(è&cmiflaxc offerta t^()i/a/)io, 3(> ùucano ■/S4'^ II, SEOKKIAKIO (ìKNEH M.K DELLA SESTA UirMIlM: DKC.M SCIKNZIATI ITALIAM ^/^,/it' ^. noi, ATTI Il r. 1.1. \ SESTA RIUNIONE DKCM umum mum TKMTA IN MILWd NKI. .SKTTKMItRK DKL MDCCC \ l.l \ MILANO LUI TIPI Ul I.LIGI DI Gl.^tOUO PIROLA 1840 LETTO DA S. E. IL CONTE VITALIANO BORROMEO PRESIDENTE GEHR.\LE NELLA SOLENINE ADUNANZA DEL 12 SETTEMUHE UHI -OooO- J^e il presentarmi a voi, o Signori, in momento così solenne, e pel grave ufficio di cui vi piacque onorarmi, era già per me ben difficile impresa, assai più diffìcile ancora ella mi si è fatta oggidì, che il cuore amaramente addolorato rifiuta alla mente ogni gioconda immagine, al volto ogni segno d*" ilarità. Or fa appena due lune, io non aveva che un pensiero, quello di degnamente corrispon- dere alla fiducia che in me poneste; e giidiilava all'idea di partecipare con voi la letizia di questo giorno, allorché grave irreparabile sciagura venne a luibare sì liete spe- ranze, lasciando la desolazione nella mia famiglia, lo scon- forto neir animo mio. Si è perciò che in voi io confido, o Signori, più assai che in me slesso, ben certo che la gentilezza vostra mi arriderà propizia per modo da essermi guida e conforto nel difficile impegno. Che per fermo sarà tutto merito vostro se F opera mia e il mio buon ^olerc |)<)liaiino coiiliibiiirc a far si che ne'' fasti dogli itali Con- gressi splenda pur ilì, le quali — .'ì — s' ' aprirono, alcun secolo dopo, noi palazzo del Comune, onde si dissero piiì lardi le Scuole Palaline. L'Università poi che 1 nostri maggiori fondarono in questa città du- lanle P effimera repubblica del 1447, quando T emula Pa\ia, rifiutando di parteggiare con loro, avevali esclusi dalla sua Università, ci fa prova come eglino curassero il pubblico insegnamento ancbe fra gli sconvolgimenti poli- tici e fra il trambusto delle armi. E qui mi gode P animo in rammentarvi, o Signori, come in quelle nostre scuole P erudita facondia di Giulio Emilio Ferrari dettasse dalla cattedra le prime lezioni di Storia che mai si udissero in qualunque altra Università. Potrei pur ricordare le scuole istituite con privato peculio da Tommaso Grassi, quelle fondate dal Piatti, intimo di Lodovico il Moro, ed i Collegi dolali dal magistrato Bartolommeo Calchi, da Pietro Lon- goni e clal conte Tacggi. I quali ultimi Istituti, dopo alcuni secoli di esistenza, tuttora fioriscono assieme ai moltissimi che in séguito, e massime ne' più recenti tempi, si eres- sero fra noi, e di cui non è qui a parlare, come di quelli che sono, a mio avviso, da ritenersi più presto effetto che causa della maggiore diffusione de' lumi. Accademie pure e Società di dotti stabilironsi qui in Milano nel secolo XV e nel susseguente, le quali giova- rono, sia ad affinare vieppiù la coltura degli ingegni, sia a mantenere sempre vivo P amore de' buoni studii. Che il bisogno di associarsi, bisogno tanto grande nelP uomo, cosi a far più leggero il peso degli umani disagi, come a meglio aggiungere la meta additata dall'eterna Sapienza, hi pure sentito in ogni tempo e fortemente fra noi. Epperò, (piando P unione stringevasi, o per comune difesa contro le ingiustizie, i soprusi, le crudeltà del feudalismo e della — 4 — liraniiidc, o por soUrarsi allo dannoso consoc;nonzo d'ini- pro\TÌdo loggi, obboro origino lo associazioni di oonunii, di corpi, di niosliori, collo loro inininnilà e franchigie. Ed appena, por la Irancpiillilà (lolla cosa pnbblica, la crosconlc civiltà 0 'jX ingonlilili cosluini porniollovano allo umano inlolligonzo di aggirarsi Irancpiillo in più dovala sfora di londonzo, loslo allora schiere di dolli accorrevano solto le insegne, quali dello Muso, quali di Minerva, e generosi Mecenati JjnoroggiaAanli polenleniontc. Ed anche sotto Tonibroso Governo spagnuolo, quando gP ingegni, inceppali da quel sistema di generalo opjìros- sione e forviali da uuoaì cattivi metodi d"" insegnamento, vennero a tanlo di fiacchezza da non piacersi che di mi- serie e di stranezze, anche allora non mancarono fra noi uomini ilhuninali e caldi di |)atria carità, i quali avvisa- rono i mozzi con che meglio potcvansi giovare gli studii e illuminare lo monti. Manfredo Sellala, uomo che por fpioi lom[)i ora molto innanzi nello Matematiche, nella Storia naturalo, nella Fisica, e siflal lamento nella Meccanica fino ad essere chiamalo il milanese Archimede, raccolse un museo ricchissimo di rarità della natura e dolParfo, del quale conserviamo ancora preziosi resti, e che, sebbene per le cagioni sovra discorse non sia riuscito sì profittevole quanto il sarobl)c stato in condizioni migliori, pure venne in grandissima l;una non unicamente fra noi. Così Scipione Simonetta, alquanto dopo il Sellala, fondava il primo Orto botanico in Milano, copioso di orbo e di pianto rarissime, falle da lui raccogliere ne'' più lontani paesi. Ed altro per- sonaggio, al Sellala contemporaneo e stretto amico, il quale primoggiiìva in (piol secolo non tanlo per P eminente di- gnità ontPera insignilo. quanto por la pietà, pel senno e pel magiiaiiiino uso che sapea fare di sue ricchezze, ammassò un tesoro di libri e di preziosi manoscritti, e per quelli eresse una magnifica sede sempre aperta a pubblico van- taggio. Vi aggiunse poi un Collegio di Dotti, i quali custo- dissero ed accrescessero «piel prezioso deposito, e fossero senì[)re pronti ad agevolare altrui per la via del sapere: \i unì una tipografia, a dovizia fornita di caratteri per le lingue orientali, di cui chiamò pure a Milano valenti professori che provvide di larghi stipendi!; ed una nuova Accademia di Belle Arti vi aperse per avvantaggiare gli sludii de'' giovani artisti. Voi già v"' accorgeste, o Signori, che io parlava del cardinale Federico Borromeo, del quale avrei altre cose ben molte a discorrervi, che per amore di bre\ìtà e per personali riguardi intralascio. Però aven- dovi io teste ricordato con lode Ja stamperia da lui ag- giunta air Ambrosiana biblioteca, giustizia vuole eli'' io I libo li il meritato onore anche ai conti Carlo Archinto e Donato Silva. I quali illustri personaggi, ben s\avvisando con Dante che la nobiltà è manto, cui » se non s''appon di die in die, » Lo tempo va d*' intorno con sua force, agli onori del casato amarono accoppiare gli ornamenti delle lettere e delle scienze, e furono i benemeriti fon- datori della tipografica Società Palatina, la quale tanto onore a Milano ed alla milanese nobiltà procacciava. Né questo pure a tal proposilo io credo tacervi, o Signori, che al dire del dottissimo Sassi, Milano fu la prima delle città iGii ne farebbe pur fede. ('he poi tante pubbliche e private sollecitudini nel promuovere ogni più utile disciplina riuscissero a buon — (l — fine, ce ne può far chiari T abbondevole numero di per- sonaciii dislinli nelle leUere, nelle scienze e nelle arli tulle, e liberali e meccaniche, i (juali ilhislrarono in più («poche quesla nosira Milano, madre sempre feconda di buoni intjeiiui. Dei (piali volendovi pur nominare taluno, trasceglierò (pielli soltanto che nelle scienze più elevate salirono in alto grido anche fra le estere genti, sofl'erman- domi di preferenza agli antichi, che i moderni son già ben noli a chiun(pie. Ricorderovvi duntpie un Maestro Giovanni, che fama si mei'ilò europea come autore della Schoìa mlcrmìana de \(tl('lu(liìtc iKcnda: un Lanfranco, che pel suo gran sapere hi nel 129o chiamato a Parigi ove mise in onore la Chi- rurgia, che nulla era slata, al dire di Haller, prima della venula del chirurgo milanese; un Matteo Selvatico, che diede il primo im dizionario di Materia medica e di Storia naturale; un Giovanni da Concorrczzo, che professò Me- dicina in Pavia con tale un applauso, che da tutte parti accorrevasi ad udire le sue erudite lezioni. A ([uesli ag- giungerò il Ferrari, che trovò il primo le ovaie, agevolando così al Faloppio la scoperta degli ovidutti; il Varese, ar- chiatro di Gian Galeazzo Sforza il quale premiava Tallo sa- pere di lui col feudo di Rosate; il Casliglioni, prololìsico e consigliere del Re di Francia Francesco I; il Cardano, che col suo sterminato incecno abbracciò lutti i rami delP u- mano sapere; il Sellala Lodovico, di cui nella Medicina come in altre scienze suonò si allo il nome, che molli prin- cipi d'Europa se lo disputavano a gara; il Menabeno, che sulla fine del secolo X\I portò la Medicina nella Svezia, e scrisse opere lodalissinie ; e T Aselli scuopritore delle vene lattee, onorato della cittadinanza milanese con pub- blica pompa. Nominerò nello Malematielie Maestro Guinlellino, an- ticlilssinio arohilello militare ed inventore di macchine da gnerra, e Iacopo Soldati che trovò quella misura d\'icqua che dicesi oncia fra noi, e Bcrtola Novale, e Fabio Mango- ne, non che Giuseppe Meda, F ardito ingegnere del canale di Paderno. Sono pure nomi lodatissimi quelli di Marco da Campione, chiaro tra i primi architetti del nostro Duomo e della Certosa di Pavia, due dei più stupendi monumenti della sacra architettura; di Matteo da Campione, autore della basilica di San Giovanni in Monza; di Pellegiùno Pel- legrini, e di Martino Bassi, archilello del nostro tempio di San Lorenzo. A questi nomi dovrei associare pur quello grandis- simo di Leonardo da Vinci , che Milano adottava qual figlio, allorché Lodovico il Moro lo chiamò fra noi per porlo a capo e maestro dclP Accademia di Belle Arti, che, rinovando quella fondata già prima da Giovanni Galeazzo, egli stabiliva su nuove e più ampie basi. Quel sommo ar- tista, che » Con mano obbediente alP intelletto » vivificava le tele, modellava la plastica, e con arte allor pellegrina dettava nuove leggi alP idraulica, e componeva ingegni alla meccanica; legò pure a questa sua patria adottiva i numerosi volumi da lui scritti e disegnati : te- soro inestimabile che Galeazzo Arconali donava alla Bi- blioteca Ambrosiana, e che andò in parte miseramente perduto nella deplorabile rapina del novantasei. Ma qui sospendo una sterile nomenclatura che potrei prolungare ancora gran pezza; e parimenti, perchè di troppo recente memoria, non parlcroA"\i ne dclPAgnesi, nò del Lecchi, ne del De Regi, nò di Frisi, nò d''Oriani; meno poi di — 8 — Cavallorl. porocdiò (|U(>sU' ^olli^ risuonano ancora delle parole espialrici (l"" un noslro dolio collega, che ieri un nuoAO gli consacrava e più che mai onorevole nionuinenlo di lode, che T unanime echeggianle vostro plauso faceva ancor più glorioso. *'> Che se poi dalle scienze ci volgiamo alle arli, ve- diamo Pinduslria, già fiorenle anche negli antichi tempi, offrirci una novella prova della nostra intellettuale coltura e del noslro antico incivilimento. Perocché le produzioni tulle in cui ha gran parte T ingegno sono fra loro strette da vincoli comuni d"* affinità: né per cerio è a voi, o Si- gnori, che fa (Pnopo imparare in (piale sialo d"" infanzia si giacerebbero le arti, se non fossero dalle scienze soccorse e giovale. Chi non sa quanto fosse celebre Milano antica- mente neir oreficeria e quanto vi fiorisse Parte del ferro? Il rinomalo paliotlo d'oro, che ammirasi in Sani"" Ambro- gio, fu opera d'*un noslro artefice del secolo X; Benve- nuto Ccllini apprese la finitezza delParle sua dagli orefici milanesi, e Ira questi il Poppa Caradosso era sì valente che molti al Ccllini slesso lo preferivano, ed il Pelizzonì era gridalo sommo ncirartc delP agiamina. Le armature poi delle antiche officine milanesi sono famose in tutte le storie, cosi pel mirabile lavoro, come per la finissima tem- pra; e fra P innumerevole stuolo di que"* distinti artefici. Ferrante Bellini è dal Lomazzo chiamato P impareggiabile. Altra manifattura ingrandi pure assai presto fra noi e ci fu sorgente di molta prosperità; parlo dei lanificii, che, (0 II giorno I I scUenibrc, iiiauguiaiulosi la statua eretta a Bonaven- tura Cavalieri nel cortile dcH' I. R. Palazzo di Brera, il sig. doli. Gabrio Piola, Presidente dell'I. R. Istituto di scienze lettere ed arti, lesse l'elogio di quel sommo matematico. — 9 — Ira per essere T irriguo suolo della Lombardia -molto pro- prio air alli'vainento del gregge, e per P industria degli Umiliali, i (piali, secondo le regole del loro islilulo, do- vevano guadagnarsi il ^illo sudando nei lavori della lana, vennero in l)re\e tempo alla maggior perlezione. Di ma- niera che (pii in Milano, do^e più che altrove i ca[)itali abbondavano, si rizzarono di molle fabbriche, il cui nu- mero saliva già nel secolo XIV a più di sessanta. E come i tessuti londjardi per sodezza, per finezza e per durata di colore, >incevano su lutti i mercati dT.uropa la con- correnza dei pannilani stranieri, da ciò ne vennero le fat- torie lombarde in Francia, in Germania, in Inghilterra; da ciò le corrispondenze, le società commerciali, le cambiali ancora, come altri, né forse a torto, pretende; T abbon- danza di metalli preziosi, e molto nerbo insomma della nostra prosperità. Io ben m''a>Teggo, o Signori, d"* essermi dilungato di troppo su di tale argomento, in cui nulla forse io seppi indurre del mio, e per molti ancora nulla al certo di nuovo; pure a^rei imperfettamente comprovato il mio as- sunto, ove preterissi quelle particolari istituzioni che sòrte fra noi, perchè figlie del nostro suolo e dei nostri bisogni, ebbero qui cosi felice sviluppamenlo da servire poscia di modello anche ad altri paesi. Come gli Umiliati avevano fatto avanzare i lanificii, così i Cistercensi di Chiara^alle, di Morimondo, di Cerreto, fondando colonie agl'arie o (jrancie come essi le chiamavano, dov'aera il maggior corpo delle loro terre, colle braccia dei loro conversi, colla per- severanza e colla sagacità, guidati più che d^ altro dalla propria esperienza, resero biondeggianti di messi e ver- deggianti d"* erbe i paludosi terreni, e fecero ubertose — 10 — lo slorili laiulc della bassa Insubria. Ad essi dobbiamo (|uolla iiiaiiiora d''avviooiulanuMilo agrario, clic noi Loiii- Itardi fliiainiamo relazione; ad essi il prato invernale o niarciloio; per essi niolliplioaronsi le niandre, ])er essi iiac Irihularc mia lode condegna. Ma giunto a ([uest'' epoca , non panni sia più per- messo parlare di noi in particolare, né d"" altro popolo da solo. In tutta Europa i più chiari ingegni si diedero al- lora allo stiulio delle scienze con tale un ardore, con tanta potenza di forze e di volontà che da indi in poi fece la scienza un numero di scoperte pari a (juello che fatto avea in tulli i secoli andati. E da quinci appunto una nuova Era può dirsi che per le scienze spuntasse, e quasi su nuovi cardini s"* impiantasse T ordinamento della civiltà europea. Un sociale sconvolgimento e formidabili guerre inau- gurarono al suo nascere il secolo presente, che muovere doveva i vacillanti suoi passi entro rivi di sangue. Pure (chi lo avrebbe pronosticato in que"" primi momenti di universale disordine?) le scienze, anziché venir meno, furono più che mai incoraggite e promosse da quelle cause slesse, che alla |)rima sembravano doverle infermare. Le esigenze della guerra, ed alla Francia principalmente al- ludo ove r eccesso del male al più gran bene si trovava spesso associalo, dovettero contribuire soprattutto al pro- gredinuMito delle scienze che hanno stretta relazione con (juella; e|)però la Strategia, le Matematiche, F Etnografia, la Storia, la Geografia, ricevettero, se non il pi-imo soffio di vita, certamente il più forte impulso che mai dar po- tessero più prenu'nli bisogni; mentre invece le arti figlie dell* imuìaginazione, trovandosi dalla realtà superate, do- vevano di necessità decadere, come infatti decaddero. Si lu per verità in quei giorni di luttuosa ricordanza, che la scienza venne più che mai ricercata; da alcuni, per crescer — Il — esca al disordino con nuo>i Irovali di morto; da liilli. sia per supplirò alla insulìicionza (le''ino//i, sia por faciiilaro la dilTusioiio (li ere si debba air abbandono di queir andamento isolalo, cui sembrava per lo addietro — 18 — coiulannato lo sliidio delle scienze. Ora invece mezzi, lin- ijua, dottrina, lutto fu ad esse accomunato, e perciò ap- punto i loro efletti si trovano estesi sopra una più larga base di azione. Da secoli, il lo(]uace ministero della stampa aveva procurato e mantenuto una'utile corrispondenza fra i Dotti; ora il vapore, infi\ticabile messaggiero del sociale com- mercio su tutta la superficie del globo, venne ad oflc- rirci anche il veicolo delle sue rapidissime ali di fuoco. La bussola, indicando, or ha quattro secoli, tante scono- sciute regioni, sembrava avere ingrandito il mondo; il vapore nel nostro secolo con nuovo prodigio dominando il tempo e lo spazio, lo rimpicciolÌAa, e ne assicurava al- l'uomo quel dominio, che la bussola e la stampa gli ave- vano già dato in parte. Quanto non sarà egli poi straordinariamente rapido il progredire delle scienze, allorché, ravvicinate le distanze, si seguirà dall'* un capo alP altro del globo una stessa co- mimanza di studii? La mente umana si confonde a così allo presentimento, ma tiene la cosa e possibile e non lontana. Pure anche a dì nostri tale è V inatteso sviluppo intellettuale e morale, tale e tanto lo aflaccendarsi d''ogni umano ingegno, tanta e si pronta la messe raccolta da (juesto universale concorso di lumi e di lavori, che anche il più zelante indagatore della natura diviene inetto, non che a tener dietro da solo alle scoperte degli altri, quasi nemmeno a coordinare le proprie osservazioni coi nuovi (lati che ad ogni istante va la scienza creando. Or dunque lo associarsi, lo stringersi insieme, il cospirare dei Dotti a eli sludii e i lavori del Congresso con grave ed applaudito discorso. Disse delP onorevole e diffi- cile incarico a lui commesso, e dVma recente gravissima sciagura che gli toglieva d"* unirsi alla generale letizia; poi, con quel sentimento che inspira P amor del luogo natale, non disgiunto dal pensiero della patria comune, prese a dimostrare quanto Milano fosse degna d"" acco- c;liere i Dotti d** Italia, come quella che già moveva verso la civiltà passi securi quando su gran parte delF Europa pesava ancor la barbarie; e che anche nei tempi a noi più vicini non mai cessò dallo accrescere il patrimonio delle scienze, e dal produrre in ogni maniera di studii loda- tissimi in^ea-ni. Allorché il Presidente ebbe posto fine al suo ragio- namento, il Segretario generale noverava cinquantasei De- putazioni accademiche venute da ogni parte della Penisola a salutare la recente ma già florida istituzione italiana; e quattordici Accademie straniere pur nominava che invia- vano i loro rappresentanti, testimonii air italica sapienza di non mai scaduta venerazione. Quindi annunciava le scientifiche esperienze da ese- guirsi innanzi al Congresso, delle quali con imitabile esem- pio e con larghezza di mezzi il milanese Municipio aveva alla quinta Riunione divulgato il Programma; e diceva come, affidata alla doltrina di solerle Commissione la dif- ficile sceUa, ([uesla avesse trovato che fra le molte e as- sai varie proposte meglio dovevano rispondere al munifico intendimento quella degli esperimenti del prof. Schònbein di Basilea sulla natura e composizione dell'azoto, e sul- r ozono . mmvo corpo che sembra potersene ottenere; quella degli esperimenti del sig. Boutigny d''Evreux sui fenomeni offerti dai liquidi posti a conlatto dei corpi ro- venti, per lo studio dei quali si potranno forse conoscere e rimuovere le cause di alcuni falalissimi scoppii delle caldaie a vapore; da ultimo quella del prof. Matteucci che ha per oggetto di verificare alcuni fatti da lui osservati sulla conducibilità della terra per le correnti voltaiche, i quali sembrano promettere utili applicazioni alla telegrafia elet- trica. E perchè il chiarissimo professore pisano era im- pedito dallo assistere al Congresso, il Segretario faceva noto che il prof. Magrini ne avrebbe gentilmente assunto le veci(«). Proclamala dopo ciò la divisione del Congresso in selle (') // citato programma della Congregazione municipale della regia città di Milano, pubblicato a pag. ySS degli vitti della quinta Riunione , è il La città di Milano, lieta dell'onore d'accogliere fra le sue mura la sesta Riunione degli Scienziati italiani, e bramosa di dare agli Scienziati stessi qualche testimonianza della propria considerazione che in piix parti- colar modo eolla natura de'loro studii s'accordi, ha determinato di disporre la somma di austriache lire 10,000, destinata ad una o più grandiose esperienze relative a qualsiasi delle scienze fisiche e naturali, da eseguirsi durante il Congresso medesimo. S' invitano quindi tutti i cultori delle scienze stesse, tanto italiani che stranieri, a far pervenire, non più tardi del 3i gennaio i844! i*lla Con- — 28 — Sezioni, 11 Presidente generale invitava gli Scienziati a raccogliersi in separati comizil, per eleggere a ciascuna il proprio Presidente; ed essi, colla rinomanza e col sapere degli eletti vollero dare a conoscere ([uanto avessero a cuore il lustro ed il prospero andamento della Riunione. Gli Agronomi e i Tecnologi chiamarono a loro Presidente gi'cgazione municipale della regia città di Milano, l'indicazione dell'espe- rienza che essi intenderebbero eseguire, della «jualc l' intiera esecuzione verrebbe sempre affidala al proponcnle, limitandosi il concorso della civica Amministrazione al solo rimborso delle spese. Scaduto il termine sopra indicato, verranno i diversi progetti presi in esame da un'apposita Commissione scientifica, dalla quale verrà de- terminato, secondo il relativo grado d'importanza e di spesa, se ad uno od a più dei proposti esperimenti si possa dare esecuzione. Non appena avrà la Commissione deliberato sopra tale argomento, essa si porrà in comunicazione immediata coli' autore o cogli autori dei progetti adottati, e procederà d'accordo coi medesimi a tutti gli occorrenti preparativi. L' esperienza da eseguirsi dovrà essere tale da poter far conoscere qualche nuovo fatto o qualche recentissimo progresso della scienza , es- sendo da escludersi tutte quelle che non offrissero alcun interesse di novità scientifica; dovrà parimenti essere di natura da non richiedere un soverchio tempo di esecuzione, dovendo poter esser eseguita in modo che i membri del Congresso possano comodamente assistervi. La Città non s'incarica che delle spese immediatamente relative all'e- sperimento, rimanendo le spese di viaggio a carico del proponente; e qua- lora intendasi che s'abbiano a sostenere anche altre spese, l'accordarle o meno, farà soggetto di particolare deliberazione secondo l'evenienza del caso. Le indicazioni ben particolarizzate delle esperienze che si vorrebbero eseguire, e che verranno dirette dai proponenti alla Congregazione mu- nicipale della regia città di Milano, dovranno essere scritte in una delle seguenti lingue: latina, italiana o francese. Il presente programma verrà pubblicato diramandolo ai principali corpi scientifici d'Europa, non che per mezzo delle più importanti pubblicazioni periodiche. Milano^ dal Palazzo municipale, li i8 settembre i843. — 29 — il colonn. marcii. Emilio Bertone di Sambuy: i Chimici il prof. Gioacchino Taddei : i Geologi il sig. Lodovico Pasini : i Botanici il cav. prof. Giuseppe Moris: i Zoologi il prin- cipe di Canino: i Medici e i Chirurghi il prof. Francesco PuccinoUi. 11 valore e la fama nelle scienze esatte dell'" Asses- sore dott. Gabrio Piola, suggeriva ai Fisici e ai Matematici di porgergli col tributo dei loro voti una solenne e ben meritata testimonianza di stima; ed era a un tempo deli- calo pensiero di cortesia il volere in lui onorato P Istituto nostro di scienze lettere ed arti che si vanta d"" averlo a Preside. Se non che il Consiglio della Presidenza gene- rale cui questa nomina venne significata, fece sentire non potersi tale carica consociare a quella di Assessore; ma durerà perpetuo al milanese Matematico P onore di quella spontanea universale dimostrazione. Intanto fu fatto un nuovo scrutinio, e tra i molti uomini illustri di cui quella Sezione era bella e fiorente, risultò eletto con grande mag- gioranza di voti il prof. Francesco Orioli , cpiasi in segno di riconoscenza per quanto nel Congresso di Padova aveva sul medesimo onorevole sesreio meritato della Sezione. E tosto, seguendo Puso, i chiarissimi Presidenti si fe- cero a nominare quelli che volevano associati al loro uffi- cio. Tra gli Agronomi erano chiamati a Yice-Presidenti il conte Lorenzo Taverna e il conte Gherardo Freschi, ed a Segretarii il dott. Giuseppe Sacchi e il conte Faustino Sanseverino: tra i Chimici a Vice-Presidente il prof. Raf- faello Piria, ed a Segretarii il prof. Francesco Selmi e il dott. Giovanni Polli : tra i Geologi a Vice-Presidente il march, l^orenzo Pareto, ed a Segretarii i professori Leo- poldo Pilla, e Giuseppe Balsamo Crivelli: tra i Zoologi a — 30 — Vicc-Presidcnto il doli. Giovanni Domenico Nardo, od a Som'olario il sic;. Acliillc Costa: tra i Medici a \ico-Presi- dente il dolt. Giovanni Slranibio ed a Segrelarii i dottori Giuseppe Canziani e Carlo Ampelio Calderini : tra i Fisici e i Matematici, a \ ice-Presidenle il prof. Ottaviano Fabrizio Mossotli, ed a Sea;retarii i professori Giovanni Maria l^ava- gna, Luigi Magrini, e Francesco Cattaneo: infine nella Se- zione di Botanica erano Segretarii il barone Vincenzo Ce- sati e il conte \ittore Trevisan. 1. Pel gran numero dei Membri ascritti alla Sezione delle Scienze mediche e per la copia dei lavori annunziali, si riconobbe anche in quest''anno il bisogno di slaccarne la Chirurgia, coslituendola in Sotto-Sezione: essa fu conlìdala alla direzione del prof. cav. Giovanni Rossi, Vice-T*resi- dente, assistito dai Segretarii dottori Agostino Bertani e Giovanni Gandolfì. Così costituitele Sezioni, e commesse al reggimento d** uomini cotanto illustri ed operosi, incominciarono il di seguente le giornaliere adunanze; nelle rpiali se la diffe- renza delle opinioni condusse talvolta a dispute vivaci e concitale, slette ognor saldo il legame della reciproca sti- ma, e prevalse la più schietta tendenza alle idee di conci- liazione. I benemeriti Segretarii di ciascuna Sezione da- ranno fra poco a conoscere coi loro speciali rapporti qual profittevole uso si facesse del tempo, e quali fruiti pro- ducesse la potenza degli intelletti da fratellevole impulso commossa. iNel domo lo i membri italiani del Cona;resso uni- vansi in generale adunanza per scegliere, a tenore dello statuto, il luogo deir oliava Riunione; e Genova otteneva la maggioranza de"* sufl'ragi. La quale scella, mandata dalla — 31 — Presidenza generale a pie del Irono di Carlo Alberto di Sardegna, e poscia signilicata ai Sindaci della nobilissima cillà, ollenne, col prontissimo consentimento del magnani- mo Principe e colla più festosa accoglienza di quegli il- lustri Magistrati, una non dubbia testimonianza di Sovrano lavore e di provatissimo aggradimento. L*' adunanza an- zidetta non fu prima disciolta, che non si votassero solenni e concordi ringraziamenti al Serenissimo Arciduca Viceré, airEminentissimo Cardinale Arcivescovo, airi. R. Governo ed al Corpo nmnicipale. IVel breve spazio di rapidissimi giorni andavansi in- tanto compiendo i lavori dei Dotti in questo palazzo, nel quale con utilissimo e nuovo contatto e Sezioni ed Uffizii si ebber congiunti, quasi che nella unità materiale del luogo quella si volesse raffigurata degli studii, dello scopo e del pensiero. E quivi a perpetua ricordanza del sesto Congresso, tra i monumenti del Beccaria, def Parini, del- rOriani, del Monti e di lant' altri benemeriti lombardi, o, dirò meglio, italiani, inauguravasi il simulacro dell' a//o insHÒre Economiata e quello di Bonaventura Cavalieri, al quale se la patria lardò due secoli a porgere un pubblico tributo di riverenza e di gratitudine, ben seppe ora sca- gionarsene, commettendone al marmo le forme, e, in co- spetto di tanto senno d'Italia, a un'eloquentissima voce le lodi. In questo palazzo medesimo, in cui soglionsi ogni anno raccogliere a pubblica mostra le recenti opere delle belle arti, perchè nobile gara vi sia sprone all'iniregno. mostravasi in questa occasione che se Milano, benché glo- riosa per la scuola del gran Leonardo, non può gareg- giare con altre città d'Italia per dovizia d'opere de'soimni — 3^ — artisti che ne'' passati tempi fiorirono, vanta nondimeno una schiera numerosa di valentissimi che alP età nostra preparano bella rinomanza ne"" secoli che verranno. Quasi poi j)er onìaggio di quanto deve alla scienza la prosperità ilelle arti e del commercio, apriva T industria straordinaria esposizione de** suoi prodotti; e la Società d"* incoraggia- mento delle arti e dei mestieri rendea colla presenza dei Dotti più solenne Pannuale distribuzione dc''suoi premii. In quella perfezione di svariati lavori sentiva ognuno es- ser oltraggio air operosa ed esperta Italia il provvedere al lusso ed al bisogno della vita da oltremonlc e da oltre- mare. Gli istituti che la carità filantropica de"* nostri mag- giori in tanto numero erigeva, erano con bella gara fatti accessibili alP assennato esame degli ospiti illustri: e le sale d"* asilo, e i ricoveri degli orfanelli, e gli altri in cui il serme del vizio s"* insterilisce e la virtù si feconda, e quelli dove alP umanità languente la scienza porge sol- lievo di farmaci e di consigli, e quelli che la inerte men- dicità trasmutano in operoso lavoro, e quelli infine ove la vita logora per onorate fatiche trova conforto di riposata vecchiezza, tutti dimostravano a qual nobile uso sappia Milano rivolgere la sua vantata opulenza. Le biblioteche, i musei, le gallerie, gli opificii erano oggetto di dotta curiosità ; e tra le recenti istituzioni addi- lavansi le I. R. Scuole tecniche nelle quali la scienza viene a speciale sussidio del commercio e della industria; la Scuola di paleografia e diplomatica tanto necessaria ovun- que han favore gli studii della storia e della critica; la So- cietà d"" incoraggiamento delle scienze lettere ed arti chia- mata a nuova vita, e quella di già accennata, delle arti e — 3.3 — (lei incslieri accresciuta d'una Scuola di chimica che con impareggiabile esempio di privata munificenza isliluivasi da un venerabile concittadino il cui nome fra noi ormai non suona che beneficio e filantropia. Ma più d'ogni altro si con- ciliava r illuminata attenzione degli Scienziati il nuovo Mu- seo Civico di storia naturale che, offertasi P occasione, il Mimicipio, senza tema del grave dispendio, sapeva gene- rosamente acquistarsi a maggior lustro della città ed a van- taggio delle naturali discipline. Perchè poi non dovesse in alcun' ora rimanere inter- rotto il dotto commercio degli Scienziati, erano apprestate ogni giorno a loro comodo liete mense nel Collegio Longo- ne, ed al fratellevole consorzio schiudevansi la sera, per regio favore, le sale del palazzo che dicesi del Marino, h i riuniti dopo i quotidiani lavori, stringevano nuove amici- zie, le antiche raffermavano, ed agli esercizii della mente succedevano le effusioni del cuore. Le due Società d' incoraggi.imento volonterose apri- vano i ricchi loro gabinetti di lettura agli ospiti deside- rali, e la nobile Società e quella del Giardino li accoglie- vano nelle loro sale, sovente rallegrate dal giocondo alter- nare di notturni ricreamenti. Il Municipio stesso dopo aver salutalo al primo lor giungere gli Scienziati con la offerta d'un libro che diste- samente informavagli di quanto in Milano e nel suo ter- ritorio appartiene agli uomini e alle cose, traevagli ad ammirare in moderno Anfiteatro uno spettacolo di genere antico, e a riconoscere in una sterminata moltitudine di spettatori la città che gli accoglieva. INè mancò il Sovrano favore alla scientifica Riunione: che esso venivale testificato e dalla presenza di S. A. I. 5 — 34 — o R. il Serenissimo Ai'ciduca Viceré alle generali adu- nanze, e dallo accogliere cli''Ei fece a regia mensa lutti lili Ufficiali e non pochi altri Membri della dotta famiglia. E si deve pure di gratitudine retribuire S. E. il sig. conte Governatore che a quel regale intendimento con ogni cor- lesia si univa. Perchè poi dell'" importante avvenimento e del Sovrano favore fosse serbata perenne memoria, una medaglia era coniata alP uopo, e in dono offerta a ciascun membro del Congresso. Né da ogni maniera di ospitali accoglienze si rima- nevano i cittadini, che solleciti e numerosi si vedevano convenire alle sezioni, alle mense, ai serali ritrovi, e da ({nella comimanza di vita nasceva una non peritura comu- nanza di pensieri e d** affetti. E il gentil sesso che le feste adornava, adornava benanco le severe adunanze; sicché le donne che già so- levano col soave prestigio della bellezza inanimare i guer- rieri alla pugna, oggi, per bel mutamento di tempi e di costumi, veijgonsi confortare del loro ambito sorriso gli sforzi di coloro che scendono nel difficile arringo della sa- pienza. Ora non temerò di essere accusato di troppo amore del luogo nativo, se, dopo tulio quello che sono venuto fin qui esponendo, conchiuderò avere la sesta Riunione fornito novella incontraslabile prova che la istituzione dei nostri Congressi si fa di più in j)iù rispettabile e ferma. E infalli a quale dogli Italiani non sarà riuscito di dolce soddisfazione il vedere a tanto cresciuto il numero degli intoPA enuli. che. quello superando degli altri, toccò quasi i mille dngenlo, fra i quali e suonano molli dei più il- lustri nomi d* Europa . e quelli si notano dei Presidenti — 35 {generali di tulle le preoedonll Riunioni venuti con nuovo spontaneo accordo a compiere la solennità di questo scien- tifico anniversario? Mollo seme di dollrina. sparso negli scorsi Congressi, in questo fruttificò: e molto ne venne apprestato perchè germogli su quella fecondissima terra dove Plinio scrutava i segreti della natura, e do-ve Vico a una Scienza nuova preparava Fumano pensiero. ATTI VERBALI DELLA SEZIOIN'E DI FISICA E MATEMATICA ADUNANZA DEL GIORNO 14 SETTEMBRE J.1 Presidente prof. Orioli apre 1' adunanza esprimendo i sensi della propria gratitudine ai membri della Sezione che lo cliiamarono a dirigere gli scientifici trattenimenti di un consesso, ove risplendono nomi si ciliari e benemeriti della scienza. Dicliiara di avere eletto alla carica di Vice-Presidente il cav. prof. Ottaviano Fabrizio Mossotti, come quello che gli vemie quasi suggerito dai suffragi della Sezione^ e concliiude il suo dii-e raccomandando la brevità nelle letture , e l' esporre , per quanto è possibile, solo i fatti e le opinioni sulle quah debbono aggirarsi le discussioni, anima dei Congressi, e ciie confida non mancheranno di essere tali da onorare le scienze e gli scienziati. Dà quindi la parola al prof Bianchi, il quale si fa a leggere un discorso intorno ai progressi dell' astronomia. Accemiata dall' autore l'eccellenza ch'essa ha raggiunto ai di nostri, tocca brevemente le cose tutte per anco imperfette o non cliiarite abbastanza ed incerte nella parte antica di detta scienza. Mostra poscia quanto si sappia e quanto più ci resti a conoscere intorno all'astronomia siderale, la quale do- %endo i suoi progiessi alla possanza degli strumenti ottici, fa voti onde — 38 — iuiclie in Italia, e segnatamente nell'I. R. Osservatorio di Milano, si eriga 1111 man lifiallorc comparabile a quello della specola di Puikowa, clie. non sajiendone altrove costruiti fli tanta mole e così eccellenti, chie- derebbe alla fabbrica di Marz in Monaco. Considerando inoltre come le opere di vasto concepimento e di lungo e costante lavoro siano quelle principalmente che fanno onore ad una nazione nello studio del Cielo, invita gli astronomi della Penisola , presa in esempio la società astro- nomica d'Inghilterra, a coUegansi per eseguire alcune di esse, unifor- mandosi ad un piano comune di ricerche, distribuendosi fra (h loro speciali operazioni; e suggerisce che si comunichino le osservazioni e si raccolgano là dove da una mano ili «ilcolatoi-i possano più pron- tamente discutersi, e che soprattutto ogni anno si offra al pubblico un prospetto e riassunto eh quanto di notevole riescisse in quel tempo di ottenere nelle nostre specole, e ciò per memorie oi'iginali o per compeniliose relazioni. Conchiude finabnente con alcune osservazioni sopra i trattati di astronomia cosi detta popolare, la cui composizione ei non vorrebbe che avesse mai a distogliere gli astronomi di profes- sione da lavori più importanti per T avanzamento della scienza. 