^m V 4 II. » y rj>:) 5) :»]) ->:3) A T TI DI SCIEISZi: niATUBALI ni mn sEcc^Dl = 10)10 1- ir^^^ i:^^- CATANIA. Dil TIP! DEtL'ACCADEMtA GIOENIA PRESSO I FRATEllI SCFCTO 1844. ■ I^S' CATALOGO tn DEI SOCn ELETTl NELL ANNO XXI. NOME, COGNOJIE, PATUIA GRADO ACCAD. GIORNO DI ELEZIONE Sig. D, Vincenzo Ol- taviani prof, di Bo- ianica in Urbino. Sig. Tommaso Cheleu (i presidcmte dell'Ac- cadmnia medica di incoraggiamento di Malta. Sig. Nicola Zanniciti da Malta. Sig. Saverio Si Hon da Mai (a, Sig. Massirno Miignus da Napoli. Sig. Emmanuele Mon- iemagno da Callagi- rone. Sig. Pielro Cipriani prof, di Clinica delle malaUie culanee in Firenze. Prof. Sig. Maiirizio Bu falini da Firenze. Sig. Giuseppe Antonio Bcrgolli da Modina ingegnere assessore presso S. A. Scrc- nissima . Socii Corri- 2 5 Apr He 1S44 spondcnti. nr NOME, C0GN03IE, PATRIA Sig. Fryberc] Presidon te dell a reale Acca- demia di loltore scienzo di Manaco in Baviera. Sig. Cav. do Marlins Segrelario de//a> chis- se fisico-Malematica delta delta Sociela di Monaco. Sig. Salvalore Nicolosi prof, di Anolomia di- moslrativu ddl' Uni- versild di Culania. Sig. F Hippo Maria Pa- gano prof, presso al Collegio Mililare di Napoli . Stg. Mousseau prof, di Fisica a Zurigo. Cavalier e D. Vincenzo Arezzi dei Baroni Borgia da Siracnsa. Sig. D. Domenico Bert a da Palermo. \ Sig. prof. Tardi da Messina. Sig. prof. Domenico Sanlagata da Bologna. Sig . prof Vincenzo 'G al- io da Trieste. GRADO ACCAD. GIORNO DI ELEZIONK Socii Corri- spondente. 2 5 Aprile 1844 \t\\\' .V>^ -1 .\i '^•I'lWwx % NOME, COGNOME, PATRIA GRiDO ACCAD Sig.prof. Mamone Ca- Socii Corn pria da Bologna. Prof. Giocanni Barsot- ii da Lucca. Sig. Giuseppe di Pa- squale da Napoli. S. yinconzo Ollaviani da Napoli. P. D. Paolo C ultrera Socii onorarj Reltorc del Cullegio Culclliano. ' Sig. Burone Giuseppe Maria de De - Piro car. dell' or dine di S. 3I/c/iiele e S. Giorgio d Iiyjhillerra. Dotior I). Bonarentura Portoghese da Cata- nia. D.r D. yindrca Anialt Snvii Colla- da Catania. boratori D.r D. Giovanni Misct da Palermo. D.r D. .hUonino Do Miinedi) daBandazzo Car. D. Vincenzo Bona julo da Catania. .IOR>0 l>I ELtZfOVK 9 J Jprile 1S44 ^ ,".', > . 1 \, • .■.^' CARICHE ACCADEMIGHE PER L JNJdO XX/ Primo direltore commendalore siqnor Giuseppe Fa- rm InleuderUe della Provincia 'di Catania Secondo dircitore prof. cav. abate Francesco Fer. rara Segretario generate prof. d. Domenico Orsini Prof d. Antonino Di-Gia- como Dott. d. Gaspere Gambini Prof. d. Carlo Gemmellaro] Don d. Salvalore LeonardA Membri del Comitalo Prof cav. Carmelo iMura- Tigna Dott. d. Barlolomeo Rapi- sardi Segretario della sezione di storia naturale dottor a. Cmseppc Antonio Gakagni Segretario della sezione di scenze fisiche — Yo.cs. Lassiere dottor d. Anlonino Lo Giudice Bibliolecario dottor d. Alfo Bonanno Dircttare delle stampe prof d. Mario Musumeci Utrettore del Gabinetlo dolt. d. Andrea Aradas. .. ATTI W SCIENZE NATLRALI SEBlE SECO?iDA=:to.1IO I. ,:;i! REIUIOO ACUDEMIU PER LANIMO XX. DAL SOCIO SEGKETARIO GENERALE IBTTA JfKLLA TOK.WTA OHDIJi.iRIA DEL 21 MAGGIO iSU. Lapides et ligna ab alii's acci- pio. aedificii tamen extructio, et forma tola nostra. Archite- ctus ego sum, sed materiam va- rie undique conduxi. JrsT. Lips, ad i. libr. Pol. not. torn, IF. p. f2t. 'uesto giorno, in cui per dovere di ofiBcio do- vrt da'"*questo onorato scanno, ove io mi se^go per vostra indulgenza . cnarrarvi col mio sfomito dire i lavori del trascorso anno, lieto ritoma aUa nostra men- te, onorandi Colleghi. perche quello ci richiama della solenne inaugurazione della nostra Accademia; giorno meraorabile iu cui fra noi si accese T ardenle brama di nou restare indifl'erenti al soq^rendente spettacolo che ci presenta la natura , sia allorche ci arricchisce colla molliplicila dei corpi organizzati,. che vegetano solaniente, o allorche ci giova. e ci diletta coUa va- rieta di quelli, che al dir di Bori/ de SaiiU-Finceni {{) (i) Vcd. la classificaziooe di queslo aulore all' articolo Hisi. nat. ael vol. VIII. del DictioD. classique d' bistoire oat. 2 vegetano, e poi vivono , o vivono e vegetano simul- taneamente, sia allora quando, forse per iscuotere la nostra negligenza , agita dai suoi cardini il classico suolo che abitiamo (1), o per disvelarci la tessitura geognostica del nostri terreni, apre a noi cogli arden- ti suoi fuochi il suo seno (2) : era sulla ineguale su- perficie dei medesimi, ora sugli antichi crateri delle sue forali eruzioni, ora finalmento sulle acque stesse del profondo mare (3). Siluati in cosi felici circoslanze , circondati da tanti oggetti che facilitano lo studio , cd aprono il campo al progresso dellc naturali conoscenze, noii po- teva che su di voi rivolgersi, sin d' allora, 1' attenzio- ne universale dei dotti nazionali, e stranieri; cosi che i naturalist! e le principali Accademie dell' Italia, della Francia, della Germania, dcU' Inghilterra, della Grecia e del Brasile sentirono successivamcnte il bisogno di venire scco voi in istrctia allcanza, e la Storia, pronta a dipingere il quadro da voi rappresentalo , non tar- do a marcare un' epoca e luminosa e distinta negli annali della siciliana civilta. III. '■.-■■- (i) Etna mons terremolu ignis super verticem lale diffiidil. Julius Obsequenn cap. S<). in prod. (2) Cum sol ad vesperum decliiiiiljal ;Elna horrifico motu vehemenler inlrerauit, magnisque videbalur inugire clamoribus. Subito ad ipsius montis laWra ubl gdatae nives perpetuo ba- clenus videbaotur divulsa tellus visa est subsidere, unde violeii' ler ignis erupil. Nicolo Speciale nella sua Sloria, parlando dello in- cendio del iSsg. (5) Ved. Belazione dei fenomcJii del niiovo Vulcano sor- to dal mare fra la casta di Sicilia e /' isola di Panlelleria nel mese di Luglio i83t del Doll. Carlo Gemaiellaro vol. VIII. degli AUi accad. pag. 271. ■'"'■■'" ' ■'*-■"■"'■ •■"'•^' ' •"" '"' •■•>" 3 Ma ora maggiormente argomento abbiamo di le- tizia e di gioja , or che elasso il primo ventennio dacche riuniti ci vide per la prima volta in dotto as- sembramento, questo antichissimo, c rinomato Ateneo, lungi di mcnomare, crescesi forse in ogui ora viemmag- giormcnle il voslro zelo nella non mai abbastanza lau- dahilc intrapresa can'l(^ra, insiemc alia gloria nazionale e la pubblica utilita, che dalla diflusione dei lumi pro- inanano. L' oggeilo della mia orazionc non permette in- tanto di occuparrai che dell' anno gia scorso solamen- to ; alliimenti prendendo le mosse da quel famoso vidcano, la di cui storia naturale, unita a quella dei suoi dinlorni, forma uno degli oggclti principali dell' elu- cubrazioni della nostra Societa, farei a tulti veduto come la gloria di tramandare ai poster! una esalta e completa notizia del medesimo, lungi di essere « ri- )) serbata ad un siciliano che abilcra la base di quel- )) la niontagna, che la studiera tutta la sua vita, che )) sara naturalista, e fisico, e che non sara disgusta- )) to ne dalle falichc ne dalle difiicolta, » come opi- nava il celcbrc naturalista francese cav. Deodato di Dolomieu (1) apparteneva piutlosto ad un accademi- co Islituto, che riunendo in un corpo solo la partita sapienza di piii membri e fisici e naturalisti, che van- no successivamente a supplirsi, si avesse scritlori sem- (i) Vodi Cataloque Acs produits vulcani'gues du mont Klh- na joint a la colleclion dcs cclianlillons envojes par M: le Cliev. Deod. de Dolomieu a W: lo Due de la Rochefoucauld, el a .M: Faujas de Saint loud; inserilo a pag. A35. dell' opera che por- ta per litolo - Wineralogie des \ ulcans, ou descriptions de tou- les les substances produiles ou rejelcfcs par les Feux soutcrrain* par M: Faujas de Saint-foud - Paris 1784- 4 pre contemporanei alle diverse eta di quel lerribile monte, e coevo del mondo, che, racchiudendo nel suo seno uno dei piu maestosi laboratori della natura, stan- 00 coUa sua attlvila 1' immaginazione dei poeti , colla causa occulta dei suoi incendi la mente dei fdosofi e dei vulcanologisti , colla frequenza ed assiduita delle sue eruzioni la critica e la pazienza degli storici. Ma se alcuno di voi meco non consente, urba- nissimi Uditori, senza uscire dai limiti asscgnati al mio ragionare, e senza perdere di vista il medesimo argo- meato, difficile a me riuscire non puo il coniprovarve- lo, se ascoltar vi degnerete anche cio solo, che il mio dovere ad esporvi mi chiama. Seguitemi intanto col- la vostra cortese attenzione, perche io son cerlo che sarete ben presto per persuadcrvcne. ■,i Non era scorso ancora un anno dacche a ventot- to dicembre 1842 avcva 1' Etna cessato di vomitare le sue infuocatc lave nella cosi detta Valle del Bue , quando alle ore ventimo di quel medesimo giorno , (17 novembre ) che richiamava agli abitanti di Bron- te la mcmoria della ccssazione di quel terribile incen- dio del 1832 , che minacciato aveva d' invadcre la loro patria, dopo una ora circa di continuate scosse e di sotterranei fragori, videsi nuovamentc aperlo nel 184.3 il suo fianco dalla parte di 0. N. 0. da una serie di bocche di fuoco cosi viciiie F una all' altra da prender 1' aspctlo di una sola infuocata apertura nel seno di un medesimo crepaccio lungo CO cannc circa siciliane, largo non piu di 5 nel sito dctto Quadaraz- ■ zi, che giacc nella regione scoverta a 7000 piedi so- pra il livello dal mare , quasi a due terzi di miglio dal cratcrc della eruzionc del 1832, e non molto di- stante da quello del 1631. Masse infuocatc di svaria- ta, e d' immensa mole , esplosioni di scoria , grande 5 qiiantiiii (li arena trasportata dai venti per tutla la plaga mcridionale ed occidcntale della montagna, ag- gloincrati da nuvoloni di I'uino, e accompagnati dalle continue dctonazioni del vulcano, vennero succcssiva- nionte Fuori lanciali da quelle bocche infernali. Teni- bilc insicme e bello, sorprendente, maestoso era lo spel- tacolo die presentava allora la nalura , massime al tramontarc del sole, quando un fiume d' infuocatalava, the precipitoso corrca per la pendice sopra quella del 1832, e mano a niano occupavala con una fronte di tpiasi mezzo miglio , al favor delle tenebre alta mo- stra facea di se orribijmente .... ah! quanto lugubre doveva essere la sccna che chiudea si maraviglioso avvenimento . . . . ! In poche ore era andata a due miglia ; e scor- rendo ai fianchi della lava del 1832, sarebbe arriva- ta insino a Bronte se F antico torrente, opponendo una prima resistcnza, non avessc in qualche mode ritardato il suo corso. Si divise indi in fre bracci, dei quali uno a man destra per tramonlana Ira monfe Egitto, e la lava del 1832 prendea la direzione del bosco di Maletto,r altro a sinistra avviavasi al bosco di Aderno, qucllo di mezzo dritto scendcva verso Bronte. Non tardarono ad arrestar- si i due primi; 1' altro pcro, occupate nclla nolle dal 18 al 19 le fcrtili conlrade di Dagala chiusa, lungi di smorzarsi, riprendeva I'orze maggiori, minacciando sem- preppiii la popolazionc di Bronte, che a tre miglia, in due giorni vedcva vcnirsenc I' infuocata lava di- rettamente alio sue mura, ove giimta sarebbe se, dan- do di fronte ad una collina delta la Vittoria, non aves- se deviato il suo cammino. Nel giorno 23 traverso la via consolarc che da Palermo conduce in Messina, e scendendo in quella valle, in fondo alia quale scor- re il Simeto, grande allarmc deslava pelle funeste con- 6 seguenze che colla continuazione del suo corso avreb-. be sicuramento arrecato ai proprietari dei sottoposti terreni, tanto pel dirctto ingoinbramento delle cam- pagne, quanto pel deviamento dello stesso fiume. Ma a pill grave sciagura era riserbata la nostra eta, ed il triste ulTicio di tramandare ai posteri la non inulile, e dolorosa notizia toccava alia Socicla nostra; molta era la gente riunita nelle ore meridiane del giorno 25 ( dello stesso novenibre ) nella contrada ove vengono a limitare fra loro i fondi Fitemi, e Barile, chi per appagare la curiosita, chi per conoscere i danni alle loro proprieta awenuti; le donne e i fanciulli prega- no genuilessi il cielo per camparli dallo stato di mi- seria in che eran prossimi a cadere, imposessandosi dei loro fondi la vicina lava; gii uomini abbattcndo gli alberi , sradicando le viti , e asporlando il legname si afTrettano a salvar dalle fiamme tulto quanto e possibilc; ma r incsorabile infuocato torrente railenta per qualche tempo, quasi ad insidia, il suo corso; indi rialzandosi gradatamente in forma di cupola, scoppia tutto ad un tratto, e con violenta sterminatrice esplosione , solleva il sottoposto terreno, riduce in frantumi, in rapillo, in iinissima arena la cocente fiumana, lancia in aria e pie- tre e scorie, c masse infuocatc; c in un baleno abbat- te divelle incenerisce disperde: uomini e donne , pro- prietari eagricoltori, tenere piante e alberi robusti .... in modo che trentasei individui periscono sul luogo Istes- so , id restano poscia dalla lava medesima sepolti ; ventitre feriti e trasportati in Bronte non vissero che ore 24.; e dicci poterono rimancre in vita solamente, per rapporlarc forse quella disgustosa catastrofe. lo non vorro intertenervi piii a lungo, urbanissi- mi A-coltatori, su questa terribile e funesta eruzione, ii di cui esatlo dettaglio e stato presentato all' Accademia 7 dal bcnemcrito nostro socio attivo Prof. Carlo Gemmel- laro iiella seduta del di 21 dicembre dell' anno trascor- so; giacche, qualunque essersi potrcbbe, anche per io avvenire, la spiegazione del fenomeni chc accompa- gnarono il tragico avvenimento del di 25 novembro , nuovo del lutto, od almeno finora non osservato, o de- scritlo nella storia del nostro vulcano, la novita dei fe- nomeni stcssi e la singolarita dei fatti dal socio nostro accuratamente rapportati, bastan solo a liberarmi della inia promessa poiendo concbiudore con quel detto di Se- neca : Mill turn reslal open's, miiHumque restabit . nee tillo nato poHt mille saecula, praecludetur occasio ali- quid adhuc adiiciendi (1): iNe queslo e tutto ancora; giaccbe se ad onta della fluidita degl' infuocati torrenti, cbe sgorgano dalle vi- scere del nostro vulcano nelle diverse eruzioni del me- desimo, i pirosseni, piu o meno fusibili, al dardifiamma conservano tanto alia superficie quanto nella pasta me- desima dello noslrc lave, ove sono impiantati , quella forma cristallina stessa clie , deriva da un prisma rom- boidale oblicjuo, e non perdono lo aspetto vetroso , e lo splendore assai vivo ( quantunque inferiore a quello dello anfibole ) chc li caratterizzano; se il felspato fusi- bilissirao per se stesso a segno, cbe fa sospettare la mescolanza con terra calcare, non abbandona la conte- stura squamosa, e vi si mostra pochissimo altcrato; se il fuoco deir Etna in somma non agisce quasi che come semplice dissolvcnie sui corpi cbe incontra, in niodo cbe dissipatosi dalle loro molecolc per mezzo del raf- freddamonto, non impedisce in certo modo alle medesi- me di ritomare a riunirsi, mcrce la forza di aggrega- zione che esse avevano perduto , ne consegue 1 . Che (i) Epist. Lxiv. 8 r analisi attenta e rigorosa delle sue lave sia capace a dis- velarci quale e la natura del suolo , ove il fuoco ha esercitato la sua azione ; 2. che insino a tanto che r Etna sviluppera i suoi incendi in un suolo non molto diverso da quello, ove avra bruciato insino al presente, i di lui prodolti proseguiranno a mostrarsi al mineralogi- sta pill 0 meno analoghi a quelli che conosce la scienza. Ma se poi la causa occulta delle sue combustioni intrin- seca, 0 estrinseca ai corpi medesimi su di cui esercita la sua azione sara per svilupparsi in mezzo a sostanze forse non ancora conosciute( perche il limite ove si fer- ma il fisico ed il naturalista non e scmpre quello ove si fissa la natura) quante intercssanti novita , capaci for- se a cambiare lo aspetto della scienza, non potra pre- sentare allora 1' esame delle produzioni di quello ar- dente vulcano? ; Or studiando anche sotlo questo punto di veduta le lave etnce, era pria di tutto nccessario distinguere le rocce di origine nettunica e le alhiviali da quelle vulca- niche per non confondere i prodotti delle acque con quelli del fuoco; si c quindi che le lave prismatiche, che formano per cosi dire la base della plaga occiden- iale e meridionale della montagna, sono state varie vol- te esaminate e descritte dal nostro socio Gcmmellaro stcsso, d quale dope di csscrsi in altre memorie, inse- rite nei nostri atti, accuratamente impegnato a dimo- strarc per quali caratteri debbano esse distingnersi dal vero basalto, non contento di quanto scritlo aveva fino- ra su tal materia, principalmcnte in quel lavoro ove si occupa del basalto stesso e degli effetti della sua na- tural decomposizione, lavoro che io reputo come una delle piu pregevoli produzioni del medesimo autore , ha voluto istituire nuove e belle osservazioni visitan- do nuovanicnte nel fmire dello scorso anno talune 9 conlrade ove le lave prismatiche sono piu rimarche- voli. Incavata in una delle piu estese carriere delle accennalc lave fra Biancavilla, e Licodia, a meJa qua- si della vaile in fondo alia quale scorrc il Simcto, tro- vasi la cosi delta Grolta di SciJa ; ivi il nostro socio fissando le sue ricerche, descrive la rcgolaiita dei pri- smi dcllc lave dcllo slrato inl'tTJore, la struttura qua- si tabularc cd ondolala dello stralo medio, quella in- forniemcnte prismatica dello strato superiorc; chiari sembrano gli argomenli pei quali credo egli potere assegnarc cpochc diverse alio medesime , e soddisfa- cente la spiegazione della diU'erenza della loro strut- tura. Dalla grolta di Scila passa a Licodia , descri- vendo la natura del terrcno clie s' incontra, e facen- do conoscerc colla scoria dei lalli e colle osservazio- iii quanto lo attenlo esame delle lave islcssc nel sito niedesimo, ove giacciono, possa utilmenle influire alia spiegazione della varia loro struttura, della maggiore o minore compaltezza, e della causa della particolare fa- tiscenza dei loro prismi sotlo la continuata, e non in- terrotla azionc , e chimica e meccanica degli agenti metcorologici, clie nientre distruggono la coesione, e la solidita dcllc anliclie roccic di quel vulcano, I'an- toriorila delle di cui prime eriizioni agli ultimi cata- clismi della terra e Ibrsc sulTicienlementc palesata dalle correnli di lava cbe vanno a perdcrsi sotlo le montagne calcari di Carcaci, ove le matcrie vulcani- che sono coperlc da piii di cinquecenlo picdi di stra- ti orizzontali di pietre calcari (1); restiluiscono con marcata usura ai sottoposti tcrreni quella Icrlilila che fece dire alio Slrabono: jEtnei ciiicres ferlilitaU'in af- (i) Dolom. 1. c. p. 407. 10 feriml regioni: veh! quanto amrnirabile sorprendente e nelle sue operazioni la natura ! essa impiega alia prosperity delle nazioni le cause stcsse della lo- ro destruzione , ci spaventa colla eruzione dei suoi fuochi, ci diletla coll' amcnita delle sue campagne , e mentre cogl' infuocati torrenti delle sue fuse lave ci desola, ci arricchisce colla prodigiosa feracita delle lave distrulte, ove a render men dura la nostra esi- stenza varie specie di terreslri aniraali popolano con noi le diverse regioni del vulcano , onde giovarci nella nostra industria, ajutarci nei nostri travagli, soc- correrci nei nostri bisogni : gai c melodiosi uccel- li che stanziano indigeni nelle nostre contrade , o che attirati dalle dolcezze del clima giungono da lonfanissime regioni insino a noi , vagano per la no- stra atmosfera per istruirci colla reciprocita dei soc- corsi che mutualinente si prestano nella cura delle loro famiglie, dilettarci colla vaghczza delle lore piu- m(\ rapirci colla soavila del loro canto, diminuendo cosi gli orrori della solitudine tanto negli ombrosi bo- schi, e nelle selve impenctrabili, di cui ricuopresi la seconda sezione della montagna , quanto negli orti ameni, nei campi aprici, e nelle fertili praterie, di cui si abbella la regione piemontana della medesima. A completare quindi la storia naturale dell' Etna faceva mestierc non oraettere la ricerca degli esseri organizzati che abitano nei suoi dintorni , rilevare la proporzione in cui si Irovano con quelli delle rima- nenti contrade del regno , c stabilire i rapporti che col clima, colla latitudine, colle condizioni geologiche, e collo state della vegetazione conservano; a si lode- vole scopo tendono per lo appunto la Fauna Etnea dei socio attivo Giuseppe Antonio Galvagni, ed il ca- talogo ragionato delle conchigiie vivenli, e fossili del n socio ordinario Andrea Aradas, e del corrispondente P. D. Giacomo Maggiore. II socio Galvagni continuando nella di lui deci- »ia memoria, letta nella fornata del 27 scttembrc (18-43), la descrizione degli uccclli di prcda diuini, deltaglia la sforia del Falco Ciinilo ( FaJco Vcspcrtinus L. ) dclla Albanella Rcale (F. Cianous L.) del Falco Cap- pone (F. Buleo L. ) del Falco Pescalore (F.llaliae- fus L.)del Falco di Padule ( F. Rui'us L. ) drl Fal- co Picchiajuolo ( F. Apivurus L. ) del Nibbio nero ( F. Atcr L. ) del Falcone ( F. Pcregrinus L. ) del- lo Smcriglio ( F. LitlioCaIco L. ) del Blancone ( F. Brachydaolilus ^^'olf. ) niarcandonc le dimensioni, e fa- cendo rilevare tuttc quelle spccialiU'i die a questi vo- latori del monle apparlengono. Passa indi ad occu- parsi degli uccelli di prcda notturni. Diclro un breve preambolo, ove fissa per principio die tuUo e armo- nico ed ordinate nell' universe, e che le specie, e gli individui degli esseri vari sono in perfetta armonia colic circoslanze del mezzo in cui soggiornano, espo- ne che gli uccelli niclalopi diffcriseono dai diurni viem- mnllo. lacendo rilevare i carallcri analomici. c le mo- dificazioni funzionali die prosenlano: seende poi ad cnar- rare le specie die si osservano nellc tre rcgioni del- r Etna, c dcscrive: il Gvfo rcale ( Slrix Bubo. L. ) lo Asuiulo ( Slrix Scops. L. ) 1' Jllocco ( Strix OtusL.); il Barbugianni ( Strix FlaninieaL. ): F Jllocco di Pa- lude ( Strix Brachyotus L. ); la Cimtta ( Strix Passe- rina L. ); il Giifo Sclvalico ( Strix Aluco L. ) espo- noudo iK?r ciascuno individuo il parlicolare soggiorno, r insicme dei caraltcri diU'crenziali dcllc propricla , e dcllc funzioni, che lo contraddislinguono. 11 catalogo ragionalo poi dcllc conchiglie vivcnti e fossili dei soci Aradas c xMaggiore, mentre e desti- 12 nato da una parte a riunire i maferiali per la com- pilazione della Conchialogia Siciliana e direlto prin- cipalmenlo a far conoscero le specie malacologiche che vivono nel Golfo di Catania^ e nei dinlorni di essa^ col confronto alio stafo fossile, in modo che riguarda- to sotto qiicsto sccondo punto di veduta il loro lavo- ro e capacc di fornire inleressanti fatti alia Geologia del nostro vulcano, la di cui preesistenza all' epoca del ritiramenlo delle aequo sul contincnte e sufficientemen- te addimostata dalle lave esistenti in diverse parii del- la sua base, ricoperte ed incrostate di calcario conchi- liare , situate ad una altezza maggiore di duecento tesi al di sopra dcIT attuale livello del mare (1). Gli autori continuando nella sesta memoria letla nella seduta del 27 luglio (1843) a tener ragiona- mento dei molluschi Gasteropodi , e toglicndo a dire in primo luogo del genere Truncatella di Risso del quale una sola specie si rinviene in Sicilia ( la Trun- catella Truncata ) crcdono aver potuto dimostrare che la Paludina Dcsnoyersii non fosse che la varieta af- tenuata, sotlile, non ancora raonca dell' apice della specie in discorso, la quale offre nel suo progressivo accresciraento tutte le varieta del Bulimus Decnllatus Brugu. Passano indi alia descrizione delle specie spet- tanti al genere Paludina di Ferussac, e fanno osserva- re pria di ogni altro: che il sig. Philippi sotto il no- me di Paludina murialica di LaU. lia confuso due specie realmente distinte, cioe la Paludina acuta di De- shayes, e la Paludina Shormalis dello stesso autore. Riportano come sioiliane le anzinoniate specie non solo, ma la Paludina Tentaculata di Deshaycs, la Pal. Similis di Michaud, la Pal. Rubens di Menke. la • (i) Dolom. loc. c. \3 Pal.Analina di Deshayes, la Pal. Viridis di Lak. la Pal. Porri di Calcara, la Pal. Mussonii dello stesso autore, e due nuove allrc rinvenule dai noslri autori medesimi cioe: la Pal. Bensi, e la Pal. Salinasii. Sie- gue indi la doscrizione dclle Eulime indigene cioe Eulima Polila Eul. distorla, od Eid. Subulaia di De- shayes, e la Eul.Acicula dei nostri aulori: Classano sotto un nuovo gonere detto Orlostalie , la Melania Campancllae^ la Mel. Bufa , la 3Iel. Pallida, e la Mel. Scalaris di Philippi. Passano al gencre Bonellia di Deshayes, trasportandovi la Bonellia Terabellala, e chiiidono la sesta memoria con la descrizione delle specie del genere Bissoa di Frcmenville accresciute da essi di trc x\uo\q specie: Bissoa Testae; Bissoa Galva- gni , Bissoa Mandralisci. La descrizione delle conchiglie appartenenli ai gcneri Liltorina di Ferussac, Twrilella di Lamark\ l^ermetns di Adanson, e Siliquaria di Lainark, Ibr- inano poi 1' argnmonto dclla scltima memoria dei no- slri socii, lella nella tornata del di 29 lebbraro (1814), Dopo aver I'atto vedero come il genere LiHorina costituica il 4. soUogenere delle Paludine di Bang, ed avere enumevato i caratteri distintivi di questo grup- po di molluschi. passano ad indicare come Littorine sicule la LiUoralis, chc ha dato al sig. Ferussac il ti- po del genere, la Neritoides dello stesso autore, e la Pusilla ( Turbo pusillus di Calcara ). Si(;guono indi le specie appartenenti al genere Turritelta di Lamark, cioe la Varicosa ( Turbo varico- sus di Brocchi ) foss. la Corrugata ( Turbo Corruga- tus di Brocchi ) foss. la Cancellata ( T. Canccll. di Broc. ) fos. la Tornata di KorJgaus loss, la Fermi-^ cularis ( T. Vermicul. Br. ) fos. la Subangulata di Studer fos. la Triplicata ( Turbo Triplicat. di Broc. 1* vivente e fossile ); la Quadricarinata di De France (Turbo Quadricar. Br. ) vivente; la Terebra (T. Te- rebra Br. ) vivente e fossile; e la TurriteUa-PhiJippi vivente, rinvenutae descritta dai nostri consoci e dodi- cata alio stesso Philippi. Descrivono in seguito le cin- que specie di Vermetus scoperto dal socio sig. Bivona da Palermo, e chiudono 1' accennata memoria. Ma lo studio della natura non e un oggetto di semplice curiosita; il fuoco dell' Etna, che ci arricchi- sce; e ci desola, gli animali, c le piante che servo- no ai nostri agi, e ai nostri ])isogni, 1' aria che noi respiriamo, la terra che ci sostiene, 1' acqua che ba- gna la sua superficie, o che scorre nelle interne vi- scere della medesima sono altrettanti oggetti che me- ritano di csserc da noi conosciuti pegl' intinii, e mol- tiplici rapporti che conservano con noi : )) 1' uoino )) non e un animalo isolate nclla natura, benche lo )) sia soventc della manicra piu crudcle in mezzo )) alia societa ; il suolo , e le acque del paese che )) abita , 1' aria che egli respira souo tanle con- )) dizioni di esistenza per lui ; e qucste condizioni » sono ora favorevoli ed ora nocive (1). )) Bisogna- va dunque, dopo di avere descritto la condizione geognostica dclle nostre contrade, stabilito la na- tura del clinia delle nostre regioni, ricercato la qua- lila degli esseri che ci circondano; studiare la influ- enza del suolo e del cielo etneo sopra gli abitanli ; delineare la effigie dell' Etnicola e nel fisico , e nel morale; mostrarc Hnalmente i rapporti che il niedesi- mo con un altro uomo , e con lo stato geognostico , geografico, e fisico d' un altro suolo mantiene, val quan- sb (i) Did. abregee des Scienc. medic art. lopograpliie. 1'6 to dire: scnvere le sua Storia mturale fmoloqica a Qiiesto impnrtantc argomento sfu^i^itu forse alia mente di lutti coloro, die 'delle cose del nostro vul- rano si sono piu o meno estosamente occupali insino al presento, tolse appunto per sc il noslro socio Gal- vagni, il quale, diclro di avero in uua sua prima nie- nioria, inserita nel vol. \m. dei nostri Atli , prescn- laln la Shria naluralo psiolu(jica del uUmjfjoHo dcl- I I'Jlnn. prosegucndo, in diverse altre sue produzioni, Idle nella nostra Socicta, 1' intraprcso argoniento, di- visandolo sotto 1' aspclto patologico, ha voluto nella lornata del di i:j maggio (1844) occuparsi sopra due siiif/nlari jnalattio per la forma, e per la loro localizzazioiio diverse, ma d' ideiUico fondo , perche ebbero per unico raovonte la rclrocessione di un er- pete cutaneo, il quale cagiono posilivi dislurbi negli organi interni. Versasi la prima osservazione sopra un' Osteopatia femorale di genesi erpetica ; ed ecoo <-ome I'autore descrive il malore. N. N. di anni 80 circa, corrctto da erpcte cutaneo, toccava il 70 anno (li sua vita ([uando, disparendo del tutto dalla pelle r anliquato esantema, sofiri per due mesi un dolore air arto addominale sinistro clie, irradiandosi dal terzo supcriore della coscia alia meta della parte anteriore della gamba, seguiva quasi talmente la distribuzione nervosa di quclla estensione dell' arto, che gli altri punii restavane csenti. Corse il dolore ire mesi, e mentre a letto gia- ceva da otto giorni ed in perfelta inazione 1' infermo, sente uno strepito come di roltura di un corpo solido, e prescnla sin d' alJt)ra tulti i segni di una frattu- ra femorale spontanea. Fatle le dovute indicazioni cerusiclie correvano trenta giorni , e sessanta di poi, 16 senza alcuno indizio di consolldamento; sorgea intan- to la gastro-enlerite secdndaria, la fcbbre consecutiva, il marasmo, e 1' cgroto moriva il quarto mese della avvenuta frallura , (scsto del principio della inalattia). La nccroscopia dimoslrava: la iraltura spontanea dell' os- so del femore, il quale era corroso nella sua sostan- za pella estensione di pollici quattro alia parte poste- riore, di due pollici e novo linee all' anteriore, ed un lumore composto di raolta parte di sostanza encefa- loide lungo la estensione dell' osso istesso. Volgendo 1' autore a presentare qualche riflessio- ne sul morbo, lo crede assai raro nella scienza, e lo classifica per osteopatia fcmorale infiammatoria, o me- glio per periosteo-mielite parziale al terzo superiore dell'osso del femore, di genesi erpeto-sifdlica cagionan- te la forma di nevralgia, la frattui'a spontanea, la di- struzione dell' osso, il tumore osteo-sarcomatoso, da cui la gastro-entcrite, il marasmo clie addusse la niorte per esaurimento dinamico dello ammalato. In una seconda osservazione presenia la storia di uu' asma convidsivo per erpete retrocesso , il qua- le dopo avcre perdurato piu tempo ostinato ad ogni ar- gomento di mcdicina, guari perfettamente per 1' azio- ne continuata di sedici mesi dell' aere secco c salubre deir Etna abilato ; giacche sono due anni che il pa- ziente si gode perfetta salute, quantunque abbia ripre- so con lena i suoi prediletti studi, e la declamazione sul pergamo. L' autore prescnta alcune riilessioni sul- le descritte malattie , e chiude il suo lavoro con al- quante considerazioni sul morbo erpetico. Questi cd altri simili fatti riuniti alia rigogliosa vegetazionc di Mongibello , ed al vigore fisiologico deir uomo, che abita i suoi villaggi, mentre prepara- jio i materiali necessari alia compilazione della nostra 17 Topografia Jalrica, son capaci a dare una vantagiosis- sima idea del bcato clinia del nostro vulcano, ove al- tronde e la materia medica Irova di clie arricchirsi , c la terapeutica di clic soddisfare le sue salulari indi- cazioni, tanlo nelle acque minerali, chc sgorgano ap- ple dclla montagna, e che ulilissime riescono a pre- ierenza di ogni altro farmaco nella curagione dei mor- l)i erpctici, di cui ci siamo teste occupafi, quanto nelle piante medicinali di clie a dovizia ci ha ricolraalo la natura. Ma per nulla asserire clie non sia da me oppor- lunamonle addinioslrato baslami accennarvi sullo assun- to tanto Ic ultilissime analisi delle nostre acque mi- nerali di cui si occupa il socio corrispondcnte Gaeta- no de Gaetani, (pianlo il Calalogo delle piante me- dicinali d(;i dintorni di Catania, e del suo monte igni- vomo, del socio attivo Paolo Di-Giacomo Gastorina, e del medesiino aulore. II socio corrispondente Gaotano do Gaetani , dictro di avcre nella di lui momoria che porta per tilolo: Niiove osHcnazioni intorno alle aequo sol for o- se del pozzo di S. Feneru, acccnnata 1' importanza di ripetcrc in diverse epoche 1' analisi delle acque mi- nerali, poiche sovente per cause a noi sconosciute , siihiscono laluni cangiamenti nella loro fisico-chimica coslitu/.ione, descrivo la condizione lopogralica del siio- lo ove sorgono, richiamandoci alia mente la veriliera semhianza che dava 1' egregio Principe di Biscari Igna- zio Paterno Gastello, di alquanti resti di antichissime ierme, chc presso le anzidette sorgive rinvengonsi, lo quali, avuto riguardo al modo di coslrnzinnc senibra- no apparlcncrc all' epoca Romana, dal die puo desu- mersi la rinonianza in cui crano quelle acque nei se- coli andali. ** 3 18 Passa quindi il nostro socio ad esporre ie prin- cipal! proprieta fisiche delle medosime , non omelte i caratteri di taliine sostanzo, che galle^gianti si rin- vengono in quelle, e stahilisce, dietro diligente analisi chiinica, appartenere una alio zoHo precipitato ; esser 1' altra dotata di alquante proprieta dclla glairina, che Anglada riguarda come pseudo-organica , provenien- te dal centro della terra; che Lecoque considera come materia primitiva sparsa dall' Ente supremo sul globo per dare originc al regno organizzalo ; che Raspail erode identica all' albumina vegetabile, ed animale de- posta tra gl' interni strati della terra, d' onde vien fuori disciolta nelle acque, che sgorgano .dalla medesima. Questa sostanza organica, cui il Bobiquet attri- buisce la proprieta di assimilarsi, e di combinarsi pron- lamente ai nostri organi rianimandone la vita, trasci- nata qualche volta in abbondanza dalle acque, e capa- cfe, dice il nostro autore, a fare acquistare caratteri e proprieta differenti alle medesime, giacche avendo egli osservato: che quella sostanza sia capace di colorire in rosso, dopo qualche tempo, 1' acqua stillata in cui I'ha disciolto, ne deduce: clie il fenomeno avvenuto sin dai tempi dei romani , e descritto da Ovidio , e ripetuto negli anni 1610. 42. hi. o9. che tanto rumore mono nelie vicine borgate, fosse da attribuirsi alia soluzione di questo principio organico, che forse trovavasi allora abbondantemente disciolto in quelle acque. Dopo d' avere dato notizia di questo ftitto impor- tante dimostra, con replicate chimiche indagini, svol- gersi da quelle acque medesime con interrolto gorgoglia- mento: acido idrosolforico,acido carbonico, ed azoto, e chiudc il suo diligente lavoro, con esporre minutamente gli esperimenti da lui posti in opera e la proporzione 19 dei principi chc compongono le acque di cui e di- scorso (1). Per cio che riguarda il catalogo deJle piante me- dicinali dei noslri dinlorni, il socio attivo Paolo Di Giacomo Gaslorina, o il teste racnzionato corrisponden- te Gactano do Gaefani continuando il gia intrapreso lavoro, e conscrvando 1' ordine alf;ibefico adottato in una prima meraoria inserita nei vol. dei nostri atti scendono ad occuparsi dclla Aristolochia Altissima L. della Balota Nixjra L. della Carlina Acaulis L. della Centaur ca Calcitrapa L. dell' Asplenium Celarach L. del Chcnopodium Ambrosioides L. del So?ichus Oloraceus L. del (Jomolrulus Sdldandla'L. del Con- roh. Arvensis L. del Cotilcdon Umbilicus Veneris L. (i) Dalle superlori analisi sulle acqne solforose del cosi dpllo Pozzo di S. V'enera, che giace in sulle falde mcridionali deU'Eina risulla die le uiedesime per ogni cbilogrammo conlen- gono : Azolo iu volume 12, 5'4o cent. cub. « .• • • in P'^so o, 016 gramrai Acido idrosolforico .... in volume 42, gSo « , . in peso o, 061 Acido carbonico .... in vol. 27, 385 » • . • •. J" Pf^so o, ob'r Cloruro di sodio 4, 6S1 grammi « di calcic .0, o3| f( di magnesio o, SSg Joduro di sodio o qi^ Solfalo di calce e magnesia o, oyS Hicarbonato di calce o, i 3 « di magnesia o, 09S J di protossido di fcrro ( , ' ) Iraccc Sillce : I Idrosolfalo? Glairioa indelerminala Falla aslrazioue di picciola quanlila di perdlla. 20 c per adempiere, con maggiore precisione e chiarezza, r addossalasi inipresa rapportano dapprima, per cadaii- na piaiita, la dcscrizione fi'ograrica tanio dello immor- tale Linnoo clie dell' egregio Pearfioiiy e passano in- di a quella propria; additano i terreni ove le pianle da essi loro descritte prosperano a preferenza, e ve- gotano pii^i rigogliose ; ci danno in seguito 1' analisi chimica di alcune di esse, eseguita da sommi chimici; ricliiamandoci in ultimo alia menle con acconcie ri- flessioni: la forza terapeiitica clie spiegano sn i fessuli organici vivcnti , e corredando il loro ragionare con apposita crudizione non solo, ricavata da vecclii c mo- derni codici farmac©^togici , ma coUe proprie osserva- zioni ancora; avendo eglino con ispccialita ritrovato proficua r Aristolocliia altissima L. in vari casi di cosi dette febbri adinamiche seguite da perfetta guarigio- ne, e promettcndoci d' intraprendere un seguito di os- servazioni sul mcdesimo argomenlo. Noi non possia- mo clie applaudire al loro zelo, csortandoli caldamen- te a non volcr privare 1' Accademia del risullamento delle loro riccrche , clie riuscirc potrebbero scmpre pill ulili e piCi interessanti, quante volte gli autori alia analisi chimica, ed alia cognizione dei principi atlivi di alcune piante, unissero i loro reilcrali esperimenti sulla macchina vivcntc sana o ammalala, melodo riconosciu- io in qucsti ultimi tempi da varie scuole d' Italia, di Germania , e di Francia , e clie lia dato la spinia al sonuuo progresso cbe ha falto la palologia, e la lera- peulica. Le cose da nie fin qui enarrate nell' atto clie moslrano 1 . la iiiultiplicila, e 1' importanza degli og- getti che in se racchiude il sorprendentc vulcano clie ci sovrasta; 2. la serie dei Iravagli scientifici di ciii con tanlo zelo occupati si sono, ncl caduto anno, i no- 21 stri soci relalivamente al medesimo^ sono aiico capa- ci a coQvincerci, io lo credo urhanissimi ascoltalori , dio a completaro la esalta, o deltagliata storia nalii- ralo, e ^eneralo dell' Elua, rendesi imJispcasabile non la vita di un seinplice uaturalista , sulTicienle forse a descrivere le meraviglie di un viilcano cslinto , ma quella bensi di una inlcra Societ'i. Noil 6 pcro il solo Etna, die forma 1' oggetto dcgli studi dei iiostri Accaderaici; descrivere con sana critica le condizioni gcologichc del tralto tcrrestre , Oil il confine mariltiino, come le antiche , c le odier- ue enizioni del medesimo ; studiare la natura del- li! sue vulcaniche produzioni , redigere il catalogo delle sue piante, e vegctabili, e mincrali non prima rinvenuti additarci; trattare estcsamente dei suoi bo- sclii, e dclla sua Pomona; dcttagliare le specie di ani- mali die abitano le sue diverse contrade; scrivere la malacologia delsuo marc e nuovi individui scoprirvi; sta- bilire la salubrita del suo clima , el occuparsi della meteorologia del medesimo; prcseatare il quadro del- la vegetazione nolle varie sue altozzc; ponderare le influenze delle condizioni geognosticlie , geografiche , o fisiche sullo stalo fisiologico, c patologico dei suoi abitanii, senza omclterc la esposizione delle loro piu rimarclievoli e |)ii"i bizzarre malallie; riccrcare il cor- so c la natura delle acque, die inaffiano i suoi din- liirni; fissarc la origine doi suoi fiumi ; determinare la virtu mcdicinale delle sue erbe ec. ec. ec. no, non era tulto quello die aspetlarsi dovcva, ncl periodo di ([ualtro luslri. dalle assidue ap|)licazioni di un Istituto Acoadomico destinato a promuovere la patria cultura, e ailiironderc il gusto delle nalurali scienze nel regno — Era ncccssario ohc il gusto delle scicnze naturali , e die lo spirito di osscrvazione penotrasscro fin nogli 22 andili piu remoti del medesimo, che le diverse con- trade del fertile suolo della nostra Trinacria, che e tiitfa dovizia di cose iiaturali attirasscro, anch' esse, le investiiiazioni dei Gioeni; che le teorie piu astruse del la scicnza in generale, fossero chiamate ad utile esame. Bisogno dunquc pcrcorrcrsi piu ampio cammi- no: riccrcarsi la causa gcognostica della ferlilita di Sicilia; scriversi la zoologia, e la concologia del tri- plicc mare, di cui e circondata la medesima; occupar- si delle ossa, e delle conchiglie fossili , che rinven- gonsi in essa, dei silicati delle sue rocce, della geo- gnosia, e della geologia dei vari suoi sili ; detenni- narsi la vera condizione delle sue miniere; conlcmpl.irsi la fisiononiia delle sue niontagne; dilucidarsi la leoria dei vulcani; trovarsi i centri di quelli estinli del Val di Nolo; scoprirsi la vera origine del Succino, mo- strarsi la influenza del regno organico sulla formazio- ne della crosta del globo; discutersi sulla natura del basallo; nuovc piante, nuove cristallizzazioni , nuove forme morbose, nuove sosfanze animali; insetti nuovi Scoprirsi — quale potente impulse non doveva da co- sifi'atti studi, in pro del pidjblico incivilimento avvc- nime, uopo non e che io lo dimostri, o signori : un era novella alia palria cultura vcnne aperta , un ga- gliardo incitamento al progresso dei buoni studi , un ardcnte dcsiderio pello acquisto delle naturali disci- pline, un santo zelo, una virtuosa cmulazione accen- der ben presto si videro i piu svegliati ingegiii delle citta primarie del regno. Giamniai infatti 1' importanza delle naturali scienze e stata meglio , o almeno piii generalnienle apprezzata appo noi, quanto dope il 1824. Le principali Accademie dell' isola riformarono i loro statuti, nuove collezioni private c pubbliche, nuove biblioteche, pelle generose profferte di zelanti citta- 23 dim apparirono ; gabinetti lettcrari e scientifici, a'l imilazione di quelle della Gioeaia all' utile pubblico, in diverse citti cospicuc si aprirono, fra i quali meriUi- no particolare menzione , e sommo plauso quelle di Storia naturale, edi Lelteratura eslstentc in Siracusa, e r altro di Storia naturale, e di Archeologia recen- temente fondatosi in Galtagirone (1), ricco di uccelli indigeni, e migralori di quelle contrade, di conchiglie marine fossili di quel terreni tcrziari, di terrestri , e nuviatdi degli accennati terreni, c di altre specie si- ciliane vivenii, come di splemlida collezione di mine- rali appartenenti, in gran parte, al territorio di quella citta, 0 alle sue adiacenze , oltre di un erbario di piante sccche, del territorio medesimo, e di altre sicule contrade, pcUo ammirabile zelo del benemerito nostro socio corris pendente Emmanuele Turanlo Rosso. La citta di Avola trova gia in uno dei suoi esper- li figli, il nostro socio onorario Giuseppe Bianca, uno zelante botanista, che intento ad accrescere i mate- rial! necessari alia compilazione della Flora sicula su di cui, da molti anni, lavora 1' illuslre cav. Gussone , occupasi con tutta pazienza su quella del suo paese; per cui proseguendo la gia inlrapresa fatica, ci ha in questo anno medesimo, colla di lui memoria letta nel- la seduta del dl 27 gennaro ISii, prescntato la con- tinuazione della Tviandria Dujinia, e della famiglia dello Graininaree. Leggonsi neU' accennata memoria rapportati i diversi generi , e nello stesso tempo le varie specie delle indicate piante , che vegctano presso quella comune ; vi si rapporta la descrizio- ne gencrica di ciusclieduna, si passa alia niinuta de- (i) Ved. Giorn. del Gabio. Icllerario dell'Accad, Giocoia appendice al t. 8. scrizione specifica della medesima, associandovi con- tcmporaneamonte la diversa denoniinazione ricevuta da cclcbi'i botanici ; e il piu sovenle non si irascura di aggiungervisi i nonii volgari di Italia, di Francia , e di Sicilia. II dott. Rosario Vassallo , altro nostro socio cor- rispondente, ampia messe di i'alti clinici raccoglie nel- la Epideniia doniinanle nol 1843 - 44 in Terranova, Caltanissetta, Licata, Ganipobello, e Butera facendoci conoscere : che dai sinlomi piu vislosi e prominenli, die nella multiplicifa dei casi il morbo prcsenta, puo il medesimo dividersi in quatlro varicia: I. Tifo caro- tico, cd apoplettico;2. Tilb tetanico; 3. Tifo convul- sivo; k. Tifo esaniematico peteccbialc, o pcnfigoide; passa r autore dai risullamenti dcU' autossia cadaveri- ca, che trova di accordo colla Icsione funzionale del- le facolla sensitive, locomotrici ed intellettive a fissa- rc nel cenlro, o asse cerebro-spinale, la sedc di qucl- la malattia; stabilisce, a suo modo, la natura di essa; parla delle sue complicazioni principali colle fcbbri perniciose le piu niicidiali; descrivc d nictodo curati- vo adottato nolle diverse varicta, e nelle loro compli- cazioni, in modo che 1' accennato lavoro puo conside- rarsi come una non sprczzabilc monogralia di un mor- bo esiziale , che dopo di avcre cscrcitato altiove le sue slragi, sparge tuttora la costernazione in varie comuni dclla nostra Sicilia. La morte avvcnuta in Caliagirone a cinque in- dividui, discesi in una cisterna da lungo tempo abban- donata, per espurgarla dalle materle puzzolenli che ne coprivano il fondo, spinse il nostro socio secondo Di- rettore cav. Abbate Francesco Ferrara ad occuparsi di questo argomento non solo , ma della morte per r azione della mofeta in generale, per quella del ful- 23 mine c per sommersione. L' aulore osserva che in tali circostanze non vicnc ancora adopcrata presso di noi quella diligcnza chc capacc sarcbbc a salvar raolti di quegl' infelici, presso i quali la mancata rcspirazione produce una morte sollanto apparcnte. Considera che r uomo puo rilrovarsi in tre slati; 1. di vita libera, 2. di vita latente e sospesa; 3. di vera morte; la prima condizione e nell' uomo riguardato in istato di perfelta salute; la seconda in quello di sospesa respirazionc; la terza allorche la putrefazione si manifesta negli orga- ni piu intcrcssanti. Rapporta cio che cgli felicemente opero ncl richiamarc a vita tanto un individuo som- merso quanto un'altro fulminato dcstinati al sepolcro; passa a suggerirc i mczzi che prevenir possono sif- fattc sciagurc; propone i rimedi che adoperar si po- Ircbbero allorche sono avvenute, e pieno di vera , e saggia fdantropia desidera che una istruzione a tale riguardo venissc formata e mcssa nolle mani dei cu- rati e dei magistrati dei piccoli pacsi onde potere prevenirc i relativi sinistri accidenti, o rimediarvi do- po di csscre accaduti. Siegue dal fin qui esposto : che lo spirito di osservaziono estcnde oggi, e piu che mai presso di noi il suo impero; che la sua benefica influenza av- valorata forse dalla inclinazione generale del secolo al positive, domina le produzioni scientifiche dei no- stri scrittori ; c che lo studio delle scicnzc naturali oggi coltivasi con massimo ardore nel felicissirao , ed ubertoso suolo della bella Trinacria. Ma le scienze naturali , e le matematiche disci- pline partono da un punto comune, secondo una an- tica scntcnza di Aristotele (1) riprodolta dal Cu- (i) De nat. ausc. t. 3. 26 vier (1). L' osservazione e la base delle prime, sull'osser- vazionc poggiano le seconde; nelle malematiche un solo fatto bene stabilito e niisiiralo con precisione serve di principle, e di punto di partcnza; tiitto il rcsto e r opera del calcolo, dice lo acccnnato naluralista fran- cese; nelle scienze naturali tiitto si riduce a raccoglie- re fatti particolari, e a cercare proposizioni general i che no abbracciassero il piu gran numero possibile. II calcolo accorcia spesso i travagli, ed abbrevia il cammino del naturalista; misura la distanza che pas- sa tra due oggetti fra loro inaccessibili; trova la pro- fondita dei vulcani che ardono ncllc interne visccre della terra; stabilisce la quantita delle acque che cuo- prono la superficie della medesima, determina la den- sita deir acre che trovasi nei piu elevati punti della stessa; novera la proporzione dei principi che cosli- tuiscono un corpo composto ec. Cos! questi due rami dello scibile umano come che figli di una istessa ra- dice, non potevano mantenersi disgiunti, e separaii in mode da non prestarsi mutui e scambievoli soccorsi in una istituzione scientifica, che ha scelto per guida delle sue occupazioni quel gcncre di certezza che ri- sulta 0 da una osservazione ripetuta, o da una eviden- za dimostrata. Guidato da questi principi una Discussione so- pra due teoremi rimarcJievoU di analisi ci presentava, nella nostra tornata ordinarla del 27 giugno, il valo- roso socio corrispondenle Agatino Sammartino. 11 teore- ma di D' Alembert sulle quantita immaginarie , e la periodicita analitica della fimzione scno , e coseno, (i) Sloria del progresso delle naturali scienze volume i. Brdx. 1 838. — • 27 sono i due teoremi di che egli tralta, e dei quali io vengo a render conto all' Accademia. II teorema di D'Alerabcrt di cui il nostro socio fa uso nella di lui mcmoria sidla dimostrazione del ieo- rema di Taylor, commendata dai signori Arago, Le- geiulro e Maurice e assai iniportanle , e fondamen- tale neir analisi matematica ; la trasformazione delle funzioni immaginarie, che per esso si opera, assai fe- condo lo rende di utilita analitichc, e famoso nella scienza del calcolo. Qucsto teorema pero gia discusso in origine dal D' Alembcri, e quindi dallo Eulcro e dal Baugaiiiville, c da piu allri insigui geometri, fra i quali il Fontana il Cantorzani , il Foucenex non era statu prcso, sccondo opina il nostro autore, sotto il suo piu giusto punto di veduta per poterne racco- glicre una dimostrazione generale soddisfacente , e completa. II prof. Giovanni Barsolti intanto, in un o- puscolo pubblicalo a Lucca nel IS-il sotto titolo di Hagionamento sul teorema del D' Alembert relalivo al- io quttulita imuiaginarie, disse non esscrne lecito lo uso die fatlo ne aveva il Saramartino nella di lui ac- cennata memoria, appoggiandosi alia idea di non es- sere in generale, e convenientemonte dimostrato, ed aggiungendo che per rimediare al vizio da lui impu- ■ lato al Sannnartino, il miglior partito sarebbe quelle di (limostrare il famoso teorema di U Alembert in- dipendenlenicnte dalla cognizionc dclle serie principa- li dell' Algebra, non esclusa quella del binonu'o, lo che, dice il Barsotti non puo effettuarsi nello stato attualc della scienza, e quindi allro non rimane, secondo egli opina, che o di non usare afialto qucsto teorema nel rendere ragione dei principi a priori di qucUo di Tay- lor, 0 di piu non considerarsi codeste serie come co- rollari di qucsto ultimo teorema. Premesse quesle idee 28 chiaro ne siegue : die il tutfo dclla crilica del Bar- sofli si riduca ad essersi il Sammartino giovato nella dimostrazione del teorema di Taylor di una proposizio- ne, die supposta dipendente dalle mentovate scrie, ne rende ancora dipendente quella dimostrazione die lo autorc aveva dcfinitivamente proposto di traltarc futta a se indipendente, e di avcre percio portato il prin- dpio in apcrta contradizione col fatto. Ma die il teorema di U Alembert non possa di- raostrarsi sonza 1' uso di quelle serie, non e che un con- cetto, non e die una ipotesi, dice il nostro socio; dunque per ribattere la specie di confutazlone in discorso, il partito niigliore e certamente quelle, di produrre rpiesta dimostrazione del tutto generale e soddisfaccnte. A que- sto oggetto il Sammartino ha preso a contemplare la quistionc sotto tutti gli aspetti: considerandola prima di- rettamenle ed apriori\ indi indirettaniente ed a posteriori] Due sono i metodi die egli presenta pclla prima dimo- strazione: I'uno indipendente dal teorema di Taylor por- ta in se stesso la giustificazione del vizio imputato dal BarsoltinW autore; I'altro che sopra di esso si fonda, co- me un corollario ne lo dcriva. In quanto alia seconda di- mostrazione indirctta,b a^;os/(?nbn richiama egli sul ca- se un principio di cui servito si era, pella differenziazio- ne ddle funzioni composte, ncl prime volume delle sue lezioni di matcmatica sublime; assume il fatto primor- diale della composizione algebrica delle funzioni , e col- r uso,e I'applicazione delle serie rappresentanli le quat- tro funzioni semplici , ed dementari, di cui si forma ve la conchiude, e compisce. Arrivalo cosi il Sammartino al termine della di- mostrazione del famoso teorema Alejnbertiano, che la prima parte costituisce della sua memoria, passa a quel- la del sccondo teorema, val quanto dire alia periodi- 29 cita analitica della fiinzione seno, e coseno, discuten- do quosta dimostrazione tanto a priori quanto a po- steriori. Quella via di processo analitico , questa col fatlo aritmetico. II materiale onde si riduce in sostan- za la prima era stato da lui, per altro a diverso og- gello ncl precitalo primo volume delle sue iezioni, di- scusso, e solo non mancava che di raccoglierne il ri- sultamcnto concernente il caso in quistione, ivi omes- so perclie quell' oggctto non lo richiedeva . A soddi- sfare quindi F autorc all' attualc quistione di altro non ha bisognato che di richiamare quel materiale, e con- chiudcrne, come in corollario, la proposta periodici- la. Per comprovare cosiffatta conchiusione viene ad una dimostrazione a posteriori al fatto aritmetico, as- sumendo a tal' uopo le due serie che rappresentano analiticamente le due fimzioni in diseorso , preparan- dole, c disponcndole in modo onde il calcolo in Hu- meri piii facile c pronto riesca, c sommettendole co- si dispostc al calcolo numcrico; nc limita 1' approssi- raazione a sei, e a scttc decimal!; ne mclfe sott'oc- chio in una tavola i risultati; vi conchiude col fatto in- luilivo il poriodico ritorno di quelle funzioni, pei pri- mi tre quadranti dei valori delle variabili onde dipen- • dono, c sanziona cosi definitivamenfe la proposta pe- riodicita, che forma 1' oggetlo finale della seconda par- te deir assunta discussione , e con cssa dell' intera memoria. Lavorando sull' istesso ramo di umane cono- sccnze il soc. attivo prof. Giuseppe Zurria ha pre- so il partite di occupare 1' Accademia, nella seduta del 27 luglio, con due interessanii meinorie, di cui I'una si versa sugl' integral! dofiniti di lalune trascendenti, e r altra sulla ospressione definita del toorema di Taij- lor, 6 di Maclaarin. Per mezzo di una cs])res5iune 30 analifica da lui assegnata in una memoria letta alia Accadcniia nclla sedufa del 30 luglio 18-40 trova nel- la prima dellc due accennate produzioni alcune formo- le d'integrali definiti, die contcngono, come caso parti- colare un numcro variato di fimzioni trascendenti, tra le quali taliinc die trattate diversamente dall' Eulero, e dal Legendre occupano, pella loro importanza, un po- sto marcato, c dislinio nella scicnza del calcolo. II Zurria tcrminando qucsta prima memoria asse- gna pure alcune relazioni importanii Ira taluni Integra li definiti, e pcrviene in un modo lacilissimo alle for- mole che servono pella trasformazione dei moduli ncl- le funzioni ellilticlie complete di prima, e di seconda specie. Nella seconda memoria richiama dapprima le for- mole principali prodotte dai geomelri per esprimere il teorema di Taylor, e di Maclaurin in termini finiti, ma fissa poi la sua attonzione su quelle date per inte- grali definiti da' signori Cauchy c Piola come degne di essere notate ; egli si fa ad assegnare le formole di questi illustri geometri in un modo forse piii sem- plice, e piu facile di quello dai medesimi escogitato, e rinviene alcune espressioni analiliche dalle quali de- duce una formola rimarchevole assegnata dal sig. Gii- glielmo Libri, prima negli atti dell' Accademia di To- rino, c poscia in una memoria letta da questo gran- de geometra all' accademia reale delle scienze di Pa- rigi, inlorno agT integrali definiti alle difierenze fini- te. A parte di cio il Zurria trova pure due altre for- mole simili a qucUa del sig. Libri ma applicabili una alle funzioni pari, e 1' altra alle imparl, e da fine al- ia seconda delle due memorie estendendo, al caso del- le funzioni multo variabili le formole che egli aveva dato per quelle ad una sola. 31 Colleghi volge alia sua fine la mia qualunque siasi orazione; a compicre intanto il qiiadro dei vostri la- vori, un luttuoso ufficio, un sacro dovere mi rimane: qnello cioc di rammcntarvi la perdita che falto abbia- ino nel di 7 luglio 18i0 di Fcrdinando CosenUni , pi'ofessore di Botanica nclla regia Univorsita degii stu- di, e socio atlivo dclla nostra Accademia; il suo elo- gio recitafo nella tornata del 29 luglio 184-3 dal di lui successorc alia caltedra; ed al posto accademico P. D. Francesco Tornambene, e sufficiente a mostrare quanto egli innanzi sentiva in fatto di naturali cono- sccnze, ed a considerarlo come cullore esimio, e di- ligcnte osservatore nella scienza Botanica; anzi met- tendolo in rapporto coi lumi del secolo in cui scrisse, mostra il Tornambene come impegnato si fosse polio avanzamento di essa. L' autore presenta il quadro storico e filosoGco dolla Botanica in Sicilia dal 1769, epoca in cui nacque il Cosentini, sino ai primi anni del secolo presente , (landoci conoscenza cosi di Giuseppe Tineo promoto- re in Sicilia dei Linneani principi, dei suoi viaggi in Italia, dclla fondazione dell' orto Botanico in Palermo; Jeir opera di Bernardino di Ueria, dei giardini bota- nici a quella volta esistenti in Catania, del Di Pa- sq}inle profcssore di Botanica appo uoi; accenna indi quale influenza si obbe, e quali mutazioni produsse , in pro del progresso botanico-siculo il nuovo metodo naturalc di Jussieu, e finalmente ci rammenta come in quella stagione univa il Cosentini lo studio della Botanica a quello della medicina , siccorae prova ne diede nell' opuscolo che porta per titolo Saggio dt Botanica stampato al 1803; nollo estemporanco con- corso alia caltedra, che per molti anni occupo con de- coro, c con posilivo profitlo dei suoi numerosi di- 32 dcnli; nolle frcquenti erborizzazioni fatte in alcuni aii- ii^oli dclla Sicilia, nella collezione inleressante di un Erbario, donalo alia nostra Accademia; nella corrispon- dcnza coi piu distinti botanist! del secolo, c nello eser- cizio clinico, Icniilo non senza plauso, tanto in Cata- nia, ove nello Spedale Grande fu mio predecessore al- ia carica di medico in Capo, quanto altrove. Giunge intanto la fondazione della Giooiiia nel 1824.; il Co- sentini quale uno dei suoi prinii istitutori si ebbe in • quella pungenle sprone per Iravagliare nella scienza. Qui ccrtamente, dice 1' autore dell' elogio , presenlasi un quadro scientifico il piu bello per noi in questo periodo di Botanica Siciliana , giacche veggiamo na- zionali , e stranieri travagliare a gara sulle piante che nascono spontanee nell' Isola nostra, e cosl prenden- do le mosse dai primordi del presente secolo sino al ,1836 in cui scrisse il Cosentini, ci rammenta le ope- re di Antonino Bivona, del cav. Vinconzo Tineo, di Coppole?^ Raphinesque, Presl, e Gussone. Non si era pero volto pcnsiero sino a quella ora alia geografia vege- tale dclla nostra Isola; Cosentini, dice il nostro socio, fu il primo a scrivere due racmorie di onore alia pa- Iria ed all' Accademia, nei di cui alti si conservano ; porta la prima per titolo Saggio di Topografia Bota- nica della Campagna delta I' arena di Catania , e la seconda Colpo d' occhio sidle produzioni vegeta- U deir Etna e sulla necessitd di un Catalogo esat- to delle stesse; fu egli tra i primi a scrivere in Sici- lia su i Crittogami, presentando una nuova specie di Agarico, ed un Acrosticiim. E volendo mostrarlo al progresso nella fitografia medesima, dimostra un Lti- pinus, ed una Ficia dal medesimo scoperte ; giudica preziose due altre memorie: una sullo Hedisarum co- ronarium , e suoi usi, e 1' altra sulla Zostera Oceo' 33 nica di Linneo; chiude finalmente 1' autore V elogio, pre- cando r Accademia a tenere grata memona del Co- sentini e negli atti suoi averc in pregio quei volurai ove sono registrale le di lui memorie. L' elogio clic ho compendiato, mcntrc addita con pennellate maestro lo stato dclla Botanica in Sicilia dal finiro del secolo 18 sino al 1836, nsveglia in noi la momoria di un' uonio cho cammino sicuramcn- te ncUa via del progrosso , die coUaboro coi suoi scvilli alia gloria della nostra Accademia, ed alia cul- tiua della nostra patria ; c clie aggirasi ancora coUa (li lui omhra fra questc mura, non per assistere agli assembranienti, cd ai congi'essi scientifici perclie pas- salo alia conlemplazione della natura terrena a quella del Sommo Creatore dicssa, ma per rammentarci con Plinio il giovanc, o Soci: Quatemis nobis denegalur dill rivcrc. relinrjuamus aliquid quo nos vixisse te- stcmur - lib. 3. Episl. 7. OSSEnVAZIONI sii mm DI S. FILIPPO E SUOI DIMORNI IN MILITELLO BEL SOCIO CORRISPONDENTE LEITA NELLA TOR.\ATA ORDINARIA DEL GIUGNO \Sii. I ■ ■ ! P 1,1 f:)'. .■!.'•!» ^1 ^a sloria degli cstinti Vulcani per tutto quanto mctle a chiaro oggidi agli indagatori del vero, pre- senta ogni caraltero iiiteressante per lo studio della scienza vulcanologica , ed a ragionc occupa il suo rango non ultimo nelle cose di Geologia. Che se poi viiolsi montare a quell' epoca che die nascimento e vita a siiratte rivoluzioni al di sopra di quel suolo Ibrmalo un di per sediraento, ed era scontraratto (lair urto di una potenza temprata a fuoco ; di Icg- gieri si va a completare uu lavoro sulla teoria dei Vulcani richiamando al pensiero dall' attenta osserva- zione delle cose attuali quelle chc un tempo avve- raronsi . Ribaditc riflessioni stanno sulla bisogna a tutta cvidenza registrato Illustri Soot nelle dotte carte che a voi fruttano onore ollremonti, e dan mostra di non esscr gli abitatori di questa terra da sezzo a contein- plare di natura gli svariati fenomeni . Ove poi alio cose sinora osservale e descritte altre a sozio nc va- dano sidla materia, e queste a quelle in riscontro 38 dian prove mag^giori della realita del subtieito, io cslinio allora non disdiccvolc potcre con asseveranza di fatto mostrare il pcrche suli' csistenza degli antichi Vulcani del Val di Nok); il modo come vennero in su, i fcnomcni clie vi coiicorsci'o c lo sfato presente del suolo die vi die stanza — Da cio io mosso per lo bene di quella scicnza che non e dei volgari imprendo a dir qualche cosa siil poggio di S. Fiiippo uno dei Vul- cani gia spenti die stassi ritto in quel suolo fcracc di tutle cognizioni geologiclic di Militello . Vi fu chi pria di me ne scrisso tanto, quanto ne basfi a sa- gacissimo ingegno poter dire; cotalche presso i dottt vicne a prezzo di erudilo lavoro la disscrtazione di «n nosfro roeiitissimo socio- (1). Pokei io uguagliarlo? non mai . Mi sarebbe bensi da tanlo sc potessi se- condare i voii di si ciugusta consesso' . Scpra im suololutto scontrafatlo dal fuoco e dalle alluvioni sla ritto il poggio di S. Fiiippo che guarda ad ESE dalla parte di Militello c si vedc marcatanientc in quel fianco che ripido al di sopra va indi a finirc declive appie di iin vallone che ne porta ben' anco il-nome. L' industria di quegli abilanii che inlendono a trarre alimcnlo da un suolo tutto moutanoso e infraltabile, ha fatto di modoi col durar di piu anni che il Cap- tua Opimlia nell'alta giogaja vi allignasse, indi piu apprcsso il Sombaco 1' Ulivo e la Vitc , di modo che quell' altura mostra meno 1' ©rrore del suolo da che avuto luogo la rurale industria . Dalla banda di E. si vede ancora il vcrsante di quella Collina di non (i) Si allude alia dolla Memoria del ciiiarissirao soci® signer Di-Giacomo sui terreni di Militello inserila negli alti della Gioenia. _ : 39 poca allezza, sc non die la piramide che quasi fonna (lafla parte di Mililello non e istcssamente a Lcvan- te . Da 0. non e declive il fianco del poggio ; nia lulto sdrucciolenlo e quasi a piece nella sorainita del cono, e la pirainidc che acuminata va a fiiiire e rnarcatissima . Da N, non e cosi la bisogna . Altra altura vi soprasta , che e divisa da quel poggio per un viottolo tuUo a dirupi die si avvia ajl^exfeudo Fara site nel terrilorio Militelkmo. Una altiira si poco considerevole a ralTronto delle alte montagne, vedula a volo non puo prescniare qucU'imponenza di cose gcologiche , che certamente da in mostra quando at- tenlamentc sc nc pcrlustra ogni canto. IJna diversita di terreni tutli scontrafadi e a rovcscio che formano i piedi i fianchi e I' intiera ossalura del poggio, fan per poco tener sospeso I'a- nimo deir indagatore sulla primazia del suolo che vi ebbe cuna, e di quello che indi a poco vi vcnnc sopra. Gio non e tutto. Se vuoisi minularaenle dalla fisonomia stessa di qiiclla altura porlarne iudagine, si vcde a chiaro die la cammina piu rcgolare la for- ma del piccol versanle, ove il terreno non c messo a tranibusto, ripido lo cssendo scabro c tutto a di- sordine ove una rivoluzione qualunque pole esservi occorsa . Dal che chiaro sorgo die uu terreno solo e dt uniforme uatura non puo dare quel risullamenti die nel^ luogo si marcano , c che una sola potenza non puo si svariale circostanzc jnettere francainenle in aperto. II carbonato calcare e la prima roccia che si scerne, come quolla die vi priineggiava un tempo : indi uno strato di argilla che forma base all' est in to Vulcano franimi^la a piccoJi slrali di un' arenaria. II calcario c di due specie diverse . II combat- to di una pasta coerente biancastra ed unifor- me nel tessuto , e si vede a pezzi scantonati e messi a disordine : il che ci porta a credenza cssere un'appendice dello stratto di quella roccia. II gros- siere di una pasta non si bene coerente e di un colore giallognolo tutlo pieno di vani che i resti di alquanti organici pietrefatti ne gli abbian prodotti. La grana e grossa, il tessuto non di molto- combatto, ed una varieta si scorge nello insieme che lo fa differon- ziare dal primo. Gli csseri organici marini alio stalo I'os- sile vi doviziano, sia die della superficie, sia che della massa si voglia tenerc esperimento. Alcuni sono tuttora direi quasi nello state primicro ed allri tutti travisati e minuzzolati ed aggnippati a segno per ogni canto di quella roccia, o die lascian veder poco di lor tessuto native , o che il nucleo solo spoglio del gu- scio calcare vi moslrano . II Pecten jacobams, le Iso- cardie, i Cardii, i Peclunculi , gli Spondulus ed una infinita di altre volgari conchigUe che tuttora nei no- slii mari lianno vita in quella roccia si osservano . Oltrc a tali esseri propri per allro di quel carbonate calcare non poche svariate sostanze nel mezzo vi stanno , e tra queste molti resti del soprastante ter- rcno vulcanico che di leggieri in quella pasta non si bene conibatta s' immisero, o nel tempo che non era ancor solidata dalla vetusta, oppure quando un'allu- vione i minuzzoli della pirogenica roccia al di sopra vi trasportava. '' Un tufo calcare di recente formazione che al certo e il prodotto delle slogate sostanze del calcario grossiere c combatto vassi scorgendo qua e la sopra le corrcnti di lava di cui affetta il sense di giacitu- M ra. Quel che monta a sapcre su di lal roccia e per lo vero la varicla di sua stratificazione , il che porta a credenza di non esser 1' opera di un solo ri- verso di acqua ; ma bensi di raolti e slrabbocche- voli — Gli strati al numero di quattro I'uno aU'altro sovrapposto non hanno la stcssa spcssezza. 11 prime della meta di un piede, il secondo ed il quarto di un solo, ed il terzo di un piede e mezzo spesso ri- irovasi; ed inclinati tutti da 0. ad E. e paralloli fra loro in quel punli che tuttora nello stato di sedimento si veggono : bensi e da notarc che sebbene la dire- zione del loro andamenlo sia uniforme, purtuttavia in alcuni punti dei pezzi slogati si osservano che hanno la slossa foggia di stratificazione di quelli in- clinati ; ma non hanno la stessa direzion deila mas- sa. perche una forza qualunqiie ne cagiono quel di- stjrdinc. Gli strati in aperto messi fan vedere una varieta tale di colorito nei punti di unione tra Y uno e r allro, che vi colpisce all' occhio di piaccvolc im- pressione , c quella massa per lo intcro un Iride vi presenta. I punti interniedi sono di una pasta meno combatta dello strato , ed a misura che questa sc ne sta in giu e di una maggiore coerenza e spessezza. L'Argilla vi e a parte ed una arenaria puranco; onde quel punto intrrmedio puo addimandarsi un tufo cal- care e tulta impurezza di sostanza anziche no. L'Argilla plastica con alcuni piccoli strati di are- naria alteraandosi si vede in prosicguo alle produ- zioni calcarcc . II modo di come slassi a giacere non e del tulto uniforme. E nello stato scdimcntario quan- do posa sopra gli strati del calcurio grossiere , e no affetta la stessa direzione nell' andamento, dimodoche i banchi di argilla sono direi cosi di appcndice agli 6 4.2 strati di qiiella roccia . L' Argilla e di color bianca- stro , r arcnaria di un giallo sbiadato . La ])rima coin- batta, franosa in alciini punti , pesantc e di una qual- chc solidita; e la seconda a grana fina, luccicante, facile a sgretolarsi e non coerentc . L' una a strati di un piedo circa; I'altra a stralicelli di qiiatiro pollici. Altcrata e quella da parccchie sostanze cakaree o vul- caniche clie I'addimandano impura in alcuni punti e frammista all' arena sdicca; come questa a (juclla con- giunta . Non cosi va la bisogna , ove ci viene fatto osservare la sfessa rocccia argillosa in quella parte che 6 atfraversata dalla roccia pirogcnica; a ineglio dire dalla forte e vcemonte materia di ailora vomi- tala dalla gola dell' oslinto Vulcano . L' argilla plastica ha per lo vero perduto il co- lore e la duttiliita, e si rinviene per ogni verso so- lida del tutlo, e di un rosso piu o mono carico che svariatamente vi si osserva. Non ha pero nci minuz- zoli che vanno a scanlonarsi dalla massa perduto il segno di struttura, e riducendosi a pezzi non va a sgretolarsi di leggieri ; ma piuttosto 6 a Iratlura con- coide. La pesantezza e minore di assai di quella non trambustata dal fuoco : la spossezza c di vantaggio , perche I'acqua si e evaporata, e raluminc, base di questa roccia, si e rafTorzato a solidita. Una sostanza biancastra attraversa i vani della stcssa e serve di fi- loncelli a tutta la massa che ne va sgrcziata. Scm- bra tale materia una calcaria Candida, che per infil- irazione vi si e messa. A guatar poi ncU insieme r argilla nel suo nicchio natale , non c a durar lunga pezza avvisarla a rovescio , e qua e la per tulte le vulcaniche recce trammista ; mentre clio idea alcana di sorla del suo stato sedimenlario non si vedc ; m a i3 a pozzi I'olti e Lisrolti si scorgc . DalF insierae pero di tullo quanlo ben si raccoglie chc dessa fu al di sopra una volta del Carbonato calcarc c servi di ba- se alio prime csplozioni vulcaniche, le di cui urenti niaforie 1' han ridotto a cottura, per cui Termantide dai Geologi a giuslo nome si appella. Se tulte quesfe produzioni vogb'ono mcttersi a lista di quei prodotti cui die opera una deposizione soUoinarc; a tale effclto atlribuirsi denno , benche di un dalo piu rcceiite, le brecce calcari-vulcaiiicbe rhe a dovizia c di svariate forme si osservano nel classico poggio di San Filippo e in quei terreni che lo altoniiano. Le brecce sono fatte a bellezza, e da quel che ne bo colto a tre varieta posson ridursi. 1." Brecce a grossi elemcnli e a pasta grossiera, 2." A minuti rollami e a pasfa combaita, 3." A gra- na fma. 1.° Sopra r inclinato terreno del calcare a tufo grossicre di uno slrato di due piedi e mezzo circa , cd alia stessa direzione, quasi fosse tutto di un sol gctio, si sta la breccia a grossi elemcnli serbando seinpre lo stesso paralelismo col carbonato calcare, se non clic nel punlo ove inclina la roccia die le serve di base, lo strato della breccia comincia a di- vcnir pareggiaiile . La pasta e di un calcario gros- siere adereiitc alia materia cbc tiene in serbo, ma non niolto comljalta. I nodoli sono di basalto spesso in alcuni punti e soiido; in altri foraccliiato e fria- bile. U calcario e tullo impure; il suo colore e gial- lognolo , nia di svariata tinfa per i franlumi del pi- rossene in massa e a piccnli crislalli nella pasta ad- dcntrali. iSe prcsi io a bclla [)osla parecchi saggi , ne scombaginai pczzi dall' insieme della massa, e fui u tocco (la piaccre ed ebbi a maravigliare , come vidi ben' anco fossili in quel conglomerafo . E di fatti r AUotis tuberculatus , I' Area Noe e la striata, il pectimcuhis marmoratus. alcuni Dentali eA altri resti di Zoofiti vi stanziano. Sono gli uni nella loro inle- rezza, ed hanno il raarchio da ravvisarsi a primo tratto; aliri non mai: sono fratturati per ogni verso, a nieno che da qualche caraltere esscnzialc non an- cor guaslo dal tempo e dagli agenti destrutlori si pos- sono per tali detcrminare , I nodoli basaltiei non hanno r ugiiale grandezza ; ce ne ha di quelli del volume di un' ovo di polio, e di quelli anche piii grossi, e iutti di forma quasi ovale e rolonda, come emerge dai pezzi che stati sono nel centro tagliati , La frat- tura deir intero conglomerato e terrosa . 2.^ A pasta pid coerente, a tessuto piu rego- lare, a forma piu disposta a gajezza siegue indi la seconda varieta delle brecce calcari-vulcaniche di quel luogo . Da tre saggi da me a bello studio presi e per tutto verso esaminati mi fu date vedere una roccia che nel disordine, da cui trasse origine, mosfra ap- pieno quelle variola di cose che rendon belle agli occhi di chicchessia i preziosi prodotti della creatrice natura . II calcare che avviluppa i restj vulcanici e di Un color bianco sporco nel primo saggio da me preso, la pasta e a grana grossiera combatta e ade- rente a quel nodoli . I minuzzoli del teiTeno vulcanico sono ovunque scminali e di varia grandezza, ma grossi a paragone di quel del primo saggio non mai ; anzi da un piccol ovo di colomba vanno grado a grado a diminuir di volume. Svariato e il colore ; dappoiche gli ossidi metallici messi in combinazione con quella rocciii danno U colopito di un rosso ad alcuni , ad aU tri di un verde , di un giallasiro , di un blue sbia- dato e di una varieta di molti altri ancora . II cal- cario spatico a picciolissime geggi invesle di ogni parte le cellule del basalto die a nodoli vi si sla . I cristalli souo tralucidi , piccoli e niarcabilissimi . Aderisce a quel conglomerato , nel saggio che vi ho inesso a disamina e di cui fa parte un I'rantume di basalto a pasta spugnosa e plena zeppa di cri- stalli di spato calcare , di Kclelina e di qualche Analcime . Una striscia della Termantide , come resto di un banco allora smallato dalla potenza di quella roccia rovente vi ha nicchio ; come se fosse tenuto in serho dal basalto che pria di far parte della breccia era alia stcssa congiunto. II colore e del ba- salto e del calcario in alquanti punti e di un rosso sfumato — DilTerenzia di niolto e dal primo e dal se- eondo il terzo saggio della breccia calcare-vulcanica . La sua pasta di un calcare friabile, tcrroso e leggie- ro tienc in sorbo copiosa argilla; il pcrche e inipuro e si addimanda calcare marnoso anziche no . II co- lore di un giallo sbiadato, o a vero dire di un' ocra, perchc il ferro e dapertutlo ridotlo alio stato di idrossi- do . I nodoli sono piccoli di figura ovale e rotonda , di un colore vcrdastro che da nel giallo e ben' anco friabillssimi ; tranne pero di due soli che di maggior dimensione de' primi frapuntati si veggono di un qual- che cristallo di Analcime . La roccia lulta saireiandosi manda al senso disagradevole odore . 3.^ La breccia calcare-vulcanica a grana fina ha lult' altro posto che le due prime or cennate variela . Solidissimi pczzi se ne veggono lunghosso il poggio scanlonati, c qua e la mcssi via; c dal punlo in cui slanno e dal vano che la roccia sopraslaiite da in 46 npcrlo, mi lian confcrmato cssere uno di quegli ele- iiieiili olic fan parte all' altura dclla Collina di S. Fi- lijipo ; ma soprapposli all', anlioo Icrreno da cui ebbero origine iin di c di posteriore epoca a quella chc vi- de mcltor fuori il gia estinlo vulcano . Alia disamina deila sfessa mi c venuto di icggiori avvisare mia pa- sta calcarc con nodoli di pirogenica roccia tutta bella per i caratteri che vi si scorgono . II calcario e tut to spatico a cristalli di varic lorme e tralucidi , i qiiali per ogni modo avviluppano i nodoli, e nei vani tra F uno e 1' altro di questi a geodi si com- pongono e nella superficie talmente diramansi , per quanto non lascian panto alcuno a vuoto immezzo a quel nodoli . E disposto lo spato calcare a vcne piccolissime e prendo la direzionc dei nodoli , cd ovunque si mira istcssamente presenta la sua posiu- ra . Va lemprata di molta aderenza quella roccia , di modo chc i nodoli basaltici vi sono immessi a segno che difficilmente senza I' ajuto di un I'erro pos- sono slogarsi e risolversi a pezzi — II colore di al- cuni saggi e di un rosso punso carico ed a tutta vi- vezza ; di altri poi e di un roseo sbiadato con tali sfumate da polersi a prima vista scanibiar quella roccia per un Diaspro od un' Agata . La breccia e solidissima, facile al pulimento e nelle opere d' intar- siatura torna a vaghezza . ^■'^ ■ ' Se r attenta osservazione di quel terrene prodotto dall' influenza delle acque sul globo ci ha spinto ad es|)orno i tatti che le roccie stesse presentano ; non di minore dovizia ce ne danno le sostanze vomitate del vulcano e quelle che vi diedero origine . A non portare alle lunghe la facenda e rendermi esoso con suverchia dicitura imprendo alia spicciojala. a dirvi *7 quanto mi si porse alia visia di quella classe di ter- reni , che Irasser vifa dal fuoco , e che niarcafamcnl*; conservano gli eflelti di si validissimo agenfe nel suolo traricco di belle geologiche vedute del poggio di San Filippo . II basalto, a voi ben conto per le lanle cose delte a replicate fiate in questa ragunata, e la prima roccia die colpisce F occliio del fdosofo iiidagatore . A difie- reiiti punti di quell' altura ed anclie di Iraverso alia stcssa il basallo vien fatto di riconoscersi per la sua invariabile strullura, pel modo di suo giacimento e per quelle non e(piivoche distinzioni die poria seco Delia serie delle roccie generate dal fuoco . Da cio emerge cbe il basalto rinviensi solto diverse forme, e die 10 da quel che ho colto a bell' agio nel terreno die imprcndo a descrivere vengo a classificarlo ; 1. a prismi di^ angoli acuti , 2. a prismi concenlrici . 1. E veramenle degno di tuHa osservazione il ve;!ere una certa rcgolarita di angoli e di prismi che lungo quel poggio da in aperlo il basalto, il che raf- forza mio pensiero a sostenere che la sostanza primi- gcnia di quel vulcano fu questa importantissima roccia. Avrogge a cio che lo stcsso regoiare andameuto in qualche sito piu non appare, ma un trambuslo tale di cose da portarci a credere essere sparila la roccia d' intutio se non che a pochi passi riapparo ndia stessa forma e (igura . La forma de' prismi di quel basallo e il primo obbietto che va a prender posto nella menle del sngace iilosofo : forma per lo vtro vaga al vedersi e di non poche geologiche idee do- viziosa al descriversi : forma si regoiare da polersi supporre, se cio permesso fosse nelle cose della po- tente natiira, di esscr manufatto piutlosto e condollo a tutle regole di proporzione che originato di un agenie istanianeo dalla i'orza primitiva del fuoco 1' am- niasso di quel regolari prismi che in aperlo si veggono. Quaiito e amniiranda la madre anlica natura iielle sue opere ! Quanlo b Iragrande nelle sue combinazioni ! I prismi adunque di qiiella roccia nell' insieme prcsi forniano un masso di angoli salienti e rientrarii , di- modocche tra il vano di un prisma all' alfro aderenti alia roccia vi sono immessi altri prismi a rincontro, la di cui base in senso opposto si vede al di fuori , gli angoli incasfati al di dentro e gli spigoli vanno ad assestarsi nel punto centrale della divisione degli angoli de' prismi alia niassa congiunii . Tagliata a piccola roccia vi presenla , o dotti soci , una forma di prismi iriangolari rimpetto alia massa , i di cui raggi alia stessa dirigonsi , ed un altra di prismi ad angoli acuti che sporgono dalla roccia, comecche quei primi slogati sono e ne ban lasciaio libero il varco . Sono quelii di figura piramidale a triangolo quando il laglio ha luogo ove si addentrano nel centro e van- no nella superficie a finire ; e sono all' inverse irian- golari quando gli angoli vanno verticalmenle disposli dalla base sino all' opposta eslremila . Un ammasso di prismi di sorta che ancor nulla danno a vedere deir inlerno della massa, perche aggruppati fra lore , mostra alia superficie una soslanza allerata e terrosa, la quale c tagliata da varie commissure che partono per ogni verso la roccia, e che sono i punti di divi- sione de' prismi ; dimodocchc per poco si venga a far urto alia slessa , quel gruppo istanlemente se ne fa risentito nel punto di unicne de' prismi , e facilmente questi si dividono Y un I' alfro e lasciano alia luce di piono giorno liberi quclli i di cui angoli erano da H /^9 loro canto addcntrali nella massa di qiicsli . Cosl vc- duti dan luogo a parolare su la loro licculiarc slrut- tura . Sono cssi di svariala lungliczza : ce ne ha di due a trc piedi c piu ancora, sono poi larglii di ua piede e mezzo ncgli angoli , che per due relic forman la crcsta aculissima . tin colore Liancaslro a prima giunta fan vedere quegli angoli ; ma non e qucsta la propria divisa di quella roccia, un colore bensi che per accidenlale decomposizione venne a subire alia supcrficie . Smussali gli angoli e svenlata 1' interna strutlura de' prismi , cade in acconcio scorgcrc essere tutti formati di pezzi basaliici 1' un su 1' allro apposlo in senso d' articolazione a foggia di lastre di un qual- che edifizio . Sono si bene asseslati che non lascian vacuo alcuno nel tullo , ma di leggicri si rompono come «lassi di piglio a farvi nolo, cd in pezzi di due a tre pollici di grossezza in linea orizzonlale con la loro massa in forma trapczoidale risolvousi . Torna a va- ghezza il pcrlustrare a tutfa vista di chi sente nel bello di questa scienza quando un prisma e trasver- salmenlc rotto ; allora a mo di gradini sifl'allc artico- lazioni si osscrvano c mostrano una simmetria laic nel tessuto , che dal punto interno dclla roccia sino alia supcrficie vanno gradatamcnle allungando.si e sporgono piii liuee fuori di quclli troncati nel dentro alia massa . Presc qncste articolazioni I' una sull' altra nclla loro supcrficie orizontale in ragion della massa, non sono a grandi lastroni ; ma pezzi fra loro commcssi di un modo tutlo ugualc e uniformc . 11 basallo c al colore di griggio cupo che da nel ncro , pesiinle , combatlO; a grana Jiua, ed a frallura concoide ; ore 7 30 pero si avvicina alia faccia del solo e va a sazio al terriggio , si scerne la roccia camhiar grado a grado senso e colore . Friabilissimo e allora il basalto , a frattura tcrrosa , a pasta bibola ed alterata dal ferro alio stafo di idrossido , che delle striscie di un giallo sporco fa vedcre per ogni verso, ove so ne vogliano raettere i pezzi a rigorosa disamina . Ha perduto la fatiscente roccia sua antica struttura, si va a risolvere in polve come vien locca, ma non ha perduto 1' antica forma la quale sino a che una potenza qualunque non va a screpolarla serbasi sempre a somiglianza di qucUa del basalto non alterato per nulla dagli agenti atmo- sferici . 2.0 So dair attenta osservazione di una roccia si passa agevolmente ad un' altra della stessa natura, e da un tale riscontro rilievasi che scbbene entrambe composte siano di una mcdesima sostanza, pur tutla- via dilferenziano o nella forma, o nel modo di giaci- tura, 0 nella varieta del tessuto ; e allora che la mente del sagace fdosofo va a trarre argoraento sul passaggio graduale di un minerale ad un' altro nella serie delle roccie, che la vasta superficie del globo compongono ; colalcche se gli element! primi di un minerale in altro si osservano , ma la forma del primo non risponde a quella del secondo, e ncl tutto, o in parte di esso , non vi ha dubbianza di sorta a credere che qualche validissimo agente abbia la massa , in un senso che sia , alterato dal suo stato primiero . Tali idee mi si badirono in capo , chiarissirai soci , come mi venne a sesto osservare nei fianchi del poggio di San Filippo i basalti a prismi concentrici , che in altri termini a basalti globulari rispondono . Sono essi di figura quasi rotonda , di svariala grandezza , ed alle volte acciac- 51 cali ncir cstremita per cui di forma sferoide si addi- mandaiio . I prismi a gviisa di raggi si partono da un punto centrale e poi simnictricamenfe si convcrgono, c questi da una scorza basallica ed alle volte da un' al- Ira sopramessa vanno rappresi , spesse entrambi a due pollici , c regolari nella forma de' prismi clie avvilup- pano . Cc ne ha poi di ijuclli chc, dielro di esser messa via questa dupplicata scorza basaltica, mostrano nel centro un nocciolo piu ncro c piu solido, e non mai quci raggi prismaiici di cui vi tengo a contezza . 11 tessiito c degli uni e degli alfri e compatto che gradatamcnte fassi piu solido come dalla superficie sino al centro si addcntra ; cd il colore e nerastro al di fuori che ad una tinla piu nera si osserva al di dentro ; c la fraitura e quasi concoide . I raggi di quel prismi che vi stanno da nuclei sono articolati in piu pezzi c facilmente si slegano ; si rinvengono a due pollici di grossezza ed alia lunghezza di un piede , e piu ancora a misura della estcnsione del diametro della niassa sferoide ; ma in quelli ove il nucleo di un pezzo spugnoso solido addentro alle rivoltafe tu- niche si annicchia ; ci si fa alle volte vedere un resto d' altre soslanze ai)partenenti a lerreni di di versa natiira, come io vidi in un saggio minuzzolato starsi bnona dose di arcnaria di color giallo , tutta fresca e non altcrata che tapezzava le pareti di un foramc di quel nucleo . La lava basallica che cosi mi do a nominarla per essere la stessa roccia fusa di nuovo dal fuoco e vomitata da quel vulcano, e di una pasta cocronlo c tutta solida , abbenchc in alcuni punti ccllulare . spugnosa in allri e compatta . Lc sostanze di che va composta sono ammassale a segno che non danno a S2 vedere alcun cristallo, cd i prisini soao si spessi che negli angoli messi fuori sono larghi un piedc e mezzo e pill ancora . Da un prisma all' altro 1 argilla cotta, che val termantide , vi e posta , non a banchi come io gia vi ho cennato , ma a foggia di una materia disordinata del tutto : dal che ne risulta essere la roccia lavica tinla di un colore rossastro che sebbeac sia dovulo in raaggior parte al protossido di ferro , pur tuttavia all' argilla vi si dove in quel punti al certo, che come si hanno alle mani lascian forte r impronta di un tal colorito . Di un griggio chiaro al colore , di un lessuto compatto a Iratlura quasi concoide apparc da li a poco altra variela della lava , che poco diffcrenzia della prima essendo questa ad angoli oltusi piii coerente e spoglia affatto di quella tintura a rossastro . E si bene a compattczza fornita che i pezzi staccati danno ad una qualche percussione un certo suono che suole aver luogo ne' fusi metalli . Serve di base alio roccie basaltiche e laviche una sostanza screziata a vari colori , ove per lo piii il rossastro campeggia , scabra al fatto , leggiera al peso , fragile al tessuto che si risolvc di leggieri a minuzzoli , come vien tocca : dalla forma, dalla tessi- tura, dai minerali che la compongono e dai caratteri che la distlnguono nella specie, peperino pirossenico, roccia di un aggregato di resti del soprastante terrene vulcanico addimandasi . II peperino pirossenico occupa a tutto dire il fianco del poggio di San Filippo alia volta che da a Levanle ; ed io che ho veduto la massa vi ho scorto il suo luogo native la sua struttura le sue proprieta . Sta ammassata a getti non si spessi e potenti , e aderente ai basalti se non che in alcuni 53 punti vlene interrotta dd. uno stralo di lerriccio die occupa r intcrvallo dell' una roccia e dell' altra . I franlumi del basalto altcralo in piu tocchi, di iigiira amorfa e avcnte in serbo una materia biancastra die da nel giallo ne forman 1' insierae ; il perche facil- mcnte si rende polve il peperino , per essere i resti dello scontrafatto basalto poco aderenti fra loro e da nessun Icgame congiunti . BcUissima e veramente r esteriore figura , ma rotii alcuni pczzi e svcntata nel dentro la struttura della roccia si vcde il tullo alio state terroso a mcno die di qualche analcime a cri- stalli chc in quclla pasta vi ha nicchio ma quasi smorto e privo di sua lucidezza primiera . Per un acclive senliero di poclii passi dclla parte a Levante ove sta il peperino, si apre libero il varco alia salita del poggio , e lunghesso la via il terriccio a spessi banchi di un color nero e formato a spese del terrene vulcanico si fa vedere inarcafamenfe , e si estende in quel fianco sino quasi all' altura . In senso di un piano irrcgolare di resti di lava tulto tutto occupato 0 r apicc dclla collina di San Filippo, i di cui bordi alia volla di ESE sono il risultato di lave a correnti che trabboccano al di fuori , servono d' ap- pendicc al Cono vulcanico e si cstendono a piu passi sui versante della collina ed in piu punli la coprono. Di simil foggia appajono ad OSO ma di una preci- pitanza niaggiore clie quasi intrallabile rendono di quella banda la salita. La lava cbe sbuco a correnti e alterata nclla supcrficie , lulta i'ranosa e seminata del captus opnnsia clie vi ha posto scde ed ha dato hiogo a fracellare la roccia ; non cosi e di quella •cantonaia e racssa nella pianura del poggio a giacere, perche &■ di un tessulo compallo , a pasta unil'orme e non mica alierata , ed a dovizia fornita de' rainerali che di quel composto fan parte . Guarda a SE per ove inclina, situato a NO il piccolo bcnsi , ma classico ad ogni verso craterc ; da cui un tempo furono vomitate a tutta precipitaiiza in- candescenti materie che lancio dall' ima gola T cstinto ibcolare vulcanico . A dir come si compose a piacere il mio volto quando mi venne fatto a prima giuiita di scorgerlo , sarebbe al certo per me inesprimibile : i veri piaceri dell' animo non si possono a tutta laci- lezza ridotti al somrao con lingua nostra descrivere . II cratere e di forma prcssocchc circolare , bordeggiato dalla lava a guisa di siepe, che vedula lunghesso la periferia dello stesso va scnsibilmcnfe inclinando dalla parte di fuori e prende la figura di un cono . E dessa a pezzi staccati , o a meglio dire , fessa da varii cre- pacci che sono in ragione inversa della forma circo- lare . Le fenditure per tutta quanta la periferia del circolo sono a tredeci , ed ogni masso di lava siffat- tamente partite , e lungo in ragion diretta della ere- paccia di due a Ire a quattro piedi e piu ancora . Altrettanti pezzi mono inclinati de' primi vi sono piu a sotto, e considerar si possono come una di quelle stratificazioni a mantello , o pure come la stessa lava rotta dali' impeto esteriore d' altre vomitate materia . A questi sieguono correnti ammontic- chiate a correnti che marcatamente si vedono, come vel dissi , da che si pone da giii a nostra vista r altura di quella collina . Nell' addentro al cratere si osserva una forma di pareti che a piano inclinato prendono la figura di un cono a rovescio ; ma non si facile e il potere piii innanzi indigitar sino a fondo ; perche pieno zeppo e quel recipiente di dumi e di 55 sassi a bella posta dall' agresfc colono ivi porli per uguagliarlo nella superficie al suolo che lo circonda . Quante idee grandiose e sublirai ris\eglia alia menle del fdosofo quell' avanzo di un anfico vulcaiio ! Da li si viddero un tempo sbucare e fiamme e sabbie e ignite roccie alio scrosciar del tuono al guizzar della folgore ed al treraar della terra ; da li prese incremcnto, surse un monticcllo, e da li piowe co- cente materia che appiano colli , apri vallee , seccij torrenti e mise dapertulto lo sterminio lo spavento la morlc . Ove si ponga pensicro , dottissimi soci , alia reazionc di una forza sopra un' allra preesistenle, dal di cui dar di cozzo e prodotto un cataclismo nella superficie del globo , si ba quel triplice slato di cose, come cio avviene benanco ncl sisfema morale e po- litico : 1.0 periodo preesistente ad una rivoluzione , 2.° periodo contemporaneo alia slessa , 3.° periodo posteriore . Al primo le roccie neltuniche sedimentarie si devono , talche il carbonato calcare 1' arenaria e r argilla plastica ; al secondo il peperino pirossenico, il basalto, le lave che alterano le roccie calcaree ed argillose; al terzo le breccie calcari-vulcaniclie , le geodi , le roccie rotolate all' ingiu, ed il terriccio ve- gelale del poggio di San Filippo e suoi dintorni . Con sifalte vedute che non sono omai del momento si legge a cliiaro nolle cose della natura, si assegna agevol- mente il posto alle roccie nella serie de' terreni , e si vede a prima giimta lo stato successive di quei ma- terial die diedero origine alia superficie del terreslre piancta . i.i!i y •o-i/ii l>. ■' hVt fi \:]:t SULLA STiBIllTl' DE'CASSOJII DEL MOLO m CATANIA DEL PROFESSORE LETTA NELIK TORNATA ORDINARIA DEL 29 AGOSTO 1844. i f-MUi .lAa ■'■.'-r jatr 1 i V '' 4 1: it ,1'vt'i o-i-o;iA tl; .!,-!a ;.i,iA/;(i;jo /,.!/ m^s^^mms^mmmis^sss^s^^s&s^mi^mm Plurima tentare et explorare magna diligentia et sagacitaie tenemur, ut investigemus qualia glutina his, qucenam aliis corporibus jitngendis conveniat. Musschcmbr. infrod, ad Pliilos. de cobaercnt. el firmitaJ, §iioi. iw)embrera sirano forse a taluno che in una congrega (li naluralisti si Irallassero argomcnti, i qualia prima vista par che interessar dcbbano davvicino I'archilet- tuia idraulica piu che le scienze naturali ; ma chiaro apparira ben tosto (senza ricorrerc a quella idea co- munc , deU'inlimo legame delle scienze fra loro), quan- to in effetto quelle che noi coltiviamo abbiano d' in- fluenza in tale ramo di architcltura, ove si riJletta, che la cognizione della qualila dc' materiali che veu- gouo impiegati ; i principii sopra i quali fondasi I'ar- fe della fabricazione in acqua ; le regole die dirigono la disposi/.ionc delle opcre, tulli dipendono dall'appli- cazione che fassi delle scienze fisiche e naturali alle arti in generale, cd a qiiella dell' ingegncre poi so- pra tulte . Non mi sara , perlanto, apposfo ad indi- screzione, se addetto come sono a professar la sloria naturale io mi accinga, o Signori, ad intraltenervi so- pra tale argoracnto. 60 Voi ben vi accorgete ch' io vado a tener discor- so, breve bensi , sull' opera del nostro Rlolo ; e mi auguro che facilmenle vi avvisiate solto qual punto di vista a trattar discenda questo fetna ; impcrocche non altro io intendo stabilire co' miei ragionari, se non che, la suntuosa opera che con tanto impegno la splendida nostra patria ha intrapreso, e con istu- pore di chi I'osserva gia alacrimente portato innanti, quando la fabricazione continuera ad essere csegui- ia secondo i principii della scienza, non puo non riuscir perfetta; dovra anzi resultar durevole e con- Irastar col rainoso passaggio de' secoli , colla medesi- ma robustczza con che gli resists il littorale di coe- rentissima roccia. Ma quand' anche poco influentc all' aumenlo della scieaza, per troppa scrupolosila considerar voglia qual- ch' uno questo assunto, io Io chiamo a riflettere^ che il mio dire e diretto all' accademia Giocnia di scienze natural! in Catania ; patria accademia che alio splen- dore di essa travaglia ; e che dovea , per quanto io penso, mostrare ne' suoi Atti, non essersi mancato da parte de' socii calanesi di prendere da scienziati vivo interesse per un' opera che ha in mira il ben' essere e la prosperita di una delle piu cospicue citta del re- gno unito; anzi e in me forte fidanza che incorag- giati dal mio esempio i socii che nelle fisico-mctama- tiche scienze sono versati , vorranno con piii stretto esame e pcsato ragionamcnlo scrivere elaborate me- morie all'iiopo, le quali giovar possano al progresso deir architcttura idraulica, e verameiite degue d' una accademia di scienze venisscrn repufalc. Non potea per lungo tempo restare sconosciuta air uomo incivilito la naturale slruttura di un porto . Un braccio di collina avanzalo nel mare in modo da 61 cingerne a guisa di falce una porzione : un bacino aperlo per un quinlo di sua circonfcrenza alle onde: ana valJata sprofondata in mare, formavano de' porii natural! , come quclii di Messina, di Siracusa, di Mal- ta, di Maone. In una apcrta spiaggia per conse- gucnte chiaro apparir dovea che un porto si sareb- be stabiiito, ove artificialmcnte si fosse potuto cse- guire quel che fa la natura in altri luoglii ; eppero la idea di coslriiire un braccio arlificiale in un lido ove comoda e sicura stanza aver si volesse per le na- vi, deb!)C ossere antica quanto la stessa civilta nelle nazioni . Bastava infatti osservare che quando un littorale prescnta un' ammasso esteso di blocchi e di pietre di ogni sorte cadute dalle prossime alturc, queste, ri- balzalc dal mare tutle Ic volte clie vi baltc contro colle sue onde, e trasportate giu nel fondo al ritiro deile onde stcssc, fan di venire grailatamcnte quel lido un piano inclinato : ed i material i che lo costituiscono si rassettano in modo cost stabile , cbe il mare il piu tompestoso non pu6 per ncssun conto rimuoverne il mcnomo sassolino , e slriscia sopra 1' acclivita di quella Scarpa^ smorzando grado grado la sua forza ncllo spin- gere innanzi le onde, che dopo essersi innollratc ten- dono a rilirarsi al proprio livello. La prima idea pertanto che dovea suscitarsi in coloro i quali volevano chiudere artificialmente una lingua di marc ad uso di porto, era quella di disporre massi sopra massi in modo che imitassero un litto- rale di scogli disposto a Scarpa: ed era questa la co- struzionc che dices! a pielra perdule. Ma senza una regola slabilita sullc leggi della fisica, quel melodo di coslruirc non potova riuscir perfetto; ed oltre a ciu non era applicabile ad ogni sito indiscriminatamcnic; 62 non si dovette tardar molto percio a conoscere la ne- cessita di una piii solida costruzione . Che se si aves- sero potuto adoperare delle masse di tale dimensione da poter resistere al massimo della forza del mare , queste gettate in acqua e disposle nella dobita linea avrebbero pienamenle corrisposto alio scopo. II rinvenimento di tali desiderate masse e piu ancora il mezzo di staccarle dalle niadri rocce, tra- sportarle e situarle in mare era pressoche impossibile. I piu enormi macigni adoperati da Erode ascalonita nel porto di Ccsarca erano lunghi 30 piedi , lar- ghi 18 ed alti 9. Gli scogli marmorci posti da Plym nel franci-onda di Plymouth erano pesanti da 5 a 8 tonnellate: eppure non sono le masse capaci di assi- curare la vera solidita di un porlo; dovette percio avcrsi ricorso all' arte , e si penso di fabbricare in mezzo alle acque un muro robusto, che resistor po- tesse alia forza delle onde, e chiudcre un tratto di mare tranquillo per dar ricovero alle navi. II modo di pervenire alio scopo non sara stato sin dal principio convenevole; "e sebbene avessimo noi negli anlichi scrittori(I) qualche idea di idrauli- che costruzioni a questo oggetto, e taluni resti di an- tica fabbrica in acqua esistano tutt' ora non lonlano da Sicilia (2), bisogna pur convenire che pria che la fisica avesse sopra solidc basi, ed assistista dalle col- laterali scienze stabilito i suoi precetli, il modo di (i) Vifruv, lib. v, cap. 12. — lib. 2. cap. 6. PuJvis pu- teolanus ...m.istus cum calce et cuniano coemenlo sub aqua solidescit, cedificiis proestat firmitateni, fiUjue lapis inexpu- gnabilis undis. Muschemb, de cohasrent et firm. §1102. Plin. hisl. nat. lib. 38 c. i3. (2) Porzione del Porto di Ostia^ e di quello di Pozzuoli. 63 fabbricare in acqua non era per conto alcuno accetlabile e sicuro. Impiegavansi iofatti da principio baltelli e navi ricmpilc di ceinenti , chc per lo piu aveano la pozzolana per uno de' maleriali (1), come pratico Claiidio nel porto di Ostia , e rare volte qual- che cassone; ne prima del xvnr secolo si videro ado- perati cassoni ripieni di ben calcolato calceslriizzo da Vanvilelli nel 1738 pel lazzarelto nel porlo di An- cona; da Labeyses pel ponte di Westminster sul Ta- migi , neir anno stesso; da De-Voglio e Cessart nel 17j7 nel ponte di Saumur e poscia nolle costruzioni idrauliche in Dieppe e Rouen; da Grogniard nel ba- cino deir arsenate di Tolone, c fra noi da Giuseppe Zahra nel 1792. Opporre una perenne e forte muraglia aH'impeto del mare e 1' opera che 1' arcbitettura idraulica si pro- pone nella costruzione di un porto artificiale. Ma quali sono le qualita che presentar cssa debbe, ond' esser certi di sua riuscita? Ecco il problema che ha ri- chiamato per tanto tempo 1' attenzione de' fisici . Chi ha veduto con quale estrema forza il mar iempcstoso viene a rompere sopra una costa di sco- gli, creder potria non cssere nel potere dell' uomo il far fronte a tanto urto per mezzo di artificiale bar- riera. II fisico pcro che sa misurar quella forza e pie- naraente conosee sine a qual grade puo venir essa spinta, calcola quali esser debbono le diniensioni delta massa da opporle, per frustrarne gli effetli; e giunge coir arte a formare una mole che salda impiantasi sul fondo del mare , ed i marosi i piu potenti non pos- sono ne conquassare ne scuotere per nulla. (0 Rondelel T. a. p. 5o. 64. La storia del nostro Molo ne fatti awenuti ci da chiara prova di cio, coUe operazioni solide e pe- sale escguite dal Zahra col piu felice successo. La slabilila clc' suoi cassoni fe' conoscere finalmente che al tremendo urto del formidabile mare Jonio poleva- si , volendo , oppore uno scoglio artificialc , sul quale debbaccar potevano soltanto spumanli le sue onde. Non e al certo del mio assunto il dar qui le prove fisidie della stabillla de' cassoni. Un' opuscolo dotlissimo ne abbiamo dali'egregio Ingegnere S. Zabra Buda(l), che nulla a desiderar lascia su lale subjet- to, e che di tanto valore c stimato da chi conoscc ap- pieno i rami diversi dclla fisica. Mi fermo soltanto a considerare che la qualita dc'materiali impiegati nclla costruzione di questi cassoni, e quella che principal- mentc influisce sulla loro stabilita, formando essi, ri- dotti a ceraenlo, una massa coerenlissima che poco 0 nulla differisce dalle solide rocce formate dalla natu- ra, per quanto il fatto ci mostra, e contro le quali inu- tilmentc impiega la sua potenza, dopo tanti secolj, il mare. Gonsistono questi materiali di calce, di pozzola- na, c di rapillo, a' quali I'acqua si aggiunge per im- paslarli. La calce ritraesi dalla pietra calcare brugiata nelle fornaci ; essa e di diverse qualita a misura della omogeneita piu o meno marcata della pietra d' onde proviene: quella infatti che di sola calce carbonata poco compatta e costituita dicesi calce grassa, e quella (i) Sulla stabilita de' cassoni del Molo di Catania. Cat; 1819 png. 27 e seg. :; . ■■ -. — ., ■ ,-, 65 che riducesi ad un calcario compatto di grana fina e .spesso sumicrislallina, o die va mista a soslanzc si- licee ed alluniinose si chiania magra; e qucsta secon- da e piii pregiata per le costiuzioiii idrauliche, ed e stata detla anche percio cake idraulica. Per lunga esperienza si e provato nella coslruzione del nostro Molo che la pietra piu adatta a dare una calce di buona qualita e quclla die ricavasi dalle carriere di Carrubazza presso il Capo S. Croce. Essa e un cal- cario terziario, ma di una grana niinuta omogenea se- micrislallina bianco-giallastra, senza miscuglio di al- Iro calcario piu o mono compatto; scarso, per quanto ho potuto osservare, di resfi organici determinabili , benche poi un minutissimo tritume ne contenga, e fra una quantita significantissima di masse cinque impres- sioni di Clipcasler alius si sono rinvcnute intiere . Per ridursi a calce ha bisogno del fuoco ordinario di erbe da macchie e da buscioni non intieramente sec- che con dello strame, cio che in unica voce frasca si appella, ne fa d' uopo rompciia in minuti pezzi . Spenta con acqua diviene bianchissiraa ; se non che alia superficic vi si va formando in poche ore uno slrato sottile di finissima polvcre giallastra delta pol- verino dalle persone dellarte, dovuta al riassorbimento del gas acido carbonico ; per lo che e stata adottata la giiista misura di copriria di pozzolana subito spen- ta ed innalfiarla con acqua di quando in quando , specialmente ne' mesi estivi . La pozzolana non e che una terra vulcanica de' campi llegrei di rsapoli; essa e provenienle di roc- cia felspalica, atlaccata dal fuoco vulcanico e ridot- la a minutissimo tritume sabbioso incoerente, ruvido ed aspro al tatlo, con ciotloli di lave e di rocce di 8 66 altra natura(l); di color bianchiccio traente al gri- gio ; guardata alia lente si scopre facilinento appros- siniarsi mollo alia pomice trilurata, tanfo viiol dire ad una sostanza velrosa ridotta alio stato spongioso. In tale stato essa rendesi piii che altra capace di essere altaccata da analoga sostanza solvente . II rapillo usato nella costruzione de' nostri cas- soni e preso dalle lave dell' Etna nc' contorni di Ca- tania; esso e una forma di superficic di qucsle lave, e consiste di piccoli sassi scabrosi, duri, pesanti, co- lor bigio; e rotti si conoscono essere degli stessi prin- cipii di che son costitiiite Ic correnti dcllc nostre la- ve, vale a dire di felspato c pirossene conipalti, al- quanto inclinanti alio stato vetroso, con crisfalli di pi- rossene e di felspato e qualche granello di olivine. Sono questi i materiali che inipastati con pro- porzionata quantila d' acqna formano il calcestruzzo di riempimento de' cassoni ; e che consolidali vanno a costituire una roccia artificiale, che in consistenza in nulla par che ceda a qualunque altra che la natura presenta ne' conglomerati . Ma per qual principio o per quale propria qua- lita la riunione di questi materiali giunge a formarne una solidissiraa massa ; e cio in seno alle acque stesse del mare, che par dovesscro discioglierne e scompor- ne la pasta? Piu d'una volta si e cio da noi am- piamcnte in allri lavori annunziato ; ma qui ripe- tiamo di volo che la calce, per principio alcalino di che e dotata, ha la proprieta di divenire solvente della selce, la quale costituisce la base della pozzo- lana, c questa tanto piu e suscettibile di esserne disciolta quanto che Irovasi in uno stato di vitrescenza (i) Pilla studii di Geolog. Part. i5. p. i5. 67 pressoche spongiosa, e quasi accoslantesi alia tessi- tura fibrosa; capace, in una parola, di esporre tulte le sue molecoie all' azionc solvente della calce. Que- sta aliura la rende gclatinosa c prcssoche disciolta ; ed e in quel momcnto che 1' acido silicico ed allu- minico, quando la roccia conlicne argilla, rcagendo sulla calce nc formano un silicato ed alluininalo che di loro natura sono insolubili nell' acqua e solidissimi. Per queste reciproche azioni della calce dell'al- luniina e della selce della pozznlana, queste sostanze divengono nel calcestruzzo silicaU ed alluminati di calce, i quali avvolgeudo nclla loro pasta lo scabro rapillo, ed insinuandosi per lulli i pori e le incava- ture di esso nell' alio di assumere la loro solidita, lo tcngono slrettamcnte incarcerate nella massa; ed a guisa di pudinga o di breccia formano consolidandosi una roccia artiliciale cocrenlo, solida, e dura. Ecco pcrclic quosto miscuglio, benche gettato nel cassone pieno di acqua marina, pure non lascia di prendere in brevissimo spazio di tempo la sua consistenza, e si solidifica in luogo di venirne stemperato. Ma questa cbimica combindzione ha sempre luo- go ogni qual volta la pozzolana e la calce con 1' acqua verraiiiio a contalto fra loro ? o e nccessaria una dc- teriiiiiiata e rispeltiva quantila di esse, non solo nia si bone del lapillo? Indispensabili sono le proporzioni di questi ele- ment i del calcestruzzo, perche esso corrisponda alio scope ; e la ignoranza di queste proporzioni formal- raente inulilizza 1' oggetto, e I'aspcttata solidita della massa non avra niai luogo. So avvienc iid'atti che la quanlita della calce non c sufllciente ad allaccare lutta la selce della pozzolana, la porzione che ne andera esente non forraera silicato, rimarra libera ed incoerenfe, e la 68 massa non potra mai acquistare raspoltata consistenzfi: sarapercio facile a disintegrarsi ed andarc in faliscenza. Lo slesso accadera sotto altro principio se la quan- tita della calce sara piii che sidficiente, ed andera ragunandosi qua e la per tutlo il corpo del calce- struzzo, impedendone la perfetta adesione . Non e a dire, inoltre, di quale importanza si fosse la quantita dell' acqua nello impasto de' mate- riali onde agevolare il chimico processo della silifica- cazione; che se essa sara in poca dose somministra- ta, come place a taluni di insinuare , la calce e la pozzolana non verranno in perfetto conlatto, e reste- ranno nell' impasto rapprese e separ.ate ; e se sara so- vrabbondante, tale dilavamento succedera degli ele- raenti del calcestruzzo che sara difficile a prendere consistenza regolare nel prcfisso tempo ; molto piij Se si considera che impiegar debbesi in acqua. La quantita del rapillo poi debbe esser con mol- to studio calcolata; avvegnachc dovendo esso servire di ossatura, per dir cosi, o di appoggio al calce- struzzo^ dee trovarsi sparso a proporzionate distanze, dimodoche non sia troppo di calcestruzzo fra un pezzo di rapillo c I'altro, e nemmeno tanto poco da far mancar loro una pasta, ma che gomitolali in essa e non a contatto fra loro si trovassero. ■:.