle. Si vedono poche stelle. |
Ternj |
). mass. |
19 % 2 oi |
servata circa a |
Ile 2, e 15' pom. |
Temp. min. |
9\ 8 |
» )» |
» 5, e 45’ ant. |
Fenomeni atmosferici osservati il 6 aprile 1818,
La notte del 5 al 6 aprile fu del tutto serena, ma dopo il levar del sole, alle 6 e 40 r una larga fascia, abbracciando la volta da Nord a Sud, si copriva di nuvolette a pecorelle che andavano poi spesseggiando sino a formare, alle 7 e 15', una nube a contorni ben distinti. A poco a poco l’azzurro di tutto il cielo a levante spariva sotto un velo biancastro , interrotto qua e là da nuvole alquanto oscure, e da altre a pe- » corelle. L’ aspetto del cielo insomma ricordava in qual- che maniera quello notato la mattina dei giorni 28 feb- braro e 24 marzo; e questo mi fece osservare mio fi-
— 58 —
glio, die incaricai, dovendo io assentarmi , di esami- nare il cielo prima di andare a scuola.
Già alle otto il sole era, come si direbbe, allagato nelle nuvole ed appariva sotto forma di una superfi- cie abbagliante senza contorni precisi. Dando frequenti occhiate a quella regione del cielo, dove potevasi for- mare l’alone, vidi, alle 8 e 25/ un secondo sole a si- nistra del vero ed intenso da non poterne a lungo so- stenere i raggi. Era situato su una striscia orizzontale, luminosa, passante pel centro del sole vero e distante da questo di 20 a 22° , e quindi si sarebbe trovato sull’ alone primo, se questo fosse apparso.
Mostrai il fenomeno a parecchie persone ; tutte notavano la luce abbagliante del parelio. Ma tale si mantenne appena dieci minuti. A partire dalle 8 e 35' l’intensità della luce andava diminuendo e, diventata tale che l’ occhio poteva fissare il parelio, (alle 8 e 42 ') il medesimo era giallastro dalla parte del sole, ed az- zurrognolo dal lato opposto, cioè si era trasformato evi- dentemente in punto lucente dell’ alone primo, ancor- ché questo non fosse apparso.
Per circa tre minuti i detti colori si distingueva- no assai bene, ma già alle 8 e 47 r il fenomeno era ri- dotto ad una superficie bianca, luminosa che poi finì per dividersi in più nuvolette distintamente visibili sul fondo alquanto oscuro del cielo. Alle 8 e 50' si riconosceva appena il luogo occupato dal parelio, ed alle 8 e 52' tutto era scomparso.
Occupato in cose del mio ufficio, non potei di nuo- vo osservare il cielo che alle 11 e 25'. Trovai il sole
— 59 —
circondato dall’ alone primo, di cui la parte superiore sul fondo quasi azzurro del cielo era molto più palli- da che non la parte inferiore, apparsa sul cielo velato, e nella quale si potevano, in qualche maniera , distin- guere le solite tinte verdastra ed azzurrognola.
Come già notai per V alone del 24 marzo, la lar- ghezza della zona semplicemente luminosa o debol- mente colorata era piuttosto grande , nè credo di molto allontanarmi dal vero stimandola a 1° 30'.
L’alone, al pari di quello del 24 marzo, andava continuamente modificandosi : spariva , riappariva or in quella, or in quell’ altra parte, impallidiva , pren- deva tinte più appariscenti; qualche volta formava un circolo intero, più spesso era ridotto ad un arco più o meno ampio. All’ 1 e 20 7 f alone sparì.
Alle 11 e 50' inviai un dispaccio al prof. Cafìero, preside della R. Scuola nautica di Riposto , distante da Catania di 30 chilometri, per avvisarlo dell’ appa- rizione dell’alone e pregarlo di osservare il fenomeno. L’ indomani ebbi dal sig. Cafìero la seguente comuni- cazione :
« Ho ricevuto il suo telegramma all’ un’ ora « circa dopo mezzodì. Recatomi sulla terrazza di que- « st’ osservatorio, ho osservato attentamente il cielo , « il quale dappertutto mi si è mostrato di un aspetto « singolare, imperocché una miriade di fasci luminosi « distintamente solcavano la nebbiosa atmosfera, par- « tendo dal sole e dirigendosi verso le varie parti dell’ orizzonte. Non ho però potuto, a prima giunta, « osservare l’alone da Lei segnalatomi; perchè una « densa nube (cumulus) copriva il sole e le regioni
— 60
« del cielo ad esso adiacenti. — Ad un'ora e otto mi- « miti, tempo medio di Riposto, la nube predetta es- « sendosi mossa lievemente verso il Sud, mi è riuscito « vedere un arco di circa 50° dell’ alone dalla parte « del nord. — Quest’ arco mi si è presentato di una « tinta plumbea leggiera , tendente internamente al « giallognolo. — Ho potuto studiarlo solamente per po- « chi minuti, perchè la nube indiscreta mi ha novel- « lamente tolta la visuale verso un’ ora e venti mi- « liuti, nè più tardi mi fu possibile di rinvenire trac- « eia dell’ alone. »
Le condizioni atmosferiche da me osservate il 6 aprile sono le seguenti:
Ore |
Temper. |
Altezza baromet. |
Vento |
i Osservazioni | 1 i |
2, ant. . . |
Cielo stellato. i |
|||
6, 40' . . |
16°, 0 |
176, 2 |
O |
|
7, 15'. . |
16° 3 |
764, 2 |
O |
Cielo leggermente velato |
9, .... |
18% 0 |
764, 5 |
O |
Nuvolette sull’ Etna, nuvole più estese e più dense alla volta; cielo sereno ad O. |
11, 25' . . |
Cielo velato ad O. |
|||
1, 30' . . |
21% G |
763, 1 |
variabile |
|
3, .... 4, |
20°, 7 |
763, 2 |
E |
La volta in parte co- perta di strati e di nuvole a pecorelle ; l’orizzonte annuvola- to a 0 e N. |
6*, .... |
19% 5 |
762, 8 |
NE |
All’ 0 lunghe, larghe striscie verde giallo- gnole. |
8 |
17°, 5 |
762, 8 |
NE |
Cielo stellato, però ap- pena si distingue la via lattea. |
— 61
Aloni attorno al sole, osservati il 20, 21, 23 e 24 aorile,
Questi aloni erano tutti elei genere di quelli visti
11 24 marzo ed il 6 aprile; ma per ciò stesso permet- tevano di verificare certi particolari che, senza questo controllo , sarebbero rimasti più o meno dubbi. Per non scemare dunque 1’ importanza che , sotto questo punto di vista, hanno i cennati aloni, trascriverò per ciascuno le osservazioni più importanti notate sul mio giornale meteorologico.
20 Aprile.
Ore 12 e Ih7 apparisce un alone sul cielo coperto d’ un velo vaporoso, denso; V anello è quasi intero; il cielo rinchiuso nell’ alone è più oscuro del resto; internamente si distingue debolmente il color gial- lognolo.
12 e 357 l’ alone sparisce.
1 e 5' riapparisce ma debolmente sul velo bianco fat- tosi più denso.
1 e 22 ' 1’ alone apparisce su un fondo di cirri; è sem- pre molto sensibile il colore più oscuro del cielo nell’ alone. La larghezza della striscia colorata o semplicemente luminosa è di circa 2°.
1 e 50 ; 1’ alone si presenta come 1’ orlo luminoso di
una serie di nuvole disposte in circolo.
Per pochi minuti 1’ alone si vede intero.
2 e 3 ' si distinguono i soliti colori , giallognolo allo
interno, azzurrognolo all’esterno.
2 e 15 i colori impallidiscono; poco dopo sparisce l’a- lone.
ATTI ACC. VOL. XIII.
9
— 62
Alle 12 e 30' notai le seguenti condizioni atmo- sferiche :
temp. 19° 4, altezza barom. 763, 2 vento E debole.
Appena accortomi dell’ alone ne avvisai con un telegramma il prof. Cafiero a Riposto, di cui ebbi poi la seguente comunicazione:
« L’aspetto generale del cielo non era gran fatto « differente da quello del giorno 6 cori” grande quan- « tità di vapor acqueo nell’ atmosfera; nelle regioni « elevate dei cirri e qualche cirro-cumulo ; dei fasci « luminosi molto marcati che , partendo dal sole, si « dirigevano all’ orizzonte; calma generale.
« Incominciai ad osservare l’alone all’l e 20 ;pom. « e potetti senza difficoltà vederlo per intiero. Il rag- « gio n’era di circa 23° e lo spessore di 2° a 2,° 5. Nei « momenti di massimo splendore si vedeva 1’ interno « d’ un colore rosso scuro e giallognolo. Non vidi nè « parelio nè grande alone.
« Sino all’ 1 e 45 ' 1’ alone mi si presentò sempre « per intero, talora più, talora meno intensamente co- « lorato. Da quell’ ora in poi non vidi che una parte, « ed alle 2 e 20' la meteora sparì interamente.
21 Aprile.
Ore 8 e 20' ant. alone attorno al sole; è pallido ma intero; a sinistra si vede un breve arco luminoso, tangente all’ alone; internamente si distingue ap- pena il colore giallognolo, i raggi del sole sono piuttosto intensi.
8 e 43 ' non si vede che la parte superiore dell’ a- lone.
— 63 —
8 e 57' L’alone è intero; la parte superiore n’ è al-
quanto più appariscente. Il cielo rinchiuso nello alone è più oscuro elei resto.
9 e 6' spicca molto un arco eli circa 6° nella parte
superiore cieli’ alone.
9 e 30' il cennato arco è sempre molto appariscente;
la sua larghezza è eli circa 0°, 8.
9 e 33 7 l’alone è intero.
9 e 40' il cielo compreso nell’ alone continua acl esse- re più oscuro; la zona colorata è più larga.
9 e 45' l’alone è ancora intero. La parte superiore, assai pallida, apparisce sid cielo quasi azzurro ; 1’ inferiore, molto più distinta, su un fondo bian- castro. Del cielo rinchiuso nell’ alone è d’ una tinta più oscura soltanto la metà inferiore.
9 e 55 7 1’ alone sparisce.
Per avere, in qualche modo, una misura del gra- do di trasparenza del velo vaporoso che, questa pri- mavera , copre così spesso la volta celeste , espongo al sole un termometro leggermente coperto di sab- bia nera.
Il 21 aprile questo apparecchio segnava
alle 8 e 15' 33°, 6
8 e 45' 33°, 1
9 32°, 0
9 e 12' 36°, 0
9 e 20' 34°, 7
9 e 30' 38°, 0
9 e 50 7 40°, 0
10 44°, 0
64 —
Quanto alle condizioni atmosferiche si ebbe alle 6 e 407 ant. temp 15°,1
altezza barom. 757,1 vento 0
cielo quasi tutto coperto di cirri e di nu- vole a pecorelle.
Alle ore 9. temp. 17°, 8
altezza barom. 757, 0 vento NE il cielo velato.
23 aprile.
Ore 4 e 30' poni, alone attorno al sole; è quasi inte- ro; cielo rinchiuso nel medesimo più oscuro; la zo- na colorata è piuttosto larga; il cielo è assai ve- lato.
5 50/ l’ alone è tuttora visibile, ne varia quasi ad ogni
momento il grado di appariscenza. Quasi l’ in- tera volta è coperta di cirri disposti in striscie svariatamente orientati.
6 vedesi molto distintamente un arco di circa 5° in
quella parte superiore dell’alone che, in caso di altra curva, sarebbe linea di contatto.
6 e 12 ' il cennato arco è ridotto ad un punto colorato.
6 e 15' sparisce anche questo.
Le condizioni atmosferiche da me notate erano alle 3 e 15' pom. temp. 20°, a
1’ altezza barom. 757,5 vento E
cielo in gran parte coperto di cumuli; a S le nuvole in moto da O ad E; immobili sull’Etna
ore 6
temp. 19°, 4 altezza barom. 758, 2 vento E
24 aprile.
Alle ore 10 e 55', per un vento 0 piuttosto forte e sul cielo coperto eli un velo vaporoso, apparisce un alone attorno al sole. La zona debolmente co- lorata è larga circa 2°, 5'. Il cielo rinchiuso nel- l’ alone è piu oscuro del resto.
11 e 15' il velo vaporoso è assai più trasparente;
l’alone è meno appariscente.
11 e 20' piccoli archi a E ed O sono molto più distin- ti, ma meno larghi.
11 e 50 ; le nuvole che si vedono qua e là sono immo-
bili , ma i cirri cambiano da un momento all’ al- tro.
2 e 5' 1’ alone è intiero e gli archi a E ed 0 sono tuttora più appariscenti.
12 e 20', 1’ alone è sparito.
12 e 30 riappare.
1 e 10', l’alone è appena visibile; la zona luminosa si è allargata.
1 e 25', il cielo rinchiuso nell’ alone continua ad es-
sere più oscuro.
2 1’ alone è intero; attorno alla tinta azzurrognola vi
è una zona semplicemente luminosa , il che dà all’ alone uno spessore di circa 3°.
2 e 25', la parte superiore dell’ alone è più vivamente colorata dell’ inferiore.
,2 e 40', il sole attraversa a stento il velo nebbioso che copre il cielo. L’alone è pallido, la zona luminosa larga di circa 3°.
— 66 —
3 dell’ alone si vede debolmente la parte inferiore.
8 e 22', è debolmente visibile la parte superiore.
3 e 27' f alone sparisce.
Il prof. Oafìero, che con un telegramma mi aveva avvisato della comparsa dell’ alone, 1’ osservò a Ripo- sto e me ne fece giungere i seguenti ragguagli :
« Mi accorsi dell’ alone verso le 12 30'. Ne esaminai « le diverse fasi sino all’ 1 pom. quando, avendo esso « raggiunto un grado di splendore assai rimarchevole, « chiamai il prof. La Rosa, perchè mi ajutasse ad os- « servare.
« Potemmo entrambi rilevare che l’ interno del- « 1’ alone era di colore rosso carico, azzurro V esterno « e tra questi due colori una striscia di pallido chia- « rore giallognolo. Lo spessore dell’ alone era di circa « 2° il raggio di 23 o 24°.
« La callotta sferica dall’ alone rinchiusa era (co- « me del resto aveva già notato in tutti gli aloni « precedenti) sensibilmente più oscura del rimanente « del cielo.
« Alle 3 e pochi minuti offuscandosi maggiormen- « te il cielo e stabilitasi una sensibile brezza da N E, « 1’ alone spari (1).
Riguarda alle condizioni atmosferiche del 24 aprile si ebbe à Catania alle 12 merid. temp. 22,° 2
altezza baroni. 771 3, vento 0 forte.
(1) Da ciò si rileva facilmente che a Riposto l’alone raggiun- se un grado di chiarezza che non ebbe mai a Catania.
67 —
alle 3 pom. temp. 23°, 1
altezza barom. 760, 7 vento 0 forte
alle 8 pom. temp. 18.° 7
altezza baroni. 761, 8 vento 0 debole
Fenomeni Atmosferici osservati ii 1, 2, e 3 giugno 1818-
Il 1° giugno alle ore 9 e 30' fui avvertito che si vedeva un alone attorno al sole , e tosto mi misi ad osservarlo. Egli era intero, la zona colorata assai chia- ra, la disposizione dei colori come al solito e la por- zione di cielo rinchiuso nell’ alone visibilmente più oscura. Anzi quest’ ultima circostanza era quella che formava il particolare più saliente del fenomeno.
Sino alle ore 12 merid. F alone non presentò che leggiere variazioni nel grado di appariscenza, ma poi diventò variabile assai e, cancellandosi ora in una parte, ora in un’ altra , sparì completamente all’ 1 50' po- meridiane.
La sera, poco dopo che il sole fosse scomparso , osservai un arco di circa 2° più o meno luminoso che, appoggiato sull’ orizzonte nel punto stesso del tra- monto, si dirigeva verso lo zenit. Coloratosi più for- temente il cielo, 1’ arco si distingueva meglio ancora, perchè d’ un colore giallo rosso che faceva contrasto sul fondo assai più dilavato. La durata del fenomeno fu di circa 207
Sin dalla mattina del 3 giugno il cielo era leg- germente coperto non tanto di quel velo uniforme,
— 68
grigiastro, sul quale appariscono quasi sempre gli a- loni, ma piuttosto di nuvolette bianche, quasi traspa- renti che non erano probabilmente se non cirri in via di formazione.
Alle 7 e 40' seppi che era apparso un alone. Lo si vedeva assai distintamente ed era formato da una zona colorata internamente di verde giallastro ester- namente di azzurrognolo, e da un’altra zona più larga, ma semplicemente luminosa. Anche questa volta ap- pariva con una tinta più oscura tutta la parte del cielo compreso nell’ alone, ed in modo che il maggior contrasto corrispondeva agli archi più vivamente co- lorati. Alle 7 e 50' 1’ alone presentava il maggior grado di chiarezza.
Poco dopo le nuvolette cominciavano a sciogliersi, il che faceva sparire or 1’ una or 1’ altra parte dell’ a- lone, finché alle 8 e 15' tutto si cancellò.
Nè in questo alone , nè in quello osservato il 1° giugno, vidi mai la minima traccia di punti lucenti , di circolo parelico o di curve tangenti.
Verso la sera di quel medesimo giorno si vedeva- no all’ ovest alcuni sottili, lunghi strati di cui i supe- riori formavano coll’ orizzonte un angolo di circa 20° aperto verso Nord, e gl’ inferiori si prolungavano oriz- zontalmente sino alle falde occidentali dell’ Etna. A ponente il cielo era alquanto vaporoso, pur nondimeno si colorava al tramonto di un giallo più o meno ver- dastro. Già prima che fosse scomparso il sole , distin- guevo un arco simile a quello visto il giorno innanzi,
— 69
colla differenza però che era d’ una tinta più intensa e di una ampiezza alquanto maggiore. Tramontato il sole, anche i succennati strati presentavano un colore più vivo nel breve tratto situato nel detto arco.
Per circa 10' le tinte del medesimo si accendevano e si spegnevano a brevi intervalli , quasi ricevessero una viva ed istantanea luce da una serie di lampi. Cessate queste variazioni, l’intensità delle tinte anda- va gradatamente diminuendo, finche alle 7 e 30' l’ar- co, ridotto all’ampiezza di 1° a 2°, era appena visibile. Alle 7 e 35' tutto era sparito.
Gli archi osservati il 2 e 3 giugno erano eviden- temente circoli parelici verticali, i quali si osservano, per lo più, immediatamente dopo il tramonto del sole. Essi erano larghi circa mezzo grado e senza ben de- terminati limiti.
i
ATTI ACC. VOL. XIII.
10
— 70 —
Condizioni atmosferiche osservate a Catania nei giorni 1. 2 e 3 giugno 1818,
Ore |
Tempera- tura |
Altezza barom. |
Direzione del vento |
Osservazioni |
| 6 ant. |
18°, 9 . |
760,3 . |
1. giugno SO |
Cielo alquanto vaporoso. |
9.30'. . . . |
24°, 5 . 29°, 5 . |
761,2 . |
variabile |
Cielo più vaporoso, pe- corelle all’ Est. Cielo vaporoso sopra tut- to all’ Ovest. Cielo tutto coperto, al- |
12 |
760,9 . |
E |
||
4 pom. . |
30°, 6 . |
759,2 . |
NE |
|
6 |
23°, 9 . |
760,3 . |
SE |
quanto oscuro. Cielo come alle ore 4. |
10 |
2i°;i . |
761,5 . |
S e SE |
Orizzonte più o meno o- |
Temp |
er atura |
min. 17°, 8; masi |
scuro , lampi a sini- stra dell’Etna ; stelle allo zenit. ;. 21 % 5. |
|
6.20 ant. . |
21°, 1 . |
763,2 . |
2. giugno S e SO |
Orizzonte a Nord vapo- |
12el5'pom. |
24°, 3 . |
765,3 . |
NE |
roso. Cielo quasi sereno. |
4 e 25'. . |
25°, 3 . |
765,6 . |
E e NE |
id. |
7 e 22' . . |
765,0 . |
NE alquanto forte |
Cielo sereno. |
|
10 e 45' . . |
20°, 0 . |
766,0 . |
SO |
id. |
Temperatura |
min. 18°. 7; mass. 25°. 7. |
|||
6 e 30' ant. |
IO o o \o |
765,7 . |
3. giugno E e SE |
Cielo leggermente co- |
10 |
22°,0 . |
766,2 . |
E |
perto. Un po’ di vapore a SE. |
2e30'pom. |
765,3 . |
E e NE |
Cirri a Sud ed Est. |
|
6 |
23°, 4 . |
764,6 . |
E e NE |
Pochi cirri ad Ovest e |
9 e 50'. . |
20°2. . |
765.0 . |
E e SE |
Nord. Cielo sereno. |
Temperatura |
min. 17°, 5, mass. 24°, 0. |
Considerazioni sni fenomeni descritti,
Esaminando i fenomeni descritti e considerandoli sia complessivamente , sia ad uno ad uno, si è con- dotti alle seguenti conclusioni:
— 71 —
1. La sorprendente analogia che essi presentano tra loro e la relazione che evidentemente hanno gli uni cogli altri, inducono a ritenerli quali effetti d’ una medesima causa comune.
2. Potendo però gli uni di questi fenomeni pro- dursi senza gli altri, la cennata causa comune deve essere suscettibile di modificazioni più o meno notevoli.
3. Essendo i fenomeni in discorso sempre visti su un fondo biancastro o su nuvolette leggieri, questa causa comune deve esistere nei bassi strati dell’ atmosfera.
4. Siccome i detti fenomeni sono visibili in luoghi anche molto distanti, la loro causa comune deve con- sistere in condizioni atmosferiche che si possono veri- ficare in spazi più o meno estesi.
5. I fenomeni osservati sono tutti simmetrici, ma rispetto a rette e piani che permettono di distinguerli in diverse categorie.
Chiamando asse obliqua la retta che unisce l’oc- chio dell’osservatore al centro del sole, e asse verti- cale la verticale del luogo di osservazione, all’ asse obliqua si riferisce la simmetria degli aloni, all’ asse verticale, quella del circolo parelico, all’ un’ asse ed all’ altra, quella dei punti lucenti che, se- condo 1’ osservazione del 6 aprile , sembrano essere pareli (paraseleni) più o meno intensi; a piani final- mente che passano per 1’ asse obliqua si rapporta la simmetria delle curve tangenti agli aloni.
o o
Di questi fenomeni il più comune è 1’ alone pri- mo (del raggio di circa 23°); assai meno frequenti sono le curve tangenti al medesimo, e più di rado ancora si osserva 1’ alone secondo (del raggio di circa 46°), il circolo parelico ed i pareli (paraseleni).
— 72
La spiegazione degli aloni fu data da Mariotte.
Ecco come, secondo 1’ illustre tisico, si producono questi cerchi colorati:
Immaginiamo attorno al sole una circonferenza del raggio di circa 23°. Attesa la grandissima distanza del sole, i raggi luminosi che passano per essa cir- conferenza sono tutti paralleli all’asse obliqua dell os- servatore; ma obbligandoli a passare per tanti prismi tali da produrre in ciascun raggio una deviazione mi- nima di 23° verso 1’ asse obliqua, i detti raggi forme- ranno una superficie conica, di cui il vertice è posto nel- l’ occhio dell’osservatore. Questi perciò, vede alla di- stanza di circa 23° dal sole un circolo colorato, in cui i colori dello spettro solare sono disposti nell’ or- dine che hanno nel secondo arco baleno.
Quanto ai prismi rifrangenti quali li abbiamo supposti, essi, in dati casi, esistono effettivamente nel- l’ aria, poiché 1’ acqua forma, congelando, prismi retti, le cui basi sono triangoli equilateri e nei quali gli angoli di 60° producono per 1’ appunto una deviazio- ne minima di circa 23°.
Considerando una circonferenza attorno al sole del raggio di circa 46°, ed obbligando i raggi che at- traversano la medesima a passare convenientemente non per un angolo di 60° dei detti prismi, bensì per un angolo di 90°, essi raggi provano una deviazione minima di circa 46°, e quindi anch’ essi giungono ai- fi occhio dell’ osservatore, che in siffatto modo vede un altro alone che dal primo differisce, solamente per la grandezza del raggio.
Sebbene questa spiegazione si legga in tutti i trat-
73
iati di Meteorologia, ho voluto ripeterla qui per poter più facilmente aggiungervi alcuni particolari, di cui, per quanto sia a mia conoscenza , nessuno si è sino- ra occupato.
Quando esiste nell’ atmosfera uno strato più o me- no esteso, più o meno alto, più o meno denso di cri- stalli di ghiaccio posti , rispetto all’ asse obliqua, in tutte le possibili posizioni, un raggio di luce bianca incontra, in generale, un cristallo, che imprime la de- viazione minima ad uno dei raggi colorati.
Ciò premesso sia
AB Tav. IV, fig. 1 1’ asse obliqua,
EFH la sezione d’ un prisma di ghiaccio , DE un raggio di luce bianca distante di circa 23° dall’ asse obliqua,
FB il raggio rosso che prova la minima deviazione.
Prendendo 1,318 per l’indice di rifrazione di que- st’ ultimo (1), EF formerà coll’ asse obliqua un angolo di 11° 13' ed FB un angolo di 22° 27 7 ; tale deviazio- ne per l’appunto prova anche un raggio GH paral- lelo a DE, riflettendosi in gran parte sulla terza fac- cia laterale del medesimo prisma; sicché, stante la pic- colezza di questo, 1’ occhio dell’ osservatore riceve ad un tempo il raggio rosso FB ed il raggio bianco HC, mentre da ogni altro prisma , posto nell’ interno del
(1) Ho scelto 1,318 per l’ indice di rifrazione del raggio ros- $o e 1,331 per quello del raggio violetto, invece dei valori 1,331 e 1,345, che si riferiscono all’acqua, perchè conducono per gli alo- ni a risultati che assai bene concordano coi valori forniti dal- 1’ osservazione.
74 —
cerchio rosso, gli può giungere tutt’ al più un raggio riflesso di luce bianca.
Ciò mette in chiaro, perche internamente l’alone è sempre nettamente limitato.
Quanto avviene nel prisma che manda all’occhio il raggio rosso, ha luogo anche in quelli da cui rice- viamo gli altri raggi colorati.
Ma vuoisi osservare che, sebbene la formazione di cristalli di ghiaccio sia nell’atmosfera un fenomeno non molto raro avviene però di rado che la conge- lazione delle particelle di acqua si faccia in condi- zioni tali da dar luogo a cristalli del tutto regolari.
o ìd
Da ciò risulta che i cristalli ad una faccia regolare debbono essere più numerosi di quelli che hanno due o tre faccie regolari e che, quindi, nell’ alone primo la quantità di luce riflessa supera, il più delle volte , di assai quella di luce ritratta.
Ciò spiega, perchè i colori dell’ alone primo sono quasi sempre pallidi e dilavati assai.
Ritenendo 1,331 per l’ indice di rifrazione del rag- gio violetto, si ottiene per la sua deviazione minima 23° 26 ' e quindi per la larghezza dell’ alone primo cir- ca 1°.
Per prismi situati fuori della superficie conica dei raggi violetti, i raggi rifratti sono sempre più o meno divergenti, e quindi non atti a produrre sulla retina la sensazione d’ un colore qualunque; ma essi raggi sono tuttavia luminosi ed accrescono l’ intensità dei raggi riflessi tanto più sensibilmente , quanto meno sono divergenti.
Ed ecco perchè nel primo alone attorno al cer- chio colorato si vede, per lo più, una larga zona lu-
75 —
minosa che, per gradazioni insensibili, si avvicina e poi si confonde esternamente col colore del cielo.
Egli è probabilmente questa zona che fa parere più oscura del resto del cielo quella porzione rinchiu- sa nel primo alone.
Venendo ora a parlare dell’ alone secondo, sia AB Tav. IV, fig. 2 V asse obliqua,
CD uno dei raggi che attraversa la cir- conferenza condotta attorno al sole con un raggio di circa 46°
DEE un cristallo di ghiaccio disposto in maniera, che un suo angolo retto fac- cia provare la deviazione minima al raggio rosso EB.
Gl’ indici di rifrazione già adoperati per 1’ alone primo danno per la deviazione del raggio rosso 47° 29'; per quella del raggio violetto 50° 30' e quindi per la larghezza dell’ alone secondo circa 3".
Siccome però nel medesimo poco o niente si vedo- no i colori estremi dello spettro solare, ne viene che, in realtà, la larghezza apparente della zona colorata non differisce gran fatto da quella dell’alone primo.
Nell’ alone secondo nessun raggio colorato è ac- compagnato da un raggio di luce bianca ; ciò nono- stante i colori sono pallidi e sbiaditi come nell’ alone primo.
Questa circostanza e la rarità del fenomeno sono ‘conseguenze d’ uno stesso e medesimo fatto.
Nei cristalli di ghiaccio, come in tutti i cristalli aghiformi, le estremità sono incompiute o alterate per
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poco che il cristallo si sia formato in condizioni più o meno anormali come, per l’ appunto, avviene, il più delle volte, nell’ atmosfera durante la congelazione dei vapori condensati. E poiché anche cristalli qua- lunque di ghiaccio sono fenomeni piuttosto rari, sono poi rarissimi, e perciò stesso in numero relativamente piccolissimo, i cristalli con estremità regolarmente com- piute.
Ciò spiega, perchè T alone secondo è molto più raro dell’ alone primo e come, per la scarsità dei cri- stalli perfettamente regolari , i pochi raggi che con- corrono alla sua formazione, debbono dar luogo a co- lori poco intensi.
Tuttavia vuol essere notato ancora che, penetran- do i raggi nei cristalli di ghiaccio sotto un angolo di incidenza di circa 69°, la riflessione alla superficie dei cristalli diminuisce di molto 1’ intensità dei raggi ri- fratti, che sono precisamente quelli che formano 1’ a- lone secondo.
Quanto è chiara e convincente la spiegazione data da Mariotte sulla formazione degli aloni, altrettanto in- determinate e superficiali sono le opinioni esposte nei trattati di Meteorologia intorno ai circoli parelici oriz- zontale e verticale. Cercando, per mezzo delle mede- sime, di rendermi conto dei fatti osservati il giorno 28 febbraio, riconobbi tosto che le ipotesi, generalmen- te ammesse , non si prestano a spiegare nè i circoli parelici in generale, nè le circostanze particolari che si verificarono durante la formazione e la disparizione di quello del 28 febbraio.
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Tentai allora di modificare le cerniate ipotesi ed anche di farne delle nuove di genere del tutto diver- so. Per procedere con maggiore sicurezza, sarebbe stato opportuno di aver notizie precise intorno ad altri cir- coli parelici già osservati ; ma mi fu impossibile di rinvenirne altro che qualche disegno del fenomeno vi- sto, colf indicazione della data e del luogo di osserva- zione. Limitato adunque alla propria osservazione e non ricorrendo se non ai fenomeni di riflessione, e di rifrazione, ecco il risultato delle mie ricerche.
Quando un prisma di ghiaccio (un prisma retto triangolare a base regolare) è attraversato da un rag- gio di luce in maniera che abbia luogo la riflessione interna, gli angoli uguali d’ incidenza e di riflessione possono variare tra 90° e 49° 21' che è l’angolo limi- te per il raggio rosso, ponendo il relativo indice di re- frazione uguale a 1, 318; le corrispondenti deviazioni del raggio variano da 92° ( all’incirca ) a 180°.
Tali deviazioni alterano in generale più o meno notevolmente f intensità della luce; sola eccezione di questa regola è la deviazione di 120°, la quale ha luo- go, quando il raggio di luce attraversa normalmente le faccie, per le quali penetra nel prisma e ne esce. Le diminuzioni d’ intensità sono tanto più sensibili, quanto più l’angolo di deviazione differisce da 120°.
Vuol pure essere notato che due raggi paralleli che penetrano normalmente per una medesima faccia nel prisma, formano all’ uscirne un angolo di 120°, se huno si riflette internamente sull’ una, e l’altra sul- l’altra faccia adiacente.
Ciò premessa sia f altezza del sole di 30°, e con-
il
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duciamo per il suo centro un circolo parallelo all’ o- rizzonte. Sarà esso uno dei così detti circoli parelici orizzontali.
Una retta che da un punto qualunque di questo circolo va all’ occhio dell’ osservatore, sarà inclinata di 30° sull’ orizzonte, e questa medesima obliquità avran- no naturalmente anche tutti i raggi solari, perchè pa- ralleli tra loro.
Di questi raggi moltissimi incontrano prismi di ghiaccio in modo da provare una deviazione di 120°, e di questi prismi molti, giacche la quantità n’ è stra- grande, si trovano in una posizione tale che parte dei raggi deviati riescono perpendicolari all’ orizzonte. In siffatto modo avviene che il detto circolo, ed il piano che passa per esso, sono attraversati da una quantità di raggi verticali, dei quali molti ancora, incontran- do convenientemente altri prismi di ghiaccio , posti sul cennato circolo, sono un’ altra volta deviati di 120° ed in siffatto modo diretti all’occhio dell’osservatore, che per tanto vede il detto circolo più vivamente illu- minato che nessun’ altra parte del cielo. Infatti i raggi verticali che non passano , per il detto circolo, non penetrano neH’occhio dell’osservatore, se non provando deviazioni maggiori o minori di 120°, e perciò anche notevoli diminuzioni d’ intensità. Se poi un raggio ver- ticale che passa per il cennato circolo parelico, prova la seconda deviazione in un punto più o meno lon- tano dall’ orizzonte, esso, nel caso più favorevole, può prendere tutt’ al più una direzione parallela ad un altro raggio che arriva all’ occhio dell’osservatore.
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Il cennato circolo parelico è quello che apparisce con maggiore chiarezza. Per rendere evidente questo fatto, supponiamo al sole una altezza di soltanto 20°.
In questo caso i raggi che dopo una prima con- veniente deviazione di 120° in un piano perpendico- lare all’ orizzonte, attraversano il circolo parelico ed il suo piano, formano con questo un angolo di 80°.
Or quei raggi che sul circolo parelico ed in vici- nanza del scie, provano in senso opposto un’ altra de- viazione di 120° giungono all’ occhio dell’ osservatore colla loro primitiva intensità; ma altri, più distanti dal sole, dovendo essere deviati di quantità minori , sono tanto meno intensi, quanto più distano dal sole i loro punti di partenza. Ne viene che il circolo pa- relico, mentre è assai luminoso in vicinanza del sole, va poi scemando in chiarezza nelle parti più lontane e, ad un certo punto, cessa di essere visibile.
I raggi che partendo dal circolo parelico relativo all’ altezza di 20° del sole, pervengono all’ osservatore
hanno provato |
una |
deviazione di |
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119° |
51' |
a |
10° |
dal |
sole |
119° |
21 ' |
a |
o o cu |
» |
7> |
118° |
34' |
a |
30° |
» |
» |
116° |
13' |
a |
50° |
» |
» |
109° |
14' |
a |
90° |
» |
» |
100° |
a |
100° |
» |
» |
Di questo circolo parelico non sarà dunque visi- bile che la parte più vicina al sole.
Ciò è pienamente confermato dall’ osservazione. Quando alle 8 e 8' ( vedasi pag. 51) apparve la striscia bianca estendendosi oltre il primo alone, V al-
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tezza del sole era 19° 24' e la deviazione dei raggi al punto estremo della detta striscia di circa 118° 1[2.
All ’ apparire dell’ intero circolo parelico (alle 9 e 15 ') il sole era a 30° e 30' ed a 32° e 1', quando prin- cipiò (alle 9 e 25') il suo graduato decrescere.
Sembra dunque che i raggi abbiano conservato una efficace intensità, mentre la seconda deviazione non era minore di circa 118° 1/2.
Valendosi di questi fatti, si può, conoscendo l’al- tezza del sole , calcolare approssimativamente la par- te del circolo parelico orizzontale che è, o potrebbe es- sere visibile in un dato momento ed in un dato luogo.
Siccome per la formazione del circolo parelico oc- corrono cristalli di ghiaccio che abbiano tutti e tre le faccie laterali regolari, e che di solito ciò ha luogo, quando le estremità sono compiute, 1’ alone secondo ed il detto circolo parelico sono fenomeni che, probabil- mente, appariscono sempre insieme.
L’ intersezione del circolo parelico orizzontale e dell’ alone primo dà luogo a due punti lucenti che si trasformano in pareli (paraseleni), quando da circostan- ze accidentali è ancora accresciuta 1’ intensità della loro luce.
Mentre il circolo parelico orizzontale è formato da raggi che nella prima deviazione di 120° sono diretti dall’ alto in basso , quello verticale risulta dai raggi ascendenti, i quali, quando il sole è vicino all’ orizzon- te, formano con questo un angolo di 58 o 59° e perciò possono, per una seconda deviazione di 120°, giungere nell occhio dell’ osservatore. Però di questi raggi, già in- deboliti per aver molto obliquamente attraversato 1’ at-
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mosfera, sono efficaci solamente quelli situati nel pia- no verticale, che passa per il sole ed il luogo di os- servazione. Ciò spiega la posizione e la poca ampiez- za del circolo parelico verticale.
Quanto alle curve tangenti all’ alone primo ed al- la loro trasformazione, occorrono altre osservazioni, pri- ma che si possa tentare, con sicuro criterio, la spiega- zione di tale complicatissimo fenomeno.
Non meno interessante degli stessi fenomeni più- sopra descritti è la circostanza della loro frequenza. È sorprendente che 1’ alone, che ordinariamente non si osserva se non molto di rado, sia apparso non meno di undici volte nello spazio di quattro mesi. E poiché la formazione di cristalli di ghiaccio suppone nello stra- to atmosferico, in cui ha luogo, condizioni più o me- no identiche, la così frequente apparizione di aloni, è una prova che dall’ 11 febbraio al 3 giugno, almeno, le condizioni atmosferiche d’ uno strato di aria più o meno elevato hanno avuto una certa stabilità; e così anche gli aloni ci possono fornire indizi sulle condizioni che caratterizzano, a varia altezza, gli strati atmo- sferici e, per ciò stesso, formano F oggetto delle più interessanti ricerche della Meteorologia moderna.
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SAGGI ANALITICI
E CONSIDERAZIONI IGIENICHE
SOPRA
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TALUNE MÌE ILEI CITTÌ CI CATANIA
DEL
PROF. DOMENICO PECILE
La Città di Catania, che io sappia, non possiede alcuna analisi completa delle sue acque. Nel maggio 1865 il professore Gaetano De Gaetani, assieme al dot- tor Matteo Borello e all’Ingegnere Eligio Scili to, furo- no incaricati da questo Comune , in seguito ad una circolare governativa, di uno studio generale su di esse; ma il lavoro pubblicato in esecuzione di questo incari- co (1), è, sotto il punto di vista della conoscenza della composizione chimica delle acque, alquanto incompleto, tanto che ben poche deduzioni sulla salubrità delle
t :
(1) Rapporto al Sindaco di Catania sulle acque potabili della città- e dei dintorni del prof. De Gaetani — Catania 1865.
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stesse se ne possono trarre. L’ egregio prof. Silvestri si occupò pure una volta delle acque nostre , però solo incidentalmente in occasione del suo recente lavoro sulle acque del Simeto (1), per avere dei termini di para- gone sulla bontà di queste ultime; egli infatti ci diede T analisi completa dell’ acqua dei Sette Canali, e de- terminò il grado idrotimetrico ed altri dati delle princi- pali acque potabili delle pubbliche fonti di Catania. Oltre a queste analisi ne esistono altre fatte in di- verse occasioni; fra cui quelle dei Canali del Fasa- no (2) e dell’ Acqua Santa (3) del prof. De Gae- tani; quella dell’ acqua di Manganelli tuttora inedita, eseguita dal prof. Zuccarello Patti in occasione dell’ in- troduzione dell’ acqua stessa nella stazione ferroviaria, e forse altre ancora di cui non giunsi a conoscere resi- stenza.
Ma queste analisi fatte da analisti diversi, in epoche diverse, con iscopi e probabilmente con metodi diffe- renti, non rappresentano complessivamente un lavoro completo, e non offrono quei dati di confronto dai quali si possa trarre una pratica deduzione per l’ igiene (4).
(1) 0. Silvestri. — Ricerche chimiche sulle acque del fiume Simeto in paragone alle acque potabili principali di Catania {Atti dell' Accademia Giocnia, presente volume).
(2) Giornale del Gabinetto letterario dell’ Accad. Gioenia. To- mo VII dicembre e Gennaio 1842.
(3) De Gaetani — Analisi fisico-chimica sopra l’acqua Santa (Letta nella tornata del 29 agosto 1839) Atti dell’ Acc. Gioenia Voi. XVI.
(4) I professori De Gaetani e Zuccarello arrivano a conclu- sioni del tutto opposte alle mie., classificando le acque potabi- li da essi analizzate fra le migliori.
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Ciò, congiunto alla persuasione che la conoscenza del- l’ acqua che in un paese si adopera abbia un’ altissi- ma importanza , per le applicazioni che da tal cono- scenza l’igiene e l’ industria possono trarre, m’invogliò a fare uno studio sulle medesime. Mi è poi sembrato prezzo dell’ opera d’intraprendere un lavoro di tal fatta, da per se stesso lungo, penoso e quasi interamente privo d’ interesse scientifico, non tanto nell’ intento di colmare la lacuna esistente a tale riguardo, quanto nella speran- za di attirare l’attenzione delle persone, che più special- mente hanno la cura della pubblica igiene, sopra un ar- gomento che ha parte tanto essenziale nel ben essere di un paese.
A dir vero , fin da quando intrapresi queste ri- cerche, sembravami di poter asserire che i risultati di esse non dovessero essere privi di un qualche interes- se, e a priori era quasi convinto che 1’ analisi chimi- ca avrebbe dimostrato come le acque di Catania sia- no alquanto meno buone di quanto generalmente si cre- da. Ed è naturale questo apprezzamento per chi os- servi come le acque correnti percorrano dei chilometri attraverso la campagna in canali scoverti , soggetti a ricevere impurità di ogni genere; alimentino molini e lavatoi, e finalmente, passando per tubulature aperte e mal riparate, vengano a farsi bere a Catania, dopo essere state soggette lungo tutto il loro corso a me< scolarsi con ogni specie d’ immondizie. In condizioni peggiori sono poi le acque dei pozzi (e fino ad un certo punto anche quelle che scorrono sotterraneamente come le acque dell’ Amenano) che devono pure di ne- cessita essere della più cattiva specie. Essendo i pozzi superficiali, tro valisi essi in condizione di mescolarsi alle impurità di ogni fatta, che infiltrano assieme alle
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acque piovane attraverso un suolo permeabilissimo , qual’ è la lava ecl il terreno di trasporto che trovasi ad essa frammisto. La cattiva costruzione delle chiaviche in cui non circola acqua, le fogne destinate a racco- gliere le materie escrementizie non rivestite di muratura e che non si vuotano che ben di rado, perchè le sostanze che vi arrivano vengono mano mano assorbite dal suolo, la mancanza assoluta di serbatoi destinati a raccogliere le orine dei numerosi orinatoi pubblici agevolano que- sto trasporto di materie immonde ed infettanti nelle acque sotterranee.
Le acque di Catania sono molte, direi anzi moltis- sime; nè di tutte io mi potei occupare, oltre che, delle più importanti acque correnti e di sorgente, dovetti li- mitarmi a studiare solo pochi fra i moltissimi pozzi, che in quasi tutti i quartieri della città danno acqua che si utilizza per gli usi domestici dalla popola- zione.
Le acque correnti da me analizzate sono le se- guenti: quella del fonte in piazza dell’Elefante, quel- la dei Sette Canali, di Gambazita, del Teatro Greco, e della gran fontana della Pescheria, (che avrebbero tut- te identica origine e sarebbero alimentate dell’ antico fiume Amenano (1), il quale continua a scorrere sotto le lave) quella della Zialisa, e poi l’ acqua di Manganelli che presi in due luoghi diversi, cioè alla stazione fer- roviaria ed al così detto pozzo di Manganelli , aper tu-
fi) Scinto Patti — Carta Idrografica di Catania — Atti dcl- V Accadi. Gioenici Serie III. Voi. XI.
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ra praticata sul canale che conduce quest’ acqua in città; l’acqua del Fasano (acqua di Carcaci) presa al fonte del Fasano sulla via di Mascalucia ed al Con- vento dei Benedettini, dove 1’ acqua stessa arriva per apposite tubolature , e finalmente 1’ acqua di Cifali attinta al fonte di Cifali , quella di Leucatia e la Santa raccolte dove scaturiscono. Presi in considera- zione pure l’acqua di Vaicorrente, che quantunque non arrivi ancora in Catania, pure è sperabile che in un tempo non troppo lontano venga aneli' essa con- dotta in città.
Le acque dei pozzi cercai di raccoglierle nei di- versi quartieri, per avere un’ idea delle variazioni che da un punto all’ altro della città subiscono , e nella scelta delle medesime mi valsi con molto profitto del- l’ interessante lavoro del prof. Scinto Patti già dian- zi citato (1).
Per semplificare il compito mio ho cercato di ri- durre il più possibile il numero delle determinazioni, e di occuparmi esclusivamente di quelle sostanze del- l’acqua, dalle quali si possono dedurre dei criteri sulla bontà e salubrità delle stesse; ho tralasciato quindi le determinazioni meno importanti, come sarebbero quel- le dell’ acido silicico, fosforico, del ferro, del manga-
(1) Non entrerò in particolare alcuno intorno alla topogra- fia delle acque di Catania, di tali s’è estesamente occupato lo Sciu- to Patti e di cui parla anche a lungo la già citata relazione di| Sciuto, De Gaetani e Borello; e nemmeno accennerò delle for- mazioni geologiche del sotto suolo Catanese, tanto più che non h*o potuto riscontrare una sensibile influenza dello stesso sul- la composizione delle acque. Per dati sull’ argomento puossi ri- correre alle carte geologiche dello Sciuto Patti, ( Atti dell’ Ac- cademia Gioenia Voi. VII Serie III.)
nese, deH’allumina, della potassa e della soda, le quali tutte nel maggior numero dei casi hanno interesse affatto secondario. Ho invece rivolta tutta la mia at- tenzione alle determinazioni dell’ acido solforico , del cloro, dell’ acido nitrico, delle materie organiche, della ammoniaca e dell’ acido nitroso , sostanze che , se trovatisi in quantità forti, accusano nell’acqua la pre- senza di deiezioni animali o di prodotti di scomposizio- ne di queste deiezioni, e quindi danno a dirittura dei criteri abbastanza sicuri per dedurre il grado d’ infe- zione di un’acqua per parte dei prodotti organici in- filtrati nel suolo (1).
E noto infatti come delle materie contenute nelle deiezioni umane, che si disperdono in gran parte nel suolo, alcune (come i fosfati, i sali potassici) sieno trat- tenute dall’energia assorbente dello stesso; altre invece (come i cloruri, i nitrati , i solfati) che sono meno ener- gicamente assorbite, passino attraverso ad esso, ed ar- rivino nelle acque, assieme a molti prodotti organici, che non è in potere del chimico 1’ esattamente deter- minare, ma che sono quelli che principalmente valgono
(1) Gli acidi nitrico e nitroso, come è noto, derivano., oltre che dalle acque pluviali di cui sono costanti prodotti, dall’ossi- dazione dell’ammoniaca, che è uno dei derivati principali del- la decomposizione delle materie fecali e specialmente delle uri- ne. Questa ossidazione avviene più lentamente se l’acqua è ricca di materia organica , più rapidamente se ne è povera e se passa attraverso terreni porosi.
La presenza anche di traccie minime di ammoniaca ed acido nitroso fanno quindi sospettare la presenza di materie organi- che in decomposizione, e bastano a far classificare un’ acqua come pericolosa.
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a rendere malsane le acque ed a propagare alcune ma- lattie quale il colera ed il tifo.
Ora non essendo, come dissi, in potere del chimi- co e fino ad ora nemmeno del microscopista, il determi- nare con sicurezza la presenza nelle acque di quelle materie organiche che le rendono pericolose, bisogna accontentarsi di giudicare della esistenza di esse dal- la presenza di queste sostanze che costantemente le ac- compagnano. Infatti noi dalla quantità di acido solfo- rico, e specialmente da quella del cloro, dell’acido ni- trico e delle materie capaci di decomporre il perman- ganato potassico, possiamo trarre nella maggior par- te dei casi delle deduzioni abbastanza esatte, e giudica- re, direi anzi misurare, la quantità di sostanze infettan- ti, che attraverso il suolo sono penetrate nell’ acqua (1).