11 prof. Vismara espone in seguito la storia di un fulmine ca- duto sopra la chiesa di sant'Agostino in Cremona la mattina del 23 agosto 4 843. Scoppiava il fulmine sulla croce dorata della ton-e della cliiesa alta braccia 4 00 all' incirca: ne scendeva lungo la parete intema del cono che termina la torre, imprimendo\-i due solchi divergenti e diretti a due chiavi di ferro che, murate nel cono stesso, ne spor- gevano per sostenere la iiiferriata della loggia ricingente il cono. Solcato il muro sotto la loggia, raggiunse il fulmine un canale di ferro posto all'altezza del frontone del coro, e di lì penetrò nella cliiesa. Indi per tre vie diverse si propagò ili questa, lambendone le dorature. Entrato per una eh dette vie in un armadio ove si custodivano arredi sacri di metallo e di legno inargentati e dorati, ne spalancò le imposte scliio- dandone le serrature, e attaccando ed anche rompendo le inargentature ed i fiori metaUici di talco, mentre le dorature furono rispettate. Se- gnatamente poi su di una croce di legno inargentata che portava un Cristo dorato, fu lambito l'argento, ed il Cristo rimase intatto, forse perchè coperto di un grosso strato di vernice copale. Tacendo della seconda ramificazione, passò la terza all'organo, raggiunse la grande — 39 — iiiferiiata che rinchiude l'aitar maggiore, di là si slanciò sopia un ncino (juadro della Vergine avente cristallo e cornice dorata. Una giovane donna che inginocchialii davanti Tinniiagine teneva la testa ^-icinissima alla cornice, fu colpiUi e rovesciata sid terreno. Svenne, e riavutasi stette cieca per otto giorni: poscia, mediante una cura medica sottraente, co- minciò a vedere coli' occhio sinistro, indi dopo alcuni giorni ^nde con entrambi, e guarì pienamente. Nota poi il prof. Vismara come nel 1777 un fulmine caduto sulla stessa chiesa si dividesse presso a poco nelle medesime ramificazioni, producendo effetti simih, forse perchè guidiito dallo stesso sistema di conduttori. Quasi contemporaneamente al primo scoppiava un altro fuhnine alla disUmza di mezzo migho all' inciica dalla chiesa anzidetta sopra una piccola casa, la più bassa di tutte le ciicosb.nti , avente una pic- cola corte estremamente umida e situata fra due edifizii muniti di pa- lafuhiiine. La qual seconda esplosione è riguardata dall' autore come un (iJmine reduce degli antichi elettricisti. Lo stesso prof Vismara presenta poscia alcune punte, quah d'oro, quali di bronzo o di rame e indorate, già esistenti su parafiilmini ch'ei giudicò colpiti da folgore per la fusione avvenuUi nelle punte stesse. Il prof Perego trova imporfcmte il fatto di cecità temporanea da lui riguardato come un fenomeno fisiologico della elettricità: e il Pre- sidente ripone questo tra altri casi non rari in cui il torrente elettrico, investendo un intUviduo, l'offende in varie guise secondo l' intensità.! la direzione ecc., e nel caso attuale reputa che la giovane sia stala col- pita da forte scossa, la quale sospese per l'accennato tempo la facolti» .sensitiva del nervo ottico o della retina. Al prof Maiocchi pare che il fenomeno fosse prodotto dall'azione di una materia attenuati, trasportata dal fulmine, e ne trae argomento daUa sollecita guarigione della fanciuUa. Il prof Orioli, senza negaie la frequenza dei trasporti indicati dal preopinante, crede che per la spie- gazione del presente caso non sia necessario ricorrere a questi. Citano i)0i l'uno e l'altro alcuni fatti in cui si è assoluUnuente verificato l'al- legato tra.sporto di materia sottile. Viene in proposito di ciò anche il prof Vismara ad esporre di possedere egh stesso una massa presso- che sferoidica con tracce eh fusione, la cui formazione egh riguarde- rebbe prodotta coU' intervento del fuhnine: U qual pezzo, a richiesb. — 40 — tlcl coiUc Belli», proinetle ili presentare alla Sezione in una (Ielle liitmc adiinan/.e. Dalla catluta del secondo fulmine sulla casa situata tra i due pa- rai'ulniini . e da un analogo fatto ricordato dal prof Perego trae par- tito il prof. Orioli per osservare clic non solo l'altezza, ma ben più la natura del sottoposto suolo determina il raggio della sfera di azione di un parafulniiae, il quale, per le differenze di suolo, è varialiile da luogo a luogo e nelle \arie direzioni di un luogo stesso. Dopo alcune riflessioni del prof Maiocclii dirette ad appoggiare quelle fatte in principio dal Presidente, sul modo col quale dovrà jii'o- crdere la Sezione nei lavori successivi, è sciolta radunanza. fisti) — Il Presidente Prof F. Orioli. Prof G. M. Lavaoina. I Segretarii \ Prof F. Cattaneo. / Prof L. Magrini. -oS3gS»igcS<:- ADUNAINZA DEL GIORNO 10 SETTEMBRE j\ pprovato il processo verbale dell'adunanza antecedente, letto ilal Segretario prof. Catlitneo, il Presidente ricorda che dovendosi in ogni Congresso proseguire l'opera dei precedenti, gioverebbe trattare alcune delle fjuestioni legate dalla Riunione di Lucca, segnatamente allorquando mancassero argomenti nuovi, o fossero meno imporUmti di (pelle. Poscia il prof. Magi-ini si fa a desciùvere alcune esperienze da lui eseguite sulle correnti elettriche per cimentare le precipue conclusioni della teoria d"C)iim. .Stnbill egli a spese della munificente cittì» di Milano due sistemi di conduttori isolati che da essa vamio a Monza, e ritor- nano lungo la linea della frapposta strada ferrata ; uno de' quali è for- mato con filo ili rame del diametro di "/g di miUim. , 1" altro con filo di (erro. Un reomotore alla Grove introdotto in quel circuito di 25200 metri di filo di ferro produsse efletti galvanometrici che apparvero con- tradditorii alle dottrine già ricevute. Conciossiachè l'intensità della cor- rente non aumentò sensibilmente, accresciute a poco a poco le super- ficie eccitatrici delle lamine della coppia voltaica fino ai •*/« della totale loro grandezza. Risultò anzi che le superficie attive d' un reomotore. allorquando sia lunghissimo il reoforo, possono rendersi tre o quattro volte minori senza alterazione sensibile dell'intensità della corrente. L'autore trova conciliabili questi elfetti colle dottrine ricevute ap- plicandovi la legge di Ohm : giacché nei brevissimi circuiti essendo piccolissima e quindi trascurabile la resistenza esterna , mentre ne' cir- cuiti grandissimi si può invece risguardare trascunibile la resistenza in- terna, ne deriva che le intensità delle correnti devono nel primo caso crescere moltissimo ingrandendo le lastre inmierse nel liquido, e nel secondo caso restare proporzionali alle forae elettroscopiche . ossia alle 6 — 42 — tensioni iniziali, le quali, finché rimangono costanti, rendono eziandio costanti le deviazioni cotnuncjue nuitino le grandezze delle lastce. liaf- (orzò egli queste vedute ripetendo V esperienze con quattro reoinotori alla Bagration, la cui resistenza interna ò molto maggiore, e quindi paragonabile all' esterna. E cogli stessi ])rincipii si rese conto del](! variazioni sensibili osservate nell" intensità delle correnti prodotte da alcune conJjinazioni di silliitti reomolori. Fa conoscere in seguito gli indizii ricavati da alcune di Ini indagini, i quali conducono a sospet- tare che le correnti, qualunque ne sia l'origine, non dififeriscano che rispetto alla (pianlitìi, all' inlensilà , alla durata. (ìli sendjra anzi non potersi concludere l'eguaglianza di due correnti dal solo dato che fanno deviare d' tuia medesima quantitìi l' ago d' uno stesso galvanomctro. E finalmente espone il sospetto che tra le correnti elettriche possano sus- >istei'e quelle tlillt-renze che s" incontrano fra i raggi luminosi di colori dillerenti ed i raggi calorifici di sorgenti diverse. Proponendosi il prof. Magrini di proseguire l' esposizione dei suoi lavori in una delle future adunanze, stima conA'enevole il Presidente di non aprire la discussione su di essi, che dopo l'intera loro comu- nicazione. Propone di nominare una Commissione che assista alla ripe- tizione delle citate esperienze : incarico che il canonico Bellani vorrebbe riserbato alla Conmiissione già sussistente istituita dalla Congregazione municipale per le esperienze proposte dal cav. Matteucci. Ma appoggiato il Presidente anche dal sig. Podestìi di Milano conte Ca.sati, il quale osser\ a che il Congresso adimato deve prendere lU per sé cognizione di tutte le esperienze da farsi, aggrega alla sopraindicata commissione i signori comm. Plana, e professori Mai-ianini, Mossotti, e Maiocchi. Dopo alcune riflessioni dei professori Maiocvhi e Marsih sulla pre- cedente lettura, si reca a descrivere il prof Cavalieri nn suo micro- scopio catadiottrico. E desso composto d' un cihnih-etto di vetro si- tuato vcrticahnente e del cUametro (U circa hnee 7. La base inferiore del medesimo rivolta all' oggetto da osservarsi , e distante da questo di circa 7 Lnee, è concava esteriormente e consta di una calotta sfe- rica centrale circondata da una zona di altra sujierficie sferica di raggio maggiore che al paii della prima ha il centro sull' asse del cilindro. La base superiore di questo è pur es.sa fonnaUi di due parli analoghe: se non che alla calotta, debohnente concava vei-so l'esterno, succede — 43 — una zona convessa. La CJilotta della base inferiore e la zona della su- periore ricopronsi di sUignola, e verso l'inlerno del cilindretto fanno l'uflìzio, (juolla (li specchio convesso, questa di concavo. NotJi l'autore come |)(T silliitla costruzione il suo microscopio non sia clie un tele- scopio di Cassegi-ain diretto e a piccobssime dimensioni. Un raggio luminoso partendo dall' oggetto osservato descrive entro il vetro una spezzati conij)osta di ti'c parti rettilinee, entrandovi ed uscendone senza subire sensibile rifrazione, perchè ne' due casi incontra superficie che gli sono prossimamente perpendicolari. Rilevati dal prof. cav. Amici i pregi del proprio istrumento, anche in confronto d'un microscopio catatUottrico, espone l'autore di poterlo ridurre a soli quattro pollici di lunghezza ed aver tulta\na un forte ingrandimento. Conclude appropriandosi l' idea di formare un micro- scopio in piccolo e di gran forza, modellato sul telescopio di Casse- grain, confessando per altro che quella di adoperare a tale effetto un sol pezzo di vetro è interamente dovuta al cav. Amici. Dopo di ciò il prof Vismara descrive una macchina magneto-elel- trica di Clarice esposti! cogli oggetti d'industria in Milano ed eseguita da Francesco Persico assistente al gabinetto fisico di Cremona. Essa lia una calamita che porta 125 libbre^ dà scosse e scintille anche a calamita perfettamente cliiusa , e tale è V intensità della corrente da produrre la scossa in due persone su terreno asciutto distanti fra loro tli circa IO braccia. Il prof Magrini cita, in esempio di maggior energia, una maccliina elettro-magnetica appartenente al gabinetto del Liceo di Porta Nuova . costrutta dal macchinistii del Liceo di Sant'Alessandro, la quale produce violentissimi effetti in chi serva a compire il circuito composto per metà da un filo metidlico, e per metà dalla teiTa, ed esteso da Milano a Monza. Notiuidosi poi dal prof Maiocchi la differenza delle due macchine, osserva il Presidente che istrumenti siffatti, comunque buoni, i quali non presentano pregi essenzi.ilmente nuo\n, A'ogliono essere soltanto indicati. Il Presidente quintli riferendosi al secondo dei quesiti pubblicati dal prof. Maiocchi e registrati nel processo verbale dell'adunanza del 21 settembre della sezione tli Fisica del Congresso di Lucca, propone la quistione se sia possibile di sUibilire con piccola spesa gi-andi elel- tromotori da impiegarsi nelle arti come fonti perenni di elettricità. E — 44 — ciiiienlaiidosi alla di lei soluzione, espone come gli venisse suggerito dalle pile alla Bagration il tenliitivo di praticare nel terreno molte celle, ciasciuia ili\isa in due parti da un diallaninia terreo poroso da riein- pii'si alternativamente di due liquidi poco costosi, agenti e reagenti l'uno sull'altro, che conuuiicando attraverso il diafi'auiina diano continuo s\ ilnppo air elettrico , il quale si trasmetta da cella a cella biloculare con alcuno ilei metotU conosciuti. Non omette di avvertire come non nianciiiiio per lo scopo suddetto liquidi basici ed acidi a buon mercato. 11 prof. Maiocchi, alludendo alle molte applicazioni che si potreb- bero fare tU ipella sorgente continua d' elettrico , incUca lo s\dlupp() dell" ossigeno e dell' ichogeno per uso delle arti , raimnentando come il Jacobi a Pietroburgo per la produzione della così detti» luce siderale si valga della pila; e il sig. Ferrari muovendo l'utiMtà di detto elet- tromotore anciie dalle svariate azioni dell' elettiico , narra un fatto a mostrare 1' efficace intervento eh questo fluido nel ridestare la vegeta- zione languente delle piante. Il prof. Orioh finalmente accenna come si potrebbe adoperare ijuella fonte peremie d'elettricità nelle decom- posizioni e ricomposizioni lente alla maniera di Becquerel, che cUver- i-ebbe mi mezzo utihssimo alla chimica in grande capace di dare pro- duzioni nuove. E conclude che la pila ridotta alla massima semjiUcità e al miiiimo dispencho nell'uso, diverrebbe forse 1" istiimiento an;ditico e sintetico per eccellenza; e che gh Itahani, studiando di perfezionare la pila cui già si dee la fisica e chimica moderna, conquisterebbero nuova gloria con quello stesso istromento, la cui hivenzione è già .sì bei vanto della Pemsola. È sciolta r adunanza. Visto — Il Presidente Prof. F. Orioli. f Prof G. M. Lavagna. 1 Segretari! 1 Prof F. Cattaneo. ( Prof L. Maghini. ADUi\ANZxi DEL GIORNO 17 SETTEMBRE D< 'opo una lieve aggiunta, domandata dal prof. Maiocciii, al pro- cesso verbale dell' antecedente adunanza letto dal Segretario prof. La- vagna, viene questo approvato. Legge poi il cav. Marianini una sua memoria sul magnetismo dis- simulato, nella (|u;Je, dietro esperienze in parte da lui riferite, sta- liilisce in primo luogo poter esistere m un ferro uno stato magnetico senza che esso sia riconoscibUe coi soliti mezzi di esplorazione. La quale particolare distribuzione di magnetismo si ottiene, se dopo di aver cala- mitato un ferro in dato modo, lo si sottopone ad un'azione magnetica di opportuna intensità, e capace, se operasse su ferro smagiìetizzato , di imprimergli una polaritìi opposta alla precedente. L' intensità di que- sta seconda azione magnetizzante clie toglie ;J ferro, almeno apparen- temente , ogni virtù magnetica , è sempre minore di quella la qu;Je pro- dusse m esso il magnetismo primitivo. Che poi in un ferro cosi trat- tato esistano veramente due magnetizzazioni opposte e dissimulantisi , Io prova r autore coli' osservare che sottoponendo il ferro ad mi' azione j)uramente smagnetizzante , qual sarebbe la percossa , ricompaiono i se- gni del magnetismo primitivo, il quale, per essere piìi intenso dell'al- tro, è in proporzione meno di lui indebolito dalla causa smagnetizzante. Dall'esistenza del magnetismo cUssimuIato trae in secondo luogo il cav. Marianini la spiegazione dei fenomeni di vai-iazione nella su- scettibilità che haiuio i ferri di magnetizzarsi con un detei-minato polo ad una delle loro estremitìi. Imperocché risultando da altre sue espe- rienze che r effetto prodotto da un" azione magnetizzante sopra di lui lerro già magnetizzato (tenda poi essa a rinforzare o ad indeboUi'e il di lui magnetismo) è proporzionatamente minore quando più intenso — 46 — è Io stato magnetico del ferro, ne viene che sottoposto a simile azione un ferro a maf;ncti.smo dissimulato sorgerà in esso una polarità più \igoi'Osa se cpiell" azione cospirerà con quello dei due magnetismi ilis- simulati che è più intenso. Cliiude egh poi il suo discorso enumerando i cambiatnenti che av- vengono nello stillo magnetico apparente tU un ferro, il quale privo o l'ornilo di polarità, ma contenente magnetismo dissimulato, si sottoj)onga ad un'azione o puramente smagnetizzante, od atta ben anche a pro- durre magnetismo, e raccomandando di fai* uso della prima di queste azioni anziché delle contrarie magnetizzazioni quando vogUasi spogliare ili magnetismo un ferro. Termhiata questa lettura, domanda il prof Maiocchi se la diversa suscettibilità del ferro, dolce o poco temprato, ad essere magnetizzato in un determinato modo dipenda veramente da magnetismo dissinuilato o non piuttosto da un cambiamento molecolare: cui il cav. Marianini lisponde, dipendere da cambiamento molecolare la suscettibilità asso- luta, mentre quella di acquisUire un certo polo da una data parte de- riva dal magnetismo dissimulato. Il cav. Mossotti domanda se i due stati magnetici che si dissimulano siano eguah , e ottiene dall' autore una risposta negativa. Ridette poscia il comm. Plana che, volendosi nelle esperienze del cav. IMarianini raggiungere la legge dei fenomeni in questione , biso- gnerebbe liberarle dall' influenza magnetica della terra , determinando col metodo di Gauss il momento magnetico del corpo magnetizzato : e il Marianini soggiunge clie non fu suo oggetto il rintracciare l'alle- gata legge. Il prof Zambra domanda in seguito se in un ferro il quale, acqui- stata una data polarità, l'abbia in seguito perduta per un'azione sma- gnetizzante, si riproducano da sé, e dopo mi lungo riposo i segni del magnetismo primitivo, ed il cav. Marianini fa noto che neppure dopo quattro anni alcuno di questi segni ricomparve. L'oggetto della comunicazione del sig. Marianini fa esporre al- l'ing. Sarti il fatto che le sbarre di ferro componenti le rotaie della slrad;i ferrata di Monza si trovano magnetizzate per un quarto della loro lungliezza con vai magnetismo australe, e nel rimanente con un magnetismo opposto. E il prof Maiocclii ricorda come nelle strade — 47 — ferrate a doppio binario di rotaie la posizione dei poli abbia ima re- lazione deterniinaUi colla direzione del ino\'ijnento de' carri. Poscia il sig. C'astclnuovo si fa a svolgere oralmente le proprie idee sulla dimostraziune del teorema di Fernuit, die non si dà potenza oltre il secondo gi-ado die sia divisibile in altre due dello stesso grado. Legge finalmente il prof Perego i risultati di una serie di sue esperienze intorno allo correnti eletti-iche nate dallo sfregamento. Due (liscili r uno di maiiiio V alilo di legno di iJjete sfregati 1' un contro l'altro dispongonsi in due stati elettrici opposti die si palesano al se- pararsi dei diselli. Esplorate separatiimente queste due elettricità , la negativa del legno ili ;ibcte trovasi maggiore della positiva del marmo. Ma se pongonsi contcmjioraneamente i due diselli in comunicazione con un elettroscopio di Bohnenberger, ovvero con quello dello stesso prof Perego, allora anziché ottenersi sempre da questo strumento segni di elellricità negativa, si baiino invece prove di stato elettrico or ne- gativo or positivo, secondo la varia natura de' corpi adoperati per sta- bilire la comunicazione fra i dischi e l' elettroscopio. Ora , supponendo die questa varietì» di risiUtamento dipenda da una chversa attitudine die hanno i corpi a condurre piuttosto l'mia che l'altra elettricità, il |)rof Perego deduce dalle numerose sue esperienze che, allorquando due correnti elettriche 1' una positiva e 1' altra negativa si muovono incontro j)er distruggersi e neutralizzarsi , i corpi non aprono un pas- saggio egu;Jiiiente facile ai due fluidi elettrici: e che i buoni defe- renti e (|uelli che vi si accostano diventano a preferenza conduttori del fluido elettrico positivo , mentre i coibenti e i conduttori imper- fetti lo diventano a preferenza del fluido negativo. Chiude il suo dire appoggiando V opinione di coloro che credono comportarsi i corpi in modo (hverso rispetto all' elettrico secondochò diversa ne è la fonte : e ricorda a tal proposito che il sapone secco, il quale nelle sperienze di Ermann è unipolare negativo della elettricità Voltiana, conduce di pieferenza la elettricità positiva generata da sfregamento. Offre in fino di mostrare i suoi apparati a quei fisici che ne gi-adissero l' ostensione. Segue quindi una breve discussione tra l'autore e il prof Orioli il quale crede si possano spiegare i fatti comunicali comjjinando con- ^•enientemente i principii della conduzione con (pielli della induzione. Prendono parte alla medesima i professori Marsili e Maiocdii, il se- — 48 — conilo i cadiili presso Tspaliaii i-accoUi e prcseiUali ilal sig. (iaelaiio Oscu- lati, amiuiiciaudo die si accorderebbe coi Presiileiili delle Sezioni di Chimica, Geologia e Zoologia per aggiungere ai suddetti commissarii al- cuni membri di quelle Sezioni. 11 prof. Zani])oni legge la descrizione del modo col rpiale egli rende \ isibili a molli spettatori i colori delle lamine sottili , formandone un giandioso spettacolo nniltilbniie. Introduce egli in una stanza bene oscu- rata un fascetto cilìndrico orizzontale ili raggi solari che, appena entrati, allr-aversino una bolla saj)onacea sovrapposta ad un piano; la indi rifran- gere (piesti raggi da una lente convessa di cinque in .sei pollici di fuoco e distante dalla bolla un po' più di Ud fuoco, perlochè vanno così a di- pingere sull'opposta parete l'immagine dell'emisfero sapoiuiceo rovesciata ed ingrandita in ragione della distanza della parete dalla lente alla di- stanza
  • raMu....nlaic che nel Congi-esso di Lucca venne tiallala la ,|uesli„ne di (lelerminare per Ihlti l.cu couleniiati 11 raggio .rallnit;, dei paraliil- miiii: in proposito di die si propone ,li conumicarc la uiisura ddla di- stanza die passa tra una casa rulminatii nd <1837. e la torre meteo- rologica dd Liceo di Sant'Alessandro munita di parafiilmine. Il Presidente è d'avvHso die fin (jui siano mandievoli ed imper- fi-tti i trattati die si lianno sui parafulmini e sulla erezione loro, non potendosi su di ciò stabilire nuUa d. generale, molto invece dipendendo dalle circosUmze locali die tendono ad allungare o raccordare il raggio di attiviti! : che pertitnto resti a studiarsi la questione sotto il rapp(jrto ddla lunghezza dd conduttori, dei modi di terminarli, della profondità a cui ddihono protrarsi, della maggiore o minore loro distanza dal piede della fìibbrica, della qualità del suolo ove vanno a terminare ecc. Rispetto a ciò il prof. Vismara mette in campo la propria lunga esperienza ed erudizione in tale materia, donde trae die il noto canone del raggio d' attività doppio dell' altezza del parafulmine ò abbastanza esatto in generale, ed aggiunge die egli usa di porre sugli edifìzii da difendersi una rete metaUica di fiU conduttori con molti scaricatori. coUcgando insieme tutti i corpi metallid sovrastanti, aflindiè non si devii \eruna parte della massa fubiiinea. A conferma di che il prof Perego aggiunge die neUa sua lunga pratica, usati presso a poco gli stessi espe- dienti, ne ottenne sempre il miglior risultato. Ma il barone D'IIombres Firmas osserva che le migUori precau- zioni, le (piali viJide sono a nubi tranquille, riescono .spesso inutili fra le montagne , e quando i venti agitino violentemente l' atmosfera. Al chiudersi dell' ailunanza il prof Malocchi narra un fatto av- venuto or non sono molti anni in Milano, a mostrare quanto si debba por mente alla (pialità dvl suolo ove terminano i conduttori. Ricercatosi infatti il perdio un jiarafulmine , d'altronde ecceUente, costruito suUa — 56 — guglia inaggiore del Duomo non dileiidcsse la fabbrica, si trovò die la cisti-nia nella (jiiale esso si scaricava, e che ripuUivasi a fonilo inoi'to, aveva invece un fondo selciato. Visto — Il l'resid<'nle Prof. F. Orioli. l Prof. G. M. Lavagna. I Segretarii \ Prof F. Cattaiveo. 1 Prof L. Maouiini. -o-5BgS«SIK- ADUNANZA ni'L GIORNO 19 SETTEMBIIK J--'opo l'approvazione del processo verbale della precedente adu- nanza letto dal Segrctiirio prof. Lavagna, il Presidente annunzia ciie il domani si eseguiranno davanti ai menJjri effettivi della Riunione, le già annunciate esperienze del sig. Scliònbcln sidl' ozono. Raccomand;» quindi ili mcìnbri aggiunti alla Commissione già istituita dal Municipio per la ri- petizione delle sperienze del cav. Matteucci di soUcciLire la loro coope- razione , affinchè il rapporto in proposito possa essere Ietto il più presto possibile: e dietro mozione del cav. Mossotti, prega a prenderai parte il march. Ridolfi come conscio delle suddette esperienze. Questi, nel- r accelt^uc Y incarico , aggiunge , il fighuol suo non egli stesso essere stato presente alle sperienze mentovate. L'ing. Cadolini, inerendo alla proposta del sig. Destrerio intorno allo studio de' cementi formati colle calci lombarde , osserva che questo slutlio dev'esseie preceduto da una (.lihgente esplorazione dei diversi territorii composti di formazioni calcaree o cretacee o marnose, e che egh stesso da più anni vi ha dato mi impulso , e colle sue pubbhcazioni, e con un progranuna di ricerche in proposito diretto a molti geologi ed ingegneri milanesi. Approfittando dell' attuale cijcostaiiza cliiama adesso a cooperare seco lui tutti gli ingegneri ed arcliitetti della Penisola, ai cpiah suggerisce di trasmettere i risultati delle loro esperienze ed osser- vazioni fatte in ogni Stato d' Itaha ad un centro, che per le provincie lombarde potrebbe essere la sezione tecnica della Società d' incoraggia- mento delle scienze lettere ed arti di Milano. Chiude il suo dire pro- ponendo che il ({uesito: StiuUo delle sostanze calcari e cementizie, con- siderate nello stato naturale, o di combinazione con altre sostanze alte a renderle piìi o meno pronte a lapidijìcarsi, piti a meno resistenti, e 8 — 58 — dei metodi di prepararle o di nmitipolarle ^ venga inserito Ira (jiiclll die sono raccoiiuuulati nei Congressi italiani^ alla (|iial domanda il Pre- sidente, per quello eJie lo concerne, ben volentieri aderisce. Ha in seguito la parola T ing. Cusi , il ({iiale fa conoscere alcune sue sperienze eseguite specialmente sui nostri canali navigabili coi gal- leggianti semplici, con corpi specificamente equipesanti all'acqua e col- locati a varie profontlitù nella medesima, e col galleggiante composto modificato in modo che si potesse conoscere se quel diametro della palla superiore, il quale riesce al punto in cui alla medesima si at- tiicca la funicella, rimanga o no verticale durante il movimento dello strumento. Dalle quali espei-ienze egli crede poter dedurre che tutti i fili aquei corrispondenti ad una medesima verticale posseggano un' uguale velocità. Desci'i\e in seguito altre sue .sperienze dirette a determinare come varii la velocità media di un'ac(|ua corrente equabilmente in un alveo a sezione rettangola al variare della sua altezza sul fondo. Pre- parati nove rigagnoli di uguale portata, ne riceveva a libera caduta r efflusso in uno stesso canale, e notava l'altezza dell'acqua in una data sezione del medesimo allorché uno, ovvero quattro, ovvero nove riga- gnoli \\ immetteva. Li queste sperienze ed in altre istituite sul Chiese in iscala più grande, egli trovò essere i quadrati delle altezze della cor- rente proporzionali alle portate della medesima, e per conseguenza la velocità media pi'oporzionale alla semplice altezza: il che costituisce la nota regola stabiUta dall' ah. Castelli. Il prof. Vincenzo Amici osserva fra le altre cose come varii au- tori, e segnatamente il Venturoh, abbiano già dimostrato quando nel moto delle acque si verifichi presso a poco la legge del CasteUi, quando quella del Guglichnini, riferendosi questa alle rapide correnti e quella alle lente. In quanto poi alla prima serie di esperienze dell'autore, gli domanda quale fosse la celerità nel canale in cui esse vennero eseguite, perchè , se piccola , l' istrumento avrebbe potuto non avvertire le mimme diiferenze (fi celerità alle v-arie altezze. Sorta una chscussione tra l' au- tore e gli ingegneri Possenti, Michela e Staurenghi, i quali non con- sentono col primo rispetto a molti particolari riguardanti gli accennati sperimenti, viene il Vice-Presidente cav. Mossolti a conciliare la dispa- ri tii ilelle opinioni giu(hcandola dipendente dall' averli eseguiti in canali pe' quali la teoria può accordarsi coi lisullati del sig. Cusi, il che per — 59 — altro ù 1)011 lungi dall' avvenire nei fiumi a corso libero. Parlano pure sullo stesso argomento i signori De Ciistoforis , Osenga e Cappello. 11 sig. De Cristoforis parla intorno ai vantiiggi recentemente rico- nosciuti nelle ruote a chiocciola tottibiicnte immerse nell'acqua e so- stituite ne' piroscafi alle consuete ruote a palmelte: e prosegue propo- nendone l'uso nei bastimenti da guerra, nei (piali dovrebbe rof|ui|iaggio porle con opportuno congegno in movimento, ogni qualvolta inmùnente pericolo di burrasca od altro bisogno lo richieda. Il sig. Pedrazzini, reputando importantissimo l'esame delle calci, invita i fisici a considerarle anche sotto il rapporto igienico, attese le emanazioni genei-almente riconosciute nocive degli intonaciii recenti^ e il Presidente osserva essere un tale commendevole pensiero di spettanza (Iella Sezione di Mechcina, alla quale sarebbe conveniente il sottoporlo. L' adunanza ascolta per ultimo il riassunto verbale che il prof. Maiocchi fa di una sua notxi stampata intorno alle immagini protlotle da esalazioni vaporose sulla superficie dei corpi, nella quale, discutendo tutti i fatti sinora osservati in proposito da Moser e da altri fisici, con- chiude che 1" ajiparizione di t;ih immagini dipende da un ineguale cam- biamento (fi adesione avvenuto nei varii punti della superficie anzi- detta per opera degli agenti imponderabili e delle chimiche e meccaniche azioni. Il prof OrioU, non lifint^mtlo una tale spiegazione, osserva essere impossijjile il ridui-re tutti quei fenomeni ad un'unica cagione, e gene- rahzzandone il concepimento, considera come essi consistano in lamine sottili di materie estranee deposte su corpi puliti, le quali per l'azione dei così detti imponderabili o per \'irtìi cliimica subiscono modificazioni inegiiaU nelle varie loro parti , e di natura ora fisica , ora chimica. E fermandosi specialmente sull'influenza della luce, nota ch'essa può rie- scii-e di chfierente energia secondo la varia grossezza della lamina sottile , o-sservando ciie come la grossezza della lamina influisce sulla disposizione e la natura dei colori che %' ingenera la luce . vice\ ersa è pi'obabile che questii modifichi la maniera d' essere della lamina .stessa. Usto — il Presich'iilc Prof F. Okiom. 1 Prof G. .VI. Lavagna. I Segretari i Prof F. Catta>eo. ( Prof L. Maiìhim. ADUNANZA DEL GIORNO 20 SETTEMBRE X alta dal Segietario piof. Cattaneo la lettura del processo verbale della precedente adunanza, che viene approvato, ricorda il Presidente che, dopo r attuale, avranno luogo innanzi alle Sezioni di Fisica e Chi- mica riunite le note esperienze del sig. Schònbein. Ila quincU la parola il prof. Bianchi per comunicare una lettera dell'astronomo sig. Colla di Panna, in cui riporta l'osservazione di un anonimo registrati! nel num.° 42 della Biblioteca universale- di Gi- nevra, cioè di una luce singolare alquanto simile alla luce zodiacale, ma situata sempre nel meridiano magnetico, più viva verso il noi'd- -ovest che al sud-est, e tale da ravvisaila talvolta a cielo affatto co- perto. L'autore riferisce d'aver notato il fenomeno fino dal 1825, cioè molto innanzi che fosse annunciato dall' anonimo , e d' aver poi sempre continuato a ravvisarlo, con questa differenza per altro, che non gh apparve mai a sud-est e rarissime volte a nord-ovest a cielo nu- voloso. Se il lume crepuscolai-e , la luce zochacale , o la presenza della luna non si oppongono, è sempre \'isibile, e presenta la maggiore m- tensitìt luminosa nella direzione del meridiano magnetico. Talvolta si fa più estesa, più definita e brillante, e da candida, come si presenta d'ordinario, questa luce da lui detta magnetica colorasi leggermente ui giallognolo : nelle epoche poi di sua maggiore intensità riscontrò perturbazioni più o meno sensibili nell'ago calanutato di dechnazione. Termina il sig. Colla raccomandando di unire l'osservazione dell" ad- di tiito fenomeno alle altre che saranno comprese nel piano generale ed uuifomie di osservazioni cU fisica terrestre ed atmosferica per tutta Italia. Il cav. G. B. Amici esita a credere che il fenomeno si fosse — f.1 — potuto scorgere a cielo nuvoloso , tanto più che la luce delle aurore Ijoreali, cui i professori Frisiani ed Orioli lo vorrebbero quasi attribuire pei molli caratteri clic gli sono comuni con esse, non si scoi'ge a cielo coj)erto. l'L il cav. Mossotti ricorda in proposito cjuelle luci che sono tal- volta visibili durante l'intera notte, di cui fò menzione in addietro il Biot nella Comioissancc dcs tcmps. Chiede in seguito la parola il sig. De Cristoforis per ritornare sopra lino de' soggetti della precedente adunanza , proponendo cioè uno stru- mento per la misura della velocità delle acque correnti. Consiste questo in due globi vuoti connessi in modo da potersi avAicinare od allonta- nare a piacimento. Ciascuno di essi ha un tubo comunicante coli' at- mosfera ed inoltre un foro munito di valvola. Tenuto l'istrumento in modo che la palla superiore sia immersa a fior d'acqua, nell'atto in cui con apposito congegno composto di una ruota e di un'asta den- tata si aprono le due valvole, dee porsi in movimento un orologio a polvere, ed iiuli misurarsi la quantità di acqua entrata in ciascun globo nel noto tempo. Eseguito ciò, tanto in un'acqua tranquilla che in una corrente, crede che dalla differenza delle quantità di fluido entrate nei due esperimenti si potrebbe rilevare la velocità a tutte le altezze, per- mettendo lo strumento di tenere la seconda palla distante quanto atioIsì dal pelo dell'acqua. Il prof. Zamboni legge le proprie osservazioni sulle correnti in- dotte nei fili del galvanometro dal magnetismo dell' istrumento. Ram- menta l'autore che, in opposizione a quanto recentemente asserì il signor Dujardin, aveva egli sino dal 1833 pubblicato negli Annali delle scienze del regno lombardo-veneto la scoperta delle correnti d' induzione nel filo del suo elettroscopio dinamico universale per la sola influenza del magnetismo anzidetto: se nonché il fisico francese servivasi a questo in- tento di due galvanometri alla Nobili disposti in guisa che gU estremi del filo di uno comunicassero, meihante fili metaUici, cogli estremi di quello dell'altro, mentre si accorgeva egli della esistenza di quelle correnti enumerando le oscillazioni che il fdo del suo elettro.scopio confomiato in anello esegui\'a tra le calamite dello strumento, e quando esso costi- tuiva un circuito completo e quando era interrotto. Aggiunge che per mettere meglio in c^^denza il fenomeno usò anciie, alla maniera del Dujardin, di due de' suoi elettioscopi in modo che i loro fili costituis- — C2 — sero un unico circuito metallico, ed allora, flttto oscillare l'anello di uno ili ([nef;li strumenti, le contemporanee oscillazioni dell'anello del- r altro j;li servivano di indizio delle correnti elettriche sviln|)palesi u(!l primo in \iriri delle magneti, in presenza delle quali esso oscillava. Il prof. Magi-ini lii riflettere che le analoghe sperienze dei signori Zamboni e Diijardin devono solo riguardarsi come utili conferme delle correnti eletiriche indotte tlal magnetismo scoperte da Faraday: del che l'autore stesso conviene. 