■.; Pill che la scicnza ban giovato in questo alia riuscita delle opere idrauliche Ic replicate csperienze. Quelle del Zahra e di altri ingegneri dopo di lui nei nostro Molo ban fatto conoscere, co'felici resul- tamenti ottenuti , che si giungc ad avere eccellente calcestruzzo adoprando parti uguali di pozzolana e di rapillo con meta di calce, e tanta dose di acqua che Basti a ridurli alia ordinaria consistenza della malta. Ma cio non e tutto: fa d'uopo piu d'ogni allro cal- 60 colarc il tempo che debbc darsi al calceslru2zo, dopo impasta(o, pria di gcttarsi in aapia: imperciocche se inmiediatamcnfe che vengono mescolati i maferiali , c prima del processo dclla silifirazione saranno ver- sali ne'cassoiii enlro 1' acqua, allora froppo dilavata la calce noii atfacchera ccrlo la pozzolana, cd il ra- pillo non impcgnato in una pasta cadra al fondo li- bero e discioKo. Sc all' inconfro lo impasto perdurcra lungo tempo ammassato allora il silicato o alluminato di calce, verra variato, cd una porzione andra pron- dondo la porfclta solidifa, mcntrc un'altra I'avra im- pcrfctlissima ; e ncl ^ersarlo in acqua la raassa sara tulta disintcgrala e di incerta consistenza. In questo caso, come per le proporzioni delle quantita, bisogna confessarc che si debbc all'csperi- enza I'esscrsi assicurato che il calcestruzzo impastato non dee budarsi in acqua prima di ore dodici di ri- poso, no dopo di ore trcntasei; e quando per vera ne- cessifa ad ore quaranfollo debbesi ritardare, bisogna che scorse le ore frenta, il materiale si innaffiasse con acqua, nclla quale poca calce sia disciolta, cio che volgarmente dicesi lallo di calcina. Mi si potrebbe dire pero, che tutte le prescritte regole non si sono scrupolosamente osservale nel corso deir opera del nostio Molo, e che lo impasto prin- cipalmentc c stato versalo ne' cassoni senza prccau- zione alcuna, e tuttavia la massa dclla fabbrica ha ac- qtn'stafo la ' consistenza e la solidifa desiderata; questo Felice resultamcnlo si debbe, a mio avviso, alia csat- tezza delle intavolatiu-e do' cassoni, che non ha per- messo che la calce sciolta nell'acqua uscissc dalle pa- reti: c rcstando essa quindi in confiinio conlaito co- gli altri materiali dell' impaslo ha avulo il tempo di' Ibrmare i necessarii silicati, e di costituire cosi una 70 massa breciforme lenacissima. Ma non percio debbo- no trascurarsi mai le rcgole prescrittc; polcndo ben succcdorc die, o per sopravvenienza di molta acqua marina dall' csterno, o per non esatta conimissiira delle palafiUe, la calce andasse sfiorala; ed allora la fab- brica potrebbe corrcr pericolo di poca cocrenza. Una sola circoslanza, non ben fissata tutt'ora degT ingcgneri idraulici , nella formazione del calce- struzzo pe'cassoni, si e la quanlitii del pielrame die mischiar vi si suole ; usando laliini di adoprare all' uo- po grossi macigni ed in abbondevol quanlita, e con- tenlandosi altri, di pietre scabre di mediocre volume, ed in niodica quaniila. Questa circoslanza mi fa ri- flettere, che podii ban rivolto la nccessaria attenzio- ne a calcolare a qual grado di lenacita giimgcr deb- ba la massa della fabbrica per resistere con sicurczza air urto de' marosi ; cd a quale delle coesioni dclle piefre conosciute dcbba essere iiguale quella del cal- ceslruzzo; imperoccbc ben altra rcsulta in clTello la te- nacita di una breccia a piccoli elcmenli e di unif'or- me volume, da quella di un conglomcrato, ove masse di varia grandezza vengon gomitolale nel materiale che serve ad esso di pasla, L' esperionza avra forse mostrato die in tali opere tanto Tuna quanlo I'allra prestano piii cbe sufficiente resistenza : ma senza la guida de' principii scicntifici in quanti errori non po- trebbe cgli incorrersi nella esecuzione degl' impasti? Per la qual cosa sarebbe utilissimo che taluno de'no- stri socii si occupasse di proposito di cosi rilevante subjctto, come da principio ho proposto. Continuando intanlo sul mio assunto, possiara dire che usando de' cennati metodi , il materiale im- pastato diviene, consolidandosi, qual si desidera, re- sislente e corapalto da non differire da una roccia na- 71 iurale ; e quel die piu sorprende si e la rapidita con che passa a tale solidificazione ! Un parallelupipedo di caiine nove nc' lali raagi;,iori e di cinque ne' ininori , si considera gia ioliJo pcrrcttamentc in mono di due nicsi . Di questo raaleriale, noi abbiam veduto fabbri- carc i cassoni di Zabra, e :ili altri lutli ehe sin daali scorsi anni si sono impiantati sopra fondo arenoso, a quaranladuG palmi di prolbndita; cd abbiamo avuto il piacere c Ja interna soddisfazione di verderli resi- stcrc alle piu alte tempeste di che e capace il mare Jonio contro d nostro vulcanico littorale; e si e sol- tanto vedulo mancare ncll' aspcltazione, in que' casi in ciii la qualita de" maleriali impiegati non e stata di quella pcrfezione che si doveva essere. Uno de' cas- soni di Zahra in cirolto fu infranlo e messo in pezzi in quella porzione solamcnte che era fabbricata con cal- ccslruzzo forniatO; non gia di pozzolana, ma bcnsi di ghiaja rossa delle nostre lave; e quesla altro non es- scndo che una terra bruciata dalla inlbcata corrente, 0 un tritumc della stessa lava pirossenica poco o nulla vefrificata e di grana assai ruvida, non viene ad es- sere per infiero allaccata dalla calce, e lo imj)asto ncl prender consistcnza, facile diviene ad esser disin- tegrato e disfatto ; lenta succede infatli in esso la so- lidificazione, e traltandosi di costruzione idraulica i no- stri ingcgncri la pospongono a rngione all' arena di fiunic 0 di torrcnte, che di niinuto trilume di quar- zo c per lo ])iu rostiluita. Per niolli anni lunnno noi slessi spettafori dello staio in die si manlenne quel cassone di Zabra, di cui 0 parola; ed era una continua pro\a della solidi- ta del calcestruzzo a pozzolana (jueiia porzione, che di queslo matcriale forniata, resto isolala a guisa di 72 scoglio, confro del quale inefficacemente venivano a rompcrc i marosi: iiicnlre ove F allra porzione for- mata coUa ghiaja rossa era slala Irasportata via, ii raare vincitore vi slanziava. E iiel 184.2, quando a 12 marzo il mare straordinariamente infuriato stacco dai nuovi cassoni del nostro Molo le intavolature e Ic pa- lafitte: dirocco e svelse le masse della incominciata scogliera, e parve voleie annientare il primo tratto di tanta opera, e per cui da' raalvagi si sparse ad arte pel regno cssere distrutto il Molo di Catania, quale si fu il danno chc la fabbrica soflVrse ? Lo strato su- periore di fabbrica, delta incerta percbe provvisoria e fatta con nialta di gbiaja rossa, fu trasportata via quasi inlieramente, ed il suolo del primo cassone a palafitte scavato, da causa non da tutti capace di spicgamen- to, fe' piegare da un lato la massa intera del casso- ne pochi palmi ; ma intanto nessuna apertura, nes- suna minima linea si formo nella massa della fabbri- ca a pozzolana ; cbe anzi lo averc in tal modo pie- galo, invece di rompcrsi, fu la vera prova deila in- tegrita e della unicita della sua massa. E faltro per- cbe nessuna altcrazione si ebbe ncl suolo cbe so- stenevalo, immobile resistette; cbe se fu alquanto scantonato nel fianco esposto al mare tempestoso cio avvenne per la forza con cbe vi percuotevano le masse della iraperfettisima scogliera , le di cui masse il mare alzava e vi scagliava contro ; ed io ardisco pur dire cbe questo incalcolabil danno, di poche centinaja di ducati, avvenuto non sarebbe se la scogliera fosse sta- ta ben fatta, se il muro di riparo fosse stato alzato . Se poi il braccio del Molo stato fosse piii innoltralo, e di maggior numero di cassoni formato , allora I'em- pito primo del mare si saria infranto in punto piu dislantc, e snervate sarebbero giunte le onde sul cas- 73 sone a vaina e sulla scogliera che in quel sito man- cava del conveniente appoggio. IS'oi abbiam veduto cio confermalo in progresso, come via via ci siamo inoltrati in mare col nuovo braccio al quale con tanla attivita in oggi si lavora. Ma non e cio del mio assunto ; e lasciamo al calcolo do fisici quel che riguarda la direzione delle onde e de' venti ; la forza delle correnti e de' vortici che pre- tendesi polcrsi formare pel particolare rapporto del littnrale colla fabbrica del Molo ; la profondita sino alia quale puo il mare risentire 1' agitamento delle sue onde, i movimenti di rotazione cui andar puo sog- getto un parallelopipedo che fa ostacolo a'marosi; e ohineremo rispettosi la fronte a' tcoremi che saranno da tanto scnno stabilili . Basta a me il poler esser sicuro, co'principii delle scionze naturali, della stabi- bilita de' nostri cassoni; stabilita che puo venire re- vocata in dubbio dagli indotti soltanto, o da coloro che non guardano la nostra prosperita con quell' oc- chio di lieta compiacenza con che noi la guardiamo. Sia pur lode al progresso dell' architoUura idrau- lica, per mezzo del quale e gia dato fmalmente al- I'uomo poter con 1' arte imitare perfettamenle la na- liira nella formazione di una roccia pudinghiforme. Egli sarehbo stato impossibile, co'mezzi fm'ora cono- sciuti, come abbiam detto da principle, di opporre air empito del marc irato un parallelopipedo di roccia nalurale di tali dimensioni da supcrare la niassima forza dcir infido clemcnto, 1' arte vi e pervenula, e forse a via di replicati tentativi : ma quando questi son posti in opera scnza la cognizionc scientifica delle cose, van soggciti a cangiamenti talvolta i'uncsti alle opere; all'inconlro pero allorche la scienza e guida e i principii sono assodali sopra sicure basi non vi u e pericolo che non no venga costante il buon efietto. Cosi dacche dalla perfetta cognizioiie della na- iura de' materiali che impiegansi nella fabbrica de'cas- soni, si e spiegata la causa della sua solidita, cessa ogni timore, che per capricciosa alterazione o per de- sio di novita si possa cadere nel pericolo di non ve- derii in appresso usati coll' istesso mctodo, in un'ope- ra che forma 1' elogio il piu brillante di un Comune, il quale, con rarisslmo esempio con proprio denaro ne imprende il dispendiosissimo eseguimento, nella fi- ducia che sara per ritrarne alia fine floridissima pro- sperita ed invidiabile licchezza. • ( ' - f»l ■ ■ ■ . ■ . . ■ ' ■ ■ . . ' i .1 I'i' Smi'IlflllTMM » DEL BARONE VOTTORB IN MEDICINA, SCGRBTARIO DELLA I. SEZIONE DELL^ ACCADEMI A CBLLB JCIERZB B OELLE I.BTTERB DI PALERMO* SOCIO ORDINARIO DEL R. ISTITDTO d'imCORAGGIAMEMTO in SICILIA, E dell* ACCADEMIA DELLB SClEtiZE MEDl- CUB Dl PALERMO, SOCtO CORRISPONDENTB DEL GABINETTO LETTERARIO DI MBSSIMA, C DBLL* ACCADEMIA GlOBMIA DELLB 5CIENZB »ATDRALI DI CATA- niA, DSLLA SOCIETa' BCOMOMICA DI C ATANZARO, DELL* ACCADEMIA AGRARIA Df PESARO, DEI Gi^ORGOFILl DI FIRENZE, DELL A SENKESBE RGIAH A DEI CDR109I OBLLA NATURA Dl FRAMKFORT SUL HENO, DELLA SOCIBTa' COTBRIAHA Ot PARIGI BC, EC. LKTTO NELLA TORNATA ORDINARIA DEL 30 SETTEMBRE 18^4. mii^^^s^immmGimmi^mm!Sd'(Sd:&d!iS^m Chiarissimi Accademici ,^Xllorche scorrono ormai piii anni mi faceste r onore di accogliermi fra'vostri soci corrispondenti io vaghcggiai il pcnsiero di venire un giorno in Catania e sedere fra voi; e gia il mio pensiero sic realizzato, e venuto in questa citta fiorente siedo oggi fra voi onorato ancor piu dalla vostra presenza, dinanzi a cui leggo questo mio discorso sulla iniportanza de'bosthi. Io conosco che questo potra senibrarvi un ardimento, dopocche Gautieri pubblicando la sua memoria classi- ca « Dello influsso dei boschi sullo stato fisico dei paesi e sulla prosperity delle nazioni » avea elevato al piu alto grado 1' importanza di quelii. Si, o Signo- ri, ma in un tempo in cui sombra ignoraisi inleia- mente dai Siciliani una tale importanza, in un tempo in cui da loro si c iatto, e lassi tulodi miscrando strazio dei Loschi, io ho creduto molto opporluno n- lornare a questo argumenlo, e ben nd auguro di nic- ritare la vostra indulgenza, se io n' abbia scrilto tal discorso che contcnga delle idee nuo\e niabsinie nel- 78 r applicazione a quest' Isola ; che vada ragionato in modo da riuscire ulile ad ogni rarao di pcrsone colte che vi abitano; e che potendo esercitare per avventura qualche benche menoma influenza sul rai- ghoramento della condizione attuale dei nostri boschi e suir imboschimento di alcune nostra monlagne mi faccia la via ancora alia migliore intelligenza del- r opera, che mandero in luce sovra questo argomento dopo il mio viaggio per la Sicilia(l). L' importanza dei boschi debbe considcrarsi o pei vantaggi che si hanno dalla lore conservazione, o pei danni che derivano dal loro sboscamento. Considerata neir uno o nell' allro aspetto essa sara sempre gran- dissima inapprezzabile. Penetrate nelle piu folte boscaglie deH'AITrica, dell'Asia e dell' America, e voi la troverete uomini che ban prescelto quelle stanze pel loro asilo, e che d' altro non cibansi che delle frutta di quegli alberi boschivi e delle carni dcgli animali^ che vivono in mezzo a questi ; ecco l' uomo tuttora nello stato sel- vaggio che trova nei boschi lo asilo, la sussistenza. A misura che l' uomo da questo stato selvaggio e ito civilizzandosi ed ha moltiplicato quindi corrispondcn- teraente i suoi bisogni, i boschi gU hanno sempre (i) Di quesl'opera avea gia fatto diverse lelture all' Ac- cademia delle scienze e delle Icltere di Palermo, quando per coiupierla cliiesi a S. E. il Warclicse Ferri ^]inislro Segretario di Stato delle Reali Finanze di fare un -viaggio per 1' Isola e r iiulennizzamenlo delle spese bisognevoli ; e S. E. il Ministro si !■ degoata accordarmeli ; e io colgo qui il destro di csler- narlo la raia gratiludine per la occasione che avro come spero di rendermi utile all' Auiministrazione delle Foreste alia iNa- zione ed alio Stato . 79 servito a fornirne la piu gran parte. Dai boschi Tuo- mo civilizzato ha rilrallo la quanlifa immensa di le- gno per la cosfruzione dclle cilta, per la navigazione per ragricoltura e per quasi tiitte le arti; dai boschi ha ritratto e ritrae incessanlemente la quantita immensa di legna da fiioco per gli usi domcslici, per mollis- sime fabbriche e industrie e per una folia di sale di speltacoli, di caffe, di biiro amministrativi e di allri stabilimenti ; dai boschi non lascia di ritrarre raai sempre corlecce e foglic e Irutti ed allre parti degli alberi, non che mia quanfila considerevole di carne sel- vaggina, di pelli, di peli, di piume e di altre parti ani- mali: parti tutte vegetabili e aniniali, che hanno ricevuto poi una grande applicazione negli usi della vita. Cosi adunque se per poco si fosse senza dei boschi , molte grandi ulilita mancberebbcro e danni ne verrebbero air umano consorzio; e gf immensi scavi, che si sono fatli e potrebbero farsi di alcune specie di carboniti servircbbero al piu a fornire i raatcriali da combusti- bile, ma non gli allri interessantissimi agli usi della vita di cui bo delto. E tale e cosi evidentenle e la importanza dci boschi considerata solto questo aspetto generale per 1' agricoltura per le altre arti pel com- mercio e per gli umani bisogni che vano sareb- be lo afTannarsi a dimuslrarJa . Pero non debbe guar- darsi sotto questo solo aspelto 1' importanza dci boschi e cbi non ne vede allro polrebbe dire. « Disboscate nel vostro paese, imprendcle collure piu uiili e piu produttive, vi provvedcrete poi dei prodolli boschivi necessari agli usi della \ita da paesi j)iu o meno vi- cini. )) Ecco lo crrore, cui puo dar luogo solfanlo I' ignoranza di allri sonimj vanlaggi^ die ricavansi dalla conservazione dei boschi, e dei danni che deri- vano dai lore sboscamento. A combatterlo io parlero 80 or dunque dell' importanza dei boschi siti in partico- lare sui monti o lungo le sponde dei fiumi e pero dei vantaggi che si hanno dalla loro speciale conser- vazione, e dei danni che provengono dal loro sbo- scaraento . Uno dei piu grandi vantaggi che si ritraggono dai boschi situati sul pcndio dei monii e I'acqua delle sorgive, che traendo originc da quelli scorre placida a irrigare e fecondare i campi sottoposli e ad appre- stare il mezzo d' una svariata coltura. Su tale origine deir acqua delle sorgive dico, che gli alberi boschivi 0 altre piante di minor conto veslendo il suolo saldo e piu 0 meno ripido dei monti fermano le acque piovane e si oppongono che esse si accumulino toslo in torren- li e precipitino ruinose da' monti istessi . Le acque anzi allora cadendo prima sulle foglie e sui rami de- gli alberi o sulle altre piante caggiono poi a poco a poco e lentamente sul suolo boschivo , onde que- sto avendo 1' agio d'imbeversene, quelle s' infiltrano pei meati della terra sottostante, e percorrendo e pe- netrando nelle di lei viscere ed affluendo senipre nelle parti piu basse spuniano infinc in alcuni punti di que- ste in forma di sorgive piii o meno copiose(l). Le radici istesse degli alberi o delle altre piante , lad- dove valgono a mantenere il terreno scosceso dei mon- ii, e ad opporsi alle loro Irane o scoscendimenti , valgono ancora ad opporre un ostacolo al corso libe- ro delle acque, a fermarle e permettere al suolo di iml)eversenc maggiormenle, e a dare origine alle sor- (i) Si e oss( rvato Ic sorgenti esserc piu abondanli nei boschi di Faggio e cin avcre origine da vari inolivi pruvenienti dalla natuia di quest' albcro ^ V. Gautieri mem. cit. p. 40. 81 give siccome ho detto . Le quali sorgenti sono poi di acqua dolce o salsa o sulfiirea o di allra minerale ed utile a scconda di varie circosianze insite alia na- tiira dei terreni , che denlro le loro viscere modificano forte le acque del cielo, rendendole piii o meno po- labili 0 dandole altre qualita salse o minerali gio- vevoli alia salute per le sostanze che vi si dissol- vono; come succede dei boschi di Sant'Angclo c di Sarnano nel Piceno, che vi mantengono alcune sor- genti salse, non che dei boschi del Bergamasco del Tirolo ifaliano e dcUa Valtellina, che mantenirono le sorgive tanto salubri di Trescorre di Rabbi di Pejo di Bormio e di Masino. Dalle pianto, che vestono il suolo saldo dei monti, hanno origine adunque le sor- give di acque diverse, nou che i rigagnoli i rusccUi e i fiumi che si formano ; percio veggonsi quelle sorgere scmpre costanteniente sotlo o enfro i bo- schi istessi che vestono i monti-, e scorrere poi in canali o in letti dando luogo alia formazione di questi ; percio veggonsi i fiumi piu grandi e navi- ^abili neir America , dove prendono origine da mon- tagnc estese, vestite niaggiormcnte di boschi perche vi sono stati mono distrutti, e percio al contrario veggonsi i fiumi e le sorgive mancare interamente la dove la coltura si e estcsa anche ai monti . In Sici- iia questo falto e ovviissimo , e la dove sono pianure e valli e nionlagne coltivate limitatamentc a pochi prodotti vegelali, la gli abitanli accendono il loro iuo- co e cucinano con lo stereo dei buoi o con la paglia per difello di boschi, e percorrono insieme piu mi- glia per provvedcrsi di un p6 di acqua necessaria agli usi della vita. Se dunque le raonlagne salde e im- boschite danno origine alle sorgive di acque, che scendono placide a irrigare e focondare i campi sot- 10 82 toposti, a stabilire ivi una svariata coltura e a com- pensare le fatichc dell' industre colono, si conosce, quanto inleressi non solo di conservare i boschi, che le rivestono, ma di rivestiile quando nol sono. Rive- stite infatti di boschi molte montagne della Sicilia, e voi avrete date agli abitanti di quelle contrade per non dire altro legna di coslruzione o da fuoco, acqua di cui in atto mancano, e grande impulso al niiglio- raraento della nostra agricoltura ed alia riccbezza na- zionale(l). In un paese montuoso come la Sicilia, piu che d' introduzione e di moltiplicazione fra noi di poz- zi artesiani debbe parlarsi di rimboscbimento di alcune montagne. E se in un eccellente articolo su questi pozzi (i) II chiarissimo Padre D. Gregorio-Bamaba La-Via Priore asinese occupando 1' onorevoi poslo di Presidcnte dolla Societa conomica di Callanisselta penetrate dall'estrema ponuriri di Ipgno tjoscliivo ia tulta quella provincia e in allri luoghi della Sicilia avea sin del 185^ espresso fra noi il bisogno di rimbosciiire i tcrreni di quelle eoolrade piii cattivi e iuetli ad ogni altra prodiizione ; ed cgli avoa parlato quindi delle varie essenze boscbive, che vegetano bene fra noi, delle diversita de'lerreni piu adatti ad ognuna di quelle , del niodo il piii semplice di seminarle e di educarle , e tutto cio iu qucslo , come ncgli allri lavori da lui pubblicali con quella semplicita e modeslia, con cbe ba dimostrato sempre di ossere in lui un fine sanlis- simo , il bone della Sicilia . E io qui direi del prooresso del- r arte agricola , cbe dopo le sue lezioni in quesia lligia Uni- versila di studi si e fallo nel lernturio di Catania, degli stru- menti agrari novcllaniente introdotti , delle praticbo iiiigliorale, e quanta cooperazione vi avesse avuto il beneniorito Lavaliere sig. Vincenzo Bonajuto pieno di zelo ancb' esso [)er tali imme- gliamenti , se non Icinessi uscire I'uori del mio proponimento. ( V. Giorn. di scien, Ictt. ed art. n," i4i I- 4i an. si; non cbe la lettera di Francesco di I'aola Bortucci a suo fral(2llo Giuseppe inserita nel vol. viii del Giornale del Gabinello let- terario Catania 1844. • -■■-■■• •- , •-' • 83 il giovane professore Fedcrico Napoli poco innanzi diceva che introducendoli e moltiplicandoli fra noi potrebbesi migliorare Ja sorte di numerosc popola- zioui , dare una spinta molto energica alia nostra agri- coltura, ed operare insomma un prodigio(l), io dico riserbate quest! la dove sono solamente interminabili ed aride pianure, e vestite piuttosto di boschi le nu- de montagne or dette . Ottomani, Egiziani, Etiopi, voi che nclle vostre estcse nude e brucianti arene potreste introdurre e moltiplicarc a prcferenza I'indu- stria dei pozzi artesiani(2), vestite voi pure di boscbi di alberi che resistano ai calori piu grandi le coUine o le montagne dcnudate, piantate costa altri arboscelli e dellc piantc perenni , e voi godrete ancora del be- neficio dellc sorgenti insieme agli altri soinmi bene- fici, die vi si associano. Ma i boschi, che rivestono i monli, non danno originc alle sorgive di acque per le sole ragioni finora addotte. I vapori provenienti dalla giornaliera e im- (i) V. La Falce. Giorn. Scienlif. Letter. Artist. n.° 4. Palermo i5 Agosto 1844. (2) Quesia idea gia da me annunclata ho conoscluto con piacere, die aiulra in parte a realizzarsi, Icggendo a caso nel giornale delle due Sicilic n." 209 Napoli 28 Sellembre 1844, clie r ingegniere francese Fournel lia scoperto nell' iritcrno del- 1' Africa da Costaulina al gran deserlo due bacini , e clie crede di avere buone ragioni per arntuellere , che il grande descrlo istesso c un lerzo c iramenso liacino in cui per mezzo dei pozzi artcsiaoi si polra portare un,'. tolale rivoluzione nellc co- municazioni dell' Africa sellenUiroilf , c porre i franccsi neila coudizione di condurre !o gramli s!ii\(le dt lie carovaue in qua- luuquc dirczionc ; dippiu Icggiiuio el <■ gia (juelT ingegniere in capo avca ricevulo gli ulensili nuccssaii per forare uq pozzo di joo metri . 81 " . . . - mensa evaporazione della superficie dei mari dei fiumi dei laghi e della terra stessa condensati in forma di nubi galleggianti nell' atinosFera e tratti in balia dei venti si arrcstano, come ognun vede, suUe cime dei monti e a preferenza di quclli coperli di selve per lo diiplice motivo , die gli alberi si oppongono alle cor- renti di aria, e die ii terriccio piu di qualunque altra soslanza potentemente 1' attrae, e se ne imbeve, co- mecdie non vi siano caduti in forma (H pioggia. Poi entro i boschi penetrandovi a stenlo i raggi solari e r aria essendovi meno battuta, questo influisce ancora perche quell' uraidita prodotta dai vapori non torni ad evaporarsi niiovamente . Per lo che una tale uniidita attrattae niantenuta facilmente dal suolo dei bosdii deve avere non solo una qualdie influenza dirctta o indiretta nella produzione delle sorgive, ma produrre un altro vantaggio, die i boschi tirando a se I'umi- dita dei paesi o abitati vicini, giovano quindi a ren- derc piu salubre e leggiera 1' aria , entro cui sono qucsti avvolti. Gosi Galdaro nel Tirolo, Craveggia nclfalto Novarese, Vezza nel Bergamasco, Borniio nella Valtellina ec. godono non di rado del Sole, men- tre i boschi loro vicini ed al medesinio livello di essi veggonsi coperti di nebbie e di nubi . E a questo vantaggio ne segue un altro; imper- ciocche I'umidita essendo il piu grande conduttore del fluido elettrico^ e i fulmini che non di rado grave danno arrecano alle abitazioni ed alle vite degli uo- mini deggiono allora insieme con le nubi scaricarsi c piombare nei boschi isfessi ; poi e nolo come le cime dei monti e quelle degli alberi atlraggono poten- temente il fluido clcttrico. Milano, scrive Gautieri , ben di rado vien colpita dai fulmini sebbene la sua atmosfera sia frequenfemente elettrizzata di raolto, per- 8!> che i fulmini cadono sui pioppi sugf ipocastani ed allri alberi , die allorniano ed abbclliscono quclla cilia ; c la nostra Palermo che lo e anche di rado per la co- rona di monli che 1' attorniano , nol sarehbe forse gianimai, se queste fossero vestile di boschi (1). Que- slo vantaggio intanto datoci dai boschi, che vestono le montagne, non e scompagnato dal pericolo allorche tuona stando in mezzo a quelli e sopra di queste . Non sono scorsi due anni, che nei boschi di Ficuzza venne im buon uomo all' alto, che faceva colezione sotto un albero , colpito e morto all' istante da iin f'ul- mine , ed altri due storditi e storpiati malamente . Un nuovo vantaggio interessantissimo ci danno i boschi che vestono i monti frenando 1' impeto dei venti meridionali o settentrionali , mitigando quindi 1' arsura dei primi e il rigore dei sccon(h, e inlliiendo abba- stanza sill regolare andaraento dclle stagioni . I venti I'uriando sulle nude roccc dei monti deviano dal loro corso e irruiscono in altri piinti ; pero imbattendosi negli alberi dei boschi, quesli refrangono , rompo- no, indeboliscono il loro impeto e mitigano la loro azione nociva alia salute degli abitanti vicini , non (i) L' uso di abbellire di piante alte 1 giardini i passcggi c i viali dcUa citta non mcnla dunqac soltanlo la lode del naluralisla , ma qiiolla benanco dcllo slalisla del polilico , e del lilantropo . Una querela un noce un pino un pioppo alia di- stan/a di alcune braccia di un lenile , da una capunua , da una casa sono sufficienli a prescrvarle . Cosi le pianlc che sla- vano davanti il cbioslro di lianenberg presso Fulda lo salva- rono sempru dalla percossa cleltiica . 1 monaci e in ispecic i francescaiii avcano pcrlanto mcsso a profillo 1' ossorvazione con pianlare avanli allc cbiese luro di'f;li oluii dei pioppi dei Irag- furagoli dei ligli delle ([uerce dei pini ed allri alberi robusli e dure>oli ^V. Gaulicii iiicni. cil. p. 52. 8b che alia salute ed alia vita degli altri esseri organici. Altroude I'elevata o I'abbassata temperatura dell' aria e dei venti mitigasi e si raddolcisce nei boschi e nelle contrade vicine, nell'esta perche i boschi raantengono una frescura con I'ombra degli alberi, con la loro traspirazione o esalazione vaporosa, non che con I'umi- dita della nolle allratia e mantenuta facilmenle dal suolo boschivo, neH'inverno con la quanlila di calore che gli alberi .emanano mantenendo sempre la loro temperatura sopra lo zero, con I'altra raaggiore ch'ema- nano durante la fioritura e la fecondazione , con quella che il terriccio emana per la ferinentazione delle foglie fracide e degli altri frantumi organici, siccome avvie- ne di ogni altro letame, che decomponesi c fermenta, non che con la difficile sottrazione e dispersionc di un tal calore pei venti. Per coniprovare viemaggior- mentc il raddolcimento della temperatura dell' aria en- tro o vicino i boschi non e mestieri poi di avvalersi di alcune autorita che I'hanno osservato, essendo que- sta osservazione comunissima e facilissima a farsi da tutti colore, che frequentano i boschi di esta e d'in- verno. Nolo qui soltanto, che I'Accademia delle scienze di Parigi nel famoso inverno del 1788, quando il freddo arrivo a 28 gradi sotto lo zero, feceosservare^ che i villaggi lontani dai boschi soffrirono un freddo superiore di 4. o 5. gradi a quelle degli altri vicini, e che il calore dell' Isola di S. Elena erasi nell'esta cosi elevate pei disboscaraenti avvenutivi , che sarebbe questa rimasa inabitabile, se non si fosse tornata a vestire di boschi nuovamente . E qui debbo dire, co- me i boschi influiscono non solo al raddolcimento della temperatura nell'esta o nell' inverno, ma influi- scono ancora al regolare andamento delle stagioni . Imperciocche appunlo per la ragione, che la tempe- 87 ratura degli alberi si manticne semprc sopra lo zero, accadc, che Ic nevi, se pure perdurano qiialche tem- po a discioglicrsi durante T inverno nei boschi siti sullo creste dello montaguo, pero dissolvonsi imman- tinente e spariscouo affiiUo da queste, eve quello co- mincia a cedere il luogo alia primavera. Dal che pro- vicne 1. che durante la primavera I'umidita dell' aria atmosferica non si fissa diro cosi in forma solida o di ghiaccio sidle montagne a discapito della umidita e delle pioggie proprie di qucsta stagione; 2. che allontanandosi in tale stagione le nevi dalle montagne vestife di boschi si ottiene eziandio che il calore non venga sottratto da queste e si mantenga mite, calore ed umidita che sono allora cotanto necessari alia vita vegetabile ed animale, e che preparano il graduale passaggio alle siccita ed ai calori ancor necessari della stagione estiva . I quali essendo temprati poi sempre come si e dctto dalla frcscura dcgii alberi, che facilita il condcnsamento dei vapori e dell' umidita in forma di riubi e di pioggie , preparasi sifTattamente oziandio il graJuale passaggio dell' esta all' inverno per mezzo deli'aulunno. Qucsto I'atto del raddolcimento della temperatura cntro 0 vicino i boschi e del regolarc andamento delle stagioni, che non puo non interessare abbastanza pel regolare andamento delle funzioni organiche ani- mali 0 vegelabili, in tempo d' inverno riesce alia no- stra pastorizia intcressantissimo. Tra noi com' e nolo non si allevano o governano gli animali da pastorizia in appositi ovili o stalloni , come awiene nella mag- gior parte dei paesi d' Italia e degli allri di Europa, fra noi non v' hanno cascine, non prati artificiali, le une e gli allri in istretlo legame con quclli. A aga- bondi i nostri animali da paslorizia errano mai semprc 8^ dalle monlagne alle mezzaline, dalle mezzaline alle marine e da queste a quelle a seconda che la sta- gione s' irrigidiscc d'inverno, si ratterapra in prinia- vera o in autunno, si riscalda fortemente nell'esta; cosi essi vivono sempre all' aria aperta , e ben puossi dire, che il loro ricovero e sotto la volta del cielo e sul pavimento dclla terra. Or la Sicilia, comecche per la sua posizione geografica possa dirsi in gene- rale soggetta piuttosto ad iin cliraa caldo, pure per la sua forma montuosa partecipando ad un vario clinia nolle parti variamente elevate delle sue montagne , durante F inverno avviene, che gli animali da pasto- rizia stando sempre come si e detto alio scoperto non potrebbero reggervi e perirebbero, se non fossero al- lora avvicinati verso le parti piu basse cioe verso le marine . Non per tanto se cio pratlcasi in Sicilia per una gran parte degli animali da pastorizia, non fassi lo stesso per 1' altra che nci rigori dell' inverno anche in parti molto alte della Sicilia trova un ricovero en- tro i boschi . L' espericnza ha convinto ormai i pro- prietari, die i loro animali che altrimenti perirebbero stando in quel rigori dcU' inverno nolle alture delle montagne ed alio scoperto, non periscono stando in- vece entro o vicino i boschi che le rivestono ; cio che awiene senza dubbio per la tempcratura piu mite che in questi esistc, e che forma come ho detto per la nostra pastorizia un oggelto di grande importanza; imperciocche per la esistenza dei boschi sullc parti pill alte della Sicilia si ricava un utile allora dal pa- scolo non pure del suolo boschivo ma dalle contrade vicine, si alleva quindi in Sicilia un maggior nu- niero di animali da pastorizia, non si toglie d' inver- no agli abitatori di quelle contrade questa industria e il commercio che se ne fa per limitarli soltanto alle 89 parti basse e verso la perifcria dell'Isola, ne final- menle si privano del lalle della carne e dcgli altri prodotli animali , di cui pel rigore del clima provano un maggiore bisogno . E qui cade in acconcio il di- re, cbe i nostri boscbi essendo la maggior parte sili sovra montagnc , ed essendo cagione come si e mo- stralo di un allevamcnto maggiore di animali da pa- scolo , lo sono poi a prcferenza di un allevamento maggiore di porci, i quali rilrovano in quelli la pill parte del loro pascolo di ghianda, di faggina, di pere solvatiche, e di altri frutti o sostanzc vcgetabili, e forniscono quindi agli abilalori dell' Isola una suf- ficienza di carne porcina, di cui altrimenti scnza did)- bio provcrci)hero grave difetlo . Un altro vantaggio, che ci danno i boscbi siti sui monti o in qiialunque altro luogo si fosscro, sono i torrenti di ossigeno, cbe le foglie degli alberi in con- talto della luce versano nell' atmoslcra , non cbe la qnanlila di acido carbonico cbe allora assorbono, mi- gliorando siffattamente per doppia ragione 1' aria dove si trovano . Ognuno per propria cspcrienza conoscc, quanlo sia piu soddislaccnlo, piu ricroante e miglio- rata I'aria, cbe in pic\ia luce si rcspira virino a giar- dini 0 ad allri luoglii sparsi di alheri. 11 fenomeno opposto succedc per difctto di liuo e in tempo di notte, cioe cbe le foglie allora assorbono 1' ossigeno, e tra- niandano 1' acido carbonico; c si potra avere osser- vato, cbe sotto gli alberi vestili dalle Fronde di nolle non si respira un' aria pura come di giorno; cbe lo stesso avvicne ancbe di giorno in bioglii folti di al- beri, dove per la loro follczza lum p(Miclra la luce; c che linabnentc abbia rocalo un male In siare lungo tempo solto ulcune dale specie di all eri. come di bossi, di lassi, di noccioli, 1' ouibra dei quali ullimi a dir U 90 di Linneo produce sovente una febbre efimera. Nolo, che Ingen-housz crede, che la quantita di acido car- bonico, che le piante traspirano durante tutta la nolle, sia piccolissima, e non arrivi a un centesimo dell'os- sigeno, che traniandano in due ore di luce solare. Co- munque sia, volcndo elevarci a vedutc piu comples- sive e generali, certo e, che le piante della zona tor- rida per difetto di luce solare traspirano una maggiore quantita di acido carbonico ; che al contrario le piante della zona temprata per 1' influenza maggiore della luce istessa tramandano una maggiore quantita di ossi- geno ; che questi gas trasferendosi di continue dal- I'una air altra zona stabiliscono insieme 1' equilibrio necessario al mantenimento della vita organica ; e che infine la natura e stata molto provvida nel mantenere le fronde agli alberi durante la stagione estiva , non che nel sommetterlc allora durante il giorno un tempo piu lungo sotto r influenza della luce solare, acciocche esse versando una grande quantita di ossigeno nel- r atniosfera tendessero a purificarla ed a correggere e neutralizzare la grande copia di gas mefitici e malsani che allora esalansi del pari dalla corruzione o decom- posizione fisica dei corpi organ ici . Se dunque e in- dubitato, che le foglie degli alberi per 1' azion della luce emanando 1' ossigeno purificano I'aria, si vede, quanto interessino i boschi anche sotto questo aspetto; ed egli e note, che i medici dell' antichita spedivano a Candia i pneumonici per respirare 1' aria balsamica dei cipressi ; che Ispahan debbe ai platani la sua sa- lubrita, che Beiruth nella Siria e Ravenna in Italia la debbono ai pini, Roni|i agli abeti, Milano ai pioppi ai salici e ad altre piante che Tattorniano. Scrive il Gautieri, che se si general izzassero la mirica cerifera, la nissa acqualica, la querela bianca palustrc ed altre 91 piante crescent! uelle paludi e traspiranli molto gas ossigeno la nostra salute non avrcbbe piu a temere delle risaje dei prati e del cotanto diffamato miasma paludoso. Quanto queste conslderazioni riescono inte- ressanli per la Siciiia infesla pur troppo dai miasmi paludosi! Gome gl' Intondcnti, i Sotto-Intendenti e i Sindaci avrobbero a profittarne per far coprire al pos- sibile di alberi le contrade malsane dei comuni da loro amministrali ! Credo qui eziandlo far menzione di un allro van- taggio, die si otticne dai boschi che rivestono i monti, cioe r alimento abondante e gradilo di fiori, frutti , foglie, scorze, radici, larve, bruchi, uova d'inselti e di altri prodotti o frantumi di sostanze vegetabili e ani- mali, clic le acque piovane non assorbite dai suolo bosc'bivo recano seco discendendo, ai pcsci dei fiumi. La Sesia la Tosa e I'Adigc sembra che a delta del Gaulicri siano piii ricchi di pcsci del Metauro del Po- fenza del Panaro e di allri liumi per la quantita mag- giore di nodrimento, che viene a quelli trasporlato dai boschi, e che per I'ugual molivo il Po fornisca anco a Ferrara un abondanle pesca di Storione. Ad ogni mode in alcuni paesi , dove gli abilanti vivono spe- zialmcnle dell' indusfria dclla pesca dei fiumi, si vede r intercsse della conservazione dei boschi , da cui i pesci ricovono un abondante nutrimento. Tralascio di parlare di allri vantaggi, che addu- cono i boschi sili sulle monlagnc o in altro luogo, come dei banchi di lignite cui hanno dato origine , e della infinita quantita d' insetti che allevano, e che considerati sotlo un aspelto filosofico servono ad usi interessanti dclla natura, nella quale fan parte dclla catena degli esseri, che legansi lulli fra loro, e vi- vono per mului e inseparabili rapporli. 92 Aggiungo finalmentc intorno al boschi sitl lango le sponde dei fiumi, che lo radici degli alberi le affermano nel modo piu solido, e le assicurano meglio di un muro o di un respingente qualunqiie. Per lo che impcdendosi le loro dilamazioni , e pero il devia- mento del corso dei fiumi, 1' allagamento delle con- trade limitrofe, o mille allri danni , la conservazione dei boschi lungo le sponde di quelli riesce a molte comuni del piu grande interesse . E la storia ci fa sapere che Licurgo fra i tre giuranieiiti delle Anfi- zioni alle Termopoli comprese pur qucUo di non de- viare si in pace che in guerra il corso dei fiumi di- sbonscandone le sponde o in qualunque allro modo si fosse . Finora dell' importanza dei boschi pei vantaggi che si hanno dalla loro conservazione, passo a consi- derarla pei danni, che derivano dal loro sboscamento. Disboscate e dissodate le montagne dalla cupi- digia di una male intesa coltura le acque piovane non essendo trattenufe dalle fogiie o rami delle diverse piante boschive ne dalle loro radici , ne essendo me- glio trattenute dal suolo declive di quelle scorrono gin con vario impeto per lo diverse parli del suolo istesso . II quale impeto varia sempre in ragione di- retta di quello con cui le acque sono cadute dalle nubi , ed e poi sovente maggiore sulle montagne di- sboscate e dissodate che sulle montagne salde e im- boschitc ; avvegnacche gli alberi e le altre piante e il terriccio boschivo attracndo a se di continuo i va- pori e r umidita delle nubi , quasi si oppongono che quesle vi slieno pregne interamentc di quelli, talche per un abbassamento della tcmperatura vi si commu- tino tutte in pioggia o in grandinc ; ma non cosi quando gli alberi e le piante mancano, poiche allora 93 i nionti non spogliando Ic nubi dai loro vapori, di cui sono oltremodo pregne, vanno pin frequenlemente sog- gelli a lai fenomcni mcfeorologici , die queste com- mutatosi tutt' assieme in p'ioggia o in grandine vi si scaricano a gran rovesci e con grande scroscio come a torrenti . Qiiesli fenomcni piu frequenti adunque sulle monfagne nude e disboscatCj avverantisi special- menle in atitunno o nell' csta, quando 1' atmosf'era e gravida grandcmenie di vapori, e le nubi trovansi a poca altezza, addiniandansi nel primo caso acquazzoni o scrosci improvisi d' acqua^ nel sccondo come sa ognii- no grandinale\ lo nubi stesse, che spintc dai venti rauo- vono non di rado minacciose e strepilose dai mare o da allri punli , donde si elevano , diconsi tomporale- sche{[), e toinjjorah la pioggia, le grandini, le nu- bi, c i venti. Ora 1' inipeto dell'acque piovane cadute sulle montagne essendo allora maggiore, niaggiore e Timpcto con cui esse scorrono giu dalle monlagne istesse , e maggiori i danni che ne derivano . Tolla in vero al suolo la sua fermezza, e disso- dato e sommosso dalla vanga o dull' aratro il ter- riccio la terra sottostanle e Ic pietre o massi che lo compongono , qiiesli male oppongono un argi- nc air inipolo dcllc acque, che vi piombano a furia dai cielo, e spingoli, e trascinanli, e prccipitanli a in- gombrare le pianure le valli e i I'ondi sottoposli . Le acque istesse riunite allora in torrenti straripando da- gli alvei o letti loro propri per \ ingombro o colma- menlo di qucsti, prodotto dai matcriali trascinativi e Quesle nubi son diverse da qiirllc, cliVlpvansi in cirlo dai liirWni, c die per la loro Ibriiio, clie si nlliinf;a sovente e ristringe in basso, diconsi dai nosln villici code di drago, code di ratto^ trvpiani ec. 9i piu ancora per la loro plena, abbaltono schiantano rovinano tulto , che incontrano , messi vigneti alberi capanne ed abituri, assalgono e confondono non di rado fra queste rovine gU animali e I'uomo istcsso, che ne rimangono vittime, e lasciano ovunque raise- rande tracce di spavento e di desolazione. Gli strari- pamenti poi portando le acque in luogbi, che rivol- gono al cielo una superficie concava o scavata piu o meno profondamente, vi formano gli stagni, che per le loro nocive esalazioni nella stagione estiva rendo- no raalsana Y aria degli abitati vicini , e son cagione delle febbri e degli altri mali, che ne derivano . Intanto appunto perche le acque piovane non ban trovato sulla superficie coltivata delle niontagne alcun freno o ritegno, che fermandole, le faccia pe- netrare a poco a poco entro le loro viscere ed aflluire poi in un punto piu basso, talche spuntino alfine in forma di sorgive , avviene, che queste corainciano a diminuire, o spariscono ancora, ove quelle seguono a dissodarsi e coltivarsi. Dal difetto o scomparsa delle sorgive derivano le siccita nei paesi caldi , si per- che la terra non puo essere irrorata o bagnata giara- mai da quelle acque, si perche 1' aria non essendo uraettata dai loro vapori non puo ridonarli alia terra in forma di rugiada o di pioggie, le quali invece in tai luoghi sono rare, temporalesche e trasportatevi in- siem con le nubi dai venti. Nei paesi freddi, comin- ciando dall' alta Italia, dove si sono disboscate e dis- sedate le montagne , le siccita poi derivano men dai difetto delle sorgive che dai neviscbi, che cadono frequenti sopra di quelle e vi si accumulano e per- durano lungamente in forma di ghiaccio , e manten- gono diro cosi solto una forma stabile e solida tutta I'uraidita atmosferica. E dope limghe siccita essen- 95 dosi cola in paesi caldi c frcddi falli sentire piu fre- quent! i trcmuoti, non o difficile a credersi, che i di- sboscamenti e i dissodamenti dclle montagne abbiano influito a produrli . Pero dai danni dell'alterala economia dclle acque, che i disboscamenti e i dissodamenti producono, pas- sando a quelli gravissimi delle alterazioni notevoli della supcrficie del suolo, diro, che il fatto piu ovvio ad osservarsi sul pendio dclle montagne coltivale e il dilavamento della loro superficie ; e invero le acque piovane, qualunque sia la forza con cui caggiono dal cielo 0 la quantita, scendendo giu da quelle monta- gne trasportano sempre il terriccio sonimosso e le parti organiche tulte, che vi si dissolvono o galleggia- no ; onde la superficie delle montagne coltivate si pre- senta mai sempre all' osscrvazione povera di terriccio 0 nuda alHilto e lavata dalle aequo di quella parte tanto intcressante alia vcgelazionc — A tale osscrva- zione del dilavamento della superficie del suolo delle montagne coltivate si aggiunge quasi sempre 1' altra del loro solcamonio prodotto dalle acque piovane, le quali scorrendo riunite in una cerla quantita nel senso longitudinalc di quelle montagne, e trasportando seco lungo questo senso non che il terriccio ma la terra le pietro e i massi che ne conpongono il suolo, sca- vano dei solchi la, donde hanno toUo e trascinato via questi materiali islessi — Gli scoscendimeiiti del suolo delle montagne sono anclie l' cfTetlo della loro coltu- ra, non che della loro fatiscenza essendo allora in- iluenzate viemaggiormento dalTazione degli agenti me- teorologici, che le alterano, le dccompongono e ne separano le parti producemlo finance rabbassamonto di quelle, po>lo ad evidenza dalle osservazioni di Ijulfon di Humboldt di Elie de Beaumont e di altri naturalisli. 96 Or si conosce, che non essendo piu fermato il suolo delle montagne dalle radici degli alberi e delle altre piante, che pria vi vegetavano, ed avendo sofferto gia uno slegamento di parli per 1' azione della vanga o deir aratro, o degli agent i meteorologici, possa in al- cune parti erle slegarsi sempre piu e distaccarsi inte- ramente e rovinar gii!i pel proprio peso, e soffrire insomma degli scoscendimenli . E siccome , quando questi si avverano, distaccansi non di rado c preci- pitano insieme con la terra pielrc e massi di roc- cia di ua enorme peso, ben si conosce ancora, quai gravi pericoli sovrastano a tutti gli oggetti, in cui quelli s' incontrano nella loro caduta — Le frane pro- dotte dalle stesse cause di cui ho dclto dilTeriscono dagli scoscendimenti, perche il suolo in tal caso fen- desi e distaccasi anche nelle parli dolcemeiite declivi scendendo lenlamente, e trascinando seco quanto alia loro superficie conticnsi di coUura, di capannc, di case, di strade, di viliaggi e di citta intere, polendo tali parti franate avere un' estensione considerevole . In tal caso pero e nolevole, che le parti franate pos- sono dal posto, che occupavano pria, scendere ad un altro piu basso con tal moto uniforme, che la loro superficie non ne venga in alcun modo alterata, e tutto vi riinanga intatto, quanto comprendevisi , sic- come avvennc di un villaggio della Tauride, il quale sih-ucciolo basso alcune centinaja di passi tutto intero e intatto e adorno degli alberi, di cui era circonda- to : pure simili frane , che prendono allora piuttosto il nome di di/amazioni, avvengono ben raramente, e il caso piu ovvio a succedere si e, che le parli fra- nate vanno soggctte a tali irregolari movimenti, che ruinano e subissano e si sconvolgono, talche la loro ■superficie cambia piu o meno interamenle lo antico 97 aspetto in un allro orrido di rovine e di disatri — Formano le valanghe una qiiantita di neve o di ghiac- cio considerevole, che dislaccatasi dall' alto dei monti cade c precipita (1), il che avviene faoilmente in al- cuno inontagnc alle e disboscate^ K. perche come si e detlo Ic novi in quesfe montagne vi si accumulano in pill quanlila e vi perdurano piu lungamente; 2. per- che esse non Irovano un ritegno o impedimento negli alberi , ciie si oppongono alia loro caduta — Fra di taiito pei reiterati dilavamenti, solcanienli, scoscendi- nienti, frane e valanghe le montagne sboscate e dis- sodale perdendo il terriccio c la lerra sottostante mo- strano in breve tempo calve e denudate le loro roc- cie. e divengono disadatto ad oirni "enerc di coltura anche ad allevare novelii boschi (almeno per un con- siderevol numero di anni , finche i musci i licheni, e poi lo piante fanerogame, che mano mano vi vege- feranno fornKuido e accumulaiulo wn nuovo strato di terra vogelale , prcpareranno il suolo a sostenere una vegctazione piu robusfa, qual' e quella degli alberi boschivi); le pianure e i fondi sottoposti , se prima si sono giovati del terriccio Irasportatovi dalle acque piovanc, in breve tempo ingombrati dalla terra e dalle pietre o massi, che gli han falto seguito, e sepellito il loro primo strato di terra vogetale, e tolto all'azio- ne diretta degli agenti meteorologici, divengono an- cora meno adatti ad una rigogliosa vegctazione; gli alvei dei torrcnti, i letli dei liumi ed anche il fondo (i) Lc valnnf,'lie qtiindi lianno un sonso ben diverso dolle lavanche, parola che uella lingua siL-iliana usasi per cspri- mcro un precipizio o anclie una fraua cli' abbia I' aspcUo di queslo. 12 98 . dei porti a poco a poco si elevano e si colmano pei materiali istessi , che le acque vi trascinano e vi de- positano, le strade ingombrate franate e rovinate in molte parti divengono intragiltabili, e rovinano e di- struggonsi fin le citta medesime . Le alterazioni atmosferiche sono prodoUc anch'cs- se dai disboscamenti e dai dissodamcnli delle monta- gne. Svelli e distrutli gli alberi, die oppongono uii freno ai venti, questi irruiscono invece con tutto il loro impeto su quelle contrade, e le infestano di so- vente, e recano gravissimo danno alia salute ed alia vita deir uomo e degli aniinali , non che special- raente delle tenere piante arrestandone il moviniento dei succhi nutritivi c impedendone a un fraito la loro traspirazionc ; manca quella mite teuiperalura, che si inantiene dentro o vicino i boschi, si accresce e si prolunga il freddo dell' inverno anche in tutta la pri- niavcra per le nevi, che vestono le niontagne , e vi perdurano e si dissolvono molto tardi ; e il caldo del- r esta riesce tanto piu forte , insopporlabile e noci- vo, quanto piii e sopravvenulo tiitt'assionie, non e nii- tigato dalla Irescura di alberi levali via, e s' e prolungato nell'autunno per dil'etto di nubi e dell'umiJita, non aftraite e mantenute dagli alberi islcssi. Onde alte- ransi per fine le stagioni, e la priniavera e I'autun- no scoinpariscono, e insiem con essi quel graduale passaggio utile e necessario al regolare andamento della vita organica, dai rigore dell' inverno al calore deir esta o da questo a quello. Per fine dai disboscamenti e dissodamenti delle sponde dei fiumi provengono le dilamazioni di quelle e il dcviamento del corso di questi, il quale prodolto ancora dai cohnamento dei loro ledi e cagione dei danni teste discorsi. , ■ . 99 Dalle esposte alterazioni dell' cconomia delle ac- que, della superficic del suolo, e dell' atmosfera pro- doltc dai disboscamenti e dai dissodanienli del monti e dellc sponde del fiimii, si preveggoiio ormai i nocivi cfrolti, chc nc risentono ragricoltura le manifatlure e il conimercio . I torrenti e i liumi, che slraripando alla- gano le pianure e strascinano, scliiantano, rovinano ■tulto cio die inconfrano nel lore corso; 1' ingombro delle pianure daila lerra dalle pietre e dai massi tra- sciiiativi e cadutivi dalT alio doi monti, clie le isleri- liscono e le rendono meno adalte alia coltura, men- frc i inoiifi demidansi e non riescon dopo pochi anni di quesla allalto collivabiii: gli stagiii ; le siccita; i venli impetuosi ; I' innalzanienlo o abbassamento note- vole della temperalura ; le alterale sfagioni ; qiiindi il venir nianco del prodolti prinii o agricoli , clie I'uo- mo coniniula poi in altri secondari o manifatturali non meno interessanti agii usi d'-lla vita ; il colmamento (lei (iumi e dei porii ; la rovina delle strade e dei ponli ; le dilamazioni ; le frane e le valanglie. tiilto moslra allora i danni notevoli. che dai disboscamenti (! dissodamenti dei monti provengono aH'industria mani- I'alluriera, agraria e commcrciale. E a questi danni generali debbe aggiiingersi in Sicilia il danno singo- larc, che verrebbe alia nostra pastorizia, ove se ne sboscassero [le montagne, servendo in queste i bo- schi durante la stagione invcrnale di asilo e di ri- paro a molte gregge ed armcnti invece di ovili e di slalloni, ulilizzando il pascolo di molte campagne vi- cine, e manlencndo questo ramo d' industria la ove pel rigore del clinia se ne risente niaggiore bisogno; nella diminuzione notevole poi , che si avrebbe degli aiiimali da pastorizia, piu notevole sarcbbe anche quella dei porci, i quali trovano specialmenle nei bo- 100 schi un abondante pascolo e nutronsi e produconsi a sufficienza pel bisogno di tutta 1' Isola. Ma parlando dell' importanza dei bosclii pei danni che derivano dal loro sboscaniento, chiarissimi acca- deraici, vi sarete accorti, die tenendo dietro al legaine delle mie idee, che spiegano il modo di succedersi dei danni istessi , io ho citati rari esempi tendenti a convalidarle ; avvegnacche io non ho creduto ripelere su tal proposito quanto Irovasi sparso nelle opere di vari autori , e in gran copia raccolto nclla niemoria citata del Gautieii, che il defunto e ilhistre mio ge- nitore , sono scorsi ormai qualtro lustri, inseri noH'Iri- de giornalc da lui pubblicato e diretlo . Allingasi a quella fonte, e si conoscera quai danni gravissimi hanno sofierto r Itaha la Francia la Germania ed altri luoghi, prodotti spezialmenle dai disboscamenti e dissodamenti dei monti . Un quadro lacrimevole di simili danni prodotti dalla stessa cagione al Regno di Napoli e slato pur mandate in luce dal chiarissimo Carlo Afan de Rivera nelle sue profonde « Gonsiderazioni sui niezzi di restituire il valore proprio ai doni , che ha la na- tura largamente conceduto al Regno delle due Sicilie » ma niuno ch' io sappia ci ha dato ancora il quadro non meno interessante delle calamita che ha recato e reca tuttavia alia Sicilia il disordine deU'economia dei monti e dei boschi nostri ; il perche essendomi io ac- cinto a far cio nel mio viaggio per 1' Isola, mi per- metterete ora, ch' io vi faccia soltanto un cenno delle calamita o danni, che n' ha soderto la provincia di Messina, per quanto ho potuto passando per quel- la citta, raccogliendo alcune notizie (1) piii che os- (i) SoDini tali nolizie stale aiiprcslale dal Sig. Emanuele Palermo ingegniore iiioilo sagacc e istruilo, die I'u adilctto inoili aiini al corpo d' ingpgiiieri dell' cslinla Soprinleiideoza geneiale di slrade e I'orcste io Sicilia. 101 servando io stesso, e recandomi quindi toslamenle in (juesla. Posa Messina come ognun sa sul versante di al- cune coUine c in ripa al mare, che Ira rjuelle e i monli dclla vicina Calabria vi sta come in una valle formandovi il cosi detlo faro ; ed essa estcnde rosi i suoi fabbricati lungo del mare isfesso, che magnifico e imponenle si apprescnla il di lei prospelto , a chi vi giimge stranicro ad ammirarlo . Erano una volta i colli che soprastano la cilta tenuti saldi od a boschi cedui, i cui tagli la provvcdevano di legna per vari usi; allora le acque piovane trovaudo un freno nella saldezza o nell' imboschimento del suolo di quelli an- davano e vcro in parte giu , e comecche avessero traversato la cilia o lambitone i confini , pure po- 00 danno vi arrecavano, e correvano quasi innocue al mare. Ma il bisogno di una coUura nei dintorni della cilia avendo disboscalo e dissodato lulle quelle colline, c sostiluito agli ntlimissimi pascoli e ai ricercati latticini gli ulivi, i gelsi, gli agrumi, i vigneti, ed al- tre piante, le acque piovane si pel pendio di alcune di (luelle, si per la nalura del loro stralo superiore scbislo — micaceo, friabile , e riducentesi facilmenle spezzato c sommosso dalla vanga o dall'aratro in un'are- na micacea e sciolta , si ancora per difello di col- tura di un tale stralo con ciglioni o con allri ripari eseguili convcnevolmenle, e naturale, che fossero scese giii in maggior quantita, e quali lorrenti ruinosi, Ira- scinando sabbia, sassi, ed allri oggetti e straripando e allagando avessero arrccalo alia Cilia non lievi dan- ni. Due lorrenti il Bozzelfa e il Porlalegni, che allora si Ibrmano, passano proprio cnlro le cilia di Messina, e sono i piu nocivi c pcricolosi a quegli abilanli ; ne meno pericoloso e il Giaera altro torrente, che ne 102 lambe le mura da quella parte, donde si esce dalla Citta per andare a Catania. Nel '1819 dicesi essere avvennto il primo alluvione , dove le acque di quel torrenti straripando e inondando tuttc quelle contrade, da cui ricevono il nome, oltre alia rovina di vaste possessioni, di molle case rornite di una gran quan- tita di mobilia, e di vari magazini colmi di generi e di manifatture trassero seco la morte di un nuraero considerevole di animali e di uomini, che vi abitava- no. Un altro simile ricordasene 1' anno 1823, che produsse gravissimi danpi, ed altri ne sono avvcnu- ti ancora posteriormente , i quali se non hanno re- cato devastazioni alle prime uniformi, lo e stato per- che gli abitanli guardigni usano tutte le precauzioni per la custodia dellc loro vile e delle lore proprieta. Annualmente intanto rialzasi il letto di quci torrenti sostenuto da dighe fatte con poca accortezza sopra il livello del suolo della citta, e se essi non irrom- pono ad ogni pioggia, minacciano sempre la devasta- zione , la desolazione , la morte . Del ponte Giaera non dico costrutto cosi malamente, che ingombro ed ostruito di leggieri dai materiali , che il torrente vi trascina, ne impedisce il corso e cagiona ancora il di lui straripamento. La parte del porlo circostante air uificio della Sanita entro cui sbocca il torrente Boz- zetta, senza 1' attiva cura di espurgaria ad ogni piog- gia impiegando a cio fare delle annuo somme andera a colmarsi, essendovi in atto una gran quantita di sabbia ivi trasporlata e dcposilata, che ne protende la spiaggia a discapito del marc, che la bagna, ne avendo giovato a ripararvi il ricetlacolo a bella posta costrutto per raccoglicria entro di esso, perche nol potea. Gia nolasi in Messina da piii anni un difetto di acqua delle sorgive, e questi ed altri danni tutti 103 sono a lei derivati senza fallo dal dishoscamonlo e dal (lissodanienlo dci colli soprastanli. Colli Blessinesi voi (iovrcstc csserc onnai sollccili di apporre un ri- paro a lai danni e spccialmenlo a r|uel]o del colnia- mcnto. del porto da ciii diio quasi dipende la vostra esisfcnza; ma io mi riserho allrove di frallare questo argomenlo, quando nella mia opera citata sui mi^"lio- ramenli dei boschi e sul modo di vestirnc alcune montagne diro dei danni dei disboscamenti e del modo di ripararvi . Mil se tali sono sfaii gli cflelli dei disbosca- menti e dci dissodamenti dclle colline sopraslanti in Messina, di non niinore monienfo si presenlano quell i avvcnuti nella catena delle Peloriadi, che sten- • desi dalla punla cstrema del Faro, e dal monte d' Inna- mare a Taormina e al Capo Orlando. Le creste di quei monti una volta coronate di boschi, non pre- senlano alia vista cbe nude roccie , cbe niegansi attualmenle alia vegetazione dei mnsci istessi e dei licheni . Sulle coste e sulle falde sovcnle solcate, sco- scese, franale impraticabili e poco produttive per di- fello di tcrriceio trasporlato giu dalle acque, o pei maleriali istessi di cui quesle le hanno ingombre e ncoperle, vedesi oslinalo il colono a pianfare nocciole vigne gelsi , e a sbarbicare niai sempre gli avanzi del castagncti c dci querceli, che di nuovo ripullulano in quel fcrrcni formali per qucAe piante. A cagione dei lorrenti iiitanlo,cbe da quelle coste discendono alle softostanli pianure vasti ruraorosi torluosi, che can- giann sempre il loro letlo , c inondano rovinano tiido CIO die incontrano, non 6 raro il vedore preda di tall roviiie quel site islesso, ove poco innanzi era- no estese piantagioni di aranci. di linioni, di gelsi e di altre piante, che la ricchezza di (juelle contrade costituiscono ; e'l villico oggi ben provvedulo di lutto il l)isoi;nevo!e alia vila e agiato e in seno a una di- screta opulenza, 1' indomani povero gemente sotto la pii'i nieschina pagliara pianger la perdita in una nottc avuta di quanto a stenti sudando sulla marra erasi durante la sua eta procacciato. Un viaggio fatlo in quelle contrade nei mesi di ottobre c di novembre offre dei quadri tanto lacrimevoli, die rit'ugge inor- ridita I'idea dell' uorao civilizzato e socievole. Da che si costrnirono le strade rotabili, gTia- gegnieri , che a quella Amministrazione appartencva- no, misero ogni opera per misurare annualmente le variazioni , che i torrent i di quelle contrade soffrivano, e tenerne norma nelle grandi costruzioni idraulichc , che visi richiedevano. Ma poche cose, che vado qui a riferire, saranno siiffetture a far detegere in quale stato di decomposizione si trovano quelle montagne , le variazioni che nel corso dci torrenti inducono, e la difficolta quindi a calcolarle. II fuimc di Agro, che scorreva quasi perenne, avaa nel 1826 una larghozza di canne 260 circa e un letto stabile , e serviva a irrigare c fecondare i campi vicini ; pero diminuite le acque perrenni pel disboscamento e dissodamenlo dei monti esso non ser- ve piu a quest' uso, le piene, che si succedono ad oiini pioggia, Than cambiato piutlosto in un torrente, e questo vagando dall' uno all' altro estremo e tripli- cando il suo letto, lo gnasta sempre, lo scava e lo sprofonda sino a renderlo pernicioso e inguadabile . Per un alAarramento, che successe verso Tanno 1836 nolle ultime gole dei soprastanti monti, donde sbocca il torrente, abbarramento formate dall' innumerevole quantita di alberi che esso trascinava, elevatesi pria le acque e traboccate inondarono i terreni vicini e piu 105 alti, e ffuindi alia rottura di quello corsero con tale iinpeto, e tanlo si dilalarono clie denudarono d' ogni vegetazione i terreni piu bassi di quelle spiagge col- tivate . II torrenle Pagliara polea dirsi piuttoslo un bur- rone di piccola larghezza, che solo poitava acqua, quando le pioggie e il femporale a dismisura imper- vcrsavano; quindi irruppe nei bassi piani verso la fo- ce, e si apii un nuovo letto , the mano mano au- mento sino alia larghezza di canne 500 ; in ogni au- Iwnno le picne imperversano, ed arrecano gravi gua- sti sulle sue sponde, e nella piena avvenuta il set- tenibre del 1839 in una cosi vasta eslensione del suo lelto le acque si elevarono sino all' altezza di palmi 22, perirono cinque individui, che lo traversavano, i danni in quelle contrade furono incalcolabili, e tuttora sene risentono i tristi elTelli. II flume di Nisi, che con lelto profondo e co- stanle placido scorreva senz' altra difficolta, che quella delle piccole dune, che alia sua foce forraavano i ri- flussi del mare contro le acque di esso, oggi non e che un torrente , che in un letto spazioso vaga dal- r una air altra sponda, scalza sempre, guasta e rovina i limiti dei lalerali giardini , trasporta colle terre scoscese dai soprastanti monti i grossi macigni , che privi di base in essn si precipitano, forma escavazioni ove I'acqua si arresta e ristagna rendcndo 1' aria mal- sana, e fa di antemurale alle dune, che di anno in anno aumentano in volume, arrestano il corso delle acque, e ne innalzano il livello. Le cose dette sono sufTicienti per dimostrare quanti danni snffrono le coste e le spiaggie-dclla pro- vincia di Messina bagnate a levante-sirocco dal mare Jonio provenienti dal disboscamento e dissodamenlo 13 106 dei monti soprastanti, e pero tralasciando di dire cose simili di altri A^ torrcnti , che mcttono foce in quel mare, passero invece dalla costa seltcntrionale, ove esempi di non minor consegucnza addimostrano i danni prodolti dalle cause medesime . E diro brevcmente dei fiumi-torrenti Termini e Mazzara, che nelle pianure altorno Barccllona scor- rono senza sponde determinate con letlo variabile di estesissima larghezza, scaricansi sui terreni cnltivi or deir una or dell' altra sponda, invadono sinanco lo abitato di S. Antonio, e qualchc volla come un' isola lo lasciano circondato dalla lore piena. Diro del tor- rente S. Anna, che lambe le falde del capo Tinda- ro, il quale sboccando da strette gole di aspri monti ne potendo ingrandire il suo letto corre con tanta velocita e con tal volume di acque, da che i terreni latcrali furono dissodati^ che Y inverno del 1842 ab- batle un ponle a cinque arcate, costruito nella pre- ccdenle esta verso la foce. Diro del torrente Kosma- rino dei piij irrucnti e piu fragorosi che scendendo dai boschi di Garonia melte foce suUa loro costa. Ivi un ponte a cinque grandissime arcate erasi intrapre- so, e le pile e le spalle erano giunte sino all'impo- sta degii archi, quando ne fu sospesa la costruzione per le varie vicende avvenute alia Cne del decimo ot- tavo secolo. Pria pero che il Governo ripensasse al compimento di quell' opera, i dissodamenti fatti nello ' interno e sui versanti di quelle montagne aumcntaro- no i depositi ghiarosi, i quali nelle sottostanfi pianure s' innazalrono sino a sepellire i pie drilli ; I'an- tico lotto alio sbocco delle gole montuose prcscntasi oggi come un' erta collina, alia cima della quale per varie giravolte slentatamente si giunge, e 1' acqua del torrente, che si spande a destra ed a manca, fa 107 ircmare ad ogni pioggia i coloni di quelle conlrade. Dirt) infine del fiume-torrente ZappuUa, che divide i territori di Naso e della Contea di S. Marco , e sul quale erasi nel passalo secolo innalzalo un ponte a Ire arcate di otlima e stabile archileltura. Pcro facendosi a gara dall' uno e dall' allro dci territori a dissodar terreni il fuime torrente innalzo I'antico sue letto, i depositi ostruirono le arcate del ponte sino aU'inlra- dosso dellc vulte. le aequo canibiarono il loro corso, e quel tratto di strada postale restava intercetto per la pill parte dell' anno, o se pur si guadava il nuovo letto, non I'acevasi che lottar con la morte. I danni, che esso arrecava, erano incaicolabili, e la provincia di Messina a prclerenza di qualunque opera pubblica sta ivi erogando ingenti somme per ridurre le acque all'antico loro lelto, e restiluire aU'agricoltura i vasti campi gia perduti, E basta qui di parlarc chiarissimi Accademici deir imporlanza dei boschi siti sul pendio dei monti o lungo le sponde dei fiumi, basta qui del cenno ch'io ho voluto farvi dei danni provenuli alia provincia di xMessina dai disboscamenti di quelli, e dei colli che sovraslano la citta , senza che molli di quei danni avessi potato osservare e verificarc io stesso, c senza che avessi potato ruccoglicre insiemc moltc altre no- tizic, che il loro quadro rendorcbbero forse allora piii trislo e spaventovole . Pero io confido nella munifi- cenza di S. E. il Ministro delle Ucali Finanzc , il quale essendo convinio dell' utilta dell' opera, che \ ado a compiere dopo il mio viaggio per la Sicilia. mi abi- litera a percorrerla in ogni punto, e a verificarc e a osservare e a raccorrc latte le notizie, che mi bi- sognano ; allora presenlcro per conseguenza il qua- dro or detto, tal quale dovra cssere, nel capitolo di 108 quell'opera, dove trattero dei danni provenuti a tutta r Isold dai disboscamcnti. Volendo dire ora qualche cosa dell' importanza dei boschi sili sui colli deggio innanzi tratlo riflet- tere , che i danni prodolti dai disboscanienti non sono solamente in ragione del peiidio del suolo, ma eziandio della di lui scioltezza. Iniperocche e chiaro, che le acque piovane deggiono scendere con un ini- peto maggiore a niisura, che e maggiore il pendio del suolo boschi vo, e dilavarlo, solcarlo, produrvi do- gli scoscendimenti e delle frane con piu I'acilita, ove le di lui parti siano piu facili a disgregarsi e sepa- rarsi per la loro scioltezza. Onde avviene, che i colli i quali presentano comunemente un piu dolce pondio dei nionti , e sarebbero disboscabili e coltivabili^ e riuscirebbero innocui ai fondi sottoposti, ove il suolo avesse una certa fermezza, possono talfiata non esser- li , ove questo al contrario fosse sciolto. \ero e, die r arte agricola con le diverse maniere di coltivarc i colli coi ciglioni , con le conchfe comunicanti e con le zone alternanti puo molto ovviare ai danni, che de- rivano dai pendio e Jalla scioltezza del suolo di quel- li, ma difficilmente essa giunge allora ad ovviarli del tutto. Un esempio di cio sono appunto i danni che ha recato alia citia di Messina la collura dei colli soprastanti, e quantunque questa con gravi spese la potrebbe essere migliorala di molto, pure difficilmente potrebbe giungere a tale da rendersi a quella dei tutto innocua. In generale pero si puo dire, che I' im- portanza dei boschi sui colli e rainore senza dubbio di quella dei boschi sui monti , poiche quelli sono per lo piu coltivabili, ma questi quasi mai, fuorche nelle falde dolcemente declivi, e raramente in qualche altra parte. Circa alU' importanza dei boschi siti in pianure 109 o in valli dico, che anche questa e minore di qiiolla dci boschi siti sui colli ; dacclio se gruiidi sono slali i vantaggi, che ha rilratlo I' uoiuo le piu voile dalla collura di qucsti, graiidissiiiii ollre ogiii credere sono i vantaggi, che ha rilratlo dalla coltura di quelle . Paragonate 1' uomo selvaggio, die vive tutlora nelle solve delle frutta e degli animali di quesle, all' uomo civilizzato qual vi si rnoslra nel presente secolo, ini- surate la distanza iinmensa^ che passa tra quello e queslo, e voi avrete misurato ancora grimraensi van- taggi, che ha rilratlo 1' uomo civilizzato non che dalle selve dair agricollura, ossendo 1' induslria e il com- mercio ligli primogeniti di quelle. Pure, se tali van- taggi ha rilratlo 1' uomo dalla coltura dei colli e delle pianure, non percio sono sempre di minor momenlo quelli, che ritrae talora dai boschi siti su di quesle. Deggiono ai boschi le pro\incie piane basse e meri- dionali le pioggie frequenli. che le ba^rnano, non che le rugiade talliala tanto ahondanli che subentrano al- TuHicio di quelle; cosi al dire di Blumenbach le isole della zona torrida ricche di boschi sono sovente ba- gnale dalla pioggia, mcnlre molle altre che nc man- cano site 2j, 30 e piu gradi dalla linea equinoziale si arrovenlano e si calcinano sotto la sferza del piu inclemenle sole; e cosi ancora varie contrade dclla Persia, la provincia di Quito ed allre regioni caldis- sime, eve durante la state non piove quasi mai, ri- conoscono nelle rugiade abondanli un supplimenlo alle pioggie; deggiono pure ai boschi quelle provincie raliontanamento delle grandini, dei fulmini, dcglini- petuosi venti, delle siccitii, delle nocive esalazioni. non che delle paludi istc.sse, le quali colmansi liiialmenle con lo sconere degli anni per la quanlila grande di foglie di rami c di altre parti \egetabili, che si ac- HO cumula ed elevasi mano mano dal loro fondo. In al- cune pianure la consorvazione dei boschi puo inleres- sare ancora all' agricollura istcssa per la migliore riu- scita delle piante, che vi si coltivano, potendo quelli p. e. servire di barriera ail'impeto di un vento dan- noso e dominante, ad atlirarvi le pioggio e le ru- giade tanto necessarie ad alcune coltivazioni, non chc potendo provvcdere di legna e di combusfibile le contrade islesse, che mal potrebbero provvedcrscne da luoglii molto lontani, e via discorrcndo. Infiiic si conosce, come negli stessi luoghi piani la consorva- zione dei boschi vicino la spiaggia del mare, le spon- de di un fiume, o le strade rotabili puo essere an- cora di un grande interesse , essendo ben nolo di quanto scemi sovente il rcddito c 1' iinportanza di al- cuni boschi per la difficulta a trasportarnc i prodolti. Per qucste ragioni e per quelle di cui sopra ho detto parlando dei boschi siti sui colli io non Irovo intcra- mente csatto quello, che ci ha lasciato scritto in un modo assoluto il Sig. Gautieri, che i colli son'o per le piante fruiUfere, e le pianure pei cereali, pei prati e per allre coltivazioni. Per tanto volcndo qui raccoglicre ormai c sta- bilirc delle idee precise e incontraslabili suUa iinpor- tanza dei boschi, dico, che quesla in generale e gran- dissima, pcrche i boschi forniscono: 1 . il legno di costruzione a molte citta, dove esso entra come principale e quasi unico elemento della loroformazione; alle fabbriche civili, militari, idrau- liche ; a quasi tutle le macchine e strumenli agrari; alle macchine e alle forlificazioni per lo scavo delle miniere; cd alle altre arti e industrie. 2. il legno di costruzione, la pece, la ragia, la vernice, il catrame alia navigazione. HI 3. il legno da carbone o da fiamma agli usi domcslici, a moltissime fabbricho e indusln'e , e ad una folia di sale di spellacob, di caffe, di buro ain- ministrativi , e di altri stabilimenti . A. la scorza , le cupolc delle ghiandc, le fo- glie, le galle, e i malli alia concia dei cuoi e alio tintorie. 5. un' altra scorza, di cui ricopronsi le pareli il pavimento e le volte dclle case in Venezia e nel Kord, fin nella Lapponia ; c di cui si formano suole di scarpe, turacci, sostcgni a fior d' acqua per le reti da pesca, c per altri usi della marina, mastelli da cantimplore, gilc da nuoto, prcsepi e via discorrendo. 6. varie foglic, o non pochi frutti o semi eccel- lenti pel pascolo degli animali ; alcuni dei quali frutti scrvono aU'uomo eziandio per nutrimento, o per con- fetlure, o per allri dolci. 7. lo zuccbcro e il miele. 8. le bacche, la manna, le gomme, le fereben- tinc , il catrame , il raastice e le cantaridi alia me- dicina. 9. degli olii buoni per le fabbriche di sapone, per I'impaslo di vari colori nella piltura o in allre arli, non die per condiraento di vivande, per accendcrne lumi, 0 per altro uso. 10. la cencre di potassa per le fabbriche di vetri e di crislaili. 11. moltc carni selvagginc, di cui I'uomo si pasce, nonche le pelli, i peli e le piumc per alcune industrie e per oggctti di lusso. 12. i banchi di lignite, di cui tanlo si giova r umanita presente. 13. una gran quantita d' insctli neccssari alia vita di altri animali di niaggiore imporlanza. 110 cumula ed elevasi mano mano dal loro fondo. In al- cune pianure la consorvazione dei boschi puo inleres- sare ancora all' agricollura istessa per la migliore riu- scita delle piante, che vi si coltivano, potenJo queili p. e. servire di barriera ail' impeto di un vento dan- noso e dominante, ad allirarvi Je pioggie e lo ru- giade tan to necessarie ad alcune coltivazioni, non chc potendo provvedere di legna e di combustibile le contrade istesse, che mal polrebhero provvedcrsene da luoghi molto lontani, e via discorrcndo. Infine si conosce, come negli stessi luoghi piani la conserva- zione dei boschi vicino la spiaggia del mare, le spon- de di un fiume, o le strade rotabili puo esscre an- cora di un grande interesse , essendo ben nolo di quanto scemi sovente il reddito e 1' importanza di al- cuni boschi per la difficulta a trasportarne i prodolti. Per qucste ragioni e per quelle di cui sopra ho detto parlando dei boschi siti sui colli io non trovo intcra- mcnfe csatto quello, che ci ha lascialo scritto in un modo assoluto il Sig. Gautieri, che i colli sono per le piante fruUifere, e le pianure pei cereali, pei prati e per allre coltivazioni. Per tanto volendo qui raccogliere ormai c sta- bilire delle idee precise e incontraslabili sulla impor- tanza dei boschi, dico, che quesla in generale e gran- dissima, perche i boschi forniscono: 1 . il legno di costruzione a molte citta, dove esso entra come principale c quasi unico elemento della loroformazione; alle fabbriche civili, militari. idrau- liche : a quasi tutle le macchine e strunienli agrari; alle macchine e alle fortificazioni per lo scavo delle niinierc; cd alle altre arti e industrie. 2. il legno di costruzione, la pece, la ragia, la vernice, il catrame alia navigazione. 1 1 1 3. il Icgno da carbone o da fiamma agli usi domcstici, a moltissime fabbrichc e Industrie, e ad una folia di sale di speltacoli, di caffe, di buro am- ministrativi, e di altri stabilimenti . A. la scorza , le cupole delle ghiandc, le tb- glie, le gallc, e i malli alia concia del cuoi e alle lintorle. 5. un' altra scorza, di cui ricopronsi le pareli ii pavimento e Ic volte dclle case in Venezia e nel Nord, fin nella Lapponia ; e di cui si formano suole di scarpe, turacci, sostcgni a fior d' acqua per le reti da pesca, e per altri usi della marina, mastelli da cantimplore, gile da nuoto, presepi e via discorrendo. 6. varie foglie, o non pochi frutti o semi eccel- lenti pel pascolo degli animali ; alcuni dei quali frutti scrvono airuomo eziandio per nutrimento, o per con- fetture, o per altri dolci. 7. lo zuccbero e il miele. 8. le baccbe, la manna, le gomme, le fereben- tine , il catrame , il mastice e le cantaridi alia me- dicina. 9. degli olii buoni per le fabbriche di sapone, per Timpaslo di vari colori nella pittura o in allre arti, non che per condimento di vivande, per accenderne lumi, 0 per altro uso. 10. la cenere di potassa per le fabbriche di vetri e di cristalli. 11. moltc carni selvaggine, di cui ruomo si pasce, nonche le pelli, i peli e le piume per alcune industrie e per oggctti di lusso. 12. i banchi di lignite, di cui tanto si giova r umanita prcsente. 13. una gran quantita d' inselli necessari alia vita di altri animali di aiaggiore importanza. . H2 li. una gran quanlila d' inselli nccessari alia vita di allri animali di maggiore impoiianza — c perchc i boschi poi vegctando niigliorano r aria coi lorrenti di ossigcno, die vi versano, ricliia- niano a loro la umidita le pioggie e F elettricita. fre- nano 1' impclo dei venti, rendono piu mite la leinpe- ratura , inlluiscono al regolare andamento delle sta- gioni, e recano in tal guisa un vantaggio positive alia coltura ed alia vegetazione dci campi vicini , agli uomini ed agli animali, clie vi abitano, Dico ancora, clic I'iniporlanza dei boschi risguar- data in particolare pel loro sito 1. e somma e inapprezzabile sul ripido pen- dio doi nionti e lungo le sponde dei fiumi, non so- lo perche questi luoghi non sono aflatli alia coltura di piante ingentilite , ma pei grandi vantaggi teste cennati , che si hanno dalla conservazione di quelli insieme all' altro loro proprio di produrre e mante- nere le sorgenti di acqua , e pei tristissimi spaven- levoli e indicibili dtmni, che provengono dalla loro distruzione — 2. e minora sui colli o in alfri luoghi dolce- mente declivi , potendosi questi disboscare dissodare e coltivare di varie piante ingentilite, e trarne mag- iiiore profitlo; ma cresce secondoche maggiore e il pendio o la scioltczza del suolo dei colli o per qual- che altra ragionc — 3. e molto minora nelle pianure adatte invece ad ogni sorta di coltura; e solo puo essere notavole per alcune peculiari circostanze. Premesse tutte queste idee sulla importanza dei boschi gia ben si conosce, come non puo abbando- narsi la propriela di quelli al libero esercizio dei pri- vali : non dico dei comuni , dei pubblici stabilimenti 113 e dei corpi inorali laicali, cssendo di pubblica ragione la conscrvazione e il molioraniento dei loro beni per I'uso, cui sono destinati; e si conosce pure come soinmi giurisli ed oconoinisti abbiano dovuto piegarc il capo animeltendo dei vincoii alia proprlela medesi- ma; io cito i moderni Comte e Romagnosi per non dire di molli altri. Laondc, inlcrcssando graiidemenfe alle nazioni intcrc, clic alciini boschi dei privati si conscrvassero, che altri pcrlinenti alle corporazioni suddelte lion pur si conscrvassero , ma si miglio- rassero, o cbe si formassero ancora dei bosclii no- velli, forza e, cbe i Govcrni, che le regolano le rap- presenlano c le banno sotto la loro lulela, fondali so- vra i principi piii sani della scienza solvaiia della giuslizia e dell' equila civile garentissero queslo lo- ro interesse . Quindi la necessila di leggi che mi- rano a questo scope sanlissimo; quindi la necessila di un' Amminislrazione o Direzione bene organizzata c composla di agenti istruiti in quella scienza e zelanfi deH'csecuzione di queste leggi; quindi la necessila ancora d'Istituli, che istruiscono nclla scienza mede- sima. Ovunquc in Ingbilterra, in Russia, in Prussia, nella Germania^ nel Bclgio, in Francia, in Ispagna, in Italia, fin negli Slati Unili di America e nel Bra- sile vi banno leggi, che mirano alia conscrvazione ed air immegliamento dei boschi, ed un' Amminislrazione composta di agenti forestall destinati per la lei ese- cuzione; e molli Islituti di silvicoltura ormai elevansi a fama come quclli di Nancy, di iloheneim, di Tarand, di Maniabrum ,e simili . In Italia mancasi veramente di un Islilulo di silvicoltura , e ben giova sperare, cho i Governi illuniinati del Picmontc, della Toscana, c del Regno delle due Sicilie seguendo il progredenle sccolo di una civilizzazione geperale e 1' escmpio di 14 114 allre nazioni ne slahiliscano ormai noi propri regni. Sc nOn clie lisguanlaiulo seinpr('[)iu da vicino le cose noslre, certo il Governo delle due Sicilie ha te- nuto i boschi nella piii alia imporlanza . Lc molte leggi che di tempo in tempo si sono promulgate dai diversi Monarciii intorno ai boschi sino a quel- le del Regnante Fekdinando II, la istallazione in Na- poli sin dal 1812 di un' Animinislrazione loreslale , c indi di un' altra separata Amminisirazione in Sicilia sin dal 1819, la quale poi nel 1842 e stata concen- Irata in quclla stessa di Napoli, le spese erogate dallo Stato e cb'eroga tuttavia per lo nuuitenimento degli agenti foreslali, che la compongono, I'essere per fine in forza della legge vigente dei 21 agosio 1826 nell'una e 1' altra Siciha riserbato soKanto al Monarca lo accordare la permissione di qualunque bcnche nie- nonio disboscamento e dissodamento, riserba che non havvi nel codice forestale franccse, ne forse in quello delle altre nazioni, ben danno chiaro a conoscere in <|uale importanza il Governo ha tenuto sempre i bo- schi specialmente nel secolo, die viviamo . Pure bi- sogna confessarlo, qucsle leggi, quest'Araministrazione o Direzione foreslale, queste spese erogate dallo Stato e tulte le paterne e beneficlie cure, che si e dalo in- somnia il Governo per la conservazione dei boschi , noil ban conseguito pienamente lo scopo cui erano direlte, e molli soilo stati i boschi distrutti , non po- chi quelli che vanno tuttodi distriiggendosi . Nella Sicilia L'lteriore hanno influito a cio il conculcamento deir idra baronale dope i vari mutamenti politici che vi sono in questo secolo succcduti; i drilti promi- scui ; lo sciogliiiionto di questi prescritto c non ese- guito; il condominio fra privali ; I'usufrutto tempora- nco dei vcscovi degli abati o di ajtri ; le iisurpazio- M5 ni ; la rendiia niaggiore di alcuni terreni disboscati e niessi a coltura di quello die davano messi a bosco; i Ifisogni urgent! in cui sono vcnuti alcuni baroni o proprietari , ( conseguenza del conculcamenlo della loro potenza) ; la non osser\ anza della legge foreslale 0 per non essere stala bene spiegala(l), o per la igno- ranza pel poco zclo ed anclic per la poca onoratczza di qualche impiegato forestale, o quel ch'e piii per non essere queslo ranio di servizio slato bene orga- nizzalo; il dazio sulla inimissione delle legna e dei carboni estcri c mollc allre cagioni. cose lulte ch'io dimostrero ad evidenza nell' opera, clie saro per pub- blicare. Per lo clie si conosce, cbe la distruzionc di moiti boschi in Sicilia mal potrebbesi imputare ai no- civi eflclti delle leggi forestali o deirAmrniuistrazionc incaricata spezialmcnle della loro esecuzionc. laddovc dipende da niolte altre cagioni. E io qui ripelo orniai quello, die gia da altri si e detto abbastanza; pos- sono le leggi e la Direzione f'orestale non avere conscguito pienamentc il loro scopo di niigliorare , conservare i boschi esistenli , ma queslo non impor- ta, die non sono slate e non saranno seinpre gran- demente utili e necessaric, poiclie se esse non fossero state, i molti boschi attuahneiile esistenli in Siciba forse non vi sarebbero nemnieno, attcse le nioltiplici cause, che hanno in questo secolo iniluito potcnte- mcnle a distrurli, cd attcso I'argine che vi han- no opposto sempre le leggi e la Direzione istessa. Poi senza dubbio, se il servizio del ramo foreslale neir Isola fosse stale nicglio organizzato, si sarebbe (i) Aliudo a^li arl. 5e 178. V. Osservazloni sulla iegge foreslale per Pielro I^apisardi Console G. G. Palermo i8/t4> 116 ovvialo air eccidio (Vi alcuni boschi, e piu chiara co- me la luce del giorno sarebbe apparsa 1' ulilita di quel servizio. Ma pi'ovvido il Governo gia intende nuo- vanienle ad organizzarlo non clie nella Sicilia Ulteriore ma iu quella Cileriore, e con I'ugual saviezza con ciii e veuuto ovviaiido ad alcune cause di distruzio- ne dei boschi e di altri mali nel suo Regno , egli porra eziandio un riparo a lutte le allre, e sospin- geru sempre innanzi il ben cssere la prosperila c la ielicita dei suoi sudditi stretlamcnte legati alia conser- zione di quelli. la .pfvLit till: -J - jtUS. Errori Correzioni Pag. 77 dopocclie 77 tutodi 8i focondare 84 e i fulmini 88 dallu conlrade 90 loirida 90 Ipinprala 9"^ spingoli o3 nmsci dopoclie liillodi Iccotidare i lulmini delle (iinlrade teuiprula forrida spingntili iiuisci J^tL^L W W _ ;i;iri*.'i .;.;ii. Al/,:i'i:.> /!■ ::r(';:j(!/<.jl -■■;,'. !().•) VHOO'-. ^•1 ^ i ijll .' ■■■ / i T I.. vr /.j.ri"- 'jxriia l'^-'?!!J*Va^N/^*^lf•:lr"^,'^A/5r\v:^v•Jr^?^•■y-^^;>^^ ii^a (lescrizione delle anomalie da me osservate neH'autopsia di un feto con esonfalo, ho creduto non indegna della vostra allenzione. Iliustri Accademici, ed io la vi presenlo come e stata fatta sul Juogo. . Debbo pcro pria di lufto richiamarvi alia mento come non sieno rare in natura le traslocazioni degli organi, la loro mancanza , la varieta nella mole, e simili allrc anomalie. I luminosi progressi fatti della chirurgia ai tempi noslri (per servirmi delle dotfrine dell'csimio Professore Scarpa) non sono, propriamente parlando, die meri re- sultati di osservazioni analomico-patologiche, ossia di esatli confronli della nalurale slrultiira ed azione delle parti del nostro corpo collo stale morboso delle parti medesime, per viziata tessitura, per azione alferata, per intcrrotta continuita, per irasposizione di luogo ; dar quali resultati, come di altreltanti corollarj, sono'dcrivati i metodi curativi i piu ragionati, do' quali e arricchita la moderna chirurgia, ed ai quali dobhiamo parimcnte il perfezioaamcnto delle raanuali operazioni. Id 122 L' ernie , a dir vero, sono quelle nialattie del' corpo uniano sopra le quali va a cadcre questo ra- gionamento. La conoscenza pcrfelta deU'analoraia e cosa cerla che assicura il chirurgo in dato nuniero di operazioni; ma al buon siiccesso di varic allrc e ne- cessario die cgli unisca alle auatoniiclie quelle dot- trine, clie daH'csamc diligcnte de'molliplici canibiamenti su i cadaveri derivano e fanno scorgere alterale e mo- difioate in varie guise la tessitura e la posizion delle parli su delle quali deve operarsi. Uua pruova assai convincente di (juesla verita , siegue lo Scarpa, risulla della considerazione delle dill'erenli maniere di ernia , con le sue variatc cora- plicazioni. E senza dubbio sorprendcrcbbe il piii di- ligente analoniico p. e. il vedere come Tintestino cieco, con la sua appendice vermiforme legata al fian- co destro , non che la vescica urinaria , dal fondo della pelvi , potessero prestarsi senza lacerazioni , sposlandosi dalla loro sede, ed uscir dell'anello in- guinale e discendcre nello scroto ! Clie lo stcsso in- lestino cieco scostandosi dalla regione iliaca destra possa essere spinlo a passar lo spiraglio ombelicale c formar I'esonfalo; che il colon destro sortisse dal- I'addome per 1' inguine sinistro, ed il sinisfro colon farsi strada nell' inguine contrario; che il fegato, la la railza, I'ovaja fossero talvolta gli organi contenuti neir ernia ombelicale, inguinale, e liemorale; che I'in- testino cieco ancora potesse invaginarsi nel colon sine • ad essere espulso per Y ano ; il venlricolo spinlo at- traverso il diafranima cosi all' insii, entrar n,ella cavi- ta toracica, e quivi formarsi un' ernia ; che 1' omen- to, 0 r intestine, o ambidue potessero trovarsi uscita pel foro ovale della pelvi, o per la lenditura sacro- ischialica; che uii' appendice congenita del canalc le- 123 nue inlcslinale, discendcsse per formar ernia nciriin- guinc, 0 per di sotto all' arco femorale, senza inter- cellare la meabilita e continuita del tiibo intestinale anco sotto la forza del piii violento slrozzaniento ; e finalineiile, chc 1' intestino o I'omento si Irovass'ero a contatio immediato del lesticolo enlro la tunica vaginale , senza precedenle lacerazione della tuni- ca stessa. Fra tali avvenimenti cotanto sorprendenfi , s^nza le osservazioni sui oadaveri degli erniosi, i' anato- mico, od il fisiologo, non avrebhero giammai con- cepKo il piu lonlano sospello. {Scarpa trallalo del- V cniie. ) QueslG verila che I'lllustre Scarpa ci presenta, la raia osservazione non fa al certo che confermarc- e benclie essa non offra da principio che un' crnia om- belicalc a nudo , pure e corredata di tali particolari, che ben diverga la rcndono da quella osservata dal sig. Hoy « nella quale gli intestini erano a nudo ed » infiammati, e rolto il sacco erniario per gli sforzi » del parto.)) DilTcrente inollre da quelle chc ricor- da il sig. Vclpeau nella sua medicina operatoria « di » inlestini intieramcnte a nudo , o solamonfe coverti » d' una tela eccessivamente tenue. » E da quelle altre de'signori Mery Balyac ec. ec. E voi o signori an- derefe a giudicarne or che brevemente ve ne'daro rag- guaglio. La signora Giuseppa Mirone da Nicolosi di anni 22, temperamenlo linfatico , corretia da ozena con- genita, passala a niarito, da alia lucc per la prima volta una banibina all' 8° nicse della gestazioiie, con ernia ond)elicale complela a nudo. Dopo di aver vis- suto due giorni, ncl qual periodo fu inulilmento len- tala la nduzionc dell' ernia pel taxis, la raiserella , 124. senza voler latlar mai , o poppare il consueto capez- zalo arlifiziale per somministrarvi una soluzione zuc- cherina, slraziata di dolori raori. 11 piccolo cadavere , che mi proposi di esami- nare, per quanto appr.riva, era nel suo esteriore com- pleto. e ben nutrito , ancorche venuto in luce un niese prima del Icrniine . Prcsentava all' eslcrno e ncir addome precisamenle , una o due linoe a deslra del cordone ombclicalo, un volume agglomcralo di in- testine a nudo e liliero da ogni invoiucro, die sorliva da un forame circolare, del diametro di due pullici , pendente da un peduncolo formate dalla dupplica- tura deir inlestino stesso; aderente per meta all' orlo del forame cui era in contatto, mentre libera era r altra meta che appoggiava a porzione dell' estremi- ta sinistra del pancreas, o coda dello stesso, che dovea corrispondere alia milza ; e questa ancor essa affacciavasi e lambiva il forame medesimo per due linte. Tal volume intestinale , poggiava a dritta del- r ombelico, a sinistra esisteva la porzione recisa del funicolo ; ( stato gia intiero e ben organizzato, d' uni- ta agli involucri); si scoperse allora perche inutile era stato il tentarne la riduzione ; da poiche oltre 1' adc- sione menzionata aH'orificio del forame, della dupli- catura di intestino che forraava il peduncolo dell' er- nia , lo spinto intestino medesimo, in tutte le sue circonvoluzioni , era aderente, per tutli i punli del suo contatto ; ed oltre a cio , era esse molto tume- fatto e disteso sin da due ore dopo la nascita della bambina. INotomizzando il piccolo corpicciolo, ho osservato in prima che lo intcgumento addominale per lutto quel vano del forame, era mancante; nel muscolo retto corrispondenfe appariva come se mozzala ne 12:j fosse stata una porzionc, quanta il parcle niancanfe ; ma rcstai ncl duhbio se fosse slata piii fosto la linca alba alqiianlo dilatati in quel punlo ombelicalc, causa di quel- I'ernia. II perilonoo vedcvasi aperlamenle foralo co- me da mano dell' arte, ripicgando ii suo orlo ester- no circolarmcnfe indenfro, e aderendo al muscolo ed al parele, e poi all' anza dell' intestino. Ma cio ehe rende piu singolare il case si e I'a- nomalia nel resto del canale inlcstinale, e de' visceri addominali. Non esisteva in fatti del mensenterio al- cuna picgatura, o involucro; ne anche gli epiploon; ed il volume dell' ernia veniva formato dal solo co- lon, die era in continuazione del duodeno, chc riu- nivasi al cieco, mancando il digiuno e I'ileo. II cieco poi, era quelle che formava I'anza del peduncolo er- nioso per la parte superiore o discendente, e che sor- liva dair addonie ; mentre I' altra mela del peduncolo rientranle nell' addome, o inferiorc, era formala dal retto, ove il colon si univa. Non esisteva mesocolon , ne mesoretto ; il vcn- tricolo ( quasi vuoto dell' intulto e senza goccia di fluido biliare o pancreatico, perche mancava il dutto ■ coledoco, c non scorgevasi quello del pancreas) erasi allontanato dalla sua cavila ipocondriaca, ed il suo bordo anteriore, o la sua gran curvatura, mancante doll'inserzione del grande epiploon, dipartivasi in due meta; la una prolungavasi in gii!i a sorpassare la bi- furcazione dell' aorta; e 1' altra rimaneva in site. Dal . piloro continuava il duodeno nella lunghezza di A pollici; seguiva il cieco non sviluppato, e rimaneva come corpo calliformc, cilindrico, iinperforo, lungo due pol- lici, accompagnato dal suo distintivo al fiance, dico dair appendice vermilbrme . Seguiva il colon, che quantun([ue si fosse il solo che costiluiva il globelto 426 cennato dell' esonfalo, non eostava, nella sua lunghez- za di piu di 20 pollici ; ripieno di una specie di muccaglia biancastra, linfatica; e fmalmente all' estre- mita i'nferiore di questo seguiva il retto , anch' csso imperforo ed obliterato per tulto il suo Iralto sino air clevatore dell'ano, dai quale csterno foramc, una ienta inlrodoltavi, giungeva a questo punto. Era il pancreas appianato ed ammiserito, c co- me se trascinato dal colon, ne appariva una porzion- cina all'orlo del forame; esse era aderente al suo laio interno col peritoneo, nientre restava libero nel suo bordo estemo, quantunque al contatto del pedun- colo e del gloinere medesimo degli intestini . II fegato, di esagerato volume, consisteva di un sol lobo ; occupava tutta la regione epigastrica ed ob- bligava il diaframma a comprimere colla pleura nel torace quel polmone corrrispondenle. Qucslo, per al- tro restava nello stato normale , come lo era il cuore. ''- Mancava la cistifcllea ed il suo datto cistico . I reni, pel loro appiatlimento figuravano come a due coma d' ammone perfettamente ; le due glandule soprarenali apparivano di sostanza come se poltacea e medullare. La milza era nello stato normale, meno la por- zioncella che unita all' ernia appariva fuori nello eson- falo . Rilevatissima stava la vescica urinaria, for- mata in cilindro calliforme, allungata circa due pol- lici • come altresi rilevalissimo era il corpiccino del- r utero, ed appariva della grandezza di quello di ra- gazza a 10 anni ; lasciava ben distinguere le trombe, ^e ovaje ed i suoi ligamenti. Tali sono state le anomalie da me osservate nel 127 piccolo cadavere dcscritto; ed ho crcduto mio dove- re sonimelterle ad un consesso di scicnziali lanto ris- pcttabilc, ncl qualfl cminentcmcnte distinguonsi quei die si sono vcreati nella scicnza fisiologica; e questi potranno diiUe mic nude osservazioni trarre argo- ractito di dotli ragionamenti , che ulili potran per avveiiliira riuscire alia spiegazione di molti fenomeni della vita organica. «"• T- ^ \ * f ' i^^^^ 2 ^^^w ■ r ^^ffMt^M Sl^jyiBHr ^^**^^^w^ -n-^K ^ M ' ^ ^t__.^-^ ^mSSm' ^/ 7,^^a^ ^^K^MB^Ibf^^ ''^^mBk kAj3f mjj ^fe 3HHr ^^■^^ Hffii, \ ^ ! J Cuctv 7 Pffncrraj Z J'^iin^^ru, ' a Ctecc g lcM- so pn A DUE NUOVI INSETTI SIGILIANI APPARTENENTI AL GENERE BRAGHINO DEL SOCIO iETTO NELLA TOBNATA ORDINARIA DEL 15 DICEMBRE 1844. ioi 1 il> » oliAX OKI illu ^iisi ■ :>() aiv. (l^ "■'*' y^^iaccho voi, Illuslri Gioeni mi avete indossato r onore di collaborare a scicnlifici lavori , c che dr qiiaiulo in i|uando a voi sotlometlo, per poi veder- scne la loro pubbiicazione nei vostri volurai accadc- mici, chc 1' onor sono della nostra bella Sicilia: a Voi adunqiie, quest' oggi, cho mi late corona , a voi, io ])rosento varie ricerche zoologiche; e dapprima, terro parola sopra due nuovi insetti Siciliani , da me per la prima volta scoperti e descrilti ; indi, passero a dare non pochc interessanti notizie su di molti uc- celli che alia Sicilia appartengono. .\!.V>ft A\ ifiooTii Ghiunque entomologo sa, che il Sig. Werber lu il primo, il quale a piacere ideo il nome Brachi- no. Ghiuncjuc non ignora , chc il celebre naturalista Fabricio in scguito scrupolosamente Io adolto: poscia da tutli gli enioraologi approvato, e messo in uso. li genere brachino Irae origine di un verbo gre- " CO, |3pxxt/Kt^ ( brack J no ) , chc significa accorciare ( [) ;b (I) Qucsti insctfi i Francos! i;li Iiamm iiomali Siaral)L'i cauuoiiicii o bonibardieri. V. l>izii)iiarw cr iugiallire poco dopo. tanl'c viva Taziiuie dellacido. Vcd. Itizlon. ri(. pag. 1(54. V. 4. lU qual naluia e niai (piosC ncido singidare. chc raccliiuso in parfi animali vi- yonfi Mon lo di.^triiirgo? \'i pi (rova o.si^o soKo uno slato jiarticolaro di ciindiiiiazione. o divioiio atido al solo conlallo di un nas con Jossigono dell aria? Kcco dello quoslioni the non ahbinino — -_r~ . -'•■ _•' — ..^... p.^^.-v^... v..^ lolulo sciogliero. lo quali j)eio meiilano corlnmonte 1' attoiizio- iie dci lisici e dei ihiniiti.i — V. ]>iz. cilal. V. i. pag. lOi. I ne 134 se; pill larG,he alio cslrcmita c superiormenie si rivol- tono pochissimo sullo addoniine, e son marcate di slrie linissime longitudinali . Addomine verde scuro , liscio, lucido, poco proniinente. ovato quadralo, copi- posto di 3 segmcnli , dei quali 1' ullimo e larghetlo e rotoiido . I prinii quattro piedi sono molto avvici- nati : le coscie grusselte nel mezzo : gambe di uguale grossezza in tulta la loro eslenzione . Tarsi a cinque arlicoli, di color nerastro. Coscie c gambe rosso-i'er- ruginose . Lunghezza lotaie dello insetto, 9 raillinietri ; ossia: Testa millimetri 2 Corsaletto » )) )) 3 Elitre » » a 4- m. 9. Due soli individui ne ho sinora rinvenuli : uno sotto una pietra sita in prossimila d' acqua corrcnle : il secondo nell' orto di S.^ Maria di Gesii ( vicino Catania). II terzo mi fu mandato insicmamcnle con altri insetti dal mio amico Vincenzo Grosso Cacopardi, i quali, come anchc il Brachino, furono raccolti nelle Madonie . Sp. II. — BnJCHHsvs SicuLUS'-' nob. B. Capite viridi, punctatissimo . Oculis cinereis. Thorace el scutello rubro ferrugineis . Elytris fusco- viridibus, striatis, striis ad dimidium: inferiiis rogosis. Abdomine sub-rubro , Antetmis pedibiisque rubris . OBS. varietas = Antcnnis obscurioribus tar sis nigris . La festa di questo rarissimo e vago ^Brnchino e un p6 grandefta^ in ragione del suo piccolo corsaletlo e di Uilto il corpo . Essa b simile al bcllissinio color verde , e jutla osservasi di finissimi , e mollissimi punteggianienti , che piu bella la I'anno apparire, ad occhio armalo d' una lente o dal microscopio : la sua parte frontale e poco prominenle . Gli occhi molto convessi, lisci, e circondano i lati della testa ; il lor colore e oscuro-cenerino , e la cornea piultosto tra- sparcnle . Palpi e mandibule rosse . Anienne filiformi ; il primo articolo e gracilissimo alia base e rosso ; termina di color nero e rotondo : le altre articolazioui rosso-scure . Corsaletto rosso, non molto snello, piu grossetto in avanti , e marcato d' una piccolissima linea longiludinalc nel centro . Elitre oscuro-vcrde, longitudinalniente marcate di strie, le quali sono os- servabili sin la meta delle elitre; laonde , il resto della loro parte inferiorC;, osservasi tulto scabroso . Una linea rossa, ha principio dalla base centrale delle elitre, di modo che, ciascheduna di esse ne parlecipa d' una uguale porzione ; ina pcro , la linea ha fine, dove incoininciano le scabrosita delle elitre . Addomine rosso-fosco . Le anche, le coscie, le gambe, e tutte le articolazioni de' tarsi, rosse . Lunghezza totale doJlo inselto millimetri 9 : ossia Testa millimetri 2 Corsaletto )) )> « 2 Elitre (( )) no m.9 136 Lo inselto che ho descritlo lo rinvenni nel 1839 nella nostra plaja di Catania, propriamente sotto una pietra circondata di poca acqua. ^Qfx = II Sig. G. Doul sommo studioso della scienza entomologica, nel 1843 mi complimento molti insetti della Corsica, tra i quali un che addicesi al genera Brachinus, e che per molti caratteri e facile di appartenere al Brachinus siculus, che ho dcscritto, e degno di osservazione . Esso, solamente differcnzia perche, ha le antenne nerastre, ed i tarsi totaimente neri, e la testa un p6 piu piccola del Brachinus sicu- lus . E forse una distinta varieta ? 0 Of! ,<.>..T. I E SU DI UN VAGO UCGELLINO SIGILIANO APPARTENENTE AL GENERE SILVIA DI LATIIA3I I'ER lEItE KELLA lOKSATA OMI.I.AT.IA DEL lli. BICEJIBKE 1844. -ii 1. [l genere Silvia! Si o Illustri Accademici, gli errori che han commesso gli ornitologi nella storia di moiti ucceliini appartenenti ad iin tale genere non pochi sono stati: sommi osservatori caddero anch'essi in errore, e taluni mentre censuravano gli altri delle mende che avevano fatto correre nelle lor opere, i criticij furono poi emendati. Cio e avvenuto, perche Je specie del genere Silvia ofFrono delle immense va- riela, le quali non sono sempro per una uguale di- slribuzione negli ucceliini di tal ricco genere. Oggi pero molto si e fatto e poco rimane a fare , poiche al- le passate osservazioni , aggiugendosi sempre le nuo- ve si e progredito molto in suU'oggctto, non di mo- no vi ha dei casi in cui un buono ornitologo si po- trebbe trovare in errore, o di inesatta opinione, prc- cipuamente quando le osservazioni e le osperienze non sono sufiicienti e ben chiare a poterlo guidare al suo proposto scopo : ed in qucsta circoslanza io era; allorche ncllc ricerche ornitologiche che ho avuto , c che ho per le mani , cbbi il destro Hivorevole di acquistare ed osservarc una sorta di vago ucccliino MO siciliano, che dapprima tenni per una disllnta specie, ma che poi conobhi non esser tale. Eccone la storia. Nel Dicembre dol 1813 un' amico mi donu al- quante specie di uccelli saxicole , ch' eransi predati colle rete nella nostra piana di Catania in una mat- tina molto fredda. Tra quesli uccellini, ve ne crano due, che apparlencvano alia Silvia alricapilla, e due altri . die per la pcrfettissima loro forma , e per tult' i lor caratteri credei di dover essi apparfenere alia femmina delta Silvia precedentamente nomata; ma indi avendoli un p6 meglio osservali, vidi die con diificolta potevansi addire alia femmina dclla Sil- via alricapilla; e cio perche su la loro gola osser- vavasi una bellissima macchia giallo-canarina, men- tre che i maschi e le femmine della S. alvicapilla non avevano questo caraltere; conciosiaccire gli or- nitologi non dcscrivono la Capinera commune con la macchia giallo-canarina sii la gola , o adunque li due miei beccaccini come una varieta . In tal caso per non tralasciar nulla e riunire molte interessanti notizie , in vece di ucciderii , li manlenni per piii giorni in vita, con molla pazienza dovetli apprestar ad essi il necessario aiimento, che di altro non con- sistea, se non se, di inselti alari e di vermini ; pero reslai deluso nel mio divisamento, poiche, al termine del terzo giorno tulte e due se ne raorirono: e sic- come le loro pelli mi i n teres savan o , senza perder tempo le preparai e le montai secondo le regole del- 1' arte di tassidermia, affinche quest'oggi vierameglio si potessero osservare, c viemmeglio conoscere. La Silma alricapilla di Latham (1), nomata ^ec- (1) Lalhani, Index ornithologicus sive Systema ornitholo- giac. V. 2 pag. 508 sp. G. fin a t(Hc noirc{\), dal sommo osscrvatore Temminck, e Molacilla Alvk-apilla{l) dalT immorlalo Linneo, la quale coslituisce la Capinora comnmne, lo stesso c'hc, Capinora del Savi (3), e chc noi Gatanesi la diciamo volgarmenle Bafascu, beii si riconosce per quesli carattcri come chiunque ornitologo non ignora. La ironle, la sommita dclla tesia e dell'oocipite sono di un hel color nero, le orbile degli occhi co- verte di piunie e lo spazio tra il becco e 1' occhio , non che il collo e petto di un grigio-cenerino. Tulle le allre parti superiori del corpo , le ali e la coda cenerine, tinte leggermente di color olivastro. II ven- ire e la gorgia di color bianco-cenerino , becco e piell neri . La femmiiia dilTerisce dal inaschio, per- cbe ha la testa di color di miele; spesso le parti su- periori macchiate di colore olivaslro; il ventre bianchiccio, qualchc volta tinto leggermente di rosso, fianchi e petto grigio-olivastri. — Lunghezza del maschio once (j.=:Ouesta descrizione che io ho voluto dare si ren- de necessaria per far il confronto con quclla degli aliri due Beccaccini. = La forma e la grossezza di questi e simile alia specie precedente, come anche il colore del becco e de'piedi. Tutte le piume delle parti superiori, come cziandio la coda e le ali sono di color cenerino olivastro, piu chiaro di quello che si osserva ncl maschio e nella femraina della Capi- nera. Spazio tra 1' occhio e il becco, collo e petto grigio, gola giallo-canarina, fronte sommita della te- (1) C. J. Temminck, seconde edition. Paris 1820 V. 1 pag. 202. (2) (;mcl. syst. 1 p. 910 sp. 18. cdictio 13. (.3) Savi vol. 1 pag. 142 sta ed occipite color di miele: Ganchi grigi, tutle le altre parti inferior! bianchiccie . Avendo osservati gli organi genitali, conobbi di esser femmine. Or, per tulti questi caratteri che possonsi dire simili alia lemmina della Silvia Atricapilla, son di parere, che r uccellino colla gola gialla e una bella varieta della Capinera, molto piu per non avere ritrovato un ma- schio colla gola giallo-canarina(l). (1) Le capinere in Sicilla emigrano periodicamente , e ri- siedono sempre negli orti e ncUe campagne coltivate. Arrivano poche ne' mcsi invernali, ma moltissime nel niese di Aprile o Marzo . — La variera della Capinera colla gola gialla di che io in queste osservazioni ho fatto parola, ho notato che arriva sempre insiemamente colla Silvia atricapilla. per cagione, che nel mese Dicembre del 1844 un' allra ne rinvenni , la quale fu predata con varie altre Capinere. .;ii;,r Ptf'Mi .i.r nn .;■- f SOPRA IVIOLTI UGGELLI SIGILIANI FEB LKTTE .MCLI.A TdU.MTi (IKDI.>AI1I\ DEL 13. DICEMBIiE 1844. FALCO LITHOFALCO—hm. Js^\o incominciar dell'autunno questi falchetti cmigrano in Sicilia, in poco numero, e vi rimango- no per qiialche raese. In alcuni anni sono rarissirai, ma comnni in alfri come fu nell'autunno di quest' an- no. In invcrno cmigrano per altri paesi ; ma pero , ho parecchie volte osservato che pochi restano qui per nidiCcare . -r Nelie vicinanze del monte Etna, precipuamente nelle contrade di Uronle, si rinvengono come passaggieri e neirautunno. In Palermo sono raol- to rari, in Messina piu. — I cacciatori lo dicono Cazzavenlu furasleri. FALCO FESPERTINUS Lin. Questo bollo falco c non comune in Sicilia, an- zi, puo dirsi piutlosto raro, mollo piu nelle contrade e nei monti di Palermo. E conosciuto dai cacciatori siciliani col nome di Accoddu di possa — Nel mese di Aprile questi I'alclii visifano il clima siciliano, ma vi rimangono per poco, ed io son di parcre che non 18 Ii6 nidificano nelle nostre contrade. Fra gli individui che ho posseduti , uaa femmina e osservabile per varie macchie triangolari nerastre sul pelto, sopra un fondo rosso-scufo niatloae . Le sue palpebre son cerchiate di nero, la gorgia Candida. Addome, ventre e sotto- coda d' un color lionato-acceso, Tulte le parti supe- riori hrune con fasce Irasverse nere, Remiganti delle ali macchiate di giallo. Unghia giallastre con I'eslre- mita nera. MEROPS APUSTER — hm. II gruccione in Sicilia c indigene . Qualunque studioso che trae verso il fiume Simeto, recandosi al sito delto da quel campagnioli, Passu di la cavw len, rinvena certamentc pulcini di tale vago uccel- luccio in vari buchi dell' arena, prolbndi un braccio e mezzo , o due , e cio nci piimi di del niese Lu- glio, e fin oltre alia sua nietii. Nel mese di Apiile in tutte le parti di Sicilia questi uccelli sono comunissimi e riinangono per sino a Maggio. Moltissimi restano per nidificare, ma nei mesi del ripasso pochi se ne vedono. Son detti vol- garmenle Appizza ferru. NoTA^ Siccome il Benoit nel suo catalogo or- nitologico non dice se I'uccello di che ho falto paro- la nidifica in sicilia, cosi io ho voluto darne notizia certa. STERNA MINUTA— Lin. '■\u^ . i , Fra tutte le specie del genere Sterna che ritro- vansi in Sicilia, la niinuta e la piii coraune. Vicino le rive del fiume Simeto e comunissima nella Leila slagione, ed ivi nidifica, \\\ altre dilTerenti costiere, U7 e rive di torrenti , ruscclli , c nei lidi del gollo di Ca- iania e stazionaria — l\ei prinii giorni del mese luglio, osservai un pulcino non piii di giorni dieci , il quale fu preso nei ccspugli the conlinano coH'anzidello liu- me; i suoi caralteri erano quesli. Becco carnicino, col- la punta nera. Piedi carnci collo unghia ncrastre. Tiilte le parti inferiori bianco-sudicie , Ic superiori bianco-isa- bella con macchielle nerastre precipuamente su la go- Ja e la fronte e rocci[)ile. bide nera: incominciavano a nascere le piccole penne delle remiganti delle ali color gialliccio; la grossczza un p6 piu di un cardel- lino . I cacciatori catanesi ben conoscono queslo uccello^ c lo nominano, /Jj^lUd(la. ■ POD I C EPS COR NUT US — Lat. Gli ornitologi non ignorano che queslo uccello e comune nelle parti orienlali e settentnonali dell' Euro- pa , niolto pii!i in Ingbillerra e ncl nord. In Sicilia pcro, posso assicurare che il suo passaggio non c periodico: in alcuni anni e comune no' mesi inver- nali coir abito di giovane ; talmentc raro in altri da non vedersene nemmeno un solo ; allorcbe eniigra fra noi sceglie per sua diinora il Pantano di Catania, o il lago di Lentini: finora nulla posso dire se nidi fica in quei luoghi ove le erbe sono foltissimc. NeH'ope- ra del Cupani (1) osservasi una non esatta (igura del . maschio adullo , sotto la quale si legge, ColimbuH cornutus ; e cio fa chiaramenle conoscere, che que- slo aulorc non ignorava che lo Srasso foncsfiero , si (1) Cupani, Pamphylon siculum. Pauornii , 111. "J us trova anche in Sicilia; e da cio il Benoit, noii tra- scuro notarlo nella sua ornitologia, dicendo: « io non r ho trovato in Sicilia e fa parte di quesio Galalogo, perche il Cupani ne da una mediocre figura dell' a- dulto — I nostri cacciatori lo confondono con le al- fre specie, percio il vero suo nome volgare non o ben specificato, ma lo A\cono :Aceddu parr inu nicu . Tummaloru grossu , ec. ec. Bastano queste nolizio af- fin stabilire fondatamente , die tale uccello non emi- gra periodicamente il pantano di Catania c il lago di Lentini, )ii r\VrK ]■')■■' i!-;f; - Jiff' , 1 , ', 1 . i ■.\:r.; 1, _;- ill . -':>.[ n -;:^ ■] yi 1 , 1 ^ >. :. ! ' T'. 'M : : [ ; . • ■ i 1 .■!-''•' ' ■' J' '.; 0 : " V ■ ■■'.V/'^OO I'A" ^ . umou'i " . '.■ y-if '■ (}) SU Dl I'S CASO b'iieu per sTRozziiiEri'o PEL DOTTORE DA CATA NIA MEDICO AGGIIKTO DELLO SPEDAI.E DI S. MARCO, 1)1 QIELLO DI S. MAliTA, E DELLE CARCERI CENTRAII DEI.IV PROVDCIA, SOCIO COLLAUORATORE DELI,' ,\CCADEMIA GIOEMA DI SCIEAZE iVATrRU.I. LETTA AELIA TOR^ATA ORDIXVRIA DEL 13. GE.VVIRO 184S. jiiiifrr^; 131 f.}V. h i '. '.J k 'I .vi.'r,"i-" .^ in 1(1 .".?!•■:' ' ■.■,.{ t,,.",i-i t\xu. f Qiiisqiiis enim urii/kme corpora humana secure nocil. eoviiuHjt(,> t^infiitlas particular dilhjciilcr in- qniril . vx /(('.s luk'ulium iiior- horum causas el sedes facile in- leUiijel , necnon accommodala rciiK-dia jv'cscrilicl . I. RiOL.ix: Aatrop. lib. I.p. IS. SiGNORl l^n rir imarcabile e raro caso d'//eo per strozza^ mento di pseudo-membrane , formate attorno 1' inte- stino tenue, osservato nell'Ospedale di S. Marco mi ha spinto, in qualunque modo il facessi , ad accoz- zare queste poche idee, che or vi prcsento. Non desianza di laude o di evviva mi ha indotto a volerne infraprondere la descrizione , ma 1' amore della scicnza che professo , ed immensa brama di sollomcttere ad altri i miei deboli pensamenti — Ecco tutto — Un vivo desiderio mi resta ancora nel fondo deir animo, e si c quello per lo appiinJo: che hi inia menioria vcnissc con i;encroso compafimcnto actolla da qiiesr onorato conscsso, il cui nonjc cliia- 152 ro rifulge presso le piu incivilite nazioni ; e se mai r effetto noil corrisponda alio scopo , cli' c santo , con un sorriso d' indulgenza mirasse la pochezza ed il buon volere dell'autore. E questa e la sola ed unica meta cui vivamente aspiro — ecco la storia — Antonina Mannino da Catania , di anni 30 cir- ca , di temperamento nervoso , di stalura di corpo regolare, marasmatica, e soggelta da molto tempo ad una soccorrenza quasi abituale, il giorno 24- del me- se Giugno 1844 mangiava una minestra di fave sec- che ; da li a poco, soffrendo de' dolori addominali, vomitava le sostanze ingerite, per cui fe' use dell'ac- qua calda c del decotto di fieri di nialva. II dimane , come il dolore addominale conti- nuava , ingoiava la sudetta un' oncia di olio di rici- ni con sciroppo di allca, sperando ottenere delle se- crezioni ventrali , di che era stata manchevole sin dal giorno anfecedente. Mal'olio, benche non fosse vomitato, non ebbe pure efletlo — Corrcva cosi il quarto giorno di sua malallia, e la lingua facevasi asciutla, comunque non molto irritata, sete^ vomito di bile gialla, notabile espansione addominale dolente e limilala alia regione ipogastrica, fisionomia dimessa, polsi vincolati, ven- tre chiuso. — In tale state di egrolanza si presenta air Ospedale di S, Marco, ove fii ricevuta , il di 28 Giugno, quinlo di sua malattia. Una mistura diluen- te con oncia una di olio di mandorle dolci, da pren- dersi a cucchiaio in ogni ora, e dieta assoluta, fu prescritlo alia paziente. Dal 29 sino alia mattina del 3 Luglio, continuan- do i medesimi sintomi, s'insislette con la stessa indi- cazione per I'uso interne; ma ne un salasso dal pie- de, a cui si ebbe indi ricorso , ne 1' applicazione ri- peluta di inignatte a tutla la regione ipogastrica, ne i lo3 rcplicali semicupi e la strclta dieta, valsero a inii^lio- raro ([uel male. — La sera del 3 Luglio iiiedcsimo il vomito fa acconipagnalo ad un lumhrico. II diniane , giorno undeciaio di nialattia e setti- 1110 di ospitalita, correndo con la stessa possa il ma- lore, c volendo insistersi nclla indicazione diretta di ronibatlere T adustita, si adibisce un' oncia di olio di ricini con sciroppo di altea, oltre ai clisteri, contenenti altra oncia deH'olio istesso, i quali vengono restituiti con poclie scibaie, cbe appariscono per la prima volta sin dal cominciamento del male. Lc pareti dell'.addomine inlanto prcsentavano alia osservazione, ed in modo sen- sibile , qiiando a qiiando la forma dclle circonvolu- zioni intestinali, e la sera ricompariva il vomito di bile gialla. Benclie lo addome seguitasse ad essere conside- rabilmente espanso nclla regione ipogastrica, ed a pre- seiilaro le circoavoluzioni sopradescritte , purtultavolta la lingua raeno asciuUa, il dolorc addominale alquanto menomato , i polsi vincolati si, ma non febbrili , il caloro del corpo quasi naturale , la fisionomia al- quanto pill Serena, mi facevano in qualche modo spe- rare che 1' ammalata inclinasse al miglioramento , e furono replicali i clisteri , che disgraziatamente non procacciarono altre scariche alvine. Lo addorae e ancor piu molle il giorno 5 ed il vomito soppresso sin dal giorno innanzi (la solita dose di olio di ricini ed i clisteri ma senza elletto). La sera pero il vomito si riprodussc, i polsi si fecero piccoli, le circonvoluzioni addominali si mostrarono piu apparenti, e comecche la indicazione primitiva si fosse quella i\i procurare qualche scarica vcntrale ( non perden- do di vista lo aitirritare ncllo stesso tempo lo stato nogistico gastro-enterico co' diiucnli), si stro- 19 154- finano goccie quattro di olio di crolon tilium nel- la regionc umbilicalc . La dimane del o Luglio compariva...e con essa il vomito, la temperatura del corpo sub-frigida, i polsi piccoli e filiformi, il dolore ricorrente a tutto il tratto de- gli intestini, che con le loro circonvoluzioni mostravansi in niodo rilevante nelle alternative dell' aumento del dolore, mentre I'aziono dell' olio di croton tilium torno inellicace. Si continuavano, ma invano i clisferi con olio di ricini , e rammalata immergevasi di nuovo nel ba- gno — La ■sera seguente il vomito si riproducc,, con esalare per la prima volta un lezzo sgradevole, cbe potcvasi assomigliare a qiiello di escrementi. Si adi- biscono altre goccie quattro di olio di croton tilium per clisteri , c latte di asina per bocca . II male si avanzava . . . ed il di 7 una cata- strofe di allarmanti sintomi mi faceva incominciare a disperar dclla vita dell' egrota . Ventre ostinata- mcnte chiuso, lingua asciutta e rossa, sete ardente, fisionomia scomposta notabilmente, prostrazione di forze, dolore alio addome assai piu sensibile alia me- noma pressione, lo che per lo avanti non avverliva- si , vomito col solito lezzo, polsi esilissimi , vermi- colari, refrigerazione. Gorrcva cosi sino al quindicesimo giorno di ma- lattia , ed al diciassettesimo , peggiorando sem- preppiii dappoiche i sintomi tutti di una decisa adina- mia apparvero in iscena, la cscrezione delle urine di- venne involontaria ; e le lavande, la frizione con can- fora agli arti inferiori, le sostanze ab-irritanti e di- luenti, propinate internamente , non valsero a nulla; e lo addome llaccido non solo ma rilasciato verso i lombi, quell' adustione cosi decisa di ventre, e tutto il resto do' menzjonati sintomi, mi facevan temere la 00 vicina morle . Difalto il giorno 1 1 Lugiio diciot- lo>iiii. iiilrosuscezionc od invafiiiiaiiieiilo d' iiitoslini— Liii^i .llaiava- si daMddcna— .Mamiale de'casi urgenli in .Medicina— Xap; lSi3. 