(1) Cito volentieri a questo proposito alcune righe tolte dal Reporl of thè Commissioners appointed in 1868 , to inquire into thè best Mecins ofprevcnting thè Pollution of Rivers . London , uno dei più completi studi sulle acque che siano stati fatti recentemente, il quale si esprime così: « L’importanza dei dati poi non sta nel constatare 1’ eccesso dei composti azotati con- tenuti nell’acqua come tali, essendo questi da per se stessi innocui, sibbene sta nel pericolo che una parte dei componenti nocivi contenutivi non si sia trasformata in combinazioni inorga- niche innocue. Questo pericolo è tanto più grande, in quanto che è del tutto impossibile di costatare coll’analisi chimica o con qualunque altro metodo di ricerca, tranne che si facciano bere ad uomini le acque sospette, se simili sostanze nocive vi siano o no rimaste. Noi (la Commissione) non possiamo a meno di credere assai serio un tale pericolo, qualunque sia per essere la natura delle sostanze nocive che trovansi negli escrementi umani. Partendo poi dalla teoria generalmente sostenuta ora dai fisiologici, i quali hanno approfondito lo studio delle malattie epidemiche e d’ infezione, che queste malattie nascano da germi infusoriali zimotici, questo pericolo diventa ancora più minaccio-
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Non entrerò in lunghi particolari sui metodi ana- litici da me seguiti, che dal più al meno sono quelli che generalmente si usano nel fare queste analisi.
Il residuo solido fu determinato evaporando 1’ acqua e seccando a 120° prima di pesare. La determinazione della parte volatile dal residuo solido si fece calci- nando a bassa temperatura il residuo stesso , e ripri- stinando i carbonati decomposti dalla calcinazione. Que- sto dato non ha in vero grande valore. Assieme alle materie organiche se ne va l’acqua d’ idratazione, che resta anche dopo che il residuo è stato scaldato a 120° o a 125° ed anche a temperatura superiore (1); volli tuttavia farla per avere un dato di più sulla quan- tità di materie organiche dell’ acqua. La parte vo-
so per la forte resistenza opposta da tali germi organici viventi agli agenti ossidanti, mentre le materie organiche morte vengono da essi completamente scomposte; che poi questo per icolo non sia affatto immaginario risulta dalle numerose epidemie di tifo e di colera, la causa delle quali si è potuta ascrivere con sicu- rezza all’ uso di un’ acqua che mostrava un’ infezione prece- dente con materie animali, e nella quale non si poterono tro- vare coll’ analisi chimica sostanze direttamente nocive. »
Devo avvertire che questa citazione, come alcune altre che si troveranno in seguito, e che pur troppo non potei attingere alle fonti originali, sono tolte dall’interessante opera di F. Fischer Chem. Technologie des Wcissers. Braanschweig 1878, che trat- ta estesamente dell’ acqua sotto il punto di vista dell’ igiene.
(1) Secondo Wagner (Bager. Industrie and Gewerbeblatt 1877, e Journal fur Gasbeleuchtung and Wasserversorgung. n. 7j 1878) per la evaporazione dell’acqua., la magnesia si de- pone sotto forma di carbonato idrato Mg CO3 3 H20, che a 100° perde due molecole d’ acqua J convertendosi in un carbo- nato Mg CO3 + 11*0 , il quale non perde quest’ ultimo molecola d’ acqua che quando venga scaldato a 300°.
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latile del residuo solido sta infatti in stretta relazio- ne con queste materie organiche, e per di più dal gra- do di annerimento del residuo , quando lo si calcina, si può grossolanamente giudicare della maggiore o mi- nore quantità di materie carboniose dell’acqua; alcuni residui solidi furono osservati allo spettroscopio, ma non mi fu dato vedere altre linee, all’ infuori di quelle del potassio , del sodio e del calcio.
La calce, la magnesia e V acido solforico furono determinati per pesata coi metodi ordinari. Il cloro fu dosato con una soluzione titolata d’ argento (1).
L’acido carbonico, che venne determinato nelle so- le acque correnti , non è l’acido carbonico totale, ma bensì quello libero e semicombinato , ossia quello che trovasi disciolto nelle acque e quello che è allo sta- to di carbonato acido. Questa determinazione si fece trattando l’acqua da analizzarsi con un volume cono- sciuto d’acqua di calce, mista a poco cloruro di am- monio e cloruro di calcio di titolo conosciuto , de- terminando nuovamente, dopoché una parte dell’ acqua di calce era stata saturata e precipitata dall’ acido car- bonico, il titolo della medesima (2).
In tutte le acque si cercò la presenza dell’ acido carbonico libero col reattivo di Pettenkofer (3) (solu- zione alcoolica di acido rosolico). Nessuna di esse, ad eccezione dell’acqua Santa, manifestarono la presenza di acido carbonico non combinato. Nè di ciò è da meravigliarsi, perchè ben di rado le acque correnti, o
(1) Fresenias. Anahjse Quantit. pag. 377.
(2) Fischer. Chem. Techn. des Wassers p. 131.
t (3) Jahresbericht der Agricultur. Chem. 1875-1876 1° Bd.— Zeitschrift. f. Biologie 1875 XV Bd.
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quelle di pozzo, contengono acido carbonico libero. E invece cosa abbastanza strana che le acquo di Cata- nia hanno tutte sensibile reazione alcalina. Questo fatto deve attribuirsi alla soverchia ricchezza di car- bonati alcalini che esse contengono, e che derivauo senza dubbio dalla degradazione delle lave ricche di feldspati sulle quali esse scorrono. A questa reazione alcalina deve attribuirsi la tendenza delle acque di Catania a disciogliere le materie organiche del suolo.
L’ acido nitrico delle acque fu determinato con una soluzione titolata di endigotina. A dir vero questo metodo non è della più rigorosa esattezza, ma in fat- to di metodi di determinazione dell' acido nitrico nel- le acque non vi è gran che da scegliere ; gli unici a questo preferibili sono quelli di Sehloesing e di Pelou- se, che poi si riducono ad uno solo, troppo lungo ed incomodo per poter servire per un grande numero di analisi. La titolazione con tintura di indaco, quando ci siano forti quantità di nitrati, dà risultati talora un po’ deboli ; però con un poco di pratica, ed operando sempre nello stesso modo , si hanno da esso cifre di- scretamente confrontabili .
La determinazione dell’ ammoniaca fu fatta col metodo di Boussingault leggermente modificato (1). Però non si determinò questa sostanza che in quelle acque che davano col reattivo di Nessler un colora- mento giallo sensibile. Si segnarono poi colla parola traccie le acque in cui il reattivo di Nessler dava im- mediatamente un coloramento giallo chiaro ; con mi- nime traccie quelle in cui il reattivo stesso dava sol-
fi) L. Grandau— Analyse des Matiòres Agricoles— Paris 1877.
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tanto dopo un quarto d’ora o 20 minuti il medesimo coloramento.
L’ acido nitroso mi accontentai di determinarlo solo qualitativamente, tanto più che non vi sono me- todi esatti per dosare questa sostanza. A questo sco- po adoperai il reattivo di Trommsdorf (1), che ho prefe- rito al ioduro di potassio ed amido che comunemente si adopera, perchè lo trovai più comodo e meno soggetto a dare risultati erronei.
Segnai poi , come spesso suolsi fare, colla parola minime traode quelle acque in cui si otteneva un colo- ramento violetto chiaro dopo 15 o 20 minuti; colla paro- la traccio quelle che davano immediatamente il mede- simo coloramento; con quantità apprezzabili quelle che immediatamente davano coloramento azzurro ; con molto quelle che davano colore azzurro intenso.
Le materie organiche si determinarono con una soluzione cinquantesima di permanganato potassico e si calcolarono come acido ossalico. Un milligrammo di materie organiche corrisponde quindi a 0, 50 milligr. di permanganato potassico.
In alcune acque si ricercarono qualitativamente i fosfati con molibdato ammonico ; in generale esse sono ricche di fosfati, e specialmente le acque più im- pure ne contengono quantità fortissime. La presenza di queste forti quantità di acido fosforico è a mio cre- dere un segno evidente di infezione per parte di materie fecali che sono penetrate direttamente nell’ acqua , o per lo meno che hanno attraversato strati di terreno incapaci di trattenere anche le materie più facilmen-
* (1) L. Granclau. Analyse des Matières Agricoles. p. 208.
*
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te assorbibili, forse per essere la loro facoltà assorbente già saturata.
I gradi idrotimetrici sono gradi francesi (1) . Il saggio colla soluzione di sapone era al certo superfluo; ho però voluto farlo per confrontare i dati dell’ idro- timetria con quelli della analisi fatta coi metodi ordinari , e per avere un dato pratico sulla utiliz- zabilità industriale delle acque. Dal solo grado idroti- metrico le acque di Catania apparirebbero migliori di quello che non siano veramente. Infatti grazie alla rea- zione alcalina delle medesime, ed al forte tenore di ma- gnesio, il cui peso atomico è quasi la metà di quello del calcio, esse danno, confrontate colle cifre del resi- duo solido, dei gradi alquanto bassi, e non paragona- bili con quelli della maggior parte delle acque, in cui la durezza deriva quasi esclusivamente dal carbona- to acido di calcio.
I gradi idrotimetrici fatti sull’ acqua bollita con- cordano solo mediocremente coi risultati dell’analisi; ciò devesi in parte alla difficoltà di far bollire tutte le acque nello stesso modo. Una ebollizione prolun- gata per qualche minuto di più o di meno, o più o meno rapida, basta infatti a portare delle differenze di un grado, e talora anco maggiori, tra una determina- zione e 1’ altra.
Nel calcolo dei risultati mi sono tenuto al meto- do ora più comunemente usato di dare tali e quali i risultati dell’analisi, invece di unire le basi agli aci- di colle solite regole convenzionali (2). Le basi furo- no calcolate come ossidi , gli acidi come anidridi.
(1) Boutron et Boudet, (Hydrotimeterie, Paris 18G6).
(2) Credo che questo metodo sia decisamente migliore,
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I risultati ottenuti sulle acque correnti o di sor- genti sono esposti nel seguente quadro:
quantunque soddisfi meno l’occhio. 11 sistema di unire le ba- si agli acidi, che ancora si segue da alcuni, è arbitrario, e spe- cialmente per le acque delle città spesse volte erroneo; poi- ché in queste acque penetrano prodotti di scomposizione di so- stanze animali, che non si prendono e non si possono prende- re in considerazione nel calcolare i risultati delle analisi.
I
96 -
Cv3 |
Materie disciolte |
IN UN I |
||||||
Data dell’ analisi |
DENOMINAZIONE dell’ acqua |
-u G$ S-. CD p , P s |
Residuo totale' della | evaporazione |
Parte volutile del residuo |
Parte Gssa del residuo |
Ossido di Calcio |
Ossido di Magnesio |
Anidride carbonica 11 |
11 Aprile |
1. Acqua dell’Elefante . |
16“ 1 |
1416.0 |
176.0 |
1240.0 |
202.7 |
107.2 |
217.8 |
» » |
2. t> dei Sette Canali |
16° 0 |
620.0 |
72.8 |
547.2 |
47.6 |
115.3 |
286.0 |
14 |
3. » di Gambazita . |
15° 5 |
678.0 |
34.0 |
644.0 |
51.8 |
112.4 |
257.4 |
14 » |
4. » del Teatro Greco |
14°5 |
654.0 |
26.0 |
628.0 |
42.0 |
117.1 |
244.2 |
17 » |
5. » dell’ Amenano alla cascata della pe- scheria |
14° 5 |
720.0 |
52.0 |
668.0 |
64.4 |
113.5 |
220.0 |
17 » |
G. Acqua della Zialisa [Ac- quicedda] fuori porta del Fortino |
14° 0 |
460.0 |
48.0 |
412.0 |
93.8 |
101.2 |
|
23 » |
7. Acqua di Manganelli presa nel pozzo di Man- ganelli; torbida . filtrata. |
16° 5 |
780.0 700.0 |
112.0 116.0 |
668 0 584.0 |
i | 60.2 |
98.1 |
180.4 |
26 » |
8. Acqua di Manganelli presa alla stazione fer- roviaria |
16° 3 |
594.0 |
58.0 |
536.0 |
58.8 |
96.4 |
167.2 |
23 » |
9. Acqua del Fasano pre- sa al Convento dei Be- nedettini |
17“ 5 |
530.0 |
48.0 |
482.0 |
29.4 |
118.0 |
160.6 |
3 Maggio . |
10. Acqua del Fasano pre- sa al fonte sulla via di Mascalucia |
17“ 5 |
600.0 |
82.0 |
518.0 |
35.0 |
121.6 |
195.8 |
30 Aprile |
11 . Acqua diCifali al fonte di Cifali |
17“ 6 |
299.2 |
82.0 |
294.0 |
29.4 |
40.5 |
55.0 |
3 Maggio . |
12. Acqua di Leucatia al- la sorgente |
15° 0 |
624.0 |
44.0 |
580.0 |
29.4 |
0 |
|
3 Maggio |
13. Acqua della Barriera al fonte |
15° 4 |
206. 0 |
32.0 |
174.0 |
23.8 |
28.6 |
|
7 |
14. Acqua Santa .... |
20° 0 |
602. 0 |
22.0 |
580.0 |
138.0 |
53.1 |
17.6 |
16 » |
15. Acqua di Vaicorrente presa sopra il molino. |
19“ 0 |
795.0 |
62.0 |
733.0 |
95.2 |
139.6 |
N.B. Si tralasciò la determinazione della magnesia nelle a(
— 97
[in milligrammi] |
« o 8 |
• a» | « t: 8 S |
||||
» 3 «J • • o : j ’£ ; ' o : ! |
Anidride nitrosa |
cj o a ’S o g g < |
Materie organiche |
Grado idrot: trico tota |
Grado idrot: trico perman |
Osservazioni |
■ 62.6 |
0 |
traccia |
9.4 |
54.0 |
8.5 |
Limpida , sapore magnesiaco. Il re- siduo solido è bianco, annerisce leg- germente per la calcinazione. |
114.7 |
min. trace. |
id. |
8.8 |
44.0 |
6.0 |
Limpida, sapore magnesiaco; il resi- duo solido è bianco e annerisce ap- pena per la calcinazione. |
.22.7 |
traccie |
id. |
6.1 |
44.0 |
4.0 |
Limpida, sapore magnesiaco; il resi- duo è bianco ed annerisce appena per la calcinazione. |
19.8 |
min. trace. |
min. trace. |
6.8 |
42.0 |
4.0 |
Limpida, sapore magnesiaco; il resi- duo è bianco ed annerisce appena per la calcinazione. |
19.3 |
id. |
id. |
6.4 |
41 .5 |
6.5 |
Limpida, sapore magnesiaco; il resi- duo è bianco , e annerisce appena per la calcinazione. |
116.1 |
id. |
id. quantità |
10.2 ■ |
28.0 |
4.5 |
Limpida ; il residuo è giallognolo , e annerisce appena per la calcinazione. Torbida, impotabile; il residuo solido dell’acqua non filtrata è bruno, an- |
129.7 |
molto |
< 122.2 |
j 43.0 |
4.0 |
nerisce fortemente per la calcina- |
|
apprezza- bile |
f 44.1 |
zione e manda odore di penne bru- ciate ; il residuo dell’ acqua filtrata ! è giallo scuro e annerisce pure for- j temente per la calcinazione. |
||||
.22.0 |
0 |
min. trace. |
7.7 |
41.0 |
3.0 |
Limpida; il residuo è bianco e anne- ; risce leggermente per la calcina- ! zione. |
.22.8 |
traccie |
0 34 |
3.8 |
48.0 |
5.0 |
Limpida, sapore magnesiaco; il resi- ] duo solido è bianco e annerisce ap- i pena per la calcinazione. |
-.23.9 |
id. |
min. trace. |
2.6 |
49.0 |
8.0 |
Limpida, sapore magnesiaco ; il re- siduo solido è bianco , e annerisce i leggermente per la calcinazione. |
119.7 |
min. trace. |
id. |
6.4 |
16.0 |
3.0 |
Limpida, sapore gradevole; reazione alcalina leggerissima, il residuo so- lido è bianco e non annerisce per la calcinazione. |
119.7 |
quantità apprezza- bile |
id. r |
6.1 |
10.0 |
7.0 |
Limpida, reazione alcalina marcata; il residuo è bianco e annerisce leg- germente per la calcinazione. |
9.3 |
min. trace. |
id. |
5.6 |
11.0 |
3.0 |
Limpida, sapore gradevole; il residuo solido è bianco e non annerisce per la calcinazione. |
0 |
0 |
id. |
23.7 |
44.0 |
13.0 |
Leggermente torbida ; il residuo so- lido è giallognolo principalmente per il ferro che contiene; annerisce ap- pena per la calcinazione. |
12.0 |
0 |
0 |
7.0 |
30.6 |
7.0 |
Limpida, sapore magnesiaco, il resi- duo solido è bianco e annerisce ap- pena per la calcinazione. |
13 che ne contenevano solo piccole quantità.
— 98 —
Analisi Microscopica (1). — Ho creduto di far seguire all’analisi chimica alcune osservazioni microscopiche sulle acque. L’ analisi microscopica dell’ acqua, che ha acquistato e con ragione in questi ultimi tempi una grande importanza, serve a dare delle nozioni sulla natu- ra delle materie organiche dell’ acqua, intorno a cui l’ analisi chimica può dire ben poco, ed a scoprire in essa la presenza di quegli organismi inferiori che so- no gli agenti delle fermentazioni e delle decomposi- zioni e forse anche i germi di alcune malattie (2), e che accusano nell’ acqua la presenza di materie ani- mali in putrefazione.
11 microscopio confermò nell’ assieme i risultati ottenuti dall’analisi chimica. Sulle acque correnti, le quali, meno quella di Manganelli e la Santa, sono limpide, ho dovuto, per poterne fare l’osservazione mi- croscopica, lasciarle in bottiglie rinchiuse con perga- mena, come suggerisce di fare Harz (3), e fare il sag-
(1) Devo qui ringraziare il Dr. Giovanni Previtera, assistente alla cattedra di scienze naturali in questo Istituto, che mi ha aiu- tato nel fare l’osservazione microscopica delle acque.
(2) Secondo il Professore Lindwurm il tifo addominale sa- rebbe prodotto da germi speciali ( forse bacteri ) analoghi ai bacteridi della peste bovina; non è improbabile che anche il veleno colerico derivi da germi di tal specie. Il professore F. Colili trovò durante il colera del 1866 in certi pozzi della Città di Breslavia, e precisamente nei quartieri dove la malattia infieriva di più, una quantità straordinaria di questi organismi inferiori, e a questo proposito, espresse il dubbio che i medesimi fossero gli agenti immediati per cui il veleno colerico veniva traspor- tato.
(3) Mikroskopische Untersuchung des Brunnenwassers Zei- schrift fur Biol. XII B. I. H.
— 99 —
gio sulle vegetazioni in esse sviluppatesi dopo alcu- ne settimane. Queste vegetazioni, oltrecchè da cristalli di carbonato calcico, erano formate quasi esclusiva- mente da alghe; in generale si trovarono pochi ed isolati bacteri, e rarissimi organismi animali.
Quelle che diedero luogo ad una più ricca vege- tazione di alghe furono le acque dell’ Elefante, quelle del Teatro Greco e dell’ Amenano, quella del Fasano presa sulla via di Mascalucia e quella della Zalisa: le più povere furono quelle dei sette Canali, di Ci- fali e della Barriera.
In quasi tutte le acque si trovarono all’ incirca le stesse specie di alghe per lo più diatomee, fra cui predominanti sono alcune Fragilarie (Frcigilaria , Sy- neclra, Eaphoneis ), Naviculacee (Navicula e Diadesmis ), Surirellee (Surirellci) ed in oltre alcune Palmellacee (Pleurococus) e Protococacee (Protococus, Clorococum) e qualche rara conferva; dei bacteri poi, quantunque in piccolo numero, ne trovai in tutte, più abbondanti nell’ acqua dell’ Elefante, dove riscontrai anche qual- che animaletto microscopico di un ordine abbastan- za elevato, che noo potei determinare per mancanza dei mezzi necessari , e in quelle dell’ Amenano , del Teatro Greco, del Fasano e della Zalisa; in quest’ ul- tima trovai anche alcuni infusori della famiglia dei Keroniani ( Oxitricha Cypris. Mailer \f] ) (1).
L’acqua di Manganelli diede, appena raccolta; un deposito il quale venne osservato al microscopio, esso appariva formato da masse gelatinose di colore bruno e rossigno ( Zoogloea ), formate da bacteri, oltreché da so-
i
.(1) Fromontel les Microzoaires PI. XIII et pag. 268.
ATTI ACC. VOL. XIII.
14
— 100 —
stanze varie accidentalmente trasportate dalle acque. In essa, oltre ai numerosi bacteri sferoidali, potei distin- guere il Bacterium Termo , il Bacterium Lineola e al- cuni Bacilli e Vibrioni ; rarissime Diatomee. L’ acqua Santa diede pure un deposito, che osservato al microsco- pio si manifestò formato specialmente da residui di alghe ( Conferva , Fragilaria), alcune delle quali ricche di os- sido ferrico oltre ad alcuni organismi inferiori.
Venendo ora a fare qualche considerazione sulle cifre trovate, si vede come grande sia la quantità di residuo solido di calce e di magnesia delle acque analizzate , tale da farle classificare fra le acque dure, come pure per la loro reazione alcalina, secondo Wa- gner (1), apparterebbero alle eminentemente incrostan- ti. Se la durezza delle acque potabili possa riescire realmente dannosa non è cosa provata, e quantunque a questo proposito le opinioni emesse sieno contra- dittorie, tuttavia pare si possa asserire che la morta- lità di un paese non è influenzata dalla utilizzazione di acque dure, purché scevre d’ impurità, specialmente se in esse la durezza è prodotta dal carbonato calci- co. Di solito le acque dure sono le più pure e le me- no ricche di materie organiche; questo però non è il caso per quelle di Catania, la cui durezza aumenta proporzionalmente coll’ aumentare della impurità che
(1) A. Wagner. Ueber die Harte des Wassers und die Ur- sache der Neigung mancher Wàsser zur Sinterbildung. Bayer. Industrie und Gewerbeblatt 1877 e Journal fi'ir Gasbeleuchtung und Wassersversorgung N. 7 1878.
— 101 —
contengono; grave difetto di esse è poi quello di avere una soverchia quantità di ossido di magnesio, tanto- ché per alcune la durezza è rappresentata quasi esclu- sivamente da combinazioni magnesiache, che talvolta raggiungono una cifra considerevole e danno loro quel sapore sgradevole e nauseante dell’ acque di Sedlitz, al quale i forastieri assolutamente non possono abi- tuarsi. Una buona acqua potabile non dovrebbe con- tenere più di 40 o 50 milligr. di magnesia; ed un te- nore di più di 100 milligr. produrrebbe , secondo F. Scliulze, specialmente se allo stato di cloruro, disturbi intestinali e diarree. Non è impossibile che i frequenti casi di diarrea che verificansi in Catania, specialmente fra forestieri, siano dovuti anche alla quantità fortis- sima di carbonato e cloruro di magnesio dell’ acqua potabile. L’ acido solforico è alquanto abbondante nel- le acque correnti di questa città. Secondo Reichard la quantità di tal sostanza in un’ acqua buona oscilla fra i 2 e i 50 milligrammi, e quantità superiori a 60 milligr. sarebbero dannose. Questo limite massimo non è oltrepassato che dall’acqua dell’ Elefante.
Rilevante invece è la quantità di cloro. Ho già accennato come il cloro in generale si prenda per mi- sura delle deiezioni animali penetrate nell’acqua. Que- sta misura però non si può avere in modo esatto , se non si tiene anche conto della quantità, disolito pic- cola, di cloro che può essere derivata dal suolo su cui 1’ acqua scorre, indipendentemente dalle infezioni dovute a sostanze escrementizie (1). Secondo Reichard
(1) In condizioni eccezionali, sotto questo punto di vista, sono quelle acque salmastre che trovansi in vicinanza del lido del mare (Vedi analisi dei pozzi N. 32 e 33) ; in queste però si riconosce facilmente che la quantità straordinaria di cloro,
— 102 —
si potrebbe tollerare in un’ acqua una quantità di clo- ro inferiore ad 8 milligrammi; questo limite è per noi evidentemente troppo basso, come forse un po’ troppo alto è quello stabilito dal Fischer di 50 milligr. per litro. Noi possiamo prendere come massima del cloro che può pervenire dal suolo nelle acque nostre la quan- tità di questa sostanza contenuta in acque relativa- mente pure, come quelle di Cifali, della Barriera, di Vaicorrente, e in allora saremmo portati a fissare co- me limite massimo del cloro derivante dal suolo la quantità di 40, o 45 millig. per litro. Che questo limite sia approssimativamente giusto ce lo dimostra il fatto, che coH’aumentare del cloro al di sopra del limite sudetto aumentano in generale nelle acque nostre quasi proporzionalmente le quantità di nitrati e di materie organiche.
Secondo il rapporto della Commissione inglese ( Repor t of thè Gommissioners appointed ecc.) già dianzi citato, la quantità d’ azoto di una buona acqua pota- bile non dovrebbe essere di molto superiore a quello che si trova nelle acque pluviali, e la quantità in più di nitrogeno dovrebbe dare la misura delle impurità contenute nell’ acqua. Questo forse non si può pren- dere in via assoluta; tuttavia la quantità di azoto con- tenuta in una acqua è un dato importantissimo per giudicare della bontà della stessa. Varia secondo i diversi autori è la quantità di acido nitrico che potreb- besi tollerare. Secondo la Commissione Viennese per le
quasi un grammo per litro, è dovuta ad infiltrazioni di acqua marina; infatti esse sono povere di materie infettanti, e nelle medesime la quantità di cloro non sta in relazione alcuna con quello delle sostanze azotate e delle materie organiche, come dovrebbe essere se le acque fossero inquinate da materie fecali.
— 103 —
acque potabili, una buona acqua non dovrebbe con- tenerne più di 4 inilligr. per litro. La Commissione pel- le acque potabili di Annover propone di tollerare fino a 10 milligr. di questa sostanza per litro, ed anche que- sto limite non è da considerarsi come troppo elevato, quando questo acido nitrico provenga da acque plu- viali o da condizioni speciali del suolo; è però troppo forte quando si possa dubitare che esso derivi da mate- rie escrementizie.
Secondo Fischer si può dichiarare innocua una acqua che contenga anche 20 milligr. per litro di ani- dride nitrica, purché in essa non vi siano che traccie di materie organiche, non contenga anidride nitrosa e sali ammoniacali, e non vi si trovino organismi in- feriori.
Questo però non è il caso , delle acque di Ca- tania, le quali oltre a quantità abbastanza notevoli di materie organiche, e a traccie di ammoniaca e di ni- triti, contengono quasi tutte bacteri e vibrioni , che fanno sospettare la presenza di impurità derivanti da materie fecali in decomposizione.
Anche riguardo alla quantità di materie organi- che che si possono tollerare nelle acque, le opinioni dei diversi autori sono così diverse, che non essendo mio compito entrare in discussione sull’ argomento, mi astengo di citarle ; quello che è certo si è che si può tollerare una quantità relativamente forte di so- stanza organica, se derivante da sostanze vegetali e non associata a quantità apprezzabili di cloruri e di mate- rie azotate; nel mentre che pochi milligrammi di ma- teVie organiche, in un’ acqua ricca di azoto e di cloro , specialmente se queste materie sono sotto forma di organismi inferiori, bastano a renderla pericolosa ed
— 104 —
impotabile. E questa pur troppo è la condizione delle acque correnti di Catania,
Prendendole in esame ad una ad una, noi vediamo che le migliori sotto il punto di vista della durezza sono quelle di Cifali e della Barriera, quantunque esse pure contengono quantità un po’ forti di materie or- ganiche e di composti azotati.
Le acque dei Sette Canali , dell’ A menano , della Gambazita e del Teatro Greco hanno composizione quasi analoga, e l’analisi chimica conferma la comu- ne loro origine (1). Queste acque, quantunque come vedremo superiori in qualità a quasi tutte quelle dei pozzi di Catania , e anche di molto migliori dell’ ac- qua dell’Elefante, contengono, oltre ad un eccesso di magnesia , troppi composti nitrogenati , troppo cloro e troppo materie organiche per potere essere dette buone.
L’ acqua dei Sette Canali è un po’ meno impura delle altre tre, e in mancanza di acque migliori è asso- lutamente preferibile per gli usi domestici a tutte le altre e specialmente a quelle dei pozzi.
L’ acqua di Manganelli sarebbe forse migliore se fosse condotta in città per canali riparati e tubulature chiuse, non soggette a ricevere ogni sorta d’impurità. Però nelle condizioni presenti essa è molto peggiore dell’ acqua dell’ Amenano. Un fatto notevole, e che conferma che la cattiva condotta dell’ acqua ha in- fluenza sulla sua composizione, si è la differenza fra f acqua di Manganelli presa alla ferrovia e la stessa acqua presa in Città. L’acqua che va alla stazione, in-
(1) Scinto Patti — Carta idrografica di Catania.
105 —
canalata prima di giungere in Città, è condotta per tubulatura forzata fino al posto ove viene utilizzata, e può dirsi discreta se non buona ; nel mentre che la stessa acqua che si utilizza a Catania, dove arriva per mal riparati condotti, deve considerarsi come pericolosa ed impotabile per le impurità che essa contiene.
L’acqua del Fasano (1) è migliore dell’acqua di Manganelli.
L’ acqua, di Vaicorrente come quella della città
(1) Di quest’ acqua, che è quella che alimenta il mio labo- ratorio, ho voluto fare un’analisi completa di cui ecco i risul- tati:
In 1000 parti di acqua si contengono materie
fìsse milligr. 482. 0
Materie organiche acqua di combinazione ecc. » 48. 0
Residuo solido totale 530. 0 Le materie fìsse contengono:
Anidride carbonica milligr. 112. 0
« silicica » 19. 5
« solforica » 16. 3
Cloro » 67. 3
Ossido di calcio » 29. 4
« di magnesio » 118. 0
« di sodio » 85. 4
« di potassio » 19. 4
« di ferro ed alluminio e fosfati alcalini
( con milligr. 2. 1 di P1 2 * * O5 ) » 20. 0
L’anidride nitrica raggiunge milligr. 22.8 per litro, l’am- moniaca 0, 34. Le quantità di permanganato potassico scolorato di 1 litro d’acqua è di milligr. 1.9.
Nell’ acqua che arriva al laboraiario per tubi di piombo trovavansi quantità apprezzabili di composti di questo metallo disciolti. È degno di nota il fatto che, tanto l’acqua del Fasano come quella di Manganelli, possono, disciogliere delle quantità assai più notevoli di piombo di quanto sarebbe da aspettarsi
— 106 —
è troppo magnesiaca, è però pura, e se verrà conve- nientemente condotta in Catania potrà essere , se non buona, per lo meno un’ acqua non pericolosa a bersi.
L’ acqua Santa lia composizione differente del re- sto delle acque di Catania; in essa la durezza è pro- dotta in gran parte da carbonato calcico, il suo colore giallo è dovuto a quantità notevoli di ferro. La diffe- renza di composizione e la temperatura elevata di essa fanno credere che deve venire da grande profon- dità.
Ecco ora i risultati ottenuti dall’ analisi delle ac- que dei pozzi.
da acque dure. Ciò è dovuto a mio parere ai molti carbonati alcalini deir acqua in cui il carbonato di piombo non è affatto insolubile, oltreché alle forti quantità di cloruri e nitrati che contengono.
Di ciò si dovrebbe tener conto nelle distribuzioni di que- ste acque per evitare il pericolo di avvelenamenti saturnini. I composti di piombo, a parità di dosi, sono più pericolosi di quelli di rame, perchè hanno la proprietà di accumularsi nell’or- ganismo in modo da produrre un avvelenamento lento, e tanto più pericoloso che non si sa a che attribuirlo quando si manife- sta ( Payen—Prècis des Substances Alimentaires pag. 440).
L1
.
,
108 —
’3j |
d r t |
Materie disciolte n |
|||||||
Data |
d © "O |
DENOMINAZIONE dell’ acqua |
-*-3 d r ( <D £ CD H |
Profonditi i |
Residuo totale della evaporazione |
Parie volatile del residuo |
Parte fissa del residuo |
Ossido di Calcio |
o n •a IA o g ! .X cu ! </> c Vj «— , 1 - 1 |
30 Aprile |
1. Pozzo nel cortile interno dei 1 Benedettini |
16“ 2! |
metri | 25.50 |
622.0 |
82.0 |
540.0 |
47.6 |
110.8 l |
|
6 Maggio |
2. Pozzo nel sotterraneo dei Be- nedettini |
16° 2 ' |
28.50 |
666.0 |
86.0 |
580.0 |
52.6 |
112.1 |
|
6 |
» |
3. Pozzo Casa Fragalà, Corso Ga- ribaldi N. 166 .... |
17° 0 |
6.00 |
708.0 |
80.0 |
628.0 |
53.2 |
108.1 i |
6 |
» |
4. Pozzo Casa Sciacca, Corso V. E. N. 353 ..... |
1 17°0 10.50 |
672.0 |
64.0 |
608.0 |
61.6 |
106.4 | |
|
8 |
» |
5. Pozzo Molino, via Recupero e vico Barano. .... |
17*0 15.50 ! |
660.0 |
54.0 |
006.0 |
58.8 |
112.6 |
|
14 |
» |
6. Pozzo Casa Consoli , via Vit- toria e via Fornai |
16“ 5 |
17.70 |
646.0 |
64.0 |
582.0 |
57.4 |
111.7 ; |
14 |
J> |
7. Pozzo Casa Giunti , via V. E. N. 336 . ..... |
16° 5 |
15.12 |
728 0 |
86.0 |
642.0 |
60.2 |
118.9 |
24 |
» |
8. Pozzo S. Maria di Gesù, piaz- za S. M. di Gesù presso al Mo- nastero |
16“ 3 |
. |
690.0 |
56.0 |
634.0 |
78.4 |
79.3 | |
6 |
» |
9. Pozzo Casa Misterbianco , via S. Michele minore |
. . |
• • • |
728.0 |
76.0 |
652.0 |
63.0 |
105.4 |
8 |
» |
10. Pozzo dell’Officina a gas . |
17°0 |
12.00 |
738.0 |
66.0 |
672.0 |
63.0 |
118.0 j |
10 |
* |
11. » Graziella, Civita . |
16° 2 |
7.00 |
730.0 |
58.0 |
672.0 |
63.0 |
131.5 |
10 |
» |
12. » S. Teresa, Civita dietro il Teatro comunale . |
16“ 5 |
6.30 |
700.0 |
72.0 |
628.0 |
54.6 |
126.1 |
10 |
» |
13. Pozzo Casa Francica, via Lan- dolina |
16“ 5 |
9.60 |
720.0 |
78.0 |
642.0 |
57.4 |
140.5 1 |
14 |
» |
14. Pozzo Casa Platamia, via Ga- ribaldi e via Abate Ferrara |
16*2 |
6.00 |
2714.0 |
132.0 |
2582.0 |
277 2 |
116.2 |
15 |
» |
15. Pozzo Casa Rabbordone, piaz- za dei Martiri e via V. E. |
14° 8 |
11.50 |
1104.0 |
112.0 |
992.0 |
77.0 |
133.3 ! |
15 |
» |
16. Pozzo Casa Bongiorno, piazza del Carmine |
18“ 0 |
14.50 |
' 804.0 i |
68.0 |
736.0 |
75.6 |
104.5E |
17 |
» |
17. Pozzo Casa Artale, via Zappala presso la chiesa di S. Cristoforo |
15“ 0 |
772.0 |
80.0 |
692.0 |
67.2 |
115.3 1 |
|
19 |
» |
18. Pozzo Casa Toscano, via Curia |
18*0 |
19.00 |
906.0 |
78.0 |
828.0 |
327.6 |
43.2 3 |
19 |
» |
19. » Casa Tomaselli, via Pur- gatorio presso la piazza del F ortino |
15“ 0 |
18.35 |
1476.0 |
88.0 |
1388.0 |
154.0 |
12® i) |
19 |
» |
20. Pozzo Cortile Pagliazzo , via Stracci presso la piazza del For- tino |
14“ 8 |
15.75 |
1286.0 |
88.0 |
1198.0 |
43.4 |
107.2' |
— 109 - |
- |
|||||
'acqua [in milligrammi] |
CJ |
« £ s S |
||||
nitrica |
Anidride nitrosa |
Ammoniaca |
© L. O £ ’S C3 C3 *5 s- o |
Grado idrotii Irico totali |
Grado idroti trico pcrmair |
Osservazioni |
9.8 |
0 |
min. trac. |
12. 1G |
39.0 |
3.0 |
Limpida. |
17.4 |
0 |
traccie |
8.98 |
38.5 |
3.0 |
id. |
7.4 |
0 |
min. trac. |
8.96 |
48.5 |
5.0 |
id. |
•4.9 |
0 |
id. |
5. 1 |
44.0 |
5.0 |
id. |
r 5.5 |
0 |
id. |
G. 4 |
46.0 |
6.0 |
Limpidissima. |
'■'6.8 |
0 |
id. |
3. 8 |
40 5 |
3.0 |
id. |
11.5 |
min. trac. |
id. |
10. 2 |
38.0 |
3.0 |
id. |
• G.3 |
0 |
traccie |
13. 4 |
28.0 |
4.0 |
Limpida. |
*9.4 |
0 |
min. trac. |
10. 9 |
45.0 |
4.8 |
Leggermente torbida. |
1 3.6 |
traccie |
0.1G |
7. 7 |
47.0 |
3.5 |
Limpida. |
35 |
id. |
traccie |
17. 9 |
50.5 |
7.5 |
Leggermente torbida. |
0.1 |
0 |
id. |
10. 2 |
52.5 |
6.5 |
Limpida. |
5.5 |
traccie |
id. |
12. 8 |
53.5 |
7.0 |
id. |
9.4 |
molto |
2.4 |
47. 3 |
37.0 |
9.0 |
Giallognola, leggermente torbida. |
'8.8 |
min. trac. |
min. trac. |
9. 6 |
47.0 |
10.0 |
Leggermente torbida. |
3.6 |
id. |
id. * |
12. 8 |
30.5 |
6.5 |
id. |
2.0 |
id. |
id. |
10. 8 |
42.0 |
6.5 |
id. |
'7.4 |
quant. ap. |
traccie |
16. 6 |
32.0 |
19.0 |
Limpida. |
bo |
0 |
min. trac. |
9. 6 |
46.0 |
24.5 |
id. |
9.G |
traccie |
traccie |
45. 4 |
42.5 |
18.0 |
Limpida e giallognola. * |
110 —
in
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||
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|
DENOMINAZIONE |
||
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|
dell’ acqua |
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Materie disciolte i,\
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S,® O £
20 Maggio |
21. Pozzo Casa Calamatta, via Stesi- |
1 |
||||||
coro Etnea presso l’orto botanico |
• • |
9.50 |
792.0 |
44.0 |
748.0 |
169.4 |
92.8 |
|
20 » |
22. Pozzo Casa Ronsisvalle , via |
|||||||
Stesicoro Etnea .... |
• • |
15.40 |
1270.0 |
68.0 |
1202.0 |
245.0 |
(i8.5 1 |
|
20 » |
23. Pozzo Casa Carrara, via Cui- |
|||||||
traro, Orto Carruba . |
1G° 3 16.50 |
812.0 |
50.0 |
762.0 |
109.2 |
54.9 |
||
30 » |
24. Pozzo Giardino Manganano, via |
|||||||
della Carvana .... |
19° 3 50.00 |
1896.0 |
180.0 |
1716.0 |
81.2 |
52.2 |
||
(?) |
||||||||
24 » |
25. Pozzo Casa Sciuto Patti, piazza |
|||||||
Arena Pacini .... |
16° 5 |
9.35 |
1266 0 |
84.0 |
1182.0 |
158.2 |
98.1 |
|
24 » |
26. Pozzo Asilo Infantile Garibaldi, |
|||||||
via Buonaiuto .... |
15° 0 |
14.00 |
870.0 |
34.0 |
836.0 |
60.2 |
126.1 |
|
24 » |
27. Pozzo Monastero S. Giuliano, |
|||||||
via Lincoln alla salita dei Be- |
||||||||
nedettini |
18°0 |
9.00 |
1704.0 |
152.0 |
1552.0 |
196.0 |
100.9 |
|
28 » |
28. Pozzo Monastero S. Giuliano , |
|||||||
idem cortile interno . |
18° 5 |
9.00 |
3448.0 |
312.0 3136.0 |
411.6 |
130.6 |
||
26 » |
29. Pozzo Casa di Tempio |
13°8 |
19.35 |
358.0 |
16.0 |
342.0 |
82.6 |
32.4 |
27 » |
30. » della Madonna della Sa- |
|||||||
lette, via della Salette |
15° 8,19.75 |
798.0 |
70.0 |
728.0 |
123.2 |
48.6 |
||
27 » |
31. Pozzo Cortile Ajello , strada |
|||||||
Naumachia vicino alla chiesa di |
||||||||
S. Giuseppe |
• • |
14. 0 |
2836.0 |
226.0 2610.0 |
371.0 |
125.2 1 |
||
29 » |
32- Pozzo Casa Teri, Ognina . |
17° 0 |
6. 0 |
3144.0 |
1082.0 2062.0 1 |
84.0 |
114.4 | |
|
29 » |
33. » Casa Marano, Ognina . |
17° 8 |
3. 0 |
520.0 |
34.0 |
486.0 |
53.2 |
.3 |
Ili
ACQUA [IN MILLIGRAMMI] |
© s © |
■ © ° ~ a £ |
! |
|||
a» «ir l«*u 1 nitrica |
Anidride nitx'osa |
Ammoniaca |
Materie organiche |
Grado id roti : trico total |
C o e u p ^ s © O G~> T3 - G © U © O ’2 *-» |
Osservazioni |
i'D.9 |
0 |
0 |
8. 3 |
32.0 |
i 9.81 |
Limpida. |
'3.8 |
0 |
0 |
5. 1 |
40.0 |
21.0 |
Limpidissima. |
5.0 |
min. trac. |
0 |
1 8. 3, |
27.0 |
9.7 |
Limpida. |
7.5 |
id. |
0 |
2. 2 |
26.0 |
6.5 |
Limpidissima. |
5.6 |
quant. ap. |
traccie |
53. 7 |
37.0 |
5.5 |
Colore giallo, quasi limpida. |
114.1 |
min. trac. |
min. trac. |
10. 8 |
43.0 |
5.0 |
Leggermente torbida. |
k’2.6 |
0 |
id. |
7. 0 |
33.0 |
14.0 |
Limpida. |
>8.4 |
quant. ap. |
mol to |
60. 2 |
58.0 |
24.0 |
Colore giallo, limpida. |
9.4 |
min. trac. |
traccie |
3. 2 |
24.0 |
2.5 |
Limpida. |
; 0.4 |
q. apprez. |
id. |
12. 8 |
36.0 |
18.0 |
Limpidissima. |
>5.6 |
traccie |
traccie |
12. 5 |
56.0 |
37.0 |
Limpida. |
118.8 |
min. trac. |
min. trac. |
15. 4 |
48.0 |
14.0 |
Limpidissima, salmastra. |
113.4 |
id. |
id. |
7. 0 |
48.0 |
14.0 |
id. | |
»
112
Analisi microscopica. Anche sulle acque dei pozzi volli fare qualche osservazione microscopica.
Queste acque vennero divise in tre categorie: lim- pidissime, limpide e torbide. Designai colla parola limpi- dissime quelle che non davano un deposito nemmeno dopo il riposo di più giorni; a queste appartengono i pozzi n. 5, 7, 24, 30. Limpide chiamai le acque che col riposo davano un deposito, quantunque apparis- sero scevre di materie sospese. Torbide quelle che con tenevano quantità notevoli di materia in sospensione.
Esaminai i depositi lasciati dalle acque delle due ultime categorie, e trovai che essi tutti erano formati, oltre che di sostanze trovantesi accidentalmente nei pozzi, di masse straordinariamente abbondanti di Zoo- glee di bacteri di ogni specie; oltre a vari Microco- cus , abbondanti vi erano il Bacterium Lineola, il Bac- terium Termo, Bacilli, Spirilli, Vibrioni e Monadi (1); organismi tutti i quali ci confermano la presenza di materie animali nelle acque dei pozzi.
Rare sono le alghe in queste acque ; nell’ esame dei residui non si trovò altro che qualche Diatonica iso- lata. Invece molte di esse, e specialmente le acque di cre- ta,sono ricche di organismi animali, oltre ad alcune lar- ve di insetti ( Nemocera ) e ad alcuni rotiferi di va- ria specie (Furculari e Brachioniani) solivi altri ani- maluzzi di un’organizzazione abbastanza perfetta, che non ebbi il mezzo di determinare. Infusori propria- mente detti non mi fu dato vederne, se pure non si
(1) Confronta : F. Colin. Beitràge zur Biol. der Pflanzen II H. pag. 127— D.r Koch. luogo citato, 2° B. Ili H. pag. 398— F. Fischer Verwerthung der Abfallstoffe pag. 2 a 7.— Fromentel les Microzoaires, Paris 1878.
— 113 —
voglion classificar come tali gli organismi inferiori prima citati. Alcune delle acque furono conservate in bottiglie come si era fatto per le acque correnti ; le meno cattive diedero origine a vegetazioni assai ricche di alghe, in cui predominavano le stesse specie che nominai a proposito delle acque correnti ; nelle acque salmastre predominano alcune Conferve non trovate nelle acque dolci ed alcune Cimbellee ( Syn - cyclia ); nelle peggiori acque le alghe sembrano ve- getare assai difficilmente ; in alcune di queste trovai dei filamenti sottili di colore bruno pallido che io ri- tenni per qualche Leptothrix (1) o forse micelii di fun- ghi capaci di svilupparsi nell’acqua (2).
La composizione dell’ acqua dei migliori pozzi di Catania è vicinissima a quella delle acque correnti, e per questi si potrebbe ripetere tutto quanto si è detto per quelle dell’ Amenano, del Fasano o di Man- ganelli; però questi pozzi, la cui composizione non si scosta molto da quella delle acque correnti e che quindi possono considerarsi se non buoni almeno discreti ed utilizzabili in mancanza di acque migliori, formano piuttosto eccezione che regola. Infatti a questa clas- se non appartengono che alcuni di quelli che sono scavati lungo il corso dell’ Amenano (vedi N. 1, 2, 3, 4, 5, 7 ) e pochi pozzi profondi sparsi qua e là nei diversi quartieri della città ( V. N. 6 19 ).
(1) Rabenhorst. Flora Algarum aquae dulcis et subma- rinae.
(2) Ferdinand Cohn. Beitrage zur Biologie der Pflanzen. T. Hefti pag. 114.
114 —
Tutti gli altri, e sono la massima parte, oltre ad una durezza esorbitante, sono così ricchi di cloro, aci- do solforico, di composti azotati e di materie orga- niche da far supporre che essi si siano inquinati di quantità straordinaria di prodotti derivanti da infil- trazioni di fogna. Alcune acque di pozzo contengono materie infettanti di ogni specie in proporzioni tali , da meritare piuttosto di essere classificate fra le acque di fogna, anziché fra le potabili (1).
Fra tutte le peggiori sono le così dette acque di creta, le quali non differiscono dalle altre che per con- tenere una quantità assai maggiore di impurità, e spes- so per il loro colore giallo dovuto a materie organi- che disciolte (2). Vi sono però in vari punti della città anche delle acque limpide e apparentemente buo- ne e ritenute per buone, che pure contengono quan- tità grandissime di materie fecali. Tutte queste acque sono assolutamente et ritenersi come pessime e pericolo- se e non solo non dovrebbero adoperarsi come acque
(1) Prendendo il cloro come misura della quantità di ma- terieescrementizie penetrate neH’acqua, noi avremo per esempio per 1’ acqua N.14, una delle più ricche d’impurtà, che essa con- tiene 9, 5 per cento circa di prodotti derivanti dallùirina, am- mettendo che un litro d’orina contenga grammi 6, 63 di cloruro sodico.
(2) Parmi non sia da ritenersi esatto ciò che generalmen- te si crede, cioè che le così dette acque di creta sieno meno buone per aver corso sopra strati di argilla; è più probabile in vece che in certe cavità del sottosuolo argilloso, che sta sotto le lave, si formino delle specie di stagni o di pozzanghere più o meno estese, dove si raccolgono le acque pluviali che han- no attraversato lo strato superficiale del suolo , portando con se una straordinaria quantità di materia infettanti. Le acque di creta per la composizione chimica si avvicinano assai alle acque di stagni, o piuttosto alle acque di drenaggio.
— 115 —
potabili, ma nemmeno dovrebbero essere utilizzate in al- cun modo per gli usi domestici.