11 prof. Minich legge quindi una sua memoria sidla integi-azione delle funzioni di più variabili. Aveva egh già oflerto negli atti del IV C]ongi-esso scientifico italiano un teorema sul modo di esprimere l'in- tegrale finito di qualuufjue online di una funzione a più variabili, per mezzo degli integrali delle dilferenze finite parziali di questa funzione. Nella presente memoria egli incomincia dall' avvertire che la medesima formola vale del pari per gli integi-aU totali delle funzioni diflcrcnziah, col solo mutamento de' segni relativi, e dopo di avere così accennata l' estensione del metodo già conosciuto per l' integi-azione totale delle funzioni diirerenziali alla integrazione delle funzioni alle differenze finite di più variabili, osserva che cp.iesto metodo non si potrebbe applicare ne' casi in cui fosse stata assunta un' Ipotesi (pialunque circa agi' incre- menti delle variabili indipendenti. Imperocché nella funzione ad integra- zione eseguita, non conservandosi allora alcuna traccia di questi incre- menti, non è più possibile di riconoscere qual sia la differenza parziale della primitiva funzione rapporto ad una data variabile , coli' amiid- lare gl'incrementi delle altre quantità che si ritengono costanti. Onde supplire a questo thfetto degli elementi della scienza, l'autore propone un metodo fondato suUe semplici considerazioni seguenti. Sia z una funzione primitiva di più variabili .x\ 7', m, ec. e A"z la proposta difièrenza finita, che si vuole integrare ima o più volte, quahuKjue sia r ipotesi assunta riguardo agi' incrementi di quelle variabili. In virtù di questfi ipotesi si conosceranno le espressioni di 2^1= ? (.r) ; lyi = X ( r) : l„l = -f («) ecc. , cosicché nella ipotesi degli incrementi costanti A.r = /<: A >=A-: Sii=zr si avrebbe o (•^•) = y • / 0) = J ^ H") = 7 l'id a\\ citasi clic \arrebije lo stesso metodo (ini sotto accennato anche — ()3 — nel caso in cui le espressioni di l^i, ^^1,2„< fossero funzioni di due o più variabili indipendenti. Ciò posto si può ragionare nel modo se- guente. Se assumiamo ?(-^) — X(j) = «, ; ? {.r) — 'P{u) = t^ecc., le nuove (juantitó t^ , t^ evidentemente non variano al variare ài jc , 7, n, ecc., e perciò si debbono ritenere cestiniti. Ora se col soccorso di fpieste eguaglianze si suppongano eliminate le variabili j, u, ecc. dalla piimitiva funzione z, essa diviene funzione di .r, t , t^ ecc., cioè fun- zione della sola variabile x. Dunque eliminando del pari j; «, ecc. dalla j.roposla funzione A'-, essa si può riguardare come provenuta dalla dillèrcnziazione di una funzione primitiva della sola variabile x, e se ne avrà l'integrale totiile coli' integrarla rapporto ad .r, ed intro- durre nel risultato le superiori espressioni dì t^ , t^ ecc. Evidentemente le costanti arbitrarie portate daUe successive interazioni potranno es- sere funzioni arbitrarie delle quantilii invariabili t , t^ ecc.. cioè Ma siccome l'espressione di un integrale totale m:""' si rende com- pleti, coli' aggiungervi una funzione intera e razionale dì U del si sciolga da una combinazione chimica od entri a far parte ili un'altra ila in sé le condizioni per svilupjiare la elettricità. Conclude finalmente che se anche rimanesse una qualche eccezione alla teoria elettro-chi- mica della pila non però tale da distruggerla , spiegandosi con essa d" altronde tutti gli altri fenomeni, sarebbe sempre preferibile alla teoria del contatto, la quale, oltreché essere inconciliabile con alcuni di essi, presenta qualche cosa d'inesplicabile e d'incomprensibile fin da principio. Il prof Maiocchi in a|ipoggio della teoria chimica, domanda come si spiegherebbero in quella del contatto le recenti pile a gas. 11 prof. Botto opina in favore della teoria chimica, anche perchè in essa tra l'azione elettrolitica e le altie azioni v' è la relazione di causa e d' cfletto, ciò che non avviene nell' altra teoria. Qui osserva il prof Zamboni, che se trattasi della sola tensione eleltrica rcITelto è sempre proporzioiiiJe alla causa, perchè essa cresce col numero delle coppie. Parlano in |iroposilo anche i signori Cappello e Duran, il primo de" quiJi osserva che in aria molto asciutta una pila a secco cessa di agile. Poh line alla discussione il piof Orioli, osservando che fu suo intento di esporre la dottrina della pila in generale; ma che ncU' appli- carla a' casi particolari saranno ancora necessarii lunghi stuihi e nuove considerazioni. Il prof \ ismara jire.senta alla .Sezione il .sasso da lui jiromesso in una delle precedenti adunanze, eh' egli suppone formato dalla con- glomerazione ili materie trasportate da un fiilmine; e il Presidente an- nunzia che sar<-l)bc stato esaminalo da alcuni geologi e chimici. Mostra pure un ammasso di cotone ed un velo carbonizzali da altri fuluiini, ed — 67 — inoltre un ramo tli salice spaccato longitiulinabnentc e iliscioito ne' suoi (ilaniciili, coni' egli dice, dalla forza espansiva del torrente fulmineo. Un simile fallo viene pure notalo dal prof Perego. Dopo alcune brevi parole del Presidente circa la frecpienzii di tali lenomeni, si scioglie l'adunanza. Fisto — 11 Presidente Prof. F. Orioli. ÌProf G. -M. Lavagna. Prof F. Cattaneo. Prof L. Magrim. -0^èS*S3g~0- ADUNANZA DEL GIORNO 21 SETTEMBRE .Lello dal Sogretiirio prof. Lavagna ed aj)|)ro\'ato il processo ver- iiale deirullima ailunanza , il Presidente inviti le Commissioni islituilo nelle precedenti adunanze a solleciUuc la lettura dei loro rapporti. Ila in si'i;uito la parola il cav. G. B. Amici, il quale fa vedere I perli'zionaiuenti ottenuti da Talbot nella fotografia, presentando ai membri della Sezione la recente sua opera intitolata: Il pciincì/d della Vatiini . come pure le tavole incise dal sig. Fizeau e tratte da prove d;ic;ueiiotipiche. Parla poi del metodo del sig. Foucault per copiare col microscopio solare, a cui è applicato il daguérrolipo, le tiivole che devono servire ad un" opera di microscopia che si pubblica dal sig. dot- tore Domié cU Parigi. Legge (juincU il prof. Carlini suUa determinazione delle costanti arbitrarie dell' orbita lunare. Ricordata T opportunità del cielo d'Italia per le osservazioni dei moA-imenti lunari, che vogliono essere continue e ass;d ravAicinate fra loro , e rannnentata la perfezione alla (piale oggith è recatii la teorica de' medesimi, nota che le inimethate osservazioni soltanto possono som- ministrare i v;doii delle costanti arbitrarie del problema, che sono la longitucUne mecha , l' anomaha media , la [)osizione del nodo j)cr una data epoca , il moto metUo , 1" eccentricità , 1" inclinazione ; alla deter- minazione delle quali, se vuoisi evitare l'influenza degli errori di os- servazione e dei termijii che per la hjro piccolezza si omettono nel cal- colo aiifiUtico, devesi fare concorrere il maggior numero possibile di posizioni osservale. Ed è per (juesto che potendo egh disporre di oltre duemila osservazioni meridiane incominciate nel 1820, continuate per otto anni da lui iiietlesiiuo, indi estese ad un intero saros dal signor ^ fi9 — StaiiJjucclii , primo aggiunto dell' Osservatorio astronomico , fece uso di ([«elle die corris|ioiidoiio ai primi tre ed agli ulluiii due aimi di fjuesto periodo ])er la ritorca della eccciitricilà e dolF epoca dell' anomalia me- dia. Prima di far conoscere il procedimento e i risultali di ipiesto suo calcolo, lichiama come per ispiegare l'apparente decremento secolare dell' cccentiicità, negato dalla teoiia ma posto in evidenza dal confronto del risultato già da lui ottenuto sino d;d 1812 nel calcolare un centinaio di occultazioni di stelle dietro la luna, con facili anteriormente avuti da Bùrg e Mason, avesse già fin d'allora tenuto computo di una ine- guaglianza nella longitudine della luna nuovamente in quel tempo an- nunciata da 13urkhaidt, introducendola nelle sue tavole lunari mano- scritte, uon ostante che l'analisi di Laplace ne negasse la provenienza dalla integrazione delle ecpiazioni differenziali del moto lunare. Ciò posto rappresentantlosi colla forniola Ae. scn. f + O", 10976. le. cos. e. r aumento della longitudine vera della luna corrispondente a piccolissimi ed incogniti aumenti Ae, à e del coefllciente e della prima ineguaglianza (clic nell'orbita perturbata della luna tien luogo della eccentricità delle Olitile elilticlic) e dell" cjioca e dell' anomaLa media, eguagliava per ciascuna osservazione questa formola alla dilferenza fra la longitudine o.sservata e la calcolata colle sue tavole. Per fcJe modo ottenne molte e(juazioni che, sottoposte al metodo ilei minimi quaih-ati coli" avvertenza di adoperare alla ileterminazione ili ciascuna delle incognite A e, A e. <|uelle sole equazioni nelle qu;Ji il coefllciente di essa era maggiore della unità di\-isa per la radice ili 2 , olBirono come valore di A t- . la piccolissima frazione 0",i4, che rappresenta la correzione da sonunarsi al valore 22G4i",65 del coelliciente della prima ineguaglianza quale fu usato nelle tavole anzidette. La piccolezza di tale correzione desunta dalle osservazioni milanesi del 1820, 21, 22, e da quelle contempo- raneamente fatte a Greemvich, e dall'autore usate come riscontro della esattezza con cui le prime furono istituite, lo condusse a concliiudere che la introduzione della ineguaglianza di Burkliardt. o ih alcun" altra, il cui argomento .sia l'anomaha media aumentata di un angolo che cresce assai lenUimente col tempo, sebbene d'ignota origine, sembra richiesta dalle più esatte osservazioni. Lo stesso prof. Carhni comunica poscia una lettera del sig. Kreil — 70 — aslroiiuiiio a Praga , nella quale , partecipata la notizia eli un viaggio da lui coriipiulo nella Boemia dietro online di quell" Accademia delle scienze e iliretlo a determinare la distribuzione del magnetismo terrestre e r andamento delle curve isogone, isocline e isodinamiche, annuncia di aver ottenuto da S. M. I. R. A. il permesso di estendere nel prossimo ainio 184 5 ranzidello viaggio a tutta la monarchia austriaca, e l'or- dine tli pro\\edeic le macchine necessarie, e di preparare un preven- tivo jiiano di osservazioni. Per la qual cosa egli prega i membri del- l'attuale Congresso, i quali avessero qualche utile norma a suggerirgli in jiroposilo, a volergHcne essere cortesi. Aggiunge in séguito il caA'. Carlini che avendo recentemente mon- tiito il telescopio a riflessione dell' Amici di 12 piedi di distanza focale e i2 pollici di apertura, e l'apparato per la determinazione della lun- ghezza del pendolo semplice costruito in modo diverso dal consueto e da lui meilesimo adoperato nelle osservazioni fatte al monte Cenisio . invitii i membri della sezione ad esaminarli. Termina manifestando la speranza in cui è di poter comunicare, prima che il Congresso disciol- gasi . gli elementi parabolici della cometa scoperta lo scorso mese dagli astronomi del Collegio romano. Legge poscia il comm. Plana una succinta esposizione dei princi- pali risultamenti da lui ottenuti in una recente memoria Sulla distri- buzione permanente dell'elettricità alla superficie di due sfere coìuluttrici supposte mantenute in uno stato di perfetto isolamento. Riassume la teoria dell'elettricità statica fondata nel 1812 dal Pois- son me(hanle la nota ipotesi delle due elettricità ntrea e resinosa, asso- ciata aU" inconcusso principio di Meccanica , dell" equilibrio cioè ili qual- sivoglia molecola elettrica posta nell'interno dei corpi elettrizzati clie. isolati, sono in presenza, nonostante la permanente azione repulsiva od attrattiva dell" elettricitìi bbera , la quale a guisa di strato di varia gros- sezza ne ricopre la superficie. Osserva che limitato dai matematici il problema a due sfere conilultrici e isolate, qu;dunque sia il rapporto dei loro diametri, vi si distinguono tre casi : il primo essere quello in cui le sfere elettrizzate sono messe a contatto 5 nel secondo essere le medesime separate per un interv;Jlo dato ad arbitrio; il terzo caso essere una mo- dificazione del secondo, considerandovisi tale intervallo come quantità assai piccola in confi'onto della distanza dei centri delle due sfere. — 71 — Riporta il fatto c;i|)itale scoperto da Coulomb che cioè nel primo «lei sopraccennati casi ò nulla l'intensità nel punto di contatto sulle due sfere, e l'osservazione di detto fisico che jìartendo da quel punto |)<'r proi^rethre verso il dianielrabnente ojiposlo da aiiilje le parti, è assai debole la forza elettrica. Accenna che Coulomb non diede neppin-e una formola enipii'ica per misurare tale incremento di forza, e gli era assolu- tamente imfìossibile di svelare la eom|)lieata legf(e che lo fi;ovenia. .Mo- stra come a questo difetto supplisse il Poisaon piegando le fimo.se ri- cerche suUa figura della tèrra all'elettricità statica, e rinvenisse le veraci equazioni a dilferenze finite e vaiiabili che inchiudevano la ricercatii legge, purché fossero maneggiate in conveniente modo le funzioni ciie ne rappresentano la soluzione, e come quest'ultimo astruso e laborioso passo fosse da lui stesso superato nella sua opera presente. A dame un' idea egli espone come il Poisson , per rappresentare analilicauieule la sopra indical;i legge, pervenis.se ad una .serio oi-dinata .secondo le potenze intere e positive del seno wrso dell'angolo che misura sulle tlue sfere la disUinza di un dato pmito dal punto di con- tatto: e trovato nullo, dopo maestrevoli calcoli, il primo termine di della .serie non andò j)iù innanzi, e ne arguì che la legge in questione ave\a jìcr j)rinio termine il (juadrato del seno wrso , cioè una ([uan- litìi che aj>pena arriva ad un «heci millesimo per nove gradi centi- graili iliJ jjunto di contatto. Qui osserva il prof Plana come il Poisson Ira.seurò d' obbiettarsi che il coellicicnte assoluto di questo quadrato poteva essere un numero assai grande, nel qual caso sarebbe indebo- lita! la forza della conseguenza. Egli pertanto s'accinse a calcolare con un luiovo metodo silfatto coefliciente. e trovò che constava di varie parli, (U contrario segno, le (juah si elidevano esatlamcnte com'era avvenuto al Pois.son nel termine precedente. Questo risultato lo mise vieppiù in sosjietto sulla natiua del terzo termine che dieti-o i ragio- namenti del sullodato geometra sarebbe rimasto il piimo termine si- gnificativo della serie. Ond' è che malgrado la dilficoltà e lunghezza i(ii)lema della distribuzione dell" eletti-icità fra due sfere sepa- rale j)cr un dato intervallo fu da lui risoluto con formule simmetriche atte ad agevolare le applicazioni numeiiche. 11 fenomeno della reciproca influenza vi è esplicit^tmente .scritto. Per esse si chmostra a priori che per iiilluen/.a non può mai variare la quantità algebrica dell'elettricità che prima ricopriva la superficie delle sfere. Cosicché quando una di esse è isolata senz'essere preventivamente elettrizzata, diventa coperta. ])er influenza, di uno strato nel quale le due elettricità sono eguali in massa, ina separat(! da un cii-colo, di cui varia la posizione secondo i raggi delle due sfere e la distanza dei loro centri. Qui accennando alle altre conseguenze che si possono dedurre dalle sue formole, espone l'au- tore d'aver rettificato quelle che aveva dato Poisson per il caso speciale d'una grande chstanza fra le due superficie sferiche. Nel terzo ed ultimo caso, quello cioè di due sfere separate da un piccolo intervallo , la soluzione prima conosciuta aveva bisogno d' essere emendata. Qui, dice l'autore, comparisce un primo termine che rende i-agione della sempre crescente intensitìi elettrica a misura che si acco- stano le due sfere : motivo per cui avvi un momento immechatamente precedente al contatto, nel quale, superata la resistenza proveniente dal- l'aria interposta, succede per scintilla od altrimenti una difi'usione del- l'elettricità fra le due sfere. Ed è tale questa dilTusione, nell'atto del contatto , che svanisce quel primo termine , stante il nuovo rapporto che si stabilisce fra le due quantità totitli d' elettricità (hsseminata sul- r una e l' altra sfera. Diventata per tal modo nulla quella funzione della distanza che poteva crescere fino all'infinito, non è meravigha se cessa la po.ssibilità dcUa riappnri/.ione della scintilla, quando le due sfere fossero gradatiimente rimosse ilal cont^itto per essere collocate nel posto prece- dentemente occupato. — Ta- li comm. Plana (.■miina 1" analisi .li ,juc.st.i sua opna . la qual<- c|.ianto prima inan.lfrà aUa luce, dicl.iaramlo che i calcoli su cui sono fondato lidi sue ricciclie sussistono lu^l vario ino.lu di concepire T azione t'Ielfrica, purché siano severan.enU- limosse quelle illusioni che nascono • lalla diversitìi dei vocaboli; e conclude tratteggiando il modo gene- rale di procedere del geometra nelle ricerche lisico-matemaUche" sul- 1 cletlricil;!. Dopo tale esposizione, l'ing. Bruschetti Hchiaìna T attenzione della Sezione ad un idrogetto eh rotaie di lerro nell'interno delle città col- l'uso di treni a motori animati. Inc>omincia dall' osservare che le sem- plici guide cU granito neU' interno delle città cU Lo.nbardia noìi basano pai per so sole a produrre ne' mezzi cU tiasporto tutta .p.eUa economia d. motori e di tempo che si può a' nostri giorni desiderare. Per la qual cosa, ad esempio di quanto si praticò neUa città di Budweis sino dal i827, e successivamcnto in altre città della Monanrhia, egli suggerisce l'uso delle rotaie di ferro anche per l'interno delie città di LomlTardia , proponendo un sistema in cui aUa pietra è accoppiato il ferro, e ciascui! binario di guide vi serve al doj.pio uso dei rotanti o.'dinarj e delle strade (errale. Accon.pagna la lettura cU questo progetto coU' ostensione d' un disegno clie lo rappresenta. Tien dietro la discussione sull'origine deU' elettricità atmosferica m segiuto eh quanto fu trattato in altra adunanza, ma la brevità del tempo non pern.ette cU continuala a lungo. Vi prendono parte il ba- rone D'Hombres Firmas e a prof. Zandjom, il quale donumda che una Commissione sia incaricata di i-iferire al fiituro Congresso intorno ;Jle spenenzc ed aUa teoria del sig. Peltier; ma trattandosi di argo- mento che può essere svolto più utiJmento coUa rhscussione in una deUe prossime adunanze, il Presidente non trova conveniente di nominarla Prima cU sciogliere l'adunanza il Presidente prof. Orioli rende conto .l.'gh sperimenti del sig. Schonbein intorno aU' ozono. piAWicamente ri- petuti U giorno innanzi, ai quaH però pochi membri dcUa Sezione erano sUti presenti. Dichiarata la loro importanza e novità, osserva scoiata- mente che se a .spiegare i fenomeni presentati da essi fosse nece°ssario ricorrere alla suppo.sizione d'una nuova sostanza daU' autore chiamaU. ozono, bisognerebbe. ,,rinia eh decidere suUa di lei natura, opeiare .sull'aria spogliati, dai principii estranei che in minima quantità vi sono — 74 — contenuti : che del resto è di pertinenza della Commissione a ciò no- minata il pronunciare un definitivo giudizio, e l'additare lo ricerche clie ancora rnnangono a farsi per mettere in chiaro V esistenza e la na- tuia dell'ozono sudiletto. f^ìsto — 11 Presidente Prof. F. Orioli. IProf. G. M. L.\vACNA. Prof F. (Cattaneo. Prof. L. Magkini. -o^E?S»?S2So- ADUNANZA DEI, GIORNO 23 SETTEMBRE Lja Sezione di Fisici e Matematica trasferitasi alle ore otto anti- meridiane nella scuola di Cliimica annessa alla Cassa d' incoraggiamento deUe arti e mestieri, assistette alla ripetizione degli annunciati esperi- menti del sig. Boutigny d'Evi-eux, intorno ai fenomeni presenL'tti dai liquidi sopra alcuni corpi solidi roventi. Compiutii l'estensione loro, il Presidente rimise si la lettura del rapporto del prof. Belli che la discus- sione alla consueta adunanza dello stesso giorno. Apertiisi (juindi tale adunanza, e approvato il processo verbale tlella precedente letto dal Segretario prof. Cattaneo, comunica il conte Freschi a nome della Sezione d'Agionomia la domanda che venga eletta una Conuuissione di matematici dell'attuale Congiesso, i quali, in unione ad alcuni membri della surriferita Sezione, si consultino sul migliore sistema di pesi e misure da rendersi uniforme per tutta Itaba. Accennata dal Presidente l' utilità generalmente riconosciuta del- l' aiTzidftta uniformità , e ad un tempo quanto sia mdagevole e indi- pendente dai Congressi scientifici il mandarla ad effetto, passa a con- sultiire il voto della Sezione sull'avanzata domanda. Conviene il prof. Maiocclii nella nomina d'una Commissione ciie s'occu])i preliminarmente di esaminare e riconoscere i lavori diversi fatti sulla metrologia de'\arii paesi d'Itiilia, ragguagUando col metro e col cliilogranuno le varie unità di misura e di peso ivi sparse. L' ing. Cadolini soggiunge che oltre un' opera di tnì natuia del •sig. Luigi Malavasi eh Modena fondata su documenti ulliciali pubblicati duranti; il regno iUihco, ne esiste pur una mollo estesa cLi lui com- posta e ])ubblic;ita , che presenterà alla Sezione. Il principe Bonaparte dichiara non avere inteso chi fece la precedente proposta, né la Sezione — 76 — ila cui fu accolti», ili imporre ai mateiualici lestrizioue veruna nelle loro indaì^ini l)ia fral tanto a discutere intoi'uo alla natura d(>llc os- servazioni da farsi, agli strumenti da adoperarsi, al tempo delie osser- vazioni ecc., in modo che sulle norme che venissei'o adottate possano avere cominciamento le osservazioni anzidetto che riceverciilicro coin- plelameulo nel [irossinio Congresso. Fattosi in seguito il prof. Bianchi a leggere intorno ad mi j)iano di meteorologia, osserva che (piesUi, come scienza, non |)uò fondarsi e stabilirsi, fuorché passando pei tre successivi gradi o condizioni di cro- naca , di storia , e di critica filosofica della storia. Egli è d' avviso che finora i cultori della meteorologia, salvo poche eccezioni, non furono che cronisti, e che ciò a cui essi oi'a devono aspirai-e si è di ottenere una buona storia meteorologica d' Italia. Come mezzi a raggiungere (jue- st" intento propone : •i.° Che le specole attualmente stabilite si abbiano a risguardare ([uai prillai e più importanti luoghi di osservazione, come quelU di posizione ben determinata, ed opportunamente scelta per rispetto alle linee di confine coi mari , coi monti , e colle vaUi de' maggiori fiumi : 2." Che dalle iiulicazioni di strumenti fia loro paragonati, osser- vate alle stesse ore del rispettivo meritliano, si desinnano in ciascun luogo le \ariazioni sì diurne che amiue dell' umidità, della temperatura e ilella pressione atmosferica 5 3." Che oltre le jH-incipali stazioni meteorologiche negli osserva- torii . altre se ne stabiliscano lungo le coste tlell' iVdriatico e del Me- diterraneo, e Ira le alte gole degU Apcnnini per conoscere il contrasto ed il passaggio dei fenomeni atmosferici dall' un dorso di tal catena di monti all'opposto; 4." Che in ciascun anno si publ)liclii un amiuario di stoi'ia me- teorologica dltaha. E per formarlo ogni sjiecola dovicbbe trasmettere ad un centro comune non gli originali registri delle proprie osservazioni, ma i ria.ssunti raensiU delle indicazioni degli strumenti per le singole ore di osservazione, le loro variazioni orarie ed annue, le massime, le mi- nime, il numero de' giorni sereni e nuvolosi, la misura della pioggia. il rapporto meilio della forza e direzione de' venti. Vi si aggiungerebbe — 83 — I indicazione delle circosUnize locali d(;ir osservatorio die aver possono in(liien/.a ne' fenomeni almosll-iici, e la relazione circoslanziaL-| di quelli tra di essi che sono più notevoli o per la raiiUi Jiel riprodursi o per la loro singolaritìi. Per tal modo, scorsi pochi anni diilia jìuhijlicazione «li tali anniiaiii, si polrìi recate la iiicleorologia anche al terzo grado che <-ome scienza le coiiipele. <|ucllo c:ioè di critica intorno alia storia ita- liana degli anni antecedenti conlionUit;i con quella delle estere osser- vazioni. Viene poi il prof. Carlini ad esporre ciò che finora fu operato dalla Commissione, della (piale egli slesso fa parte, nominala dall' I.R. Istiluto lombardo al line di costruire i campioni ilei barometro e del lerniOMietro , e di presentare delle nuove sperienze sulle tensioni esante e varia da molecola a molecola colla massa di essa: k ha il medesimo significato per le molecole eteree, ed inoltre è h maggiore di k ed m minore di n. A spiegare la costituzione o l" equilibrio ijiterno dei corpi, imma- — 8fi — giua r autore un sistema ili molecole pesanti nello spazio a quei limiti (li (listan/.a Ira loro a cui l'azione attrattiva elicsi esercita tra lo me- desime non ha uninlluenza sensibile. Ivsseado retore distriliuito intorno a ciascuna cii esse nel modo già detto, suppone che vengano a ravvi- cinarsi fino al limite in cui comincia a divenire sensibile tra di esse l'a- zione attratli\a. la ipiale teMilcrel)l)e a condiu'le a contatto. Ma osserva clic quando due strati ih massima dcn.sità ed adiacenti s'approssimano. nasce dalla somma delle azioni repulsive fra le molecole eteree una ri- sultante repulsiva, che tenderebbe ad esercitiirsi secondo la normale co- nume ai due strati, nei punti in cui, continuando il moto di ravvici- namento delle due molecole pesanti chiuse in ([ucsti strati, gli strati stessi verrebbero in conlatto. .Vmmesso che l' azione repulsiva fra le mo- lecole eteree varii al variare della distanza in una ragione molto [)iii rapida che l'azione attrattiva, dimo.stra col calcolo che la suddetta risul- tante repulsiva supera raltralli\a fra le molecole pesanti stes.se; e tlaUa distanza a cui si comporranno in equilibrio le forze attrattive che ope- rano fra le molecole pesanti e le risultanti repulsive che si esercitano tra £;li strati di massima densità di etere e gli strati achacenti che cir- condano queste molecole pesanti istesse, fa egli dipendere la costituzione del corpo. ^^enendo l'autore alla seconda parte del suo lavoro, vi considera j)ure due problemi : i ." stuihare le azioni ciie una molecola pesante in moto esercita sull'etere che la circonda, ed il moto corrispondente nel mezzo etereo: 2." come, e con quaU leggi, i movimenti clic si propa- gano in un mezzo etereo siano trasmessi alle molecole pesanti che si trovano in esso. Nella pi-ima questione, tenendo a calcolo tutte le forze che operano intorno ad mia molecola pesante, cioè: I." l'azione che questa molecola esercita sulle molecole eteree chiuse entro lo sti-ato esterno di uniforme densità che la circonda 5 2." le azioni reciproche fra le molecole di etere chiuse in quello spazio: 3." l'azione risultante ilei fluido anJjienle; giunge a concludere: esservi nello spazio circostante alla molecola pesante in moto un mo'\'imento d'oscillazione in massa dell'etere, non prima av- vertilo, in cui gh .spazii descritti dalle molecole eteree sono molto su- perioii ai massimi .slogamenti di queste molecole nelle singole vUirazioni di esse. Questo mo\ imcnto in massa dell' etere si diffonde (ino a una — 87 — cerUi (listiiiiza (lall:i molecola pesante, la quale distanza varia colla di- rezione, e per ogni direzione dipende: 1." dalla velocità e dall'ampiezza dello sloi^amonto della molecola pesante; 2." dalla dcnsiUi e (jiiindi dalla elaslicitìi del mi'zzo etereo. Gli spazii descritti cLiUe sinj^ole molecole però vanno decrescendo secondo una funzione rapida di questii distanza, tal- cliè iJ limite di essa il movijiiento in massa dell' etere si trasforma in moto di vil)razione delle molecole intorno alle loro posizioni d' equili- brio, ed è questo movimento che va propagandosi indefinitamente nello spazio con una velocità di propagazione che dipende pure dall' ampiezza degli slogamenti originarli delle molecole e didla densità dell' etere nel mezzo in cui si propaga il movimento. Per facilitare la soluzione del secondo problema in cui considei'a l'azione insultante sulle molecole pesanti dai diversi mo\nmenti che .si propagano nell'etere, ha contemplato a parte il caso in cui questi siano di ondulazioni condensanti, da quello in cui essi siano di ondulazioni trasversali: ed è pervenuto ai seguenti risultati: 1." Quando ti'a due molecole considerate prima in equilibrio col mezzo che le circonda, si propaghi un sistema di onde condensanti de- rivanti da \m centro di slogamento intermedio , che potrebbe essere un'altra molecola pesante in moto, queste due molecole vibrano intorno a punti che sono ad una distanza maggiore ili quella che avevano le due molecole originariamente. Questo eccesso di distanza aumenta col- l' intensità del movimento ondiiLitorio dell' etere interposto. 2." Quando da un centro di slogamento si propaghino in tutte le dii-ezioni possibiU i mo\'imenti ondidatorii trasversali nell' etere che circonda una molecola pesante, l' intensitìi dei movimenti viljratorii è molto maggiore nello spazio compreso fra gli strati interno ed esterno di densità uniforme o almeno in alcune plaghe di esso, che non nel niezzo rimanente, per le due ragioni: a) che l'intensità dei moti vi- bralorii dell" etere aumenta colla sua elasticitìi, la quale è proporzionale alla densitìi: b) che nello stesso .spazio per le rifrazioni successive che vi avvengono dei moti ondulatorii, sonvi in alcuiie plaghe ilelle sopra- |)Osizioni di moti ondulatorii indipendenti da quelle che avvengono per la semplice propag;izione rettilinea di questi movimenti dai diversi loro «•entri. L' autore insiste sull' importanza di quanto da ciò deriva, che cioè, — 88 — mentre la propagazione d'nn sistema di onde trasversali in nn mezzo etereo in cui si tro\i nn sistema di molecole pesanti, non pnò per sé slessa e direttamente produrre mo\Ì!nento in tali molecole, queste però '•enereranno negli strati d' etere che le circondano dei movimenti vi- ri o hratoiii aventi un' intensit.^ molto superiore a quella degli stessi movi- menti propagati nel rimanente mezzo. Quest' intensità va aumentando coli' intensità dei movimenti vibratorii nel sistema di onde trasversali che si projtagano nel mezzo stesso. E (piando questa intensità sarà aumcntatii (ino a un certo limite, allora gli strati d'etere che circondano le mole- cole di\enteranno timli centri di slogamenti, da cui si originei-anno non solo altri sistemi di onde trasversali, ma anche sistemi eh onde conden- santi atti a produrre i movimenti ilellc molecole pesanti. Desunti così ed esposti i principi! generali dell' equihbrio e del moto dell" etere nell" interno dei corpi pesanti, passa l'autore ad applicarli alla spiegazione dei fenomeni calorifici, nel qual campo i limiti di questa relazione non ci permettono di seguirlo. Solo aggiungeremo che egli af- ferma cU spiegare con essi i fenomeni luminosi come anche alcuni fe- nomeni elettrici, e segnaUnuente quelli delle attrazioni e ripulsioni elet- triche , della conduciijihtà , delle induzioni , e delle cariche nei coibenti armati, in guisa che spera di potere in progi'esso chmostrare la pos- sibilitìi ili una teoria dei fenomeni elettrici e magnetici neU' ipotesi delle ondulazioni. Terminata questa lettura il comm. Plana domanda all'autore se la sua teoria valga a spiegare la dispersione della luce : cui egU risponde essei-gli fin qui mancato il tempo eh trattare codesto argomento. Il cav. Mossotti fa riflettere che, anuuesso l'etere repulsivo con so stesso e con le molecole pesanti, non sa vedere che cosa lo trattenga dal fiiggire ai limiti dell'universo. L'autore avverte in seguito di potere egualmente spiegare i fenomeni , supponendo all' opposto neU' etere la Anrtù attrat- tiva , nel fpial caso, soggiunge il cav. Mossotti , si troverà egli d' accordo coi principi! esposti in più lavori th quest' ultimo siiUa costituzione mo- lecolare dei corpi. Altre osservazioni sono fatte dal jirof Marsili sulla teoria dell' autore , mostrando come essa dovrebbe mettersi d' accordo colle ipotesi del Melloni sulla visione. Per ultimo il [irof Mnccnzo Amici legge il sunto di un suo lavoro sul modo di calcolare V urto e la resistenza dei fluidi. Dopo aver parlato — 89 — (Iella sonima clifllcolth della completa soluzione del problema, parten- dosi didlc formule generali dell' idrodiiiuniica, accenna ;dl' iasulllcienza delle teorie che in un modo piuttosto empirico che scientifico sono state da molli proposte. Venendo poi ad esaminare la nuova teoiia esposta d;d Poncelct nell'idtima edizione della sua meccanica industriale, fon- tlaUi sul principio delle forze ^•ive, e dietro il fatto esperimentale di Dubuat che soltanto una certa sezione prismatica del fluido da una parte e dall'altra del corpo immerso soffia alterazione di moto, egli dimostra quantii analogia esista tia il problema in tal guisa proposto e quello che si riferisce alla determinazione delle pressioni anteriori e posteriori dei diafraiimii che interrompono per diversa forma e lunghezza la continuità dei tubi. Richiama quindi le formule che ha inserito nel suo corso di idiaidica, e mostra come siano applicabili alla determinazione dell'urto di un fluido contro i corpi di chversa figura e lunghezza in esso immersi. Aggiunti poi alcuni esempii niuuerici a prova della sua asserzione, ter- mina col annunciare che maggiori particolarità su tale aigomeuto saranno inserite nel terzo volume del suo corso. 