138 dello addome , la fisionomia dimcssa deU'egrota, i poisi vincolati, i borhorigmi, la costipazionc^ erano segni che apparlencr si potevano taiito ali'una qiianto aH'altra sede moibosa; se non clic il vomito di bile gialla graveolente, e non di materie fecali , suscita- iosi dal principio del male sino alia sera del cinque Luglio, potevasi ripufare come sintoma dipendente da un' affezione degrintcslini tenui piuttoslocbo dei eras- si, uniformemente a quanto fra gli allri scritlo ne avcva il celebre Celso = iS'/ superior pars afjecla est, cibus: si inferior stercus per as reddiliir={\) . Ma se rischiarita in qualche modo esser cost poteva la se- de del male, chiara ciononpertanto resultar non po- tevane la sua forma , e la nafura organica dello stesso. Una schiera di cause morbose mi si parava dinanzi , La cbiusura del tubo intestinalc, o la prcvalen- za di un molo anliperistaltico, a comune senlire dei pratici, sono la causa prossima deir//eo(2) le quali cose possono avvenire: 1 . Per ostacolo meccanico interne come lo adu- namento di feccie indurite nel colon o nel retto, cor- pi estranei, noccioli di frutla, calcoli, vermi (3), vol- volo 0 invaginazione degi' intestini(4-), imperibrazione (1) Aur. Corn. Colsi do Medicina cap. XIII. (2) Vcd. Ihifcland Enchiridion Mcdicura, o indirizzaniento alia pratica dclla Medicina. Dictionnaire Abiege des sciences medicalcs. Dizionario Universale di lames (3) Ilcnrico de Heer. in obs. 24. Miscellan. de' curiosi della natura. Lomraio in Obs. medic. (i) Sotto nonie di volvolo gli antichi sentivano qualunque viva colica avveuuUi uegrinteslini, che faceva diie agliammala- 159 deir ano, e fiin2;ositii c scirrosila del canale iiitesli- nalo, spccialincnte verso il colon cd il rc'lto(l). La causa piio ossero aiiclie estorioro agf inteslini: uii'er- nia strozzala(2), o tuinori comprimenli(3), briglie di nuova tbnna/.ioiie. 2, Per iidiammazionc, e \ Ileo allora iiiconlrasi come sintoma di cnteritido-Goluinbiis (Anal.) rapj)orfa un caso d' inserzioue scambievole degriiitestini di piu di un dito di lunghozza. j\e i veleni, gli enietici o i draslici sono stall esclusi dalle cause dell' Ileo, al dir di Celio Aurelia- no e di Alpino . 3. Per slimolo o convulsionc per la raccolta di bile acre, di cose fermentate, una irritazione di an-i lagonismo per rairreddaniento de' piedi ec. ec. ('i). ti die Ic loro budcUa si nodavano , oppure I'iVt'o o il vomito Ji cscroiiK'iiti. \\\A, ooinc dissi. i niodiTiii so. no sorvono per desi- fiiiaro la iiivagiuazicue — Si c dossa crodiila causa doll" //co , ina puo esisterc senza porlarc ncssim" allorazione alia inacclii- na — Vcd. Leon Uoslaii op. cit. Dictionnairc Alucite op. tit. — Ke tiidi gli ai»li(^lii orano lonlani da qucsta osscrvanlono i^iacclic (lice lames ncl siio Itizionario^^IIa la mai>gior parte depralii-i oss('i\a(o (lie noil si muorc inai di vulvolo seiua sfacelo de- gl' inleslini . = (1) Ippolilo IJosco dice in una donna clic mori vomilando gli cscrenienli , di aver Irovalo iino atloreigliamento degrinte- slini . eJ iin Ininore scirroso uella cslicinilii del colon cU'era pieiio di osscfli aculissinii , da'([uali veniva iiritato c punto, (2) Leon Roslan — ed IliilVland. (i{) Herkring . (His. An. rapporta un caso di restringimento degl' inleslini verso I' orinine del colon e reputa causa lo sini- siiralo accrescimenlo del pancreas, il quale era coperto di glan- dole scirrose , e I' ileo si Irovava oppresso da questa mole. Vcd. pure Morgagui, iMU-sieri , TrauK , .lleli. (i) llo sollo la niia ciira un' iuteressaute caso d'llconer- 160 A. Finalmente per torpore o atonia del iubo intcstinale. Si fu dopo le prime scariche alvine di scibale indurite, die apparirono il mattino del quattro Luglio, giorno undecimo di malattia , clie io cominciai da lungi a sospettare come causa una raccolta di fec- cie indurite negl' inteslini . Questo mio divisamento non credo che possa maledirsi da chichessia, irape- roche: la minorazione de' sintomi dietro tal success©, o a dir raeglio: la lingua meno asciutta, il dolore alio addome alquanto menoraato, i polsi benche vin- colati pure piu rialzati, il calore del corpo quasi na- turale, la fisionomia deU'egrota piu serena, di quanto non la era stata per Io addietro, venivano ad aflbr- zare una tale medica congetlura. No la gastro-enterite poteva giammai fare osta- colo alia mia diagnosi dappoiche , come per Io avanti ho accennalo , essa mostrasi nella mag- gior parte degl'/Ze/ sia causa primigenea, sia conse- guenza di un' ostacolo qualunque avvenuto negl' inte- stini . Una dclle raie mediche mire fu per allro quella di vincere sin dal principio quello stato di llo- gistica irritazione del tubo digestivo, e Io contesla il metodo delta slrctfa dicta, del semicupio, delle ap- plicazioni delle mignatte, nonclie il salasso dal pie- dc, e tutte le aitre indicazioni istesse, che io I'edel- mente ho rit'crito nell' istoria della malattia , le quali , neir atto ch' erano dirette ad abattere la flo- gosi intestinale, potevano indirettamente provocare la espulsionc delle materie fecali. voso in jiorsona di un militarc , csistente nell'Ospedale di S. Marco, live il pazienle e gia convalescente — Mi riserbo a far- nc oggctlo d'altra memoria. Si fu dopo quella evaciiazione vcntrale, e dopo li fiigace miglioramcnto della iiifmna, che se-uila ronsi ad adibire le lavande con olio di ricini Je^niali non corrisposero pero aJJo scopo dcIJa indlcazione Vedendo quindi cho Ja egrota ricadcvasi nel prisd'no sfato, e che il malore correva a gran passi al peo-- gioramento , credci opporluno ricorrere il doij) pranzo del cinque Liiglio, alia frizione di g'occie quat- Iro di oho di croton lilium nell' umbiiico. Imperocche sembra mighor partite in simili casi porlare piuttosto un leggiero aumento e fugace alia irritazione gastro- cntenca, e cercare di espellere le fcccie, causa del male, anzichc permettere ch' esse indurite, stanziando a iungo negl' nitestmi, viemmaggiormente mantenes- sero 1. atlezione summentovata, sendo da per se sole capaci a porlare da un'altro canto una sorie di ma lor,, che tanto bene gli autori, (fra de'quali Giuseppe JLjeulaud nel suo coinpendio di Medicina pralica) ci descrivono. ' Ma qucsta mia diagnosi non duro sino il ter- mine della raalattia , giacche, vedendo 1' ostinatezza c la persistenza della costipazione venfrale, il voniifo di bde gialla, misto alio sgradevole puzzo quasi di materie fecali, nonchc 1' aumento degli altri sintomi incominciai ad abbandonarc quella prima idea' ed a riputar causa occulta una qualche alterazione organica al tessuto degl' intestini. Infatto la necroscopia contesto, che traftavasi rcalmenfe di uno strozzainenlo per briglie pseudo- membranose di nuova formazione, esistenli aflorno 1 mtestino jleo, alcuni pollici al di sopra della val- vola jlco-cecale o di Bavino. E qui cade in accon- cio il rjpctcre quelle parole da me prese ad cpigra- 20 162 f'e (lal oelebre Riolaiio = Qaisr/uis enim ai'tificiose corpora humana secare Jiovii, eorumrjuQ singnlas parlicidas diligenter inrjuirit , ex his latentiuin morbo- rum causas et socles facile inlelliget. Le pseudo-membrane sono un' indizio certo delJa preesistenza di una flogosi alia loro formazione, per- che conseguenze ordinarie della medesima. Sogliono per lo spesso rinvcnirsi nella maggior parte dclle su- perficie libera, che sono state sottoposte ad un pro- cesso flogistico die vi ha dato origine , non gia nel tempo di sua maggioie acuzie , ma nel periodo della sua remissione (1). La peile spogliata dell' epidermide , le vie aeree, la maggior parte delle membrane mucose, ce ne pre- sentano vari e reiterati documenti (2) — Ne diversa si crede 1' origine della caduca dell'utero (Epichorion) formatasi durante la gTavidanza(3). La formazione delle pseudo-membrane e una delle conseguenze nell' infiam- mazione delle arterie e delle vene, come ci rapporfa (1) Cniveilhier — Essai sur rAnalomie Patologique . et sur les trasformations et produtions organiques en particulier — Paris 1816. Roche c Sanson — Nouveaux elemcns de Patologie Medi- co— Chirurgical.— Paris 1828. tt. 3. Diclionnaire abrege op. cit. (2) M: Ciiaussier rapporta un caso singolar. Ved Traduct : de la PjTct. de Sellc par M: Nanche, not. (3) Evrat lia osservato che le donne sterili rendono dope il coito , e ordinarianiente al periodo mensile, una membraua simile alia caduca; da cio Moreau (Dissertation sur la mem- brane caduque 1814.) ne pensa: che I'eccitamento prodotlo pel ceito c sufliciente per formarc la membrana caduca, senza che la fecondazione avesse luogo . 103 no Hunter e Mekel, e poi un fenoineno dc'piu co- muni ncirarleritc, secondo Scliwilgue (1), In quanto a quelle die si osservano nelle siero- se, che tapezzano la cavita addominale. esse par che presentino moltiplici varicta forse, a niio senlire, per la niaggiore movibilita degli organi, co'quali vengono in conlatto. Volendo dare intanfo uno sguardo intorno alia formazione delle pseudo-nienibrane, porche utile rie- sce al mio assunto, hisogna ritenore che dopo sva- riate opinioni si ha delto: ch' esse non sono dappri- ma che delle granulazioni biancasirc, ben dislinle dai tubercoli miiiari. Divcrsi autori, e piii che allri Lel- lius, Bichat e Gruveilhier, vi hanno fisato la loro particolare attensione. Queste granulazioni pcru in origine altro non sono che il prodotto dclla esalazio- ne della superficie infiammata, eve il sangue porlan- dosi con maggiore appulso di quelle che ammetfe lo stato normale fisiologico, accresce raorbosamenle lat- tivita separatoria degli esalanti, che rigettando i loro morbosi prodotti, cuoprono la membrana afTelta di uno stralo sottile di plastica sostanza, la quale, mer- ce la continuata azione del tessuto sottostante, che vi ha dato origine, forma una membrana inorgani- ca, biancastra, dimaggiore o minore spessezza, che porlasi qualche volta anche alio stato di vera orga- nizzazione. Oi le hriglie pseudo-membranose, che Ja necro- scopla presento nel cadavere della Mannino, altorno rintesliiio ileo, come pure le allre morbose produ- zioui, che riunivano la Iromba del Falloppio e I' ova- (i) Mcinoirc «lc Sclnvilgue sur Ics Inflammations artcriel- les e veincnses (IJibliolli: medic.) 164 ja del lato destro, erano dotate di tale tenacita e consistenza, quanto davano facilmente a divedere, che il processo flogistico, da cui ebbero origine, fu an- teriore ali'uUiraa catastrofe morbosa, che rapi da'vi- venti quella infelice. Lo che altronde chiaro risulta dal visibile ingrossamento dellc glandole meseraiche, dello stato di marasmo ordinario all' inferma , non- chc dallo alviflusso, cui era stata presso che abitual- mente e da lungo tempo soggetta. lo credo dunque: 1. Che la Manniiio trovavasi correlta da lenta e cronica entero-mesenterite, la quale diede origine alia formazione dclle briglie pseudo-membranose , di cui piu sopra e parola. 2. Che una flemmasia acuta superveniente, riac- cesa, forse per la qualita e la quantita delle sostanze cibali, di che fece uso la egrota, o per altre cagio- ni a me sconosciute, concorse alio strozzamenlo in- testinale, giacche, se la sola flogosi e stata qualche volta sufficiente a produrre lo strozzamento, come piu sopra ho accennato, questa flogosi medesima associa- ta alia situazione ed alle aderenze delle briglie, esi- stenti nel caso descritto, ne spiega perfettamente la patogenesia. 3. Che pria dell' ultima forma acuta della ma- lattia, ad onta della presenza delle briglie pseado- membranose sopradescritte , la capacita dell' ileo non era cosi sensibilmente ristretta da produrre rolabile ostacolo al passaggio delle raaterie, che scendono na- turalmente da' tenui a'crassi inteslini, i. Che r accennala capacita dell'ileo comincio gradatamente a diminuirsi dacche la flogosi acuta, che costitui r ultima forma morbosa, comincio a suscitarsi in quell' ansa intestinale, in modo che lo strozzamen- 165 to, gradatamenle accrescendosi, noii addivonnc com- plelo so non negli uHimi periodi dclla malattia; giac- che il fluido bilioso, clie si rinvcnne al di sopra co- me al di sollo deil'ostacolo esislente ncll' ilco, cliiaro addimostra die questa comunicaziono dovetle essere interrolta da un' cpoca non nioito lontana. 3. Che questa materia biliosa istessa, restata quasi stagnanle negl' inteslini crassi, non venne fuori espulsa a motive che I'azione antiperistaltica (seb- bene suscitala da un' ostacolo meccauico che frappo- nevasi tra 1' cstremita de' tenui ed il principio dci crassi intestini), doveva sicuramcnte prevalere suU' a- zione espulsiva dcU' ultima porzione del lubo di- gestive. 6. Che la materia puriforme rinvenuta nolle an- fraltuosita esterne, e nelle circonvoluzioni degl' inte- stini, era 1' efFetto di un proccsso di flogosi, suscita- tasi tanto nella superficie del peritoneo che rivestc le pareti addominali, quanto in quella che ricuopre gl' intestini; processo di llogosi, o conseguenza della irradiazione della flogosi interna de' medesimi, o dai forti e ripetufi movimenti del vomito. Sembra dopo le r^terate osservazioni 'che i casi di strozzamento per pseiido— membrane , rc- gistrati negli annali della medica scienza, se non pos- sono dirsi rari pe' crassi intestini, tali pero riscono- scer si debbano pe' tenui. Sono quest' ultimi, e vero, piu soggetti a' reslringiinenli />e/- causa tV infiamma- zione, di quanto i primi, anzi I'intestino ileo presen- ta una niaggiore attitudine ad esserne alTetfo, Ibrse per la tciuiila dt'lle sue pareti. Dice inl'atti Portal : Qualche volta gT intestini s'incollano entro essi a se- gno di formai-e una massa concrela, e seml)ra che neir ileo si e osscrvala a prcfercnza tale coalizzazio- 166 ne viziosa= e questa osservazione non sfuggi alio acu- te Morgagni nel siio trattato: de sedibus et causis morborum per anatomen indagalis , nc a] celebre LieutauJ nellc osservazioni- inlestina invicem implica- ta et accreta; e fu cio, a mio opinare, che fece pen- saro a GuiJo Palen che il volvolo proviene seinpre da disposizione infiamniatoria dell'ileo. Ma analizzando i fasli che infinadora possiede la scienza, non Irovo se non nclie memorie dell'Acca- demia Roale di Parigi M. Dec. Lxxi. alia pag. 103 del vol. IX, una sola osservazione di slrangolamento de' tenui, avvenuto per pseudo-membrane , rapportata dal Sig. Moscati, la quale porta per litolo: Observa- tions sur un elranglemenl particulier d' inteslin , e che sembra avere raolta simiglianza con quella da me descritla. Tutti gli allri casi di slrangolamento registrati dagli autori, trovansi relaiivi mcglio agl'in- testini crassi che a' gracili. Rostan infatti dice di aver veduto degli strangolamenti degl' intestini, per causa di pseudo-membrane, ma le sue osservazioni riguar- dano piuttosto i grossi e non gia i tenui ; lo stesso puo dirsi per Cruveilhier (Anatoraia Patologica del corpo umano) il quale rapporta un caso di strozza- mento interno per una briglia circolare formata del- r appendice epiploica, osservato dal Rostan medesimo, nonche di quell' altro che leggesi negli Archivi di Medicina (1) ; difatto il rapportare come segno di strozzaniento il vomito di materie fecali pare che viemmeglio confcrmi la mia asserzione. Nella Mannino esso non si mostro dapprima che (1) Ved. Archives de Medccinc tt. 19. paq. 332. an- nc 1829. 167 di bile gialla, e sc in sei!,uito i materiali dalla rne- desima rigettati col vomilo, sempre fluidi per altro, esalarono un puzzo sgradevole , che avvicinavasi a quello di materie fecali, (beiiche in nessun periodo della malattia ne assunsero intieramente i caralteri) facile n' e qui la spiegazione , giacche : le sostanze chc s' introducono nel tubo digcstivo, in proporzione che vengono ne'diversi tralti del medesimo sottopo- ste a successive mutazioni e cambiamenti, spoglian- dosi delle parti alimentizie, che lo assorbimento ha fatto perdere alle medesime, lungo il Iratto principal- mente de' lenui, acquistano gradataniente , e non tuUo ad un iratto, il carallerc locale, che intieramente rivestono ne'crassi. Onde ne siegue : che dato uno ostacolo nieccanico nclla cslremita dell'ileo, e non gia in una qualunque porzione de'crassi intestini. le ma- terie vomitate non possono rivestire tutte quelle qua- lila giustamente volute dal Roslan. E quindi che se la mia osservazione riguardar non si puote come as- solutamente nuova, tener si deve per fcrmo pero, che dessa e una di quelle che di rado incontransi nella pratica della medicina. Resterebbe qui solamente il parlar della cura- gione del morbo, impcroche tutte le mediche lucu- brazioni ad altro scopo non son dirette che a vincere le magagne, dalle quali viene spesso spesso afllitta I' u- nianarazza, ma sforlunatamente per noi, il seguace del- I'arle salutare scbbene sia tcnuto da un canto a ri- conoscere la malattia , dall' allro non gli e sempre pcrmesso di lottare cogli occulti lavori , e co' disor- ganizzanti processi di natura , dappoiche superior! talvolta cssi si rendono agli umaiii sl'orzi , cd il ce- lebre Frank padre ci rammcnla infatti: Mcdicus nu' iurcB minister non imperator. 168 Uno di quesli deplorabili casi si e per lo ap- punto qiiello da me descritto, e quindi tornerel)be di nessun conto parlar qui della curagionc in simili for- me morbose : il pericolo e si considcrevole, e le ri- sorse dell'arte sono si deboii, che a man franca pos- so qui rammentare cio che diceva Japide ad Enea per la sua guarigione: Non hoec humaJiis opibus non arte magistra Proveniunt, neque te Enea mea clextera servat: Major agii Deus. MEMCIKIE DI GEOGRAFIA F1SIG0-3IEDIGA SlllE PRI^OIPALI ACQUE STAGXVIVTI DI SICILIA E SILLE Fi:i;i;!{i i.vtkumitte.mi a cue metton cagione 33IL T)v a2T?3333>:a a:i3t?3)2f3j> Qaa^-y^^aaa SOCIO ATTIVO SBGBETAaiO ALLA SEZIONE DI STORIA NATDRALE, CORRISPON- DESTE DELLA SOCIETA SENHENBEaC, A«A DE. CUBIOSI DELLA NATUBA DI FRAUKFOHT SUL BENO, PELL' ACCADEM.A D. MEDICIKA DI PADOVA, DEL_ LAGRARIADIPESARO. DI QUELLADEL PETRARCA d" AREZZO, DELL A MEDICA D .BCORACGIAMENTO DI MALTA, DEI F.S.O-CR.T.CI D. S.EN A. DELL A F.S ICO- MEDICA DI FIREN18, DELLA REALS ACCADEM.A ' PELORITAKA Dt MESS.KA. DELLA lATROFIJICA DI PALERMO. DELl' ACCADEMIA Ob' ZELAKTI DI ACL REALE EC. EC. MEMOIUA QUINTA lATTI CIJMCI SPETT.4MI LA .MALATTIA PERIODICA LETTA m:1.LA T011>ATA OIlDlJiARIA DEI. 28 KEDllARO 181!;. ;;N'iiu;:tr^.: i;\ ;•■; ; 'i.'CiLvM^ii ''r.^:. 'i^c: o T .V ^ T ^? ■« n :< ^ c, -j ( ». a , -i '.; , ( ir;i-;-J ■-.'■i iu /■. jis iHC'K ^i.Ti.i':^^ 5;).i/:!j:v uvf '.•:/:, <■■ ■ !1/ f'i'OI t-trAf. I'i", I ; a OSSERVAZIONE UNDECIMA FEBBRE PERNICIOSA BIFORME COLERrCO-ALGIDA Cfiuseppe Leonardi nel primo fiorire dogli anni, fempcramcnto sanguigno nervoso e di atletica co- slituzioae , avcndo dimorato in sul finire di agosto sotlo il cielo palustre dolla campagua S. Giuliano nel vicinato d' Agosta, ed cssendosi mollo Iravagliato ncgli escrcizi intcmpcrali del suo mcstiero , tragittavasi in Nioolosi sua patria, malconcio della persona c af- fralito di forze , quando la diinano del suo arrive rahi)rividato sul vespro intensamente sul dcrmc, vien prcso da febbrc con polsi frequcnlissinii piccioli sole ardenlc lingua rossa esiccatacerebralgia; ma il fondo della pcrniciosita manifestavasi a preferimento con una localizaziono rilevantc all' apparecchio gastro- inlestinale ad inimagino colerica . L' egroto pativa laboriosa vomizione di materie muco-biliari, e numerose scdute di ventre sero-mucose, socialc a dolor tormentoso alia rcgione mesogaslri- ca , da andarc cinquania volte al cesso in meno d' un era , cho lo feccro sincopizzare piu volte ; lo consigliai iuallora ad usare 1' alburaina gelata le pit- 172 time di neve i sanguisugii topici i bagni le mucilai* gini oppiate ; ma la malatfia ostinata ad ogni argo- mento di medicina correva perlinaccmenle il suo cor- so , e cedeva dopo uu giorno di continuazione inces- sante ; irascorso pero sei ore di chiaro intermetlimento r egroto era nuovamente dal frcddo inveslito, il quale lungi di minuirsi grado grado crescendo si ridusse a frcddo intensissimo e pcrmancnle ; la cute osser- vavasi gelida piu dei ghiacciai alpini , e di color plumbeo quasi, la fisionomia ippocratica, i polsi bussi e sigui agonici, la respirazione picciola rara. rinnervazione cerebro-midollo-ganglionare aflralita che 1' alito della vita era a smarrirsi vicino . Correva questo sintomatismo mortifero lo sicsso aiilecedenle periodo dietrocche via via riappariva il calorc, ricomponeasi il viso, atlivavansi i polsi , la re- spirazione meno incompleta i'acevasi, 1' innervazione ripigliava i suoi salutevoli inilussi e 1' intero orga- nismo nel Ireno di tutie le sue funzioni vicinavasi alio stato normale . Diagnosticando il raalore per una periodica per- niciosa biforme colerico-algida che presentava un im- magine diversa ad ogni parosismo novello, a tipo coti- diano , a pericolo , imminente , minislravansi oUanta acini di zolfato di chinina , roborato di una bollitura concentrata di china con plena tolleranza gastrica . Riveniva la febbre assai licve senza collegarsi a veruna organopazia perniciosa, e durando sul feb- brifugo chinico al nuovo intervallo di sanifa, I'inler- mita avea cessamento, e 1' egroto senza patir ricadute trionfava pienamente del morbo . 173 OSSEIIVAZIONE DU0DECI3I.\ FliBBBU PERMCIOSA TRIFORJIF. COPfVULSIVA-GASTRO ENTER ALGICA-UELIRAME Un ^ignore di noslra cilia di forse vent' anni I)en coni])losso della persona e un fior di salule maisempie, avendo respiralo aria corrolta per soprawtnlere i suoi afl'ari in luoghi intarsiali di marosi molliplici, e al- r av\icendanienlo sponendosi del calori diurni e dclle piaccvoli aurcUe notlurno , all' apparir di seltenibrc deir anno decorso menlre costiluzionalmente campeg- giavano le malallic ad inlermetlimenlo informava di una pcrniciosa periodica polimorfa di cui ecconc la renonienologia . Prcso iraprovviso innanzi il meriggio da freddo moloslo a tulla la cule svihippavasi pircssla risentila con poisi forli vibrali , calor mordicanle fisionomia accesa cerebralgia selo lingua sopraccarica d' inlonaco bianco giallaslro svogliatezza alia cibazione senso di peso air opigaslro coslipazlone . L' espressione fenomcnica pero di maggior rilevan- za , che collegavasi all' andamenlo piressico , e che alHigeva moleslamente senza intramessa 1' egrolo, era uno sconvollo esercizio dell' innervazione molrice circoscritla ai muscoli del torace e dell' addome , che presenlava i chiari carallcri d' una convulsione par- ziale , e che cominciando dai muscoli addominali stendevasi ai toracici . Operavasi un sanguisugio mo- roidale, il bagno tiepido ileratamenle ministravasi un lassalivo e la dicta severa ordinavasi come la copiosa bcvanda . Durava la febbre c il sintomalisrao descrilto 174 menomato per gli usati rimedi 1' intero giorno e la nolto avvenire, e grado grado scioglicvasi senza iper- secrezione dermica priacche I' alba mettesse . Seguiva r intcrmcttimenlo morboso ore otto dietrocche antici- pando r aggresso pressocche un ora rimostrossi la febbre con violenza maggiore ma coUegata ad una nuova localizzazione organopalica ; molestava regrolo dolor peracuto alia regione gastro-enterica espan- sione meteoristica costipazione sele ardente lingua rossa insecchita polsi piccioli concentrati IVequenti smania jattitazione , iXon lasciossi di pormanere sulla medicazione abirritante a minuire i disordini funzionali d' csalta- zione che costituivano il sintomatismo del morbo , e i disordini gastro-enterici a preferimenlo, che i'aceva- no la organopazia dominante e operossi un salasso capillare dall' addome un semicupio tiepido e i lassa- tivi per la via dello stomaco epicraticainenle e gli cncmi leggiermente oleosi . Teneva la febbre e il dolore 1' andamento me- desiino scbbene nella violenza scemalo e come ii parosisnio acccssionale primiero, e scioglievasi inle- ranicnto senza ipercrinia dermica priacche ii giorno apparisse . Ma dopo ore otto di sosta piressica incrudeliva il parosismo novello coUegalo ad una sede diversa che il marchio distintivo formavane , ed ecco la maniera come pigliava a moslrarsi ; precorso un brividio molestissimo al muover della febbre primiera che peracuta raostravasi , 1' ammalato sregola nel- r inteiletto e in aberranza si moslra, con volto gran- demente acceso, occhi scintillaali ipcremizzati abba- stanza calorificazione rilevanle , c dopo brev' ora era dato in furioso delirio che lasciando il letto fuori 175 casa metlcasi c ju^r !c slrnde corroa da nunfeccallo clio a male sleiilo raggiuiito pote alia sua dimora condursi . iii'i'wi E i salassi capillari leinporo-jugulari e dair csfre- mo torminale della pitiiilaria o ii mclodo dclla roper- cussione con adadar ncvc sul capo e fomento calde ai piedi c i lassativi c Ic pozioni nitrate c i bagni niiiiuirono solo la violonza del morbo il quale cor- rendo il suo neccssario corso veniva all' iiitcrmetti- niento palese dopo di che Ic funzioni si facevan normali. Pienamente convinli in allora che il corrcrc di quella egritudine perniciosa portava il netto niarchio della pcriodicita, scbbeno nelle sue fasi successive presontava una diversa e speciale organopazia, non indiigiossi per nidia alia indicazionc accessifuga la quale soddisfaceasi usando cinquanla granclli di zolfato di chinina ; riveniva la febbrc all' ora antime- rigiana assueta, ma iniziala di parco brividio e senza collegarsi ad uno specialo turbamento morboso e senza salire in acuzie, e istando sulla medicaziono acces- sifuga minislravansi trenta acini di chinino alia nuova inlramessa piressica e la malattia avea finimenlo . OSSERVAZIONE DEGIMATERZA FEBBRE PERNICIOSA TRIFORME PUUIOMCO-DELIRANTE-EMETICA Vito Longo del paescllo Nicolosi pubere di pochi anni ma di corpo immalsanito c macilcnto stanziando suir agosto del milleottocentoquarantatre nell' atmoslera niarosa dcd panlano ovo una nebbia bigia pcsante gra- vida di morte avvolge ed appanna I' intiera pianure, reduce di pochi giorni al ciclo natale presso il ma- 176 riggio rabbrividava fortemente alia cute e sviliippavasi febbrc violenta che sociavasi a tosse molesta espetlo- razion riigginosa dispnea rilevante malagevol decu- bito sul lato sinistro dolor oltuso alia regione tora- cica sinistra che coi moti meccanici del respirare inacutivasi , sintomatismo che faceva dubitarci d' una pneumopazia . Indicavasi toslo una sanguigna d' una libra dal braccio , la pozione stibiata orariamentc, I' astincnza cibaria, e dopo otto ore di si aflligente fenoincnalismo la condizione dell' cgro immegliavasi e all' era decima del turbamento primiero baudivasi ogni sollerenza morbosa e la sanita rimetteasi con sterminato sudore . Nel susseguente mattino pero c piu ore avanti del giorno decorso F egroto comincio ad infreddare in tutto il dcrme di nuovo , surse la febbre arditis- sima con tutti i suoi turbamonti caralteristici , ma con nostro sorprcndimento il patire rcspiratorio non riapparve per nulla, e veniva innaozi un encefalopazia rilevante che le funzioni degl' intelletti , come quelli di sensazione e di locoinozione aprivano molte niani- festazioni patologiche ; capiplenio continuo cercbralgia intcrcurronte peracuta, fisionomia accesa occhi ipere- mizzati scinlillanti allucinazioni visorie zufolamento auricolarc jaclilazione moviraenti irrecpieti aber- ranze e poi delirio forte che rifiutava i farmaci e qiialunque soccorso e un schiamazzio di voci faceva che mcttcva paura, c con sforzi volcva fuggire dal letto die vinccva la resislenza di due persone che aveano iinperioso volere di rilcnervelo . Trovandomi cosi a niedicare Delia nuova fasi del morbo una piressia peracuta congiunta ad iperemia cerebrale delirante, un sanguisugio sincipito-nasale operavasi bagnature craniane di posca gelata incon- 177 correunza coi topici calJo-umidi agli estreini degli arti un lassalivo per le vie dcllo slomaco limonee fredde a tiitla bevanda . Colale terapcutica fugava il delirio provocava varie mosse di ventre minuiva la febbre , ed era la una dopo la mczza nolle quando colava la diaforesi . cho pose termine alio solTerenze descrille moslrandosi liberc alfallo la facolla dclla meute regolare 1' eser- cizio delie f'unzioni dell' intero organismo . Non appcna pero correvan sci ore dell' intervailo di saiiili'i chc il parosismo viemmaggiormenfe nell' in- vasione anlicipando piu violento spiegavasi dielro fortis- simo freddo ma socialo a sembianze patologiche di gastropazia che fissavano una terza fasi morbosa ; moiestava 1' egrolo vomito laborioso di malerie or muco- sc or gialle, che crescea a dismisura a chiiinque so- slanza [)igiiavasi di bevanda o di cibo ; e queslo fcno- ' mcno niorboso ostinalo ad ogni rimcdio e agli antio- mielici e al bagno e agli stu])e(iicienti c al freddo, cor- reva per tutia la durata dclla t'ebbrc e con essa veniva a Unimcnlo ; ma in quesla terza apparcnza morbosa non riapparver per nulla i fenomeni pneuniopatici o di cnceialopazia . Rilcvandoal palesc imperlanfo dai Iralli caraltcri- stici dolla fisionomia morbosa nclle difTcrcnli fasi evulgata e dalle tipiche rivoluzioni febbriii, il correre intermit- tcnle cotidiano del niorbo, inonta del rapido variar di sua immagine, che in ogni parosismo novello la feb- bre collegavasi a localizzazioni morbose di tessuti di- versi , gindicossi indicazionc .sollocita oslare al nuovo • parosismo febbrile usando il podcroso farmaco chi- nico che ministrossi alia quanlila di ollanla acini . Suir asserare del nuovo eiorno rimostrossi la febbre seniplice lieve senza fenomeni morbosi di per- 178 inciosita, e islando nella meclicazione accessifuga 1' ira- raincnle parosismo aborliva e 1' egrolo andava a sanita . E perchc gli osservamenti descritti oil'rano un interessanienio ondc averc un ricordo ncgli annuaii clinici della malatlia periodica, e perchc la dcduzione razionale c la direllrice do' passi della vera scienza io qui senza iutempiTanza di teorizzare fo innanzi senlare qiiakhc Lrevissima riflessionc . E primamenfe i fatti descrilli al palese dimo- strano col loro sinlonialismo ad ogni parosismo no- vello niulato, clie Ic lesioni locali nclla nialallia pe- riodica, Ic disnervie , le ipereniie; come la febbre , riduconsi a turbamenli meramente secondari chc stanno in dipcndcnza mai sempre della lesioiie del sangue deir emopazia chc; costituisce il I'ondo del morbo, come le manifestazioiii patologicbe moltiplici nolle tossicoe- mie pioemic sililido-oniio sctlico-emie dipendono dalle alterazioni primitive che il sangue prescnla in questi malori ; diguisache il caraltere distintivo di questo gruppo nosologico delle nialattie paludali iion sla neir eventualita delle forme delle localizzazioni ver- salili del tipo fugilivo variabile, ma nella causa or- ganica produttrice dell' insieme nell' alterazione del sangue . Ollraccio i falti descrilti rilevano bene che questi turbamenli secondari siedono al sistema ner- voso parcnchimale doll' organo , ove la localizzazione costituento il cosidetto sintomo pcrnicioso palesasi, e che si fa d'una sempliee lesionc dinamico-iperemica la quale cede come fiaisce la febbre. E cbiariscono ancora allresi chc la febbre perio- dica e le organopazie speciali che vi si collegano nei casi descrilli erano fenomeni morbosi senza rapporli di causalila ma cocsistenli seraplicemcnte fra loro e 179 in dipcndcnza dirotla della lesionc del sanguc su die il miasma porta la primiera azionc c che ne costi- tuisce r csscnza morbosa . E voleiulo fame diagnostico io le classifico per febbri perniciosc polimorfe a fondo unicamente emo- patico a localizzazione palologica varia in ogni paro- sismo accessionale novello . La mobilila dclla scdc c la varia organopazia che ad ogni ritorno piressico metleasi innanzi che fenome- nizzavasi con imraaginc morbosa intcramcnte diversa, raccliiudcsi nei casi singolari della clinica delle ma- latlie miasmalichc periodiche , c polrebbe con raolto probabilismo dirsi spccialc alia Sicilia nostra e ai climi alVicaai , meltendo a considerazione le rarissime fiale quanJo queste piressie polimoii'e nei climi nor- tici osservansi . II sistema nervoso cerebro-midollo- ganglionare ipersviluppato c ad azion csuberante del- r uom di Sicilia c la viriilcnza che assume il miasma appo noi possono in alcun mode prestare ragione deir osservazione delle perniciosc periodiche polimorfe neir isola nostra, perciocchc resta oggidi dimostrato dai Iravagli geografici di Bondin che la laliludinc puo essere considerata come esercentc un inlhicnza tragrande sulle forme di ccrte manil'eslazioni pafologichc. Da ultimo 1' osservare in questi tre casi palologici come in molti allri che del ienomenalismo morboso il finale sintoma che emcndasi e la febbre, c che essa rimoslrasi ancora dopo essere inlcramente disparse le local izazioni perniciosc di tanta rilcvanza , ci fa con probabilismo inclinarc al pensiere , che il fenomeno febbre e la solTerenza piu iramediata c diretla che sta pii'i slrettamente collegata con nesso di causalita air attossicazionc del sangue , e che le organopazie speciali che fanno la perniciosita piii rilevante sono 180 manifestazioni patologiche secondarie alia febbrc, che avveransi quando la lesione del sangue e rilevante di troppo e il miasma da che venne in genesi ha viruletiza letale . OSSERVAZIONE DEGIMAQUARTA FF.BBRE PERNICIOSA DEUUANTK L AZIONE DEL ClII.NACliO Fl GA LA FEBBRE PRODLCE l' OTITE Sl'PPL'RATA Rosaria di Gregorio il quarto lustro della giovi- nczza segnando a tcniperamento sagiiigno e di bella orditura, dimorata nel luglio in atmosfera marosa, tra- vagliasi di febbre che segui per cinque giorni il lipo continue non niai carattei'izzata nei suoi raccendimenti di I'reddo ; al declinare del quinlo si dibassa la febl)re (lei tulto con diaforosi proliisa , ma corso un giorno di salute perfelta riappare la piressia alta violenza nolla sua lenomenologia prescntando, e senso di ac- cension i;cnerale, e sele ecccdentc e aberranza e de- lirio e difficilezza di arlicolar la parola e mdi niani- festa balbuzie . Indicavasi la flebotomia il sanguisu- gio della piluitaria che IVutlavano una libbra di sangue , le bagnature di fredda posca alia fronte in concorrenza delle fomenle calorose agli ostremi degli arii indicavasi un lassativo e le limonee f'redde per via dello slomaco . Sotto questo regime terapeutico la febbre via via dibassando veniva a dissiparsi del tutto dopo aver dnrato due giorni con sterminala ipersecrezione dinamica . Corse sei ore d' intramessa pirelica 1' egra fu colla di nuovo da freddo lungo gagliardo che dissi- 181 pandosi dava sviluppo a piressla risenlita sociala ad un cams profondo clic Ic funzioni degl' intelletli come quelle di sensaziono di loconiolilila erano depresse viemollo ; le separazioni intcstinali uriiiifcre succede- vaiio senza sapula dcH' cgra, la fisonoraia niiravasi acccsa vulfuosa i poisi ballcvano forte e con niolta frocjucn- za ; cosi medicare dovendo un iperemia cerebrale profonda con piressia risentita, una sanguigna dal braccio ilcrossi, un profuso sanguisugio sincipilale e la repercussionc facevasi ; no omelteansi i rimedi terapeulici che debilitano indirellamente chiamando i movimcnli organici in punti lontani , c le revulsion! cantaridate e le sinapizzate praticaronsi ai mcmbri ad- dominali e i lavamcnti catartici per la via del retlo . Solto cotanta medicazioiie il coma alleggeri , dechinava la fcbbre, dcUe separazioni fecali accaddero, e indi a poi aprissi la diaforesi die pose termine a tulte le turbazioni morbose . Fatto sicuro diagnoslico del micidiale raalore e fissato r andamento periodico doppio terzano , e 1' in- dole pcrniciosa del morbo coglievasi felicemente 1' in- lervallo apircssico , e usavansi quaranla acini di chi- nina zolfata con plena tolleranza gastrica . Uiveniva la dimane la febbre lieve di grado svestila dclla micidiale encefalopazia e dali altri vcnti acini di zolfalo la febbre fugossi senza nuovo ritorno . Ma dopo diciotto ore deli' usato accessifugo oltre r ordinaria sordia 1' egrota affligevasi di dolore ad ambe le orcccbie cbe per sei ore si mostrava soffri- bile, ma indi inlieriva a tale cbe 1' cgroto ne menava snianie, c ad esso sociavansi tutti i turbaraenti d' una flommazia degli oreccbi la quale correndo il suo corso per\icace a tutti i rimedii, venne a suppurazione e bastevoli marcie colarono d' ambi i canali uditori per 182 vari giorni e poi ridiissersi ad uno scarso gocciamento clie potrasse olto giorni dietrocche vennc a lennine irnpiegando i dovuli rimedi, die dissiparono lo zufola- mento auricolare e la sordia che molestavano colanlo la egrota . OSSERVAZIONE DEGIMAQUINTA FEBBRE INTERMITTENTE TERZANA IL CHINACEO FLGA LA FEBBRE PRODUCE LA OTITE SUPPURATA S. L. adulto d' anni quaranta robusto della persona e di temperie di corpo apcrtamenfe sangui- gna, non mai raoleslalo da morbi di veruna sorta no di reumatalgic abituali, per esser rimasto alcun lem- peramento nei dintorni d' una palude nella stagione eve vieppiu il sole dardeggia, e quando maggior vi- goria assume 1' esalazion dell' elfluvio pali di piressia periodica che seguiva il tipo manifestamente terzano , Nolle sue invasioni scortata da brividio risentito che tulla la persona aggrezzava , e che si protraeva piu tempo melteasi innanzi dipoi il ienoraeno della febbre che vcslcndo la piij semplice forma delle in- lermittenli terzane dopo dodici ore di corso vedeasi alio stadio del reprimento e dissipavasi poscia del tutlo come prorompeva 1' ipersecrezione dermica ; e 1' intermeltimenlo febbrile traovasi un giorno dietroc- che risorireano colla stessa successione i fenomeni prementovati . Gorrea piu tempo com' e uso del volgo la ma- laltia abbandonata a se stessa, ed avvisando perche licve di grado che mettesse fine da se non tenean pensiero i parenti di darsi alia cerca di medicine e 183 di medico. La piressia impcrtanlo scioili i freni ad un libero corso acuiva ad ogni ritorno vieppiu c con- vinti cosi che il niorbo procedcva piu innanzi si ri- chicse un soccorso medico . Osservato iiiallora 1' infermo e preso conto del- r andamcnlo dal malore seguito indubhiamentc conob- bescne il lipo e 1' indole intrinsica e cosi dalla dia- gnostica passando alia curazione diedi opera pria alia medicina purgativa poicbe e alia densa pania ^della lin"-ua e al senso d' espansione addominale e all' adu- sticila de' crassi rilevavasi chiaio 1' esistenza d' una colluvic gaslrica, e si vcnne di poi nell' epoehe del- r intermellimento all' uso dell' accessifugo pcmviano in dose di trenta granelli tanto appunlo segui . La cbinina zolfata impcrtanlo dall' apparecchio eastrico piu che mai ben sollerta perche alio stadio del- r apiressia mostravasi abirrilalo del tulto, facea breccia e risfava i ritorni fobbrili, quando dodici ore dopo il suo uso si molestava 1' egroto di fastidiosaggine inquiela c d' un ccrlo indolenziraento ad ambe le oreccbie che pill a piu aggrandendosi in violenza ed in grado vestiva la immagine sintomatica d' un affligenle otal- gia e fra non guari con essa tutti si posero innanzi 1 fenomeni d' un acutissima otite . Si travagliava 1' infermo di ronzio di fischiamento di ooni'usione ad ambi gli orccchi c di scemamenlo deir audizionc , molcstavasi di dolore lancinante ai due organ! uditori medesimamente ch' estendcasi persino alfa gola, che mcttca dilficilczza alia deglutizione e che ad oltranza aggrandivasi pei movimcnti del capo per la tosse per "la masticazionc e per lo sodiare del naso: ma in tanfe moleslie gli organi primor- diali dcir organismo si vcdevano illesi e la circola- ziono soUantu una qualchc turbazione mostrava . 181 Gosi stando le cose e nulla inlralasciando onde veder modo a rifornar la salule avvisai vantagge- vole un salasso flebotomico e saiiguisugi topici c metlere in piedi delle niedioazioni rivulsive ciitanee ed intcslinali e dclle medicazioni narcoliche . Pero la morbosita mal' augurosa non sostavasi nel suo andamento che anzi cosi crebbe il dolore che 1' egroto ne mcnava smanie e alia disperazione traeva . Dopo dodici ore di cosi allligenlc malore ove i moltiplici rimedi usati appena inducevano temporario nielioramento delle marcie vcnnero fuori in abbon- devole copia che rainuirono solo il dolore senza met- iervi posa e senza arrecare allegerimento a tulti gli altri sviamenti che le forma costituivan del morbo . Piu tempo duro si eccedente escrozion puogenica dielroche la otorrca si ridussc a parca quantila, ed indi a poi ad un solo gocciamento che si prolrasse sino al cinquantesimo giorno, e lo zufolamento auri- colare e la sordita non svanirono, e queH'integrezza d' azioni fisiologiche dell' audizione non si racquisto che dopo tre mesi semprc insistendo e sui melodi rivulsivi e sugl' interni pcrturbatori . E per venire ad argomentarne alcun che metfere innanzi le induzioni che sorgon del fatto e da dirsi primanienle che lo sviamento morboso d' ambi gli apparecchi uditori sopravvenuto nel corso della pires- sia intermittente fu un' affezione, flemmasica che dava fondo nei piu riposti recessi della cavila interna udi- tiva e cho rilevavasi chiaro per la congrega de' suoi caratteri dillcrenziali e per la sua lunga durata e per le condizioni dell' avvenula puogenia e per il dolore profondo che 1' otito fu tutla interna anziche eslerna . L' avvenimento pero di tanto dislurbo istessa- 185 mcate nci due apparecclii uditori nell' osscrvazioiio li." e{y poco poscia gli usi della cliinina zoHala, c propria- menle quatido il larmaco le prime vie traversatc ei camniini dclla circolazione sangiiigna nclla compage dei lessiili c dcgli organi tradollo si era, scnza duhilanza fa seguirci 1' idea clie il solfato di cliinina fu il primo ed il solo movente del morbo . Ne aitrimenti inter- pretarc potrebbcsi 1' originc prima di tale sviamento in individiii di cosl vigoroso complcsso , per nulla cagionevoli della persona , immuni mai sempre di nevralgie di sofferenze reumatismali c unquemai tra- vagliali da turbazioni dclle funzioni udilive . Gosi dalle osservazioni mentovato ne fluisce pos- scnle conFerma chc la cliinina zolfata prcdiliggo nolle sue azioni sugli organic gli appareccbi uditori e i penetrali del labirinto in ispecie ; che v' induce quella mntazione patologica d' esaltamento che irrita- zione si dice , e die talvolta come nei casi dcscritti polrcbbe vestirc 1' iinniaginc d' una flemmazia pcracula ovc svolgonsi tulli i lenoineni d' una marclievole puo- genia, cd ove rilevasi chiaro la modificazione e meglio direi. la lesione dell' organo uditorio dal larniaco indolta. E mancando al concetto che vuolsi mettere in chiaro gli argomenli che dal metodo dcllc vivisezioni si colgono per cerziorarci vieppii"i delle niutanze or- ganiche nell' organo uditorio dai solfato di cliinina prodottc, dai falti anlcdclli comeche due soli si fussero, ritraesi lucidissima prova che il tinnilo il ronzio c i I'enomcni di sordita che coft gencralismo il solfato di cliinina produce scendon al tullo da qucsto stato d' irritazione dell' apparecchio uditorio, e chc lungi di promanar essi da un ail'ezione priniigenea di (pici ccntri nervosi che sono gli organi Icgislalori dclle 23 186 funzioni dell' orecchio d' una lesione idiopatica nascono e d' una primordiale lurbazione dircttamente prodoUa nei due apparecchi udilori che forse di poi per di- pendenza funzionale propagasi ai centii a che i nervi doll' udito confinano, onde concluderc con piii cerlitudine i preparati di chinina portare un' azion specifica sugU organi deli' audizione . OSSERVAZIONE DEGIMASESTA FEBBRE PERNICIOSA OTALGICA G. A. G. sul vigesimo anno a lemperamenlo nervoso d' idiosincrasia epatica respirando per ispazio breve aria palustre in viaggio, nel luglio del milleotto- centoquaranta, raolestasi di peracuta otalgia dell' orec- chio sinislro e di ardilissima i'ebbre, la quale dopo avere infierilo pii'i giorni sotto il tipo continuo pervicace ad ogni argomento di medicina presentavasi colla immagine di malaltia periodica . Invadeva la fobbre precorsa di brividio risenlito sul far della sera il dolore all' orecchio vi si sociava acutissirao , correva cosi tutla la notte dielrocche sul mallino si disacerbava il dolore la febbre sbas- savasi e innanzi il meriggio 1' egro si ritranquillava del lutto, che cosi la passava sino alia sera e alia venuta del parosismo novello . Gotale avvicendamento in prima considerossi come malattia periodica , e pero senza mettere indugio osservatiue due parosismi si usarono i preparati di chinina alia dose di Irenta granelli che fugarono la febbre senza ritorno . Ma non correvan due giorni delf usato aecessi- fugo che una rilevante sordia e piii dell' orecchio dal 187 dolor molcstalo si osservava die si protrasse tro mesi c die cede alia vesicalorizzazione ripetula alle bracda e alia rc£;ione masloide . Quosla osservazione ci ofTrc 1' esempio di una nuova variclu di periodica perniciosa di cui non trovascne tlescrizione nelle classiQcazioni nosologiche rese finoi^"'i di puhbliio conto. II dolore all' orecchio sinistro che coslituiva la iocalizzazione dominante dell' attossica- zionc del sangue, era cosi violenlo molesto che simu- lava un olilide acuta , pure la sofferenza era forse nevropatica che noa vidosi mai suppurazione c al dissipar della febbre il dolore svaniva del tulto • questo caso 6 degno d' atlenzione bensi perchfe 1' azio- ne del solfato di chinina indusse una positiva sordia e assai piii dell' orecchio che era sede del morbo che piu mesi duro, quasicche la sua azione specifica suir apparccchio uditorio avesse indolto un viemmag- giore disturbo , pcrclic 1' organo divenuto sede spe- ciale deir affezione limnelica trovavasi in esaltazione dinamica . OSSERVAZIONE DECIMASETTIMA FEDBRE PERNICIOSA ITTERICA Vincenzo Longo Signorelli ricco possidentc di Nicolosi al periodo dell' eta adulta a temperamenlo nervo- so d' idiosincrasia cpalica, avendo dimorato a di lunfro in acre coinguinato di materia liiunica a sopravve- dere i suoi affari , infermava dell' attossicazione pa- lustre e ridotlosi in palria li due settembre mille- oltocentoquaranla con febbre qucsla nidnifestavasi che scortata nel cominciamonto di forte brividio di nausee c voraili di bile copiosa collcgavasi 188 alio stadio rcazionario di espansioue a giallura universale di tutti gli organi estcrni alia congiun- tiva alia cute come nelle soparazioni urinil'ere ; pa- lesava altrcsi eccedente calore cutaneo arsura tra- grande lingua rossa nei bordi alia piinla esiccata in tutta la superficie dolore all' ipncondrio deslro alia regione epigastrica espansione g^ncrale all' addoinine venire chiuso da parecchi giorni . Essendo nel caso di trattare una soHerenza pi- ressica con opalo-gastro enteropazia melteasi innanzi la medicazione debilitanle sevcra ; si posero degli cniollienti in rapporlo direlto coi tessuli aflelti usando le pozioni rinCrcscanti e le mucilagini per la via dello stomaco, i cataplasmi mollitivi per la via della pelle, si penso a scemarc la qiianlita de' materiali die entran nella composizione degli organi, operando delle emis- sioni sanguigne dei Ironchi venosi e dci capillari , non ommetlendo di ridurre 1' egroto ad assoluta diela. Con tale medicazione la Tcbbre via via dibasso le tui'bazioni epato-gastriche volsero al meglio, av- vennero delle purgazioni , e aprissi dope dodici ore di corso la dial'oresi con sahilevole scioglimento della fcbbre coUa disparizione della giallura generale die tingeva di bile gli organi esterni e colla recupera della salute . Ma corse dodici ore d' intraniessa piressica sul vespro del giorno novello riappariva una lieve feb- bricella cbe colorava appena di giallo la cute gli occbi le urine, e cbe ridestava modestamento la or- ganopazia epato gaslro-enterica ma di lungo andamento die seguiva tutta la notte e il giorno appresso sino al ineriiiio . Ouando 1' Oiiroto vienc nuovamente assalito di IVeddo prolbndu glaciate inframezzato di vomito di bile nerastra cbe durando due ore, sviluppava pires- 189 sia violcnta aculissimo dolore alia rcgionc delF ipo- condrio desiro nieleorismo sete cccedcnle rubore e secchezza linguale ccfalalgla forte ; ma il fenomcno morboso di maggior rilevanza era 1' ilterizia sparsa per tulto il corpo che le unghie i denli la saliva le urine il moccio nasale giallicciavano ancora ; c come la fcbl)re correndo lo sladio dell' espansioiie saliva piu alto livello, cosi la giallura dcrmica grado grado divcniva piii scura inclinava al nero da costituire a un dipresso il melassiltero ; e isfcsamcnte 1' egroto pigliava un viso lurido oscuro ippocratico e inclinava a tarsi soporose e adinamico . Molle diligent! indicazioni si prcscro ad ostare ai maggiori ingrandimenti del movbo e sangiiisiigi morroidali e bagni e limonee vegctali ma la lebbre correndo ostinamente c con insigne pericolo il suo andamcnlo cominciava a sbassarsi dopo ore dodici e coir apparizione della diaPoresi rimottca largamenfe, e la pclle sgravasi di quolla giallara nerigna che ridussesi ad una mite tiula di giallo . Ragionando imporfanlo sulf' andamento del mprbo die in breve spazio dello stalo di sanila trapassava Y egroto ad infermita letale colanto ragionando sul iVoddo e il sudore che era slato il principio e r cstremo terminale della fcbbre la ricorrenza perio- dica deir ilterizia, la causa pahistre mcmbrando da che la febbrc muoveva e la costituzione dominants di malaltie intermittenti, classificava il malore per una perniciosa itterica a tipo doppio tcrzano e non si ponova indngio a nictferc in piedi la medicazione aoccssifiiga e per la polio endermicamentc c per la via dello stomaco ministrando ottanta acini di zol- ffito chinico . Ricorse la piressla al nuovo giorno con acuzie 190 raodcsta c la giallura mirossi assai lieve dietrocche segucndo il farmaco chinico alia apiressia vegnente la malaltia si dileguava completamente. E questo un caso di una perniciosa itterica a principio violentissimo che certamenteun altro parosismo avrebbe resecato la vita. La cagione radicale fu il miasma palustre che indusse I' attossicazione del sangue ; la organopazia secondaria rilevanlissima fu la epatopazia, mentre le condizioni etiologiche predisponenti che misero ■ innanzi il fegalo ad essere sede della localizzazione per- niciosa furono e 1' eta adulta e 1' idiosincrasia epatica che mostrava il fegato a vita eccedentc , e la stagione ' estiva che i suoi aliti calorosi sopraslimolano troppo quest' organo , e volendo specializzare 1' essenza di quest' organopazia io avviso con probabilismo esser piuttosto un ipersecrezione biliare anziche un infiam- mento del fegato . E r alta violenza poteva in alcun modo spiegarsi e per non essere uso il paziente a respirare la rao- feta palustre e per il passaggio dal mefitico cielo al- r atmosfeja purissima del mongibello abitato come sovente si osserva. Da ultimo questo caso e singolare oltrcmodo per presentare quasi due distinte forme del- r itterizia la gialla la melassittera che rarissimamente si osservano . OSSERVAZIONE DECIMAOTTAVA \ PERNICIOSA DIAFORETICA Un Signore di settantacinque anni dimorando nel settembre del milleottocentoquarantaquattro di costa un peslifero padule da che micidiale miasma emanava pativa una febbre inlerraittente benigna seguita da 191 un lungo corso di ricadic nel Irimeslre vernale che prodiisscro parccchie localizazioni visccrali la splonopa- zia r epatolrofia, e la idroemia e 1' anemia e la caches- sia maremmana degradando il suo organismo prolbn- damcnle e alTralendo 1' innervazione cerebro-niidollo- ganglionare che lulli i tessuli vivifica . Neir aprile e nel maggio del milleoltocentoqua- rantacinque piu volte riapparve la pertiiiace intermit- tente la quale fugata temporariamente coi chinacei dava luogo ad una lieve fobbricella a tipo continuo oslinata ad cgni argomento
  • craniano operava^i, quullro vesicatori applicavansi ai meaibri il larlaro slibialo air intorno ; ma siiU' asserare la deglulizione si ri- dusse impossibile, i polsi piu inlermiltenti si fecero, e r apoplcssia niollo profonda, e la respirazione laborio- sissiina agonica , annunziando 1' ipostasi pulmonica degli cslrcmi moiiienli esscre gia iaiziata fecero te- nere per ispedito 1' egrolo . Confinuando sci ore ia questo stalo , di morte a sette ore il sinlomalismo allarmanle disavanza alcuii poco, 1' apoplessia scema, 1' egrolo balbelta qualchc nionosillabo, i polsi si re- golarizzano nc osscrvansi iiiterinittenti, la respirazione diviene meno libera ; inallora scnza calcolare la feb- hrc risentita i vaniloqiii il coma e tullo 1' assieme de' micidiali sintomi chc conliiniavano con vigoria , usavasi la chinina zolfata alia dose di cinque gra- nelli ogni ora ; e cosi semprcppiu insislendo suU'eroico farmaco se ne rainislravano scttanta acini con com- plela tolleranza gaslrica ; 1' indimani ricorrca una modesta piressia con parco brividio ma senza lurba- menlo cerebrale di sorta durando sul potentissimo farmaco la malattia sostava del tutto. OSSERVAZIONE VIGESIMA QUARTA FEBBRE PEUNICIOSA SUBENTRANTE TllEMOROSA . , Antonino Gravagna di profession ciabatlino sul trenfesimo anao di costituzione mezzana , ma signo- reggiato dall' idiosincrasia cpalica recandosi ncl luglio del milleoUocenlotrcntadue nella malsana plana di Catania per esercitare il suo mesticre con quel cam- perecci ridussesi in palria e al finirc del mese venne travagliato dei scgueiiti tiirhamcnti morbosi . Quinto giorno di malattia, epo:a di mia prima osservazione, febbre forle, calore bruciante alia cute, colore giallo scuro in tiilto il tegumcnlo dermoidco, sate vivissima lingua rossa velata d' una pania gial- liccia inseccbita sensazione di sobollimento alio sto- maco cerebralgia lieve aberranza costipazione . San- gnisugio mcsogastrico cbc fruUa sci oncie di sangue, lassalivo di polpa di cassia, foniente di posca all' ad- domine , dieta assoluta ; menomazione di tulli i ino- lesti sintomi perchc avveransi con sollievo scdute di venire, la febbre minuisce sebbene non rimette palese- mente e di tal guisa perdura pressocche un giorno . La diniane febbre nuova senza preccdenza di freddo, labbra seccbe, lingua arsiccia, sele rilevante, epigastro enfiato dolente, calore mordicanle alia cute cefalalgla ; suU' appressar delia sera aprivasi la diafo- resi ma senza veruno melioramenlo , cbe la scte si face maggiore piu celeri i polsi c molto piu piccioli e un tremore alle sole braccia appari la fisionomia alteravasi profondamente e faceasi terrea cbe presa- giva imrainente pericolo. Usavansi le polveri di James applicavansi quattro vcsicatori agli arti , sacramenta- vasi intanto sino all' estremo unto percbe sembrava arrivafo al limitar della morte . II di appresso sul primo maltino, oltavo giorno del morbo, 1' egrolo sudaliccio presenlasi alia regio- ne del Ironco a preferimento , e indi a poi la febbre grado minora, ma non apre una remissione lodevole, scema la sete la ccfalalgia allegeriva ma i tremori continuano . In quel mentre tcnendo conto de' polsi piccioli frequenli legali a sudazione vischiosa pressoc- che fredda, a tremori conlinui, a sense d'accensione e 315 di dolorc alio stomaco, c tenendo conto bent'i della raancanza di IVcddo di vomito o di qualthe allro se- gno palognomonico di periodicita ; della mancanza di un sintoma pernicioso violenlo clie Icgavasi alia I'eb- bre stava mollo perplesso se la f'ebbre era a fondo conliiiuo . Tultavia raeltendo in cale die 1' egro- to inlermava per esser diinorato in almosfcra mo- fetica e che 1' inlluenza epidcmica dorainante era di fobbri pcrniciose periodiche d' iiisidioso od oscuro andamento usavansi venli acini di zoHato il quale ebbe piena lolleranza organica comeche niinislralo cou fcbbre per nulla rimessa . Ma non appena finiva 1' uso del farmaco che rincrudeliva la nuova febbrc con vivissima sete calore acre alia cute tremorc gencrale e piu forte; la quale durando venliquattrore un sudore lieve appariva alia fronte, eel alia parte anteriore toracica che con degli intervalli di sosta continuavasi sino alia sera . e che grado grado dibassava la piressla e i sintomi pedife- sequi che la sociavano, comeche essa non presentasse una remissione palese . Riusavasi 1' accessifugo chinico alia quanlita di Irenla granelli con piena tolleranza organica, e senza suscitarsi gastro-cnterico irritamento , e la nuova feb- bre il giorno apprcsso meno acuta moslravasi meno risenlita la sete piu mite il tremore, e durando nel- r antiperiodico farmaco il malore si fugava del tulto e r cgroto tornava ai giulivi di della vita . Ouando la denominazione febbre intermittente staluivasi , per le malaltic dal miasma paludale pro- dolte , non calcolavasi che il loro caratlere esleriore il piu rilevante , ma non si manifestava per qucsla espressione 1' csseuza e il fondo del morbo, o 1' unica manifestazione palologica dell' atlossicazionc del san- •116 gue . E so r intcnnelliinonlo parosismale e unn feno- menizzazione che palesa qucsto malore, non c qucsto pero la sola espressione sintomatica e di primo interessamento , che in una coslilu/.ione medica di ma- latlie periodiche le febbri iiitermiltenti vi stanno , c le remittenti , e le subcnlranli , e Ic febbri subcon- tinue ancora , che tuUc col solfalo di chinina si fii- gano , e si nota beiisi che la stessa febbre inter- mittentc terzana diviene colidiana , doppia terzana , remiltente subconlinua e contiiiua pure, quando ab- bandonata a se stessa corre senza i soccorsi della medicina e senza i consigli del medico . Se diligenziosamente riflettesi alia fenomcnizza- zionc delle malattie paludali sotto le latitudini geo- grafichc varie, uno slretto nesso di causalila si rileva fra il tipo della nianifestazione patologica e 1' intensila deir evohizion del miasma , c so il tipo terzano che campeggia con generalismo nell' Eiiropa nortica vien subcntralo neli' Europa centrale dal tipo cotidiano neir Europa meridionale al cotidiano il tipo doppio terzano il remittcnle vi si collega , e nel norte del- r Africa vi domina il tipo remittcnle il subcontinuo e qualche volta il continuo ; sccondoche le paludi diccva Fodere si trovano nci clinii caldi o nei Ireddi producono delle febbri di dilTerente natura, e mentre le febbri paludose dei climi caldi sono delle remittenti biliose, quelle dei paesi freddi sono iutermittenti c si pcrpctuano a lungo, e Nepple facea rilevare che negli anni calorosissimi le febbri paludali sono violente e per lo tipo remittente , e per lo continuo comincian sovenfe , attalcho potrebbesi enunciar francamente che i vari tipi delle piressie paludali del piu rare sino al tipo continuo considerar si potrebbero come r espressione dell' attossicazione progressivamente ere- 217 sccntc per lo miasma pirelogencsioo , atlossicazione di cui il i;rado piu elovato lisponde alia conlinuita piu complela, come il piu debolc dctcrmina gli .acci- denti morbosi i piu disliiili c i piu iiilermitlenli , e chc la fcMiomenizzazionc patologica presenla geiieral- mente degl' intcrvalli allrollanto piu corti e ravvici- nati piu dcllc conlinuita, che la laliludine geografica o la slagiune dell' anno scmbiano piu favorevoli alio sviluppo (lella materia miasmalica . La Sicilia nostra sila fra il grado 35 38 di latitudinc, fra 1' Kuropa mcridionale e il continonte africano, mostra sem|)re il tipo cotidiano, spesso il doppio lerzano, e quando \c stati sono caloroso oltre- modo,- e rcvoluzione della materia paludale esuberante, si osserva il tipo remittente il subentranto il subcon- tinuo ancora, i quali con generalismo talvolta cam- pcggiano fissandoseno una costituzione dominante. I lalli predescrilti delle malatlie paludali a tipo subcntrante subconlinuo al palcse dimostrano 1' esi- stenza di questa manifestazionc patulogica nell' isola nostra , e gli efletti felicissimi del solfato di chinina usato nei tempi pircssici , senza mostrarsi la I'ebbre rimessa. e quando la irritaziono gaslrica era palese , e gli elletli portcntosi del i'armaro negli cgroti dc- ])loratissimi, in cui il malore continuo conlinente erasi fallo , e rlie 1' agonie slreine tuccavano ; ed io bo voluto tratlcnermi a dilungo nelia sposizione delle storie patologiche prementovato a lissare 1' attenzione de' clinici siculi in questa speciale variefa tipica delle paludali ogritudini, cbc spesso si scambiano colle in- i'ermita a Ibndo continuo , e cho neglette piu giorni corrono rapidi a mictcr Ic vite nei popoli abitatori dcllo regioni caloroso a malaria, monlro cedono por- lenlosamenle alia miuislrazion dc' chinacei . 27 218 A diciferare impertanto le gradazioni piu rile- vanti in Sicilia di quesla gran manifeslazionc patologica della forma subconlinua, potrebhe fissarsene una pri- ma varieta il cui apparimento fenoinenalc si costitui- sce di frcddo oscuro , che 1' egrolo non avverle per nulla, e che gli astanli e it medico lo rawisano nei picdi iielle rolole nelle mani nel naso, e nel recesso ha appena colal declinazione, che sebbene non arriva a sollevare 1' infermo , pure e sempre maggiore di quelia oniiiiaria delle fehbri comuni continue e po- Irebbe a diritto subconlinua dirsi . Una scconda va- rieta fenomenizzasi colla subcontinuitii, percbe in sul declinare del parosismo antecedenlc avanti d' aver qucsto una contemplabilc remissione sopraggiunge il parosismo seguente con accessione fredda baslevole , veemente talvolta, onde sebbene il periodo rimane un poco confuso persiffatto avvicinamento, pure e sem- pre chiaro il procedimento accessionaie del morbo e polrebbe a ragione subentranie chiamarsi . Da ultimo una tcrza varieta polrebbe fissarsene che manifestasi con un andamento continue senza intermissione ne re- missione, cominciando il parosismo pcro con accessione fredda suITicicntemenle palese , e quesla dee febbre coniinua dirsi , niA tale varieta appo noi si osser- va quando una febbre intermittenle o remittente si trascura, si ommettc di usare il chinaceo, e in allora subconlinua divicne e poscia contjnua, come 1' osser- vazione vigesima seconda ne mostra positive esem- plare . L' influenza pero della eonoscenza delle cause sul tratlamcnto del morbo e interessante viemolto, e il ruolo piii evninenle in terapeutica gode, che mira direltamente all' indicazione essenzialc , e la eonoscen- za deir altossicaziorie miasmatica come movcntc spe- 219 ciale del morbo paludale ci fa iniziare viemollo in Sicilia air indication del chinaceo , in quesla massa di malallie, in queste localizazioni perniciose molliplici, in qtiesle numcrosc disseminazioni sinlomaticiie legate ad un andamenlo subcontinuo , ovc il clinico spcsso ondeggia perplesso sul diagnoslico e suUa loro iera- peutica . Ma la costiluzion dominante c 1' influenza epide- mica 0 meglio 1' influenza dolle cause popolari sui raorbi die si costituisce dell' insieme dellc circostanze esteriori in mezzo cui noi viviaino, fracchc le condizio- ni varie dell' almosfera del suolo figuran cotanto , e che determinano una mulazione all' iiitero organisino, che influisce viemollo sul fondo delle malattie domi- nanli, e sulla loro medicazione fondameotale, la costi- tuzion dominante concorre io diceva insignemente a fis- sare il diagnoslico e la teraneutica delle malallie marem- malichc, e delle snbco'i^i'.uic a preferimenlo cosi insi- diose e latenti, one sovenle colle continue scambiansi ; le predcscriltc storie infatli di febbre paludali sub- continue sono state osservate in tempi clie ia cosli- luziono dominanle era di malattie periodiche, e i felici cfTelli del cbinaceo da quesla coslituzione ancora si debboiio ripetere , mentre talvolla accadde osservare delle malattie che portavano i chiari caralleri dell' in- termctlimento, pervicaci mostrarsi ai cbinacei appunto percbe 1' induenza epiJcmica e il dominio cosliluzio- nale era di malallie inflammatorie . E qui e da rillettere la valenzia dei preparali di chinina mcssi ad uso nelle descrilte febbri subconli- nue e con rapidila dissipanti la febbre senza che ta- luno turbamento recasscro ne al sislema gaslro-inte- slinale, ne ad altri tessuli dell' organismo vivente; che se mellesi ricordo alle storie prenarrale delle febbri 220 perniciose subconlinue a chiarezza si nola die 1' ap- parecchio gastro-inleslinale pativa irrifazione come lo nioslrava la viva sete la secchezza e 1' arrossamcnlo di lingua in taliini, e il senso di sohollimento iiiterno in altri , c i dolori addominali e allreltali significa- zioni d' irritamenlo ; e se analoghi fatli raccolsero Laultor Bainnes Morion i felici successi del oorlice di sascondendo nelia remittenza febbrile, e gii sperimenli dal Richler del Kollicosler gli antiperiodici usando e r idrocianato di lerro neilo sladio del I'reddo e del calore piressico, e gli osservamenti di Dumas la ef- ficacia della china provando nelle remittenli di com- plicanza alle gran piaghe, svcgliano un ricordo cotali casi allresi die riconteslano 1' avvenimento di quelli e contradistingonsi pure la tolleranza del cortice raf- fermando nelle febbri subconlinue con irritazione ga- strica ad inaniraare i clinici ai suoi usi farmacologici con pie piu franco . II perche trascorsero a fall ire e Senac e Ramaz- zini elcvando a Icgge l' inibizione del cortice nelle pircssie remittenti e Pinel e Mongeliaz sinanco che fermo nel pensicre di provenir tai febbri da conlinua gastro-enterite presenlante poi solo scemamcnto avviso di non impiegare la china e che tornane male 1' uso per lo stomaco , ministrandola per la via della cute quando 1' intermiltenza si mostra chiarissima . Sollevandomi intanto a delle considerazioni genera- li a tutte le storie patologiche sopradescritte bisogna in patologia come nella clinica medica distinguere il fondo morboso dalle sue forme . II fondo d' una sof- ferenza morbosa e la sua natura intima , il sostegno del sintomatismo, la base della terapculica ; la forma e il suo inviluppo, il suo difuori la sua apparenza ; il fondo dalla sua causa essenziale promana come dalla 221 costitiizinn J.ominanfc solto cui vcnne in genosi , le forme d.i condi/.ioni accidentali accessorie origiiiano, dalla diversila dclla sede , dal complosso dellc coiidi- zioni organiche che fanno 1' individualila degl' indivi- diii vari , Ic forme in infinite guise si variaoo mentre il fondo morboso resla invaria!)ilo scmprc ; quante non sono stale varie le immagini e le fenomenizazioni dclla malaltia pahidale nelle osscrvazioni dcscritlc ? L' al)biamo voduta inflammatoria biliosa catarrale mu- cosa adinamica atassica ; l' abbiamo vcdula con secon- darie loealizzazioni visccrali, multiple, coesislenti , o successive, ne' parosisiiii diversi, e colla disseminazione dello stato morboso sopra piu organi. clic coslitiiisce le infinite varieta delle perniciosita paludale , 1' ab- biamo veduta semplice nelle sue apparenze, e polimor- fa, fcnomenizzarsi sotlo il tipo intermittonte , rcmit- tenle suiicontinuo ; e tuttavia tulle queste immagini, tutte queste espressioni sintomatiche , lulte queste infinite fenomenizzazioni diverse, non cangiano il caraltere essenziale della malaltia , e tengono ad un uuico fondo morboso, come dalla terapeulica vedcsi che tulte cedono al farmaco islesso al potente cbi- naceo . Pcro ammettere alia somma le sparse fila dei iiostri ragionari e a concludere sul qui antedetto potrcbbe enunciarsi che 1' allossicazione del sanguc di causa marcmmana costituenle il fondo dei muibi a malaria puo fenomenizzarsi sotto i tipi intermittente rcmitlonte subcontinuo subentrante e conlinuo ancora ; che i lipi e le forme non sono che apparenze I'eno- mcnali sccondarie ; che la fenomenizzazione patolo- gica presenta gcncralinente degli intervalii cotanlo piu corti e ravvicinati pii!i della continuita. quanto piu la latiludine geografica o la stagione dcU' anno seni- 222 brano piu favorevoli alio sviluppo delta materia mia- matica ; che in Sicilia si osserva il tipo inlenniltente il romillente e il subentrante e il subcontinuo e il continuo ancora qiianJo il malore corre senza i soc- corsi che la medicina in tai casi prescrive . OSSERVAZIONE VIGESIMA QUIMA FEBBRE PERNICIOSA. SCOHBUTICA Antonino la Rosa sul sessagesimo anno e di costituzion degradata, soflerta ncll' agosto del miile ottocentotrentadue , una piressla periodica perniciosa per mofeta palustre che si fugo coi chinacei , trava- gliavasi nell' ottobre dell' anno raedesimo all' in- freddarsi dell' aere di piressia cronica recidiva . che per lulto il semestre verno-primaverale riappariva con intramesse di vario spazio ; negl' inlervalli pero che framezzavansi ai riapparimcnti febbrili, e quando do- vea mostrar la salute manifestava 1' alterazione discra- sica cronica che fenomenizzavasi niultiplamente in organi varii localizzandosi in tessuli diversi . e colla splenopazia, e colla epatopazia c colla chimo-chilosi incompleta, e colla derniorragia pelecchiale diffusa ad alcune rcgioni del tegumenlo dcrnioide che palesa i disordini della plasticila del sanguc, e la idroemia e la cachessia raaremmana . In agosto riducevasi nuovamente all' agro sativo e stanziava vicino delle pozzanghcre d' acqua pulida ove maccrasi il canape per due sellimane, quando rimpatriando vennc preso sul vespro da freddo ga- gliardo in lutta la cute per due quart! d' ora dietroc- che veniva innanzi piressia non niolio intensa carat- lerizzata di polsi piccioli frequentissimi esigui incli- 223 nazione al vomilo rcspirazion malagevole, sete vivis- sima lingua d' uii vclame socco coperta di colore gialliccio , itKjuicludinc insigne . Ma la fenomciiizza- zione inorbosa di niaggior rilcvanza, e che cosliluiva la caratlerislica spccialo del niorbo, era 1' apparimeiito di nuinerose maccbie occhimosiche cosparse per lulto il legiiinehlo inlerno di color violaceo di grandezza divcrsa. che all' addominc e alia regione anterior del toracc in coiilliicnza maggiore osscrvavansi ; le ungbie si nolavano iilividite e le gcngive congestionaie tran- SLidavano sangue ai piii lievi contalti ; e le materie vomitate e le separazioni fecali mostravano del san- gue nerigno , e la pituitaria dava ancora uno scars^ gocciamenlo . Rilevandosi cbiaro da! sintomalismo atluale e dalla sloria del commemoraiivo I' esislenza d' ii\ia le- sione del sangue c con probabiligmo d' una discrasia scorbutica metleasi innanzi la medicazione temperante e la limonea idroclorica a modiCcare le condizioni del sangue e la rea condizione de'liquidi. La febbre intanto fornito il sue corso via via dibassavasi sulla mezzanotle e sul primo maltino ce- deva del tutto, e con sorprendimenlo vedemmo I' egroto sgombro dell' cfTusione sanguigna sottodennica che gli bruttava la pelle . Ma non appena eran corse dieci ore d' inlramessa piressica che rinfieriva il malore, e il frcddo univer- sale molcsto , c la febbre che palesavasi con polsi calorissirai esigui con mollo airralimento vilale e col Irislo sintoma massimamenle delle maccbie emor- ragiche tegumonlali, che piii a piii d' estensione ag- grandendosi e moltiplicandosi in numero, non lascia- rono alcuna rogione della pelle incontaminata, e al- tresi le unghic color pavouazzo vedeansi e le gcngive 224 iperemi/.zate pessimamente gemevano ua sangiie ne- rigiio d' odor molto grave , e del sangue gemevano ancora gl' inlestini c lo stomaco, come la mucosa delle narici . Correva il malore 1' andamenlo medesimo di do- dici ore poscia degradava via via, c poi si dissipava la febbre, e la dennorragia c I'infermo faceva recupera della salute . Mostrando la piressia di tal guisa speccbiato sembiantc di perniciosa scorbutica, che nel suo cum- inino accessionale piu acerba in ogni parosismo ren- deasi, il periodo non ammetleva omai veruna dubbiez- za 0 a cansare il pericolo di nuova venuta pirossica coglievansi quel pacifici spazi d' intramessa niorbosa e indicavasi lo zolfato di chinina alia quanlila di venticinque granelli . Risorgeva la febbre ma senza smisurare per nulla e semplicizzala dalla concomilanza dello spavcntevole sintomatismo emorragico mucoso-dcrmico, cbe scarse maccbie G di parca estensione appariron al tegumento cutanco, e le gengive abbcncbe iperemizzate e la mu- cosa gastro-intestinale non IVultarono sanguC; e ripi- gliando all' apircssia imminente il farmaco ristoratore delle vitali facolla, otteneasi lo sperato ristabilimento e la malatlia andava in dileguo . "" La storia patologica teste enarrata ci porge chiaro iesemplo della febbre perniciosa scorbutica d' origin palustrc rarissima fra le forme diverse cbe la perni- ciosita puo riveslire e nel campo della clinica non molto comune ; e a concepire la palogenesia seguen- do i fili d' una legittima induzione gli elementi ge- netic! di tal malore pare cbe fossero stati parecchi . '" L' alterazione discrasica cronica sofTerenza fon- damenlale dell' attossicazione del sangue e che nel 22?) nostro caso originava dal lungo corso dolla piressia rccidiva costituiva J' clcmcnlo fondamentalo patoge- nctico del morbo ; dappoicchc la modificazion rile- vante della cosliluzione molecolare del sangue ^ le peidile cnioriche e fibrinose, il difelto di sua plasti- cila, e del globulare elemento, I'eccedenza del siero la mancan/a di coagulaitilila, e quasi la sua dissolu- zione, costiluivano un londo morboso baslevole per dare incontivo ai fcnomeni emorragici vari chc avevano analogismo collo scorbulo, come la dermorragia pe- lecchiale avvenuta durante il lungo corso dclla pires- sia rccidiva ne apriva un cbiaro conlrassegno . Un ailro elemento palogcnico niovcnie aucora del morbo fu il nuovo assorbiinenlo miasmalico, il quale av- verandosi sopra un sangue dcvialo rolanto dalle Csiolo- giche norme, e cosi deficicnle di plaslicita di fibrina, realizzo la esistenza dell' alterazione emopalica scorbu- tica d'onde venne in gencsi la dermorragia che appar- ve per sembianze di pelecchie di vibici di maccliie ccchimosiche diffuse al tegumcnio culaneo , e la oulorragia e la emo-rinorragia e la gaslro-onteror- ragia che accompagnavano 1' accesso piressico . Gosl dair osservazion prenarrata rilevasi che spesso le localizzazioni multiple pcrniciose che coe- sislono colle febbri miasmatiche, e chc cosfifuiscono la fenomenizzazionc allarmanle dclla perniciosila, spes- so io diceva le localizazioni mulli[)lc surgono piuc- che dall'azion del miasma, dalle disposizioni individual] fisiologico-patologiche che 1' individuo serba pria di svilupparsi il morbo paludale . Alia perfine viene al palcse dalla storia palolo- gica niessa innanzi chc il I'ondo dclla malallia palu- dale , la sua nalura intrisica, il sostcgno delle scdi secondarie c del sintomalismo, e la lesione del sangue 28 226 r emopazia mentre la forma accessionale periodica e dclla febbre e del sintoma emorragico massimamente che apriva i chiari caralteri dell' intenneltimenlo , era un espressione patologica speciale che originava dai tuib;inien(i secondaii che concepiva il sislema ner- voso cerebro-midollo-ganglionare sebbene , il modo come qucsli iurbamciiti periodic] avveransi , dimora finoggi niislerioso ed arcane . OSSERVAZiONE VIGESIMA SESTA FEBBUE PEUNICIOSA PEIUODICA DELIRANTE [ mDI FEBBRE LARVATA AFONICA Pietro Longo Signorelli robuslo garzone , che appena loccava i diciannove anni, di patria salubre e non uso a respirare il miasma , dormendo a cielo aperto in una regione paludaie, niente guarentendosi del Iristo operare della malaria , egrotava di febbre caralterizzata da cerebralgia peracuta, aberranza, sete, asciultore di lingua, enfiamento mesogastrico, costipa- zioue ; seguiva la febbre ore dodici di corso, dietroc- che presenlava una lodevole remissione dopo una lieve ipcrdiacrisia dermica . Ma dopo dodici ore di tanto immegliamento palese riardeva la febi)re scorlata di freddo generate la quale fin delle sue prime raosse sociavasi a furioso delirio, che lo fece uscirc parecchie fiale della stanza in che decombeva , e la sollerenza gaslro-enlerica concomitava si pure la localizzazion cerebrale, come lo moslrava la seie il rubor della lingua 1' enfiamento mesogastrico la costipazione . Indicavasi tosto in allora un profuso sanguisugio alia pituitaria, la repercussione il bagno, ne preterivasi 227 (li muoverc 1' azione dci crassi usamlo la medicazion lassaliva . Diirava la pircssia dotlici ore c lulla la sindromc sinlomatologica die vi si collcgava, dielrocciic prescn- tava qualche scemamcnto ma senza remissione palese c sonza appariro sudorc ; il dclirio pcro andava in dilcguo, e apparve 1' inteilezione sorcna, la lingua fc- cesi umitia pallida, o 1' addome flossilo alia prcssione . Tcnendo conto iraperlanlo della sloria nicdica deir cgriludine, dol modificalorc da che venne in go- ncsi , del suo andamento acccssionalc pcriodico, seh- beno la febbre rimeltesse oscuraniente , e della influ- enza o[)idemica di malaltic pcriodirhc, classificavasi il morbo per perniciosa dcliranic colidiana a periodo rcmiltcnte, e ad oslarc ai maggiori aggrandimenti del inorbo nci parosismi novolli, usavasi il solfato di chi- nina alia dose di trcnia granclli con picna tolleranza gastrica , che non addusse sole acconsione interna meleorismo, e la febbre dilasso poco piu e 1' intel- lello mirossi sereno del lutto . i^Ia poco oltre la mezza nolle ricresceva la feb- bre c collegavasi a lieve balbellamcnlo, e a qualcbe aberraiiza , e 1' indimani pria del meriggio 1' egroto inlrcdda per lulto il legumenlo dermoide, e sincopizza per dieci minuli , amniulisce inleramenle dipoi, e sebbene non polea dirsi afonico, perche pronunziava tal fiala alcun nionosillabo, dopo derate diniande, pure slava scmprc ammulilo, e nioslrava sibbene una smania morale Iragrande incolleriva , immalinconiva , dava in pianto dirolto , ma per piii fialc cbiamato rispondcva, c richieslo d' uscirc la lingua mandava ad cllelto il nosiro disio, e slava in movimcnli conlinui e girava il lello cangiando site mai senipre . Era da rilevarsi pcro che all' cpoca che la parola si chiuse 228 non invase febbre novella che anzi videsi menomata quella esistente e sul rneriggio fu apiressico perfella- mente . Tanta nuova espressione fenomenica pose in si- nislro il prognostico, cretlendosi uno stato prodromico d' imminente apoplessia, e il solfato di chinina male indicate, comecbe dallo stomaco ben lollerato ; appli- cavansi due vesicatori alle sure, operavasi la sinapi- zazione lungo la rachide, e per tutta 1' eslensione de- gli arii pclviani, usavasi la polvcre anlimoniale alia dose di due acini agli spazii slrctti d' un ora . Durava 1' enarrato sintomatismo vontidue ore dielrocche 1' egroto senza irle in precedenza sudazio- ne di sorta schiude la voce ad articolar la parola, si rintranquilla della irrequietudine di muoversi sempre, e di quel turbamento morale manifesto, e cosi resti- tuivasi air esercizio normale delle funzioni del sue organismo , Fissando la nostra considerazione impertanto a queslo andamento interamente periodico della larin- gopazia, che manifestavasi sotto la immagine d' una sofierenza disfonica, classificavasi il morbo per un pa- rosismo di febbre larvata afonica, ad esprimerci secondo ■ gli anlichi, che faceva seguito ad un parosismo di febbre perniciosa delirante, e quindi senza indugiare tornavasi ,' air indicazion dell' accessifugo chinico ; del quale se ne amministrarono oltanta acini , quaranta per la via dello i stomaco , quaranta jatraletticamenle , ch' ebbe piena f tolleranza organica ; ricorrca la dimane il molesto ' sintoma afonico ma lieve di grado e di breve durata, ' e tornando all' uso del chinaceo la malatlia sostava , senza nuovo rilorno . Generalmente considerasi la febbre intermiltente come r unica manifestazione patologica della lesione 229 del sanguc per 1' atlossicazlon paludale , come a di- lungo la colica di piombo si ebbc per I' unica sinlo- maloloi^ia deli' allossicazionc salurnina, ma 1' osscrva- zion fa conoscere che non ogni malaltia prodolta dalle cmanazioni paludali dee essere nccessaria inter- miltente e pircssica ; di tal guisa fenomenizzandosi spesso, e notandosi la febbre propriamcnte delta, col- legandosi questa allc localizzazioni organopatiche le piu variale, assume talvolla tipi diversi, e lalvolla si vede la febbre disparire del luUo, per dar luogo ad ua fenorneno piu o mono periodico di emorragia di se- crezione di scnsibilita di motilita di caloricila, e questo e cio che dagli anlichi chiamavasi fel)l)re larvata . 11 caso descritto luculentcmente dimoslra questi principi , vedeansi due forme palologicbe diverse di- slinle, una febbre perniciosa con localizzazionc cerebrate che induceva il delirio , febbro perniciosa deliraute , e indi una localizazione nevropatica laringea apiressica che manifestavasi colla mulita, febbre larvata afonica, seguirsi in due successivi parosismi, caso singolarissimo nella scienza, e che dimostra al palese che le forme delle affczioni limnemiche possono essere mollipiici , e si puo passare rapidamentc d' una ad uu allra in duo parosismi seguili , perche il fondo palologico e unico e solo, la Icsione del sangae . E come la sifilidoemia provoca oltre il cancro G il bubone che ne sono 1' espressioni palologicbe le piu ordinarie molle lesioni nei tessuti , e colle ncvropazie c colle ulcerazioni e colle nuove produ/.ioni organicbc palesasi ancora, come la tossicoemia salur- nina ollre la colica orJinaria , produce le diverse paralisi, e I' arlralgia , repilessia, e 1' cncefalopazia salurnina, che a dclla di Tanquerel de Planches sono delle malallie dislinte e indipendenti le une dalle 230 altro , e che Iraducono isolatamenfe 1' avvelenamento satiirnino, come la tossicoemia idrargirica negli operai che travagliano il niercurio, fenomenizzasi col Ireraore degli arti colla stomatite colla oulite colla oulorragia, colla sialorrea , colla colica . Cosi la Icsione del san- gue limnemica indolta dall' assorhimento dolla materia miasmatica, 1' attossicazione paludale, sebbcnc idenlica nella cssenza la sua feiiomenizazione patologica va- riasi molto, e per il nome che riceve, e per lo lipo, e per la forma sintomatica come nel caso desciilto rilevasi . OSSERVAZIONE VIGESIMA SETTIMA FEBBRE PERNICIOSA NEFRITICA Antonino Longo di forse trenta anni e di allctiche forme, affetto di mal di gotta e di nefropazia, renden- dosi in un luogo di padule vien colto da freddo die sviluppa piressia risentita sociata a dolori lancinanti al rene sinislro, escrezione urinifera malagevole troppo, vomili inani , lipotimie seta eccedcnte lingua fossa esiccata . Seguissi tosto a rjgore la medioazione anliflogi- stica e la flebotomia del piede corrispondente operossi e un sanguisugio topico, e un bagno tiepido di quatro in quattr' ore , e a dieta si tenne, c lavamenti emol- lienti e misture antiflogistiche e stupefacienti prescris- sersi; ma nulla di giovamento tanta medioazione recava e non fu che dope due giorni quando dissipossi la feb- bre con diaforesi profusa, che finiva la soflerenza renale e la escrezione urinifera riduceasi fisiologica . E corse ore dieci pressocche di apiressla com- pleta nel meriggio del di appresso rabbrividava 231 infcnsampnlc in tuffa la cule, il parosismo si spicgava violcnio c la Celjhre aiJifissima, e la nelrulgia molesla e la slraiiiiuria chc confiuava all' iscuria e il voniilo laborioso e la seic eccedente e la lingua assai rossa ; riusavasi la mcdicazione anliflogislica operavansi ba- gni c il malorc! correndo lo stesso andamenlo doppio- lerzano finiva coll" ipersecrezione dcrniica . Sicurali irnpcrliinlo che la febbre portava il nelto marcbio doll' inlcrmitlenza e del tipo doppio terzano tulle le niigliori speranzc riposersi nel potenfe cbi- nacco il quale ministralosi alia ragguaidevole dose di cinquanta iciui, feliccmcnte lulto immcgliava . Ricorreva la febbre collegata ad una lieve ne- fropazia , cbe reprimevasi dopo il breve corso di dodici ore, istando suH' cfTicace rimedio la malallia I'ugavasi scnza ritorno . Diclro un giorno dell' usato accessifugo I'egroto solTriva senso doloroso moleslo a lulla la cslensione dei dili d' ambi i piedi , i quali via via accalorandosi cd arrosscndosi vidersi sede d' un irrilazione innammatoria, che porgcva i caralleri sinlomalici di una dermite erisipelacca, la quale osti- nalamcnte corse piii giorni alle medicazioni antillogi- sticbe fopicbe . II dcscritlo case ci prcscnta 1' csempio d' una nefropazia infermiltente del rene sinislro , di gcnesi niiasmalica die indossava il tipo doppio terzano . E da nolare chc la nefralgia spesso dal pa- zicnle soffcrla per cagion della gotta, facea dive- nire qucU' organo il punto piu imprcssionabile onde risonlire i lurbamcnti morbosi, e divenire sede delle localizazioni dell' emopazia miasmatica ; di guisache ogni fiala che slanzia sotto un ciclo paluslrc non ammala che della perniciosa nefrilica dclla quale linora nc e stalo travagliato sci volte. E per ultimo 232 sono a ricordarvi che la storia preraentovata oflre un fenoraeno idiosincrasico nuovo dipendcnte dall' azione dello zolfato suU' organismo, consislente in una der- mopazia risipelacea parziale alle dita de' piedi , che con costanza coslante riproducesi ogni volta che si usa lal farmaco presso tale individuo . MIMOIIIJE DI GEOGRAFIA FISIGO-MEDIGA SILLE PRI>CIPALI ACQUE STAGNAMI Dl SIGILIA E SILLE FEBBIU INTERMITTEINTI A CHE METTON CAGIONE S32. 3/ ©aisaassa ^sj^ojaa© o^iawiiQsja Socio altivo Scgretario alia Sezione di Storia Nalurale, CorrispoDdente della Soc.ela Senkenbergiana dei Curiosi della ^alura di Frankfort suJ Meno, dell' Accademia di Medicina di Padova , dell' Aeraria d. lesaro, di ,,uelia del Pelrarca d' Arezzo. della Medica d' inco- ragg.amcnlo d> Malta, dei Fisio-critici di Siena della Fisico-medica di tirenze della Reale Accaden.ia I'elorilana di Messina, della Jatrohsica di Palermo, dell' Accademia de' Zelauti di Aci-Reale ec. MEMORIA SESTA SIX FONDO DELLE MALATTIE PALIDALI E SULLE LORO FORME lETTA HKILA TORMATA OROI.ViniA DEL 28. FEBBRARO 1845. /,:.i:;iR i' ■'< ', 1 J -. ■■' „;il^:. i^^nM' ^'^i^>-! iV-'iHr'n*'." fe.v;u:ii:'&^i'i;s '.'i- .;::^.- :,■ " ,::.-,k', if> • i!. ,.; ■.,/ i. /. T ;^ ;:. ^; A • ii 0 L' vl linWMM ^''<''' ' '.' ' ' ■ ■ ^'uando si rivolge il pensiere alle sofferenze •livorse, alle variatissime forme, alle localizazioni mol- fiplici, clie fenomenizzano la malaltia miasmatica di- saiicvole vicne trovarvi degli analogismi palesi , as- semhrarle nella stessa famiglia nosologica, e spesso avvisossi cotali gruppi sintomalici esser dei morbi per intrisica natura essenzialmente distinti. L' osservare ora una forrna periodica nevralgica, era una forma pircssica , ipercmica , emorragica, r osservare un immagine cronica cmopatica senzjv lurbamenli piressici, clie lentamenle alfralisce le fiin- zioni assimilatrici , dacche la cachessia 1' idroemia viene in gencsi, T osservare il loro andamento assu- mere quando il tipo spccchiato intermittonle, quando il remittenle, il subentrante, il subcontinuo, mefteasi diibilanza clie tali fenomenizzazioni dipcndesscro d' u- iiico fondo morboso. E pcro era mio inlendimcnto Soci Insigni a seguirc i travagli di Geografia fisico-medica, tra- endo vantaggio dei miei viaggi medici nei paesi a 236 malaria, determi'nare con positivismo i caratteri univoci del fondo e delle forme delle malaltie paludali, fis- sare i rapporti di causalita che stanno fra esse, e la guisa come vengono in genesi, e gli elemenli vari che concorrono al loro nascimento, o meglio tralteg- giare la loro patogenesia cosi nel fondo, corne neile loro manifeslazioni patologiche. Sludiando gli umani organismi che seguitamenfe impressionansi del modificatore miasma palustre, due solferenze morbose fondamentali distinte ne surgono, dinamica 1' una, periodica acuta, discrasica cronica r allra, che d'unico fondo morboso tiran la genesi, d' una lesione del sangue, su che il miasma porta la sua azione diretta, mentre realizzasi la funzione ema- tosica. La sofierenza dinamica varie fenomenizazioni pre- senta , di cui la espressione sintomatica la piu ge- neralo e la fcbl)re intermit tente benigna . Tra- vagliando come il miasma si svolge, tutti i coloni a un dipresso, molti indigeni del villaggio malsano, vi si riproduce ad ispazi brevi finche 1' evoluzion marem- mana perdura, Nel generalismo presentasi colle tre fasi di freddo caldo e sudore, anticipante talvolta nei suoi ritorni si osserva, piu o meno violenta si vede, assume ordinariamente il tipo terzano, il cotidiano , il quartano, e fugasi colla raedicazione accessiluga. La immagine fenomenica che per frequenza alia intermittente benigna va appresso e la periodica perni- ciosa. Sul finir della state a preferimento si mostra, e air autunnale stagione , inccde con invasion pera- cula , difetta soventi nel sindromico regolarismo dei tre stadi costitutivi, e la polimorfica e comune come la semplice. II suo tipo speciale e il doppio terzano, il cotidiano e piii raro, il terzano rarissimo, 237 G il remitlente il subentrante il subconlinuo, come r iiilenuiUcnte e comune. Sosta aH'antiperiodico far- raaco, c usato lantoslo che corre con violenza a re- secare la vita. La fcbbre periodica cronica in terza serie viene ; infierisce ncli'umiie popolo, prcda maggiore dell' in- visibil nemico, anziche nell' agiato abitante del cielo maroso ; spesso si slunga al Irimestre vernale, alia stagion primaverale, con intramesse di vario spazio nei suoi riapparimenti; e trae gimesi peculiannente dalle piressie d' autunno, piucche di quelle delTagosto del liiglio. Le sofferenze periodiche nevrosiclie, iperemiche, einorragiche , ipercriaiche apiressiche, febbri larvate, f('l)l)ri iiiterinittcnli locali, con rarita si palesano nelle maremmane rcgioni, che originano meglio per preva- lenza di modificatori igienici, di squilibrii aerei, che di paludali influenze. E I'altcrazione discrasica cronica che costituisce la seconda sofTerenza fondamentale, e che talvolta sen- za essere coilegata alia prima si osserva, fcnoraeniz- zasi miilfiplamcnle, in organi vari localizzandosi, in tcssuli diversi. Una specialila morbosa costante caratleristica deir attossicazione del sangue e la splenopazia ; pa- lesandosi spesso coH'ipcrcmia del parenchima spleni- nico, adduce aggrandimento di volume dell' organo sense di peso dolore molesto. Ma smisurando da ge- nesi air ipertrofia parenchimale di esso, aH'ipcrsple- nolrofia . La milza nell'ambito stendesi , cresce in grandezza, si ostruisce, s' indura, slungasi da sei a (lieci, a scdici poiiici, da toccare la regione pubiana financo, e in largliezza ampliasi variamente, che si slarga lalvoUa sino 1' ipocondrio desire, e cosi stesa 238 quasi a tulto 1' addomc bisogna con fascialura sorreg- gersi ; e la crono-splenitc non e infreqiiente nei ma- remniani villaggi ma rarissima la piosplenite. La epatopazia, la epatoemia, la iperepatotrofia, coUegansi .talfiata alia splenopazia, ma raramente la itterizia viene al palese, comeche la pelle presentasse soventc pallidezza marchcvole . La ipersplenotrofia la epatopazia imperlanto allerano i cammini del san- gue venose, la circolazione addominale dcgli ostacoli sofire. e le esakzioni come gli assorbimenti all' estre- mita terminali di quel sistema vasale squilibransi , e i cumuli sierosi ne vengono. E rapparecchio di digestione senza aprire tiir- bamenli irritativi, mostrasi pigrp nell' csercizio di sua funzione; 1' appetito minuisce e vien manco, alterasi il gusto, un' amarizie un insipidaggine si avverto alia bocca, lo stomaco senso molesto di enfiamenlo pa- lesa air entrata dci cibi ; la chimo-chilosi travagliosa incompleta, framezzata di rutti rigurgiti, di malerio acide slungasi molto ; la i'ecificazione difelta , e la escrezione fecale disordinando da piu in meno colla costipazione ostinata meglio che colla diarrea si pa- ' lesa; e spesso sulle sera non si prende cibaria che la digestione c a compiersi ancora. Ma il sangue che il prime nelle azioni zoochi- miche eniatosiche ricove I'impressionamenle miasma- tice, c la cui lesione il fondo statuisce del morbe, la scaturigine delle localizazioni patologiche varie, il sangue e per 1' azione abitual del miasma , co- me per la deficiente elaborazione chime -chilifera raedifica la sua costituziene molecolare vieppiii , le perdite cruoriche e Gbrinose si crcscono , i diser- dini della plasticifa grade grade si avanzane, gli ap- parecchi della vegetazione organica piii il morbo pa- 239 lesano, e la manifeslazionc patologica di cachessia di idroemia si addimostra. Sembra che i! sangue deficienza di fibrina mo- strasse , inopia di plaslicila del globulare clo- mento , eccedenza di siero, dal cui assembrameiifo la sua dissoluzione ha genesi, la mancanza di coa- gulabilila, e sembra che da qiieslo fondo inorboso preiulcsscr cagiono molte fenonieuizazioni discrasiche, e alquante son'ercnzc degli stati materiali della so- stanza organata. Surgono allora fenomeni cmorragici vari, die analogismo collo scorltulo nioslrano, appare ia der- morragia per sembianze di pclecchie di vibici di mac- chie e<;cbiinotirhe dilTuse a! (eguiiiento dermnide, die slungasi a tutlo il corso del morbo, appare la oulor- ragia piu o meno profusa, appare la emorinorrngia la gaslrorragia la cntcroraggia la proctorragia die ora dimesse talvolta vigorcggiaiili c minaccevoli , e ora simultanee o uniche c sole, con intramesse di vario spazio a dilungo perpetuansi, e per quanto dura la cronicita. Moltc sccrezioni, e rccrementizic e escrementi- zie copiose si mostrano, le secrezioni delle cripte mu- cuse della gastro-polinonare dclla genito-urinaria sor- vanzan di troppo, c un ipcrcrinia dipcndente da que- sto sangue altcrato dimostrano, die le broucorree ie gastrorree, le leucorree, non sono infrequcnti nei cieli mefitici. Le esalazioni del succhi sicrosi nelle areole del tessuto laminoso alia superticie delle membrane, ec- cedono, o per le condizioni del sangue, come per gli oslacoli splono-epatici die soflie la circolazione vc- nosa, ridretmiapiu o meno dilliisa ne. origina I'idro- pcritonia piucdie ridrodidiniia I'idropericardia I'idro- no pleuria e la soffcrenza a preferimenio vedula che smisura soventi, e diviene la raalattia della morte . E la sccrezione urinifera alterasi, e il fluido urina nelle proporzioni squilibrasi dei principi di cui si com- pone, esubera spesso 1' acido urico in senibianza di renella, o di calcoletti massivi piu o meno, e di tal guisa la nefropazia e la nefralgia molestano soventi I'abilatore delle viziate atmosfere niarose. La nutrizion generale degrada, 1' elaborazione riparatrice della chimina vivente, I'identificazione del- r uraor nutritive al solido assimilatore impigrisce, la tonicila del raolle impasto organico scema, un im- magrimento di vario grado palesasi, la pelle di color griggiastro si tinge, squallida terrosa diviene che difie- renziasi molto dal color giallo ocra dell' itterizia, dal giallo-paglia della pneumopazia, dallo scoloramento caratteristico della clorosi. E lalune funzioni di generazione alcuna sofferenza presentano, la mestruazione , la gravidanza, il parlo la lattazione di turbamenti framezzansi , e spesso tali stati speciali sono di possente incentive alle piressie intermittenli alle croniche ricadie. Le funzioni di relazione partecipano pure a tanto disturbo; le sensazioni si ottundono , le intel- lezioni si prostrano, la locomotilita affievolisce vie- molto, r artropazia la miopazia torna coraune che di sovente coUegasi ad iperemie positive e delle ossa e dei niuscoli, che con rubore e tumore palesansi . La reazione dinamica dei tessuti dibassa, il tipo ge- nerale della potenza vitale affralisce, e gli egroti mostransi fiacchi della persona . E le forme anatomico-patologiche che sembrano di speciale spettanza alle malatlie paludali, sono le lesioni d'innervazione, le alterazioni della plasticita umorale, che 241 ca^ionantc localizazioni testulari d'iperemia raeccanica, di idropisia, di emorragia, di ostruzione, d'ipertrofia ; la flenimazia e rara e seinpre accidentalc tempora. ria notasi, la suppurazione rarissima . E qui voglio accennar d' un fenoraeno che la pneumofimia e in- frequenlc nei paesi marosi, sebbene moltissimi egro- tano di ostinate crono-broncbiti, e pare che la legge d' antagonismo geografico fra il morbo paludale e la tuberculizazionc del polmone, gia verificata in molti allri punti del globo, ancora avvenisse nella Sicilia nostra. Ma non pcro cotale fenomenia patologica os- servasi sempre , e svolgesi nella guisa qui precen- nata, che talvolla manca la febbre del tutto, sempre csistendo 1' allerazionc del sangue, e le localizazioni che vengon da essa, e lalvolta quclla mettesi innanzi e ilcralamcnte, con pochi fenomeni di eraopazia; e spesso la soOerenza dinamica collegasi colla discrasi- ca, quaaluntjue variata di mollo presentasi la com- binazione dei gruppi sinlomatici, che da queste due sofferenze pronianano; diguisache la caralteristica della malaltia paludale e la lesionc del sangue, la sofferen- za emopalica, e la chachessia marenimana financo puo esislere talvolla senza precedenza di febbre. Ad clfigiare adunque cosl, la fisiononiia organica (loir indigcno dalle siciliane paludi, e come a pre- cisare la somma del qui antedetlo , color terreo moslra, volto slungato, immagrito, edematico, carni avvizzilc, forme muscolari diincsse, j)oca vigoiia del sistema sanguigno e nervoso, ipcrattivila del linralico, sangue csubcrante di siero, deficiente di parti orga- nizabili, del globulare elemenlo, barba rara, quasi come peluria, mancanza di sviluppo proporzionale dcgli organi, parti supcriori ammiserite, addome promincute arli 2^2 pelviani varicosi impiagati , forza d' assimilazione forza di resisfenza vitale snervate. accrescimento arre- stato, statura meno di media, costituzion degradala, puberta ritardata, precoce decrepita, longevila md!a, vita ridotta a malaltia a un dipresso continua, popo- lazione stazionaria, soventi retrograda, che la cifra di morte spesso sorpassa quella del nascere. Ma fjuali sono i rapporli fra le due sofferenze fondanientali che il mefitismo cagiona, la dinamica periodica, e la discrasica cronica? io avviso con un qualche probabilismo che unico e il fondo morboso di esse, le modificazioni di proporzione dei principi costitutivi del sangue, V emopazia, ed ecco in qual guisa concepir si potrebbe la patogenesia di tali sem- bianze fenomeniche. Quando un organismo riceve i primi impressio- namenti del mefitismo palustre, 1' emopazia comincia lieve lieve ad ordirsi , e questa pressocche sempre fenomenizzasi in prima , meno colle alterazioni umo- rali, che coi turbamenti dinamici. Un individuo indigene che appena segna la pic- ciola eta di tre quattro mesi al venir della palu- dale mofeta , un esotico che viene acclimandosi in un paese maroso, o stanzia nei campi a malaria, in ispazio piu o men breve i risullati risente dell'a- zion deir effluvio e I' attossicazione del sangue colla piressia periodica mostrasi in prima, che secondo la virulenza del tristo miasma, e raolte condizioni ac- cessorie perniciosa o benigna, senlplice o polimorfa, di vario tipo si mostra , e riappare a corti o men brevi intervalli, o perpetuasi con sembianze di pe- ressia recidiva, e lalfiata insoccorsa dal potente rime- dio da intermittente remittente sub-continua fassi, e colpisce di merle 1' egrote. 243 II sangue pero inodificatorc potente degli orga- ni tulti, fiittore priinordiule dei lavorii di alfinita vi- tale e secrelori e assimilulori, il sangue in lulti gli alomi tcstulari immischiato coile molecole solide, da costiluire I'essenza del molle impasto organato, il san- guo grado grado alterandosi piii per I'impressione del miasma scguita, siaccho 1' egroto si fosse o no tra- vagliato dalla pirossia maremmana, fenomenizzasi con sintomatismi, conlinui aprendo disordini multipli in tossuli diversi; appare la splenopazia caratleristica dell'emopazia niiasmalica, clie lalfiata collegasi all' e- patozia; la digestione squilibrasi, e la gasterasi e gli altri fallori di questa funzione alteraii riducono in- norniali Ic trasforniazioni chimo-chilifcre, c il sangue primitivamcntc ammorbato vicmaggiormenle nella com- posizione dograda; I'esalazioni liiifatiche sorvanzano, gli ellundimenti idropici si realizzano, I'assimilazione de- diiiia , r inncrvazione cerebro midollo-ganglionare si proslra, I'idroemia la cacbessia si conferma. L' apparimenlo frequenle della piressia periodi- ca, cotali sofferenze aggrandisce, e la costituzione organica deleriora profondamente . Una consuntrice fobbricella nei casi piu gravi continua, nel suo an- daro lenta Icntissima collegasi al grave sintomalismo, e r egrolo se non luggc il nemico invisibile laiiguisce di mala vita a dilungo, o n)uore per idropisia, per cacbessia, per marasmo, o per allro inlerourreiitc malore, cbe diviene niortifero in un organisino all'ralilu cotanlo. E qui cade in taglio il rilbsUere non tornar con- facevole ai fatli la teorica die avvisa la febbre pe- riodica e tultc le sue variela, essor sintoma della sple- nopazia, dall'cmopazia originala pcriuico; cbe un as- sidua osservazione in molli paesi molilici mi rendeva paiese la febbre periodica noa prcseutare strcUa lilia- 244 zionc colla intumescenza Henosa; la splenopazia per vero e continua, dura lunghissimo spazio, e tutla la vita financo, laddove la febbre raramenle, e a lun- ghi intervalli vi sorge ; la splenopazia esiste talfiata collegata all' epalopazia, e a tale da produrre 1' idro- peritoneo, senza coUegarvisi febbre ; la splenopazia an- ziche precorrere il suo apparimento, spesso appare e produces! dopo un lungo corso di piressie periodi- che ; e molte perniciose miasmatiche violentissime csistono senza splenopazia. Gli agiati del paese paludale tenendo severa igie- ne, se di febbre molestansi raramenle o non mai in- fermano di splenopazia, di splenoemia, d' ipersple- notrofia. La splenopazia e la piressia periodica sono tur- bamenti che traggono direttamente la genesi dall'emo- pazia, come la eruzione follicolosa intestinale e la febbre nella tifoide originano dalla lesione del san- gue ; come la dermopazia rosoliaca, scarlatinacea, va» iuolosa, e la reazione piressica promanano dalla los- sicoemia originata da tali contagi. La splenopazia non puo render ragione delle forme infinite della febbre periodica, e della perniciosa massimamente, che si costituiscono di disordini fun- zionali degli organi vari, molti dei quali colla milza rispondenza non tengono, lasede speciale ove il sin- toma si osserva, e 1' alterazione del sangue forniscon la genesi delle fenomenie palologiche. Sarebbe quindi un moltiplicare le cause per spiegare lo stesso fatto patologico, e ad uguaglianza di condizioni torna piu soddisfacente piu semplice, il dire che il sangue alterato circolando negli organi vi suscitasse tutte le varieta della periodica pernicio- sa, benigna, che ammettere reraopazia produrre la 2i^ splenopazia, e quesla indi simpatizzando cogli orga- ni vari suscitare un infinila di sofl'erenzc, in cui essa la milza noa figiira per nulla. Preferire la Icsione d' un organo isolalo, c non di primordialc dominio, per prestare una genesi in- sufTiciente del disordini morbosi che si creano in molti tessuti solto la sua influenzaj alia lesione del sangue che in {utte le parti slanzia sempre, e un controsenso logico che la filosofia non aininette. Mentre la splenopazia e un fenomeno sintoma- lico dcir emopazia, e la milza riceve il malore dal sangue alteralo, i numerosi lurbainenti che si mani- festano ncgli altri organi, coi quaH questo sangue sta seinprc in contalto, non ne possono dipcndere direttamenle, ma promanano sinlomaticaraente dalla splenopazia. Adunque a fissare la evoluzione dclle sofTerenze dal miasma prodotte enunciar si potrebbe che la emo- pazia che e il fondo morboso primitive di esse, da genesi, e ai turbamenti dinamici frai quali la febbre accessionale comprendesi, e ai turbamenti discrasici, che si localizzano alia milza come ad organi vari. E qui spingendo la investigazione piij in la con- venir si potrebbe che la dilTercnza fra la periodica di causa igienica, e la periodica paludale stasse nella deficienza della lesione del sangue, nell' unicita della sede della prima al solo tessuto nervoso, e nella di- scrasia sanguigna che costituisce il fondo della se- conda, detcrminante una localizzazione secondaria in un diparlimento del sistema cerebro raidollo ganglio- nare; e se il tenue cronicismo e brevissimo d' una periodica igienica potrebbe ripetersi dall' attitudine acquistata del sistema nervoso alle reazioni intcrmit- lenti, sotto grimpressionamcnli dei modificatori piii 246 esigui; la lunga febbre ricadia miasmalica sfa legata e dipende, dall' atlitadine predetta del sistema nervo-, so, ma dall'emopazia, maggiormenle la quale mani- festasi coi disordinamenti dinamici febbrili coi disor- dinamenti uniora'.i. Cos! poirebbe asserirsi che due malaUie perio- diche identiche quasi per lo sintomatismo, possono pure noa esserlo nel fondo raorboso , e tultocche in parte simili fossero nella fenomenia palologica ten- gono varia etiologia , che una dal miasma proma- na, I'altra da modificatori igienici. La caratteristica adunque della malallia paludale, e la sofferenza emo- patica, la lesione del sangue, che origina specifica- mente dal miasma maroso, mentre la sofferenza di- namica, il fenomeno febbre, 1' accidenlalita del suo suo tipo, collegare si possono a qualunque altro malore. Voigendo alle forme individuali della periodica miasmatica, e concepire volendo la patogenesia di ciascuna febbre intermittente, e delle innumerevoli forme della perniciosita che originano dall'emopazia eflluviale , parmi che con verisimiglianza possono ripetersl tutte dalle predominanze dislinte fisiolo- gico-patologiche degl' individui affelti, e dal concorso d' azione di molti modificatori, che per accidentalismo coesistono coU' emopazia prodotta dall' azion del mia- sma, come dair attitudine testulare diversa che le va- rie parti dei due gran sistemi ncrvosi, e del ganglio- nare e del cerehrospinale, presentano a localizzare la- tossicoemia miasmatica, cosicche un punto a prefe- rerenza d' un altro ne diviene la sede, e porge la reazion patologica, che costituisce tutte le singole im- magini morbose delle piressie periodiche. 2i7 A meltere imperlanto i noslri ragionari al con- creto potrcbbe concludersi che il fonJo deJIa malallia paludale, la sua natura intrisica, il sostegno delle sedi secondarie, e del sintomalismo , la base della Jera- peutica, e la lesione del sangue, I'eniopazia, che le due forme fondamentali di essa, la sofierenza acces- sionale dinamica, o i disordini della nevrosila, ove le febbri, le nevropazie, le emorragie, le ipercrinie pe- riodiche accbiuadosi , e la soITerenza discrasica o i disordini della plasticita umorale, ove comprendonsi le lesioni di secrezioQe, di nutrizione, di niolli tessuli da essa si origiuano. E se la febbre periodica paludale ha genesi dal- r alferazione del sangue, la cui prima modificazione morbosa sembra manifestarsi al sistema ganglionico, che muove a rcazione la circolazion generale , 1' iper- nervia, 1' iperemia, I'emorragia, localizzate all'estremita tcrminali del sistema vascolare e nervoso, nella com- page degli organi, e che quando sole, figurano come lebbri larvate, quando sociate alia febbre costituisco- no i numerosissimi gruppi delle periodiche pernicio- se, tutle queste localizazioni diccva negli organi so- no risultamcnto dell' influenza dell' emopazia su quelle speciali parti organate , statuendovi una sede secon- daria, e turbandone dinamicamcnte e in ispecialla qucir ansa del sistema nervoso cerebro-midollo-gaa- glionare che cola si sparpaglia a difibndervi la vivi- hcanle innervazione, a vitalizzarle, diguisache spesso non vedesi rapporto genefico tra la febbre periodica e la localizazione che la distingue , sintoma pcrnicioso nomato, cssemlo ambidue espressioni morbifiche che dali'emopazia si promanano, e nei casi ove la lesio- ne locale die il sintoma pernicioso produce, pare na- scere crescere c finire, come nasce cresce e finiscc 248 la febbre, inallora non scorgonsi che nessi di cocsi- stenza, anziche correlazioni genetiche, cbe pero il fondo delle piressie perioJiche paludali si trova nel san- gae, la sede secondaria sta al sistema nervoso, e la fenoraenia, e randamento, e le loro varieta innu- merevoli da quest' ultimo prendono genesi , come io dimostrava nelle precedenli raemorie (1). Ma qual e I'esseriza di qnesta lesione del san- gue? traveduta per i fatti patologico-clinici , e cre- duta con probabilismo un alterazione ove la fibrina difetta, I'eleraento globulare, e la sua plaslicita fisio- logica, poco ci chiarisce la chimica organica(2), ma nel progresso e nel perfezionamento dell'analisi una (1) Memoric di Geografia fisico-mcdica sullc principali acque stagnanti di Sicilia e sulle febbri intermittonfi a chc metton cagione IWemoria Terza delle febbri periodicbe di Sicilia e fisionomia specialo di esse. Menioria Quarla. Sulla dcteriuina- zione della sede delle niaiallie periodicbe dedotta dell'accordo delle condizioni anatomico-fisiologicbe dei sistemi nevrosi dei tessuti ove siedono coi fatti patologici speltanli tali malatlic. (2) Ecco cio cbe si asserisce su quanto argomenlo Dimi- nution dcs globules = Los ouvricrs qui out cte souniis pendant long temps a I'influence dcs molecules saturnines tinissent per ofTrir une diminution fort notable des globules ... On peut en- core rapprocher de ces cas ccux de fievrcs iuterniittentcs ou il cxiste une veritable ctat cacbetique ; le chiffre trouve chez un sujet qui en ofTrait tons les simptomcs ful 68 Andrals e Gavar- rct Recbercbes surles modifications de proportion de quelque priacipes du sang fibrinc globules materiax solidesde serum et can dans les maladies=dans ces fievres graves qui depleupent let pays marecageuse el bumidcs le sang est il altere? nous les pensons sans 1' affirmcr, pourtant nous tacberons de nous eu procurer pour eclairer notre conjecture Magendie Lecons sur le sang et les alterations de ce liquide dans les maladies graves, 249 materiale conoscenza sperando , resta razionalmcnte provala la sua esistenza , come dimostrata la realita di tante potenze patologiche, che sotto 1' osservazione non cadono, e quella del raiasma paludoso, che la eudiometria non fa conosc^or per nulla. Cosi le raalattie paludali muovendo da un mo- di ficatore specifico, e cedendo ad un farmaco speci- fico ancora, tengono un fondo morboso unico e solo, e due fenomenie rilevanti dimostrano, comeche si presentassero con iramagini varie, con sintomatismi diversi. 32 F L 0 K A DEI DINTORiM D'AVOLA DEI SOCIO ONOBARIO MEMORIA QUARTA CUE CONTIEAE LE DESCRIZIOM DALLA TETRA^'DRIA ALLA PENTANDRIA-MOAOGYAIA. LETTA >ELIA TOR>ATA ORDIIVAIilA DEL ^8 MARZO 184S, 253 FLORA DEI DINTORNI D'AVOLA ■ I IlljilllH I CONTINUAZIONE CLASSE JV. TETANDRIA Ordine I. Monogynia iiiiwBliii Gen. 5j. DiPSACus Lin. Juss. (It. Dissaco. — Fn. Cardere) Fiori aggregati. Invoglio polifillo. Ricettacolo conico con pagliette rigide e pungenti. Cor. garao- petala, tubulosa , irregolarmente 4-lida. Achena an- golosa con corona breve ciatiforrae. 118. D. SYiyESTRis, Dod, All.^ Mill.^ IFilld., Guss. A foglie acuminate, le inferiori connato-infilale, scghettato-dentate alia base ; le superiori appena cen- nate a margine intero: invoglio allungato inllesso : capolini ovati, piii corti dell' invoglio , pagliette deJ ricettacolo dritte. — (Bienne). 2o-i Dipsacus fiiUomun, Marzra., Lcria, noti Li?i.- D. fuIlo7ium a Lin. secondo Pollini. — D. syheslr/s, aut tircja pastor is major. C . B., Cup. — Labrmn f^eneris allerum, Mallh. !It. Verga del pastore, verga pastore, cardo selvatico, bagno di Venere, labro di Venere. Fr. Verge de pasteur. Giugno-Luglio; pochi fieri sine ad Agosto. Nei luoghi argillossi umidi {Fiumara, Cassibiliec.) Cauli serrati, solitarii, rigidi, di 3-6 piedi, acu- leati, fuorche nella base. Foglie radicali bislunghe picciuolate, crenafe , larghe; cauline inferiori connato-infilate, grosso-e ir- regolarmenle seghettato-dentate alia base ; cauline su- periori appena congiunle per le basi delle costole, a margine inlero : tutte glabre, d' un verde allegro , alquanto cariiiate, a<;uminate, a base larga, grossa- mcnte aculeate su la costola nella pagina inferiore , c sparse di piu piccioli aculei in ambedue le pagi- ne. — Foglioline Ae\X invoglio indelerminate di nume- ro, ed ineguali, 1 -S-poUicari, alquanto iuflesse, qual- cuna palenie, e spesso con gli apici ricurvi . La lore forma e lineare, e son formate da un sol nervo o costola orlata da corlissimo margine, aculeata al di sotlo ed ai lali come Ic foglie, al di sopra inerme, docciata con linea bianca, spinosa all'apice. — Pa- glieite del ricettacolo drille, subulato-spinose a base ovata, subeguali agli slami, alquanto piu corte della corolla, di sopra solcate, sparse d' aculei come gl' in- volucri ; le apicilari piii allungante. Fiori disposti sul ricettacolo in spira alzata . — Corolla col tubo bianco, sfumala all' apice d' un incarnalo dilavatissi- mo. Filamenti e pisdllo del colore della corolla. Jji- /ere bianchicce. . ui v.;. 25o La fioritura comincia circolarmente dal ccnlro del ricctlacolo, e di la s' inoltra airinsu ed aH'ingiu. Noi crediamo aver drilto a poterla chiamare cenlri- fugo-centripeta . S8. ASTEROCEPIIALVS. Vaill. Spi'. Sttvi Chatacslrum Neker (Sezione del gencre Scabiosa di Lin.) Fiori aggregati. Inrofjlio semplice polifillo o mollipartito. Riceltacolo paleacco. Cor. gamopetala 5-fida Achcna con doppia corona , 1' esterna orciuo- lata, scariosa, 1' interna 5-seta. 119. A. Anbiguvs Nob. A foglie radicali bislunghe, od obovafe, denlafo- crenale; le cauline inferiori iirate; le superiori pcn- nato fesse, con le lacinie lanceolalo-lineari patcnli : corollctic raggianti: margine del calicetto inllcsso : pappo li-setoso sporfo in fuori, stipitato: achene Mo Llocuhve, l-spormo, coronalo dai dcnti del calice. 