Si dirà che vi è della gente che ne usa e che ne ha usato per anni, sempre godendo ottima salute, e che il pericolo che può derivare dall’ uso di esse non è poi tanto grande quanto l’analisi chimica lo farebbe sup- porre. Egli è certo che si possono bere anche cattive acque senza sentirne immediatamente gli effetti no- civi; è però anche certissimo che le acque cattive, quan- do anche non producano in noi indisposizioni sensibili, agiscono sull’ organismo logorandolo a poco a poco e predisponendolo a certe malattie.
Sander, dopo lunghe ed accurate osservazioni, ar- rivò alla conclusione, che anche acque in apparenze buone, quando contengono impurità derivanti da ma- terie escrementizie, danno origine a diarree, e predi- spongono alle febbri periodiche, al tifo ed al colera. Come poi il tifo ed il colera siano diffusi e traspor- tati dalle acque è cosa così comunemente accettata, che credo inutile il citare fatti ed esperienze eseguite a questo proposito, ciò che del resto mi porterebbe fuo- ri del mio tema.
I germi di queste malattie penetrano nel suolo colle sostanze escrementizie, assieme a queste arriva- no nelle acque, col mezzo delle quali vengono intro- dotte nel nostro organismo.
Questo pare sia il modo più comune con cui il veleno colerico si diffonde. Durante tutte le epidemie coleriche si citano casi di località che andarono im- muni dalla tremenda malattia, per essersi servite di Acque pluviali convenientemente raccolte, oppure di acque che arrivavano per canalature riparate da luo- ghi, non infetti.
ATTI ACC. VOL. XIII.
16
— 116 —
Sono viceversa comunissimi i casi in cui il colera venne trasportato in luoghi assai distanti gli uni dagli altri, sia da accpie correnti sotterranee , sia da fiumi.
Ammesso questo, riesce evidente come le acque nostre in caso di epidemie appartengano al numero di quelle che maggiormente ne aiutano la diffusio- ne. Nè da ciò si deve concludere che basti astenersi dal berle solo quando si manifesti qualche caso di tifo o di colera. In tutte le epoche si dovrebbero adope- rare acque buone; « avviene delle acque cattive, dice Pettenkofer, come delle immondizie delle case che rie- scono dannose anche quando non dominano epidemie. Si avrebbe un’ opinione ben troppo cattiva del va- lore di un’ acqua pura, e di un’ aria pura, se si credes- se che queste dovessero avere un’importanza, e fosse- ro da ritenersi come preziose soltanto nel caso in cui predominassero delle malattie speciali e temporanee ; esse lo sono sempre, perchè risparmiano al nostro or- ganismo un inutile attrito ed una dannosa logorazione e per conseguenza anche una perdita di forza. Un’aria buona ed un’acqua buona ci rendono più sani e più robusti e quindi più atti a resistere ad ogni malattia ed anco al colera ed al tifo » .
L’astenersi dal bere, ed adoperare per gli usi do- mestici acqua dei nostri pozzi , sarà dunque sempre ottimo consiglio, necessità nel caso di epidemia. Se poi per circostanze speciali non si potessero bere al- tre acque all’ infuori di quelle di pozzo, sarebbe almeno da consigliarsi di farle bollire prima di utilizzarle (1).
(1) Pare che la filtrazione non sia sufficiente a togliere alla acqua i germi del colera e che appena coU’ebullizione si rag- giunga questo scopo.
— 117 —
Utilissima cosa poi sarebbe se si intraprendesse uno studio serio sulle acque di Catania ; prendendo esempio da paesi più avanzati dei nostro (1), in cui si dà una grande importanza a queste ricerche , che sono così strettamente collegate col benessere della popolazione, e sarebbe anche desiderabile che si stu- diassero i provvedimenti atti a dare a Catania delle acque potabili sane in quantità sufficiente.
Se questo mio povero lavoro, incompleto sotto ogni punto di vista, avrà servito a risvegliare l’atten- zione di coloro cha sono preposti alla pubblica igiene, sopra dei fatti veramente degni di tutta la considera- zione, io crederò di avere ben adoperato il tempo oc- cupato nel fare queste poche analisi.
Dal Laboratorio Chimico del R. Istituto Tecnico.
Catania, 1 Luglio 1878.
(1) Secondo quanto mi scriveva recentemente il Prof. F. Cohn , a Breslavia da più di un anno si fanno e si continue- ranno a fare regolarmente analisi microscopiche e chimiche di tutte le acque potabili nella città e di quelle del fiume Ohlau , che la attraversa.
f
RICERCHE CHIMICHE
SOPRA
FATTE DA
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Li Li Li
G. BASILE
Raccolta del 1874.
I.
L’ analisi elei vini che presento è della raccolta del 1874, appartenenti alla regione etnea la più pro- duttiva della Sicilia.
La natura del suolo in cui si coltivano le vigne è tutta vulcanica; il modo di cultura e di vinificazio- ne quasi uguale per tutta quella regione.
La composizione di questi vini è rappresentata nel quadro N.° I.° in fine.
Nel prospetto analitico c’è da osservare l’abbon- danza delle sostanze albuminoidi e coloranti predo- minante nei vini di Giarre, Riposto e Calatabiano, si- milmente può dirsi per le sostanze minerali , l’acido tannico, acetico ed i solfati. È da notare l’assenza dei- fi acido tartrico e bitartrato potassico in tutti i vini ge'ssati e la presenza dell’acido tartrico e bitartrato nei due soli vini non gessati (N. 17 e 18) e quasi l’assenza dei solfati.
ATTI ACC. VOL. XIII.
17
120 —
L’ abbondanza dell’ acido acetico ci prova il cat- tivo metodo di fermentazione.
L’assenza dell’acido tartrico e bitartrato potas- sico la dannosa influenza del gesso.
La presenza dei solfati prova la denaturazione dei sali del vino e la nocività dello stesso come be- vanda.
Questi vini sottomessi a sbalzi di temperatura si sono intorbidati moltissimo, messi in bottiglie, la mag- gior parte si sono acidificati, lo che prova la difficoltà della loro conservazione, perché malamente fabbricati. Quelli che non si sono alterati si sono scolorati, restando ambrati, questo effetto credo si deve all’assenza dell’ a- cido tartrico perchè con il tempo sparisce assieme al bitartrato potassico, sotto l’ influenza del solfato calcico, rendendosi così insolubile l’enoeianina che precipita.
Credo utile intanto fare seguire la media analiti- ca ottenuta nel decorso di anni tre sopra molti cam- pioni di vini etnei.
II.
Cenni sulla media costituzione chimica dei vini da pasto della regione etnea.
Per avere un limite possibilmente esatto, dal se- guente quadro comparativo rappresentante la media, si sono esclusi tutti i vini non ingessati, ovvero quelli che non rappresentano la fabbricazione comune gene- ralizzata nella contrada.
Per maggiori dettagli si possono riscontrare le a- nalisi che ho pubblicate annualmente ; per la raccol- ta del 1872 Atti dell’ Accademia Gioenia di scienze
— 121 —
naturali in Catania Voi. IX Serie III. Del 1873 Ri- vista di viticoltura ed enologia italiana diretta da S. B. Cerletti e D.re Antonio Carpenè fas. 15 set- tembre 1877. Del 1874 è la qui annessa. Del 1875 Rivista di viticoltura ec. fas. 14 31 luglio 1877. Que- st’ ultime analisi non ho fatto entrare nella media generale, perchè fatte sopra campioni appartenenti alla sola regione montuoso etnea. Vedi quadro N. II.0 in fine.
Da questi prospetti riassuntivi si rileva che le vi- gne dei comuni che danno più alcole, sostanze albu- minoidi ec., sono quelle di Giarre, Riposto , Museali , Calatabiano, ed in parte Acireale e Zafferana; quelle il di cui vino ne contiene meno sono : Aci S. An- tonio, Viagrande, Nicolosi, ed in parte Giarre ed Aci- reale; ina è d’ avvertire che questo massimo e minimo ha una gradazione tale da contrada a contrada, che vi sono limiti di contatto in maniera da scomparire queste differenze assolute.
Così pare che si può tracciare topograficamente la ricchezza alcoolica dei nostri vini etnei, e come fatti generali si osserva che prendendo per punto di par- tenza Acireale, se si và a montagna verso Aci S. An- tonio, Viagrande, S. Giovanni la Punta, Trecastagne, Pedara, Nicolosi, Zafferana, Milo, Cerrita, S. Alfio , S. Maria Lavena ec., troveremo una quantità minore di sostanze albuminoidi e di alcole; se si scende al lit- torale queste sostanze agumentano sino alla piana di Mascali, ove le vigne si trovano in pianura.
E cosa nota come i vini di pianura generalmen- te contengono abbondevole quantità di sostanze albu- minoidi ec., che li rendono spregevoli e di difficile con-
— 122 —
sensazione, specialmente non reggendo ai lunghi viag- gi ed intorbidandosi con le alteternanze di temperatu- ra (1); scendendo al caso nostro pare che il prodotto delle contrade del bosco e mezze montagne , che contie- ne il minimo di sostanze albuminoidi , è preferibile come vino da pasto per 1’ esportazione , che sarà di più facile conservazione, malgrado sia meno ricco di alcole, che quello della piana di Mascali ed adiacen- ze, il quale non solo contiene un eccesso di sostanze albuminoidi , ma ancora di acido tannico , bitartrato potassico e di acido tartarico ec. (già decomposti per T azione del gesso ).
I vini della Sicilia godono fama di grande ric- chezza d’ alcole talmente che senza fare distinzione da contrada a contrada, si ritiene e si è da molti scrit- to come in Sicilia non si possono fabbricare altri vi- ni che liquorosi o da dessert ; questa asserzione è ab- bastanza gratuita, infatti noi vediamo come tutta la regione dell’ Etna produce in media vini con un li- mite di ricchezza alcoolica proprio di tutti i vini da pasto dell’alto continente, ciò è dovuto alle condizio- ni speciali telluriche e chimatologiche dell’ Etna; in- fatti la media assoluta per 1’ alcole in volume viene rappresentata per 1’ anno 1872=10, 5, per il 1873= 12, 5, e per il 1874=12, 0. Ora da ciò mi pare con- chiudersi 1’ inganno in cui è stato tratto chi scriven- do di simili materie à voluto escludere anche per la nostra vastissima contrada , la fabbricazione dei vini da pasto; perchè troppo alcoolici, quest’ errore certa-
(1) Per maggiori dettagli V. Ricerche di chimicha enologica fatte dall’ autore, dove si spiega il motivo deli’ intorbidarsi dei vini ricchi di sostanze albuminoidi.
— 123
mente è provenuto dietro le analisi fatte di moltissimi vini etnei in occasione delle fiere enologiche, e delle esposizioni provinciali e mondiali; i vini delle contrade dell’Etna che in tali occasioni si sono analizzati, una buona parte erano vini alcoolizzati dagli espositori, lo che à fatto sì da venirne a conclusioni erronee; questo non esclude però che il vino di qualche contrada ed in qual- che anno specialmente, non raggiunga un limite alcoo- lico considerevole piuttosto, ma essendo contrade par- ziali ed in condizioni telluriche alquanto diverse, (essendo generalmente quel suolo un misto di terreno argilloso del pliocene e vulcanico) l’ abbondevole alcoolicità per tutti i vini etnei generalmente rimane esclusa.
«
\0
Analisi di alcuni vini dell’ Etna
(|C1 4894 SII 400 parti in volume.
f|
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 1 |
||||
COMUNE |
Acireale |
- |
- |
- |
- |
__ |
7 |
ACi |
- |
Viagrande |
- |
Zafferana |
- |
_ |
Gi arre |
_ |
... |
|
> |
S. Antonio |
|||||||||||||||||
CONTRADA |
Stazzo |
- |
Grotte |
Scaramac- ca |
- |
- |
Cervo |
vaiverde |
- |
Monaci |
M. Rosso |
Zafferana |
Piano grande |
Bongiardo |
Coniglio |
S. Giovanni |
Cavagran- de ' |
|
PROPRIETARIO |
AW. M. Castorina |
In. Man- gani |
FU. Costan- zo |
Barone perniisi |
- |
- |
* |
p fiorini |
Barone Lupo |
Finocchia- ro |
S. Basile |
Fratelli Di Stefano |
Fi*. Licciar- dello |
Barone Nicolosi |
Pennisi |
T. Caltabia- no Mauro |
v. castori- na |
- |
Sostanze albuminoidi e coloranti . . . |
2,356 |
2,342 |
2,142 |
2,137 |
2,032 |
2,012 |
2,1 |
I 2,348 |
2,426 |
2,212 |
2,231 |
1,523 |
2,342 |
2,523 |
2,487 |
2,112 |
2,543 |
2,102 |
Sostanze minerali |
0,518 |
0,472 |
0,695 |
0,493 |
0,697 |
0,689 |
0,5 |
0,600 |
0,419 |
0,442 |
0,326 |
0,298 |
0,598 |
0,428 |
0,495 |
0,597 |
0,498 |
0,383 |
Acido Tannico |
0,123 |
0,235 |
0,193 |
0,210 |
0,222 |
0,206 |
0,227 |
0,202 |
0,226 |
0,216 |
0,093 |
0,235 |
0,243 |
0,227 |
0,213 |
0,238 |
0,223 |
|
» Tartarico |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Trai |
, Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
0,005 |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
0,123 |
0,146 |
» Acetico |
0,196 |
0,225 |
0,217 |
0,223 |
0,211 |
0,213 |
0,2 |
0,216 |
0,143 |
0,128 |
0,210 |
0,096 |
0,211 |
0,203 |
0,196 |
0,127 |
0,117 |
0,212 |
Bitartrato potassico |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
0,007 |
Tra |
, Tracce |
0,101 |
0,136 |
0,003 |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
0,420 |
0,272 |
Solfato potassico ec |
0,420 |
0,320 |
0,600 |
0,380 |
0,625 |
0,053 |
0,4 |
0,520 |
0,320 |
0,392 |
0,283 |
0,236 |
0,635 |
0,343 |
0,327 |
0,500 |
Tracce |
Tracce |
Alcole in peso |
9,774 |
11,125 |
10,569 |
9,933 |
10,569 |
11,125 |
9,5 |
10,887 |
9,854 |
10,569 |
8,264 |
10,013 |
9,854 |
11,125 |
9,456 |
9,059 |
8,344 |
9,059 |
Peso specifico Tem +16 |
0,996 |
0,996 |
0,995 |
0,997 |
0,996 |
0,996 |
0,9 |
0,995 |
0,996 |
0,995 |
0,999 |
0,991 |
0,997 |
0,996 |
0,996 |
0,997 |
0,996 |
0,995 |
Alcole in volume |
12,3 |
14,0 |
13,3 |
12,5 |
13,3 |
14,0 |
13,7 |
12,4 |
13,3 |
10,4 |
12,6 |
12,4 |
14,0 |
11,9 |
11,4 |
10,5 |
11,4 |
|
|
||||||||||||||||||
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
21 |
r 26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
31 |
32 |
||||||
COMUNE |
_ |
_ |
_ |
_ |
_ |
_ |
. |
Riposto |
_ |
Mascali |
_ |
_ |
Fiumefred- |
Calatabia- |
||||
do |
no |
|||||||||||||||||
CONTRADA |
Case vec- |
Macchia |
Strada |
S. Leonar- |
Coste |
Pertuso |
m |
I Franca |
Jungio |
Sambuco |
Nocille |
Decima |
Terra |
Chiuse |
OSSERVAZIONI |
|||
chie |
dello |
rossa |
||||||||||||||||
PROPRIETARIO |
T. Cai tatua- no Mauro |
G. Patanè Galasso |
Cali Fiorini |
Barone Pennisi |
Sac. G. Platania |
T. Caltabia- no Mauro |
- |
Giacomo I Fichera |
- |
Sac. G. Car- pinato |
i Sac. G. Pia- Ven. Casto- tania | rina |
Sai. Tomar- chio |
- |
|||||
Sostanze albuminoidi e coloranti . . . |
2,123 |
3,243 |
3,426 |
3,287 |
3,011 |
2,623 |
9; *> |
3,528 |
3,487 |
2,343 |
2,112 |
3,346 |
3,316 |
3,342 |
I presenti vini |
sono stati tutti più |
||
Sostanze minerali |
0,599 |
0,427 |
0,546 |
0,539 |
0,438 |
0,512 |
0,412 |
0,498 |
0,402 |
0,698 |
0,512 |
0,478 |
0,697 |
o meno ingessati |
meno i N. 17 e 18. |
|||
Acido Tannico |
0,211 |
0,323 |
0,227 |
0,235 |
0,210 |
0,192 |
», |
0,352 |
0,332 |
0,297 |
0,210 |
0,127 |
0,283 |
0,272 |
||||
» Tartarico • |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tp |
! Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
||||
» Acetico |
2,201 |
0,212 |
0,217 |
0,139 |
0,247 |
0,119 |
0, |
0,229 |
0,227 |
0,210 |
0,132 |
0,242 |
0,257 |
0,210 |
||||
Bitartrato potassico |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tri |
1 Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
Tracce |
||||
Solfato potassico ec |
0,520 |
0,292 |
0,428 |
0,498 |
0,312 |
0,452 |
9, |
0,300 |
0,412 |
0,360 |
0,638 |
0,426 |
0,280 |
0,600 |
||||
Alcole in peso |
9,216 |
11,364 |
10,251 |
10,331 |
10,310 |
10,728 |
", |
11,364 |
11,125 |
7,549 |
8,503 |
10,569 |
10,728 |
10,728 |
||||
l_ |
= — |
|||||||||||||||||
Peso specifico Tem.-f-lO |
0,994 |
0,997 |
0,997 |
0,997 |
0,966 |
0,993 |
0 |
0,998 |
0,999 |
0,994 |
0,993 |
0,998 |
0,997 |
0,998 |
||||
Alcole in volume |
11,6 |
14,3 |
12,9 |
13,0 |
13,1 |
13,5 |
D, |
14,3 |
14,0 |
9,5 |
10,7 |
13,3 |
13,5 |
13,5 |
. .. |
QUADRO II.0
187 2.
SOSTANZE RICERCATE |
MASSIMO |
MINIMO | |
||||||
Comune |
Contrada |
Proprietario |
Comune |
Contrada |
Proprietario |
|||
Sostanze albuminoidi e coloranti . . Sostanze minerali Acido Tannico » Tartarico » Acetico Bitartrato potassico Solfato potassico ecc Alcole in volume Peso specifico |
2, 87 0, 39 0, 87 0, 06 0, 24 0, 32 0, 38 12, 3 0, 99 |
Giarre Aci S. Antonio Giarre Zafferana Giarre |
Franca Coste e Franca Moscarello Trepunti Maceri Trepunti Moscarello Pisano Franca |
G. Fichera Musmeci e Fichera F. Badala S. Panebianco P. Grasso S. Panebianco F. Badala N. Maugeri G. Fichera |
1,38 0,16 0,10 0,00 0,13 0,00 0,00 9,7 0,99 |
Viagrande Aci S. Antonio Zafferana Acireale Aci S. Antonio Acireale |
Monaci Maceri Pisano S. M. di Loreto Maceri S. M. di Loreto |
S. Basile P. Grasso N. Maugeri M . Greco P. Grasso M. Greco |
1873.
SOSTANZE RICERCATE |
MASSIMO |
MINIMO |
||||||
Comune |
Contrada |
Proprietario |
Comune |
i Contrada j Proprietario J > ! |
||||
Sostanze albuminoidi e coloranti . . Sostanze minerali Acido Tannico » Tartarico » Acetico Bitartrato potassico Solfato potassico ecc Alcole in volume Peso specifico |
3, 49 0, 54 0, 38 Tracce 0, 30 Tracce 0, 49 15, 2 0, 99 |
Riposto Mascali Calatabiano Riposto Mascali Calatabiano Riposto |
Jungio Decima Chiusi Jungio Decima Chiusi Franca |
G. Fichera V. Castorina S. Tomarchio G. Fichera V. Castorina S. Tomarchio G. Fichera |
1,22 0,29 0',10' Tracce 0,10 Tracce 0,24 9,9 0,99 |
Nicolosi Viagrande Nicolosi Giarre Acireale |
Nìcolosi Annunziata Nicolosi S. Alfio [pertuso] Linera |
Ignoto E. Reina Ignoto T. Caltabiano P. Pennisi |
1874.
SOSTANZE RICERCATE |
M |
A S S I M O |
MINIMO |
|||||
Comune |
Contrada |
Proprietario |
Comune |
Contrada |
Proprietario |
|||
Sostanze albuminoidi e coloranti . . |
3, 52 |
Riposto |
Franca |
G. Fichera |
1,52 |
Viagrande |
M. rosso |
Fr."1 di Stefano |
Sostanze minerali |
0, 68 |
Acireale |
Scammacca |
Barone Pennisi |
0,29 |
— |
— |
— |
Acido Tannico |
0, 35 |
Riposto |
Franca |
G. Fichera |
0,09 |
— |
— |
— |
» Tartarico |
Tracce |
— |
. |
— |
Tracce |
— |
— |
— |
» Acetico |
0, 25 |
Calatabiano |
Chiuse |
S. Tomarchio |
0,09 |
— |
— |
— |
Bitartrato potassico |
Tracce |
— |
— |
— |
Tracce |
— |
— |
— |
Solfato potàssico ecc |
0, 65 |
Acireale |
Scammacca |
Barone Pennisi |
0,23 |
— |
— |
— |
Alcole ih volume |
14, 3 |
Riposto |
Franca |
G. Fichera |
9,7 |
Giarre |
Rosella |
T. Caltabiano |
Peso specifico |
0, 99 |
Jungio |
0,99 |
Viagrande |
M. rosso |
Fr.m di Stefano |
V
RICERCHE CHIMICHE
SULLA COMPOSIZIONE
IN SICILIA
E DELLE ACQUE POTABILI DI CATANIA
SPECIALMENTE DELLA SORGENTE DETTA DEI SETTE CANALI
ESEGUITE DAL
PROF. ORAZIO SILVESTRI
[VEGLI 1WI 18-71 e 1872.
Le Acque del fiume Simeto Symaethus degli an- tichi, del più gran fiume dell’isola di Sicilia (perciò chiamato il Grande ); del fiume di Catania dalla più consjficua Città vicina al suo corso; del fiume comu- nemente detto Giarretta dai Saraceni; Moisè e Huetmu- sa dai Normanni (1), quantunque illustrate più e più volte dai carmi dei poeti greci e latini, quantunque segnalate in ogni tempo per la celebre ambra sicilia- na che seco trasportano al mare; per la loro origine nel mezzo quasi dell’Isola; per i confluenti che le ingros- sano; per i terreni che attraversano nel lambire la ba- se occidentale e meridionale dell’ Etna ; per le appli-
*
(1) Vedi Dizionario topografico della Sicilia di Vito Amico trad. dal lat. e continuato da Gioacchino di Marzo — 2.a Ediz. Voi. Il, pag. 500 — Palermo 1859.
ATTI ACC. VOL. XIII.
18
— 126 —
cazioni che hanno avuto e che possono avere etc. non sono state mai fin’ ora tolte ad argomento di esame chimico per conoscerne la loro natura , proprietà e composizione.
La circostanza che nei tempi attuali si cerca con urgenza di provvedere alla importante città di Catania, dell’ acqua abbondante per usi igienici e industriali, tale da sopperire ai bisogni ognora crescenti di una popolazione che ascende oggi a circa 100 mila abi- tanti, ha dato la occasione al presente lungo e faticoso lavoro.
Invitato infatti dalla società Catanese che porta per titolo, Società per V arginazione del Simeto a in- traprendere delle analisi chimiche con lo scopo di conoscere la natura delle acque che scorrono nella valle del Simeto presso Catania, per vedere se mai fos- sero da ritenersi come applicabili allo scopo suindicato e fino a qual punto possa estendersene V applicazione, mi sono accinto alla impresa e ne ho seguitato lo studio senza interruzione ]3er due anni, nei quali mi sono proposto di ripetere in ciascuna stagione e anzi mese per mese le analisi chimiche per determinare esattamente i limiti di variabilità nella composizione delle acque secondo le varie fasi di accrescimento e decrescimento che il Simeto, come tutti i fiumi, subisce nelle alternative tra l’epoca delle pioggie e dello scio- gliersi delle nevi sui monti , e quella delle stagioni estive e asciutte come anche di estrema siccità (come ne abbiamo avuto esempio in Sicilia appunto nel 1871 durante una parte di queste ricerche).
E per avvalorare o combattere con gli argomenti della scienza e delle osservazioni la idea, penetrata nello spirito di molti e quindi di gran peso (quan-
— 127 —
tunque sprovvista di prove di fatto) che le acque del Simeto tolte dai loro alvei e distribuite altrove sieno capaci di diffondere delle influenze miasmatiche ed essere perciò nocive anche nelle applicazioni ordinarie ; oltre a delle speciali ricerche chimiche sulle materie organi- che, sono sceso a delle indagini molto minute sulle possibili alterazioni delle acque lasciate a se, sullo svi- luppo degli esseri microscopici ai quali sono capaci di dare origine; e tutto questo paragonando coi risultati di analisi chimiche , idrotimetriche e di osservazioni egualmente condotte sulle acque potabili di cui fa uso presentemente la popolazione di Catania e in special modo di quella dei Sette Canali che è la principale e più ricca sorgente.
Se ho creduto necessario di rendere il lavoro così esteso e dettagliato si è per la natura stessa dell’ ar- gomento che ho preso a trattare. L’acqua infatti pre- senta una importanza così grande nell’ alimentazione dell’ uomo, nella economia domestica e nella industria e la condizione di maggiore o minore purezza e di salu- brità di essa, interessano quando si voglia applicare, così altamente la salute e il ben’ essere di una popolazione che in ogni luogo e in ogni tempo della civilizzazio- ne la questione delle acque ha vivamente preoccupato le amministrazioni pubbliche e ogni classe di cittadini. La odierna scienza ci dice del pari con quanto scru- polo debbano essere condotte le indagini per decidere sulle qualità e sulle applicazioni possibili di un’acqua. L’illustre chimico Peligot ce lo esprime con le seguenti espressive parole:
* « Pour l’eau cornine pour l’air atmosphérique il « n’est point de petits faits. Loin de dédaigner les « corps qui s’y rencontrent en trés-fàible proportion,
«•
— 128 —
« c’est sonrtout à leur recherche et à leur étude, qu’ il « fa ut s’ attacher » (1).
Cenni topografici sul corso del fiume Sirneto
Il fiume Simeto scorre in quella delle 3 grandi valli in cui è partita la Sicilia , detta Val Demone e che guarda il Mare Ionio e lo stretto di Messina. Esso ha la prima sua origine al Monte Capizzi , quasi nel mezzo della Sicilia da cui copiose acque sboccano sotto Troina. Passato Cesarò bagna a sinistra i campi di Maniace, accoglie poi le acque di Brolo e dei vicini colli e meandricamente scorrendo si sca- rica verso la base occidentale dell’Etna per la balza di Varcaci, precipitando in un sottoposto profondo alveo. Seguendo il suo corso accoglie a sinistra i fiumicelli di Adernò e il fiume Salso o di Regalbuto prove- niente da Nicosia. Vi confluiscono quindi le acque di Paterno e passa ad irrigare con tortuoso corso la intiera vasta pianura di Catania , dove presso il passaggio detto del Cavaliere è ingrossato dalle ac- que del fiume Dittaino ; un poco più superiormente riceve altro fiume detto Gurnalonga e finalmente, ac- cresciuto di tutte queste copiose acque, alla distanza di 8 miglia a mezzogiorno di Catania si scarica al mare ove alla sua foce si estende con ampio delta.
Le acque nella valle superiore del Simeto scor- rono su terreni terziari inferiori che specialmente nel primo tratto, sono arenarie, argille e schisti marnosi; da Pronte ad Adernò questi terreni sono nel loro li-
ti) Études sur la cornposition des eaux.— Ann. de Chini, et de Phys. Tom. 3. Sei*. IV.
— 129 —
mite di contatto con le colate moderne di lava dell’Etna. Sotto Bronte e Adernò incontrano delle lave basaltiche e pia avanti per breve tratto i terreni della zona solfìfera; indi presso Paterno aprono il loro letto nella zona calcarea che si prolunga fino al mezzogiorno di Catania. Finalmente da sotto Motta S. Anastasia fino al mare percorrono il suolo alluvionale recente , di marna sabbiosa , formato dalle torbide del Simeto stes- so insieme a quelle del Gurnalonga e Dittaino, il quale suolo alluvionale costituisce la grande pianura ( Piana eli Catania).
ARTICOLO I.
RICERCHE FATTE DIRETTAMENTE SULLE ACQUE NATURALI (1).
§ 1.
Proprietà Fisiche.
1. Le acque del Simeto appena attinte, in tutti i mesi si sono presentate più o meno torbide secondo la corrente maggiore o minore del fiume, ma lasciate in riposo per 24 ore hanno depositato una materia terrosa in esse sospesa e si sono rese limpidissime : tali si rendono prontamente per mezzo della filtrazione.
La materia sospesa è composta di marna un poco
(1) Per tutte le ricerche intraprese, le acque del Simeto si sono attinte nei seguenti punti: presso la così detta Barca dei Monaci; presso la Barca di Paterno (dove si usano per la ma- coazione della canapa); al Passo Portiere presso i mulini ; alla Nitta ultima derivazione del canale d ’ irrigazione più vicina a Catania che attraversa la proprietà del Marchese del Toscano.
- 130 —
sabbiosa, allappante alla lingua, che nelle varie stagioni e mesi dell’anno ho trovato nelle quantità seguenti:
Acque prese dall’ 8 al 18 di ogni mese |
DEPOSITO TERROSO, ottenuto da tuo litri di acqua del Simeto (seccato a ioo*) |
|
Luglio |
Grammi 1,344 |
|
1 |
Agosto |
1,278 |
1871 |
Settembre |
0,614 |
Ottobre |
3,786 |
|
Novembre ( 8 piena del fiume ) |
6,486 |
|
Dicembre ( 18 grande piena ) |
6,926 |
|
Gennajo |
2,735 |
|
Febbrajo |
3,976 |
|
Marzo |
1,100 |
|
Aprile |
0,575 |
|
1 Maggio |
1 ,825 |
|
1872 |
' Giugno |
2,005 |
Luglio |
1,702 |
|
1 Agosto |
1 ,656 |
|
Settembre |
0,454 |
|
Ottobre |
0,376 |
|
Novembre |
4,287 |
|
Dicembre |
4,320 |
Da questo prospetto si deduce che il massimo di materia terrosa che è sospesa e intorbida le acque, si trova durante le piene ed ascende a 6,926 per °/0, il mi- nimo si ha nelle magre e l’ho trovato di 0,376 per °/0.
La materia terrosa di cui è parola si compone per metà di materia insolubile negli acidi (argilla con poca silice) e per un’altra metà di materia solubile negli acidi cou effervescenza ( Carbonati di calcio , di magnesio, di ferro; sesquiossidi di ferro o di allu- minio, fosfati terrosi ecc. ) — La materia solubile ne- gli acidi dà una soluzione gialla in cui aggiungendo un eccesso di ammoniaca si ha un precipitato abbon- dante di allumina, ossido di ferro e fosfati terrosi nella proporzione di 3, 33 su 100 parti di sedimento terroso naturale delle acque. Il precipitato ottenuto con l’ am- moniaca f ho sciolto in acido nitrico e vi ho separato
131 —
tutto T acido fosforico allo stato di fosfomolibdato am- monico. Indi ho disciolto questo sale nell’ ammonia- ca ed ho con l’aggiunta di solfato di magnesia ripre- cipitato tutto f acido fosforico allo stato di fosfato magnesico-ammonico che calcinato e ridotto a piro- fosfato mi ha servito a determinare la quantità ef- fettiva di acido fosforico rappresentato da 0, 102 su 100 parti di sedimento terroso delle acque. Questa quantità di acido fosforico spiega la fertilità delle col- mate del Simeto. Oltre a ciò preso 1 ,gr' 908 di sedi- mento terroso e fattolo bollire con soluzione di po- tassa ho avuto con la filtrazione un liquido di color bruno scuro che neutralizzato con leggiero eccesso di acido acetico dà un precipitato di materia organica in fiocchi di color caffè scuro che costituiscono degli acidi così detti Umici. Il precipitato lavato e seccato ho trovato essere del peso di 0,gr' 0085 che corrisponde a 0, 44 su 100 parti di deposito terroso primitivo.
Riassumendo tutta l’analisi qualitativa e quan- titativa del sedimento marnoso si può assegnare al medesimo la seguente composizione centesimale.
Argilla con poca silice libera (materia insolubile
negli Acidi) 49, 360
Carbonato di calcio (prevalente) con car- bonato di magnesio e di ferro; sesquiossido di ferro e di alluminio; fosfati terrosi (materia so- lubile negli acidi con effervescenza) . . . 50, 098
Acido fosforico dei fosfati terrosi contenuti nella parte solubile negli acidi del sedimento
marnoso) 0, 102
1 Materia organica ( Acidi Umici ) che la potassa separa dal sedimento marnoso . . 0, 440
Totale. 100, 000
— 132 —
L' acqua dei Sette Canali scaturisce limpida alla sorgente in tutte le epoche dell ’ anno.
2. Le acque del Simeto mentre sono limpide non presentano alcun colore e gustandole non danno alcuna sensazione che caratterizzi un sapore. Non si avverte in esse alcun odore, nè direttamente , nè dopo averle prolungatamente agitate in una boccia.
L acqua dei Sette Canali non ha del pari ne odore, ne sapore.
3. Le acque del Simeto, ove scorrono nel loro al- veo presentano nello strato superiore una temperatura da 3 a 4 gradi inferiore a quella dell’aria esterna; a profondità maggiore la differenza cresce o diminuisce sensibilmente secondo la stagione.
L’ acqua dei Sette Canali scaturisce ad una tem- peratura che durante V anno presenta poca variabilità su di una media di 1 7° C. ; mentre quella esterna su- bisce notevoli variazioni secondo la stagione.
4. La determinazione del peso specifico fatta col metodo di Regnault e ridotta alla temperatura di 0°, ha condotto ai seguenti resultati :
Peso specifico dell’ Acqua distillata = 1.
O
H
W
£ >— i
GO
Luglio «eft™ 1,0016
Agosto » 1,0016
Settembre » 1,0016
Ottobre » 1,0014
Novembre » 1,0014
Dicembre (a dì 10 piena) 1,0013 (a dì 18 grande piena) 1, 001
Gennajo » 1,0013
Febbrajo » 1,0013
Marzo » 1,0013
Aprile » 1,0014
Maggio » 1,0013
Giugno . » 1,0013
Luglio » 1,0015
Agosto » 1,0015
Settembre » 1,1014
Ottobre » 1,0014
Novembre » 1,0015
Dicembre ....... » 1,0014
Acqua dei Sette Canali. ... » 1,0013
— 133 —
5. Le acque del Simeto limpide lasciate a se in bocce a collo chiuso con carta pergamena ed alla luce, hanno conservato per circa 20 giorni alla temperatura ordinaria la loro limpidità e tutte le loro proprietà fisi- che primitive; solo dopo più di un mese hanno mo- strato nel fondo e sulle pareti prossime al fondo di ciascun recipiente delle macchie o nubecole giallo bru- ne, formate da pianta crittogama ed infusorj, mentre alla superficie si presenta nuotante della materia verde che è altra pianta crittogama intorno alla quale si sviluppano e vivono parimente molti infusorj e si producono delle bolle gassose che fanno una spe- cie di spuma verde.
Tutte le acque potabili eli Catania elette elei Sette Canali , dell ’ Amenano , dell' Elefante , eli Gammazita , eli Manganelli , eli Cifoli , della Barriera , eli Leucatìa , eli Vaicorrente , elei pozzo della Università , poste nelle medesime condizioni si comportano come le acque del Simeto.
Questo fatto che le acque sono suscettibili di dare sviluppo a piante crittogame e a varj microzoi dimo- stra che contengono delle materie organiche (1) e le materie organiche quando esistono nelle acque che si bevono nelle qualità apprezzabili al gusto e all’odorato e nelle qualità resultanti da una decomposizione più o meno avanzata, spiegano una influenza molto dan- nosa sull’ economia animale. Infatti le osservazioni e l’ esperienze di fisiologia patologica dimostrano che le febbri periodiche, le tifoidee, le dissenterie ed altre af- fezioni possono essere cagionate dall’ uso di acque con-
i
(1) Vedi all’ art. Ili (analisi quantitativa) la determinazione quantitativa della materia organica.
ATTI ACC. VOL. XIII.
19
— 134 —
tenenti i germi morbosi prodotti da materia organi- ca decomposta. Ma su tale argomento sì importante per la igiene si sono fin’ ora poco estese le ricerche, mentre ci si presentano all’ ordine del giorno molti problemi di risolvere per es: Qual’ è la vera natura della materia organica vegetale e animale che si trova nell’ acqua , quando avendo subito dell’ alte- razioni è capace di agire nell’ organismo umano? Qua- li sono i caratteri delle materie organiche offensive delle acque e quali azioni patologiche possono produrre ? Vi è un limite al di sotto del quale le materie ani- mali o vegetali alterate o no, esistenti nelle acque di- vengono inoffensive ? Quali sono i prodotti di alte- razione che passano dalle acque nell’ atmosfera col vapore d’acqua? Come può dimostrarsi la loro esistenza? Quali azioni hanno sull’ organismo penetrando nelle vie respiratorie?
Quando le indicate questioni ed altre simili avran- no una soluzione è da ritenersi che la etiologia delle malattie le piu insidiose e gravi sarà schiarita e la medicina avrà fatto un grande progresso. Ma a ta- le scopo la chimica sola non basta allo studio della materia organica esistente nelle acque: anzi essa non ha che mezzi insufficienti a determinarne la vera na- tura ed è necessario ricorrere ad altre risorse quali sono le osservazioni micrografiche e le esperienze di fisio- logia patologica. Le prime ci possono condurre a sco- prir sotto quali forme organizzate e vitali la materia organica animale o vegetale esistente nelle acque si presenta nella sua decomposizione : le seconde qual’ è l’ effetto morboso, se pronto o lento, che le materie or- ganiche sono capaci di manifestare in relazione alla forma e organizzazione loro.
— 135 —
E necessario dunque lo sforzo della chimica, della micrografia e della patologia per risolvere la que- stione interessante riguardante la materia organica delle acque nelle loro applicazioni all’ economia ani- male ; ed è desiderabile che d’ ora innanzi le ri- cerche su questa via siano ritenute come indispensa- bili per giudicare della potabilità di un’ acqua. In quanto a me ed al lavoro che mi sono proposto , aspettando che sul medesimo argomento delle acque prese ad esaminare vengano direttamente da qualche specialista intraprese le ricerche di cui è parola, non mi sono astenuto da fare alcune osservazioni micro- grafiche sottoponendo cioè le acque all’ esame mi- croscopico in cerca di minuti organismi che vi pos- sano essere e vi si possono produrre in presenza di materia organica esistente e che, come ho già detto, co- stituiscono realmente quella materia giallo-bruna o verde visibile ad occhio nudo nelle acque che stanno a se per qualche settimana. La materia verde è for- mata da tanti filamenti, piuttosto grossi e lunghi, cel- lulari , resultanti da tante cellule attestate 1’ una sul- l’altra in serie lineari con ciascuna cellula ripiena di clorofilla e questo periodo di vegetazione è succeduto da altro più inoltrato quando i suddetti filamenti sono scomparsi e le masse di clorofilla sono uscite dalle cellule e sono rivestite di una membrana pro- pria e formano degli aggruppamenti di sporule in mezzo a filamenti sottili semplici diversi dai primi e tra loro intrecciati. Sembra che tale forma organica, compresa tra le alghe, possa riferirsi al Rhizoclinium fohtinale Ktz. che vive a preferenza alla superficie delle acque e a contatto dell’ aria libera.
La materia giallo-bruna si mostra al microscopio
— 136
come un ammasso di spore dello stesso colore in for- ma di ellissi allungate (con un diametro longitudinale 6 o 7 volte maggiore del trasversale) con punteggia- tura trasparente e queste spore hanno degli adden- samenti dai quali si diffondono attraverso ad un fel- tro di fili sottilissimi. Per tali caratteri è da riferirsi al Sphaerozygma tenerrima. Bob. e questa seconda alga si vede formarsi al fondo o in mezzo alle acque.
Queste due piante crittogame sono comuni tanto alle acque del Simeto quanto a tutte le altre di Ca- tania già enumerate. Non tutte però le sviluppano in eguale abbondanza ; l’acqua di Cifali, della Bar- riera , di Vaicorrente le producono dopo più lungo tempo in minore quantità e anche l’acqua dei Sette Canali la produce più a stento di quella del Simeto.
Oltre a queste, altre crittogame si scorgono nelle acque specialmente in mezzo ai filamenti intrecciati delle indicate specie, ma sopratutto si scorgono alcuni infusori come Navicule , ed altre Diatomacee , alcune Oscillane insieme a microzoi a celeri movimenti di cui ho veduto frequenti in tutte le acque le specie chia- mate dai micrografi 1 ' Oxytricha alba From. V Oxytricha pubes ( Tricoda idem. Mùller ) la Kerona elongata From. (1) e più rari, ma costanti in tutte le acque di Catania conservate nelle condizioni suddette alcuni microzoi delle famiglie dei vibrioni come bactevi, monadi e vibrioni. È singolare che nelle acque del Simeto contro ogni aspettativa tali infusori li ho trovati più rara- mente nelle condizioni ordinarie, mentre vi abbondano esaminando le acque del detto fiume prese in Agosto nel centro della macerazione della canapa (operazione
(1) Fromentel Études sur les Microzoires. Paris 1874.
— 137 —
che si suole praticare sotto Paterno ) presso le sponde del fiume ove le acque sentono meno il movimento della corrente e sono come stagnanti. Tali acque che si fanno sentire putride all’ odore e contenenti molta materia organica in decomposizione, come più avanti è detto, sono come è naturale molto ricche, non solo delle suddette specie di infusori e specialmente bacteri e vibrioni, ma di molti altri organismi di grado an- che più elevato come rotiferi, e piccoli crostacei del genere Cyclops a involucro calcareo a movimenti ce- leri : i maschi , le femmine e le uova del Cyclopis vulgaris di Latreille sono predominanti. Ma questa acqua della macerazione tolta dal posto torbida e fan- gosa portata nel laboratorio in bottiglioni, subisce una specie di decomposizione in conseguenza della quale si mantiene torbida, dà una sensazione spiacevole all’o- dorato e presenta come dei fiocchi sospesi di materia organica : ma allorquando si mescola con altre acque prese fuori del centro della macerazione cessa il pro- cesso fermentativo depone un sedimento che trascina con se tutti gli organismi e la materia organica sospe- sa , l’acqua schiarisce perde il cattivo odore e poco differisce dalle acque ordinarie del Simeto.
Riassumendo il fin qui detto circa le osservazioni micrografiche che si sono fatte nelle acque del Simeto come su tutte le acque principali di Catania prese in in esame, resulta che tanto nelle acque del Simeto quanto nelle acque che si usano come potabili a Ca- tania (quelle dei Sette Canali, del Pozzo dell’ Università, dell’ Amenano, dell’Elefante, di Gammazita, di Manga- nelli, di Cifali, della Barriera, di Licatia) si sviluppa- no, quando sieno lasciate a se, dei minuti organismi
- 138 —
in conseguenza di materia organica che in esse si trova.
2.° Che le acque del Simeto attinte nelle condi- zioni ordinarie non presentano nulla di svantaggioso ri- spetto all’ acque dei Sette Canali o le altre acque di Ca- tania: anzi vi si trovano più rari certi organismi mag- giormente temuti, purché non sieno acque provenienti dalla macerazione della canapa le quali sono localmen- te nella peggiore condizione, ma tolte dal posto e me' scolate con le altre precipitano un sedimento che le depura degli organismi e della materia organica che tengono sospesa in fiocchi ed acquistano proprietà per le quali poco differiscono dalle acque nelle condizioni ordinarie.
§ 2.
Proprietà Chimiche
1. Carattere che mostrano a contatto delle carte reattive — Le acque del Simeto prese in tutti i mesi hanno mostrato una reazione alcalina assai forte dopo pochi istanti di contatto con le carte reattive; il che si deve ai bicarbonati di calcio , magnesio , e stronzio , non che ai carbonati alcalini che trovansi in soluzione.
L' acqua dei Sette Canali e tutte le acque quotabili di Catania presentano lo stesso carattere.
2. Carattere che mostrano a contatto dell'acqua di ccdce — Una soluzione acquosa di calce versata nelle acque del Simeto in piccola quantità vi produce su- bito un precipitato bianco che quasi immediatamente si ridiscioglie, ma aggiungendovene un eccesso il pre- cipitato si fa ragguardevole c permanente. Ciò dimostra la presenza di una quantità di anidride carbonica
— 139 —
superiore a quella necessaria per costituire dei semplici carbonati neutri.
3. Carattere che mostrano a contatto del nitrato di argento — Una soluzione acquosa di nitrato di argento produce nelle acque un precipitato abbondante bian- castro caseoso il quale con V aggiunta deli’ acido ni- trico quasi per % si discioglie con leggiera efferve- scenza (carbonato di argento, caratteristico dell’anidride carbonica) e lascia un precipitato insolubile che con f azione della luce prende un colore violaceo ( cloruro di argento ) caratteristico del cloro dei cloruri in solu- zione.
4. Carattere che mostrano col nitro -prussiato di potassio — Col nitro-prussiato di potassio non presen- tano alcuna reazione che caratterizzi la presenza di aci- do solfidrico, nè di solfuri alcalini disciolti. Coi sali di piombo, di rame provano lo stesso.
5. Carattere che mostrano coll ’ osscilato ammonico. L’ ossalato di ammonio produce in tutte le acque dopo pochi istanti un intorbidamento bianco più o meno sensibile, dovuto alla formazione dell’ ossalato di cal- cio ( caratteristico del calcio ).
6. Carattere che mostrano col fosfato di sodio am- moniacale. — Le acque trattate come sopra a n. 5 e quindi filtrate, si sono trattate con fosfato di soda ammo- niacale e si è avuto un leggiero precipitato cristal- lino caratteristico del magnesio.
7. Carattere che mostrano a contatto del nitrato aci- do di bario — Con una soluzione di nitrato acido di bario:
a) alcune acque del Simeto e precisamente quel- le del Luglio, Agosto e Settembre producono un sen- sibile precipitato bianco che dopo 12 ore si deposita sotto forma di un velo bianco;
— 140 —
b) tutte le altre non manifestano nessuna rea- zione, solo dopo una settimana compariscono traccie di precipitato bianco.
Il precipitato bianco insolubile in eccesso di acido nitrico (solfato di bario) è caratteristico dell’acido sol- forico di solfati solubili esistenti nelle acque.
8. Carattere che mostrano a contatto elei bicloruro di platino — Il bicloruro di platino non produce nè subito, nè dopo molti giorni, nè dopo avere aggiunto un mi- scuglio di alcole ed etere nelle acque alcun preci- pitato giallo. Ciò prova che le acque non mostrano direttamente la presenza di sali potassici.
9. Carattere che mostrano cdla fiamma dello spettro- scopio — Bagnando nelle acque un filo di platino ed esponendolo alla fiamma del gas lo colorano in giallo e allo spettroscopio fanno vedere brillante la linea gialla dello spettro del sodio: compariscono anche indizi nello spettro caratteristico del potassio.
10. Carattere che mostrano a contatto del prussia- to giallo o rosso di potassio — Col prussiato giallo di potassio o col prussiato rosso di potassio, col solfocia- nuro di potassio non presentano alcuna colorazione nè azzurra, nè rossa che caratterizzi direttamente la pre- senza di sali ferrici o ferrosi.
11. Carattere che mostrano a contatto del solfidrato ammonico — Col solfidrato ammonico non presentano al- cuna reazione caratteristica del ferro o di altri metalli precipitabili con tali reattivi.
12. Carattere che mostrano a contatto dell ’ ammo- niaca — L’ ammoniaca nè subito, nè dopo molti giorni produce alcun intorbidamento nelle acque.
13. Carattere che mostrano a contatto della deco- zione alcoolica di campeggio — Prendono una intensa
— 141 —
colorazione che caratterizza la presenza di bicarbo- nato terroso - alcalini in soluzione.
Tutte queste reazioni positive o negative 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 ( b ), 8, 9, 10, 11, 12, si presentano analoga- mente con V acqua dei Sette Canali e tutte le acque po- tabili di Catania.
§ 3.
Grado idrotimetrico da cui si deducono alcuni criterj sul grado di potabilità delle acque e sulle possibili applica- zioni loro cdla industria ed alla economia domestica.