11 Presidente prima di sciogliere l'adunanza nomina una Conmiis- sione composta dei signori ing. Michela, cav. Tartini e prof Vincenzo Amici per prendere notizia di alcuni apparecclii del sig. De Cristoforis die si trovano nel gabinetto tecnologico, e riferirne alla Sezione. risto — 11 Presidente Prof. F. Orioli. I Prof. G. M. Lavagna. I Segretari] j Prof F. Cattaneo. ( Prof L. Magrini. RAPPORTO SULLA MEMORIA DEI. PROF. PLACIDO TARUV SUI DIFFERENZIALI AD INDICE FRATTO Xl calcolo dei difTerenziali a indici fratti non pare al)bia a rima- nere, come qnalolie altra parte dell'analisi matcmalica, in una sterile astrazione^ esso senil)ra destinato principalmente alla soluzione di quei problemi fisici, ne' quali conoscendosi l'elTetto dell'azione de' corpi estesi gli uni sugli altri, si vuol risalire ad indagare le leggi cui vanno soggette le forze elementari fra le jnolccole di que' corpi. Già ne abbiamo due esempii nel fascicolo 21 del giornale della Scuola Politecnica, relativi ad attrazioni o repulsioni elementari elettrodinamicbe. Analiticamente parlando, questo calcolo ci dà il mezzo di deci forare la forma d'una finizione sottoposta ad un integrale definito semplice o multiplo, essendo r integrale posto eguale ad una espressióne conosciuta. Quantuncpie però dalle applicazioni ti-aspaia l'utilità di detto cal- colo, sarebbe desideraljile che ne fossero meglio assicurati i principii, ove avvi ancora oscurità ed incertezza^ quindi è lodevolissiino il tentativo del sig. prof Placido Tardj, che colla sua memoria mirò appunto a questo scopo. Il lavoro (la lui presentato alla Sezione e per nostro avviso pre- gevole ili ciò che ci mette in av^'crtenza come prendendo le cose sotto un altro aspetto si Aicne a formule difiercnti. Ma le nuove formulo saramio poi esse più sicure delle diverse date dai geometri precedenti? Noi non troviamo di avere ancora argomenti sufiicienti per poterlo af- fermare. Noi concediamo che la maniera con cui il sig. Liouville ha cercato di gettare i fondamenti del nuovo calcolo, presupponendo lo sviluj)po — 91 — d'ogiii funzione per serie il'esponeiiziiili, si appoggia ad un processo cIk; va soggetto a varie eccezioni e contiene certocliè di sforzalo. Conce- diamo die la maniera di liniero di considerare la questione come un problema d'interpolazione corre j)iri naturale e più liscia. Ma siccome in un j>roblema d'interpolazione resta sempre un'indeterminazione l>lirarsi nella Itihliolera ilaliana e nel l'oliternico. notevolissima è la seguente: c(ll globo terrestre è dotato di una forza eleltruniotrire sua propria, valevole anche a dislruggcre « quella che d' orilinario si esercita fra i nicttilli ed i liquidi isolati. Pertanto . fra i corpi finora « messi alla prova, il nostro pianeta sarehhe un elettromotore più negativo del piombo, dello stagno. « del l'erro, del rame, dcirottone. del manganese, del carbone e del platino; e più positivo ilello ozincoj in ((uanlo che spingerebbe il Uuido elettrico nei primi, e lo assorbirebbe dall'ultimo." '4 ADUNANZA DEI, GIORNO 2G SETTEMBRE I L atta lettura di una lotterà circolare del sif;. conte Giovanni Gal- vani di Modena in cui egli invita ad associarsi alla collezione completa delle di lui opere, e propensi, ottenuti 600 associati, di erigere in Bo- logna una statua iJ celebre fisico Luigi Galvani, il Presidente, osservando che il progetto deve essere indirizzato agli individui e non già alla Sezio- ne, nota che la nienioria del grand' nonio è stata in molte guise onorata dalla città di Bologna con medaglie ed altri tributi monumentjdi : ciò dicendo non per iscemare interesse al laudabile progetto, ma per ri- cordare che i Bolognesi non indugiarono ad onorare V illustre loro con- cittiulino. Si fa poscia il sig. Piola ad annunziare i nsultamenti più generali da lui ottenuti in una nuova analisi relativa al moto permanente del- l' acqua ne' canali. Già trattato dall' autore in altra sua memoria il problema suddetto secondo due dimensioni, e ottenuti risultati che l"u- rono confermati seguendo un diverso processo analitico dal professore Bordoni . s' accinse il sig. Piola nel suo presente lavoro a risolvere il problema senza alcuna restrizione, tal quale è in natura, tenendo cioè conto di tutte e tre le dimensioni. Crede egli di poter affermare che il problema è risoluto, almeno nel caso più ovno delle sponde piane comunque incUnate aW orizzonte. A questo effetto ei già pos.sede le formule esprimenti in termini finiti le tre velocità secondo i tre assi e la pressione per ogni punto del fluido in funzione delle tre coordi- nate. Accennata la dilUcoltà della dimostrazione parato si carica da sé stesso, come lo altestiiuo le contrazioni di una ranocchia introdotUi nel circuito delle armature medesime. Il prof Oseiiga presenta un livello a bolla di sua invenzione, destinato specialmente ail orizzontare i piani, e che differisce dai livelli usati in ciò , che la JjoUa in luogo di muoversi entro ad un cilindro si move sotto ad mia calotta sferica tU gran raggio. Avverte come il mos- servatii dall' Eulero nel caso in cui il solido si aggiia intorno ad punto fi.sso, e dal sig. (^Iiasles e da altri geometri in (ulti i casi d in moto coniuiKpie libero. Questi proprietà, indipendente dalla considcr; Mll l I- zione delle forze motrici, consiste nell" esistenza d'un asse determinaln — 122 — i-elativamente alla figura del dato corpo , il r ijuel punto: e non occorre che la sola lotazionc. senza alcuna escursione lungo Tasse medesimo. L'autore in- segna a compori'e un numei-o qualumjue di moti relativi di rotazione e di escursione d' un solido rispetto ad assi diiti in un solo movimento rotaloi-io e progressivo rispetto ad un nuovo asse, ed annunzia di aver (ondato su «piesto principio una teoria del moto de' cor|)i rigitli, di cui espose nell'anno corrente all'I. R. Istituto di Venezia il metodo ed i primi risultainenti. L' utilità del precedente teorema nella geometria descrittiva non è stata finora avvertita, e si comprende agevolmente, poiché serve a rendere pii'i semplice il modo di trasferire una figura qualunque dalla posizione piTi simmetrica a qualsivoglia sua posizione riguardo a' piani di proiezione. Volendosi una grafica determinazione dell' asse rispetto al ([uale si elFettua il moto rotatorio combinato col progressivo, e la quantità della rotazione e dell'escursione, si potrà adottare la costru- zione seguente. Sieno r', s le lunghezze di due rette qualunque del corpo dato, che si incontiano in un punto comune o, e sieno r", s" le dire- zioni di queste rette, ed o" la posizione eh o, allorché il solido si è trasportato nella seconda sua posizione. Guidate per o due rette lispet- livamente eguali e parallele ad r", ò", e dirette nel medesimo verso, indi congiunti gli estremi di queste rette co' rispettivi estremi delle /"',*', e condotti i due piani perpendicolari alle rette congiungenti pei punti di mezzo delle medesime , l' intersezione di quei due piani sarà una retta p che passa pel punto o, e colla traslazione del corpo assume ima di- rezione p" panillela a p. La proiezione ortogonale della retta o o sulla // sarebbe la misura dell' escursione, e l'angolo formato dal piano /• p col piano corri.spondente /•" p" diviene la misura della rotazione. Infine per — i23 — asscgimie iicllu spazio lii posizione dell'asse invariabile parallelo ,\ p . f>" . I)aslerà guitlarc per (pieste rette «lue piani che fomiino un angolo eguale a (fiiello (Iella rotazione, e che siano egnalnienle inclinali al piano delle (lue |)arallele jt , fi' . A (jiieslo mezzo di lìicilitare aleinie operazioni di geometria de- srrilti\a l'autore aggiunge l'enunciato d'un teorema, la cui verità si rende evidente eoi sussidio degli infinitesimi, e da cui si possono de- durre le piincipali pn)[)()sizioni riguardanti la llessionc e la torsione delle linee a doppia curvatura e delle loro evolute. Se una superficie s\ilup- palìile ruota senza strisciare sopra un'altra .superficie sviluppabile, il cui spigolo di regresso abbia la stessa trasformata piana di quello della prima superficie, cosiccliè questi due spigoli di regres.so si trovino sempre al mutuo contatto, ogni curva descritta nello spazio da un punto qualunque che abbia una data posizione rispetto alla superficie mobile, ha per piano normale in un dato suo punto (piello che passa per la corrispondente retta di contatto delle due superficie. Col supporre che la superficie mobile sia un piano, se ne può ri- cavare un teorema jiroposto dall" autore ncgh atti del IV Congresso pei- costruire i raggi di curvatura e le superficie polari delle curve nello spa- zio. Apphcando questa dottrina alle ehci descritte sopra un cilindro (|ua- hinque. ed osservando che tre latercoli infinitesimi successivi d'una curva nello spazio si po.ssono riguardare come appartenenti ad un elice osculatrice della curva propostti , si possono agevolmente dedurre le |)i'incipali proposizioni concernenti la doppia curvatura d" una linea , che si ottengono dall'analisi per mezzo di laboriose investigazioni. 4.° Nota dell' ing. Possenti sul mezzo più conveniente per mante- nere liljeri dagli interrimenti i porti soggetti a marea. Si immagini chiusa la bocca di un porto con una diga galleggiante costituita da lobusti pon- toni parallelepipedi rettangolari , congiunti prora contro poppa in modo che rimangano liberi ne' loro movimenti verticah, ed assicurati con op portano sistema cU ancoraggio contro l'azione de' venti e della marea. Nelle facce o fionti opposte tU ciascun pontone praticata una luce mu- nita di cateratta {paratoia)^ si aprano a inareaalta tutte le luci interne, o rivolte ver.so il porto: allora i pontoni riempiendosi d'acqua caleranno al fondo. Giuntivi, si chiudano quelle luci, ed allonpiando la marea fiiori del porto siasi depiessa sino verso il suo limite infimo, apransi le luci — 124 — esterne. La diga si riinelterh repentiuainente a galla, e le acque del (jorto spinte per di sotto la diga dalla pressione dovuta alla dilFerenza di li\ello delle due maree, determineranno una furiosa conente alta a icspinnoro non solo gli intorrinionti clic trovansi alla bocca del jiorto, ma ben anciic quelli del poilo stesso, e mollo più se invece di scari- care atl un sol tiatto tulUi rac(|ua de' pontoni non si scaricasse che porzione in modo di sollevarli di poco dal fondo, perchè piti gagliarda scorre ailoi-a la corrente rasento il fondo. Se poi a mai'ea bassa, e prima ili ap|)roibu(lare la iliga. il pollo fosse jiercorso da ballclli mossi da mac- chine a vapore di poca .spesa o fuori d'uso, e nuuiili tli opportuni strumenti per ismuovere gli interrimenti, si jiotranno spingere fuori del jiorlo stesso ingenti masse di torbida e tali che bastcì-à ripetere 1" opera- zione poche volte ali" aiuio per ottenere lo .scopo desiderato. L' inilipen- dcnza verticale dei pontoni permette lo sfogo della corrente in quella sola parte della bocca del porto che maggiormente ne abbisogna. Ter- mina r autore osservando come 1" ing. Sartoris ili Parigi abbia proposto sino dal 1829, ma per uno .scopo assai diverso dal suo, un hntcan wtnni; quasi uguale al suo pontone, e come il metodo di curare i porti me- (Uante coiTcnli artificiali sia anlichi.ssimo, apphcandosi però soltanto ai canali e mecUante dispeniUosissime chiaviche murarie. Egli poi presente che la sua diga potrà essere un giorno utilmente adoperati» anche per la sistemazione del corso e delle foci de' fiumi. 5.° Teorema del sig. Perego relativo alla dottrina delle equazioni, enunciato ne' seguenti termini. In una equazione qualunque contenente radici nguaU, se, partendo dal termine che più piace, .si moltiplica questo ed i consecutivi iiLsino al primo od aU' ultimo per la progres- sione aritmetica 1.3,5... tennine per termine, e parimenti se si mol- tiplicano tulli qucUi che rimangono insino all' ultimo od al pruno pei numeri della serie medesima 1,3,5... la somma de' primi prodotti è eguale a quella dei secondi. 6.° Memoria del maggiore Porro sul modo di passare le curve nelle strade ferrate. Accennali i punti che richiedono maggiormente una riforma nella costruzione fcinto delle strade cp^ianto de' carri , ed esposta la provenienza de' difetti tulti che si rimproverano agh attuali sistemi , propone l'autore una foggia particolare di carri la quale, evitando gli ac- cennati dilislti, procacci l'attitudine eh rimanere e correre sulla via anche — 125 — senza bisogno di orlet to . e sovra qualunque curva a semplice o doppili inflessione ed a raggio di curvatura comunque variabile: abiliti il cari'o a piegare facilmente alle variazioni di pendenze parziali o generali die per costruzione o per accidentali difetli presentar potrebbe la strada, e renda minima la somma tanto degli attriti necessarii al movimento dei carri, quanto di quelli pe' quali inutilmente si logorano le parti e della strada e de' carri stessi. Espone in séguito come risultato sperimentale che la lai-gliezza / della porzione di ruota in contatto colla rotam, op- portuna perchè minimo sia il logoramento di entrambe, è rappresen- tata dalla formola /= 0,000004 — nella quale /? è il raggio della ruota espresso in metri al pari di /, e Z-* significa la pressione ond' essa è carica ed espressa in cliilogi-ammi. Di- mostra in séguito che l'anzidetto contatto deve avere luogo lungo una linea inclinata all' orizzonte , e che il momento di stabilità in una coppia di ruote per rispetto ad un asse orizzontale è massimo o minimo se- condo che si abbui j- = 2h ovvero j' = — 2/i, essendo j' V altezza del punto a cui concorrono le normali ai due contatti sulle roUiie, ed h ([ueUa del centro di gravitìi del sistema de' carri al disopra delle rotaie: le quali posizioni poi con-ispondono alla minima e massima stabiliti» ri- spetto ad un asse verticale. Descritta in séguito una nuova semplice ed economica maniera di costruzione delle strade ferrate, che associata alla nuova foggia de' carri ne toglie il serpeggiare ed il traballare, e rende per conseguenza più lenti i guasti di quelle e di questi , sottopone alla aiudisi la determina- zione del minimo raggio di curva a cui possono i carri così costruiti piegarsi con data velocità, e trova dover essere /=^b -0 o\e f è il cercato raggio di curvatura, f^ la velocità del caiTO, g la gravità, /* l'altezza del centro di gravità del carro carico al di sopra del piano delle rotiiie. ed L la larghezza della straila. Discorre per ultimo de' vantaggi economici del nuovo sistema, il quale pennette di tracciare strade ferrate anche per valli le più tor- tuose. — 126 — 7." Tre nuovi leoreiui geometrici dell' iiig. Gaetano Bellati, del .seguente enunciato. Le tre rette congiiingcnti 1 centri de' tre triangoli equilateri descritti sui lati di un triangolo qualiuKjuc, formano costantemente un triangolo ecjuilatero, il di cui centro coincide col centro di gravità del triangolo generatore. I tre ([uailrati descritti sui lati di (jualunque triangolo lianno la proprietìi che le rette congiungenti i loro centri cogli angoli opposti si intersecano in im sol punto, e ciascuna di esse è uguale e perpendi- colare alla retta che unisce gli altri due centri. In qnaluncpie quadrilatero i quattro rpiadi'ati descritti sopra i suoi lati lianno la |)r()pricl;i che le due linee tirate dal centro cU un quadrato al centro dell" altro opposto sono uguali e perpeniUcolari fra loro. 8." Notizie relative a tre carte idrografiche del Milanese , delle quali r iiig. Bruschetti presentò in questa tornata un esemplare alla .Sezione. La prima tU (jueste carte , relativa alla navigazione interna del Mi- lanese fu tratta nel i821 da quella rilevata dagli astronomi di Brei-a colla scala di '/bg^oo tli nietro, riducendola ad un terzo. La seconda, riguardante la irrigazione del Milanese, fu, nel 1837, puijblicata nello Stabilimento viennese del sig. Forster, ed ha la scala « ]\è passerò sotto silenzio TEccellenza vostra, sig. Presidente ge- nerale, conte ViUiliano IJorronieo. Voi, il domestico lutto messo in non cale, insegnar ne sapeste, clic a' vostri pari un privato dolore non è mai .sì grave da non lasciar forza d' animo per bastare a pubblici ono- rali ullici. Liberale, magnifico, solerte, con tanto senno reggeste le folte .schiere nostre, con tanta splendidezza ne accoglieste, da darci prova, che il sangue Borromeo, non mutalo di sua nobile natura, scorre nelle vostre vene. A voi dunque, e non manco agl'illustrissimi Assessori vo- .stri e per ogni titolo chiarissimi, un dottore Gabrio Piola, un dot- tore (jiulio Cui'ioni. dell'I. R. Istituto, all'illustrissimo e per ogni titolo chiarissimo Segretario vostro generale, un dottore Carlo Bassi, al nobilissimo Comitato delle Anunissioni , laudi e reddizioni di grazie , ({uali e quante il cuor vuole, il labbro non sa esprimere. !■> «' E voi , bella e nobile e frequente corona d' ascoltanti e di gentili ascolt;»trici , voi non manco ringrazio , e a voi devoto mi professo , e a voi ilevoti affermo quanti da tutte parti accorsi qui sono. Se non che poche parole stimo debito aggiungere, le quah a tutti restino impresse nella memoria. Foise alcuno è tra voi, che. a sé o ad altri, avrà spesso domandalo a che grande e proporzionaUi utilità questi nostri di.spen- (hosi adunamenti riescano. A' quah cosi francamente mi fo a cUre: No, gli scientifici Congressi d'Italia non sono un vano trastullo, inventato a sola ostentazione boriosa di sapere. A un massimo bisogno ile' po- poU italiani son essi una prima risposta: il bisogno d'unione. Maravi- gUoso spetticelo! DaUe otto principali contrade, congiunte per molti- plice parentela di religione, di sangue, di hngua, d'abitudini, cbsgiunte per differenza eh reggimento, s'alza sopra tutte le voci una voce, non sediziosa, non irriverente all'autorità suprema, sotto la quale son poste, ^■oce che implora alleanza: e questa voce fu ascoltata. Fu secondato r onesto desiderio. Fu parlato, iimanzi tratto, a' tranquiUi cultori delie scienze naturah ed esatte, e fu detto loro: Congregatevi voi primi, e siate esempio che il congregarvi ha profitto e non ilisordine. Insegnate a" OOncitUif fini vostri un'arte nuova: farle di stringere in un immenso — 129 — nodo d'iimoie popoli e ic Impalate a cospirar iiohiliuciite , veggenti ed approvami i Piiiu;ipi vostri, alla propaf^a/.iono del sapere, all'incre- mento degli studii, alla seoperUi dell' utili verità. — E i cultori dc-lle lìacificlie discipline udirono riverenti la benigna incoraggiatiice parola, e volonterosi airo|)era s'accinsero, mostrando al mondo che l'italico scuino non è un' erediti! dissipata per lungo succeder di posteri. O^^i l'esperimento è fatto. La liberalità delle concessioni non ha partorito danno. La venerazione verso i troni è cresciuta. D'amore s'è confer- mato amore, di fede fede; e fatta maggiore di anno in anno la bramosia d'aver parte a (piesti s))lendidi comizii delle .scienze, li vedemmo esser
  • '.- Tale .si è l'interpretazione ch'ho dato, e che dare dovea. alle vo- stre determinazioni. Nel ii. -c>3N??*S^<- ADUNANZA 1)KL GIORNO 14 SETTEMIIKK Il Segretario Sellili legge il processo verbale dell'adunanza ante- cedente, il quale viene approvato, previa l'aggiunta di cosa onimcssa nel medesimo avvertita dal prof. Menegliini. Il sig. Pcssina , tornando sul processo per la preparazione dell' a- cido prussico medicinale proposto dal sig. Ferrari, non è d'avviso che abbiasi a preferire a quelli fino ad ora posti in opera dai farmacisti, e specialmente al metodo da esso lui trovato e pubblicato oltre a vent'anni fa. Dopo avere ricordato che il suo metodo fii bene accolto da per tutto, adottato da molti, e registrato nelle farmacopee nazionah ed estere, fa notare in particolar modo che dà un prodotto di forza costante , d' a- zione sicura e provata, die è durevole, puro, poco costoso, atto a man- tenersi per varii mesi senza subire alterazione, e crede perciò die deb- basi conlinuare a serìnrsene in medicina per la certezza d'avere buoni effetti ed unifoniii . sanciti dall' esperienza di Imigo tempo. 11 sig. Ferrari insiste ancora sulla convenienza del suo processo, etl il Presidente desiderando die bene si stabilisca la massima : se vera- mente possa sostituirsi l'acitlo cianidrico allungato all'acqua dì lauio ceraso; ravviva la discussione insorta nella precedente sessione. Il Vice-Pi'esidentc prof Piria . riflettendo clic 1" acido prussico puro diiniicameiite deve andare distinto dal medicinale, propone, per otteneie quest'ultimo, il processo coiisighato da Liebig, consistente nella soluzio- ne in acqua di data quantitìi d' amigdahna unita ad emulsiiia. Di t;il ma- niera si andrebbe sempre sicuri di avere sciolto nel meiistruo una cono- sciuUi proporzione del principio medicamentoso e tU propinarlo inalterato. il Presidente opina che abbiasi a preferire il suddetto acido pre- |>anito coi processi conosciuti e sanzionati dall' uso, ed il Segietario Sellili — Hi — è pure d'avviso che in qualche modo l'acido prussico ricavato dai cia- nuri ahljia da possedere un' azione alquanto di\ersa da quella che si genera dall' atiiigdalina unit;» all' enuilsina. Il sig. Isidoro Calderini, in opposizione alla proposta sostituzione dell' iicido prussico diluito coli' acqua di lauro ceraso fatta dal sig. Fer- rari, legge una nota nella quale tende a provare, che raccogliendo in tenqìo acconcio le foglie del lauro per distillare, si ricava sempre un'acqua di buona quaUtà, carica d' olio e perciò poco alterabile nella sua forza, quando si conservi a contatto dell'olio suddetto. In ordine poi al tempo opportuno per la raccolt;i delle foglie, presentii una tibella cU esperienze comparative instituite dal 1830 a tutto l'anno presente, dalla quale risulta , che per termine medio cento libbre di foglie diedero oltre l'acqua carica del principio cianico, in marzo oncie 8 '/4 d'olio, in aprile oncie 8 '/^ , in maggio oncie iO 'f, , in giugno oncie 2 •/4 , in luglio oncie 2 '/» , in settembre oncie 9, in ottobre oncie 3 '/<. Consigherebbe quindi a preparare l' acqua coobata del lauro ceraso nei mesi di maggio e di settembre, nei quali le foglie sembrano iji ìstato tli generare copia maggiore delle sostanze onde si vuole impregnato il prodotto della distillazione. Il Presidente fa osservare non potersi determinare un tempo fisso perchè riescjt meglio il detto prodotto, esercitando l'andamento delle stagioni e le circostanze di locaUtà, ove cresce il lauro ceraso, t.ile in- fluenza a variare la quantità d'acido cianidrico che somministrano le foglie, da rendere incerto quale dei mesi piiì convenga alla raccolta^ doversi perciò obbedire alla esigenza di siffatte condizioni. 11 sig. Ruspini aggiunge in appoggio delle riflessioni fatte dal Presi- dente , aver egh coli' esperienza conosciuto , che in un amio le foghe furono maggiormente produttive nel maggio che nel settembre, in altro anno più nel setteml)re che nel maggio: ed il padre Ottiivio Ferrarlo reggendo nell' oho di lauro ceraso separatosi dall' acqua stillata lui m- dizio che questa sia debitamente satura del principio cianico, reputa che le foghe siano adoperabih ogniqualvolta diano un' acqua distillata , la quale non valga a sciogliere l' olio per intiero. Finalmente il sig. (^oppa ricorda il caso di varii avvelenamenti ac- caduti in Francia coli' uso dell'acido prussico, aHìue di sempre più scon- sigliarne la .sostituzione all' acqua eh lauro ceraso. — IM — 11 prof. Piiia là mostra alla Sezione dell' asparagiiia ciistiUizzaUi estratta dal succo delle veccie, e dell'acido siiccinico purissimo licavato ilair as|x)ra<:;ina stessa, trasformata iiì siicciuato d" ammoniaca per opera ilella putrefiizione. Il sig. Jori accenna gli esperimenti ciie intende instituire dinanzi alla Commissione incaricati» di verificare l' esistenza dei tre alcaloidi da lui riscontrati nella cliina gialla, e presenta i prodotti ottenuti seguendo gli accennati espeiimenti. Il prof. Pirla chiede al sig. Jori ove intenda che siano rimaste la chinina e la cinconina, delle quah non ha fatto cenno, giacché il processo da lui adoperato per la preparazione dei tre supposti nuovi alcaloidi , la proto, dento, e pcrchiniiia. è presso a j)oco eguale a quello con cui si estraggono la chinina e la cinconina. Il Jori risponde che aiiunette nella china gialla soltanto quei tre eh' egli intende d' avere separati. Al prof Piria sembrerebbe che questi tre alcaloiiU non constas- sero d' altro che dei due primi più o meno puri, più o meno misti in- sieme , ed il sig. Jori risponde che dall' esperienza sarà pienamente di- mostrato quanta differenza passi fra gli uni e gli altri. Il Presidente fa sentire non doversi prematuramente aprire una discussione su così fatta materia, prima che la Commissione iibbia ri- ferito intorno al soggetto. Il padre Ferrano, uno dei commissarii, a nome anche del conde- putato sig. Righini , domanda alla Presidenza l' aggiunUi di un terzo com- missario, il quide vogha prestare l'opera sua per l'incombenza allidata alla Commissione; ed il Presidente, annuendo a tale desiderio, nomina a ciò il sig. Ruspini. Il sig. Gii'olamo Ferrari espone alcune idee suUa formazione del globo terraqueo ; ma toccantlo poscia nella seconda parte del suo discorso questioni e materie di competenza esclusiva della fisica celeste e della astronomia, il Presidente lo invita a portarne la lettura alla Sezione di Fisica e Matematica. Il Segretiirio Selmi fa esposizione delle indagini da lui istituite intorno alla solubilità dell' ammoniuro d' oro e dell' idi'ato amico nei cianuri d'ammonio, calcio, bario e magnesio. Riassumendole colla mag- giore brevità possibile, apparisce diille medesime: 1." Che i cianuri ammonico, calcico, magnesico e baritico iianno — 445 — la propriclà di soinf;lipr(; ra[)iarte dei cianuri stossi si decompone per enfetto della rea- zione: poìcliù l'acido aurico daj;li aiunioniuri si riduce a cianuro, ce- dendo il suo ossigeno al radicale alcalino o lerroso-alcalino , il quale :ill<> slato caustico si trova o sciolto nel li((uido (|uando vi sia soluliile. o precipitato al fondo (jiuunlo non sia suscettivo di resUu'vi in solu- zione; laonde T ammoniaca disgiunta dui cianuro amnionico si scioglie' prima nel menslruo, poi dilegua gassificandosi, mentre la calce, la ma- gnesia e la barite dei cianuri corrispondenti ai loro radicali, si l'accol- gono indisciolte al fondo del vaso in cui si opera ; 3." (^Iic dalle reazioni iiitlicate si formano tloppii cianuri d'oro e d'ammonio, d'oro e di calcio ecc., i quali sono solubilissimi nell'acqua, solubili nell'alcool, crisLiUizzabili , scoloriti , indecomponibili dall'azione dell'acido carbonico: jiosseggono la |)ropiietà d'indorare supeibamente gli oggetti immersi nelle loro soluzioni versate nell' apparecchio a dia- liamina di De la Rive; 4." ('.\u: i doppii cianuri d'oro e di calcio, d'oro e di bario, d'oro e di magnesio, sono scomposti parzialmente dall' ammoniaca : i due piimi assai distintiiniente se loro si mescola dell'alcool: l'ultimo senza il bi- sogno di tiile aggiunta; il quale poscia si ricompone da se. lasciando il liipiido carico d' annnoniaca sulla magnesia precipitata, poiché la terra a poco a poco si ricUscioglie scacciando th posto l'alcali volatile, che si gassifica; 5.** Che i quattro cianuri semplici di sopra accennati sciolgono l' oro mctiillico diviso , digerito colle loro soluzioni , diventando quasi inalte- rabiU quantlo ne hanno scioltii certa (juantità : 6." Che l'idrato aurico di recente precipitazione ed umido si scio- glie bensì nei quattro cianuri anzidetti, produceiulo i doppii cianuri cor- rispondenti , ma cedendo alla loro forza solvente con resistenza mag- giore che non fanno gli anmioniuri d'oro, nianifestiindosi specialmente questi! thllerenza nei cianuri ten'oso alcalini, più che nel cianuro am- nionico; 7.° Che i descritti fenomeni sembrano degni dell" attenzione dei >9 — 146 — cliimiii. j;iac-clii' ci danno esempio di alcuni casi, nei ([iiali un cor|io sa- lino, insolubile ( r aurato anuuonico cioè ammoniuro d'oro) pel contallo di un binario in soluzione, si separa in acido e base, (|uesla restando iilKTa, ([uello reagendo su por/,ion<' del ])inario con iscoiii|)ouiiueut() re- ciproco, e scambio dei loro radicali. La nuova combinazione di cui lii parte il radicale dell' acido del coi-po salino , anch'essa di natura acida, si unisce alla [lorzioue del binario rimasto indecomposto, e Tallra cdui- binazione. in cui entra il radicale del binario, resta libera: 8." (Ibe (ìnalmentc è pure meritevole di considerazione la maggiore (itcilità on(l(> r aurato aumionico a paragone dell'idrato aurico, si de- compone a contatto dei cloruri alcalini e terroso-alcalini; anomalia la ([naie st-mbrcrebbe rannodarsi alla conosciuta (jualit.ìi del suddetto aurato, di risolversi ne' suoi componenti, sia colla percossa, sia coli" azione del calorico. molll>l)ene l'olio di pomi di terra si converta in acido valcrianico, tuttavia non può riporlaisi come esempio a convali- dare l'opinione espressa dal sig.Rigliini, ciie cioè l'acido valcrianico nasca ila principii contenuti nella radice sia colla distillazione, quanto colla me- .scolanza alla calce a fredilo. giaccliè nel primo caso si lia l'esercizio di una polente azione qual è quella della potassa caustica sulla mole- cola dell' olio di pomi di tei-ra , mentre nel secondo caso mimca un agente energico corrispondente. L'adunanza a|)plaude alle conclusioni del Presidente, il quale in apjiresso legge un fraunuento lìì lettera ilireltagli dal principe Luigi Luciano IBonaparte. nella quale si dà cenno del suo metodo per pre- parare i valerianati purissimi. Avendo esso fatta raccolta di valerianati ili zinco e di cliinina posti in commercio, ed ottenuti variando diversa- mente il processo clie pubjjlicò due anni fa. lia potuto accertarsi die tali prodotti sono più o meno inquinati da sostanze estranee, e mai della purezza necessaria. Dovendosi ricavarli purissimi per sicurezza dei clinici, aduicliè possano trarne effetti comparativi e non duljbii. torna d"uopo .saturare direttamente le basi colf acido valcrianico in soluzione aquosa ottenuta collo sciogliere nella prescritta f[uaiitit;i d'acqua stillata purissima 1" acido o monoidrato o triidrato, ambedue in forma oleosa, scoloriti, scevri di qualsiasi traccia d'odore empireumatico. La conve- nienza (b porre in opera l'acido valcrianico oleoso, s'appoggia alla pro- prietà elle ba tb galleggiare sui bquidi, solo fra i corpi die l'accompa- gnano nella cbstillazione. Il sig. Grandoni è invitato a comunicare le sue ricercbe intorno ali azione dell" acido carbonico sul ioduro ib potassio cristallizzato , e sciolto in acqua , e sull'acido iodidrico. Parrebbe risultare dalle mede- sime, clie il ioduro di potassio cristallizzato esposto all'atmosfera del vapore clic si .sprigiona dal carbone rovente, a temperatura di 2 5" R. si ,scom]X)nesse lasciando lilicro dell" ioibo, e die versandone la solu- zione aquosa scolorita in bottiglia piena d'acido carbonico, questo ri- — 451 — iiiiinessc assorbito dal licjuido, il quale poscia a capo (D alcune ore si i!o!orircl)l)c in un fjiallo pcnsislent»!. Olire a ciò. la mescolanza dei due acidi caihonico e iodidrico darebbe luof^o ad apj)arizione di iodio. Vane avvertenze vengono date dal Presitlente e Vice-Presidente al Grandoni sul modo col (piale disse d'avere cercato Tacido cai-boiiico dopo la reazione, e l'autore, .senza opporsi, annunzia che attualmente si occupa a meglio approfondai-e l'argomento tratUito nella sua nota, e legge un breve cenno intorno alla presenza del iodio da lui riscontrato nelle cipolle di ,s(juilla. 11 .sig. C^oppa espone alcune sue con.siderazioni sulla presenza del .solfo nel riso e negli in.setti che nascono durante il riscaldamento a cui il medesimo va soggetto. Riferisce che sebbene dall'analisi chimica del riso lavato apparisca non contenervisi del solfo, pure ha os.servato che gli istrumenti metallici dei quali si fa uso per levarlo dai tini, ove fu fatto li'riuentiu'e , diventano nerastri come avviene coli' idrogeno solforato, e che per soprappiù estrasse dell' idrogeno solforato dalla distillazione del- l' acqua in cui fece putrcfire gli animalcoli ciie si generano nel riscalda- mento del riso. Presenta tre figure tìì tali animalcoli, da lui ritenuti somiglianti agli Àcanis. Il sig. Ruspiiii legge una nota sulla reazione che avviene fra il bicromato potassico, l'acido solforico e lo zucchero. Si genera fra i ch- versi prodotti un corpo il quale cristallizza in ottaedri regolari, di co- lore amctistino, trasparenti, solubili, ed a reazione acida; il Ruspini sarebbe d'avviso che il detto corpo fosse l'acido cromosolforico, ma il jirof l'iria , ap[)oggiandosi tanto all' ispezione dei caratteri esterni , (pianto alla certezza che l'acido cromosolforico non esiste, come venne dimostrato da Fritsciie, riconosce nel medesimo il vero allume eli cromo. Il sig. Righini. uno dei nominati nella Commissione per esaminare gli alcaloidi trovati dal sig. Jori nella ciiina gialla, essendo objjbgato ad allontanarsi da Milano per varii giorni, chiede alla Presidenza che gli sia sostituito altra persona nell'allidatale incombenza, ed il Presidente destina a surrogarlo il sig. dott. Antonio Cattaneo. L' adunanza è sciolta. F'isto — 11 Presidente Gio.\cchino Taddei. Il Segretario Francesco Seu». ADLNAISZA DKL GIOKNO 17 SETTEMBRE Inetto il roiicliconlo della sessione prccedciile . il quale rimane pienamente approvato, il sig. Gaetano (ji-igolalo conumica un suo pro- eesso per estran-e una materia amara, febbrifuga dal Tcncrinm cìut- iiia'ilrys. Ottenuto T estratto alcoolico del camedrio, lo scioglie e lo tratta eoli" acetato basico di piombo, e poscia scompone il preci[)itato piom- bico mediante una corrente d' idrogeno solforato. La materia die viene separata dal metallo rimane in soluzione , e collo svaporamento si riduce in una massa al([uanto gialla, trasparente, non però cnstallizzaliile, ania- rissima, igrometrica, insolubile nell'acqua fredda, soluliile nell'alcool. ciie s' imljruna per 1' azione dell' aria. Secondo l' autore avrebbe molta analogia colla materia amara del Teiicrinm scoriìium, tranne che possiede un sapore più intenso. Spei'imentato dai medici, bastò alla dose di mezza dramma a vincere le intermittenti, e speciabnentc quelle cb autunno. Il Vice-Presidente, riflettendo sull'azione precipitante dell'acetato basico di piombo per le sostanze organiche estrattive, ravvisa nella ma- teria indicata dal sig. (ingoiato una mescolanza di varii principii di na- tura diversa, e lo sollecita ad ulteriori indagini, aflinc d'isolare il vero principio febbrifugo del camedrio in istato (U purezza. Facendo chstiii- zione fra le sostanze organiche di natura speciale , che possono separarsi dai vegetabiU , e le sostanze miste che servono ai bisogni della medi- cina, come le estrattive, senza esservi la necessità tb ricavarle in con- dizione d' isolamento chimico , nota che la materia ti-atta d.il carneih-io dal sig. Grigolato può tornare acconcissima , nello stato in cui 1 ha ot- tenuta, per l'uso terapeutico, non cbssimulando però che sarebbe con- veniente la ricerca e la separazione del princijiio attivo puro degU altri maleriiili che l'accompagnano. % — 153 — 11 sif^. Forni h^oi,,. „na iiot;i . nella quiile lidiiania l'attenzione dei «•liiniici sul processo da lui fiitto conoscere fino dei 1836, e dato in luce colle stampe nel 184J, per ottenere la soda artificiale, ponendo in opera il miniato di soda ed il carbonato d' ammoniaca tratto dalla di- stillazione (lolle ossa. Il (|u:il piocesso, per essere già di pubblica ragione non viene rijieliito nel presente processo verbale. 11 Forni asserisce che tu da allri eseguito in grande in Francia, e rivendica a sé l'onore ponendo che il liquido fo.s.se un latte thluito con umore aqueo. il prof". (ìanobbio lo analizzò seguendo il metodo indicato da Haidlcn per 1 analisi del latte. .Mescolatolo a solfato (h calce anidro, e .scalda- tolo, si coagulò a 70"(;. .Svaporato pcrli'tUuncnte e tratUito coli" etcìc . ebbe .sciollo ui (piolo \cicolo 8 grani di materia grassii : la parte in- disciolln Mcll clcr<'. ccdcllc ali alcool ì\ "laui d'altra materia, ed il — 158 — residuo liniaslo non intaccato dai due meiistrui equivaleva a i;raiii \ 8. Vcv lo ciii- i-oinpk'ssivameiite il li((uido sarebbe stillo (brinato d'acijua gr. 2830 sostanze solubili iiell" etere . . . . " 0008 nell'alcool . . . . » 0021 residuo dei due traltaiiienti ... . " 0018 11 i>rof. (lanobiiio Iculò di ■\en(icarc che le sostanze sciolt»; dal- l'etere constavano di butirro con liaccie ili colesterina, che le di.sciolte nell'alcool si coniponevano di lattina, cloruri, potassa libera ecc., e che l'avanzo insolubile era formato di caseina, fosfato di calce e degU altri sali del latte insolubiU. Alla presenza eh molto alcaU attriliuì la non coagulazione della materia albuminoide del hquido lasciato a sé per vani giorni, essendo un fatto gih conosciuto che gh alcali impethscono il coagularsi della caseina. Il sig. Grigolato ricorda che il prof Melandri diede alla luce una memoria, nella quale provava che certa orina conteneva del latte. Il Presidente osserva intorno al lavoro presentato uia sostanza enuilsionala . dandogli l'a- spetto di \era emulsione. A cagione d' e.semjùo , dalia soluzion»! di iodio il .solfo si .sep.irava in fiocclii abbandonando il nienstruo die iliveniva lim])ido. mentre nella soluzione d'acido solforo.so restiiva so.speso senza preci]iitarsi aucbe a capo di molti giorni. Il .solfo raccolto tU queste maniere diver.sc riu.scl .sempie impre- gnato dei prodotti risidtanti dalla reazione dei due corpi posti in con- tatto: lavato con acqua non perdette l'elasticità; con alcool s"indiu-ì più sollecit//o dito .