135. K MuRAiis L. All. fV. Guss. 27i A caule prostrate, e foglie obovate, quaterne, glabre: carpadelio 4-corne, col cornetto dorsale tereti- conico, fimbriato all'apice, ascendente o patente . {Annua). Crociata romana minima muralis Column. Ru- beola echinala, saxaiilis Cup. B. Ilirsuta A caule alquanto irsuto, e crcste dei frutti piu numerose e piu lunghe. Marzo-Maggio. Sui i miiri, nei luoghi aridi, su le colline. La var. B. piu frequente. Cauli molti dalla stessa radice , per ordinario semplici, 4-lateri ottusangoli, palmar! o semipedali, nella var. B. pubescenli. Foglie sessili 4-terne, le inferior! obovato-bislunghe, le superior! obovate, tutte convesse, carnosette, patent! o riflesse. Fiori minu- tissim! tlavi, i raaschi S-lidi, e qualche volta anche 4-fidi, coi lob! ovati. Carpadelii ( per la corona dei dent! calicinal! 4-corn!, con un corno al di sopra se- minifero ricurvo , e Ire al di sotto ispido setacei ) inserit! a 2. a 3. a -4. sopra le ascelle di ciascun verticillo, strettamente addossati al caule , con le bas! connate o aderenti. 6-1. PvTORU Pers. Dec, Cal. gamosepalo, 4-dentato, persistente. Cor. gamopetala, imbutiforme, a lungo tubo, 4-fessa Siim- via 2-fido. Stand salient!, inserit! su la fauce del tu- bo. Acrosarco 2-loculare, 2-spermo. 136. P. Calabrica Pers. Dec. Guss. syn. ( Specie uuica) Caulocarpica suffrulicosa. 27S Asperula calabrica Lin. pi. Ernodca monlana, Smith. PresL Guss. prod. Parctla foetidissima. Cyr, Lo?ncci(i siciila, Vcria Jhibcola crelica foetidissima., Tourn. Nerium sti/frntex, antirrliini folio, putens , fori bus carjieis Cup. Api'ile-Settembre ISelle I'essilure dci macigni calcari, e delle rocce su le colline a tutte le esposizioni, slando erettamente appressata ai macigni stcssi, o pendcndone. Caiili fragili, vellutali di corla pube, che quasi sparisce e cade quaiido son vecchi, screpolandovisi flnrnclic r ultimo strato corticalc. Focjlie glabrissirae caniosetlo, opposto, con la base dei picciuoli (appe- na lunghi una linea) in certo modo congiunta, e prolungala ai lali intcrposli in due corte punte, che scnibrano come i rudimenli, ai quali dovessero arti- culursi i picciuoli d'altre due foglie. Son esse di fi- gura lanceolata, piu larghette nella base, carinate, coi margini pochissimo rivollali, subricurve all' apice per loppiu richinate e lalcralmente subfalcate. d'un vorde glaucescente, rugoselte nella pagina inferiore, e d' un odore disgusloso, che assomigliasi in cerlo modo a quello dell' aglio. Col seccarsi esse anneri- scouo cosi negii esemplari conservati, come nella stessa pianta vivente. Fiori quasi sessili, fasccttati, a varii i'ascctti terminali, gl' inferiori piu lungamenle pedun- colali. Braltce picciolissime, lineari-filirormi, poco piii lungliclte d' una linea. Val. 4-denlalo , a denti cor- tissimi, col tubo d' un verde piu bianchiccio che non i denti. Corolla di grato odore, leggermcnte cariiea, poi bianca imbutiforme, ^-fida (di rado 3-G-fida) con le lacinie sublineari, ottuse, gradatamente ristrettc dalla fauce all' apice, accartocciate in I'uori, pube- sceuli nella pagina superiore, priucipalmeute verso la 276 fance del tubo ( pubescente eziandio noil' interne di esso). Organi gmilali salienti, dello slesso colore della corolla. Slilo leggermente sfesso in due, all'api- ce. Sfami ricurvi, inseriti alia fauce del lul)Oj spor- £,enti dai quatlro seni -tlella corolla. Acrosarco liscio iilabro , nella malurazionc nero, coronafo dai denti conniventi ed otlusi del calice, lungo appena due linee. 65. ASPERVLA L. JUSS. ( Fr. Asperule ) Cal. gamosepalo, i-denlalo, corlissimo. c quasi nuUo. Cor. gamopetala, imbulirornio, 4-fida. Carpa- delio 2-loculare nudo in cinia. 137. A Lohgiflora IVald. et Kit. Spr. diss. A foglic -itorne, lineari, glabre le inferiori ac- corciate, le superiori strettamentc lineari allungate : fiori fascettati, glabri. terminali : corolla a lungo tu- bo con le lacinie 2-dcntato ( spuntonate sopra 1' api- ee ): frutti scabri. [lUzocarpica). Bitbia cinanchica , Cup. Asperula cinanchica . VHm. sag. p. 45. Bertol. non Lin. A. cinanchica B. Poll. A. suaveolens. Schrad. A digyna Diifour? Galium ietraphyllon montanum cruciatum Column. Volg. It. Vaniglia dei campi. Luglio-Sellembre. Nei luogbi aridi calcari delle colline da perfutlo. Caxdi rigidi, suberelti o declinali, cespugliosi, ottusamcnte quadrangolari. Fog lie lineari glabre, den- • tellato-aspre su la costola ed ai margini, nel di solto 277 apparentemcnlc 3-nervie per la rivolfatura di essi inari;ini, c per la promineiiza dclla costola, nei vcr- ticilli supcriori due piii luni;Iie, e due tjz i^Js piu corte. le piu viciiie alia radice bislunghe, obovale, cortissiaie . Fiori fasaltali terminali : qualche volla appaiono ascellari per lo poco svihippo del ramelli . Bralle corte acute. Corollo d' ua verde giaIloi;nolo , rossicce, al di fuori, cortameiite, con le laciiiie his- lungo-lanceolate, che haiino I'apice 2 fosso, o 2-den- tato per traverse, col dente inleriore dritto, e quel di sopra ripiegato all' innanzi come una picciola glan- dola. Tube lungo 3-4dinee Cnon 3-6. Giiss.) 1 fiori si spicgano all' avvicinarsi della sera, o mandano gra- tissinio odoro per tulta la nolle: sono inodori e soc- cliiusi (luraule il giorno. 138. A. Laevigata, W. Presl. Guss. Glabra, a foglie /i-terne, ellilticlie, oscuramenfe nervose, liscie, esihiienle scabrose nel margine: fio- rilura Ja corimbi fascettati pauciHori ascellari, o ter- minali: corolla a corlo tubo: Garpadelii scabrosselti glabri. {lUzocarpica). liabia '/Hadrifolia semine diiplici, Moris. Maggio-Giugno. ^Y'lle vaili delle Colline {Cava delt Ainico). Caiili gracili, prostrati o risorgeiiti appoggiati tra I'erbe, 4-angolari ottusi, piii o meno ramosi^ 1- 2-peclali con gli arlicoli superior! assai allungali. /fo- glie bislungbe subelliltiche. le superior! abjuanto acu- te, tutte cigliolatc ai margini: verlicilli inleriori piu appressati. Cauh, o rami per ordinario terminanti in tre peduncoli fiorileri. o ciascun penduncolo 1-1 //.>. poliicaro diviso poi in cima in Ire gambclti 1-2- liiieari 1-flori, con una sola bratlea lineare-lanceolala. Corolle candide picciolissime imbulilbrmi a tubo se- 278 niilineare suheguale al calice, coi lobi del lembo al- quanto inflessi . 66. CnuciANELLA, Lifi. Juss. Bratlee due o Ire sopra ciasciun fiore. Cor. col lembo svanito. Cor. imbutiforme a tubo gracile allun- gato, 4-5-fida, con le lacinie spesso ajipendiciate al- r apice. Offf ani genilali inch'ms'\. Sit mmi s\>esiiO ilue, capitati. Carcerulo 2-loculare bislungo, nudo in cima. 139. C. LalifoHa Lin. Ucria Ten. syll. (hiss. Bianca Giorn. del Gab. delV Accad. Gioen. T. vii. Bim. 4' P' ^^• A foglie spuntonate, di sopra scabrosette, ci- gliato-scabre all' insu lungo il margine, le inleriori \- terne, largo-lanceolate, le supcriori verticillate a 6. o a 3. lanceolato-lineari: brattee Ire ineguali, le due piu interne lineari-lanceolatc, strotte, 1' esterna ovato-lan- ceolata doppiamente piu larga, e alquanto piu lun- gbetta: Fieri tra le brattee solitarii. ( Annua ). Bubia spicata cretica, Clus. Rubia minor spi- cata, Barrel. Crucianella 3Io?ispeliaca Bert, non Lin. Aprile-Giugno. Nei luoghi aridi, ma rada. Non mi venne mai veduta sui colli, ma nel basso appena a mezzo mi- glio dal mare ; ivi pero trovavasi forse deviata dalla naturale stazione, non avendone scontrati che soli quattro individui. Badice ramosa alquanto rigida. Caule ramoso sin dalla base semipedale o pcdale, terete alia base, poi quadrilatero-aculangolo , cascante o eretto, acu- leato-scabrossetto sopra gli angoli. Foglie verticillate 279 con nervi marginal! , le inFeriori 4--terne largo-lanceo- late ( non elliliche, Guss.) quelle di mezzo anche quaterne regolarmente lanceolate; le superiori vorli- cillate a 6. o a 5. lanceolato-lineari slrettissime, aji- pena di una o mezza linea, tutte ristretle in picciuoli connati alia base, inseriti sopra un ceroine calloso , nella pagina superiore quasi liscie, nella inferiore al quanto rugose, aculeate-scabre all' innanzi lungo la carina ed i niargini mezzo rivoltali . Fi'ori allernata- mente opposli in spica semplice terminale, 2-4-pol- licarc, subulata, continua, a quattro facce , coperti dalle brattee imbricate da quattro lati. Calico quasi nullo. Braltee tre in ciascun fiore, slrettamente ap- pressate, gradatamente piii lunghe dalla base all' api- ce della spica, prolungandosi 1' una sine quasi alia nietta dell' allra; le due interne lineari-lanceolate acu- minate, col margine membranaceo stretto, F esterna ovato-lanceolata, spuntonata all'apice rugosetta, col margine pur membranaceo, ma piu largo, tre volte pill ampia delle interne, ma non sempre piu lunga, spcsso subeguele o alquanto piu corta. Corolla ver- diccia col tubo gracile alquanto saliente e ricurvo, e il lembo, picciolisimo 4-fido, brevemente ed obliqua- mente unguicolato. Slami adesi al tubo della corol- la, inchitisi: anfere appena visibili. Stilo semplice ap- pcna sporfo in fuori, con un solo stimma. Harceruli esternamente puntali e convessi. lineari, spatolati al- r apice, tre volte piu corli delle brattee. Per piu ample notizit; si riandi I'indicato Gior- nale loco cit. 280 OrdINE II. DlGYNlA 67. Hypecavm Lin. Juss. ( Fji. Siliquier. ) Cal. 2-sepalo, deciduo. Cor. 4-petala, con pe- iali ineguali, e due di cssi spesso 3-fidi all' npico , col lobo medio coclearil'orme soslenuto da una specie di fdamento . Due stimmi substipitali Lomento 1- valve, ad articoli monospermi. 14.0. H. PROCumuENs Lin. Ucria Giiss. A lomenti arcuati compressi : petal! csterni ovati nella loro circoscrizione con base cuneata, di sopra ottusamente 3-lobi, col lobo medio saccato alPapire. gl' interni 3-parlili con la lacinia ccnlrale raddoppiuta crespa, cortamente denlellato-cigliolala: lacinie delle foglie lanceolate, od ovato-acute. ( Jnnuo) Volg. Fr. Siliquier incline. Gennaio-Febbraio pochi fieri in Marzo. Nelle arene marittime. Picciolissima pianta a foglie decomposte, quasi due volte peniiatofesse, coi primi scmmenti piu spesso alternati che opposti , d'un verde biancbiccio o glau- cescente, con le lacinie lanceolate, ed ancbe ovato- acute picciolissime, appena larghe ijs di linea , e ancor nieno. ^Sco/j/ semplici 1-flori, 1-2-fogliati (o 1- 2-bratteatiJ cilindrico-filiformi, 1 //u 2-pollicari. Ca- lico irregolarmente dentato-inciso Pelali esterni ellit- tici, nella loro circoscrizioue ovati a base cuneata . 281 Lacinie latcrali dci due pctali interni elliltiche o bis- luiigo-lanceolalc, addossale I'uiia sull'altra pei margi- ni inlcriori: lacinia ccntralo quasi quadrato-subroton- da, sostenula da una specie di filanicnto. Corolla tutta ed afifere di color giallo d' oro. Calici e stilo glaucescenti, e spcsso d'un color digradato, chc con- londesi con quelJo della corolla. Lomenti poco com- pressi torulosi, 2-2 1J2 pollicari, coronati dagb slili, spesso foschi da un lato. Fiori di odore alquanlo grato : tulle le altre parti della pianta hanno odor nauseante narcotico. OnDiNE III. Tetrjgynu. 68. POTAMOGETON Lin. JusS. (It. Potamogito Fn. Potamoi ) Perigonio 4-sepalo, a sepali oguali concavi. Fi- lamenti cortissimi, opposti ai sepali del perigonio. Slilo nessuno. Carceruli A, sessili, liberi. 14.1. P. Fluit^ns Both. //'. Giiss. A foglie esaltamenlc lanceolate , membranaceo- subcoriacee], moltincrvi , lungamentc picciuolate na- lanli: stipole larghe vaginanti acute: spicbe dense grossamente peduncolate. ( Rizocarpico) P. foUis anguslis, Cup. — P. nalans. var. Poll. Bertol. fl. ital. B. A foglie quasi ellitticlie. (V.peliolare Presl.) Giugno-Agosto. 3G 282 Nei fiumi di lento corso ( Asinaro ). Foglie nitidamente vcrdi-glauche attenuate in lunghissimo picciuolo, ed appunlate in amendue I' e- stremita: nella varieta sono piu brevi e piu ottuse, ma questa e piu rada. 142. P. Pjnormitjnum Biv. {And.) piante ined. p. 6. Guss. syn. i. A foglie lineari , patent! , alterne ed opposte , doppiamente piu slrette della stipola guainanfe: pe- duncoli ascellari : spica cilindrica interrotta. ( Bizo- carpico ). P. pusillum Giiss. prod. i . i7i add. p. 4- nofi Lin. Giugno-Agosto. Nei fiumi di lento corso {Asinaro). Caidi filiformi, ramosi, con lametti bispatacei . Foglie strettamente lineari, acute sessili, patcntissi- me, menocche alia base, esilmente striate. Stipole guainanti doppiamente piu larghe della foglia. Pe- dimcoli quasi pollicari, tereti, striati 1-spatacei alia base. Spiche cilindracee, interrotte, sporte dalle ac- que vicino la fioritura, 1-6-flore, a fiori eguali op- posti in croce. Sepali del perigonio concavi, Irasver- samente ovati, unghiati. Antere 4-. sessili 2-loculari. Polline bianco. Slilo nessuno. Stimmi bai. Carceriili piccioli, compressi, ovati, verdognoli. Per piii mi- nute osservazioni consulta Bivona {And.) loc. cit. 69. Sagynj Lin. Kook. Cal. 4-sepalo. Petali 4-interi, o nessuuo . Gas- sula ovata, membranacea, 1-loculare, 4-valve con le 283 Talve descent i sino alia base. Semi numerosi; minuli scabri. 113. S. ApETy^iA Liu. mant. 55g. Guss. A cauli non radicanti, rami suberelti pubescen- ti : foglic subulate, mezzo cigliatc alia base: pedun- coli doj)o la floiilura crctti: sepali ollusi: fiori per ordinario apetali . {Annua ) Alsine tonui folia muscosa Cup. Febbraio-Apiilc. Su le ve(cbie mura, nei tetti, nei ruderi, per le vie, nei luoghi arcnosi. Molli cauli gracili, ramosi. pubescenti, diffusi a cerchio, 2-6-pollicari. For/lie lineaii subulate, sub- connate, ricurve. appena cigliate alia base. Calici se- mipatenli. Pefali nulli. /Inkre piu corle del calice. 14k S. flljjiniju Don. Moris. Bertol. Gnss. syn. A rami mezzo erelli e peduncoli interamente glabri: foglie mezzo spuntonalc, non aristate: sul dip- piii gli stessi caratteri drila specie precedente [Ann.) Alsine minima o.Tillima, anf/iislissimo folio, mu- scosa, Cup. Bon. Sagina apelala 6. Guss. i/rod. Febbraio-Aprile. Kelle veccbie mura. su i tetli, e principalmenfe nei luoghi arenosi alquanto uiuidi. piii comune della specie proccdcnte. (Con Tela diviene rossiccia, o di un colore tendenle al baio: ba 1' abito della pre- cedente.) •70. BaiLURnA Dec. B. S. Cal. turbinato, -i-fido. Slatni i-!), ed allretlanti pctali, alleruati con lo lacinie cabciuali. Squame i. 284 lineari, porporine attaccate alia base di ciascun ova- )o. Plopocarpo 4-5 cassularc> polispermo, con le cassule deiscenti longitudinalmente dal lato interno. lis. B. Fmlljutii Dec. R. S. Guss. A caule eretto dicolomo: fogiie lineari, bislun- ghe, subottuse, 2-3 lineari, piu corte del fiore pe- duncolalo. {Annua) Tilloea FaiUantii, WUld. Alsine palustris ser- py Hi folia Cup. Sedum minimum album flore roseo telrapetalo Vaill. Febbraio-Maggio. Nei luoghi calcarei inondati nel verno. (Spesse volte io r ho trovato innanzi 1' Eremo o?" Avola an- tica tra il Seduin coeruleum. Cauli sino a qualtro pollici. tereti, alia base op- postamenle ramosi, all' apice dicotomi. Fogiie car- nosette, subottuse, scanalate, patenti, spesso incurve. Corolle pallidamente carnee. Denti del calice otfusi , Di rado cinque petali, e cinque stami , ed allora il calice e 5-fcsso. Peduncoli 24 lineari alle ascelle delle dicotomie, eretti. Tutta la pianta dapprima ver- dc, poi d' un rosso carneo alia base, porporina iu cima; e piu porporini i plopocarpi. I ■ , ;\ '■!!i; 285 CLASSE y. PENTANDBIA Ordine I. Monogynia Sez. I. Piante con corolla gamopetala, ovario libera e friUlo 1-spermo. 71. Plumbago Lin, Juss. (It. Piombaggine Fb. Plaubage) Cal. gamosepalo, fubuloso 5-gono, 5-dentato, coperlo di peli capitati, glutinosi, persistente. Cor. piallilbrme, col leinbo 5-partito. Filainenti dilatali alia base, e che circondano 1' ovaio. Slilo filiforme con stiraina 5-fido. Cassula !5-valve, 1-loculare, 1- sperma. Trofospermo filiforme, clio s'innalza dal fon- do dclla cassula, e con la sua cstremita curva tiene il seme sospeso. Radicina superiore. 146. P. EvnoPOEA Lin. Ucria Guss. A rami eretto-patcnti, glabri; foglie bislunghe c lanceolate, abbracciafusto. liscie: spiche bniUeate leiiiiiiiali: brallee nude, poco o nulla glandolose, se- ghetlale. ( liizocarpica ) 286 Denlellaria Rojulelectii, Cup. Mohbdeiia Plinii Cast. Tripolium Dioscoiidis, Column. i It. Pioml)aggine, erba canina. capriiiclla. Volg. \ Fr. Plaubage dentelaire, licrbo aux cancers. ( Sic. Nuci-caltiva. Agosto-Oltobre ; pochissimi fiori sino alia prima nielta di Novembre. In tutle !e macerie. nelle siepi, nei ruderi ai margin! delle vie. Fiisti 2-3-pedaIi, angoloso-striati. Rami sparsi, eretto-patcnti, giabri. Foglie bianco -pulverulenle in ambedae le pagiac; le superiori, quasi lineari, den- tellate, per loppiij. ricurve, semi amplcssicauii ; le al- tre bislungo-lanceolate, erelte, pure amplcssicauii. a margiue subondato, e con denti poco visibili; le ra- dicali obovate, rislrette in picciuolo. Braltee a Ire a Ire ovato-lanceolale, minutamente ed acutamente se- gbettate. Fiori non assolutamenle sessili, ma con brcvissimo penduncolo appena ij5 di linea, che per ordinario rosseggia dopo la fiorilura. Calici angolato- striati, con due scrie di peli capitati glutiiiosi sopra ciasciun angolo, ed una stria nuda tra un angolo e I'altro: questi angoli sono cinque, e corrispondono per dritlo ai cinque seni dei denti acuminati del ca- lico: le strie in egual nuraero corrispondono su le carine dei denli medesimi. II colore di questi calici h verde, poi fosco, nei capi dei peli sempre verde- biancbiccio. Lacinie dclla corolla ellittico-bislunghe. spuntonate, con la lamina un poco crespa, di colore grisellino con linca porporina su la carina : tube lungo quasi il doppio del calico, 3-striato, con strie porporine. Slami giabri, salienti, alquanto dilatati alia base, 0 a dir meglio, ingrossati: antere cenerogno- 287 le. Slilo pubescente, alia base: slimma glandoloso . Cassula subeguale al calice, verde nelle suture delle valve. Le foglie pesfe e allaccate forlemente alia palma della mano si adoprano come rimedio a far cessare il dolor dei denli dell' opposla mascelia . E comune I'uso delle radici conlro la scabbia. Sez. h. Pianle con corolla gamo-pelala., ovan'o libero, e microbasio 2-carcenilare. 72. Cerinthe Lin. Juss. Cal. 15-sepalo, irregolare. Cor. tubulosa, nuda alia fauce, cortamente 5-dentata nel lembo. Antcre astale, connesse fra loro nelle basi coi lobi spiral- meiite contorti. Carceruli 2-loculari, imperforati alia base. 117. C. JsPERA Roth. Willd. Guss. A fusto quasi semplice: foglie verrucoso-punta- le, obovale-spalolate, sessili, alquanto rientrate all'a- pice ; le cauline a base dilatata cuorifonne abbrac- ciafusto: corolle cilindriche, alquanto gonfie alia ba- se, 5-denlate all' apice , a denli corlissimi rillessi . ( Annua ). Ccrinlhe, sive cynofjlossum montamim majus , Gup. C. (lore flavo asperior. Cup. G. folio 7ion ma- culato Cast. B. A foglie inacchiate. 288 !It. Cerinte, erba tortora, erba vajuola, sca- lattina pulmonaria, pulnionaria roniana. Sic. Ervi moddi, succameli. Dicembre-Maggio. Tra le biade, nelle vigne, nei prati, ai margi- ni dei canipi da per tutto. Cotiledoni obovali subcarnosi, esternamente lisci, scabrosetti nella pagiiia supcriore. Caule ramoso, sem- plice alia base, dritto, glabrissimo alio un piede, o alquanto piu, spesso rosseggiante da un lato, o leg- germente carneo. Foglie a niargine subondoso, spar- se nelle due pagiae, c piii nella superiore di setole uncinate volte all' insu e subinllesse , cigliato subse- ghettate con uguali setole nel contorno dci margin!. Alia base di ciascuna delle setole, che coprono la lamina, trovasi una verrucchetta or piii or meno gran- de, c solto le verruche piii grandette corrisponde sempre dalla pagina opposta un picclolo ombclico . La costola e serapre nuda, ed e raro a trovarvi so- pra una setola. Nella pagina superiore, oltrc le se- tole, visibili, il fondo c tutto aspro di verruchctte e di setole ancor piu minute, che appena puoi discer- nere ad occhio nudo: il che non si trova nella pa- gina inferiore, ove le sole setole grandi si veggiono . TS'elle foglie della var. B. su la pagina superiore ( e meno decisamente nella infcriore ) alia base di ciascuna delle piu grandi verruchetle trovasi un irra- diamento bianchiccio , non esatlamente circolare , vario di grandezza, e spesso piii d'uno confusi insie- me, che giungono a trasparire dalla pagina opposta. In questa stessa varieta il color della foglia e d' un verdc piu biancheggiante. Calice in entrambe fo- gliaceo, metla piu corto della corolla, coi sepali li- 289 ncari lancoolati, cslcrnamcntc glabri, sparsi interna- nicalc di vcrruclieltc, e di corti peli come le foglie, cigliolato-seglicltati ai margini, non maccliiati alle basi, Corolla alquanto gobba di 9-10. bnee bianco-flava, con una zona 2-3 lineare, quasi tre linee al di so- pra (Iclla base, d' un color Iosco sanguigno, sfumata e digradanle nella parte inferiore, e circoscritto al di sopra da una linea flessuosa. Questa corolla, conoi- dea alia base, e alquanto ristretta sopra la zona co- lorata, poi gonfia, e subito alquanto piegata in den- Iro nol lembo. I piccioii denti riflessi, che la coro- nano. sono rostrato-solcati. Tutto il lubo sotto i denti pare oscuramcnle dieci-solcato coi solcbi corrispon- denti in ordine alterno ai denti medesimi, ed ai seni di essi. La zona c piu ristretta nel lato dritto del tubo, cbe nella faccia gobba, Filamenli dilatati alia base, giallicci: anterc inchiuse, subeguali alia corol- la, nericce all' esterno, con polline giallognolo. Stilo saliente. Fiori peduncolati, disposti in cima dei ra- nioscclli in grappoli scmplici, nuntanti. Semi nera- stri, irregolarmente subcompressi. 37 290 Sez. III. Piante con corolla gamo-petala, ovano ItberOf e microbasio A-carcerulare. 73. Helitropivm Lin, Jiiss. ( It. Eliotropio Fr. Heliolropo ) in'.j'; •>; Cat. gamosepalo, S-partito. Cor. ippocraleri- morfa col lembo pieghettalo 3-lobo, e la I'auce nuda. Stimma conico, mezzo peltato . CarceruU fra lore aderenti, impeiforati alia base: disco del microbasio non apparente. i . 148. H. EoROPOEVM Lin. Ucria Guss. A caule erbaceo, eretto: foglie subovali interis- sime, ottuse, lineate: spighe laterali solitarie le ter- minal conjugate: calici persislenti, irsuti, con le la- cinie lanceolate eguali al tubo della corolla, nella fioritura appressate all' apice, nel frutto incurvi sopra di esso: lobi della corolla alquanto acuti. {Annuo) H. majus Dioscoridis G. B. Gup. H. majus vulgare, Bocc. r/^ J \ It. Verrucaria, erba dei porri. yolg. I p^^ Herbe aux verrues. Giugno-Novembre. Negli orti, nelle vigne, nei ruderi, nei campi 291 dopo Ic mcsse, nei luoghi arcnosi, confusamente con la Crozophora Tincloria. Cotiledoni ovati. Caule ramosissimo , l-I //a pedale, e alle volte anche di due piedi, coi rami erctto-palcnli, FocjUe semprc varie di figura, or quasi elliltiche, or ovale od ovato-storte alia base e bis- lunghe air apicc, or anche quasi deltoidee ad angoli oUussissimi, pero semprc nervoso-venose nella pagina inleriore, lineate nella superiore, e canescenti, e sca- brc al latto ove si tocchino a rovcscio, in allro mo- do molli, e cio per la villosila appressata^ che le co- prc, come pur sono i cauli stessi ed anche le spi- che. Spiche terminali e laterali per loppiu incgual- menle conjugate, coi fiori del tutto sessili, unilate- ral i, alfernali in due serie: queste spighe sono rivol- tate a spira, che si svolge e si raddrizza a misura ohc sbocciano i fiori. I calici non sono patent! nel fiiitlo {Guss.), ma piultosto incurvi sopra di esso, bcnchc non mollo appressati. LiTnosPERMUM Lin. Jtiss. ( It. Lilospermo Fr. Gremil. ) Cal. gamoscpalo, 5-parti(o. Co/', imbuliforme, a fauce pcrmeabilc, nuda. Anloro bislunghc, incluse. CarceruU dislinti, ovati, imperCorati alia base. 119. L. /Irfense Lin. Guss. A cauli erbacei, eretli, ramosi : fogiie lineari- lanceolatc, ristrelte alle due eslremila, stiigoso-irsule: peduncoli linear] appena ingrossati: cahci alquanto 292 pill corti della corolla, patenli ncl frutto: carceruli rugosi, granulato-sorabri. {Jnnua) L. arvense radice rubra, Matth. C. B. Cup. Echioides alba, Column. r^ J \ It. Slrigolo selvatico. ^* j Fii. Petit gremil-Grorail des champs. April e-Maggio. Tra le biade, e nei prati, ma non molto fre- quente. Fusti pedali, o piu alti, scabro-slrigosi per corte setole, che vi stanno appressate , e quasi incollate . Foglie sessili, avenie, le inferiori quasi lineari-spalo- late, in picciuolo . Fiori in grappolo lasso . Caliei corti, allungati nel frutto. Pcduncoli lunghi 1-1 :> ■ ■ ■' -iliiH i> {It, Anagallide Fa. Mouron Sic. Crisciuneddu) Cal. gamosepalO; 3-partifo. Cor. rolata, S-loba. Filamenti pelosi alia base, erelti. Cassula coperchia- ta, con trofospermo ccntrale, fungoso, globoso, po- lispermo. 161. A. ARVENsis L. IF. Poll. H. Dan. ,ja 307 A caulc proslralo diffuso: foglie sessili, ovale, di sollo {niiilale: lacinic calicinali lanceolate, a mar- gine intero subegiiali alia corolla ed alia cassula: fiori cei'uloi. {Annua) A. coerulea, All. Slevnb. Schrcib. in R. S. Pers. Cuss, A. flore coeruloo Cast. G. B. Cup. A. foemina, Malth. Vill. A. Monclli Ucria. Biz. delle Sc. Nal. Reich, non Lin. 11. ana(jalis Off. !It. Erba grisettina, terzaaella, anagallide. Fr. Mouron des champs. Sic. Crisciuneddu cu ciuri turchiuu. B. A fiori di color vcnniglione. A. arvemis 6. Lin. Poll. A. phoenicea Lam. R. S. Cw/.s'.s". prod. A. arvcnsis Lena Pers. Gtiss. sijn. Anafjalis mas. 3Iatlh. Fill. A phoeniceo flore Cup. Cast, It. Agdiiallide, erba grisoltina , cenlonchio rosso, bcllicliiiia. erba bcllica, cbe fa can- lar le galliiio, lersaiiella, inordi-galliiia, morsusgallinae. Fit. Mouroii rouge. Sic. Crisciuneddu cu ciuri russi. Folj. Marzo-Maggio. Aei canipi , ai margini delle vie, in (ulfe le culture . Sill da' tempi di De-llallcr, cbe precesse la via, queste due varicta sono state riguardale da Botanici insigni come due specie distiute. el e pur di lal nu- mero il Cb. Gussone. Questi pero nolle ossorvazioni le crede piuttoslo due variela, e modeslaniente con- ft'Ssa che nulla c di fermo nci oarallori deiorminativi di esse, se ne togli ii colore, Ed io mi {)ermetto di 308 aggiungere, clie quel calici segliettati dell' A. Coe- ruleay com' ei li descrivo, nan so se esistano unquc- mai, giacclie non mi torno mai falto di scernerli do- po innumerevoli e ripetute osservazionl . Ne Irovo aramessi con piu verita gii aliri caratteri specifiei deir Aulore stesso. No ho mai incontrato, che diffe- rissero le due piante pel caulc nclla coeriilea sube- relte e quasi alato, e nell' altra difi'uso nudo^ o pei pctali in quclla dentati e poi riflessi , iu questa in- leri piani con peji capitati sul margine , od anche per le fogiie nella prima piu anguste all' apice, piii punlate nella pagina inferiore , siccome descrivevale Persoon {Ench. hot. /.). Pse quella a fiori cerulei mi venne mai veduta dcterminatamente a eepali ca- licini men larghi, a fogiie piu grandi, ed a fusti piu numerosi , come la distingueva Gilibert ( Hist, des pi. d' Eur. 2. p. io3.); oppuro a fogiie peculiar- mente un po piu lunglie ed acute, ed a lobi della corolla piu stretti , giusia le difierenzc che piacova stabilire aglj estensori del Dizion. dclle So. Nat. Anzi conlro quest' ultima opinione mi permetto di contestare, che gli apici dei lobi della corolla mi ven- nero sempre osservali c piii larghi nella ccruloa, piii rotondr.ti e piii rislretti ncH' altra; ma cio slcsso non estimai, che potesse costituirc una differenza specif! - ca, II perche ammaestrato dagli piii avvertimenti chedal- r esempio del Ch. Gussone ho io riunito le due pre- tese specie, che non in altro ho trovato differire , fuori che nel solo colore delle corolle . E per vero variano entrambe pel caule eretto o cascante; per le fogiie or larghe, or piu ristrette, quando ovate, quan- do quasi cuordiformi, per ordinario opposte , e tal- volta terne e quaterne promiscuamente su lo stesso individuo, anzi sul ramo stesso: ii che prova non as- 309 sersi fondale con buono accorgimenlo da Giro Pollini {Fl. Feron. i.p. 220.-221.) due dislinte variola y c S sopra questo accidente piu che gli al- tri varial)ilc; finalmente per le corolle ora piu lun- ghe, or quasi uguali del calice, d' un colore piu 0 meno inleso (ma non niai hiancheggiante {Poll. L c.) Enframbe poi hanno i cotiledoni ovati-subaculi briz- zolati di ncro-porporino come le foglie, i fusti costan- temenle 4.-lateri ad angoli salienti "da due lali oppo- sli, ailernaiidosi dalC una airaltra arlicolazione come le coppic dolle foglie; lo Ibgiie schizzettate nella pa- gina iiiCeriore di punti miiiutissimi nero-sauguigni ; i liori ascellari, peduncolati, pendenti prima del boc- ciamcnto; i peduiicoli gracili piu lungbi la metta della foglia (non il doppio Dizion. cil. ) arcuali po- scia e piu allungali nel frutto ; i sepali del calice lanccolato-acuminati, carinafi, a margine intero al- quaiito rnembranaceo; i lobi della corolla crenato- denlellali agli apici. La prima varieta e d' un vivis- simo colore azzurro ; d' un bel verraiglione ( non lu- cido) la seconda, donde il suo nome specifico : in entrambe poi Ic ungbic 0 basi dei lobi sono por- porino violette, le anlere gialle, gli stami pelosi e colorili di violetlo come lo stilo. 82. LysmAcniA Lin. Jus. Cat. gamosepalo, 5-parlito. Cor. rotala, S-fida, a Icmbo corlo, 0 quasi nullo. Filamenli dilatati alia base e connati. Cassula globosa, mucronala; 5-10 valve. Trofospcrmo cenlrale, globoso, fungoso, po- lispermo. 110 162. L. LiNVMSTELLATVM LiTi. Ucriu Guss. Glabrissima, a caule eretto, semplice, o ramo- sissimo alia base: foglie lanceolato-lineari, acute, ses- sili, opposte: gambi asccllari, piu corli dello foglie, solitarii 1-flori: calici piu lunghi della corolla [yJnn.) Linuni minirnum slellalu7n, Magnol. Anyallis minima alpina, passer inae tragi foliis, Cup. Astero- linum stellalim Hoffm. el Link. Aprile-Maggip. Su i colli aridi tra le erbe. Picciola pianta pallidaraente verde , da 2. a 6, pollicf, gracilissima , glabra. Foglie 3-iiervi, piane, patentissime, ed ancbe richinate, scabrosetle nel niar- gine. Peduncoli ascellari, 1-flori, opposti, qualche volta alterni, 2-3 lineari, piu corti della foglia, ri- curvati e col fiore, e col frutlo . Lacinie del calice lanceolato-acuminale, subaristate, k-o. volte piu lun- ghe della corolla, nell' antesi 1-lineato-foschi longilu- dinalmeutc su la pagiua superiore ( le quali linee si scorgono poi appena nei calici fruttiferi ) Iinalmente pateiitissime si nel fiore come nel frutlo. Corolle ap- pena d' una 0 mezza linea, 5-fida, d' un bianco lor- do, che incbina al carneo (non verdiccia), diafatia, ma poco discernibile per la sua picciolezza, Stilo persistenle. Cassula globosa piu corta del calice. Semi nericci corrugato-rugosi. ..,[ Cyclamen Lin. Juss. ,;> " Cal. gamosepalo, campanulato, 3-fido. Cor. col tubo globoso, piu lungo del calice, e lembo 5-partito, coa le lacinie voltaic addietro, Filamenti brevissimi inse- 3H riti sul tubo, con antere sagittate conniventi. Cassula globosa, die si aprc all' apice in 3. denli. Trofos- permo ccnlralc, suhgloboso, spongioso, polisperiuo. 1G3 G. Neapolitanvh Ten. Bel. S. Ouss. A foglio isteranzie , cordalo-ovate, acnlc, ango- latc, dentellatc: lacinie dclla corolla bislunghe, sub- lanceolate, contorte, siibottiise, con un denle proaii- nente calloso ai due lali della base nella ripiegutura ( Jlizocarpico) C. Europaenm Ucria Smilh. Savi etc. non Lin. C. Heeler (IP folium. Gaudin. Reich. Berlol. non Lin. C. F icar I i folium, Reich, secondo Bertol. C. auium- nalc flore cameo Cast. Cyclamen radice maxima fo- liis inferne rubentibus. Cup. ( It. Arlanita, panporcino, pan terrene. Voh^. < Fr. Giclamen, pain de pourceau. ( 67c. Pani purcinu. Ottobre-IVovembre. INellc valli delle colline, e nei luoghi pietrosi (^Pelrara ). Radice tuberosa grossa, orbiculare, comprossa a guisa d' una focaccia. nerastra al di fuori . Forjlie isteranzie, subcarnose, cordato-angolale, dentellatte a (leiili ottusi, e il raargine della dentellatura abpianto rivollato, di sotto nervose rossastre, nella superlicie siiperiorc bianco-macchiate, con raacchia verde cupa nel disco configurata ad angoli salienti e rientranti secondo quclli del margine. Piccimli iungbi. tereli , alquanto docciali in cima. lisci, glabri, screziati di piinte rosce. per loppiii lortuosi . Scupi velliitati di corlissima pube, incurvati, alia cui cima stanno i fiori capovolli coi sepali riflessi, c verlicalmenle cretli: finita la fiorilura vanno poi contorccndosi a spira sino a 312 terra, con la cassula sfrettamente cliiusa entro la spi- ra, donde final iiiente csce alia maturita ficcandosi nel terreno per deporvi i semi. Fioi'i odoroselti, o ino- dori affallo. Lacinie calcinali ovate-acute, corlamcnte cigliolate, tomentosette esieriormenle come gli scapi, reticolate internaniente di nervi ramosi foschi, clie iraspariscono sin dall' estcrno . Kon sempre questi nervi sono ramosi solamente al di sopra, ma spcsso ancora sin dalla stessa base . Pure no il calico , ne gli scapi, ne i picciuoli sono scabri, come osserva ii Ch. Gussone. Lacinie della corolla come nella dia- gnosi, pollicari, contorto-oblique alia base, di color roseo, coi due denli cailosi della ripiegatura bian- cbicci, 0 d' un roseo piu dilavato, mentre lo spazio di mezzo e colorifo d'un porporino intenso, come tutto internaniente ed esternamente il tubo emisferico. Slilo eguale alia ripiegatura della corolla. In cbe questa specie sia diversa dal G. Hederae folium , con cui molli il confusero, e state chiaramente dimostrato da Tenore Syll. p. 8g. .; - 164. C. Bepandvm Sibth. Giiss. A foglie sinanzie cordate angolalo-dentate, lege- rissimamente repande^ o con angoli e denti interi , oltuso-spuutonati: picciuoli e scapi scabri all' apice ; lacinie della corolla lineari-spatolate subobliqui: fauce del tubo circolare nuda. { Rizocarpico) C. Hederaefolium Jit. Ten. si/ II. non Lin. G. venium Reich, G. Europaeuvi Mill, non Lin. Cy- claminum radico exigua, Gup. G. verniim Lobel Cy- claminus verno tempore florens, Clus. . 'i Aprile-Maggio Nelle valli delle colline ( Cava di Minciarello) Radice subgloso-compressa di uno a due pollici di diamctro. Foglie cordate angolato- dentate, ad an- goli ottusi terminati da cortissirao spuntone, ed a seni 313 rotondati, nella pagina inferiore rossicce, nelia supe- riore verdi, biauchiccio-macchiate, alquanlo lucide, col margiiie oscuramcnie ripicgalo. Picciudli e scapi cilindrici, rosseggianti come la pagina inferiore delle foglie, ambeduc vellutato-scabrossetti nella parle su- periore. Lacinie del calica acuminate, fosco-venose inlernamente, eguali al lubo. Sepali delta corolla di un roseo alquanto dilavato nell' apicc, carico nella base, bislungo-spatolati, o meglio lineari-spatolati al- qnan(o obliqui: ripiegatura senza denli: lubo concolore alia base delle lacinie. Anlere subeguali al tubo fo- scbe nel dorso: Polline llavescente: Slilo subulato fi- liforme, saliente,. (sporto due linee dal tubo, e dagli stami). ERYinnAEA Rich, in Pers. (Smembramento del Gen. Gentiana di Linneo) Cal. gamosepalo 5-gono J>-par(ifo, a lacinie- lineari, streltissime, erelle. Cor. inhiilirorme a lun"-o tubo, e Jenibo 5-fesso. Anlere alturciglialo a spira dopo la fecondazione. Slimma 2-lobo. Cassula linea- re 2-valve con due trofospermi lineari , che la fan comparire 2-loculare. 163. E. Ramosissima Pers. Giiss. A caule dicotomo in cima: rami corimbosi pa- tenti: foglie bislungo-ovati: fiori scssili e peduncolati senza bralfee: lacinie calicinali subulate p'm cmlc del lubo non ristrctto della corolla: lacinie corolline ellit- tiche. {4nma) 3U E. pulchella H. Dan. Fries, dentaureum mi- nus palusire ramosissimum (lore purpurea Faill. Volg, Sic. Gintauria. Maggio-Luglio. Nei Juoghi erbosi umidi marittimi. (/'/ccJ) Fusli 4-lateri con gli angoli cortamente margi- nali da A. pollici a piu oltre d'un piede, niolto e fittainente ramosi, coi rami prima brachiati, poi di- colomo-corimbosi all'apice. Foglie sessili in cllissi allungata, oscuramenle 3-nervie, piii apparentcmente alia base, convesse nella pagina superiore, con i margini alquanto rivoltati, glabro-lucide, non del tulto ottuse, le superiori alquanto acute, le ultimo come lineari, o lineari-lanceolate, strctte. Fiori senza. brat- iee, tutti eretti sessili, con uno cortamente pedunco- lalo e solitario in ciascuna dicotomia. Sopali del ca- lico divisi sino alia base, subeguali, strettissimi, ap- pressati, piii corti del lubo della corolla, eguali alia cassula. Cor. a lembo rosco Ij-partito, qualcbe volta 4-parlito, con le lacinie ellitticlie, piu o meno ottu- se, eretto-patenti; tubo bianchiccio, filiforme, poco allungato, Gassule cilindricbe. 166. E. Grandifwra Biv. Spr. Guss. A caule ramoso: foglie 3-nervie, le radicali spa- tolate, le cauline bislungo-lanceolate: lacinie calicine subulate, appressate, ^J3-^J4 piu corte del tubo della corolla: fieri sessili. (Annua) G. Q.entauriu7n Ucria non Lin, Erythraea cen- taurium B. grandiflora Pers. . > , , , , j^^ . Folg. Sic. Gintauria, Aprile-Giugno. ■(,: Nei colli, c campi aridi. Cauli tj4 1-pedali, ed anche piu alii, 4-lateri, ad angoli salienti con due facce piane, e due piu 315 larghe convesse, come nella precedente, solitarii o molti dalla stessa radice. Rami erelli, lutti ascellari. Nolle fo(jliG eslreme dci rami i due nervi lateral! quasi si oblilcrano ; le infeiiori sono spatolate con corta punla, le cauline, non bislungo-ellittiche (Gtiss.) ma piultosto bislungo-lanceolate. Fiort sessili. Laci- nie calicinali col margiiie alquanto membranaceo, piu corti la ij5-tj4. parte del tubo della corolla, non ij2 {Guss.). Lcmbo della corolla per ordinario ^- lesso, d'un bcl roseo, con le lacinie bislungo-lance- olate, patentissime, lunghe 5-linee , larghe 2-2 ijs. Anterc salieiili giallo-pallide: stilo verdognolo giallic- cio. Uratleo lineari-subulate 1-nervose. 107. Tenuii'loiu Giiss. ft. sic. suppl. i. p. 63. e Si/n. 1. pafj. qSi. an. et Ilofjm. cl Link, e R.S, A caule dicotomo dalla base all'apice, coi rami accoslati corimbosi: foglio bislungo-ovali: lacinie ca- licinali subulate, appressate, piii corte del tubo ri- strelto filirorme dolla corolla: lacinie della corolla subottuse. [Annua) E. cenlaiiriuni, Guss. prod, non Pers. ne Guss. syn. Centauriuni }?iinus rubrum , Cup. G. minus Cast. Volfj. Sic. Cintauria. Aprile-Maggio. INolle colline erbose, e nei campi aprichi. Caw// come nella precedente palmari o pedali, e ancora piu alii, a rami serrali. ForjUe come nel- r E. ramosissima. Lacinie calicinali assai piij corte del tubo della corolla. Lacinie della corolla ellillichc patentissime. Tubo bianchiccio fdilbrme slruz/alo al- \' apicc, allungato. Fiori rosei. Non mi vcnne vedula mai a fieri bianco. lo m'adatto ben volenlicri col Cli. Bertol. fl. Hal. 316 2. p. 642. nell'accomiinar questa con le due prece- denli corne tre varicla d' una specie stessa, YE. cen- taiirium. Anche Tenore {Syll. p. 120.) giudica do- versi congiungere la E. ramossima con la E. ceu' iaurium. 1G8. E. MjRiTiiaj Pen. Giiss. A caule eretlo, scrrato, telragono, dicotomo-sub- corimboso in cima: foglie ovali bisliinghe: fieri (lutei) scssili e penduncolali: lacinie calicinali setacee, eguali al tube dclla corolla nella fioritura, poi doppiamente piii corte: lacinie della corolla ellilticbe. {Annua) E. lutea Berlol. amoen. CerUaurium pusUlum lion pcrfoUalum luieum Cup. Centaur iian luteum no- vum, Column. Gentiana Leptina Raf. Maggio-Giugno. Nei pascoli erbosi delle colline. Badice semplice, 0 poco ramosa. Caule 2-10 poUicare, eretto, scrralo, tetragono. con gli angoli alquanto satienti, con due faccelfe convesse , e lo a|- tre due opposte quasi piane, dicotomo-subcorimboso in cima con un fiore in ogni dicotomia senipre piu cortamente penducolnto. Foglie nilidc, le radicali ova- te; le cauline inleriori bislungo-ovali, acute od ottu- se, a margine dilatato, le superiori ovafo-lanceolale col nervo medio carinato alia base, e con due nervi laterali longiludinali oscuramente pronunciali nella pa- gina superiore; le cstreme acurainatissime. Penducoli i-angolari come i cauli. Calici otlusamente angolalo, a sepali acuminatissimi, setaceij mcmbranacei al mar- gine. Corolle lutee: tubo striato verso la fioritura , quasi eguale al calice, poi saliente per quasi due linee, con la fauce imbutiforme 3-angolala esterna- raente nella corrispondcnza dei seni delle lacinie, 3- nervoso striata in mezzo nella base di esse: lacinie 3i7 del Icmbo ovalo-bislungho, piu o meno allun"-a(e acute 0 subottuso, coi niargini soprapposti verso la base. Filamonli poco piu Jungbi d' una linea insc- rili su la fauce del tubo: Anlere eguali al filamen- to, spirali, erclte, Pistillo 2-rido, con le lacinie in- curve r una coniro I'allra. Colore delle anlere e dclla fauce del tubo d' un luteo piu intense. Colore di tulta la pianta verde allegro. 1G9. E. Spicata Pers. Griss. A caule eretto, di sopra dicotomo-ramoso. coi rami jrrcgolarmentc allungati: fiori quasi unilaferali in spica lassa, calici e brattee quasi uguali al lubo dclla corolla. (Jmii/a) Gonnana spicata, Lin. All. Ucria. Chironia sjncata IF. Bcrlol. Centaurium minus ramosmn Bar. Giugno Luglio. Ne bo vislo fiorita sino a Set- iembre . Nei pascbi inondati , o umidi marittimi ( Picci Cannitello) . La var. a fioro bianco non mi venue rnai veduta, Caule spesso risorgente, -i-lafero, ad angoli sa- lienti, e con due faccctte allcrnatamcnie l-slrialo-an- golate da una articolazione all' allra. Foglie opposte con fiore solitario sessile all'ascella d' una sola dl esse, e qualcbc fiore pur solitario nclla dicotomia dei rami. Foglie inferiori bislungo-lanceolale, superior! o braltco, quasi linoari. sulicarinate . Calice e brallee eguali al lubo della corolla, e le brattee talvolta piu corte. Fiovi dei rami quasi voUi da un solo lalo : sembrano dis])0Sli come in spicbe articolato . Tubo dclla corolla bianco: lembo rosco, con le lacinie lan- ceolate subottuse. Stami salienii sino a metta delle lacinie: anlere gialle: slilo sporto sino alia fauce: slimma 2.1obo (non inlero. Pers.) verdiccio. 318 B. Con cassu/a l-loailare. 83. Hyoscumvs. Lin. Jus. (It, Gtusguiamo Fr. lusquiame Sic. Grassudda) Cal. gamosepalo, tubuloso, S-dentato, crescen- te. Cor. imbutiforme, col lembo subobliquo, semi 5- fido, con una lacinia maggiore. Cassula coperchia- ta, polisperma. 170. H. Jlbus Matlh, Cast. Dod. Lin. All. W. Ucria, Giiss. A foglie picciuolate, le piu inferiori orbicolate, quasi intere, le altre cordato-ovate, sinuato-lobale, a lobi subacuti: Cori ascellari, subsessili, concolori. ( Bienne e liizocarpico). H. albus major. G. B. H. albus vulgaris CM. !It. Giusquiamo , losciamo bianco , Dente cavallino. Fr. lusquiame blanc. S/c. Erva grassudda, simenza d' auricci, *' ■ Marzo-Agosto. Ai margini delle vie, sopra i ruderi, ■ ■■ ' Cauli (spesso ramosi) foglie, e picciuoli villoso- untuosi con lunghi peli articolali patentissimi, ai quali sono frammisti dei peli corli glandoliferi. Margine delle foglie cauline sinuato-ondato : foglie superiori ovato-acule. Fiori avvollati a spira prima del com- piuto svillupoj ascellari, subsessili, unilaterali, alter- 319 nati in due serie^ con peduncoli appcna lineari, eJ anche piu corli. Calici (sopratutto nclla base) piii follamenle villosi clie non le altre parti della piaiita, quasi glabri verso I'apice, sparsi di pochi peli nel- r orlo intcrno, cretlo-patenli, campanuiali, angolato- nervosi, a denli poco profondi e subaculi quasi sem- pre per aborlo 6. ed alle volte 7. con uno o due piu piccoli. Corolla piii lunga quasi la metta del calico: tubo slriato , subincurvo ; lobi tre superior! piu grandi, i due inferior! piu piccoli, e nel seno di quest! ultiini declinali gl! stami: tulti cinque sub- rontodi, inter!, o smarginati leggcrmente all' apice. col margine alqnanto rivoltato: lulfa la corolla esterna- mentc viilosa,. flavescente-verdognola, serpata di ver- de neir interno del tubo sino alia fauce. Cassula cor- ta in fondo del calice, appena sjs di esso, 2-valve con tramezzi trofosperniici: coperchio d! essa breve- mente rostrato. Semi sub-3-gon! ad angol! ottusis- simi 0 rotondati, depress!, tubercolati, cinerei. Odore della pianta viroso. Le foglie adoprans! come suppurant! applicando- le ai tumor! morbosi. 11 profumo de! sera! bollit! si usa come rimedio nolle otalogie. 86. Vebbascvh Lin. Juss. (Ft. VerbascoFn, Molene, Bouillon. Sic. Cervi-cervi) Co/. gamosepalo,5-partito,persistente. Cor. rotata, 5-loba. irregolare, decidua,, a tubo corlissimo. Filamonli per loppiii barbati. Cassula 2-valve, con valve spes- 320 so 2-fide in cima, e tramezzi valvari marginali. Tro- fospermo fungosOj assile, polispermo, 171. f^. Grjecum, Link. Cinerigno-vcrdcgiante, felpato-fioccoso c pulvo- rulento, a ibglie radicali, e cauline inleriori sinuate, ondoso-crespe, sessili; le superiori crcnate, mezzo nude, semi-scorrenti: racemi pannocchiuti : glomeruli dci fiori distanli: corolle lulce: antere eguali. (Bimne) V. sinualiim Ucria, Giiss. an. el Lin. V. ni- grum luteum Cast. V. aliud. Matlh. V. laciniatam Matthioli, Dalech. ( It. Guaraguasco, labbro dl cfuco. Volfj. \ Fr. Bouillon sinuo. i Sic. Cervi-cervi, tussu-barbassu. Giugno-Agosto. Su i colli, nei campi sterili . per le vie corau- nissiiiio. La var. B. rarissima, no rai venne veduta chc due sole volte nella Conirada del Piano del Bosco. Fuslo subglabro o cortamentc pubescente, piu negli assi delle spichc , o grappoli . Focjlw oscura- mcnte verdi-pulverulente nella pagina superiore, ca- ncscenti nella infcriore (non e raro trovarle canescenti anche nel di sopra); le cauline superiori subcordato- acute, tutte slortamentc semi-scorrenti, cioe con una base piii prolungata dell'altra. Fiori glomerati, ine- gualmentc gambettati, coi glomeruli dislanfi , quasi alterni, h-1 fiori; nei piccioli racemi laterali dei ra- mi, sparsi, solitarii; negli apici dei grandi grappoli pur quasi sempre solitarii, o a due, a tre. Gambetti lunghi 1-1 iJ2. lin. ^r«//ee cordato-subrotonde, acu- minate, crenale ai margini. Galice coi sepali lanceo- lati. non divisi sino alia base^ semipatenti, poi appog- 321 gianli nel fnitto. Corolla gialla cortamente pubescenfe nella pagina iiiCcriorc sparsaincnle pclosa e lucido- papillosa nella superiore, coi lobi quasi ohovali irre- golari, qualche volla erosi all'apice, e col disco con- vesso ombelicato, c gli stami impiantati su qiiesto orabclico raggiato intorno iatonio di piccioie linee rancc. Filamenli subcurvi, tulti barbali violetti, alia base glabri ranci, Antere ranee come le basi dei fila- menli. Gasside ovate subeguali al calice: calici e cassulc floccoso-pulvcrulenti . II Gb. Gussono (nel suo prodr. cd anche nella Syn. fl. sic.) dubito, che questa specie non fosse il y. Sinualian, sotlo qual nome ci riportavala ; giac- che sebbene confrontassc con le figure di Scradoro c di Dcsfontcdnes , pure diversificava o da quclla dclla fora Grcca, e dalla slcssa linneana descrizione . E per qucsto, cli' io 1' bo riporlata solto nome di f^. Graecum, come ne giudico il Gh. Link. ( /^. Guss, St/n. 1 . p. 263.) Coi fusli di questa pianta infilzati alternatamente in un ancUo verticale di verga, poi posti sotto sop- prcssa, c pareggiati a forma di vcntaglio col mozza- racnto degli apici, si costruiscono ordinariamente tra uoi le scope per le stalle. II volgo ne applica le foglie cotte in cataplasraa come lenitive nolle cmorroidi. {12 r. FiiiGATUM Bcrlol. [I. Hal. A foglie alquanto glabrc, le radical! e le cau- line inferiori bislunghc, oltuse, subsinuale, inegual- menle crcnate: grap])oli allungali: peduncoli piu lun- glielti del calice, solilarii, gl' inl'eriori 1-3 lilamcnli tutli porporino-barbali, il quinto cortissimo. {Hicnne) f^crbascinn Blattaria Ucria Ten. Gi/ss. fl. sic. prod. 1. p. 263. 7ion Lin. V. liepandum Guss. fl. 41 322 sic. suppl. 1. et Syn. i. ma forse nonW. neE.S. V. annuum Mill. Blatlaria lutea Cast. Volg. Fr. Bouillon aux mites. Maggio-Luglio, e qualche parte di Agosto. Nei luoghi argillosi umidi, ai margini delle vie (^Rive dell' Asi7iaro^ Pisciarello) Cauli semplici vergati quasi d' una tesa , nella parte superiore peloso-[)ubescenti. Foglie radicali oscu- ramente verdi: le cauline poche e dislanti. Brattee piu 0 meno dentellate alia base, ovato-acuminate , sparse di corti peli glandolosi nella pagina cstcrna, e lungo i margini. /*ef/w;?co// quasi sempre una linea pill lunghi delle braltee, 2-2 tj^. pedaii, per ordi- • nario solitarii, di rado a 2. a 3. Calici con le laci- nie lineari-acuminale, ricurvc all'apice. I peduncoli , i calici ad ambe le supcrficie, ed i lobi della corolla in tutta la parte esterna, che nel bocciamento si mo- stra scopcrta, son pure vestiti di corti peli giandoli- feri, e cosi pure tutto 1' asse della spica, ma di peli piu corti. La corolla in quella porzione esteriore, che abbiam dette coverta di peli glandoliferi, e raac- chiata di raucio fosco, quasi color di ruggine ; nel dippiii e d' un giallo d'oro non molto carico, con tre lobi a margine dilatato-ondato piu grandetti, e quel di mezzo anchc maggiore, gl' altri due inferiori piii piccioli, pill rotondati, Yiiam. Filamenti cuxn'i , pelosi, con peli capitati violelti: i due che stanno sotto al- ia lacinia piu grande della corolla, la quale pu6 riguardarsi come la parte superiore di cssa, sono piij lunghi dei due inferiori, e questi tutti quattro ascen- denti, e ricurvati in arco all'ingiu; il quinto e bre- vissimo: quasi nella proporzionc di metta 1' uno dei- r altro, cioe i due secondi la metta dei due primi, e il quinto la metta dei due secondi. I due piii gran- 323 di per una linea sotto le aniere, e per mezza linea sopra la base sono glabn\ ncl mezzo barbali o vil- losi con velli lunghi violclti ; gli altri sono villosi da per tulto, ma i velli dalla base all' apice vanno gra- datamcnlc allungandosi, o non tutli sono violelli , e quclli pill immediati all' antera alquanto bianchicci . Aniere dci due slami piu lungbi, acinaciformi ;, inse- rite lateralmente ; quelle dei due stami medii subre- niformi, osemicircolari inseriti apicilarmente; quella dello stame coriissirao subcircolarc compressa. Tutte si aprono longiludinalmcnte dal lato slretto esterno ricurvo ossia dal dorse. Lati compressi delle antere, verdi : pollinc rancio. S/ilo tinlo d' un violetto fo- sco stimma verdo tomentosetto. Vedi in Guss. fl. sic. supph i. p. 60. e Syn, 1. p. 265. in die a divisamento di lui quesla spe- cie differisca dal f^. liepandum IF. c come neppure possa accordarsi nei caratleri col V. Blatlaria, con cui dapprima ei 1' aveva confuso. Dubita egli pure , cbo possa riferirsi al V. Virgatiim, solto cui ripor- toUo il Gh. Berloloni, e noi pure dielro lui. 87. CoNVoiyuLUS Lin. Juss. (It. Viluechio Fr. Lireron Sic. Currijiila.) Cal. gamosepalo, 15-partito, nudo, 0 braifcato, persistente. Gor. campanulata 0 imbuliforme, o-pic- ghctlala. Slami inseriti alia base della corolla. Slim- ma capilato, lobato, 0 fcsso. Cassula 2-3 loculare, 324 2-3 valve, con tramezzi Irofospermici interposivi, e logge 2-sperme. * A caule volubile C. Sylvesteis JVald, et Kit. Guss. A foglie cordalo-saettate, con le orocchie roton- date avvicinate: pcdunncoli 1-flori, subcilindrici; brat- lee piu hinghe del calico, carinate, concave, gonfie, coi lati appoggiali 1' un su 1' altro a vicenda ( Rizo- carpico ) Calyslegia sylvesMs B. S. Convokuhis major albus Cup. Cast, ex Guss. \oIg. Sic. Currijula janca. ■ Aprile-Giugno. INei canneti, nelle siepi, e tra i roveli nei luo- ghi umidi. Tutta la pianta glabrissima. Pedu7icoK quasi Cguali alle foglie. Bratlce soltoposte immediatamcnte al calice, coi margini addossati a vicenda. Corolla tutta bianca, leggermente ricurvata nel lembb, quasi doppiamente piu grande di quella del C. Saepium. 174 G. AiiFENsis. Lin. All. W. Ucria Guss. A foglie saeltiformi ed astate, con le oreccbie acute sportc in fuori lateral mente: peduncoli ascellari quasi 1-flori, piu lungbi delle foglie: braltee due, opposte, lineari, coitissirae, discoste dal calice (-/?«- zocarpico ) Convolvulus vulgaris, fore minor e Cup. C. mi- nor arvensis G. B. flelsine cissampelos Matlh. CoU' volvulus sylvestris Cast, non JFald. et Kit. Smilax levis minor Dod G. minimus angusto brevi folio Bocc. B. Auriculatus . A foglie strette, oreccbiute. Volcj. 325 ( Convolmilus minimns angusto auriculalo folio Bocc. C. arven y lancifoUus Prcsl. It. Viliccliio, vilucchio, vilucchio minore, cibo dclle lepri. Fr. Liscron dcs vi^^nes ; Ic pelit liseron. Sic. Gurrjjula di vigni. Maggio-Ollobro. Nei campi, nelle colfurGj nelle vigne, ogoidove ambedue le varicta. Badice ropenli. Canle angolato, spesso contorfo, lattesccnlo Fofjiie glabre cortamenle picciuoJate , le cauline spesso unilateral!. Peduncoli con due piccole bratle linoari spatolate, quasi a mezzo poll ice di di- slanza dal fiore, talvolta piu. CoroUo sfumate di car- neo ad ambe le paginc, ma piu aH'eslerno, poi lulte bianche, campanulate, rancio-rossastre negli angoli eslcrni clelle pieghe. /'e(///;?("o// frutliferi ricurvi. Cas- sula picciola, obovata, rostrala o acuta. Semi lisci. Nella varieta B. le orecchiette sorio triangolari palcntissime: i flori pallidamcnte rosei. Qucsia specie e vera paste dei vigneti , c spesso inlrigandosi fra i grappoli doU'uva, comunica cattivo sapore ai vini ( sapor d' erba). Hj. C. Itaucvs B. S. Guss. Irsuto, a ibglie radicali cordalo-ovate, rugose, rcpande, crenate ; ,le cauline palmato-pedatc, incise, coi segmcnti inegualmontc dcntato-crenati o interi: peduncoli ascellari sub-3-llori, piu lunghi della foglia. {Rizocarpico) C. hirsulus Ten. C. viacrocarpiis Ucria 72on Lin. G. allhaeoides Lin. e Dcsf. secondo /'crdario non rjinsta hi descrizione. G. allhaeoides Siblh. non Lin. G. alceaofolius Lam. secondo Spr. non sccon- 326 do R. S. brioniaefolius Reich, an. et Sims. C. al- theae folio, Clus. Volf]. Sic. Giirrijula russa, sucameli. Dalla fine di Aprile a tutto Maggio, e qualche Core ia Giugno. Nelle siepi, lungo le mura; nelle vignc, negli orii, comunissimo. Radici rcpenti. Cotiledoni 2-lobi, grandi. Cauli lunghissimi, alquanto tenaci. Foglie polimorfe come nella descrizione. Peduncoli 4-6 poUicari, tereti come i cauli, con un fiore in cima gia nudo, ed un altro laterale ( ad un poUice di dislanza dal prime ) sopra un gambetto piii miauto: due brattee lincari-sub-fdi- formi, opposte, sotto X inserzione di questo gambet- to, ed altre due simili sotto il calice del secondo fiore, ed all' ascella d' una di queste ultime spesso il rudimenlo d'un terzo fiore abortivo. Un sepalo del calico pubescente al di fuori, gli altri glabri. Corolla rosea, porporina alia fauce, a margine intero. Stami porporini subulali e subcurvi all' apice, biancbi e di- lafati alia base. Slilo bianco, filiforme: lacinie dello stimma pur filiformi, rosee, glandolose. La pubescen- za o irsuzic nel eaule, nei picciuoli, nci peduncoli e patenle o retroflessa, nelle foglie apprcssata in avanti. G. Tenuissimus Sibth. Guss. A foglie argentino-sericee, le radical! cordato- ovate, sinuato-crenate ; le superiori palmalo-pedate con le lacinie strettamente lineari , ottuse: peduncoli ascellari, 1-Ilori, allungati. (Rizocarpico) Folg. Sic. Gurrijula russa. Aprilc-Maggio. e qualche fiore in Giugno. Ai picdi delle colline, qualche pianta anche piii at basso ( Pelrara Gallina ecc. ) 327 Fush cilindrici, piu sotlili di quelli del prece- dente, appressalameiile copcrli di corlissima pube se- ricca. Foqlio inlcriori allre cordato-ovate, allre a mar- gine quasi intero, d' un verde non lucido, o alquanfo cancsccnti, allre sinuate-crcnate alquanto incano-luci- de; le superiori palmalo-pedate, con le lacinie nelle piii base, largheltc, ottuse quasi simili a quelle del C. Italtcus, nelle altre, lanceolato-lineari, o perfetta- mcnle lineari, strcllissime, acute o subacute, e quella apicilare assai lunga: tutte sericee in ainbedue le pa- gine. Pcdimcoli come il caule, ma piu sottili. Due sepali del calico ( i piii cslerni ) coverii di corta pu- be, oscuramente sericea; gii altri glabri: tulti mem- branacei. all' apicc. Corolle d' un roseo pailido pen- dente all'incarnato, bianclie alia fauce, coi flamenti e il pistillo pur bianchi, o leggerracnte carnei. Au' tere violctto-grigie. Lacinie dello slimrna come nel preccdente. Dove i peduncoli sono 2-Ilori, osservasi la stessa disposizione cbe nel C. Italicus, con cui pur confronta questa specie pel numero, la forma, e la disposizione dclle brattee. II percbe io nOn la cre- do gran fatlo una specie diversa. ** A caule non volubile 177. C. SowATiELiA Lin. Ucria. Guss. Glabrissimo, a cauli poslrati: foglie cordato-sub- renifoimi, grassette, interissime: peduncoli ascellari , 1-ilori, allungati, tctragono-subulati: brattee gonCe, eguali al calico. {Bizocarpico) Cahjslcfjia soldanella li. S. Soldanella Cast. Convolvulus marilimus rolundifolius Cup. Convolvu- lus sen brassica mariiia Lob. Mallh. C. marilimus 328 nostras rotundifolius Moris Soldanella marilima mi- nor C. B. P'olg. It. Cavolo di mare^ soldanella marina. Fr. Liseron soldanelle, clioux marin. Maggio-Giugno. Nelle arenc marittime, rarissimo, cosiccho non pote riuscirnii di farvi sopra ripetute ed esatle os- servazioni. 178. C. SicuLVs Lin. Ucria Guss. A cauli suberctli: foglie cigiiolate ai margini, le cauline inferiori picciuolate , cordalo-ovatc, le supe- riori subsessili (non glabre) cordalo-bislnnghe: pe- duncoli l-flori, asccliari, quasi piu corti della fog!ia: Lrattee lineari-lanceolale linahnenle piu lunghe del calice c\^\Q.io. {Annuo) Marzo-Maggio. Nei colli, e nei campi marittimi coniunissimo. Cauli ramosi alia base, o nei mezzo, suberelti, 1-2 pedali. Foglie sparse di pocbi peli nella pagina superiore, quasi glabre nella inferiore, cigiiolate ai margini. Peduncoli l-flori (rare volte 2-lIori) sub- eguali alia foglia, o piu corti: brattee due, opposte, lineari-lanceolatc, cigliate. Caide, picciuoli, peduncoli apprcssataniente pubesccnti. Sopali del calice ovalo- acuti verdi (non scariosc-membranacei come nei se- guento) pure cigliati . Corolla somigliantissima a quella della specie seguente, bensi piu grandelta , d' un ceruleo allegro, bianca alia fauce scnza mac- chia gialla, e come 3-angolato-lobata mai coi seni meno profondi, e villosetta di fuori. Semi 3-quatri, ncri, tubercolati. 179. G. Pentapetawides Lin. Guss. ;;■. 329 A Cauli giacenti, appressatamente villosi: foglie pubesceiiti, le inferiori picciuolatc, lanceolate, of tuse; le superior! sessili , bisluiighc, c lanceolate , mezzo cigiiate: peduncoli ascellari, l-flori, quasi nietta piu corti della f'oglia: coroUe mczzo-quinquefide: cassule giabre. {jdnnuo) G. arcualus Presl. ex Guss. fl. sic. suppl. i. e Syn. i . Dalla fine di Marzo a Maggio. Su i colli aridi apriclii, ed anche nelle vigne, e nei campi vicini al mare, ma rare. Cauli proslrali nei luoghi aridi, risorgenti od anche erelti negli erbosi, 6-12. pollicari. Foglie su- periori sessili lineari, o lanceolate, o bislunghe: le inferiori picciuolate, lanceolate, ottuse: tulte pube- scenti alia due pagine , spesso ondose. Pedimcoli bratteati oltre la metta con due picciole braltee ini- nutissime, caduche, alternate 1' una contro 1' altra, noQ opposte: gli stessi peduncoli arcuati dopo la le- condazione. Calici glabri, nudi, scariosi, pubescenti alia base. Corolle picciole cerulee, somiglianti nei colore a quelle Jclla specie precedente, semi-i5fide, macchiate di bianco, e poi di giallo alia fauce, viU loscttc al di fuori. 6'assolc globose. Semi kschi, mu- ricati al di fuori. 180 G. C^^iT^BRiCyt Lin. sp. pi. 2 25. All. JVilld. Ucria Guss, A caulc ramoso, crbaceo. risorgonte: foglie in- feriori spatolato-bislungiu; risliclte in picciuolo le su- periori lineari-lanccolate, acute; peduncoli ascellari , allungati, 1-3 llori, calici irsuli. (Jiizocarpico) Cantabrica quorumdaui. CAus. Concolvulus tor- reslris Lin, sp. pi. 224 secondo Pollini. Volg. Fa. Liseron u loullos de linaire. Maggio-Luglio. 330 Su i colli da per tutto. dauU palmari, o 2-pedali. Foglie linear! lanceo- late, pill 0 meno larghe, a margine variamente on- dato, le inferiori maggiori attenuate in picciuolo; tutte pill 0 meno acute, appressataraente peloso-canescenti come il fusto. PeduncoU 2-4. pollicari , 1-3. flori. Galici villosi. Corolla non veramente rosea, ma d'un roseo pallido, somigliantissima a quclla del G. arven- sis per la forma. Cassiile villosse subglobose, corta- mente spuntonate. C. A cassula A-loculare. 88. Datura Lin, Juss. ';. ,„ (Fn. Endormie) Gal. grande, gamoscpalo, tubuloso-ventricoso, an- golato 0 cilindrico, del quale persiste la base. Cor. grande imbutiforme col lembo piegbcttato sub-3-lobo, e i lobi acuminati, Stimma 2-lobo. Cassula 4-valve, 2-loculare in cima, 4-loculare alia base, polisperma: tramezzi trofospermici interpositivi : irofospermi due, interi all'apici, divisi alia base (I. degli autori) fun- gosi, convesso-concavi, maramillari, tubercolati. 181. D. DuBiA Nob. Glabrissima , a caule dicotomo, solido : foglie nella loro circoscrizione ovato-acute, a base obliqua, angolalo-denlate: cassule erette, con le spine corte, divergenti, subcguali. [Annua) D. stramonium Guss.non Lin. D. ferox, Bianca 331 Gio7'n. del Cabin, dell' Accad. Gioen. T. ym, Biin. 4. non Guss. Agoslo-Ottobre. IS'ei tcrreni pingui ed irrigui {Fiumara cassibili). Caule cilindrico. solido, inarlicolalo , dicotomo, patcntc. Foglca cauline solilarie, inserite lateralmenle dal fianco cslerno fra la dicotomia (col picciuolo pa- tcnle sotlo lo slesso angolo clio i due rami, e ugual- mcnte distante da ciascuno di quesli ) nella loro cir- coscrizione ovato-acule a base obligua (non cordata) angolato-denlate (con sctte angoli principal! oltre i denli intermcdii piii corti ), ed a margine ondato , glabre ; so non cbe i picciuoh', i nervi esterni, ( ed i cauli giovani), sono ricoperfi di corta pube. A'c- ciudli cilindrici, appena docciati superiormcnte sotlo la basa dclla foglia. Fiori solitarii crelti tra le dico- lomie, c gii ullinii Ira le ascelle delle fogb'e oppo- slc. a lice 5-angolare,. alrpianto piu gonfio alia base, con gii angoli acuti, e lo faccfto concave a doccia, covorto di £orla pube, e con ia base persislcnte e ricchinala solto la cassula per una largbezza di circa quallro lince. Corolla Candida: lenibo con cinque an- goli acuminatissiini ad apice lilifonne, e i scni inter- mcdii sniarginati: tubo 3-angoIato. Ij-ncrvoso: odore della corolla piutlosto gralo, menlre quelle di lutla la pianla e nauseoso. Or c vero, ma avvene tra qiiesle alcune mollo rare cd abitatrici di lontanc rcgioni. Sono esse la span- gia o/ftcinalis, la cariosa, la lichemformis, la byssoides, la incrustans, la pala , la lurbinata, la intestinalis , la basta , la virjullosa, la dicoloma , la seinilubulosa , la sliiposa, la clalhrus e la panicea. Impertanto I'instancabile c dolto proF. Oronzio Co- sta da Napoli, dopo averc imprcso a scrivcrc molte opera zoologiche e la Fauna del regno di Napoli, cbc reca ono- re all' Italia, si per cssere stata concepila e sostenuta da un solo, e per 1' accuratezza delle osservazioni, c la csatlczza dello tavole anncssc; pubblicava ncH' anno 18'i-0 J primi saggi della Fauna siciliana(l). In questi primi fascicoli trovansi alcune osservazioni , cbe ri- guardano il gencre Sifoncolo, ed il soltogcnere Fo' scolosoma, spettanti agli echinodermi apodi . Poiche il Sifoncolo niido e uqiversalmenle conosciuto, egli lo riporla sollanlo come tipo del genere, e parlando poi del saccato per nulla omeltere, fa osservare, che quest' ultimo non e cbe il risultamento di una sepa- razione della epiderniide, sia per morbosa affezione, sia per natural cambiamenlo, la quale, addivenendo per tal modo cadcnle invoglio, si distende e rigonfia, tencndo, quasi come in un sacco, il corpo dell' anima- (1) Fauna siciliana ossia Enunicrazione di ludi gl' ani mali clic ahitano lo divorce rogioni dcH'IsoIae sue dipendcn ze, e Ic acquc clic le bngnano, CDntencnte la descrizione dci nuovi 0 poco csalUimonlc conojciiili con figure ricavale da ori- giiiali vivcnli c di|)iuli al iialuialc di 0. G. Costa.— Napoli dai torchi di Francesco Azzoliuo 1840. 376 le racchiuso . Conferma qnindi quanlo aveva prima detto r immortale Guvier, e conchiude con dire, che il Sifoncolo saccato » devo scomparire dalla serie delle specie di tal genere (1). )> Al sottogenere Fascolosoma fa appartencre due specie, il fascolosoma lima (/". lima) ed il fascoloso- ma rosseggiante (f. riibens.) Da inline una completa anatomia del sottogenere suindicato. Altro lavoro del sullodato autore, cioc un cata- logo dei zoofiti dell' una e dell' altra Sicilia trovasi inserito nel 1, fascicolo della sua corrispondenza zoo- logica anno I, '1839. Si coraprendono in queslo elen- 00 sollanto i nomi delle sole specie spelianti alia quarta divisione di questi animali-piante , cine po- lipi (2). Questo catalogo che pur sembra a prima giunta piccola cosa, perpoco che vi si porti attenla disamina, si perverra facilmenle a ravvisarlo sotlo tult'altro aspet- to. Imperciocche non solo c tale per il numcro delle specie che ascendono a centoventiquattro, ed e ben rilevante trattandosi di soli polipi, per le moltiplici, ripetute, e malagevoli ricerche affin di raccorlc, sendo sparsi nei vari littorali dell'isola nostra, ma lo e poi benanco per alcune tra esse specie, delle quali, siccome dal quadro in nota esposto chiaro appari- sce , la scovei'la al chiarissimo autore si debbe ; e quindi il catalogo di che e parola riesce di raolla utilila alia scienza e particolarmentc ad una branca di zoologia pochissimo coltivata fra noi. . (1) Luogo citato 10. gennajo 1840. (2) Corrispondenza zoologica dcstinata a diffondcrc nel regno delle due Sicilio tutto cio clie si va discoprendo ec. redalta da 0. G. Costa. Napoli. anno \, 1839, pag. 183. (3i li (jiudr.* segiienti' «1 ijuale ald)ianio d«io una di«p9- 377 II numero dclle spugne e invcro ben scarso; ma r aulorc ha credulo giusto non riportarne delle sizione mogiio intelligibilo mostrera quelle che, secondo il chia- rissimo aiitore appnrtongono alia Sicilia. PoUpi a Polipojo OrDINE I. rOLlFI A TUBT. I. Tubipora, L. Favosiles communis indivisa II. Tubularia, L, Piumnlclla » » Tubularia J » Tibiana fasciculala Cornuiaria cornucopia Anguinaria anguina Canipnnularia » » Laomedea dicbotoma geniculala III. Scrlularia, L. Aglatopbenia myrbiophylium pinnaria secundaria Amalia unilaleralis Djnamena polyzonia misencnsis cupressina racemosa Serlularia p. d. rosacea pumila lamrrisca Cyraodocea simplex OrDINB II. POLIPl A CELLUr.P. I. Ccliularia, L. Crisia phimosa Acamarcbis nerlllna den (a la frondiculala ) Menippna cirrnla Salicoruiaria salicnrnia cereoidcs AS 378 allre per esser poco convinto dclla loro esseiiziale spe- cifica differenza{\). 1), valentissimo d.r Pietro Calcara da Palermo, II. Fluslra, L Fluslra p. d. foliacca ilalica IruDcala arenosa coriacoa membranacea urceolaria odontosloma,Cosla papyracea leDxlilis, Cosia dentala radians, Costa operculala, Costa III. Cellepora, L. Cellepora pumicosa » liyalina radiata i6-denlala vulgaris IV. Tubulipora, Lk. Tubulipora lubulosa V, Corallina, L. Corallina p. d. officinalis Amphiroa laaia elongata graniftra loricata nodularia rigens fragilissiraa ■verrucosa rubeus (!) CorrisponJenza zoologica 1. c. pa D" 189. 'C «> 379 al di cui ingegno ed accurata diligcnza nolle scien* tifiche osservazioni dcvc molto la zoologia delia Si- cilia, siccome in appresso sorgera chiaro dalla ras- Tar, , a."! Coralliaa rubcns aucf. Var, .b.) Coral. Sparmophorus, L. Iragilissima, Cosia llalymeda tuna opunda IMelnbcsia fariaosa f label laiia pavonia verrucata Galasaura europea, Cosla rigida Liagora versicolor. ■Acetabulum meditcrraneum mDrSE III POLIPI CORXICALI I, Divisioue, Ceratofiti, •T. Aulipathes, L. Antipafbcs spiralis larix diclioloma 11. Gorgonia , L. scoparia Eunicea anlipallies mollis viminalis Berlolonii 11. Divisione. Litofili. I. Isis, L. verrucosa corolloides verlicillala Corailium nobilc. isis p. d. H. Madrepora Caryoplijiia liippuris gracilis elongala cjallius cucspilusa 380 segna dei lavori da esso lui pubblicati; nel 184.1, dando fuori colle stainpe una sua memoria sopra al- cuue conchiglie fossili rinvcnule nella contraJa di Altavilla; di che a suo luogo adequalamenle favelle- ' • . . -* ■ : ' ' ' ■ . • , • callcularis .-1 .- - ■■ -' ;■■ • anlliopliylloides .'■' ■■'-- r---''- .- ■■ fasciculata Gsluiosa raniea r fasligiala Oculiaa virginca . ,., III. Millepora '''."' Dislicopera violacea ,.' ■ Millepora p. d, Iruncala ■'■■"" • ■ ' .' alcicornis ■■-'-"'■ '-' '■ ' Nullipora cretacea Escara foliacea Retepora cellulosa Ornera frondiculala ' Pustulopora macrosloma Idmonea coronopus (■>• Iriquolra radians ORDINE IV. POtIP[ NOTATORI. I. PeDualula Peanatula d p. rnbra grisca aculcala Virgularia juncea , Verelillum cinomorium [ II. Alcyonium, L. [ AIcyoniuQl digilalum Tiielhya liucuriutn i' : ficus 1 ; .. • ■ ■ ' opunlioidcs ' mcduilare cidaiis " , ' ' ^ boletiformis 381 remo (1), pubblicava una nuova specie di lunulile di Lk. gcnere speltantc ai polipi con polipajo, che no- mino himilile a forma di patella ( Lunulites palelli- f or mis (2). Qiiosta lunulife ha il polipajo orbicolaro, patel- liforino, con le pareti dense, csternaineute reticolata; ncir inlerno striata e raggiante, ed il inargine serrate. Questa specie la ho vcdeta, ed a niio bel- Fagio sludiata, nc trovo da ridire sulia diagnosi, o sulla novita di essa, per quanto 11 coraporta la sfera, sebben limifata, delle mie conoscenze. L'autore riporla due specie di Carioftllca (Ca- ryopJnjUca, Lk.) rinvcnute nel luogo medesimo, la Cu' riojillea schiacciata di Scacchi {CarijoplnjUca comprcssa Scac.) e la Cariofillea a chiodo {CaryophijUea clavus) dello slesso autore (3). Tra le Milicpore Irovu la compressa {Millopora comprossa) di Linneo, e tra le Cellcpore, la pumico- sa (Cellopora pumicosa) di Lin. Rinvenne inline in ordine ai zoofiti cchinodemii il Clipeaslro alto {Chj- peasler alius) di Lk. e lo Biccio commeslibilo (Echi- nus aeschlejilus) di L. E cosi cliiiidendo quesfo articolo sui zoofiti della Sicilia, sccndianio ncl segucnfe a gettare uno sguardo su i lavori che la entoniologia siciliana mirano ad illuslrare . Spongia officinalis cjlindrica corvicornis purpiirina infiiruliLuliformis Slcliirern. (1) Mcmoria sopra alcune concliiglic fossil! nclla contra- da d'AKavilla cc. Palermo, slamperia d' Antonio .lluralori. (2) Luogo cit. pag. 72. (3) Luogo citato pag. 73. 382 ARTICOLO II. IINSETTI I sommi travagli, le indefessc diligent! ricerche, le svariate molliplici interessanli scovertc dell' illusl. Rafincsqiie Schmaltz, venulo in Sicilia nell'anno 1804., su varirami delta zoologia, scgnano un'epoca veramonto memorabila neila storia dei progrcssi di questa scieiiza fra noi. E comunque straniero, caldo pero di brama per r avanzamento di tale studio , benche giovato si fosse a suo pro dcgli stiipendi maravigliosi lavori di un Bocconi e di un Chiarelli, scnza aver dichiarato un- qiiamai Futile die tratto avea dalla lettura doi ma- nuscrilti di quel sommi , non manco egli di ardento desio c di nobile impogno a voter difibndero le utili conoscenze zoologiche fra noi, c ad agevolarne il pro- gredimcnto ; die ove questo cgli fatto non avesse , I'esempio di lui avrebbe dovuto solo bastarc a scuo- tere gl' ingcgni siciliani , c spingerli a virtuosa emu- lazione. Ma cio non scgul: conciossiache forse il tem- po non era ancor giiinto ; e dopo di lui die tanti animali non conosciuti descrisse, e reltili, cd insetti, e mollusdii, e pcsci precipuamente, per it decorso di alquanti auni niun' altro non forni alcun zoologico lavoro. E se nella topografia di Palermo e dei suoi dinlorni dell' csimio Scina alcuni cataloghetti di ani- mali, e fra qiicsti d' insetti vi si rinvengono , pochis- sime novita pcro e molte incsatlezze ed error! vi si inconlrano. ' . 383 Ed acccnnar volcuJo i lavori cnloniologici dcl- r ill. Rafinoscjue, possiamo asscverarc, com'egii stcs- so apertanicnte (Ijchiaro, i di lui rilrovamcnti, in Fatto di eiitomologia dcila Siciiia, non cssoro slali molti , cd aggiungiamo, non del lutto univcrsalmcnle, come novita scicnlifiche di raolla imporlanza, ammessi. « Le. » inic scopcrtc, cgli dice, in qucsla ciassc sono ine- )) no numcrosc clie nelle prcccdenli ; io ho pubbli- » calo non di meno una vcnlina di specie novellc , )) chc apparlcngono fulfe alia Siciiia, di cui ccco le )) principali(l). Lopisma alba, Lcpisma brachyura Le- pkina moncma, Lcpisma bifida, il gen. Osleophilus colla specie Ostcophiliis albus ; ]i Acanis piscit/m, \A- carus coccincus , la Formica mclanopa , I' /Iphis s/riala, Y Jpliis montami ec. Ma ncl 1827 il chiar. Alessandro Lefcbvre pub- blicava a Parigi la dcscrizione di vari inscUi incditi raccolti da lui in Silicia nclla diniora di un'anno, dei (1) Precis dcs dccouvei'lcs ct travail x somiologiqncs di 31. C. S. iiafmcsquc Sclimaltz, cnlrc 1800 ct 1814. Palermo, 1814. iVon avcndo nvulo prima solt'occliio tulle le opcrc di qiicsto rinomato naluialisla , non aMiiamo jiolulo far ceiino neir articolo dci zoolili dcllc sue scopcrtc ed osservazioni sui polipi dclla Siciiia. Asscriscc cgli avcrc ivi discnpcrto, piii di conlinajo di nuovc specie di polipi; possiamo qui indicarne alcunc, die r aulore lia crcduto di maggiore imporlauza. (icneri nuo- vi; Dichlonlomii, llcxclcrm, Chk'ilrif'toma . Zocodiim , Mono- pora, Discopora, Aproclomus. Specie nuovc Ophiiira; S-punc- lala, Divhiosloma clliplica, Hcxelorn^ pnnclalus, Acliiiin ]iln- lo: ralisti siciliani vorrano volgere i loro sguardi a » questo bel ramo della storia naturale, ad oltranza yt neglctto sine al presente, e nel quale cssi non po- » tranno mancarc , per 1' amore che nulrono per le )) scienze, e lo ardore con cui vi si applicano , di )) farvi ben presto delle importanli scoverte(l). j.i 7 ^1 • ■ (1) Description de divers insectes inedits ec. pag. 16. INBICE Rclazione Accadcmica per V anno xx del- I' Accademia Gioenia dal segretario ge- ncrale prof. Domcnico Orsino. . . . Pag. i Osservazioni Geognoslico-goologiche sul pog- gio di s. Filippo e siioi dintorni in Mi- lilcllo del socio corrispondente Pompeo Inlerlandi e Sirugo « 35 Sulla slahilila de' cassoni del Molo di Ca- tania Memoria del professor e Carlo Gem- mellaro » 5/ Sull' Imporlanza de' Boschi Discorso del Ba- rone Andrea Bivona. . n y5 Sopra un Felo Esonfalo congenilo Ccnno ana- tomico del dotlor Giuseppe Gemmella- ri socio corrispondenie dell' accademia Gioenia )) i 19 Sopra due nuovi insctii siciliani appartenenti al gcncro Brachino RIomoria del socio Mariano Zuccarello Palli d 1 sg Osserrazioni e Bicerche su di un vago Uc- cellino siciliano apparlenenle al genere Silvia di Latham per Mariano Zucca- rello Palli )) ^5y Osservazioni Ornitologiche sopra violli Uc- cclli siciliani per Mariano Zuccarello PtM- • ' -^ » 143 Su di un caso d" Ilco per strozzamento il/e- moria del dottor Giuseppe Orsino Di" Giacomo da Catania Medico aggiunto dello spedale di s. Marco, di quello di s. Media, e dello carceri cenlrali della provincia, socio collaborator e deW Ac- cademia Gioenia » 149 Memoria di Geografia flsico-medica sidle prin- cipali aequo stagnanti di Sicilia e sulle febbri intermillcrdi a che metlon cagio- ne, del dottor Giuseppe Antonio Galva- gni socio aliivo, segretario alia sezione di sloria nalurale, Memoria quinta — fatli clinici spetlanti la malatlia periodica . » i6g Memoria di Geograjia fisicO'medica sulle prin- cipali deque siagnanli di Sicilia e sulle febbri intermittenti a che meiton cagio- no, del doilor Giuseppe Antonio Galva' gni socio attivo, segretario alia sezione di storia naturale, Memoria sesta — Sul fondo dello Malattie paludali e sulle lo- ro forme j aS3 Flora dei dintorni d' Avola del socio onora- rio Giuseppe Bianca, Memoria quarla che contiene le descrizioni Tetrandria alia pentandria-Monogynia » 35 1 Prospetto della storia della Zoologia di Sici- lia del secolo xix, movendo da quello del chiarissimo sig. bar. Andrea Bivo- na, per Andrea Aradas » 359 ATTI DI SC5EWZE KATKJSIAH DI 2 5 febraro 1845 S122^iaiS PER L Anno XXII V Membri del Comitato Prima direltore commendalore signor Giuseppe Pa- risi Intendcnle della Provincia di Catania Secondo direllore prof, cav^ abate Francesco Fer- rara Sefjrelario generale d.r d. Giuseppe Antonio Gahagni Prof. d. Anlonino Di-Gia- como Doll. d. Gaspare Gambini Prof. d. Carlo Gemmellaro Prof. d. Domenico Or sin i Prof. cav. Carmclo Mara- vigna Dolt. d. Barlolomeo Bapi- sardi Segrctario della sezione di storia nalurale d.r d. Andrea A r ad as. Segrctario della sezione di scienze fisiche d.r d. Paolo Di Giacomo C ussier e d.r d. Antonino La Giudice Bibliotecario d.r d. Alfio Bonanno Direllore delle stampe prof. d. Mario Musumeci. ATTI DELriCGiDEAIIHIOMIi DI SCIE>ZE NATURALI SERIE SECO>DA = T0MO It, 1 f :r:7:z :i:w::i::).:i la .15 ■•;i::;T;:r'-:.' '.'.:. RElAZlOn ACCADEWICA PER i^ANNO XXI DAL DOTTORE ©3T?335>s:2 v^iaaaaa© ©aa^aaa^a SOCIO ATTIVO SEGIiETARIO ALI.A SEZIO?(E DI STORU NATIRALE FIKZIOKANTE DA SEGnETABIO GEMERALE lETTA NEllA TOR^ATA ORDIKABIA DEL 18 MAGGIO 184j. J ;ii-i- x-\ •-■ ■ii /,>.!.;,;i. 7 ,?,:.':■,■. A.-;:;.! 4JttJtt±i;iit*A*it.».tt.t.».i:tJl»Jtti.t.tt.t« HfllcnlrG ua allivo raovimenlo tulli gli assembraraenti accaJcmici avvlva per lo studio della crosta del globo, delle aequo chc alia sua superficie slanno, dcH'oceano aereo che lo avvolgc da ovunque, e per lo studio degli esseri fitologici zoologici anlropologici paleontografici ; menfre scienziati di paesi diversi in concilii generali collegansi , e 1' ingegno sollevano, e 1' intellctto cimon- lano air alio lavoro di coordinare i raccolli materiali topografici, ispirarc ad essi la vita, c alia semplice unila ricondurii, dali'apotegma muovendo clie la cono* scenza delle famiglie del corpi sedera sopra solida base, quando i loro membri disscminati sul globo saranno conosciuli del tulto, c comparali c ravvici- nati fra essi ; rncntrc, io diccva, uno spirito di scien- tiGco invesligamento si e difl'uso in tutli gli uinani- tari, per la ricerca degli elementi c degli esseri di die assomma il nosfro pianefa, rAccademia Gioenia che sursc priiniera fra quelle s' avvia semprcppiu in- nanzi nell'apcrla carriera; e questo giorno clie volgc il vcntunesimo aooo di sua inaugurazione solennc, 2 Don lascia di deporre all' annale preziose materie in ogni falta di naturalistichc cose.* Ferma ncl proponimento di studiare il gran qua- dro della siciliana natura , e a dccomporlo rei suoi dementi primieri, e ad investigarlo con minulo della- glio, con posilivo progresso la scienza fa brillare fra noi, e la serie numcrosa dei travagli operali rileva , clie r ardore dell' impulso priniiero abbia pur forza, c sembra non osservi disci plina veruna che staziona- ria istia, o che in avanzaniento reale non venghi. Chianiato all' onore per voslro comando come al difficile carico di scriverc il rendiconto delle scien- tifiche produzioni che rtelF annuo giro occuparono le sessioni accademiche, io temo che la raia tenuila mi faccia cadere nel lieve , e demeritare appo voi , ma ponendo fidanza nel positivismo dei lavori accademi- ci> che da se stessi si fanno innanzi e sosfengonsi, comcche nianeggiali da mano rude e inespcrla , e presentendomi . un vostro compatimento , umanissimi socii , adempio al vostro volere colla mia pochezza ingegnandomi a ponderare per la minuta le materie varie, a libarne i pcrcgrini pregi, e il singolare e ii nuovo, ad adunare i lampi di scientifica luce che da esse si partono tulti in un foco, per meltcre me- glio al palese, e il valore possente della Gongrega Gioenia, e la felice influenza che ha porlato sul sa- perc e sulla civilta di Sicilia. GEOGNOSIA Quando con atleso animo studiasl il gran libro terrestre. i cui capitoli sono i terreni , i loro strati le pagine, le parole le rocce , le lellere i rainerali , non puo a meno di non convcnirsi, che il passato 3 ncir interno del globo col presenle non iscambiasi , e clic uii allerazionc non interrolta avvicnc ncU'equi- librio chimico dci naturali element!, i quali per serio di composizioni e dccomposizioni aggrcgati novclli producono, e notabili cangiamenli negli slrali della terra. Vedesi la crosta del globo in divcrsi punli ap- presentare 1' immagine di giundi cataslrofi, sconvolte sono le sue masse, rovcsciate accatastatc Ic une sul- le lillrc, pienc di cavila immense, di fendituro pro- fond(3 , di canali infinili ; o sc roccc cristallinc vi haniio.privc di corpi organizzali, e Icrreni sedimen- tari a viso unilbrmc, ve ne lia pure di quclli che stranamcnte composli sottragonsi alle noslrc classifi- cazioui meschine, e sombra che le forze planetarie esterne, c la possenle azionc dellc acque, dciracre, del calor, della luce, degrimponderabiii tutti, del pari che Ic forze interne c il fuoco centrale, silfatti scon- volgimcnti e tantc slrane mislioni operarono. Cos! il Geologo suir osservazionc scmpre appoggiandosi un periodo di formazionc puo statuire fra taiito tramestio di tcrreni, e discoprirue la causa possenle onde fu- ron prodotli . GEOGXOSIA TOPOGRAFICA Qucsto appunto faceva Fesimio socio Iiiterlandi p. interlasdi Sirugo, scrivendo una mcmoria Geognostico-geologica sul poggio c i dintorni di s. Filippo in Miiitello(l). Prendo egli le raosso dal descrivcre rorografica pos- tura del poggio, e il circoslanlc terrene, e le roc- (1) Osscrvazloni Geognostico-gcologiche sul poggio «li s. Filippo c suoi dinloriii in Mililcllo . i ce si fa quindi a classare che nell' assieme cola si trovavano. Fra i terreni a seJimento vi scorge il carbonato calcare grossiere, ridonJante di produzioni organate, a slrali ora rogolari uniform!, - era rovesciati bistorli , e r argilla plaslica colla all' arenaria iinita ove al calcareo poggiasi, sfracellala quando alia lava e con- giunia. Vi osserva di poi quattro strati di un lufo di formazionc rccente costituito di sostanze calcareo- argillosc, c il colore e la compattezza e la tessitura della roccia diligenziosamente descrive. Fa grado a parlarc delle brecce calcareo^vul- caniche di quella contrada, notando il sito in cui stanno, le matcrie di cui si compongono, le variela die vi si osservano ; e scrutandone f interna orditura, varie conchioliti addentrate vi Irova; muove quindi parola delle rocce di gcnesi ignca, c vi osserva il basalte prismatico e globulare, la lava a prism i e a correnti ■ il peperino la termantide ; cd assegnati i loro carat- teri fa rilevare il passaggio d' una ad ua altra roc- cia piroidc. Ne omette 1' esame della regione ove il terrene sedimentario al pirogenico legasi, e 1' os- servazione del cono che intero conservasi, c del cra- ■ tore palesc, il fan venire in pensiere esscre stato co- la un vulcano, che dopo avere erutlato humane di lava venne manco e si spense. Discule da ultimo le teorie geogeniche all'uopo, e colla generalizzazione induttiva surla dai fatti, spie- ga assai bene la genesi di terreni raisti cosi strana- mente, e di condizioni geognostichc oppostc cotanto. GEOGNOSIA ARTISTICA Ma la geognosia quanto ardua torna nei suoi investigamcnti , allrcllanlo fruUuosa agli umanilari viene, c ben gli alliela e gli ulilizza la vila, inlcres- sanli schiarimciili fornisce alia sloria, positive coiio- scenze alia gcogenia, al chimico al crislallogralo al- " '' r ollico oITrc la materia dcgli sludi loro, il minera- logista indirigc nclle ime laiebre tcrreslri a disca- varne i tcsori, e somminislra materiali giovevoli al- r cconomia polilica, all' arte della gucrra, alia stali- stica, air agraria, airarchilleltura; e di vero che cosa mai accadcrobbc nello opere arcbilcltonicbe, ove la seel (a dei materiali clie adopransi non fosse direlta dai liimi della scicnza? L' arcbiiettiira idraulica nell'lmpresa ardimenlosa c. gemmellaro mairnifica del molo di Galania ba trionlato del ftiro- re del mare, daccbe ha impicgalo i cassoni ; sulla slabilita di essi una delta memoria sono fre lustri scriveva il professor Zbara Buda per dimostrare col calcolo che il parallello-pipedo di tal fabbricato po» leva far fronlc all' urlo iiiipcluoso dei flulli, II va- loroso professor Gemmcllaru plaudendo a quel dolto una elaborala memoria (1) leggeva sullo slesso argo- menlo aU'Adunanza Gioenia, facendo conoscere che la solidita della fabbrica dipendo viemollo 'dalle qualita c dalle proporzioni dei materiali impiegali. Melte quindi ad esame Ic condizioni della calce e trova quella dello cnrrubazzQ avere tulle le qualita che richiedc la calce idraulica, cslima la pozzolana, perche Irilume di roccia trachitica, il materiale mi- ' gliore a formare i cemenli, cd il lapillo mongibel- leso per esser scabroso il pii!i acconcio fra tulli i pie- trami. Allerma che 1' impaslo di quesli materiali for- (1) Memoria sulla sUibilita Je' cassoni del Mulo di Catania. 6 ma dei silicati ed alluminati di calce che acquistano solida coesione sott' acqua e possono sostenerc qua- lunque fiera fempesta. E poiche i material! chc di prescnte si adopra- no nella condizione del molo son tali appunto qualo li richiede 1' arte dell' ingegniere illuminata c direlta dalle nalurali scienzc, pero il dotto socio alliclaci che la fabbrica del molo onde la bella provincia di Catania ricevera grand! vantaggi, contrastera col rui- noso passaggio dei secoli. METEOROLOGIA Ma dalle rocce la cui intrisica conoscenza in- fluisce di molto sulla solidita delle fabbrichc, come dai terrei strati che la supcrficic cosliluiscono e il scno del globo, c dalle cavernc c dai vuloani di va- ria sorta dei corpi gassosi si emanano, che a formare r atmosfcra pure concorrono , materia soltile che la materia terreslrc concreta avvolge circonda, o 1' ester- no velame integrante ne forma. La storia naturale deU'almosfera per vero fu am- pio argomento di doUe lucubrazioni d' ingegni emi- nenli. Penetrata nella sua vasli.ta per gTimpondera- bili tulti, divicne teatro di meraviglie stupende; i fluidi clettrici , raagnctici, il tcrmico , il lumico, vi si disperdono , vi si cumulano , vi si combina- no in maniere diverse, e lo studio delle meteore aquee elcllriche lumiche magnctiche cosmiche, e i travagli per istatuire i rapporti fra le meteore e i moviracnli dcgii aslri, e quclli per determinare la composizionc dell' aere sono intcressanti di molto, e pure lo sono le osscrvazioni durate a misurare le va- rianze della tcmperatura del peso dcU'umido dell'ac- 7 qua cadula dolla mobilila dclla purezza dell' acre, e a darne la sloria esalla, e principi indullivi dcdurne air agricoltura giovevoli del pari che all' igiologia e alia incdica scionza. All' alinosferiologia applicando i solcrti soci Fcr- lito c DistcFano lulte nc contavano le effemcridi ce- " ^.^,„...„ lesli dell anno, c le perlurbazioni vane doll atmosie- ra, per la minula notando ogni apparenle mulazione del cieli, e di per di ricordo facendone (1) e a pre- cisarno la somnia, il massimo del Icrmomelro libero fu 102 nel mese di giugno, il minimo i6 in gen* naio ; il sollevamento massimo del barometro arrivo a pollici 30 820 in gcnnaio il minimo a poUici 29, 610 in marzo in ma£r"io, V iijrometro il 73 loccava air ollobre, e il grado piu imo era il 19 nel mese di luglio. II vcnto doniinanle fu rest-nord est che assai volte fresco sofGava in febbraio e in otlobre ; il sud-cst dominava in gennaio ; 1' ovest sud-ovcst nel mese di apiile, il nord in marzo, il sud-est in no- vembre e dicembre e la inaggior forza venlosa fu di oO centesimi di 10 la minima. La pioggia sccsa alia terra sommu pollici quindici e piu linec, e la eva- porazione saliva al ventesimo pollice. II massimo azzurro del cielo mostro al cianomctro il 2 i grado ; i giorni dell'anno si parlirono in G2 kicidi IGj belli 7-4 nuvolosi 59 piovosi. II pauroso fenomeno del terreraoto, comeche lievc inlimorlvaci parcccbic volte il giorno sctte cd olto di aprile. E il Mongibcllo, la specola metcorologica delta Sicilia, fiammeggiava soventc, fummicava sem« pre fn quest' anno di alri vapori adombrando quel- r almosfera sublime. (1) Ossorvazioni mctcorologichc per I'anno 1814-43. 8 FITOLOGIA L' almosfera pero nel cui fondo le meteore av- vengono c ancora il fondo a cui tiene il mondo ve- gelale, e il mondo animale, e d' onde 1' alito della inagica potenza vitale in tutta natura diffondosi. L'aria questo serbatoio vastissimo di sostanzc diverse, que* sto laboratorio chimico della natura, nclla quale in* numerevoli fenoraeni di composizione e decoraposizione si avverano, l'aria, ripcto, gli elemcnli d' ogni orga- nizzazione conlicne, cd e la sorgente ove il regno ve- getale alimentasi, ove il regno animale s' annienta. Dagli ossidi d' ammonio d'idrogene daU'acido oarbo- nico e dall' azoto ch' essa contiene, le piante veri ap- parecchi riduttori, prendono i radicali ammonio car- bonic idrogenc azoto ed organizzano la materia bru- ta, e tulte le materie organizzabili c organizzate che fomiscono agli animali di poi. Gotali materie funzionano negli esseri zoologici veri apparecchi di combustione, negli umani organi- sm! si levano in tutte la lore forza e splendore , e pergiungono a que!la fiuita orditura da servire di strumcnto al pensicre, vinte da questo sforzo di poi svaniscono tornando al serbatoio d' onde provvennero, al lore slato originale, die e la vita molecolare e la minerale esistenza. Di lal guisa si forma questo cerchio biologico me- raviglioso sul globo, cerchio inconcepibile immense nel quale la vita si manifesta si agita, ma ove la materia non fa che cangiare solamente di posto, circolando dal- r atmosfera ai vcgetali , agli animali, c all' atmo- sfera tornando per ritornare ai vegelali di nuovo. E la fisonomia dell' invoglio vegetale di Sicilia e singolarc abbastanza per Ic sue condizioni geogno- 9 sliclie, che fan risguanlaro quest' Isola come un'im- mcnsa piramidc di inonti di moli diverse nella quale climi divorsi vi csistono, cd ove allignano insicme ve- gclali di lultc Ic zone. E incnlre la rcgionc superiorc poclic pianle prc- senta il ginopro il lanaccto 1' .nslragalo 1' anlcraide il scnccio, die vogetano a stcnlo sopra nudo tcrreno squal- liilo Iristo ; la regione media lussureggia e s' abbella di I'cracc cultura nci vigncti, nei pomcti, nci casta- gneli, nei noccioleti, e di solvaggia focondila va su- pciba nci magnifici boschi di qucrcc di faggi di cerri di pini, c la regione inferiore con rigogUo prescnla il melarancio, il limono, I'ulivo, la vile, I'opunzia, nu- meiosi frultcti, ogni mauicra di civaic di biadc, pre- scelli canipi orlalizi, e una vogctazionc ricca faslosa serge ad inverdire e infiorare il piano e la valle, ole/zanti di soavi proriimi clie ci porgon I'immagine tleir csolica nalura del climi interfropici . Gli esseri fitologici quindi una fisonomia tulla propria in Si- cilia moslrano e lo studio dci veiielali come dei bo- sclii dcbbe con ispecialta aver luogo appo noi. FLORA BOTANICA Fcrmo in tale concetto il laborioso socio Giuscp- g. buhca po Ciaiira ad aggrandire i fatti fitologici ncccssari per la sicula flora continuava la topografia bolanica delTavolcse contorno, e ci doviziava quest' anno d'una quarta mcmoria. cbe trenta generi di vcgetali de- scrivc compresi dalla classc telrandria alia pentandria. (1) Flora del dintorni d'AvoIii, mcmoria qiiarta . 2 10 Delia vostra soffercnza abuserei, collissimi soci, se prendcssi a sporrc per filo i minuti particolari di quella narrativa botanica, il perche al generale atte- nendomi mi fo a dir solamente, che quel travaglio e inleressante di troppo, e i caratteri dei lavori fitogra- fici serba, dcscrivendo con molta esattezza i generi . le specie gl' individui vari, non omeltendo di eru- dirlo dolla sinonimia fitologica; e fra lanto novero di . piantc diverse, dopo posiliva disamina, ticne per nuo- ve del liillo T astcrocephalus ambiguus il lithospermum comuiulalum la datura dubia. DENDROGUAFIA Passando dalla fitografia alia silvicollura, il socio A. BivoA barone Bivona zelatore filanlropo dellc sicule cose a minuirc lo strazio che fassi delle nostre foreste un discorso leggeva in una dello raunate gioenie sulla importanza dci boschi. Si muove egli ad immegliare la condizione aituale di essi, e a fare imboschire alcune nostre monlagne, facendo chiariti i numerosi van- taggi che alia pastorizia all'agraria arrecano, alle arti all'industria all'igiene alia medicina financo; fornen- do il logno da carbone da costruzione da fiainma, la scorza le cupole delle ghiande le foglie le galle e i malli, frutti e serai eccellenti la manna le tercbentine le gomrae 1' incenso la cenere di potassa ie selvag- gine diverse; e in rilevanza mettendo i vanlaggi che arrecano 1' atmosfera immegliando, colla copia che emanan d' ossigene , ricbiamando 1' umidore la piog- gia I'elettrico, infrcnaado le correnti ventose, ridu- (1) Discorso suU' importanza de' Boschi . 11 cendo la temperatura piu mite randaaiento dclle sta- gioni assestando. Comballc infino il principio di cedere la pro- pricla forcstale all' arbitrio dei privati, e sostiene che i govern! somprc debbano tenerli in lulela, leggi con- servatrici fissando, c amministrazioni e istituti , che fosscro i zclatori della conservazione dei boschi, e gl' istrutlori della scienza silvana e della silvicoltura . ZOOLOGIA Sciionchc i boschi e i vcgetabili vari che furo- no i primi c i piu antichi abitatori del globe, for- man la base deU'csistcnza animale, essendo gli esseri elaboratori che mescolano coi loro funzionali esercizi la materia inorgaiiica, rcndcndola propria dietro mo- dificazioni infinite a quel miscugiio che infine nobi- lilasi, formanJo fill nervosi organi del sentimenlo e del I' intclligenza. Gosi il mondo animale venne e sta dietro al mon- do vegetale, c le classi zoologiche infime, e la mo- nade e il volvoce e il proteo, e le miriadi dei zoo- prolo-organismi, nell' ordine cronologico dclle origin! animali misero innanzi delle classi zoologiche medie, che grinselli in prima serie abbracciano. E gl' insetti per vero sono csscri meravigiiosi e per la loro orditura , e per lo funzionale csercizio, e per gli ocehi tan to numerosi ammirevoli , che in taluni sino a 3-i64-0 moUiplicansi , e per Ic meta- morfosi loro sorprcndenli ed arcane, e per gl' istinli d'arte cosi portentosi da interessare viemolto I'ento- mologista osservatore come 1' cntomologisfa filosofo , il quale pienamcnte conosce 1' infinila picciolezza non esser meao mcravigliosa che la grandczza e 12 la complicazione dei corpi, ch'essa peregrini feno- mcni presenta, c la magnificenza delta creazione co- me r appalcsano i cieli: c se Keplero e Kewlon si levaron taiit' alio collo studio dei soli e dei inon- di , Swammerdam Reaniur Erenbergh vi si levaron pure indagando gli esseri microscopici e i vermi e gii inselli. ENTOMOLOGIA Alio studio degl' insetti applicandosi il colto so- M. ziccAUELLO cio d.r Zuccarelio, oIlHva in una delle nostre esercita- zioni accademiche la descriziono di due iiidividui chc giudica nuovi nella scienza e in Siciiia(i). II prime ha corpo allungalo, anteiine gracili lunghe, testa'^ses- sile al corsaietto e larghetla, addomine verde-souro di ire scgmenti composto, elilrc color verdc stretlo rotondite alia base, la testa due millirnetri segna, tre il corsaietto, quattro 1' elitre, nove milliuietri )a lun- ghezza totale; 1 autore lo fa pertenere al geiiere Brachino, c dedicandolo al nostro Corpo accaderaico lo appella Brachino gioenio. 11 secondo ha testa granJetta, corsaietto rosso non molto snello piij grossetto in avanti, c marcato d'una picciolissima linea longitudinale nel centre, elilre scuro- verde , longitudinahnenle marcato di strie osservabili sino la meta antenne fdilbrrai addomine rossofo- sco, arti rossi del tutto, la testa due millirnetri se- gna, due il corsaietto, cinque Telitre, nove millirne- tri la lunghezza totale ; csso vienc racchiuso nello (1) Memoria sopra due nuovi insetti siciliani appaiteuenli al gencre Bradiiuo. 13 stesso gonerc Brachino e dislinto col norae di Bra- chiiio siculo. ORNITOLOGIA Ascondendo piii gradi nella sorio progressiva de- gli cnti animali agli uccelli si giiinge , clic Itinno la classe piu natiirale in zoologla , c la piii vasta fra gli ostcozoarii come la piu definita c distinta. Al)ita- tori delle provincic aeree^ come i pesci sono i cil- tadini del mare e i piliferi gl' individui del suolo sec- co terresfre, prcsenlano adivita vitale Iragrande, mas- sima mobilita, caraltere iinpctuoso vivace sensibile , e neir economia della generale natura sono esseri di grande inleressamento. 11 cainpo esplorando della specialc ornitologla ji. ziccarello geografica lo stesso d.r Zuccarello dello osservazioni (aceva su di un siculo uccello perlenente al genere Silvia di Latham (I). Esaminando due aligeri che somi- gliavano per grandezza per I'orma per color plumeale alia lemmina della Silvia atricapilla difTercndonc solo per avere la gola giallo-canarina, laddove il maschio e la lemmina della Silvia atricapilla non mostrano tale caraltere, crede pcrche tali individui erano I'cm- mine che i volatori colla gola gialla sono varieta della capinera non trovandosi un maschio colla gola gialla canarina . E in una terza memoria(2) lo stesso [autore favel- m. ziccarello la di allri pennali dell' isola a statuire meglio le loro speciali abitudini e a fornire alcun che alia com- pilazii)ne della geogralia zoologica , argomento che il segno I'ormava di durali lavori di molti Gioeni di (i) Ossorvnzioni c [ricerchc su di un vago Uccellino si- *" ciliano a|i|iarli'iieii(e al itonorc Silvia di 1-alliam . (2) Osservuzioui uruitolui^ichu sopra uiolli Lccclli siciiiani . alciini naluralisti isolani c di sapicnti d' oltremare e d' oltralpe. ZOOLOGIA STORICA I . ARADAS Quindi a ragione 1' egregio socio Aradas fer- mava di dclinearc il prospetto dclla zoologia al se- colo dccimonono in Sicilia (1) coiilinuando il lavoro del socio barone Bivona, e nell' aprilc la prima parte leggevane alia nostra Assembrea. Discorre egli dapprima i travagli del suo anteces- sore e gl' inciarapi chc ban ritardato il progresso del- la sicula zoologia, ed enuncia la partizione deU'ope- ra corrispondente ai rami zoologici vari , onde me- glio metodizzar la materia ; togliendo a sporre i la- vori spettanti i zoofiti, parla della memoria del pro- fessor Geramellaro, sulle spugne rinvenute nel golfo di Catania dal professor Gosentini , dei lavori del professor Costa sul genere sifoncolo sul sotto-genere fascoloma e sul catalogo dei zoofiti delle due Sicilic, e intertenendosi sullo stesso proposto non si passa degli scoprimenti del dr. Calcara sopra taluni zoofiti fossilizzati. In seconda serie i lavori disaraina sugl' insetti deir isola ; diccndo del signor Rafincsque mette al ■ palese cbe le sue durate ricercbe fissano un' epoca nclla storia scienlifica della Sicilia, e per le interessanti scoperle cbe fece, e perche difTondeva infra noi le conoscenze di zoologia generale di zoologia entomo- (1) Prospetto delta storia della Zoologia di Sicilia del sccolo XIX, muovcndo da quello del chiariss. sig. bar. Andrea Bivona . 13 gica, meutrc Lcfebre faceva di publico dritto a Pari- gi moiti siculi ontoini non ancor conosciiili. Sponendo dipoi alcuni Irovati del socio I'iazza, muove parola sullc scoperte di vari insctti del dr. Zuccarello e sulle faliche enlomologiche del professor Costa e del figlio. Passa quindi a narraro il lavoro sugl'insetti acchiusi nelle sicule ambre del chiaris- simo cavaliere professor Maravigna, e non omelte il novero entomologico del dr. Galcara; favellu alia pcr- fine del calalogo sugl' inselti del torinesc sig. Gliiliani da esso alia Giocnia indritto e nci suoi atti inserito, e chiude quella prima parte dell'erudito prospctlo, ma- neggialo con mano inaestra e con fiore di senno, infer- vorando gli isolani zoologi agli studi araeni dell' en- lomologia. ANTROPOLOGIA Ma r ultimo fatto della creazione fu I'uomo si- gnore e capo degli enti creati , lucido specchio ia che meno tenebrosa e piu intelligibile si rillette I'im- raensa natura, e senza del quale il globo sarebbe opera dimezzata enigmatica. Circuito da immensa mole di cose, ne sostiene il grandioso spettacolo dalla terra infino ai cieli, e per ua cerchio largo per quanto estendesi la sfera del mondo , nc divisa grinnumercvoli oggelti che stanno in si spazio enonnc, colla sua opera cambia Ja fisonomia della terra, naviga la superficie, e sonda gli abissi del mare, corre in perpendicolo 1' acre , sccnde negl' imi penetrali del globo, c fa servire cosi I'inlera natura ai suoi bisogni ai suoi usi . Ma I'uo- mo trova spcsso nel mondo di che tanto deliziasi la fatule cagione di sua infermila e di sua morte. I mo- 16 dificalori patologici che vi stanno anlagonislioi agli esereizi dolla polenza dinamica I'organismo conlrislano ne altcrano [il funzionale esercizio e i contagi e i miasmi estinguono lo piu fiale la vita a malgrado tutti i soccorsi della raedica scienza. NOSOLOGIA E fra i miasmi merita considerazion specialc il palustre comunc a molti luoghi dell' Isola , e di tanti ■ guai lamcntevole origine; studiavami quindi di provve dere in diverse memorie alia Geografia-fisico-modica delle principali acque stagnanti della Sicilia, e dojle febbri intermittenti a che melton cagione , onde in parte fugare 1' elcmento genetico dcU' evolazione ma remmana, e mettere in chiaro i sintomalismi peri- gliosi latenti, con che nei suoi attacchi il miasma palesasi , ed impedir gli effetti funesli di sua letale azione. G. A. cALv.vGM Pero in una quinta menioria(l)molli falti topografici spongonsi di febbri pcriodiche perniciose fra le quali la perniciosa glossitica la cefalalgica annua la prurigi- nosa la polimorfa emctico-deliranle-apoplettica la per- niciosa afonica la epistessica la menorragica la fatua i tipi piressici descrivonsi, piu oscuri e latenti, che scam- Liansi spesso col tipo|continuo, qualche andamento sin- golare e novello , e i porlenlosi succcssi del chinino in casi dcploralissimi per meglio statuire la fisonomia speciale che la malattia periodica assume in Sicilia , • il suo regno patologico ciascun paese Icnendo, come il suo regno vegetale e animale. (1) Memoric di Geografia fisico-medica ec. cc. Memoria qiiinUi iatti clinici spellanli la malaltia periodica . 17 Insistcndo sul soggelto moJesimo leggcva in Feb* braio una scsla memoria(l) nclla qualo pvoponcami o. a. cAL\Ar,.M (li csaminare il fonJo dulle malaltic palmlali c Ic loro forme; sludiando gli umani organisini chc impressio- nansi a luiigo del miasma palusfre, due soU'erenze fondamcnlali si osservano, dinainica 1' una, periodica acuta, discrasica cronica I'altra; e la sofferenza di- namica or colla febbre intermiUenle benigna palcsasi, or colla periodica perniciosa, or colla febbre cronica, or colla febbre larva ta; E I'alterazione discrasica in vari organi loccalizzandosi , in tessuti diversi , con emorragie pure fcnomenizzasi, coll' immagrimento , colla cachessia, colla idroemia, colla splenopazia. Le anlidelle due soffercnze dei rapporli presen la- no, che ho cercato di slaluire alia meglio, ed e pro- babile chc unico e il loro fondo niorboso, le modi- ficazioni di proporzione, dei principi coslilulivi del sangue , 1' emopazia e la loro scde secondaria stassi al sistema nervoso. Mosfrasi poi non rispondere ai fatti la speciosa teorica, che le febbri periodichc tuUe fossero sintomi della splenopazia, e al paraggio indi si viene, e Ic differenze si nolano fra la periodica igienica, c la pi- ressia paludale. Concludes! che sebbeno Ic malaltie paludali presentansi con immagini varie, con sinlo- matismi diversi, muovendo da un modificatore speci- fico, e ccdcndo ad un farmaco spccilico ancora, han- no un fondo morboso unico e solo. La gcnesi inlanfo dclle umane egriludini nclla compagc (esfulare prende anco cagione come ncgli (1) Momoric di rtoografia (islcn-medica or. or. Momnria scsla sui fondo delic inalallie paludali o sulie loro forme. 3 18 agcnti fisici die slanno altorno di noi; la forza pla- ■ • . stica, die manifestasi per azionc zoochimica mole- colare fra gli atomi degli uniori e dei solidi ; e che fa di costitutivo a tulte le funzioni ovc stavvi un la- vorio di materia organica , la forza plastica un' al- terazione provando, origina le trasformazioni dei tes- suti gli uiii ncgli altri, le produzioni d'elcmcnti or- gaiiici nuovi, e le fimie le scirrosie le melanosie le carcinosie le eferotrofie multiple e le produzioni epi- geneiiche, danno incentivo a sofPerenze terrifiche, e la pseudo-membrana die dai lavorii patologici viene innanzi, sibbene cagiona talvolta ingenti disturb!, e la malattia della morte fiuanco. E siccome lo ulili ricerche giaccion nei fatti, non gia ndle spcculazioni sistematidic, dedottc da ipo- tesi , a chiarire cotale argomento il cbiaro sodo cor- 6.0R5IX) Di-Gucojio rispondente Giuseppe Orsino di Giacomo intcrteneva in gennaro la Raunanza accademica sopra un fatto di Ileo per strozzamento di pseudo-membrana, cd ecco in brevi parole il tutto dell'osservamento. Sviluppan- dosi presso Antonina Mannino, perche d'una mincstra di fave secdie cibavasi, si costituiva d'addoloramento espansione addominale, vomito graveolentc di sgra- devole odore, lingua rossa esiccata, costipazion perti- nace; il diligcnte socio con minuzia passa a rassegna • ' come i turbamenli funzionali si succcdevan nel loro andaraento, e le fasi e le immagini varie, con che il morbo fenomenizzavasi, e della terapeutica messa in- nanzi distintamente da conto. E la necro-organografia i seguenti caratteri aaa- (1) Memoria su di un caso d' Ileo per strozzamento . 19 tomici facca rilcvarc; il pcritoneo apriva i marchi dcir inlianunamcnto sofferlo ; molto pus si osservava nelle circonvoluzioni esternc dcgl' inleslini , il fegato pallido, la cistifellca in iperlrofia, e una briglia pseu- do-mcmbranos;i nofavasi, clic dispiccandosi dal liga- racnlo desli'o deH'ulcro indirigevasi all' ileo, poco al- r insii dclla valvula ileo-cccalo, e una seconda se ne osservava sci linee della prima piii alia, die stende- vasi fino al lato deslro del corpo dell'utero. Voigendosi poi alia teorizzaziono del falto, dopo molli ragionari clie ben si aflanno a fissarc la ragio- ne analomica dcgli clemonti del morbo, viene diccn- do, cbe rcnleroniescnterile cronica originava la pscudo- membrana, che riperinfianimamento vcnulo di poi era slato rdemento provocatore del lelale malore, c chiu- de (jticl pregcvol lavoro. motlendo a chiarezza la sua rarita, chc gli slrangolanienti so non sono rari per i crassi , per gf inlestini lenui sono ollrenjodo ra- rissiini. TERATOLOGIA Cosi la nalura abcrrando dal suo regolare an- daniento neH'ima base deH'organica stofla, va lavoran- do i seminii dei noslri malori, c tal Cata financo in quei primi incunaboli di lavorio cnbriogenico fonnali, ovc r uorno ed ogni esscre vivo non c die un'esigua (piantila di malaria, in die appcna I'organogenia a feno- inenizzarsi conu'ncia, die anco in quei tempuscoli ini- ziali molli vizi di conformazione si ordiscono, che gU sviluppi regolari allraversano, e die le aberranze raoslruosc producono, il cui studio costituiscc la le- ratologia, ramo positivo e novello dell' antropologia. E di vero la teratologia dopo avcro pcrcorso il 20 pcn'odo degli errori, dello superstlzioni , del preglu- dizi assurdi, all'cpoca trovasi d' aver le solide basi della scienza geflalo. Sulla osservazione fondandosi doi numerosi falti cacogenctici positive induzioni ne irae, a subliini concetti s' inalza della filosofia natu- rale, e di giovarsi non lasciadcl progresso deir(em- briogenia. della zoolomia, della zoologia fdosofica , deir analomia trasccndeiite , a spingersi a pie fenno ncl calle dischiuso. Fa adunque mestieri non omettere ogni caso no- vello comcche picciol si fosse, e scriverlo e illustrarlo onde preparare alia scienza avvenire una ricca su- pellcttile di fatti su di che le doltrine teratologiche potrcbbero nieglio fondarsi. Da lale pensicro sospinto il socio prestantissimo c. GEra.nELLARO Giuscppc D.F Geminellaro (1) sullc anomalie degl'in- testini d' un feto umano scriveva. E primamenle rilevava 1' esonfalo formato dal colon adercnte al parcte addominale onde inutile la riduzione lornava. E la necro-organografia faceva cbiara la non esistenza del digiuno dell'ileo, il colon il picciolo cieco al duodeno legavansi, mancavano il inesentero r epiploon il mesocolon il mesoretto il pancreas am- miserito appianato slungavasi col colon finoltre il foro ernioso ; il fegato come la milza in grandigia venuto senza cistifellea d' un solo lobo faceasi . Limitandosi il nostro socio intanto alia narrativa del deviamento , sostava di teorizzare sul fatto che somettea modesta- raente all' Istituto gioenio page della sua sposizione soltanto. E qui non credo il raio dovere fornito, se mi (1) Cenno anatomico sopra un feto esonralo congcnito 21 passo dal dire del preclarissimo socio allivo Carlo Gravina Cruyllas principc di Valsavoia, die lasciando bella fama iion peritura di sc, chiuse con noslro som- mo dolore il suo aringo terrcslre nel passato no- vcmbre. Cultore esimio di molti rami delle letlere ame- ne, fornitissimo di cognizioni di vario genera, alquante produzioni Icllcrarie rese di pubblico conio c prose e carmi di dilicalo sentire. Zelalore del siciiiano sapere fu ornamcnto del Consesso gioenio sorreggendone varl cariclii, largendovi doni diversi. e una coliezione pre- gevole di rocce isolanc di spellanza ai terreni lerzia- ri. Filanlropo senza sussieguo, aristocratico favoreg- gialore dcgl' ingegni che in suH'alhore ddla vita pre- sagiscono un grande avvcnire, araava e favoriva i meriti lutli, cd csortava lulli al ben fare e diveniva in fal guisa il bcnemerilo di nostra citta; e fra non guari celcbrerassi cslesamente fra noi da cbi le veci i'acendone, ordira per dovere dei suoi pcrcgrini pregi la tela. Ecco, Gioeni egregi, unameno cbe immagine del- I'anno accadcmico vigesimo primo, cbe un'epoca se- gna nel lavoro della grand' opera di topogralia natu- ralislica della Sicilia e del Mongibello alia cui falda vivele. Animali dal santissimo amore di studiare la na- tura della patria voslra Sicilia, un ventennio compiste di peregrinazioni accademichc per tutti e tre i re- gni degTi csseri c immense dovizic alia scienza for- nendo, il sembiantc della siciliana nalura abbozzaste, e r anno altuale, che il quinto lustro esordisce, non e raeno fccondo in travagli che piu cose nolle discipli- ne d'osservazionc scriveste, e in gccgnosia in nieleoro- 22 logia in fitologia in dendrologia in zoologla in en- tomologia in ornitologia,. in antropologia in nosologia in leratologia, che dileguano parte del velo che i falti indigeni adombra dell' isola noslra. Ma a spingcrc il quadro piii innanzi, e a met- terc ulterior! pennellate all'abbozzata pitlura, e ancora a sudare sui fatti, e ancora lungo cammino a percor- rere, a fare ancora moltissimo avanza, c pare in quel- la postura trovarci, ove un sonimo credeasi al lido d' un oceano vasto , allc cui spiagge raccolse raolte delle cose cbe fuori mettea, ma il cui acquislo non potea repularsi come scemamenlo dei tesori che vi stavan scrbati. E meslieri adunque zelarc con altivila viemmag- giore, alia evoluzione delle discipline natural! in Si- cilia, e sebbcne la piramide scienlifica elevasi per le gcncrazioni successive che prestano di secolo in se- colo al lesoro di sofia il loro contingenle dei fatti e delle vcrila positive, pure i rappresentanti trovandoci dcllo slato alluale dobbiamo a piu non posso impe- gnarci a far muovcre la scienza piu innanzi, sondan- do esplorando coltivando frugando in ogni dove il campo deir immensa nalura, e prcsentarla ai futuri Gioeni ricca di osscrvazioni di fatti d' induzioni di ortodossc tooriclie. Si, onoramlissimi soci, io vi veggo accesi d' ir- refrenabile impulso, infervorali d' entusiasmo arden- tissimo per addoppiare i vostri travagli, e portare un piu acute sguardo di scrutante ragione nei fatti di qucsfa prodigiosa nalura ad asscguire il grande vo- stro proposlo, cd io sento il present imenlo felice cho r Accademia gioenia carca d'immenso avvenire eter- namentc stara. UICSTRAZIOIVI DI LETTE NELLA TORnATA OBDinAUA DEL 29 GIICSO 1845. iJjLiJt. t*t******^*^■^■******tt.***^■^***^■t^■t^■tn■ttt^tt.^tt^^t.