E noto che il metodo idrotimetrico di Boutron e Boudet, fondato sulla precipitazione degli acidi grassi del sapone sodico per mezzo della calce e della magne- sia (basi minerali comuni e prevalenti in tutte le ac- que naturali più o meno potabili) che formano un pre- cipitato di sapone insolubile prima di potere spu- meggiare, riesce di grande utilità nel fare un’ analisi chimica completa di un’ acqua per giudicare se l’ac- qua in esame può esser classificata tra le acque po- tabili o nò, relativamente alla quantità dei sali di cal- cio e di magnesio; e più specialmente se può essere ap- plicata utilmente alla cottura degli alimenti, ovvero se si adatta a certi usi industriali delicati come per es. per pubblici e privati lavatoj , per caldaje a va- pore , per bagni di tintura dei tessuti o se può solo servire alla irrigazione.
Mettendo quindi in paragone le acque del Simeto con l’acqua distillata, chimicamente pura, con l’acqua di pioggia e con tutte le acque potabili di uso pub-
ATTl ACC. VOL. XIU.
20
- 142
blico a Catania e con qualche altra, circa al modo di comportarsi con la soluzione alcolica normale di sa- pone, si sono avuti i seguenti risultati: (1)
( Segue )
(1) La determinazione dei gradi idrotimetrici che espongo fu eseguita nel corso di un anno dai miei allievi Prof. Giuseppe Pulvirenti Palumbi, Prof. Gioacchino Basile, Prof. Consiglio Se- bastiano, Dottore Salvatore Aradas; ai quali mi è grato di por- gere i miei ringraziamenti per 1’ assidua assistenza prestatami durante il presente intiero lavoro.
(Acqua distillata e pura— 0° — Acqua di neve pura dell’1
PROVENIENZA delle ACQUE |
A N |
NO 187 1. |
— -j |
|||||
Luglio t.=31 * |
Agosto t. =30 * 1 |
Settem. t.=28,5 # |
Ottobre t.--25 # |
Novem. t.=20 * |
Dicem. t. =16 « |
Di, 18/ P, |
||
Fiume Simeto |
42, 7 |
50, 2 |
42, 6 |
39, 8 |
40 |
38, 9 |
||
1 Teatro Greco |
||||||||
2 Gammazita |
. . . . (id.) . |
|||||||
3 Acqua Manganelli .... |
. . . . (id.) . |
|||||||
4 Zia-Lisa |
||||||||
5 Acqua Santa |
. . . (id.) . |
|||||||
6 Barriera |
. . . . (id.) . |
|||||||
7 Fasano |
. . . . (id.) . |
|||||||
8 Citali |
. . . . (id.) . |
• |
||||||
9 Università |
• |
|||||||
10 Gabinetto Gioenio .... |
. . . . (id.) . |
• I |
||||||
11 Settecanali |
||||||||
12 Elefante |
. . . (id.) . |
|||||||
13 Amenano |
. . . . (id.) . |
|||||||
14 Ex Monastero Benedettini. . |
. . . . (id.) . |
|||||||
15 Carcaci [ai molini del Borgo] |
. . . . (id.) . |
|||||||
16 Castello Ursino |
||||||||
17 Acqua di Vaicorrente . . . |
. . . (sorgente. |
|||||||
18 Leucatia |
(pozzo più basso). |
|||||||
Id |
(pozzo più alto). |
•• |
||||||
19 Lentini |
||||||||
20 Id |
*** N. B. t. rappresenta la temperatura [in gradi del termometro centigrado ] mentre si determinava il [1] [1] [1] Non è stato determinato il grado idrotimetrico perchè si stavano facendo dei lavori di livellazioni costruire un nuovo condotto.
145
uà di pioggia raccolta a Catania =1° — 1°, 5 ).
ANNO 1872 PER IL SIMETO - |
- ANNO 1874 PER TUTTE LE ALTRE ACQUE |
GRADO idrotime- 1 |
|||||||||
;bbr.° |
Marzo |
Aprile |
Maggio |
Giugno |
Luglio |
Agosto |
Settem. |
Ottobre |
Novera. |
Dicemb. |
trico MEDIO |
==12 • * |
t.=15 * |
t.=17,5 # |
t .=21 # |
t.=28 * |
t.=30 * |
t.=29 1 |
t.=28 * |
t .=24 * |
t.=l 8,5 4» |
t.=15,5 » |
|
50, 4 |
38, 0 |
38, 0 |
CO oo V* o |
35, 6 |
39, 0 |
1 42, 0 |
42, 0 |
39, 5 |
1 43, 0 |
40, 5 |
39, 1 |
46 |
42 |
36 |
42 |
42 |
46 |
40 |
40 |
42 |
42 |
44 |
42, 2 |
42 |
44 |
40 |
46 |
42 |
42 |
42 |
42 |
44 |
44 |
46 |
43 |
36 |
34 |
32 |
36 |
38 |
38 |
38 |
38 |
40 |
42 |
40 |
37, 6 |
116 |
18 |
18 |
20 |
99 rs/r*/ |
18 |
18 |
20 |
20 |
22 |
24 |
19, 6 |
30 |
34 |
32 |
36 |
38 |
36 |
30 |
40 |
34 |
30 |
32 |
34 |
5 |
6 |
5 |
6 |
6 |
6 |
6, 5 |
6 |
6 |
6, 5 |
6 |
5, 9 |
34 |
38 |
36 |
42 |
44 |
44 |
44 |
44 |
46 |
42 |
44 |
41 |
10 |
14 |
14 |
16 |
16 |
16 |
18 |
18 |
18 |
22 |
18 |
15, 8 |
38 |
42 |
36 |
38 |
38 |
38 |
40 |
40 |
40 |
42 |
46 |
39, |
40 |
40 |
42 |
42 |
42 |
42 |
40 |
44 |
41, 5 |
|||
141 |
40 |
36 |
0) |
(1) |
(1) |
40 |
40 |
42 |
42 |
42 |
40, 5 |
61 |
62 |
60 |
68 |
70 |
76 |
72 |
72 |
70 |
72 |
72 |
67, 9 |
44 |
46 |
40 |
44 |
42 |
42 |
40 1 |
40 |
42 |
40 |
40 |
41, 6 |
44 |
34 |
34 |
42 |
42 |
44 |
46 |
46 |
46 |
48 |
46 |
46 |
9 |
6 |
6 |
8,5 |
9, 5 |
16, 5 |
15 |
14 |
11 |
10 |
10 |
10, 3 |
45 |
39 |
44 |
52 |
54 |
56 |
58 |
. • . . |
56 |
54 |
54 |
50, 1 |
. . . |
. . |
• . • • |
31 |
31 |
|||||||
• • • • |
10 |
10 |
|||||||||
16 |
16 |
||||||||||
• • • • |
48 |
48 |
|||||||||
• • |
1 |
48,8 |
40, 8 |
' delle acque «
aldi; e l’acqua dei Sette Canali era a quell’ epoca mescolata ad altre acque che vi si erano dirette per poter
— 146
Gli esposti resultati dimostrano che le migliori acque di Catania sotto il punto di vista del grado idro- timetrico, cioè della loro leggerezza, sono le acque del- la Barriera, di Cifali, di Carcaci, della Zia-Lisa, della Leucatia : escluse queste, tutte le altre stanno in pa- ragone con le acque del Simeto ; anzi quattro (l’acqua dell’ Elefante e l’ acqua del Castello Ursino , 1’ acqua del lago di Lentini, 1’ acqua del Pantano di Lentini ) occupano un posto molto inferiore alle medesime; quelle del Teatro Greco, Gammazita, Fasano, Gabi- netto Gioenio, Settecanali, Amenano, Benedettini com- pariscono col loro gt'ado idrotimetrico medio più pe- santi o come si dice con durezza maggiore , poiché superano di gradi 1, 4 fino a 7 il grado idrotimetrico di quelle del Simeto: le altre 3 (acqua di Manganelli, acqua Santa , acqua Vaicorrente ) resultano più leg- giere di gradi 2 a 8 in paragone colla media annuale delle acque del Simeto, mentre viceversa riferendole alle due acque del fiume in tempo di piena, sono più dure con una differenza compresa fra gradi 6 e 15, 6.
Tutto sommato , se si eccettuano le cinque sud- dette acque, della Barriera, di Cifali, di Carcaci, della Zia-Lisa e Leucatia, le quali devono essere considerate come le migliori per gli usi industriali relativi all’arte del lavatore , tintore , pastaio , per la cottura dei legumi e vivande, per le caldaje a vapore etc. tutte le altre acque di Catania per il grado di durezza, non vantano titoli di preferenza sulle acque del Simeto.
Ma dal grado idrotimetrico o di durezza non si può assolutamente giudicare sul grado di potabilità, di un’ acqua ; giacché da esso non conosciamo altro che la proporzione relativa dei sali di calcio e di magnesio e questi possono essere scarsi in una pessima acqua
147 —
potabile e viceversa abbondanti in un’acqua di eccel- lente qualità. Ne dà un esempio istruttivo la Senna a Parigi (1) che a Havre ove riceve le acque affluenti da Gonrnay e Saint-Laurent provenienti da terreni calcarei dà delle acque fresche, limpide, di un gusto eccellente e prive di sostanze organiche , ma ricche di principj salini (più di 1/2 grammo per litro) tanto che segnano 40 gradi e più dell’ idrotimetro , eppure sono dichia- rate acque eccellenti per bevanda, migliori di quelle che la medesima Senna somministra a Parigi ove io stes- so ho trovato che segnano da 21 a 22 gradi di durez- za al Pont-neuf e al Pont de la Concorde, quando già hanno ricevuto gli spurghi della città con prodotti ammoniacali, saponosi e d’ ogni genere che deteriora- no assai il loro grado di potabilità. Un altro fatto citerò nostrano ed è che P acqua Paolina a Poma che è di pessima qualità ed è solo impiegata come forza motrice nelle fabbriche e nei numerosi molini di Transtevere , segna solo gradi 11 a 12 all’ idrotime- tro e molto meno di tutte le altre acque potabili di Poma di buona qualità: tra cui può mettersi come prima la tanto rinomata acqua Marcia per la quale io ho trovato 28 gradi idrotimetrici.
Poiché il liquido normale di sapone applicato a queste ricerche dei gradi idrotimetrici è stato titolato in modo che ciascun grado idrotimetrico rappresenta 1/10 di grammo di sapone che si rende insolubile in for- ma di fiocchi e precipita insieme alla calce e alla ma- gnesia; così dai resultati precedenti si può dedurre la quantità di sapone che viene decomposto da 1 litro
«
(1) Vedi Peligot (Etud: sur la comp. deseaux (Ann. de Chim. Phys. Voi. 3 IV ser.)
— 148 —
o da 1000 litri (metro cubo) delle acque in esame prima di produrre la spuma e formare la sapo- nata utile per digrassare i tessuti e renderli puliti con la lavatura.
Appoggiando il calcolo a ciascuna media dei gra- di idrotimetrici abbiamo
Acqua pura distillata
» pura di neve
» di pioggia
» del Simeto
» del Teatro Greco
» di Gammazita
* Manganelli
» Zia Lisa
» Santa
» della Barriera
» del Fasano
» di Citali
» dell’ Università
» del Gabinetto Gioenio. . . .
» dei Sette Canali
» dell’ Elefante
» dell’Amenano
» dell’ex Monastero Benedettini
» di Carcaci
» del Castello Ursino . . . .
» di Vaicorrente
» della Leucatia (pozzo infer.) .
» » » ( » super.) .
» del lago di Lentini
» del pantano di Lentini . . .
Sapone decomposto prima di produrre la saponata spumante ed utile.
da 1 litro |
da 1 metro cubo (chilolitro) |
|
gram |
0,00 |
Chilog. 0,000 |
» |
0,00 |
» 0,000 |
» |
0,10—0,15 |
» 0,100 |
)) |
3,91 |
» 3,910 |
» |
4,26 |
» 4,260 |
)) |
4,30 |
» 4,300 |
» |
3,76 |
» 3,760 |
)) |
1,96 |
» 1,960 |
» |
3,40 |
»> 3,400 |
)) |
0,59 |
» 0,590 |
» |
4,10 |
» 4,100 |
» |
1,58 |
.> 1,580 |
)) |
3,97 |
>, 3,970 |
)) |
4,15 |
,, 4,150 |
» |
4,05 |
» 4,050 |
» |
6,79 |
» 6,790 |
)) |
4,16 |
» 4,160 |
» |
4,60 |
>» 4,600 |
)) |
1,03 |
» 1,030 |
» |
5,01 |
» 5,010 |
» |
3,10 |
» 3,100 |
» |
1,00 |
» 1 ,000 |
» |
1,60 |
» 1 ,600 |
« |
4,80 |
» 4,800 |
» |
4,08 |
» 4,080 |
Questi resultati confermano evidentemente quanto lio detto che cioè le migliori acque sorgenti, correnti e di pozzo di Catania o prossime a Catania, sotto il punto di vista industriale per F arte del lavatore, tin- tore, pastajo, per l’applicazione all’economia dome- stica, per cuocere legumi e altre vivande, come anche per alimentare caldaje a vapore etc. sono le seguenti di cui possiamo formare una prima categoria.
149
1. Barriera
2. Leucatia (pozzo inf.)
3. Carcaci
4. Cifali
5. Zia-Lisa (acquicedda)
Tutte le altre sono piu crude. Fra queste possono classificarsi in una seconda categoria nel seguente ordine le acque di
6. Vaicorrente
7. Acqua Santa
8. Manganelli
9. Simeto
10. Università
E in una terza categoria le acque
11. Sette Canali
12. Pantano di Lentini
13. Gabinetto Gioenio
14. Amenano
15. Teatro Greco
16. Gammazita
17. ex Monastero dei Benedettini
18. Lago di Lentini
19. Castello Ursino
20. Elefante
E utile rimarcare che le acque del Simeto appar- tengono alla seconda categoria , ed hanno un mediocre grado di crudezza relativamente al grado idrotimetrico che sogliono avere le acque che provengono dai terreni terziari calcarei o argillosi, il quale varia dal 22 al 46 secondo Grimaux de Caux. (*)
O.Grimaux de Caux, Des eux potables. Paris 1863.
ATTI ACC. VOL. XIII.
21
— 150 —
Ricerche speciali dell1 Ammoniaca dei Nitrati e dei Nitriti.
lo. Ricerca dell ’ Ammoniaca. Per fare la ricerca qualitativa dell’ Ammoniaca nelle acque allo stato naturale mi sono servito del sensibile reattivo di Nessler, cioè di una soluzione alcalina di ioduro mer- curico-potassico. Tanto le acque del Simeto quanto V acqua dei Sette canali hanno dato un leggero colo- ramento giallo capace di dimostrare che l’Ammoniaca vi esiste. Il resultato di questa ricerca è confermato pure nel paragrafo seguente.
16. Ricerca dell' Acido Nitrico. Per la ricerca al- trettanto delicata dell’acido nitrico, ossia dei nitrati, ho applicato il metodo della soluzione d’ indaco in un eccesso di acido solforico, dopo però aver ben pu- rificato 1’ indaco facendolo digerire nell’acqua, bollen- dolo con acido cloridrico e lavando prolungatamente con etere , finché questo liquido non si colora più. Le acque del Simeto e dei Sette canali riscaldate fino a bollire in presenza di una grande quantità di acido solforico sono ambedue capaci di decolorare qualche stilla di soluzione d’ indaco che vi si versi, la quale decolorazione caratterizza la presenza dei nitrati.
17. Ricerca dell ’ Acido Nitroso. Circa la esistenza dei nitriti tanto nelle acque del Simeto quanto in quella dei Sette canali i resultati sono stati negativi appli- cando il metodo generalmente usato del reattivo iodico formato con una soluzione di ioduro e cloruro di zinco mescolata a decozione di amido. Aggiungendo il reat- tivo nelle acque dopo averle acidulate con acido solfo-
— 151 —
rico è mancata qualunque colorazione azzurra la quale comparisce caratteristica dell’acido nitroso che metten- do in libertà 1’ iodo è capace di formare V ioduro di amido.
18. Ricerca delle materie organiche. Trattai! to le acque col metodo da Kubel-Fischer, cioè tenendole in ebollizione per 5 minuti in presenza di una sufficiente quantità di acido solforico e qualche goccia di una soluzione diluita di permanganato di potassio , si av- verte che le acque del Simeto attinte in qualunque stagione decolorano più o meno il detto reattivo. Lo stesso accade con l' acqua dei Sette Canali. Ciò dimo- stra in tutte la presenza di materia organica.
Sulle delicate ricerche contenute in questo para- grafo avrò occasione di ritornare nell’ analisi quanti- tativa.
ARTICOLO II.
RICERCHE FATTE SULLE ACQUE SOTTOPOSTE CON l’ AZIONE
DEL CALORE.
§ 5.
Alla distillazione
19. Ricerca di sostanze volatili speciali. Le acque sottoposte direttamente alla distillazione danno con la condensazione del vapore in un serpentino raffreddato, un’ acqua distillata che saggiata con tintura di torna- sple ridotta a delicato grado di sensibilità, mostra sem- pre una reazione acida. Ho trovato che questa dipen- de unicamente dalla presenza dell’ acido carbonico
—152 —
dei carbonati acidi i quali decomponendosi e trasfor- mandosi in carbonati neutri lo sviluppano insieme ai vapori acquei i quali sottoposti a rapida condensazione nell’ apparecchio refrigerante, producono un vuoto che facilita il riassorbimento di una parte dell’ acido car- bonico separato per mezzo del calore.
Infatti 1’ acqua dopo la distillazione non mi ha dato giammai precipitato col nitrato di argento da dovervi ammettere la presenza dell'acido cloridrico (*) Se distilliamo le acque del Simeto dopo avervi aggiunto della calce capace di neutralizzare l’acido carbonico che trovasi facile a spostarsi nei carbonati acidi, il prodotto distillato è dell’acqua priva di ogui reazione acida. L’ acqua dei Sette Canali si comporta nello stesso modo e resta esclusa anche per questa la presenza di qualunque acido volatile solido o liquido in soluzione, ovvero gas- soso, eccettuato 1’ acido carbonico.
20. Ricerca che conferma la presenza dell’ Ammoniaca o alcali volatile. Se prima della distillazione si acidula con acido solforico l’acqua del Simeto e dopo averla ri- dotta per mezzo del calore ad 1/15 del volume si distilla mescolata a della magnesia caustica, si ha un’ acqua che
(*) Nella distillazione prolungata delle acque naturali che generalmente contengono il cloruro di magnesio si può avere la reazione acida anche per la presenza di acido cloridrico do- vuto alla decomposizione del cloruro di magnesio per 1’ azione del calore in contatto dell’ acqua, per cui si trasforma in ossido di magnesio e in acido cloridrico che pare non si trovi in con- dizioni favorevoli per esser- neutralizzato totalmente dai carbo- nati terrosi che si depongono dalle acque e una piccola por- zione trasportata dai vapori di acqua resta sciolta in questa quando distilla. Per avere della buona acqua distillata con qualunque acqua di Catania ho trovato necessaria la pratica di aggiungere all’ acqua da distillare della calce caustica.
153 —
mostra un altro carattere che conferma in essa la presen- za di una piccola dose di ammoniaca in soluzione es- sendo capace di neutralizzare una quantità proporziona- ta di acido. Questo metodo ha servito anche alla determi- nazione quantitativa come è detto in seguito. — L'acqua dei Sette Canali ha mostrato nella stessa maniera di con- tenere anche essa in soluzione una quantità sensibile di ammoniaca e nessuna’ altra sostanza volatile.
§ 6.
Alla ebollizione.
21. Analisi qualitativa di una materia gassosa che si sviluppa. Con acqua limpida, attinta di fresco dal Simeto ho riempito un pallone di cristallo di circa 2 litri di capacità e dopo che ne era perfettamente ripieno vi ho unito un tubo adduttore doppiamente ricurvo ri- pieno pure totalmente di liquido e munito di un tap- po di gomma elastica, il quale ho cercato di applica- re all’ apertura del pallone senza lasciarvi alcuna bolla d’ aria. Ho immersa 1’ estremità ripiegata del tubo adduttore in un bicchiere pieno di acqua dello stesso Simeto. Facendo bollire V acqua del pallone per circa _ mezza ora 1’ acqua ( come fanno tutte le acque potabili) s’ intorbida e sviluppa della materia gassosa e questa io ho raccolto in una piccolo campana per sottoporla alF analisi.
a . Ricerca dell ' anidride carbonica. La sostanza gas- sosa raccolta come sopra, se si agita a contatto di ac- quai di calce dà con questa un precipitato bianco di carbonato di calcio solubile negli acidi con efferve- scenza. Oltre della esperienza diretta, si caratterizza lo
— J54
sviluppo dell’ anidride carbonica con la comparsa del- l’ intorbidamento bianco sopra notato che presenta l’acqua nel bollire, dovuto alla decomposizione dei carbonati acidi solubili e alla loro trasformazione in carbonati neutri terrosi insolubili.
b. Ricerca dell ' Ossigeno. La sostanza gassosa pri- vata dell’ anidride carbonica per mezzo della potassa, se si tratta con soluzione di pirogallato potassico fa divenire intensamente colorato in rosso bruno il reat- tivo e vi resta in parte assorbita: carattere dell’ossigeno.
c. Ricerca dell Azoto. Il residuo gassoso privo di A- nidride carbonica e di Ossigeno è affatto incombustibile alla fiamma, non combinasi con l’ossigeno sotto 1’ in- fluenza della scintilla elettrica, non permette la com- bustione, non si combina con nessuna delle sostanze im- piegate nelle analisi gassose e non è che gasse Azoto.
Queste ed altre ricerche fatte affermano che il gasse che si sviluppa con la ebollizione delle acque del Simeto resulta dal miscuglio ordinario che si suol tro- vare nelle acque comuni formato da Anidride carbonica Ossigeno e Azoto e non contiene traccie nè di carburi d’idrogeno, nè di acido solfidrico, nè di altre sostanze gassose speciali — Z’ acqua dei Sette Canali contiene 'pure in soluzione un miscuglio gassoso formato di Ani- dride carbonica , Ossigeno e Azoto.
§ 7.
Alla evaporazione e concentrazione
Come ho detto nel paragrafo precedente facendo bollire prolungatamente le acque dal Simeto s’intor- bidano per un precipitato bianco che vi si forma die-
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tro lo sviluppo dei gassi in esse clisciolte e special- mente dell’ Anidride carbonica — Facendole bollire in una cassida ove si sottopongono contemporaneamente ad una rapida evaporazione e aggiungendo nuova quan- tità di acqua pura distillata via via che si concentrano, depositano una sostanza terrosa di colore bianco gial- liccio in mezzo ad un’ acqua concentrata giallognola che ha perduto tutti i gassi disciolti e tutte le sostan- ze fisse tenute in soluzione da quelli.
Questa operazione distribuisce le ricerche quali- tative nell’acqua concentrata in due gruppi ; cioè in un’analisi qualitativa del deposito terroso che essa co- stituisce e in un’analisi qualitativa della parte liquida concentrata. Lo stesso dicasi per l’acqua dei Sette Canali.
22. Analisi qualitativa dei sali terrosi e altre so- stanze che precipitano spontaneamente con la ebullizio- ne prolungata , con la evaporazione lenta e concentra- zione delle acque. 11 deposito che formano le acque del Simeto con la prolungata ebullizione e con la eva- porazione lenta è di colore bianco gialliccio ed è for- mato da anidride silicica, dai carbonati di calcio, di ma- gnesio e di stronzio, da traccie di solfati, da acido fosfo- rico combinato all’ alluminio, al magnesio, al ferro; da traccie di manganese e di fluoruri e da materia organica. Per trovare questa composizione qualitativa ho usato la precauzione d’impedire le doppie decomposizioni che sogliono accadere tra i sali solubili nelle acque quando vengono troppo concentrate, per cui ne nascono dei prodotti secondarj insolubili che si aggiungono al de- popito terroso primitivo. Perciò ho messo ad evapora- re le acque aggiungendo via via dell’ acqua distillata pura per mantenerne costante il volume.
-156 —
fi. Ricerca dell ’ Anidride carbonica ( dei carbonati terrosi). Allorquando una quantità di questo deposito proveniente, per es. da 10 litri di acqua, attinta ogni mese dal Simeto si tratta con acido cloridrico diluito, in gran parte si scioglie con effervescenza sviluppando dell’anidride carbonica e rimane una sostanza pulveru- lenta di colore bianco sporco che lasciando in riposo il liquido forma un sedimento quasi nebuloso in fondo ad un liquido giallastro. Raccolto questo sedimento (A) su di un filtro l’ho separato dal liquido (A7) al quale ho riunito tutte le acque che mi hanno servito a la- vare completamente il sedimento.
e. Ricerca dell' Anidride Silicica e della Materia Organica. Sottoposto alla calcinazione il sedimento (A) diviene nero, indi perfettamente bianco, il che mostra che il colore naturale scuretto che ha, proviene dalla presenza di materia organica. Trattato con acido fluori- drico e qualche goccia di acido solforico e sottoposto a lento calore in una cassula di platino tutto si disperde in vapore e non resta alcun residuo. Ciò prova evidente- mente che il sedimento A, indipendentemente da piccole quantità di materia organica è tutto formato da pura A- nidride silicica (silice) (*) e non contiene altre sostanze insolubili negli acidi deboli (come solfato di stronzia- na etc.)
/. Ricerca del Calcio. Il liquido (A’) arricchito di cloruro ammonico e trattato con un leggero eccesso di ammoniaca, produce un precipitato in piccola quan- tità formato da fiocchetti gelatinosi bianco - giallastri
(*) La silice delle acque proviene dalla decomposizione dei silicuti delle roccie per l’azione dell’anidride carbonica — Ciò spiega nelle acque anche la presenza dei carbonati alcalini.
157 —
e si divide così in una soluzione (S) di sostanze non precipitabili dall’ ammoniaca e in una materia preci- pitabile da questa che chiamo materia (B).
Trattando con ossalato ammonico la soluzione (S) delle sostanze non precipitabili dell’ ammoniaca dà un precipitato bianco che raccolto su filtro e lavato ha i caratteri dell’ ossalato di calcio, insolubile nell’acido acetico, trasformabile in carbonato di calcio alla tem- peratura del colore rosso incipiente e in calce caustica quando sia riscaldato a temperatura più elevata e sostenuta (caratteri del Calcio).
g. Ricerca del Magnesio. Il liquido filtrato della esperienza precedente trattato con leggiero eccesso di ammoniaca e indi con fosfato di soda dà subito un pre- cipitato bianco cristallino di forme ettaedriche modifi- cate (V. Tav. II fig. 4.) ed è di fosfato doppio ammoni- co-magnesico e caratterizza la presenza del Magnesio .
h. Ricerca dello Stronzio. Altra porzione della soluzione (S) evaporata lentamente e condotta a secco a moderata temperatura lascia un residuo bianco che (dopo la eliminazione del sale ammoniaco) raffreddato sotto una campana in aria secca e trattato con alcole assoluto, presenta una piccola parte insolubile, Questa raccolta su filtro e lavata con alcole assoluto fa ve- dere, all’analisi spettrale, brillantissima la stria rossa w caratteristica dello Stronzio.
Questo medesimo carattere dello stronzio si rivela direttamente, insieme allo spettro del calcio, sottopo- nendo all’analisi spettrale il residuo della evaporazione anche di un piccolo volume del liquido primitivo (A’).
i. Ricerca dell ’ Alluminio. Sperimentando sulla materia (B) precipitata dall’ ammoniaca, si osserva che questa- materia (formata prevalentemente da fosfato al-
ATTl ACC. VOL. XIII. 22
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luminico, da fosfato magnesico e ferroso) dopo averla separata in forma di precipitato gelatinoso coll’ ammo- niaca, dopo averla seccata a 100° o anche semplice- mente prosciugata, diviene quasi insolubile in tutti gli acidi forti, (solforico, nitrico, cloridrico, acqua regia), tanto a freddo quanto alla temperatura della ebullizio- ne (1). E però nella più gran parte solubile e sollecita- mente in una soluzione concentrata di potassa caustica. Fin qui ha i medesimi caratteri dell’anidride silicica. Ma se si affonde nella soluzione tanto acido solfo- rico da neutralizzare il liquido e questo si allunga con acqua distillata in modo da formare una soluzione sa- tura ad una temperatura poco superiore alla ordinaria e poi si lascia raffreddare tenendolo a se per circa 12 ore in una cassulina di cristallo ; si osservano de- positati dei minuti e nitidi cristalli ottaedrici di al- lume o solfato alluminico potassico, che denotano la natura della allumina esistente nella materia (B). Ol- tre di ciò la presenza di questa si prova sottoponen- do direttamente porzione della materia B all’ azione della fiamma ossidante del cannello, dopo averlo dis- seccato e umettato con nitrato di cobalto : non si fonde e prende un bel colore azzurro (caratteri del- l’ Allumina.)
k. Ricerca del Manganese. La materia (B) precipi- tata dall’ Ammoniaca presa in una quantità proveniente da 50 litri di acqua, sottoposta in un tubo da saggio al- l’ azione dell’ acido nitrico bollente a contatto del minio, dopo aver lasciato in riposo il tubo, ho osservato al di sopra di un precipitato nero un liquido appena sensi -
(1) Questa proprietà del fosfato alluminico credo che con- duca spesso in errore e si giudichi per silice.
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bilmente colorato in violaceo amaranto per la forma- zione di una traccia di acido permanganico. Reazione che denota la presenza del Manganese.
Ho tentato di scoprire il manganese mescolando il precipitato (B) di altri 50 litri con carbonato sodico e riscaldandolo in un cucchiaio di platino alla fiamma ossidante del cannello: ho avuto in tal caso poco di- stinta, ma abbastanza sensibile la reazione del man- ganato sodico verde a caldo, bluastro a freddo.
Da tutto ciò si deduce come non sia da mettersi in dubbio la presenza del manganese nelle acque del Simeto , ma che in una quantità di 50 litri di queste sia solo rappresentato da traccie.
I. Ricerca del Ferro. Trattandosi con acido clo- ridrico o anche con acqua regia una parte della ma- teria B precipitata dall’ ammoniaca, si mostra pochis- simo solubile anche a caldo e invece rigonfia in massa gelatinosa che si divide in frammenti trasparenti ; il liquido acido separato, evaporato io un cucchiaio di porcellana fino a secco a dolce calore e ripreso il re- siduo giallastro con una goccia di prussiato giallo di potassio dà una intensa colorazione azzurra ; mentre il medesimo residuo con una goccia di solfocianuro di potassio presenta un colore rosso - sangue ( caratteri dei ferro ).
in. Ricerca clelV Acido fosforico. Se si cerca di di- sciogliere per quel poco che è possibile nell’acido clo- ridrico la materia (B) precipitata dall’ ammoniaca e quindi si neutralizza con ammoniaca, si ricostituisce subito un precipitato in fiocchi gelatinosi, ma dopo un giorno il precipitato si mostra alla osservazione mi- croscopica parte gelatinoso , parte cristallino ; i cri- stalli sono degli ottaedri modificati di doppio fosfato
160 —
di magnesia ed ammoniaca che caratterizza la pre- senza àolY Acido fosforico il quale in presenza della ammoniaca precipita col Magnesio di cui abbiamo già provato la esistenza.
Una reazione pure precisa che svela l’acido fo- sforico si ha trattando la materia (B) con un eccesso di acido nitrico bollente a contatto di molibdato am- monico; si produce un’ abbondante precipitato giallo di fosfato ammonico-molibdico.
n. Ricerca dell' acido fluoridrico allo stato di fluo- ruro. Questa ricerca delicata 1’ ho fatta pure sulla ma- teria B proveniente da 50 litri di acqua del Simeto.
Attaccandola con acido solforico, in un crogiolino di platino a moderato calore, si producono dei vapori dai quali non si giunge ad aver die qualche incerto indizio della loro attitudine, ad attaccare la superficie di una lastrina di cristallo coperta di cera e quindi scalfita da una punta di ago; se dunque vi è qualche fluoruro è solo rappresentato da traccie.
Tutte le ricerche da a a n ripetute suH’uc^a dei Sette Canali ( sottoposta alla evaporazione in eguale quantità e con le stesse precauzioni) hanno dato il me- desimo resultato affermativo circa la composizione quali- tativa. Anzi riguardo alla presenza dell’ Acido fosfo- rico e del Magnesio è utile citare il seguente fatto che ho osservato e che serve di riprova. Un litro di acqua dei sette Canali evaporata fino ad 1/10 cioè ridotta a 100 c. c. dopo avervi aggiunto dell’ acido cloridrico in quantità sufficiente per impedire la precipitazione dei sali terrosi , ha dato un liquido concentrato lim- pido che trattato con un leggiero eccesso di ammo- niaca per neutralizzare l’ acido ha presentato un’ in- torbidamento dovuto alla precipitazione immediata di parte dell’ acido fosforico allo stato di fosfato terroso.
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Malgrado ciò precipitando nel liquido per mezzo di un eccesso di ossalato ammonico tutto il calcio allo stato di ossalato di calcio e separando con la filtra- zione il precipitato dal liquido ammoniacale ho osser- vato che in questo, tenuto dopo essere filtrato in un bicchiere coperto per un giorno , si depongono dei cristalli caratteristici di doppio fosfato di magnesio e ammonio che restano aderenti al vetro, (vedi fig. 4 Tav. II).
23. Analisi qualitativa della materia che rimane allo stato di soluzione.
Il volume di 10 litri delle acque del fiume Simeto attinto ogni mese durante il corso dell’analisi posto a concentrare lentamente al calore nel modo indicato a pag. 55 e separato dal deposito terroso mi ha dato un liquido che conservava lo aspetto naturale. Sotto- ponendo questo alla evaporazione e concentrazione per mezzo del calore in una cassida ho osservato che costantemente per le acque di tutti i mesi prende da prima una tinta giallastra che in seguito si fa sempre più intensa a misura che diminuisce il volume. Contem- poraneamente a ciò l’acqua concentrata manifesta una reazione alcalina la cui intensità cresce via via che si spinge la concentrazione. Quando il liquido è ridotto ad 1/50, (cioè i 10 litri sono ridotti a 200 cent, cub.) esso non è più limpido, ma presenta un intorbidamento per altra materia solida che si separa in quantità cre- scente restringendo il volume a 100, a 50 cent. cub. e quando si è ad 1/400 del voi. primitivo cioè a 25 cent, cub. allora col riposo del liquido forma un deposito significante il quale separato per mezzo della filtra- zione e lavato con acqua distillata presenta i carat- teri seguenti.
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E una sostanza di aspetto terroso, leggiera, dolce al tatto, di colore giallognolo; sottoposta alla calcina- zione si fa da principio scura, poi perfettamente bianca.
E solubile completamente nell’ acido cloridrico con effervescenza (contiene carbonati ed è esclusa la presenza della silice ).
La soluzione cloridrica si completa più facilmente a caldo ( il che accenna alla presenza del solfato di calcio). Contiene infatti del solfato di calcio; con una soluzione di cloruro di bario dà il precipitato carat- teristico dell’ acido solforico e se essa si evapori a secco lascia un residuo che ripreso con poca acqua si scioglie in parte, mentre lascia del solfato di calcio insolubile, minutamente cristalizzato in forma carat- teristica. V. Tav. II fig. 5 a. a. a. a.
La soluzione acquosa suddetta separata dal solfato di calcio, evaporata di nuovo a secco e ripreso il resi- duo con un miscuglio di alcole assoluto ed etere, si scio- glie in piccola parte di questo e saggiata la soluzione allo spettroscopio dà brillantissimo lo spettro del litio. Ri- disciolta nell’ acqua la parte insolubile nel liquido al colico -etereo, questa con l’ ossalato ammonico dà un precipitato sensibile bianco ( caratteristico del calcio).
Dopo con fosfato sodico ammonico dà abbondante precipitato (caratteristico del magnesio). V. Tav. IL
fig- 4.
Riepilogando il fin qui detto abbiamo; che la ma- teria insolubile che si depone con la concentrazione delle acque del Simeto dopo la separazione dei sali terrosi primitivi, resulta da magnesio, calcio e litio allo stato di carbonati e da solfato di calcio. Come av- venga la separazione di questi sali, dai sali solubili nelle acque, dopo la separazione dei sali terrosi, si
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spiega con ciò che precede e con ciò che si espone appresso, cioè con la presenza tra i sali solubili dei carbonati e solfati alcalini insieme ai cloruri di calcio magnesio e litio : tali sali nella concentrazione delle acque col crescere la proporzione dei solfati e spe- cialmente dei carbonati alcalini nelle acque madri reagiscono tra loro per doppia decomposizione, per cui ne nascono i sali insolubili indicati.
Ij acqua dei Sette Canali presenta con la successiva concentrazione le medesime fasi che anche in essa carat- terizzano piu specialmente la notevole quantità di car- bonati alcalini.
Le reazioni indicate già hanno dimostrato tra i sali che restano sciolti nelle acque dopo la prima pre- cipitazione dei sali terrosi la presenza dell’ anidride carbonica , dell 'anidride solforica, del ccdcio, del magnesio , del litio. Ma a conferma di ciò noi possiamo pro- cedere alla ricerca delle medesime sostanze e di altre nelle acque concentrate al calore e come ho già detto a pag. 57 ridotte a 1/400 del volume e separate per filtrazione dal deposito ora analizzato.
o. Ricerca dell' anidride carbonica ( dei carbonati alcalini ). Le acque concentrate al calore dànno viva effervescenza con gli acidi sviluppando un gasse che non ha nessun odore, non annerisce il sale di piombo e forma con 1’ acqua di calce un precipitato bianco di carbonato di calcio ( è esclusa la presenza di solfuri alcalini mentre è caratterizzata quella dei carbonati).
p. Ricerca cieli’ anidride solforica. Le suddette danno col cloruro di bario un precipitato bianco abbondante di carbonato e solfato di bario, ma V acido cloridrico di- scioglie il carbonato con effervescenza e resta il solo solfato di bario in quantità sensibile e caratteristica dei solfati solubili
— 164 —
q. Ricerca dell’ anidride Nitrica. Ripetendo sulle acque concentrate il processo che ho esposto a pag. 50 applicato direttamente sull’ acqua naturale con la soluzione di carminio d’ indaco in un eccesso di acido solforico, si ha anche in questo caso una de- colorazione abbastanza sensibile per caratterizzare del- le piccole quantità di nitrati.
r. Ricerca del Cloro. Danno col nitrato argentico acido un precipitato abbondantissimo caseoso bianco che si fa violaceo alla luce, solubilissimo e facilmen- te nell’ ammoniaca, caratteristico dei cloruri.
s. Ricerca del Bromo e dello Jodo. Il precipitato argentico suddetto facilmente solubile nell’ammoniaca dà resultati assolutamente negativi praticando i noti metodi di ricerca delicata del bromo e dello jodo per cui è esclusa la presenza dei bromuri e degli joduri.
t. Ricerca del Calcio. Con 1’ assalato ammonico ( se non hanno già precipitato tutto il calcio con le doppie decomposizioni già notate tra il cloruro di calcio e i carbonati e solfati alcalini durante la concentrazione troppo spinta ) danno un sensibile precipitato, caratte- ristica dei sali di calcio.
u. Ricerca del Magnesio. Dopo la separazione del calcio con l’ossalato ammonico ( premessa l’ avverten- za sopraindicata a riguardo del calcio, possibile anche a riguardo del magnesio) agitate a contatto del fosfato sodico- ammonico danno un precipitato cristallino che caratterizza il Magnesio allo stato di sale solubile (V. Tav. II. fig. 4 ).
Il precipitato cristallino è però mescolato ad altro precipitato pulverulento che è del fosfato di litio.
v. Ricerca del Litio. Quello che ho ora detto più sopra a pag. 56 circa la presenza del litio che
— 165
è capace di precipitare allo stato di carbonato poco solubile, basterebbe a rendere certi della presenza dei sali di Litio tra i sali solubili. Una riprova però si può avere direttamente esponendo le acque con- centrate alla fiamma spettrale purché al solito le acque coi loro carbonati alcalini non lo abbiano tutto precipitato allo stato di carbonato , durante la concentrazione analogamente al calcio e al ma- gnesio.
x. Ricerca del Sodio e del Potassio. Basta sotto- porre per poco le acque concentrate all’ analisi spet- trale per vedere brillanti le strie caratteristiche del sodio e del potassio.
Ma siccome i sali ( cloruri, carbonati e solfati ) di questi metalli sono in quantità relativamente grande nelle acque concentrate , cosi si possono mettere in evidenza per mezzo dei loro rispettivi cloroplatinati, (dei quali è solubile quello del sodio, insolubile quello del potassio) che direttamente si ottengono col bi clo- ruro di platino.
y. Ricerca del Rubidio e del Cesio. 200 litri d’ ac- qua del Simeto concentrati al calore, spogliati di tutti i sali terrosi, ridotti a ristretto volume, trasformati tutti i sali solubili allo stato di cloruri per la deter- minazione del sodio e del potassio ( vedi analisi quan- titativa) li ho trattati con bicloruro di platino ed ho avuto abbondante, precipitato giallo di cloroplatinato di potassio. Questo, lavato ripetutamente da prima con acqua fredda e poi bollente ha lasciato un piccolo resi- duo giallo difficilmente solubile. Tale residuo insolu- bile, può rappresentare, come è noto, un cloroplati- nato di rubidio e cesio. Ridotto quindi con l’ idrogeno e sciolta in acqua la parte solubile ho avuto con que-
23
ATTI ACC. VOL. XIII
— 166 —
sta allo spettroscopio molto distinte le strie 17 sul rosso, le 40 sull'arancio e le 65 e 73 sul verde, carat- teristiche del rubidio.
z. Ricerca della materia organica. Ho già detto che le acque concentrate prendono un colore giallic- cio e questo è dovuto a materia organica. Se si prende infatti una porzione delle acque concentrate e si eva- pora a secco si ha un residuo giallo chiaro il quale con la calcinazione si fa nerissimo, esala un odore empe- reumatico con fumi che dànno reazione alcalina, indi si fonde e si rende bianchissimo col raffreddamento. Ciò dimostra la presenza della materia organica azo- tata che si decompone col calore e si trasforma in prodotti volatili tra i quali l’ ammoniaca.
L'acqua dei Sette Canali concentrata nel medesimo modo e similmente saggiata da luogo alle medesime rea- zioni indicate nelle lettere p, q, r, s, t, u, v, x, y , z, percui mostra di contenere i medesimi principi costi- tuenti i sali solubili.
Studio cristallografico e chimico dei sali terrosi e alcalini che cristallizzano con la progressiva concentrazione delle acque del fiume Simeto e dell’ acqua di Catania dei Sette Canali.
Per procedere a questo lungo e non facile studio applicando il mio metodo di ricerca sul prodotto della concentrazione progressiva, ho preso via via in ciascun mese (per 18 mesi dal Luglio 1871, al Dicembre 1872) 50 litri delle acque del Fiume Simeto e cosi pure 50 litri dell’acqua di paragone dei Sette Canali di Cata-
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nia. Di modochè io ho messo via via a mia disposizione per tale ricerca le seguenti quantità di acqua:
1. |
Luglio 1871 |
. Litri |
50 |
|||
2. |
Agosto „ |
. |
• n |
50 |
||
OCJ r i ~ i |
3. |
Settembre „ |
. • |
• 55 |
50 |
|
a |
4. |
Ottobre ,, |
• 5 |
• 55 |
50 |
|
5. |
Novembre „ |
• • |
• 55 |
50 |
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6. |
Dicembre „ |
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(grande piena) |
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Gennajo 1872 |
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20. |
Acqua di Catania |
dei Sette Canali |
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(Maggio 1872) |
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• n |
50. |
Abbandonando a se le acque alla evaporazione spontanea, il primo fenomeno che si osserva dopo 4 o 5 settimane è una notevole quantità di granulosità cri- stalline che si vedono parte nuotanti alla superficie , parte depositate al fondo dell’ acqua. Raccolte ed os- servate al microscopio presentano la forma indicata dalla fig. 1. Tav. IL che rappresenta la forma cristal- lina del romboedro acuto del carbonato di calcio il quale si mostra incompleto e deformato per la ra- gione che avendo origine dalla eliminazione parziale dell’ anidride carbonica del carbonato acido di calcio per cui si fa neutro ed insolubile, i cristalli nascono e
— 168 —
crescono lentamente di volume solo alla superficie delle acque ed ivi restando galleggianti a contatto dell’ aria questa impedisce il loro sviluppo regolare per cui as- sumono costantemente quelle forme che ho rappresen- tate che quasi simulano le scagliette che danno il co- lore alle ali dei lepidotteri. Tali cristalli mostrano le proprietà ottiche della doppia refrazione alla luce po- larizzata, si sciolgono completamente e con viva effer- vescenza nell’ acido cloridrico e la soluzione non dà altra reazione che quella caratteristica della calce con l’ ossalato ammonico. Sono dunque formati da carbonato eli calcio.
Se si determina più rapidamente la precipitazione del carbonato di calcio nelle acque medesime con mezzi chimici, la forma che questi assume è differente. Così se si affonde ad una piccola porzione delle acque una soluzione di cloruro di calcio ammoniacale per trasformare rapidamente tutto il carbonato acido di calcio sciolto , in carbonato neutro insolubile, questi precipita con l’aspetto di precipitato bianco il quale esaminato al microscopio si mostra formato da tanti granuli cristallini minuti in cui si distingue la forma di altro romboedro più ottuso del carbonato di calcio. (A7. Tav. II fig. 2).
Se invece ad uno piccolo volume (p. es. 1 litro) delle acque in esame si versa qualche goccia di am- moniaca e si lascia a se ; al 3.° giorno il liquido si fa leggermente torbido , nessun precipitato visibile però si depone , ma tranquillamente vanno formandosi nelle pareti del recipiente delle minutissime e trasparenti concrezioni che all’ ottavo giorno sono già sensibili come granulosità aspre al tatto aderenti alla superficie interna del recipiente medesimo (per es. un bicchiere).
— 169 —
Queste granulosità che si sciolgono con viva efferve- scenza nell’ acido cloridrico e non danno altre reazioni chimiche oltre quelle del carbonato di calcio, presen- tano le forme rappresentate nella fìg. 3 Tav. II le quali simulano tanto perfettamente le forme organiche di alcuni Rizopodi politalamici (specialmente dei ge- neri Globigerina e Rosalina) da poterne rimanere in- gannati se non se ne conoscesse quel modo di origine. Questo singolare fatto merita una. riflessione ed una domanda quantunque estranea all’ argomento. La ten- denza a tale modo di aggrupparsi ( in seno alle acque ordinarie) delle particelle minerali di carbonato di calcio per solo effetto della forza fisico-chimica, da imi- tare delle forme organiche comuni ai nominati esseri inferiori minutissimi e semplicemente formati da pro- toplasma gelatinoso rivestito da uno strato calcareo , potrebbe per caso non essere del tutto estranea nel contribuire a stabilirne la forma ?
Se f aggiunta dell’ ammoniaca nelle acque in esame la facciamo, non come nel caso precedente, ma dopo averle rese acide con acido cloridrico ed averle evaporate fino ad 1/10 del voi. (cioè un litro ridotto a 100 cent, cub.) esse danno un leggiero precipitato bianco fioccoso di fosfati terrosi. Indi senza filtrare precipitando tutta la calce con l’ ossalato ammonico e mettendo da parte il liquido filtrato limpido e leg- germente ammoniacale si vede dopo un giorno leg- germente intorbidato per la comparsa di minuti cri- stalli in parte nuotanti nel liquido in parte aderenti alle pareti del bicchiere. Questi cristalli ( vedi fig. 4 T$v. II) sono di forme ettaedriche caratteristiche del fosfato doppio di magnesio e ammonio e dimostrano contemporaneamente con questo semplice sperimento
— 170 —
la presenza del magnesio e dell’ acido fosforico nelle acque.
Osservati questi primi fatti ho sottoposto alla concentrazione per mezzo del calore le quantità di acque successivamente raccolte di 50 litri per volta ed ho spinto gradatamente la concentrazione fino al cinquantesimo del volume cioè fino a ridurre ciascun volume ad un litro. In questa operazione avviene quello che già ho notato a pag. 31 cioè le acque formano un sedimento terroso gialliccio che aderisce in parte alla cassida e questo ho già dimostrato esser chimi- camente composto dai carbonati di calcio, di magnesio e di stronzio; dai fosfati terrosi, dalla silice e dalla materia organica. Separato il sedimento dall’ acqua concen- trata, sottoponendo questa alla filtrazione, ho avuto tanti litri separati di liquidi generalmente di colore giallognolo.