\tati) (il/otropin> ■/ pria esistere in due conitiziuni iliinwjicitc sccuiidu il processo col (piide si produce. Il prof, l'iria prende occasione da questa lettura per fare alcune ri- flessioni sui corpi semplici (piando si jìre.sentano nei loro diversi stali al- lotropici, liicliiainate le dottrine di Berzelius .sopra tale proposito, il Vice- l'residente si mostra dell'avviso, che molti solfuri i (piali non posseggono gradi corrispondenti d'os.sigenazione e di clorurazione, constino non giii di .solllj comune, ossia del solfo a unito al radicale, ma si compongano dall' associazione del solfo in una delle sue condizioni allotropiche lUverse dalla comune od a. Jn queste combinazioni, il solfo vi si troverebbe in isUilo di condensazione molecolare tale da rappresentare un duplo, un triplo del .solfo conuuie: e ciò coinciderebbe ezian(Uo coU' anomaha offerta dal solfo gassoso, il quale nell'idrogeno solforato ha un peso tre volte minore di quello che nel solfo libero, vaporizzato ad alta tem- peralui'a. Indica poscia come toi'ncrcbbe in acconcio 1 instituire apposite esjie- rienze, adine d'investigare se i corpi elenient«iri nei loro iliversi stali allotropici, abbiano un peso atomico differente, ed in rapporto doppio, triplo, (piadiuplo ecc.. del loro peso atomico ordinario. — 162 — 11 Sei,Totaiio Scimi ricorda che alcune riflessioni analoghe a quelle latte dal Vice-Piesiileule sui vani gradi di solIbraziDiie dei radicali, liirono da esso lui |)iii)l>licate nel fascicolo 4 4 degli Annali di chimica, fisica, e matematica diretti dal prof. Maiocchi, ed il Vice-Presidente risponde che esponendo le idee sovraccennate non intese mai a togliere la prio- i\[h a chi si competeva. Il sig. (Irigolato comunica alcune sue esperienze sulla materia fosfo- rescente delle lucciole , o Laiiipyris italica. Radunata certa (juantità di lucciole, separò dalle medesime la nrateria fosforescente, e la collocò iu recipiente pieno di gas idrogeno puro^ pose nelle condizioni identiche omelie la parte non fosforescente, e trascorso un certo tempo, speri- tuentò se l" idrogeno dei due recipienti fasse ancora puro o si trovas.se mescolato ad alli-i gas. S" accertò che V idrogeno col quale limase la .sostanza fosforescente era (hvenuto tonante all' accen.sione, mentre l'al- tro non aveva acquistato tale quahtìi. Concluse da ciò, che dalla ma- teria fosforescente separata dalle lucciole si jiuò supporre che si svol- gesse gas ossigeno, la qual cosa essendo in contraddizione coi risultali delle esperienze pubblicate dal prof Matteucci . il Vicc-Prcsidcntc veg- gendone 1' importanza , desidei-a che sia ulteriormente confermata ed estesa. Dopo di ciò. e .sciolta l'adunanza. /'isfo — 11 Presidente Gioacchino Taddei. il Segretario Francesco Seuil ADUNANZA DEL GIORNO 19 SETTEMBRE l Il Segretario Selini legge il processo verbale dell' uduuunza ante- cedente, che viene approvato. Il Presidente annunzia alla Sezione che nel giorno seguente essa si dovrà adunare all'ora sohta nel laljoratorio di chimica della Cassa d in- coraggiamento , per assistere alle esperienze suU' ozono che ivi saranno instituite dal prof. Schonbein di Basilea. Esposto il quadro degU argo- menti che lo Sch<)nbein si propone di tralUue. il Presidente nomina lina Commissione composbi de" signori prof. BrugnaleUi, prof. De Catta- nei, prof. Canobbio, march. Ridollì, Sembenini, Fusinieri, padre Otta- vio Ferrano, dott. Polh, Calderini, Stagnoh, Pessina e Grigolato, i meml)ri della (juale pei primi prenderamio la parola, ove occorra, per ciiiedere dilucidazioni o per nmovere discussione intorno a quiuito sarà fatto did professore suddetto. Poscia il dott. PoUi comunica una sua memoria intorno ad alcune spontanee tranuitazioni della fibrina, le quali sarebbero, secondo l'autore, ie tre seguenti : 1." La fibrina digerita per qualche giorno nell'acqua vi si discio- glie ^ il liquido, che rimane torbido, feltrato per averlo limpido, scal- dato a 7 7°(>. produce un coagulo; col sublimato corrosivo, coli' alcool, col solfato ramico e cogU ;Jtri corpi che rendono insolubile 1 albumina . precipita in fiocchi; 2." 11 siero del sangue allungato con due o tre volumi d'acqua e bollito, dà. colla feltrazione per tela, un liquido latticinoso carico di albuminato di soda. Se questo liquido viene lasciato a se per varii giorni . si rapprende in una massa sohda. molle, piìi pesante, che si depone sul fondo del vaso, lasciando il htjuido in ist;Uo di perfetta tiaspa- — 1G4 — rciiza. Sì la prima che la soi^omla tiiislormiizioiic sniii> favoi'itc da un' in- cipiente putrefazione della sostanza eiriientata, eome lo aci-ciina l'odore fetido ed ammoniacale che le accom])agna, e dalla temperatura di 20 a •25"C,. circa, che faciliti la corruzione suddetta; 3." T.a lllirina del sangue, che nello stato normale è coagulata, possiede una gravità specifica maggiore di quella del siero, e che allo stato di linuifhtà. a seconda della sua pro|)orzione. rende il siero spe- lilìcainente ]>ii'i pesante, in guisa che, sepai-ata in appresso dal medesimo mercè la coagulazione, esso si mostra meno denso airai-eometro: e al- lorché per conoili risponde che oltre i caratteri accennati non ne ha trovato altri da aggiungere per thstinguere la fibrina dalla parafiitrina, e che |)er la fibrina trasfonnatnsi in albumina si è appoggiato in ispccial modo alla solubilità ed alla coagulaiiililà proprie a quest'ultima. li prof. Orioli insiste sulla necessità di consecutive ricerche afline di chiarire pienamente .se i descritti fenomeni provengano da stali iso- merici (hversi della fibrina . ovvero da altre allerazioni |)iù o meno profonde subite dalle molecole delle medesime: e tutta veggendo l'im- portiinza dell'argomento, amerelibe che le dillerenzc riscontrate dal l'olii — -165 — lucilo indicate trasformazioni, fossero dimostrate con prove chimiche e rigorose. Il Vice-Presid\>Z\ DEL GIORNO 20 SETTEMBRE 0, jucsl' uduiiauza ù tenuta nel laboratorio ili cliiniica della Cassa ionil)0 o quaiciic goccia di mercurio, ed agitando il vaso per ogni \erso: clic ha la proprielii di pol.iri/.zare ncgalixaniciilc in l>i'('\i istanti una lamina d'oro o di platino immeisi nella sua atmosfera; Toro ed il platino così polarizzati mantengono per cpialclie tt'iupo il loro nuovo sialo, ed il platino lo perde in jioclii minuti secondi, se viene immerso nell idrogeno. L'ossigeno, (ìnalmcute oticnuhj con mezzi elettrolitici, dopo avere perduto il principio odoroso per opera degli indicati rea- genti, non è più atto a polarizzai'c 1 oro. Inoltre os.servò die le lamine dei metalli poco os.sidahili come loro (il il platino si polarizzano negativamente accostandoli alla ])nula me- tallica comunicante col primo conduttore d" una macdiina eletliiea, (lo|)o pochi niovimcnli della medesima, ov\ero tenendole |)rossiiue ad una puntai da cui scaturisca l' elettricitìi negativa 5 e che il platino jiolarizzato negativamente in queste due maniere perde la polarità in atmosfera d' i- dro"eno. Tulli i falli su descritti furono notati dalPautore (lualtro anni fi. In appresso il prof. Schiinbein. avendo osservato che l'odore par- ticolare deir elettricità rassomiglia a quello del fosforo quando si tras- forma in acido fosfatico, Aolse le sue ricerche per verificare se nella combustione lenta di quel melalloido si producesse l'ozono, ed è sulla serie dei fenomeni scoperti tbelro tali ricerche, ch'egli si propone d in- trattenere l'adunanza. L'analogia dell'odore elettrico con quello del fosforo, e l'identità già conosciuta fra l'ozono ricavalo per scinlillc e per elettrolisi dell a- cqiia. tanto nelle proprietà organolettiche quanto nelle elettromotrici. condus.sero l' autore a cimentare in modo somigliante 1' aiia atmosferica d' un recipiente nel quale si trovasse un pezzetto cU fosforo. Operando con fosforo umido alla tem]ieratura comune, notò che in sul principio si diffonde nel recipienle 1' odore prnpiio del melalloido . odore ))en di- stinto da quello dell'ozono: e che (lo|io un minuto circa, quando l'o- dore si è reso più vivo, una lamina d'oro o di platino immersavi per entro . rimane polarizzata as.sai positivamente. Oescendo V odore cresce la facoltà polarizzante in positi\o fino ad un punto ma.ssimo, tra.scorso il quale va in diminuzione e po.scia muta in contrario e si fa polariz- — 169 — '/.ante ili negativo, .allorché l'atmosfera del recipiente s'accosta allo zero Noltiiico, il suo odore eomiiicia a caii^'iare e a dar sentore; dell'ozono: jjiunla allo sUilo di polarizzare negativamente, T odore di\iene co.sl ras- somigliante a (jucllo dell' ozono da non potersi più distinguere anche ila un olfiito delicatissimo. Quest' odore ozonico può mantenersi nel re- cipiente per cei'lo tempo: il suo dileguarsi è accompagnato da diminu- zione di polarizz.izione negativa, ed anche chi passaggio alla positiva. La temperatura influisce molto sulla produzione dell'odore d'ozo- no : a zero , 1' aria del recipiente non prende che odore di fosforo , e non polarizza che positivamente; aumentando i gradi (U calore, l'odore sempre più si mauifesUi di\erso, e io stato voltaico dell'aria fosforala va mutando: a 16 grath, in breve all'odore di fosforo subentra quello d'ozono, alla polaritìi positiva la negativa. Se invece ilell'aria si volesse adoprare l'os.sigeno puro, il fosforo non darebbe indizii d'ozono, e solo polarizzereblie positivamente: ed eguali elletti si hanno mescolmido al- l' aria atmosferica vapori d'etere, di alcool, di gas oleofacente o eh gas acido ith'oclorico. Introducendo nell'aria ozonizzata col fosforo, ossia che ha l'odore dell'ozono e che polarizza negativamente, sostanze di facile ossidazione. come il feno puro e divisissimo, lo zinco, lo stagno, il piombo, l'an- timonio ecc., perde quasi istantaneamente l'una e l'altra proprietà, e si fii di nuovo poliu-izzante in positivo , e dell' odore proprio al solo fosfoi'o. L'aria ozonizzata scolora le materie coloranti Acgetiibili , quali sono il tornasole e l'endaco^ rende libero dall'iodio, dall'ioduro potassico e dall'acido iodidrico: trasforma il ferrocianuro di potas.sio in ferricianuro: scompone l'acido solfith'ico, e l'acqua mescolat;» ad acido solforoso. Re- spirata moderatamente produce sull'economia aninjale elletti fisiologici analoghi a quelli che provengono dal cloro. Sottoponendo alle stesse prove l' odore particolare che si svolge all'elettrodo positivo unitamente all' ossigeno, c.sso si comporta in modo del tutto identico dell'aria ozonizzati! dal fosforo, laonde all'autore non rimane dubbio che da un principio medesimo in ambo i casi si abbiano a ripetere le designate reazioni. Parimenti l'odore che si svolge intorno alle punte della macchina elettrica connine, Jil conlatto dell'aria atmosferica, agisce come l'aria e l'ossigeno ozonizzali, per le quah cose il prof. Schoiibein conclude che — 170 — il nrinrinio a nii si ilovo 1" odoro clcU lieo ò identico ;iir o/oiio cliiiiiici» «•d ;il M)llaico. 1 caraUeri volUiici e cliimici dell" ozono s accostano tanto a tjuclii del cloro e del bromo die indurrebbero lo Sclicinbein a coUocailo fra la classe ilegli alogeni. Perciò die riss;nnrda la sua genesi, il prof. Sdii'inbein cerca di rciulerne ragione, collo sliidio delle circostanze nelle (piali si produ- ce. In qualsiasi modo si prepari T ozono, 1" azoto si tro\a presente^ e se per otteneilo mediante Y eleltroliz.zazione dell' acqua si adopera questo liipiido bollito, cioè privalo d'aria, l'ozono non si manifesta; liiccndo uso d"ac(pia aeraUi, al polo negativo non si lia die idrogeno puro, ma al polo positivo si raccoglie l'ossigeno mescolato ad un poco d'ozono. Ammettendosi die l'azoto sia composto come il clorido d'i- tb'Ogeno . cioè formato d' ozono e d' idrogeno , la spiegazione dello svol- ginieiilo dell'ozono al polo negativo riesce facile, poidiè scomponenilosi i" ozonuro d" idrogeno per influenza della cori-ente , il primo dei com- ponenti, come principio elettronegativo, deve andare al polo positivo coir ossigeno. Dalla poca solubilitìi dell'azoto nelF acqua dipenderebbe, secondo l'autore, la tenue quantità d' ozono die si produce nell'elet- trolizzazione della medesima, e scendendo a comparazioni, fa osservare die nella supposizione in cui si avesse pocliissimo d' acido cloridrico sciolto in ac(pia elettrolizzala, in cui il cloro fosse appena solubile, indubita- taiuenle 1' ossigeno die sarebbe raccolto , misto a tenue porzione del- l'iJogeno, avrebbe le stesse proprietà dell'ossigeno ozonizzato. Continuando nello stesso confronto, il prof. Scbiinbein fa notare che iiell' identica maniera onde colle scintille elettriche si scouipoue una mescolanza d'jicido cloridrico ed ossigeno in doro ed acqua, così ncU'i- potesi che 1' azoto sia un ozonuro d' idrogeno quando si trovi mesco- lato all' ossigeno , si deve ridune in ozono libero ed in acqua ; e che se si avesse l' aria formati! d' acido cloridrico e d' ossigeno , col mezzo delle scintille elettriche si produrrebbero fenomeni analoghi a quelli del- l'ozono, cioè lo sviluppo d un odore particolare, l'odore di cloro, e le reazioni succcnnate col platino, coi colori vegetali, coli' ioduro e col ferrocianuro di potassio. La perfetta analogia fra i fenomeni generati col mezzo ildla scintilla eletlric;» nell'aria comune, e quelli che nasce- rebbero in un'atmosfera d'ossigeno e di gas acido cloridrico, rendono, — Ì7Ì — a parerò dello Scliiiiilìpiii. sempre più prohaliile la sua teoria sulla com- posizione deir azoto e suir orif,'iiie clelP ozono . il (jiiale si manifesta in- torno alle punte da cui si scarica reletti-icitìi , iudipendenlementt! dalla natura del melallo di cui sono composte. nìcliianiaiido alla memoria dell' assemblea non essere il fosforo ca- pace di produrre ozono nell'ossigeno puro, il professore di Basilea ri- corda ancora che il fosforo non spande luce a temperatura ortlinaria nell'ossigeno e nell'azoto separati, ma die subito comincia ad ossidarsi nelLi loro mescolanza, ossia nell'aria atmosferica, ti'asformandosi in acido foslatico: e fa osservare che la j)roduzione dell'ozono ha intima con- nessione collo svolgimento della luce e 1' acidificazione accennata del fosforo, di guisa che le stesse cause le quali impediscono l'ultimo fe- noiTieno , impearte dell' ioduro e colora in azzurro carico l' amido clie \T sta stemperato. L' acqua ozonizzata resa acidula e scaldata con un poco d' endaco ne disti-ugge il colore. Può essere scaldata sola senza acido fino a bollitura senza perdere la proprietà d'inazzurrire 1" amido coir ioduro potassico e l'acido solforico: ma dopo qualche tempo d'e- bollizione non è più attii a produrre la reazione. Comunque avvenganti i notiti fenomeni, il prof Sclionbein è d'avviso che l'ozono vi prentla parte importiuitissima. Siccome l'ozono dev'essere fatto libero durante le scariche elet- triche, e quindi quando scoppiano le folgori, l'aria atmosferica e l'acqua delle nubi se ne hanno a caricare, perciò l'autore era curiosissimo di verificare se l'accjua caduta durante un temporale fosse ozonizzata, e reagisse coli' acido solforico , l' amido ed il ioduro poUissico : il fatto corrispose all'induzione, ed ebbe la fonnazionc dell'ioduro d'amido az- zurro. L'acqua esposta al fuoco elettrico per lungo tempo, diventa ozo- nizzat'i come quella dei temporali e quella che \icnc cUbattutii coli' ozono. Per togliere il sospetto che il niti-ato d' ammoniaca riscontrato nel- l'accpia di temporale si comportasse alla maniera dell'acqua ozonizzata e che al medesimo si potessero attribuire le reazioni, fece opportune esperienze dalle (piali rimase tbleguato ogni dubbio in proposito. L'ozono viene assorbito mediante limgo dibattimento dalla solu- zione a(piosa di potassa pura, la quale saturata) ("oli' acido soUbrico , — 173 — acquisti) lii |»ro|)ru'l;i di sooinporrc il ioduro di potassio e scolorare la tintura d' endaco. La potiissa pura idi-atata, fusa e iiiauteiiuta in tale stato a cou- latto dell'aria, diviene propria a reagire come la potassa ozonizzatii. Il nitrato di pi>t;is.sa cinicntjito acconciamente non produce la i-ea- zione della potassa ozonizzai;!. Il perossido di potassio al (juale si po- trebbe attribuire, non può esistere nelle ricordate drcostiuize : duntjue, secondo l'autore, per chiarirle, devesi ricorrere ad ammettere un ozo- nato di potassa. Infine un altro fatto, il quale appoggerebbe l'ipotesi che l'ozono sia un corjjo analogo al cloro ed al bromo, sarebbe la Irasfoi-mazioue dell' iodio in acido iotlico entro mi' atmosfera ozonizzata ; prietii. essendo T ozono pochis.simo .solubiU;. — 17 1 — H(*lalì\a nlf alla pre|>arazioiio col fosforo, noia, riic sarcMic dil- lioilc la Ibrinazioiie ili tale circostanza (Ioli' acido nili'ico . e snp|)osto anclic che .si l'ormasse, agitando l'aria ozonizzala colla potassa, l'acido riniarrcl)!»' cornplctaiiuMitc assorliilo. Ma da esperienze più volte ripe- tute si è convinto clic 1' almosli'ra ozonizzata trattata con tal mezzo, non perde le proprietà .singolari clic le .sono caratteristiche, a motivo della debole allinità (i-a la potassa e l' ozono. \iizi il prof, kranicr eomnnica di avere instituili i seguenti espe- rimenti di controprova, alline di escludere assolutamente il dubbio del- l' inllnenza dell' acid») iponitrico nei fenomeni riferibili all' ozono. Fece pa.s.sare aria mescolala a tenue fpianlità di vajiore nitroso attraverso d' ac(pia contenuta in due hoccie di Wolf, disponendo l' apparato in «nodo di potere l'accogliere l'aria clic usciva da Uile lavacro, ed ebbe a coiivincer.si die aveva perduta la flicoltii di decomporre V ioduro po- tassico e di pero.s.sidare i .sali fibrosi, mentre che l'aria ozonizzata ci- mentata nella stessa precisji maniera, conservava le sue proprietìi carat- teristiclie. Poscia mise in contiitto dell'aria ozonizzata il solfalo ferroso in soluzione: ^^ rimase a lungo senza colorarsi e precipitò in bianco: per lo conti-ario lo stesso sale posto in aria con vapore nitroso, immedia- tamente si coloi'l in bruno senza precipitazione alcuna. P'inalmente aggiunge clic avendo esso raccolto dell' acrpia tempo- ralesca e cimentati! convenevolmente , vi riscontrò presenza d" ozono , come pure crede clie l'atmosfera comime contenga la delta sostanza, avendo riconosciuto che tanto la pasta tli amido e di ioduro pota.ssico esposta all'aria libera si colora, (juanto ancora la carta imbevuta di sem- plice soluzione dell'ioduro anzidetto. Da cpiest' ultimo fatto, .secondo il prof. Kramer, i fìirmacisti potrebbero trarre spiegazione della irre- golare colorazione di cei-ti preparati tli iodio. Conclude col dire che bili sono gl'impoi-tanti fenomeni da lui veri- ficati, e che per la loro spiegazione lascia ad altri decidere se veramente convenga (piella proposta dal sig. Schòivbcin. Il prof Taddei chiede al sig. Schònbcin se al)l)ia provato nelle sue esperienze il nero di platino: e <[uesti risponde che fino ad ora non lo provò, ma che si jiuò benissimo indagarne 1" influenza. Il Presi- (ichlc 111 vedere lo scliiaiiniento che fiirse ne risulterebbe: e poscia voi- — 170 — genJosi ull'n(ltiniii)/.a. le aiiiuinciii clii; iiomìiiorà mia nuova CoiDiiiissione la quale si occupi a dctcniiinarc' il valore delle esperien/.e ripetute dallo Schoiibein, essendo die lo esi},'oiio la |,'(;iierosità colla (juale il Municipio ili questa illustre cittìi si prestò all'esecuzione delle iiiedesiine. il decoro della scienza, quello dei dotti convenuti, e l' importanza deiraigonieiito stesso. I nominati sono, oltre il Presidente stesso, il prof. Orioli, il pio- fcs.sore Piria, ed il marcii. IlidoKi. Il |)rof. Piria estema alcune sue riflessioni sulle cose esposte dallo .Scliitiihein in proposito dell' ozono: 1." Non comprende come l'ozono, .se fosse analogo al cloro ed al Li'omo, potesse produrre collitlrogeno un corpo neutro e non un idra- cido: 2." Non vede il perchè l'azoto dell'aria non si scomponga in ozono ed in idrogeno quando .si fa ])assare una corrente atmosferica attraverso un tubo incandescente contenente dell' o.ssido di rame^ 3.° Dubita che la potassa ozonizzata effettui le singolari succennate reazioni, sia per contenere perossido, sia per cs.sere iiKjuinata da piccola quantità di cloruro dillicile a separarsi che resterebbe misto ad acido nitrico formatosi mediante la condensazione dell'ossigeno e dell'azoto atmoslei-ici attratti chili' alcali fuso ad alta temperatura. 11 prof. Schonliein convenendo che l' ozono per alcuni riguardi non presentii un'analogia perfetti! cogli alogeni, risponde che i dubbii iiios- sigh dal Vice-Presidente sorsero purea lui in animo, e che per dissiparli instituì apposite esperienze con potassa preparati» per via thretta serven- dosi del metallo alcalino, e con ])ota.s.sa mista a nitrato potassico, dalle (juali potè chiarirsi della nessuna influenza dei cloruri e del nitrato so- spettiti. Rispetto al perossido di poUissio, non potere questo dar luogo il dubbiezze, perchè è decomponibile ii contiitto dell' iicqua e |)erchè si iicidilicii inoltre la .soluzione alcalina con acido solforico. 11 prof. Orioli temerebbe che le cause dei fenomeni dell ozono dei-iva.ssero dtiUe materie diiRise ncU' atmosfera . le ([uali iissorbite e de- coni|)ostc nei diversi casi nei quah l'ozono si produce, origiiiiissero le curiose reazioni descritte, appoggiandosi in ispccial modo alla piccolissima quantità d'ozono che si ottiene per ([uaiito si operi in grande, e dal- l'avere adoperato aria non depuriit;i dalle particelle estninee tenute in sospensione. Inoltre chiede se mai I ozono nippreseiiUis.se uno stato al- — I7(i — lotropico dJvei-so dell' azoto, sapendosi oi-a ri»; i corpi cleiiieutari nei loro varii stati allotropici posseggono proj)rietà distinte. 11 sig. Alihene riferisce che il prof. (]antù di Torino, iia istituito molti esperimenti per riconoscere se l'azoto sia composto di ozono e di idrogeno , etl i principali furono i seguenti : i ." Tratti) dell' acqua contenente azoto ed altr' acqua contenente aria atmosferica mediante nna jiotente pila alla Wollaslon; 2." Fece passare dell' aria attra\erso allaciilo solforico concentrato per jii'ivarla delle sostanze oi'ganiclic, indi attraverso ad una soluzione di potassa per privarla dell' acido carboni(;o , del fosforoso ecc.. e final- mente attraverso ad nn tubo pieno di clorm'o ili calcio per pri\'arla del vapore d'acqua, e quest' aria fu fatta venire in contatto del platino spugnoso a varie temperature e a contiitto del potiissio pure alla tem- peratura ordinai-ia : 3." Dell' azoto fu fatto passare sopra l'ossido di rame ben puro tanto all'ordinaria temperatura, che a temperatura clevatii; 4." Dell'aria depurata nel modo indicato fu fatfci passare attraverso a jierossido di manganese e ad acido solfSiiico conccnti-ato. Da laU sperimenti, e da molti altri instituiti in proposito, sempre si otteiuiero risulUiti negativi^ cioè, ben sovente e secondo le circostanze, si ebbe ora dell'acido nitroso, ora del cloro; ma allorquando furono adoperati materiali ben puri , privi di cloruri , sempre gli effetti riusci- rono negativi. Da ciò il sig.Abbene col prof. Cantù conchiuderebbe, essere l'azoto un coi'po senipUce , sinché ulteriori sperienze non dimostrino la sua composizione, la natura dei suoi principi! costituenti e le proporzioni ilei medesimi. Il Vice-Presidente nota che il ]irol. (^antii ha opeiato in circostanze diverse da cjuelle inthcate dallo Schiinbein , poiché l' uno fece uso d' aria ben secca, mentre l'altro dimostrò la necessità di effettuare le esperienze in aria umida. Conclude perciò nulla [Roteisi rigorosamente dedurre ad infinnare i risidtamentl ottenuti d;d professore di Basilea. Infbie il Presidente, dopo avere aggiunto agli altri commissai-ii il .sig. .'Ujbene, chiude l'adunanza. f^'iito — 11 Presidente Gioaccuino Taddei. Il Segretiuio I'uancksco Sdlmi. ADUNANZA Di;i. lilORNO 21 SKITKMUm: Juetto il {M'ocesso verbale dell' udunanza del giorno 4 9, si ri- mette alla prossima adunanza la relazione delle esperienze sulF ozono fatte dal sig. Seiiònjjein dinanzi alla Sezione nel giorno 20. Il march. Pallavicino di Cìcnova dà ragguaglio d'un importiinte stabilimento metallurgico da lui eretto in Arenzano, quindici miglia di- stante dalla sua patria, nel quale si rallina la ghisa secondo i nuovi melodi indicati dal cons. Fabcr de Faur e di Ebelmen. Dopo avere ricordato il do\ere in cui è ciascuno di promuovere l' industria nel proprio paese, quando ne abbia il potere, passa in rassegna le ottime condizioni nelle quali si trova Arenzano ed il litorale del Genovesato per procurarsi il combustibile fossile ed il ferro a buon patto, e dimo- stra la convenienza di profittarne a beneficio di (juci luoglii. 11 marchese Pallavicino allo scopo lodevole di perfezionare sempre più V opera sua , cliicde ai membri della Sezione di Chimica schiarimenti ed istruzioni colle quali possa completare o rettificare quanto fece fino ad ora. Il sig. Ferrari indica due memorie j)iiijblicale non ha guari in Italia intorno a tale argomento, ed il prof Ragazzoni rende noto che in tutta la valle th Aosta furono adottati i metodi accennati dal Pal- lavicino. Questi esprime il desiderio che siano maggiormente ilifiiisi, speciahnente dopo i grandi depositi di antracite che si vanno dì giorno iu giorno scoprendo. Il sig. Fornara incomincia la lettura di un suo lavoro ove discute, come si possa riparare alle funeste conseipienzc che doi'nvino emer- gere dalla crescente scarsità ilei combitstibili. 11 Presidente riflettendo che non è in sua fhcoltìi di permettere la lettura per esteso di opuscoli gii» pubblicali colle slampe, quale è — I7S — (lucilo ilei >ii;. I■^)l•ll;^^;l. o il Jillidiide vc^j^ciidd clic I iiiipoihiii/.i (l<'l- r argoiiiciilo ricliicclerebhe che la Sezione ne conoscesse il conlcnulo, io invitii a cederlo ad una Coiuniissione. la quale ne faccia un rapporlo. 11 l'oinara. aderendo al sn!;i;criincnlo del Presidente, consegna il suo libro, ail esaminare il (|ual<' sono nominali pei- coniniissarii i signori prof. Canobbio, Seuibenini e (irigolato. Poscia il sig. l'^oniara espone all'adunanza una sua grande tavola inedita, nella quale sono registrati tutti i deposili di combustibili fossili in Italia, la località ove giacciono, i |)roprietarii ecc. , invitandola, allineile gli dia inilieazione di quanto a sua insaputa avesse omesso , ovvero di quanto inesaltaniente avesse notato, per l'inesattezza delle notizie ricevute. Il prof. Piria espone pure all'adunanza il carbon fo.ssile scavato dalla miniera di .Monte Bamboli, sulla natura del ijual caibone nacquero tante tliscu.ssioni in Toscana, e lo mette a disposizione dei singoli mem- bri della Sezione per esaminarlo. Il sig. IVlai'anesi connmica alcune sue riflessioni sulla produzione dell'ozono col mezzo del fosforo. Secondo il medesimo, l'ozono in tal c^iso non sarebbe altro che un idruro di fosforo: ma il Vice-Presidente mostra l'inammissibilità di questa ipotesi, poicbè l'ozono si prepara con A arii metodi senza il fosforo , e quindi in circostanze nelle quali non può esservi presenza di fosfuro d'idrogeno. 11 sig. Coppa espone anch' egli A'arie riflessioni sulla produzione dell'ozono. A suo parere l'ozono non altro sarebbe che il prodotto tli scomposizione delle materie organiche nuotanti nell'atmosfera, scom- posizione effettuata dal fosforo e dalla potassa caustica. Per instituire le esperienze alllno tli determinare precisamente quale .sia la sostanza a cui si attribuisce il nome d'ozono, propone di depurare l'aria servendosi di un suo apparecchio, da lui chiamato _^/^/v; nd riria. del quale pre- .senta un disegno, e che si presterebbe oppoitunamente a far conoscere le impurezze dell' arie malsane. Di (juesto felti'o j)romette di trattare circostanziatamente in una sua memoria suUe risaie e sulla loro in- fluenza suir aria dei luoglii ove sono coltivate. TI Vice-Pre.sidente volgendosi al sig. Coppa, gli l:i lillctlere. che supponendosi non essere l'ozono .se non il prodotto ili molecole orga- niclie esistenti nell'atmosfera, non si spiegherebbero le reazioni indicate — 179 — .lallu Sdioiibeiii |„., la scomposizione (l.-l|- io.Imo potassico coli' acqua e la poUissa ozonizzale. Il prof, l'cicgo legge le sue osservazioni siili" olio «li pistacchio di tfM.ia ossia (li .trachis ipogea. Fatto spremere quest'olio nel 1837, lo diviso in due parti, una delle quali sollopos.; a felirazione, altra lasciò ni islato naturale, chiuse in duo bocce a turacciolo snieiigliato: lo ah- handonò per sette anni, senza toccarle; trascorso il qual tempo, volle assaggiar l'olio contenutovi col camaleonte minerale per conoscere se a lungo andare avesse i)erdu(o la facoli;, di n,,,,,;,,,. ,j„p]|;, specie di sa|)()ue che avovagli somiuiuistiato (juand'cra di (losca estrazione. L'olio feltrato appariva iliafano, del colore dell'ambra, con po- satura di mucilagino, d'odore rancido, ili sapore amaro e quasi erbaceo: l'olio non (citrato si prtJsenUiva meno colorato, dialiino, con posatura di mucilagino più copiosa che nell'olio feltrato, possedente un odoi(- etereo, somigliante di mollo a quello dell'etere nitroso. Il sapore no era ingrato ed amaro, mani(est:nnente rancido. I due olii cimenUiti colla carta di tornasole azziu-ra producevano anossamonlo. o trattili col camaleonte minerale, s'imbiancavano senza ])i()durre il sapone. Il |)rof Ferego pie.senUt alla Sezione due boccelle con saggi de^li olii de- scritti. 11 Vice-Piesidente odorando l'olio non (citrato, crede ili ravvisare nell'odore che emana, quello dell'etere bulirrico, la cui formazione -li parrebbe non im|iiobabile, stante la metamorfosi delle sostanze oleo.se dell'arachide in acido bulirrico, e la trasformazione in alcool di un poco di zuccaro contenuto precisamente nell'olio, per formontazione inci- jiiente suscitila dai piiiicipii azotati presenti. Posto ciò, la (brmaziouo dell'etere butirrico risulterebbe abbastanza chiara. 11 sig. (iiigolato, a projwsilo dell'olio d'arachide, ricorda d'avere notalo che i semi di (jueslo vegeUibile presto irrancidiscono, che l'olio trailo dai semi raiicitli divenU» giallo in bi-o\e. ma che (juelio che si spreme dai .semi freschi, esce bianchissimo dal torchio e si mantiene inalterato a lungo. 11 doti. Ceiioli comunica il risultamenlo dello sue liccrchc direlle a conoscere la causa onde gli olii grassi s'iiilorbidino col camalooiUo mi- nerale. Primi ad osservare il detto intorbidamento liuoiio i signori Perco e Grandoni. 11 Ceriob volgendo le suo indagini sull'olio d'olivo del- — 180 — r oriento, lia riscontralo nel nicilesiiiio la presenza dell' acido cianidrico, verificandola col mescolarvi soluzione di sotlocarbonato di potassa, so- luzione di protosolfato di ferro e qualche goccia d'acido cloridrico con- centi'ato; questi reagenti fecero deporre un poco d'azzurro di Pi-ussia. L' olio vergine di Lucca non diede luogo all' intorbidamento ijuando fu cimentato in istato di purezza; ma unito a piccole quantità d'acido cianidrico, tosto lo produsse. Per chiarirsi che il parenchima e la mu- cilagine ilelle olive non valevano a dare origine al detto fenomeno, ne mù artificialmente dell'uno e dell'altra all'olio puro, ma in ambo i casi non fu intorbidato tlal camaleonte minerale. Rimaneva a spiegarsi come l'olio di ricino sciolto nell'alcool si intorbidasse col camaleonte minerale : avendo indagato se vi si con- tenesse acido cianiilrico, con sua sorpresa lo trovò non solo nell' olio ma eziandio nella focaccia residua ali" estrazione dell' olio medesimo. Laonde ne deduce che l' irritazione agli occhi che si prova per la spre- mitura dell'olio di ricino, provenga e dalla sostanza volatile ed acre contenuta nei semi , e dall' acido cianidrico che si può sviluppare dai medesimi. Fatte alcune riflessioni dai signori Perego, Abbene, Presidente e Vice-Presidente sulla maniera onde l'acido cianidrico può essere stato riconosciuto o j)uò trovarsi sciolto negli olii cimentati, il Segretario Selmi eseguisce varie esperienze sull'emulsione di solfo e sulla facoltà di scom- porla possedulii da certe soluzioni saline. Mostra iirfine alla Sezione il solfo ricavato dall'emulsione scomposta, in istato di coagulo molle ed elastico, e di fiocchi risolventisi in tenue pulviscolo, ma tuttavia coa- gulabih da acconci reagenti. L'adunanza è sciolta. Visto — Il Presidente GiOACCHmo Taddei. Il Segretario Francesco Selmi. ADUNANZA l)KL tilOItNU 23 SETTKMHKK Letto il processo verlwle deiradunanza del 20. od approvato, il Presidente, rainincntando i desidei-ii già espressi dal march. Pallavici- no, invita ring. Saiti a render conto dei mezzi adoperati nella fonderia ilei ferro a Dongo sul lago di Como, per ciò che l'iguarda la riduzione e fusione del minerale. Comincia questi la sua esposizione notando, ciie l'uso del gas ossido di carbonio raccolto dall'alto forno per T allìna- luento del ferro nei forni a pudler era già praticato da lungo tempo in (piclla fonderia, quando il sig. Vegni ne parlava al (Congresso di Lucca come (h cosa non peranclie conosciuta in Italia. A Dongo 1" applica- zione di Uilc scopertii fu adottata da oltre tre anni così in gi"uide, che nessun consimile stabilimento in Francia può vanUire d'aver fatto al- trettanto. Dimostra quintU, col soccorso di un disegno in grande scala, il processo della condjustione dei gas, e le particolari cure che in pra- tica si resero necessarie per ottenerne migliori risultamenti. Passando poscia a discorrere della grande quantità cU ossido di carbonio che sfugge dagli ordinarli apparecchi di combustione, accenna d'avere applicato mi utile metodo di sofliamento d'aria calda nel fo- colare th una ciildaia a vapore, e di averne ottenuto una grande eco- nomia di combustibile. Aggiunge, essere da notar.si che altri aveva da prima proposto eil eseguito simili tentativi ma con riuscita poco felice , perchè non s'era curato tli scaldare prima l'aria che doveva iniettarsi, e non erasi scelta la posizione migliore verso la quale dirigere U sofllo. Il Presidente coglie questa opportunità per descrivere un suo ap- parecchio, fatto costruire in Firenze, per riscaldare tutta l'acqua d'un edifìcio bahieario gratuito erettovi per ordine di quel Governo. Per in- nalzare alla necessaria temperatura tanto d'acqua da fornire di bagno — 18:2 — IO iiiiLi t' più individui, prima ch'egli fòsse cliiainato a riordinarlo, cravi il consiinu)