^^lj^.JJ^JJl ktiiiidUtt ttttt i*At±AlJt±jUdUt±Jtjt±tkjkJtA*Jt±AttiJt±JU^ Xje continue e non interroUe ricerche entomo- logiehe in Sicilia c gli studi che ho fallo su la scienza entomologica hannomi indolto a pubblicare diverse scopcrle e dc3crizioni di molli coleotteri ; e siccoine ho avuio hi I'avorcvole forluna ( al dir del mio amico Sig. Gav.dollor Louseis) che le mie scoperte enlomo- logiche « possonsi giudicare veramenle ?iuove » mi son fatlo piu ardito riccrcatore afline di far conoscere a' cullori delle nalurah scienze come la enlomologia e da me con vivo amore sludiala . — E di fatto : hen- che privo di un tenero padre , cui morte acerba Ironco i begii anni delia sua piu florida vita, il quale lasciommi moltissimi pensicri di famiglia, nulladime- no non ho Iralasciato i miei dilelti sludi delle nalu- rali scienze , che nelle ore ahjuanlo oziose rni sono slate di tregua alia mia menle agitata da mille e mille tormentose avventure I E, bisogna che io il dica ; cio che piu di ogni aliro mi ha mosso a stu- diare la entomologia siciliana, si c, che Ira tutt' i rami delle scici>ze nalurali con tanto impegno coltivati in Sicilia , quelle della entomologia sembra non aver occupato molto i nostri naturalisti , — Eppure questa terra fclicc non e scarsa d' insctii di ogni genere , e molte rare specie ha prescntato a' dolti curiosi 26 della nalura , che di tempo in tempo sonosi recati nel nostro suolo per ricercarlo altentamcaite in questo rarao fccondo di sloria nalurale . Molti di questi egregii scienziati atlesa la breve loro dimora iu Sicilia, hannomi espresso il vivo desiderio di veder noi applicati alia ricerca degf iiisetli indigeni onde non solamente averne cgiino un cojnplelo catalogo, ma bensi conosccre le specie o le variela nuove che tutto di possonsi scopiire per mezzo degli sludi deir osservatore naturalisla . Ed io, volendo aderire a cosi lodevol brama, mi sono accinto a tale imprcsa, incominciando le mie ricerche dalle farfalle e dai coleottcri, per secondare i desiderii de' sig.' Loiiiseis, Rardek, Broimmair , e della mia cara e gentile Madama Eloisa Doul (1) , che piu d' ogni altro mi vi hanno incoraggiato ; sperando passare in seguito alia ricerca di altri ordini d' insetti , per quanto le dcboli mie forze mel potranno permellere . Ecco ora adunque , o dotti Natm'alisti , io vi presento molle nuove notizio; e come interessanti ho voluto pubbhcarle ; e da voi che passate la vostra vita come la mia, io spero un compalimento ; che se non sara pago pienamente il mio desiderio , mi lusingo poter col mio esempio destare ne siciliani naturalisti Io impegno almeno di coltivare questo ra- mo di. zoologia , acciocche non sia ne anche in questo manchevole la storia naturale siciliana . (1) Questa amabile Signora , dotata di un cuore virtuo- sissimo , nella sua dimora in Catania mi olM la di Lei ami- cizia e corrispondenza : c siccome ne' suoi viaggi di Sicilia avea Ella raccoKi moUissimi Lcpidotleri d' interessanti e rari generi , mi fe' notarc bellissime osscrvazioni e scopcrte che molto mi giovcranno allorclie pubblichero il Catalogo ragio- nato delle farfalle siciliane . 27 NOTfzrR SU DUE SPECIE »I COLEOTTERI SICILIAN! M.0 cho sono intonto a descrivere tulto cio che c raro e nuovo in falto di entomologia siciliana , v6 Iraltonermi alqiianto sur un minuto esame di due specie di coleolteri , cui addiconsi al genere asida c ohc per la loro rarita e per le varieta che presen- lano non voglio tralasciare di fame parola, avvegnac- clie neilo studio delle scienze naturali devesi scnipre far conlo di (ulfc Ic minuziose e nuove osservazioni . Ncl quinto volume dogli annali della Societa Entomologica di Francia nella pag. 349 si leggono molle dcscrizioni specifichc del genere asida. Lc due da me rinvenute in Sicilia ofrrono lalune rimarchevoli varieta : una c descrilta nella citata opera ( Asida punc/icol/is) , la seconda dal dotto Professor Gene nel!e memorie della Rcale Accademia deile Scienze di To- rino, tomo \xxix 183G. E prima di far conoscerc le varicla di tali coleolteri , mi giova rapportare le de- scrizioni , che Icggonsi nelle cifate opere . SPECIE I. ASIDA soLiERi — Gcne l^JD, I FIG. sS PyfG. iQy. Oblongo-ovata. nigra, terreo-pidvcrulenla ; thorace convcxo, lUrinque margiiuito , marrjinibus la/is, re/lc' xis, rolundatis ; chjtris obsolete granulalis, costa iinica elerala media longitudinali . Long, lin. 3, 5>y2 Latit. lin. 2/yj, 3. 28 Descr. Totum corpus , Asidarum fere omnium more , argilla et pulvere , parce tamen , obducilur : Caput rotundatum , ante oculos angulatum , confuse punctatum , variolosum, antice laeviter enmrginatum, fronte transversa sub-impressa . Antennae pilosae, pilis brevibus rigidis , obscure brunncae , articulis apica- libus dilulioribus . Thorax convexus, antice profunda emarginatus , postice recfa fere truncatus , utrinque marginatus , marginihus latis , reflexis , roiundatis , disco punctato , rugoso-reticulato, foveola marginali postice impressa , ubique pilis raris , brevissimis , rigidis , rufescentibus adspersus . Scutelium aegre conspicuum , parvum , triangulare . Coleoptra basi thorace sensim angustiora, postice vix latiora, ovata, apice sub-abrupte declivi : singulum elytrum costa unica, elevala subph'cata, longitudinali , apiccm non attingente, eleganter carinalum , spatio inter coslam et suturam sul)tilissime granulato, inter costam vero et limbum exteriorem , qui argute marginatus est , turberculorum unica serie, interdum obsolela , aspe- rate : latera inflexa plana, punctis impressis granu- lisque parcissime notata . Corpus infra , cum pedibus, sub-punclato-granulosum , vel rugosum ; tarsis rufe- scentibus . Or, siccome 1' Asida Solieri da me solamente trovata in Sicilia la credo una distinta variela da quella descritta dal chiar, sig. Prof. Gene, qui ne do i caratteri differenziali . 1 . 1= La forma della sua lunghczza del corpo e un p6 piu ovata. 2, = 1 tarsi sono totalmenle neri . 3. = Le due prime arlicolazioni delle antenne di co- lore rossaslro : le allre nerissime . 4, = I lati del petto finissimamente punleggiati . 29 Fu ritrovala nolle falde dclle lave bagnale dal littorale di Calania , nomate volgarnienle villarascusa . SPECIE II. ASIDA PUNCTICOLLIS — Sol. (Toa.y PJG. 43g sp. 20) Long. 12 1J2 a 13 mill. Larg. 6 ij2 a 9 mill. Nigro-obscura ; prothoracis dorso valde punctalo , bast levilcr simiala, medio m lobo triincalo vix pro- ducta; elytris laxe graniilalis ; sinxjulo costis rpiahior: prima , tantum basin atiingenie , scciwdaA ',vi ')-' ■ 1 .■/ill- Oli'''! ' ' 111- j. • ■ jyota Un' altro rimarclievolc Acridio da mc rlnvenuto lo credo una distlnta specie nuova , ma siccome ho bisogno di ultcriori nolizie non ho volulo pubblicare la sua descrizione . 55 Sp. III. GRYLLUS GER3IANICUS. Lio. Gr. lestaceo-fuscoqiie tariiis, thorace unicarinato, iini'sulcaio, scabro, elytris fasciis duabus obscurio- ribus, terliarjue minus dislincta, alls rubris, fascia apici hyalino propriore areuala Jiigra, iibiis poslicis ftiscis, basi albo-annulaiis . Charp. Lair. Hist. xu.p. i5i. tab. 9 5. fig. 3. — Fabr. E72L syst. II. p. 5y. Gr. ilalicus excl. syn. Lin. et KoescL — Ahrens, Fauna fasc. 1 tab, i5. Gr. fascia- tus . — Cliarpcnt p. i4y. videas de synonymis reli' (juis . — Philipp. Orth. Berolin. p. 29. sp.4. — Gr. miniatus, Pallas. Acrydiam yerinanicum , Oliv. En- cycl. met. — A. obscunim, De Goer. n. S.Acr.ger- manicum. Cost. sp. 7. p. 17. tav. vii, f. -i, a, b, c, d. Appo noi irovasi nclle praterie uraide e sccche ; le variela che bo rinvenulc di questa specie soiio le seiiuenli . "o 1. var. — Le ali sono di color giallo-rossicce con la fascia nera del mezzo ]e£ji2;er- mcntc lanceolata di niacchioline bian- cbiccc; 1' apice e giallo-cbiaro verdic- cio con le nervalure nere; tarsi anlo- riori nerastri ; semielitre verdi giallic- cc senza maccbioline . 2. var. — II corpo e piu scuro in paragone del colore cbc osservasi in tutti gl' indi- vidui di qiiesla specie ; 1' addoinine e fascialo altcrnativamcnlc di giallo , di ;-n'j rossastro e di color verde nerastro ; le ali sono verdiccc verso 1' apice con le nervatiire di color bruno chiaro . Femori posteriori rossaslri nelle scannellature ; giallo nella superficie con punti bian- chi , ncri e verdastri ; lato anleriore deir elilre nerastro . 3. var. — Fronle alquanto liscio, variato di raac- chioline brune ; capo piu grosso; la fascia ueraslra delle ali e molto strclta ; femori brunicci, co' margini giallicci ; tibio gialle con cinque raacchie nere ; addomine giallognolo, screziato di bru- no ne' lati , e giallo rossiccio verso r apice . 4. var. — II corpo lutto di color testaceo con raacchie brunicce e rossastre ; femori ,(.i 1. posteriori colle facce verdicce ; tarsi violacei punteggiati di rosso ; 1' apice "' cj '-'■ ■; delle ali e bianchiccio . Tra Ic variela delle specie nostrali di ortotteri che Iio Jescritlo , voglio riportare la breve descrizione di un Giillo dorsato , il quale mi fu gentilmcnte inviato con altri inselli dclla Slesia c della Jucllandia dal mio amico Rardek . Qucsto Grillo e certaniente una variola del Griilo dorsato ; esso difTerenzia pcrchc non ha 1' apice dcllo addomine rosso (abdomen fuscum , dorsi apice rubrum ; I'hil. Orlh. Berol. pap. 33, Sp. 8 ), ma in vece di tal colore lo ha giallastro ; inoltre e cosa degna di osservare^ che i suoi piedi sono ver- dastri ; co' tarsi giallognoli ; mcnlre che i piedi del Gryllus dorsatus sono giallo-scuri ( pedes pilosj , obscure testacei , immaculati , ec. Ved. I'hil. op. cit. ) E desso adunque una varieta ? 37 Sp. IV. GUYLLUS cnossus. Lin. Gr. thorace tricarinato, carinis laleralibus sub- rectis, virescens, clijlris margine exterior e in ulroque sexu /lavo, femoribus poslicis subtiis sanfjuineis . Lin. Syst. nat.pag. 702. — Fauna Suec. p. aSg. Fabr. LnL Sijsl. 11. p. Gi. — De Geer. ///. p. 4'j'^. Acr. riibripes. — Lair. Ilisl. xii. p. i55. — RoeseL II. Tab. 22. fig. 1,2. — Panzer. Faim. fasc. 33. tab. 7. — Zoterst. p. 80 Petagna, Insi. Entom. I, p. 320. n. i5. Gr. triangularis, Gin, p. 20S2 Criquet ensanglante, Latr. 12, p. i55,n. i3 Oliv. Encgcl, melh. — Piiilippi, Orth. Berol. pag. 32. sp. 7. Acr. grossum, Cost. Faun. Napol, Orlolt. p. 23. sp. 11 Tav. 3, f. 4. A, b, c, d. E coinunissimo in tutt' i prati coltivati ed incolti. — Le varicta chc dcscrivo bcnche son licvi, purnon- dimeno inlcressano a conoscersi, e piu perche molli aiitori come Roesel , De Geer , Olivier , GeofTroy , Pelayiia, Fabricio , Costa, c tanti allri non ne fan inenzionc . Siccome la descrizione del Cosla la credo che veramcnlc carattcrizza la specie, e siccome al dir dello stesso autore le pochc note specifiche del fra- sologisti non vagliono punto a far riconoscere quesla specie di Acridio in mezzo alio tante altre , cosi la voglio riportare onde vie meglio puossi fare il con- fronlo colle mie varicta . Capo grosselto, di color verde di mirto, fronfc liseio gemmate, vertice appianalo , occipite levigalo 8 58 brevissimo , con una striscia longitudinalc rossaslra ; occhi mediocri, bruni ; anlennc pin corle del capo e del collarc insieme , filiformi, di 20 articoli . Scapolare quasi ritondalo, appena carinalo . di- viso in due parti da una bnea trasversale poc(i pro- fonda , infossato e comprosso nc' lati , carona poco elevata nei mezzo , posteriormenlc terminalo ad an- goio ollusissinio , ritondato nell' apice, a lati curvi : luKo di (.olor verde gajo con una linea color d' aran- cio . cbe rianclie"i>ia la oarena . Tramezzo semplicissimo . Tor ace, e piodi anteriori verdi rossicci . Addomine verdaslro , coi margin! degli anelli slimmate bruni . Gambe posteriori coi femori esternamenle ros- sicci , puntcggiati di nero sul contorno inferiore ; scanellatura superiore verde , 1' inferiore sanguigna ; superficie interna nera con fascia sanguigna nel rnezzo, ed altra verdina presso 1' estremita articolare ; tibie sanguigne con spine dello stesso colore a punte nere ; tarsi giallastri . SemioUtre verdi -brune, con fascie Irasversali chiare ; costola superiore verde rossiccia . ^// Irasparenti un poco verdognole , giallastre nel margine interne , con due macchie fuliginose nel- r apice , ed una nera alia base . 1. var. — Capo grossetto molto infossato; occi- h . pile levigato con lineette rossastrc irre- / . golari , econ una striscia longitudinale • ■• ^ : rossastra ; tibie rosse macchiate di nero. 2. var. — Tibie rosso-gialle punteggiafe di nero ; tarsi nerastri ; antenne verdicce colla base nerastra. 59 3. var. — Semielitre verdicce con macchie irre- golari brunastre ; fcmori giallo-violacei puntcggiati di ncro ; tibie sanguigne con due fascie ncrc verso la parte superiore . 4. var. — II colore di tutto il corpo e piu chiaro di quello cbe si osserva uegli individui della sua specie ; cosce di color giallo rugginoso ; libie rosse senza niuna maccliia , antcnne verdicce . Sp. V. GRYLLUS ELEGANS. Charp. Gr. capita valde declivi, thoraco carinis tribus rod is ; mas thoracis dor so rufescento, later ibus ple- tmrif/iio riridibus: elytris ut plurimum non coloratis, muryinc antico dilalato, corpore pauUo lo7igioribus . Femina mare multo major: linea aira thoracis, ca" riuis laleralibus plorumque adhercnto , elijtris oblonrjis ( 7ion dilalalis ) corpore bretioribus laele viridibus aut rutilo-testaceis , viita louga , alba ad marr/ineni anticum, cui altera aira , interdum satis lata adja- cet Charp. Gr. elcgans. — Char. Hor. Ent. pag. i53. — Gr. clcgans, Phil. op. cit. pag. 33 sp. g. Acr. ele- gante, Costa, Fail. Napol. Ort. sp. 14. Tav. 5, /: 2, A, 6, c. Le difierenze che si osservano in un' individuo di quesla specie da me ritrovato sembra che lo fanno dislinguere dal sue lipo originale ; e siccome lo credo '60 piiiUoslo una specie distinla lo voglio ampiamente descrivero, seinpre pcro soUopensando le mie osser- vazioni al giudizio di doUi entomologi . II corpo c grosselto non molto infossato nello scapolare , poco elevato verso il vcrlice ; il fronte Icggennente gemmalo , con sei leggieri solchi che han principio da' lati dclla base e ferminano verso r origine delle mascelle ; vertice prolungato appianato. con una loggicra slriscia longiludinale rossaslra ; oc- cipite convesso con duo lineette brunaslre che corrono verso i lali dclla nuca; occhi elittici , piutlosto spor- genli di color hruno-rossiccio ; antenne lunghe, uguali al capo ed alio scapolare , di color giallo rossastro , osciiri verso 1' apice ; il corpo e di color giallo-f'er- riigincso , tal colore e piii chiaro e piu intcnso in alcuni punti ; le orbite con due macchie , le quali si congiungono coll' altra bruno rossaslra dello sca- polare ; questo e di color giallastro che da al rosso ed al verde chiaro; e molto compresso, maggior- mentc ncl mezzo, con tre linee assai divise, la me- dia (3 molto incisa , verso la base c piu larghetla ; i lali con due linee che si prolungano verso la parte suporiore, ed un' altra elevata biancastra si diverge inferiormenle e si congiunge con una fascia ferru- ginosa che sla dietro gli occhi ; a queste si congiun- gono due allre linee rossastre che partono dalle se- mielilre ; Iramezzo semplicissimo senza apofise ; to- race inferiormenle piano , poco pelacciuto , di color giallo , rossaslro nei lali ; addominc giallo-scuro , lungo , macchialo di bruno-rosso , avente I' apice rosso- ferruginoso , e co' scgmenli verso la parte superiore appena carinali ; piedi anleriori teslacei, macchiali di neraslro ; femori posteriori esternamente rossicci , punteggiali di nero , e sono molto delicati e lunghi 61 con la supcrlicie inlcrna gialla ; libie delicate e moUo lunghe , di color vcrdino , annate di spine bianche con la punla nerastra ; semielitrc piii corte dell'ad- domc , strette , di un sol colore giallo-pistacchio , rossastre nei lati , e con una fascia nel mezzo che parte dalla base e termina verso 1' apice allargandosi ; ali mollo trasparenti con una leggerissiraa tinta rosea nella base e appcna colorate di verde pallido nel reslo ; apici macchiali di bruno . Osscrvazioni . — Le differenze di questo individuo sono in parte gradazioni di tiote , gradazioni , che se rigorosamente si paragonassero con la desorizione di Gosla, di Philippi , e di Gharpantier , e di altri , si riconoscerebbero senza dillicolta . Le linec che si osservano sul fronte e su lo scapolare e la loro si- tuazione, lo dislinguono molto dal Or. elegante rap- porlato dagli entomologi, molto piu pel colore dei piedi, de fcmori , e per la macchia longitudinale delle semielitrc, la quale lo fa diflerire veramente . iVoia — ' Siccomo le anlcnnc del Gr. che ho descritfo sono hinijhc qiianfo il capo c lo scapolare, e siccome le semielitrc sono piu corte dello addomine , cosi penso che dev' esser femmina . i 62 Sp. VI. GRYLLUS COERULESCENS . Lin. Gr. iestaceo fuscoque varms, thorace unicarinalo, unisulcalo, elyiris fascis iribus Gbscurioribus , extrema minus distincla, alis caeruleis, fascia nigra , apice hyalinis . Linn. Syst. Nai. p. 700. — Fabr. Enl. syst. 11. p. 5g. — Roescl, //. (ab. 21 . f. 5, mas, f. 4 et 7. fern, ctvar. — Panzer Fauna, fasc. S'j. (ab. 12. jfem. — Geoffr. Ins. i,p. Sga^n. 2. — Oliv. Encycl. 7nelod. — Petagna, Inst, entom. i, p. 3 18, n. 10. — Schneff. Icon. tab. 27./. 6, 7, foem. tab. t42, f. 5, 6, mas. — Gharpant; Hor. Entom. pay. t4']. — Criquet Cleantre, Latr. 12. p. i53, n, 8. — /4cr. Cooridescens, Costa, Fauna, Ortotteri, p. ig. Tav. 2. fly. 5. A,b,c, d.—- Philippi, Orth. Berol. pay. So, sp. 5. '^ Qucsta specie c abbondantissima in alcuni anni , non liequenle in aliri . Le varieta che ho potuto rin- venire sono di poca imporlanza , per cui Iralascio di enumerarle ; solamcnte voglio riportare la intiera de- scrizione di un solo esemplare che lo credo degno di mcnzionarlo . Esso, come chiunque puo osservare considcrar si puo come variela, perche i caratteri che preseula sono gradazioni cho scmpre apparten- gono a parer mio alia sua specie molto conosciuta . II capo superiormente ristrello , infossato nello scapolare di color giallo violaceo , con fronle gem- mato e leggermcnte solcato ; vcrlice non molto im- presso c pochissimo rugose ; occipite senza esser lincato ; occhi mediocri bruui orlali d' una linea bian- 63 chiccia ; antonne poco pii'i lunglie del capo e dello scapolaro , di color violacco ; scapolare rosso-bruno segnato d" una Icggerissinia liiica hianco-sordida , la sua parle p()slcri()i(i cun la carcna arcuata; per cia- scun lalo della rarena si osserva ua leggiero infos- samcnto piuUoslo di forma obbliqua ; tramezzo for- niinalo verso la sua parte inferiore d' una apofise con r apice ritondalo, avente una leggiera infossatura ; il torace un poco dilalato puntoggialo di nero sul suo contorno , e con varie maccbioliue nel suo cen- tre ; piedi anleriori giallastri leggermente macchiali di nero ; addomine giallo , fasciato di color di ru"-- gine, con 1' cstremila di color bruno ; scmiclifre di colore bruno intcnso verso la base , il resto di un giallo-scolorato , con due fasce nere non interrotte ; una dclle quali e verso la base c 1' altra nel cen- tre) , r estremila dclle semielilre 6 marginata di nerastro ; feraori posteriori gialle senza maccbioline, inarginate di rossasfro ; nella parte interna sono di un giallo-cupo ; tibie di color di ruggine chiaro, con ininutissime spine nere , e con qualche maccbiolina ncrastra ; ali di color violaceo pallido, che in alcuni punti da al verdino-cliiaro lucido, con una fascia nera nell' orlo csteriore , con 1' apice bianchiccio . u Tavola per dimoslrare facilmente la frequmza o la raritd delle specie e delle varield degli ortottcri che ho menzionati . Grjllus viridulus 11 X italicus Gryllus germanicus ffroisus comunissimo comunissimo jcomunein al- ii )> coerulescensl cuni anni in I altri no Gryllus elegans \ non comune sono rare le varieta 2, 3. 5, noa cosi ]a i.> e la 6. rare totte le varieta, iranne della 5, 2, e 4. molto rara la i,e3, var. faorche della 4, e Si rarissime le varieli i e 4. ,, si rilrovano delle different! varieta ma sono in pane gradaz. di tinle. •!,>*■ SULLA COSTA IRITTIM MERIDIOMIE MEMOHIA DEL PROFESSOKE LETTi NELL4 TOnrilTi OltDni£U DEL 15 LIGLIU 1B45. ; lU , <■■ « ! . ; ,iji.': . ..L '- ic. lu'iiigi (Itil sanliiario delle scicnze , luiigi lo slupido ignoranlc, 1' ippocrila maligno , il folle insen- sato . L' indiscielo inolleggiar del primo, la fraudo- lenta per(juisizione del secondo,. le slravaganti aber- razioiii del terzo , noii ciilrino nel porlico auguslo del Partenone. E che farebboro ello mai Ic minislre scicnze del venerabil lempio di queslo volgo profano? L' ignoraiile , insonsibile alio jneraviglie dello spcltacolo dclla nalura, indifTerenlc! a' prodigii della vegetazione, alia inirabiie progressione della vivenza aninialc, calpesla igiiaro del pari il suolo della pia- niira alluviale , c quello della montagna graiijlica : non fa dilTerenza fra 1' organico fossilc degli strati lerrcsfri ed il sasso che 1' accompagna : confondc i prodoUi del I'uoco con quelli dell' opposlo elemenlo . Se rivolge a case lo sguardo verso la volla del cielo qiiai punti luminosi vi rimira le stelle : non distin- gue gli aslri da' piancli ; c sicconie mere visioni ha stimato le geognosliche distribuzioui de' lerreui, cosi 68 chiama sogni le vedute trascendenti dclla meccanica celesle . Odia 1' ippocrita le scienzc che lo discoprono in tutta la di lui miseria, che svelano le sue impo- sture, e tesse agguali onde trovar mode di atlaccarle, solto meiitito zclo tenendo ascoso airo veleno , pronto a vcrsarlo al primo incontro opportune. Tutlo meltc in disordinc coile sue mentecattagini chi ha pcrduto il ccrvcllo . II linguaggio dclle seienze, troppo arduo per que' cotali, non sara appreso giammai ; ed al- r inconiro dara campo ad esso loro di servirsene di mezzo onde arniarsi avverso di esse . Inefricaci ed inferme sono pero le siravaganze , i motleggi e le calunnie contro le invulncrabili seienze, di cui scudo e la verita , scopo primiero la cogni- zione delle opere del Supremo Fattore . Alto levando la mente il geologo , non men che r astronomo , e compreso di profondo rispctto pe' sacri libri , vi scopre i veri caratteri della ispira- zionc ; e adorando per essi la onniposscnza, la rico- nosce nella di lei illimitata immensila, nella indi- pendenza del tempo , nel divino istante della Creazione ; e nell' atto appunto della divisione delle aequo , e nella comparsa dell' arida terra , che venner dietro alia parola si faccia, tutti vede veri- ficati il geologo que' fenomeni stupendi modificatori della crosta del giobo ; che, da uomo limitato poi, non puo altrimenti comprendere se non situando a sue mode di vedere i sistemi delle rocco , la sovrap- posizione dc' terreni , il soUevamento delle montagne, le alternate aliuvioni , e tutto cio che la natura bruta gli appresenta . Pari air astronomo , e piu che gli altri coltivatori delle seienze naturali il geologo e ncl case di aver la piu sublime idea di quell' Ente Supremo, che ad 69 un solo volere popola disfece la immcnsilu dello spazio ; vi dislribuisce le leggi chc governar le dob- bono ; da nascita al tempo , ordina i periodi e sta- bilisce 1' ammirabile armonia gonerale cbe il luKo manlicno ; e tanto piu sublime quesia onnipotcnza ei concepiscc quanto si avvedo non poterla che limi- tatamcntc compremlcre . Deiim scmpilornum , cosi esordiscc il piii grandc de' natural isti, immcnsum , omniscium, omnipolcntem , a iergo transeuntem tidi el obstiipiii I Ecco qual' e il gcologo . Cbe fa r ippocrita e 1' ignorante inlanto?... oh ! vadano a mormorar fra la polvere ; e se pel folle puossi ripeter sompre il detto del soramo di Sfagira a non muover la pictra da sopra la pietra » usar bi- sogna per git allri duo Ic parole del Venosino: Odi profanum, uihjiis el arcco. Oucsla digrcssionc vorrclc, illustri socii, perdo- uarmi, conosccndo non essor del tulto fuor di luogo ed inopporluna . Vcncndo fraltanio agli innoccnti nostri lavori sulle geologichc condizioni de' vulcani eslinli del Val di Koto , prove ulleriori io vengo a produrvi della soitomarina formazionc non soio di talune rocce pirogeniche , ma sibbene della lunga loro pcrmanenza solto 1' irnpero delle acque , prima cbo le calcaree formazioni non vi avessero siabilito sopra i potenti loro strati . Uno de' punti piu degni di osservazionc nel Icrreno do' vulcani cstinti del Val di Noto si c il lillorale dell' Agnone sino alia Bruca,. nel Golfo di Catania . Qualchc ccnno ne e slato da mc pubbli- cato allra volta (1), dal quale si potea ben rilevarc di fjualc importanza si fosse in gcologia la diU'ercnza (1) Alti Acciul. vol. 3, pag. 220. 70 da farsi fra basalto, basallo globulare , e lava basal- lica ; e quanto poi 1' alteruccosa di queste rocce pi- rogeniche colle calcaree , renda classica questa parte di Sicilia . Essendomi per replicate volte recalo a perlustrare di passo in passo quel littorale , mi e toccato sem- pre scoprirvi tali giaciture di rocce, da poter pre- stare non poco lunie nella teoria de' viilcani, ed in quella parlicolarmente de' sollevamenti. Ed io breve- mente vcugo percio ad esporre talunc mie osscrva- zioni fatte su'Iuoghi, che non saranno , io spero , inutili del tutto . La costa mariltima dell' Agnone e stafa da me definita, come uno de' centri vulcanici : vale a dire di que' luogbi eve raassima e stata la loro azioiie, e d' onde hanno avuto origine le collaterali correnti di lave prismaticbe; una immensa quantita di basaiti globular! a scorza vetrosa , aramassati gli uni sopra gli allri, cosUluisce la cosla alpestre e scoscesa del- r Agnone , per un miglio e mezzo di lunghezza . So- pra di essa il calcario grossiere rjiurgiulena e peUini- fero c deposto , ne segue parallclamenle le varie su- perficie , e talvolta s' interna fra' suoi crepacci . Vi sono anzi de' punti ove in forma di calcario piu coni- patto e di grana piii fina si vede introdotto fra un basalto globulare e 1' altro , o non kjcia dubbio per farci concbiudere esser dovule alle sue infiltrazioni le belle arragoniti , che a guisa di noduli riempiono spesso, in que' luogbi , le cellule dell' alterato basalto . Un tritume basaltico tenacemente aggregato av- volge queste masse rotonde di basalto , e noi Io abbiam delto peperino, piu tosto che breccia perche pochissima e la quantita del calcario che vi si con- tieno , e non ha il carattere di matcriale di pasta da 7! formar breccia . Molte masse di basallo non allcrato vi si Irovano mcscolale , e non mancano filoni di scoric a supcrlicie semivelrosa . In piii d' un sito, per UP tratto ora di otlanta ora di cento piedi di lungliezza , scorgrsi uno slrato calcarco di sei in otlo piecli di spesscvza appoggiato , e poi coverto di inaleriale vuleanico ; del quale lo inferiore si avvicina alia compaltezza di una lava, mentre il suporiore niogiio al pcpcrino si assoraiglia : cd in questi luoghi piu die in altii le brecce vulcaniche sono comuni . Scorsa la costa dell' Agnone, incoinincia quella di s. Calogero : ed il balzo che essa prcsenta ai principio rientrando si curva , a guisa di anfileatro per mezzo miglio, con un' allezza di circa 200 piedi, e quasi sempre parallelo al livcllo del marc. Quivi le rocce pirogeniche sono assai basse; e non giungono cho appena al quarto dell' allezza della costa , essendo tullo il rimanentc di calcario slratificato , e sopra imposto a quelle , La Punta di s. Calogero, di calcario, e inle- ressanle in questo sito, pel carallere di sovrapponi- mento alia roccia basallica. Esso e corapatfo piu di qucllo ordinario , ed c della slessa natura c fornia- zione del giurrjiulcna , di che si formano le pielro da taglio , tanto usale per cantonate e gradini di scale da noi ; ed in effetto in queslo punto raolta parte della roccia e slata tagliala, e tutl' ora si veggono de' pezzi alti ad essere staccali per uso di pietra da taglio . Sembra che qui il materialc pirogenico era al suo termine, e formava il piede di tutto il cenlro vuleanico: perciocche Ic masse sono spostate, e pre- cipitate in giu ; cd il calcario , dopo di averle coperlo va a depositarsi sob ncl fondo del mare , ed in varii strati s' innalza , rientrando in molli luoghi a succes- sivi scaglioni . 72 Corre in tal modo, c nel mcdesimo rapporto col vulcanico, questo calcario, abhondantissimo de' pelli- ni , e di piccoli dcntali per tre niiglia sino a' Pileri. La natiira peru che va variando: perchc dal sito di s. Calogcro vecchio sino a' Pileri, esso 6 piu gros- solano, piu granelloso. e piu friabile, di modo ciie tulta quclla parte clie si avanza nci mare, ridotta a sei in sette palmi di allezza dal pelo delle aequo, e cosi logora e scabra, che vi Iraltiene in grande quan- lila, ncgli spcssi scavamenti della supcrficie, 1' acqua marina: la quale evaporata lascia ivi il sale, detto saluca da' pescatori , in modo essere raccolto a cen- tinaja di quinlali. In taluni strati inoltre esso forma una breccia grossolana , che conticne pezzi di calcario piu com- palto e di roccia vulcanica, ridotfa in forma rolon- data 0 reniforme dal rotolaniento soffcrto. Ne' crepac- ci finalmente di queslo stesso congiomerato , un' al- Iro calcario si e inlrodotto, il quale riducesi ad uno aggregaio di granelli di sabbione calcario : scabro, porosissimo, c reso solido da un giutine calcare, per quanto apparc ; lo stesso sabbiune poi nou c che tritumc del giurgiulena, e di organici marini. In questo calcario granelloso, per I'appuuto Del- ia costa di s. Galogero vecchio, ha rinvenuto una difesa elefantina, di che or'ora favellero Passata la seconda punta di s. Galogero si ap- presenta la piccola costa de' Pileri, rimarchevole per due strati di lave prismaliche, cosi slrettamcnte sovrapposte un' all'altra, da comparire a distanza un solo corso, diviso da una linca orizzontale. Gli strati del calcario che li coprono sono di significante spes- sezza, e la roccia e compatta e pesante. Verso la punta pill avanzala in mare Ic slralificazioni , tanto iiK'li .:.,.-^ iVia 73 delle corrcnli pirogcniche, quanto del calcario, non seguono piu la dirczionc orizzoiitalc ; ina sono incli- nato, con angolo di 8 gradi vcrso la spiaggia, di- modoche la cosla c alia verso il inarc c\a dimi- nuendo come va avvicinandosi alia terra. II calcario inoltre in quel punto non riposa sulle lave prismati- che, ma sopra slralo di pepcrino , nel quale sco- pronsi molti filoni di scorie a superficio vclrosa. Sarcbbe difficile il concepire la giacilura di qucste rocce, senza passare la punla do' Pileri , e guardare sopra la piccola baja dell' Arcile. Ma giunli nel mezzo di quclla si hanno soflo gli occlii un'alta rupc cd cstcsa di rocce pirogeniclie da capo a fon- do, c le due curve delle colline dell' Arcile che of- frono lo stratificazioni calcarce inclinate, quasi in giro alia rupe di mezzo . Allora la punta de' Pileri colla inclinazione de'suoi strati non res ta che uno de'punti della base di un terreno sollevato come lo c il capo opposlo deir Arcile ; nel quale, pella perpendicolare sezioue clic presenta , la inclinazione degli strati e pill manifesta e piu seguita, per non lasciar dubbio sulla causa che dovetle produrla. L' alfra piccola baja che segue c quella della ]]ruca, limilata dalla punla dell' Arcile per ponente, e da quclla di Cannala per levante. Ma qui le roc- ce pirogeniche cessano: e la formazione calcarca si- gnorcggia. Volcndo noverare le rocce che inconlransi nclla cslensione della ccnnala cosla maritlima, e ragionare indi sulla loro giacilura, possiamo dire, che la roc- cia prcdominante c il calcario grossiere delto giur- fjinJena, di formazione tcrziaria abbondanio di |)cllini, di dcnlali, di trilumi di polipai , e di cchinidi. Di qucslo bcii dislinguonsi due variela; quclla piii coni- 10 74 palta, cioe, e chc si usa per pielra da taglio^ e 1' allra pill friabile, ove i pfttlini sono abboudantissinii, e fa» cili a staccarsi, da noi delta percio calcario pcUini- fero, neile nostrc lucubrazioni sopra quesli Icrreni. Dal tritume di queste due rocce, per quanto appare, sono formale allre due; una breccia, cioe, a male- rial i calcarei e vulcanic!, ed un conglomerato di sab- bionc calcareOj'porosissimo ed aspro al tatto, pesante tuttavia, ed inticramenle composlo di granelli roton- dati di sabbione calcareo agglutinate per sostanza cal- careo anch' essa. Delle rocce vulcaniche debbono con- siderarsi piu abbondanti le corrcnti di lave prisma- tiche e i basalti globulari invesliti di peperino ; il pe- perino solo e le brccce vulcaniche sono meno fre- quenli . 11 modo di giacitura, che ordinariamente seguo- no qiiesle otto rocce, pare che si fosse quelle di es- sere il sislema pirogcnico inferiore al calcario gros- sierc; colla dilTcrunza chc per tuUo il trallo della co- sla di Agnone e s. Galogero, il terreno vulcanico e stalo coverlo dal calcario c non ha sofferlo altcrazio- ue alcuna posteriore: all'Arcile pero la inclinazione degli strati del calcario, non che del peperino e del- la corrente di lave prismaliche, da levanle a ponente alia punla le mandre, e da ponente a levanle a quella dell'Arcile, e poi la gran rupe nel cenlro dclla baja, tutla di matcriale pirogenico , par che mostrino ad evidenza un cralere di sollevamento; mentre la frat- tura perpendicolare delle rocce dalla parte del mare indica che il reslo del terreno fu precipitato nelle acque. Se la ispezione gcnerale di tutto quel liltorale non basta a provare che il calcario e venuto a co- prire posteriormente il terreno pirogenico, io invito 715 i geologi a fcrmarsi sul punlo dclto il pontc nel lido di s. Calogcro vecchio. Ivi Irovcranno, iion giu cor- rcnti covcrle di strati orizzonlali di calcario giurgiu- lena, ma hensi uno strato di materiali vulcanici rotti e guasti dal tempo staccali dalia corrcnte e quasi a mucchi di varie altozze, da rappresenlaro il picde di una coliina vulcanica. Sopra di questi mucchi poi si trova il calcario die si c adaltalo a tulla la loro ir- regolarissima superficie , insinuandosi per anche fra sasso e sasso, perdir cosi, e formandone in moiti siti (juasi una breccia. Dalla parte poi del cosi delto ponte si osscrva il calcario non solamenle appoggialo a'ma^ terali vulcanici, ma forinar delle grolte o delle ca- vila , ove e raancata la roccia pirogenica: e quel ponte in falli non e che por/.ioiie dello slrato calca- reo che copriva il vulcanico, restata in forma di pic- colo arco dacche quelle e stato porlalo via dal ma- re. Siniili cavila e grotie si possono osservare in va- rii altri siti di quella costa, e principalmenle alle cosi detle grolle dogli slornelli. Dope di essersi assicurati dell' antcriorila dclla formazione pirogenica, e facile distinguerc die il pri- mo do' calcarii che vcnnero a coprirla si fu il lutee, ovate. Stimmi pallidamente rossici. » Cuss. 203. G. Epilinusi, Reich J. N. B. Questa, ch'io mcllo in serie col segno del duh- bio, c una specie ramosissiina, a cauli lunglii, piu o men grossi , flavescenti, la quale viene parasitica sul Linum Usitatissimum, e non puo confondersi coa alcuna delle due precedcnti. Inlanto non essendomi riuscilo di raccogliere su la stessa precise ed esatle osservazioni, ed avendola giudicato sollanto dall' abi- to, mi astengo per ora di darne la diagnosi, aspel- taiido di ripianar questo vuoto nei supplimenli, che faranno appcndicc al presente lavoro. 106. CnENOPODivM, Lin. Juss. Perigonio 3-4.-5-partito, gamosepalo. Carceritlo membranaceo depresso. Catoclesio conforme al calice. * A foglie piane. 206. C. MnRJLE, Lin. DC. Smith. Guss. Glabro, a caule ramoso, oretto, patente: foglie deltoideo-ovate, inegualinentc dentate, acute, iiitide: grappoli coniposti , corimboso-panuoccbiuti, afilli. {Annuo). C. rubnim, Ucria non Lin. Alriplcx in, Malth. C. pes anscrinus i. Tabern. Ponied. Alriplex sul- veslris vu/gulior, Donat. i It. Piede anserine, Spinace selvatico. Volg. I Fit. Palte d' oie ordinaire; Ghenopode des ( murailles. 86 Quasi tutto I'anno. Nei ruderi, lungo Ic mura, ed anche nei campi e nelle vigne comuiiissimo. Caule 1-3-pedale, oltusaniente angolato-sfriato, eretto, rosseggiante da un solo lato, quando indura- si, coi rami erelto-patenti, non orizzonlali. Foglie di varia grandezza, e con diversi caratteri nei differenti tempi deU'accrescimento: per ordinario larghe, d' un verde cupo, ovato-acute a dcnti grossi ed acuti (per Id piu incurvi) intere, e prolungate nella base, li- scie, e le piu giovani sparse nella pagina inferiore dipapillelucide: alle volte glaucescenti, disugualmente eroso-dentate, con I'apiee pure rosecchiato. Picciuoli solcati al di sopra, spesso coi bordi del solco tiiili di rosso , come qualche volfa gli orli delle foglie adulte. Grappoli ascellari e lerminali con poche fo- glioline alia base di essi, o airascelia delle raniifi- cazioni inferiori, poi quasi sempre nudi. Scfui neri , lenticolari, esilmente punteggiati. Odore nauseante. 207. G. FiRWE Faill. Lin. Guss. Glabro, a caule eretto, poco ramoso foglie rom- boldeo-Ianceolate, denlato-sinuate, intere alia base; le supreme quasi intere: grappoli ramosi, raezzo-fo- gliali, appressati: semi lisci. {Annuo) Atriplex sylvestris, Cast. C. albam B. Poll. y J \ It. Farinaccio, Farinello, Spinace selvatico. ^' I Fn. Anserine verte. Giugno-Settembre. Alle Ripe dei fiumi, e nei luoghi umidi, ma non molto frcquente. Fusli drilti, 2-3-pedali, ramosi . Foglie verdi, a lungo picciuolo, romboideo-lanceolate, a base pro- lungata intera, alquanlo sinuato-dentale superiormen- 87 te, con apice e denii acuminati. Fioriin lunghi grap- poli, pulvcrulenlo-farinosi, con bralloe lanceolate in- lerissime, come ncl seguenlo. 208. G. Jlbvm, Lin. Ucria, Guss. * Glabro, a foglic romboidco-ovate, erose, nei lati posteriori intere, le supreme lanceolato-lineari, inte- rc: grappoli ramosi, erelli, pannoccbiuti, subafilli : glomcruH dci fiori distanli: semilisci, lanceoti(^«/mo). Atriplex sijlvoslris C. Bauh. Airiplex sijlvestris secimda, Matth. C. folio sinuato candicanle, Zannich. C. viride, JF. non Lin. C. Leiospermum DC . I It. Cbcnopodio bianco, Airiplice selvatico, Fari- Volg. { naccio.Farinello,Cencio niollejSpinacc selvat. I Fr. Anserine blanche-CIenopode blanc. Giugno-Sellembre. Nei campi e nci ruderi, ma rado. Radice ramosa, biancastra. Cauli alquanlo de- clinati, subflcssuosi angolato-solcati con slrie blanche come nei scguente e nei precedenlc, 1-2-pedaIi. Fo- glie ovato-romboidce, inegualmente siniiato-denlale, le superiori romboideo-lanceolafe a deufi pii'i piccioJi e senza seni, qualche volla intere, tutte verdi-glau- che nella pagina superiore, verdi-farinose nella infe- riore siccome i cauli giovani. Bratlee lanceolate ia- lere. Semi neri lenticolari. 209. C. OpnUfoUinn, Schrad. inR.S. Guss. Glabro, a caule erclto, remoso: foglie raccorcia- te romboideo-ovate, erose nci lati anteriori, alquanlo oltuse, intere alia base: splgbe terminali e ascellari subramose, mezzo-fogliate: semi lisci {Annuo). C. sylveslre opulifolio, FailL Maggio-Ottobre. Nei campi e nei ruderi da per tutto. 88 liadicG ramosa, bianca. Fusto 1-5-pedale, erelto- flessuosso, angolato (con lisle bianclic sopra gli angoli) glabro, verdi-Farinoso, finakiiente indurito, liscio e ros- siccio alia base. Rami altcrni, ])ur farinosi, patenli, ad apice incurvo. Foglie altcnie picciuolate, nella pagina superiore d' un verde allegro, bianco-farinose neila inferiore (spesso ad ambe lo pagine): quelle del fusto principale, all' ascella delle quali stanno in- seriti i rami, sempre piii grand! e larghe, oscura- menlc romboidali, per ordinario alquanlo curvate in avanli, coi lati superior! inegualmente lobato-sinuati- denlati-erosi, e la base del picciuolo rossiccia ; le al- ire, piu picciole, meno lobate, qualcbe volta quasi ovate, inlere, o 1-2-dcntale; le superior! piu acute, ma quasi non ma! lanceolate: tulte prolungate ed in- tere nella base. Spighe ascellar! c terminal!, com- poste, coi rametti guernili sino alia base di fiori glo- merato-spicali piu o meno avvicinati, e di picciole braltce lanceolate, intere o leggermente dentate. Pe- rigonio internamenle verde, esternamente incanescenti iomenloso co! bord! pur bianchi, a sepal! ottusi, pli- cati, e gli slami strettamente nicchiat! nella ripiega- tura d! essi. Anlere verdi-giallognole salient!. Stili brevissim!. Semi lenticolari, a radicina prominente, neri, lisci. 11 perigonio cadut! i somi persiste paten- tissimo, scarioso-giallognolo. Odore della pianta nau- seoso, ma poco sensibile. 210. G. Ambrosioides, Lin. Ucria, Giiss. A caule erbaceo ramoso erctto: foglie lanceola- te, distantemente sinuoso-tortuose, oscuramente den- tale, nella pagina inferiore glandolose: grappoli ascel- lar!, semplici, fogliali. {Bizocarpico) . Alriplex odorata suaveokms americana mexi' canave, Cup. Bolrys ambrosioides mexicana C.B. 89 [ It. Ghenopodio ambrosioido Tc, del Messico, P^olfj, ) Ghenopodio Te Messicano. j Sic. Te Sicilianu. Luslio-Novemhre. Nei ruderi, hmgo le vie (sopratutto dell' abita- lo) nei luoghi umidi. Cauli l /y2-3-pcdali, angolato-striati, qualche volta foschi. Foglie inferiori come nella dignosi ; le superiori lanceolato-lineari, quasi a marginc interis- simo: lulte ncrvose, attenuate in picciuolo, glando- loso-puntale scabrosetle nella pagina infcriorc (a glan- dolello lucido-aurce): le florali richinate, o divarica- te 0 per lo mono orizzontali; le altre erelte. Grap' poll patenti , coi fiori aggloraerati, e i glomeretti sparsi scnz'ordine, distinti: quelli dell'apice del grap- polo scmprc all' ascella d' una faglieita; gl' inferiori nudi, c nella base ultima piu addensati. Anlere bi- corporee, bianchicce. Odore di tutta la pianta disgu- sloso: sapore acre aromatico. In molti individui si trovano interissime le fo- glie tuttc, tranne d' avere il marginc alquanto ondato. 2H. G. f^'oLFjRU, Lin. Blakw, U<;ria, Guss. Glauco-pulverulento, glabro, a cauli diffusi ra- mosi; loglie romboideo-ovate, subinlere: grappoli glo- nierati, ascellari e terminali: semi lisci {Annuo). G. Olidum, Pcrs. Riich. SmithC . Foetidum, Ten. syll. ? Zannich. Atrijilea piisilla olida, Dunal. Alri- plcx foetida, Cup. Cass. Garosmus, Dod. Kali fru- ticosum minus (lore ininore, Cup. /r. Volvaria, Connina, Erba connina, Rugiadella, Ficattola, Erba che puzza di baccala. Erba Folff. puzzolana, Diacciola selvalica, Brinaiuola, Tragio germanico ec. Fr. Chenopode puant. Anserine vulvarie. 12 90 Luglio-Seltembre. Nei colli, noi ruderi, nei campi dovunque. Fiisii da 7 pollici a poco piu ollre d' un pie- de, erelti, coi rami eretto-palenli, o risorgenti, al- terni, iria spesso inseriti quasi oppostainente a poca distanza I'uno dall' altro in coppia. Foglie picciole alterne a picciuoli non inolto lunghi, erelto-patenti, ( quelle alia base del rami divaricate, e piu gran- dette) piu frequentemente ovato-acute (quelle alia base dei rami ovalo-romboidee ad angoli lateral i sa- Jienti incurvi) triplincrvi, oblique, per ordinario inle- re, rare volte con uno o piu denli sopra gli angoli lalerali, verdi-biancaslre nella pagina inferiore, verdi- allegre nella supcriore, con nervi biancastri, e le piii giovani spesso glaucescenli. Cauli tencri e foglie gio- vani pruinosi ; lucido-argentei, poi farinoso-pulveru- lenti : base del caule finalmente glabra rossiccia: apice del caule senipre ottusamente striate. Spighe corte asccUari nell' apice dei rami a glomeruli avvicinati . Denli del perigonio lineari patenli con le antere Have nicchiate in cima per meta salienti. Semi lenticola- ri, minulamenle punteggiali , nerognoli. Odore di tutta la pianta ributlanlissimo. **A foglie semitereti. . . ., . ,■ 112. C. FnvTicosuM, Lin. sp. pi. ed.' i . Giiss. Glabro, a caule fruticoso ereito-patenle, irrego- larmente ramoso: foglie semicilindriche carnose glau. cescenti, oUuse: fiori ascellari sessili, perloppiu soli- tarii, trigini (^Caulocarpico). Salsola fnUicosa , Lm. sp. pi. cd. 3. Siblli. Ckamaepylis vermiculaia, Lob. Kali fruticosum minus flore mi?iore, Cup. - ; >' . 91 Marzo-Agoslo. Nei paschi marillimi {Caponero). . Cauli tereti, diffusi, a rami risorgenli, rigidi . Foglie spesso rossicce all'apicc, non di rado alquanto incurve nella base, ed anclie lateralmente subfacalte. Fiori spesso aggruppati a due a due, non seinpre solilarii, Guss. Antcre alquanto sporte in fuori d'un Havo pallidissimo. 107. At RIP LEX, Lin. Juss. {Fr. Arroche) Poligama. Fiori maschi o ermafrodili con peri- (jonio gainoscpalo, 3-o-partilo, persislente. iS/amz 3-S jiori fern, perigonio 2-sepclo (in aloune specie gamo- scpalo, 5-partilo) persistenle: stili 2-filiformi: carce- rulo membranaceo compresso ( in alcune specie de« prcssoj: catoclcsio difforme dal calice (in alcune specie conforme al calice). 213. A. PaosTii^TJ, Bouch. SchuU. Guss.syn. Pallidamenle verde, a caule erbacco, erclto, coi rami inferiori divaricafo-prostrali : foglie poche Irian- golari-aslate, acuminate; opposte, intero. le supcriori lanccolato-lineari: fiori glonicrali in spighc semplici pannocchinle a fille: sopali del pcrigonio nel frulto ronibco-triangoiari, intori o dcnlcllati all'apice, ramoso- reticolali sul dorso liscio {Annua). Luglio-Settcmbre. Kelle siepi. ai margini del campi umidi c dclle fosse inarillimc (Picc'i)- ma rada. Rami inferiori lungbi 1-2-piedi, giacenti per ter- 92 ra, guerniti nella parte inferiore di foglie opposte, nella superiore di foglie alterne. Forjlie florali o brat- tee lanceolato-lineari , cortamente peduncolate. Fiori "lomerati in spiglie terminal! e ascellari. Sepali del perigonio nel frutto spesso quasi triangolari, e spesso e;lomerati i fiori sopra cortissimi peduncoli incrassati. Semi lenticolari, scuro-bai, con radicina proniinenle. Kon serve ad alcun uso economico. 108. ' . - SoLSJiJ, Lin. Juss. (It. Soda, Fn. Sonde, Sjc. Scerba) v Perigonio gamosepalo, 5-partito, con le lacinie che dopo la fioritura sviluppano sul dorso un'appen- dice scariosa. Catoclesio. Un seme a cbiocciola. 2i4. S. Tr^gvs, L. Ucria, JV. Guss. Erbacea, patcnle, glabra, a foglie succulente, semitcreti, allungato-subulale, mucronato-spinose: pe- rigonii subsobtarii, con le appendici spianate, inco- lori e colorate {Anwia). S. Kali B. glabra, Ten. sglL Tragum Matthioli, Lob. Cast. Tragon, Mallh. Volg. Fr. Soude epineuse. Sic. Scirbuni. Giugno-Agosto. Nelle arena marittime. Radici biancbe, ramose, con lo fibre lungamente capellute: avendone misurato una messa a scoverto dalle acquc piovane, fho trovato di selte piedi! Caiiti diramati in largo cespuglio, angolato-striali . Foglie- quasi diafane, spesso glaucescenti, palenti, fascettate 93 nelle ascelle, le superiori piu picciolo. Fiori solilarii aH'ascclla d'una foglia, e di due brattce lalcrali. La- cinie del porifjonio appendiciate sul dorso, cgiiali o piu lungho dolle stesse appendici. Saole bruciarsi frammista alia Salsola Soda, che qui si coltiva per uso economico sebbene in piccio- la copia. 109. Beta Lin. fuss. (It 4 Bietela Fr. Belie Sic. A\ia) Perigonio garaosepalo, orciuolato, 5-partito. Stim- mi sessili. Caloclesio. 215. Beta Ciclj, W. Guss. syn. A radice fusilorme, bienne: foglie radicali pic- ciuolate, ovate, subcordatc ; le cauline superiori Jan- ceolate subsessili : fiori glomerati quasi a tre a tre in lunga spiga interrotta: brattee superiori lineari, subcguali ai iiore (Bienfie). B, vulgaris a, e B. cicla, Guss. prod. ^ B. alba major, Casl.,B, Candida, Dod. B. alba, Tabern. Matth. I It. Erbucce. Vohj. \ Fa. Blelle blanche. ' Sic. Aila latina. B. A base dei cauli, e foglie irsute [B. vulgaris 6, Guss. pr.) Volg. Sic. Aita sarvaggia. Aprilc-Giugno. Nci colli, negli orli, nelle vigne. La var. B. ai margiiii dei campi, e nei luoghi incolti. u Coliledoni carnosi, ovato-subellitlici, alquanlo piu larghetli nella base che si reslringe in picciuolo, spesso rossicci nclia pagina inferiore. Cauli grossa- mente angolato-solcati 3-5-pedali, eretti o cascanti . Foglie cauline inferior! quasi triangoiari, acuminate, picciuolate, spesso a base obbb'qua; le superiori ovato- lanceolale, o lanceolate attenuate in corto picciuolo, non mai sessili tutle riflcsse, o patenti. Fiori ordi- nariamente a due a due, non di rado a 4, mono fre- quentemente a 3. Brallee lanceolate apprcssate, in- curve, aristate all' apice. Foglie tutte glabre, o sparse di corti peli ad ambedue le pagine, soprattutto nella var. B. , ondate ai margin! . Nella varietal}, i cauli sono meno eretti, e meno robust!: i fiori quasi sempre gemelli: le foglie ap- puntate. Ma all' infuori di quest! carattcri accidental!? io non ne trovo alcuno, che possa indurre a fame una specie distinta. E' osservabile inlanto, che la spe- cie stessa abbandonata ad una vegctaziono spontanea nei luoghi incolti , avvicinas! di molto alia variola , portandov! le foglie men glabre, piu stretle c piu acute: !1 che induce sospctto che i carattcri di tal variola siano totalmente riferibili alio stato selvaggio della pianta. Adoprasi comunemente per us! culinarii. La rae- dicina pur ne lira profitto, soprapponendo le foglie di essa ai vescicanti. 216. B. Mjritimj, Lin. Ucria, Guss. A radice fusiforme, perenne: cauli risorgenti: fo- glie romboideo-ovate acute, rislrctte in picciiiolo: fiori quasi gemelli, disposti in lunga spiga inlerrolta: brat- tee lanceolate, piu lunghc de! fiori {Rizocarpico). Volg. Sic. Aita sarvaggia. ..... Aprile-Luglio. . ,• i ■'■ i 9S Nci luoghi gliiaiosi, e Sassosi mariUimi. CaiiU molli (ialla stessa radire, '1-2-pedaIi, an- golalo-solcati. ForjUe carnossette, nitide, col margine subondato, di figiira romboidale, piu alluni:;ata all'a- pico. Fiori glomorati per ordinario a 2. a 2. qiialcho volla a 3. o piu. INell' cpoca dclla fjoritura le foglie, inferiori e le basi dei cauli si veggioiio luUi rosseg- giaiiti ; il che laiora si osserva eziandio nella gioven- tii dclla pianta, ma non molto decisamente. UO. Celtis Lin. Juss. Poligama. Fiori solitarii, peduncolati. Perigonio gamoscpalo, 4-o-partito, con le laciiiie persistcnli. Slami 0-6. Antere 4-angolari. Stimmi divaricati, 2- fidi, giandoloso-pubesccnli. Driipa globosa. Nel fio- re maschio nessun pistillo, e il perigonio spesso 6- partilo. 2! 7. G, AusTiiALis Lin. Ucria, All. JV. Guss. syn. A foglie con base obbliqua^ bislungo-Ianceolate, acuminale, aculamcnte scghettate, di sopra scabre, di sotio pubesccnli-molli {Alboro). Lotus, Malth. Lotus arbor, Lob. Cast. Celtis, Duham. Lotus fructu cerasi, Cup. Ir. Giracolo, giragolo, fraggiracolo, bagolaro, perlaro, I'rassignuolo, arcidiavolo, legno da raccbctte, spaccasassi, ec. Fb. Micoculicr austral, Frabrecoulier, Fala- briquier. Sic. FavaraggiUjMilliccucchi ( i frutti ). VoUj. Aprile. 96 Ncgli orli, ed anchc nei campi, ma rado. Rami giovani vellutati, pendenti. Foglie verti- cali, alterne, alquanlo piogale uoilateralmente, vcrdi- cupe, acuminatissime, aciitamente seghettate coi donti alquanto incurvi. Perigonio 4-partito, di rado aparlito, biauchiccio-verdognolo. Slaini in numero eguale ai sepali, subeguali, ad essi, e nicchiati nei medesimi. Antere 4-costolate, verdicce, salienti aU'apice dei se- pali. Stimtni cornifoniii, carnosi, bianchiccio-veliulati, solcati per lo lungo da due lali opposti, dapprima patenli, poi ricurvi. Drupe subglobosc; prima verdi, poi giallognole, nella maturita nere^ con epicarpo coriaceo. I fiori mettono noil' ascella delle fogbe dei nuovi germogli dello stesso anno gH ermafroditi sopra lun- ghi peduncoli sempre in cima di quelli, i mascbi alia base sopra penduncoli piu corti. II legno di quest' albero per la sua tenacita e fe- eilila a piegarsi viene comuneraente impiegato dai nostri pastori per fame collari a carapana, cbe si appendono al collo del minuto e del grosso beslia- me. Gomune e pur 1' uso di fame pali, cercbi, slan- gbe da carri, tridenti per la trebbia, ed allri ulen- sili agrarii. La poca polpa dei frutti. di sapor dolcc, e mangiata avidamenle dai ragazzi, i quali si sollaz- zano a cacciare i noccioli in aria soffiandoli cnlro piccioli cannelli di arundo phragmites, cbe vengono distribuili per le vie dagli stessi venditori di quel frutto. 97 Sez. II. PianlQ con corolla poUpetala, ed ovario libera. Ombrellate ■ — nniiiinm3||fiii»iii I ( Ombellalaa , Umbelliferae Lin.) HI. Eryngium, L. Juss. Spr. (It. Eringio, Fr. Panicaut Sic. Panicaudu ) Imoglio spinoso. Fiori sessili, addensati a ca- polino. RiccUacolo paleaceo. Potali eguali, bislungo- ol)Ovati, inilessi. Carpadclio 2-partibile; paleaceo- spinoso, coronato dai scpali pcrsislenii dal calice, senza costole, iie vitle. 218. E. Cjmpestre, Lin. Ucria, Willd. Guss. A caulc suporiormontc ramosissiino, divaricato; foglie radicali picciuulatc, Icrnato-pennate, con le la- cinie larghe pennatofessc, dcnlato-scgheltale, aculea- te; le cauline sedenti orecchiule: Ibglictte dell' iiivo- lucro lineari-Ianceolate, che eccodono i capolini: pa- glielte subulate, indivise {/iizocarpico). E. vulgar e, G.B. Cup. E. monlanum, Maiih. E. camneslro alecioropon, minus, asperum, Cup. 98 It. Erige, Eringio montano, Tringo, Calca- treppo, Carlrcppolo, Galcatreppola , Erba . da colica, Garciofini, Gardone a cento ^^9' \ capi, Gardone slellato. Fr. Chardon roland, Panicaut commun. Sic. Papicaudu. B. A foglie fimbrialo-crespe. (^E. campeslre fo- lik crispis, Cup.) Luglio-Setlembre. Nei campi, nolle colline, nei pascoli maritlimi. Caule rigido erelto, 1-1 //a-pedale, grossamente solealo, biancliiccio, semplice alia base, di sopra ra- mosissimo, corimboso. liami patentissimi, Foglie re- ticoiato-vcnose; le primordiali bislunghe; le radicali caraltcristiche, come nella diagnosi; le cauline infe- riori quasi Ire volte pennatoFesse, a base diiatata ab- bracciante coi margin! rivoltati ; le cauline superior! semi-amplossicauli pinnalifido-incise, ricurvato-pendenli: tutte con le lacinie acuminato-spinose. Invohicri pa- tenli, ineguali , lineari-lanceolati, supcriormente al- quanto scavati a gronda, di solto carinati, con ner- vo medio rilevato da ambedue le pagine, cuspidato- spinosi, e gucrniti nella meta infcriore da 1-4- spine marginal!, piu o mono allungate, filifoformi-selacee. Alia base degl' involucri una spina intermedia lunga e divaricata ( qualcbe volta due ) tra 1' una e I' altra fogliolina. Paglielle subulato-spinose inllesse. Galici bislungo-acuti, raenabranacei ai margini, con costola bianchiccia prolungata in resta spinosa. Petali bian- chicci, piu corti del calice, lineari, 2-canaliculati dalla parte interna, 2-dentati all'apice. Organi geni- tali biancbi. Colore di lutta la pianta glaucescente. 9C 219. E. Mjritimvm, Lin. Giiss. A caule ercUo: foglie cinereo-perlate, dentato- spinosc, coriacee ; le radical! lungamente picciuolate, cordalo-subrotondo, 3-lobe, ondalato-picgbettate; le siiporiori palmate subscssili: involucri largbi, pur den- talo-spinosi, cbe sopravvanzano i capolini ovati: pa- giictlo del ricettacolo 3-cuspidate {lUzocarpico). E. marinum, Dod. Mallh. Cast. E. marili' mum, Cup. ( It. Calcatreppola marina. yolg* \ Fb. Panicaut maritime. ( Sic. Panicaudu. Giugno-Agosto. Ncllo arene marillime. Cauli mczzo-corimbosi,I-l ;y2-pedali, biancchic- ci, qualche voita amatistini in ciraa. Foglie cauline sessili, mczzo-abbraccianti, bianco-nervose, coi nervi paralleli nella base, poi raggruppati su la pagina in- I'eriore nella confliicnza dellc basi delle lacinie; tutte contoroate di spine assai rigide, d'un colore non glauccscente , ma cinerco-porlalo : nei lobi il dente apicilare sempre piu allungato. Rami del corimbo per ordinario tre nella prima divisione, poi dicotomi, con onibrella in mezzo alia dicotomia, sempre piu corta- mciile pcduncolata. Capolini non sempre ovati, ma qiialchc volla ancbe sobglobosi. Paglielle del ricetta- colo 3-cuspidale con Ic due punte laterali patcnti in croce, piu sotlili dclla media, subeguali ad essa in lunghezza ; quclla di mezzo piu subulata; la inlera paglietta, come 1' estremita dei rami, tinla d'un co- lor di peria piu inteiiso, che pende al ccruleo. Pe- tali lineari, lincato-bifidi all'apice, ripiegati in dentro !00 sino alia base, d'un ceruleo dilavatissimo. Pilamenti eretti: anlere cerulee. Carpadelio rugoso, ricoperto di prolungainenti filiformi, che poi s' indurano in spi- ne, coronato da 5 pagliette subulato-spinose, rigi- de, erette. 112. EcniNOPnsnjj L. Juss. Spr. Fiori subcapilati. Involucri oligofilli, ed involu- crelli, spinosi. Fiori del raggio maschi, del disco fe- minei. Lacinie del calice lanceolate, ineguali. Pelali obcordati, poco raggianli, eon una lacinia inflessa. CarpadeUi bislunghi, indivisi, striali, senza coslole, immersi in un riccKacolo turgido, tubiforme, coronato dai gambetli persistenti ed ingrossati dei fiori scssili. 220. E. spiNos.i, L. Ucria, B. pubescens, Guss. A caule profondamente solcato, peloso-pubcscen- te: foglie scabrc, bipinnatifide con lacinie inlere: 3- fidc, e pennatofesse, subulate, subcarnose, rigide, ca- rinato-prismaticbe: involucri interi, spinosi: raggi delle ombrelle peloso-pubcscenfi come il caule {liizocar pica). Crithmum maritimum spinosum, Cup. Crithmum spinosum, Dod. C. secundum, Matth. Volg. It. Bezzone marino. Giugno-Ottobre, pochissirai fiori in Novembre. Nelle arene marittime. Caule subllessuoso, terete, bianco-striato, coperto di corta pube, ma non raolto scabro, ne piii alto di un piede. Foglie ricurve all'apice, sparse in tutta la superficie di corti peli, che le rendono aspre al tullo: lacinie 2-fide, 3-fide, cd oppostamcnte pennatofesse, scanalate superiormente, bianco striate ai lati, mezzo 101 abbracciafusto alia base, subulato-spinose negli apici. Costola della intcra foglia subtcrele, bianco-stiiata . Ombrclla solitaric, opposte alle foglie, con pcduncolo sub 3-gono, ollusangolo, profondamente strialo^ e sca- bro come le foglic, 1-2-pollicare. Involucri per ordi- nario 5-filli; quallro interi, linearis subulalo-spinosi, ineguali (uno piu lungo dell' altro gradatamenle) uno poi (resterno) piu grande di tutti ordinariamento pin- natiCdo, o bipinnalifido come le foglie : tutli bianco- striati c carinati a somiglianza delle foglie stesse, membranacei nel inargine. Raggi delle ombrclle e e delle ombrcllette compressi, striali, peloso-pubescen- ti , ineguali, gli esterni sempre piu lunghi, Involu- creili 6-filli, ovato-lanceolati, subulali, marginali i tre esterni piii grandi. i tre interni quattro volte piu piccoli. Polali biancbi a lamina 2 partita con le lacinie eguali obovate, gli esterni piu lunghi, raggianti. Oltre Tinvo- lucrelto csterno tra i raggi delle ombrelletle si dislin- guono delle corte brattee, intere, subulato-spinose, alio volte 2-fide, simili a qucllo, ma piu brevi, che fanno pur esse I'uffizio d'involucrelti. Calice gran- detlo con denli subulato-spinosi, i due o tre esterni sempre piii lunghi. Slami lungamente salienti. Fi- lamenli, stili, antere , e polline bianche. Stili dopo la fioritura prolungati , dritti, accostati, divergenti- ricurvi e rossicci all' apice. La radice odora forte- mcnte di carota. 102 113. Bo PIE u RUM Lin. Juss. Spr, (^Fn. Buplevre) Ombrelle composte. Irwogli Jarghi varii. Cal. a margine svanito. Petali eguali, inflessi, o slrelta- mente involtati. Carpadelio prismatico, ovalo, coslo- lato, con le vallicelle vitiate o non vitiate, tuberco- late 0 liscie. Foglie semplici, intere. 221. B. Pbotractvm, Link. Spr. Guss. Ten. syll. A caule suberetto : foglie ottuse, mucronale, glaucescenti (non glauche) le inferiori amplessicauli bislungbe, le superior! infilate, ovalo-bislunghe: om- brelle 3-4-fide senza involucre : involucrelli ovato- subrolondi, patenti, mucronati (non aristati, Guss.): frutli nerastri, ovali, acutamente coslolali, con le val- licelle poco profonde, corrugato-rugose (^?zm^o). B. rolimdi folium, Ucria non Lin. B. subovatum, RS. B, subovalum e B. lanceolalum, Ten. fl. nap. prod. PerfoUata vulgaris, Matlh. Cast. Perfoliata vulgatissima sive arventis, Cup. I It. Perfoliata, Buplcuro, Cinquefoglio giallo. Folg, I Fr. Buplevre percefeuille. ,,,• -, f Sic» Anitu. Aprile-Giugno. Tra le biade dovunque. ■ Cauli pedali, ed anche di due piedi e mezzo, ramosi sin dalla base, cilindrici, glabri, oscuramenle striati. Rami patenti (non divaricati, Guss.) L'oglie cauline inferiori molto allungale: cauline tulle infilato- 103 ombclicate, eretto-palenli sotto ciascuna divisione del caule subdicolomo, glabre, e spesso anche Jucide, minulamenlc nervoso-venose, coi nervi die partono a raijgio dai punti doll' infdzamenlo sul fusto, e lutti si dirigono allapice, chi direltamente , chi obbliqua- mente, chi anche per mezzo d'una curva. Uno di quesli nervi, quello di mezzo, piu grosso degli al- tri ; pero nessuno dei laterali parte da esso , ma tutti dalla base: quesli nervetti laterali sono piu pronun- ciati nella pagiiia superiore che nella inferiore. Raggi delY ombrclla per ordinario tre, uno piu allungalo che gli altri, e subincurvo, affinche rombrelletta possa coincidere nello slesso piano delle altre due. Invo-' lucrelli glabri, lucidi, lutescenti , pur essi minuta- mcnte nervosi, spesso a base obbliqua , piuUoslo mucronali, che aristali Gitss. oppur mulici, ineguali • grinlcrni scmpre piii piccioli. Pctali lutei, involtati, Capardelil nerastri a costole acute, poco promi- ncnti. con Ic vallicellc pochissimo docciate, puntato- fossetlate. 222. B. Odontites, Lin. Ucria^ IF. Biv. Guss. A caule eretto, dicotomo, con rami patuli: fo- glie lincari-lanccolate, trinervie, involucri ed involu- crolli pentafilli, lanceolati, acuti, colorati, membrana- 3eo-scariosi, jalini: raggi delle ombrellc c delle om- brcllctfe allungati, inegualissimi (piu alto il fdoscolo cenlraie): frulti lisci, senza costole, lineari-bislunghi {Annuo). Btiplcrum Fonlancsii, Guss. Ind. sem. II. R. Bocc. 1825. B. siellatum, Coseniino Atli Gioenii Vol. t . Pcrfoliata jninima publeuri folio, Cup, rr , I Fs. Buplevre clale. ^''^^' Sic. Anitu. 104- Aprile-Maggio. Tra le biade comunissimo. Caule semipedale, pedale, ed anche piu lungo. Foglie alia base 7-nervie, all' apice 3-nervie. Involu- cri ed involucrelli 5-filli, lanceolati, acuti, lutescenti, raembranaeeO'Scariosi, 3-nervii;, a nervi pinnato-reli- colati, verdicci. Involucri piu corli dell' ombrella, o del raggio di essa, che sta vicino a ciascun di loro: involucrelli piu lunghi delle ombrellelte, da prima patcnti, poi contratti sul frutto. Non i soli raggi delle ombrellelte sono allungati e molto ineguali, ma ezian- dio quelli delle ombrelle stesse. Frulli lucidi, foschi, largamente solcali nella commessura. Nuoce ai serai- nati di grano. 223. B. Fruticosum, Lin., Ucria, Guss. A caule frulicoso, eretto, ramoso: foglie bislun- go-lanceolate, interissime, coriacee, sessili, bianco- cartilaginose al raargine: foglioline dei due involucri bislungo-spatoiate, decidue: fruUi bislunghi prismalici. {Caulocarpico). Seseli aethispicum salicis folio ^ Cup. Scseli aethiophicum frulex, Cast. Dod. S. aelhiopicum al- teruin, Mallh. Volg. Sic. L' annaru siccagnu. Glugno-Luglio. Nelle pendici aride a solalio {Monte Celidonio, Cava di Pisciarello, Cava Grande presso al Molino). Cauli quasi orgiali. Foglie sublanceolate, piu larghc pero verso 1' apice che nella meta inferiore, altcroe, per lo piu richinate, a margine subondato, qualctie volta obblique , con la costola ingrossata e dilalala alia base: pagina superiore rugosetta, lucida, d'un vcrdo cupo, bianco-verdiccia su la costola, e su la strellissima membrana dei margini; pagina in- 105 feriorc d'unverde bianchiccio (senza lucidezza) quasi concolorc, minutamenlc relicolalo-vendsa, con vene d' un vcrdo piu oscuro . ForjUoline dell' muo/wcro e Acs^i invohicreUi cortc, inegiiali, riflcsse, a mar- ijine membranacco come le foglie , subconniventi alia base, non scmpre oltusc , spesso subacute. Ombrdle tcnninali einisreriche : ombrcUeilG alquan- to plane, aihhmsate, Qualchc volta solto rombrel- la principale un raggio solitario con una ombrel- lelta ad \. tj2, o1 j)ollici di distanza, involucrato da una picciola foglia. Incolucri piu corli del raggi ; in- volucrelti cguali a quelli;, o alquanto piu lunghi: gli uni e gli altri decidui dopo la fioritura : raggi del- 1' oinbrclla rigidelti, gambo sliialo. Pctali slreltamenfe involtali, d' un giallo suilicio, mezzo lucidi. FruUi foscbi, bislunghi, 5-costoIati, lisci. Odore dei fiori e dei frulli sirolinati aromatico assai forte. Tuttc le parti di quesla piania hanno virtu er- rina potentissima , coiiosciuta dallo stesso volgo , che spesso per giuoco ne frammiscbia le polveri al tabacco. Pn!P]NELiy4, Lin. Jiiss. ( Pimpinella c Tragium, Spr. ) Nessuno invoglio. Finri subeguali, col margino caliriao svanito. e i pctali elliltici, iuncsso-corilati . Carpadolio ovato-bislungo o subgloboso, glabro o pubescente , esilmcnte 5-costolalo con le valicclle molti-Tittate. Ombreilo prima dolla fiorilura nutantf. 22-i. P. Peregrika, Lin. Guss. Sijn. 106 Pubescente, a caulc erelto, aperlamente ramoso: foglie radicali pennate, con le foglioline larghe, sub- rotonde, inciso-denlate, cigliate, quello della cima mag- giore sub-3-lobo; le cauline cunciibrmi-bislunghe, piu stretle, inciso-dentate; le superior! spesso streltissime, quasi intere: frutti incano-viilosi subrolondi {Bienne). Tragium pcregrinum, Spr. Savi, Giiss. prod. Dauciis DioscorkUs in, Colum. Giugno-Luglio. Kei paschi slcriii, nelle siepi, nei luoghi petrosi (Peirara, Bochini, cc.) Radice grossclta subcarnosa. Caiile 2-4-pedale, crello, terete, esilmente slriato, porporino-lineafo alia base, scabrosclto. Foglie primordiali semplici subro- londc;, a base cordata, inciso-dentale; le altre radi- cal! e le cauline inferior! pennate in caflb, a foglio- line larghe, subrolonde^ inciso-dentate, (non cigliate Guss.: i pel! che si veggiono sul margine provengo- no dalla pubescenza delle due pagine) quella in cima maggiore , piu rotondata, ma non senipre 3-loba, le lateral! sessil! o cortamente peduncolate a base ob- bliqua un po prolungaia; le cauline di mezzo pure pennate a foglioline cuneiformi-bislunghe a margine pill inciso-dentato, e progressivamente sempre piii, ed a dent! piu acuti dispost! a sega ; le estreme de- composto-incise a lacinie slrettissime, linear! o lineari- lanceolate, intere. Ombrelle plane con ragg! nume- ros! filiform!, cortamente irsuti come quell! delle om- brellette. Pelali bianchi, pubescent!. Slam! glabri, salient!: antere bianohe. Sidi capillace! divaricati , glabri. FrulU subglobosi, piccioli, covert! d' irsuzie bianchiccia. 107 US. OEnjnthe, Lin. fuss. Spr. Invocjlio universale quasi nessuno. Invogli par- ziaU polifilli. Fiori spesso raggianli e difTormi, a mar- gino caliciiio S-donlato, nel disco spesso sterili ses- sili, a pelali 2-loI)i od obcordati. Carpadelio prisma- lico, aculamenle coslolalo, coronalo dai denti in"Tan- dili del calice, o dagli sfili allungati, con le vallicelle 1-viltalc. 225. OE. PiMPiNELLowEs, Lin. IF. Guss. A radice ribroso-tuherosa: caule eretfo^ striato di sopra ramoso; Ibglie radicati 2-pcnnale con le fo- glioliiie obovalo-ciineatc, iiiciso-deiilalc, piane; le cau- line pennate e semplici, con le foglioJine lineari-al- lungato, scanalate, iufcrissime: invoglio polifillo: car- padclii lineari (Ilizocarpica). OE. prolifera, Ucria non Lin. OE. apii folio minor, I. Bank. OE. slaphjjl iw folio , Id. OE. site flipcnduJa mompessulana, Id. OE. secunda, Malth. OE. muUhioli Cast. OE. apiijolio, caule firmiore Cup. y , \ It. Fiiipendiila acqualica. ^' \ Fr. OEnanlhe boucage, OE. pimpineliiere. Aprile-Maggio. Nelle siepi ombrose, cd anche nci pascoli umi- di ; ma rada. liadici fibroso-fascellale dilafale alia estremita in liiberi claviformi, cho matigi.ili ban sapore quasi di Nocciola vcrdo. Cauli vcigali 1-2-podali. Forjlic co- me nella diagnosi d un bei verdo nilido. Involucri 108 setacei. Ombrelletle coi fion del raggio per ordinario sterili, piu gracilmente peduncolati. 116. Apwm, Lin. Juss. Spr, (It. Jppio, Fr. Persil, Sic. Acciu) Nessuno invoglio. Fiori unifonni a margine ca- licino svanito, e a petali eguali, subrotondi od ovflti, inflessi ( pallidainente flavescenti ) . Carpjadelio sub- ovato, solido, ottusamentc costolato, con le vallicelle 1-3-vittate _.._... 226. A. GsjyEOLENs, Ltn., Ucria, /f., Ouss. A caule eretto, solcato, ramoso: fogh'e radical! e cauline inferiori pennate a foglioline rombco-ovate, deniate • le superiori ternate, a Ibglioline cuneiformi , incise: ombrelle lalerali e terminali, sessili e pedun- colsile (Iii:^ocarpico). „ , , . A. paluslre, CB. Mallh. tup. Paludapium, Last. Eleoseiinum, Dod. A. hortense, Fuchs. !It. Appio, Appio palustre, Appio grande, Apio, Sedano. Fn. Ache des marais. Sic. Accia sarvaggia. Giugno-Seltembre. Ai martini dei fiumi , prcsso i ruscelli, e nei luo"hi umidi (/^smaro, Cassibili, Carrobbiio, cc.) ° Caule fistoloso, solcato-nervoso, a ncrvi salieiiti acuti, eretto -ramoso, glabro, 3-3-pcdale. Forjlie radi- cali e cauline inferiori lungamcnle picciuolale tulte 109 pennate e 2-pcnnate in cafTo, con S a 7 fegiioline a base cuneala, corle, larghc, inciso-dentate, glabre, e alquanto lustre. Ombrelle anche allc ascelle dei rami, c queste per ordinario sessili, o quasi sessili: lutle numerosBj non di rado prolifere, a raggi e ra- dictli gracili inegualissimi. Petali piccoii bianco-giai- laslri. Frutli aromalici, foscbi, 117. FosNicvLUM, Gaertn. DC. {Smembramcnto del Gen. Anethum Lin.) It. Finocchio, Fa. Fenouil, Sic. Finocciu. Nessuno invoglio. Fiori non raggianti, a mar- gine calicino tumido, svanilo, e petali bislunghi, in- vollali, interi, con apice largo retuso. Carpadelio el- liltico-bislungo, prismatico, con 3 costole ottuse , e le vallicelle 1-vittate. 227. F. Piper JTV3I, CD. Guss. Syn. A caule crello allungatO; midolloso, stabile: fo- glie arcicomposlc con le foglioline filiformi corlissi- nic, un po crasse, rigide: carpadclii bislungbi, glau- ccscenti {Hizocarpico). Meum pipcraium, RS. Guss. prod. Seseli am- moidos. Ucria, II. Pan. pel nome vernacolo, non Lin. Anelhum piperitiim, Id. pi. ad Linn. op. add. Anethum foeniculum y piperitum, Poll. A. foenicu^ lum B. DC. A. pipcritum, Balb. Berlol. Foenicu- lum sylceslre, Cast. no ih. Finocchio cedrato, Finocchio arancino, Finocchio chc sa d' arancia. Sic. Finucceddi sarvaggi. ■ Giugno-Luglio. Nelle colline, alia base di esse, negli alvei dci torrent], e ai margin! dei carnpi e delJe vie in tiitti i luoghi aridi. Foglie glaucescenti , arcicomposte : le radicali due volte pennato-divise, coi segmenti finamento de- composti, e le lacinie fdiformi, accorciate, subaristato- spinescenli, oscuramente solcate: nelle superiori, piu corle, piu crasse, c piu rigide. Frulti grosselli di sapore assai acre. Questa pianta mangiasi dal volgo in minestra , I semi pel sapore fortemente aromalico metlonsi da alcuni per condimento delle olive salate, e di al- Iri cibi. RiDOLFiA Moris. ■ " { Smembramento del Gen. Jnethum, Lin.) Petali ovali. Carpadelio bislungo-lineare, esil- mente 5-coslolato. Nel dippiii gli stessi caratteri del genere precedente. - - 228. R. Segetvm, Moris, Guss. syn. A caulc erello subgracile : foglie radicali 2- 3-Yolte pennato-divise a lacinie filiformi setacee li- scie, le superior! 3-lernate {yJnnud), Specie unica. m Anetlmm sogetum, Lin, ? Jacqu. ? Lam. ? Brot, ! Bcrtol. ! DC! A (jratcolens, Ucria. non Lin. Mown segetum, Guss. prod. Anelhum semine minori lusi- tanicuni, Town. y , \ Fr. Anis dos moissons^ Fenouil des moissons. ^' \ Sic. Finucciazzu. Maggio-Giugno. Tra lo biade, e nei campi arg.ilIosi,ma non molfo frequenle. Jl cattle non e in verila molto gracilc, ma al- qiianto fermo, sopratulfo in quelle piante che si al- zano a due-tre-pieJi dal siiolo . Lacim'e delle fog/ie superiormenle solcate, (nelle superiori, piii allungale), quella di mezzo della seconda divisione quasi seni- prc semplice (non ternaia la terza volta come le la- terali): lutte poi anche ad occhio nudo, ma vieppiii soUo ia lente, sparse di corti peli appressati : I'estre- mita subarislata. Peiali hilei smussato-submarginali . Frulli oscuramente verdicci, quasi cimbiformi, grata- mcute aromatici. II Ch. Gussone ha fatto osservare per quali ca- ralleri questa nostra pianfa si scosfi dalla decrizione Linncana deW Anet/iinn sogeium, e dalla stessa figura di Jacquin. f^. Syn. fl. sic. i. p. 3ia. 119. Brignolia, Bertol. Invoglio universale e parziale poliClIo, semplice. Fiori nnn raggianti, col margine calicino o-denlalo a denti porsislcnti ingrossati nel frutto, e coi pctali (lulci) invollati. Carpadelio cilindrico-allungalo, li- 112 scio, con cinque costole oltuse , e Ic vallicelle 1- viltate. 229. B. Pastit^aceafolia, Berlol, Presl. Guss. Ten. syll. {specie unica) Rizocarpica. Slum siculum, Lin. Ucria? Ten. fl. nap. Li- gusticum Balcaricum, Lin. Alkamanla sicula, Ucria non Lin. secondo Guss. Kundmannia Scopolii DC. Campderia siciila, Lag. Kundmannia sicula, Scop. Daucus siculus pasiinacaefolio, Cup. A. A foglie 2-pennate: foglioline ovato-lanceo- late {B. paslinacaefolia d, Presl. Giiss. Sium Grae- cum, Ucria e Lin. secondo PresL Daucus luleus , alpinus, Elephobosci Columnae foliis, Cup. B. A foglie semplicemente pennate: foglioline cordato-ovate ( .5. paslinacaefolia b, Presl. Guss. Sium siculum, Jacrju. Daucus pasiinacaefolio siculus, Zann. Seseli suhrolundo Selini folio Balr. Daucus vallaris luleus, foliorum cruciatorum lobis subrotundis, Cup.) G. A foglie semplicemente pennate: foglioline come nella var. A. (B. paslinacaefolia c, Presl. Guss. Maggio-Giugno. Nei cigli dei campi, su le colline, nei pascoli raariltimi. La prima varieta e pii!i comune , sebbene a dir vero, non si trovino scmpre abbastanza dislinti quei caratteri di varieta piu sopra ccnnati , anzi spesso si confondano . Nulla poi di piu variabile quanto le fo- glioUne di questa specie : cordato-ovate, ovate, ovalo- acute, ovalo-acuminate, ovalo-lanceolate, ovato-orec- chiutc, lanceolate, piu o men grandi, dentato-crenate, segbettate, incise, multifesse ; lulte coU' apice dei denli corlaraenle arislato . E queste varianze si osservano eziandio nello stesso individuo, anzicche da uno al- 1' allro. Le foglie caulino sono sempre picciolissime, H3 guainalo-scssili, quasi ternate . Caule da mezzo piede sino a due, ramoso sin dalla base, oscuramente slriato come i raggi dclle ombrelle . Raggi deW omdrella inoguali, quelli del centro piu corti : ombrelleUo coi fieri cenlrali sessili , o quasi sessili . Foglie dell' in- volucro lineari-filiformi , o acuminate ( qualcuna piu larghetla ) aristate, disuguali , riflesse, piu corte dei raggi: involucrctli della forma slessa, ma piu ineguali, gli csterni piu lunghi , subcguali ai raggiolini . Stami lutei come i petali , FriUli (\nd.i\ sempre iudivisi verdi- flavi, 3-4- lincari, coronati dagli stiii, e dai corti denti del calice . 120. Smyrnwm, Lin. Juss. Spr. (Fii. Maceron) ■ Invoglio nessuno , oppure oligofillo . Fiori non raggianli col margine calicino svanito, e i pciali su- bcguali, carinali, acuminati, subinflessi (lutei). Car- padelio olricolato , liscio, ovato, nero, gobbo, 3-costo- lato, con Ic vallicclle senza vitto, o molli-viltate . 230. S. RoTuyDiFOLWM, Mill., Morelli, Giiss. A caule solcalo (non alato): foglie raJicali sub 2-3-ternate con fogliolino obovalo-subcuneate, 3-lobe, od ollusamenle inciso-denlate ; le cauiinc con le guaine lasse ampliale ; le supreme orbicolale, subinlere, in- filale {Bienno). S. Dndonci. Spr. S. Pcrfoliafum, Sibth. , Ucria per la localila, S. credcum, Maldi. , Cup. S. Amani mantis. Dad. Volg. Sic. Pitrusinu sarvaggiu (per F odore^e la forma delle foglie radioali ) . 13 !U Marzo-Maggio. Ai margini dei campi , ed anche tra le biade . Badice rapiforme , spongiosa , floscia , ncrastra al di fuori (non bianca come nello S. PerfoUatum) . Caule rigido, angolato-solcato ( piu oscuramente alia base ) , ranioso in cima . Foglie radicali 2-3-pinDali- fido-ternate , con le foglioline nelle primordiali piu picciole , nelle alire gradalanicnte piu graiidelte, obo- vato-subcuneale o bislunglie, 3-lobe, ed i lobi inciso- dentati . Lc cauline inferiori quasi come le radicali , con guaine corfe , lasse, nervosa, a nervi longiludi- nali rossicci ; le cauline di mezzo (1-2J quasi ternatc, con le foglioline grandi , ovate o romboidali , soltanlo dentate od incise, a lunga guaina coi margini soprap- posli ed abbraccianli, ncrvoso-solcata come nelle in- feriori, reticolalo-nervosa verso i margini : nci picciuoli di quesle foglie spesso ho veduto cigliati gli orli del soico superiore. Foglie cauline supreme Ilavescenti , non tutte orbicolate , ma le piij basse alquanto pro- lungate in cuore a niargine ondato-crenato , le allro quasi orbicolari ( sebbene il semidiametro sia piu lungo da quella parte che cosliluisce 1' apicc : tulle a niargine quasi intero ("non intcrlssimo Guss. ) , e con piii vcrila, oscuramente crenalo, a basi rolondate e soprapposte ( non infilale ncl rigore della parola) ed a disco convesso, la piu inferiore con guaina, le allre senza. Ombrelle pannoccbiate a raggi incguali, quelli del centro piii corti, tutli angolalo-slriati rigidi. Petali \\i\.c'\ picciolissimi, Pis(i/li dwergeui], persisten- ti. (FruUi non aromatici, con albume bianchiccio, Guss.) 231. S. Olvsjtrum, L., AIL, Ucria^ W., Guss. A caule solcato, eretto, ramoso. Foglie radicali sub-3-ternale- le cauline Icrnale allerne, le superiori opposte : guaine cigliato-lacere : invogli parziali cortis- simi : fiori poligami (Bienne) . 115 S. majus, Cup. S. angustifoUum, Id. Smimi'um, Malth. Olusatrum Columellae, Cast. rr J \ It. Maccrone, Smirnio. '^«'y- Fb, Gros persil. Gcnnaio-Marzo. Ai margini dci carapi umidi, lungo le siepi , e lo maceric oinbrose. Caule alio, 2-G-pcdale, angolato-strialo. Foglie radical! quasi 3-lornatc, giaccho il picciuolo comune dividesi in tre picciuoli secondarii, e ciascuno di questi in altri tre, dei quali ultimi quel di mezzo sostiene sovenle una foglia qtiinala, e i due lalerali noii seni- pre rcggono una foglia tcrnata , ma piii spesso una foglioliiia semplice irrogolarmente 3-fida, o inlaccala, 0 anche indivisa. Picciuolo comune e secondarii oscu- ramenle slriafi, lercli , poco solcati nella parte supe- riore . Foglie oauline veramento ternale a corto pic- ciuolo dilatato-guainante scarioso e cigliato-laccro ai margini. Fogholme tutle a margine inegualmenle se- ghfltalo , lucidissime nella pagina superiore a base ovala, od ovato-storla, o cuneiformc . Ombrelle nume- rose, a raggi rigidi, tenninali . /^cto// luteo-verdicci, fefidi : Core cenlrale dclie onibrellcltc quasi sessile . Carpadelii grossi, 3-costolato-acuti, neri, cou le val- licelle docciate. 121. Cjchrys, Lin. fuss. Spr. Invogli variabili . Fiori non raggianti a margine calicino svanito , e pe/a/i lanceolati , incurvi (llavi ) . Carpadelio ovato , o bislungo con scorza grossa e 116 fungosa ( angolato-alato o terete, aspro o liscio, non compressor , con le vallicelle senza vitte . 232. C. M J It IT 13/ J, Spr. Guss. prod. A foglie 3-ternate: foglioline lineari-lanceolate, carnose, subacute; invogli poliGUi: corteccia de' car- padelii angolata, con le vallicelle plane {Caulocarpicd). Crithmum marilimum, Lin. Ucria, Jacq. Guss. sy7i, C. sett foeniculum marilimum minus, Cup. Foeni- culum maritimum viinus , Cast. Crithmum primum^ Matl/i. It. Finocchio marine, Bacicci marine, Haciglia, Baciucco, Bachiucchio, Grelamo, Crilamo jy f I primo, Gretino, Erba San Pielro. ' Fn. Cristc marine. Sic. Finocciu marine. ' * " " Luglio-Settembre Poche piante su le scegliere delle coste vicinis- sime al flume Cassibili . Fusti diffusi, slriali come i peduncoli e i raggi e i raggiolini dclle ombrelle, ed i picciuoli. Base "(lei picciuoli dilatala, abbracciante a margine membranaceo. Picciuoli tereti comprcssi laleralmente , con prclfa doccia nella superficie superiore, ed un solco pju lar- ghetto delle strie nella parte opposla inferiore. Foff/ie non sempre 3-ternalc nel rigore del vocabolo, giac- che spesso il picciuolo secondario di mezzo regge una foglia quinta, e i due lalerali una foglia conju- gata . Spesso poi non si dirama lateralmente il pic- ciuolo comune in due rami secondarii, ma stanno in .vece di questi due foglioline semplici; e cio si avvera quasi sempre nolle foglie inferiori. Foglioline lineari- lanceolate crasse quasi plane , o alquanlo convesse al di sotto, drilte o alquanto curve, solcate leggermenle in ncl mezzo ad ambedue le pagine in linea longiludi- nale, c con vcne un poco infossale nella pagina su- pcriore, cuspidato-pungenti all' apice, (non subacute, Guss.). Into(jU ed mvohicretli lineari-lanccolali , doc- ciati , a margine alquanlo nicmbranaceo , ricbinato- incurvi, d' un verde bianchiccio infernamente , d' un verdc piu cupo all' cstcrno. Ombrclle tcrminali, dense, a molti raggi, lungamcnte peduncolate. Pcdali d' un bianco impuro, strettamente invollati all' apice : slami quasi flavi. 6"Gr/)0(/£'/« angolato-rugosi , nella maturila a coste subalale. TuHa la pianta glaucescente : odore di finocchio. Le foglie si mangiano condite in aceto : soprap- pongonsi nei vasi eve si salano le olivej per comu- nicare a quesle 1' odore , 122. BiFonAi Hoffm. in DC. Imorjlio universale c parziale nessuno, o I-Cllo, fogliacco. Fiori raggianli , o subuniformi a margine calicino svanito c /:>?/«/; obcordali, incgualmente 2-fidi, inflcssi . Carpadelio didimo , oscuraraente coslolato, rugoso , biforato all' apice Ira la comraessura , senza vitle . 233. B. Floscvwsa, Blarsc. Spr. Guss. A fiori eguali , non raggianti ; still cortissimi : carpadclii subacuti all'apice (annua). Coriandrum iesdcula/um, Lin. AIL Willd. Ucria. Coriandmm minus testiculatum, CB. Cup. C. aherum, minus , adorum. Lob. Bifora tcsticolata. DC. Corian- drum sijkcstvefoelidissimum, CB. C. sybcstre^ Biv. JB. 118 I It. Coriandolo selvatico . VolgX Fr. Goriandre sauvage. I Sic. Cuggiannareddu, Naschi di mortu. Marzo-Aprile . Tra le biade, nei luoghi erbosi comunissimo . Fusti erelti 0 patent!, 2-3 pedali , angolati , ad angoli salienti, Foglie radical! pennate, e le foglloline pinnatifido-inc!se, a lacinie ovato-mucronate, o subro- londe air ap!ce , confluent! e cuneato alia base; le cauline decomposte, come tre volte pennato-diviso a Jacinie llneari-lanceolate docclate come i piccluoli : lacinie tutte cosi delle radical!, come delle cauline a margine minutamente ciglialo-denlato. Poduncoli delle ombrelle oppost! alle foglie. [nvogli lineari-setacei, o filiform!, spesso difilli, cortissimi: mvog liparziali qual- che volta 1-filli, spesso mancanti. Ombrelle due volte dicotome, o 2-fido-3-fide, o semplicemente 2-fi(!e con due 0 quatlro fruit! didimi , o ancbe semplici , 4-3- radiate. Pelali bianchicci , a petal! 2-concavi , mozzi e retusi all' apice, uguali . Carpadelii alquanto pro- minent! ali'apice, ne propriamente ecostati , come dalla frase generica del Ch." Gussone, ma piuttosto otlusa- mente costolat!, rugosett! : qualche volta a causa di quosle rughe non possono le costole ravvisarsi a primo aspetto. Quest! carpadelii neila commessura sono 2- forat! come Ic naric! d' un teschio umano , donde il vernacolo del paese . Radice ramosa fetidissima, d' odor di cimice. Tutla la pianta c glabra, e manda odore nauseante . H9 123. ToBDYLiuM, Lin. Juss. Spr. {Fr. Tordyle, Tor dy Her.) Invoglio universale e parziali variabili. Fiori fulli fertili, raggianli, a calici 5-dentati, e pelali cguali nel disco, nel raggio i piu esterni maggiori, 2-lobi. Carpadelio orbicolare, piano, compresso col margine turgido, internamente subcrenato, e Je vallicelle {-0 molti-vittate a ville-fiiiformi. 234.. T. JpuLUM, Lin., Ucria, Guss., non Reich. A caulc crello vilioso alia basse, siccome i pjc- ciuoli : foglie pennate, con le foglioline nelle radi- cali subrotonde, iobato-crenate, nejie cauline cunei- fonni bishingbe, inciso-dcntale, e rullima non allun- gata: ambedue gl' invogli lanccolato-acuminali, i par- ziali subeguali alia ombrcllelle: carpadclii con le val- licelle moUi-villalo crenati nella sutura (Annuo). T. humUe, Biv., non Desf. secondo Ten. T. Of- pcinale, lieich. Seseli creticum, Dod. secondo Ten, Caiilis minor, I. B. secondo Ten. T. Narbonense minus, Tourn. y , \ Fr. Petit Tordyle. ^^' \ Sic. Spiccialiccia. Febbraio-Aprile; appena continua sine ai primi giorni di Maggio. Nei prati, ai margini dci campi. Caule. peduncoli, e raggi delle ombrclle minu- lamcnte aciileati, angolato-striali. Foglie superiori 3- fide, con le lacinie lineari-lancoolafc. Invogli 5-filli, si gli universal i come i parziali, lanceolalo-acurniuali, 120 ciglialo-scabri ai margini. Petati esterni 2-lobi (un solo grande in ciascua Core), coi lobi sublunali, bian- chi. Carpedelii con le crene spesso colorate di roseo prima dclla perfelta raaturita, e col disco pebescenti- pulverulento guernito d' una macchia fosca piu o me- no ellittica, e in alcuni quasi orbicolare. Si sa che questa specie da Smith, Sibth, q DC. e stata confusa col T. himila Desf., ma distinta da Spr. e da Tenore. Quest' ultimo {Syll. p. 141.) da per caratteri di distinzione al T. humile un caule piu debole, piii corto, e ramoso sin dalla base, le fo- glie bislunghe , piu incise , gl' involucretti setacei , meta piu brevi, i fiori per ordinario abortiti, e i frutti doppiamente minori. Le quali tutte differenze non co- stituendo caratteri veramente specifici, pare che me- , glio si apponga chi fassi a riguardarli come sempli- ci varieta d' una specie medesima. 124. Caucjlis, Lin. Juss, Spr» Invorjlio universale subnullo, 0 S-fiUo, scarioso nel margine, egualmento die gfinvogli parziali, e questi indivisi. /'zbr/ mezzo-raggianti, col margine ca- licino I5-dentafo, e i petali obliquamente inflesso-smar- ginati. Carpadelio bislungo con cinque costole acu- leate, e gli angoli interposti cchinati. (Ombrelia huU vifera contratla come nel genera seguente). 233. C. PuTYc^RPos, Lin. Gouan.JF. Guss. A foglie 2-pinnate: foglioline pennato-fesse, in- cise: peduncoli opposti alle foglie, rigidi: invoglio universale e parziale sub-3-fillo: ombrelle 2-3-radiate: 121 ombrellellc 1-2-sperme: carpadelii compressi crassi, cea gli aculei glabri (Fiori bianchi ) {Annua). Or Jay a platycarpos, Koch in DC. C. monspC' licnsis, echinalo magno fructu, Cup. Lappa boaria, Cast. Echinophora platycarpos, Cohmin. Voly. Sic. Kizzarcdda. Aprilc-Maggio. Tra Ic biado, nei campi aridi {Pelrara, Bochini in molta abbondanza ) . Fusfo angoloso-slriato, erello, patenlemente ramo- so, coverto di setole rade e patently alle volte subglabro. Foglie a base quasi guainantc, due voJfe pennate, con le pinnule inegualmente inciso-pinnatifide , e le lacinie orctto-palenti quasi lincari , acute all' apice, confluenli alia base , peloselte nella pagina inferiore lungo i nervi . Picciuolo priniario e secondarii sparsi (non scmprcj di setole patenti . piu spesse di quelle del caule. PcduncoU ligidi, opposli alle foglie, 2-5- pollicari. Ombrella 3-fida, o 2-fida ; ombrellette rao\{i- ' radiate, per aborlo 1-2-sperme , tra i due frutti ab- boniti osservandosi quasi sempre i raggi dei fiori aborliti, piii lunghi di quelli clie sostengono i frutti stessi. Invoyli universali e parziali quasi sempre 3- liili, ('o2-Clli, se l' ombrella c 2-fida) , lineari-acuminati, nervosciti, scariosi ai margini : talvolla uno dei Ire, oppur due, nell' invoglio universale, decomposto in picciola fogiia . Pelali biancbi , qualcbe volta orlali d' una sfumatura rosea. jp;7///« 6-7-lineari , con aculei piantati su le costole, dilatati alia base, incurvi al- 1' apice, spcsso rosseggianti, e le vallicelle irsute . 236. C. MjniTiMA, Lam. Pers, L'iv. Guss. Incano-ispidetta, a caule cascante divaricatamente ramosissirao : foglie arci-composle con le lacinie lineari- 16 122 obovate alquanto ottuse : peduncoH opposti alle foglie, allungali invoglio e involucretti oligofiUi ombrella 3-S-radiata : frulti villosi , con aculei lappulacei , ed uncinali glabri. {Annua). Orlaya mariiima, Koch in DC, Cmilis puinila, Gouan, Vahl, W. Daucus muricatus b. Lin. Lappxda canaria sen 0. marina, J. B. Dair ultima mela di Marzo sino a Maggio . Nelle arene mariltime coniunissiraa. Fog/ie dense di lacinie, quasi guainanti alia base, incano-glauccscenli . Bami apeTii . Pedimcoh 1-Jj-pol- licari, per ordinario quasi il doppio piu lungbi della foglia , striati , c tomentoso-pubescenti come il caule ed i picciuoli . Invogli ed invohicretti lineari , acuti, esternamente slriati , per ordinario inleri , alle volte qualcuno 3-fido , semprc piu corti de' raggi . Raggi 6q\^ ombrella striati, ineguali , 1-3-flori, e quel di mezzo alle volte poco allungato^ sempre l-floro. Fiori quasi sessili, picciolissimi, coi petali porporini orlati di cameo , obcordato-plicati , 2-concavi . Carpadelii grossi ellittici , validamcnte aculeati , con gii aculei dilalati alia base., uncinati all' apice, nascenti non dalle costole, ma dalle vallicelle, e dai margini, ove qucsti sono piu validi e connati alia base tutti insieme. Le costole sono semplicemcnle villose con Icggiera linea porporina. Tutto il frutto arrivato a malunta prende uu colore gialliccio , «23 125. Djucus, Lin. Jiiss. Spr. Invoglio universale pinnatifido, o pennafo. In- tohicri parziali interi, o 3-fidi. Fiori subraggianti a margine calicino S-denlato, e petali smarginati, in- llessi. Carpadelio come nel genere precedente: val- licelle 1-viltatc. 237. D. Mjximus, Desf., Guss. A caule scabro (vieppiu in cima) per setole re- tropiegale: foglie 2-3-pciinalo-divise coi segincnti di- sugualmenle iiicisi , e Je lacinic ovale (di rado lan- ceolate) sub-spuntonate: invoglio pinnatifido, piu cor- lo deir ombrella ; involucretti piii lunghi Aelle om- brelletle col niargine menibranaceo cigliato, gli esterl ni 3-parlili (c rare volte pennato-fessi): aculei de- frutlo glochidiati {Bienne). D. mauritaniciis , tlcria non Lin. Volg. Sic. Vastunaca sarvarggia. Aprile-Luglio, e nei luogbi freschi continua con picciolc onibrelle sino ad Agosto. Nci colli da pertutlo, c su i cigli dei carapi aridi {^Pclrara ec. ). Caule rigido coperto di setole retroflesse , che nclla base di esso sono piu numcrose e piu molli , poi piu rade, piu rigide, ed assaissinio piu nclla parte supcriore. Foglie cortamcnte irsutc piu al di sotlo che nella pagina superiore: picciuoli irsuto-scabri co- me il caule con setole alia base estcrna e mari^ina- le di cssi, I'olte, lunglie, molli, come nella base di quelle: lacinie di rado lanceolate. Peduncoli lunghi scabrosissimi sotto 1' ombrella per picciolissimi aculei. *24- Ornbrelle principali palmari o semipedali , ed anche mai^giori in diametro, plane, coi raggi centrali cor- tissTmi, quelli della circonfcrenza assai lunghi inflessi ad arco, forlemente contralte in globo dopo la fiori- lura: ombrelletle convesse, Involucri pennatofessi (a lacinie lunghe, lineari, subulato-aristate) non appog' giati aH'ombrella, jna piegati ad arco sotto di essa, nella base slriati e mcmbranacei ai margini, e qual- che volta anche cigliati : cosi pure gf involucretii , die dalla parte interna sono lineari, semplici. Cmdi, ;;e- duncoli, raggi deW ombrella e picciuoli striali. Pe- tali prima d'aprirsi alquanto porporini, poi bianchis- simi, raggianti, grandi : fiore centrale dell' ombrella solilario, sterile, subcarnoso, fegatoso. Carceruli ovati con aculei lappulacei, quasi lunghi quanto la lar- ghezza di quelli. 238. D. MuRicjTUs, Lin., mantis, Ucria, Desf, Spr. Poir. Guss, Ispido, a foglie 3-pennato-divise (glaucescenti) con le divisioni rnoltilido-incise, e le lacinie slrcltamcnte lineari-lanceolate: foglioline dell' involucre quasi bi- pennatofesse, finalmente richinate, piu corte la meta dei raggi dell' ombrella: aculei del frutto peltalo-lap^ pulacei (argentei), dilatati e coerenti allfi base, con selole pill corte fraramischiate ad essi (Annuo). Caucalis Daucoides Tingilana, Moris. Caucalis Daucoides Lusitanica, Tourn. Arledia muricala, Lin, sp. ed. 1. Plalgspermum muricatum, Hoffm, et Koch, Folg. Sic, Vastunaca sarvaggia. .; , ; Maggio-Giugno . Tra le biade, e nei campi argillosi, ma non molto frequente. Caule erelto, patentemente ramoso all'apice 2- 5-pedale, inegualmente slriato, ispido, per lunghe se- tole (da 1 tj2 sino a 2. linee e piii) dritte, o va- 12:; riamente curvalc, patent! , incguali basilate di piccioli iubercoli. Piccioli primarii e secondarii. e tutta la supcrficie infeiiorc dclle foglie sotolose come i cauli, con selole lassamcnte incurve, piu lunghe e piu folte su la base dilatala guainante del picciuolo cti' e pur pelosa neH'interno, restando nudo solamente ii solco superiore di quesli picciuoli, che pur sono slriati co- me il caule. Foglie dccomposte a lacinic lanceolato- acuminate, cortamente aristate, cigliolate ai margini, appena larghe una linea. Ombrol la cenkde (del dia- mctro alquanto piii di 4-. pollici) piu bassa doile la- teral!, che sono piu strette gradatamente in diame- iro; tutte cortamente peduncolate (con peduncolo ap- pena 2-pollicare, foltamente ispido alia base dell'in- Tolucro) concave coi raggi del centro appena semi- pollicari, quclli delta periferia 2 */2-3-pollicari: om- brellelte piane: raggi deU'ombrella ispidi come i cau- li : raggi dclle ombrellette scabrosetti cortissimi : gli uni e gli altri incurvi. Invoglio universale pcnnato- fesso, con qualche lacinia nuovamente 2-fida, sub- eguale ai raggi esterni dell' ombrella, o un terzo piii corto di essi, patente, poi riflesso: involucri parziali esterni pcnnato-fessi, doppiamente piii lunghi dei rag- gi deir ombrelletta; g-rinterni semplici, o 3-fidi, sub- eguaii alle ombrellette. Pclali bianchi: quelli del cen- tro eguali, piccioli; quelle del raggio, specialmente ncllc ombrellette piu estcrne, grandelli, raggianti, 2-parlili , con le lacinic obovalc, elliltiche, o obovato- spatolate, ineguali. Curpadelii grossetti, ellittici, a larghe costole con aculei glochidiati, argentini. I fiori nel scccarsi non rcstano perfcttamcnte bianchi, Guss. nia bianco-pallidi. Tutta la pianta manda odore nau- seanle quasi come il Conium maculalum. 239. D. AunEUs, Dcsf. Spr. Guss. non Sibtfi. IspidOj a caule divaricalamenle raraoso : foghe 126 sub-3-pinnatifide, subirsule, con le lacinie slrette, bisliinghc, acute, uniformi : involucro pennato-fesso, richinato, piu corto delle ombrelle, a lacinie filifor- mi solcate , come gl' involucretti : aculei glochidiati (flavescenti) poco dilatali alia base, piii lunghi della larghezza del frutto bislungo-lineare {Jnniio). Caucalis arvetisis, supremis foliis Gi7igidii, imis carotae Cup. Volg. Sic. Vastunaca sarvaggia, Aprile-Maggio . Tra le bianJe, e ai margini dei campi , ma rado. Caule densamente foglioso con rami divaricato- risorgenli, o divaricato-incurvi, 1-2-pedale, striato, ispido per lunghe selole aculeo-ricurve , o retro- flesse, piu spesse alie articolazioni, ed alia base guai- nante dei picciuoli. Foglie 3-pinnalifide coi picciiioli scanalali, e le lacinie quasi piane, ovato-o-lanceolaio- acute, uninervose, subspincscenti all'apico, piu o meno appressate, uniformi, non piu larghe d'una li- nea. Picciuoli e foglie ispidi pur essi di setole acu- leate, ma piu brevi. Foglioline dell' invoglio piii corti la meta dei raggi piii csterni deH'ombreila, pinnati- fide, 0 soltanto 3-fide con le lacinie lineari subulato- spinescenti all' apice. InvolucrcUi esterni 3-fido-sub- ulali, quasi uguali ai raggi piu lungbi dell' ombrel- letla; gl' interni semplici, lineari-subulati, cortissimi. Raggi deW ombrclla striati, ispidi; i centrali cortissi- mi appena lungbi 1-2-linee, poi gradatamente allun- gati sino alia periferia, ove sono 2-pollicari^ dopo la fiorilura alquanto contralti. Nessun fiore sterile nel cenlro dell' onibrelia . Pctali bianchi , benche d' un carneo diiavato al primo spiegarsi . FruUi giallo- gnoli, con aculei giocliidiaii, piii lunghi del dia- melro di quelli, flavi, rosseggianli all' apice. I fio- 127 ri seccandosi nellc carle divengono dilavalaincnle flavi. 126. ToJiYLis, Jdavs. Gaerln. Hoffm. Spr, Invoglio universale incostanto. Intogli parziuli poli-filli. Fiori subcguali con marginc calicino S-den- tato persislente, e pelali obcordalo-2-lobi, inllcssi al- r apice. Carpadelio ovato, coslalo, inleramente coper- to di selole o-di aculei. 210. T. Helvetic J, B. anthriscoides D C . Gus. Syti. A caule eretto, palentemcnte ramosissimo: foglie due volte pcnnatofosse con Ic ullinie lacinie ovalo- lanccolalc, incise, la terminale (nolle cauline) allun, gata: involucro sub-1-fillo, lineare; iuvolucretti poli. filli: ombrella 5-8-radiata.- aculei del frutto scabri , glochidiati (annna). T. Anthriscus Spr. Giiss. sup, Caucalis arven- sis, Pers. W. Ten. fl. nap. prod. C. Leploph!jlla,Ucria, 7ion Lin. C. aspera b, Lam. C. hamilis Riv. C. Iielvelica, Murr. Jacrju. C. infesta, Curt. C. sege- talis, Thuil. Scandix infestaLin. Torglisinfesla, Iloff. Lt. Lappola campeslre. Volg. \ Fn. Caucalido loullu. Syc. Vaslunaca sarvairiiia. ^o&' Maggio-Luglio. (non k\iT\\Q Guss.) Tra le biade, su i cigli dei campi, negli orli, ogoi dove. per Caule 2-4.-pedale, ramoso sin dalla base, oret- lo, scabroso. Rami erelto-patenti (non divaricali). Fo- gUe scabrc su le due pagine per corli peli appres- 128 sati all'insu, rigidi, coi semmcnti ovalo-lanceolati a base attenuata, o soltanto lanceolati , sempre acuti air apice, e col margine delle uUime lacinio ciglio- lato; r ultimo semmento subeguale agli allri nello ra- dical!, e soltanto allungato (lineari-lanceolato Pers.\ nelle cauline. Foglie intere oscuramente verdi, spes- fosGO-rossicce quando la pianta e gia adulla, Queste foglie tnttoccho nella prima divisione sembrino prov- vedute come di picciuoli secondarii, e sebbeiie i sem- menti inferiori del secondo spartimenlo abbiano pure in apparenza un picciuolo suo proprio, pure non of- frono afiatto i caratteri costitutivi delle foglie compo- ste, e spesso le pretesc foglioline vanno saldate Tuna con r altra per lo mezzo delle basi prolungate o con- fluenti ; il percbc pare non essersi iatto a buon pro- posito chiamandole 2-pinnale/ equivoco comune ad altre descrizioni di specie moltissime di questa fami- glia delle ombrellate. Picciuoli sublereti, docciati di sopra, pelosi o scabri come Ic foglie, a base dilata- ta raczzo-guainante. Involucro per ordinario formalo d' una sola foglia mezzo-abortita, lineari-subulata, ap- poggiata ai raggi deH'ombrella.- alcuna volta altre due foglioline piu abortite, appena lunghe una linea. Ombreila alquanto convessa, poi contratta. PqIciU bianchissimi, raggianti, a lobi obovati, appressata- mente pubescenti nella pagina esteriore. Stili diver- genti (non rillessi, Z'ers.) Slami ed antere bianchi. Aculei del friitto subincurvi, dentellato-ispidi, glochi- diali air apice, spesso rosseggianli. . 24-L T. Purpurea, Ghss. A caule eretto, patenfemenfe ramoso: foglie 1- 2-volle pennato-fesse, uniformi, a lacinie lanceolate, intere o incise, eguali : involucro quasi nessuno: in- volucretti poli-fdli; ombreila 2-4-radiala: petali sub- 129 rolondi (rosci) aculci del frullo scabri, uncinati, (non glochidiali ) (Annua). C. purpurea Ten. Torilis helvetica y purpu- rea, DC. Aprilc-Maggio. Nolle valli colline, e al basso nei laoghi pefrosi aridi al margine dei campi c Ira le biade (Pelrara). Specie vicinissima alia precedcnte, e forse non immeritamentc confusa con essa dai Ch. Eerioloni, e DC. , se si tenga ragione del solo abito, e vieppiii delle foglie, dovendo aversi per carattere di nessun momento la lacicia tcrminale non allungata. Ecco pero migliori dillercnze. Caula meno scabroso: om- brelle 2-4-radiale (per ordinario 2-3) a raggi ine- guali : petali d' un bel roseo carico, o porporini, coi lobi orbicolali : aculei del frutto uncinati rossici: fio- rifura piu primaticcia. Imolucro nessuno ( nol vidi mai 1-fiilo). 2i2. Tor. Nodosa, Spr. Cuss. A foglie due volte pcnnafo-fesse, uniformi: om- brclle ascellari, glomerate, quasi sessili {Annua). Tordylium nodosum, Lin. Jacqu. Caulis, no- dosa, Iluds. inild. C. nodijhra. /Jllioni, Lam. C. nodoso, echinalo scmine-, Cup. Moris. Daucus an- nuns ad nodos floridus, Sec/u. pr J \ It. Lappola nodosa, Lappolina. ''' I Fr. Caucalide nodillore, Tordylier nodi/lore. B. Pcdiincularis, Ten. Maggiore, ad ombrclle lun- gamcnle peduncolate. Marzo-Maggio. Tra le biade, ai margini dei campi, nei rudcri, lungo le vie, dovunque. Co/i/etfom lincan-lanccolati. Fusti Tamos'i, coi ra- il 130 mi rigidi, piu o meno allungali, patenti o divaricati. FofjUe appressalamcntc irsule , e alle volte come ca- nescenti, quasi pennate, e le quasi foglioline pen- nato-fesse acute, con le lacinie lineari-lanceolate, ci- .^liolato-seghetlale ai margini. Caule picciuoli, e pe. du?icoli appressatamentc scabrosi. Ombrelle (non ses- sili, Guss.), ma cortamente pcduncolate Cnella var. B. il poduncolo piu lungo d'un pollice), ascellari, composte di fiori sessili e quasi sessili, e di corti rag"i, clic sosfcngono altre ombrellelte. Petuli mi- nutissimi hianco-verdicci, o dilavafamente carnci. An- tere porporine. Involucri filiformi viilosi(non nulli). Carpadelii eslerni armati di setole ; grintcrni muri- cati, e qualcuuo setoloso soltanto all' apice. 127. Sc^NDJX, Lin, Juss. Spr. Nessuno invoglio, o in vece di quello una fo- glia smarginata, o pennato-incisa. Fiori raggianti col margine calicino svanito, e i petali smarginato- inflessi. Carpadelio pirainidato, rostralo, otlusamente S-costato dai due lati, con le vallicelle oscuramenle l-vittate. . '" 2'i3. S. Pecteh, if. Ucria, Guss. A caule con rami eretti, e picciuoli da ogni parte mollemente pubescenti.- fogiie pinnatifido, de- composte, con le lacinie lineari, acute: peduncoli eretti, corti, frutti lungamenle rostrati : rostro col dorso glabro e i margini seghettato-cigliali {annuo). S. peden-Veneris^ Lin. S. Australis, Berlol. pi. gen. esclusi i sinonimi, non Lin. S. semino ro- stralo, vulgaris, C B.Cup .Chrophgllum pecten, Loisel. Folg. 131 Myrrhis pcclen-Feneris , Allion. Peclen Veneris , Dod., Matlh. It. Spillettonc, Petlone di Venere, Acicola, Acicula, Acucula, Forasacco, Tarpaterra, Crocella, Spillo di Pastore. Fn. Aiguille du pasteur, ou de Venus, Scan- dix peigne de Venus. Sic. Zaccurafi, Auggioli. Febhraro-Aprilc. Tra Ic biade, nci prali, nci luoghi erbosi, ai margini dei campi. Fusto ramoso sin dalla base, oscuramente slria- to, trasparente nolle slric, 1-2-pedale, ingrossato solto alio arlicohizioni, per ordinario di color baio alia ba- se. Lacinie dcWe fo(/lic mczzo-scanalate, minutamente ciglialo-scghcltate ai margini, e su la costola nella pagina inferiore, glabre nella superiore. Picciuolo su- pcriormente scanalato con base dilalata abbraccianfe, membranacco-scariosa e cigliato-pubescente ai mar- gin!. Qualche pelo patenlissimo sparso qua e la sul rcslantc dei picciuuli e su i rami. Cawiii glabrissimi (non scabrissimi a rilroso Guss.), corti due o due lince e mezzo. Invohwrelti sub-o-fdii, 2-fido-3fidi, a base cuneata, con lutle le lacinie cortumenfe cigliate ai margini. Pare pero che debbano dirsi piuUoslo involucri cbc involucrelli, giacche le ombrelle sono scmplici, a mcnoccbe non si vogliano riguardare co- me raggi di ombrclla i peduncoli, ossia le ultime iiiforcature del caule. Fiori biancbi, coi pelali spa- tolato-cuncati, rilevali longiludinalmente da un nervetto mcdiano nella pagina superiore; uno piii grando piu eslerno, spesso corlamente spunlonalo all' apice ; i due lalcrali piii piccioli, subeguali, gli ullinii due 132 (i niu interni) minimi, I' uno non 1' altro pure sub- eguali. Carpadelii scabri, compressi 4-lineari, quasi 2-saccati alia base, cioc con duo prominenze ai due lati. Rostro lunghissimo, 2 /ya-S-pollicare pure com- presso, ma in ragion coulraria del frutio, glabro, e piu oscuramenle costolato del carpadelio su Ic due facce convesse, e coi margini largbi ij3 di linea, scghettalo-cigliati, o raeglio tuUi corperli di corle se- sole, erotic e rigide come i denti d'una sega. In cia- scuna ombrella non aiiegano di ordinario, che 4-6 fruUi; gli altri fiori rimangono infecondi, e restano i rudimenti filifonni del gambo sempre piu lunghi dei gambi frutliferi . Stili persistonti, drilti, rigidi, alquanlo divergent!, in posizione opposta ai lati stretti del rostro. Nei carpadelii vicini a maturita le coslole quasi sono obbliterate, e non si mostrano se non che per le vallicelle, che hanno gia acquistalo un color ncrastro. Trovasi spesso questa pianta a foglie inleramcnte glabre. 128. Am MI, Lin. Juss. Spr. {It. Fn. /Immi) ' Invoglio pennatofesso: involucreUi ?,em^\\c\. Fiori raggianti col margine calicino svanito, e i petali in- flesso-cordati. Carpadelio bislungo, lisoio, gobbo alia base, con cinque costole acuto-svanite da ambedue le parti, e le vallicelle convesse, 1 -vitiate. 244'. A. Majus, Lin. Ucria, Guss. Glabro, a caule striate, semplice alia base: fo- glie a margine cartilaginoso, acutamente segheftato; 133 Ic inferiori pcnnale con le fogliolino lanceolule; lo supcriori molli-fcsse a lacinio lincari (annuo). A. vuljjarc; Hod. Cosenlino yilli Gioen. Vol i . A. cicutaofoUum, Hdld. A. Fuchsii, foliis incisis, Cast. !It. Amrai, Hizzomolo, Rindomolo, Goiniuo nostrale, SofTioiie; Capo bianco, Fa. Grand Amrai. Sic. Sponsi di gersiminu. Dalla fine di Maggio a Luglio. Kei cainpi aridi, e tra lo biadc. Cotdedoni lineari-lanceolati, strelli. Caule ramo- so, palente, l-4--pedale, angolato-slrialo flessuoso, ri- gido. Picciuoli slriati . Foglio primordiali scmplici , cordato-ovale, dcnlalo-crenate, subincise. Fogiie carat- teiisliche, e caubne inferiori pennate, con la foglio- lina api.cilare bislunga, o 3-fessa; le laterali (2-4-) bihhuigo-lanceolaie, od ovate, a base obliqua: le cau- lino supcriori variamente mollifesse o decomposte, a lacinie piii o nicuo larghe, lanceolato-lineari ; tutte coi picciuoli docciati , spcsso aculoato-scabri hingo i bordi della doccia, e coi margini dolle lacinie scgliet- tato-aristati ( tranne le caulinc superiori, che hanno i scnimenti inlcri alkingafi, lincari-carinali, aristati soltanlo air apice) d'un vcrde pin lucido nella pagi- na inl'eriore. Inrolucro di molte foglioline pochissi- mo rncmbranacce ai margine della base, richinate, 3- llde (di rado pennalofessc) con le lacinie filiforini aristato allapice, quclla di niezzosemprc piij lunga. Invo- lucrclli somplici, subulato-setacei, aristati, nella base membranacei ai margini, richinali. Ombrella conves- sa. Petali biancbi a lobi inegiiali, snbrotondi, non inllessi: organi genilali pur biancbi. Raggi dell' om- brella subangolali, scabrossetti all'ingiu, />w^/i minuti. 134. 129. CoNioiU) Lin. Spr. ( CicuTj, Juss. noti Lin.) Invoglio universale sub-poli-fillo, riflesso, assai pill corto deir ombrella ; invogli parziali smezzati 3- filli. Fiori non raggianti a margine calicino svanito, e a pateli inflesso-obcordati , ineguali. Carpadelio ovato, solido liscio, con cinque costole da ogni parte ottuse, crenulafe prima della raaturita, e le vailicelle striate senza vitte. 245. G. Mjcbljtvm, Lin. Ucria, Guss. A caule erello, macchiato, glabrissimo : foglie 3-pennato-divise , coi semmenti lanceolati pennatofcs- si e le lacinie intere, o acutamenfe seghettale.- fo- glielte d'ambedue gl'involucri ovate, acuminato-sota- cee, corte (1-2-lineari) (Bienne). Cicula virosa , Ucna non Lin, C. maculata, Lam. fl. fr. C. major, (J. B. Cup. Lam. Diet. Encicl. Cicuta, Dad. Maith. I It. Cicuta raaggiore, Cicuta comune, Erba grande, Conic maccbiato. Fit. Cigue ordinaire, Gonie tachetee_. Sic. Cicuta. Marzo-Maggio. Lungo le vie vicino i fiumi , e intorno agli ovili {Asinaro, Cassibili). Caule tubulato, cilindrico, esilmente striato , alto da tre a sei piedi, raraoso nella parte superiore, sparse su lutta la parte inferiore di piccole macchie !3J> nero-sanguigne . Foglie d' un vcrde oscuro. Invogli richinali : involucrelli subincurvi: tulti ovalo-acumi- nati, dentellali ai inargini, piu corli dei raggi. e dei raggiolini. Pelali obcordalo-cuncati, concavi all'apicc per lo rialzamento dolla carina, bianchi. Onibrctlc apertissime e numerosc, ma non mollo grandi. Frulti piccioli 130. SiVM, Lin. Jiiss. Spr. {Fn. Berle Sic. Scavuni) Invogli universal! e parziali polifdli, e 1' univer- sale qualche volta nullo. Fwri non raggianti a mar- ginc calicino 3-dcnlato, poi svanito, ed a peiali cor- dali. Carpadelio liscio, subprismatico con cinque co- slolc ottuse da ambedue le parti, e le vallicelle al- quanto convessc; vitiate. 24G. S. JtiGvsTiFOFivM, Jacqu, JF. Guss. A caule striate, eretto: foglie pennate: foglioline inegualmentc inciso-segheltate: ombrelle pcduncolate opposle alie foglie, e lerminali.- involucro fogliaceo, subpinnatindo, piu corto dei raggi {Bizocarpico). Benila anrjusti folia, Koch. Sium nodi/lorum, fl. Dan. non Lin. S. incisutn, Pers. S. olegans foliis profunde denliculali, Cup. Sium, Mailh. Sium mat- thio/i, CasL Sison aqualicum humilius, Moris Sison sive opium paluslre, foliis obloiigis, C. B. Cup. 1 It. Erba cannella. Volg. I Fn. lj(3rle a feuilles etroites. I Sic. Scavuni. 136 Maggio-Liiglio. Nei magini de'fiumi, dei ruscclli , dei fossati ( Asinar o , Cassibili ) . Cauli fistolosi, slriato-solcati, con 1' eta alquanlo, foschi, l-3pedali', cascanti , diffusi. Foglie pennate in calTo : foglioline inciso-denlafe a sega (T apicilare spcsso 3-loba ) quelle delle foglie inferiori larghe alia base alquanlo piii d' un pollice, lunghe 2-2 1J2 poll, ascendendo gradalamente piu piccole, tuttc coi denti ineguali, patenli, aculo-aristati ( acuminato-aristaii nella superiore ) , esilraenle nervoso-venose, coi nervetti sa- lienli nella pagina superiore, e le vene reticolato-dia- fane : picciuolo a base dilatata scmi-abbracciante sli- puliforme. Ombrelle peduncolate a moUi raggi filifor- mi, ineguali , piii lunghi dell' involucro : ombreUelle piu corle, 0 subeguali agli involucrclti : fogiiette d' am- bedue gi' involucri altre intere, lanceolate, 0 lanceolato« lineari, acutissime, altre 3-fesse all' apice : tulte ine- guali , patenli a margine strettamcnte membranaceo . Ynitii nella maturita nericci . 24-7. S. Intermedium, Ten. Fl. Nap. 111, e Syll. Guss. fl. sic. siippl. 1, e Sj/n. fl. sic. i,?io?iDC. A caule repente, striate : foglie pennate in caffo. con le foglioline (3-3 ) ovato-lanceolate , quasi ugual- mcnle seghcttate, 1' impari piii grande a base ovata, sub-3-loba: ombrelle quasi sessili, opposte alio foglie : involucro 1-fillo, interissimo, spesso deciduo, e invo- lucretti lanceolati. (Bizocarpico) . Sium nodiflorum^ Guss. prod. 1, non Lin. Aprile-Giugno ; pochi liori sino a Luglio , Ai margini dei fiumi e dei ruscelli, e nei luoghi acquitrinosi. Caule radicanle ai nodi, prostrato, dilTuso, ramo- sissimO; allungato, angolato-striato ad angoli oltusi, e 137 slric incijuali. Fo(jlio glalirc, lucidc, a base del pic- ciiiulo dilalalo-guainaiile , nicnibranacco-scariosa. Fo- glioline incise a veri denli di sega con qualche pic- ciola ineguaglianza (non subdentate, Ten., non dcntalo- crcnale, Guss.) di figura ovato-lanceolataj e I' estrema spesso piu grande a base ovata ( non cordafa, Guss.) 3-loba, 0 2-loba con uno dei due lobi lalerali obb'te- rato ; e di quesli lobi della i'ogliolina apicilare quel di mezzo ordinariamcnle lanccolalo , allungato , piu grande , i due laterali bislunghi, aculi : non di rado tulti tre lanceolati od ovali, i due lalerali serapre piii piccioli a base connata, e quel di mezzo quasi diviso dai due lalerali , allenualissimo nella base. Ombrelle a raggi incguali apcrli, corlamcnle peduncolale (pe- duncolo 1-3-lincare , non sino a 9 linee, Guss.) lalora assolulamcnlc scssili , opposte alle foglie , e qualche volta inscritc all' ascelle dei rami (non delle foglie) . IiwoqUo alle voile 2-fillo . per onlinario nessuno : io- volucreUi lanceolati C-7-filli. interi, deflessi, a mar- gine alquanlo scarioso, rillesso-incurvi . Pelali bianco- cenerognoli , minutissimi . Antere carnee . Semi con le coslolc 1-striale sul dorso . 131. Seseli, Lin. fuss. Spr, Nessuno invof/Iio : incolucrclli mcno-o\\go-\)o\\Ci\\i . Fiori uniformi col margine calicino cortamenle e cras- samento 3-denlalo, e i />e/aA bislunghi indivisi, invol- tali. 0 arcuali. Carpadelio ovale bislungo , liscio o scabroselto , con cinque costole ollusc , grosselte da ambedue le parti, e le valiicclle 1-2-viltate. 248. S. ToitTuosiii B. maihtimuisi, Lin. Guss. A cauli divaricalamcnlc rainosi , rigidi , slriali : 18 138 . . . ■ foglie due voile pennalo-divise coi semmcnti lineari , inleri o 3-fidi, confluenli alia base, avviciaali, acuini- nali , scabri lungo il margine e la carina guaine bis- lunghe otiose , le supcriori menibranacce alia base ; involucretti polifilii cguali ai raggi uniformi deiie om- brcUelte : frulli pubcscenti scabrosi. {Rizocarpico) . S. iortuosum y (jraecum , DC. S. Massiliense, Mailh. S. massiilonse Dioscoridis verinn, Casl.Seseli massi/iense, foeniculi folio , Cup.Foeniculum torluosum glaucius, laUorifnlio, Idem, Scllcnibre-^ovendjie , Nolle arene del lidoralo frammiste di terra ve^ gelabile, e qualcbe volla ancbe su i tagli della costa ( CannileUo ) . Gomccbe per la stazione non sembri diibbio, che sia la variola marilimum di Gussone, lullavia non si avvera la dilTerenza nolaia da quel Gh." Autore , ed ancbe da Tenore inlorno agl' involucretti, i quali sono coslantemente uguali ai raggi delle ombrcllctte , an- zicche piu corti quasi meta . Nulla posso asserire su r altezza del fuslo , e su la larghezza delle foglie comparatamente alia varieta a, non essendomi questa affalto conosciuta. Diro soltanto cbe il caule e fles- suoso , ramosissiino sin dalla base , e non s' innalza piii in la di piedi 2 ij»ai»«un " II uo. Stjtice, fFilld. (Fn. Sialice, Gazon (T Olympc) Fiori spicato-pannocchiuti. Calice 1-fillo, inlero, picgheUato, subscarioso, tubulato. Pelali 3. subcon- nati. Stami piantati su la base dei pctali. Cassula evalve, 1-locularc, 1-sperma, cbiusa nel calice. Tro- fospermo (iliformo che sccnde dall' apicc delia cassu- la , e si aUacca al seme presso la sua base, e lo tiea sospeso. Radicina inferiore. 258. S. LiMONWW, Lin. Ucria, Guss. A foglie bislungbc, rislrcUe in picciuulo, oUu. se, subondatc nel margine, quasi snervate, mucro- nate airaiiice o verso I'apice ricurvo: scapo pannoc- cliiuto, terete, erello, senza rami stcrili: fiori avvici- nati, spicato-corirabosi, unW^iaxaXi (liizocarpica). 152 Limonium manlmnm mojiis, CB. Cup. L. ma- jus, Cast. Limonium, Malth. Volg. Fr. Statice Behen. Giugno-Ottobre. Nei luoghi uliginosi ed inondati maritli m i (AccJ). Foglie coriacee, glabrissime, Ijislunghe, atlcmiale in lungo picciuolo, ottuse e spiinlonale all' apice, lar. ghe nel mezzo e slrette ugualmente alle due estre. mita, anzicche obovato-bislunghe Giiss. , con la coslo. la lulta prouunciala su la pagina infcriore , nulla ap- parenle nella superiore, ove scorgesi soltanto una oscura diramazione di nervi oltusissimi, concolori alia foglia. Scapo ramosissimo , 2-3-pedaIe, ed anche pill alto, subterete, rugoselto, coi rami ricurvato- patenli, cbe fanno un largo cespuglio. A ciascuna di- visione dello scapo un involucro, acuminato scarioso. Brattee 2-3-flore , scariose e bianchicce ai margini, verdi nel disco. Fiori unilaterali d' un violetto alle- gro. AnleTQ bianchicce: ■petali obovali subretusi con lunga unghia 259. S. SmiTBii, Ten., b. Major, Guss.fl. sic. siippl. 1 . e syn. A scapo pannocchiuto, cilindrico, d' un piede e piu oltre; rami inferiori sterili, quasi semplici: foglie bislungo-spetolate, 2-poliicari, ottusissime, attenuate in lungo picciuolo: fiori per ordinario numerosi, densis- simi, subincurvi, in spighe 2-pollicari: calici acula- niente dentati : brattee 2-4-flore {liizocarpica). S. Oleaefolia, Smith, Guss. prod, non Scop. Limojiium marilimum mifius oleacfolio Lob.? Cup, Statice limonium minus, Barr. et Ten. Maggio-Otlobre. INei luoghi tufacei mariltimi. • ii 133 Foglie a margine intero od osctiramenio dcnlel- lato, 2-pollicari, punteggiate ad ambedue le pagine, ma pill nella superiore, ove son pure piu scabroset- te: non 3-nervio, ne venose, ma piutlosto corruijate (talora oscuramcnle 3-nervie dove prolungansi in pic- ciuolo); bensi otluse con corlissimo spuntone, o pu- re rotondale all' apice . Scapi flcssuosi a zigzag, da mezzo piede sino ad uno e piia oUre, coi rami eretto-palenli , subdicolomi, allernati su ciascun an- golo dello scapo, rugoso-scabrosetli per picciole pun- te, afilli, menocbe solto 1' inforcafura di ciascun ra- mo trovasi una specie di stipola, o involucre trian- golari-aculo, semi-amplessicaule, lungo lin, 1 tfs-l ij'2, scarioso, fosco, un poco menibranaceo ai mar- gin!. Hami inferiori 2-\ slcrili, rngoso-scabrosetti co- me gli altri (non lisci Giiss.). Fiori fastigiati, unila- lerali, sopra spighe ricurve 2-pollicari. Bratlea esle- riore piu grande, otlusa, verde, scarioso-spadicea ai margini, scabrosella: due picciolissimo bratleole laic- rail, eslerne del tullo scarioso-spadicee ineguaii: le interne, una alia base di ciascun fiore, son pure sca- riose- ma spesso non colorale, alquanlo piu corle della bratlea grande estcrna, concave., sovenle cadu- clie . con nervetto verde scorrenle per la carina, piij slrelle da un lalo e percio obblique, intere o smar- ginalo-dentcllale. Anchc la brallea grande esterna ha per lo piu I'un margine scarioso. piu larghetlo dell'altro, e in tal caso e denlala all' apice lato il piu corlo. Calici a tubo strello scarioso-spadiceo, ollusamentc dentati, coi denti bianchicci tagliati alia base da un nervo spadiceo aculissimo : son come cinque ncrvi setacei, clie si prolungano dalla base del lubo sul Icnibo menibranaceo del calice. Pclali smarginati. o mei;lio 20 '' 2-lobi, roseo-amarantini, L' ultimo fascello delJa spi- ca (che quasi sempre e ricurvata) spesso pedunco- lalo, gli allri sempre sessili per lo piu allernati in due scrie, sempre unilateral!. Fiori di rado solilarii, no solamenle a 2-4 nelle braltee inferior]. Antere flave, salienti sino alia fauce. Radice nerastra, legnosa. La Sialice Intermedia Guss. ha tanti punti di soraiglianza con qucsta da indurre sospetto, che non sia se noa un' identica specie. Pare non esistere tra esse allra piia grave diU'erenza, che la raancanza nella prima dei rami inforiori sterili; ma cio puo prove- nire dalla stazione diversa, giacche la specie nostra crescendo in luoghi aridissimi, e probabile che non abbia vigore di portare tutti i rami a fioritura. Peral- iro nella Intermedia non e costante la mancanza di questi, assicurando lo stesso Ch. Gussone averne ve- duto uno 0 due sterili. Alia mcdcsima causa della stazione polrebber pure attribuirsi i fiori qualche vol- ta riuniti sino a 6 nelle brattee della hitermedia, che gia assicurasi provenire nei luoghi inondati salsi. 260. S. SiNUJTj, Lin., Ucria, Guss. A caule erbaceo, subcilindrico, alato; foglie ra- dical! sinuate; le cauline prisraatico-3-alate, lineari , acuminate, crespo-dentate: calici imbutiformi (colorati) col lend)o dilatato, otlusissimo, indiviso-crenulalo (Hi' zocarpica). Limonium peregrinum foliis asplenii, Cup. Ci- coria globulare, Imperato. Limonium i?iciso folio, Bug lossi /lore, Barr. , •": , ; , Folg. Sic. Sempriviva. ,,,,..; Giugno-Luglio. Nelle rupi, e nei paschi marittimi. Foglie radicali piuttosto sinuate , che sinuato- lirale, giacche senfplicissimo e non ingrandito e il lobo deU'apice: per tale sinuosila hanno poi un non 153 so chc di rassoiniglianza con quelle della Capsella Bursa-p'astoris : lobelli lateral! o raozzi o conoidei, od anche rolondali, cigliali di corte seiolc: pagina su- periore verrucosa, perclio sparsa pure di cortc setole basilate, piii verrucosa lungo la costola: pagina in- feriore quasi glabra, glabrissima sopra la costola: aa- golo dei seni sempre ottuso. Foglie cauline prisma- tico-3-alate , lineari-acuminato con 1' apice alquanto indurito scarioso: tutte (siccome le ali del caule) spar- samente pelose e scabrosselte col margine delle ali ordinariamente ondoso-crospo dentalo. Cauli tisov genii, diffusi, 0 suberelti, l-I /ya-pedali, con 1' asse non an- cipite. ma piuttosto subrotondo, 4--6-alato per lo de- corrimenlo delle basi delle foglie. Fiori aggruppati in spighctte sopra una specie d' involucre distico co- me quelle delle spighe del genere Cynosurus: •i-G, o pill di questc spighette riunite poscia unilatcral- nienle in corimbo all' apice dei rami. ^raZ/ea interna coriacea, rigida, verde, 2-4 flora, irrcgolarmente den- 4ata air apice (denti spesso 5.) carinata: braltee ester- rie ovato-acuminatc, scarioso-membranacee, quasi spa- dicee. Calici col Icnibo dilalato-screpo d'un color vio- lelto dilavato, che persiste anche nelle piante secche. Poiali riunili come in imbuto, spatolati, flavi: organi (jenilali flavi. 136 141. LiNVM^ Lin, Juss, (Fn. Lin., It, Lino, Sic. Linu) Cal. pcrsislente sub-S-sepalo . Pc(a/i o piantati insieme con gli staini sopra un anello perigino. Cas- sula globosa 3-10-valve, con tramezzi marginal! , ver- so il mezzo aderenti, e logge 1-sperme. Semi ova- ti, pianeggianti, nilidi. > . * A petal! cerulei. •. , 261. L. UsiTy4TissiuuM, Lin. Ucria, Gitss. A caule subsolitario, o piu di uno della slessa radico : foglie lineari-lanceolate sparse : calici niem- branacei al marginc. lanceolato-acuminati, e glando- losi : pelali ondoso-cresposetti all'apice: cassule spon- ionate: fiori corimbosi {Annuo). Linum, Matth. Linum sativum, CB., Cast. L. annuum cocruleum sativum, Cup. . ilr. Lino. Fr. Lin. ordinaire. Sic. Linu. ■ ■ , Febbraio-Marzo. Nei campi in riposo, non propriamente indigeno, ma rinascente dai semi delle pianle coUivalo, come pure ha osservalo il Ch. Gussuno, Foghe 3-3-nervie, sparse, cretle o richinate. Fu' sti 1-3-pedali, tereli. Pelali obovato-cuneali d' im ce. 157 ruleo allegro, venali d' un violelto bluaslro, con I'a- pice ondoso-cresposolto (aazicche crenato Guss.). Impiegasi quello coltivato agli ordinarii usi cco- nomici. 262. L. Angvstifolivu, Smith, Iliids. Pers. Giiss. A cauli numerosi, eretli o risorgenti: foglie spar- se linear! -lanceolate, 3-nervic, docciate: Sepali calici- ni cglandolosi sub-3-nervii ineguali, e cassule aciimi- nati: petali oltiisi spiintonali.- fiori peduncolati, soii- tarii, sparsi, opposti alle foglie e terminali (Annuo e di rado rizocarpicd) . Liiium Narbonense, Desf. non Lin. L. siculum Garzia, non Presl. L. aroense, Cup. L. tenuifolium, Lin. tar. §, secondo Poll. Li7iiim n. 5. Ginan. Volg. Sic. Liniceddu sarvaggiu. Aprilc-Maggio. Nei colli crbosi. Cauli erbacei scmplici nella base, molti dalla slessa radice, subcrelti o risorgenli, gracili . Foglie allcrne, apprcssate, le inferiori piu spesse, piij stret- le e piu corte, l-nervie; le superiori allungate 3- nervie. Sepali calicini 1-nervosi (con alia base alfri due nervetli lalcrali, bianchicci, svaniti poco visibili ad occbio nudo) a margine scarioso-membranaceo, lua non cigliato. Fiori d' un ceruleo allegro. Cassula mcla piu lunga dci sepali. ** A petali gialli. 263. Lj Galucvm^ Lin. W. Guss. A caulc erclto: foglie altcrnc, lineari-lanccolate: fiori lassamentc pannocchiuto-corimbosi: gambetli egua- li al calicc; sepali del calice cigliali alia base, sub- 158 ulati air apice: pctali ottusi, due voile piu langhi del calici {Annuo) . Linum syhestre bremus, (loscuUs luieis, Gaesalp, I It. Lino selvalico. Volg. I Fn. Petit lin jaiine. I Sic. Linu sarvaggiu. Maggio-Giiigno. Nei pascoii erbosi delle Colline. Cauli semipedali, o poco piii d' un piede, ramo- si, cilindrico-filiformi, oscuramente angoliti , rigidi. Foglie lanceolato-acute, piu larghe alia base Clarghe 2-3-linee^ le superiori alquanto acuminate, non piii lunghe d' un pollice (mentre nel seguente sono an- che 1 /ya-pollicari , sirettissime) gTabre, 3-nervie, quelle della pannocchia lineari-acuminate (md noa mai cosi, come nel seguente ) tutte glabrissime, li- scie, 3-nervie, eretto-accostate, o eretto-patenti, csil- mente cigliolate. Fiori lassamente pannocchiuto-corim- bosi, coi peduncoli subeguali al calice, nei fieri piu bassi doppianiente piii lunghi. Sepali poco cigliati alia base, lanceolato-acuminatissimi, due volte e mez- zo piu lunghi della cassula, rugoseiti aU'esterno sotto la lente, con gli apici nel fiore eretti, poi ricurvi. Pe- tali lanceolati acuti, lutei, una volta e mezzo piii lunghi del calice, oppur meno. Cassule men gros- sette che nella specie seguente. SCi. h. Const jBULOsuM,Beich. Koch. Giis. si/n.s. A caule eretto: foglie alterne strettamente lineari- lanceolate, scabre: fieri glomerato-corimbosi nell' apice dei peduncoli che sono pubescenti nella base interna; sepali calicini ovato-acuminatissimi, scabrosi dal mez- zo air apice, doppiamente piii lunghi della cassula; peduncoli frultiferi eguali al caUce (Annuo). 159 Folg. Sic. Linu sarvaggiu. Maggio-Giugno. Noi pascoli crbosi dclle colline. Fusti coverti