Rimessi questi liquidi ad evaporare lentamente fino a ridurli da 1000 a 100 cent, cubici, mi hanno presentato tutti un intorbidamento per la comparsa di una materia leggiera bianca fioccosa che col riposo prolungato si raccoglie lentamente al fondo. Questo precipitato abbiamo già visto a pagg. 37 e 38 come si formi nella concentrazione per le doppie decomposizioni tra i carbonati e i solfati alcalini sui cloruri di calcio, magnesio, litio. Allorché è lavato con acqua e secco è pulverulento e resulta formato dai Carbonati eli Calcio , di Magnesio e di Litio e di più dal Solfato di Calcio. Infatti se si tratta con acido cloridrico si scioglie in gran parte con effervescenza, sull’ ultimo vi è un resi- duo che stenta un poco a sciogliersi, ma poi si scioglie ed è solfato di calcio. La soluzione cloridrica evapo- rata a secco e ripreso il residuo con piccolo volume
— 171 —
di acqua questo non tutto si scioglie e resta in parte insoluto e bianco il solfato eli calce: del liquido acquo- so che mostra alle reazioni e allo spettroscopio la pre- senza del calcio e del litio messa a cristallizzare qualche goccia sulla lastrina del microscopio, fa vedere i cristalli rappresentati nella fig. 5 Tav. II di cui gli a. a. a. sono di solforo eli calcio e i b. b. sono di clo- ruro di litio prevalentemente, ma non è esclusa in essi la presenza del cloruro di sodio e di potassio per la tenacità con cui il carbonato di litio, primitivamente precipitato ( insieme al carbonato e solfato di calcio ) in seno ai carbonati alcalini dell’ acqua , trattiene una parte di questi malgrado il prolungato lavamento fatto sul precipitato medesimo.
I 100 cent, cubici residuali di ciascuna delle ac- que concentrate sono stati posti in tanti cristallizza- toj e lasciati a se per lungo tempo alla evaporazione spontanea nelle medesime condizioni e garantiti dal pulviscolo dell’ aria.
Dopo 4 mesi di tempo i 100 cent, cubici si sono ri- dotti in tutte le acque per la evaporazione spontanea, poco più poco meno a 20 ed hanno presentato in cia- scuna i seguenti fatti:
»
20 cent. culi, ottenuti lolla concentrazione li 50 litri Ielle acque
172
N. 1 del Fiume Simeto. (Luglio 1871
» 2 — |
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. ( Agosto » |
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« 20 dei 7-Canalidi Catania (Maggio »
Ì formano un liquido di color gial- lo carico e presentano al fondo del cristallizzatoio una cristal- lizzazione di solfato di sodio in massa cristallina, formante uno strato di 1 cent, insieme a cristalli di cloruro di sodio.
) | idem idem.
(formano un liquido di color giallo meno intenso dei precedenti con poca cristallizzazione di solfato e cloruro sodico.
) 1 idem idem.
/ formano un liquido giallo chiaro ( senza alcuna cristallizzazione — ) solosi osserva un leggiero pre- ) I cipitato bianco al fondo, forma- to da carbonato di calcio, car- ' bonato di litio, solfato di calcio.
) | idem idem.
Ì formano un liquido mediocre- mente giallo con cristalli di cloruro di sodio e specialmente solfato di sodio.
1 formano un liquido giallo chiaro senza alcuna cristallizzazione — si presenta il precipitato leg- giero come al N. 5.
) idem idem idem.
) idem idem idem.
) idem idem idem.
) idem idem idem.
! formano un liquido mediocre- mente colorato in giallo — con qualche cristallo di solfato e di cloruro sodico.
) | idem idem.
Ì formano un liquido giallo carico con cristallizzazione confusa di solfato sodico, con cristalli frammisti di solfato sodico e cloruro sodico.
/ formano un liquido giallo carico ) < con 5 grossi cristalli ottaedrici
( di carbonato sodico.
< formano un liquido giallo chia- ) j ro— senza alcuna cristallizza-
( zione.
) idem idem idem.
) idem idem idem.
< formano un liquido giallo chiaro ) \ con leggiero deposito bianco al v fondo, formato come al N. 5.
— 173 —
Da quanto immediatamente precede si deduce che in ciascun’ acqua passando con la concentrazione da 50 litri a 20 cent, cubici di volume si ha un liquido il quale ha un color giallo più o meno intenso e pel- le acque del Simeto raccolte nei mesi estivi del 1871 (epoca di grande siccità per la Sicilia) e viceversa per quelle del 18 Decembre 1871 (epoca di grande piena del Simeto) è divenuto un’acqua madre generatrice di sali cristallizzati; per tutte le altre acque del Simeto raccolte in inverno, primavera, estate, autunno del 1872 e per l’acqua dei sette Canali, è solo prossimo a rag- giungere la suindicata condizione, ma senza principio di formazione di cristalli. I sali che già a questo punto si sono raccolti cristallizzati e studiati sono prevalen- temente di tre specie cloruro eli sodio , carbonato di sodio, solfato di sodio ; dico prevalentemente perchè in ciascuno di questi primi sali si riscontra (quantunque in piccola quantità) anche la presenza del potassio nella stessa qualità di combinazione salina.
Cloruro eli sodio. Presentasi in forma di cristalli cubici ( Vedi Tav. II. Fig. 6, c, c, c, ) e i più grossi raggiungono 1 mill. e 1/2 di diametro : hanno cia- scun’ angolo del cubo troncato dalle faccie dell’ ottae- dro: sono limpidissimi e di una rara nitidezza. Si sciol- gono facilmente nell’ acqua e la soluzione precipita abbondantemente col nitrato di argento, ma il pre- cipitato diminuisce un poco di volume e da’ segni di •effervescenza quando si tratti con acido nitrico ; il che dimostra nel cloruro argenti co , qualche piccola quantità di carbonato di argento. Ciò si spiega con 1« ammettere nei cristalli meccanicamente associato del carbonato alcalino; infatti la soluzione acquosa di essi dà reazione sensibilmente alcalina e i cristalli medesimi
ATTI ACC. VOL. XIII
24
— 174 -
si sciolgono con qualche effervescenza nell’ acido clori- drico diluito.
La soluzione acquosa col nitrato acido di bario non dà precipitato di solfato barbico ; col bicloruro di platino non dà precipitato giallo caratteristico del potassio , ma questo si rivela subito all’ analisi spet- troscopica. Questi cristalli sono dunque di cloruro sodico (NaCE) con piccola quantità di carbonato sodi- co e traccie spettroscopiche di potassio.
Devesi probabilmente alla presenza di questi due ultimi la proprietà che hanno i cubi di presentarsi costantemente con le modificazioni dovute alle faccie dell’ottaedro.
\
Carbonato di sodio. E il sale che mi si è presentato in cristalli i più grossi , da 11 a 21 mill. di diarn. longitudinale , come si vede nei 4 che ho figurato a Tav. II Fig. 7 che sono di grandezza naturale.
Sono cristalli molto depressi in forma di tavole rettangolari costituite da prismi del sistema trimetrico in combinazione con le faccie ettaedriche dello stesso sistema. Questa forma è caratteristica del Carbonato di sodio conosciuto col nome di Natron o Carbonato di sodio prismatico o Termonatrite dei mineralogisti ed è il carbonato di sodio che trovasi più generalmente in natura : proviene dalla decomposizione , in seno alle acque , del cloruro di sodio per mezzo del carbonato di calcio. I cristalli sono trasparenti appena formati, ma si fanno presto efflorescenti e divengono perfettamente opachi e friabili : esposti al calore sono infusibili nel- l’acqua loro di cristallizzazione; facilmente però si sciol- gono nell’acqua distillata : la soluzione ò molto alcalina e di un sapore piccante. La soluzione saggiata con ni-
— 175 —
trato baritico, eoa nitrato argentico ecl osservata allo spettroscopio, presenta traccie eli solfato eli sodio e eli cloruro eli sodio. Tolta la presenza di epiesti corpi estranei la composizione del sale è espressa eia NaCO3 + 10 H20.
Solfato eli sodio. Nella Tav. II fig. 8 f f. lio figu- rato elue cristalli in grandezza eloppia elei cristalli natu- rali che ho ottenuto. I cristalli esposti all’ aria perdo- no presto l’acqua eli cristallizzazione, si fanno opachi e si riducono poi in polvere bianca. E questi a 100° eli calore, prima si fondono nell’acqua di cristallizzazione e poi si riducono allo stato eli polvere bianca: si sciol- gono facilmente nell’acqua e la soluzione dà efferve- scenza con gli acidi e precipita abbondantemente il solfato baritico trattata col nitrato di bario. Sono essenzialmente formati eia solfato di sodio mescolato a carbonato. L’ analisi chimica quantitativa mi ha elato
Na2S04 = 43, 8
Na2C03 = 3, 6
K ( Traccie spettroscopiche ) =
H20 = 52, 5
99; 9
La presenza del carbonato di soelio in questa com- posizione che ho trovato costante ha attirato molto la mia attenzione, perchè ritenevo doversi considerare come nuova e molto importante l’associazione chimica di un solfato con un carbonato elello stesso metallo. Però 1’ analisi cristallografica non ha corrisposto alla idea giacché i cristalli della mia presunta nuova com- binazione salina sono cristalli del sistema monoeli no e presentano un’ insieme di forme comuni al solfato di sodio ordinario o Sale di Glauber. Però la determina- zione cristallografica dei cristalli ha presentato una
— 176 —
grande difficoltà per la rapida loro alterazione all’aria: appena applicati al goniometro perdono la lucentez- za delle faccie e facilmente si staccano e cadono.
Avendo ripetuto più volte la misura di due an- goli diedri fondamentali p : x e x : o (fig. 8/) ho trovato in media i seguenti valori
= 107, 22 = 130, 12
/ * distaili del Simetn
)
11 solfato di sodio, sale di Glauber Na2 SO4 ■+■ 10HX), che parimente presto si scompone perdendo 8 mole- cole delle 10 di acqua che contiene, si sa che per i medesimi angoli dà
p .... x = 107, 45' j x....o = 130, 18' j
cristalli di Solfato Sodico
Dal paragone dunque delle due misure ( tenendo conto della grande difficoltà ad ottenere una esattezza rigorosa) si deduce la identità dei cristalli del Simeto coi cristalli di solfato sodico. Con ciò doveva rinun- ziare a considerare la presenza del carbonato sodico come facente parte integrante della costituzione chimica del sale. Ma prima di venire a questa ultima conseguenza ho sottoposto lo studio cristalligrafico dei cristalli ad altro giudice e competentissimo inviandone alcuni al mio ottimo amico Prof. G. vomRath dell’ Università di Bonn il quale cristallografo illustre ne ha fatto uno studio speciale ed accurato. [ di lui resultati trasmes- simi per lettera faccio qui appresso conoscere ringra- ziandolo vivamente dell’ abilità, pazienza e tempo che egli vi ha dedicato.
— 177 —
Ecco i resultati:
Carissimo amico Silvestri
La forma dei tuoi cristalli monoclinoedrici è determinata dalle seguenti faccie.
FORMULE
Faccie osservate
secondo Weiss e Rose |
secondo Naumann |
|
Emiottaedro negativo . . |
(a : b : c) . . . |
-P. |
» positivo. . . |
(a : b : c). . . |
P. |
Emidoma negativo . . . |
(a : oo b : c) . . |
-P. |
» positivo . . . |
(a' : oo b : c). . |
P. 00 |
Altro emidona positivo. . |
(1/3 a' : OC' b : c). |
3 P. oc |
Clinopinacoide |
( oo a : b : oo c). |
( oo P. oo) |
Prisma verticale .... |
(a : 2 b : oc c) . |
oo P.2 |
Ho preso per angoli fondamentali i seguenti :
p : x = 107°, 34' p : n = 133°, 35' x : o = 130, 5'
Ne resultano per le relazioni e le inclinazioni degli assi a ( clinoasse ) c ( asse verticale e b ( ortoasse) a : b : c = 1, 8966 : 1 : l, 3925
L’angolo tra a e c cioè l’obliquità = 97°, 21’
Angoli calcolati .Misurati
o : n == 133°, 29',
n : x = 102 , 2/s 102°, 0'
o : p = 101 , 12 V,
f ' : n = 145 , 39 7, 145°, 30'
f : p = 118, 36' 118°, 25'
I cristalli sono allungati nella direzione dell’asse b cioè degli spigoli p : x,p/ : x'
— 178 —
Con ciò credo di poterli confermare che i cristalli del tuo sale ottenuto dalle acque del Simeto corrispondono con quelli di solfato di soda ( Glaubersalz ) con 10 H20. Se il carbonato di soda che si presenta all’ analisi chimica fosse in composi- zione chimica col solfato, la forma cristallina non potrebbe es- sere identica (come si è trovato) ai cristalli di solfato di soda puro
Bonn 15 Agosto 1872 Tao aff.mo amico
G. vom. Rath
\
E dunque da ritenersi che la piccola proporzione di 3, 6 per 0/0 di Carbonato di sodio nei cristalli del Simeto sia puramente accidentale, come lo è la calce e la magnesia, nel sale di Glauber di Guipuscoa in Spagna che secondo Rivot (*) resulta da
S03 = 24, 8
Na 2 0 = 19 , 5
Ca 0 = 0, 3
Mg O = 0,5
H2 O = 54, 5
In ogni modo il fatto meritava una speciale at- tenzione e resta sempre importante la novità di un solfato alcalino che cristallizza associandosi accidental- mente ad ’ un carbonato , senza alterare per niente la sua cristallizzazione.
Intanto che io faceva questo studio sui primi sali che hanno potuto cristallizzare nelle acque del Simeto, tanto le acque madri di queste come tutte le altre acque che ridotte da 50 litri a 20 cent. cub. non
(*) V. Rammelsberg Mineralehemie p. 263, o Annales des Mines Ser. VI 558.
— 179 —
avevano incominciato a cristallizzare, lasciate alla eva- porazione spontanea per un altro mese e ridotte a 15 cent. cub. hanno tutte cominciato a presentare dei cristalli compresa anche quella di Catania dei Sette Canali.
I cristalli tranne la differenza di essere minutissi- mo del resto ho trovato essere identici a quelli già studiati e tanto all’ osservazione cristallografica quanto all’analisi chimica mi hanno dimostrato essere formati da cloruro di sodio, solfato di sodio , carbonato di so- dio. Tutti con traccie sensibili di potassio.
Per mezzo di reazioni chimiche ho pure costatato la presenza del Sodio o del Potassio allo stato di car- bonati e solfati nelle acque madri le quali mi hanno fat- to mancare con l’ ossalato ammonico come con il fosfato di sodio e l’ ammoniaca, le reazioni caratteristiche del calcio (alio stato di ossalato ), del magnesio (allo stato di fosfato magnesico ammonico ), del litio ( allo stato di fosfato basico): mentre nelfapplicare il processo di analisi quantitativa del Sodio e del Potassio (vedi più avanti nell’Analisi quantitativa) come anche all’ana- lisi spettrale ho trovato la presenza del calcio, del magnesio e del litio fino nelle ultime acque madri: è singolare questo stato latente del calcio, del magne- sio e del litio alle reazioni ordinarie e deve ritenersi che ciò dipenda dalla formazione di sali doppj, in se- no ad’ acque madri saline molto concentrate, i quali hanno la proprietà di essere solubilissimi (*).
(*) A rendere conto di ciò è utile l’ accennare ai seguenti fatti sperimentali.
1. La magnesia è alquanto solubile in una soluzione di sa- le marino.
2. Il cloruro di calcio, ovvero il solfato di calcio in soluzio-
— 180 —
Con questo preavviso ciato dall’ analisi chimica sono stato sempre in cerca, nel lungo processo delle successive cristallizzazioni delle acque madri, di for- me cristalline speciali che si potessero riferire ai dop- pj sali accennati, ma non ho avuto che una continua ripetizione delle medesime forme cubiche, ottaedriche e prismatiche già studiate, finché le acque madri da
50 litri si sono ridotte ad un residuo liquido denso di quasi 2 cent, cubici che solo si rapprende in mas- sa solida con leggiera evaporazione al calore.
Intanto il calcio, il magnesio ed il litio con le successive cristallizzazioni dei solfati o cloruri di sodio e di potassio non trovando ( per V aumentata pro- porzione dei carbonati alcalini rimasti in soluzione nelle acque madri) la condizione chimica per rima- nere disciolti, si sono via via separati precipitando come precedentemente avevano incominciato, cioè allo stato di carbonati insolubili e disturbando per alquan- to tempo la limpidità delle acque madri col solito pre- cipitato pulverulento leggiero già studiato ( V. pag. 38 )
ne danno un precipitato bianco di carbonato di calcio se si mescolano con una soluzione di carbonato sodico, ma se inter- viene il solfato di sodio, specialmente in presenza del cloruro di sodio, il precipitato sparisce. Si riproduce aggiungendo al- tro carbonato di sodio: viceversa torna a sciogliersi con nuova quantità di solfato di sodio.
Oltre di ciò è noto che nella estrazione del sale marino sOn- contra nelle acque madri un doppio solfato di calcio e sodio il quale è solubilissimo.
Lo stesso dicasi riguardo al cloruro e al solfato di ma- gnesio in rapporto col carbonato, solfato e cloruro di sodio. —
51 aggiunga di più che la magnesia è alquanto solubile in una soluzione di sale marino.
Lo stesso dicasi riguardo al cloruro e al solfato di Litio in rapporto col carbonato, solfato e cloruro di sodio.
— 181 —
Questo l’ho dovuto infatti separare accompagnan- do accuratamente il lungo processo di successive cri- stallizzazioni che con la lenta evaporazione spontanea delle acque madri in aria tenuta asciutta, ha durato per 30 mesi. In ogni mese ho studiato i cristalli for- matisi lentamente in ciascun’ acqua madre determi- nandone le forme e la natura chimica.
Tanto le une, quanto l’altra hanno però manifestato un carattere di generale uniformità fino al totale esauri- mento delle acque madri per evaporazione. Infatti queste con la ripetuta successiva precipitazione del calcio, magnesio e litio allo stato di carbonati terrosi avendo sottratto i detti metalli dalla condizione di sali solubili , hanno presentato una serie continua di mi- nute cristallizzazioni a cristalli il più spesso isolati , cubici , ottaedrici, prismatici, in cui non ho trovato altro che doppi cloruri di sodio e di potassio, doppi solfati di sodio e di potassio, doppi carbonati di sodio e di po- tassio. Nella Tav. II le fig. 9, 10, 11, 12 rappresenta- no appunto i tipi di queste minute cristallizzazioni prese a periodi differenti fino a esaurimento delle ac- que madri. La fig. 9 mostra in / la forma cristallina del solfato sodico con poco potassio , spesso costituita da prismi monoclini incrociati; in c. c. c. le forme di cubi e di tramoggie di cloruro sodico con poco potassio e le forme ettaedriche d. d. d. d. dello stesso cloruro sodico con potassio , ma in cui trovasi tuttora impe- gnato un poco di litio.
In tutti questi cristalli formatisi in seno ad acque madri cariche di carbonati alcalini, trovasi sempre meécanicamente associato del carbonato di sodio e di potassio. La quantità di potassio aumenta progressiva- mente nelle successive cristallizzazioni e col bicloruro
ATTI ACC. VOL. XIII.
25
182 —
di platino si ha una reazione sempre più pronta e inarcata. Nella fig. 10 si vedono ancora dei cristalli cubici c. c. c., dei cristalli ottaeclrici regolari d. d. della composizione suddetta e dei cristalli prismatici di sol- fato di sodio c di potassio in aggruppamenti fibrosi irradianti e dei cristalli ottaedrici trimetrici e. e. di car- bonato di sodio e di potassio. Nei cristalli rappresen- tati nella fig. 11 la quantità di potassio nei cloruri solfati e carbonati doppi ® altro poco cresciuta , ma non si scorge cambiamento nelle forme; solo gli ottae- dri regolari di cloruro di sodio e di potassio tendono a crescere di numero e sostituirsi ai cubi della stessa composizione che in gran parte sono per lo meno con angoli troncati: il solfato di sodio e di potassio continua la sua cristallizzazione in aggruppamenti fibrosi.
Finalmente la fig. 12 che rappresenta gli ultimi cristalli ottenuti col quasi totale esaurimento dell’ ac- qua madre e nei quali il potassio è notevolmente cre- sciuto mostra molti cristalli prismatici monoclini iso- lati /. f f di solfato doppio di sodio e potassio , i quali anche si sono mostrati aderenti alla lastrina del microscopio in forme di ellissi allungate /'. /'. /'. /'.: è quasi scomparsa la forma semplice dei cubi che ve- desi sostituita da numerosi ottaedri regolari o cubo-ot- taedri d. d. d. d. e. e. e. e. di cloruro doppio di sodio e di potassio con traccie di litio. Qualche cristallo di for- ma nuova non incontrata precedentemente vedesi in questa ultima cristallizzazione di cui abbiamo nella stessa fig. 12 il tipo in g, cioè una forma prismatica obliqua la quale è da riferirsi ad un doppio nitrato di sodio e di potassio: questa è la espressione fisica nel- 1’ ultimo residuo delle acque madri della presenza dei
183 —
nitrati, trovata per mezzo dei caratteri chimici nelle acque come ho detto a pag. 26.
Riassumendo i resultati di queste lunghe e pa- zienti indagini chimico -cristallografiche dei composti salini che si separano cristallizzando con la lenta e- vaporazione e concentrazione delle acque spontanea- mente o con la presenza di qualche reattivo che de- termini il movimento molecolare di una combinazio- ne capace di rivelare con forme cristalline caratteri- stiche la presenza di qualche principio esistente nelle acque esaminate ho trovato quanto segue.
I composti salini che si separano sono :
1. Carbonato eli calcio in forma romboedrica acuta ( proveniente dalla trasformazione spontanea del car- bonato acido di calcio solubile , in carbonato neutro insolubile ).
2. Carbonato di calcio in forme romboedriche o in piccole masse tendenti a forme romboedriche della calcite ordinaria ( provenienti dalla neutralizzazione dei carbonati acidi con il cloruro di calcio ammo- niacale ).
3. Carbonato di calcio in forme rotondeggianti ag- glomerate, con disposizione particolare ( provenienti dalla neutralizzazione dei carbonati acidi con debole quantità di ammoniaca).
4. Dopino fosfato di magnesio e ammonio in cri- stalli ottaedrici obliqui ( provenienti dalla semplice aggiunta dell’ ammoniaca in condizione da combi- narsi col magnesio e acido fosforico esistente nelle accfue).
5. Solfato di calcio in cristalli prismatici emitropi ( provenienti dalla doppia decomposizione spontanea
*
— 184
tra il cloruro di calcio e i solfati alcalini delle acque durante la concentrazione ).
6. Carbonato di calcio in forma di precipitato pul- verulento proveniente pure dalla doppia decomposizio- ne tra il cloruro di calcio e i carbonati alcalini.
7. Carbonato di litio che precipita come sopra per doppia decomposizione tra il cloruro e il solfato di litio e i carbonati alcalini. Trasformato in cloruro per mezzo di acido cloridrico prende forma di aggrup- pamenti cubici a guisa di tramoggie.
8. Cloruro di sodio in cristalli cubici con le fac- cie dell’ ottaedro regolare che ne tronca gli angoli. In tali cristalli sono contenute delle traccie spettrosco- piche di potassio e delle piccole quantità di carbonato di sodio associato meccanicamente.
9. Carbonato eli sodio in forma di ottaedri trime- trici schiacciati, facilmente efflorescenti con traccie spet- troscopiche di potassio.
10. Solfato di sodio in forma di prismi monoclini facilmente efflorescenti, con traccie spettroscopiche di potassio e il 3, 6 per O/o di carbonato di sodio.
11. Doppj cloruri, cloppj solfati, cloppj carbonati di sodio e di potassio in ripetute successive cristallizzazioni con quantità sempre crescente di potassio, in forme cristalline del cubo e ottaedro regolare, di prismi mo- noclini ( isolati o in aggruppamenti fibrosi ) di ottae- dri del sistema rettangolare, contemporaneamente al deposito -terroso dei carbonati di calcio, di magnesio, di litio e solfato di calcio che si producono sempre per mezzo di doppie decomposizioni , tra i loro rispettivi cloruri e i carbonati e solfati alcalini.
12. Doppio nitrato di sodio e di potassio in varj cristallini prismatici obliqui.
— 185 —
L’ acqua dei Sette Canali sottoposta al medesimo metodo di ricerche chimico-cristallografiche ha dato luo- go a cristallizzazioni di sali in proporzione differente, ma che hanno i medesimi caratteri fisici e chimici di quelli del Fiume Simeio.
H&iassiaaat» «li tutte le |»rece«lcnti ricerche «li analisi «fiialitativa.
Tutte le ricerche fin qui esposte stabiliscono esat- tamente la natura chimica dei principi gassosi e so- lidi che trovansi disciolti nelle acque esaminate e che nel processo delle operazioni si sono separati e stu- diati parte allo stato insolubile, parte allo stato solu- bile, cimentando le acque col caloree coi varj reattivi. I sali esistenti tanto nelle acque del Simeto come nell’ acqua di Catania dei Sette Canali sono princi- palmente di tre categorie carbonati, cloruri e solfati ; a questi si aggiungono piccole proporzioni di fosfati, traccie di nitrati, minime traccie di fluoruri.
Questi sali hanno per radicali metallici essenzial- mente il calcio, il magnesio , il sodio e il potassio con piccolissime proporzioni di alluminio e di ferro : me- talli che esistono più o meno in tutte le acque potabili insieme alla silice ed a piccole quantità di materia or- ganica che abbiamo visto essere comuni alle nostre ac- que esaminate. In queste pero si è anche trovata come nuova la presenza dello stronzio e del litio, ma questi metalli non costituiscono una particolarità di compo- sizione perchè io ritengo che ricercandoli con cura de- vono in generale accompagnare gli altri metalli citati, nella composizione dei principi salini di tutte le acque ordinarie. Oltre di ciò le acque in esame si sono trovate
— 186 —
ben aerate, cioè tenenti in soluzione i principj gassosi dell’ aria atmosferica ( anidride carbonica , ossigeno , azoto): condizione riconosciuta essenziale perchè le acque sieno potabili.
L’applicazione del lungo metodo descritto della lenta evaporazione e della lenta cristallizzazione dei sali ci ha illuminati sulla condizione della statica chimica delle combinazioni che dobbiamo confermare col calcolo fondato sui resultati della analisi quanti- tativa che passo immediatamente ad esporre.
ARTICOLO III.
ANALISI QUANTITATIVA
Dai due Articoli precedenti si è conosciuta la natura dei principj gassosi e solidi che trovansi natural- mente sciolti nelle acque prese ad esaminare. Espongo ora i resultati delle determinazioni quantitative dei me- desimi, basando i calcoli sulla media delle sperienze più concordanti e riferendomi ad un litro delie acque misu- rato alla temp. di 19° C.
§ 8.
Determinazione quantitativa complessiva e speciale delle sostanze gassose sciolte o combinate instabilmente nel- V acque del Simeto e in quella di Catania dei sette canali e che si sviluppano con la ebullizione.
2 4. Determinazione quantitativa dell' Anidride Car- bonica, dell' Ossigeno e dell ’ Azoto. A bbiamo visto dal- l’ analisi qualitativa che le sostanze gassose sciolte o
— 187
combinate nell’ acqua del Simeto sono 1’ Anidride car- bonica, 1’ Azoto, 1’ Ossigeno e 1’ Ammoniaca-
La separazione e determinazione di quest’ ultima 1’ ho dovuta fare per necessità separatamente e appli- cando un metodo speciale ; mentre la separazione e determinazione quantitativa complessiva dell’ Anidride carbonica, Azoto e Ossigeno l’ho potuta fare deaeran- do 1’ aria per mezzo della prolungata eb udizione e raccogliendo con precauzione tutto il gasse che com- plessivamente si sviluppa.
A tale scopo mi sono servito dell’ apparecchio di Priestley modificato da Peligot (1) cioè di un pallone di cristallo (della capacità di 680 cent, cub:) all’ apertura del di cui collo ho applicato un tubo a sviluppo per mez- zo di un tappo di gomma elastica in modo che il pal- lone potesse sostenere il vuoto nel suo interno: il tubo a sviluppo è munito di un’ appendice mobile formata da altro tubo, che entra fino ad una certa altezza nella provetta destinata a raccogliere il gasse nel mercurio e ciò per togliere via via con successivi raffreddamenti 1’ acqua che vi si condensa facendola ricadere per as- sorbimento nel pallone che viene appositamente raf- freddato.
Ho riempito il pallone ed il tubo completamente di acqua del Simeto presa di fresco ed ho situato il pallone stesso sopra un fornello, mentre il tubo a svi- luppo 1’ ho immerso in un piccolo bagno di mercurio facendo corrispondere 1’ estremità inferiore ricurva ed aperta del tubo stesso, sotto una provetta graduata piena di mercurio.
• Lì acqua del pallone rinchiusa in questa condizio-
(1) Vedi pag. 287 voi. 44 Annal. di Chini, et Physique serie III.a
188 —
ne 1’ ho riscaldata per farla bollire, allora una prima quantità di liquido per la dilatazione passa presto nella provetta, dalla quale si toglie con un tubo spe- ciale e si misura per detrarla dal volume di acqua da cui si estrae 1’ aria.
Ho protratto la ebullizione per circa quattro ore provocando alternativamente in seguito alla condensa- zione di molta acqua nella provetta, un raffreddamento nel pallone per assorbire 1’ acqua. La operazione ha durato finche la materia gassosa sviluppata non ha aumento di volume (*).
Ho misurato il gasse esattamente sul mercurio introducendolo in un tubo graduato , tenendo conto della temperatura e pressione durante le varie sperien- ze e riferendo la totalità di materia gassosa ad’ 1 litro delle acque. Siccome il gasse resulta da un mescuglio di Anidride carbonica , Ossigeno e Azoto ho proce- duto all’ analisi eudiometrica del mescuglio sul mer- curio assorbendone V anidride carbonica con la potassa caustica , V ossigeno col pirogallato potassico ed otte- nendo per residuo fi azoto. Il prospetto che segue dà i resultati di queste sperienze che ho fatto sulle acque in tutte le stagioni.
(*) Riesce difficile a eliminare le ultime porzioni di gasse sciolto nell’acqua e bisogna usare molta attenzione.
— 189
ANALISI del! aria o materia gassosa che trovasi in soluzione nelle acque del fiume Simeto,
e nella sorgente dei Sette Canali.
MESE |
Quantità in volume di materia gassosa che trovasi sciolta in 1 LITRO di acqua a 19° di temp. press. 76 cent. |
% Composizione della materia gassosa |
||||||
<=> SZ5 |
in voi. (temp. 19° press. 0,m76) |
in peso |
||||||
Ossigeno |
Anidride Carbonica |
Azoto |
Ossigeno Anidride ^ Carbonica |
Azoto 0, 01833 |
||||
1871 |
Luglio .... |
cent. cub. 47, 9 |
cent. cub. 7, 3 |
cent. cub. 25, 0 |
cent. cub. 15, 6 |
X 0, 00886 |
r 0, 04717 |
|
Settembre . . . |
50, 1 |
7, 7 |
26, 1 |
16, 3 |
0, 00943 |
0, 04934 |
0, 01920 |
|
Dicembre . . . |
63, 2 |
8, 4 |
37, 1 |
17, 7 |
0, 01058 |
0, 07096 |
0, 02097 |
|
18 Dicembre . . (Simeto in piena.) |
65, 3 |
8, 4 |
38, 2 |
18, 7 |
0, 01058 |
0, 07312 |
0, 02223 |
|
1872 |
Gennajo. . . . |
55, 5 |
8, 0 |
29, 8 |
17, 7 |
0, 01000 |
0, 05661 |
0, 02097 |
Maggio. . . . |
53, 9 |
8, 3 |
28, 0 |
17, 6 |
0, 01043 |
0, 05307 |
0, 02085 |
|
Agosto .... |
49, 5 |
7, 1 |
25, 2 |
17, 2 |
0, 00872 |
0, 04717 |
0, 01934 |
|
Novembre. . . |
56, 0 |
8, 2 |
29, 8 |
18, 0 |
0, 01029 |
0, 05661 |
0, 02135 |
|
L'acqua dei Sette Canali 40 c ha dato in Gennajo 1872. \ |
7, 1 |
26, 2 |
15, 2 |
0, 00766 |
0, 04953 |
0, 01783 |
||
(*) Per questo calcolo del volume di materia gassosa (riferito adì litro d’acqua a 19* di temp. e alla press. 0,m76°)mi sono servito dei resultati dell'analisi quantitativa fatta sulla medesima e dei coefficienti di dilatazione dell’anidride carbonica, dell’ossigeno e dell'azoto. |
25. Determinazione quantitativa speciale dell’ Ammo- niaca.— A pag. 26 e 28 ho già detto in qual modo ho potuto costatare la presenza dell’ ammoniaca nelle ac- que del Simeto e dei Sette Canali. Per farne la deter- minazione quantitativa ho applicato il metodo di JBous- singault. Ho preso 5 litri di acqua vi ho aggiunta una piccola quantità di acido solforico tanto da renderla
ATTI ACC. VOL. XIV
26
— 190
acida, indi li ho concentrati a moderato calore ridu- cendoli ad un litro. Dopo ciò li ho sottoposti alla di- stillazione con della magnesia caustica nell’ apparec- chio ammonimetrico di Boussingault.
Ho raccolto 2/5 di litro, cioè 400 cent. cub. ed in questi per mezzo di una soluzione titolata di acido solforico e di potassa (5 cent. cub. di acido solforico contengono gr. 0, 22175 di SO3 e sono neutralizzati da 15, cent. cub. di soluzione di potassa) ho determinato l’ Ammoniaca sopra i 5 litri impiegati di acqua natu- rale. Ripetuta l’esperienza in tutte le stagioni per le acque del fiume Simeto, ho trovato che la quantità di Ammoniaca riferita ad 1 litro ha per massimo gr. 0, 001857 e per minimo gr. 0, 000098.
Il massimo appartiene all’acqua presa sotto Pa- terno dove si esegue la macerazione delle canape nel mese di Agosto: il minimo è la media delle quantità di ammoniaca che ho trovato nelle acque ordinarie del Simeto analizzate nelle varie stagioni dell’ anno, quantità poco variabili giacche solo mostrano un sen- sibile aumento durante le pioggie, specialmente au- tunnali.
Per l’acqua dei Sette Canali la proporzione della ammoniaca in un litro è al di sotto del minimo del Si- meto e con difficoltà si giunge a determinare prati- cando il metodo suindicato non avendola trovata più di gr.0, 000004. In un lavoro speciale che ho intrapreso e che farò in seguito conoscere, tendente a determinare le minime traccie di ammoniaca nelle acque potabili e di pioggia ho applicato, per quest’acqua il metodo assai più sensibile di Fleck (1) precipitando i sali ammoniaca
(1) Journ. fur prakt. chem. 1872 Band 8 pag. 263.
- 191 —
con una soluzione alcalina di joduro mercurico (reattivo di Nessler) disciogliendo il precipitato (NHg1 2 I+H20) in una soluzione d’iposolfito di sodio, in questa dosan- dovi il mercurio con un liquido titolato di solfuro so- dico-potassico e dalla quantità di mercurio deducen- do quella dell’ ammoniaca.
26. Determinazione quantitativa dell' acido nitrico.
Ho seguito il metodo volumetrico di Boussingault e Marx, perfezionato da Trommsdorf ed altri. Fatta una soluzione di carminio d’ indaco ( ben purificato con acqua, acido cloridrico ed etere ) ne ho determi- nato il titolo con una soluzione di nitro puro.
Indi in un pallone di vetro di 400cc' ho intro- dotto 10CC' delle acque da esaminare, un poco di so- luzione d’ indaco e il doppio del volume di acido sol- forico concentrato. Ho scaldato poi sino all’ ebollizio- ne. Con ripetuti saggi ho trovato la quantità giusta di soluzione d’ indaco capace di essere completamen- te decolorata ( come ho detto a pag. 26 dell’ analisi qualitativa) dall’acido nitrico esistente allo stato di nitrato nelle acque. Dal volume che si è decolorato di soluzione titolata d’indaco, deducendo quella deìl’a- cido nitrico, ho trovato che questo in 1 litro varia tra gr. 0,018647 e gr. 0, 009426 secondo che si fa l’esperien- za nelle acque in estate o in primanera. Per l’acqua dei Sette Canali ho trovato in estate gr. 0, 007421 in pri- mavera gr. 0, 003976 (1).
(1) Questa determinazione fu fatta alla sorgente dei Sette Ca- nali prima che vi si allacciassero altre acque correnti trovate
sot'to la via Garibaldi, quando nel 1874 si fece il nuovo lastri- co della strada.
*
— 192
§ 9.
Determinazione quantitativa complessiva delle materie fisse sciolte nelle acque.
27. Determinazione del residuo fisso che lasciano le acque con la evaporazione a secco. — Questa importan- te determinazione quantitativa rappresenta la mate- ria che è in soluzione nelle acque e che le acque lasciano con la evaporazione a secco. Essa è costituita dal complesso dei sali terroso-alcalini, della silice e della materia organica che trovansi in soluzione. Di questo residuo fisso ho anche determinato qual’ è la parte che con la evaporazione a secco perde 1’ attitudine a sciogliersi nell’ acqua distillata e quale è l’altra che può nuovamente sciogliersi. Peravere la sicurezza di pesare i sali fìssi perfettamente secchi , mentre con difficoltà perdono tutta la loro acqua di cristallizza- zione, li ho fatti asciugare in stufa fino alla temp. di 180.° I resultati sono esposti nel seguente quadro e da questi si può dedurre :
1. Che per il Simeto la quantità complessiva di sostanze saline fisse che rappresenta la media di 18 esperienze fatte in 18 mesi differenti, è di gr. 0, 639 ed oscilla tra un massimo di gr. 0, 925 (trovato nel 1871 al- 1’ epoca di una straordinaria siccità ) ed un minimo di gr. 0, 506 ( trovato all’epoca di grande piena del fiu- me ). La media quantità di sali solubili alcalino-terrosi è di gr. 0, 257 e quella di sali terrosi insolubili è di gr. 0, 382.
2. Per l’acqua dei Sette Canali la media annuale di materie saline complessive è di gr. 0, 602 quella dei sali alcalino-terrosi solubili di gr. 0, 249 e quella dei sali terrosi insolubili di gr. 0, 353.
193
QUANTITÀ di materia solida fìssa che si ottiene con la evaporazione a secco delle acque del fiume Simeto e dell’acqua di Catania dei Sette Canali, riferita ad UN LITRO misurato alla temp: di 19° C,
ACQUA DEL SIMETO |
MATERIA RESIDUALE FISSA DI UN LITRO |
||
ANNO |
del |
— — — |
— |
mese di |
seccata a 100° |
seccata a ISO0 |
|
Medie |
|||
grammi |
grammi Trimestr. |
||
Luglio. . . . |
0, 999 |
0, 900 ) |
|
Agosto . . . |
0, 986 |
0, 913 0, 912 |
|
i Settembre . |
0, 958 |
0, 925 ' |
|
1871 |
, Ottobre . . . |
0, 757 |
0, 610 \ |
Novembre . |
0, 799 |
0, 658 [ 0, 636 |
|
Dicembre . . |
0, 688 |
0, 640 ) |
|
1 |
18 Dicembre |
0, 598 |
0, 506 |
Hgrande piena) |
|||
Oennajo . . |
0, 701 |
0, 564 ) |
|
Febbrajo . . |
0, 717 |
0, 510 0, 553 |
|
Marzo. . . . |
0, 712 |
0, 587 1 |
|
Aprile . . . |
0, 704 |
0, 576 ) |
|
| Maggio . . . |
0, 736 |
0, 606 0, 587 |
|
1 Giugno . . . |
0, 712 |
0, 579 ‘ |
|
1872 |
j Luglio. . . . |
0, 780 |
0, 641 v |
Agosto . . . |
0, 680 |
0, 630 ( 0, 637 |
|
' Settembre . |
0, 689 |
0, 641 ) |
|
Ottobre . . . |
0, 699 |
0, 658 \ |
|
Novembre . |
0, 786 |
0, 671 0, 643 |
|
Dicembre. . |
0, 764 |
0, 601 ) |
|
Acqua di Catania dei |
— |
— |
|
sette Canali (media ot- |
|||
tenuta nelle 4 stagioni |
|||
del 1872). |
0, 660 |
0, 602 |
CON L’ACQUA DISTILLATA SI DIVIDE IN DUE PARTI
parie solubile (sali alcalino terrosi) seccata a 180°
Medie
grammi TTimestr.
0, 461 X 0, 405 l 0, 452 0, 492 )
0 , 222 )
0, 244 0, 236
0, 242 ’
0, 293
0, 198 \
0, 111 0, 167
0, 191 >
0, 193 \ 0, 241 0, 220 )
0, 218
0, 224 x 0, 200 0, 209
0, 204 )
0, 253 ) 0, 231 0, 201 ’
parte insolubile ( sali terrosi ) seccata a 180°
Medie
grammi Trimestr.
0, 439 s ' 0, 508 0. 460
0, 433 )
ì
0, 388 0, 414 [ 0, 400 0, 398 '
0, 213
0, 366 1 0, 399 0, 390
0, 396 ‘
0, 383 \
0, 365 0, 369
0, 359 )
0, 417 x 0, 430 < 0, 428 0, 437 )
0, 405 )
0, 228 0, 440 0, 415
0, 400 )
0, 249
0, 353
28. Determinazione quantitativa dell' anidride carbonica.
r.
Anidride cartacea totale.
$
Per fare questa determinazione ho preso dei volu- mi misurati delle acque e appena attinte vi ho fissato e
— 194
precipitato tutta l’anidride carbonica per mezzo di una soluzione di cloruro di calcio ammoniacale. Ho separato il precipitato bianco di carbonato calcico decantando il liquido limpido soprastante e lavando rapidamente il precipitato fino a completa insolubilità nell’acqua. Es- sendovi come altrove ho detto nelle acque delle so- stanze che precipitanoper l’azione della sola ammoniaca ho sottratto il peso conosciuto di queste e dal precipi- tato di carbonato calcico perfettamente disseccato, ho dedotto la quantità di anidride carbonica totale corri- spondente ad un litro ( V. il quadro riassuntivo ).
IL
Anidride carbonica dei carbonati terrosi di Calcio, di Magnesio
e di Stronzio,
Mi sono servito in ciascuna esperienza di un peso determinato del deposito terroso delle acque corrispon- dente a 3 litri di esse; l’ho decomposto poi, nell’apparec- chio destinato all’uso speciale, con acido solforico per svi- lupparne l’anidride carbonica che ho fatto assorbire dal- la potassa nel tubo a bolle di Liebig. L’aumento di peso della potassa mi ha dato la quantità di anidride carbo- nica dei carbonati terrosi neutri del deposito esami- nato, la quale ha servito a calcolare la proporzione riferibile ad un litro ( vedi il quadro riassuntivo ).
III.
Anidride carbonica dei carbonati alcalini,
Ho detto nell’ analisi qualitativa che tutte le ac- que del Simeto con la concentrazione mentre lasciano
— 195 —
depositare i sali terrosi acquistano una reazione alca- lina, successivamente più intensa, dovuta ai carbonati alcalini di sodio e di potassio che si possono separare cristallizzati. Se le acque madri concentrate si trat- tano con del cloruro di bario si ha un precipitato bianco di solfato e carbonato di bario da cui si può de- durre 1’ acido solforico del solfato e 1’ anidride carbo- nica dei carbonati. Perciò ho preso 25 cent. cub. da un litro di acqua concentrata proveniente dalla con- centrazione di 20 litri: i 25 cent. cub. rappresentanti un litro di acqua naturale li ho trattati con cloruro di bario e poi il precitato di solfato e carbonato di bario, raccolto, lavato e pesato mi ha dato per dif- ferenza il peso del solo carbonato di bario attaccan- dolo con debole acido cloridrico e pesando il residuo insolubile di solo solfato di bario.
Ripetendo Y esperienze per varj mesi ho avuto i resultati del quadro riassuntivo seguente :
»
196
Anidride Carbonica totale e in combinazione coi metalli terrosi e alcalini in l litro delle acque del duine Simeto e della sorgente dei Sette Canali.
Anno |
MESE |
Anidride carbonica totale |
Anidride carbonica dei carbonati ter- rosi neutri di Calcio, Magnesio, Stronzio |
Anidride carbonica dei carbonati alcalini |
|||
l 1 i |
Luglio . . . |
oTV i 0, 37814 |
Medie trimestrali |
)'■ \ 0, 17664 |
Medie trimestrali |
T 0, 02946 |
Medie trimestrali |
Agosto. . . |
0, 37210 > |
0, 39671 |
0, 17460 |
0, 17468 |
0, 02899 |
0, 02927 |
|
Settembre . |
0, 44000 |
0, 17280 |
0, 02937 |
||||
1871 \ |
Ottobre . . |
0, 44320 |
0, 17528 |
0, 04135 |
|||
Novembre . |
0, 48752 |
0, 47986 |
0, 17040 ) |
0, 16938 |
0, 04135 ) |
0, 04147 |
|
Dicembre . . |
0, 50886 |
0, 16248 |
0, 04135 |
||||
1 1 1 t |
18 Dicembre (grandepiena del Simeto) |
0, 55022 |
0, 08045 |
traccie |
|||
Gennajo . . |
0, 49940 \ |
0, 15141 ^ 1 |
0, 02535 \ |
||||
1 |
Febbrajo . . |
0, 48752 |
0, 48557 |
0, 15099 |
0, 15154 |
0, 02464 | |
0, 02817 |
Marzo . . . |
0, 46970 ! |
0, 15222 j i |
0, 02453 \ f |
||||
Aprile . . . |
0, 45364 |
0, 17230 |
0, 04743 |
||||
] Maggio. . • 1 |
0, 42944 |
0, 42122 |
0, 17080 1 |
0, 17151 |
0, 04734 ' |
0, 04767 |
|
1872 |
1 — I Giugno . . I |
0, 38060 |
0, 17140 |
0, 04825 |
|||
Luglio . . . |
0, 40700 |
0, 17303 |
0, 05141 |
||||
Agosto . . • |
0, 40700 |
> 0, 42064 |
0, 17210 |
0, 17271 |
0, 05222 |
0, 05161 |
|
Settembre |
0, 44792 ì |
1 |
0, 17230 |
I |
0, 05121 |
||
Ottobre . . |
0, 45584 |
0, 17072 |
\ |
0, 03522 |
\ |
||
Novembre . |
0, 44528 |
0, 46815 |
0, 17153 |
) 0, 17462 |
0, 03641 |
) 0, 03632 |
|
Dicembre. . |
0, 50334 |
) |
0, 17163 |
0, 03733 |
) |
||
Acqua dei Sette Ca- nali (media annua) |
0, 34890 |
0, 13443 |
0, 04600 |
— 197 —
29. Determinazione quantitativa speciale del Cloro (dei cloruri). — in un litro di acqua ho precipitato il tutto cloro dei cloruri alcalini e terrosi col solito mez- zo del nitrato acido di argento. Il precipitato caseoso abbondante ottenuto, di cloruro di argento, l’ho rac- colto e lavato con le cure necessarie e dopo asciutto l’ ho sottoposto alla fusione ignea per poi pesarlo. Dal peso del cloruro di argento ottenuto in ciascun espe- rimento ho dedotto col calcolo la quantità corrispon- dente del cloro. I resultati sono esposti nel seguente quadro:
r
i
ATTI ACC. VOL. XIU
27
— 198
CLORO (dei Cloruri alcalini e terrosi) nella sua quantità, corrispondente
ad I litro delle Acque del Fiume Sìmeto e della Sorgente dei Sette Canali.
o £ |
MESE |
DA 1 LITRO DI ACQUA A 19° temp. |
||
z |
Cloruro di argento ottenuto |
Cloro corrispondente |
||
1 |
1 1871 |
Luglio Agosto Settembre Ottobre |
grammi 0, 4860 0, 4750 0, 4830 0, 3040 |
Media grammi Tmnestr^ 0, 12015 \ grammi 0, 11743 0, 11899 0, 11941 ' 0, 07416 ) 0, 06601 0, 06073 0, 04203 ‘ |
o |
Novembre |
0, 2670 |
||
1 Dicembre . .... |
0, 1700 |
|||
H H a m |
18 Dicembre (grande pie - na ) . . . . . . |
0, 3320 |
0, 08207 |
|
H |
Gennajo . . . |
0, 2520 |
0, 06230 \ 0, 04931 0, 05118 0, 05192 ‘ |
|
1 |
Febbrajo Marzo |
0, 1995 0, 2100 |
||
a |
Aprile | Maggio |
0. 2030 |
0, 05018 ) 0, 05439 0, 05119 0, 04920 1 |
|
£> i— i |
0, 2200 |
|||
Giugno |
0, 1990 |
|||
k |
1872 |
1 Luglio Agosto ' Settembre Ottobre Novembre 1 Dicembre |
0, 1998 0, 1995 0, 1905 0, 1810 0, 2420 0, 2235 |
0, 04939 ) 0, 04931 0, 04860 0, 04709 ’ 0, 04475 \ 0, 05983 0, 05328 0, 05525 ‘ |
Acqua dei sette Canali ( me- |
|
dia annua ) |
0, 2040 0, 05043 |
30. Determinazione quantitativa speciale del Fluoro (dei fluoruri) — Come è già detto a pag. 36 dell’ Ana- lisi qualitativa la presenza del Fluoro ( dei fluoruri ) si può constatare appena, nel deposito terroso che formano le acque con la prolungata ebullizione.
