CO cccc CCMi. cr C CCC' • c cc C CC(i C CO' ■ C CC'V c ce arc : '^^ CS at ' (CCC ij' C -ccc c ?v^ "^^^A ^Tf E DELIA iiSSS22£i ^2<|>l2SJ2li kfil Dl SGIENZE INATURALI / ^■1112, A. /^. ATTI S)3 3S33£r2S ^iiS^!B^2)2 D| ©li^^i^aA SERIE SECOND A TOMO VIII. <-<■/. ^/,L H.<>^^ CATAiNIA BAI TIPI RELL ACCADEMIA GIOEl^U rn£$90 OLI EREOl Ul PEUCESCIUTO I8S3. DAL MAGGIO 1851, AD APKILE 1852. ANNO XXVII. DELL' ACCADEMIA GIOENIA D. Angolo Panebianco Inlcndente della Provincia di Culania. I'rinio Dircflore. Prof. I). Carlo Cicmnicllaro. Secoiuio DiroUore. D.r D. Andrea Arad;is. Sccrelario Gonerale. Prof. Francesco Tornabene Gassinese. Soi;relario di scicnze nalurali. ProP. Giuseppe Zurria. Soyrelario di scienze fisiche. D.r D. Anlonino Lo Giiidice D.r D. Barlolonieo Rapisardi D.r D. 31ic]iclc Fallica Prof. D.r D. Giovanni Rairuleas Membri del Comilalo Prof. D. Carlo Ga<;liani D.r D. Alfio Bonanno Prof. Tranccsco Tornabene Gassinese. Direltore del- le slampe. D.r D. Andrea Aradas. Diretlore del Gabinetlo. D.r D. Gaclano De Gactani. Gassiere. ^ '. . ' ■* O .Se4 c SJ2 c 2 .2 M o -5 ti • "o o e ^ o c S 5^ • t> a __ e^ o -o (a 00 o C/2 a. a. <: — o o u 'e a 2 o c < «- c s « O s ct s » «: » « CO 5 < o -a o c O o C3 o ^ C3 o » o « s: K = d A K R « « « « a < 1j o o CO c CTJ o 03 < I .2 2.2 ^ ^ < X o E — a. o rt o o "3 Oh .2 s: o =3 "o O cr §_6 i 3 -'^■=: rt . rt o cs .:i Z CO O Z > C^ CA ^^ o bl o ^^^ o o es a s a c c 'E c c3 "3 z ■ w E- o i « 2 !•= :2 -g == >Ji 2 g S o g.2 i=< S 2 _tJD_0 2 CI- =3 cS < '= .5 « o f-o.o 11^^ \ o o o o o «5 i2 c o (/; O o r3 ^^ ■n -= o c 2 ^ S So O O Z <1 C3 til •2 i J -2 « -J ;2 t.=i ♦ , !r> ' 5 ) A TT I SELLA ACCADEMIA GIOENIA f-f f -^f, -f T ' "^ \ .Si. ^ m:m ^ m ■ID ID .A lialMAI^SA DELL ANNO XXVII. del al ^0 ?nar/qto ■/S^/. DAL SEGRETARIO GENERALE ^ ■:-> I ■ • • ■> i ■ - ': . :i 11 y a denx. manieres dc considcrer les illtcis naturelles; la premiere est ie les voir tela qu* lis se pre- senlent h nous, saus laire alien- tiori anx causes, on plulol sans leur iherdier de causes; la scconde c' esl d' examiner les effecls, dans la vne de le, rapporler a dis prin- cipes el a des causes. BuFFON _ Arilhmetique morale e nJon mancano, nella comune degli uomini, ^ fra gli slossi cnltivaloii dclle lellore c dcllo scienze, di quclli i qiiali nella htoria nalurale non cercano c non prcgiano die il solo iminodiato e materiale ulile deir iiomo ; e come superlluo e di mere lusso riguardano gli studii sopra rami, che a quel !oro fine dircllamcntc non Icndono. Male pcro si avvisan cosloro se da toncrsi in poco conto essi slimano 1' aiidar scguendo la natura ne' vnrii anelli della ca- tena degli esseri, ed ammiraila nella slnpcnda variefa dclle loro forme. E prescindendo del moral vanlaggio che un' anima pasciuta di nobili idee ricava dallo Spellacolo della naliira. sia medilando sulle leggi immorlali che rcgolano gli esseri, sia conlemplan- done la cconomia e 1' ordine porlentoso, cgli e in- dispensabile, anche sollo la rislrella vcdnta dell' ulile che VI cerca il volgare, che pria connscer bene fa d' uopo i naliirali oggeili, per poler poi applicarsi a rcndcrli adalti agli usi, c convcnienli al hisogno. 2 Quanlo la induslria, le arti ed il commercfo devono alio studio della natura, e supcrfliio rammcn- tare ; giova pcro riilettcre, ad incoraggiaineiilo dei cultnri della storia nalurale, che trascurar mai non si debbe la piij minuta ed attenta osseivazione, la indagine la piii accurala, lo scrupoloso esame di ogni oggetto, per distinguerii ne' caralteri, per li quali la natura stessa individuarli ha voluto ; e si lasci che altri giudichi a suo modo di uno studio di tal fatta. Giorno verra. come le lante volte e succes- so, che da questa maniera di studiar la natura, ve- dranno con loro sorpresa sorgere inaspettati resulla- menti utilissiini, cui dovranno i contrarii lor malgrado piegar confusi la fronte. Continuando indefessamente ne' suoi travagli r Accademia Gioenia , nou da ascolto alle parole dei Zoili, ed accresce gia di un volume la serie scconda de' suoi Atli, ricco di dotte ed elaborate memorie. Neir ordinarle insieme io trovo che scrvon esse di esempio a quanto rillette 1' immortale Builbn, nolle parole che ho preso ad epigrafe del mio breve di- scorso. )) Vi sono due Modi » egli dice « di considerare i fenomeni naturali ; il prime si e di riguardarli quali si prcsentano a noi senza innoltrarsi sino alle cause : il secondo si e di esaminarli coll' idea d' indagarne* i principii e le cagioni . « Val quanto dire esaminare ed mdugare ; e di quesfe idee son modello le me- morie, delle quali un succinto epilogo io vengo ad csporvi. Nel tempo che morbo crudele a gran passi avanzavasi a recider lo stame di sua vita, 1' egregio Socio proF. Maravigna, non allro sollicvo trovava agli acerbi dolori, non altra pausa alia perlinacia del male 3 che r impiegar qualchc ora alio amcno £ludin dclla storia nalurale. Dcllc varie Monografie die in quel tempo scriveva per la nostra Accadcmia, due per bocca del socio Aradas vennero proiiunciatc in due tornate accadcmichc, non pofendo ogli slesso rocarsi fra noi. Una di esse riguarda k il Sollalo di calce )) die Irovasi nelle minicre di Zolfo dolla Sicilia )) unitamente alio zolfo ed alia celeslina, con un cenno » sul carbonalo calcare die ivi rinvionsi. » Quesle minierc, oltre all' utile immenso che lianno arrecato al nostro conimcrcio col prezioso combustibile, divc- nuto I'ontc di ricchczza nazionale, ban fornito a' ga- binctti mineralogici ample collezioni di zolfi cristal- lizzati, di strontianc soU'ale, di calci carbonate e di gessi — II nostro socio in qiiesla Monografia, si la dapprima a dichiararc come, avendo altra volta scritto suUo slesso argomcnto, dopo tredici anni, trovasi di aver dovuto renunziare a talune dellc sue idee ; e riandando le cause alio quali attribuiva la formaziono dello zolfo, de' solfati calcarei e strontianici, non che de' carbonati che con essi alio spcsso si trovano, credo dover piu tosto appigliarsi all' idea, che da cmana- zioni sotterrane que' minerali derivino ; e molte leo- rie gcologichc propone pel facile spiegamento dclla loro formazione . Passa poscia a piu prcciso lavoro, che e quello di distinguerc- le varie forme che prendono i solfati di calcc nolle nostrc miniere di zolfo, spccificando le seguenti : 1. Cristalli in prismi tclraedri, unili a due per mezzo dcgli angoli diodri aculi. 2. Cristalli in prismi csagoni, due volte smarginali nclla estroniita. 3. Cristalli in prisma triangolarc smarginati negli spigoli e nelle estremita. A. La stessa varicta nello stato emitropico. 5. Varicta prismatoidc. 6. Varieta acicokire. -.tw^ 7. Varicta fibbro-sctosa. - k'i) 8. Varicta lenticolare. . ;: .< 9. Varicta lenticolare piii convessa. ^ , j 10. Varieta cuneiforme. il. Varieta che diffeiisce alquanto dalla trapezzoidalc uniquatcrnaria di Hauy. , . 12. Varieta laminare. Parla in scguito delle geodi gessose che con- tcngono neir inlerno uno intralciamento di cristalli aci- colari di gesso ; e del carbonato calcarc romboedrico, che unitamente al solfato di strontiana fan compa- gnia a' cristalli di Zolfo ; e chiude la monografia ri- petcndo le nuove sue idee sulle sotterranee eraana- zioni deir inl'ocato nucleo dclla terra. La seconda Monografia tratta « delle specie del » genere Pimia di Linneo, alia Sicilia appartenenti. » per servire alia compilazione della di lei Fauna » con 13 tavole diligentementc disegnatc ed incise. L' autore, togliendo in prima a provare la con- fusionc che trovasi nella specificazione delle Pinne siciliane, non faccndo astrazione della classica Fauna de' Molluschi di Sicilia del chiarissimo Amando Phi- lippi, vicne ad csporre le proprie osservazioni ten- dcnli a dclucidare questo argomcnto di patria con- chiologia ; e trattando in ispeciatiia delle varie Pinne, incomincia da quella a lui donata al Socio Aradas, da questi gia dedicata all' Accademia nostra e de- scritla sotto il nomc di Phina Joonia ; passa in sc- guito a ragionare dell' altra, stata riportata dal Philippi 5 come idcniica alia P. rudis, IJn. Ifu-ciulo rijovare aporLiinciite esser essa una specie niiova die aina di cliiainare Pinna Philippi ; inl'alti il sommo Linneo per la sua Pinna rudis cila tre figure, die oltre di esscre fra di loro dillerentij dissomigliano eziandio moitissirao da qiiesla novella. Due altre nuove specie descrive il noslro Socio, cui ha apposto i nomi di Pinna Gemmellari, c Pmna /iradnsii ; e la cenno della P. Vilrea di Ginelin, e della P. peclmata di l^li. lligiiardo alia P. nobilis di Linn fa aperlamenle conoscere die la P. squamosa Lin e la vuincuia di I'oli, non sono die variela della stessa V . nobtlis. Talche. in questa monografia le specie posson dirsi ben dassificate. ncttamente delerniinate ed esposte in lutte le gradazioni cd in tutle le varicta ; e quindi posson stiraarsi orainai svanite tulte le (lubbiezze re- lative alle specie siciliane del gene re Pinna. L' ingcnuo autore rcnde giustizia in questa Monografia agli ajuti prcslaligli, con escmplari ed osservazioni dal socio Aradas. Dal canto suo questo allro zelanle nostro collega, continiumdo il suo « I'rospcilo slorico-scienlilico della » Zdologia d' Ha Sicilia nel secolo xi\ » ha lelto una meinoria, ove si la ad esporre varii altri lavori di Malacologia palria ; facendo, pria di lutlo, rilevarc la neccssitii di riunirc in un sol cor|)o, ed ordinare tanli mulliplici e svariati travagli, aflin di avere una Fauna novella de' Molluschi viventi e ibssili della Sicilia, qual supplemenlo a quella del ch. I'liilippi ; perclie, a dir vero, imponcnte si e il nuincrn delle specie nuove scoverle dopo la pubblicazione dell' opera del prussiano naliu'alisla. Scende in seguito alia disamina di alcunc osser- vazioni nialacologichc pubblicatc dal proL P. Cakara 2 6 nella sua Descrizione dell' isola di Ustica ; passando a far serio esame siil secondo volume della Enume- raiio vioUuscorinn Sciliae del prclodato sig. Philippi, moslraiulo quali nc sono le novita. Dopo alcune os- servazioui sulla distribuzione geografica de' Molluschi di Sicilia, s' inlraltiene, il socio nostro, minutamente su' generi niiovi, e suUe nuove specie : si occupa di una Mcmoria del D r Domenico Galvani di Bologna, che porta per litolo : « llluslrazione delle conchiglie )) fossili mar ne, rinvenute in un banco calcare ma- )) dreporico in S Filippo inferiore presso Messina. Tornando poscia a' lavori malacologici patrii, ragiona di una prcgcvolissima mcmoria del Calcara pubblicala in Palermo nel IS-iS, qual seguito alia citata opera del Ihilippi ; e finalmente chiude il di- scorso die endo di due allre memorie del prof. Calcara, di cui la prima Iralfa de' siti e profondita in che vi- vono i generi de' Molluschi marini di Sicilia ; e 1' al- tra ha per iscopo di dare un nuovo ordinamcnto, ed una nomenclalura modema, a norma delle attuali scienlifiche conoscenze, alia serie delle dcscrizioni conch iologiche che tbrma parte del Pamphylon siculum. La continuazione di questo Prospetto, ha obbligato il socio Aradas a ritardare di alquanto gli altri suoi positivi e pregevoli trav;igli su' fossili siciliani ; dei quali buon numcro ne ha raccollo, descrito e pub- blicato ne' precedenti nostri volumi. Egli ripigiiera bensi tanto lavoro, perche molti ne reslano tnttavia a descrivere de' terreni terziarii dell' Isola nostra. In quello calcareo e di gesso de' contorni di Pietraperzla, un fumo che uscir vedevasi dalla, cosi sinio sconcio il venirii aggiungendo nella residua parte drl mio lavoro; e se alia classe Telr adynamia , alia Monadelphia pohjandria , alia Diadelphia decandria, alia SyTige?iesia, aWa Gynandria diandria .... preuulleroconcisamente i earalleri delle naluraii Famiglie delle Crucifere , delle Malvaeee ^ delle Leyuminose,(M\e Sina7i/ere delle Or cMdee..., che van parallele, e si cdrrisponduno coii quei prirai grup- pi arlificiali, non credo che ii lellore vorra farmene malviso. Egli perhllro, ove cio Io disgusli, puo Ira- Sandare a suo tulento quei Lrevissimi preliminari , toiti i quali gli verra lornato il lavoro nella forma ed mlegrita originarie. Io pero avro sempre ollenulo l\ vanlag^io di non esscre ohbligalo a ripelermi, ab- bracoiando come in un fascio i curalleri di famiglia. -T-Nella speranza dunque, clie i leltori indulgenli vo- gliano perdonarini !a novila, e i piu ritrosi mi coa- seuiano il suggeriio riniedio, proseguiro seuza uileriore iadugio r ialerrollo caminiao. 2S CLASSE XV. TETRADYNAMIA ( CnVCIFERAE JuSS. ) OSSERVAZIONE Le piante di quesla Glasse porlano tutle iosie- me espresso da nalura il suggello di Famiglia; quio- di a ragioiie fu essa rispetlala nella riforma o rim- paslo del sislema linneano falto da Claudia Richard. E lale laniiglia, variamenle conosciuta solto nom&dJ Cnicifere, o Cniciformi, o Cruciferacee, e variamen- le considerata dai diversi Autori nei tipi generici, e cosi inconlraslahilmenle naturale, che nessuna delle classazioni naliirali ha poluto ripudiarla , o finaaco canijiarne il nome. Essa cosliluisce il 57. Qrdine na- turale (siliqiiose) dei 67. aramessi ed abbozzali dal- lo slesso Linneo; forma la quinla Glasse del Melodo di Tournofort;h una delle 4-0. classi della Storia Univer^ sale dalle piante di Giov. Bauhino; com pone le Cas- sulari ( crucifere a frulto corlo ) elesiliquose ( cru- cifere a fruUo lungo ) doile 76. famiglie di Mofjnot di Monipellier ; slabilisce il primo ordine della 13. divisiono nel Melodo ^nalitico di Lamark ; rappre- senla il 7. ordine delta Glasse xiii. ( Dicotitedoni' polipetali a slaini ipogini ) nel Melodo di Jussieu ; rienlra iu ultimo in lulli i Melodi modern i : quiiidi e la 4. famiglia della (llasse Hypopelalia Thiebaut de Jj'ernaud, e I' 11. delle Talumi/lore ^\\ ylgost. De- candoUe, e la 3. dtlle jnunCe diurne violtijormi pe- tiolo-binarie del Melodo di Raspail ; fa parlo della Polypclalia Eleutherogynia nel Metodo di A. Hi- chard, ec. ec. CARATTEKE DELLE CRUCIFERE Calice di i. sepali, due dei quali inlerni, e due eslerni ( in cerli generi forraanli un sol paio, in aU Iri due paia iiicrociale ),ordinariarnente colorili, bislun- ghi, docciali, aperli o conniveuli , sempr« caduchi , spesso dispari, i due inlerni sempre uguali nella ba- se, un po pijj sirelli , i due eslerni piu larghelti e le pill voile prolungalo-saccali. Corolla di 4-. pelaii, due inlerni e due eslerni, allernanli coi sepali, eguali ( tranne neli' Iberis ), ge- ncralmenle disposli in croce, porlali sopr.i uti disco ipogino, per lo piu ungnicolali, ad unghia formante ordinariamente un angolo rello con la lamina. Slamz 6. lelradinatnici ( di rado 4. ovvero 2.) qudllro dei quaii grandi equilungiii inserili alia som- mita del disco, opposli a due a due, o Ira di loro, coi sepali piu larghi del calice, due piii piccioli, la- teral!, inserili sollo ai margini del disco, ordinaria- menle liberi , opposli tra di loro, o coi sepali piu sirelli del calice. Anler e segaale da quallro linee, e deisceiili laloralineDte. Glandole 4. callose, vcrdaslre, ipogino, di varia figura ( slaminuli glanduliformi, Raspail ) fra la base dei pelali e degli slami. Ocario libero , formalo da due carpelle saldale insienie, appoggialo sopra il disco slaminifero, gon- fialo qualcbe vulla alia sua base tra i grandi e pic- cioli stanii, per cui sembra allora 4. angolare. Sulo unico (alle voile quasi duIIo), curio quao- 27 d(i r oviirio e lungo, allnnijalo quand' esso e corlo: slimmi diii,', palenti o approssimati, FruUo siliquaallungala poIisp«rma {siliqtiatera), o corlu e niiciimentacea, 1-polisperma ( silicula }, o lomentacea, iiideiscente, oligosperma ( carcerulo ), a Iramezzo lariio o siretto, spesso piu luogo e saglien • le delle sU's-.i' valve. — Grano uno o moiti, altaccati ( laleralinenlt! iiella siliqua, o silicula , cenJraltnenle nel carcernlo) alia placenta panetaie <;he separa Je ' !) < "• (^Synclislae, Spr.' — Nanciferae, Vallr.) ** '■ :; A fruUi indeiscenti, o deiscenli appena. Gen. 2i2 Neslu, Desvaux Cah'ce palente, eguale nella base. Carcnrulo' subgloboso, 2-Ioculare, con valve concave, e tramez-"' zo membranaceo tenuissimo, che sparisce nella ma-' turila, onde 1-Ioculare e l-spermo per aborlo. Semi' subglobosi, pendenli, inserili laleralmente. Cotiledo- m crassi, ora giacenti, ora appoggiati. -^v * ■iSa. Neslu PAnicVLATj, Desv., DC, PresI/' Guss. ( Specie unica ). ' A caule eretto: foglie indivise, aspre per corli ' peli forciili: Gori piccioli, flavi. (Jnnua). ^ Myagrum panicidatiim, Z., Ucr.,lV. sp.—Ra' pistrwn paniculatum, Gaert., Pers. — Fogelia sagit- 29 tata Medicus P flanzen Catlungen. Jlyssum pani- ciilatum. W. en. Crambe paniculala AIL Ulyagro similis, siliqua rotunda, C. B. liaphaniatrum silicula minori rotunda rugosa aspera, Cup. l^olg. Fit. Gameline paniculee. Marzo-Aprile. Mrille vigoe, tra le biade da per tulto. Cauli firelli, esilmenle slriali, semplici alia base, pannocchiuli in cima, alii da 1 a 3 piedi, peloso- ispidi per corli peli fascicolato-rainosi, basilali da uo tubercolo. Foglic ispido-scabre piu dsji cauli a molivo di peli assai piu corli c rigidi ( fascicolaloramosi , e basilali da uii tubercolo come in quelli ) che ne veslOQO le due piigine, cigliolate al margioe; Ic radicali ovate : le cauline inferior! bisiunghe o mezzo lanceo- lale, atleauale in picciuolo, col rnargine oscuraraeote angoloso : le superiori liiieari-lanceolate, sessili, saet- lale, ed anche alabardale, ma coi lobi curvali ia denlro sebbene lunghi e aimminalissimi, intere o dea- ticolale n(d raargine, a dentelli dislanli, spesso ge- niinali. Tirsi finlliferi assai alluogali da uh pal'no ad un piedo ed ancbe piu, con I' asse scabro, e i frulli sparsi, dislanli. Gambelli filiformi, glabri, 6-8-iiiieari, palenli. Fieri piccoli. ^/a/Zce coloralo, vorde-flavesceule. Petali Ilivi. Carcendo relicolato rugoso ; subcom- prcsso, glabro^ coroiialo dallo slilo rellilioeo, lungo presso a poco una lioea, un p6 ristrello alia base, e debohncnle iaserito sopra di essa. Semi come nel genere. 243. RjpisTnuM, Granlz. Cal. lasso. Slami sdenlali Carcerulo coriaceo- subero^Oj comprcsso in ciaia, e dilalalo io due cavila 30 l-sperme, I' inferinre dell« quali ordinariamente sterile allungata, la supcriore ^lohdsa, rugosa. Seme nella (oggia superiore erollo, nella inferinre pendente, Goli« ledoni piani, giacenli. 486. B. HuGosvM^ /ill. DC. syst. nat. Giiss. A foglie radiCiili liralc, lo caiiline superiori bi- slunghe, oltuse, dentate : oarcernli con 1' artioolo in- feriore ingrassalo, lereli-sululavalo, subeguale aigambi, il Superiore striate, rngoso , (^/Innuo) . A. Eriocarpum A carceruli pubescenti, con I'articolo superiore piu corto dclio slilo. ( Myagrum Rugosum, Lin. Ucr.W.Bertol. M.fiispanicum, tier, non Lin Xakile rugosaD.C. fl. franc. Spr. Eruca fruticosa hirsulapa- pa\>ens folio Bocc. Raphamslrmn luteum, monosper- mujji, silicula rotunda, funqosa, cauliciilis arclissime ac contiimaciter adhaerenie , Ciip.Baphanislrum luteum, monospermum, ahernatim silicula rotunda, striata, Id. Jiapistrurn monospermum C.B. prod.) B. Lejocarpum A carcernli glabri, doppiamenle piij grossi, con I' articolo superiore subeguale alio Slilo, o piu lunghetlo di <-sso. (Ca/cHe rugosa B. , Poll Fl. f^er. Myagrum striatum, Id. l^iag. Rapistrum monospermum, Moren. R. onentale, Presl. ) //• f I Fn. Cameline froncee. ^ i "'I Sic. Lassanu jancu. ' ' Da Marzo alia prima metta di Giugno. A margini della vie, nei campi aride tra le biade. Var. A. Radice ramosa, giailognola. Caule aspro per corto e rade setole retroflesse, 2-3-pedale, sem- plice alia base poi ramosissimo, a rami pannocchiuti, palentissiini o declinali. Foglie radicali e cauline in- feriori sublirate come nel Raphanus saticus a lobi la- lerali allerni, quelli dell' eslremila confluenli, quelli 31 della base interrolli ; le caulioo siiperiori hi.sInD^lie, e lancoolalo-bisluii^bt!, iirt'^olaniionle (Jentale, a denti ollusi o aculi, e per lo piu, Iranne le piii piccole, con qualche sinuosila alia base ; tulle picciolale o allenuale in picciuolo, scal)rosello-si'lnlose sopra i nervi vioppiii iiella pagina iiircnore, d' iin verde piu bian- chi(;('i<) cbe iiella Sinapis incana, hcuche uguali per la fonoa c pel veslilo. Tirsi frullifi-ri allungali, quasi pedali, qualcbe volta f>iiio ad uii piedu e mezzi>, in- curvi, coll asse ispidelld e frnlli distanti. Gainbetti 1 ij4-\ 1J2 lineari, eguali ail' ailicfdo infcriiiri- del carcerulo o piu luiigbeiii di «'Sso, col fioro (informi, col Irulto ingrossati. Calice coloralo, flavo, coi sepali inemi)ranacei lassi alquanlo piu brevi dell' unghia dei pelab. Pelali somigliaiilissimi a quelii della Smapis incana, di cui qiiesla specie conserva I' abilo, se iioq che il giallo di qucsli e pocliissinio piu pallido, e r unghia piu lunghella : loro forma obovalo-cuneala, con r apice iiilero o rare voile dcnlellalo, Slami llavo- biaiicliicci : anlere Ilavo : sUln verdiccio come I' ovario, glabro, riblorme nel fiore, ailimgalo e un po crasso alia base nel Irullo : s'/mma globose ilavo. (JarceruU appressali all' asse, propriaincnte clavali, I'ollamente irsuli, con I' arlicolo ini'eriore subclavulo, appena alria- lo, e spesso fcrlilo 2valve ; il supcriore globoso, ora slrialo, ora slriato-rugoso, alle voile quasi creslalo- solcalo, pill corlo dello slilo, cbe non di rado c solcalo pur e'^so : qiiesle rughe e quesle slrie spesso oblite- lale dalla peluria. Semi luleoli, quello dell' arlicolo inlerioro ovalo. quello del superiore subgloboso. INclia variela B. , traane le foglie radicali e la base di'l caulc, le allre parli della piania soa glabre : r arlicolo superiore dei carceruli doppiamenle piu grosso, piu bilorzolulo lungo le coslole, piii btiaccialo 32 dall'allo in glu : lo stilo men lungo la melta, quindi piu corlo di detto arlicolo : I' articolo inferiore piu ingrossalo, piu spesso slrialo, qualche volla bilorzo- lulo specialmente in cima. 1 lalli di quesla specie si mangian colli insieme a quell] della Sinapis incana, ma sono piu insipidi. •/ Cakile, Scop. . ( Smembramenlo del Gen» Bum'as L. ) Cal. suberello, 2-gibbo alia base. Slami sdentali. Carcerulo 2-arlicoIalo [con I' articolazione superiore altungala, ensiformi-letragona ; I' inferiore suberosa, turbinata, troncala : ambedue unilocuiari parlibili. Seme nell' arlicolazione superiore eielto, nell' inferiore pendente. CoHledoni piani, giacenti. 487. C. MARirmJ, Scop. , W. , DC, BertoL ameen. , Presl, Guss. Glabrissima, a caule ramoso : foglie carnose, glaucesceiili, pennalofesse con le lacinie subdenlale, ( Annua ) . Cakile pinnala, Delisle-Bunias cakile, Lin. Ucr. , JTosl. , BertoL pi. gen. Cakile, Anguill. Erucae genus in maritimis naseens, Caesa/p. Calcile quibufidam, I.B. Cakile Serapionis, Lob. Eruca marilima, italica, siliqua hastae cuspidi sitmli, Moris.\, Cup. E. marUima, lali- folia, el eadem angusUfoUa, Cas^. I It. Baccheroni. Fk. Coquiliier. • '. Sic. Arucula di man*. 33 Marzo-Novembre. — A Novembro non arrivano che pochi fiori. Nolle arene marillime dovunque, Radice biancastra, ramosa, con fibre liini;hissime. ('aide ramosissimo sin dalla base, ed ivi ebiirneo- flavescento, a rami erbacei, flossuosi, dilTusi, 1-2-pe- dali non compreso il lirso. Foglie carnose, ijlauce- scenti, kicido-papiliose, glabrissime, peiiiialofesse, scanalati? su la coslola, a lacinie otluse doccialu, si- nualo-denlale con denli ingrassati ed ollusi, alle volte intere lineiri o subelavale ed anche spatolale rara- menle dentalo-pinnatifide. Timi fiorifen in corimbo lasso, frulliferi iju 2-pedali, per ordinario ramosi alia base, a rami corti erelto-paletili. CaHce ineguale, con due sepali alqiianto piii corli e saccali alia base. Pelali eguali, obovali od ellillici, subrelusi, bianchi, o svani- tamenle carnei, o d' uu violetlo dilavatissimo, ve^dicci nell' unghia, doppiamenle piu lunghi del calice ( com- putata r unghia stfssa ) . Antere Have : filamenti ed ovario verdicci. CarceruH 8-10-lineari, ed anche polli- cari, pedicellati, impianluti disordinatameule s;i 1' asse della fiorilura, con gambello conlinuo con la sostanza deir asse stesso, 2-3-Iineare, che poi iogrossando si raccorcia, erellopalenle o palenlissimo : articolo supe- riore l-spermo, ovalo-lanceolalo, lelragono-ancipile, con gli angoli dapprima ollusi, nclla malurila acuti, con base astala a iulacco triangolare, iin po dopressa ai duo lati aciitangoli ; arlicolo infiTiore 1-2-spermoo sterile, con apice a cono Iriangolare bigibboso o bidenlato .-die due basi, per cui mezzo va inserito nella tacca di ugual forma dell' arlicolo superiore. 'Scmf' compress!, bislungo- semiovali a base slorla, giallicci, soloati in una faccia concenlricamenle lungo tulto il margine, e nell' allra in u(i sol lalo lungo la promiiieiiza della rajicina. Odore di lulta la piauta forie c disgustoso di cruca. 245 :^,..„ Senebiera, Pers. Cal. eguale alia base , patente. Stami 2-4-6. Carcerulo didirao-subcorapresso , rugoso o subcri- stato, 2-loculare, con logge 1-sperme, e semi pen- denli. Cotiledojii appoggiali. 488. S. coRONOPVS, Poir., Pers., DC, Pros!, Gtiss, Glabra, a caule ramoso, depresso, proslralo: fo- glie petiiiatoresse con le lacinie inlere, dentate , ed incise, iiifiorazione in glomeruh' ascellari ed opposli alle foglie, subsessili: carceruli compressi , didinrii , creslalo-relicolalu-iugosi, lerraiiiati da coilo slilo co- il ico. (^nnua). Cochlearia coronopus, Lin., JJcr., JV. — Coro- nopus Buelii, All., Smith, Lam.,Gaertn., Spr. Le- pidium squamalum, Forskael. Cornu cervinum al- terum, repens, Dod. Ambrosia i. Matthioli, Cast. Cornu ccrvi repens, Id. Nasturtium verrucosum, cap- sula bivalvi aspera seu hirsuia, Cup. !It. Carara, lappola gramigiiuoln, lappoline. Fr. Gochleaire corQe de cerf, cressoa corne de cerf. Sic. 'Nzinzuli. Marzo-Aprile. Sopra Ic fanghiglie rasciuUe per le vie , ossia in quci sili, che sono slali inondali iiel verno. Cauli molli dalla slessa radice, aperli e proslra- ti a rosa, e slrellamente appressali a! terreuo , de- pressi, slriali, rigidi, ordinariameote con ua glome- 3S rulo di fiori alia base sul collo slesso della radice ia cenlro alia loro distorsione. Foglie un pn rrasse , striate, picciuolale ( col picciuolo a base dilalata, pea- nalofesse, a lacinie allerne ed opposle, conlliienti al- ia base, variamente incise per lo piu dal lalo inter- no, spesso flabellate, pateniemente erelte, I' apicilare quasi sempre inters, lanceolala o lineare Glomeruli racemosi , ailungati sino ad 1-2-pollici , densi , coi gj'.nibetti nel frutlo accorciati. Calice picciolissimo , ijlajjro, piii iunghetto dei petali. Pelali bianchi, ob- ovati,siibiuteri. GarceruU glabri, corouati dallo stilo appena lungo mezza linea subcordali alia base, sub- dentati al margine. Semi E piarila alimentaria molto saporita , che raan- giasi cotta come gli spinaci. 246 Raphanvs, Lin., Juss. ( It, Rafano.-/'y?. Radis.-5/c. Radicia ). Cal. eretto , subbisaccalo alia base. Carcerulo cilindrico , oscuramente nodoso , loDgitudiaalmenle 1-loculare, polispermo indeiscente, arlicolato alia ba- se, lerminato da stilo conico. ^emi'globosi pendenli. Coliledoni raddoppiati. 489. R. sjTiFvs, Lin., Ucr. Glal)ro, a foglie lirate: petali rosso-violetii, ve- nali: carceruli ventricoso-vescicolosi: roslro siibegua- le al carcerulo, o piu corto di esse, {Annuo). !It. Ravanello. Ftt. Radis, pelile rave, raifort cultive. Sic. Radicia, rapa. 3& ^''- Aprile-Mnggio. " ' Da principio collivato rinasce sponlaneo dai se- mi caduli qua e la nelle vigne e ai margini dei campi. Bodice tuberosa, grossamenle fusiforme o rolon- da maDi;iabile e d' un gusto piccanle. Caule eleva- lo, ramoso, 2-4-pedaIe. Foglie sublirale , le inferio- Ti picciiiolale , le superior! sessili. Tirsi frutliferi 5-15-pollicari. Pedimculali come nelle due specie seguenli. Calice glabro. /'e/a// obovalo-cuneali, ros- so-violelli , veiiali di bluaslro. Carceruli quasi poUi- cari ( non compreso il roslro ) a slrozzalure pocbis- simo rilevale, con piii d' un seme in ciascun node : rostro lungo, conico-aciiminato lesiniforme, subegua- )e at carcerulo. Semi stortamenle bislunghi, subcom- pressi, leonini , esilmente granulali soUo la lenlc , slriali nel lalo ovc cadono i margini ripiegati dei cotiledoni. E pianla alimenlaria noo solo per la radice, ma anche pei lalli c i carceruli Icneri. 247 >-^- Bjpitjnistrcn, Tournef., Gaert., Blerat. , ( Smembramenlo del Gen. Kaplmnus, Lin. ) Carcerulo arlicolalo-moniliforme cilindrico ter- minalo da slilo conico, ad una sola loggia longilu- dinale , divisa in 1-8-slrangolanienli l-spermi flnal- menle divisibili: con base arlicolala a doppio disco, I' inferiore dei quali e d' un sol pezzo a superficie tagliala in due piani ioclinati , sopra cui s' incaslra 37 r allro a due pezzi ( i-spermo o sterile ), che ha piana !a superficie, su cdi pnsa il carcerulo. Nel dip- piii gli slessi caralleri del £;eiiero precedenle. 490. R. Arvense, Merat Nouv. fl. paris. edit. a. pag. So^. A foi^lie subispide, le inferior! sempiicemenle li« ralo, le siiperiori bisluoi^he o lanceolalt': cnlici ispi- di: carcerulo assollii];lialo alia base, 1-8-spernio con gli arlicoli subcilindrici a loggia legiiosa; striato-co- stolali: rostrn piu lungo deirarlicolo superiore (^Jnnuo), A. /ilbi/lorus.' A pelali biaiicbicci, o pallidamen- ie rossicci. Raphanus raphanislmm , L., Ucr., IF., DC, Guss.-Rapha7iislrum lapsana, GaerL- Raphanus sgU voslris, Suff'r. Rapislrum arvense, Jll. R. raphani salivi vulgaris folii muUo majoribus, floribus candi' do et purpurea mixtis, elatius, Cup , Bon.? B. Flacijlorus. - A fiori flavi. Raphanus landr a, Poll. Fl. Ver. a. pag. 38 1, nan Morelli, giusta 1' emendazione dello slesso Pol- lioi Op. cil. 3. in corrig. el add. pag. 8o3, e 8oh. ilr. Rapa salvalioa, false ravanello, Fn. Ruiforl des cbarnps , raiforl sauvage , ravenelle. Sic. RadiceJda. Marzo-Giugno. Tra i seminali entrambe le variela; la var. A. con piij frequenza aile rive dei fiumi , e nei luogbi umidi. Radice grosselta, ramosa, bianca. Cauli orolli, cascanli, o risorgonli, alqiianlo ramosi , 1-3-pedali , leggeruienle ispidi per pochi e corli aculeelli. Fo- 6 38 glie radical! e cauline inferior! lirale, a lobi scoslati allerni, ineguali, atlondali, smuosi, mezzo-ispidi, col margine oUusamenle doiitato; le superiori bi^lunghe o lanceolate, grossamente seghellale. Tirsi rrullit'eri glahri neil' asse, 4- r2-pollicari, Pec//ce/// ispidelli co- me i caiili , 5-10-lineari , erello-palenti. Calice coi sepali scanalalo-subcarinati, aculeato-ispidi i Jlyssum, DC. ( Frazione del gen. Alyssum L.) ■ {It. Alisso Fr. Alysse, Alysson ) ~ ' Cal. eguale alia base Stami subappendicolali. Silieula orbicolato-ovale, lerminala dallo slilo, com- 43 preasa, con valve plane o convesse nel ceniro : logge 1-2-sperme : semi qualche volta con margine niera- branaceo. Coliledoni giacetili. 493. //. M^Kirjsiaju, Lam., All. JV. , Bcrlol.., DC.y Guss. A caiili mezzo suITrulicosi alia base, erelli o diirusi : foglio lineari-lanceolate, acute, appressalamenle peloso-caiit'bceiUi : slanii sdenlali : slilo breve : silicule siiborbicdiari, compresso-convesse, Cnalmeiile glabre. ( liizocarpica, e svjfrulicosa alia base. Clijpeola marilima, Lin. manl., Ucr. Host. Alys- sum halijmilblium,Lin.sp.,Ail. I{ew.,Curt.,non IP"., nee All.X.muiimiim.Lia.sp.DC.elPoll.non ex Sald.A.are- narium, ProsL Koniga mariiima, Brown in Clappert. ^ Jioich. , Sibth. Lobularia marilima, Desv. Glica mari- tima, Lindl. Naslunium marinum, Ge&n. Thiaspi leU' co/j folia acurninala, Bocc. T. frulicosum, leucoij folio, aufj II sli folium flore odore mellis aculo, Cup. T. lacan- dulae folio flore odore mellis acuto, Id. , et Bon. Quasi tulto r auno. Nei liioghi sassosi, nei greppi delle colline, nei lagli sterili delia costa, ed anche nei luoghi erbosi. Badice ramosa,rugosella. Cauli ramosi sin dalia base, dilTusu-cespugliosi, rigidelli, piii o men grossi ed alii secondo la natura dei luoghi , inegualmenle. slriali per lo decorrimenlo dei picciuoli, tomenloseilo- sul)col()ii()si,o Verdi con peli appressali appena visibili. /^o/y/Zc infcriori spalolale, quasi oUuse, alle voile quasi glabre,lesuperiori linearilanccolale, acute, piu largliet- te nellrt mella superiors , nella iuferiore prolungale in picciuolo, verdi o vcrdi-canescenli per pc-li alrel- lanieiile appressali all' iiim'i in ambedue le pngine. Tirsi fiorifcri a coriiiiho serralo convesso-globoso , IruUifcri alluugali, 4-12-pullicari, coi frulli spcssi, la u pill parte aborlili, tuUi tomentosello subcolonosi, co- me il caule e i gambetti : gambeUi erello-patenli , 3-6-lineari , filiformi, coulinui con I' asse e decor- renti sopra di esse. Fiori odoroselli. Calice verdi- biaDcbiccio , membranaceo , a sepali bislunghi , concavi , paleiili-incurvi, piu corli dei petal! , sub- eguali air unghia colorati all' apice, appressalamen- te pelosi. Petall biancbi , suborbicolari , a base per ordinario semicordala , concavi , cortaraenta un- ghiati con unghia filiforme verde , dope la feconda- zione alquanlo rossicci alia base. Slami crassi, quasi piramidali, subeguali, verdi, angnlali alia base, senza append ici. Anlere gialle. Glandole verdicce Ira gli stami pill lunghi ed il calice, Guss. Silicula subor- bicolare, un po rislrella alia base , subcolouosa come i cauli, finalmenle glabra, lucida, a logge inonosper- me, con tramezzo finissimo , coronala da slilo capil- lare lungo appena ifS di bnea. Semi leonini , sub- orbicolari , compressi , slrellamenle bianco-marginati con radicina alquanlo prominenle. Generalniente nei luoghi erbosi conservasi que- sla specie piu verde, meno pelosa, a foglie piu gran- delte, a fusti piu gracili e piu flosci , diffuso risor- genli o subereili ; nelle rupi , e nei luoghi slerrati piu canescenle, piij suffrullicosa, a rami piii corli, e ia piu folio cespuglio. 4S SEZIONE 2. A silicule polisperract 250 CjpsELiA, Moench., Caesalp.^ DG> ( Frazione del genere Thlaspi, L, ) ( Fn. Tabouret. ) Cal. eguale alia base. Stami liheri senza ap« pendici. Silicula ohcordalo-cuneala, depressa, con le valvo navicolari non orlale : Iramczzo membranoso quasi liacare: logge polisperme. Semi ovaii, imraar- ginati. C-oUledoni giacenli. ■49i. C. BuRsjp^sToiiis, Moench., DC., Presl, Guss. syn. ( Specie unica ). Annua. A. Sinuati folia, N. A fuglie radical! sioualo-sub- runcinale. B. Pinnaiifolia, N. A fuglie radicaii slrellameale pennalofesse. Tldanpi Bursapastoris, L., Vcr.^W.y All., Guss. prod. Bursa pasloris , Malth. Bursa pasloris viajor folio smnalo, C. B., Cast. Cup. Bursa pastoris sett cap set la, Caesalp. C. Inlegrifolia, DC. A foglie radicaii laaceolo-spa- lolalc. quasi iiilerc. Thlaspi bursa pasloris B. siniplicifolia , Pers. Bursa pasloris major, folio non sinnalo, Cup. Cast. I). Aborliva, IN. A siiiquelle piii spesse , rappic- ciolite, asperme. 'i 46 I It. Borsapaslore, Volg. \ Fn. Tabouret, Bursc a pasteur. I Sic. Vurza di picuraru. OUobre-Maggio. Nelle muricce, nei caaipi.perle vie da perliitlo. Baclice ramosa , un po crassa nel collo. €auli semplici o ramosi, cortamenle irsuto-canescenii o sub- glabri, quasi sempre piu glabri nella parte superiore, spesso piu di uno dalla slessa radice , 4-8-pollicari, non compreso il tirso. Foglie radicali picciuolate, di- sposle in rosa, in A. sinuate in B. streltamente pen- nalofesse, in C. subspalolale dentate, in D. varie, le primordiali lanceolate subinlere in tutle le variela : foglie cauline sessili, rcmotamente denlicoiate, lineari- lanceolale a base saellala: lulfe piii o meno irsuie , cigliolate nei margini. Tirsi frultiferi terminaii , al- iuiigali, 3-I2-poliicari, glabri, coi gambetti in D. piii ravvicinali, piu spossi: ^a7?i6e<0' gracili, filiformi, gla- bri, col fiore erelti, col frulto allungali ( 5-7-lineari ) e palentissimi, in D. piij corti, ed erello-patenli. Calico semichiuso, a sepali lineari bianchicci, fosco-verdognoli nel dorso , sovenle violetli, Petali inleri , bianchi o bianco-verdicci, picciolissinii. FtlamenU curvi: antere grigie. Silicula glabra, nel germe da principio ovale, poi obcordato-cuneala 3-4-lin : nel lato apicilare, 4-3-nei lalerali, con slilo corto inchiuso nei lobi: in D. aspe^ma, quasi obcordalo-triangolare a lati egui- lunghi, picciolissima, appena \ ■ i J 2 '^-Wn: in ogni lato, con slilo eguale ai lob<, o pochissimo saliente. Semi bisluiighi, compressi, leonini, glabri, ollusamcDle sol- cali in araendue le faccelle- 4T 231 Dkaba, Spr. ( It. Draha. Fn. Drave ) Cat. oguale alia base, suberello. Stami liberi , senza appeudici. Silicu/a ovale-bislunga, 2-loculare a loggc poiisporme, cuu valve piano con vesse e tiamez- ro elliilicu. Slilo filiforme o nullo. Se7m iminarginati. Cotiledoni giaccnli. 4-93. D. Fern A Z,, Ucr., Guss. A caule nudo, eretlo o ascendeiile: Foglie lan- ceolate, UD po acute, subirsule, a peli semplici o bf- forcali: pelali biGdi: siliquelte bislunghe, glabre, con sliinnui se.ssile. (/^nnua). Erophyla vulgaris, DC. Presl. Paronychia vuU garis, Dod. Bursa pasloris minor , loculo oblongo. Cup. Eadem foliis rotundis, Idem. Folg. Fr. Drave prinlaoiere. Mei luogbi bassi Geniiaio-Febbraio; nelle collioe Febbraio-Marzo: in Apiile 1' bo Irovato aocor fiorila nella Cava d' Amico. IS'ci prali utnidi, nelle valli e nei luoghi delle collino. liadice quasi fibrosa. Caule nudo , scapiforme, soltile, slrialo, semphce , sparsameiile e corlamenle irsiilo, 0 solilario 1-pollicare , erelto , o inoiti dalla slessa radice erdli ed ascendenli, 4-6 pollicari. Fo- glie lanceolate o bislungolancoulalcallungale in pic- ciuoli), mezzo seghetlale, o per lo piii 3-denlale al- r apice, irsuli a peli semplici o 2-rorcali , lulle ra- i8 dicali, folte dfsposle in rosa ed appressate alterreno, larghe dtif-lre linee, lungho 2-/y2-8. T/rs/ fruUifcri 1-3-poIlicari , glabri. Gambclli iilifoimi , nel fiore brevissimi, nel Irutlo 6-9-lineari, erello-palenli. Calici picciolissimi, bianchicci, lassi. Petali bianchi, 2-fidi, a lacinie obovate, spesso con una sfumalura viololto- cinerea quando son prossiine ad appassirsi. Hilicuh bislungbe, ed anche bisluiigo-lanceolate , piane, piu luDghe del doppio della lorw largbt-zza. glabre, coa slimma sessde. Semi minutissimi , leonioi , obovali , conipressi, foschi su I' ombelico. OrD. 3. SlllQUOSE 232 NAsrunf/uM, B. Brou. k ( Smembramenio del Gen. Sisymbrmm L. ) ( It. Naslurzio Fr. Nasturce Sic. Naslruzzu. ) Cat. patenle, eguale alia base. Siliqiia sublerele, piuUoslo corla, lerminala da un corto slilo, con valve convesse non carrnal<>. Semi in due serie irregolari, imniarginali. Coliledoni giacenli. 496. N. Officinale, DC.^ Giiss. Glabrissimo, a cauie radicanle alia base , poi risorgenle: fogiie pennaliformi con le pseudo-foglioline repfinde, le lalerali bishinghe ed ovale, la lerminale maggiore, cordalo snborbicoiala: pelali ( biancbi ) dop- piamtiile piu lunghi del caJice, silique sublereli, quasi CJecliiuile. ( Bizocarpico ). Sis^imbrium nasiurtiwn , L. , Ucr. , IF. BeaU' 19 merta nnslurtium , JFetleratie Fl. econ. Naslurtium aqiialicum, J)od. N. arjualicum , majus cl amartnn, Bauh. prod. Sist/mbrium af/italiciim, -Caesalp. lilallh. Cast. S. a'^iiaticum , siipinum, /lore aJbo , Cup. S. naslurtium. a'juaHcu t. All. Cardamine fonlana, Lam. I It. Grescione, naslurzio aquatico , sisembro aqualico, cicembro. Fr Gresson de fonlain, sisymbre cresson. Sic. Crisciurii, crisciuueddu. Dicembre-Maggio. Wei ru^icelli, iiei Qumi, negli slagoi, nei luoghi acquosi dovunque. CauU ramosi, angolato-slriati, tortuosi, radicanti alia base, poi risorgenii, slriscianli o nuotanli. Foglie p.itenli. piuUoslo pennaliformi che non pennate, ca- dendo le laciuie lulte in un pezzo, percbe ooa sono arlicolale su la coslola comune , lullocche avessero r apparenza di vere foglioline sessiii: pseudo-foglioline decrescent! dall' apice alia base della coslola , ine- giialmente opposte, repando-dentale, le lalerali bislun- ghe ed ovale, o sublanceolale, a base storla, I* api- cilare piii grandelta , cordafa od ellittica , ed ovalo- lanceolala ollusa. Tirai frulliferi opposli alle foglie , alliingali , A-S-pollicari. Gambelti 4-6-lineari , sub- cguali alia siliqua. CaHce glaucescenle, chiuso o sc- inipalanle. Pefa// bianchi, obnvali o subellillici , due voile piu luni^hi del calice. Silirjue alquanto tereti , piu & meno lalcalo-subincurve, ordinariainenle di color fosco, coi gambelli dociinali o palenli. Semi minuli, fosco-leoniiii.obovalo-ellillici compress!. Tulla la pianla glabrissima. E alimenlaria, ed eminenlemenle anliscorbulica; e quiadi se ne fa uiollo uso. ,- ; ISO 253 - CjiRDAMlNE, L. JUSS. , ( Fa. Cardamine ) Cal. chiuso o palenle, eguale alia base. Siliqua lineare compressa , con valve piaoe , enervie , piu sirelle del Iramezzo che ha 1' orlo iiigrossalo, (icisceiili con elaslicila dalla base, e altorciglianlesi. Semi 1-se- riali, compressi , quasi iminarginali. CoHledoni gia- cenli. 497. C. HmscTj, L. W. Ml. DC. Biv. Presl. Guss. Patentemenle subcigliata , a caiiie erello: foglie pennaliformi , con pseiido-foglioline subdetilicolalo- Tosecchiale, neile radical! subcircolari, nelle superiori bislunghe, bislungo-spatolalo, o lineari: pelali spatolalo- liiieari, piu liinglii del calice: silique erelte, glabre, coronate da corlissimo stilo olluso. (^Annuel). C. pralensis, Ucr.? non L.C, impaliens, Ft. Dan. C. sylveslris, imnor , ilaUca , Barrel. Naslurlium pratense, foUo roimidiore, flore majori, Cup. ! \ Fn. Cardamine herissce ou value , cresson Folg.\ herisse. . ,,,,j,,;, ( Sic. Aruculicedda sarvaggia. ' ! Gennaio-Febbrajo. ■ Nei iooghi colli ombrosi, Ira le biade, in mezzo alle siepi. Badice ramoso-fibrillosa, gialiastra. Caitle alio da K. poilici ad un piede, erello, quasi del luUo gla- bro, angolalo, per lo piu semplice, anche ramoso sin 51 dal!a base, o piii d' uno dalla stessa radice. Foglie piMinatifonni come nella specie precedenle : coslula coinuiie coil pochi e rarissimi cigli : pseudo fuglioline picciuulate, sulxlentato-rosecchiale, nelle radicali sub- rolonde ( qiiella in cima sempre piu giande , e alls voile subreiiiforme, le altre da su in giu gradatainenle piu piccole ) , nelle superiori bislunghe, o bislungo- spalolale, nelle eslreme lineari, o spalolato-lineari : lulle alleniiale in picciuolo, iiiegualmente opposte, sparse di peli patent! nella sola pagina superiore, glabra nella infcriore. T^mfruUiferi 1 /yz-S-poUicari,, coi frulli nella base dislanti, nelT apice piu ravvicinati, e gli cslren)i quasi fascellali : gambelto filiforine, nei frulli iiileriori 4- 6-lineare, nei superiori gradatamenle pill breve. Calice appena 1 /yz-lineare, cot sepali glaucescenli, verdicci nei dorso , biancbicci nei mar- gini, sernipatenli, piu corli dei pelali. Pt'/a/if spalolalo- lineari, bianchi, piccioli, cocleariformi all'apice. Slami quasi sempre A-dinamici^ rare voile 4-andri : non ho mai vislo i due piu corli Iramularsi in fiori compleli, per formare la variela prolifera si comune in FraDcia« Silir/ue lineari, glabre, elegantemenle torulose, crelle, luD^lieS-lOlinee, piu larghelle di una lineayCoronale al- l'apice da breve slilo oUuso. Sanimmuii, leonini, ovali, compressi, quasi smarginali nella eslremila inferiore, allondali o piani nella superiore, con un solcbello lodgiludinale di qua e di la sollo la giacitura della radicioa. Tulta la piaota ha odore, e sapore di Eruca. 52 254. Ababis, DC. ( Fb. Arabide, Arabelle.) Cal. erello, eguale o gibboso alia base. Stami liberi senza appendici. Siliqua lineaie, con valvs piane, uniiiervie. Semi in una serie, ovali od orbicolari, com- pressi. Cotiledoni giacenli. 498. A. f^ERNA, DO., Presl, Giiss. Ispido-villosa, a caule erelto : fo^b'e dentalo- seghellalo, le r.idicali e cauline infcriori bislungbe, od obovalo-spalolalo, allenuale in picciuolo, le supe- riori ovale o bislunghe, sessili ; a base diialata : pe- dicelli pill corli del calice : silique corooale da corlo slimma, subsmarginalo. {An7iua) . Hesperis verna L., Ucr., Biv. Leucojum pur- pnreum, Bellidis folio, Barrel. L. minus rotundifolium, flore purpurea, Id. Draba alpina, minor purpurea, folio subrolundo, aspere serralo, Cup. Marzo-Maggio. Nei colli ai margin! delle vie e nelle valli ( PoZ' zdngheri. Cava delP amico) , ma non moilo fiequente. Radice rainosa, rigida, biancaslra. Caule cilin- drico, oscuramenle slriato, erello, somplice o ramoso sin dalia base, a rami elevali, palenlemenle ispido- villoso con peli ineguali, nella parte superiore quasi glabralo, 4-8 pollicare non compreso il lirso, sposso fosco-baio inferiormente. Foglie radicali e cauline in- ferior! obovalospalolale o bislunghe, allenuale ia picciuolo, seghetlalo-denlate ad angolo quasi rello, coi deuli dell' apice piu distanli, piu irregolari, piu 53 oltusi, menn inlaccati, I' eslremo ijrancie loLiforme • le caiiliiu; dislanli, scrvienti d' mvoliioro ai r;iiiii o oi rudiiiiedii di questi, ascendcndo gradalanicnle piu piccole, ovale o bislunghe, sessili, a hase non cor- dala ma col margine dilalato, piu lenuemenle deiilale ; tulle esiliDcnle nervose, corlam«iile scahroso irsule spesso coi deiili fdlra volu sul)d«iil.llali sollo I' irsu- zie. Tirsi fioriferi in corimbo paiicifloro, lasso • frul- tileri 2-8-pollicari, con j' asse giahro, e i fii)ri del- r apice sfuipre aborlili; rametii ascillari delj'eslre- rae foylit' spesso inleramente ahurlili, o pdco svduppali cou 1-2 Ooii air apice, che ordiiianainciile uon allec- chiscono, e setnpre non vaiino in fruUo : gambetlo 1-4. lineare nel IruUo, incrassalo, hoq arlicolato sul fuslo, ma ooDlinuo con la soslanza di esso senza brallee, ordidariameiile alquanlo piij grosselto all' api- ce, su cui si arlicola la sili-pia. CaUce bisaccalo, coi sepali fosoobai, liiieari lanceolati usuli, semipalenli, piij corn deir unghia dei petaii, Petali bislungo-obovali* o subrolondi, osciirameole relusi e inezzi all' apice violelli iiella la(nHia biam-o-flavi sopra I' unghia ap- piM)a 1-1 1J2 Imeari, 6Vaw salienli : fi/amenu i>mnco- llavi : an/ere : flave : oi^arlo e slUnma verdicci. SiUque ftliernale, glabre, 2-2 /y^-poilicari, liyi.je, eretlo-pa- tenli, pocbissimo compresse, longiludinalmenle cor- rugale, uu pu rislrelle all' apice ed aiiche alia ba.se, la cui uhima eslremila nuovameiile .«,i slarga tie! punlo d' inscrzioi.e sul gambello, pareggiandosi all' apicu di esso: slimma. che lo corona'; semilmeare, sub- smar^Moalo, oidiocriaineule uu po slrangolalo alia base. SoiiH iiiioiili, bisluii^hi ed obovali. cumpressi, sc:;rL- Jeonini. I pdi pi r la piij puiie, spccialmeiile nel caule, ini son parsi semplici ; uei calici e nelle foglie seni- plici e biforcali. g 5i i99. /f. ninsuTA, Scop. , DC. , Guss. Irsiila (coil peli semplici e forculi ) a caule sub- semplici!, virgtUo, erello : foglie intere o denlale, le railicali ol)ovalo-bisluiiglie, olluse, alteiiuate in picciuo- lo, le cauiiiie LislLiiigo-lioeari , suboUuse , sessili, a base ^ellliabbraccial)le iion piulungala : pelali spnlo- lali, frello-patenli ; silique ri:^ide, glabre, coronale dallo slimma 2-Iobu. ( liizocarpica, o bienne) . Turrilis hirsula, Ucr. , Gerard, non L. Turrita Clusii, taut. 13. Sagitlala. A foglie cordalo-saeHale, con le oreccbie roloiidato. ( Turrilis sagillala, Berlol. aman. Presl. /Irabis sagitlala, DC. , Meral.) . Voig. Br. Tourelte berissee, T. velue. Aprilf-Miiggio. Su i colli per le vie e nelle valli, ma rada. Var. A. ^ac/ice ramosa^ rigida, biancaslra. Cou/e semplico , o moiti daila slessa radice , 1-2-pedali , ciliiiiJnci, lenuemerile slnali , vergali , rigidi erelti , paleiilemeate irsuli, spesso con I' eta fosco-hai nella parle siiperiore. Foglie radicali rosulale , bislungo- spal'ilrtle, allenuate iu piociuolo , nella iiiaggior lar- gbezza 3-iO liueari, luoghe 1-2 //a poll, sparse nella pagiiia superiore di piccole proiniiienze o verruchelle^ e (juindi scabroso-slrigose; le cauline piu piccole^sessili, bisliiiigo-lineari, o liiieari-sublanceolale, subolUise, sein- pre gradalameute diniinuite, a base semi ai)braccianle non sporta in fuori ; le superiori slretlissime sub- acute : lutle oUusamenle e leggermenle denlale o subinl}>re, le supreme sempre inlerissiine: lulle villoso- ispide. Peli del caule e sub- ricurve, 1 ij* 2 on pn piu al di solto. La Var. B. non in allro difTerisce cbc nello avere la base delle foglie cauliiie proluogala in due orccchielte rulnndale, u I' apice aciilo , e >e non e un lasus degl' individui che ho soli' occhio, auche le silique piii robusle e piu raccorciale. 255 CnE/R^ftrnos, R. Brow. ( Jr. Violacciocca Fn. Giroflee Sic. Valacu. ) ( Frazione dei Gen. Cheiranlhus, Lin. ) Calice chiuso, bisaccalo alia base S/Z/yuo Imeare, S6 lereli-c(»mpressa o ancipite , coronata dallo slimma capilalo () 2 lobo a lobi palenti. Semi in una serie, ovali, compresso-marginali. Coliledoni giacenli. 500. 6'. fruticulosus, L. mani., ( non C. Chei' ri; fruticulosus, DC. el Guss.) A caiile angolato, fnitesceuli! , diffusame'ste ra- raoso: f'oglie lanceolate, aciile, intere, verdicanesceali in ambedue le paij;ine: siiique lelragoiio-ancipili, eret- te corcndle da slimma 2 fido, con le lacinie ricurve: semi slreltamenle marginali. (^Frudce). C. Cheiri, Ucria'^. Bianca ap. Guss. syn. 2. in add. et emend, p. 5 4 7. It. Viol' a ciocca gialbi, vioiacciocca gialla, viola giylla, cheiri, leucojo giallo. f^olff. I Fr. Giroflee des murailles, girollier suissard, violier jauiie. 5"/^. Valacu giarnu. Marzo-Maggio. Nei greppi delle pendici (a mo/z/e Celidonio). Caule eretlo, ramoso, angolalo, alio da 1 a 3 piedi, frulesreote, a rami pieghevoli diffuso-risorgen- li , gii aduiti lubercolati dalle cicalrici delle foglie. For/lie lanceolalo-acule, allenuate in picciuolo, inlere, vt'idi-canescenli in ambedue le pagine per corlissima pubescenza appressata poco visibile ad occhio nudo, cosi come i calici, ed 1 caiili giovani. Tirsi fionferi in corimbo lasso, frulliferi allungali da 6 a 12 pol- lici: (jambelli i-lA\Re-M\, angolato-sub-i-goni, alquan- to iiigrossali in cima, erello-subpalenti. Calice a sepali linejin lanceolati, fdsco-rossicci , docciati , bianclucci nel inargine. Pelali obovali a margine un po dilalato, subdi'iiU'llali all' apice, e d' un giallo pallido. Siliqua ereita, iuieare, compressa, telragoao-aucipile, 1 ij4' n' 3-pollicare, larga 2 3j4 'in. con le valve 1-nervose, riiij;(}»eUe, canescenli per pubescenza appressalissima C'linn le foi;lie: roslro conico, 1 //a-iioeare, con slira- mi 2-cor(U! 0 2-fido, a lacinie coslaulemenle ricnrve, cyomi subiolondi ed ovali, compressi, subleonioi, strel- lainente lulro-marginali, con sperraoderma corrogalo, radicina promiiienle, e ombelico nericcio. Si colliva nc'gli orti per oroamenlo. 236 Mjtbiola, R. Brow. ( Smecnbramenlo del Geo. Cheircmthus, L. ) Cal. eretfo, 2-saccalo alia base. Sitiqua lioea- re, lerelo o compressa , con slimma sessile , 0OQoi« venle, 2 lobo, a lobi incrassali o cornigeri nel dorso. Semi ill una serie, spesso compressi, spesso raargi- nali. CotUedoni giacenli. 501. M. TuicaspiDATJ, R. Brow., DC, Presl, Cuss. Villoso lomenlosa , incana , a caule suberelto , ramoso; foglie sinualo-pennalofesse, o spalolate qua- si iotere: silique egiandolose, 3-cuspidate, a puote acute subeguiili. {Annua). Cheiranihus tricuspidatus , L., Ucr. Leucojum cruci(jerum, Carrier. L. marinum, Id. L. maritimum, foliis el si/igua hirsulis , eaque in surnmo apicibus donata, Cup. L. crucir/erurn, foliis plarib us ad no- des cincrcis, sen incams, Id. J. . \ It. Choiranlo di Ire punle. ^"^ J Sic. Vaiacu di mari. 58 Gennaio-Maggio; qualche pianta sino a Giugno. Melle arene marillime da per lutlo. Radice ramosa, biancasira, lungamenle fibrosa. Caule palmare o pedale, suberetlo, ramoso, vilioso- tomenloso , incano. Foglie sinualo-pennali>fesse , o spatolale, quasi inlere, villoso-lomentose-incane come il caule. I'irsi fruUiferi 3-6-pollicari, Gambelli 1-2- lineari, nel frullo incassati e rigidi , conlinui con la soslanza del caule. Calice chiuso, quasi gamosepalo, piu streKo all' apice , coi sepali Imeari-lanceolali , membranacei al margine , una linea piu lunghelli deir unghia del pelalo. Patali venosi , violaceo-por- poriai , bianco-vcrdicci sopra I' unghia , smarginati air apice, odoroselli. Silique lomentoso-incnne, 2 tj^ 3 poilicari, eglandoiose, ngide, cilindncbe, nnn mai esaltamenle drille , difficiimente deiscenli , ;i punle subulate 2 ry^-B-lineari , nello slalo erbaceo .•*iib- otluse , nella maturita aculo-spinescenli ; le latorall era orizzontali , come da Giiss. , ora ( e non mollo di rado ) retrorse come da DC, or ancbe voile al- J' insu ; la media oscuramente 2-loba a causa dello slimma sessile, che vi persisle sopra. Seini dislanti, incastrali negli scrobicoli iocrassalo-legnosi della si- liqua , compressi , immarginali , piombino-foschi , lisci, con radicina alquanio proromente orlala di qua c di la da due solchelli. f^on 1' ela il caule , le silique, e qualche volla anche le foglie divengon fosco- rossicci. v,'i . y '■■:' ,:i •A .<^V . V 0_ ^ >• S9 2S7. SlSYUBRWU, DC. ( It. Siiimbrio. Fr. Sisyrabre. ) Cal. chiuso o patenle, eguale nella base. Siliqua terete o subiingoldta, senza slipile, cod slilo cortis- simo, e le valve concave 3-nervie. Semi ov&\,i o bis- luiighi, ill una serie, penderili. Coliledoni a[)^o^^\&\\. 502. 5. Officinjle, All. , Scop. , DC, Prest. Guss. Sparsamenle irsulo, a caule eretto, patenlissi- mamenle raiiioso : foglie radicali runcinalo-lirale : si- lique subiiiale, spicalo-lirsoidee, subsessili, applicate air asse. (Annuo) . A. Eriocarpum. A. silique villose. Erysimum officinale, L. Ucr. , fF. , Bull., Sturm. E.vulgare. C.B., Cup. Erxjsimum, Cast. E, trio pri- mum, Tabern. Irio, Malih. D. Lejocarpum. A silique glabre. !It. Erisamo, erisimo, erisimo officinale, irfooe, erba cornacchia, cascellora, erba cascellora, erba crocina, erba del cantore, rapa selva- Ilea, rapino, senapaccia selvalica. F^. IIerl)e du Chaulre, velar officioai, erysiraum. Sic. Cacacaoi. Dalla fine di Febbraio a Maggio. Nelle muricce, nei campi, per le vie Ja per lullo. Var. A. Coliledoni ovali. Caulo ramoso, a rami patenlissimo-arcuali, scmplice al!a base, l-i-pedale, osciirainenle strialo, aculfalo-scabro, rigido, erello sparsamenle peloso. For/liis spjisauieolo irsule ; ie 60 radicali e cauline inferiori runcinato-lirale, a lobi la- teral! rellangoli o alquanlo divaricali, hislunirhi e co- noideo-subaculi, confluenli nella base superiore, irre- golarmente lobalo-denlali, I'apicilare siibroloiido smus- Sato : tulte nello stato adullo tinle ordinanainente di un colore rossiccio violello ; le cauline superiori esal- tamente ruiicinalH ( la piu parte 3-6de, con le lacinie laleralt lineari, divaricate, la media bislunga o iineari- lanceolala, allungatn, otlusamenlf inciso-di'nialc ai margini, suboUuse all' apice). T'/rs/ spicifonni, final- tnenle allungali /y2-2-pedali, con la rachidi' striata, SubvilJosa. Gamhelli lereti conoidei, poscia ingrossati superiormenie quanto la base della stessa siliqiin, lungbi appena una linea. Calici mezzo-chiusi. Pelali pallidamente lutei, piccoli , obovali od elliltici ( nou lineari), interi, quasi piu liinghi del calict^ Silirjne appressate alia rachide, subangolato-striate. drilte, subulate, piu viilose della racbide, 4-7-lineari, a ro- slro cortissimo, anzi quasi nullo, con slinnna persi- Stenle a testa di cbiodo. Semi quasi lisci, irregoiar- rnente, irregolarmente angolato-smussati, foscbi. Var. B. Won in altro diversifica, che nell' avere la racbide glabra, o sparsa di qualche rado acnieetto, le silique glabrissime, 11 caule aculealo-scabr(> piu tenuemente. Ntlie ml<' osservazioiii su questa pianla in Guss. syn. 2. in add. el emend, p 84g per error lipografico fu confusa la indicazione della diirata, essendosi detto coi segiii bienne, non amiua, ne rizocarpica. mentre dovea notarsi annua, non bienne, ne rizocarpica. E* poco almientaria, benche qualcbe volia se ne mancino i talli cotti in mineslra. 503. 5. PoLYCERyiTioN, L., AIL, Ucr., IF., DC. Guss. ' • • .J«t:: Glabra, a cauli erelli, mnlli dalla slessji radicp : foc/lio radicali siiuialo-runcinal.';, coi Iol)i iiculi, den- tali : silique ascellari, liensamente racemose, erelle, quasi sessili, sublenie. [Ariiiuo) . Erysimum polijceralion vel corniculalum. Cup. Irio. altera , Matlh. Saxifraga aurea Lobelii, Dalech. Turritis foliia caulem ambientibus polyceralion, Bocc, yolg. Sic. Gimiciara. Apnle-Maggio. Nello inuricce, e per le vie^cosi della Cilia come delle campagiie da per tullo, Fusli molti daila slessa radice ( di rado sniitarii), glabri, eretli, /ya-pedali. foglie oscuramcnle verdi, glabra ; lo radjcali picciuolale, siniialo-ruiicinate, a lobi aculi deutali ; le superiori bislungo-acuto, alte- nuate in picciuolo, repaii.Jo-denlale. Fiori ascellari in tirso foglioso, corlissimamcnle gambellati, piccioli, qua^i a ire a Ire : gambeUi semilineari, incrassali. Calice mezzo-palenle. Pelali gialii, piu lunghelli del calice. Silique erelle, glabre, 6-9-liiieari, abbonite 1-2 in ciascuna ascella, di rado 3, siibtereli, lorulosej drillc o irregolartneiite curve, appressatosemipati-nli, leriniQalo da stilo corlo e crasselto a slirnma siibbi- lobo, spesso e in maggior parle 31oculari, 3-valvi, anomalia non prima osservala da allri, e che parve a! cbiariss, Gussoue colaiilo singolaro ch' csito a pre- starvi fede, fniche non ebbe veduli i saggi da me invialigli : Valve sompre proUiboranli-saccalc alia base: Semi mnmU, giallicci, ovali ed obovali. Odore di lulla la pianla graveoIeUe spiacevolissimo. .-.•I 62 258. Dip LOT AXIS, DC. Cat. palente, eguale alia base. Silique iinearl, compresse, con le valve alquanlo plane, 1-nervie. 5e/«i'ovali, piccoli, in due sene, pendenli. Cotiledoni raddoppiali. 504-. D. Erucoides, DC. , Presl, Jacgu. Sabb., Reich. , Guss. A caule erello o ascendenle, ramoso, foglioso, scahro : foglie bislunghe, subglabre, le inferior! pic- ciolale iiilere, o liralo-pennalofesse le superiori sessili, sinuato-denlale e lirale : silique semi-palenli, pedicel- late ( non slipilale) coronate da slilo conico ensiforme. ( Annua ) . Smapis erucoides, L. , W. , Biv. S. alba, Ucr. , non L. Eruca syiveslris, (lore albo, italica, Barrel. Sinapistrum album hyemale, erucacfolio Bon. Sinnpi hjemale arvorum, (lore albo, Erucae vel Bup'/olio, Id. Cup. S. arvense, album, hyemale, liainfolio, semine luteo, Cup. Volg. Sic. Ciuriddi, finacciolu, sinacciolu. Da Sellembre a Mai:gio. In M;iggio dai semi caduti dalle precedenti fionlure rinasce neile vigne e toslo nuovamente fiorisce ; ma sopraggiuiili i mesi caldi la sua vegelazione non va mollo innanzi, assai piu clie dallo zapparsi le vigne vengono svelte la Duove piantoline. Nei campi, nelle vigne, Ira le biade dovunque. CauH erc'lli o ascendcnli, ramosi, oscuramenle striali, 1-2-pt'dali, e qualche vnlla anche piu alii nei luoghi pingui, ispido-scabri. /'o^//e seloloso-scabroset- te, le radicaii e caulioe inferiori picciuoiale, lirato- 63 pennalofesse, dcnlate, a lobo stipt^riore ordinariamenla conico, (li rado bislunglie inl(!r(' ; le superion varia- mmite siniiilo-denlale, e lirale : lulle minutamente aculeale Kmgo il margine. Tirsi fmlliferi allungali da mezzo picde a due : gamhelli 5-8 liopari, scahro- selolosi, slriali, alquanlo conlorli, palenli. Ca//cnrsulo- SCiibrnselli, semipatenli, qu.dche volta fosoo-rossog- giaiili. Pelah candiJi, od.>rosi, obovati, con I' uiigbia dapprima verdaslia, pria d' appassire per lo piu ros- seg^ianle, iiilcri o crenato-erdsi ail' apice. Anlere giallo-verdi, o siilfuret^. Stimma nel fiore a lesla di chiodt) nel friilto subbilobo, a lobi ricurvi. S/Ugue obliqiiamonte erelle sul gainbetlo palcnte, alciino an- cbe ncurve, larghc appena 1-1 //5-li'i. , lunghe piu d' nil pi)Ilico, gl.ilire, coverle di coilissimo lomonlo nel solo sliiuini persislenle : rostro 3-3 i/a-bneare, ensifonne, conico, 1 -spiTmo o aspermo. Semi mlauU^ lisci, compressi, siil)ovali, leonini. Le selolo sono relroflesse nel caule, picgilft ia su ni'i gainbelli e nei cabci, subappressalo-inQeSsi nolle fogbc, ove prendono piulloslo l' aspello di cor- tissiini aculei, e sono alio voile cosi brevi da neppure avverlirsi, e fare scambiare la foglia per glabra. I talli di qii(!sla specie mangiansi in mnn-slra, sebbene di guslo non mollo buono ; ma e la prima pianta culinaria precocissima, che ci offrono le noslre Campagne a! rilorno dell' auluuno oOa. D. f^iniinea, DC, Presl, Guss. Subacaule, glabra, a tirsi ascendenli: t'og'ie quasi tulle radicali liscie : pelali subeguali al calice : s:lique suberolle, pedicellale ( non slipilale^ coronate da corto Slilo Imeare, olluso. {/innua) . A. Sinualifolia A. foglie sinualo pennaloftsse. Sisymbrium vimineum, L. Tier. Entca sylceslris, minor, lutea, Bursas paslort's folio, Cup. E, sicula ( mill' minima) Bursae pasioris folio, Id. Bon , Raf. E. sicula, Bursae pa^tloris folio, Bocc. B, [nlejrifolia A fo^lie bislungo-spatolale, oltuse, iudivise. Eriica Salemitana Iberis folio, Cup. E. sybe' stris, minima, Bellidis folio, Id. E. sylveslris, minima, autumnalis, san-nympliensis. Bellidis minoris folio, Id. E. parva, IberkUs folh, .sicula, Id. E. minor, Ibendis folio, Id. E. folio, salemilana, Bon. Vola \^^' Sysiinbre nain, sisymbre des vigoes. -• "^ jS/c. Aruculicedda sarvaggia. Oltobre-Aprile. . , . , Nelle vigiie, e ne' luoghi colli. Cauli appena sviluppali , ordinariamenle piu di uiio dalla slessa radico, per lo piii ramosi, 2 3-pol- licari, donde poi si allungano i tirsi pedal! o semi- pedali col frullo : non di rado insorili quesli lirsi itn- medialaniento sui collo delia radice, per lo piii gia- ceiili, anziche veraoiente ascendenti. FoyUe quasi lutle radicali, spiegale in rosa, qiialcuna neile basse divi- sioni del caule, nella var. A. sinualo-pennalofesse, o si/iuato lucere, qua e la deiilale, col lobo (kll' apice alle voile bislungo, alle voile rolondalo, noii sempre' piij grande come nelle foglie lirale, anzi non di rado picciolissime ; lobi lalerali ollusissimi, ora conoidei. ora rolondali, quando opposli, qiiando aiterni, sempre ineguali di ditnensione, alle voile una semplice sinuo- Sila anziche una vera iacmia : nella var. 15. bisluiigo- spalolate, oltuse, indivise, lulle pero piu o meno den- tate per ordinario inegiialmfnle, col margine alquanlo dilatalo e spesso ripiegalo in addielro, firsi fruiliferi i-semipedali, o piu lunghelli. GambelU 2-5-linear», 155 suberelti nei frulti superior! gradatamente piii corlr. Calice semipentale. Peiali piccioli, imeari spatulali, spesso retusi all' apice, luleo-verdegnoli, inaperli, ap- pma mez^a liiiea piu lunghi del calice. Silique erelle, o erdlo-palenli, largbe appena 1-1 ij3 lin. , lunghe 7-12 lin. , compresse , allenuate allc due eslremita : rosiro lungo una Jinea, gracile, cilindrico-fililorme, olliibi), Jille voile mezzo ciavato, con slimina piccolo, ostiurissiinamente subbilobo. Semi ovati, miuuti, pal- lidameule leonini, lisci, subcompressi. 239 Brjssica, DC. ( It. Gavolo Fr. Chou Sic. Caulu. ) '"' Cal. chiuso, o di rado semipalenle. Glandole tra gli slaini corti e il pisliilo, Ira i lunghi e il calice. Silirjua piultoslo lerele, con stilo persislenle, e valve convesse o l-nervoso-carinate. Co/i7ec/o«i raddoppiali. Semi in una serie, globosi. 506, B. C^MPESTRis, L. Ucr. Guss. A caule erello, erbaceo, ramoso, superiormente glabro insieme ai gambelli: foglie irrorale di glauco, le radicali e le cauline inferiori lirale , cigliolale , ispidetle neila pagina di sollo, le superiori cordato- abbracciafnslo, biskinghe : silique loruloso-sublereli, slipilalo, semi-palenti, coronate da slilo subulalo, 1- spermo o slerde. (^Anniia). B. sy/vofitris, Dalech. B. camppslris, perfoliata, imis Lainpsanae I'/uiii fo/iis infunis ( Sic. ) , purp)i- runle caule, luleo floro. Hon. B. canipealris. perfolia' tdf Lampsanae Plinii foliis in/imis, purpuranie caule, luteo flore, Cup. Lampsanae Plinii foliis, Id. Napus sulvestris, foliorum costa et ima parle caulis purpu- rets, radtce clavari tenui, Id. ( It. Rapaccini.rapoccini, cavolo perfilalo, colza. Folg. I Fit. (ihou champelre. ) Sic. Gauliceddu. Novembre-Maggio. Nello vigne e nei Iiioghi colli umidi, ma rado {BorgeUusa, Fkimara...) ' Radice raniosa, alquanlo dura, non gracile. Cau- le erbaceo, ramoso, erello ed anche risogenle, i-3- pedale , palentemenle irsulo alia base , glalirissimo nella pnrlo siiperiore. Foglie d' un verde gaio irro- ralo di glauco, le radioali e ie cauline inferior! pic- ciuolale lirale, a lobi irregolarmenle dentalo-iTenali ci"liali . ispidelte nella pagina inferiore ; le c.sulina sussecuLive piii basse assai bislunghe o spfUolate a margine irregoiarmentc siruialo-denlato ; le siipcriori ovalo-acule ed ovalo-lanceolate, non sinualt^, ma sol- lanto a margine dilalaloondato, irregolarmenle den- talo per lo piu verso 1' apice: ie une, e le alire ses- sili, a base cordala abbraccianle , glabrissime. Tirsi frulliferi ramosi, allungali sino a 4-14-pollici. Gatn- helli /ya-l-pollicari,, erello-palenli ed anciie quasi^ orizzonlali, gracili. Calice orelto-palenle, glauco, coi sepali lineari, docciali, oUusi. Peiali obovaii, concavi, lutei, quasi doppiamenle piii lunghi dtl calice. An- tere lulee. SlUo nel fiore cilindrico: slimma a te>la di chiodo. Silirjue svanilamf;nte relicolalo-venose, S- 6-lineari, lorose , sii i gambi orello-patenli verlicali ad essi, negli ailri palenlissimi nn po piegale all' in- su: roslro subulalo-conico, 1 ij4-\ iJ^-Wnedx^ coa slimma ribadilo a tesla di chiodo come nel Core. 67 Semi tnlnuti globosi, pallidamente leonini, quasi lisci. £ pianta aiimeolaria. N. B. Altra specie di Brassica »i Irova nelle rupi della Cava Grande, che a giudicarne dallefoglie noa caralterisliclie , clie sole fiiiora ho vedule ed in un solo individuo, non lascia decidere, se sia piutloslo la B. Incana, o la villosa, o allra diversa da quesle. E perciu, cir io non I' ho messa in calalogo, aspetlando che mi cada il destro di trovaria coa fiori e Trulli. 260 StNJPis, DC. ( It. Senape Fr. Moutarde Sic. Sinapa. ) Cah eguale alia base, patentissimo. II dippiCi come nel genere Brassica. 507. S. Nigra, L. Ucr. Presl, Guss. A caule erello, ramosissimo, subglabro : fogb'e radicali e cauliiie inferiori iirale, picciuolale, scabro- selle, le superiori ianceolale, inlenssime, scssili, gla- br*', quelle dei ramelli peiidule; silique liscie, glabre, sublelragone, lorulose , apprcssale coronale da slilo couico, breve, gracile, a.spermo. (/^nnua). Sinapirapi folio, Plin., C. B. S.pnmum, Mallh. S. silicjua laiiuscula glabra, semine rvfo, sive vul- ' gar is, I. B. S. ayrarium, luleum, aUissimiim, Bras- sicae stjlKoslris folus minoribus airo viridibus, caule ^ purpiiranie, Cvp. S. luleum, sihquis Erucae modo concinnaiis, Id. Bon. 68 ■ "' I It. Senapa, senape. Volg. \ Fr. Seneve noir, raootarde noir, sanve. f Sic. Sinapa, siuapu. Aprile-Masgio, Welle vigne , e nei campi in riposo per semi venulivi da:;li orii, ove si colliva. Coliledoni 2-Iobi, grandi. Cauli gross! e rossicci alia base, rigidi, erelli, 2-4-pedali, pannocchiiilo-ra- mosi, scabrosetli. Foglie radical! e cauline inferiori lobalo-pennalofesse , inegualmenle sinualo-dentale , scabre ; le superior! lineari-lanceoiale , denlicoialo- subsegheltale, glabre: tulle d' un verde cup(». Tirsi frulliferi //a 1 podali, erello-palenli , poco incurvi , quellf) deli' apice d( i rami non sempre piu lungo. GambcUi 2-3-liaeari , non incrassali , con le siiique sparse, coitliiiue, appressale, qiialcuiia pccbissinio pa- tente all' apice. Calici glaucescenli, semipalenl!. Pe- tali obovalo-spalolali , lute! , odorosi. Stliqiia glabra 6-10-lineare ( non compreso lo sl!lo ), drilUi, toruloso, sub-^'-gona coi due diamelri quasi uguaii , ad orIi dclla sulura nervoso-salienli e valve 1-nervose, rugo- selle nella superficie: roslro corlo , 1-1 yy5-l!npare , strptlamenle conico , olluso , conlinuo col Iramezzo , triangolalo alia base, con le valve che v! si ailicolano a sbiescio sotlo un angolo poco obiiquo. Sovii aller- nali di qua e di la sopra il Iramezzo, scuro-ba!, sub- globosi, semilineari in diametro. E pianla alinionlaria usitalissima. I semi fieschi ridoll! in polvere e impastal! col lievito di farina di grano formano il rubefacienle conosciulo sollo nome di sinapismo. ,i .a j 508. S. PuBEscENs, Lin., Biv. Presl, Guss. Mollemoute-villoso-pubescenle, subiacana, n cauli 69 ascendenti ed eretli, ramosi , suirruticosi alia base : fogliu inferiori liraIo-penn;.iofess(', col lol)o lerniinale ovalo, le siipcriori elliltico-bisluoglie, crenalo-denlale: ^'ambelti gracili, poscia incr^issato-conici: silique te- reli, villoso-irsule, iippressale, coronate da slilo conico submcurvo. {liizocarpica). Sinajdmontanum. hilpum, Rnphani vulgaris folio ^ Irionis sihf/ms, Bon. liaphunislrum luteum, hirsntum, Baphani vulgaris foliis , siiiquis Irioms modo coii- ci/inalis, Cup. Rapiianus arvensis . Raphaiii vulgaris foUis, Irioms siUcjuis, Id. Baphanislrum luteum, hir- sulum, liuphani vulgaris foUo, Id. B. Glabrula. A caule e foglie verdeggiauli , sub- irsute o g.'abrate. (5. cirdnnata, Spr.) !It. Seuapa pelosa. Fr. Moularde velue. Sic. Lassani. ( Nome comune alia specie segueote 510 ). Quasi tutlo r anno. La var, A. nelle colline; la van. B. ai margin! delle vie, c Ira le siepi nei luoglii umidi ( Cassibi- liiFranunedica). Cauli da 1 a 2 piedi , per lo piii risorgeuli suffruticoselti alia base , moileiiieiite pubescenli al- quanlo scabroselli soKo la pelnria. /oijr/te liralo-peo- nalofesse , nou sollanlo le inferiori , ma ben ancbe per ordmario le superiori , a lacinie later^li subop- posle: mile denlalo-crenale irregolarmente, mollemen- te pubescenli come i cauli , canescenli meiilre son giovani, nello state adullo pallidamente verdi. Tirsi frutliferi alluiigali sino a 3-7-pollici, con I' asse pu- bescenle come il caule. Gambelti 2-3-lineari, accoslati, gracili nei fiorc, poscia lucrassalo-conici. piii slrelli 10 70 della siliqua in B. quasi della slessa larghezza di essa in A. Calice glaucescenle. /'esi membranacei al margins , tulli terniinali da grossa selola, spesso rosso-bruni all' apice. Petali eguali , pallidamenle rosei. OlricoU o cassule dello slerigmo coverti di peli appressati, lulei, come nelle specie seguenli: arisie \ /ya pollicari. Odore di lulta la pianla forlemenle muschialo. 513 E. RoMJNVM, IV. Presl, Giiss. A caule, a fuglie irsiiie: pseudo-foglioline sessili, bislunghe, acutamenle inciso-dentale: peduncoli radi- cali, S-O^flori: petali eguali , interi ( roseo-porporini immacolali, piii lunglietti del calice. {liizocarpico), G. liomanum, L. Cav. Uiv. G. cicitlae folio, minus o.t supinum, flare coeriiLio, Cup. G. myrrhi- num, lenuifolium, ampio /lore purpurea Barrel. Folg. Fr. Bec-de-grue romaiu. > Febt)raio-Maggio. INt-i paschi inariliimi { ai margini del Pantanello di JJelloima presso la spiaggia delle Trernole) . 81 liadice iin po crassa, perenno. Foglie moKe, di'^post!' ID rosa, irsnte, soiniglianlissime a (juelle della .specie precedente ina inodore, con le principal! lacinie foirliolinifoiiDi ora opposle, ora allerne , sessili , a base ohiiqua, bislunghe, non pennatofesse (Guss.) y ma piull()^ll) aculamenle inciso-denlate : foglie giovani , ma apparenlemenle a 3-3-lobi, esscudo gli allri poco pr^ioiinciali: lobi lutli ollusi a tnargine on- dato, inegualmeiile denlalo-crenato: pagine appressa- lamenle pul)escenti all' insu, iielle piante giovaiii spes- so caiiescenti; 1' inferiore quinluplinervia alia base, poi ripelulaniente Iriplinervia kingo la coslola , sebbene con qualche irregolarila: picciuoli opposli , inegiiali, lereli, oscuramenlc depress! iiella parte sup^riore , coverli ( priiicipalineiile luogo la depressione ) di pu- besceiiza ineguale, paleiile o appressata, nellc foglie radicali ■; cauline iid'eriori luiiglii , poi gradalaineiile accorciali. Slipole iaierposilive, largaineiile ovato-lrian- golari , membranacee, gia!)ro, una da uii lalo , due dall' allro. PeduncoU iielli; pianle giovaiii radicali, 2- 3-poilicari, 3-4. nmi, nelle adulle uscellan, lj-8 flori, pn'i luiighi della I'uglia, lulli erelli: gambetli 1J2-I- pollicari, iiella fioritiiru crelli , poi riflessi coi fruUi risorgeiili, lulli involucrali da picciole bratlee scario- se, ovalo acute, biaachicce, ineguali, che presto ap- passiscoiio. Calice a sepali 3-5-coslolali o nervosi , verdi-cnpe, su le coslole 0 nervi , verdi-alleijri nogli spazii inlermedii, lerminati da una resia ( lunga ijfi 1J4 di linea, e qualche volla piu d' una linea, ciglia- la, l-2-5elifera in cima ) inlernamenle glabri , esler- namenlc peloso glaiidoloso-glutinosi ( come i pedun- coli, i gambelli, e la parte superiore del caule e dei picciuoli) con peli semplici piu lunghi frammischia- ti ai glaodoliferi. Pelali bialungo-obovati , qualche 85 volta leggermenle all' apice, nervoselli, cremisim (non ccrulei, Guss.), con base purpureo-venosa, sulx'i^utili al calice, ordinariameiiln piu corli. Arisle degli otri- coli pollicari. Slaini dfila serie eslerna piu dilatati , pu'i corli, menibiaiiaceo-biancliicci, slerili, quelli della serie interna piu assotligliali, piu lunghi , rossicci , aiilcnfeti: lulli quasi iiberi. Anlere verdi-[)igie: pol- line giallo. Slimma granaliiio. TuUa la piaota d' un verdw, che inclina al glau- cescenle. Odore non molto sen^ihile. a\ut OrD. fl. DlCANDRlA ( Siegiiono le Geraniacne G'irania, Juss. ) 262 Geranium, W. ( Frazions del Gen. Geranium, Lin. ) Cal. di o. sepali eguali. PotaWS. regolari: Sta- mi lulli ft-rlili con cinque nellani alia base dei fila- menli piu lunghi, S/er/V^wo S loculare con resle dfille e glabre avvollabili a spira. * Perenni a peduncoli S-llori. Si6, G. Tdbebosvm, Dod. Cup. L. Ucr. Presl^ Guss. A radico tuberosa , caule ordinariamente nudo alia base : foglie digilaln-niolliparlile , ^^^bolluse , le radical! lungamente picciuolule, a lacinie cuueiformi- 42 lanceolate , pennatifi(io*incise , le cauline cortamente picciuolale ( le supreme anche sessili ) a lacinie cu- neiforcni-lineari, dentale-incise: peduncoli geminaii o 2-flori. (Jiizocarpico). G. primum, e G. tuberosum majus, Malth. G. tuberosum majus, C. B. f^olg. Fr. Bec-(le-grue bulbeux. IVIarzo sino ai primi giorni di Aprile. Nei lerreni argilloso-ralcari. ( Piano del Bosco rimpello al giardino di Caruso-Rizzuto). Radici tuberose ( a densa scorza Dera *> spadi- cea), subrolonde, bisluiighe, ovatoconicbc; o amorfe. Cauli leieti , aiquaotu ingrossati e rosseggiaali allc articolazioni, piu o menu aiti, ordinariameiiie cubitali, non mai palmari, snperiormente 2 fidi o 2-coli)mi, nudi alia base ( qualche voila arlicolati infenornieiite prima di bifiiicarsi, con due foglie opposte su I' arlicolazio- ne ) corlamcnle veliutalo-cenerei come i picciuoli e i peduncoli. Foglie d' un verde bianchiccio, le radica- li lungameQte picciulale, a picciuoli da un palmo ad un piede ; le cauIine nelle biforcazioni opposte coo corlo picciuoio da 1J2 ad 1. linea; le supreme Gual- meiile sessili; rare volte unica e corla foglia picciuo- lata nel snezzo del caule , piu spesso neli' eslremila uua sola , o due picciole , sempre sessili. Slipole ovato-laiiceolate, membranacee. Peduncoli sempre erel- ti, nelle biforcazioni del caule 2-flori, alle volte quasi 2-pollicari ; nelle ascelle non sempre gemelli 'i-flori lunglii un polUce Guss. ma alle volte gemelli, di cui uii(» a due fiori , i' allro ad iiiio , alle voile un solo 2-floro ; neir eslremo dei rami a ire : lulti varii di allezza e gradalamente raccorciantisi da un palmo ad un pollice soUo in su. Sepali del ca//ce oscuramenle 3-aervi, putentemente bianco villosi, arislali 0 spun- lonali. /'<»/a/t doppiamenle pii'j lunghi del calicc. sinar- ginati o pinttost.) bilobi, noii toccanlisi, ma discosti 1' un dair allro per p.a d' u>ia linea , intensamenle rosei al primo sviluppar.vi (e so la stagione corre umida gndellmi ) con vene cremisi. Stami porporini, ndia fecondazione ravvicinati alio stilo aggregato, che li al.braccia d' og„' intorno con le cinqtie divisioni del suo sliinma slellato , ovvero coi cinque slimmi , poscia ciirvali sopra i pefali: anlere piombine: polline verdognolo. OlricoH villosi, con le ariste palenlemei.te pubescenli, appena pollicari. ** Annui a peduricoli 2-flori. 517. G. LociDOM, L. \y. Biv. Presl, Guss. A. caule ramoso, glabrissimo , rossiccio : foglie lucide , sparsamenle pelose o subglabre , orbicolato 5-7-!(.balo, coi lobi 3-crenali; calici piramidato-ango- lali, Irasversainenle corrugali: olricoli solcalo-muricali: semi hsci. {Annuo). G. annuum, rotundifoUum, montanum, saxalile, lucidiim, Cup. G. pes cohmibmus diclum, saxatile, crassiusculo foUo glabra lucido, floscuUs rubns, Id. (r. rolundifolmm, saxalile, 7no7ilanum , Column. G. lucidum saxatde foliis Gcranii liobertiani , Moren. Ir. lucidum. saxatde, C. B. f^olg. Fr. Bec-dc-grue luisanf. Maiigio-Giiigno. i\^;lle ynll. d.lle collino su le rupi muscuse (Ca- m ddl amico, Lavinaro dd puzzdngheri ) Hadice fibrosa. Canle nlindrio , ijlabrissimo rosco-rossegg.ante o q„asi pnrp.,rino principalmente su I nodi cosi come i p.cciuoli, lucido, erelto e ra- moso iQ ciraa, 0 ramoso- palentissimo s\q dalla base. 88 a rami palolo-ascendenli. Foglie d' un verde allegro, lucide, poi porporasceiiti , sparsi nella pagina siipe* riore di peli radi e mnlli, piu sovente glabre, orhi- coIalo-3 lobale coi lohi 3-crcnali e le creiie corla- menle spunlonale , e qiialche volla ( principalmente quella di mezzo) 2-dt;iilale ai lali: alciine foglie 7- lobe , coi lobi basilari inleri , o sollantu l-dt-nlali. Peduncoli ascellari 2-flori : gambelli nel frullo non nflc'SM. Calici glahn, piramidato-angolali , chiusi, ad aogoii saglienli, toi sepali cnrtamenle arislali, mem- branoc«4 ai margini, Irasvfrsalmente corrugali ai du e Jati dulla coslola, con le rughe pure saglienii, Pelali dilavalanieiile rosci, obovalo-spatolali, inlen, doppia- menle piij luogbi d'l ralic«^. coo 1' ungbia sagbonle quasi una linea. Olricoli dillo slerigmo solcalo mu- ricali, i^labri nel dorso, pubcscenli ail' apice : ariste •4-3-liiieari, glabre alia base, un po irsute dal mezzo all' apice. 318. G. RoTVNDiFOLivM, L. Ucr. W" Guss. Tullo pubescenle, a caulo palenlemenle ramosis- simo: foglie orbicolari, le radicali e cauline inferiori 3-7-lobe a lobi 3-fessi , le superiori 3 lobo 3-fide a base liancatarsepali cort imente arislali all' apice: pe- tali iuler/, piia lungbi del calice: cassule liscie irsule semi relicolali. (^Jnfiuo). G. viscidulum, Fries. Guss. suppl. ad Fl. Sic. prod. G. malvae folio rotunda , C. li. Cup. Cast. G. secundum, Muiih. I It. GriseUiiia selvatica. Volcj. \ Fr. gerariion a feuilles rondes, Bec-de-grue a feuilles rondes. / Marzo-Aprile. 89 JNei ruden, aei pascoJi sterili, nei luoghi erbosi, ai marijini delle vie, comunissitno. liadice a fillone , lijinosa in punfa , giallaslra. Cauh orizzonlaliiienle ramosi, 2-3-pedaii, tereli in- grossali e rossicci alie arlicolazioni, piij robusli che nr-ll;. >p('cie scguenle, i principali oscuramerite solcoti. Fofjiie (•niiiianamenle ncrvoso-bolloselle ie inforiori orl)icolar) a base poco aperla, 5-7-iobe a lobi 3.fidi con la Jacinia di mezzo spesse voile nuovamente 3- fossa 0 3-deiitata, Ie latorali eslernamenle spesso 1- denlale ; foglie superiori quasi semirolonde a base Ironcala , 5 lobo 3-Ode , a iolacchi piu profondi , e denli piu acuti: lullo opposte obliquamenle , pateoli per ordinario con glandole rosse sopra i seni dei lobi, dolci al lallo, ma non come nelia specie seguenle ; Ie radic-ib" lungamente picciuolale a base del picciuolo ddalalo-alala. Slipole lalerab, inlere, 3-5 Imeari, acu- minalo drilte o acuminato-falcate, rosso-baie. ferfw^j- coh piij corii dei!e foglie: gambelli col fiore erelli , col friilto risorgenli. 5e.;>a// ca/icmaZ/ovalo-lanceolali, 3-nervosi, porporini all' apice (i due interni piii strelti, quasi lineari) con arista lunga quasi una linea, 1-3- selosa in eima, nel fiore appressati, nei frulto maluro palenli. PciuU jnleri, o appena smussalo-smarginati, pallidamente rosei con vone piii cariche. Brallee lan- ceolalo-lmoari, acuminate, slretlissime, lunghe 2 1J2 3-lin. rosso-baie come Ie stipole. /'//a;7ie;z/« verdicci; amere e stimmi l^ggermente carnei. Ariste degli o/n- coh 6-8-lineari, piu pubescenli che nella specie se- guent.;. Semi relicolali e foveolati enlro gli otiieoli lisci, irsuli. Pianfa lulla pubescente con pubescenza ( un po iintuoso-viscbiosa, e nelle parti superiori decisamenle glaudolifera) nella pagina superiore delJe foglie sub- 90 appressata, nella ioferiore mezzo-palenle, nelle allre parti palenlissima. Oltre le particolarila di sopra oolale , questa specie ha per caralleri che la dislinguono dalla se- guenle le foglie piu grandeite e alquanto bollose; la roaggior rossezza dei merilalli; la cnnsislenza e il co- lonlo delle slipole: le glandole sopra i seni d< i lobi delle foglie, i quali seni si osservano nel puiilo della -glandola alquanlo aggrinzali; i denti delle foglie cor- tamente spuntonali, il che non Irovasi nell' altra traii- ne in alcuni un esilissima prominenza; semi relicola- ti; un oscurissimo odor muscbiato in lutle le paili della piauta; ed allri molli, che omelliamo per brevila. 519. G. MoiLE, L. W. Guss. Mollemenle piibescente, a caule ramose, giacen- ie alia base: foglie orbicolari, le radicali 7-9-lobale, le cauline superiori allerne, 3-7-lobe, lulte a lobi 3- fessi: sepali cortamenle aristali : pelali 2-fidi, piu lunghi del calice.* cassule giabre, subrogose setni lisci {Annuo). G. columbinum , vtllosum, petalis 2-fidis, pur- pureis, f^aUl.Pes columbinus, Dod. ilT. Pie di Gallo. Fr. Bec-de-grue mollet , Bec-de-grue doux au toucher. Febbraio-Apriltf. Nei ruderi e pascoli erbosi, ai margini delle vie 6 dei campi, nei prati, comunissimo. CoUledoni bisculati, porporini nella pagina infe- riore. Radice a fillone, ramosa in punta. Cauli lere- ti, 1 /y2-2-pedali, qualcbe volta diffusamenle ramosi, per ordinario eretli o appoggiali all' erbe, ginocchia- iif rosso-caraei oella base dei merilalli, alquaoio ia- _i 91 grossali in anoendue 1' eslremila di essi. Foglie senza glandole, grossamenle nervose nella pagina iiiferiore, 5-9-lobe, a lol)i irregoiurmente 2-4-fii1()-Jentale , a- nceiideiido .sempre piu profondamenle incise , le su- preme digilalo-partile , hllerne : eslreinita di tulti i deiili subollusa: picciuoli tereli, iunghis'iimi nelle fo- glie radicali, poi dal basso in alio gradulamtiiile piii corli nelle cauline: sUpole membranacee , grinzose , biaiiclie, ovalo-acule, appressalarn«i>te piil>osceiili, in- lerposilivo-laleraii : gambelti col flora erelli, col Irutlo risorgenli. Calici a sepali ovalo-lanceolali ed ovali , accostati cosi nel Core come nel frullo. Pelali ama- rantini ( non cerulescenli Guss. i con tre slrie por- porine longitudinali, pelosi sopra lunghia, piu lunghi del calice, 2-fidi a lacinie olluse. Slami bianchicci : aotere bluaslre:s//w2mi nero-sanguigoi. 0/rico// glabri, subrugosi : ariste 3-(>-lineari , cortaniente velluline. Semi lisci. Pubescenza a peli ineguali molii , neila pagina inferiore delle foglie subappressaia all' insu nella superiore quasi palenle, nelle ariste appressata, nelle ailre parli patentissima , e qua e la alquanto ricbinala. o20. G. DissECTuu. L. Guss. Gorlauienle villoso, a cauli palentemente ramosi: foglie orbicolari, 7-lobalo-parlile coi lobi 3-fessi, le cauline stiperiori S.parlile a lobi inegualmenle lineari- laciniali: sopali lerminali da corta selola: pelali smar- gioali, eguali ai sepali: cassule liscie, glandoloso-pe- lose insieme a!le arisle: semi relicolali. {A7inuo). G. columbmum, majus , folim irnis , ad usque pediciilum divisis. Kaill. G. colunibimun, lenidus la- cinialum, Cup. G. batraclvoides. minus, Cast. G. columbimim, awiuum, majus, (enuius lacimalum, et lieiic ad pediculurn usr/ue, i^up. 92 Folg. Fr. Bec-de-grue disseque - Bec-de-cigue. Dalla Goe di Marzo a Maggio. Nelle siepi ombrose, mile muricce erbose, nelle collure, nelle vigne dovuoque. Cauli lereli, fistolosi, oscuramente solcali, eret- li, palenlerneole ramosi. Foglie come nella diagnosi, coj lobi cuneiformi , 3-fidi , o inegualmenle lissi o parlili, lo radicali hingamenle picciuolate ; picciuoli tereli: slipole piccole, lalerali, suln'nlerposilive, Irian- golari-acumiiiate, arislate, rosseggianli all' apice o da perluUo, col nervo medio verde. Peduncoli >Jm 1- pollicari, piu corli della foglia tranne alia sommila dove le foglie son quasi sessili. Involucro di quallro brallee simili nella forma aile stipole, ma piu strelle. Gambetli piu iunghi del peduncolo, gradalamenle in- grossali dalla base all' apice , col Gore tTclli , col frullo (Telti 0 risorgj2-2 linee, Dervo>i , spesso a margine di- .; lalalo-subondalo. Lobi del calice ovaloroslrali, spar- samenle priosi, cigliale ai margin!, nel fiore appog- giali, nel frullo semipalenli, relicolalo-nervosi, Pelali biaiichicci sfurnali di amalislino con 3 slrie longitu- diiiali violelle, obovalo-obconici, smarginato-bilobi, a seno olluso e lobi sovenle denlicolali dalla parle in- terna. Tubo slaminifero bianco con\e le anlere ed il polline. Slili sfumalamenle amalislini. Slerigmi xa^o- si, glabri, o piu o meno vdlosi. Osservali rnollissimi individui vivenli , non alln caratleri di variela vi ho polulo scorgere, che la gla- 14 1(12 brizif o pubescenza (Jel friilto. \ turbfcoli del caule, del picciuolo e del calice disdiili dal Ch. Gll^sone per tipi d' una terza vanela son caradere quasi conm- ne a lulli gl' individiii di quesli dinlorni, sia che ab- biano l<> sterigrHO glaliro, sia cbe I'alibiano villosd. 326. M^ Sylfistbis, L. , Jll. , W. , Ucria , Guss. A caiile eretto, siihflessnoso. pateolemenle ispido come i picciuoli ed i ptduncoli: fogiie pubescenti, le inferioii orbicolalo-cordrile, 5 7-lobo, tientalo-crenflle, le suptriori semi-orbicolari quasi niozze alia base , aculamt-nle 3-7-palmalo-lobate, denlalo-seghellale; pe- duncoli ascellari, 2 6, gracili monoflori: pelali 2-Iobi, a seno oltuso, 3-4 voile piu iunghi dei sepali.- ste- rigmo vellulalo subrngoso. (Jnnua o bienne). M. sylvestris elulior, Fiichs. M. vulgaris, flore mnjore. folio sinualo, Zunnich, Segu. M. sylvestris^ folio sinualo. Cast. Cup. B. Glabriuscula. A peduncoli e picciuoli alquan- to glabri. !Jr. Malva, malva selvalica. Fb. Mauve, m.iiive sauvage. / S/c. Gome uella ^pecie 324. Marzo-Giugno; pochi fiori in Luglio. Nei campi in nposo, per le vie, nelle muricce dovunqiie. Caale 2-3-pedal(', erello, ramose, a rami erelli o risorgcnli o proslrali, alquanlo flessuoso , ordina- riainenle fosco-rossigno da uii lato,palentemenle ispido, con peli semplici o slellali, 1-2-lineari, ineguali, na- scenli da miniili lubercoli, che il rendono aspro al lallo. Fogiie 3-7-nervose, alquanlo pieghetlale e bol- lose, le radicali appeoa Iobate> poi coa lobi 5-7-gra- 103 oalamenle piu salienli o piu ncuti, col margme dap- pnma creualu, poi graJalamenle dentaloseghellato , a deiiti incgiiali e scmpre piii grandelti nel proliin- gauifiilo delle principali ramificazioni dei neivi: lobo medio oelle foglie eslrerae prolungalissimo, i due ba- silari quasi oblilerali, quindi quasi 3-lobe: tutte pu- bescenli corlameole ed appressalamente all' insii (coa pch Bella pagina superiore p:u corti), fosco-rossicce oei ceoiro della base, donde parlono i nervi , d' un verde piu pallido nella pagina inferiore : picciuolo subcompresso, leggermetite solcalo al di sopra nella mella iufi-riore per ordmario palente, ispido e luber- colalo-scabro come il caule, piu villoso lungo la sca- nalalura e sollo I' ioserzione della foglia. Stipole la- lerali erbacee, poco scariose, cigliale, verdi-nervose, bianchicce neglr spazii inlermedii , larghe 2-31inee , iudghe 3-5, di forma ordioariamente ovalo-acula , e nelle superiori anche liaeari-acuminala, non di rado a margine or inciso, or crenato, e ad apice olluso, or quasi mezzo. Peduncoli l-llori , 1-6 dalla slessa ascella, non mollo rigidi. ineguali, disordinali, 1 1J2 2 pollicari, erelli, e col frullo soveote arcuali, di ra- do subglabri, ordmariamente ispido-scabri come i cau- li ed i piccuioli , ma ad irsuzie erello-palenle e piii corla , e a lubercoli piu mi.iuli : nell' eslremita dei rami quesli peduncoli slan cosi poco dislanli gli uni dagli alln, e si picciole e si sparule divengon le fo- glie, cbe la infioresccnza pigiia quasi 1* aspelto d' uq grappolo. Invoglio calicinate coi sepali bislungo-ian- ceulali o subli.u-ari; ,J3 ,„Ci corti del calice, subcoa- lili alia base: ca//ce on le lacinie ovalo-acule : tulti due appressalamenle bianco-villosi in ambedue le pa- gine, biancbicci alia base eslerna, coi margin! sub- ondali cigliali: tulli due accoslali nel fiore, semichiusi 104 sopra le cassule. felaliglahu, obconico-2-lolji, a seno olluso dilalalo-ondoso, coi lobi puro oUusi obliqui e converi^enli 1' un coniro J' aliro, 3-4- voile piu iunghi del calice , lielaraente violetli , qualcbe volta d' uo violetlo carico , verlicalinenle nervosi , con tre lisle longiludinali addossale ai iiervi, d' un violetlo pifi in- lenso , le quiili confluendo alia base sopra I' ungiiia del pelalo si diriggono separate I' una al centro , le allre ai niargini, e cia^cuna poi 2 3-forcasi, e si obli- tera verso 1' apice: lungo quelle lisle, principalmenle iiella mella inferiore e nelle cominessure dei nervelli si osservano delle picciole grinze o bollicelle , che incavale dalla pagina inferiore menliscono nella su- periore I' aspello di picciole squatne lucide: i due lali deir unghia dei pelali son barbali di peli bianchi, cbe formano sul ricettacoio cinque islmi quadrali, dislri- buili a slella iolorno il lubo slaminifero, che e vio- Jello come i pelali , piu intense alia base e nella porzione libera degli stami a guisa delle slrie dei pelali slessi. Slili d' un violello piu pallido, pennicel- lati. /fniere carnee: polline cin."r«o. Slerigmo vellu- lalo di corii peli (iioii giabro, Merai), nella malurila subrugnso, I (iuri di quesla specie sono ricercali dai farma- cisli, e si ammiuistrano come pellorali. II Gh. Gussone (Syn. fl. Sic. 2. p. 229. ) aper- lamenle dichiara esser poco coiiosciule molle Maine deir Europa meridionale, e ancora desiderarsi una piii esatta specificazione delle medesime , essendo caralteri poco coslanli I' incisione , 6 il numero dei lobi nelle fijglie, la figura delle slipole, la proporzione e il nu- mero dei peduncoli, la glabrizie e la rugosila delle cassule, e la forma dei sepali dell' invoglio calicina- le. II perche non sa decisamente opporsi all' opinio- a« di chi volesse riteaere come semplici variela della 105 M. Syhcstris la M. pohjmorpha e la M, anibigua , Cuss, e la 31. erecia, e l'I r;r'f.;, im,. ( skuI l''-]^^:i\ i, i-frnltf h 3 ,."• , . iwivjn :(;;vi ' r..;i.', .tj! i< I '..:,'.(.• j'lh JiH' i^t '■ .;::. .. •)(' METODO FACILE PER FORMARE GLI OGGHI ARTIFICIALI DI CRISTALLO DAL SOCIO LETTO NELLA TORNATA ORDINARIA DEL DJ 20 LUGLIO 18S!. f i;?t^ jArf .i^'.t- xia;'-^ 0£ Ui .iSvf i;';i/;i'u!0 , . '.vrflot lirli occhi che esprimono le qualila Gsiche o iDorali degli animali soao la cosa piii oecessaria a conoscersi da un preparatore nell' arte di tassiderroia. Molli melodi si conoscono in quest' arte ioge- gnosa (1) , lalche gli occhi arllGciali imitano perfet- tamenle la natura. Quelli pero riporlali, sia nell* opera deJI' abate Manessa, sia in quelle dei manuali prepa- ratori di lassidermia, o in altri saggi arlistici, sono facili e vero alia esecuzione, ma perche abbisognano degli assorlimenti di piccoli cilindri di srnalto di ogoi sorta di colore o di cristallo, cbe si possono trovare in Parigi, lasciaoo a noi desiderate un mezzo che valga ad ovviare a tale mancanza. E' questo il (1) Chi desidera conoscere i metodi per fare gli oeehi artificiali coa la lampada a mantice cd i cilindri di smalto po- tra consullare il Noiireau manuel compUl de Naluraritle pre- faralcur, par M. Boilard. Paris 18iS. motivo che m' incoraegia a pubblicare un nuovo me- todo da me Irovalo facile e che lascia poco a desi- derare : melodo che lo:;liera a mio credere, il bisogoo deir acquislo degli occhi artificiali straniori. Le cose necessarie soiio. Un dinm;mte per ta- pliare le laslre di crislallo. Una lenaglia graiide di ferro. Delia laslre di ferro o di crela coUa della gros- sezza di Ire iinee. Una piccola pinzella con ganasce pialte. Un compasso. Laslre di crislallo bianchissimo. Una mole alleslila, ovvero di gres, ed un fornello a venlo di forma adallala al noslro uso del quale ec- cone la descrizione. Es*o componesi di malloni di forma qnadrala, e col ficolare fornilo di ceneralnio. A melia della sua allezza vi sara una gralicola di ferro : I' apertura per situare la laslra di ferro con i crislalli puo esser chiusa con lastra di ferro a mauulirio. Jl fuoco sara mantenuto per mezzo di un canale, iulroducendo I' aria con velocila forlissima, giacche per fare gli occhi gross! per animali vi e di bisogno d' innalzare mollo i gradi di calore. Allorche Irovasi il preparalore munilo di lulta le sudelle cose, e facile la formazione degli occhi col nuovo melodo ed eccone la esposizione. Si taglieranno delle slriscie di crislallo di quella larghezza che si desidera, indi si fonneranno in (aiiti pezzetli quadrali. Si prenderanno le laslre di ferro o meglio di leggiera crela coUa, su la quale si furraera uno slralo di due Iinee di allezza di polvere di sme- riglio, impastalo con poco acqua ; queslo servira a non fare aJerire i crislalli che vi si dovranno riporre, facendo cio prendere la forma semi-globosa piu facil« meule. — Allorche la polvere sara secca alquanto, si riporranno con la mollella i piccoli cristalli qua- i!5 drati, E' pero necessaria cosa siluarli con poco di spazio e tulli d' una uguale lunghezza e larghezza nel caso contrario, se ve ne fossero piu piccoli, po- Irc'bboro quesli formarsi mollo piu presto, e quelli piu grandi, perclie bisognevoli di maggior calore ri- inarrebbero iiicompleli, e qualche volta non polessero servire ail' uso. — do fallo, su la gralicola di feiro si rip&rra la laslra che dovra essere luguaie alia circonl'erenza inleraa del foniello, giacche se reslasse spazio alio inlorno, allora la cenere e le faviile del carbiine innalzandosi macchierebbero la lucidezza del Cfislallo, e r operaziooe sarebbe come nulla. Posla la laslra su la gralicola, per mezzo della ten^giia che no i si dovra levare se pria non sia quelld bei) siluala, col inaiitice si eccila una combu- slioDO mollo avanzala, badando bene di osservare ddpo cinqije miouli o piii, secondo la grandezza del crislallo, se i pezzellini quadrali abbiano preso la forma di piccoli globi rolondi: cio pralicasi aprendo la laslra di ferro a manubrio, e chiudendola subito, so non siano compili del lutlo. — Si escono dal fur- niillo, allorohe sono bene rolondi, e lasciandoli raf- freJdare alquanlo si mellono da parte. Si prosiegue, 1' operaziooe come abbiam delto con siUiare le allre laslre priinieramente preparate. Per finire gli occbi cosi grezzi, come si ollengono dal fornello, bisogoa che si mellano in pezzelli di pece preparata (1) , e si passino alia mola di gres, giacche la parte piana del crislallo non e mai lucida ed ugualo. Si moleranno sino al terzo o al quarto deir emisfero dell' occhio. Allurche il velro acquisla tullo il suo chiaro, e ficile finir I* occhio pralicando (1) Si forma coa ioVa pece nera, e polrere di inarino. m due altre operazioni ; ossia, formando la pupilla e colorandolo. Si applica dalla parte piana la pupilla, che Tor- noasi con della carta nera bene lucida, la quale pre- parasi colorando in nero la carta bianca, e dopo es- sere bene asciultata passandovi una soluzione di gom- ma arabica. Siccome e moito difficile formare la pu- pilla per mezzo della forbice, cosi si faranno varii lagliatoj rotondi di acciaio e di varie grandezze, e cosi regolarmente lagliata si applichera sul cristallo. Finalmenle si coloriscono ad olio di quel colore che piacera, lasciandone seccare il colorito per fame r uso abbisosnevole. Gli occhi neri piccoli o grandi si formano situando dei pez7,utlini di vetro sul caibone, e col lubo ferru- minalorio (^ Chalumeau) concenlrandovi una quanlita moinenlanea di calorico con una lampada ; il cannello e bastante a fondere i pezzetlini di velro, e pronlissi- mamente farii divenire rotondi, e risultano cosi per- ft'tli come quelli preparali con i cilindri di cristallo e la tavola di smaltalore con il mantice e la lampada. E' qui che cade in acconcio dir qaalche cosa su la tnaniera di sofjiarej e su la scelta del carbone bcnche di non m 01 il9 oscuro, alBne che lo splendore che viene alio inlorno non sia nocevole a quello della lampada. che e la sola necessaria per potere operare con sicurezza ; alia iampada l)ene iliiirainala vi si dirigge la punla del Chalumeau il quale conduce 1' aria dal soEBello su il mi'zzo dello sloppiiio che si Iravorsa leggermenle Del ceiiiro, o si avra cura di avere una fiaaima chiara e ttirchiiiiccia, alia quale si espoiie il velro o lo smallo che vuolsi fondere. Se pero quesla fiamraa non e chiara e viva, i colori dello smallo sono sog- getli a cambiare e allora si che 1' operazione manca ; il solo uso puo frtre apprendere i gradi convenevoli della fiamina : ma in g»aerale e moglio esporre lo smallo che si vuol fondere all' eslremila del gello della fiatnmaj perche ivi fonde sovenle piu facile che Del cealro. I piccoli occhi sono i meno difBcili a farsi, e lullogioriio con essi biso^na incominciare : volendosi apprendere s' incomincia in quesla maniera. Si prea- de un piccolo fil di fi-rro lungo 41 mill. ( un poUice e mezzo); una delle sue eslremila si lieoe con la mo'.lella roloiida menlra che si avvicina 1' allra al fiioco, nel medesimo tempo che si cspone 1' eslremila del piccolo ciliodro di smalto del colore che si viioie far r occhio, e si gira nelle dita sin che incDmincia a fondere , allora se ne altacca alia punla del ferro la quanlila necessaria per la grossezza dell' occhio che si vuol fare ; se ne forma un piccolo globo gi- randolo alia fiamma, e quando c bene rolondito si pone nel suo centre un pii;colo punlo di smallo nero che dovra formare la pupilla. Si espone nuovamenle al fuoco, perche la pnpilla faccia corpo con la massa, e quando e bene incru-iala si applica per di sopra un poco di crislallo, che devesi cslendere su il lerzo 120 o il quarto dell' emisfero dell' occhio ; e qtieslo cri- stallo che rappresenta 1' umore vilreo di quest' orga- no, dandogli tutlo il suo lucido. Si coiitinua ad esporre I' occhio alia flamma sino che il cristallo sara esleso egualmente su tutle le parti che devono formar I' iride ; cio fillo si lascia raffreddare lenlamente. Si puo, per far queslo genere d' occhi, congiungere piu fil di ferro insierae, e allora si ha pill fdCilla a Tarii tutti della stessa grandezza, perche i prinoi, essendo sotto la vista, guidaiio per il seguilo (1) . :.'. Quosto e quanto o llluslri Socii ho polulo riferire e fare, esseiido il frullo delle mie ricerche ; col mio metodo poi ho credulo rirnediare la mancanza degli occhi artificiali slranieri, di quel colorito da me de- sideralo. Sono sicuro che un lal metodo da me ese- guito con biion successo e compatito ; menire a me pare che gli occhi che per esso si ottengono imilano quelli dei fabhricalori ; come polele bene osservare la moslra che a belia posta ho quest' oggi a voi volulo presentare. ■ '• -^ (1) I metodi descritti non sono per potere coslruire gli occhi che si adnprano ai giorni nostri per correggerla de- fnrmila che risiilla dalla perdita di un' occhio nell' uomo sia nella donna ; la fdrmazione degli occhi artificiali per I" uomo vivftiite, e un metodo che mollo difPerenzia d<". quelli da noi riferiti. « AKualmente la prolesi ociilare ha acqnislalo un lal grado di perfezionamenlo, che sarebbe ben difficile ad una ccrla dislanza di dislinguere un' occhio nalurale da un' occhio artificiale. Quelli che si adoprano ai giorni nosiri sono in smallo, e si e giunlo a simulare in una maniera perfetla i vasi della congiuntiva, la cornea, la camera antcriore, 1' iride, r apcrtura pupillare c la sclerotica. « Ill DI ALCUNE KUOVE 0 POCO CONOSGIUTE SPECIE DI GONCHIGLIE SICILIANR VIVENTI DEL CAVA LIBRE SOCIO ATTIVO UTTA NBLLA TORNATA OKDINARIA DBL 28 AGOSTO 18S1 . ■r-.'i i'f ' * ,.• J.. . ■, ' L - .!( 1 , 1 ' !-", :> .' ; I <■) 'j,:sA .; ■,cii> I'C^li Ci ,;;;,(.. aS7!fl&(DlDI!r2I!(DS71S BJIeir anno 1840 lo mandai in Parlgi al signer Guerin-Meneville le figure di alcune nuove specie di Conchiglie Siciliane accompagnale dalle corrispondenli diagnosi, descrizioni, e figure per inserirle nel Magaz- zino Zoologico. Quel naturalista in luogo di pubbli- carle nella lesfe cilala opera, com' era mio divisa- niento. le pubblicu, la raaggior parte, nella Rivista Zoolagica, e due solamente nel Magazzioo, e quello cho piu interessa si e, che quelle deila Rivista furono pubblicate senza figure e senza descrizione ; o per dir meglio, non pubblico esso di quelle conchiglie che la sola Diagnosi. Che la cosa sia come vengo io di racconlarla, chiara emerge dalle seguenli parole del ciialo natnralisla conttniile nella pagina 325 della liivisla Zoologica anno 1840. «Le specie, dice il signer » Gucnii-Meiieville, che il signer Maravigna ci ha maii- B dato con le descrizioni e con le fii^tirc orano desti- s nale ad essere pubblicale nel Magazzino di Zoologia; » ma i limiti di questa raccolta non ci permettoitu di 124. s inserirvi tulli i maleriali che ci giungono, e siamo » obbligati di pigliare, dall* invio che ci vieae falto da B ogni autore, una sola porzione. » » Noi speriamo ben presto di potere estendere il D quadro di questo giornale, all'obbietlo di soddisfare ai X bisogui della Zoologia. Intaulo noi ioseriamo nella » Rivista Zoologica le descrizioni compendiose degli s oggelli che noi oon possiamo atluaimente nel magaZ' » zino. Ecco quelle che il sig, Maravigna ci ha fatlo » I' onore di mandarci (1) . » Tale omissione di descrizioni e di figure e slala la causa per cui il prof. Philippi ha messo in dubbio nel tomo 2.° della sua opera su i Molluschi della Sicilia la novita di alcune delle mie specie pubblicate nella Bivista Zoologica, al segno che, dopo di avere rapportalo le mie nuove Pleurolome, vi ha aggiunlo qul^•^le nolevolissime parole : « Plures vel omnes forte 1) has species jam supra enumeratas esse credere » possumus ; allamun eas enumeravi , ne quis negli- B ^entiarn mihi objicial — Pleurotomala, generis difBcil- » iimi, ex diagao>ibus lai)lo|.iere insulficienlibus nullo B iiiodo cognosci posse, speciesque ci. auctoris, nisi » melius describunlur el figuris illustranlur, obblivioni s inaiidandas esse, nemo dubitrtbil (2) . » Ecco dunque, come in me fa senlirsi polentissimo il bisogno di pubbiicare le mie specie, tali quali fu- rono iuviale al signer Guerin-Meneville, cioe con la diagnosi non solo, ma con le descrizioni e le figure {\) II sig. prof. Philippi, che sicuramente avea lello questa dichiarazione del Kedallore dulla Hiiisla Zoologica, non dovea altribiiiro a mia colpa la pnbblicaiiidiie delle mie nuove specie oon la sola diagnosi senza descrizione e figure. (2) Enutneralio MoUuscorum Siciliac lom, 2, pag. IH. 125 onde convincere il ch. prof. Philippi della novila di esse. In questa occasione bo creduto pubblicare la seconda volla quelle specie, sulle quali il citato natu- ralisla noii ha fallo cadere sospello sulla loro novita, ed altre poco conosciute ; affioche si avessero riunite in piccolo volume i pochi lavori da me falli ( ineno la niooografia delle Pione ) in un rarao di naturale isloria, che ho collivato da semplice amatore senza alcuna prelenzione, ed a cui ho poluto solamente coDsacrare quelle poche ore di ozio lasciatomi dalla altre mie occupazioni. FiDaimente trovansi descritte in appendice due specie esoliche non da altri prima pubblicate, per quanto io ne sappia. . r 12G GEN. A NAT IN A Lam. s' Anatina Radiata. Calcara. A. testa tenm, fragili, ovato globosa, longitudi' naliter costulata, radiata; costeUis plurimis , latere antico dtslantibus, magis elevalis, latere poslico approximalis . Calcara effenieridi scieatiGcbe per la Sicilia, num. 82, pag. 35. Conchiglia piccola, delicata, pellucida, bianca, ovata, quasi equivalve, solcata e costulata ; i solchi e le cosloie porlano delie sommila, e si eslendono siuo ai margini delie valve. Alli'zza linee 2 1J2 Lunghezza lin. k tjS OSSERVAZIONI Quesla specie fu ritrovata Tossile e pubbiicata nell' anno 1840 dal sig. P. Calcara. lo I'avea ritrovato vivenle, e descrillo pria del teste connalo professore, e per alcune circostanze Irascuralo di pubblicare ; cosa ben conosciuta dal sig. Professore Aradas , e nominalo 1* avea Anatina Riiggierii \ raa, essendo slalo prevenulo nelia pubblicazione dal sig. Calcara, ho dovulo conservarlc il noma dalale. Ho cre- dulo pero riproduria, percbe fa pubbiicata dal ceonato naluralisla senza figura, e per essere percio una con- cbiglia quasi sconosciula. II signer Calcara la rilrovo fossile ed io vivente, ed in islato di ollima conserva- zione in mezzo di alquante conchiglia maudalemi dal sig. G. Grosso Cacopardi da Messina. 127 GEN. CEIilTIIIUM Brug. Cerithium Brongniarlii. Maravigna C. testa ovato-turrita, transversim striata, ultimo anfractu ventricoso-plicato ; duobus anfractibus supe- rioribus subnodosis, aliis laevibus, spira obtusa, c»- nali parvo, labro dilataio, intus laevigalo. C. Brongniarlii. Maravigna in Beuve zoologigue 1840 pag. 326. C. Pirayoi. Benoit, Hicerchemalacolojiches Mes- sina 1843 pag. 12. C. Brongniarlii. Philippi; descrip. mollusc. Sic. lom. 2, pag. 463. Conchiglia cornea cod I' ultimo giro ventricoso e longitudinalmeote piegato, col labro dilatato, striata universaimenie, e con gli giri iatermedii adorni di uoa sola serie di tubercoli. LuDga 6 lio. Larga 3 tja I in. E' stata ritrovala nel mare di Messioa. E' stata da me dedicata al eel. Al. Broogniarl professore di Miaeralogia al Museo di Storia Nalurale di Parigi, in segno di animo riconosceole per 1' ami- chevole accoglieoza da esso ricevuta nel tempo della mia dimora in quella cilia. OSSERVAZIONE II Cerithium Pirayni del sig. Benoit apparliene a questa specie senza dubbio ; lo che e slato osser- vato da! prof. Aradas nel suo Prospotto della Storia della Zoologia di Sicilia— /iiii Accad. vol. vi Serie ii. 128 GEN. PLEUROTOMA Lam. Pleurotoma Bivonae. Maravigna. P. testa parva, cornea, subfusiformi, longitu- dinaliter et flexuose costulata, columella labroque al- bidis. PI. Bivonae Maravigoa Reuve ZoolASiO pag.326. PI. Bivonae. Philippi ; Descr. moll. Sic. lom. 2, pag. 171. Gonchiglia piccola, color di came, con coslole longiludinali flessuose, con due delicate fasce o lioee biaoche, io mezzo delle quali havvene una oscura sopra i giri ; la sua base e striata ; la coloDoetta ed il labro sooo bianchi. ., ■ Allezza lin. 5 i/a Larghezza lin, 2. Differisce mollissimo dalia Pleurotoma secaliaum, a cui crcde polersi rappnilaro il prof, Philippi, (Descr. moll. Sic. torn. 2, p. 171 ) e della PI. Bertrandi di Pay. con la quale sembra voleria coofondere il teste cilato naturalista (op. cit. J. c. p. 270 ) , mentre la sola ispezione della nostra figura paragonala con quella di Philippi ( lav. xxvi fig. 9 ) , e di Payraudeu ( Catal. des Moll, de I' Isle de Corse tav. 1 fig. 13 ) , ne fanuo vedere la somma diversila. Pleurotoma Bivoniana. Maravigna PL testa parva, turriio-fusiformi, laeviter rufa^ lineis muliis obscuris cincta ; coslellis panim elevatis ; fascia alba prope suturas cincta ; cauda brevi, labro intus albo, laevigata. Conchiglia piccola di color leggermente leonino, altorniala da una linea hianca in vicinanza delle su- Itirc. Ha s()i aiifralli, che sono accerchiati da molte linee oscure. Alletza lii). % iji Larghezza 3J4 di I in. E' stata da me rilrovala nel mare di Catania. Indi la ho ricevuto da Palermo coi nome di PL sub- caudala dalole dal eel. barone Ant. Bivooa, alia cui memoria ho voluto dedicarla. Pleurotoma Kieneri. Maravigna -^ PL testa fusiformi, turrila, fuho-rufa, longiiu- dinaliler costala, sublilissime transversim striata ; spira acuta ; M)ro crasssiuscitlo ; cauda subnulla. I'l. Kieneri Maravigna in Revue Zoologique 1840 pag. 326. PI. Kieneri. Philippi Descr. molL Sic. lav. 2 pag. 171. Gonchiglia di colore leonino oscuro, con spira acuta, a sella anfralli, sollilmonte e trasversalmente striata ; le coslole sono un poco flessuoso ; il labro e gonOo e meno oscuro della coochiglia. \ '^ Altczza lin. 5. . .5,8a Larghezza lin. 2. Ahila il lilloriile di Catania e di Palermo. Porta il nonie del (•d. conchiglidlogisla a cui dobl)iamo la grande opera Speciea el iconographie des cnr/ui/let vivtmies, il quale in Parigi eb[)e la compiaceuza di farmi osservare con raolla genlilezza le belle colle- zioai di Mossciia. 18 ^30 ...r. , Plmrotoma Falenciennesii. Marayigna. ■+'■ AhiL PI. testa parva, fusiformi, pellucida, ; costulis magnis, rolundalis , irftmyersirn rttfo-tineads ; labro parum incrassaio. Pleurotoma Valenciennesii, Maravigna in Revue Zoologique 1840 pag. 325. PI. Valenciennesii. Philippi ; Enum. moll. Sie. lom, 2 pag. 171. Goncbiglia piccola fusiforme cp.n costole propor- zionatanaeDte grandc, rotondata, trasversalmente cinte da linee leoaiae. H^ setle anfratti. ■v(v^^ ,% AUezza liu. 4 tji ; 1 >.? s/B ^^ Larghezza lin. 1 tja, {»'• "L'o riti;ov,a\o nel. liUorale di Catania. E' slata da me dedicata al eel. naturalista Valencienne pro- fessore al Musep di Stpria natucale di Parigi. "C. tVi Kx\i\t Pleurotoma Petitii. Maravigna. ,:) PL testa cornea, sub fusiformi, longitudinaliler plicatocoslata, costulis, fere obsoletis in ultimo an- fractu ; labro extus incrassaio. I'l. Petilii. Maravigna in Reuve Zool. IS-IO pag. 326. PI. Peliiii. Phil. Descr. molt. Sic. t. 2 p. 171. (loiichiglia di cpior di came leggierp, cpo pie- ghe longitudiaali, che farmano (ieile costple rotondate, It? qiiali nel prirno giro sono quasi cancellale. II sue Jabro esleraamente e iogrossalp, foxmaoda ua cordpo- eioo biancp. •■;i5. 131 Lunghczza lia. 9 Larghezza iin. 2. , Abita il liltoralc di Catania. Dedieala al sig. Petit de la Satissaie amatore molto islruito di conchigliologia, a cui dobbiamo la pubbli- cazione di nioite nuove specie, che mi ha accolto coo inOlla behev'olenza a Parigi nell' anno 1838. GEi\. FUSUS Lam. ' Fusus Blainvillii Maravigoa. F. testa parva, alba, pellucida, subfusiformi ; anfractibus quinque nodalosis ; cauda brevi subunt' bilicata ; canali compresso. ' Fusus Blainvillii Maravigiia ia Revue Zool. aa. 1840 pag. 325. Fusus Blainv. Phil. Enum. moll. !. 2 p. 179. Conchi^lia piccola quasi Fusiforme. I solcbi loa- giludiiiali e trasversali incrociandosi formano alcuai cingoli tubetcolosi sopra gii rivolgimeoti, i quali cingoli sono olio iiell' ultimo rivolgimealo, due aei superiori, meoo Del prirao cb' e liscio. Allezza Iin. 4 ' Largbezza Iin. 2. E' slata da me ritrovata nel littorale di Catania. Porta il nome del cel. prof. Blainviile niembro deir Isiitulo di Fraiicia e professore di aaatomia com- paruta al giardiuo delle pianle. 132 GKN. PYHULA Lam. Pyrulu Borbonica Maravigna P. testa alba, piriformi, cmgulis imbncatis, spira depresso acuta. Pyiula Borbonica. Maravigna ; Descrizione di una nuova specie di conchiglia siciliaoa vivenle, lella nella tomala diU' Accademia Gioenia di Catania del 6 oltobre 1841, allu presenza di S.A.R. il Principe D. Luigi Borbone Conte di AquHa ed umiliata al- l' Juguslissimo Monarca Ferdinjndo II^ dal prof. Carmelo Maravigna. Catania \Si2. Conchiglia hiaiica, pirifuniie, altoroiata da molli cordoncini di varia grossezza formati da squame im- bricale. I giri dciia spira sono sei. \ Lunghezza linee lo 1,8 f -CtKq - ^ Larghi'zza lin. l\. Fu rilrovala nel liltorale di Messina. Fu dedicata da me a oome dell* Accademia Gioenia al clemenlissimo Monarca Ferdinando U noslro Signore nell' anno 1841 nella occasionej cbe I' Auguslo Monarca, rilrovandosi in Calania, dovea onorare di Sua Augusta Presenza r Accademia Gioenia ntl giorno 6 oltobre, e non avendo cio potulo per cause parlicnlari, in Sua veca delego S.A.R. il Principe Don Luigi fralello della M.S. L' Augusto Monarca non solo accolse 1' offertole omaggio da me umiliato a voce, ma indi si com- pixcqiio replicarc 1' accellazionc con R. Rescrillo del 28 oltobre 1841. 133 GEN. BUCCIIiUM Lam. Buccinum Tinei. Maravigaa B. testa parva, ovato-conica, rufa, lineis multis obscuris ornata per totam spiram, plicis parvis lort' giludinalUer cincla, ullimo uiifraclu Iransversim slria- lo, labro intus laevigata, margine reflexo. Buccinu7n Tinei Jlaravigna in Megasia Zoologi- que an. '18I0. B. Tinei Phil. enum. moll. Sic. torn. 2 p. 191. Gonchjglia ovale conica, di colore leonino oscuro, altoriiiala da molle linee oscure altorno la spira ac- compagnale da delicalissime strie, che addivengoao piu visibiii e profoode alia base. L' ultimo anfralto ha molle macchie oscure e molle pieghe piu grandi e marcale di quelle de' giri superiori. II labro e in- teramente liscio col margiae ua poco ripiegato. Lunghezza lin. 6 Largbezza lia. 3. ! E' stala rilrovata nel mare di Messina, e mi e slala comunicata, senza essere delerminata, con allre conchiglie, dal sig. G. Grasso Gacopardi lelterato dislinlo. Ho dedicato questa conchiglia al dotlo mio collega ed araico prof. cav. V. Tineo, Direllore del R. Orlo Botauico di Palermo. Buccinum Folineae. Maravigoa B. testa parva, alba, anfraclibus convexts 134 granulaliSy granulis aureis (1) , bast transversim striata, non granulosa, margine acuto ; labro cras- siusculo, intus albo laevigata. Murex f'olinecB. Delle Chiaje Mem. iii pag. 24. Fusus granulatus. Galcara ; Ricerche malacolo' giche. Palermo ]839 pag. 16, Buccinum Lefebvrii. Maravigna io Revoe Zool. an. 1840 pag. 323. Buccinum grannlatum. Galcara Storia nal. del- r /sola di Usiica. Pal. 1842 pag. 56. Buccinum Lefebrii. Philippi Enum. molL Sic. 16m. 2 pag. 191. i ^ Buccinum Folinece Philippi, Enum. moll. Sic. torn. 2 pag. 189. Goiichiglia piccoia, bianca granellosa ; i granelli sono di colore giallo d' oro, meno di quelli delta sommita che sono bianchi. La base e Irasversaimente striata senza granulazioae : il labro e rigoafio e IoD" giludioalraenle piu voile solcalo nella parte esterna. Allezza lin. 4 Larghezza lin. I 1J2. E' slata da me rilrovata ael mare di Aci-Trezza poco dislaiite da Catania. Trovasi ancora nel mare di Palermo e di Ustica secondo ii prof. Galcara. (1) Nt>lla diagoosi di qiiesta specie slampala nella ^ecue Zoologique vi mancano le parole granulalis, granulis, e per CIO la susseguenle aureis si riferisce alia pjirola anfradibm. Qui il prof. Pliiiippi dice : quomodo toium album esse potest si unl'radus aurei sunt ? Ma il sigiior I'rofessore dovea ben avvedersi che una laiilu grossuluiia coiilraddizione esser dovea iin prodolto della prelerizioni! di una 0 piu parole da parte del tipografi>, spe- cialmente die la stampa noa fu eaeguita solto i miei occhi. 135 Fu da me dedlcala al eel. mio amico Alessandro Lefebvre er.lomologo chinrissimo, come pegno di animo riconoscenle per le genlilezze immenGt- iisalerai nel lempo della mid diinora in Parigi nella esla del 1838. Ma il nome da me dalole ha dovuto cedere i| po;$to a quellu plii antico. OSSERVAZIONI I II sig. Delle Chiaje fu lo scovritore di quesla specie e la caratterizzo per un Murex. Id saguilo ii proF. Galcara ignorando ia scoverta del naturalista oapolitano la descrisse per un Fusus. Ignorando io quanto ne aveauo delto I' uno e I' altro la descrissi come specie nuova, ma la rapportai al suo vero ge- nere Buccinum, prima che cio fatlo avessero i pro- fessori Galcara e Philippi. Per cio essa deve conser- vare il nome di Buccinum Folineoe Maravigna. Mi fa pero impressione come il sig. Philippi non si av- vide che il mio Buccinum Lefebvrii e lo slesso del Murex Folinem mentre nel tomo 2. della sua opera enum. moll. Sic. pag. 189 e 191 li pubblica sepa- ratameale come due specie distinte, e fa alta raera- viglia per essersi dal prof. Galcara slabilita I' idenlila della mia specie col suo Fusus granulatus, lo che vale col Murex Folinece di Delle Chiaje. BvcciNVM ly Orbigny Pay. rjniETJS. Nodulis magnis albo vel rufo colore, ': Questa variela e interessante per i lubcrcoli molto rialzali di colore luonino o biatichi. 13G GEN. MITRA Lam. Mitra Sanlangeli. Maravigna M. testa fusiformis, alba, fascia rufa prope suturam cincta, ullimo anfraciu rufo aurantio, co- lumella subquinque plicata. Mitra Sanlangeli Marav. in Magasin de Zoologie !8i0. M. Sanlangeli. Philippi enum. moll. Sic. lom. 2 pag. 193. Conchiglia fusiforme, bianca, ornata di una fascia color leonino, che attornia la spira vicioo la sulura sopra un fondo bianco, che si eslende dalla sommila sino a! lalo diritto della bocca. I giri delia spira sono poco convessi, e I' ullimo e cosi lungo quanlo tulti ■ i^\ g!i altri uoili insieme. Luoghezza pollici 2 lin. 7 i^'' .„, Larghezza lin. 9. ',^,j 11 mio esemplare privo di mollusco e slato ri- Irovalo nel mare di Messina ; se n' e rilrovalo un' al- tro con r animate nella spiaggia di Aci-Trezza, che possiede il D."^ A. Aradas. Nello slalo fossiie e stata rilrovata questa specie in Altavilla dal prof. Calcara. lo ho dedicalo quesla specie magnifica a S. E, il Ministro Segrelario di Slalo dello Inlerno come ua oma^gio dovulo ai merili dislinli di queslo dollo, che si compiace dispiegare la sua prolezione alle Scienze alle lellere ed alle arli. — Gennaro 1840. -^ m Milra Cordierii. Maravigna. M. testa fusiformis leviter rufa ; enfraciibus sup^rioribus usque ad penultimum scrobicidatis, spira acuta columella qtiadriplicata, bast striata. Quesla conchiglia differisce dalla Mitra cornea di Lamarck per avere gli gin" superiori sino al pe- niillimo lion siriali come quella, ma scrobicolati. Le pieghe dnlla colonnella non sono unite con le sirie della sua base, ma separate dagli orii del labro si- nistro. Differisce dalla ^oluta ( Mitra ) scrobiculala di Brocchi, perche quesla e luUu inlt-ra scrobicolala, cre« Dulata, e la nostra e solamente scrobicolata dalla sommila sino al penultimo giro, e queslo unitamente alio aiilecedcnte non io sono che in parte ; i' ultimo giro e levigato. Lunghezza lin. 12 fji Lar^hezza lin. 5. ■o' IIo dedicato questa conchiglia al eel. geologo L. Gordier nicmhro dell' [stilulo e professore al Museo di Storia Nalurale in alteslato di mia riconoscenza per i tratli di amicizia ricevuli durante la mia dimora ID Parigi. GEN. CONUS Lin. Conus Grossii. Maraviffoa. f C tesln conoidca fusco vel nigra colore ; spira elongato-acuta ; anfraclibus ocio carenatis. Conchiglia di colore oscuro o nera, con spira 10 138 allungata, con olio giri convessi e carenati : I' ultimo e un terzo piu lungo di lulli gli allri uniti ; easo e trasversalmenle stnato nella base e leggermeute nella parle superiore. Alciini individui si moslrano con delle piccole fasce nell' ultimo giro meno oscure della coQcbiglia, ed una sola nei giri superior!. Allezza pol. 1 lio. 3 1J2 Larghezza lin. 5. II signor Philippi ha unite tulti i coni della Sicilia nella sola specie C. Mediterraneus Brug. e dello atluald ne ha formalo una varieta. II confronto pero, de' due com fa conoscere che il cono di cui si tratta ha caratteri particolari, e specialmenle quello della spira elevatissima, e quindi lo credo una specie distinla dedicandola al sig. G. Grosso Cacopardi da Messina letteralo distinto. APPENDIGE , 1 vi ■',',,- SPECIE ESOTICHE ! ■ - '^ GEN. COLUMBELLA Lam. 'i Columbclla Casani. Maravigna. • B. testa parva. rubra, omformi, granulata ; anfracltbus connaits; labro sulcato\ columella arcuata, Buccinum Casani. Maravigna in Revue zool. 1840 pag. 325. j,^.,,, Bella e grazio LuDghezza lin. 4- Larghezza lin. 2. Ho rilrovalo quesla conchiglia fra quelle com- prate ia Parigi dal negozianle Dufur, e quindi ignoro ove abita. Ho dedicalo questa specie al celebre naluralisla sig. Guerin-Menevillo, mio collega ed amico, in tc- stimonianza di gralo animo per la sua cordialila esleruatcmi nel tempo deila mia dimora in Parigi. ^^.(.(Tf, l-.t-- -.li'! ii'.. :t 0 OOlli ciiu o.iennoi i^ob HJk! id - ■ -'J .1 su VARII MKTODI Dl PRESERVAZIONE PER L'IMPAGLIATURV DEGLI UGGELLI DI tITTi NCLLA TOEPfATl ORniNAWA DEL 28 SETTEMBRB I8SI, a.tt;.,. *TTa.j %4e varie preparazioni che si conoscono per la conservazione degli oggetti zoologici, e piu partleo- larmenle per gli animali imbottiti, cbe noa pochi naluralisli han proposto in differenli tempi onde cercare di preservarii dai dislrutlori insetli, sono molto numerose. La piu parte delle ricelte coDosciute si compongono, per prima necessaria sostanza preser- valrice, con dell' arseoico e qualche volta coa del sublimato corrosive, i qiiali come si sa, incorporsn* dosi ai sapnni insiememenle con allre sostaaze for- mano le cosi dette pomate arsenical!, o meglio sa- poni arsenicaii. Molli naturalisti pero temendo i gravi accideoti che veramenle reca I' uso giornaliero in maneggiar i saponi arsenicaii, e per aggevolare la delicalezza delle donne coltivatrici dell' arte della tassidermia banno proposto delle pomate senza nrsinico, che a parer mio la maggior parte non recano gli oltimi vantaggi di quelle preparale coa tale spi-ciOco. — Quella pero di M. SimoQ garealiscc molto la durata degli oggetti preparali eon della sua pasla saponacea, e siccom© tale preparazione e piu in uso e inigliore a mio cre- dere delle allre conosciuie mi piaco in questo articolo riporlarla. Essa componesi di sapone bianco profumalo (lib. I once 4 ) , di solfalo di allumina e di polassa, ( mezza lib. ) di soUocarbonalo di polassa, ( onet; ^ ) di cloruro di sod;i, ( once quallro ) di polvere di calce, ( lib. mi'zza ) di oanfnrd in polvcie, ( once due ) acqua (lib. una e mezza ) olio pelrulio (once due ). Si fondano in uo vase di gres o di porcellana a leggier Galore il sapone raspato iu una lib. d' acqua il sot- tocarbonato di p >tassa, il salfjto di allumina o di polassa ed il cloruro di soda. Can allra acqua si estingue la calce che si aggiungcra alia precedente mjscela. Da un' altra parln si fa disciogliere la can- fora mir olio poliolio e si versera neila della com- posizio.ie, avendo cnra di mescolar bene il tullo per faro una pasla saponosa bene omogenea, alia quale si puo aggiungere qualche allra essenza di limo, di rosinarino, o allra che sara piu aggradevolo al pre- paralore, Queslo sapone conserva le pelli per 1' azione aeU'alcali, E' nolo a chiunque, che secondo gli Egiziani per conservare i corpi imbalsamandoli, la piii scm- plice nianiera, secondo Erod quiola dell' immortale Linneo. Fra le lanle ricelle piu o meoo buone la mi- gliore e quella del Farmacista e cbimico Becoeur per cui lo slesso Boilard dice, che il sapone di queslo coraposilore prevale a tutti, e che e impiegato con eccellenli successi al Museo di Storia Nalurale di Farigi e presso lulli i preparatori, mercanti e araa- tori della capilaie, essendo il veto preservativo che si raccomanda come il piu proprio per 1' esperienza. Ecconu la ricelta. Arsenico polv. lib. 2. Salditartaro lib. 1. Canfora once 5. Sapone bianco lib. 2. Galce in polv. once 8. Si laglia il sapone in pezzetti o meglio si ra- schia e si mette iu un catino di gres a leggier ca- lore,. mescolandovi una cerla quanlila d' acqua per li(juefare piu facilmenle il sapone, agilando bene il lullo cou una spalola di legno ; allorche il sapone e 146 ben fuso da ncm rimaoerne alcuo pczzelto, si levi da] fuoco e vi si aggiuDga il sal di tartaro polveriz- zato, mescolandolo bene EntaDtoche siasi amalgamaio ; e in qqesla mescolaoza cbe si divide ia piu parti vi si unisce successivamente la calce e 1' arsenico ; allor- che la mescolanza abbia presa una buona consistcnza si triluri in morlnjo finche sara perfella, o per me- glio dire quando le parli saraono bene incorporale. Essendo raffreddalo il tullo si raellera in morlajo la canfora e si fara disciorre in una cerla quantila di spirilo di vino per renderla bene friabiie, o dunque inlieramenle disciolla, mescolandola di poi con la spatoia perfellamenle cbiudesi in un vase di faenza il preservalivo, e si avra la cura di conservarlo bene e melterlo in un luogo fresco perche potrebbe mollo diseccarsi. Queslo sapoue arsenieale come abbinm delto di sopra e il piu usalo da lulli i preparalori, e piii ancora nel Museo di Slnria Malurale di Loudra, di quelli di Francia, d' Ilalia eo. Or, siccomc bo io avulo la favprevole occasiont; di pr( jicirare centinaja di uc- celli^ non solanienle pel gabinetlo ornilologico di questa Regia Univcrsila, ma ben' ancora per non pocbi particolari, avendo usalo sempre p<'r la prepa- razione del 8apone il melodo di Bccoeiir sperimen- lalo da me sempre oltimo, ho solamente osservalo die per gli iiccH'lli piccoli, come si fossen* quti della grossezza del genere Silvia, pu6 migliorarsi alquanto il procedimenlo del farmacisia bocoeur, e pivi parlico- iarmente yok-ndo far nso del sapooe ncgli nccclli moscha, o aitri di simil luglia ; poiclie per fiiiezza di , procedere e accuratezza di conciar bene le pelli in piccoli ncrelii come abbiam f.illo nolare, si nchiede mplta prtcauzione onde arrivaro niegiio alio scopo. m Non per queslo inlendo io dire che ii sapone di Becocur non riesce favorevolo negti uccelli piccoli, oientrccbc tiei grossi c oUimo ; cio sarebbe un er- rore. Solamenle voglio io far conoscere che il sapone' di Bocoeur se aderirebbe piii di quanlo Io e allorche si passa alle pelli, allora si non vi sarebbe I' incon- venieote di csser trasportato in parte dclla stoppa allorche si riempiscono; ma si polrebbe dire perche riempire le pelli subilo passalo tl sapone ? perche Don farlo un p6 diseccare ? E qui cade anche in ac- coDcio il dire che se il sapone si lascia seccare aU quaoto, Del riempirsi poi la pelle, col premerla ed aggiustarla in tulle le sue parti pella buona forma deir uccello, il sapone viene a distaccarsi in parte scrostandosi, per cui fa d' uopo aver la precauzione di aggiugDerne del nuovo in quelle parti in cui vi si puo introdurre. A tale incoaveniente pero bo riuscito a riraediare con un mio raetodo che risultera cerla- mente facile e adatto a chiunque moUo piu per gli uccelli piccoli, non convenendo 1' uso per quelli gros- si, tranne dei rari soiameote, dapoicbo risulla di qualche costo. Ecccoe qui appresso la esposiziooe. ' Si prende mezza libbra di buona cera bianca e si fa liquefare a lento calore in un vase di faenza: o di porcellana. Allora si getlera una soluzione gia primieramente preparata, composta di due libbre di acqua e mezza libra di sale di tartaro alcalino, agi- lando bene il lutto con la spatola si vedra formare una pasta biancbissima che si fara boUire per dieci tninuli, ed immcdiatamente vi si aggiuogeranno quelle soslanze che il preparalore eredera opportune, e quelle essenze che meglio gli piaccrauno, e si ollcrra cosi UQ ceralo sia coll' arsenico o senza. Si avrj: cura di coQservarlo subito id uq vase smeriglialo poiche e 148 piu facile degli altri a diseccarsi. Volendosi usare si metlera quella quantita cbe si desidera in un vase aggiungeodovi un p6 d' acqua se 11 bisogno lo ri- chieda e strofiaaDdolo con un penneilo iino a cbe si ridurra a quella consistenza cbe il preparatore desidera. Questo cerato cbe risulla d' una estrema finezza e piu, quando 1' arsenico e porfidalo, e cbe passalo islantaneamente vi aderisce, forma la piu bella prova evidente, e moslra chiaro col fatto cbe la pelle per suo mezzo Irovasi bene conciata, e rimane tale oono- stante la subitanea introduzione del bombace o dclla sloppa. ' Jnr.iirt A maggior comprova di tale ottimo risuUato qui mi gode 1' animo di far conoscere a quesla rispotla- bile assemblea che da piia preparalori e stato lodalo questo mio rilrovalo, suUa moslra cbe io ne feci oslensibile ; ed b slata da INecol, e da Grue in Mar- siglia sommo naturalisla, e da altri preparalori che coltivano le scienze nalurali giudicato alquanlo supe- riore agli altri saponi precedenlemenle conosciuti. Ecco adunque come bo cercalo rendermi utile alia scienza riuscendo in tal modo al riiivenimento di un' altro raelodo per la buona concia delle pelli degli uccelli. ijf.c.'