  • ressochc a bollore è guidato alle tinozze delle sale balnearie. — I8.J. — Il prof. Luviiii li'gf^f raiiiilìsi d-.t luì iiistitiiiUi sugli ìiisntti del ^e- licre ;)/(7(j('. JiHiiic (risolariK,' il principio attivo e ciistalli/.zahilc. Prctiiossc alcune generali ii07.iuiii sulle ahiludiui eli cpicst" insetto, suUusocIk! so ne fa come di vescicante nel Vercellese ed in alti-i luoghi, e sulla conve- nienza di uccidei-(' le caiit^u'idi col sem])licc vapore d' accpia quando si vogliano analizzare, per e\ ilare ogni erpiivoco, scende a parlare della maniera ond'egli trattò i Mi'lue per estrarne i principii iiuniediali. Digeriti nell'acqua, ottenne collo svaporamento un estratto molle, che dopo alcuni giorni fu \isto dissemiiiiito di piccoli cristalli associati ad un j)Oco d'acido urico ed a materia oleosa. Trattiito l'estratto colle- lia un jiotere eccitante sulle railici dei vegetiibih. in guisa da renderle atte a respingere abnine materie minerali, le quali, succhiate fuoi-i del terreno, sono capaci di produrne la morte. Fa notare che il Foves non poteva avere esatti risnltamenti , poiché fece crescere le piante in terra argillosa, e le innalliò con so- luzioni di percloruro di ferro e di materia colorante del campeggio. Le piante vegetarono benissimo senza assorbire di tali sostanze, ma collocate in bicchiere, ed immer.si! nelle stesse .soluzioni, le succhiarono e perirono. Il Vice-Presidente è d'avviso che il carbonato calcare della terra aigillosa e T allumina. preci|)ilaiido le due .soluzioni, non lasciassero — 185 — campo die nll" ;icfjiia puiii (K essere assorbita, per il qiial motivo le piante coiilimiaioiio a vivere senza sofli-ire. L'al)ale .Malvezzi dà lettuia d'un suo niet(jdo pei- ispogliare f^li afTreselii dall' iiiJjianeatura sovrapposta senza toccare il dipinto . da ini Iriivato a caso, e messo in esecuzione con felice successo a ridonare in luce il !nii;liore alTrcsco del celebre C'alislo Piazza decorante l'a]).sidc tlella cliiesa di San Lorenzo in Lodi. Il metodo consiste nell'inninidin! e(jual)ibncnte T imljiancatura die si vuol levare dal muro, mediante una spni,'na im])evuta d" orina, ri- petendo r opcia/.ione per una seconda volta, trascorsa mezz'ora di tempo. Comprimeiulo la calce così inzu[)i)ata con larga spatola di le- gno, si trita e cade in polvere, rimanendo la pittura netta e bella, coni" eia (pianilo fii coperta ilall" intonaco. Avverte: 1." cU liir uso delia s|)at(ila di lej^uo adine di non aspet- tare due o tre giorni percbc la calce cada da sé: 2." di pulire con mollica di pane l' affresco scoperto . quando, dopo la separazione della calce, apparisce velato d'.un nero sudicio. Se in alcuni luoghi liiitn- naco calcare i-esiste ali" azione dell'orina, è certo, secondo l'autore, die non bavvi pittura sottoposta: come ancora assicura che il dipinto non soffre menomamente nell'operazione, essendo tutta l'orina assorbita dall" imbiancatura. Il sig. Maranesi espone una sua ipotesi suU' origine dell acido idrocianico negli olii grassi, riscontratovi dal sig. Cerioli:, ma il Presi- dente ed il Vice-Presidente non la trovano abbastiuiza ammissibile. Sono presentati alla Sezione da osservare, il principio cristiillizzato ricavato ilai Mcloe dal pi-of. La\ini, ed un saggio cU \alerianato di zinco dal sig. Galvani di Aenezia. preparato con processo ibverso ila quello iniUcato dal principe Luigi Bonaparte. e cionnonostante garan- tito di un'assoluta purezza. Indi radunanza è sciolUt. tristo — Il Presidente GiOACciimo T.\ddei. Il Segretiirio Fraacesco Selmi . a4 ADUNANZA DEL GIORNO 21 SF.TTEMnRE Ljetli ed .npprovnti i procossi vpilwili delle precedenti adunanze dei giorni 21 e 23, il Presidente inlerj)ella la Commissione nomìiuttu per eSfiininare i nuo\i alcaloidi che il sig. Jori crede avere scoperti neUa chiiia gialla filosa, se aljbia per anco dato compimento al lavoro e se tro^■isi in grado ili presentale il relativo l'.ipporto, e la sollecita a farlo, cssenilo il Congresso vicino al suo termine. Il sig. Ruspini , uno dei commissarii , a nome anche degli altri col- leghi, avA'erte il Presidente, che sebbene abbiano posta ogiii cura af- fine ili venire a capo dell' incombenza loro alTidata , non lo hanno per anco potuto, stante le molteplici manipolazioni alle quah hanno dovuto sottomettere, secondo gli insegnamenti del sig. Jori, la sostanza da esa- minarsi: sperare essi tuttavia, sulle assicurazioni loro date dal Jori, lU (illenere entro la giornata uno dei nuovi alcaloidi annunziati, sul quale \ eirebbe steso il rapporto, quando non avessero agio cU continuare per l'isolamento degli altri. Il Presidente chiede all' altra Commissione nominata a riferire sid- r opuscolo del .sig. Fornara, se trovisi pronta a pronunciare il suo giu- dizio; ed il sig. Grigolato legge la seguente relazione fatta in comune suir argomento in di.scorso, col sig. Sembenini e prof Canobbio. «Incaricati i sottoscritti di prendere in esame l'opuscolo del signor dott. Giulio Fornaia inlilolato: Came si possa riparare alle Jimeste con- srgitenzc clw i/ovraiuio cincrgcre dalla crescente scarsità ili combustibili. abbiamo potuto dalla lettura attenti! del medesimo rilevare che lo scopo dell' opuscolo è affatto commerciale ed economico, onde nulla d inte- ressante olli'c per la .Sezione Chimica. " — ^87 — «In fatto il sig. (lott. Fornaia, dopo di avere declamato sulla scai- sitìi della legna e sulle varie sue eonsegnenze . sulla necessità elie liavvi di servirsi in tutte le operazioni nianifiittuiieie ed eeononiieiie di eoni- hustiliiii fossili, finisce col proporre una società che avrebbe per iscopo di acquistare il combustibile fossile , di venderlo e somministrarlo gratis ai poveri, ajirendo aj)posito magazzino, ed aggiunge anche il jìiano per detta società. » «Da dò si vede che l'opuscolo datoci ad esame non è propiia- mente di spetUinza nostra , ma dell' economia pubblica. D" altronde è tni riassunto di un'opera estesa che va piJjblicando sui comljustibih d'I- talia e dedicato e.spix'ss.'unente al sesto Congresso in Milano. " « Se non possiamo essere d' accordo coU' autore circa alla credutii soverchia scai'sezza tlella leena e di lei incarimento, e sulla necessità di estendere l'uso del carbone fossile in tutte le bisogna dell" economia domestica, dobbiamo però riconoscere per generose e filantropiche le vedute e conclusioni del sig. dott. Fornara. e da questo lato crediamo che il di lui lavoro possa meritare tutti» la considerazione dei ricciii e dei prej)Osti a tutte le grandi manifatture ed imprese, per le quah oc- corra ingente quantità di conJjustibile. " Milano, 2 4 settaiibre 1844. G. B. Canobbio. G. B. Sembemm. Gaeta>o Grigolato. 11 sig. Coppa comunica alcune sue riflessioni sulle risaie, sull'imio- cuiLà dell'aria dei luoghi ove sono coltivate, e sui mezzi valevoU a procurare migliore salute ai coloni che ne hanno la coltivazione. A suo parei-e (ino ad ora sarebbersi dette cose molto esagerate suU" influenza malefica dell" aria delle risaie , mentre anzi consten-ebbe che, per le per- sone agiate, la mortilit.à è minore in siffatti luoghi di (juello che in si- tuazioni ripuUite sani.ssinie. Le malattie e la mortalità dominerebbeni nella classe degh opei-ai, dei contaiUni e degli intligenti. non per influssi atmosferici, ma per il loro miserabile e trascurato modo di vivere, es- sendo costretti ad abitare in tugurii umidissimi . a cibarsi di pessimo pane, ed a bere ac([ua putrida. Proporrebbe un igi'ometro di tenue spesa per misurare i" umidirà di quelle abitazioni alline di mostrare la necessitìi — 188 — (li risanarlf. im iniglioniinoiilo nella panificazione, ceri! Icllri per ile- pnrarc l'ac<|iia, e 1" estrazione d'un liipiiilo fcrnieulalo da eavaisi dal risino. perchè la classe povera ne fiiccia uso, nella sUite, invece del- l'actjiia iiupiilridila. Inlliie denota mi suo apparecchio, detto da lui /r7/n> iid aria, per deteiiiiiiiarc le impurezze d" uu' aria ([ualsiasi facendo pas- sine una corrente alniosl'erica attraveiso al latte, a soluzioni di potassa, d'acido solfoi'ico, di cloruro di calcio ecc. Questii conuuiicazione jnovoca una lunga discussione fia i sif^noii l'residcutc. Vice-Presidente, Segret^irio, ing. Sarti, Coppa, prof. (lauoh- hio. Bollini, dott. Salvagnoli, Griseri, conte BelHi-Negrini e Zucchi, sulle rpialità delle arie delie risaie e dei luoghi paludosi; sui priiicipii onde sono rese infette e sulla causa per la quale in certe ore ed in certi tempi riescono più insalubri. L'ing. Sarti non collauda l'opinione sostenuta dal sig. Coppa, cioè die nell' atmosfera non abbiasi più a cercare il principio malefico del- l'aria insalubre, poiché sarebbe un traltenere la chimica dallo spingere oltre le. sue indagini, tlallc quali potrebbero risulUne iiilinc trovamenti (ireziosi: e crede che l'aria abbia le sue inllueuze perniciose, essendo ciò stillo verificato dall' osservazione e dall' esperienza di lutti i tempi. Appoggia la sua asserzione narrando di alcune localitìi nelle (juali i viag- giatori per il semplice loro passaggio prendono le febbri, e di una si- tuazione sul lago di Como, ove le case a mano destra di una mede- sima borgata sono meno salubri di quelle a mano sinistra, perche oii(laii/a lal(! da soniniiiiistiarne masse enormi. (]osi per l'aria dovreln besi agii-e in grande alliiie eh separarne i principii malelici: ma l' iin- po.ssibilità di analizzarne una copia strabocchevole, impedirà sempre di ottenere risiilUiti sicuri. 11 Presidente ricorda a quest'uopo, che fu in- ventata a l'ireii/.e una iiiacchiiia ingegnosa, per la quale si fa passai'e l'aria, aliiiie di condensare ruiuicUlà,in cui cercare poscia di.sciolti i principii malefici. Fu posta in azione per un intero giorno nella città fh (irosseto, ove l'aria è malsanissima. ed a capo di tal tempo nulla si raccol.se che valesse a diinostrare la loro presenza. 11 dott. .Salvagnoli chiede se il feltro ad aria proposto dal sig. Coppa sia diverso dai cono.sciuti , giacché questi assorbono bensì dell' aria le particelle che vi stanno sospese macchinalmente, ma non quelle che vi sono diffuse in istafo gazoso e di peifella mescolanza. 11 sig. rojipa risponde essere il suo feltro diverso da (pielli che sono molto usati in Francia ed in Inghilterra^ che separa i principii fermentescibih disse- minati nell'atmosfera, costringendo l'aria ad attraversare il latte ed al- tro licpiido analogo. Il Segretario Selmi, ritornando sulla proposizione del sig. Coppa, che r aria ilclle risaie non abbia cattiva influeirza sidla s;dute degli abi- liinti di (piei luoghi, non sa comprendere come una coltivazione didla <|uale si devono .sollevare e dilFondere nell'atmosfera continuamente par- lic<'lle in decomposizione dei gas deleterii, quaU sono il sollido idrico, gli idi-ogeni carbonati . e tanto vapore aquoso , non valga a rendere l'alia perniciosa. E speciahuente soiTermando.si sulla produzione dell'i- drogeno solfoi-ato. mostra come ivi si ha a svolgere copiosamente, ap- |)oitaiiil() ellJ'Ili sinistri. .Vppoggia le sue riflessioni sulle esperienze (h Danieli e di .Savi, i (piali nei luoghi infetti trovarono in iibbondanza seiii- |ire r idrogeno solforato. — 190 — Il Vicc-Presideute è d' opinione che Y itliogeiio solforato non pos- segga la cattiva inllucuza fin ([ui allrilmitiigli , poicliè nelle vicinanze di Pozzuoli, ove si sviluppa in abbondanza, viene respirato senza arrecare nocunicnlo alla siilute, e perciò reputa che sia ritenuto cagione dei miasmi solo per la circostanza d' essere stato trovato sempre nell' aria (lei luoghi malsani. Liiig. Possenti sostiene il parere del Vice-Presidente, rammentando ili coloro che ne respiiano spesso nei laboratori! senza soffi-ire altera- zione; ed il SegreUirio Sebni convenendo, come di.sse in principio, che le particelle organiche in |iutrefazionc al)biano gran parte nelle arie in- lelte a produrre le lualallie, non lascia ])erò (T allribuirc^ all"i(hogcno solforato diUiiso nell'aria atmosferica la sua gi-andc influenza: ed all'og- getto lU convalidare la sua opinione, riferisce il caso avvenuto nello sca- vare il Tiiimcl sotto il Tamigi, ove gh operai, allo svolgersi in ipielle caverne dun getto eh gas idrogeno solforalo, ebbero mollo a soffrire. L" ing. Sarti a questo punto osserva , che il gas idrogeno solforato non produce febbri intermittenti come la mal" aria, ma invece capogiri, vertigini ecc. , e quindi la influenza malefica d ambedue essere diversa. 11 Presidente espone le ragioni per le quali attribuisce le (jualità cattive ilella mal aiia ail un (juid nella medesima diffuso, fino ad ora sconosciuto, non alf idrogeno solforato in ispecialitìi ; ed il Segretario ramtnenUi di nuovo, che non al solo idrogeno solforato ajipose la per- niciosa inlluenza, ma alla sua mescolanza con altre materie svaporate e sospese neU" atmosfera. Il sig. Griseri comunica alcune indagini fatte per raccogliere col metodo conume a j)allone d'acqua fredda, le materie putride esistenti nell'aria di luoghi malsani. Trovò che secondo i luoghi, le materie con- densate possedevano odori puzzolenti distinti, taluno d' anmioniaca , tal altre eh un puzzo particolare. Il Presidente chiede se abbia spinte le indagini fino a deleniiinarne la quabtà e la (juanlità . ma il Griseri ri- .sponde non es.scrsi innoltrato più innanzi. Il sig. Bolhiii suggeri.sce eh .somministrare ad animali le ^arie ma- terie condensate, affine di cono.scere se posseggano un'azione malefica pure diversa, ed il Vice-Presidente osserva che in tal caso sarà d uopo tener conto del modo chstinlo d* agire che le sostanze spiegano quando sono allo stalo aerilljrme ed a (piello eh soluzione. — 191 — L'ing. Sarti richiama T argomento sulla vanabilitJi onde la mal' aria, dopo il tramonto, opera siili' economia animale, più perniciosamente che dinante il corso del sole; ed il Presidente, con riservatezza, si fa ad espon-e una sua teorica sopra la causa pei- la (jiiale la mal' aria verso seni acipiistii (jualità peggiori che nel pieno giorno. Secondo il mede- simo, ([iiando il sole è jn-ossimo a nascondersi, l'atmosfera si ralFredda, avviene coudeusazione delle materie vaporose, (juindi assorbimento di maggior copia di piiiicipii nella respirazione, ed anche più attitudine nt;ll' economia animale a subire alterazioni. Aliing. Sarti sembra giusta la teoria del Presidente, perchè dh ragione eziandio tIeU" utile partito che si trae per sanare la naal'aria verso sera dall'accensione ih fuochi. Il Vice-Presidente , non opponendosi agh effetti fimesti apportati dallo sbilancio della temperatui-a atmosferica, opina ancora che mediante il medesimo, l'umidità chlfusa nell'aria, servendo come di veicolo ai principii miJefici nel condensarsi di mollo, ne porti a contatto degli indiviilui una copia molto maggiore ih quella ond' erano circondati di j)ieno giorno, per la (jual cosa assorbendone Umto di più, vadano in- contro più faeibncntc alle malattie. Per lo stesso motivo riescono più micidiali le pioggie prime nei luoghi malsani che le successive, perchè ([nelle trascinano dall'alto al basso dell'atmosfera tutte le materie che vi riscontrano in istato di sospensione e tli mescolanza. Il dott. Salvagnoli fa pure osservare che se durante la giornata, f(uand' anche il sole è alto, cade una leggiera rugiada, tosto la salute se ne risente, e si produce numero maggiore d'ammalati: e d" altronde attrijjuisce anche allo stato igrometrico ed elettrico dell' atmosfera la produzione delle febbri. L'ing. Sarti nota che l'uomo sudato, esposto alla mal' aria, j)iù facihnente prende la febbre: ed il dott. Zucchi avverte che ciò av\-iene in ispecial modo quando per isbilancio ili temperatura la traspirazione è riassorbita. Il sig. Cenedella , il conte BeflTa-Negrini , e i professori Taddei e Pi- ria fanno alcune altre osservazioni, dopo le qnaU l'adunanza è sciolta. f^isto — Il Presidente GiOACcinNO Taddei. Il Segretario Francesco Selmi. ADLNAÌNZA DEL GIORNO 25 SETTEMBRE l_Jcllo ed approviito il processo V(>rl)al(' della jircrcdeiite adu- nanza, dopo alenile agtjiunte reclamate dal Pi-esideiite e dal sig. Coppa, una a nonio del sig. dolt. Salvagnoli, Talti-a a nome propiio, il dottore Nardo riferi.sce per parte del sig. Ravenna chirurgo a Venezia, che avendo questi csliatto da un piede d" un gottoso una materia speciale, la (ecc analizzare tlal chimico sig. Pasquale Cappelletto. Tale materia del peso di grani 16. di consistenza pultacea densa, bianchiccia, molle e dolce? al tatto, inodorosa, insipida e perfettamente neutra, fu trovata com- posta di Acqua gr. 7 Lamine di tessuto cellulare » 0 Colesterina .-'4 Urato di calce ) — di soda \ « 3 Fosfato di calce ' Muriato di soda >■> 2 Totiile gr. 1 6 La presenza della colesterina nei calcoli gottosi non fu per anco da altri riscontrata, e per la sua particolaritìi il Ravenna espiime de- siderio che da altri chimici sia cercali!, alline tli riconfermarne il ritro- vamento. Il sig. Pavia legge un suo processo sulla preparazione dell'acido valerianico. processo che è una modificazione di quello di Carraresi. Consiste neir introdurre rachce tli valeriana in grossa polvere entro lambicco, con sci volte il propiio peso d" acqua pura mista a mezz'oncia — 193 — ili ciilce; dopo (lodici ore c^Vi dislilla il terzo del liquido da cui estrae l'olio essenziale. Entro sacco ben lltto spreme col torchio 1" avanzo della distillay.ione , lava il residuo coli' acqua distillata già separata dall'olio essenziale, lascia deporre, decanta il liquido con sifone e lo concentra a denso sciroppo che raffreddandosi diventa gelatinoso: rotto il nuignui per ogni senso sgocciolalo e spremuto, dà nella sgocciolatura e spi-e- luilura il valerianalo di calce impuro. Introdotto in ritorta tuljulata, trattato con acido nitrico a gì". < ,H 65 deus. Meiss., per saturare la calce, distillato a fuoco moderato fino ad avere "/« in peso, poscia bollito lo stillalo, aggiungendovi un poco di calce e buona dose di nero d'avorio, si feltra e si concenti-a fino al decimo del peso della valeriana posta in opera. Ne risulla il valei-ianato calcai-e quasi scolorito, che scomposto entro ritorUi con acido sollorico, e thluilo, deve dare, mediante la distilla- zione, tanto liquido in peso da eguagliare quello del valenanato. Ri- dotto r acido valerianico sciolto nel liquido a sale di soda , poi ride- composto, si ha l'acido purissimo, che unito alla chinina dà il vale- rianalo di (juesta base. Il sig. Pavia mostra all'adunanza l'acido ed il sale ottenuti. 11 sig. Ravizzji , considerando che l' acetato di morfina, per essere un sale decomponibile, non può essere propinato che in fomia pillolare ed in .soluzione, ed avendo riscontrato che il lattiito della stes.sa base si mantiene invece inalterato, propone di sostituire all'acetato quel sale da lui per la prima volta preparato. Consiglia ancora la preparazione del lattato di chinina, sale solubile senz'eccedenza d'acido. Il sig. Ferrari rammenta che fino dal 1840 al Congresso ili To- rino, propose r uso terapeutico del lattato di chinina, ed il Presidente ricorda pure che una tal proposta fu fitta ancora, or ha qualche anno, dal principe I-uigi Bonaparle. Poscia conforta i medici ad adott;ire il lattato di morfina invece dell' acet;ito. per la sua stabilità, e per essere ivi la base saturata da xm acido più omogeneo all'economia animale. Il Segretario Selmi dà un cenno conciso della seconda parte del suo lavoro intorno ;d solfo ed alle emulsioni inorganiche. Il solfo |)reparato in emulsione, facendo gorgogliare dell'idrogeno solforato nella soluzione acipiosa o nell' alcoolica di acido solforoso , quando sia mescohito a diverse .soluzioni saline, precipita ora in gni- ■j5 — 4 94 — mi giallo-i'iliiiii . molli, clastici, tenaci, ora in liocclii j)ol\ci(isi . riilir- cibili però a fonimi col sojiravvcrsarvi mia delle soluzioni saline alte a jiroduiTC la coagulazione del solfo emulsionato. 11 calore non decompone r emulsione di solfo: l'elettrico neppure: la luce dirella ed intensa ne riduce il .solfo dallo stalo molle e citrino, allo stato bianco e polveroso, separandolo tlal veicolo: egual elli'tto si lia coi |)rotosol("uri alcalini. Il Presidente linnova la domanda ai commis.sarii incaricati ili dar relazione sull'alcaloidi che il sig. Jori crede avere scoperti, se final- nuMile abbiano in jironlo il relativo rapporto. Il sig. Ru.spini, uno dei medesimi, giuslilica nuovamente la tardanza col dire clic le esperienze non furono per anco compiute stante la loro moltiplicità. 11 sig. Jori sorge per riferire esso stesso sulle cose fino ad ora esa- minate e sperùnentate dalla Commissione, ma il Presidente non credesi autorizzato a permettergli tale relazione, clic dov'essere di sola spet- tanza dei commissarii, e sollecita un' altra volta questi ultimi a pre- sentarla. Il sig. dott. Cattaneo, altro commissario, promette di farlo nella ventura adunanza. Il Segretiirio Selmi fa diverse letture a nome di varii, i cjpiali lo hanno a ciò incaricato, sia direttamente sia col mezzo della Presidenza. In primo luogo legge un nuovo processo per preparare il proto- tiirtrato di ferro del sig. Righini, presente alla sessione. Il sig. Righini prepara il sale suddetto, facendo agire 3 oncie d'acido tartarico puro cristiillizzato . con un' oncia di limatura di ferro puro e ben terso. Me- scola i due corpi in un mortaio, poscia li bagna con acqua chimica- mente pura fino a procurar loro la consistenza ih poltiglia assai moUe, e poscia lo espone in luogo scaldato a 50" R. Quando la massa è inilu- ritji, la riduce in polvere, la staccia, e la bagna, di nuovo esponendola allo stesso grado di calore fino a tanto che siasi prosciugata: ripete le operazioni suindicate per la terza volta, poscia, riavuta la massa secca, la polverizza e la serba in bottiglia chiu.sa esatUimente con turacciolo sme- rigliato. Lo svolgimento dell' idrogeno mantiene costantemente, durante la preparazione, il ferro allo slato di protossido^ cessato lo sviluppo del gas, conviene sollecitare a mettere in serbo il prodotto, aflinchè il me- tallo non si soprossidi. Il Segretario Sebui fa mostra all'adunanza del proto-tartrato del si- gnor Rigiiini, e poscia coimiuica una lettera inviata dal Segrelaiio della — 195 — Sfzinne (liBolanii-i. sig haroiic (Icsuli. iii-lla (jualo il Prcsidcnto è pregato di nominare una (^oiiiiuissionc clic premia cura di aiiali/^zarc un certo frutto detto Augariarì portato in Italia dai regno dei Guinga dal signor Tito Oniboni, adinr di conoscerne i principi! immediati, essendo in (|U('i lontani pa<'.si adopralo come antidoto per le morsicature dei ri'lliii velenosi e dei cani idrofobi. Il Presidente nomina a suo compagno nella Commissione il Vice- Presidente, ma amln'due riflettendo, tornare cosa impossibile l'istituire so|>ra un seme solo analisi soddisfacenti, invitano il sig. Omboni , pic- sentc all'adunanza, a \olerne dar loro in certa copia. 11 sig. Omboni risponde che , procuratosene , non mancherà di farne loro tenere. Lo stesso Segretario Selmi legge un breve scritto suU' ozono del .sig. Maranesi. nel «piale sono espresse alcune idee più imniagino.se che reali sulla produzione delle reazioni ilescrilte dal prof Sclii)iibeiii: ed in fine comunica due note del farmacista Milani , una risguardante la mighor maniera di conservare le accpie di Recoaro, T altra il più ac- concio mezzo di sommiiiisti-are il sublimato corrosivo. Il sig. Milani propone nella prima di servirsi di bottiglie nere per contenervi le acque, e di turaccioli di sughero immersi previamente per 24 ore in soluzione di carbonato di potassa, per chiuderle. Secondo l'opinione del medesimo, il vetro nero non lasciando passaggio a nes- suno dei raggi luminosi, ibfenderebbe meglio del vetro verde l' accpia dall' azione scomponente della luce , e la potassa saturerebbe 1" acido gallico contenuto dal sughero, che per essere più energico dell' acido carbonico deve decomporre a poco a poco il bicai'bonato di ferro sciolto ncir acqua. La posatura ocracea che si trova nelle bottiglie dell' acqua alterata, sarebbe, a suo parere, un protossido eh ferro. Il sig. Grigolato as.sicura che l'acqua di Recoaro chiu.sa in bottiglie col metodo ora in uso, si mantiene a lungo inalterata; ed il sig. Ce- nedella fa notare che il processo attuale per raccogliere Y acqua sud- detta, indicato già da Melandri, .serve a maravigha senza bi.sogno di cercare innovazioni . ed osserva in modo speciale che l' inti'odnzione nell'acqua della poUissa col mezzo del turacciolo, mentre varrebbe ad ovviare un inconveniente, ne ap[)orlerebbe altro più grave. Il Segretario Sehni non può credere formato di prolo.ssido di ferro il depo.sito ocraceo. floMMido invece ossoic un idrato di perossido: ed il — 196 — Presuleuto ritlolte elio il siigliero. sebbene Inittatu collii |)Ota.ssa, può tuttavia scomporre il sale ferroso sciolto iiell' accpia, per la f^raiide al- fiiiitìi elio il celluioso possiede verso gli ossidi del ferro , aniiiilà da lui ben chiarita. Nella seconda nota il sig. Milani consiglia di propinai-e il snbliiiialu corrosivo unito a sale aniiiioiiiaco, in pioporzione di 8 ad 1, ailine di mantenere il primo indecomponibile dall' azione delle sostanze organi- che, le quidi tenclono a trasformarlo in protocloruro. Il Presidente non trovasi d' accordo colla modificazione proposta dal Milani nella somministrazione del sublimato, perchè trattandosi di rimedii Unito t^ilicaci, e provali da lungo tempo nel loro stato naturale, non crede permesso al farmacista, e neppure ad un medico solo, di mettere in opera un nuovo mezzo di propinarlo, e tale da mitigare od csalUire nel runedio le proprietà mediche che gU sono pro[)rie. Il Secretano Selmi riflette che l' uso in medicina del sublimato con'osivo unito al sale ammoniaco, essendo già conosciuto nella som- ministrazione del sale d'Alembroth, e distinguendosi l'azione di questo sale da ([nello del sublimato, non reputa doversi sostituirsi all' ultimo un medicamento analogo all'idtro. L'adunanza è sciolta. Fìstiì — Il Presidente Gioacchi>o Taddei. Il Segretario Francesco Selmi . ADUNANZA ih:i. (;ionNo 2c sF/rncMiiuK L Inetto 0(1 approvato il processo vei'bale deir adunanza precedente, il Presidente invita i relatori delle due Commissioni nominate durante il (^onj^'psso a comunicare i loro rapporti. Il prof. Piria lc},'ge il rapporto fatto unitanienle ai signori marchese Uidolfi , A . Abhene . prof. Taddei e prof. Orioli intoi'no alle esperienze cliimiclie eseguite nel laboratorio della (^assa d'incoraggiamento dal pro- fessore Sclioiilìcin. (lonipiuUiiic la lettura, il Presidente in\ita gli incaricati a verificare l'esistenza tlegli alcaloidi nuovi die il sig. Jori presume d'avere scoperti nella cliina, ad esporre intorno a ciò il relativo giudizio. Il sig. Cattaneo, uno dei commissarii , il quale nel giorno prece- dente aveva promesso di stendere il ragguaglio, non tro\asi presente, e manca pure alla sessione l'altro commissario pacb-e Ottavio Ferrario. Unico della Conunissione intervenuto all' adunanza è il sig. Gio- vanni Ruspini, il rpiale s'alza a protestitre contro i colleglli, perchè (|uandu ebbero a coniplet;u-e e firmare il rapporto, si rifiutiirono e lo lasciarono solo, per ragioni a lui sconosciute, giacché essi convenivano pienamente nella slessa opinione relativamente ai risultati ottenuti dalle esperienze instituite nella china gialla a seconda delle precise indica- zioni del sig. .lori, e colla sua direzione cosUuite: e prega il Presi- dente perchè \ogha far inserire negli Atti la sua protesta, volendo che appari.sca non avere dal canto .suo mancato all'allidalale incombenza. Il Prcsidcnle |>ronietle al sig. Hnspini che le sue parole avranno luogo nel processo verbale, <■ |)oscia lo invita a dare un ragguaglio delle cose làllc. non intendendo con ciò di accettarlo per legale, essendo privo delle firme degli altri due connni.s.sarii : ma all' oggetto che i chimici — 198 — iiiliin.ilì sn|i|iì;iiiii i|ii^iiilcr- c/ìinina, non roputii convenicnic di circostun/jarc il modo col ([iialc il si- •;nor Jori medesimo, alla prcsen/,a della (loniTiiissioiie. ha operato, |)otcii(lo tutti venirne in conoscenzii <"olla letluia del lil)ro; che jterò, ad ollenere la deutociiinina il Jori segue un processo pi-esso a poco eguale a quello indicalo da Tilla\ per la chinina, tranne die adopra alcool debole ed. in copia glande: che la (lommissione , doi)o a^ eila estratla dietro la norma (li quanto il Jori le andava di mano in mano ad(hlando, 1 ha liscontrata fornit<-i di caratteri ben diversi da qui^lli assegnatile dal Jori stesso in una (ribella, che presenta alla Presidenza, scritUi di mano di (]uest" ultimo. A meglio convincere, olire eziandio un saggio della deutociiinina, allineile .sia e.saminatii; secondo il sig. Jori do vrebb' essere in.sipida, mentre di fatto è riuscita di sapore amaro intenso. Inoltre, invece d' averla cristal- lizziita in sonici aghi, è riuscita in laminette micacee non ben detenni- nate: fusa col calore avrebbe dovuto, rallreddandosi. rappigliarsi in mas.sa cristallina, ma invece alla prova rimase senza segno ili cristallizzazione: doveva sciogliersi a freddo nell'alcool debole, e quando si è sperimen- Uito tornò necessario quasi il calor dell' ebollizione. Dall insieme dei caratteri accennati e da altri qui non descritti , il sig. Ruspini conclude (not;indo che di cgual parere erano i colleghi) che il preparalo ottenuto dalla Commissione , dietro le indicazioni del sig. Jori, sia allatto diverso dalla deutociiinina dal medesimo annunziata, e che in fine, non altro debba riputarsi che una mescolanza di chinina e di cinconina. Il prof. Canobbio prega il Presidente a volere che quanto fu esposto dal Ruspini sia registrato nel processo veiliale di (piest' adunanza, al che il Presidente auniii.sce. riferendosi aiicoia a (piaiito aveva promesso al suddetto sig. Ruspini in conseguenza di consimile inchiesta. Il sig. Grigolato esprime un suo dubbio se mai la chinoidina del Sertuerner fosse uno degli alcaloidi designati dal sig. .lori, e se perciò l'opinione del Sertuerner. il (piale aiiiinelle nella china Ire alcaloidi, si abbia a riputare identica a quella tlcl Jori. Il Presidente non vede come si possano accostitre le du<> opinioni; poiché, a liarere del iiriiiin. si eoiil<'iiebl)ero nella china Ire alcaloidi sol- — l'jy — Ululo, infilile il sccoiido \c ne :iiiiiiiclli-ri'l)l>i' cÌikiiic cior hi cliiiiiiia. la ciiicoiiiiia. la nrolii. tlfiito i' fuTf/iiniini. 11 sig. Cojipa Icgf;»' la (lesorizionc A' un suo facile e delicato igro- metro , fli poco costo , il fpiale polreblw sernre per determinare il grado il' iniiidilà nelle a]>itji7.ioiii dei meno agiati. Siccome la sua descrizione III piilihlii ala dall' Istitiilo di {''rancia, a cui il sig. Coppa lo inviò, perciò crcdcsi opporliino il (jiii Ijiccnie. Dopo avere nio,strato ali" assemblea il suo nuovo strumento, il .sig. Coppa dà ragguaglio di varie ricerche in- stituilc per utilizzare le castiigne d'india, e la materia fibrosa del ricino. In primo luogo egli cercò di cstrarrc l'amido dalle castagne d'in- dia, ma non riuscì in modo conveniente:^ cercò di valersi del concino che esse contengono per preparare una tinta con desterina, riducendoiie la parU" amilacea a fcile prodotto iiiediaiite 1" azione nell' acido solfò- rico. e j)oi neutralizzando l'acido coli' ossido di ferro: ma i tentativi non furono per anco appieno felici. Per lo contrario giunse a trarne utile jiarlilo lincliiudendo certa copia di tpiei frutti in appo.sito reci- ])iente di ghisa unito ad un gazometro, ed estraendo copia grande di gas il ([iiale ardeva con bellissima luce. Spera, oltre a ciò, con reite- rate maiii[i(ilazioni di ottenerne anche l'alcool. In secondo luogo annuncia che dal fusto del ricino spogliato (hii semi, ha separato, mediante la macerazione, tre materie filamentose: la prima che può essere ridotta a lana come il cotone, bellissima, lucente: altra più grossolana, che può servire per far cai-ta:, la terza in fine in fili bellissimi e lunghissimi, che si ricava d;illa corteccia di mezzo. Il sig. ciin. Marsih fa una comunicazione verbale tendente a di- mostrare, che la teoiia delle ondulazioni è attii a spiegare, come quella dell" emissione, gli ell'etti chimici prodotti dalla luce sulle sosUinze fo- togeniche. Dopo alcune pai-ole in proposito del Presidente e del prof Ca- nobbio. il sig. Cenedella annuncia di essere giunto a filare la .sebi dei bozzoli sen7.;i bisogno di elevata temperatura, adoprando mi blando ca- lure ed un agente chimico di tenue spesa. Mostra camj>ioni della .seUi in btl modo liliita. Il Presidente e l'adunanza es|)rimoiio il desiderio che il sig. (leiiedella luanili'sli il proce.s.so delle oper.izioni per mezzo del quale arrivò a tale risiiltiimento. ma que.sti per ora si astiene (Lil farlo jier ragioni particolari, piomettendo tuttavia di compiacervi in appresso. — :>()() — Il Segretario Sclrui dà un cenno del nieloilo da lui sperimentalo e posto in opera per indorare {^li ogg<'lti metallici coli" elettiico. Dopo avere ricordato le partieolaii manipolazioni che si esigono alllne di pro- ilurre belle indorature sia a lucido che a smotto o ad appannalo, passa in rassegna i diversi processi lino ad oia |)roposti: dice quali dei me- desimi gli diedero migliori risidliuuenli. e p(>r riguartlo ali*; modifica- zioni che egli introdusse della prej)arazion(' del licpiido indoi'atore . an- nunzia d'averle già liitte di pubhhca ragione negli Aniuili di c/iiiiiiat, Jhica e mateinatica diretti dal prof. Malocchi. Infine il Presidente prof. Tachh'i prima di scioglier»! l'adunanza pronunzia il seguente discorso. " Giunti al termine delle nostre conferenze scientifiche, io debbo, onoi-evoli e dotti (Colleglli, esprimervi sensi (fi grato animo per la be- nevolenza, di che voleste meco esser cortesi. Mi eleggeste a vostro l'reside. sebbene altri molti ne fossero di me più ilegni. (]osì voleste , così fii liitto. Ma se fummi onore (e per la vostra generosità accor- datomi) il portare il vessillo di ([uesto nostro stuolo, fuiimii dovere altresì il volere esser con \oi nulla più che eguale. Il (pud sentimento se io non avessi in me serbato sempre vivo , sarei stato sconoscente con Voi, irriverente verso la scienza. " " Quinili non solo mi è grato, ma eziandio mi è vanto il poter dire che alle vostre discussioni scientifiche io dava sempre Ubero il corso; e se a nobil tenzone fcilora vi concitava (onde alla scienza ne prove- nisse vantaggio e all'ItaUa decoro) le gare d'altronde ne temperava, se animose ih troppo, e il caloi' della tUspnta io reprimeva cercando molli e vie (h conciliar le opinioni laddove ne fossero in qualche modo divergenti. " « PUspettoso si, ma non ligio mai alle opinioni, solo della scienza io ambiva il tiionfo: e messo a parte ogni personale riguardo, io vi eccitava alla ricerca del vero e dell" utile, .sicuro di avere in voi (come pur troppo li ebbi) viilorosi campioni, i (piali si opponessero, e con argomenti e con fatti, all' iiTuzione o di false dottrine, o di seducenti ipotesi. E rpii siami permesso di ricordare, che, da questo sano prin- cipio guidati, noi sapenuiio concorth schivare un giuchzio, che (h grave rcsponsabihtà ci onerava presso l'Europa intiera. " I — 201 — « Tale, quale ora da me in brevi note si redige, mi) però genuina e fedele, si è l'istoria di ciò clic i Clibuici iianno o|)(Mato in Milano, all'occasione del sesto convegno degli Scienziati italiani.-' « Coni|)ita jiort^into la nostra missione, dobbiamo ora dividerci di pei'sona, e rientrare ciascuno nelle domesticbe mura: Ma sempre legali in liatellevol nodo , noi ci stendiamo l' un 1" altro la mano dicendoci luldiu^ non senza però darci rccij)rocamente la promessa, die la scienza ci annoderà con vincoli sempre pii^i stietti, e non senza avvertirci a Mcenda. die ben presto nn anno trascorie, perchè possiamo tornare a renderle omaggio, di nuovo uniti . in altro ameno e delizioso sito della bella nostra j)enisola. >■> « Possa almeno questo pensiero mitigare T amarezza del nostro (U- stacco, non die (jiiella di dover lasciare la doviziosa e spleiulida Mi- lano; di cui ciascuno fra noi ricorderà con vero entusiasmo la coit(\sc ed ospitale accoglienzji die ne ricevette — Onore\oli CoUeglu. addi... •: risto — II l'residente Gioaccoino Taddei. Il Segretario Francesco Selmi . ->:ev mezzo della potassa, si riproducono gli stessi fenomeni di prima. Potrebbe stare a- dnnqne clie tanto l'acido iponitrico (pianto il corpo cliiamato ozono lìissero completamente assorbiti dalla potassa, e ciie la differenza osser- \ ata nelle nostre sperienze dipendesse dalla rigenerazione non mai in- terrotta dello stesso corpo in presenza dei vapori fosforici. Per decidere ima tal questione sareblje stiito necessario escludere il fosforo dalla pieparazione dell'ozono, eil istituire dei saggi compa- rativi sull'aria mista ad acido iponitrico e sull'ossigeno ottenuto dalla decomposizione dell' ac(pia comune per mezzo della corrente elettrica. Sarebbe stato ancora necessario l'ipeteie le .spcrienze del sig. Scbònbein non già sull'aria atmosferica, ma sopra un miscuglio artificiale di os- sigeno e di azoto ottenuti con mezzi chimici per vedere se sono i com- ponenti essenziah dell'aria che protlucono l'ozono, ov\ero se questo ri- sulUi dalla decomposizione di altre sostanze, le quali potrebbero tro- varsi nell'aria in quantitii piccohssima, e per tiil ragione sarebbero fuggite alle indagini dei chimici. Ma nella ristrettezza del tempo concesso alla elaborazione del rappoito, la Commissione non ha potuto intraprendere ricerche tU questa natura, ed ha dovuto hmitarsi a riconoscere l'im- porlanza de' fiuti osservati dal sig. Schiinbein, e ad esprimere il voto che l'autore continui operosamente tali ricerche come ha fatto sinora, le (piali potranno rischiarare moltissimo la costituzione chimica della nostra atmosfera, e l'iiilluenza di essa sui fenomeni della vita vegetabile ed animale. March. Cosimo Ridolfi. A^f.EL() .