Qualunque tentativo per determinarne la quali-
- 199 —
tità è infruttuoso, perchè questa è così piccola che sfugge a qualunque metodo di analisi quantitativa. Si ritiene perciò il fluoro come rappresentato da traccie.
31. Determinazione quantitativa dell' Anidride solfo- rica ( dei solfati ). — Ho precipitato in 1 litro d’ ac- qua tutta r anidride solforica col solito reattivo , ni- trato acido di bario, in leggiero eccesso : ho raccolto e lavato con precauzione il precipitato ottenuto di solfato baritico e 1’ ho pesato dopo averlo esposto al calore. Dal peso del solfato baritico ho dedotto quel- lo corrispondente di anidride solforica. — Seguono qui appresso i resultati:
i
*
— 200 —
Anidride solforica ( dei solfati alcalini ) nella sua quantità corrispon- dente ad I litro delle acque del Fiume Simeto e della Sorgente dei Sette Canali.
CO
H
i— i
o
z
z
<
O
MESE
Luglio . Agosto . Settembre.
DA 1 LITRO DI ACQUA A 19° di
Solfato di bario ottenulo
grammi
0, 264 0, 384 0, 268
1871 1 Ottobre 0, 202
1 * " 1 0, 051
0, 026
Novembre Dicembre .
1 8 Dicembre (grande pie- na )
0, 149
1872
Gennajo 0, 025
Febbrajo 0, 056
Marzo 0, 055
Aprile | 0, 054
Maggio 0, 0415
Giugno 0, 044
Luglio . Agosto . . Settembre
Ottobre .
Novembre
Dicembre
0, 066 0, 037 0, 039
0. 035 0, 080 0, 082
Anidride solforica corrispondente
Media
grammi Ttìmestr. 0, 09064 \ grammi 0, 13184 0, 10483
0, 09201 i
G, 06935 \
0, 01751 0, 03193
0, 00892 )
0, 09064
0, 00858 x 0, 01922 ' 0, 01556 0, 01888 )
0, 01854 \
0, 01424 ' 0, 01596 0, 01510 )
0, 02266
0, 01270 0, 01621
0, 01339 )
0, 01201 \
0, 02746 l 0, 02254 0, 02815 \
Acqua dei sette Canali ( media |
||
annua ) |
0, 092 |
0, 03158 |
32. Determinazione quantitativa dell ’ anidride fosforica, in combinazione con V alluminio, il calcio, il magne- sio, il ferro, il manganese ( allo stato di fosfati). — Il liquido acido (A) proveniente dalla determinazione quantitativa dell’ anidride silicica ( vedi pag. 82 ) contenente in dissoluzione il calcio , il magnesio , lo stronzio (dei carbonati di questi metalli) e di più
201 —
l’acido fosforico , l’ alluminio ecl il ferro ( le quali sostanze tutte insieme all’ anidride silicica e un poco di materia organica rappresentano il deposito terroso insolubile che formano le acque con la evaporazione a secco ); mi ha servito alla determinazione quantita- tiva delle materie sopra enunciate , le quali tutte in- sieme si separano dalle altre per mezzo dell’ammoniaca. Così il liquido acido (A) l’ho fatto bollire con poco acido nitrico per perossidare il ferro, indi l’ho mesco- lato con una quantità di soluzione concentrata di sale ammoniaco , sufficiente a impedire la precipitazione della magnesia: con l’aggiunta che ho fatto in seguito di un’ eccesso di ammoniaca si è formato un precipitato (Z?) con apparenza di fiocchetti gelatinosi di un colore bianco-sporco il quale raccolto su filtro, lavato e asciu- gato l’ho pesato e rappresenta complessivamente (co- me è detto a pag. 32 a 36 dell’analisi qualitativa) l’a- nidride fosforica combinata con l’ alluminio, il ferro e un poco di magnesio ( con -traccie di ossido di man- ganese e fluoruri).
Separazione e determinazione del ferro
Trattato il precipitato precedente (5) con acido clo- ridrico e nitrico riuniti, non si scioglie che in piccola parte e così pure fatto bollire a contatto dei medesimi acidi concentrati: la parte insolubile prende 1’ aspetto di frammenti di gelatina rigonfiata bianca e traspa- rente.
Alla soluzione acida contenente sospesa la parte insolubile del precipitato ho aggiunto dell’ acido ci- tricp puro e indi 1’ ho neutralizzata con un eccesso di ammoniaca. Si è ricostituito subito un precipitato ( C ) composto di fiocchi gelatinosi e di una parte cristal-
— 202 —
lina che si è depositata nel periodo di 24 ore distin- tamente , mostrandosi anche aderente alle parti del vaso. Ho separato per mezzo di filtrazione il precipi- tato ((7) dopo che si era completamente costituito (per il che ho osservato che occorrono almeno tre giorni di tempo) e mi sono servito del liquido filtrato gial- lastro contenente il ferro, mantenuto in soluzione dalla presenza dell’ acido citrico, per determinare la quan- tità di questo metallo.
A tale scopo ne ho riempito un palloncino di cri- stallo e vi ho versato un poco di solfuro ammonico. Questo vi ha prodotto un leggiero intorbidamento, ma lasciato a se il liquido nel palloncino chiuso, ha for- mato in 24 ore un distinto precipitato nero di proto solfuro di ferro che ho raccolto su filtro ed ho disciol- to nell’acido nitrico a caldo e dalla soluzione ho pre- cipitato per mezzo dell’ ammoniaca tutto il ferro allo stato di sesquiossido. Questo , raccolto , lavato , calci- nato e pesato mi ha dato la quantità del ferro.
Il liquido , separato dal precipitato di solfuro di ferro, 1’ ho evaporato a secco, indi calcinato per bru- ciare tutto 1’ acido citrico. Ottenuto un residuo bian- co l’ ho disciolto completamente con acido nitrico ed il liquido versato in un miscuglio, di molibdato ammonico e un eccesso d’ acido nitrico ( preceden- temente bollito e limpido ) mi ha dato un precipi- tato giallo di fosfato ammonico molibdico , il quale ridisciolto nell’ ammoniaca con raggiunta d’un po- co di solfato di magnesio produce dopo 12 ore un precipitato cristallino di fosfato ammonico-magnesico sufficiente a caratterizzare la presenza dell’acido fosfo- rico rimasto nel liquido, insieme al ferro. Ciò fa rite- nere che il ferro del precipitato ( B ) è allo stato di fo-
— 203 —
sfato dal cui peso si può dedurre, come infatti ho de- dotto senza altro, la quantità di anidride fosforica.
Determinazione dell’anidride fosforica, in combinazione all’alluminio, al magnesio
al manganese.
Oltre all’ anidride fosforica dedotta, come sopra ho detto, dal fosfato di ferro, il metodo che più opportu- namente ho dovuto adottare per determinarne quella parte che è in combinazione con 1’ alluminio e il magnesio, è stato il seguente. Il precipitato preceden- te ((7) è formato da fosfato alluminico e da fosfato ammonico-magnesico e viene pesato. Se si tratta in un bicchiere con poco volume (15 a 20 cent, cub.) d’acqua e con qualche goccia di acido cloridrico , la parte cristallizzata di fosfato ammonico-magnesico si scioglie immediatamente e il fosfato alluminico si mo- stra affatto insolubile. Filtrando si ha il fosfato allu- minico separato che si calcina e si pesa. Aggiungendo un leggiero eccesso di ammoniaca al liquido acido filtrato si ricostituisce subito il precipitato di fosfato doppio ammonico-magnesico che dopo un giorno si raccoglie su filtro, si calcina e si pesa allo stato di piro-fosfato di magnesia.
Nel caso che si osservi una leggiera solubilità del fosfato alluminico nell’ ac. cloridrico ho potuto avere separato il fosfato alluminico dal fosfato-magne- sico in altro modo che è il seguente. Il precipitato ((7) trattato con ac. cloridrico, in un volume d’ acqua, almeno di circa 1 [2 litro, e neutralizzando di nuovo il liquido con leggiero eccesso di ammoniaca, la parte pri- ma disciolta di fosfato alluminico immediatamente si pre- cipita in fiocchi gelatinosi, ma il fosfato doppio am- monico-magnesico si costituisce e si depone in cristalli
— 204 —
più tardi, solo (come ho detto) lasciando a se il liquido per molte ore.
Sicché dopo raggiunta dell’ ammoniaca, filtrando si raccoglie sui filtro il solo fosfato alluminico, mentre nel liquido filtrato e lasciato a se in recipiente chiuso per due giorni in luogo caldo, si forma tutto il preci- pitato cristallino di fosfato doppio ammonico-magne- sico il quale per mezzo della calcinazione si riduce a fosfato magnesico (pirofosfato).
Pesando il fosfato alluminico e il fosfato magne- sico ho dedotto da questi la quantità di anidride fo- sforica combinata all’ alluminio ed al magnesio per mezzo delle forinole che rappresentano la costituzione chimica di tali composti.
Anche il Manganese coi Fluoruri si trovano nel precipitato (Z?) sopra menzionato, ma le medesime ra- gioni esposte nell’ analisi quantitativa ragionando sulla determinazione quantitativa del fluoro valgono per il manganese che deve parimente ritenersi come rappresentato da traccie che sfuggono a qualunque metodo di determinazione ponderale.
Segue il quadro riassuntivo dei resultati circa la determinazione quantitativa dei fosfati e dell’ anidride fosforica:
205 —
Fosfati terrosi e Anidride Fosforica nella quantità loro determinata su 30 litri e calcolata poi per i litro delle acque del Fiume Simeto e della Sorgente dei Sette Canali.
ANNO
o
H
C/3
H
s
p
M
1871
1872
MESE
UAMiiA DEI FOSFATI TERROSI DI ALLUMINIO.fDI MAGNESIO E DI FERRO IN 1 LITRO D’ACQUA A 19» di temp.
Quantità
complessiva
Quantità speciale
corrispondente di Anidride fosforica
Media
Trimestr.
grammi j
0, 00399 J
ì 0, 00342 ì
s s
Fosfato d » d » d
Fosfato d » d » d
Luglio. .
Agosto . . . r
Settembre. . . »
Ottobre .
Novembre.
Dicembre.
18 Dicembre ) ) Fosfato di
(grande pie- [ 0, 00278 ^ » di
na ) . . . ' » di
1 Gennajo .
Febbrajo.
Marzo. .
grammi
Magnesio 0, 00245 , Alluminio 0, 00123 ' Ferro.. . . 0, 00031 '
grammi
0, 00252
Magnesio 0, 00274 i Alluminio 0, 00050 . 0, 00214
Aprile.. . Maggio . Giugno .
Luglio.. . Agosto. . Settembre
Ottobre .
Novembre.
Dicembre
ì 0, 00333
)
j 0, 00320 S J 0, 00349 |
) Fosfato d d
d
} Fosfato d
»
»
d
d
Fosfato d » d
» d
j 0, 00299 \
l Fosfato d
Ferro..
Magnesio Alluminio Ferro.. .
Magnesio Alluminio Ferro.. . .
0, 00018
0, 00232 \ 0, 00026 0, 00019 )
0, 00072
0, 00240 .
0, 00072 / 0, 00284
0, 00021 S
Magnesio 0, 00212 . Alluminio 0, 00100 ( 0, 00202 Ferro.. . . 0, 00008 )
Magnesio 0, 00250 \ Alluminio 0, 00044 0, 00211
Ferro.. . . 0, 00055 '
Magnesio 0, 00169 , Alluminio 0, 00056 { 0, 00172 Ferro.. . . 0, 00074 )
Acqua dei Sette Canali ( media annua )
V 0, 00665 j
Fosfato di Calcio . . traccie \
di Magnesio 0, 00462 j
. . - _ o {
d
d
Alluminio 0, 00172 Ferro.. . . 0, 00026
0, 00481
33. Determinazione quantitativa speciale dell ’ Ani- dride silicica. — L’ esperienza avendomi dimostrato che allorcpuando l’acqua è evaporata fino a secco, riprenden- do il residuo totale (perfettamente asciutto) con acqua distillata questa vi scioglie le sostanze solubili senza
ATTI ACC. VOL. XUI
28
che tra esse vi si trovi la più piccola quantità di ani- dride silicica: così mi sono servito per la determinazione di questa del solo residuo insolubile e ciò semplicizza il processo perchè altrimenti assoggettando alla calcina- zione il residuo totale dell’ acqua, 1’ anidride silicica per effetto dei carbonati alcalini quando si separa con un’acido passa allo stato gelatinoso solubile ed è dif- ficile a lavarsi per filtrazione. Perciò dal residuo delle acque, evaporate a secco, ho separato prima con acqua le materie solubili ed ho sottoposto poi per poco , al calore rosso incipiente, la materia insolubile dissecca- ta. Indi ho trattato questa materia calcinata con aci- do cloridrico diluito che vi discioglie con efferve- scenza i carbonati di calcio, di magnesio, di stronzio: vi discioglie pure l’allumina, i fosfati ed il ferro e la- scia indisciolta la silice. Questa separata per filtrazio- ne dal liquido acido (H), lavata e sottoposta di nuovo a calcinazione si riduce in forma di polvere impalpa- bile bianchissima, completamente solubile in acido fluo- ridrico, senza lasciare residuo con la evaporazione: l’ho pesata subito dopo la calcinazione. Ho operato sopra un peso di gr. 5 di residuo proveniente dalle diffe- renti acque del Simeto , e ciò per 19 volte sulle ac- que raccolte nei 18 mesi, quanto ha durato l’analisi.
Il seguente prospetto dà i resultati di questa de- terminazione sull’anidride silicica.
Anidride Silicica nella quantità sua corrispondente ad I litro delle acque del Fiume Simeto e della sorgente dei Sette Canali.
ANNO
o
H
03
a
p
i— i
1871
1872
M E S E
Luglio. . Agosto . Settembre.
Ottobre . Novembre Dicembre
18 Dicembre (grande pie- na)
Gennajo . Febbrajo Marzo. .
Aprile-
Maggio
Giugno
Luglio. .
Agosto . Settembre
Ottobre. .
Novembre
Dicembre
ANIDRIDE SILICICA
(in un litro d’acqua a 19° di temp. )
Media
Trimestr.
grammi
0, 06289 ) grammi 0, 07167 0, 06177 i
0, 05075 '
0, 05143 )
0, 05137 0, 05062
0, 04906 '
0, 03715
0, 05058 )
0, 04992 0, 04979
0, 04887
0, 05201 )
0, 05612 0, 05380
0, 05328 ’
0, 05416 \
0, 04321 0, 04715
0, 04408 )
0, 04820 \
0, 05168 0, 05077
0, 05242 )
Acqua dei Sette Canali ( media |
|
annua ) |
0, 05245 |
34. Determinazione quantitativa totale del Calcio. Per fare questa determinazione in modo preciso ho preso un litro di acqua e vi ho versato dell’ a- cido cloridrico per decomporre i carbonati: indi V ho concentrato fino a ridurlo circa a 100 cent: cub: cioè presso ad 1/10 del volume primitivo. Dopo vi ho ag- giunto del sale ammoniaco in soluzione, tanto da im- pedire la precipitazione della magnesia per mezzo del-
— 208 —
1’ ammoniaca con cui ho neutralizzato l1 acido clori- drico. In questa neutralizzazione con un leggiero ec- cesso di ammoniaca si lia un precipitato bianco in fiocchi (di fosfati terrosi e di allumina) il quale non ri- disciogliendosi completamente e facilmente nell’ acido acetico, invece che aggiungere questo ho preferito di filtrare e separare il liquido dal precipitato, che si rac- coglie presto al fondo, per poi versarvi un leggiero ec- cesso di ossalato ammonico con cui si ottiene preci- pitata la calce allo stato di ossalato calcico. L’ ossa- lato, raccolto con cura dopo 12 ore, per mezzo di fil- trazione, lavato e seccato, 1’ ho trasformato in calce caustica in un crogiolo di platino, riscaldato col calore di una lampada alimentata da essenza di trementina, ed una forte corrente di aria.
35. Determinazione quantitativa totale del magnesio. Il liquido filtrato nella esperienza precedente con un leggiero eccesso di ammoniaca trattandolo con fo- sfato di soda, dopo 12 ore dà completamente precipi- tato il magnesio allo stato di fosfato doppio amino- nico-magnesico che raccolto su filtro f ho lavato finche era necessario con acqua ammoniacale ( 3 p. d’ acqua 1 p. di ammoniaca. )
Il precipitato secco , calcinato in un crogiolo di platino conducendolo con lento riscaldamento sino alla temperatura del calore rosso-vivo f ho trasformato in pirofosfato magnesico dal cui peso ho dedotto col calco- lo la quantità di magnesia — fi prospetto che segue dà i resultati di queste due determinazioni 34 e 35.
— 209 —
Quantità totale di Calcio e Magnesio contenuta in l litro delle acque
del Fiume Simeto e della sorgente dai Sette Canali.
C z |
MESE |
Da un litro di acqita a 19° di temperatura |
||
z < |
Calce ottenuta dall’ ossalato calcico |
Magnesia dedotta dal peso del pirofosfato magnesico |
||
Media trimestr. |
Media Trimestr. |
|||
J i 1 1 |
Luglio Agosto Settembre |
grammi grammi 0, 1385 \ 0, 1470 1 0, 1448 0, 1490 1 |
grammi grammi 0, 0585 ) 0, 0590 0, 0256 0, 0595 ' |
|
o EH tq |
1871 HH: |
) Ottobre Novembre ' Dicembre |
0, 1465 ) 0, 1397 0, 1417 0, 1390 ' i |
0, 0565 i 0, 0555 ( 0. 0553 0, 0540 ’ |
a i— i |
1 |
18 Diceinbre(grande pie- na del Simeto). . . . Gennaio Febbraio Marzo |
0, 0975 0, 1200 \ 0, 1225 0, 1268 0, 1380 ) |
1 0, 0348 0, 0472 . 0, 0480 i 0, 0486 0, 0506 \ |
D w Ih |
1872 |
Aprile Maggio. ...... Giugno Luglio Agosto Settembre |
0, 1450 , 0, 1450 ( 0, 1406 0, 1320 \ 0, 1370 \ 0, 1460 < 0, 1420 0, 1430 ) |
0, 0580 \ 0, 0582 0, 0567 0, 0540 * 0, 0562 \ 0, 0588 0, 0570 0, 0570 ' |
| i |
Ottobre Novembre Dicembre |
0, 1450 x 0, 1405 1 0, 1435 0, 1450 ) |
0, 0560 v 0, 0585 1 0, 0575 0, 0580 1 |
|
Acqua dei Sette Canali ( media annua) |
0, 1105 |
0, 0457 |
34 bis c 3 *-) t?is. idctei mvnazione (le / ccdeto ^ deh ìna~ gnesio che si trovano allo stato di carbonati. Ho fatto bollire un litro di acqua prolungatamente e a misura che diminuiva di volume ho compensato la perdita aggiungendovi successivamente dell’ acqua distillata bollente per mantenere costante il volume dell’acqua solvente e impedire alcune reazioni che possono na-
— 210 -
scere nella concentrazione tra i corpi salini sciolti. In questa operazione l’anidride carbonica sciolta o com- binata instabilmente si sviluppa e la calce , la ma- gnesia e la stronziana (nell’acqua naturale sciolte allo stato di carbonati acidi) si trasformano in carbonati neutri insolubili e precipitano insieme alla piccola quantità di fosfati terrosi. Il precipitato bianco si rac- coglie si lava si scioglie nell’ acido cloridrico e la soluzione si tratta perfettamente con lo stesso metodo esposto avanti per la determinazione della quantità to- tale di calce e magnesia.
36. Determinazione dello Stronzio. Per la deter- minazione quantitativa dello stronzio (poiché ho veduto che tutto lo stronzio precipita con 1’ ossalato animo- nico insieme al calcio, quando si vuole separare la cal- ce allo stato di ossalato di calce) , mi sono servito della calce ottenuta dalla calcinazione dell’ ossalato di calce nella determinazione del calcio per separare tut- to lo stronzio. Ho sciolto la calce nell’ acido nitrico, indi ho evaporato la soluzione dei nitrati fino a secco e i residui seccati a moderata temperatura gli ho ri- presi con un miscuglio a parti eguali di alcole asso- luto ed etere ; il nitrato di calce si è sciolto ed è ri- masto insolubile il nitrato di stronzio che converti- to in solfato 1’ ho pesato per dedurne la quantità di stronzio.
Per questa determinazione dello stronzio mi sono servito anche di un’ altro processo fondato sulla inso- lubilità del solfato di stronzio in una soluzione di sol- fato ammonico. Ho sciolto in piccolo volume di acqua il nitrato di calcio di magnesio e di stronzio, l’ho te- nuto in digestione per un giorno a contatto di una soluzione di 1 parte di solfato ammonico e 4 parti di
2 11
acqua : ho raccolto il piccolo precipitato di solfato eli stronzio, lavato con lo stesso solfato ammonico e dopo averlo calcinato aggiungendovi qualche stilla di acido solforico f ho pesato allo stato di solfato di stronzio.
Ecco i resultati dell’ esperienze : 34 , 34 Ws , 35 , OO bis ? 36.
Quantità, di Calce, Magnesia e Stronziana che trovansi allo stato di Carbonati in I litro delle acque del Fiume Simeto e della Sorgente dei Sette Canali.
O
H
0)
a
M
O
z
<3
MESE
1871
1872
Luglio . Agosto . Settembre
Ottobre . . . Novembre . . Dicembre . .
18 Die. [gran- de piena]. .
Gennajo- Febbrajo Marzo
Aprile Maggio Giugno
Luglio Agosto Settembre
Ottobre .
Novembre
Dicembre
Da 1 LITRO DI ACQUA A 19° DI TEMPERATURA
Calce ottenuta dall’ossalafo calcico
Media
Trlmestr.
grammi grammi
0, 13720 )
0, 14572 0, 14352
0, 14765 l
0, 14521 )
0, 13910 0, 14133
0, 13968 )
0, 09745
0, 11975 )
0, 12150 0, 12643
0, 13805 ’
0, 14417 j 0, 14526 0, 14065
0, 13253 ’
0, 13706 }
0, 14612 ( 0,14171 0, 14197 \
0, 14450 »
0, 14052 0, 14216
0, 14446
Acqua dei Sette Cana- li [ media annua ] . . .
0, 10956
I Stronziana
Magnesia dedotta dedotta dal sol- dal pirofosfato Magnesico [fato Stronzianico
Media
Trimestr.
grammi grammi
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0, 05436 0, 05377
0, 05305 )
0, 00347
0, 04635 )
0, 04685 0, 04726
0, 04860 ^
0, 03628 »
0, 05675 0, 04199
0, 05296 )
0, 05421 \
0, 05702 0,05565
0, 05573 ’
0, 05479 )
0, 05753 0, 05634
0, 05671 * 1
grammi
0, 00038
0. 00012
0, 00022
0, 00025
0, 00030
0, 00032
0, 04386
0, 00021
— 212 —
34 tcr e 35 ter Determinazione del cal-
ano sialo di solubili.
ciò e del Magnesio 2
37 Determinazione del Litio ....
Queste determinazioni 1’ ho fatte come generalmen- te si fanno indirettamente, dopo avere con l’esperienza precedente trovato come è detto a pag. 84 la quantità totale di calce e di magnesia e (v. p. 86 ) quella par- ziale del deposito dei carbonati terrosi che si ottiene con la ebollizione ed evaporazione dell’acqua. Tutta- via ho voluto procedere con la esperienza dire'tta e tanto più mi sono trovato impegnato a farlo per render- mi conto del fatto che mentre il metodo indiretto mi faceva ammettere la presenza del calcio e del magne- sio allo stato di sale solubile, invece applicando i reat- tivi direttamente sull’ acqua bollita o filtrata non aveva nessuno indizio, nè di calcio nè di magnesio. Pe- rò ( come è detto nell’ analisi qualitativa ) aveva os- servato che concentrando la detta acqua sia al calore, sia con l’evaporazione spontanea dopo esser bollita e filtrata si produceva in essa a poco a poco un preci- pitato in fiocchi bianchi successivamente crescente fino alla evaporazione totale. Questo precipitato è in gran parte costituito da carbonato magnesico associato a poco carbonato di calcio e di litio. 11 che dimostra che trovansi nell’ acqua il magnesio, il calcio e il li- tio allo stato di sali solubili in modo da non cono- scersi con i reattivi nella condizione sopra espressa, ma quando l’acqua si concentra , allora per 1’ azione dei carbonati alcalini che trovansi presenti nell’ acqua, i tre metalli precipitano in qualità di carbonati terrosi insolubili.
Dietro ciò volendo determinare precisamente la quantità di calcio, di magnesio e litio mi sono appro-
— 213 —
fittato del metodo adottato per la separazione del po- tassio e del sodio (vedi pag. 90 e 91) in cui dopo a- vere trasformato questi corpi allo stato di cloruri e determinatane la fusione, se si riprende la massa fusa con acqua , si incontra una sostanza bianca che non si scioglie altro che difficilmente nell’acqua, è so- lubile invece negli acidi con qualche effervescenza e resulta formata prevalentemente da magnesia con poca calce e litina. (1) Approfittandomi di questa ma- teria insolubile così costituita e rappresentante tutto il calcio, il magnesio e il litio allo stato di ossidi (che in origine erano allo stato di sale solubile nell’ ac- qua) l’ho sciolta prima in acido nitrico; indi i nitrati seccati a 100° l’ ho polverizzati e tenuti in digestione in un miscuglio a parti eguali di alcole assoluto ed etere, agitando di tanto in tanto. Il nitrato di litio è rimasto sciolto dal liquido etereo e l’ho separato per mezzo di filtrazione: il residuo della evaporazione del solvente convertito per mezzo dell’ acido solforico in solfato di litio 1’ ho seccato e pesato per dedurre la quantità di litio. (2)
(1) Questo fatto di potere separare in tal modo la calce e la magnesia dagli alcali trattati allo stato di acetato con un eccesso di acido cloridrico, si spiega perchè gli acetati di calcio, di magnesio e di litio ridotti a cloruri con un eccesso di acido clo- ridrico., durante la evaporazione a secco delle soluzioni concen- trate, la calcinazione e la fusione loro (insieme ai cloruri di so- dio e potassio) perdendo la loro acqua sviluppano acido clori- drico e si trasformano in calce , magnesia e litina che sono diffìcilmente solubili nel poco volume di acqua necessario per sciogliere e separare gli altri cloruri che restano indecomposti.
(2) Il litio l’ho determinato in due casi, anche approfittan- domf della parte solubile nell’acqua del residuo totale che si ha dalla evaporazione dell’ acqua, dopo avere convertito tutti i sali solubili allo stato di nitrati. I resultati sono stati i medesimi.
ATTI ACC. VOL. XIII
29
— 214 —
La quantità di calce e di magnesia i’ho determi- nata disciogliendo nell’ acqua il nitrato di calcio e di magnesio rimasti insolubili nel liquido etereo e appli- cando isoliti metodi già avanti descritti, ho trovato i seguenti resultati:
%
Calcio , Magnesio e Litio ( che trovansi allo stato di sali solubili ) nella loro quantità corrispondente ad 1 litro delle acque del Fiume Simeto e della sorgente dei Sette Canali.
Da un litro di acqua a 19° di leinp.
ANNO
MESE
/ Luglio
Agosto . . . . 1 Settembre . . .
g: j Ottobre
Novembre .. • . Dicembre. . . .
18 Dicem. (gran- de piena ) . .
CD I Gennajo.. . . Febbrajo. . . Marzo .. . .
Aprile .... Maggio. . . .
Giugno. . . .
Luglio. . . .
Agosto . . .
Settembre . .
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0. 00129 ' '
Acqua dei Sette Canali (media annua ) . . . .
0, 00094
0, 00190
0, 00019
37. Determinazione quantitativa del sodio e del po- tassio.— Il fissare la quantità di sodio e di potassio che si trovano allo stato salino in un’acqua esige una lun-
— 215
ga operazione e tanto più questa riesce tale quando si abbia da ripetere più e più volte , come nel caso mio per raggiungere lo scopo di una analisi per quanto mi è stato possibile accurata.
Ho preso la parte solubile nell’ acqua del residuo della evaporazione di un volume di acqua variabile dai 13 ai 47 litri. Questa parte solubile nell’ acqua co- stituiva un liquido concentrato piuttosto denso, più o meno giallastro di un volume dai 300 ai 500 cent, cu- bici; la sua composizione era rappresentata da cloruri, carbonati e solfati prevalentemente di sodio e di po- tassio (con il litio insieme al calcio e al magnesio allo stato di sali solubili e materia organica. )
Ho trasformato tutti i cloruri, carbonati e solfati in acetati versando a più riprese nei varj liquidi una soluzione concentrata di acetato di piombo cristal- lizzato e puro. Ho tenuto conto del volarne impiegato della medesima soluzione di acetato piombico, per avere una idea della quantità relativa dei detti sali cb e tutti costituiscono col piombo un precipitato bianco pesan- te che ben presto si raduna al tondo dei recipienti e presenta su di sè uno strato di liquido limpido inco- loro, per esser precipitata col sale di piombo anche la materia organica. Questo strato liquido dopo che si manteneva limpido con una ulteriore aggiunta di ace- tato di piombo, l’ho filtrato per separarlo dal precipitato da cui per mezzo di lavacri ho tolto con acqua pura tutto ciò che vi era di solubile per riunirlo al liquido di- rettamente filtrato. I liquidi delle varie sperienze condotti a questo punto li ho trattati con una corrente di acido solfidrico per decomporre l’eccesso di acetato di piom- bo , precipitando il piombo allo stato di solfuro. Se- parato con filtrazioni e lavacri il precipitato dai liqui-
— 216 —
di, questi si sono fatti bollire per scacciare l’eccesso di acido solfidrico; nella quale operazione si sono intor- bidati per la parziale decomposizione dell’acido solfidri- co stesso ed è stato necessità rifiltrarli per averli perfetta- mente limpidi e incolori — In tale stato li ho concentrati per mezzo della evaporazione in cassala di porcellana e vi ho aggiunto un eccesso di acido cloridrico per tra- sformare gli acetati in cloruri — Dopo la elimina- zione dell’acido acetico e la evaporazione a secco ho a- vuto dei residui bianchi che con la calcinazione si so- no fatti più o meno scuri per la presenza di piccola quantità di materia organica la quale è rimasta com- pletamente distrutta spingendo il calore fino alla fu- sione dei cloruri — Dopo la fusione questi costituiva- no una massa perfettamente bianca che però ripresa col volume necessario di acqua, non completamente è solubile e resta una sostanza insolubile la quale come è detto già a pag. 38 e 56 dell’ analisi qualitativa e poco prima nell’analisi quantitativa (1) contiene tutta la calce, la magnesia e la. litina provenienti dai cloruri di calcio, di magnesio e di litio che durante la calcò nazione e fusione insieme al cloruro di sodio e potassio sviluppano acido cloridrico e si trasformano in calce, magnesia e litina, insolubili in un piccolo volume di acqua capace di sciogliere i cloruri alcalini.
Perciò ho dovuto filtrare di nuovo i liquidi per separarli dalla parte insolubile , evaporare a secco le soluzioni, fondere di nuovo i residui che dopo raffred- damento ho pesato, per avere la quantità complessiva dei cloruri di sodio e di potassio.
{ 1 ) Vedi la determinazione della calce e della magnesia allo stato di sali solubili.
— 217
Ciò fatto ho di nuovo sciolto il miscuglio dei due cloruri nel volume di acqua il più piccolo possibile e poi alla soluzione limpida ho aggiunto del bicloruro di platino (il meno che è possibile acido) tanto da non produrre subito alcun precipitato. I liquidi lasciati a se per due giorni hanno dato origine ad un deposito cristallino di grossi cristalli visibili ad occhio nudo di colore giallo arancio (1): aggiungendovi un eccesso di bicloruro di platino si è formato su tutti istantanea- mente un precipitato giallo, dopo di che gli ho messi tutti ad evaporare a bagno maria fino ad avere da ciascuno un residuo quasi secco. I residui lavati più volte con dell’ alcole a 70 gradi centesimali hanno sciolto il cloroplatinato sodico ed hanno lasciato indi- sciolto il cloroplatinato potassico con la apparenza ge- nerale di cristalli ottaedrici grandi e minuti di colore giallo arancio i primi, gialli i secondi: quelli di colore arancio polverizzati danno una polvere gialla dello stesso colore dei cristalli minuti — Questa massa cri- stallina insolubile V ho seccata alla stufa, indi pesata e mi ha dato la quantità di cloroplanato di potassio.
Dalla costituzione di questo sale ho dedotto la quantità di potassio e da questa quella del sodio co- noscendo il peso del miscuglio di ambedue allo stato di cloruro. I resultati diretti di queste lunghe sperien- ze e quelli derivati indirettamente, sono esposti nel se- guente quadro:
(1) La grandezza ed il colore di questi cristalli devesi forse alla influenza di una minima quantità di litio.
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Sodio e Potassio nelle loro quantità, contenute nell’Acqua del Fiume Simeto e della Sorgente dei Sette Canali.
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— 219 —
38. Determinazione della Materia Organica. — Nella p. 9 e seguenti fino alla p. 14 dell’analisi qualitativa ho dimostrato i fatti per i quali dobbiamo ammettere la presenza della materia organica nelle acque del Fiume Simeto, come nelle acque della sorgente dei Sette Ca- nali e in tutte le acque potabili di Catania. Ho dimo- strato di più come sia questione che debba oggigiorno molto interessare quella che si riferisce alla materia or- ganica nelle acque e come sulla natura e quantità di es- sa si debba basare il giudizio di potabilità di un’ acqua; dappoiché la materia organica è rappresentata da pro- dotti di decomposizione i quali si presume che talvolta possano costituire i fermenti delle malattie infettive.
Si ritiene infatti presentemente che oltre l’aria, an- che 1’ acqua sia spesso un mezzo favorevolissimo per la diffusione dei fermenti.
Però è una questione tuttora da risolversi in quali particolari condizioni di processi di putrefazione si formino combinazioni chimiche capaci di danneggia- re la salute. Come ho detto a pag. 10 (Aliai, qual.) questo è uno tra i diversi problemi che si affacciano sull’ argomento ai quali non può rispondere la sola chimica che può solo, dietro le analisi, additare qua- li acque debbano ritenersi come sospette allorquan- do si presentino più o meno inquinate da materie or- ganiche. E questo solo è già un campo difficile di ri- cerche, giacche per determinare la quantità e svelare la natura della materia organica delle acque si pre- sentano pur troppo delle serie difficoltà e bisogna con- venire che fino ad oggi non possediamo metodi capa- ci eli dare resultati che meritino tutta la fiducia — E uno sforzo che continuamente si fa per tentare vie più sicure onde raggiungere il doppio scopo, ma fin’ora,
— 220 -
a dire il vero, non si è approdati ad alcun processo che ci offra rigorosa esattezza.
Che un’ acqua sia stata in contatto sul suolo con materie organiche vegetali o animali in putrefazione, si può stabilire solo dalla presenza, qualità e quantità in essa di certe combinazioni che generalmente mancano del tutto in un’ acqua che non ha subito un contatto di infezione o al più le contiene in minima dose. Quindi la necessità , quando vi sieno materie organiche , di determinare :
1. La natura, chimica dei prodotti organici delle acque .
2. La quantità loro, per formarci un concetto chia- ro della loro applicabilità.
In quanto al primo quesito ho già esposto a pag. 11, 12 e 13 dell’analisi qualitativa i fatti che mi si sono resi più manifesti circa le attitudini vitali della materia organica delle acque del Fiume Simeto e delle acque potabili di Catania prese in esame.
Non mi resta che a completare questa ricerca col rendere conto della natura chimica della stessa mate- ria organica. A tale scopo non si hanno che metodi incompleti dai quali però resulta che i prodotti orga- nici la cui presenza deve maggiormente attirare l’at- tenzione sono i corpi derivanti dalla fermentazione delle .sostanze azotate albumi noidi, degli idrati di car- bonio e materie grasse. Il significato che può aver la loro presenza circa la etiologia delle malattie più insi- diose, varia secondo che appartengono all’ una o all’al- tra categoria quindi la utilità di conoscere la compo- sizione della materia organica.
A tale scopo ho adottato il metodo suggerito da
221
Peligot (1) di precipitare la materia organica per mez- zo dell’ azotato di piombo che aggiunto nella propor- zione di 0,sr4 per litro la fa precipitare tutta in uno stato più facile a poterla analizzare.
L’ analisi 1’ ho fatta sulle acque del Simeto prese, ( ad un’ epoca determinata in ciascuna stagione del- 1’ anno ) dai canali di derivazione; di più sulle acque attinte direttamente nello stesso Fiume sotto Paternò, proprio nel centro dove si pratica in agosto la mace- razione della canapa: la medesima analisi ho fatto sulle acque della sorgente dei Sette Canali di Catania.
D A T A in cui si sono prese |
Quantità di acqua sottoposta all’ Analisi |
Precipitato ottenuto col nitrato di piombo seccato a 110° |
|||
le acque |
qualità |
quantità |
|||
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15 Febbraio 1872 |
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bianco appena tend. al gialla- stro |
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22, 743 (3) |
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decisamente giallo |
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|
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69 |
bianco appena tend. al gialla- stro. |
20, 759 (5) |
|
Sorgente dei Sette Can. |
29 Ottobre 1872 |
Litri |
64 |
bianco appena tendente al giallastro |
20, 454 (6) |
(1) Ann. de Chini, et de Phys (Meni. cit. voi. 3° serie IV.;
(*) Quest’acqua è torbida e tiene sospesa della materia organica in formaci fiocchi. Se si filtra non si ha limpida , ma opalina — ha pessimo odore di materia in putrefazione.
ATTI ACC. VOL. XIII.
30
— 222 —
Da tutti i precipitati 1, 2, 3, 4, 5, 6 l’acqua bollente scioglie del sotto-nitrato di piombo e pochissimo cloruro di piombo che si separano facilmente. Ciò che resta, trat- tato con acido nitrico si discioglie in parte con efferve- scenza, rimanendo insolubile del solfato di piombo. Nella parte che si discioglie nell’acido nitrico vi è la mate- ria organica e il piombo che si trovava combinato pri- ma con questa, come pure allo stato di carbonato. Cia- scun precipitato è dunque formato di carbonato di piombo, di sotto-nitrato di piombo, di cloruro di piombo e di ossido di piombo combinato a materia organica.
La materia organica in combinazione all’ ossido di piombo, si può isolare trattando i precipitati con acido nitrico e separando subito il solfato di piombo: nella dissoluzione nitrica si aggiunge dell’ acqua di calce che produce abbondante precipitato di sottoni- trato di piombo mescolato alla materia organica com- binata al piombo, la quale con acqua bollente resta indisciolta, mentre con questo mezzo si separa dal sot- tonitrato di piombo solubile.
Separata così la materia organica in combina- zione col piombo, forma una sostanza di color giallo bruno che contiene all’ incirca il 65 per 100 di ossido di piombo. Questa 1’ ho seccata a 110°; indi 1’ ho pe- sata e sottoposta all’azione del calore: mi ha lasciato una polvere gialla costituente l’ossido di piombo (li- targirio) dal cui peso, sottratto dal peso totale, ho po- tuto dedurre (quantunque non esattamente , ma solo con una certa approssimazione) la quantità rispettiva di materia organica appartenente all’ acqua sottoposta alla precipitazione piombica. Così ho avuto dai pre- cipitati 1,2, 3, 4, 5, 6, contemplati nel quadro prece- cedente le quantità di materia organica qui appresso.
— 223 —
Precipitati piombici del quadro precedente |
Materia organica totale che contengono i precipitati |
Materia organica nella sua quantità ridotta ad 1 litro delle acque r i s p e t t i v e |
N. 1 Il |
grammi 1, 3653 |
grammi 0, 00979 |
» 2 |
1, 4079 |
0, 01042 |
» 3 |
1, 2978 |
0, 01854 |
»> 4 |
40, 3058 |
0, 32010 |
» 5 |
1, 1695 |
0, 01195 |
» 6 |
0, 8736 |
0, 01065 |
Ciascun precipitato piombico contenente la mate- ria organica, invece di esporlo ai calore in un crogio- lo, (come ho fatto per trovare la quantità approssima- tiva di materia organica) avendolo sottoposto alla com- bustione nell’ apparecchio dell’ analisi elementare delle sostanze organiche, ho avuto in tutti i casi dei resul- tati molto vicini tra di loro i quali conducono a rite- nere che la materia organica è ricca in carbonio ed ossigeno ed è azotata. Per le acque del fiume Simeto ordinarie i resultati sono rappresentati dalla seguente media
Carbonio Idrogeno Ossigeno. Azoto. .
. 49, 7 . 6, 6 . 40, 8 . 2, 9
100, 0
I
Per F acqua del Fiume Simeto presa al centro
della macerazione della canapa sotto Paterno ho avuto
*
— 224 —
Carbonio 52, 0
Idrogeno 7, 5
Ossigeno 38, 3
Azoto 2, 2
100, 0
Per l’ acqua dei Sette Canali di Catania
Carbonio 48, 3
Idrogeno 5, 9
Ossigeno 42, 8
Azoto 3, 0
100, 0
Da questi dati e dai caratteri generali della ma- teria organica si deduce che essa è azotata, non costi- tuisce una specie chimica definita, ma è di origine e natura complessa e avuto riguardo a ciò che dimostra F analisi elementare si può dire che è compresa per la composizione in quella categoria di materie, non ben definite , che Berzelius distinse col nome di prodotti umici, cioè prodotti di decomposizione in diversi stadj nei quali passa prima di ridursi ad acido carbonico e ammoniaca.
Circa al secondo quesito relativo alla quantità di materia organica contenuta nelle acque si può dire con quanto precede di avervi già in parte risposto in modo approssimativo. Rispondervi in modo assoluta - mente preciso è difficile per le ragioni anzidette: tut- tavia ho tentato di applicare il metodo più general- mente seguito di Schulze che consiste nell’ applicare il permanganato di potassio per ossidare e distruggere
— 225 —
la materia organica la quale viene determinata dalla quantità di reattivo che è stata necessaria allo scopo.
Ho preso 100 cent. cub. dell’ acqua da analiz- zare, vi ho aggiunto 1/2 cent. cub. di soluzione diso- da caustica purissima ( 1 p. di soda e 2 di acqua ) e 10 cent. cub. di soluzione di permanganato di potas- sio ( gr. 0, 32 di permanganato in 1 litro di acqua ): ho bollito per 10 minuti; dopo raffreddamento del li- quido fino a 50 gradi, ho acidificato con 5 cent. cub. di acido solforico [1 p. acido solforico concentrato e 3 p. di acqua ] e poi con 10 cent. cub. di acido ossalico in soluzione normale [ gr. 0, 63 di acido per 1 litro di acqua ] — In queste condizioni la materia organica dell’ acqua decompone una parte di permanganato di potassio, l’eccesso di questo non decomposto ossida l’a- cido ossalico trasformandolo in acido carbonico e col dato conosciuto della quantità di acido ossalico in- trodotta nel liquido è facile, determinando l’acido re- siduale con una nuova quantità di permanganato di potassio, di dedurre la quantità di acido decompo- sto.— Ora sottraendo dalla quantità totale di perman- ganato impiegato, la quantità di questo che fu neces- saria per la ossidazione dell’ acido ossalico aggiunto , si ha direttamente la quantità di permanganato, che fu distrutta dalla materia organica dell’ acqua e in base a ciò si può calcolarla moltiplicando per 5 la quan- tità di permanganato adoperato, poiché Wood e Kubel hanno dimostrato che generalmente 1 parte di perman- ganato di potassa è sufficiente ad ossidare 5 parti di sostanza organica dell’acqua.
# La tabella seguente indica i resultati ai quali hanno condotto 1’ esperienze ed i calcoli per stabilire
226 —
la quantità di sostanze organiche contenute in 1 litro delle acque esaminate.
Quantità di Materia Organica determinata col metodo di Schultze nelle acque del Fiume Simeto e della Sorgente dei Sette Canali.
ANNO
I
MESE
O
H
m
5
i— i
(Sì
H
a
i— i
6
Ì Luglio
Agosto , . (
Settembre )
Ottobre
Dicembre )
18 Die. (grande piena )
1 Gennajo . Febbrajo Marzo. .
Aprile . . Maggio . Giugno .
Luglio. . Agosto . Settembre
QUANTITÀ
CONTENUTA IN 1 LITRO A 19° DI TEMP.
Milligr. |
10,82 x |
Media trimestr. |
)) |
11,09 |
10, 77 |
)) |
10,42 ) |
|
» |
10,79 ) |
|
» |
7,93 7,46 ) |
8,72 |
)) |
||
» |
4,72 |
|
» |
6, 45 \ |
|
» |
7,75 |
8,00 |
» |
9,82 ) |
|
)) |
9,02 ) |
|
» |
9,76 9,05 ) |
9,27 |
)) |
||
)) |
12,52 ) |
|
» » |
15,08 11,20 ) |
12,93* |
I Ottobre . i Novembre \ Dicembre
10,20 n
9,10 9,70
9,81 )
Acqua dei Sette Canali .
Milligr. 8, 85
* L’acqua del Simeto presa in Agosto nel centro di macerazione della canapa presso Paternò, ha dimostrato di contenere una quantità grande di materia organica valutata per milligr. 300,99 per ciascun litro.
— 227 —
Riassunto «Ielle determinazioni «jnantiiative e «loeninenti analiliei otlennti «ISg'ettameiite «lolle analisi.
Da pag, 62 a pag. 102 ho esposto minutamente i resultati ottenuti dalle analisi quantitative fatte sulle acque del Fiume Simeto in ogni mese dal Luglio 1871 al Dicembre 1872 e così pure i resultati delle mede- sime analisi fatte sull’acqua di Catania dei Sette Ca- nali. Nel riassumere i resultati di tutte queste nume- rose analisi mi astengo dal ripetere in cifre i resultati ottenuti mensilmente i quali sono esposti in dettaglio nei quadri speciali di ciascuna determinazione. Li riassumo invece traducendoli in espressioni grafiche sotto forma di diagramma chimico fVedi Tav. 1 ) che rappresenta subito a colpo d’occhio il movimento nelle quantità rispettive dei corpi (che l’analisi ha dimo- strato trovarsi nella composizione delle acque) secondo le varie stagioni deiranno , secondo le epoche di sic- cità o di grandi pioggie, secondo le magre o le piene del fiume Simeto etc. Una osservazione generale che si faccia sul detto diagramma dà luogo a considera- zioni importanti circa la influenza che spiegano le indi- cate condizioni sulla composizione quantitativa delle acque e sulla differenza che passa nella composizione chimica tra le acque del Simeto e quelle della sorgen- te dei Sette Canali. La differenza spicca chiaramente giacché con la composizione chimica dell’ acqua dei Sette Canali, ho costituito un orizzonte di paragone tracciato con una linea punteggiata.
I resultati delle analisi mensili oltre ad avermi servito alla formazione del diagramma chimico di cui è parola, li ho applicati ( come già si è visto) per ot-
tenere delle medie trimestrali riferite a ciascuna sta- gione e nel seguente quadro riassumo tutti i resultati di queste medie sulle quali ho creduto più opportuno , per semplicità, di fondare i calcoli che stabiliscono la composizione piu naturale e le quantità rispettive dei sali ed altre materie che trovansi sciolte nelle acque esaminate.
( Segue il quadro )
DOCUMENTI
analitici
rappresentanti
le medie trimestrali delle analisi quantitative riferite ad’ 1 litro di ciascuna acqua
a 19° C. di temp.
RADO iilrotimetrico . . MA VERI A solida fissa che si ottiene come re-
Isiduo della evaporazio- ne a secco delle acque;
scaldata a 180” C
QUANTITÀ complessiva di sali terrosi ( insolu- bili) della materia fissa
suddetta
QUANTITÀ complessiva di sali alcalino-terrosi (solubili ) della materia
fissa suddetta
ANIDRIDE carbonica to- tale
ANIDRIDE carbonica dei carbonati terrosi neu- tri
ANIDRIDE carbonica dei carbonati alcalini neu-
I tri
ANIDRIDE solforica dei
solfati
CLÓRO dei cloruri. . . . CALCE (quantità totale)
dei sali calcici
(1) CALCE (quant. specia- le) del carbonato neutro. (1) CALCE (quant. specia- le) dei sali solubili di
calcio
MAGNESIA (quantità to- tale) dei sali maqnesici..