! t.nu . , ■ J . ' '" ••u iti.rj liiiiiiiu DEGLl ECIIIKIDI VIVENTI E FOSSILI DI SICILIA PARTE iJUARTA FAMIGLIA DI CID/IRITI PER IL SOCIO ATTIVO «TTA NBLLA TORBATA ORDWARIA DBL 27 NOVEMBRE 18Sf. Quod potui feci, facianl meliora potenles. Marzulk Eccomi o Signorl alia qiiarla ed ullima parte della mia monografia degli Echiniili vivenii e fossili della Sicilia. Essa coinprende i Cidarili. che nell' or- dine di qiielii animali cosliluiscono ui)a famiglia mollo imporlanle e numerosa di specie fossili e viveuli. lo ho fallo di Itillo perche queslo mio lavoro riesca il meno possibilmenle imperfello, se non allro almeno secondo la mm debole capacila, ed i pochi mezzi che ho poUilo iinpiegarvi. E' queslo [)oi egregii Consocii un lavoro iiiiziiitivo per un online di animali, che non hanno unquamai atlirato I' alleiizione de' zoologi iioslrali, come «llrove io dissi, tie, per qiinnlo io ne sappia, de' naluralisti stranieri, per la parle, s' iu- lende, che spolla alia Sicilia ; e quando ad allro noa giovi, esso polra servire almanco di norma a coloro i qiiali vorranno coliiva'-e lo studio degli Echinidi, che non solamenle fa parte della zoologia, aia benanco grandemenle necessario ed ulde riesce alle geologi- che invpsligazioiii. Per lal oioUivo ho credulo aocor coDveaieDle e 152 vanlaggevole ai collori di queslo ramo di zoologia in Sicilia e^porre in fine del mio lavoro i caralleri di luUi i generi, che comprvmle I' ordiiie degli Echi- nidi Iralti dalle opere del sig. ^g^ssiz, e precipua- mente dal calalogo ragionato di quesli aniinali da lui compilalo e dal sig. Desor. Cosi coloro i quali poscia alia pubhlicazione di queslo lavoro volessero rivoigere i loro sludii su quest' ordiiie di aniinali, Iroverebbero iippianaia la via, che puo conduire a piu ampia e precisa cono- scenza de' inedesimi, e quindi a piu ulili ed eslesi ritrovcimenli. lo non Iralascero da mia pa;le conli- nuare le mie ricerche afBri di perfezionare quesla mia BQonografia, ed arricchirla sempre piu di specie no- velle e di nuove osservazioni. Imperlarilo, onde procedere con melodo nello esam>; delie specie siciliane spettanli ai (lidarili, gio- coforza e pria di lullo inlrallenerci sulla dislribuziou de' inedesimi. Or la classificazione de'Cidarili stabilita dai signori Agiissiz e Desor, essendo la migliore, perche piii esalla, piu propria ptr lo slalo atluale della scienza e delie receuli scoverte, e piu uuiversalmeiile abbrac- ciaia al tempo slesso, sara quella, che noi adotlere* mo per servirci di norma nella traltazione de' Cidarili delta Sicilia. IVia pero di venire alia esposizione della suc- cennala distribuzione, utilissimo estimiamo indicare su quali e quanti caratleri deve essa poggiare, onde agevolmente riconoscersi le generiche e speciali caratleristiche di qoesti aoiinali ; conciossiache a doppio scopo niirano i noslri sforzi, ad illustrare cioe lo palrie cose , e riunire 1' opera nostra a quella di tanti zoologi siciliani per il progresso ed !53 il piii facile appreodimento e diffusione delle cono- scenze zooloi;iclit; t'ra noi. Adunque : 1' ioterna organizzazione Je' Cidariti come di tull' allri Echinidi non polendo nello slato alluale somoiinislrare i caralleri necessarii alia di- sliiuione de' yeneri e delle specie, ci e di essenziale hisog'ia desiimerli dallo iiivilupjK) eslerno di questi animal i o dermaloschelelro, \\ quale e il solo resto die si puo rilivenire di lali esseri alio slalo fossile, avvegnacche spesso inollo incomplelo, e qiialche volla mancrinle del Uillo par alcune specie, allro ooo ri- maiieiido air iufuoii dL'i soli aculei. La forma quindi deli' inviluppo e delle varie parti che lo coslituiscoao come gli ambulacri, i tubercoii, gli aculei, l' ano, la bocca, non che I' organo di raaslicazione sorarai- nislrano i caralleri proprii e precisi per la dislinzione del varii gnjppi, generi e specie. Facciaraoci dunque a considerare parlitaraenle le principali variazioni, che puo offrire la leslula in generale o nelle sue differeuli parli. 1.° Inviluppo — L' inviluppo, la leslula o il gu- scio, come meglio piacera appellarlo, presenla delle variazioni in rigiiardo alia sua forma. Puo esserd complelameiile rcgolare, orbicolare, circolare, piii o meno peiitagonale, ed anco ovale ; piu o raeno de- pressa, subcilindnca, conoide, sforica, emisferica, ap- pianala inferiormenle o nella parte superiore, o sopra e solla ad un ttimpo, couvessa, escavala, soUilo, spessa ec. 2." Tubercoii — Essi offrono delle carallerislicbe inleressanli, sia per la loro forma, sia per il loro Duraero, per la loro disposizioiie ed allro, Possono variare Delia loro grossezza ; sono seroplici, depressi © elevali, a base lagliuzzala o levigata, bucherali 154 o pur no ; la loro disposizione varia ; ora irregolar- m«nle sparsi su lulla !a superficie del guscio ; ordi- nariamente disposti in serie vertical) o Irasversali piii o meno regolari ; spesso occupanli lo spazio lullo delle aree ambulacrali ed intrambulacraii ; allrevoUe mancanti ael mezzo delle aree ; in alcune specie rim- piazzalc in gran parte da asprezze, ed in ailre esi- sfenli soltanto alia faccia iufcriore dell' inviluppo e mancanti nella parte superiorc ; dislanti fra loro o ravvicinati, iiguali nelle due sorta di aree, o disu- j^uali, tulti di una grandezza, o associati ad allri piu picooli ec. 3." Le Areo — Sono esse di due sorta ambula- crali ed inlrambulacrali. Ordinariamente le prime sono piu ristrelle delle altre, e possono uguagliare il 4" , il 3" , la mella, i due terzi delle intrambulacraii, o essere perfellamente uguali. Per la sola specie spellanle a! gen. Holopneustes di Agassiz fra lulli i Cidariti si da il caso di essere le aree ambulacrali piii lar- ghe delle intrambulacraii, e cio per lo sviluppamento straordinario delle zone porifere. Le piastre da cui sono costituite olTrono delle variela ; cosi qualche volta delle linee impresse segnano le loro arlicola- zioni, ed allora la testula dicosi assolata, allre volte queste linee sono superficialissime, appena visibili ; in certi casi nel luogo delle arlicolazioni scorgonsi dei pori o degl* intacchi ec. 4.° Le Fasce ambulacrali o zone ponfere — Queste prescntano molte carallerisliclie ed imporlanlissime per la determinazione de'generi e delle specie, e cio per la loro direzione ed eslensione. Spesso tali zone sono divise da una serie di tubercoli ; alcune volte invececche reslringersi nella superficie iiiferiore, si allargauo ; or sono ample di raolto, or ristrcllissime ; 155 or drille, ed or flessuose. I pori sono ne' varii ^e- Deri disposli in varii modi ; or a paja semplici, due a due cioe in linea relta o leggermente flessuosa ; talvolla forinaoo delle denlellalure arcale, obblique, ed anco quasi trasversali di due, tre, quallro, citique sei, ed anco setle paja di pori ; lal' allra le fasce pnrose sono tre, due esleriie regnlari e la interna irregolare, oppure lulte e tre regolari ; in alcun; casi inGne la disposizione dei pori non coiilinua in ugual modo dalla bocca sino alia somnoila, ovvero sono confusamenle sparsi nelle fasce ambulacrali. 5." (Hi Acuiei — Essi variano di cnollo ; possono essere lunghi corli, conici, ciliodrici, fusiformi, cla- vali, ghiandiform', spalolali, levigati, slriati, grossi, sotlili, spinosi, increspati, anellati, a base semplice, o rivoltata ec, 6." L' Anello in cui 1' ano si schiude — Esso e formato da dieci piastre, cinque ocellarie alternati- vamenle piii piccolo sempre presso a poco simili nella forma e nella grandezza, ed allre cinque le genilali, che sono oel mezzo bucherale, delle quali una mo- strasi piu grande e di forma diversa con la superficie costantemenle granolosa e madreporica di modo, ad esser riconoscibiiissima, e che indica 1' asse antero- posleriore ; quesle piastre variano ; le genitali pos- sono esser seuiplici, o portanti un grosso tubercolo bucberato ; le ocellarie possono essere di varia gran- dezza e di diversa figura, cio che vale ancora per le genitali. In alcuni generi mostrasi alia sommita del de- sco (desco apiciale) uno scudo di una strutlura parli- colare, e composlo dalle cinque piastre ocellarie, dalle cinque genitali e da un' allra piastra imparl, che il sig. xXgassiz chiama piaslra sopranalc. Questa varia per la posizione, era cioe io dielro ed ora in 156 avanii ; il desco apiciale ofTre vario conlorno, (alvolta e ondoso, allra volla penlagonale. 7.° La Bocca — Essa diversificasi per I'ampiezza, e per la coofigurazione; essa e grande piu o meno, circolare, penlagonale o senuosa ; con o senza inci- sioni, e queste piu o meno profonde . La membrana boccaie or nuda, ed or coveria di squame imbricate, o pieghellata. S."^ Le Orecchielle— Quesle apoGsi al nnmero di cinque, che si elevano dalT inleriore conlorno dei- r aperlura boccaie presenlano molte variela. Sono esse gracili o spesse, basse od alte, con i pilaslri congiunli o divisi, fra di loro vicine o dislanti, a sommila arcale, o lerminate in punla, ovvero tagliate in qiiadrato; i fori che lasciano i duo pilaslri, ellillici, ovali, subquadrali ec. 9.° La Jjanlerna di Aristolile, o 1' apparecchio della maslicazione — Quesl' ordegno complicatissimo e costiluito da varie pezzi : i denli, le faici, le pira- midi, i compassi ec. I denli possono essere semplici, 0 scanalali, senza carena o carenali, bicarcnali, tri- carenali ec. Le piramidi or dcboli ed or massiccie, con le branche ora riunile in arco alia somraila ed or divise. I compassi piccolissimi o grandi, Ironcali o pur no, con o senza muscoli Irasversali ed allro. La lanlerna nell* insieme vigorosa o debole. Ed ecco 0 miei Colleghi tulle le variazioni, tulle le modiGcazioni organiche, lulli i caratteri che offre r inviluppo de' Gidariti, non che 1' organo di masli- cazione di quesli animali ; ed ecco su quali basi deve poggiare la dislribuzione naturale della famiglia di quest! animali. E' tempo ora di esporre quella che e stala slabilita da' signori Agasiiz e Desor. '•' Le caralterisliche generali de'Gidarili ioaccennai 157 nel principio di qiieslo lavoro, ma siccoroe la dia- gnosi (legli slessi e slala modificnla dai sullodali tialuralisti nel calalogo sopracennalo, e necessario qui riproduria coa le modificazioni, cbe cglino vi haono apportalo. CARATTERI GBNEBALI DELLA FARIGUA Dz' CIOARITI. » Forma circolarc, bocca cenlrale, situafa nella )) faccia ioferiore, chiiisa da una memhrana (la mem- » brana boccale ) or nuda ed or cov«rla da squame ; )) ano opposlo alia bocca, che schiudesi in un anello )) costituilo da dieci piastre cioe cinque genitali ed « allrellante delle ocellarie, che tra di esse alter- )) nansi ; il diamelro anlero-posleriore e indicato dal )) corpo madreporiforme, che confundusi coUa piastra » genitale impari ; la teslula e ornnta di lubercoli » disposli in serie, s»i quali impir.ntati si veggono » degli actiici di forma differenlissima, e qualche » volla assai lungbi ; appareccbio maslicalorio cora- )) plicalissiino ( conosciulo col nome di Lanterna di )) Aristolile) , composlo di molli pezzi, di cui i prio- » cipali sono le piramidi, Ic falci, i compassi e i ■» d>Miti propriamenlc delti ; siil cootorno delU bocca )) alia faccia inferiore si truva un cerchio di pezzi 1) ossei deslioati a sosteaere ia laoteroa e che » appellansi orecchielte. » Quesla famiglia divides! iu quallro gruppi. 1." Gruppo — CwjRiTi propriameate delli. » loviiuppo spes50 ; lubercoli inlrambulacrali io 22 r58 » iscarso oumero, grossissimi, tagliuzzati e bacheralJ, » porlauli de^li aculei di un volume considerevole ; B pori disposli per paja semplici ; denti in forma di 9 gronda, senza catena alia faccia interna ; piramidi s delta lanterna aperte in alio. Queslo griippo coniprende i generi di appresso. 1. Cidaris — Lamk ( Agass.) 2 . Goniocidaris — i )esor 3. Hemicidaris — Agass. 4. /icrocidaris — Agass. 5 . ^cropellis — A ^ i s s . 6. Paloeocidaris — Agass. 2.* Gbcppo — SjLSaiE. » 11 gnippo delle Salenie e composlo di Echinidi » generalmente piccoli, aveali 1' appareoza de* Cida- )) riti propriamentt! detti, ina da questi distinti per s uno scudo di una struttura parlicolare situato alia » sominila del desco, e composlo dalle piastre geni- » tail dalle ocellarie e qualche voita da una piaslra » impari, che il sig. Aga»siz chiama sopranale ; am- )) bulacri slrelti ; tubercoii grossissimi, or semplici, s ed or biicherali ; pori ambulacrali disposli per paja s semplici. I generi, cbe comprendonsi ia questo gruppo sono : 7. Salenia — Gray. 8. Peltasies — Agciss. ' 9. Goniophorus — Agass. 10. Acrosalenia — Agass. ' - • — ' 11. Goniopygus — Agass. 1S9 3." Gruppo — Ecnitii. •% Teslula sollile ; lubercoli riumerosi or perrorati s ed or semplici, su cui imptantansi degli aculei s gracili e suhulati ; pori disposti or a paja setnplici, B cd ora a paja multipli, obbliqiii o arcati ; denli » tricarenati, muoiti di una carrna sagliente alia » faccia interna ; mascelle meno nmssiccie di quelle » dc' Gidarili ; branche delle pirainidi riunile in arco » alia sommiia. s Appartengono al sopra indicalo gnippo i seguenti generi. 12. A^Aropyga — Gray. 13. Diadetna — Gray. 14. Hemidiadema —Ai;i><&. 13. Cyplwsoma — Agas^.. 16. Echinocidaris — Dfsmoui. 1 7 . Echinopsis — Agass . 18. Jrbacia — Gray. 19. Eticosviiis — Agass. 20. Ccelopleurus — Agass. 21. G odiopsis -^ Agnss. 22. Mcspilin — Dosor. 23. Microeyplivs — Agass. 2i. Sahnacis — Agass. 23 . Temnopleurus — Agass. 26. Clypticus — Agass. 27. Polycyplms — Ai^ass. 2X. Amblypncusles — Agass. 29. Boleiia— i).s..r. 30. Tripncvstes — A^ass. 3 i . Jlolopneustos — Agass. 32. Echinus !.. 33. Pediiia — Ai;ass. 160 34. Heliocidaris — Dcsmoul. ■ 4.." Gruppo — EcniNoaETRj. )) Quest' ullirnn gruppo distinguesi per un carat- » Itre parlicnlaro, cioe che 1' inviluppo invece di esser » circolare e ailun^.ito ; ina questo allungamento non J e nel senso dell' a>se antero-posteriore, e piullosto » obbliquo ; i pori sono disposli per paja obbiiqui, X formando dcgli anhi Irasvcrsali. » Tre generi v&uno compresi iu questo gruppo, cine : 35. Echinometru — Klein. 36. Acrocladia — Agass. 37. Podophora — Agass. Cio posto scendiamo a Iraltare 1e specie vivenli e fossili, che apparlengom) alia Sicilia. GEN ERE CIDABIS— Lak. Slabililo per la prima volta questo genera dal sig D -Lamarck ha subilo in progresso varie modi- ficaz oiii. II carallere priiicipdif , che queslo celebre naJuralisla assegiiava alle sue (.iiiariii, si era la per- fora/jone dei loro lubercoli, che secondo lui veniva rigtiirdala come un mezzo particolare e nuovo, che ia n iliira avea comparlilo a qiiesli Echinidi per muo- vero i loro aciilei, perciocche per opera di un cor- doneino muscoiare travers-'vnle I' inviluppo e i corri- spondcnli tul ercoii opinava che I' animale polulo avTebbe senza il ^(>ccorso dclla pelle, diversamenle di come effelUiasi i>ei;li alin Echiuidi, muovere a secnnda il bisogno gli aculei. Ma essendosi puscia resi accorti i zooiogisli, « 16! principnimonte il sig. Blainville del fatto, che i fori tubercolan non giungono a penelrare inleraaienle la teslula, quesla perforazione perde ogni imporlanza, non polendo piii ollre arameltersi 1' esistenza de* cor* doocini muscoiari ammessi dal sig. De Lamarck, es- seodo per altro gli acuiei mossi uaicarnente dalla pelle, che riciiopre la superGcie esleriore delta teslula. E* percio che il gen. (lidaris creato da! sig. Lamarck e state diviso in molti allri, e cangiala la sua carat<> lerislica. Queila, che da il sig. Agassiz, e la seguenle. » Forma circolare, appiatlila superiormeote ed » inferiormente ; inviiuppo spesso ; aree ambulacrali » slrelle ugguagliando in larghezza appeoa il quarto » delle are© intrabulacrali, coverte di piccoli tuber- » coli serralissimi, ai quali corrispoodooo delle pic- » cole setale appiattite ; pori disposli per paja sera- » plici ; del tubercoli grossissimi bucberati sulle aree » intrambulacrali porlanti dei gross! acuiei or levi- » gati ed or rugosi o spinosi ; piastre geoitali grao- n di, pe.nlagonali, uguali fra loro ; piastre ocellarie » piccole tnangolari ; bocca circolare senza intacchi ; » membrana boccale coverta di squarae imbr'cate, D sulle quali si prolungano i pori ambulacrali ; lao- » terna vigorosa, composta di piramidi massiccie, » di cai le brancbe doq sodo punto riuoite alia » soramila ; denti canalicolati seoza careoa alia faccia > interna. » Questo geoere si divide secondo il sig. Agassiz natural mente in due tipi ; nell* uno i tubercoli sooo kvigali, oeir altro sooo tagliuzzati alia base. 162 ; 1.° Tipo — Jubercoli levigali. SPECIE VIVE^TI SPECIE /.'' CiDJRjs Hystrix - Ljkk. C. svbglobosa, utrinque depressa ; arm's ma- ^ribm iinea flexuosa divisis ; spinis majorum tubar- colorum iongtsaimis, strialis, ad series quinatit. Echtnomeira. Guali. Iml. lab- 108 f. D. tCidaris papillata. Var. 3. Leske apud Klein. i . j)ag. 129 L 7. f. B. C— Encycl. pi. 136, , f.6-7. — Scilla Corp. rnarin. t.22. — Bonan. Recr. 2. p. 92. f. 17- 18.— Favan. Conch. pi. 36. f. CI. < ~ i , Jn Cidarix F RIein el Leske. t. 39. f. 2. ! Cidaris papillata minor. Van Phelsum. p. 29. pi. 3. f 1-3. -, :. Echinomelra circinata. Gtiali.pl, 108. f, D. : , . , -4jidaritcs hystrix. Desiongch. I. 2. p. 194..^.- • - Blainvill. Did. sc. iiat. I. 9. p. 199.=-- Mao. d'aciin. p.231. pi. 20. f. 5.— Risso. Europ. mer. 1.5. p. 278. d. 28.— Lamarck. I. 3. p. 379. n. 3 Desmoul. Echind. pr • : 320. — Agas. Prodr. J. c. — Agas. e Peso. Catal.raisoii. des Echinid. Aonal. desscienc. natural. 6. p. 324. Inviluppo globoso, spesso, superiormenle ed ia- feriormenle appianalo ; ciascuoa delle due serie Ui- bercolari e coslituila da 7-8 lubercoli ben grossi a base larga, cbiusa da un cerchio elevalo rormalo da innumerevoli lubercolelli , i quali si veggono ancora nel mezzo delle area ambulacrali, formaiido cosl una fascclla, che divide le due rone porifere, e che ri- m sulla da qiiattro serie di codesti tubercoletti, che »i polrebluTo addimandare granoli ; questa fascelta b leggennenle flessuosa. I pori sono ovali e divisi da soicbelti ; ii tubercoli fra loro allernaodo lusciano tra di essi una linea flessuosa, che divide le aree intram- bulacrab. Gii aculei sono molto lunghi, cosicbe il sig. Lamarck dice, cbe ii corpo di quesla specie e generalmenle piccolo in proporzioDe della lungbezza delle grandi spine (1 3. p. 380); olire a cio sono cilindnco-acuminati e longitudinaimenle siriati. Quesla specie vive uci mari di Siciba ; si trova Del lillorale di Aci-Trezza, Calania, Augusta, Palermo. II sig. Lamarck dice cbe essa vive deJ pari nel- rOceano europeo, e nel Medilerraoeo. IVerticale_Millim.53. Trasversale — Millim. 40. Varieta Posseggo un* individuo della sopra descritia specie ben grande, il quale mi ha oITerto una modificazioue di forma in alcuni dei suoi grandi aculei. Alcuni difalti sono, come sempre osservasi, ciliodrici sine air eslremila, verso cui si assolligliano, e termioano qua:>i in punta; altri pero oltre la roela della loro lunghezza si appialliscono, allargaudosi sempre piu sino al termini!, e finiscono in forma di spalola. lo credo die quesla modificazionc non sia cbe semplice accidenlalila. Se non si avesse pero avuta la cerlezza di apparlenere alia slossa specie, questa non coiio- scendosi, si avrebbe poiuto credere cbe quest' tiliimi aculei di forma divt-rsu .spettassero a specie differen- te. Cio induce ad ammetlere, cbe oon sr puo foiidare 164 una sicura e certa distinzione specials siii caralieri de' soil aculei, come noa ban tralascialo di avverlire i eommi nella scieaza. |. U (' SPECIE FOSSILI Specie !•• ' Cidj4bites Hysthix — Lamk. Si trova nel calcareo lerziario dei dinlorni di l\Iessina e nella formazione cretacea di alcuni punti deir Isola nostra. Al capo di Milazzo si trovano i soli aculei il doppio piu grossi dell* ordiiiarin, che sembrano a prima giunla apparlenere a specie diver- sa, ma U'l' esatta disamina ci ha reso certi della loro identila. 2." Tipo-^ Tubercoli ingUvzzati. SPECIE II.'' CWARITES NOBIllS —MuNSTER. hi- -> ,-: C. depresso-globcsa, nodulis ambulacrorum bis'triserialibus, verrucarum limbis suborbicularibus, super ficialibus , remotis ; aculeis majonbus longiasi- mis, muricalis, leralibus vel cornpressis, vel angulo- sis ; atnbulacn's flexuosis, verrucis mamillaribus 5- 6 in singulis seriebus, circulo glenoideo radiato. . Munsterin Goldfus. Pelrtf. p. 117 pi. 39. f.4.— Desmoul. Tabl. syn. p 328 — Agass. Echi- j,,, nid. sviss. II. p. 65, Tab. 21a , fig. 21. -— , . Agass. e Desor Galal. rais. I. c. pcig. 332. , Di quesla specie uon si Irovano in Sicilia che i-soli aculei, di cui ne ho vedulo qualche eseiDpIare nella colleziooe del char. prof. G. Gemmeliaro. ,^^ 16S SPECIE III." CiDyiRlTES GUDDIFERji — GoLDF. C aculeis subovalis, costato-granulosiSf pediciilis brevilms, striatis. GolJfuss. Peiref. p. 120. pi. iO. f. 3.— Favan. pi. G7. F. B— Bo.irfj.i. t Pcirif. pi. 54. fig. 362-363.— Parkins. Organ, rem. I. 3. pi. \. f. 11 Scheijcliz. Miis. Hiluv. n.875.— Orycl. helvet. p. 320. f. 40. Claviculoe gtandarioe, Leske. De acul. p. 269. pi. 52. pi. 32. Bronn. Lelbaea. p. 278. tali. xvii. f, 5. — Agas- siz. Prodr. 1. c Desmoul. Echiniil. p. 334. Agass. Echinid. sviss. II, p. 76. Tab. 21a j fig. 9. — Agass. e Desor Catal. rais. ec. i.e. pag. 334. Di questa specie come di molte allre non si coiio.scono die i soli aculei. Sono essi di una forma sitigoiare, cine, quasi ovali, longiludinalincnle coslel- lali ; le costelle sollili e granolose, i pi'duiicoli corli, a f.iccella arlicniarp tagliuzzala ; soraigliano a delle olive. Allrevolle r.ddimandavansi pielre giudaiche, riguardale un tempo come sclierzi della natura, e poscia, come id dissi nella inlroduzione a quev>lo lavoro, cousjderat ■ da Gesner per la prima volta come aculei di Echini. Si irovano quesli aculei ne' terreni giurassici di Angouleine, Bevancon, Svizzera, Baviera, Wurlemberg, Ifii;liillirra, Nizza, in;! lerreno coraliigeno del Mout Terrible, ed in varii allri iuughi. In Sicilia rinvengonsi nel lerreno crelaceo di Judica, Turcisi ec. 23 166 II piu grande di quesli aculei tra quelli, che poss'eggo preseiita ic dimenzioni seguenli. ILoiigiludinaio — MiHiin. 35. Trasversale — Millira. 16. SPECIE ly." CiD WRITES conoii.iTA — GoLDPnss. <7. depressa, nodults ambulncrorum bis-trise- rtdlibfts, verrucarvm limbis ovalo orbicularibus . sub- excavatis, grannlonini. corona cinclis ; ambvlacris fleccvosis; verrucis nKimillaribus 4-6 in singulis se- rtebus, circulo glenotdeo laevi. Echinus cotoikUus. Schotih, Petr. p. 3! 3. Echinus cidtivifi. Var. c. (Jn. Gniel. p. 3175. Cidaris mamillaia. Sp. 2. ( loss.) Rlem. pi. 4-. ■' fig- B. RnoiT. Pelr. pi. E. v.. 12. fig. 4-5.— PI. E.vi. n. 120. Cidaris papillata. Var. Leske. n. 19. p. 133. pi. 7. f. D. Boi/rguel. Pelr. pi. 53. f. 351-353. Parkinson. Org. rem. t. 3 pi. 1. f. 9. ' ' Cidarites coronala Ooldf Pelref. p. 119. Tab. 39 f. 8. — Agass. calal. sysl. p. 9. — Agas. Kchin. sviss. II. p. 59. Tab. 20. fig. 8—17. Cidariles moniltfera. Goldf Pfclref. p. 118. Tab. 39. fig. 6. — Agnss. Calal. sysl. p. 9. ' '■ Var. minor. Cidariles propingua M\ins\vT — R. 29 —io GuMf. Pelref. p. 118. Tab. 4. fig. ih ■>::- 1.— Agas.s. Ecbiuid. sviss. II. p. 62. Tab. 21. fig. 5-10. te7 lo non ho vedulo qupsta specie in Sicilia. Lpggesi pert) noir opera dtl sig, Lamnrck Irovarsi in Malta e M''»siiia, ollre di vorii allri luoghi, come iicl lerrcno giurassico di Besancon, nelle Ardeone, Delia Svizzera ec. ec. 3." Gnuppo — EcBiNi GENERE DIADEIJA — Gray. Quoslo genrre e sialo da varii autori diversa- nionlo caratterizzalo. Secondo il sig. Gray porta pressocclie i caralleri, die il sig. Lanjarck assegna alia scconda sezione delie sue (lidanli, cioe— teslula orl)icolare, depressa ; amhulacri relli ; gli aculei nel maijgior niimero fisUilosi — II sig. Gray pero ne rcceilua r ultima specie, cioe la (]. radiala^ di cui forma i! suo genere Aslropiga. II sig. Desmoulins ha conservalo nel suo gen. Diadema lulle le specie, che fanito parle della scconda sezione tlel si/;. Lamarck, ed ha dislinlo i Diademi dalle Cidarili per le |oro aree ambt.lacrali lii!)ercolose del pari che le intrani- hulacrali, e piT I' aiio moltoppiij grande della l)occa, la qiinle e fesstirala nel suo coiilorno. La caralleri- slica di queslo ge'tere slabilila suUe prime dal sig. Agassiz, che aJol'o i generi d ■! sig. Gray, e coin- presa lie' seguenli termini : a Inviliippo piu o raeno D dcpresso, amhulacri larghi convergenli uoifurme- )) inente verso la sommila, gli aculei spesso lubulusi ; » i luhfTcoli dclle piastre amliulacrali, quantuuque )) del pari che gli altri bucherati, pure sono piu » piccoli e di maggior niimero di quelli delle (jdarili.)) In seguilo quesla diagnosi e slata dallo stesso autorc e dal sig. Drspr nel calalogd rngionato da noi "M 168 citato (anil, des scienc, nal. f. vi p. 346.) diversificata nel inoilo di appresso : « Forma circolare ; inviluppo )) sollile ; tubercoli grossi, buclierali e lagliuzzati nelle » aree ambulacrali e nelle inlrambulacrali ; aculei » ciiiudrici, incresp.ili e inollo lunghi ; bocca grande » senza incisioiii ; orscchielte Hisgiunle ; lanterna pari )) a quelia del getiere Astropiga ; tubercoli iDlram- )) bul.icr.iii forniarili tanloslo due cil a!!e volte ijuallro » serie. Differisce 'ial gen. Astropiga per i grossi » liibercoli dalle arfo ambulacrali. Si Irova in luUe » le formazioni dal l.iasse sino all'epoca altuaie. » Queslo gener<' e orie, che rosliluiscono, piu ravvicinate tra loro; ogni serie e forrnala da piii di undeci tubercoli bucherali e lai;liuzzali ; le zone porifere sono flessuose ; una linea appi-na flessuosa divide le aree ambulacrali come icparali. Per ora noi esponghiamo i caralieri del gen. Echinocidaris sfabilili dai due cilali nalurah^ti. Caratteri del gen. EcinN0CW-4RlS. )) Forma subconica, poco elerala , inviluppo )) sollile, lubercoli a base levigala, imperforati alia » sommila ; pori disposli per paja semplici iungo » tulti gli ambulacri ; ano coverto da quallro piastre » di uguale grandezza ; due serie di lubercoli sopra )) le uree ainbulacrali, ed aimeuo quatlro sulie in- )) Irambulacrali, sovenli pero le sole serie esleriori » giungono sioo alia sommila, mentre le inleriori )) dis|)ariscono sulla faccia superiore ; aculei cilindrici, )) soltilmenle slriati ; i)occa grandissima ; membrana )) boccale nuda, a parte le dieci piaslrine del lubi )) boccali ; orecchietle separate ; apparecchio dentario )) identico a qiieilo dei Diademi ; una carcna allu )) faccia interna dei denti. Differisce dai Diadeini per » le sue quallro piastre anali, per i suoi aculei ie- )) vigali, e per i lubercoli uon bucherali, ne la- » giiuzzati. )) 172 SPECIE UNICA VIVENTE J ECHINOCIDARIS JEQnJTUBERCVLATA — DeSMOUL. (1) Ech. orbicularis, subconoidea, depressa; areis ambulacrorum anguslissimis , elevaliusculis ; verrucis ubique csqualibus, in areis ambulacrorum biseriatis, serratisque ; arearum major urn ad periphcriam unde- cimseriatis ; supra alque inferne decrescentibus ; fascis porosis aubftexuosis ; aculeis longiusculis, cy- lindricis, subliliter striatis. Echinus cequituberculatus — Blainvill. Echinus neapoliianus — Delle Chiaje. Gr individui che formano oggctlo di questa de- scrizione appartengono senza i\nhh\o a\\& Echinocidarig cequiluberculala. Olire di csscr furnili Jei caralleri che speltano al genere Echinocidaris stabililo dal sig. Desmoiilins, corrispondono nelln caralteristiche speciali alia breve descrizione, che da della specie ia esame il sig. De Biaiaviiie sotto il oome di Echinus cequituberculatus nel Diz. di Scienze nalur. ad ec- cezion di lalune piccoie difTerenze, che noii sono a cred«r mio se Don delle semplici e poco impmtaiUi variefa. La nostra Echinocidare presenta una leslula (1) Non avendo potuto rinvenire nelie operi^ d.i me con- suUate la diagnosi di questa specie, ma le sole osservazioni, ho crediilo utile formolaria secondo i caralleri, die mi lianno presenlalo gl' individui, clie ho con sicurezza riferilo alia specie in esame. 173 orbicolaro, subconica, alquanlo deprtssa, piaoa in- feriorinenle ; le aree ambiilacrali strellissime, avenli all* incirca ucj quarlo dclla larghezza (ielle intram- hulacrali, con due serie regojarissime di tubercoii avvicinalissimi , di mediocre grossezza ; quelli delle aree intrambulacrali sono disposli in scrie verlicali, ma di modo, a formare benanco delle serie trasver- sali ; le prime sono poco regolari, giungono ad un- deci nel conlorao della testula, gradalamenle di- spariscoQO nella p.irlt; superioie, e solo due ne per- veugono alia sominita, cioe le esteriori ; le serie trasTersali sono inl^rrolle nel mezzo delle aree, e segnano nel loro i.iconlro degli angoli, che si faaao pill marcati, quanlo piu alia bocca si avvicioaao. Quesli lubercoli si mostrano tulli di uguaie grandezza nelle due sorla di aree, cio, che rende, come dice il sig. Agassiz mollo rim;irchevoIe la specie ia di- scorso. 1 pori ambulacrali sono semplici, disposli cioe due a due in linea appena flessuosa, e riuaiti da leggeri solchelli ; le aree sono divise da una liaea marcatamente flessuosa, cioe a zic-zac, e fortemenle impressa, e le articolazioni delle piastre coronali sono anco segnate da linee impr«sse ; delle piccolissime granolazioni non visibili ad occbio nudo attorniano i lubercoli ; le fasce porose nella parte inferiore vanno allargandosi ; la bocca b grande, penlagonale e lar- gamente senuosa ; le orecchielle colle brancha sepa- rate, gracili. subspaloliformi ; il foro ovale allungalo. Gli aculei lungbi , di color neraslro , e qualche volla verdaslro; colore della lestula rosso leggero di mallone ; ambulacri violacei ; lubercoli verdastri, ed alcune volte giallaslri. Quesla specie secondo il sig. Agassiz vive nei 24 174 mari di Palermo e nell' Algeria. Nei lillorali dfCalauia, Aci-Trezza ec. e comune, non serve di cibo, e si appella volgarmente Rizza masculina. ITrasversale — Millim. 56. Verticale— Millim. 30. GENERE ARBACIA — Gray. Caralteri del gen. Abbacia. » Piccoli Echini subsferici ; inviluppo ricoperlo » di numerosi piccoii tubercoli a base levigala e noa » perlugiali, disposli in molle serie sulle aree intram- j) bulacrali, e qualche volla ad ugual modo sopra la )) ambulacrali ; pori disposli per paja semplici ; bocca » circolare senza profoiide incisioni ; apparecchio ge- » nitale strelto in forma di anello. Differisce dal ge« )) nere Eehinopsis, al quale soniiglia per la forma » in generale, per i suoi tubercoli non tagliuzzati. » Le speci« sono fossili dei lerreni creUcei e terzia* » rii. (Agass. ctlal. rais. 1. c. p. 335.) SPECIE 1.^ ' Arbacia monilis — Agass. ■' Echinus monilis. Desmar. in Defr. Did. sclenc. natur. t. xxxvii, p. 100. Arbacta globosa. Agass. Gat. sysl. p. 12. Arbacia monilis. Agass. e Desor. Cat. raison. 1. c. p«g. 353. Un piccolo Echinide da me rinvenuto nel caicareo 175
  • Inngd a molle cougellure, ed a diversi ragionamenli trascendcnl.ili. (7) Opinione del Wagler, Ueamur, Rhoederer, Ellmullero, e da niolli altri secondala. (8) Vallisnieri, Lcmery, le Gierdi, Andry, Biocli lo so- spetlaroiio, avendosene scoverto nei feti a' quali era gia man- cata la luce, secondo dallo slesso Ippocrale fu osservafo. (9) Linneo, e Scopoli furono i prinii a crederlo. Boerhaa- ve vi SI uuiftirmava coii dire, che prendono forma diversa pel divcrso silo che viene da essi loro occupato. Van-Doeveren, llidrmanii, Hiifl'eland non peiisavaiio diversamente, e cnsi di- coiiu varli altri che preiidnno a par^igone gli elTelti dei Dilteri ullo stomaco di ccrluni erbivori, e quelli della Musca carnaria iiiiu ha guari dal Berard rapporlati : menlre L' Edwards at- liibuisce tali meravigliose metanioifosi ad un alto di qiiella Oniiipossente Irasftirniazione, che in modo quasi simile si am- niira iiclle rane. Epperi) diclro 1' esame aualomico dei Signori Verncr, Rudulphi, lluopcr, Laennec, (Jloquet, Joy, Baillie, cd 6 191 nascono per pfTtitto di sola morl)Osa pulrefazione (10), se sdn opera della forza vilale dalla Chimica viyenla rappiosciilata (1 i), se derivano da pseudo-membrane o villosila iiileslmali animalizzate (12), se lirauo origine d' allerale secrezioni follicolo-mucose (13), se si produ- cono sponlaneamenle, od a somiglianza degl' iofuso- ri(l-l), se hanno da per se slessi una dislinta gene- razioiie (15), o se lulto dove al)l)andonar.si al inislero deir iiiestrigubile arcano che qui prosenla ia Qatura(16). allri, rcsia provalo quanlo disse Bremsor, die i Termi cste- riori cioe, sou ben tliTcrsi di qiitlli die si risconlrano nel- r uonio, (10) Pensare degli aniichi fiiio da' Itinpi Ippoc.ralici, e Galeniaiii, c dalla mciite di certuni inudenii aoii aucor caa« cdlalo. (1 1) Arjiomento del Broussais, da! Glisson, Gorier, Gri- maud, Sdle. Muiler, ed allri, quasi siipposlo in simil guisa. (12) Rilrovato di uii' aulor Tedesco, dal Rtdi, e da Aelio, e Paulo nncnr Iravedulo. (13) Hagionarc del Fodere, dallo slessn Broussais coll' idea della preesislenle gaslrocnlcrilidi! consi'iililo, ed autorizzato da' I'alli die presenlano cerlune iulestiiiali allerazioiii follicolo- mucose. (II) Induzioni ricavale dall' ingogiiosc riccrclie dei Signnri Prieslpy. Girord-liliaiilrans, e Fray, e da Uudie, e Sanson, ed allri ciiiisenlile. (I."i) I'aiiarpllo, Sdiciicklo, Forcsto, Borello ec. li lenncro per vivipan. lludnlphi dice prodursi cumc gli allri csscri vi- vcnli, perclic proweduli d' orgaiii scssuali, come fii zoologi- caoKMile diiiKislrato. Goeze ossiTva di esservi ni'CBssaria una doppia C(q)iiia piT riri^llii.irscne la pidpaj^azinne. Tissdl asse- risce aver conlalo piii di dicciinila uova iiell' ovaja d' un sol Lombricoide fcnimina, e I' assionia IlarveY'iuo amnielle. L' omne vitum ah oio, die all' omne tivum c vivo, dall' Okeu In assimilato. (lU) Cosl SwammsrJam, c quaul' allri ei arrestaoo a Lungo sarebbe ratlendern* la sintoinalologia che dislintameale essi enlozoari polrebbero presenlare(17), riiifluenxa che arrecar possono alle svariale organico- dinamiche-umorali affejioni (18), le conseguenze che immaginariamenlc vi si sono allribuile(19), e per fino Je mal supposle benefiche operazioni clu' muovere po- irebbero iu pro della salule(20). Finabiiente assai luii- t,' contemplare le cose, che si credono sotio forma arcana, e che solloponendosi in reslriltissinii cancclli, noii iuteiidono interpelrare mai quanlo sla subordiiialo a' processi che fuori il tipn ordinaiio palologicarocnte opera la iiatiira. (17) Si sa cnme fulli i sinlomi, che si allribuiscono ai vprmi inleslinaii. spessu possono ini^aniiare, e che praltica- meiiti! non si sla al ci'ilo se non quando se ne vede I' uscita. (18) Possono conipiicarsi con quasi tuUe le malallie, e darvi un' .ispello si vaf,'i), (rislo, e pernicioso da imbarazzarne il diiignostico. Vandeiihosch, Van-Doeveren, Ilufft'land. Perron, DclaiMjqiie, Oummelinck, La Mondiere, e divers! praltici lo coiiti'slano. (19) Quant' esageiuzimii non si sono rapporlale a' vermi ! Biisqnilloii, e Serres altiiituirono 1' idrofubia d' un ragazzo al- I' enlf liiiinlide, rnenir' era slalo morso da cane rabbialo. Ve- di kind amiiieUcva oslnizioni verminose. R.isp;iil dicca essere i Lombrici causa e priiicipio d' ogni malallia. Orlassin slabilisce sopra lali cliTiinti luUo il cardine dclla sua Palologia ; ed il il I'rofi'sisdrt' Biemscr rapporia esompii ove prallici di inerilo haiino linanclii! supposlo coiti' cffello Tertniiioso gli accidenti cagionali da vioienze esleriori. Questi paradossi al dir del- I' Alil)(!it ril.irdano il progrcsso delta scienzu, ed influiscoiio alle disparate idoe die noi sentiamo. hi fatli il Signor Canni- n.ili conid)he un uomo di rari talenti, spiegare puhMlc.miente la formazione elminlica in diversi modi, lasciando scnipre Convintii r udienza di qnanlo difreronlcnieute espoiica. (20) Queslo pensare scbbpne slraiio alle vedule fininlogiclie, ha pure avuto i suoi faulori. Goeze nell' ammirazione per r universo, cerca provare die tutli gli fsseri, fino gli elminti, hanno relazione, ed ulilla diicKa, od mdircUa eoll' uomo. Butler 193 go sarin il volerne enumerare od analizzare qui (anti specilici (21), quelle lanle riserhale ricelle (22), quelle soslaiue lutte in somma cho empiricameule o con re- gola d' arte si sono impiegale a vicenda per dislor- naie gli eliniiili, atlaccandone lo svduppo, Ja iiulri- lura, "e I' eaislenza denlro 1' uomo (23) ; o I'inlernarci in quelle scrupolose ricercho di come si possono uc- cidere e cacciar<» melodicainenle dull' animale eco« prelendoa esser neccssarii tali vcrmi, pcrche sbarazzando le iinpiirila inlcslinali, ne soslengoiio la peiistalticila ; e Tame-; rifaiio Hii.hIi ikui dlssoiiliva =) sliavagaiilo opinioiie. (21) Le opere degli aiiliclii, e de' secretisli fan fuKora tesliiiiiiriiaiiza del S'.ipposli rimcdii che si slimaroiio fino al supnslizioso per le aiitelininticlic virlu. Se ne pno curiosare la iisia neir opera di Breinscr coil' aggiimle del IJIainville, ollre ai lai.li lorfnolarii cli'! ne Irascrivuni) all' uopo. (22) Noil vi iia malallia coiiiro la quale si specularono tantr licfllc. qiianio conlro I' enli'liniiitia aveali solo a' pnrgalivi, a' spocifiei, ed a' corroboranti. Si ricordano a! pidposilo i travagli del IJolognese Dollnr (iaziii, nel niiirnale ili iJnixelles dcll.ii;liati, snll' efficacia di varie gosl.iiize aiilelniiiiliclie. ed i lisollali favorevuli ollenuli coUa Sanloiiina scoverla da Kalilcr di Dusscldorf, poi Irovata da Aim di Meclpniborgi>. sindiala eon p.irtieolarila da li.ilrler non cbo da ObenulDcilT, ed in oggi d.il r.irmacista d' Aurill.' , SioiiorG.iir.ini cediimnicaiiienle oUenula dal semco contra d' AL[ sollo forma bruua. 194 Forget uon vede nella febbre lifoide che un enlerile follicolosa, una flemmasb dei follicoli inlc- Stinali, nella quale la lesiune inleslinale e il caratiere fondamenlale della malallia ; quesia lesione e assai probabilinenle priiniliva ; se essa e secondaria noo puo assomigliarsi agli esantemi febhnli massime al vajuolo ; pnmitiva o secondaria la lesione inleslinale reciama essenzialmenle I' altenzione del pralico (1) . Lasciaodo la doltrina della flemmasia applicala alle lifoide viene innanzi la leorica che posa sulle alterazioni umorali. La bile per la sua presenza nel- rinteslmo e per il suo passaiigio nel sangue deler- miua la Tifoide a della di Stoll e di de Larroque Beau Piedagnel fra gli scrillori del giorno ; la Tifoide ha il punlo di parlenza nelC inlKslino, i sinlomi pri- raitivi non dipendono d' una flogosi inleslinale ma d' uno slalo saburrale delle prime vie, d' una bile acrimoniosa che altera la mucosa inleslinale nei luo- ghi non prolelli dalle mueosila; passando nel lorrenle circolalorio con o senza il delrilo delle piagbe che produce nell' inteslino va a delerminare grandi disor- dini in lutti gli apparecchi e le feoomenie atassiche adinamiche pulride. Molli clinici moderni ripelono le febbri tifoidi dall'allerazione primiliva del sangue, Bordeu gli argo- menti i piu numerosi porgeva a quesia verila scien- liGca, Andral nei suoi posilivi travagli di Emalologia dice che se la diminuzione della fibrina non esisle necessariamente in alcuna piressia e cliiaro che non e in quesia allerazione del sangue che bisogna siluare il punlo di parlenza di tal' ordine di malallie ; ma (1) Forget trailc de 1' enlerile follicuieiise p. 521 547. 193 scml)ra chiarissimo che la causa specifica che gli da nasomienlo Hgisce sul sangue di guisa che lende a distrurvi la materia sponlaneamente coagulabile, menlre la causa che produce le flemniasic vere, Irndu a crearu iiel sangue una nuova quanlila di qursla nuilcna. Piorry dopo Uordeu .losliene che la Tifuidc e un composlo di diversi slnli organo-palolngici clio lo slalo febbrile e le iesioni analoiniche non possono essore confuse nello slesso sludio palulogico, e bisogna dislinguere i fenomeni generali che allribuisce alia selticoomia e quelli che risuliano (i,ille infiammazioni inlesiinali ; gli allri slali orgado-palologici sono le .lilcrazioni della milza del polinone del sangue. Dalle osservazioni cliniche raccolle in Sicilia pitlrcbbe dirsi che la Tifoide e nel numfro di quelle febbri nelie quali la causa del moviraenlo febbrde non ha polulo essere delertninala, e quindi segueudo piij gli essenzialisli che i localizzalori merila il nome di febbre essenziale ; che il sangue e le funzioui del sislema nOrvoso cerebro spinale sin dapprima allerali si moslrano, e sono I' origine della maggior parte dei sinlomi, e che costituisce una tnalattia a delermina- zioni morbose numerose fra le quali lo piu coslanli' si elToltuano sulla mucosa iuleslinale (1) . (1) Non ho scrillo 1' arliiulo Anatomia Palologica della Tifiidi" Ji Sicilia pcrclie poclie nrcropsic ho fatlo su tale malaltia clii; non possono preslarsi a delle generali dedu- zioni, ma da qiiantn lio osserrato pare in Sicilia spcsso alia lesione carntlcrislica delle glandole di Pcycr collcgarvisi uno slalo fliMiimasico intrslinale, e una sofferenza all' apparcc* chio della secrezione biliare. 196 nicameiile avveniilo sulla slessa enlerica fil)rillare te- stura, col propno vermicolar mnvimeulo che fecero vi si Irasporlarono a! di fuori (29) . ■ I. Che passali cosi in alioiio abitacolo, affacciano 1' idea di polersi probabiliHente ancor in queslo luof;o, a somiglianza degli amaslozoarii , da per se molli- plicare (30) . 5. Ghe un processo irrilalivo producendo verso r anguinaja dritla, quel flemmone vi slahilirono, da dove per mezzo della fallasi suppurazione n' ebbero uscita (31) . Quest' uscila pero non ammetle nel fallo in esame diabrosi, perforamenli, od ulcerazioni per fame supporre il meraviglioso passaggio al di la dell' or- dinaria sua residenza inleslinale, per come si cr<'de- rebbe a prima vista d' alcuni (32) , giacche dessi non 1- ib (29) L' assolula niancanza d' ogni esalo cscreineiitizio dalla successa ingiiinaie aperlura ne conchinde a! prnposilo ; moltopiu die I' Analoiiiia I'alnlogica f*e lia piiinamciite prova- lo il rammollimento capace a rcndere non resisleuli, e por- meabili i IhssiiIi palni^onicamenle viziati. (30) La niuiia cdmpaisa elminlica per la via anale, allor- che terminafa I' enterica spasmodia le copiose evacuazioni slor- corali si fecero : la dimora siipposla degli elniinli fimri gl' in- lestini nell' alio chft il flemnionoso ascesso a causa nza rnorboaa, come iiei casi accaginiiali dalia liflica entorile, ilestramcnle descrilla dal disliulu Dollor Burne, po- irchbn awciiire. (33) Socuiido ipolclicamenle dail' Aliberl, e seguaci si assonlnva. (31) Verila drll' Analomia Palologica rivelata, in favor dclla quail! si ricordano le osservazioni dci Signori Seslier ft (lainerer, dal Dnllor G. Andra! rapporlale. Tale rammollimento poi si e conosciiilo amor parziaiio, o circnscrillo a piccolo piastre, che per solo elTello di minor.ila fibrillare coiisistciiza pu6 pure aver ludgo, come puossi dire pel fallo in esame. 28 198 ■» sains ; mais quand ces Ilssus sont rammnllis, i1 » n' est pas impossible que 1' effort du ver ail pour s effet la dechirure de 1' intestin, qui alors lui livre M passage. » Cosa al dir di W. B. Joy ammessa ai tempi di Wichmann, Bianchi, Rudolphi, Bremser, e Plalero, ed al di d' oggi non piu contraslata (35) . II melodo curalivo poi teuulosi per riballere la patogenia della Barberi, nieote altro finalmeate di- (35) Won appena avea pensato esporre la descritla os- servazione, die iin' altra bizzarria verminosa mi venne in fatto di nolare a' 10 Agoslo 1850. sur iin pnvero fa legname Sai- vadore Siracusa, inleso Pallotta, della mia patria Palazzolo. Egli a quaiilo dicea, senza causa apprezzabile, nei primi di es9() mese, verso !e ore pomeridiane, prov5 dolori vaghi ai bas80-venlre, con bruciore all' eslercorazioni, che vi lasciavano gran prurito nelle parti deretane. Di la a quallru giorni ri- seiiii forte irritazione viscerale con fcbbre, e con (anto di caliire da fargli aTidaineote Ir/ingiiggiare la neve. All' oltavo giorno dell' apparso dis.ivvanlaggio ardor di fuoco avverli in vicinanza dell' ano, cbe nt-l peniieo curnspondea a sinistra, e dopo r intervallo di Ire a qualtro ore, uii umido vi senliva col tocco della mano, jier cui dalla moglie iie fii fnlto diret- tainenle esaine. Vi scopr'i alia dislania di circa due dila tra- svtTsi deH'orificio anale, un' inaspeltata csnicerazioiie, che poi conobbi aversi innoltrato-a Iraverso 11 muscolo coccigicutaneo- sfiiilere, da dove piccolissimi insulli biaocaslri pullulandu si moslravnno verso fuori. Erano gli ossiiiri verinicolari prove- iiienti dall' iiileslino relto, die per I' avveiiulovi esulccr.imento scendevano in tale luogo. Gli ungiraenti coll' ungui'iidi mer- cunale, e le sciringale fatle con decozioni di pianle amare, il fomile elmiiilico iie dislrussero ; ma I' oslinalo, e prolallo infiammamcnlo gaslro-enterico, gia avvenulo sopra un snggello vinlo pia dalla niiseria, cbe daH'alrocila morhosa, col coner di allri giorni lo fece morire. Quest' allro esempio fratlanto non fa se non autcnlicare le consegULMize cbe ne risenlono i lessuti viventi, quando soprafTalli da special modo irritalivo provocano le alterazioni ceonatc. 199 tnoslra all' inFiiori dl qusnto viene dall' esperienza slal)ilil(i, (li noo esser cosa necessaria cioe adoprarsi C(»nlro ^li eiili'iminii spociale, o direUo Irallamenlo sollo forma vcnnifuga, o vermicida, dapoicche sla desso sempre raai poggialo alio stato alluale del- r orgaiiismo che sofTre, ed al peculiare carallere di sua indica/Jone (36) . Oiiesle considerazioni dunque io presento, Vir- tuosi Accadcmici, non come infallibili, ma come un modo
  • l male. (in) 1/ osstTwizidiic ili'l Uollor Viuidcrh.irrli per qiiaiito ammiri'viil fussft stil cdiiId dell' iimaiia (diiiinlolnijia, ci-ri-) non C paragnn,il)il(' alia qui rflpportala, nui\ l.inlo (wrclie 1' uscita d' nil sol ^omilolo venniiiuso aiiiiunziava da un' iiididenle siip- puralo injiuinaic! liinKire, ma porclii; il in.ilon' d.i taiili posilivi sconcerli fisico-organicotliodniici non fii cortpgj»ialo. RILEVANII OUGHITIDI DA CAUSA SFECIFICA IiNFERITE Le Pralicien doil 9' habilucr a suivrc, a analyser les effols' que tous Ins corps envirunnanls prodiiisenl sur 1' liorn- me, cl a reconnailre sur quels orga- nes ils porlent specialeineiit Icur aclioo. Begih _Je' primi Maggio 1832, un cerlo D. P. facccn- diere di campagna, vedovo e padre di fainigiia, di 56 anni circa, di lemperamenlo saoguigno nervoso, di buona costituzione, e disposto sol qualche volta col variar delle slagiooi a dolori reumalismali , per carnale congiungimento con feoimina da mal vcnereo conlagiata, soiTri dope lo stadio iucubativo, forte fltisso blenorragico con lulti i sinlomi dell' acuta iirelrite. Dalosi alia soffercnza per parecchi giorni, affin di -ion porlare scandalo in casa, penso coufidarsi ad ua suo fratello, che per coadjuvarne la riserbalezza presso ua veado ciarlc secretista io condusse, colla 202 lusinga di veRir prestamenle da si afilillivo iocom- modd guarito. Per far preslo aJ improprii mezzi ame- lodicamenle fu soUoposlo, e qtiindi per imprudenlis- siroa soppressione del mentovalo fliisso urolrale (38), dappriiiia leggiero ingorgo verso I' anguinaja sinislra venne a provare, e poi irrilamenlo al caoale deferente, air epididimo, ed al leslicolo di esso lain, apporlan- dovi dolorosa lensione, con posilivo lurgore. In questo slato cliiamala la mia ciira, vi conobbi forle didimo-orchile con irradiazione flogisliea nelje parli vicine, e rapporlalomi qiianlo ho gia descnllo, il rigoroso metodo aotiflogistico senza perder tempo (38) Si e da' dotli osservalnri Monteggia, Riclicrand, Roche, .Sanson, 1' annolalnre del Lagneau, e varii allri rai;io- nalamenln pensalo, iioii doversi a ripcrcussioiie di scolu hie- norr.i^ico allrihuire I' ingorgo leslicolare, volgarnienle dello col nome di gonorrea rieiilrala. giacciie tale scolu, noii per allro viene meiio, se non per effollo dell' iirilaxidoe assai viva sla- bililasi sopra orgaiii lanto sensihili d' atlirarne ngni polire, facendovi succedere qiianto il rispellahile vecchio di Coo fece sentirc a noi rolle parole c( Dnobus dolorilius siimil oboitis, vehemeidior ohsairal uUerum. )i Imperlanlo sembrami iion po- tersi mellere in 'lict.-(neiite. cd in brevissiino spa/io di h^Mipi) a guariro dair Orcliile-bli'iiorragica, coll' opera dclla si)la piinzionc ilel- 1' ingorgala tunica vagiuale. iiinlle porsonc da lanto spiacevole inc(uniniido lormenlale. Cio die oIltMicr inlcndea il H.inileus colla sua acii|iunlurd. Lid il riuoinalo Chinirgo Sigunr Vidal I De Cassis) noil ha lascialo paninenle iiiciderc con profilln, e senza tema alciiiia, la liinipa alliui;iiH>a in coloio die lian- no di gia snlferln I' Ordiiliilc p.irciidiiinaldsa AH I'liidilo hulinr CuUcrier rrattaiito non era sl'uggila qnesla pralica saliilare, ed allorclie viiolar voica, dalla raccolla palologica serosa, la tunica vaginale. la punzinm- sei;uiv'a con dellc indoiliclie coni- pressioni, dal Prufusaorc Fricke gia per la prima volta ado- peralc. (10) Ij' inlrodnzinne della candelella per 1' urelra, 1' ino- culazione diiila (ii.ilallia ^nnorroica, 1' iniiucrsione hdl' ncqua di calce ondy del ghiaccio pestato ; e Bovisson del clorofotme per olleiienic la nnrcoli/z.ixione. Nnn imperlanio la comiircssa, sccondo il melndo del hoUnr Fiicke D' Ambnrgo modilicalo, ed air uopo dai Sigiiori Kocli, Uicord, ed allri prnpMslasi conlro r iiigorgo esislciile nella Didiino-Orcliile, mi e riuscila assai piu giovevolt; allorcbc iielle lisle compressive, invecc; deir empiaslro inerciiriale di Vico, un cerollo composlo di joduro di piombo coll' estrallo di Belladuniia, e di cicuta, vi bo sostituito. 29 206 sua natura gioviale, di breve statura, di 60 anni circa, di temperamenlo nervoso, dedilo alia pesca nelle acque doici, e chw ia quel giorni, con i sopraindi- cali soggetli, alia costruzione della letloja in Furmica aveasi adallato. Paliva ancor cosliii dolorosa coosi- derevole Orchionzia accompagnata da scalfiHure alia borsa, le qiiali eransi accresciule a dismisura medianle il lalte del litimaglio caracia (^Euphorbia Cyparissias Linn.), che adoperalo avea slollamentc collu speranza di scacciarne il male. Giuravami noii aver forvialo mai, onde sospeltare conseguenze viruleiile-gonorroi- che (42) , e lagnavasi solo di aver sofferlo uq' invo- lonlaria giannellala v«rso I' inguine sinislro, giorni prima del comparso gonfiore. Pero vi si era svilup- pala la febbre, ed il vigore con cui mostravasi inaiiifestaiido angiolenia, fii bisognevole sofirire largo salasso dal piede, prima che le mignatle al perineo, i foinenlij i calaplasmc , e le medicine da rinfrescare, ebbero luogo. Ma noo erano per quel giorno slesso ancor ler- ininale le palogeniche osservazioni su gli organi cbe riguardano I' Aidojalomia !... Anzisera fui chiuntato da uii cerlo Massaro Fietro Guglielniino di auni 50, in (42) Si sa la Didimn-Oichite non esser sempre sociata ad alfezKini veneree, ne da quesle o dalle conseguenze ble- ii.irr.igiclie dipendere esclusivaiiiente, dapoicche ollre a cerlune cause traumaliche, e parziaric cbe la possono occasion;irf , allrc ve ne sono die in uii modo sinli»uialico, simpalico, cd anche specifieo la producoiio, come non lasoia far rimarcare la pre- seiile osservazione. Conoso allresi un gonliluomo a cui essi'ndo rimasia un leggiero ingorgn teslicolare per molivo scrofoloso, SI coslanlemenle iiei candiiamenli dello slagioni vi si psacer- ha, per quauto Cou una adalla fasci.itura e costrctto alleviarsi lo spiacevole peso, die gli eccilercbbe I' inlumescenza accre- sciula. 207 allora vedovo, di temperamento sanguigno, con idio- siticrasia gaslro-epalica, di buooi coslimii, c sci inesi prima da ine curalo per forte pneuinomU;. ^]gli era slalo a falicare sull' iiicanlala teltoja, dielro di che a provar fij la speciosa lesticolare malallia, cogli epi- fenomeni sapuli ; e quindi assoggellilo venne da nie al consuelo melodo curalivo, di cui gia se ii' era connsriiilo il valore. Volendo inlerpelrariie la cau^a jilTeMiva, dicevaini \l sofYefentcr, alia s|)ippi)|ala, doversi attril)iiirH al lello medc-siino. porciie ben allri di esso iiicomodo doievansi in qiiella Campagna, ove aveano o|»eralo la slcssa I'alica ; e diinoslrandomi la pelle delle raaiii aspra, c sicnajulijj el)l)i a piacevole sorpresa senlire il norae di nuovi individni, che nell' inlesa Gampagna facendo lello, dali' ugual accidenle vcnnero colpili. Erano Paolo Lo Scavo, Paolo Leono, inleso lo sden- lalo, e Giuseppe Inlrigila da Buscemi, allora esislenli in Palazzolo, che vi^ilai, e rinvenni colla fenomenica Urchiooiiia; confirinaiuloini vie-meglio il ragionar del Guglielmino in proposilo alle canne suild(;lle, giaccliu coloro i qiiali non vi ebbero slrello cor.lallo, qiian- lunqiie diiiioravaiio sollo condizioni comuni, non solfri- rono all'allo l' Oncosi leslicolare. Ne riporlai percio foiidati argomonli, che nello menlovale canne, e propriaraenle nel polverio conle- 208 nulo fra le foglie delle slessc, manteneasi la ricercata eliologia, e che sempre mai incomprensibile reslerebbe neir oprar suo, se corae specifica non vemsse riguar- dala. Feci impertanto lullo il possibile ptr ntlenore tali canne ; ma appena n' ebbi due, moiule dalle spo- glie, ed incapaci asa t)on come passeggiera, ma per qualoha giorno dovelte essere rnantenula, ond' eccilare disliirbo nel materiale organico dei lessuli, sopra i quali si e falla parola. 7. Che finalraenle lo allonlanamenlo di siffalla causa inolrice non facea progredire le conseguenze^ morbose, gia col Irallamenlo anliflogistico piu pre- slamenle ribadile (li) . Desiderio imperlanio mi spingea a meglio svi- luppare le cose, ma con lutla I' adoporala diligenza uon seppi rilrovar allri mczzi da poler soddisfare la mia allenziooe. Alcuni sollanlo porlavano parere. che, le sapiile canne aveano polulo dare ricovero alle lu- cerlole sleliioni, coo gli umori callivi de' quali il male > si fosse insinualo : senza offrir cosi i necessarii, e ■ (41) Qui mi viene acconeio cennare 1' eruJita momorla ' da M. Viii.il, (le Cassis, non ha guari preseiifala all' Accade- ' mia (li Scicnze Mi'iliche Ji Fraiicia, colla (jtialc si accingb ' provare, clift qiia!ii!() un' ingnrg.imento a modo tiilK'rc<)los9 ' risiede in uo tcsHcolo, csse-iirfo indirio ( sceondo egli p^'usa ) " di tubercolamcnto visccraJe, c principalinciilfi Je' polni'Uii, noti f»!i rinicdiarsi ; meiiire aarii al coiilrario (juando si mostr* ' umbileslicolarc. 210 concreti schiarimenli, che per la spie^a della fenome- pica allerazione, ravvisata sii gli orgam spermaleci, si sarebbero ricercali (IS) . Rimasero quiadi inutili lull' allre ricerche, ed inutile ia mia aspeltaliva fin' ora, giaccbe mai piu simile circostanza si e inconlrata. Onde restai sem- plicemenle aramiratore di si Didimo-lesticolare iper- sarcognesi, col dispiacere di non iscorgere, secoodo il senlire del Bufalioi, la Ghimica o meccanica azione che lo stato maleriale di esse parti avesse mutato (46). (45) Inteodeano pariarc ditlle lucertole slellioni descride da Biiffon, che Pislillioni italicamenle son chiamale, Tapayaxin con nome Africono. e Scorpioni in piii iunglii di Sicili/i, ie qiiali nella testa al rnspo, it la lopaja somigliani). e cIk; ri- porlale furono dajjli orieiilati sollo forma Crocodilen. e non gia delln spfcie affiai, qiiali sono Ie Geckotte, o Ie liicfrtole Gecko, die secondo lo stesso BiilTon sembriino cimtcnprc nn niorlifcro vcleno, e sopra Ie qiiali Bonzio, Valcnlinn, ILissel- qiiist, ed altri lian parlatn. Si sa poi che gli aniiclii leneano conio com' escarotica !a materia escri'mentizia di ccrtiini Slel- lioni, contro cutanec nialallie, la quale fu aniiiinziala col iiome di Cordilea. (46) Nnn f;ira moraviglia per chi si addice all' arte di osservare che iiicslrij,'al)i!e sara sempre la conoscenza di tulle Ie cause per Ie quali si formano, e van sciogliendosi Ie umane malallie. Qiiinci Irasmctlero a' poster! senza rossore Ie scoranii aforisnialiclie parole : » Ars luiifja, vita brevis. occasio prae- ceps. experimentum pericvlosum. judicium difficile » giacclie Sempre niai ci troviaino confusi di nuovi accident! pei quali non ne sappiamo dare spiegazionc alcuna. Ecco al prnposito un caso su cui con gli attuali lumi della scienza non credo trovarvi spiega soddisfacenle, finclie non I' incontra orgogliosa presunzione. Ilria Portuese di Paiazzolo, di anni 45 circa, di temperameiito sanguigno, di huoiia costiluzione, essendo dive- nufa madre di selte figii, dopo cinque mesi dell' ultimo parlo vedevasi svilupparc una graduale inlumescenza all' inferior 21! Non iinperlanto « lo analogic ben inane^i^iale » (dicea I' illuslre Gioji ) divengono non di rado iielle » mai)i de' filosofi slrumenlo con cui lacerare ii mi- » slerioso velo, che le operazioni della nalura a' no- » slri sensi iwisconde : » per cui i' avveduto M. Cru- veiiliier fa nfltltere, die avcndo la Medicina il lato posilivo, e qiicllo cici^elliirale, noD conviene sfuggire le jnlerpetraziuhi da I'arsi sopra cose noQ cbiare, giac« parte doll' addomine, da far supporre nuova pregnezza, ancor- the da fldsso mcslruo veiiiva periodicamenle visilala. Ne slava 61)11 .ill'irdiiiliva spi'ccliiaiulosi forse sopra di una viciiia ( SaU viilricc I'lzzo ) , lja, replicate voile sopra delle caane slellero a sedere. Per vero non sara slrano 1' adnllare I' esposla opi- nione se si nflelle, che i' ordine dell* organico- maleriale puo esscre ben ancora potenleineiile lurbalo per effello deli' esclusiva culanea inalazione. L' espe- rienza niadre fecoiida di quanlo cerlo abbiamo ci av- visa quesla verila, ed il melodo jatralellico od em- plaslro-enderinico del Lambert e del Lesieur, sollo tilolo Aoalripsologico rapporlato dal Brcra, e seguilo da piu valenli uomini nell' arte di curare, n* e pur di prova. Si e conosciulo in effello dopo poco '^on- traslo, che le soslanzo vonefiche porlale suH'eslerno, neir interior organ ismo spediscono la di loro micidiale azione, e si e vedulo, che cerlune speciali malallie sollo la iiiiluenza di esciusive o pnrlicolari cause si sviluppano, modificando (come le valide medicine) in una manicra dirella, assolula, e posiliva alcuni organici movimenli funzionali (^8) . Quindi i dislinti (41) Per ciii san-bhc stato piu facile suscilarsi la Poslitc, la Peulldgiisi, in ;ii)iniiia la Falloflogosia, e non gia 1' Orchi- tidc, culle cnrrispoiidonti dculeropalie. (48) ?ion s' igiiora la mcraTigliosa inlluenza che pnrU sopra alcuiii verso la culvpojesi, 1' emanaziuiie che tr^manila 30 214 Dottori Koche, e Sanson con pieno convincimenio si fecero a dire, cbe « II exisle un certain nonibre de » medicamens, qui par quelqiie voie qu' on les' admni- » sire, vont exercer leur influence snr un' organe » parlicuiier toujours le men>e pour ch;icun d' eux » e con allri lennini per le corrispondenze reciproche che le parli vicendevoimeiile per peculiari rapporli fra esse manlengono, « Les sympathies morbides sont le a memes que les sympathies phisiologiques, et elles » obeisseut par consequent aux memes iois. » A vista di tanlo sembrami probabilissimo ( Dolli Accademici ) , che la polvere portala in esame speci- licamente su gli organi spermatid avesse agile (49); ed abbenche, al dir di Foscolo, conviene lodarsi il vero quando viene chiaramente dimoslrato, pure non poteiido sempre cosi succedere in una scienza, che a prima vista conosce il raziocinio per base, uop' e mettcre in esercizio questo iulellelluale mezzo, ove Ja strada dell' evidenza e chiusa. D' allri piij solidi argomenti dunque non si pos- sono accompagnare, colie attuali vedute, le descritle aiteraziooi organico-dmamico-umorali, perche da sco- Qosciuta causa suscitate, e per lo scrutitiio della quale il fiore delle favc ; e si conosce generalmenle, che la canfa- ride con preferenza atlacca I' apparato dell' orina, i' antimonio il gastro broiicliiale, roppio il cerebro, lo zoifo la cute, il mer- eiirio le glandole, la digitale il cuore, la belladonna il furo pupillare, e cosi via via discorreiido. (4-9) Non e pur discara potersi comprendere, alia concor- renza morbosa, I* allora dominanle estiva slagione, giacclic in Fisiologia-Palologica ben si c diinoslmlo quanto il terniico almoslerico opera sull' organica sen^^ibillu, e come piii atliva rende la cutanea inalazione, nell' ntto che svolge sempre piii !e molecole dci corpi cjalalivi, apporlandone cffelli piii pro- digiosi. 215 si e bisognato andare colle congelture (50) . Pero da irfis.indarsi noii «rano pel ragionevole svilnppo clie mcrilii ogiii diligente ossnrva/,ione, onde corrispondersi alli* nonne giuiiiziosainiMile deltate da clii scrisse ; « Obsarvalio est filum quo dirigi debeant Medicorum ratiocinia. » L' Ippocrate Romano. (50) L' onorevole Professorc Francesco Dottor Fulci a cut pur fecero senso fin dappriina i falli rapporlali, si 6 degnato inanift'slarini, die il Sigiior Jlichel ebbe pnsleriormente occa- sioiic di osservare iiella B.irbaiilaiia, come coiisegiicnza delta polvere delle caiine. una quasi simile malallia : colla disliii- zioiie. che quaiido cssa polvere purlavasi sal viso. prndiicea tuini'Tazioiii vescicolari, con ceTil^ia ; quando suHo slum.ico gaslroenli'rili. con siiilomi loscalivi ; ma non iscaiisava i)cMi gpesso sopra tulli una tlussionalc ipercmiu con ninromaitia nellu duiiiie, (' saliriasi iiell' uomo. Malallia secondu i miei precelli Tcra(teulii'i ancora guarila, e clie il prelodalo Sii,'nor Miciiel opiua iiriginala (V. rev. scientirK]. vol. x. 18'l' cserapio noo mi si vorra dire dal- 1' inlulli) nuovo per volersi somigiiare ad allre forme nevroliche ch' esislono ne' libri di medica osservazio- nc (52) , pure ( uobili Accademici ) vagheggiaodo a rischianmenlo del vero il giudizioso sentire del som-* mo Uoltor llavy, col quale si e provato nelle Scienze fisico-chimiche, che sebbene raolli esseri sotlo I' esame preseolassero gli slessi principii, noD sidevoDO riguardar giammai per la medesima cosa ; cosi a dimoslrar mi faccio quaiilo e relalivo all' uopo. Mollo piu che Irat- tasi inlorioquire sopra le aslruse palogenie che allac- cano r elemenlo nervoso, per opera di cui si eseguoQO neir uomo i movimenli, le volonta, ie percezioni, e nel caso in cui siamo la gran funzione che difierir ci fa da' Bruli « la Parola » (54) . i ("2) In verlla I' Afun^a prodotla dal Muschio, e descrilfa dail' 0(iii;r, qiiclla occasionata dalla sorpresa. e rapporlala dal Tommasini col litolo di liiflessioni paloloffiche sopra una ill' ferma Afoiia duvdutH la vegi,'etlo del inio dire nun fii mai nel caso di potersi accoslumare all' impressioae odoii- fera del nicnzionalo Aroma. w.,^.. .. ,x. . 221 3. Clio volcndoscne precisare la localila, inediaHle le coi^ni/.ioni Aiilropoloniiuhe fioora ricevulc, par che principalmenle iiella special erdisia nervea de' ricor- renli si dovrebbe Irovare (j6) . A. Che tulla la Lizzarria fenomenica non slava poggiala percio, che uel raro individuals seulimenlo ia cui erauo gli organi della fouazioue, rispetlo alia singolare causa molrice (57) . 5. Ghe finaiinenle lale causa soUo lulli i rapporli facendosi iiilollerabile, si dovea a dirillura riguardaie come specifica, dappoiche col solo rimuoversi se ue oUenea la guarigiotie (58) . Ond' e che per quanlo 1' esposle circoslanze, in ragioQ della sua agnascenza, sembrassero corrispon- dere agli eflelli co' quali si puo Irovare spiega per i (50) Quanlunque le ingegnose espcrlenze de' Signnri Savart, e Deleau, in opposizioiie all' osfiiipio rapporl;ito dal DoHor Rcynaull, ammellt'sseru sol risiedere I' cscrcixui ilclla vo- ce sollo i'csclusiva dipendenza del coiidiitlo Larinaeo, ncin ini- perlanlo 1' esiinio 1*. Jolly iia moslrato polersi riferire 1' Afuiiia a lurbazioni porlalc e suila laniigc, e sull' asprarleria, e sulla cavila della bocca, e sulla iiiembrana crico-liroidea, e sulle corrispondeuli cartilagiiii, e su'ciiuscdII liroarelinoidei, che formanu in sonima gli struinenli a' quali si sta 1' azioiic funa- tiva ; ma qiianle voile, si produce pel sulo cffello sensilivo, dubbio noil liavvi conlru la sede slaliilila. (57) Se son vere le prove dedolte dalla pratica osperienza, da me ceniialc coll' occasionc di conoscere la cau?a allelliva die proinosse le DidiinoOrchili, seinbrano non disdicevoli aj)- plicarsi, colla concorreuza delT individuate cosliluzione, al prcsente caso. (58) Non e raro vcdersi lo sciogllnionlo di non poclie malaltie in niodu ^puiitanco, e col solo ailonlaiiaincnto dol- r occasione I'aulrice. dal cln? venae 1' aforisinalica senleiua « Abiala cattsa loliilttr r/f'aclum. m 31 222 casi rari similmetile rapporlati d' alcuni Scrillori, lafi che il deliquio prodoUosi coll' odor del Lepre nel Duca Epernon ; lo svenimeDlo cagionalo coU' esalo dtl brodo de' gamberi, riferilo dal Wagner ; la di- sgMSlosa impressione che fino da lonlaiio eccitava i! Iraspiro de' vecchi al snmino Haller ; 1' epistassi che si formava colla puzza del forraciggio, descrilla dal Boerhaave ; ed allri siraili: pur tutla via le medesime per ragiou di causa, sede, ed effetti, presentando nello sludio deir Afonica Neurosia, un asptlto quasi nuovo, apprezzabijp, e singolare (allese le seriose discellazioni che vi si portaoo da' Dolli per la fenomenica spiega) reslar non devono senz' altenzione. L' accorto M. Pan- coasl in cffetlo aniraalo da zelo investigalivo, consegno non ha gtiari, nelle Transazioni deW Americana As- sociazione, falli Aronici residenii sollo il dislurbo dcl- r influenza nervosa, per muscoiar paralisi laringea cagionata da cause ordiaarie e reumatismali, che Irovava giiaribiii col vapore del cloro. Per vero si autorizza da tulli I' imporlanza di scrulinare sempre meglio i falti che vannoconlro I'umaaa salute, priucipalmcnle quando in modo dirello o deu- teropatiale altaccano i nervi della gran Simpalia, o del- r albero Gerebro-Spinale, difBcullandone cosi Delia Medicina colle svariate anomalie, it Diagoostico, il Pronostico, non che I' Apolerapea. Laonde meravi- gliali da lanto proleiforme palogeuico procedere, non e strano vedere qualche fiata una quasi ribelle infer- mila spontaneamente, e solto la sola islinliva potenza della natura guarirsi, a raalgrado di qual si fosse falla cura ; dando occasione cosi a diverse congellu- re, discordanzej ed opinioni (59) . Quindi e che si (S9) Quante idee non vanno in failu nella 3Iodiciaa ! Piii 223 vedono de'spirili (piulloslo superficial! che formli d'in- gegiio ) far osseqiiio al pare re di (]oIiii il quale giiar- daiuio neli' Anlropologia le cosi; di profiio, per uscir- ne d' impaccio si lece a dire, che « Ces choses sont )) au Dombre des mysleres respeclables de la nature. » Non di nianco essefido di yran tiumero le palo- genie, die con bizzarre espressioui lurbano il lipo ordinario della vila animale, non si e polulo far di meno per comun iiilertdiiiu'nto as^iniilarsi, secondit 1' orii^inario carallere andlivo, a parlicolari disordiui ; e di sli;diarsei)e percio le forme che prendono sollo le vedule rtlative al sislema nervoso. In verila sono immensi i deviamenli che non di rado si osservaiio conlro i' ordme coiiosciuto ddl' intern sislema: I'espo- silore dei cnsi rari in M'-dicioa, I'oUor F'njrnier di Pescay, come A Dullnr Marc, e allri, ne rapporlano pure de' meravi^liosi ; cd io slessi, senza far conio di qticlli cemialiini dal DoUor JNicolo Messina Gian- siragusa, mio padre (60) , ancora ne polrei raenzio- sarcbbe da dirsi prr la malrdoro Gfoffroy Saint-HilHirr di esser le anomalie della eco- roniia animale non mollo rare a scorgcrsi qualora dcsse riguardale non siano con occhio volgare, e la ne- Medica si fcccro rilnciM'e neli' Kioj^io die ne fece il Doltor I'it'lro Messina (fii,'!io) , stamputosi ilai toiciri delT Intendenza di Aoto 1' .iiino 18i0. (61) Mi e piacevdie pcri) annimziare due forme di aber- razinni chc in sensn roiilrario miraiio I' aUenzione del Pato- Jogico e di'l Fisiologn iiisieine. Bigiiarda la prima ad iin ra- ^azzo di 5 a C antii, spellante ad una 'leilo biioiie fainiglie di 1\iIqZzoIo, il fjiiale sdlto 1' ordiiie ('i-iioingicd possiode a iiiodo posi(ivo 1" UiiHif.igia. Noil |iiii') x'.ler came cruda ne pesci, ebe non cerca ingnjare senza ropngiiaiiza alcuna, e par- ■liiritai^lr la madre. duniciilr' ei-Ii era
  • parono al 1831 nel Giorn.ile di Scienzi- e Lellere
  • gn(ire qui tin" altra astrusa bizzarria, che moslra pure Y iiilluuiita del c.iralli'rc rieivnso. Un bambino di circa 5 ajini, nnminalo Salvadri- I' iiiToloiilario batl'Tc, e libalteri- del capo contro ogiii patio S4'ji;iii(av;i. Le pcrsone occorse si fai-eviino le iner.iviglie, senza poterti ilare rlparo. ed i parcnli fuiic- btati da lal spiacevulu vista, dopo v^rii luulili mczzi nun 8ep> 226 all Orchionzia ed alt Afoma nervosa, non che quelli accessoriamenle rapporlati nelle note, acciocche appor- landovisi meglio le considerazioni forse da me non ben sapute, possano arrecare il vanlaggio che al progresso deir Aniroposologia si desidera. Quindi io non glo- riandoroi di aver dello abbaslanza, ne ripelo le parole del RoufT, qualmenle u n' enseigne point mon » senlimenl, je V expose, j' ai fait ce que j' ai pu » pour atleindre la verile » ; e non lascio solto lutti i rapporli vie piu ricordareladiligeate contemplazionedei falti che ci appresia la nalura, colla speranza di ri- cavarnegli efielli che I'esimio Kleper riporlo col « Sero quidem respexit, respexit lamen, el longo post tem- pore venit. pero pi& che fare. Fu legato, non lrov5 glammai riposo. e cosi sle'le il disgrazialo bambino per piu di Ire anni, dii- ranle i qnali mai sciolse la voce alia p.irola, e le ^'ambe al moto. Un grido, un lamento. nn baltersi la testa, la sua esislenza Annuiiziara. Sempre era in denutri/.ione. Io sloinaco digeriva appena, la testa si manlenea senza capelli, e pia- gala in diversi luoghi, per le replicate contusioni. Dalle doiinicciuole si ri(;iiaidava come invaso da spiriti slrani, ed una sua soreila iilerina, che per tre notti ncllo slesso letto col funesla(o bambino fii a dorniire, pregiudicandosi la mente dalle presunte dicerie, solTri pure mal di testa, e si credea spiritare. Dopn tania sciagnrafa esislenza sembrerebbe non piilrrsi, neir infelice soggelto. Ilrare in la cerlamenle la vita, ma la provvida natura a suo favure vegliando risolve Io stalo meschino del eommiserato. A' 5 anni tutto svanisce il male, e con esso la mancanza del molo, del pariare, della niilri- zione, e quanio alia salute oslara ; quindi escambiaiido quasi inlieranienle I' esser suo, si vede al presente lanlo buomt, agile, ben composto, e sviluppalo, da far somma impressione a chi prima Io conoscea. SOPBA ALCUNI COMPONENTI DELLA BILE FATTA DAL PROF. DI BOTANICA NELLA R, LNIVEUSITA DEGU STOdI IN CATANIA CASINESE SEGRErAKIO DI SCIENZE NATURALI NELLA DETTA ACCADEMIA GC. LETTA NELLA TORNAU ORULNARIA DEL 23 GENNARO 1832. in-iL^ iTlUOJ/ ATTAf L.x^.iL^xiiL'L.si^'n asi?*^ :U M;iA';.vim"J? -Oi' .'..I.!- 129 jBL moUvo de' miei sludii su i rapporli degli csseri organizzati, ne' mesi sellembre, oUobre, e ao- vembre del 1831 insierae al chiarissimo professore Gaetano de-Gaelani, eseguiva le analisi chimiche a microscopiche sul sangue, sulie urine, su i calcoli vessicali, la saliva, e la bile. Le varie analisi dei moderni chimici ci servivano di scoria nelle invesli- gazioni; ed i felici risultamenti diedero a rae, ed al- I'ollimo collega il coraggio d' intraprendere le ricer- cbe su i componenli della bile di bove, in modo ac- curalo e dcsiderabile per lo avanzamento deila scien- za. Un sentirnento di gralitudine verso il prof. De- Gaelani mi fa dichiarare, come egli acceso da lau- devoie amore per il bene scienlifico, Irascurava ogni domeslico alTare, per appagarc le mie brame, e sod- diifare il mio vivo desiderio. 32 130 Or ponendoci ad analizzare la bile co' melodi di Berzelius, Thenard, TiedemanOj Gmelin, Demarcay, Liebg, Mulder, Sirecker, Plaltner, Redtenbacher, Wo- ebler, Boucbardal osservava sulle prime, come i cbi- mici risullamenli da quesli sommi ollenuli fossero veri, ciascuno per ciascuno; tie la scoperla de' prin- cipii deir uno si opponeva a quella falta dall' allro; lalmenlecbe in lanta variela di risullati e uopo solo cotioscere quando i prodotti sono veramenle lali, e quando Irovansi sollo la forma di edoUi ; cioe, se doltbiamo slabilire il novero de' componeuli la bile come un risullalo di combinazione chimica operala dal meslruo itHpiegalo, o pure come uno sdoppia- menlo o una separazione, die il meslruo opera su i coroponenli la bile. Poicbe la bile ha una grande mobilita ne' suoi principii cosliluenli in preseuza de- gli agenli chimici. (Regnault). Onde riuscire alio scopo fu lenlala una analisi qualitaliva seroplice, e variala, per quaolo si pote- va, da' melodi assegnali; e quando si oUennero ri- sullali conformi a quelli osservali dagli allri sommi lesle accennalij ho credulo di aver Irovalo il vero componenle la bile; lasciando alle indagmi ed alle ri- eerche ulleriori de' chimici il vedere se lull' allri cora- ponenli scoperli Ibssero uo prodoUo organic©, o un cbimico edollo. Devo prenolare come i risullamenli ollenuli es- sendo slali sufficienli alio spiegamenlo della funzione chimico-organica della bile, ne sono rimaslo pago al presenle, giusta il period© delle alluali scoperle, e de' miei sludii. Ecco perlanlo le analisi eseguite, e le osserva* ziooi. 1.° Saggiando la bile fresca di bove con acido azoti'co allungalo, essa immanlinenle mula il colo- re proprio verde-cupo in verde-chiaro, bleu, violcUo, rosso, raiiciato, giallo; e quesli passaggi avvoransi suc- cessivi e celeri. Quaiido ia bile noii e fresca I'acido azolico non ha presa sulla materia coloranle della bile, 2." La bilo di bove presenta colore verde-bru- no, odore speci.ile e nauseosn, sapore pria amaro poi ntlla relrobocca dolciaslro; e piu pesaote deli'acqua; agitata in questa mussa; si altera prontamente all'a- riii, che la rende felida e decomposta; precipila quan- do si Iralta con acidi deboli o coiicenlrati ; non si coagula con la ebbollizioiie; spesso reagisce come alcali, meno frequenlemente come acido, qualche vol- ta come sostanza neutra. 3.° In uno di bile fresca meltendo due di acido solforico concentrate, ed alia temperatura ordinaria, mulasi il colore di qiiesto corpo in violetto; ne e bisogno di acqua edulcarata, siccome dice Pettenkofer. -i." Prendendo uno di bile, con due di alcool a 12° e carboue animate si fa una soluzione, che proa- de un colore giallo-doralo chiaro, queslo liquore unilo a due volte il proprio volume di etere da a divedere una sostanza sopranotanle biancbiccia, azotata, Muco, con sostanze grasse (acido inarganco? acido stearico?) 5.° 11 liquore etereo evaporato a fuoco lascia una massa solida e friabile, simile alia gomma arabica, d' un colore bianco e splendente, in forma di fogliette pirumidali ; e questa la Colesterhia cristallizala. Essa e iiisipida, inodora, insolubile nell' acqua, insolubile neir alcool froddo o debole, sohibile neiralcool bollealQ e da 36^ a 42.° =C36 Hu^ 0 ( Liebig ) CibHa, 0 ( Fromy e Pelouze ) CaGHgaO ((".bevieul e Payen ) Ca^ii^aO (Schwendler e Meissncr) 132 ' 6.0 La Colesterina trallala colla soda e la po- tassa si e mostrala iDsapoDificabile, e si fuse ad alta temperatura. 7.° Sciogliendo la colesterina in udo di etere e due di alcool, e portando poi il liquore a siccila for- mansi de' cristalli d' idralo di colesterina in forma di fogliette Irasparenli. 8." Esponendo ai carboni ardenti la bile si di- secca a poco a poco, lasciando spostare una nota- bile quanlila d'acqua. 9.° In questa operazione unitamente all'acqua si separano de'gas con odore disgustoso e nauseanle. 10.° Gessala la desiccazione della bile si presenla un corpo nero, e secco, che porfirificalo in un mor* lajo di cristallo si riduce in polvere fina, poco lucenle. H.° Trallando questa polvere nera con aicool a A2.° si olliene una soluzione colorala in giaIIo«verde cupo; e trallato questo liquore con carbone animale purificalo, dope lunga digestione fillrato il liquido, si otliene allro liquore incoloro. Da cio si scorge la materia colorante la bile, non far parte de'sali che la costiluiscono. 12.° Otto parti d' una soluzione alcoolica di bile secca, e purificata, in cui si e falta disciogliere una parte d'acido ossalico efllorescente, porlata ad ebollizio- ne, ed indi lasciata la miscela al riposo per mollt! ore, I'acido ossalico combinandosi colla soda della bile pre- senla una schiuma biaoca, che si precipita in cristalli delicati, la di cui quantila aumenia con lo raflredda- mento. Gessala la crilallizazione il liquido si fillra, si allunga con acqua dislillata, si uuisce con carbo- nate di piombo, che si somministra a poco a poco, sino a che cessa ogni reazione propria dell'acido os- lico suir ossido di piombo. L'eccesso del piombo ri- 133 masto dopo la conibinnzione dell'ossalalo di piombo, si (oglie facendovi reagire una correnle d' i(lro£;ene soir.'ralo; il liquore si fillra, ed il liqiiido ollcnulo si porla a siccilaj il quale lascia un corpo viscliioso, cho indi passa alia eonsislenza, ed al colore di le- rebcnlina, ossia le^^germenle giallasiro; e quesfo i'co, insolubile nell' alcool e ncl- r acqua ; e questo la Dislisina di Berzelius .... = Cgo Hga O7 ( Theyer, e rfchlosser) G50 H36 Oe HO ( Ficmy, e Pelouze ) C,8 H36 Og (Slrecker ) G7, H,,2 0,, (Dumas, e Demarcay ) . 21.° La bile purificala facendola lungamenle bollire con 1' acido idroclorico si deposilano de' cri- slalli di Taurina. Sono quesli a qualtro 0 sei facce, con sapore piccante, solubilissimi nell' acqua bollen- te, e quasi insolubili nell' alcool a 42.° La Taurina es=G.iH,4 N. 0,0 (Dumas, e Demarcay) C4 Hy N 0, S, ( Regoaull ) . 135 22." La presenza dello Zolfo in queslo prodoUo ci significa come il dclto melalloide fosse uno dei componenli la bilo ; per cui si avvisavano ;ilcun i chimici, tra quali il sig. Sirecker, doversi dividere i prodolti della l>ile in solforati, e non solforali. Dair aiialisi qualilaliva fin qui esposla, mi pare, i componeiiti ddlu bile gia olleiiuli polursi classare in due oalegorie. INella prima collocherei quelli, die si ollengono immedialamonle colla reazione di qual- clie meslruo, die separa gli uni dagli alui i com- ponenli ; lali sono : 1." La materia coloranle. 2." ii priricipio empireumalico. 3.° L' acqua. 4.." La C(>leslerina. 5.0 L' acido Bilico. G." II liilalo di Soda. 7." II Lilato di Polassa, 8." 11 bilalo di Calce. 9." II Muco. 10." Le malerie grasse ( raargarali, oleali, sleeraii di soda, di polassa ? ) H.o II Solfo. Nella seconda calegoria pare si debbano collocare quel principii, che vengono formali colla reazione de' meslrui su i componenli stessi della bile, i quali vengono per queslo mezzo suddecomposli, o meglio, sdoppiali dal meslruo, e quiudi, anziche prodolti pri- milivi della bile, edotti, o prodolti secondarii ame- rei appellare ; quesli sono : 1.° L' acido Golico. 2.0 La Dislisina. 3.0 La Taurina. 4.0 L' acido Goloidico. 136 La seconda categoria amerel stabilire a molivo che, il liquore alcoolico della bile secca e purificatfi, nel quale si e veduto conlenere 1' acido bilico con varii alcali, e terre, con la colesterina, e colle ma- terie grasse, qiieslo liquore sollo la varia reaziooe dell' acido cloridrico, solforico, sdoppia I' acido bilico e la colesterina per comporre i sopracennali princi- pii, non che F acido Fellico = C50 H3G On , 'iHO ( Fremy e Peleuze ) , e /' acido Colinico = G^a Hgs Og(Liebig). Gome reagendo 1' acido azolico diret- taineiite siilla bile molli acidi volatili si generaiio, fra quali il Nilrocolico=C2 H N,, O9 ( Redtenbacher),ed il Colocral=Gi Ha Na 0,3(Redtenbacher), e piu i' aci- do Co(oidanico=Ci,GlliiOj (Fremy, e Pelouze) e I'a- cido Colosterico=']n H^ O4 , HO ( Fremy e Polcuze), acidi derivali dal bilico. e dalla colesterina. Sono da collocarsi Ira i prodolli generati dalla reazione deli' acido cloridrico sopra 1* acido bilico e la colesterina \' acido Bilifellico, Irovato simile al bi- lato di soda da Liebig; I' acido Cofalico isomero al- I'acido Coloidico] I'acido Ammonifellico=C,ooii^1lO ,0, sHO, INH3 (Fremy e Pelouze), ed anco forse \ acido (7o/e/co=:G;6H,32N4 0:^2 (Dumas, e Demarcay), \)^s^- giono ascriversi in que:>ta seconda categona i pro- dolli olleiiuli dalla bile non fresca; cioe gli acidi Fellanico, e Goianico; poiche sono essi generati dal- la novella corabinazione della bile passata in alle- razione. I risullamenli chimici ollenuli dalla esposla ana- lisi non si oppongono alia leoria chimico-Gsiologica, la quale considera la bile ne'suoi componenii elemenlari unila all'urina ne'suoi medesimi principii, come la lotale somma degli elemenli componenii il sangue. Inl'alti r acido Bilico pet la formula slabiiila dal suo sco- 137 pritoro Liebig=C44H7oNa 0,2; unito a quallordeci equivalenli d'Ossigene, e tollovi tre equivalenli d'Aci- do Carbonico, e Ire equivalenli d' Acqua = 3 (G. II. OO4 ) + 0,4 da G44 II70 Na 0,2 = Ac. Bilico Cg \h 0,5-h 0,^=3. eq. Ac. Car. 3. eq. Acq. 14. eq. Oss. RisuHa C38 1Ig,.N:> 0,. A quesla quanlila unendo quella degli elemenll, che compongono I'uralo d'ammoniaca, priiicipio che coslilui- sce le urinc=GioIIi4N,oO(i ( Liebig) si ha C38HG4N. 0..:= risuHato precedento Co H14 N,o 0 = iiraio d'ammoniaca C48H78Ni,Oi7 Quesla somma e uguale alia formula de'compo- nenli il sangue^G48H78N, aO, 7 secondo Liebig, Play- I'rtir, Boeckruann. Ma se il chimico trova negli elemenli de' due flaidi segregati dalla macchina animate, bile ed uri- na, i medesimi elemenli che compongono il sangue; ii Osiologo da sua parte presenla un concetto per lo spicgamenlo di tale fenomeno (1), E di vero; se gli alimenli della classe zoologica l' erbe, i semi, le car- ol si Irasmulano in saogue, e queslo fluido per il sislema de' due diversi canali le vene e le arleric da un sislema passa neH'aUro, avanli di riparare le per- dite falle dagli orgaai, a ciascuoo sommiaistraado gli (1) Liebig. Chimlc. organlque appl. a la physiolog. et a la patholog. Paris 1812 c. 10 pag. 65 e seg. e pag. II. 33 138 eiemenli, e le soslanze opportune, segue da cio polersi Irovare negli eiemenli, che compongono i due sangui tulli gli eiemenli delle trasformazioni proleiche della macchina animale. Or conoscendosi, che il san- gue venoso pria di lornare al cuore Iraversa il fega- to, ed saogue arteriale Iraversa le veni, per ispogliar- si ciascuno delle malerie improprie alia nulrizione, ne conseguila, che i principii carbonali del primo adalli alia nulrizione Irovansi nella vessicola biliare, ed i principii azolali del secondo si rinvengono nella vessica urinaria; allora e agevole comprendere perche le sostanze deposilale negli anzidelli apparecchi, es- sendo derivale dal sangue, si compongano degli ele- inenli di queslo. Volendo poi coosiderare la bile nella funzioae deir sconomia vilale ; cioe esaminare se concorra nei- r cpera della digeslione, una lale considerazione ci apre la via a dubbi ancor posilivi nella scienza, quali Don posso che accennare di volo. 1.° La bile e escremenlizia ? Le opinioni di Ripaull (1) , e le esperienze di Blondlot (2) provano essere quesla una soslanza escremenlizia. Egli a so- slenere i\ suo assunlo, stabili al venire d' uu animale, di cui aveva oblileralo il canale coledoco, una aper- tura communicanle con la vessicola biliare, per la quale la bile usciva al di fuori ; or dope tre raesi di tale esperimenlo 1' animale avcndo godula perfella salute, Blondlot ne conchiuse, che la bile non in- serve all' opera della digeslione, ma ad essere escreta, ; ■ . '), ■ ' (1) Comples Rendus Ilebdom. dcs seans de 1' Academ. des Scieiic. I'arfs 1831 n. 3 T. 33 pj.g. 63. (2) Inutilile de la bile dans la digesliou propremenl dite. Conipt Keudus cit. Paris 1830. "-'•"] " » 139 A malgrac^o di tale esperienza non e facile conchiu- dere esser tiilla la hilo una soslanza escremenlizia, e clie per nulla iiifluisca ne' fenomeni della digestioiie intesliiiale. 2,° La bile e necessaria alia forraazione del ehilo ? Gmelin e Tiedemann, Laurent e Lessaigne, Voisin, Plnlipp, Bloiidlol si nccordano nei riconoscere, che la legalura del caiiale coledoco non impedisce la formazione del chilo ; ossia, che il chdo furmalo nel lempo deila legalura, fosse lulto simile a quello prodoUo senza un laic sperimenlo. 3.° Labde concorrealladigeslione de'corpi grassi? Haller e gli antichi credevano, che la bile godeva la funzione d' un sapone, che emulsionando i corpi grassi, veniva riassorbila. Tiedemann e Gmelin se- guivano con riserba la slessa opinions ; ma Miaihe, Boucbardal, Sandral dicevano, che i chiliferi assor- bono i corpi grassi emulsionali dalla bile. Bernard fraltanlo colla scoperla dell' uso del succo panorealico allonlaua quesle idee sull' uso della bile. i.° La bile pura ha azione sul cbimo ? La bile in conlallo col chimo forma de' fiocchi bianchi, quali si giudicavano materia del chilo, ma Gmelin e Tie- demann osservano essere il muco della medesima bile. 5." Vi soDO parti della bile riassorbite alio slalo di cnmbinazione con 1' alimento ? Collar, de-Manligny, J iedemann, e Gmelin non avendo trovalo negli escre» menli lutli i principii della bile banno pensato, che qualche principio di essa fosse stale riassorbilo. i'latliier professore ad Ileilderberg voleva determinaro r azione della bile sulle materie alimentari, persuaso che non esisieva il bilato di soda ( coleato, e colato di soda) negli escreraenli, pcrche era divenulo nella digeslioae quell' acido il quale caratterizza la bile. 140 Ei crede dalle sue sperienze, che per 1' azione della bile sul chimo, venuto dalle sostanze azolale albumi* Doidi, si formino de' l)ilati, non chc albumina, fibri- na, caseina, che ad essore assorbili nell' inleslino trovano 1' acido acelico, che li rende solubili. II bi- lato di soda poi non forniera combinazioni colle ma- lerie non azolale, sulJe quali agiscono le malerie grasse della bile, e del succo pancrealico. Pfio qnesla teorica fu poco accolla dai chimici, e dai fisiologisli ; menlre Schwann, Pelouze e Fremy (1) asseriscono, che la bile noa agisce sulle malerie azolale, e suite grasse (2) . 6.° La bile concorre alia funzione dell' assimi-p lazione ? Se I' esperienze fin' era non hanno moslralo i bilali, i coleolali, o i colati negli escremenli, sara probabile, che quesli elemenli biliari porlali net san- gue concorrano all' animate assimilazione, sebbene nissuno t)italo, o colato, o coleolalo fosse slalo lin' oggi auco Irovalo nel sangue degti illerici. 7." A lirare le fila dopo lanle ipolesi, e varie esperienze sutia funzione della bile ; pare che la vec^ cbia teorica d' essere la bile un fluido escrementizio, e ad UQ tempo recrementizio noa possa at luUo aa- (1) Chimie Generale T. 3. Paris 1851 pag. 801. (2) I bilali godono la propriela di scomporre le soslanze emilacee, e mularle in glucose, ma quesla propriela non e esclusiva di C6si , poiche il succo pancrealico, I' inlcslinale, la diastasi sativare godono del pari una lale propriela ; per Ja quale ragione Fremy e Pelouze concbiuJono : a cbe la di- gestione dell' amido, ossia il cambiamento in glucose, c una trasformazione si facile, quanlo non si-mbri loccare csclosiva- mcnic ad alcun liquido, come I' albuminoide e grasso, la mag- gior parle de' iiquidi mucosi e sierosi dell' economia, posseg- gouo quesla propriela. Chimie Gener. pag, 197. nullarsi, come tra i modern! scrillori ancor si va- glie^gia (1) ; c mi pare allresi che vedula la insolu- bilila della coleslcrina, e la reazione de' hilali sulle soslanze azotate, si possa opinare cod qualche pro- babilila ; che la bile rulla sua funzione dividesi in due parli : una cbe incontrando le malcrie azolate disciolte dal sueco gaslrico li trasformi in una albu- mina particolare (2) , la quale non si coaguia con gli acidi, raa col calore; e quesla bile sifTallamente emulsioiiata viene riassorbila da' linfalici ? dalle vene ? ueir inleslino tenue e grasso ; 1' allra porzione, o nieglio quella parte de' suoi componeoli insolubili nel- r acqua, Ira quali la Colesleriua, non avendo presa sulle soslanze cbiraose grasse, o non azotale si unisce alle malerie fecaii per essere escieta. E pero, dalle poche analisi da noi falte sulla bile ci e Iccilo conchiudere : 1." sulla nalura de* suoi componcnli, e de' suoi edotli ; 2.° sulla relazione che ha con gli elemenli cbe compongono il sangue; 3." su d' uno spiegamento della sua chimieo-fisiologica azione neir cconomia vilale. (1) Scmanas. Compt Rendus cit. n. 4, 1851 pag. 89. (2) Fromy ct I'douze Chimie Gener. T. 3. Paris 1831 pag. 191.801. y ' * ( i SOPRA TALUNE RAZZE DI ANIMALI DOMESTICI DI SICILIA DEL SOCIO LETTE NELL& TORNATA ORDINARIA DEL 25 FEBBRARO 18^2. >-.. - J Con allra mia metnoria, sopra ua pezzo di calcedooia lavorata in forma di piede umaao, reslo di anlica stalua, io dimoslrava come, per quel vin- colo comune che avvicioa fra loro le soienze, la storia naturale era di ajuto all' arcbeologia, e oella coDoscenza de' maleriali impiegali nelle arli, e nei mezzi adoperali dagli arlisti per condurre a fine le opere loro. Oggi brevemente spero dimoslrare come, viceversa, I' archeologia puo apprestar lucidi schia- rimcoli alia storia nalurale, in argomenlo di siciiiana zoologia : vale a dire sopra lalune variela nelle razze de' bovi, de' cavalli e de' cani. Guardando su' caralleri de' noslri bovi, mi e parsa sempre di qualche inleresse la indagine della causa, che fa tanlo slraordinariamenle crescere i loro corni ; ed in modo, che puo quasi dirsi esser questo accrescimenlo caratleristico de'bovi di Sicilia. I Zoolo- gi non ban lasciato di tenet conto di quesio fatto ; e credono anzi che fra' bovi noslri quelli de' contorni 34 146 deir Etna si distinguono sopra tutti gli altri dell' Isola per questo carallere (i) ; fanno eglino osservare che molli gabinetti conservano quesle armadure come oggetli di curiosita natural! . Egli e cerlo, che cominciando dalle Calabrie, e percorrendo lulla la ilalia, noo s' inconlrano che bovi, di varia grandezza e colore, ma luUi a coma piccole e corle anzi che no. Eppnre e appunlo I' Ilalia quella che dar doveva il lipo della razza bovina ; essendo slala essa cosi appeilata per la quanlila e qualila de' bovi che alimeulava, piii che allra pro- vincia di Europa : k praeserlim in Italia (dice Var- )) rone ) (2) quae a bui)us mimen habere sit existimata » Grecia ; namque, ul scribit Timaeus. laurus voca- )) bant iraXo-jff , a quorum raulliludine el pulcriludine » et foeiu vilulorum Ilaliam dixerunt. « In Germania, in Francia, in Ispagna, in Inghillerra diffoiiscono e vero alquaolo da quelli italiaoi, ma nou ne oiTroao piai di tali che somigliar polessero a' nostri. -. Essi sono qui di varia grandezza ; ve ne ha de' piccoli che poco differiscono da que' di Sardegoa : ve n* ha di mezzana statura : ve n' ha in fi«>e di grossa mole, che uguagliar possonsi aque'di Toscana; ed in quesli, che per lo piu provengono dalla conlea di Modica, I* allezza delle corna, in proporzione alia massa del corpo, e mioore di quella degli aliri, che alle diverse province di Sicilia appartengono ; e qui, Sebbeae io ooo possa negare che iu elTetto la grau (1) Elies sont encore plus grandes sur la lele dcs beufs qui vivent dans Ics paturages de I' Etna; Plusieurs cabi- Dels conservenl de ces longues comes, conime des curiosiles liaturciles. — Sonnini, Diet, d' iiisl. nat. art. Taureau. i> (2) Lib. 2. c. 12. de Lubus et vaccia. .,. ,,. ..i. .■■ parlo de' bnvi che vengono da' conlorni di Bronte (^slrglionc e Raiidnzzo, olire di essere alquaDlo piu piccoli di slatiira, porlano liinghissimc difese, e che lanto piu risallano in quanlo veggonsi sporgere da una piccola testa, non porlanlo fuorj de' contorni det- r Etna sono anche comuni tali bovi ; e quelli di Troina e de' catiipi di Agira e di Assaro ec. si fanno anch' essi ammirare per queslo caraltere ; talche non si puo asserire verificarsi cio per que' soli de' con- forni dell' Etna, come accennava il Sonnini (1) . E' da notarsi, inlanlo, che le noslre vaccho, ed i tori in generale, non sono rimarchevoli per luflghe coma ; vero e che in proporzione alle razze estere le hanno ben lunghe, ma non giungono rnai alia misura di quelle de' bovi. Ollreche e slato cio avver- tilo sin da' piii reraoli tempi, come lo abbiamo da Eliano « Bubulo pecori caslralo, Democrilus ait, gra- » cilia longa uasci cornua, contra teslibus predilo, » enasci secundum radicem, crassa, recta mmusque » prolixa (2) » ; e questo un fallo che puo guidarci nella ricerca delta causa di tale eccessivo accresci- raento. La razza e unica ; i vitelli pria della castrazione hanno grande rassomiglianz.T a' tori, nella severila de.la faccia, nello sguartlo feroco e nella torosila del corpo ; no prcsentano indizio che le lore difese do- vessero un giorno divenire siraordinariaraente lunghe. Ma (iop > la castrazione, la loro fisooomia prende ua carallcre di trislczza e di timidila ; il color del pelo sbiadisce, la testa diviene piii assoltigliata, il collo piu esiie da comparir piii lungo; ed inlanlo la sola (1 Citazione di sopra. (2) ;£lian. de Plal. AoiouU lib. xit. c» 19, 148 sostanza cornea cresce in essi cosi abboadanlc cbe in poco tempo si veggoao moUiplicare gli anelli di accresciraenlo nelle corna, ed avanzare in alio la por- ziooe solida e nera di esse, da far comparir piccola la lesla per la slraordinaria lore lunghezza. Si rapporla dall' immorlale Aristotele fraocese (1), che (( i bovi di Wubia e di Abissinia banno le corna di una smisurala grandezza, bencbe essi siano piccoli anzi che no ; ma questo accrescimeoto mostruoso e r effello di una parlicolare malallia. » Quesla osser- vazione ci chiama a rifletlere sopra gli effelli della castrazione, come causa di una malallia simile nei risullamenii a quella cui van soggelli i bovi delia Nubia. La castrazione, come pensa il citato Buffon (2), influisce alia maggiore nulrizione del tessulo cellu- lare, non richiamandola alia formazione del liquor seminale, il quale ne ha bisogno di lanla, quanta possa equivalere alia quanlita del sangue cui vuoisi far corrispondere da' fisiologi. Quesla, secondo War- ton (3) e calcolala a 20 volte di sangue, e secondo lo stesso Buffon (4) a quaranla voile; e quindi man- cando questa secrezione, la nulrizione diviene mag- giore verso i tessuti cellulari, e della pelle prin- cipalmente, per cui veggonsi piii grassi gli animali castrali ; sebbene, come dice Maralt (5) , parlando degli eunuchi, divengon essi molli, pallidi, flaccidi Delia carne coa lilasciamealo uel tessulo cellu- (1) Bnffon. art. Bove. (2) Art. Cervo. ■ ' ' (3) Gland ... (4) Loc. cit. ■' ' •■*' •'■*' (5) Vademecum Med. p. 466. <" '-'' •' ' 149 lare ; e vi si vede sviluppalissimo il sisleraa giando- loso-linfalico ed umidissimo come nel sesso fdmmi- nino. L' umidita predominanle in tulli i tessuli degli aniinali caslrali, a parere di WilliolT (1), spiega essa sola la lunghezza de' pcli, de' capelli, ile' corni, e la procerila del corpo dcgli eutuichi. Per la qual cosa polrommo noi dire the la langhezza dell' armalura nella noslra razza di bovi puo aver origine dalla ca- slrazione ; e come quesln in Italia infliiisce alia mole di que' l)ovi ed alia lore grassezza, co>i influisce ne' noslri alio sviluppo della soslanza cornea, che si elabora in quel tessulo organico de;lla cute, che cor' neo da questa funzione si appella, e che dee riguar- darsi quale organo segrelorio di gelalina, e di albume. Tale fenomeno riconobbe anche Arisloleie, an- nunziandolo coll« parole : « Pars cava ex cule polius )) oritur (2) . » Che quesla sostanza poi meno ab- bondante si Irova negli animali ed anche negli uoniini torosi, di rigida fibbra e secca, e slalo da lulii i Csiologi riconosciuto ; ed ii dolto Wanswieten, per una via contraria lo conl'erma, allorche dice: « Ka- » turale gluten in quiescenlibus accumulalur semper, » hinc laxa tumidula, humoribus plena borum corpora » fiunt (3) . » II lessuto corneo, come tulli gli allri organi segretorii, puo andar soggelto a malallia, che i Noso- logi alle hnpetigini rapporlerebbero, come la Plica, ossia Trichoma polonicum ; ed allora ne seguirebbe un' accresciuta segrezione di soslanza gelalinosa, la quale in cornea ben loslo si couforma. Talcbe la (1) De Caslralis. p. CO. (2) lli^l. Animal. I. 2. c. i. (3) § C9. 150 malallia de' bovi di Nubia, di cui parla Buffon, si ridiirrebbe alia menzionata accresciula segrezione, che ne' noJlri bovi e di alquanlo minore . Ma scnza andar lullavia cercando nella sola ca- slrazioae la causa di queslo accrescimento di soslanza cornea ne' noslri bovi, non si polria ancbe presuinere^ esser quesla la caratlerislica di una razza parlicoiare siciliana ? Perche, a dir vero, bencbe i nostri tori non fossero armati di lunghe coma come i bovi, e cio rimarcava anche Plinio « Tauris minora quara » bubus cornua, lenuioraque (1) » pure in confronlo di quelli ilaliani ed esteri, bisogna convenire che le hanno piu lunghe, sempre lunate, e mai conlorle it» fuori. E nel caso afTermalivo, quesla razza sarebbe indigena di Sicilia ; o almeno vi e slata sempre dac- che v' e rammenlanza islorica ? Ecco una queslione che la manchevole storia deila i.oslra paslorizia non puo giungere a sciogliere : ed ecco come siamo ob- bligati di ricorrere all' archeologia per qualcbe ulil© schiarimento. Slalue, bassirilievi, ed antichi d'isegni abbiamo avuto, e son© tullodi sotlo gli occhi nostri ove son figurati animali bovini (2) . I musei e le opere sul- r archeologia ne riboccano, ed ollre a cio una gran- dissima quanlila di monele non presenlano ne' loro rovesci che tori cozzanli, gradienti, procumbenli, ed anche bovi, ora jugali ora no. Eppure iu lanlo nu- mero di figure non si Irova una sola che porlasse lunghe corna, come quelle de* nostri bovi viventi. II solo Plinio, prima di Eliano, accenna smisurata (1) Lib. 8 c. 45. ' • ' '^ - ''* (2) Museo Capitoiino Moiiumeats antiques, par M. Barboult ec. ec. ec. lunghezza di qiieste difese iic' bovi iudiaui ; « Bubus )) iiuiicis cornua laliludinem quaternorum pedum (1) ; ma di CIO noil fa poi menzione alcuno de' Zoologi nioderni. Vero e purlruppo clie gli arlisli, ed i Greci in parlicolare, hadavan sempre di prendere a lipo dei loro disegni siibietli belli, e di squisire proporzioni ; roa che si fosse poi fedidinenle seguilo da lulli gli ariisli di difTerenli nazioni lo stesso lipo, Don serobra credibile ; e pare anzi che il nazionale orgoglio non lo avria permesso. Abbiamo a dippiu, cho anche in monele di poco lodevo! disegoo, si veggono tfligiali bovi di forme non belle ; ma inlanlo conservano sem- pre il carallere delia brevila delle coma. Pos.-ibile, che Siracusa, Taormina, Galania, Messina, Alunzio, \drano, e poi in Migaa Grecia gli Irinei, i Mamer- lini, i Posidoni, i Sibarili, i Turii si fossero unani- manieiile accordali a non deviar mai dal lipo greco, se si nuirivano ne' loro campi altre razze di aniraali bovini ! Non merilavan forse i noslri lori di essere efTigiali nelle raonete, ne' bassirilievi e no' disfgni de' vasi, colle lunale e proceri formiJabili armature ? Kon sono essi, come vuole Columella « membris am- » plissimis, facie lorva, vegetior aspeclus, lorojior » cervix, el ila vasla ul sit maxima pars corporis, S venire paulo subslricliore (2) ? E nelle figure di to'-o cozzanle avria alcerlo meglio risaltalo un loro come i nostri, che queilo comuncmenle disegnato, il quale non si sa se piu danno recar possa colla tesla, a guisa di ua cozzanle ariete, o con quelle piccale e (1) Loc. cit. (2) Lb. 6. c. I. 132 svoltate corna (1) , poco alte a ferire in paragone a quelle de' noslii lunate ed acutissime. Se di quesli stall ve oe fossero nell' isola nostra di que' tempi, si sarebbero certamente impegnati gli artisti, a far co- noscere una razza di animali che la sola Siciiia pos- sedeva. E la Siciiia era in allora quella che dava j tipi di bellezza alia Grecia per le statue delle ve- neri non solo, raa di moiti animali bensi ; e prova ne danno le nostre medaglie riconosciute da tulti gli archeologi (2) , come le piu perfette per disegno e belle per le forme delle teste e de' rovesci. Per questi riflessi io sono inclinato a credere, che la razza atliiale de' nostri bovi non e quella slessa degli aiitichi tempi, come ce Io dimoslrano gli avanzi delle antichita che van por le raani di tutti ; e che essa, o e cangiata per la qualita de' pascoli e pel modo di curaria, o che un miscuglio con altre razze 1' avesse alio stato attuale porlala. Nel primo caso, 1* egregio socio noslro P. D. Francesco Tornabene, mi ha fatto coiisiderare che la qualita delle pasture in Siciiia e mollo deteriorala ; e che aperlatnenle si vede che, eve il pascolo e mi- gliore ivi gli animali bovini si avvicinano piu al tipo antico ; ed in effetlo i mii^liori bovi e tori che noi abbiamo sono quelli della coiitea di Modica ; ed essi non sono di lunghe corna come quelli degli allri siti di Siciiia, benche assai piu degli anlichi ; e per 1' ap- punlo nelle campagne di quella conlea t erba medica e mollo abbondante, anzi puo dirsi la esclusiva piania de' prali. Ma per quanto non possa cio rfcarsi in dubbio, e ugualraente vero che m'glior cura si presla (3) Extroisum curvatis. Linn. 605. {\) Eckel Doclrin. vet. num. cc. iS3 ID Modica agli animali lulli che servono alia pasto- pizia, in confronlo alia n^glella o slenlala, che gli allri agricollori lor preslano ne' varii luoghi di nostra Isola ; e sopralutlo e condannevole la mancanza dulle stalle coverle, p^r cui sono i poveri animali esposti perennemenle alle rigide nolli d' inverno, alle piogge od alle tt*mpeste, e poi agli ardenli raggi del Sole oella calda slagione. So cio non fosse, noi vedremmo anche negli altri luoghi di Sicilia, gli animali bovini non la ceder mollo a que' della conlea ; perche Ja scarsezza dell' erba medico, in confronlo alia quan- tila che ne vegeta in que' luoghi, e supplila da allri non men nulrilivi foraggi, come V Edisarum corona- rium, le Poe, le Fesluche e tulli gli allri graminacei. II delerioramenlo della razza dunque, quando tal si volesse, dee allribuirsi piii tosto alia poca cura che si presta da noi ad animali taolo utili alio slesso noslro ben' essere. Ma perche non creder piu toslo che, nel lempo in cui gli Arabi stanziavano in Sicilia, a tante ulili ' cose che introdussero nella nostra agricoltura, aves- sp.ro credulo poler produrre animali bovini piu adalti al lavoro, mescolandone la razza coo quelli arabi , su' quali Eliano non Irascuro di nolare che a Arabicis » vaccis egregia nascunlur cornua (i). » E tanto piii io sarci di questo avviso, in quanto si vede che il color rosso del pelo e piu generale ne' noslri bovi, in paragone di quelle della maggior parte nelle altra conlrade di Europa, e principalmente d' Italia ova ii color grigio e lanlo frequente, menlre rarissimo, e direi quasi sconosciuto e in Sicilia, ed jolierameDte ia (1) Loc. cil. 35 Africa : e per la lunghezza delle difese cbe piu H avvicina agli africani. Ma in Goe, o degenerata, o modificata o ibrida, la razza de' noslri bovi, certo e che non e piii quella de' tempi de' Greci e de' Romaoi, come t archeologia ci fa chiaro conoscere. Che se dalle razze de' bovi a quelle de' cavalli noi rivolgiamo la nostra attenzione, qualcbe differenza troveremo alcerlo fra le anticbe e le moderue. » Fra tulti gli aoimali ( dice il coote di Buffon) » il cavallo e quello, nelle parti del di cui corpo » osservasi maggior proporzione ed eleganza, insieme » ad una grande statura (1); » e se I' accordo ( io sog- giungo ) e r armonia delle proporzioni cosliluisce la bellezza, il cavallo puo dirsi il piu bello di tulti gli animali quadrupedi di grande statura. Si conosce generalmente cbe, fra le tanle razze di questi animali, cinque maggiormente ne distinguono i zoologi. i.^ La razza araba e stimata la prima per bellezza non solo, ma perche gli animali di essa riu- oiscouo tutti i requisiti che fan cbiamare eccellen- te un cavallo. 2.^ I cavalli barberi vengon dopo, e a dippiu della sveltezza ed agiiila distinguoiisi per il pelo piu raso e piu lucido. 3.^ I turchi sono ancor pill sottili nel collo e nelle gambe. 4.^ Gli spagnoli, hanno la testa grossa, il collo grosso anch' esso e Jungo, molto crine: gli occhi pero pieni di fuoco, il petto largo, I' aria nobile e superba. 5.^ Gl' inglesi e quelli delle altre nordiche cootrade sooo ibridi di arabi e spagnuoli, per lo piu. ^ <' - A quale di queste razze puo riferirsi quella dei (I) Art. Caiallo. ,J i . --t (', 155 cavalli di Sioilia? Ed e essa poi una razza a se? In quesli animali, piii che in quelli boviiii, 1' eflello della poca cura , anzi la biasimevole oegligenza del nosiri .igricoli e proprielarii di armenti e ben maoi- fesla. Eppure, prima che si fossero conosciute le razze de' cavalli andalusi, normanni ed inglesi, eran gia Qole e celebrate quelle di Sicilia sia da' rcmotissimi tempi. Virgilio, che fa navigar Enea lungo la cosla meridionale di quest' Isola, gli fa riferire, come, a vista di Agracanlo, si fosse sovvenuto essere slata ua tempo quella terra ferace di generosi destrieri ; e percio ancbe prima deiia venuta de' Trojani in Sicilia era conosciuta la razza de' cavalli di AgrigeDlo.— » Arduus inde Agragas oslental maxima longe » Moenia, magiianimum quondam generator equorum(l) I reati delle antichila ce ne fan fede da pertutto ; ed ognuQ di noi puo verificarlo nelle antiche medaglie, ti lie' bassinlievi che in varie posizioni ci offrono di- segnali i cavalli ; ora sciolli, era correnti, ora allac- ciiti alle bighe, alle trighe ed alle quadrighe ; e sera- pre si scorgono in essi i caralteri di proporzione, di bellezza, di fuoco e di vigore. Da quel che si legge in Columella sulle qualila di un bel cavallo, par che cgli avesse preso a tipo il cavallo siciliano, tenuto ill tanto pregio in Roma non solo, ma per tutla la Grecia. E' bello il leggere il passo di questo scrittore, con in muiio una moneta di Siracusa ben conservata, in argenlo, o in bronzo per assicurarsi di quaoto, ho delto. Eccone le parole a Forma constabit, exiguo » capile, nigris oculis, naribus aperlis, brevibus auri- » culis el arrectis, cervice molli lalaque oec looga, (1) iEneid. lib. 3. v. 703. 704. 136 » densa juba et per dexteram partem profusa, lato )) et musculorum toris numeroso pectore, grandibus B armis et recti's, spina duplici, ventre subslncto, latis B lumbis et subsedeiitibus, cauda longa et selosa cri- » spaque, mollibus alque allis rectisque cruribus, » tereli genu parvoque neque iotrorsus spectanti, }) rotundis clunibus, foeminibus torosis ac Dumerosis, » durjs ungulis et allis et concavis rotundisque, quibus » coronee mediocres suppositec sunt (1) . » Belbssimi esempii ce ne danno le monele di Siracusa col cavailo infrene, quelle aitre di Gela, di Etna, di Gamarina in bronze. Gbe diremo poi di quel di tutte le bighe e le quadrighe, in argentOj di Ga- marina, di Agrigento, delta stcssa Siracusa, e delle piu cospicue cilia di Sicilia ? E ne' medaglioni di Siracusa come sono bene spiegali lulti i nobili carat* leri di questo bell' animale ! La piccola testa, ie na- rici fuoco-spiranti, la folia criniera, lo strello ventre, le polpute cosce, la rotonda groppa, le gambe sottiii, la iunga e densa coda ! Questa bella razza era decantata a ragione nei be' tempi de' Greci. Da Pindaro (2) , da Pausania (3) abbiamo, che Agrigento a' tempi di Terone spediva a' giochi olimpici ed islmici trecento quadrighe di cavalli ; ed eran sempre preferiti in que' giochi i cavalli siciliani, che onoravansi di medaglie e di bassi riiievi, e dopo morli anche di appositi sepolcri (4) , (1) Columella lib. vi c. 29. «; (2) Olimp. od. n. ,jj ^co^,,-) .„j;vl» . (3) Eliacor. lib. vi c. 4. (4) Pompon. Mela lib. 2 c. 41. ' Plinius lib. 8 c. 42. Solinus e. 47. Alexandr, ab Alexandr. lib. vi c. 4 p. 930. 137 Ripulavansi per velocissimi i deslrieri di Sicilia, se- condo Oppiano (1) , e quelli di Lilibeo specialmente. Confroiilale, di jfrazia, le accennale monele con quelle del piu glorioso tempo doll' alio Impero romaiio, e paragonale que' pesaiili cavylli delJe decursioni di IVerone, delle quadrighe e de' cavalieri, di Tilo di Doniiziano di Trajano e dello slesso Adriano, con quelli delle monele siciliane e rcslerele convinli della ecct'llenza e superioiila di quesli (2) . Kppure, a guardar i tioslri cavalii di armenlo, non die deleriorali dalle atiliche razze , nm quasi di una lolalmenle diversa egiino appariscono. Lungi di ridursi a lanio, par che migliorar doveva nel tempo de' Saraceni, se quella araba vi fosse slala ir.lrodolla, come non e del tullo improbabile. Intanto dobbianio soffrire che per nulla i cavalii siciliani de' noslri tempi possano chiamarsi discendenti delle aniiche razze, e cio, pill che ad allro, si deve principalmente, come pe' bovi si e dello, alia negligenza della nostra pa- slorizia, la quale piu nocevoli < ffelli produce ne' ca- valii che ne' bovi, per essere quesli animali piu de- licati nella complessione , se cosi posso cspriraermi, de' bovi. Quel lasciarli perennemenle a cielo aperlo, senza ricovero alcuno contro le intemperie (3) : senza (1) De Venatione. (2) II Cavailo della slalua cqucstre di Marco Aurclio in Campidoglio, si conviene da lulli che. e corto, pesanle e pan- ciuto, in paragonc a' due cavalii j;roci di Montecavallo (3) Voro e clic in Persia i cavalii si lengnno esposli al- r aria di c nolle nellc campagne, per abiliiarli alle inlempe- rie ; nia essi sono poi Iciiuli coverli di tele e di pelii in in- vcrno ; die nun dee eupporsi mollo rigido aotto il grudi) 30 di ialitudiue. . , 138 la necessaria cura nella scelta de' foraggi, nella col- lura del corpo, nella qualila del suolo ove slanziano, senza lutlo cio, in somma, che si richiede a mantener Sana e vigorosa la razza , come non puo essa andar deleriorando ? Ne' luoghi umidi, dicono i zoi>logi, i cavalli hanno la testa grossa e pesanle, denso il corpo, cariche le gambe, i' ugna calliva, i piedi pialli ; non e forse queslo per lo appunto il rilratto de' noslri cavalli di annenlo, obbligali per tulto I' inverno a starseno sull' umido suolo ? Ed in quanlo a! pascolo, ripeleremo qui quel che abbiam delto de' bovi. La conlea di Modica, coi- i' erba medica e con allri foraggi, contribuisce molto alio inliero sviluppo della preslanza di quest! animali aucora. IVla bisogna che fossero ben curati in tutto il reslo delle necessarie cose. In effelto, i muli che da noi si dislinguono coll' epitelo di Muli di Modica, e che passano pe' pm alii e robusli di tulta la Siciba, sono per lo piu puiedri nali nelle iioslre conlrade, e trasferili ne' campi della contea. Quivi non solamente il foraggio ma la cura che loro si presla e quella che fa tanto vaataggiarli. lo sono stato assicurato che questi animali sono ivi governati nelle slalle, coo slraordinaria diligenza, e la cura che loro si da e grande e direi amorevole ed affelluosa ; e quanto quesla giovi agli animali, ne abbiamo luito di I'esempio in quelli domestici che si allevano presso que' che amano andar a cavallo ed alia caccia. Ad ogni modo non possiamo con salde ragioni asserire, essere I' alluale razza de' noslri cavalli quella stessa anlita deteriorata per la negligenza de' sicilia- ni, <> piu tosto altra introdolla sia dagli arabi, sia dagli spagnucli. La grossezza della testa ci porterebbe a riguardarli come provenienti piu toslo da questi 11)9 ullimi che dagli arabi ; ma questo solo caraltere non fe sufBciente per farli provenire da quel lipo. I noslri cavalli, che venissero pero dagli armenti siciliani, che sono stati allevati e curati per passeggio e per ca- rozza, i piu belli che abbiamo, sono sempre infe- tiori agli spagnuoli, a' normanni ed agli iogiesi ; e quindi resleremo sempre al bujo sulla lore origine. Certo e pero che ia nulla si rassomigliano, anche quelli cui raaggior cura si e preslala, a que' che erano lanlo celebri nell' aniichila, e che accrescevano dal canlo loro anch' essi la rinomanza di Sicilia. Pe' cani fioalmente, abbiamo tnolivi di codsu1> (are gli anticbi roonumenli. Egli e ben curioso il vedere, che menire in Sicilia moltissime razze di cani popolaoo le campa- gne e le cilta, nelle antiche monete poi non si Irova iodicata che la sola razza Greca ( Caois grajus t. ) 1 Era forse quella la sola conosciula in allora ? Possi- bile, che ii cane da paslore, il mastino, 1' alano, il bracco e tanli allri, non erano indigeni di nostra Isola, o almeno non eran quelli cbe doveano aver poslo nelle monele ? Sc il Levriere era comune ia Grecia, come I'aggiunto di grajus par che lo dimoslri, Don percio le allre razze dee credersi che qui non esislessero ; e bisognerebbe indagare piu toslo il motivo per cui quella razza c stata in lutle le mo- Dele preferila. Ctie se ne' soli conii della cilia di Segesta si Irovasse il cane greco., si potrebbe allora dire, che dovendo fra tanle lazze sceglierne una per denolare un bel cane, in che tramutossi Grimisn, per sedurre Egesla figlia d' Hippote, si fosse preferilo il Levriere, come di forme piii svelle e leggiadre e di piii van- taggiosa statura, in luogo del pesante e feroce alano, 160 0 dal selvaggio cane da pastore. Ma non e la sola Segesta che abbia monete con figiira di cane. Ne hanno i Mamertii)! di Sicilia, e di Magna Grecia, Iccara, Mozia, Panormo, Selinunle ; ed anche le diane caccialrici d' Ibia, Siiacusa e Tauromeno sono accompagoate da can! delta stessa razza. In queste ultime non vi sarebbe slato motivo di non scegbere allro cane che alia caccia ugualmente fosse adJestralo, Gosi andando la bisogna pare che una ragione slala vi fosse perche al cane greco si dasse in cio la preferenza. Benche ii sommo Bufibn avesse stabiiito per lipo originario de* cani queilo da pastore^ che Linneo di- stingue col noroe di C. domeslicus, auriculis erecli's, Cauda svplus lanaia, io avrei dissenlito dal parere di quell' immortale naturalisla, appoggialo, appunto, al fallo che ci offrono le cennatu noslre monete, non che allre di Grecia (1) ie quaii lulte il can greco rafiigurano. Ed essendo lalune di esse coniale, per Io meno, Ire secoli prima dell' era volgare, si polria presumere che il lipo de' cani polesse essere stale in effello queilo groco. Ma dagli aulori de re ruslica si ricava, che conlemporaneamente a quella razza, addetta principalmente alia caccia esistevano quelle deslinale alia guardia delle ville e degli armenti ; e la descrizione di questi tali ci porta a conchiudere essere stati gli alani e i maslini piii tosto che quelli da pastore. Comunque cio fosse, sia che il levriere derivi dal maslinOf sia che fosse Io slesso del gran danese^ provenienle anch' esso dal maslino, fallo sia che i cani delle antiche monete, bencbe levrierif haaao il ,v (1) Cylnus, isoia delle Cicladi ec. ec. 161 carallere di grandezra e di for«a dd gran daneae. t II mastino trasporlalo nel selleotrioDe (ilice BuiTon) s e divenulo gran danese, e Irasporlalo nelle parli s mendionali. e divenulo Levriere; i gran Levrieri ( egli sog^iunge ) vengonci da L<;v;)nte. Que'cani ia Grecia eiano non solo veloci nel corso, ma forti, e talmenle allaccati al padrone cbe io dirndevaoo contro gli ag^ressori, e 6n' anche comballrvano al di lui iianco iiflle ballaglie ; si come rapporla Eliano essere stato dipinlo da Polignolo nel Pecile di Atene un cane in alto di comballere accaolo al padrone nella baltaglia di MaralonH(l). Cosi esst-ndo, a causa de|)a beliezza e del vigore di quesla razza, forse negli anlichi tempi era essa piu apprez/^iila e collivala in Sicilia ; e se non T unica, era almeno quelia cbe merilava esser preferita, Irat- tandosi di servir di inodello alia ligura cbe doveva ornare i rovesci delle monele, Qnesla razza, per venlura, si manliene lull' ora in Siciiia, c non sembra in nulla degradala ; abbia- mo anzi de' levrieri cbe non la cedono al gran da- nese, per alle/.za, per agilila ed ancbe per robustezza ; e possiamo dir quindi, per quanlo in brieve abbiam coosidernlo, cbe se non la piii anlica una al certo d: qu< lie razze di cani, di cui I' arcbeologia presenla i mudelli, si e queila del levriere, assicurata dalla infallibile le!>limoDianza di lanle grecbe e greeo-sicole monele. Non possiamo dir tanlo de' noslri bovi, la di cui razza uon e alcerto quell' anlica, come di sopra ab- biamo in certo mudo tenlato di provare j e per quel (1) iEliao. op. cil. lib. tu c. 39. 36 162 •che riguarda la razza de* cavalli, fa d' uopo confessare esser colpa noslra se e tanlo degradala da que' primi lempi, quando per la cura che loro si dava formavan essi raodelli di bellezze di forma, di vigors e di fuoco, contribuendo cosi quest! generosi aoiniali alia fama di Sicilia, che per tulli i riguardi era slimala la terra beata per eccellenza, la regione del cieio azzurro, r Isola del Sole. Xm.1. '], m 0!f!ii.'^?.!V Oi>'K) 'd K! n!!^ S.U : .■ .- slosii^ ilK!. '.■ ■' ,od -hip--' ' ■ . . -r _/j. ': -!1 . ; 1 iivot^ lb * ,'i,ii' 'i 1 . ■&t- SAGGIO m u siciLii DEL SOCIO ATTIVO S).* @3^SI^:P93 ilSriS^ISISD (ailQ^^il(^S73 DELLE MALATTIE ENDEMICHE DI CAUSA SPEClFICAi UTTi NBU& TOBRiTA OBDIRASIA Dll 29 DIBIO 1652. 0 i\mn II m 0'(";; ,;■ i;;^'>' d;t'' %VkWVVV%%%%b'W%VVV%fc'W^WW¥W%'tV^1%^VbWVi%l%'% Poser leg bases d'une Science Bourelie je veux pnrier de la Geograpbie Meiiicale. BocDin p. 145. K^a Geografia Medica scriveado delle Malatlie della Sicilia dopo avere presentato deile csservazioni topograGcbe nella prima memoria come a proemio di tanlo argomento , divisava adesso rivolgermi alia descrizione delle egriludiai varie Dostre; onde aboz- zare il quadro della Palologia Siciliaoa per mettere un materiale di nostra apparlenenza nella Geografia Medica generale che grade grado andra compiian- dosi e che la Scienza della Salule fara progredire cotanto. E di vero e la Geografia Medica che si pro- pooe coQOScere la modificazioai impresse all' orga- 166 nismo dui vaiii climi , e il potere della latiludine e longiludiiie geogr.ifica , della slniUura e dell' eleva- zioue del suolo, delle acque, del veoli siilla maiiife- slazioDi' palologichc; e la Gcografia Medica die sludia le Endeiiiie che in uaa regiooe sollaiito si osservaoo, e qui lie a piii regioni comuni, a fissare i varii aspelli sintomalologici in ognuna di esse, che paragona le iiiiiliillie d' uii clima con quelle d' un allro, che de- lerinina le leggi della riparlizione dei morbi sulle varie parli del gloho, e le coincidenze e il loro an- lagonismo geografico; e la Geografia Medica insom- nia che ha una missiune utdissima e abbastaoza su- blime onde collivarsi dai medici lutti , per gl' im- mensi vaulaggi che porlera all' Igiene alia Terapeu- lica come alia Nosologia. Eppero essendo la GeograBa Medica una Scien- za che adesso comincia, e la GeograGa Medica del- la Sioilia reslando ancora a Irallarsi era mio pro- poslo scrivere su queslo inleressanle argomenlo per quanlo la niia pochezza il consente slegandone la Iraltcizione in successive memorie , e dire dap- prima ilclle malallie che venguno in genesi da mo- difioatoii eliologrci speciali ; e di quelle poi venir ragionaiido che originano da modificalori igienici ; e nella classe delle egriliulini speciali favellar del- le eiidemie per allossicazione paludica , delle ma- lallie prodolle dal miasma animale . dell' anemalosia endeiuica elnea che viene dali' eflluviu svollo dai It^neiii deir Etna, come di moile allre malallie spe- ciiili; e nella classe dei mali d' influenza igienica e- narrare le scffereDze indolfe dai njodificalori com- plessi almn.>>ferici, dai modificalori gcologici , idrolo- gici , alcoolici bromalologici. Le malallie endemiche aduuque di gcoesi speciale , e la fisonomia partico- 167 Jare di esse faranno prima argomenlo alli; noslre memorie. DELIA TIFOIDE La Tifoido nelle sue forme gravl direva uno Scrilloro del i;iorno e a tin diprcsso la sirilesi di tiitli i morbi doll' iiomo o della parle maggiore i!ei loro sinlomi; Essa e la rapprescnlaziime sullo stesso individuo del principali accidenli del cardine nosn- logico , csanlemi t'cnorragie alterazioni del sangue rammollimenii gangrcno iievrosi movimenlo febbrile coiitinuo remillenle inliTmiltente , essa preiide in ciascuna malallia qualche sofTerenza che figura nel- la sua sintomalologia o nell' isloria delle sue lesio- ni. Le grandi modalila palologiche hanno tulle UD sinloma un disordine die le rappreseiila , nulla le apparliene esclusivamente , eccelto la lesione delle Glandole di Peyer che non si osserva io allro ma- lore. La Tifoide e la piu inleiessanle fra le malallie iofelluose che dee essere sludiala in Sicilia. Essa presenta la manifeslazione sporadica, la maoifeslazio- ne epidemica , o la epidomica-conlagiosa ; la prima si moslra sempre a un dipresso nelle slagioni di- verse, le seconde vengono innanzi a lonlani intervalli di UDO 0 piu luslri , ed ora una citta infeslano ua paese o molli successivamente. SINTOJUTOLOGIA B SUE FORME Senza enarrare separatamenle i numerosi sin- lomi della Tifoide , ma riunendoli a gruppi onde presenlare le forme morl)ose che io un travaglio di Geografia Medica meglio fan rilcvare la fisonomia 108 che r egriludine, assume io quella localila speciale, la febbre Tifoide con predominanza dei disordioi del- le fuazioni digestive , forma addominale gastrica bi* liosa mucosa, e assai comuoe in Sicilia. Precorsa la maQifestazione gaslrica d'uno stadio prodromico di gioroi diversi, in che 1' egrolo molest*- si di disappetenza lassezza generate sense di frattura nei membri brividio erralico cefalalgia, preseuta come sinlomi caratteristici senso di amarizie alia bocca , sete nausea, vomito di materie biliosu-mucose lingua coperta d' una pania bianca gialla, rossa nei bordi o alia superBcie. umida o secca espansiooe, dolori ai- r addome elminli costipazione diarrea. La espressione biliosa manifestasi per nausee vo- jniti biliosi escrezioni diarroiche gialle scure verdaslre, amarizie insigoe , vetame delta lingua giallo carico ^ vivissima brama di bevande acide , urine dense par- cbe biliose , colorazione giatta ^ calore ardenle alia pelle, gonfiezza e senso dolore alFcpigaslro, all'ipo- condrio deslro febbre reazioaaria ^ polsi altivi duri frequenti cefahlgia. Gosi la Clioica srcilsana neUe stagioni a preferi- mento d'autunno di stale, ci porge sovenli lali imina* gini delta Tifoide addominale, le quali sole per una due sellenarii o poco piu, cotiegonsi indi aile feno- minie atasso-adinami&be, ebe cgratterizzaoo palogno- monicaiBente la malattia di cut si ragiona. La forma mucosa cod Elminliasi, osservasi nei- le regioni ove domina ud nmidits aWtuate,^ ebe fa- vorisce le secrezioni roucose, e mentre poco si nola sul MongibeUo abitato di suoto b^ibace secco, e co- mune oei paesi locaii sopra base argitJosa. Nob e iofrequeale ebe oetla forma addominate f irritaziooe gaslro-iDtestinale la secrezioae biliacft 169 cresciijta e I'imbarazzo saburrale continuansi per tul- lo il corso della Titoide fin ollre il ciiiquuiilesimo giorno, ciill< giiiidosi all' espressione morhnsa alasso- adinamica; (? i piirganli utiii sempre nlornano , che in lai casi spesso si osserva inefficace e senza loile- raDza r uso dei looicl degli eccitanli e 1' imperioso bisoguo di riusare le medicine evacuanli. E se r Eiileropazia e I' Enterile originando del- le Necrosie possono produrre la Selticoemia, i fluidi non putreFalti ma delelerii sempre, in uo Gaslrici* smo saburrale bilioso prepoiideranle di causa inter- na td I'Slernn, la saliva le mucosila la bile il chiroo il cbilo gli escreinenli allerali, possono venire assor- Lili nel tul)o digeslivo, e alterare la crasi del saa- giie. Mulli scrillori del giorno Piedagnel DeLaio- que Bazin Videcoq peosano che la I'lroide ha il suo puuto di parlenza nelle saburre predelte, e che que- sto assorbimeoto e la causa unica degli accideoti generali, e quantunque io non fossi seguace di tale teorica , le manifeslazioni morbose geografiche di Sicilia fanno conoscere che Io stato saburrale putri- do vorminnso nato d' una secrezione esuberanle di muco di bile di succhi iiitestinali, e di una catliva cibaria in imlividui debilitali puo essere punto di parlenza lalvniia d'una Tifoide, e sempre ne divieoe uno slalo organopatoloyico, che sebbene effetlo mor- boso aggraiulisce la malallia priocipale. La laliludine geografioa dell' Isola, il suo calo- re elevalo, I' uso di vmi alcoolici, I' ipersviluppo del fegalo , la secrezione biliare cresciuta dei suoi abi- lalori , preslauo sufTicieiile ragione di quesla predo- niinanza di forma speciale topografica, che la Tifoide assume in Sicilia , e che caralleriiza il suo regno 37 170 palologico, di cominciare e di collegarsi nel suo cor- so sovenli alle sofTeronze gaslrico-hiliose, e di ave- re esse lalfiala un influenza genelica alia prodiizione air ingrandimenlo dflla malallia , menire in Francia e rarissima, e se Tiirdieu non ne tione favella, Mon- neret dice che in duecenlo falli non ne ha veduto un sol easo , e poche volte Cliomel in cmque anni di osservazioni seguile; atlalche dai francesi vengono considerate piu come complicazioni che come forme della Tifoide, La febbre Tifoide con predominanza del dislur- bi deir innervazione e della mdliiiia, forma alassica, furma adinamica , sideranle , lenloiiervosa , reumali- smale , pres^iila laluiie specialila iDpografiche nel suolo di Sicilin. Ma la forma atassica e la pifi comune di tutle quelle che si cosliluiscono dei lurbumenli dell' io- nervazioiie cerebro-midollo-ganglionaie, le aberranze i vaniloqui i furiosi deiiri, i Iremori le convulsion! cloniche , louiciie ora d' uno ora d' un ollro diparti- menlo del sislema muscolare di relazione, 1' ipersle- gia sensoriale e cutanea, I' inquietezza gunerale , le vociferazioni allernanli col rilorno alia ragione e alia quiete della locomolivila, costituiscono I' espressione palologica di questo stale morboso, che trasmodando collegasi alio state lelanico. Tale forma che nella manifestazione sporadica raramenle comincia la pri- ma , e che qualchevolla si vede andare avanli alia febbre medesima e il treraore la insonnia precorrere di varii giorni i lurbamenli circolatorii, sempre vie- ne appresso alia immagine addominale della Tifoide la quale cootiQuasi ancora collegala alle fenomeois alassicbe. Lb Climatologia di Sicilia induce un irritabiiita nella stoffa organica dei suoi abilanti , un allitudine erelislioa iiel si-ilcnia nervoso, il quale disortlinasi al- r HZioiie lioi pii'i piccioli modificalKri, e die qiiosi sla ill iinmineiiza morbosa ad ammalarsi dove 1' organi- smo Irnvaijliasi di qiialche egriliidiiie. La maiiifestazione adiaaraica pulrida della Tifoide non e inollo fi«qiiente presso noi, menlre osservasi spes« so sociata ai fenomeni alassici, e tale forma complessa costiluisce gran parte dell' essenziale fenomenalisrao del raorbo nell' Isola. Quando la forma adinamica pulrida salisce un inliMisila vit^minairgiore, vieiie innanzi la modalila li- poliinica sinoopale, la fulminanle o sideranle, che moslra la seguenle fenomenia. Poisi piccioli vuoli deprcssibili viciiii a smarrirsi, giaciltira sul dorso, fiso- nomia sconlralalla, occbiaie livide, ebeludine dei sensi, ©cchio vilreo sec«o indifferenle, narici polverulenle, udi- lo ollusissimo, iiierzia intelletluale, slupore indifierenza alle impressioni del di fuori, perfrigerazione dcgli arli, pelecchia piu o meno difTusa, lingua melanosica, fu- Hginosila dei denli ; escrezioni fecali diarroiche fetid* Bere, pmnrrngie passive . odore pulrido della tra- spirazioiiL' e d l« Paola. Pneumopazia iposlalica e meno rara, e quaiido appare spesso produce la morle per anemalosia successiva. La rifi)i(le carallerizzala dai dislurbi del ceniro dtlla ciroolazione noii e mollo comune, e poclie voile <; cailula soUo la iiiia osservazione , la vedcva in Buccheri paesejlo sui dossi di monle Lauro iicl Val