\bbene. l'rof (llO.VCCIIINO Taddei. Prof. Francesco Orioli. l'rtif Raffaele Piria, Relatore. ATTI VERIVVLI DELLA SEZIONE DI AGRONOMIA E TECNOLOGIA ADUNANZA DEL GIORNO 13 SETTEMBRE Il Presidente apre radunanza con alcune modeste ed affettuose parole di ringiazianiento dirotte ai membri della Sezione per la fiducia clic in lui riposero, e dalla quale egli dice che prenderà coraggio per reggere F ordine delle discussioni. Poscia raccomanda che si abbondi piuttosto nelle conversazioni scientifiche che non nelle lettiu'e , e che queste sieno possibilmente bre^i. Ed aflinchè i lavori possano progre- dire con vantaggio della scienza, prega coloro che avessero a far letture o comunicazioni vei'bali a darne avviso precedentemente alla Presidenza, onde disporle in quell" ordine che si crederà il migliore. Il sig. Ferrari legge alcune sue osservazioni sulle malattie e morte dei gelsi. Avendo egU proposto già da alcuni anni l'uso della calce per ])urgare il terreno ove morirono dei gelsi e poterxene sostituire di nuovi, ulteriori esperienze gli chmostrarono . che la calce attenua, non estirpa il male. Esperimentò egli pertanto con buon ell'etto di sosti- tuire ai gelsi comuni dei gelsi delle Filippine , i quali prospei-arono assjii bene anche innestati col gelso comune. Aggiunge trovarsi ciò anche in armonia coi principii della .scienza: giacché, sostituendo al Moriis alba il Morus awidlnUi o umlticaitUs, che appartiene ad un' altra specie, si ottiene in certo qual modo 1" effetto dell' av\-icendamenlo agrario. — 206 — Il prof. Moretti, .senza negiirc i (iilti lipcnlati. ikhi gli accorda per»') elle il .l/o/v/.c airulluta sia ima speeie di gelso din'crciile AA\' allui. ma .solo una varietà; giacché, seminato il gelso delle Filijtpine lo vide laholti» degenerare e nascere il gelso selvatico, e vide eziandio nei vi\ai di Biirdin a Cliamberv un gelso nato dal seme del gelso coiiimie. che aveva le foglie somiglianli a quelle del prez/cmolo. e che non si sa- rebbe (jiiasi credulo appartenere al genere dei gelsi , se da (pieslo non si fosse riprodotto il gelso connine. 11 ]>rof. Ragazzoni os.serva , che non bastano pochi anni di esperi- mento JHM- giudicare se il germe del male pu'i non si trovi nella terra: ed il conte Tavei-na aggiunge av\enire |)arimenli l'he il gelso bianco viva e prosperi per alcuni anni <)\e mori il gelso delle Filippine, ma che da alcuni fatti non si possono trarre deduzioni generali. 1/abate Roncoroni narra, come nella provincia di Como, ove spesso muoiono i gelsi, si è espeiimcniato, jier lo più con esito infelice, di .sostituir\i il gelso delle Filipjiine. Si provò a piantare le noci ove mo- rirono i gel.si, e queste pro.sperarono : ma una tal pratica non si è con- tinuata, perchè non a' era il tornaconto. Che pei-ò. lasciato il terreno in riposo tre o (piatirò anni, e poi piantati nuovamente lunghi filari ih gelsi, (piesti prosperarono ]>erfettaniente. 11 conte Freschi osserva, che non si possono liane preci.se con- seguenze da tali fatti, giacche non tutte le malattie che .soffrono i gelsi .sono contagiose, e che per (piesto i riniedii proposti fino ad ora non sono che enij)irici. Il prof. Moretti rannnenta che il distinto chirurgo milanese Paletta (hmostrò chiaramente in una sua memoria poco cono.sciuta la propaga- zione delle malattie nelle piante col mezzo delle radici: ed il piof Ha- gazzoiii aggiunge, che lo stesso Paletta propose l" ahln iieiamento della len-a per togliere T infezione, ed i fossi per evitare la propagazione del male. 11 eonte Taverna, rilornanilo al fallo da lui antecedentemente riportato, dice clic lo considera come un caso speciale, ma che con- viene sempre lasciar ripo.sare il terreno ove i gel.si morirono: e f abate Roncoroni annuendo al principio, che il male .sia particolarmente nelle radici, ne ileduce la conseguenza, che rpieste si debbano rispettare e non offendeile con inopportune e dannose l(TÌIe nella ])iaiilagione. — 207 — Il sig. Vaiitlone porUi l'esempio (li un campo di gelsi nel quale morirono a poco a poro quasi tuHi qni'lli del fil;ir(' die si trovava lungo la strada, e nulla solliiiouo quelli clie si stcudevanu trasversabuente nel Ciunpo. Osservando le radici dei morti, trovò come una specie di fungo o indurimento clal lalo rivolto verso la strada, ed egli crede prodotta la iiialatlia tlalla icsislcuza die incontravano le i-adici nello sten- dersi verso quella parte, e die avendo fatto smuovere ed ingrassare la terra intorno a tpiei gelsi che andavano dejierendo, questi riacfjiiislarono \igore quanto quelli die si trovavano nei fdari trasversali del campo: d'onde vorichhe trarre la cousegiiciv/,a die non esiste il contagio ii(;lla terra, ma die la malattia provenga da altre cause esterne, e forse dal- l'esauiimento dei principii nutritivi. Clic se prosperarono i gelsi delle Filippine nel luogo o\e gli altri morirono, ciò potrebbe provenire dal- l'aver questi tratto il loro niitrimeiito dalla nuova terra e da altre ma- terie die si riposero nelle liiidie ove liirono pianUili, ma conviene col Presidente esser otleiiere nuiravij;liosi risiill^iiiuMili. Toii- diiiulc iiiliiu" clic s;ircl)l)(' utile clic s" iiiciiricassc ([ualcimo di |)reiul('re cognizione di quello slabilinieuto , ma T assemblea avendo mostrato es- sere interamente persuasa delle asserzioni del «lolt. Gora , il Presidente aderisce di buon animo alla proposizione d" inolaniciili sa- iiitarii che sono in vif^ore nel l{ef;no loiiilìiii'do-venefd . a norma dei (juali è in tacolUi delle aniniinistra/ioni cunimiali di abl)ruciai'e il grano turco che fosse trovato afTetto dal male. o\ vei-o farlo fi'antuniare per esser dato in riho ai inaiali . ai ([iiali non nuoce ; e consiglia »li far osser\are scrupolosamente (jucsti regolamenti sanitarii, ed introdurli ove non esistessero. Ma pare all'abate Lamhrnschini che si diverga dalla questione, la (jualc e (li riconoscere la malattia del grano e l' influenza che questa possa avere sulla salute de';li nomini, al che risjionde il prof. Ragaz- zoni essere ignota la pellagra in molli paesi ove i conta(hni non hanno altix) cibo che il gi-ano turco, il quale assai di sovente è macchialo. Il niareh. Ridolfì crede che per sciogliere la questione giovi prima che i medici studiino qnaU po.s.sano essere le cagioni della pellagra: che si consultino i chimici sull" alterazione della sostanza prodotta dalhi ma- lattia del grano turco, e che ai botanici spetti il descrivere la piantai |)a- nissita che si è creduto eli osservare nel medesimo. Raccomanila di li- portare molti fatti per ri.schiai-are un tale argomento, ed accenna (U aver veduto nel 1842 in Adria una gran quantitì» di mais, che si asciugava sulle aie in tempo piovoso ed in uno stato di maggior altera- zione che non è quello presentato alla Sezione dal dott. Trompco, e che gli fii accertilo non recare alcun nocumento alla salute di coloro che ne usavano, sebbene fosse Punico cibo eh quei contadini. Aggiunge ancora di averne qualche rara fiata veduto di macchiato anche in To- scana, del quale si fece uso senza inconvenienti. Distingue il tlott. Gera due fasi della malallia: quando la macchia intacca soltanto la corteccia, crede e.ssere innocuo il cibarsene, ma nocÌTO se intacca la sostanza interna, e dice essere ciò provato ila lunga esperienza. Il Presidente dichiara essere sua intenzione (ìi pi'egare le Sezioni ili Cliiniica e Botanica a voler esaminare i gr;uii presentici (hJ dottor Trompeo. Il principe di (/anino avverte aver egli .soddisKitto alla inconi- lienzji avuta di raccogliere notizie sulle Casse ili lisparmio negli Siali pontificii, ed aver deposto il suo lavoro sul lavohno del Presidente. Il .Segretiu-io Sacchi soggiunge che ne sarà daUi notizia in aitia aduiMuza, — 225 — «Uoicliè si ,i(l.,i.à MI. x.r» I.NO.Ì raccolU consegnata ad una pa.ticola.e Conm.issione i.,ca.icat;, d. riferi.e su crue- sta e su altre me...o.ie i.Uorno aUo stesso argomento, e tanto più d.e s. aspett. da Tori.ìo il sig. Fornica, il quale l.a parimente stese alcune idee sul proposito. L'avv. Brofferio insiste aflincbè l'Ercoliani iJ^bia a leggere la su-, ".emona, ed aggiunge che bisogna discutere l'argomento prima di no- inmare la Comirnssione, alla quale Fas-semblea pot.à poi propone le <|uesliom di cu. si deve occupale. E co.iclude che, essendo questo ar- gomento di altissima importanza per la difru.sione dei lumi, non sa.ebbe a dolersi se una seconda ed mia terza volta si dovesse ritornarvi Ag- giunge .1 pniuipe di Canino che, essendo questa lettura slata ufiizial- mente annu.iz.ata, rErcoliam acpnstò U cUritto di leggerla e Tassem- blea d* udirla. Il Presi.lente osserva che il sig. Ercoliani si e.-a già mostrato di- sposto a diflcnre la lettura deUa sua memoria .si.io ^ill'anivo del si- gnor Pomba, e di commie accordo si stabilisce che tale comunicazione avrà luogo il giorno seguente. Il sig. Preda legge alcimi suoi cenni intorno alla possibilità e con- venienza di i-iduiTe gli scopeti o brughiere dell'alto AliLmese a boschi di pino silvestre. Data mu. indicazione geografica della posizione di quei scopeti, che on, occu,.a..., a.ico.a circa diecimila ettari di terreno, sebbene dalla metà dello scorso secolo ne sia stata lidotta a coltivazione una buo.ia quantità, e combattuU i pregiudizii che tuttavia alcuni oj.pongono alla loro distiiizione, osserva come alcmii seuù di pino {Pùuis sjhestris Un.), traspoitati dai venti settenf.io.iali , abbia.io in ;dcuni luoghi ger- mogliato nalmahiicnte. e che vi c.esco.io i pim <|uando possono .sRiggire aUa falce che li miele imitamente ali" eriche, onde av vemie d;dl- os- ■•'9 — 226 — servazione di questo fatto ohe alcuni pi'opriptarii spininasscro negli scopeti i pini con felice successo, l'agli crede pertanto che riesciiehhe utilissimo di copiire gli scopeti di bosclii di pini, i quali darebbero, coli' andar del tempo, un ricco prodotto: e clic quando si fossero for- mate le pinete, con una ben inlesa rota/ione di Uif^li , secondo il suo calcolo darebbero un annuo prodotto di dieci a (juindici lire austriache per ogni pertica, e tutti i nostii scopeti, dai quali ora si ritrae una rendila non maggiore di 300 mila lire, renderebbero un milione e 875 mila lire. K ad ottenere un tale scopo gìoverelìbe una societh agi-o- uomica lombarila ib\'isa in sezioni o coniizii sul modeUo di quella piemontese. 11 prof. Moietti, facendo plauso alla memoria del Preda, fa cenno che il conte Luigi Castiglioni, uomo tanto dotto quanto modesto, gli mostrò una pineta (loiidissima da lui seminata in uno scopeto, ag- giungendo che il pino cresce rigoglioso in quei scopeti, sebbene ab- biano una lie^■issima superficie di terra, per aver le radici orizzontaU, le qu;Ji, giafliando poi in certo qual modo il tufo sottoposto, preparano il terreno a poter essere ridotto a coltivazione, in modo che dopo iHia trentina d'anni estirpando la pineta, si può avere un terreno atto idla seminagione dei cereali. Spiace al Preda di non aver, per bre\itìi, fatta lettura delle anno- tazioni nelle quali è triliutata la giusta lode al conte Castiglioni per il fatto enunciato. Si congi-alula il dott. Gera col sig. Preda che abbia richiamato l'attenzione degli agronomi ad un oggetto sì nuportante, e troverebbe utile che si facesse argomento delle thscussioni in cui , partendo dai prin- cipii generah , si venisse ai particolari , e si portassero esempii di quanto si ò fatto sino ad ora, essendosi seminato anche il Pinits pìnca; ed arresliuidosi ad alcune parlicolaii circostanze fisico-chimiche dei terreni, concliiude col formulare il seguente quesito: « Analizzato lo strato superiore non che il sottoposto del terreno, stabilire , per piincipii generali , in quali circostanze possono giovare la irrigazione, la ablimazionc. «e la coltui-a eh piante cereali. « A togliere al nostro paese la taccia di negligenza che, in visUi di si gran tratto di terreno incolto, gli potrebbe esser fatta, il sig. Cesare Cantò accenna a quanto si è operato su tal proposito dalla Società — 227 — palriotica . ilal ronte Castiglioiii t- da altri: né tace dei prctuii proposti dall'Istituto e di una recente memoria tendente a j)ropoiTC l'escava- *7.ion(! di un canale; per irrigare le nostre lande, giacché è noto come r ac([na distrugga le eriche ; e conchiude col chre che nella descrizione del territoiio ih Milano, che fu data in dono ai menibii del Congresso, non fu trascurata la parte che riguarda ({uesto terreno. Il prol". Moretti dice , che avendo studiato il sottosuolo degli sco- peti, trovò essere questo un tufo duro, per cui il terreno non si può dis- sodai'c che con grande spesa, li solo Pintis sjh'Citris egli trova atto, con minima spesa, ad operare, per le ragioni già dette, quasi da sé stesso , il dissodamento , per cui impor Unitissimo riesce F argomento in discoi'so. Il march. Ridolfi accemia che alcuni scopeti sono sopra un fondo siliceo, altri sopra un fondo calcareo, iiltri finalmente sopra un fondo argilloso, i quali però non si possono dire veri scopeti, non potemhjvi l' erica strisciare colle sue radici. Si nei sihcei che nei calcarci si atl- dice il pino. Nei suoi scopeti in Toscana, ove il prodotto dello ster- name si vende a caro prezzo , non trovò il tornaconto a ridurli a vi- gneti ed a cinipi di gi-ano, come aveva incominciato a fare, ma bensì grande ulililh nel ridurli a pineti, seminando le piante rade onde non perdere il prodotto delle scope. Nò solo seminò il Pinics sjh'estris , ma anche con ottimo successo il Piniis pirica, esempio che non si po- trebbe imitare in Lombardia ove questo non regge. Negh scopeti cal- cai'ci trovò più utile ancora formar boschi di falsaccie [Robinia pscii- doacacia), le cui radici striscianti ripullulano, per cui in breve tempo riducesi il terreno coltivabile, particolai-mente per la proprietà fertiUz- zante dcUe foglie di un tal albero. Apjìlaude il dott. fiera alla distinzione delle dificrenti cpialitìi di terreni fatta dal march. Ridolfi, ed aggiunge che riesce perfettamente il Piiìiis pi/tea in pianura , portandone ad esempio la bella piantagione fatta dal sig. Norio fra Chioggia e Loreo. L'avv. Poggio suggerisce di seminan;, ove i pini non potessero allignare, dei cereali marzuoli, tagliando i quali colla f;dce, innanzi la maturanza, si togUerebbe gradatamente T erica. Il sig. Preda soggiunge che tah esperimenti furono ih già fatti, ina che il seme perisce perchè tosto si a.soiiiga la superficie . Lambriischini risponde, die si dovrebbe prendere la questione più (la lontano, giacché ìc. dill'erenti razze dei bachi influiscono assai sulla buona o ciittiva quahtà della seta. Dice aver egli fatto molli es|)c- rimeiiti in proposito, e che potrebbe j)ort;ulje utilissimo il conlionto fra le varie razze ili bachi, e lo ilillbrenti «[ualità tli sete. 11 conte Taverna .soggiunge che quando vi .sono dei fatti, importi» di cono- scerh, ed il Presidente rimette alla riunione, che deve aver luogo nella sera, la decisione, sino a (jual punto gio^i estendersi nel tratt;ire que- sto soggetto. Il march. Palla\icino richiama l'attenzione della Sezione sul depo- sito di vini itiiliani, dal quale l'Italia potrebbe tran-e grandi.ssimi van- taggi. Si duole perdio troppo si tardò ad aprirlo, perchè siasi pubbli- cato un catalogo senza i nomi di coloro che spedirono i vini, e che essendone stati mandati molti saggi, la Commissione non si sia fatto carico di emettere un giuiUzio, ponendo a confronto le quahtii coi prezzi. Accenna il conte Taverna alle gravi diflìcoltà che s' incontrarono per trovare un depositario, e die la sezione centrale non si assunse il carico di dare un giudizio. Conchiude coli' accertare che prima che si chiuda il Congresso, la sezione centrale ragguaglicrh di quanto fu da essa operato. Aggiunge il conte Saiiseverino essersi già ricono.sciuto difettoso il catalogo per la mancanza dei nomi dei proprietarii , e che a ciò sarà provveduto nella imminente risliiinpa del medesimo, re.sasi necessaria anche perchè in questi giorni giunsero al deposilo parecchie altre par- tite di vini. Il march. Riccardi Vernaccia osserva, che al Congresso di Lucca si parlò di mii , e che la circolare della sezione centrale milanese li- mitò il deposito ai soli vini di lusso. Ma vien deciso di diflerire ogni discussione su tale argomento, dopo la lettura del rapporto della se- zione centrale. Ritornando il sig. Sineo sopra una rpiestione del giorno antece- dente, fa plau.so al sig. Preda che consigliò gl'imboscamenti per ripa- rare alla carestia (b combustibile, oggetto di prima necessità per la popo- lazione. Ma non conviene sulla quahtà ferlilizzaiile statii attribuiti ;dle foglie di robinia in confronto di quelle d'altri alberi, ed aggiunge che, ad onta dei continui progressi dell'agricoltura, pur troppo si vedono assai spesso non riuscire a bene le piantagioni che si vanno facendo. 11 Presidente risponde, ciò (hpendere dal non sapei- scegliere gli alberi che meglio convengono ad un dato terreno. — ÙHÙ — Il (lott. Parola, conscio clic lii itoiiiinnlii una Coiìiniissioiu" per esaminare alcune nicinoric sulla g<>/f>i', comunica i risullamenli (ilten\iti tla alcune ricerche su tale argomento. SUibililo essere questa malattia mi prodotto morboso dell'ovario non fecondato, ed aver la sua sede jirincipalc nel perisperma alterato per mancanza di debita fecondazione, ne attribuisce la causa alia sovercliia umìditìi sia del terreno, sia del- l'atmosfera, o dalle due cause unite, ed essere la malattia favoriti! da una trop|)o tarda seminagione, particolarmente in primavera. Aggiunge che si può diminuire la produzione della golpe con una concimazione calcare e salina, coli' allVetUne la seminagione del frumento, o collo scegliere quella specie che vi è meno soggetti, ch'egli crede essere il Tritiaon Persounii. IVfazz. Trova poi, nei suoi caratteri chimici e fisici, moltii analogia fra la golpe e lo spicene o segale cornuta, e dice averne osservato eguali gli ellelli suU" economia animale. Non crede il prof. Moretti che 1' umidità favorisca la produzione della golpe, giacche in Lomliardia è assai frequente sui coUi e raris- .sima nella bassa ])ianura, mentre invece proviene dall' umicUtJi la segale cornuta. Quaiulo la mechcina incominciò a farne uso, in Lombartba non si conosceva, usandosi seminare a segale i terreni più leggieri, e la si faceva vemre di Francia. Egli fece 1' esperimento presso Pavia di se- minare in buona terra cento piante di segale, cinquanta in un luogo e cini[uauta in un altro. Fra quelle che fece abbondantemente inalliare, tro^ò in copia la segale cornuta, e non in quella parte che lasciò asciutte. Osserva jierò il dott. Parola, che ordinariamente ove si trova la golpe, .si trova anche la segale cornuta, il che forse potrebbe dipendere dalla quahta del terreno. Il Presidente chiude la discussione pregando il dott. Parola ed il prof. Moretti di voler far parte della Conmiissione che deve riferire sulla golpe, alla quale Commissione invita l'avv. Poggio di comunicare una sua memoria sulle malattie dei grani ch'egli si disponeva a leg- gere. Cliiama poscia il sig. Ercoliani a leggere il suo progetto di si- stemazione del commercio liljrario ili Italia, avvertendo che non jiotrà essere oggetto di discussione, se non il 20 corrente, giorno stabilito per trattare di quell'argomento. Partendo dal principio che tenti sono gl'inceppamenti del com- mercio librario, che un autore non può nello stalo attuale delle cose — 233 — farsi egli stesso editore , propone l' lùcoliaiii una societh , clic al)l)ia di- versi centri nei varii SUiti d'Italia, ai (jiiali ogni autore possa man- dare le proprie opere, per essere poi diramale ai librai nelle città che si trovano nella sfera d'azione di ogni centro. Tutti gli anni in una sezione speciale dei congressi scientifici, si do\Tebbe riferire sui risul- tamenti delle operazioni della società. Il sig. De Cristoforis fa conoscere una macciiina da esso inven- tata, ma non ancora condotta alla desiderata perfezione, mediante la quale una nave può segnare sulla carta itli-ografica il cammino da essa percorso. Il sig. Michela dice che in Toscana mia simile macciiina fu applicata alle carrozze, ed il dott. Gera rammenta quella del Galvani parimenti apphcata alle carrozze e portata ad mia gran perfezione, ma soggiunge che ben maggiori diflicoltà s' incontrano applicandola alla na- ■vigazione a cagione della forza dei venti. U sig. Mayor parla di una invenzione di suo figlio, mediante la quale senza saper nuotare si attiaversano le acque con gran facilita, e trasportando anche i proprii fardelli. EgU inventò certi sacchi di un tes- suto reso impermeabile, chiudendo nei quaU gU abiti e gh oggetti che si vogliono trasportare , si rendono galleggianti ed anche atti a soste- nere il peso dell'uomo, solo per l'aria che si trova negli interstizii dei varii oggetti rincliiusi nel sacco. Felici esperimenti ne furono fatti a Gi- nevra ed a Tolone, ed avendo il sig. Mayor mostrato desidei-io di ri- peterli in Milano , viene stabihto che avramio luogo l' indomani al Ba- gno di Diana. L'adunanza è sciolte. tristo — Il Presidente E. Bertone di Sajibuv. , ^ .. I G. Sacchi. I Segretaru J { r. OANSEVERINO. ADUNANZA ma (ilOUNO l'J SETTEMUHK I Li march. Boyl qual depuUito al Congresso della R. Società agra- ria ed economica di Cagliari, annunzia essere stato da questa incaricato ili presentare il saggio di parecclii vini dell'isola di Sardegna, perchè possano essere conosciuti e giuchcati. Amiunzia pure clie in quell'isola si pensa seriamente ai progressi agricoli, essendo stata dal Governo istituita presso l'Università di Cagliari una cattedra di agronomia , ed una Camera eh agricoltura e commercio in Sassari , con elargizione anche di premii ai benemeriti che flumo pro- gredii'e l' agricoltura. Il sig. Correnti legge il rapporto deUa Conmiissione stata eletta dal Congresso eh Lucca per riassumere le notizie raccolte nelle varie parti d' Itaha intorno alla comhzione fisica e morale dei fanciuUi imj)iegati nelle manifattui-e , e intorno ai mezzi più atti a mighorare la loro sorte. Il dott. Saràii, quale meTivbro eh quella Commissione, ed incari- cato ih raccogliere le notizie relative agh Stati pontificii, fa conoscere il risultamento delle indagini che per sua cura furono istituite in dodici territorii nei quah sono comprese anche le città di Bologna, Ferrara, Imola, Sinigagha, FiJjriano, Tolentino, Camerino e Fermo. Dimostra ivi esser poche le granch manifatture , ed essere per lo più i fanciulh dei due sessi impiegati neU' industria minuta. Nota che anche ne' piccoU opificii, l'orario del lavoro è spesso eccessivo^ lo stato di salute man- chevole; la coltura assai poca; la condotta morale scorretta. Manifesta il bene che operano per l' istruzione alcune pie congregazioni e soj>i'at- tutto per Bologna distingue l'abate Giuseppe Bedelli die raccoghe nelle ore hbere i garzoni di bottega, e gh anmiaestra nella bontà e nel sa- pere. Osserva però che per thfclto cU buone scuole elementari poclii — 235 — sono i progressi che fanno i fanciulli poveri nelle arti e ne' mestieri , e che neppure si ha deU' istituto tecnico dell' Ahlini in Bologna quel fruttuoso profitto che (hi alti-i si accennava in una delle precedenti adunanze. Il prof. Maiocchi soggiunge non aver egU, parLuido dell'istituto Aldini, voluto fiir cenno del suo attuale successo 5 solo avere notato i nieto(U da lui stesso consighati, perchè l'istruzione non si disperdesse in tropjio astratte gencralit;i . ma si concentrasse in poche proposizioni scientifiche di una pratiai ed inimechatii apphcazione. II principe di Canino prende parte alla discussione, osservando poter egli porgere alcune soiiunarie nozioni intorno allo slitto dei fanciuUi oc- cupati nelle manifatture stabihte nella cittìi di Roma e nelle cilUi vicine, riserJjandosi a convalidare, ove .sia d'uopo, queste notizie con una serie ordinala di fatti statistici. Nota egh che quella centnJ parte d'Italia è forse la più misera in pimto di manifatture , eppure può dirsi la più ricca in punto alia mo- ralitìi ed al ben essere delia classe operaia. II genere dei lavori non mai soverchi, il vitto bastevole, ed un cert'agio di vivere, fanno sì che anche il piccolo operaio si trova in una contlizione eh vero coiaforto. Dice non co.sì averlo egli trovato in Ingliiltcrra, dove conobbe la estrema miseria dei figU degU operai, ed anunirò gli sforzi di Roberto Owen per con- correre al loro mighoramento. Tra le manifatture degh Stati pontifici, in cui gh operai sono assai bene tratUiti, distingue la fabbrica del Gu- gUehiii in Roma, e quella del Panciani a Spoleto. Non invidia quinch l' Ingliiltei-ra perchè comperò a prezzo di sangue la sua potenza indu- striale, e si consok deUa miseria delle manifatture romane, perchè non (hstrusscro il vero ben essere degh operai. L' ing. Luigi Cattaneo dà lettura di mia sua memoria mtorno al- l' importanza dei prati eli nuircita ed al loro perfezionamento. Premette avere alcuni agronomi a torto avvisato essere il foraggio prodotto dai prati a marcita meno opportuno pel bestiame sì da lavoro che da latte, e valer meno jjer la sua nutrizione delle raihci tuberose. Osserva, do- versi in tale proposito (hstingucre il foraggio prodotto da pntti a mar- cita nornudniente orihnati e ìuantenuti, da quello prodotto da praterie male disposte. Avveite che non iJjbaslanza si pensa a stabihre una retta livellazione del prato per avci' l' acqua regolarmente defluente e non — 236 — mai stasjnanto. e doversi attribuire appunto ai ristagni d'acqua la mala riuscita dei foraggi e la loro qualità meno acconcia al nutrimento del bestiame. Dopo avere consigbato i migliori metodi per procui-are alle acipie irriganti facili scoli, fa conoscere che ove si osser^^no queste pra- tiche, il foraggio riesce sempre di eguale bontà; talcliò nutrito di questo il bestiame può daie ottimo latte, massimamente per la fabbi'icaisione del cacio, e ciò assai più che non usando le radici tuberose, le veccie, Terba meihca o simili. Conchiude, che, ove il terreno si presti, sono prefei'ibili i prati a marciUi bene livellati, per la ricchezza del prodotto in confronto di ogiii altro prato, per aver erba verde nei mesi in cui per solito manca altrove, per aver rimiovato ogni anno il prato alter- nandosi l'irrigazione all'asciutto, per avere in fine un foraggio di una quahtà molto acconcia alla fabbricazione del cacio. Ling. Michela conviene coll'ing. Cattaneo, e soggiunge che i prati a marcita oflrono inoltre il vantaggio di dare nell'estate erbe buone al pari dei prati asciutti, e nella stagion cruda offrono un foraggio verde che ridona forza e vita al bestiame. Il march. Ridolfi dirige all' ing. Cattaneo queste due interpeUa- zioni : 1 ." E egli vero che il fieno dei prati a marcita , comunque buono per il nutrimento delle vacche, agisca sull'economia animale in modo da esaurirle troppo presto? 2.° E egU vero che l'erba dei prati a marcita essendo uniforme , dia pure un latte uniforme , e questa costanza di qualità giovi ad agevolare la buona riuscita del cacio? Aggiunge che la risposta a siffatte interpeUazioni può far decidere anche l' altro punto di questione, cioè, se il danno che reca il troppo presto esaurimento delle vacche da latte , possa essere compensato dal maggior prodotto. L' ing. Cattaneo risponde alla prima domanda osservando, che ove i prati a marcita siano governati in un modo veramente normale , il foraggio che damio è eccellente per il bestiame, e se rpiesto talvolta deperisce, procede ciò d:J soverchio alimento che ad esso si dà. Del resto giovare al caseificio tanto l' erba dei prati a marcita , come degli altri prati, dipendendo la buona riuscita del cacio dall'arte deUa sua manipolazione, per la quale egh suggerì metodi razionali nella sua opera sul caseificio. Il march. Ridolfi rijiete le sue domande, e desidera di sentire su queste anche l' opinione dell' assemblea. — 237 — L' ing. Possenti osserva, in via di fatto generale , che le mandre di vacche mantenute nell'agro milanese con foraggio ili prati a marcita, devono essei'o rinnovate in capo a cincpie anni. Nell'agro pavese invece, do\'e si mantiene il bestiame con foraggi prodotti in parte da marcite ed in parie da j)rali di vicenda, si nmta la mandra in capo a sei anni; e nel teiritorio lodigiano, ove si allevano le vacche con foraggi di prati comuni , la loro rimonUi av\iene in capo a sette od otto anni : sog- giunge però, che dove ha luogo il più pronto deperimento si è com- pensati dal maggior prodotto. L'ing. Cattitneo attribuisce l'esaurimento precoce delle vacche da latte al soverchio nutrimento che loro si dà nel territorio milanese ed alla negletta cura dei prati a marcita. L' ing. Pellegruii si associa aUe osservazioni fatte dall' ing. Pos- senti, e soggiunge essere il foraggio dei prati a marcita di una quahtà scadente a confronto dell' altro, e doversi perciò supphre col darne alle vacche da latte una maggior quantità. Il prezzo del fieno di quelU essere infatti sempre inferiore a quello degh altri fieni: porgere però i pi-ati a marcita il shigolare vantaggio di somministrare foraggi verdi prima degh altri prati. L' ing. Catt;inco insiste intomo alla necessità di distinguere i prati a marciti» ben regolati da quelli che non lo sono; senza la quale di- stinzione non si hanno dati acconci a decidere. L' ing. Michela osserva che 1' uso dell' erba dei prati a marcita avviene nella stagione invernale, o a pi-ima vera incipiente, quando cioè, non si hanno altri foraggi verdi: che quando si raccoghe in estite, è dessa affatto eguale all'erba degU altri prati. L'ing. Cattaneo dichiara, che ove si volesse istituii'C un confronto fi-a 1' erba dei prati a mar- cita e quella degli altri prati, si dovrebbe pur dire che la prima è di (jualitìi alquanto inferiore. Il prof. Maiocchi osserva che per istabihre un tiJe confronto, riu- scirebbero utilissimi i processi chimici consigliati da Dumas per rico- noscere i principi! essenzialmente costitutivi delle varie specie d' erbe, e propone che sia invitaUi la Sezione chimica ad occuparsi di questo esame analitico. Il sig. Ferrari inthca un suo processo per 1' analisi cliimica delle erbe , facendole iJjbruciare colla polu.ssii e poscia trattandole col solfato — 938 — tli ferro. Il Pi«sulente rappiest?nta che rendorà dì ciò partecijie l:i Pre- sidenza tlella Se/,ioi»e chiiiiic^i, per accertarsi prima se crede occuparsi di tale analisi. LMiig. Sarti espone un suo dubbio se per avventuia fra le erbe da j)rati a maix'ita non si trovassero anche erbe palustri ; a cui ri- spondono nc{;alivanientc 1" ing Cattaneo, il conte Taverna ed il niai-- chese di Sanibuy. L' ing. Calvi fa conoscere che nell' agro milanese le vacche da latte sono alimentiilc ncll" inverno coi foraggi secchi prodotti da prati a inarcitit, e nell'estate coi foraggi prodotti dagh altri prati, mentre in siiTatta stagione Y erba dei prati a marcita viene ridotLi in fieno per l'uso invernale. Confessa però che coli' uso del foraggio dei prati a marcita le vacche più presto si esauriscono , ma che t;ile perdita è compensiita dal maggior prodotto. Chiusa la discussione, si hanno i seguenti risultamenti in risposta ai quesiti promossi dal march. Ridolfi: •1 ." Essere i prati a marcita un eccellente mezzo per porgere in ogni stagione dell' amio copiosi foraggi ^ 2." Essere i foraggi stessi di una quahtìi costante, per cui rendono più uniforme la riuscita del formaggio^ 3." Essere però il foraggio eh una qualità un po'iuferiorc a quella prodotti» dagli altri prati, ma supplire alla quahtà la maggior copia; 4.° Esaurire più presto le vacche da latte, ma essere il danno del precoce esaurimento compensato dal vantaggio del maggior prodotto. P'isto — II Presidente E. Bertone di Sambuy. , ^ .. 1 G. Sacchi. I Segretani ,, ., ( 1* . Saksevekino. ■■■'• ■'■■■■ ■'■•■ RAPPORTO '■■ ' ' •■"' ■' UELLA COMHISSIOnE NOMINATA NEL COKGRESSO SCIE>TIFICO DI LUCCA') •''>'t' PEH HIFERIKE SUL LAVORO DEI FANCIULLI NEGLI OPIFIGII ITALIANI ^ saffi® JL/ue iiicaiiclii ebbe, o Signori, la Commissione nominaci cLil pre- cedente Congresso per riferire sul lavoro de' fanciulli nelle manìialturc: Di raccogliere cioè e di ordinare le notizie statisticlie suUa esten- sione e sulle condizioni di un fatto che interessa del pari 1' economia, la tecnologia e l'igiene; E di proporre poscia cjue'rimedii e que' temperamenti che meglio potassero valere a correggere gli abusi d'una tendenza oramai irresistibile. 1 Benché gli onorevoU cultori delle tecniche ed economiche discipline che il (juarto Congresso ih Padova con apposito invito designava nelle più impoitanti città itaUche a studiare l'argomento, non abbiano nep- pur quest'anno potuto raccoghere quelle compiute notizie che si de- sideravano, forse per la difllcoltì» che grandissima s'incontra a penetrar con sicuro sguardo nella interna economia degli opifici!, custoditi dalla giilosia degli intraprenditori , e più spesso dalla incuria ineccitabile della pubblica opinione; pure la Commissione credesi obbligata di adempiere il grave dovere impostole, preferendo che le sia dato carico di non saper concludere, anziché il biasimo d' aver lasciato cjider in obblio mi argo- mento, che è già importantissimo pel presente, e da cui in gran parte dipende l'avveniie delle classi operaie. lilr-i./n il> Del resto la statistica d' un fatto si mutabile , d' un fatto che devesi sperare e temere aumentato ogni anno , vuoisi rifare e tener viva ogni amio. Possano i futuri Congressi aver a discutere su relazioni più copiose e più concludenti! La Commissione non a caso espresse il timore e la speranza : perchè trattasi, o Signori, d" un tatto d' imporUinzii sempre crescente, e che — 240 — tutto lieve ilominare lo sviluppo dell' industria delle grandi manifatture: tnitliisi d'una tendenza, clie in altri paesi, che nel nostro niedesiino, die dovunque, se la si Lisci abbandonata alla spinta dell'interesse pri- vato e della concon-enza mercantile, come già riusci spesso, liescirà sempre ad abusi intollerabili. Ma se il senno civile infienerìi quell'impulso disordinato, se la concorde filantropia veglierà pei deboli, se la scienza tecnica e medica indiclìcranno i rimedi!, non solo potranno cessare gli abusi, ma volgere que' fatti stessi , che paiono or una trista necessiti!, in elementi ili bene. La Commissione crede avvertire, ch'essa ha invilito a sussidiarla alcuni valenti medici e tecnologi, i quali vollero esserle cortesi di pre- ziose comunicazioni. n. È una tentazione , o Signori , la grande industria , una prova dif- ficile, che può perdere o salvare un popolo. L" industria, concedete che questi pensieri sien posti a base delle nostre conclusioni, l'industria è il lavoro; e tutta si risente della doppia natura del lavoro. • Il lavoro innanzi tutto è una necessità, è il principale agente della produzione. Ma il lavoro può riescire salubre, morale, educatore, e voi lo sa- pete, o Signori, anche piacevole: può invece essere disordinato, disper- ditore di forze, produttore di cose inutili o peggio, noioso, materiahz- zatore, omicida. La vostra Commissione non può intrattenervi del grande problema dell'organizzazione del lavoro sulle sue basi nomuili; essa deve parlarvi solo del lavoro dei fanciulh nelle manifatture: ma non vuol omniettere di avvertirvi che quest'umile argomento, è couìe Innaturale introdu- zione aW altro. Nei fanciulli, come più deboh e più educativi, si resero tosto evidenti gli efiTetti del lavoro disordinato ; pe' fanciulh , vittime in- nocenti del viziato organismo economico, neppure V aviditii officinale seppe difendersi dalla compassione e dalla simpatia. Dimanderà alcuno se i fanciulh possano essere cliiamati al lavoro produttivo ? — Sì , purché si cerchino le condizioni normali e morali del — 241 — Lavoro, die sono, lo (linioslrercnimo all'uopo, anche le condizioni juii pniihiltiw per In sorictà. Un tempo al (iinciiiilo ciiiedevasi poco più. clic il IdKHmi aìiilitaiitc della educazione; ed anche oggidì le classi più forlmiatc ponno ordinare il lavoro della puerizia tutto a profitto del- l'avvenire. Ma il figlio d(!l povero non ha tempo d' aspettiire l'avve- nii'e: il presente lo opprime, la povertà paterna non lo tutela: perciò egU deve guadagnarsi la sua educjizione. In queste ])arole, o .Signori , sta tutto il voto della vostra Coni- mis.sione. 