(i ) magnesia (quantità
speciale) del carbonato
neutro
(1) MAGNESIA (quantità speciale ) dei sali solu- bili di magnesio
STRONZ IANA dei sali
stronzianici
Jei sali utici..
1 2P O dei sali sodici..
P JTASSIO dei sali po . tassici ...
FIUME SIMETO
Idi calcio. .
- , . \ » magnesio
Fosfati terrosi ' » alluminio I » ferro . .
\ » mangan.” ANIDRIDE silicica. . . . MATERIA organica (2)
ANNO 1871. |
ANNO |
1872. |
||||
Luglio, Agosto, Settembre |
Ollolire, Novembre, Dicembre |
18 Dicembre grande piena del Simeto |
Gennajo, Febbrajo, Marzo |
Aprile, Maggio, Giugno |
Luglio, Agosto, Settembre |
Ottobre, Novembre, Dicembre |
.Medie trln»e»tr. |
Medie trlmcstr. |
medie trlmcstr. |
medie trEmcstr. |
medie trlmcslr. |
media trlmcstr, |
|
45, 1 |
39, 5 |
0, 22 |
36, 5 |
37, 2 |
41 |
41 |
gr. 0, 912 |
gr. 0, 636 |
gr. 0, 506 |
gr. 0, 553 |
gr. 0, 587 |
gr. 0, 637 |
gr. 0, 643 |
» 0,- 460 |
» 0, 400 |
» 0, 213 |
» 0, 390 |
» 0, 369 |
» 0, 428 |
» 0, 415 |
» 0, 452 |
» 0, 236 |
» 0, 293 |
» 0, 167 |
» 0, 218 |
» 0, 209 |
» 0, 228 |
» 0, 39671 |
» 0, 47986 |
» 0, 55022 |
» 0, 48557 |
» 0, 42122 |
» 0, 42064 |
» 0, 46815 |
» 0, 17468 |
» 0, 16938 |
» 0, 08045 |
.. 0, 15154 |
» 0, 17151 |
» 0, 17271 |
» 0, 17462 |
» 0, 02927 |
» 0, 04147 |
traccie |
» 0, 02817 |
» 0, 04767 |
» 0, 05361 |
» 0, 03632 |
» 0, 10483 » 0, 11899 |
» 0, 03193 » 0, 06073 |
» 0, 09064 » 0, 08207 |
» 0, 01556 » 0, 05118 |
» 0, 01596 » 0, 05119 |
» 0, 01621 » 0, 04860 |
» 0, 02254 » 0, 05328 |
» 0, 14480 |
» 0, 14170 |
» 0, 09750 |
» 0, 12080 |
» 0, 14060 |
» 0, 14200 |
» 0, 14350 |
.. 0, 14352 |
» 0, 14133 |
» 0, 09745 |
» 0, 12643 |
» 0, 14065 |
» 0, 14171 |
» 0, 14216 |
» 0, 00132 |
» 0, 00076 |
» 0, 00032 |
» 0, 00073 |
» 0, 00068 |
» 0, 00128 |
» 0, 00050 |
» 0, 05900 |
» 0, 05530 |
» 0, 03480 |
» 0, 04890 |
» 0, 05670 |
» 0, 05700 |
» 0, 0575 |
» 0, 05635 |
» 0, 05377 |
» 0, 00347 |
» 0, 04726 |
» 0, 05533 |
» 0, 05565 |
» 0, 05634 |
>. 0, 00264 |
» 0, 00155 |
- 0, 00062 |
» 0, 00106 |
» 0, 00142 |
» 0, 00168 |
» 0, 00115 |
» 0, 00038 » 0, 00033 » 0, 17074 |
» 0, 00038 » 0, 00033 » 0, 13793 |
» 0, 00012 » 0, 00018 » 0, 11040 |
» 0, 00022 » 0, 00020 » 0, 07191 |
» 0, 00025 » 0, 00025 » 0, 0913 |
» 0, 00030 » 0, 00024 » 0, 06917 |
» 0, 000* 2 » 0, 00022 » 0, 08674 |
» 0, 02732 |
» 0, 02491 |
» 0, 01004 |
» 0, 01494 |
»> 0, 01559 |
» 0, 01478 |
» 0, 01588 |
» 0, 00245 » 0, 00123 » 0, 00031 traccie |
» 0, 00274 » 0, 00050 » 0, 00018 traccie |
» 0, 00232 » 0, 00026 » 0, 00019 traccie |
» 0, 00240 » 0, 00072 » 0, 00021 traccie |
» 0, 00212 » C, 00100 » 0, 00008 traccie |
» 0, 00250 » 0, 00044 » 0, 00055 traccie |
» 0, 00109 » 0, 00056 » 0, 00074 traccie |
» 0, 06177 i 0, 01077 |
» 0, 05062 » 0, 00872 |
» 0, 03715 » 0, 00472 |
» 0, 04979 » 0, 00800 |
» 0, 05380 » 0, 0C927 |
» 0, 04715 » 0, 01293 |
» 0, 05077 >. 0, 00970 |
ACQUA.
della Sorgente di Catania dei
sette canali analizzata durante il 1872
VOLUME di Materia gas- V |
Luglio 1871 |
Settem. 1871 |
Dicein. 1871 |
Gennajo 1872 |
Maggio 1872 |
Agosto 1872 |
Novem. 1872 |
s o s a ( a r i a ) sciolta! |
— |
— |
— |
__ ^ |
- |
||
nelle acque ( varia ) da \ . . . , c.c. 47, 9 a 65 3 ) / Anidride carbonica . . . ’ ■' f Azoto |
c.c.25, 0 |
c.c.26,1 |
c.c.37, 1 |
c .29, 8 |
c.c. 28,0 |
c.c. 25,2 |
c.c-29,8 |
» 15,6 |
» 16,3 |
» 17,7 |
» 17,7 |
» 17,6 |
» 17,2 |
» 18,0 |
|
Ossigeno |
» 7,3 |
» 7,7 |
» 8,4 |
» 8,0 |
» 8,3 |
» 7,1 |
» 8,2 |
ammoniaca . . .
ACIDO nitrico . .
( Quantità media che comprende le 4 stagioni dell’anno . . . milligr. 0, 008
! Per l’acqua presa in agosto presso Paternò nel centro di macerazione
della canapa » 1, 857
j In estate milligr. 18, 647 » 18, 647
I In primavera • » 9, 420
39, 1
» 0, 602
» 0, 353
» 0, 249 » 0, 34890
» 0, 13443
» 0, 04600
» 0, 03158 » 0, 05043
» 0, 11050
» 0, 10956
» 0, 00094 » 0, 0457
» 0, 04386
» 0, 00190
.»■ 0, 00021 » 0, 00019 » 0, 06731
» 0, 01314
treccie » 0, 00462 » 0, 00172 » 0, 00026 treccie » 0, 05245 » 0, 00885
c.c. 26, 2 » 15, 2 » 7, 1
millig. 0, 004
4, 721 3, 976
(1) L* di La
I l'nai?) "'1 tttn parziali Ut calce e di magnesia appartenenti al comporti speciali di calcio e di magnesio prosenta qualche plocola differenza eoa la quantità totulu
-vi magnesia: ciò dipende da cauBe Inevitabili di errore, essendo tutte le dette quantità, determinate direttamente dall’analisi u non dedotte In parte dal calcolo, quantità, di materia organica determinatali! Agosto sull’ acqua del Slinoto presa presso Paternò nel contro della macerazione della canapa ò gi\ 0, 3204.
229 —
Calcoli «Ielle Analisi fondati sui documenti
analitici
Come ho detto a pag. 62, col mio metodo che quantunque lungo io trovo molto utile di praticare , della lenta evaporazione e della lenta cristallizzazione delle materie saline contenute in un’ acqua ; noi ci troviamo illuminati in certo modo sulla condizione della statica chimica di queste combinazioni, cioè sulla natura dei sali appartenenti all’ acqua ed abbiamo un criterio per fondare i calcoli che stabiliscono le quan- tità di questi per potere approdare ai resultati defini- tivi dell’ analisi.
Abbiamo visto da pag. 42 a pag. 61 [come anche nel riassunto di tutte le ricerche quantitative] in forza di quali fatti dobbiamo ammettere nelle acque tre ca- tegorie di sali principalmente, cioè carbonati , cloruri e solfati : ai quali devono aggiungersi piccole quantità di fosfati e traccie di fluoruri. Abbiamo visto pure che i detti sali hanno per radicali metallici essenzial- mente il calcio , il magnesio , il sodio e il potassio : a questi si aggiungono piccole quantità di stronzio , di litio , di alluminio , di ferro e traccie di manganese. Oltre a ciò troviamo sciolta nell’ acqua dell’ anidride silicica proveniente dalla decomposizione dei silicati delle roccie e così pure della materia organica.
Ora le relazioni ponderali di tutte queste mate- rie definite dall’ analisi quantitativa, il modo di com- portarsi dedotto dai fatti della lenta evaporazione e cristallizzazione e Je considerazioni fondate sulle leggi dellsf statica chimica, ci conducono a ritenere che in tutte le acque esaminate si trovino costituiti in asso- ciazione reciproca i seguenti sali :
— 230 —
Carbonato |
acido |
di calcio |
— |
» |
di magnesio |
— |
» |
di stronzio |
— |
» |
di sodio |
— |
» |
di potassio |
Cloruro |
» |
di sodio |
— |
» |
di potassio |
— |
» |
di calcio |
• — |
» |
di magnesio |
— |
» |
di litio |
Solfato |
di sodio |
|
— |
di potassio |
|
— |
di calcio |
|
Fosfato |
di calcio |
|
— |
di magnesio |
|
— |
di allumino |
|
— |
di ferro |
|
— |
di manganese |
Di più vi è l’ anidride silicica ( che ho conside- rata come esistente allo stato libero per 1* eccesso di anidride carbonica sciolta nelle acque) e così pure la materia organica.
Su questa scorta ho fondato i calcoli che sta- biliscono la quantità di tutti gli enunciati sali , costi- tuendoli nei rapporti dei pesi proporzionali dei singoli componenti. Passo ad esporre nel seguente quadro i resultati dei detti calcoli che sono i resultati defini- tivi delle analisi.
( Segue il quadro )
Medie trimestrali rappresentanti la composizione chimica durante il 1871-72 dell’ Acqua del FIUME SIMETO e dell’ Acqua potabile di Catania dei SETTE CANALI.
QUALITÀ E QUANTITÀ |
ACQUA 33 E Li FIUME SIMETO |
ACQUA |
||||||||||||||
POTABILE |
||||||||||||||||
DELLE SOSTANZE CHE TROVANS1 IN 1 UtrO DI |
MEDIA ESTIVA 1371 luglio, agosto, settembre |
MEDIA AUTUNNALE. 1871 ottobre, novembre dicembre |
18 DICEMBRE 1871 fiume Simeto in grande] piena |
MEDIA INVERNALE 1872 gennaio, febbraio marzo |
MEDIA PRIMAVERILE 1872 aprile, maggio, giugno |
MEDIA ESTIVA 1872 luglio, agosto, settembre |
MEDIA AUTUNNALE 1872 ottobre, novembre dicembre |
dei Sotto Canali di Catania |
||||||||
CIASCUNA DELLE ACQUE |
1 peso |
somme parziali |
peso |
■ somme parziali |
peso |
somme parziali |
peso |
somme parziali |
peso |
somme parziali |
peso |
sommò parziali |
peso |
s o m m e parziali |
peso |
somme parziali |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
4 (milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
(milligrammi) |
|
s si Ossigeno |
9,14 |
10,00 |
10,58 |
10,00 |
10,43 |
8,72 |
10,29 |
7,66 |
||||||||
uj “fj Azoto |
18,76 |
76,75 (a) |
20,08 |
90,23 |
22,23 |
105,93 |
20,97 |
87,58 |
20,85 |
84,37 |
19,34 |
75,23 |
21,35 |
88,25 |
17,83 |
75,02 |
o ! < ci-g\ Anidride Carbonica . |
48,85 |
CO, 15 |
73,12 ^ |
56,61 |
53,09 |
47,17 |
56,61 |
/ |
49,53 |
|||||||
j § / Cloruro di Sodio w 5 j id. di Potassio . ° a 1 id. di Calcio <■3^1 id. di Magnesio . < sii 'd. di Litio .... “ .sai Solfato di Sodio .... n i [ id. di Potassio . o -g Carbonato neutro di Sodio “ “ \ id. id. di Potassio . |
165,87 24,93 2,60 5,38 | 0,93 179,78 ( 7,71 59,77 15,35 |
462,37 (b) |
75,92 20,59 1,88 3,68 ( 0,94 50.25 7,94 90.25 12,70 |
294,15 |
119,80 15,78 0,59 1,46 1 0,50 156,67 5,16 0,00 6,24 |
306,20 |
65,98 14,28 1,44 3,96 0,56 23,11 5,53 61,26 8,66 |
184,78 |
66,23 14,85 1,32 3,36 0.71 23,64 5,75 107,87 9,16 |
232,89 |
61,39 14,11 1,19 3,96 0,71 24,42 5,47 117,72 8,69 |
237,66 |
72,98 12,16 0,96 2,73 0,07 36,19 4,68 81,94 7,31 |
219,62 |
68,06 12,52 1,85 4,51 0,66 53,60 3,01 104,93 7,73 |
256,87 |
z H / Carbonato neutro di Calcio 9 -3 mi id- di Magnesio .s| id. di Stronzio . j Solfato di Calcio. |
255,73 118,33 0,54 0,00 |
252,41 112,91 0,94 traccie |
174,04 7,28 0,17 traccie |
225,80 99,24 0,31 traccie |
251,20 56,19 0,35 0,00 |
251,20 116,86 0,42 0,00 |
255,68 118,31 1,45 traccie |
195,67 92,10 0,29 0,00 |
||||||||
3 1 1] Fosfato di Calcio. •=s-S< id. di Magnesio . 3 ■§ = ] id. di Alluminio . ^ » gl id. di Ferro . . . ■ . z = | id. di Manganese |
traccie | 2,45 1,23 j 0,31 traccie |
469,00 (c) |
traccie 2,74 0,50 ì 0,13 traccie |
434,25 |
traccie 2,32 0,26 0,19 traccie |
224,45 |
traccie 2,40 0,72 0,21 traccie |
386,47 |
traccie 2,12 1,00 0,08 traccie |
375,14 |
traccie 2,50 0,44 0,55 traccie |
436,02 |
traccie 1,69 0,56 0,74 traccie |
437,20 |
traccie 4,62 1,72 0,29 traccie |
360,50 |
i°^l Anidride Silicica . . . _ . M \ Materia organica (*) . . ‘ . |
61,77 28,64 |
50,62 14,00 |
37,15 3,04 |
49,79 8,00 |
53,80 10,40 |
47,15 16,90 |
50,77 9,00 |
52,66 13,15 |
||||||||
Somma totale delle materie saline fisse (b) e (c) e, delle materie gassose (a) sciolte in un litro di acqua Somma delle sole materie saline fisse (b) e (c) data dai resultati dell’analisi. . . Residuo salino fisso ottenuto direttamente dall’ esperienza evaporando a secco 1 litro delle acque. (Vedi pag. 69). . . . |
milligr. 4008,12 » 931,37 » 912,00 |
milligr. 818,63 » 728,40 » 636,00 |
milligr. » » |
635,58 529,65 506,00 |
milligr. )> |
658,83 571,25 553,00 |
milligr. » » |
692,40 608,03 587,00 |
milligr. n » |
748,91 673,68 637,00 |
milligr. 745,07 » 656,82 » 643,00 |
milligr. » » |
682,29 617,37 6$, 00 |
(*) N.B. Tutta la materia organica è riunita tra le sostanze insolubili per presentarla in modo chiaro nella sua totalità; ma veramente una parte rimane allo stato solubile e dovrebbe comprendersi tra le sostanze che restano sciolte nell’acqua dopo prolungata ebulllzlone
'
— 231 —
CONCLUSIONE
Con i resultati di questo lungo e faticoso lavoro sono al possesso dei fatti necessarj per stabilire un giu- dizio sulle qualità delle acque del fiume Simeto, tanto in senso assoluto quanto in relazione alle acque in uso più comune a Catania come potabili e specialmente a quella dei Sette Canali.
I requisiti di un’ acqua potabile formulati non è molto da una Commissione di illustri chimici incaricata dell’ esame delle acque potabili di Vienna e confermata posteriormente da tutti i congressi Medici che se ne sono occupati sono i seguenti :
1. Deve essere limpida pura e senza colore.
2. Il suo titolo idrotimetrico non deve oltrepas- sare i 20 gradi, cioè la sua quantità di sali terrosi, di calce e magnesia, non deve essere superiore a 0, gr. 200 di carbonato di calce o ad una equivalente quantità di altri sali di calce o di magnesia.
3. Il suo residuo solido non deve oltrepassare i gr. 0, 250 per ogni litro.
4. La quantità di acido nitrico non deve superare i gr. 0, 005 per litro (1).
5. Non deve contenere ammoniaca o tutt’ al più traccie appena determinabili.
6. La quantità totale di materie organiche in un litro non deve superare come limite massimo i gram- mi 0, 050.
(1) L’acido nitrico proviene dalla ossidazione delle sostan- ze organiche le quali sul principio della loro decomposizione producono ammoniaca e questa con F azione dell’ ossigeno at- mosferico si trasforma in acqua e in acido nitroso e poi nitrico.
ATTI ACC. VOL. XIII.
31
— 232 —
7. La quantità di cloruro di sodio non deve oltre- passare quella che corrisponde a gr. 0, 008 di cloro per litro (1).
Come si vede da queste stabilite condizioni di po- tabilità assoluta di un’ acqua, era necessario nel caso mio di prendere in esame tanto la materia organica, quanto la materia minerale.
È perciò che dopo aver cercato la quantità com- plessiva dell’ una e dell’ altra, ho determinato la prima direttamente e anche nei suoi derivati ammoniaca acido nitroso e acido nitrico. —Circa la materia minerale la determinazione dei sali di calce e di magnesia l’ho presa in principale considerazione per stabilire il gra- do di crudezza delle acque e quindi la loro più o me- no opportuna o altrimenti impossibile applicabilità e come potabili e come utili alle industrie. Indi ho de- terminato la quantità di cloro dei cloruri il quale per le ragioni anzidette è ritenuto in generale come segnale che dimostra le inquinazioni delle acque per effetto di infiltrazioni putride.
A queste ricerche si sogliono oggigiorno limitare le analisi chimiche delle acque potabili: io però ho ri- tenuto utile nel mio caso di spingerle sino ad una a- nalisi completa per quanto si può, onde stabilire la na- ti) È detto che nelle acque potabili, la quantità di cloruri è piccola e se il cloro supera la quantità ordinaria contenuta nel limite suddetto può derivare da infiltrazioni di materie fecali le quali contengono sempre il cloruro di sodio.
Questo giudizio che si ha sulla derivazione del cloruro di sodio deve però modificarsi se si tratta di acque che scaturi- scono vicino alla costa marittima o traversano terreni conte- nenti del sale gemma.
233 —
tara e quantità di tutti gli altri principi minerali con- tenuti nelle acque esaminate e che possono presentare infatti dei dati importanti secondo la natura dei terre- ni che le acque attraversano. È così che ho trovato comprese nella composizione delle acque esaminate delle combinazioni saline in cui prendono parte 1’ acido sol- forico e 1’ acido fosforico, lo stronzio, il litio, il potassio, il sodio, f alluminio, il ferro, il manganese e la silice — La scoperta dello stronzio e del litio, la cui presenza era conosciuta finora solo nelle acque minerali (1) com- parisce ora per la prima volta nella composizione di acque non minerali, quali sono le acque esaminate di Catania e del Simeto; forse questo carattere stabilisce la impronta della loro provenienza per quei rapporti che esistono tra la composizione chimica delle acque e la natura geologica dei terreni su cui scorrono.
Mettendo ora in confronto i resultati delle mie ana- lisi con le condizioni stabilite di potabilità assoluta di un’ acqua si vede:
1. Che riguardo alla limpidità e mancanza di co- lore f acqua dei Sette Canali e tutte le altre acque di Catania hanno questo requisito: esso non manca del pari alle acque del Simeto, purché sieno attinte nella loro tranquillità o altrimenti sieno lasciate in riposo e filtrate attraverso un filtro ordinario p. es. di ghiaja, di sabbia etc.
2. Circa al grado idrotimetrico delle acque di Ca- tania, eccettuata V acqua di Carcaci (media gradi 10,3)
della Barriera (media 5,9) della Leucatia (media 10,16)
*(1) V. Henri Lecoq. — Les eaux Minérales considéreés dans leurs rapports avec la Chimie et la géologie. Paris 1865 pag. 195-196.
— 234 —
di Cifali (media 15,8) e della Zia Lisa (media 19,6); tut- te le altre [compresa 1’ acqua dei Sette Canali] le medie (vedi pag. 20-21) sono comprese nei limiti tra 67,9 (acqua dell’ Elefante) e 31 (acqua di Vaicorrente), Per ciò presentano un grado medio idrotimetrico molto superiore a quello richiesto nelle buone acque e per conseguenza la quantità di sali di calce e di magnesia corrispondenti a questo titolo e assai più elevato di quanto dovrebbe essere. Sotto questo riguardo abbiamo visto che facendo una classificazione di tutte le acque esaminate di Catania, quelle del Simeto (media 39, 1) presentano titoli di preferenza ed occupano un posto migliore di molte altre.
Però questa maggior generale crudezza delle acque di Catania non produce nocumento alla salute, tranne qualche sconcerto viscerale che può arrecare (per una quantità superiore al titolo richiesto di sali di magnesia) specialmente a chi ne sente la influenza per la prima volta. Del resto rappresenta una condi- zione dovuta all’ eccesso di acido carbonico che conten- gono che facilita la soluzione dei carbonati calcareo e magnesieo che incontrano nel terreno e ciò si ritiene d’ altra parte, che dentro certi limiti renda le acque più gradite al gusto e che contribuisca a reuderle più utili delle acque così dette molli per dare uu più per- fetto sviluppo alla parte ossea dell’ organismo e quindi riuscire utili contro il rachitismo facilitato dallo uso delle acque contenenti poca quantità di calce.
Piuttosto la mancanza del requisito di un basso grado idrotimetrico obbliga a giudicarle non perfette per applicarle con i migliori resultati a delicate indu- strie in cui occorrono acque le più povere di sali ter- rosi calcarei e magnesiaci (come le industrie del lava-
— 235 —
tore , del tintore , del panettiere etc). Così pure sono meno adatte nell’ economia domestica alla cottura dei legumi etc.
3. La quantità di residuo solido che lascia 1 litro di acqua dei Sette Canali (0, gr. 602) è più del doppio di quello relativo alle buone acque potabili (0, gr. 250): e presso a poco più del doppio è anche per le acque del Simeto in condizioni ordinarie. E eccettuato il caso di prolungata siccità in cui ho trovato un residuo quasi triplo di quello normale ( la media estiva del 1871 diede infatti un residuo di 0, gr. 912).
Questa maggior quantità di residuo o di materia salina disciolta mentre non è tale da classificare le ac- que tra le non potabili, è però un dato che dimostra non essere nè le acque del Simeto, nè quelle dei Sette Canali, acque potabili della migliore qualità: e l’acqua del Simeto presenta lo svantaggio di potere anche farsi in occasioni particolari più carica di materie saline di quel che suole esserlo d’ ordinario.
4. Circa 1’ acido nitrico la quantità tollerata di 0, gr. 005 è superiore nell’ acqua dei Sette Canali con la media estiva (0, gr. 007426), è invece minore con la media primaverile (0, gr. 003976).
Per le acque del Simeto, tanto in estate quanto in primavera, la quantità di acido nitrico è maggiore: nel primo caso di 4 milligr. per litro, nel secondo di 13; purché non sia attinta in estate nel centro di macera- zione della canapa, nel qual caso la quantità cresce na- turalmente in relazione alla quantità di materia organi- ca (vedi pag. 99 e 102). — Se non che mentre l’esuberanza dell’acido nitrico nell’acqua dei Sette Canali che ha un percorso sotterraneo, deve attribuirsi a infiltrazioni di materie organiche animali che riceve nel traversare il
— 236 —
suolo della città per giungere ove scaturisce alla pe- scheria; nelle acque del Simeto invece alla provenienza dell’ acido nitrico non è estranea certamente la materia organica , ma deve anche ritenersi che provenga da nitrati contenuti nel suolo della sua valle e che non ab- bia la sua presenza, in quantità un poco maggiore, la importanza che in generale gli si attribuisce come antesignano di materia insidiosa e atta a comunicare per la via dello stomaco i germi di malattie.
Tuttavia 1’ acqua dei Sette Canali è per la quan- tità di acido nitrico più vicina al titolo normale di quello che non sia 1’ acqua del Simeto: mentre però anche questa ultima è lungi non solo da oltrepas- sare, ma da raggiungere certi limiti che pur si tro- vano tollerati nell’ uso di acque o di sorgente o di pozzo o di fiume presso i grandi centri di popolazio- ne e basta notare il fatto che nelle acque in uso come potabili nella città di Milano vi è in ciascun litro un massimo di acido nitrico rappresentato da 0, gr. 420 (1 ) in alcune acque potabili di Berlino 0, gr. 675 (2) di Lipsia 0, gr. 236 (3), di Stuttgard 0, gr. 410 (4), di Carlsruhe 0, gr. 214 (5), di Basilea 0, gr. 4004 (6), di Berna 0, gr. 652 (7), di Magdeburg 0, gr. 7803 (8).
5. La quantità di ammoniaca 1’ ho trovata mini-
(1) Pavesi e Rotondi. Studj chimico-idrologici sulle acque potabili della città di Milano— Milano 1876.
(2) Dingler. polit. Jour. V. 212 pag. 25.
(3) O. Reich. Die Salpetersaure in Brunnenwasser, und ihr Verhàltniss zur Cholera — Berlin 1869.
(4) Reichardt. Grundlagen zur Beurthelung des Trinkwassers.
(5) Marx. Ann, Chem. Phar. 1868.
(6) Goppelsròder. Zeit, anal. Chem. 1870.
(7) ibid.
(8) Aeby — Jour. prakt. Chem. 1872 pag. 212.
— 237
ma nelle acque del Simeto e inapprezzabile in quella dei Sette Canali e sotto questo punto di vista sono in condizione di potabilità assoluta.
6. Lo stesso può dirsi circa la materia organica tanto per l’acqua dei Sette Canali, quanto per quella del Simeto. Bisogna eccettuare però l’acqua del Simeto pre- sa in Agosto nel centro di macerazione, che ha dimostra- to di contenere una quantità eccessiva di materia organi- ca (270milligr. di più della normale. (V.p. 99 e 102). Del resto nelle condizioni ordinarie, ne contiene una quantità minore e presso a poco nelle stesse proporzioni di quel- la che 1’ analisi ha trovato nell’acqua dei Sette Canali.
7. È detto che nelle buone acque potabili la quan- tità di cloruro di sodio non deve oltrepassare il titolo che corrisponde a 8 milligrammi di cloro per litro — Noi ab- biamo invece nell’ acqua dei Sette Canali 50 milligr. di cloro per litro e nel Simeto una quantità che oscilla secondo le stagioni da 48 milligr. fino quasi a 119 mil- lig. Se non si avesse riguardo quindi alla topografia speciale delle nostre acque e alla natura dei terreni che attraversano e si dovesse invece far provenire il cloro dal cloruro di sodio portato dalle infiltrazioni di ma- terie fecali, dovrebbero ritenersi ambedue le acque di pessima qualità. Invece nell’ acqua dei Sette Canali come in tutte le acque che scaturiscono in Catania lambita dal mare e il cui suolo è formato principal- mente dalle lave dell’ Etna, si trova una quantità di cloruro di sodio relativamente abbondante perchè in tutto il sottosuolo è comune questo principio minerale tanto di origine marina, quanto di origine vulcanica (1).
(l) Qualunque specie di lava (anche la più compatta) quan- do sia prolungatamente lavata con acqua distillata comunica a questa la proprietà di precipitare col nitrato di argento il clo- ruro di argento.
— 238
Una riprova dell’abbondante cloruro di sodio nel sottosuolo di Catania 1* abbiamo indirettamente in un fatto che ho sempre confermato con 1’ esperienza: ogni qual volta accade scavando nel suolo di Catania o adiacenze di trovare delle antiche monete di argento greco-sicule, queste si mostrano sovente rivestite di uno strato scuro di apparenza cornea più o meno grossa (talvolta ne ho visto trasformata tutta la moneta con- servando intatto il conio) e questa è niente altro che cloruro di argento solubile nell’ammoniaca, e con questo mezzo se ne possono privare le monete mettendone al nudo l’argento sottostante.
E se questo accade per le acque di Catania pros- sime al mare, cosa non si dirà a riguardo delle acque che si raccolgono nella vallata del Simeto per giusti- ficare la origine non organica del cloruro di sodio ?
Ho già detto nei cenni topografico-geologici sulla valle del Simeto a pag. 4 che questo riceve le acque del fiume Salso ed altre confluenze che lambiscono terreni ove risiedono giacimenti di sai gemma, oltre a quello che le acque trovano diffuso nei terreni della valle me- desima fino alla pianura di Catania bagnata nel suo limite orientale dalle acque del mare.
Dunque per noi la presenza del cloruro di sodio in quantità maggiore relativamente a quanto dovreb- be essere nelle buone acque potabili, non ha grande significato sotto il punto di vista igienico perchè sia nell’ acqua dei Sette Canali , sia in quella del Si- meto non oltrepassa quei limiti in cui nel contri- buire a rendere le acque più gradite al gusto non rende sensibile nessuno sapore salato. Si avverte poi che oltre a quanto si è detto relativamente ai carat- teri di composizione che principalmente si pigliano di
— 239 —
mira per giudicare del grado di potabilità delle acque, avendo resa per le ragioni anzidette completa 1 ana- lisi, mi ha interessato molto la presenza di carbonati alcalini di sodio e di potassio i quali sono una conse- guenza della quantità che abbiamo indicato esistere dei cloruri di sodio e di potassio. I carbonati alcalini traggono infatti origine per mezzo della doppia de- composizione che nasce dal contatto prolungato del cloruro di sodio e di potassio, col carbonato acido di calcio sciolto pure nelle acque che scorrono nel suolo.
Per le acque che attraversano le lave dell’ Etna i carbonati alcalini possono però aver una provenienza molto speciale, cioè dallo sciogliere che fanno il così detto sale di sciava che è il carbonato di sodio (misto a poco potassio) proprio della lava e che si forma nelle eruzioni dalla decomposizione del sale marino per ef- fetto del vapor d’ acqua a elevatissima temperatura , per cui si genera gas acido cloridrico, che si disperde, ed alcali caustico che ben presto col raffreddamento sente V azione dell’acido carbonico sia dell’ aria atmo- sferica, sia delle emanazioni vulcaniche. Ho fatto an- che notare che dallo studio chimico cristallografico re- sultava evidente la presenza nelle acque del solfato di sodio con traccie di potassio e questo è pure un sale comune ogni qual volta vi è il carbonato di so- dio con potassio in acque che incontrano nel terreno (come nel caso nostro) il solfato di calce con cui na- scono per doppia decomposizione, carbonato di calcio e solfati alcalini. Il solfato di calce è un materiale co- munissimo ai terreni percorsi tanto dalle acque del fiume Simeto, quanto dalle acque di Catania perchè il solfato di calce è una delle forme litologiche preva- lenti nei terreni della zona solfifera ed è un compo-
ATTI ACC. VOL. XIII.
32
— 240 —
sto comune nelle lave, nelle ceneri e nelle sabbie vulca- niche. Lo stesso dicasi per il litio di cui ebbi l’occa- sione di costatare la presenza anche nell’acqua mine- rale di S. Venera (1) presso Aci-Reale , la cui com- posizione è in relazione col carattere chimico geolo- gico del suolo vulcanico da cui scaturisce: il litio e anche un metallo che s’incontra negli strati della zona solfifera e altre formazioni della valle del Simeto. — Lo stesso dicasi dello stronzio che ho scoperto nella composizione delle acque il quale sotto forma di sol- fato di stronzìana è comunissimo nei terreni solfiferi.
E però singolare che lo abbia trovato anche uel- 1’ acqua dei Sette Canali mentre non è metallo comu- ne nel terreno vulcanico dell’ Etna.
Dopo il riassunto di quest’ ultima parte dell’ ana- lisi che completa la composizione delle acque, possiamo dire che tanto i carbonati alcalini quanto il litio allo stato di cloruro non sono in quantità tale da produrre un’ azione all’ organismo : il solfato di sodio potrebbe agire come leggero purgativo, se vi fosse contenuto in dose medicinale almeno di 15 grammi per litro, ma la quantità nelle acque è compresa tra 23 e 53 milligr. e tanto nell’acqua dei Sette Canali che nell’acqua del Si- meto è troppo piccola per produrre effetti purgativi. Solo nell’occasione di grandi siccità e di grandi piene si è visto che il solfato di sodio nel Simeto è in quan- tità da 156 a 179 milligr. per litro e in tali occasioni
(1) V. O. Silvestri sulla composizione chimica dell’acqua minerale solfurea-salino-jodo-litica, manganesifera e idrocar- bonata della sorgente di S. Venera presso Aci-Reale, alla base orientale dell’ Etna. Catania 1873.
241 —
potrebbe bastare, nell’uso frequente delle acque come bevanda, a produrre un’azione sull’ organismo; questa però si ridurrebbe a dei benefici effetti diuretici.
La presenza dello stronzio. è innocua nelle acque, anzi ajuta 1’ azione indispensabile della calce nella costituzione della parte minerale delle ossa; così pure è utile nelle acque la presenza dei fosfati terrosi (che io fio specificato ) ; anzi indispensabile all’ organismo giacche l’organismo non può farne a meno e deve as- solutamente prenderli dall’ esterno.
Dopo aver premesso tutto questo ragionamento fondato sui resultati delle analisi, possiamo venire alla seguente conclusione.
L’ acqua della sorgente dei Sette Canali che si usa abbondantemente a Catania come acqua potabile, secondo i caratteri che si richiedono, non pub in mo- do assoluto classificarsi tra le acque potabili di prima qualità. In relazione all’ acq ua dei Sette Canali le acque del fiume Simeto lasciate in riposo o filtrate , sono da ritenersi pure come mediocremente potabili (purché non sieno attinte in condizioni e di tempo e di luogo eccezionali per es. in estate in quei punti dove servono alla macerazione della canapa etc.)
Certamente la città di Catania che ha molto bisogno di essere provveduta di acque, non è nella ne- cessità di ricorrere per acque da destinarsi come po- tabili, alle acque del fiume vicino, giacché può averne da altre sorgenti e migliori: ma se per usi igienici e di polizia urbana, ora che le acque del Simeto con i la- vori di arginazione sono, si può dire, alle porte della città volesse ( come dovrebbe essere e come è dove
242 —
la igiene si rispetta in tutte le regole ) avere a sua disposizione un grande volume di acqua per lavare continuamente le sue larghe strade , per purgare le fogne sottostanti che alj’asciutto come sono e superfi- ciali divengono nella stagione calda fomiti di mala- ria dentro la città, io debbo dichiarare dietro questi studj fatti, contro il pregiudizio di molti, che le acque del Simeto fatte circolare in città non solo sarebbero innocue, ma riuscirebbero di grande utilità.
D’ altronde l’attuale rapido sviluppo di Catania nei suoi commerci e che fa presagire bene anche per le in- dustrie manifatturiere, potrà in un prossimo avvenire far anche assegnamento delle acque del Simeto come capitale di forza motrice da distribuire a domicilio alla classe operaja e dare maggiore impulso allo sviluppo del lavoro in questo importante centro di popolazione.
Le nazioni straniere più avanti di noi ci offrono numerosi esempj del modo come si cercano le acque in moto, del partito che si sa trarre dalle acque di sorgente o di fiume a benefizio delle industrie, basta citare V esempio della Francia, la quale dopo la guerra Franco-Prussiana avendo dovuto cedere al dominio prussiano anche la città di Mulhouse nel- f alto Reno, eminentemente industriale , si affrettò a ricostituire un centro industriale importante a Culoz utilizzando le acque del Rodano.
1 PIANO GENERALE DELLE RICERCHE CHIMICHE ESEGUITE SULLE ACQUE DEL FIUME S1MET0 E SULLE ACQUE POTABILI
DI CATARIA — INDICE DELLE MATERIE.
INTRODUZIONE E CENNI TOPOGRAFICO GEOLOGICI SULLA VALLE DEL FIUME SIMETO .
ANALISI QUALITATIVA
AET. I.
Ricerche fatte sulle acque allo stato naturale
§ I.
Proprielà Fisiche
Grado di trasparenza — materie intorbidanti — analisi di queste
» » colore
. » odore ....
» » sapore
„ a peso specifico
> » temperatura
,, » Modo di comportarsi delie acque lasciate a sta contatto dell’aria -
scopica
§ II.
Proprietà Chimiche
AET. II.
, icerche chimiche qualitative fatte sulle acque sottoposte con l’azione del calore
§ UI-
Analisi Idrotimetrica .... § IV.
Ricerche, speciali sulla presen- za dei prodotti di decompo- sizione di materie organiche.
§ V.
alla distillazione .
1. Carattere |
che |
irustra |
a contatto |
delle carte reattive |
„ |
138 |
2. » |
» |
» |
» |
dell’ acqua di calce |
» |
ivi |
3. |
» |
» |
» |
del nitrato di argento |
. » |
139 |
4. |
» |
» |
» |
del nitro prussiato di potassio .... |
» |
ivi |
5. |
» |
» |
» |
dell’ ossalato di ammonio. .... |
» |
IVI |
6. |
» |
» |
» |
del fosfato di sodio ammoniacale |
» |
ivi |
7. |
» |
» |
>, |
del nitrato acido di bario .... |
. » |
ivi |
8. » |
» |
» |
» |
del bicloruro di platino |
„ |
140 |
9. |
» |
» |
■ |
del fiamma spettroscapica .... |
» |
ivi |
10. » |
» |
» |
» |
della prussiato giallo e rosso di potassio |
» |
IVI |
11. » |
» |
» |
» |
del solfidrato di ammonio |
» |
IVI |
12. |
„ |
„ |
» |
dell’ ammoniaca |
IVI |
|
13. » |
» |
» |
■ |
della decozione alcoolica di campeggio . |
. » |
ivi |
j 14. Grado ìdrotimetrico delle acque allo stato naturale I 14 bis. Tavola di comparazione generale e considerazioni relative
Ìi 15. Ricerca dell’ammoniaca
16. » » acido nitrico
17. » » » nitroso
18. » della materia organica
19. Ricerca di sostanze volatili speciali
20. » che conferma la presenza deH’nmmoniaca
§ VI.
alla ebollizione .
’
§ VII.
alla evaporazione zione , . . .
e concentra-
si. Analisi qualilativa di una ma- teria gassosa che si svilup- pa.
22. Analisi qualitativa dei scili ter- rosi ed altre materie che spon- taneamente precipitano f o li- mando un deposito terroso in- solubile.
a Ricerca dell’ Anidride carbonica b » dell’Ossigeno
c » dell’ Azoto
analisi micro-
Pag. 125-129
129-186
129-132
132
ivi
142
133-138|
23. Analisi qualitativa della ma- teria che rimane allo stalo di soluzione.
cl » dell’ Anidride carbonica (dei carbonati terrosi) » e • dell’ Anidride silicica .
/ » del Calcio ....
tj » del Magnesio.
h » dello Stronzio
i » dell’ Alluminio
A* » del Manganese
i » del Ferro ....
m » dell’ Acido fosforico
il » dell’ Acido fluoridrico ( dei fluoruri )
o » dell’ Anidride carbonica
p » dell’ Anidride solforica
q » dell’ Anidride nitrica ....
/• » del Cloro
s » del Bromo e dello lodo
t » del Calcio
u » del Magnesio
v » del Litio
x »• del Sodio e del Potassio
ij ». del Rubidio e del Cesio
z » della Materia organica
Studio cristallografico e chimico delle sostanze saline che cristallizzano con la lenta concentrazione del- le acque »
141
144-151
150 ivi ivi
151
ivi
152
153
154 ivi
154
ivi
ivi
157 ivi ivi
158
159 ivi
160
163 ivi
164 ivi ivi ivi ivi ivi
165 ivi
166
RIASSUNTO DI TUTTE LF. RICERCHE QUALITATIVE
§ Vili.
Determin. quanti tativ. comples- siva delle materie gassose sciolte o combinate instabil- mente nelle acque ....
Awe imi oiiATirvnvi
' 24. Deter. e quantit.* complessiva e speciale dell’Anidride carbonica, dell’Ossigeno e dell’Azoto
, 25. » » speciale dell’ Ammoniaca
2G. » » » dell’ Àcido nitrico
27. Deter.0 quantit.® del residuo fisso che lasciano le acque con la evaporazione a secco
totale
166-185 » 185-186
» 187-226, » 186-189 » 189 » 191 » 192 » 193
ART. III.
1 [Analisi quantitativa delle acque/'
\ , § IX. I
| Deternnn. quanti tativ. comples- J siva delle materie fisse sciol- / le nelle acque ...... \
28. |
» |
» |
speciale dell’Anidride carbonica M”2SS2L telT0SÌ di Calcio’ !#nesi° |
194 |
||
( dei carbonati alcalini^. |
. » |
ivi |
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29. |
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IVI |
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della Materia organica |
219-: |
RIASSUNTO DI TUTTE LE DETERMINAZIONI QUANTITATIVE E DOCUMENTI ANALITICI
ICalColi fondati su i documenti analìtici
I Resultati definitivi dell’ analisi chimica che stabiliscono la composizione delle acque
■ Conclusione
233
229
230- 23
231- 24
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DIAGRAMMA CHIMICO
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ELOGIO
DI MONSIGNORE
GIUSEPPE COCO-ZANGIIY
PER
F.-P. Bertucci
detto nella seduta straordinaria dell’ Accademia G-ioenia il 16 Febbrajo 1879.
illustri Accademici,
Quando si apre la tomba a raccogliere il corpo esanime d’ un cittadino dotto e virtuoso, e la coscien- za pubblica, come a sventura comune dolorandone la perdita, si commuove; quando all’annunzio ferale fra la mestizia e il pianto unisona si scioglie la voce dei superstiti a benedire il nome di quel trapassato, che lascia di se eredità di affetti ; è questa per fermo la più bella e spontanea manifestazione d’ omaggio — è la più splendida onoranza che viene tributata al merito e alla virtù. Quando poi, alla creta tornata la creta, quella tomba benedetta si chiude, non è tutto finito per il sapiente che vi scese ad eterno riposo. Ei so- pravvive... e sopravvive nel cuore de’ contemporanei che il conobbero e l’apprezzarono; sopravviverà nella mente de’ futuri con le opere lasciate al dominio della storia. La sua memoria il tempo non varrà a distrarre, fincìiè sulla terra avrà culto il sapere , e perdurerà nell’ anima umana un affetto che si diffonde intorno
ATTI ACC. VOL. XIII.
I
II
alle cose che d’ affetto son degne; e richiamandola, tor- nerà sempre sacra, ispiratrice di sentito encomio.
Prova solenne di ciò offrite voi, illustri Accade- mici, convenuti appunto a render elogio a quel soler- te compagno ne’ vostri studii , a quell’ esimio cultore di onnigenà scienza, a quel cittadino distinto per in- corrotti aurei costumi, a Giuseppe Coco-Zanghy che immaturamente abbiamo perduto... Ben mel so che, per legge del nostro Istituto, al socio che muore, va tributato l’elogio dal socio che viene a coprirne il seg- gio deserto; ma voi non avete voluto metter tempo in mezzo , ed avete affrettato 1’ adempimento di que- sto tributo, dandone a me l’onorevole incarico.
Ed io, incauto, accettai l’ invito gentile senza ti- more di riuscita infelice. Non misurai la pochezza di mie forze a poter tutte commemorare l’eccelse doti di mente e di cuore, che rispettato e caro resero 1’ uomo da encomiare. Mi lasciai sedurre dal palpito d’ amicizia, e dall’ amor cittadino a tessere aneli’ io un serto di fio- ri sulla zolla avventurosa che copre le ossa di lui.
Comunque sia, mi conforta che, del Coco-Zanghy discorrendo, non ho da ricorrere alle risorse dell’ arte per accrescere gloria al merito. Un nome elevato da nobile fama nella repubblica letteraria, non ha me- stieri della mia lode. Sono le opere pubblicate che for- mano il migliore elogio di lui ; ed esse , quali elo- quenti testimonii, mi sorreggeranno nell’ intrapreso cammino. In esse trovasi tanta multiplicità di cono- scenze, da sfidare la più vasta erudizione: da esse può trarsi argomento delfammirabile attitudine a versarsi in ogni ramo dello scibile : in esse riluce la potenza dell’ ingegno e la bontà del cuore, delle quali Iddio gli fu largo dispensatore.
Ili
Ed io, questi libri svolgendo, avrò agio di pre- sentare i titoli brillanti alla pubblica benemerenza ac- quistati dal Coco-Zanghy con 1’ esercizio del suo sa- cro ministero e delle cariche sostenute a culto delle scienze e delle lettere, a decoro e lustro della patria, a vantaggio dell’ umanità. Questi libri spigolati par- leranno per me. Varranno essi, mi spero, a deporre i resultati di mezzo secolo di vita, spesa sempre , e avidamente, allo studio del vero, del buono e del bello; e basteranno a convincere che 1’ antico sapere non è spento nella madre felice degl’ ingegni, in Catania nostra !
Se poi non saprò, che in parte, esporre i pregi dell’ uomo illustre , del quale deploriamo la perdi- ta, meglio di quello eh’ io dir potessi, già sentite voi nel profondo la irreparabile sciagura. Voi che, esti- matori del merito, ovunque si annidi, chiamaste il Co- co partecipe a’ lavori e alle glorie della Gioenia , e da vicino la valentia pienamente ne apprezzaste, sup- plirete indulgenti all’insufficienza mia, e certo, se non altro, mi farete eco con il cuore.
Stimolo potente a bene operare furono giudicati la tradizione e l’esempio; e a questo riguardo deve reputarsi fortunato il Coco-Zanghy nascendo il 17 Marzo 1829 in Catania, ove trovavansi ancor viventi, a continuare la serie uon interrotta d’ illustri trapas- sati, Alessi e Ferrara, Mara vigna e Gemmellaro, Te- deschi e San Martino, Di Giacomo e Platania, Mar- letta e Scuderi, Corsaro e Guardo , Strano e Sardo , Ittav e Musumeci, Gandolfo e Rapisarda , Coppola e Bellini, che insieme ad altri moltissimi formarono una
epoca splendida ne’ fasti letterarii ed artistici della
*
IV
patria nostra, e furono felice augurio per lui, che do- veva poscia seguire le loro orme, e coglierne qualche cosa in eredità.
Taccio dell* infanzia del Coco, lasciando a’ creduli padri in quell’età cumulare ogni speranza e derivarne illusione per qualsiasi desiderio. Noto soltanto che quell’ infanzia non fu confortata dal bacio materno , da quel bacio che ha tanta forza arcana nell’ educa- zione de’ figli. — Però quando lo spirito di quel fan- ciullo cominciava, crescendo, a meditare sopra la ca- gione delle cose, e se con gli altri paragonando, com- prese sussistere un altro mondo fuori de’ giuochi del- f infanzia, fu affidato alle cure de’ precettori. Svelto d’ ingegno, arguto nelle risposte, felice nella memoria potè presto dar prove non equivoche d’attitudine me- ravigliosa nell’ apprendimento dell’ umano sapere. Qua- li che sieno stati in quell’ èra i metodi d’ istruzione, il piccolo Coco confermò che i chiamati ad alti de- stini si ammaestrano con proprii insegnamenti.
E dapprima invaghitosi dello studio delle lingue, quali espressioni de’ pensieri dell’ umanità, alla ita- liana, alla latina e alla greca applicò la mente , da- poichè, e’ pensava, ogni popolo che ama le sue tra- dizioni, la sua filosofia, la sua politica, la sua civiltà deve gelosamente custodire e studiare la sua lingua e la sua letteratura, e quelle delle nazioni rispetto alla propria generatrice. — Più che a’ precetti d’ Innocenzio F ulci, di Mario Tonfisi e di Sebastiano Castorina, do- vette a sè stesso que’ rapidi progressi filologici , che indi a poco , lo resero esimio. Che se per lo idioma italiano gli giovarono molto gli studii sull’ origine della formazione di esso ed i confronti col patrio dialetto ; per il latino e per il greco seppe seguire il consiglio
V
di Gaume e di Ventura svolgendo a costa di Cicero- ne, Lattanzio e Cipriano, a fianco di Virgilio, san Se- vero e Giovenco ; ed appaiando a Demostene Basilio ed il Crisostomo, e ad Omero, Gregorio Nanzianzeno: e così aveva ingegno e delicatezza a studiare due ci- viltà eterogenee e di epoca diversa — la pagana e la cristiana.