  • ? f ' ii) ■}'} 165 f ************* ****** t ±JLttjti± tjtJJttJt4tiii±Jt±±i,iiJfc tii lA tt ********: TJLi±±ii> ■t.t.i.tit.+ tttt ♦ ti tit t*±*±t.iJ--±ltiit±t±±iJti_+±±A±i ttii Aii t±Jt* i»T¥Ttm r* TT»T r-n-rrm'f f* vnv^^ rrrr + t ^TmrrF? fifTTTT (.-mm tt f t ARTICOLO III. CUUSTACEI Scndoche sono uso non amplificare colle parole e colle digressioni le materie scientifiche, contentan- domi per sistema seguire la sostanza ilelle cose: cosi, miei ornatissimi Colleghi, in qucslo articolo scarso di lavori sui crustacei della Sicilia, mi Iroverete brete e di fuga. Eppero, come il coraporta il mio propo- nimento, darovvi adequata conlczza delle scientifiche novita, che non sono di poca importanza, nulla omct- tendo di cio che e necessario perche possa al mio scope corrispondere. II primo di cui dovro occuparmi in questo di- scorso, prccipuo naturalista che dei crustacei della Sicilia favello, si e 1' illuslrc Rafinesque norae cele- bratissimo, e nell' articolo precedente con alta laude ricordalo. E verra citato a capo degli scrittori tutti della zoologia siciliana ncgli articoli susseguenti per essere egli in tulti i rami di questa branca della storia naturale versatissimo ed osservatore eccellcntc. Quesli con solcrzia descriveva nei primi anni hi secolo che corrc mollissime specie nuove c gcncri 166 nuovi istiluiva di crustacei siciliani. Dopo i pesci, qucsta classe di animali si e quella in cui queslo dollo, secondo le sue stesse parole (1), fece le piii nunierose scoverle appo noi, lalche e£;li dice, sopra » air incirca 180 specie che io vi ho rinvenulo, qua- » si la meta sono affatto nuove: esse verrarino de- » serine e figurale nella mia Plaxologia siciliana. Io » vi ho anche trovato alcune specie raiissirne ed eso- » tiche, come per ragion di esempio \ Albunea sym- )) nista di Fabricius. » Tra i generi nuovi dal prelodato naturah'sta sta- luiti Irovansi il genere Thelxiope, il Melicerlus, ii Mesapus, il Byzenus, il Gryptophtulrmis, il Syme- Ihus, r Jlciope, 1' Jglaope, il Diprosia, il Pisiloe, il Gonolus ec. Delle specie poi ne Irovi dovizia, tal- che lungo riuscirebbe il noverarle a disleso. Ma qui c giusto, o signori, feimarvi un mo- mento, perche io rendo un Iribulo alia verila. Dal- I'epoca in cui scrisse queslo insigne naturalista a venire a noi la scicnza zoologica ha subito nolabili cam])iamcnti. A qi:es1a idea dovole pure unirne una allra, che queslo zooiogisla nelle sue descrizioni in- ciampo nella pcca accuralezza, nell' assai brevila, e quel che e pcggio noil' oscurila. Quindi alle di lui scoperle e nieditazioni non rare innovazioni abbiamo vedulo poriare dai posteriori scribonti. E questo e non allro poleva essere 1' effetlo da partorire il pro- gresso del la scienza. Se poi vi e stato chi ha voluto discolpare il na- turalisla americano, sia pur cosi, nulla a noi cale. (1) Precis des deconverles ct travaux somiologiques de M. C. S. Ralinesque— Schmallz enlre 1800 el 1814 p. 20. 167 L' illustre Principe di Canino parlando di lui al sel- timo Gongresso degli scienziati ilaliaai diceva, che Toscurita delle descrizioni di queslo scienziato eb- bero origino dalT cssere stato ligio c fedele oltremo- do alle opcre cbe gli servirono di guida noi suoi sludi . Lo slesso autore della insigne Fauna italica lo proclamava per lo spirilo di osserva'zione . Ebl)ene, i Genii anche nei loro difetli, nelle loro pecche tro- vano chi stringe un' anna per la loro difesa ; e cio sempre per mostrare di quanla gloria sono de- gni quest' csseri [)rivilogiali. Passando ollrc, per quel eh' io mi sappia dal RaGnesque insino ad Anastasio Gocco prof, di storia natiirale nella universila di Messina non ci e dalo abballerci in alcun' altro cbe della Plaxologia sici- liana occupato si fosse. II Gocco egrogio itliologo, che ha sapulo meritarsi il lilolo di savant dagli scienziati d' ollramonto, e ie laiidi cbe spellano ad attento osservalore e cultore zelanlissimo delle natu- ral! scienze; questo dolto cui Messina sua patria ri- guardare dovrebbe come miglior ornamento , co- raunicava alio esimio William l^lford Leach uno dei consevartori del museo brittanico in Londra, verso il 1832 in una letlera molte sue inlcrcssanli sco- perte di nuovi generi c specie di crustacei dei mari di Messina. Quesla Icltera fu scritta dall'egregio aulore in lingua latina, e dal celebre Leach vennegli fatta pro- messa che sarebbe slala iiiserila n"l giornale zoologico di Londra. Ma secondo quel die poscia ha fallo cono- sccre il sig. Gocco, di quel suo lavoro non gli perven- ne il mcnomo scnlore ; perlochc con allra leltcra ;illo slesso chiar. Leach diretla, ed inserila nel n. vi. delle Effemeridi scientifube per la Sicilia, cd in un po- stcriore travaglio pubblicato nel volume xuv del Gior- 168 nalo (li scienzc Icllcre ed arli per la Sicilia vcnne mano a mano accuralamente rendendo di pubblica ragio- no le sue scoverle alia scienza sominamente inleres- sanli (1). E primamenle piacemi sporvi il conlenulo della leltera teste accennata. Quivi si occupa di tre nuovi crustacei dei mari di Messina, e nella breve inlrodu- zione a codesto ulilissimo lavoro movcndo parola del Portunus Rondeleti di Risso e del Xanto iucisa di Leach accenna da esperto osservatore « che 1' ine- )) guaglianza delle braccia in taluni dei Br achig aster i » podoftalmi non vale a costituire un buon caraltere J) generico e nianco specifico, vedendosi esse ora )) uguali , talvolta quel del sinistro lato piu grande )) del destro o viceversa, e cio indipendentcmente dal- » r influenza del sesso ovvero dell' eta » (2). Passando alia descrizione delle novelle specie delle quali si occupa, chiama il prime dei tre crustacei nuovi Acheles araclmipodus , ( Achele piedi di ara- gno^; sfatuisce i caralteri di queslo novello genere, e spone le speciali caratteristiche che lo distinguono. Crusfaceo bellissirao, unico tra' gamberi che sia sfor- nilo di piedi-inani, compressissimo, molle ed arcua- te, perleche conviene d' assai colle pasife, da cui diflcrcnziasi per la conformazione de' piedi tutli sem- plici, come anco da qualunque allro genere di ma- crogasleri. Questo achelo vien dalle onde gittato sulle spiagge di Messina in raarzo ed e poco comune. 11 secondo costituisce un nuovo gener« attenenle agli Schiropodi erioftalmi, ed a que' sopratutto, che a (1) Effemeridi leiterarie n. 6 giugno 1832 pag. 204. (2) L. c. {69 cagionc del loro capo sprovvedulo di antenne direi, cosi si csprime I'autore, gimnocofali, e viene da lui appollato Orione dal nome del prinio fondatore di Messina. La specie vien chiamala Orio Ornithoramphus (Orione hecco d'uccello). 11 corpo di queslo crusta- ceo e crislallino , molle, trovasi nolle spiagge di Messina balzato dalle ondc in marzo di unita alle fro- niiiiL', alle frossine, al Chiropristis ed alia Charybdis Zanclea dello stesso aulore. A I genere Orio fa egli apparlenere la Charybdis di clie e cenno, pero che I'uguale nome stato era imposto dal chiarissimo Ra- phinesque ad uno dei cruslacei macrogasteri podoftal- mi. Avverle quindi tener come sinonimo della Cha- rybdis Zanclea, 1' Orio Zajicleus, il quale difierisce assai, egli assicura, (\ix\\ Orio Ornilhoramphus per aver quollo il capo corto, olluso , gli occhi grandi seniilimati. \\ corpo conico^ ed il colorito cincreo pun« teggialo di fosco. L' ultimo crustaceo spetla alia stcssa sezione, che per avere il capo fornilo di antenne, potrebbe, dice r autnre, con moiti altri costituire la divisione dei Choralocefali. Quest' allro nuovo genere viene appellalo dal Cocco Biroiiia^ intilolamlolo per fal modo alio illust. Barone Bivona dclle cose della Sicilia illustralore am- plissimo. La specie viene chiamala Biv, Culicina ( B. Zanzara ) e trovasi come i precedcnti, ed in mar- zo . « A dir il voro , cosi si esprime 1' egre- » gio Cocco, esso mi le restare gran pozza in Ibrse » se dovessi fame un nuovo gc nere, ovvero una dolle » fronimc ripularlo. Grandcmcnie difalli le si assomi- » glia ; ma il numcro delle antenne, e la lore co- 90 170 » struttura ne lo fanno baslantemente dislinguere(l). Per ultimo e a dirsi, che in questa lettera fa mensione di allre specie niiove di crustacei da esso lui rinvenute cioe 1' Ischtjrochehis Leachi, la Chiro- prislis litorea, la Charybdis Zanclea ec. E qui direi deU'altra memoria del prof. Gocco inserita nel gior- nale di scienze lettere ed arti per la Sicilia, se, per conservare 1' ordine cronologico, nou dovessi far pa- rola di una memoria iniportante del chiar. Kicolo Prestandrea csperlo farmacista e prof, benemerilo alia universita di Messina ; pubblicata nell'aprile del 1833 nel XVI fascicolo delle effemeridi scientifiche e lelle- rarie per la Sicilia. Da in questa memoria il prelodato prof, la descrizione di sei nuovi crustacei dei mari di Messina. II primo spetta ai Decapodi Brachiuri ; ed al genere Portunus. E' chiamato Portunus Macropi- pus. Somiglia mollissimo al genere Lupa, domenlre per iulti gli allri caratteri apparliene ai Portunidi : » Pero, dice Tautore, dovendosi riformare questi due S generi, come mi tenne avvertilo il celebre Leach, » dovra il mio cruslaceo prendere il nome di Macro- » pipus citrmus, e tenere il mezzo Ira il genere Par- 's timus ed il genere Lupa. » II chiarissimo prof. Co- sta impertanto tenendo discorso di questo crustaceo nella sua fauna siciliana articolo crustacei, Decapo- di Brachiuri , fa riflettere che se il genere « Lupa )) e abbastanza forzalo, siccome si e detto nelle os- j) servazioni al genere Portunus delta Fauna del Re- » gno di Napoli, ben piii sarebbe questo che appe- » na se ne distingue come specie. » (1) Effemeridi scientifiche c Ictlerarie per la Sicilia n. VI. giugno 1832. pag. 208. ■ ' ni Quesla specie chc e slaia descritta minutamcnte dal cluar. Prestandrea si avvicina, com' egli dice, al Porlunus holscdus ( P. Uvidus Leach. ), dal qiale poi si distingue per i denti latero-anleriori , i quali decrescono gradatamente in grandczza avvicinandosi al fronte, essendo il piij reniolo ad angolo retto col diametro longitudinale , e pel corpo bidentato. Al genere Peneus apparliene la seconda specie frcgiala del nome del chiaris. Coeco. {(Abbenche, di- )) ce rautorc(l), questo Peneo abbia le antenne in- » feriori lunghissime, il roslro peloso inferiormenle » e gli ultimi Ire semmenti addominali carinati come )) il Pencils anlennalus (Risso), pure da questo dif- )) forisce per avere il rostro olto-dentato, le scaglie » latcrali cigliale, e le appcndici codali laterali ellit- » tiche: ed il Peneus anlennalus ha il rostro triden- » lalo, le scaglic laterali annate di spine, e le ap- » pcndici codali lanceolate. Spellanlc ai Slomapodi ed al genere Sqiiilla e il {GVio Srjuilla, bruno appellafo, comeche dedicate al chiaris, prof. Bruno da Kapoli. Diligentissimamente descriflo questo crustaceo sembra somigliare a prima giunla alia Sfjuilla Man- tis per il dorso carenalo ; ma ne diflbrisce pel pol- lice tridenteto, per il modo di terminazione del suo corsalello e delle sue carene. Golla Squilla Broad- berUi del Cocco non altro ha di comunc chc il pol- lice tridenlalo. La conform ila del capo, il corpo tri^rono, le an- tenne csleriori forli, triangolari, ed i pic'di del quin- to pajo, caratteri che non si trovauo in qualunque (i) Effemeridi ec. 1. c. .: ■ 172 altro genere degli Anppodi, osservati dal chiaro Pre- standrea in un cruslaceo bcllissimo, trovato suUa spiag- gia spinto dalle onde del mare in febraro, lo spin- sero a formare di esso un niiovo genere, che porta il noma dell' esimio Scina, e che Scind ensicorne viene addimandato: e nello stesso ordine degli Anfipodi al- tra nuova specie rinvenne il prelodalo autore, che piac- quegli chiamare Orio Oxyrliingiis, ed il quale dif- ferisce dall' Orio Ornithiramphiis del Cocco « per ave- » re il corpo piu picciolo, alquanto compresso, di )) color costantemente roseo , il capo assai soUil- )) mente allungato, gli occhi grandi, semilunati, e li » stili della coda proporzionalamenle piu grandi )) (1). Di questo cruslaceo fa per altro menzione il sig. Cocco nella sua seconda lettera da noi avanli cennata, nella quale dice « Diverso e ancora 1' Orni' » toranfo da un altro orione , che il mio discepolo J) Kicolo Preslandrea descrivera, appellandolo Orio » oxyrhingus; conciossiache sia questo piu piccolo, » alquanto compresso, di color roseo, ed abbia il J) capo assai soltilmente allungato » (2), II Prestandrea dell' Orio oxyrhingus tenendo ra- gionamento fa osservare che « questo nuovo genere » di fresco stabilito per il sig. Cocco ec. credo, per » errore tipografico posto nell' ordine Ae Schizzopodi » Erioflahni, devesi noverare nell' ordine degli An- » fipodi, come ne conviene 1' istesso autore » (3). Un nuovo Cyclops finalmente riporta, da lui chia- malo marinus , il quale, sebbene gl' individui di (1) ^- c- (2) Giornale di scienze, letlere ed arti per la Sicilia vol. XLIV. 131. (3) Effenieridi ec. 1. c. 273 questo genore abbiano per loro costume di ahilare le aequo doici, esse c pcro marino, e trovasi abbon- danlissimo, come i'aulore accerta, in sulla spiaggia del braccio di s. Raiiiiero, spintovi da' flutti. E' ben di- verso dal Cyclops vulgaris, e dal C. Castor per ave- re il capo roslrato, e 1' ultimo semmento del torace rotondilo. Tornando ai lavori plaxologici del Cocco, la sua mcmoria resa di pubblica ragione nel giornale di scienze leltere ed art! per la Sicilia(l), e nel novembre del 1833, contiene la descrizione di tre crustacei nuovi dei mari di Messina, dei quali il primo spella ai Porlunidi, che voile inlilolare al chiar. iltiologo Valenlien, chia- mandolo Portunus l^alenlieni, specie distinta, e che non inlVcqucnte rinviensi in mezzo a molli allri por- tunidi. « Scriveva gia al chiar. Leach, dice il signer B Cocco (2), aver queslo mio porluno col suo Port. yi 7iiarmoralus (Malac, Brill, lav. 5.) alcuna simi- » glianza: difl'erirne pero assai perche di macchie co- » slanlemenle slbrnilo; perche i denti della fron- » te ha ineguali e quel di mezzo piu piccolo , ed » aculo, c perche inline i peli dei margin! degli ar- > ticoli dei piedi sono assai divcrsamenle disposti. 9 La seconda specie appartiene a£;li Slomapodi sqvillaridi, una tra le piu belle Sf/ville, rarissima nei mari di Messina, ed appellala dall' autore Squil' la hroadbenti. L' ultimo si e 1' Orio Zancleiis abbondatissima- menle gittato dalle onde sulla spiaggia assieme ad al- tri due Orioni; e dicendo dell" Orio oxyrhingus di (1) Vol. xLiv. n. 131 pag. 107. (2) L. c pag. HO. 274 Prestandrea, fa in nola avverlirc che i caralteri spe- cifici premessi da quest' ultimo autore alia descrizio- ne del suo orione non possono ne punto ne poco convenirgli(l). aConciossiache, cgli dice, sieno quelli J) stessi per nie assegnati al mio gcnere Orio, e tali » quali leggonsi nel n. vi delle EfTemeridi letlerarie e » scicntifiche per la Sicilia. » A tal fine il chiar. Coc- co stende per intero la diagnosi della indicata specie. Nel vol. XIV degli Atti della nostra Sociela leg- gesi la descrizione di due altri crustacei nuovi dei mari di Messina, scoperti dal prelodalo prof. Nicolo Prestandrea. Appartiene il primo ai portunidi, e vien da lui intitolato all' egregio cav. prof. Maravigna {Poi-- tunus Maravigna ) , ed il secondo spetlante al ge- nera Cryptophtalmus formato dal Rafinesque e dedi- cate al chiar. prof. O. Costa, {Cryptophtalmus Costa). Vengo era ad un'alUo lavoro non di mcno im- portanza dei precedenti, che porta per tilolo Descri- zione di alcuni crustacei nuovi del golfo di Catania. letto dair ornatissimo dott. Alessandro Rizza da Sira- cusa airAccademia nostra nella seduta ordinaria dei 23 aprile 1839 ed inserito nel volume xv. degli atti della nostra Societa (2). Queslo giovane valoroso e ricco di conoscenze di storia naturale, comeche a tale studio oltre alia medicina assiduamente intento, ed a cui debbesi in gran parte, come a uno dei zelanti promovitori, la fondazione del Gahinctto letterario e di storia naturale in Siracusa; questo mio dolcissi- mo amico nella sua dimora in Calania presto a rac- (1) L. c. (2) Pag. 367. 275 cogliere oggetti nalurali d'ogni maniera nel nostro lillorale, cbbu a conoscere che i crustacei vi abbon- dano, c che ove attentamente il liltorale in discorso si pcrcorrcsse, agevolmciite si pervcrrebbe a lar di lai animali doviziosa raccolta, in cui di specie rare non si avrebbe difelto, ne manco di nuove. E fale spcrimento lo spinse a forniare col soccorso delie Consider azioni siii cruslacei deirilliist. Desmarests, sua pi'incipalc guida. una collczione di quelli animali, dei quali ii catalogo era sua mente render di pubbbca ragionc, tanto piii, che, com' egli assicura, 1' opera sui cruslacei del sig. Milne Edwards lo avea di gia reso fidente delle propria osservazioni. Neila introduzione difatti alia memoria di che e parola afferma I'autore, che tra le specie rare da Jui posscdule si posson conlare \ Amalhia rissoana, Pi- sa corallina. Lalreillia elegans, Ilerbstia condijliala^ Lissa chiragra, Lambrus angidifrons, Lupa haslala, Uomola Cuvierii, Squilla eusebia, e tante allre, ol- re di alcuni Pilumnus e Sienarynchus novelli, ed un ' Pagurus singolarissimo. Indi toglie a descrivere quatlro nuovi crustacei, de' quali il primo al gen. Cleistotoma di De-IIaan ap- parlieno. E prcndendo le mosse dalle esporre i ca- ratleri che questo genere contrassegnano , scende a dinotare lo caratteristiche della specie nuova che Clei- stolomu GemmcUari appella dal norae del chiar. prof. Gcmmellnro, non ometlendo acccnnare le specialila che il niaschio Ian dillerenziarc dalla femmina della mcdesima specie. Dimoslra poi ad evidenza che questa specie dilTorisce dalla Clcisloloma Lcachii di Edwards , dal- \ Ocgpode C Cleistotoma ) dilalala di De-llaan. dal Macrophtalmus Doscii di Andiiiii , c non puo alTatto confondorsi col Gotwplax sexdentatiis di Pvisso . 27G Segue appresso la dcscrizione di Ire allri nuovi crustacei attinenti al genere Inachus stabililo per la prima volta da Fabricio a spese del Cancer di Linneo, e che ha dappoi subito mollissime divisioni . II priino addimandalo comunissimus dall' Autore, che tale si moslra nel goH'o di Catania , ed anche pill nel mare di Siracusa e di Augusta , potrebbe forse. a dir dell'Autore slesso, essere identico h\X Ina- chus dorsetlensis dei signori Desmarests e Milne Ed- wards, non essendosi potuto convincere del contrario, per non avere avuto solt' occhio la descrizione di quest' ultimo crustaceo : ma se tale fosse 1' Inachus comunissimus del Rizza , il dorsetlensis costiluirebbe una specie diversissima e non una variela dell' Ina^ chus Scorpio di Fabricio , come puo agevolmente ri- levarsi dalla descrizione di quest' ultimo crustaceo dal- r Autore, a racglio afforzare il sue pensamcnto riferila. II secondo e 1' Inachus Cocco , al chiarissimo naluralista di questo nome intitolato . Rassomiglia molto air Inachus ihoracicus di Roux,. « ma la man- 2 canza, dice 1' Autore , di una seconda punta sulla » linea mediana della regione stomacale, la presenza » del tubercolo nella parte anteriore delle regioni » branchiali , e la lunghezza della mano maggiore » della lunghezza del corpaccio, sono motlivi per am- n mettere la mia come specie distinta(l). » Fa inoltre avvertire il chiar. Rizza, in una nota scritta dopo la lettura della sua memoria, che il professore Costa avea pubblicato posteriormenle il crustaceo in discorso col nome di Inachus ihoracicus, ma il nome impostogli non polere essergli conservato per essere state molto avanti dal Roux assegnato ad (1) L. c. pag. 387. 177 una specie diiTerenle, uop'e quindi specificarlo col no- me del prof. Gocco. Per ultimo aitro Inachus descrive, che chiama a/finis^ trovalo in febraro nel mare dclla Trezza, cd il quale all' Inachus leptorynchiis di Leach si ap- prossimerobhe per nioili caralteri ; « ma lo dislinguo- » no, egli dice, il non avere i piedi del primo pajo )) sorpassanti il penullimo arlicolo dei seguenli, la » mano non una vol la e mezza piij lunga che il car- » e r addome isomolrico, meiitre e piu lungo che » paccio, largo nel la specie di Leach. » Qui arrivalo facondo [pausa un istante , scen- do a ragionare dei lavori plaxologici dell' egregio prof. Costa. Questo dotto naluralisia nel 184^0 e nell' inizio della sua fauna siciliana puhblico alcune monografie riguardanti vari crustacei della Sicilia, che apparten- gono a generi spettanti all' ordine dei decapodi bra- chiuri. Gosi occupasi sullo prime del genere Calappa di Fabricio, nel quale riporta come specie della Sicilia, la Calappa gramilata dello stesso Autore, specie non frequenic nel nostro niediterranco, assai bella e mol- to ben (listinta. In seguito descrive I' Jlomola spini- frons (O/no/a frontp. spinosa ) di Leach non rara, ma ncppur troppo frequenle ne' mari di Sicilia, che corrisponde alia Tholxiopes palpigera di Kaphines- que; e I' Ilomola Cuvicri (Omola di Cnrier) di Roux, che Irovasi nei mari di Sicilia con maggiori dimen- sioni, di quelle che ne' rari individui che abilano i lit- torali di JNapoli. Segue |a questi il genere Don'ppe di Fabricio che comprende ire specie nosrali , cioe la Doripjte lanata del Costa {Cancer lanalus di Linnco), {Dorip' pe facc/iino di Risso), alquanlo rara nei mari di 35 178 Sicilia ; la Dorippe a/Jinis {Dorippe afjine) di Desma- rest, nieiio rara della precedcnle ; e Ja Dorippe Ma- scaroni {Dorippe Muscheronc) di Risso , rarissima iu Palcnno ed in Calaiiia, men rara in Messina ec. Sulla Dromia Rumphii {Dromia di liumfio) di Fabricio 1' egregio Autoie stende minuto ragguaglio, e nianifcsta le accurate sue osser\azioni sulle varieta che la specie accennata ofTre nelle epoche diflerenli di sua ela, talche gli sembra, e non senza fonda- mento , che sopra piccioli individui deila Dromia di Rumfio e stata forse costituila la specie distinta da LalreiJIe col nonie di Dromia clypeata, e che ule- risce al Cancer caput mortuuin di Linneo. Ed a tal passo T iliuslre Aulore con mano mae- tra scrive le parole di appresso, che non vuglio Iralasciare di rilenre, comeche di mollo rilevo iiello studio dei crustacei « Se Iroppo importanza, egli di- » ce, si pone nel nuniero delle spine, dentelli, acu- )) lei, e turbercoli che sorgono da' margini o dalle re- » gioni diverse dello scudo , conviene tener conto » della eta-, perciocche essi crescono, svduppanu e » successivainente si moltiplicano col crescer deil'ani- » male. Facendo atlenzione ai piccioli, vedrai senipre )) i vesligi o rudimenti di quelli che nella maggiore » eta debbon sorgere. E lo stesso dicasi del colore » che non fu mai carattere sicuro nella delerminazione » delle specie » (1). Al genere Gonoplax ( Gonoplace) di Leach ri- volge indi le sue ricerche, a cui la appartenere qua- le specie della Sicilia il Gonoplax Hhomboides {Go- noplaco romboide) di Latreille, di cui da diligente descrizione: ed in proposito della spina ottusa in cui negli adulti induvidui convertesi una piccola elevazio- {\) Fauna siciliana fascic. 1. 179 ne 0 luborcolo posto sul di Hietro degli angoli ante- riori, e la quale manca nei giovani, com' e all'in- conlro sonsiiiilissima ne' vecchi , fa osservare, che senz' alcun foiidamenlo si e falta una distinta specie col nome di bisp/hoso, ch' e lo rhomboides adullo ; cio che viene confermato da quanto dice ii Roux, clie questo non giungc mai ad uguagliar quelle in grandi'zza. Ricordando 1' A; tore quanto avea scrillo nella Fauna del regno di Napoli intorno ai passaggi che ha subilo il genere Pinnotheres di Lalreiile , che nclla sua origine non racchiudeva che una sola spe- cie e le an)bicuita che contengono le specie che vi si comprendono ; fa cenno del Pinnolheres pisum (Pinnolere pisello) di Latreille, specie I'requenfissima enlro i niituii e le modiole; e del Pimiotheres ve- terum {Pimiotere degli anlichi) di Rosch, che fre- quente s' incontra nei mari di Palermo. Molte specie poi vengono dall' aiitore riporfate come attinenti al genere Purtiinus (Portimo) nome dato a Polemone, una delle deila del mare, destinata alia custodia de' porli, come il Portimns corrugatits {Portiino currufjato ) di Rosch; Porlu/nis Jiondelelii ( Porluno di Rondelezio) di Risso ; Porlumis lomji- pes {Porluno a piedi lunghi ) di Risso, non mollo frcquente ; Portunus holsalus ( Porluno rosnto ) di Fabricio, specie per nulla disliota dal Portunns pli- catiis di Risso, riportata da Latreille, da Leach e da Desmarest, essendo quest' ultima specie la slessa, ma descrilla sopra individui di maggiore eta; Por- lumis macropipus {porluno mncropipo) di Prcstan- drea da noi accennalo; Porlumis niurmureiis {Por- luno marmoreo) di Leach, Ira noi comune ; Porlu- mis f^alenlieni {porluno di Falenlien) del Gocco ; 180 Portunus piisillus ( Portuno piccinino) di Leach, ra- rissimo in Palermo; e finalmeiite \\ PortU7ius maenas {Portuno mena ) di Leach che trovasi comune in Palermo, Catania ec. A chiudere questo articolo e mestieri far parola di una memoria del nostro socio corrispondenle non a guari citato d.r Alessandro Rizza, che porta per tilolo: Osservazio7ii sopra i croslacoi dei generi Byze- benus e Synielhus di Kafinesqiie, e da esse lui lelta al settimo Gongresso degli scicnziati ilaliani, la qnale riscosse 1' universale approvazione. Quesli due generi furono statuiti dal ch. Rafinesque nel 181 4-, che per essere stati leggermente caratte- rizzati, non potcron piu riconoscersi da'niigliori valenti Zoologisli, di niodo che in un' opera pubblicata nel 184.4 (1): si dice siiigolare ed ignoto il genere .S^- methuSf sospotlaiido il Byzenus poler essere un Pae- neus 0 uno Slenoptis, e sull' allio avendo palesato i suoi dubbii il sig. Milne Edwards. L' autore della memoria di cui mi tocca con piacevolezza a ragionare , trovandosi neile stesse lo- calita , dove 1' americano naluralista fe' tesoro di tante belle scoverte, ed essendo di penetrante spirito di osservazione dotato, dopo aver rinvenuto molli in- dividui del Byzenus scaber di Rafiu. , ha potuto rico- noscere essere con cerlezza il Byzenus lo slesso ge- nere che lo Slenopus stabilito dall' illustre Latreille nel 1840, su di un' altra specie dell' Australasia, mentre la stessa specie siciliana fu dal celebre Risso pubblicata come nuova sotto il nonie di Slenopus spinosus . Quindi riveudicando 1' ornatissimo Rizza Dizionario dello scienze natural! — Firciize — Articolo mala- costracei. 18i questa scoperia del Rafinesque, ha conchiuso con ra:rione dovcrsi lo"licre dalla nomcnclalura e dai cataloghi plaxologici il nome Stenopus, e riprendere il posto Tallro Byzenus quindeci anni prima fissato. E per r allro gcnorc, cioe il Symetus dal Rafis. formato per un piccolo crustaceo macruro vivente nelle acqiie dolci di Sicilia, ii noslro socio fe' osservare che ii Raf. nel dcscriverlo omeltendo il carattere suo principals, cine la singolare inserzione del corpo delle due prime paja di piedi colia niano, die luogo al sig. Milne Ldwads nel 1837 a costituire il genere Caridina per due specie una africana e 1' altra di palria ignota. Ma tuUi ailri caratleri notati dal Rat'., Cdiivenendo con quesli del gen. Caridina, han f'alto sicuro r autore di proclamare idonlico il genere Sy- melhus al gen. Caridina, dovendosi cosi ritenere il prinio come all' altro anlcjiore. L' essere poi I'unico cruslaceo che vive nelle ac- que dolci (a meno di un piccolo pahmorie) ha con- lermato maggiormenle I'asserliva dell' autore. Da line alia interessante memoria, che da lui mi c slala genlilmenle coniunicata, sponendo i suoi sospelti, che il crustaceo intitolato Ilyppolite Desma' reslii trovato nei fiumi del dipartimenlo della Mairc e Loire sia piuttosto un Symelhus, lacendo per ultimo nolare che il sig. Milne Edwards invece di classare il genere Caridina (Symotns) nella tribu dogli y^l- fojuni lo avrebbe dovuto collocare in quella dei Pa- U'lnoniani. e cio per molte nigioni che in quella me- iniiria si contengono. Era non molto il prelodalo Rizza pul)lichera fre nuovi crustacei del gen(>re Stenorynchus Irovati nel mare ili Siracusa, ed il Calaloyo dei cruslacci podo- Italnu sicilianiy non che altre varie sue zoologiche 182 osservazioni nella relazione del Gabhinctlo di storia na- turale della sua palria. Sono quesli, ornalissimi signori. i lavori sui cru- stacei della Sicilia, che per le scoperle e le accurate osservazioni che racchiudono merilano di venir con laude menzionati in queslo mio storico e scientifico zoologico Prospelto. Ogiiun pero si awede che que- sto ramo della siciliana zoologia, comecche ben' iin- porlanle, ed esteso molto, esige ulteriori e grandi ricerche, del pari che indefesso ed attento studio. ARTICOLO IV. MOLLUSCHI Ben allrimenti che il precedente articolo, quest© che verte sui molluschi dell' Isola, vaslissimo campo schiude alle mie indagini, e ricca copia di lavori fornisce al mio travaglio. Che se al pari della ma- lacologla, gli altri rami della nazionale zoologia stati fossero collivati, tale branca della storia naturale si- ciliana sarebhe pervenuta, e '1 dico con tutta la fidan- za, a quel grado di estenzione e di perfezionamento desiderabile nell' epoca attuale della letteraria civilta. Di gia sui finire dello scorso secolo le scienze naturali progredivano con incredibile celerita. La zoo- loiiia contava ardentissimi coltivatori , e non passo guari, che la conchigliologla per opera dei sommi Linneo, Chemnizio, Martini, Lamarck, Draparnaud, Bruguiere, Poli, Guvier, vestisse scientifiche forme, 183 ed i molluschi fornili di conchiglia o nudi venivano melodicunieiile dislribuiti , e la loro organizzazione Incominciavasi a disvelare. L' immorlale Cuvier ren- deva di [)iil)l)lica ragione iiel 1806 il quadro ele- nientart! degli aniniali in cui tulli i gciieri trovansi classali dielro un' juialisi rigorosa, e sonvi proposte iiiollissiine divisioiii novelle; e pochi anni dopo il FaGiiesque tent iva una generale rifonna nollo studio dei corpi organizzati. Volea fissarne invariabilmente la nomenclalura, la classificazione e la definizione. B Avendo vcduto, cosi scrive al chiariss. Persoon(l), )) qua! travaglio rcslasse a fare, aflin di perfc^zionar*' la » scienza degli aniinali e dei vi'g(;tabili . io ho avulu io » ardimeiilo (rinlrapcLMiderlo e la fortiiiia di eseguirlo » in qualche anno di assiduo lavoro e dj niedilazioni » profnnde. » S' egii pero fu ben furlunato per le sue scopoite, non Io fu uguaimcnte dal canto delle rifor- me, come giustamonle accenna il giudizioso Bivona. Pretese, egii e vero, imitare, gareggiare anco col grande Linneo, conciossiache, egii dice, « I' idea che J Linneo non ebbe piii mezzi, ch' io non ne abbia, )) air infuori d'-l suo genio, lorche egii riuscl a ri- » fonnare intioramente la botanica e la zoologia ham- )) mi incoraggiato, ed alimentato il mio zelo: io ho » di'tto a rae medesimo, perche dubilare del buono » esito dei miei tenlativi? Perche non potrei fare io s altreltanto che quel grand' uomo, non fece, io che » mi sonlo mosso d'un ardore che agguaglia il suo, e » posso degli slessi mezzi giovarmi(2)? » Fosse stato COS! come la senliva quel valenluomo dell'altro mondo, (1) Prices dos dccouvcrtcs seiniologiques ec. pag. 6. (2) idem loco cil. 484. allora la scienza di cerlo sarebbe giunta alia sua meta, Allora ah quanto si sarebbe ella a!)bollita, perfezio- nala; ed un solo trascendelale personaggio avrebbe esaurito quel tutto ehe lanli uomini divisi baa falto, e Stan facendo sin oggil Proslriamoci pero fedeli all'al- tare della verita, cbe per essa sola sono tutte le mire a cui tendono le forze dello spirito umano. Una scintilla di genio, cbe io non voglio niegare allesimio natura- lisla americano, cbe e mai, o signori, a fronte di quel foco immenso e creatore cbe animava la mente del divine Linneo? Di quell' uomo die sollo la sfcra del genio splendelte prime ed astro maggiore? Consentanei alia giustizia convengbiamo , cbe molto agli sfo'rzi di questo versatissimo naturalista at- tribuire si debbe 1' incremento della zoologia Sicilians neir inizio del secolo ; cbe eorre , e la malacologia della Sicilia non attiro la sua attenzione men cbe gli allri zoologici rami ; talcho in studiando i molluschi dcir Isola vi trovava specie novelle non solo , ma nuovi generi benanco. Cosi il genere Ocylhoe, Hy- plerus, Stephylla, Jrmina, Sarcopterns ec. e molle specie atlinenti al genere Octopus, Laplisia, Limax, Telhis, Doris, ed agli altri generi sopra indicati, Dopo Rapbinesque sen giacque negletio e disser- to del tutlo Io studio dei molluschi in Sicilia per Io corso di parecchi anni, domenlre la malacologia al- trove rapidamente progrediva; e solo verso il 1820 r ill. Drocchi visilava Catania, percorreva la spiaggia contigua di questa nostra citta , non che 1' isola dei Ciclopi, e pubblicava le sue eccellenli osservazioni nel- la biblioteca italiana (1). Questo lavoro e pero del tutto speltante alia geologia. Fa solo menzione della 0) N.' tix. p. 2n. nov. 1820. 185 Vmua lilophaga e liel Mylilus lithophagits; ed a (]ue- sta specie attribiiisco i l»izzai'i traforamcnli osservahili siille rocce cosliluenli la riiayi^iure delle isule. Imli, come per incidenza, fa avvcrtire, che sulla spiaggia di Calaiiia spesso vcngon raccolte la Mya (jlicimeris, Cy- proa lola , lurida , cinnamommea, e la Ilyalea iri- denlata. ISel 1828 Till. Delle Chiaje a cui la Zoologia e precipiiamente la Zoolomia dove mollissime accu- rate osservazioni, non che importantissime scoperte, accingevasi a pubblicare la continuazione dclla grande opera del Poli siii testacei dell' una e dell' altra Sici- lia con la loro sturia ed aiiatoiiiia, posciache 1' im- mortale autore di questa classica opera era mancato ai viveiili nell'aprile del 1825. La pregevolezza, I'im- portanza universalmenle riconosciuta di quest' opera origiiiale, che, secondo 1' avviso del Guvier e del De- shayes a e il fonte d'onde per lungo tempo si atti- » gneranno preziosissime osservazioni per classificare s converievolmente gli esseri iiivertebrali , e da cui » spargesi una luce lutta nuova sulla loro fisiologia ; » il merilo altissiino dicevo in di, quest'opera e cono- sciulo, talmente che si fa disdicevole togiierlo per argomonto al mio dire. Solo e da ripetersi, che hello e il ridire cio che toriia ad onore dell' ilalica terra, essere slato il primo a miiover le sue ricerche rion dalla sola considerazione del giiscio di cui nella maggior parte i molluschi vanno fornili, ma dalla in- vesligazione della loro strultura; avere egli sezionalo il loro organismo con tale sagacila, che sin le piu recondite funzioni di esso riuscl a disvelare; classifi- cato questi animal i in tre classi, cioe Branchiata, Hep- tantia ei subsilenlia. corrispondcnli ai (Jefalupodi, Go' steropodi ed Acefali del Cuvier, il quale, al dir del- 186 Tillus. Blainville, delle osservazioni di lui molto si av- valse, e, come avverle il Rk'clul, perfeziono cio che aveva il Poli invcntalo ; e finalaicnle aver merilato il titolo di vero fondatore della classe dei molluschi, moUuscorum classis veriis fundator. E qui non e da tacersi, che 1' Illustr. Owen in una niemoria inleressanlissima presenlata all' ultimo Cons;resso degli scienziati Ualiani sull'anatomia dei Bra- chiopodi, dichiara, die I' opera delV immortal e Poli contiene con tante alire ulili e classiche cose anche il germe della notomia de Brachiopodi lipificala nel ye- nere Crania, yodendo cost nel proclamare le obbli- gazioni che ha la scienza a questo sommo ISapoli- no, e di dichiararlo In quslla benangurala circo- slanza. — Ginrnale del Regno delle due iSicilie mercoidi 1. ottobre 184-3. Tornando a bomba, due altre parti di quest'opc^ra venivano pubblicate dall' esimio Delle Chiaje con sue aggiunte ed annotazioni. La prima comprende i tre generi ArgonaiUa, Plerotrachea o Carinaria, Cavo- linia od Hyale coll' indice delle tavole ec. Nella se- conda si contiene la descrizione e I'anatomia dei ge- neri Conus, Cypraea, Bulla, Valuta, Buccinum. Re- stava ancor molto di quest' opera classica a vedere la luce, come le notizie e le osservazioni sui generi Strombus. Trochiis, Turbo, Nerita, Haliotis, Patel- la, Dentalium, Sabella, Teredo. Ma dal 1791-1793, al 1828 la malacologia, Irovandosi di molto inoltrata nella via del perfezionamento, la pubblicazione del seguito della grand'opera accennata non avrebbe po- tuto riuscire ollremodo interessante, ue nuova. Per questo motlivo, e fors' anco per la ingentissima spesa che vi bisognava, il chiar. Delle Chiaje dovelte sosta- re quella pubblicazione. . .... • ■ i87 Non essendo dol nuo oggctlo lo intrallenurvi in qiiesto lavoro sui vaotaggi che arreco alia mala- cologia della Sicilia la pubblicazione dell' opera del Poll sul declinaro dello scorso secolo, che questa non puo venir compresa enlro i limili del inio proponi- menlo; mi avaiizo solo ad asserire, per quel che ri- giiarda la continuazione pubblicala dal chiariss. Delle Chiaje, avere pochissimo contribuilo a far progredire la malacologia siciliana, essendo poche le specie che come attinenli alia Sicilia vi si riporlano. Importanto verso il 1830 mandavasi ad esecu- zione in Francia una spedizione scientifica per la Mo- rea, dirella dall' illusl. Bory di San Vincenzo, ed i molluschi viventi e fossili raccolli in quella regions venivano trasmessi al celebre Deshayes affin di pub- blicarne il rcndiconto. Questi ascendono a 362, cioe 126 a elali, e 236 ccfali. Alia indicazione e descri- zione di questi animali, precede neila terza serie delle osservazidni sulla Murea un discorso, che verte sul- 1' analogia che rogna fra i molluschi viventi nel Me- dilerraneo e quelli dcH'Oceano curopeo, del Mar rosso, indiano e del Senegal , non iralasciando di porre a confronto le specie viventi colle fossili, loccbe accre- sce r uiilita del lavoro. Vi si trova una lacuna per rapporlo ai Cefalopodi essendosi raccolli dalla spedi- zione solo alcuni esemplari della Sepia officinalis, e pochissimi di allra Seppia. la quale per una specie di ala 0 nuotatoja dorsale, fornir potrebbe i caralleri di un gcnere novello, e questi giungevano guasti per tal guisa, da fame riuscire incerta la dcterminazione. L' unica specie di Limax pare, siasi perdula nei tra- sporti(l). Nell* opera accennata di alcune specie fassi (1) Quesfe nolizie sono state cavate dalle note per una bibliojjrafia mulucolo^ka sino al 1840 incliisivameiite ec. 188 ceiino attiiienli alia Sicilia, le qiiali vengon per allro nportate dal chiaris. Deshayes iielle sue aygiunle alia grand' opera di Lamarck. Ma gia nell' anno 1829 1' egregio prof. 0. Co- sta, versaliftsimo in ogni ramo dclla Zoologia, pub- biicava iin" opera interessante di malacologia napole- iana e siciliaiia, a cui dava per lilolo, Cataloyo siste- mulico e ragionalo dc-i Teslacei delle due Sicilie. Que- st' opera toriia in vuntaggio della scicnza pel jjelii ed utili rilruvanicnti clie cuntiene, essendo per altro ricca di scelia crudizione, e cundolta con sistemalica disposizioiie. Comproso di rispetto verso 1' immorlaJe Liiineo segue ii sistcma di quel sovrano intellitlo nella dislribuzione dci iiiolluschi e delle serpule, fa- cendovi eorrispondcre la nomi'uclatura Laiiiarchiciiia. Le specie asccndono a 358. Due tavole litografictie soccorrono all' intelligenza delle nuove specie vivenli Irovate dall'autore. Ira queste sono da notarsi come proprie nuove e ben distinte il Cerilhium fuscalinn , la Helix crispata, la Eviarginula elongaia. la k. no- hdula, la Corbula mediterranean lo Spondylus Gus- sonit ec. Che, se molte altre e piii di 30, cre- dute nuove dall' autore, non lo sono in effello, come si e venuto in progresso scoprendo ; cio attribuire si debbe a penuria di raezzi coi quali poter giungere a conoscere tutte le scoveite del giorno, piuttostocbe a sfrenato pendio di acquistar celebrila, ed a riprove- vole abuso di novelli generi e nuove specie, come accadde al chiariss. Risso, cbe di 1083 specie come nuove da esso lui descrilte, appena una sesta parte di esse come tali peteron ritenersi, senza dire di 4-8 ge- neri nuovi, dei quali pochissimi stati soltanto gene- ralmente ricevuti nclla scienza, cio che survi piultosto a confondere la conoscenza dei molluschi, che a farla 189 progreiliro. Tale colpa non si puo al Costa addebitare die risorbalissiino si mostra iicl prodiirre novila e scoverte zoologiclie, e i suoi sbagli derivano dai di- fello di scienlifiche corrispondenze in che viviamo, e spesso ancht; in cio vanno errali gli ollramoiitani, che di notizie di ogni mauiera non ban penuria, del che togbe ogni dubilanza la conipbcata estesa sino- nimia malacoiogica. £' pero desiderabile cbe il pro- fessor Cosia si moslri piu indiilgeiite verso quelli clie non aveiido i suoi mezzi, no i suoi lumi. ne i suoi anni, Cumeche lenerissimi delle cose natural!, danno alcuni deboli saggi dei loro lodevoli sforzi neil' iiiol ■ trarsi per I' ardua via cbe mena a quelle coiioseenze; larrori altnii: ed egli cbe alia cima dclla pi- ramide di celebrita intende scrannarsi, non si allon- tani piinto da queste saggie e buone massime. Tornando al nostro, accingevasi sin dai primi anni del secolo che coire, Tegregio Domenico Testa da Pa- lermo a raccoglicTe concbiglie della Sicilia. Spinto da un irresistibile pendio alia ricerca di questi naturali obbiet- ti . sollecilo di studiarii, furnilo alluupo di mezzi, per- severanlissimo neile sue perquisizioni, non duro fatica a 190 riiiscire nel prefisso intenlo, e nel decorso di aiqiianti anni tanto seppe riunire di siciliane conchiglie, che ricca raolto e ben sistemata collezione giunse a pos- sedere. E non solo alle viventi conchiglie le sue mire rivolse, ma alle fnssili benanco, che sono pur troppo maiagevoli a procurarsi. Questa classica raccolla, di che io feci cenno appositamente in un mio articolo in- scrito nel Giornale ii Caronda, fu dall' esimio barone Aiitonino Bivona e Berardi veduta, e da qiiclla vista fu pret>o di tanlo ardore per lo studio delta nialaco- logia, che in men di quel si crede, valente ed egie- gio malacologista divenne, quanto eccellente bolanico si era per lo innanzi mostrato. Tanlo e vero che pic- cole cause spesse Gate grandi efTetti partoriscono! La vista di una collezione, fatto insignificante per le anime volgari, scosse 1' uomo del genio, lo accesR, r inebrio, e poco tempo dopo la scienza malacologica arricchivasi e pregiavasi deile sue scoperte! Oh se mezzi cosi facili, come p-onto I'ingegno, posseduto avesse quell' uomo, gli stranieri non avrebbero per parlare le stesse parole del figlio, a insuperbito dei » loro travagli, ed avrebbero trovato chiuso il varco » all' acquisto di quelle glorie delle quali di lempo ) in tempo ci hanno in parte spogliati. » Adunquc 3Ssendosi indefessamente applicato al- io sti'dio del molluschi del'a Sicilia avea questo chia- ris&i .0 botanico e malacologista scritto un' opera im- portanlissinia intitolata CoUetlanee di Storia naturale, e nel 1832 pubblicava alcuni artic^oli es'.ratti da que- st'opera manoscrilta, nelle effemeridi scientifiche e let- terarij per la Sicilia. II primo di questi articoli (1) (l)Febraro 1832. n. 2. pag. 56. 191 porta per tilolo, carattcre di iiri mioro gcnere di con- chiglie fossili , cioe gen. Tubolana , specie Tubolana difjitata, che non fu abbracciato, non essendo die la Clapa(jella bacillaris di Deshayes. Un secondo arti- colo contiene la descrizione di una nuova specie di Jale fossile delle vicinanze di Palermo . Col terzo fornisce un novello genere , che chiaina Ocatella a cui riferisce due specie, la Oimlella punclala. COva- lella puntata ) Ov. liscia , e la Ovalella polita , le quali sono poi in realta due Auricule . I' Auricula Firminii di Payr. e I' Auricula conoidea di Ferus . Siegue indi 1' articolo che riguarda il genere Vermeto slabililo da Adanson sopra uiia specie unica, e questo lavoro fu quello che frutlu al chiaris. Divona grandissinio onore per avere aggiunlo allre cinque specie alia sola conosciuta dall' illuslrre Adanson , e per avere schiarito di ua modo soddisfacentissitno la strultura e le funzioni degli animali spetlanti a tal genere. Furono generalmente abbracciate e liconosciuto le osservaziuni e scoperte intorno ai vermeti , che crede costiluire insiernemenle ai Magili ed alio Sili- quarie una famiglia, che nella scala dei molluschi forma il passaggio de gasteropodi ai Irachelipodi pel- tinibrauchi . In altri articoli fissa i caratteri di altri due nuovi generi cioe il gen. Pisania ed il gen. Co- lume/lina , ambedue rifuilali , 1' uno per non esser dislinlo a!)baslanza dal gen. Buccinum e 1' altro dal gen. Coronula . Delle sue due specie di Scalaria, cioe la S. pla- nicosla, e la S. pulchella, questa e veramente nuova, e specie bellissima e ben caratlerizzata. Gosi il Buc. suhdiaplumum che il chiaris. Philippi avrebbe dovulo lasciare con tal nome . Ma la sua Mitra pusilla e 192 la M. Savigmji di Payr. , la MarginpIIn Candida e la M. auriculala di Menke. ogiri Ringiciila ; la Foharia marginaia e la Maginella clandestina di Bron . II Buc- cinuin politam del prelodato Biv. e ideiilico al Buc. corniculmn di Oliv. il suo Bucc. slria e il Biicc. SPinistriatum di Broc. ; il Marex pliciferus non e per iiulia diverse dal M. cristaius di Broc. il Murex sra/ariniis e una cosa stessa col 31. dislinclus di l)e Cristdturi e Jan. 1 m. zzi mancando a questo insigne naturalista , non pole egli continuare la pubblicaziono dclle sue collettanee . lo non voglio fermarmi su qupsto pen- siero , esso e afiliggentissimo . Favellero in progresso di altri lavori postumi di questo valcntuomo, pubbli- cati dair egregio di lui figlio , allorche , continuando oronologicamenle la nostra rassegna, giungeremo al punto dove saranno per esser collocali . Or nel menlre che il prelodato barone Bivona asseveranlemenle intendeva alio studio de' molluschi della Sicilia , e mandava alle stampe gli articoli ma- lacologici di che sopra e cenno , ponendo opt'ra per tal modo a diffondere le sue conoscenze scientifiche ed a promuovere il collivamento delle zoologiche di- scipline, varii socii chiarissimi della nostra inclila Societa coi loro scritti e col loro esempio ogni cura si davano a svegliare i buoni ingegni, e spingere gli amatori della storia naturale nella carriera zoolo- gica . 1 lavori de' Gioenii si eran versali suUa geolo- gla, vulcanologia e mineralogia patria , e la bota- nica nazionale aveva del pari con sommo vantaggio della scienza attirato la loro attenzione; ma la zoolo- gia di quest' isola bella non avea per anco eccitato le loro attenli ricerche. Ad ottenere che i membri chiarissimi della nostra Societa a tale studio rivol- 193 gessero il pensiero, mirano la introdiizmie alia zoo- login del tripHce mare di Sicilia (1) del chiarissimo cav. canonico Alessi, la memoria sul golfo di Ca- tania {2) dell'egregio prof. Gemmellaro, e la inlro- duzione alia malacologia siciliana(?>) dcll'esimio cav. prof. Carmelo Maravigna; e gli sl'orzi di quei valen- luomini non tornarono vani, che, poseia a quelle inci- tamento efficacissimo, molli si videro prcsi di ardenle desio e niossi alia ricerca de' zoologici obbietti, alia loro investigazione, alia disamina del ioro caralteri, alia di loro classazione. Gli e pero convenienfe dir qualche parola di fu- ga sui tre enunciati scrilli, c principalmenle su quelle del cav. Maravigna, che alia malacologia siciliana xa- . teramenle apparliene. Ed in proposito, cominciando della memoria del prof. Gemmellaro sul golfo di Catania, e d'uopo ri- cordarvi, che di essa io vi tenni ragionamcnio nel mio articolo sui zoofili, e solo e qui da ripetere, che soprammodo utile e riuscito questo lavoro ai cullori della malacologia siciliana, ed a quelli precipuamente che sugli animali che vivono nell'anzidetto golfo versarono le loro indagini, ed a me in ispecial mo- do, die dei molluschi della Sicilia, e parlicolarmente del golfo di Catania impresi a pubblicare ragionato calalogo, del quale in progresso daro adequalo rag- guaglio, Pieno di erudizione cd animate da calda bra- mosia di scienlifico progresso, non che di zelo pel patrio decoro, si e I'altro scriUo del chiariss, canon. (J) Atli deir Accadcmic Giocnia vol. XIL (2) L. c. vol. XIK (3) L. c. vol. XII. 25 19i cav. Alessi, col quale intende manifestamcnte far co- noscere quanto della ittiologia e della malacologia sa- pevano gli antichi sapienli della Sicilia, e come in fatto di pesci davansi accuratamente a sludiare la loro origine, le abitudini, il sesso, la generazione, i cibi, le stazioni, le emigrazioni, e '1 modo e '1 tempo di pescarli; e come diligenteraente dello esame dei rag- gi delle alette nuotatoje si occupavano, e di quelli della membrana branchiostega ; e come non ai pesci soltanto arrestavano le loro invcstigazioni, ma ai cru- stacei, ai testacei , e ad ogni maniera di animali le loro ricerclie estendevano. » Ad un uomo, cosi si esprime il prof. Gem- » mellaro di tale memoria del cav. Alessi ragionan- »do(l) « clic, come 1' illustre nostro socio, e for- » nito di vasta erudizione, e sembra che poco costar do- » veva il farci conoscere quanto della illiologia e )) malacologia intendevasi dagli antichi sapienti della » Sicilia ; ma pure ella e una fatica, e lodevol fatica » il raccore con giudizioso metodo quanto da Arche- » strato, da Epicarmo e Teognide puo ricavarsi in- » torno a questi rami di storia naturalc. » Ecco inline poche idee sulla memoria del chiar. cav. Maravigna, che servir doveva d' iatroduzione alia malacologia siciliana. Erano scorsi alquanti anni dacche Fegregio no- stro socio, doraentre di raineralogia e vulcanologia utilmente occupavasi, volgeva ben anco al ramo ma- lacologico la sua atteuzione, e ricco di vistosa e scelta collezione di molluschi nazionali ed esotici , «on che di classiche opere in proposito, geltando lo (1) Relazione accademica dell' anno xi. dell' Accademia Gioenia pag. 6. 193 sguardo siillo slafo dclla scienza malacologica sici- Jiaiia in (jiicl lompo, si avvidc die, sebbene I'opera insigne del Poli, quella del prof. Costa e le osser- vazioni e scoperlc del Bivona avessero mollo conlribuilo a far progredire la conoscenza dci molluschi della Sic'ilia, tulla via restava moilo a fare, affiii di con» durre ad uno slato di malurala, ampia e soddisfacente compilazionc la massa dclle osservazioni e delle dcscri- zioni inlorno (jiieili animali. Per lo chc ad osleso lavoro cgii s'accingcva, cioe a pubblicare in piu memorie tul- fa la malacologia siciliana col voler rifondere I'infera opera del Poli su i Icslacci delle due Sicilie, ponendola a livello delle conosccnze scienfifiche del tempo, ag- giiingcndovi le nuove scoperte e le specie in quel- r opera non riportatc. E queslo ulilissimo divisamento egli annunziava alia nostra Societa in una prima me- moria, nella quale del sistema ragiona lolto da lui a norma pella classificazione della sua opera, cioe di quello del barone Cuvier, cercando di reslringere le generiche divisioni, che gli sembravano ecccdenti, seguendo per cotal modo 1' esempio del sig. Blain- ville, ravvicinandosi, per quanto il comporfasse lo staio della scienza, alia linneana semplicilii. Egli pe- ro ignorava che un' impresa di tal fatta era sfata gia medilata, e condolta a termine da un'illuslre natura- lisla ledesco il sig. Pbilippi, e pubblicata in L'erli- no nell' anno stesso 183G, perciocche di quest' opera tra noi non si avea per aiico contezza alcuna. Ed essendo poscia a noi pervenuto quell' imporlante libro, per non ripelcre cio ch'era slato da allri detlo, il no- slro socio opino desistere dal concepilo proponimento riserbandosi in progresso di tempo, come difallo egli fece, a pubblicare le sue scoperte malacologicbe, delle quali io darovvi in scguito csatlo ragguaglio. 196 Nello stesso anno 1836 Giovanni Piazza, no- stro socio, e qu^ilo stesso da me con lode accennalo nella parte eutomologica di questo prospetio, legge- va alia nostra Accademia una fatica die servir do- veva a particolari sue ricerche sui molluschi del golfp di Catania. 11 nostro lido in vero abbonda di rarila Eialacologiche, e quel giovane si era falto a percor- rerlo di ogni tempo e per ogni verso, lalcbe la sua collezione dei molluschi del nostro golfo potea ben riputarsi bastevole ad offrirgli i raateriali di un esteso ed imporiante calalogo malacologico. Chi meglio di lui potato avrebbe venirne a capo, che si grand e ardore addimostrato avea per le zoologiche ricercho, e che, fidente solo nelle proprie osservazioni, di nul- r altro piacevasi meglio, che di raccore diligenle- laenle esso stesso gli animali che ahitano il nostro lido, ed attentamente studiarli ? « Egli conosce, cosi » scriveva di lui il prof. Gemmellaro, i vari siti del no- » stro golfo, ed e in caso di poter dare precise no- )) lizie degli animali che imprende a descrivere(l). » Spento nell'aprile degli anni , come da me si ac- cenno, ed all' alba di un giorno di gloria, i suoi lavori malacologici, come gli entomologici, ebber fine neir esordire istesso della sua lurainosa carriera, ed un' alfra sola memoria di lui ci rimane, che la de- scrizione contiene di due nuovi molluschi del golfo di Catania (2). Speltano, essi agli acefali monomiari, distinti I'uno col noma di S. A. la principessa Sofia Wolkonshy, e r altro del sig. Duca Serra-di-Falco. Altri due venner poscia da lui pubblicati. appartenenti ai gasteropodi (1) Relazionc accademica per I'anno xii, dell' Accademia Giocnia ec. pag. 28. ui- .n . (2; Alii dell'Accademia Giocnia vol. XII. 197 Peltinibranchi , che portano il nome , uno del sig. Rosario Sciideri IJuonaccorsi , e I'alfro del cav. Coin- mendalorc dolt. Anlonino Pizzati (1). Kella stessa cpoca il collaboralore Salvalore Do-Ci- cero pubblicava negli alii della noslra Accademia una nuova specie di PaloUa, slaccata dalia Patella vul' gala di Linneo, che inlitolava Patella radiata, e che preseiita nella faccia inforiore dieci raggi subcerulei duplicali sur iin foiido bianco, che a prima giunta possono dislinguerla dalia vuhjala di Linneo. Ed coco come lo studio dei molhischi, rinato in Palermo per opera dcH'ornaiissimo Bivona, vcnia pro- gredendo, ed universalmente diflbndevasi nell' isola noslra; c non e qiiindi da maravigliare, se la mala- cologia nazionale tra i caldi suoi coltivatori contasse anco una donna, intendo dire della sig. Giannelta Po- wer, la quale di bella conchigliologica collezione e buoni libri provvcdiita, e di non comiine ingogno dota- ta, ebbe il falento di fornire alia scienza novelle osser- vazionicdutili]schiarimenti, riuscendoaportar termine ad una quislione, che agilavasi sino a quel tempo tra sommi malacologisti; cioe se il mollusco ^(A\ Argonauta Argo fosse il fabbro della conchiglia in cui per Tor- dinario rinvienesi, o pure accidentale si fosse ivi la sua dimora. E sospinlo dalia forza del vero non pos- so non tril^ulare alTingegnosa donna la meritata lau- de; conciossiache rAccadomia nostra, i di coslei tra- vagli vantagevolissimi riputando, e di iiiolto interes- se per la zoologia, il grado di socia corrispondente le confer! ; ed il chiar. Philippi, dell'Argonauta Argo (!) Qnesto Invoro nnn vide la liico nogli alii dcH' Acca- demia Gioeiiia. ma so iic dii nolizia ncila relazioiie accaJcmica per I'anno XIII. 1837. 198 tenendo discorso, e delle osservazioni dclla sig. Power, cosi si espriine nella seconda parte dclla sua fauna del regno dclle due Sicilie (1). « Observationes curio- » sissiniae Dorainae JancKae Power in Aclis Acade- » niiae Gioeniae vol. XII, 1838 pag. 129. seq. pu- )) blici juris factae dubia omnia circa Polypum testae )) fabrum, non alienae testae inquilinum, sustulerunt.» Mi e d'uopo dunque far parola dei iavori suin- dicati. A decidere la quistione sulla quale I'immor- tale Cuvier non oso emettere la sua opinione, abbi- sognava, giusta il pensamento dell' egregia donna, 1. conoscere appieno la strutlura del polpo dell' Ar- gonauta, 2. esaminare i rapporti dello slesso col suo nlcchio, 3. accompagnar I'ovulo nel suo sviluppo sine air intero suo accrescimcnlo, E non soffrendo ella pe- nuria di mezzi, tentando ripetere le belle osservazioni deir illustre Poli, e ponendo opra a novelli sperimen- ti, riusci a dimoslrare che il mollusco dell'Argonauta rinchiudesi nella conchiglia, ma non vi aderisce; es- sere il fabbro della sua abita^ione, non potersela ri- produrre unquamai per intero, ove distrutta ella ve- nisse da qua! siasi esterna cagione, ma riuscire a ri- marginarne le piccole fratlure; c molti allri fatti sfa- bili non meno importanti alio studio ed alia cono- scenza di quel cefalopode, coufermando per cosiffalto modo la giudiziosa e ben fondata assertiva dell' im- raortale zoolomista napoletano(2). . " ' ■ Ke a cio soltanto arrestaronsi le sue falighe; che altro suo travaglio lotto nella tornata Gioenia dei 26 novembre 1836, contiene alcune sue osservazioni di- relte a co?ioscere so alcuni teslacei marini abbiano la 0) Pag- 201. . ,,,,.„,,,, (2) Atti deir Accadenua Gioenia vol. XII. 199 propriold di riprodiirro le parti troncate. Vide ella cosi riprodursi nel Iriton varieyaliim (cho, a me pare piullosto, secondo la figura coniunicata alia nostra So- cieta, il trifon nodiferum Lk) uno del tenlacoli coll'oc- chio, che trovasi siluato al basso cd un pczzello del- la conchiglia gia spezzata ; ed in altri gasteropodi la riproduzione osservo di altre parti a bella posla troncate. Non posso per ragion di brevila, sporre piu este- samente tulta la serie delleosservazioni, dcgli ingegnosi tenlativi, e degli sperimcuti della benemcrita sig. Po- wer, che a giusla ragione chiamo curiosissimi il chiar. Philippi; e solo mi e d'uopo aggiungere, che non e a trasandarsi di menzionare in questa storia zoologica il di lei catalogo abbaslanza esteso delie conchiglia fossili da lei rinvenute nei dintorni di Milazzo, cata- logo che serve utilmente a caratterizzare la natura di quel terreno, ed il quale fu letto nella tornala Gioenia dei 21 dicembre 1837 ed inserito nel vol XIV dei nostri alti accademici. DEGLI SCIENZIATI ITALIANI M MAPOM KEL 1845. UEL PROFESSORE UNO de' due deputati UAPPRESEMANTI L ACCADEJIIA GIOENIA AL DETTO COiN'GRESSO IKTT.i >ELLi SEDl'TA ORDIXARIA DEL 20 KOVEMBRE 1843. 203 ±JLtk* '■^±^'-i>-''***********t'-******.*.i'*ii.*.*.*.t-*-*-*.*-t-*-*-Hi-ttH-i**HV i. AV/A's comiliis unqiiam miihitudinein hominuni tanUim iieriue sptendi- diorem fuisse... Cicerone conlr. Pisane i5, Uri decennio non e per anco scorso, e 1' Ita- lia abballula dalle vicende politiehe , benclie a re- spirar comiiiciassc aurc piu liete c tranquilly alia ombra prolettrice del paciflco ulivo , e vedesse in oirni piinlo della olezzanle sua terra sor^^cre inireani felici, piu'c soffrir doveva che 1' altero olframonlano la mirassc con insultanto compassionevole s.5uardo, o Ic rinfacciasso, quasi dcridcndola, i centomila sonetti di die stimavala potcrsi soltanto pregiare. In principe generoso , dal soglio di Lorenzo il niagiiifico, dalla palria di Leon x , illustre progcnic di Pietro Lcopoldo, simile al sicalo Aceste, clie richiama dall' arena il gia- centc Enlcllo a ribatter I'audacia del frigio atleta, alza la incoraggiante sua voce a dcstare i sopiti ifali inge- gni, c gli appella a ragunarsi la prima volta nclla piii Iranquilla cilta di Toscana ; c quivi , in familiari vincoli di amisti collegati, comunicandosi a viccu- 204 da Je idee, i maUirati pensieri esponessero per mo- strare quanta sapienza si conlcnesse nella bella po- nisola . Non si losto la voce di qucir eccelso regilor di Etruria, echeggiando ripetevasi daH'Appcnnino al me- ridional versante delle Alpi: non si loslo il generoso invito si estese da Moncenisio a Lilibeo, die scuo- tendosi dall' apparente lelargo in die giacevano gli scienziati italiani, sorscro dalle loro diniore, e reca- ronsi in numero inaspcttato ed imponcnie eniro le mura di Pisa. Fu quel primo Congresso del 1839, il segnale della gloriosa palestra chc aprivasi in Italia non a gelidi ingegni ed evirati, ma a valorosi campioni della scicnza, i quali rivendicar dovevano la originale sua tenipra, da contrario destine ritolta, alia maestra delle nazioni . Una luce inattesa irradia gia le splen- dide citla italiane, e Torino, e Lucca, e Padova, o Firenze, e Milano ofTrono alia pubblica meraviglia numerosa folia di uoinini insigni nelle varie facolta, capaci di dare una mentita solennc agli ingiusti dc- traltori dell' italo onorc. Napoli era gia scclta a sede del settirao Con- gresso nel 1813. II solo nomc di questa mctro- poli era bastevole a svegliare ne' petti degli italiani scienziati il desiderio di rccarvisi ad ammirare le meraviglie, die la natura e I'arte lianno cola ra- gunato. Chc manca egli mai in quella terra perchc non abbia a richiamar lo sguardo del cultore delle scien- ze? Lo azzuno del sue ciclo, il clima beato, il suo- lo ferace, i campi flegrci, I'ignivomo Vesevo, le elo- quenti vestigia di anlicbissime cilia, i venerandi avan- i\ di prisco cullo; e poi i propugnacoli e le goli- cliu fabhriclie del medio evo, i monuiiionli dollu vi- coiide poliliche, cui qiielki rogia sede c andata sog- getla; ed oggi la inagnificeiiza di una cilia dcile prime di Euio[).i, ove le arli Ian mostra di squisile produzioiii , -le lellere lian scdu , le scienze Corisco- no, il commei'cio e I'agricollura sono in grande pro- sperila; ove lo splendore delle armi va unilo alia ])onipa di una corte augusta . Tullo in somma ci6 ciie inleressar piiu 1' uomo nolle varie sue condizio- ni, lulto e raccolto nclla capitale del regno delle due Sicilie. E gia sin dal soslo Congresso in Milano erasi nominato a presidcnle generale di quello di Napo- Ji S. E, il cav. Nicolo Santangelo, Ministro degli aflari intern! ; ne cio avveniva per 1' alto poslo die quell' illustre personaggio occupava ncl regno, nia perclie convinti eran gl' Ilaliani die in esso lulti i numeri riunivansi perclie dcgnaniealc prese- dessc ad una congrega di scelli uomini, di sapienli dislinti. lo non mi traltero ad esporre quanto da quel Ministro si operasse onde splendido piii die mai riu- scisse il Congresso, che sotto la di lui presidenza generale andava a ragunarsi. Egli o nolo abbastanza come allc sue cure si dovelle ogni utile disposizione, cd ogni pesalo regolamenlo, che frullarono tanto onorc al noinc napolelano. Diru soltanto die non contenlo degli inviti generali alle univorsila e licei , alio so- cicta ecoiioniiche ed alle accadeniie, ben altri parlico- lari nc aggiunse ad illuslri stranicri, di cui va fasto- sa r Europa. Voile cgli pure che le accadeniie i loro particolari rapprcsentanti inviassero al Congresso; e iu percio che Voi, illuslri colleghi , vi dognasle ac- compaguarmi al socio cav. Maravigna onde rappre- 206 senlar la Gioenia nella melropoli delle due Sicilie, al settimo Congresso degli Scienziali Italian! (1). Ivi giunti, fu nostra cura annunziarci alia Segre- ieria generale con quel litolo onorevole(2), e col do- no di 21 volumi degli atli di quest' accademia. lln numero di distinti dotti napolctani era addetio a ricevere, in un' apparlamento della casa comunale a Utenteoliveto (3), gli scienziati che da dovunquc giun- gevano. Assicuratisi de'titoli, pe'quali dislinguevansi cosloro, eglino davan lore una tessera, in forma di bi- glictto di ammessione al Congresso; e fu ben gene- rosamente provveduto che per quella tessera venis- sero aperti ad ogni scienziato i pubblici stabilimenti, i musei, le biblioteche non solo, ma potessero con quella aver I'lngressD re'siti rerli, e nell' istesso real palazzo. (1) Oltrc a' (leputafi della Gioenia varii socii della slessa c profossoii della R. Universita degli studii si recarono al Con- gresso, come a dire; Prof. Mario Musunicci I'rof. Agalino Longo I'rof. Giovanni Raguleas Prof. Euplio Rcina Prof. Salvafore Mnrchose . Prof. Francesco Tornabene Prof. Salvatore Mascari • . • Cav. Vincenzo Cordaro Pad. D. Gregorio Barnaba la- Via Canonico Second. Gioacchino Geremia (2) Vedi il Diario del scUimo Congresso degli Scienziali ilaliaui in IS'apoli. Serie de' Componenti il Congresso N. 67. e N. 126. (3) Vedi il Manifesto della Presidcnza generale del di 9 settembre 1845. 207 Un ma.iUuie(l), ollre a cio, era dato gratis, ad ogauno del Gongresso, ond'esser consapcvoJc di qiian- to occorresse ini'ormarsi nella grande e popolosa citta sia per alloggi, o per viveri, o per volliire, o por uolizie gcuerali delle cose piii notnbili del paese. II magnifico palazzo Francavilla, allrimenti delto Cella- mare, fu destinato alle serali conversazioni de' doUi ; cd alTuopo in una spaziosa sala, conligiia a delizioso giardino, sopra gran tavola erano esposli alia lellura i pubblici fogli nazionali cd esteri, le opere periodi- che, ed opuscoli inleressanti. Altre sale disponevansi al pranzo di 4^00 persone; e percho (uUo andasse or- dinatamente eseguilo , il Sindaco di INapoli e gli Elel- ii, a vicenda presenli, sorvegliavano e provvedevano. con amniirevolissirao zelo. Per dimostrar inollre, quanto grato era al Mi- nistero dcllo Interne voder in Napoli raocullo il fio- re degli scienziati d' Italia, voile donarli di una Gui- da di Napoli e suoi contorni (2), scritta da uomini valorosi in due grossi volumi in i.° di nitida edi- ziono cd ornati di belle analoghe litografie; ed olfre a ciu di una medaglia a posta coniata, col busto di G. Battisfa Vigo, nel rovescio della quale efliglala era r Italia che d' una face splendente illumiiia ii Globo, sotto gli auspicii di Fekdinando n, cd il Mi- nistro Santangelo, presidente generale, offriva a' inem- 'tri del Congrcsso nelle varie sezioni un opuscolo por- (1) 31anuale del foreslicro in Kapoli imprpsso a oura del Magislralo municipalc. Napoli, presso Corel c Rumnnril ■181o. (2) ?>apuli c liioglii cclol)ri dellc sue vicinaiizo vdl. due ISap. ISio, intitolato al spltiiiio Congrcsso sciciilifico degli italiani nel seltenibre del mdcccxlv. 208 ■ tanle por tilolo » Brcvo raggiiaglio dell' agricollura e p.islorizia nel regno di Napoli al di qua del Faro. La casa del sullodalo Ministro era ospilal- mcnle aporta ogni sera agli scienziali ; e scellissima compagnia ivi adunavasi a conversare, non senza mutuo profiUo ; imperocche gli argomcnli de' discorsi eran sempre utili, c tendeali a scientifico scopo. Molte altre sere, nell'elegante e nobile apparlamonlo, intrat- tenne il Ministro ragguardevol compagnia a niusicale accadcmia, ove i piu distinti fra i membri del Gon- gresso crane invilati. II giorno 20 scltembre era destinato alia solcn- nc apertura del Congresso'; e gia da tulti i piinli di Italia venivano a folia i cultori delle scienze; e dalle . varie provincic d' Europa e dalle Isole non poclii ogni giorno giungevano. Mi fu caro rivedere fra que- sti moiti di mia conoscenza, e principalmenlo il ri- spettabile sig. Omalius d' llalloy, mio amico e col- lega alia riunione della Societa geologica di Francia in Strasburgo, cd al Congresso de' Fisici Tedcschi in Slutgard nel 1834; I'egregio cav. C. Bassi di Milano, gia segrelario generale al sesto Congresso; e con allri non pochi il carissimo conte F. BcfTa jNegrini, che ianto erasi distinto ne' precedenti congress! italiani, per agronomiche sue utilissime cognizioni. Nel giorno prefisso , gli scienziati si recarono , come era disposlo, nclla Chiesa di Gesii vecchio, conligua alia R. Universila degli sludii, ove aprivasi il Congresso. Celebrala ivi la messa, e cantato I'ln- no del S. Spirilo con nuova musica del Mercadanti, la gran sala del museo mineralogico accolse piii che mille scienziati; nella galleria, che atlornia la sala, erano assise le nobili personc del corpo diplomatico, i minislri, i consultori, i gentiluomini di camera, le 209 damo (li cortc, e nel ceniro il Re Ferdinando colla augusla sua Gonsorlc e tulta la famiglia reale. Preso poslo da tutti il Prcsidcntc gonerale co- mincio il suo inaugurale Discorso: lodo la isliluzio- ne de' Congress!, ed i principi italiani chc li hanno protclto, niassime poi il Gran Duca di Toscana, cho iu il primo ad introdurli in Italia; facendo indi ri- flettere sul bene die queste ragunanze recar possono alle scicnze, non lascio di proporrc i niezzi di ren- derle ancora piii ulili. Disse del futuro Gongresso quanlo era da aspeltarsi, soUo i fausti auspicii di un Re, chc tanfo protegge le lellere c clie, emnlo in cio dimostrasi de' Federici e dcgli Alfonsi. Alle quali parole un vivo applauso ed unanime, quasi spinlo da arcano potere, successe: un'allo grido di viva il re risuono per la sala; ed il Monarca alzalosi in piedi, cortesemenlc salulando lulti, pronunzio quelle parole, clie stenograficamcnte raccolte, venncro im- presse nel Diario, e che lurono seguitc da piu pro- lungati applausi, e sentiincnti veraci di ammirazione e rispello . Finite il discorso inaugurale ed universalmente applaudito, il scgretario gcnerale sig. Giacomo Filio- li, lesse la lisla delle deputazioni inviafe al Gongres- so dalle varie accadcmie e societa nazionali ed este- re ; ina andando troppo a lungo quella lettura fu d'uo- po inlcrromperla. Si nominarono provvisorianiente i prcsidenli dalle varie sezioni, in che il Gongresso andava a divider- si, onde richiamarne i rispetlivi membri nelle asse- gnate stanze, per passar quivi alia elezione de'pre- sidcnti tilolari. Prima che gli inlcrvcnuli lasciassero la sala del Museo mineralogico , voile il Re dar altra prova di 21 210 suo real compiacimento; e scoso dalla tribuna fami- liarmenle inlratlennesi con molii distinti personaggi del Congresso, onorando specialmente i dolli slra- nieri. Sgombrala finalmente la sala le varie sezioni si ragunarono nolle stanze della Universila, sulle porie delle nuali slavano Ic labcHe indicanti i liloli dellc se- zioni; ed a togliere ogiii confusiono due ingressi vi era- no apeiti, uno per gli scienziali , un'allro per gli amalori, e cosi era dalo ad ognuno il posto com- peknte . Dalle votazioni resultarono presidenli delle se- zioni. II Gonle Gherardo Freschi per 1' agronomia e tecnologia. II Prof. Gioacchino Taddei per la cbimica. II Principe Garlo Luciano Bonaparte per la zoo- logia. II Gav. Lionardo Santoro per la chirurgia. II Prof. Franaesco Orioli per la fisica e mate- matica. II Gav. Francesco M. Avellino per I'archeol. II Gav. Michele Tenore per la botanica. II Prof. Luigi Pasini per la geologia e mine- ralogia. II Prof. Vincenzo Lanza per la medicina. La nomina do' vice-presidenti e de' scgrctarii fu data a' presidenli. Scelsero eglino quindi quelle per- sone che piii lor parvero mcritcvoli di que' posti su- balterni, e 1' indomani alle ore assegnate si riunirono le sezioni per cominciare i loro lavori. lo qui non pofrei di tulle dar conlo anche suc- cinto ; percbe avendo dovuto assistere a quella da me scelta non poteva che le rarissime volte recarmi in 211 laluna di quelle che non coincidcvano coll' ora asse- gnala alia mia; ma posso bensi asserire come dislin- lissimi iiazionali cd esteri facessero in ogni sezione bella inoalra di valore non ordinario nelle rispettive scienzo. In qiiella di tecnologia principalmente, nella quale sedcva da presidenic il sullodato conte Fre- schi , cui facean corona Luca Cagnazzi , il cav. Mancini, Antonio Scialoja, Giuseppe de Vincenzi , e dove i noslri siciliani non furono gli ultimi a far mo« stra di eloquenza c di doltrina; e fra' quali taluno de' noslri collcghi (1) si distinse per giudiziose rifles- sioiii esposte con saggia sobrieta; uomini insigni ivi leggevano elaboratissime ed ulili memorie. Ma quel die pill monlava in quell' illuslre sezione si era la prontezza, la eloquenza, il giudizio con che maneg- giavansi le discussioni; e nelle quali 1' utile generate era scopo primario, e non gia convonicnza, riguar- do, amicizia o punliglio trionfar potevano dolla v»- rila. Nobili e sublimi argonienli trattaronsi nella se- zione di lisica e maleinalica ove il prof. Orioli pre- sedeva , ed a' cui fianchi sedevano il cav. Melloni, Fabrizio Ittossolli, e fra' scgretarii il siciliano prof. Napoli. In quella di Chimica il presid. Gioacchino Tad- dci, ed il prof. Piria cbe ne facea le veci, ebbcro ad ascolfarc, fra le doUe memorie, cd i resultamcnti di nuove brillanti csperienze, anche dclle strane too- ric, alle quali fu conven.ilo di dar bando, come me- re specolazioni di ingegni negali alle osservazioni ed a' falli. (1) Prof. Sal valore Marchese. ' . ' 212 Ne potrei tacere come taluno de' nostri colleghi nella sezione di Botanica per pregevoli suoj lavori(l) si meritasse gli applausi del prof. Tenore, non solo, di Gasparini, di 31assi, e di Meaeghini, ma si bene da' celebri Link e Brown, illustri velerani della scieu- za delle piante. Tal' altro de' noslri (2) seppe distinguersi per im- parziale statistica di operazioni chirurgiche in quella sezione. Taraltro(3) per pesali ragionamenti archeolo- gici nella rispeltiva sezione. Ed era anch' esso sici- liano il prof. Cooco, die da segretario sedeva a lalo del principe di Canino nella sezione di Zoologia. Non molto fu delto in vanfaggio di quella dj medicina , ove le discussioni divenivano talvolta tumultuose e po- CO discrete . Gli illustri stranieri accrescevano splendore al Congresso . E bastavano i nonii di Mitlermayer , Firmas , Daxelhofer , Gherard, Hayley, Helchholtzer, Eckel, Laurent, Weber, Omalius, Owen, Ansley, Shwai Pcntland, Fuchs, De Buch, Linck, Brown ec. ec. per rendere rispettabili ed anche imponenti le tornate delle sezioni; nelle quali non potendo per conto al- cuno aspetlarsi applausi bugiardi, che sono stall in tutti i tempi i complici della impostura, niuno ardiva pronunziar parola che certo non fosse della ragione- volezza o della verita del proprio assunto. Ma tempo o ch' io vi parli della sezione di Geo- logia e mineralogia alia quale, col mio coUega De- putato di questa nostra Accademia io mi era sin dal principio ascritto. Caduta la elezione di presidente (1) Prof. Francesco Tornabene. (2) Prof. Euplio Reina. • (3) Prof. Mario Musumeci. • 213 in persona del prof. Luigi Pasini, la sora precedente alia prima tornata della sezione, iin di lui biglictlo(l) mi invilava ad inaugurarne 1' apertura con qualclie mio particolar lavoro. La gran sala del museo mine- ralogico era deslinata alia nostra ragunaiiza , non mollo numerosa al certo, ma ricca di uomini sommi, nazionali e slranieri, ed accresciuta in numero dagli islruili amatori dcU'uno e dell' altro sesso. II presidente apri la sezione con breve discorso, nel quale, parlaiido della coltura della scienza geo- logica e mincralogica in Italia, si Fece ad encomiar la nostra Gioenia , colle piu generose e carezzevoli espressioni. lo fui quindi chiamato a dar principio a' lavori della sezione, e vi lessi una memoria sopra i punti principali che offre il nostro Etna alia inda- gine del geologo , facendo di tratto in Iratto osser- vare a quali teorie.suol dar campo la rapida corsa (!) Chiaris. sig. Professore lo non ne dubifava, ed i nosiri egrcgii collegbi i signori Spada Lavini ed Orsini, me lo hanno assicurafo, ch'EIIa avreb- be fatlo ncllo nostre aduiianze parecchie iniportantissime let- tiire c comunicazioni. Voglia Ella pcrlanto compiacersi di inau- gurare doniaui Ic nostre riunioni geologicbc con quella, fra le varie memorie cbe tiene in serbo, che le garbera nie^lio e mi creda, quale con allissima stima c considerazione ho r onore di prostestarmcle. Dev. obbl. servitore Luigi Pasini 21 setlembre Sir. s. Chiara porta piccola 1 casa Davani 3 piano Al chiaris. sig. II prof. Carlo Gemmellaro socio di parecchie accademic cc. ec. Via dc' Fiorcntini 48 Napoli 214 che vi fanno i naturalisti stranieri ; ed invitava i geologi della sezione a venire apposilamente nel no- stro suolo, onde deterrninar qualche cosa di posilivo sopra il piu rimarchevole de' vulcani ardenti. II prof. Collegno, ed il marchese Parelo vice-presidente, voile iDterrogarmi, se quanlo dal sig. do Beaumont asseri- vasi, sopra i sollevamenti, da iui voluli nell'Etna, io credessi potersi tencr per fermo ; mi dolse dovere in cio esser discorde da un tanl'uomo, e cilai le rae- moric da me pubblicale suUa Valle del bove, ove r argomcnto in qucslione era stato gia svolto (1). Ma lavoro di maggiore importanza fu lelto dal prof. Eugenio Sismonda, sopra i fossili terziarii del Piemonte, di cui la organizzazione era nella maggior parte identica a quella delle specie viventi ; ed espo- se tre tavole, per quelli che vi sono in effetto iden- tici, per quelli che vi sono analoghi, e per quelli che non debbono a'precedenli riferirsi. Io presentai dopo cio il mio nuovo fossile del calcario ad Ippurili di Pachino ; c candidamente deb- bo qui confessare come io Io credessi un polipajo di nuova slruttura, al quale avea dato il nome di Auto cnptomene. II prof. Scacchi pero credette ravvisarvi molta analogia coJle Ippuriti, convenendo tuttavia do- versi riguardare come nuovo genere di quella fami- glia. Gii illustri membri della seziono vollero creder- lo piu tosto una specie di Sferulite, o altro genere del- le Rudisle . Io non avea del mio avviso che il solo baronc do Ruch ; ma questi Io era in quanlo per Iui tutla la famiglia delle rudisle dovea riguardarsi come opera di polipi. Dovetli per allora cedcre, e conlen- tarmi essere slalo approvalo pero che per nuovo ge- (I) Atli Gioenii vol. xi pag. 358. Vol. xii pag. 114. 215 norc io lo pubblicassi, cd il noine da me asscgnato a quel fossile singolare venisse rilenuto. Fu quindi un error del lipografo quel che nel Diario alia pag. 47 so ne disso: cioe, venir (jeneralmenle riguardalo per una specie di Ippurite: dovendosi dire aH'incon- tro esSero stato geiieralmenle riguardalo per nuovo geiiere della famigiia della Rudisto; non avendo che scarsissimi e stentati caralteri che alle Ippuriti poles- sero avvicinarlo, come in apposita memoria faro di- stinlamente rilevare. Proposta dal prcsidente una corsa ne' conlorni di Napoli, e prescclta per la domaiie quella de' cam- pi flegrei, la sezioae vi si condiisse , per la via di Pozzuoli. Gran campo di osservazioni presentano quei siti al gcologo indagatore. Vasla c 1' estensione oc» cupata da crateri di varie cpoclic: imraenso ij mate- riale vulcanico ricomposto, e sparso per non poca parte della Campania: non pochi i sili di terreno sollevato ed abbassato a riprese; c quel cli'e piu notevole si e poi che in quel suolo ove tanti sono i crateri, scarse anzi rarissime sono le correiiti di lava : e Iran- nc quella della solfalara che nell' Olibano presenta al- ta carriera, e che non e tult'ora ben cbiaro sg fos- se una vera correnle, debbono andarsi ricercando le iracce di qualche altra. Giunti al monle Nuovo, ed osservate tutte le con- dizioni di quel cratere, il parere della sezione fu di- viso, fra' soslcnilori de' crateri di sollevamcnto, e quelli do' crateri di eruzione. Ed io, fra geologi e vulca- nisti di tanto peso, non credei dovermi astcnere dal richiamar loro a memoria i caratteri che accompagnar debbono un cratere di sollevamcnto , e che manca- vano del lutto in quelle del monte IVuovo^ il quale in nulla dilTerisce da' crateri di eruzione che in tanto numcro si inaalza'no su' Ganchi dcU' Etna. 216 Visitato altentamente in tulte le sue parli il tera- pio di Serapide, si passu da Pozzuoli alia solfatara; e qui inolte altre discussioni ebber luogo : si come delle simili ne nacquero nel gran cralere di Astroni, sul- le quali mi riserbo darvi distinto raggiiaglio in altro lavoro, che sopra i crateri di sollevamento e di eru- zione intendo presentarvi, Kella tornata deli'indomani fui sorpreso nel con- siderare come in brevissime ore avesse potulo il mar- chese Pareto scrivere la distinta e dotta relazione della gita del giorno precedente, che fu con tanta ragione vivamente applaudita! II Presidente generale era presente a quella leltura; e parlandosi delle os- servazioni fatte nel tempio di Serapide, voile dotta- mente interloquire sopra taluni fatti conducenli a mcglio ragionare sulle vicende di abbassamenlo del suolo dei campi Fregrei, e sullo scavamento de litodomi che of- frono nel lore fusto le colonne di quel tempio. Argo^ mento di altissimo rilievo in geologia , e che tutt'o- ra da carapo a nuove ricerche , benche da uomini insigni fosse stalo tante volte Irattato. Molte discussioni ebber luogo, come d' ordina- rio: e Pasini, e Pareto, e Pentland espongono fran- camente i loro pensieri. Dopo di che fu letta una memoria sopra taluni lastroni di roccia calcarea, levi- gati naturalmeute dall'una e daH'allra faccia, dal cano- nico Croset Mouchet, il quale con probabili ragioni dava spiegamento della causa di quel fenomeno non ordi- nario al certo. La tornata del 23 settembre riusci interessanle per il sunto, che il cav. Zigno vi lesse d' una sua raemoria sopra due specie di Crioceraliti^ per altra memoria del sig. Friguet d'Autey intorno ad alcuni fatti notabili nelle ghiacciaje del Tirolo ; e dovendosi 217 nel giorno dopo percgrinar pel Vcsuvio, vollo il pre- sidciile chc in anlicipo si discutessero gli argomenti principali su' dali geologici che offrc quel famoso vul- cano dalla parte di Somma principale. 11 Ncslore de'geologi quindi, il barone de Buch, fu invilato ad csporre le sue idee alia sezione ; lo che egli fece disegnaodo sulla lavagna i varii spac- cati del Somma, e quanto dovcsse presupporsi sulla giacilura del tcrreno prima della comparsa dell' at- tual cono del Vesuvio. II noslro socio cav. Maravigna die in seguito lettura d' una sua memoria riguardante principalmente la trachite dell' Etna colic sulle transizioni , che fu seguita da lunga discussione sulla vera natura di quelia roccia . In quel giorno dal Presidente generale vennero presentati a S. M. i president! delle sezioni, co'quali la M. S. si intrattcnne informandosi de'lavori dellc rispeftive sezioni, « e loro commetleva il graditissirao incarico di csprimere a' mcmbri del Congresso Talto sue gradimento. » Vedi il Diario pag. 63. Non potrci allro aggiungcre a quanto e sfato scrifto nel Diario riguardante la pcregrinazione al Ve- suvio nel 26 settcnibre(l). 11 giorno appresso , colla celerita con chc fu scrilta la precedente relazione, si lesse dall' egregio marchese Parcio quelia dtlla vi- sita al Vcsuvio. Ben polete iamginare , o Signori, come la teoria de' sollevamenti campeggiasse in tutto il discorso, e come fossero slali trovati osalti i disegni degli spaccati precedentemente scgnali sulla lavagna dal do Buch ! Si pass6 poscia alia leKnra delle me- raorie, ed il presidente pronuncio quelia del prof, Ga- (1) Diario pag. 11. 218 tullo su' fossili del terreno iriasico delle Alpi vcne- te. Molto interesse desto quella del prof. Gasoria sul- le ricerche inlorno le cause che fan variare le forme cristalline de minerali. II sig. CatuUo, figlio, produs- se una nota del padre, che rivendica a se la scoperta del lias nelle Alpi venete. Bella e giudiziosa raemoria fu letta dal rev. padre Lorenl da Chambery sul traspor- lo de' blocchi erralici, e meritossi a ragione gli applau- si degli ascoltanli. Un rapporto del sig. Lo Faro sulle condizioni geologiche deila Calabria ulleriore , ebbe a soffdre da un La Cava, calabrese anch' esso, non poche osservazioni in contrario, e la questione fu ri- raessa ad altra seduta, a condizione che dall' una e dair altra parte si esponessero i campioni delle rec- ce di che tratlavasi ; e dopo che il sig, Fonzeca eb- be presentato taluni fossili di Basilicata, la sezione die fine a'lavori di quel giorno. Molti erano intanto i doni di memorie ed altri opuscoli che in ogni tornata vcnivano offerti a'socii delle varie sezioni ; e noi a vicenda ci conlraccambia- vamo colle nostre rispeltive produzioni. Ne 29 settembre presentati dal cav. Tenore ta- luni saggi di massi erratici cristallini che giacciono sulla calcaria cretacea di Basilicata, 1' architetto sig. Cangiano espone le varie rocce che va traversando il pozzo artesiano, che cavasi nel giardino della regia di NapoU; ed il cav. Melloni, rapportando la varia tempcratura nelle diverse profondita di quel pozzo, giunto gia a palrai 638, conchiude che si ha I'au- mento di un grade del term, centigrade per ogni 50 metri di profondita. Lavore accurate e di alto rilieve nella italiana geognosia fu quelle presentato daH'illustre Parelo: 219 di due spaccali, cioe, uno da Livorno a Forii, I'al- Iro da Modena a Massa Carrara, con la doscrizione dcllc rocce chc in quelle sczioni si iflcontrano, e delle rispettivc loro condizioni di giacitura; lavorO; io diceva, di alio rilievo, che sarcbbc un trascorrer da' liraili di una relazionc, s' io volessi raccorne un sunto. Puo ogniino pero ravvisarne di colpo il valore leggendo- lo, fallo gia di pubblica ragione per onor dell' Italia. Toccava a me dimosfrare co' falti come la roc- cia argillosa, cosi teniila fin' ora, che coslituisce la parte suporiore dell' Isola de' Ciclopi, non si dovesse clic alia dccomposizione del basalto, e non fosse sta- ta ivi deposta che da anliche alluvioni. La mia me- raoria veniva appoggiala da' pczzi che all' uopo dalle colline della Trczza avcva io in Napoli recato . II basalto nella sua intogritii era il primo; accanto ad esso era un pezzo di lava delle piu comuni dell' Et- na, che non lasciava piii dubbio sulla diversila della natura dell' una c dell'altra roccia; veniva in seguito la prima altcrazione del basallo, e dopo sei degrada- zioni si giungea finalniente a vcdorlo ridotto in quclla specie di argilla biancastra, di che e quasi per in- tero costituita 1' isola de' Ciclopi. L' analcimite fu dopo queslo esposta agli sguardi della sezione; e gli ofrelii della sua posteriore intro- duzione nella massa del basalto decomposto, dello da me oramai ciclopilo, fiirono diinostrati con pezzi in- duriti al conlallo di quella, diveniiti quasi termanti- di, c con le cristallizzalc analcimi ne' crcpacci della slessa ciclopile. Gli argomenti svolti nel mio discor- so, fissarono 1' allenzione di lulli , e la memoria fu generosamente applaudita. Tanto e vero che nelle scienze naturali, piii che le leorie concepite nel gabinetto, sono apprezzate le 220 pruovo di fatto ; e fievole per quanto si fosse la voce che le annunzia noa puo non meritarsi 1' attenzione de' pill sublimi neila scienza ; ed il plauso che le vien fatto non e direlto alia persona di chi espone i fat- ti, ma e un omaggio alia verita, unico scope nelle ricerche della scienza. Dietro la lettura di una memoria del sig. Ama- ry, nella quale dalla giacitura delle rocce del Tera- mano vuole stabilire u il sollevamento degli Appen- nini verso la fine dell' ultimo terziario )) il conte Spa- da Lavini, ed il marchese Pareto si oppongono a quel- la conchiusione, e lunga discussione ne segue. In quella stessa tornala del 30 settembre una memoria del sig. Fonzeca fu leita, intorno alia geo- gnosia del Vulture ; ed un nuovo minerale venne pre- sentato dal prof. Gasoria, composto di Ai di silice, 36, 50 di ossido di rame, e 69, oO di acqua, di co- lor azzurro , e che ha chiamato Liparite dal luogo d'onde e stato raccolto. L' adunanza del 1 ottobre fu segnalata da let- ture di memorie geologiche di non lieve importanza: e discussioni di non minore interesse sorsero nella sezionc da parte de' signori Gollegno e Pasini, nelle quali non lasciarono di motivare ben altri scienziati; e quella del prof, Sismonda sul terreno a nummuliti della valle del Vano, e quella del cinabro trovato al Donato dal sig. Gaetano Tenore; e la calcarea a be- lemniti presentata dal cav. de Zigno ; e la lettera del Direttore San Giovanni col quadro de'fossili del re- gno di Napoli distribuili per provincie, riuscirono ol- tremodo uli!i ed istrutlive. Seguita la gita a Pompei il di 2 ottobre, I'in- domani il marchese Pareto legge alia sezione una breve relazione di quanto erasi osservato, non che 22t in queir antica sepolta cilta, ma si bene al Capo Or- lando : e qui ii sig. Peutland passo a ragicnare sulle pomici che cuoprono Pompei , le quali pju tosto al Soinma die al Vesuvio vorrebbe riferere in origine. Delta discussione nasce in seguito sulla calcaria con itliolili di Gasteilamare, fra' piu distinti della congre- ga. Varie niemorie vcngono poscia annunziale. Una se ne legge sul piperno, di poco rilievo. Due ne pro- ferisce ii prof. Calcara sopra lalune geognosticho con- dizioni di terreni de' contorni di Palermo. Interessa la sezionc un lavoro de' signori conte Spada e prof. Or- sini sopra il lerreno giurassico degli Appcnnini, del quale numerosa collezione di fossili espongono, no- menclati e distinti. II cav. Gollegno propone una sua maniera di osservare i camp! flegrei di Napoli, non iscostandosi dalle idee del barone de Buch , cbe ne riguarda i crateri, come tutti di sollevaraento; alia quale idea ho francamcnle manifestato non potermi adattare. Della calcaria a nummuliti del veneziano iratlo anch' esso il presidente Pasini, e voile riferirla al gruppo cretaceo. Giunlo da fresco alia sezione il prof. I)aubeny, a richiesta de'socii, presenta un' apparec- chio semplice e portatile, per accogliere comodamenle Ic sostanze gassose esalanti da' fummajoli vulcanic!, non che il piromelro di Daniel atlo a riconoscere la temperatura dclle lave. Molte carle geologiche si offrono alia sezione; ed il presidente dope varii voti, perche si proseguis- sero taluno osservazioni a vantaggio della scienza vulcanologica specialmente, scioglie la sezione, e da luogo al vice-pregidcnte Parelo di leggere un clo- quente discorso di congedo , uel quale rammentan- 222 do quanto erasi operate da' membri delle sezione di geologia e mineralogia, gli invila cortcsemcnte a re- carsi 1' anno vegnente al nuovo Congresso in Geneva sua patria . Inlanto non contenta la Prcsidenza generale de- gli otlimi resultamenli di sue cure, perche comoda e dileltevole riuscisse a dolli italiani la dimora in Na- poli, voile che in tutti i modi il setlimo Congresso fosse fra gli allri distinto . Una esposizione di og- getti di belle arti, e di pillura specialmente, fu aperla a Canchi del palazzo degli studi, per tutlo il tempo del Congresso, onde conoscersi a qual grado di pcrfe- zione giungessero, ne'dominij di Ferdinanuo n le bel- le arti incoraggiate e protette. Un nuovo osservato- rio meteorologieo innalzato di recentc su' fianchi del Vesuvio, sotto la dirozione del cav. Mellon! , si voile che venisse aperto, ed inaugurate dallo stesso egre- gio cavalierc, alia presenza degli scienziati il giorno 28 settembre(I). Fra le frabbriche ed i monumenli di squisito gusto ed analogo disegno che alzansi nei nuovo Camposanto, una magnifica se ne costruisce nel punto piii elevalo di quella collina ; ed essa con- sisle di un tempio di greca architettura, avente in dietro ampio portico che viene a chiudere una spa- ziosa spianata, nel di cui centre la statua colossale della religione, scoUura di Angiolini, si innalza, Fu dispesto che questa venisse anche inaugurata durante il Congresso dal padre Latini gesuita, il giorno 30 seltembre, coll' inlervento del Re e della real fa- miglia . In questa occasione rEccellentissimo Corpo della (1) Diario pag. 14. 223 eilla di Napoli regalo gli scienziaii di un' opuscolo su' oampisanti napolitani del sig. Rallatle d'Ambra; ornato dal disegno della accennata slatua, e dalla carta topografica del nuovo Camposanto. L' accademia Pontaniana non manco dal canto »uo d'invitare gli scienziati ad una tornata accade- mica, nclla quale il segrelario cav. AvcJlino lesse il rendiconto di un dccennio di lavori ; dopo di die la signora Guacci, Giulio Genuine e Giuseppe Campa- gna dcclamarono, in bei versi, nobili concetti ed ar- dite allegorie , con arte non coraune diretti al Con- gresso di Napoli. Tutti fummo donati di un volume in quarto (1), ornate di figure, che conteneva que'com- ponimenli non solo, ma ben'altre produzioni riguar- danti la sloria naturale, T archeologia e la bella let- teratura. Gli scavainenli in Pompei furono ordinati ancbe a riguardo degli scienziati italiani, e pare che allro non restasse a desiderarsi perchc soddisfatta in ogni nianiera venisse la curiosila scientifica e lette- raria; ma pure voile la reale munificenza aggiunge- re un' altro dono, nel procurare una gita alle anti- chita di Peslo ed alle Isole attorno il goifo di Na- poli per mezzo de' battelli a vapore, che vi condus- sero buon numero di quegli ilaliani che desideravano recarvisi. Anche la societii de' nobili invito gli scien- ziati a due elegantissiroe feste nella gran sala a eio destinata del teatro s. Carlo; ed il Kegitore de' de- stini dellc due Sicilie voile che nel reale apparta- mento un' aceaderaia di rausica vocale e strumeulale (1) Agli scienziati d' Kalia del vii Congrcsso dono del- r accademia Poiilouiana. J^apuli slamperia e cartierc del Fi- breuo 1845. 2U si dasse a' membri del Congresso, coH'intervento del- le piu cospicue persone della corfe ; ed in quella se- ra, con tulta la regal famiglia die nuove prove il Monarca di generoso accoglimento e di clemente fa- miliarity a molli di essi. II giorno 1 d' otlobre fu destinato alia riunione de' soli i^laliani nella gran sala del rauseo mineralo- gico, onde scegliere la citta che dovea servir di sede al none Congresso. 11 Presidente generate die saggi provvedimenli acciocche lutlo venisse legalmente ese- guilo; e dopo 1' appello generate si perniise che i membri potessero interloquire su' vanti delle cilia che volessero prescelte. E quivi era bello ii scnlire con quanta facondia, con quanto spirilo, con qual zelanle calore si discutossero le ragioni perche una cilia piu loslo che allra fosse preferita pel nono Congresso. 11 niaggior dibaltimento si fu per Venezia e Palermo. Validi motivi mililavano per la nostra CapilaJe, so- stenuli da vaJorosi oratori esteri e siciliani: il mag- gior numero degli ilaliani pero memori delle promes- se da loro falte in Milano, si fe'|dalla parte di Ve- nezia, che ebbe cosi la maggioranza de' voti. A 5 oltobre finalmenle ragunatosi il Congresso nella solita sala, il Presidente generate ne fece la chiusura con eloquente e nobil discorso, che solo bastalo sarebbe a far cbiaro di qual polso si fosse queir illustre Ministro. Gli applausi che riscosse fu- rono vivissimi, sinceri, e repiicati. • . II segrctario generate lesse il sunto delle sedute generali del Congresso , ed i scgretarii 1' un dopo r altro, quello delle tornate delle rispeltive sezioni. II principe di Canino resc , a noma di tutti, i piii sentiti ringraziamenti al Ministro al Sindaco di IN'apoli ed agli Eletli, per le cure e per le attenzioni 223 prodigale agli scienziati in lutto il lempo della Joro dimora in quella niclropoli. II prof. Oiioli con elo- qucnle aringa fe' rincUero al Congresso cbe singo- larc era da slimarsi 1' accoglimento e la gcnerosa prolezione prostata a dotti dal Monarca delle due Si- cilie; comparar lo vollo a Giove pacifico che disarraata la dcstra dal fulminc amichevoimente porgevala a'cul- lori dt'lie scicnze. Alto e ripetute voci di viva il Re, Irasse quell' aringa dalle labbra di tulli. Tali sono stall, o signori, in concisa relazione i principali andameiiti del setlimo Congresso degli scieii/.iati ilaliani clie al numoro di IGll si raccol- sero in iNapoli. Piu esteso ragguaglio ne avele gia nel Diario; dal quale ho tratio anch' io non poco di quel die interessava il mio argoincnto; ed il 7 vo- lume degli Atti do' congTcssi italiani conterra le me- inorie lelle ed approvate nelle varie sezioni. lo son lieto ncl potcrvi far certi che i depulali da voi ivi spediti, non clic altri dotti nostri colleghi, al pari di non pochi illustri siciliani, non sono stati sccondi che a' soli scienziati Irascendenti a' quali son rari (pie' che vanlar possonsi di andar d" appresso; ed a questo riguardo 1' accademia Giocnia ha manlenuto la reputazione in che c tenuta nella bclla penisola, ed allrove. Dal canto mio vi rendo grazie per avermi pro- curalo con questo mezzo il vantaggio d' islruirrni, nella reciproca comunicazione de' lunii. nel conversare con uoinini sommi, nell' ammirare le belle produzioni di ingegni sublimi ; ed a mio pensamcnto se si va ad assislere a' congrcssi italiani col santo scopo di trarne prohllo, esso sara immancabile , sara vero, sara grande. A reuderli pero ancora piu utili alio scienze, mi scmbra, se mal non m appongo, che una 29 226 sola cosa mancasse; quclla cioe che in ogni sezione dovessero stabilirsi gli argomcnti che piu interessano il giande della scienza, e di cui lo sviluppo toglies- se niollissimi duhbii, e servisse a meglio assodare le basi eerie in ogni ramo dello scibile. Si appbche- rebbe cosi ogni dotto ad illustrare que'dati argomen- ti ; e non si divagherebbe in allritemi, oltimi forse per un' accademia, ma di poco diretla ulilita in un congresso , dal quale la scienza aspetia resultamenti piu generalmcnie profiUevoli, e di maggiore interes- se. Toccherebbe all' Italia il darsi un simil vanlo; air Italia che in sette anni -ha sempre piii falto co- noscere di qual tempera si fossero gii ingegni che essa produce. lo sono stato accolto in una riunione della So- cieta geologica di Francia, ed in un Congresso dei fisici di Germania: no ho ammirato il nobile scopo, la csattezza delle osservazioni, la fedelta de' rapporti ed il numero delle scoperte; ma in questo dcgli Ifa- liani m' e riuscito nuovo, ammirabile, imponenle il modo di trattar le discussioni; e la facondia e la soda eloquenza con che si paria, avvalorata dull' armonia della italiana favella riesce incantevole e sorprenden- te! Che diro poi della dottrina che spiega in oggi r Italia ne' congrcssi de' suoi scienziati? Won e gia la poesia che la distingue, non e il romanzo che la ono- ra, ma le scienze esatte, le economiche, le natural!, le mediche, le archeologiche, si professano con effi- cacia e vero profitto; ue si invidia agli oltramontani la dottrina, che nelle loro provincie stimavasi da qualche tempo concenlrata. Cessino una volta i queruli poeti di compiangere con soffocato gemito la condizione infelice dell' Ita- lia. Egli non e cosi. 11 genio degli italiani e gia de- slo: i Principi generosi lo incoiaggiano lo protcggo- 227 no, ed alta e splcndida prova ne ha dato piu che allri r aiiguslo FiiuniNANuo ii. L' Italia torna ad esser dotla; I'Europa non potra che amruirarla; c verra giorno che scenderanno si dalle Alpi gli stranieri come un tempo, ad istruirsi nella classica terra, ove il sapere e indigeno, e d' onde ii genio latino age- volmenle allrove nou s' innesla. mmmw mmu DELLA SICILIA E DELLE ISOLE CHE LE SONO IMOR>0 DEt PBOKESSOBE IlEGIO STOniOGRAFO LBITA MELLA TOR^I.kTA ORDOARU DEL 12 IiICEflBRE 1813. 231 asr!j^a>^22^i2 I volcani dopo che data abbiamo la dovula aU tenzione alia loro immensa durata alia quantila ononne dci prodotti che ammassali hanno in ogiii parle dclla superficie della Terra non possono piu essere riguar- dati come accendimenti locali suscitati da picciole cause; sono una continuazione delle operazioni geolo- giche che si eseguiscono in quel modo permcsso dal generale sislema di cose al quale arrivata e Ja massa torreslre; la loro storia legata e ai grandi avveni- ineuti sotto i quali e stato modificato Tammasso delle diverse matcrie assegnate in principio per formarlo. Agiscono dirctti dalle stesse forze che dominarono e che domineranno sompre pcrclic ingenile nel corpo stesso consegnalo al loro impero. Una gran parte della vita della Terra si perde nella nolle dei secoli prima deir epoca della storia scritia dagli uoniini ; racco- gliendo i falli che la nostra intelligenza conoscer puo nei posteriori si polranno forse avere lumi da gui- darci aello esame degli anlcriori, e poler quindi der- 232 terminare con qualche verisimiglianza la influenza die i volcani avuto hanno alia forma e stato del materiale e ai considerabili cangiamenti ai quali e stato som- messo. Un esterno inviluppo copre la massa globosa . Esaminalo sin dove si puo si trova un risullamcnlo di formazioiii altre di raffrcddamento , altre di scdi- mento; opera combinata del fuoco e dell' acqua ma coniinciata dal fuoco che permise indi all' acqua il libero esercizio delle sue fticolla. Quasi Ire quarti della superficie coverti sono dal mare che corne ora puo segue I'antico travaglio in picciolo imitato dai tor- renti continentali promossi dal fuoco che carica I'at- mosfera con la evaporazione. II fuoco dagli intcrni abissi spinge verso I' alto fiumi ardenli ; traverssano le oscure cavita e vengono a raffreddarsi o iiegli spazi sotterranei superficial! o suUa faccia esleriore. Nato al piede di uu famoso volcano, accompa- gnando assai giovanetlo Dolomieu quando vcnne a visitarlo il genio ardente di quel famoso naluralista accesse nel mio animo la piu forte brama d' imitarlo in cosi nobile ed interessante studio ; la costanfe mia dimora in Sicilia non ha dato mai luogo ad alcuna interruzione; esso abbellisce ora ed anima i gravi an- ni della vecchiaja parte sempre frcdda e assai poco ridentc della nostra esistenza. Riunendo a quelle che era gia nelle mie opere quanto ho potulo di nuovo pub- blico quGsto lavoro sotto gli auspici dei brillanti pro- gressi che la Geologia falto ha nei nostri giorni ele- vata per le fatiche di Gordier di Brogniart di Hum- boldt e di allri illustri naturalisli al rango delle scien- ze ' esatte capaci di dimoslrazione e di severe ra- gionamento. Debbo dire che uomini del piu alto e piu sensato 233 ingcgno dimostrato banno la ragionata Geologia non esser conlraria al senso csprossalo nolle sacre scrit- ture; il dotlo Buc KlanJ nella sua Geologia e Mine- ralogia nci lore rapporii con la Zoologia stampata ncl 1838 ha fatlo conosccre le scovcrle geologiche essere conformi al senso dci libri sanli ed accorclarsi con la storia della creazione segnala nel libro della Genosi, 11 rinomnlo Leonhard ncl sue tratlalo di Geo- Joi;ia ha provalo cho le modcrne idee non sono in opposizione con cio che lo sante scriKure c'insegna- no sopra 1' origine del mondo sopra i cangiamenti che hanno avuto Inogo poco a poco nel caos e sopra gli avvcnimonti della creazione degli esseri animali. Do- po ciu mi senihra tale conformita accrescere il ri- spetlo che noi dobhiamo alle sacre carle e confer- marci nella pursiiazione che esse slate sono veramen- te serine per ispirasione divina. Sopra tale fiducia le ho segnite in (juosl' opera dichiarando di volere rigellarle di vero animo se si Irovcra che a tale ri- guardo ci siaiuo tulti evidentomcnle ingannali. 30 :1 ^ ..I.IZ u vi-u:-;. 