  • >re I' affraliinenlo vilale, moslransi insierne al inuover dello slalo febbriie, e grado grado si avadxaiio coin« la malallia progredisce ; ma isles- saujtMile che moslrasi il siDioinrtlismo iiervoso pulrido, si osserva lo slalo palologico gaslnco, con o senza angioluiiia, come noi ue diremo ove descriveremo le Epidcinie di Sicilia. EVOIUZIONE DBLLA M4L4TTIA E 66 dallo sluiio delle forme passiamo ad enar- rare lo sviluppo e il raodo di successione delle Fasi della Tifiuiie nostra, uei casi maggiori piu mamfesla- zioiii successive possiamo fissare ora dislinle spesso coitfijse fra loro. La prima espressione morbosa della Tifoide lii Sicilia polrebbe dirsi gaslrica o biliosa irrilativa, con 0 senza aagiotenia, fra mezzo i quali disturbi s' ini- zia spesso lo slupore cerebrale, la prostrazione, o il Iremore del muscolj. Tale signiOcazione morbosa dura 174 Ire quatlro giorni, o slungasi ad on sellenario a due (1) a Ire rare volte ; la fehbre pero nei casi mago;iori moslrasi con polsi mollo freqiienli e cfieri, che fa nlcvare il fonJo nervoso del morbo, tultocche veslisse le sembiaiize di gaslricila biliosa. La manifeslazioiie morbosa che alia predescrilla freqaentemente succede e vsi socia, e la imrtiagiriH alas^ica con poclie feiiomenie adiiuimicie e piilride, la e-ipressione alaS'^ica ssmplice e anclie comum', ma lalmainica sola e rara come 1' adinamica pulri(la. II malore sinistrando piii a piu le sofferenze alasso- adiiiamiche si fanno maiigiori, e a periodo inollrato r adiiiamia sellicoemica pi-epondera siiU'alassia, ed e quella che cosliluisce le ullime agonie ordinariameu- le cbo precedon la morte. Ma lalvolla 1' inferiDila comincia daila forma nervosa alassici, atasso-adinamica, aifmamico-pulrida, coesislenle pressoccbe sompre cdla ijaslricila, e spcs- so spcsso quatiilo vi sla \n manif >iazione epidtimca; da cio le fenomciiie vengono ntimerose comiilcsse delia Tifoide, che preseiila gli stall orgaiio-paloloyici predc'lli combinali fra essi con aciizie insigoe da ineller in pericolo fin dai primi Icmpi la vila. COR so ' 11 corso delia Tifoide sovenli e acuto, e presonla una reazione clrcolaloria di molla ctderila, i polsi soiio freqiienli sebbene niolii nel geiieralismo, e vuoti spesso anziche dun e vibrati; ma piu voile mi 0 (I) Non e iiifreqiienle in Sicilia die dopo due sellenarii delia forma «aslrica bilinsa semplice, die non presenta peri- eeb, la Ttfoide assume la furma alasso-aJinamica e reseca la 175 accadulo osservarc la febbre sompre reazionaria pri>- senlare ogni Ire giorni iin inasprimenlo maggiore senza nuova cagiune, poi miligarsi la modalila roazionaria per inaoulirsi di nuovo ; cosi osservnva in Cdtania insieme al Professore Dr. Antonino di Giacumo e [).r Carmelo Platania, in Nicolosi mia palria di ori- gine insieme all' ollimo mio Genilore U.r Donienici • lalvagni, in Feria in Nolo in Riposlo in Leolini in Buccheri in Carlenliiii coi mcdici di quelle localila ; Ciilvolla pero il corso del morbo e lenlo Ifnlissimo, la febbre e poco reazionaria, i funomeiii nervosi die r accnmpagnaiio soiio pocbi di numero, lievi di grado e ciocclie costiluisce la febbre lifoide lealo-nervosa. La Tifoide sempre a corso conlinuo, assume talvolta I' andamenlo remillenle ; i rilorni febbrili in alcuni casi socio carailerizzali di freddo o tre- more per giorni seguili con una cerla corrisponden- Za, scguono la Ifggti dill' aiilicip ;zioiie, o In remis- sion! si carallerizzaiio da profLl^i siidori cho succedono per piu giorni; laluni Medici isolani scambiaao queslo andamenlo colle perniciose miasmaliche a forma adina- mico alassica, e i chinacei usano che lornano dannosi o inulili ; cosi o-iservava nei miei viaggi medici a Lenlini presso Salvalore (lonle, a Militello presso il D.r Felice Lagana, in Buccheri presso il D.r Francesco Amalo. in Mislerbiancn presso Giuseppa Scuderi, in Vizzini presso uii indivuluo che facea parle d' una conipagnia coniica in quelia cilia slanziante, in Giarre vila in hrcvissinio spazio ; co-i i! cavaliere Salvalore Scamacca «li CaUiiiii (lopi) avcre iiioslralo piT quallordici giorni Id furma gaslrica biliosa si'inplice, al dt'ciinoquinln !naiiiri>sl6 lu furma alasjo-ndinamico pulriJa con paralisia alia vescica, e al »eu- tancsimo giurno fu Tillima dvl onicidiaie malure. 176 pres&o Giuseppina Grassi Gi'ullano, io Nolo presso la signora Teresina Genovesi , e in lanti altri paesi e cilta di Sicilia. L' anJaiiicnio remiUente presenla qualcbevolla i caralleri parosislici quasi palognomomci, che i piu Insigtii Delia Glioica scienza s' illudono, il malore diaguoslicauo per una febbre pfrniciosa miasmalica, e daiKio il chiniuo senza vanlaggio. Pero e di pri(na inlerosse appo noi cho il Medico vicinassu l' inlerioo con posiliva scienza, e con vero senno clinico, e la cosliluzione inDrbasa dominante pienainenle cono- scesse, onde diciferare qiiesle forme morbose equivoche che meltono la vila in pericolo; dappoicclie se la rifoide che viene da cause speciali inlarantenle diverse dal mia- sma paludico, e che e carallenzzata aualoimcamenie per la flenmazia e 1' allerazione doi fillicoli isolali deir Ileo, nan \>\il> luedicarsi e giiarire coi cbinacei, checche ne sia del sno accessionale andamenlo, non e slraordinario u^ia Perniciosa miasinalica assmuere le modalila palologicbe della Trfoi le, e guarire coi chinacei loslo, munlre la morle rapiJaraeiile coglie I' iiiferrao qoando la medicazione specifica non met- tesi innanzi. -,:,..,■. .-,■.,.;::.;' ' . -',..' :::;,-'. I \ '..' DURATA E SUA FINE ; i ii^T.'i I Clinici discrepanli si inoslrano sulla durata della Tifoide e sul modo di calcolare il priocipio e la fine del morbo. La durala di quesla febbre grave in Sicilia varia da due a sessanla giorni; che se la Tifoide a forma sideranle loglie la vita in ispazi brevi , quella a significazione gaslro-atasso-adinuniica puo slungarsi fino al sessagesimo giorno. Ordinaria- menle presso uoi la durata media oscilla fra due a sei 177 sellenarii, e la convalescenza si prolrae pure ad UDO o due mesi. I^a TiFoide quaodo ioclina a salute le depurazioni sudorali le fecali e quelle dell' uriiiazione la crisi decidoiio ; I' osserrazione pero di tulli i giorni ia Sicilia fa rilevare che la malallia giudicasi soveoti per evacuazioni inlestinali al)bondaati ; quando il mo I bo ebbo carallere morlifero e mise I' egrolo sWv Hiionie slreme, spesso viene in meglio colle flciiimazie suppurative alia cellulare soUodermica e alia peile, elmopiile elmodermopiile , o coi deposili suppuralivi sotto forma di ascessi non inflammatorii, etuiupiia , e I' adeoile parolidea pioica acuta o lenta spesso e la causa della salutare risoluzione, menlre in Francia sono rarissime a delta di Andral ; e noQ e iiifrequenle appo noi che alcuni che guariscooo della Tifoide rustano afoui baibuzienti, o perdoao r audizione, la memoria, I' altivita cerehrale ridu* ceodosi stupidi. Dove la malaltia viene a luttuoso termine le sofferenze gaslro-atasso-adinamiche rilevanti divengono e coslituiscono 1' ultima fasi morbosa, ma nei casi diversi delle fonomenie special! raostrano secondoche la morle vieae determinata dalla predomioaDza delle turbazioni nervose, inlestinali, toraciche. Le morli ioattese c quasi improvvise in Sicilia lal (iaia si osservano, e Miccedono all' inceder della febbre, o avvengono in una forlissima convulsione, in un funoso delino. E ollraccio alcuni cbiudono il loro armgo terrestre colla Pneumopazia ipostatica cbe produce 1' Anemalosia lenta, allri periscono gra- dalamente colla forma completameDte adinamica. E altri ancora OniscODO per lesione intestinale grave 38 178 profooda ohe fenomenizzasi colla perforazione eolla diarrea coll' emorragia. ,. .Oil MIJ) ■> ' ■ BT 10 LOCI A Se i grandi osservalori e le Ceiebrila Cliniche CODtemporanee si dimandaao ancora per tutte le fa- Diiglie nosologiche se nello slalo atluale della Scienza esiste reaimenle ud Etiologia, a maggiore ragioae sarebbe di mellere innaozi questa dimanda per le graodi malallie endemiche, per le contagiose, e per le epidemiche, che mietono le popolazioni viaggiando la superGcie lutta del giobo. Gli Elemenli Eliologici della Tifoide a malgrado di tanli durali travagli sodo poco conosciuti finoggi, e le ricerche di Louis Chomel Grisolle a chiarezza dimostrano, cbe le cause di questa malattia sono stale ammesse graluitaraenle ; cbe se talvolla la malattia succede immedialamente a qualcbe causa occasionale, nella maggioraoza dei casi viene d' una mauiera spon* taoea, e la causa cbe 1' origina sempre misteriusa ioterameate ci sfugge. HODiriGATORI BBOMATOLOGICl Limitandomi all' argomento di Geogralia Medica Siciliana, e volendo fissare qualcbe condizioDe lopo- grafica osservabile, cbe potrebbe io alcun modo cod- correre alio sviluppo della malattia di cbe Iraltasi, r influeoza d' una cattiva e d' ud iosullicieole cibaria, cbe cambia le proporzioni dei principii costilutivi del saogue, e cbe deprava gli organism! cotanio, merita !79 una considerazinne dislinta presso noi ; gli anni di earestia sooo spesso seguiti dalla Tifoide nel basso popolo, che sotlumesso ad una dieta debililante dn squilibra il suo nrganismo, e I' uso deile carni di animali afT'^tti di selticoemia sviluppa talvolta la ma^ lallia sporadicamenle o a picciole epidemie. I N F E z r 0 N E L' influenza dell' abitazione sullo sviluppo della Tifoide merita di essere sludiata in Sicilia. Slatuito da Peclel essere bisognevoli all' uomo sei meiri cubi d' ana ogni ora, perclie esclusivamente s* appoggia suir acre necessario per sciogliere il vapore dell' esa- zion del polmone. Conosciulo da Leblanc fame me- slieri olio oiolri cubi perche al predelto calcolo ag- giunge r aere oecessariu a sciogliere I' aciJo carbo- oico esalalo. Oelermioalo da Dumas che ce ne voglioao oUo a dieci melri cubi, e venti melri cubi secondo Poumel, perche ha fatto eiilrare piu elemenli nella soluziu(\ del Problema, la media di tulli questi calcoli segna la cifra di dieci melri cubi per era. bl tenendi) coiito della necessila di un sonno di olio ore dalla parte dell' imlividuo che quelle spazio occupa, bisogna dare alia slaoza di dormire ollanla a novaiita melri cubi d' aria, dedolli i mobili che posaono ilarvi per enlro, allalche le dimensioni ne- cessune d' una slanza a dormire sono Ire melri e vanzo di altezza, e quatlro melri di lunghezza e larghezza, e le fineslre le porle debbono essere gran- (li abbastanza, e ben acconcie a verificaroe I' aera- ■iioae. Ma alcune abilazioni dei paesi e delle cilia di Sicilia maocanu di queste quautila necessarie d' aete, e delle 180 condizioni presentano a verificarsi 1' allerazione di sua coinposizione. La casa della parle maggiore del basso popolo siciliano liene pochissicna ampiezza in propor- zioiie dtgl' individui di che viene abilata ; senza fine- sire ordinariamenle con una picciolissima angusla, o con uno svenlaloio appena di mezzo piede, onde uscire il fame nei verni, con porta bassa che nel- r entrare bisogna luUo chinarsi della persona, viene abiluta di qualtro sei olio individui insieme ail' asino al porco alia gallina alia cnpra. Se si riflelle che ua uomo brucia per la respi- razione, died scrupoli di carbonic ogni ore, e la quanlita d' aere deficienle d' ossigene per tale cagione e di eenlosedici scrupoli nei tempo medesimo, se si considera uscire dal polmone olio melri cubi d' aere ia ventiquattrore, i quali conlengono qualtro per eento d' acido carboiiico in media; se 1' escremento culaneo calcolasi e polmonare il cui prodollo non scopre i'anali- si, ma che I'odor grave rileva; e se ai seicentosessanla- sei piedi cubi di gas impuro, che nei giorno ogni individuo esala le emanazioni si uniscono venule dalle materie vegelo-animali in disfacimenlo, dal fimo cha sollo il lello si cumula, e i prodolli della combustione nei verni che consuma 1' ossigene, e di gas mofelici empie 1' aere, assommando lulti quesli elemenli mor- bipari avrassi un idea dell' atmosfera confinata per- niciosissima ove viva il popolo siciliano, Irista almo- sfera ove alterazioni chiroiche grandi possono succe- dere, per fornire una cagione calcolabile che polrebbe iofluire alio sviluppo d' una malallia infeltuosa. Le abitazioni siciliane povere di luce malproprie picciole, in che la quanlita necessaria d'aria a ciascua individuo manca, ed ove non puo rinnovarsi, si os- servano ia tulli i paesi e cilia delle varie regioai !8l deir isola dalla hassa alia erta ; che anzi nelT alli- piano i casolari del popolo sono piu anfjii-ili « senza ■ aperlure lumintfere, onde minuire gli effelli dei rigi- di freddi. Gosi Buccheri Palazzolo Buscenai Ohiaramonte Aidone Piazza Gaslrogiovanni S. Filippo Galascibella Cerami Gentorbi Troina Gesaro che cosliluiscono gli aiti abilali di Siciiia ; Goraci Gaslelbuono Polizzi Petralia soUana e soprana che slanno sulle moiilagne delle Madonie, Melilii Feria Vizzini Mineo Gallagiroiie Gran Rlichele S. Maria di INiscemi Bulera abitati di feconda aililndine, presenlano laii angusle casipole angusle vieppiu perche vi sUnziaao molti individui ' uiiiani e varii aniinali domeslici. Arrogi a cio le slrade e slraJelle uinide slrette non aerate lorluuse infossale nienle declivi non laslricale nei maggiof iiumero, ove le sozzure si atnmassano, la noil curanza di Polizia urbana, i lelamai framezzo le vie, i cumuli numerosi di fimo che esalano ree esalazioni, le latrine mancanli, il lezzo delle varie immondezze, 1' abbondanza dei porci che bronlolano scmpre nel fango, e una pulida intlma nelle slrade producono, e si Irovera una soinma di elemeoli palogenelici daila osservazione apprezzabdi che po- irebbcro avere ua iuiluenza alia produzioae della Tifoide. D' allronde come alquanli abilali slanno parte suir erta pendice, parte nella fondura sepolli , e quelli pure che I' allipiano abitalo della Sicilia formano, perche il moote sla sempre alia valle vicino, e perche le case suli' uno e suli' idlro si slanno, e spesso in queslo oppresso abitalo a cielo senza orizzonte, a picciola atmosfera, che presenta casolari d' esigue dimensioni senza finestre e senza polersi »82 aerare che appare la malaltia e a tuKo I' abitalo diffondesi . Pero Piazza siluuta sul dorso d' un monte nella parte maggiore lieue due quarlieri iiel basau, e ii quartiere dei canali in ispecie il quale sepellito ia grande fondura ollre cinquanta canue sotlo I' abitato medio, ceato canoe del piu elevato, circuilo d' alture eosicche per orizzonte non ba che il solo Zenil. Sodo rooltissimi anni per quanto me ne diceano cola nei miei viaggi medici i chiahssimi Glinici La Vaccura e Lo Giulice fu essa ceiUro di sviluppo d* una Tifoide epidemica la quale tutlocche si Fosse diiTusa a mollt punli della citla i primi altaccali e i morli maggiori ID quel cantone notaronsi. E Ferla Buccheri Buscemi Chiaramonle Monlerosso Vizzini tleiilorbi Bronte iMililello c la miiggior parte dei paesi atitichi dell' isola, presenlano le slt'sse con- dizioni di poslura di Piaxza e le uguali attitudini di •viluppo della malaltia di che trall:> io proponimento di delineare la palologia geografica sioiliana della Tifoide, diro di qualche medicazione che piu si affa alle condizioni locali dell' Isoia. II Iraltameiilo evacuanie coiiosciulo dei cliiiici deir anlichila, usalo dei medici del secol decorso, di Sloll Sydenham Bsglivi Hiifmann Tissol, messo itiiiaiizi come melodo classico al secolo decimoiiotio di Dclaroque, seguilo felicemt^nte di Honore Gu^aeaii de Mussy Bricheleau Beau Piedagnel Andral Louia Barlh Bazin Queval Valleix Crozant il Irallamenlo evacuante riesco mollo giovevolo nella Tifoide di Sicilia. L' ipersecrezione o le qualita allerale della bile e dei succhi inleslinali, che succedono spesso nella slale a preferenza e nelT autunnale slagione, le fa- burre gastro inteslinali con vermi che si faano sempre 191 in Sicilia, e che come cause addizionali o m una ^uisa mt'iio inilircUa concorronn alia gonesi della liioide, prestano ancora suflicieiile ragione, ollre la sua azione depuratrice siil sangue, dei felici cffelli della lerapeulica vomi-piirgaliva. Sul muover primiero dei morbo si da il tarlralo di polassa e di anlimonio come vomilorio una o piu volte, e poi usansi i purgalivi ; I' olio di ricioo 11 prolocloruro di mercuric, il bilarlralo polassico il soUofosfuto di soda, sono i farmaoi purgalivi che si usatio ; ma spesso si melle innanzi 1' olio di ricino come piu efLcace e meno stimolanle massime quaudo r irrilazione gjislro-iulesliiiale prepondcra. L' uso (Iri vomitdiii e dei purgalivi nella Febbre tifoide spesso fa abortiro le maiiifeslazioni nervose ill Sicilia o li semplifica Iroppo ; speSso tuinuisce un lungo andamonlo del morbo, e dei casi si danno quaudo la forma addominale prepondera e si prolunga oel corso del morbo, chii I' uso dei purgalivi si dee conliiiuare ollre il Irenlesiiuo e quaraiilesimo giorno. Andral iu Fraiicia estende il melodo al primo selle- nario, ma in Sicilia succede soveiili questa medica- zione eslendersi al secondo al lerzo si pure, E le os- servazioni noslre a chiarezza palesano 1' uso dei purgalivi nou arrossire ue iuscccbire la lingua, e le emorragie e le perforrazioni inleslinali sollo queslo melodo raramenle succedere. Nel iruneslre eslivale del mdle olloceulo quaran- tadu(! donnnava in Calania e sul Mongibello ai)ilalo la tifoide a forma alassica con (■onvul^illui telanicbe, la medicazione voiniliva e la purgaliva fruirono molto vantaggio; gli egroli vomilavano e purgavano copiosa bile alterula, e cosl venivano in nieglio e spesso guarivaoo della pericolosa egriludine. 192 11 fondo della Tifoide, il clima di Sicilia caloroso, il siilema nervoso esallalo dei suoi abitalori, noa permelle che i moderati salassi voluli da special! iiidicazioiii, e piu i iocali che i general!, esige mo- deralameiite i raclodi slinoolanli, gli ainmoniacali, i preparali di muschio di caiifora, non pennelte i tonici che nell' adinamie senza fenomenie atassiche, e sempre a dosi rifralte; e la medicazioiie narcotica giova nella forma alassica convulsiva eretislica senza coma o profondi) slupore, sociala ai bagni semplici o aromatizzati. Pero la medicazione espettante la medicazione razionale delle indicazioni o eccleltica, e la medica- zione che generalmenle dai medici saggi si segue in Sicilia unila sempre alia (nedicazione evacuanle. Essa cotnhalle i sinlonii i piu molesli « niun farmaco e ad essa straniero perche sia opporluno, ma niuno e coiisideralo come I' ancora della salute, e secoodoche la Tifoidtf assume varie forme la mmiicazione modi- ficasi. La clinica siciliaiia ha giudicalo la medicaziDue specifica o empirica djila Tifuide, I' uso dell' acqua di Sellz, dei cloruri, degli acidi, dei preparati di cbinina, come insufBcienle e tal Hata nociva. E una indicazione preservaliva della Tifoide di Sicilia e che pulrebhe rnoderarne 1' ulleriore coinparsa e piij la epideiOica oltre quella d' eseguire con rigore la Polizia urbana sarebi)e la legge di coslruire le abilazioui secondo le regole della piii esalla igieoe. NATURA E CLASSIFICAZIONE ' DELLA TIFOIBE > i .■ 1 :;i;( J»l Volsrendo i raijionari a dire alcuQ che sulla nalura della Tifoide Broussais sosteaeva fia Degh 193 ullimi anni della sua vila, che la Tifoide non e che una gaslro-enlerile ; che lende a propagarsi quasi in luUi ^li orgaiii nclia bocca nclla fariiige iicgli organi genilali ; lo slalo atassico annunzia uii iniliizione tlella periferia del cerebro vicina dello slalo flfinma- sico, lo stalo adinaaiico amiuuzia cl>e la congeslione cerebralc progredisce come quella del caoale dige- slivo (1) . Boillaud il vero rappresenlanle di Broussais il soslcuilore dclla sua dollrina , considera come ele- menlo fondaimMitale della febbr*; Tifoide la flemmasia dei follicoli della mucosa dell' inlcstino tenue gene- raliiieiile conusculi sotlo il nome di Glandule di Peyer e di Brunner, quando quosla e giunla ai secondo e leizo penoiio fra le allerazioni che induce si os- servano dellu ulcerazioni numerose eslese profonde ; tali ulcerazioni in contatlo con della materie sellicbe liquide gassose sono lante superficie assorbenli e un infezione sellica della massa sanguigna e I' ine- vilabiie risullalo di questa assorzioae accidenlale ; cosi mentre nel primo periodo i fenomeni inflainma- lorii sono predominanli e i fenomeni sellici sono nulli 0 poco marcali, nel sccoiido e lerzo periodo all' iiiconlro quesli ultiiiii divengono predominanli e si sviluppaiio in lulla la loro pienezza (2) , cosl Boillati I aiiuneUe due eiemenli morbosi dislinli nella febbn.' liloide, I' uno primilivo la flemmasia inleslinale, r allro sccondario 1' alUrazione sellica del sangue la sullicoemia. (1) Trailc de palhologie el de tberapeudque generales I. I. p. .'i29 in 8. Paris i83i. (2) Buillaud Nosographie medicale t.3. p. 93. 129. 131. 40 194 Forget non vede nella febbre lifoide che un enlerile follicolosa, una flemmasui dei follicoli inlc- Stinali, nella quale la lesione inleslinale e il carallere fondamentale della maiallia ; questa lesione e assai probabilmente primiliva ; se essa e secondaria non puo assomigliarsi agli esantemi febhrili massime al vajuolo ; prnnitiva o secondaria la lesione inleslinale reclama essenzialmenle T aHenzione del pralico (1) . Lasciaiido la doUrina della fleinmasia applicata alle lifoide viene innanzi la leorica che posa sulle alterazioni umorali. La bile per la sua presenza nel- r inleslino e per il suo passai^gio nel sangue deler- miua la Tifoide a della di Sloll e di de Larroque Beau Piedagoel fra gli scrillori del giorno ; la Tifoide ha il punlo di parlenza nell' inleslino, i siiilomi pri- rnilivi non dipendono d' una flogosi inleslinale ma d' uno stalo saburrale delle prime vie, d' una bile acrirnoniosa che altera la mucosa inleslinale nei luo- ghi non proletli dalle mucosila; passando nel lorrenle circolalorio con o senza il delrilo delle piaglie che produce nell' inleslino va a delerminare granui disor- dini in lutti gli apparecchi c le fenomenie alassiche adinamiche pulride. Moili clinici modern! ripelono le febbri lifoidi dall'allerazione primiliva del sangue, Bordeu gli argo- menli i piij numerosi porgeva a quesla verila scien- liGca, Andral nei suoi posilivi Iravagli di Emalologia dice che se la diminuzione della fibrina non esisle necessariamenle in alcuna piressia e cbiaro che non e in questa allerazione del sangue che bisogna siluare il punto di parlenza di tal' ordine di malaltie ; ma (1) Forget Iraite de 1' enterite follicuieiise p. 521 347. 195 soml)ra chiarissimo che la causn specifica die gli da nasciruenlo «gisce sul sangue di guisa che londe a dislrurvi la materia sponlaneamcnle coagulabile, mtnlre la causa che produce le flemiiiasic vcre, iciidc a creare ncl saiiguo una nuova quanlila di qucsia innlcria. Piorry dopo Bordeu hosliene che la Tifuide e un cotnposlo di diversi slali organo-palolngici che lo slalo febbrile e le lesioni analumiche iion possono essore confuse nello slesso studio palulogicoj e bisogna dislinguere i fnnoineni generali che allribuisce alia sellicoemia e qutilli che risuUano dnlle iofiammazioni intestinali ; gli aliri slali organo-palologici sono le ailurazioni delia milza del polinone del sangue. Dalle osservazioni cliniche raccolle in Sicilia potrehbe dirsi che la Tifoide e nel numero di quelle febbri oelle quali la causa del moviraenlo febbrdc non ha polulo essere delerminata, e quindi seguendo piu gli essenzialisti che i localizzalori merila il nome di febbre essenziale ; che il sangue e le funzioni del sislema o^rvoso cerebro spinale sin dapprima allerali si moslrano, e sono I' origine della maggior parte dei sinlomi, e che coslituisce una malaltia a delermina- zioni morbose numerose fra le quali lo piu coslanli si effeltuano sulla mucosa iulesliuale (1) . 4' a (1) Noil lio scrillo i' artirnio Anafomia Palologica dell Tifiidi' di Sicilia piTchc poclie nrcropsic ho fallo su lale malaltia die iinii possono preslarsi a delle generali dedu- zioni, ma da qiianln ho nsservato pare in Sicilia spcsso alia lesione carallcrislica dolle glandole di Pcyer collegarvisi uno slalo fliMiiinasico intpslinale, e una sofferenza all' apparec* cliio dclla secrezione biliare. 196 CARATTERI SPECIALI TOPOGRAFICI BELLA M A L A T T I A A delineare qnindi la fisonomia Geografica della Tifoide di Sicilia die coslituisce il nostro proponi- raenlo, il suo sintomalismo spesso comincia colla forma addominale, e quando esordisce colle fenomenie cerebraii la forma addominale vi si socia iiei casi maggiori. La forma addominale gaslro-biliosa si pro- Irae ad uno a due a tre sellenari, e se manifeslasi Ja fenomenia nervosa rainuila o del grado medesimo continua sempre, Le Saburre gaslro-inleslinali le secrezioni biliari pancrealiche mucose alterale, sempre sono una causa addi/jonale chu melle maggiore gra- vezza al maiore. La manifeslazione alassica I' alasso- adinamica pulrida dopo I' addominale e la piu fre- quenle presso noi, e quesle due forme clie si succe- dono o che coesislono, formano 1' aspello lopografico di quesla egriludiue nell* Isola. La medicazione vomi-purgaliva giovevole lorna Delia Tifoide di Sicilia ; spesso semplifica le mani- feslazioni nervose, miouisce il lungo corso del morbo e dei casi si danno quando la forma addominale pre- pondera e dura di mollo cbe i purgalivi si debbono dare ollre il trentesimo o il quaranlesimo gioroo. In Sicilia si danno dei casi in che la Tifoide scambiasi colla Perniciosa paludica lifoidea a tipo conlinuo, e bisogna molta sagacia clinica a diciferare quesle fenomenie e lali modalila palologicbe. La caltiva cibaria, la mancanza di polizia sanitaria, e I' angusla abilazione di molla parle del popolo no- slro a preferimenlo sono le condizioni favorevoli che banno un inllueuzd alio sviluppo della lifoide di Sicilia, 197 ed esse (lehhono marcarsi come cause lop .i;iariche nol compli'sso eliolni;;ico che coiicorrc a produr la Tifoicie ; e le osservazioiii cliniche dell' isola nostra piegauo in qiialche modo all' antagonismo volulo da Boudiii fra la Tifoide e la febbre paludica (1) . DELLA MALATTIA LIMNEMICA La malallia Endcmica in Sicllia generale a luKe fe sue regioni abilale, micidiaie a preferenza nel popolo ove corrrendo senza aiulo di medicine, di medico riiiele le vile, e la midiliii prodolla dal niiasiiia esaJalo dalle acque paliidiche, e a r.iyione dee deiionainarsi malallia paludica o liiinieinica e non febbre iiilermillenlo, perciocclie la denomiiinzione generale di I'ebbre intermiUenle data ad una classe iiosologica che non sempre mostra la pspressione febbrile o it lipo inlermilleiite, ma die pure si osserva a fortna afebbrile, a forma dialesica, e a lipo conlinuo, e slalo ii falso principio rilardalario che ha fioora impeiilo bensi di conoscere la vera essenza della m.ilallia, paludale, che con>isie in una icjione speciale del sangiie, dal miasma palustre prodolla, e die dee dirsi Malallia Paludica o l.imiiemica, secoiido 13oudin dal (I) Memorie diverse si sono piiblicale sulle Ep >lcmie della Tifoide di Sicilia fra qiio!*fe meriUno parlicolar intn- litinc qiii'lla del cliianssimo l).r D. Dunu'nico Or?ini siilla ni.iintlia fubhriir sMJujiputaii ncllo career! ceiitrftli del valle di Oalania nel fehbraii) del 1822. qiiella dell' insigne D.r D. !)(imenico Greco sulla Td'uide di Traiiaiii, i cenni pralici del- I' ej^rejiio D.r D. Einmanuele Sinaira sulla malallia lifnidea »vilti[)pala in Graiimicln'le, qiiella del chiarissimo D.r D. Giu- seppe Mriisia sulla febbre cpidemica regiiata ia Cliiaramonle dal 1839 al 1841. 198 vocabolo yreco liinoe p.iliide aima sangue malallia del saiiyiK! (]i causa (j^luilica. r- ;.,J F 0 It M K OKLLA MALATTIA LIMNKMICA Sludiaiido 1' organismo su cui agisce il modifica- lore paluslro tre Icnumenie dislinle si osservano prodoUe dallo stesso fondo morboso dalla lesione del sangue, ove poria la sua azione il miasma, la forma febbrile, la forma afebbrile, la forma dialesica. La Forma Febbrile della malaltia limnemica, la meglio conosciula nella Sciefiza sollo il nome di febbre inlermiltenle beoigna, di peraiciosa, liine un aculo andamenlo, e la vila periclita in ispazii brcvi. I^a forma afebbrile classificdla sollo il nome di febbre larvala, nome improprio ma coinagralo dall' uso, comprende tulle le manifealazioni patologiche del- r iulossicazione del smigue paludica senza slar legale alia febbre le sofl'erenze iiervose, emorragiche, iperemi- che ipercrinicbe. La forma dialesica si fenomenizza con una soIT'Tenza generale all' organismo alia funzioni plasiiche, cun localizzazioni secondarie, segue un cor- 80 cronico lungo, logora gli organisnii a nleolo, cd essa e slala conosciula viemmeglio dalla scienz.i del giorno e dallo sludiu posilivo delle malallie dialesicbe. FORMA F K It I! R I L li. ' ' ' ' E SU K V A UIKTA' La Febbre e la prima forma che mosira I' alle- razione del sangue prodolla dal miasma paludico ; quando I' organismo soggiace a tale raodificatore 190 I'inlossicazlone del san^iie ne viene, p qupsla spesso manifcstasi in prima cnjia t'orma ft'bltiilc. Un iatJividuo indi^cno clie appeiia segna la picciola ela di Ire quallro inosi veiieiido la slagion del miasma, uno slraniero clie acclimasi in una ru- gioiie insjilubre, in breve lompo avverle I' inlluenza del raodificalore specifico, o !' emopazia colla espres- sione f(!l)i)ri!e moslrasi in prima che secondo la vini- lenza del miasma e inollc coiidizioni accL'Ssorio pre- tienla le variela di fi'hbre beni^na, di fcbbre perni- ciosa sempiice, di fcbbre pernioiosa polimorfa. P li I AM V A II I K r a' r E li li It E I! K M G .N A La Febbre Benigna e la varieta piu lieve della Forma febbrile, signiGca il grado minimo dell' alle- razioiie del sangue limiiica ed e la piu comune in Sifilia ; presenlasi colle Ire fiisi di freddo caldo su- dore, prenda la fisonomia gaslrica o gaslrico-biliosa, anlicipanle o ritardalaria nei suoi rilorni si osscrva, pill 0 mono acuta si mostra, ne fugasi comeche di grado lievissimo se Don si ministra il chinino. Tra- vaglia dal giugno al novembre al dicembre grao nuinero dei collivalori e doi proprielarii agr coli, airiigge quasi un Icrzo degli abilalori dei paesi a malaria, e i fanciulli altacca a prefcrimenlo, e gli esolici che vengoiio ad acflimarsi sotlo quel cielo. S E C 0 N D A V A HI E T a' FEBBRE PERNICIOSA sEMPLICE La Febbre I'eimciosa e piii pericolosa di lla 200 forma febbnie beiiigna di Sicilia, grave nelle sue raaai- feslazioni morboso, a modalila angiolenica o asleiiica spesso al lerzo giurno fa periclilare la vita, lalvolta al secciido o al pnino, ed esprime un grado d' ia- tossicazioQo maggiore ed una allerazioiie posiliva del sacgue. La febbre peniiciosa e car;i[lerizzala dal r apparimenlo improvviso di sofi"c!rei»^c acute clie luoslrano oei casi inaggiori uii disordine grave delle fanzioiii degii orgaiii di primo inleresse, e del Ceolii Dervosi, vieiie poi la diminuzione di lali sofTe- renze, dopo essere salite ad alia inleiisita, a la loro cessazione compltta o iino scemameDlo appena sen- sibile, dopodiche la febbre ricorre le raedesime fasi, e lale fenomeiiia sempre collegasi alia espressione pa- lologica gaslrica gaslrica-biliosa che e comuiie e di- pendo dalla climatologia nostra. Qaaluiique soffereoza morbosa puo cosliluire it sioloma carallerislico della febbre peniiciosa semplice peio se qiiesla e vartala abbastanza, 1' osservazione senipre ulile loma, pcrche la Scienza non ha dello la sua ultima paroia sulla forma peniiciosa febbrile. In Sicilia osservansi tutle le oumerose vaneta della ft bbre peniiciosa semplice descrilte dai clas.sici, ad e slala campo ubertoso ove si sono raccnile delle peregrine e uovolle, coai lo osservava la febbre per- niciosa glossilica o con iperemia della Imgua, la fluiasica la che la febbre ooliigavasi ad uno sviluppo slraorJinario di pidocchi alia siiperficie del corpo obo cedeva e loroava secondo la comparsa o cessazione della IVbbre(l) . La fiequenza lissando delle varie febbri perniciose seinplici presso noi di quelle che si manifestano colle (1) Atli AccuJemici vol. x. I 201 sofTerenze del sislema corehro-spiiiale 1' cipoplollica e ovvia niolti) como la cefalalgica la deliraiile la bal- buzienle clie si riuniscono c si succeilon sovenli. Sono coiiuim di Iroppo le felibn perniciose som- plici oho si cuslituiscono dci disorJini funzionali del- r appareccliio doila digeslioiie e degli allri organi della cavila addominale, la emelica la gaslralgica la eoleral- gica la dissenlerica la diarroica la coleiica la illerica la nefrilica, e vengono poscia con meno i'requenza la pleurilica 1' asmaliua la pidmonica; la sincopaie I'emor- ragica I' idrofohica la oflalmica I' amaiirolica I' angi- nosa la scor!)ulica raramenl<^ si osservano, come I' al- gida la diafor<'lica I'ardi'ule, ciie dipri)doiio dali' esa- gerazione eccessiva del carallere proprio d' uno dei Ire stadii di che si compoae la f«bbre. TERZA varieta' FEBBUE PEliNICIOSA POI.IMORFA Si dice Febbre Poliiuorfa la espressione febbril* perniciosa dell'aUerazione del sangue h quale si collega a pill sulTcieiiz- locaii che copsislono nel parosismo tui'du-'iino, (J esislono successivamenle nei parosismi diversi, o si collega ad uria .sola sofTerenza locale che di vafio grado moslrandosi da origine a varifor- ine fenomiMiia. Di 111 giiisa si ossei va in Sicilia la febbre bifor- me enielico-deliranlo, cohrico-apopleltica, esanlema- tico-coicTica, legate alle due sofTerenze dislinte gaslro- er.cefalica, cnlero-eocefalica, dermo-gaslro-enlerica, che nei successivi parosismi si nolaoo, e 1' arlrilica ad espressione mobile che nello slesso parosismo o nelle sue lornale la sofTerenza d' un' arlicolazione all' allra si volge, e si usscrva beasi la illerica di vario grado 41 202 giallo intenso giallo oero, e la MTorme cefalalgico- delirante, balbuzieiite-deliranle, deliranle-apoplellica, la triforme cefala|o;ico-(Ji'liraiile-ap(t[)letlica, dipeudenli da gradi diversi della soffereiiza encefalica slessa, che id vario modo la fmizione cerebrale lurbando, la esal- tazione la depressione la perversion v' iuduceva. La febbre peniiciosa poliinorfa e la forma piu rara della nialattia paiudica, si osserva quando la slate e I' aulunno calorosi si [)rolraggono sino al no- vembre al dicerabre con grande evoluzion del miasma, e si nota a preferimenlo quando la malatlia paluslre domina a guisa endemo-epidemica. La perniciosa po» iimorfa speciale alle regioni insalubri del climi ca- lorosi e poco descnlla dai clinici oilrainonlani. FORMA AFEEBRILE E SUE VARIETA' Tulle le febbri larvale coslituiscono la forma afebbrile e le sue variela, le febbri larvale iperemiche r emorragiche le ipercrinicbe le nevrosiclie ; le nevrosi- che sono frequenti e si manifeslano era con disordini della sensibilita ora coa quelli della coalrallilila e presentano lanle varie sembianze nevropaliche di mobilila di erelismo d' iperslesia di vapori di disordiai del sislema nervoso . la Sicilia si osserva la febbre larvala convulsiva la nevralgica e lutle le singole variela che sono assai numerose. La febbre larvala emorragica non e frequenle e la forma rinorragica gaslrorragica menorragica e piu comune dhe la broncorragica; le febbri larvale idropiche sono rare e non cadono frequenleinente sollo 1' osservazione neir isola mentre spesso si os»ervano le idropisie dipeadenti dalla forma dialesica^ 203 La fehhre larvala iperemica o congesliva che Q disragione si e calcolula per una flemuiazia, cnine la febbre larvala oftalmica apoplellica, non e coinune neir isola. Quando in Sicilia bi evoluzion ilel miasma si prolrae sino al dicembro lia costiluire la cosliluzion domioante, e la slagione jomale die vieiie appresse e rigida e secca sollo i (b>ini(iii dell' (i"(!sl nord' ove»t le febbri larvale 'levralgiclie, le iievralgie periodicbe Irifaciali sono frequenli. Cosi succedeiido all' aino milie otlocenlo cinquan- tadue calorosissiuao .• ;. rn.j La Spleiiopazia cuiiosciula dalla Scuola Greca e dal vecchio di Goo come una delio dipmideaze ordi- narie dello febbri inlormillenli fu raeglio sliidiala da Andouard e Piorry che misoro cosi innanzi la sua iiilluonza da ripalaria causa dclla fohbre iiilonniUeile ; l(! osservazioiii raccolle in Sicilia fantio conosceri^ la congeslione splenica non ossere costante nulle febbri ifilcrmitlonli, osservarsi ancora dopo la cessazione dellc febbri sudello, od esser spesso una dipeiidenza morbosa della forma dialesica d(d morb) palwdico. La sofferenza del I'egalo la congeslione la iper- trofia sociansi qualche vulta alia splonopazia ma ra- ramenle la illerizia osservasi si'bbene la pelle pre- sentasse ua pallore palese. La ipersplenolrofia la epalopazia quando esislono allerano i cammini del sangue venoso, la circolazione adJoniinale degli oslacoli soflVc, e le esalazioni come gli assorbimenli all' eslre- mila tdrniiiiali di qud sistema vasale squilibraosi piu e r immiuenza alle ipercrinie si palesa. SECONDA VAUIETA.' FEBBKE CKONICA RECIDIVA La febbre cronica recidiva c un allra espressione frcquente della forma dialesica; la fisonomia che assume spesso e quella delle febbri intermiUeuU be- nigne senza produrre grandi soffiTcnze morbose. Precedula da brividio di vario grado, presenta uoo 206 stadio reazionario semplice, il quale breve sovenli e seguito dulla diaforesi ; raramenle prcseola la for- ma perniciosa, raramente a tipo remillenle o subcon- linuo osservasi. Si riproduce ai piu lievi occasionalismi o spon- taoeamenle dopo dieci treola quaraiila giorni, tieoe corso con sifalte inlrarrvesse piu tempo, prolraesi da due ad olio stagioni, o meglio Giiche dura il morbo liranemico oslinala raoslfandosi alio specifico cbinico la quale la sospende per taluni iniervaili sollanlo, TKitzA V A HI eta' EMOKUAGIA MULTIPLE U'la variela non mollo ordinaria della forma diale- sica e la espressione emorragica multipla, osservasi la dermorragia per sembianze di pelecchie di vibici di maccliie eccliim!)>.iche diffusR variamenle al tegumento dermoide die sluagasi a lullo il corso del morbo, nppare la emorragia delle gengire, ouloraggia, pii o meno profusa, ia emorinorragia la gaslrorragia la enleroraggia ia prolorragia sole o simullanee piij o meno copiose, che prolraygoiio per quanlo dura la cronicila. La petecchia pero e la emirinorragia sono le pill frequenli fra tulle, ed io I' ho osseryalo con uguale frequeiiza nei giovani negli adulli come nei fanciulli di prima puerizia. L' emorragia multipla di che si ragioiia senibra venire in genesi direllamenle, dal difello della fibrina che cosliluisce la gran ciasse delle emorragie dagli anliclii chiamale passive, e che dipendono di uuo slato di dissoluzione del sangue, difello di fibrina che viene dall' inlossicazione palu- dica prolungala, che agisce forse come le diverse 207 soslanze virulenle e miasmaliche che inlroduUe ncl- r organismo rendono il sangue meno coauuliiLile ageiiilo sulla fibrina come le sostanze alcaliiie. QUARTA VARIETA.' iDn opis IE LeIdropisiediver.se cosliluiscono un'allra variela della forma dialesica. L' inlossicazioiie paluriiialu si disqudibra si proslra, e Iw nevrosie eretlsliche, le nevropazie asleniche nascono. L« Pmzioni di relazione partecipaiio pure a lanto di- stufhi> le sensazioni si otluudoao le intellezioni si proslrano la locomolilila affievolisce viemullo. L' assimilazione generale sollo le due poteiiti influenze palogenclicbe d' uo sangue aplaslico e di una deficienle inuervazione decade, e gli egroli ina- magriscono e si fa;ino leucoflemraalici. Talune fuii- zioiii di generazione delle soffereiize palesano, la ine- slruaziono la gravidatiza il parlo la lallazione, di lurbaineiili fraiuezzansi, o spesso lali slali speciili divengono cause addizuxiali crte faiino riapparire piij spesso la febbre cronioa recidiva. II carallt re oslinato dclla Gachessia paludale in alcuni organisaii cosi a lungo perdura, che sebbeae loutani si slassero da! c\A<> inaroso sollo I' azione dt'i piu lit^vi aiodificalori igiemci, per uii oscillazione di li mperalura, un errore cibario, un indigeslione, e sponlaneaiiienle bonsi la febbre sviluppa, chu lai fiala morlifera appare, o un lungo corso di febbri sucrede refraltario alio stesso speciGcoj o delle soiTerenze !!;■.: ':,. I of&:.: i' ■'.! ;y\ v.:;f s ;'>.< , ■■■ ■<-< 209 lenle delle funzioni della vila plaslica che piu a piii r organisnio degradano. A delincare i caralleri palognomonici della Cachessia litnneniica siciliana I' individuo che vive in mezzo quesla nalura ove 1' almoafera serba un si pulenle veleiio, color crelaceo liene, fisonomia Irista iibbatlula edemalica, carni iloscie siateiiia muscolare inerle, digeslione slenlala iiicompiela, emalosi lurbala aslenia del sisleina nervoso e saiiguigno, sangue sieroso, povero di elemenii piaslici, di globuli di albumiiia, di fibrina, milza iperlrofica, addome pro- miiu;nle, abilo del corpo leucollemmalico, assimila- zione deficienle, forza vilale proslrala, cosliluzioD degradala, e spesso i figli si inostrano a deteriorato organismo, che !i predispone forse alia scrofula, a! luberculo, alia racbitidei e cost ia densita della popolazioae miouisce. TIPO DELLA MALATTIA LIMNEMICA Quando la Scienza va innanzi e delle verita nnove si scoprono che le conosciule modificano, e di prinio interesse modificare il linguaggio onde evi- lare gli errori, ed enunciar bene i principii posilivi delle reali tcoriche, dappoicche come Laeanec lo as- seriva 1' arle di rugionare sopratullo coosisle in una lingua ben falla, e nuoce al progresso della Scienza allonlanare i nomi del loro signiGcato reale. II Tipo inlermillenle in Europa cotanto comune consideralo come quello che rappresenla il lulto dell* inlossica- zionc paluslre fu il grande ostacolo alia conoscenza del lipo conlinuo che le febbri paludiche vestono aiicora , e gli Scrillori i piu chian di questo argo- 42 210 mento e Bailly Litlre Pallas Mailliot nei fatti della piu chiara coolinuita del tipo di certe febbri paludi- cbe, si oslinano ad adaltargli ii nome di pseudu- continuila di tipo subeatranttt rcmitteate aiizicbe di tipo coulinuo. TIPO CONTINTIO La palologia paludica di Sicilia che nelle slali infocate e negli aulunni che prolraggono calnrosi e assai secchi liene qualche sembianza cdla Palolo- gia dei climi caldi presenta all' osservalore sagace il lipo conlinuo (1) , dello aoco subenlrante siil)con- tinuo remitteale pseudocontinuo per error di lin- guaggio ed esso e it piii pericoloso e lemibile. Conosciulo che le febbri continue conliiienli osservale da. Ippocrale soUo il cieb di. Grecia lungi d' appar- lenere alle tifoidi del nord d' Europa, altro non essere che la forma conlinua delie malallie paludali, come tali sludiaronsi poi in Grecia in Africa dalla modicina militare francese, e da Rous Pallas Mailliot Casimiro Broussais e da Boudia a preferimenlo. La Grecia antica e la moderna Iravagliansi a renlidue secoli di dislanza delle febbri medesime, e cio moslra al palese che le condizioni cosraotelluriche non ne hanno il cliraa mutato, perche 1' uomo uno dei pill Qniti reattivi del moado ambiente in che vive, (I) Il tipo ^ delto cuntinuo allorche la malattia pcrsiste dal priiicipio al termioe senza inlerruzione ben marcata c con un iutensita presso a poco uguale ; e raro tuttavia che quesia uniformita patologica sia ben esatla nelle malallie le piu con- tinue ; nelle flogosi uelie febbri eniUive o tifoidi si osserva sovente durante il corso dell' affezione csacerbazioni o paro- sisni e dei melioramenli passeggieri chiamati Remissioni Hardy e Beliier v. 1 p^ lOii. 2n la slessa rearione Ja oggidl come allora, e la pcr- niciosa a lipo conlinuo osservasi adesso come osser- Tavasi iielle epoche prische di-l somtno di Goo. E r Algeria I'ornendo ampia messe di osservazioni ha falto determiiiare al celebralissimo Botidin la gran quislione del lipo conlinuo dflle fehbri paludichu , fissando la menle dei Clinioi a quoslo argomenlo della Scienza che conosciuto da Torli era slalo dtmenlicato di poi. La febbre paludica a tipo conlinuo in Sicilia moslrasi negli anni assai oalorosi, e negli aoai in cbe I'aulunno caloroso ed umido prolrae sino al dicem- brc ove il miasma assume virulenza Iragrande e a lungo sviliippasi. Ed ecco le modificazioai della ma- nifostazione dtl tipo continue della febbre limaemica. Una prima espressione del tipo predetto si co- sliluisce di freJdo quasi latenle che I* lufermo noa seute per nulla, e che nei piedi si osserva, nelle mani nel naso, e nel recesso la febbre ha appena un qiialche scemaineuto che sebbene noii arriva a solievare il pa^ienle, pure e sempre raaggiore di quello delle fobbri continue ; una 'seconda espressiooe mostrusi colla subcuntinuita, perchc alio sbassar della febbre aenza mosirare una vera remissions il paro- sismo novello riappare, onde sebbene il periodo fassi confuso, pure e sempre cbiaro 1' andamealo accessio- nalo del morbo ; una terza significazione potrebbe slaluirsene, che assumeodo 1' aadameoto conlinuo senza intermiltenza senza remissione di sorla, eomincia il parosismo con freddo abbastaoza palese, e moslrasi UD qualcbe periodo nel sintoma cbe coslituisce la pemiciosila delle febbre. Ma il vero tipo conlinuo privo di freddo di rc- tnilo di parosismo accessiooale caralterislico di sudo- 212 re, senza niuno scemamenlo febbrile, e con una febbre ad andamenlo conlinuo monolono, si osserva qualcbe volta aocbe in Sicilia in alcuni anni infocali ove slanno cause complesse a produrlo, a preferi- mento quaiido la cosliluzione dominanle delle malallie paludiche e delerminala di molto, e dove esse cam- peggiano a modo epidemico. Cosi chiamalo ia Mascali al mille oltocento quarantanove a preslare i miei consigli raedici ad un Signore di cola, facearai osservare I' ollimo amico ed espertissimo clinico Dr. Anlonio Mercurio Dume- rose febbri paludicbe ad andameato conlinuo, senza ricorrenza parosislica, senza essere caratlerizzate di freddo 0 sudore, tulte fugate coi preparati di chi- nina usati durante il corso d' una febbre continua. Nel generalismo queste febbri simulavano una flemmasia peracuta, una meningite, una cerebrile, una pleurile a lipo conlinuo, senza dar segni di esacerbazione o remissione di sorla, al quiulo o al pill al seltimo giorno gli ammalali perivano se non si soraminislrava lo specifico cbinico. I primi casi di quella cosliluzione epidemica si osservarono nelle regioni basse e piii vicine alia palude Gurna volgarmenle chiamata, e alia palude Auzini, spe- cialmenle nelle contrade di Gona Ficherella Garlino Garrabba S. Maria della Slrada ; grado grade salirono in Mascali, e nel lasso di Ire mesi allaccarono due terzi della popolazione, non esclusa 1' inlera famiglia del Dr, Mercurio, all' agoslo al sellembre di poi vestirono un andanaenlo renaillenle accessionale, e os- servaronsi moltissime variela delle perniciose. La epidemia di che Irallasi spaziossi a lulle le allezze dell'abilalo dell'Elna orienlale, a cominciar del Riposlo di marino livello sino al Milo, Ire mila piedi 2!3 elevato, ahbracciando Giarre Macchia Mascali Nunziata S. Giovanni S. Alfio e tulla qiiella deliziosa cam- pagna ahitala sino a Filicia rossa e ai Gaslagno di cenio cavalli, regioni piu elevale del Milo. La causa della nialaltia di clie Irallasi fu il non essere slate nellale le paludi Gurna Auzini, e 1' e>servi cnlrala in quell' anno dell' acqua marina. 11 niiasma spiiziandosi sulle ali dei venli solto i contioui spiri dcir Est, infeslava tulli quel ahilati dell' Etna salendo sino al Wilo Ire mila piedi sul mare. La modicazione clie si mise innanzi con tanlo vantaggio fu la raedicazione specifica chinica, per atlaccare la causa speciGca paludica, da cui il morbo specifico si originava. Lo zolfalo di chinina rendea il polso molle, calmava i deliri, annullava i pungenti dolori pleuriiici, mulava I'aridila e il calore esage- ralo culaneo in aiitunso sudore, ricomponeva la fiso- noinia, arreslava i vomili oslinali, inumidiva la lingua inseccliila, eslingueva la sele, a dir breve mulava il sinlomalismo allarmanle in isialo di convalescenza ; la poderosa efficacia dei chinacei dipendeva dalla specificila lerapeulica, clie allaccava la specificila pa- logenica paludica, mentre la medicina razionale o Gsiologica, la medicina dei sinlomi, i sanguisugii i salassi gli anlillogislici i purgativi, erano Docivi ab- baslanza, e faoeano inperversare il malore. Le ricadie furono numcrose oslinale, e osserva- vansi in quelli abbandon.ili ad una vila anligienica, come in colali cliu diligentemenle segnivano una rigorosa igiene. La ricadia presenlavasi coi sintomi del primo mature, ma il lipo da conlinuo remillente divenne, quelli che usarono senza indugio la mcdi- cazione specifica e senza fare riprodurre a hingo gli accessi, reslarono imrauni dclla lumefazione lienosa, 2U menire cotali che lo negligevano furono colli da idropisie (fa oslinale nevrosi dalla caohessia paludale. Accade in Sicilia che la tnalallia limnemica mostra per quallro cinque gioriii seguili, nna reazio> ne febbrile forte continua, priva di freddo di vomito di sudore dei sinlomi perniciosi caratterislici, di ricorrenza parosistica, e dopo queslo lempo comiocia a palesarsi un andamcnlo acoessionale caralterizzato di freddo di vomilo nel suo muover primiero, di sudore seguilo d' una remissione febbrile che fugasi colla chinina. Nel maggio del inille ollocento cinqimnladue sul suo finrre assai caloroso per determiuare la pro- duzion del miasma, la famiglia del signor Anloniao Speciale di Catania villeggiava alia Piana vicino il fiume Simeto, rimpatriando all* appanre di giugno aminalano due figli di febbre a modalila angioleiiica, a corso continue conlinente, al quinto giorno la feb- bre invalcva ccn freddo, rimeUuva con sudore profuso, r uso delta miidieazione specifica il morbo fugava. Cnrsi due giorni infermano due allri figli dello stesso malore paludico, febbre a reazione angiolenica senza freddo senza sudore senza remissione, tenendo conlo pero che una causa paludica comuoe avea messo genesi a tali Piressie senza indugiare per nulla, al secondo giorno usavasi con lutla la febbre lo speci- fico chinico per viucere la specificila patogenica, da che muoveva la febbre, la quale fugossi comecbe non avea andamento accessionale di sorta. Gorsi sei giorni altri tre individui successivamenle infebbravano della febbre raedesimci, al secondo giorno il chinaceo usavasi durante il corso conlinuo della febbre la quale restava fugala del tutto. Pero spesso la solida coaosceoza della specificila 215 eliologica ci dirige nel diagnostico e nella terapeutica dt'lle febljri paludiche, checchenesia del lipo che in- dossano, e chi sa quanli reslano villima della perrii- ciosa miasmalica, perche il medico ormasi colla scoria del lipo inlermillenle, e non colla causa speciGca ctie indica il medicamento spocifico!!! In dicembre del mille oilocenlo cinquanladue, menlre cominciava a veslire le slampe quesla rae- nioria, anno in cui I' aulunno fu caloroso abbaslanza con picciole piogge, e la cosliluzione dominanle in molli paesi di Sicilia era di febbri paludiche, in di- cembre era chiamalo in Garlenlini insieme all' egregio medico Dr. Paolo Caslorina di Giacomo per preslare con- sigli medici alia Signora Domeiiica Modica Ferrarol- lo ; la malaltia correva 1' otlavo giorno, dalla relazione porlane dal cbiarissimo Dr. Luigi Condorelli si rile- vava che essa si costiluiva d' una febbre conlinua coiilineiile, con lurbamenli cerebrali, calore grande alia pelle, manifeslazioni di imbarazzo gastro-inleslinale, cominciata con freddo, e riapparso il freddo il quinlo giorno la febbre non moslrava remissione, ne sudori si osservavan giammai, al sellimo giorno la febbre sali i pii alii gradi di acuzie, e il sopore cerebrate a cui collegossi fu Iragrande, che fecero giudicare r egrota come deplorala. Tenendo coiilo imperlanto che osservavasi un periodo nel feoomono morboso sopore, che il sellimo giorno giunse al lelargo cerebrale, lullocche la feb- bre era senipre coulinua seiiza remissione palese ; lenendo conlo che al prime c al quiiito giorno la febbre invase con freddo, e lenendo conlo massima- menle che la cosliluzion regnanle delle febbri palu- diche era in quel paese assai preponderaule, che lutle le famiglie febbri inlermillenli remillenli beuigne e 216 perniciose soffrivano, essendo stati insufficienti le medicazioni anliflogisliche le vomi- purgative le per- turbalnci tenule con tanla allivila e Jiligeiiza dai medici curanli Dr. Gondorclli e Dr. Favare coa- cordernenle si venne all' indicazione del chiiiino in- coraggiali bensi dallo slalo iocolume dell* apparecchio gastrioo. Minislravasi 1* eroico spociGco con plena lol- leranza gaslrica e organica, e nel lasso di sei ore la dose di Ircnia acini era finila ; la febbre arden- te inlanlo grad.ilanienle minuisce, scema il calore mordicante alia pelle, I' egrola placidamenle s' ad- dorme e il sonno mostra i veri caralleri d' una funzione fisiologica , e alio svegliarsi presenla 1' a- zione specifica del chinino sugii organi dell' audizioae che la funzione di ess! era ollusa di mollo, varcavasi r ora lerribile del micidiaiu parosismo, esso noa sp- pare per nulla e la febbre veniva cosi jugulala ; in- sistendo sull' eroico farmaco 1' ammalala gradu grado sveslivasi della frequenza circolatoria superslite e da! pericolo vicino di morle tornava alle gioie d' una giovine vi(a. Lp. Febbri Paluliche a lipo continuo si osservano nello slesso tempo in Sioilia, e negli slessi luoglii ove dominano le Febbri i'aludiche inlerinillenli e remillenli, argomenlo chiarissimo che dalla slessa causa muovono, e comprendonsi nt-Ila slessa famiglia oosologica. II Tipo continuo si nola nelle febbri beoigne roa pill nelle perniciose semplici e nelle polimorfe, e delle perniciose assumono spesso il tipo di che si ragiona la comatosa la deliranle I' algida la tifoidea. II tipo ordinariamenle si presenla continuo fin dai primi apparimenli del inorbo, e riducesi taivolla a tipo remittenle o inlermilteote speccbialo ; ia ill 7 altri cnsi la malallia vesle il lipo inlenmUeiile dap- prima, e si rimula (ii poi a lipo remillenle e coiili- Duo ; ma la febbre pakidica cbe esordisee co! tipo conliniK) , c che nou si conosce dai climci spesso corre rapida a resecare la vilii. TIPO REMITTEME II Tipo remillenle che si cosliluisce di sofTerenze conlioiic con aiimenti periodic!, e coraune in Sicilia, e se orilinariameiilo si osserva il lipo remillenle ca- ralterizzalo da) freddo in principio, e dal sudore alia fine, o dal solo freddo o dfil solo sudore, negli aoui assai calorosi si osserva quel lipo ollremodo piu scuro noil ciPallerizzaio in nulla da quesle lurbazioni mor- bosc ; ed e qu'slo a prefereoza che trascuralo passa air andainento coolinuo o ben medicalo inlermilleote riducesi. In Sicilia osservasi spesso il lipo remillenle quolidiano e il doppio lerzano, il tipo remillenle dop« pio lerzano e quello che a preferimenlo veste la perniciosa in Sicilia negli anni assai calorosi, chiaro lavoila ntu suoi rilorni parosislici spesso si moslra senza freddo seuza sudore scambiasi colle febbri ri'iiiillonli non paludiche, e la vila corre pericolo qiumdo la malallia non si diagnoslica subilo. E qui vieiie uUle descrivere un lipo che assume lalvolta la peri\:ciosa in Sicilia quanlunque non senipre si osserva ; la febbre precorsa o no d' infreddamenlo di vario grado, invade con acuzie grande, lo sladio del calore si fa di Ire giorni reazione somma i sin- toini moslrando, e grandi sofferenze ad alcun organo d' iiileresse primiero ; reprimesi la febbre, di poi le sulTerenze si scemano, e rcmissioae coo o senza dia- 218 foresi si nola ; dopo dodici o sedici ore di remissione la febbre ridestasi e ii parosisino allri Ire giorni percorre. Sifi'allo lipo non scrilto per quanto io sappia dai cliiiioi europei pare speciale a Sicilia alle rei^ioni meridionali e calorose, come io ne diro in una me- moria dislinla, ove sporro i falli iuloressaoli di questo lipo Dovello. TIPO INTERMITTENTE Favellando del Tipo intermillenle die la nialattia pnludica assume in Sicilia ii piu fiequeule, e il tipo colidiano il Icrzano, meno il quarlano, raro ii bicoli- diano il seslano 1' ollano I' erralico il quiiidecimano il meiisile 1 annuo. II Tipo doppio lerzano spesso dalla febbre perni- ciosa e veslilo, e quando il diagnostico sfugge la febbre rapida corre a jugularo la vita. E il lerzaoo dalla perniciosa seguesi aiicora, e sebbene vi slasse uii giorno di tolale inlramessa pure puo lornare mo:tifera. tiosi la osservazione della perniciosa falua cbe forma la vigesima delle noslre slorie cliniche(l), fu terzana seraplice e fu micidiale, e sebbene si diedero sessania acmi di chinino a prima febbre per la via dello sloraaco, e cenlo per la jalraletlia, pure il rilor- no febbrile ridusse 1* egrolo alle agonie slreme, e si fosse spedito se alia prima febbre non davasi i| polente specifico ; e il lipo cotidiano, il lerzano, il quartano spesso si vesle dalle febbri benigne io Sicilia. (1) Memorie di Geografia fisico-medica sulle priiicipali acque stagnanii di Sicilia c sulle foLLri intermilleiiti, a die mctton cagione. Memoria quinia Falti cliiiici spellaiiti la ma- UUin periodica. 219 La malnllia limnemica di Sicilia quimli puo in- dossaro il lipu inlermillente il tipo remiltcrile e il tipo conliimo, e la denomiriMzione di lipo conlinuo, bisogna adotlarsi, e sosliluirsi a qiiella di pseudo- conlinuo, siihenlranle, subconlinuo, clio all' errore ci porta, facendoci credere che il tipo inlennittenle e il solo che sorge dal fondo della febbre limnemica, dappoicohe pure nel lipo conlinuo delie flemmazie e delle febbri essenziuli non paludiche, i palologisli del f^lorno (1) amm.,*tlono delle esacerbazioni o paro- sismi, e dei melio'-amenii passeggieri chiamale remis- sioni, come si osservano nel lipo conlinuo delle febbri paludiche. ETIOLOGI A DELLA JIALATTIA LIMNEMICA L' osservazione dei secoli, e 1' osservaziono del giorno mostra hi verila che le malaltie limnemiche esislono nei luoghi marosi, nella stagion dei calori, e si vedono con gradi di maggiore inlensila quando la slngioiio eslivo-aulunnale e piu calorosa piu lunga piu umida. La Eliologia quindi di questa famiglia nosiilogica dee ricerc.irsi nell' azione riunita o isolata del niMsma p.iiastre, del calore, dell'umidila di qualche al Iro modificntore igionico. DCL UlASHA PALUDICO IL MIASMA PALUDICO ESISTB? Ma il miasma paludico esiste? Giaanlai Santorelli Faure Minzi Folchi negando il miasma ripetono (1) Vedi pag. 48 la Nola. 220 il male paludico dai raodiGcalori igienic!, e piu dagli squilibrii improvvisi di lemperatura. Doni Cagnati Lancisi Ramazzini Baglivi Morion Andouard Nepple Mailliot PucciooUi Boudiii e altri mollissimi ammet- lotio il miasma paludico, ed io apparteago a questa Scuola medica, convinlo dalle osservazioni clioiche rac- colle per Io lasso di trenla anni in Sicilia ; dappoicche quanluaque esso non puo dimoslrarsi nelle condizio- ni flsiche e chimiche apprezzabili dell' acre, sebbene e iiilangibile, invisibile, inapprezzabile, all' Eudiorae- tro e ai realtivi, come i miasmi animali, i coolagii, le particole infeltaati, che lulti i mali epidemici originano , lultavia gli eiTelli morbosi micidiali deir ialossicazione paludica suU' organismo vivenle, che dee essere consideralo come il piu sensibile il pill delicalo il piu perfello Eudiomelro, fa al palese conoscere I' esilenza nell' aere d' una causa speciflca, che produce una malallia lulta specifica, e che gua- risce con un farmaco specifico aocora. Pcro il miasma paludico csisle, e la sua esislenza vieo dimoslrala dal- r aziooe che fa sopra 1' uomo. GENESl DEL UIASMA PALUDICO II miasma sotto V iuflucDza del calore estivo- autunnale inleressante alia sua formazione colanlo emanasi dalT acqua stagnaDte, dalla palude, dalle prode melmose dei fiumj, dalla risaia, dalla canapaia, dalla cottonaia , dai campi a frumenlo resi irrigui dall' arte, dalla saline, dai macero dei lini e del ca« Dape, dalla prima aratura delle terre in novem- bre, e da ogni qualunque picciola pulrefazione vegetale che esisle nei contorni, c nell' interDO della maggior parte dei paesi di Sicilia, .; j_, , . ), ' 221 Gli orlaggi e i glanlini di dolizia, i serbatoi o bollacci d' iicqua irrigalorie, dcUo volgarmeiile sla- gnoni, I' alga che mfracida liingo la spiaggia del mare, il fimo die a gran cumuli serbasi, la pulilura dei canali sollcrranci, ii Irasporto del liiii e del ca- nape aiicora bagnali lungo le strade, e i ioro depo- siti iici magazziiii, e ogui picciola putrefazion vege- tale che nolle strade dell' abilalo isolaiio avviene per mancanza di polizia uibana, sono ancora dei fotnili comecbe piccioli d' eraanazion dell' effluvio. Le paludi di Sicilia sono numerose ma piccole ; le paludi di luaggior eslensione sono i paiilani ptesso Catania, auziui e ia palude di paue e vino nell' agro di Mascali, il lago azzanetlo o capo di cotone fra Schiso e fiume freddo, la palude lisimclia e la siraca presso Siracusa, i panlani di Terranova e Spaccaforno, il gurgo di Garcaci presso Lercara, le paludi di Vallelunga Colomba. Ma le piccole acque stagnanli, i sili marosi, i rislagni, i lagumi con pulrida belletia, i rivoli di lento corso, se non le positive paludi sono frequenti lungo le spianale lambite dai fiiimi, presso le pro- de delle sorgive perenni, o prodolte dalle acque pio- vane. Go.si nella piana di (latania possono conside- rarsi come sede di acque stagnanli alcune regioni di villallegra, del fcudo san demetrio, san leo- Dardo, carmilo, vaccarizzo, buonvicino, forcilo, bagnara, sigona, arcimisa, san giovanni, canalotto, cucco, san giorgio, caddura, sciurumi, capizzaiio, spitalotlo, cc- chiali, ove iluiscon le acque e marciscon per cagioa delle piogge, pei rigagnoli e pei torrenli che scendon dai inonli, e talvolta per gli allagamenti e per gli slravasi a cui nel Ioro corso vanno soggelti Gurna- loDga il Simelo, ma a preferimenlo ii fiume Minanle 222 il quale essendo ua fiume superficiale e senza lello, le siif! acquff allagano nel!e crescenze fiumane, e quando i lorrenli s' ingrossano. E nel vallc (Ji Nolo luiigo il corso del Teria deir Anapo (IcU' Abisso dell' Erminio dell' Acale del Dirillo che originaao da Monle Lauro molle acque slagnanii vi slanno cosi naUirali come arlificiali, come sponcmmo nelle nostre mcmorie di Geogralia fisica mediea sulie acque slagnanii deila Siciiia. Le Paludi d' acqua salata e quelle die sono formale d' una miscela d' acqua dolce e d' acqua salala sono piij nocive ; e per dire di alcuna del noslro conlorno la palude delta urna di pane e vino formala di acqun dolce ordinariamenle, esala pesliferi effluvii negli aiini cfie vi si mescola 1' acqua manna. Lo slagno del Principe di Biscari silo al piede meridionalo deila cilia di Catania, che si fa d' una mislione d' acqua dolce e d' acqua marina, era nocivo ollremodo, perche 1' acqua marma pu'i fa- cile a corrompersi per 1' imniensurabile quanlila di malerie organiciu- die licne, e pero nei calori eslivali i suoi innu>si malefici diffonJeansi troppo e infesta- vano due quarlieri deila nostra cilia 1' Angolo Guslnde e S.Crislofaio, che venner disabilali in parte, e adesso nolansi gli avanzi del casamenti aI)bandonali logon e diruli dcd tempo. Questa verita che non avea sfug- gito ad Ippocrate, veniva reslituila alia Scienza per i travagli di Savi, e noi ancora confermiamo in Sicilia. Varie saline slanno nell' isola o paludi arlificiali di acqua salsa ; deslinate a lirare varii sali dal mare, presso la cilia di Augusta ve ne slanno qualtro ben grandi ; una presso Siracusa, molle presso la cilia di Trapani. i laghi di poca eslensioae siccome i Gumi si 223 moslrano, i piu prandi sono il Boviore di Lcntini, il Per^usa di Caslr(>:;iovanni, il fSallia presso Palagunia, quello di (^aiuciana presso Santa Lroce, di Galeilaro presso Miiieo. Lo paludi arlificiali di Sicilia si ndu- coiH) a quelle clie crea i' agricollura nel collivamenlo del canape del collone e del riso. 11 canape die seminasi al cadere di matzo e die sveliesi a mezzo liigiio JDaffiandosi ogni quindici giorui, la collura del canape un arlificiale palude presenla che dal giugno ai quindici luglio esala efiluvii pessimi ; cresce 1' infiacidiar dclle acque e la evoluziuo degli eflluvi la quanlila del finio che meltesi nel preparare la lerra deslinala a tale cullura, il marcimenlo delle foglie canepine iminollale nel- r acqua, e la polvere del pencarpio del canape ove allogasi il seine che produce esalazion rea ncll' aere e cadendo oelle acque e marcendo . E un arlificiale palude e il macero che si fa del canape nelle acque fiumane, ed e scalurigine di aere peslifero T imoiersione lunga del canape in delle capacila che gli agricollori bunache denominano ; dello pozze son quesle di terra ar- gillosa talvolta soslenule di piclre caicari, a forma ovale quadrdatera reltangolare in larghezza di sci a vonli palmi in allezza di otio, che d' acque ripiene vi s' immerge il canape ad operarne la macerazione. La lunga infusioiie di questo vegelale uell' acqua esposlo al sole coccnle di luglio in Sicilia che hol- leiile la liene, delermina la putrefazione, 1' acqua in- verdisce, infracida, ed esala come puzzolenlissimo averano cllliivi iufami, che per graade eslensione r aere insalubre rendono. Aggiungi a cio che niolli individui sfanno im- mersi della persona fiuo al lurace ed al cello in 224 quella pulrida acqua, a sorvegliare la raacerazione, e pero facilmenle assorbono quelle esalazioni peslifere ; il numero grande di tali pozze che nel solo terrilorio di Fiancot'onle sooo ollre cenlo, geaeralizza l' impre- goameiito miqsmalico dell' almosfera in agoslo e meta di sellembre. La palude arlificiale risaia e assai piii nociva di quella predescrilta, ed esala miasmi piu oumerosi e virulenli appo noi. Gli ellluvii paludici in Sicilia si emanano con piu inleD^ila e con graade pericolo neile paludi d' acqua salsa, vengono poi in ordine decrescente le paludi bagnale, i lagumi accidenlali, le prode delle riviere che diseccano, le lerre recenlemciUe rimosse, e delle arlificiali e mollo nociva la palude risaia, quella che viene dal collivaraenlo del canape, e il macero dei lini e del canape, massiine quando si fa in acqua stagnanle. ESALAZIONE DEL MIASMA PALUDICO '■■'i In Sicilia il principio d' insalubrila almosferica comincia nel giugoo, avanza in luglio, locca I' apogeo air agoslo al sellembre dell' anno, in otlobrt^ in iio- vembre grado grado minuisce, e si eslingue colle copio- se acque cadule dal ciido che I' almosfera purificuno. Dal gennaio al maggio corre appo noi il periodo di Salubrita, ma non e raro che negli anni ove 1' acqua piovana e poca e lardiva, i' cffluvio conlinui a lullo il dicerabre, mcse nei campi salivi sempro malsano per la nuova esalazione che viene dal primu vangare le terre che si collivano ; e nclla primavera ove il sole solleva mollo la temperalura per varii gioroi 223 puo svilupparsi in poca quaiilila perclie il calore concorre alio sviluppo del miasma Ji troppo. E r autunnale e piii malsana dell'esliva stagione riguardo al grado d' evoluzion del miasma, per !o calore che ha perduralo piu a lungo, e perche le paludi meno acque conlengono, e la beliella piu discoperia sviUippa agevolmeute gli efiliivij ; arro- gi a cio la maggior quaiilila delle malerie ve- gelali in isfacimenio, la morle d' un certo numero di piante aqualiche annuali, arrivale al termine di loro esislenza, e si avra la ragione della grande frequenza delle malallie paludiche; e quando la slagione auluunale prolrae calorosa umida, con poche acque sino al dicemhre, la malallia limnemica si presenta a forme scurissime e si generalizza a modo endemo- epidemico. L' anno mdle ottoccnlo cinquantadue dal maggio al dicembre si presenlo assai caloroso iu Sicilia, I' ollobrc il novcinbre il dicembre rurono non piovosi ma umidi e calorosi abbaslanza. Pero la produziona del miasma fu copiosa, conlinuo sino alia fine dell' an« no, c inlossico Talmosfera non per quattro mesi come succode regolarmeiite, ma per olio mesi conlinui ; quesla causa cosi liinga e iiilcnsiva, fu 1' elemenlo genelico di malallie limnemiche numerosissime, a forme scure, coraplesse, a lipo conlinuo, remillente, iotermiltente, che raoslrarono un dominio endemo- epidemico, aila'icando anche i paesi d' aere puro di livello elevaln per 1' influsso del venli. Gli efHuvii paludici agiscono sopratullo con forte energia dal tramonlo alia nuova levala del sole, per- ciocche dalla sera al maltino, il raffreddamenlo del- r almosfera lascia precipitate i vapori le nebbie le rugiade, e io dissoluziooe nell' acqua gli eflluvii, e ^4 226 1' uomo riceve con facilila il pessimo elennenlo mor- boso; e la sera tiene influsso assai Irisle perche piu direllamente parlecipa della nuova formazione dei miasmi del giorno. TRASPORTO DEL MIASMA PALUDICO Quando lo sviluppo del miasma avviene in atmosfera tranqiiilla, valulasi cinquecenlo raelri cubi il diamelro verlicale, trecenlo il raggio orizzoiilale deila sfera nella quale propagasi ; e 1' unmobilila aerea favorisce 1' azioii di esso nel iuogo slesso ove sviluppasi, come si osserva nelle maremrae delle valli, 0 in quelle circuile d' allure. I venli pero sooo quelli che deltTtniaauo il cammio dei raiasmi, ed esercilano una possenle i^fluen^a sulla produzione degli accideiili paludici Irasporlandoli a positive dislaoze. Cosi si osservan sovenli delle localila lonlane del focoiare maroso, ma sollo la direzione di venli abituali che vi passano sopra pria d' arrivare a quel Iuogo, sviluppare la febbre d' un mode aacbe epidemico, raenlre nelle allre direzioni ove 1' atmosfera non e agitata per nulla, r aria non viziasi affatlo ; e 1' iiiterposizione alia correnle ventosa d' uu muro, d' un moole, d' un bosco, diviene preservalrice dell' influsso cattivo. L' insigne Lancisi ripetea 1' insalubrita di Roma al laglio di eslesissimi boscbi ; Varrooe assicura aver Oieliorato Corfu da peraiciose gravissime ordinnndo la cbiusura delle finestre cbe guardavano I' auslro, e aprendo quelle che miravano I'aquilone; ed Empedocla liberava Agrigento del miasma paludico cbiudendo le gole dei moali per le quali iulroduceasi un vento insalubre. 227 La Irasporlabilita dell' elfluvio a positive dislanze sulle all del venti e comune in Sicilia, e sono i« correnii aeree che daniio ragione dell' esislonza di queste infermila in luoghi ove non svolgi'si il miasma per nulla, molli paesi isolani lii aere huono debbono alle inlluenze venlose I' essere saellati di\\ tossioo, e viceversa alquauli abilali vioini ad acque slagnanli, ripctono la salubrila dai dominii di ua vento conlrario . Cos! i paesi locati sul ."Vlongibello orientale Macchia S. Giovanni Mascali Nuoziala S, Alfio Zaffa- rano IVIilo, seb!)ene elevati sul mare vengono tribolali da! miasma per i venli regolan di levanle che sofBano nella stngione I'Slivo-aulunnale cbe emanasi dalle paludi auzini e di molle allre ehe Irovansi viciuo la spiaggia del marp; Aci S. Filippo Aci Catena S. Anna Aci 6. Anlonio solto il dominio dello slesso levanle Delia calorosa stagione respirano il lossico paluslr* die emanasi al (lapo dei molioi dalla macerazione dei liai e del canapo ; gli abilali dell' Etna occiden- lale Palerno Licodia Biancavilla Aderno ricevono sulle ali vflniose del sud' ovesl. gli effluvii delle acque slagnanli arliQciali dei campi vioini , e delle lacuae raelinose del fiume Sinit'lo. Gaslelbuono edificato alia base delle Madonie fosse di aere medio, se non slasse sollo gli spiri del venlo nord ovesl detlo Puia, venlo che spira dal giiigno al sell( inbre, e passando i boscbi delle Madonie pieiii di acque palustri del priocipio deleterico caricasi, e produce il morbo limnemico; gli abilanli fuggono i rinfroschi di quell' inlossicalo venlicello, si chiudono in casa pria d' asserare, e temono di dor- iiiire la notte all' acre libero. Ohiaramoule posalo sopra una elevata giogaia 228 di aere buooo solto sofiii del oord* ovest sud' ovest, cbe spirano salurati di eiSuvii, preseota varie forme del morbo iimueoiico ; Bulera fra Riesi e Mazzarino sopra una coUina, di suolo asciullo, di aere medio, travagliasi delle febbri paludicbe per essere dominalo dair ovest, cbe empiesi di rei miasmi sul iiume Suveri pieoo di raolte lacuna. Biscari d' aere grosso non buono circuito di rilievi, solto i soffii dell' ovest infestasi piO di aere reo, e le malaltie perniciose moltiplicaoo, e Garlenlini sebbeoe duecenlo piedi elevato, sotto il veiito nord «st riceve i' influsso miasmatico del paotano, o per il vento ovest molestasi delle nocive influeuze del Lago beviere. Francofonle sopra un' allura coglnillo e trava« gliato air agosto al settembre dal miasma cbe in copia emanasi dall'esteso macero del canape e lino, cbe per i venti in quell' abilalo trasporlasi ; il paesello Priolo Gargallo solto lo spiro ventoso dell' est sud est viene iofestalo dall' intossicazione cbe svolgesi dal- r infracidiare dell' alga lungo le rive del mare di Agosta, dalle saline ivi esistenti, e dalle paludi di< verse , Melilli sebbene sopra una giogaia posalo , a distanza maggiore, ne viene iofestalo lalvolta negli anni ove lo sviluppo del miasma e piu copioso, e la nostra Catania sibbene oei due quarlieri delli I'Angelo Custode e S. Gnstofalo merce I' iofluenza dei venti ricevea nei calori estivali malefici iuflussi dallo sla- gno Biscari, quarlieri cbe ad evilarne i tristissimi efTetti venner disabitati in parte ; ed all' inconlro quaotuque essa fosse molto vicina a ponente a delle acque stagnanti e saluberrima percbe dominata dal giugno all' ottobre dall' est cbe spira in direzione coulraria, e Siracusa sebbeoe propinqua di troppo 229 all'occaso, alia pahide Siraca, alia Lisimelia, all'Anapo, per essere signortggiala da opposla correnle venlosa e immune dal pravo miasma, che da quelle acque srapyra. CO VAZIONE DEL MIASMA PALUDICO Inlanto se uno sladio di latenza esisle per molle egriludini durante il qiiale I' organismo vivenle con- serva I' alliludine a produrre una maiallia dopo avere ricevulo V influenza del modificalore specifico che la cagiooa, se un tempo di latenza si osserva per la siClide, per lo vajuolo, per la tifoide, per la rabbia, che flungasi fin ollre un anno, uu periodo di covazione esisle sibbene per le febbri paludiche, ed ecco come io diceva in una memoria lella all' Accademia nel Dovembre del mille otloceuto quarantuao, e nei suoi atli stampala (1) . I ragionari vertendo all' aslruso argomenlo delia covazioii degli effluvii ni-gli umani organismi avrerso Moufalcon che la discrede, e Boisseau seguace di pre- disposizione iucoticcpibile che per causa occasionale realizza lo sviluppo delia piressia periodica, io inclino alia sua ammissione, che fatli nuinerosi beu osservati in uu quindecenne mi palesarono lo sviluppo delia febbre iulermillente, al primo mese al sesto financo, dacche si ndussero dall' almosfera di padule ; ne quesla da viceude meleoriche polea cagionarsi, o da allri fisiologici agcnli, che di soveule succedera Qolare le perniciuse aculissime di origioe quasi (1) AUi Accademici vol. 18. 230 sempre mofelica e da cotali snfFrirsi dimorali sotio wiasmalico cielo laddore non affliggevano gli abita- tori di aere piiro. E qui ofTresi il deslro di sporre un osservazione peregrina come inleressaole spesso notala nel mio esercizio clinico, che il passaggio delle regioai a miasma a luogo salubre, e movenle alia geoesi delle periodiche e delle pernicio'^p soventi. Un assidiii ricerca dimosliavami sempre che i villici staiiziaiili ntdle terre marose con incessanza e che nelle dimore m quel mefilhrno diuiezianno di uno immuni serbavansi di raalattie periodiche, al re- dire in patria di aere sano se ne afiligevano losto, Gil abilanti di Nicolosi, Slellaragona, Belpasso, Mascalucia, Gravioa, Pedara, Trecastagiu, Via^rande, ZafTarana, Mile e di molli allri villaggi dell' Etna da duecenlo a tre mila piedi sul mare elevati che i campi collivano, di Lenlini, Catania, Caltagirone, Palerno, Belpasso fresca valeludine moslran sovenli in quelle infetle almosfere, e ammalano d' inftTinila periodiche lasciar.do ia malsHnia di quei siti, e rim- palriando all' aere puro. E questa osservazione co- gliesi ancora in roolle allre regioni dell' isola rhe nei miei viiign;! meiiici faceamisi nolare srli abilanli di Buccheri, ('hiaramonle, AJdone di purissimo aere qunndo porlansi a collivare i campi salivl che slaiiiio oei luoghi bassi inframezzali di acque stagnanti spesso presenlano la febbre periodica tor- naiido al luogo nalaie colanlo salubre, meutre durano di buona valetuduie sollo quel ciel maremmano. E rilevavasi pure il passaggio ad aria buona non svi- luppare la malallia periodica, laddove da esso ad un allro salubre d' aere oUimo recandosi sul venlilalo culmioe dei monti sedenle quanlunque fosse corso 231 gran tempo da cbe lascio il cielo di padule maoi- festarsi la malatlia inlermiUente. VIIIULENZI DEL MIASMA PALUOICO SICILIANO II miasma paludico isolaiio e copioso virulcnlo e la sua azio le lossica e perniciosa sull' organismo deir uom di Sicilia. La ialitudine deli' isola che marca il Irenlasellesimo grado, la sua climatologia che la fa apparlenere al seslo clima aslrunoinico, le slagioni estivo-aulunuali assai calurose, la cosli- luziooe argillosa io piii di lerza parte, il venire irrigata di molli fiumi, I' essere un isola agricola al tutlo, e pieiia di coltivazioui umide di frumenlo di cotone di risi, la vegetazione attiva delle piante aquatiche nocive ricche in succhi vegelali, e la sua viciuila all' Africa da cui disia venliciDque leghe, sono tante condizioni favorevoli a determinare uua pulrefazione grande delle sostanze vegeto-animali, che danoo ragione della virulenza del siciliano miasma. Gosi si osservn presso noi che il dormire una notte in una regione paluslre, put) sviluppare la ma- latlia limnemica, il dormirvi poche ore anche di gioroo, e ancora i! solo passaggio senza posarvi uu inomento, e per tale breve dimora sviluppansi spesso le forme piu perniciose del morbo, che al secondo o al terzo parosismo resecan la vita, e lalvolla viene pure la forma dialesica, la febbre cronica recidiva, la splenopazia. NATUBA DBL MIASMA PALUOICO Columella Pulladius Vitruvio Kircher Lange 232 Linneo Lancisi, e fra i moderni Raspail, opinavano i miasmi costilnirsi di miriadi d' inselli piccinlissimi invisibili, che inlrodolli Del polmone per I' ispirazione casionavano malallie numerose. I Paracelsisti e Ra- mazzmi sosleneano gli ellluvii provenire da vapuri sulfurosi-salini. Aliri hanno falto consistere gli efiluvii ia dei gas conosciuli e ben delerminali, che si sviluppauo dalle acque stagnant! ; quesli gas raccolli e analizzali da Vollaslon li ha irovato costituili d' idrogeoe prolo- carbonalo, mescolylo a quallordici centesimi d' azolo, e una quantiia piccioia ma variabile d'acido carbonico, d' acido sulfoidrico, e delle traccie d' idrogene fo- sforato. Moll! ammisero nell' atmosFera delie paiudi una materia organica parlicolare che coslituisce precisa- menle gli eflluvii. La condensazione dell' umidila contenula nell' almosfera delle paiudi, operata meree degli apparecchi refrigeranii, ha falto raccogliere una certa quanlita di questa rugiada che si e trovala facilmenle pulrescibile. Gaspaiin dopo avere raccollo una certa quantiia di queslo vapore condeosato, ne friziono dei moiitoni e glielo diede a here, e vide svilupparsi la malallia chiamala idroemia. Moscali di Milano condenso le emanazioni delle risaie I'acqua condensala dava una materia fioccosa pulrescibile di odore cadaverico, Bousingaull Irovava nell' acre dei piani paludosi d' America delle raaterie organiche che i' acido solfurico carbonizzava. Ma eccoci aH'opinione del Dr. Melier la piu veri- simile nello state alluale, sviluppata nella sua memoria sulle paiudi iaserita oegli alti dell'Accademia di medicina 233 di Parigi (1) , un falto che non puo non ammellersi e I'esisleiiza li' una materia organica d' un clemenlo azo- lato, che si forma per la macerazioiie ilci nuiiierosi avanzi dei regni animale e vegt-lalo iii uii acqua Slagnanle e risc. 45 23* nocive all' organisrao ; la loro esistenza noa puo non apimellersi ; ove vi staniio marerame, venendo quesli materiali al coatatlo io slose reazioni si operaoo. Jj' odoralo si conosciulo d' uuva pulrefalle, che nei terreni argillosi sviluppasi, nfgli slagui nelie maremme basla a lissare la presenza dell' idrogene solforato. Si puo couchiuder da cio che e I' idrogene solforato che assorbilo nella sua miscela coll' aere per le vie cutanee e respiralive, coslituisce il veleno dirollo che colpisce 1' orgaaismo, e sia la causa vera della perlurbazione, che ha del caralteri si precisi ; qui h' iiialza il limile innaozi 11 quale s' arresla I' in- vestigazione dirella, la chimica non va piij luiigi, es>ii giuiigera forse a scoprire se nuove modiGcazioui producoiisi nella soslanza, durante il coiilalto del* i' aria, se que»lo corpo la cui esistenza e provala non subisce un' allra trasft)rmazione avanli di subirne un ultima, forse allorche deposto sui lessuli ai fluidi viveoti si mcsonia e diviene agenle d' intossicazione. Se le scienze fisiche non cessano di camminare in quesla via di delicate ricerche, che ci hanno falto eonoscere una parte del raondo misterioso degl' in- Onilamente piccoli, bisogna crederci in possesso di un principio di verita, che conliene in germe la verila tulla intera. CABATTERI DEL MIASMA PALUDICO SICILIANO Finche la fisica e la chimica dimoslrcranno V essenza, e fisseranno i caralteri del miasma palu- dico, credo utile delineare alcune dislinlivc di tale modiflcalore spcciflco dedotle dagli elTetti luorbosi che suir organismo produce. 233 e quesle sono in certo modo la somma di tulle le Venta di fallo che si trovano consegnale iiella descri- zione di csso. II miasma paiudico esala in Siolia d;)l giugiid all' ottobre. Ksala in novemhre in dicenibre in gennaio alia prima aralura dei campi, delta dai coloni isohini, spaccatnra dclle lerre, ove ii miasma formiilo nella slagione eslivo-aiitunnale si cumula. Esala in di- cembre in gonnaio in febbraio quando alia slagione estivo-aulunnale calorosissima umida con poche acqne, siegne un iiivi;rno tiepido secco. Esala in maggio se il calore e mollo elevalo. Esala piu virulento all'agoslo e al sellombic dell' anno. Allossica negli anni di lemperalufa media pres- socche iin lerzo dei eoloni indigeni del cielo paiudico, la parte tnaggiore degli agricoii di palria salubre, due lerzi di liitli i coloni negli anni di leinperalura massima. Altossica ua iiidividuo esotico donnendo una nolle, un giorno, o passando solamenle dalla regione paludica. Allossica quasi lutli i fanciulli indigeni e gli esolici che vanno ad accliraarsi cola. Modera i suoi effelli nocivi sugl' individui abiluali a riceverne r imprcssione seguitamenle. Si trasporla coi venti a graadi dislanze, a positive alliludini, e rende insa- lubri gli abilali di aero buoao. Mostra una covazione varia da un giorno a sei mesi. Produce la malatlia paludica a doinioio endemo-epidemico, quando la sud esalazione protrao ollre il quiolo o i] setlimo mese. UODIFICATORI IGIENiei Ma se il miasma paiudico da la ragione suffi- cieolo dclia produziooe del morbo limnemico, taluoi 236 modificalori igienici influiscono a crescerne o a see* mariie 1' azione malefica, come elemenli eliologici di seconda calegoria concorrono a sviluppare il malore, ed essi debbooo essere studiati abbaslauza in Sicilia. MODIFIGATOBI ATMOSFEBICI La leroperaliira elevala rende maggiore I'esalazioQ del miasma, e piu nociva.la sua azione sull' uomo. La slate l' aulunno assai calorosi in Sicilia e piu nella Sicilia meridionaie agevolano la decomposizion vegelale, mellono a scoperlo la bellella, facendo evaporare I' acqiia, e gli effluvii si esalano in copia piu virulenti, si spandono facilmente nell' aere, originano numerose niulaltie paludaii, e I' insoia- zione ordinaria al colono siciliano coadjuva lo svi- luppo del morbo. La umidita modiQcalore potenle delle funzioni deir inlero organisrao unila al calore elevalo forma un agenle complesso che soprammodo iniluisce al- 1' azioae del miasma isolano. E oltrecche il caldo-umido o meglio I' aria calda-umida dei paesi e delle regioni insaiubri trina- crie, e il veicolo del principio maroso per il vapore cbe serba, determina sull' organismo bcnsi un in> fluenza debililante, proslra le elaborazioni chimo- chiliifere, la circolazione deprime, la emalosi, I' in- fluenza cerebro-raidollo-ganglionare, 1' evacuazione sudorale minuisce, 1' assimilazionc laoguisce, e la polenza organica alTralita doq moslraodo la Deces- 237 saria resislenza vilale a moderare 1' azione palustre I' inlossicazione del sangue diviene grande e svilup- pasi il niorbo limnemico. II Ifi-'ddo uinido (! gl' improvvisi squilibrii d' un elevala ad una bassa lemperalura in ui) alniosfera rea, sviluppano la nialallia paludale sospendendo la I'uiizioiie delia pelle, die lasciando libcro il corso ai travaglio depuralore la salule equilibre Iral- liene, ma 1' eliininazione impedendone la malatlia marosa si origiiia ; e pero cbe I' agricollore deila moiilagiia sceso alia regione malsana vi gode lal fiala mediocre salute, menire saiendo il inonlagnoso paese sollo il soffio di venlo fceddo, o dell' acqua, a corpo riscaldato aniva nella sua palria salubre , e iuferma di febbre perniciosa gravissinia, di cbe la cagione efficiente e il miasuia, e il freddo I' umidore la sopprossion sudorale le cause del ■rminanli. iVIa il passaggio dell' agricola di Sicilia, dal- r almosfera malsana alia purissima dei villaggi al- pini, piena di luce di elellrico, e grande cagione a svduppare la febbre perniciosa, cbe manifesta una fenomenia scura complessa, come se 1' azione di quel- r acre puro, altivando I' ernalosi disponesse i lessuli a reazioiie Iragrande cbe la fgriludine viene peracula ; e nell' isola nostra e cagione possenle di febbri per- niciose morlifere, \] azion del miasma sopra gli abi- talori alpini di limpido cielo, cbe scendono al piano 0 alia valie insahibre, e cbe rimpatriando respirauo queir aere sottilc. II colono di Sicilia dorme noi campi la nolle a cielo e air aperlo, e respirando que 11' almosfera impregnala del miasma cbe il raffreddamenlo 238 nollurno lascia precipitare insieme alia rugiada, ove in dissoluzione forse si sla, facilmenle si salura del principio lossico, e ne viene loslo colpilo. MOUIFICATORI BROMATOLOGICr La cibaria dell' agricola isolano noD e adalla alia sua professione, trasmodando nelle rurali fa- tiche, affialila di forze mangia pane grossolano, e lalvoila pane segalino pieno di loglio, e per Uilto praiizo cereali senza far uso della carne necessaria a quulio snervanle lavoro, e a quell' almosfera debi- lilaule impregnate di lossico ; l' uso della cipolJa e deir aglio che e abiluale lo vantaggia perche ali- mento iiultilivo e insieine eccilanle. La sua be- vanda e impura; dal bisogno pressalo, beve I' acqua marosa che come I' almosfsra da lui respirata, e veicolo aacor del miasma, e il vino necessario tanlo in quei sili insalubri, e alleralo e di poca valenzia a sorregere la reazione organica necessaria ad ostare all' azione tossica di cui si ragiooa. INDIVIDUALITA* Osservando le condizioni di ordilura che predi- spongono ii siciliano a risenlire gli effelli tossici palndici, i raociulli fd i giovani piu allilndine mo- slrano degli adnlli e doi vecchi, e quelli a teoj- peramenlo nervoso soiio suscftiibili sovra ogni allro. Taluoi individui a temperamenlo nervoso pro« 239 ounzialissimo chc ricevono I' inlossicazione paludica anche per breve dimora, o per solo passaggio d' una reginno marosa, si Iravagliano di tulle le varie forme della inalallia liinnemica, e delle febliri perniciose luassiinamciile, seinpre con grave pericolo, e a brevi inlervalli ; e vidi io un individuo di iale cosliluzione abilaloro d' un paese salubre, che avea slanzialo poco tempo in silo palustre, Iravagliarsi successivamLMile di Icbbrc perniciosa Cffalalgica, deliranlc, apoplellica, asinalica, einelica, enleralgica, illero-esanlomalica, DclViilgica, aigido-diaforetica, e p^r varie feljbri larvale, e ogiu malore di allro fuiido in queslo individuo spesso nel corso o sul fine volgersi in febbre per- niciosa, i-iie non niai aflliggevasi di febbri benigne; cbc se il miasma era la cniisa effi'ienle del murbo, il sislema nervoso pr.'ilomma'ile , era la causa occasionale del snoi rilorni variali frequeiiti. E parecchi individui abilalori di p lesi a malaria dopo esscrsi Irovali viciui a granie squilibrio elellrico, una susccllibiiita prescnlann, che non aveaoo pria a Iravagliarsi della egritudine. PROFESSICNB AGBIGOLA La professione agricola la piii comuiie noil' Isola che classi diverse comprenJe i collivalori proprie- larii, i coloni, i risajuoli, gl' immollalori del canape e lino, i (iUajnoli, i domeslici, i boari, i pastori, i velturali, gli slerralori, i lagiialegne , i vignajuoli^ e lulli gl' individui deslinali ai Iravagli campeslri, espone grau parte degl' isolani all' influenza dej iasma palujico, ed e da essa cbe ripeler si dee e m 210 il gran nuinero del mali che afiliggono la nostra geiile agricola. E siccome lale professione si eserclta in tulti i piani abilali dail' Isola, e in quelli d' 'lere reo, d' aere buoiio d' acre ollimo, cosi la tnulaUia pa- ludica in tuUi essi e commie. L' abilalore del riaiti e dell' allipiano di purissimo cit-lii che va alia regione marosa nel giugoo, e che vi dunora per mietere e irebbiare le biade, si travaglia laivolla della febbre in quella dimora, o al nlorno alia pa- Iria, e inallora ii pussaggio dell' almosfera inalsaiia alia slazione elevala spesso sviluppa pernieiosa la febbre, o si iravaglia di febbri beiiigne che recidive si fanno; quello che slaiizia nella regione paluslre maisempre, si travaglia della febbre c della dialesi marosa. Meta quasi degli abitanli di Sicilia indossano la proFessione agricola, e un terzo a un di presso dei campi isolaiii sono ad almosfera insalubre, ammelleiido che un terzo e anche un quarto ne amniorba, rilevasi chiaro quanto e grande il niimero degl' indiviJui che ogni anno egrola di quesla infermita, e quelli che dal- r aere pure dal inonle scendono per la prima volla al cielo insalubre, ti;lli a un dipresso ammalano del- 1' infermita miasraalica. A conchiudere adunque sull'Etiologia della ma- laltia limnemica, il miasma paludico e il modificatore speciQco che da la ragione sufEciente della produ- zione del morbo, e i modificatori igienici sono fallori di seconda categoria, che sempre agiscono insieme air elemento miasmatico, era concorrendo ad udo sviluppo maggiore del lossico paludico, ora dispo- nendo I' organismo a risentiroe 1' azione nociva viep- 241 pill, ora delefmlnando lo sviluppo del morbo, e f** cendola da cause occasionali. OIAGNOSTICO DBLLA MALATTIA LIHNBMICA A fornire il diagnoslico differeozJale della raalaltfa • della febbre limnemica, oltre il priacipio per sense di freddo, coesislenle con vomito con sincopi con lipolimie, e con qiialunque dislurbo di grado letale, e la S(i!i rcmissione per diaforesi, ollre la legge parosistica del ntorni aaticipanli, uno dei dati di- slinli e la conosceiiza della causa cbe produce il malore, e la costiluzion dominanle, quando I' egroto dimora in un paese d' aere puro ; e se abita in re- gione insalubre bisogna fissare se succede la febbre neila slagione calo'-osa, e durante il regno epidemico dei morbi paludali. Le febbri perniciose in Sicilia riveslono delle forrae cosi variate iosidiose complesse, cbe raalagevole torna farne un sicuro diagnoslico ; quanto e difBcile diirerenziare la febbre perniciosa paludica a tipo con- linuo della vera liloide ? quanlo e difficile diagnosti- care la febbre perniciosa presso i neonati lattanti ? finche la sinlomatologia non ci fornisee i veri caratleri delle febbri paludiche scure per diiTerenziarle dalle noa paludiche, bisogna orientarci pure coi dati che la Elio- logia ci presenla; se la febbre perniciosa ad espressione scura complessa trae la genesi d' un elemento palu- dico , dove nella slagione estiva aulunnale si osser- va, e la costiluzione eDdemo>epideinica domina io 46 242 onla delle forme insidiosc del morbo. delta mancanza dei ritorni parosistici, del tipo continuo, si diagao- gtica il male per febbre miasmatica, si ministra il chinaceo, che agendo per aziooe specifica, sopra il fondo specifico, prodollo da causa specifica ancora, opera da eroico farmaco, e cosliluisce in ogni caso Dovello, come dalla sua prima scoperta, uno dei piii grandi trioofi delta nostra sublime scienza. Cessi adunque la insufficieDte direzione terapeulica per il ctinico positivista cbe viene solo dalia forma e dal tipo, sia scorta bensi la ricerca delta causa e la sua conoscenza, che viene dalla piii alia filosofia medica, e la ctinica delle febbri paludiche di Sicilia sara felica e pill utile, campaodo da morte moiti individui cbe la febbre perniciosa a tipo continuo uccide; dappoic- che coDoscere la oatura dei morbi significa conoscere la loro causa, e essa T elemento primordidle che li regge li decide li caratlerizza, ed e essa 1' ele- mento a preferimeoto che regola e dee regolare la terapeutica. -1 ;';(:■■ ■ ■ ' • ■!i'/U^..j fi ' PROGNOSTICO ' ■'■^'■■^ DELLA UALATTIA LIMNEUICA i ih' . 'I'i 'I ' •- ■ "■■"> La malattia cbe io Sicilia cagiona la maggiore morlaliia e la paludica ; la perniciosa, e piu la perni- ciosa algida, la sincopale, la colerica, la comatosa, reseca la vita alio stato acuto in brevissimi giorni, nelle campagoe e nei paesi a preferimento, ove la me- dicioa Doa si cooosce di molto, 1' eodemia crooica 'u .•'■•'iCV'-'V ;■ : ' ■ ;.;i')' .!.;••? •!!!•■:'' ,■ ■ ■ . •' * 243 6 la dJaltisi paluiiica uccido leolameote cagionando la febbre recidiva, la splenopazia, I' emorragia, 1' idro- pisla, il marasmo , la cachessia ; e delrrioraiido gli organisini cotanlu procrea figli dcgnierali che ser- bano iii)a predisposizione alia scrofula , alia rachili- de, alia ficnia. Cosi r influenza paliidica esercila ua' aziooe fatale, uii' oalacolo repressive suH' accrescimenlo dei popoli, e il risultatu deila sua persislenza ia una localita determinala e lo scemamealo della sua po- polazione specifica. TBKAPCUriCA DELLA UALATTIA LIUISBIIICA II Irallameiitu della febbre paludale di Sicilia e il traltainenlo specifioo dirello alt' elemealo mia< smalico , che produce il fondo morboso speciGco , IrallaiTiculo die se non si meKe ionaozi rapida- meiile la malaltia si eslolle gigaote a minacciare la vita ; il cbinaceo dee mioistrarsi tosto losto , e a graa do3e nelle febbri peroiciose, e nel lipo re- miltente e continuo dee usarsi coo tuUa la febbre ; che se nelle malattie periodiche miti, ia quelle ve- nule da modificatnri igienici nelle nevralgie , nelle nevrosi, nell'cinorragie, e ragionevole dare il chioi- 00 negriiiUrvalli del pirosisrao, e quando randamen- lo inlermittrtote parosislico coQ03cesi chiaro, perche ii fannaci) u.^asi come un antiperiodico, aelle malattie paludali ecu diatesi speciQca, prodotte dal miasma il chinaceo che si da come speciGco, e che costituisce la raedicazione del fondo del morbo, puo usarsi con tatta la febbre, perche sebbeoe la sua azioae e mi- steriosa ed arcaoa, si cooosce pero che fuga il ma- lore ailaccaado la causa da cbe esse proraaoa. 2U E di vero quanfo sono infiDi'te 1' espressiooi siDtomaticbe, e i tipi delta malattia paludica ? essa preseota le piii grandi scene della patologia, si ma- DiTesta sotlo lulle le forme raorbose, polrebbe dirsi la sindrome di lutte le malatlie dell' uomo , « come un proteo si inostra sotlo forma piressica , e di pi- ressia angioteoica, gastrica, biliosa, mucosa, catarrale, atassica, adinamica, pulrida, sotlo la immagioe ipe- remica, emorragica, ipercrioica, nevralgica, iperslenica, iposlenica; ogni turbamento morboso puo sorgere a costituire la peroiciosita del malore , assume il tipo conlJDuo il remittenle e tutle le varieta dell' inter- mittenle , e tultavia percbe la malallia si cosliluisce dello stesso fondo specifico, venule d'una causa spe- cifica , cede mai sempre al farmaco stesso , pcrche Delia sua azione e specifico ancora. La dose del cbinaceo minislrata nelle perniciose in Sicilia, e di sessanla acini, e Dei casi di vioienta pernicie a tipo continuo, arriva anche a ceato, ed e da notarsi cbe 1' irritazioae gastro-enterica sovenli alia peroiciosa legala dod esser d' oslacolo all' uso del farmaco, cbe torua giovavole seoza crescere I' ir- ritazione morbosa. La medicazione ausiliaria della febbre paludica o la iDedicazioDe della forma, varia secoado le ma- nifestazioni sinlomaliche cbe essa preseota, quaado si osserva la sofTereoza biliosa e la gastrica bilio- sa, che e la piu frequeate appo noi, la medicaziooe vomiliva e la purgativa , tornano utili a sgombrare le vie digestorie degl' imbarazzi biliosi fecal i, cbe agevolano Iroppo 1' azion del cbinaceo, e prcservano in parte delle recidive del morbo, e questa medicazio- ne cbe io cbiamerei ancor radicale, dee sempre impie- garsi, ed e utilissima percbe elimina la causa deleterica 215 che produce il morbo , e depura il sangue alterato. La sofferenza angiolenica vuole il salasso mode* rato, quando la individualila deli' egrolo ticne una cosliluzione robusla, un temperamenlo sangnigno, e i sanguisugi se una iocalizzazione fleinmasica si e stabilita; dove pero il dominio endemo-epidemico o$- servasi bisogna essere moderato nei salassi ancor- cbe sono indicati. La maaifeslaziene nervosa esige la medicazione stupefacienle, e Tuso del bagno quando la sua mo- dalita palologica e rcazionaria, sia iperstesica nevral- gica 0 convulsionaria, vuole la medicazione eccitan* te e difFusiva se la modalita morbosa e aslenica , e r ipoiiervia osservasi al sislema cerebro-spinale e al ganglionare, e che oltre la proslrazioiie dell'azioa muscolare annienla la circolazione, !a calorificazione e r orgaiiismo periciila per mancanza di reazione. La medicazione della forma diatesica e delle sue varieta noa c nello stato attuale della scienza ben formulala, lull^.via essa dee esser complessa coma diversi sono gli stali morbosi del sangue da cui di« pende, e si origina ; cosi la diminuzione di propor* xione dell' albumina che produce I' idropisia, si rae- dica colla china e la cibaria tonica ; la diminuzione della fibrina che origina I' emorragie multiple , co- gli acidi vegetali , colla china , cogli alimenti re- slauranli ; la diminuzione di proporzione dei glo- Luli vuole i ferruginosi e un igiene forliGcante ; e la splenopazia anlica , la febbre recidiva la caches- &ia cbe risuUano da quesle alterazioni complesse , le medicazioni csposte riuoile fra loro ; e se lo slato di anemia e delle forze nervose lo permet- le , e utile I' uso degli evacuanli secondo il metodo di Durand de Lunel, a prefereoza nelle febbri reci- 246 dive oslinate ad elimioare il principio morboso pa- ludico; ma quando la forma diatesica e costituita ai farmaci predelli bisogoa riunire la medicazione igie- oica, le influenza d' un aere sano, lasciare il cielo paluslre , onde ollenere la bramala salute, e vincere questo slato di cronicita, di cacbessia perlinace, cbe leatameote conduce 1' iofermo al sepolcro. PROFILASsiA IGIENICA La profilas^ia igienica dell'agricola delle regio- ni marose di Sicilia ptT oslare in alcuD modo al- r azione delle cause insaiubri cosi peroiciose in quei luoghi. sarfbbe di dormire la nolle nelle case e non ail' aere aperlo, e quesle debbono coslruirsi nelle al- lure di quella regione , e nou nei luoghi bassi , di usare una cibaria lonica, una bevanda saiia e slirao- lanle ; di mellersi alia falica dopoche it sole si e sollevalo suir orizzonle, di essere lemperanli e conli- nenli che la sobriela e il primo precello igienico deir uomo delle paiudi. COSTI TUZIOiSE ENDKMICA ... : DELLA MALATTIA LIUNEUIGA DI SICILIA L' osservazione dei falli delle malatlie paludiche deir isola, ci purta a staluira tre cosliluzioni distinte considerate sotlo il riguardo delta loro altivila tossica, dipendenli dal grado d' intensita del miasma, una cosliluzioae massima, una minima, una media. La coliluzione massima ha per divisa palogno- monica di serbare una potenza eliologica intensa posseule, che agisce taatosto, e i suoi efTtilti paloio- 2M gici sono infallibili senza il concorso d' altri modi- ficatori igienici, che I' organismo squilibrano , come i modificalori bromalologici che ori^inano la io.lige- stione, o gli almosferici che producooo la soppres- sione delle cvacuazioni sudoral!. Questa costituzione in Sicilia si osserva tiel- 1' estiva e nell' aulunnale Blagione, quaodo la lem- peralura salisce elevali livelli , e dove i' umidore atmosferico esubera, e siede il poslo geografico dei lerreni insalubri umidi bassi, delie paludi, delle acque slagnanli nalorali ed arllGciali. Cosi dicendo del noslro conlorno si osserva al panlano, al biviere, agli auzini, al lago di cotonp, neile risaie, nelle lagu- ne arliflciali, che la farmo da maceratoi del lino e del canape; e dolle allrc regioni dell' isola si osserva pres- so i panlani di Spaccaforno e Terranova , presso i panlanelli di Siracusa , il Gurgo di Carcaci , presso Lercara e le paludi di Valleliinga Colomba, e quesli sili sono la vera patria delle malallie miasmalicbe di Sicilia e della posiliva infezione paiudica. La cosliluzione massiaia manifesta nel genera- lismo una modalila patologica acuta, la febbre per- Diciosa assunie tutle le immagini e le semplici e !e polimorfe, preseiita le varieta le piu numerose, ve- ste il tipo remittente il conliuuo ancora, e a fugar- si bisognaoo dosi grandi dello specifico , e taU volla al terzo al secondo parosismo mortifera fassi e reseca la vita, ed e questa costituzione che raetle genesi alle recidive ostinate e al dotninio epidemico. Ollreccio e gl' immuni e quelli attaccati da febbre preseotano tulti a uti di presso la forma diatesica del morbo, e tutle le sue variela, la spleno- pazia , la febbre cronica recidiva , I' emorragie mu- liple , le idropisie , la cachessia , trista cagiona dei 248 cronicismi refrattari variatissimi , delle costituzioni degenerate, delle procreazioni degradale, delle morti premature, degli abitatori del pessimo cielo palustre. La coslituzione inioinia e per i suoi caratteri della precedeute l* inversa ; l' elemeato etiologico miasma ha una lieve azione, I' iafezione paludica e mile e a produrre lo stalo morboso vuole il coa- corso di piu modidcatori igienici. Questa costitur.io- ne appartiene ai riaiti di Sicilia, alle collide ai tnon- ti di poca alliludiiie, che in prossimiia ai ceniri ma- rosi, leiigoDO postura ecceilenle geografica die sono dominnti da veoli salubri. I miasini che la custitiii> scono sono co.si pochi e disseminali cbe la loro at- tivila morbipara si manifesla a lontani intervalli , e debole breve nulla soveali, e spesso controbilanciala dalia resistenza fisiologica normale degl' individui , dalle inducnze secondarie di temperdtura di ciima, che soffocano la loro cattiva influenza. Ija coslituziaiie paludica minima produce pocbe febbri intermillenli e beuigne anziche peroiciose, ia forma dialesica raramenle sviluppasi , unquemai la cachessia raarcmmana , e i suoi trisli effelli mor- bosi ; presentan soventi questa coslituzione paluJi* ca , Misterbianoo, Licodia , Biancavilla , G irienlini , Francofonle , Feria , Buscemi , Granmichele elevati sul mare , ariosi abbastaaza , e noD mollo vicini ai eentri marosi. La coslituzione media o mista come il suo nome lo mostra, parlecipa i caratteri dell* una e del- r allra, e se la localita noD serba focolai d' emana- zione mefliica gli slanno vicini di troppo. L' altivila lossica della costituzior)e di cbe si favella, e mascherala lalenle , per se slessa ageodo di rare, il coacorso esige di taluoi modificatori igie- 249 Di'ci, dietro i quali si occulta , gli servono come di velo, e lie crcscono I' allivila la potenza. Liionde osstTVrisi spesso in un paese a malaria, e a cusliluziuuc luirila pajudica^ die la malatlia si sviiuppa dietro uii squilibrio aereo, un muiameDlo improvviso di temperatura, uo forte passionameoto morale, una malattia che ha proslralo I' innervaziooe e la vita , un iasuiBcieiite cibaria , uii indigestiooe , un traumatismo, una contusione, una ferita, la cisto- tomia il cateterismo ripuMulo, i' avulsione d' un denle. la cosliltizione mista di che si favella liene gli individui che abitano qiiella regione come situati sotto r iiiniienza d' un iatossicazione miasmatica imminente o allu stalo iaieate, che pt^r svilupparsi non attende che un modificatore igieoico ; cosi la patugeuesia delta malattia paludica ia lale costituziooe, lieue a due fattori distinti, un fatlore specifico, i' elemeoto paludico che produce 1' inlO£sicazione, foado etiologico essenziale del morbo, e un faltore igieoico che lo sviluppo produce, e ne e la causa occasionale. Pateroo Aderno, Carcaci, Lentini, Scordia, Palagonia, Cassa- ro, Priolo, Villasmundo, Biscari, Francavilla, Calla- hiano , Moio, e altrettaii, questa costituzione mista presenlano, ove la malattia si sviiuppa per lo raecca- Dismo «'tiologico sopradescritto. L' espressiono generale delle malatlie limnemiche della costituziooe inisla, s' avvicina alia fisonomia patologiua della costituzione massima ; vi si osservano tutle le varieta delle perniciose, i tipi piu oscuri, gli andaraenti i piu precipitevoli, i piii iosidiosi, le rica- die perlinaci , tutle le siogole manifestaziooi della forma dialesica, le indigestioni croniche, le diarree, le idropisie , le emorragie, le localiziazioni lienose, - 47 2S0 i I»i<3>l9s:iehe m leffti Hvarn e la £'V£l ^£ ft Crfli Adh MiJitrin p*. -^ j^-*.^ i ^,ii ^-ii 11 ■!»- ' S 1 ^iT-nti ■ — iiT jTlf A 't.fr *' T-r tt CEI flU Jj)- la Cf; .£ din idh 251 li?i che impiega la chimica (1) , ma i falti biolo- gici assai piii iriteres>an(i dei fatli cadaverici cbe (1) Dalle osservazioni fisiche e chlmlclie sul sangue degli abilaDli le maremme del Marchelli e di-i profi-ssore Gozii rilevasi cbe il sangue eslraltij a;|.'li abitanli cosUnlemenle in lerritorii ove regna la malaria, e cho vanno quindi sotloposli alle malallie ivi endemichn , T.-bbri interrailt<^nti scorbuto ed altprazioni org.iniche della milza c del fegalo, e molto nero, forma un coagiiiu che non a saprebbe chiamar jinimo , per nulla lenace separanle nel primo momenlo pochissimo siero che »i perfora e si taglia senza alcuna reaislenza, mai forma Tera cotenna tenace resistenle concava, e mai o quasi mai quel griinii) e rdmpallo rislrpllo rnnico separanle molhsiimo siero cbe SI lianuo per segni i piii cerli di diatesi flo^'islica, il coagulo si squaglia facilmenle separa aliora abbondaiile quan- ti'ii di siero or giallo or opaco or verdiccio , quette qualila fiiiche del sangue sono marcalissime nell' eslale e nell' aulunno. Interessanlissimi furono i risullati deli' anali«i chimica, isliluila dal professore Cozzi. In tutti e quallro i sangui analizzati apparira diminuila la quantita regolare di fibrina dell'albumina, e del jjrasso. niancavan quasi del lullo i fo^ifati, esisl»;Ta molta colesterina e un apprezzabile quanlilii di ma- teria colorante biliare ; I' analisi chimica quindi lia non solo ronfermala I' allcrazione del fluido sanguiguo negli ahitanti, i ternloni so^'gflli a malaria, ma ha anche indicalo in che con- sisle lale alli.-razione , Tc.rli lerapeulica speciale delle febbri ialermillenli perniciose, voltala nel volgare idioma da Lionardo Dorolea con note dello slesso p. iOS. Ecco le conciusioni di M. M. Leonard el Foliey delle loro analisi sul sangue uelle febbri d Algeria — La m>»dia di librina essendo sopra 1 000 parti di 3, 4 diminuisce di no»e in seguilo drlla frbbre, e quesla diminuzione era in rapporto col niimprii dslle infasioni e delle rlpelizioni degli accessi. II maximum della cifra dei globuli essendo 152 e il minimum alio slato normale 110 hanno afulo come media celle febbri recidive e prolungale 103. L' abbassameulo dellf 232 raccoglie la cbimica e raaatomia patologica esprl- mooo la sua inlossicazioae abbaslanza , ed espri- tnono cbe per la via del sangue il miasma intossica poi il sistema nervosu, e gli orgaai lulti , e per ia« ■,■■■' ; ■'••1 o;!..i7 proporzioni dell' albumina avriene d' un modo pronunzialo — I maleriali solidi del siero, organici e inorganic! Iciidono a de- crescere di quantila, I' acqua del sangue che non diminuisce cbe in casi rari , tende geueralmenle ad aumentare, e cio ha luogo a svanlagi^io dei globuli, Alemoires de medicine chirur- gie et phannacie militaifes t. 60, pag. 35. Robin e Verdeil al 1853 asseriscono cbe la quantila di fibrina del sangue e minore nelle febbri intermiltenli Iraile de cbimie anatomique et physiologique v. 3. p. 205. Cosa dimostra lo studio analidco del sangue nel cotbo delle febbri iutermitlenti ? nulla bisogna confessarlo nello stato atluale delta scienza; Andral e Gavarret dopo avere esa- minato in moiti casi il sangue eslralto dagli ammalati sia durante il parosistoo febbrile, sia durante 1' apire:isia, niente iianno cooosciuto ; nessuno vizio materiale del sangue banno trovalo in rapporto di coesislenza o di causalila cogli atlac- cbi della febbre intermittente ; cosi I' ematologia pnsitiva re- sta muta nelle febbri iotermillenti ; e se, (come pare as*ai probabile) 1' inlossicazione paludica noa compiesi senza al- terare il sangue, la cbimica nello state attuaie non h^ co^ atatato questa allerazioae, come non ba conosciuto I' esisten- sa dei miasmi paiudici nell' atmosfera. Itequin v. 3. p. 286. Dal qui antedello sembra quindi die la cbimica organica nelle sue analisi ha fissato le aiterazioni del sangue quando queste sono piu progredite, piii positive, solto I' azione conti- fluata del miasma , cbe fa ripelere la febbre, o che produce la diatesi e la cachessia paludica, senza mai suscilare movi- jnento piressico, e pare che essa nello stato attuale e insuiB- cienle a conoscere il principio, il primo grado, 1' alterazione /Comincianle del sangue, che apparisce all' azione lieve, o al- J' azione appena cominciata del miasma paludico suH' organismo ^JTente e pero dicea bene Aodral e U&^om. Senza dubbio 253 tossicazione io voglio esprimere la presenza maleria- le del principio tossico nel sangue e nei tessuli di- versi, e le niodificazioni morbose dell' uiio o degli allri prodolte in essi dall' azione della causa sless;). E di vero le febljri peniiciose morlifcre clie a priino 0 a secondo parosismo annienlano la reazioiie, annienlando la circolazione, I' innervazione, la calo- rificazione, che miaacciaoo una dissoluzione prossima, senza sinloini local! funesli, ed ove I' organismo pe- riclita per 1' atlacco portato alia sua unila, alia sua resisleoza vilale, alia sua reaziono, piucche per una lesione di strutUira, le febbri perniciose morlifere diinostraoo probabilmentc la inlossicazione del san- gue Del morbo paludico, e la inlossicazione secon- daria del sislema nervoso e degli organi tutli, Che cosa e la febbre perniciosa scorbulica ? carallerizzala da areole violacee per lutta la pelle, di puslole diafane ripiene d' un jiquido dello slesso colore ; di gengive tuniide floscie violacee, che gemono sangue nerissimo, di vollo livido, unghie pavonazze, poisi esilissimi, lipolimie ripetute, respiro diflicile , di felore cadaverico , segni tulti di dissolu- zione umorale ? Che cosa e la febbre algida cafalterizzata dalla ^O' non si ha trovalo costanlemente quesla allerazione durante tulta la (lurala della febbre, perche non si ha potulo conosceri dopo i prinii accossi, ma non e possibile, continuaiio essi, che la cliimica sia impolcnle allora a scoprire ua allerazione co- niinciaiile del sangue, menlri'cche essa e si manifesla quando la febbre e ritornala sovcnlc ? cssa discopre allora una dimi- nuzione nei prijicipii cosliluliTJ del sangue e sopratutlo nfi ^lobuli rnssi. Corso di Patolug, iDlcro. t. 3. pag. 115 arti- xolo febbri inleroaiUeati. 254 mancanza dei polsi da freddo di gelo dall' annienta- mento della reazione organica dalla cadaverizazione dell' rgrolo ? (_lhe cosa e la fybbre perniciosa lif()iil<'a con cangrene eslerne, con esantemi, con delermiuaziooi morbose alle parolidi , con I' ensipela raabgno ? Tutlc quesle febbri venule da un lossico paludico virulenlissimo, sono delle inlossicazioni del sangue, 6e\ sislema nervnso, dell' iiilero organisrno, che li riduce iosiifljcienli a soslcnere la reazioiie vilale, e che si moslrano con espressioni morbose di disso- luzionp iimorale e di annienlamento delTazione nervosa. E il fatto patologico della trasmissione della febbre paludica dalla madre all' embrione nell' utero, dalla nulrice al laltanle, come osservo Franck Boudin, dimoslrano pure che le febbri p;iludiche ilipendono d' un iiilossicazione g.-neralc del saugue e degli or- guni, perciie il saiigne e 1' impaslo organico inlossica- li son quelli che con inolla vensimiglianza comunicano queslo slalo patologico. Ma a spingere le noslre ricerche piu avanii nello sludio posilivo dei falli eliologici, esaininiaino 1' azione deir altnosfera impregnnla del tossico paludico sul popolo che nel suo soikj viva e lespira, che inoslra carallori di apparenle salute perche non palisce la febbre. II lossicoso miasma che per lulle le superficie di rapporlu nell' organisrno s' addenlra, e per la rc- spiraliva sta per quallro o piu mesi sempre iofuso nel satigne, con queslo fluido segue i cammini della circolazioiie gi-nerale, colla fibrina e I' aibumuia per ex<)S(nosi trari>uda nell' inliinita molecolare degli ur- gani, coi globuli senza uscire dai vasi agisce sui ■fi" 2S3 (essuti e sul sistema nervoso, e cosi si comunica ai fluidi, ai solidi, ai sislemi oervosi, ai tessuli dell' or- ganismo vivenle. Torn indo il sangue al polmone ad arttrializzarsi, a combiiiarsi coll' ossigene vivificaiile , nuovamenle riceve ii lossico morbigeao, e lo Irasferisce di nuovo in lulla r economia orgaiiica, e cosi laole voile iu ud ora, in uii i^iorno, in un mese, in quallro mesi segnili, iin- pregiia dal modiGcatore specifico I' itilero orgaiiismo. Ii sangue pero carico del principio tossico, nelle sue propriela modificalo, Don puo adempieie le sue gran missioni fisiologiche, la sua azioiie molecolare uecessaria a sosleiiere la reazione nervosa difolta, come quella sostenilrice dell* assimilazione, e non puo portare la vila sana in tutte le parli. Cosi la emalosi viene turbala, la digeslione laborio- sa disordina senza cagione o alia cagione piii lieve, i' innervazione ccrebro-midollo-gangliouare si proslra, r assimilazione difella, I* espressione geoerale della vila e asteoica, e tullavia T individuo solto I' influenza d' un lossico, presenlando quesla serie di lente degradazioni funzionali e vitali, non esce dai cancelli dello state sano, non e in preda ancor della febbre, o della diatesi paludica. 1 dopuratori deli' organismo la pelle i reni gli inlestini, colle escrezioni sudoral! urinifere inle&linali, eliminano seinpre il principio tossico che per la it- spirazione s' introduce e sla infuso nel sangue, e pre- servano I' organixno del suo niassiino iinpreguamenlo, e cosi sebbene slasse sempre il veleno paludico nel sangue e nell' organismo, una forl« immmenza mor- bosa che liene le parli e le loro fiinzioni non sano, pur« esse nun runipunu ad un pusilivu stcilo inurboso 256 e la raaggloranza dei popoll dei cieli paludici negli anni medii, non s' allaccano della febbre, o della dia- tesi paludica. Lo studio eliologico quindi del miasma cho por qualtro mesi conlioui dimora nel sangue, cbe agisoe morbosaaiente, ma che non produce lo stato morboso, cbe tiene popoli interi in imminenza alia fcbbr*;, alia dialcsi, ma che non li affella di tali malori, che po<- trebbe dirsi una prima oscillazione dalla salute alia malaltia, una coudizione morbosa lineare compalibile con una qualche salute, e che inizia la vera soffa- renza morbosa, lo studio dell' azion del miasma ia alcuii modo ci fa ancor slenebrare il misloro della forin.i/.ioi>e del morbo iiei suoi leinpuscoli primi, e il luislero della sua recondita esseiiza. Gi fa stene- brare la primissima raodiflcazione morbosa passarsi iiella plaslicita e nella vita del sangue, nella vita indi del sislema nervoso, e nell' intimila molecolare dei lessuti, ci fa stenebrare tale modific^zione geue- lica essere in prima umnrale e poi solidislica, il sangue essere il fluido ove il miasma dimora, ove forse comincia a turbare occultamente la sua vita intnnScca, ove inizia le sue lesioni, che chiarissime divengono poi permaneiiti, prepoiideranti, nella dia- tesi e nella cachessia marommana ; e il sangue in- lossicato rispelto alia causa specifica cosliluire il fondo morboso permanenle, il punlo di partenza, il primo anello, d' onde 1' osservazione iion puo rimoa- tare piu in la, fondo morboso genelico d' onde si viene alia intossicazione del si'^tema nervoso, all' in- lossicazione dei lessuti dell' organismo , da cui dipende la forma febbrile, la forma affebrde che sonn lransilori(> c di poca durata, e d' onde si vieno alia fura) 1 dialesica e alia cachessia raarenuuaua, 2S7 espressioni morbose permanenli, general!, di luogo corso, che direltamenle si originano dal fondo mor- boso permanenle sanguigno che ha profondameiile alteratu la funzione assimilatrice, alterazione la quale palesa piu della febbre , e della febbre larvala , la vera essenza del morbn. Le due espressioni lerminali quiddi di quesla gran causa tossica e I' espresiione iniziale ad un imminenza cnorbosa cbe si nola nei popoli dei cieli paludici non ancora animalali, e I' espressinne mor- bosa finale, la forma tJiaU^ica che invade I' intero organismo disordinando la funzione assimilalrice, ci convincoDO veramenle sul reale fondo inorboso della malallia paludica che si cosliluisce d un inlossica* zionc del sangue anleriore ad ogni significazione sla- tica 0 dinaaiica su lale o tal' ailra parte del solido viveote (1) , iolossicazione del sangue la quale puo esislere senza presenlare alcuna manifeslazioae morbosa osservabile, e senza dislurbar la salula apparenlemenle, ed esisli' originando le iotossicazioni secondarie del sistema iiervoso, e