Nè questo solo. Quasi presago del suo avvenire ad accrescere il patrimonio di sue conoscenze su’ mo- numenti letterarii dell’ antichità, volle farsi più innanti nelle lingue orientali apprendendo l’ebraica e la si- riaca, e n’ebbe iniziativa dal piissimo sacerdote Giu- seppe Andronaco, che tutti conoscemmo per l’ immen- sa carità nell’ istruire i figli del povero, ma non tutti cjuant’ era versato nella lingua santa. Bastarono al Coco i primi rudimenti per divenire poi perito nella traduzione dell’ ebraiche scritture, e dirò anche fana- tico di siffatti studii, poiché, volere o non volere, qua- si in tutti i suo’ scritti piacevasi far mostra della co- noscenza di quelle antiche lingue.
Con facilezza maggiore si versò all’ apprendi- mento delle principali lingue viventi, e gli furono fa- miliari la francese e l’inglese, la spagnuola e la te- desca.
Era imberbe ancora, e una forza istintiva 1’ isti- gava a progredire e avviarsi al grande. Nella vergi- ne età della speranza, quando tutto ripromette un ro- seo avvenire di felicità e di gloria, m’ è dato sorpren- derlo nell’ aspirazione del suo cuore.
,A 13 anni aggiravasi nelle sale di questo vetusto Atenèo, ed era giorno solenne , in cui un professore
VI
di economia civile (1) per la prima volta saliva la cattedra. La fama degli studii fatti oltralpe dal nuovo insegnante nella scuola di Degerando e di Rossi, la prova data con emuli non meno valenti di lui, lo fa- cevano salutare degno di rimpiazzare lo Scuderi che l’aveva preceduto. Fra la calca di scelto uditorio, fra le primarie intelligenze del paese che accrescevano imponenza in questa grande aula, due giovanetti inos- servati, ma compresi di entusiasmo, stavano ritti a- scoltando quella prolusione. L’ uno — era il nostro Coco — rivolto al compagno, come ispirato dicevagli : « Chi sa se anche noi un giorno saliremo la cattedra? »
Signori! è un aneddoto storico raccolto da quel compagno — che tanto mi appartiene per sangue e per amore (2) — ed io lo riferisco perchè mi pare in quella nobile ambizione aver trovato il motore potente che f agitava a rendersi perseverante a studii severi.
Ma era tempo ormai di scegliere una carriera. Mi- te di spirito, informato a saggi apotegmi di morale, a buoni dettami, a massime di virtuose abitudini si avviò alla chierisia, mentre e tradizione di famiglia , e attitudine spiccata 1’ indicassero alla palestra fo- rense. Fu allora, quantunque di grama salute, che intese il bisogno di compiere gli studii letterarii, e di approfondirsi in altro genere di studii da sorreggerlo nel ministero di pace e di amore che risolse di abbrac- ciare. Frequentò all’ uopo le scuole del Seminario ve-
ci) Il prof. Placido de Luca nel dì 9 aprile 1842. Dirò delle opere di questo mio maestro nel Dizionario storico di Catania che sto compilando.
(2) Il sac. Vincenzo Bertucci mio fratello.
VII
scovile, che fu semenzaio di dotti nel secolo passato , e che al tempo del Coco non mancava di eccellenti professori. Il cieco portentoso, l’ illustre Vincenzo Te- deschi, r erudì con affetto nella scienza dello spirito umano, e gdi aprì il varco a formarsi un esatto e pro- fondo criterio ed una sicura norma di pensare. La scienza del calcolo apprese da Salvatore Fragalà , la fisica dal Nestore de’ nostri scienziati, cav. Agatino Longo , dal prof. Carlo Gemmellaro la geologia ; e a precettori nelle sacre discipline si ebbe: il can. Gioac- chino Russo per la teologia morale, il p. Luigi Fer- rara per il dogma e il p. Emanuele Leopardi per la giurisprudenza ecclesiastica. E in ogni scuola si fece ammirare, non avendo rivali che lo vincessero nella meditazione, nella perspicacia, nell’ amore, dirò più for- te, nell’ avidità di accrescere le sue conoscenze; Le ri- cevute lezioni servi vangli di guida , ed ei chiosavaie consultando la sapienza antica e moderna ne’ libri. Di ogni scienza svolgeva la storia, ne collegava i rap- porti, ne osservava i limiti, ne approfondiva i princi- pia così di buon’ora estese a meraviglia il patrimonio del suo sapere, e divenne dotto in isvariate discipline da essere additato primo fra’ primi della studiosa gio- ventù del suo ceto.
Asceso al sacerdozio, i suoi studii non finirono; an- zi reso padrone di se stesso, senza venir meno a’ do- veri del suo ministero, che scrupolosamente adempiva, consacrava più ore del giorno e vegliava le notti alla meditazione scientifica e a vivere ne’ soli suo’ pensie- ri. EJd ora intendeva alle scienze sacre, ora alle ideo- logiche , ora alle scienze morali. Quando poi conob- be col Gioberti che la storia è la vita esteriore del-
Vili
1’ umanità, e non è più cronaca o annuario, si propose con istuclio filosofico a svolgere gli avvenimenti sle- gati de’ popoli e delle nazioni antichi e moderni, e ricercò in essi le recondite ragioni e le ultime conse- guenze nella fisiologia sociale.
Tornò con passione allo studio prediletto delle lingue antiche, che se tanto gli giovò nelle lucubra- zioni storiche e scientifiche, gli offrì i mezzi, libando- ne il bello, a scrivere forbito e con gusto , e 1’ animo s’ intese scaldato nell’ arte del dire e nella magnilo- quenza. E quando il suo spirito affralito si rinfiamma- va, e veemente sentiva la potenza immaginosa e pas- sionata, che da natura gli veniva, ricorreva al metro e alla musica come a sollievo dell’ anima sua.
Ma lasciamo il Coco-Zaughy fra le lunghe veglie nelle domestiche mura; lasciamolo co’ libri compiere da se, e secondo V opportunità, i suoi studii favoriti ; lasciamolo ispirare a grandi idee, e metter mano a lavori pe’ quali deve farsi manifesta la latitudine della sua istruzione.
Ed ecco delle opere che scrisse un cenno rapi- do ed imparziale ; una rivista sommaria che , per di- versità di argomento , ho , alla meglio che per me si poteva, coordinato.
In ordine di tempo dirò: che Coco-Zanghy esor- dì dal pergamo perorando con maschio dettato i dog- mi, i precetti, le massime di nostra Religione divina; e dal pergamo, se con sapienza ecclesiastica riusciva mi- rabilmente a tener fermo il soprannaturale, non ischi- vava, da filosofo inquisitore, chiamare in ajuto ogni ramo della scienza. Però non sapeva stare sulla cattedra della verità senza quello sfoggio — forse per
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lui spontaneo — di onnigena erudizione, a scapito tal volta dell’ opportunità e della unità dell’ argomento , e senza quel fuoco che animava il suo dire sia nel- 1’ apologia degli eroi del Cristianesimo, che tramuta- va in inno di gloria, sia d’ illustri trapassati, a’ qua- li era improvvisamente chiamato a dare 1’ ultimo vale.
I retori, che le regole dell’ arte voglion inalterate, potevan trovare in quelle orazioni spostate le parti dove mettere affetti, dove argomenti e dove storia. Ma questi scrupoli racqueterei, con un illustre italiano, os- servando: — che f arte è necessaria davvero nell’ o- ratoria; ma natura senz’ arte può stare; arte senza na- tura è impossibile che arrivi al segno. A forza di ar- te ti avvolgerai in lunghi periodi copiosi e freddi co- me la neve, in parlari senza efficacia e senza effetto, ma o nulla o inamabili opere tu comporrai con 1’ ar- te, se Iddio non ti largisce un benefico influsso — E Coco-Zanghy fu graziato di questo influsso con 1’ in- frenabile impeto della fantasia e del cuore. Egli lun- gamente aveva meditato sull’ esigenze dell’ oratoria sacra moderna, anzi dell’ oratoria di ogni tempo — Oggi, e’ pensava, che si voglion riunire tutte le filo- sofie ne’ loro germi per mezzo del Tradizionalismo ; tutte le letterature nelle loro forme principali pel Ro- manticismo; tutti gli annali ne’ loro fatti fondamentali per la filosofia della storia; tutte le lingue ne’ loro canoni grammaticali e filologici per 1’ Etnografia ; il sacro oratore chiama tutto a se, in quella misura che gli permettono le sue forze, e presenta fusione nel fon(Jo, fusione nella forma, e massimo accostamento alla natura con giudizioso affrancamento e razionale
ATTI ACC. VOL. XIII.
II
X
indipendenza da’ ritrovati dell’ arte e dalle influenze di umane individualità (1).
Questo suo programma veniva attuando nelle Con- ferenze dell’Avvento tenute nel nostro Duomo predi- cando la venuta del Figliuolo di Dio ad illuminare la mente dell’ uomo, ad infiammarne il cuore, a santifi- care le famiglie, a sollevare i popoli — e poscia bella- mente svolgeva ne’ sermoni panegirico-apologetici della Tuttasanta , dell’ angelico Aquinate, del Patriarca di Occidente, del Neri, e con particolarità in quello del Borromeo ed in quello per s. Agata liberatrice della patria. In tali Saggi pubblicati per le stampe (2) potè ognuno giudicare della dottrina del Coco , il cui nome cominciò ad esser riverito. Che se, come altri disse, lo stile è 1’ uomo, anche 1’ eloquenza fi- no ad un certo punto è 1’ uomo che lo manifesta in- tero con tutta 1’ occasionale energìa delle sue poten- ze, delle sue conoscenze, del maneggio degli affetti; e così Coco-Zanghy per 1’ eloquenza del pulpito si ri- velò ricco di scienza estesa, profonda, compatta, abbrac- ciando la rivelazione di Dio ne’ due misteriosi libri , la Bibbia e la Natura (3).
Comprendo benissimo che, immorando più oltre
(1) Vedi Coco— Programma di oratoria sacra — Catania, Ti- pografia Bellini 1867.
(2) Saggio di sermoni panegirico-apologetici o verità cattoli- che esposte e difese ne’ loro rapporti con la civiltà ec. Catania Tip. Bellini 1867, Voi. I.
I trionfi della fede nelle glorie de' santi — ovvero ragio- namenti panegirico-apologetici. — Catania , stamperia di F. Pastore, 1858.
La Madre Immacolata — Stamperia di Antonino Pastore 1872.
(3) Coco op. cit.
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nella disamina minuta di questo volume di sacri ser- moni del nostro socio compianto, non farei fórse co- sa gradita per clii non abbia affetto a simile genere di lavori oratorii , o idea vi attribuisca di poca im- portanza, vuoi perchè i veri cultori dell’ oratoria sacra siano resi rarissimi , vuoi per gl’ inetti che spesso la profanano. Ma quando 1’ eterne verità sono procla- mate dal pergamo da un oratore della tempra del Coco , che comprende 1’ universo fisico e 1’ umanità , e la sua parola si fa esplicativa del passato ed in- terprete dell’ avvenire, la sacra eloquenza va da tut- ti tenuta in pregio per gli effetti meravigliosi che compie, trasfondendosi dall’ uno alla moltitudine ad ec- citamento di evangelica morale, a confusione dell’ er- rore, e insiememente a miglioramento sociale.
Nè per questo ardisco presentarvi il Coco-Zan- ghy come tipo di sacro oratore. Solo fo voti che altri, e molti , possan sorgere nel giovin clero che sappia- no, al par di lui, trattare gli argomenti sacri col pun- tello della scienza in tutte le sue attinenze , e con quella forma che soddisfa al gusto intellettivo, e riuni- sce in sè tutti gli affetti.
Plauso non minore Ei còlse per le orazioni fune- bri che gli occorse di scrivere e pubblicare, poiché se gl’ illustri trapassati celebrava negli atti religiosi, nei rapporti dell’ uomo con Dio; non tralasciava farne ap- prezzare i meriti in relazione alla società. Quindi, non limitato solamente alle sacre dottrine, agio opportuno gli si offerse ad avvalersi di svariate conoscenze a va- gliale le diverse virtù de’ suoi elogiati e renderle am- mirate nella pienezza del loro splendore. Ed in fatto, in quelle ferali ricorrenze, sia che dicesse dell’ umile pre-
XII
te della carità (1), sia di un ministro dell’ arte salu- tare e cultore della flora etnea (2), sia del più facondo e santo oratore della patria nostra (3), sia di un capo d’ Ordine monastico (4), sia di ascetica donzella (5), sia ad un tempo ragionando del mistero delle tom- be (6); Coco-Zangliy ebbe sempre di che abbellire la sua orazione ; seppe a volo d’ uccello toccare le questioni del tempo; seppe confrontare V antico sapere co’ tro- vati della civiltà attuale ; e seppe insiememente ag- giungere prove a prove del suo ingegno versatile ad ogni argomento con la maestria del vero uomo di let- tere e con la sagacia dello scenziato.
Devo qui far ricordo della valentia del Coco-Zan- ghy in fatto di epigrafìa. Educato alla greca sempli- cità e alla latina venustà in quest’ arte difficile, tentò egli pure modellare la epigrafia italiana alla greca e alla latina. Se vi riuscì, il sanno tutti quanti nel la-
ti) Ne’ funerali del sac. Michele Asmondo Paterno Castello de’ Marchesi San Giuliano — elogio funebre del can. Giuseppe Coco-Zanghy — Catania tipog. di Eugenio Coco, 1863.
(2) In morte di Alfio Pappalardo medico pedarese — orazio- ne dello stesso Aut. — Catania Tipogr. E. Coco, 1863.
(3) Discorso funebre in morte del servo di Dio Giuseppe Guardo , de’ Minori Osservanti riformati. Catania Tip. Bonsi- gnore, 1874.
(4) Per il Reverendissimo P. M. Salvatore Maria Cali ca- tenese Ministro Generale de’ Minori Conventuali primo de’ Si- ciliani — discorso funebre— Catania,. Tipografia di Eugenio Coco, 1864.
(5) Lode funebre della serva di Dio Giuseppina Faro — Ca- tania, Tipografia di Antonino Pastore, 1872.
(6) Il Mistero delle tombe— ragionamento sacro — Catania — Tipografia Musumeci, 1861.
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conismo delle sue epigrafi, nella misurata armonia delle parole, leggevano concetti nobili e sublimi, reminiscenze affettuose e care, detti proverbiali ed indelebili.
Ma 1’ ingegno più vero e più felice non basta neppure a far conoscere il proprio nome senza lo aiuto di circostanze indispensabili. Sono le occasio- ni che spesso rivelano il merito dell’ uomo. Coco-Zan- ghy in ciò fu fortunato, poiché, spenti l’un dopo 1’ al- tro que’ tanti della vecchia scuola che nella prima metà del secolo presente fiorivano fra noi nelle scienze e nelle lettere, ereditava la cultura dell’ antico, e ne rappresentava i principiò nel tempo stesso che , preso altro indirizzo l’istruzione dedita al positivismo , nel giusto limite seguiva i passi del movimento intellet- tuale moderno. Il magistero d’insegnante non era nuo- vo per lui, che in case private e in educandati reli- giosi aveva sostenuto le scuole di filosofia, di belle lettere, di esegesi, di giure canonico, di lingue orien- tali, e fino in questo Arci-Ginnasio aveva dettato le- zioni di dogma. Ma i tempi nuovi ad altre prove lo misero per rispondere al pubblico insegnamento, ed egli, giovane ancora, si trovò ben preparato a soste- nere il primo 1’ ufficio di Preside del R. Liceo gover- nativo che venivasi istallando in Catania. Allora si reputò in un secondo sacerdozio, aprendo un nuovo tempio di sapienza per chiamare i figli de’ proprii con- cittadini alla classica istruzione appajata alla cultura degli affetti, poiché e’ pensava, e santamente pensa- va, che dov’ è mente còlta senza affetto religiosa- mentè educato, ivi è volume apparente; non vi è mas- sa da far peso nel bilancio delle nazioni. — E que- sto fu il programma che con tanto senno e dottrina
XIV
svolse nel discorso inaugurale il 19 Dicembre 1861 all’apertura del nostro Liceo (1); discorso che mentre rende ragione del coordinamento degli studii ginna- siali e liceali, assegnandone i limiti e il graduale svi- luppo ad irradiare le menti giovanili della prima lu- ce ne’ varii rami dello scibile per rendersela omoge- nea poscia e più viva ne' corsi scientifici e speciali dell’ Università, tende ad associarvi la educazione del cuore , poiché scompagnare questa dall’ istruzione del- la mente, diceva, è arma temprata e micidiale in ma- no di un malvagio.
Se non m’ inganno, reputo questo lavoro come una delle migliori cose che ci avanzano del Coco-Zanghy diretta a giovare i suoi contemporanei, come cercaro- no di fare tutti gli antichi e tutti i classici che , al dir del Leopardi, non sarebbero classici se non aves- sero scritto per altro fine che di scrivere.
E sotto questo profilo , ed anche come a dovere del suo ministero, venne egli poscia levando la voce a propugnare la Divinità di Gesù Cristo contro le asserzioni di Ernesto Renan, considerate nel loro va- lore dogmatico, morale e politico (2) — Ognun sa il rumore che levò la pubblicazione della Vie de Jesus di quell’orientalista francese, che pretese sostenere il monofosismo umano in Gesù Cristo, che sotto la pen-
(1) Per la inaugurazione del Reai Liceo e Ginnasio di Ca- tania, discorso del can. Giuseppe Coco-Zanghy. Catania, Tipog. di Crescenzo Galatola, 1862.
(2) Gesù Cristo vero figlio di Dio contro le asserzioni di Ernesto Rénan, etc. per il can. Giuseppe Coco-Zanghy — Catania tip. di Eugenio Coco — parte prima, 1864— parte seconda, 1865.
XV
na di lui, almeno di riflesso, appare fondatore di una religione umana, di una politica umana e di una civil- tà umana. Con la sua dottrina e’ mirava ad abbattere i cardini del soprannaturale, e vestita di molte veneri di linguaggio recare un colpo al cuore dell’ umanità che mal soffriva un attentato sacrilego alla fede di di- ciannove secoli.
Sorsero non pochi scrittori a confutare le asser- zioni del critico francese , e non mancarono di quelli che stimarono abbia voluto il Renan presentarsi sulla scena religiosa e letteraria a vendere per istorie romanzi, e fino un razionalista alemanno venne negando a quel libro un carattere serio (1).
Il giovane confutatore catanese però tolse a bilan- ciare il merito dell’ opera, nella quale sotto una for- ma brillante, che fa travedere a quando a quando qualche pregevole sintesi di filosofia di storia, Ei rin- veniva in bella mostra la lotta della rivelazione e del ra- zionalismo, della personalità cattolica e della personalità miscredente, delle prime acquiescenze della fede e del- le posteriori convinzioni, comunque violenti, della ra- gione abbandonata a se stessa — Però al grido di spavento ispirato a varii scrittori dall’ esame di quel libro , Coco-Zanghy aggiunse la sua voce a soste- gno della verità e a confusione dell’ errore — « Noi ri- spettiamo le convinzioni — e’ scriveva (2) — ma non possiamo non compiangerne le mal fondate che trag- gonsi dietro un brutto codazzo di errori e di mali. Fa pena vedere schiavo di opinioni assurde il dotto au-
(1) Il dottor Schenkel. Rivista di Eberfeld. fase. 10.
(2) Op. cit. voi. 1 pag. 7.
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tore dell 'Histoire generale des langues semitiques, della Origine du langage , dell’ Averroes et V averroisme, della Pccrt des peuples semitiques dans V histoire de la civilisa- tion e di altri lavori non meno importanti nell’ assun- to » — Epperò ne’ due volumi di confuta si propose rile- var la verità importantissima della divinità di Gesù Cri- sto dalle profezie e dai miracoli, mostrare l’efficacia morale e politica di questo altissimo dogma, oppu- gnando le varie asserzioni che leggonsi nell’ opera di quell’ onorevole « membro dell’Istituto di Francia. E non lasciò poscia senz’ altri appunti critici le poste- riori pubblicazioni dello stesso Renan su les Apo- tres (1) e Saint-Paul (2) , e n’ ebbe lodi autorevoli dalla stampa nazionale ed estera.
Ma sia per mitezza del suo cuore squisitamente sensibile, sia perché non isfuggiva a trattare le que- stioni scientifiche de’ suoi giorni , volle pure il Co- co-Zanghy scrivere della pena di morte , appunto quan- do più ferveva e si agitava in tutti gli Stati di Eu- ropa la questione fra’ propugnatori dell’ abolizione di tale pena , come illegittima , e fra’ conservatori della stessa, che ne sostenevano 1’ opportunità, o meglio la necessità sociale (3). Egli si schierò fra gli abolizionisti, che certamente ad un animo ben nato fa orrore il sup- plizio di un uomo, di un suo simile, di un suo fratello, quantunque la scienza, massimamente penale, non pos-
ti) Note critiche contro la nuova opera di Ernesto Rénan des Apótres. — Catania Tip. Bellini, 1867.
(2) Sugli errori di Ernesto Rénan nel suo terzo libro Saint- Paul — colpo d’occhio critico. — Catania Tip. Bonsignore 1875.
(3) Coco Zanghy — 11 Cattolicismo e la Pena di morte. — Catania, Tip. Bonsignore, 1875.
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sa poggiarsi sul solo sentimento , e sia della fredda ragione il giudicare se la pena capitale, assolutamente parlando, ed inflitta per soli delitti atrocissimi debba reputarsi ingiusta e contraria alla natura dell’ uomo. Coco-Zanghy pretese appoggiare la sua opinione dimo- strando che 1’ estremo supplizio sia lontano dallo spi- rito della Chiesa cattolica per gli annali del suo co- dice, che è la Bibbia , per le dottrine de’ Padri e dei Dottori, per le decretali pontificie e per la propria sto- ria. Questo assunto però non fu giudicato esatto dal eh. Liberatore (1) , il quale in un articolo di rivista scientifica per quanto garbato e rispettoso alla pietà e alla dottrina del Coco, altrettanto severo ne’ principii, osservava che se la Chiesa intesa a guarire le anime ri- fugge da pene troppo afflittive del corpo , non per questo nega alia potestà civile il dritto di punire nel capo chi si rese reo di gravissimo delitto : e all’ ap- pello fatto alla Bibbia, a’ Padri, a’ dottori e alla sto- ria ecclesiastica la interpretazione del Coco, se ma- nifestava la benignità del suo cuore, non era di ac- cordo con quella de’ teologi e degli esegeti di ogni età. Alle repliche poi dell’ Autore (2), il dotto cri- tico, tranne una rettifica di parola , mantenne le sue censure (3).
Comunque sia, avvezzo come sono a rispettare le opinioni altrui nei campo della scienza, ed essendo quel- la sull’ abolizione della pena di morte, e quella con-
(1) Liberatore— Spicilegio— voi. 2.° parte filosofica. —Na- poli Stab. Tip. Giannini, 1878 — pag. 418.
(2) £oco Zanghy— Sul cattolicismo e la pena di morte ancora due parole di risposta a’ suo’ censori. — Catania , Stab. Tip. Bonsignore, 1875.
(3) Liberatore — Op. cit. pag. 127.
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servatiVa della stessa, poggiate rispettivamente a de- licate e potenti ragioni, non credo poi eh’ era da me- ravigliare se Coco-Zanghy, invaso dall’aspirazione del- la scienza penale ne’ suo’ progressi , che trovava eco sensibilissima nel suo cuore, abbia fatto voto che la pe- na capitale venisse cancellata da’ codici penali. Voglia Iddio che per la civiltà progrediente , addolciti i co- stumi, possano cessare le cause de’ grandi delitti del- l’umana malvagità e venire appagato questo voto !
Nell’ applicazione degli studii di giurisprudenza sì ecclesiastica sì civile, fu ammirato più volte, e da giurista scrisse parecchie memorie (1). Dotto ne’ sacri ca- noni e per attinenza nel dritto romano, assorellò a que- ste scienze la Filosofia ritenendola come fiaccola che guida i passi di Temi, dagli occhi sempre bendati; come il filo di Arianna che fa uscire dal laberinto del sofisma e del cavillo, e porge la mano a distrigarsi dal ginepraio delle più complicate questioni. Occasio- nalmente all’ esercizio degli svariati ufficii che sostenne e de’ quali più binanti dirò, Coco trasse profitto del suo sapere giuridico; e le sue allegazioni e le sue scrit- te difese ottennero trionfo dalla giustizia e nella Corte di Catania e in quella di Messina.
Ed oh quante volte il povero, la vedova e il pu- pillo ricorsero a lui a tutela de’ loro dritti conculcati ! Quante fiate fu invocato a conciliare annose contro- versie, e vagliando le ragioni de’ contendenti riuscì nel-
(1) De quibusdam abusionibus— monita juridico-moralia — Catinae, mdccclvii.
Quistioni discusse e risolute nell’ interesse de’ fidecommes- sarii dell’ Eredità Vela e Tudisco contro il Demanio dello Stato etc. — Catania, Tipog. Roma, 1876.
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la missione di amichevole compositore o di arbitro inappellabile! — Lo avreste detto allora un magistrato filosofo , e non un legulejo che facilmente soffoca i dritti e le obbligazioni de’ litiganti sotto il lagrime- vole sfacelo delle leggi , oppure , non addentrandosi di là della lettera, si rende impotente ad armonizzare la legge col diritto del cittadino , e si crea la triste posizione di dover sacrificare o il codice o V uomo. Le leggi reputava muti cadaveri che per parlare e vivere si mutuano lo spirito del magistrato, e da que- sto non un moto galvanico debbono attendersi, m’ aver comunicata una vita razionale. Conoscendo poi la ge- nesi deH’idee giuridiche teneva che la libertà sia logi- camente anteriore alla legge del dovere, e che non può quindi nel dubbio esserne vincolata e colpita; che deb- besi enucleare e sviluppare il concetto di una nuova legge per non estendere la lettera di là dello spirito; che sia mestieri approfondire gli argomenti gettati sul tappeto della discussione sino a ventilarne o sciori- narne le ultime conseguenze; e che, a preterire il ri- manente, faccia uopo prospettare nello insieme i fatti e le scritture per tema che mancando siffatta sintesi, vengasi, dalla considerazione delle parti isolatamente prese, ad una conclusione che nella specie sia la nega- zione della verità o del dritto. — Con questi ed altrettali principii, che ho desunto dai suoi scritti, Coco-Zanghy giudicava le vertenze litigiose e ne invocava applica- zione nelle sue difese (1). — Signori! Ho inteso lodare il Coco per molti riguardi, ma nella scala de’ meriti, che lo segnalarono, penso non essere stato l’ultimo gra- dino! quello della giurisprudenza.
(1) V. Coco. Quistioni discusse e risolute etc. avanti citate.
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Altri lavori pregevoli Ei scrisse in fatto eli scien- ze filosofiche ed economico-sociali. La memoria sul romanticismo e sulV ontologismo nelle scuole (1) e quel- la sulla liberta di arbitrio (2), che amendue pubblicai nel Giornale del Gabininetto letterario della Gioenia, quando la compilazione di quell’ effemeride era da me diretta, gli diedero campo a mostrarsi profondo nelle disquisizioni psicologico-morali. Raccogliendo le più sane idee sulla materia importante, che trattava, egli comprese i principii di risposta alla formidabile quistione. Il libero arbitrio è argomento della dignità umana o è il dono più funesto che Iddio abbia lar- gito al l’uomo?
Volle poscia, da filosofo pubblicista , trattare pure de’ rapporti della Religione con lo Stato (3). Egli non pretendeva che la civiltà abbia da essere tutto- ra a balia , ma nella propria autonomia , anche nel caso di una possibile emancipazione, proclamava alta- mente Yunicuique suum , soggiungendo che a conser- var la vita sociale, che nasce dalla coordinazione dei suoi elementi e dal rispetto alla gerarchia delle idee, debba star mai sempre la religione come moderatrice, fonte inesausta di nuovo spirito e riparazione al man- co delle forze, sendo essa l’Èva immortale o la madre di tutte le viventi società.
Questi principii anche svolse in altra pubblica- zione sul lavoro e sul riposo (4) considerandoli sotto
(1) Giornale del Gabinetto letterario deiPAccademia Gioenia— nuova serie— Voi. V— 1859 — pag. 334.
(2) Giornale cit. Voi. IV— 1858— pag. 161.
(3) Filosofia del dritto pubblico ecclesiastico sui rapporti della Religione e dello Stato. Voi. 1 — Catania, 1869.
(4) Lavoro e Riposo al cospetto dell’umanità, della civiltà e della religione — Catania, Stabilimento la Fenice, 1872.
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il triplice aspetto dell’ umanità, della civiltà e della re- ligione. Quindi accennò la sanzione della legge di na- tura sulla necessità del lavoro , il grido della civil- tà che spinge al lavoro, e V impulso al lavoro che presta la religione , la quale , se porge la mano be- nefica a sollievo dell’ indigente , non rifina dallo sve- gliare gl’ ignavi con la legge del lavoro. Parimente disse della necessità del debito riposo, eli’ è cessazione di lavoro breve e periodica , proclamandola per con- siderazioni igieniche a riparazione di forze , per calcolo di benessere civile, e pei dettami della stessa religione che santifica la legge del riposo con la indizione delle feste. — L’ ordine di questa scrittura, le peregrine idee che vi sono sparse di fisiologia e d’ igiene , di econo- mia sociale e di etica cristiana, attestano altamente come in poche pagine 1’ autore abbia saputo esporre tutto quanto poteva dirsi sul difficile problema del lavoro e del riposo.
Non credete frattanto eh’ egli sia andato divagando in diversità di studii a pompa di sapere , a fare spre- co continuo di erudizione o a ticchio di mostrarsi atto ad arrampicarsi nel grande albero enciclopedico. No: per lui fu necessità a compiere un lavoro lungo e gigantesco che da più anni il preoccupava di pan- tologia isagocico-biblica o Introduzione generale enci- clopedica allo studio delle sante scritture (1). Nel corso di quest’ opera egli doveva anche toccare delle principali quistioni cosmologiche , antropologiche , filosofiche , morali , politiche e sociali ne’ rapporti
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(1) Arrivò solo a pubblicare 1’ Indice della prefazione ed il programma di tutto il corso dell’ opera — Catania, tip. Roma.
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con la Parola ispirata; e non intendeva pubblicarla se prima, specialmente nelle scienze naturali, non fossero state le sue opinioni sottoposte parte a parte alla cri- tica severa de’ legittimi censori.
E a questo intento diresse al Segretario generale di quest’ Accademia la lettera intorno una nuova mac- chinaottica (1), e sottomise al giudizio vostro, illustri Ac- cademici, parecchi lavori di antropologia e di zoologia, ed altro (2) ne inviò alla Peloritana di Messina, dalla quale n’ ebbe plauso e lode (3). Trattando però di scienze naturali non dimenticava metterle in relazio- ne con il suo biblico lavoro. E fece chiaro quest’ in- tendimento quando, come indegnato di offesa umanità, veniva confutando le teorie, o meglio, come altri dis- se, le ipotesi del trasformismo del Darwin (4); quando portava esame sulle nuove ricerche dell’ uomo preisto- rico; quando finalmente vi presentava quella proposta errata-corrige in zoologia mostrando che il vero pe- sce di s. Pietro non fosse lo sgombro comunemente creduto, sibbene il Balbut che offre de’ dati anatomi- ci a render più razionale il fatto narrato da s. Mat- teo al capo xvii (5).
(1) Intorno una nuova macchina ottica — lettera al prof, sig. Carmelo Scinto-Patti Segretario Generale dell’ Accademia Gioenia — Catania Tip. di E. Coco, 1867.
(2) Nota zoologica sul cane — Catania Tip. Roma, 1874.
(3) Vedi la lettera del Segretario Generale del Peloritano so- dalizio, prof. A. Catàra-Lettieri, premessa alla Nota sopra citata.
(4) L’ uomo e la scimmia. Memoria letta nella seduta or- dinaria di Agosto 1870 — Atti dell’ Acc. Gioenia, Serie III. voi. V. 1871.
(5) Un' errata corrige proposta in zoologia etc. — Atti sud. Serie III voi. IX.
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Questi temi, sui quali la Gioenia non ha pronun- ciato il suo giudizio , il Coco-Zanghy non trattava da scuola teologica o da pergamo; ma con il soccorso delle conoscenze attuali di fisica, di geologia, di mineralogia e di anatomia comparata, andando, per le vie dell’ os- servazione e dell’ esperienza, a render ragione della verità biblica e, quasi direi, a far divenire idee natura- li quelle che poggiate su’ dogmi non ammettono di- scussione. Era il connubio eli’ Ei cercava della Scien- za con la Fede.
E non è tutto ancora. Convinto il Coco-Zanghy di esistere una cognazione della storia della terra, con quella de’ monumenti dell’ uomo, studiò con passione sempre crescente 1’ antiquaria. Che se come naturali- sta un vasto campo trovava aperto alle osservazioni paleontologiche per gli animali e le piante di specie perduta, e pei minerali prodotti dalla forza primitiva geogenica o metamorfosati dall’ occulta fiamma ; an- che come storico gli si presentavano necropoli, e si dissepellivano genti ipogee che vivono ancora ne’ loro monumenti. Nè lo scorava il sogghigno di coloro che la paleontologia e 1’ archeologia riguardano come pa- lestra dell’ ingegno per esercitar visi senza lucro, per- suaso dell’ utilità di questi rami importantissimi dei- fi umano sapere nel dar lume alla scienza della natu- ra e alla storia.
Da qui di leggieri nasceva in lui grande avidità di acquistare tutti gli oggetti di antiquaria che poteva, trovati ne’ discavi di Catania e de’ dintorni di essa : da qui quella raccolta di lapidi, di cimelii, di vasi, di monete , di rottami antichi, che studiava con amore , ed aveva cominciato ad illustrare per le stampe. A
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noi catanesi questa specie di culto per le cose anti- che non è nuovo. Pria del tremuoto del 1693 il Pa- lazzo Senatorio e molte case di privati poteva n dirsi un continuato Museo: e nel secolo scorso , a non dir di altri, si formarono il ricchissimo Museo del Bisca- ri, e quello pure per molti capi stimabile de’ Benedet- tini; raccolte che trassero qui lo straniero a visitare i monumenti di nostra antica grandezza. Ma non per questo gli sforzi del Coco-Zanghy, tentando di for- marsi un Gabinetto di pezzi archeologici patrii , non meritano venire oggi rammentati , che anzi devono apprezzarsi, se non altro, perchè gli furono incentivo a parecchie illustrazioni accolte da’ dotti con tutto il controllo del positivismo letterario. E pregevole è ap- punto da reputarsi la pubblicazione fatta nel 1866(1), di alcune antiche iscrizioni esistenti quasi tutte nel suo piccolo gabinetto, delle quali una ebraica, due gre- che , ed una quarta dell’ epoca greco-latina. Altra iscrizione latina minutamente illustrò in una lettera pubblicata e indiritta al chiarissimo dottor Teodoro Mommsen, splendore dell’ Imperiale Istituto archeolo- gico Germanico di Berlino di Roma e di Atene (2). Ed anche, come lucubrazioni archeologiche del Coco, debbo far ricordo delle replicate lettere a Lionardo Vi- go sopra taluni antichi arnesi metallici , 1’ uno della Chiesa di Aci-Castello (3), e gli altri del Museo Bene- dettino (4), nelle quali con assennate storiche ricerche
(1) Intorno alcune iscrizioni di Sicilia — breve cenno. — Catania, Tip. Bellini, 186G.
(2) La campana an. VI. N. 85.
(3) Giorn. sud. — an. V. N. 64 pag. 255.
(4) Giorn. sud. N. 99 pag. 397.
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e con 1’ esame grafico delle leggende, veniva allogan- do quelle anticaglie all’ epoca normanna che costi- tuisce un punto cronologico sagliente se non altro per la nostra restaurazione civile e religiosa.
Non mi è dato di discorrere de’ lavori archeolo- gici del Coco, rimasti inediti; e sopra ogni altro mi fa pena trovarsi fra essi la illustrazione di un candela- bro egiziano di bronzo, rinvenuto ne’ dintorni di Ca- tania e da lui posseduto, che meglio veniva costatan- do i rapporti storici fra la nostra patria e 1’ Egitto. Raccolgo questa notizia da una Nota sullo Stemma di Catania (1), che per incarico del nostro Municipio pubblicava nel 1871 spiegandone il concetto araldico, uniforme a quello de’ varii scrittori di cose patrie a lui preceduti (2).
Occasione poi opportuna ad occuparsi di studii bibliografici gli apprestò il Consiglio Municipale eleg- gendolo a Bibliotecario e conservatore del Museo del- 1’ abolito Monistero de’ Benedettini. Doveva il Coco dare assetto anche a’ libri delle altre corporazioni re- ligiose soppresse , che riunite alla Casinese venivano formando una grande biblioteca comunale. A tutt* al- tri non preparati alle bibliografiche discipline 1’ in- carico, moltoppiù gratuito, sarebbe tornato difficile e penoso. Ma Coco che poteva dirsi poliglotta , Coco versato nella diplomatica e nella paleografia , Coco cui non erano nomi nuovi gli scrittori di ogni età e di ogni ramo dello scibile, era proprio al suo posto ;
(1) Ai signori rappresentanti del Municipio di Catania— let- tera sullo stemma di quella città. Catania Tipog. di G. Pasto- re 1871.
(2) Vedi fra gli altri la mia Guida di Catania e de' din- torni di essa. Catania Tipog. Galatola 1867.
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e da lui si aveva tutta ragione di attendere speciali illustrazioni sui codici manoscritti e sulle prime e- dizioni che non sono rari nella Biblioteca oggi co- munale (1). Vero è che fino al 1866 un bello ingegno benedettino, amico e coetaneo di lui, avea cominciato ad illustrare qualche antico manoscritto di tale Biblio- teca (2) seguendo le vestigia di coloro che a sì ar- due fatiche, gli diedero l’esempio (3), ed avea quasi compiuto le note parziali per la compilazione del ca- talogo ragionato delle edizioni della prima epoca del- la stampa col minuzioso sistema della moderna biblio- grafia (4); ma Coco doveva proseguire il già fatto ed estendere il catalago generale all’ intiera Biblioteca con 1’ aggiunta de’ nuovi acquisti.
E questo era il suo proponimento, finita la coor- dinazione sistematica de’ libri , come si riprometteva
(1) V. la mia Guida del Monistero dei Benedettini di Ca- tania — Catania , Tip. Musumeci , 1846. — Carta. Dizionario geograf. universale. Torino 1844 pag. 165.
(2) Il p. Luigi della Marra. V. la sua illustrazione Sopra il più antico manoscritto della biblioteca di s. Niccolò V Arena di Catania— Gior. Gioenio— Nuova serie— voi. II, 1856 pag. 358.
(3) Sopra un’ epistola di s. Giacomo MS. esistente nella biblioteca dei Casinesi di Catania, lettera del p. d. Vito M. Ami- co: nelle Memorie per servire cdla Storia di Sicilia. Palermo, 1756 tom. II, pag. 10 — Sopra l’autenticità di un calendario ebraico del secolo XIV conservato in detta biblioteca — Me- moria del Sac. Francesco Corsaro. Napoli 1840 — Sopra il Dante MS. della stessa — Illustrazione del p. d. Giovanni Ca- lici Gt'or/z. Gioen. Tomo VII bini. 6 — Tomo Vili bini. 1. — Ed altra sullo stesso MS. del p. Francesco Tornabene Casinese, nello stesso Giornale — Tomo III — serie 2. bim. 1 — ( Mar- ra—opusc. cit.)
(4) Coco Zanghy — Uri ora cogli antichi — meditazioni ar- cheologiche— Gior. Gioen. — Nuova serie— Voi. V. fas. I.
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del Tabulano Benedettino pubblicare quelle delle 200 e più pergamene rimaste tuttora inedite. Chi conosce la pazienza perseverante richiesta a portare binanti, e con le esigenze attuali , simili lavori ; la diligenza minuta nella ricerca di notizie storiche , biografiche , e di raffronti bibliografici ; la critica severa poggiata sui più autorevoli giudizii degli scrittori competenti; può giudicare dell’ importanza e delle serie difficoltà dell’ opera, alla quale il Coco attendeva e che il tem- po doveva maturare: ma sul tempo non è dato con- tare al figlio dell’ uomo. Le più belle imprese vengo- no spesso arrestate da morte immatura!..
Tanti lavori pubblicati dal nostro Coco-Zanghy resero chiaro il nome di lui e in Italia e fuori. Gli procacciarono intime relazioni con personaggi distinti nella repubblica letteraria, e molti fra essi, visitando Catania, cercarono di lui, e se l’ebbero a guida gen- tile, ad erudito compagno nell’osservare quanto di am- mirabile offre il patrio suolo. Estese maggiormente siffatte relazioni co’ viaggi che, come a sollievo delle durate fatiche e per istruzione, fece nella nostra pe- nisola, in Oriente e in Francia.
Seguendo il nostro Diocesano come teologo in Ro- ma durante il Concilio vaticano, ebbe a mostrarsi , qual’ era , profondo nelle ecclesiastiche discipline, ed ebbe campo vastissimo di osservazioni e di studio in materia di archeologia e di bibliografia.
Il viaggio in Palestina fu da lui intrapreso non solo per 1’ importanza che offre ad ogni pio credente per ld scene del gran dramma dell’ Uomo-Dio che si compiron in quelle contrade; ma fu viaggio scientifico tanto necessario per l’opera biblica che aveva per
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le mani — Potè al ritorno presentare i suoi rilie- vi fatti in quelle calde regioni di zoologia , di bota- nica , di mineralogia e di geologia , ma non giun- se a narrare, come proficua alle scienze filosofiche e sociali, la curiosa vista di nuove razze, e V imponente spettacolo di nuovi costumi , e restarono pure inedite le osservazioni archeologiche di lui toccando special- mente delle famose anticaglie di Egitto (1).
L’ultimo viaggio può dirsi una rapida escursione in Italia e in Francia, secondo rilevasi dalla relazione pubblicata (2) , notevole più tosto per riflessioni po- litiche e religiose che per altro.
Ma a che trattenermi più oltre rammentando stu- dii e lavori dell’ inclito nostro socio? — Furono soli i meriti letterarii e scientifici che caro e rispettabile lo resero ?
Signori ! Coco-Zanghy ebbe tutt’ altri titoli alla pubblica benemerenza, e come prete in servizio della Chiesa, e come cittadino a lustro e decoro della patria.
E di vero Ei percorse la carriera ecclesiastica splen- didamente , quanti altri mai , nella freschezza degli anni, e nulla piu gli restò ad occupare nel suo sacro mi- nistero. Insegnò etica cristiana, lingue orientali e po- scia sacri canoni agli alunni del Seminario Arcive- scovile ; dettò , come accennai , lezioni nella facoltà teologica della R. Università; — fu catechista nella cattedrale. Sedè, giovane ancora , nello stallo dell’ in- signe Collegiata Aragonese , che pria di lui avevano
(1) II mio viaggio iti Tiberiade — Catania, 1875.
(2) Il Portafoglio della mia rapida escursione in Italia e in Francia. Catania, 1876.
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occupato Recupero , Alessi , Strano , Gramignani e Sardo. Passò poi a canonico della Cattedrale e di di- gnità in dignità arrivò a quella più alta di Priore dello stesso Capitolo. E quasi ciò non bastasse, divenne Vi- cario Arcivescovile di una delle più vetuste e distinte Diocesi di Sicilia, qual’è quella di Catania nostra: — e tutti questi Ufficii, che il merito gli compartiva, sosten- ne con saggezza, con prudenza e con un senso pratico non comuue.
Amministratore di varie fidecommessarie cercò tutti mezzi a limpidarne le aziende, e a propugnare i dritti di tante pie fondazioni. Benefico senza ippo- crisia spese cure caritatevoli al Reclusorio del Lume scendendo con rara umiltà a farsi pedagogo ne’ rudi- menti delle lettere con quelle orfane donzelle. Ed li- no de’ preti operai dello Spedale di s. Marta fece sem- pre valere il suo senno amministrativo a migliorare e, se non altro, a tutelare le sorti di quel Nosocomio.
Nè con minore zelo e con solerzia minore rispose nell’ esercizio de’ pubblici ufficii civili, a’ quali il chia- marono il Governo, la Provincia e il Comune. Lo ram- mentai qual primo Preside del R . Liceo di Catania, e qual Bibliotecario comunale. Aggiungo che fu uno de’ più attivi membri della Commissione provinciale per la conservazione de’ monumenti di antichità; che fece parte della Commissione pel nostro Camposanto e di quella per i mezzo-busti degl’ illustri concittadini nella pubblica Villa.
Non istette ozioso giammai fra tante e svariate incombenze, e se qualche momento gli fu dato a vo- lare icon la fervida fantasia, ricorse al metro or tra- ducendo il massimo Vate della Grecia nel nostro dia-
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letto (1), ora parafrasando in italiano gl’improperii nel Venerdì Santo (2) , ora , a ricordo nel dì de’ defunti, traducendo in versi popolari i lugubri canti della Chiesa (3), ora scrivendo la Mistica fiora , simbolico e carissimo libretto pieno di sacra unzione e di amo- re devoto (4); e ricorse pure alla musica, predi- letta da lui fra le arti belle, e giunse a vestire di sue note musicali talune sacre cantilene (5). E finalmente quando nel 1876 memorabili feste furono qui celebra- te pel trasporto in patria delle ceneri di Vincenzo Bel- lini, Coco pubblicò in francese ed in italiano le me- morie e lagrime sul sepolcro del mellifluo cigno cata- nese (6).
Amò questa terra natale sino al fanatismo. Dal pergamo e con gli scritti ne predicava le grandezze, ne rammentava le glorie, ne rispettava le tradizioni. Procurava illustrarla in tutti modi ne’ suoi monumenti,
(1) La Miobatracomacliia, o la guerra de’ topi e delle ra- ne — Tradotta dal greco in versi siciliani. — Catania , tip. Eugenio Coco, 1870.
(2) Gl’ improperii nel Venerdì Santo — versione. — Catania tipografia Roma, 1870.
(3) Ricordo per il dì de’ defunti — versione. — Catania ti- pografia sudetta in 8°, 1873.
(4) La mistica flora nel mese di Maggio ovvero simboli esempli preghiere e canzoni per tutti i giorni di quel mese de- dicato alla Madre di Dio — Catania, tipografia sudetta in 12°, 1874.
(5) Il Tornimaggio — Milano, 1872.
(6) Mèmoires et Larmes de la Patrie sur le tombeau de Vin- cent Bellini, dont les cendres elle est sur le point d’ accueillir en son sein-par Mgr. Joseph Coco-Zanghg, grand vicaire de l’Archevéque de Catane — Catane, Imprimerle Rome, 1876.
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nelle sue istituzioni, ne’ suoi privilegi. E non sapeva nominare Catania senza commoversi.
Ecl ora non è più Monsignor Giuseppe Coco- Zanghy. Non sorpassato ancora il suo 50° anno di vita, il 21 Novembre 1878, quasi improvviso, com- piva l’ultimo giorno!.. La Chiesa catanese ha perduto un valoroso campione , la patria un dotto e virtuoso cittadino, la scienza un appassionato cultore !!
Chi lo rimpiazzerà?...
Oh io ho molta fede nella riproduzione con- tinua degl’ ingegni felici in questa classica terra, i quali forse isolatamente vinceranno il Coco nei singoli rami di moltiplice dottrina che coltivò; ma fo voti che non siano rari que’ che , come il Coco , cu- mulino insieme tanto sapere e tanta virtù !
INDICE
Sull’ esistenza del!' acido lattico nelle urine normali e pato- logiche. — Amato e Capparelli .... Pag.
Un caso di Cistotomia in vescica bilobata. — - Dott. Ignazio Nicolosi .........
Dell3 Elettro -ago -puntar a, nella cura del Cirsocele. — Dott. Gì-.
Clementi „
Descrizione di alcuni rari fenomeni atmosferici , osservati in Catania , nei mesi di Febbrajo Marzo , Aprile , e Giugno 1878. — Prof. Gì-. A. Boltshauser . . „
Saggi analitici e considerazioni igieniche sopra talune acque della città di Catania. — Prof. Domenico Pecile. „ Ricerche chimiche sopra alcuni vini da pasto , dell3 Etna —
Gì-. Basile „
Ricerche chimiche sulla composizione delle acque del fumé Sirneto in Sicilia e delle acque potabili di Catania. — Prof. Orazio Silvestri
Elogio di Monsignor Giuseppe Coco Zanghì — ■ Bertucci.
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