233 PARTE PRIMA Descrizione delle terre volcanizzale e delle volcaniche F'olcani antichi Sono quelli chc bruciarono solto il mare che copriva ancora altamente le nosire terre, e si estin- sero rimaste a secco. Occupano lo spazio di lOl mi* glia ill lunghezza dal piede dell Etna verso il mez- zo del lato orientale dell' isola sino a Capopassaro che lo tormina a mozzogiorno ; si veggono i Joro prodolli nclla larghezza di 30 ; verso il confine si moslrano soltanfo nelle profonde valli al piede delle monlagoe; ignoriamo se al di la vi sono sepoiti o vi mancano affallo. Se dall' Elna si lira una iinea ad occidcnle e dopo i luoglii centraii si fa curvare a libeccio per comprcndero il vasto tcrriforio di Gir- genli si avra la Sirilia divisa in due parti. Kella pri- ma a scKentrione sono le caiene e i rami degii Ap- pennini chc dopo aver traversata in lunghezza la grande pcnisola italiana passano tra noi . IVella so- conda a mezzogiorno h ad orionte la Bogione vol-' canizzala ad occidenlc la Solforifora. I terreni ter- ziari coprono tulta la faccia triangolare. Kclla prima 236 estensione coronano le allure e innalzano i luoghi bassi. Nella volcanizzata sono mischiati alle rocce ignee e soveiite alternano con esse i loro depositi. Kella solforifera inviluppano i sedirnonti del solfo e vi posano sopra sovenle a moUa altezza. Le opere del Terzo Periodo ncllc oontrade del primo spazio si distesero sopra le forinazioni dci Periodi antecedenti rimaste ad alio livelio. In quelle del secondo sine a considerabile profondila compongono con i prodolti volcanici o con gli ammassi solforosi una massa im- mensa che ebbe a riempire luoghi assai bassi aperli lungo il piede raeridionale degli elevali che erano a seltentrione. Le monlagne dopo la vallata covcrta dal mare che fa il canale conlengono in quel h parte dell'isola che ha il Capopeloro recce graniliche scisti micacei ed argillosi; succedono i bituminosi e le calcaric an- tiche ; spariscono indi e le graniliche non riconipa- riscono che dopo il mare nelle cosle deU'Affrica in faccia. I Terreni Terziari quasi scmpre a slrali jorizzon- tali mcmoria delia tranquiiiila che rcgnava al loro lem- po sono solidi e terrosi. La calcaria sempre doniinanle inferiore e dura e compalla, ha pochi resli di ani- mali marini, alcuni non hanno piu analoghi vivcnti nei nostri mari; vissero in una piu alia lemperalura, spesso a grossi banchi orizzonlali si eleva e per gra- di successivi diviene siiperiore; allora c assai meno dura e compalla grana grossolana agglulina pezzi della inferiore niolla marna piii resti organici che giungono a formarne la piu gran parte di esseri che oggi popolano i nostri mari associa ciottoli silicei e quarzosi; il cemento calcare argillo-ferrigno le da i colori giallaslro e rossastro ; ha il nome volgare di giugiulena da un dolce che noi componiamo di raele 237 e di seme di sesamo o giii£:;iulena , I terrosi sono ammassi sediinentari di argdia sabbia argillosa quar- zosa argillii giallastra a grandi ammassi stratil'ormi irrogolari u a filuiii obbliqiii, di mama l)iancaslra di sparse masse rotolate silicee e quarzose e di selce piromaca. Vi sono comuni gres arenari a grani di quarzo e di selce die raccliiudono picciole conchiglie; hanno sovente grande potenza; pudinghe e brecce tal- volta assai dure. Una roccia forma tulti i prodotli . Grigia piu o meno scura dura e compalla. Pirosseno nero clio vi fa pure qualche cristallo; in alcune masse I'ho tro- vato grande con apparenza di pirosseno resinile; mi- nore folspalo bianco sovente fdiforme lucido; qualche grano di olivina. E' roccia di basallo. In molli luo- ghi c a numerosi gruppi prismatic! regolari , e ia palle. Destrizione topografica e geognostica, Lo spazio volcanizzato comincia dall' Etna ; ne circonda il gran piedo ; in molta parte e coverto dal- le lave modcrne. Nelle enorrai allure sul mare di Aci ne riinane visibile un resto. Poco dopo dal lido della Trczza si distcnde fra le hcque una diga trasversale a fiione durissimo con suporiicie di soilanto segnati fascetti prismaiici articolali con direzione convergenfe verso un punto e progressiva diminuizione di diame- tro. A 30 passi daila spiaggia unisola ovale di 800 piedi di giro e alta sul fondo GG ; la roccia che la for- ma amorl'a lia in un solo lalo divisioni prismatiche. Uno slrato di argilla biancastra indurita sovente schi- sloide la copre. Pussi 400 a mezzogiorno uno sco- glio il piu grande; dal fondo diminuendo di grossez- 238 za per 200 piedi sino al livcllo marino s'innalza pi- ramidale su di esso 230; ha il sedimento argilJoso air altezza dell' isola e sull' alta sua punta, Nei lato a mezzogiorno ha ordini soprapposli verticali di co- lonne a prismi articolafi di due piedi di diametro. Nella sfessa linca un secondo e indi un terzo scoglio piu piccioli, e con prismi e con lo slrato di argil- la. II fondo del mare c tapezzato di scogli e di am- massi della stessa roccia. Nella spiaggia che segue altra diga ohbliqua coverta di prismi indicati da di- visioni superficiali. Nell' interne a picciola distanza numerosi ammassi con prismi di vario diametro da due pollici sino a un piede ; molti fasci con direzione convergente; gruppi basallici ed aniorfi sepolti dai dc- positi Tcrziari terrosi. Alcune alture non differiscono dai scogli nel mare che dal non essere circondate dalle acque. La Ih/pe del CasteUo di Aci chiude quel resto di rovine delTantico teatro volcanico; pendente sul mare all' altezza di 250 piedi e di allretanto di base, isolala nell'allo; e un tumultoso conglomerato a cemento argilloso fatto ferrigno dagli arsi frani- menti ; lega pczzi di roccia talvolta a vetro nero, piccioli prismi che con le loro posizioni annunziano il loro violenlo trasporto ; dalla parte del mare sbuc- ciano numerose palle di un piede e mezzo di diame- tro che si trovano anche nella spiaggia vicina. Sono molte a scorza vetrosa. Un gran numero c a stra- ti concentrici con nocciolo solido ; altre nella liu- pe al colpo del martello si rompono a pezzi pi- ramidali uguali; con la base convessa uniscono le punte al centro ; le stesse piramidi che sono trian- golari sono talvolta con I'enditura che danno an- che pezzi triangolari ; iielle divisioni vi si trovano rnaterie infiltrate; cio mostra che esse preesistevano 239 al colpo. In alciine masse a dislinzione dellc allrc si trovano nci pori e iiello cavifa in forma crislallina Xanalcime che io chiamai Cidopite-Arrajonile-Cnha- sia-SlilbUe—Thomp.'onileGismondina ec. L' analcime a strali di picciolissinii ciislalli tapezza Ic fenditure deir argilla indurita ; faccndo di cemenlo crislallino ornia una breccia durissima. Kel dominanle deposilo argillo-marnoso due mi- glia ad occidenle di Aci e a breve disfanza daila marina sorgc la Fonlana di s. f^encro; niimerose bollc di gas acido idrosolforico la lanno gorgngjiare al conlallo almosfcrico depongono il solfo in minula polvcre, e ad un lume ardono con fiamma lurchinio- cia; talvolla I'ho veduta pallida rossastra per il gas acido carbonico miscbiato. A libeccio dell' Etna c a U miglia dal mare ap- parisco allro gruppo basallico la Il^jpe delta Mot- ta. Tolto dalle acque da tramontana a mezzogiorno lo stralo argillosso cbe lo scppelliva ad occidenle si perdc soUo di esse; ii piede scovcrto convesso ha un miglio di giro; il corpo centralc e un grosso fa- scio di colonne prismaticbe esagone altre inlere alfre arlicolate; al basso di due piedi di diamclro lo di- minuiscono gradatamente nell' alto convergendo verso un punlo che sarebbe nel centro dclla Rupe alta 48 picdi sal suolo. I fill coprendosi non lasciano vedere fine a dove arrivano nell' interno. A deslra evvi enor- me ammasso di luTo falto di arene di masse solide e di argilla silicea ferrigna che lo rende compallo/ a sinistra uno di pezzi di roccia dura biancastra in dccomposizione; nell' alio molle profonde cavila con arene c scorie rosse come al cralere dell' Etna. Pill ad occidenle una vasla pianura ha da una 210 parte la montagna di Paterno citta che e al suo fian- co; sulla cima sono i vesligi del cratcre dal quale uscirono le lave etnee che scendono sino al basso ; al piede di mezzogiorno reslono ammassi di prodolti degli antichi volcani; la roccia nera e assai dura ha 'nelle cavila cristaiii di arragonite bianca macchiala talvolta dair ossido del ferro , e la sua massa c in- suppata di nafla che apparisce nei pori delle fresche rollure e si dissipa con piacevole odore. Piu avanti sono i Castellacci diramazione delle montagne inter- ne di calcaria conchigliare solida / hanno ammassi di calce solfata spesso idrata alia superficie. Disciol- ta dalle acque e deposta a sedim'enti cristallini vario linti dal ferro. Dall' altra la pianura offre la evasione in quasi tutti i suoi punti ad immensi torrenti sottcr- ranei di gas acido carbonico. Le salinelle in tre luo- ghi diversi sono fori nel suolo argilloso dai quali il gas spinge I'acqua raccolta e nelle siccila la polve- re; il nome e dal sale comune che vicne deposto nei loro contorni. Con nuovi fori cessano gli antichi che poco dopo ritornano essi soli in azione. Altrove \ Acqua della Grescia e sorgenle in vasca arlefaKa ; dal fondo le bolle gassosc sorgono numerose ; trat- tenute dal loro peso formano sulla superlicie una mortale niofeta che ha tolto la vita ad alcuni ine- sperli abbassando molto la loro testa. Esala dal luo- go un forte odore di nafta. Le acque che dopo le pioggie impaludono in tutti quel luoghi piani gorgo- gliono e trudiscono il passaggio nell' atmosfera per una assai grande estensione di quel lluido sotterra* neo aeriforme. In altro sito gorgolia Y Acqua rossa tinta dair ossido del ferro. Salendo a destra i contorni della vicina Li'co- dia fra le ammassate lave etnee sopra suolo argillo- 2.il arenario reslano ancora fuori numerosi gruppi basallici a prismi in tulle le posizioni ; allri mostrano Je loro teste; allri fanno imiri e capricciosi inlrccciamcnti sovente a lati dccussafi ; I'asci arlicolati che conver- goiio verso un punlo (liminuemlo di diamctro. Poco ad occidenle un brano resta ancora sul fianco delle allure di Biancarilla. I luoghi indi con curva base si elevano verso I'Elna. Ad occidente ricomparisce la forniazione basaltica e con ammirabile potenza va sino al flume che cola nel fondo e ne domina la spon- da per piii miglia; colonne che mostrano le sole te- ste, muri di prismi porfcttamente regolari verticaii con fasci aggruppali a diamelro che diminuisce nel convcrgere verso un centro comune. Al fiume sono con la calcaria solida solto la quale si perdono poi e si fanno vedere sollanlo nei profondi scavi di essa e fra i gres al basso delle montagne di Centorbi che passano poco dopo per occidenle a 30 miglia dal mare c vanno a diramarsi ncUa Regione volcanizza- tat Pochi resti a greco nella Falle di S. Giacomo\ gruppi di colonne prismatiche articolate verlicali ed inclinate ; muri mollo furiosi nella parte scoscesa deli'allura; neH'allo di essa con le loro teste forma- no pavimenli a piani osagoni ; hanno nelle lore ca- vila specie mincraii crislallizzale. Valdinolo E' una delle Ire valli ncllo quali viene divisa la Sicilia; comincia da Cataniii. II dominio volcanico dai conlorni doll' Etna vi passa per occidenle chiu- dendo ad oriente la Piuna bassa di Catania che dalla cilia si dislcnde a niezzogiorno per dieci mi- glia sino al Simeto , e dal mare che I'orma il graa 31 212 golfo ad occidente per undici dove si atlacca alia Plana alia. Estensione assai poco inclinata senza roc- ce in sito con picciole alture convesse ed ondolale sino a grande profondita composta da un confuso am- raasso di argilla arena mama ciottoli quarzosi e mas- se silicce rololalo ; foiinazione a lelli ondolati die segnano Ic epoeiie del sedimenio la fanno un opera di Irasporto alluviale che ha riempito un proFondo seuo nci passati tempi lascialo dal mare. II prose- guimcnio vokanico si fa dai contorni di Patenio per la Castellana S. Giovanni e la conlrada della bella fontana dci Cervini a ire midia dal Simeto. II vasto spazio volcanizzato oflre dovunque nio- numcnti per la sloria delle anliche operazioni dol- I'acqua e del fuoco che elevarono quel grande cdi- ficio. II fondo che servi di base dove puo osservarsi e un suolo cretoso a nummoliti e a qualchc ippurile piu nel bianco che nel giallastro; si vede elevarsi sovente ad allure convesse e iiidi abbassarsi ; i pro- dolli volcanici e i Terreni Terziari rienipirono tutle le inuguaglianze e innalzarono un comuiie livelio. I fiumi infuocali venendo dai profondi abissi Iraversa- rono lo straio creloso e si stabilirono I'uori. Ora scor- sero sopra i deposit! Terziari , ora penelrarono in essi per fenditure lasciate dall' addensamonto o prodolte dagli urli volcanici ; Ic riempirono a filoni o in tulto 0 in parte; allrove allernarono moltissime volte le ma- terie ignee e le acquee; alcune isole furono formate e indi continuate dai nuovi terreni ; furono dovunque composti agglomerati di varie materie e inviluppate in esse concliiglie del mare che tutto altamente inoii- dava ; vari cementi le indurirono. La rogione abbandonata dalle acque e data all'at- mosfera riniase esposta a disordini e a rovesciamenli; vi 243 e ancora csposla ; i torrenti alluviali, la decomposi- zione, i frequonli Ircmiioli li accrescono. Mumerose vnlli Ijanno roUa la conlinuila; il suolo mancato da una parte ha formate monfagiie dalle allre legale ai leiTcni ancora esisleiili. Cosi c S. Feiiere la piu alia del Valdinoto circa 2730 piedi sul mare ; nel Jato scosceso mostra al basso il piede cretoso sino alia nicla grande banco di calcaria , indi volcanica sino alia ciina. Monte Lauro di ire miglia di base e di 2GoO piedi di altezza calcario sino a mela nell' alto coverto di ammassi volcanici solidi di scorie e di are- ne. I crateri distrutti dal moto delle aequo colmate le cavita ne segnano soltanlo i sili le scorie e le poz- zolanc terre argillo-fcrrignc cotte dal fuoco al prime uscire della materia ignea liquida; coverta ben tosto dalla condensafa scorza non pole agire sulle materie in conlatto; in nessun liiogo la calcaria lo solTri , non e mai granosa. Nci gcnerali cangiamenti I'osscr- vatore non puo sempre rimontare alle vere giaciture e alle loro slocazioni; masse solide dall'alto sono ite al basso portali via i terreni che le sostenevano ; al- tre al favore del polcnte loro peso penclrando nel suolo argilloso aminollilo dalle aequo raentiscono una anteriota che non avevano. La roccia si mnslra prismatica in moiti luoghi; presso Melilli nei Colli Iblci, atlorno Fizzini in con- ialto di pasta amorfa a I'asci che diminuiscono con- vergcndo verso un punto e che in line si confondono con quella, palle a strati concentrici e a scorza ve- trosa come molti vicini pezzi informi ; a liecchis vi- cino Mililello gruppi di prismi vertirali e inclinali e palle analoghe alle allre; presso Pularjonia avanti a cui allure enormi di pudinghe calcareo-volcaniche a banchi orizzontali ; nella vicina vallc muri di piccioli 244. prismi ; a pochi passi pezzi a scorza di vetro lucido e nero friabile; la pu.dinga ha belli cristalli di slil- bito a piccioli globi bianco-giallasiri , o raggiala di cabasia bianco-malti , di analcime o ciclopite ; ritro- vati da me nel 1799 furono pubblicati nel 1810 con i nomi del tempo cennando pure le nuove divisioni fatte dal eel. Hauy. ;; Nella noil lontana pianura e il Lar/o dei Palici come reslo dell' antico polere volcaiiico in tiilta la Regione. Acqua delle piogge in fossa di 480 piedi di conlorno ; e spinla ad altissimi getti da coi reiiti perpetue di gas acido carbonico ; esala il luogo forte odore di nafta. La niorlale mofeta alia superficie dio- de luogo alle credulila da me descrille nella Mtiiio- ria sul Lago stampata nel 1805. Nelle larghe piog- ge le acque che impaludono gorgogliono e dimoslra- no il dominio del gas per queila vasta pianura. Capopassaro tormina al mare di mezzogiorno la Regione ; i contorni offrono masse volcaniche sul fon- do creloso con belemniti rare nummoliti e qualche grossa ippurite che conservo in pezzo di pudinga co- mune ivi calcareo-volcanica con rolle selci bionde. Regione Solforifera-Allri liioghi Alia visibile Volcanizzata segue ad occidente la Solforifera. Ha in queila direzione quasi cento miglia di lunghezza con 40 di larghezza; il solfo fa la mag- gior parte di quel corpo dell'isola; nel vasto territo- rio di Girgenti in qualunque punto se ne trovano mi- niere. Immensa formazione solforifera ! Vi giace a fdo- ni serpeggianti traversali o orizzontali fra depositi argillo-marnosi e gessosi dominati talvolta dalle al- lure della calcaria superiore strato superficiale di mar- 245 na solforifera, sollo il filone di solfo impuro al di fuori nella massa interna cristallino di un bel giallo ce- drino o rossaslro e spesso semidiafuno/ neile fondi- turc a griippi di crisialli accompagnali da qiielli delia harite della stronziana e della calce solf.ite. Sparsi nei tcrroni in pezzi roUi i dorati solfuri di ferro. In niolli luoghi il gesso idrato alia superficic fa piii mi- glia di allure a strati rcgolari inclinati o ondeggianti, Posano in alcuni luoshi e nelle stesse circostanze i copiosi depositi del sale rnarino che serve agli usi coinuni. Nella Volcanizzala cessarono le eruzioni dei fiu- mi infuocali nella Solforifera durano ancora nel loro grande e costante vigore quelle dei lluidi clastici pro- dolti degli stessi volcani. A Niscemi dodici miglia dal mare il profondo suolo argilloso resiste ai loro cmpito, ma cede talvolta mollo ammollito da assai piovosa invernata: la storia di quel paese ne cita esem- pi ; ruliimo in inarzo del 1790; romori sotterranei, urti che mossero il terrene, lento abbassamento si- no a 70 piedi di un lato della montagna che so- sliene le case, dalle fenditure alito che attaccava la testa degli abitanti, come pare di gas acido carbo- nico, sul fianco della vicina altura si apri una fossa di due piedi di diamelro sorii furioso torrente di ar- gilla raarnosa salsa liquida che copri di uno strato di Ire piedi uno spazio hingo 90 largo 40 ; avea odore di solfo. Tullo cesso poco dopo. A Terrapilata o sterile pcrche di suolo argillo- marnoso salso, presso Callanissetta dalle fenditure scappano emanazioni di gas idrogeno carburalo so- vonte come lo mostra la (lamina quando lo facciamo bruciare ; dopo lunghe piogge il fenomcno s'ingran- discc cd e piu forte il fragorc solterranco die lo 246 precede e lo accompagna. Ptio essere che avvenga in allri luoghi noii ancora osservato. I Macalubbi a 5 miglia dalla spiaggia di Gir- genti sono in largo piano di suolo di simile natura piccioli coni rovesciati di argilla liquida spinla dai costanli e copiosi torrenli di gas idrogeno carbonato e talvolla carburalo ; neilo siccita spingono solo la polvere terrosa. Dopo inceiti inlervalli la emana- zione prende forza enorme; nel 1777 dopo assai pio- voso inverno si accrehl)ero molto i miiggiti solterranei, vi si apri orrenda vorragine, il fango giunse a cento piedi di altezza, 1' aere fu pieno di acuto odore sol- foroso. In tutta la pianura Ic acque che impaludono tulte gorgogliono. Nella vicina campagna Bissana vi si forma un lago di 300 piedi all' intorno; i gclli sono a grande altezza, il gas e idrosolforlco la in- fanda puzza lo annunzia ; il solfo e lasciato in pol- vere , fuggono dal suo conlorno uoniini ed animali. Le dcscritle emanazioni moslrano 1' opera del fuoco sotterranco; in altri luoghi lo fanno cllelti piii vicini a casi potente elemenlo. La grossa monlagna di Sciacea sul lido ad occidenie di Girgenti ha grolte e numcrose cavita nellc qnali si odono rombare fu- riosi chiusi venti come nolle spclonclie di Eolo. U An- tra di Dedalo ha il fondo con calore che alza il ter- momelro 8'^ sull' esterno ; ha un foro da cui sotto forma di fumo escono torrenli di vapori acquei come in altre cavita del contorno ; nella valle al piede sor- gono aequo calde e salse; piu al basso sono caldis- sime e il gas acido idrosolforlco che le fa gorgo- gliare depone il solfo sul suolo. Nel mare vicino sor- se poco fa I'ardenle isola volcaoica- A breve distan- za dal lido seltenlrionale nella slessa Sicilia ad occi- denie presso le rovine di Segesla le Acque Segesta- 2n ne sono sci calde sorgenti die riscaldano un fiume ; una alza il fennomelro a 3G la Iraversa ii gas aci- do idrosolforico c!io la fa mormorare. Piu ad oriente a i niiglia da Palermo i Pozzi doU' Abate \\w\\\\o diC- qiie delle quali il calore crcsce con la prolbndila; in uno di 130 piedi, il mio Icrmoraetro 9. fuori si alzo a 23. neir iiiverno, nella slate 19.1 nell'acqua se- gno 24. 0. Piu avanli a Termini non molto lontana dalle rovine d' Imora sono sorgenti calde a 35. sono sa- lale, la cavila 6 plena di vapori acquei. Verso i luoghi cenlrali a Cifald la sorgente ha il me- dio calore di 32. 3 cssendo fuori il 23 ; manca nelle grandi siccita ritorna dopo le pioggie. Negli stessi luoghi a Sclafani Ic acque hanno sortcndo il calore di 27 nientre reslorno 6 di 19. 1; il forte puzzo diino- stra il gas idrosolforico che le agita ; ogni libbra ne conliene sei pollici cuhici; il solfo deposto da loro il colore biancastro; il sale comune il saporc. E' necessario passare tullo il vaslo gruppo delle grosse monlagne che premono il Valdeinone ad orien- te impenclrabile alio sfogo delle operazioni sollerra- nee e solo capace a sentire i forti urti dei treiuuoti che ne agitano il suolo per ritrovare allra sorgente calda; nella spiaggia di Ali sul lato orientale quasi nel messo dello spazio tra 1' Etna e il Gapopcloro; a brevissima distanza dal mare scavando nella sabbia lillorale sorgono acque che innalzano il mercurio dal 10. fuori a 27/ il calore crcsce con la profondila. Ivi nella eruzione dell' Etna del 1780 i romori le enor- mi esplosioni Icmcr fecero di un nuovo volcano; i fiumi infuocati passarono poco dopo alio Eolie ar- deiili e solto la vicina Calabria dove nel 17S3 pro- dussero i tanti e cosi dannasi treniuoli. 248 E' nella Sicilia non volcanizzata che sono le sorgenti dell' olio minerale svincolato dal calore in- terno dai sedimenli di rcsli organici degii antichi mondi progressivamenle sepolli; 1' ardorc volcanico di" strusse tutto nella Volcanizzata; piu copiosi negli au- dati tempi poiche servivano per le lucerne come di- ce n Dioscoride e Plinio in un' isola cosi fertile in ulivo sino da dope Aristeo che v'inlrodusse di esso la coltura. La nafta esala da raolli luoghi. Presso Raeusa enorme montagna a varie allure e di calce "&" carbonata bituminifera ; un composto di essa di ar- gilla ferrigna e di nafta che spande il suo piacevole odore senza lo strofinio; passala a petroleo fa brec- ce a cemento oleoso nei caluri estivi cola al basso e con la polvere argillo-calcaria fa pece minerale te- nace, si riduce a malta che sulla faccia lucida oriz- zontale riflelte la immagine come specchio; sorgenle che poi cesso. Presso Alessandria ad occidenle ser- ge con acqua salsa color rosso purpurco; la vicina grossa montagna e a banchi orizzonfali di caicaria conchigliare inzuppata di olio; vi e a breccia caica- ria durissima olil'era ; le cavita piene di spato calca- re e di nafta o di petroleo ; alcuni noccioli di esso indurito imitano il pirosseno clie al lume si dissipano in fumo. Nei luoghi cenlrali di Petralia sorge anche con r acqua e anche dalle fcnditure della vicina roc- cia; piu pure del piu pure olio di ulivo alia lucerna con lucignuolo di cotone arde con fiamma grande bril- lante, se no raccolgono due libbre al giorno; di esso ho provveduto gii amici di Europa e di America. Si trova in allre fontane, Hasfallo presso Nissoria e cosi copioso da essere materia di considerabile Iraf- fico; allerna con gli strati di marna e di gres are- nari con nodi di gesso; vi e tulta I'apparenza che le 249 aM)ia peiielrati liqiiido. L'amhra tli ciii e cosl ricra la Sioilia ebbo la stcssa orii^ine. Croll nel 1792 parlu di pezzi di essa fra strati di carbone di legno fossile, alcii- ni talmenlc adercnti cbe si trovarono presi in essa parti assai voluminose di carbone ancora con ia tessitura leii^nosa, 1' ambra non vi era continua o a vene nia- nidulantey lu nelle gallerie sotlerranee scavate ia Prussia a breve distanza dal mare. 11 valoroso Sig. Catulio trovo grancllini di rosina succina nelle torbe legnose dei sette Gomuni nelle provincie venete; altri simili se ne videro poi nelle nostre di Sicilia. I pezzi scpoiti nei lerreni Terziari sono dai torrenli alluviali slrascinati in gran parte alle spiagge. IS'ella mia gran- de raccolta vi sono saggi die al menomo strofinio fra le dita esalano forte odorc; di petroleo. L' ambra che raccbiude insctti ben conservati terrestri ebbe a consoiidarsi sulle terre emerse. Etna Alza il suo enorme conn fnrmato per successivi ammassamcnli al confine selleiilrionale Ira i [)n)dotti degli anliclii volcani ; distende un piede di 120 mi- glia, e la sua cima e a 10, 198 piedi sul mare clie bagna da una parte la sua base. La sua elevazionc fa un angolo di 22<^ con la vorticale; lale inclina- zione verso il lido dimostra tiUta la sua massa in- nalzata stando il maro al present(> livcllo: nessun suo prodolto e coverlo da Torroni Terziari; se ve n' lia alcuno ve I' ha introdotto posterinrmente il suo peso 0 r hanno sopolto i trasporii alluviali. Lc prime ma- teric erutiafe accumulandosi intorno alia bocca aperta nclla faccia del suolo cominciarono il rialto, i suc- cessivi aocumulamcuti lo portarono alia sua altezza: 32 250 , la forza projcllile sgombrando sempre la fossa I'al- lungarono con esso ad alio caiiale die si apre nel cralerc; i fiiimi inruocali venendo dagli inlerni abissi noil haniio allra sortila; nel percorierlo o trovano o si forniano con gli ui'ti o con la forza di iiqiiefare fori nei lali di csso vi enlrano ed hanno origine ie eiuzioni lalcrali che scappano fiiori a varie dislanze dai [iiuili di minore rcsistenza; le fcnditure che apro- no alia supeificie nioslrano il loro occulto caiiimino. II caloro voicanico non ha chc tale temporaneo doiiii- nio nella inmicnsa massa che non ha ne sorgenli ne emanazioni caldo; gli antichi fisici credeltero i per- petui fuochi accendersi e nudrirsi in essa; osservava- no nelle loro stanzey il solo genio detfava a Seneca che r Etna dat viam non alimenlum. La posizione inclinata ha piii spesso direlto da quella parte il cor- so dei fiiimi ignei che sonosi talvolla dislesi sino a 24- iniglia ed allungato hanno nei mare il suolo secco della Sicilia . Vi ha cosi spinto i furiosi lorrenti delle acque alinosferiche che scavando cnormi valli nel corpo della montagna hanno con il Irasporto ri- pieno i luoglii bassi e i seni lasciati dal mare ; al loro potere distruttivo si e unito quello dei violcnti urti nei treniuoti che agitando la gran massa danno luogo a considerahili abbassamenli di suolo, e a for- niali disordini. Si apre nell'alto la valle del Trifo- glietloA] cinque miglia di larghezza e di mille piedi di prolondila. Alia sua destra la valle del Bue meno larga ma piu profonda; alali quasi verticali ha tre miglia di larghezza e otto di lunghezza; puo essere un cralere come si e volutodire? E quel ch'e piu di solle- vamento mentre che sull' Etna niente apparisce di sol- levato nfe anclie dove potea esservi? Seguono al basso altre valli. Tulle nei loro lati profondi ci mostrano 251 i lelli inclinali soprappnsfi e sposso corrispondcDti n(!lle loro rolluro clie elevato hanno ia inlera nias- sa. II riempimento in ijuello spazio orientale si trova in tulli i piinti e con altezze analoghe alio lo- calita. Alia Madonna dclla Vena a 10 migiia dalla spiaggia una fossa lo la vedere profoiulo 35 piedi ; nolla pianura presso la lima niaritlima in scavi fatli alia mia prosenza nel 1810 si lro\6 di 15 e quindi sotto il liv(dlo del vicino mare. A mczzogiorno le al- luvioni hanno anche operalo. Prosso il Fasano a po- che (niglia da (]alania a HO piedi di profondita 1' il- luslre Duca di Carcaci Frantesco Pafeino fra i tras- porli ainmassali rinvenne un tralcio di vile solea lun« go un piede die conservo cedutonii da quel gene- roso mio ainico; i torrenli venivano dai luoghi alti coltivati. I (iumi infuoeali colando dull' alto al basso ren- dono liquide le inaterie sotlo[)osle ed afl'ondano il lo- ro corso ; cosi e in allri simili modi si trovano for- mate alia fine grolle e cavila sovente assai spaziose; se ne veggono dovunque; alcune sono mollo rino- raale. La grande estensione montagnosa coverta di piani e di allure in dist.inza per effetlo ollico apparisce u[)a luassa conica inciinala al mare. Un piano di oUo mi- giia di giro la Ironca nell'aUo; la voragine ardente si apre nel mezzo; le maleric erutlale vi formano inlorno un'allura d'incerla essislenza. Da dopo il 14-li era all'allezza giunla di 320 piedi; la descrive il noslro Filoleo; nelio scosse del 1537 rovino nella vo- ragine; cgli nel 15iO Irovolla sparila; Fazello die vi sail poco dopo vide andie la bocea al livello della pianura e ingrandila a K migiia di giro. Si era la nuova allura elevala ad alia lorre e udle scosse del 252 1G69 cadde nella voragine con parle della pianura attorno; Borelli la Irovo di sei niiglia di giro; coiii- prendeva dunque tuita ia pianura supcrioro eho deve riguardarsi come la naturale grandezza deli'orific io del canale dell' asse. Avvenncro dopo nuovi ammassi rna rovinarono nci tremuoti del 1693. Si elevo iiuova- inente e cadde poco dopo. Nel 1739 si rifece a ci- nia bicorne; in rovina il resto rimasero le sole due punte ; in questi ultimi anni sono slate uguagiiale ed elevate. Quel picciolo cono ha oggi due miglia e mezzo di base e 61)0 picdi di profondita; la ])occa si apre nel fondo con 120 di diametro. La ragione termomelrica da alia bassa Regione animata da vivo calore e favorita dalle ferliiissime terre la imniagine cara c seduccnte della felice an- lica Arcadia. Consagra la scconda ai foiti boscbi ed alle solve selvaggc; abbandona la terza alia I'redda curva nevosa ed e un cainpo aperto alia sterilila e alia soliludine. Ma rosservalore assise su!la j)iii alta sommita dimenlica ogni trislezza alia vista dell' ini- menso orizzontu e nel concenare lo sguardo alia vo- ragine che fuma sotto i suoi piedi. Sicuro contempla quel baratro che va agli interni abissi; la sua im- maginazione lo porta ad assistere alle grandi opera- zioni che ivi segue a fare la natura opere di vita delle quali i prodotli vengono per quella porta a mo- strarsi sulla Terra. Come vi si possono ravvisare tutti i tristi apparati della niorle, e 1' orrore dell' inferno! La roccia che ha coniposto sempre i fiumi ar- denti elnei si distingue per la sua natura mineralo- gica da quella dei volcani antichi che essa ha co- verto nei contorni. E' roccia di pirossene alia quale il felspato vilreo da il colore cinericeo piu o meno scuro che le ha procurato il nome moderno di le- 233 frina; raccliiiide crislalli di ambediio lo soslaiize, ma del pirosst'iie ]ierrclti iiiteri o rotti del fclsp.ito in fili lucidi confiisi am la base sino a grosse lauiine cri- stalline; vi si associano spcsso grani di oliviiia; in alciine anticlie niasso sopra Galania e presso Aci vi si vede in piccioli prisiiii quadriiateri rellangolari di sei liiiec di lunghczza, lume vetroso color giaiiastro o verdastro, indiiti talvolta; il fcrro ossidato e ossi- dolalo si vedc in lucidissinii fili neile masse recenli nelle ailre a feno oligislo. In alcune lave anliche Ic la- mine crislalline fcLspaliche giungono a fare quasi la mt'la della massa ma esse non possono cangiaro ne ia natura della roccia ne i caratteri eslerni die resla quindi nel suo posto. L' Etna non ha produtti con specie minerali cristallizzale nelle cavita; non ha af- falo pomici ne vetri no smalli ; non vi sono rocce che polrebbcro fame come a Lipari. hole volcaniche atlorno I volcani non apparvero pin nel Valdinoto ne poscia elevarono isole nel mare che lo bagna ad ori- enle e a mezzogiorno ; molle schierale a linea ve ne sono in fticcia alle altre parti e a varie distanze. StromboU. A 43 miglia dalla Calabria a 32 dalla Sicilia; fignra rotonda piii di 10 miglia alia base; il cratere nel fianco della piu alta monlagna profondo 50 piedi; vi si vede la materia liquida ignea in pcrenne lunuilluosa fermentazione ; i fluidi elastici la Irapassano e si slanciano fuori con fragorose esplo- sioni; a certi intorvalli piu quantila di liquido radu- nato che fa loro resislenza e sbalzato a grandi allez- ze; cio e 1' origine delle osservate intermiltenze. Da vari fori del contorno emanano torrenti di vapori acquei 234- a forma di fumo lei;;giero; condensati bagnano i| vi- cino terreno e formano sorgive che lalvolta (iiancano nelle secche slati perchc allora assorbisce piu I' aria che la terra; ai vapori c mischialo il gas acido sol- foroso che fa scntirsi all' odore. Dal cratere s'innal- za sovente un gran lume che forma alta flaccola vi- sil)ile a molta distanza sul mediterraiieo ; guida lo smarrito navigalore fra gli orrori di nolle tenipeslo- sa; ii risultamento del calcolo con i dali che potreb- bero produrlo non basta per la grandezza del feno- meno ; forse la luce data con gli altii elementi alia. Terra nel principle delle cose lascia grinterni abissi e viene ad illumiuare la superlicie da I'edele compagna del fuoco. La roccia che ne fa lutto il corpo e si- mile a quella dell' Etna. A torreiiti infuocali dallo aperto fondo si ammasso a letti soprapposti e incli- nati al canale di eruzione; emersa la copri e segue a coprirla con ammassi di materie disunite e del lo- ro Iritume. Kon evvi sopra alcun monumehto del mare ; era al presente livedo quando essa nacque. A picciola distanza che si tragctta ad acque basse e Slromboiuzzo picciolo Stromboli; un solo pezzo della stessa roccia di 300 piedi di allezza e di altretanto di base. Narra il eel. Borelli che nella eruzione del- r Etna del 1669 da lui osservata una massa di 30 piedi di lunghezza spinta dalla bocca ardente con obbliqua direzione ando a cadere ad un miglio di distanza e trovando che penelrato avea 30 piedi den- tro la sabbia si giudico che caduto era da immensa altezza. Slromboiuzzo ebbe forse la stessa origine. Panaria. Dieci miglia a libeccio di Stromboli; piede sul mare di otlo ; una sola picciola altura a scirocco; non fosse ollre a quelle fatle dalle acque atmo- sferiche; e composta di rocce grauitiche; quelle a i35 slrudura schistoido fanno i^nciss ncl quale il quarzo bianco e il inica nero riunili soiio da! folspafo terro- so ; in alire conic parte acccssoria vi sono pirnsscni neri clic talvolla diveiigono dominanti ; molte masse di vetro nero piu o meno perfetto nel quale il mica e conservato il cpiarzo ridollo terroso, il i'elspalo terra argillosa; masse smallo alia superficie nelT interno consorvati i pirnsscni; allre con in una faccia tulti gii cllctti del I'lioco nell" allra ailallo da esso illese. L' insiome dcIT isoia o iin coiifiiso ammassamento di matcriale con tulla i' apparepza di esscr cadulo dal- r alto. Delia stcssa natiira e disposizione sunn mnlle isnk'lte a sellcnlrinnc c un immenso niimern di sco- gli alii o somnuMsi die tapezzann quel fondo. liusi- luzzo di due niiglia di giro e pianissima. Bottaro di di/e e alpeslre. Liscabianca di uno cosi delta dal granitn ciie la forma; e I'anlica Evonimo; tra que- stre due ullime dal fondo basso dieci piedi viene fuori pcrenne emanazione di gas acido idrosolforico clio ricmpie dclla sua puzza il contorno che fa gor- gngliare le aequo e vi depone sopra il solfo; il di- ligente Spallanzani trovo il sue lermomolro alzarsi al basso 8. sul grado estcrno. Le Formiche innumere- voli scogli poco distanli. Eustazio comentando Omero e dimenticando Evo- nimo onde complelare il numero delle isole da molli per iijnoranza o accresciulo o diminuito suppose la Enlia del poela la piij grande delle isole e quindi la lieggia di Eolo ; i liparoti nei bianchi scogli subac- quei videro i rcsli della dislrulta Reggia c nelle spar- se isole quclli della immcnsa Kolia disfatta. Dolomieu Jascio sedursi dalla voce pnpolare e la sua autorita domino sulla mia mente allora assai giovanile. A nie- moria di sloria Lipari e stala semprc la piii gran- 236 de ; vi regno Liparo e indi Eolo che venne a spo- sarne la figlia ; Ulisse giunse alia Eolia ossia a Li- pari dove Eolo dimorava ; era la spiegazione che conveoiva al comento di Eustazio. Stando sulia pic- ciola allura di Panaria con sotto i piedi un' isola di confusi amraassamenti senza ciateri e senza alcuno elTetto di eruzione locale la mia mente si diede al pensiere che la operazione volcanica ebbe il suo sfo- go verso il mezzo di quella estensione marina forse nel luogo dove dura ancora la emanazione a torrenti del fluido elaslico; le enormi masse scagliate si ac- cumularono dove le conducevaiio le diverse curve di direzione, quel mare fu sparse di isole e di scogli ; poleva dirsi di quel luogo quel che Virgilio scrisse dcl- I'Etna « intcrdum scopulos avulsaque viscera moutis- erigit eructans » Quel mare sempre lompestoso e la facile decomposione delle rocce graniliche avranno aggiunto altre rovine alle prime. Avvenne puo esse- re in grande quanlo a Basiluzzo. Le Saline. Dal sale che ivi si lira dalle acque marine; poche miglia ad occidente di Panaria; 13 di base. Tre grosse monlagne con cra'teri ben con- servati ; da lungi sembrano due onde il primo no- me di Didiine La roccia simile a quella dell' Etna scendendo a grossi torrenti dagli ardenti crateri si di- stese sino al mare che la circondava con lo slesso livello presente; ora vi abbondano i crislalli di pi- rosseno ora quelli del felspato velroso che giungo- no a dare un colore piii chiuro. Tulto e estinto. Lipari. Due miglia a scirocco delle Saline, 23 a seltentrione dclla Sicilia ; 19 di giro ellipsoide. S. Angela monlagna conica con i resti del cratere alia cima alta sul mare 800 piedi; si lega ad altre piii basse allure di eruzione, 1 Iclli soprapposli delle rocce 257 solide covcrti in gran parte di sedimcnti (errosi am- massali sovente a grande altezza e con molla potenza a curvatura ondeggiante come opera dei torrenti allu- vial! ; a solido tufo come alle monlagne delle slufe . L' isola e tutla un composto di rocce felspalithe solto molto varicta e die soflcrto hanno 1' azione del f'lioco . La felspatica semplice con minuti crislalli e laminette della slossa sostanza e passala a roccia'pumicea o ve- Iro bianco spongioso ; secondo la nalurale slrultura e filamentosa o terrosa di una certa compattezza o cellulosa ; vi si conservano le lucide squame felspali- che ; cnmune in tutto lo spazio eleva a greco 3Ion- tebianco montagna che distendc il piede di un miglio sul mare e ne ha un quarto di altezza ; e roccia trachitica per la sua ruvidezza . Roccia folspatico- pirosscnica ne ha fatto una lavica che ha preso ra- rattere vetroso colore nero taito aspro e assai secco ; ha conservati i crislalli del pirosseno talvolta mnjto numornsi le squame del felspato e qualche olivina lucida graniformc che alcune volte vi apparisce . In altri luoghi divenne vi'tro o dssidiana una che giunge sovente a vetro pcrfctto lucido a frallura silicea c tr;m- iurido nei lati aculi ; masse enornii ne circond.ino la citla . Gomuni i risullamenti mischiati ; masse di vetro traversate da strati puinicei, e di pomice da strali ve- trosi ; pomice vetro in una parte e nclla opposta ca- vila vetro a fili capellari : si voggono pomici a strati paralleli, a fibbrc prolungate setacce sparse di punli neri di vetro; della luccnlezza dclla seta purgala a rolliira di smallo; vetro smalto da una parte; smalto cinericeo simile alia porcellana traversato da vene ve- trose nero. La decomposi/.idne che vi rogna ha ri- dutia la roccia felspatica sciiiplice a terra Kaolino ; la mischiata ad altre terre ad urtjilluliti a masse compalle . 33 258 Formata I' isola a siicccssivi ammassamenti di materie solide e di disunile, elovata sul mare al pre- sente livcllo come tutlo lo moslra cessaiono le eru- zioni ; vi seguono sollanto resli dell' anlico poft-r^ del fuoco . Alle stufe immense allure tiifacee da enor- me valle separate dal mare sorgoiio in quesla caldis- sime acque che colando al basso fanno la spiuyyia dclf acijiM calda; un mii^lio a mezzogiorno allie sorgonli assai calde si fanno radunare in cavita e Ibrmano i Baym di Lipari ', 1' emaiiazioni soltbrose ini'cstono quei luoghi e rendono stentL^lo il respiro ; in quel suolo che pub dirsi ardtnte a picciola pro- fondita il gas acido sollbrico deconipone i mincrali e ne conipone alui ; nello stalo sedinienlario vi si trova solf'ato di aliumine, di ammoniaca di calce di lerro ; questo da le belle tinte ai prodolti, il mio amico eel. Spallanzani vi trovb alcune concrezioni zeolitiche . A memoria di storia non e avvenuta a Lipari alcuna eruzione o apparenza di fuoco, si e data feJe a popolari ciedulila o a passi d[ scritlori malcom- presi, ne citerb un esempio . Teociito nol secondo idilliu fa dire 'f"*^ ^' *?* ^*' 'knr%^%iv noXXazi-; ilvfaitrro/o cEXas (PX07 £pa/T£pov aia£j= poiche I auiore spesso brucia con fiamnia piij ardcnte di quella di Vulcano lipa- reo= si paria del fuoco di Vulcano isola presso Lipari che la piu grande era la sede del Re e dava a tutte il nome di Liparee, arde ancora di forte fuoco, Lon accenna duiique fuoco in Lipari come si b creduto . Vulcano. A un miglio da Lipari verso la Sicilia, ellisse inturno dieci miglia, montagna a sellentrione di uno di base e alia cima enorme cratere di uno di contoruo prolondo 300 piedi, fiancheggiata da parli opposle da due allure piii elevate, un istmo formatosi 259 al tempo di Fazcllo verso la mpla del secolo xvi la unisce a Fulcanello picciola isola nata nel 570 di Roma di un miglio e mezzo di giro a siiporficio piana sulla quale s' innalzano due crateri uno cslinto e 1' altro semiestinto . Tucidide e il piii antico che paria di Vulcano ardonle . Cento aiini dopo scrisse Aristotile che una parle ilell' isola si gonfio. innalzossi con gran fragore a guisa di monle e alia fine rompendosi sorti da essa molto vento die spingondo fuori fiammc e ceneri co- pri (li esse Lipari e alcune cilia d' Italia . La notizia la ebhe come e verisimile dall' Italia, di nolle a lanta distanza le fiamme spinie I'uori dall' alto cralere negli elpvati spazii atmosferici dicdcro I'apparenza di sortire da u.ia lerra clio si era innalzata a Mora; cosi vocchia idea coiiservata nelle Meleoro lia promosso forse la nioilcnia dei crateri di sollevanienlo . Tulto nelle due isolc 6 animassaniciilo sucrcssivo, di torrenli solidi e di materie disunite, i primi I' elevarono dal fondo sino al prcsente livello di'llc acque, gli altri prodolti hanno ripicno i hioghi bassi e condolti dai torrenti alluviaii coverto lianno quasi tulti i iuoglii, li coprono ancora poiche Vulcano come Stromboli essi soli erulta; Ic pri'tesc cruzioni di fiunii infuocati sono false voci pop'dari. Polihio dcscnvo tie craleri in V Icano, aj- trcfanlo il siracusano Callia e Strabone . II prcsente Solo cratere dentro e fuori e seiiipre ingombralo da fuino esalante dalle numcrose fiiidilure. il fondo ha calore che cresce con la pmlondila, da varii punti di esso scappano copiosi torrenti di vapori aquei che fanno i fragori sovente fornnd ibili. la loro decompo- sizione bagna il terreno c prokice la (juanlita del gas idrogeno, con la Gamma e con 1' odore che lo di- stinguono si riconosce quando hrucia . II sull'o in 260 polvere finissima si deposila in tutti quei luoghi; nel fondo ardenle si fonde e quando si addcnisa ravvolge seco quanto incontra ; puo essere che vi veiigbi an- che con il gas idrosolforico che lo lascia poi ; un liirae nellc fenditure lo fa ardere con fiamma vario- colorata. Quel gas attacca nel passare le roaterie/ vi si Irovano solfato idralo di calce, di allumine, di fer- ro ; la silice piu abbondanle rimane arena ; 1' idroclo- rato di ammoniaca vi e in croste coiorale in bcl verde dair idrosolfato di ferro prodotto dal biossido di ferro dall'acido solforico e dalll' acqua doi vapori conden- zati ; del solfo ne facevano un tempo i liparoti con- siderabile traffico ; ad orionle del cralere vi sono i rcsli del fornelli dove lo i)urificcivano; le emanazioni di acido borico che in Toscana formano ammassi stra- liformi a Vnlcano sono a masse morbidissime e di sottili squanie peilale. Ad occidenle del cratere in una cavita un' acqua colata dalle fenditure superiori gor- goglia per uno sviluppo dai fori dol fondo di gas aci- do carbonico; porta seco dai luoghi dal cratere clo- ruro di sodio ed idroclorato di ammoniaca che posso- no raccogliersi sollecitamenle poiche la mofela e ii gas solforoso non permettono una lunga dimora. Vulcano e Vulcanello sono delle stesse rocce di Lipari; gli ammassi solidi sono coverte di scorza di smalto di velro e di scorie vetrose, nell' inlerno forse la pressione superiore impedi una forte azione del fuo- CO ed e meno niodificata. Alcuni ammassi sono di roccia pirosseno-lelspatica nolla quale si veggono con- servati i cristalli di ambcdue le sostanze; dove il fel- spato e assai abbondante la roccia ha colore bianca- 6lro e i nunierosi cristalli distingonsi per la lucidezza. Considerabile quantita c di masse con soli cristalli di- stinli secchi e vetrosi di felspato ; la superficie e piii 261 o meno scabrosa ; sono di roccia trachitica, Uisola po- co coltivabile e quasi sempre ardente nel cratere e deserta; il fuoco e la decoiiiposizione la divorano di contiiiuo. Teodorico aveodola deslinata a carcere di un reo di oniicidio Teticrgico Cassiodoro die gliela ordino a nome del suo Re scrisse « mittatur in Vul- can jam ; careat ibi mundo quo utiinur, salamandrae secuturus exemplum quae plorumque degit in ignibus » Fu detla Hiera perche consacrata a Vulcano. II citato Gallia scritlore dei tempi di Agafocle presso lo Scoliaste di Apolr nio dire « Vi e in Vul- cano un' alta montagna ; da uno dei craleri di tre stadi di giro s' innalza un vivo splendore visibile a graiidi distanze; crutta anrhe masse ardenti » Altra bncca volcanica come quella di Stromboli dalla quale come donimi a credere la luce viene con il fuoco dall' in- tcrno a splendere alio eslerno della Terra. IN'elle gran- di (,'rultazioni si osserva sempre dalia Sicilia a piu di 20 miglia di distanza. Felicuri. E' a 23 miglia ad occidcnle di Lipa- ri ; ne ba 9 di base sulle acque; nel mezzo grossa nionlagna coiiica con cratere di 36 passi di giro e 36 piedi profondo ; i torrenli si veggono distessi da esso sino al mare. La roccia che 11 formo pirosseno- felspalica con numerosi crislalii di ambedue sostanze; quando molto abbondano quelli del felspato le masse hanno colore chiaro. I gratidi impasti a tufo hanno pezzi di vetro nero e pomici cinericee con squama lucide di felspato; alcune sono passate a smallo; i furiosi lorrenti incontrando i (iloni della roccia al lore passare la spinsero alio in roltami esercitandovi I'azio- ne igiica. Vi nasce come nelle conlrade della Sicilia la Chumerops humilis picciola pal ma che coufusa 262 con la grande Phoenix le diede il nome di Phoe- nicusa. Alicuri. A 10 miglia a libeccio e quindi piu vicina alia Sicilia; ne ha 6 di base; prodotti simili a eiielii di Felicuri; la montagna conlrale ha avuto di- strutto il cratere dal tempo. Le Eriche le diedero il nome di Ericusa. Chiude ad occidenle la linea delle Eohe. Uslica. E' a 120 miglia da Slromboli 60 a mae- stro del lido di Palermo; base ellitlica di 10; alia montagna nel ccntro la domina; allre piij basse; non esiste piii alcun cratere ma i torrenti discendono tulti dalle montagne sino al mare sul quale si elevano ad enormi altnre. Formata di roccia pirossonica che vi fa anche cristalli, poco felspalo e qualche rara scaglia di mica. I prodotti oflrono tutti lo slesso aspello di (If composizione ; forse raolte eriizioni nello stosso tem- po la formarono lutta e si estinsero per sempre. Da Palermo si vede torreggiare fra le onde agitate ; si e vf.liito abbassare con due versi di Orazio applicati a lorto. II poela invita Tindari ai dilolli della sua villa in Sabina nella valle presso il Lucretile dove era la collina Ustica cosi bassa che le da 1' epiteto di cu- bnnlis: e stata confusa con la nostra isola ; il Bo- chart sempre pessando nella lingua fenicea trovo che Ustica significa bassa. Qual rapporlo esser vi potea tra la tenera Tindari il gentile Orazio e i dolci pia- ceri ai quali la invitava con un' isola deserta orrorosa e a lanta distanza in un mare tempestoso! 11 nome lo eblie f(irse dai lalini ; bruciala, Pantellaria. Gia Cossura\ Ira la Sicilia e TAfTri- ca ; a 70 miglia dalla prima, a 60 dal Capo Bon ; 20 di ronlorno; montagne enormi altnre scoscese valli di orrore. II fuoco che la formo non e ancora estinto 263 solto di essa; il Bagno secco e cavita sompre picna di va- pori acijuei clu' sorlendo da un huco vengono condeii- zali poco dopo. Alia Serraglia nel fondo di altra ca- vita odosi t'orlissimo fragore solterraneo ; dalle fessure esce densissimo f'limo che copre di acqua le frondi dei vicini alberi dalle quali scendendo forma rivi di dol- ce acqua. Da allre in assai caldi terreni viene fiiori il solfo che ugi;regaiidosi fa la Miniera di solfo. INclla grolla Gadir acque fresce e solforose; alia Nnica calde che colando nel non lontano mare lo riscaldano siiio a certa distanza dal lido. Roccia di felspato e pirosseno die vi limno anche cristalli; altra di fel- spato solo con lutidi cristalli passata a pumici o a vetro die da sciiro appannato va sino alia ossidiana; imincnsi ammassi di rucce pirosseniche scoriRcalc con cristalli; di I'cispatiohe con cristalli aspre al tatto ve- re trachiti. /so/o nalc e sparite. Nel 627 di Roma scrive Oro- sio che in tempo di graiide eruzione dellEtna presso Lipuri il mare parve bullire, il fuoco brurio ivi aU cuiie navi e il vapore die ne sortiva ofTese molti della g(;nte che vi era. Si vide a galla graiide quan- tila di pesci morti ; con molta avidila mangiati dai liparoti corcuppcro ii loro ventre e morlale epide- mia devasto (pidlc isole » Con i tremuoti compa- giii delle cruzioni dell' Etna ehbe ad aprirsi i'eiidi- liira iiel fondo; i fluidi elastici diedero alle acque I'acciuiole gorgogliare I' apparenza di holliineiilo , i fiiimi itil'uocati venuti I'liori bruciarono le navi, i gas sortiti offessero la gente e essi e il calore straonii- nario ucciscro i pcsci. La nuova isola non pule re- sistcre agli urli e roviiio. l*usidoniu del tempo di Giulio Cesare dice presso Slrabone « mi ricordo che verso il solslizio di stale 264 al far del giorno tra Vulcano erl Evonimo il mare si vide sollevalo a porlentosa altezza, e vi si mantenne soslenuto dalla forza cho lo avea innalzato, finalraen- le si abbasso, Coloro che ardirono avvicinarsi vi tro- varono molti pesci morti e un puzzo e calore che li pose in fuga ; alcuni vi perdettero la vifa ; i riniasti arrivati a Lipari oppressi vennero da svenimenti. Do- po molti giorni apparve sopra quel mare iiiolto fan- go galleggiante, e dai molti siti uscivano fiamme fumo e caligine ; il fango indi si consolido in duri maclgni » Raspe ha credulo che il fatto awenne ne- gli anni 632 di Roma. I torrenti elastici spinsero le acque ad immense colonne, il fango erano le scorie galleggianli e le nuove terre che circondavano la hooca vomitante venuta fuori dal mare, la formata isola cadde in rovina. Dopo pill anni di terribili Iremuoti nella Sicilia ad occidente, nel mare di Sciacca da un punto a .30 miglia da quella cilta e ad altretanto da Pantelleria furono elevate colonne immense di acque, alcuni che vi passarono in barca le trovarono calde e sparse di morti pesci • le sequirono colonne di 'dense fu- mo bianco; le spiagge vicine furono' coverte di ma- terie arsicce nere portatevi dal fiotto delle onde e le contrade infettate di puzza di nova imputridite e gli uteiisiii di argento esposti si annerirono. II fumo di- venne nero e balenavano in esso tortuose lucide slri- sce; I'atmosfera per considerabile estensione fu cari- cata di straordinaria umidila. Apparve la nuova terra innalzata con successivi ammassamenli ; abbracciava tulta r ardenle cratere che vomilando alzato avea la parte ad orien'e a 160 piedi sul mare e quella ad ()i cideiite un poco meno. Alia meta di dicembre do- po orrcndi Iragori ed urli lullo spari; si trovo ab- 265 bassata da uno a otto piedi sotto ia superficie mari- na; il fiimo che dovea nuovamente traversare I'ac- qua e lo spogliava ritorno ad uscire bianco per quel tempo cbe duro. Le eruzioni erano intermittenti; era il tempo necessario perche le I'orze accumulate vin- cer potessero la resistenza che opponeva la materia ad- denzata dal Freddo contatto nella bocca vomitante; erano sempre precedute da forti fragori e detonazioni. Gom- ponevano la roccia molto pirosseno e poco felspato ; moite scorie furono colorate in giallo rosso dorato dal gas idroclorico; altre lo furono dal ferro in pro- tossido scuro in deulossido rossiccio o giallastro di tritossido rosso scuro e talvolta di prolossido rosso; me lo mostrarono le analisi. Puo essere che altre ne nacquero in diversi tem- pi e sparirono, e la storia non pole o non voile con- servarne alcuna mcmoria. 31 266 PARTE SEGONDA Operazwni volcaniche e fenomeni che I' accompagnano II vicino arrivo dei fiumi infuocali solto le no- stre terre e anminziato da fumo dal cralere piu co- pioso bianco e raro ; e iin animasso di vapoii acquei come dalle nostre pentole hollenli ; mi ho Jasciato tal- volta inviiuppare e sono rimasto bagnalo condensan- doii r atmoslera Diviene folio e con Ja morhidezza del cotone/ vi si e niiscliiato il gas aoido solforoso che cosi si eleva dalle fornaci dove purifichiamo il solfo delle miniere/ fa fuggire e rirmpie i conlorni del suo forte odore. Fuggcndo non possiamo esami- nare i gas che vi si uniscono e che si pordono nei superiori spazi atmosferici. Nella nuova isola presso Sciacca essendo il cratere a livollo dci^li abilanti nelle vicine spiaggie il gas idrosolforico facea riconoscersi alia puzza ed all' azione sull'argento; non decompo- nibili dall'aria alcuni sono traltenuti dalle materie che attaccano ; vi andiamo a trovare nei fori zolle gial- lastre di idrosolfato di allumine; idrosolfalo di calce a fill delicali cristallini nelle cavita; lo stesso gas sol- forico ha fatto solfali di ferro che tingono in gialla- stro e verde; il gas idroclorico il cloralo di ferro che da il rosso cupo il zafl'erano, il verde tiranle al giallo il giallo forte; alia nuova isola tinse le scorie in giallo-rosso dorato ; i saggi involtati rodono e umet- tono la carta, esala anche molto dopo e attacca I'e- pjdermide della faccia assai avvicinata ai rimasti fu- niajuoli. Debbono uscire in rapidi lorrenti poiche spin- 267 gono il fiiino se e in masse separate a enormi palle por la pressione da ogni parte se continue in colon- ne verso il cielo dove si spandono nella cima man- cando la forza impiilsiva; il loro impcto dimostra che corrono per canali rislretti non capaci a permellere tulta la espansione dello immense volume acquistalo. La malerfa li(|uida ancora interna nella piii vio- lenle ignea lermentazione I'urto dei fluidi elastici ne strappa la suporficie e ridotta a niinuta polvtre la spinge ad enormi altezze dove e esposta al piacere dei venti, e la ceitere subito fredda per il tenue vo- lume; ha diversi colori ; se piu grossa e V arena al- quanto piu tarda a rallreddarsi. Le masse piu gran- di montano rosse ardenli e ricadono scure, fanno le fianime che risthiarono le colonne del fumo annerile dalle ceneri e dalle arene. I vapori aoquei condensati danno eletlricita positiva donde il suo slancio e le slrisce Iricuspidali die halcnano in mezzo allc colon- ne e aggiiinguno solennitii alia rappresenlazione suhli- nie e mae>tosa. L'aere e sovcnte ingombrafo anche a grandi di- stanze; Seneca scMisse al suo tempo « involuius est dies pulvere populnsque sui)ita nox terruit » e Cice- rone che gli abilaiili sull Etna per Ire giorni non is(;(>prironsi I' un I'allro e passaiido la oscurila parve lore di essere ritornali daila morle alia vita. Ham- menla Livio che nel 570 di Roma per due giorni vi fu pioggia di sangue nella piazza dclla Concordia e Ussequenle vi aggiunge anche in quella di Vulcano, e si ebbe notizia che una nuova isola soria era di rinipelto la Sicllia. Fu Vulcanello e le ceniiri rosse eruttate vi furono portate dai venli. Quel popdlo guer- riero ma ignoranle preso di terrore fece pubblica preghiera. Bi sa che ollil agli Dei piu.di 40 villime 268 nel 613 per i tanti fuochi usciti dall' Etna. Scrive Plutarco die alia uccisione di Gesare nel 718 il lume del Sole fu soprappreso da densa oscura caligine, si temetle che venuta fosse una notte eterna; senza alcun dubbio si dovelte alle esaiazioni di tanle eruzioni vol- caniclie e di trcmuoti che accompagnarono quella niorte tanto falale alia spirante repubbiica e non a macchie avvenule nel Sole come alcuni moderni astro* nomi hanno immaginato. Nella eruzione dell'Etna del 1537 scrive il nostro Filoteo contemporaneo che in luglio « tota pene Sicilia in tenebras conversa obscu- rissimas visa est. Seguoiio fragori ed esplosioni sotterranee e an- che nel cratere. Nella eruzione del 184.3 il torrente infuocato correndo verso Bronte cadde in luogo dove sotto erano acque dalle sorgenti superiori , spinte a vapori e in sito chiuso produssero una esplosione che si udi fortissima sino a 2i miglia di distanza; la fronte del torrente resistendo alia espansione dei va- pori fu falta a brani che fecero immensi danni , uc- cisero piii di cento, i rimasti salvi nel fumo e nella polvere trovaronsi tutti bagnati. Simili incontri avve- nir possono nei canali sotterranei e forinare i venti ehe freraono nelle oscure e chiuse grolte di Eolo , parte di vapori puo incontrarsi in materie ossidabili e al favore di corpi riscaldati o della scintilla eletlri- ca che non possono mancare decomposti formare tor- renti di gas idrogeno che composti con 1' aria pene- trata nelle cavita superficiali e nel fondo del cratere, nel bruciarsi per la rapidita della scarica fanno de- tonazione violenta simile a quella del piu grosso can- none. Nella eruzione del 1838 al principio manco il fumo e il cratere ebbe esplosioni ad ogni istante, al fine cessarono perche il fumo divenne copioso forma- 269 to dai vapori non piu decomposti. Le acque almosfc- riche che cadoiii. sulla Sicilia altre vanno al marc in torrenii; altre Irattcnute nelle cavita dei moiili danno materia alle sorgenti che f'ormano i fiurai; al- tre colano per canali iiiterni o vanno a sorgere dal vicino mare, tale e 1 origine di Aretusa e di allri si- mili fonti aH'intorno; altre giungeramio piu al basso; le marine potranno infiltrarsi per le fenditiire del iondo sonza ammetlerc una libera comunicazione che sareb- be assurda, potra anche nell' interno dai principi esi- stenti formarsi I'acido idrico come nelle prime epoche del la Terra. 1 iliiidi elaslici nello spiegare il gran volume ac- quistato in luoghi rislretli urlano i punti resistenti che ricevendo il moviinenlo lo trasmetlono a varie distan- ze per quella flessibilila della superiore scorza terre- stre che fa sentir fuori il fragore della percossa; sono i trcmuoti suscitati dai fiumi ignei nel loro corso per sorlire dalle bocclie accese nelle contrade volcaniche 0 sciitiire un destino sotterraneo nelle altre secondo lo stalo doi canali. Gli urli molto profondi hanno for- ze urtanti piu grandi e danno piu considerabili eflVt- ti ; quello di Lisbona nel 17155 agito 1' antico mondo dal Capo di Buonasperanza sino all'Islanda; quello di Lima nel 1746 giunse in Europa; i superficiali pro- ducono ondulazioni limitale e poco dannose, i movi- menti sono simili a quelli che suscita un carro rapi- damcnte tirato sopra un piano ineguale; nella eru- zione ilel 1811 gli urti avvenivano contro gli orli del- la nuova hocca nelle basse falde, le esplosioni che I'accompagnavano la fecero di continuo e per lungo tem- po muggire qual toro iiifuriato; a Catania 18 miglia distante parevano spari successivi di grossissimo can- none, le case lutte della citta erano quali barche su 270 mare aiiilafo; \o invelriate in incessante romore. Nel 1816 fragori sotto bciacca tremuoti puzza di solfo; ^li abitanti furono nd timore a di os>^ere bruriati da un nuovo volcano che volea aprirsi nella vicina mon- tagna o soramersi dal mare che le scosse spingevano ad enormi ondale; gii slessi falli si rinnovarono nel 1828 sotto ii mare cbe bagna piu ad occidento I'iso- la, ie acque divennero torbide dope le esplosioni, le scosse devastarono la vicina Marsala; nel 1831 dope nnovi tremuoti i fiumi infuocati ebbero porta per uscir Tnori ed elevarono in quei mari la nuova isolelta. Dove passano molto profondi urtano soltanto il suolo armati di lluidi elastic!; dove usati canali Ii portono alii nei luoghi dei volcani possono uscire ma sovenle rimangono sotterranei per avvenule circostanze locali. 0 fanno eruzioni o soltanto grandi tremuoti I'at- mosfera superiore ne e sempre turbata, e spesso si da a violenti operazioni , la storia di ogni tempo e di moiti luoghi conosciuti ne ha assai numerosi esem- pi, ne citero alcuni. Nella eruzione del 1537 la Si- cilia lutta assordata per dodici giorni dai fragori e dalle esplosioni ingombrata da oscurissime tenebre per il liimo le ceneri e le arene, scosse ttiUe le sue case dice la Cronica di allora che seguirono piogge dirottissi- me , il Simeto ad oricnte fu ingrossato da sommergere groggi armenii ed uomini, il fiume ad occidente di Cor- leone getto a terra 500 case della citta e il vento strap- p6 dalle radici gli alberi i piii annosi. INel memora- bde tremuoto del 1693 di tanlo danno alia Sicilia dopo le treinende esplosioni e romori sotterranei sotto i luoghi mossi, dopo lo scoppin nel craters dell'Etna che al dire degli slorici della infelice Catania poteva ess«re imilato da tutte le arliglii'rie del mondo se ti- rato avossero iu un sol colpo 1' atniosfera ripiena an- 271 che di forte odore solforoso si disciolse in piopge iempeslose con veiili o tuoni spaventevoii che s jflb- carono i gemiti dci tanti sve?ilurati spiranti soUo io rovine. Boccone aliora presonte scrive « grand! siccita sotio state in Sicilia per tuito il 1692 ma un quarlo di ora dopo il tremiidto degli 11 gennaro 1693 seguirono universalmente venti pioggie e una rovino.^a tempesta tale che pose gli uomini in maggiore disordine e Ira- vaglio che le rovine del tremuoto... In tulto il 1693 cosl ricco di treiminli la Sicilia e si ita in rivohizione anche all' estenio ; ttMnpcstc .spaveiilcvoji vcnti piog- ge grandini liirhini lime dei succossivi avvenimeiili aniniessi dalla loro scienza— Dio crea in princrpio il cielo e la Terra — Divide il eiornw dalla nolle; la rivoliizinne iiilorno allassc — Itadmia Jc; ac(iue ill un solo luogii,, e apparisce la terra arida: i |iriini niari coprono la Terra lasciaHduiie una parlc a secco — Urdiiia che la 'rtrra si co^irisse di p iaute ; la vita nascc sulla faccia ler- 292 La massa liquida rimasta chiusa ha comballulo e combatte luttavia contra gli oslacoli che la trallen- gono spinta a sorlire da taiili inipulsi. La scorza die progredisce nel consolidamenlo la prcnie con la sua siiperficie inferioie, neila rotazione sull asse vaiida foiza di proje/.ione e dirctla ad allontanarla dal cen- Iro onde ha pressione ai lati ; niclte soslanze che di- vengono aeri['ormi la prossano volendo distendere il vasto acquistato volume. In tale silua/ione enlra con estrtma violenza nelle fenditure lasciale nclla scorza dal rassodamenlo e nclle cavila che lasciano i disor- dini nati dagli orrendi urli. Cio e I'origine delle eru- zioni considerate come opera del volcaiii. Comincia- rono con il consolidamenlo della superficie ed avran- 110 fine quando la materia liquida interna non sara piu nel caso di seguire gl'inqiuisi che la sollecitano a venir fuori o che essa finira. La immensila della loro durafa, quella del loro prodotti avrebbero dovu- lo persuaderci da lungo tempo a non considerarli co- me efletti di cause locali menlre che lutlo li fa rico- Doscere consequenza delle grandi operazioui nclla im- mensa massa terreslre. Formazioni di ogni sorte data avevano una di- restre^^Comanda chs si pop.dano di viventi le ncqiie I'aere e le coiitrade scovcrte; la org.inizzazione slabiiisce il suo va- sto impcro — Crea finalmcnte I'uonio a sua inimagine: emlde- ma animirabilc della inieliigcnza accord.ifa sollaiUo all' essere pill noliile e riguardato come solo degno di apparire siil gran tealro dopo cessati i grandi e disastrosi cangiamenti. Creato a sua inimagine cgli solo innalznndosi sopra 1' immense ammasso animato rivolge lo sguardo verso il cielo, contempla r universe studia il creato e suUe ali del pensiero porta la sua meule jjluniinala sine al soglio altissimo del Crcalore. i 293 sposizione alia siipi^rflrie nel corso dci Pefindi che fanno la vita dolla Terra. Allissiino mare copriva le noslre contrade quando neU'ora Valdinofo comincia- roiio le eriizioni. Le ritvinc prodoUe dalle cause atti- ve formavano una grande csteiisione; il Valdinoto e niolto spazio ad occidente erano luoghi assai bassi, uii scdimeiito crctoso ultimo del passalo Periodo ne era il foiido a superlicie inequule. Le acque cariche aiicora delle malerie disciolte o soltanto Irasportate le deponovano sopra tutti i luoghi ; altrove lasciava- no uno slrato sopra le sparse allure e riempivano i piani e le cavita ai loro picdi e iunalzavano il Val- dinoto e lo spazio basso che lo seguiva ; i volcani presero parte all' edificio; traversando lo strato cre- toso sbucciarono da vari punti e la roccia che por- tato avevano liquida ora riompi tulle o in parte le fcudiUire incuntrate consolidandosi a filoni, era si dislese a lelli sul I'ondo che in quel tempo esisteva, ora si ammasso ad isole che indi dai rieinpimenti dei terreni sedimentari I'urono atlaccati ai vicini luoijhi alii; ill moiti siti alterno un gran numero di volte con le opere dell' acqua. Le eruzioni liquide non si mostrano che nel solo Valdinoto; nello spazio che lo seguiva troviamo sol- tanto eruzioni aeril'ornii ed eiretli di calore interno ; durano ancora. Tutta la cstensione fu dunque solto il doniinio volcanico e possiamo supporre che esso contrihui forse in altro niodo alia elevazione dello spa- zio cho i deposit! del mare formavano. L' imnienso consumo che si e fatto del solfo da che esistono volcani come supporre ci fa la sloria co- nosciula di tanli secoli, quello che segue a farsi nei volcani ardenti nei semicstinti e nelle emanazioni sol- forose per tulla la Terra ci dimostrano che imraensa 294 fu la quantita assegnata alia gran massa e chiusa negli interni spazi di essa tcnde a venir fuori come tutte le altre materie. In quelle remotissime epoche di eruzioni potevano i fiumi solforosi come quelli di recce trovarsi sotto la presione dei fluidi elastici e neH'inpulso delle forze sotterranee; vennero luori non nella regione ardente del Valdinolo ma nello spazio ad occidente di essa spinli dall' impeto dei fluidi ela- stici che ancora emanano da vari punti di esse ad enormi torrenti che pure non saranno se non piccioli resti degli antichi. Giunti in seno del mare vi cola- rouo a flloni come i lavici e la tranquillita del raf- freddamento e la omogcneita della materia diedero al loro corpo interno la grana cristallina ciie si vede in tutti, e sovente la semitrasparenza. E' soltanto in quel- lo spazio che si Irovano tutle le n )stre miniere di solfo ; gli allri luoghi erano lontani dal leatro che aperto avevano i volcani ; se ne vennero nel Valdino- to furono consumati dal fuoco. I terreni Terziari che deponevano in quel tempo le acque marine I'invilup- parono nei loro sedimenli e li coprirono con essi. Puo essere che il gas acido solforico allora in una potonza assai vasta assalita abbia la calce dispersa III lie acque la stronziana la barite solfate ; deposle vennero nei medesimi sedimenti dove le troviamo e il tranquillo rassodamento produsse quelle belle cri- stallizzdzioni che decorano le cavita e le fenditure sollorose; pote anche agire suUa stessa calce carbo- nata e da piu forte scacciandone 1' acido che la pos- sedea fame anche gesso che cosi estremamente abbon- da in quelle contrade ; anche sul ferro; i solfuri di questo metallo si trovano dispersi in pezzi rotli fra le slesse terre assai spesso in cristalli dorati sopra masse luformi. La stessa origiue ebbero fors.e i d©- 295 positi salini cho anniinziano 1' opera del gas idroclo- rico ill tuiilo cloium di sodio. JNel 1787 appiccarono il fuoco ad una miniera di solfo nclla Solfara (jrande presso Briica e I'iibbaQ- donaiono; fiimu lun-o tempo cd alia fine da una apeilura lontana venne fuori un fiume di solfu ; nel 17S9 lo vidi colaro da essa nel vicino Fiume Salso a rapido loirente ; vi si raccolse considerabile qtran- tila di puro e progiabiie solio addeusato. Mi parve una rappresenla/.ione inodcnia di (atli antichissimi. Finche duraiono le eniziotii del Valdinnto il li- quido iiitenio che sonimiiiistrato avea per le fornia- zioni teirestri eslerne tanla varieia di rocce noii die- do per lutlo quel tempo che quella di basallo la sola che potea aver luogo nelle composizioni di allora; essa forma gl' immensi aramassi che innalzarono quel suolo mischiali ai Terreui Terziari contemporanei a quei prodolti ignei, Lo spazio ad occidentc fu eleva- te dai medesimi sedimeiiti marini denlro ai. quali tro- viamo sepolli i filoni di solfo che formano le miniere >>-erpcggiaiiti in tulte le direzioni ed esislenti in quasi tulti i punti. In esso seguoiio le emanazioni elastiche e le sorgeiili calde che conlinuano al di fuori I'im- pero volcaiiico eslinto nclla regione volcanizzata. II mare prima allissimo ebbe dopo considerabili abbassainenti e a varie riprese. Troviamo in vari siti e a diilerenti ailozze luoghi evidentemente di spiagge, e concbiglie littorali e della piii ammirabile conser- vazione o che per la fragilila della loro struttura esclu- douo (jualuncpie idea di trasporlo come per un gran numuro d' individui didla stessa specie annunziano ii luugo e Iramjuillo loru possesso di quei luoghi. Si veggono nei contorni di Regalbulo a 32 miglia datia spiaggia ofienlale, a Cilali che ne e a 4- a ISizzeli 296 che no e a 2. Ad occidonle le vide con ammirazio- ne il eel. Desaussuro ai Colli nella parte interna del lido di Palermo. La pudinga che si forma oggi alia spiaggia del canale di Messina esiste neH'interno di essa ad alture che il presente mare non ha potuto mai coprire e a vari resti sopra le alte montagne che circondano quella citta a lihoccio. Liiiee di picciole caverne nclle elevazioiii calcaree e masse a diverse altczze forate dai molliischi litofagi si osscrvauo in niolti siti dell' isola die non isfuggirono lo attento sguardo dellu illustre professore Prevots che credette interessanle il darne avviso al comune amico insigne naturalisla Gordier/ sempre intelligente osservo pure nelle isole di Malta e Gozzo Iracce certe del sog- giorno prolungato del mare a JillereDti livelli e di an- tijhe spiagge. Scorrendo in barca per tullo il conlorno sicilia- no dovunque si osservano rovine che confoiidere non si possono con quelle che fa il mare batiendo contra i lidi alii ; si riconoscono facilmeiite come monumenti di generate rotlu.ra che lascio isolato il grande spa* zio triangolare ; volgendo sul mare lo sguardo si veg- gono a varie distanze isole e scogli innumerevoli della stessa natura delle terre che sono loro di rimpetto nella Sicilia; resti che rimasero isolati sparito lo spazio in- termedio. Presso al lido orientale i famosi Scogli della Trezza furono eruzioni da moiti punti in quello spa- zio di liquido basallico che ardentc si elevo per uno gran numero di cavita e canali verticali che erano in quci sedimenti Terziari ivi ammassati a grandi altez- ze ; placidamente rallVeddandosi molte masse si fecero a colonne piismatiche; nel grande avvenimento rovi- narono i terreni di ammassi terrosi quelli di roccia pirogenica per la loro solidita rimasero nei presi siti; 297 null interno sopra terre a secco in avanti per una piu piofoixla mancaiiza in mezzo al mare ; il resto dello strato lorroso che conservano dimoslra che i sediinenti Torziari terrosi coprivano tutto a quella altezza. La vicina Uupe del Casleilo di Aci cho peiide sul mare che e al suo piede non potea elervarsi a tanla altezza riiinendo ogni inateriale di Irasporto che addensavasi pnii^ressivamente; era liitto I'atto quando mancarono le terre che sostenuto avevano quell' enorme aramas- samenlo sino che divenne solido. Alcuni anlichi scriltori come acccnna Slrabone vollero credere la Sicilia esscre slata alzala dal fuoco sul mare come le Kolie; il paragone e assurdo la Si- cilia non c volcaiiica ma sollanto volcauizzala in una parte. In una ricerca di cosi didicile oscurita mi sem- hra piii ragionevole il seiiuire la conyettura che lega ii suo isdlamento a graiidi cangiamciiti geologici. Gli abhansameiiti succe-sivi del livello niarino debbonsi per pill prubabile congellura a depressiom del suo Ibndo; una massa che si e addensata all' intorno nel corso dei Pcriodi sopra un interno liquido con ineguale raf- i'roddaiiR'nto, qiianlita immense vcnute fuori a (luini ardenti, urti trcmrndi rcpiicati hanrio poliitu dare alia gravila I" esercizio del peso; iunulii sjx.zi rovinando al basso portato hanno seco le acque ctio >ostenrvano, il livello ha cangiato altezza. JNella va>la rovina al- cuni terreni ebbero la forza di sostenersi nel lore po- sto ; negli abbassamcnti di luogbi avvenuti alia su- perficie per violenli Iremuoli sopra la estcnsioue de- pressa abbiamo veduto sili rimasti nella luro avula posiziiine. So in quel gran cangianKvito la f rle ca- tena appennina dilese la penisola ilaliana la sua dira- mazione sulle nostre terre la tenne a non cadere con quelle che le coutinuarono a molla dislanza, Aei pri- 58 298 mi abhassamcnti 1' Oceano si separo dal noslro Me- dilerraneo? JNei segucnli il Medilerraneo lascio laghi sulle iiostre conlrade a socco c«ine niolti fatli ci lan- no sospellare? IS'egli allri lascio i seni e i golfi del contoriio ? Al)l)andonalo il Valdiiioio dal mare venuto al presentc livello i fiumi ini'iiocati lasciaiido ogiii allra iiscita venoero a farsene una imova al confine sr;tlen- Irionale delia Rcgione volcaiii/.zata in mezzo ai pio- dolli die ivi accumuiati avevano sollo il doniinio nia- rino : il libero lore corso sopra teire apeile airalnio- sfera vi slabili una porta durevoie e TElna aide da dope quel tempo e fa conosceic die ardera ancora. Verso i inedet.inii tempi respiiiti \vrse dalla in- superabile rcsislenza dei gruppi di montagne die fanno enorme peso sopra lo spazio die e appres- so sino a Gapopcloro e a destra da quelli die so- no nelia vicina Calabria aprirono varie sorlite nel mare cbe e appresso sgombro dal peso delle alio lerre con- tineniali vicine; innalzarono isole a varie distanze; in alcune seguono ancora a niostrarvi un Icrribile furore. La composizione di rocce nel mare igneo interno basaltica nelle eruzioni del Valdinolo all'epoca dolla nascita dell' Etna divcnne tefrinica e cosi fu per le isole; dura ancora. Ma i torrenti infuocati nel porlarsi ad elevare quelle nuove terre sul mare spiaziando sollo le formazioni granitiche e felspatiche dei primi Perio- di cbe formano le all re in faccia della Sicilia e della Calabria e stondono il piede a formare il fondo di quel mare nel traversarle ne slogarono gran -parte e o per- mettondo 1' azione del fuoco su di essa, o talvolta strappandola soltanto dal site la spinsero fuori e ne furmarono materiale per alcune di quelle isole . Lo slesso avvenne per Pantellaria; le rocce felspatiche 299 dolle cosle in faccia dell'AfTrica stonderanno il loro piede soUo il fondo del mare sul quale fu essa ele-. vala. La nuova isola presso Sciacca piu vicina alia Sicilia a mezzogiorno ebbe sola roccia simile alia elnea. 11 sistema preso in quoH'opoca memorabile avuto ha una durevole slabilita; il mare ha conservato il . siio livello allora assegnato dai cangiamenli ; i fiumi ignei sonosi elovali senipre dai profondi abissi cono- scer facendo la loro presenza ora con le eruzioni, ora rienipiciido di treinuoti grinlervaili fia 1' una e I'altra di esse formando forze movenli nolle oscure cavila solierranoe ; fallo hanno ron ammirabile cnslanza sonipre calde inolle sorgei:li ; La comunicazione del- rinlerno con 1' eslerno e stata perpeluamenle sostenu- ta dai lorrenli delle cmanazioni aenlurnii che venuli sono a spargcrsi nel vasto mare atmosferico. Se cio c avvenulo j)rr il gran numero dei sernli notato dalla sloria come I'eci ossorvaro, si ha molla ragione a sup- porre che nei tempi slorici si e avuta una continua- zioie dei fatli che ebbero luogo in quelli ad essi an- teriori. Cosi immensa durala non Icga i volcani alle grandi opcrazioni geologiche? Moiti argomenli fanno conoscere la Sicilia e il mare allorno avero sotlo cavita e canali in ogni parte e in tutti i versi ; Giustino chiamo I'isola « terra caver- nosa ct fislulosa » e Slrabone « tulta covernosa sotto terra picna di Fuoro e di fiumi come lo spazio sot- tcrraneo dai mare di Toscaiia sino al terrilurio di Cu- n)a )) Si opinarono slradc di comunicazione Ira I'Elna c le Eolie e tra quesle e il Vesuvio ; idee nate da fatti osservati nei diversi tempi che ne davaiio un giusto sospetto. Dopo la eru/.ione del 1333 I'Elna ri- mase cstiulo per 75 anni; per tulto quel tempo i 300 fiiimi inliiocati corsero sntio lutla I' isola suscitando oiribili scosse ; nel 1349 ebbe Iromuoti violentissinii; nel 1352 fecero orrenda strage in Calania; ciltri non meno spavenlevoli nel 1360; nel 1390 scrive Mau- rob'co che per piu mosi Messina fu sempre treniante; allri nel 1395. la inm ensa eruzione dell'Etna nel 1408 pose fine ad ogni movimerito. Dopo la eruzio- ne del 1447 cadde di nuovo in assopimento per quasi 90 anni, i fiuini ardenti che spaziarono fra i canali soKcrraiiei suscilarono tremuoti dovunque; negli anni 1450 e 1456 furono orribilniente urtati il suolo di Messina, e quelli di vari luoghi delle Caiabrie e del Regno di Napoli; ivi lia i tanti danni vi perirono 30 inila persone; Iremuoli nel 1477 e nel 1489; nel 1490 trcmo Taiigoio della Sicilia in faccia alia Cala- bria; nel 1494 nuovi urli Messina, quelli del 1499 vi rovinarono molli edifici. La eruzione del Vesuvio nel 1300 fece cessare i movimenti nel continente nia nella Sicilia nel 1301 fu fieramente scossa Palermo, nel 1509 piu voile e con molta forza Messina; nel 1510 scosse continue ritornarono nelle Caiabrie eon molli danni, Reggio fu distrutta; nel 1528 ebbe urti Nolo in Sicilia , tulto cesso dovunque dopo lo enor- me sbocco che i torrenti infuocali fecero dallEtna nel 1536; mancarono indi nel volcano e ben tosto un violentissimo tremuoto scosse lutta la catena del Jura; enormi masse di rocce caddero dal loro silo e fu abbattuta una grandc quautila di castelli e di vil- laggi e la slessa citta di Basilea; sparirono ivi gli urti e nel seguenle 1537 la eruzione delT Etna riprese immensa forza; il liquido ardenle usci ad enormi tor- renti. Sortendo da un punto del mare inlerno per 1 usata direzione nuovo impulso opposto lo avra po- lulo spingcre per una nuova divergcnle dalla prima, 301 per la grandc lunghezza del rai^ijio lorr!_'stre la corda die sej^no neH'ailo gli eslieini puiili dcJIa divergenza I'u assai considerahile ; maiicalo il secondo iiupul-o riprese riiDpcTo la direzione del primo. Gesso la eru- zione dell' Etna che resto eslinlo per quasi 30 anni ma subito nel 1538 ebbe fiero sco.^se Messina e in settcMiibre cho segiii i loireiiti passando oltre dopo avere scosso iNapoli suscilarono nel territorio di Poz- zuolo una orrenda esplosione ed elevalo vonno in una nntle Munlenuiivo. Sparili ivi i leniiincni, le scosse vennero ad agilare Messina poscia luHa I'isola e lio- po alternalivamenle v.iii luoglii di essa; tulto i'appa- rato finl con la cruzione del Io66 che sparse la cal- ma in Sicdia nel tempo della quale i volcani opera- rono allrove ; gli ardenli fiiimi trovaronsi sotto il mare' deir Arcipclago e dopo violenti urli elevarono ivi am- massandosi la Micracamcni o picciola bruciata nel 1573. Nel 1578 una nuova direzione riprodusse or- rendi urli sollo la Sicilia ; nolle contrade occidentali gellarono Sciacca in grande rovina, la sfessa sorle ebbe ivi Corleone nel 1593. Gli anni 1599, e 1001 furono di I'orlissime e numerose scosse per Messina nolle orientali ; ne ebbe varie voile la vicina Galabria nel 1002, alia fine i tanti lorrenli elastici vennero a scappare dal cratere delF Rtna nel 1603, gli urli e le esplosioni che fecero a I loro sortire spaventarono gli abilanti altorno. iNel 1607 usciroiio (iumi di i"uo:;o/ scomparvcro poco dopo e nel 1609 tremuoti violen- lissinii nelle Galabrie geltarono a terra Nicastro; ces- sarono e nel 1610 1' Etna vomito fuimi infuocali per quatlro mesi. Dopo quel tempo le eruzioni allcrna- rono costaiitanuMile con i tremuoti in diversi luoghi della Sicilia e delle vicine Galabrie; queili del 1638 che ivi distrusaero dugento cilta e pacsi e devaslaro- 202 no Messina avvennoro dopn cho nol 1037 1 fiiimi in-- fuocati spariti erano daH'Klna. Quando nel 1631 uscen- do impeluosi prima mancarono in quanlita Sciacca ebbe urti orrendi per molli giorni nel 1632, mancali aflatlo nel 1634' i tremuoti si rinnovarono in Calabria e nel 1639 ebboro tanla forza solto la Plana eslen- sione tra gli Appennnii e il mare di occidente che subissarono quasi 52 cilia e paesi e vi perirono due niila persone ; il moviniento giunse alia vicina Sici- lia. I\el 1660 I' Etna quasi estinlo la Sicilia ad oc- cidente quella sul lato settentrionale e la Calabria nella stessa linea ebbero orrendi e replicati urti ai quali pose fine la eruzione del Vesuvio che duro piii mesi; finita ritornarono le scosse negli stessi luogbi nel 1661, c negli anni appresso; nel 1667 la Dalmazia le ebbe cosi forti che rimasero in desolazione Kai^usa e Id stato , 1' Etna destandosi superbo dal riposo di 13 anni diede fine a tutti i movimenti con la rne- morabile eruzione del 1669. Le cennale alternative ebbero sempre luogo e anche nel secolo xviii che segui alle quali prese anche parte il Vesuvio; avea esso fatta eruzione al principio del 1707 cessata ap- parve nell' Arcipelago presso Santorini in giugno una nuova terra circondala da altre e lutto inviluppate in I'umo e in splendent! fiamnie ; al declinare di quella vokanica operazione ebbe urti tutta la Sicilia che e in t'accid a quel luogbi; si rinnovarono spesso negli anni che seguirono e talvolta si distesero per tutta r isola ; furono progressivi in varii luoghi nel 1717, la eruzione del Vesuvio non bastu a calmarii ; nel 1718 acquistarono pin di forza e di estensione ; Smirne perdette solto le rovine venliinila persone ; tutto cesso con la eruzione dell' Etna nel 1723; ma finila rico- minciaruno i tremuoti/ nel 1726 lurono molto dan- 303 nosi a Palornio. diirarono replirafaineiilr siuo alia eiu- ziniie del 173j (I"()u la quale rilurnaroiio nel 1736 e da indi allcriiariuKi |itM't'iiiieiiiL'iilt; cun ic eru/.ioiii del Vej^uvio c dcir Etna siiio al 1780 atlaccaiido di- versi punli e sdvciile I' uiio do|jo I'altro mostrando il cainmiiio delk' I'nrzo che ii producevaiio. rSel 1780 orrtMidt' furze iuirnali' si erano sollo la Siciiia, inossero prima con i;raiide violenza la ma^sa dfir Etna agitamlo jI suoIo the la sosliene, indi si accrolil)ero da I'ar treiiiaic liitla I' isola; poco dopo uitaiono ill guisa iMe.-siiia e i hioglii atlorno die molli cdilici roviiiannii) : (juaudo ivi niaiicarono sotlo All e fiiiine Dinisi sulla spiaggia orieiilale quasi nel mezzo dcllo spazio tra Messina e i'Etna dove dal seno della sabliia lillDrale sorgono acque sempn; caldissime si iidiroiid per molli giorni fragori ed esplosioni tali die iuiiimo nel grave liniore di aprirsi nn nuovo volcano; quaiulo vennero nieiio Ireinarono sotlo fieri colpi liilte le Eolie; Vuleano facea gridi spaventevoli. Gessarono allidve liilli i fenomi'iii allordie in maggio lEtna comincio a niiiggire e d()j)0 replicale esplosioni nella sua massa agilala giunse al cralere un vasto flume ardente si i'.pri una nuova strada solterranea laterale colo ivi per sefie miglia mostrando al di fuori il suo occulto cam- iiiino con fenditura die apri alia superlicie del suolo e sorlendo alia fine dallo eslremo basso punto si di- slese per piii di otlo miglia. Tullo dimostro che il suo corso suir Etna fu I' ullima parte di qudlo piu lungo che fatio avea nei profondi canali sotlerranei lungi dal contaKo atmosl'crico e puo essere in quelle oscurc rei'lniii dive arriva il calore trasmesso dalle ci'iitrali . ^(■l l7iS3 i lalli lurono piu considerevoli . L Etna cadiito era in perfelta estinzif^ne. Al fine di geiinaio nel mare d" Islanda a 270 miglia dall'Eck- 304 la apparvero molte isole fiammoggianfi che cnprirono quelle acque di nere scorie gaiieggianti ; disparve queir incendio e al cominciar di fehbraro la Calabria e la vicina Sicilia furono saccheggiale da orrendi Ire- muoli; la Plana come altre volte parve il centro delle coucussioui, le forze solterranee spiantarono dal lido calabrese enornii amiuassi di rupi che caddero nel mare, dal fondo vennero svelli scogli, le acque agi- tate gettaronsi a grandi ondate nelle contrade dielro Scilla ; sotto i luoghi massi udironsi sempre cupi mug- giti e rirnborabnali esplosioni e I'aere superinre riniase carico di forte odore solforoso che esalava pure co- pioso dalle feiiditure aperte nel suolo. Gli urti furono con forza decrescente in lutte le direzioni ma non verso oriente; a S. Maura gli abitanti da un momento al- I'altro credettero che i' isola rovinava nel mare. In giugno le scosse divennero rare nella Calabria e ri- CDUiinciarono fortissime in Islanda e in mezzo ad esse a Skaptar-Jokul dugento miglia dal sito delle isole apparse sul mare si fece una immensa eruzione; si ebbero molte prove che i due punli comunicavano Ira loro ; I' ardcnle Eckla era in mezzo della linea. Polrebbe sospettarsi che il primo fiume scappo per la direzione a settenlrione; il secoiido per aliro di- verso impulso a mezzogiorno dove respinto dalla ca- tena appennina per le circostanze locali ebbe a rima- nere ad operare nelle profonde cavita sotierranee, rin- novalo il primo impulso ebbe luogo la prima, la lun- ga corda misura dei raggi divergenli al punlo della uscita esscr potea zero. AU'eslerno le emanazioni dui due luoghi lontanissimi unironsi iiisieme e composero la densa nebbia che ingombro T Kuropa da una eslre- inila air allra. Tutti gli avvcnimenti ebbero fine con la eruzione dell Etna nel 1787 the per la grandezza on" .i'!.) dci fcnomeni fu una delle piu slraordinarle del nosiro volraiio; i torrcnti eluslici fiirono cosi immeiisi e cosi vinliMili che non diedcro il tempo al flume liquido di- veisarsi; )o spinsero in brani ad enormi altezze ncl- r almosfera e per molti gionii formarono spavenlevoli pioggc lapidee ardenti ; do^li alberi in tutto il con- torno rimasero i soli tronclii; da una di esse potei a i;raii slcnto e con celere f'uga salvarmi neJI' oscuro fondo di una grolta lunghissima. Mancato il primo furore liquido infuocato colo per vari luoghi. In lulti i tem[)i die vemiero dope e in quclli del secolo nel quale siaino i uostri volcani slat! sono cuslanti nel loro operare ; voneudo dalle grand! pro- r<)nrlic!e e anclie I'uon d! essa Verraimo ancora fiu- che non saranno impoditi o che uon sara linito il li- quido igneo interno. 39 '■id Jf.,T> i'..l:_);i m; -iiii /3-!crii;;. ■ <■::. . iH '; O.'.; 307 I ND ICE PARTE PRIMA Doscrizinne dolle lorre volcanizzate e (telle noJcanicIip. Folcani anlichi — descrizione lopografica e fjengiioslicn. f^aldinoto — Regione solforifera — Altri laofjlu — Elna — Isole volcaniche intorno. PARTE SECONDA Oparazioni volcaniche e fenomeni che t accomparjnano . PARTE TERZA GeoJogia volcanica. EKROr.I P. 4- accessc leg. accese — p. 3 Zoologia leg. Teologia jHTsuazioiie leg. persiiasione-ispiiasione leg. ispi- laziune p. 24. coucenare leg. concentrare. : r 1 1 .■ SIJL HASALTO DECOAIPOSTO DELL'ISOLA DE^CICLOI'l DEL LKITA ALU SKZ[0\E 1)1 CEOLOGIA E MINEHALOGIA BEL 7" CONCIiESSO DEGLf SCIENZIATI IIALIAM IN NAPOLI yru.x TORJATA nFi. 29 settembre ■■(! rif ; »H^■^■^t■4■**t**^*t*■^*^■tt■tnt■n■n^t***■^n■t*^*^i^,^,^■*^*^t**n^tt^^* iiiit±AijtJJliA+ t±ijtiAJk.-tJk tii ti-tjtJt tt+JtJtt ti.tJlt.tAJt.* t-+ r tjt.« it***.* *. t (Grii scogli de' Giclopi han prestato , in ogni tempo vasto argomenlo di geologiclie non men che di mineralogiche ricerche. La natura delle rocce di oui si compongono: il loro distacco dalla costa vicina: il rapporto che aver potrebbero con le recce delle pros- sime colline: la variora de' minerali che in essi so- nosi raccolti, senza parlare di quanlo figurano nclla eta poetica di questa parte dell' Isola nostra, han chia- nuito a se ne' vari tempi I'altenzione de' dotti. Co'miei scarsi lumi me ne sono io stesso piu d'una fiata di proposito occupato. Cio non ostante avendo nioglio considerato sulla natura di una delle principali rocce che costituiscono la piocola isola della Trezza, Irovo che si manca tuttavia della precisa conosccnza de'male- riali che la compongono, e per conseguente della no- nienrlalura che dovrcbbe con proprieta assognarlesi ; e a dir vero molto influir polrebbe, nella ricerca della origine di questa roccia, la precisa cognizione degli elementi di che si compone. Ho voluto, perlanto, re- plicar le mie osservazioni, e toiifar di venire a capo di quanto abbisogna nello sviiuppo del mio divisa- niento. 312 De' qualtro scogli giijantesohi, che con graduala mole sorgono a varie altezze Jal mare, lungo la spiag- gia della Trezza, quello che, secundo per allezza, pii'i esleso nelia base e di piu ampia superficie, si osserva, a distinzione dogli allre Ire, Isola si appella. Li tre ri- iDanenti, imperfeltamente conici-allungati, Faraghoni son delti. Essi son formali di basalli, o di lave ba- salliche da capo a fondo, a riserba del maggiore che nclla cima, da una roccia piij tenera e bian( hiccia e terininato. L' isola pero resulla di Ire distinte rocce; di basalto, cioe, di analcimile, e della slessa ruccia bianchiccia dello scoglio maggiore; ed esse son di- sposte in modo che 1' analcimile e la roccia basallica sono nel basso, e tutla la superficie siiio a piu della meta dell'altezza dell' isola, per la maggior parte, e coslituila della menzionata roccia bianchiccia. Si vede pero che essa e traversata da una delle allre due in niolii luighi , e precisamenle nel lato IN.O. deir Fsola, come se posteriormenle introdotla vi si fosse. Ma senza anlicipare pensiere alcuno geolo- gico, e venendo aH'assuiito, quesla roccia bianchiac- cia e quelia cli'io inlendo conoscere e denominare. Kssa c biaiicaslra, di slrutlura seinplice, fraltura plana senuunluosa al tallo in nioiti punli, ove non e allcrala dalla vioinanza deH'analcimile o dal basal- to. poco aderenle alia lingua, bibula, non efferve- sccnle cogli acidi. Quelia pero che viene a conlatto coir analcimile si trova, sino a cerla distanza, com- palta » fraltura semiconcoide, taglienle negli spigoli, e baslanlemenle dura da djlTcM-ir poco da una ler- manlide. AssoggcUata all' analisi dal chimico signer Gaelano de Gactani, il quale si e servilo dell' ac- qua delTalcooie, della polassa e di altri reallivi, ha dalo. 313 Cloruro di sodio 1 Carbonate calcare . piccola quantita Soll'ato calcare I Silicate di allumina e di forro-massima quantita. Materia organica qualche traccia, Tentata dall'agricoltura, rolta e zappata si fran- iuma facilmenle, e si riduce a terreno mobile 'capa- ce di ricevere le piantagioni di viti, e di fichi dln^ dia, ed in iaverno anche di qualche pianta ortcnse/ tulto pero vi vegeta miseramente, e nell' esta I' erbe seccano e le piante perenni si sostcngono appena. Welle varie memorie, ove mi e toccato far men- zione di questa isolelta (1), io ho soslenuto che que- sta roccia provenisse dalla decomposizione, o altera- zione del basalto ; e cio non solamenle per geologi- co ragionamento , ma bensi per avere osservalo in molti punli della prossima collina deila Trezza, ove esistono varii gruppi basallici, che moltissimi di essi vanno in fatiscenza e gradatanicnte passano dal ba- salto conipatto ad una roccia piu fragile, e quasi tuf- facca, che comincia a divenir racno bruna, finclie passando per gradi alio sbiadimenlo si riduce al co- lore ed alia struttura della roccia bianchiccia di che parliamo. Questa niia idea ha seguito il socio cor- rispondonte Ponipeo Interlandi nella sua elaborafa me- moria (2). Ed in vero se si riguarda alia composizio- ne tanto del basalto quanto della roccia in questio- ne, si vedra che gli dementi di cui souo coslituile entrambe non molto dilferiscono fra loro» (1) Momoria sul Basalto Atli Gioenii vol. 2. pag. 55. ec. Sul confine niariltimo ec. vol. 4. pag. 188. ec. (2) Alii Gioen. vol. xv pag. 219. e scq. 40 314 Ma chiameremo noi questa roccia Basallo de- compostoJ Gio sarebbe un dar conto di quel che e, non gia dar nome alia roccia; per la qual cosa aven- do riguardo al sito ove predoinina, e d' onde se ne trae tanta quantila (anche a causa della industria de- gli scalpellini che la riducono a foglia sotto la in- crostatura delle analcimi), io intendo chiamarla Ci- clopite. Nessuno piu di me e contrario a dar nuovi nomi 0 a mutar gli antichi, benche sia moderno co- stume introdoUo e troppo dilTuso neile scienze nalu- rali ; ma qnando trattasi che un' oggetto non ne ha alcuno, e che quando vuol nominarsi hisogna ricor- rere ad una definizione della natiira de' suoi conipo- nenti, e col soccorso di molte parole, allora imporvi un nome e essenzialmcnte necessario. Tre particolarita presenta la Cidopite oltrc alia sua stessa coniposizione, la quale, come si vicn
  • Ja.=Sommila delia testa giallo- oscura; gola, lali del collo, e la fa- scia che si parte dall'angolo del bec- 00 di color cenerino cbiaro ; le parti superiori rossastre, striate finaaiente di nerastro; un gran numero di macchie bruno-fulve su le copritrici . Parti inferiori nerastre, con un piccolo nu- mero di fini raggi longitudinali rosso- scuri, 6. var.s— /eOT/««=Gorgia bianca, striata Cnissi- maniente di color scuro; testa e collo e tutle le parti superiori del corpo rosso-scure striate finissimamentc di nerastro; parti inferiori di color di piombo. 7. var. — femma='rul[e le piume superiori di color di piombo oscuro, marginate di rosso-scuro e variegate di macchie ne- rein taluni punli; parti inferiori piom- bine. 334 ANAS OLOB, Lin. Anas Olor, Gine\. syst. i. p. 5oi. sp. 4']. — Le Cygne Buff. Ois. v. g.p. 3. t. i . — Cygne tuberculeou domestique, Temm. Cygne a bee rouge, Lesson, Traile d' ornilhol. pag. 3o6. I pochi autori che hanno scritto su gli uccelli di Sicilia, particolarraente il Benoit, non annoverano it Gigno tuberculato come uccello che emigra , ben- che accidentalmente, in Sicilia. Nei raesi invernaii di questo anno, moltissimi se ne viddero nel noslro bi- viere di Lenlini e nel pantano di Catania. Quelli che io soiamente preparai furono 15, dei quali, tre si con- servono uel gabinetto della Regia Universita ; uno di essi fu donate dal Segr. CanceU. Gav. G. Maravigna, ed un'altro dal Gran Gaacelliere Gav. G. LaLumia. 335 APPENDICE NUMENIUS PIIOEPUS Lath. Niimenius plioppus. Lafh. Ind. v. 2. p. ji i.sp. 6. — Ntimcrnvs hitdsoniciis . L;ilh. Ind. v. a. p. "j 1 1 • sp. 7. — Scolopnx borca/isGmel. SysL 1 . p. 654. sp. 1 7. Scolopax phoopus. Gmel. Syst. 1. p. 65i. sp. 4. — Courtis corliou, Ttmm. v. 3. pay. 604,— C/m/r/o pic- colo, Savi. vo/. 2. pay. 2 Jo. — Le petit courlis on le cor/ieu, BiifT Lesson. — Turriazzolii di jaddazzi. — Sicdia ved. Bcnoil. Orn: pay. 1 5 1 . Le specie che si ritrovano in Sicilia del ijenere Nnmerius cioe, il N. Arquata, Latr. il N. temiiro' stris FielL, e il N. phoepns, di Lath, sono comu- iii ; quest! uccclli incominciano a vcdcrsi nell'autiiii- no, e poi parlano in aprile; (ved. l?enoit. op. cil.) abitano particolarmente nei luoghi umidi, vicino i la- glii ec. ma nel lai^o di Lentini e nel pantano di Ca- tania sono pill comunissimi, molto piu il N. arquata. Mel mese di dicembre del corrente anno 1' egregio patrocinatore Sig. D. Salvatore Costanzo mi fe gentil dono di un Niimc7iius phoopus, il quale e degno di molta osscrvazione, percbe e veramenle una acciden- tale varieta. Esso e tutto bianco, con taiune macchie di colore Isabella chiare sopra il dorso su la testa e su le remiganli. Becco nero, piedi cenerini. Siccome lale varieta la credo piutlosto nuova 0 rarissima, ho voluto menzionarla.-i— Gonscrvasi nel gabinetto di que- sla Kegia Univcrsita. DI UNA MEMORIA PRESENTATA All'iCClDEllIi I DELIE mUE DELriSTITlTO DI Fil.l\(;iA SU I BAPPOETI CHE FAS5ANO FRA LE ROGCE DELL'ETNA E SUL MODO DI LORO EMISSIONE 911 LA Ql'AtE 1 COBJIISSAUJ HON UARSO PRESEIMATO IL lORO RAPPORTO DEL CAT, PnOFF.SSORE *tt**tt-***t**-*»************»*******t** *************** t***ii.l.t.f. :rrvr*vtTtfrt'TrrfTfT^vrrFrrrr******T^r*******TT-fftf.^^^t*****ttt Trf^****-4't*fTt**r****t************-*****'*'**'TV*t***rr}^TTrrrTrrrf jVcIla occasione di essere stato invitato nell'anno 1837 al Gongresso scientifico di Francia, chu in quel- r anno ebbe luogo in Metz, io proposi per ivi discu- lersi la seguente quistione: « Possono provarsi i rap- porti che esistono fra il basalte c la lefrina dietro la ispezione de'loro caratteri orittognoslici e della loro giaoiliira, per istahilire qualche teoria sulla origine ed i mezzi di loro formazione » ? » Cosa pofrehbesi dire di probabile su di que- sta ([iiislione per cio cbe appartiene alle Irachiti del- 1' Etna 1) ? Tale quistione fii pubbiicata, fra le tante altre propu.-ic da varj dotli, nel programma di quel Gon- gresso Gio produsse in me Tobbligo di rispondervi con una apposita memoria, destinata per quella scientiQca riunione.-^Le circostanze di quel tempo non aven- domi permesso di portarmivi, ed essendo stato invi- tato noll'anno seguente al Gongresso di Glermont-Fer- rand, la indicala quistione fu riproposta nel program- ma di esso, c la mia memoria responsiva presentata c lotta in una dclle sedule della sezioue di sloria na- turale e di scicnze fisiche. 340 Pria di portarmi al Congresso di ClermonI Fer- rand, io volli vedere la capitale della Francia, ed ivi intervenire alle sedule deU'Accademia Reale deJIe scieii- ze, come di fatti avvenne. Animato da' consigli del mio doUissimo amico Al. Lefebvre sottoposi aJ giudizio di guella rinomata Societa Ire raiei scientifici lavori, fra i quali la me- moria sulla proposta quistione riguardanle i rapporti fra la trachito il basalte e la tefrina. — L'Accademia immedialaincnte e iiel tempo istesso della mia dimora in Parigi, mi die l' onoit! di occuparsi de' miei lavo- ri. e (Uelro il rapporto favorevole de'soiiimi geologi Al. Broiigiiiait e L. Cojdier la Monografia dello zolfo della Sicilta riporto la di lei apprnvazioiie. — Un tale rapporto e la ottenutane approvazione trovansi pub- blicate nel rfindiconto dell' Accademia delle science 1 Settembre pag. i33. Neir anno seguente 1839 I" Accademia suddella delle Scienze, dictro il rapporto favorevole de'signori Bertbier e Cordier die la sua approvaziouo alia mia monograjia della celeslina di Sicilia, che trovasi piib- blicala nel rendicoiilo del 1839, 2 Sellembre pag. 38, ma nessun parere proferi sul mio lavoro riguanlante i rapporti fra il basalte e la tefrina, sebbene ne avesse eletlo i commissar] per esaminarlo e fame rapporto, che furono i raedesimi Sigg. Cordier e Bertbier. In tale stato di cose giudicai necessario dinger- mi con letlera al chiarissimo professore Cordier per farmi conoscere il deStino della mia memoria, il quale con suo foglio portante la data del 31 Luglio 1839, cosi mi scrisse » Diverse circostanze Lanno ritardato il rapporto aH'Accademia sulla vostra memoria riguar- danle il solfato di stronliana di Sicilia; fraltanto esso 341 e stato rporne una serie che lo conduira, per iusensibih passaggi, dalla Irachite la pii'i perlella al basalle ed alia tefnna le piu caralterizzate. Or se quesle rocce hanno tanta rassomiglianza fra di loro, c se le correnti tefriniche sono prodotle per eruzione, non e permesso di credere che la fur- mazione delle allre rocce fu assolufamente identica? Quesle osservazioni mi hanno convinlo, e .i;ia niollo tempo, che i basaiti isolali che si osservano suir Elna non difTeriscono in nionte dalle tefrine. Essi non sono che la parte centrale e la piu densa delle anliche correnli vulcaniche, ridotle in pezzi per la conlinua azione degli agenli modificanti, altcranti e dislruUori, alia di cui influenza sono stale esposte pel corso di lanli e tanli secoli. Per cio cho appartiene a quelle cupola basalti- che che la scuola moderna proclama come sollevale dallo interno del globo nello stalo di pasta raolle, esse, mi scmbra, di non essere allro che la parte inleriore degli antichi vulcani, che ha perdulo la sua scorza csteriore scorificata. Lo studio de' terreni trachilici appartoncnti al- r Etna dimostra che la roccia che li forma ha colato come le lave moderne, e che i suoi smembramcnli, le sue fratlure etc. sono relfetlo dell' azione erosiva deir acqua, e delle allre cause alleranli; Caalraente, AW aggiungo, che non e possibile di scorgervi segni di eilclli che potessero provare un sollevamenlo. A lale oggctlo i contorni di Kiancavilla sono degni di cssere osservati. lo segnalo questi luoghi ai geologi che sono desideiosi di sludiare I' Etna rac- comandandogli sopratlulto il Poggio Calvario formalo di Irachite molto ricca di ferro oligislo. In mezzo di questo poggio si osserva una spe- cie di fdone trachilico, che io considero piuttosto co- me la parte centrale non ancora alterata, mentre che la sua superficie in aicuni luoghi e formata da una sostanza che si polrebhe credere deila cinerite. Io credo di non dover omettcre una osservazio- ne, cioe che al pie del Poggio Calvario esiste uno strato basaltico molto ricco in foidispato cristallizza- to, su di cui, sembra, di essere corsa la trachite di cui e formato quel poggio. Questa osservazione me- rita di essere verificala per sapersi, se posteriormente air apparizione del basalte o quasi contemporanea- mente, le Irachiti proseguivano ad essere eruttate dal vuicano, Le trachiti dell' Etna, sono per me i riraasugli di antiche correnti trachitiche, come i basalti sono il reslo delle correnti basaltiche ; in modo che slu- sludiando I' Etna, 1' osservatore imparziale non potra giammai scoprirvi il menomo segno di antichi solle- vamenti, da' quali avrebbero potuto essere prodotti. E' vero che la valle del IJove, che trovasi nella ler/.a regione dell' Etna, ha fatto credere ad aicuni geologi ch' essa poteva essere un cralere di solleva* menlo; ma studiandola senza prevcnzione, si vede al cnntrario ch'essa nacque da uno sprofondamenlo del vuicano, come se ne vedono (anti allri, sehbene di minor eatensione, in tutte !e eruzioni di esse. 331 Tn qiiosia occasione. io faro notare , chc la ispe- zione dollo rocco di qiiesla vallata indiia pcrCelta- menle il modo di formazione del vulcano ; imporocclie ivi ve^gonsi le correnti da esso erutlale nei;li aiili- chi tempi, e se ne rinvengono delle trachitiche, deilo basaltiche, ed alciirie che formano il passaggio dal- i' una air altra: in modo che, in questo luogo s' iu- contrano tulte le specie di recce appartenenti all'Et- na; cio che debbesi alio abbassamento del siiolo, che pose alio scoverto le rocce di tutle le epocbe. Io pcrsisto , dunque, sempre nella mia opinione siiir assenza di ogni traccia di sollevamcnto; e se le stesse rocce sono un prodotio de' fuochi dell" Etna, se esse hanno Ira di loro una talc analogia, e se le lave moderne sono il prodollo di eruzioni, non e ra- flionevole di riconoscere che Ic rocce anliche sono flate nclle epoche le piij remote prodotte ncl modo islesso? Mi scmbra, dunque, giusto dietro qucste consi- derazioni, di stabilire, die il modo come si sono manilcstate tulte le rocce, che constituiscono I'Etna, e stato unico ed identico in tulte le epoche, cosi be- ne che ncgli ullimi tempi, e che in questo vulcano non esistc afTatlo alcun cratcrc di sollevamento, ma de' crateri di| eruzione, e degli sprofondamenti, che sono stati piij o meno modificati dall' azione delle acque(l). (1) flvmoires pour ^rrrir a Vhlstoire vnfvrelle de la Sicile jtar C. fllaravijjiia. Paris clicz jjaillicre 1838 pag. 79. La stcssa mcmoria trovasi slampata ncgli afti della sesla ses- sionc del Congrcsso Scicntifico di Francis tonuto ncl IS3H in Clermont-Ferrand (Cnngres Scienlifique de France. Sixieme session, tcnue a Clerniont-Fcrrand en Scptcmbrc 1838. Paris 1839 pag. 350. 352 NOTA ALLA ME3I0RIA ANTECEDENTe(I). In alcune mie Memorie di Orittognosia Elnea ho fatto cenno delle trachiti, de' basalli e delle te- frinc che rinvengonsi in quel vulcano. Nol lavoro precedcnte, a cui appartiene questa nota, ho cercato di far conoscere i rapporti che uniscouo le tre men- zionate rocce. Intanto, il celebre geologo Elia di Baumont, in un lavoro sull' Etna pubblicato in Parigi nel 1838. (Rechercbes sur la structure et sur rorigine du Mont Etna. Memoires pour servir a une doscript. geol. de la France torn. IV) ha preteso sostenere, che le trachiti ivi non ritrovansi. Sara obbietto di altra scrittura I'analisi delle principali proposizioni contenute nel lavoro del Si- gnor di Baumont; qui mi limito brevemcnte a far conoscere , che la trachite veramente trovasi fra i prodolti deir Etna, non gia in virtu di ragionamenli, ma di fatti, mentre alia indicazione de' luoghi ove essa esiste uniro le corrispondonti mostre, affinche i celebri Commissarj dell' Accademia Reale delle Scien- ze deir Istitulo di Francia Signori Gordier e Berlhier potessero proferire il loro giudizio sul lavoro da me sommesso alia raenzionata illustre Accademia. La Iracbile rinviensi in molti luoghi dell' Etna; ma io mi limito ad alcuni. Nelle vicinanze di Bian- (1) E qiiesta la nota da me iiidirizzata al Signor Gor- dier dielro lu ialluiiiciie diiuanda. 353 cavilla si voAc in posto od in correntc , dalla quale faiiiio parte il l^oggio dello il (lalvario, e quciraltro prossimo al medesiino cliiamato di S. Filippo. Sono . 4K^i divisi da piccola vallata prodotla dall' azione del- le acqiie , la cui niercc , I'inlenio delia corrente, e stalo posto alio scoverto. La principale roccia che forma quesli poggi e un porfido trachitico, la di cui pasta piefroseiciosa e di colore rossastro di varie gradazioiii, con cri- stalli di feldispato bianco. In allro luogo della nie- desima corrente la pasta e di colore oscuro rassomi- gliante al basalte; ma i cristalli bianchi di feldispato sono sempre numerosi; si potrebbe considerare come una tracbite che passa al basalle: in altri luoghi e bianohiccia e rassoiniglia alia Irachite ordinaria od al- ia do mile La superficle del sudetto Poggio e coverta in alcuiii punti da un tufo trachitico bianchiccio conte- nente lerro oliaisto lamollare. 11 vicino Poggio S. Filippo e formato dalla me- desima roccia, e presenla le medesime varieta. La piccola vallata che divide i due poggi da a vedere le medesime rocce in posto , e quindi chiaro apparisca di essere 1' uno e I'altro poggio apparte- Heuti alia medesima eruzioiie. Proseguendo il cammino nella piccola vallata , il torreno conliguo al poggio Calvario e S. Filippo mostrasi in moiti punti coverto da un conglomerato vulcanico , secondo il mio pensameiito , egualmcnte trachitico, di colore rossastro, che contiene pczzi piu o meno voluminosi di lava rossastra scoriacca , che non sono affatto idcntici a quelli dei vulcani moder- ni , ma vi hanno una certa ras>omiglianza. La pasta e quella stessa del porfldo trachitico, rigonOata dal- r azione dc' gas. 45 354 Le cose qui brcvemcnlc delle, e lo csame delle rocce che si presenlano a' signori professor] Cordier e Berthier commissari dell' accademia R. delle Scienze. dimostreranno , a mio credere , la esislenza della tra- cliile ira le rocce dell' Etna, il suo passagji^io in luc- ce di altra nalura , ed i rapporti che la uniscono con i basalti e con le lave nioderne. Le correnti di lava che osservansi formare le pareti ed il suolo della valle del bove sono trachili- clie. Di esse se ne mandano due saggi ; ma moiti della trachite erralica del trifoglietlo e della valle di calanna. — Si osserveranno i cambiamenti del colore della pasta , e le soslanze ivi esistenti. Per cio che apparliene ai basalti , essi ritrovansi in varj e niolliplici luoghi ncU'Etna. Gelebri sono quelli dell'lsola e degli scogli de'Ciclopi, della Trezza, della Motta, di Patorno , Licoddia, Biancavilla. II basalte degli scogli de' Ciclopi in prismi irre- golari articolati e piu o meno oscuro, non molto pe- sante, compatto o cellulare, contiene analcime , thorn- sonite, ferro magnetico , bisolfuro di ferro etc. II basalte di Paterno ofi're tutte le modificazioni delle lave moderne ( tefrine ) , mentre si osserva compalto nelle parti inferior) della correnfe ; sifave- dere poroso o piu leggiero nella superficie e si av- vicina alia tefrina. Contiene esso niolta pcridota. E' degno di osservazione particolare il basalte bituminoso di quella localita. Esso da odore di nafta, della quale tulta la pasta e impregnata , e le cellule ne sono piene. Contiene oltre della peridota granulare molte lamine di fcldispato. La rupe basaltica di Paterno , guardata isolata- rncnte , sembra offrire una conferma della teorica dei sollevamenti , e per lale mezzo comparisce formala. J Essa pero 6 unit.T per la parte infcriore a liitlo il ha- salle de' coiitorni ; per cui chiaro si V(>do di ossere <|ii('lla rupe un rimasu^lio di una i^rando corrente me- 110 allcrato di tulto il reslante , por causa dclla sua compallezza , mcntre die la parte meno resistente si vede rolta in brani in lulla cpiella cnntrada. 1 diutorni di iJiancavilla , die presenlano la tra- chite, onVdiio egualuiente il basalto. La cilia e fab- hricata sopra una oorrentc di lava , la quale fa ve- dcre la sua parte centrale , avenle tulti i carattori di un basaite, ncl luogo chiamato la Fo7iiana , ove sembra essersi fermata qudia corrente. Ivi grossi ma- cigni vedonsi di^laccati dalla conenle principale, che prescntano una compattezza ed un peso cguale a queilo de" basalli , ed i minerali seiiiplici cbe accompaijnano gli stessi. Non vi si vedono de' prismi irregolari , co- me in altr luoglii si osservano , ma ofTre delle di- visioni prismatidie. La parte superiore di questo ba- salte e ove piu ove meno celiulare, e prende tulti i carattori delle lave moderne tdVinicbe. Le ave moderne , ossia le tefrine , hanno co- verto tulle le anticbe rocce doll' Etna , che si fanno redere o/e le prime mancano. Differiscono dalle tra- diiti [)er cssore la loro pasta feldispatica mono pura, pcrdie contiene un miscuglio di pirossena e f'erro ma- gnelrco . e da' cosi detli basalli nd peso e iidla du- rezza ; ma la parte ccnlrale ddle trcfrine vi si avvi- cina e passa lante volte al basalte: in niodo che sem- bra creiibile, die quest' ultima roccia sia il nocciolo delle aitiche correnti tei'rinidie dell' Etna, la di cui parte (Sterna sia rimasta logora dall' azione degli agenti allerani , ma cbe in soslanza non diU'erisca essenzial- niente dalle modorne correnti. Ta quanlo ho dclto adla mia prima memoria , 356 ed in quesfa nota , e da cio cho si osserva dalle roc- ce invialo sonibra a primo aspello di ridursi a tro le rocce in tulli i tempi (initiate daU'Etna: cioe alia Irachite, al basalle ed alia tefrina. La prima e lur- ijiala (la fcldispalo amuil'u contcnente alcune volte ciistalli feldispatici , e tante volte di amfibola , di pi- rossena e di ierro oligisto; la soconda di feldispato fuso con ferro magnelico e pirossena, contenente peri- doia granulare, di colore oscuro e dolata di un peso specifico maggiore della prima roccia ; e la terza for- niata dalle medesime sostanze, in cui predominano taiile volte i cristalli di pirossena anziche la peridota granulare. In sostanza, pero, le rocce eruttatc dall'Elna non sono realmente che due, cioe la trachite, e la lefrina, nientre che la pasta e la stessa, e togliendo dal Lasalte la compattezza ed il peso specifico mag- giore , che derivano dalle circostanze di giacitura , esso non riducesi che alia roccia tefrina. Noi infatti abbiamo veduto che 1' intorno dclle corrent: moderne si mostra con tutli i caratteri appartenenti al basalte. E quindi volendosi conservare quest' ultima specie di lava, non altro puo intendersi con tale nonie , che la lefrina piij compatta , e quindi piij pesan'e. Di queste due rocce la piii antica e sicuramenle la trachite ; ma il vulcano non passo rapidamtnte dal- r una air altra , mentre vi sono fra la trachiie e la tefrina dclle rocce intermedie, che formano tanti anelli di passaggio. INe credo che fara impressione , e vorra iddursi contro cio che io vengo di dire la credenza del Sig. Elia di Baumont, di essere le lave dell' Etna ed i cri- stalli ivi racchiusi formati di labrodorite e nDn di orthose : I . perche non si e inai credulo cae di 357 orlhose fossoro formate, raa di albito. 2. perchc le aiuilisi falle iioii provano die realiiienle si I'osse la- bradorite quclla bOStanza: 3. pciche non si sono aii- cora analizzati i crislalli delle Irachili perislabilire se alia lahradorito , o alia oithose, oppurc all'albileap- partongono: A. pcrclie , finalmente , iiella supposi/io- iie chc le lave niodernc fosscio roalmente i'ormale di iabradorite, e di labradorilo i crislaJli che conlengo- 110 , e la pasta dclle trachiti ed i lore crislalli Ibsse- ro I'orraati eguahnonte di una tale sostanza, no risul- lorebbe una ragione di piu per credere di essere iden- tica la lore origine e inodo di Inrjnazione , cd i rap- porti , che uniscono i prodotli di questo vulcano , piu slrctti ; e si avranno allora lanlo le lave moderne , (|uanto le antiche formate di lahradorile. Ma e liser- balo alio analisi piii esalte il vurificare o sinenlire ta- li supposizioni. Attualnienfe dobbiani riconoscerc riel- r Etna due recce principali , la tnichue e la le/rina , e se una lerza se ne vuole ammoltere con il noiiie di hasalte , non sasa essa clic una niodificazione della seconda, ridotta in uno state maggiore di couipaltezza, e quindi di peso specifico. Tale e la nola supplementaria rimessa al Sig. CorJier. In questa occasione non voglio trascurarc , anzi credo necessario il sommottervi le osscrvazioni da me fa(t(; sulle lave di ailri vulcani, relative alio cose di- scusse nclla trascritta mcmoria e nota supplementaria, le quali, nell' alto che sor\iranno alia loro conferma, proveranno che la natura ha operato in cssi come nel nostro Etna. In prime luogo , per cio che riguarda I'esistenza della trachile ne' vulcani e come roccia la piu antica