  • - . I (!) Boud. pag. 187, zioni apprezzabili (i), neiP iolossicaEione protiingata k chiniica orgaoica fa rilevare (ielle alterazioni nel sao- gue i vizii di proporzione dei globuli, dell' albumina, della fibrina, e 1' osservazione fa conoscere delle sofierenze ipereraicht^ ipt^rlroGche cilia, milza al fegato, e delle alterazioni iiell' impaslo organico lullo. II sangue come nell' inlossioazione per i gas deieteri, generalizza al sislema nervoso, all' orga- nismo, 1' influenza palologica e per essere il veicolo del priiicipio lossico, e per essere niodiiicaty iielle sue propriela, nei suoi principii, e non polere ailenr)piere gli ullizii che gii sooo imparlili- Pero il morbo paludico pare coslituirsi dell' azione del miasrna sul sangue e suU' inlero organismo, sembra poiersi compiendere ntil' ordme delle nialal- lie specificbe oagionate da uu lossico, nel genere delle inlossicazioni, nclla specie inlossioazione palu- dica, e volendo scegliere un lermme quanio piu si puo convenevole per esprimere una nialallia dell' or- ganismo generale ai fluidi e ai solidi, (uthis snbslanlie, polrebbe provvisoriamenle denomiuarsi malallia d' in- iossicazione paludica, o malatlia limnemica, invece di febbre inlermiltente, Gnche la scienza fi^sera uii Dome che esprime meglio se si puo una inabitlia di tullo r organismo ; dappoicche \\ lermine malallia Jimnemica che significa malallia del sangue di causa paludica, o quello d' intossicazione paludica che ha il significalo medesimo, ancorche fondali sopra una -iiiyrf iii;i cii;. ;.-■■! I''.---,, '..■■. , i<, ■•■■ .■ . 1 (1) L' aumcnlo di volume dolla miUa si moslra tanto sovenle nel corso delle fei)bri inlormitlenti, che si pno con- siderare come uno dei buoni caralleri di quesla malallia Comp. V. 5. p. 273. < ; 259 opinione probabiJ". e non ancor dimo*lrala, sono Ueiiu tilatu altuaie i lennini i meno imprnprii a significare una malatlia col notne del lluiJo ove la causa specifica, ciie co-iiilnisce il lulto Jel inDrbo agisce pritnltivameult;, « srmpre ditni)ra, ad espnmere la vera essenza dc-l morbi), cbe da ragione di tulle le forme, meulro il termiiui f bbre inU^rmiUenle noii espri- me I'essenza, ma una sola forma, e im sololipomorboso, ad esprimere una raalallia q )(i(itf> piu si puo concepire gfiiuTale all'ecouomia iiifera, essenio il sangue in lulti gli org.uii e in lulli i ttissuli preseiite, essendo il rap- presealaiile I' uiiila nialenale del iioslro orgaoismOj essendo qua!ch« cosa di generalc uleote di parlicolare, ed essendo li luito matenale cho si parlicolareggia colla rnedini'-io(ie degli organi, e quesli essendo le parli cbe si minlenguoo coll' influenza del luUo (I) ; infine essendo il sangue il solo cbe puo dar ragione d* una malatlia cbe si difTonde at sisleraa nervosOj cbe si localizza in lessuli diversi, e cbe nella forma diaiesica atlacca per I'assimilazione il solido orgaoico, e si mauifesla nell' intero organismo. BVOLUZIO NE &eLLA MALATTIA E se dallo siuljo dd fbudo raorboso passratno ad eiiarrare lo sviluppo e il modo di succeSsioDe palologica deir intossicazione paludica aell' organismo vivenle, ecco una inia probabile maniera di vedere 3uir evoluzione del morbo. II sangue, esercitaado una doppia influenza aell' organismo quella di sostenere 1' innervazione e di sosleuere la outriziooe, cos^ l& (I) Tommaai ». 1. p. 26», 260 sua intossieazione primitiva, avveDula nella Funiione respirativa ordinariamenle, aH'organismo difforiilesi per la via reazionaria nervosa, per la via plaslica o assimi* lalrice. Degli elementi del sangue I' elemeoto globulare difTonde neile sue missioni funziooali la iulossica- zione per un modo disliuto all' organismo vivenle. I travagli dei fibiologisli del giorno (1) , banno fallo conoscere che i globuli coasiderali nella loro interezza non sono i materiali delta nutrizione, passano dalle arlerie neile veae senza effoiidersi in alcuno tessulo, e una teorica della nutrizione foadata sulle loro aggregazione, o su quella dei loro nodi erronea fosse. La loro missione e di manlenere la reaziona dinamica e gli alii diversi dell* innervazione carebro- roidollo ganglionare negli organi, essi subiscono it cangiamenlo che s' opera durarUe la respirazione e acquislano una tinta carica traversando i vasi capillar! del corpo, ove si trovaiio in contliUo colle parlicole degli organi lungo le quali sdrucciolano ; ad ogiii cir- cijilo che in tre minuti si compie, diveugono vtrmigli nel polmone, impossessandosi e disciogliendo I'ossigene con grande energia, che gli conserva I' elaslicila e la loro fermezza (2) , divengono neri nei capillari del corpo, e io venliquallro ore subiscono quallrocenlo ottanta alternative di colorazione a un dipresso ; alio stato verraiglio esercitano sugli organi e i loro nervi ua eccitazione necessaria a maatenere la vita, e questa stimolazione e divcrsa dall' aOlusso dei raato- fiali nuovi per verificare la nutrizione. Grandi manifestazioni morbose dell' intossieazione (1) Muller, Manuel de Piiysiologie Deuxieme Edition r,i, pag. 2Si. (2) Robini et Verdeil r. 2, p. 43. 261 paludica sono le forme febbrili e afebbnli o larvale, e pare con probabilisino essw moslrare che un modo prr cui I' intossicazione del sangue comunicasi al- r orgaiiismo nella sua azione Jinamica, essere i glo- buli dcstinali a manlenere la reazione e T innervazione generale, i qiiaii probabilmenle si possono cancare del principio morbigeoo paludico, che si e mescolalo al sangue, come si caricano di ossigene, e possono esserne morbosamente modificali, la forma (ei)bri!e producendosi dai disordmi dell' innervazione e della circolazione generale, la forma larvala dai disordini dell* innervazione e della circolazione parziale dei les- suli diversi. II plasma liquido, la fibrina, 1' albumina, sono gli aitri elemenli del sangue che comunicano ancora nelle loro mission! funzionali la iolossicazione di queslo iluido all' economia inlera ; il sistema vascolare san- gdigno essendo un sislema chiuso perfellamenle, lo scambio dei maferiali niilrilivi non puo aver luogo che a Iraverso le pareli dei capillar!, la nulrizione nierce im esalazione a Iraverso quesle pareli si compie, e a dispendio delle parti disciojle del sangue, e i pill inleressanii maleriali ilella nulrizione sono 1' al- bumina e la fibrina disciulle, che a Iraverso le pareli capillari si p.issano ; esse arrivale nei sislerai capil- lar! neir inliniita dei tessuti sono deslinale a soslenere la funzione assimiialrice, o meglio secoudo la scicnza del giorno la propriela vilale vegetaliva di nulrizione da cui dipendono le secrezioni e le caloriCcazioni. Un allra grande manifeslazione morbosa dell' in- tossicazione paludica e la forma dialesica, e sembra con verisimigliaiiza che u.i allro modo per cui I' in- lossicazione del sangue si comunica all' orizamsrao essere la fibrina , I' albumina , e gli allri maleriali 262 (lesliiiali a sostenere h nutrizione dei tes&uti, i qua- li possoflo essore carichi del principio lossico, e pos- sono esserne raorbosam -ote modificali, la forma dialesicij manifeslandosi odhi lotahta d*!!' orginismo, e costi- lufMidosi d' una mani«ra d' essere aiinrm-ale (iella Vila nulriliva, come le emorragie, le idfopisie, e Is eachossia, che e la variola piu rilevaole lo dimoalra- no chiaro. Laondo il sangue ael tempo naedesin^o diffxide la inlossicjuione p.iludica all' ecixiomia orgaaioa , e per r elemeiilo globulare e per il suo plasma liquido-. !/ elediento globulare ag.end(> ccroe stiinolo spa- cialo a t;iascn/i organo a inanlenervi la reaziorte di- namici, manifesla oei casi mag.giori subito ii morbo eolla forma febbrile e coila forma afebbfile o larvala; il plasma fluido del sangiie agendo eoine ireateriab outrili- vo, produce ancora lo stalo naorboso tjuila materia orga- nica, o sottoslralo perajaoeute della vits, nsa quieslo stalo morboso cosliliiito dalt' aEteraaomi della sostanza orgaoica corre my pi^rioJo di latetiz^v, e Is sua espres- sione siiiloaidlica si (iM(>iFi!Sl» do'po un- fcenrapo quaodo i' alleraiione della so-s^siisa ofgaoica & eft tu-lti J suoi prodolli tnaten lietie malta efBcacia, allora si oftsefvano' Ite- e-morragie multiple, le idropisie, la cachessiay che rilevano il disordine niorboso iiella forsa pla&liea e nei lunorafiui di vegetazio- ne dell'organjsraoy allora si osser^ala febbre crouica re- el diva cbe moslra la sofiferenza della soslanaa organica dilTiisa al sislema oerv©80 e cifGolaloFio, E quaudo Tin- lossicazioop piiludica e mile e di breve durata, relemen-^ lo globulare spesso produce la febbre, ma il plasma del sangue uoa arriva a produrre la m^ulazioue com- 20.3 pipta morhosa nella soslanxa organica d' oade viene ia forma diatesica. E la forma dialesica ordinariamenle seconda alia forma febbnle nell' evoluzioiie del tnorhn^ puo csislere senza avere esislilu la prima, come io dimo- slrano molli falli in Sicilia, e che prova vicmmr^lio r intossicazionc primiliva del sangue in questo ma- iore anlenoro ad ogni inanifcstazion^ frbhnle. Pero il modo come I' inlossicaiione del sangue paludica si difTortde nell' €Conomia organica tnlta ci porta megiio a fissare clie la raalallia si cosliluisce d' un inlossicazione dell' orgaiii>mo e che la forma febbrilc, afubbrile, dialesica, da essa dipende, o nicglio che la inlossicazione del- r orgaiiismo paludica si significa era coi disordini deli' innervazioiie e della circolazione generale, da cui viene la febbre, dovo colle soffere nze localizzate della sensibilila della molilita della circolazione ca- pillare, da cui vengono le forme infinite afebbrili, delle febbri larvate, quando coll* alterazinne generale della sostanza organica, d' onde iiascu la forma dialesica, e Ic sue variela, ed ora colla coesistenza, di piij delle sofferenze predelle da cui onginano le febbri perriiciose semplici e le polimorfe. A sporre imperlanto che le forme della inlossi- cazione paludica da tali delerminazioni morbose di- pendoni) se la cachessia, i' idropisia, 1' eniorragia muUipla originano dall' alleraziono del sangue e dal dislurbo della porzione solida organica iiella forma dialesica, e se si e conosciuto che 1' anemia globu- laro si traduce per la scolorazione con tinla giaildslra della pelle la dispnea le palpilazioni gli sliepili di solBo vascolare, che I' anemia albuininurica si maoi- fesla per la teuduiiza alia pruduziooe delle idropisie, 264 e r aneoiia fibrinica per le eraorragie multiple, molti argomenli coraprovano che la forma febbrile e afebbrile originano dai disordini cbe l* inlossicazione porla alia reazione dinamica, o oicglio ail' innervazione cerebro- midollo ganglionare. Se coDsiderasi lo stadio primu delle febbri pa> ludiche, notansi oei sinlomi di fredda di vomilo, fenomeoi alle sofferenze nervose dinamiche spellanli, e le sincopi le lipolimie spesso legale alio sladio primo delle perniciose, da ridurre deplorali gli egroli, menlre si dissipano m spazii brevi, bene ripetousi d' una sofFereiiza vilale del sislema nervoso, e I' an- dameiilo delta febbre paludica che giunge ad allis- sima iulensita da minacciare la vita, e dissipasi poi in un giorno o poco meno, e rinsanisce 1' egrolo, comprova meglio il nostro principio. Ma le febbri perniciose polimorfe dipendenli da multiple determioazioni del raorbo, che successiva- menle viene occupando dall' uno all' allro accesso, e che una febbre larvata a beaigna a perniciosa ri- mula, una febbre perniciosa in altra cambia nei successivi parosismi, e il conviocenle argomenlo che tali forme si coslituiscouo d' una lurbazione dinamica del sistema nervoso. II realizzarsi inlanto ora tale era tal' allra forma sotlo r azione dello slesso miasma, ancora dipende dalle predisposizioni fisiologiche e patologiche che 1' orga- nisino presenla quando agisce il tossico palustre, e dtdl' azione coesislente dei modificalori igieaici. E qui viene necessario diciferare le attitudiui testulari difTerenli che i varii orgaoi, e le varie parti dei due gran sisterai nervosi, e del gaglionare, e del cert'bro-spinale, preseotaoo all' iaQuenza dell' iotos- sicazioae urganica, cosiccbe uq puato a prefereaza 265 cbe uii' ultro si affelta nelle 'lelerminnztoni looaii morbose, e I' attitudioe generate die I' indivniuo tieiie in lullo I* OFijanismu a rea^ire coo reazione diversa, cosiccbe lo svilupparsi lale form i morbosa a prefe- renza d' uu' altra, ollre ia qiialila e quotita d' azioa del miasma, da questa speciale altitudine del divers! tessuli, e dei varii diparliinenti del grao sistema oer- voso anche dipende, c dalle coodizioni generali fisiologiehe e pdtologiche che 1' iodividuo lieiie oel- r iiilero orgaiiistno, come dall' ioflueoza dei niodificalori igienici che lo circondaao sempre. Pero a meglio cbiarire il predetlo adduceodo ua esempio sollo 1' iaflusso miasmatico slesso a che soggiacquero diversi individui it prinoo inoleslasi di febbre peroiciosa apoplellica perche tiene il cerebro io tnollo sviiuppo, perche gli esercizii dell' inteiletto r aouo altivalo vieppiij, e perche I' elecneiilo eliogao- stico iasolazione collegavasi all' azioa del miasma ; UQ sccoodo teneiido idiosiacrasia epalica e ua morale eoncilato da iasigni disturb! sotto i' ioflasso d' uaa slagione estiva assai calorosa ammala di febbre per- oiciosa ilterica, il terzo a (emperameato saaguigao, a m^struaziooe abboodaale, travagliasi della peroiciosa afebbrile menorragica, il quarto travagliaodosi di vo- mito abituale eccedenJo oelli cibaria solto il modi- ficatore calore elevato presenta la febbre perniciosa emelica, il quioto teaeodo difetlosa la chilo>emalosi viziata la proporziooe della Qbrioa del sangue, presea- tava ia febbre peroiciosa scorbutica. E il primo iodividuo perche a tempsrameoto sanguigno, sul quarantesimo aoiio, a robusta faltura, preseutava la febbre peroiciosa apoplettica a forma d' aogioloaia, inenlre il quarto Dervoso liafatico di temperamento a coslituzioae deleriorata moatraTa la 49 266 febbre perniciosa emelica a forma adiaainica ; e alle due graodi modalila cbe possono presenlare le malallie paludiche lebbrili di gran reazione o di adinamia , coiicorrono ancora la cosliluzione medi- ca dominaole, e il prololipo di dinamia dell' egrolo cosicche e facile osservare cbe cainpeggiando una cosliluzione di malallie inflammatorie o adiuamiche le malallie quella divisa preseiilano, e dove la febbre paludica a forma perniciosa sviiuppasi iiilercorrendo un malore cbe rese anemico I' egrolo, e affrali la polenza vitale essa piglia la forma di massima pro- slraziooe, di adiaamia, piglia la forma lifoidea ; e di quesli non tu4li presenlano la forma diatesica, e se molli presenlano la variela febbrile recidiva e la splenopazia pocbi preseDtaoo la cacbessia I' idropisia 1* emorragia muilipla. Volgendo i ragionari ad indagare la origioe dei lipi diversi ebe la raalallia paludica nella forma feb- brile e afebbrile assume in Sicilia, un osservazione seguila mi ba dimoslralo, cbe (ulti essi dall' inler- Biitteole al coDlinuo, debboao considerarsi come r espressiooe d' ua intossicazione paludica di vario grade, di cui il massimo produce il tipo cootiauo, q ii minimo il tipo iotermitleote come sosleneva Boudin. Negli anni infatli assai calorosi in Sicilia, le febbri paludicbe si manifestauo peracule, e assumono il tipo remitteote o il eontiDuo, mentre negli anni di temperatura mile le febbri iadossano il tipo ia- lermitteDte il piji cbiaro ; e quando la malaltia assu- me r aodamento eodemo-epidemico e spaziasi alle regiooi di aere pure I' evoluzioa del miasma in quel il«mpo e stata copiosa ; cosi a dir dell' anno railie ottoeaDto cinquaDladue ove 1' esalazione tossica fu proluagala e tragraade, per la state e 1' autuaoo 267 calorosissimi, le febbri paludiche regnarono a modo endemo-epidemico, veslirono il lipo remiltenle, e il coulinuo, seguirono uii andamenlo insidioso implicalo. Uu ultra causi che modifica lalvolla il tipo delle febbri paludiobo nell' isola nostra e I' elemcnto irrilalivo, che impedisce I' ap'fressla <)i manif.islarsi specchiala ; in allora la fcbbre paluslre si svibjppa e coesisle ad una malallia d' origin diversa, che ha un esistenza indipeadenle, e che esig« una distinla terapenlioa, ollre I' anlifebbrile , e la malallia in al- lora perlieue alia classe delle complessp, e viene d' nil eleinenlo eliologico duppin. Pero nn elenjeiilo sle- nico, una flemmazia, un irnlazione morbosa oonge.sliva, una sofferenza gastrica biliosa, puo riniulare il lipo inlerinillonle chiaro, in lipo ri'inillenle o conlnino, e bisogiia una lerapeulioa direita a qneslo elemenlo morboso novelio, per ridurre la malallia al lipo in- lermillenle specchiato. La origine adunque dei lipi diversi dolla febbre paludica di Sicilia e di doppia falla, e se un rap- porlo chiaro rilevasi nei casi maggiori fra il lipo della manifeslaziooe morbosa, e 1' iutensita dell' evo- luzioa del miasma, e che il tipo conliouo e remiltenle d' un intossicazione maggiore proviene, alcuni casi vi slanno ove e un elemenlo di nalura diversa che da il tipo remiltenle o il coalinuo ad una seroplice febbre intcriniUente. VK PENSIERE , | SUr PIUNCIPII ESPOSTI ' Forse molli non S"guiranno la ;nia maniera di vedere, e i miei principii leoriei sulia malallia per iolossicazione paludica, ed io noo posso sperare 268 r approvazione geaerale ia uaa materia cosi ardua, she uou pu6 ricevero una coovincenle dioiostrazione, ma deile riQessioni e de^li argomeiili di semplice probabilila ; la mia inaniHia di vedere, p ro uon dee veiiir Irasandata dagli Scieaziali orloJossi, la cui criiica ha coslanlemeule per scopi il progresso della scienza. Parleado da nuincrose osservazioni raccolle in molli anni in Sicilia, lio cercalo di rannodare i falli a pochi pruicipii (1) ; a coiioscere meglio il foado raorbaso mi sono ingegnata a studiare per quanlo mi e slalo poasibde la causa lossica nella sua azione suc- cessiva sul sangue, sui sislema nervoso, sui tessuli divers! ; cosi ho fissalo che coasiderando la causa, il sangae e d primo inlossijalo , che per le raa- uifcslazioni palologiche acule, il sislema aervoso e il sislema circotalorio i primi raoslrano la soffe- renza morbosa, che per l;i sintomatologia cronica dialesica e la soslauza organica, e il saugue, si mo- strano affelli. ■■ . ■ -. ■ (I) Questo argomenlo e slato ancora Irallalo nelle mie olio memorie di Geoi^rnfia fisico meilica sulle principali acque sla- gii.inli di Sicilia e sullfi I'ebbri inlermiltciiti a che oiellon cagioue , pubblicala negii alii dell' accademia Giocnia, ed al fiiidd vi 91 trovano gli slessi principii ; ma quesli sono slali piu reltificali nel presenle lavoio , uve ho porlato uu analisi piii positiva, un ragionamcnlo piii I'sallo, ed uoa criiica piii giiidiziosa . sopra qiiello che dai moderni si scrisse, e sopra qiiello (Ik! noi slessi scrivemmo. <;io muslra al palese che le teoriche tnediche non sor- gono pprfoKe «d un Irallo, e che vanno pii'i a piu avvicioan- dosi air esaltezza, come ci svesliamo da qiialunque preoccu- pazioiic sislemalica, e noii ammeltiamo che i falli e il puro ragionaracnto. 269 Pissando quindi I' intossicazione dell' organismo comij i'i)-\i\') (iiorboso, ho detcnniiiato come sue di- peiidt'iize la forma febbnlt', la forma afebbrile la forma dialesica e le ioro vunel^ ; ho considerato i ti|)i come modalita del grado dell' intossicaziootf paliiilic», e ho stabilito meglio il lipo cootiouo nelle febbri paludiche come espressione della massima into:>si(-a/.ione ; bo sceito una denominazione del morbo dt'Siiiila dalla causa specifica e dal fondo palologico, sdsliluendola a quella di febbre inlermil- lenle che esprime una delle forme e uno dei lipi solamenle del morbo. Ecco i miei pensieri sulla Patologia paiudica di Sicilia dedotti da una positiva osservnzione, evilando I' ipolesi per quaiilo mi e slalo possibile e muovendo sempre dei falli per ba- sare un principio. E se nella serie dei miei ragio- nari mi sia lal rolta smarrilo ne imploro I' indulgeoia del pubblico. (Sard continuato) I' MODIFICAZIONI E DILUCIDAZlOlM Siiccedula un interruzione fra la slampa dei primi fogli della Meraoria , e quella degli ultimi , ove Irallasi la Teorica della Malallia Paludica, ed io senipre intento a rollificare le mie idee scientifiche coUo studio delle Alalatlie Paluslri di Sicilia , ho credulo coiivenevole modilkare e chiaiire alcune espressioni delle prime pagine, onde segiiiro i prin- cipii slessi e il linguaggio inedesimo in luUo il la- voro. La stessa to irica soiiucsi in un allra memo- ria clio fa seguilo a quesla , e che va a leggersi neir imminento tornata Gioenia , titolala Fisonomia Annua delle Malaltie per Iiilossicazione Paludica di Sicilia, Kappoiti Geneliii coU'Evoluzion del Miasma, e coi Mezzi Ambienti. Pag. 197 liiiea 19 malattia paludica o limnemica — di qucsle due donoiniuazioni proposte nolla memoria adotio il terniine malattia paludica o malattia per intossicaziono paludica, e lascio quelle di limnemica perche queslo fissa un pniicipio teorico esclusivo, probabile, la sola allerazione del sangue, mentre il secoudo e.sprimc la presenza.materiale del princi- pio tossico nel sangut', e nei lessuti diversi, e le malaltie (lell'uno e degli altri prodotte dall'azioDe della causa lossica, malattie ora primitive e indi- pendenti fra loro, originate daH'azione direlta del Tossico, che materialinente circolando col sangue, in lulte le parti deU'organisrao si trova, e puo di- rellameiile ammalare i varii organi, e il sislema ner- voso; ora successive c dipeudenti dalla prima sof- ferenza murLosa, avvenula per 1' azione dell' Ele- mento paludico. Pag. 198 iiiiea 17 forma diatesica — ho proposto que- sta denominazione per fissare la dipendenza che n tale malatlia generale liene coll' Inlossicazione pa- ludica, che costituisce il fondo del niorbo, ma dove parlo della malaltia dialesica paliidica, in iin niodo assolulo,nelle altre parti della memoria, voi^lio sein- pre sostituire al termine forma dialesica, il termine piu proprio dialesica pakidica. Pag. 204- Prima Variela S|)lenopazia — Prima Varieta Diatesi Paludica con S|)lenopazia. Pag. 205 Seconda Varieta Fcbhre Gronica Recidiva — Seconda Variela Dialesi paludica con Febbre Gro- nica Recidiva Pag.206Terza Variela Emorragia Mullipla — Terza Va- riela Dialesi paludica con Emorragia Mullipla. Pag.207Quarla Variela Idropisie — Quarta Variela Dia- tesi paludica con Idropisie. Pag. 207 Quinla Variela Gachessia — Quinla Varieta Dialesi paludica con Gachessia. Poi si aggiunga — Sesta Variela Dialesi Paludica La- tente. Oltre le varieta della Forma dialesica del- r inlossicazione paludica, descrille nella memoria, io ne amraelto un allra che polrebbe dirsi laten- te , che non si manifesla con chiara espressione morbosa, e che dispone il pazienle ad ogni azione disordinata dei modiCcatori igienici ai ritorni della febbre; io ne parlo a lungo nella memoria cilala che va a leggersi all' Accademia. La diatesi paludica e r espressione morbosa diretta, continua, permanen- le , generale dell' inlossicazione , e 1' inlossicazio- ne medesima piu diffusa all'intero organismo, piii ostinata, indelebile, refraltaria, ai farraaci , men- tre la febbre acuta, e la febbre larvala sono delle forme sintomatiche , transilorie, che finiscono , si riproducono ma sono islabili , e giammai perma- nenti,e spesso dipendono oltre I'azione del miasma dair influenza disordinata dei modificatori igienici. in Pag JO? Dt'llii Malallia limncmica — Delia Malaltia per intossicazionc pahidica, h per brcvifti riolla iVlahl- lia paludica. Pag. 11)8 I'Onnc dclla Malallia Liiniicinica — Forme dclla Malallia Pahidica. Pag 209 Tipo dclla Malatlia Limncmica — Tipo dcl- la Malaltia raludica. I'ag. 210 Eliulouia della Malallia Limncmica— Elio- logia dclla Malaltia Paludica. •.l.ni '; Pag. 2H Diagnoslico della Malallia Limncmica — Dia- irnoslico dclla Malallia Paludica. Pag 212 Prognoslico della IMalallia Limncmica — Pro- giioslico della Malallia Paludica. Pag 243 Tcrapeutica della Malallia Limncmica — Tc- rapeulica dclla Malallia Paludica. Pag. 216 Cosliluzionc Endeniica della 3Ialallia Limnc- mica di Sicilia — Costiluzione Endeniica della Ma- lallia Paludica di Sicilia. Pag. 261 lin. 8 si possono caricare del principio mor- bigcno paludico che si e mescolalo al sangue,come si caricano di ossigcne — si possono caricare del principio morbigeno paludico chc si e mescolalo al sangue come si caricano di ossigcne, e porlarlo ma- terialnienlo in lulli i lessuli, e nel sistema nervoso, cbo direllamenle la sua azione |)Uu ammalare,c pro- durre prirailivamenle la febl)re,senza che fosse nec- cessaria 1' allcrazione del sanirue. Pag. 261 lin. 9 e possono esserc niorbosamcnle inodi- ficali — e possono essere niorbosamcnle modini palndica del sangne e dii solidi eachcssia palndica diatesi palndica r intossicazione del sangne c dei solidi diatesi palndica diatesi palndica diatesi palndica della diatesi palndica In tutti i tcssuti presonte o»e lornia parte della loro sostania Pag. 197 lin. 19 Icsione spcciale del sangne !( 198 « 3 e6 lesione del sangne « 198 « 7 la forma diatesica « 198 « 15 intossicazione del san- !' 198 « 24 gue r alterazione del sangne « 199 « I I'intossicazione del san- . 199 « 7 gne emopazia n 199 't 14 deH'alterazione del san- gne jimjiica <( 200 « 6 del sangne « 201 i( 17 dcir alterazione del san- « 201 « 17 gne de sangne (( 203 ( 3 alterazione maggiore del sangne (( 204 « 24 deir eraopazia paludica ^ 204 !( 18 forma diatesica « 203 ;( 27 della forma diatesica « 20C i II della forma diatesica (! 200 '< .> della forma diatesica « 207 5 17 della Ibrma diatesica ^K 207 » 21 del sangne (! 209 (( 4 caclic ssia limneniica ;: 2?,1 « 2.-; forma diatesica .. 2:57 (( 2 r intossicazione del san- gne n 243 !( 18 forma diatesica ; 24fi :t 2 forma diatesica .. 248 :( 21 forma diatesica ,( 248 -( 32 della forma diatesica » 239 ( 10 in tutti i tessuli prescali' I) ECU ECHIMDI VIVEMI K FOSSILI DI SICILIA PARTE HUAIITA FAMIGLIA DE' ClDAlilTl COiMlNUAZIONE E FII\E PER IL SOCIO AITIVO D*BOF. D" AKDBEA ARAUAS LETTA DFLLA lEDl'TA DIL u'l 2i MARZO 18S2. GsyxgB EcHinvs 3: gonere Echinus comprenileva ai tempi deH'i'm- morldlo Liiineo lutto I' ordine degli Echinidi. Mano a matio subendo delle restrizioni, ed a principio per opera di Klein e Leske, fu destinalo a rappresen- tare in seguito le specie coll' ano vcrlicalc e diame- Iralmente opposto alia bocca. 11 sig. Lamack separo dalle specie del gen. Echinus i Cidarili per csser fornili, come si disse per lo innanzi, di turbercoli per- tugiati. I signori Agassiz e Dcsor , collocandolo fra i tanli svariali geneii della famiglia de' Cidarili lo hanno Jistiiito coi caralteri sequenli. « liiviluppo rigonfio ; aree ambulacrali ugua- B giianli in larghezza la mela delle aree anambu- » lacrali; luI)ercoIi di uguale grossezza sopra le due I aree torinanli delle serie verlicali piu o meno di- B stinle secoudo le specie; pori numerosi disposti per » serie trasversali, obblique o arcate; bocca circolare I con delle incisioni piu o meno profonde; merabra- 50 274 s na boccale or nuda ed or coverta da squame im- B bricale con dieci scudi per i tubi boccali; apparec- » chio genitale composto da quattro piastre pari e da » un' altra impari piii grande, di cui la struttura ma- J dreporiforme indica I' asse antero-posteriore ; ano » formato da molle piccole piastriiie irregolari; appa- » recchio raasticatorio ( Lanterna ) composta dai me- » desimi pezzi di quelle del genere Cidaiis^ ma le s piramidi sono cscavale nella Joro parte superiore, e )) le due branche sono riunite alia sommila da un 8 arco; denli tricarenati ». (Agass. e Desor calal. 1. c. p. 3'U ). I signori Agassiz e Desor dislribuiscono inollre in sei tipi differenti tuUe le specie del gen: Echi- nus cioe. 1. Tipo. — 'Pori obbliqui disposti per Ire paja; membrana boccale nuda. f'ornila di dieci scudi cal- carei corrispondenti agli ainbulacri. 2. Tipo. — Solto genere Toxopneusles Agass. Pori disposti in arcbi trasversali, piu o meno rego- lari di quattro paja almeno; bocca decagonalo con inlacchi piia o meno profondi. 3. Tipo. — ^Gli archi dci pori sono quasi trasver- sali, e separati da serie parallelle di tubercoli. 4-. Tipo. — Sotto-gcnere Psammechinus Agass. — Tre pari di pori obbliqui ; i tubercoli serratissimi ; membrana boccale ricoperfa da squame imbricate; con- iorno della bocca senza profonde incisioni. 5. Tipo. — Tre pari di pori obbliqui; faccia su- periore pialla di modo che I'apparecchio genitale si trova in livello colla superficic della teslula; le serie tubercolari sono almeno sei nelle aree intrambulacrali, i tubercoli della faccia superiore sono piii grossi, e 27S portano degli aculei mollo piu lunglii di qticlli del- la faccia inferiore. 6. Tipo.— Piastre anibulacrali allissitne; i tuber- coli principali appareulissimi disposti in duo serie sollanto Delia aree anambulacrali: e siccome non vi ha die solo tre paja di pori per ogni piastra ambu- laorale; o lali piastre essendo altissime, egli ne risulta che i pori sono meno avvicin.ili che uegli allri Echini. SPECIE VIVEMI SPECIE 1 . ECHINUS UELO (Lamark) Edi. globoso-conicus, afSHutalus, ex luteo el ru- bra varic'jalus ei fascialus; fusais porosis anfjusUs^fle- ■vitosis; pororiim paribus transverse binis. (Lamk.) t'chinomeira. — Gualt. Ind. lab. 107, f. E (non B) An Knorr. Dehc. tab. D. II, f. 1, 2.— De- slongch.EncycI. mcth. I. 2, p. 589 — Blainv. Man. d'aciin. p. 22(5. pi. 20, f. 3.— Risso Hist. nat. Eur. raerid. t. 5, p. 276. — Agass. Prodr. i. c. p. 190. — Desmoul. Echinid. p. 2<)8. — Agass. e Desor.Calal. rais.l.c.p.365. Qucsta e la piu grande di tulle le specie co- nosciule del genere Echinus. II suo perimetro e cir- colare ; la sua forma globoiosa , elevalissima , rara- mente subconica ; 1' inviluppo e sottile ; i tubercoli sono rari, come del pari in conseguenza gli aculei; i primi sono di varia grandezza, i piu grossi sono disposli ill due serie nelle aree ambulacrali e nel- le anambulacrali , molto dislanti fra loro , e molto piccoli relalivamente al volume della testula , gli 276 aliri similmente rari sono disscminati senz' ordine sulla superficie del guscio. Le aree ambulacrali e le iotrambulacrali sono divise nel mezzo da una li- nea flessuosa , ed un' altra limita le aree ambula- crali, le quali sono alquanto meno larghe della meta delle iotrambulacrali; gli aculci sono corli, coiiici e soltilissimamente striali; la bocca e picoola rolativa- mente alia graadezza dell' inviluppo, e presenla pic- colissirae e poco profonde incisioni: i pori ambula- crali sono disposSi a tre paja obbliqui; il coluie della teslula variato di giallo e roseo , e quakhc voUa di bruno, da costiluire delle fasce verlicali. Questo Ecbino vive nei mari di Sicilia , come in altri luoghi del Mediterraneo ec. rv- . • ( Verticale — Decimelro 1 . ( Tra3versale--Pecim. e Millim. 30. ^ , M SPECIE 2. ECBiNvs ACUTVs (Lamarck) Ech. orbiculato-conicus, subpyramidalus, assu-- latus, ex albo et rubra raditim fascialus; verttcc sm» baculo; arets bifariam verrucosis. Echinus acutus — Larak. t. 3. p. 361. — De- slongch. Encycl. t. 2, p 389. — Blainville, Man. d' actia. p. 227. Desmoulijis. Echio. p. 270. Gli individui, che noi riferiamo all' Echinus acu- tus del sig. Lamarck , differiscono abbaslanza dal- V Echinus Melo, perche si potessero riguardare come pna varieta di questa ultim;' soecie. Essi convengo- 277 no nella forma generale e nei caratteri principali coir Echinus acutus, avvegnacclie presentino alcune differenze, che non sono di grande imporlaiiza. L'in- viluppo e orbicolare, couico , a sommila subpirami- dale; e piu spesso di qiiello doll' Echinus Melo cd assai piu tubercolalo ; Ja proporzione relaliva dei- le due aree e la slessa; piu grossi pero e piu nu- merosi sono i t.ibercoli, e riguardo a qucsti nun si osserva anco per le serie principali quella regola- rita, cbe negii aJtri Echini rilcvasi. IVelic aree ani- Lulacrali scorgonsi due seric di iubcrcoli piuUoslo ravvicinati, jua non perCcllanicntc uguali nclla gros- sezza, ne siluati fra ioro a. dislanza del lullo uguale; moiti altri di varia grossezza , anco |)iccolissimi si vedono sparsi su lutto lo spazio delle aree sudelle. he aree anambulacraii preaenlano due serie di gros- isi tubercoli molli distanti fra Ioro, che si distinguo- i\o per la. Ioro grandezza; molti allri costituiscono del- Je serie sccondarie ma irregolari, cd alcuni ben pic- coli si veggono sparsi alia rinfusa su tutlo lo spazio delle aree anambulacraii; la supcrficio inferiore, nei mezzo abjuaiilo depressa, moslra I' aportura deJia boc- ca, proporzionalmenle piu grande di qutdia AeW Echi- nus Melo, senuosa, e con inlacchi poco profundi; le orecchielle piu solide, piij grandi con un foro cLc si avviciiia alia figura romboidalc; i pori ambulacrali disposli per Ire pari obhiiqui; gli aculei corti e slriali; la testula e fasciata di bianco e di rosso; gli aculei bianchi coll' apice rosso. Noi crediamo che 1' Echino di cui ci siarao oc- cupali appartenghi alia specie dcscritta dal sig. La- marck soUo il nome di Echmus acuins, ad eccezione ^i alcune lievi differenze, die potrebbero lull' al piu costiluire una variela; crediamo eziandio che Y Echmus 278 acutus del sig. Lamarck differisca abbastanza dallo Echinus Melo , cliecche ne dica il sig. Agassiz , sebbene pero egli cinetta dubitalivainente la sua opinioiie; e cio po.isiamo asserire dietro aveie isli- tuilo un* esatto co ilVonto tra questa ulliraa specie e la varieta dello Echinus acutus da not teste de- scritta. Gl' individui Hi cui ci siamo occupati nella su- periore descrizioue sono stati pescati nel mare di Aci-Trezza. J.. . ( Verlicale— Millim. 82. ( Trasversale — Millim. 106.- ."K SPECIE 3. ECsiivDs GRANOLJRis (Lamk.) ' ■• Ech. hemisphaerico-dcpressus, granulis crebev' rimis, undique scaber; fisciis porosis, verrucosis el irregularibus] basi planutala. . Echinus hemisphaericus Lin. Gmel. pag 31 70. Cidaris hemisphaorica. Leske pag. 90, pi. 2, Echinus subglobiformis, Blainv. Diet, scienc. ; nat. t. 37, p. • Ecco 0 Signori la specie chc e stata dalla raag- gior parte dcgli aulori confusa coil' Echinus escu- lentus di L. mentre ne e ben diiTerente. L' Echi- nus granutaris di Lamk. e ben comune nella Manca e nel Mediterraneo, e lo e benanco seconvo le mie osservazioni in Sicilia, ma non e la specie descrilta dall' immortale Linneo solto il nome di Ech. escu- 279 lentus ; perocche ha essa il contorno dell' apcrfura boccale fissurato e nello £c/i. esculenius c intero o scnza incisioni. h' Ech. granularis ofl'rc le fasce po- rose ambulacrali coslitiiile da arolii irre^olari di qual- Iro 0 cinque paja di pori, laddove sono disposti coslaii- temenle a Ire paja nello Ech. esculentus; in que^to il colore e di arancia, e nolFallro violello.Del pari Vt'ch. brevispinosus di llisso, che nui descriverenio in pro- gresso, nc diflerisce ugualmenle e per le slesse ra- gioni ; per allro quesla specie si puo forse riiiuar- darc come una varieta dell' Ech. granularis. E poi imporlante lo annuiiciaie dietro quanto si e dcllo die in Sicilia non si rinviene I' Ech. escu/cnli/s di fj. ne alio slato di vivenza, ne fossile, e sono an- lati in crrore lulti coloro i quali hanno affermalu vivere questa specie ne' nostri mari. Quella di cui appo noi si niangiano con mollo piacere gli sporan- gi non e nemmeno i' Ech. esculenlus differendo da quest' ultima specie , come si vedra nicglio in se- guito per la disposizione dei pori, per la forma del- lo inviluppo, per i tubercoli, e molli altri caralleri. E da sapersi poi che niolte specie di Echini servo- no di cibo, ed il nome dato a principio dal princi- pc dc' naturalisli di esculenlus ad una di tali specie, non puo suscitare I'idea di un carattere coslanle ed cschisivo. Cio poslo, scendiamo alia esposizione de' caral- leri dcllo Ech. granulans, di Lamk. La forma di questo Echino e emisferica, ordi- iiariamcnle globosa , qualche volla dopressa o sub- conica ; il perimelro circolare ; le aree ambulacrali uguagliano per I' ordinario la nicla delle anambu- lacrali ; la feslula e covcrta da un grande nuinoro di tubercoli de' quali se ne scorgono quallro serie 280 nelle aree minori , e piu di otto nelle maggiori ; innumerevoli piccoli tubercolelli occiipano lo spazio frapposto a' tubercoii piu i^^randi , a' quali si artico- lano degli aculei coiti, oltiisi, conici e lotii^'iludinal- tnente slriati. Fori disposli ad archi irregolari di qualtro pari. I due pari eslerni si allontanaiio dai due inlerni. Non e raro, come vedremo in appres- so , scorgere in quesfa specie piij di qualtro pari di pori. Apertura iioccale piultosto piccola , con in- cisioni piii o ineno solide, a sommita spessa, e sub- bilobala , a foro ordinariamente ovato-eililtico; colo- re dello inviluppo violetto e dei tubercoii bianco o giallo, e raramente violetto. Gli aculei variano anco di crvazioni ecie dislinle, io r ho costanlenieute trovalo islabile e variabilissi- rao, non cosi in tulle le altre specie da me osservale. Or quesla irregolarita si Jimita al solo Echinus gra- nularis ed alle sue variela, o si estende ad altre 286 specie? E" fDise qiiesta slessa irregolarita nella di- sposizione degli archi porosi im caratlere dislintivo c spolra solamente deterininare con delle ulleriori ed osicse ricerche ed osservazioni. SPECIE 4. Ecninas BRf.r/sPir/oscs (Risso) Ech. rotund iio-hainiHfhaericus, conrexus, infra planus; fasciis porosis reciis; spinis brevibus, luteis, bast sordide purpureis. Echinus brevisp'Tiosus, — Riss t. V. pag.277. Valentin A(» ilomie dcs Ecliin. tab. 1. — Agassiz e i^esor calal. laison. des Echini- des, (Annal. des scienc natur. Trois. serie ,, I. VI. pag. 367.) i- j )i.'. Le osservazioni del Sig. Risso sullo Echino in esame si riducono alio seguenti. « Arrotondilo, convesso, emisferico, inferiormcn- » te apptanato, a fasco porose retlo ; le sue spine 1 sono corle, gialle ed a base color di porpora ca-^ » rico ». Da quesli caralteri scorgcsi di leggier! die lie- ve o poco marcahiie difTerenza passa tra 1' Echino di cui ci occupianio e 1' Ech. granularis Ji Lamar- ck. I Signori Agassiz e Desor credono rlit^ quest' ul- tima specie sia lorse una varieta dell' altra Difatti ecco fjiianlo si legge a queslo riguardo nel catalogo ra^iooid) (Ic'gli Echinidi redallo da questi zoologi , in pailando dello Ech. drevispinosus, e facendo rile- 2S7 v&re le dilTerenzc Ira !a specie del Risso c quella del Lamarck, i L'iiiviluppo (ncllo Ech (jranularis) o piu r depresso e piu sp<\sso di qucllo dello Ech. brevi- » spinosus. I {mri di pori cslerni sono piii Sontani « dagli intern i s. Dalle mie proprie osservazioni risulta, che la lesliila dello Ech. brpvispinosus c piii leggcra r sol- tile di quella dello Ech. granulans; die gli archi porosi sono meno irregolari, c i pari dci pori sono >{rino, meulrc luUe ie vavieia, die sono per altro niunerose, pre- sentaiio la irregolarila degli ardii porosi. Ma sembra piu giusto riguardare I' hch. granulans come il tipo della specie, die porta per carattere la irregohmla degli archi porosi, che ffaiamezzo a moltissime va- rieta conservasi costanle, e considoraro gl'individui ne' quali gli archi jwrosi fono mono irrogolari , o regolari del tulto, come un deviamenlo dal (ipo pri- mitivO; 0 lueglio coioo una varieta, come per allro 288 ha fallo il Sig. Dosiiioulins che ha considerato l' £"' -SPECIE 1. ,■ ' ■■ •". ECBif/os GitANVLytms ( Lamk. ) Trovasi fossile in Sicilia nel (erreno terziario dcl- r Agnone. Ke ho avulo due individui di cui la gran- dezza e minore di quelli vivenli. SPECIE 2. ECHINUS LiyiDVS (Lamk.) E stata da me rinvenuta questa specie fossile ael terziario di Palermo. ' ' . SPECIE 3. ECBiNVs MiLUBis. Risso (non Lamk.) Un solo individuo di grandezza ugualb al viven- .. 293 le c stalo da me trovalo nel teziario dc'dinlorni di ralcrmo, e noo presenta alciina dillerenz^. SPECIE 4. Echinus coslatus. Agassiz. — Calal. raison. des Echinid. png. 370. ( Aiinali di Scienzc nalurali se- ric 2 I. 3 ) 10 credo con sicurezza rapportare a quosla spe- cie r Kchino chc dcscri\o, e di cui ho (rovalo trc individui iicl lerziario di l^alerino; per allro il Sig. Agassiz dice, secondo Ic assv3ilive de' Signori Alithc- lin c Vernevil, rinvenirsi a moiile i\lario in Uoina e nello slesso terziario di Palermo. 11 noslro Ecliinn e di ambito pcrfcttamenle cir- colare, eraisferico, ma mollo clovato e quasi glob(*- so , infcriormenl(! quasi piano; le aroc ambulacrali sono la mela dcile anambiilacrali: le uno e Ic allre offrono due serie di lubL-iculi uguaii , bcnsi quelli dcllo aree ambulacrali, sono in maggior numcro, pei- ciie Fra essi piii avvicinali ; le pia>lre auibulaciali c le anambulacrali sono nioKo clcvale, assai piu pcru queste ullime; la loro uniono dislinlissima e profon- daniente marcala , lo clie da a qtusla specie una scollura eleganlc e parlicolaro; le I'asce porifere pre- senlano archi
  • •:•.)) ^ :'■-.'■ I ■'• '■ .■/: :!!,... . ' I , ../,■' i,' ;- . ■ • ■:'. •: '■ ■ .).: _ I- , '' I. ':■ .'■'■'■ 1)1 riiEii Mill DELL4 BREVE DISAxMINA DEL SOCIO ATTIVO Leila tielia seduta ordinaria del di 15 aprile 1833. fl Oiii ff. (.n-j ' ■ !•• i; r i> Olispvialionihus cxplornndiv.n est quid illnd sit r.tijns ope indtira juiijjal. Vr. (jiiielin. Olia bolanica. Pill d' una volta, innanzi a questo illustre consesso, ho usato delle parole vita minerale, senza ferinarmi a dichiararne il senso ; talche avra potuto coinparire o un' ardita cspressione, bcnche non mia(l), 0 un conciso modo d' iiulicazione del raovi- mcnlo materiale de' corpi. Oggi che mi si presenta il deslro di traltar fjuesto argomenlo, mi accingo a farlo per sommi capi, potendo piij ampiamcnte ragionarvi ad ogni evento. Atlribuir vita a' Minerali, sarebbe stato in allri tempi un' assurdo. II caratlere distintivo di quesli (I) \'A qui re^oivent de la nature ce qii' un habile ob« «orviiietir iiioderne appellt', avec raison, la vie minerale. i^ouveau Dictionaire d'hisl. nat. Venise 1805^. art. Crislallisatioa. 76 ■ corpi era appunto la raancanza di vifa. Linneo H definiva « corpora congesta, nee viva, nee scntien- •tia(l):» Gronstedt (2) li dicliiarava « privi ta cessa di esser presents, T altra cessa ella pure. Quanta perf'ezione non v' ha intanio nclla meravi^liosa macchina u:n;ina ! Quali stupcndi I'enomcni non vi produce la vita ! Ella va sceinando di ainmirevoli resultamenli negli aaimali, come vanno eglino discostaadosi dalia specie amana, e diviene via via inanchcvole in essi la perfezione degli organi. I renomeni costaili, auzi che no, e circoscritti della vita vegetabile, dan chiaramente a divedore che, quantunque essa ponga in inovimenlo orgaui squisiti, pure cede di inollo alia vita aniinale, pcrche maiica dclla facnlta sensitiva, dipendcnte dal- 1' 10 c!ie presiede negli aaimali: ma intanto i fisiologi noil ha^ino potulo togliere a' vegetal)iii la vita e l' han chiamato motilild viuile {{) \ e quclla minerale final- raeute non avendo organi da melterc in azione, si fa soltanlo palese in date circoslanzo, e sotto particolari condizioni. Queste idee ho voluto premollere al breve saggio che vi presento, o Signori, pc^r disporvi a fissar con intcrcsse la vostra altenzione su' mici ragionari, tral- landosi di alcuni fenomcni che giustificar possoao la esistenza di questa vila miwrale. Ho accennato, di sopra, che si puo un qunlche ajulo oltenere, in queslo diilicile argomento, avvicinando lo cellulari del regno vegotabile, alia crislallizzaz'onn del minerale Que- st' ultimi anelli della catena de' vegetabili comiaciano a slonlanarsi dalle allre piante, per la mancanza di vasi, 0 vanno avvicinandosi alia cristallizzazione dei minerali per la forma esagonale che assumono Je (1) l>ulro('lii-l iiitrmluction. 79 cellule, non che per 1' aspelto d' iiiflipendenza una dair alira di esse ; di modo che il loio actTesciiiicnlo succede di una manicia tulla diirercnte dagli allri veyelabili, s|)ocialmenle ne' funghi, nclle alghe, e sopratudo nel Tarluro nero ( Lycoperdon tuber. L.) G. K. Treviranus ha considerato i crittogami cd i zoofiti come uii regno intermticUo tra ii vegolabile e I' animale (I) ; ma in effelto quella I'urma csagonale dellc cellule che si conserva. anche quando sono esse separate nna dull' allra (2) , dovrebbe piu al- tenlamente riguardarsi da' fisioiogi, i quali non pos- sono lion ricordarsi avcre stabililo die, tutli i corpi organici, anclie le piaiite e gli animali, hanno una forma piu o raeno rotonda ed ovale, e sono deter- niinati da lineo curve: gli inorganici al conlrariu, allorche hanno una forma regoiare, come i cristalli, son deterrainati da superficie piana, e da linee rette, dalla cui congiunzione, in ccrle inclinazioni nascono gli spigoli e gli angoli (3). Gio che ripete anche Muller (4) e luUi i piu celebri fisioiogi moderni. Se dunque e carattere principale dcgli elemcnli organici r assenza di angoli e di supcrficie piano, ed all' in- contro e questo il caratteru de' minerali, par che non sia ua voler troppo presumere se si riguardano le Cellulari come la transi^ione del regno organico al- 1' inorganico che ofTre forme simmetriche ne' suni cristalli. Qucsla transizione e bastevole, cred' io, a loglier r idea di assoluto separamento fra la potenza che (1) Biologic. (2) Dutrochet p. 10. (3) Tiedeman op. cit. •„:>.l-. (4) Pag. 19. 80 forma e riunisce Ic cellule, e quella che Forma e riunisce le molecole da' cristalli ounc Bonnol e molti fisiologi han volalo stabilire (I) ; sara in questi uUiini meno altiva ed eslesa, ma che niandii asso- lataaiente non e ra^ionevole. Che se nelle ocllulari quella potenza e 1' ullima gradazione delta vila ve- golabile, nella crislallizzazionc sara in prirao grado di quella rninerale ; e si polrejbe d re, che per la legge vitale per cui si dispongouj le cellule a for- inare il Perichesio sacculil'orme nella Jungerinannia, \ Cuui sessili nella Marcanzia, le Capsule nude nella Hiccia , i Gongili ncH' Uha i Filamanli nella Conferva, il Pileo ne' Fitnjhi, Peridio ne' Licoper- dicoi G siinili, per una legge simile h piraniide nel Qtarzo comincia da' lali del prisma esaedro, nella li:irus sol fata da' due spigoli opposti del prisma te- traedro, da due soli iati nell' 4rra(jomle, da due lati e da due spigoli n^iW Aafiboh. d,i tutti i lali e da tutli gli spigoli rtclla Idocraua, e cosi del reslo. Una gradazioiie, in somma, della vila e slala ammcssa anche da Haller e da Rome do I' Isle, rilenendo che cssa e un grado piii alia della rjsgeiazione, c quesla un grado piu alia della crista!lizzazione{^). iVJa quesla paten-ia nel (niuerale, in luogo dr volerla considerar come gradazione di vila non po- (I) Lamark niist. nal. (les Anioa. sans vertehr. inlroiJuct.) (2j Ninis ne sam-iona done niiciix faire que de suivre les sages i(iilic;ilions de Ifallor el de Home Delisle, en consideraul tcs crislaiix cumme des elrcs qui furmenl le primier gradin dan? i liijlieile di; 1' org misitiun. ct que recoivent de la nature ce qu un habile observaleur moderoe appelle. avec raison, la luc m le particcUe cbe io cosiilMiscoDO, si utiii>(ouo le I une alle altre merce le sole leggi dell' afTinila e D di cociiione. < 11a quali soao ques»to leggi f Lo dicooo tiaat stessi. c I fi»ici ban trovato gran qnantila > di Icggi, secondo le quoli queste forze operano, J seiua averne potuto siKpriie Id cagione I'ondamen- » lale(l). a Ma quealu leggi, io dico, non poteyano esser diielte d;i ua' altra potenza, da quella stessa che e la inoven'e di tutli gli esseri dell' universe ? Setiza ammettere i priticipii di Gartesio e dei suoi seguaci, o di Robinet, die peccano di troppa luaterialila, esaminianao se la sola allinita con tutte le leggi clie le si son prodigale, puo sola forrnare un cristallo. Sa ognuno che la crist illizzazione consiste nella simnxetrica riuiiionc dellc parlicellc simili de' corpi che erano fra loro separat; da un madio o soivenle che trattenevale in esso sospese. Questa riunione, per esser simmelrica, bisogna che fosse deterininata da una forza che segue una legge ; altrimenti la riu- nione dolle paiticellc sospese in un solvente sarebbc tumulluaiia ed iurorme. Noi vedianao, inFalli, in un pczzo di calcario venalo, lo stesso carbonato calcare confusamenle aggregate nella massa^ ove nessuna Icgge, fuorche quella dell' attrazione, governava la riunione delle molecole, e cristallizzato nelle vene, ove le parlicellc simili aggregavansi regolarmentc. Or ecco il punlo ove dobhiamo fermarci per cono- sccre se la sola affinita puo costiluire ii fenomeno (I) TieJtjmaau op. ci(. 12 82 della cristallizzazione, senza il bisogno di un' altra forza che disponesse le parlicelle de' corpi a forma simmetrica. 1 fisici han chiamato altrazione di coesione X affi- nila dclle molecole dc' corpi, per cui slrellamente fra loro si riuniscono ; ed i chimici han volute dirla atirazione di aggregazlone ; benclie non si po&sa pre- cisamente dire ia che consista questa atirazione, pure essendo essa una ibrza che nou puo ncgarsi che esiste, bisognava darle un nome. Questa allinita se puo ia qualche modo dar spiegamonto aUa coesione delle parlicelle de' corpi, della tendenza loro ad aggregarsi, che piii chiara si manifesla nelle mole- cole di natura simile, non e in caso pero di dar ragione della forma simmetrica delle parlicelle, e del modo di aggregarsi in cristalli ; imperocche noi abbiamo lutlo il regno minerale che ci prescnla ag- gregali di ogni sorta con manifesla coesione, senza che avessero forma regolare. Non vi sarebbe, infalti, ragione alcuna perche la stessa inolccula integrante chiaiiii a se delle altre a disporsi ora solto una figura, ora sollo un' altra ; che conservi il parallelismo de' lati, la esatta misura degli angoli, esegua coslanlemente le leggi che go- vernano i fenomeni della cristallizzazione. Che so le stesse sostanze assumessero sempre la stessa forma, a via di sotlili argomenli si polrebbe dire che la natura delle loro molecole non e capacc di seguire altre leggi che quelle che dirigono in un sol modo la forza dell' affinita ; ma noi vediamo che la stessa sostanza prende varie forme nclla cristallizzazione, come vediamo altresi che sostanze diverse assumono la forma stessa, come ce 1' hanno ammaestrato d' al- Ironde le ricerche del sig. Milshelrick. II Fluato di 83 calce, por cagion di esompio, ora tia la ronna pri- miliva ili oiLicdro rcgolare, ora quest' ouaudro e rinipiazzalo da piani negli angoli solidt: ora h cubo pcrlcllo, ora cogli anijoh e spitjoli rimpi;i/./iali da pian', era hrombo-dodpcaedrn, ora,final(nciile, [)rcsenta lion mcrm che sei niodificazioni del cubo. Quanli son poi i mincrali diversi che assumono la forma stessa sarebbo luno;o riferirc ; bnsla qui addurre pochi osompii iij prova della inia proposizioDe. I'rendono la forin I di Cubo I" idroclorato di soda, la calce lliiata, r oro, il pionabo, il solfuro di ferro, il cobalto, il ratnc ec. ec. la forma oUacda l' oligisto, il cro- nialo di ferro, il tungsleno, 1' oro, il rame, il piorabo, lo zinco 0 moUi altri rainerali ; e lo stesso si avvera per le tanle forme crislalline die prendooo quesli corpi. La polarila dolle parlicello nella loro disposizione di prcseatarsi in cerli dati aspolti, neil' approssiiiiarsi fra loro, il dimorjismOj V isamor/iinio, I' isomerismo, sono prove in conlrario a cio che il celebre e sullo- dato (I) Fisiologo slabilisce come una delle positive difforenze fra gli organic! cd inorganici, vale a dire che nella formaxione di an cristallo « le molecole che » vaniio le prime ad accoppiarsi non esercitano azione » dclonninala sulla forraazione e sulla disposizione » dcllo altrc. b Come mai pu6 concepirsi forma sim- metrica senz' azione determinala ? senza di questa le molecole che vanno ad adossarsi alle prime accop- |>iale, non anderebbero a disporsi colla regolarila tialla quale dee nascere la forma simmelrica ; cd av- verrebbe una lumulluaria aggregazione simile a quella delle molecole amorfe delle masse non ciistallizzate. (1) Tiedentann op. eiU 84 Bisogna conveoire che questa azione esiste, ed e qual- che cosa di piu della sola ailinita; e una forza piii squi- sita, piu espressiva e detenainanle, elia ha ua caraltere di vita. \o Don pretendo, per questo, considerare i cri- sialli, come fa 11 celebre mineralogista iMohs (I) quali individui, eke devoao la loro sussistenza alia contiiiuita di azione dfilla forza che 1' ha prodotto, e che periscono quando influenze chimiche esteriori, o influenze rucccaniche vinconn la forza di crisiallizza' :;iione e la loro durezza; io Iralascio questa individuali- ta e cerco di conoscere cosa si fosse questa forza di crislalliz-zazione, come il prosedeva alia formazione di quesla roccia, e i:egi)iava i moviinenti della calce carbonala per ag- gregarsi ed assumere una fornaa siminolrica, nel tempo che la massa si aggregava s'^nza reijolar di- s^posizione di pariicplic : mi ctie iiilauto quelle varia- mente colorale si rappigliavauo aiicli' esse in vani punii, quelle cioe dello slesso colore. Or questa Hiovimento che dispone le molecole a simntetria, credo che puo chiamarsi sponlaneo, quanlo e spon- laneo quelle delle piante cellulari, e doile altrc tutte alle quali noa si e iiegala ua' azioae vitale ; e come spoalano lo cliiama Beudaitt (t). Se da qiiesto oscuiro segreo di vita nella crisfal- iijisazione m generale, noi passiamo a riguardare la forniazione de' salt sotmbili^ questa potenza piu chiara. si appaiesa. Ognuiio di VcA, rainmenfa, o Signori, }» spettaeolo che offre, nel loicroscopio solare, una goccia di saluzione d' idroclorato di ammoniaca. Come r acqua, ire eiii era scioltOy camincia ad evaporarsi, (I) I-a mcmf! cause fjui h dispose q;uel(fJe molecules k s' agreser sponlaneineni. cc. ec. Traite clement, de dliaeralog. Notions prelioiin. eco. 87 si vedou partirc da un piinlo del disco dclla lente, che ahiuaiilo iosco c()ii)|)arisce dapprima, due lint-e biancaslro parallole, di jjiccoli crislallini, the torrouo colla rapidila d' una saella Ofizzonlalnu-nle verso il punto opposlo (Iclla pcnferia, lasciaudo Ira loro una iinea nella i)( 11a loiilo ; non appena queslo primo asse e lorniato che ad un raodesimo istanle cento allre siinili relle si porlaiio in luUe le direziuni verso di quelle, ed allre piu minute alle secomle, alio terze ec. senza mai t(>c<;drsi fra loro, finclie evaporata tulla I'acqua in po<;ln secondi, resla nella leiUe una ramilicazione di picciollssiini cristalli siintnetricamente disposli. II classico auture della Mineralogia moderna, bonclie avesse da principio negato ia vita a' minerali, veneado alia cristallizza/.ione non ha poluto iiegare alle molecole le parole da .«'? s'esse, /' agio dicercarsi fra loro, che in ultima analisi corrispondono alle parole nostre moviinenlo spoiUaneo (i) . Si prova fiualnientc non essere affinila o attra- zione qusla forza, cuUa sua breve durala ; essa esiste flnctie si coinpie 1' operazione cui il Supremo Fattore 1' ha destiaata. Gompiuto il suo ulfioiu, 1' affinila di coesioue suhentra, ed il ininerale non ad altru mo- vimento puo essere s[)inlo, se non a quello che indur vi possnno gli agenti eslerni, Cnche le sue particelle, (1) Dans cc rapport cniifeiste la (endcnce qu'oiil par «Ues memes ll« Hauj Tiail^ di- Miiiorulogie, de la Crisldliisailiuu 88 sospcse di nuovo in un solvenlc, non riassumono la disposizione simmelrica, capace di obbedire alle leggi della ridoslata vita minerale, come il rolifero redivwo a quel la animale. lo spero, 0 Siij;?ifiri, che non vorrele niai credere, ch' io non distingua o non calcoli la immensa di- stanza che passa fra ta vita organica e quella oseura minerale, come io sfesso 1' ho chiamata ; conosco pur Iroppo quanlo impoiti il luUo polmziale di Mailer non che la sua forza orr/amzzante ; il suo primum viorem{\), chi lia stuiliato sulla Fisiologia generale c sulle teorie de' soinmi uomini non puo esser tanto stolto da seguire le exaggerate idee de' meccaniei, c contbndere i mirabili effetti della vita ne' corpi organizzali, con i debolissimi resultaincnli dell' ultima ivua gradazione Ma a condannaro i fenomeni della cristallizzazione ad uu seinplice nroviineuto della mate- ria brula non polrei piegarmi giammai. Passiamo ora alia esaiae di allri fenomeni di questa potenza. I solventi ne' quali le particelle possonsi disporre in forma simmelrica, sono 1' acqua ed il fuoco. Non si dubilo mai da' ftlosofi esser 1' acqua il solvente generale de' corpi ; che anzi nulla, fu cre- duio potersi formare dalla naiura senz' esser dappri- ma nello state fluido, « general in fluido (2). Che i! fuoco, pero, potesse servir di solvente generalore per dir cosi, vale a dire che potesse permoltere la regdarc riunione di molecole simmelriche, si stimava un' impossibilCj e scorsero lunghi tempi prima che (1) Inlroduct. p. 45. \t) Lityo«o. Sjrst. ntt.. . • . , . ^^ r immortal'^ 'JiilVon (I), con prove tli falto Jimostrasso esserc ancti' esso il I'lioco solvente geiieratore. II graa Litiiico, dio, e vero, al luooo anclie la (jualitii vivi- ficante (diicidiis, resiliens, calidus, evolans, vioifinans:n ma iin\ piii eslcsa serio di qualita dot fuoco vcniva ele^iiiUviijiilo espressa da un' altro singolar iiilelletlo che disse : Ignis ubiqiic latet, naliiram amplcclidir omnem, Guncta parit, ronovat, dividil, utiit, alit. Gome si poteva con maggior precisione e'^primere il fuoco latente de' corpi : la sua diffusiono in tiiKo cio clio esisle in natiira : ogni manicra di prodotli ciic pel calorico, variamcnte dislribuilo, lia luogo nogli csseri : la rinnovaziono
  • sesmone tua. Psalm, cm 24. u ■'■I .M- li!.> .•;.!:■. j DI PER IL DOTTOR Ei>1.114nieELE FlSICeELLA PROfESSORF, ni JIEDICISA lEGAlE .lEllA BEGIA IMVEBSITA DEGtl 5TCD1I « CATAXU, SOCIO or.ni.vtuio dell' accaoejiia cioema di scie^ze .iatiraii Leila nella sediUa ordiaaiia del d'l 8 marzo 1853. r : T ril)ulare il guidcrdone di lode agli esimii cul- tori della filosofia c delle arti In sacro costume, che tulle Ic nazioni incivilile, sccondo il ponsiero di Tho- mas, concoidemeute seguirono. E perche se ne rechi un palpaljile eserapio , fu delerminazione applaudita da tulle le Accademie Francosi, che non mai la me- moria di qualsiasi lor mcmliro perisse nella lomlia, raa appena trapassalo dai vivenli se ne formasse lo elogio. E voi, benemcrili islitulori di quesla pregia- tissima Accadcinia, seguendo si gloriosi vesligi , ri- guardaste siffalto costume come giuslizia dovula ai degni figli della patria; voi comprendesle onorarsi in tal guisa e daccrescersi insieme i tesori della scienza; voi mirasle alle glorie di questa terra, che dei nomi e delle opere di tanli insigni scrillori verrebbesi a formare la piu gloriosa corona. Si ; non v' a corona acquistala da qualsivoglia regno , che pareggiar si possa a quella otlenula merce le scienze e le arti in esse fiorenti. Grande si disse in Grecia il secolo di Pericle per le gloriosc battaglie sostenule dagli Ale- niesi; ma oh! quanto piii grande per quci genii iilu- stri che allora fiorivano in Alene, 102 Glorioso, si chiamo il sccolo di Augiisto, pcrche vide un impero seiiza limiti, ma oh quanio piu glo- rioso per avere veduto un Cicerone, un Virgilio, un Orazio, un Vitruvio! E non furono i Brainanli, i Mi- clielangioli, i RafTiielli, che diedero luslro al sccolo dei Medici? Non t'urono gii arlisti e i letlerali d'ogni i^onere, clie rolle ioro opere, laonumonti eterni del- la potenza deH'uomo, diedero al secolo di Luigi xiv il nonie di secolo immortale? Diasi dunque all" arlisia al sapiente il tribulo di lode; ma Dio ci guaidi da! sopraccaricare le corone di chicchesia con menlile lodi, con finli allori. Quante voile CIO SI vide indegnamenle efTetluirsi ai tempi dcgli Egizii, dei Greci, dei Romani! Quante voile non 1' abbiarao veduto nel nostro secolo anco noi ? Ma non cosi colla corona che io m' aecingo ad inlesseie al defunio Carmine Lanzerolti, a colui che mi precesse in queslo seggio onorato, al quale la sola vostra osimia corlesia, non alcuno mio merilo mi ele- vava. Ai 2 maggio 1 786 veniva alia luce in Agosia Carmine Lanzerolti, da Sebastiano, e da Gaclana i\le- liti, amendue di civile legnaggio. Conobbero ben pre- sto quei buoni geniluri le felici disposizioni dello spirilo di quel fanciullo, e nulla sparmiarono pcrche fosse con ogni cura avviato nello studio dclla amena leltcratura. Per il lalento di Carmine Lanzorotli era tropi)o angusla la patria c quindi il vide Mapoli an- cor I'anciullo nel Collegio ()pe Kapoleonc, indi Gioacchino Murat, c final- mcnlc Fcrdinaiiilo 1" di gloriosa raemoria lo ebbero sollo le loro bandiere col grado suddetlo, e in ogni tenipo e sotlo qiialunque padrone egli adempiva con esatlezza e con "loria Ic afTidalo^Ii incombcnze. Se non che studiando i'Architcltura, non voglia- le credere ne avesse egli limitalo lo apprendimenlo a qtialciino sollanlo dei suoi rami; no, seppe egli ad- dentrarsi in lulli, c lo seppe si bene, che preslo die- de prove convincenli di non apparlenere egli alia ordinaria ciurina degli archiletti, i quali mancano di genio e delle necessarie cognizioni. Quanta infalli, quanle sue opcre imporlanti di architoUura di vario genere non ainmiriamo noi si nella bella Isola nostra, cbe nel Reame di Napoli? Koi divideremo in tre classi la moiliplicila di lali opere; opere militari, opere idrauliclie, opere civili. E per dir doile prime, chi non sa quante doli e qualita si richieggono in un Architetto mililare? Genio che sujieri ogni possihile ostacolo, pronli'zza che vinga ogni indugio, abilita che rendc delle opere ines|)ugiiabili da ogni ncmico allacco ; lullo queslo, SignorijObenallro che queslo In nel noslro esimioLan- 104 zeroUi. Ealriamo infalli nel Caslello di Barlelta, quel ponte levatojo, the merilamente si attira la genorale approvaziono, e opera del Lanzerolli. Percorriamo le isole di Tremili, quelle opere di dilesa furono coslrui- le sotto la sua dirczione. Porliamoci nella piazza di Otranto , nel porlo di Brindisi , nei circondarii di Manfredonia e di Taranto, e cola ammireremo i piii belli dei suoi lavori (1). Qual meraviglia adunque, che S. E. il Tenenle Generale Principe di Salriano, e Direltore Generale dei Corpi facollativi, ed oggi Luogotenenle Generale in Sicilia scrivesse in data 10 giugno 1837 al Co- mandanle della Provincia di Catania letlera d' enco- mio per il nostro Lanzerolli, eslernando in essa la stima inimensa da lui nutrilagli, e rammemorando la ripulazioue lasciala da colui nel corpo del genio? Ma lodi anche piu esiinie merilo quel grande uomo, per allro genere di opere, nel quale bisogna combatlere contro natura, c resistere aile furie di ler- ribile elemenlo, e vincere le piene dei fiumi, le lem- pesle del mare, volea dire le opere Idrauliclie. Oh, Ja (ama che in esse si acquislo il LanzeroUi non verra niai meno! Nel fiume Marcellino, terrilorio di Agosta al cosi dello passo di Siracusa, era di assoluta necessila un ponlc, che ne facililasse il tragitlo. II Marchese Pa- (1) Egli formo la carta fnpografica di Cosenza e suoi dintorni su di un raggio di ciiKjiiecento tesc della casenna di- fcnsiva, riferendo la livellazionc dei inonti, e delle colline al centro del lastricato della piazza di porta Plana. — Egli costrus- sc fra il termine di 20 giorni il bagno pei servi di pena nel forte Garzia della piazza di Agosta. Diresse inoltre la coslru- zione della chiusura alia gola della batteria della Garilta, e dell' altra del molo di Palermo. 103 lerino Intemluiile della Provincia di Siracusa ne ordi- iiava la oscciizionc, iini poiclie morte lo fiirava pria- che si venisse all' eficUo, I'u delta opera eseguita sollo l.i lulela del chiarissimo Baronc di Monleiiero die successe al Palermo. A coslui in yrandissimo con- cetto era il Lanzerolti , e quiiidi con lotlera dci 4- oltobre 1823 lo pregava perclie formasse la corrispon- (Icnte perizia dell' opra di die e parola. ^e il Mon- loiicro lu dcfrauilalo nolle sue speranze. Saggissime osservazioni sottoponevagli il nostro architello in riguardo alia costruzione di quel ponte, a Iravate, lungo 172 palmi, e il suo rapporlo veniva inserito nel giornalc della Intendonza di quella Pro- vincia ncl primo semcstre del 1829, Talinente che il Signor Sopraintendente Generale Conte di S. Mar- co diresse al Lanzerotti una letlera di ringraziamento insieme e di elogio (1). — Lungo poi riiiscirebbe il (1) Palermo 30 Marzo 182!). Onialissimo Signor Ca- pitaiio. Egli e spiiilo da sciillmcrilo di coiiii)iacenza clie io le proscnio Ic inic cnngratulii/.ioiii pel dolto ed intelliirciilt; rapporlo, relah'vo alia coslruzioiie del ponte a cavalletli .sni liiniio iMarrcilino, die mi e slalo soddisi'acentissimo di h^- giMi'. Kgli lion puo (lie corris|ion(l('i-e bene a un progello bene iininaginato, ben disleso, e di e^seisi bene eseguilo sollo la di lei direzioiie, mi si presenta facile di arguirlo, avcndo gia per la prima volla ben resislilo alio allnvione della passafa slagione. TnKo lo rende degno della generale accoglienssa, ed io non so qnaiito bene ricsca ncllo nnirvi il mio applaiiso cln; di liiUo cnorc piaccmi dirigerle. Troverommi anror io fra noa giiari nella circoslanza di doverc adollarc tal metodo di costru- zione. desidererei sapere se io polessi in tal congiuntura con- tare sulla di lei persona. Cosi mcntrc I" utile sarebbc della mia soprainlendenza, io mi avr6 procaccialo in tal mode il piacere di far inaggiormente conoscere i di lei talenti. e rilu- cere Ic di lei cognizioni. 15 106 citare in queste pagine un gran numero di lettere of- ficiali di alii Magistrali, e di leltere private di dislinli personaggi, le quali mostrano nel niodo piu convin- cente ii incrito del Capitano LanzeroUi nella direzio- nc di opere si eccellenli, e tanto ulili al pubblico, che f'aniio sommo oiioie a quei Gomuni , dove sono stale costruite. Wa piu degli encomii Iratteniamoci sulle iinprese. Svolgiamo , Signori , svolgiaino alquanto le sue memorie, Leggano gl' inlendeiiti di tale materia, quel- le sue pagine sopra d disseccainenlo degli slagni luiigo la costa di mezzogiorno della Provincia di Molo (1); . leggano quel suo progetlo per il ponle di legno e Iravate sul Salso nel passo del Mucciarello solio S. Catcrina (2): leggano i suoi lavori sull'altro ponle di legno (3) nella Junghezza di palmi 376 a Iravate sul (i) Anno 1829. (2) Anno 1830. (3) Anno 1830 a 1832, ed oltre i sitccennati scrisse an- cora nel 1835 un piano d' arte pel disseccamento del piano dietro la chiesa del pacse delto Riposte, un altro nel 1833 per la costruzione della Fontana nella piazza stesicorea in Ca- lania. e se Y opera non riusci buona, ci5 fu per niolte erro- nee modificazioni aggiunte al piano del noslro Lanzerotii: e finalnienle scrisse nello stesso anno i proggeiti per niigliurare le condizioni del molo nel porlo di Angusla. e pei' la coslrii- zione di ano scolo d' acqiia. Ecco le lodi die il Coniandanle D. Marino Caracciolo faceva al nostro Lanzerotti, scrivendo alia deputazione di Agosta. — Messina li 29 ottobre 1835. LanzeroUi spedito dalle SS. LL. con la qnalila di delegato e giunto in questa, ed a dato a n»e futti i Inmi occorrenti per la cosa, con pieno ndo soddisfaciinento. lo intanto non debbo fare a meno di dichiararle la niia somina tenutezza per la scella di un soggelto fornito di tutti i requisili ncccssari, il Cimaroso sollo Ccntorl)i, gia ben porlato a compimen- lo; e [)oi ci dicano clio si trovino Jodi compeleiiti per la perizia di quell' uomo. E che diro poi della sua direziono per il ponte ad arco di legno d' una corda di palmi 110 e di saetta palnii 15 sul Simeto ncl passo di Maccarone? qiianle iion vi rcco egli conveniente mndifiche nel recarlo a compimento? — Gho diro del siio piano di arCe per lo espurgo della Darscna in Catania, affino di rcnderla di sicuro ricovero ai baslimonti? — Che diro dei suoi lavori sul molo di detla cilta: io che dissi ? Ah, vorrei tirare un velo sopra tal parte di sua istoria; ma non posso no irasandare le conlrarieta che ebbe a sofFrirc (jueiruomo di merilo a cagione della costruzione di quell' opera ; sino ad essere escluso dalla costruzione di lavoro si graude, ed esscrne esclu- so con rilevanio sua perdita, con danno della cassa coinunale, e con isfregio dell' onor suo. . Che dissi? Deir onor suo? No, sul suo onorc non polea cadere sfregio, perche egli ne era al sommo apice giunlo. Sul suo onore non potea cadere sfregio, mentre e ben nolo a tulli di quanto il raggiro e 1' invidia sono ca- paci, quando alia testa dollo dilTicili imprese non sonvi uomini di grande costanza e forza Ed egli, ben scppe egli giuslificarsi con quella pcnna istessa, colla quale avea dalo all' arte dei rao- qiialc lion solo si e liniilato a darmi dejj;ii sciiiarimend per cotesto porto, ina bciisi iio avuto occasione di avvalcrnii flollc sue cogiiizioiii rclalivamcnte agli allri punti. la breve umiliero 11 (ravaglio cli' e risultalo da queslo necessario abboccamento, 0 sou sicuro che il Ileal Governo prcndera quelle misure per far che i migiiori porti di quest" isola, che rientrano nei liniiti del niio comauJo. oll(!ngano q>iel grado di convenienza, mcrce della quale si olticnc la lloriJezza del couimercio. 108 numenti perenni (1); ma pure egli che ben potea, giuslificandosi in tale emergente far conoscere i suoi avversarii quali erano, scrisse con tulta castigatezzale sue giustificazioni, e benche le ragioni nulla valgano a fronte della cabala, benche nullo indenizzo egli trasse a pro dei suoi interessi, pure 1' onore di lui resto salvo, e dalle conlrarieta non meritato s'acqui- sto maggior iucro. Ma liriamo un velo su quesia parte di sua slo- ria; o su di cio tralteniamoci che ci dimostra sempre pill Tabilita del nostro esimio Lan/,erolti — Grave in- conveniente recava lo continue inondamenio del piano del Carmine alia pubblica salute in Catania ; molti ingegneri si erano adoperati a computare la necessa- ria spesa per riparare tal danno, ma le somme che risultavano dai loro calcoli erano tali da sgomentare gli amministralori del comune. Ma I'uomo dell' arte, r uonio del genio riparo nol 1834 a quel danno con pochissima spesa, e ci riparo si ben e si solidamenle che per lo spazio di piu lustri non si e state piu sog- getto al citato incoveniente. E non valgono tante opere insigni a dare al nostro Lanzerotti la palma su' suoi contemporanei per il genere delle opere idrauliche? Si, e a questa ag- giungeremo allra palma che egli riporto nelle opere civili, opere delle quali accennererao con brevita le precipue. Conosceva il Governo la grande influenza che hanno le strade sulla prosperila del commercio e della agricollura, sulla propagazione delle umane cognizio- (1) Publico a tal fine una memoria nel 1812. intitolata. Memoria inlorno al braccio del molo costruito in Catania nel 1842. . i .'!:.,■•. I'>1, I v.:l:Vi: ; :.; ■.,r'il<' 109 ni, sul progresso Jcllo iiK-ivilimcnlo dei popoli, e siil mcntcnimoiilo tli lultc le suciali relazioni; e quindi ne dotenninava la coslruziono per lutla la Sicilia, la quale ne avea per molli anni [)agato il suo contin- gonte a Palonm*, senza avornc ricevulo alcun utile eflello. Fii il Capilauo Lanzcroiti, che iuterpetro doi voleri del provvido Govenio inoile no eostrui, si di cam[);igna a ruota, ad inghinjata, che ifilerne laslri- cate a piolre di lava; e tutle come ben poteva spe- rarsi, gli riusciroHo vaataggiose e pcrrelle. Vanlag- gioso e inirabile quel braccio di strada a due rainpe che cgli coslruiva nel 1830 da Castrogiovanni alia Consolazione; e quello da Assaro alia consolare. \'an- taggiosa e mirabile la sirada cbe da Catania conduce ad Aci Reale costeggiando sempre la [>iu ridenle marina (1). V'antaggioso e mirabile il livello da lui diretlo della strada Stesicorea di quesla nostra cilia, e quelle (\) In lale roslruzionc il Lanzerolli ebbe a soslenere qui- sfioiii da iiartc della dcputazinue intnrrio al deviainento porla- fo da lui iiiedesimo sulla direltrice di una linea del 10" tral- li) delta delta sirada per ridurla alio stcsso livello di quella niiovaiiieiile aperla dei i cantoni. Sottomesso lo esame alia Sopraintendenza ed al Consiglio archiletlonico furono adottate pienauienle le raiiioni esposte dal Lanzerotti. ed il Luogote- neiile generale eon oflicio dei 10 marzo 1831 lod5 1" abilila di lui non solo in genere d' arte, ma ancora per la parte eco- noniica. E I inlendenle di Catania quantunque avesse mostrato di cssersi in qualche modo lasciato trasportare dalla bassa rivalili'i Ira (laliinia eil Aei, pure fu coslrelto scrivere al Lan- zerotti nei segtienti termini. — Ho avuto inollivo di rilevare die Ella a agito con quel zelo che I' e tanlo proprio nello adeiu- pimcnfo dei suoi doveri per lo accerlo delle opere di publica ulilila, clic le vengono allidalc. 110 ancora dei quallro canloni. Vanlaggiosa e mirabile la costruzionrt dclla strada Ferdiiianda in Agosta. Tutte si tutte vantaggiose e mirabile ie opoie sue. — E qui io v' invito di nuovo a leggcre ie sue moaiorie i suoi piani d' arte su questo genere sopradotlo. E, coaie lion aininirarc la sua somma perizia leggendo il sue piano d'arte per il braccio di strada da Ago- sta al bivio di Scaizo? (1) Gome non rendergii milie lodi per quelle da Miiilello a Scoidia?(2) Como non sollevarlo alle sfere per quelle mirabilissimo da Nico- losi alia gretta degii Inglesi; idea giganlesca , che meritaraente potrebbesi cellocare dietro quella che fe costruire la strada per S. Bernardo? (3)— E qui tra- lascieremo per brevita di fare menzione dei piani d' arte per le slrade da Viagrande (I) a Trecastagne, da Scordia a Leone (o), e quelle per la strada iun- go la costa settentrionale della amenissima campa- giia ove siede la citta di Vizzini (6). Resta sole, ne puossi prcterire col silenzio, rests solo accennar brevemente i suei disegni, le sue di- rezioni, i suoi piani d'arte per la costruzione di nii- rabili edifizii e publici c privati. No, prelerir non si puo, che suoi erano piani d' arte per il Teatro di Barletta, (7) e per quello di Aderno (8), e per quel- le di Navaluce in Catania (9). Prelerir non si puo, (1) 1825. ;> . . .. ~ ■.:..■ (2) 1836. (3) 1836. (4) 1838. (5) 1839. (6) 1840. . , , (1) 1818. ... , . . (8) 1832. (9) 1835. - •■'•. quanto bene egli reni^esse alia granrliosila del culto, quando dirii^gova il prospello della Chiesa di S. Ma- ria ill Uandazzo (1), quaiido dava a luce il disegiio per il toinpio del Giocifisso di \lajorana di qiicsia no- stra cilia (2), ijiiando per liii si acqiiistavano progio i pro.spelti delle chiese di S. Agala in Vizzini (3), e delia ealledralc! in Callagirone (4). i'rclerir non si puo 1' accrescimento che inlen- deva recare il LanzeroUi al publico bene, quando si applicava alio ingrandiinenlo dei fabricati del noslro conservuiorio delle Vergini (5), ed alia coslruzione d' un lazarclto nci parti di Siracusa (6). — Ma che? lo non rccberei al suo lerniine questo mio lavoro, se volessi proseguire ad enarrare tanti altri lavori di svarialo genere, che cflelUiiva il noslro LanzeroUi ncl lungo escrcizio di sua prol'essione: lavori che co- stanleinente mostrano le sue cstese cognizioni nella scienza, ed il sno non ordinario ingegno nel porlar- Ic alia pralica, parte la piu iinportanle e difficile nc'la Architetlura Da qualunque lato si consideri il LanzeroUi sia da quello della teorica, sia da quelle della j)ralica , ben si conoscera di non Ibrmare egli parte della classe comunc degli Archilelti. E perche poi cercare allrove le prove del merito del Lanzerot- tii' ?Son e forse il suo piu migliore elogio quella sli- ma in che voi, chiarissiini Socii, a buon dritto il teneste; quell' onore di che saggiamente gli foste si (1) '\s:\i. (2) is.ii. (i) INll. (-4) is:{(i. (5) \xii. (6) 18-48. 112 larghi? Ah, se il dolore per la perdita di un uomo c ill ragione delli slima e del pregio in cui esso si Iia, qual meraviglia che acerbo sia slato il voslio nel sentire ciie il Lanzorolti, vitlima degli altriii deliiii, non era piii frai viventi? Se la memoria di un uomo dura tanlo quanto le opere sue, non dobbiamo noi sperare che la memoria del Lanzerotti durera eter- namente scolpita nei nosiri cuori? '!!/,'fi''ii . ^1 .,'1 ■\\j(.'' . t : • • . f ■ ■ 1 ! DELLA ERUZIONE DELL' ETNA DEL 1852. DEL SOCIO CORRISPOiVDENTE OOTTOR GIUSEPPE GE3IMELL4BO Li>lfo ncUa tornala ordinaria del 20 maggio 18S5. 16 .K>^r i11iS'..'ij'Mr:hi:.i.i A'-i%;;<>i"j;i«s is oi'Tiji* .\.yA Ml^i;^;',.vu '..S ', ' ■■■ji\'i\'\y,\, ;'■■■. |f iSi/ll "^^s]i SUNTO DEL GIORNALE DELLi Umm DELL' UU DEL 1832. Tlie stupendous and terrific character of these calastrophcs , and the dreadful extent of injury often resulting from them to the lives and pro- perly of the inhabitants of the surrounding coun- try, make lliein a subject of general remark and relation , during , and long after the period of tlieir development. G. PocLiET ScnoopE, Considerations on Yolcanos. ly)corsa e appena la meta del secolo XIX , e I'Elna ha per dicci volte riacceso il sao laboratorio, per voinitar dalle profondc sue gole, fiumane di fuse inalorie , capaci a distrugger per serapre quanto le SI parava diiianzi! Col priiicipio del secolo comincio la prima, nel 1800, e prosequi al 1802, 1809, 1810, 1811 , 1819, 1832, 1838, 1812, e 1843, e quesla del- la quale scriviam il giornale coinpisce il numero di undooi. Furono diecinove nel passato secolo, la del 1702, 27, 32, 35, 36, U, 45, 47, 53, 58, 59, 63, 66, 1780, 1781, 1787, 1792, 1798, e 1799, delle quail lutte, tredici dal gran cratere sgorgarono , ed il rimanenle, da* varj punli della gran piramide; del- le quali noa e il noslro assunlo fame menzione; par- 116 liamo soltanto dell' ultima, compilando un fido gior- nale su di quanto accadde, senza entrare a ragiona- re sulle teoretiche dissertazioni, o sopra argomenti di difficile sviluppo , ed ove le opinioni de' Geologi si confondono e molliplicano; tencndo presente quanto disse r egregio Professore Sig. Bichat, che « la ISa- » tura ha posto un velo a certe sue operazioni, che J r uorao nou puole alzare per indagarne la orga- » nizzazione; che percio riserbandole a se stessa, ci » lascia sempre nell' ignoranza. Dal nostro fiatello Carlo , Professore di Storia naturale , fu dato conlo di qaesla istessa eruzione , sebbene prima che estinta si fosse, con una memo- ria ove si e tentato ragionare su de' suoi piu im- portanti fenoraeni (vedi alii dell'Accademia Gioenia, vol. XXIX.) Fra quasi tutte le eruzioni dell' Etna, e secon- do puossi rilevare dalle cronache all'uopo scritle in varie epoche , poche o nessuna e avvenuta , senza che un fenomeno preventivo non avesse annunziato di che Irallavasi nel grande suo focolare. Ordinarj fe- nomeni furono o tremuoti parziali, o generali; densi fumi , erutlati dal gran cratere , e per piu mesi; o le fiamme ed orrendi raugiti ; ma in quest' ultima eruzione senza alcuno de' citati fenomeni, aprissi con piu d'una vorgine il fianco orientale dcU' Etna, sot- to il ciglionc del balzo, cosi detto del Trifoglietlo , fra quel dirupali scoscendimenli di Giannicolu , alle ore He mezza della sera del 20 agosto 1832. ()'.* Nessun rumore udissi sul momento , e due ri- voletli di fluida rovenlissima lava venner fuori da due delle citate grandi aperture , precipitandosi in giu per I'alpestre alta collina, fiancheggiando e ser- pendo per la costiera, e base del Salifizio. 117 Eran parlili da Nicolosi alle ore 8 e li2 quel- la stessa sera, e direiti ad ascender suU' Etna due Sicilian! da Palermo profillando d' una placidissima nolle , il cav. D. Michelangelo Auxilia , ed un suo amico. Oltre di cosloro, poco dopo altra brigata di si- gnori Inglesi, si pose in viaggio pel punlo medesi- mo, (Icsiderosi goder della sortita del sole dull' alia cima deir Etna. Goinponevasi essa dal sig. capilano di Marina lloghes llallel, della signora sua moglie, d' una di lore figlia, d'una di loro cognala, accom- pagnati dal sig. Tenenle Finch del 68" di lantcria, e del Tenenle di Marina sig. Rauveille. Scorlati i due primi da Antonio Leto Tiurbo , e la brigata , da tre allrc nostrc guide, giovani robusli e coragio- si, Angelo e Salvadore Carbonnro, ed il bravo Do- menico Germana Rlazzaglia. Giunti eran alia casa Inglese i signori da Pa- lermo, e trovavansi alle 11 c i\2 alia salila Castel- liicci gli Ingiesi ; a qucsli ed alle loro guide tocco di vcderc in quell' alia atniosfera, all' est, un' ainpia slriscia luminosa come un baleno, alzarsi dalla valle e poi .sparire. Un' ora dopo, raenlre eran giunti , e Iraversavano il piano del Lago , osservarono solle- varsi una colonna luminosa, a partirsi dal punto da dove era apparsa quella slriscia luminosa , o sia da sotto il ciglione della valle del Trifogliello e Gian- n cola; e col chiarore della stessa osservaron le gui- de csplodersi dal gran cralere una quanlila di sco- rie, che il venlo fece traboccare a sud est del cono islesso ; unica esplosione che I'u osscrvala veriOcarsi dal gran cralere per tulto il corse della eruzione ; e tali scorie hirono osservale un mese circa dopo dal Prof. Spagnuolo sig. D. Giov. Villanova, essere 118 incrostale d' una melma biaaco-sulfurea quella istes- sa di clie e rivc.Uilo oil' esterno di bicorne occiden- tale del gran cralerc (1). Non ando gu iri che fenomeni piu energici ma- nifestaronsi. Un tui!)ine violenlo, raentre la nolle era slata in i)eiT('Ua calma, rovesciava da cavallo i viag- giatori ; (luel suolo Iremava frequenle ed a forti ri- j)rcse; il riflesso del fuoco divenulo piu esteso sera- brava voler infiammaiue 1' atmosfera ; ed infine un continuo ruinorcggiar spavenlo si fallamenle quei viaggialori Ingiesi, che furono obbligati , a mal' in- cuor deile guide, ritornar in Nicolosi; che se inve- ce si inoltravano di pochi passi ancora, verso ii ci- glione del TrifogUeUo , come proposer le guide , avrebbero vedulo sgorgare da quelle aperle bocche, i lorrenti della lava , e precipitarsi nella valle , da baizo a baizo, diiigendosi per le serre del Salifizio. I due siciliani giunti alia casa Inglese pensaro- no riposarsi sino al tar del giorno ; e come si ac- corsero di tal nuovo avvenimenlo , risolsero anche essi ritornar in INicolosi, Tali grandiosi ed inattesi fenomeni , maggiore (1) II SIgnor professore Villanova da Jladrid, nil favori un foglio slampato in quella cilta e ricevuto da lui in Paler- mo , e che portava la data del 1" ottobre 1Ko2, n. i poco mono di lie miglia; o benche I'oroiassei'o uii seinicerchin. puce a dislaiiza prendeva- no r aspcUo d' una sola IVonle di lava die correva ad invadore i sotloposti uhcilosi Icrreni od i Villaggi. A 28 agoslo, nel tempo cbe guasli faccva la corrcnlc nel lerrono delta gran xjalle del bore , o Z'ippinetU, noil la-;(M"ava di scorrere lungo la valle Cnla'iim^ e coininciava ad nccupare le terre di Fio- ndicwiiino cd a precipilar^i per la porletia di Calan- na , spargendo la con>ternazione c lo spavenlo agli abitaiili di Za/farana, vedendo alle loro spalle il fuoco dislruircilorc ! Tullo era ai^iiicbilato cd arso ove giuiise la lava; le ameiie e collivale collinc, ritlenli di rigogliosa ve- gcla/.ionc, sparirono per sempre, sotto quell' immca- »o arido, cd arsiccio materiale. U vignelo Romeo, nella conlrada di Ballo, ii palnienlo c casoggialo del sig. Goci, il podcre del- r allro sig. Ignazio Coco, crano stall Irast'ormali gia in orrida nera superficie di massi. In conlrada ZalTa- rana poi fu intieramente sopollo il podcre Gagliani; quasi a nielta quello di Sebasliano Panlano, e quasi bruciala per iiilicro 1' altra posse-ssione di Coco-Pantano; ed i vigueti cbe curvavansi per il peso della quanlila deile belle uve quasi mahiro, dci Signori Scuderi, Ur- sini e Panlano, ebbero posilivi guasli, da rigagnoli di lava largbi 200 canno, e 12 a 15 [)iedi in altezza. Zad'arana era alia vigilia della lotalc sua dcstru- iione; un'cstesa fronlc di lava, la minacciava, in piu il 122 punti ; ed a 2 seltembre un braccio scendeva nel f^allone, e I' altro incainminavasi per la chicsa. A tanla imminenle ruvina a folia accorreva la genie da liitli i viciiii pacsi e da lontane tcrre, per cssore spettatrice del compassionevole slato di quei poveri abilanti. II Governo ne prese parte, e per lui il Siff. Iiitendente dclla Provincia mostro tiitlo lo zelo necessario. Furono pero quegli abitanti rincorati per la vigilante ed indet'essa assistenza deU'oltiino Magi- strato, Giudice di quel circondario Sig. Dott. D. Do- menico Mancuso, il quale per la sua diinora in Za- farana , e continue escursioni in quelle campagne , seppe zelantemenle soccorrer gli aiflilli, non facendo mancar lore de' viveri, non solo, ma garantendo ad ogni individuo la sua piccola proprieta da furtive ag- oni, che in tali sinistri sogliono avvenire: con- gressioni, one in tail sinisiri sog dolta ammirabile di tal Magistrate cbe merilossi le be- nedizioni di tutli quelli abilanti, con sodisfaziono del Governo. Giungeva Iroppo lenta a quesli punti, il giorno 1 selteml)re. la devastatrice corrente, ciu che comin- ciava a dar indizj non voler piij oltre progredire; in vece la massa maggiore della lava trabbocco supe- riormenle nel braccio che era diretto per le Calol)i inccssante- iiKMile veiiiva; couipagno dclle scorie e grossissimi sassi laiiciali in aria, lasciando cader quei corpi gra- \i, rcndeva ancor piii vivida quella fiamma, fiancheg- giandola di iin ("ondo osciiro; o lo arcne cadcvan in lanta (juantita, die non solo lulla la valle e le allure dc Conlorni, sccondo lo spirar de'venti, ne eran co- pcili, nia tiitla la plaga oricntale dell' Etna ne reslava sovordiiata; c come ii lavnrio di qucsta eruzione si ridusse a) punlo piu baseo , e meridionale cono at- livo c dclla gran fendilurn a pie dello stesso , ces- sarono subito di vomilar piu lava quelle prime baize; e lo stesso cono cho nacqiie gcmdlo al dello in ailivila , resto quasi ammiscrilo ed inerle , menoche orullava pochissiino fumo di (|uando a quando: pia- cevolo e niagniiica scena lu quc^la die poclii polean godcre, non osservabile da' punti bassi di Zaffiirana o Milo! l)istingui>\asi chiaramenle, csser composfa ogni forte esplosione , da tre gelti altcrnati cbe uscivano dallo stesso cralere , due eran lateral! e divergenli a (Icslr.i cd a sinistra, il piu vinlenfo pero e di mas- sa uiag^inre , sollevavasi pcrpendicolarmenle talvolta sino air altezza di 400 piedi; come ancora rimarca- vasi (brmata de' tre geili la stessa esplosione, (1) ed (1) La slossii nsscrvazionc si Icffgc d' aver fatfo il sig. cav. Gioeiii nclla ('nizione del 1181 , e senibra die iioi l" a- vcssiino C(i[Mala |H)rtarla : « si alznvaiio ( o^Vi dice ) roniposli di sassi ro- veiili , sald(ia c fiiiiio irifdcalo a siiiisurala alfezza; scoriievasi frallaiito ciiiarissiniainentc esscr trt- Ii cetti di tale fiaiiuiia clie lie roniiavano una sola a eolpn d' oitchio. ma or tiitte ad uii tralto, or aKernaiidosi fra essi. alzavaii de' grossi macigni in 126 eran accompagnale dallo piu fragorose detonazioni , il di cui continiio rimbombar nella valle superava lo strepito del cannone. Gontinua por conseguenM essendo la caduta del- le infocate scoric per lulti i fianchi del cono, appa- riva esso dalla cima alia base tutlo di fuoco. II grandioso di tulti quanti tali fenomeni singo- lari e piaccvoli, unito alle riflessioni che ogni mor- lale a tale vista cornbiiia , compensava in noi i sof- ferti disagi; e sebbene Imtavia stavam bagnali, pure ci Irattenaimo per ben quatt' ore sulla soinmita di MonlG Finocchio^ ove come assort! in quella coiitcm- piazione, non facevam piii attenzione al conlinuo mo- vimento di tutla la massa del monte istesso che ci sosteneva; mentrr^ il njoto era tale che la nostra gui- da ed il vetlurino si s ■oncertarono , come se su di una barca in mare fossero slati, per cui alia Icggiera verligine ed alia sincope , successe il vomito nel secondo. Rilornati la mallina del 3 settembre in ZalTara- na, trovammo aiquanto rincorati quegli abilanti, non vedenlosi. cagidnavano im indicibile fragorc ; e davati ini()v(j stiniolo a sjiaiidersi cini- nenti le fiainme , luentre altri di si enonne niunero di sassi ricadendo sul pendio del cono, rotolavansi, frangendosi , giu sino alia base del cono. » ( Vedi cav. Gioeni menioria dell' eruziouc dell' Etna del 1181.) .../..„. .-■ ■ - •'■■■■ ^'^ 127 Deslavan piela taluai di quelli infelici nel rilorna- rc alle [iropric abitazioni, caricali di qiiei mobili ed allro clio ne avcviiii sotlralto pochi giorni innanzi ; ullii scdi^van trisli su' luo^hi ove verdeggiava poco fa quel loro podoio, oggelto dclle loro delizie, e del loro soslegiio, diveiHili luoghi di Irislezza ed orroso aspet- lo, foperli di 10 a 12 piedi di ancor calda lava! l\e solo i daiini in quclla amena conlrada Furon catisati dalla lava soltanto, ma la massa de' vapori cho craiio spiiili duirimpclo d(^' vcnli e strisciavau sul ter- reno, come eraiio saturati di acido idioclorico, d'uni- la alia copiosa |)iogi;ia di arena, colpirono le pianle tulle di quei conlorni. Oilre Zii/Jarana Sanla t^ene^ rina , Bonc/iardo, Darjala c quasi tutte le terre del dccanlato iMascali e Giarre, crane arse per dir cosi da' vulcanici vapori e dalla cadula arena. 11 sig. D. Santoro (irassi Calanna genliluomo di Aci Reale scrissemi il di 7 setiembre ne'sequenli sensi: 1) Ollreaunlo mi era angosciosa la dimora in )) quella , una volta arnenissima e feracissima con- » Irad.i di l/z/o, Caselle , Hallo ^ Zaffarana , Mac- » c/i/a, S Giuranni, S. Alfio , e parte delle pitto- » resclie colline ed ubcrtose di Mascali ! I letti del- » le ease crollano pel gran peso della sabbia cadu- » tavi; siamo obbligali spesso di cavarnela; ma agli » aiberi a lari;he I'oglic, che pel peso si curvano e B sbraiicann come rimediarvi ? e Ic frulla d'ogni sor- » ta lulli' perdule! le uve aggrinzate ed immiserite, » si lascian piutlosto perire sul ceppajo che perde- » re il tempo e la spesa a raccorle e pigiarle ; ed » il bel verde varialo degli infiniti albcri a frutlo in » tali conlrade, piij non si osserval tutlo e secco e )) malcdticio, come oppressi c finili gli animi di que- » sti abilaiUill 128 Tali sono Ic scene che si presentano di conti- nuo agli s^nmi'di di clii vive sul corpo di un vidca- no ardente ! E pure non tennino in questo la seric delle ro- vine per tale piog^ia; la lava deslrultrice, in primo luogo; i gas acidi c la arena , seguitarono dopo ad appassire e seccarc quei vegetaliili d'ogni sorla, che !■ lava avea risparmiate ; e finalmenle un' eslraordi- .lario lemporale accadde nel giugiio di ipii-st'anno, che determino la totile destruzione deli' intiera piaggia orienlale. (Vedi la dotta relazione data in assunlo dal" Prof. D.r Pietro Longo Signorelli, letta alia Sucieta Scouoiiiica di (latania nella lornata del 30 giugno.) Sino al 3 seltomhre Tallivila ne' crateri di eru- zione progrediva con lenlczzi; ma nella noltc del 4 seltembre rinforzaron le esplosioni, acoinpagnale dal- ta immensita de' vapori caricbi di arena, e dal vio- lento ruiTioreggiare che facevasi udire da una gran parte dell' isola. La lava che sgorgava d' appie del cono, fluidn piu che liquida, e dalla cennata spaccalura, venendn fuori, scorreva sopiu l(^ caldc ancora sue prime cor- renli, cd in poco tempo giunge nuovamente alia por- tella di Calanna , mentre slravasandone un rivolo , passa per la contrada Ih'nalure, e sempre piii dila- landosi si avvia per il Dafjfdonc prendendo la volla pel !\IiIo\ nel giorno 7 peio per I'ineguaglianza del suolo cangiando direzione, si accanza verso la (juer- cia del venio, diriggendosi per la contrada Palazzo. Varie osservaronsi le vicende ne' fcnomeni del- r eruzione sino al giorno 7 setlemhre , or lenti fu- rono ed or vigorosamente accresciuli. II fumo pero sempre carico di arene non mai manco , ed era ri- marcabilissinio , un cerlo pcriodo di accrescimento 129 (Jclla sua massa e dolla forza nel sollevailo a piu del doppio dcir allezza dell' VAna slesso , verso le ore meridiane. A ii settembre la lava si avanza ed invade e destrude i leireni coltivali iiilDrno al piccolo borgo detlo delle caselle del Milo, e selle case clie prima le si ollersero delle casftlle islesse, furono bruciate; iiitanlo clie gli abilanli di esse e del Milo, che trova- si ill silo rnolto piu basso, si dan la preniura di svalig- giar le loro case e salvarne in sicuro, tullo il mobile. La corrente, prima di rienlrar alle caselle, di- visesi in due braccia , mostrando un fronte di un mi^lio circa , lasciando in mezzo il cascggiato del Milo dilalossi laleralmenle per minacciar il villaggio di S. Aljio c I'altro di S. Giovnnru con tulla la sol- loposla amenissiraa plaga; per la (jual cosa sono io massima coslcrnazione le numcroso pnpolazioni oho Ibrmicolano sulla conlea di Jiascaii e Giarre. Ma nel giorno 15 comincib la lava a rallenlar il suo cor- so grado grade, e cosi minorar lo spavento di que- gli Etnicoli ; difatti essa arreslossi in quei luoghi , quanlunque favorila a precipitarvisi per I'acclivita del pendio. II riimoreggiar del nuovo cratere, che fu chia- ma(o centGiiario , non fu mai inlerrotlo , ed il suo cono accresciuto di mole, gareggiava con quanti al- tri si innalzano sul seno e su' fianchi dell' Eloa. rSel giorno 17 alia solita ora meridiana , rilor- nano ad udirsi le delonazioni, sortir vedesi in den- si c nori globi il fumo, e si avvertono ne' vicini vil- laggl le scossc da larne tremare il suolo ; la lava intanto che erasi fermata nell' invader le Caselle gia divisa in due braccia, diverge il suo corso al nord, ad urlare sulla ripida base di Monie Calialo; diver- 18 130 genza tale , che se giunge mai a precipitarsi nel vaUoTip che scende c conduce le sue acque sulle ler- re di Mascali, quella conlrada anderebbe distrutta. II 18 e 19 sellembie sieguono gli stessi feno- meni ; la sommita del coiio dell' alto gran cralere , si niostra ancor piu veslila di quella bianca melma, che apparve ne' priini giuni, e che si riduce ad una finissima cenere ielpalica, intrisa di idrocloralo di am- moniaca , e che (iiseccula prende una forte consi- slcnza. Non conlenlo della prima visila al punlo della eruzione, andandovi per la f^alle del bove, il 20 sel- lembre determinai nuovamenie portarmi ad osservarne da un' altro sito i fenomeni. Due guide eran meco. I'rosi la via per le serre del Saiifizio, ascendon- dovi dalla parte meridionale, e fud'uopo salir I'erla coilina detla limpa delle cannelle, traversar la estesa lava del 1792, lasciar a siiii^lra il monte Sallo del cane , e a deslra Monie schiavo , ci frovammo al- V imbruiiir del giorno sopra quell' alta giogaja. Gran sorprcsa ci reco al primo sguardo I'osser- vare 1' ingrandimenlo di quel cono di eruzione, che crasi formato un inonle ignivomo per se stesso , iu pochi giorni ; ma tale esser dovea per il cadulogli immense materiale di sabbia , di scorie , e milioni di grossi macigni ; e gia continuava della mauiera istessa e senza interruzione. II I'umo in quella notte non Iu gran fallo volumiiioso , bensi carico seinpre di sabbia , quella che spinla dal vento del nord Iu ancora versala sopra di noi. Le detonazioni, ad ogni esplosione eran di mol- to accresciute , e piu violente , non che pivi abbon- danti di scorie da quanlo osscrvammo la prima volla. Gran parte di tali scorie cadevan come molle 131 pasta ed a varia dislanza, lalche quelle cho sopra i rami degli arLiusti, e di ([iialclie albero di Ja^gio o pino piombavaiio , piegavausi su quelli ed attaccale vi riinaiievan sospese. La lava che scorreva verso il MUo erasi ferma- la; ma Ira la sua raffreddata e nera superficie , fa- cevansi veder a quando a quando , crepacce , ove scoprivasi 1' inlerno fuoco die cuiiteneva. Fu ancora singolarc reuunieiio quello, che inen- tre ill INicolusi e ne' iuoghi vicini ad esso Iremava il suolo in ogni csplosione, nessun raovimento avverli- vasi su quelle Sarr^ del Saii/izio, o giu delia coUi- na nclia casa della Neve ove passamrao il reslo del- la no I to. Avendo osservalo lulto il piano della corrente , ed assicurati che la lava presa uvea la direzione di Calanmi piullosfo che vorso Monte (.'aliaio , come era ne' precedonli giorni, ritornammo la mallina se- guente 21 seltembre in Aicolosi. Vi fu per tulto il Iralto del camraino, una piog- gia di arena, che ravvolla in densissimi globi di fumo aiti a due voile 1' Etna istesso, il vento N. 0. spin- gevala nella plaga orientalc e nieriodionale, e percio sopra di noi. In simile lavoro continuo pe' giorni 22 e 24, alternando le detonazioni co' nuvoloni del fumo. Si ebbe inlanto la notizia, che ai tcrmioe orien- lalc dolla grande voragine al piede del cono mag- giore 0 di axione , come si e detto di sopra , c da dove la lava manlenevasi sempre nello stalo liquido, pure altro piccolo cralere formossi, in direzione, ma non mollo dislante, dallo Zoccolaro, e dal quale sgor- gava un rivolo di lava , direlto verso Ca/anna; ma questa nuova aperlura noa fe ccssar di altivita quei sgorghi superior!, segno evidenle di essere slata ca- giotiata da qualche intoppo al corso sotlerraneo del- la slessa unica correnle. Gli addensali vapori sulla cima dell' Etna an- nunziavano cambiatnenti ineteorologici ; ed il giorno 24 e 25 settembre il grao cone dell' Etna fu ingom- bralo di nuvole ; e nel giorno 26 dopo varj scoppj di eleltricila, caddc abbondante pioggia nella regio- ne superiore e media della raonlagna. Le guide cbo da vicino hanno scovtalo alcuni viaggiatori sull' alia cima del Vulcano , rapportano aver osservato il gran bacino del cratere. essere in- crostato d' un nialeriale melmoso bianco che spalma circolarmente quel vasto imbuto sino ad una certa altezza di quella gran profondila. Noi emeltendo su cio ancor la nostra ipotesi , crediamo esser tale iu- lonaco un rigurgito fangoso del Vulcano, una specie di moya; fenomeno a dir vero non estraordinario nei vulcani; come avvenne presso Riobamba in America abbenche piu grandioso e meraviglioso, per la quan- tita de' pesci che erano nel fango , die furoii cbia- mali Pymelodes Cyclopum come e nolo a' naturalisli. Ne' giorni 27 28 e 29 settembre il lavorio del- r eruzione conlinua ma senza grandi e detonanti e- splosioni; il furao pero e state abbondevole, e dello stesso carattere. -; A 30 detto fu maggiore attivita, e le delonazio- ni ritornaron ad udirsi forli e frequenti, quasi come al 22 agosto. La lava scorre lentamente verso Zap- pinelli. Dal 1° al 4- ottobre non furonvi particolarila ri- marchevoli. Nel quinto e sesto giorno pero i nuvoloni o colonne del fumo sono slati di un volume estraor- dinario , e le detonazioni cosi forli , da far tremolar 133 Ifi vetrine dclle fiiiestrc in Nicolosi e ne' vicini co- nuiiii ; 0 noi siipijonghiamo clio inolle delle scosse che si avverlivaiio duranlo la oiuzione non furon tut- tc pel niovinicolo doila terra, nia delTaria piullo.>*to, sbaleslrala dallo scoppio delle esplosioni. Nei giorni 6 0 7 cresce aiicor piu la quaiilila del fumo , e la nostra circonscrilta atmosfera ne e ottenebrata. Uitornalo dall' Etna il professore spagnolo Sig. Villanova, ci acccrta essersi verificali ailri due crate- ri poco distanli da'primi, all' est; i quali inandavano graiidi glohi di lumo, ed esplodevano senza interru- ziono (piaiitila di rovciili scone, e gia in tre giorni presa aveano la forma di coni. All' inconlro li allri prinii due crateri, erano quasi inerli; cosi ancora quel- la grande apcrlura voniilante lava, pure dava pochi se- gni della sua allivila; la correiite sgorgava dal piede di uno dci coni novelli dirigeva il corso verso Zap- piiiclli e con varie braccia verso altri punli. Salendo suli' apice del gran cratere, lo ba trovalo in silenzio, come se eslinlo si fosse. Dal giorno 8 al 13 non abbiamo osservato par- licolarila rimarcabili, ma una conlinuazione delli stes- si fenomeni dc' scorsi giorni. II Sig. Villanova reduce ancora una volta dal nuovo cratere dcntro la valle del bove, riferi, esser- visi avvicinati si fattamente che le scorie esplose vi cadcvan troppo vicino , cio che non curava per la brama di raccorre di esse le piu cariche di efllorescen- za di Murialo d' ammoniaca cristallizzalo ed amorfo, e variatanienle colorato dall' idrodorato di ferro. Os- servo le correnti della lava che sparpagliavansi in quella estesissima valle formando varj rivoli , talu- ni de' (piali venivano, come supra, da' novelli crateri formatisi negli scorsi giorni. — \'oleudo egli far uso 134 della biissnla per oiienlarsi, trallala fuori, trovo im- mobile r ago, c lornalo ancora in Nicolosi, i'ago fu sempre inatlivo , per cui crede perduto lo struinen- lo. Curioso avvenini(!nto non mai ad ailri sucoesso. La lava che diiigevasi verso Calanna iniiiao cialo avrebbe, conlinuando, Zaffarana per la seconda V'dta. Nella matfina del \h ottobre la sommila del- r Etna osservossi coverta di un leggiero strato di nevf. La columia del fumo dal cratere di eruzionc e inollo grande; uguaglia e sorpassa quelle emanazio- ni avvenute ne' prinii giorni dell' eruzione, ed in tal guisa continuo sine al giorno 15. L' isolelia ZappineUi gia invasa e ricolmata da nuova lava, non piili impedisoe che la correnle si inol- trasse per la valle di Galanna; infatti ginnge a quel ciglione, si prccipita in essa. Certanieale talc spet- tacolo dovea csser degno dell' ammirazione d' ogni spcllatore, e piu di contemplatori della nalura ! Pre- cipitarsi dalla altezza di 300 piedi e piij , come da catariitta, un Guine di fluido fuoco, con un fragoroso rumore , difforentc da quello delle acque precipitate da simili altezze, rumor di metalliche e vitree fral- turazioni, esser doveva veramente maraviglioso. Non avendo avuto la sorte di esserne spettatori, ricordiamo pero con piacore, aver veduta la simile nel hiogo istesso durante l' eruzione del 181!) pre- cipitarsi giii nella stessa valle, dal punto cosi dello sallo della Giumffnia. L tanto la lava che allora cola precipitavasi , come I'attuale, giunte in quel basso, continuavano a scorrere per quel siti senza cssersi ralTreddate me- ttomamente. ,„..,. Le variazioni atmosferiche dal giorni 16 a 24 135 ScHcmhro ci ban poco lasclato vedcre la piramide ileir Kliia; dal 2:5 al 26, i lunii sono slali grandiosi, ed ill ciiormi colorine ; e la lava riprende il suo corso novamcnte sopra Zappnielli. Ncl giorno 30, crohliorn ancora le dclonazioni , per lullo il giorno c la nolle , e ronlinuaroiio sempre piii forli sine al 31. Al 1" novenibre la guida spedila a riconoscerc quel (he accadeva nel sifo dclla enizione rapporta, crescer di mole sempre piii, quel novello cratere, di- veniilo un monle; continiiare allivissime le splosioni; dal iTiezzo di csso cono si apri un grande forame, donde liquida sgorga a grossi llulli la lava, e scorre e dirigcsi lungo la irrcgolare base, delle serre dd Sahfizio, e Zoccolaro ; era pure aumeulalo lo getlo dcir arena, o continuava ad a(T(vsrere quel suo ini- menso slrato che cuupre tutta la plaga orientale della Mnnlagna ; cd un furioso venlo alzava in aria con grande impcto (juella sal)l)ia, per cui 1' atinosfera ue veniva magioruicnle ofTuscala. I>al giorno 2 al 10 novembre non vi era di ri- marcbevole, se non il frequente rumoreggiamenlo nelle ore meridiane e nelle mainline. II giorno 9 alia mallina fu osservata 1' alia re- gionc del gran cono dell' Etna, per la sua mela su- periore, vestila di quello slrato di bianchiccia cenere, cbc vi cadde ne'due prccedenli giorni, e da noi non prima osservata, per essere slalo ingombro di nuvo- la (piasi lutta I' Klna. Crel)l)er() ancora nel giorno 12 i nuvoloni del denso I'nmo, da' quali vcnne ingombrata gran parte della nostra almosfera, I' arena precipilava da ogni dove, ed il vidcano dava a sospcllare che ripigliar vo- lesse atlivila, qnclla che diminuila alquanlo appariva, 136 per essore sUiti per piil giorni i fumi, di solo bianco vapore coniposli. Le guide die Iianno accompagnato taluni viag- gialori sulle serre i.W\ Salifizio r\e,\ ^xoxno 16, rappor- lano essersi raffredddla queiia correnle di lava slala diretta per (Udanna e Zappinelli, riinanendone sol- lanto un rivoloUo, die scorreva verso Uonie finoccluo. Miiiore altivila pure osservavasi esservi nel cratere di cruzione, e cosi conlinuaroiio sine al giorno 22 Fu seinpre notabile e rimarchevole secondo noi, esservi un certo rapporto tra il sofiio del venlo N. 0. e la violenza delle esplosioni ; mentre quesle eran piu conliiiuate , piu assordanli , e cariche di cenere e di roventi scorie , come piii forte spirava quel vento. Quesla osservazione e stata verificala ripetute voile, in quesla non solo ma in altre eriizioui. La- sciaino agli scrutatori, de' naturali fenomeiii la spie- gazione di quesla circoslanza, se pure alcuna po- tran darne; sino al giorno 27 I' Etna trovossi ingoin- 1)10 di nuvole, e coverto in parte di neve spruzzalale dali' impotuoso vento N. 0. non ci ha fatlo scoprire r csleriore visibilc Iravaglio, del punto di eruzione, Abbiamo sapulo dalle guide, che la liquida lava voraitata da quella grande fentitura formatasi a pie del cono di eruzione, da noi tante volte cennata, si era rafl'reddata alia superficie, ed avea formato la sua crosla una specie di spelonca, un canale coverto, da sotto del quale la lava molle continuava a scorrere, divisa in varie braccia, di troppo breve lunghezza. Qualche rautazione era intanlo avvenuta neH'alto cralere dell' Etna; de' due grandi baralri permanenti apcrti nel fondo di esso, uno erasi chiuso pe' mate- riali ammassativi, da una frana avvenuta in una di quelle grandi pareti ; fraltanto che s' era ingrandito 137 1' altro forarae a cono rovescio , di niaiiiera che l^resenla una spavenlevole profoiidissiina gola , dalla quale alcuni rombi udivaiisi venire, accoinpagnali da colorine di I'umo. A 28 novembre ces.salo il soffio dal N. 0. e cessalo il rumoreggiare del crutere di eruzione. I ligagnoli della lava lentameiUe scorrevan verso #fe all' arena accrescono seinpre piu la mole e la sua altezza; le inedesiine guide riferi- scono che oltre alle delle esplosioni di scorie ed are- na , graiidi quaiilila di massi sono ia alio lanciali , cou una parabola, nella loro cadula , da superar la base di esso cono, a significanti distanze. La correnle cangia spesso di direzione ed in oggi si e rivolta verso li'-cca Musarra. Ancor oggi si e nuovainontc o^se^valo e ben rimarcafo accresccre iminensamenle le Ibrti detona- zioni, come divien piu forte il sofTio del N. 0. Nel giorno 9 dicembre la lava ritorcendo il cor- so, dirigesi per Zappinelli, ove giunta addossandosi alle precedonti braccia gia raffreddale, si volge for- niando un' angolo rello al nord verso la Rocca del- la Capra, e seguitando, va pel Monle Caliaio. rin- novando il timore a' serapre palpitanli proprietarj del Milo, e conlrade di Mascali. Ai 21 delto, rilorna da tali siti per la terza vol- ta il Professore Villanova, e conferma, quanto e sta- tu riforito dalle guide , sull' allivila del centenario accresciula, e sulla esplosione di grossi macigni. La lava si dirige a S. E. verso la base di Mon- le Zocco/aro, e conliuuando va a prccipitarsi nuova- 19 138 raente dentro la valle di Calanna per la seconda volta. Dopo tre giorni di variazioni atmosferiche , con pioggie neve , e forte vento N. 0. dominante , ci confermiamo che esso ha molta influenza nelio ac- crescimento delle detonazioni del cenlenario. Si po- trebbe egli dire, che la pressione dell' aria, daU'allo al basso , a iorza inlrodollasi nel gran cratere del- I'Elna, e pressata a sortire passando per islretle gole dai cratere del centenariop Potrebbe esser cosi , mentre sodiando il venlo Est , non suscita rumore alcuno , ne fumo di sorla viene esploso dall alto del gran cratere. A' fisici presento tale spiegazione, essi ne da- ranno il loro giudizio. Dal 1" al 18 Gennaro , poche variazioni han presentato i monoloni fenomeni, di fumi, esplosioni, e corso di lava ; quesla si avanza intanto verso il ciglione della valle di Calatina , ove giunta , vi m precipita; ed ancorche si lancia da un'altezza di 400 piedi , giunge in quel basso senza raffreddarsi , e percio scorre pel pendio; per lo che seguitando sorti- ra per la porlella, da dove elargandosi brucera fera- cissime terre eminentemente coilivate. Dalle guide reduci , accompagnando viaggialori in tali siti , si rapporta che dal 18 Gennaro a tulto Febbraro (come conferma al 9 Marzo il sig. capitano Platon Danese e compagno , reduce della sommila dell' Etna , passando dal ciglione Oiannicola sino al 9 Marzo,) esser continuata la esplosione delle scorie, e di quel sassi di grossa mole. II giorno 10 alquanti mulatlieri andando sul luo- 'go, per caricar i loro muli di Murialo d' ammoniaca, iche in abbondante quantita era in efilorescenza su 139 quelle recent! raffreddalc lave , si vidoro avvolli fra nuvoloiii (ii ruino ed arena , cariclii di irrespirabile gas idrocloi'ico, a talc die dovettero abbandonare la speranza di raccoglier quel sale, che in breve fu co- perlo di arena, e tornar viioti a casa loro. II ^iorno 12 la guida Aiigclo Garbonaro accom- pagnando un viaggiatore Inglese, alia cima del gran cralero, fiirono sor[)resi di trovare movimento in quel gran I'occdare clie erultava giobi di denso fumo e sco- rie, come le cacciava il cen'enario; e furono vicini ad esscr colpiti dalla cadula di'lle scorie. Sino al 13 si osservarono amiji i crateri inandar denso fumo. Al 26 aprile, dopo poco rimarchevoli avvenimen- ti, sembrava il vulcano voler incrudelire, con spesse e viok'nte esplosioni; ma la lava oalmava scmprepiu la contrada Zappinelli. Tali t'cnoaieni aiidarono grado grado scemando di atlivita, sinche arrivalo il 27 mag- gio, r eruzione si estinso dell' inlullo. Tale si In 1' andamealo della eruzione del 22 agosto 1832, la quale e stata al certo una delle piu grandiose del Mont' Etna, e di quelle che grave dan- no ban recalo a' campi ed alle abitazioni degli Etni- coli. Noi non abbiamo trascuralo di seguiria in tutti i giorni del suo corso dal 21 agosto, come si e det- to, al 27 maggio 1853, marcandovi tulte le variazio- ne atmosrericbe contemporaneamente accadute , re- gistrale nel nostro giornale. ]Non abbiamo stimalo tra- scriverle in qucslo punto , per amor di brevita; che se quello sara creduto utile pe' risultamenti che la fisica ritrar ne potrebbo , non si manchera renderlo ■di publica ragione ; essendo per era aperto a cbi avra vagbezza di considerarlo. ISon bisogna pero a noslro credere tralasciar di narrare , quanlo si e osservato altenente a tale eru- zione dopo che essa si estinse. j;! Si estinse al corlo, e cessarono i fenomeni nel iiuovo cratere centenario, raffreddossi la siiperficie di ogni corso di lava, ma non puo dirsi che anche sot- terraaeamente eslinta si fosse , potendo scorrere per solterranei meali, e tarsi slrada ove che meiio resi- stciiza incontrato avesse. Infatti, un fenoineno sopra- venuto ne' contorai di ZafTarana appoggia di raolto il nostro dubbio Appena cessalo, come si e detto, ogni corso del- la lava il 27 maggio, e che via via ralTreddate quel- le scorie superficiali vi si polea francamente cammi- nar sopra, nel tempo che verdeggiavan quei vigneti )ve inollrata a piu d' un piode ne era la nuova ve- getazione, ed alberi a frulto; i quali scamparon per Ventura d' essere ridolti in cenere , si videro d' un colpo appassire alberi e vigne, come se fulminati, nel rnezzo del podere del Paroco di Zaffarana sig. Sciuto e frateJio , per un tratlo di terreno quasi di tumoli due, e di figura circdiare. Curioso avvenini nto in vero fu questo , quanto inalteso; raenlre tal terreno che sta situate tra Zaffa- rana e Ballo , trovasi lonlano piu d' un miglio dalla piii vicina corrente di lava, di gia raffreddata; e que- sto e poco; altri vigneti che si frammezzano Ira la piu vicina lava ed il vigneto oramai assolutamente secco, vegetano rigogliosamente e non soU'rirono al- terazione alcuna per tale avvenimento. JNessuno sviluppo di gas caloroso osservossi ve- nir esalato dal terreno in discorso , ne aumento di colore pote sperimentarsi da chi in questi siti cam-* minava. Era dunque un profondo canale di continuazio- fil no per nvc introdussesi rovonlo lava, il calorico del- la quale loccsi strada al punto diseccato, ma che non ebbe la forza di manifcstarsi in quella superficic col- livala, l)astando bcnsi, soUanto a seccar le radici di iutlo (pioUc piante? o pure allro cratcre , estintosi quello di atlivila, volea aprirsi nel vigncto? Sia quel che si voglia, possiamo aggiungere tal fcnomcno a lanti altri di difficile spiegazione, e per- cio lasciamo indagarce la causa a' vulcanologisti di talenii superiori. >^l nn- •ivV; 'n r ■! :■> ;;l -vyL/.-^fjui ^ ^^1 .■jSr'f'S'fe 4S5'fV g CO g^ h9 W S3 '—I t-:i 1-1 o ^5= ~ ■ . ■~^^J3 \ \\ *fe ■\- ^■^-. ^ n-<; ■§ S "^ Is M V •'^ ^ "^ ■§1=! ss, ^ V 1^ <> n~^ -4 i ^ "^4 « * « "^ «» 5 « "* V 5 ^3 S ^ ^ S N "o ^ § Co -^ "-l^ '>^-^--=> BELLA BTilS^IOISm DELXi'BTI^A DKL 2\ AGOSTO 18o2, LKIlo m;i,|.\ rOliN.VTA ORDI.NARIA DEL Dl 4- NOVKMRE 18o2. DAL s(i(.ii) pnfjfPssniiK r-z %\Vt\V%%VVV«V%V«VV%»VVV%V%VVVbVVV%VVVV%l%WVVVVVWVV%VliliVVVk«VW*V Qitotiet Cydopum effcrvere in agtos Vidimus widanlem ruidis farnacibits Mlnam Flaimiwritmque giibos liquufaclaque volvere 3axu? ViRi'.IL. GkhRG. L. 1. 4£):;nclie si possa fiancamenle asserire noii csservi cssenzial <1in'ercn/,a ne' renomeni delle Eru- zioni vulcanichc , pure si manifL'slan essi , sovcnti vollo, in tal variala forma, che non puo ncn Icner- sene conto da rhi iinpronde a scriverne la sloria. Scosse frcguenli e spcsso conlinuate del suolo : aporliire successive del fianco del vulcano che man- da fuori inf'ocate scorie miste a denso fumo: da una di esse , o la piu bassa , frammezzo a denotanii c- splosioni di arenc, di rapilli. di scorie e d'incande- scenti masse , scaluriscc finalmente un fiuine di li- quida Lava; la quale con mai,^giore o minor veloci- la si (lilTonde sopra i vicini lerreni , e li cuopre di un' alio stralo di scabre ed aiide rupi. Sono quesli gli ordinarii fonomeni che accompagnano, anzi, che costiluiscono una Eruzione vulcanica; ma sono essi, come io diccva , di tale imporlanza talvolla , che merilano 1' altenzione del naturalista ; e trascurarne IV la descrizione sarcbbe in lui condannevole negli- genza. Noi quindi , a non lasciar gli Alii della Gioc- nia , senza la sloria della Eruzione del 18o2 , ne abbiamo abbozzalo un breve ragguaglio, cbe riguar- da soltanlo i vulcanici fcnonicni. 1 Gioinali di Sicilia c deir Estero riboccano dcllc nolizie , delle relazio- ni 5 e de' dcttagli del corso della Lava cbe lanlo guasto faceva de' piu coilivali terreni de' contorni di Zafarana e Milo ; noi lasciamo lullo cio alia sloria civile di questo avvenimenlo, e lentiamo di dar esatto cento delle vulcanicbe operazioni. II vasto abbassainento di suolo cbe inlerrompe, per levanle , la convessila del giganlesco cono del- r Etna, quasi per un sesto di sua superficic , porta il nomc di valle del bove ; quantunque lal denomi- nazione , a dir vero , si apparliene ad una piccola vallata, cbe sbocca nella gran valle, Ira le Concozze e la base N. E. del cono del gran cratere. Fian- cheggiano questa valle elevate serie di scoscese e burroni. Per ponente , il balzo del Trifoglielto , di poco men cbe due mila piedi di altczza , mostra pel tralto di due niiglia i succcssivi strati di lave e di scorie che ban portato 1' Etna a tanta altezza : per mezzogiorno , la schiena dell' aswo e le serre del salfizio, stratificate ancb' esse e tagliate perpen- dicolarinente da spesse digbe di laslroni di lave compatle ; e poi lo Zoccolaro ed il monte di Ca- la?i?ia : la valle del bove , le alture delle Coiicazze e delle Finaite, la rocca della capra, tagliate per- pendicolarmente ancb' esse dalle connate digbe di laslroni , e monte calialo . per Iramonlana ; aperla reslando per levante , ove collinette ed avvallamenti di suolo antico vulcanico, coverto di tratto in tralto V" di gincsire c di rovi , costiluiscono il limiie agli ulliini collivali Icrrcni del Milo e dclla Cerrita. Appic dollo Zoccoluro , per levanle , un' altro abbassanienlo di suolo, a guisa di anfilcalro si scor- gc nclla, cosi delta, vallc di ('alanna\ e dove que- sla si apre per dar originc all' alvco di spaziuso torrcnle , prendc il nonie di portella di Calanna. Allc scrre del sa/fizio , poi, succedono per scirocco le srrrc di Calamia c Cassone , che I'ormano alte giogajc a ponciitc di Zafaraiia : la quale e j'albri- cala a due miglia e mezzo eirca a scirocco della porloUa di Calanna. Dal piano del Trifoglielto, alia siidetta porloUa il siiolo va con varii scaglioni abbassando per 2600 j)iedi circa: e per 1800, da quel punlo sino a Za- larana; ma prolralfa questa inclinazione. di ben h.KOQ picdi, per sclfe niigiia circa non forma che un' an- golo di 23 giadi, per cui non rriolto erta riesce la salila. In queslo estesissimo abbassamcnlo di suolo , in questa , cosi detta , valle del bove e incredibile il numern dollc Eruzioni die vi hanno aperlo i lore cratcri. cd il numern, (juindi, delle correnli di lave ivi eslese ed ammontatc una suH' altra. Lc piii ma- nifeslc , c futt' ora di aspra supcrficie ed incolte , sono quelle del 1802, 18H, 1819, 1838, e 1842, proven ionii tulto da Eruzioni apcrtesi ncl fianco del vulcano cd ontro la ccnnala valle ; dirc'lc da po- nenle a levanle , ove il pcndio le cbiania; e lalune ban miaaccialo , non son molti anni , la Zafarana ed il j\lilo , i due piu alti villaggi dell' Etna , in questa oriental plaga, come furono quelle del 1802, del 1819, c 18-i2; senza includervi 1' altra del 1792, percbo luori della valle del bote. vr Or dopo r ultima eruzione del 1813; 1' Etna e stata silenziosa , e dormiente ; e quasi vecchio vol- cano ncllc due ccnnate del 1842 e 1843 , parea che dimostrasse esscr la sua energia scemala , im- poverilo il suo lavii.o materiale; Quando nella nolle del 20 a 21 agosto 1832, enlro la inenzionala vat- le improvvisamenle il suolo si aperse a dare sfogo ad una fragorosa Eruzione , accompagnata da tulli i fcnomeni chc la caralterizzavano per una delle piii vigorose e violenle. Testimonii del primo spaventevole scoppio fu- rono, sul piano del la(jo una famigiia inglese, com- posta di uomini e di donne (1) che ivi trovavansi per la salita dell' Etna, e per giungere sulla cima , alio spuntar del sole. Un' impetuosissimo vento co- strinse gl' individui di questa famigiia a riunirsi in un punto e tenersi vicendevolmente aggruppati ; e menlre stavano in tal raodo , il lerreno trema sotlo i loro piedi: il fragore, che supcrava quello di con- tinuato tuono , si fa orribilmenle sentire , e i loro sguardi sono allirati in giu nella valle dalla viva luce di un' incendio , che dall' aperto seno del vol- cano scaturiva. Mel sito stesso poi , ove aprivasi la ignivoma bocca, un pastore del Coniune del Riposlo (2), che dormiva accanto alia sua gregia , svoglialo dallo squotimento del suolo, fugge dietro lo smarrito gre- ge ed i cani, lasciando gli ulensili del suo mestie- re ; e non si era ad un quarlo di miglio allontana- to, quando , dopo violentissima scossa , vide aprirsi (1) Cap. Hallet R. Ff. sua moglie, due alire gio?aDet- le — Liu. Finch del 88. — Ravenhill, de' R. Iii((egnicri. (2) Aalonio Seraliuo, ed il compagno Giuseppe I\infu. vu 1*1 suolo intorno al silo appunto ov'egll donniva, ocl uscirnc una divampaiile piramidc d' infocale scorie , e niivoloni di iiero lumo accompa^nali da C'litinuo orribile fragore. Questi lurono i soli spcttatoii del priiicipio dclla Eruzione , in quella ora della nolle, ed in sito lanlo rcmoto e solingo. Da Catania pero, da chi , per genio e per si- tuazione di sua dimora die ha 1 Etna in prospello, e coslanle osstTvalore di lulti i Fcnomeni che in (]ue- sla monlagna si combinano, (1) alio ore sci (d' Ita- lia) meno un quarto I'u toslo osservala la Eriizione che coniinciava, alia visla di colonne di dcnso lumo che rillettcvano un vivo foco cnlro la valle del bovf. Si avvide egli poscia allc ore sctle che altre piccole bocche di I'uoco erano aperte nol balzo del frifo- glietto, da sopra in sotlo, pre^so il gran cralere del- r Etna, e niczza ora dopo un' altra sopra Gianmco- la, era anch' essa in attivita; talche queste successi- ve aperture mandando infocati matcriali, ed un pic- colo rivolo di lava, verso la base di Gianmcola ^ (che si diresse in seguifo verso lo Zoccolaro), pren- devano la forma di continuata aperlura in quel fian- co della Monlagna. In tutta la plaga oricntale pero la spalancala bocca colle sue nammanti esplosioni era piu maiii- festa ; cd i fcnomeni che 1' ac( ompagnavano , piu scnsihili. 11 fragore ed il continualo luono, non die la enorme massa de' globi di funio , continuarono per tulla la nolle; e la mattina non si tardo ad aver certa nuova , che un gran torrente di la\a scorieva pel Trifoglietlo e Zoccolaro , e diviso in due brac- cia, dirigevasi col destro per il monte di Calaima, (1, D.r D. Pielro Corbonaro. ■ ^ J, vni e col sinistro per monte Finocchio, avendo percorso circa due miglia in sci ore. Riconosciiiti mcglio i luoghi da' punti a cio piu adalti , si pole dcterminare il vero sito del nuovo crateie. Era esso appie del Trifoglielio , avendo a libeccio il dirnpalo colle ddia Eruzionc del 1819 a fianco di Giannicola; a maestro, motiie Lepre, mon- tioello della Eruzione del 1329 riferila da Sp^cia- Ic (1), c quasi ad uguale disfanza di un miglio, a greco , il monte S. Simone , origine della lava del 1811. In men di ire giorni , la corrcnte die scaturi- va ap]iie del nuovo monticcllo d(d cratere, per una gora ben lunga, benche scorrcsse sopra inegualissi- mc supcrficic di allre lave , discesa dal lato dcllo Zaccoiaro e monte di Calanna , per quel ripido suolo , spunlava gia dalla porlella di Calanna , e preparavasi a venir giu a recar guasti ne' collivali lerreni di fori di C'osiino, e di allre sotloposte piag- ge, destando giuslo spavento ne' petii dcgli abitanti di Zalfirana, che non ne restava iontaiia piu di due miglia circa; e I'altro braccio che parea diretto ver- so monte Finocchio torceva alquanto a destra, e pa- rea volesse uniro la sua alia forza del primo. II giorno 25 agoslo, ad ore 10 e un quarto ( d Italia ) una ondolatoria srossa di trcmuoto, sen- sibile piu nolle basse region! dell' IHna, annunziava niag:,'ior aumonto di encrgia ncl travaglio vulcanico ; od in effetlo, uno degli svcnlatoj, alquanto in dielro del cratere di Eruzione, divcnne un cratere anchc esso, ed accompagnando violenlc csplosioni di scorie e di arena versava il suo torrcnte di lava, la quale (I) Fcrrara Descriz. dell'Eliia, pag. 85.. IX Tirtnndo la base del nuovo cono di Eruzione, si ri- vulycva a destra e veiiiva a conijiungersi alia grande corrcnte". Era tale la noii inlerrotta successione delle csplosioni di scorie ed arene nel primo cratere, che in poco tempo il suu monlioello diveniie piu alto di qucllo di s. -^itnone ; e si vedeva crescere sempre piu di ora in ora ; ne il secondo mancava di male- riali per formarsi anch' esse un' elevate cono. Le arene intanto che staccavansi dagli altissimi nuvoloni del fumo, spinte con essi dal vento occidentale, ca- devano giu, diminuendo di volume come allontana- vansi dalla origine, per tutta la plaga orienlale del- r Eina, e per lungo tratto nel mare. Come poi can- giava il vonlo, la minuta arena raccoglievasi da per tutlo ne' contorni della monfagna non solo, ma sino a Mineo e Siracusa ec. ec. In verita ella e stata singolarissima in questa eruzione la prodigiosa massa del vapore impregnate di arene, il cosl detto, fumo vulcanico. e la immensa altczza a che veniva spinto dall' irapeto della esplo- sione ! Usciva esso dalle aperte gore de' due crateri denso e nero ; ed agglomeravasi e ravvolgevasi in vorticosi globi, che aumenlavano di volume come in- nalzavansi, spinli e come sostenuti da altri, che con ugual impeto incessanlemcnte svolgevansi da' crateri; finche grado grado, lasciando cader giu le scorie e le arene di cui eran carichi, bianchi sempre piu di- venivano, scnza lasciar 1' agglomerata forma ed il vorlicoso movimenlo, ad immensa allezza giungevano, da lasciar al di solto di essi il gran cratere del- r Etna quasi a mcta piu basso ; talche, non e csa- goraziouo lu asserire, che a ben venlimila piedi dal X- ■ ■ ■ livello del mare i globi de' vulcanici vapori s' innal- zavano. Per quanto io poteva, approssimativamente cal- colare, coraparaiido la conosciuta altezza del balzo del Trifogliello a quella die percorreva in 1 2 second! il fumo spinto dal nuovo cratere, io Irovava che poco mancar poteva di due mila piedi ; ed in iin ininuto primo, diminuendo gradatamente di celerita giungeva alia raenzionata sua massima altezza ; addensavasi poscia e si scioglieva spesso in acqua, per cui fre- quenti erano in que' giorni le piogge nella valle del bote e nelle vicine contrade. Ne minor forza dispiegavano le esplosioni delle infocate scorie e delle arene, che, da conlinuato fragore accompagnate e da scuotiinento di suolo, a tale altezza giungevano, da polcrsi sin da Catania osservarc ; bcnche un colossalc muro di scparazione s' interponesse fra' nuovi crateri e la bassa Cilta, for- malo dalle scoscese baize delle serre del Sa/fizto, che a pill di 800 piedi s'innalzano dalla parte de\l& val/e del bove sopra il piano del Trifoglietio. Facea cio conoscere quanto innalzato erasi in poco tempo il nuovo monte. Era uno spettacolo che dcstava ammirazione, piacevole in un tempo e terribile, il vedere dalle alture di Poiniciaro, o del Salfizto, quel monte dalla cima alia base tutto vestito di fuoco ; per la conlinua caduta degli incandescenti raateriali , che non dava loro tempo di comparir raffreddati ; mentre dall' aperta sua bocca la viva luce della fusa lava, delle scorie e delle arene incessantemcnte eruttate menlivano una sfavillante fiamma ed ardente. La lava frallanlo spinta in avanti dall' urto del iorrente che sempre vivo scorreva, veniva poi da esso XI sormontata c lasciata indiclro ; giunlo alia portella di Calanna non tardo a dilalarsi ; ed a scconda dei punti ove aiidava sporgendo fuor della linca della sua fronlo, pareu volorsi dividere in moltc braccia ; per cui da un' ora all' altra tomevasi chc corresse ora verso le caselle del Milo, ora verso Ballo^ ora sopra la slcssa Zafarana ; e quindi la costernazionc si spargova scmpro piu in quelle popolazioni. Questa irregolare frontc della lava era di un miglio circa, e la sua altezza non piii di due canne ; nolla nolle essa spavenlc'vole appariva. allorche precipitando, come si osserva senipre nel cammino delle lave, la scorificala e fredda superficie, la viva luce scoprivasi della solloposta infocala correnle. Non risparmiava essa, progredcndo, ne casla- gneli, ne alberi a frullo, ne vigne, ne muri, ne c^se ; lulto superava, luUo occupava, tullo lasciava coperlo di arse asprissime masse ; lento, anzi che no, era poro il suo corso, e dava tutto il tempo di svaligiar le case, raccorre i fruUi, e tagliar e Irasportar via gli alberi. Sopra eminente collina, che domina i terreni di Zafarana c di Ballo, una querela sola torreggiava, dislinta col noma di querela del venlo ; giunta la Lava in quel silo, e circondata la collinelta, preci- pitando le solite raflreddale masse della superficie, due torrenti di fuoco offerse agli sguardi di quegli abitanti, cd un gtido di orrore e di generale spa- vento s' aizo da per tullo. Lagrimevole spetlacolo, che e slato gia tanlo minulamenlc descrilto ne' pub- blici fogli ! Inesorabile la Lava scorreva verso Ballo e Zafarana, c I' allarmo di generate devastazione dei colli vali terreni, si sparse in quel contorni non solo, Xlt ma per tutta la ridenlc e fcrlilissima plaga orientale dell'Etna. Un' altro braccio scendendo dalla portella di Calanna, occupava gia parte de' terreni di F/ori di Cosimo, e dirigevasi verso il piano della Valle di s. Giacomo. Ne' contorni settenlrionali ed (ccidentali quindi di Zafarana, questa Eruzione attirava V inte- resse di quanti abitano o si trovavano a caso nelle falde deir Etna. La folia che accorreva in que' luoghi era immensa. Ma essa non era spettatrice che del solo lento progredir della lava, e de' guasli che an- dava recando. II grande, il terribile, e maraviglioso nel tempo stesso della Eruzione non si poteva scor- gere da' contorni di Zafarana ; e pochissimi intra- prendevano il faticoso cammino erto e scosceso di Cassone e Pomiciaro, o del Sa/fizio, per osservare di fronte il nuovo craters e lo spettacolo della po- tente azione di un vulcano ardente. A 29 Agosto un sopravveniente braccio di liquida lava, superando quella pochi giorni prima ammontala alia portella di Calanna, comparve sopra le alture di Fiori di Cosimo, con grande stupore di tutti gli abitan- ti, che meravigliavano a vedcrla cosi alto salila. Da li brugiando i castagneti corse ncl piano di s. Gia- como, ove rallentando alquanto il suo cammino arre- stossi. A veder con quale rapida continuazione sgorgava € scorreva la Lava dallo aperlo fianco della Montagna, recava meraviglia, come poi si lento ne apparisse il progresso nel suo fronte. Considerandola nella sua scalurigine sembrava che nessun' intoppo potesse ar- restarne il precipitoso corso, e che si sarebbero ve- duti da essa inondati e coverti i contorni di Zafarana e Mile non solo, ma che tutta la plaga orientale del- XIII 1' Etna dovesse temerne la invasionc. Eppure, sia che into])pi ad ogni passo inconlrando 1' impclo ne venisse rcpresso, e fosse obbligata a cangiar dire- ziono cd iirtare contro gli stessi suoi priiiii ammas- sanu'iili, sia per la nalura e qualita della raaleiia lavica, la sua rapidita diminuiva come piu si allon- tanava dalla origine in quesfo braccio deslru che ininacciava Zaiarana. Non cosi no! sinistro braccio. ii quale occupando quel poco che restava isolate da lave del piano di Znjipinelli, si avanzava con piii vigore lateralmente verso inonle Finocchio, e lava del 181 1. Fu qui che, come riforisce taluno (1) in un basso suolo ove solea raccogliersi dell' acqua, dalle liquefalle nevi, preci- pitando la infocata corrente, produsse lo slesso spa- ventcvoie fenomeno, avvenulo presso Bronte nel 1843 (2) ; vale a dire la subitanea evaporazione dell' acqua, che a guisa d' una ignca esplosione, sbalzo in alto ed a' fianchi la lava che vi era corsa sopra ; e pro- dusse quel denso e ncro fumo che nel giorno 29 Agosto attiro gli sguardi di lutli gli Etnicoli. Facilis- sirao avvenimento, ma della veracila del quale io non rispondo ; avendo dovulo con vero disgusto ascoltare e leggere relazioni e rapporti cosi esagerati e raen- sogneri, da rendermi oramai diffidente ad ogni no- tizia, e non credere se non dopo verificati i fatti. Cerlo e che una specie di fissura ( come si e delto ) , ben prolungala osservavasi, dal pie del nuovo monle verso lo Zocco/aro, dalla quale lava sorgeva e fumo in densi globi ; era facile che una forte esplosione da un punto di quella gora avesse men- (1) Michieie Panlano da Zafarana. (2) Y. Mem. Sull Eruziooe del 1843 — Al.Gioeni ?ol.20. XIV tito il sopraccennato fenomeno. A queste esplosioni, lontanc nlquanto dal principal cratere di Eiuzione, sono dovute quelle tante bocche, chc si dissero aperte lungo qiiclla fendilura, appie dello Zoccularo, ed in que' contorni. INe son questi casi del tutio nuovi nelle lave dcir Etna : die anzi esempii molti rccar se ne possono, nella lava del 1537 prosso Torre di Grifo ; nel corso della lava del 1669, cd in quella del 1766 appie della 3Ion(afftiola, d' onde lanlo materiale di scoric e di arene versavr.si, quanto si formo que! proluni;alo monte a! fianco orientale de' Casiellacci, delto trroneamenle scluena dell asino. IN el di 8 scUcmbre il minor cratere moslro di ccssare dalle sue esplosioni ; la domani uno degli aperti spiragli superiori presso Gia?micola riprese la sua altivita, e per tulta la notte mando scorie fumo ed arene. IVel seguente giorno, presso la base set- lentrionale dello Zoccolaro, maggior vigore ripren- dendo la lava, si ainmontu Irasversalmenle sopra il dorso del braccio di quella raffreddata, e superalolo, precipilossi nell' opposto lato con tale rapidita, che I'u creduto un lorrente da nuova bocca scaturilo. Essa correva verso le Fontanel lo, e non tardo a giungervi, dislruggendo castagneti e lerreni collivali ad alberi e a vigne, e si aftaccio il giorno slesso sulle allure delle (.ase/le del iMilo, divisa in tre braccia ; talche era visibile da Taormina il suo corso, d' onde non si era sin' allora veduto, per il muro che vi framez- zavano le finaite di (hernia. Puo ben iniaginarsi, che da Giarre e da tutta quella plaga orientale era in prospello questa mala augurata comparsa di fuoco devastatore, ed era percio scmprc pill crescente 1' allarme. Mel tempo che tanto travaglio vulcanico opera- XV vasi nel fianco oricniale, il gran crafcre dell' Etna, non moslrava paileciparnc per niillii ; i solili (iima- joli assumcvano una lal quale atlivila, che piii clel- i' ordinario polcva lalvolla riguardarsi. 11 giorno 9 settcnibre pero, liiUo 1' interno del Gralere c parte de' suui margini estfrni, trovaronsi covcrli di una fanghiglia biancastra, inipregnata d' acqua, clic da lontano compariva neve, e qucsla presa nclia mano e sprcmcndovi 1' acqua, restava come una umida ar- gilla bianca ; ma diseccala prendeva una forte solidila; slritolata in scguiio divcniva una polvere bianchissima, alquanto aspra fralle dita quando sfregavasi. Ouesto fenomeno, a nostri tempi, abbiamo altra volla osser- vato, dopo la eruzione del 1819, e nel 1822 c fu da principio credulo doversi riguardare come una specie di regurgilamenlo fangoso del vulcano simile alia Mojd (1) delle montagne dcllc Andes. Ma fatta piu altenla disamina cbbe a concbiudcrsi essere siata quella una ccnere eiullata dal cratcre cd impaslnia da' vapori acquosi che e^alano di continue in quei luoglii. Tale quindi stimiamo, questa fanghiglia, che vesle r inlerno del cralcre dell' I'tna e bianca si mo- stra ne' suoi margini cslorni. l''gli e pero ben curioso, che mentre in quell' alia bocca del Vulcano, vien fuori con debol fumo una vera cenere, dallo aperto fianco poi nuvoloni di tetro fumo non si scaricano che di srorie e di nerissima arena. Questa, oltrc di essere stata abbondantissima per lulla la [)laga oricnlale, da formarc ne' diversi luoglii uno strato medio di sei pollici di altezza, ha recalo anchc danno alle vigne ed agli alberi, attac- candonc lo foglie e le uvc, forse per qualchc resto (1) I) LoJazalea (Cosmos) art. Vuicani. XVI di aciilo idroclorico che intridevala in mezzo al va- pore die usciva dal cralere e la portava seco. Intanto la lava, a 13 setlenibro, giunta ad uu miglio circa sopra il Milo dividevasi in due braccia, quello a sinistra prendeva la direzione del villaggio di s. Alfio, e quello a deslra rivolgevasi verso La Macchia e Sorbo, cio che accrebhe la costernazione di tulli gli ab t.inti di quella oriental parte dell' Etna, le di cui possessioni, c quindi la base di loro sus- sislcnza, fondata siille terre coltivate, la terribile Eruzione minacciava di seppcllire. Via queste stesse braccia dopo lento corso in tre giorni ferinaronsi, e Ja lava dal monte Finocchio torceva verso monle Caliaio. I cupo romoreggiare si cangiava spesso in for- tissimo detonazioni, come se molli pczzi di artiglieria si sraricass(!ro tutli d' un colpo ; erano esse intermit- tenli, e piu d' una volta coll' intervallo di veniiqual- Ir' ore, ed anchc di piu giorni ; ma tornavano poscia con maggiore o minor violenza, ordinariamenle ac- compagnale da scuotimento di suolo. E rimarchevole pero, t" qucslo riguardo, che mio fralello Giuseppe, il quale trovavasi sulle serre del Salfizio nella nolle del 21 settembre, mentre per quasi lulti i villaggi dell'Etna dalla parte orienlaie e meridionale, sopra i due mila piedi dal livelio del mare, quegli scuoli- menti del suolo ben forti sentivansi, egli co' suoi compagni sulle cennate allure, a non piu di due mi- glia dal nuovo cralere, non avvertivano alcun movi- menlo di terreno, ne poscia alia grotla della neve dove si riposarono pel reslo delle nolle, anche quando lo scnppio delle esplosioni era fortissimo. Egli stesso frallaiilo quindici giorni prima, essendo sul monle Finocchio, ad osservar piu d' appresso i vulcanici XVII fennmoni, inenlrc dirottainente piovrv;ij cd i I'ulmini sirisciav.iiio sulla sua testa ; avvciiiva lale coiitinuo tremuolo, che la sua guida sentivasi girare il capo, cd a rocere ora obbligaln. Nol menlro die gli ahilanti del Milo si prepa- ravano a lasciar Ic loro diuiore, svaligiandoie per recarsi allrove, la lava diminui gradatamente il suo corso, e dopo avcre occupalo poche case delle CaseUd die speranza di volersi arresfare ; come avvenne, dac- che la nuova corrcnte, come dissi, si rivolse verso monte Calia'o. Si aggiungcva a cio che le rumo- reggianli csplosioni succedevansi a lunghi inlervalli, cd il fumo era spesso ineno carico di arene c di ruassa minore, lo che poteva indicare che non tar- derehbe a ccssar del tutlo la Eruzione. I*e' due giorni 21 e 22 Scttcmbre cosi andavansi lusingando gli abitanli ctnei ; ma a 23 dcllo stesso raese ritornarono i fumi come nel 29 Agosto, e 1' atiivita del cratere riprcsc vigore, pero senza grandi conseguenze ; e del pari dal 24 a! 27, i fumi furono bassi c leggieri, c riiirorzaronsi ne' giorni 28 29 e 30. In questo tempo la Lava scorreva sopra i suoi primi ammas- samcnli, ora verso Catanna, ora alia direzione del Milo, ora sopra monte Caliato. Quesle slesse vicende neir atiivita del vulcano si osservarono no' primi giorni di Ollobre, ne' quail la lava riprese il cammino della portella di Calanna, sebbene lentamente. Nel giorno 0 due bocche si aprirono piii basse della prima, e inandavano uu rivolo di lava verso Zappinelli', si aspcttava percio che il principal cratere si estinguesse; ma non parvc per questo diminuila per nulla la sua enorgii, o le sue csplosioni cd i suoi fumi portavan sempre lo stesso caraltere di enorrae massa e tetro 3 XVIII colore, quale mai non assunsero le minori ietnpo- rance aperture : la lava pcru scaturiva da una di quesle due bocche verso Zoccolaro e lorccva pei Zappinelli. Ma noi non anderemo seguendo tulle le circo- stanze che si son verificale ogni giorno nel corso di quesla Eruzione ; le niaggiori o minori masse di fumo dopo il H e 15 OUobre e poi dal 23 al 28: le piu 0 meno violente detonazioni, che sino a Ire giorni addietro si son falte fortemenle sentire; le piu spesse piogge di arene ne' diversi luoghi, ed il vario cam- mino della lava. TuUo cio sara I'alto da clii ha scrilto una circostanziala relazione di questo inccndio, e che sara, cred' io, fra non guari a quest' Accademia pre- sentalo, se la cruiione non tarda ad eslinguersi. Noi ne abbiamo lapportalo il piu esscnziale, c passeremo a dar qualche breve spiegamcnto di ialuni de' suoi piu rimarchevoli fenoroeni. Mi resterebbe peru a dire qualche parola sul calcolo del matcriale sviscerato dal profondo focolare che alimcnta i fuochi dell' Etna, da questa Eruzione, se avessi in pronto tuUe le mi- sure che alio scope si richiedono ; in mancanza di queste non si puo che approssimativaraentc forraare alia Ventura un soraraario raziocinio. Ponendo che il suolo occupato dalla massa della lava fosse non meno di cinque raigha quadrate, e che 1' altezza media di essa ne fosse di canne due, e queste date, non sono poi molto lontane dal vero, ne segue il seguente calcolo — Un miglio costa di C.n«720 14400 5040 XIX C."- quae] rate o 18400 o miglia 2392000 2 canne cul)e 0.184,000 ol2 palmi cubi 2.654,208,000 E tullo qucslo maleriale, chc sembra prodigioso, non e costato all' Etna chc una ordinaria piremesi, della quale non si sarebbe forse tenuto inolto coiilo, se versala i' avesse in men cultivate region! . ■ »— — r^pettalori de' continui fcnomeni del piu classico fra' vulcani ardenti, ed oggi di una sua grande Eruzionc, cosa mai possiam proporre in aumento delle teorie vulcaniche, se non che confermarci nelle idee concepite da noi sin da molti anni addiefro. ? Sarebbe un pretendero oltre alle mie forze, se io volcssi lentar d' indagare quel che si opera dai fuochi sotterranoi nel focolare de' vulcani, nel Piri- I'legeionle di Platone (Phedon. 61). Ma egli e pure un fatto, chc Ic roccc pirogeniche, le quali per sola cspansion di calorc faceansi slrada altraverso degli strati dcUa scorza sedimentaria della terra, non sono [)iu apparse dopo le ultime formazioni secondarie : (ho lo stesso basalto non piu si appalesa al di la (Icllo terziarie rocce, e Ic lave trachitiche e piros- sonichc son quelle che piu ordinariamente versansi da' vulcani ardcnli. Se cosi e, come non puo negarsi, i di loru locolari, puo quasi asserirsi, non altro ma- leriale tencr in fusione che rocce trachitiche e ba- saltiche, lelspatiche, cioe, e pirosseniche : e questc XX gtesse, per la lunga loro permanenza a contatto del fuoco, pifi aduste ed alterate divengono, da assumere una slrultura ben distinta da qiiella originaria. Dair altro canlo la profondila della legione del fuoco divenendo scmpre maggiore, come allrove si si e esposlo (1) , la sola forza espansiva del calore noy puo spingere, die di raro, la fusa materia la- vica nella gola del vulcano ; e quindi senza 1' ajuto di una forza impellcntc potentissima essa non si vedria comparire ne' crateri, e versarsi all' intorno. La preseuza del vapore pertanto di questo allivis- simo agente e indispensabile a cio ; e si e provato che tutli i fenomeni fragorosi e tremendi dalle Eru- zioni, al sue sviluppo son dovuli (2) . Fermo poi nel sostenere la teorla del mio fra- lello Mario Gemmellaro (3) , cioe, che ogni innajza- mento di lava si verifica nella gola principale del- r Etna, e che per mezzo di latcrali lenditure o di altra maniera di sotterranei condotli, essa si fa strada pe' fianchi della Montagna ; e non gia che diretta- mente e perpendicolarraente venga essa dal focolare, atlraverso le falde del vulcano, un nuovo appoggio io trovo in questa Eruzione ; la quale, benche nel basso del Trifoglietto aperto avessc il maggior sue craters, pure non manco di mostrare il sotterraneo e discendente sue cammino colla aperlura di altre bocche a fianchi di Giannicola, e presso il cratere della eruzione del 1819, una dietro 1' allra, dalla base deir alto cratere dell' Etna sino al piano del Trifoglietto. A' tanti altri esempii quindi rapporlati '' • (1) Illustraiione di due lavole ec. All! Gioeni vol. 28. ■' (2) Mem. sulla Eruz. del 1838. Cat. per Giunlini 1838. (3) Mem. sulla Eruz, del 1809 — Nola. ;.-),;<. XXI dal mio fratello in quella Memoria ; agli altri che ci hail prc^tato Ic eruzioni del 1819 e 18-43 possiamo aggiungere quest' altra prova d' una ben I'ondata teoria. E per quel che riguarda in particolare questa Eruzione co' suoi fenomeni, oltre di quelli che ha avulo in comune con le altre, non ordinaria e stata al certo, la massa enorme ed incessante del funio carico di areno che l' ha accompagnalo in lullo il suo corso. A dar di cio spiegamonto, non bisogua che rivolgercj a considerare la forza del vapore, e la sua azione ncl focolare vulcanico. Ailorche esso e compagno della eruzione, la lava non e la prima a comparirc ; ma scuotimenti di suolo precedono la sortila di nuvoloni di fumo, ossia, dello stesso vapore carico di arene sottili, o poi gradutamonte di sabbione, di scorie e di masse infocate : dopo di che il torrente di lava scalurisce appiii deir aperta bocca, e si versa dallo squarciato fianco della montagna ne' vicini terreni. Fenomeni son questi dovuli tutti alia forza del vapore, che faccndosi strada atlraverso della fusa lava, ch' egli stesso ajula a spingero nella gola del vulcano, 1' at- tacca con potento azione cd irresislibile, e la riduco a minuta arena, no' primi istanli, e grade grade poi ne va strappando Ic scorie e le masse, che a grande allozza solleva in aria, c le rovcscia a' fianchi della aperta bocca, formandovi cosi ilnuovo cono di eruzione. Inlluiscc pero non poco al caraltcre di (juesli fenomeni la natura della lava ; imperocche se essa e consistente, ed in massa ugualmcnle fusa, il viv- pore puo staccarne minor parte nel suo passaggio, oi quanto ne porta seco, slritolata e ridotta in mi- nuta arena, quando la lava non ha molta consistenza, XXH ■ ed e arsiccia, o in minute masse incoerenti e disu- nite, forse per lunga dimora nel focolare, o per peculiar condizione di slrullura ; e quindi non sem- pre, in liitte le Kruzioni, il fumo prcsenla le stesse apparenze : od ora si vede carico di arena ergersi in densi globi e ncri, ed ora poco differisce dal- r ordinario fumo di accese veffctabili soslanze . Ghiara a|)parisce da quesli premessi la cagione dollo slraordinario svolgimento, della massa e della densila del fumo cbe ha accompagnate questa Eru- zione ; esso e dovulo ad una immensa quantita di vapore formatosi giu nel focolare, il qualo forzandosi una via nella gola del vulcano, attraverso di lava incandcscente, di poco ooerente slrultura, scoriforme e ghiajosa, come si e ail' aperto poscia mostrata, ha poluto portarne seco grandissima porzione, e I' ha sparso, ridotla in arena, per tutla la plaga orientale, piu che altrove, dell' Etna. Libera poi di questo ostraneo materiale si condensa sovcnle in acqua, e produce quelle dirottc piogge, che si sono tante volte verificate in qucsla Eruzione nella valle del bore principal mente ; ed accompagnate spesso da fuhnini, proilolli dalle subilanea condensazione del vapore, come vuole Humboldt, o per la formazione di larga superficie di nuvolo, come crede Gay Lussac (1). Motivo di serie discussion! han dato anche e.-se, la lunga apertura appie del nuovo cono, e le varie boccbe, che durante la Eruzione si sono aperle, lungo la stessa infoca'a correntc ; per cui vedendo sorgcre fumo, arena e scorie dal nuovo cralere, ne' conlinui eruttamenti , e la lava venire dalla base di quelle e dalla apertura tanlo prohmgala in avanti, s' incli- (!) Cosmos b~. Art. Vulcani. • ! i. i-j •,■!..;; XXM n-iva a credere che piu d'un canale era apeito nclla origine d(!lla Eruzionc. 3Ia se iiuiluramenlc lillclliu- ino, chiaro scorgcremo, che per Ja stessa ragioiic. per cui quatlro o cinque bocchc si aprirono d>i Gtan- iiicola al nuovo cralere, vale a dire per il sotterraiieo cammino della lava, per lo stesso molivo allre se ne formarono nel corso di essa, dalla base del nuovo cratcre in avanli, scorrcndo il liqiiido maleriale solto gli strali delle precodenti lave ; c <{uesle per la loro maggiure o minore doppiezza e densila, rcsislcvano a quel!' urlo in molli punti, mentre ia allri cedevano alia potcnle forza cspansiva. Ne queslo e rare fcnomeno nelle Eruzioni : molti cserapii ne abbiamo, come di sopra si e accennalo. Se poi le csplosioni si I'anno sempre dal cralere principale, per cui un cono si va f'ormando, sino a diveniro un alto monte, e la lava scalurisce dalla base di qucllo in avanti , ciu non prova che la principal goia non e una sola ; ma che anzi i feno- mcni di esplosioni aver non potrebbero luogo se il vaporc non uscisse dallo stesso cammino ; esso infalti nel suo violcnto passaggio va slritolando in minute arene parte della lava c la porta seco in aria, mentre r altra piii Icnla si versa sul lerreno giunta appena air orlo della bocca. Cos! il fumo par che solo da separata buca sorlisse, mentre che in effetlo egli e compagno della lava sino alia superficie del suolo, eve per la diversa loro natura, uno nelle regioni dell' atmosfera s' innalza, c 1' altra sen va a scorrere sul torrcno. In quanto agli orrendi dctonanti fragori che accompagnano spesso le esplosioni del cratcre, non si pone in dubbio esser eglino dipendenli dalla forza deir aria rarefalta fra una ondata e 1' altra della lava XXIV che si avanza nel sottcrraneo cammino del vulcano, Sono essi piu frcquenti, ma meno forti quando la laya scorre rapida e senza intervalli, come ne'primi pcriodi dclla eruzione , di quando essa viene ad ondale ed a prolungate riprese ; lo che si o sempro osservato in quasi lulle Ic eruzioni, di ciii abbiamo noi memoria La intormillenza di queste fragorose esplosioni, per alquanti giorni, facca sospcttare che la Eruzione loccassc il suo tcrminc : pcrche era indizio, come abbiam dello, che la lava non vcniva in coiitinuazione nella goia vulcanica ; c la! fonomeno si e piu d una volla osservalo , come ncl 1819 1838 e 1813.. Ua qucslo indizio, so ha pur probabil fondamento, non puo sfabilirsi come cerlo ; imperocche non essendo a nostra portala il sapcrc quale alimenlo vonga som- ministrato al focolare del vulcano, potrcblic .incbe a riprese giungervi e restiluirlo in atlivita. In effedo dopo lo orrende dctonazioni del giorno 20 Scflembrc, le quali a larghi intervalli succedevausi, per due aliri giorni non si videro che fumi leggieri , e le esp'o- sioni d' inFocafe scorie erano ridotte a poco; tna noi susscguenti giorni dul 23 al 29, e poi ncgli allri di Oltobre il fumo vcniva fuori talmente carico di arene, ed in nuvoloni cosi spessi ed abbondevoli, che dava a divedere nuovo travaglio ncl focolare effcrvescentc tult' ora ; e nuove bocche, e nuovi corsi di lave si verificarono in que' giorni. Non dobbiamo prelerire due ienomeni che me- ritano la nostra attenzione. Si e di sopra nolalo che nel corso di questa Eruzione il gran Cralere del- 1' Etna e state silenzioso, e soltanto un fumo leggie- ro ne' primi giorni di Setlcmbrc scaricossi di una XXV cenere bianchiccia denlro quell* aha voragine non che negii orli e ne' fianchi esterni di cssa. In quanto al silenzio del craterc, snrcbbc esso una prova in contrario, di quanto ho di sopra assunto: cioe che la materia lavica di ogni eruzione, viene ionalzata dal focolare sempro nella gola principalc del vulcano ; sc cosi fosse dovrebbe essa ogni volla scaturiro dal cratcre : e se non la lava stessa che puo introdursi nelle lateral! fenditure c caverne, che la porlano verso i fianchi della montagna, ainieno il fumo, come piii leggiero e tendente a porlarsi in alto, si dovria vederc venir fuori della cima dell' i^tna. Ma chi dice che la gola di questo formidabil vulcano sia un canale perpendicolare che va a piombo nel focolare ? Essa e una sola al cerio, ma chi sa di quanlc tortuosila non e essa costituita, se a cosi di- stante profondita esiste il suo focolare ? II tremuoto avverlito nella regione piemontana piu che nolle prime elevate parti della montagna a 23 Agosto, e una prova che estese oltremodo son le radici del vulcano, ed a gran dislanza si dilungano dalla perpendicolare del gran cratere. Chi sa quante volte non vien cssa temporaneamente oslruita ? lo recar posso due esempii, molto calzanti in questa breve disamina. Nel 1804 denlro al gran cratere ctneo, un piano orizzontale ne formava il fondo (1) . Verso la parte meridionale di questo piano, si apriva 1' ampia vo- ragine del vulcano, d'ondc elevavasi pcrenne il fumo. Kl queir anno stesso una piccola eruzione ebbe luogo denlro il cratere, un monticello vi si forrao, dalla (!) Vedi la Tav. nella Mej). della Erui. del i809 — di M. Gcmmellaro. XXVI caduta de' naateriali delle esplosioni , ed un rivolo di lava corse a precipilarsi nella cennata voragine, a non piu di cento passi dal nuovo tnonticello. Or giunta la lava infocata a quella grande altezza, e ncUo stesso cratere ove aprivasi la profonda gora del viilcano, come mai non venne per questa aperta ed ampia via, ed all' incontro, si apri una bocca nel piano stesso del cratere ed a poca distanza da quella ? ISel 1819, durante la eruzione di quell' anno, avvenne un falto simile nello stesso cratere, ed a pochissima distanza dalla gola principale (I) . I'ub dunque il magno cratere dell' Etna starsene mulo e tranquillo, mentre una lava per tortuose vie del condotto vulcanico si versa da' fianchi del monte. Non dee quindi recar nieraviglia, se per nulla si e risentito in questa Eruzione. Piu difficile riuscirebbe dar spiegamento di quella cenere erultata dal sommo cratere, quando non si trattasse di opcrazioni vulcaniche, e di loro proteiformi effctli. Quanto studio non ricbiederebbeio le puddinghe che si trovano eruttate fra' materiali de' crateri, formate di pezzi di lave di natura diversa, conglomerate da una pasta silicea semivetrosa? Quan- to que' pezzi di trachite gomitolati entro lave piros- seniche ? Quanto quelle lave, nella stessa corrente, ora compattissime e pesanti, ora scoriformi e leggiere, ora in lastroni, ora in piccole masse, ora in forma di ghiaja e di sabbione ? Ma basta considerare quali alterazioni, quali cambiamenti puo il fuoco vulcanico produrre nelle recce, per non mettere a tortura il cervello nelle ricerche della causa di lanti fenomeni. (1) Vedi la Tav. nella Mem, della Eruz. del 1819 — di H. Gemmellaro. XXVII La cenero, che due volte mi e tocrato osservare, presa sul cratere dell' Etna, impastala dagli esalanli vapori, potca venire da roccia felspatica altaccala dal Fiioco della soUoposta lava incandescente, e strap- pafa dalla violenza dello stesso vapore, che produ- ceva la eruzione lalerale ; e per via di qualche stretto meato innalzata sino al sommo cratere. Feno- meno non ordiinrio al certo nell' Etna che da moiti secoli non mclte fuori rocce felspatiche ; ma che non e poi si strano da recar mcraviylia a chi e versalo nollo studio e nelle osservazioni di un vicino ardcnte vnlcano ; nel quale e manifesto, nella plaga orientale del suo dorso, un sistema di rocce felspatiche, che roinunicar debbono colle viscere della montagna. Ouella cencre inl'alti ammassata avca I' aspello di una specie di Raolino, ed impastata dal vapore, prendeva, seccandosi, una consistenza ben forte : e lo stesso faceva, quando triturala secca, si tornava a bagnar con acqua ; pero quella del 1822, dopo asciutta perdcva la coesione, e diveniva polvcrosa di nuovo. Poco c a dire su' materiali di quesla Eruzione, che sono della ^tessa natura di quelli di allre eru- zioni, con poche varieta, come puo scorgersi dal- r annesso breve catalogo. Sono stall qucsti i fenomeni di un' incendio del- r Etna, che se non puo considerarsi fra' piu gran- diosi, come quelle del 1603, del 1669, del 1780 ec. certo e pero che non c stale inferiore a lanli altri descritli dagli slorici e considcrati come parlicolar- mcnte rimarchevoli. Ke puo negarsi aver deslato vero inleresse, pc'Juoghi che la sua lava percorreva, pe' terrcni coltivali che occupava e per quelli che XXVIII minacciava di invadere, non che pe' villaggi ch' era vicina ad incendiare e distruggere. L' agricoltura suUe falde dell' Etna e troppo in- nollrata, bisogna pur confessarlo. I terreni vulcanic!, quando sono dimesticati dal passaggio de' secoli, di- vengono feracissimi; prova ne sono le taiilc vicine popolazioni che vi si moUiplicano, e vi prosperano a ineraviglia. Ma il vulcano reclaaia i sudi dritti ; e fa ricordare all' uomo ch' e finalmente un rischio il fissar la sua dimora sopra una raontagna dolata di una specie di vita minerale ed aslronomica, prova della reazione interna della Terra secondo Humboltd ( Cosmos ) ; e piio, quando vuole, vestir di nuova scorza la enorme sua massa , poco curando quanto la industria ha potuto produrre sopra i suoi fianchi. Simile alia belva feroce, egli dormc talvolta un lungo sonno. Nel suo riposo pero da tali segni, da non far credere esser egli estinto ; e par che dica: » io dormo e vero, ma se mi sveglio ? Tremate pel > voslri campi per le case vostre . . . ' r,; ■.:.' < ^} a ! r ; : ■ ; 1 1 i ; ' 1 ; ■' ," AGGIUNTA ■ _,. ,,;;-; o.> •■,;.:.; Dacche fu letla questa memoria sino al fine del inese di Novembre, 1' Etna ha conlinuato a versar qualche rivolo di Lava, dall' aperlo Cratere Delia valle del hove, nel poco di spazio che resta isolato da Lave, in conlrada Zappinelli. Le delonazioDl, i fumi carichi di arene, e le esplosioni di scorie ban proseguilo, sebbene con mioore energia ; e sembra che non voglia per ora estinguersi del luUo questa rimar- cbevole Eruzioue. XXIX • MATE RI All DELIA ERUZIONE Cenere — Finissima, bianchiccia, eruUala dal soinino craterc ; ivi impastata a guisa di ianghiglia per mezzo de' vapori esalanti; vestiva di bianco i' in- terne, gli orli e parte del cono di esse cralere ; discccala prcnde una forte consistenza. Arene — minutissima, nera, attraibile alia calamita; raccolta a grandi distanze dalla Eruzione. ti — piu grossolana, e grado grado sino alia gros- sczza di un pisello : si mostra allora spongiosa e leggiera ; in tutta la plaga orientale. Scorie — dalla grossezza di una mandorla, sino a quella di un pugno ; Icggicre, spongiose : tapez- zate talvolla di una sottilissima scorza vetrosa iri- dala ; in tutta la valle del bove. » — dalla grossezza di un pugno sino a quella di una testa umana, ordinariamcnfc ( senza parlare di masse di grossa mole, cbc a quando a quando venivano eruttale ) ; piu pesanti, meno spongiose, aspre nclla superficie, compatte nclla niassa — in tiitti i niinvi crateri, sino alia loro base. Lava — compatta, nera, pcsante, con crisialli di pi- pirossene alterato, iridato nella superficie : scar- sissime laminette di felspato. Essa era per lo piii in masse staccale di varia grandezza. » — sciolta, a guisa di rapillo, e di grossolana ghiaja, formaia di Iritume scoriforme aspro nella superficie, compatto nella massa e pesante. Queste due forme di lava costiluivano, mesco- late insieme, le correnti dclla Eruzione. E/jlorescenze — A' Idroclorato di ammom'aca. — in massa, di strultura fibrosa. XXX — incrostante polverulento. — in crislalli regolari del sistema del Cubo. — isolafi, 0 aggruppati. ',: — disposti in serie ad angolo retto, da formare una specie di rete. — bianchi, o giallastri ; di raro verdi o bruni, aspetto velroso, luccicante nella fraltura, sapore pungente. Di altre efflorescenze si terra conto dopo finita la Eruzione, se i crateri, come suol verificarsij nc presenteranno. t'- .: i.v;.; ■, - •; ■-J ■,! ■ * .;.',..-.V,i. :.'■ 1- I ■ii-' ■ '^' ^?^ lifCf" » *' 14. t^- -/v yj xj ^ '"^ '■' ^.. 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(( 8 (1 30 ill fonscqtioiiza in coiisCf;nciiza « H (I 26 inipiiiliirlaiiza imjiurtaii/a (' 12 « 3 coiilrijolio coiileiii;oiio (' 16 « 17 j)iirli', nionclic parte nioiiclii- B 1(< " -f csaiuc esanie B 18 « 3 assi'veranlaincntc asscvfiaiilruiciile « 25 « 2a aiinlarsi aniiiillarsi (C 21 « 27 Collpslcriiia Coli'slcriiia (! 27 « 1 qaali quali K 27 « 22 accompagno accompagnanu « 27 « 38 incliua inclina K 29 « 17 in comprciisibilc iocoiiipiTiisibilc « 30 t( 2 tralle^'iaiKlii lrallci;f;iaiido « 30 « 22 raginiiiiuR'iitd ragidiiuiiicnlo V. 31 « 19 IIIIO iniu (( 31 « 21 Palizzolo Valazzolo n 31 (! 22 Ilia Una « 33 « 5 nc lie 8 40 1) 29 piacqne piacquc (t 41 n 16 sorviran servivan « 48 (( 9 oi'izzolalc orizzontalc V 50 « 24 dfl dcir (( s,-; It 7 sovrappnsi sovrapposli « f.O r, 1.-; onraltcrislica carallerislica {; 62 K 9 A ICC Arec « 63 K 20 superiarmcntc supcriorniente « 63 (t 23 diamelrc dianiciro (( 66 « 22 COIIVCXO- C(tnre.ro « 68 <( 19 lairc labro (( 69 (' 1") sxibvenlrieosa sitbvonlricosa « 70 « 1 parallclii paralleli ([ 71 « 23 maginatc inarginale « 79 n 10 nil a una « 83 « 12 ollacda otlacdra K 83 « 28 odossarsi addossarsi « 8.> :( 33 0 >■' ovc « 86 ,1 23 sponlano sponlaneo « 88 « 13 esaggeralc csagorale « 90 « 15 solvent cchc solvenlc chc « 90 « 24 ingnca ignoa « 91 « 7 fissure fessurc t( 91 (( 29 ccndidanicnlc candidanicnle a 94 « 1 nanireatiindosi roanifcslandosi Pag. « 101 lin K (i 21 1 13 ERRORI liiifivous dnoorosccrsi CORREZIONI e linquens d' accrcscersi lOi 10?. 30 32 proiiiilinari prciiniinari virica If (( 107 lOK 7 convciiicntc ijidi'iiizzo convenient! indcniiizzo (1 108 (( 21 iuciivciiicntc inconvcnienle 11 10!) t( 2 inciiicnimcnto niiiiiteniinenlo n 116 (( 2fi vorgine voraginc « 117 « 13 coragiosi coraggiosi (( 119 (( 14 incamminnarsi incaniminarsi « 121 « 13 accupart' occii|iarc « « 122 12.1 133 13() 137 1( 1( « 28 ♦J 10 2'i 0 avissimo d' iippriui.i acri'sccrc fcnlilura '''''' csplosini avcssinio dapprinia accrcsccre fciidilura csplosioni 0(. t!& Oi s .)t ' i; n ,; , m >) ■■- ! 0<', ■1 ,..;ml. \,,1 CA ji t\ V, li J '•! I ;. or : .'.(ic I'.l* !r bii". ^•i I) 0" ).;)!<. - 1 '.' ■> ...\in (■:;. i) ■! (.1 ; .•.■.'|.;. v:. V j; ■■■ *' f ;) o« .■ia .',(;. j-t 1) Ofi , (.liii \ r< KV «g » 10 t J iJ CATANIA OM TH'I iDELL' ACCADEMU C.l^EMi MEliO Oil KBBm Dl FUIICE SCIUM 4 bi^ DELL'AGGADEMIA 6I0ENIA .^l^ .^. f^ f^ ^4^ ^^^^ ii^^a DELL' AGCADEMIA GIOENIA Di SGIENZS NATURALl 11 iiriiii SERIE SECONDA — TOmO X. Ctttttuxa TIPOCRAFU DEI REAI.E OSPIZIO DI BEIVGFICENZA 1854 CAIHCIIE ACCADMIIICIIE Por I'anno WIX da llai-gio 18:>3 ad \\mlo l^U 1. Primo DiroUorc-D. Anfrcid Piinehianco Inteiidente della Provinria 2. Soronrto DircUoro-Prof. Dr. Carlo Gemincllaro '.\. SpiiTclario (iciicralo -Prof. Francesco Tornalicne Priori' Cassinesc V. Segrctario di Scicnzc Aatiirali-Prof. Giuseppe Antonio Galvagni. ."). Scprctario 0>1I I'ATItlA 1; HA 1)0 0 = (;ioR>n a — r- a p. tr. ACCADEMICO a DELI, ELEZIO.VI 1 (liuseppc^ Rozzo . . Palermo Onorario 2r;9 14 Anrostol833 2 Siilviilori! lioniiino . (lentorlii )) 200 30 Aprile 1K34 3 (iiiiscppc Henry . . Washington )) 261 26 Fel.!)r.lS3'. 4 Vincciizd Lii-Hosii . Calania )) 262 6 Lnyiio is;;', 5 (lidvunni Di-Slcfiiiio t )) 263 ;> <; I$('[i('(l('U() MiijoniiiM 1 )) 264 ;) 1 Miirio Vill;irc;ilc . . Palermo )) 26a )) 8 Francesco LuiidoliiKi ;) 266 a 9 Anlonio Alvaro Pa- lerno I'rinc. Man- (lanelli ("alania » 261 j) 10 AntiMiio I'.nl^uarella. Tiapani Corrispond."' 60:i 30 Aprile lS:i', 11 ("liiisepjie l,a Camera Cdlidne, )) 60 i miaiigio IS3 5 12 iV'icola Perla. . . . Venafro )) 60:i 6 Lnjilio 183'. 1:$ Anireld Cavarra . . A'olo )) 606 ,) I'l Salvatore (jislaldi . Itiposto ■>) 601 )) 1;; Mario I'iazzi .... ^erradifalco )) 60S )) n; Frances." Accordino I'alti )) 609 )) n (lio. liallisla Mas- soiie Tienova )) 610 » 18 A. Massalonjfa. . . Verona » 611 )) 19 T. A. (hieveiine. . Paii^li !) 612 » 20 Aiiih'i'a iMiiniinl . . » 613 ;) 21 Aitoll'o (jor\ . . . . )) 614 ,) 22 Francesco NiinqMe- IJM 1 » 613 /, 2S F. Iloniolle . . . . » 616 "* 24 Ciiiiseppe Manfredo- iiia >a|>oli ;l 611 )) 23 Francesco I, a Porta Calania Collahoralore 114 a 26 Cainillo l"erro . . . :) » 113 a 21 Pietro Condorelli . )) )) 116 ;> T; '.. : II J : •!. a: ! ni.'.l.i r Ml ■ l.til RELAZ10\E ACCADEIHCA PER L'ANNO XXIX. DELL' AGGADEmZ A GIOENIA Lelta Delia scdiila del di 24 Jlaggio 1833. DAL SOaO ATTITO SCGRSTAJttO CEnBBALE (^saaaa^i iia^SiiikS tiimiMiMraniiminMrm^ , iv, WU Hoc opus, lioc slud!uDi parvi properemus, cl anipli Si patriae \olumus, si nobis viverc cari, ]l Poeta Venosiho Epist. 3. Iih I 3. ^E , come non puo rivocarsi in diibbio , iiiconcussa e saggia niassinia e qiiclla , chc nolle dolle parole si comprende dcllo illnstrc aulorc dolla introdiizione alia Enciclopcdia, e chc io ripeteva, e orniai nn aiuio; se , io dico , le scienze sono luUe iitili all'uomo, perche vi ha una catena chc le unisce , e per cni tulle a vicenda soccorronsi; e sc dalo non e ad un solnonio, |>ei' (pianto grande esser possa la potenza intellelliva di hii, abbrac- ciaiT con la niente la sfera illiniitala dello seibile, e su lutli i rami di esso estollersi a un tempo c toccar Ta- pice della ijrandezza, e della eccellenza ; ne siei^uc, oiio- randissimi Signori, che per il progresso dello spirito u- mano, cliiaro appalesasi , e non men che forte e poten- tc, il bisoi^no die gli scienziali vivessero in islretla col- ieganza . prestandosi , del pari che le scienze , scambie- M)li soccorsi , operando con uiiita di scopo , e un tiitlo formando coslituilo dinnuinerevoli anelli come la catena d'oro di Omcro chc univa il finito allinlinilo. ■ u — 10 — Questa grandiosa e sublime idea e oggi una verita di i'atlo. La esperienza I'lia rivclata in tutta la sua vera luce, e ne ha coniprovato gii utilissinii risuUanienli. E di vero : se gii slabilinicnli univcrsilarii diffondono la scienza, ed alia scicnza educano gii uomini ; le sotiela scientifiche arricchiscono lo scibile, e fan progrcdire con pie concitato I'uniano sapcre ; conciossiache in esse gii scienziali inconlransi e si avvicinano, si legano insieme , associando le loro elucubrazioni , lavorando in coniune , ooadiuvaiidosi a lieenda, a viconda preslandosi i niezzi , eomunicandosi i lunii per iscopo unico. E nelle aceadc- niie the gii argoinenli discutonsi, e fra il conllilto di o- pinioni discordanii c conlrarie il vero riluce , e Y errore slenebralo rilevasi, c si emenda, si corregge, si abbalte. Fu verso la meta del secolo XVII. clie si conobbe un tanto vero, chc per il melodo di allora inlrodollo di perfezionare le osservazioni, raccogliendo de'falli, ed in- clinando cosi al posilivismo, un cerlo numero di collabo- i-alori si uni per una stcssa ricerca, per il medesinio sco- po. Si conobbe il bisogno delle riunioni scienlifiche di- relle al conunercio delle idee, alia distribuzione de'lavori, al concorso degii ingegni per lo auniento del pari, che per la diffusione delle acqnislale conosceuze. « Si conobbe « scrivc rillustre Davy che il coniplesso della nalura re- « stava ancora a niedilarsi ; che era d'uopo dislribuire « quel coniplesso, e che a ciascuna parte rinianeva ab- « baslanza di utihta e di gloria ; e che il tullo tcnde- « rebbe cib non oslanle al bene coiuune, che era il pro- « gresso e il perfezionamento delle umane cognizio- K ni (1) )). Ma il vanto, ina la gloria di aver dalo I'aUuazione (I) Introduzione alia Filosofia chimica contenente la storia della Cliimica , pag. 22. — 11 — a qucsto nobile proponimonto spelta all' Italia , o Signo- ri, porche sollo qucsto hel cielo si videro sorgerc le prime riimioni dc'dotti. L'accadcmia dci Segreti die apri nel secolo XVI. in propria casa Giamballista della Porta , celebre medico e matemalico IXapoictano , qiiclla de' Lin- eei sul principio del secolo XVII. e I'accademia del Ci- meiilo sorta in Firenze nel IGjI, ambcdiie crcsiiiile al- I'ombra del troiio, precessero la fondazione della societa Reale di Londra nel 1G(»0, e deirAccademia Realc delle scienze di Parigi nel KKiG. L'esempio , molla possente delle uniaiie azioni, eccilo e delerniinit gli aninii in allrc parli del mondo incivilito a creare delle associazioni scien- liflche e lelterarie ; per tal modo il gusto divenne piii puro per lo dibatlimento e la comparazione delle idee , (^ si a|»r'i uu canq)o vaslissinio ad ogni sorta d indagi- iii , e all'esercizio libero ed illiniitato delle facolta dello spirito. Sicilia nostra ba veduto sorgere in varie epocbe le sue accadeniie letlerarie e seientiflcbe; ma tra per la colpa de' tempi, tra dcficienza dei mezzi, c tra imperfezione di slaluti: o per la scarsa impnrtanza delln s( opo. o si son degenerate, o non jx'rvenule unqiiiiniai ad alio grado di rinomanzn. Quella dei'li Elnei londala in Catania dallo ilbistre Principe di liiscari aveva snile jirime oircrio una iniziativa di lavori scientiUci , relativi al nostio vubano precipuaniente ; ma non passo guari cbe , sviando dallo scopo j)r()|(oslo , traniutossi in poetica accadeniia. Surgeva peri* I" accadeniia (lioeiiia per niostrare al nioiido scienliiico di die sono capaci 1(> nieiili siciliane in falto di sapere, sorgeva. e merer la solerzia ed opero- silii de'snoi nienibri rapidamenle cresccva. si faceva aiizi tempo adnlla , "misiilei'i'iava. si ciniicva di nniuireola di gloria imperitura e rivendicava I'onore scienliiico siciliano. Ma qnal si In lo sco[to precipiio di questa Societa? — 12 — Come pole giungere a si alto grado di splendida ripu- lazionc? Voi lo sapete, o Signori, e vero! 3Ia a me piace ripctervelo, perche il mio cuore, ardentc di vero e caldo amor palrio, iion sa in queslo discorso, consagrato alia annua rivista de'nostri lavori, trattenere il labbro e non vi esorlare a mantenere vivo ed inconsutile in voi Taniore onde si conservi e si migliori sempre mai la nostra So- cieta. Sono oramai ventinovc anni, o Signori, ed in quc- sto tempio della scienza , soUo queste slesse voile , lui uomo clie, sebbene tra noi non nato, amava Catania co- me se patria gli fosse, alzava forte la voce, parlava ad una mano di dolti, gli riuniva in vera societa scientifica, e gli confortava a ben mantenere il sacro fuoco del vero. Egli al tempo stesso proponeva il da farsi perche la na- scenle Gioenia qual pianta novella, sfidando la bufera cre- scesse rigogliosa, e fiorisse, e dolcissimi prcziosi frutli producesse. E d'uopo, egli sclamava, o Gioenii, e d'uopo alliiicbe riusciste a guadagnarvi onore e celebrita clic ri- volgiale il pcnsier vostro, rallenzion vostra, lulfe le vo- stre forze alio studio, alia invesligazione, alia illustrazione delle patrie cose, delle preziosita naturali che raccliiude quesla terra ubertosissinia e ricca di ogni maniera di |)rodotli maravigliosi della nalura. E tale si fu il grande ed utile divisamento a cui diedero opera gli Gioenii; que- slo il grande scopo che di asseguire si prefissero. 3Ia, ban essi poi sempre manlenuto un tanlo pro- ponimento? I lavori di questa Societa hanno mai sempre mirato a si utile scopo ? Si o Signori ! II mondo scien- tifico e stato testimone di questa condotla ferma, invaria- bile ; di questa perseveranza di che vi han pochi esem- pii nella coltura della storia naturale patria. Si e difatli in ogni tempo studiata la terra che calpestiamo, gli strati di che e formata, la natura c la composizione delle no- — 13 — sli'C rocce , la disposizionc dci varii lerreni , i rcnomeiii vulcanologici del iioslro nionlc ed i suoi prodolli ; e lo mostrano chiaro i lavori di Ui Oiacoiiio, Alessi, Maravi- gna, e piii d'ogiii allro, i preziosi lavori del Gcinniellaro riverilo come il Neslore della Geologia siciliana. Si soiio riccrcate e descritle le pianlc die gcnnogliano e crescono su qiiesla lerra, c lo daiino a divcdere le niemoric del Coseiilini, di Scuderi , di Maravigna , del Castorina , del IJianca , del Gaelani , e i hehnori del Tornabeiie, Si sono raccolli, sludiali e descrilli gli aniniali che abilano il suolo della Triiuu ria , ed il tri])lire mare che la cir- conda; e noii solo i vivenli, i fossili ancora ; e ne I'aii fede le osservazioni dello Alessi, Gemniellaro, Maravigna, Galvagni, le mie ed altre. Si e sludialo ben anco I'uomo della Sicilia, le sue abitiidini , le sue malattic , le ano- malie, le moslruosila, ed olVroiio di tanlo chiara testinio- nianza le memorie del Galvagni, Reina, Reguleas, Orsi- ni, Gemniellaro liglio ed allri. Ae si e trasandalo lo slii- dio del clinia e de' varii fenomeui atmosferici, e di quanli allri riguardano Sicilia nostra. Ed in (luesl'anno, o Signori, in quest' anno vigesi- mouono la nostra Socielii non si e allonlanala ne punlo ne poco dal suo proponimcnlo. Si e occupala dell'ardenlc vulcano sidle ciii I'alde abilianio; tramandando cos'i ai po- ster! dotta e I'edele relazione dell' ultima formidabile cru- zione die ci colino di terrore ; lia sludialo gli animali della Sicilia nella dasse dei molluschi viventi, e nei fos- sili lanlo iiccessjirii alia Geologia, e Tuomo dell' Etna nelle sue inalatlie e nelle cause lopogralidie e geognosliclie da ciii quelle provengono. I lavori lopogralici sono della pill alta iiiqtorlanza e della piii evidenle ulilila. II volerne per ))oco dubilare si e nioslra d'ignoranza o di presnn- zione. La iialura cangia di lisonomia ne' varii punli i\('\ globo : e (juanto niaggiormenle complessc e perfelle si — 14 — ajipalesano le sue formazioni , tanto piii svariate, molli- plici e solto diffcrente aspelto si niostrano. Un uomo non puo tuUo soggettare alle sue indagini, non puo ricercar ogni luogo, non puo portarsi sopra tntti i punti del glo- 1)0 : quindi la necessita dclle descrizioni topografiche , la loro importanza , la lore utilila. La nostra Accadoniia ha falto in queslo anno anche dippiii. Oltre i lavori topografici ha cercalo di rendere pill agcvole lo studio dclla (leologia; ha ricercato il modo con cui i niinerali si aggrcgano c prendono delle forme determinate, regolari, ed in millc modi variate ; ed ha finalmente conlinuato la rivista de' lavori zoolocrici siciliani. Eccomi ora o Signori alle prove di quaiito ho con licta fidanza asserito. La natura e scmpre mai grande c maravigliosa nellc sue operazioni. Dalla piii alia monlagna al grano di sab- hia , dall'essere privo di organizzazione al vivenle , dal vcgetahile all'animale, dal polipo alluomo, luori del globo e nelle sue viscere prol'onde , in tutta la eslenzione in somma deH'nniverso tutio eccila la curiosilii, la maravi- glia, lo slupore. II mondo, diceva rinunorlale professore di Upsal il principe de'naluralisli, il gran Linneo, il mondo e il tcatro dell' Onnipotente, die t' ofTre agli sguardi una inlinila serie di miracoli che sono il proilollo di un po- tere illimitalo e di una sapienza inlinita con uno scopo determinalo. E se noi ammiriamo in ogni esserc orga- nizzalo un piccolo mondo di maraviglie, non meno ce ne offrono quegli esseri che quasi a lorto si dicono bruli , e che hanno non di manco scopo , azione e vita. Nelle viscere stesse della terra che ci soslicne havvi una sor- gente ignota di fenomeni die ci sorprendono e ci after- riscono ; e quando Tuonio ne'dciirii della sua mente tra- viata credesi di csscre divcnuto il padrone deiruniverso, al caso di spiegar tutlo e luUo comprendere. e slida gli — 15 — eleinenli e ronnipolciiza del Facilorc Siipromo , cd osu lalvolld neU'eccesso della sua enipicla iiegarne I'indubi- lahilft csistcnza ; se avviene die la terra si scuota e Ira- balli solto i suoi picdi , o chc orreiidaniente mui^gendo si apra per voinitare torrenti di fuoco die minacciaiio d'iiieenerirlo ; allora sbalordito, treniantc, esleneiallo, e conlro sua voglia spiiito a riconoscere la propria imbe- cillila, e'l polere della niaiio suprenia cbe lo lia crealo. Si, 0 Sigiiori; i fenonieiii dei Yulcaiii ardenli, Ira ({uaiili allri la nalura ne offre ai nostri sguardi sono i piii slu- peiuli e i piii iiiesplicabili nel leinpo slesso, e sommini- straiio iiiesauribile materia di invenzioni, di descrizioni e, di ricerche ai poeli, agii storici, a'dolli. Tra i vulcani che ardono sulla superfaie del globo r Etna , il quinto per grandezza . ba in particolar niodo allirato 1' universale attenzione. E se niollu Irequenti non mostransi le sue eruzioni , perocche rallivila de" vulcani e in ragionc inversa della loro mole, sono esse ])ero gran- diose, lormidabili , spaventevoli. L'ullima avvenula nello scorso anno per la sua durata, per la sua estensione o l)er i fenomeni con cui si e accompagiiala , ba meritafo di esserne la niemoria traniandala ai posleri. Aon erau peraueo scorsi dieci anni dacche (|ueslo anlico I'amoso vulcano aveva aperlo nel 1843 il suo lianeo occidenlale ad una Iremenda enizione die miuacciava la rovina di Bronte, quando nella nolle del 20 al 21 ago- slo 1852 dall'opposto banco, prcceduta dalTaperlura di una serie di bocdie di fuoco nel balzo di Giannicola , una non men terribile ne scoppiava nel piano del Trifo- gliello, in mezzo a forti scuotimenti del suolo, a conli- nuo romoreggiamenlo, ad ample ed alte colonne di fumo carico di arene e (rinfocale scorie. Sgorgando la lava dall'aperta voragine in istrabocchcvole (juantita , in poco tempo e con rapidita spaventevole si avanza, e superando — 16 — qualsiasi oslacolo, sorniontando monti e colline, colniando ampie vallate, minaccia dell' ultima ruina la ridente co- iiiunc di Zafiiirana e quella del Milo. Qual si fosse lo spa- vento di quegli abilatori, coslretti, infclici! a vedere sotto i proprii ocelli ardere c fiiraare d'iiicendio ogni cosa di- Ictta, puossi pill agevolincnte comprendere die narrarc. Abhandonano in hrevc il caro liioi>o die li vide nascere senza iieanco poler dire : addio terra dei miei padri ! e addio per sempre! Oh! come tramutossi in acerbo dolore la gioja del popol nosiro, tripudiante allora per sacra e centenne rinierabranza ! . . . I\oi lutti siamo stall leslinioni di questc scene dolorose , di questi quadri di desolata jiieta. lo stesso vidi a pochi passi dello inl'ocalo torrcnte un infelice cadente veccliio, ritto, immobile , appoggiato ad una siepe, colle braccia conserte al seno, mirare collo sguardo di muta eloquenle disperazionc la ruina di un podere, di cui gli alberi andavano in fiamma, ed il fer- tile torreno ricoprivasi di aspra sterilissima lava. iXessnn raovimcnto, niun atlo moslrava in lui I'atlivila del pen- siero, tanio era profondo Tassopimento d'ogni facolla in lui. Quegli alberi erano slati piantati colle proprie mani; (|uel podere avea forniato la delizia di sua vita, era I'u- nico fonte di sua sussistenza , 1' unico retaggio pei suoi ligli!!. Ma tirianio un velo a queste scene di desolazione e vengbiamo a cio che piii proprio lorna al nostro as- sunto. , i: Questa forniidabile eruzione aveva eccitato I' univer- sale curiosita. Si bramavano da ogni parte notizie e schia- rimenti. Le Accadeniie della Sicilia, ed alcune d'ltalia a me si volgevano come organo di (piesia illustre Socielii per averne una esatta narrazione. Ma in quel torno I'e- ruzione era nel piii alto grado di sua altivita. Non era ancora il tempo di segnarne I'inlero corso di descrivernc i fenomeni, ed osservarne i prodotti. Circolavano delle I — n — notizie sii queslo rlguardo nc'giornali; ma quesle avvc- j^nache ulili per la parte slorica non polevano sbramare rardonza dogli scienziali; che ove riguardar si volessero come esallc , veriliere e non esagerale , non polrebbero pero die ritiscire per la soienza di lieve inleresse ; es- scndoclie per una eoniplela relazione di un lanio fenomeno uop'e raccoglierc ed allenlamenle disaminare i fenonieni che preredono la enizione, e (pielli che I'acconipagnano; ed osservare ogrii novila, e analizzare e descrivere infine i siioi |)rodolli. Ecco cib che dalle sociela scienlifiche si domandava , e dagli iiomini che non sono alia soienza stranieri ; ed ecco cii) die si aspellava dal dotto geolo- go , dallo scrulatore profondo de' fenonieni del vulcano , dal prof. Dr. Carlo Gemmellaro il quale liunisce lulte le condizioni, che credeva a ragione necessarie per poler riuscire in siffatli lavori, I'ilhislre Faiijas de Saint-fond (1). K L' esatta conoscenza , egli dice , di quesla nionla- K gna (I'Klna) che rinchiude iino de'piii grandi labora- « lorii della INalura, e riserbata ad un siciliano che a- {( biti la sua base, che diligentenientc la studii tiitta la « sua vita, che sia naluralisla e fisico, e die non si la- {'. sci dislorre ne dalle falighe, ne dalle dillicolla » . E tale si e il nostro Socio nicrilissimo, il (|uale iu una delle piibliliche sedule di quest' anno ci leggeva il ragguaglio della enizione di die e argoniento, dopo avere raccollo le notizie piii certe, trasandando le esagerate , lasciaiido ad altri di occuparsi della stalistica dei danni arrecati , ed aspollaiido die il giornale della eruzione venisse pub- blicalo (jiiaiido sarebbe essa eslinta. Egli ci fa dunque sapere die due crateri forniaronsi dappriina , e che non lardo la lava a scaturirc dalla base di entranibi. Oiielln da levante , essendo di maijiiior forza . lanto nialeriale (1) Jlineralog. dcs Volcans . pag. 46j ,, 4G(>. — 18 — vcniva eruttando, quanto in pochi giorni ebbe un allro cono a formarsi ; perche quel lorrente di fuoco , corso in Ire giorni per ben selle miglia niinacciava d'ardere , come si e dello, Zaffarana , e i suoi ferlilissiini e deli- ziosi campi, con una fronlo di un niiglio di anipiczza e pill di due canne di altezza. E ragguagliandoci il dollo socio di quanlo era av- venulo dal principio della eruzione sino a i\'ovenii)re nel lianco orientale dell' Etna, si fa ad osservare, che la gran parte de'fenomeni erano coniuni con quelli di lultc le al- Ire eruzioni : ma che in quesla erano a nolarsi la quan- lita enorme e la lungbissinia durata del fumo carico di arene, che coprirono, cadeiido, mi gran tratto di quelle falde orienlali , ed in molli luoghi sino Jill' altezza di un palnio. Su la qual cosa ragionando, egli die versatissi- mo si e nel descrivere e spiegarc i fenomeni varii del Mongibello, crede doversi riferire alia qualita della lava erullata, la quale era di natura ghiajosa anzi che no, e latiscenlc, talclie con Iticilezza esscr poteva strappata dalla >iolenza del \apore , che con immensurabil forza veniva nella gola del Yulcano dall' inio I'ondo del focolare , ac- compagnando e spingendo in sii la lava. Rafforza egli i\\i\ la teoria del suo egregio I'ralello, die fu giii nostro rispeltabile socio , 3Iario (leniniellaro , die la gola del- I'Etna comunicante col focolare e una sola, c che tutte Ic eruzioni vengono su per quella; e se si fanno slrada pei suoi fianchi , avviene ])er via (Idle interne gallerie , pclle caverne e pe'crepacci della massa della montagna. Questa opinione si accorda coll'osservazione che forni I'argomento ad una inleressante mcmoria lelta dal Pilla alia nostra Sociela, e che fu confermala dall' immortale Humboldt, cioe che ratlivita de'vulcani e in ragione in- versa della loro mole, e quindi della loro altezza, Passa indi ad occuparsi deH'altro fenomeno awe- — 19 — nulo nei somnio cratere deirEtiia, in una nolle durante I'eruzione, cioe di una grande quanlila di ccncre ycnula fuori per quesla via, e di natura diversa da quella delle solile arene, the si rinvcnne negli orli c nel cavo stesso del cralere. Inollrc cgii propone un soddisfacenle spiegamenlo del siionzio del gran Cralere per lutto il eorso della e- ruzione, e prova essere lal fenonieno piii voile avvenulo. Volendo infine dare un' approssinialiva idea della quanlila di nialeriale lavico venulo fuori in quesla eru- zione, sine a tullo iVovemhre, ealcolandone la superficie oceuj)ala a sole cinque niiglia quadrale, e I'allezza me- dia a cannc due, essa risulla 2,054,208,000 palmicubi. Ma da quel lenqio sino al 27 dello scorso Maggio quella eruzione e conlinuala, benehe lenlanienle, versando il nialeriale sopra le stesse braccia: per cui quel resid- tamcnto di calcolo dovrebbc accreseersi di mollo. In quesla dolla ed esalla scienlifica relazione cani- peggia, 0 Signori, quella facilila e quella niaeslria nel nianeggiare argonienli di lanla diflicilezza e grandiosila al UMupo slesso : facilila e maeslria clie si acquislnnn dopo lunghe osservazioni e dopo avere sludiato inslancabilniciile i fenonieni inq»oiienli di un ardenlc vnlcano , e dopo a- ver possediilo le conoscenze piii posilive della (leologia. iN'on inanca egli di accennare i prodolli di quesla eru- zione e di lasciarc scorgere chiaranientc come nel fuoco centrale risieda il principio molore de'vulcani ; opinione oggi universabnenle abbracciala , e die rilorni) in cam- po , allorclie coniincid a venir meno , dcqio le preziose osservazioni falle nciracrocoro cenlrale dell' Asia, da'ce- lebri Ulaprolli e Heniusal , i due alleli della geografia dell'Asia cenlrale, la favorila leorica della prossimilii del mare o di un lago, come condizione essenziale all'accen- sione vulcanica. r Quesla leorica del fuoco cenlrale die — 20 — « prima dclle nuove esplorazioni mancava di falli capi- « tali , in appoggio , ha ora ricevuto una nuova forza (( dall'assenso dc' migliori gcologi vivcnti fra'quali il ce- (( Icbre llumbolt, il dc Bnch ed Elie di Beauiiionl che (( possono riguardarsi conic i campioni di essa (1) «. Or non solo per i fcnomcni stupcndi dclle sue for- midabili eruzioni, ma anclic pe'suoi prodotti, I'Elna ar- resla forlemenle I'aUenzionc de'naluralisli. Yero si e che lali prodotli orillognoslici sono ben pochi in confronlo a quelli che alia scicnza mineralogica somminislra il Ycsu- vio ; ma e ben vero il dire che non sono tulli ancora ben conosciuli e dcscrilli. IVon e da negarsi che il chia- rissimo Maravigna abbia a laruopo impiegalo diligenlis- sime ricerche c mollo studio , e che sia riuscilo ad ar- ricchire di mollo il calalogo orillognostico elneo; raa in oggi la sua oritlognosia elnea abbisogna di aggiunzioni e di aumenlo; e sccondo le belle osscrvazioni falle suUc specie mincralogiche del nostro vulcano dal bcncmcrilo noslro socio D.r Gaelano Giorgio Genimellaro qucste ag- giunzioni da farsi non saranno poclic, ne di lieve impor- tanza. lo sono a conoscenza de'lavori e dellc scovcrlc falle da questo giovine, onde ho corla fidanza che I'Accade- mia nostra avra di che lodarsi per avcrlo ascrilto nel no- vero de'suoi membri atlivi , pcrclie trovera in lui il fu- luro sostegno degli studii niincralogici fra noi; ed ollre a cio che di raro, e di nuovo ha egii rinvcnulo nc'vul- cani cslinli del Val di IXolo, ha trovato neirEtiia la 3Icl- lilite, il Solfuro di ferro di forma cubica , c del Clori- dralo d'Ammoniaca la forma cubica , la varieta dodicae- dra rcmboidale, forma non facile a riconoscersi, giacche i crislalli son mollo allungali nel senso di una hnca che (1) II cliiarissimo cav. Ferdinando De Luca — IVuove conside- razioni su'Vulcani e sulla loro cagionc , pag. 5. — 21 — coiighmgc duo angoli Ictraedri opposli , c laleralmente solcali d'aiii;oli diodri riciilranti, ed il Diniorfisino dello slesso Cloridralo d' Ammoniaca niiovo del liiUo nella scienza inincralogica. Cosi, loriiando al proposilo noslro, i vidcani ardeiili nioslrano ancora chc sc runivcrso e il teairo doUa na- Uira, il siio lahoralorio e nel seno slosso del gloLo; mo- slrano che, sc indeholita, non e ancora eslinta (picUa po- lenza iiie.splicabile, (|iicl priiicipio inolore allivissiino da cui dirivarono in. gran parte i grandi sconvolgiiiienti della terra , alloraqnaiido i vnlcani in niimcro stragrande , e forse con incessante allivita, sollcvarono c rnp})ero la cro- sla del globo, forniarono nionlagnc, allcrarono le rocce, e niille allri fenomeni niaravigliosi prodnssero. Quelli chc tullora brnciano allcnlamente sliidiati risdiiarano le piii grandi quislioni gcoiogiclie ; conciossiaclie lo studio dei vulcani non pub sconipagnarsi da quello delle varie fasi e de'varii period! gcologici. Chc sc un tempo lo illuslre lireislaik scriveva chc « 1' influenza de' vulcani c la loro « sfera di azione sono limitatc a piccole distanze, e cir- (( coscrillc in un ccrchio si strelto, chc divcngono im- '( perccllihili in confronlo alia superhcic terrestrc > (1); il Pallas jxTo, rilamillon, Doloniicu e Delhuc |)rcsero a dinioslrarc il conlrario, cib che in scguilo hi pienaniente conlcrnialo c |)rovalo dai somnii Ihuuholdt c dc Huch. Fu allora che lo studio dc' vulcani, uou liniitandosi ai soli cffetti cd alia sola disauiina delle soslanze, diro cosi, c- scrcnuMitizic, si vcrsit di ])roposito sulla riccrca dcllo loro cause in ra|»porlo allc loro cousegucnzc e a tutt'altri fe- nomeni iicolo^ici. « In mezzo , scriveva I'cgrcgio Lcopoldo Pilla , al « grandc movimcnto che da qualche tem|)0 anima gli (1) Inlroduzione alia Geologia? — 22 — « sludii geologici e nel \ecchio e nel nuovo conlinente « non v'ha clii non vegga chc gli spirili sono di tanio (( rivolti ad csaminarc c frugare per ogni lato i terreni « vulcanici di quanlo per lo innanzi n'erano distratli e (( poco curanli. E piio ben dirsi die tre quarli dell'e- « difizio geognoslico poggiano oggigiorno siille conosccnze « che le ricerche di (|uei terreni ban soniniinislralo alia « scienza, e su le considerazioni che Ic niedesimc han i( fatlo sorgcrc (1) ». Non e da niaravigliare adunque che il chiarissimo .socio prof. Carlo GeninicUaro abbia per tiilla la sua vila porlalo un esame altento, vigile e conlinualo sul nosiro vulcano. Lo sludio del quale, come degli allri monti i- gnivonii, c nccessario, ed anche indispcnsabile, come di- ceva lo slesso Pilla, « meno forse per quel che riguarda « essi stcssi , che per la luce chc possono riverberare (( sulle controverse quislioni geologiche » (2). E ben'e- gli (il Gemmellaro) ba dato non dubbie prove di sue e- stese conoscenze nella geologia, di che tante chiare te- slimonianzc abbiamo nelle sue opere universalmenle lo- date, cd in una ultima memoria lella in queslo anno alia nostra Socicta ha enii racchiuso la illustrazione di due lavole in cui si comprendc la spiegazione de piu mipor- lanti fenomeni geologici, ed ba diniostrato sempre piii il da me detto, cioe che lo studio dc'vulcani e indispcn- sabile alia geologia, e la gran parte nc coslituisce. La giacilura delle varie rocce nettunichc della cro- sla del globo ; la inlrusione di quelle pirogeniche altra- verso delle prime ; la cessazione della loro comparsa a date epoche; I'attuale esistenza dei soH vulcani trachitici (1) Ceimo storico sui projrressi della Orittognosia e della Gen- i,'rafia in Italia , cstrallo dal Giornale iiitilolalo il Progresso delle Scienze delle Letlere e delle Arti. pag. 138. (2) Cenno storico ; loc. cit. — 23 — c pirosscnici; raltcrazionc delle rocce al conlatto di quelle (J'igiica forniazionc ; la inclinazionc degii slrali ; le ca- vernc, ed ogni allro fenomcno gcologico, si vcde chiaro e liicidamenle csposto in quelle tavole, Ic quali quantd possano riuscire di facile giovameuto alia inlelligenza nello studio dclla geologia , si puo a prima giunla scorgere fuori di ogni mcnonia dubilanza. '■ Nella prima divide egii la crosla della terra in su- periore ed inlcriore ; cliiama la prima iposlcnka ossia sedimentaria , e in'otoyojiica la seconda; cioe formata prima ; nella ijwslenica quindi si raccliiudono lutle le formazioni nellunichc , le pluloniche nella protofjenicM. Le rorniazioiii neltuniche sono divise coi conosciuli nonii di terreno primilivo, di Iransizione, secondario, lerziario diluvialc e moderno. Le rocce delta proUxjcnica , son(t (luelle di origine ignca, come il Granite , la Sienite , il Scrpenlino, il Porlido, il Trapp cc. Queste rocce si ve- dono inlrodotte negli strati netlunici, ma quasi tutte non oltrepassano il terreno secondario. II Tapp giunge al ter- ziario ; il Basalto al diluvialc. A spiegare poi come que- ste rocce non sono andalc ollre , e die le sole ancora erulUile da'vulcani sono la trachile e la lava, lia egli ili- sposto in niodo le linec di queste due rocce, die la Ira- cliite apjiarisce formata a spese dclle rocce felspatiche , e la lava a spcsc di quelle pirossenidie ; e nel tempo stesso manifesla si rende la crescente doppiezza della scorza ti'rrestre jier la parlt; die guarda il nucleo inln- calo del (ilol)O. . .' Quesia lavola tutla originale e jiropria del nostro socio non pui) non rigiiardarsi come veraniente utile alia intelligenza dclle piii dillicili tcorie geologiche. Oasla giiardar sulla seconda per jjersuadersi a colpd d'ocdiio come la indinazione, il dislogamenlo degli slrali nellunici, e quindi I'allerazione dclle loro rocce, e le ca- — 24 — verne si debbono alia inlrusione delle rocce pirogeniche. A far conoscere che quesla seconda caria non e per nulla ipotelica, cila il nostro chiarissimo Socio quclla dcllc Alpi del Tirolo che il sig. Scroope pone di centro al fronle- spizio della sua opera — Considerazioni sii i vulcani. Lon- dra 1823, — e dalla quale k resulla evidente, che il por- « fido avca innalzato le straliflcatc roccc secondarie del K gres rosso e del calcario conchigliarc, c la vallc di « Fassa si era da quel soUevamenlo formala. La soprav- ( venienza del basalto ha roUo c rialzato il porfido al- ec I'altezza di S. Pellcyrino, ed ha cangialo in Dolomite « il calcario conchigliare che formava le allure di Sas- « sovernale, di Rosengarten e di Schlcra ». Or se grande e niaeslosa nalura si moslra nelle vul- canichc accensioni, e ne'calaclismi varii che ha sulnlo la crosta del giobo, non meno iniponcnle e maravigiiosa ap- palesasi nelle svariale e niolliplici condiinazioni ininera- logiche che ad ogni passo inconlransi suUa superlicie della lerra. Quel pero che a queslo riguardo piii colpisce i sensi , e che riesce arduo e malagevolc a comprendersi si e il gran fenonieno della crislallizzazione de' mineral!, di cui la causa genetica e sconosciula. Al vcdere il modo con cui essi crislallizzano, le forme regolari e costanti che assumono, le leggi che regolano tuUe le modificazioni secondarie delle forme primitive, io sono slato mai sem- pre lenlato di credere che il fenomcno di crislallizzazione sia un inizio di oreanizzazione o meoHo un'or"anizzazione rudimentaria, che fornii forse il j)assaggio ai i)rolorga- nismi vegelali ; conciossiache la nalura non cammina per sallo; I\atura non facH saUum; luUo e gradazione, lullo e progresso, lullo e catena. Le divisioni non sono tanto nella nalura quaiilo nella noslra niente che non puo ab- bracciare inlinili oggelli senza il soccorso della dislribu- zione e della classilicazione. II lermine di una serie di — 25 — ronnazioni naturali c il comincianiento di un'allra. II re- gno inoi'f^anico si loga al regno organico, ed il vegela- hile all'animale; c se alcuna vi ha, esisle solo Ira I'L'- rangnlang c I'uonio, ed e, grandc inimensurahilc lacuna, CM (he ha fallo dire alio ilhistre Cams ehc non solo evvi il mondo deniinerali. ipiello dei vegelahili, (jiiello degii aniniali, nia iin allro aurora, il mondo delluonio. Ma se io, ripeto, son quasi spinlo ad amnietlere un embrione di organizzazionc pe'minerali crislallizzati , il nosiro cliiarissinio socio Prof. Gemniellaro in una sua liellissinia niemoria supjione in essi una specie di vila , chc si rivela nel gran lenomeno della crislallizzazionc. Seguiamo per poco il nosiro socio nellc sue osser- vazioni. Uiandando cgii i fenonieni della crislallizzazionc, il niodo di forniazione delle vene nc'calcarii, c la forma che assume lArragonite in lalune rocce vulcaniche , ha cre- dulo poler chiaramenle scopi-ire non esser quei fenonieni dovuli alia sola alfinila di aiiiirei-azione, ma chc un'allra forza vi ahhia presiedulo , che dir dovrchhesi vita mi- uerale. Analizzando infalli in che consisle la vila , Irova che in quesla polenza liavvi una gradazione dipendenle dalla maggiore o minore pcrfezione delle |»arli de'corpi (tv'e manifesla; e quindi emineule e il suo grado nelTuo- nio, ove sla inlimanienle connessa collanima immortalc; nel reitno or"anico in iicnerale , colla stessa gradazione e snperiore negli auimali di (pianlo non lo e ue'vegeta- hili, linche negli idlimi aiielli delle piaule cellulari si rin- viene il passaii'ijio a'crislalli del reiiiid oryanico. In (piesli infalli allro e raggregamenlo che snccede sollo le leggi deiraniuila , e hen diverse di (piello che vi delermina la forma rei>olare ; ed avendo il nosiro so- cio dclinilo la vita — la forza chc manlicne il movimenlo spontaneo ne'corpi — si accinge a trovarc una s])onlaneita 4- — 26 — nel movimento che richiama le melecole pure della calce carbonala dal tumulUiario mescolamento dclle parlicclle del calcario, per forniar Ic vene di spato, ncl tempo che per affinila di aggregazioiic prendeva consistenza la massa inipura di qucUa roccia. Prova Gnalmente , cogli esein- plari delle rocce innanzi gli occhi, la contemporaneila del- Tarragonile alia forniazioiic ignea della lava cellulare the la racchiude , aceordando al fuoco anche la facolla di sciogliere ne'loro elemenli le rocce, e facilitar miove di loro combinazioni sotlo I' influenza della slessa vita mi- nerale. Chiiide egli la sua dolla disamina osservando che se comparar si volesse la vita quale esiste negli organici de'generi superiori con quella de'niinerali , quest' ultima scomparirehbe e si annienlerebbe del lutto. Ma che , se una gradazione si ammetle , come ammetter si dovrebbe, si vedra allora che una vita ha preseduto alia cristalliz- zazione de' minerali , alle vene delle rocce , non polendo la sola aflinila di ai'i'Teiiazione dar forma rceolare c de- terminata alle molecole, e movimento spontaneo agli ele- menli delle rocce. Or di voi chi non vede o Signori di quante belle novita si sia arriccbita la scienza colle tre elaboralissime memoric che in quest' anno ha comunicato e letto alia nostra Societa I'infalicabile professore Gemmellaro ? Ba- sterebbero esse sole ad impreziosire un volume accade- mico. 3Ia la Gioenia ha rivollo ancora la sua altenzionc; e le sue ricerche sul regno organico aniniale e sulluomo ancora. La zoologia Irascurala per lunghi anni, riputata in generale scienza di lusso e di mero capriccio, forma oggi argomento grave , utile ed importante degii studii e delle lucubrazioni de'dotti. lo ragionai altra volta del- r utilila di questa scienza ; ora mi limito solo a dire che in coraprova di quanto io asseriva posso addurre , che — 27 — in Pariifi una caltcdra tli zoologia e stata crcata appli- cata alia induslria cd alia paslorizia, c che e stala alli- dala all' ocroi>io Siff. Baudoniont. Tanle sono crandi ed estcso Ic a|i|)li('azioiii clic si possono fare di (juesla scien- za ! Tra iioi sono ancora pochissimi i collivatori di essa, nia (la clic I'Oltinio od Augusto Principe clic regge i no- stri deslini si o dognalo ordinarc per la noslra Univer- sila lo slahilinienlo di una caltedra di zoologia, nuova eer il I'acile a- vanzamento della scienza ; ma quaiulo un uomo si ad- dossa tullo (|nel peso che posson gli omeri suoi soppor- tarc : quando la il possibile per illustrare le patrie co- — 28 — se, per contribuire al patrio dccoro e senza ricompensa di sorta; non ha cnli il diritto ad oUenere se non la lode I'approvazione alnieno dc'suoi connazionali ? Or e per queslo scnlimenlo die io ho duratq lun- ghc fatiche per i progress! dclla zoologia fra noi. E per- cio die ill quest' anno ho conlinualo il prospello dolla slo- ria di quesla scienza in Sicilia , ed altre due meniorie ho Icllo alia nosira Accademia di zoologico argoniento. iXella prima si conliene la monografia del genere Coro- nuJa seguita dalla dcscrizione di akune specie nuove di luollusehi della Sicilia. In riguardo al genere Coromda, che oggi pill non apparliene alia I'amiglia demolluschi , ma che con gli allri cirri]iedi cosliluisce una sotto classe dc'croslacei, il Sig. Philippi ne rapporta una sola spe- cie ; la Coromda Imscxlobala, cioe , di Blainville , con la quale I'egregio Kivona padre formo il suo genere Co- lumelUiui^ che, sccondo le mie osservazioni, reslar dcve nella scienza. Ed io ne ho aggiunte aUrc due, una fos- sile la Coromda diadema di Lamarck, e I'allra vivente la Coromda, iesludimiriu dello slesso aulore. Le specie del lullo nuove da iik; descrille sono la Svalaria Cde- di, la Vohila CaUoramii, YAdialma yiUamjvac, il 31u- rex Uofiideae ed allre. Con Tallra meniona ho conipiulo le mie aggiunte ed osservazioni all' opera malacologica del cliiarissimo Phi- lippi, dcscrivendo molle specie nuove per la Sicilia; cioe da allri non rinvenute liiiora sia nei noslri mari, ovvero ne'varii lerreni della nostra Isola. Cosi le principali so- no: la Patella Rouxii, Payr. fossile; la Bulla inmcaia. di Adams, fossile; la Succinca Pfidj^'eri di Piosnias: fos- sile ; la Uissoa vemista Phil, vivenle ; il Fossarus co- status (iAi'erita) Broc. fossile ; il Solarium pseudoper- spectiviim di Broc. per la prima volta vivenle : la Pleu- rotoma simdis Biv. vivente e fossile. Fossili del pari ; — 29 — il Triton mnccHinum (Murex") di Roissy; il Triton vi- perinnni Lak ; il Troihus filosns: IMiil. ; W Fusus mi- iraeformis (^3Iurcx) Bi'oc. ; il Fmm polijfjonus di Lak; la IHcurotiimn dolon. Sow. ; il /'"u.SM.s .scr/Zor/.s. (3Iun'\) Hroc. ; la Cussidaria striata (Cassis) Sow.; la 6'o.s.s/.s rotnndata, Dcfr. ; il Cerithium mixtum. Defr. ; il Co- rithium ruricomm. IJroc. ; cc. con alcunc corrczioni e dilucidamciili noii iiuilili per la scicnza. Op liille 1(^ ricorclic del naliiralista clic indaya la ragioiic dciiuilaiiu'iili the il Oloho ha subilo; die assc- gnu a'vaiii toirciii rcpoca di loro roniiazioiic ; clic sogna i I'ciionu'iii dollc acct-nsioiii vukaiiiilic, clic sf'orza la iia- tiira a svclargli il niistcrioso motore di qucslc grandiose e lenibili di lei 0])crazioni ; die analizza , sconipone e riconipone i niinerali; clie scorge nella loro cristallizza- zione uii cnibrioiie di individualila e di vila ; clie trova un |)iinlo di leganie tra cssi c gli csseri organici vcgc- tabili : clie amiiiira inline in questi pronunciata giii I'e- sislcnza individuale c 1" essere : c ne sludia la organizza- zione, le \arie gradazioiii della loro vivenza, il loro pro- gressivo sviluppo sino a conl'ondersi col piotorganisini (leiraninialilii, liitte qnesle io dico ricerclie. c gli sludii ancora le mcdilazioni del zoolo^o sulla i'altura svariata e molliplice degii animali ; sul loro grade progrcssivo di SAiln|ipanieiilo delle orgaiiizzazioiii animali piii semplici alle piii roniplesse; Inlli (piesli sl'orzi, quesle Incnljiazioni tender dcvono , come raggi ad nn ceiilro , all" iilile , al henessere, al niiglioraiiinito . alia felicila deHnoino , di qiieslo esser(,' |iri\ilrgialo, a ciii il Suj)renio Fallor del- r universo voile inq)ronlarc lo splendor del siio \ollo , per il (piale Inllo c slato crealo, e clie rappresenla 1" o- pera [»iii bella uscila dalle inaiii del Crealore. .\on parlo del vanlaifiiio die a lui arreca lo sUidio deiili animali , de'vci-elabili, de' niinerali. die cio e nolo sino a'volijari: — so- ma studiar si deve ancora ed attcnlamentc la influenza ehe esereilano su lui il clinia cd il suolo; condizioni chc niodi- Ccano il suo tempcramcnto fisico, e conseguentcmcnle il suo caraltcre morale, e die inducono ncl suo organisnio dei mutamenti talora poco sensibili ed alle volte pronuncia- tissimi. E SI ; chc r influenza del suolo e sommamcnte atla a delerniinare lo sviluppo di molte infemiila die afllig- gono la specie umana; ed il cliiaro socio professore Giu- seppe Antonio Oalvagni in una memoria lelta in queslo anno alia nostra Accademia ha di cio fornilo hrillantis- sima prova. Quesla memoria forma parte del saggio di Geografia medica della Sicilia , lavoro interessanle come ogni altro di cui ha arricchito i noslri volumi, e contiene la esposizione di una malaltia nuova per la cagione da cui procede nella Sicilia , nella scienza nuovissima , che viene dallautore appellato Mefilismo endemico etneo , e che si costituisce di una ematosi deficiente e di un at- lossicamento del sangue per effluvio deletcrio die svol- gesi dai tcrreni vulcanici del Hlongihello recenti, quando coltivansi a vicneti. Diligente osscrvatore , fornito a dovizia di mediche fonoscenze , egli ha Iraccialo con esattezza la storia di quesla nuova individualitii morbosa, e nc ha delinealo i ca- ratleri spcciaH e culminanti con la piii desiderahile preci- sione, dope averli desunto dai moltiplici casi particolari di queslo malore nei quali si e imhattuto, e che espone con Ic corrispondenli variela di lornia fenomenale. Dopo esaurita la parte dinica il solerle socio scende a discorrere la storia generate e la parte patologica della novella endemica malaltia; ed in riguardo alia espressione sintomalica dice, che il villaggese defl'Etna recandosi a dissodare il lerreno vulcanico , e soggiacendo alia influ- enza dello eflluvio. viene spesso travagiiato d'alTanno al — 31 — rcspiro, da slrinfifimcnlo del loraco, da peso alio slcrno, da sceniameiilo di ossigcnazionc del sangiie ; e niollc voile vicn d'asfissia coniplela minaccialo. La durala del male e di 4 a 12 giorni, e la sua fine seniprc felice. Indaijar volendo rcliologia del morljo il nostro so- cio e giunlo a provare chc la causa da clie precede 11 mefilismo endemico elneo si e rcHluvio altossicante che dalle lave emaiia e dalle arene piroidi quando si lavo- rauo per la piantagione o la collivazione dellc viti. E sie- conie cio dipeiide dalla topografia geognoslica e dalle con- dizioni ai-ricole did suolo in cui il feiioineiio suolc awe- nire ; queslc aveiido I'autore allentaineule sludiato, cd e- sposlo nella nienioria , si fa a stabilire, che Tellluvio si esala nella canipagna di Nicolosi e nelle lave ed arene venule fuori nella ernzionc del 1009 preci|)uanienle, non chc nei canipi di Pedara, del Piano, di Trigona, di Slel- laragona, Camporolondo e S. Pielro; e che mai sponla- neanienle svolgesi , hcns'i quando la lerra in lai luoghi lavorasi, e si dissoda per la [lianlagione delle vili, o per la collivazione e nianleninienlo dei vigneli, chc richicdono Ic propagini, Ic fosse, la zappa ec. ed a prefcrenza nella invernale slagione ed aHapprossiniarsi della primavcra , inveccche in allri leuqii dcllaiuio. E scnilar volendo il noslro socio la nalura di quc- sto princi|»io allossicanle die scappa dalla terra, e spinlo da huonissinie ragidui ad anuuellere che sia il gas Idro- gcne solforalo o carhonato; c credc che le acquc che ca- dono (lal cicio . inlrodncendosi negli sirati superiori di quel lerreno si detonq)onessero, e die lossigene unen- dosi al ferro lasciasse I'ldrogene libero , che forsc an- (In-hhe audi' esso ad unirsi a porzioni di carltonio c di zolfo die svilup|>aiisi dalle lave. La quanlilii poi del gas chc si svolge varia a seconda I'ela de'lerreni vulcanici coltivali, e ic collivazioni varie chc al lerreno si appor- — 32 — tano ; 1' cfdmio massimo avvicnc nei lavori di dissoda- mcnto, dellc propagini, dolle fosse, c nelle arene del 16G9; il minimo zappando i Tigneti , e nei tcrrcni di Mompi- liori. Dopo aver tutlo allcntanientc disaminato, ponderato t! discusso, I'autore riassunla i ciratleri proprii dell'ef- (luvio clic mclle cagiono al mefitisnio endeniico etnco, e li riduce a (pielli di appresso : cioe ; di esalarsi iie'ler- reni vulcanici di 3Iongil)cllo , ed in copia maggiore in ([uolli arenacei di eruzione recenlc collivati a \igncli , e nclla slagione del verno , principalnienle all'apparire di niarzo, ed anche dippiii do}»o pioggia lievissima seguila da giorni lucidissinii ; di iniprossionar male Todoralo, e divenir puzzolentc allorche la lerra dissodasi; di agire in atmosfera libera e pura, alia da due a tre iiiila piedi sul livello del mare ; di allaccare gii Etnicoli quando lavo- rano i vigneti; di avere un'anlica esislenza, quanto e an- tico il 3Iongihello. Indi si fa a conosccre la influenza de'modificafori igienici e delle condizioni individuali snlla produzione del morbo, e ne stabilisce la Icrapoa e la profdassi. Chiude inline I'imporlanlc lavoro eon le piii belle ricerche figlie di un puro ecleltismo medico sulla pato- genesia di questa nuova inferniila, die fa a]>parlenere alia classe delle nialaltie della Einalosi, e a quelle a un tempo che dalle Tossicoemie procedono. Ed ecco dimoslrato adunqiie o Signori che la So- cieta Gioenia in questo anno vigesimo uono lia come in ogni altro tempo adempiulo alle obbligazioni che in na- scendo contrasse col mondo scienlilico, sludiando la sto- ria naturale patria , ed applicando Ic osservazioni topo- grafichc alia scienza in genorale, per lo che ne ha otte- nuto mai seinpre ainpio guiderdone di lande e di glo- ria. Si e percio che in queslo anno stesso iin Principe — :i:j — italiano S. A. R. ed liiiperiale ii Gran Diica di Toscana caldissinio aniatore dello scicnze nalurali I'aceva alia iio- slia Accademia il prczioso dono di un' opera dcirilliislrc Tarjiioni TozzcUi, die sotto i sovrani auspicii di lui lia vedulo la luce ; I'lsliliilo Smisloniano in America ci ha fallo pervenire le sue prime pnbblicazioni in uu prei!,e- vole volume ricco di belle tavole; cosi la Reale Accade- mia di Raviera piii volumi de'suoi alii; quella dellc scienze di Torino allri due volumi ricchi d' inleressanli memo- rie; cosi T Accademia Ponlilicia de'nuovi Lincei di R(uua luUa la serie delle sue |)ubblicazioni. I dotti di oltremare e di ollriimonte aspirano a forniar parte dclla noslra So- ciela con indicibil braniosia. I nosiri alii ci venu'ono do- mandali dalle piii cospiciie Sociela scientifiche del vecchio e del nuovo mondo. E non sono quesle o Signori allrel- tanlc hicidissime leslinionianze del pregio in chc e uni- versalmenle lenula la noslra Accademia? Questi fall! non provano, che io ho detlo il vero, e chc I'amor del pa- Irio decoro non mi acceca al ])unto di cadere nellc esa- gerazioni ? Oh si miei onorandissinii colleghi, miei ado- rali concilladini, e lulli che degnali vi siele di ascollar- mi ; rAcciidcmia calanose ha di che veranienle inorgo- glirc, c I'orma lornamenlo di Sicilia noslra; e permel- lete die ci abbandonassimo a cpieslo molo d'inlerno com- piaciniento e gaudio, perocche e desso Tunica ricompen- za , sebbene altissima , sorbala alle noslre I'aliche. Ma ohinic! II coniune dcslino e lale che luomo e coslrello spcsse Jiale a proslrarsi nclla polvc qiiando avrebbe da insuperbire; a piangere in mezzo al riso ed alia gioja. ed a riconoscere lia i voli del suo pensiero ardilo ed orgoglioso la sua cadiicilii, il suo nulla! Si nel giro di pochi anni alcnne delle colonne del lempio dioenio sono state inl'ranle e rovesciale. I/impero della morle ci ha orbalo di piii \alonlnoniini cbo I'ormavano ii pii: hello or- — 34 — namento di questa Socicta, die ci aniraaestravano con il loro esempio, e ci sorreggevano co'loro consigli! Un Di Giacorao, un Ferrara , un Maravigna , un Musumeci , un LanzaroHi non sono piii! L' Accadeniia piange e piangera seniprc questa grave ed irrcparabilc perdita. Essa pero sanziono sin dalla sua fondazione il sagro statuto di so- lennemente comniendare coloro, clic per lumi c copia di dottrina essendo slali ricevuti nel suo seno, seppero per- cii) farsi ai posteri segno di ammirazionc, E voi, o Si- gnori , meco siete forzati a dire clie I'uso dellc lauda- zioni in noi, traendo origine da cosi nobile cagionc, sem- bra nulla cssere ne piu giusto, ne piii opportuno per te- slinioniare agli illustri trapassali la nostra riverenza , e per risvegliare ad un'ora in tutli una forte e generosa eniulazione. Si e percii), che I'egregio socio professore Einnia- nuele Fisichella leggeva alia nostra Accadeniia Telogio di Carmine Lanzarolti il quale per la sua scienza matcnia- tica ed arcliitettonica seppe nieritarsi la stima de'dotli , e di cui Ic opcre rcndono lucida testinionianza del suo sapere. Ma, in onta a tanla disavventura, il tenipio Gioenio noil andra o Sigori in rovina. Nuovi sostegni ban di gia riinpiazzato quelli die sono slali distratti. lo ho talc un presentiinento nell'aninio, che mi fa credere sia per es- sere eterna la vita della nostra Accadeniia ; pcrocche voi illustri Socii non saretc per ismarrire la via con tanto onore calcata ; che anzi associando senipre piii i vostri intelletti per illustrarc la sloria naluralc palria, continue- rete come per lo passalo a dare uno avviamcnto comune a' vostri lavori ; poiche unili dalla simpatia die nasce dalluguale amore per le scicnze e deirunita medesima dello scopo formerete un tutto dirctto al bene della scienza stcssa ed a custodire 1' onore del palrio suolo ; poiclie / — 35 n somma non sarete per allontaiiarvi dalla massima chc ho stabllilo a principio , cioe che se le scienze sono stret- tanientc legate , c si soccorrono a vicenda , una catena iinir dcve i»ii scienziati ; e debbon prestarsi scambieToli soccorsi. IIo detto. r.v.'.r . nivvn DESCRIZIO^E D ALCII^E SPECIE MOERALl DE'VULCANI ESTINTI Dl PALAGONIA PER LO SOCIO ORDINARIO Hott. (Sactano ©iorgio ©cmmcUaro LETTA NELLA SEDUTA ORDINARIA DEL 22 SETTEMBRE 1853 ;.'j'%iri ;, o; ■^ ^iiV / ^'H' '.' 'U •IlKl'l 1/ C^ A>vLOGi.\ , ch(! avc.'i (loviilo notarc fra i minerali (Icgli scogli dc'Ciclopi c quolli do'vulcani oslinli di Pa- laj^onia, mi dclcrniiiio a rccaniii in qiioi luogiii, anziche conlonlarmi degli csemplari, clic csislono nci nostri ga- hiiiclli, oiidc osscrvarli noUa loro giacilura c rapporti, c forsc ill lali condizioni da potcrnc meglio slahilire le va- lic foriiic (rislallinc. Dalle dcscrizioiii gcogiiosliclie c goologiclic de' no- slri tcrrcni vulcanici, era abbaslaiiza nicco mcdesimo per- suasn, (lie conlcniporaiioanK'nlc o al ccrlo con poco iii- tcrvallo , i i'lioclii soUcrranci agirono un tcnijto sul ba- saltc, e prodiisscro Ic rocco dc'Ciclopi, o quelle di Pala- gonia; qniiidi bene aspellavanii in qiiei conlorni una uni- fonuila di lerreno. Tale edi e in eJTello, se noii cbc le rocce deiia Trezza e gli scogii dc'Ciclopi sono in con- lalld del lerreno di grcs c di argilla , cbc le ba po- steriormeiile inveslilo : come ]Mii d'uiia fiala dal Prof. Carlfi Cicmniellaro iiiio vencralo i^'enilorc c stalo ad cvi- — 40 — denza provalo, menlrc le locce basalliche di Palagonia avendosi falto strada attraverso di piii antico terreno cal- careo mantengono con questo piii iiitinia relazione, ed i fenonieni geologici, che presenlano, sono di piii alio conto ed interessantissinii. Dovendo occuparmi de'soli mineiali , non ni'intrat- tengo nelia descrizione del lerreno dc'contorni di Pala- gonia, che nierita la visita di qiiei naluralisti, che ai fe- nomeni vulcanici nella scorza del globe particolarmenfe han rivolto i loro studi : nia esso giuslifica quel tanlo , che con ammirazione se n'e delto , e conliene a parer mio non pochi argomenli di geologiche invesligazioni. Convinto, che di non minore interesse e lo studio inineralogico topografico, intratterrovvi quest' oggi, bcne- nieriti Gioeni, descrivendo alcune specie niinerali non rap- portate fin' ora come prodotli de' vulcani estinti di Pa- lagonia ; tali sono la Phillipsite, la Herschelite , il Meso- tipo a base di soda, il Pirosscne augite, e I'Analcime, delle quali mi fissero con parlicolarila suUe due prime specie come fino addi d'oggi non ben dislinte appo noi. Specie i," Phillipsite Questa specie minerale scoverta dal Levy nel tulo basaltico di Aci-Castello e descrilta negli Annals of philo- sophy t. X. pag. 3fi'l. 1825 in tempi cui non cono- scevasi la chimica dilTerenza Ira raimotomo di Andrea- sberg e quello di Marbourg, egli diede solo per carat- tere diflerenziale della phillipsite la mancanza del prolos- sido di bario : ma oggi lal carattere non e afTalto differenziale e specifico, essendo prccisamente questo il carattere dislintivo che Gmelin ed Ilepel han dalo alio arniotomo a base di calce per differenziarlo dal vero ar- motomo baritifero. D'indi in poi trascurato lo studio delia — 41 — Itliillipsik! i miiieralogisli la fiisero ora alia jiisniondina ed ora airarinolonio a base di calcc, Oi;gi dcllo crislia- iiilo dal Dcstloizeaux, solo per i'aiialogia di poclii caral- leri fisici, iioii conoscendosi gli elemciili eoslituonli dolla j)Iiilli[)site. A'el 18i') il Sii>'. de Mariifiiac (I) dopo di avcrla diiii'ciiU'liicnIe e con cura sludiata , latla laiialisi cliimica la descrissc in mode clie oggi giorno iion resla dubbio vcrimo iiclla scienza suUa vera cssenza di cpiesto minerale. La pliillipsile crislailizza ncl sislema del |»risnia rello reltangolaiT ; i cristalli soiio bianco-opaclii color di lalte ovvoro jaliiii ed iiicolori ; ha la deiisila di 2, 2l!i. ra- scliia la calcc carbonala , si discioglie a I'roddo iicgli a- cidi scnza csscre stala pria polverizzala, iion lasciandovi residiio alciino; il li(piido rappreiulesi per revaporazione in gelalina inculora e lras|)arenlc , imbianchisce al can- nello , si csfolia senza decrcpilazione e fondesi in vclro limpido. Lc analisi cliiniiclie del Sig. de iMarignac (2) con- ducono alia sci-uente Ibrmola. ( GAI Si + K Si' -+- Ca Si' + 7Aq) La pliillipsile di Palagonia e gcncralmenle di color bianco-latleo, spesso ci vien fallo d'osservaria jalina ed incolora ; (jueslc dilTerenze , dice il Dufrenoy , (3) non sono assohile , ed il Sig. de Brooke cita in effetli un grnj)|)o di crislalli di pliillipsile in cui, quelli che incro- ciaiisi in parle sono opaclii ed in parlc jalini. I cristalli (1) Aiinales de chiniic ct de plijsiijiiti 3." Seric, torn. XIV. Paris \ 84*) . (2) Opcr. cit. (3) Traile de Jlineralouie par A. Dufrenoy — Tome 3. Paris 1847. 6 42 vi si rinvcngoiio in maggior niimcro in piccoli prismi i)a- sali a sci faccc; allri raris.siuii , scnipre jaiini cil incoio- ri, sono prismi rcllangolari Icrminati da una snnissatura sopra gli angoli. Essi non sqho iiiai libcri , ma in unio- ne, clie scmbra, siano il rcsullalo d' an incrociamenlo pcr- feltaniente simile a quello dcscriUo dal sig. dc Marignac c rapporlato dal sig. Dufrenoy (i) ; in cffctti danno a voder questi policdri in su gli spigoli verlicali un angolo rienlrante o meglio una scannellatura longiludinale , che indica 1' incrociamenlo de'due prismi reltangolari fusi so- |)ra un asse verlicalc comune. Le liicce dclle piramidi oflrono due sistcmi di slric a mala pena visihili dircUi ohliquamente I'uno suU'allro; c sup*ponendosi ciaschcduna faccia sccondaria divisa in due mela Iriangolari da una diagonale, clie parte dalla sommita del cristallo c Icr- mina alio spigolo verlicale , ogn' una di questc mela e striata da lincc parallelc alia inlersezione con la faccia adiacenh! del prisma. I crislalli della prima forma trovansi in abbondanza riunili in globeUini, e viammelloni la supcrlicie de'qnali e eretla su tulle le ])arli da punti luccicanti, die offrono all'esame con lo ajulo della lenle ora le facce primitive, ora le derivate ed ora gli angoli sempre asimmelrica- mentc disposti. Vedcsi pure abbondantemente la pliillip- sile incrostare in piccolissimi cristalli le cellule del ba- salte : raa le facce di tulle questc forme del mincralc in disamina prcsentano per lo piii alcune slrie, chc bene la distinguono dalla gismondina, cssendo qucsto un carat- tore proprio della specie (2). Questa soslanza per quanto mi sappia non e stala fin' ora descritta come apparlenentc ai vulcani cstinti di Palagonia. Essa incoutrasi con il carbonato di cake fer- (1) Oper. cit. tomo 3." (2) Opere citate Dcfrenoy c De Marignac. — A3 — riforo, la nofolinn, la liorscliolilc, ranalcinic, 1' nrragronito, ('(1 il (usCalo tli I'crro Ijlii allaccala al Ijasallc prisniatiio "loliolaro c ccllularc dollo conlradc porlolla od oryani di Palagonia, conic sul pepcrino di pofjgio pizzuln. Specie ii.° HEnsciiELiiE Qiu'sla soslanza porlala dairilliislrc aslronomo Hcr- schol liijlio a Londra, c dcscrilla dal Levy nojili Annals of j)]til(is(iphij t. X. paj^'. 3(11, 1825 fu per lunga pezza posla ill iioii calo da'niiiK'ralonisti. Aon conosccvasi mica di qucslo niineiale esatla analisi cliiniica, sollanto un scni- plicc assaggio escgiu.o dal Wollaslon sopra pochi cri- slalli del lufo Itasallico d'Aci Caslello avea fallo cono- scerc, die conleneva silicc allumina c potassa. Beudant uno de" pochi die siasi occiipalo dopo Levy della Iler- schelilc nella 2." cdizionc del suo Trallato elemcnlare di Mineralofiia la annovera fia le soslaiize incartiK se- dis. (1) 11 Prof. 3Iaravigiia [2.) dice, die il de Cristo- f'ari , ed il Prof. Giorgio .Ian nei lore Calaloglii sistema- tici e descrillivi de^li o^iieUi di Sloiia Aaturale (3) cliia- niano liersdielito la variela lerrosa della gisinondina per la perdila dell'accpia di ciislallizzazione. Egli dopo di aver fallo niustaniente le nieravi"lic come niai dalla do- scriziono dc'raralliui osterno-crislalloiiTaliri dala dal Levv s'abltia poluto prendere lale eipiivoco, vcdendola crislal- lizzala nel sislema del jirisma csagonalc, e fissandosi so- (I) TriiiU' ('li'monlaire do Minoraloirie par. F. — S. Bciulant. liimo 2. I'iiris. (2j Alii dill Accademia Giocnia di scienzc iiaturali Serie 1° to- 1110 I.\ (!;iliiiiia ISI13. (!>) (',;ilal(i_iihi sistcinatici e dostrilli\i dci;!! (iji;:olli di Sloria iVa- turalc (.'jisli'iili lu'l Museo di (1. I>e Ciijtufori e Prof. Gior^no Jan — Sczione 4' fascicolo 1° Milano 1832. — 44 — pra pochi caratlcri cstcrni c sulla giacilura, la crcde i- dcntica alia nefelina, senza occiiparsi pcro dcH'csaine chi- inico-cristallograflco condizione necessaria per ben carat- terizzare un mincralc. Ma oggi dopo i travagli di Da- moiir (1) ogni dubbio e svanilo sulla vera csscnza dcUa sostanza in parola, cssendo provalo per Tesanic fisico- chimico esserc queslo un mineralc nuovo, cbc avvicinasi niollo per la cbimlca composizione all'idrolile, lanlo che Damour vuolc chianiarc con il nomc di herschelile que- sle due specie non ricbianiando alia menle la parola i- drolilc idea alcuna della nalura del mincralc. Dufrciioy (2) jKMO fa osscrvarc ragioncvolniente esislere una gran dif- i'crenza fra gli angoli della idrolile e quel della hcrsche- lite. circoslanza della quale forse possa rcnderne ragione rineguaglianza della superficic. La lierschclitc crislallizza ncl sislema del prisma esagonale. I crislalli sono bianchi traslucidi od opachi avenli la forma di prismi a sei facce di cui ciascbe- duna c rimpiazzaia da un'ugnalura da dar luogo ad un dodecacdro bi-piraniidale basalo. II sig. Levy ammellendo in quesla soslanza che, la forma primiliva sia un prisma esagonale , e che la modiflcazione ne indicia I'allezza , crcde, che il lalo della base di questo prisma e presso a poco eguale aH'aUezza. II mincralc in esame e fragile, ha la frallura vitrea e la densila di 2 , 06 ; riscaldato ncl malraccio lascia sviluppare moUa acqua, al cannello fondesi in uno smallo di color latlco , gli acidi I'allaccano fiicilmcnte. Le analisi chimiche del Sig. Damour sull' hersche- lile d'Aci-Castello cosi la formolano. (3A1 Si^ -H (IVa, R, Ca) Si' + 5Aq) ■ - (l).Annales de cliimie et de pliisique 3." Ser.t.XIV. Paris 1845. (2) Op. cit. torao 3." — 45 — La horscliolilo di Palanonia e di color hianco-tra- slucida, cd opaca, o rosso-gialliccia per 1' iiicroslazione del scsquiossido di ferro. I crislalli prescnlano la forma di bassi prisini esafjonali eon le ugnaliire sii i>ii spigoli culiiiiiiaiili, e rorniaiio come bene avvisasi il Levy de'do- decacdri hi-piramidali Lasali, alcuni dc' quali lianno Ic ba- si c b' iigiialure precise c luccicanli da potersene osser- vare liilli gH eb'menli, allri al conlrario prescnlano una superlicie convessa ed appannala in modo da non polersi affallo ne punto ne poco dislinguerc clcmenlo alcuno (leMa modilicazione. (Miesli crislalli sono ceneralmente piccoli e slanno a (pielli d'Aci-Caslello come 1 : 1 ^ /'o Essi spcsso trovansi aderenli fra di loro per la base a foggia della clorile di Ala e piii della prenile; qiiesta siiperposizione non lia seniprc luogo d' una maniera sim- inelrica , poicbe le diagonnli della base d' ogni poliedro divergono in modo cbe gli angoli d' alcuni corrispondo- no agii spigoli d" allri da resullarne poliedri irregolari mollo bizziU'ri. Si riuvienc ancora queslo minerale in ^jjc- coli (jUihttit Ibrmali dalla riunione in confuso di pochi crislalli della forma doniinanle , in (immassi fjloIjDlifor- mi pill voluminosi de' precedenli , in ammassi mammil- lari a superlicie scaglioso-serpeggianle per 1' accozzamenlo d'un gran nuniero di lamine esagonali, cbe offrono alle superlicie derivale alquanle sirie orizzonlali lulle propric di qnesia specie minerale. Finalnienle vien di leggieri vederia incroslare il basalle in piccolissimi e sollili crislalli. L'lierscbelile non e slala descrilla come apparlenenle avulcani eslinli di Palayonia; essa vedesi con lanalcime la ])liillipsile il earbonalo di calcc e la cabasia aderenle sid basalle della conlrada portdla di Palagonia e suoi conlorni. — 4G — ;. : Specie hi." Analcime . . f,^[ Quesla soslanza crislallizza ncl sistema regolare , e opaca traslucida o jalina , offre molle varicta di colore tal' e il bianco-lalteo il grigio il rosso ; raschia il vetro con dilTicolla, ha un peso spccifico di 2, 53, ed una du- rezza di 6 circa. E un minerale fusibilc al cannello, die calcinato da acqua, e sciogliesi in gelatina con I'acido cloridrico. La composizione dell' analcinie porta alia formola seguente. (3A Si^ + rVa Si= + 2Aq) Questo minerale si rinviene in gran copia in belli crislalli jalini ovvero traslucidi nelle rocce pirosseniche di Palagonia niinori di gran lunga in grossezza di quclli dell'i- sola de'Ciclopi. I crislalli bianco-opachi come quclli della Valle di Fassa sono rarissimi nei noslri campi flcgrei, io ne ho rinvenulo, dopo essermi piii fialc portato in sul hiogo, alcuni individui, che di unila con i minerali che fanno I'obbietto di qneslo lavoro , ho I'onore di sottomellere air esanie dell' Accademia. II primo che avesse fallo parola d'alcune variela di analcime, che inconlransi a Palagonia e stalo il ch. Prof. Ularavigna (1) della quale ra])porla la forma cubo-oUae- dra , rarissima, e la trapezzoidale. Ollre Ic forme sud- dette ho avuto la forluna di vcdcre un crislallo che ha la forma del cubo , non mcno rarissima del cubo-otlae- dro appo noi, ed il cubo avenle sugli angoli la smussa- tura tripla del leucitoedro. In questa ultima forma com- posta le facce derivate del leucitoedro moslransi piu o (1) Atti dell' Accademia Gioenia di Scienze Nat. in Catania to- mo iS'. Serie 1." — 47 — mono cslcsc sullc primitive, quindi riducono le facce del cubo ora ad uii rtUlangolo ora ad un ([uadralo ora ad un esagoiio irrcgolare ecc. > Specie iv." Natrolite La natrolilo, ovvero il mesotipo a base di soda se- coiido il Sig. Dufrenoy (1) die ba riunito sotlo la spe- cie mesolipo la nalrolite la mcsolile c la scolazite , cri- slallizza nel sistenia del prisma relto romboidalc di 91" 20', il ciii rnp])orlo di un lalo sta alia base prcsso a poco come 100: ."il. Qucsla soslaiiza ordinariamenle bianca ha la luccntczza vilrea , la fratlura concoide ed ineguale, raschia la calce carbonata ba la doppia rofra- zione a due assi, la densila e di 2, 2i, al cannello e I'usibile con bollicamerito in ismalto spongioso, cd e so- lubile in gelatina ncll'acido azotico. La natrolite viene rappresentata da questa formola. (3AI Si -t- rVa Si' + 2Aq) II mesotipo a base di soda si trova nel basalte cel- luiare e nel pepcrino di Palagonia proprio nella conlrada detta P pizzulo e sue vicinanze. Esso e bianco o bianco-paglino in piccoli fjloboU compatli, chc totalmcnle riempiono Ic cellule del pe|)erino e quelle del basalte ; Si vede aiicora in forma (jloboloso-radiata, die termina in acicoli liberi alia sui)erHcie in quella (jlobolarc-ra- diata e nclla (uicolarc coslilaita da piccoli acicoli, cbe lerminano alle lore eslremila con ismussatura sopra gli spigoli cnlminanti. La strutlura interna del mesolipo in csame e fibro- (1) Oper. cit. toino 3.° . - i[\ , h — 48 — so-radiata , le fibre sono setose e spesso congiunic id niodo che non vieiic di leggieri poterle ossenare senza rajiito della lente. II punto da dove partono le fibre se- tose della natrofite alciine fiate c cenlrale come nell'ar- ragonile la cui varieta bianco-paglina spesso la mentisce : raa ordinariameute qucslo punto di partenza e periferico. La forma acicohire-rudiata essendo dominanle in questa localita, io I'avea preso a bella prima per la sco- lazile, principalmente per la lucentezza vitrea che pre- scntava mollo sensibile. Conoscendo che la scolazile e coslanlomenic piroelctlrica , onde stabilirc bene la dia- gnosi, tcntai di passare all'esame della elcltricita, e riii- scendomi impossibile qiicsto fisico esame, mi feci piullo- sto ad assaggiarla chimicamente. In fatto trattala in suUe prime la sostanza in disamina con I'acido azotico e ri- dotta in gelatina, disciolsi la dissoluzione azotica in una convenienle quantita d'acqua, la quale assaggiata con po- che goccie d'una novella dissoluzione d'ossalato d'am- uioniaca , vidi subilo non dare mica precipilato ; da cio capi bene non essere la scolazite ; ma la natrolite che e a base di soda. Questo minerale non e stato rapportalo finora come naturale de'vuicani estinti di Palaoonia. Esso rinviensi nella suddetia localita ordinariamennle solo, e rade volte in pezzi di peperino erralico Tho Irovato con qualche cri- stallo d'analcime e di cabasia. Specie v/ Pirossene ^ERO o Aigite Questa sostanza cristallizza nel sistema del prisma obliquo romboidale ; essa e ncra o d'un verde scuro , intacca leggiermenle il vetro, ha la frattura ineguale, si cliva facilmenle secondo il piano del prisma romboidale, ma e difficile clivarsi parallelamente alia base, ha la densila — 49 — (li 3, 10 a 15; si fondc al oaniicllo in uno smalto nero. Lo analisi chiniichc doU' Aii!:;ilc di A'aiKjiiolin prali- cala su quello deU'Elua , di Didiciioy sopra qucllo dcila Sonima, di Klaprolh sopra I'altro di Frascati c di vari valciili miiicralogisti porlano alia seguenle forinola. (Ca Mg fe) Si^ II pirosscnc ncro o aiigilc ollre d' esisterp come olomenlo coslilucntc il basaltc c Ic rocce die rosidtano dalla sua dccomposizionc e ricomposizione , si Irova hello e buono in cristalli aggoniitolato nel peperino , lungo la strada provinciale Ira I'alagouia c 3Iinco proprianienle yi- cino il ponte nnovo. Tn giorno facendo 1' analisi meccanica di qiiesta roc- cia con il nielodo del Sig. Cordier , dopo d' aveila ben trilurala, vidi luceicare mollissinii orislalli, the con il soc- corso dclla Icnle riconobbi suhilo d'essere cristalli d'au- gilc. Oiiesli cristalli microscopici nclla gencralila sono d'un niillinietro circa di grossezza luccicanti c neri , clie bagnandosi s'avvicinano al verde bolligiia. L' esanie delle forme crislalline di questo niinerale mi ha prosonlato non poche dillicolla provonienti dalla piccolezza de' cristalli, e dallo piccole dillerenze che in- conlransi nelle inclinazioni d'alcune facco di specie di- versa, laonde di leggieri ]iu6 scamhiarsi una faccia per un'allra. I'lire con una lente di forte ingrandimento e con molla pazienza mi e riuscito di Irovare tra varie piccole scaiilie di labradorite di |)eridoto e di ausite alcuni cri- stalli di pirossene che avevaiio la forma Iriuiiilaria. la triu- nitaria ananidrfica, c la prima nello slalo di gcminazione con I'asse d'linione parallelo alia faccia primitiva verti- calo tlel prisma. •i/ [|: id .' ,1 r>i ;^i':: .;• i ,-,j ,■, -i!, I. r , '■)>: . ) lUr >; ■■ J':. : K : .,.; ' ' ill '.; : UM CORSA in OTTOBRE 1853 DEI SOCIO PROF. CARLO GEMMELLARO LETTA nella lornala ordinaria del di 2 !\ovciubrc 1853 3"SJ! aiHaO'^JCi r.; i!i.) ,': .H.i '■^IM': ?1 ;■■ <-l ,-ll 'i..,:^;i:A .... <'■) :. i i.ViUiii\y\ liiJoN e dato al solo geologo il pascer la mente di su- blinii idee, quando s' inibatte ia grandiosi fenomeni della natura. Chiunque dotalo di aculo ingcgno e di mente svegliala nc resta colpilo, e non manca di vivo interes- sc nel conteniplarli. lln'uomo istruito viaggiando, anche per diporlo , pc' terreni dclla Lasc dell' Etna, non si de- lizia sollanto nellc yaric incantevoli scene, che ad ogni passo la fcrlilila del suolo e 1' orizzonte gli appresenta, ma si conccntra a nieditare sulla natura slessa del terre- no ; il quale, benche provcnientc da brugiale aride roc- ce, alteralc e scomposte dal passaggio de'secoli, divien capacc dclla piu cstesa coltivazione. Egli allora ha solto gli occhi le infallibili prove di questa lenta degradazio- nc, pcrclie non pcrcorrc lungo tratto di cammino senza inconlrar le vulcanichc rocce ridotle a terrcno collivato , a fianco di quelle die sono innoltrate nella scomposizio- ne , e soltoposte allc piii rcccnli , suUe quali il tempo non ha per anco impresso le orme del 8uo passaggio slruggilore. — 54 — Ne vi e bisogno di esser cultorc dclla vulcanologia per dlstingucre le varie rocce dellc tante correnti di qucslo magno vulcano ; esse anno per ognuna un proprio carat- tcrc ; e se non tutli possono conoscere per quali chimi- che e mincralogiche condizioni fra loro differiscano, quel- li pero che allenti sono e diligent! nelle osservazioni non nianclieran niai di distingucrle a' soli esterni caraltcri; e conlinuando ad osscrvarc diverran sempre piii esperti a non confondcre le rocce ed i terreni, assuefacendosi gra- do grado a seguirc i tralli dclla special loro fisonomia. Uscendo, infatti, appena dal piano della StaUia di Ca- tania per la via di Messina, e Irascorse le aniiclie lave, che per la loro compaltczza c solidita permettono appe- na ne' crepacci la vegetazione degli ulivi de' niandorli e dellc opunzie , con altra correnle s' incontra sterile e di tetro colore, tutta di minnte scorie formata e di rapillo ; la quale, benche venuta fuori da presso Tremestieri nel 1381 , quella stessa che fini di coprire 1' antico Porlo Ulisse, non ha potuto tuttavia rendersi suscettiva di col- livazione ; e ben si persuade ognuno che essendo essa di niinuti e sciolti maleriali sferoidi coslituila, non pre- senta alcuno spazio, che possa Iraltenere la terra , sulla quale I'erbetle dapprima, ed altrc pianterellc in seguilo potessero allignare ; e tutti gli slenti della industria, e tutti i sudori deH'uomo si richiedono perche cominciasse ad alimenlarc la gincstra , almeno, e 1' opunzia. Fiancheggia lo scalo di Ognina un altra antica la- va , di polenli masse , asprissinie nella superficie roltc e lumultuarianientc aggregate, che lasciano ad ogni islan- te, grolle crepacci ed orridi accozzamenti di rotti e rove- sciati lastroni ; eppure nieglio alquanlo della precedente si presla, questa lava, alia incipientc vegelazione de'liche- ni delle felci delle graminacee delle euforbie , non che del Gcodindia, ed in qualche pozzanghera dell' olivastro. — 55' — Passala la piccola horgala di Oi,mina , corsi di an- ticlie lave lerrificalo dal tonipo e dalla niano dciruomo, sono covcrli di olivcti, cd il suolo e bcn'adalto a'ccrcali, sino a'coiilorni di Aci Caslello. Quivi il prospello dclle coUinc a tramontana ofFre iin qiiadro hen diverse da quello che fin' ora il tcrreno di sole lave lia [ireseiilalo. Anciie a ccrla dislaiiza si ri- eonosce una collina argillosa , coverla nclla parle supe- riorc! da uno o piii eorsi di lava, che dellc masse, slacca- le dal eorjx) della correnle , ingomhra gran parte della superlicie del declive argilloso lerreno. In questa collina inianlo si vcggon sorgere delle rupi di hruno colore e di un aspetlo assai differenle di qneUo delle lave. Avvi- cinaiidosi coniincia a scoprirsi die la loro niassa consi- ste di un' animassanienlo di prisnii di hasalto disordioa- tanienle rinnili , ora verlicalnientc ed in serie, ora in for- ma di ventaglio , ora inclinali , ora inconlrantisi ad an- golo rello. Nessun aspello di correnle o di cralere si ap- palesa, e quasi come separati gTup|)i si moslrerehhero quelle ru|)i , se cj)hraccialc non fossero e chinse cntro il terreno della collina ; ov' essa linisce , in I'alli , alia riva del marc, que' gruppi si scopron soli circondati dal- I'accpia, e piii in la nella forma di trc scogli giganteschi s'inipianlano in mare, e son essi i Faragiioui , li tre fa- mosi scogli de'Ciclopi. 3Ia ginnii al villaggio di Aci Caslello un'allra smi- surala rupe richiama 1' allenzione del viaggialorc. Isolata essa sarebhe , e lo hi cerlamenle per lungo lenq)o pri- ma che una correnle dell' Ktna (1) non vi si fosse appog- giala |>el lalo di ponenle. Fra quesla lava e la ru|)e slcs- sa si scende sino al mare sopra un suolo di hasalli glo- '■!ii; i ■.■«[; .11 '' '';■ .: (1) Forsc qiiolln slcssa del i129, serondo la rrnnaca di Simeo- nc da Lcntiiii, M. S. nella bibliotcta dc' Cassincsi di Catania. — 56 — bulari, di-cui ognuno dividesi in tanti prismi colle pi- ramidi convergenti verso il ccnlro dclla massa ; piii in la gli ammassamenti di prismi basaltici occupano la pialta- forma die serve di base alia rupe, e sono essi pentago- ni, per lo piii, arlicolati , ad apici c basi concave e convesse alternativamcnte. Volgendo in alto lo sguardo la rupe allissinia si vede formata dcgli slessi basalti globu- lari, composti de' prismi convergenti, ed intonacali, nclla superficic rotondala , d' una crosta vetrosa. Fanno essi chiaramentc scorgcre essere stati una volta di una pasta fusa e niolle , perche addossati uno suU' altro , molti si sono piegali sopra le convessita di quelli che slanno sotto, e preniuli dagli allri vcnuli sopra di essi ban porduto la forma globulare , ed i prismi, lasciando la loro conver- genza staccati dalla massa, si sono in varic dirczioni al- lontanati. Questo enorme ammassamento di basalti globu- lari c fiancheggiato per levante da un materiale di pe- pcrino di color lionalo , pieno di cristallizzazioni e di vene cristalline, cbe servon di cemento al pcperino , e lo rendono una specie di breccia. Ne ristretti in questi soli punti sono i fenomeni dclla formazionc basaltica. Una visita agli scoglide' Ciclopi, ed alia isolclta dclla Trezza, rassoda fermamente le tcorie sulla marcata diffcrenza fra le rocce vulcaniche ed i vcri >^ basalli. Tutto il littoralc da Acicastello alia Trezza , detlo VasareUo, non offrc che masse staccate di prismi di ba- salto che spuntano dal mare; formano indi il lido, e gra- do grado van sorgcndo nel picdc della coilina , fincbe allc masse principali si riuniscono ne' colli di Sauri , di Catansaro, e di Rose. Girando, sii d'una barchetla , inlorno alio scoglio maggiore, si vcggono gli ammassamenti de' prismi, dalla parte di levante conservar tulti la situazione verticale , I — 57 — 0(1 in laliini sili, per la cadiita di aliri prismi , appare neiilranlc , da forniare una scalinala di masse articolale c di iiiiirornie voliinu'; dalla j)arU' di niczzof^ionio e po- nenle Ic masse van p(M'dendo la rcgolar I'urina ])risniatica «:omc si avanzano in alio, ed il vcrticc e covorlo da uno slralo di roccia hiancaslra, c difficile riuscirebhe il vo- ler dare spiegamcnlo della I'ormazione di ([ueslo seoiiflio i»'i£fante, senza dare un'occhiala alia prossima isolella del- ta ^Trezza. Di lorma irregolare, con inolle sinuosila e promi- nenze, sorge essa dal marc costiluila in massima parte dalla ceniiala roccia hiancaslra, die moslra uno slralo di solida roccia basallica, per gii elemenli di die si compo- ne in gran parte, lua cosi abbondanle di aiialcime vclro- sa e crislallizzala die ben a ragione e stala da me di- stinla col nome di analcimile (i). E slato dimoslralo (2.) die la roccia hiancaslra noii e die un scdimenlo induri- to di basalto dccomposlo, ragnnato un tempo in quel si- lo, e sollevala poscia dalla venula dell' analcimile, roccia ricomposla e nello slato d' ignea fusione ; come fu del pari sollevala collo slesso scoglio quella chc vi giace sulla sommita; ed una prova irrefragabile ue offrc quc- sla isolella, dalla parte di .\. 0. ove si vede 1' analci- mile iiilrodolta in iiloncelli Ira la roccia hiancaslra , cui si e dato giii il nome di eidopile ; ed essa da qucsla inlroduzione e slala resa piii ilura e compalla ne'punli di coiilalto, nienlre ove ha soflorlo delle s|)accalure e dci crepacci I'analcime in crislalli, suhlimala dalla massa, no ha incroslalo le pareli. I'otenle e variala iValnra ! qual' occhio il mono eser- citalo die si I'osse ne'suoi lenonieni, non iscorge in que- (1) Sill nasallo — Mem. ncl vol. 2, Alii Giooiiii. (2) Sul iiiisallo decomposto ecc. vol. 2, 2. Seric d. 8 — S8 — sto ristrctlo angolo di Sicilia il vcro basalto, distinto da ogni lava prisniatica iiclla composizione e nolla forma , sconiposto, gia, nclla sii])crrK'ic falisccnfe, Irascinalo nelle acqiic, deposilalo nel loro fondo a giiisa di inelma pren- der consistenza scdinientaria; sollcvalo poscia da iiiiova roc- cia pirogenica di ricomposlo triliimc l)asallico cd aiialcime emorgcre dal mare in forma d'isolella? Chi non riconosce nella riipe di Aci-Caslclio iin poslcrioro semivulcanico Ira- vagiio, the rimescolaiulo ncl focolarc i prismi basallici, li riduccva a forma globnlare e di scorza vetrosa rivcstivali; spingcndoli poscia, neilo slalo d'igiiea fusione in una spe- cie di cralere, versando ne'lali la parte trilurala e sciolla che addensavasi in piperino , linclie cessata la forza vul- canica si arrestarono quelle masse giobulari fuse , nella gola del craterc conipressc e rislrelle fra loro? Poslerio- ri geologlci avvenimenli scompaginando e rovinando quel cratere, lasciarono scoperta una sezione di esso, stalo un tempo sottomarino, che cmerso dalle acque mostra in og- gi I'enorme rupe di masse giobulari fianclicggiate in par- te dal pepcrino, che ne formava una volta il gran cono. Mil v'ha poi diffcrenza fra il vero basallo c la lava prismalica? E come no! La pasta del prime e compatta di felspalo e pirossene con granclli di olivina : la pasta della seconda e vetrosa con cristalli pronunciafi di piros- sene e felspato, e granclli meno sparsi di olivina. II pri- me e prismatico, regolare, a spigoli ottusi ed articola- to : la seconda a prismi irregolari di varia grandezza, a spigoli tagiienti c non mai articolali : i prismi del pri- me si rompono con frallura terrosa, c son facili a decora- porsi in una terra argillosa : i prismi dclla seconda si rompone in ischeggie scagliose, tagiienti e spesse con- coidi , e difTicilmcnle si sconipongono in terra arida e scioUa: i primi, linalmente, non presentano forma di cor- — 59 — rcnli 0 rrnlori di soria, e la scconda fe seinpre una cor- renlo die provieiie da uii cralerc. La dove il hasallo e solo : la dove la lava prisma- tica non e avvicinala chc da rocce viilcaiiiclic, possono a prima i^iunla, con poco allenlo esanie, confoiidersi uno p(M' iallra, ma (pii ilie la roecia pirogeiiica sla a tan- to dclla vidcaiiica , qui la Nalura ha tollo il velo ad uno de" suoi piii i^randi Icnomeni , e con lacil jiarajifone la (liscoprire die il hasallo, roccia piroi^enica , e slata spinla nnda ne'eosi delli treUmt, c sparsa di masse di lave che pri- me scescro dall'Elna a coprirne la superlicie. Dal capo del 3Iolini sino ad Aci reale, corsi di an- liche lave lidoUi a collnra, irrij;iili dalle acqne delta Hd- tana , e da allri niinori sorgenli , presenlano un' amena cainpagna sparsa di verdura , cd animala di agricola gente iiulnslriosa dclla prossima anipla cilia. L'oirido hal- zo che da lermine, per levanle, al sno lahhiicato e sla- te lagliiilo da una snnlin)sa strada die arriva al mare. Da (piel lido giiardaiido in alio si vedc quel haizo, for- nialo di vari shall di lave, delle (piali il mmiero dilfi- (■ilmenle ptu") slahilirsi , ma die in apparenza giunge a non meno di sellc. Appie di quello, poco piii alio dclla superlicie delle acqne del mare, scorrono acrjue doici , chc passando fralle ghiaie rossc. di cpiel colore ap|)ari- scono, e ramniculano la favola del feroce Polilemo, die — 60 — seppelli il pastorello Aci soUo una svella rupe dall' Etna , e del quale corse il sanguc in veriniglio rio. Questa sovrapposizione di lave e ancor piii manife- sta , nel seguito del balzo , sopra S. Tecia : in (pianlo al vero loro numero resla sempre un forte dubbio , iie facile a sciogliersi, per quanlo appare. La base pero di questa inaccessibile slratilicazione di lave e fiancbeggiala da un basso terreno di altre lave , c di alluvione in molli luoghi, di potente stralo di niinulo rapillo ed are- na, di scoriettc puniiciose provenienti da rocce I'elspati- che. E questo terreno e in oggi divcnuto ridenle, per- che ridolto a terra collivabilc a cereali, cd a vaslo giar- dino di agrunii, nierce la induslria c la cura del solerte Cav. Salvalore Aigo, che proporsi dovrebbe a niodello ai proprielarii di collivabili terreni, che lasciano inlanlo Ira- scurali in niodo da non dar quella produzione di die sono capaci. ' ^ Da Aci sino a Giarre il suolo va cangiando di aspet- lo , a niisura ehe le lave di cui e interanicnte coslituito sono pill 0 ineno terrificate. Un buon tratto e quasi pri- vo di vegetazione utile, benche la lava sia quella del 1329 venula dal Monte rosso di Foudachelli ; ma a poco tratto di strada riconiincia una rigogliosa vegetazione sopra le vccchie lave die costcggiano per mezzogiorno la plana di Mascali , c terniina in mare a fianchi di Riposto , ov' e fabbricata la torre degli Arcurali. Giova qui volgere in alto lo sguardo verso 1' Etna che sovrasta. II suo conico dorso piii non si trova , ed invcce un'ampia valle si aprc verso I'intera campagna di Giarre. Due braccia di colli a mczzodi I'uno a tranion- tana Tallro, partono da' due lati di un balzo, che scende quasi jtcrpendicolare sul jiiano della valle, e sostiene I'iso- lalo euiiiienlc cono del gran cralcrc cui fan corteggio i due pill elevati puuli de' menzionati colli. E questa la — 61 — tanto nominala Valle del bnve. II baizo e qncllo del Tri- foijJU'Uit, i colli a mczzoi^ioriio, soiio Ic ('(jsi dcllo Swre del Sulfizio, (li Cuhinna o lo Zoccohirt) : (|iicili a tra- nioiilana, le Conmzzc , Ic Finnite, il Cnliulo; ed en- Iro ad essa sorgoiio anliclie rii|)i , coiii di onizioni , e corsi di lave, ainmonlalc una snll' allia ; ma chc inlanto nun valj>oii() a ii|(risliiiiir(^ la forma tonica , per qucsla paric, del corpo dell' Kliia. Oi>nimo, chc ci(!co scijiiace non fosse de' sollevamen- li , vede di leggieri in qiiesla ralle lo sprofondainento di un seslo della gran niassa del vulcano (1). II halzo del Trifogiielto colic siratilicazioni scnza numcro di anliche lave: la vallc di Calaiina die anch'essa appalesa molle e mollc siralificazioni lavichc , senza Iraccc di prcsenza di roccia ncllunica : i colli dcU'uno c dell' allro lalo , con inclinala stralificazione a mantello, (agliata vcrlicalmcn[c di di.slanza in dislanza da diglic di |)iu r<'ccntc roccia vulcanica : la rupc di Musarra e quella della Capra, die faccvano parlc del corpo della monlagna, rimasle, isola- la la prima , unila agli allri colli la scconda : Ic allure Casaono , Priori di cosimo, Fonlanclle , Caliatn , evi- denle l)ase di (piella parle dell' anlico cono... tullo ma- nifcsla I'ahhassamenlo del suolo, piu die il preleso sol- Icvamcnto. La iialma , poi , delle lave felspaliclie : la prcsenza dell' anlihole in talune : il Icrreno piii facile a dccomporsi in feracissimo siiolo : la mancanza di monii di craleri inodcrni in cpieslo vaslo lianco della inonlagna. sono i caraltcri die dislingnono 1' Klna anlico ; di (piel- rcpoca, cioc , quando i suoi fiiodii agivano snlle primi- tive roccc felspaliclie, e Ic sue cruzioiii avvenivano di un (1) Sulla Co?lituzi()nc Fi , ed e in niolli luoghi coverla dalle lerre alluviali ; ma torna a sco|)rirsi nellc vicinanze del ponle di Caltahiano, unendosi a quell' altra lava, sulla quale scorre il fiume Onohola , e con esso vanno a f'or- mare i terreni ed il promonlorio di Schiso, ove sorgeva un lempo 1' antica Nasso, prima colonia greca stahilita in Sicilia ncH'anno 734 av. G. C. . . - : ,. — 63 — Salpiulo per Piodimonlo si scorge il terreno tcrzia- rio (li iiTcs 0(1 nrj^illa ricoinpiirirc da solto Ic anliche corrciili dcirKlna; c ncl silo, appiiiilo, dcllo Castcllacci, il loiTciilc loj^oraiido (piclia l(M'ziaria roniiazionc, lia trallo gill i lualcriali di <\udU\ prime lave , e Irasporliindoli iiel siio alveo ha lascialo in quel silo due ripidi hal/.i di lave, die a prima giiiiila per iin eralere si prenderelihero. Quasi a mela della salila di Piediuionte u(d silo del casino di nu Ferrari da (liarre, la vista clic si presenla alio sjinardo rivollo in i;iii noii puJ) uon iiileressare il viaj^j^ialore. Le moiilagne di Taurouuna clie l<'rmiuaHO col capo S. Andrea , se occupano la vcdula di (pielle della (lidahria, lasciano peri) scoperlo, nel fondo dell'oriz- zonle il capo S|»arlivenlo: un vasto Irallo del mare jonio coid'onde il suo azzurro con quelle del cielo e viene a land)ire la spiai>j^ia di Fiumel'reddo c Hiposlo, e scmjtrc |)iu hclla ap|)arisee la ridente plai;a di (iiarre , poc'anzi Iraversala; elie da (pieiralliira, i vii>'neli, le lerrc a ce- reali ed i jjiardini di agrumi, co' nuiri di divisione, colle siepi, con le slrade, eon i>li alheri come in una carta geoj^ralica |tajon delineali. l/aere slesso che piii puro si senle al res|)iro, rendono quel punlo delizioso ollre ogni dire, e mal volenlieri volgonsi ad esso Ic spallc. Le al)l)ondevoli ar(pn^ in Piedimonle . come quello della Heilana e di Aci-(]alena sollo le prime lave del- TFlna, in «piella parte della sua |)lan,a, fan conoscere che la collina aigillosa terziaria giace sollo le vulcaniclu; cor- renli; ed in ellello da Piedinujnle in poi essa comincia a manifestarsi nella sua giacilura, e si va scoprendo come lave dell" Etna sono corse sopra di essa, occupandone qua e lii non poca superlicie. Qui V Kina Anliiungono sino appie deU'ullinio suo cono. 31." Pa- paria, Kgillo, Trei'rali, Giuseppe, Roverc, la Dcnsa, li Grulli, Lepre, Rosso, Castellacci, Frumento, Avoltore , Palniiiilelli , Cliiuso ed il mai>nn Minardo, seiubrano ad- dossati uno sull" allro come la favola riguardavali , per sosteuero I'aperta gola dell'Eliia, che spinge le sue fiaui- me contro il cielo « et sidera lambit. » Asprissime ed orrcndi corrcnli di lave non coverlc di veiielazione ad ogni passo: lave in forma di prolungate coUine: lave nel j)iii ])rorondo degli alvei dei torrenti , lave da per tullo per lo spazio di ben dodici miglia. Xon appena, infatli, si lascia la coUina lerziaria de' Colli , la nera corrente del IHi!), simile ad alii mucchi di carbone , lagiia per lungo Irallo la slrada , clie sopra le scoriacee e brulle sue macerie lia dovulo rifarsi; ed essa si vedc csser di- scesa verso il pendio clic lermina col Simeto, e si e a poca dislanza da quello arreslala. Aon cosi quella del 1003; essa giunse non solo sul lello del liunie , ma oc- cupi) vasla estensione della falda della opposla monliigna di Carcaci , cd obbllgo il fiumi! a farsi slrada allraverso le sue masse; il cpiah^ trascinando colic sue acqne i bloc- chi della lava, non solo ne Irasporto in giii il maleriale sciollo c scoriformc, ma logorando con esso la parlc so- lida e massiva di quella, vi stabili un letlo di comjtallis- sima roccia ; nel quale le acque scorrcndo rumoreggiano — 68 — come quelle del Reno, clie mi assordavano nelle gole di viamala. Ne son queste le sole correnli di tempo storico che si traversano, o si vcggono a poca distanza; un ramo di quclia del 1536, si arresto a poca dislanza di Adernb; qucUa del ISIO giunsc pressocche a brugiarne le case dalla parte di tramontana, e quclia del 1780 pareva di- retta anch'essa con un hraccio a dcvaslare le tcrre vicine. Sorgc Adcrno, come Randazzo ed altri comuni del- I'Etna, sopra uno stialo di lave hasaUiche delle prime die giunsero ad occupare la collina terziaria, die abbiam vedulo circondar 1' Etna per quallro quiiili del suo pe- rinielro; le acque^ perlanlo, sono quivi abbondanli, e tali si mantengono per tutto il tratto di questa plaga etnea, sotlo Riancavilla Licodia e Paterno, aventi le stesse geo- gnostidie condizioni. Queste lave si couliuuano, alquanto pill basse peri), lungo le sponde del Siineto di fronte al fcudo di Carcaci; ed una anlicbissima correntc, che oc- cupava una volta il basso terreno che giace fra la col- lina di Aderno e la montagua di Cenlorbi, coverta dopo tanti secoli da terreno alluviale non si scoprirebbe in oggi , se il fiunie Simelo dal lato di tramontana , ed il Cimarosa da quello di mczzogioruo nou vi avesscro sta- bilito i loro letti, e fatto scoprire, cosi, nelle loro sponde i prismi di quella lava che sostiene il terreno del fcudo di Aragona , e parte del piede oricntale , deUa cennata montagna di Centorbe. Chi si reca verso i Cappuccini di Adernb, e preci- samente nella piattaforma innanzi la Chiesnola di S." M/ ddla Grazia , puo da quell' altura viaggiar, collo sguar- do per buona parte di Sicilia. Da dictro la montagna di Carcaci e Spano a N. 0., vede in fondo all'orizzonte sor- gere Troina suUa schiena di alta montagna; siegue a po- nenle quella piii alta e grandiosa di Mulcra, a guisa di — 69 — un cono queirallra ovc e fahhricata S. Filippo di Agira: piu in dicU'O Caslrogiovaniii c Calastibolla, c per iilliino orj^o la sua vclla al di sopra di esse il 3Ionlc Arlesiiio, 1' umhilico di Sicilia. Piu in avanli si scor"C Ileoalhuto, e la nioulaj^iia die ha Ceiilorbe sidle sue cime, e nasconde le allure di Valguaniera e di Aidone ; ma Judica appa- risce col sei>uito delle sue ])raccia sino a Torcisi; dielro delle (piali lulla scO|)resi la nioutiii^ua di Uamacca, c gra- de grado a S. 0. Callagironc colla nionlagna di Aiscemi, alle spalle seguoiio a niezzod'i Miiieo e Palagonia , poi Mililello, pill ill la Monh'lmiro c IJuccheri e la nionlagna di S.° Yenera colla catena iblca va a lerniinare col mare nel Golfo di Calania , die pur da quel punlo si scopre. Passali gii orlaggi di Aderno, pria di giungere al vicino comune di IJiancavilla , le lave appaion vcslilc di uu' inlonaco di calcario d'acqua dolce , che le accompa- gna sino a mela d(d balzo della coHina per lungo Irallo, da' Mulini sino alia disccsa di Biancavilla verso la bassa pianura. Indizio cerlo e ben qucslo, che la collina tcr- ziaria , sulla quale quelle lave riposano , conlencva una formazione di calcario, addippiu del gres e dell' argilla, e le aequo scco il porlavano scorrendo su quel suolo vul- canico. iNe e quesla un' arbilraria asserliva; dapoiche le colline delle // pogfji che si alzano al di la del liume sono conliiuiazioiie dello slesso lerreno lerziario, ed esse conlengono una formazione di cake carbonata non solo, ma eziandio di gesso , che nellc \icinanze di Palerno , nolle slesse colline, si cavano ad uso di coslruzione. De- viando alquanlo dalla slrada, c scendondo da Biancavilla verso i terreni irrigui , si Irova il niargine di una cor- renle eslcsissima di lave prismaliche, cho no' conlorni dolla COS! dolla, Grolla di Scila (1; presenta que' prismi cos'i (1) Sulle lave prismaliche di Licodia ec. vol. 20. — 70 — pronunciali e verlicali , in massinia parte, da farli cre- dere a prima vista veri basalti ; ma 1' acutezza de' loro spigoli, la pasta scmivetrosa blu, piena di cristalli di pi- rosscne e di felspalo, I'assolula mancanza di articolazioni, e la parte superiore della corrente meno prismalica e quasi in massa , li fan tosto distinguere da' veri basalti. Tanto puo dirsi dcllc allre lave prismaliche di Licodia; le quali, per qiianto appare sono di una data piii antica, e coniinciano ad essere alterati nella superficic. I contorni di Paterno sono intcressanti per la qua- lita deU'acquc mineral!, acidole per lo piii; e quella della graseia, aldjonda addippiii di pelroleo. Un' altra delta di jmtellina si scarica di un sediraento siliceo-calcarc per ove passa, ed in talc quantila, da otturarvi in poclii anni le doccionatc, ed obbligare i proprietarii ad imboccarla in allre nuove. A pochi passi della sorgente della saia grando si eleva un monlicello Iraforalo in molti punli da vulcanelli idro argillosi, d'onde vedesi svolgere il gas- acido-carbonico, clie soUeva I'acqua fangosa raccolla nci piccoli crateri. La enormc Rupc, sulla quale e fabbricala la torre normanna , la Madre cliiesa i Cappuccini e parte della Cilia , ha tutlo 1' aspello di un estinlo vulcano indipcn- denlc, sorlo in mezzo alia collina terziaria , o come e piii probabile, circondato da quella al pari della collina della Trezza clie inviluppa la basaltica forniazione. Le lave as- sumono una forma rozzamenle prismalica nella parte di ponenle; e quel che rende ancor piii notevoli quesle lave si e, che esse sono, appie della rupc, impregnate di pe- troleo; cio che dara al ccrto argomenlo a geologiche ri- cerchc. Superata 1' allura che sovrasla a Paterno per levan- te, si passa so|)ra una estcsa pialtaforma di lave basal- ticlic, die arrollar si possono a quelle di prima fusione, — 71 — perche non lianno ancora la pasla interaincnio somivctro- sa, lie abbonilaiio di crisliilli dipirosscnc; i prismi sono pill rci^olari, c la loro superiicie supcrioro, andando verso le ruiiie dclT aiilico inonaslero della Scala , menlisce in molli luogiii iin laslrigato di masse penlagone. Ove poi sono i molini di Valcorronte ivi si osscrvano cumuli di basnllo i^loliularc riveslilo di scorza velrosa, come quelli di Aci (^astcllo. TuUa la ])iauura di Yalcorrentc c le colline die se- guono a ponenle e mezzogiorno , sono la conlinuazione del terreno lorziario ; ad oriente pero il margine della lava del 1G()9 la ricuopre: ma risorge hen tosto in alio colle, detto Tirili , die sovrasla a Mislerbianco , e forma colle sue braccia il resto delle allure della Motla delle Side , e- va ad unirsi a lulle le allre delle Tcrrcforti di Catania. La rup(! della 3Iolta, come quella di Palerno si alza isolala fra queslo terziario terreno , colle sue lave pri- smaliche a mezzogiorno, e co' vesligii del suo anlico cra- Icre accanlo alia lorre normanna. A pochi passi del lor- renle dello lullone del jicti, si osserva un' allro speulo Tulcanello idro-argilloso , dello pur suUnelld , intorno al quale si raccolgouo pezzi di un' alabaslro vario roloralo, die ha servilo agli scarpelhni per ornali ardiiletlonici d' inlarsialura ed allre o[»ere. Si lorna a Calania Iraversando ora la lava del 16G9, era passando sopra il lerrcno nellunico , dalla slessa ipia c la occiipalo ; ed essa dopo aver lascialo isolalo un buon trallo di quel terreno , nella collina di Curia di Mnjorana e .llonlesano , riunendo le du<' hraocia si e dilalala so- pra la |)arle meridionale della Cilia, innollraudosi con una fronle di un migiio drca nel marc , dopo un corso di died iiiiijlia ! Viaggiando cosi inlorno all' Etna , chiunquc, che sfor- — 12. — nito non fosse di buon' intcndinicnto c di spirito di os- servazione, pub agevolnicnle forniarsi un'idca adegiiata della fisica cosliUizionc del massimo dc' vulcani d' Europa. Attentamente osservando ha e"li distinto la forma- zione basallica dalla vuleanica, si fallamenle chiara e la differenza fralle lore rocce , ed il loro particolar modo di esistere. Dalla condizione de'terrcni vulcanici clie ha pcrcorso: dair aspello della iiiassa stessa dell' Etna, deleriorala rotta, scomposta e sfigurala nella parte orientale : dalla pcrdila della forma conica , rinipiazzala , invece , da iin visibile abbassamento di suolo , in confronto a quella integra , conica , di aspra snperficie , popolata di cralcri di eru- zioni , veslita di lave sterili tutlavia e scorificate , della opposta parte occidenlale , ha riconosciuto 1' E(na antico e r Etna moderno. Si c finalmente persuaso che nel tempo che qiiesto vulcano sviscerava maleriali dal profondo suo focolare per ingrandir la sua mole, benche sotto marino ancora , una corrente di terziario terreno , sotto marino anch'esso, proveniente dalle occidentali terre della Sicilia, venne a circondarla con due braccia per quattro quinti della sua periferia di allora , lasciando soltanto esposia tutta al mare la porzione orientale; ma che al ritiro delle acque divenuto scopcrto il gran cono , non ban tardato le infocaie correnti di occupar grado grado quel terreno, ed estendere in tal modo 1' impero del vulcano , il piii antico di cui fiiccia menzionc la sloria , ed uno , forse anche, de'primi the manifeslaronsi sulla crosta del Globo neir epoche remolissime , quando addensata di fresco in forma di pianela la terra, prendeva il suo posto nel si- stema Solare. ■ "' '■- ' . •" " }'■■'■■' . ;: . '.'. [-•:.)-■ ;jj , AlOVI SCIIIAIU1IFJTI SILLA TEORIA DELLO ZOLFO DEL SOCIO |)rof. Carlo (^cmmcUarn ■^:^'jj'j:2 NELLA SEDDTA OROIN&RIA DEL DI 3 MARZO ISSJl 10 '■i^v'; . .;/ ■, . > . e-^s^^'^^-*'^)^*^^^^*^^^^^-^^^ Notre convinction ne siiflisait pas. II fall&it convaincre les plus incrcdules par des con- siderations basC'CS Bur un nonil>ro assez con- siderable de faits, pour lover tous leg doutes. M. d'Orbiffny ^ Prodrome de Paieont. stratigraph. t. t. p, 2. T Ja idea die lo zolfo dovesse rigiiardarsi come sostanza oryanica, fii poco favorpvolnicnte accolla sin dal 1833, (1) da lion poclii coltivatori dclla Gcologia ; come palcsai nel giornale Efjemoridi per la Sicilia N. 46. feb. 1837. In verita , a prima vista, il Irovarsi lo zolfo nei craleri spenfi do'viilcani, in quelli sfcssi tiiU'ora ardenti, nello aoqnc Icrmali, ed in progidiosa qnanlila nelle mi- nicrc^ era solo ora conihinalo a'nictalli, non potcva non Carlo rignardaro piii toslo come soslanza niincrale, e co- me una dclle althundanli in nalura. PnJ) di leggicri persuadersi ognuno, clie tutte que- ste giacitnre dello zoll'o avessi io presenii allorclie mi de- tcriiiinai a presenlar qnella nnova leoria agii illnstri Scicn- ziati ; doveva io, perlanlo, aver dali di tal nalura osser- vazioni lali , da non lenierc chc le niie deduzioni fosscro (1) Atti deirAccademia Gioenia. vol. .