  • patica , inentre il cralere superiore e tulto te- frinico. I falti dunque che presenfa it vulcano di Parimi ci fanno •hiarameole conoscere , che ancor i monli trarliilici hanno il loro cratoro: ch' essi sono anterio- ri ai tcfrinici; e che la trachile ha iUiilo come le lave niodi'fne, II cralere hasallico di Prudol non molio dislan- te dal Piiy-de Dome , e la corronle basallica eruUala da f|uoslo vulcano oslinlo sono cose dogne di allissi- ma considcrazione per gli oggolti die ci occupano. Un cralere hasallico , ed una correnle basallica evi- denle/nonte da esso uscila . a cui stanno adtrcnti i solili prismi ; sono quesli I'atti mollo islrullivi per I., conoscoiiza del modo dalla nalura inipicgalo nclla ma nifeslazione di qucsla roccia alia superficie deJia lorra. Or il cratoro di Priidol o tuU'allro che conscr- valo ; anzi Irovasi in modo dislruUo quanto la porzio- ne esislonle e sicuramcnle una piccola porzioue di cio che una volla fu. Supponi dunque, come certo av- 364 vcrra un giorno , questo rimasuglio distrutto ; ed al- lora i parligiani della teorica de sollevamenti avranno un monte hasaltico senza cratere , e quindi prodotlo per via di sollevanienfo. Potrebbero i vulcani della Francia centrale , da me osservati e studiali offrirmi altri documenti per viemeglio rassodare le dotlrine da me per lo innanzi discusse ed illustrate; ma il fin qui delto sembrami bastante onde polersi stabilire ; 1.0 Che la trachite esisle fra le rocce dell' Etna , ed in altri vulcani. 2.° Che la tefrina, il basalte e la trachite non SODO che la modificazione della medesima roccia. 3.° Che il modo di manifestazione di esseesta- ta la eruzione (1). 365 fl' Tosloclie la prescnte scriltura fu ietta da me alia sezjone Hi gcologia e di mineialogia , il vollo de' parlegiani delta leoria de'sol- levamunti e dell' asseriiotie del sig. Heaumont sulla mancanza della tracliilc ncll'Elna, niosirossi comniosso Non potea sicaramenle essere gradiio a ([iiei signori uii lavoro che per mezzo di molli i'atll e poche induzioni aiidava a dislrugi^ere una leoricadi moda , alia quale aveano fallo plni50 , S|ii'ci:iliii<'nte < ln' oravi prcsenle il piimo suo rorifeo il sig. IJniwnt de Biicli i)iive:iiin |ierci6 niostrarsi inoltn trjraggiosi ticl dilendcrla a lulta pns^a. Oiiimli fiii si dmiaiido la ispczionr clillc i ncce; io iniiiu'dialnnicnlp luosliai la iratliile clic irovasi nella vallc dil Ho- ve , la iniglio car.utirizz.ita lia le tanie varitia che ivi inconirrmsi 5 <(ueir islrs^a iiiaeidala al sig (lordiei , e clie lo |>ersuasc della rcalc eiistenza di quisla loci ia iicll' iuna , come si e vcdulo dalla sua Kl- tera a me direlia, e die Irovasi a |iag, e segg. di (juesla scriltina. Al vedcre quella lotcia il sig. '.oliegno disse di noii csser Iracliile. Come, risposi , non e (]iic-la Iracliile? qiial caraltere vi manca per I'Sscr tale V — L' avelc vol analizzito? ripiglio con calore ])oco conla- ceiite nellc disciissioni scientificlie ; bisogna stare alle analisi . nun alia vista. Non l>asiano i cnialteri fisiri. soggiiiusi, per delerminarp una specie od una roccia .' bisogna ricoirere s'nipre alle analisi V sarantio , diiiiqiie , nialaiueiite dclerniinale le specie clic trovansi in quesio^alji- netlo , pcrche non sniio stnle analizzaic ? - Ma ove sono i crislalli di riaiolite che acconi|Kignaiio la irailiile? ei soggiunse con risentimento. lo Ml questa ocrasKpue gli feci osservare die iion conveniva nii lal mo- do di discnssione Iiaii.indosi pel bine della scienza. La irachite , con- tiniiai, e una roccia indipendenle da que' crislalli ; cssi vi csistono taiile volte accidenialiiicnte , nja non vi sono es^eniiali, Qni prese la parola il vice presidenle sig. fareto, il quale cercando di conciliare il mo sentinitnto con quelle del sig. Collcgno, dissc , che io inlendeva parlare dell' anlica Irachile , cd il iig. Collcgno della trachite di lieau- niont. L' udilorio ossia gli amatgri anitamenle ad alcani membri del Congresso apj'lsudirono con battute di mano il bellissimo ritrovalo del vice-presidente. Dice, vi sono due trachili in mineralogia? ed a qtial Diincralogo e sallato in menle un tal pensamento V llavvi scriltore die abbia avanzato simile scieniifica eresia ? Come sara possibile, ripiglio il sig, Collegno , che la trachite mesrolandosi con allre soslanzc po.ssa passare al basalle? di cio non me ne persuado io, Cio non importa , iisposi , porche se ne sia persuaso il sig- Cordier, e me ne sia ))crsua- so ancor io. Le rocce slratificate e le plutoniche in virlii de vari mi- scugli non passano in allre rocce? Ma i basalti , egli prosegui , sono formati di labradorite ; come, dunque, possono essere formaii da un roiscugliy di trachite c di altre soslanzc? Qui presero parte alia discus- $ione e si unirono al sig. Collegno , il presidenle sig. Pasini, il vice- presidente sig. r'areto, ed il sig. Omalius d' Halloy, conic per questo ultimo dice il Diario del giorno a5; ma io non lo inlesi. Feci osser- vare allora, di non essere stati analizzati con esaltczza i basain da po- tersi stabilire di risultare di labradorite; che si erano fatti de' sapgi , nia non delle analisi csalte. Cio rcco molta mcraviglia a tulli i dilen- »ori del tentimento contrario; specialmente al sig. Collegno, die ton disprczzo asseri the avrcbbe porlato libri nel giorno vegnentc per ismcn- ti«ni. Io tianeo dalla iellura della memoria, delle fane disceltazioni , 306 ed accoigenilomi the nnn si dis( iilcva dagli oppositori con pacaiezza di aiiirno . ma per ispinto di sislema , credei cosa prudeiile abbaiido- if.ir la sezione , e lo feci Or vengn a giiisiificare la iiroposizione da me avanz.ila, che porlo lanta imprcssione al signnr CoUcgiio iNnn avendo allri libri jiress" di me , scriveiido in iNapoli , p.sso solaraorile cilarc un trallo iiralo dal Coins elenienlaire de Mmeralofiie pag 280 del sig. Beudint c II pa- roitralt que cerlains bosaltes , cerlaines laves , sunt a base de labia- dorite, ce qii' on presume S cause de la lacilile avi-c la i|uelli- ces nia- lieres sont aliacjuees par les aiides n , Ove sotio le analisi V b' solanien- te una concetuira lirala dall' rizioue che vi escrcilano gli acidi , i qua- li attaccano lacilnieme 1 basaln come ailaccaiui la labradmile. Hitornando sul pioposilo del passaggio cbe lanno le Irainili del- 1' Etna in basalte mescnlaudosi con allie sosianze^ ollre di essere slate C16 appruvato dal sig Cirdiei. dielro lo esame delle rocce invialcgli, lo fu dal Congresso di Clermonl Itrrand, ovc io porlai nell" anno i83!< una raccolta di minerali dell' litna. Ecco come si esprimoiio i commissari, Ira i quali il celebre Sig. Lecoq , parlando delle mie ope- re di mincialogia einea e de' minerali piescnlali a quel Congrcsso. « Queste due opere addiverranno an soggeilo di studio per lulli colore che desiderano conosrere le sosianze vuUaniche , ed essi rilroveratmo nella co//ezione regatala dal sig Donor Maravigna alia civa di Cltr- mont i »ie:^zi di verificare le sue teorie e la sua classijicazioue: e que- sto un vero complimenio che ha t'atio alia nostra cilta, ed esso e be- neinerilo della scienza alia quale ha fatto fare nn grande passo ». (Congres Scieiitifii/ue de frarice, Sixieme session, lenue a Clcmonl-fer' rand en sepl<'mbre i838 , pog. S44. ) Dice ancora, proseguendo r argomenio de' passaggi della iraihile a' basalii, su di cui elevaioiisi le m:ggiori difiicolla da'sopradclti oppositori che il sig. l^cters. asuo- nome di allissimo valore, non estianeo alia geologia, viene di assun- rarmi ihe cinque anni addietro, Irovandosi ad usservare la vallc del Bove in compagnia del Sig. professore Studer da Berna, ebbero 1' o[i- portunita di vedervi la tracbile in tutti i suoi passaggi siuo al basal- te ; locche reco somnia seddislazione al cennalo professore. Dice cio cod iBolta fiducia tier ritrovarsi atlualmenie qui in Aapoli il Sig. dotior Peters. Finalmente finisco qnesta nota avvertendo cbe le leltere diret- temi dal Sig. professore Cordier, e rapportate alle pagine 3(jO e segg di questa memoria , la cui esisteiiza niellevasi ancora in dubbio , sono slate letle originalmenle dal sig. cavaliere de Riiggiero, prolessure cbia- rissimo di meccanica nella Regia Universila di iNapoli. II cennato signer Cav, de Rnggiero , raineralogista ben conoscinto per i laTori pubblicati sulla scietiza, avendo diligenteinenle esammato quel medesimo saggio di iracbite controverso da) signer Collegne , e rimasto convinio di apparleuere a quella roccia. Ha di piii ivi vedato i piccoli crisialli di riacolite da me indica- tigli , e che 10 non vi avea adocchiati , perche micrescopici , pria del- la- discussiooe col signer Collegno. Insisteudo su di cio che he detto nella nota antecedenle sal difetto 3G7 dl analisi esaiie lendenli a provare clie la pasla dejle l:ivfc (Itil' Lina e Irtln .idoriif , 10 .ii;;^ii»rigo . che il sig. i^lii di Beaiiiiiont nt-'JIe sue Jiechfrc/iffs sur la atiiicl'ire r.t sur I' uridine ila Mont Klna [):ig. 58 per provare il suo assunio dice: « Cist d'aprus Icins formes el ieurs clivn^c's tjne Ics crislaux bluncs , dissttiiinus dims le» iaves de 1' i:)tija , oiil' eli; rapporles par iM. Hdjc el par M de Buch au labrador. u II 1* lusiijurs essais que j' ai fails dans le laboratoire de 1' ecolc des mines onl coiitinne ce resuilat , eu luonlrant que les Javes de 1' litna soul allaqiiees a la Inijgue d' uiie tnaniere tres-sensible par I'acidesul- iunque cunceiilre, qui liur enleve un peu de chaux. » (INIemnires pour servir a une dcscriplion yiiologique de ia France torn. IV ). Or chi iioii vede che il inedesinio sig. di Beaumont dichiara raan- rarf^li un' analisi in lavore del suo assunio, menlre la sola azione di quell'.icido concinlrato sulle lave, il quale aggendovi per mollo tempo le xirrode logliendovi un poco di calce , non puo alTalto cbiamarsi un analisi , ma un saggio incoinplelissirao die nalla prova ? ii' vero che il medesinio aulore rapporia poco dopo un' analisi del sig, Laurent del IVldispalo conlenuto nelle lave dell' ttna , che ha dato dei risullanienti analoghi alia composi/.ionc della labradorite j ma (ale analisi appartcnenle ai crislalli leldispalici coiitenuti nelle lave del- r L^ma nienle prova sulla composizione della jiasla che li toiitiene "^ Dunque e dimoslato di non esservi un' analisi comprovante di essere labiadorile la |iasla delle lave Lliiee. Or io aggiungo che i' analisi del sig. Laurent di tali cristalli pro- va il conliaiio. Iinperciocrhe il raedesimo aulore dice, che la ragione per cui noo puole oUenere un risullato analiiico nnilnrme a quello del sig, Berze- lius sull coniposizioue della vera labradnrile derive dalla impurita dei suoi crislalli analizzati , perche truvavansi unili a Iramraenli di lava, Uico io , sc la lava losse della labradorite , essa non avrebbe do- vulo irifliiire a piodurre la diversiia nel risullamento analiiico ottenulo dal sigiK.r Laurent; percib se ne puo conchiudere ch' essa Doo appar- ticiie alia l.ibradorile. ( iNoia dell'autore a qaesla secouda edizione ). BREVE NQTIZIA DEI LAVORI FITOGNOSTICI PRESEiVTATI AL SETTF.MO CONGRESSO DEGLI SCIE^ZIATI ITALIAM IJNNAPOLI DAL CASIKESE ■»«Or. D, BOTASTCA NEM.A P. tS,VE„MT.' DEGL, STLD, ,,, rATAV.A r SOCIO OttUINARlo BELLA OIOENIA, lETTA «EIU TORKATA ORDinUIA DEL 26 FEBDRARO 18-iC. jr.'i/M.i v.i um .0f8l '(\-r.y.: •/■{ 'v. m;.) I\i}i.':\:.:-) .',Ti-«.>i V (i.' TTre lavori soltoposi ai lutni della sezione di Bolanica e Fisiologia — Vegetale nei setliino Congresso degli Scienziali Italiani asscmbrato in Napoli nel 20 sellomhre scorso, e siccome la publicazione dei me- desimi vcrra per alquanti molivi rilardala, ho creduto mio debito presentarne all' accademia Gioenia, di cui mi onoro esser socio ordinario, una breve notizia per- che con anlicipazione conosca quelle cose che dill'usa- mcnle ivi si trattano. 1 . Saggio di Geografia Bolanica per la Sicilia. E' tale lo stalo prcsente della Bolanica Siciliana, che un lavoro geografico torna indispensabile per da- re a quesla scienza nclla nostra isola quel grado d'im- portanza che merita; e mostiare come devonsi asset- tare i material! sOpra Ic scienze naturali raccolli ap- po noi, volondoli convergere alio scopo di sludiarc bene la vita delle pianlc. Poiihe, la geognosia di 372 Sicilia e stata studiala da nazionali e da esteri con inolla attenzione, ed e piu che bastevole quanlo se ne conosce al botauico, il quale deve riguardare la natura del suolo dove spuntano le sue piante ; ed a cio priiicipaliDeiile credo Jaudcvole la carla geologica dal chiaro F. Iloffinan. Le nuinerose osservazioni niolereoloiiiche escguile Bul clima di Palermo e Catania, e quelle puche per Messina ed allrove sono sulTicienli per dire un che sul cliuia dell'isola; come allresi, varie osservazioni ispomelrjche fatte appo noi da nazionali e da esleri cuiisegDate in buona parte nell'opera di Schouw delta Clima d' Iktiia, e vario altre fisirlie conosceiize clie son venuto ricogliendo mi diedero mezzi a scrivere r opera della Geografia Botanica. Lo studio della fitognosia nostra si prestava be- nissimo alio scopo delle raie idee. Gli erbarii posse- duti da Tiiieo, Gussone, Gasparrini , Parlatore, To- daro, Prestandrea ed il proprio indicavano con sicu- rezza i luoghi ove I'urono raccolle le piante, il tem- po della loro florescenza, fruUilicazioue, dissemina- zione; le mie escursioni botaniche; le niie conferenze coi dolti botanici poc'anzi nominati ; le opere del Bi- vona, Tineo, Presl, Parlatore, Todaro, Bianca crano fonti di belle couoscenze; i lavori del Bembo, Filippi, Cosentini, Maravigna, Geramellaro, e qualcuno dei proprii mi si prestavano scrivendo suUa vegetazione d'uno de'piu aiti monli d'ltalia, dell'Etna; finalmentc la Sy?iopsis Florae Siculae del cav. Giovanni Gussone, questo classico libro che bisogna nello slato presenle leggersi dai botanici siciliani per oltenere idee esatte in f'alto di fitologia sicula, questo libro fu da me studiato. lii ) E siccome il Gussone non si occupa nei crit- 373 lorjanii cho solo dollc feici; cosi ricorsi per i licheiii ai mici sluilii, c ad otlencrc un el-.iico dellc ali^lie fin'oggi coiiosciule nel triplice mare di Sicilia ricorsi agl' orljarii divcrsi, poco dcgli allri crillogaiiii di- ceiido pci'clic poco conobbi. Sebbeae avessi tanla dovizia di variate cono- sccnze, tuH.ivia non volli estonder I' opera in ma- niera da darle iJ litolo imponenle di Geografia Do- tanica Sichla. conoscondo che aveva in alquanli ar- licoli l)isogi)() di iillcriori osservuzioni e di altre spe- rienze , qu.inli giiidicai utile restriiigcrne il litolo a quello di Sd/jr/io di Geografia Bolanica Sicula\ e cosi Ja geognoslica la melereologica la aerografica siccome )a parte ipsninelrica e botaiiica non furono dilungate od estese quaiilo si poleva, ma ilirono tanto ristrette qnanto la dovizia non si mostrasse ed il difelto. Tullavolta questo lavoro cogli anni sara complelalo, csaurile le 'riccrche cbe credo necessaric. Con tali idee la mia Geoc/rafa Bolanica non presenta pn^ambuli, prefazioni, o avvisi, ma comincia con alcune seniplici Prenoz-ioni malematichc , colle quali significando varie fisiche nolizic intorno all'isola aocenno fra le altre cose come la Sicilia e sita al 30' 37'— 38- 18' lat. e 10'^ o'— 13" 20' long, dal mcridiano di Parigi, appartiene al sesto clima astro- nomico; il massimo giorno e li*' 43' 3" ed il mini- mo 9'' 30' K-C ; presenta una figura triangolare ; sta alia base della penisola ilaliana; la sua superficie e 1 391 leghe (]uadralc, linalmeule e la piu grande isola nel mediterraiieo. Indi r o])era viene divisa in j)arle (jcognostica^ idrografica , aerof/ra/ica e poi in parte butanica. ^ella prima, dopo aver mostratc le varie ragioni per cui m'inlrallengo a cousiJcrare la sola slazione ^IcWg 37 i piaiite, e non 1' abilnzione, la quale non puo intereS' sure al geografo bolaiiico quando d' un detenninato angnio dclla terra deve far parole, passo a dire dei lidi delle pianuro derialli dellc col/i?ie de' monli nel loro aspctto geognoslico, ed e in quest' ultimo arli- colo che preseiito le altezze di varii siti e di varii paesi dell'isola e fo parole aiicora della piu alia inon- tagna ivi esistenle, cioe dell' Etna, e della dirozione generale dclle niontagne siciliane. INella seconda parte, solto varii paragrafi fo cen- no de' rnari fiumi padiili laghi novi. Nella terza, data un' idea dei clima di Sicilia discorro a lungo sulle osscrvazioni metereologiche te- nute per anni quarantacinque nel R. osservatorio astro- nomico di Palermo, e d' un decennio per quelle di Catania: dove osservo, che in Palermo la media an- nua temperatura e 17" 30 I' altezza media del baro- metro in ogni anno 733, 33 millimetri; in Catania la media annua temperatura IS*' \ R. 1' allezza media del baromt'tro 7G2, 22 millimetri; finalnu-nle riferisco al- cune osscrvazioni per Messina, Kicolosi e 1' alia re- gione dell'Etna. Venendo alia parte botanica , 1' opera si trova divisa in varii capi ; nel primo purlo delle stazioni che divido in MariUima FluviaUle Padulosa Uviida Arida Vulcanica Boschiva delle Piaimre delle Col- line Alpina. In ogni stazione considero le piante piii coinuni e costanti, giusta il loro abilo in Erbacce, Svffrutici, Frutici ed Alberi^ nolando come nella sta- zione delle pianure e delle coliiae in piena aria ven- gono varie pianfe esoliche ed allre so ne coltivano a dnmoslico uso. La rogione alpina To formala sulla coHsidcrazione dell' allezza sopra il livello del mare, e cosi sopra I'Elna solo incontro tale stazione. Poi 37-J presonto in un quadro I' orbo i snfTnitici i I'rulici c gli alberi taiilo dclla ri-gione alpiiia die della sub- alpina quali principalmcnle si vegiiono ulle diverse altezzee, ed ivi si nota lo Scleraiilhus marginatus la Anlhemis aclnensis \\ Scnecio sfjualidus S. aelnensis ed altre piaiUoline giungcre all' ailezza di 9028 pie- di ; il Berber is riil/jaris a 7948 p. il Populns ire- mula P. alba Belli la alba a 7800 p, il Juniperiis hemispJiaerica a 7300 p. etc. etc. Nel secondo capo, tratto doll' influenza del cli- ma suHa varieta do' vegelabili ; studio pur troj)po ne- cessario in una regione di cui la suporficie conla 1393 leglie, la massima altezza pcrviene a 10239 piedi, sparsa di monti colline e rialti. nc inancanlo di pianure, bagnaia da triplice mare, da varii fiunii, jagiii ; in una terra separata per un breve Iralto del continente, circondala da isole, vicina alia Grecia, air Africa per cui sparsa di varie pianfe proprie dellc vicine terre, come la Pleris cretica Cyclamen neajio- litanum Cyperiis papyrus Asler tripoUum Opunlia Dil- lenii ec. ec. E' in questo capo che dimostro la convcnicn- za delle Ire leggi stabilife dai botanici gcografi : 1. il numero dci vegetabili dicoliledoni si accrescc quanto pii!i dai poli ci accostiamo all' equatore ; cosi in Sicilia il numero di tutti i dicotili fin' oggi Iro- vati e descrilti ammonta a 1810. 2. il numcru dei vegetabili monocotili va diminuendo dai poli alio equatore; cosi in Sicilia si banno 491 specie mo- nocotili; 3. nelle zone temperate le pianle erbacce annue o bicnni come le vivaci sono maggiori in numero alle sufTrutici, c queste alle frutici ed agli alberi; cosi nei dicotili si lianno crbe 148(i, sullVutici 196, irutici cd alberi 125; tra i monocotili erbe 484 376 suflVulici 6, frutici ed albori 2. Si rende mirabile, che la sola palma arboiescenle ncll' Eiiropa meridio- nale fin' oggi conosciuta essendo il Kamerops humilis, in Sicilia se ne hahbiano due, alia precedonte do- vendosi unire la Kamerops macrocarpja Irovala dal cav, Tineo. Qiicbto obbielto e un indice di vicinanza della Sicilia con 1' Africa. Aile tre leggi slabilitc dianzi polrebbe aggiiin- gersi la quarta , che i critlogami auinenlano colla stessa legge dei monocotili daH'equatore ai poli, ina i lavori sulla critlogamia essendo ben pochi per in- durci a tali conseguenze, non avendosi die quelli sulle feici del cav. Gussone, il quale enuincra 34 specie, la inia Lichenographia Sicula neila quale 30 e pill specie presentemente se ne pubblicano, e non niolto esfeso il numero delle alghe, quindi non pos- siamo dedurne sicuramente delle utili conseguenze ; ma tutlavolla in questo capo con molla vicinanza al vero dimostro le proporzioni in cui stanno le dilTe- renti classi de' vegetabili nclla flora siciliana. ^e! capo teizo si trova discusso 1' arlicolo pii!i bello di geografia bolanica ; cioe influenza del clima suir area dei generi e delle specie. 1 botanici voglio- no che si appelli area lo spazio occupalo da un ge- nere, da una specie, da una ftmiiglia in una data e.stensione terrestre o abilazione, ed a tale riguardo suno venuti a capo di vedere come alcune famiglie di piante sono piij numerose in generi e specie a preferenza delle altre nelle zone temperate ; cosi in Sicilia tra 491 specie monocotili si hanno gramma- cee 218 specie, lillacee 67 orchidee 35 ec. ec. nei dicolili Ira 1810 specie si hanno composte 236 spe- cie, leguminose 253 ombellifere 107 cruciate 103 labiate 97 ec. ec. Or tulte le sopraccennale famiglie 377 ed allre ancora mentre hanno un'area cstesa su tuUi i vegelabili di Sicilia, conlano poi dci generi c di^llo specie che le rendono a prcfcrenza eslese sulle allre famiglie per le specie che ovuiiquc si trovano dilTu- se ; cosi tra le orchidee I' Opiirys aranifcra, Ira le LiUacee 1' AUivm ampfloprasum tra le Graminacon il Crysurus cynosuroides Ira le Cruciate 1' Alyssum marilimum la Capsella bursa-pastoris ec. cc. Ma se vi sono do' vegetabili d' area estesa non mancano poi quelli al contrario d' area rislrelia e li- viilala, cosi Ira le famiglie numerose di specie co- me quella dolle Composle la Kalbfussia Mulleri \ Eriyaron canadevse la Robertia taraxacoides ec. ec. tra le famiglie che coiitano poche specie quelia delle Amarillidee tienc la Stcrnberyia excapa. Ollrc a cio !)isogna distinguere con Meyer Schouw Fonzl De Candolle le specie Endetniclie dalle Spora- diche. Con tali nomi applicati alle piante dell' isula dico endemiehe quelle Irovate fm' ora proprie di una data terra, tali sono la Centaur ea Tauromenitana il Humex aetneiisis ec. ec. e Sporadiche quelle altre. comuni a varii puuti dell' isola e sparsi in allre abi- fazioni fuori dell' isola; cosi il Glinus lotoides la Canna indica il Nerium oleander ec. ec. Pero, noa tutte le specie deite endemiehe oggi d' un silo come della Sicilia, devono assicurarsi do- mani per tali nella scienza gcografica; cosi la Ve- ronica Panormitana X Aslrayelus Siculus la Fritilla- ria Messanensis ed allre credute un di endemiehe deir isola nostra non sono piu tali, poiche sono state trovafe non ha guari ncl regno di Napoli ed altrove. Ragion si e, che le piante trovate alle rive del ma« re 0 nelle pianure pronto a ricevere dai venti i pic- coli semi dulle cosle viciae poeo esplorate dai bola- 48 378 iijci , SI giudicano endcmichc di quelle regioni, men- tre non sono tali nella postura delle cose. Le specie veramente eudciniche sono quelle aborigeni delle stazioni ove si Irovano, ad a tale ri- i;(!;ufl() \ Anlhcmis aclnensis il Senecio aelnensis la Erica sicula la Cineraria nebrodensis il Thlaspi ri- vale la Poa aelnensis, il Cilians aeliciis ed altre sono quelle else fin' era possono dirsi endemiche del- la Sicilia. Kel capo quarto considero 1' influenza del clima nell'epoche della vegetazione, poiche ad ogni linea isotcrmica lo slato melercologico muta ed altera la vita degli esseri organizzati, cosi mostrato in un pic- colo quadro comparalivo lo state della vegetazione di Upsal Parigi JN'apoli Catania e I'Elna mi trovo a capo di conchiudere, come il clima di Sicilia e quasi uni- forme a qucllo di Napoli, e quello di Parigi acco- starsi a quello dell' Etna. Mostro poi le fasi della ve- getazione siciliana per i varii mesi dell'anno, tali sono Germijiazione Frondescenza Fiorilura ; e finalmen- le in tutii mesi dell' anno indico delle specie princi- pali le quali aprono i fiori in determinati giorni, frut- tificano, si disseminano, sfrondano. II capo quinto da alcuni rapporti tra la flora si- cula e la napolitana, dove ritrovo che in Napoli con una supoTlicie di 23130 iniglia geografiche si con- tano 3176 specie, cioe 2543 dicotili, 389 monoco- tili, 44 feici, Nella Sicilia con una superficie di 7330 miglia geografiche si contano 2333 specie; cioe 1810 dicotili, 491 monocotili , 34 felci , ed aggiunte a queste specie 30 licheni da me descritti si hanno 2383 specie: posto cio in uno specchio presento comparative le cifre delle principali famiglie nelle due dette flore. 379 Coinplflano qiiesto, ([iinliinqiio siasi, lavoro gco- grafico olio tavole quali daiiiio le prove delle eose ciiiinciale nell' opera. Tavola \ . Confronto tra le due sorie di osser- vazioni mctercologicho eseguile nel clima di Paler- mo . la prima serie compronde 20 anni dal 1796- 1823, la scconda ne compronde 16 dal 1826-184'1. Tavola 2. Osservazioni melereologiche decennali dal 1817-1826 eseguile nel clima di Catania. Tavola 3. Cifre che danno le piante I'anerogame della flora Siciliana, considerate le specie in classi , ncH'ahito, nel totale dai generi, e nelle famiglie piu numerose per le specie. Tavola A. Piante fanerogame della flora siciliana disposle in classi, sotto classsi, famiglie, generi e numero delle specie. Tavola 3. Specie che hanno uh' area risiretla ia Sicilia e luoghi ove abilano. Tavola 6. Classi famiglie e generi delle piante fanerogame che hanno uti area eslesa in Sicilia, a quale ^pecle e piu sporadica. Tavola 7. Specie aborigeni in Sicilia. Tovola 8. Quadro comparativo del tempo in cui vengono in Dorescenza alcune piante Upsal Parigi INapoli Etna e Catania. Quest' opera lelta alia sczione di Botanica del settimo congresso fu rimessa ad una commessione, che I'aggiudico degna d'inserirsi per 'intcro negli alti di quel Congresso, come fu puLblicato nel Diario di quello, ed e gia vicina a coniparire per Ic stanipe in quegli alti. 380 2. Iniorno ad uleuni resti di nogetabUi che irovanst nella formazione deW argilla presso Catania. Catania sita siilla base meridionale dell' Etna re- sta in gran parte fabricata sul terreno vulcanico, men- tre lo restanle poggia sulla roccia di calcario ad are- naria. In mezzo a tale roccia sorgono colline di ar- gilla, e sono tra queste i poggi (lifali Licalia Acqiii- cella fossa della Greta, era in questa formazione va- rie conchiglie fossili sono state Irovate e descritte ed una legnite che essendo passata inosservata fin'oggi voili esibirla alia sezione di Botanica e fisiologia ve- tale nel settimo Gongresso degli scienziati italiani, ia quale dai conTronti con gli esemplafi viventi, e dai caratleri botanici giudicai appartenere al genere Salix, e cosi I'addimandai Salicites. Alia formazione dall' argilla soprasta nei poggi Fasano e Licalia un terreno alluviale dove raccolsi suir argilla impronte di foglie che dai loro caratteri e dai paragone colle specie viventi opinai apparte- nere al Quercus ilex, e finalraente tronchi e ceppi oUenni cavando a diverse profondita, che giudicai ap- partenere alia Fitis vinifera. II dotto consesso nel 24 selterabre dope la lettura della memoria osservo i pezzi da me descritti, approvo le mie osservazioni, e quella memoria breviata comparira negli atti del Gongresso, mentre distesamente si publichera fra non guari nel rendiconlo della R. Accademia delle scienzo 10 Napoli, 381 3. Lichenografm Sicula. La botanica siciliana, si collivala nella invesli- gazionc do rancioganii, era neglclla nella ricerca dei criltogami, mcntre o di grave interesse la ricerca di queste pianle, quindi volli da piu tempo sludiare i licheni spontanei appo noi. ed allora proposi foggiar- ne un' opera divisa in quallro parli ogni due dclle quali devono cosljtuire un volume; talclie invilato a recarmi in Napoli al Settimo Congresso degli Scicn- ziati Ilaliani pen^ai esili're alia mia sezionc di Bota- nica e Fisiologin vegctale la prima parte del volume primo di quest' opera, non solo prescntando il volu- ii;e manoscritlo ma le figure coloralc a quel volu- me corrispondenti ed i saggi delle piante ivi ac- eennate, L' opera e scrilla in latino alia quale e premes- sa una prcl'azione sull' importanza e la bollezza dello studio de' Licheni siciliani, e sul modo dell' orditura deir opera. In quella i generi sono foggiati sulle vedute del Genera platanim del Sig. Endlicher, Vindobonae 1839-AO colla sinonimia e colla corrispondenza dei nomi de'migliori autori anticbi e recenti. Le specie sono ordinate sccondo le vedute di Fries colla sino- nimia di varii autori esteri e nazionali , e coi nomi sicoli ove si Irovano conosciuli. Le frasi generiche e specifiche sono da me fog- giate e tutte eslese, quanto gli organi vegetativi ri- produtlivi ed accessorii venissero considerati. Ogni specie poi dope la frase diagnoslicaj viene eslesa- 382 menle descritta, eJ in ognuna si nota il tempo dolla fruttificazione, la slazioiie ove e stata trovata, 1' uso artistico o medico a cui si destina, le figure migliori die la rappresentano. Or sicconie alcime specie sono nijove. altre non bone figurate dagli aulori, cosi ho unito air opera un numero di tavole coiorate , ove i licheni sono espressi secondo il loro abilo colia mas- sima verita, con gli organi della fruttificazione in- granditi al microscopio, e con altri particolari neces- sarii alia intelligeiiza delle specie: la spiega di que- ste figure si trova in fine di ogni descrizione speci- fica. Ecco pertanto la serie dei generi e delle spe- cie che ivi si contengono. J. Gen. Umbilicaria spec. 1 pustulata 2 polyrrhizos II. Gen. Endocarpon spec. 1 dustum 2 miniatum 3 Guepinii m. Gen. Pertusaria spec. 1 communis IV. Gen. Collema spec. 1 nigrescens V. Gen. Lecidea spec. 1 calcarea 2 santangeli n. 3 confluens , ' 4 vesicularis 5 geographica VI. Gladonia spec. 1 pyxidata var. B. staphylea var. G. tubiformis var. D. simplex 2 verticillata 3 cornuta 4 cinerea 3 aetnensi n. 6 furcata 7 rangiferina var. B. tenuior Gen. Stereocaulon 1 vesuvianum Parmelia 1 ferruginea 2 vitelliua 3 parella 4- Subfusca 5 Atra 6 crass a 7 prestandr. n. 8 saxicola VII. spec VIII. Gen. spec 9 varia 10 candollaria var. B. sparsa 1 1 murorum \2 ciliaris 13 stellaris 14 Piilverulcnta 15 pytirea 16 filiacea var. B. scorlea 17 parielina 18 caperata var. B puslulosa n. 19 olivacea 20 acetabulum IX Gen. Stictu spec. 1 Pulmonacea X. Gew. Pelligera 383 spec. 1 polydactila 2 Ctiiiiiia \'i. Gen. Celraria spec. 1 trislis 2 Gussonii n. XII. Gen. Roccella spec. 1 linctoria xiir. Gen. Ramalina spec. 1 fraxinea var. linearis XIV, Gen. evernia spec. 1 Jubata 2 furfuracoa 3 prunastri XV Gen. Usnea spec. 1 barbata 2 hirta 384. Questo lavoro presentato nel 30 seltcmbre alia mia sezione, siccome leggesi nel Diario di quel Con- gresso, fu osservalo sludiato, e con singolare bonta plaudito, ma 1' ingente spesa di quelle lavole che dovevano incidersi c coKtrarsi, lo stesso volume del- r opera si negavano a farlo inserire per intero negli atti di quel Congresso, quindi un sunto con I'elenco dei generi e delle specie sara ivi publicato, restando a me il debito renderlo per intero alia luce e sora- metterlo cosi al comune giudicio. Cari colleghi, voi al par di me per trista espe- rienza conosceste, come appo noi le personc che scrivono non sempre hanno mezzi a rendere di pu- blica ragione i loro lunghi travagli ; quindi non vi sorprenda se non e slata donata alle stampe la Li- chenographia Sicula mentre 1' ingente spesa mi ha proibito fin' oggi di publicaria, e donarvela; tuttavolla ho cominciato la incisione di qualche tavola, siccome in allra tornata osservaste, e mi sforzo trovar mezzi per compiere le mie promesse satisfare i raiei desideri. mil mimim\ m ^23!JS<|>S22ii S a2!Ja>!J2^2:?32ii CON PROSPETTI STATISTIGI DEI DOTTOR EUPLIO REINA dale di S. Mana ; socio au.vo dell' A If^" P""';?"'" '^^"^ ^pe- DiL a; SETTiiMBas 1845. Kja favorevole accoglienza falla dagl' ilhistri componenti la sezione chinirgica del sellimo Congresso (legli scienziali italiani in Kapoli al sunto della pre- seiite memoria, da me ivi lello ncH' adunanza del di 27 soltembre ; la liinga e vivadiscussioneclie lo stesso proinusse sulla preferenza da darsi alia cislotomia o alia lilolrizia nolla goneralita dci casi di calcoli ve- sr-icali, discussiune soslenuta da imporlanti falti e da sngge riflessioni , e die appaleso lo slalo alluale della chirurgia in Ilalia non esser per nulla infcriore a quelio di (jualunque siasi nazione; I'essersi fiiial- incnlo concliiiisn dall' asscmhiea , conforme al parere eslcrnalo da dislinti cliirurgi del Congresso di Milano, noil clie di oltremonli, e presso noi da me soslenuto sin dal 18il.('l) che la litoliizia drbba rilenersi al pill come melodo eccezionale [2), sono slati i niolivi (1) Sulirt rislolomin p Lilnlripsia Osservazioni c Lidiis- sioni. Calania 1S12. Apfiondicoalli' sl(\sso Cat. (licpiiili. lnlisette pietranli, che operai senza riliularne alcuno ; c iiieno di un solo ri- maslo , come sopra cennai , con fislola urclro — pe- rineale (1), gli aitri giiarirono peifctlamentr : guari- gioiie ollenuta malgrado di precsislerc anliciii vizi al i'egalo ed alia miiza in taluni , e croniche maiatlie in altri, e non oslante 1' ela adidla in diversi. Ma cio che si rende piu notabiJe si e , che ad eccezione di un solo dopo il taglio soprapproso da iieve cislite , gli allri guarirono senza neppure aver sofferla febbre ; an- (1) Alia pag. 14 della cennala appenJice esposi che mi riserbava pubblicare la sloria (]eiro|ierazione di cistotomia pra- ticala siilla persona di Francesco Feirara , per non essere al- lora giunta a termiue la cura. Ora veago a palesare i risul- lamenli di quesla operazione , e mi fo a dire che I" individiio .di cui c parola di temperamento sanguigao , di curpo obeso, a ca"ione di vizi acqnisiti avea n(iliil)ile ingrossamento della prostata. Per tanto neU'csegiiire il lagiio inleriio mi fn di neces- sitii approfoiulir tnippo il cislotonio , die aveiido incoiilrato I'in- teslino rcllo lo loro poco sopra alio slintcre interno. II calcidii fii cslratto sollecitamente : ma immedialamente avvcnne profnsa eniorragia , per arreslar la quale altro non valse che la sola consiiela cannula. INel corso della cura ebhe luogo per iiifillraincnlo orinoso vasto asresso nello scroto, che guari pcrfeltamenle ; ma la fistola , malgrado i rimedi diversi adopra- ti , e rimasta. 391 zi in taliini la guarigione della piaga avvenne di pri- ma inlenzione. E si nolo che I'andamcnto di essa ed il suo avviarncnlo alia cicalrizzazione furuno anaioghi pressoche in ciascuno , nialgrado le diilcrcnze di eta, di Icmpcrameiito , di condiziuni organ iche . lo stato piu 0 meno sano della vescica orinaria , e le diver- sita di forma , numero e volume dei calcoii. Di piu, benche in taluni replicate volte furono portate in ve- scica lenaglie diverse ed il cuccliiaio, tuttavia questo organo non presenlo fenonieni di aflVzione morbosa di sorta alcuna ; e quindi ia nessuno rimase la sles- sa con vizi di natura qualunque. Finalmente danno a vedere che tali felici resullamenti si ottennero dal la- glio si nella rigida sliigione , come nei calori di lu- glio e di agosto , avendo io operato in lull' i inesi , come pure in cinque pietranti . che tagliai dopo di essere stati assoggetliti alia liiolripsia col processo di Hi'urteloup non senza aver suH'erlo dolori atrocissimi, e di essere incorsi in gravi pericoli. Or da gcnnaio 184-2 a tulto dicembre ultimo vcnnero alia clinica per farsi operare col taglio allri quindici calcolosi , clie operai lutti ; e ad eccczione di un fanciullo morlo di peritonile al nono giorno dal taglio, negli allri i resultameiiti non furono per nul- la dissimili dai precedenti , benclie le coiidizioni indi- viduali , dei calcoii, e dell'atmosfera nou erauo me- no sfavorevoli. Ecco inlanto le osserva/ioni relative a ciascuna operazione: Osservazione 1 .^ Salvatore Calanna da Aci-Gastcllo deir eta di anni 19 circa, di tcinperamento sangui- gno-l)iIioso, campagnuolo , ail'ctlo piii volte da I'elibri intcrmittenti , avente la milza si ingrossata, da oltre- passare 1' ipocondrio sinislro sino al corrispondtnle la- 392 to della regione ipogastrica, nolabilmente denulrito ai causa di tulto cio non solo , ma pure dei lunghi pa- timenti sin da quallro anni cagioiiali dal calcolo ve- scicale , fu ammesso nella clinica il di ventitre mar- zo 1843. Lo sondai piii voile; ma la presenza del corpo estraneo or fu dubbiosa, or non sensibile. Fraltanto senza il coucorso di una causa apparente avvenne alia vescica orinaria dolore gravissimo con risentila febbre. Formavasi poi nella regione addominale , sopraslante al detto organo , un tumore , che oltrepassava 1' om- bellico , dolentissimo al tatto, e 1' orina diflicilmente e con insopporlabile bruciore veniva espulsa a gocce. Posti in opera salassi locali e generali, bagni e calaplasme emmollienti i descritti fenomeni cessarono, ed il tumore gradatamente svani , con essersi evacua- ta la vescica spontaneamente del considerevole accu- molo di orina. Rimesse le forze del pazionte in buono state vol- li praticare 1' operazione il di sei aprile. — Appena , pero, intromessi il conduttore in vescica gravi dolo- ri dicea egli soffrire ; cio nondimeno passai ad ese- guire il taglio esterno. Ma frattanto i dolori si fece- ro spasmodici , il paziente convulso , ed il coUo del- la vescica contratto lalmente sul conduttore, che que- sto reslava abbassato verso il perineo , e fu impossi- bile rimetlerlo in silo ; mentre avendo volulo far cio cadde r infermo in sincope a cagione della inten- sila del dolore. Per tanto di consenso col sig. dolt. Giufirida si stabili non proceder oltre, e rimeltere 1' operazione ad altro tempo. =^Dopo cio avvennero nuovaraente feno- meni locali e generali di cislite che cessarono ia bre- ve solto lo stesso metodo curativo. 393 II giorno vcntiduc aprile si crcde poler esscre il paziciito niiovamciite solloposlo al taglio; inollo piu per csscrsi spcrimonlato di ncssun incommodo il pas- sagio della sonda elastica e poi della metallica, che qiiesta volla fu lasciata in perinanenza per piu ore pria di meller mano ad operare, e seinbro non ca- gionare I'irrilazione ed i dolori sopradescrilti. Ma questi , appena si diede principio all' operazione, non tardarono ad assalire 1' infiTmo con violenza non mi- norc di pria ; o sebbonc potci inlernare il laglio si- no le vicinanze deH'urelra, tuilavia non mi venne fat- to giungere a ioccare la sonda ; la quale , siccome la vescica orinaria durante l' operazione avea forrnato il consuelo tumore alia regione soprapubiana , cosi veniva Irasportala talmente, e siffatlamente era ristrclta dal collo della vescica , che accadde il falto precedenle - cioe : che il suo manico rimasc forzalamenle abbas- sato verso il perineo , e quindi la curvalura innalza- la dentro la vescica a ial grado, da non poter es- sere raggiunla dal mio dito indice desire. A vista di cio nuovamente fu giocoforza astener- mi da ognaltro procedere ; e rimesso il paziente in Ictto , si allesc che il lumore della vescica, nuova- mente riapparso, ma non molto dolenle, di unila alia disuria ed a febbre lieve, fossero cessali per ten- tarsi di bel nuovo I' operazione. Di fallo esliiiti gli anzidelli fenomcni dictro essersi evacuala la vescica del- la considerevole quantila di orina, ed abitualo quesl'or- gano alia presenza del condullore, il di quindici giu- gno posi in esecuzioiic il taglio ; e non inconliai dif- ficolta alcuna a pralicarlo regolarmenlc nelia lolalila. Ma, qua! non fu la mia sorpresa, allorquando introJollo in vescica 1' indice deslro no con qucslo ne col couduttore senlir pulei il calcolo ! osservai bensi SO 394. che la vescica orinaria era molto ampia ed in alto. Per lanlo lalte delle pressioni suUa regione ipogastri- ca, oiide avviaria in giii, finalmente mi venne fatlo incontiaio la pitlra ; e siccome ne toccava una pic- ciola paile spoigeiile Ira un orlo formato dalle luni- che vescicali, cosi giudicai che traltavasi di un cal- colo saccalo; ed in tale parere convenne ii dolt. Giuf- frida, che anco la tocco; e ci sembro che il sacco conlenenle il calcolo era superiormente e nel mezzo del cavo della vescica. A vista di cio mi feci a frammeltere tra que- st'orlo e la pietra le cucchiaie di una tenaglia lunga; e merce quesle abbrancatala tentai di svincolarla. Ma la tenaglia sdrucciolo, il corpo estraneo rimase al suo posto, e le cucchiaie portarono fuori pezzeti di so- stanza calcare, che aveano le forme d' incrostazione. Replicai la stcssa manovra altre due volte, e sempre col medesimo esito; e quindi si stabili rimettcrne la estrazione ad un secondo tempo. Intanto nuovamente posti in opera hagni, cata- plasme ammollienti ed iniezioni oleose dentro ii re- cipiente dell' orina pella via della ferita e dell' uretra, onde calmare 1' irritazione sopravvenuta e congiunfa alia disuria ed al consueto tumore della vescica, ed anco agevolare la discesa del calcolo, avvenne cio siffattamente, che la picciola estremita di esso giunse Ira le labbra della piaga; e da quivi merce pinzetta da polipo il calcolo tulto intiero fu porlato fuori. Cio accadde all'otlavo giorno dal taglio. Non avvenne in seguito alcun che in sinistro; la febbre fu moderatissima , la vescica non formo piu tumore, le orine fluivano regolarmente dalla piaga , le forze del paziente gia assai dimesse, rinfrancaron- si ; ed ii Calanna rislabililo anco dalla convalescenza il di 13 agoslo fece ritorno a sua casa. 393 Pero Irascorsi quindici giorni venne alia clinica a cagione di essersi esulcerata la cicatrice forse pello strofiiiio dci ruvidi panni di cui egli vestiva ; ma in poche seltimano fu lolalmcpte guarito. -^ IIo deside* rato sapcre se ha soITerto nuovamente accumuli di ori- na ; ma non ho avuta occasione di rivederlo. La pietra ha volume di grossa noce , colorito bru- naslro, c mammcUonata ed iiicrostata di fosfato di calce, che riempcadone le ineguaglianze rende iiscia Ja su- pcrficie. Osscrvazione 2.^ Giuseppe Rapisarda da Gravina, dcH'eta di anni diciaselte circa, di temperamento linfa- tico , canipagiiuolo , fu ammesso nella clinica il di ot- to luijlio 18i'3. Era pallido, graciie ed afllitlissimo dai dolori del calcolo , che portava da piu anni. L' operai il di undici del detto mcse. II taglio e la cslrazione della pietra fu- rono felicissimi. Sino al dccimo sccondo giorno tutto progrediva rcgolarmente; ma in seguito si manifesto dolore al rene sinislro con febbre e lingua secca. Ma lutto cesso al venir fuori dalla piaga e dall' urelra consi- derevole quanlila di renella bianca frammisla alle orine. La piaga , poi , avviossi alia cicatrizzazione; ed il Rapisarda il di li setlembre fece ritorno a sua casa del tutto guarito. La pietra a forma e volume di picciola noce , e re- sulla da silice fosfato di calce, ec. Osservazione 3.^* Giuseppe Signorello catanese deU'eti'i dianni quattro circa, domiciliato strada S. Mar- tino, di buona costituzione , pietrante quasi da un' anno fu ricevuto nella clinica il di 27 giugno dell' anno sopra- detto. L' operai il giorno 29 dello stesso mesc; tre gior- ni dopo era guarito , e trascorsi allri tre giorni fece ri- torno a sua casa. 396 II calcolo) ha volume o forma di una mora. Osservazione A." Mario Pesce da Motta — S. Ana- stasia dell'ela di anni cinque, di costiluzione regola- re, caicoloso da un'anno ad un dipresso, ammesso nel- !a clinica il di tre oitobre dell' anno anzidelto, fu ope- ralo il giorno consecutive , ed il di qualtordici !o li- cenziai perfeltamente risanato, Nel corso della cura fuvvi febbre lievissima ed unica.— La pielra non e dis- simile dalla precedente. Osservazione '5." Vincenzo Messina calanese do- miciliato alia Piazza Ferdinanda, dell' eta di anni sette, alTelto dal calcolo sin dalla infanzia , entro nella cli- nica il di 20 ottobre delio stesso anno; I'operai i[ giorno appresso, e tutto riusci spcditissimo , malgrado ehe il ragazzo agitavasi e contorcevasi. La lerila al quinto giorno erariunita, al decimo giorno perfetiamente cicatrizzata, ed al di sei noveni- bre si restitui a sua casa. ' La pietra relativamente alia di lui eta e troppo voluminosa : la sua lunghezza e di un pollice e tre linee, la larghezza di uu pollice, e di mezzo pollice la spessezza ; il peso e tre once, scabra la superficie, la sua composizione resulta da siiice, acido urico ec. Osservazione 6.'' Antonio Bruno da Biancavilla dell'ela di anni tre , caicoloso da otto mesi circa fu ammesso nella clinica il di 24 ottobre 1843. Bisognai sondarlo piu volte a cagione di non essere stato sera- pre sensibilc il calcolo ; anzi questo non fu riscontrato ne coUa sonda ne col dito nell' ano la prima volta, in cui si era cominciata I'operazione; onde bisognai so- spenderla. Questa eseguita poi il di Irenta del sopradetto raese , dope di essere stata contestata la presenza del corpo eslraneo, riusci si bene, che la ferita cicalrizzo 397 di prima inlenzionc poche ore dopo del laglio ; poro malgrado cio per olio giorni circa il piccolo operalo proscgui ad espriinere gli slessi dolori alia vescica , come se tult' era vi fosse slalo il calcolo — II dl setfe novembre lo licenziai perfeltamente sano. La pielra c picciola, e resulla da silice , fosfato di calce ec. Osservazione T."" Emmanuele Tringali di Agosta, deU'ela di anni 14- circa, di oUima cosliluzione, pie- trante da quatlro anni cnlro nclla clinica il giorno priino gennaio ISii ; ma non pole esser opcrato pria del di nove febbraio. — Malgrado di esserc il perineo assai slrello , e di essersi prolassato I'inleslino retto durante 1' opcrazione, quesla riusci spedilissima — al decimo giorno le orine interamente venivano fuori daH'urelra, ed al di diciotlesimo la guarigione era completa. La pielra c piij lunga che larga , resulta da si- lice fosfato di calce ec. Osservazione 8.=" Carmelo Riela catanese, con- ciapelli, dell' e la di anni ventidue circa, domiciliato alia rocca del veuto, di tenioerainento san sEsaaii Srbasiiano Guarncra lelro Fiorilo Pieiro Molla laiio Dijtofano Andrea Con .i ore Hi colo Sa.,lo„oci(o Agalii.o It onii.o Ui r.ioacliino , Clil.. SjIv; ,„lc.r S,>a, Cav.GUi).p|.cPunioi anoiico Kavar.m S^lvjlorc C„la„„a Giuseppe Bapisorda Em man el* Tc ngal Carm»lo Itiela Gmscpp S.gno cllo Muciaiio I'lslor 0 AndtM FUau 0 Antonio Cilano GaclaDo Follu Itaiida*,' FciU CoiLiluiione ccgolare Gracilc di Icmp. linfatKo Temp. linrn.i.e gracilis, ^nglii infer, vnlgi EmiQcnlcmeiile nicvoio Casliluzione rcgolare CradlHi. .:on vnl Novcm. .. Mario ,8^3 Luglio ,. Scllcm u MnrM 1843 Lilglin ., Gi..gnn Aprilc Mori di pe a Biorn< ra odi cal Abbo da d lilice Oss.l tn di ali^e Sillcc foifalO di c alec ec. Oualalo di caicc Oi,a|r.io di cilce Foifalo di calce Oisalaio di calce Silice, c fotfaio di calcc Acido urico, foifalo dici Acido urico foifalo di ral- ossERr^a/oy/ liltiMozi del Cokra. Faioilop. ndiv. jsggidil Fu operalo a soa casa. I calcoli ti fianscro fra le icnaglie II calcolo fu Cilrattoin lecondo le ginrno dal laglio. Ass..gg-llllo piii V Fa fcriio 1' iniesiino reiio e^aari pcrrcllamciiie. II calcolo era adereiite bUj vinica. Fu aijoggcllilo piii voile alia liu riporio grave ciilide. Poco manco per morir* sollo ^raviss. ciilite seguila ud ui] laggio di lilonij'iia. I'u opcrnio a .ua caia. Fu (ollopoflo *ei volie alia lilolripsia cbe gli prodiisse pericoloisima cisine . 11 calcolo era adereulealla v escica _ Fu opcralo Fu ferilo I'lntesilno rello e rimasc nstoloso. La pielta era laccala. (•) Per olio giorni dalla guarigionc prosegui ad avere i feuouicoi del calcolo. Dopo I'operaiione aTVCtine copiosa cmorragia - Fu orcraLo a caia. j n . negli apparlamenli a pcniione dcllo , a mol(c ledulc di liloirip6i« fu per S|.eJale Anoggell dclU rcimc febbrc periodica qiiarlaua comiiaia aa voiorrogia ptofuia dolln piaga — Fooi*tal(i neiiopcadclli opparlanicuti. La pielra li frame fra le lenoglie. ed i franl.imi fu- loiio Cilrallia varic ripteic nel corw dcllaeura. Fu operalo negli oniidelli oppariamenli. Non fu falla la iwlone del cadaverc. II calcolo earioDavi la iucooliQcnu dell' orioa. Qtmlo prosp^llo par la parte che ri^mrda il mimcro, "o""', i-li, (. y,^,^,,, j,.' „,■ ,,^.1/1 opemlt ndU clinica Mlo Sp-dale. Ic dale tlellt: operoimi e jy//^. „„ari.,ioni con- froiila cot Tetjistri ddlo SlaliUmenla . II Seyretario Kiccoib Pvciisi Visfo II lid/oro B*nos£LLo BicoccA ,S giug'.o uUimo. dopo eJJgunrilo di lang^ •> pr^M" mpp,^>^=»mynUma. alr^ne ,»„>/«,. la guariglMt a^^„nnedi P"'"" Mtniion^, poc/« o« dopo d laghc, e .e.«a e*- .er..." 5to« AmA. // c«/cX /riprod.^' ^ono un pnr,o dalh pnma cp»ru^_ Conlemporaneamtnic operai ,uj atUi I'laUr-r pielranU: de qip' di anni 35 giardmicm nominalo Lonmo GullolM da me t<\h '"•ylgrado fui net doven di opiratlo : avtndo peri prcsaeilo, ,«/n M./n dfll- r,n,^,-i '^ „r; „Uri Ire fuanroao di prima '"""' ori u'lo deU'alA /uneslo ei.lo del f opera siont eli allrilm guanmno — ^...— -^- j„,,„/. 419 Belt eta ^ in cui i pielranli operati nella clinica chirurgica di Catania. Sono pill o meno numerosi. Da 2 anni a 5 anni 8 Da 3 — a 10 — 7 Da 10 -= a lo «^ 6 Da 15 — a 20 — 3 Da 20 — a 23 ^ 3 Da 23 — a 30 — 1 Da 30 = a 33 — » Da 33 — a iO — 2 Da iO — a 43 := 1 Da 45 — a 30 — » Da 50 ^ a 55 — 3 Da 33 — a (iO -^ » Da 60 — a 65 — 2 Da 65 — a 70 — 2 Da 70 ^ a 75 — 2 Da 75 ^ a 80 — » Per maggior precisione riducendo i procedenli pcriodi a Iro principal! ed assegnando a ciasciino il numoro dei calcolosi giusla Tela ed i respellivi re- suUaraeali dell' operazione si ha il sunto che siegue: Da Ian. a 25-29 calcol.-guarili-28-morti-l-Gstolosi-)) Da 25 — a 50- 4 — - — 4 ^ » — 1 Da 50— a 75* 9 — - — 9 — » — » Totale guarili morli fistolosi 42 40 1 1 420 Delia durata delta piaga net calcolosi operati in Catania nella clinica chirurgica. . Per usar precisione e ridolto a Ire periodi 1' avve- nimento della completa guarigione, riporlando a cia- scuno il nuraero relativo degli operati. Da 1 giorno a 25 giorni-32-operati Da 25 — a 50 ^ » — Da 50 — a 75 — 8 — N. B, si tralasciano due operati, dei quali uno non guarij ma rimargn fistoloso^ c TaUro mori. vv t ^•- 421 SEZrONE SECONDA Osservazioni di Lilolripsia Le opcrazioni di litotripsia postc in opera in Catania dal 1840 al 1844 col proccsso di Ileurtcloup si pos- sono dividere in trc classi ; cioe: opcrazioni segiiiW da felice successo , opcrazioni con effelti nocivi , i pazienti avendole dovuto abbandonare e ricorrere al taglio , ed opcrazioni che anno cagionalo la morle dei pielranti. Le prime ascendono al nuniero di otto, selte sono le scconde e dieci le terze. Quindi il nii- raero totale e 23. Le osservazioni relative alia prima classe sono state pubblicale per le stampe da diversi medici, e di tulle le altre si e avuta cura, a quel die scmbra, di non farsono ©euno. Ma cssendo state praticate in citia, cosi ho potuto seguirne I'andamento nel maggior numcro , e delle altre me ne sono state comunicate le storie , o d'agli slessi pazienti o pure da chirurgi diversi che visitarono gli aramalati; storie delle quali posso ga- rentirne 1' autcnlicila. Per altro sono fatti di cui il pub- blico n'c a conoscenza; e ({uindi chiunque puo accer- iarsi da se della vcrila. Intanto tralascio di descrivcrc le osservazioni rela- tive alia prima classe ; poiche esse, [come dissi, sono state pubblicatc, soltanto nc trascrivcro nei prospetli i dollagli pill rilevanli, e qui appresso ne esporro un breve sunto, per scrvire di concatenamcnto tra esse e quelle della terza classe, che dtscrivero dettagliatamcnte, e delle quali nellc mie memorie non nc inseri che in- suilicienti notizie. Fiiialmentc delle osservazioni spct- taali alia seconda classe ne daro anco un brevissi- 422 mo sunto , cavato dalle narrazioni rapportate nolle cennale mie memorie. A voler ora esporre il sunto delle olio opera- zioni di litotripsia seguite da feiice successo mi fo a dire che dalle storie stampale si rileva: in tre indi- vidui la grossezza del calcolo essere stata assai pic- ciola ; menlre in uno con Ire calcoli , due di questi non oltrepassavano le sei linee di diameiro e rallro le nove linee; nel secondo pielrante non ioccava le undici linee , e nel lerzo era di sole selte linee. Di piu si osserva che in una donna , benche il cor- po estraneo avesse presentato il considerevole diame- iro di 32 linee. luUavia sembra essere stato un' im- pasto di arenule ; poichc non resulta che da acido urico , poco urato di ammoniaca e da muco ; che ua quinlo pielrante, in cui dicesi essersi frazionato un calcolo duro e levigalissimo, si dubita di essere slato calcoloso ; e che se in un ragazzo con un calcolo di 23 linee di diameiro e duro si oltenne la guari- .^ione , bisognarono pero quarantacinque scdule per Il tempo presso a poco di un' anno , e sebbene si tacciono quali e qnanli sicno stati i dolori ed i pe- ricoli ch' egli abbia sofTerto , luttavia il pubbli- 00 e a conoscenza che furono moltissimi e gravi. Dalle storie da me pubblicate delle cinque operazioni di cistolomia, che praticai sopra altrettanti individui scanipali appena dai pericoli della litotripsia, co- me pure dalla osservazione nona esposta qui sopra nella prima sezione, e da quanto mi c stato comu- nicato sui resullamenti del taglio fatto da altro chi- rurgo sulla persona di un pielrante che dovetle anco tra- lasciare la litotripsia, ne resulta a tulta chiarezza che quesla nei cennali pietranti non ebbe effetto utile, non raai per essere stati i loro calcoli di grosso vo- ; 423 lume e di eccessiva durezza, ma pella sola aziorie dello slrumenlo, che cagiono ataluni pazionli dolori si gravi ed ill allri produsso infiammazione si inlensa die li coslrinsc ad abhandonaria, e a ricorrere al taglio. Oitre a cio si osserva che le pieiro estratle, ad ec- cezione di poche, si videro picciole , o di mediocre volume, 0 fragili ; vale a dire coii le condizioni utili alia trilurazione, ed il rimanente doveltero abbando- narla e ricorsero al laglio, A dirla in breve in Catania la litotripsia a per- cussione sopra 15 calcolisi con felici condizioni, in otlo solamenle fu giovevole. Ecco inlanlo le osservazioni dolla lerza classe dalle qiiali rilovasi che la morte accadile anco in la- luni individui aventi simili condizioni f'avorevoli alia litotripsia. Osscrvazione I.'' Dotlor D. Paolo Arrigo da Len- tini dell'cta di anni 76, di buona costituzione , cal- coloso approssimalivamente da 12 anni circa , fu as- soggetlilo al processo di Ileiirleloup per ben sctte se- dule nel mese maggio 1840; ma in nessuna si po- te venire a capo di afferrare il calcolo ; anzi durante r ultima sediila avverti il pazienle dolore e bruciore si grave al collo della vescica , che si crede questo essere stale lacerate. Fu da sifiatto avvenimento che il paziente non ebbe pit'i quiefe; poiche la ritcnzione dclle orine cd i dolori spasmodici , fenomcni che pria non avea sof- ferto giammai, non I'abbandonarono se non quando la flogosi della vescica passu al cancrcnismo , a cui con lenta agonia successe la morte il 14 otlobre del- I'anno sopradctto , cinque mesi dopo gravissimi pa- timenti. Fatta la sezione del cadavere oltre al cancrc- nismo della vescica a preferenza nel collo si rinvenne - 424- un calcolo del peso di un'oncia ed una dramma e quasi friabile. Osservazione 2." Carmelo Longo calanese dell' eta di anni CO circa doniicilialo a Monserrato di tempe- ranieulo linfalico, di corpo gracile , calcoloso da piu anni , fu sottoposto ire voile alio stesso proccsso nel rnese dicembre del 1840. L' intervallo Ira ciascuna seduta non oltrepasso otto giorni. Le prime due fu- rono sofferte mediocremente; ma I'infermo, appena r ultima era cominciata, grido forlemente dicendo che era stato ucciso , ed immedialamente cadde in una sincope ; dalla quale appena riavuto fu assalito da dolori gravissimi , ed in seguito da cistite compli- cala con enterite. Dopo lenta agonia spiro il di sei febbraro dell' anno anzidetto. Pson fu fatla la sezione del cadavere. Osservazione 3." Francesco Maslro-giacomo da Francofonle, dell' eta di anni 16 di temperamento san- guigno-bilioso, affetto piii volte da malattie gaslro- epatiche, afllitlissimo dai dolori nella vescica e lungo I'uretra. cac;ionali dal calcolo, che da tre mesi a ' ~ , . . . , . . . questa parte erano divenuti pui gravi e congiunti a scarichi di renella , fu sottoposto alia litolripsia nel mese Giugno del 1840. La sedula fu unica ; poiche durante la slessa il pazicnte con vivissimo espressioni manifestando gli atroci dolori die lo strumento cagio- navagli, impedi di prosequirla. Pochi giorni dopo fu soprapreso da febbre che non lo lascio mai, e fini colla niorte del paziente , avvcnuta il di 19 agosto deir anno sopradelto. Fatta la sezione del cadavere ed aperla la vescica orinaria si rinvenne la pietra forlemente incastrata nel collo , che era nello slato d' iudurimento ed a prefe- renza la niocciosa che lo rivestiva, ]NeI resto un pro- fondo arrossimento di detla mcmbrana. 425 II calcolo e globboso, del volume piu picciolo di un'uovo, molto scabro e del diameiro di 15 lioee, e duro. Osservazione 4..= Giuseppe Lentini da Priolo , deU'eta di anni 65 circa, di buona costituzione , cal- coloso da piu anni, venne a Catania il di 10 no- vembre del IS-il. Fu sogellato dieci volte alia li- tolripsia in casa del chirurgo , ove a stenlo polca trasferirsi a cagione dei dolori inaudili e della ema- turia, che ad ogni scduta sopravenivano. Dietro 1' ul- tima scdiita gli anzidelli fenoniini fatlisi piu gravi, mori di violenta cistite il giorno 1 1 del mcse dicembre. Eseguita I'aulopsia cadaverica, oUre al calcolo intatlo si rinvcnne la vescica orinaria perforata a piu parli. Osservazione 5.=' a Giuseppe Russo da Mangano, vilingio poco discosto da Aci-Keale, dell' eta di anni 87, (ii teniporamcnio sanguigno, non affello giam- mai da inferniila nolabili, campagnuolo, verso I'anno 1839 comincio a senlire i primi sintomi del calcolo vescicale. Conleslata la presenza di queslo, il paziente voile soltoporsi alia litolripsia, molto piu per essere state assicuralo di una pronfa guarigione. Di fatlo il di ventidue giugno del 1841 premessi taluni prcparativi fu sottoposto alia prima sedula di litolripsia col con- sueto processo a percussione . Simili seduto si rcpli- carono diciassetfe volte, alio intervallo or di due giorni or di sei o di otto , giasta la intcnsita e la durala dei sintomi che sopravvenivano, I quali furono in ogni sedula copiosa ematuria e dolori acerbissimi con feb- bre a tal grade da raellere in forse la vita del pazienle. » » L' ultima sedula fu il di prime fcbbraro del 1842; e cinque giorni dopo dal clnrurgo opcratore fu licen- ziato come guarilo. Ma appcua il pazienle crasi re- Si •I ^26 sliluilo a sua casa, sofTrendo iuU'ora gli slessi lor- menli , ma divenuti piu gravi , si trovo ohbligato ad invilare i sig. dottori Vincenzo di Delia e Giusep- pe Musumeci-Tono chiriirgi di Aci-Reale per farsi cu- rare ; i quali rinvenula inlensa cislite prescrissero ba- gni generali , salassi locali , cataplasme emmolicnti ; e cosi ollcnula la minorazione dclla flogosi passarono a sondarlo c conteslarono la esistenza del caloolo . Videro, di piu, scolo sanioso dall'uretra, e Ja mu- cosa uretro-vescicale non che la proslrala furono rinvenule nolabilmenle ingrossate e dolenti ; e quesfa visita accadde il di 12 del sopradello mese febbraro. Avendolo poi nuovamenle visitato il giorno dieci di aprile si accertarono viemmeglio merce la sonda del- la presenza del calcolo. Ma altesocbe i fenomeni so- pradescrilli , che a quest' epoca sembravano iti caima, nuovamenle esacerbaronsi , quindi non ebbero tempo a poter praticare il taglio. Per tanto il miscro infermo , consumalo dalia febbre , dagli spasimi , dal diflicile gocciolamenlo del- I'orina, perdulo Tuso della loquela e degli arti in- feriori, fallosi coraatoso Cni di vivcre il di trenta lu- glio deIlM842. — Non si permise 1' aulopsia cada- verica . Osservazione 6. « D. Francesco-Paolo Cara di Pa- terno dell' eta di anni 64 , di temperamento sanguigno di coslituzione robusta , di vita sedentanea , vonne Iravagliato dai calcoli vescicali negli ultimi del feb- braio del 1841. Egli mentre godea mediocre salute spontaueamenie sofi'ii peso al perineo ed al gbiande, continue voglie di orinare, dolori alia regione pubiana; ma quesli sinlomi calmarono dietro metodo anliflogi- stico 1 . » Assoggeltato una sola volta alia lilolripsia, do- po non pocbi minuti di manovra non fu possibilc af- 427 fcrrare la pictra; anzi duranle fa slessa il pnzienle con violonli sforzi vennc chiainalo al piscio, per cui lo slriiinento fu eslralto e vcnncro fiiori orine sangiiino- Ienl(;. Sopragiunlo in sogiiilo dolorc alia re^ionc sopra- piii)l)iana, inconlincnza di orina, feljbre violenla , inaU grado del niclodo anliflogislico rigoroso poslo in opera, i'infermo dopo olio giorni di urelro'cistite se ne mori.n » Fatla la sczionc del cadavcre, si rinvenne la ve- scica orinaria conlratla sopra se slessa e rislretta , macchio livide concrenato in lullo il tratto mucoso urolrale, e spccialmenle nella sua curvatura c nel col- lo della vescica , il hasso-fondo della slessa inielalo di sangue solamenle; immcdialamenle soUo il colic di essa aminasso calcoloso di urali e fosfali di calce fornialo da dodici calcoli, cioe: dieci picciole e due voluminoso a guisa di grosse noci(l))). Osservazione 7.'' II parroco Lupis di Ragusa del- I'ela di anni 72 circa, di Icmperamenio sanguigno, non alTello giainniai da malaltic nolabili, ncppure da emor- roidi, avea coinincialo a sofTrire gravemenle i feno- mcni del calcolo sin dal 1837, fu soltoposlo alia lilolripsia in Calania la prima ed unica volla il di 15 giiigno del 18i3. — La pielra die segnava 36 linee sfiigi due voile dallo slrumenlo; la lorza volla pero riinaso prcsa si bene , che il pazienle polo sofFrirc senza lagnarsi non nieno di aO forli colpi di marlello, merce i cpiali vennero dislaecale poohissiine schegge. Ma che! era finila appona la sed ila quando il pazienle veiine chiamalo ad orinare; ed invece di orina caccia fuori sangue vivo alia quanlila di quallro once ad un di presso; e non era Irascorsa un'ora qiiando il bruciore cangiossi in dolore si atroce , che gli apporlo (1) Quesla osserv. k slala pubblicala JallVgrcgio medi- co sig. (loltor Giuseppe Coslaiizo. V. Rilless. Criliehccc. Ca- tauia 184 J. 428 sincopc si grave chefu Irovalo steso sul suolo semi-vivo, Riavulo da questa venne assalilo da febbre riscntilis- sima da gonfiamento con tensione della vescica orinaria e da dolore intollcrabile in questa ad ogni lieve pressio- ne. Ne valsero le numerosissime inignalte ed i salassi generali copiosi , ne i replieati bagni geiieralietuiraltro dirctto ad abVaUere la violenta uretro-cistile ; die, I'ori- nare frequenlissimo a gocce con dolori alroci spasmo- dici , e la suppurazione cancrenosa avveiiuta nei reci- pienle dcH'orina condussoro 11 paziente al sepolcro 11 di sei lugiio. Non fu fatta la sczione del cadavcre; ma daquesto, ahjuanle selliniane dopo la morle , fu cslratlo ilcalcolo; il quale e voluminoso assai piu di un'uovo, durissimo , di forma quasi ovale, e vi si osscrva il distaccamento di poche scheggc. Esso e conservato nella mia coUezione. Osservazione 8.^ 11 sacerdote D. Giuseppe Grasso da Viagrande dcH'ela di anni 45 circa, ditempcramcnlo linfalico-ncrvoso , gracile , sensibiiissimo , pietranlo da piu mesi , fu da me sondato nel mese di aprilc del 1843. Rinvenni un caicolo, cbe mi sembro di uu vo- lume mediocre. — Tullavia voile soggettarsi alia li- iotripsia , nel mese maggio ; e fatli alcuni saggi svi- hippossi irreparabile cistite che al lasso di quindici giorni cagiono la morte. — Non fu falta la sczione del cadavcre. Osservazione D.^ « Ignazio Gagliano da Aci-Reale deir ela di anni venliduc, di Icmpcramcnlo sanguigno, calcojoso sin dai primi anni della sua fanciullczza, aireU to da catarro vescicale, alle voile con cmaturia e tal'altra con piuria, slanco di piti sofTrire si gravi moloslic, nel febbraio del 1844 venne in Catania per farsi opcrare colla lilutiipsia. Di falto prenicssi taluni preparativi furono pralicale nove sedule airintervalio di quindici giorni ad 429 un dipresso ; nclla prima delle quali riusci bene al)- brancare la pielra , che segnava 30 linec , e romperia in due pezzi dopo olto colpi di martello , e senza aver sofTerlo il pazienle gravi dolori. Similmenfe av- vcnne per alire cinque successive sedule , orinando dopo ciascuna considerevole quautita di framinenti , cd anco di grosse schegge, die facilmente potevano allraversare I' uretra per esser questa considerevolmente ampia ». )) La setlima seduta fu scguila da fenomeni allar- manli, dapoiche sin dal moniento in cui si diede ma- no all'operazione venne assalito il paziente da dolori si gravi die fu bisogno sospenderla. II giorno conse- cutivo era apparsa grave cistite, cagione di frequen- tissima voglia di orinare; ma veniva fuori piu raar- cia di orina. Frattanto accadde che un frammenlo del calcolo scabro ed aculo si arreslo altraverso I' ureira 6 fu causa di dolori piii afroci. Ma iullo queslo ap- paralo di sinlomi cosse linalnicnle dielro rigoroso me- todo antiflogislico ; cd anco lo avanzo del calcolo da se solo ri cadde in vcscica. K SoUoposto all'oltava seduta, le sopravvenieaze furono simili , e parimenlc cessarono. Praticata la no- na ed ullima srdula avvenne che fu difficile abbran- care I'anzidolla scheggia, credula per il nucleo, del calcolo c quindi ropcralorc lo respinse tra lo struniento nicrce un diio nel retlo ; c cosi riusci al suo inlenlo. Ma che! Appena le branche del lilolrilorc si slrinsero sul corpo estraneo i! pazienle avverli dolore gravissimo ed insolilo, ed al priiiio colpo di martello grido fortcmenle; )) Siirnore, tenele inano : e rivollosi al suo ijenilore — ), Padre mio gli disse, questa volla son raorto: per me non vi c |)iu speran^a di viverc. a Fu cslratlo lo slru- 130 . iiienlo , il pazienle ebbe voglia di orinare e caccia solo sangue ». )) In seguito grave cislile si pose in campo, che persisle malgrado gli analoghi rimodi. Le orinc da prima sanguiiiolenle divennero marciose, e dopo' ' prescro forma di marcia densa e colorala come la feccia del vino. Si videro venir fiiori piu volte pezzet- ti di sostanza organizzata, che fu carallerizzala pella mocciosa vescicale. L' infermo intanlo consumalo dalla fobbre , dai dolori atroci e perenni fini di vivere cLn- quanla giorni circa dope riiUima sediita «. Non si lece la sezione del cadavere; ma i frammeiili venuti fuori dopo ciascuna seduta, e conservali nella mia coilezioae, dimoslrano aver potulo presentare il calcolo il dia- metro di 30 linee , essere slalo a strati , fragilissim<>, e composto a preforenza di fosfato di calce. Osservazione 10.^ Qui dovrebbe far seguito la sto- ria delle varie sedute di litolripsia nella persona di Giu- seppe Spampinalo ragazzocatanesedomiciliatonel quar- tieie La-Civila, terminate colla di lui morte. Ma noa avendo potulo riunire sufficient! notizie dettagliate mi riserbo pubblicaria ad altra occasione.— ^ Per ora mi basla aver fatlo palese il case, se non per allro, a far co- noscere i! nuraero dei morti colla litolripsia in Catania nel sopracennalo periodo di cinque anni ; protestando che , se mai vi sono allri casi di guarigione o di morte avvenuti nello stesso tempo non per altro non trovansi inseriti in queste pagine, che per non esserne stato a conosconza ; dichiarando , che laddove mi si faranno noli saranno resi di ragion pubblica. Volendo ora ragionare per poco sutle esposte osscrvazioni possiam dire senza tema di errare , che in Catania la litolripsia nel periodo sopradctto e stata infelicc di troppo nei suoi resullamenti ; sul rlguardo «1 di non essevri conlronto veruno Ira i diciasselle non guarili c gli otlo guarili, e sul riflelle di t-ssore slali posli in opera in quelli tra i calcolosi da one- rarsi, nei qiiali erano convenienti, i preparalivi direlli a sccmare la Iroppa sensibilila della vescica in laluni, in allri ad abiluar quesla e I'urctra al conlalto degli struinenli ed a trattenere I'orina o ilj fluido injet- talovi cd in divcrsi a metter in regola delic alterazio- ni, organiche non che alPessere siati operali gl' in- fermi abilmente ed assistili da medici di sommi nierili. Di pill dal considerare clie, se tra i poclii :;uariti vi sono fanciulli giovani e vecchi , anco tra i raorti ed i rimasti col calcolo si conlano individui di ogni ela, e chc , so qualche calcolo picciolo e fragile si giunse a romperlo in fraramenli . allri pcro malgrado le slesse qualita non poterono affatto essere rotti, ed i pazienti o morirono o furono obbligati a ricorrere al taglio, stabilir si dee che la litotripsia a percus- sione praticata coHo strumento di Heurteloup non di raro e dannosa per se slcssa , c non mai pella sola natiira chimica del calcolo o pel suo troppo volume, come da diversi pratici si e voluto far credere. E qiiindi resta confermalo viemmegiio quanlo fu costrctlo a confessare unn dci piu abili e dislinli litolrilisli, lo slesso sig. Heurteloup: cioe, che « la sola iniroduzio- ne degli strumcnti nella vescica, le ricerche , impri- rnono soventc all' ecouomia un disordine , di cui non e sempre facile sospenderne ran(iamento(l) » E sic- come malgratlo le diverse modificazioni apportate alio anzidolto strumento da Leroy d' Eliollcs e da altri , non puo alfullo dispeusarsi ropcratore d'introdurlo ia vcssica e di ricei'carc il calcolo, cosi Tanzidclla sen- lenza sembranii potersi ap[»licare a qualuiique proces- •"^
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Moguigno oervoio Tempnamtaio ncrvoio TcmperBDimo mnguigna Diinagtimeiilo, catarro vcici- cale, irgoa[la proil.ala rcLli(*lciiii, tudotc iiollur- Ouima cOililuiioDr, podsgroii Temp. langirigno bilioto Temp. ungnigDO obcso po- Temp, linralico ncrvoic Tcmperamenio ittnguignf Temperamei.io wngnigno liB f.i.eo graulc Temp >aT.gii>giio oilima co Temp. liiirnlico nnvoto.oi c[o 1843 Oilob tS^i Aggilo 1H43 Di<. 1S43 Incamplei 7 ill-i •alio di 5 in 5 All' int«val1o dii in die( 1 IiicoinpklB 7 All' inlcrvallo di piii gioini c Ji leLlimane o Sc nc igoora 1' ioiet- vallo 3 Air ititerVBlIo i]i olio gio.ni circa ■ 7 Al|-iMi«rvBllo di doe d.sciodiolloeiMui ClverU .aggl I Incompleia g Air ioicrvallo di t5 glotnt in.Ffb 1H4; Muri il 3o Ugllo.84» •eGi-iK iH^3 aio» I. I Agoito dell ^10 di 14 lince, la miura cbimica. K c igoora Una di 5l lincf muco, acido utico td iDoniacB. ura pnilo di a di am- Uno duto, U liman eiit .'.gnora. Uno di 10 lioee d non li la. .ro il di piii Treunodiglinee t nliri di &. ra. Uiio del diameiro di i5 lines, a ilrali. Uno piiiio, eircolare del dia- ■iiilta d. iin pollice. Uno billiinRn Ji un pollice cir- ca, poco fiagile. XJiiD piniro b'.'Iiingo di un pol- lice c mrun della iloppieiia di olio lincc. (7 linre la rnagftiore ipeiietu 1.) la miniioa, fragile. Due piii niccioli di un uavo, drlla .tc»a(or.na ovale ;r..uliana di aiido iirico I'otralo di calco etc. Uno di piiciola mole tpognoM. Queiio Caito da laluui t poiio in dgbbio, , Dovelle abbindnnare la litoiripiia a eagio I lie deir tmatari* della frbbre. e dc' grai I dulod (opravvenuli. Ginirl col laglio. Como lopra 1 ma piii gfivi, e di piii lungi duraia, Giiartpure lol laglio. Due rragili9iin)ii|uanto I piceioli e due eompoili di ura 10, t fovFalO' di call Uno del diameliD di ig I omposCo di loifalo di calce. Se DC ignoiaiio lulie Icijualiiii, Uno IC nc iKUOrana le qualiU Come lopra. Come lopr*. Come aopra. Horl d' ateeiio llnrnieo dnpi il ta^lio raiio dill S'g. 1). ed aw air ipoconlrio dcilro. Cbbe i prcccdeiili Icnomeni , ma 1 1 Icbbie leoia, sua viliippt Cno meiliocrc. Uno Jure di i5 1 Udo del diamviro imo a tiraii. di 3o 1 l-Jli., I.a iiifinmmKiionc della veiciea 1 pococlopo dclli o|irr.pn>iA a I ci moriatc conlctlalo eol'a tec ilel cadarei Lu msrle avfcnna il di H.' doll' oprra, M0.I .1 di 14 oilotirc iBiO. II enncrexitn fu coiilctiaio colld leiioiie del cadavei ^o^ fu Tatla la aeiioae del cadevere. Dai tiiiEnriii li iMbill euer mono di ciilii Mart cid calcolo con lento cancreolinx Meti JI ei.lifci non (a Mia la »e*ione .J. I Falls la ieriono d.l caiT-vere »i »iJc li mocciota dflla veiciea indiinla ed ur irofonito ' /on "I'fe'ce la'...m.ie del cadav I mnrle avvenne per c , La lit'] la ■ lla 22, S?IBSI?2Sl?a> /f33 Del numero dei pictranti opcrali in Catania coUa lilotripsia rehuiio alia loro eld Da 10 anni a 15 . Da 15 ._ a 20 . . \ Da 20 — a 25 . . 3 Da 25 — a 30 . . 0 Da 30 — a 35 . 1 Da 35 ..^ a •iO . . 2 Da 40 — a 45 . . 1 Da 45 a 50 . . 0 Da 50 - - a 0.) . 1 Da 55 -- a 00 . . 3 Da GO — a 05 . . 3 Da G5 — a 70 . . 2 Da 70 — a 75 , . 2 Da 75 — a 80 . . 1 Da 80 — a 87 . . 1 Per maggior precisione riduccnJo i precedenli period! a qiiatlro principali, e riportando a ciascuno il niimoro rici pictranLi giusta I'cta coi rispdlivi rc- sullameiili dell' opciazionc si ha il sunlo cliosie"-ue' Da 10 ail, a 2 5- 8 guar. 3 mor.3rim.coIcalc. e ta"lia(i9 Da 25 — a 50- 4 — 2 _ 1 — — ^ _ f Da 50 — a 75-11— 3— 4 — — — _ /, Da75 — a87- 2— 0—2— _ ^ _o Tolalc guarili iiidili rim. calcolosic (a"-liali 25 ' 8 10 ° 7 55 <■ i !. I (, ■ ,,,1 CENNO w DUE GENERI MALACOLOGIGI NON RIPORTATI FINORA COME SICILIANI E DESCRIZIONE DI UNA NUOVA CONCHIGIJA FOSSILL DI SICILIA PER DOTTORR JN MEDICIPiA t FILOSOFU E SOCIO DI YARIE ACCADEMIE KAZIOINAII ED ESTERE. lETIO MUA TORSATA ORDIMARIA DEL 29 MARZO !8i6. c- la TAT/ioq"!' . ' ' . . ■ ' : ' A^' ! I'i } ;,ivf -^ ij-f>l* W'? Oi»' iTO *is«»'i(i,io i,T«':flOT *JJ3< ijvrn X^a Conch igliologia fossile siciliana ha fatto o signori in quest' iillimi tempi rapidissimi avanzamcnti. Poscia allc diligenti frultuose ricerche del chiarissimo Philippi sembrava restasse poco a fare in siffatto ra- mo di nazionalc zoologia. Ma colla scoverta del ban- co conchigliarc di Aitavilla nelle vicinanze di Paler- mo I'e andala altrimenti : che a dismisura venne per cotal modo ad accrcscersi il numero delle conchiglie fossili della Sicilia. E non solo moltissime specie co- la trovaronsi che non vivono piu nei noslri mari , e per lo innanzi come siciliana dal Philippi e da aitri non riportate , ma bensi non scarsa copia di specie del tuito nuove. Talune delle mentovate rinvenute furono dal chia- ris. Domenico Testa, ed indicate, sebbene di volo, in una Icttera del sig. Uenedelto Naselli al benemerito Ba- rone di Mandralisca; ma la gran parte furono melo- dicamente e diligenziosamento noverale e descritie dair ornatissimo professor Calcara nel prcgevolc suo catalogo delle conchiglie fossili di Aitavilla, in allri suoi lavori , e nelie aggiunte da lui fatte all' opera del sig. Philippi, lette al sellimo congress© degli Scienziati llaliani. Di tullo cio io daro cslcso conlo nel seguilo 438 della mia sloria della zoologia della Sioilia nel secolo XIX che fra poco leggero e solloporro al voslro giu- dizio pregevolissimi Colleghi. Le mie ricerchc In qiieslo ramo non sono pero neanco riuscile inulili ; perocche, non solo ho avulo agio di verificarc le scoverie del prelodalo prussiano natiiralista, ma posso ben anco aggiungere a quelle le raie proprie , novelle localita rinvenule avendo, non che generi e specie non Irovate fin' oggi da allri nei tcrreni e nei man della sioilia , ed altrc del Itillo nuove e sconosciule. E quanto vengo di dire si rilievera chiaro dai se- guenli lavori, che ho condollo a termine, e che mi pre- gero prcsenlare fra non guari a queslo illustre Assem- bramento, cioe, i .° Descrizione di varie specie nuove malacologiche viventi & fossili della Sicilia 2 ." Nolamento di alcune conchiglie non riporlate sinora come sici- liane; 3." Nuova distribuzione geograHca delle con- chiglie vivenli e fossili della Sicilia. jr,/ ■ j'i Per ora mi afTretto far conoscere di aver trovato per la prima volta nell'isola nostra e peculiarmente in Altavilla due specie del genere Hinniles, \'H: Cor- tesii cioe di Defrance , un' allro Hinniles, da me cre- duto nuovo , ed una terza specie spellante al gen : Perna, la Perna Soldanii di Desh : la quale mi fu genlilmente comuniaata dal mio egregio amico il cita- to sig. Domenico Testa tutte e tre, come si e so- pra indicato , nello stato fossile. Del primo di questi due generi il chiarissimo Philippi trovo sollanlo in Calabria a Reggio il suo H. laeviusculus , e deirallro la stessa Perna Soldanii, e nel luogo stesso. Per la Sicilia ne egli od altri, per quel ch'io ne sappia , ha fallo menzione di al- cuna specie a questi due generi pertinente. 439 Genere I. Ilinniles Defr, Specie i. Ilmnites planalus mihi. H. testa magna, subaeqtiivabi, valde depressa planata, subovata, subregulari, longiiudinalUer co- stala; coslis inacqualibus, aliquanliilum irrcnulan- bus, squamosis, squamiserectis; auriculismediocnbus aequalibus ; sulco cardinali salis longo , profunda ' in/enus uculissime angulato. P'alva mferiore, prove ad cardmem concaviuscula , superiore eodem loco convexiuscula. Osservazioni — Ignorando la descrizionc dello Hinmies giganteus di Gray , dell' //. Dtibuhsoni d. Defr. e dell H. coralUnus Dcfr., Ic prime due spe- cie fossih, e I'altra vivenle, io non posso senza qual- che dubl)io produrre come nuovo lo Hinniles sopra descntto. DifTcrisce per6 ben molto dallo Ilinniles Cortesu , ed e in vero singolare per Ja quasi per- lelfa uguagl.anza delle due valve, domenlre -iusia la diagnosi getierica, la valva inferiore si moslra^sem- pre piu grandc, cd ordinariamenle piu convessa E' d'altronde quesia specie molto depressa, appian'ala- solo 111 vicinanza del cardine coniiiicia una k—era convcssila nella valva superiore. die si cslcnde^'sino a poco meno della mela della luiighezza della con- chiglia, e nulla valva inferiore vi corrisponde csaJla- raenle, c per I' uguale estcnzione, unalievissima con- cavila, proprio nella parte, in cui si osscrva 1' am- pia cslesa imprcssu.ne del punlo di atfaco della coa- cLigha, allro carallere del gcncre lliiinites. AM Le orecchiette sono uguali ; e la fossella del li- gamenlo e molto profonda, allungata e tormina in alto ad angolo acuto. La valva superiore e irregolarmente costolala, le costole sono ineguali, avvicinate, e for- nile di squame corle, ed inferiormcntc scanahite. Nclla valva inferiore, le coslole sono poco ele- vate , piii irregolari . e le squame trasformate in lamelle piu o meno solide, concentriche, irrego- lari, che addivengono piu frequenti, e pin ammas- sate in vicinanza del margine. L'impressione muscolare e quasi ovale, e nella mag- gior diraensione 22 linee; dista dalla fossctla o soico Icgamenlare un pollice, e dal margine Ire pollici e 2 lin. La lunghezza totale della conchiglia giunge a 7 poll, c 'Ji La larghezza 6 poll, e ^f^ . Fu rinvenuta in Altavilla, e non ne posseggo che un solo esemplare, quelle cioe die ho descritlo. SPECIE IL Ilinniles Corlesii Defv. .<■:''- '- ^ /I. iesta orbicularly subovala, depressa, magna crassa, longilucUnaliler costata; transversim squamoso- lamellosa, irregulari; auriculis inacqualibus^ mini- mis; sulco cardinali, praolonr/o, pro/undo. Delr. Diet, des scien. nat. t. 21. art. hinnite atlas f. 1. - ' •", ■ Blainville malac. pi. Gl. f. 1. Desh. Ency. melh. vers, t. 2. p. 273. n, 2. L'individuo che lolgo a descrivere, grande e ben conservalo, rinvenuto in Altavilla, e idenlico a quello figurato ncir opera del sig. Biaiuville , e non mi ri- HI mane dubbio alcuno sulla determinazione di esso.E' quasi ovale piana, e la valva superiore, all'infuori di una lieve gibosita in vicinanza del cardine ; la inle- riore e molto convessa , per lo che le due valve souo ben disuguali; sono ornate di costule un p6 ir- regolari, squamose , lo squaine elevate a forma di lingua, non molto lunghe, ne regolarniente disposte ; le orecchiette sono piccolissime , disuguali, c la fos- setta del legainento e strettissima profonda ed allun- gata . La lunghezza e di sette pollici ; la larghezza e di 5 e 4 liuce . Genere II. Perna Una sola valva e non inlcgra mi e stafa trasmessa come per lo avanti accennai , dal signer Domenico Testa , e siccome il cardine e inlcro , non mi e I'u masto dubbio alcuno sulla determinazione della specie. I dedti sonostretti, aliungati , frequcnlissimi . II mar- gine e rollo. Oraelto la descrizione specifica, trovan- (losi neir opera del sig. Pbilippi dal quale , fu in Calabria finvenuta . 56 1 ; J. . V I ■ TDn n(!rrnij DEL D.r GIUSEPPE AMTO.'VKD (GrALYAGNI SEGRETARIO GEiVERALE DELL' ACCADEMIA GIOEMA LETTA ^ELLA TORSATA OIlDIJiARIA DEL IG APRILE 1846. M...: Nous appelons cnntrc nature cc qui advieiit conlreld (ou- tume; ricii ii' est que selon •elle que] qu' il soil. Monlaisne Duando i rami diversi della scienza deH'organi- zazione con positivismo fcccrsi innanzi nella via del reale proijrcsso, e 1' embriogcnia le leggi conobbe dello sviluppo dcgli organi, e la zoolomia pigliava le raosse filosofiche che siegue con tanto splendore, nasceva la Toralologia a complcmento dclla biologia e come ul- timo conqiiislo preparalo dal Iravaglio di vari seculi. Allora lu che i fatli dclla mostruosila studiaronsi fiiiilamoiile, si legaron Ira essi, se nc fissavano i rap- porli , il valore scicnlifico se ne comprese , le leggi deir organizzazionc moslrandosi ove vedeasi un caos ; c fu allora che gli esseri teratologici non si Icnnero pill cnmc ua disordine cicco, ma come un aliro ordine ugualmcnte rcgolarc a dclle Icggi sommesso, sosti- tuendo air idea di esseri anomali incslricabili quoila 446 pill filosofica di esseri arrestati nel loro sviluppo ed ove dei tessuti dell' eta embrionaria conservali sino alia nascita ad associarsi venivano agli organi del- I'eta fetal c. Di tiittc lo famiglie tcratologiche quolla dei mostri pseudencefaliani e forse il gruppo chc piii ha occupalo le veglie degli osservatori zelanli, ed io stesso piii fatti ne posi in luce nelle mie memorie di Teratologia; tutta- via per non oraettere ogni caso novollo chenel campo delle osservazione si coglie, piaccmi qui venir sponendo la storia di un essere moslruoso di tale famiglia , compreso nel cerchio de' fatti relalivi alia specie umana ; dapoiclietutto cio che 1' osservazione presenlaci, comeche non fosse singolare o novello, ha un drilto di trovar luogo nelle storie della natura, e di esser calcndatone- gli annali accademici delle scicnze. Una donna siil ventesiino anno a temperamento sanguigiio di costituzione robusla e fior di salute, ita a marito sccgliendo un tarchiato garzone, non mai ma- eairnata di inali sihllici, arrivava al lerniine della prima gestazione non framezzala di soilerenze morbose e dava a luce un enibrione di cui eccono la descrizione(l) . II tronco e lulti gli organi che vi si contengono e i nicmbri che vi si atlaccano presenlavano i carat- teri chiari dcllo stalo nnrmale. L'apparccchio genita- le esterno tcneva forme regolarissime, mostrando il sesso femminile . Mancava interamenle il collo, e la base del cranio cfie sola esisteva presenlava nel suo mezzo un tumore d' un rosso carico , che iva a col- legarsi posteriormente alle prime vertebre dorsali . La ordilura di esso faccvasi da' due strati riuniti fra (i) Veiii lii figiira 447 foro per mezzo d' un lessuto cclliilare laminoso sot- tilissimo, osservabile iihtcc la Ionic , e il suporiore di quesli strati j)iu doppio e rosistente del sollostaiite inostrava una rcte di piccioli vasi ripieni di sani^uc e conteneva del sangucda formare una massa vasco- lare framezzo la quale noa si nolarono parlicclle disperse di sostanza nervosa . La supcrficie interna di cotale delle aderenze teneva colle scabrosila dolle ossa dclla base del cranio , c la parte inl'eriore di tal sacco corrispoiidente alle prime verlebre dorsali avvolgea merce il sottile strato interne numerosi lasci nervosi a guisa della sfioccatura equina, come ove lorna in acconcio sara dislinlamente osscrvato. II conlorno del prcdciscrilto tessuto culaneo in- perlanto cominciando dai padiglioni, de' capelli nior- bidi fini moslrava di marchevol lunghezza , e di un pallicc a un dipresso ; e verso le regioni superiori relro-masloidee si minuivano e mancavan del lutto nella fine posterioro di quest' orlo rispondente alia linea mediana dorsale ; e mettendo in calcolo 1' estensione di quella parte dell' orlo di questi capelli guarnila due pollici segnava c qualiro lince per ogni lato. I due padiglioni granili miravansi presentando le forme organicbe dello stale normale, nienoche I'eli- cc picgato viemollo all' innanzi , e rivolgentesi sul- I'anlolice; gli occbi cnperti dclle due palpebre pro- iuberavano insignemenle all' inluori e all' insu a pre- Icrimento, che la palpebra supcriore lunga ollremodo segnava la estensione di un [idllice circa, e I' altezza di setle Hnee ed assui voluminosa per esscre il sol- lostanle lessuto ccllulare inlillralo di sangue. mancavan le sopraciglia, ma la superficie cutanea palpebrale era sparsa di pclo . Le narici vodeansi grandcmcnle schiacciate ed 448 ample pressocche un poll ice da una all'allra ala; ne lobulo eravi, che il tegumenlo coiuune ad uguale super- ficie stava in continuanza con quello del soltostante labbro; eil lahbro superiore era divisoatutta sostanza in tre parli da due fendilure longitudinali, cbe dalle cuvila nasali scendevano. 11 labbro inferiore mosliava forme normali, ma tra 1' uno e 1' altru slava la lingua che reslavasi sporgenle fuori d' alquanto dalla cavila della bocca. Le due guancie ample abbaslanza sparse mi- ravansi di pelame nolevole, ed il mento era depresso sulla regione slernale. E volgcndo alia invesligazione speciale degii ap- parecchi visori, gli occhi mostravano uno sviluppo eccedente conieche proporzionalo in tutli i lessuti di che essi risultano, e gli organi udilori Ipersviluppati osservavansi alio slato normale, e sezionando la cavita della bocca nolabile quantila d' adipe sotlo il comune tegumento delie guance osservavasi, e la lingua si mi- rava tragrande , che oltre d' occupare luUa la cavila r estremita della slessa fuori ne usciva. Tosliendo ad osservare 11 canale rachidiano vi- desi che le uitime verlebre dorsall un doppio canale facevano , e le membrane che avvolgeano la midolla spinale erano prolungamento dei tessuti membranosi che formavano il sacco craniano, e fra le [)rcdolte mem- brane vi stava elfuso in parte del sangue aggrumito. Pervenula la midolla spinale irapertanto alia quln- ta vertebra dorsale da sotto in sopra contando, divi- deasi in due cordoni che mettevano in ciascuno dei due canali vertebrali precennati , e quest! restavano fra lore divisi, e dalle membrane dello spinal mldollo e da un tramezzo forse osseo a guisa della parte anu- lare dc-jle verlebre ; la cslensione dei due precennati cordoni della midolla spinale era otto linee e 1' estre- U9 raitii finali di ciascun cordone sparpagliavansi in al- trettanti cordoni nervosi quanto e il numero ordinario dci nervi enoefalici , cosi vi si osservavano gli olf'at- torii gli ottici i inolori coinuni i pSlolici i motori ester- ni ; similmonte vi erano gli ipoglossi i pneumoga- slrici gli occipitali posteriori il Irigemelio, e riievavasi che r iiivohicro dcgli olfatlori adciiva con quello dc- otlici e gl' involiicri di ciascun cordone ncrvoso ori- ginava da' ripicgainenli della meml)rana interna del sacco e gli acuslici e i trigemelli divisibili erano al palese nci consueli fascelli . Ma gli aiitedelti fasci nervosi erano allogali in escavazione plana di forma ovale allungata la cui parte piu slrella era verso la rachide, la piu anipia dalla parte delle ossa dolla base del cranio; 1' orlo superiorc veniva costiluilo da qneste slesse ossa incom- plete, gli orli latcr.ili dalle parli aniilari di una o due verlebre cervical! ch'esistevano, e delli; cinque prime ver- febre dorsali,lequali tutlo si ritrovavano diviseedaperte. E la lunghezza della nientovala escavazione un pollice era e due linee e la maggiore larghczza ri- spondenle alle vertchre ccrvicali segnava un pollice ; il cavo descritto rispondeva alia nuca come alia re- giono scapolare del dorso, c della csterna corrispon- deva a quell' orlo di cui si leniie favclla nell' esanie esterno a cui congiungevasi il sacco craniano descritto. il sistema muscolare della nuca e del dorso slavano alio stato ordinario, eccello i muscoli grandi e piccioli relti posteriori die maneavan del lutto , e sezionata la cavita toracica e I' addominale lutti gli organi e i tessuti diversi osservavansi alio stato per- feltamenle normale ( I ) . (1) Quest' c3Scremos(ruoso fii sczion.ito lu-ila saia aiiatomica deir Ospedalc ill S. Maria in assieim- al cliiarissimo Pnifessorc D.r Euplio Ueina versalo colaulo iiejjii slmJii Icralolo-iiii . 450 •i- Menlre gli esseri mostruosi non sono piu dei subbietti di semplice curiosila, ne vengono incomple- tamente osservati, e illustrati con tooriche surte da pregiudizii assurdi, come nella infanzia della scienza ; mentre dalle superstizioni del secolo decimosettimo Ja Teratologia si e elevata alio piu alle considcrazioni della filosofia naturals, a lulli i rami sociandosi delle scienze zoo-antropologiche, mentre io diceva la scienza della mostruosita cammina a passi inoltrati verso il suo perfezionamento , e interessante che non si lasci correre all' annale accademico il fatlo dcscrillo svestito di qualche riflessione, che polrebbe meglio raccoman- darlo alia considerazione de' tcralologisti. E primamente la legge del bilancio degli organi quella legge per la quale un organo non puo crescere senza che un altro col quale si Irova in rapporlo anatomico non decrescesse nella proporzione medesima, la legge del bilancio degli organi trovasi confermala al palese dalla mostruosita di che traltasi , che si ri- leva in aperto la non esistenza della soslanza ence- falica osservata sotto forma di un lumore di un rosso carico, la mancanza quasi completa delle ossa del cranio, mentre la faccia gli organi sensoriali il sistema pilifero notavansi in eccedenle sviluppo. Le condizioni tessulari imperlanto di finito sviluppo dei nervi dei sensi, tultocche mancassero e il cerebro e icenlrispeciali nervosi a cui essi confinano, chiara conlerma addiviene all' indipendenza di forniazione delle varie sezioni del sistema nervoso, a distrurre I'ipotesi dei fisiologi antichi di credere il corebro qnello che mette genesi alia midolla oblongata alia spinale a tulle le ramificazioni nervose, come io lo dimostrava in altra monografia teralologica. La Icoria dell' arreslo degli sviluppi organic! 45! voniila in gencsi dagli sludi positivi dell' Emhrioiioni.i fisidldiiica , indicata oscurameiile da Jlaller \\ olf Aulenrielli Harvey e dimoslrala da Meckel poi e G(M)(Troy-saint Uilaire; la teoria deli' arresto degli svilu()[)i che la conoscere la iiiostruosita non essere un disordine cieco ma un allro ordine recolare ugualmeiile a Icggi sommesso, c che isvola i nioslri es^erc dogli oiiibrioni permanenli che degli organi semplici lengono come nei tempuscoli primi dclle Ibrmazioni oriraniche; la teoria deli' arresto de^ii svilu[)pi spicga bene lo stalo deU'encefalo ridoUo a quel luinore ripiono forse del fluido organogene che presetita i primi iiiizii della formazioii cerebrate, come se la nalura si fosse arreslata in cammino per darci il tempo (li sorpreiiderla iiella sua misteriosa maiiiera di procedere nella creaziono dogli esseri anlropologici. E sliidiando 1' aberranza descrilla secoiido le ve- diilc della elassilicazione teralologica di Isidoro Geof- froy-Saiiil-lIilairo tenendo c^onto della mancanza della materia nervosa essenziahnente caralterislica del- r cncel'alo, clio rappresenlalo iniravasi da un tumorc di un rosso carico polrel)l)e I'arsi perlenere alia famiglia dei nioslri Pseudencefaliani ; e pigliando considera- zione del cranio aperto inleramenle nella reginne fron- tale pariolale occipilalo, deslituto di I'oro occinilale dislinlo, e metteiido in calcolo il canale rachidiano aperlo sine alle cinque prime verlebre dorsali e I' esi- stenza della midolla spinale, del Ire gencri di qucsla famiglia polrebbe conijirendersi in quello dei Tlipsen- cefali con una fissura opinale e 1' esislenza dilla mi- dolla mcdesimamenle(l) . (1) I rnrallori (iirniy ^aiiit-Hiiairfi sinm tJiiiT.ilo riinpia/zalo da iiii liimorc fastolaic, cranio apcrlu nclle icj'iwiii froiilale pnrietalc occi[iilale, 152 Ecco chiarissimi Socii il caso teratologico che (livisava sotloraeltere al voslro discernimento e del quale non voleva fraiular la scienza ; rassemhrameiito d' una moltitudine di tali fatti, di cui i priniieri rac- colti all'apparire del secolo, sono destjnali a schiudere un senliero novello alle induzioni trascendenlali del- la zoologia e dell' anlropologia . che e un subbietto sublime il calcolo della deconiposizione e della ri- composizione del fenomeni della vita e dei suoi mi- steri per gli organi imperfetli d' un Feto moslruoso ; e se Guvier ricostituiva il mondo primitivo leggendo negli avanzi degli ossami fossilizzati 1' istoria degli esseri che ci precedettero su questo globo, Geoffroy- Saint-Hilaire ricostituiva il capo d' opera della creazio- De i moslri studiando, che la ove vede.isi un errore della nafura sviluppava un uomo, e le leggi dell' or- ganizazione moslrava ove miravasi un caos. senza foro occipllalc dislinto ; i caratlcri Jel Goncro Pseutlcnce- falo soao Eiicdulo limpiuzzato da iiii liimoro vascnlaie : cranio e caiialc verlebralc largainciile apeiti mancanza di inidolla spiiia- le . L' individuo desciilto della i'amii,'lia dei moslri Pseudence- faliani prosenla tulli i caratteri del Geiiere Tlipsencefalo e quaicliediiiio di qiieiii del Genere Pseudeiicefalo pero ahhia opi- nalo perleiicrc al priino Genere enuiiciaiiJo aiicora i caralleri clic prcseulava del sccondo . ELddrlQ ACCAOE1IIIC0 ElOfilO UUDEMICO D r PIUIVCIPE VALSAVOJA DETTO DAL SOCIO ATTIVO CASlftESE nCLLi SEDVT4 STRAODINARU DEL 29 CErtKiBO 1846. .' ,i ; v» u \.i ii Savant a»ec les savants poete avec les poeics. ClIATXAUBRU.VD jSe tutto e poesia quanlo offre natura all' occhio indagatore del Closofo, se 1' universo intero colle sue ineflabili armouie in iacita ma eloquente faveila innegiiia perpetuamente la prima eterna cagione di lutto il su- blime che nelle svariate parti lo abbella, parra forse strano a faluno di voi o Signori, che una socicta di dolli e severi contemplalori di natura accolga nei suo seno un alunno di Apollo e delle Muse, sorrida ai modesli canti di quello , ne deplori amarametite la diparljta , e colla voce di giusta e meritala lode ne interrompa i mesli silenzii dell' avelio ? — INulla in tutto cio d' inconcepibile e di strano ; perciocche le scienze piu serie , collocando gli Omcri e i Danii a Canco degli Archimcdi e de' ISewton , onoraron som- pre il sacrario dclle Muse ; c pcsando suH' cqua lance del inerito le forzc degl' ingcgni , ringcnlilitc nclle arti belle proclamarono sempre piu il nodo indissolu- bile della ragione col seutiinento , della inlelligenza col cuore . — Impertanto illustrissimi socii oggi i' Ac- cadomia per istraordinario assombraincnto adiinandovi v' invita a render meco un Irihuto di lai^rime alia memoria di Carlo Gravina Gruylkri principe Valsavoia, pi'rche ella ben si avvisa , o can patelica emozione riinombra essere stato egli una di quelle anime grandi, die di e nolle sudarono per illuslrarla , e che per alia influenza e zelo mirevolissinio seppero allegraria di lorn valcvole protezione . Ne questo solo, ma Carlo tanlo piii meritossi nel lasciar quesla valle di pianto il coinun dolore, non che ddla nobile consorte, degii oUimi figli, degli amici , de concitiailiiii , sibbene di lulli i buoiii , e piii di questo corpo accademico, iri- quanloche , ollre il corredo di sue virlu morali , do- talo d' ingegno sveglialissimo, e disposto polentemente da natura in favor di ogni islituzione sociale intesa al miglioraraento degli umani accoppio nobilla di na- tal i e dolcezza di costumi a coltura di mente non ordinaria , a filantropia scientifica di ogni maniera . ]l perche quesla corona di dotli non paga ai fiori di eloquenza , onde sacro oralore caldo il petto di Santa aniicizia, ne sparse le calde ceneri, nientre pia udienza colla iminolazione della vittima di pace progava requie alio spirito di quello(l); non paga alle parole di sincera lode, onde sennato scrittore a perennar la memoria di virtii peregrine in un secolo rotto alia licenza voile sacrargli una pagina dettata dal senti- niento di gratitudine, e cui ella pur sorrise questa (1) II sac. Andrea Jacona ne diceva 1' elogio funebre nel duomo di Catania il 3 dicenibre 1844, giorno de' funerali , elogio che venne pnbblicalo pe' tipi dell' Accademia in detto anno . stcssa Accndomia (1) ; .ro . Se non die non era da imporsi a mi(!i dc!)oli omeri un tai peso, die la pocliczza del mio ingcgiio mal lisponde alia gravila del soggetlo , e questa ne- glella c rozza lavdla non e colore hen alto ed ac- concio a delinearne somiglievol rilratlo . Eppcro, ove conosciuto avcssi all' officio da voi iniposlonii richio- dersi finezza di gusto poclico pari a quanta se nc ricliiedea in un Lamartine per ragionar di Darn ( die vuol essersi del nicsliere per giudicarne sanamcnic ) , me ne sarei per certo scusalo ; ma percioccbe I Ac- cademia nostra piu intcnde alio scienze, die alle lettere, e anziclic alio forme va dirillo alle cose, ben mi avvisai bastar solo picla cd afl'elto a sostener le ragioni del presente discorso , e non essermi uopo come socio della Gioenia per infiorar la memoria dd- r illustre trapassato, cbe toccar di volo i prodolti del sue ingcgno in raassima parte siranieri alio scopo, (1) Cenno nccrologico di Carlo Gravina CriivHas principe Valsavoja per Ignazio do I'aola. inscrito nol riinnialc del Ga- bincllo icKorario dell' Accadcmia Gioenia, loin, ix, 15im. vi, Catania 18i4. ( VIII ) cui rnirano le istituzioni di quella . — Impertanto ag- giungendo a tullo cio i sensi di divozione, che forte a voi mi legano per I'alto onore, cui immeritamente i sufTraggi vostri m' innalzano, non puo non tornarmi grato r ufficio d' intertcnervi ncllo elogio di quel ge- neroso, che nel posto accademico mi precesse, e che era a noi tulti intimissimo non che per costanza di affetto per potcntc zelo verso questo rinomalo conses- so : sicche T Accademia ncl lutlo di quella immatura morte pianse non pur il uobile e gentile poeta il letterato filosoro , sibene 1' uomo virtuoso 1' amico il mecenate delle lettore 1' alto proteggilore di quella sublime scienza onde Ella per peculiare staluto si onora . E si che dovendo dire di Carlo Gravina Cruyllas avrei vaghezza farvi chiaro o signori , come ei sia vissuto carissimo non che ai congiunti agli amici a questa patria sua, perche giovo i primi colle virtu private, e ben merito della seconda per le pubbliche virtii, o ben vorrei darvi a divedere in lui tanto 1' ot- timo padre di famiglia il citladino generoso e magna- n:mo, quanto il pio cristiano tomprato a giustezza di fcdo : ma perciocche alto dovere m' ingiunge di po- sare sulla tomba di lui in nome della Gioenia comun- que rozzo questo serto di lode , e a secondare i voti di essa di allro non vuol ragionarsi , che di vita scientifica e lelteraria , cosi diro soltanto che cosa furono a Carlo le kttcre e le scienze, e che cosa fu egli alio scienze ed alle tettere ; diro insomma come ill lui ben si avvcrasse che se le lettere e scienze lo educarono , egii ne profitto, e le protssse . Irradiava la somma vetta del Mongibello il sole del 15 luglio ncl 1783 , e nella patria di Caronda , cuUa di genii , una voce di lelizia e di giubilo em- piva le dorate volte di un palazzo principosco, e un pulpilo di gioia le facea eco ne' cuori di due nobili coiijugi , Gaspare Gravina principe Vaisavoja, e Giu- soppa PaliTiio Caslcllo do' baroni di Sigona • die schiudeva gli occhi alia luce il sospirato Carlo, primo ed ultimo pegno de' loro casti amori Ora se it iustro de' natali recasse qualclie solido vanto al me- rito dogli uomini , io comincerei 1' elogio del Gravina dalla rassegna de' principi e porporati, che decorano la sua nol)ile prosapia : ma a die monta il nascer graiide per un fiiosolb , e piu per un filosofo cri- stiano ? Fondalo qucsti unicamente sulla virtii , che sola hasia a se stessa , non vode noli' al)b;i:;lianfe splendorc della culla, die un gioco di loiluiia capa- ce d' iliudere le anime deboli , ma che a nulla influi- sce sulla natura del vero eroismo . Poggiando su que- sta base il nostro socio insigne non appena esce dai penosi cancelli del primo iiK-egnamento, che ripiegato il pensiero sulla propria coscienza s' immerge in un polago di luce ; di talche gli si rivela un gran vero, il carattere di sua missione sulla terra ; conosce venir r uomi destinato alia possibile felicita , aver quesla doppio scopo , cioe il proprio e 1' altrui miglioramen- to ; quindi star tutla saggezza ncH' acqiiisto cd uso de' mezzi atti a raggiuiiger questa nieta sublime . Si r anima di Carlo ascolto di buon' ora quella interna voce, che si forte grida agli ingegni di alto sentirc, ben nc all'erro 1" arcano senso, e ailoprossi con impe- gno, e mise ogni studio a vincer gli oslacoli dell' eta de' tempi de' luoghi , sicche alio spiccando il volo agognava emular la gloria de' sommi , che afTronlaron per conseguiria e falichc c steiiti di ogni maiiiera.— E di vero non seppe cgli rintracciar iiclle letlere e nelle scicuze il polcnte mezzo valevole all' asseguimcnto (X) dolia propria e dell' altrui felicila ? — Siacche noi vo- lessimo considerarlo giovine, nollo stadio di passiviia, e sotto la guida de maestri ; siacche pigliassimo a rairarlo adulto , e padrone del krDpo , non iscorge- renimo sempre iu lui un ingegno solerle, che brama far tesoro di ogni utile conosceiiza a pro di se , e venulone poi a capo a tale se ne invaghisce , da usarne eziandio in vantaggio degli allri ?-— Quindi non e a dire qiianto proficuo sia tornato al perl'ezionaincnio del sue spirito il tempo, in chc egli si uddisse in Catania alle lettere amene sotto la scorta di Giiisep|)e Lombardo Buda , fiiologo versoggiatore e nalaralislu di quel lorno, giaccbe non oslante il difctlo de' me- icila dell' uomo mo- rale e scientifico non tutto dee concedersi all' educa- zione con Elvezio , ne tutto co' severi fisiologisti ad- debitafsi alia nalura ; se questa crea i genii e 1' arte li educa ; potra metlersi in dubbio che malgrado i favori di fortuna colui , cui sin dagli albori delia vita sorrise natura , sia tanlo piu al fatto di una eccellente riuscita nello stadio del sapere, quanto piu col vigore della menle e la forza dell' ingegno sappia vincere gli ostacoli, che provengono dalla penuria de buoni preceltori dal difetlo de' metodi e de' pubblici mezzi (1) Prospetto dclla slor. letter, lorn, iii, pag. 158. (XI) d' insegnamonto ?^-i Gosi inovenJo Carlo qual prcxJe allcta nclla palestra scienlifica , viene di buoii' ora iiUrodolto nel laherinto dellc discipline filosofiche . E qui c inirevole il inodo , onde ei sa disbriyarsi daiia tela de' sistoini, ed elegendo a guida la ragione die ponsa , mostrasi esperto nel ralteniprare i voli del- 1 immaginaliva che area , e che egli sort! da nalura potciitissiina . Prelibalo con vero entusiasrno it bello e r oUiino delle scienze morali , reduce in palria pirno di lanti insegnamciili nulla onielle , che possa adornargli lo spirilo ; e chiuso nclla soliludine del private gabinetto voi I' avrcste veduto indelesso mai semprc nclla leltura do' classici di ogni iilile e dilet- tosa discipliua. Ura duii/;ia il pensieru ne' caati inarri- vabili delle muse grecbe laline e toscane , ed ora svolgc con nolturna e diurna mano le pagine di Pla- tone di Aristolilo di Tullio di Bacone e di 3Iachiavelli. E sposando I' clenienlo filosofico c cor-monlale alio grazie della poetica, giugne in breve tempo a quella iinezza di gusto, die non scntita appieno ncll' anima oon puo mica espiiniorsi o manirestarsi al di I'uori . E perciocclie lo soopo di ogni studio si e la scoperta del vero e 1' asseguimenlo del bene, egli rioerco nello lettere e scienze quella fdosofia, cbe insegna a lornar felice il terreno pellegrinaggie) serbando I' uonio ordi- nato con se stesso , sociabile cogli altri , umile con Dio(l) In falli medilo i libri sanli , Icsse i Dos- suet i Fenelon , o I'u cri.^liano di senliniento e di cuore , studio nel Romagnosi, e fu insigne magislralo, bevve nel Genovesi Gioia Kant Cousin, e I'u uomo . Conosccndo egli a profondo come la poesia col (1) S. Agostino . vestir d' immagini noLilissiine ogni seniplice dettalo e con incarnar di vezzi ogni morale precetto valga moltissimo ad ingenlilire i costumi seiitendosi a lei predisposto , voile dedicarvisi a prcf(!renza ; e frulto non che di genio di suo zelo umanilario sono piu e pifi elegant! componimenti poetic! , !n che riluce leggia- dria d' immagini ingenuita d! sentire, spontanea flui- dezza d! verso , e tersa f'avella anzi che no . Ora ra- gionando solaiiiente de' part! del suo ingegno , che videro la kice , mi e forza confessare di non poler leggere que! dettali senza sentire un' interna emozione, una vocesegreta che ad ogni istante m'inlerroga: — qual e T uomo beato sulla terra, se non quegli , che impara a cercar gli element! di sua felicila nelle mi- niere dell' ingegno ne' tesori del pensiero ? — Dove r utile e I'onesto vivere , se non se nella coltura dello spirito ? *=- Dove la vita stcssa , se 1' ozio senza lettere dee reputars! , anziche vita , morte e sepoltura del- r uomo vivente (']) ?^— Tali sono in generale i senti- ment! che destano nell' animo i lavor! di Carlo , per- ciocche ei provo coll' esempio dover esser santa la missione santo 1' ufficio delle lettere, morale lo scopo del poeta , che altrimenti giusta il detto di un saggio stolta e la gloria, che vuolsene ricogliere . -^ Ed in vero se avreste vaghezza di torre a disamina i suoi diversi canti dettati per le nazionali accademie , e miranti a lestimoniare un pubblico segno di ammi- razione o di lutto, non iscorgereste voi a prima giunta esser divisamento primario del nobile poeta proclamare il bello della virtu , informare ad essa i costumi del popolo, e meltere in tutti biasimo eterno per la trista (1) Seneca Ep. 82. ' ■.■- •" (■] gonia de' vizii , non clic per gli stolli seguaci di essi ? ]\()ii vi rivelerebhero quel versi un' anima bella docile alle atlrallivo dol retlo senliro o forte avver>a al vile giogo di nelandczza e turpiludine I* Inollre se la forma dolla espressione detennina la forza del ponsicro , se la nostra poesia non e piii qiiclla de' Zappisti e dc' Frugoniani , se al dir di un Laniertuie , attesa la poetica rivoluzione operata da! Cristianosimo , i di cui progress! sono palpabili in Dante i\Iiilon Tasso e Racine, ella vuol dislaccarsi role, non si coltivano le scienze, che per migliorare I co' coslumi la specie uraana, e dove uon si cerca e (XXI) J) non si conosce la vcrita, che per avcrc in maiigior » t'sliiiiazione la virlu(l). « Ma uliime! — Cosa bolla mortal passa e non du- ra!... all! porche si brt-vi c sparuli sono i i>iorni di chi proprio e nato a hencficar I' uniana progenie ? ])erchc piu che i bisogni dclla scicnza riiileresse uina- iiitario non vale a proliini;ar lo slanie a luntc vile prcziose ?...Trasciirroiio gli anni nc>' tcnebrosi vorlici del tempo, e Carlo benche robuslo di fibra c di forte cosliliizione trislo od oppresso mena aniari i siioi gior- ni : un male di pielra di e notte lo Iravaglia; sicche dopo il lungo e vano tenlar de'farmaci, vien cono- sciulo si dair mi'eimo, che da' congiunti un vero fa- tale ; takhe si grida da lulli al cultullo cislotomico, come air unica spi'me di guarigiunc. Ma abi colpo Ireinendo ! ii soccorso dell' arte salutare percho tardi invocato dovea airrcltar la sua morle ! — Volgono or- mai qnatlordici kine ed il i" dicembre del 181-4 Ira il liilto comune di lullo un popolo si prepara un con- voglio I'uncbre. una voce di tnslezza si sparge lungo le ampie vie della cilta, cento e cento bocche ripe- tono r infausla nuova — 1' amico della patria il nol)ile poela il mecenate delle letttTe ah! Carlo non e piu! — Cnsi di queslo insigne socio vostro o Gioeni non ri- mangnno die poclie pagine, di che I'aran cenno oiio- rato i fasti della lelleratura siciliana; di sue virlu noa vivonn che le riiiiembranze stampatc nel cuore del cungmnti dcgli amici e di quanli sel conobbero: a noi rimaiie d dolce conforlo di averne bcnedt'lla la nicmoria con ai;giungere quosto piccolo serto di lode alia corona di alloro, che cinge le tcmpie di lui — .- (1) V. Lioijio del Guili uel tuiuu xiii dcgli Alti dcl- r Accadeniiu . (XXII) Almeno in si acerba vedovanza dclla nostra Act ade- mia se per Irisla condizione delle cose di quag^iu il merito de' grandi sen giace per tutto obbliato men- tre un foco vilale scalda ancora i loro petti generosi; quando poscia scoccata e I'ora Iremenda che dormo- no il sonno della pace eterna, non sarem lieti per r utile de' superstiti di poter sospiiigere a scopo nobi- lissimo le scienze e le lettere con perennaie la ine- moria di chi ben merito di esse e della patria? Ma se questa piange nella morle di Carlo il suo fido e generoso sostegno, se le letlere le arti e le scienze dolorano il magnanimo promotore di ogni utile e filantropica intrapresa; saran per questo meno Ho- rida la prima, e manchevoli di progressi le seconde? IV6 ornatissimi soci a dispelto dell' invido genio del male queste stesse pareti, ove lor si concedesse la favella, si queste pareti testimonie e depositarie dei vostri interessanti ed ulili lavori basterebbero sole a convincerci, che 1' esempio luminoso e parlante del nostro Valsavoja non che di altri valorosi accademici estinti ingenera sempre in voi nuovi semi di zelo uma- nitario e scientifico ; in guisa che palria e scienza Stan sempre in cima a' vostri pensieri, patria e scien- za hanno ne' vostri cuori un altare: si queste pareti medesime continuaraente ci direbbero come queglino in certa guisa non sian morti, perciocche rivivono in quanti petti magnanimi e generosi autre Catania, in quanti membri e scienziati enumera la Gioenia. E poiche amor di patria ed amor di scienza in nodo strettissimo intendono di conserva al bene universale, atteso il sospiralo compimento di quella mirabile co- slruzione, che inl'rena I'irrequieto infuriar della onda, non mi e dato vaticinare a questa sicula Alene un'era novella di maggiore incivilimento, e di ricchezza sotto (XXIII) r egida della pace? Si cio e appunto da sporarsi per- che voi 0 doUi naluralisti fornirete ai cilladini i lu- mi iH'cessari per Icvarli a grandczza, ed essi liduciati ncl conlorto di voslre conoscenze raggiungeran tale una ecccllenza nolle arti ncll'agricoltura nel commer- cio e neir industria, da far eco ai noi)ili sforzi del- I' Europa incivilita da superbirne la scienza medesiiiia per gli argomenti e nuovi mezzi di lustro, che il tem- po le ripromette. E lice forse dubitarne o Signori ? No, i'universale consentimento i palpili de' voslri cuori mi assicurano, che non potra venir fallilo il nobile desio, perche si fonda sul benigno favore d'un Prin- cipe illuminate , e sulla saviezza di chi con afTctto paterno niodera ad un tempo e il governo generale della provincia, e la direzione di questo corpo scien* tifico — Diceva. » >!■»<' «■ INBICE Relazione Accademici per V anno x\i del- l' Accademia Giocnia — dal Scrji-elario (jo- nerale d. r Giuseppe Antonio Gakagni. Pag. t Illiistrazioni Enlomologiche siciliane di Ma- riano Zuccarcllo Patli . . . » a^ Sulla cosla mariltima meridionaJe del golfo di Gatania Memoria del profassore Garlo Gemmellaro . . . . . )) 65 Flora dei dinlorni d' Arola del socio onora- rio Giuseppe Bianca, Memoria rjuinlu che comprende conlinuazione e fine della classe penlandria . . . . » 5 / Prospcllo della sloria della Zoologia di Sicilia movendo da quello del chiarissimo sig. bar. Andrea Hivona — per Andrea Aradas. « t63 Relazione del sellimo congresso degli Scien- ziali ilaliani in Napoli i S45 del prof. Garlo Gemmellaro. . . . . » sof Volcanologia geologica della Sicilia e delle hole che le so no inlorno — del profossore cav. a. Fr. FiA •oo au •28 29 •3i »36 '40 '56 '58 '60 '68 '77 )> J 80 183 i8i 190 192 » 194 3o5 209 ai3 II. I 3 > nil . 5 l> 2 3 . 22 ) I < I I 27 I 2 I 3 4 12 25 22 6 • 4 8 8 10 18 G 7 4 G 13 8 a 34 2 ull. 24 2 7 9 9 1 1 32 32 3i 38 9 G 35 16 31 aS 36 iiilnsiia inliinsera peiii;iii(lria pciiidiidria (1) rill die tliacliune cliacune .'li i sollopciiso ■ IlK'lll tottopongo ■nilii geiif r.uo Jegenerare id sntln|iPiibando di>lice solloponendo di sicre allciuccosa allernaiiza die iiiodo l.a tie inodo da 1)0 «' e sogTia sopra sl^iitinii stain i Jaiii-eoli lemicolari diglinsi dia^iiosi ^ol^ala SaUola fiore flori I'apicaii'Iii Eiliinopliera pabi-sceiili sprs Ijoicia nia<;iiii Sriirni/jramenla Enituo J'aniraudu Lcl.iMo|iliora pubescciiti spcsso Jacinia coperti inarsi'ii Smembramenio F.remo ricervi ricurvi Oiisinno Gussoiie ralici calice fiiiformi fusirormi iitrisd incixa che il car- flio il carpaccio paccio, largo largo nosrali iiostrali Diiioiiario (1) I)i/,ioi>ario Prices Precis visilnva Berardi marex visiiava lieriiardi Aliirex atleiul atlcnte V scmbra seinbra tratiero dalle Iratlerro delle prosteslarmele protestarinele ERRORl CORREZIOWI Pag. 216 lin 1 *> Frenrei 217 » i3 suHe 23 I 1) ult. derleriiiinare 23a )) 21 aecesse 233 » 18 scgiiiie 238 » 20 isolala 239 » 7 orma )) }) 10 I'eneie 241 » 10 cola 243 )) 5 f'enere 245 » '4 claslici 246 » 21 casi ji n 33 slessa 247 )> 26 messo 248 }) I volcanizzcata )> » 22 cavila 2 5o )) 29 alati 262 » 21 conceriare 256 )) '7 deconiposione 257 » 25 strali 2G2 )i 25 pcssando 270 J) 3 a 290 » i5 pi'oiita 294 » 5 prcsione 3o4 » 10 massi 3.7 » 24 ra 041 i> 14 tare 353 » 24 apparisca 38o » 1 1 velale 394 » 19 lemdo 395 1) 4 ha » )) 9 ritnpendone 409 )> '7 notlrae » )) » fisalmenle 412 )) 2 sa 4i5 » l2 comilata 438 }) 26 comuniaata XVI » 3i viri xvn 1) 28 ditsiuti Flegrei sue deierniinare acecse seguite tali idee isoiata forma cola Veriera. elastic! cosi slessa mezzo volc.'inizzala ravili a lat! concenlrare dei;ornposizione strati pescaiido o piii pronta pressione mossi Ira dare apparisce vcgelale tempo ho riempendone sottrae flnalmente a concomltata coniunicata vivi disliiiti 'llsl, J^@?^®®'® i M GT/ Slrada del Corso N, 33S. i m^ ^ - 'VC tccLCKc:" >• «or«^ c (C