\. — 76 — facilmenle rigctlale. In cffelto, benche colpiti dalla novi- ta , i inembri della Sociela geologica di Francia in Stras- sburg, ncl 1834, e quclli del congrosso dc'Fisid Icde- schi in StuUgard, I'anno stcsso, pure non pocbi di loro, ragionando nicco sidl' assunlo furono (bd mio avviso ; e cjuelli stcssi die non lo erano, non hsciarono di conve- nii'c , pero, die si dovessero tenerc in conlo i mioi ra- gionari ; come si I'ece , in falli, in Gcrniania ; e Tanno dope se ne annnnzio un cenno ncgii annali di niineralo- gia di Niirnbcrg, dal Sig. E. Frid. Gbjoker (1) ; del pari ncl giornalc di Mincralogia del Sig. Leonbard da llei- delbcr"'. Gennaro 1833; e la Sodela scienlilica di liar- lem , in Olanda nel 1837 propose lale argoniento per preniio dcU'anno appresso ; e per cui eom])arve allora nna memoria in Irancese , la quale pero non fu coro- nata (2). Una delle proposizioni che si avanzavano in oppo- sizione alia idea, die lo zolfo proveniss' dalla deconipo- sizione dc'niollusdii, de'pesci c di allri organici niarini, cbe pulrcfacevansi nella incbna raccolta ne'niari morli , dietro il riliro delle acipie, si era, per le noslre niinie- re, la ijiancanza di resli organid; non oslanie cbe a do aveva io in anlidpazione riflelUito e risposlo al mio stesso dubbio, considerando sulla prodigiosa quanlila dei (1) Mineralogisclie daliresliesle — Ersler Band. INurnberg' 1833. pag. 393. „ „.. (2) Siir la question suivanlc. ' ' ' "' Le Soul'ic ecc. a donne lieu a su|»poser que cette substance est produite d'unc autre manierc que la plus parte des niineiatix; on bien qu'elle tire son origine des corps organises ec. line reponse en Fiancais — I'onajuge que ce Slenioiie ne manquait pas de merite, mais que son auteur, n'ayant pas saisi le vrai sens de la question, ne pouvait etre couronne. Exlrail du Pro- gramme de la Societe Hollandaise des Sciences de Hurtem , pour rannee 1839. ..-• :;: ,,.:;.. n ■>_, nwv ■, - TT - mollusclii niuli, clio noii j)olovaiio lasciar ornia di loro osisU'iiza, dopo la pulrcrazionc : e sulla |i(»ssil)ilila dcllo ahhandoiio dcllc: sjioi^lic e dogli sclielelri de' nudltischi (' dc'pcsci ill allri liidjjlii, prima tlic Ic pacli iiiidli ve- iiisscro conlinalo in dali sili. Or (jiiesl'assuiiila niaiicanza nou pub pill dar appoggio a (|uclla oggezionc , dacche scheiciri di pesci si soiio coniiiuiali a scoprirc iiclla no- slra niaina zoUorifora ; c non si lardcra lorsc a Irovar anclie qualclic s|i()glia tcslacca, fatoiulo piii diligcnti in- dag'ini ne'pezzi di (piolla mariia , die si cavano dalle mi- nierc. II DoUor Gaclano Nocilo da Girgenti, iiel 1S")'2, (1) puhblici) niia memoria , sul rinvenimeiilo di sclielelri di piccoli |)esci, di denii di Sqiialo , e di resli di vegcla- l)ili, iiella siidella mania , in (juantilii signilicanle ; ed io ue osservai molli saggi in iiiano di allre personc, senza poterli oUenere. Oggi clie il degnissimo iioslro socio ho- eilo, si e coiii|)iaciul() larmene avere due esem|ilari , ho aviilo liiUo r agio di hen esaminaili ; e nel tempo slesso die li soinmello al voslro esaine, ilhislri Soeii, mi credo ill dovere lidiiamar la vosfra allenzioiie sopra le prove ulleriori die dan quesli saggi a' iiiiei argoinenli , sulla h'oria dello Zolfo. Pennellelemi di'io diea, innanzi Iralto, die volendo aspirare al lilolo di (ieologo, nun l)asla aver fatio acqui- slo delle conoscenze die "iiidano alia disliiizione ddle rocce 0 de'lerreni, o I'aver lello le opere di Geogonia , ove si lialla di "randiosi fenomeni "eoloi'id ; come le teorie di .sollcvamenli , delle coirenli sollomariiie . della dnplice nalura della scorza lerreslre e simili ; ollre al hi- (I) Dii'fossili incoiilrali nolle miniere (lello zolfo, e della for- inazione di quesli terreiii. Memoria del Dr. Gaetano Nocilo ec. ec. Palermo 1852. — 78 — sogno de' viaggi c dclle osservazioni nelle catene e nei gruppi delle raontagne , nelle valli principali e nelle coste mariUinie ; havvi un ramo di Geologia trascendente che rinlracciando va le cause de' fenomeni, nella polenza delle leggi astronomiche del Globo; e quando una volta se ne viene a capo , facil riesce la spiega d' ogni piii dilficile argomcnto geologigo, che sonza questa parte di Geolo- gia , non pui) non inibarazzar la menle de' suoi colliva- tori. Si vcde, infatti, che, allorche se ne credon essi in possesso, e van nianifoslando i lore pensicri sopra par- ziali giaciluro di rocce in liniilali lerreni, usano un lin- guaggio inipropi'io non solo ma Iravisano e sconvolgono ogni ordine geologico: ahhracciano |)rincipii inconcludenti, e rifiutano come inamniissihili i ranionamonli che non possono 0 non sanno comprendere. 11 iJiscorso suUe ri- voluzioni della siiperhcie del Globo del Barone Guvier (i), le ricerche suUa Tieolooia leorelica del Si"'. De la Be- che (2), il sui)linie lavoro del Cav. Fr. llerschel sulla filosoGa nalurale (3) , le indnzioni di Erenberg dopo la scoperta degli Inliisorii ne'prodoUi vulcanici (4), il Co- smos deirimmortale Humboldt (a), sono le opcrc che appartengono alia Geologia trascendente ; e puo allora sollanto prelendersi di aspirare ad esser Geologo, quando qucste opere si san valutare al giusto lor i)rezzo; ed al- lora non si pronuncieia giudizio conlrario alle nuove teo- lie , prima di averle con profondo studio meditate. Ouando io osservai la giacitura, e la qualitii dello zolfo nelle nostre miniere, lissai la mia altenzioue sulla ganga d) Discours sur les Revolutions de la surface da Globe — Paris i8;;o. (2) Researches in llieorelical ireoloi^y — London 1834. (3j On tlie study of natural pliilosopliy — London 1831. (i) Accaa. di Rerlino 1844 1845 1840. -: (o) 11 Cosmos di Alessandro Humboldt —^apoli 1850. — io- dic lo conlcneva ; e dallo osame di qiiclla roccia mi av- vidi die cssa iioii si rassoinii^iiava ad alciiiia di ([uolle del lorrono circoslaiilo ; e la sua slcssa slriillura. jircs- soclit! scislosa, iioii era in verun coiilo aiialoga a (lucllc dollc pntssiiiic roccc ; qiiasiclie indipondcnlc , c sollanlo sul)()rdiiinla in jiailc poloa coiisidcrarsi. Siii d'allora io coinpiTsi (lie lo zoHo in ossa conlrnulo dovoa rijiiiardarsi conic nn inalcrialc pro|)ri() di (|U{'lla, c coovo alia di loi loiniazionc. INiIci in sci-uilo diir rai^ioiic di qnclla parte della niiniera, ove lo zoll'o e piii jiuro e crislallizzalo, ed acconipafjiialo bene spesso da allre crislallizzazioni , e dove la marna e piu solida e piii tavernosa, osservando chc tale essa diviene nelle fornaci ])ei" I'azione del Inoco; cosi una nuova teoria ne dedussi anipianiente sviluppata nclla niia ])rima Menioria. IVuove delucidazioni a|)preslai in sejinilo, in nnaltro ])reve lavoro, clu' publdieai nelle Eflcineridi di Sicilia (1); ed ot(gi , cogli csemplari dei fossili die mi ha spedito il Doltor IN'oeito , e colle dili- genti osservazioni ed esatto rapporlo the ne ha dalo nella citalii Menioria, posso aj^giungere allre prove, die non riusciran, mi lusingo, discare a'Geologi. « La roccia « egli dice » (nella miniera di Caslro- novo) e ealtarea-marnosa, a strutlnra laniellare schistosa, a strati die conservano il paiallelisino ; e solamente si osservano in diverse parti rotti e dislogati. Lo Zolfo vi si trova a filoni ed a venatiire, nel mezzo degli strati c delle lamine schistose; facile a riconoscersi al siio hel colon* giallo canario, ed esiste pure a dovizia iiegii in- terstizii e porositii della roccia , ove acquisla un color bigio, proprio della roccia stessa ; e si manifcsla aliora al- Todoie ed alia coiiihnslioiie. Lojio e dire die in liilte le miniere di qiiesla Valle s'incontrano le stesse geognosti- chc condizioiii. » (i) N." 46. Febbraro 1837. — 80 — (( Le lUiolili sonosi rinvcnulc nclla spessezza della roccia; sono come circoscrille in uno spazio di sei pal- mi ; ma essendo il cavo della minicra porlalo in modo da intersecarc la direzione degli strali, e naliirale clie ne siano delle allre riperibili in quella zona di stratificazio- ne. Per osservare , poi , la roccia ha dovuio accidenlal- mente spaccarsi nel sense del piano delle sne lamine; per cui la magi>ior parte passavano inosservali. Molle masse prescntano linee oscure, Ic quali indicano con sicurezza la giaciliira del pesce enlro la roccia. Ollrc a queste It- tiolili delle inipronle di foglie di vegelabili c delle lignili sonosi , in qiiesla localila slessa rilrovatc ; ed in alcune masse marnose da ima parte osservasi il pesce fossile e dall'altra lignite, w « Quesla miniera e la piii ricca di fossili , ma non e slata la sola a fornirne. IVella stcssa conlrada Priolo , poco distanle dalla sopradella di Caslronuovo, allre Ittio- lili si sono trovate; nelle miniere di Comitini c di Castel- termini , de'denli di pesci , e varic lignili ancora nelle solfare di Grulli. Altre ricerche, altre diligenzc dalla parte delle pcrsone intelligenli, die frequentano le noslrc Miniere potranno senza duhbio arriccchire la scienza di idleriori materiali (1). » Cosi il D."^ iXocilo. Da queste osscrvazioni si rileva 1.° Che una roccia marnosa, stratilicata , di struttura schistosa e la ganga dcUo Zollo. 2.° Che in essa lo Zollo si trova nel mezzo degli strali e delle lamine, in fdoni e venaturc. 3." Che spesso e combinato col niaterialc stesso della marna , e si riconoscc all'odore e poi alia combuslione. ' , , ■;;' ; ';,i,, '. ■■ • . ; ::; ,.;;•■? f:);f; :;'' :ii>i:H>o j (1) Dacclie fu Ictta la prescnte mcmoria , il Dr. Nocito, con sua Icllcra del 23 Aprile 1854 mi assiciira aver trovato altre lUio- lili di diversa specie, non clie resti di Asterias, ed alglie. — 81 ~ 4.'' Clie in tulle le minicre della Valle di Girgenli Ic coiidizioiii eoo"nosliche dclle solfare sono le stesse. ."»." Che ricehe di resli orgaiiici fossili sono quelle di Caslronovo, di Priolo, di Comniilini , di Casleltermini (^ di (irulti (»." E (lie e facile il rinvenimenlo di allri organiei fos- sili ill tuUe le altre minicre, se la mania zolforifcra sa- rii cs[)lorala nella direzione dc' suoi slrali c delle sue la- mine. Or, scnza cli'io ripcla quanto nelle precedenfi niic memorie ho i»ul)hlicalo , ognun vede chc lo Zolfo dclle iioslre minicre giace in un lerrcno scdimcnlario, nel quale una sfralihcazione e manif'esla, e la struUura ne e fogliel- tata e srhistosa ; i malcriali di cui si conipone sono I'ar- gilla ed il caleario mescolati a soslanza organica ; puo quindi riguardarsi come una marna sovrabhondanle pero di argilla bluaslra. Una roccia di quesla nalura non puo ibrmarsi allriinenti che per deposizionc sedimenlaria in un lluido Iranquillo ; ne fan prova la omogeneita della pa- sta, ed i resli organiei che conlicne , poco allerali ed orizzoiilalmcnlc deposli; non pud riguardarsi quindi ne co- me deposito alluvialc ne come deposilo Iritoniano, perche ncl primo caso presentar dovrchhe il carattere di un'am- massamenlo di maleriali di varia nalura, Irascinali e lu- iiiiilUiariamenle rimescolali; e ncl sccoiido, la slessa uie- scolanza di rocce, in grandc proporzione, ove gli orga- niei iiilicri diHicilmcnle si conservano , ed ove la consi- slenza della massa non ammelle strultura lamcllare e schislosa. Cosi vcdiamo noi i deposili alluviali composti di pezzi rotolati , di sahhia, di banchi o di nidi di ar- ii'illa, fraNiiiali roltami slimirali di resti orijanici. iV'el niodo stesso i dc^posili Iriloiiiani, a potciili slrali di roccia coe- renle e solida con franlumi di coiichiglie cd altri orga- nic! marini; cost pure iiclle altre anliche I'ormazioni , se — 82 — si eccelluano gli Scisli, pe'quali ben allre spiegazioni si danno , dopo aver consideralo 1 fcnomeni grandiosi che nc acconipagnano la formazioiie (1). Quesla niarna dunque e un dcposito placidamenle animassalo ; la presenza de'pesci vi dimoslra die essa proviene da un sedimenlo di materiali sospcsi in acqua del mare ; ecco perche ho io soslenulo die quesla doveva essere stala una volla una melnia , fonnala in un mare morto ; spiegando cosi la sua slnillura foglicllala e la naUira argillosa, anzi die no. Ma , in (picsla roccia se- dimentaria, si chiede, per qual fenomeno pole mescolarsi Io Zolfo ? Era esso nuotante o sospcso nel lluido ove la marna si andava consolidando, e cost poleva in essa go- milolarsi ? Vi fu posleriormenle inlrodotlo o deposto ; e come ? Cib puo sperarsi di deciferare, per quanio e pos- sibile, osservando come esso \i giace. I\on volendo lor- narc alle mie osservazioni, per le quali polrei far le vi- ste di parziale ed affezionalo di Iroppo; io voglio alle- nermi a quelle del Signor jXocilo « si trova Io Zolfo » effli dice « in mezzo deijli slrali c dclle laniine in filoni ed in venaUire ; » e poi segue a dire die « spesso e comhinato col nialeriale della slessa marna, ed allora si riconoscc all' odore, e poi alia conibnstionc ». Mi seni- bra che piii chiara comparir non puit la mescolanza di questo combustibile col nialeriale della marna, nel tempo che essa forniavasi, menlre in nessun'allro inodo poteva cio avvenire. Ov'esso infalli , abbondava Ivi potea depo- sitarsi in filoni, in venaliire fra gli strati e fra le fo- glieltazioni della marna : ove poi era in piccola e sparsa quanlila si mescolava alia massa, in modo che oggi non gia per la visia ma per I' odorato si pub discernere , o esponendo la roccia al fiioco. d, ,!:>>(, yi v.-j 'ir (1) V. suUa formazionc dello Scislo di Ah — Atti Gioen. torn. — 83 — Cocva ilunqiie la prcscnza dcllo Zolfo alia formazio- ne (Iclla mania, die conic una mclnia andava grado grado i'a|)|)igliandosi in laniinc, cd in istrali : c con lanla Icn- Iczza ([uanlo i pcsci, Ic foglic dcllo, pianle cd i legni in ()czzi. die Irovavansi nel silo di sua dcposizione, vi re- slavano iiilalli o poco o nulla dislurbali (1). Era, (piindi, 10 Zoll'o nel lluido die conleneva il nialeriale della niarna: duiupie non vi fu posteriormcnle introdolto; cd il niodo di giacilnra , Ira le lauiine ddla roccia c Ira i>ii slrati, n(! (' la evidenlissiiua prova. All' incontro si vi fosse slalo inlroddlto dopo , esso dovca trovarsi in filoni Iraveisaiili gli slrali, o almeno tnlla la massa del dcposilo niainoso doveva essere scomposla , rovesciata c sconvolla. E cio va dello andn; ndia ipolesi die il sedinicnlo fosse iiiii- feo; giacdie inislo, come si trova, colla marna non po- leva 11011 esser presenle sino dal principio, quando i suoi nialeriali iiilorltidavano Ic acqnc nellc quali eran sospcsi. 11 Sigiiop Dul'renoy, nella descrizionc de'terrcni terziarii, rinvemie lo Zolfo nel snolo ninfeo di 3Ialvcsi presso Nar- Itona sparso in piccoli rojinoni nolle niarnc, e scmpre nel seiiso (Idle fogiiellazioiii di esse (2). Vi sono pcrb Ic aequo termali die deposilano lo Zolfo anclie a'liosiri giorni ; e qiiiuido vi e un' esempio di ana- logo feuomeno non v'e i.isoguo di andare in cerca di al- tre orgini. Di piii abliiamo lo Zolfo die si forma nolle Solfalare de' vulcani ; ed e baslalo quoslo solo per far meiavigliare un (loologo francosc; cho si polesso, aj)[)ie deir Etna, andar corcando allra originc a questo combii- slibilo ! T 'III" !'■ '"'r^ III (piaiilo alio ac(pic termali, per poternc applicare (1) ICdiMiiiiv — Ctirs oli'mcnt. di I'nlconlologie T. 1. cha]). '-i. parr. SS — ill— l-llil Massori, l';iiis 1IS40. (2) Mem. pour scrvir a une Descriiition gcolog. de l;i France Tom. 3. p. 82. . ' ■ ■ , ■ — 84 — la teoria al caso nostro , deve siipporsi in prima come dato certo die esse agirono in altri tempi in modo di- verse di come oggi si osservano, per ammellcre die tutte le noslre miniere di Zolfo, fosscro slate un prodolto dei loro sgorghi ; impcrocche, da quanto si vede da tutte le acque termali oggi conosciute, non solo non si puo cio inferirc, ma tutt' altra maniera di deposili si trovano, tanto in estensione quanto in struttura c coniposizione. 11 li- mitc dellc malerie rigcttate e troppo rislretto, c la quan- tita dello Zolfo e mollo sparula. Fra tutte le ac([ue ter- mali di cui lianno scrilto tanti insigni geologi (1), non vc n'ha una sola die ablna dato tanto Zolfo da poter mc- ritare die la industria ne cercassc un profitlo con gli sca- vamenti. La piu abbondantc die abbianio in Sicilia e quella di Sclafani, eppure quanto angusto e il terrcno cbe oc- cupa coUe sue acque! quanto poco e lo Zolfo che lascia, tanto nelle vasche de'bagni, quanto a'fianchi della sor- gentc ! IVe puro Zolfo puo chiamarsi , ma piii toslo un solfuro alcalino. Paragoniamo questo dcposito zolforifero collo zolfo dellc nostre miniere, e trovercmo a colpo d'oc- chio la grandissima differenza che passa fra loro ; quella stessa, infatti, die passar debbe fra lo zolfo puro, c gli Idrosolfuri che si formano dalle cmanazioni ddlo Idroge- no solforato in combinazione ad una base alcalina; come fra quelli dellc sorgenti solforose de'Pirenei, e di cento altri luogiii (2). Secondo questa teoria si dovrebbe considerare la Si- cilia essere stata, in epoclie remotissime, crivcUata di sor- genti di acque termali , die trasportavano dalle viscere della terra solo zolfo puro, e pura melma di uniformc coniposizione e struttura; cd in lanla quantita, da forma- (1) V. D'Archiac ecc. vol. 1. • if. i':'\ (2) Danbeny, presso D'Archiac. T. 1. pag. 433. .. /t, .m,,) — 85 — I'c, ilopo il corso di secoli c secoli tuUc Ic solfare di Si- cilia , die giungono fin ora a noii mono di sossaiita! E mciilro ill nessiiii' allro silo di a('([iie lorniali si raccoglic zoU'o a sullicioiiza per niollcrlo iii coniiiKM'cio, la sola Si- cilia larohhc su di cii) una cccezionc tanlo mcraviirliosa. Higiiarderomo noi lo Zoifo delle nostrc minicrc co- lut' jtrodoUo vuleanico? Sarcbhe in verila curioso, die si fosse raccoUo appunlo ove non v' e Iraccia alcuna di vul- caiio, (' non sc ne Irovi poi minima parte in tullo il gran Irallo dc'vulcani cslinti del Val di Aoto! Ed ancor piii curioso die de' lanli maleriali di rocce die formano un Viilcano ncssuno ne esisla, c non no sia rimasto die il solo Zolfo, il quale non vi figura ne anche per la qua- Iriiiiilionesinia parte! Se tutta la Sicilia non fosse die un sol Vulcano, sarebbe senipre troppa la quantita dello zolfo delle noslre solfare, per potersi credere un prodotlo vul- eanico! Aminettercmo noi la opinionc del Signer Paillette , vale a dire, die lo zolfo fosse il prodotto della decom- posizione del Gesso, per I'azione delle materie organi- che clio contengono c marne , ajiitata dal calore e dai fenomeni ignci, che si sono prodotti in Sicilia sin dalle epodie anteriori al mondo altiiab^? (1) Quesia era, presso a poio idea del Chimico di Heidelberg, Prof. Gmelin , die mi presentava in Stuttgard nel 1834 , ed al quale io rispondeva, come bo giii pubblicato altra volta (2). iMa per rispondcre alia teoria del Signor Paillet, vi vuole altro die il limitc di una breve meiiioria ; basta riniar- care sollanlo che egli ammelte tanta sostanza organica (1) Rcciierclics sur la composition geologiquc de terrains qui ronfcrmenl en Sicile et en Calabre le Soufre ct le Succin — par M. Adrien Saillette. Comptcrendii ee. seance du 8 Maj 1843. (2) Mem. cil. Atti Accad. Gioen. vol. X. — 86 — nelle marne da poler prodiirre , coll'ajulo de'fenomeni ignci , la decomposizione del Gesso , c lasciar libero lo zolfo! II Signor Dufrenoy, nel luogo citato di sopra, non pui) concepire come lo zolfo ha jiotuto essere sostituito alia Materia animale dellc coiichiglie fossili di que'tcr- reni, mentre nessun [done di zolfo ne indica la orir (line ; e cosi, non volendo, ha egli grandemente favorito i miei pensamenti. Mi si potrebbe ripetere « sara come voi dite in quanto alio zolfo delle vosire miniore; fatto sla pero clie si trova questo conibustibile in ben'altri luoglii , ove le condizioni de'terreni sono diverse d'assai, ed ove ne pe- sci ne altri resli organici si rinvengono « . A questo ho ahbastanza risposto a me stcsso nella mia memoria , pri- ma che tal fatto mi fosse stato opposto da altri; voglio non ostante tornare a riferire quanto bene osservavano il Signor Van Breda da llarleni ed il Signor Lamery da Lione , allorche intesero de la mia memoria in Strasbuigo nel 183i. « Da (juaraltra origine sc non dalla sostanza animale del putrefatto organico de' fossili dello scisto , e di allrc antichissimc rocce del terreno fossilifero , po- leva provenire il solfnro di ferro clic investe Ic loro spo- glie ? « dieevan essi » ; cd origine organica aver sirail- mcnte doveva qucUo tanto conume nel carbonifero « Per cio che riguarda i solfuri metallici, dobbiam ricordarci che sono posteriori a quc'primi torreni, pcrchc il modo di loro giacitura mostra ad cvidonza la injetlala loro in- troduzione nella scorza tcrrestre ; e quindi il facile in- contro dello zolfo altraverso gli strati sedimcntarii dcUa parte ijiostemica del nostro pianeta. Ma infine si vuole ammetlcre lo zolfo come una delle sostanze primitive dei materiali della IVebulosa che si addenso in pianeta, o si vuole formato sulla scorza lerrestrc posteriormente , co- — 87 — mc il carhonc c gli allri coinhnslihili? Sc si amniotic il l>riiiio caso, allora ogni (lucslioiic c linila: e considcrato lo zcilld come soslaiiza clcniciilan! Icrrcslrc e facile lo .spiegaiiienlo (lelia sua [H'cseiiza nclie acqiie lormali, noi soll'iiri, no'viilcaiii, nclle minicrc ed in ([iialunqiie allro sil(t. K per allro , ossciulo slalo rinvoiuilo anclie nelle iiK'lcdiiU uiiilo al I't'iTo, sarcl)l)o uii'appoggio di |)iii a (juc'Sla prima idea, poloiidosi lornare, sc cosi vuolsi, an- elie alia ijiolesi di I'alrin , d'csscrc , cioe , lo zmHo lo elcllrico coiicciilralo ; o pure ammcllerlo come soslanza composla, i di cui elemenli possono combinarsi laiilo iicl regno minerale, quanlo neU'orgaiiico , per (jucgli inces- santi camhiamcnli , die il Signor Ilnmboldl ammetlc « Ira le indelinile ed indescriviljili comhinazioni, nel cer- cliio invariahilc della permulazione dcUc sostanzc « (1). Se ])er(» nella crosla del noslro Globo, avendo riguardo pill al jiiodo di sua giacilura clie alia sua origiuc come cond)iislil)ilc si considera, nasce per analogia, chc la sua lormazioiie rimonta sollanlo all' cpoca della comparsa dei corpi organici. E di vero, Uille le soslanzc chc la Chimica Irova sollanlo nel regno organico, sono una prova che parli- colari condizioni ricliiedonsi onile riunirsi li veri elemenli per loiinarle ; conoscendosi oramai che un" organismo par- licolare e indispensahilc alia produzione di quelle sostan- zc, che la Chimica piio hen decomporre, ma ricom|)orrc non mai. Se diinque le resine , le gonime, gli olii . i hi- lumi n(»u esislevano prima della comparsa degli organici, puo per analogia inl'erirsi che , come il fosforo , cbhe lo zoH'o la nrigine slessa. II Fosi'oro che Irovasi princi|)al- menle I'ralle sostanzc auimali, si trova anche in qualche- duua dellc meteoriti combinato ad altre soslanzc , come (1) Cosmos t. 3. p. G29. ■ ■.. — 88 — vi si trova lo zolfo ; perche duiKjue si trova in quelle piclre non diremo che esso e una delle sostanze ani- inali ? Perche il carbonio si trova fra' rainerali conibinato con altri principii, non e egli il principale componente de' carboni vegetabili ? Per ispiegar dunque la origine delle immense miniere di carbonc , ricorreremo noi alia scomposizione de' carbonati ? E non siamo noi nel caso stesso, allorche per ispiegare la presenza dello zolfo nelle nostre miniere, vogliamo ricorrere alia scomposizione dei solfuri ede'solfali, mentre abbiamo lo zolfo nelle soslanze animali. Pare dunque che la dilTicolta maggiore per ammel- terlo fra' principii organici, si riduce nel dover concepire tanta quantita di zolfo in quesli esseri, quanta avesse po- tuto raeunarsi in cos'i vasli animassanienli. lo non lorno sii queslo argoniento , gia diffusamente traltato , ma ri- chiamo la voslra attenzione; illustri Socii, sopra quel che vi sommetteva in princi)>io. Bisogna aver la mente capace di clevarsi alia sublimita della Scienza. Le ristrelle idee che si hanno, da molli, della influenza del regno orga- nico suUa crosla del Globo, li impedisce di spaziarsi nella immensita del fluido, che co]>ri il noslro pianela alia ca- dula delle acque nel suo primo raffreddamento. Quelle acque riboccanti di germi che il Creatore vi sparse, quan- do il divino suo spirilo fcrehatur super aquas, dimora- rono i)er lungo tenqio, jirinia che la scorza della Terra apparisse: perche i momenti di Dio possono racchiudcre i milioni di secoli dell'uomo: miUe anni ante te , sicut dies externa quae •preteriit; ed in tullo queslo periodo che nelle acque si sviluppavano , crescevano , e pcrivano, j)olcvano soniminislrarle tanla sostanza animale , da poter formare, non solo le ristrette miniere di Zolfo, che sono un'inqiercettibile punto, nella immensa superficie del Globo, ma a vestirlo inleramcnte di una tunica di organica so- — 89 — stanza. La Terra cnicrse, alia voce del Creatore, sia per riliro dcUc acque nelle cavita degii ahissi, sia per solle- vanieiilo della sua crosta, per la forza de' fuoclii soller- ranei : i iiinri si raccolsero iiegli iniinensi avvallainenii del (Hobo ; inolte jtorzioiii i)ero delle loro acque riniasero circoscritlc enlro le inenucgiiunze della superficie terre- slre; ivi slagnaroiio. (iiau |)arle della Terra erapalude; lo aUeslauo i Saiiriuiii i IHavodullili, viveuli di (piell'e- poea: la evaporazioue di quelle acque ne lasciava amnias- salo il sale, die posteriori forniazioui coprivauo ; le lor- hiere, le piante sepcllile dalle acque melinosc i'ormavausi in liguili, in carhone : la soslanza aniniale niescolala alia niehiia di quel mari niorti si sconiponeva : lo Zollo inso- lubiic iielTacqua si rappigliava in jiolvere, in franUimi e si incscolava cfdla nielnia , die deposilavasi lenlanienle uel Irancpiillo lluido, prendendo la strullura fogliellata ed a strati : gii scheleiri , i denli , gii ossanii de' pesci resta- vano in cssa "oniilolali : i niollusclii nudi non avevano spoglie da Iraniandare ad altrc epoche, e benche inconi- mensurabile ne fosse la quantita (1), null' allro di lor vi- venza lasciar polevano die lo zolfo, il quale non si scio- glieva nellaccpia. Gii scienziali di polso, i veri geologi , quando lian nialuramenle rillellnto snlla iiiiova leoria, non ban dello, come laluno , iieprinii tempi die venne pubblicata , che essa era alquanto stvana ; ne si son meravigliali, come di sopra bo accennalo, cbe appie dell' Etna si ricercasse r origine dello ZoH'o nelle sostanze organidie, ma rillet- tendo cbe ajqiunlo per essere una ricerca di un'abilator dell'Etna, era nn niotivo di piii per essere considerala, 0 riniessa a nuovi esanii;la divulgavano co'Giornali, c la (1) Si \e'^<^i\ larlicolo dot Cosmos — Vila Organica, e ie nole ivi aggiunle — T. 3. pajr. 469. e scguenli. — 90 — proponcvano a quesito per prcmio. Ed oggi il Conte di Archiac ; il quale, ove non ha crodiito accordarsi alle iiiie idoc non ha lasciato di francamcnte manifcstarlo, parlando della niia tcoria dello zolfo , henclic si rinictta al solo cenno che ne dicdc, nclla Rclazionc Accadoniica dell' anno ISST) il Scgrelario Gcncralc Canonico Alossi, pure si e- spi'inic ncl modo scgucnlc « In seguilo dello sue cnnsi- sidorazioni suUo zolfo, che sono principalmente mine- ralogichc, lo stesso Geologo (C. Gcnimellaro) ha con- chiuso, che quesla soslanza si Irova ([nasi sempre nelle vicinanze del gesso, della lignite, del sale, e che faceva parte dell'Argilla hlu. Lo zolfo e intieraniente mescolato alia niarna , o pure si trova in nidi ed in rognoni piii puri e pill crislallini, ^el [)rinio caso la minicra e piii ricca, e la roccia non e alterala, inentrc nel secoudo caso quesla divenuta ])iu conipalla e crivellata di \uoti, tapez- zati di crislalli, Lo gesso e piu vicino alio Zolfo in que- sla circostanza che nell'altra. Cosi I'aulore atlribuisce al- I'azione de'fuochi sotterranei lo stalo indurilo e celluloso della roccia , come la disposizione dello Zolfo in noduli. Quesla opinione sembra lanlo piii 'probahile, in quanto, allorche per estrarre lo Zolfo dalla niarna solforifera si somnielte a'fornelli , essa diventa dura c cellulosa come la precedente, e ripicna di minerali crislallizzati. Lo zolfo avrii cosi potato essere convcrtilo in acido solforico che avrehhe caneiato il carhonato in solfalo di calce: e come questo Zolfo ha piii di rapporlo coUe sostanze di ori- gine OKjanica, avru potulo provcnire esso stesso dalla decomposizione di animali aeqiialici (1). Ma ahhiamo di piii; il Signor Ercnberg, naturalista (1) El comme ce soufrc a plus ile rapport avec les subslances d'origiiie organique il a pu provcnir li niAnie la decomposition des aniuiaux a(iuatiques. Hist, des progresses de la ec. ec. t. 2. pag. 808 — 809. — 91 — di Korlino , collo sue slupciulc osscrvazioni mioroscopi- chc (1) , lia stnl)ilito gia iiii Icgame liii' ora scoiiosciulo fra' prodoUi dc' fenonicni ignei c quolli che succcdono soUo le ac(|ii(', (' no lira dcllc inlcrossaiili coiichiusioiii : dolle qiiali, ([uolla cli'3 la al nostro sulijcUo si i\ die « la vita microscopica indipeiulente , si prcscnla , come per avere esercilalo una iiilliieiiza potente cd inatlosu , lanto sulla paile .solida del (Hobo , clie sopra i Vulcaiii della sua superlicie; inlluciiza elie inorita cerlamcnlc di essere stu- diala, c si raccomanda all' allenzioue gcnerale del niondo scienlilico [2,). In (piesle osservazioni si Iralla uon mono die di masse d'infusorii vulcaniei, die sono slate cotte dal liioco; d'iiirnsorii nolle pomiei e nolle fonoliti ; die circostanzc microsco|)idic orgonidic possono aver esercilato, ed eser- citano ancora una inlluenza dirolta sopra i Vulcani, c sono dovute ad organizzazioni d'accpia dolce (3). Meiilre, duiiquo si nmmollono le deduzioni del Sig. D'Eremhcrg, sulla iiuillesa iinporlaiiza dogriiii'usorii nella com|)osizione della crosta lerrestre, e quel ch'e piii nei Yulcani : foiidale sulle hieravigiiose sue osservazioni mi- crostopidie, tanlo giuslamente aiuniirale da Humboidi, c per le (piali il coniplesso della esistenza animata, o me- glio, r orizzonte della vila si e allaigafo sotlo gii oechi noslri (t), si farobbe jioi ostacolo alia nuova tooria dello zolfo, dedolla da j)alpabili e diiare osservazioni, da prove facili a ripetersi da' naturalisli e non naluralisli , senza ajuto di slriiiiienli e di niinulo ricerclie, ed ove jinft con- vincersi ognuiio coU'evidenzza deU'occhio e della inano? (1) Acfad. (ii ncrlino — Oltobrc 1854 e poi Aprilc ISij 1846, (2) Op. cit. d' Aixliinc. I. I. paij. 598. Si voi:ga pure I'arti- colo cilali) del Cosmos c. s. da pag. 460 a 469. (3) Loo. oil. (4) Cosmos T. 1. pag. 400. — 92 — Sarebbe mai perche essa e nata in un angolo di Sicilia, e non nelle splendide metropoli di Europa? Avrebbe forse la Repubblica delle leltere, come quella di Sparla, i suoi lloti? Signori, io credo di non prcsentare ipotesi, quando i miei argomenti sono appoggiali a'fatti; aile mie osser- vazioni prime si aggiungono oramai quelle del Dr. No- cito, che non ha interesse alcuno per Ic mie opinioni ; ed esse non fan die vieppiii conl'ermarle. In ultima ana- lisi io torno a restringere la queslione in brevissimi ter- mini, vale a dire ; o si considera Io zolfo come una delle sostanze primitive , della nebulosa che addenzandosi for- mb il nostro Pianela , ed allora non occorre ricercarne la origine ncUa scomposizione de'solfuri e de'solfati, per- che essi dovevano conlenerlo gia bello e formato ab ori- gine ; 0 si vuole composto di piii eleraenti, in lal caso per quella legge per cui si sono combinati a formarlo pel regno inorganico , possono per le stesse riunirsi a formarlo pel regno organico; ma se come tale non puo ancora esliniarsi , e se come sostanza primiliva , per le condizioni del nostro pianeta non pub ammettersi, allora Io zolfo, come tutti gli altri combuslibili, non pub altri- nienti considerarsi che come sostanza organica. ', . :\'.r: •■ ;^-i; ;■, '■-:" z^, :, .■..<. ^; /W. i: .ii'. .:■:) ('£> .i; ■ saam^aa^ su ALGME SPECIE MALAG0L06I6HE SIGILIANE PER IL D." n CniRlTiGM SALV'ATORE DIOSDI lETTA NELLA SCDUTA ORDTOARIA DEL 30 ATILtLE 18Si l3 I \'\l^^^^ 'Mi'^U:Uiy: ^IvVM^'r. J_V^!'«.'I ■ '■' 1 1 • 1- .;:ilj')i'i >,.-■' •;! I'l ".l . , ■: 1.1^' 'Hi- di^JoN sono ancor due einni da che o signori, a cio sod- disl'nre iin desiderio chc On da niia fanciuUczza potenle- iiicnlc sontivo per le scicnze naliirali, mi diedi alio stu- dio della zoologia , come quelle ch'e piii afline con la scienza di mia professionc, la medicina. II nohile incoraggiamento , die vi degnaste darmi col chiamarmi a sedere a voi accanlo in qucsla sala do- ve . per 1)011 sei luslri uomini di grande merilo anno ar- ricchilo con le loro opere la sloria naturale della nostra terra, mi incilarono vie maggiormente, ed accrebbesi con pill ardore I'innato mio entusiasmo e prosegui, nel mio proponinienlo. Aon manco la I'ortuna a secondare i miei voti, ed ('(•CO clie per online del governo una catledra di Zoolo- gia si inalzi) nel piii nnlico (linnasio di Sicilin, e ad es- sa prolessore il mio maestro Doltor Signor 1). Andrea Aradas , (piindi ehbi il campo di studiare con metodo qnesta scienza, assistendo alio lezioni die (piesti dettava. K per pill assodanni nell" apprendimento di essa voUi — 96 — pratticamente apprenderla raccoglicndo dcgli oggelti zoo- logici Siciliani, e come mano mano mi si prescntavano, e cominciava a distinguere Ic specie dalle specie qualche- duna me ne capitava , die obbielto mi era di piii accu- rata osservazione , colpendomi o la novila su Ic conosciule, 0 qualche ])articolare variela; difatli b raccolto sctlc spe- cie di conchiglie die al voslro esame o saggi accademici, vengo a sommetlere , dellc qiiali cinque son nuovc per la Sicilia, due sembranmi nuove per la Scienza, almeno non le 6 trovate rapportate da quanti aulori esislono nelle no- stre librcrie. Ecconii all'assunto. SPECIE VIVE 1." Anomia aculeata Montagii. ' ''- A. Testa orbicolari, slriis numerosis, longiludinali- bus aculcatis. -,, , Anomia aculeata Montagu. Pliil. fauna niolluscorum utriusque Sicilian vol. II. pag. 214. tav. XXVIII. fig. i. Concliiglia obliqua di IS!" lunga, di 9 ^/o" larga, ne' suoi maggiori diamctri e tenuissiina , bianca , pellu- cida : forma generale sempre ovale nell'eta adulla, orbi- colare nell' infanzia : e depressissima nella periferia : val- ve in quelle ancor giovani molto aculeate ; gli aculei van- no scemando di numero come la concbiglia si va facen- do pill grande, e vanno sparendo totalmcnlc nella valva inferiore , restandone pochi nella superiorc : dessi sono or conici e lungiii , or corli e j)apilliformi ; or disposti simmetricamente sopra strie raggianli , or senz' ordine ; or rari, ora spessi; talvolta si mostrano distanli, tal'al- Ira avvicinati : il forame sempre piccolissimo e lineare : — 97 — sommilii acuta poco ricurva: in molli cscniplari il niar- aino cardiiialc c liiicarc. IIo ia|)()ortato qucsta specie priino perche Philippi non fa parola della localila dove fosscro slati rinvonuti li due eseniplari ch'ei>ii descrivc, ed io ii'o Irovali molli in Sicilia pescati in Aci-Trezza lulli in una volla fissati su di un ramo di Antij)adc , dove si mantenevano sola- inenle per pochissimo spazio rcstando libera gran parte della valva inferiore ; secondo perche la specie die il sum- iiKMiloviito aulore descrive e di 2 ^Jo'" ed io n'o trovale pill di (pialtro linec, ed aculeate anibo le valve, mentre nella specie die quello rapporla figurata si vede aculeala la sola valva superiore. l)i piii ne o rinvenuli piii di trenla eseniplari di tuUe grandezze, cpiindi o poluto bene osservarne Ic varieta che di sopra 6 cennate; da cio nc deduco che non esscndo costanti questi caralteri in tutti gli individiii si dovra inodificare , io credo , la frase di Montagu rapportata dal Philippi in questi sensi. A. Testa plus minusve oblique ovata, ad periferiani depressa : valvis aculeatis : aculeis j)er lineas longiludi- nales in scrie dispositis , vel irregulariter cxulgentibus : in adullis evanescenlibus : apicc acuto : niargine cardinale interduni recliuscolo : foraniinc parvo lineare. 2." Buccinuni Cieniniillari iiiihi. B. Testa ovata conica llavescente ; anfractibus se- ptem convexiusculis, ultimo magno, ad suturas sub planu- latis, al(pic transverse slrialis : longiludinaliler plicalis : plicis parum dislanlibus, oltusis llexuosis: striis inipres- sis ultima ])rufnnda : ore ovata: labro tcnue simpliri. (]ondii"lia ovala conica 10" lun"a 5 ^l->" larga : gli anlValli in nuniero di sette sono presso le suture quasi piani , riillimo assai rigonfio ris|)ellivaniente agli altri , forma la mela della conchiiilia : le suture sono subcono- liculale: longiludinalmentc c plicala da pliche flessuose — 98 — non niollo distanti Ic une dalle allre, ed ottuse: strie tra- svcrsali la dccussano', 1' ullinia dcUc quali e assai profon- da da scgnare ua bordo al raargine degli anfralti lungo Ic sulurc. Qucslo buccino non rapporlato ne dal Iliencr , ne da allri autori a me noli; fu pescato in Aci-Trezza, ed essendo come presumo una nuova specie per la scienza mi son fatio un dovore dedicarlo al meritevolissimo pro- fessorc Signor DoUor D. Carlo Gemmellaro in segno dclla pill scnlita stinia e del pin profondo rispetlo. ;,;: 3." IJnccinum pcdicularc Laniark. « B. Testa minima , ovato-conica , levigata; lincis albidis et spadicio-fuscis allcrni eleganter cincta : spira acuta : apertura rolundata )) . ISuccinum pediculare LR. vol. X. pag. 177. Riener. Species Generales, eticonografie des conquilles vivantes ec. pag. 72 piang. 23 fig. 102. Ficcola ed elegante conchiglia, di7" lunga, di 3 larga : la sua forma e ovalo-conica levigata lince tran- sversali e piccolissime la circondano tutla di color molto oscuro , c tramczzate da allretlante linee bianclie : spira composta da cinque a sei avvolgimcnti , poco convessi ; r ultimo rigonfio e piii grande di tutti gli altri uniti insieme : suture poco imprcssc ; apertura ovale , bianca , semipellucida, al di dentro dc41a quale vedonsi le linee estcrne, clic traspariscono ; il labro tagliente e poco doppio e semplice ; colonnello arcualo nell' interno e liscio. Di qucsla conchiglia rapporlata da Lamarck, e da altri ne rinvenni alcuni esem|)iari in Aci-Trezza. 4," Chiton pulchcllus Philippi. C. Valvulis carinatis tenuissime, lepidotis: areis me- deis sulcis aliquot longitudinalihus grossis exculplis : limhi squamulis majusculis horizonlalibus. — 99 — -1 Cliilon pulchellus Philippi vol. II. pag. 83. tab. XIX. fig. 14. Conchiglia ovato allungala 7 ^f>" lunga , 4" larga, valve cariiialc sul dorso, Ic aric medic delic quali soiio solcate prorondamonlc e longiludinalinenle : Ic lalerali sono levigalo: ii Iciiibo e Sfpiaimdato da sqiiamule av- vicinalc orientali : il colore e d'un rosso niallonc tranne della scconda valva della purte del capo ch' e biaiica, co- me ancora Ic jtorzioni del Icrabo latcrali alia valva cor- rispoiidente. Ouesla coiuliiglia che Phili|)pi rapporla come tro- vala per la prima volla in Napoli, io 1' 6 rinvenulo in Si- cilia, e precisamente nol litloralc di Aci-Trezza. COIVCHIGLIE FOSSILI S. Corbula Crispala Scacc. Questa corbula die Philippi dice avcrne avuta la valva destra da Scacchi, raancante del rostro, e che asse- risce csscre stata Irovata nella Pu"ha , io la 6 rinvenula in Sicilia nei dintorni di Carini Provincia di Palermo ; ed 0 avulo il bene di averc la valva sinistra inlicrissima ; quindi 6 potulo complelare la diagnosi rapportala del Phi- lippi mancanle della descrizionc del roslro della conchi- glia, e dcscriverc I'impressionc muscolarc postcriorc, che Io slesso lion pole essendovi mancanle nel suo esemplare. C. Testa ovnto-oblonfira : transverse strialo rngosa : intus striis longitndinalibus insculplis : latere poslico ro- slrato : eodem super Iricarinalo : callo coclearil'orme in ulraque valva proligamenlo inlerno. Aualina Crispata Scacchi. Aotizie pag. 10 , lav. 1 fig. 2 a. b. Corbula Crispala Pliilippi vol. II, pag. 12, lab. XIII. Cunchiglia spcssa, tumida, incquilalerale, larga 42." — 100 — lunga 26." quasi ovato-triangolare, rostrata: margine an- teriore e supcriorc quasi lineare, convesso il ventrale con- cavo il dorsale o posteriorc. II rostro che occupa un terzo dclla conchiglia e posteriormcnte situato , trovasi nella sua parle dorsale tricarinalo, c sembra distinguer- si scparatamente dalla conchiglia per un lieve sine che divide il terzo medio dal lerzo della stessa. Strie con- cenlrici la circondano tutta : lunula grande ed ellillica occupa le Ire parli anleriori del rostro : somniila brevi , otluse, c poco ricurve : internamente e raggiata da finis- sime strie che terminano nella periferia dell' impressione palleare: callo comprcsso cocleariforme ; denti non nc a la sinistra valva ch'e in mio potere. Inipressioni niuscola- ri due, 1' antcriore poco impressa , la posleriore quasi triangolare, 1' cslrcniila superiore della quale forma una fossetla marcata da un piccol setto che la divide dalla to tale impressione. .; , 6. Terebralula romboidea niihi. T. testa elliltico-romboidea, superne vel in sumrai- tate oblongata : valva superiori trisulcala, inferiori bisulca- ta : suh'is lateralibus valvar inferiori strialis: striis radian- tibus: foramine rolundalo; marginibus laterahbus subli- ncaribus vcnlrale sub retuso. Conchiglia depressa cllittico-romboidea , allungata nella porzione superiore o sommita : con tre solchi poco distanti I'uno daU'allro nella valva superiore, con due nella inferiorc, strie finissime e raggianti si osservano sul- le parti laterali della stessa valva, la quale e d'una li- nea minore della superiore, il quale spazio in questa e occupato dal foramc circolare obliquaniente situato : i margini laterali superiori sono quasi lineari poco ricurvi in sopra e al di denlro, la riunione ad angolo delle quali forma il margine cardinale : il ventrale e troncato : lun- ghezza della conchiglia e di 30." larghezza 22.'' — 101 — Variota orbkolare dcUa slessa terebrafula. i, i il T. losta sub-orl)icolaro, dcprossa : sulcis divaricalis valva vontrale sub-aculis ad [icrircriain, valva dorsale sub- |)laiiulalis. Concbiglia quasi orbicolare : i solchi sono j>iu diva- rirati e quasi aculi nclla valva infcrioro verso la pcrilcria, quasi piani nclla dorsab;: i^li spazi fra i solcbi sono piii larjibi , i inari^ini hilcrali supcriori curvi , uiargine car- diiiale ad angolo oUuso ; marginc infcrioro o venlrale quasi circolarc, Quostc Icrcbratule fossili di Pacbino sono state da mo rapporlale come nuove percbe nou 6 trovale consi- mili in (pianti aulori di puloontohigia o potuto svolgere, il (pial motivo n)i a spinlo a darle il nome della I'orma generalc della conchiglia. :er meglio descriverlo, cousiderar si ]»ossono quat- tro apoiisi, (Idle (piali due souo dirclle in lonna di ro- stro in avanli. I' allre due sono impiantale nella I'accia in- feriore e sui lali del corjto delle concamerazioni , conti- nuandosi in sopra senza marcal;i iuleiruziune. con le apo- — 102 — iisi anleriori, di niodo chc runionc di quelle a qnosic , da alle fncce lateral! della conchigiia la forma parabolica su descritta : le detle apofisi inferiori inlanlo si incaslrano in apposite docce, die esislono sui lati della superficie superiore d'oi^ni corpo. Guardando il niodolo di cadauna loggia nella super- ficie sua superiore si vcdc essere concavo il corj)o de- scritlo, convcsse Ic apofisi, il contrario pero si osserva nella superficie inferiore. i\el mezzo delle niela posterio- ri di dette apofisi clie atlaccate sono al corpo si vede il (orame del sifone, nella uieta anleriore esiste un divaria- mento dove va ad impianlarsi il dorso degli inlroslanti avvolgimenli. Di quesla conchigiia fossile di Pachino ne elibi al- cuiii modoli di loggie di varie grandezze in guisa rhe , posli in ordinc dal piii piccolo sino al piii grande ne I'icavai la forma della ammonite su descrilla, dimenala so- lanicnte in qualche punio, la quale credo essere lammo- nite levigala di Lamarck, perche, i caratteri clie in suc- cinto questo autore descrive della sua ammonite Ik trovo hene esplicali in qucsta da me rapporlala. II mio collega Dott. D. Gaetano Giorgio Gemniclla- ro in quest' ullimi tenq)i a avulo un altro Irammento del- r ammonite in parola incroslata di solfuro di ferro, della ([uale non posso dime la localila pcrclie colui che la die al sig. Geuunellaro non seppe dirgli dove Tabbia trovata. t:; ' Ecco 0 Signori finila la mia poca falica, quindi non mi resta che attcndere il gcneroso voslro conq)atimento sul lavoro d' un giovane da poco inizialo in quesli sludi. -. ::^ ,..r., 1 .■'i 'I . - -■'■: . i";; -''■(■■ *■ ■'■■■ ■'■ ': • I •■' -■':.' •:: ■.:.; i"'.': (.llillM SILLA DETERMIMZIO^E DELLF. LATITinill El) AZnilTI UEfiLI OfiGETTI TEHHESTIU E L'EQUAZIONE Dl UN OROLOGIO CHE VA A TEMPO SIDEREO Di i; ranees CO (Caltiarcra I.EITA IVELLA SEDUTA ORDINARIA DEL 26 DICEMBRE 1S53 r !TTaa;'i! ks; ..'.> :; Rtv; a?, nuniinj '',,'Jfijr SiTS-:: £?.f, :.i!'.T:ci_r',:)i'S >.i -'."ice /.'] [ sen /'" — sen /*' 1 — •[tan a"— tan 5'] [ sen i>" -h sen />• J . DividiMido i due ineinhri di quesl' ultima per sen (P — /*'), e lalle iicl socoiido !e ()p]iortunc Irasfoi'iiiazioni dielro le uoU' Ibriiiolc dclla Trigonomelria , s' oUicnc scn(a"-Ha') cosi(P'-i-P) sen (5"— a') senK^'"*"^') '~ " cos a" cos a' cos i (P" —P) 'cos a" cos b' sen \ (P'—P) die supiionondo /*" — F^2 0',cioe o'=!-=i:-^l=:^ (3). ' ^"'^''\^ -.nv.l'i I'. ]iiM) iiietlorsi sotlo la forma sen ca'-na") ,„, ^,, sen fa"— a') ,n', 1'' taii/.= ' - , ^ cos(F-h9')— 4 ?7r 7^^,sen(F+0'). cosa cosa cosO^ cosa cosasenS E se in quesla si pone - -^ ';'' ( ,, „ sen (a"-4-a') „ „, ^ sen(a" — S') ) I cosa"cosa'cosfl' ■ cosa cos a' sen 0' ) si ha tiuiL = .i'cos/?'cos(/>'-HO')— l'senB'sen(P'-+-0')=:.l'cos(P'-+-Z?'-i-9'), ovvcro (uniiiil tan7>=:..l'cos(/''4-C").... (3), fallo per brevilii n'-+-0' = C' § 4. Parimenle sotlralta la terza dcllc rclazioni (1) dalla (juarla si ha n « T , ( tail a, tan a„ ) I cot P, — cot F„] sen L ~\ ^^^t-,, — zZTn { COS L , .,,^ » \ sen Z*^ senP^ siilla (jindc (-(piazione operando in maniera analoga alia precedcnlc, si oUienc sen (a„-^a,) COS UP,.-+-P.) sen (a„_a,) m\i(P„-^-P) tani=' ——————--X — — I ^ " >c —■ — • 'cosa„tosa, cosi(P^—P) \osa„cos5, s(ini{P^—P) i5 __ no — Eppero siipposto P,—P;=10,, P^,-i- P — 2P'-i.2 4., , cioe quest' ultima si prescnla sotto la forma sen (5 4-3') ,„ _^ sett(S„—S) cos d;, cos d, cos 0, cos5„cos (J^scn 0, "^ dalla quale, posto "^ =.' ^m ^ J n sen(3„-(-5,) sen (5,— 5,) ) /l,cos^,= i ^^-^^ ^,i,senZf = i i-n — i^_ ... (8) ( cos (5„ cos 5, cos 0, cos 5„ cos 5^ sen 9, j si ricava tan L=A cos B cos (P+vf. )_i^ sen Z?, sen (P'-h si lia, daU'equazionc (12) • ' sen2(6',_C') V (, ; sen I" \ A, J 2 sen 1" ^^ ;b -V)l. ' //i'\'scn3(C:-0 • ^,,^ ^ .;,; —I -r ) — z ^1 — ^'cc. . . (14) , e dalla (13), " ''^ *^ P' Oft" r /^,Ven(C-C,) /.I \^sen2{C'- /I, Ysen3(C"-C,) "-€) A' J 3sen1" ^"^^ ^''^- ' Con ciascuna di qucste serie pub valularsi P'in gradi, minnli priuii c sccondi, uia dcsse non devono inipiegarsi che quando riescono convergenti, c poiclie lo sono tali, cioe la (14) allorche — e un' assai piccola frazione , e — 113 — la (1*)) quaiulo il qnozionlc -rf ha un valor(; iniiiore dcl- A Y iiiiila c niollo j>iccolo , qiiiiKli c allora solanionto che j)U() I'arsi uso di esse con vaiitaggio, vale a dire della(li) iiel priiiio caso, c della (15) iiel soeondo. § 7. Tiovalo il Aalore di P' si possono oltonere di si'i;uil() (jiielli di k, P" , P, P,., L, Z', Z , ed ccco per- laiilo 1' aiidanienlo da tenersi ondc venire alia delernii- nazioni' di tulle le incognile. Da prima col mezzo delle qnantilli nolo /', T', /,, (,_, a', a", a,, a,^ si valulcranno o' , o, impiegando le relazio- ni (3) c (6); indi con quesl'ullimc quanlila c Ic dccli- nazioni a', a", 5,, 5„ si calcoleranno i', K', A,, JB, adope- rando le forniole (4), (8), cd avendo cura di prcndere 11' , B^ in quadranli lali clic A' , A^ siano quanlila positive; poscia si fara uso della relazione (7) per ottenere 4',, e si formeranno le aiisiliaric C'= li' -hV , C = B -+-4^,. Tro- vale lultc qucsle quanlila si procedera alia delerminazione di P' adoperando la formola (11) , o convenendo una delle serie (11), (13). Quando si ha P' si calcolera L per mezzo di una delle due equazioni (3), (9), le quali impiegalc contem- j)oraneamenlc offrirauno una prova pei calcoli, sc si ac- cordano a dare per L lo stesso vaiore. (lonosciulo ancora P' si ha loslo k merce la rela- zione k=P' ^a-V . . . (16), la quale quanlila servira a trovarc i valori di P", P, /*,, dali dalle lumiole (2). Ouesli valori di P' , P" , /*, , P,, ed L in tal guisa conosriuli s' iuq)iegheranno a Irovare quelli di 7J c Z^ , facendo uso di due dell' e(jHazioni (1) , o di lutle con- temporaneamenle per avere una prova dei calcoli ; ma — lU — poiche sono esse inadalle all' impiei>o dei logarilmi , si riducono ad una forma conioda coirajulo di un angolo ausiliario. In fatti posto tan x' = cot S' cos P' nella prima delle rclazioni (1), essa ci da ,.;;,:> , ,,,;;:, osii'm cjn cot Z'= --'I-—, cos ( L -+- X' ) . . . . (H); , ,,.'- ■■■' sen i" cos X » , ,. i . , . 0 parinicnle se si pone nella seconda di tali equazioni tan >."= cot s" cos P", nella tcrza tan x, = cot S, cos P, , e nella quarla tan >.„ = cot a„ cos P^^ ; si ha cotZ' = ^ '""'" ■„cos(I + >.") (18), sen F cos a cotZ,= — ^^lli; — cos(I-i->,) .... (t9), sen P cos X, ^ '^ ^ ^ ■'•^ ' cotz.= '^°^" coscz + xj (20). ;■'':/ i. •. sen i*^, cos X^ ^ -^ '\ ;, § 8. Accio I'impiego delle formolc precedenti abbia liitta la generalila possibile bisogna pero osscrvare: 1." Che se I'orologio fra la prima osscrvazione e le altre va piii lentamcnte o piii veloceniente che il tempo sidereo , si dovranno convenientemente aumentare o di- minuire i tempi delle altre osservazioni dati dall'orologio. 2." Che deve prendersi per 7?' e /?, dei valori tali, in modo che A' ciA^ risultino positive , come sopra si e notato, e che facendo uso della formola (H) bisogna prenderc P'-r- j(C, -h C ) in quadrante tale, che si abbia per P' il valore convcnevolc, e di cui la specie puo sem- pre conoscersi anticipataniente, avnto riguardo alle circo- slanze nelle quali e stata fatta la prima osscrvazione. 3." Che la latiludine L sara boreale od australe se- — 113 — condoche 1' espressionc di tan L risullcra posiliva , o ne- galiva. 4." Che pfli aziimili Z', Z^ sono conlali dal nord al- I'ovest, e (|iiindi per avore il giiisto valore di essi non solo bisogna fare atlcnzione al segno dell' cspressioni di col Z, c col Z', nia bens'i deve considerarsi so le osser- vazioni souo slalc ialle neHemisfero orieiilale, od in (pielio occidcnlale, cio clic verra avverlito dalla specie dei valori degli angoli orarii. § y. Per avere poi 1' azimul di un oggcUo terreslre qualunque suU' orizzonle dell' osservalore basla disporre r islronienlo nelia prima, o nella seconda siUiazione, in niodo clic I'asse oUico del cannocchiale collimi con I'og- gello di cni si vuol conoscere I' azimul, giacche in lale case il verlicale descrillo dall'assc oUico, ch'e quello in cni si osserva il passaggio de' due asiri, si confonde col verlicale, il quale passa per 1' oggello lerrcslre , e cosi r azimul Z', ovvero Z_ dclerminato col melodo di sopra sara 1' azimul cercalo. Anzi se nella prima siluazionc dello slromenlo si la coincidere I'assc oUico del cannocchiale con 1' oggello, di cui si delermina ncl modo cosi indicalo 1' azimul Z', e nolla seconda siluazionc si fa collimare un allro oggello pel quale ne risulla I'azimulZ^, si ha in qucsla guisa la difTerenza d' azimul Z^ — Z', o I'angolo orizzonlale Ira i due oggelli, il quale confronlalo con quello che puo olle- nersi misurandolo direllameule dara una prova deU'esal- l(!zza delle operazioni. Verra pero in segiiilo dimoslralo cssere necessario pel maggiore vanlaggio dei risullali che i due verticali dideriscaiio in azimul ])rossimamenle di 90", e che uno degli azimuti sia di 45" circa, ed il secondo si avvicini a 133" (conlali and)edue dal nord allovesl, o dal nord all'est). Per sodislare allresi a quesla condizione basla — 116 — porrc ncUa dirczionc deU'asse oUico del cannocchiale, e ad una graiulc dislanza una mira simile ad una mira me- ridiana (*) ; si ha quindi col nielodo sopra csposlo I'azi- niul di (piclla mira , c misurando poscia 1' angolo oriz- zonlalc tra la mira e I'oi^gelto terrestrc, se ne inferisce con quosto c I'azinuit dolla mira 1' azimut ccrcato. § 10. E bene qui osservare clie la forniola (S) e molto propria a risolvci-e il segucnte problema; Dala I'allezza del polo , ed osservale in un medesi- mo vcrlicale due slellc , di cui si conoscono le declina- zioni e le ascensioni relle, e i)er conseguenza i momenlh dc' loro passaggi al meridiano, Irovar I'ora in cui i'urono I'alle le osservazioni. 11 quale problema e slato per tuti' allra via risoluto dair illuslre aslronomo Cagnoli nelle Memorie di Matoma- tica e di Fisica della Sociela Ilaliana ( torn. VII pag. 52). In fatli dair indicala formola si ha l' equazione I . i ■ ■ ' / -* I ■.' v w ' 1 -:ii J ' * ; cos (P'-^C')-. la quale poiche L e conosciuta si puo risolvere rapporlo a P' , che e in arco 1' ora dell' osservazione della pri- ma slella. Aggiunlo P' alia quanlila 20' gia conosciuta si avra 1' ora della seconda osservazione parimcnte espressa in arco. Si potra determinare ancora in arco I'equazione del (*) Sc le osservazioni s'istituiscono di nolle fa mcslieri ciic la mira sia illuminala per verificaie continiianiente se il vcrlicale de- scrillo tlall'asse ollico del cannocchiale passa senipre per la mira. A tal'nopo si polra inipiei;are una lampada con rilleltilori parabolic! simile a (pielle descritle e racconiandatc dal cliiariss. sig. Puissant nel suo Trallalo di Geodesia ( 2." cdizione torn. 1. pag. 140), la quale serva di mira. — in — pcndolo a tempo sidcrco, di cui si fa uso corrispondcnle alia prima osservazionc , che e Sc si soslitiiisce il Irovato valore di P' neH'cquazio- ne (17) 0 P" noircquazione (18) si ha quello di Z ; ep- pero se i due aslri sono slali osservali nel verlicale che passa per im oggctlo Icrrcslrc , si pub ottcnere in tal guisa r azimul di quell' ogiifctlo. Queslo melodo dunque serve iion solo a risolvere il problema come sopra enun- cialo, ma sippure a delcrminare gli azimuli dcgli oggetli terrcstri. § 11. (liova ora rimarcare che la prima deU'equa- zioni (1) ahbraccia trc incognilc Z' L e P', quindi sem- brcrcbbe forsc che con Ire cquazioni simili potrebbero oUcnersi i valori di lali incognile cioe che osservando i tempi segnali dall' orologio , nei quali tre aslri di cono- sciula posizione pervongono successivamente ad uno stesso verlicale, si possa delcrminare la hililudine del luogo del- r osservazionc, I'azimnt del verlicale, e I'equazione del- r orologio ; ma non si lardera a riconoscere che il pro- blema in queslo caso risulla indelerminalo, e che sia qua- lunque il numero delle osservazioni del passaggio di astri conosciuli per un solo verlicale, non valgono esse a far conseguire la soluzione del problema. Procediamo a tale dimoslrazione. Supposle falle nella guisa teste indicala tre osser- vazioni nel verlicale di cui 1' azimul e Z', rilenule per esse le superiori indicazioni , nolando con Ire '" quelle rclalivo al Icrzo aslro , e supposlo per brevila 1' angolo orario del secondo aslro P"=P'-i-9",e quello del terzo P"'= P'-i-O'"^ si avra le seguenti tre cquazioni: — 118 — cot T = ~' cos L - cot P' sen L \ '>"'"l sen P' I ".: Inn A" \ cotZ' = ' „ cosZ;_cot(P'^9")seni ) • • W sen(/^-t-9") ' ■'>■■ '■ fan a"' ■■ ■"' cot 7 = -— — cosi_cot(i''-j-9"') sen I sen(P'-f-r) ^ ' con le quali dovrebbe deterrainarsi Z', L e P', poiche 9", fl" sono conosciuli per mezzo dell'cspressioni 9" = ^" — f -a-'-^a' , 9"' = r — f'_a"'H-a' . Se si riguardano i triangoli sfcrici, che banno i loro Ycrlici al polo deU'equatore ed ai punti a due a due con- siderati dei passaggi degli aslri pel verlicale dell'osser- vazione, si scorgc cbe nel Iriangolo dalo dal primo e se- condo aslro sono conosciuli due lati 90" — 3' , 90"— a", e I'angolo compreso o' per cui dello -> 1' angolo opposlo al lato 90" -a', si ba tan S" -!'ti. ixKuii ! cot> = — y,cosa'— cot6'scn3'. Nel Iriangolo poi dalo dal prinio e lerzo astro si conosce parinicnle due lali 90'— d', 90°— 3"', e I'angolo compreso o " ed in cui e senipre 7 I'angolo opposlo al lalo 90"— d'", giacche quest' angolo e il supplenicnlo dell' an- golo parallalico del primo astro ; in conseguenza di cio si ha . ,; . • ■' •.. . tan^'" ,„ , '-••.;|i:;^. coto.= COS 3' — cota sen a. sens'" Eguagliando i due valori di cot?. si otliene con fa- cili riduzioni I'equazione r .„ r.,,-1 w itan^' tanrJ ^ cot 9"— cot 9'" sen5^= — (cos S' , L J (sen 9" sen 9'") — no — da cui risulla la scgiicntc rimarchevolc propricla sen ( 0"' — 0" ) lun i' = sen 9'" tan S"— sen 6" tan S'" (/3). Per avcrc i valori di Z', L e P' bisogna combiiiare coiivoncvolmcnle Ira loro Toquazioni (^), c 1' andamcnlo pill dircllo per eliiniiiarc Z' c quellu di soltrarrc succes- sivanieiilc ciascuiia di lali tupiazioiii dalle allre; in lal guisa si oltiene dopo alcune facili trasfonnazioni : tan L = — i ~ tan 3 Ian i sen 0" sen 9" i . , sen (P'-f-fl'") . ,, senF. ,„, I /y tan L = ^^ Ian S tan 5'" - (5) sen 9'" sen 9'" tan A = Ian .5" '■ tan i sen(9"'_0") sen (0"'_0") \ dt'llo quali ecpiazioui la lerza iioii e che una conseguenza dellc allrc due. IVon e dilTicile inlanln di moslrare per mezzo della relazionc if) che lulle quest' ullinie equazioni sono iden- tiche tra loro, e che per conseguenza non si pub deler- minare per mezzo delle stessc le incognite L c P. In faili dalla medesima relazione (j^) si ha tana"' Ian a" sen (9"'_9") .,. = 7, „ ,/ tan 3 , senO ' sen 9' senO scnO la quale cspressione di sosliluita nella seconda delle (a)' ci sen 9"' da per essa . , sen 9" sen (Fh- 9"' )-H sen P' sen ( 9"'_9" ) , ^ tan /< = i — i tan * sen 9" sen 9"' -,lan3", sen 9 " — 120 — ovvero iii> . - sen (P'-f-fl"). ^, sen/'' „ tan L= ^ — — — ^ Ian 5' tan S" , ■'■' ■■■ senfl" sen 9" equazione identica alia prima delle («)'. In manicra analoga puo facilnicilc dimoslrarsi I'iden- lila della prima equazione («)' con la lerza , di qucsta con la seconda, e cost di quanle eqiiazioni simili si ab- hiano; eppcro resla cost affermalo quanio sopra era stale asserito. § 12, A delerminare le indicate incognito ncmmeno sono siilTicienti Ire osservazioni islitiiile in nn verlicale , ed una osservazione falla in un allro verlicale. Poiche i tre aslri supposli osservati nel verlicale di cui Tazimut e Z' somminislrano le tre cquazioni («)' § 11 , Je quali non formaiio clie una sola equazione distinla contenente due incognile L c/k; un' allro aslro osservalo nel verlicale avenle I'azimut Z ci fornisce recjuazione tan S, . n T "' cotZ:= cos A — cot/*, sen L, ' $cnP, ' la quale abbraccia le due stesse incognile L e k, ed una lerza Z, . Cos! si dovrebbe delerminare tre incoffnite con due equazioni, cio cbe e impossii)ile. Si puo (lunquc concliiudere die per potere risolvere il problenia clie ci occupa, bisognano almeno due osser- vazioni falle in un verlicale, ed allre due insliluile in un allro verlicale differentc in azimut dal precedenle. Poslo fine al 1." arlicolo passo al 2." '' ''' '' AHTICOLf) II. ■ ' ' § 13. Suppongbiamo cbe in un tempo non niollo considerevolc si faccia una serie di osservazioni, cioe cbe si osservi il passaggio di piii di due astri in ciascuno dei verlicali, e si diranno per brevita primo corso di osserva- — 121 — zioni quelle islituilc nel verlicale avente per azimut Z' , e sccondo oorso quelle del passaggio pel verlicale di cui r azimul c Z, . Per oUenere col mezzo di lutte quesle osservazioni un risullalo piii indipendente dagli error! , basta combi- iiare itrojirossivamente col niclodo poc'anzi espresso due del priiiio corso coii allre due del sccondo, e si avranno cosi divcrsi valori per Z', Z, , L e k, i quali dilTeriranno pill 0 nieiio Ira loro secondo il iniiiore o mai;giore gra- de di esallezza dclle osservazioni; il medio di lali valori sara un risullalo piii prossirno al vero. Quest' andanuMilo |)cr6 sarebbe Iroppo lungo , e da uon polersi seniiirc nella pratica, soprallullo se la serie dclle osservazioni e mollo cslcsa; alline quindi di polere farle concorrere lutte non solo a dare per le incognile Z', Z , L e k un vnlore mollo prossirno al vero , ma sippurc a fare scovrire la quantila j)robabile dcgli crrori dell(! osservazioni slesse, io verro ad indicare il seguente proccdinicnlo, cbe bene si presla aH'applicazione dcll'ec- cellcnlc principio dci minimi quadrali. Qui peri) bisogna pria (11 lullo rimarrarc die gli crrori dclle osservazioni si riducono ad crrori su i tempi nolati, c saranno com- posli di (piclli conuucssi dalT osscrvalore ncllo slimare il temjio (icir aj)pulso dcgli aslri al lilo di mezzo del cau- nocchiale, e di quelli prodotli da (]ualclic piccola devia- ziouc (Icllo stromcnlo. la (|nalc fa s"i die si osserva I'ar- rivo di ciascuno aslro all" iiidicalo filo un poco prima o pill tardi di (piando sarebbe veduto, se I'asseollico del cannoccliiale descrivesse coslanlemenlc un piano esalta- UKMilc verlicale; e|)perl» s'indiclicranno con dt il complesso di lali crrori rclalivi a ciascnn' aslro , i (piali polcndo es- sere diversi da un' osservazione all' allra , si segncranno con (//' (piclIi dclla prima osservazione , con dt" ([uelU della seconda, e cos'i dclle allre. — 122 — § 14. Con una prima solnzione oUeniila per mezzo di quattro osservazioni, cioe due del primo corso, c due del sccondo, combinale col nielodo di sopra , si avranno per fe ed L dei valori approssimali , in modo che i va- iori veri sono k — x, ^"^y? essendo x ed y due quan- lita incognite assai piccole. Qucslo primo ralore di k ser- Tira a calcolare con approssiniazione gli angoli orarii P', P",... di tulle Ic osservazioni, c dei quali i valori veri sono P'^dP, P"-^dP",... essendo dP', dP... gli er- rori dei medesimi dipendenti dalla quanlila x , e dagli errori su i tempi osservati, cioe saranno dP'=dl—x,dP" = dl"—x,.... dP, =di, — X, (iP =d<, — X,.... poiche essendo in arco i, I", gTistanti dati dall'oro- logio, e supposto esistere in essi gli errori dl' , dl", , in modo che i veri tempi delle osservazioni siano t'-i-dt', t"-i-dt", gli angoli orarii conlati sempre dopo il pas- saggio degli aslri per il meridiano da 0" fino a 360" sa- ranno t'^dt'-t-k — X—a', t" -Jrdl"~hk — X— ...,!U."'t'. 'i'^'" — 123 — cd il secondo corso fornira le segacnli cot Z, = Uin 3 —-i^^l- —cotC^+dP ) sen(I+j) $cn(P,-j-dP,) cotZ, = tan3, '^"'i.^'^if^ ^ —coUP„-^dPJscn(L^y) sen (P,^-\-dP J ecc. ccc. (B) Tiillc le quali cquazioni saranno di numero cguale a qucllo dellc osscrvazioni. Per ricavarc dalle slcsse dclle allre applicabili al mc- todo dci minimi qiiadrali si sviluppi in serie ii secondo mcmbro di ciascuna , ed osservando chc dP', dP'', al par di x cd y sono dellc qnanlita mollo piccole , si pub Irasciirare nello sviluppo le potenzc di esse superiori alia prima, come ancora i lore prodoUi; in lal guisa si ollicnc, dalla prima dellc (A) per caso, cot Z' = — cot P I sen i -cos L 1 L cosr J — cot/*'! cosLh ,;;ScnLl «-i- rscnZ,_tan5'cos/''cosLl L cosP^ J L J sen' P Sc si sosliluisce in quesla equazione in vece di dP' il suo valore dl' — x, e vi s'inlrodnce per ridurla adatla air im|)iego dei logarilmi due angoli ausiliari sen(/, — 4) sen "/''cosl' -4- ■ . M. sen(Z — I') In maniera analoga operando si ricaveranno dalle allre relazioni (A) delle equazioni siniili alia precedenle, che con essa si polranno riunlre nel seguenle quadro: .„ cosl'sen(Z— oO „„, cos§'cos(Z— /) „ „, \ d< =1 ^— ^sen2/''-i-3c-4-j ^ I-:isen2/* .w' ' cosy' sen (Z— ^') cos ?>' sen(Z— 4') ',. . ,.. ,. ,., sen ^Pcosl' ir.'.iyrl ( i .m : !':■ .h: ■ ; sen(Z— 4') ,„, cosl",sen(Z— ?") , „, cosi" cos(Z— p") „ „ rfr=i -' — ^-— l/sen2/»-HX-+-i ' ^ ^,/sen2P".yi cos?-" sen(Z— I") , ^ ,, . cos?" sen(Z-^") j sen" Z*' cos ^" "'''■'''' ' ', ■ ,u:-: "^ sen(Z-4") ■" .TJ 'U.,:! ecc. ecc. , -. ed in cui si ha ' '• ■ •" ^' na .(^)^ 1 I);!, ( tan 3' ^ „ tan 3" tan?' = o, ,tanp = — , , cosZ* cosP ^ . . («). lan4'=tan5'cos/'', tan4"=tan5''cosP", .,,.'..' Parimenle dalle (B) pub ricavarsi la seguenle classe di equazioni , ove e posto per brevila Z in luogo di cot Z , — 125 — cosp, sen (L— s,) co,s'j sen(Z, — §,) sen ^P,cosf, ^ sen(Z— I,) ,//,= |^°^i'i^''"^^-^"^son2/^,-..r-.-i^-^^,f=°-^sen2/>,.y coso„ scn(Z— IJ ' cosy^^senCZ,— ^„) ' sen 'A' cost scn(Z — 1„ ccc. ccc. c ncUe quali si ha tan -5, . tan 5, tan 7) = ,tano, = _i , ) cos P, cos P„ \ {B)' tan ^, = tan 5, cos/*,, tan4„=tan5 cos/*,, ,« § 1.")'. Applicaiulo air oquazioni (.4)' c (I?)' il prin- cipio (loi niiiiiiui quaJrali, cioe dclcrminando x, y, «, z in modo che la somnia dci qiiadrali di (/(', dl" , , lit, dl,,, — sia un iiiiniino, si vcrra a dclcrminare con prccisionc le incognilc k, L, Z' c Z,, come pure gii er- rori da supporsi nella slima dei tempi, accio vi sia con- cordanza fra lullc le osservazioni. E slalo peri) sopra diiiioslralo § 11, 12 die Teqiia- zioni (A) 11011 valgono sole a dclerminarc le incognile k, L e Z' ([iialuiiquc sia il loro numero, e che bisogna com- hinare duo (Icllo (.1) con ;dlre due dollc (C) per potere olleiiere i valori di laii iiuognile e di Z'; or siccoinc da esse dcrivano le (A)' c (B)' , cosi e necessario avere al- meno due di qiiesl' ulliiiie orpiazioni per coiiihinarle con le (.IV, cioe a dire die dopo avere fallo una serie di osservazioni in un vcrlicale, hisogna per lo meno osser- varc il passaggio di due aslri per un' altro vcrlicale. § 10. Supposta conoscinla anticipatanieiile e con — 12G — precisione la latiludine del luogo dcll'osservazione § 10, se si avra osscrvato il passajigio di piu astri per uno stesso verlicale, I'equazioni adalle per combinarc col me- todo dei minimi quadrali lultc 1<; osservazioni faltc, onde delerminarc I'azimut del verlicale, reijuazione dcH'orolo- gio, e gli errori probahili delle osservazioni sono le (A)' nolle quali pcro bisogna fare i/ = 0. ARTICOLO III. § 17. Voniamo era al tcrzo argomenlo, cioe a ve- dere in quale circoslanzc gli errori dellc osservazioni hanno la rainore influenza nei risullali. Per tale oggetto si dilTerenziino 1' equazioni (1) ri- guardando tuUe le quanlila come variabili ad eccezione di 5', 5", 5 , 5,„ poiche devono considerarsi come csenti di errori le ascensioni rette e le declinazioni degli astri pre- scelti, le quali si suppongono conosciute con somnia pre- cisione; procedendo in tal modo dalla prima cquazione (1) si ricava dopo poclie riduzioui -sen5'senZ-i-cos3'cosZ cosF isen^ Z' ,„, rsend'sen/y-i-cosd'cos/.cosi' T . _, .^ .(•' ■ dZ= \ lscn*Z. ttZ/ L sen /"cos a' J ■"' " -i-l tan^'cosZcos/" — scnZ I— — rjdP'; ma dalla stessa equazione si ha ;.i . f.,„ tana'cosZ=scn/''cotZ'-+-cos /^'senZ, i;^ la quale relazione sostituila nel coefficientc di dP dell'e- quazione precedenle ci da sen 3'scnZ-i-cos S' cos Z cos P' sen /''cos 5' [cotFcotZ'— seni]sen»Z',riF •*> ■• ,„, r send sen Z/-1- cos d' cos /.cos y^ 1 ._, .^ dZ'= — —sen 'Z'.dL L sen /''cos a' J — 127 — Chiamando N' la dislanza zcnilale iMY astro corrl- rispondonle airani;olo orario /'', il Iriantfolo sfcrico i cui verliii soiio il zcnit, il polo, ed 11 conlro dcH' astro, ci soiiiiniiiislra per le note propriela dei Iriangoli sferici le relazioiii seguciili : cos iV' = sen 3' sen I -H cos 3' cos L cos P', sen P' cos 3'= sen Z' sen A'', . ,w coliT'cosi ,r,,r • ■.'.- — cotF= cotZ'senI, sciiZ' per mezzo dcUc ([uall 1" idtinia ospressione di iW si ri- duce a rfZ'=cotyy'senZ'.rfI-H[cotyV'cosIcosZ'— seni] dP ; e poichc diffcrenziando la prima dclle relazioni (2) ri- guardaiido a' coslantc, no risiilta dP' = iW ^ dk , cosi si ha dope avcrc Irasportato tulli i termini nel primo mcin- bro ad cccczioac di (jiicllo contcneulc dl' , dZ' — cot .y sen Z'. t/L + [ sen L — cot 3" cos L cos Z'] dli =— [sen L— col N' cos L cos Z']di (1)'. Con procedimonto inticramcnte simile dalle allre equa- zioai (1) si ricavano lo trc segucnti: (/Z' — coliy"senZ'. rfi-f-[seni— coliV'cosLcosZ'ldfc ''■ ' = — [senl— cul.Y"cosZcosZ'](/r (2)', (/Z^_cotiT scnZ, .(Ji-t-lsenZ, — cot/V,cosicosZ,]d/c = — [scnL — cot.y,cosIcosZ,](//, (3)', ' f/Z, — coiyV„scnZ.iZL-i-[senL — col 3',, cosi cos Z,] dk = — 1 sen L—cotiV, cosi cosZ](»„ (4)' lo cpiali insiemc alia (1)' esprimono quattro relazioni tra i^li errori dclle osscrvazioni dl', dt", (W, , t/<,,, e I'crrore — 128 — della lalitudine dL, dcH'cquazione doll'orologio dk, e di quelli dcgli azimut dZ', dZ^, die dai prinii iie dcrivano. § 18. In qucste relazioni diffcrcnziali tuUc Ic osser- vazioni sono supposte insliluile ncll'oinisforo occidcnlale; sc alcuna di esse e stala falla iiell' emisfero orieiitale , la seconda per esenipio, bisugna sosliliiirvi iiella (2)' 180" — Z', — k e — t" in vecc di Z' , k a t" , cppero — dZ', — dk e — dt" in luogo di dZ', dk e dl" come risulla con evidenza avuto ricuardo al trian"(ilo sferico aventc per vcrlici il zenit , il polo cd il ccnlro di tale astro , vale a dire die si ha , ,, j;,, rfZ' -+• cot yV" sen Z'rfl -I- [sen I + cot yV" cos I cos Z'](Z/c = — [senLH-cotiy"cosicosZ'](fi". .''"i [. -. s Or cio ritorna lo stesso die supporre solamenle ne- galiva la dislanza al zenit iV"; quindi sc dope avere os- servalo un astro neli' einisforo occidcnlale si rivolge il cannoccliialc dalla parte opposla del zenit per osservare un altro astro nell' emisfero orientate, devc riguardarsi la distanza zenitale di questo con segno conlrario a qucllo die precede la dislanza zenilale del primo, o in una pa- rola die se si considcrano come ]>osilive Ic dislanze del zenit agli astri osservati neH'eniisfcro occidcnlale, si do- vranno riguardare come negative quelle degii astri os- servati neir emisfero orienlale. § 19. Per avere dL, dk, dZ\ dZ, espressi in fun- zione dcgli errori dl', dl" , dt,, (//„ bisogna diminare alternalivamentc trc di essi dalle preccdenli relazioni. Per tal ragione si sottragga la (1)' dalla (2)', e si lia I'cqua- zione - . , ^ [cotiV' — cotT"] sen Z '(/!-+-[ cot T' — colN"] cosIcosZ'. dk = senL{d^ —dt") — (col ^"dl'— cotT dt") cos L cos Z' , — 129 — che pub Irasformarsi nella guisa seguente .In.fi'' [cotyV'— cotyV"]senZ'.dI-i-[cotiV'— cotiV"]cosIcosZ'.dfc = seni(dr— d<") — itcot.V— cotiV"jcosicosZ'(d<'-i-frt") — i[cot7y'4-cotyV"]cosicosZ'(rff'— rft"), Dividciido i due inombri di quest' ultima per cotiV — cotiV",falla altenzionc clic sciiiV sen.> sen A sen A si otlicne v jr T ry, ,, scnZseniV'seniV" , ,, , . sen Z.dl-t- cos i cos Z (//>= — — - — (af — (« ) sen ( N — iV ) — i cos Z cos Z' (d('+dt")- \ ^'^"(■'^ ^^'^ cos L cos Z' .{di — dl" ) (5)' sen(yV^"— -V ) In maniera analoga procedendo non c difficile, dopo avere soltralto la relazione (3)' dalla (4)' , di otlenere r cquazione 7 IT r '7 u scnZsenyV'senTV", - ,, ,, . „,, senZdZ-t-cosZcosZ dk= '—— — - (dt, — d< ) "^1 scn(yv;— yvj — icosicosZ,(d/+d/ )—\^^^ii±^-lcQzLt(iiZ,{dt,-dlJ. (6)' seu(yy„— .Y,) § 20. Eliminando dk Ira queste due ultlmc equa- zioni si Irova tlan Z- tan Z] dZ= ^£l^!^!i^^;!^(dt'-dr) ^ cosZ'sen(.V"_yV') senLseniVsenTK,, ,„ ,, , , ,,,,, ,, ,,„ ,, . — — ri s r irk ( ''', — dl,)— \ cos Z {dl —dt, -i-dt"— *„ ) cosZ,sen(7V„— yv;) ^ ' "' scn(./V"-H.V') ,,,,, .,„, sen(.V,-f-'V,) ,.,, ... — 130 — la quale essendo divisaper tan Z' — tanZ,,edosservando che da tanZ — tanZ;= ^ , , . cos Z cos Z, -"ii> I A (l'j=. =i: i'l! (••h— • ,. senLcosZ, smN'&cnN" ,,, ,,„\ '^sen(Z'_Z7) ^A^"^I7r) ^ j j , , , 5 sen I cos Z' senyV",sen7V„ / r, _j, \ ~ sen(Z'_Z;)sen(/V,-7V,)^^ ' " cosZcosZ,scn(7V^V.r)^^^^-^'^^,_^'^;^" ■"' sen(Z'_Z)sen(yV"-iV^') • •: ^'sen(Z_ZOsen(/y,-/V^,) ^ ■'•'"' -•'''•••" cosZ'cosZ, , ^, , , .^w _i — =-!■ cosZ((Zt — rf/,-t-rfr— a<„) . •(!) . sen(Z' — Z,) § 21. Se si elimcna poi dL dalle due stesse equa- zioni (3)', (6)', si ha ..,,.:.ny. , r,-, T J7 sen L sen /K' sen (V" , ,^ „„. [cotZ'-cotZ, cosl. dft= ^^ -r^, — -^{dt-dl") "■ ' scnZ'sen(yV — A') scnlsen-/v:scn/v^ ^ ^ ^^^^^^^^, ^^ senZ,sen(iV„-7V,)^ • "' ' '- sen('./V"_t_iVM + 4cosZ:cotZ(dt.-i-dU-r ; ^,,J^ cosLcolZ'(df-dn ^ .!£4Jdl^ cosZcotZX(«,-rf- ((».-(/?.) (8)', sen (Z'—Z) sen (a'„-aO § 22. Si sonimino Ic relazioni (1)' e (2)', e si ha con poche facili riduzioni I'equazione d2'= i!21!^i^Jt^^ r sen Z'.dZ-hCOsZcos Z'. d/ij— sen Z. rf/i senA''senjV" , scn(iV"4-A"') r„„„ 7VJI" 7i"\ -i-J 1 icosZcosZ(at -f-ur) * sen A' sen iV" I scn(iV" — N'') J rj, , ,j „„\ H-— — i '- cos Z cos Z'(dt — dt") * seniV'senA" — J sen Z(df-t-dr), dalla quale, dopo cffoUuatc le sostituzioni dell'cspressio- ni di scnZ'. — cosZcosZ ( dV — dt ) sen(A'" — N') sen /. senZ, sen/V'senA'" ,,,, ,„, ,' ■ H 77, — T^> ■ taiiL(di'—df) 'V.^ sen(Z' — Z )seniiV"— iV'; senZsenZ' sen7v;sen/v;, ^ ^,,^ , . .■'" sea(Z'—Z,\sGn{N—N) cosZ'senZ sen(A'"-+-A') ',, ' , ^ ~ — i — 77^ — ^, — i^ — — — -' sen L(dl'—dt" ) ■ ■ sen(Z — Z)sen(A"— ^;) ^ ' _^^^er^|cosZse^^ -' ' sen(Z'— Z,)sen(A'„— A'J ^ r § 23. Aggiunta finalmontc la relazione (3)' con la (4)', si oUiene dopo poche riduzioni dZ,= i — ^—" '-' [scnZ.dL-hcos LcosZ, dli]— sen Ldk sen A^, sen A'„ ^ -H-i —^ ^COSZCOSZ ((Z/,H-rfL) * senA',senAf, ' ' Sen (N ~—P^ ') _H^ ^i-i ^cosZcosZ/d/,— dM— isenZ(d<,-4-rf«J. * senA'„sen^, ^ "^ ^ ' ■^ dalla quale equazione per mezzo dell' espressioni (fi)' ed (8)' non e difficile ricavare con un poco di attenzione la seguente relazione 'iii'>;!]l. b. '(?,) ly. '; I', j ll'>/!,V — 133 — " cos Z cos Z;(a^— Of J sen Z son Z, sen A'- sen /V" tanZ(df-d(") sen(/'_Z)senOV"_3') ^^"^^'^"^' 1^^!>^ tanI(rf/,-r«„) sen(Z'-Z)sen(J„_;V,) cosZ'senZ son(A''-)-A^" , , ,,, wi"\ 1 '. - — ^ - sen L{Ai — oX ) "sen(Z'_Z,)sen(iV'-A^") ^ .senZ'cosZ,sen(.y„-./K,)^^„,^(,^_rf^^^) ''sen(Z'_Z)sen(/y,-/y,) cosZ'senZ, ,, ,, , ,„ „ x ntwi ' ' senL(dl'—dt,-fill—dlJ . . .(10)'. sen(Z'— Z) § U. L'cqiiazioni (7)', (8)', (9)', (10)' possono servirc a calcolarc gii crrori ilL, dk, dZ', dZ, ([uaiulo sono conosciiiU dl', dt'^, dl^, dt, ; per avere poi quest' ullimi una |»i((ola iiifliu-nza conviene fare in modo die i loro coellicienli noii risiillino Iroppo grantli , epperb bisogna die le (lillViTiize Z —L , i\" — A'. iY„ — jY, siano pros- simc a !>(>'. [)a cio e da un' atlenla osservazione sulla composiziom' dcnriiidirali coellicieiili si pub slai)ilire per avere Inioni risullamciili : I." Che I'azininl di iiiio dci verlioali sia jirossima- menle di i.'i", c (picllo dcirallro si avvieini a 13.V'( eon- lali andjediK! dal nord alloNest, o dal uord aU'esl). 2." Che dci (hie asiri osservali nello slesso verticale r uno sia nell' eniisfero orieiilah' , e 1" allro iiell" emisfero occideiilaie, c che h' hiro distanze zenilaU si approssi- niino (piaiilo piii e possihiie ciastuiia a 4.")." Qiiando poi — 134 — si e obbligato di osservarli nello stesso cmisfcro convicne die I'uno sia vedulo prossimo al zenit, c 1' altro a poca altezza suH'orizzonte, sempre pero tale da polere schi- varc le refrazioni cslraordinaric. 3," Tutte qucstc condizioiii, le quali sono indispen- sabili allorchc s' iinpiegano qualtro sole osservazioni, noa polranno forse luUc, e principalinonlc la 2." essere so- disfalte allorclie se nc isliluiscc una molliludinc; in que- sto caso la moltiUidinc slessa dellc osservazioni scrvira a procurare per risuUato iin medio piii indipendentc dagli errori, pure bisogna poco allontanarsi dai prescrilli liniili. 4," Fiualnicnlc si deve riniarcarc cbc pei liioghi, i quali hanno una laliludine maggiorc di 45." gli errori dk, dZ' , e dZi possono di\ enire inollo sensibili , percbe essi § 21, 22, 23 conlcngono dei termini col coellicienle Ian L; per talc ragione si vcde che I'esposto metodo non potra forse applicarsi con vantaggio pei luogiii prossimi al po- lo , poiche un piccolo errore nelle osservazioni sarcbbe di forte conseguenza ne'risultati, § 2o. Non vi ha dubbio che per potcre osservare gTindicali precelti fa d'uopo conoscere con approssima- zione la direzione del meridiano c la laliludine del luogo dell'osservazione , onJe potere situare lo stroniento nel suo giuslo ])Oslo, e prescegliere gli aslri da osservarsi; ma non e diflicile ricavare con grossolanila c|uesli due elementi , e poscia servirsi di un globo nuuiilo di due circoli vcrticali per indagare quali Ira gli astri interse- cano col loro inolo diurno i due verlicali in punli tali , che sodisfano alle regole teste enunciate. 3ii©(aa(!) DI 6EOGRAFIA MEDICA per la 6iciUa DEL DOTTOR GRSEPPE ASTOXIO GIL\AG.\I FISONOMIA ANNUA DELLE MALATTIE D'INTOSSICAZIONE PALUSTRE RAPPOnil CENETICI « COLL'EVOLDZIOITE DEL nUASMA, E COI RIEZZI &OIBIENTI iiclla tornala del 4 maggio 1853 •«■ 1 I' PROEMIO a.B Ie malattie d' inlossicazionc palustre Ic piu doniinanli e perifolose iu Sicilia, fiirono da mc fin da |)iu anni lo argonicnlo di molli o iiiolli ponsieri. II cliiiia caloroso dell'isola, inducendo la formazione d' un virulonlo mia- sma, e, proslrando i Siciliani ori>anismi, prescnfa vastis- simo campo a sludiare Ie forme, i tipi , le complicanzc 1(3 cause di (pieste malattie endemo-epidemiclie, e a co- nosccre mcglio il loro diagnostico il prouostico la tera- pculica, la loro sede la loro nntiira. Pi'odotto di qiieslo studio le mic memorie soho di Geografia mcdica die hanno contrihuito a far conosccre le verita f(»ndameiilidi dclla Patolugia palustre sollevala dai travagli del giorno ad un' ampUtudine di vedute as- sai positive. In esse ho fonuulato del modo seguente i principi teorici di quesla famiglia nosologica. Ho fallo conoscere die il fondo del murbu si costiluisce d'ua iutossicazione * — 138 — 0 mcglio d' una malaltia spccifica gcnerale agli uniori cd ai solidi. IIo fissato Ire espressioni morbose distintc per le quali si nianifesla 1' intossicazione, la malatlia febhrile clic comprendc la fcbhre bcnigna , la febbre pcrniciosa semplice, la febbre perniciosa poliniorfa, la malaltia afeb- brile , o febbre larvala , cbe abbraccia lutte le sofferen- zc afebbrili pcriodiebe, la malallia dialesica cbe, coniin- ciaiulo dal disordinc gencrale lievissimo dell' organisnio cbe niostrano gli abilatori dellc regioni niarose , senza soffrire ancora la febbre , rincbiiide come sue varieta la Diatesi paludica eon splenopazia , la dialesi con febbre recidiva, la dialesi con emorragia mullipla, la dialesi con idropisia, la dialesi con cacbessia, e la dialesi lalenlc che non nianifeslasi con disordini cbiari, e che dispone ai ri- torni fobbrili. llo consideralo i lipi come modalila del grado del- r intossicazione, ed ho fissato il lipo conlinuo come nia- nifeslazione dell'azione massima del tossico, lipo conlinuo che, vcnulo da una causa spccifica, cede al chinaceo che agisce come specifico ancora. IIo studialo per quanto piii mi e slato possibile il tossico palndico Siciliano, dopo averne dimoslralo la pro- babile esislcnza, ho descrilto la genesi, i tempi qnando si esala, il suo Irasporto a distanda, la virulenza che as- sume in Sicilia, i suoi dislintivi caralteri , la sua natura intrinseca, ed ho sludiato la sua azionc successiva sul sangue, sul sistema nervoso, su i tessuti diversi. Mi sono occupalo a mcglio fornire gli elemcnli del diagnoslico dell' intossicazione , e della sua lerapeutica e, volendo scegliere una denominazione che esprimesse il fondo morboso d' una malaltia spccifica gencrale , ho sosliUiilo al lermine febbre inlcrmittente, rislrelto ad una sola dellc forme, e dci lipi, il nome di malaltia palustrc 0 di malaltia per intossicazione paluslre. '" ' ■' ''' ' — 139 — Laondc dopo nvcro osposlo nolle prcccdcnli niemo- ric I'isloria di cpicsla famii^lia nosoloi^iia, a considcrarla sollo lulti i;li aspcUi. |(ia( omi dclinoaro la fisonoinia dd- riiilossicazionc paliislrc di Sii'ilia iiclle varii; slagioiii dcir anno, sludiandola ncllo sne signilicazioni successive, dalle seniplici allc ((miplcsse, e dalla espressionc spora- dica passarc aireiideinica, alia manil'eslazione epidoniica, c delineai'(! bensi i suoi rappoili coi mezzi and)ienli , e coH'ovoIuzionc del miasma. So im ossero vivo non esige ad esislore la maleria- lila dcU'organisnio sollanlo, capace di coslituiro il soUo- slralo dei lonoiniMii vilali; ma esige hensi I'insiome dei niodilicalori cosniiii, e dogli aslrononiici, c dei fisioi , e dei niodilicalori rliimici, |>ropri a proslaro alio individuo lo inllnonzo nocossarie alia sua os[iressione vilalc , alia sua vogclaziono, alia sua procroaziono, o a dir brovo osi- ge r inllueiiza de' mezzi ambionii, e die dairarmonia del- I'cssere, e del mezzo corrispondenle la vila sana lisulta, la vila niorbosa viono dalle sorgenli medesimo, e si dee cercaro iiel!' ori'anismo doiruomo, o iiei suoi mezzi coi quali lolla per cons-orvare la salute, e la vila , le cause di I'.ilte Ic sue malaltie. La Irilogia Kliologica foiidala da Ippocrale sotlo il cielo di Grecia non ba cessalo d" osscre vera dopo ven- lidue sccoli, I'aria, i luoglii, le aequo serbano gli Ele- mciili gciielici delle egriludini noslre, ollre quelle clie la eredilii ci Iramanda , e i ra|)porli della Patologia colic condizioiii almosrericbo, idrologicbe, lelluricbe, slagioiiie- rc deir anno, sono inleressanli abbaslanza, e lo sviluppo ci moslrano di quanta gran verila leorica cbo (loo, la ter- ra iialale della nostra scienza scopriva, e soiidaiiienle fis- sava, di giiisarbe so dilGcile torna delerminare le cause delle cosliliizioiii slazionarie fisse, e le cause delle gran- di Epidemic, delle epidemie, cvcnluali die sposso liinno — 140 — il giro del globo, c mcno disagevole determinare le cau- se delle cosliluzioni leniporarie slagioniere regnanti, o la fisonomia annua d'un morbo nelle stagioni diverse , in- (luenzate dai niezzi amhienti partendo dal principio di Palogonia die le malaltic lianno un rapporto coi fenoine- ni nioteorologici proprii a ciascuna stagione , e die le malaltic paluslri tcngono un nosso colle condizioni tellu- riche, idrologiche, mcleorologidie, da cui viene I'evolu- zion del uiiasnia. Perb il nostro argomenlo sara presenlato in due par- ti distinte ; la prima descrivera la fisonomia annua delle malallie per intossicazionc ; la seconda i rapporli di essa coir evoluzion del miasma e co'modificalori cosmici. PARTE PRIMA FISOAOJIIA ANNUA DELLE MALATTIE d'iNTOSSICAZIONE PALl'STRE ARTICOLO I. Fisonomia della malailia Palmira Estivale La stan'ionc dei Calori in Sicilia comincia in Oiuiino cresce in Luglio, nell'/Vgoslo continua , e si costituisce d'una temperalura clevala, die la media segna il grade 20 reamnriano ; le nuvolc, le piogge sono rarissime , il cielo senza vapori presenlasi il suolo argilloso, argilloso alluviale si sfende in crepacci, e Ic acque stagnanli solto la sferza del raggio cslivo infracidano ed cmanano co[)io- si miasmi. In Giugno comincia il regno endemo-epidemico del- le m;ilattie paludiche, e la forma morbosa eslivale , le febbri iiioslransi benigne, semplici, intermiltenli, a rego- lare andamento coll' ordinaria sindromc di frcddo, caldo, — Ul — 0 sudore, Ic febbri pcrniciose rare volto, si osscrvano, e spcsso seinplici, fraiichc, regolari cbc cedono losto al chi- naceo. A mezzo bigllo la scena palologica varia, le febbri inlcrniitteiili seinplici in perniciose si nmtano, res|>ressio- ne circdiuloria si i'a \)\u alliva, le h)eaiizzazioiii dell' iii- lossicazione, iiioslre della |terni(iosila si pronnnziano, o per la sigiiilicazione congestiva, nervosa, emorragica , o per In disordiiic della funzioiie specifica, Tandamenlo pa- rosislieo diviene anonialo, insidioso, e rarainenle riappa- re ai niedesinii lenipi. La serie dei i'enomeni niorbosi "aslrici inteslinali bi- liosi, clie sono la espressione del Clinia caloroso, e del- r esliva slagione, vengono a niaseherare la sigiiilioazionc semplicc della febbre, e a rcndcrne coniplcssa la fcno- menia, la sele, la inappelenza, 1' ainarizie della bocca , la lingua sabbnrrale ingiallila, le nausee, i voinili, la co- Stipazionc, la diarrea, il nieteorisnio, i dolori addomina- li, oseurano le nianileslazioni specchiale deH'inlossicazio- 110 eslivale. A tale epoca il lipo febbrile vienc niulandosi, i pa- rosismi si sliingano, e aniicipano nei loro rilorni, i ca- ralleri del lipo iiilerniillenle si oseurano , ora nianea il freddo, ora il sudore, e la I'ebbre, non giungendo alia in- terniillenza alia reniiltenza si piega o alia pseudo-conlinuita. La f'ebbre risenlita eollegasi ad agilazidne posiliva, a ])roslrazione di Ibrze, a eel'alalgia, a vomili biliosi , a dolori lonibari, ad ogni nuovo parosismo piii inaculiscc, la fisononiia s'aeeende Tansiela divien niaggiore, c se si Irascura il eliinaceo eorre al lipo eoiilinuo. Talv(dla la febbre paludica sveslesi della niodalila reazionaria, e si presenia con nianifestazione adinamica, i pnisi si fanno piccoli , c sfuggono ad una ])ressione leggiera , la lisononiia si scolora , le forze miniiiscono '9 — 142 — rcgrolo deconibe supino , la linsfua d'una crosta fosca si coprc, i dcnli fuliginosi ilivcngono le escrezioni fecali urinifere riduconsi involontarie la lisonomia si fa ebete , r inncnazionc cerebro niidollo ganglionare si prostra, e la forma tifoidea diviene coniplola. Ma a queste duo niodalila della febbre paludica , spesso si sociano i sinlomi tcrribili cbc hanno fallo dare il nome di fobbri pcrniciosc a qucsli nialori , c la per- niciosita coniincia a iiianifcslarsi con un gcueralc domi- rio, ora coi fenomeni cerebro niidollari, era coi gaslro- intestinali, ora coi fenomeni toracici , ora coi fenomeni cardiaci, ora coi fenomeni cutanei, ora coi fenomeni mor- bosi genilali ; cosi osservansi le febbri perniciose apople- licbe, le deliranti, le lelaniche, le colericbe, le emetichc le iUericlie, le perniciose letali, I'algida, la sincopale, la faliia, cbe annienlano la reazione, e sociansi a segni che indicano la cessazione della vita ; le febbri perniciose in- determinate che offrono un concorso confuso di sintomi gravi scnza predominanza d' alcuno che dipendono dalla nialignila della potenza morbosa. ;'' '" La inlroduzione continua del miasma nel sangue , oltre di produrre la malaltia febbrile, el'afebbrile o lar- vata, che potrebbero nascere e per 1' azione diretta di esso sul sistema nervoso, c per le modiOcazioni che po- trebbc produrre primitivamenle sul sangue , che turbano poi il sistema nervoso, 1' introduzione continua dal mia- sma nel sangue comincia a disordinare le funzioni plasti- che di vegetazione, la digestione squilibrasi, la ematosi avviene imperfetla, la innervazione cerebro-midollo gangUo- nare illanguidiscc, la funzione assimilalrice declina, e la intossicazione dell' organismo si fii complela, c manifesta- si ancora coUa espressione diatesica. In questa stagione pero noa osservansi che le espressioni iniziali della dia- — 143 — tcsi, e spcsso quel disordinc goncralc ma liove, die nei limili rosta di qualche salute sociala alia splcuopazia. ARTICOLO II. Fisonomia della malallia jmUisIre aulunnule L' Aulunno comiucia in SclkMnbrc, e linisce in iVo- voiuhre, il prinio iiieso , (! lalvolta il sccondo in Sicilia e caloroso (piasi come I'esliva slagione, ma rumidila vi signort'i'gia, clie ceduto per la sicilia oricnlale il rinlrcscan- tc Aord Est per 1' occidenlale 1' Ovcst, viciic il doniinio del Sirocco die caiica I'aere d'umido, c cresce la coimi- nicazion del miasma. 11 Sellemhre, e mcla deH'Ottohre presenlano la ma- lallia paindica ndia significazione la piii pericniosa e in- leiisiva, le sue roriiie sono anmiiale, irrcgolari, comples- sc, gli andainenti precipilevoli, atassici iusidiosi. ^ La signilicazione ddlc iiialallie dimaleridie , il ga- slricisnio, il hiliosismo, doniinano lespressione morbosa, pill die udle I'ehbri eslivali, la tinia gialla della congiun- tiva, delle ali del naso, della commessura delle labbra , i yomiti copiosi di bile , il sapore amaro . c la jiania gialla linipiale, le iperemie doloriliclie dell' ipocondr'io dc- slro, rescrezioui fecali spesso diarroiclie , palesano chia- ro, die relciiKMilo dimalico coesisle coll" elcmenlo palu- stre, iiella |)rodiizione di (piesia forma moi'bosa coinplessa. La modalilii lebbrile indina piii alia nervosa die airangioleiiica, all'asleiiica die alia reazionaria, e spes- so si (tsserva dopo un eccilazione temporaria la I'ebbre rivctlgersi aires|tressioiie adiiiamica, divisa di <|iiella sta- gione , sovenlc legala alia signilicazione di pulridila die moslrano il grado intensivo dell' iiilossicazioiie. Le I'ebbri perniciose semplici spesso regolari nella — U4 — successlonc dcgli sladii di frcddo, caldo, c sudore, man- can lalvolla del frcddo c del sudore, ed il clinico oscil- la perplesso sul diagnoslico deU'egTiludinc : qualche vol- ta si annunziano per voraito, per lipotiinie , [)er sincopi per violeiita reazione o per un anniciilaniento della rea- zionc niedesima ; di tal guisa si osservano tiilte Ic va- rieta delle perniciose semplici, descrille dai Clinici, c spes- so Ic comalose, le deliranli , le enieliclie Ic coleriche. Le perniciose polimorfe a prcferenza si nolano in quesla slagione. L' intossicazione cresciuta fa si die il sangiie noii puo sostenere la reazione, dispone il sisleina alia niobililii, all' eretisnio, e quindi non torna difficile clie da nno aU'allro parosisnio la espressionc perniciosa locale, clie e tntta nervosa, sehhene in di|tendenza del- r intossicazione cangiasse di niodalila , o (li sedc , cosi la febbre perniciosa cnielica a secondo |)arosisnio si la delirantc, la colerica puo farsi apopleltica , e la perni- ciosa artrilica ad espressione mobile, d' un parosisnio ad un altro la solTerenza d'un arlicolazione all'allra si passa. Tale stagione e quella die presonla vieppiii il tipo conlinuo, e le varieta perniciose morlifere , die atlacca- no la reazione organica profondamcnle, la perniciosa al- gida, la diaforetica, la scorbutica, la tifoidea, la cangre- nosa, cadono sotto I'osservazione soventi. E la forma afebbrile, o febbre larvata comincia ad iniziarsi alia seconda meta deirautunno, e a prcferenza sono ovvic le febbri larvate nevrosiche, le congestive per- niciose, 0 bcnigne. La Dialesi paludica presentasi manifesta, e innollra- la, c in (pielli allaccali di febbre , e in quelli die nc furono esenti, cd e dilfuso ncl popolo in quesla slagio- ne quello stalo di sanitii inccrlo, costiluilo da un disor- dine generale ma lievc , da un astenia delle principal! — 145 — funzioni, die li niellc in un irroifolarila viciiia dcllo slalo niorl)0.so. La Splciiopazia coniincia ad oniirsi, la inilza ilivie- ne dolonle, si congeslioiia, s'ipcrlrolizza , la diifcslioiie disordina, I'cscrt'zioiic fccah; oscilla dalla costipaziono alia diarroa, la fohltrc ictidiva ad iiilorvaili riafipare, il co- lorilo dclla pcllc divione i^iallo paj^lia, le forzc prostra- te si iiioslraiio. Ecco Ic prime espressioni dolla diatcsi clie a iiiolle jtcrsone si oslondono, ma sono ])0(liissimi quclli cli(^ soilroiu) la dialcsi coii cmorragia, ton idropi- sia con caclicssia. Corsa la prima nieta dell'autunnale slagione la fi- sonomia dell' inlossicazionc divorsa si moslra, a tal cpo- la la tcmporalura si modera, e le piogge cominciano a bagnare la Icrra, le fehltri minniscono, le perniciose di- vengono rare, i tipi remitlenli conlinni non cadono piii sotto r osservazione, le IVhljri terzane , e (piartane di- vengon frequenli. A (piesla seronda mola d' aulnnno la diatesi pre- pondera, le ailcrazioiii del sangn(! sono ciiiare ollremo- do , esso nianca in parte di librina , d' albumina , di glohuli , gli egroli si tingono d'nn pallore caralleristico la lebbre recidiva preiide maggiore dominio, e si ripro- duce a brevi inlcrvalli. La splenopazia progredisce , c dair iperenna splenica si passa airipersplenotrolia. Le edemazic si meltono innanzi, si osservano ai piedi, alle mani, alia (accia , e grado grado 1' anasarca }trodncesi. L'emorragia mullipla iniziasi, la pelecchia, la rinorragia, la gaslro-enlcroraggia osservasi ; in fine la cacliessia si palesa, e il sangue jiresenta nn' allerazione ajiprezzabile nella sna costiluzione intinia, notasi dillUicntc aplastico a siero abhondanle, a grnmo largo, e spesso la cbimica fis- sa Taneniia albnminnrica, la librinica, la giobulare. iMa se Taulunno lullo assai caloroso si mostra, se — 146 — r evoluzion del miasma e maggiorc , il numero degli af- felli della malaltia smisiira , le febhri prcsentano 1' im- magine pcrniciosa, il lipo rcmillcnle, c continiio osser- vasi , e la malallia da cndcmica si ridiice endcmo-epi- demica, lascia i siioi coiifini, si eslcndc ai paesi salubri, e spaziasi nolle rcgioni d' aerc piiro, mostrando le stes- se modalilii, i lipi medesimi c la pernicie slessa , che nei liioclii insalubri. L' Epidemie endemo-paludiche sicilianc si osservano in lugiio, ma piii spesso all'agoslo, o al scUembrc del- I'anno, continnano tutio 1' auUinno c si cslendono qual- che voUa alia slagionc jemale. L' Epidemicila paludalo in Sicilia si distingue per la forma I'obbrile perniciosa, semplicc, o polimorfa, per i tipi reniilltMile, o continue, per 1' inlensila dell'espres- siosie morbosa, per il numero grande degf iiidividui af- fetti, per una signiGcazionc profonda dcUa diatesi, il nu- mero dci recidivi e (piasi ugualc a quello degli attacccati dallo slato febbrilc, il cbinaceo inellicace riduccsi a lon- tanarne i ritorni, c la Cacbessia piii comunc divienc. Quando I'Epidemia paludica e costiluita, Ic malat- lic di specie varie sono quasi soggeltc all' epidemia do- minante, dipendono ancora dalla causa generate, cbc co- stituiscc quella speciale Epidemicitii, c cedono al farma- co spocifico, cbc attacca i! fondo deirinlossieazione. Cosi le febbre gaslriclie continue, le febbri a for- ma tifoidca, cedono al potente cbinaceo ; le dissenterie febbrili, 1' erisipela maligno , e financo la scarlatina cbc pertienc alia classe delle malatlie virulentc quando coe- sisle in una localita col doniinio epidemico del morbo paludico, guarisce sovcnli col cbinaceo pure. Quantunque la febbre fosse a tipo continue , senza ricorrenza di lieddo, o sudore, quantunque la scarlatina fosse violenta con forte angina con iperemia profonda al- — Ml — Jc jtarolidi , jiure i niolodi indicati per essa inelTicaci mo- slravansi, c gli animalati viUinia eraii del niorho, men- tis il chiiiacoo usalo durante 1' acccsso niimiiva la con- geslione parolidea, moderava la febbre , reruzione sce- mava, e dopo breve corso liniva. Queslo fallo Ciiiiico di graiule iniporlaiiza osscrvato ill 3Ias(ali col cliiaiissiino D/ 3Icrcnpio mi ])ortava a pen- sarc che rdemento morboso die cosliluiva riiitossicazione scarlaliiiosa eia dipeiidcnfe , e direi subordinalo all' ele- meiilo morbuso paludico u nieglio the la nialallia veiiiva di doppio cleineiito morboso, c se la eruzione originava dal jiriiiiipio starlalinoso, la febbre die cosliluiva il porico- lo, era in [)arl(' siibordinala aU'demenlo paludico il quale altaccalo dal diiiiaceo cedea, e moderava Tazionc deH'al- tro demento morboso. Cosi di qucsle due intossicazioni nale da due tossi- ci dislinli, [iroducciili due iiiorbi ancora disliuli con for- ma ugualmenle e|)i(lemica, di queste due intossicazioni , la paludica era piii preponderante ddia scarlatinosa, e ri- ducea pcricolosissiino il uiorbo, il quale, altaccalo dallo .spccilico rcndea la malatlia semplicissima, e di poco rilievo. AUTICOLO III. Fisonomia dcUa Mahdlia Pahistrc invernalc La stagione jemale fredda , piovosa , variabile al- I'osservazion'e poc'he malaltie paludiche porge. La febbre perniciosa primiliva e rara, la febbre benigna primiliya, non e ordinaria, la febbre recidiva dipeiidente dalla dia- lesi domina con perlinacia grande. Osscrvasi la febbre recidiva cotidiana la lerzana, la quartana sollo la dipendcnza ddla dialesi paludica, e dei modilicalori cosmici della slagioac, oslinalc si raostrano — 148 — al chinino , e, se sospendono per giorni i loro rilorni , riappariscono alia cagioiie piii lieve. Significazioni della dialesi Ic fcbbre recidivc cagione accrescitiva divengono del fondo inlossicazionc, e la inanifestazione eniorragica splenopalica, idropica, cacheltica vienc in aumeiUo. ... , ARTICOLO IV. Fisonomia della malattia Palusire primaverale ' .1 'fii Le fclibri di Primavera sono benigne , sporadiclie , legiltinic, come lo diccva quel sommo di Coo, i parosi- smi si costiliiiscoiio della sindroniica successione dei tre stadi di frcddo, caldo, e siidore, la reazionc circolaloria c di giusta inisura, il polso e sviluppato, picno, regolare I'requeiite, iion semprc si sociano ad inibarazzo gaslrico, 0 ad altro stale morboso, guariscono col Chinino, raramente passano alio slalo pernicioso. La febbre perniciosa in Primavera e rarissinia, ma quando nel Maggio la tenipcralura sollevasi , e I' evolu- zione del miasma s'avvera , si osserva talvolta col tipo conlinuo. La diatesi paludica giammai in qnesla slagione si nola, ad eccezione di qirella che viene dalla stale, e del- r antunno, da cui le fcbbri descritle provengono , o dalla covazion del miasma; ma la S|)lenopazia, la idropisia, la cachessia d'origine primaverale mai si e osservata. Ecco I'aspelto paliidico negli anni di media tempe- ratura; ma cpiando Tanno e ])Oco o assai caloroso , ma secco e poca evoluzione di miasma succedc , la malattia palndica e rara, la febbre benigna si osserva, c non la perniciosa, c la diatesi si mostra rarissinia, se pero I'au- no viene caloroso c piovoso e I'atmosfera acquista la c^- stituzione calda umida la espressione paludica e intensa — 149 — si moslra con la febbre pcniieiosa, col lipo conliiiuo, in tutto lo sliigioni si prosoiila Iciribile, la dialesi e ovvia, 0 la lonna epidcniiia coniiiicia nclla stale niedesinia. COACLISIOAE Sulla fisonomia annua Paluslrc A conclii'lere ([tiiiidi in brevi parole sidla fisonomia della nialallia paliidica in o|ini slai^ione dell' anno, la sla- i^iune esliva jtresenla la nialallia I'ebbrile benigiia nel Tiin- gno, la nialallia lebbrile pcrniciosa nell' Agoslo e ncl Lu-. ■•lio ; nel (linjino si osserva il lipo interniillenle spec- eliialo, in Lnjilio, in Aij'oslo si osserva ancora il reniil- lenle, e il conlinuo. La nialallia afebbrilc c rara in qne- sta slagione. La dialesi paluslre coinincia ad osservarsi in Agoslo sebbene si ordisee nel Gingno, o nel Lnglio. La iniMlalila febbrile e rcazionaiia alliva in tntli i niesi eslivi, e pih nel (lingno, c nel Lnglio, nell'agosto pero la modalila nervosa ailiiiamica pulrida ad osservarsi coniincia, Inlloicbe la modalila angiolenica si osscrvasse nei casi niaifiiiori. L' as|)ello morboso palndico antniiiiale presenla pin la forniii periiieiosa , clie la febbrile bcnigna , la forma afebbrile cominoia a preponderare sni finirc deH'aulnnno, c la forma nevrosiea e jiiii ronume clie la emorragica, o la ididpica. La dialesi |(alndi(a e frequenle in (piesla slagiunc, e osservaiio lulle le sue variola sino alia Ca- cbessia confermala. La lisonomia morbosa vernale si costilnisce di feb- bri reiidive, di febbri larvate, d' espressioni varie della dialesi palndica. c 1' aspello morboso primaverale si for- ma di poche febbri benigiie, di qnalehe fcbbrc reeidiva di qnablic malatlia dialcsica, avanzo delle slagioni pre- gressc. — 150 — PARTE SECONDA RAPPORTI GE^ETICI FRA l' IIVTOSSICAZIONE, IL MIASMA I MEZZI AMBIENTI Paragonando i fatti dclla fisononiia dell'inlossicazio- nc nellc successive slagioni coi fiilli dell' evoliizion del miasma, c dell' azione dei mezzi ambienli rilevasi un rap- poilo dl causalila fra la preseiiza dell' aere del priiicipio delerelico e I'esistenza del morbo paludico, e fra la qiian- lila c la qualitadi qucslo misleiioso principio ele espressioni morbose diverse chc se la minima azioiie della spccialila cliologica produce lo stato morboso sporadico, la massinia origina lo stato cpidemico, c se un impressione fugacc svi- luppa la febbre benigna, che fugge al chinaceo, una modi- ficazione intensiva produce la perniciosa letale, e un'azio- ne palustrc seguita a di lungo, origina la intossicazione profonda die inleressa le funzioni assimilalrici, e costitui- sce la diatesi paludica. Paragonianio adunque in deltaglio i fatti del prin- cipio tossico, coi fatti della signilicazione sintoniatica, interroghiamone i ncssi di loro successione, la neccssita deir uno per vcrificarsi la esisleuza dell'altra, le niodifi- cazioni intensive del primo, e le fasi diverse della sccon- da onde fissare che la unita intossicazione viene dall'unita etiologica Tossico palustre coadiuvala dai mezzi ambienti. ARTICOLO I. -,i.;f ■: Itapporto tra V Inlosskazione Estiva ;; il Miasma, e il Mezzo Ambiente Al Tenire di Giugno I'atniosfera accalorasi, princi- pia la fermentazione paludica e il tossico comincia a stan- — 131 — iiare nciracrc; ma in tal mcse la putrofaziono vogctale, o vcij'olo-aniinalc, cssciulo rislretta, cniaiiasi poco miasma, die noiroccano acroo purilicalo dalla slagioiic veriio-pri- inavoral(! iinn piio prodiirro uii imprcgnameiilo di sorla. Iiilrodollo il miasma a qucsta iiiiiiima dose nci saii- giu', (Oil csso circola malcrialmenlc, e si trova prcsente ill liiUi i tcssiili , e nel sistema ncrvoso , e , sebbcnc i dopiira[ori rdiminassoro somprc, la sua intromissionc con- liiiiia lo ticiic piTsciilo iioi^li umori, e nci solidi, e una licvo iiilossicazioiie si avvcra. La prima imprcssione del nuovo tossico, quantunquc lievc stil sislema norvoso, basla a prodiirre la Ichiirc ne- ii'li esotici a prcfcrimcnio , c nci nconali , c il concorso deirazionc disdidiiiala dim modificatore igienico, un inso- lazionc, iiii alimcnlo die produce Tindigeslione, una sop- l)rcssioiic sudoralc die induce un inaggiore impregna- mento lossico, nno sipiilibrio organico spcsso ncllo svi- luppo dclla malallia coesiste. (ill orgaiiismi aiicor vigorosi per le infliicnze favo- revoli dci mczzi ainhieiiti della slagionc vcrno-priinavc- rale prescnlano una resislcnza airimprcssione lossica mile, c aU'azione sfpiililiranle di fpialdie modilicalorc igienico, c peril non amnialano facilmeiile alTazidn del miasma. I'ure II tossico esiste neirorganismo e qnanlnnque non si sviluppa seinpre la febbre, o la malallia dialesi- ca , pure csso non innsira la pienezza ddla salute , la vigoria iisiologica coniiiicia a scemarc, le funzioni plasli- che, c le ncrvose a tiirbar si cominciano , gii umori , e i solidi sdno iiigniiiati, il sistema ncrvoso si prostra , c la vita (' solto linlluenza dun agente ddetcrio cbe de- prime la sua I'orza, la sua energia, e quello stato di di- sordine, e di debolezza induce che rcnde imminentc lo slato morboso. La malatlia del Giugno difalti, lia un cspresslone — 152 — mite, prescntasi raramentc, e vcstc Ic forme di sporaJi- cita , come licve e la causa die !a produce. Nel mese Luglio ed Agoslo crcscc il calore, la pu- Ircfazione si avanza, I'esalazione paludica diviene grande, la quale , unila alia tossicila acrea del Giugiio un vcro iuipregnamento atmosfcrico induce, e il miasma iiilromct- tendosi per tuUe le vie, rinlossicazione posiliva succede. L' azione coniplessa della slagione estiva menlre dif- fonde uii' azione eccilante in tulla reconomia die la rende irritabile, la costiluzione degrada, essa meno forza pre- senta , e inclina a positivo languore ; le digcslioni sono lente, penosc; la circolazione palesa una contrallilila del cuore e dei vasi sviluppata, ma palesa bensi una de- bolezza relativa nella sua energia tonica, il polso e celere ma ha poca forza , la sanguilicazioue e poco alliva , il sangue e meno plaslico, la nutrizione e debole, e basla appena a riparare le perdite organiche , le bcvande co- piose minuiscono la concrescibilila degli umori , e I'in- nervazione csaltala presenlasi. L'iiiJluenza dell' estiva sta- g'ione attiva le funzioni del fegato , la bile si separa copiosa, e ticne il corpo sollo la sua possanza . spesso produconsi le malaltie biliose, o I'elemento bilioso com- plica gli allri malori. Cosi il principio paludico copioso virulenlo , intro- dotto neH'organismo tanto affralito condolto per la circo- lazione in tulli i lessuti , c nel sistema nervoso , solo o col concorso dell' azione nociva di (jualcbe modificatore igienico agendo dinamicamente sviluppa la reazione feb- brile maggiore di quella del Giugno, produce le febbri, perniciose, le febbri di corso anomalo, con predominanza di fortissimo frcddo, con sterminalo sudore, con parosi- smi assai prolungati. Ma in colali individui in cui il tossico non sviluppa la malaltia febbrile, o afebbrile, che e un disordine di- — 153 — naniico temporario, acridcnlalc lalvolla , porclu'; dolormi- iialo spesso da uii modilicalori! igieiiico elic lo fa da mo- vcnte occasionalc, noii lascia di modificare iiiorhosamcntc I'iiilcro ()rjj;aiiisnio; qiicsl'azione dclclcrica comiiiciala ncl Tiiiii^iK), (•(iiiliniiala ncl Luglio, crcsciiila n('ir,\i;osto, j)cr la maggidr viiidoiiza del lossico, disordiiia Iruppo I'eco- noniia dolla vita. II priiicipio niorl)igeno circolando ncH'organismo dc- prinie iaziuiic del sistciiia iiorvoso, sccina la iilasticila degii umori , e del sanguc, c fall niodificazioni nei due gran falloii della reazione |)orlano I'aslenia gcneralc , e il disordine in liilte le funzioni , e nelle assimilalrici , e quesla jirinia inipulsione morbosa die I' organismo coniin- cia a riccvere in (liugno, conlinuando, e progrcdendo ncl Luglio 0 nelTAgoslo, pcrgiunge ad uii grado inlensivo, e cosi vienc originando la dialesi paludita. II miasma adunquc suU' organismo produce effelli mor- bosi diversi ; qnando e lopioso virulcnlo la sua impres- sione rapida sul sislema nervoso sul sanguc sviluppa la febbre , e pin su gli esolici , e su i neonali ; se non e copioso 0 virulenio disordina F organismo, ma nei can- eclli sempre d'una qiialclie salnle e qnando agisce iorlc- mcnle a dilnngo produce in molli la dialesi paluslre. La ni()lli|ilicila (piindi, c la preponderanza delle ma- lallic d'inlossicazionc ncl Lui'Iio ed Au'osio coesisl(\ col- rimprcgnanienlo maggiore dcll'aere, colla quanlila co- piosa del lossico inlromesso neU'econoniia, capace d'ccci- larc la Ichbre i)erniciosa agendo dinaniicamenle sul sisle- ma nervoso e circolalorio, e capace a cominciare ad or- dire la dialesi paludica modilicando le Cunzioni plaslicbc e la nulrizion generalc. — 151 — _ 1. TM. , • . ; ', ,.',..1 , „•,. .^,. ARTICOLO II. Rapporto fra l' Intossicazione Autunnale il Miasma, e il Mezzo Ambiente. L' almosfera dell' autunno piii carica dcU'elcmcnto nocivo, e pcrche il suo principio il quarto mcse scgna dcl- r esalazionc iiisalubrc, c perchc in qiiesla comincianlc slagione la esalazione e ])iu virulenla e inlcnsiva, e per- c\w il iiiodificalore uniidila clic vi predoinina serve di vei- colo alia iiUroduzionc del tossico, e no impedisce la cli- minazione, sreinando, la traspirazione I' atniosfera autun- nale inipregnala veraniente dell' elemento niorbigeno da sulficiente ragione delle nunierosissime, e pericolosc ma- laltie clic tale stagione presenta. L' economia proslrata d'un' azione lunga del calore clevato , da un' azione nociva di poi d' una lemperatnra grande uniidissima, 1' org'anismo inipregiiato d'un tossi- co copioso clie fin da quattro mesi si esala , divenuto senipreppiu virulento non lia I'altiludine alia reazione franca, non e suscettihile d'una assimilazionc florida, il sangue gravemenle intossicato nelle sue inissioni difetta, e sorregge poco I'innervazione, come poco sostienc le al- tivita assimilalrici. La iisononiia palndica autunnale come sopra diccm- mo si costilnisce di fehbri benigne di perniciose a mo- dalila astenica con alterazioni discrasiclie, con disordini nervosi prcdominanti, si costitnisce di tipi scnri , e del continue ancora, della diatesi paludica coniinciante, o con- fermata. Ecco un rapporto fra il i'allo sintomatologico , c il falto ctiologico; e una nialaltia fehhrile perniciosis- sima, astenica, discrasica a ti|>o rcniittenle, o conlinuo , una nialattia diatesica prcponderantc venire appresso ad — 155 — una massiina cvolii/ion del miasma, ad una massinia azio- U(\ del lossico Jiii da (|iialli'() mosi cninidalo nell acre , ad una uiassinia iiilossua/.ioiic die lissa un ra|)|)orlo di causalila ira la malallia, c I" agonic morboso. Cos'i lazionc clinlnj^ica complossa iiclla prndnzione dolla malallia nuiovc dal nicccaiiismo scgnonlc , i niodi- ficalori igiciiici aulunnali I'uniido, il caiorc, il sirocco ag- giungcndosi ai modilicatori eslivali iianno affralilo la co- sliliiziono, die (• il fondo dclla natura individualc; il lossi- co |)alii(lico copioso vindciito in laic sliigionc viiicciido la dcholc rcsislcnza vilalo ha prodoUo un'intossicazione gra- vissiiiiii la quale, proslrando la reazione, e la facolla as- simiialrice [iroduce le perniciose lifoidee, le algide, Ic scor- buliche, le cangronosc, c inizia la dialesi paludica, die poi sviluppa Inlle le sue malallio secondiirie la splcnopazia , la lebbrc recidiva, le idropisie, la cmorragia nudlipla, la cachessia. Qnando 1' aulunno prolrac caloroso a lullo il Dicem- biT, r cvobizione conlinn;ita del lossico ollre 1' ordinario iniprcgna I" alniosl'era di truppo, linlossicazione diviene Iragrande, e (piesla da la ragionc dello slalo epidemico. li" azione progressiva adnnque dclla causa slcssa di- vciiiila inlensiva da ragioiie delta I'orina epidemica , la quale , degradando cosliluisce la endeniicila , e piii mi- nuendo pr;.. / vii' (■(: saasacDaaa SOPBA li\ PSEll«Ei\CEFiiLO lIUAi\() CON NUOTE RIFLESSIOIVI SILL' ETIOLOGU GEAERALE DE' MOSTUl XETTA NELLA SEDUTA ORDINARIA DEL 7 LUGLIO 1853 DAL Dottov iUrtvio vlUnsio SOCIO C0RR1SP0\DESTE DELIA GIOEMA E l>I VAKIE ACCADEfllE /:t';:)K iV. B. — La prcsente Memoria e stata pubblicata dopo la morlc ilel- I'Autorc a\'venuta il 12 ottobre 1855-; ([uindi non si trova emiMidata a quel grado di perfezione clie dcsiava e promcl- teva r Aulore. icSi iJUiJUJ i Ji 'iirii'^iyi (\niul} ■'•\U'r-l Au premier coup d'oeil unc monstruosite parait unr excepliune aui cffots qu'cllps produiscot ordinairc- mciit ; Ics lois toujuurs, immuables corame Tessence dea chciscs dont ellea deriTent ^ nc varient ni pour \vs tt-mps ni pt'UP lea lieax L'etude de* uion- stniusitea prut done ronduire quelqucfuis a des rerites importanles. Laecpede liittoirc Nat. des serpeus torn n. pag. 477- 3= ►e (lallo imnicnsc masse chc circolano ncllo spazio , lino ai "ranelli di arena die fonnano i lelli de'iiunii c (Icgli oceani ; se dal niinerale piii scmplice al piii coni- posto, dal liclicnc al Luobah, c dal piccolo infusorio alia nioslruosa halena, vede sempre il lilosofo coslanza di rap- porli , iinironiiila di principj e rcgolarilii di formazione , e inipossibile concepirsi come la A'alura possa in certi casi doviare posilivanicntc da'suoi tipi, sotlrarsi dal do- niinio delle sue Icijiji, c rimiiovcrsi da' cardini ove il Su- prenio Fallore 1' a coniiiialo. Una I'orza infalli i^en(!rale, ed ininiiilabile dominando r Universo e delenninando conlinuanionte 1' inlinilo nel fi- nilo , r assolulo nel relalivo , il scmplice nel composto, crca tutti gii esseri organici , modilica la materia nellc sue foinie, c la manliene inlcirra nella sua cssenza. Que- sla forza die con gli scrillori Alenumni cliianiianio pla- stica, per volonla suprenia sorse dal caos e iibbidientc — 164. — preslossi alia voce di Dio, allorche ilalla niaesla del suo Irono auguslo arcliitellava I'Universo, c dalle silenziose volte deir Eternita gli assegnava le orbite che dovea percorrere e le leggi che dovcano governarlo (1). Col flat (2) pronunziato da lui essa niodificando in vario rao- (1) Harvey travedeva questo principio allorche nelle sue ricer- clie sulla gcnerazione diceva « oi^ni generazioiie e di originc divina e segue le stcsse leggi del nioviniento degii astri » Wiuckelmann la sosteneva, e la scuola moderna 1' abbracciava. E Carus ideando la sua sfera immensa di elere stabilendola qual principio atlivo e \a- riabile nella forma, coslante neU'unila, e dal (juale tutte le cose de- rivano, la vila, il molo, la luce cc; cousiderando il pianeta clie abi- tiauio come il corpo d'una idea, e quesia idea come I'unione del prin- cipio unico da lui stabilito , o come 1' immagine dell'essere in faccia al suo essere, e un'ipotesi, che scbbene non dillerisce dalla nostra, pure se ne allontana, poiche io riguardo (pieslo principio come dl- pendcnte dalla volontii dello Etcrno, menlre le scuole ledesche ne for- mano Targomento dell" insensate panleismo. In riguardo poi alia successiva iormazione degli esseri taluni scrit- lori ammeltono la jiriraa forma vegetaliva apparsa sul globo essere delerminala dalle by»sus parietiiin i ciii lilamenti levandosi recipro- camenle rivestirono d' una rete organica il noslro pianeta ; credono aversi in seguito trasmulato in felce c da qui ne nacquero le coni- I'erc ; i moUuschi, i zeolili, i pesci, vennero dopo; e non anno ver- gogna di ])ensare che quesli uilimi diedero origine all'lomo. — Ca- rus e Lamarck pensano pure in cosi falto modo , e Needham osser- vando che le infusion! organiclie ora producevano ])iccoli infusorj, ora vegetabili, e che gli uiii polevano trasformarsi negli allri, ne de- dusse che in tal guisa per successive melamorfosi si formo il pri- mo Uomo Adamo, ed Eva la prima donna. Si vegga la nola 3 qui appresso. (2) Svolgendo le Sacre paginc del capo primo della Genesi leggiamo al verso 3.° Dixitque Dam fiat lux el (acta est lux. Et vidit Deus quod es»et bona et divisil luann a teiiebris. \iene in seguito il coniando per la formazione del fnmamento per la divi- sione delle acque, ecc. e a cui succede sempre factum est ila: e poi et Deus vidit quod esset boninn — Analizzando queste proposi- zioni si vcde chiaramentc come col vcrbo fiat Iddio da il conian- do, il quale viene toslo eseguito ed approvato secondo 5. Agostino — 16j — do . o ;;li clciiieiili aiiiio esojiiiilo ; a pariato e alia sua vote il caos si e dilcLiiiatii. 1' Kdcn ajipai'so siilla lairia delb) abisso e lariiioiiia abbcllilo 1 I'liiverso: A dotlo alia Icira vcr^o 11 ' Gcniiiitcl Icnii Iwrbain rircniaiii et /((cic/i.s fniiiKia cl luibcns se- inanlam secundum SjX'ciain siiain: » e la lerra h veiierato i suoi de- creli. d'ei'ba si e copeilo il canipo, di olezzanli fiori la fresca vallo di iiera selva la inonlairna. Ila detlo alle acqui! : prodiiriint aqmif reptile aninia' viri-iilei^ et rolalile, sujier terntm . siih jirmainento rwli: e i pcsci i^tiizzando nelb; ac(|iie iiii piipulato jili (uraiii. c ^^li aiiiii'lli ijiipciiiialo il volo iin ric'ni|iilo I'aria di caiiori eflieiijiiaineii- li. Ila coinandalo alia Icrra di noii limitai'si alia sola produziono di'llo piarilo. (' di passare a quella degli animali: producat terra animain riii'iilem in ijenere sno jumenta, reptiliu et '>e.s/(«8 terrae secun- dum spfciVs suns, c la lerra si e popolata di animali dilTereiili: il ravallo a j;aliippalo nelia piaiiiira. riiifalitabile eaniello allraversato il deserlo. la lii;ie criidi'le e il {jeiieroso leoiie iiiiperala la foiesta. (Ireali i;li animali Iddio li a approvalo e bencdello dicendo : crescete et multiplicamini et replete (iquds muris : (iresque inulti- jdicentur iiUjier terram : o ri|)elo qui col Siynor Le Mailrc de Saus il comando dalo da ])io alia terra di ixermoiiliar dal sno «eno erbc ed albeii ilie lie ri|irodiirono deiili allri deliii meilesinia naliira , fa le veci della benedizioiie die !)io da in sei^nilo ayli animali dicendo loro : ciescele c niolliplicalevi e enipite la terra. <>oii tal coiiiainio dunque si vede benissimo essere stata volonlii dello Elerno die la lerra e ^di esseri ori,Miiizzali rilencssero parte della fai:olta forniatriee die li trasse dal nulla e limilarsi a conservare lutlo ([iiellj produllo. Ma do lion e liilto. Ilo de'to altresi die jfli esseri successivanicnlc e jjradualmeiite siaiisi roriiiali : Or essendo perniesso e S. (jiustino iiiarlire. e S. Itasilio avendone dalo lo esenipio , lo animetlcrc sei epodie dilTe- renli invccc di sei },Moriii della creazionc simili ai noslri : e del pari piMiiiesso stabilire die irli esseri siaiisi firadnalmenle formali , e su ijueslo proposito tralasciando di dire die il factum c^t lux cli esseri pcrdcndo ogi;i scnipro piii di cncri^ia, a conservarli c pcr- peUiarli soiamenlc si c ridolla. E coiraccavallarsi e suc- codcrsi de' sccoli cssa cadra gradalamcnle nclT inorzia ; lo conlcslano Ic ossa fossili rinvcnuli c apparlcncnli ad ani- mali giganlcsclii chc piii non csislono, nc pariano giics- scri in via di cslinzione, c quolli die non occupano piu le dimcnzioni di nn Icnipo (2). Essa ncmmciio puo con- scrvarsi imiformc cd ogualc prcsso griiidividui d'niia da- la specie pcrclic cambia e si niclaniorlizza, forniando pri- ma r iiidividiio, svihippandolo inscguito , arrcslandolo iicl pcriodo medio di sua esislenza e sospingcndolo in ulli- nio verso hi sua fine : la niorle allora se nc imposscssa la pulrefazionc nc dissolve le malecole , c da luogo alia forza plaslica di prodnrrc I' individuo nella forma infcrio- rc per non averlo polnlo piii oUre conscrvare nella sn- periore « La vie est repnaduc des porlout , dice Ilul- boidl, la force organiqiie Iravaille conlinuellenient a ral- laclicr a des nouvcllcs formes les Elemens se|)ares par le (1) D,\ piu tompn trovomi anniinziulo qiicsto lavoro nol Ginr- nale Oiocnio lomo 1" scr. 2" liiiiicsln; 2" MovlmkIo da KmiXMldcIc tiroro le lince fino ai iiostri tempi csaiuinando lulli i lavori terato- logici file in Sicilia snnosi piiblilifali. (2) Oltrc i liaoiiali. i Diaijonieri sonci i colossi della ven^ela- ziono. Veiicziaiio Aioysio di (liiinosto nel 14.">4 doserisse per la pri- ma V(dta qiiclli all iiiihocralura del Seiiojjal il cui troiico piiiii^'eva a circa cento e piu piedi di circonferi'iiza da ipieil' epoca in i)oi la la loro vigoria si e successivanienle indelxdila e il I)ratronicro di Ora- tava chc e il piii colossale alhero della sua specie clie altualnientc si conosec fu Irovato nel HO!) da Ilunil)oldl nella sua ascenzione al picco di Tencrin'c della circunferunza di ij piedi sulanienle. — 168 — nioi'l (1) )). E quelle die non arrivano ad organizzarsi si assimilano alia terra per servire di alinienlo alle piantc e poi agli animali. « La cauche superficielle de la terre forniee dcs debris, des generations destruites, serv a I'ac- croisseinenl des plantes actuclles et par ces plantes de nou- Iriture aux animaiiv (2). 3Ia gli agenli natiirali clie essa nictte in movimento son qiielli clie dircllaniente agiscono suUa materia; la lu- ce, il calore, 1' eletlricita la vivificano e la regolano nelle sue niclaniorfosi ; 1' aria entra con essa in combinazione cambiandoiic Ic proprieta ; 1' acqiia finalniente e la base universale di ogni conqiosizione organica ed inorganica e I'eleniento generale della IVatura per cui Deniaillet e M. Laniark furono indolli a pensare, che tulti gli esseri formali fossero da'fluidi di cbe un tenq)0 il nostro pia- neta fu coperlo. In tal guisa unica e priniordiale causa, niolliplici e variabili effetli ; la materia per volonta suprema si orga- nizza, alternaiulo dalla vita alia morle , c da questa a quella ; e per gradazione gli esseri si sviluppano, pas- sando per le leggi della eterogenia negli ordini inferiori, e per quello della monocjenia e della digenia negli or- dini superior!, e formando merce de'pseud-organismi che legano insiemc le I'amiglie le plii lontane , la piramidc meravigliosa deU'organizzazione aniniale (3). 3Ia per lo sviluppo normale di un' organismo ricliie- (1) I5aronc Humboldt Taldeaux do la ^'aliirc tomo H. pag. 13. (2) Bourdon Princip. do Pliysiolojiie compari lib. 1. paj^. 1. (3) Merce i pseudo-organlsmi la Nalura connelte insienie e riu- niscc i gradini della scola animale stabilendo i punii di contatto fra le famiglie e le specie Ic piii dislinle , disposizione cbe fece idearc a Daubonton e Camjicr il sislcina naUirah porlato a couipi- mento da Cuvier e moglio disposto da Carus stabilendo le tre sfere e le sue sette division! deU'organizzazione animale. " '" " ■'■ ' — 109 — tlesi iiiiiformila ed cquilibrio iipIIc forze, speciale influen- za di noccssarj ai^enli, o |)n('ilica dirczionc ncllf ovolu- zioni organiclic ; pcrliirhaiidosi o allcrandosi luUo cio clic rcgolare coslilniscc la forniazione d'un'ossore ne risidlii (lie per sviliipparsi c a('(|nislarc i carallori dclla sua spo- cic, dovcndo (piasi pcrcorrcro lulti i giadini inlerioii dclla scala zooloi^ica, piio fcrinarsi ad iino di cssi, o av- vicinai'si I'uori Icnipo ad iin lipo sn|icriorc: allora le ano- niaTic (' Ic Mioslriiosila si moslrano in cainiio , c iiicniro scndii'ano ahcrrazioni (Udle Ici'i'i ordinaric, non sono cIic la manil'cslazione do' consnc'li cITclli solto allra I'ornia c sollo allra dirczionc; in tpicsla j^nisa invoce di conl'on- d(U'(; la noslra nicnlo scrvono a nnidilicarc le noslre loo- riclie 0 a diridarc scmprc [»iii Ic Icncbic dcirerrore : K giacclic, al dir di Meckel, sj)csso avvienc chc I'anonia- lia conuncnli la rcj^ola (I) ». — Una scicnza infalli si e forniala la di cni iniporlanza vienc a collocailu in alio punlo Ira lo scihile nmano inlendu |)ar!are dclla Icralo- logia, al proi^rcsso dclla ipialo voi. cliiarissimi Socj non siclc riniasli cslranci — Spinlo dnntpie dal voslro cscni- pio c avcndo iisso in menle c\w ogni (alio pnij anic- cliii'c seni|)rc piii il corrcdo scienlilico, ai'disco sollonicl- l(M'c ai voslri Innii, un iiscndcnrelalo iiniano conipliincnla- lomi dair cgi'cgio {)/ in (lliinirgia Sig. Anlonino Vinci (2.) (1) Slorkel — \n;ilniiiia ricncralc vol. 1. paji. 1. (2) 11 Itdlliir Aiitdiiirio Mini ('• jMir Iroiipo coiiosciiitn per di- ia ^oiio slali da liii prc- nuissi in Sicilia. e die la Dcciiria calancsc "licne loslilicava gratilu- (lini; arforilandn-'li una nicdaijlia di oiKirc laiino ISVO per farijli ii pill dislinlii clojiio. K sc il prdccsso di Ilciiiicldiip per cirio- Slaiizc iKiii favnrc\i)li alia sua applicazioiic \n\ii aviTi' in iii(dli rasi iin'csild falalc, dall' allra si'inhraiiii cicca c iiiipi'rdiiiiahiii' iisliiia/iiinc (piella di iidii xdcrlo a i[iialiiiiipii' cuslo adiliii'i' in liilli ipic'casi in cui le < ircoslaii/.e polrelilicro coaconere ulla buona riii.scita di esso 23 — no — aggiungendovi alcune nuove riflessioni sull' eliologia ge- neral de'moslri. PARTE PRIMA ESAME ANATOMICO 1." Desciizioiic eslerna IV. iV. di temporaiiienlo liiifatico nervoso, infermic- cia nolla salulo, lendoiite alia cloialiia cosliUizioiie, o ma- drc di due ligli vivenii hen eonlorniali ; dieiro una |»c- nosa gravidanza di olio mesi, dnranlc la quale varj pa- temi deirauiino I'avoano vessala, il di 16 agoslo 1851 credendo deporre il laro fruUo deile sue soflerenze , c stringere al seno uu l)and)iuo di Ixdle forme e gcalo seni- bianle con sua sorpresa da fuoi'i un felo mosliuoso che suscilaudo in allora i pregindizj del volgo, venno in se- guilo ad occupare la mia nienh^ , e oggi ad inleressarc la voslra allenzione. II case in vero era niollo curioso ad osservarsi; vol""endo lo s"uardo alia sua forma eslerna a prima giunla non polevasi non ammellere eon 1. Geof- froy-Sainl llilaire elie la famiglia de'pseudoencefali deve collocarsi a gran dislanza dal lipo regolare della specie, Lungo dal tallone alio spazio ■•' , ■ ;iii.r-!i-onsi spinosa aveva al suo maru'ine una scissura die forse si era il forame ma- scellare inferiore ; non polei scoj)rire il forame piccolo rotondo menire il (jrandc cliiaramenle osservavasi — La facda antoriore conservava snila linea mediaiia la sua cre- sla e lo spazio per I'orilicio de'.se?u sfcnoidali; laleral- nicnle vedevasi la parle antcriore delle grandi ali Irian- golare e scavala d' una doccia jdii larga al lato eslerno pill slrolla all' angolo inlcrno ove osservavasi la opposta aperlura del I'orame graiide rolondo. Aella siiperficie gut- liirale le ali plerigoide;' erano rudimenlarie e vi si dislin- guevano i soli canali picrigoidei e vidiano — La faccia oc- cipitale era nello slalo norinale. Elmoide. Siccome non inlieramcnle svilnppalo in un felo appena giunlo a lermine, cosi niancava, |)erdie forse dislrullo dalla inacerazionc; da me failogli subire per la forniazionc dello sdiellelro. Parietali. Qncsle ossa pari e lalerali eransi fermati al loro terzo inferiore e il loro corpo avea preso una coiiligurazione [tarlicolare e dalla sua parle inferiore e po- sleriorc mandava indielro un'apolisi die arcuandosi raggiun- — n^ — gcva r occipilalc c lasciava una doccia al foiido su(»criorc onde fissarvisi Ic moinhraiio del liimorc corcljralt'. Occipilalc. (Jiicsr osso maiieava di tiilla la sua cir- confciTiiza c. Ire soli pezzi ossei , riiiiiili per cartilaiiiiu! iiellii parte iiileriore e lalcrale del fitnunc (iccipilale. ne (M)sii(iiivaiio ^\[ nvanzi, e formavaiio una siiperlicie Irian- iiohire roll" apiee alio sfeiioide la base alle verlehre cer- vieuli. i." Fticcia Masccllari. II niascellarc inferiore era nello slalo iior- male ; il siiperiore iiivece di avcre la faccia orbilale oriz- zoiilale, forinava iiii i)iano iiiclinalo di nujllo. 3." Tronco Coloiina rcrlchrule. (Hi arclii per la scissione da iioi diiiotala erano disliiili dal corpo dclle verlehre, e al- loiilaiiali IVa di loro nel piiiilo delle jipofisi sjnnosc la- sciaiido iieir inlerinezzo una prolonda doccia, d\c. il sacco nieninf>eo i^ia dello convcrliva in ranale verlehralc : Ira un' nrco e I' allro nel punio di congiiinzione coi corpi aprivaiisi i IViraini per 1 uscita de' nervi spimiU. !\ellc vcrlchrc ccriivali gli mchi aderivano ad alcune lainine ossec soprannuinerarie. I eorpi erano regolarmenlc e nel- r insienie la coloiuia arcuavasi in modo anoruiale , e co- minciando in ciirva diverjj;eMle al juincipio delle vortehi't' ccrvicdli, iliveniva converjjenle al line di essi, per ripren- dere piii in hasso il priniilivo slato e rienlrarc nuovanienle nel secondo vicino le verlehre lomtiuri. (U)^lolo. Le rostole orano al nuniero di undici ; due peri) cartilaji'ini'i e la niassima jtarle di esse saldale Ira di loro |ter 1" eslreniilii vertebralo. — no — PARTE SECOADA ESAME ETIOLOCICO E FISIOLOGICO Forlala a rompinuMilo la prima parte dolla prescnlo Mt'inoria, e (laH'csanK' aiialomico all' olioloi;ico passaiulo ccrclieio per (jiianlo mi riesce jiossihilc occii|)armi di al- cuni loiionieni roiiccnu'iili la leralologia gcncrale, o s('(mi- (k'lido al parlicolare venire alia s|)iega delln pseudciuo- falo the mi rii^uarda. Gia conosco gli ostacoli die mi si atlravcrsano in qucslo complicalo tammino , ma in ogni modo i lem|)i oscuri di Ahdrovandi e di Licetus son iiniti e i lavori di Tiedman, illeckel , Serres, i due Sainl-IIi- laire, otlo c piii allri modorni Iramandano nuova luce a schiarire le nere lalehre dc' pregiudizj e degli errori — Camminando infalli a passi fermi e sicuri, e seguendo piii davvicino lo andamento della nalura possiamo spcuare dalle sue operazioni piii semplicl risalendo alle piii coni- posle , riuscire in parte a svincolarla dal mislcrioso am- manto in clie ama nascondersi. Ma per oltencre qnesto scopo ei semhra necessario insislerc mai sempre, seguen- do le orme di Duhamel, Saint-IIilairc e Serres, sulle nio- slruosila arliliciali, e far con piii proposito atlenzionc alle moslruosila vegelabili, onde poler con facilila conoscere la successiva formazione e il graduale loro sviluppamcnto e cliiarire in tal niodo Ic anonialie dcgli aniinali e del- Tuomo istesso — Qnest'idea ben compresa da Dccandolle, IJrown, Cussini, de Jnsseau ccc. e slata in miglior modo posla ad effctto da Moquin-Tandon clie in qnesti ul- liini tempi un Iraltato speciale di teratologia a dalo alia luce (1), (1) Moquin-Tandon. Klemens de leralhologie vt'getale. — Ul — ImpcrlaiUo rivolgeiulo i iioslri pass! suH'oggclto che ci coin[>('lc (lisculcre, ci si prcscnta a prima giniita una (piislioiic flio io credo di massima iniportnnza por la Scicn- za. Le iiio.striiosila o Ic anamolie derivano da cause e- sclusivamenlc accidoiitali o d'uu gcrnic difolloso ne' suoi clcmoiili, perverlilo nclle sue dirczioni? — Si sonic oggi- d"i ri|)clcrc da Uitli la Icorica dcgii accidcnti e dclle cause mcccaiiidic esser 1' uiiica la vera Icorica da doversi adol- tare, e che e un'errore, un'inipcrdoiiabile assurdo Io ani- niellere uii' i|)Olcsi in conlrario. — Ma , io rispondo : si son l)cn cakolali cosillalle ragioni , per soslcnere cosi lalto piincipio? Se poco o nulla avvi ancor di ceilo nella Scienza , sc a lenlonc ci raggiriamo in un jielago d' in- ccitezze , perclie con haldanzosa lidanza oslinarci a ri- guardare h; nosire ojtinioni conic vcrc, perclie son noslre, come false (piellc degli altri perclie non ci apparlengono? Con cii) non inlendo dichiararnii partigiano de' gernii ori- ginarianicnle nioslniosi, (piali li volevaiio IMelro Silvano liegis, l.illrc ncl 1701, Duvcrnoy nel ITOG, 3Iery nel 17 IG, e discnssi calorosaniente ncl scno dell" Accadeniia delle scienze di Parigi, in cui Winslow e Laniery calati in suir arena il prinio per soslenerli, il secondo per ri- ballerli, vi sostenncro per undeci anni conlinui un com- balliincnlo a spada Iralla, e die ebhe solo lerniine dope la niorle di iino de' due avvcrsarj. Perb Io aniniellere esclusivamenle le cause accidenlali e nieccanichc cstcrne, vale Io slesso die aniniellere cib die spesso non csisle, cause die non producono senipre il loro eiretto , e die nella generaliia de'casi mm inducono niodilicazionc alcuna alia prodiizione del nuovo essere come sarb in appresso per jtrovare. In (pianlo a me la opinione, die pria dello svolgi:^ menlo degli organi la materia, inlorme tull'ora cliCj li do- vra cosliiuire, e le leggi die la dovranno imperare pos- 24 sonsi disordinarc in modo da risullarne Ic nioslriiosita c le anonialic, non e gran fallo priva di fondamcnto. So- slcnula essa da Gall, e Spurzheim , abbracciala da Me- ckel dicendo : le allcrazioni di lessiliira e Ic niiove for- mazioni svilupparsi sponlaneaincnte c le nioslrnosila con- gcnile essere originaric anzichc dipendenti da cagioni estc- riori; acccnnala da IJIiinienliack allorche credeva UiUi i nioslri dipendere dal nisiis fnrmalimis porUirhalo; spal- loggiala da Soemmering, e Procliaska slabilendo nn'or- ganizzazione viziosa dell' novo , e amniessa da (jjuiussier e Adelon pensnndo j)oler essere il gernie difelloso pria die la generazione lo cliiami allesislenza (1) ; mi scm- hra quesla teorica, io dieeva, proliOca di grandiosi risul- lamenli per quanto ne possa dire in conlrario M. Blain- (1) L' ipotesi die 1' uovo possa allcrarsi ne'suoi primordj da per se slesso fu travcdiila dai^li anlidii, c fra'qiiali Luca Toz/j cosi si cspriinc k Conlinyit aulciii haic inoiislra oriri vilio ulcri, plasliciE scminalis virtulis, imaginalritis pcrlurbatione, aiit cum in ovo foe- tus principia mala disposila sunl. (Liica Tozzi torn. 1. p. 9. Lo stcsso Oruvcillier, per tacere di tanli allri, indina ancora ad ammeltere un vizio nelle disposizioni deli' novo c( Piii si sludiano, egli dice, i vizj di coiirormazione piii ti Iroviamo autorizzati a con- siderarli non come delle anomalie, o quali yiuodii ddia datura, ma come il risuUato di una organizzazione primordiaie viziosa de'germi; non come le rappresenlanze d' uno stalo normale permanenle che ad allre specie di animali apparlenga, nia come il risultalo di una lesionc nieccanica o vitale a cui il I'eto e andato soggetto in una epoca pill o nieno in jirossimita del concepimento. E se di alcuni vizj di confonnazione puo rintracciarsi la origine in una lesione av- venuta nello stalo embrionario, non ripognando alia ragione lo ara- mettere per causa prima di quesli ullimi la pressione solTerIa del- r ovicciattolo fecondato nella parte piii rislrella della Iromba uleri- na. (Cruveillicr Anatoma patol. vol. IV. p. 414. E Haller in una disserlazione inaiigiirale scritta in latino ed impressa ad Annovor nel 1139 crcde che una conformazione sin- »olare esiste ne'primi lineamenli dell'embrione, e non puo essere il prodoltn di una strultura ordinaria sturbata da violenze eaterne. — n<) — din, clu! e impossibilc scoprirsi in una molecola appena orgiinizzata il (lifcllo in die sia cadiita (1). iVcl 1827 Haor constalando lo anloccdonli osscrva- zioni di i'ri'vosl c Dnnias, ossorvo nell' ovario dci inam- inifcri, cdcilc donnc I't'sistenza dcyii uovoli, conic noirli ovi- pari, anlorioio alia I'ccondazionc. Lc ossorvazioni di Hai'r vcinicro coinpiovali dai lavori di (]oslc c di (|ii('Hi di Va- Icnlin file inlraprosc di concerto con Hernliardl, la teorica della prccsislcDza del (jcrmc, o spociainienlc dclla viela- min'lhsi: nicnJt |;ran rnniore in Aleniagna sollo il lilolo di lihi.sofin (Iclhi naliuu, e da Okcii venne elcvala ai cercln |»iii lali dell aslrazioiic. darns a nlliniainonto dinioslralo rcsislcnza dcjii uovoli anco noil' ombrioni^ ImI h ipiesla per lo appnnlo la teorica elie niodilicaiido in parte cre- do ahhracciare per cont'erniarc la ipolesi di (lall e Spmv zeini, ed eniellere aiieora laliini niiei |iensanieiili sidlClio- logia i;eiierale de' nioslri — Inl'ulti , io non ainniello clie ruovo eonlenga il germe giii lormalo e conslituilo rego- larnienle, e die la generazione non operi clie il siio svi- Inppo come la pensjiroiio .Malpi'dn. IJonnet , Yallisnieri, llidler , Swaninii'rdani ec. ; ne die lo sjiernia contenglii ie parli essenziali del nnovo essere, e la generazione non sia die la comii/.ione d<'ir inliero svihipptt dell" individno. come IJucrliaave, Ueil, Wolli, .Uokenlveim, Harvin, e piii allri slahilirono. Aecetlando la teorica della melaniorfnsi dall'allro canio non ammelto. posia a nionle I" ipolesi
  • liy5iolo;;ic avec des annotalion ])ar lo- urilan 1851 vol. 1. p. 27. — 182 — eleinenli, e nccessila richiamarei a nienlc qiicllo precedenle dello, cioe, die, perclie un' cssere divenga alto alia gene- razione, e necessita che sia coinplelo ncl siio sviliippo, al- livo nelle sue fiinzioni, cncrgico nella sua vita, acciocche I'altivita dinamica svolgcndosi dall' inlerno alio esterno possa inipriiiiorsi in alira essenza organica. 3Ia la forza ionnalrico puo Irovarsi in disposizioiie lale da non giun- gcre al coinpinicnlo dellc sue direzioni , e del priniilivo suo si'opo : per eausc a nol incogiiile tuH' ora pub essa perverlirsi per lo pcrvertinienlo di quelle funzioiii clie dc- vono sorrecqerla — Ed infalli la nulrizioiie, lo assorbimeiilo la respirazionc, Ire neeessane condizuiiii pel maiilenimeiilo della vila e per 1' esercizio di quelle funzioni che ne di- pendono , possono indebolirsi ; e quindi le aberrazioni delle leaai diiiamiche si slabiliscono, e il loro conllitto cner- gico ed uiiilbniie per formare slalica col maleriale orga- iiico si abolisce. La sanguilicazione nel tempo islesso anor- malmentc si conqne , il liuido sanguigiio abbondante di siero, povcro di principj nutrilivi, di globuli, di fibrina, di ematosina di cruore che, secoiulo Dieffenbach, a solo la propricla di mantenere 1' attivila vilale , non vivificalo d'una conqdela emalosizzazione, ne compensalo d' una suf- licicnte alimcnlazionc, lunzioni necessarie, come dice Ticd- niann alia sua (pialila, ([tianlita e composizionc (I); non pub stimolare I'orlcmente la libra organica, mantenere in vigorc la vita plastica, elaborare i prinii elementi d' un nuovo organismo, e di prestare ossigeno abbondante, mol- to necessario secondo le osscrvazioni di Houdriniont e di Vlartin Saint-Ange, per la evoluzione e la respirazionc em- brionaria (2). (1) F. Tiedcmann — Tratlalo coniplclo di fisioloijfia generate e comparala Firenze 1841 p. 03. (2) Compto rendu de 1 Accademie des sciences vol. 19. 1844. — IS?, — Or siccoine dall' azionc coiiiidicala e rociprot-a del vasi sani^iiii^ni c dc'iiorvi, come scrivi'va il Foville (1), o \)vv mci^lio ilirc (IcH' a/.ioiic dciragcnle iiorvoso sopra il sanguc, (' r('ci|>roram('iil(' del sani^iio sdpra 1' spernia dilcllava nella sua (pialilii e (pianlila, delcr- minava un prinio ahlxizzo, o i rudimenli priiuilivi del feto; I'idea era i-ia carpila, il suo sviluppo solamenle era falso, perclie inodellato a seconda i principj di que" tempi. In quanto a me o cercalo di avvicinarmi ad una prohabilila pill confacente alia ragione clie e il piii gran viinlangio cho si piio ollenere in una quistionc dicliiarala ai iiostri gioriii come impossihile a risolversi. E gradualmentc clevandosi in un' altro stalo la forza ]>laslica puo prodiirre il gernie c abhozzarc disordinata- incnte un'emlirione, ma non linirlo, e fermarlo ad un ti- ll' una (Icliole ft'toiidazioiu-, c d' una forinuzionc aliborlitasi in sul na- scere : opinioiie coiUraiia a quoUa di Madama Boivin la quale so- stienc ( Solon nons . la fi-mnic ((ui accouche di une masse liyda- doide , donnc la ](lus forte prouve de son a|itilude a la concep- tione. La slence de la mole vc'sicuiaire a ni'cessaii'einenle eli' pre- ccd(''e de rapports sexuels productifs : niais un olistacle (|ue Ion ne saurait dcterininiT a enipi'dii- de se dc'velojiper rejiulii'i'ment le fruit de la conception « In ri^tiardo alle false mole , la cosa poi prova divcrsamente : sc nel priuio caso fiivvi difelto di forza formatrice in (|iii'slo avvene in eccesso . perclie senza il concorso la niiniiiia |)arti' soltanto risiillinaiio innslruosi: ini'iilrcchc Inlli craiii) slali siilloniossi agli stessi pi'itiiiiialini (.'sk'nii, c iifUe iiK'dcsinie c aiial(ii;lio circo- staiize collocati ? Come si polrebhc cio spicjrarc soiiza amiiR'llere r ipotesi da inc concepila in liilla 1' estensionc del suo siiiniiicato. E un prinripin consacralo in iialol()!.Ma friMicrale, clic non ojini or^^anisiuo rusta cj^iialiiiciitt' niodilicato da^li aiicnti cslcrni : i mia- snii del pari i; i ^i^ll9 non atlaicaiio indistintaincnli' oi^ni persona; lalnni orjjanisini oiiponiimio una rea/.ione vi(denla alia loro azione elic riinane annienlata nc' siioi elletli ; qucsto fallo (liini|ue e assai valevole per venire in appojrjiio de' niiei pensamenli. (2) llo dotio pill innanzi I'ahhorlo aver liioiio dielro findcbo- liinenli) ddla ener^ia vilale nclla niadr(! : ipii aininelto come causa II" cause nieccaniclie jjli esercizj violeiili: scinlirerclilie una contrad- dizioiie : ina iiel priino caso lio ((Uisidcrata la cosa sollo 1 azioni; natiirale dellorganisino. nel secondo sollo quella insolila delle vio- lenze eslernc. — 188 — te del fclo, generalmcntc parlando, anziche determinarsi una nioslruosila (1). l\on e inlanto rindcholiincnto, che la forza forniatrice subisce, il solo mezzo pel ((uale viensi ad allerare la for- mazione e lo sviliippo del germe — Uii allro ordine di cose esislc in cui essa anziche esserc airicvolila, e esal- tala, c anziche essere sterile, e prolifica alio eccesso. Cosi nel grado suo piii clevalo abhiamo il fallo della fecon- dila piemalura, e quello in cui piii novoli cadono conteni- poraneanienle ncll' ulero, c che vi si nutriscono c svilup- pano regolarnienle: gli esenipi che la scicnza ci presla di gravidanze doppie, lri|)le, (pialiiiple fclicemente coiidotti a compiniento ce ne danno una prova. In altra circoslan- za due uovoli possono disccndere nell" ulero ma i due em- brioni non ricevono lo slesso grado di sviluppo c di al- tivita organica, perche quesla esercitandosi regolarnienle nell'unn, viene meno nell' allro; allora il primo sara ben consliluilo e ben nulrilo, il secondo piii debole e men svi- luppalo, pui) estinguersi appena venulo alia luce. I gcrnii doppj pcro nell ulero malerno, ora si svilup- pano isolalamenle formando esseri dislinli; ora si confon- dono, 0 si saldano insicmc formando i nioslri doppj pa- rasilarj e autosilarj : da che nasce dilFerenza siffalla : qual causa delerniina cosi conlrarj elfelli '?. E ardua, irresolula la quislione, c gellalo lo sguardo su le diverse opinioni esistenli, troviamo quclli che ammeltono con Winslow, Mai- ler e Meckel (2) i moslri doppj originali : gli aulori del XVIII e principj del XIX secolo, clic suppongono una ener- gia insolita nellc evoluzioni della maleria alia a produrre organi piii numcrosi dello slalo norniale, e la dupplicazione d' una 0 piii regioni del corpo ; Laniery e lulli i suoi par- (1) Did. de Medic, intern, et extern. • (2) Meckel Op. cit. vol. 1. p. 79. .■n•.v^^■'^ m^ - — 180 — liijiani die stabiliscono la prossionc conio causa della rlu- iiionc dc' gci'ini ; 31. (Mlivicr die opiiia la iiilianiniazione adcsiva csscre siiiluit'iile a spiogaro lo accullaiiiciilo doi due feli. TiiUe qucslc; cause forluile pero non possono roiidoro coiilo, cosi rillcllc il vivciiU' tcratologisla Irance- sc, pcrciic le riuiiioiii si inaiiifcslaiK) scnza tlisoidiiie, e por- clie si corris|»()iul()iio per Ic siipcrlicic similar! — Ed e perciit che lo stesso A. lii liillo di|)(Mid('re dalla posizio- iic dc'iicriiii I'nno rispcllo allallro, crctlciido clic i due oinhrioiii si riiiniscoiio, allorclic le loro I'accie (iiuoloijhe sono in corris|>()nd('nza reciproca, e riuiangoiio isolali, al- lordie succedc il coiiliaiiu. Profillaiilo iiiipeilaiilu di lali espericnze, c de' princi[>j emesse da Saiiil-llihtire credo Irallaro per (piaiilo mi e possiliile altrimcnti la (piislioiie — La cadula di due uo- voli ncir ulcro uoii puJi essere accompannala sempre dallo slesso i^rado di eiicri^ia Ibrmalrice ; essa |)U(i esercilarsi uei |(rimi peiiodi della i>eslazi(tiie con jjiii allivila nell'uno, die noil iieir alti'(»; allora il diiiamico anlayonisino, die deve maiileiieie iiidipeiideiili I'la luro le due esislenze , vieii sot- lo; le correnli maj^nelidie reslano perverlile, perdie non uiauleniioiio lo slcsso rapporlo iie'diie iiulividui : (piesta iiiegiiai;lianza di azione diiiamica e di sviluppo orj^anico product! per me lo accollamcnlo o la i'usione degli em- brioni; pcrdie (piello piii dehole viene quasi allratto dal pill forte, come il positivo allira il uenalivo : essi si riu- niscoiio per le loro I'accie siiiiilari, allesodie in ogni or- i»ano, in ogni regione del corpo bisogna stabilire uno spe- ciale grado di diiiaiiiismo. di allivila, di evoluzioiie, il che cosliluisce (piclla parlicolare lendeiiza chianiala come ab- biam dello aljinilii di se per sc. E cosi noi osservianio ne'nioslri doppj coslanle dif- ferenza fra lo svilu|)po orgaiiico de' due esseri riiinili : Tu- nc e sempre piii sviliippalo. piu nulrilo, meglio courormalo — 190 — (Icir altro. Tiilto cio si rilcva piu chiaramentc ne'parasi- tarj, che ncgli autositarj; perolie questi anno rapporti meno inlinii, e quindi sono piii indipendenli fra loro; nia pure la diflcrcnza vi esisle anco fra' g'cneri piii elcvati del loro online: come sarebbe nel genere xipodimo faniigiia dei sisnmiani al quale si apparteneva il celebre mostro bife- mina llila e Crislina nato a Sassari nella Sardef>na nel 1829; ncl genere xipnparje, {\\m\<^\\d(\(i^monnufidi(ini, al (piale si riicrivano i due fralelli Sianiesi nali nel '1811; e al gencrc pUjopaye fainiglia degli mison folia ni, al quale si rapporlava Elena e (liudilla nali nel 1701 in Unghc- ria — Quesli esseri presenlavano lulli considerali [)arlila- menle nella loro dupplicita una conformazione, una vita- lila, lino sviluppo, che distingueva un'individuo dairallro in niodo rilevanlissinio. llo crcduto percio far nolare la differcnza organlca vilale die esisle anco nc'parasilarj, per- che cio sendjrami potere interessare la scicnza. Resla inlanlo a conoscersi: perche ora succede la fu- sionc inlerna, ora lo accollanienio estcrno, e quindi ora si formano parasifarj, ora aulositarj? Senibra lulto dipen- dere dall'epoca in cui I'organico e dinamico pcrturbamenlo a luogo fra'due esseri; si comprendera bcnissimo, die suc- ccdendo in un' essere piii vicino al concepimento 1' alte- razione dovra essere niaggiore, niinorc in un' epoca piii inoltrala della gcslazione; nel prinio caso adunque si I'or- meraiino i parisitarj gli aulositarj nel secondo. Ma per effetto d' un' insolilo plasticisnio non puo un solo germe, un solo cnibrione possedere piii organi so- prannunieraij senza essere doppio in principio? Su di cio non cade dubbio alcuno, e la esislenza di organi sopra- niinieraij sullo stesso iiidividuo, non polendosi spiegare |)er la dupplicita de'genni, bisogna aninietterc una slra- ordinaria cvoluzione , che raggiunti i liniiti ordinarj alia formazione d'un essere. li sorpassa, e cerca stabilire al- — 191 — Iri punli di organizzazionc in special! regioiii ilollo slesso oriianisnio. Ini|)ertaiilo non piio ossorvi alqiiaiito voile lie eceessu ne (lifcllo delle forze die dcvono diri|^ere le nielaniorlosi (lelluovo. Ill tcrzo slalo di perUirhazionc esisle, in oui ia seniplicc Irasposizione deyli organ! e ranomalia the s! prc- senla; c cii) dipende, perclie in un grado di iuagi;ioi"e, o niinore enormia deU'ordinario la forza plaslica non ginn- ge a diniinnire, o accrescorc lo svihippo, ma a poivcrlin^ le forze nellii luro renolare direzione, e a (lislrnir"ere "1! anlagonisni! fra organo e organo per cu! la loro Iraspo- sizione si slabilisee (( Aon si pno spiegare, dice Andral, (juesta Irasposizione generale die aniniettendo un' aberra- zioiie iiel inodo di fonnazione primiliva degli orgaiii. La quale opinione non vale a spiegare il latlo ma ad esporlo. PAHTE TEIIZA SPIECAZIONE KlSIOLOCICA ED ETIOf.OGICA DEI.LE ACERRAZIOM PARTK.OLAUI Di Ctl IL MOSTRO TROVAVASl AFFETTO Trallala sollo general! principj I' origine ])rol>al)ile dcllc iiioslniosita, m! resla |)(M' nllinio scriilinare I" origi- ne delle S|)eciali allerazion! del iiiio pseiidencefalo. E pria d! tuUo credo 0|)|)orluno esporre brevemenle «[uello die siilla prodnzione della pseiidenceralia e dell' an- cefalia an pensato i piii rinomal! scrillori. K cosi r idea d" un processo morboso, sopravvenulo durante le prime epoclie della vila, die allerando le evo- luzioni embriogenicbe \n\o jirodurre la moslruosila in di- scorso e slala vaglicggiala da moll! scritlori, llaller 3Ior- gagni CO. fra gli anlidii; Meckel, Bedard, Duges e piii allri fra'moderni credono lal malallia consislerc in unidro- cefalia die dislruggc, e scoinpone la massa enccfalica — — 192 — Ma siamo veramente sicuri, se la raccoUa sierosa si for- ma prima, o dopo che 1' orgaiio e rimasto distriilto da tiilt' allra cagione ? E quesla ancora una quislione inde- cisa nella Scicnza; nb lo ammcUere I'idropisia come causa della dislruzionc del ccrebro vale a render ragione del perclie quesla idropisia siasi formata, e del perche una dislruzione cosi notevolc nelle evoluzioni orirnniclie sia av- venuta; e percio semhrami qui conl'ondersi la causa con r effelto, c ad un ell'elto primilivo riferirsene uno conse- cutivo. Cruviclliier intende rimuovere le dilTicoita congeonan- do in allro modo il suo discorso. In proposito della mi- crocefalia, egli dice: « avvertirb che io riguardo questo vi- zio di conformazionc qual risultalo d' una malattia a cui il fclo e andalo soggello durante la vita entra-uterina, at- testando cio in modo non equivoco i diversi gradi di co- lore brunastro, c gl'indurimenti riscontrati in un gran nu- mcro di casi ; per cui e possibile, che la presenza della sierosita sia alTatto sccondaria, e solo stia a ricmpire il voto rimasto dalla dirczione morbosa del cervello » (1). Ma queslo celebre scriltore non ci fa conoscere quale si fosse la malattia da lui idcata, e quale la causa che la determina. Beclard parligiano dell' idrocefalia credc, che la mi- dolla spinale resta la prima distrutla dal lluido eccessivo che la circoiida. La sua dislruzionc porta in seguilo lo arresto di sviluppo e di formazioue, o l' atrofla delle parli, ove i nervi di sua origine si diffondono ; e cosi , se la midoUa trovasi distrutla nella regione buldo rachidiana, ar- reca lo annienlamenlo, o 1' atrofla del cervello e dc nervi che ne dipendono ; se a guadagnalo la regione cervicale, gli organi digeslivi, I'apparecchio respiratorio, il cuore ec. (1) Criiveillier. Anatomia palologica vol. 4." p. 598. — 103 — rcslano distruUl ; se finalinenle la midoUa spinalo Irovasi consimiala fiiio al dorso ; avvi la iiiaiicaiiza dclla Icsta, dei moiubi'i .siiporiori cc. il I'olo riduccsi alia niolii inforiore solaincntc. — OucsUi opiiiioiio pcru da liiogo a rilovanli o|j|)i(*zioiii — K pria di tulto se la raccolla sicrosa I'or- inasi liiiign il rachis c 1' occupa iiilioranicnlc, iioii dovroh- l)(' liinilarsi a dislruggcrc alciiiii puiili sollaulu dclla iiii- dolla spinalc — Si aggiunga a cio , die le osservazioiii di C. Iicll dinioslrano cliiaraiiienlc i ncrvi noii di|iarlirsi dallo Spinal inidollo lie dal cerehro, ma in ogni parle del corpo ingeiieraisi, e rimiendusi in cordoiii incltcrsi in eoiniini- cazione coi centri dell' iiiiiervazione — Per alli'o sappiamo die il eervello e la niidolla spiiiale al di lii del \'i' gior- 110 dopo il coiieepiiiienlo vedoiisi alio slalo di lliiidila . ineiilredie i iiervi offronsi nclle loro varie raiiiilieazioiii lien disliiiti ; conoscianio aneora die al 30" gioriio oompa- riseoiio Ire vescicole alia lesla sciiza Iraccia di divisioiie iiicdiaiia, c i iiervi non sonosi peraiiro riiinili al eervello ne alia niidolla sjiinale : e per avvalorare (jnesle noslre rillessioni rajijiorliamo. elie la mancanza della inidolh siti- iiale non acdiide il dilVilo degli orgaiii eorrispondeiili co- me prclendc il IJedard : il pseiidcncefalo istesso ce ne da un I'allo in coiilrario, pcrdie mancaiido di niidolla spinalc e di cerebro , non dil'ella nel riiuaucnlc dell' organizza- zione. Aniinellere eon Scrres die I' atrofia, la dislrnzione , 0 r i[>crlrolia degli orgaiii derivano dall'alrolia, ipcrlrolia. e dislrnzione de' vasi die vi si dislriliuiscono . e un ltd Irarsi dimpaccio rapporlaiido ad un elVetlo Toriginc d'un allro die dal [irimo risnila : il die non loglicndo la (pii- stionc altra nc ridiiania in cani|)o : da die dipcmlc I' a- !rolia , Tipertrolia e la dislruzioiie dc" vasi islessi dallW 26 — lU — ideata? Scrres pcro convinlo da qiicsta vcrita confiiib po- scia in reslrillissinii limili la sua Icorica (1). Sainl-IIilaire Seniore (2) dielro qiiatlro casi di anen- (cfalia slabilisce, the la sorprcsa, il terrorc cc. conic forti perturbatori del sisloiiia nervoso danno luogo a violcnti conlrazioni de' nuiscoli del felo nell' iilero inalcrno ; in tal guisa la malrice respingendo rcmbrione d'ogni punlo, e agilandolo, lo costringe a rcagire sopra se sicsso ; (pie- ste violenze iaccrano Icggicrmcnle i suoi inviUippi, ei fluidi si stravasano; la malrice allora si rilrae sopra se slessa, c gfinviluppi folali si addossano sopra renihriono, il quale in eontalto con Ic parli lacerate ac(piisla niolle aderenze; cosi la moslruosila si detcrniina perclie Ic briglie, che si forniano, oppongonsi al libero escrcizio del sistenia arte- rioso, 0 lissalc d'una parle alle membrane anibienli del- I'embrionc e la placenia, dall' allra a qualchc parte del feto stesso, lo lirano violentemente paralizzandovi 1' azione vitale « 11 nc fail, dice queslo A. done que quelques brides, pour qu'un organc predestine ne soil pas produit, pour qu'ainsi Ic foetus soil prive de I'un de ses appareils, pour qu'il y ait sur un point quelconque, comme Meckel I'avoit dit avant moi, monstruosile par ritardemcnt de devclop- pcnient (Mem. cit. p. 2i2. c seg.) — Questa leoria in- tanto clie polrcbbe sembrar seducentc a prima vista, non puo avere applicazione a tnlli i casi possibili di moslruo- sita « II me parail egalement inconlcstabile, dice S. Hi- laire figlio, que le systenie dcs adhercnccs imbryonnaircs n'est point aj)plicable a toulcs Ics anomalies, ce que son (1) Essais sur uiic llieorie anatomiqiic dcs monslniosites ani- mates— Bull: tic la sociele d'Euiulut: dc l*aris-septeni : IS2I p. 333. (2) Sur dcs iiouvcaux anancepliaics humains — Mcnioires du Museum toin. XII. — 195 — auleur lui nieme a dcpuis long-lcnips, cl le prunicr re- connui, ct qui! Test a line parlio d'eiitrc cllos (1). Ed iiilalli il moslro cadulo soUo la nostra osscrva- zionc non puo col concorso di lale principio avere spie- gazionc: per (pianlo ci vcniva assiciirato dal dcgno pro- lessorc, chc cbbcsi la campiacenza di donarcclo, e die as- sislova con Ic sue solerli cure la parlorienle, il foto avrii liheranieiile venulo fuori dal hacino, nessuna adercnza aven- do colla inalrice accjuisliila, ne il .suo osanie ce ne mo- slro sei^iio di sorla. 3Ia di rinconlro I' A del sisleina in di- scorso ci fa rilleltere, die Ic laniine di aderenza secon- do le circostanze possonsi dislruggere piu o meiio pron- tanienle, o al conlrario I'orliricarsi sussislcndo fino all' epo- ca del |)ar[o ; la (|nalc risposla non e soddisl'acenle se non nella iiienle dell' A die ama si faciluienle traisi d'in- trig'o. — In (pianlo poi alia lorniazione di silTiillc aderenze, die veranieiile si rinconlrano in alcuni casi , si possono a nostro modo di senlire in lull' allro modo spiegare, sup- ponendo die lasciale alio scoverlo le meningi, il sangue alllueiidovi in ([uaiilila inangior per aver venuto ineno nel cervdlo non esislenle, o imililalo, va ad orgaiiizzare false membrane, die in seguilo si allaecano agi'invilnppi fetali. Saiiil-llilaire jiiniore fiiudnienle prendendu le niosse del suo illuslre geiiilore riguarda 1' anciiceiidia, e la pseu- dencefaliii qiial risullalo di cause meccanidie eslerne eser- cilale sojira la madre nel eorso della gravidanza : 1' A eila pill casi clie soslengono la sua 0[)inione, ma passa sollo silenzio il "ran nuincro die la conlrariano. Ed in vero. spesso donne spielale, c prive di (pielT islinlo die slrin- gc le slesse belve a banco della lor }>role. per cno|)rire i loro viliipercvoli ingesli comiiiellono moslruosi delilli — (I) Isid. ricolTmy ?aint-llil;iire — Ilistoir. gon. ct part, dos aiioin. ec. loiu. 111. p. '.ili. — 196 — Esse non Icmono di suscitare I'aborlo con tutte le vio- Icnze , e meccanici perlurbanicnti d'ogni gencre , aiiche a costo dclla propria esistcnza; ma spcsso la nalura quasi rifiuta di prcndcr parte a cosi orribili allentali, 1' aborlo lion si verifica , la gestazione prosiegue il suo corso , e giiuila al termine viene alia luce il bimbo che ccrcando la poppa, trova invece la niorle nelle mani materne die lo slrozzano spietalamenle, o pure lo gellano in un Icta- niajo a perirvi di fame, di freddo e di stenli — Or que- sli faUi succedono disgrazialamcnlc spesso, e pare cbe pos- sono allaccare di fronte la Icorica del prof, di Parigi. Accennate cd esaminale Ic ojtinioni principali de' piii rinomati scriUori, ci resla a trallar 1' argomento, secondo i principj da noi professati , e [lercio portercmo nostra atlcnzione suUe disposizioni interne deH'organisnio maler- no nel tempo in cui operavasi la generazione del mostro jiseudencefalo ; in seguilo cercberemo sc le cosmicbe in- lluenze favorivano si o no la sua formazione ; tralleremo in ultimo del come si stabilirono in esso le special! aber- razioni di cbe era affetto. In tal guisa procedendo, ci vien liicilc rilevare come la donna cbe dicde al mostro la luce , non trovavasi in disposizione tale da potersi liberare ad un perfelto e fi- siologico esercizio, c da formare un regolare prodotlo: il suo UMuperamento linfalico nervoso, astenico per natura, esaltabile per disposizione, non potea presentare viva rea- zionc , e perturbato il suo lisico rcslar dovea dagli ani- nii patemi cbe lungamcnle la travagiiarono. Ollre a cio la nutrizione, cbe e il principale uiotore e sostcnitore delle funzioni vitali, essendo incompleta, attesa la delicienza dei cibi molto azotati, impedir dovea la formazione d'un'ot- timo ed abbondante cliilo, indispensabile alle riparazioni deir organismo per le azioni di composizione e sconipo- sizione, e per dare le quantita e le qualita agli elementi — 1!)7 — del sangue, onde rcndcrlo alio allc csigcnze dclla vila. E sono inralti "ii alimciili azolali e i liqiiori spirilosi iiio- dcralaiiiciilc usali die allivano luUc Ic lunziuni , o come a provnlo Denis (1) iiilroducono ncl sangiie niolla cnia- losiiia e leno, accroscoiio il calorc aiiimale, c auineiilano come vuole lielliiigieri (2) rcnergia generaliva, e la re- spira/.ione, pcrclie noii avvi hisogiio di assorhire azolo dal- r aliiioslera, anzi Irainaiulasi la parle eceedeiilc come anno dimoslialo Desprelz e dojio lui IJoussingoull (3) Da (picsli principj inlaUi nacqucro gli avverlimcnti di lluial c Aenelle a lulli coloro die desideravano figli ma- sdii di milrirsi, sccondo la loro espressione, di cibi sani ed asciiiUi , di darsi all' escrcizio muscolare, c di mode- rarsi ne' piaceri della Venere; e le false indiizioni appor- lalovi da lloesch, die mcnlre I'uomo devesi per lui nu- trire e sliniolare, all' iiiconlro la donna devesi solloporre ad iin re"ime dehililanlc. Di pill ; — perverlita la nutrizione nel noslro so(j- fjcUn, la calorilicazione doveasi Irovare sccmala, e sebbcnc le osscrvazioni di Dany (i) siano a cio conlrarj, reslan- do per lui la slessa lemperalura, sia die 1' uomo si nu- ti'isca di carni, di vegelali, c di alimenli misli, pure fa- cendosi allcnzionc al fallo fisiologico in se slcsso, si ve- dra la lalsila di qnesta opinione, giacclie, ogni stimolo al dir di .Marlin, eleva la lemperalura del corpo, e quindi gli alimenli animali devono produrre un' cfTcllo sulla fibra or- gauica, cIk! nou pu(» essere eguale a quello prodollo da- gli alimenli vegelali. Sceniata la calorilicazione, 1' elellricila trovar si do- (1) Gaz. mcilic. ISIO p. 81. (2) Xnta suHinlliicnza iltJ vino noUa fecondazionc do'maniini- feri 1843. (!]) Considi-ratioiis siir V alimontalion dcs aniniaux. (4) Eleiii, plussiol. turn. 3. p. 340. — 198 — yea decaduta dal suo primilivo stato per la deficienza degli eccitanli, e come vogliono Humboldt e Matteucci pel tempcramenlo flemmalico e 1' astenia. In tal guisa , la respirazione, la digestionc, e tulte le funzioiii in massa partecipar doveano del general per- turbanienlo, giacche al dir di Andral. « U sangue non puo essere spoglialo da una certa quanlila de' suoi globuli senza resullarne una grande proslrazione del sislcnia nuiscolare, una debolezza gencrale la piii rilevanle, gravi perlurba- menli del sislema ncrvoso, che si manifeslano coi diversi disordini dell' inlelligenza, del senlimenlo c del movinienlo, turliamenti varj della digeslionc , respirazionc c circola- zione (1). Or dal sopradello rilcvasi, come alterato il sangue nei suoi principj, abbondante di siero, povero di globuli, di fd)rina, di emalosina, c di cruore, che secondo Dicffen- bacli, a solo la proprieta di mantenere 1' altivila vitalc , perlurbalo per conseguenza il sistema dell' innervazione ; ec. non poleva la libra organica ricevere gli stinioli con- venicnli, ne la vita plaslica avere I'energia di organizzare un' endjrione, nulrirlo e svilupparlo. Perche giii si conosce che nella donna incinla richiedesi maggior encrgia del si- slema vascolare per 1' atlivila insolita dell' utero; il sangue ricco ne' suoi jirincipj deve somministrare per 1' abbondanza della librina denso gromo secondo le belle osscrvazioni di Lavagna; il che non si rinvicne negli ullimi pcriodi della gravidanza, giacche il felo lascia disflbrinalo, e im- poverilo il lluido clie a servilo alia sua nutrizioue come auno osservalo Becquevcl e Rodier, e comprovato ultima- mente da M. Cazeaux all' Accademia francesc; e I'azione ner- vosa regolarmente deve esercilarsi dalla madre sul felo e dal felo sulla madre. (1) Andral — Saggio di emalologia patolosica ]>. 37. — ion — Pcrlmbnli inlanlo nella donna, clic forma il soifgello del nosiro diro, "Ti anoiili iiidividuali iiilcriii ncl niodo da noi csaminalo, iion polevansi essi dall "allro canlu Irovare pill in ainionia cogli aijcnli gencrali esterni ; annicntalo il loro rcciproco o roj^olarc conlraslo pcrlnrliar niai>|;ior- nionle si dovca I'ossim'c in loi'inazioiic, spccialnienlo die, ijli agcnii oslcrni istessi non trovavansi in ]ioI(m-o di rior- dinarc le inlcrne doviazioni, far rientrarc le forzc in (-(pii- lii)rio, 0 rialzari! r cncri^ia fornialricc ni'H'uovo. — Ed in- falli la liciii'razionc comiiiciala in i];onnaro non poleva os- serc inllnenzala vanlaiii-iosanienlc dalla sla"ionc. AUora 1' atniosfcra Irovasi ai'ghiaceiala , dcnsa di vapori , poco ciollrizzafa; il solo per cssere la t(M'ra niollo inclinala sul piano dolla sua ccclillica , ol)l)li(piainiMilo la colpiscc coi suoi ra<;j^i vivilicalori ; lo fnnzioni i^cncrali dcH'or^anizza- zionc vivenic sono assopitc, indcliolili (piclli della gonera- zionc. E dnncpic nn fallo indnhilaljilo, die un modoralo ca- lore dispone gli agenli ddia iialnra in niodo da suscilare la vila |)n'sso ogni essere; ciii diiarainenle ci vien dimo- slralo anco dalle osservazioiii di Sjiallanzani siiiil' iiifusorj, di Gruillliiuisen, Rodreulcr e piii allri. — Ed infalli la pri- niavera scndji'a la slagioiie piii favorovole alia i>enerazIone; alloia il Sole, rinionlando snU'orizzonle horeale per avan- zarsi verso i Iropici del canero, inonda la terra dei siioi ra^ni , e le tavolc stalislidie di Tcriedlaender sulle na- Po ' scile di Parigi comprovano, die niarzo e il niese in ciii la prolilicila e niaggiore, il die venne soslenulo pure da l)elaveri>ne (^1). IJailly dielro ie osscrvazioni d'un ccnleii- nio slahili die in Fraiicia si pi'ocreano piii niasdii in pri- mavera die in allri tempi; e Uiecke dal 1S21 al I'.i os- servi) in Virlemheri^a generarsi |iiii niasdii in magnio c ne' Ire ullimi mesi dell' anno. Le osservazioni di Wargenlin (1) Essai sur la vie 1185 Paris. — 200 — si allontanano solamenle dalle preccdenti ; egli a osscrvalo in Svezia nasccre piii bambini in seltembre, che in altre stagioni; ma qucsta cccezione puo dipendcre dal clinia , dal SHolo, c dai cibi speciali a quelle contrade. Ed un falto eccezionalc non puo immnlare la regola cbc franca- mentc si puo slabilire, anzi facciamo nolare con liawkius che le nascite progredcndo dal nord verso il sud aumcn- tano successivamente, c che se una donna trovasi sterile in un {taesc freddo la nnitazione in un clima caldo puo rendcrla prolilica: Larrey DoUore in Capo all' Annata di Egillo ci a fallo conoscere qucslo imporlante fcnomeno; perche Ic donne che segnivano I'csercito, rimasle infeconde in Europa, divenncro incinle in Africa soUo gli ardori di quel Cielo di hioco, e di que'deserti di arena. E senza mica esilare noi ammellianio allrcsi con Yenelte riniluenza dei plenihinj sngii esscri organizzati, sebbene Fourier ab- bia cio negato, come a negalo le varie inllucnze delle sta- gioni negli Annali delle Scienze, ma e stala questa una biz- zarria, piiittostoche un giudizioso concetto della sua mente. Amnietlianio pure che le stagioni, le varie epoche , Ic influenze reciproche degii astri, i gioriii, le ore stesse dcbbano averc azionc sugli essori organizzati del globe. E sc si pon mente che TUniverso e un tutlo formato da parti distinle , che i pianeti e i corpi dilTerenti dissemi- nati nello spazio celeste si equilibrano, si soslengano, e si inlhiiscono a vicenda, che tutti gii esseri della nalura anno rapporli c gradazioni fra di loro, c che linalmcnte da que- sto multiplo ne risulla un'unitii assolula, da leggi conumi, da principj uniformi diretta, e d'unica mano onnipotcnle sostenuta : rillettendo che il nostro piancta forma j)arte di questo tutto , c che quindi vicne in vario modo influcn- zato del nostro sistema solare ; influenze che ci manife- stano coi varj fenomeni metcorologici, col Ilusso e riflusso degli oceani, con le variazioni barometriche, con lo spirare — 201 — de'venti periodic!, con le dcclinazioni dell' ago calamitalo, piu air est e raeno all' ovest in eerie date ore del gior- no ec. cc: liiialmcnlc considerando die gli esseri organic! disscniinali nel globo lorniano parte iiitegraiite di esse , si conccpisce facilniciite duvcr subire nel tempo slesso tulte (pielle azioni die sii di csso si esercitano. E clii sa, se gli ultoriori progress! delle Scienze fisiche e aslro- noniiclie polranno fare apprezzarc un giorno chiaramen- te grintinii loganii che csislono fra la nalura bruta e la viviMite ? Clii sa, se gli osservalorj mcteorologici, riniasti slerili di applicazione lin queslo monionto , serviranno a rendere in ajtpresso servigj di alta iinportanza all' unia- nitii e alia Sciciiza ! Spero che non mi s' incolpa travi- sando i mie! puveri pensamenti , aver preteso di voler ricliiamare i tempi de" (laldei die altribnivano a ciascii- na coslellazione dello zodiaco ima spcciale influenza sulle j)arti del corpo iimano, ne quelli deiraslrologia de'bassi tempi coi siioi or()sco|)j e eogli aspetli de' pianeti beni- gn! e malign! fra di loro. lo ammelto quelle influenzc gia ammesse tanii secoli jirima a no! da Ippocrale stesso in una leltera al figlio suo Thessalu , e che successiva- menle sono slate accettate e avvalorate con document! di molto rilicvo da rinomali anlori , come Riccardo Maed in un' ajiposilo Iraltato (1) llaUey. Hoffmami. Slalial, Souva- ges, Lind, Virus, e allri modern! scrilldri ili diverse opere. E \)cv conq)ire (piesla parte mi si permetla fare pu- re riflellcre, die sicconic i fenomen! general! ddruniver- so aimo inilubilabili! iiilluenza sulla terra, e indirellamenle in no! , cos'i le special! porzioni d' ogni regione di essa, il loro slato delto magnelico, igromelrico , baromelrico, tcrmomelrico, e topogralico, devono pure avere inlluenza (I) Dc imperio solis ac liinae in corpora Iiiimana ct morbis indc oiiiindis: iiella sua — Opera Medica t. 1. Gotlingue HiS. 27 — 202 — suir organizzazione gcnerale degli aniinali chc vi abitano. Esaminatc in tal motlo sollo le vcdute dcllc orga- nichc disposizioni malcrne, di quelle cosniiclic generali, le modificazioni a cui 1' organizzazione del niostro pole an- dar soggella, ci rcsla passare all' ultima parte della pre- sentc niijmoria, e dar cosi fine al nostro lavoro. PARTE QUARTA ED ULTIMA CL.\SSIFIC.\ZIO>E DEL MOSTRO, SPIEGAZIOXE FISIOLOGICA DELLE SIE ADDERRAZIOM E DELLE CIRC0STA^ZE SPECIALI DI CHE ACCOM- PACSAVASI La famiglia de' pseudencefali e quella alia quale il nioslro descritlo si ap|)artiene — S. Ililaire erode star essa di mezzo tra quella dcgli esancefaliani, caraltcrizzali per la posizione, e la deforniazione del loro encefalo, egli anan- cefaliani prcsso i quali 1' encefalo e lulto distrullo. La loro classificazione e cosi disposta; CI. l." mostri unilarj Ord. 1. inostri aulosilL Tribii 3" Vami'^Wd t"" pseudencefali. Sainl-llllaire Seniorc avcva gia diviso questa famiglia in due generi, i Nosoncefali c i ThlipsencefuU ma posterior- nienle il di lui figlio erode aggiungervi un lerzo genere, cho cliiamo pscudoncefalo propriamentc detto. -, I caratleri de'lre generi sono 1. Gen. Nosonccfulo Encefalo rimpiazzalo d' un tumore vascolare , cranio largamenlc aperto al di sopra , ma solamentc nella re- gione frontale c puriclale, foramc occipitalc distinto. 2. Gen. Thlipsencefalo . Encefalo rimpiazzalo d' un lumore vascolare , cranio largamenlc aperto in sopra, ma solamente nella regione frontale e purielale, forame occipitalc distinto. 3. Gen. Pseudencefalo. Encefalo rimpiazzalo d'un lumore vascolare, cranio — 203 — c oanalc vcrtebralc largamentc apcrlo , mancanza di iiii- dolla s|>inal(;. Tciioiulo prcsenli i carcllori di quosto ultimo , si vede diiaro corrispoiidere a qiioilo del inostro da mc dcscrillo, salvo r csislonza delle midolla spinale die foniiava una eccezionc. Qiicslo ifoncrf' o il [liii raro dclla fiimi|:,Hia. c La iiionslrnosil(! ii in quelle jo doiiiie, dice I. Saiiit-llilaire le nom de pseudeiu'epiialie, dernier lermc possible des del'or- nialioiis dans celle faniille resuUe de tonics les anomalies, que jc viens de decrire dans la thlipsenciplialie, eomhi- nees avec iinc fissure spinale (toni. 11 p. 23!). ) Poehi soiio iiil'Mlti i casi accadiili e reijistrali daijii autori. IMaeanel uel 1772. linseli nel ISO'i-, c Meckel ne descrisscro [)arec- elii — nel l((7i un'allro ne era slatoindicalo daKlion e quc- sti enuio i soli conosciuti da S. Ililaire , separalamente da allri Ire da liii osservali in varie collezioni di Paricfi. I mostri di lal rami!>lia nascono "•eiieralmeiile alle prime jfravidanzc ; il die forma un' eccezione sccondo il prelodalo temloloi^ista francese (torn. 3. p. 2j8.); e a capo a olio mesi e selte aurora; ma cio non toglie die possono giunjifere al 9. e 10 mese della gravidanza. II caso die ci apparliene forma anco a questo riguardo una eccezione alia regola slahilila, ])erdi(! la madre sua avea sostennlo altre gravidaiize regohiruiente, e avea dalo alia luce ben nulrili bambini. II cerebro non essendo ncces- sario alTesercizio della vita organira e ai movimenti aii- tomaliii, sua mancanza non impedisce al mostro di vivcre, di miioversi nell' ulero malerno, e anco fuori di csso per un tempo piii o meno lungo — esso ])er (pianlo ne sap- piamo manifesta uscendo dall' utero i segui di una vitalitJi cbe suliilo si eslinse. Salvo il cranio orribilmcnle mutilato i pseudencefali nclla loro slruttura eslerua non prcsentano auomalie ri- — 204 — inarclicvoli. IVoi vidimo nel caso noslro gli occhi assai spor- genli infuori, il clie faciliiiciUc si spicga per le ohliquita del piano inferiore dcH'orbile, come feci rilevare nella dc- scrizione anatomica, clie in fiiori sospingevali. — La lingua rovesciala alio osterno rolonda c appiallita, il die dimo- slra aversi fonnato al torzo e al quarlo mese della gc- slazionc, epoca in cui i lahbri doveano crescere c diiiii- nuire il diamelro della hocca, e la lingua ricntrare nello intenio di questa. La Iromba nasalc scliiacciala c divari- cata, come suol rinvcnirsi dal quarto al quinto mose della vita entrauterina, il die dimoslra un'arresto nellc sue evo- luzioni — La testa impianlata sul tronco, il chc devesi at- Iribuirc alle innormali lorsioni della spina^ specialmente nella regione cervicale, clic tcndevano a spingerla innanzi e in basso, anziche in alto. — La faccia c I' inliero corpo svi- luppali in considerevol niodo , la qual conveniva a con- fermare la legge del bilancio organico e de' compensi. — La pelle finalmenlc moslravasi ricca di adipe inferior- nienle, e di peluginc marcabilissima supcriormenle, cio che avvalora I'idea di M. Brccchet, che a incontrato un tal fallo negli ananccfali, c che spiega per mezzo del Irasporto della forza formatricc, la di cui azione diminuila nelle parti centrali, va a traspor tarsi nelle parti periferiche. Ma noi possiamo ben Irovare un'altro modo di spiegazione sul- I'assunto: conoscendo che al sesto mese delle gravidanze il fcto senipre si riveste di peli lanuginosi che cadono al nono mese ; conoscendo chc presso i pseudencefali e gli anancefali la gravidanza generalmente parlando non si prolrae al di lii del 7 all' 8 mese, come fu nel caso nostro; si coniprendcra facilmcnte mancare il tempo necessario, accioche la pelle possa spogliarsi dalla peluginc di che trovasi vestita. In quanto al scsso presso i moslri si e mollo con- trastato nella scienza , secondo infatti le osservazioni di — 205 — Ilaller e Meckel il rapporlo de'masclii colic feniniinc pres- so i nioslri e di I a 3. .lloriiaf^iii, Soeininoriiii^' , Lamii- foi'lov credono die i^li auncefali riiiveiiiioiisi di sesso lein- iiiiiio c lirechel jteiisa clic la proporzioiu! delh; Iciuiiiine ai inasclii e iiieno graiide nei;li aiiaiiccfali die negli ace- liili. K Iralasciaiulo ri|)olesi di Ackermaiui, clie 1' cinbrio- ne noil a sidle prime sesso propriaineiile delto, clie di- vien li'ininiuo iiisegiiilo qiiando 1' endjriolrol'o e lalmente copioso die noii liova haslanle ossigeno per coagularsi; divieiK! iiiasdiio (piaiido leccesso dellossigeno rende Teni- hriolrofo piii solido e coiisislenle; quella di Kiiox die lo eiiihrioiie conlieiie gii eleinenli de' due sessi, c la scssua- lila viene dcteriniiiala dalla predoniinanza di iiiio di essi ; (|iielle di lleiidve e .Hiilol die ])releiidoiio 1' ovario destro coiileiierc i gerini iiiasclij c il sinislro i gernii di sesso fcmniino — Iralasciaiido quelle di allri nuinerosi scriltori , io credo jjotersi considerare con Meckel, die il sesso feiii- niino e il priuio abbozzo a cui pud giungere 1' organizza- zione d«lla sl'era sessuale; e die il niasdiio sia 1' ulliino coni|timento e il prodoUo dell' energia piii dicbiaralo delle nietaniorlisi organiclie ; e mi permello opinare polersi sla- bilire come regole gencrali che i nioslri per difello, gcne- ralmeiile pariando , apparlengono al sesso femmino , e il caso da noi riscoiiUalo riuiiendosi agli allri die nellc scieu- zc si conoscono pud preslarcene una ])rova. Ma consislendo la moslruosilii principale del noslro pscudcncefalo, come in Inlli gii allri, alia lesla e alia colonna verlebrale, e nccessilii che me nc occupi parlilamcnlc c sc- paralamenlc. Tl'MORE CEREBRALE L'csistenza della niassa granulosa cercbralc nel basso londo del sacco nieniiigeo come si vide ncU' csainc anatomi- - 206 — CO, ci da a conoscere un'arresto primilivo nelle evoluzioni successive deH'organo iinportanlc clie dovca formarsi; siffat- to pensaniento viene comprovato dai lavori di Leuvvcnhoeck, di Valentin, Schwann Fnrkinjc Wenzel ec. i quali anno osservalo il cercbro, e UiUo il sislema nervoso formarsi per cellule primilive riveslile in scguito d'una massa granulare che vi si depone a poco a poco ; deposizione die ncl noslro pseudoncefalo dovetle arreslarsi assai di buon'ora: i ri- niasugii infalli in esso csislenli consislevano , come general- mentc in casi simili suole rinvenirsi , in una massa gra- nulosa amorfa sonza apprczzabilc organizzazione estenia — Ed e i\n fallo Corse raro a succedere, il potcrsi dislingue- re chiaramente dentro il tuniore, fra la dislruzione gene- rale dell'organo, alcune dclle sue parti componenii — Cosi 31. Beclard ci dice av(>r osservalo in uu caso il bnlho rachidiano e i peduncoli cerebrali. Pcnchinali di aver riu- veruito i taluni ollici, i corpislriati, e i tubercoli quadri- genielli, e Wepfer, Slalpart, Vander, Viel e Caldani aversi inconlrato in esempj in cui esisleva il cercbro cosi pic- colo ed alrofizzalo, che era quasi deprcsso sulla base del cranio. L'esislenza inlanlo di tali rimasugli cerehrali da- va inlercsse uia"'"iore al mosiro da noi esaniinalo « L"e- xistencc de quebpies ])arties medullaires dans Ic lumeur, est plus rare que la prt'sence d'un peu de sierosite (Sainl- llilaire). Kppure in esso esistcvano e 1' una e I'altra : il mostro uscendo dagli strelti del bacino matorno, per la com- pressione die dovctte subire, lascio scappare fuori per le scissioni, che noi notammo nel sacco cerebrale, le acque che conteiieva. lo credo essersi (piestc; formati non per uno stato pal(dogico come gencralmente si crede, ma per quella legge che esiste in ogiii organica formazione, che venendo mcno la forza plaslica in uu punlo, tende a produrre una or- ganizzazione menocom|)licata, piu|semplice, piii elementare, in un' allro ; o per dir meglio non potcndo i vasi san- — 207 — guigni nulrirc il ccrebro mancanlo, la quanlila di sangiie rimaslo ccccdenle va a foriuarc T iilropisia (•cr('l)rak' — 31a- goiulic a fallo ossiM'varc, iiilatli, die nclla paralLsi dcjili alic- nali iiK'iilrc il ccrvcllo si alrolizza , (iiicllo cIk; sparisce vicn riiiiitiazzalo dal lliiido cefalo-spiiialc, il quale si ac- cresce a misiira clio la luassa ccrebralc, diiiiimiisco (Fi- siologia \). 10^); |km' locclic T idropisia dcllc inciiingi dcvesi riguardarc conic I'dTcllo d' iniioriiialc sccrczionc del lluido celalo-spinalt! die lisiologicaiiieiite esisle lungo il racliis e denlro il cranio come .Morgagni osservo pel prime, 3Ingenilie esaniiiii) il secoiido, e il niio amico Cavarra pel lerzo ingegnossi a delerminarnc la sede su di die lie in- sen memoi'ia nel lonnial liehdomadaire IS'H. Esaiiiinaiido iuUuilo il sacco menibranoso non polcva mellersi in dubbio esser fornialo dalle meningi, come tro- vasi ben dinioslralo oggi nella scienza. — La (jnislioiie pero die si jiresenla quella si e di sapcrc il perclih le meningi si lorniarono, menire il ccrebro non erasi inlic- rainentc lormalo? — iVon possiamo rcndcrci conlo di cio, die ammellendo per la formazione di esse un lavorio piu scmplice di (piello cIk; ridiicdesi per la lormazione del- Torgano cenlrale dcirinncrvazione, o ammellendo nel la- vorio organico un i)rogressivo c speciale andanicnlo. — Sainl-llilaire a emesso su lal proposilo la leorica « die le parli jierifcridie, c piii specialnienle Ic lalerali d' uno apparecchio sono niollo piii coslanli dellc parti cenlrali e mediane ; esse csislono frequenlemenle , qiiando quesle mancano, c formano sovenlc una conforniazione regolare, <|uando gli ullimi sono gravcmenlc inodilicale o niollo in- complele (Op. cil. toni. 3. pari. IV, pag. 2Sl.cscg.) Si polrebbe aiico pensarc con .Mayer, cbc luUi i sislemi organici si formano c si svilnppano da denlro in fuori , dal cenlro verso la circonrcrenza. Olio a soslenulo que- .sli pensaincnli , ma Sainl-llilaire come parligiano della — 208 — tcoi'ica dello sviluppo centripcdo li a contradelti. Meckel dal canto suo crcde die I'csallazione dell' atlivita svol- gasi di j^referenza in fuori, e la diminuzione in den- iro (op. cit. p. 82.) Da cio nc risulla una diversita di opinion! assai rilevante , ncllo animettcre alcuni le parti contenenti essere piii coslanti de'conlcnuli, c ncl pensare gii altri in contrario senso; ma sid proposito mi sembra molto gindizioso qucllo che ne pcnsa il celebre Dutro- cliet. « Lc developpement dcs organes est bicn evidente- mcnt ceiitripele cbez les animaux, mais la formation dc ces memcs organes est elle cgaloment centripete? I\c se- rait — il pas possible que ce fussent les parties formec ces dcrnicres qui fussent les premieres a developper? (1) « Ma se si puo spiegarc la esistenza delle meningi per lo sviluppo centripedo, la volta del cranio non avrebbe do- vuto esislere? IJisogna risolvcre questo quesito , perche bisogna qui ammettere altra causa di azione di die andiamo ad occuparci. IXeir esame analomico ci si prcsento incomplelo il cranio mancando deila volta e dclla sua parte posteriore; ora neir esame ctiologico ci si presenta la sierosila ecce- dente raccolta denlro il sacco mcningeo come la causa principale di lanla abcrrazione: nnlla di piij facile a con- cepirsi, che la forza claslica d' un llnido esercitandosi con- tinuamente su d' una parte, possa distruggere questa, ar- restarla nclla formazionc sconl'ormnrla e |)erturbarla dclla sua posizionc ordinaria. « Cetle hydropisie, scrivonoChaus- sier e Addon, si elle eclalc de bonne hcure, et avant que les OSS du cranie soient ossifies, arrete tout a coup leur devdoppement, et fait detruire ce qui en a deja ete fait, si die vien plus tard, die amene la distension, I'ecarte- (1) Diilracliet — Mc'inoires pour scrvir a 1' liistoire anatomique ol plussiologiquc (les vegelaux ct des animaux — Paris 1831. p. 4i0. — 209 — mcnt dc ccs oss el la nialadic connu sous le nom d'liy- (lroc('*|)liale. « Osscrvammo noi infatti nclle ossa cranianc del psoiidcncefalo un'arreslo di sviluppo iicgli iini, una de- viazioiie morfologica iiogii allri; inanileslavasi il priiiio in (juelli (lella volta, noi parielali; parte superiore (lell'occi- pilidc, parle scagliosa del temporale ; osservava.si la se- coiida iiella base del cranio, e ([iiindi nello scogiio, nello sfenoide, nella parte inferiore deH'oceipitalc. La ragione di questc anomalie e chiara da se stessa, perclie gli ossi della base essendo i prinii a formarsi ebbcro il t(!nipo di divenire cartihiginei, inenlrc qnelb! della volta erano ge- lalinosi: — gli uni e gli altri parloci|)ai'ono al pertnrbamento, ma i ])riini rcsiiiroiio sconl'ormali , annientati i secondi. Imperlanlo il diietlo della inassa cerebrale non reco il di- fetto de' nervi di sua origine, pcrclie e slato gia provalo ogni parte da per se distinlameiite formarsi. — A'emmono osservanimo il preteso ingrossauKMito all' eslremila di loro nascita come credono alciini; ne essere ridolli al loro in- viluppo nevrilemalico come asserisce aver veduto 31. IJla- indin in due casi da lui esaminati. C0L0>>\ VERTEBRAI.E Dal lumorc del cerebro scondendo a quello della spina con cui esso conlinnavasi , cliiama la nostra attenzione Ccsislenza della midolla spinale , di die i pseudencefali mancano assobilanienle. — K sebbene questo falto non sia nuovo nella scienza ])erclie alcuni autori sonosi inconirali in escni|ij uguali a (piello di Hoccanl in cui la midolla era alrolizzala , e quasi rislrella sopra se stessa, pure ancora non se nc e I'ormata una specinle varieta cbe ben lo si polrebbe per meglio corris])ondere alle vedute d'una esatta classificazione teralologica, su di chc csistono ancora delle lacuue da riemiiire. — 210 — L'csistcnza inlanlo della miilolla spinale e la inan- canza nol tempo sicsso del ccrcbro e un fallo imporianle chc merila tulla rallonzioiic possibile, pcrche apporla nuovi diihbj sulla tcorica domiiiantc delle cause meccaniche in- lerne e della idropisia ccfalo spiiialc priniiliva; impercioche SB la raccolla sierosa nel sacco nicninifeo ccrebrale era valcvole a dislruggore 1' organo soltoslante gia bello e formato, 1' egiiale cffelto dovea pure recarc siiUo spinal midollo il fluido slesso raccolto nel sacco vertebrale — Ep- pure ci() non si e veriCcato nel noslro caso, e in quei pocbi altri die vi anno relazione — Un fallo eccezionale pero non nuila la rcgola — Ebbcne ; ma questa regola non e della naluia , e un' ipolesi creata dalla menle iimana a fianco della quale pel medesimo oggello allre ne esislono assai discordi fra di loro; e se un I'alto non mula la re- gola, e valevole bensi a spianlare dalle I'ondamenla una ve- duta arbilraria, e una falsa illazionc di nostra menle. Ed infalli ralrofia di clie era colpita la midolla spi- nale non si puo a mio credere in miglior modo spiegare, chc ammcllendo uu indejjolimento nellulleriorc sviluppo di cssa, perche moslravasi conformala nel modo slesso, come ritrovasi ne' primi periodi della gcslazione ; solo era scomparsa la grondaja indielro di che e provvisla in lal epoca, e le sue libre crano divenulc piii consislenli. — Quindi per noi la sierosita inscguilo ando a stabilirsi nel- I'interno del canale cosliluilo dalle mcniu"!. La scissione e le torsioni anormali della colonna ver- tebrale anno tult'allra origine e spiegazione. — Gli archi delle verlebre rudimentarj , erano rovesciali laleralmenle lasciando nell' intermezzo, come abbiam delto, la doccia spi- nale. Or questo insolito disordinc bisogna atlribuirlo, ol- Ire ad una mancanza di sviluppo ne' punti di congiungi- mcnto sulla linea mediana, e alia prcssione del fluido ab- normale quivi esistcnle, ad una causa assai violenta che gelto — 211 — fuori i liniili ordinarj i nuclei doll' ossificazione ancllare; e quesla causa noi la rilroviaino nolle conlrazioni spa- sniodiclie violcnli a cui il lelo uell' ulero niatcrno audo soggello verso il (|uarto niesc della i^ravidanza, allorchc i niovinieiili neH'cinbriono possano aver luogo , e allor- clie ijjii ossi noii aiiuo ae(|uistato cousislenza abhaslanza. Conlrazioni suscilali dal morale e dal lisico perturlianiento della niadre die ridellevasi sul prodotlo del concejtiincn- lo; e se Jo si vnole ancora dalla pressione die suhiva la niidollii spinale dal lluido aMibienlc. La stcssa polenza pcrlurhalricc era sullicionle a delerminarc pure le irrcgo- lari (iirvaliire dell' iiiliera co/oji/uj, specialnienle se vi si aj'giunge lo innorniale atlacco, I'alrolia, c la mancanza di alcuni muscoli e liganienli posteriori del dorso, die non potevano opporre a quelli anleriori c lalerali I'anlago- nismo neoessario ; c altliendie Houvier erode Ic potonze niotrici dolla spina per nulla iidliiiro alio sue deviazioni ; pur nondiinono basia fare altenzione alia disposizione ana- loiiiica, 0 alio liinzioni di quosle |)arli per smontire sif- falta opinione — Lo slosso A. pero non niega die 1" azio- ne niuscolare puo osserc la causa di tali jierlurlianionli in eerie spasinodidie conlrazioni. 3Ia la mancanza del coreliro non puo rii>"iiardarsi come un ostacolo ai moviinonli dell" oinbriono iidl' ulero malerno ? — Si conosce il cer\ olio non esscre neccssario ai movinionli autonialid ; ed e per (piosla lajjidno die alcuni moslri uali s — 213 — rccarc il niio lievc tribulo all'aUarc di Minerva solto la scoria di Esculapio. Sono giunto al lerniinc: poco il mio lavoro puo interessarc la vostra attcnzionc ; ina mi spero alnicno cunipatimenlo mettondolo soUo 1' cgida di qucsto rinonialo Consesso. AFFENDIGE PRIMA ALLA MO^O(;nAFI\ DEGLI ECimiDI VIVEHI E FOSSILI leda nella scduta ordinai'ia del 26 Gcimaro 1854 DAL SOCIO ORDINARIO [Jvot Dottor :^nDrca vlvaDas A Mi ^i::'l^ u.;;;isi):) i)?. '<'h kk-H) C^>-\-\ J'-r «;(: ! c-T/.',: ■ I '<\<^.:: :'K^\ *-'^S«6«,S»'--6S^|®^'^«^^.f^^|^|--?««y|2|--SS?^«S»-«^^^ ^iguori ^ D omeiulare od arriccliirc scinpre piii la iiiia inont»- gralia (l('f>li Kcliinidi vivenli e fossili della Sicilia, io ho crednlo, non clie iililo, bensi ncccssario aggiungere a que- slo lavoro una prima appendicc in cui mi faro principal- mcnln a dcscrivcro varic specie fossili da me recenle- nienle scoverle ne' noslri tcrreni , che riuscir dovranno , sc mal non mi apjiongo. a vanlaggio non solo della Zoo- logia, nia benanco della (loologia dell'isola nostra. Que- slc specie sono stale da me rinvennte ne' lerreni terzia- rio, giiirassico e cretaceo ; o Io rinvenimento di esse scra- brami aver di mollo confcrmato le vednle geologiche sulla Sicilia del noslro egregio socio prof. Carlo Gemmellaro csposte nella sna interessnnle opera elementare di Geo- logia. .\rrogi a cio, che , avcndo io nella mia sopracitala opera tcnulo un' ordine opposlo a quello die si dee se- guire nello slalo alluale della scienza, e giusla gli ulli- nii pensamenti de'sig". Agassiz e Dcsor. che io ignorava 2y — 218 — quando scrissi la prima parte di essa, cioe a dire avendo dalo coniinciamcnlo da' Spalangoidi e tcrminalo co' Cidariti inentre quesli ulliini sono i piii semplici c dcl)l)ono le- nire i prinii in una melodica esposizione di questi ani- mali; cosi ho slinialo pregio dell' opera, e aflin di ov- viarc a talc incoiiveniente, presenlarc infine di questa ap- pendiee iin' elcnco di tulli gii Ecliinidi da me descritli , disponendoli secondo 1' atluale classilicazione. Cosi si vedra chc tali specie giungono oltre a cin- (pianta, niimcro per la Sicilia considerevole, tenendo pre- senle clie cli Ecliinidi viventi e fossili che si sono rin- veniiti sin' oggi ne' varii terreni del globo non ascendono a pill di mille secondo cio che asseriscono i Signori Agas- siz e Desor. Forse in apprcsso a questa inemoria faranno seguito alcune allre ; perocche non intralascerb di conlinuarc Ic mie ricerche sii quest' ordiiie di aniniali che oggi si stu- diano con infaticabile perseveranza, essendo slati general- mente risguardali come interessantissimi agli studii geo- logic!. Cii) poslo, scendo alia dcscrizione delle specie che sottopongo alia voslra osservazione ed alia vostra dotta disamina. ,•• nu ('<•■! '«'" '>-• - my ;i AGGIUNTE ALLA FAMIGLIA DE' CIDARITI GEN. CVPHOSOMA. AGASS. Inviluppo circolare, ugualmente appiattito alia faccia superiore ed alia inl'eriore ; pori disposti per paja sem- plici formanti delle serie ondose ; aree ambulacrali for- nile di turhercoli che uguagliano esattaniente in grossezza — 219 — quclli (Mlicale — 31dliin. 15. ->' GEN: rJDVIUTES LAMR.? SPECIE. CIDARITES GRAMLOSA. MIHI (MaritoH .... aculois suhovatis, p.cnslatis, gmnulosift ; yranulis crchcrrimis, inaequulihu.f undiquc notatis; pedicuiis breiihus ? Sono i soli aculei die io ho conoscinto di quesla specie niiova, e sono slali rinvenuli nel lerrcno seconda- rio di Turcisi. in qiiclla slessa localita nella qunle si ri- Irovano queili della Cidariles (jlundifi'ra di (ioldf. da me — 220 — iloscrilla nella niia monograOa. Soinigliano a quesli i novi aculci (la me or ora notali in quanlo alia forma , seb- henc alciini fra essi prcsentino una forma subovala ma al- quanlo cilindroide ; ne differiscono poro soUo molli riguar- di. Gli aculei della mia nuova Cidarite non lianno coslolc, ma la loro superiicie e coveria di i^ranuli avviciuatissimi, al segno quasi di loccarsi 1' un coirallro, disuguali e sen- z' ordine disposli. In due esemplari niancano i peduncoli, in un allro ve ne ha un principio, c qncslo non si mo- slra slriato , ma granuloso , avvegnacclie i granuli siano pill rari. IN'on possianio asserirc sc nella loro continua- zione siano levigali o slriati, o anco seniplicemcnle gra- uulosi. rw- , - i Loneitudinalc — Mill. 25. Uiamelri m i iin n r I Trasversalc — iiiill. 14. ;») GEN. ECHIIVUS Aggiungo alia descrizione dcllc specie del gen. Echi- nus quella di un' allro Ecliino mollo singolare per la sua forma c pe'suoi caralleri. II suo pcriniclro c ovale; per lo clie dovrchbe an- dar compreso fra le specie del gen. Echinomelra di Klein. Tal genere fu crcalo da queslo naluralisia per le specie ad amhilo ovale, die differiscono da' veri Echini per que- sto caratlere principalmente, non che per la forma singo- lare degli aculci, e per cssere arcali al di sollo. E stalo ammesso da' Signori lilainville, Desmoulins , Agassiz ec. Quest' ultimo fa pero avvorlirc die lo allnngamento dello inviluppo nelle specie spellanli al gen. Echinometra. secondo la sua caralterislica , esser dee non nella dire- zione dell'asse antero-posleriore, ma obbliquo ; di piii i pori sonovi disposli in modo da formare degli archi tra- sversali. ;;„ ,.■ ,, ,> — 221 — Or iM'llo Kcliino clio iniprcndo a (Icscrivcre prima (li liillo non ho poliiio rih^vare sc I'alliingainonlo ilclla Ic- sliila sii nclla dirc/ionc dell' asso anioro poslcriorc, non avciido poliilo Iracciarc (picsl' assp, niancando in tiiili gli individui da nic raccolli la piasira niadrcjiorica dalla (jnalc vii'iic sci^nalo. Arrofji a cio, (lie i |(nnj;nli non soiio mica sini;(>lari o diversi mollo da (piclli dcgli allri Ecliini , c (ii) ho polnlo rih'varlo da alcnni di essi die sono rima- sli allaccali alia siipcilirio dclla tcslnhi , c chc dcliliono apparlcncro alia mcdcsinia. Ollrc a (picslo gli arclii po- lilcri sono ol)l)li(pii c non Irasvcrsali. INt tulle (picsle osservazioni non ho crcdiilo polcr collocarc il niio Ecliino rianiiiiezzo alio specie del gen: tJvliiiionu'lrd. Ksso dallronde piesenla una caralleristica parlicolare, (piella, cioe, di avere il verlice esceulrico si- tnalo a' due (piinti della Inngliezza delta leslula, per cui dal verlice medesiino al punlo del perinielro piii da esso distanle olVre una ceria (lepressione, o niegiio una obbli- (piita nianil'esla. Sarehhe I'orse la specie di cui mi occu- po la niricln ,• ,. , ,,■„. qq ( Vcrticalc-.ilnlim. a J. AGGIUNTE ALLA FAMKILIA DE' CLIPEASTHOIDI Cljipeasler fnlinm — Ayass. Calal. raison. pag. l.il Annul, lies scienc. natiirel. I. VII. Qiiosla specie e stala rinvcnula nel terziario di Pa- lermo, lo non riio mai vedulo. II Si"'. Affassiz dice di essere una specie mollo appiatfita a bordi aculi. GEISEU. RMA. AGASS. Qucsto gencre slabililo dal Signor Agassiz porla la caraltorislica seijuente. IMccoIi Ecbinidi di forma alhingala e lumida; ambu- lacri divergenli; pori ambulacrali disuiiiti ; arec intrambu- lacrali profondanienlo inlagliale : fpiallro pori gcnilali ; — 224 — solclii ambulacrali della faccia inferiore retli. Le specie sono tiiUc fossili de' terreni terziari. SPECIE. RINA COMPTONI. ACAS. Agass. Monogr. cles ScutelL p. 32., tab. 2. fig. 11-19. Agassis e Dcsor. I. c. p. 139. Quesla specie rinvenula uel terziario di Palermo noii e stata da me osservala. GEIV. ECHIIVOCYAMUS. VAN-PIIELS. Echinidi appialliti , di forma subcircolare, ellillica o subpenlagonale ; ambulacri pelaloidci, lungbissimi, aperli , a pori disuiiili, giiscio denso; bocca rotonda; mascelle alte; alio inCoriore ; delle tramczze iiilcrnc ; qualtro pori ge- iiitali. DilTerisce dalle Lagane per I' ano ravvicinalo alia bocca, c dalle Fibularie per le Iramezze interne e per la for- ma depressa. Le specie apparlengono alia formazione ler- ziaria ed all'epoca alluale. (Agass: e Desor 1. c. pag. 140.) La Fihularia iarenlina da noi rapporlala nella no- stra monogralia apparliene al genere Echinocijamus teste descritto , e deve appellarsi Echinocyamus iareniinus Agass. II Signor Agassiz rapporta nel suo catalogo ragio- nato (1. c. pag. 141 ) un altro Echinociamo rinvcnuto in Sicilia, die ba chiamato Echinncrjamus siculus, da Ini descritto nella sna monografia delle SculcUe, ed il quale e a me sconosciuto. Apparticne alia terziaria formazione deir isola nostra. — 223 — i.i. FAMIGLIA DE'CASSIDLLIDEI GEIV. GALERITES LAM. GAIERITES GLOBILIS. DESOR. Uesor. Monngr: des Galev, p: 18: tab: i: fiy: 1. i. Questo Galerite e slato da mejinvenuto nel terrcno crclacco dclle vicinanzc di Pachino. E cmisferico, elcvato, jiiiilloslo lovigalo, piano iiiferionnciilc, con un pcriinetro suhpcntagonalc ; hocca piccola rolonda, ano niarginalc. Traversalc — Millini. 2a. Verlicalc — 3Iillini. 22. Diamciri GEAERE PYRINA DES.MOUL. Forma allungala e tumida ; ano sopra-marginalc ; fac- I'ia inferiorc jiiana o pulvinala; bocca pontagonalc, obbli- (pia e sciiza bordi ; lubcrcoli nunierosi , uniformcmenle sparsi sii liiUa la supcrficie del guscio. Lc specie conosciutc sin oggi spetlano alia forma- zionc crelacea. II Signor Desmoulins comprende nel suo genere Py- rina le specie allnngale e lc circolari. II Signor Agassis ha scparalo le specie circolari di cui ha fornialo il suo genere (ilobalor conservando per quelle di forma allun- gala, 0 ovoide il genere Pijvimi. SPECIE PYRINA OVILOI AGASS. , ! Pyrina omiUnn — Afiass. Calal. sysl. pay. 7. — Dosor. Monnyr. dcs fin/er. pay. 26, Tab. o. fiy. 3S — 37 . — Nuclenlilos (nulum — Lah. t. .?. pay. 3ii. Onesia Piriiia ha la forma di nn novo di Passera : il verlice e porlalo verso il lalo anleriore, del pari die — 226 — la bocca ; 1' ano e poslcriormcntc siliialo in alio di una specie di soleo poco profondo ; gii ambulacri sono suli- pelaloidci , ma continuano sino alia bocca ; sono fomiali da due scrie di pori sino ad un cerlo punlo, in cui si cosliluiscono ad una sola seric. ■ .' L' unico e raro individuo die posseggo e slato ri- Irovato nel terreno crelacco di Pacliino. r»- . • ( Trasversale — Mill. 30. D'a>nct" j Yerlicale-Mill. 19. GENERE IVUCLEOLITES— LAIi. Forma angolosa, subquadrala , allargaia posferior- niente; giiscio soUilc; ano superiore, ora a fior di lesia, ed era in un solco piii o meno profondo. Bocca pcntago- nalc non slellala, scnza bordi; quest' ullimo carallere di- stingue i i\ucleolill da' Culopiyhi e dai CassiduU. Rapportianio qui due specie di NudeolUi nuove per la Sicilia; cioe il NucIeoUies Irujonalus di CaluUo, che e slato, rinvenuto nel terreno secondario di Pacliino, ed i\ i\uck'oUles scidalws di Lak: rilrovalo nello slesso luogo. „,,^ ,, ,.,,,„_ GEN. CATOPYGUS — AGASS. , ,„■ Caralleri ,.-,,,. Forma rigonfia piii stretla in avanti che indietro : ambulacri pelaloidei; faccia inl'criore pialla ; bocca attor- niala di grossi bordi con una Stella di pori boccali di- slinlissimi tra i bordi; faccia posleriore Ironcala ; ano al bordo superiore della faccia posleriore. Di queslo genere ho Irovato due specie dei lerreni tcrziarii de'dintorni di I'alermo. — 227 — Specie 1." Cainpyj/us columbarius — Agass. Nuclcolilcs columharia — Lak. Specie 2." Calopijfjuf; (ic({uaiis — niihi. Soiniglia al prcccdonle, ina piii rigonfio ed elevato, ugiialincnte largo al lalo posleriore cd all' anteriorc , ed im poco deprcsso lalcraliucnte. Alqiinnlo concavo nella parte media ccnlrale della pagina infciiorc. j Trasversale — 3Iill: GO. Diametri ] Longiliidinale — Millini. 72. ( Verncalc— Millini. 40. GEIV. AMiNCIIITES — LAR. SPECIE A>A>C1IITES SEMICLOBLS LaK. Ananch: ovalo — homisphaerica, hasi plana, ambulacris anguslis ; lineis ilecovi biporosis per pariu cocra- tata disposilis; veiiice indiviso. Lamk. t. 3. p. 31!). Echinoconjles minor. Lcske apud Klein, p. 183. lab. 10. fig. C". D. Echinus minor. Var. A. papillosus Gincl: p. 3180. Ananchiles semi-(jlobuH. Deslongch. Encycl. t. 2. pag. 03. Ananchiles minor. IMainvill. 3Ian. d'Acl. p. 205. L'eseniplare die vi oirro e un modulo inlerno del guscio della sopradescritla specie , cd e slato riiivenuto nel lerreno cretaceo dei diiilorni di Pachino. Lonijiludinale — Mill. S2. Diametri < Trasversale — Mill. 50. Verlicale — Mill. 44. .;i/,J-- ' _..;.i. ./.Ai) .H.iA .•.i:io,> ■; !■„-;••' -"{.[{ii/jy.! ;(t:i?)is . V.T'I''.", > /:■-..: ! __., ' oV,;'jo •.il'vu.pnl. .t'.i-s .''«) .Tir.(( ir iifiiiidi SAGGIO DI PER LA SlCILLl wa SOCIO ATirvo Dot: eiuscppc vlntonio eabagni SOPRA UNA NUOVA MALATTIA ENDEMICA DELL' ETNA IXTTA ncUa tornata del 24 aprlle 1834 Mtf^'f V? ^,4j mXd 'JJ3C /. lU usntTA OWOC 3Jf.*. Une foole des maladies depende de V influence des milieux ambiants geolo^qun ct chiniiques. FOUBCACLT. PliOEUlO WJ^ECiESDO gli sludii di Geografia 3Iedica sidla Sicilia, o conlinuando a fissarc i rapporli dolla naliira Gcologica del suolo cfdic malatlio doi suoi ahilalnri , alio positive indiien- ze ehe il terreno largilloso esercila sulla grandc inanifesla- zionc dei niali Paludici , un" allra singolarc no viene dal Terreno Vulcanico. L" Ktiia e la cuna d' una .Malallia Endemica Niiova neirisola, nella Seienza A'liovissiina die si cosliluisce di un Avvolenamenlo del Sangue prodollo d'un corpo acri- forme, clie per la sun novila dee occupare il j)rimo po- sto nella I'alologia di Sicilia, clie uierita una singolar men- zionc nella Geografia Medica dell" Knropa , e clie Etnea dec denoniinarsi perdie sidl' Etna solo si osserva. Gausala da un Emanazinne Teilnrica all' Etna colli- vato coeva ma inosservala lin oggi. fenonu'uizzasi con una niodalila jtalologica di vario grado : attacca i vignajoli clie — 232 — occupansi dclla viti-coltura sulle giogaje Etnee dall' altez- za da niille a tre mila picdi sul mare, e a ragione dec dirsi malaltia Endeniica, circoscritta osscrvandosi alia sola localila ovc nasce, alia rcgione vignicola, e piedemontana dell'Elna. In una nicnioria IcUa al voslro cospetlo Meritissimi Socii, ed inscrila nogli Atli Gioenii, prcsentava la sloria di quesla malatlia , nuova c non descritla da allri, c delle cause lopografiche da che veiiiva prodoUa, ma, sludian- do piu a lungo quesla nuova cgritudine, osservandola in tutte le sue manifeslazioni, sotlo tulti gii aspelti, nci va- rii luoghi ove sviluppasi, e meditandovi scguitamcnle, ho eredulo fame un lavoro per quanto la mia pochezza il consenle complelo , cosi muovcndo dalla sposizionc del falli passero alia loro tcorizzazionc, alia descrizione gene- rale del morbo , la monogralia biparlendo in parte di- nica e in parte patologica. PRIMA PARTE t'- ••' DELTA MALATTIA ENDEMICA ETNEA '' ' ' ' ' ' "' ' ' DIspnea insigno fondeuza aUAslissia ' Giuseppe Gemmellaro di 27 anni a leniperamento san- guigno , di cosliluzionc robusta , cssendosi porlato nella pianura d'arena vulcaniea a nord del I'aoscllo iVicolosi erut- lala nel 1G69 per dissodarla, e motlerla a pianlagione di I'iti, scavala la terra alia profondila di (pialtro palmi, av- verliva un sensibilc puzzo , e niolestavasi di peso alia testa , sbadigli respirazione difficile ; conlinuando sotto quella rea influenza la dispuea si riducova lerribile, ap- f^ '> o parivano i eapoi>iri, lo zurolainciilo alio oreccliic , Ic la- collii scnsorio-iiilcllolliiiili si lurhavano, c I' iininiiiciiza al- I'asfissia si vedcva. Loiilaiiavasi loslo daila sii|»erli('ic esa- laiile r Killiivio, rcspirava 1' iwir [)iiro , c cos'i soslavano i prodonii dcllc ronomcnic aslissiachc. Ilidollo in casa slcn- lalanuMilc, salassavasi a larga vena, siiiapizzavasi tiilla la ciilc, iisavasi uii lassalivo, crado "rado "li oscrcizii delia rcspirazioiic si Ihccvaii I'arili, il canipo del conllilto cmalosi- <•(! si aiiipiiava, o lY'i^rolo dopo trc giorni riducevasi sano. liespirazioiu' diincilo, Orloiuica, Iiniuiiicn/a allAsiissia I'iclro Pa|»palardo (raiini sedici di IfMiipcraiiienlo saii- giiii'no, di cosliliizionc modiii , jiorlaitdosi a iavoraro la Icrra nel piano oriciilalc ciie sla alia Caida dol .Moiilorns- so, (Hide ])iiiiilarvi tin vilclo, apcrla la terra (piallro pal- iiii ill prolbiulo, avvort(! iino spiaccvolc odure, i siioi mo- vimcnli rcspiralori si faiino dillicili, i capogiri, si niaiiifc- slano i linliiiiiii aiiricolari, il viso si ipcromizza, c peri- cola di cadiM'c siil I'osso da liii scavalo. Fiii'i'iva subilo il suolo llciireo cho miiiacciavalo di aslissia, rcspirava I' alinosfcra pnrissiina, c i disordiiii rc- spiralivi iioii ivaiio avanli ; ridollo in casa salassavasi, c iirl iiialliiio vegnoiile iisava iiii piiri;alivo, soj^iiiva una sc- vcra Igiene, c eosi la rcspiraziono niano niano si rimcl- lova, c ill Ire giorni ritUweasi alio slalo norniale. Ilecandosi la secoiida volla, e la lerza a lavorarc le lerre vnkaiiiclie, e amiiiaiando dello slesso lerrihilc ma- lore, erode saggio consiglio aslciiersi |)er scmpre di I'a- licarc nella regione llegrea , e s(d)l)('iie iin Kliiicola po- vero, facea coilivare nil suo picciol vignclo, e. lasciaiido Ic I'aliclie della lorra iialalc, lavorava iici lerrcni argillosi d' nil suolo slraiiicro. 3i — 234 ~ Ortopnea grave, niinaccia d'Asfissia , Gaelano di Mauro poco ollrc I'anno vigcsimo di teni- pcramenlo sanguigno.; e benissiino (alio dalla persona, vi- gnaiolo di mestiere, recandosi a collivarc una sua picciola propricla ai Monlirossi, dissodando la terra a quatlro pal- mi di profondila, rEllluvio in men di quallr'ore lo asfis- siava in gran parte, il campo dell' Emalosi restringendo di troppo. Cogli appresli dei suoi amici vignaioli sottraevasi a quella potenza nociva, e veniva porlalo ad una casa vi- cina. La sospenzione dell' azione della causa , il salasso del braccio riniisero in qualcbe modo I' Eniatosi, ma tra- vagliavasi per sei giorni di lieve dispnea. Soggiacendo iteratamentc alio stesso malore, venne obligato a vendere il suo podcretto, e lasciare per sem- pre Id sua patria, esulando in un paese il cui contado era a suolo argilloso. Dispnea grave, lendeuza aU'AsfissIa Concetto IJarbagallo di ventisei anni a temperamenlo sanguigno, di stalura piccola , ma di corpo gagliardo e quadralo porlandosi a lavorarc la terra a Mompilieri di eruzionc aniislorica, in lerza giornata travagiiavasi di re- spirazione diincilc, sbadigli, dolore alia bil'orcazione dei bronchi, coslrizionc c bruciore al laringc, espressioni pa- tologichc di insuflicientc eniatosi. II niodificatore asfissiantc conlinuando ad agire la sofferenza respiraliva diveniva orlopnoica, le vertigini ve- nivano, lo zufolanienlo alio oreccliic, iin senso di compres- sione ccrcbrale, i poisi si facovano forii, frc(|ucnli, ma giun- ta la soflVrcnza a lal piiiilo lo sprczzaiilc Kliiicola yeniva obblij^alo a lasciar la lalica, e a ridiirsi in casa. L'azionc del iiTodilicaUirc ccssala, una h/\ci\(i scvera la llehotoniia incliorivano la soircronza dell' Kmalosi , c o|i ,.rf,.(ii ,|e| lossito acrilonnc, c; dopo sci gioriii T ogrolo si riduceva a salulc. Uispnoa soiroraii'i', Iciidcii/.a allAslissia (iiiisoppo Lono-o ricco possidoiilc; di IVicolosi sul 30 anno a Icnipcraincnlo linl'alico, di liorila salulc, porlan- dosi a sorvcgliart! i siioi alTari nicnlre avvij^nava una Icrra iTiillala nol lOfi!) non appcna giiini>ova sidla linea del dissodaniciilo die prccoisi dcgli sl)adij;!i, un'iiisii^iie |)ona di respirarc, dcllc soncronzc, scnsoiiali, dci capo<>iri, nn insiifliciciiza a pcnsarc, seiiliva una niinaccia di suirocazionc per icspirazione iuipodila. Lonlanalo dal luoi^o ovc si enianava rKdlnvio, salassavasi a larj^a vena, allenlavansi lo vosli, 0 si frizionava forlcnionlo la polio, mano mano la respirazione voniva in nioj>!i(). ina lo muloslio dispnoi- clic, S(;bljono niili, piii i^ionii ralllissoro. Ignaro dolla causa die avea prodoUo colanio dislur- bo, 0 oonsidoraiiibdo conu' uu disordino lU'vrosico, lor- nava dopo alcun Icnipo alia lona lloyica dissodala csa- lanlo il malolico cllluvio, e per la seconda volla amnia- lava dollo sicsso malore. 0SS22BVAZI0?;B sebta Dispiioa forlc, Tosso, Fobluc rpazioiiaria Donionioo Heilano d' anni 42 a tomporamonlo nor- voso, di slalura mozzana , niagco e forle della persona, — 23G — porlantlosi al monte S. IXicolo che sovrasta all'Ercnio dei Monaci licnedoUini Cassinesi, onde occuparsi a propngi- nare le vili, in (piarta giornala molcslavasi di soiiinia frc- qiicnza , c dillicolla all' ispirazioae dell' acre, di dolore alio sterno, di tosse sccca nervosa, di poisi allivi reazio- narii, di palpilazioni cardiache , Ic sofferenze respiralivc aggravando piii a piii arrivavano a slato gravissinio, che r obhiigavano a lasciare il lavoro. HidoUo a casa nianifeslavasi ardilissima fchbre con espressioni d'angiolenia, la quale niinuiva le sofferenze re- spiralive. Usando una severa Igicne, la Medicazione sti- hiata, la revulsione cutanea, in olio giorni rimelleasi alia salute. Ccrzioralo per la quarla volla e la qulnla die la superficie flegrea dissodala era deleteria alia sua indivi- dualita, rinunzio per senipre ai lavori dclle lerre vulca- niche , porlavasi a faticare nei canipi di Realna , e nel conlado delle Icrrc-forti di Calania , di tessitura argillo- sa, e sehbenc povero , facea collivare il suo piccolo po- dere pagando^ anziche travagliarsi d'uu si pericoloso nia- lore. [ Dispnea solfocanlc, Tossc, Afonia Cirino Distefano d'anni 44 a lemperamenlo sanguigno, robusto di coslituzionc , porlandosi a dissodare la lerra arenosa nella Kegione del piano di Lisi, in quarla gior- nata si aflligge di respiro invclocilo e dillicile, di losse afonia, peso grave alio sterno, quasicche un sasso cola gravitasse ; la Ematosi facendosi maggiormcnle incomplela fu obbligato lasciare la fatica, e ridursi in patria, e in casa. La nolle la respirazionc si fece orlopnoica, I'egroto guardo I' atliludinc sedenle , c ad inlcrvalli sbalzava dal — i'M — Iclto a rcspirarc 1' acre cslcnio, lanla ora la niolcslia die iiel respirare provava. Aprivasi lari'amcnle la vena, iisa- vansi i piu'i^alivi , segiiivasi una rijiorosa Igiene , dopo sei i^iorni 1' iiil'ernio ininiegliando jiiii a piii si rcsliliiiva a saluU 0^5EBVAZI0!>]Q 0TTA7A Resplrazioiio (lillicilc , nroncopazia calarrale , lnibara/./.o gaslrico, Fcbbrc (liuseppe Carhnnaro di 16 anni (H slaliira piiiltoslo Lassa, a viiioria fisioloj^ica insigne , per niestiere ripulitore (lellc vili dello Pidaliimru ginsla la espressione di Si- eilia, sonza die collivasse la terra, ma passeggiando solo in quella riinossa, nioleslavasi d' un senso di pena al re- spirare, di coslrizione inolesla , hrnciore alia laringe, e alio sterno , shadigli , caiiogiri violenii , manileslazioni diiarissime della delicieiile enialosi , allaldie la faliea la- sciava , e ridnceasi in casa ; aprivasi loslo la vena , ma la nolle ai [jredelli dislnrbi si collegava la losse , e una Idthre non mollo reazionaria, la diniane nsavasi un lassalivo perehe vi slavano i segni d' un imltarazzo gaslrico, c sul vespro cominciavasi la pozione slihiata. (Irado grado le sollerenze respiratorie , la I'ehhre , la losse , melioravano e Tegrolo dopo olio giorni si rimetleva in salule. nispnra , nroiicopa/la , Afonia Giovanni (liuffrida d'anni 2i a lemperamenlo nervoso di forle vigoria, recandosi a collivare un vignclo nella He- gione di .Monlarso dopo sei giorni di faliea seguila mole- — 238 — slavasi di respirazlone dilTicile, voce raiica, tosse leggie- ra; rindimanc le molestic respiralivc crescevano, la pa- rola, c la voce si facevano oscure, la tosse diveiiiva frc- qiienle. Pure istando in quclla iiociva falica 11 giorno ap- prcsso la respirazlone si faceva dispnoica, I'afonia nioslravasi complela , la tosse piii frequente , c le vertigini , ed i capogiri minacciavano Taneniatosia; a lal punto ridolto, so- stava (lalla rurale fatica, e riduceasi in casa solloinessn ad un severo regimento curalivo piii Igienico clie far- maco logico; moliorava dopo sei giorni delta travagllosa dispnea, ma risanava della tosse, e deU'afonla dopo quin- dici giorni. DIspDca , Broiicopazia calarrale, Pircssia riaslriciia mucosa Vincenzo Pappalardo d'anni 27 a temperamento llnfa- llco, di forme Irregolari nelle apparlenenzc toraclclie, e ca- gionevole di catarro porlandosi a coltlvare I vigncli clie vegelano nel piano di Lisi, solTrc alle prime imprcssioni del delcterio eflluvio una I'orle tiirbazione respiratoria, e losse calarrale, la quale I'ohbliga a ridnrsi suldlo in casa. Finita la dispnea in onia delle opportune caulele, e delle medicine opportune, la tosse calarrale oslinala perpeluavasi per lo lasso di cinquanla giorni. Pill voile soffrendo lo slesso nialore perclie lispone- vasi al delelerieo modificalore, privossi di falicare nelle arene del Mongibello, c scbhene agricola povero, veniva obbligalo dal duro bisoguo di pagare per far collivarc uu suo picciol vileto. Poco apprcsso vcndeva la sua pro- prieta, lasciava il paese nalale, e sceglieva una palria chc avea una campagna a coslituzionc argillosa , e nou a fon- do vulcanico. ,j!i:| . — 239 — OSSXiaTAZZOIfE VKDCCIIMA llospira/ioiio diincilt', Kroiicopuzia ralairale di luiigo corso Anlonino Raonisi ndtillo d'anni 40, di tomporanienlo sani>iiii;iio iicrvoso, rccandosi a zappan; iiii vii^iiotu al inoiite Sonapi/.ziila alio Ircinila o cento picdi sul inariiio livello, oslrenu) tci'iDiiial" norlico dclla rc^ioiic picdcinoiilana , e priiicipio della iicniorosa , (1()|»() (piallro gionii di I'alica conliiiuala coiniiiciava a lagnarsi d' una picciola soirerciiza rcspiraliva con tosso uniorale , in seconda i^iornala le aiii^osciosc sirollc del rcspiro crcbbcTO , la losso si fcce Irccpiciile, (', fu inoslit'ri la.sciarc il conlado , o ridursi in pati'ia, c in casa. Ovviavasi a lanto scompii«iio della re- spirazionc col laglio dclla vena , e coi preparali slibiali collegandovi sevcra Igiene. La iunzione del polmone ri- melteasi, a salnle dopo olio giorni, la lossc sollo forma di calarro prolunnavasi on mese. cssEsvAaio^i: sucsxcisia Itespira/.loiic Dispnolca, Itroiicliilo, Fcbbrc, Gaslrlclla Anlonino di Manro noii ollre I'anno triijosimo, a lem- peranienlo linlaiico nervo.so , di forme regolari di corpo, ma cagionevole di calarro, rccandosi alia base merigiana di monlc (lervasi per dissodarc, o meglio per rompcrc 0 lavorare il lerreno non collivalo, onde pianlarvi un vi- jrnelo , in seconda giornata Iravagliavasi di respirazione diHicilo con senso di lieve compressione, e rislringimento al lorace, pure prolrasse la liilica inlera d' nn giorno, e la nolle parve succcdere un cessaniento dellc moleslic re- spiraloric apparsc ; ma la dimane tornando ai Iravagli Hi dissodamenlo snile ore del vespro la respirazione nei suoi — 240 — escrcizii mcccanici si turbava di iniovo, c la difficolla al- r imniissione dell' acre rendendosi seniprc niaggiore socia- vasi a tosse frequente, a parola inibarazzala, e fu prudcnte consigiio chc il pazienle pria d' asserare si ridiicesse in casa soUecilamente. ('peravasi la flehotoniia , indicavasi il tarlaro stihiato; le soffercnzc niorhose ingrandivaiio la nolle, la dillicolta deirimniissione dcH'aerc faccasi massinia, c lo infennd spcsso lasciava la posizinne orizzonlalc c pigiiava la veilicalc, c lalvolta provando iin imperioso bisogno di respirarc iin' aria libera la porta schiiidcva ; Sociavasi a tanli lurbamcnti la losse molesla con pocbi cspeftorali, una Icbbre reazionaria, e dei sinlonii di ind)arazzo gaslri- co. Insistendo nella medicazionc niedesima, e sni purgalivi la dispnea dopo Ire giorni dissipavasi conipletamenle, nia la broncbilc, e la tosse alle niedicazioni ostinata perduro venlitre giorni. llisimea, Calarro, Uislbnia Anlonino Bonanno a teniperamenlo sanguigno , loc- cantc il sessagcsinio anno, rcgolarc di corpo, e di costi- luzione robnsla, zappando iin vigneto sui dossi di Monte iXocella recseva dodici liiorni al nialelico elllnvio, ma la di- mane cominciava a dolersi di respirazione anelosa la quale fmiva complelamente come il colono lasciava la faiica e riduceasi in casa, e riprcducevasi come alia fatica lornava. Corsi qualiro di con tale andamento niorboso, in quinia giornata la respirazione divenne dispnoica c coUegavasi a tosse calarrale , e a voce rauca ; 1' Etnicola seoraggialo dal morbo divenuto gigante , lasciava la snperficie chc csalava il dclclerio elllnvio e riduceasi in casa. Sospesa r azione dclla causa asfissiante , la lieve aslissia in tre — 241 — giorni fiiiiva , c la Emalosi toniava alio stalo normalc ; ma le roazioni niorbose suscilat(3 ai bronclii, alia trachea, alia lariii«^e, da clio yoiiiva la losse, la incomplcla afo- nia ihiravan piii lempo ; la broncopazia catarrale correva due sellenari, e la lariiij^(»[)azia , chc 1' afonia originava , oltropassava il Irenlosiino giorno. Hespirazloiio tiiibala , IViioincni Dlspnoici dl luiii;a diiiala Sebasliano Bonanno di anni 48 callivo di coslituzio- nc, magagnalo di lup, o disposlo alio soiroronze dell' appa- rcccliio rcspiralivo, facondo dclle propagini , nella cui fatliira inollo la lerra sprufondasi, in iin viteto siil inon- tc Fosara, ostaiido sci nioriii aUinlluciiza aslissiaiilc tcl- lunca, m sctlima giornala scnliva divcnir laboriosa la ro- spirazionc, o avvcrliva uii sonso di piciiczza aircjtigaslro. Cors! Ire giorni di suH'crcnza morbosa , seguendo ad esporsi aH'cllluvio, la respirazionc divcniva diflicilissi- ma con coslriziono forlo in Inlto il loracc , c i nuiscoli chc ai lenonicni mcccaiiici scrvono del rospirarc si nola- van quasi convuisi ; 1" Klnirola I'aslidilo di lali solVcronze posava dal lavoro, lonlanavasi dalla supcrlicie dclctcrica cho omanava I' clllnvio. c ridnccasi alia sua abilazione. Per olio giorni con jiochi inlcrvalli di posa Irava- giiavasi il niisero cgrolo dalla icrribilo Orlopnca, vcdea- si il pazicnic rinniic Inllc Ic sue p(»ssc ad anipliarc il toracc ; an'crraio i coipi clic lo circnivano, rivollarc in- diclro la testa ond(! gli elevatori dellc costc Irovorobbcro un pnnto di appoggio pi\i lernio, il dialTraninia grintcr- coslali, i ninscoli dell' oinoplala, dei londti, della region ccrvicale die le grandi ispirazicnii vcrilieano, Innzionaxano con encrgia per sollcvare il toracc, c aggrandire il cam- po della respirazionc. 32 — 242 — Opcravasi un salasso ficljico, iisavasi un vomitorio, un lassalivo, ma la specificila della causa opponevasi ai salulaii effelli di tali metlicazioiii. Dopo olto giorni di tompcsloso rcspiro la dispiica si ridusse a grado licvis- siino, e cosi ostinala senipre luoslrandosi all' azionc dei rimedii, molesto 1' amiiialalo allri dodici fliorni. OSSEETASIOItB gtrilNBlCBSIKIA liespirazioiie dilficilc, Lariiigopazia , Alouia, f.aslricifii Francesco Sambataro di aiiiii 3G d'idisiiicrasia opa- lica, di alleliche forme, occupandosi di lavori vignicoli di rifiisa nolla regionc del piano di Erasimo ad esle del Pacsello IN'icolosi, in lerza giornata il siio polmone ricc- vea r influenza asflssianle del rimosso lerrcno vukanico r ossigcnazione del sangue si faccva inconiplela, e la re- spirazione diveniva dispnoica ; oslinalamenle due giorni scguendo in quella micidiale fatica 1' ossigenazione del sangue piii a piii niinuivasi, la dispnea si faceva insigne c il vignaiolo sprezzanle veniva al bisogno di lasciare I'a- gro niak'lico, e riliravasi in casa. Sociavasi a tanlo dislurho dclla funzione enialosica iin'irrilazione iperemica alia laringe che lo niuoveva a tos- sirc, e un scnso di calore locale con voce rauca die gra- do grado air afonia conipleta pervennc. Mellcasi in opera la medicazione predescrilla, nia la egritudine oslinata ad ogni lerapenlica correva dicioUo giorni di corso complelo, schbene la dispnea posiliva non duro pill di tre giorni. Dispnea, Calarro, Fobbrc di Ire giorni Anloniuo Paladino d'anni 40 di media costiluzione , di fiorila salute collivando il terreno flegreo di ilJonpiluso — 2i3 — monlc vulcanico di origine antica alio sul mare 3120 pio- di la sera della lerza eiornala d'lina sp"iiila falica sotUi r iniliRMi/.a aslissianlc, (Icircllliivio Kliico travai'liavasi di tossc rr('(|ii('iil(' (Oil escrczioiK! d' iiinorc baslevole , e di respiraziodc dillicile. IN'clla falica islaiulo |)iii giorni csposlo a quel noniico invisiliilc la rcspirazionc si facova ortnpnoica, la lossc di- vcniva iiioicsta oiidc In hisdi'iio di rcslarc in casa o nicl- lersi a lello [tor quaiilo rmlopiica lo permelleva. Diirava tro giorni in cpicslo trislo sinlonialismo, diclro clic grado grado si riduceva a salnle cogli ainli dd leinpo, della Igicne c seiiza uso di larniaci. Uosplrazioiif* difficile, IVovropa/ic slorno coslal! Ciinscppc Aavarria d'anni 38 a Icinpcranicnlo san- g'uigno di rornic irrogolari iicllc a|ipail('nenze loracicho, e cagioncvole di rcnnialismi, die si era travaglialo piii voile dcir avvelcnanicnlo I'^ndeinico Elnoo, di proprio volerc in onla della niia proiliiliva voile venire a falicare in una niia proprieiii in .Monpilieri inonle al siid-(hesl d(d paesello Nicolosi ove dissodavasi la Icrra per pianlarvi uu vignelo . hisingandosi cIk; il leireiio viileanico di (pieslo inonle , perclie d'eruzione anliiliissiiua, iion lo poleva ininialsanire per nulla. .Ma ai prinio giorno di falica sul vespro vien prcso d'una res|)iiazione alTannosissinia, e, richiedendolo dei suoi inconiodi, rispose: sto per inorire, noii posso respirare, e parea die a nionienli solTocavasi e perdeva la vila, fa- ccvasi porlare siihilo in casa. salnssavasi, ed il sangne pre- senlava la condi/.ione d'nii sangne neru dissossigenalo; la malattia sociala a varie nevropazic sterno-coslo radiidiane e a pneunialosi gaslrica corse venli giorni seguili. Scuo- — 244 — rato (lal tcrrihilc nialore die lo rkhicea inutile alia fatica lasciava la palria , e passava ad abilare nelia canipagiia Jel piano della vite la ciii terra a eostiluzione diversa non presentava I'evoluzion deU'Eflluvio. OSSBHTTAZIOSJE nlCIOTTBSIJHi -11 Itespirazionc difncilc di lunga durala Francesco Manerca d'anni 40 magro della persona, di eostiluzione forte portandosi a za|)pare i vigneti piantati nel- le terre llegree dell'ovest di Nicolosi alia regione del piano di Lisi, non appena era corso un (piarlo d'ora da clie si era messo in fatica vien preso da dillicolta all'ispirazione aerea che veniva daU'insufliciente ossigenazione del sangue, fuggiva tosto dalla gleba dissodata esalante rEffluvio, e riducevasi in casa slentatamenle, ne poleva mettersi a letto, ma ad una sedia adagiavasi, tanto era il patire che nel respirare mo- strava. I salassi i lassalivi moderavano la violenza dello af- fannoso respiro; ma corsero ventidue ^orni per avere ces- samenlo le moleslie respirative. L' csperto vignaiolo a moderare 1' influenza dirella del malefico Elfluvio, fasciava un fazzoletto per turare la bocca, c; cosi operando e frammezzando qualche giorno di posa alia fatica gli riusciva talvolla di non attaccarsi della Ipo- xemia Endemica; una volla pero alia slagione aulunnale, raccolte dellc castagne al monle Nocella scavava colle mani un piccolo fosso di piccola profondita nel terreno arcnoso r esalazionc dell' Efllnvio tosto tosto suscitava 1' Ipoxemia di che si ragiona la cjualc protrasse ventidue giorni. ■ ;,■.. ...: ''^ !•■■■' ••■' ' !,; DIspnea, Tosse, Fcbbrc, Gaslricila Gaetano Mazzagiia sul 60 anno a teniperamento san- guigno di eostiluzione forte, mentre saliva al bosco lungo — 245 — la via alia distaiiza di fii j)almi ove si scalenava 1' arena vcnuta fiiori iioirKriizioiie del 16()9 avvcrle un lerribile piizzo, e si allacca siildlo di airiiiiiioso rcspiro, di tossc, di proslrazioiio di I'orzi;, clu! In ol)l)lii'alo a riloriiare in ca- sa ovc slcnlalanKMile arrivava; la sera la molesla dispnca si fecc niagi^iorc sociandosi a I'cbbre, a lossc unioralc, a dislurbi j^aslrici , a nausea , a sctc, a raancanza d'ap- pelilo. \jH inalallia corse venli giorni oslinala a tulle le medicazioni, e noi |)rimi sei giorni sulla sera, e la nol- le eblie pericolo di soffocazione ; ainnialavasi di ([uesla inalallia sul iO" anno cpiando rinunziava di falicare piii nolle arcne vulcaniche , nientre sine a qucsla cla vegeto 0 sano reggcva airinlluenza dell' esalazione tcllurica Elnea. Ht'spira/.ioiic (llllicile , Tossp , (laslridta Carmelo Pappalardo d'anni 28, di teuiperamento san- guigno nervoso, a costiluzione forlc , discendente da pa- dre die ancora aninialossi aU'azione dell' Kllluvio meli- tieo Klneo, coniincii) a solTrire la nialallia Kndeniica del Mongibello lin dai prinii nionienli cbe nella sua giovinezza volea occuparsi dei Iravagli rurali; aninialavasi (piando fa- tieava nelle canipagnc ove Ic arene recenli vulcanicbe non prol'ondavano piii di Ire palnii, e sollo vi slava un lerreno vulcanico danlieliissima origine, inenlre non si aninialava per nulla , o lievenienle aninialavasi ([uando falicava nelle arene vidcanirlie del KKi'Jclie profondavano ollre olio pal- mi; nia (juando aniinalavasi si inolestava di lungo e peri- coloso nialore costiluito di respirazione difficile, losse , gastricila che ollrepassava i quaranta giorni. — 246 — Respirazlouc Dispnoica, Tossc Francesco Borzi d'anni 60, a tcmpcramento linfali- co, di cosliluzione media, trnvagliavasi della malallia En- demica in prima giornala in tulli i luoglii vultanici di Mongihello ; si affcUava del morbo all' ela di 25 anni do- po avere ostato all' influenza niefilica elnea per anni die- ci , ma Iravaglialo una volla dal morbo , non gli pole pill riuscire di assuefarsi a quell' azione malefica, e sono 3S anni chc non puo piii falicarc in lerreni vulcanici senza essere atlaccalo di forlc dispnca c di tosse molesla, quan- tunquc egli ad inlervalli Ionian! fa sempre dei nuovi sag- gi se il suo organismo polessc rcggere a quella nociva influenza. " , Respirazionc Dispnoica, Tossc, Febbrc Gaelano Ileina di 44 anni, a tcmperamenlo linfalico, di cosliluzione forte, ma magro della persona, ammalavasi air ela di 30 anni in seconda giornala dei snoi lavori in tulle le regioni vulcaniche del mongibello; la malallia co- stituila di dispnea, di tosse, di febbre, durava olio giorni e poi scioglievasi inlieramente usando la sola Igiene senza medicamenlo veruno. Rcspirazionc Dilficlle, Tossc, IJruciorc alia Lariugc, alle Fauci Luciano Caponetto di 24 anni, a temperamenlo linfa- tico, di vegela salute, porlandosi a falicare nelle arene vul- — 247 — caiiiclio si niolcsla di briicidrc al dii'lro bocca, all(! fauei, alia laringc, die lo slimola ad un lossire coiiliniio, e ad ('S|i('ll()rar(' coiiio se un coriio csliaiico slasse ncl caiialc acrilcro rlic iisrir iioii iiolrchhc. Indi inolcslasi di dillicilc r('S|»ir() clu' , crescendo jtiii a piii, si inula in jXMuisa ma won lorlc dispnoa. I>a malallia in laic individno non saliscc alii <>radi di acnzio, si niaiiliono a grado lollcrahilc! , c usando il biion vin-naiolo una regolala Igienc, sevcra ciharia, omol- U'ndo i Icgnnii, il vino occcssivo, i cilti forli, od nsando dcllc docozioni caldc ziicclicralc sid nialtino e la sera, che agcvolano la nscila di csnoUorali donsi, soirre, nia conti- nna la sua falica, fincjic! la malallia, I'allo il sno corso di olio dioci, rpiindici giorni, gndo poi I' imninnila rinche liniscc (piolla falica; ina lornando dopo un inlcrvailo di posa ai lavori delle tcrre vulcanichc solTre nuovaincnlo lo slesso uialore. IHspnoa uiolesia , Tosso umorale , Feitbi'o roazinnaria (liusoppf! Paladino sid !U)" anno, a Icmpcranicnlo ncr- voso. di cosliluzionc dcholc, di niosli, sociala a losse a dolori toraeici, a fel.hre, clic sono smtoini accessoni. E Tazione islaiil(Mne..le nialefica d.dla nocevole causa, die appona giiiiili ai sili sospelli aininala gli binitoli die cadrebbero ndraslissia se poio nii. vi iminorassero. In line dinioslra I'esislenza deU'Effluvio Etneo la sua azione nociva costanle sull'uomo, la sua azione no- i'ocel- la , c .Monlerosso occupa ulliuio poslo perdic di forma- zionc rccenlc. — 234 — Pcro volendo dire siiiraltitudino di Nicolosi , c del suo contado, aU'evoluzion dcH'c^inuvio, fissarsi polrobbcro dislintc regioni, e sc sognano maggiore atliludinc aU'evo- luzionc di csso le arenc del 10{»!), Mompilieri di gcncsi anlica induce mcno la produzione del niorbo, c Ira que- sti prendoii silo in serie ascendcnle il Piano d'Erasimo , il Piano di Lisi, Monpiluso, Serrapizzula , Fosara , Ao- cella, Gervasi, S. iMccolo, Montarso. Pedara pacsello a poca dislanza all'Esl di iX'icolosi ])Osalo sopra suolo vulcanico , origina pure revoluzione deirEflluvio , e esalasi, piii nei conlonii deH'abilalo, die nelle regioni norliche clie jirescnlano un'anlico lerreno Flegreo. I pacselli Piano , Trigona a suolo piroide esa- lano ancor rElTluvio , e nella canipagna di Trecnstagni alia regione dei Carpini, della Carlina, al nionle Elee, e alia Sciarella piii ne lemono i vignaioli, e ne abboiriseo- no la oullura cliianiandola terra (lotlosa per lo nialelico gas die esala di rea qualilii. E il villaggio Sleli'aragona a suolo vulcanico in que- sto novero Irovasi , e C.aniporolondo , S. Pietro paeselli circuili di lava , einanano ancora 1' ellluvio , c lo eside- ranno nieglio in appresso, quando il terreno, accpiistando maggiore alliludine a collivarsi, alliverii T opera dellEl- nicola, die, soggiogandone la slerilila e coltivandolo, uu Ellluvio pill copioso si csalera clie}tiuniinaccera la sua vila. Adunque le terre Elnee da noi sludiale ove 1' Elllu- vio enianasi stanno nella regione ])ienionlese , del Vulcano al nieriggio, in linea d'Ovesl ad Est, e fra tutle la cani- pagna di Nicolosi presenta la maggiore evoluzione dello Ellluvio. I.AVORI AECESSIRII AIL' ESAIAZIO^E DEIl' EFFll VIO TEILIRICO ETSEO L'ElTluvio niai spontaneaniente esalasi dalla terra vul- canica, il Villagose dell' Etna non ne e disturbalo unque- — 2a.i — niai. Esso omaiiasi (|tian(lo si lavora la Icrra , c lo col- liva/.ioiii iiiille ([iiali sviliippasi, soiio i Iravagli di disso- (laiiKMilo, di |>r()|»a^iiii, di fosse, di za[»|)a, di rifiisa , il iiialclico gas si csala (•((piosaiiiciilo ncl lavoro dollc pro- jiajjini, (; iici dissodaiiiciili ovc siiio a piii jialini mi siudd collivalo 0 solvag'i^io sva|)oi'a, c esalasi in nioiio copia in (piclli di zap|»a , c di lifiisa ovc rivoigcsi la crosla sii- |)oriiciale priiiiieia dolla Icrra. STAGKIM, STATI ATJIOSFEKICI FAVORKVOII All' ESAIAZI(P>E DEll' EKFLIVIO TKILIIIICO ETAEO LEIlliivio Eliieo esalasi nella slagionc dei verni, nel priiui[)io dcila slagioiie di priinavera, o alia fine dellaii- tiinno; la state e saluhre, e anehe nei dissodanienli pro- Ibndi nnn esalasi Kllliivio, o sc nc esala |»ocliissimo, die i travagii agricoli non sono norivi. L'a((nia die cade dal cielo cresce la esala/ione ddrEilliivio, gTinverni , e gli atilnniii leggieriiicnle piovosi presenlano inaggiore la sua evoluzione. La massiina csalazionc accade in primavera all'ap- parirc di iiiarzo quando la alinosfera nioslra niolla iinii- ditii I'iiiiiila al siio calore ordinario, e se lieve lievc |)iove a rileiilo piii giorni, e ddle ore d(d giorno rKllliivio Kt- neo esalasi in copia inaggiore quando ralmosfera e j)iii inralorila, agisce con inaggiore encrgia sii gli iiniani or- ganisiiii al Irainoiilo del sole, e il niaggior nuniero dcgli iiulividiii |ireseiila la sera lo sviluppo del morbo. KSAIA/.IOE QIASTITATIVA UEll' EFFIIVIO TELLllUCO ET.VEO Difficile loriia dclerminare la (piaiilila ddl" Kflluvio incniico die si csala nei prodolli pirogcnici del .Mougi- hello, c varia esso secondo Tela dei lerrcni collivali , e le collivazioni varie clie al terrene si porlano. — 256 — Un'Effluvio Telliirico chc non allacca grindividui lutli che stanno ncllc condizioni a riccverlo, e qiielli die ani- niala non senipre il primo giorno di loro falica , e chc mai produce la morle , fa rilcvarc die esalasi in poca ([uantila, e la sua azione viene infievolila dalla libera at- mosfera ove si esala, c dairaluiosfera di illongiiiello seni- pre venlilala e purissima. L' KITlnvio niassimo die produce la dispnca insigne, 0 die I'asfissia prontanienle minaccia e quello die esalasi nei lavori di dissodamenlo delle propagini e ddle fosse, e in secondo poslo quello die enianasi dal zapparc i vileti. L'EIlluvio Vulcanico copioso si svolge dai lerreni arenosi deU'eruzione del 1060 il mininio, in quclla assai anlica di Monpilieri e fra quesli si allogano quello die enianasi nelle cruzioni di S. iN'icolb , Montarso , Gerva- si , INocella Monpiluso. , .;; ; , SFERA d'aTTIVITA DEI.I.' EFFLl VIO TEllimCO EWEO La niassinia azione dell' Ellluvio etneo avviene sul luogo slesso ove la sua esalazione verificasi, e nei tempi niedesinii ove scavasi il suolo , uu azione media avviene a picciola dislanza, die quelli die ripuliscono le vili del vignelo die collivasi se ne ammalano pure, cd nn azione lieve ad una maggiore dislanza aiicora succede lino a 64 palmi siciliani lungi dalla superlicie esalante 1' Effluvio , come da alcuni fatli rilevasi. TEMPO NECESSARIO AIl' AZIOJiE DEll. EFFllVIO TEILURICO ETJiEO L' azione dell' Effluvio Elneo varia secondo la quan- tita e la sua qualila die puo esscre diversa nei diversi lerreni vulcanici, secondo le condizioni individuali relative — 257 — alia costiliizione e alio slalo di salute ; V azionc dcU'Ef- fluvio Etnco e ora islaiilaiu-a, oia la sera del priiuo gior- 110 della liilica, ora dopo due gioiiii, nei easi |iiii rari dopo oUo quiudiei giorni, iu alcuui suscita uu disUirbo niassi- ino, in allii un dislurbo medio, in altri un disturbo mininio. CEKESI E NATIRA DELl' EFFLIVIO TKLIIRICO ETNEO Ragionando sul niodo come I' Kllluvio formasi doUe ricerclie diligenli e a lungo seguile ei ]iorlano a credere che esso si cniana dall' arene, e dalle lave in franimenti clie rininlansi in lerra, c nei tempi piovosi e nella slagio- ne jemale anzicbe nell' estiva, ed e verisiniile cbe V acijua di pioggia fosse un Elemenlo di tale formazione, e come probabile concetto potrebbc dirsi che cssa addenlrata nei vacui sassosi, c arenacei, si decomponesse nei suoi prin- cipii, c I'ossigenc ponendo alliiiila al I'erro, die nei ler- reni piroidi privi del contatto dcU'aria abbonda alio stale di prolossido, lasciasse 1' idrogene libero, che cnmulato fra gli strati vulcanici esalasi ipiando si colliva la terra, e questo solo o unito a porzioni di carbonio, o di zolfo, che sviluppasi pure dalle lave, da venirne il gas idroge- ne solforato, o carbonato, cosliluiscc I'orse lEIllnvio che produce la malallia Kndemica Klnea. Talc azionc chiuiica avviene negli strati su])orficiali del mezzo vulcanico, perche 1' Elllnvio esalasi nei tempi piovosi e per opera delle accjue pi(tvane che si I'rammez- zano nellc croste primiere del suolo, che sc 1' evolnzione copiosa in jiriniavera si osserva , dove un calore elevato meglio agcvola la decomposizione dell' acqua , mai nella state si nota che il grande calore insecchendo le arenc, e spremendone 1' acqua, da fine a tale decomposizione. 34 — 258 — CABATTEEI DEIL EFFLIIVIO TElll'RICO ETMEO Finche I'analisi chimica fisscra i carallcri dcH'EiTlu- vio Etneo credo convencvolc eiuinciarc alcunc propriela di laic principio Tossico dedotte dagli cffcUi niorbosi chc suirorganisnio produce: L'Eniiivio Etneo esala in Sici- lia solanieiile nei lerreni vulcanici di Mongibello : Esala in copia niaggiore nei tcrreni aronosi di eruzione recente coltivali a vigneti , e nello stalo altuale 1' eruzione del 16G9 e (piella che ne sviluppa maggiore quanlila. Esala niaggiorniente nclla slagione vernale , c all'apparire di marzo. Esala piu copioso dopo una pioggia lievissinia scguila di giorni di sole: luiprcssiona nial I'odorato, die un tanfo si avverte nei terreni arenosi , dopoche cade la pioggia, e un odor grave quando i vignajuoli coltivan le tcrre, die diviene puzzo se ne fanno il dissodanienlo: Agisce air almosfera libera alia da due a tre mUa piedi sul mare: AUacca molti Etnicoli chc nellc vigne lavorano, forse un tcrzo, e quando e copioso nicta degli agricolto- ri : Esala quando si scava la terra : Esala copiosamentc negli scavi_ profondi: Trasportasi a picciolc c non a lontane distanze: E un lossico lieve chc se induce disordini g^ravi non niai cagiona la niorte sebbcne non si conoscc I'antido- lo: Ha un'anlichissima origine, che se da due secoli quasi esiste quello cnianato dalle niatcric eruttate nei 1009, da tempo anlistorico esiste quello die esalasi prcsso monte Gervasi, monte S. Aiccolo, Moni)ilici'i la cui formazione nelle storie etnee non si narra. Cosi r Ellluvio Etneo d' anlica esistcnza quanto e antico il vecchio Etna se vorrebl)e considcrarsi a durata temporaria , die ai suoi influssi mettcra fine , quando i }irodolli pirogeni si muleranno in fertile terra , la sua leniporaricla sara oltrcmodo longeva, e dopo di durare — 259 — rcntinaia di secoli in una data cruzione si osscrvcra nclic ullrc d'epoca reccnle colla stcssa durala, dli^nisaciie fra 1,'li Ellluvii conliiini polrcbbc classarsi la csislciiza consi- derandonc in lulla la logione piedemonlana dcirKlna. MODIFICATORI IGIEMCI Indai^rando rinlltienza dei modificaloii Igicnici nolla gencsi della malallia Eiidcmica Etnca, inenlre I'acqna del cicio concoiTc forsc airazionc cliiniica the svihippa IKf- fluvio nel mezzo vidcanico Etneo, iiu ossa, ne 11 Ircddo produce direllaineute 1' Endcmia niongibcUese. E di vero iiclla rigidezza niaggiore della slagione jeiuale , qnando I'Elna e i )Ionli the vi si addossano d'inlorno si rincapellano di folti strati di neve, e la re- gione siivana, e la deserta percnncmenle ne albeggiano, cola per iillizi diversi si avviano i recidivi del morho; E chi vi si inollra ogiii gionio a provvedersi di legna , o chi vago del piacerc dellc cacce percorrc gli spazi ne- vosi, e s'innei-pica all'erte pendici, alie iiiipratitahiii halze sfondolando snlle leneri nevi; e chi piii tenijio vi slanzia a lavorare il carbone , e chi nella regione deserta iiiiiga- inenle diniora ad innrollarc Ic nevi a sollievo D1VIDIALITA La somma dellc pnHlisposizioni che forma 1' indivi- dualita d'ogni esserc umano, sembra avcrc un inlluenza — 260 — alia produzionc della malallia indigena al Mongibello. Quando i vignaioli al numero di quindici venti vanno a coltivare i ^-iteti, non lulli si allaccano del morbo, ne lull! all'epoca stessa. Pero viene al palese che alio svi- luppo di esso tcnessc iin' influenza la cosliluzionalila spe- ciale di ogniino , che serba una divcrsa alliludinc a ri- senlire I'azione della niefili vulcaiiica ; non indislinlainentc peri) sviluppasi il niorbo su qual si voglia degl' indivi- dui checche fossene delle prcdominanze lisiologicbe, e dclle loro disposizioni morbose, che osscrvasi amuialarsi piii i giovaui che gli aduili, o i vecclii di forle tcnacita vi- tale, che ancora vanno ai lavori del canipo, e piii maga- gnarsene gli asimmeUrici nelle apparlenenze toracichc , i valetudinarii, i cagioncvoli di calarro, die i sani, ma non peri) qucsli ne vanno indenni, che non prcserva del no- civo Elfluvio ne la vigoria dci sanguigni , ne la inerzia dci linfalici, ne la lemperata tcuiperie dci lemperamenti niisli, cbe lutli piii o mcno del morbo animalano. II Tossico Eineo non allacca scniprc di prinio lan- cio i vilicnllori, che sc laluni nc inlVrmano nci tempi pri- micri di loro falica, allri si allaccano ai seslo, alloUavo air anno dccimo da che i vigneli collivano , ma non vi fu taluno die, nianomesso dal morbo , non se nc alTet- lasse per scmpre quando rilorna ai lavori vignicoli , e polrebbe dirsi che formala la imminenza morbosa non si estinguc mai piii. Peru la cosliUizione varia d'ogni indi- viduo pare influire alia produzione della malallia Ende- mica Elnea. . , ..; t:i '111 /' ,1 : iu»-> 1 i TERiPEUTICA La Terapeulica Eliologica della malallia di che Iral- lasi e di fuggire la superficie flegrea che csala 1' Eflluvio — 261 — asiissianlo, respirare Taere puro , c ncutralizzaro il los- sico gassoso iiitrodoUo ncl sangue ; ma non conosecndonc linora la essenza, non possiamo fissarne TanUdolo , o i salassi si usano, i piiri^alivi, i sudorifcri, i diiirolici, onde eliminarsi per tiiUi i dcpuialori il vclciio, o quaiclie mc- dicazionc s'inipicga dirolla alia scde, cd alia forma mor- hosa por mcdirarnc i diiroronli sintonii, ma non sonipre con rcalo vantai^gio; (piindi non tornaiio ulili le nicdica- zioni inipici^ate a guarirc gli cgroti, die se immegliasi in |)arl(' (juaklie sintoma tanti disturiti ostinati seguono il loro andanicnto. II niorho di falli non va toslo a salute, ne sono ar- ginc ai suoi progredimenii i salassi, i sanguisngi la re- vulsionc, i |)urgalivi, i sndorilcri, i diurctici, !e modicino pctloridi, la digilalc, il lanroccraso, il tarlaro slihiato cho pill dei ridoUi a salute riamnialando di rieadie successive, e per esporienza conviiili clie ogni nicdicazione inulil tor- na, al riapparire del niorho no S(»iriono le gravi molestie senza ccrcare gli aiuli dell' arte a preferenza (|uando non eresce ad un tratto a minacciare la vita. 5." Profilassia (lolla lialallla Ktidoniion Einoa Dicendo dclla profdassia a preservare gli Etnicoli del mefilisnio vulcanico. sc per nulla adallar vi si puo il tro- valo d'AiTcl e il suo lorncllo di chianio utile laiilo alia va- leludine di molle prol'essioni, ne il lubo d'aspirazione di Biize-Fanlin, sc i processi meccanici di Macquarl , Gos- se, Kigand do Lisle sono poco pralicabili. io avviso che vanlaijijiose lornassero Io riinu'nazioiii Ciuitoniauo not fondo del dissodainenlo ove esala relllnvio, o il doruro di cal- cio, 0 di sodio di Labarraquc , ma gli Etnicoli non use- ~ 262 — rebbcro iin prcservativo dispendioso , g ad adatlarsi dif- ficile in uii iiiogo ove riinuovesi sempre la terra, ed ove una su[)erficie nuova prcscntasi sempre all'esalazione dcl- rellluvio. E una consueludine intanlo presso i vignaioli quando sono slati piu volte allaccati dal morbo di fasciare una tela sul iiaso c la bocca , ed impodirc cosi I'azione di- retta del gas asfissiante , e ad intervalli lasciare la su- perficic llegrea e resjiirare I'acre puro. Ma inutile lorna lanibiccarci il cervello ad invenire un preservative dell'azione del tossico etneo percbe non appena un Etnicola e atlaccato per la seconda volta dal morbo, si niega a tale fatica, e fugge anche per sempre il suolo natale c il suolo llegreo , c acclimasi sopra un tcrreno salubrc. 6." • rM •'■ IVatura, GlassiGcazionc, dclla Alalallia Eiidcmica Etnca Volgendoci ad indagarc la Esscnza del morbo, I'Ef- fluvio meltondo contatto per Endosmosi col sangue ve- noso nel Polnione produce un avvelenamento aeriforme mefitico che come agcnte asfissiante positivo il gran fe- nomeno deH'ossigenazione restringc , delle alterazioni in qucslo fluido arreca. , E se I'eflluvio in quantila diverse ispiralo produce I'asOssia di vario grado, agendo di una maniera specialc sul sangue, cagiona le espressioni patologicbe che alia malattia si collegano, e se la dispnea di vario grado, la soffocazione imminente, la minaccia di completa asfissia, le vcrtigini, i capogiri, i turbamenti sensoriali intelletli- vi, promanano daU'ossigenazione minuila del sangue , e costiluiscono il sintomatismo micidiale , c la fenomenia — 263 — puloifiiomonica dcllo avvelcnameuto mofilico clnco, la tos- sc, il calarro , la fchhrc , la gaslricila , le ncvralgic na- scono (lairavvclenamcnto mcdcsimo opcralo dairaziono (IcIlEllliivio. Cosi la malallia Eiulcmica Elnca ha una manifcsla- zioiio sin[onialica varia , porlieiu' allc nialall'u! v(M"iinonlc s|!ccilichc, e volciulo lornmlarc il suo loiulo si cosliliiiscc d'uii avvolenaiiHMilo gassoso del sangiic chc polrehbe dc- iiominarsi avvclciiaiiKMilo inolilico , o inofilismo Etnoo e pcrliciic alia classe dellc lossicoeniic ; c ingcg-nandoci a I'oriniilariic i caralleri, c tin avvelcnamoiUo licvc, e iiii av- vclonainciilo che seiiza anlidoto tcrinina , e iin avvelcna- mciilo d'aiilica origiiic [tor esserc voniilo scmprc dalla 1'aii.sa slcssa per niollissiini secoli, e iin avvclenamenlo die non produce la morle. 7." i\'oYi(a dclla lluladla Eiuloniica Einoa 3Ia la malallia die Ibrnia il subiello della preseiile Menioria , c nuova del liillo , non ne Iraltano i Classici della Seienza , non ne parlano i viaggialori elie descris- sero i vuleaiii del glolx) e la loro vegetazione , non ne parla il nierilissimo llnnilioldl elie ha slndialo lanlo i vul- cani , c i vulcani di America ; e I'Elna adnnque che la presenla alia osservazione la prima, la Sicilia dandcde un poslo nella sua Cieugralia niedica la olfre alia Seienza a cui essa apparlicnc , c sc sccondo il pensiere di Frank si delineasse una carta natoloiiica del "loho la malallia Endemica Elnea vi occupasse im silo dislinto. Peril rinlluenza dei Mezzi geologic! e d'alla impoi- tanza sulle manifeslazioni morbose , ed essi polrehbcrn — 264 — considerarsi come i raodiQcatori che danno ragione di piii Endemie di Sicilia. Che se i Mezzi geologic! argillosi slabiliscono nclla Isola il regno patologico-endcmico delle malattie palustri, i Mezzi geologici Etnei un eflluvio esalano che produce una malallia nuova coslante suli'Elna, che costitaisce una delle Endemie singolari della Patologia di Sicilia. :, f,;lt. ' .1,1 '.'in )iu; .. • 1(. ■ ■■.•■•\:\fi ''i.i.i-' i:\ri! saasaii-iiaa SVllA DETERMIAAZIOIVE DE €OEFHCIE\ Tl NELLE FORmULE A DIFFERENZE-DIFFERENZIALI E SUIX'APPLICAZIOIVE DI ESSE ALU VALITAZIOXE DEGL' lATKGUALI ELLEHIA\I, l>i (6utsfppc Nutria PBOFESSORE DI DIATEnATICA Sl'BLinE NELLA R. l.MVERSITA DEGLI STl'DI DI CATAMA iiella sediilu ordinuriu del 3U Aprile 1854 35 lltJtt M IJIf' I13K! ( .'!,'!'l«'on «; lo slcsso dolla foriuula iiiversa, tlella quale ij;norai)(Iosi liillora il Iciniiiu' gcncralc ad iiidice iiilero (' posilivo, rcsla pure ij^iiolo (jiicllo ad iiidicc (|iialiin([no. 3Ia la loriiiula , clic lio a tariKipo asscyiiala , no iiicltt', ad evidenza la Icgge c raiidamciilo; c per mezzo di essa piio coiiscfiiiirsi la dclcriniiiazioiie di (pialiiiKpio siasi coef- liciciile col succorso dell" iiiU'ij;razioiu; si(jma , la (pialc se])l)eiie dee successivanienle ripelersi laiile voll(! da cor- rispoiidcrc al posli) , eh' esso occiipa iiclla scrie , pure ddvciidosi ellciliiare sopr;i I'liiizioiii aljichiiclic iiilcre e ra- y.ioiiali, die con lacililii si ridncoint in lalloriali , si pre- sla aijcvolnicnie alia delerminazione di sopra nienlovala. I'assando all' applicazioiie dcllc ('(irninh! prcccdcntc- inenle acccnnale, lio ri|j;nai'dato lindicc dclla dill'crenzia- zione comk' (|uanlilii in iienerale, e I'lio consideralo snc- cessivaniciilc conic posilivo c come ncj^alivo, come inlero e conic Irazionario. Acl caso dell" indicc ncjialivo lio de- dollo dalla prima rormida respressioiie dclliiilcj^rali! siyma d'ordiiie indclcrminalo in riiiizione dcirinlcjjralc ordinario, e dalla scconda lio Irallo una roniiula simile , die ofVre lo sviliippo di (|ncsl' nllimo inl('i;iale in lunzionc del pri- mo. AUeiiendonii poi al valore dciriiilegrale .S("f///irt di pri- ino ordinc. cavalo come cas(» parlicolare dalla piiiiia (Idle due precedcnti roniuilc, ho riiivemilo una miova espres- sioiie laiilo del lermiiie j^cuerale dei coellicienli di esso (pianlo di ipicllo de' luimeri di Uernoulli dielro la nola rd;izio!ie lia (piesli unmeri, e <^\i accciinali coellicienli. Eseijiiile le cose di sopra esposle , mi soiio in sc- ijtiilo occupalo ddla dill'crcnza ad iiidice liallo (Idle fun- zioiii polcnzc, c paiiiiionaiidonc il risnllameiilo con cpidlo olleniilo soil' allra espressioiie iidla scconda Mi'inoria di qucsll Enen-izj sono perveiiulo a (|uella slessa formula . (iii il ^lasdieroni e '-'du , cd indi s' inlegra tra i limiti di — t a -ht di w, s'oUerra per la delerminazione dei coefQcienti A (t, n) la formula ge- nerale (2) . . . A(i,n)= J— r/'''e-("-^o.'^-.d«A"s. ^ " '^ dec"-'- Sebbene i valori de' coefficienti A (i, n) sono , come iii- nanzi cennossi, iiidipendenli da ;::, e percio per la deler- minazione di cssi puossi adoperare una funzione qualun- que, non di meno credo convencvole di adoUare per tale delerminazione I'esponenziale e"", la quale conducendo ad un calcolo mollo semplice, e slala pure prefcrila dai geo- melri allorche si sono occupali della medesima quislione. Fallo adunquc : e mellendo in vece dell' aumenlo h di x il suo valore espresso in funzione di u, s'otterranno i risultati = e' , A" 2 ^ c ve — V dx°+' ... i quali sostituiti nella (2) daranno I PTT - ( He"^-' V — 273 — Qiicsta formula puossi ridunc ad una [)iii seniplice espres- sione, se si considcra, chc i cocllicienti A{i,n) cssendo iiidi|)(Mi(l(Mili da li, o pcrcio da j2, dovraiiiio s('ni[)ro rc- .slare i^li slcssi, qualuiujuc siasi il valon; di cssa. Qiiiiidi faccianio /2^1, ed avreino (3) ... .1 (i. n) = Ijf ^ e-("^""'- ■ dui''"'— ' l)" . P(!r ollciicrc il valore di qncslo iiilograle deliiiito ricliiamiamo il teorema di Taylor sollo la I'ornia , Sc, dciiolando coii § una coslante indetcrniinala, si pom* in questa furinula c poscia , molliplicati per e~"°'~'i\u luUi i Icrniini di essa, s' inlcgra Ira i liniili— r, e -t- ? di M, s'oUerra la csprcssione ch' e stala da nio assognala sin dall' anno \Hi',\ nclla V 3Icmoria di qucsli Esercizj. 3Ia sc col signor Lcgciidre si pone 1. 2. :5. '^....ll = V(n-^l), il valore di U^"\ giusla I' accennalo Icorenia, e dalo pure dair eeuaclianza r(H-+-l) dac" dunque I /T ,_ ._ 1 d"f(x) ^ ^^^■•■■^ J_- f (^ ■^^''' - )e-"''^- rf» = ^(W^^) "A^ ^" ■ 'id — 274 — Per applicarc questa formula alia ricerca del valore (li A(i,n) meUianio in essa n-hi in vece di n e fatto in seguito x = 0 , avremo / e _,„ + ,)„/ -,,,„(^ee _ ^j = [ : 2r«/-T r(jH-f-Hl) dx" + ' e quindi merce la (3) (S) .... 4(t,n)=— II coefQcienle differenziale dcU'ordiiie m dclla funzione puossi scrivere sotlo la forma (»;)... ^W^^Jil _ p(o^m).n(/i— l)....(n— m+l) (e'— l)"-'"e- -+-P(I,7n).n(/i — 1)....(n — )re-+-2)(e' — i)»-».+.e(».-.)i + -h P{i,m).n{n — l)....(ft — m-i-i-i-\)(c'' — i j"— '"+'e('"-'> -\-n(e' — 1)«-'C' , nella quale i coelTuienll esprcssi in generalc per P (/, m) rappresentano quanlilacoslanli, edin parlicolareP(0, )»)=!. Se si differenzia la precedente equazione rapporto ad x, e se ne uguaglia il risullamenlo con quell' altro die si deduce dalla slessa allorclie in vece di m vi si mctte m -^ 1 , s' olterranno merce il paragone de' termini simili le segucnti equazioni - HIS - P(0,m-4-i) = P(0,,m) P{l,m-^-\) = P{l,m)-hmP(0,m) 7'(2,nn-l) = f(2,m)-t-(m— 1 )/'(!. m) J»(3,m-i-l) = /»(3,m)-t-(m — 2)i'(2,;«) P(i,m-i-l) = P{i.m)'i-(m—i-hy)Pii—1,m), le quali soUoposte all' iiilcgrazione sUjma rapporto ad ni (laranno P(0,m)=l - ■ ■ P(l,TO) = 2m/'((>,m) P(2,m) = S(m— l)P(l,nO i>(3,m) = 2(»»— 2)P(2,»i) P(i,m) = 2(i»— »-+-l )/>((•— l,m). Sc nel valorc di P{l,m) si niclte qucllo di P(0,m), nol valore di /* (2, m) qucllo di P (1, m), c cosi succes- sivamenle, s'oUerra la iunuula gcncralc (7)...P(i.m) = S(m— i-Hl)Sfm— ?-H2)....2(';n— l)2»i. Poslo inlanlo ncUa [G) .r^O, tuUi i termini del secoii- do incndtro di essa s'aiinulleruimo, cecelluato il lerniine. cui corrispoiide la polcnza zero di e"" — 1 . Qucsta coii- dizione viene soddisfatia in generale dalla relazione n — m-i-i =0, die c' iiidica la formula (fi) merce il valore di x =: 0 , n-i-i ridu e di m = n -H i ridursi alia segucnte = 1.2.3.4...)! r(i.n-f-») da!"*' = r(nH-l)i'(i,n-+-i). — 276 — Combiiiaiulo qucsla cquazionc con la (a) s'oUienc ^ ' r(n-l-i-t-l) ^- ^' c coinbinando quest'ullima con la (7) medianlc la sosli- Uizione di m^n-^i si conscgnisce per la ra[i|)rcscnlan7.a gencralc do' cocHicionli dc'icrniini componcnii lo sviliip|U) dclle difFcrcnze in funzione delle dcrivate diffcrcnziali la formula ip '^\ nvvcro ,. S(n-H)S(»-4-2)S(u-4-3).-3:(M + 0 ^"^'" ^''"^ (ft-Hl)(n-)-2)(n-t-3)....(n-Hi) Per oUencre una formula simile relalivamentc alia delerminnzionc de'coelTicienti de' termini rapprcsenlanli lo svilnppo dellc dorivalc dilTerenziali in funzione delle dif- fercnze, richianiiamo pure dai trallali di calcolo diffcren- ziale e di calcolo integrale tale sviluppo soUo la forma ,91 . . . LUl /i," = A";.-+-B(l.n)A"+';-i-B(2,)i) A»*';+...-(-B((.h)A"+'';-h... in cui i coefficicnti U(i,n) sono al pari de'cocfficienfi A(i,n) indipcndenti lanlo da /» quanlo dalla funzione". Onde conseguire la delcrminazione di essi pongliiamo neU'cipiazionc di marca (9) ' ■ " ■■ ''' "•■"I''- 1..:., ■ ■',; ,1 ', iinr.'i 'i! , ed avrcmo I'cspressione , - , ,; ., , •> - r :- > /(» = (e' — iy-+-B(l,n){e'- — 1)" -^ •-+-.. .-f-/J(j,n)(e'' — 1)" • '-i-... e quindi, fallo e'' — 1=>. , (10) ...(l[l-f->.] )" = /." -1- B ( I, /i) >."*■ -i-B (2. «.)/."+' ...-i-B(j.n)>."*'-t-... — 277 — Per delonninaro i codliri.M.li B^i,n) ,-o„ n.elo.lo simile .. f nollo .-ulopcM-alo d. sopra per la .letonninazione dei cncllicicnli Ai^i,n) inclliaino nclla (10) /. = /3,-'-. «' niolliplicandola in sc-niio per la fiinzinne e-'"^""''='dM <• poscia inl.-iaiulola Ira i limifi di -- a -r-rdi t( ollor- roiiio resprcssionc j^ciKM-alc ' *^''"^ ""^d^£l «-'"^""'~l" (l I l-^/2fl"' -| )" ^ la quale per essere i coellicienli B(i,n) indipendenli dalla qiiiiiiliia iiideleriiiinala ,3 si ridiicc col valore di ,3=1 alia ( i\)...B(i,n) =!.£■_ e-i-'>'-. ,l«(l [I -i-r' -■])'. A fin di conse-nire il valore di queslo inleorale de{inil( poniamo nella ^i) 4 = a^, n ^ i in vece di n,\{x) = i\xT. cd avremo ' ^ ^ v y . " - ■ r (h -(- i -h- 1) dac"*' <' qiiindi, poslo .r= I, " " r(ft-+-i-t-l) da^*' ,. ■ Qiiesta erpiazione romhinata con la (II) dara (12)... *(,•,«) = _ — i_ ''°"Of-^='l)' Se si rappresenlano eon Q(i.m) quanlila indelerminale iml.pendenli da x, c per uniformila del caleolo si pone tj Km =\, d eoelli.ienle dilTerenzialc deH'ordinc m •lella Innzione ^Ix)" j)olrii scriversi sollo la forma — 278 — (13)...^lM:=,ij(0,m).n(«— l)....(w— m+l)^""^""" — )3(l,wi).n(/i— l)....(n— m-t-2)!^-^ ■Q(i,m).}t(n— l)...(?i— «t + t + l)cosiT^ ■ n (to)— Eguagliando il differenziale di qiicsla equazione rapporlo ad X al risultato clic la slessa soinniinistra mcrce la so- stituzione di m-i-l in vece dim, s' otlcrraiino I'equazioni : -•; e(0,»n-+-l) = Q(0,m) . ' '' e(l,m+l)=Q(l,)H)-i-m()(0.m) Q(2, m-t-l) = g(2,m)-HHt(>(l,'») ■ e(3,wi-Hl) = )3(3,m)-i-?ftQ(»,m) .■ i ' ,, \ - , e(t, «i -<-l) = Q ( i m)-i-}H C (i— 1. «* ) • : ii 1 Ic quail per mezzo deirinlegrazioiie mjma rapporlo ad m condurranno dopo le successive sostituzioni al risul- lamento (U) ... !3(i,'m) = -m2mSm....2m. Se nella (13) si pone x=l, tuUi i termini del secondo memhro di essa si ridurranno a zero, tranne quello die trovasi molliplicato per la potenza zero di lac. Tale ter- mine vicnc prodotlo in gencralc dalla relazione m = «-+-/, — 279 — die alteso il valorc di ac=l , ridurra la (13) sollo la forma (i" * '( 1 r £p = 1 1) " — dxru = •■ostv.r(n-4-i))y(i,H-+-o. ,..(>, Per mozzo di qiicsla oguaglianza s'oUerru dalla (12) la rflazione ,,,. , T(n-hi)cosiv ^,. .. • ■' " iK'lIa ([iialo sostilnilo il valoro dclla fimzinno () (j', n-t-/) , dt'dolio dulla (14) per mezzo della sosliliizioiic del valore di m=)i-i-i, si coiisegiiira per I'espressioiie generale dei coellicieiili dei termini , elic compongono lo sviluppo dclle dilTerenze in funzionc dclle dcrivale diffcrcnziali , il risid- lameiilo ovvero (Id) ... li(un) = cosiT'— i^ — i — ^^ i^ -• Qiieslo risidlameiilo^ e qiiello marcalo dalla (8), mcrile- voli per la loro elegaiiza di essere segiialali, rendoiio nia- nifesla la leiige seeoiido la ([iiale proeedoiio i lermiiii della forimda diretta e dclla iiiversa , e sonimiiiislrano i valori de" lespeltivi coellicieiili j>enerali A (i ,n.) , li {i, n) per mezzo d'liii niimero / d' iiilcgrazioni i; da elTellMarsi suc- cessivamenle 1' una snll" allra relalivamenle alia vaiiahile n. S'e per tale via die ho coii.scgnilo i segiieiili risiillati rdativi ai valori de' primi ((ualtro coellicienli lanlo dolla formula dirclla die della inversa, senza compularvi il pri- — 280 — 1110 , che si conosce altronde dalle stesse formule essere esuale ad uno : *■ ' -^ 1.2.3 1.2.3.4 ,,„ , n ,,, n(w— 1) , ,„ «(?»— l)(ii— 2) ''('''^^= 172X4 -^ ^^rbxi -^ ^-^ 1.2.3.4.5.G '^^*'"^=i:2:3'X3 ^ -'1.2.3.4.5.6"^^^' 1.2.3.4.3.6.7 „ 103 n()t— 1)(m— 2)()i— 3) 1.2.3.4.3.6.7.8 I . it I I B/3 „)__«_ 20!ii!^=ll _ tgn(t-1Kn-2) /;(3,n)_ ^ -"1.2.3.4.3 1.2.3.4.5.6 /?(.,«)_ _+ 130 ____,+ ^10 12.3.4.5.6.7 r . , ,„ _^i^„n(n-l)(«-2)(»-3)^ , ^, , 1.2.3.4.3.6.7.8 ' ■ - Polrebbe oUenersi il valore del cocfficieiite gcnerale A. (i,n) soU'altra forma niercc rintcgrazione c valutazione dcUa (3). Difatti sviluppaudo la funzionc prima sccondo le polcnze dell' csponenziale C" ~' , e poi cib che risulta secoudo quelle della funzionc e"*^"', si — 281 — iruinitcra, cffetluala rinlcijrazione tra i limiti della varia- bile u, alia formula conosciula I n"*' — n(n — l)"^'' n(n — 1) , „.„. .. -H— i -(n — 2)"*' \ , . I 1.2 ^ -^ I H{n- \){n-2)(n-i) 1.2.3.4 ^ '' \ — cc. Qucsla formula sebbene somminislra i valori dc'coef- licicnli ;1(/, n) gii uni indipciKloiileiiKMile dnf^Ii allri , v mt'tle ad evidcnza la leii;ge , giusla la (|uale procodono , purlullavia non puo applicarsi die ai valori di n inlori e posilivi. Per averc una formula, la quale offrissc i valori degii accenuali coelficienli non solo gli uni indipendcnte- menle dagli allri ma bcnanto li dasse sempre soUo forma fiuila per qualunque valorediji, faeciamo os.servare che in virlii dei valori di .1 (l,/i), .1 (2,n),/l (3,h) ec, pre- cedenlemenle assegnali per mezzo della (8), il valore di A{i,n) puGSsi scriverc per analogia sollo la forma /..,v i • V I. n(n — 1) „ n(n — l)(n — 2) (17) ... ,1 (,«, /. ) = np, -h -^^2 * ^ rih — ' I n(;t— l)(n — 2)...(?t— ni-Hl) p "*~ 1.2.3 m .. . n(n_i)(n-2)...(n-i+l) 1.2.3 t in cui i coelficienli. espressi in generalc per P„, essendo 3? — 282 — iiulipendenti da n si deterniinaiio facilniente con porre suc- cessivameiitc in essa n = 1 = 2 = 3 = ec. Cio fatto si otlerrii nierce le successive soslituzioni la formula genorale — mA(i, 1) 1.2 ' -h COS imr A {i,m) •che pui) rinipiazzarsi per mezzo di quest' altra P„,=zcosmz([i—A{i,l)]'"~-l\ con la condizione che nello sviluppo della funzione gli esponenti di A(i,m) si scrivano per mollipiicatori di 1 ; 0 cib che torna la slessa cosa , con la condizione che si ponga ; A''(i,l) — A{i,\.m) = A(i,m). '••■ ■ ■•• Per semplicita del calcolo melliamo la (17) e la (18), la prima solto la forma .,; ^,,_"'%*'nin—l){n—2)...{n—m-hi) „ A(i,n)- _-_ i.2.3....m " e la seconda solto quest' altra P„z= cos mv S — ^^ , ^ „ — ; ^ cos7iTA(t,/»). /. = , 1. 2. J h Sostituila questa espressione di P^ in quella di A (i,n), — 283 — ed osservando clic i valori di h cslcndeiidosi da 1 ad //(. c quelli di m da 1 ad /, anclie qiiclli di h si cstcndc- ranno per conscgucnza da 1 ad /, s'ollerra .l(t,)i;= i i, -__^ — ^ -coim-x .\(i.lt) m=, «.=, 1.2. .J... (Hi— A) l.2.3.../( ^ = - TV5 — T- Aii.h) i. -^^ ' COS mz. /.=, 1.2.3.. ./( ^ - ^ „,. 1.2.3....()H— /»j Se si effellua 1' iiilcgrazionc dclla funzionc clic trovasi sot- loposla al sccoiido inlograle s , e si dciiola con C una co- slanle arl)ilraria, oUerrassi rcsprcssione ^ n(?i— 1)...(k— »H-l) ^^^ „(„_!)... („_„,_^1) cosmT_^,, .2.3....(»»— /t) 1.2.3....(m— /i— 1) «— /i ,_n ' ' ~ "(n — l)...(jt— OT-l-1) COS »i- rcwi — /() II — h che vahilala Ira i liniili di m, di sopra dcsignali, ofFrc - -^^ r-^ri: — , 'cos?nT= !^ L. »«=. 1.2.3. ...(m — h) 1\(— /i-i-l) n—h (n—h)T(\—h) ma per h si rapprcscnla un nuniero inlero p positive , dunquc dalla formula conosciuta (19) ... TOi)T(\—h)=- sen /it dcduccudosi in tale caso r(l — h)^ oc, sara "='+' n()j— 1)(h— 2)....(ii— m-i-l) n(n—\)(n—2)...(n—i) cosir 2. — — ~ — iCOSH|:T=— . l._ 1.2.3....(hi— /.) r^i— /i-Hl) n—h n(n — !)(« — 2)...(« — n cosit 1.2.3....(i— /i) II— /i e quindi, poncndn quosto risullalo in .1 (/, h) , — 284 — ,,. , n(n — l)...(n — i) . *='+'j(i — \)...(i — 7i-i-l) coshz .,. ^. ovvero, sostituendo per rinlegrale s la soninia de' termini ch'esso rappresenta, I I'.- Ml _. A{i,l) 'n— 1 i(t— 1) A{i,±) 1.2 * n—2 /■./>^ i/- \ n(n — l)(n — 2)...(n — i) . , ... .,,. „. ,,.„, 1-2.0 t 1 , a » • 5~ 1.2.3 ;i — 3 \ • C0S1T i(»,l) Essendo i niimero inlcro e posilivo , questa formula si compone d' iin numero finito di termini , e s' applica a qiialunque valore di n. Essa somminislra il valore d'lin coelficienle qualiinquc ad indice generale per mezzo d'un numero % di coefiicienti ad indice intero e positivo, i di cui valori se si dcducano dalla (16) , e si sostituiscano nella stessa (20), la daranno solto la forma 1' («+l)(n-l) 2_2.1 (21).4((.«) Jt(jt — l)...(n — 0 ~ (1.2.3...i)= cos vt i{ t— 1) " ^^2 (»-+l)(i-t-2)(w— 2) i(t-l)((-2) , +3 I +.1 i 3—3.2-^3.1 1.2.3 (i-i-1)(i-H2) (J-H3)(n— 3) i(t— l)(t— 2)(t— 3) 4— 4.3^^6. 2l!l4.l" (i+1) (t-i-4 (Tn—'r) 1.2.3.4 — 283 — nella quale a parte d' essere liiKo espresso in iiinzioiie de' dali primilivi, viciie posla pure ad cvidenza la logge, con cui procedoiio i IcMiniiii di essa. Con [iroc n della dilVorenziazio- ne. Si sa che in esse pno lale indice considerarsi come quaiUilii posiliva o negaliva, intera o frazionaria. >icl case di n nnmero positivo le I'ormnle di sopra acccnnate soni- — 286 — ministrano rcspcUivamentc lo sviluppo dellc differenze in funzione delle derivatc diffcrenziali , e qiicllo delle dcri- vatc dilTercnziali in funzione delle differenze. l\el caso di n quanlila negaliva, siccome si hanno Ic corrispondenze = f zdx" , A-" ; = S» cosi si dedurranno dalle stesse forraule , poslo — n in vece di h, le due serie generali (22) ... S" ;. = — / ;(/a;" -^ — / zdx"-' h" J /t"-' J A(2,— n) p"-' , h"—' J ^ 'I zdx"— (23) ■~r ='^^" = -" '• -t- «(i.— »i)-"-2 -\-B{L—n)^"-'z per mezzo delle quali s' esprimono gli uni in funzione degli altri, e delle respellive derivate successive, gl'inle- grali sigma c gfintegrali ordinarii, d'ordinc indetcrniinato. I valori de'coeilicienli espressi in generate per /l(/, — n), B(i, — n) si deducono respeltivanienle da qnelli de'coef- ficienli A{i,n),B{i,n) con canibiar soltanio il segno di n. In virlii di tale canibiamenlo s' olticne dalla (21) la — 281 — rapprosoiilanza analilica del coellicienle gcncralc A(/, — n) sollo la loriiia 1'+' ((V !)(>(-+- 1) _^X'-'). 2_2. 1 1.2 (t-i-l)((-+-2)(/H-2) (n)A(i n) = - "(»-t-l)(n+2)...(n+0| ,-(,--l)(/-2) 3-3-2:^ ^- ''^' (l-2.3....t)' ] 1.2.3 " (i-+-l)(tH-2)(i-4-3)(n-+-3 (i-+-l)(t-^2)(i-4-3)(n-+-3) f(i— ))(,•— 2)(,-— 3) 4!!l4.3!^6.2!!lt. l" (i-Hl)....(M-4)(u-i-4) 1.2.3.4 \- die comprondc come caso parlicolarc i valori dc' cocffi- cieiili dcllo varie fonmde, con cui s'ollengono grintcgrali >ii(jma di diverso ordinc per mezzo de'corrispoiidenli in- tcgrali ordinarii , e dellc loro successive derivate diffc- renziali. Per venire a qualclie applicnzionc dclle formule pre- cedenlenienle assegnale Iraltianio il caso il piii frequente, rh'e (piello di n=l. Per lale valore di ?i s'oUengono i seguenli risullali : 4(l,l) = -i^, ..i(i.-i)=-4. ^(2,1): I 1.2.3 ' i(2,-i) = 12' ^(^'')=T:x3r4 i(3.— 1)= 0 ^(*''>=,-:Tro •M4,-1J = -^: - - 288 5(1,1) = - 1 5(1,-1)= {• 5(2,1) = 1 y i?(2,-i) = -^- 5(3,1) = - 1 "T' 5(3,-1)= 1, 6(4,1) = 1 0 *(*' '^ 720 per mezzo de' quali dalla (1) si ricade siil teorcnia di Taylor, come dovea accadere; dalla (!)J si trae reqiiiva- lenza ; f; ; .! dx 2 3 4 come altronde si conoscc; e dalla (23), e (24) si dcdii- cono respetlivamente le due formule conosciule , I p , 1 h dz ¥ d^z ^ (,C)...i/* = X=4._;--;- = -^A'^- feconde di coiiseguenze, e di grande imporlanza nelle ma- temaliche pure cd applicale. E degno d' osservazione die Tespressione del coefliciente generale della (25), dedoUa dalla (24) medianle il valore di «=1, vicne rapprescn- lala dalla formula • ' (27)...4(i,-i)= — i:r'T:2JZ(i^) ' (i-Hl)t(i— 1) 2'Il2. C 1.2.3 1.2.3...(i-f-2) (t-(-l)j(j-l)(t-2) 3'!l3. 2*4-3. l'^" 1.2.3.4 ' 1.2.3...(t-t-3) — 280 — d\c divcrsifica da quclla prodolla dall' autorc della l\lec- ranica Celeste, c clic cccellualo il solo caso di i = 1, per cui si oUiene A(l, — l) = _i, soniminislra sem- prc A (i, — l)={) per liilli i valori imparl di /. Per dinioslrare in un inodo facile cpiesla propricia della rap- presenlanza aiialilica del coefficieiile generale A^i.—i) poniaiiio iiella (1) ■: = senac; ed oUcn-emo da;" ^ Ax"*- d"*"sena- . . in cui sosliluondo i valori di A" sen cc . d"S('na;. d-'^'spiia-. oc. , dedolli dalle iorinide gencrali d" sen X = dr" sen I a- -t- -^ I A" son x=z 2" sen" —h sen F^ x -i- "^ W ^ 1 . da nic asscj-natc nella prima Mcmitrin di cpiesli Kscrcizj; jmslo ill scgiiilo ,x'=:0, sviliippando e rillellendo die si egiiagliaiio scparalamenlc tra di loro i Icrmini molliplicati per sen -^ , e per cos—, s olterranno le due equazioni 2"sen"i-/ifosIl^ = /r — .1(2, n)/(" ■ ' -f- i(4.H)/i»+4— .... 1 nil 2" sen" — 7i sen ^= .1(1 . ")'»"' ' — A{3,n)h'^^ -+-A (S.n)/!'-^— ... . dalle quali. ratio n= — 1, si deduce v . t 38 — 290 — 1 col ^h=^—A{2,—\)h-i-A{i,—l)h^ ....±\{2i, — \)h"-- ^..'.. — i=/l(l,— 1)— A(3,— l)/i*-t-.4(o,— 1)M ....±:4(2t+l,— l)/t- ^... La prima di questc formule ofFre lo sviluppo della f'un- zione - cot — h secondo le polcnze di h; e TaUra, cssendo i coefiicienli /I (i, «) indipendenli da h, souiminislra A(l.— 1)=— i- , .1(3,— 1)=0, .1(0,— l) = 0,ec., A(2i-t-l.— 1)=0, ch'e quanto dovea dimoslrarsi. In virlii de' precedenli risultali puossi scrivcre lo svi- luppo dell'integralc sigma di prinio ordiiie , rappresen- tato dalla (25), sotto la forma hj 2 ^ -^ dx ' dx" .4(21.— 1) .^^1-1' h--'-' Ax"—' uia si conoscc allronde che se si denotano per B,, B^ , B'^,...B^i_/i numcri di Bernoulli, si oUiene pure (28). ..2;=- / zAx z^B, - -. /?3 . ■{-:. ' hJ 2 dec 1.2 dx' 1.2.3.4 (|«'— 1 - ft"—' -H COS (iH-l) T. J?„_, • ^ ' dx"- 1.2.3...2t dunque, paragonando le due espressioni di Sz, si con- — 2f)l — sej^uira tra i miineri di sopra nominali , c i coellicienli .\{ii, — 1) la rclazioiic cos(i-+-l)r ^ ' '' ' liieiTo la quale puossi osprimcre lo sviluppo , preccdcn- t.-monlc asscgnalo, della liinzione 1 cot i // per mezzo delta rorniula 1. 2.3.4. ...2i Sc iiclla (29) si nielle il valore di/l(2/, — I)! de- dollo dalla (IT) nierce la sostiUizioiie di 2/ in vece'di /. s' ollerra per 1' espressione generale de' iimneri henioid- liani la formula n'+a ai'+a _2i 2t(2i— 1) 2_2.1 1.2 1.2.3 (2i-H2j ii>3_ 3)t3 ^2^(2i-l)(2j-2) 3^3. ->T 3.1"^^ //.,_, = cos tr<| 1.2.3.4 ■ (2i-i-2)(2i-4-3) I _ 2»-(2,— 1)(2/— 2|(2i— 3) CHli.z'^a. 2!il'4. l"** '•-•3-'i-5 ■ (2i-i-2)(2i-i-3)(2t-+4) nella (pialc j)onendo succcssivamente i=\='>=\—f.f. i •s ollerranno i valori de'numeri n.,I{,,ll,, ,'. iu'frazioni oidmaric , che ndolle in dccimali , come ordinariame.ilr — 292 — suolc praticarsi, daranno per i primi dieci nuineri i se- i^uenli risultati: (f- li, = 0^ 1C6C66()66666C666 ft = 0,0333333333333333 : ;,! . Jii = 0,0238093238093238 :.,-,—;•, Bt = 0,0333333333333333 n^ = 0,0737373757373737 B,.= 0,2531133331133331 B,3= 1,166666GG6C(;C6C6(> ' £.5= 7,0921568627430980 B,,z= 54,9711779448021553 £., = 329,1242424242424242, die ci saranno iitili nelle seguenti applicazioni. VALUTAZIONE DEGl.' INTECRALI EILERIAM. Se si diirereiizia u voile successivameule la lunzione X'", c se lie soltopone il risultato alia segnalura della funzione (jamma , con cui Legendre denota gl' integrali eulcriani di secoiida specie, die rappresenla in generale con la caratteristica 1 s"— '^''^=f['^{'-J" oUeriassi Tcspressione d";^" _ r(m-Hl) da;» r(wj — n-t-l) ■X' fn*~« — 293 — ir 1.2. 3.4.... ac A" « = - (1 — n)r jt(ft-i-l)(/n-2)....(n-i-a? — 1) Eguagliando questo risullamento con quello marcalo dalla (33), e risolvcndo I'equazione, clie ne risulla, rap- |iorto alia funzione r(1 — ?t), si conseguira I'espressione sen/iT . . , 1.2.3 x ,_ . . . . — 295 — per mezzo dcUa (juale si deduce dalla (19) il valore delhi runzione r(n) soUo la forma _, , 1.2. . "5.4.... X X"— r(u) = . H(n-l-l)(jn-2}...(n-i-ac — 1) i -i- ."? i n.(«-f-l ) (/I-I-2). ..(«-*-(•— 1) (3o)...r(i-«)=-^."^"+^^^"±--)-("-^'-'>,--^ , son »iT 1.2.3 / clie sono i limiti, verso i (|uaii tendono le precedeiili esprcssioni di r(7i) , e di r(l — n). Queste formule hanuo il vantaggio di somminislrare i valori della fuu- zioner(?i), e della sua complinientaria r(l — n), qua- lunque siasi n, vale a dire, sia n un numero positive 0 negalivo, iiilero 0 frallo, egualc a zero 0 eguale ad uno. .\'el caso di n, numero inlcro c posilivo, la (34) puossi scrivere nel seguente modo j.^^^_l.2.3...(n-l)>t(n+l)-(i-lj__ h(h-+-1)(h-i-2)...(i — 1) ,-(i-Hi)...(,-_|-„_|) • nella quale, csseiido i=x, la seconda frazione del se- condo membro risulla eguale ad uno; c s'olterra r(n)=l-2.3.4....(;i— 1). Questa formula, dalla conosccnza della quale siamo par- liti, e adalla a dare i valori di r (n) corrispondenlcmentc ai valori di n inleri e positivi >\ : per 7i=l come per [ — 296 — H = 0, ed n nunicro intero c negalivo, i corrispondenti valori di r(n) si deducono dalla (34) , che ofFre i risul- lali , nltronde conosciuli, ,• .. r(i) = i , r(0) = », r(— »(.) = «. IV'el caso di n nuincro frallo, sia posilivo sia nega- livo, i valori della funzionc r(}i) saranno dali dalla slcs- sa r34) in prodoUi indcfinili, die come appresso ci fa- rcmo a dimoslrarc , si possono seinpre valutare con snf- licienle approssimazione. Gli stessi risuUamenti, e le me- desimc conseguenze si deducono dalla (3S); lo chc rio- sce facile provare, se in vece di n vi si melte 1 — /( ; per cni si avra . . Y(n) = — (^-»)(2-n)(3-«)■■■(/-n) .„ _ Per incidenza crediamo utile osservare che il pro- dolto delle due formule (34), e (33) ofTrc per r(n) que- st'allra espressione ' si^n nr n(l-l-»i). ..(»-!-»( — 1) e die, essendo j = oc, potendosi scrivere 1 1 I r eguagliamenlo dell' una all'altra da il risultato sen nr = nr x "■ '-^ — —^ '— — ^ j i'. 2'. 3= r die rappresenta il valore della funzione seno in prodotti indefiniti, e da cui, com'e noto, si deducono anclie quelli delle allre fuuzioni angolari, :, »] r >iri — 297 — ^ Se^si (lenola per m un nunioro inlero, c si pone "~I ,r ; r -^^^^^ di r(ji) si piio soniprc csprinierc in pn.doll, dcfiiul. per mezzo dclla semicirconferenza . del nrcoio di raoo.0 1. 0„de cio consoouire nielliamo nclia (31) 1 aecennato valore di n, ed avnuiio r(l!!}=:l)=, 2.4.6 2/ _ .HoUiplicando e dividendo il secondo meinhro di auesla •'ijnaglianza per rcsprcssione ^ 1.3. .J. 7....(2h( — ;jj, possiamo scriverla sollo Taspetto 2 \.3.j...(2i~l)l/q (2i4-l)(2i-H.3)...(2(H-2m— .il'"" ' " ma nel caso di h =|, c di n= j dalle form.de di mana (19), e (34) si deducono 1 due risullati ^-^ i..$.:;...r2,_i)t/T <' !---• ''J 1^^3^^^-^^^--^=,U-^,l2-HC: ma dalla (36) si deduce pure ' ' :. ' ~ , 2.4.6.8.. ..2i 1,. 1 , 1 =— k -H - It , 1. 3.3.7. ..(2i—l) 2 2 lunquc, cguagliando I'una all'altra, 1 1 C— -I2=-lT. 2 2 ,,, (' quindi , risolvendo rapporto a C quest' e(piazi()ne, .■Will. . '■, ; 'i. 0 = ^12^ = 11/27. ■ ■ '■''■■ -: ( Per oltenere il valore della costanle C poiiiamo ?■ = 10 nella (41), ed ottcrremo i. ; .. C' = ln(jH-l)(ri-t-2)...(}H-9) — (n-f-!),o)l(n-i-!l)-i-7H-9 . "y^n cos(m-i-l)7r •.,>.■■ 'lli'' . = , ""~' ' 2jrt(2m— l)(n-i-9)="— ■ " Sostituiti nella (42) i valori di C, c di €', sara — ;5oi — ^i3)...ir('ij = ll/I~— l«(H-i-l)...(u-t-9)-+-(>H-!),j)l(nH-0j — H— it cos(m-i- J)t «,„,-, iiii{im — 1) («4-l iiuanto ])or /i" coii porre / = 1 nclia slcssa scric ; e s' a\ ra r' /- .. ' >i "^°°n cos(m-i-l)T 2m(im — l)n"' valore chc sosliluilo nella (42) unilanieiile a ([iiello delta eoslaiile C, sommiiiistrera T cspressioiie («)...ir(,o=i|/i;-f-(»-i)i»-,.H-'"s\,.-.- ^■"/(»»+')'^ '. Oiiesla formula nel caso di n quanlila grandissinia vicnc rimpiazzala dalla seguenle (K)...lT(n) — \\/2i-i-(ii—l)hi—ii. '< ■'< ch'c il liniile, ciii londe lr(») a niisiira die u aiimenla. AUorche n ra[)presenla iin iiiiniero < 1 , il valore della I'lmzione Ir^ii) ])olrelil)e olleiiersi in seric ordiiiala secondo le polenze ascendenli di n. I'er delerniinare la coslante €' corris[)ondeiilcnienle a tale caso ponianio /= 30 nella formula (41), ed ottcrremo (40)... C' = S'— ( i-f-n— _-)l(iH-n— l)-+-i-+-n— t. Sc si richiama il valore di S' dalo daH'cqnazione — 302 — ........ S'=ln-t-l(l-f-n)-4-l(2-Hn)-i-l(3+n)....-i-l(t-+-n— 1) = ln-t-l(i:-i-n— l)-HSl(f-+-n — l)=:ln-t-Sl(i-t-n) . e si sviluppa in serie ordinata secondo Ic polenze di n la funzione solloposla all' intcgrale i, s'otterra ■; i 2 i' 3 i^ 4 i4 ' '■' ma, essendo i=cc, possianio porre in gencrale « 1,1 1 1 _1 ,.l_v 1 _ V i • i" i" (i-i-l)'" lendo il valorc di .MJl Slt=(j — i)H— i-t-C, dedollo dalla (39) nell' ipotesi di i=, sara S'=C-i-(i — -5-)l*" — i-+-l»t-f-S, n — -S, n' -+--Si n^ ■ Se si mette qucsto risullato nclla (46), e si fa allenzioiif che nel caso, di cui ci occupianio, possiamo scriverp i-hn — l = i, 1(1-1-/1 — 1)^H, si conseguira I'espressionc ,. . , i:,^ i, ! C' = C-Hl)H-(S, — H)n— is. n' -+- iss Ji^ — -.S^ Ji* -t- . 2 o 4 la (juale sostiluita nella (42) offrira il valore della fun- zione lr(n) per mezzo della serie , - -> (47) ...ir(n)=— In— (S. — lijn-i-is. n' -^Sz n' -^-S^ n'' — ...... ^ o 4 - — 303 — Per ollencrc i valori dolle S,„ , dai quali dipendc l<"-)_ L_^ + _L {III — Ijx""-' 2a;'" MXh.. . 2 ' x"*- 2.3.4. x-3 _ ?n(m-f-l) (>n+2) (m-i-3) (wt-t-4) _ _J_ 2.3.4.5.6 ' ' x"*' Per mezzo di quosta scrie s'otliene la somma S(w,x) corrispondcnlemcnle a' varii valori di in , tranne il case di m^l, nol ([uale essa risulla infmila ; e per cui hi- .sogna adoperarsi la seguenle (4»)...S(l,x)=A^lx-+-^ J^ + I^-p- 2x 2x" 4x^ 6x^ H ■ — l-ec. , 8x» lOx" ehc si deduce pure dalla (28) merce la sosliluzione di — 304 - - = -• Dalla scmplice ispozionc di queste serie si desu- me, die nel caso di x=i=oo si ha . - lim. .S(m.'a;) = S™ = /l<'"— ' ;..:.; ../.i: lim..S(l,;f) = .S, =.l-hh", cir (• qiianlo dire, il liinito della somnia S(in,x) v^un- giia scnipre una quanlilii coslanlc per liilli i valori di 7/1 > 1 , e risuUa una quanlila infinila nel caso di /h=1, e di m nel caso di m nuniero inipari, perche allorquando m e nuniero pari i valori di esse 0 dello somme S,„ possono per altra via esprimersi — ;}0;) — scniprc osallamcntc in fuiizioiie dclla scmicirconfcrcnza t del circolo di raggio I , come i geornelri lianno osser- vato , e come in un modo l)reve e scmplice viene pure conslalalo dalla segucnle dimoslrazionc : Se nella (47) si melte il valore di S.—li=A, ■, .. . ' preccdentemenlc ollenuto, si conseguira '"' (r,())...lT(n)=—\n—An-h-S, n' — Ift h^ -f-i S,_ n''—ls, n' h- .... 2 .$ i .i ma dalla (32) si deduce ir(n) = ir(i-+-n)— 1«, dunqiie, sostiUicndo qucsta esprcssionc nella (aO) , sarii (j1) ...ir(l -rn)= — tu-+--.S, le — isj n^^-S:, n^ — I^.Sr, iv- -h 2 .3 4 .1 r quindi, poslo — n in vecc di «, ■ (52)...ir(l— •Hj=.ln-H4-'''"'-+--^S3n3-4-jsin^-4-;^.S, «5_j. 2 J 4 .> I'rcndendo i logarilnii neperiani dal primo e dal .second(» membro della (10), ponendo n in vcce di h, e soslituen- do ncl risultato lo precedenli csprcssioni di Ir(«) e di lr(l — ?i), s'oUcrra la rormnla 1 1 ' lsfiiHT=l)ir — S, jr — -.S; n^ — -.Sun'' — .... . ' die differenziala rapporto ad n, offre Tcolnr 1 c T c -, w = .S. n — .*>, n' — Si, )r — .s» «: — ... : 2 2(1 ma se nella (30) si pone /i = 2/jt, s'olliene pure 4o — 306 — rcolfi- 1 2nT' _ 2-' n^ y* 1.2 1.2.3.4 B5 • - — ^ „ . „ „ By 1.2.3.4.3.6 ' 1.2.3. 4.3.6.7. S (lunque, eguagliando Tuna all'altra cspressionc, e para- "Onando tra di loro i termini siniili , s. =JS. 1,^ 23 t4 ^^='^^•1:2:3:1 - ' ' •Sr, =Bi 25 T« 1.2.3.4.3.6 (:i-i)...s,^=B„ 1.2.3... 2m Per mezzo di queste relazioni s'oUengono col soc- corso de' numeri di Bernoulli i valori delle S^,^ , i quali tradolli in nnmeri, e riunili a quelli delle S^^_, die come per I'innanzi abbianio accennalo , possono dedursi dalla (48) con melodo simile a quello adoperato di sopra per la determinazione della coslanle A, offrono insieme sino ad S,„ i seguenti risuUati, die ahbiamo impreslali dal se- condo volume della Tcoria delle Fiinzioni EllUtiche di Legendre: S,—U =0,577215664!t013.328 .S, =1,6449340068482264 S3 =1,2020569031395943 Si =1,0823232337111382 5, =1,0369277531433700 ' !' — 307 — Si =l,0173i3001(»8UWl S, =1,0083492773819227 Si =1,0040773561979443 Sy =\, 0020083928260822 S,„ = l,000994.-i7ol278180 S„ = 1 , 00049 i 1 88604 1 1 94 S., = 1, O00246086.-;:;33080 5.3=1,000122713347378,-; J S,4 = 1 . 000061248 1 3:;0387 S,; = 1 , 0000303882363070 S,i=\, 00001.32822394086 S., = l.()0(»007637 1976379 S,8 = 1 , 0000038 1 72932630 .S, 3 = 1 . 00000 1 9082 1 2 7 1 66 5„ = 1. 0(»00009339620339. Lc scrie (50), (:>1), c (52) avendo per icrinino go.- nerale I' csprcssionc I S„, n"' , die s'awicina al limiic "" a misura die m aunieiila , nsiillaiio seinjiro converfrenli per lulli i valori di 7i = ^\>~U--i-(^im — :l y ■>,„ — {■> m—\)\J>nr — in,. Nel caso, (li cui si Iralla, polciulosi norro 2 — — =2, i cocllicionli diffcroiiziali di priiiio e di sccondo ordinc (li qiiesla csprossionc, prcsi rnpporlo ad /« , vcnaimo rc- spellivaiiiciile soniiiiinislrali dalle due c(piazioni d;« = 2r"">(12m — I2ur) —z := 2 — — (liiii — \inr) -i . K poiclic per la condizioiie de'massiini e dc'niiniiiii dcljlia porsi -j^=U, s oltcrra m = n~ , e (iiiuidi -j;;^ > 0. Ua cio si deduce die la seiie (^54) ccssa di cssere coii- vergente dopo nn miincro m di termini cguale prcsso a poco ad nr ; e clie il piii piccolo leriniiie di essa , il (jiiale come si conosce dalla li-oria dellc seric semi-con- vergcuti , e qucllo cui dol)l)iaii!o arreslarci per avcre la misura del grado d" approssimazione , con cui puo cal- colarsi il valore ili Irin'i, vicne somminislralo merce la sosliluzione di n~=m nella (^jIj, dalla loruiula 17'W = — 2»l — .llHIT. 2 ch'e idenlica a ipidla ollenula per allra via dal Signer Legendre nel prinio volume desuoi Esercizj di Calcnh) Inteyrule. Ua (piesia lornmla si ricava die per n = 6 avendosi jji:^18, o Ml la serie (^5'4) cessa d' esserc convcrgcnle dopo il 18'"" lemiine, per n = lO la diver- genza si manifesia verso il !ii"" Icrniine . e cosi di sc- guilo. So s'csprinic per M il modulo, per tui Lisognano — 310 ~ moltiplicarsi i logaritmi iperholici per essere ridolti in quelli (Idle tavole, e si denotano con la caratleristica log. i logarilmi relalivi a quesrultimo sistcma , la precedenle espressione di IT'"' verra rimpiazzala dalla seguenle log. !'<"')=— 2.VHi — 1 log. WT , la quale applicata al caso di n= 6, e di 7/i = 19, dara log. 7'i'J>=— 17, 39. e quindi, lornando dai logarilnii allc quantita , ) ' , ; , ^ 7'('9) = . . 10' 7.311 Da queslo risullalo si conchiude clie ncl caso di n = (5 ])olra calcolarsi il valorc di P, da cni diponde qiiollo di lr(?i), con un' approssiniazione csalla sino a circa dieci- selte deciniali. Sotlonietlendo ad un simile procedimcnto la formula (jG) si trovercbhe m = ~; donde risulla clie la divcrgcnza della scrie dc' numcri di IJernouili si nia- nifosla dopo il terzo Icrminc, come osscrvasi dal quadro de' valori d'essi, preccdenlemcnlc assegnali. IVon ci Iralleriiamo piii a lungo sulla funziono fjam- ma , die per la sua graiide imporlanza nelle malomali- che pure cd applicalc e slala mollo discussa dai geoine- Iri. Lo scopo die c' eravanio proposlo, qucllo di provare die la forma in prodotli imldiiiili , sollo la quale 1' ah- biamo assegnala , si presla facilmente al cf.lcolo di cssa per lulti i valori di n , e slalo abbaslanza conscguilo. Sollanlo acccnniamo die siccome incrie lo nole formule di riduzione il calcolo della fiiiizioiie r (/i) nel caso di /( numero frallo > 1 si fa ordiiiariainenle di|iendere da qndio di H < 1 , cosi la (50) risiiilaiido utile nelle applicazioni ai easi parlicolari, per maggiore agevolazione ia Irasfor- — 3H — iniamo in un'alira niollo piii convergcnto, c la riducianio al sistema (le'lo. n'— ip.m^ f 1 1 -+-- P^ n'* — — I\ n' -h ec. . 4 it in cui soslituendo i valori numerici di A , e delle P„. camhiando la carallerislica 1 in log., c molliplicando i lermini noii soUoposti al simljolo 1 per il modulo jH= 0,4342944819032518 . ollerremo, limitando la serie al venlesimo lerinine, log r (n) = — log H — log (1 -t- II) -+- 0. 183fil2003768399C n -f- 0, 1 4004o(i:i32 1 1 8038 n- — 0, 0292:i0732690S903 n^ -h 0, 0089381313332947 n* — 0. 003207 j04037:;680 n^ -+- 0, 00123333268(;3234 n« — 0. 0003180064421212 n: -H 0. 0002213466621901 n' — 0, 0000969 1 48802009 na -+- 0, 0000431938489830 W — 0. (»O00193112167080n" — 312 - -+-0, 0000089061693477 n" — 0. 0000040993176700 w' -+- 0. 0000018999803039 iv'- — 0. 0000008836201493 n'^ -+- 0. 0000004148123382 n-'' — 0. 0000001960231407 n•^ -+- 0, 0000000921016334 n'^ — 0. 0000(>OOi3G171712n"> -r- 0, 0000000207130224 n". -^-;— (/)... (in— p — fy J Quest' espressioni in virlu della forma, solto la (piale si trovano rapprescnlate , hanno tuUa la generalila che piiossi dcsiderare; e percio s'applicano indisliiitaniente a tuUi i valori di m, n, p. al pari dcile foniinlc rappre- senlauli il valore della fiiiizioiie ijaimud, dalle (jiiali sono slate dedotte. Fra gl' inlinili casi particolari, ciii possono sottoporsi sceglinnio i segiieiili, che sono nioUo iitili, c niolto intcressaali nella scieirza. So si pone 7 = -, e si comhinano con la (S8^ i due risnltati , che niedianlc talc sostiluzione si dedncono re- spoltivaniente dalla (39), e dalla (60), s' olterranno 1' e- spressioni .— 4i — 3U — J„ l/l—x" iiV ■?■ 2p(2p-H2«)(2p-i-4/i) (2p-h[2i—i\n) p- ^'—'^■e_i./T'pr (2n— 2y))(4it— 2p)(fi)i— 2p)....(2m— 2p) •/„ V\—x" n^ i n {n—ij>)['in—'ip){an—-^p)...{lti—\]ii—Ip) dalle quali nel caso di n^2 si ricava /..^r^-to _j^r(p.+-l)(p+3)(pH-5)...(p-h2i— 1) "'' '^^ ^„ l/l— X' 2'''^ i' p(p-t-2)(p+4)....(p-f-2i— 2) f """'"^^ ^ i \/~,.,iP^. (2-p)(4-p)(r.-p)....(2i-p) ^. V^'i—x^ 2 *^ i 2 (1— p)(3—p)(3— ];)... .(2t—p—l} ' (! nel caso di ]) = 1 si deduce (<•')•• -7 ./I ^ I' . 2(2+2H)(2-H4n)...(2+[: />.__ax__ _ 1 /^ (2-f-ji)(2-i-3w)(2-<-5n). ■ ■(2+[2i— 1 ]n) '"'J,. \/\—x" nV i' 2(2+2H)(2-H4n)...(2+[2J— 2]n) ,P2)_.. /" ''-^ _h/^o^^. (2«-2)(4n-2)((m-2)...(2fH-2) „ l/l_as" n'^ t H (n— 2)(3n— 2)(d»i— 2)...([2i— 11»i— 2j Da quesle formule a parte clie si ricava imniedia- tamciite Tespressione della colani^cnle in ])rodolli indcfi- niti , si Iraggono pure con facilila mcrce la differenzia- zione sia rapporlo ad n , sia rapporlo a p , i valori di un nunicro svariato di funzioni inlegrali , le quali sono stale discusse dal Lcgcndre uellc (Jpere di sopra cilale. iXoi pcro ci contenlianio d' applicare sollanlo le due ul- tinie formule ad alcuiii valori |tarlicoIari di n. 1." Sia n = 3: avrenio dalla (Gl) . ! ,i j, olisJtf ''"" r '''^ _U /7~5.11.n.23....(0i— 1). J„ \/\—x^ ~"3 ''^ T' 2. 8.r4.20....((i/^4^) ' y, (• dalla (62) dedurremo il risultalo . ,; . ^ l|/~ 4. 10. 16.22.. ..(6i— 2) •■i\\]\,f(< r — '* \/ "" 4. 10. 16.22.. ..(61—2 ) vi'^O'lUr' — 315 — clio paraifonalo al prccedente ofTre il valore di i/J in pro- dolti iiidcliiiili per mezzo della forniula _4.10.16.22...(6i— 2) 2.8.14.20...(Ct— 4) .■;.ll.n.23...(Ci — l)^1.7.13.1''l u^~i.:;.9. i3....^4i— 3) * ^4^ 4.S. 12.16.. ..4i -I — 316 — dunque sostiliiendo c mellenclo il valore A\r {■^)=\/z , per rinnaiizi asscgnalo, sara '" /' dxl/2 1 4".8M2M6=.... i' i' VT::^* iiVTi ^'■■''- 9'-13"...(4t-3)= espressionc nolevolc del quarto del contonio dclla lem- niscala, die ha una cerla rassomiglianza con qiiella pro- doUa da AVallis per la qiiarla parte deila circonferenza del circolo. o." Sia n = 6 : dalla formula |61) si deduce /" '^^ _ 1 1 /t 4.10.1(1.22....(6(— 2) «/, l/l— as" 0»^ t"l. 7.13.1"J....(0i— 3) (^ucslo risidlamonto paragonato al secondo del primo caso ofFrc la rclazionc coiiosciuta i ' dE \ /»' dx ::: li., la (piale da a divedcre clie la funzionc proposta nel caso di 11=0 si ridiicc allc luiizioiii ellilliche. Se in vcic della (Gl) si adopLM-asse la (02), si giuiigerebbe alia medesi- nia conclusioiie merce il paragone di essa col primo ri- sultalo del primo esempio. Altri casi vi soiio clic per mezzo delle formule, di sopra assegnalc , possoiio facil- menle ridiirsi allc fuiizioni ellilliche ; ma temcudo d'esser hiiigo passo ad occuparmi della dimostrazione de' due teoremi di Vernier , accennali in fine dell' iiilroduzione della presenle Memoria, e riferili senza dimoslraziune nel Ihdldlino di Parigi del 1823. 1 due teoremi, che si tratla di dimoslrare, sono rap- [jresentali dalle seguenti fornude : — 317 — _1_ /'Tf(g-)-pP"'^^^)H-f(g-t-pC-^»''-^) 2rJ o son x sen racdx i.>.:i...{r—\) ^ ' 1.2.:$...(r— :$) ^ ' 1.2.3. ..(r— 3) ^ ' iiclle ([iiali si osprimono coii a , ;) due coslanli , con t nil niimcro iiiloro posilivo, e con f la caraltcrislica duna fiinzione arbilraria. Per oUenere il primo risullanicnio ri- (liico i limiti 0, e -r di x ai limili — t, e -ht mercc il nolo leorcma l'^(p(x)dx-i- I ' oncnzialc immaginaria, si avra f = —f' f(a-+-pe'''-M(Jjcr<— "-'i"~-i-e-<'-2>''^-'-+-....] ; nia posto nclla [i) x = oc, ^ ^p, n = r — 2m-(-l, si oUicne dunque , fallo successivamenle in quest' ultima fornmla — 318 — />i,=:l = 2 = 3 = ec., sostiliiondo i corrispondenti risul- tali ncU'esprcssioiic di F, rimellendo per F la fuiizione die rappresenia , ed in vcce di r(r — 2hi-+-2) , in oui m, r sono numcri intcri e posilivi , metlcndo il suo va- lore in prodoUi continui, dalo dall'eguaglianza r(r— 2m-H2)=1.2.3.4....(r— 2m-Hl), si Irovera, conformemcnte al prirao risultanienlo del pro- fessore di Caen, ,..-., ,.., ,..,;........ J_ /''!'f(a- 27rJ o sen as -3 ■•*i ,_5 , fr-.(a)4 ^^ f-3(a)-+- . 5 =Ti'-'(«)- 1.2.3.. .(r—1) ' ' 1.2.3. ..(r— 3) ' 1.2.3...(r— 5) Per dimostrare il secondo teoronia rapprescnlo per F, la seconda funzione inlegralc ; cd impiegando sulla slessa Ic medesiine trasformazioni ed operazioni elTelUialc sulla prima oUengo "(J-Tt <1 g— .,/— , J gar^— A = — i; / f(a-+-pe'^-')e-i'-^"'"+'''^— dx ,,-^''" 27rm = ot/_T ma essendo 7M, r nunieri inlcri e posilivi, dalla formula di uiarca (4) si deduce i:/^ f (a+pe^'^-O e-<---- -^- ■ dx =j,^^^;^^-^ f '-"- ■ W . dnnque, falto consecutivamenle in quest'ullima equazionc — 319 — //) = () = 1 =2 = 3 = ec.; e soslituendone i risullanienli ncircspressione di F, , snrii txV —\'J sen a: 1.2.;}...(r-4-l) ^ ' I.2.3...(r-+-3) ^ ^ 1.2.3. ..ir-ho) ^-t— •■• ch' c il serondo risultanienio del i>(M)iiiclra franccse. [>' iipplica/.ioiu! della formula li) si |iolr('l>hc csfcti- derc ad iiii luiiiiero svarialu il' iiilt'frrali dcliiiili. Essa con proccdimciilo simile al precedeiile soimniiiislra le due c- siiressioiii dec 1.2.3... r ^ ' 1.2.3. ..2r ' 1.2. 3.. .3r ^ ' 1 p^r r , -| |.j. M/^J • [''(=<^-i""''-)-'■(^+;>«-''-■)J ••^^'^1^''* = —P- f (a)H ^" f"(a)H ^ P'(a)-f-... , 1.2. 3.. .r ^ ' 1.2. 3. ..2r ^ ^ 1.2.3... 3r ^ ^ dalle (piali inerce la loro soinma si Irac pure quesl'allra ;=^ f \l\a-i-pr'''~)—{{^-i-pc-''^~)\ ~ 2rl/— i«/ " L J senrac _ P' 1 _Z t' (aU ^ f''(a)-t- H!! f5r(a). .2.3.. . I- ^'^1.2.3.. .3r ^^ 1.2.3. ..or ^^ Hlollo sono Ic formule d' inlei?rali defmili , die possono conscguiisi per mezzo della (4); ma per non diliiiiirarnii mi fo" sollaiilo ad osscrvarc die il primo risullalo del si- — 320 — guor Vernier, qualunque siasi la funzione f (a), viene sem- pre espresso da un nuniero finito di termini; menlrc I'altro risultato unilamenle a quelli , che in seguilo si sono da me otlenuti, non possono, indipendenlemenle dall'accen- nala funzione , rappresenlarsi sollo forma finila che in taluni casi parlicolari di r. uiw:\ <."l':; M'Winiol!ii>ri d' f-:; ;<,,!, ']— J- ■ll ■*! tv .1 ''Jui.;. :!,■■, ff lii^lDlS^iii lU'ldzione Accndcmica per ianno xxix deW Accddemiu (Uoe- nia — (Ud socio nlliro Scgretnrio Geiunvdi- .liidrca Ara- dus ........ Pay. 7 Df'iicrizionc dakune specie mincmU dei Ytdcani oslinli di Palmjonia. mcmovia l.'^pcr lo socio ordinario I).'' (iae- tuno Giorgio Gcmmcllaro . . . . )> :S'/ Una corsa intorno all' Etna in oltobre 1SS3 del socio Prof. Carlo Gcmmcllaro . . . . . . h SI Nnovi schiarimcnti sulla teoria dello Zolfo del socio Prof. Carlo Gcmmcllaro . . . . . . )\ 13 Memoria su alninc specie malacologiche Siciliane per il D.' in chintrgia Salvatoro Biondi ...» .'>V Sullti deierminazione delle latitudini ed azimidi dcgli og- getli terrcstri e I'equazione di un orologio che vn a tempo sidereo memoria di Francesco Caldarera . . » 103 Soggio di Geogrnfia medica per la Sicilia del I).' Giuseppe Antonio Gahagni, memoria terza, fisonomia annua delle malattie d' intossicozione paluslre, rapporii genelici col- l' evoliizione del miasma, e coi mezzi ainbienti . >; /•?.> Itlemoria sopra nn ]).'iendencefalo itmano con nuorc rijles- s(o«( s}iir eliologia generule dei nwMri — dal I).' Mario .Moisio socio corrispondenle delta Giocnia e di rarie uc- cademie r. 161 ipjtendice prima alia monografia degli Lchinidi ciienli e fossili delta Sicilia d.' Andrea Aradas ........ >■ 2I> Saggio di Geograftii medica per la Sicilia del socio altiro 1)."^ Giuseppe Antonio Gidvagni . memoria (i>iarta , so- pra nna nuoia mVM- I'l. i..'.fi-. •'t'.viiii.i V.-. Ilk'.' w)' .■ ■ ■.\ _■ • MV.'i.' 11 1 ,'.1. ' ■)-. ■•11' I ';■'; ■ 1 \*;\ Ml I ■ ■I'.'l] '(.■,ii\lV', I ^^Hnl w>:Myom' ^^c^
  • ■ i M 173 « 21 zic-zac zig-zag (( 188 (( S memonlo momcnto \ c 188 « 13 estruscfo estrossero ' -S C 1 « 197 » 9 fii fa . 'JE *■■ 0 lit 7 « 9 III COB con ' 1' i,f (( 203 (( 32 ungoento ungucnto 1* « 206 « 27 nc ne .f ■ (( 208 « 24 sponlaaicta spontaneita (\ 210 (( 26 trasmettern trasmcUero "'' (( 211 (( 33 compagna campagna (C 22!) « 1 129 229 (e cos! in seguiU vamcnle) pp»fpessi- (( 238 « 6 cd sangue ed il sanguft ■t (( 249 « 19 fibbra fibra K 231 « 7 squisire squisile ' « 234 « 32 ea.ialla cavallo ;■' « 239 (( 4 ca car- '1 - (( 260 « 1 dal del '■ ' . • _ (t 266 (( 3 sulla sulle « 282 « 1 malallia malallia a 288 « 29 che che v'( 291 « 25 ne Be (I 299 (( 20 ne • ne * ■ It 392 « 1 (JescUlo descritic- It CATANIA BAI TIPI OELL ACCADEUIA CIOENlik in£Sso rsLi cr.Eiii oi felicesciiitu 1832. ..JiiSM /. .^^ i AIT lira SILLA 41lBSQ3il ^2SB£r2a ^ -?!&' t; ATTI in SCIE^ZE i^ATlRAL! /V I ivr-l^:.' I- ATTI BEJiU ACCABmmiA IStlO'EmiA DI @A^limA SERIE SECONDA TOMO IX. CATANIA BAl TIPl DEIl' ACCADEMU GIOEM* tBEISO Cll EBEn DI FIIICE SCICTO .1. .a -v'^ i'C ~i .» : ■•,"i.-,i*;. ■ ^;.;■:■C£ ■':: i::r ■■;.' . 1 II •; ■ 'I'. ^ 1 (..1 , 1 .ii'ii; i,:r DAL HAGGIO 1852, AD APRILE 1853. ANNO XXVm. DELL' ACCADEMLi GIOENIV D. Angelo Panebianco Infendenle della Provincia di Catania, Primo Direllore. Prof. D. Carlo Gemmellaro. Secondo Direllore. D.r D. Andrea Aradas. Segrelario Generale. Prof. Francesco Tornabene Gassinese. Segrelario di scienze nalurali. Prof. Giuseppe Zurria. Segrelario di scienze fisiche. D.r D. Anlonino lo Giudice D.r D. Bartolomeo Rapisardi D.r D. Michele Tallica Prof.D.r D.Giovanni Reguleas Prof. D. Carlo Gagliani D.r D. Alfio Bonanno Prof. Francesco Tornabene Gassinese. Direllore del- le slatnpe. D.r D. Andrea Aradas. Direllore do! GabineUo. D. D. Gaelano De Gaelani. Gassiere. Membri del Comitato. iki t>.^>. . . ■( i i: . .i .0 • .■..:;., , , ■ '?■> ; ■ .1 :,.;■ ..■/;i.:iA .a 7, o -J >< ;< o c N o c Cm o o o 'i o a o CC5 *o 5 ® 'a _ O w a:3 -o ^-» S c o c^ • — 'i5i\\\^\ V-.N\''i^..^^ «'V^ ^^V ^v.;v^.v. *^t^llm^,^.l.^.l.^>tv^lV.^i^^iVl.t^s.M,^l^tn,vviMln.^,^»l^.t^s.t^.vVlS.tv.t;.v^.^.^.v.w iltfi )) Riflidlendo per poco al legame, » clie le scoverlfi liaiino !ra loro , » e ritclle lo sciirgi'i'c die le scien- j ze c le arli si preslaiio scainhie- » voii snccorsi e che vi e in con- I siquciiza una catena clie le uni- » see. » !>' AuE.MBKiiT—Discorso preliini- nare alia Eiicictupedia. S egli e, 0 Signori, della piu alia imporlanza e (lella pill ^rande utilila studiar I'lioino neiruouio slcs- so, o meglio ne' rccondili arcani della sua organizza- zione, negli atti impenetrabili doila vivenza sua, nel niislorioso complesso deilc sue f.-KoIlu inlcllcllive, ne- gli istinti, nc' dcsiderii, negli afrelli, nelle passioni, nei suoi rapi)orti infinc cogii oggctti eslerni; non e man- co importanle , ne di ininorc uliiila sludiare quesli oggclli slc-ssi , framezzo a' quali egli vive, coi quali ha inlime relazioni, che muovongli la curiosita, che lo sorprendono, cd cccilano infine le sue meraviglie. Abilalore e signore della terra, raggio di sovrumana intelligenza , capo d' opera della divina creazione . egli e mosso da una forza irresislil)i!e , da quella slessa, che lo spingc ad elcvarsi come aquila suila propria condizione , per cui lanlo dagli animali dil- 6 ferisce, a conoscere, e soggettarsi lullo, che gli si para d'innanti, ad investigar la cagion d' ogni cosa, sia che iiifluir possa dircltanientc al proprio hcnes- sorc ed alia propria I'elicila . sia che sbramar possa in lui r ardeiiza iiiconsuinabile di tutto spiegare, di lutlo comprcndere , di tutto padroneggiare. Ed e percio , che noi il veggiamo ora sorvolarc agli iii- terminabili spazii de' cieli , ed assegnure agli aslri il loro corso; or percorrere I'iminenza superficie del globo , mimerar i' infinite miriadi di animali e di piante , che vivono sotto mille svariate forme ; ora inabissarsi nelle ime prolbndila de' mari , e passare a rassegna gl'innumerabili esseri, che vi hanno stan- za , e che colle lore varieta conlrastano con quel- li, che popolano la terra ; ora sollccito indagarc la composizione stessa del globo , e rimonlare quasi alia sua origine, tracciando in qualche modo la sto- ria cronologica delle formazioni varie della sua cro- sta, e de' varii catcclismi, che ha subito. Ed ecco quali sforzi grandiosi , qiiante sublinii conoscenze , che nobilitano lo spiriio uinano , die lo elevano al di sopra di se stcsso, che lo avvicinano al Crealore Supremo, di cm' trova in ogni esscre I'impronfa in- conlrastabile dell' altissima di lui onnipossanza ! Ed e per questo che io studio della natura e il piii puro, il piij grande , il piu utile , il piu sublime fra tutti gli sludii. R Niun' allro , sono parole del piu esimio » iettcralo della Francia e a un lempo del piii sali- s rico dei dotti (\) , niun' allro puo esscr piu felice » di un fdosofo, che voglia leggere in quest' ampio » libro ( la natura ) mcsso da Die avanli gli occhi )) nostri. Le verita, che discopre , sono sue proprie, » pasce c solleva j'anima sua, vive tranquillaniente » e non tcme degli uomini. b E non sono quesli i 7 soli vanlaggi , chc all' uomo arreca lo studio dclla nafiira , c la stciria natiiralo in ispecie ; ve lie sono di (juelli direllamcnlo utili alia conscrvazioii lisica deir uomo slesso. E sc 1' argomonio imporlante , a traflaro il quale son chiamalo quest' oggi da sacra doveic , occupar non mi dovesse , io • Jolterei uiio volta con lutte le mie forze contro ie opposizioni insussislenti c slravolle di taluni, de' quali 1' incapa- cita di collivaie cosi sublimi studii li fa piegare col disonorc delia nienlc umana al dispregiamento di questc noLili ed utili discipline. Lo stcsso illustre apologisla delT errore e dell' ignoranza, die osu as- serire per il vile dcsio di vana celcbrita , anzicche per intimo convincimento , le scienze tulte originaro dagli uuiani vizii, e cosi « 1' Aslronomia dalla super- D stizionc ; 1' Eloquenza dall' ambizione , dall' odin , » dair adulazione , dalla menzogna ; la Geomelria » dair avarizia ; la Fisica da una vana curiosila ; la » morale stessa dall' orgoglio umano ; >> (2) a quat vizio pole egli altribuire 1' origine della storia na- turale ? Forse alia stessa vana curiosila ? Ala non i' dessa una curiosita vana; e una curiosila, islinlitiva,- che forma il piii nobile pregio dello spirilo umano^ e lo spinge alle piu grandiose ed utili scovcrte, ed a migliorare la propria condizione; curiosita cbe Dio ba mcsso nell' anima umana come a suggello della sua grand' opera , per suscilarvi incessantamenle il sentimento di ammirazione. Cosi tutli i rami dello scibile umano hanno imo scopo, ed uno scopo di utilita ferma , sicura , indu- bitata; cosi scienza non avvi, di cui lo studio rivol- ger non si possa al benessere dell' uomo ; cosi la storia naturalc non e una scienza di mere capriccio, atta a soddisfare una vana curiosita j ma scienza al> 8- tissima , proficiia , vantaggiosa ; chc ha per fine di giovare alia nostra esistenza , d' illuminarc la nostra mente , e sollevare lo spirilo spesso abbaltuto nella lotta, che dee sostencre contro le avversila, e tem- pestato frammezzo alio crudcli vicende della vita. Ed a queslo lodevole fine , le scienze natural! coltivando , le sue mire rivolse 1' Accademia nostra sin da che ebhe vita e nascimento; e fu per lo zelo c lo impegno, con cui questo fine si tento di asse- i;uire , che , surta in tempi difficili , frammezzo a inilie ostacoli , priva di mezzi , crcbbe c formossi un nome, una ripulazionc universale. Che , so que- sta Societa invececche rivolgere i suoi sforzi alia riccrca de' falli e delle osscrvazioni con lo scope di evidente utilita , avesse ella all' opposlo impiegato le sue lucubrazioni su' frivoli inutili argomenti, e si fosse vcrsata in frustranee, slcrili disciissioni, ipote- lichc ed immaginarie senza il menomo vantaggio ; sarebbe stata spregiala dimcnlicata, e sarebbe mor- ta sul nascerc, Ed io che, deposilario de' lavori di Essa, siedo oggi in un posto, di cui a ragione indegno mi re- puto ; io che presenlarvi dcbbo come in un quadro delineati i voslri lavori scientifici dell' anno XXVIII; io m' ingegnero , o Signori , mostrarvi , per quanto mcl pcrmetteranno le mie deboli forze, ch'essi por- lano tulti Y impronta lucidissima di utilita vera , sia dirella oppure indirotla ; consagrando sempre piit quel vero , che « le scienze si prestano scambievoli » soccorsi , c vi e in consequenza una catena che )) le unisce. » (3). Ed a maggior schiarimenlo di quest' ultima e grande verila , io nii fo lecito richiamare al pensier voslro , onorandissimi Signori , che oggi degnali vi ^9 siete di farini scella onorevol corona, che i varii rami del sapere son cosi collcgati fra loro, che formano un tutto, ed un tufto, che ha per iscopo il benessere deir uomo e la fohcila di lui. Ogni seienza piende di niira, e vero, un particolare subbietlo, ha i suoi litnili, i suoi confini ; ma i»a pure i suoi rapporti con tutte ie altre e Je sue colleganze ; ma ogni seienza concorre all' utile noslro in piu o meno grande proporzione, e iulte a vicenda soccorronsi, per rag- giungere quosl' unico scopo, senza che stoltezza sa- rebbe o vanila il colli varle. Cosi son coliegate le scien/e fisiche, Ie matcrnatiche e la storia nalurale ; cosi le verita conlenute ne' sacri libri servono di norma a' concelli del geologo, e la geologia schia- risce quesle sacre e storiche verita. Per tal modo la storia naturale ajuta la raedicina ; e la seienza del- r uomo sano, sii cui poggia quella dell' uomo am- malato trae il suo inizio dall' organografia e fisiologia yegetale e dall' anatomia e fisiologia degli animali. Porcio la chimica, oltre che disvela la composizione organica, necessaria si rende alia mineralogia, ed i) regno minerale, come gli altri due regni della natura, somministra all' uomo moltiplici svariali mezzi al suo comodo vivere, ed a combattere ie inuUiformi egro- tanzc, di cui e il bersaglio e la Titlima. Anco e a dirsi, che la storia naturale soccorre 1' arcbeologia, e sin la numismatica e I" arcbeologia porgon schia- rimenli alia storia naturale. Qual piu lucido esempio e qual piu irrefragabile prova dell' intimo rapporlo e della strettn conncssione, che hanno fra di lore Ie scienze? (^Iic, so a taluno esagerato parrebbe il rnio dire, costui m' oda un istante, e Ie prove, a cui scendcro dissiperanno in lui ogni menoma dubitanza 1 2 10 ■'■■' L' egregio Socio I'rof. Carlo Gemmellaro , il quale alle piu sode conoscenze scienlifiche accoppia la piu vasla ed aggiustata erudizione, dopo avere in una precedenle memoria dimostralo che la storia nalurale puo essere di ajuto all' archeologia (A) nella deter- minazione de' maleriali impiegati dagli antichi nelle arti, trattando ora di talune razze di animali dome- stici siciliani, ha falto chiaramenle conoscere che r archeologia in senso invereo puo dar dei lumi alia storia nalurale. In inolle provincie di Sicilia i bovi si distin- guono da tuUi gli allri d' Ilalia e di Europa per la straordinaria lunghezza delle loro difese. II nostro Socio colla sagacila, che gli e propria, si e fatto ad indagare, se questo caraltere sia dovuto ad una razza parlicolare di tai animali, o ad una causa fisiologica da riferirsi al modo di pastura o alia castrazione. Bicca la sua mente di sloriche conoscenze , avvezzo a meditare sugli ammircvoli resli dell' antichila, com- parando egli i nostri bovi con quelli, che si trovano impressi nelle medaglie antiche e ne' bassi rilicvi, trova in effetto, che 1' antica razza, la quale servi di tipo a' greci arlisti, non e al certo la nostra: ma che la castrazione piu che altro contribuisce moltis- simo ad ingenerare il carattere di sopra indicate, Passa egli in seguito a far lo slesso esame sulla razza de' cavalli, che trova, o digenerala di molto da quell' antica, e tanto celebrafa ne' tempi de' greci, o presso che ibrida, pel mescolamento di tante altre razze, che per le varie nazioni, le quali ban soggior- nato in Sicilia, sono state quivi introdotte . ii Ed estendendo vieppiu le sue dotle ricerche, tratta finalmente della razza de' cani, ed entra a ra- gionare sul motive, per cui nelle antiche medaglie H e bassi rilievi non si trova altra razza di cani scol- pita che quella greca — il Canis grajus di Linneo. Egli fa vedcre apcrlainonle che essa non sia slata la sola, che abbia avuto esistenza in quei tempi, ma che per la svellezza e la eleganza deile forme abbia inerilalo di esser prescella a tipo nelle belle arti. Dinioslra per ultimo essersi questa bella razza nian- tciuila sinora in Sicilia, e si duole per non polersi dire allretlanlo do' bovi e de' cavalli . Or questa erudila e dotla mcmoria ha uno scopo tutto zoologico, e contiene dolle considerazioni im- portantissimc sull' inlluenza del clima, deli' alimenta- zionc, e della caslrazione su i mentovati animali ; e sotto queslo rigiiardo si e un lavoro incontrastabil- mente utile, come ogni altro, che spetta alia zoologia, a questa scienza, di cui « le conoscenze, che sommi- s nistra al dir del cbiarissimo Milne — tdwards pre- » scnlano un' utilita, che si apprezza di piu ad ogni » istantc, e mostrasi benanco in molte circostanze, 1) lo quali al prime colpo d' occhio sembrano esserle J del tutlo eslranee ; ma (egli prosiegue) i vantaggi » risultanti dal sue studio non consistono punto so- » buncnte nella coltura dcllo spirito considerata in se » stessa e nelle applicazioni pratiche, the essa puo s fornirc ; pcrche 1' influenza, che spiega sulle noslre > facolla 0 forse di ua' impnitortanza ancor piu gran- » de. Essa ci accosluma a ccrcar le cause degli ef- 1 I'etli, di cui noi siamo colpiti, o piu di ogni altra X scienza csercita la nostra intclligenza nel metodo, J parte dclla logica, senza cui ogni investigazione J sarebbe laboriosa, ogni csposizione oscura (5) . Animato da tanto vero, mi sono da gran tempo accinto a coltivare siffatta scienza ; e quantunque sprovveduto di raezzi c d' incoraggiaraento, venti anni 12 di ricerche, di osservazioni c di meditazioni mi han somaiinislrato argonicnli non ovvii a molli lavori, che si contegono nei vulumi della nostra Sociola. Ed avendo appreso, che gli Echinidi, i quali compongono un ordine di aniniaii interessante alia zoologia non solo, ma benanco alia geologia. non aveano in Si- cilia Ibrmalo unquamai il subbietto dello studio dei naturalisti ; mi accinsi a ricercaili, a sludiarli atten- tamcnte, a dcscriveili alia mcglio, e formarne una monografia, che avrebl)e potuto schiudere qualche facile via a meglio conoscerii ed esporli. L' impresa era ardua, malagevolissima — si trattava di un lavoro tqpografico e nuovo — gran numero di libri all' uopo inancavanmi — schiarimenti polcva attendermene scar- si e poco soddisl'acenti ; ma il mio proponimento era fermo, ed ero confortato dall' idea incoraggiante, che il dare ad un' opera il primo impulse, e sompre lau- devole cosa, e che non avrebbemi mancalo al pos- tutto il compatimento de' dolli, Cosl io lessi in questo onorevol consesso la prima, la seconda e la lerza parte della raia monografia, ed in quest' anno la quarta e 1' ultima. Quest' ultime due contengono la descrizione de' gencri e delle specie siciliane spet- tanti alia gran famiglia de' CidaTiti. Dope di avere in esse esposto i caralleri generali della famiglia in discorso, io scendo a tratlare la classificazione dei medesimi, facendomi ad esporre tulti i caratteri, sii i quali dev' essa poggiare, desunti dalle varie parti della testula, cioe i tubercoli, le aree, le fascie am- bulacrali o zone poriferc, gli aculei, 1' anello in cui r ano si schiude. la bocca, le orecchiette, la lanterna di Aristotile o 1' apparecchio della masticazione, e r inviluppo medesimo nel suo tutto. Dopo di aver presentalq la divisione di questa famiglia in quattro 13 gnippi, 0 mcglio in Cidariti propiiamenle dctli, Sa- le7uc. hchimdi ctl Echinomelri, passo a descrivere i caralteri del gen. Cidurites di Lamarck, e le specie nostrali, che a tal genere si apparlengono, cioe la Ctdarites hysirix vivcnte di Lamarck, con una sin- golare varicta della sfessa ; la didar. nobilis di Mun- ster, la Cidar. glands [era di Gold fuss e la Cidar. coronala dello stesso autore, tutte fossili. Mi occiipo in seguito del gen. Diadema di Gray secondo i varii aulori divcrsamente caratterizzato ; e dielro esserrai attenuto alle caratterisliche di questo genere Cssate da' signori Agassiz e Desor, mi accingo a descrivere minutamente 1' unica sp'^cie vivente, che spetta a tal genere, e che ne' nostri mari rinvienesi, cioe il Diadema etiropeum di Agassiz. Allri generi e specie di Cidarili formano V ar- gomento della quarta memoria della mia monografia. Cosi il gen. Echinocidaris di Desmonlins con la specie Echinoc. aequitvberciilaia dello stesso auto- re ; il gen. Arbacia di Gray , al quale speltano le due specie fossili Arbar.ia monihs di Agassiz ed /Irbae. depressa di Agass. I' una rinvenuta nel ter- ziario de' dintorni di Messina, e I'allra nel tufo ba- sallico di Miliiello ; il gen. Salmacis di Agassiz, a cui apparliene una Sola specie fossile il Salmacis Pepo di questo autore ; e Cnalmente il gen. Tri- pneusles di Agassiz coll' unica specie fossile Tripn. sardicus (Echinus) di Linneo , che trovasi nel cal- careo terziario de' dintorni di Messina. Psella seconda memoria Ictta in quest' anno me- desimo alia nostra Accademia , cioe, 1' ultima della monografia, continuando a trattare i generi e specie siciliane della famiglia de' Cidartli, io mi faccio ad esporre tutte le specie vivenli e fossili del gen. 14 Echinus, che ai tempi dell' immortale Linneo com- prendeva luilo 1' ordine dcgli Echinidi. Dimoslrando che r Echinus esculenlus degli autori non si trova in Sicilia , ma iiivece quello, che mangiasi general- men le si e r Echitius hvidns di Lamarck , scendo ad esporre i caratteri dell' Evhinua granularis , di Lak., deW Ech. brevispmos us ii]\\sso, dcW Echinus Melo, AqW Echin. aculus, de\l' Echin. coslatus, de!- ]' Echin. miliaris e di allre specie siciliane, che spet- tano al genere, di cui ragionasi , e cosi chiudo la monografia , a cui faccio seguire la esposizione dei caratleri di tutti i generi degli Echinidi sinora co- nosciuti ; la quale servir potra di guida a coloro , che, invogliandosi dello studio di quesli animali , vorranno modificare e dar maggior latitudine allc mie osservazioni cd alle mie ricerche. K volendo ancor per poco inlraltenervi su ar- gnnionli zoologici, giocoforza e tenervi ragionamen- to di una mcmoria postuma dell' egregio cav. prof. C. Maravigna, la quale porla per tilolo — Descrizione ill alcune nuore o poco conosciute -tpecie di conchi- glie siciliane. K qui e a dire, onde far sempre piii rilevare 1' utilita de' nostri lavori, che la malacologia e un ranio della zoologia inleressante in alio grado. lo ho avuto , e vero , il dolore di veder taluni , i quali colla mente preoccupata da false idee , o ap- passionati di troppo d' allra scienza , che han preso a coltivare , scienza qualche volta per lo piu di vana speculazione, di chimera e di sofismi , in cui vedo- no risfrelto lo scibile inlero, allieri quindi della pro- pria ignoranza , dare coll' audacia di zoili importuni del ridicolo alio sludio de' molluschi e delle loro conch iglie , e quasi del matto a coloro, i quali lo pregiano ed altamente lo estimano. Ma , ohime , e 15 quoslo |il (lolornso sciz;nale del lento progresso del noslro iiuiviliiiicnto! Oh, come divcrsa corre la fac- c nda ollroiiiari ed oilrcmonti ! Cola quesli sludii si tengono in universale apprczzamento, e si rispeltano, e si onorano £;;li uomini priviiegiati, che vi si addi- cono , che vi si sacrdicano ! Pcrche cola si conosce appieno 1' utilila, che se ne ricava ; e cio, che io dico de' nioiluschi, vale per tutti altri animali. E de' mol- luschi parlando, oltre che il loro studio e utile alle arli ; ollic che servono di cibo all' uomo ; non sono essi dcgli animali, di cui la organizzazione stabilisce quasi una serie intermedia a' zoofili ed agli animali articolati ? Quanto bene non reca all' anatomia com- parata la conoscenza della loro struttura e del loro organismo, in cui il sistema circolatorio ed il nervoso imprendono a rivelarsi di una maniera evidente , e di cui lo sviluppo schiarisce i progressi di organico perfezionamcnto, che si osservano sempre piu neg!i ani- mali degli ordini supcriori? >e la malacologia stesse solo nello studio delle conchiglie, che sono appendici del cor- po deir animate, come nello inizio della znologia avven- ne, in tal caso il vantaggio di tale studio non sarebbe moilo apprczzabile ; ma oggi si studia a preferenza r organica fattura de' molkischi e la loro fisiologia comparala con quelia deuii altri ordini zoologici ; e cio e di un' utilila ben evidente per poter esscr con- Irastala. I.e conchiglic fossili poi servono di norma al geologo nella ricerca de' varii terreni, che com- pongono la crosta del globo e delle varie epoche di formazione de' mcdcsimi. Ma tornando alia esposizione della memoria del chiariss. Maravigna, e giuslo dire, che essa conce- pita e scrilta in altro tempo dal suo dotto autore, fu pero corrcUa ed a fine condoita poco prima che la 1*6 ' republica letteraria della Sicilia perdesse un tant' uo- mo. Travagliato da lunga egritudine, ne' brevi pe- riod! di calma, chc gli lasciavano le sue crudeli soffercnze, egli Iraeva alcun conforto dallo studio e dalla meditaziono Gosi scrisse nel oorso degli atroci suoi patimenli la sua pregevole monogiafia delle I'mncE siciliane ; cosi 1' altra de' soll'ati di calce delle mi- niere di zolfo della nostra bell' Isola ; cosi infine con- cepl un lavoro grandioso, di cui reslo appena 1' inizio, cioe la sloria critica delle operazioni, che riguardano la causa de'tremuoli e '1 principio motore de' Vulcani. La memoria, di che io debbo ragionarvi, cora- prende la descrizione di varie conchiglie nuove, o da altri imperfettainente conosciute e descrilte. Alcune di esse vider la luce nella rivista zoologica e nel magazino zoologico. Quelle pubblicate nella rivista zoologica furon la maggior parte, inonche pero delle osservazioni e senza figure per colpa del sig. Guerin- Meneville, come rilevasi apertamente dalle sue stesse parole, che leggonsi nella pag. 325 dell' opera pe- riodica accennata anno IS^O. Pale omissione diede argomento al chiariss. Philippi di dubitare nel vol. 2. della sua Tauna de' molluschi della Sicilia della no- vita di talune delle specie in esamc, e principalmente in riguardo alle nuove specie del gen. Pleurotoma ; onde si esprime in questi scnsi : « Plures vel omnes » forte has species jam supra enumeratas esse cre- » dere possumus; attamen eas enumeravi, ne quis » negligentiam mihi objiciat. Pleurotomata generis I difficillimi ex diagnosibus tantopere insufficientibus J nullo mode cognosci posse, speciesque clar. auctoris » nisi melius describuntur , el figuris illustrantur, s oblivioni mandandas esse, nemo dubilabit (6) . » E di vero e beo fondalo il dire del sig. Phi- 17 lippi, chc la sola diagnosi scompagnata dalle osser- vazioni e dalle figure e di dcholissimo soccorso al- r inlelligenza del iialuralista nel defiiiire le specie e not giiulicaro della loro novila ; ina non si puo negare a an Iciiipo, che non sia stalo un giudizio emesso con precipitanza ed un' asscrtiva mal fondata il credere, chc Ic specie del gen fleiiroloma dal Maravigna descritte null' altro siano, che delle varieta di quelle dallo stesso Philippi rapporlate, o che con quest' ullime si possano riunire del tutlo. Cio io pro- veio con maggior chiarezza ed cvidenza, allorche di quosla memoria mi occupero seriosamenle nel raio prospclto clolla sloria della zoologia di Sicilia nel sccolo XIX. Dico adunquc, che furono le considerazioni del sig Philippi, che diedero la spinta al nostro chiaris- simo socio di pubblicare per la seconds volta nei noslri accademici volurai le sue specie nuove col- r aggiunzioni di soddisfacenti osservazioni e gli ana- loghi disegni. Le specie sono 15, delle quali due esoliche, cioe la Columbella Casani e la Colum- bella Guerinii ; le allre sono : \ . Anatina radiata scoverta dal chiarissimo prof, ('alcara, fossile e rin- venula vivenle per la prima volta dal nostro socio. 2. Ceriihium Brongniartii. 3. Pleurotoma BivoncB. i. Pleural. Bivoniana. 5. Pleurot. Kieneri. 6. Pleu- rot. Falonciennesii. 7. Pleurot. Petitii. 8. Fusus Blainvilli. 9. Pyrula Borbonica dedicata in nome della nostra Societa all' Augusto nostro Monarca Ferdinaado Secondo, c da Lui benignamente accettata con II. Rescritto del 28 ottobre 1841. 10. Buccinum Tinei. 11. Bucc. FoUncee. 12. Mitra Santangeli, bel- lissima e distinta specie da me la prima volta rinve- .3 18 nuta coir animale nel liltorale di Aci-Trezza. 13. MUra Cordierii 14. Conus Grossi. Ed ecco, 0 Signori, che i lavori, i quali han dato sinora argomenlo al mio dire, raostrano 1' inclito zelo, onde i Gioenii asseverantamente intendono agli studii zoologici, 1' utilita de' quali non e oziosa, ne vana, od incerta ; perche, ci presentano una esposi- zione dei fatti, senza prevenzione osservati e sludiati ; ed un' accurala ricerca degli oggelti zoologici con religione conservali, con iscrupolosila descritti ; non ommettendo alcuna delle loro speciali differenze, delle loro varieta, delle loro anomalie, delle localita corri^ spondenti, e nulla di tulto cio, che puo condurre al- r esalta diagnostica degli ste£si, a disvelare la loro pill 0 meno complicata organizzazione, ed a fissare con precisione le relazioni, che hanno fra essi e colla natura intera, senza cui non si puo loro assegnare il posto, che nieglio vi conviene nella interminabile «erie zoologica. Sorge da cio ( e chi nol sa ? ) , che la zoologia al pari degli allri rami della storia naturale si sludia sul fatto, cogli oggetti solt' occhio, e non ne' libii soltanto, donde cavar non si potrebbe che nozioni vaghe, incerte ed oscure ; quindi la necessila delle raccolle, de' gabinetti, de' rausei ; quindi quella di custodire, di conservare con cura, e di preparare taluni di essi, senza che andrebbero corrotti per la decomposizione pulrida de' loro organic! elemenli, e per altre cause accessorie di non minor rilievo. Noi abbiamo di varie opere e di non pochi manuali, in cui si apprende il mezzo corae preparare e come conservare gli oggetti zoologici ; e varii naluralisti, sentcndo di cio bisogno, hanno le lor mi'-e rivolte al rinvenimento di quello . Al che il diligenlissimo no- 19 stro socio corrispondenle Dr. Mariano Zuccarello, di cui son nole le [jregcvoli racmorie cnlomologiche, ed ornilologiche, Iia concorso dalla sua parte a tanta e necessaria opera, leggendo in quest' anno alia nostra isocicla due memorie, nella prima dolle quali propone un niotodo facile e pronto per costituire gii occhi artificiali di vetro variamente conformati e colorati, e nella seconda espone i miglioraraenli, che cgli ha apportato al sapone arsenicale tanto necessario all© lassidermiclic operazioni. S' abbia le dovule lodi que- sto giovane vaioroso, che ha cercato di rendere piii durcvoli le prcziosita zoologiche I In vero e gran do- loro, per Dio, il vcder distruggere e consumarsi, nel noslro clinia principalmente, ed in onta alle piu ac- curate prcparazioni oggetii zoologici talvolta estre- mamcnte rari, dopo aver durata tanta fatica a racco- glierli ! Quaiilo non sarebbe desiderabile per i pro- grcssi dclla zoologia un metodo sicuro, con cui si polesse giungere a dare a molti animali quella com- patlezza, diro cosi, quella solidifa, quella durevole conservazinne, che possa lottare contro V impero di- struggitore del tempo e della corruzione ! Eppure a mc sembra polersi rinvenirc un giorno I Dappoiche lodevolissimi tentalivi del nostro bravo socio collabo- ratore Mario Aloisio per riuscire a solidificare le carni sono stati coronati da felicc successo. lo in tal con- giuntura non posso tacerlo. Forse fra poco non la- raenteremo piu la perdila di Girolamo Segato e del suo slupcndo segreto ! llo veduto dei pezzetli di fe- gato, di rognone, di carnc muscolare, che, cstralti dopo 24. ore dalla soluzione inventata daH'ammirevole socio, aveano di gia acquistato quasi la solidita lapidea, senra pcrdere il loro natural colorito, divenendo su- sceltibili di pulimento. E Voi onoraDdissimi Colleghi 20 fra non guari ne sarete osservalori, e ne giudicherele graziosamenle al certo. Se la scoverta grandiosa, di che ho discorso, sara portata a quella desiderabile perfezione, di quante proficue e vantaggiose applica- zioni non sara feconda alia zoologia ? Quanti anima- letti non canseranno la distruzioiie, e si vedranno al- r incontro pietrificati sfidare le ingiurie del tempo ? Or dagli animali scendendo ai vegetali, di che lo studio non e meno importante di quello della prima di queste due classi di esseri organizzati, noi veg- giamo, che sebbene difieriscano fra loro, perche gli animali hanno ollre la facolta di nulrirsi e di ripro- dursi come i vegetali, 1' istinto di eseguire, sotto r impero di una volonta interiore, de' movimenti, che tendono ad uno scopo delerminato, e di senlire e ri- cevere le impressioni ed averne la coscienza ; e se la vita in essi si dimostra sotto piu complicate forme, pure, io diceva, in onta a tali differenzc queste due classi di esseri viventi si ravvicinano, si assomigliano per pill versi, ed hanno delle facolta comuui, estese, rilevabilissime ; talche i caratteri generali, che all' una ed air altra classe appartengono, riguardano il modo di struttura e di composizione chimica, la facolta di nutrirsi e di riprodursi, la loro origine, e la durata limitata della loro esistenza. Si e percio, che il cli- ma, il suolo principalmente, e raille altre circoslanze influiscono sul lore sviluppo, sul lore accrescimento, sulla loro durata, su i loro prodotti, e determinano delle variazioni sensibilissime nelle loro organiche manifestazioni e ne' lore caratteri, Avviene quindi di essi a questo riguardo cio, che negli animali, non escluso r uomo, osservasi dei mutamenti, cioe, e delle variazioni, che sono principalmente il prodotto del- r influenza climatica e delle localita. Questa conside- 21 razione porta ad ammcttcre 1' imporfanza e 1' utilita (Idle nsstrvazioni c de' lavori topografici riguardanti gli aniiiiali c i vegetali, dall' assicme de' quali si possono dedurre quelle i^enerali conclusioni, che fanno progrediro con pie concifato le scienze . Tale e il laioro bolanico dell' cgregio nostro socio corrispon- dcnte Giuseppe Bianca da Avola, cioe la esatla de- scrizione di lutle le piante, che vegetano ne' dintorni del suo pncse e delle loro variazioni. In quest' anno il preclaro socio ha Ibrnilo la continuazione del suo lavoro, cioe la nona memoria contenenle la descri- lione di tutle le specie delle classi linneane XV. ^ e XVI. " lo vorrei seguire il diligente autore nella esposizione de' caralteri, e nella descrizione di quelle specie , che spetlano. alle famiglie delle Crucifere e delle Mahacee ; ma i ristretti limili di questo mio discorso non mi permeltono il dilungaraii di troppo. Pero non tralascio di racoraandare ai bofanisti la Ict- tura di questa ehicuhrata memoria ricca di vantagge- voli ed inleressanli osservazioni. Tornando impertanto al punto, d' onde partimmo, ne volendo deviare dal tracciato cammino, ed a viem- meglio dimoslrare la scambievole utilita, che le scienze si arrecano, giova qui richiamare alia mente i scgna- lali scrvigii, che la chimica ha reso alia medicina, e con ispecialta la chimica organica, che merce i lavori de' Boilremont, de' Buchardac, de' Liebyg, de' Raspail- le occupa oggi un posto distintissimo tra le scienze, ed ora che la medicina abbandona i principii di esclusion sistcmatica, muove suUe norme di un razio- nale ecclelismo, ed ammelte il dinamismo del pari che r organiinismo, le specialita etiologichc e Ic pato- logiche, il solidismo e I'umorismo, la chimica orga- nica ha falto conoscere, sin dove giunga il possibile, 22 la composizione del sangue e degli altri uinori se- condarii nello stato normale non solo, ma Ic altera- zioni varie, che quosto fluido geoerale irrigatore e gli allri, che ne dirivano, subiscono negli stati patologici varii piu o meiio important! dell' economia animale. Che se le umorali abnormita non sono cosi conosciute, ne cosi facilmente riconoscibili come le alterazioni palologiche de' solid! organ!ci, e come la cosa esig- gerebbe ; pure 1' ematolog!a e celeramente progredita per i lavori de' Magend!e, degli Andral, de' Piorry e di molti altri sommi, e lascia sperare, che un giorno giunga al grade di perfezionamento desidcrabilc. Cosi io direi ancora del vanlaggio, che ha arrecato la fisica alia medicina colla microscopia, la quale comecche non iscompagnata di difetti e d' inconvenient! non e quella pero de' tempi di Lewenuechio, che forni al sommo Boerave 1' insussistente e strana teoria del- r error di luogo ; ma rivolger mi e d' uopo i miei ragionari su di un lavoro del noslro egrcgio socio prof. Francesco Tornabene sopra alcuni componenti della bile. Egli in uno al chiaro socio prof. Gaetano De Gaetani ne' mesi settembre, ottobre e novembre del 1851 eseguiva le analisi chimiche e microscopiche sul sangue, sulle urine, su i calcoli vessicali, la sa- liva e la bile, a Le vario analisi, sono parole del » sullodato socio, de* modern! chimici ci servivano di » scoria nelle investigazioni ; ed i felici risullamenti B diedero a me ed all' ollimo collega il coraggio di » intraprendere le ricerche su i componenti della bile » di bove, in modo accurato e desiderabile per lo •» avanzamento della scienza (7) . » Ed avendo il nostro chiarissimo socio tolto le mosse dallo analizzare la bile co' melodi di Berzelius, Thenard, Tiedemann, Gmelin, Demarcay, Liebyg, 23 Mulder, Slreckcr, Platlner, Redtenbacher, Wochler, Bucliardat, pote accorgersi della veridicila de' cliimici risullamcnti da questi sommi otlenuti, ed osscrvare al tempo stcsso che la scoperta de' principii doll' uno non si opponeva a quclla fatla dagli altri. Stando in tal punlo le cose, facea raestiere in tanla varieta di risullali, di conoscere quando i prodolti fossero ve- raoionte tali , c quando sotto la forma di edotfi, o meglio so si dovesse stabilire il novero dei corapo- ncnti la bile come un risultato di combinazione chi- mica operata dal mestruo impiegato, o come uno sdoppiamento o una separazione che il mestruo opera sui componimenti la bile. a Onde riuscire dice 1' autore alio scopo, fu » tentata un' analisi qualitativa semplice c variata, per y quanto si potcva da' melodi assegnati ; e quando 1 si ottennero risultati conformi a quelli osservali ) dagli altri sommi teste accennati. ho creduto di » aver trovato il vero componenle la bile ; lasciando » alle indagini ed alle ricerche ulteriori de' chimici I il vedcre sc tutl' altri componenti scopcrli fossero I un prodotto organico, o un chimico edotto (8). s Espone quindi le analisi seguite e le osservazioni, che tralascio per amor di brevita ; e dall' analisi qualitativa trae la dislinzione de' componenti della bile in due categoric. Kclla prima comprcnde quelli, che si oltengono immodiatamente colla reazionc di qualcho mestruo, e nella seconda colloca quci prin- cipii, che vengono formati colla reazione dc' raeslrui su i componimenti slessi della bile, i quali vengono con queslo mezzo suddecomposti, e che il nostro socio ama appoUare cdotti, o prodotti secondarii. Egli fon- datamenlc credo, che i chimici risultati ottenuti dalla sua analisi non si oppongano alia teoria chimico- 21 fisiologica altuale, la quale considera la bile ne' suoi componenti elementari unita all' urina ne' suoi me- desimi principii, come la totale sonima dci^li clemenli componenti il sangiie ; c questa sua aseeiiiva appog- gia colle aulorila e gli esperimenii de' megiio accre- ditati chimici moderni. Per ullimo a conipletare il suo utile lavoro con- sidera di vole la bile nella funzione dell' economia vitale. Toccando questo interessante argomento, non ancora dilucidalo del tutto, e dal quale sorgono dei dubbii ancor positivi nella scienza, elcva alcuni quesili ; cioe : la bile e escrementizia ? E necessaria alia formazione del chimo ? Concorre alia digestione de' corpi grassi ? Pura ba azione sul cbimo ? E in parte assorbita alio stato di combinazione con 1' ali- menlo ? r.oncorre alia funzione dell' assimilazione ? L' egregio scriltore dopo di avere esposto la varie ipolcsi ed esperienze sulla funzione di questo fluido, nioslrando quella riscrbatezea e quella severila di giudizio che carallerizzano gli uomini inclinati a! positivismo, gli uomini che non si lasciano presto affascinare dalle noviti, conchiude colle parole di appresso . « Pare, che la vecchia teorica d' essere » la bile un fluido escreraentizio e ad un tempo re- » cremenlizio non possa al tutto annllarsi, come tra » i moderni scrittori ancor si vagheggia ; e mi pare » altresi, che, veduta la insolubilita della Gollesterina, » e la reazione de' bilati sulle sostanze azotate, si » possa opinare con qualche probabilita, che la bile » nella sua funzione dividasi in due parti : una, che, » incontrando le malerie azotate disciolte dal succo » gaslrico, le Irasformi in una albumina particolare, » la quale non si coagula cogli acidi, ma col calore ; » e questa bile siffattamente emulsionata viene rias- 25 n sorbita dai linfalici ? dalle vene ? nell' inleslino te- > nue e grasso ; 1' a!lra porzionc, o ineglio, quella J parte de' suoi componeiili insolubili nell' acqua, tra i B quaii la Golesleiina, non avendo presa siille soslanze s chimose e grasse, o non azotate si uuisce alle » materia fecal i per essere escrela (9) . » Le scienze, io dissi nell' inizio di questo mio accademico rendiconto, ban tulfe uno scopo, ed uno scopo di utilila ferma, sicura, indubitala ; ma e bene ricordarc, che le sciciizc sono utili all' uomo in piii 0 men grandc proporzione ; che vi ha un' utilila in- dirella, che nasce dalJa colleganza,che le scienze banno fra loro ; cd tin' altra, cbe dircttamenle inlluisce sul benessere dell' uomo ; e questa risicde altissima nella scionza dcgli lisculapii, dcgli Asclepiadi e degl' Ip- pocrali ; scienza nala coU' uomo, co' suoi bisogui e con csso lui iiesciuta ; scicnza, che lo difende dagli ag^ressi dclle cause, che tendono a distruggerlo, ad annientarlo ; scionza, che gli ridona la sanita perduta, e lo slrappa agli artigli della morte. Una pregevole memoria tutta inlorno a questa sublime scienza ci ha presentato in quest' anno il nostro chiarissirao socio prof. Giuseppe Antonio Galvagni, la continuazione, io dice, del suo lavoro sullc nialaltic della Sicilia nei suoi rapporti colle condizioni geograficho , di che scendiamo adesso ad occuparci. E primamonto giova ripctcre il da me ionanzi delto, cioe, che i lavori topografici in genere, ollre di csser prcgevolissimi, contengono addippiu un' uti- lila incontraslabile. Gio c tanlo vero, quanlo inap- prezzabili sono le dcduzioni generali, le quali diri- vano dal confronlo di tai lavori parziali, dalla loro fusione, dall' io&ieme loro. E s' egli e certo, che agli 26 uomini di genio, di rado da nalura creati, e dato il tesoro di sapere stringere in uno, direi, tante sparse conoscenze, lanli lavori peculiari, e quella maravi- gliosa plena di fatti particolari ed osservazioni spe- cial], che cresce giornalmente a disraisura, e disporli in modo da forniarne un tutto complessivo, d' onde si generano di poi i principii general! delle scienze; non e men certo pero, che, ove siffatti elementi man- cassero, quest! sublimi architetli, qualunque si fosse la forza del loro ingegno, non polrebbcro unquamai giungere alia costruzione del grande edificio scienti- fico, e la grandiosita de' lore concetti si perderebbe nella impossib!l!ta di realizzarl!. Se dunque, qualsiasi topografico lavoro, giusta le considerazioni premesse, e vanlaggioso e commen- dabilissimo ; quanto e con piii ragione quelli, che riguardano la etiologia de' morbi, i quali infestano le popolazioni de' varii punt! del globo, ora una ed era ua' altra travagliando a preferenza ? Ecco qual' e, o Signori, il punto di vista, sotto il quale dovremo noi guardarc ed apprezzare il ine- djco lavoro del noslro socio chiarissimo, che pene- trate dal vero pronunciato dall' illusire cancelliere d' Inghillerra. essere cioe i sistemi gl' idol! dcUa mente umana traviata, abborrendo da ogni sistematica teorla, ed abbandonandosi al piu sano eccletismo, si e con- tentato di osservare e studiare su i fatti osservati, come ha sempre fatto in tanti altri lavori, de' quali si sono arricchiti i nostri volumi accademici, invececcbe va- namente teorizzare . E scendendo alia particolare esposizione della memoria in discorso, dope di avere egli presentato nella prccedente delle osservazioni topografiche, come a proemio di tanto argotnento, in questa viene esponendo le malattie endemiche 27 della Sicilia, le qaali si generano da causa speciale, e la di loro pailicolare fisononiia. Muovendo dalla Tifoide, come dalla piu inlcres- sante delle malatlio paludali, si fa 1' cgregio socio a dislinguere la maiiircslazione sporadica e la ende- mica, con cui tal malatlia suole apparire, nioslrandosi con la prima forma in ogni anno a un dipresso, e colla seconda a piii lontani ritorni, infcltando ora uno era un allro paese. Poscia togliendo a norma il prin- cipio consacrato dalle osservazioni e dal sano ragio- namcnto, clie la lifoide deriva dall' alterazione del sangue c dalla Icsionc de' cenlri nervosi, e che risul- ta dalla combinazione de' varii stati organo-patologici, ondc si gcnorano le sofferenze intestinal! e le ma- nifostazioni cutanee, le quali dominano tanto in qucsta malaltia, rondo ragione delle svariate appariscenze fonomcniclio c delle raoltiplici fasi morbose, che essa prescnta. Sccndo in seguito a stabiliro, che in Sicilia il primilivo sviluppo dclla malaltia in discorso sporadica vostc sovcnte la forma di gastricismo, e i sinlomi r accompagno semprc lungo il suo corso ; mentre in Francia i fcnameni addominali rararaente prece- dono i nervosi, e l' autorc saggiamcnte ripone la causa di qucsta forma fonomenica topografiea speciale neir inQucnza cliraalica dipendente dalla lalitudine meridionalc dell' Isola, nella tcmperatura elevata, e ' nello sviluppo estraordinario del fegalo. Dominando pero epidemicamcnte spesso presenta fin dal princi- pio le manifostazioni patologiche nervose, le quali non si scompagnano da' sintomi gastrici. Volgesi indi il chiaro socio ad indagare il modo onde sviluppasi la tifoide, e si propaga, ed incliaa a credere coa probabilita, cho 1' aria, alterandosi 28 principalmcnte per la respirazione e per essere chiusa in islretto spazio, e quindi mancando di rin- novellaniento, divcnghi una sorgcnte d' infezione, che determina lo sviluppo di inalattia siffalta. E volendo appoggiare co' fatti e colle piu chiare dimostcazioni il suo dire, richiama I' attcnzione sul calcolo deJIa qaantitatiTa d' aria ad ogni uomo bisognevole in ogni ora, e quella necessaria per otto ore di sonno, onde stabilire fermamente, chc da una parte in varii paesi dell' Isola questa quantila d' aria manca, e dall' altro canto sono rilevabilissinie le condizioni favorevoli ad alterarla. Scendendo ad ogni parlicolarila, che non dee sfuggire in un maluro esame al giudizio medico esatto, tien conto deU'esalazione del gas impure, che ciascun' uomo costantemente esala, e di quelli, che svolgonsi dalle evacuazioni fecali, urinifere, respira- torie di esse non solo, ma degli animali, che bene spesso hanno con lui comune il telto, e che accanto a lui dormono ; cosi da un' idea esatta dell' atmo- rfera, in cui vive parte del popolo siciliano, la quale per le sue alterazioni puossi riguardare come la causa generale, che dispone in varii punti della ^icilia alia tifoide ; mentre il pessimo stato di abitazione del popolo, la cattiva qualita degli alimenti, gli eccessi d' ogni genere, i dispiaceri dell' anirao e gli squili- brii aerei ne determinano spesso lo sviluppo. Fin qui sembra, che queste cause con tanla medica dotlrina enumerate e calcolate dall' otlimo socio dieno schia- riraento alquanto soddisfacente intorno I'origine della manifestazione sporadica del morbo in esame ; ma quanti dubbii non sorgono in mente in riguardo alia causa, da cui traggono nasciraento i ritorni epidemici della tifoide, che si avverano spesso a lunghi inter- valli, restando slazionarie e senza variazione le con- 29 dizioni topografiche o endcmiche, ed ora miti e be- nign i, or gravi c inorliCeri appariscnno ? ISon v' ha diibbio, o Signori ; malagurosamenle la causa dello epidemie e a noi sconoscluta, e lo sara forse per sempre in onla agli sforzi, che si fanno lutlogiorno da' sommi nclla scienza per rinvcnirla. La recente scoverla dcU' Ozone non rende ancora chiara spiegazione della patogenia cpidemica. La causa dcir epidemic, ripeto, il loro sviluppo, il loro progresso, il loro cammino niisterioso, il loro ritorno, il loro carallere or benigno, e per lo piu micidiale, sterminatore, sono altrcllanti probleini, che non ci e dato risolvere ; sono misteri, cui non e date penclrare. Vi ha nclla genesi di siffalti morbi, che allaccano in una volta e decimano le popolazioni, al dir (i'lppocrale, qualche cosa di divino, cioe di grande, d' iinperscrutal)ilc, d' in comprensibile ; ed e percio, che il nostro infaticabile socio, convinto di lanta verita, giunlo a tal termine delle sue perquisizioni si arresta, e fa punto alle sue ricerche. Passa pert) a favellare della malatlia paludale di Sicilia, riguardandola come la seconda malaltia en- demica, gcnerale quasi alia gran parte delle regioni abitate di essa, raicidiale a preferenza nel popolo ed ailorche non trova ostacolo al suo progresso in un mctodo curalivo ellicacc e pronto. La distingue nolle due forme patologiche primitive, la dinamica cioe e la diatcsica ; ed alia prima riferisce la febbre inter- niiltcnte benigna, la perniciosa, i' erralica, fenendo discorso de' varii tipi, e di quello, che mentisce la conlinuila, il meglio inleressante, e '1 piu da studiarsi in Sicilia. Occupandosi della seconda forma dice delle lesioni, che il sanguc offrc in tal malore, e delle alteraiioni de' globuli, della fibrina, dell' albumina, 30 e si fa a spiegare il raodo, con cui ingenerasi la cachessia per miasma paludoso, tratlegiando abilmente e con molta sagacila i caratteri della diatesi paludale confcrmata, riponendo la sorgcnle di cssa nell' alle- razione del sangue, donde provengono le sopraccen- nate forme primitive la dinamica e la discrasica. iNon lascia di estendere le sue riccrche alle cause della malaltia paludale endemica dcU' isola , e pone come unica cagione di essa il miasma paludoso, di cui studia r origine, il modo di diffondcrsi , ed i mezzi propone, onde indebolirnc 1' azione sull' organismo, e curarne gli efietli pronti o lenli, che sieno. lihiiide r elaborata memoria, 1' egregio socio, chiamando in esame una malaltia endemica singolare e nuova, che ha luogo nelle medie regioni dell' im- poncnte Mongibello, della quale tenne una volta ra- gionamenlo, c di che si occupera anche di piii in altra memoria. Kd affinche sino al termine del mio lavoro io mi faccia a dimostiarc sempre mai la connessione delle scicnze fra loro, mi e mesticre ripetere quanto nel corso del mio ragionauiento accennai, cioe, che la zoologia inleressa la medicina. Lo studio de' varii animali, i quali offrono una serie non interrolta di essori, che si rawicinano, si concatenano, ed inco- BQinciando dal polipo, oflVono una progressione sempre crescente di organico svilupparaento ad arrivare sina air uomo, che solo ofire Ira esse e Y Orang-Utang per il lato della ragione una lacuna grande ed ine- stimabile ; lo studio, diceva io, della organizzazione do' varii animali disvela i misted della organizzazione deir uomo e 1' anatomia e la fisiologia comparala schiariscono V anatomia c la fisiologia umana. Trala- sciando di esporre quanto gli studii zoologici hanno 31 apportato di vantaggio alia mcdicina, giovaiiii dire in questo inoniento che 1' entomologia patologica e r Elminlia^ii trovano nelle ricerclic e nolle osserva- zioni zoologichc il loro punto di partenza. lo non voglio esscr di quelli, che abbagliati dalla riuscila di uno sperimenlo credono veder delle certezze mate- raaliche, laddove non esiste die illusione ed errore ; io non son del parere di un Uaspaille, che vcde ncl maggior numero delle raalattie un insetlo od un el- minto per causa primitiva di genesi palologica ; ma non posso negare che per sifl'alto argomento abbiamo noi oggi delle conoscenze mollo piu positive che non si aveano per lo passato L' Elmintiasi oilVe una somma di misteri oscuri, impcnolrabili, sorprendenti ; e se la zoolomia non e giunta a disvclarli, si lianno pero delle nolizie piii precise, se non sulla generazione degli Kntoozoarii, bcnsi sulla loro organizzazione e su i loro caratteri. Ora tra i lenomeni varii, che 1' el-* rainliasi prcsenta nel corpo umano, nno, che ci viene descritio dal nostro chianssimo socio Dr. Piotro Mes- sina da Palizzolo e degno di atlirarc la nostra atten- zione. Uua donna di eta avanzala sofTre per molto tempo un ascosso all' inguine drilto ; varie t'enomeni-< che apparizioni morbose d' incerla diagnostica 1' ac- compagnano ; i mczzi piu proprii, piu cfficaci, varia- mcnte appropriati a nulla riescono, ed alia fine 1' a- scesso si apre, e ne vengon fuori 50 grossi Lombrici con universale sorpresa. L' cgregio socio, non potendo ammcltere la perforazionc dell' inlestino per dar hiogo al passaggio di questi entoozoarii siffattamenle ere-*) sciuti c sviluppati dalla inlestinale residenza in estraneo abilacolo , ricorre all' idea, cd all' unica Ibrse, che potrcbbe ammcltcrsi, di aver cioe avuto luogo questo passaggio in altra epoca dclla loro esistenza, cd es-- 32 sersi dipoi moltiplicati e cresciuti nel luogo stesso deir ascesso. Espone inseguito il diligente ed erudito scrittore alcunc rarissime Orchianzie per causa spe- ciale esislente nella polvere di alcune canne, della quale gli effelli patologici costanti neW apparecchio genito-urinario pienamente dimostra. I latli giudizio- samente osscrvali dal nostro socio appoggiano quanto il sig. Mitehel ride nella Barbantana, delle Orchianzie, cioe, dalla stessa causa ingenerate, e lo quali vesti- vano la forma di quelle, che da umorale disorasia o dai depositi venerei ordinariamente provengono. Fi- nalmenle molli casi egli descrive di maravigliose anomalie cd affezioni nevrosiche, le quali ollre che resistono a' mezzi curativi piii energici, pongono il criterio medico in riguardo alia loro diagnostica nel piii [wsitivo imbarazzo. E nella esposizione de' falli accennati,. e nelle osservazioni corrispondcnti il no- stro chiarissimo socio raoslra* lunga e sana pratica, ed abbondante erudizione. Kd ecco, o Signori, corapito il raio discorso. Id ho tentato mostrarvi il sunlo de'vostri lavori scientifici in quest' anno accademico da voi presentati, e al tempo stesso la loro utilila, perche le scienze iutte sono tra loro con vincoloindissolubile unite, e son tuttegiovevoli ai benessere dell' uomo ed alia felicila di lui. Se ho in parte maocaio alia esecuzione di cosi grande di- segno, Hon e sfala del voler mio la colpa, ma della fiacchezza del mio ingegno e della ristrettezza dei niiei lumi. Voi non pofete meco lamentarvene, per- che, umanissimi quali siete, non voleste mirare alia debolezza degli oroeri roieJ, quaodo mi addossaste 1' arduo e a ua tempo onorevole iocarco, che mi rendo depositario delle Tostre faliche. Ma questo mio lavoro, qualunque esso siasi, servira al postutto per 33 mostrare al mondo scientifico, chc la Societa Gioenia nulla ha perduto del nalio vigorc; die gli oslacoli, la scarsezza de' mezzi, il volger del tempo, c sinanco i politici sconvolgimenti non hanno unquamai atlra- versato i suoi proponimcnti, nc rallentatu il progresso di Lei ; e qucUo chc deve formar sempre il nostro orgoglio si e, che in iin tempo di crisi spaventevole, in cui le altro accademie dclla Sicilia, e quasi quelle lutte, di che si onora I' Italia, dormivano uu sonno di tomba, i Gioenii coutinuavano le loro lucubrazioni nel silenzio de' loro gabinctti, e ne sortivano per assembrarsi in questo tempio delta Scienza, onde non iiilerrompere il corso regolare delle loro pubblichc tornate. Viva aduoque onorandissimi Golleghi, viva eterno, come il sacro fuoco di Vesta, ne' vostri petti r ardoro die alimenta e sostif^ne questa nostra societa, e ricordatcvi, che 1' Accademia Gioenia ha fatto smen- tire quella taccia codarda di oziosita e di dappocag- gine, di cui ci bruttava 1' orgoglioso straniero. 41SJS?©!Jiia3(!>Sr3 (1) Voltaire. (2) G. G. KoU'iieaii — ; Oiscorso die b.i riporUto il preniio deir Accadeniia di Diglone iiel 1750 ec. ec. (3) D'Alemhprt — I. c. (4) Oiseivazioni sojira laliine razzo di animali domeslici di Sicili.i — vol. xxviu png. 142. (5) Elements de Zoologie — pag. v. (0) Fauna moHuscurum rogni utrill^que Siciiiac vol. 2. pag. Mi. (1) Sopra alcuni coroponenli della bile — ?ol. xxviii pag. 129. (8) L. c. pag. 130. (9) L. c. pag. 140. rVl(i''itlCt'i!'(S>t^Vi:& ■ ' t Di DUE TAVOLE • GHE FACILITANO y mmmn delle pir DiFFiciiii teobie mm\m DAL SOCIO PROFESSORE C4RLO GE^.IZELLABO LtTT4 NKLU SIDCTA ORDIH^BU DEL d\ 12 SBTTE9IBRB 1852. 6 ^^■^■^'^'^'^•\'^'^•\•\•^^'^'^'\^'^'^'^^'^'^•^•^1•^1^'^,■i'\■^^l'^'^*^^'^'^^'^^'^^"^'^*^'^'^^•^^^A^*^/V*^lA (Of Ihi e colui, che di volgaro intendimento accusar noa si voglia, il quale, percorrendo la su- perficie del Globo, non resta colpito dalla variela de' tcrreni e dalle ineguaglianze del suolo ? Ad una estesa pianura succeder vcde serie di colline di na- lura diversa: piu in la elevate rocce di sovrapposli strati formate, portano i resti di organici eslinti, simili in parte a quelli viventi, in parte di razze perdulc : seguono durissime aggregate masse, che eslranee appariscono frammezzo a poco solidi ed incoerenti terreni, mentre a lalo s' inualzano strali- fioalc montagne, inclinate ne' lianchi, ripide e sco- scese nel petto, coronate le vette di alpestre rupi : elevato suolo da una parte, spianato dall' altra : ca- lene di monti Gancheggiano valli profonde ; nessuno ordinc net la sovrapposizione delle rocce, interrotta la rcgolaiila degli strati : terreni diversi, variati ma- teriali ad ugni islante un nuovo ordine di cose f Potcva niai, all' aspelto di questo apparente 10 disordine, aslenersi il filosofo dal fissarvi la sua at- tenzione, e dall' indagarne la causa ? Ecco la origine delle geologiche ricerche, che veggiamo aver occu- pato la mente de' fisici, sin da' piu remoti tempi della storia. 11 sovrano ingegno di Piltagora giunse a con- cepire a quali catastrofi era andata soggetta la terra, prima che la sua superlicie nell' atlual forma si ras- settasse ; ed i Geologi del secolo, se non bene espresse talvolta o poco solide trovano quelle anliche teorie, non possono pero non confessare che le vere cause non erano sfuggite alia indagine del filosofo di Samo. Sin da quel tempo si son veduti a quando a quando sorgere in varii luoghi uomini di alta mente, a ri- schiarare non pochi fenomeni gcologici ; finche i Stenoni, i Defortis, i Buffon, i Werner, gli Ilutlon, gli Humboldt, ' Murchison, i Buckland, i Cuvier, con istudio piu apposilo ed aitento sulle geologiche con- dizioni della Terra, ban portato la Geologia al nobil rango di Scienza ; ed alia sublimita delle teorie r utile hanno aggiunto della conoscenza de' terreni e delle recce, a vantaggio dell' agricoltura, dell' indu- slria e del commercio. Le esatle osservazioni, istituite sulla giacitura de' terreni, e sulla natura delle roccc non lasciano, oramai, piu dubbio ad ammettere, che dallo slalo d' ignea fusione in cui trovavasi la Terra, allorche piacqne all' Eterno di addensarne le nebulose soslanze, ne' primissimi tempi della Creazione (1) , passando a raffreddarsi nella superficie , di una scorza coprissi ; (1) Panciani, in historiam crealionis Nosaicam, coiii' wcnfalio — Reap. 1851. I 41 la quale servi di base alle piu leggicre cadenti so- aliinze lerrose, die la intcnsila del calore, della in- candesconte raassa terreslre sospese teneva a dislanza nello spazio ; e che unite agli addensati vapori, inulati ill acqua sulla rallreddata supcrficie si posa- vano (1) . A tnisura che piii o mono aggregate, o piii o meno sospese ncll' acqua trovavansi quelle sostanze, ora in islrati ora in amaiassamcnti disponevansi nei varii punli della- scorza terreslre, forniando cosi gli svariati sisterai dcllc sedimenlarie rocce. INon cessava intanlo il sotterraneo fuoco di agiic sotlo quella primiliva scorza ; ed essa sempre piu doppia diveniva a misura die andava scemando di calore (2) ; ed esercitando la sua chimica azione sopra le sostanze stesse che gli serviran di alimenlo, colia violenza dinamica di sua espansione, le spin- geva atlravcrso della novella scorza, obbligandola a rompersi ed a rovesciarsi , per dar passaggio alle fuse rocce, che dura forma grado grado assunievano ; e quindi frammischiate re.stavano quelle prodotte dal fuoco alle tanle altre, le quali in scno alle acque successi vamcnle aggregavansi . Ouanlo piu doppia gradatamente diveniva la crosta terreslre, e la gradual prolbndifa dell' infocato nucleo si accrcsceva, tanlo meno era sensibile in quella la intcnsila del fuoco ; ma quanto maggiore era la resistcnza che essa opponeva alle rocce che venivano spinte in alto, lanto maggiore era il disor- dinc dogli strati terrestri, che sollevavansi da un (2) BulTon, Cosmos di Ilumboldl ec. ec. (3j Lycll, l)e la Beche, ec. lato, sprofondando dalT allro, e mescolavano i loro materiali in millc modi diversi. Dall' altro L-anlo le acque agilazioni non men violcnte soffrivaiio per quesle polenli cagioni ; ed ora olevale al disopia deli' ordinario iiveilo inondavano gli eraersi tcneni: ora impeluosanienle precipilandosi in aperti abissi, scavando il suoio che le sosleneva, Irascinavano in giu le svelte rocce e solcavano valli profonde : ora stagnandosi in spaziosi bacini davan agio a tranquille successive deposizit^ni, di sospesi materiali : ora scorrendo in forma di sotlomarine cor- renti traevan seco e conglomeravano quanto dai terreni aveano trasportato nel seno de' mari : ora sradicavano le selve e le animassavano nelle valli, coprendole di strati di Icrra, come facevano d^lle torbiere, e che cangiavausi col tempo in carbone : ora rassettavansi finalmenle per lambire le spiagge dell' arida terra, laseiando alle acque doici tutto il tempo di deporre anch* esse le sostanze terrose in esse sospese, e di trasportare e mescolare insieme le frammenlarie rocce colle alluvioni. Fra tanle cataclistiche vicissiliidini, disordinata e sconvolta e stala la esistenza e la condizione dei corpi organic! ; e tanti e tanli generi di essi laseiando co' loro resti memoria eterna delta propria esistenza e comparsa sul globo, non sono piu apparsi : e tanti e tanti a vita son vcnuti, da' dormienti loro germi, ed a prender posto fra' vegetabili e fra gli animali, al punio che il Creatore ebbe loro assegnalo. Dietro una serie d' incontrastabili fatti raccolti da attenlc indagini e ripetiile, la Geologia ha potuto stabilire la successione do' terreni, e colla guida di scientifici principii, si e occupata a rinvenir novelle prove per dimoslrare le calasfrofi cui deve la terra 43 r atluale suo aspctto. Trova ella infalti, che la prima scorza del Globo o cosliluita di rocce aggregate, ove Iraccia alcuna non iscorgesi di organica esistenza. Seguono le rocce che servon di passaggio, fra la slruUura di quella prima scorza, a (jiiclla de' terreni slralificali ; ed in questi gli csseri organizzati appa- riscono e si moltiplicano ; prova cvidenle di un cerlo riposo dclla terra, nel tempo che non eran del tutto dcposilale le primitive sostanze terrose, sospese nelle aequo ; e queste andavan formando suixessivi polenli strati, di natura e di slruttura diversa, a secoiwiu delle fisiche condizioni del loro sedimento. Ma iioa appena cessato questo periodo di stratificazione, si vede essere slala essa sconvolta e dislocata, dalla comparsa delle pirogeniche rocce (1), e dalla istan- tanea evapnrazione delle acque ( le quali eran pene- trate atlraverso i vani della primitiva scorza, che rappigliavasi come andava perdendo il calore ) cagio- nata dal loro contatto coll' infocalo nucleo terrestre, e convertite in vapore accrescevano la espansiva e dinamica forza delle fuse rocce. A questa catastrofe un secondo riposo par che fosso successo, dislinta- mentc appalesandosi una rcgolarita di livello negli strati, in taluni luoghi soltanto disturbato. Tutto indica, dopo quest' epoca, avvenimenti di minor sovversione e parziali, sopra la rassettata e vecchia superficie dclla Terra. Venendo poi alia distinzione e nomenclatura di questi terreni, e stato dimostrato che il Micascislo, colle altre rocce del gruppo iaicoso, forma la prima solida scorza terrestre, con tutte quelle differenze di sito e di struttura, dovute a particclari loro condi- (1) Eadogeoe fia Humboldt Cosmos. zioni : che il gruppo di iranst'zione, cui vario norae si e dato ne' diversi luoghi studiati da' geologi (1) , colla (/rawacca ed i varii scisit, viene dopo che il terreno antracifero ed il gres rosso, e poi il triasico, il giurassico, ed in fine il crelaceo costituiscono il periodo cosi detto secondario, nel quale tanto figu- rano i corpi organici : che le rocce (riiomane e 7imfve appartengono a quelle terziario, caratterizzato dalla orizzontalita delle stratificazioni ; ed esso serve di base a' blocchi erralici, alle breccc, alio caverna ad ossame del terreno diluviale : e die infine i terreni alluviali e moderni son qucUi che uitimi appariscono, e ibrmansi tutt' era sulla crosta del Gloho. Non si e pututo pero, colla stessa facilita, venire a capo deir epoche e de' rapporti delle rocce piro- geniche, che a quelle tante sediinenlaiic si frappon- gono ; e dopo molto tempo, soltanto, e dopo ripelule indagini ed osservazioni si e giunto ad un grado non ni(dto lontano dalla ccrtezza. lliconosciute una volta per pirogeniche le rocce, che per molto tempo da' geologi si allogarono al periodo primitive (2) , quali sono il granilo, la sienite, il serpendno, il porfido, il trapp ec. ec. non si tra- scuro di seguirli in tutli i loro rapporti con allre rocce, manifestamente sedimentarie ; e si giunsc a scoprire che la noassima parte delle ineguaglianze della superficie tcrrestre era dovuta alia loro intru- sione, e sopratutto i crateri di sollevamento, ed i sollevamenti in generale ; e si e polulo anche stabilirc }' e[)oca di quesli fenomeni, dalla disordinata giaci- lura di talune rocce, e dal posleriore deposito di •,([ y. •:;}'■:'<{) (1) Devoniano, Siluriano, Cambriano ec. (2) Weraer, Jameson, Brochant, Tondi cc» ee. 13 allrc, sopra quelle sconvolte dal passaggio delle pirogeniohe. Or io, convinto della verila di quel dello : Scffniufi irritaiH tinimos demissa per nnres Quam quce sunt ocults subjocia fidc/il/us, volerulo come in un quadro, dimostrare in modo facile a conccpirsi, c quasi a colpo d' occhio, queslo rai- scuglio di rocce, dal quale e nata la ineguaglianza della supcrficie lerrestrc : giovandomi di quanto i soinmi gcologi hanno stabililo, e delle lavole di Scroopc, di Lycll, c di Buckland, non che di quel die le proprie osservazioni in varii luoglii di Europa mi hail fornito, ho formalo due lavole che pongo sotlo Io sguardo dcgli scienziali. Kclla prima, ho prcsentato la crosla della Terra divisa in due grandi sirali ; in quello sediraentario, cioc, che apparisce alia supcrficie ed e attorniato dair atraosfera ; ed in quello primitive che e sotto- poslo a quosto primo strato, e confina coll' infocato nuclco della Icrra. Ho chiamalo il primo scorza tpch- siemica, scorza protofjenica il secondo. INella prima, era fjicile il disporre nell' ordine conosciuto le successive deposizioni de' lerreni neltu- nici, situando alia base qucUi che anterior! addimo- slransi ad ogni vivenza organica, e sovrapponendo grado grade quelli del periodo secondario, terziario c modcrno. Ma per quanto agevolmente si coraprende quesla successione, altreftanto difficile mi riusciva Io esprimere quella della scorza protogenica. Trattasi di slahilirc e dimostrare, quale si fosse 1* ordine che le rocce pirogenichc han seguilo nello introdursi im- mezzo alle scdimentarie; cssendo esse di natura e di strutlura diffcrenti fra loro, sparse irregolarmente 7 46 e spesso a grandi distanze una dall' altra ; Che, se il gramto, per cagion d' esempio, si trovasse costan- temente vicino alio gneiss ed al micascisto, si avrebbe poluto dire, che esso fosse prodotto dalla prolratta fusione di quelle due recce, e poscia spinlo in alto dalla forza espansiva del fuoco, atlraverso di esse, e delle altre luUe che le coprivano. Ma il granilo ap- parisce talvolta frammezzo a rocce che al periodo primitive non apparlengono (1) ; non puo quindi as- segnarglisi seinpre quel posto ; ed ancorche si volesse credere che le primitive rocce, dalle quali proviene il granilo fossero troppo profonde per potersi scoprire, non sara facile tirar le stesse conscguenze per il porfido, per il serpenlino ec. IIo duvuto quindi sta- bilire differenti condizioni di terrcni nella scorza /jro/o- genica perche dar si potcsse spiegamento della origine delle altrc pirogeniche rocce. Ammettcndo che le quarzose, micacee, e fel- spatiche formarono la prima raffreddata tunica della Terra, a seconda della predominanza de' costitucnti mincrali, il fuoco sotlerraneo formava il granilo di felspato, quarzo emica, in un punto : di amfd)oIa, di felspato e quarzo, la sienile, in un'allro: e cosi delle altre non poche modificazioni delle rocce felspatiche ; in simil inodo le euritiche, le amfiboliche, le piros- seniche si mostravano, ove aggregavansi le compo- nenti sostanze. Ke dee cio riguardarsi come una mera ipotesi, imperciocche noi veggiamo nella esten- sione delle rocce della scorza iposlemtca, che gli element! di cui si compongono sono variaraente disse- (I) Mem. ec. Elie do Beaumont e Dufrenoy vol. i. '.. . .u^. i: -o,-. pi. VI. f. 2.-.Tom. 2. pl.v. f.3. pi. xHi. f. 5. — ec. M minali ed aggrcgati ; ed e cosa assai ovvia il poter ricavare da una medesima roccia masso, ove laluni degli olementi ora abbondano, ora scarscggiano, ura raaricaiio del lutlo. Formate cosi in varii punti le diverse roccc pi- rogenichc, venivano spinte verso la siiperficie, atlra- vorso lo scditniMilarie, in massa piii o raeno grande, con forza piu o mono yecmenlc ; per cui la gran parte di esse non si eslende che a' primi terreni del pciiodo secoudario ; ed il solo granilo, roccia la piu estesa fra lutte le pirogenicho, giunge sino alia creta. Che so il irapp si trova talvolla anche ne' terreni terziarii, e pcrcio apptinto che ha meritalo in quei luoghi il nonie di roccia problarnaiica, quasiche noQ si puo fondatainente stabilire fin' ora se si fosse ella verainento il Irapp propriamentc detto. Ho dunque disposlo, nella tavola, le principal! rocce pirogeniche, colla loro base nella scorza pro- torjanica, e tulle al niedesimo livello, per mostrare che potevaii nell' epoca stessa formarsi per 1' azione del fuoco solterraneo ; ed ho falto comparire a' fian- chi anche quelle die non sono state spinte in alto, per dinotare cho possono elle esistere anche sotto la scorz'i ipostemica, senza che si fossero in essa introdotle. Dopo il periodo secondario, evidenlissima e la mancanza di quesle prime rocce pirogeniche. Da queir epoca la irachile ed il basalto han fatto la loro comparsa, attraversando la scorza ipostemica ed ac- crcscendo in giu la doppiezza di quella protogenica che e andata gradatamente raffreddandosi. Dal!' insieme delle rocce felspatiche, esposte inl'eriormente all' azione del fuoco, la (rachite si e formala a di loro spese, e si e in prima arrestala i8 al terreno secondario ; ma ripigliando inseguilo nuova forza, ha potulo, in tompi posteriori traversare quelli terziarii e venir fiiori in forma di vulcano. ^el modo stesso il basallo, formate a spese delle rocce euriti- che e pirosseniche, le ha isolate dal fuoco, ed ha in ler vece prese posto per venire a moslrarsi sine al periodo terziario, nen pero in forma vulcanica. Ho creduto dover cio esprimere nella lavela, prolraendo la linea orizzetale della trachite sotto le recce del graniio, della sienife, e del serpentino, e quella del basalto solto il porjido ed il irapp ; restando cosi evidente ad ogni sguarde la cessazione di quelle anticbe rocce, ed il posto inferiermente occupato dalla trachite e dal basalto, ne'lueghi ove il fuoco ha esercitalo maggiere attivita, e restando sempre a fianchi le stesse recce di granito, di sienite e di serpentino da un late, e di porfido, di Irapp, di basalto dall' altre, eve nueva alterazione non ha avuto pill luego. IntantOj dope il periodo terziario, il basalto non pill apparisce ; intendo del basalto prismatico arti- colate, e nen delle lave basalliche che assumono anch* esse una forma prismatica ; e la trachite, dope una lunga pausa, per quanto I' antica sua giacitura dimostra, si e in molti punli veduta venir I'uori coi suei distinti crateri ; e del pari i vulcani pirossenici, i quali in epoche piu remote aveano, contempora- neamente al basalto, versato di tempo in tempo le loro lave sottemarine nelle varie fermazioni terziario, sono in oggi attivi ed ardenti spiragli del fuoco sot- terraneo, e s' innalzano sopra i piu recenli ierreni moderni. Provenende essi, per le piu, dal basalto, ne hanno occupato inferiermente il posto, mutando 19 in lava qiiclla roccia, che piu terrosa e mono carica di cristalli si appalcsava. I'iu csposlo cosl il materiale lavico all' azione del fuoco, vicnc spinto attravcrso di tutli gli strati dolla crosla ipostemica, per la gola di quesli viilcani. Per tal ragione ho prolralto la linea orizzonlale della lava sotlo quella del basalto ; di modo che in questa prima tavola compariscono le rocce che con- Cnano col fuoco, ciascuna al suo posto, e si vede nel tempo stesso quali di esse han cessato, in alcuni punti, di essere a contatio del nucleo infocato, per la soslituzione di altre. Serve essa, cosi, a far chia- ra'nentc concepire la divisione della crosta del Globo in ipostetniea ed in proiogenica : la successione delle rocce sedimentarie e dc' luro periodi, che ha scrvi- to ad accrescerc suporiornicnte la doppiezza della prima, come inferiormente e cresciuta quella della seconda per la iraclme pel basallo per la lara, e forse anchc per le allre pirogoniche rocce, che non sono state spinle nella scorza superiore : serve flnal- mcnte a dimoslrare sino a qual punlo di essa le rocce pirogeniche si fossero introdolte; delle quali le sole che vengon sopra al piii moderno de' terreni, sono quelle de' vulcani ardenti. La seconda tavola non e di rainore intercsse nello studio della Gcologia ; e stata essa da me for- mata per diraostrare, come le ineguaglianze della superficie della terra possono essere derivate in gran parte dalla introduzionc delle rocce pirogeniche attra- vcrso i suoi strati : come lalune rocce sono state da quelle alterate nel porvisi a contatto : come 1' acqua inlrodotta per le fenditure de' rotli strati, e giunta a contatto del fuoco, evaporandosi istantaneamente, avesse 30 poluto agevolare il loro sollevamento (I) : come si possono spiegare le interne cavita che esistono nella scorza terrestre : come, in fine, non sia dillicile ii determinare 1' e()Oca de' sollevamenti, dal sovrappo- nimeato di piu rccenli formazioni. Per venire a capo tii tuUo cio, ho disposto una sezione ideale delia crosla iposleinica, nella quale la gran massa granilica vi si vede introdotla, e por- tata alia maggiore altczza della superficie terrestre : ho espresso lo gneiss alquanto sollevato ed a contatto del granilo, come roccia pircterotica, allerata, cioe, dal calore di quclla pirogenica che passava altraverso del micascislo. GoUa stessa leggiera inclinazione vengon poi dietro lultc lo altre formazioni espresse, per brevita, co' nomi de' periodi primitivo, di Iran- sizione, secondario, lerziario, diluviale e muderno ; essendo assai facile riferirvi in detlaglio tutle le divi- sioiii che i francesi, i tedeschi e gl' inglesi, per lo- cali condizioni de' loro terreni han voluto introdurvi. In questo modo, tornando a volger lo sguardo da sinistra a deslra, s' incontrera la successiva sovrap- posizione dclle rocco, da sopra in sotlo, come la nalura stessa le presenta. Ho in seguito disegnato a destra del inlrodotto granilo e della sienite, il serpentino ; il quale solle- vando da un lato gli strati del terreno secondario, ha cangiato, pel suo contatto, in saccaroide il calcario di quel periodo ; come a deslra del porfido ue ho innalzalo gli strati a grande altezza per ispiegare come le rocce secondarie sollevale si trovano sino (1) V. la Mi-m. iella in Sirasliurijfl cc. Bulletin de la Sociele Geologique de France' Sept. 1831. alle vette dellc piu alte monlagne, e come inclinali inostransi pcrcio i loro strati : al che ha dato pure agevolmonlo lo sprol'ondar del suolo avvcnuto pei vani sotterranei, o, come pcnsa il sig. De Beaumont, la contrazione delta scorza tcrrcstre nel suo rallrcd- damento. Segue il trapp ad alTacciarsi sopra quel terreno : la irachile forma i suoi crateri fin sopra il gruppo terziario, ed i vulcani pirossenici, fmalmentej che il sig. Humboldt (1) « considera come la reazione » che r inlerno di un pianeta esercita contro gli strati )i esteriori » occupano co' loro eruttati niateriali e colle lave i tcrrcni moderni, e quelli slessi che formansi alia giornala. Ilo espresso i vani che sono restati nella scorza ipoalp.micn prodotti dal sollevamento dcgli strati se- condarii, in raodo che non venisse difficile il conce- pire la origine de' vuoti sotterranei e di talune delle cavorne che nelle rocce calcaree principaimente sono comuni. Polrei qui recar molti esempii, ricavati da' la- vori de' piii illustri geologi, per dimostrare non esser del tutlo ipotetiche le dislogazioni e gli sconvolgi- menti della crosla iposfemica che ho espresso in questa seconda tavola: mi basta menzionar soltanto la sezione delle alpi del Tirolo, che il sig. Poullet Scrope ha posto di fronte al frontcspizio della sua opera sui vulcani (2) , tratta dalle osservazioni fatte fra la valle di S. Pcllegrino e 1' Eysack, Senza di quella idcale sezione del terreno non si avrebbe potuto concepire da tulli quella tumultuaria e disordinata riunione di rocce, di por/ido, di gres rosso, di gesso, di calcario, (1) Cosmos. (2) OoasiJeraliooa oa Yolcanos, ec. ec. Loodra 1825. 32 di hasallo c di dolomile ; eppure, a guardaria sol- tanto, risulta evidente che il poifido avca innalzato le slratificate rocce secondarie del gres rosso, del gesso e del ca'cano concliigliare, e la valle di Fassa si era da quel solievamenlo formata. La sopravenienza del basallo ha rolto o rialzato il porfido, all' allezza di S. Pellegrino, ed ha cangialo in dolomUc il cal- cario conchigliare, che Ibrmava le allure di Sasso- vernale, di Hosongarten , e di Schleni. Un' escmpio cosi luininoso e piu che sufiiciente a non dichiarar ipotetiche le proposle teorie. Debbo, pill tosto, giustificarrai presso i cultori della geologtfl, per non aver seguito, in questo tenue lavoro, le divisioni e le nomenclature de' geologi inglcsi, e doll' illustre barone di HumbolJl. Spero che facil perdono mi sara accordato, se si considera che complicatissime sarcbbero riuscile le mie tavole se avessi cio falto ; ed in luogo di render facile lo appreadimcnto delle teorie geologiclic colia semplicita dc' discgui avrei troppo ingarbugliato il contcnuto delle lavole slesse ; come ingarbugliala riesce quella del Dr. Auckland per chi non e versato nella scienza. Per altro quando si vuol venire al dettaglio de' ter- reni, facilmente si troveraniio quali appartengono al periodo primilivo, o a quelio di transizione; sia che le rocce si dividessero come vuole il prelodato illustre de Humboldt, in rocce di eruzione, di sedimento, metamorfiche, e conglomerati ; sia in altro modo qualunque. Per amore della stessa brevila non ho latlo cenno di tutte le rocce alterate dal fuoco, tra- scurando la stessa dolomile, e contentandorai di far menzione dello gneiss e del calcario saccaroida, simili esseado le circostanze ed i fenomeni ncl lore mulamento. 53 Del pari lio voluto chiamar pirclcrotiche queste rocce, sin dal 1810, quando pubblicai i iniei I^le- menli di Gologia, e non ho credulo dovervi sosli- luirc la voce melainorfichn adollala da lliiinboldt, porche questa ultima desla 1' idea di solo mutamento di una in allra forma, e questo puo esser prodoUo non unicamonte dal fuoco. Gosi, per mode di esempio, il cuolin e uii mulamento di roccia felspatica in una specie di soslanza argillosa, avvenuto per 1' allera- zione prodoUa dagli agenli mofcorologici sulla prima roccia ; in ugual raodo la ciclopiie de' nostri scogli de'ciclopi, e un' alterazione del baanUo, prodalta da ben allra causa che dal fuoro : all' inconlro la mia parnla pireterol'ca suona pcrfeltainenta alleraCa dal fuoco, che e quanto si vuole esprimere. Per la stessa ragiono io preferisco la parola piroqenica a quella di endogene, perche esprime gcnerata dal fuoco ; nientre endogene, benche signi- ficasse formazione coperla, non indica pero da quale origine provenga ; usando poi la parola exogene per le rocce sedimcntarie, pare che gli stessi pro- ccditnenti si verifichino ncH' inlcrno e nell' estcrno, in qiianfo al modo di formazione : e che la sola difleren/.a consisla nell' esser fuori, o dentro. In fine, le parole t'postemica e protogenica usate da mc, per le due divisioni della scorza lerrestre, pare che riuscissoro piii acconce a dimostrare che traltasi di crosin della Terra ; e sta bene il dividerla in siiperioic cd inferiore, se si deve poi fare concepire il suo accrescimento di doppiezza, che progredisce diametralmenle opposlo nelle due divisioni di essa , e dal qnale dipende, in ragionc diretla della doppiezza, il gradual suo raffrcddamenlo. 8 154. Le vedute de' suhblimi ingcgni non posson esserc che vaste, e corrispondcnti alia elevatezza della mente che le concepisce ; non possono quindi leggersi senza ammirazione e rispetlo le opeie dei Buffon, de' de Buch, degli Humboldt, de' Buckland, de' Lyell, de' Beaumont ec. ec. ^enza gli sludii, le ricerche e le illustrazioni di quegli uomini insigni, la Geologia non sarcbbc giunta all' eminenle posto di scienza ; ed i fcnomeni slupendi che presenta la crosta della Terra sarebbero rimasti poco soddisfa- centcmente spiegati, o ignorati del tutlo. Qual me- raviglia se dope tante luminose teorie pubblicate, anche in un' angolo di Sicilia si vegga sorgere chi voglia aggiungere qualche sue pensamenlo ! Piccola per quanto si fosse nostr' Isola essa prescnla tuUavia, bencbe in niiniatura, tali sovrappo- sizioni di rocce, tale estension di terreno formenlato da' fuochi vulcanici, fali lerziarie formazioni con zolfi, che puo per molli riguardi considerarsi come cJassico terrene, e chi si addice a ben studiarlo puo franca- mente esporre le sue osservazioni e le sue teorie. Tornando, da questa breve digressione, alia importanza delle mie tavole, posse dire che, dopo ventidue anni di lezioni da me dettate sulla Geologia, in questo illustre Ginnasio, ho dovule cenvincermi che dictro le sviluppo de' fenomeni geognostici, dielro la esposizione delle teorie geologiche, il vero mezzo di persuadere gli studenti e di mellerli alia porlata di dislinguere le formazionij e riconosccrne la gia- citura ed il rapporto fra lore, era quello delle tavole ; le quali presentavane agli sguardi netfamente spiegati que' fenomeni, che la imaginazione la piu viva non era capace di comprendere. Mi son servito percio di questo raetodo dimostrativo, servendomi delle tavole S5 ehe i geologi tutU anneltono alio prcgevoli loro opere: ma mi sono avveduto che qualche cosa puu scmpre aggiungersi quando si Iralta di facilitare la inlelli- genza ; c mi son servilo spesso di mie nuove lavole dimostralive. Se la mia carta gcologica di Sicilia, formata di varii fogli soyrapposi uno all' altro, secondo 1' epoche delle diverse formazioni, merito il plauso della sociela gcologica di Francia in Strasburgo (1) , e del Con- grcsso de' fisici tedeschi in Stuttgard nell' anno 1834, per la novila del metodo, e per la facile intelligenza dclla striiUura dcU' Isola, io mi lusingo che queste due lavole attireranno V atlenzione di que' che si addicono alio studio della geologia, e 1' approvazione de' versati in questa sublime scienza. I primi si met- tcranno piii prontamente al fatto de' sistemi geologici, e troveranno spiaaate le teorle le piu difficili, sulle rocce pirogeniche e su' sollevamenti : i secondi non isdcgneranno di accordarmi compatimento se ho Icntato di agevolare per questa via 1' apprendimento di qucgli sludii ne' quali sono maestri. (1) Buiietia de la Societe Geologique ec. eii. . • 'MU v: h; ■ '../ 1 ' i'a, ''/;l. 1 ; ili; -C'^ ... - t HI'. * ; ■i - I .;) '-: f I ~\y o ^ J n o Ci5 Intrfidid/ciisne. ^ c S.Bcuauo Z . Sienite- 6 TratM& 3. Senienlinc' 7. Lava iU'vu/camardenA BEL eEHJiHie COWiOmVl^A E DESGRIZIONE Dl ALCLISE ALTRK NUOVE SPECIE LKTTA REIU SEUIITA DEL Dl 16 GEnRAnO 1853. PER a SOCIO ATTIVO AIVOREA ARADAS ,r TV"''»''".t'"v «-;■;■> -"r • >" ^- ■■-'.■■■■re ■■'/ '.r - ;. .-x .:::i: ! ', / l.^ ■ I' k iLj idea di compilarc una fauna siciliana ha in que.^li ullimi teinjii, onorandissimi Signori, occu- pato la ineiilo de' zoologi nostrali ; ma Ira perche la zoologia e scienza vaslissiraa , ed e cosa fuor dell' ordinario cLe uii uomo solo conosca appieno quanlo essa comprende ; e tra perche grandi mczzi a cio fare richiedonsi , che agevol cosa non e il procurarseli ; questo grande cd utile progelto e si- nora rimaslo senza o-ccuzione; e solo si e riuscito ad accumulare materiali per la compilazione di que- sla grande opera. lo dalla mia parte, e per quanto le mie deboli forzc il coinportassero, vi ho c&ncor- so con fenno proponinionlo , iu pubblicando varie raonograGe e raemorie zoologiche non solo, ma in- Icssendo la sloria della zoologia della Sicilia nel secolo XIX. ; ed oggi vengo a presentarvi la de- scrizioiie delle specie malacologichc siciliane spet- tanti al genere Coronula e di alcune altre del tut- to nuove. 60 GEPfERE COnONULA, II Sig. De Lamarck divide i Cirripedi scssili nei generi Tubicinella, Coronula, Balanus, Jcasta, Creusia , Pyrgoma. Alcuni zoologi ban volulo ri- stringcre queste divisioni generiche, ed il sig. blain- yille riunisce difatti le Coronule alle Tubicinelle ; altri al conlrario Iian creduto necessario estenderle viemmaggiormente. Cosi si ba il genere Diadema create dali' abbate Ranzani ed ammesso da Cuvier , ed il genere Cetopirus dello stesso autore ; cosi il genere Chelonobia del sig. Leach , il genere Pldlylepas del sig. Gray ed altri. Koi non voglia- nio intratfenerci sul valore e la iraportanza di que- ste divisioni generiche portate tropp'oltre, e le qua- li sembrano ancor poco iniportanli al sig. Deshayes; ci facciamo invece a rapportare la cnratteristica del genere Coronula slabiliia dal sig. De Lamarck. , . ., - :>.■ . .■■'. ' ■ -vj CARATTERI DEL GENERE COROHULA. ' ' . ' Corpus sessile, testa operculata znvoluttim, su- perne brachia parva, seiacea, cirraiaque exerens. Testa sessilis, soborbiculan's, valvam indivisam simulans, conotdea, aut conico'tetusa, extremilalibus truncata ; parietibus crassissimis , inlus cellulis ra~ dianiibus excavatis. Operculum quadrivahe; valvis obtusis. ■"'■-'■■ _ '■■' , "'■' ■ ■■'■'■''. '^H "■•■■' '■ ' ' '"■ Corpo sessile , avviluppato da una conchiglia che gli permette di metier fuori superiormente del- le braccia piccolo, setose e Conchiglia sessile , che sembra univalve , su- borbicolare , conoide o in cone tronco , colle eslre- 61 mita troncate, a pareli clensissime, inlcrnamente sca- vate in cellule raggianti. (Lamk. t. 5, p. 631.) x In quanlo alia strullura interna delle Coronu- » le, dice il sig. Deshaycs (Lak. 1. c. p. Cc)2), e » slata accuralamenle studiata dal sig. IJurmeister die » ha dato nella nicnioria su i Girropodi una descri- » zione anatomica dclla Coronu/a Diadema. )t Or il sig. Philippi nella sua fauna de' mollu- schi viventi e fossili della Sicilia rapporlava una sola specie del gcnere doronulu , cioe Ja Goronula bis- selobata di Blainville. Koi ahbiamo con piacere rinvenuto in Sicilia alire due specie del menlovato genere , che scen- diamo a dcscrivere insieraemente alia prima. SPECIE 1. CORONULA DIADFJIA (Lcpas) L. C. test a venlricoso-cylindracea; Irtincata; angu- lis sex fjuadricoslatis ; costis longitudinalibus Iran' sverse striatis. Lopas dindema — Lin. Born. Mus. p. 10, t. 1, f. 3, 6. Balanus diadnma — Drug. Diet. n. 18. Encycl. p. 163, f. 13, \k. Coronula diadcma — Lamk. 1. c. p. 652. — Leach. Encycl. Britan. Suppl. t. 3, p. 171. Polylepas diadoma — Gray. Ann. of. Phil. 10, lOS. Diadcma vu1(jaris — Schumacher. Nouv. Syst. de vers. p. 91. Genere Diadcma — Ranzani. Mcmorie di storia nalu- rale p. 32. Questa specie non vive pii ne' mari di SiciTi'a, 0 almeno nessiino sin oggi ne lia fatlo menzione. L'individuo che descriviamo e fossile ed e stalo da noi rinvenulo nel calcareo terziario de' dinlorni di Mi- litello. Esso e ventricoso e quasi ciiindracco, supe- riormente ed inferiormente troncato. Presenta sei an- goli formate da sei facce pronunenti e da altreltante dcpresse , si le una che le allre prcssoche ugiiali fra loro. Lo arce depresse non ofTrono che delle strie trasversali sollanlo, le quali possonsi riguarda- re come produlle dailo accrescimento della conchi- glia; le altre sono longiludinalmente coslale; le co- stelle sono nel nostro individuo al numero di 4 — 5 per ogni area, quasi rcgolari, striate trasversalmcn- le e le strie abbastanza imprcsse c sfrclte. Le pa- reli della conchiglia mostransi di molto spessc , e quella che descriviamo offre un lato piu dell' aitro elevalo , variazione che e solilo osscrvarsi quasi in tultc le concbiglie de' Balariidi. Non si possono sco- prire le interne cellule raggianti, perche ripiene di calcare. 1 Verticale. Millim. 42. Diamelro / i; . , . I Trasversale. Millim. 63- Questa specie che vive atlaccata alle Balcne e rarissima in Sicilia , non esistcndone oltre del raio individuo , che un altro il quale fu rinvenuto nel calcare de' dintorni di Siracusa , e conservasi nel Gabinelto di storia naturale di quella citta. .;.,i 63 SPECIE 2. COROM'LA TESTUDINAKIA (Lcpas) L. Coronula lesla elliptico-convexa ; radiis sex anguslis, transverse slriutis; wterslUiis laevibus. Lepas tesludinarius — Lin, Gualt. Conch, t. lOG, fig. in. n. 0. Balanite delle lestugyini — I'nig. Did. n. 19. Aslrolepas lesludinuria — Gray. op. cit. pag. 103. Questa specie vive ne' noslri mari e non e ra- ra. Si trova altaccata alle Tcstuggini di mare. lo non 50 come fosse sfiiggila alle riccrche del sig. Philippi nella sua lunga dimora in Siciiia , mentre si trova quasi in lutle Ic collczioni malacologiche noslrali. La forma di questa specie c ovalo-eilillica : prosenta sei area prominenti , Iriangolari , levigate , che lasciano frammezzo ad esse allreltanle aree de- presse , anzi profonde , ristrettissime riguardo alle prime , e tali che sembrano solchi profundi piulto- sto che arce, c che il sig. De Lamarck chiama rag- gi. Questi solchi si allargano supcriarmcnte per lo restringimcnto delle aree prominenti che vanno in alto a terminare in angolo acuto. Le pareti di que- sta conch iglia sono crassissime , talchc alia base di essa giungono alia grossezza da uguagliare quasi il terzo del diamelre inferiore. E inutile parlare del- r opcrcolo ed altro , facendo parte delta caralleristi- ca del generc tali particolarita. Si osscrva, (\c\ pari che nella precedente specie , in questa un iato piu ampio c piu elcvalo dell' altro per cui Ic aree sono inegiiali. La superficie infenore papilloso-rugosa , non divisa in cellule. Dimensioni. Altezza. Mlllim. 20. Diametro dell' aperlura. Millim. \0. Diametro della base. Millim. 51. SPECIE 3. ■ ,1 CORONULA BISSEXLOBATA (BlainV.) C. (esta suborbiculata, convexo-depressa , bast crena/o-lobala , slriis Iransversis tenuibus , strusque longitudmalibus tenuionbus, radiantibus nolala. Philip, torn. 2. pag. 212. E questa o Srgnori V unica specie del genere Coronula riportata dal sig. Phitippi , e prima di lui il chiarissimo barone Antonino Bivona e Berardi dalo ne avea accurata doscrizione nelle sue collettanee di storia naturale; anzi questo valentuomo a cui moltis- simo dcvono la bolanica e la zoologia della Siciiia, avvedutosi che questa specie non prcsenfava i carat- teri generic! proprii atle Coronule , aveva di esse formalo un novello genere di Cirripedi a cui aveva dato il nome di CalumeUina. lo non so perche que- sto genere cosi ben I'ondalo secondo la mia opinione non sia stato ammcsso nclla scienza, mentre alcuni allri i (juali poggiano su' caratteri incoslanli e di po- ca importanza e quindi male sfabiliti veggonsi nulla ostanle cio universalmenle abbracciati. Conciossiache avendo allcntamente sludiato due individui di questa specie , che debbo aUa gentilezza del chiarissimo 65 Domcnico Testa da Palermo, ho trovato pria di tutlo vcro quanto leggcsi nella descrizioiie data ilal sullodato Bivona; cd in secoiido luogo, che tale specie differi- sce moltissimo dalle allre ijoronule; poicclu; ollre che nianca della lamina tcstacea che ricopre iiiteramente le valve, il modo coa ciii le valve medesime si ar- licolaiio fra loro e ben diverso. Ma cio clie piii monta si e, che esse non sono crasse nella lore superlicie itiferiore, od in cellule divise; ne presentano una su- perhcie rugosa o papillosa ; ma tenui all' incoiitro coi di loro margini rientranti, tra i quali quelli che corrispondono all' articolazione delle valve s' mgros- sano e formano de' pilastrini, che vanno pcrpendico- lannente ad impiantarsi nella membrana coriacea dclla base. Qiiesta maniera di conFormazione e di strutlura e tale a raio credere da poter coslituire, senza tema di errare , la caratteristica sicura e ben fondata del genere Columedlina del sig. Bivona, il quale deve rilenersi nella scienza come genere bene slabilito. Lo stesso Philippi non ha poluto astenersi dal dire in riguardo alia strutlura ed ai caralteri della Coronula bisscxlobata quanto siegue : « Slructura » valde singularis est, ct forte baud immerito clans. » Bivona banc spcciem novum genus ( Columellind) X esse judicavit (1) . » lo rai fo un pregio riprodurre in queste carte la descrizione generica del genere Columellina del sigQor Bivona. (!) T. 2, p. 212. i , M 10 66 Animal ul in Coronulis. Testa sessilis, suborbicularis, com'co-lruncala , univalvis tn specicm, renera diwdecimvalvis , [undo membrana coriitcea clansa, columelhs sex testaceis in orbem ordinalis intiis firmata. Operculum inter- num guadrivaloe , valois oblusis tcnuiculis, seplo transversa membranaceo anuli/ormi aperlurae leslae proximo alligaiis. ■I r.((i : v.-'-,V: L' animale come nelle Coronule. » Conchiglia sessile , quasi orbicolare , conico- s troncata, univalve in apparenza, in realla di dodici J) vaivCj chiusa al fondo da una membrana coriacea, » rinforzata internamentc da sei coloiincUe testacce » disposte in giro. Coperchio interno, quadrivalve, » a valve oUuse, assai tenui, trattenute da un sollo B Iraverso membranaceo, aneiiiforme, poco distante » dair aperlura della Conchiglia (1) . » La specie Columellina bissexhbala , che noi riterremo invcce della Coronula bissexlobata di Blainville , porta secondo il Bivona la descrizione di appresso. C, testa suborbiculala, couvexo-depressa, bast crenato-lobata, striis transversis , lennibus, striisque longiiudinalibus tenuioribus, radiantibus notala. Conchiglia quasi rotonda, convesso-depressa, (1) Esfratla dalle Colietlanee di Storia nalura^3 opera manoscrilla del Barone Anloiiiiio Bivona Berardi— Giornale di Scieiize leltere ed Arii per la Sicilia 67 crcnalo-Iobata , segnata da piccole strie trasrersali , e da altre piu tenui longiludinali e raggianti, Trovasi allaccala alle Testuggirii di mare. Altezia. Milliin. i. Diametro della base. Millim. II. DE3CRIZI0:iR DI ALCUPfE RUOVE SPECIB ' ' "'I DI CONCIIIGLIE UKiLK SICILIA. Gey. ScJiAiiiA. Lak, II metodo teniilo dall' immorlale Linnco nella descrizioiic de' varii auimali, adoltalo da tulti gli aulori conlemporanoi, o per non breve lasso di tempo dai successori di questo grand' uomo, ed in gran parte siiiora ainmesso in riguardo precipuamente alle gc- ncriche caratterisliche ; fu non pertanto rifiulato da Klein, che oso sinanco criticare i Iravagli di questo principe de' naluralisli. Klein creo un gran numero di goneri slabiliti supra caratteri poco iraportanti che non arrecarono alia zoologia vanlaggio alcuno, e che iLiiono per la gran parte universalmente rigettati cotne tendenti piutlosto ad ingarbugliare la scicnza, invececche a farla progredire. Ma, comecche spesso fra tanti errori si trova uo vcro, e fra tante nuUrta qualche cosa d' importante ; cosi tra i tanti gencri creati dal Klein havvene po- chissinii clie come per azzardo usciti dalla mente deir autorc, dice il cliiarissimo Dcshaycs, hanno non di manco ricevuto Ja sanzione de' dolti, dal che e da maravigliarsene non poco ; e fra qaesti vi ha il genere Seala che puo esserc riguardalo come 1' ori- gine del gen. Scalaria, che il sommo Lamarck sin dal 1801 caratterizzu di ua modo preciso nel suo 68 sistcma degli animali senza vertebre. Adottato uni- versalmente questo genere, e stato pero riposto ora in vicinanza de' Turbi e delle Tarritelle, ora liingi da quest' ultimi tra le Pleurolomurie e le Melanopsidi secondo 1' opinione del signor De Ferussac, ed ora secondo Latreille nella slessa faraiglia che comprende le Valvate e le Paludine; pero 1' esimio Guvier lo classifica come sottogenere de' Turbi. Varie sono le specie siciliane vivenli e fossili del gen. Scalaria. lo spero fra non guari preseiitare alia nostra illustre Sociela la Monografia complela di tali specie. Per ora mi affretto descriverne una di- stintissima dalle congeneri e vivente del mare di Aci-Trezza. dJ:--;,! 'ir-^-rd i.'.i-.-: ':■.-;■• ScJLdRiJ Celesti. Nob. (Ved. fig. 1 .) Seal. Testa conica, alba; anfractibus convexis, disjunclis, transverse strialis: coslis obliquis, crebris, lamellosis, extrorsum revolulis, supra spinosis, lae- vigalts; aperlura rotunda, labrc tenm, re/lexo. Questa conchiglia e conica, bianca, formala da 8-9 avvolgimenti di spira coavessi, separati, Irasver- salmente striati; le strie lenuissime, visibili ad occhio armato ; ornata di costelle oblique lamellose, ripie- gate air infuori, e terminate superiormcnte o nieglio in vicinanza delle suture in punte a forma di spine ; le delle lamelle continuano nell' ultimo avvolgimenlo sine al cenlro della base. L' aperlura rotonda ; il labbro tenue ripiegalo all' infuori. , -.aii iv, Questa distinla e bella specie g stata da me dedicala all' esimio Direttore dello Interno sig. Gom- raendatore Michiele Gelesti in attestato di mio profon- 69 do rispctto c sinccra gratitiidinc verso qucsto bene- mcrilo prololtore delle lellcrc c delle scienze. Altez^^a. Millim. 24. Largliczza. Millim. 12. 1(2. Geh. P'olvtj. L. Due sole specie si sono rinvcnute in Sicilia appnrteiienti al genere Volula di L., cioe la Fohila Anns Lnporis (W llrocchi Irovala ad Allavilla dal prof. Calcara, o la Foluia ranspina