11 piccolo operaio ha (liiilto di guadagnarsi la sua educazione, e intìi guad.'igiiarsela. La societìi pi-oteggei-à , come già fecero molti go- verni, questo grande, questo semplice, cjuesto possibile scopo: la scienza tecnologica, di cui solo dobbiamo occuparci, lo deve agevolare. m. Già da 50 anni, voi Io sapete, nelle nazioni ove più irrefr-enato ferve il travaglio incomposto della moderna industria tutta ordinata sulla individuale concorrenza, si cominciò a con.siderare il fanciidlo come un più economico mezzo di produzione: le macchine facevano agevolmente (juel che prima con tanta fatica i muscoli virili: non occorrea più. che mi lavoro di pazienza e d' abnegazione, o tutt' al più di destrezza. Le doiuie, gh spigliati iànciulli vi si trovarono meglio adatti dei memljruti operai. Sono troppo noti gli abusi che ne avvennero . dolorosi per 1* uma- nità, pericolosi per lo Stato, ed alla stessa industria dannosi. Fanciulli di 10, di 8, perfino di 5 anni, chiusi per 13 e talora per 15 ore in mefitiche oflicine, legati ad un lavoro incessante, e cpieniido pili la na- tura non poteva , colle percosse obbligati a muoversi ed a vegliare: i due sessi senza alcuna sorveglianza mescolati, esposti a lunghi cammini sulle pubbliche vie 5 sonno faticoso ed interrotto: membra dolorose, gua- ste, infiacchite; vecclùezza precoce: ed in prezzo d'un tal lavoro l'ab- bruttimento e la coiTuzione che ispirano ribrezzo e disdegno anche ai pieto.si. Le leggi furono invocate, ed intervennero, temendo di veder pre- sto esaurite le forze delle crescenti generazioni , degradate le razze , sv i- gorile le classi popolari, semenzaio di soldati. Il thsor(hne dell'industria 242 moderna si manifestò prima nei teneri (iinciulli, e l'innoceiTza dell' et?» commosse i buoni, e lasciò senza scusa [^ìi egoisti. Nel secolo che si dà special vanto dell'educazione popolare, nel secolo degli asili d'infanzia, parve ed era immanità incomportabile U iniserando sciupio delle vite e. diremo più, delle anime infantili, che divemie patente nella grande industria. Ma la logica dei fatti resisteva alla logica della mente e del cuore. Restava sempre vero che gli operai adulti , applicati alle macchine, erano una forza assai superiore al bisogno, e che sarebbesi potuta utilizzare in nuove produzioni : restava sempre vero che molti lavori non potevano essere allidali se non a' fanciulli 5 restii va sempre vero che vietando l'im- piego de' fanciulli si veniva a chiuder loro una fonte di guadagno. L' uso e r abuso del lavoro dei fanciulli vinceva dunque i contrasti delle leggi e della pubblica opinione; era una necessità pei poveri, era una necessità per le nazioni industriali che si contendono col basso prezzo dei prodotti la prevalenza dello spaccio. Ei'a una necessità, e lo è ancora. Posto una volta questo dato — le lìutccìiinc fantìo tutto (jiccllo che esige forza, ne loro occorre che un concorso di son>eglianza , e di pazienza quale si può ottenere dai fan- ciulli — la tecnologia e la meccanica studiarono ad emancipare gli opi- fici! dal troppo dispendioso lavoro dell'adulto: lutto si tradusse in forza meccanica , ed ove occoi-reva l' opera libera si cercò a preferenza che bastasse la forza e 1" abilità puerile ; anzi senza cercarlo m molti casi av\enne. che la leggerezza e la pieghevolezza di que' corpicciuoli fossero le sole atte a coadiuvare le macchine. Si ricordano cose note, è vero, ma troppo necessarie, o Signori, per giustificare le conclusioni che vi .si vogliono proporre. La Coimnis- sione non fa che scorrere un argomento, che chede materia a lunghe •hscussioni nei più nobili con.scssi d'Iùiropa, ed a voluminose opere di statistici e eh t(!cnologici : essa compendia i latti in giudizii, ma può al- l' uopo provare ogni asserzione di fatto. jNon deve però la Commissione dilungarsi a combattere né quelli che . spaventati dalla convulsa attività di «jualclio nazione la quale si lanciò prima sull inesplorata via del monopolio industriale, non vorreb- bero fi-a noi vedere la grand" industria : né quegli altri che temendo di spaurire il paese, nuovo alla chlllcile prova, negano o non curano i di- — 243 — sordini del lavoro dei fanciulli : — né i disorditd si possono negare, né r opera elei fanciulli si può respingere, a meno che non si voglia , to- gliendo ogni possibilità di sostenere l'esterna concorrenza, dìsanimai-e la produzione nazionale. Ma si può far meglio che negare i tiitti, o troncar 1" aligero e per- derne il frutto, per non avere l'ombra. / disordini si panno togliere; anzi nel lavoro dei fanciiUli raccolti nelle gratuli officine si ponno tro- vare mirabili compensi, ed elementi d' un ordine migliore. IV. La Commissione deve confessare che non le pervemiero notizie così copiose eil ordinate , come si ilesideravano ; ma quelle sole eli' essa ha potuto raccoghere l' autorizzano ad amiwnciarvi nel modo più solenne, che il nulle è penetrato anche fra noi. Vero è che le notizie comunicateci tla alcuni benemeriti nostri col- hiboratori, conti-addicono in parte il quadro generale che noi vi ;il)i)iamo fatto dei cUsordini del lavoro dei piccoU operai : ma (jueUe notizie si riferiscono all' industria minuta, od a luoglii in cui l' emulazione indu- striale, e la concorrenza mercantile non sono ancora sviluppate. U) In generale, o Signori, è un assioma statistico, die dove s" intro- ducono grancU manifatture allo scopo di poter sostenere la concorrenza della manifattura straniera, e quinth cogli stessi metocU di copiosa pro- tluzione , d' economia eh mano d" opera , di perfezione meccanica , W\ il lavoro de' lanciulU cresce di giorno in giorno, e produce i medesimi abusi che altrove. La tratta dei piccoh bianchi, come la chiamano in Lighilterra, da alcuni sintomi può credersi imminente anche da noi: la degradazione della razza in alcuni distretti industriah di LombaixUa si è resa evidente nella diflicoltii di trovarvi giovani robusti ed alti alla mihzia; molti de' nostri più ricchi proprietarii di fondi che ponno raf- fronUu-e gU efletti del lavoro industri;ile su un gran numero di ^ilhci. iianno già cominciato a proiliire che i loro coloni mandino i fanciulli alla manìfiittura : molti parrochi ne' comuni ove più rigogliosa rifiorisce r industria , dovettero già interporre la loro autorità per proteggere dalle (i) Le particolari slatislichc sull'industria veneta e sanese sono deposte al banco della Pn- sidcnia. — 244 — esij^enzP tlei;li inlrnprendilori lii jii'ole tlcl jwvero. jier ottenerlo mi rijioso noltiinio e coiulizioui |)iii morali ili lavoro: raccoglieniino aiu-li(! le fre- (|iioiili ijucrcle dei medici di campagna, che lanientano la salute |)erduta cil i vizii organici contralti dai piccioli artigiani nelle nianiliillure. Un sentimento di convenienza e la necessità d' esser breve, vieta alla Commissione di s|)ecificare più minutamente questi dati, di cui ij;;u-antisce Tesattezzii. Ma forse essa si sai-ebbe decisa ad analizzare più ininuliimente i fatti, se non le paresse opera inutile, a fronte dell'evi- denza dei seguenti assiomi : Che non vi può esser grande industi-ia se non a contlizione di sostenere la concorrenza dell'industria straniera^ Che in conseguenza di questa legge livellatrice, le nostre industrie vogliono essere piantale suUe basi economiche delle industrie straniere. o rassegnai'si a morire ; Che essendo il lavoro dei fanciulli una delle principali conflizioni d'economia, è forza ammetterlo anche fra noi^ (;he anmiesso una voltai, se non è regolato, trascenderà agli abusi medesimi, che si veggono altrove: perocché le stesse cause danno ef- fetti eguali. Ma per indicare le cifie approssimative vi diremo, o Signori, die 1' accuratissima statistica compilala dal conte Petilti , a cui deve esser grata 1" Itaha per aver pel primo chiamala 1' attenzione degli stu(Uosi su ijuesto argomento , ci dà per le sole manifatture della terraferma sarda ove sono 964 flibbriche di seta, di lana e di cotone, 7186 fanciulh im- piegati de" quali 4125 appartengono al sesso più debole, la cui salute, ed oseremo anciie cUre, la cui bellezza tanto importa alle venture ge- neiazioni. E noi negli opificii del temtorio di Lecco e de' paesi cii'convi- cini, entro un raggio abitato da poco più di 9000 persone, trovammo che la metà erano operaie, e 2296 al eh sotto dei 15 anni. Simihnente nelle sole filature di cotone, industria fittizia e forzati!, nelle sole fi- liiture, diciamo, stiibilite nella campagna milanese 1300 fanciulli al di sotto dei 1 2 anni lavorano , e l' orario di fpiell' insalubre lavoro è dalle 1 2 alle 1 4 ore al giorno : e in questi paesi il numero degh sco- lari che frequentano l" insegnamento elemenbire decresce, mentre cresce il numero de' fanciulU chiamati%4 dai paesi ^ icini, e perfino dal gi-ande ospizio milanese degli esposti. Da una statistica accurata dell'industrio- — 245 — sissìmn provincia l)ni-gam;isca {|)o[)(jlaUi da .360.000 abilanti) risulta che sopra qua.si 4 4000 operai, 7000 sono minori di ti anni: vero è che in (|ii('slo (jiiadro entra anche la piccola industria^ ma sarà facile il de- durre il numero de' fanciulli impiegati nelle grandi manifatture lom- barde, dal numero delle manilitlturc stesse. Abbiamo in Lomiiartlia OSO st{d)ilimenti industriali, dei (juali il setificio occupa 178 filatoi, 46 fab- briche (U filati di seta, 24 fabbriche di stoffe, senza contare 426 filande: il lanificio, rinduslria cotoniera, il lino e le telerie hamio ■117 grandi .stabilimenti; 57 sono le cartiere, opilicii tutti in cui copiosamente si adoperano i fanciulli: né sono da tacere gU stabilimenti monlanistici, le foi-naci, le fonderie di fen-o e th rame, che sommano a 684, ed ove i (ìmciulli ponno essere chiamati ad un lavoro altrettanto produttivo (juanlo pericoloso. Vi csponenmio i pericoli dell' industria lombarda ; non vi taceremo clie già fu posto mano anche ai rimecUi. In questo stesso anno savie disposizioni legislative, che aitcndono maggior piiliblicità. furono spcri- mentiile; la provvida hmitazione d'orario d' eth e del lavoro notturno, l'obbligo eh provare sod(hsfatta la legge dell'istruzione elementare, le prescrizioni per la salubritìi, e pel rispetto dovuto doppiamente all'in- nocenza ed al lavoro, varranno, se applicate, a frenare i ribelU interessi ih qualche intraprenihlore. — iMa la vostra Commissione è conWnta che se la tutela e il freno delle leggi sono necessari!, solo la scienza e la ca- rità associate ponno trarre il bene dai germi , che seudjrarono minac- ciare un male irremediabile. Ma soITcìile che brevemente, per quanto si può esser brevi in sì complicato ed importante argomento, vi si accennino i disordini del lavoro de fanciulli; que' disordini che si verificarono alti-ove. che si verificarono propoi zionatamente anche nel nostro paese, che si verificheranno tosto o tardi sempre, ove v'abbiano eguaU elementi, la lD)ert;i del lavoro, la concorrenza de' jirodotti e de' lavoratori, il monopoho de" capitali. Ecco i thsordini pel fisico sviluppo del fanciullo: 1." L'etit troppo precoce (talora fino ai 4 anni); 2." L'orario del lavoro troppo lungo (fino a 16 ore): — 246 — 3.° L'insalubrità dc-Ue officine; 4." Il crescere sproporzionato delle membra, per la fatica inegual- mente ripartita fra gli arti; 5." La posizione incomoda, debiliUuile , ed in una parola un lavoro si gravoso, clie sorpassando le forze, nò essendo intramezzato da sufli- cieiili riposi, non può cliiamarsi uso. ma logoramento e dispersione, pur troppo non lenta, delle forze \Tlali. Sarebbe qui luogo d' accennare anche i cbsordini inleUeltuali e mo- rali, e ci sarebbe concesso di farlo, perciiè essi influiscono sulla produt- tività, sul valor tecnico dell'operaio e sulla sua salute. Ma ci mancii il tempo cU delineare un quadro che per avventura parrebbe troppo vivo, .se si volesse ripetere quello che gravissimi scrittori asseriscono, quello che molti. ^ olendo, jiotreiìbcro facilmente verificare. Ma la vostra Coni- missiunc, bmitandosi ad un'arida enumerazione, vi dirà: 1.° Che i fanciulli impiegati nelle manifatture mancano quasi in tutto d'istruzione generale; 2." Che mancano anche d' un' istruzione speciale e d'un graduato insegnamento tecnico; 3." Che le minuzie e la monotona invariabilità dei lavori produ- cono un' attonilaggine morale, un impicciolimento di pensieri, una specie d" ebetismo : 4." Che perciò la tristezza, l'ipocondria, il disamore della vita, che sembrano frutti di lunghi disinganni, e retaggio d'una disutile vec- chiezza, non sono infrequenti nell'adolescenza dell'operaio; 5." Che per rompere rpiesta grave noia, questo torpore dell'ani- ma, l'operaio giovinetto s'avvezza facilmente a cercare nell' ebbrezza e negli scuotimenti sensuali, quella vita che sente mancargli dentro: 6." Che la promiscuità dei sessi, il lavoro notturno, l'abbandono sulle vie . le percosse de' sorveglianti , i catti-\n esempii degli operai adulti, svilup[)ano in lui i germi pii'i pericolosi, e lo espongono ad una tenta- zione continua ed ineluttiibile. Questi sono i mali che notansi specialmente nelle grancU fabbriche del cotone . della carta . dalla lana e della setii , le quali manifatture già mettono radici anche in Itiilia, e quella della seta speciahnente vi do- vrebbe aver vita forte e normale. — 247 — VI. Ora sono sì didìcili i i-iinoilii a questi mali? Avrete notato, o Signori, die alcuni di questi disordini tlipendono da un impulso della produzione di concorrenza o dalla natura delle in- dustrie. Altri, come i disordini intellettuali e morali, che poi, lo ripe- tiamo , equivalgono ad un vero disperdimento di forze produttive , av- vegnaccliè le prime forze produttive siano V intelligenza e la volontà , dipendono più specialmente dall'incuria e dall'indifferenza degli intra- prenditori e dall' inerzia della tutela sociale. L' alleanza delle istituzioni legislative colla scienza e colla filantropia può agevolmente dissipare (juesto morbo, che sembrò indivisibile dallo sviluppo della grande industria. La legge in quasi tutti i paesi d'Europa, e prima d'ogni altro in quell'Inghilterra sì avversa ad ogni disposizione che restringa lo sviluppo dell'industria, e non ha guari anche in queste stesse pronncie , inter- venne per determinare: L' orario del lavoro proporzionato all' età de' fanciulli ; Le condizioni esterne della salubrità, della morahtà e dell'istruzione. Ma questo può valer mollo come fi-eno a maggiori abusi, poco come avviamento aduna maniera più salutare d'industria. Solo la scienza può trovare rimedii efficaci a queste povere vittime della moderna pro- .sperità : solo la scienza può indurre quella persuasione che renderà fe- conda la legge: anzi essa sola può cooperare a renderne innocue le restrizioni: essa sola può tracciare alla libera caritìi uno scopo positwa, illuminare la pubbfica opinione , persuadere ai ribeUi mteressi che /' or- diìie è più produttore del disordine. Per esempio, alla proibizione di far lavorare bamljini, iilla fiinila- zione dell'orario si obbiettò, che tUminuendosi con ciò corrisponden- temente anche il salario , venivasi a dimezzare il guadagno del piccolo operaio, e quindi anche i mezzi ch'egli ha per educarsi. Ma a ciò ri- sponde la scienza, v'ha un Umite, che, oltre il quale, il lavoro, o troppo precoce, o troppo gi-avoso, eiù llicili a guarirsi, e più imjiorta guarirli. Perdio ben potete .solfcrire die per la fatica alquanto si logori il corpo, eondi- — 249 — zionc del resto comime a tulli i \iveiiti, (!(1 efletto dello stesso decorrere della vita: ma iiicoiiiporlabile disordine è il logorarsi, il degradarsi delle intelligenze e delle anime. Ma poiché non è lecito toccare queste conside- razioni, valga almeno il pensiero che T operaio aijbnittito riesce meno produttore , e spesso riesce quel terribile consumatore che si ciiianui mendiciuite, ladro, assassino. E clii dovrà sostenere il carico del soc- corso dei poveri, delle carceri, de' moltiplicati giudizii, chi soggiacerà alla tassa forzosa che i di^litli ed i disordini impongono alla società? Ancora la produzione , ancora il capitiile minacciato. Comprendasi dun- que quanto importi educar l'operaio docile, inteUigente, morale. Bisogna dunque provvedere Jill' istruzione genenJe e tecnica, bi- sogna provvedere alla moi-alizzazione dei giovanetti operai. La cosa è facile. Dacché le leggi in questo paese limitano le ore del lavoro, esempio che presto dovrà essere di necessitai segiuto dagli altri paesi d'Italia, pensi ciascun fabbricante ad utihzzare quelle ore di riposo impostegli dalla legge, aprendo una scuola, un asilo, un esercizio di mente e lU corpo, ove s'accolgano que' poveretti a fruttuoso sollievo dalla monotonia del lavoro oflicinale. La carità cristiana ha già in questa e nelle vicine città moltiplicati i festivi ritrovi, ove i figli del povero s'adunano a pregare ed a giuocare in pace ed in innocenza. S'imiti il nobile esempio. Quanto all'istruzione tecnica progressiva che manca aflàlto in molte manifìitture , è questo un disordine gravissimo ed inavvertito. Il fan- ciullo entra nella fiibbrica ove gli ò imposta spesso una fìtica di materiale coadiuvazione alle macchine od all' openiio : si tratta d'aprire e cliiudere una portii , di rannodare un filo , cU portare la materia prima da un luogo air altro. Egli fa queste operazioni sempre eguali come una piccola macchina, senza nulla vedere, senza nulla imparare, se non forse quel che meno dovrebbe. Quando, uscito di puerizia, il suo corpo è men pie- ghevole, il suo stomaco più esigente, lo si rimanda dalla fabbrica inetto alla lal)orio.sa vita campestre, ed a nessun' ;dtra industria avviato, fuorché a quella, piu' troppo svegliatissuua, del vizio. A questo convien .special- mente provvedere ; convien che il la\ oro tlel fanciidlo , serva alla siui educazione non solo morale, ma professionale. Sarebbe nell" interesse de' padroni , sai-ebbe nell' interesse e nel di- ritto della società , che venisse stabilito doversi una parte del salario del — 250 — niiTolo nrligiano consaiTaro alla sua cducazioiio. Allora forse la l<*gge, giovandosi della conibina/ione dei ricanibii, potrebbe allargare un po' la mano nel determinare V eth , iu cui è concesso al fanciullo d' applicarsi al lavoro. Riunendo le proposizioni dei ricamhii tf orario, dei coiiipcnsi inv- imi nella scelUt del lm(iiicluude con un consiglio agli autori e agli editori, di comporre cioè e iiir stanijiarc lihri huoni. (Consiglia ai librai il sistc'ma altrove intro- dotto di o])l)llgarsi a ricevere un dato numero (li esemplari d'opere vc- ciprocauiciili" sl.aiu|)atr'. ed insiste sulla necessità di (liflòndcre incessan- temente culla stanijia cataloglii lihrarii coli" indicazione di mollici jirezzi. L"av\. Hr<)ll(MÌo. alludendo a «pianto fu detto da uno d(;i preopi- nanti. ()s.sci\a. non haslai-e il senso comune a di.scernere in fatto di libii il Iniono dal callivu. (lila <'sc!ii|>li di opere di soimni ingegni italiani die rimasero jirive del iiKMitalo compenso per difett(j di validi sussidii. Oc- l'orrere (|uiiidi per lo spaccio dei libri un concorso (li aiuti che siano \erameiite opportuni. Le opei-e di molta mole e di molto di.spendio non IKilcr liir fortuna senza straordinarie risorse da ])aitc dell' editore, die deve a lutla |)Ossa procurarne e (piasi stimolarne lo .spaccio. Osserva inoltre die è bene si trovi modo di aprire anclie una via non disage- vole agi" ingegni nascenti, ai quali il primo passo, se non sorreggesi. riesce spesso troppo arduo e troppo duro: e (piestii via doversi ap- |iunto appianare con mezzi assicurati di s|)accio. Insiste intorno alliiii- portanza del progetto del Poniba e dimostra 1" influenza die sulla pub- blica opinione eserciUino già da sei anni (pieste dotte riunioni, destinale a promuovere ed a dillbndere il \ero ed il bene. 11 sig. Caiitù spiega il signillcalo e la pollata di alcune sue frasi, e dice aver solo indicata la non iella dislinzione die il senso comune suol fai-e fra le due proprietà . la materiale e la letteraria. ConAiene del resto, non esser .sempre il senso comune biiuii giudice delle opere più o meno piege\oli. 11 sig. Ercubani 111 osservare die a taluni è sembralo troppo com- |)licato il suo progetto, per cpiesto .solo die non potè egli darne una complela comuiiicazione. (Crederlo però abbastanza diiaro e preciso. Nota non essere cosa mollo dillicile il trovare piomulori ali" impresa. — 5258 — s;iaccliè non devono che anticipare ]>oco denaro per esseine tosto rim- borsali. Non nega che varie dillicohà si possano frapporre al suo pro- ijelto. però non essere queste insuperabili. Da ultimo os.serva, che ove i (lue proi;etti si potessero fondere e coml>inare in un solo, es.ser egh disposto ad accedervi: nuli" altro avendo di mira clic il nobile scopo di concorrere al miglioramento del commercio libraiio che ne ha ur- gente bisogno. Solo desidera che sia nominata una ('onunissione . la (|uale. raccolte le opinioni dei due proponenti, esponga poscia su di • pieste il suo voto. 11 sig. Calvi avverte che il jirogctto ilei sig. ILrcoliani, t;il (piale fu presentiito, esce dalle atlril)uzioni proprie tlel Congresso; e solo ba- stare al progetto del Pondw l'onorevole menzione che ne fu fiifta. Il doU. Sacchi conchiude non essere per anco il caso di eleggere una Commissione per l'esame dei due progetti, non essendo stali per anco insieme fusi e combinati dai rispettivi proponenti; doversi perciò ad essi lasciare silfattii cura per decidere in séguito se ed in quanto si potranno prendere in ulteriore esame. Dopo ili ciò è sciolta l'adunanza. Fisti) — il Presidente E. Bertone di Sambuy. - .. ( G. Sacchi. ° ' ) F. Sanseverino. -o-S^?«?SS-o- ADUNAINZÀ DEI. GIORNO 21 SETTUMBKE JLicUo ed iippi-ovcTto il processo verbale dell'anteeedeiite adunaiiza. il tiiarc'Ii. Ma/./.arosa presentando una sua memoria sulle varie s|)ecie. condizioni eil uso tlei letami nel ilucalo di Lucca , e sospettando mo- dcsUiniente che quanto venne da lui jiroposto e sperimentato sia già in uso |)er ])iatica in\('terata in alcun luogo d'Italia, come di molle altre utilissime cose aj^rarie, ripete il voto che ogni miuiicipio italiano ahhia uno scrittore il (piale esponga le pratiche del proprio |)acse. come giìi si è fatto dal Visconti Venosta per quelle della Valtellina, tenendo per fermo ciie in allora gli italiani, coli" esporre sinceramente e semph- cemente le pro|)ri<' usiinze . potranno comporre in agricoltura un codice de" pili perletti. Chiude il suo dire col ramnienUire i vantaggi dei Con- gressi italiani , onorando coloro che gli istituirono , abbracciando fjuai fi-atelli (|uanli \i concorrono, e benedicendo riverentemente ai potenti che vi jìicstaiio liivore. Essendosi nella gazzetta dell" Associazione agraria piemontese molto (hsciisso sulla utiiitit degl' istituti agrarii, d" ontle risulta che v' hanno ancora parecclii i quali non sono persuasi che questi possano riuscii'e rli gran giovamento, il march. Kidolfi alfietta coi voti la pubblicazione tlei lisullaiiH'iiti ottenuti dal conte ih SjJniour dalle sue osservazioni sugli stabilimenti agrarii da lui recentemente \isitiiti in un suo viaggio in Gemiania. Intanto crede opportuno ih dare un' idea dello st;ibili- niento th Pisa, eh" egli ebbe a iondare per ordine del Cran Duca di Toscana |)remetteiKlo però che egli icj)iila gli st^il)iliiiiciiti agrarii non solo iililì ma necessarii per poter spingere 1" agricoltura in ogni parte d Italia a quel grado tli perfezione cui le può esser dato di giungere. Istituitasi nel!" l'nivcrsità di Pisa una cattedra di auiicoltura. ben — 200 — presto si conobbe non poter ([iic.sla r;if;niiiiif;ei'e il desideralo seopo, senza nnirvi uno sUihiliuieulo ai;iario ospeiinientale, e ciò lanlo più elio dovendosi conferire q;radi aeeadeiiiiei. era neeess:irio die per ottenerli alla li'orica andasse unila la pralii-a. (hicsti i;iaili arradciiiici però non sono che un attestalo d'idoneità a p(jter ainniinistrarc anche vasti pos- sedimenti, ma non tolgono in nulla la liljertà di poter essere direttori (li lavori campestri, e/.iandio sopra ima grande .scala, pure a coloro che non fi'cqnenl'.irono le sciuile dell L ni versila. I.o stiihilimenlo aj^rario pisano possiede iiovantalrt! ettari di ter- reno, di cui trenti .sono nella condizione delle altre terre toscane, nei ([iiali è posti in pratica la piccola coltura f;ià in uso, ma con (|uci iiiiglio- rainenti che \i si pos.sono introdurre senza cani;iar(! il consueto modo di amministra/ione, e senza liisonno di anticipar ca|iilali di ([nalclie rilievo, sicché possono servir di modello a chiuntjiie con pochi mezzi voj^lia ;ni- gliortire la coltivazione elei campi. .Sessanta ettari |)ni liiioiio assoggellali alla gran coltura, con diverso sistema di avxicendamento. e (inesti ])otraniio servire ad esem|)io a coloro che disposti ad impiegare molti capitali nelle terre, e ad anmiinislrarle almeno per ([ualclie tempo a projirio conto, vogliono introdurre nn nuovo e jiiù prolicno sistema di coltivazione. L avvic(^Milamento viene distrijiiiito seiiijire sopra [lorzioni geome- tricamente ugnali (li terreno, in modo che ne vien facilitata la scrittura- zione, tolti i complicali conteggi, e portato all'intelligenza delT indotto e del canipagnuolo: avvertendo altresì che si tiene una contabilità spe- ciale per la parte di terreno dedicata agli esperimenti. L ei-ario piihhlico sostenne le prime spese di (lìndazione. ma ora Io slabiliinriild non devo essere più sovvenuto, ma deve sostenersi da sì; stes.so. e dare un maggior prodotto dì ([uanto quel terreno dava antenonnente. i'eiiisana non ottenesse altro risultamenlo ohe di persuadere final danno si iJibia dal metodo coniuncniente usitato in To.scana col quale si perdo gran (pianlità di materia foi'tilizzanle. esso avrebbe già reso un gi-aii servigio al paese. ì\ qui riportando i due principali melodi di con.servazionc dei con- cimi, osserva che quello del Menici, dotto metodo pi.saiio. non raggiunge lo scopo, giacché colla solforazione impedisce la facoltà di fermentare, e ([uindi lo s\iluppaisi doli" aiimioniaca tanto necessaria alla vegetazione. Preferisce il includo del lìicci (h lìieli. il quale consisto nel deporre giornalmente i letiinii in recipienti, ove. compressi sotto uno strettoio, si fanno disseccare, e si fonnano in tal modo dei coni con una grossa crosta che impedisco revaporazione, ma non toglie che si operi intorna- niciitc la formeiiLtzione, e quando si spezzano per concimare il tonono si sviluppano in gran copia i preziosi.ssinii vapori ammoniacali. Aggiungo porn che in (piost'anno, a cagione della siccità, non si ebbero (LigH in- gra-ssi soddistiicenti risultamonti. Fa parola in seguito del trebbiatoio di I5aker , uscito dalle olli- oiiie inglesi, diverso, per essere privo dei cilindri alimeiiUiri. dalla niac- <'hina scozzese, in grande u.so anche in Lombardia. Questa mancanz^i. il iiiaTch. HidoKi . anzi olio difetto, la stima un vantiggio. consido- lando epici oiiindri un dannoso perditempo, (iiacchè meglio vi pro\- vede r intelligenza dell'uomo, il quale tiene fermo il covone sinché il grano sia sciolto dalla spici . e poi lo abbandona in modo che la paglia in un attimo passa per il lambnro. e ne esce intitta. e non guasta — 262 — come succede coi cilindri alimentatori, clie la riducono quasi a jianliuolu, li niai'cli. di Sanibuy non conviene sulla inipcilezione dal marchese Hidollì attribuita alla m.acchina di Meiklc, o scozzese, ed osserva che se tale imperfezione sussiste, ciò proviene da difetto di costruzione ca- gionata dall'imperizia dei fabhiicatoii . o dall' aver creduto di perfezio- narla. In Milano ed in Torino si fabbricano ottimi trebbiatoi col metodo scozzese, l^gli stesso se ne serve senza inconvenienti; <^\ì accadde però clic a\cn(lo una vdlta cambiato il rocchetto che dà il moto al battitore per ottenere manyior velocità, e non avendo unualmeute aumenlata la velociti» dei cilindri alimentatori, il grano si triturava. Aggiunge poi che la sua macchina, e le altre che egli conosce, danno un prodotto assai maggiore di (juella descritta dal marcii. Uidolfi , e finalmente che danno ottimi risultamenli e (juclle di Lombardia, e <[uelle tlel Novarese (• \crccllese. tutte provvedute di cilindri aiimcntalori. >ota ancora che ogiliqualvoltii la vt^locità di ([uesli sia in giusta relazione con (juella del laniJiuro. non potrà mai la macchina mancare al desiderato scopo. l'iispunde il maivb. lìidolfl che l'islrumento migliore per presen- t'iire i coMini è la mano, giacclic 1" intelligenza dell uomo sa (bscernere (piando la spica sia sgranata e possa essere ai)])andonata la paglia. Ma ring. .Sarti osserva che nelle nostre macchine, l'uomo non può .seguire le operazioni . non avendo appena il tempo che di presen- tare i covoni, i (piali spariscono tosto che toccano i cilindri aiimcntalori. .aggiunge il conte Bella che si deve cercare un la\oio sollecito. con economia di tempo e eh danaro. 11 trebbiatoio proposto dal mar- chese Ridolli ]iresenla una economia di forze ma non di tempo: (jiiello usato in Lombardia dà un maggior prodotto: rimanere ora a calcolarsi r economia del danaro. Accerta il march. Ridolfi che il prodotto della macchina da lui preferita, la quale agisce collo sforzo i\\ il 2 hbbre, ossia d'un bove. basUi nelle condizioni ilella Toscana, poiché dà 60 sacca di grano al giorno, e che si potrebbe ottenerne un prodotto d'assai maggiore. Ma che in Toscana si fa gran conto della paglia qual principale alimento del bestiame, onde .si deve tenerla in gran pregio, mentre in Lombardia per r al)boiidanza di fieni, non si adopera che per slername. Che il con- Uidino toscan(j anzi che perdere un brieciolo (h pagha, va contento di lialtere a mano, grondante di sudore sotto la sferza del sole, un covone — 2C3 — dopo l'iillro, come usa conumeiucutf. Aggiungo poi elio il grano si falcia sempre a terra in modo clic la |)aglia riesce più lunga che non altrove. e particolannente sul monte, ove nel frumento si semina la iu|)inella per averne prati negli anni successivi, e si fa conto di rpiel po' d' erba che si lalcia unitamente alla paglia . la quale in una macchina a movi- mento troppo celere si perderehho colla pula. 11 conte Beflfa accerti che anche in Lombardia si tli gran conto della jiaglia. ma non crede di dover opporsi al march. Ridolfi trovando gran ilillerenza nelle circostanze locali. Il sig. Protasi fa osservare che nel Novarese e Vercellese si adopera il trebbiatoio anche per l' avena . e si usa tutta la paglia per foraggio. Il march. Ridolfi ed il march. «U Samljtiy aggiungono ancora al- cune parole sulla lorza e la velocitti della maccliina . ed il sig. De Cri- stoforis conchiude col riconoscere T utilità di lali macchine, ma crede che in generale .se ne debba escludere l' idea della cooperazione dell' in- telligenza umana . giacché non .si è certi di trovarla . e per Io più non è po.s.sibile che la mano segua la prepotente \elocit;i della macchina. L'adunanza è .sciolUi. Plsto — Il Presidente E. Bertone di S.vmuv. ^ ~ .. 1 G. Sacchi. I Segi-etiirii ' r . SANSEVERmO. -0'^ti^2rO- ADLÌNAINZA DEL GIOKNO 23 SETTEMBRE Letto ed approvato il processo vril)ale {l('ir;i(liinaiiza aiitecedenlc <■ preso nota tli alcune osservazioni d'ordino del marcii. lìidoKi e del principe Bonaparlc relativo airiilliiiin ntiiiioro del Diario, il conto An- drea (".iltadclla ridiiaiiia T attenzione della Sezione ai Ircbhiatoi, dei quali si è parlato iiell" ultima adunaiiza, per far conoscere una macchina as- sai semplice, stata inventata dal sig. Bianco di Verona, che trovasi do- .scrilla in un opuscolo dallo stesso recontcmonto pubblicalo, la <[ualo ei;li crede possa riuscire utilissima. (Consiste questa in un cerchio di ferro adattjito all'apertura di un .sacco, cui è inli.sso un |)ettine. Un nonio, attaccando alla |)ro|)ria peisona questo .sacco, cauuuina nello risaie, tiene coUa sinistia il pettine, e colla dostia prende un fascio di spiche che, passate pel pettine, si .sgranano, ed il riso entra nel sacco. La pagUa rimane ancora intatta sul campo, e si può segare poi a miglioi- agio. 11 risparmio di spesa sulla falcialiu'a e sgranatura, secondo i cal- coh dello stesso Bianco, non è di granilo entità: ma vantaggi grandi.s- .simi ne risultano dal non disperdersi f[uclla gran quantità di riso che va perduta coi metodi in uso. piima sul campo poi- lo spiclio elio ven- gono calpestiitc e sommerse nella terra fangosa , poi per cpiello che \ ien guasto sull'aia e mangiato dai polli, giacché in tal modo il ri,so passa dal campo al granaio: e molto vantaggio si ottiene anche dalla paglia che non vieti calpesbita e rimano in tutta la sua lunghezza. 11 conti' Cittadella crede utile far conoscere questo nuovo metodo che dal Bianco si a.s.sicura già sperimenbito. e che egli stesso .si propone di sperimentare. .Vvverte il sig. De (liisloforis. ch'egli pure es|)eiimentò un metodo consimile per V./rac/iis ipogea, già coniunoMionlo usato in Spagna. Il dott. Gera aetriunae che un consimile motoilo tro\asi 'A\\ ilosoritto od — 265 — adoperato ntilinoiilo. per ini erede che iiueslo. di cui parlò il cont(! Cit- tadella, non poirehhc mancare di aver olliiuo elletlo, .seiubraudogli migliorato eoli' attaccare il sacco all' uotiio. Il principe Vidoiii nota che presso a poco nello stesso modo si coglie in Germania il linscnie. Il marcii. Hidolfi dice, clic il pettine si usa m Toscana per cogliere i semi di saggina, e che può esser utile per tutti quei grani che si trovano in pannocchia dilatata, ma non pel frumento. Teme però che il sacco attiiccalo all'uomo possa imbarazzarlo. Conclude il Presidente col pregare il conte Cilladella di voler far conoscere, col mezzo dei giornah, i risultiimenli delie sue esperienze. Il conte Freschi legge una nota sottoscritta da alcuni membri della Sezione, con cui prega il Presidente a rivolgersi alla Sezione di Ma- tematica, allineile nomini una Commissione la quale vogha preparare un sistema tU pesi e misure uniforme per tutti la penisola, onde aver pronto un lavoro degno della sapienza itabana nel caso che i varii Stati d'Italia credess{Mo di do^ersi accordare per facilitare in t^d modo le transazioni commerciali. Il sig. Gottardo CaUi, nel presentare idla Sezione parecchie copie di un suo rapporto sull'istituzione di un corso di lezioni sull'arte dei tessuti di seta, tributa giuste lotli alla filantropia del sig. Angelo Piazza, il quale consacra i fiutti de' suoi studii e della sua lunga espeiienza come capo-fabbrica a prò de' suoi simili. Dovendosi, secondo l'ordine del giorno, trattiire deU'arte serica, l'ab. Lambruschini prende la parola per i-iferire intorno alle adunanze che si temiero ripetutamente da parecchi cultori eh una tale industria, aUo scopo di facihtare ed accorciare la ibscussione, occupandosi lU ciò soltanto che si reputò più utile , ed avverte che non vollero erigersi in Conunissione e dar giuilizii, per cui non si estese un rapporto, ma solo idcuni ricordi, dei (juah fa lettura l' ing. Sarti. Riferisce egli primiera- mente gh appunti che si sono presi in quelle conferenze relati\amente alla cultura dei gelsi (di cui in lUdia la specie maggiormente coltivata è il Moriis (ilh(i), e dell' influenza che può escicilare la scelta della fogUa sidla (jualilii della seta. Passa quiiuh a parlare tlelle dillerenti razze eh bacili, della loro educazione, e come, dopo essersi fatte molte esperienze per allevarli hi gi-ande colle bigattiere th Dandolo, si ;d)bia ripreso 1' uso di riparlirli fra i contiuhni. Aggiunge che in \ista del 3i — 266 — grandi! iiiimcMto nello j)iiiiit;ii;ii)ni ilei gflsi. convcrrìi forse ricorrere di nuovo all'uso delle bi^allierc in cpialclie pro\im-ia, ove non vi saranno bastanti famiglie coloniclie per allevare tutta fjucUa (|uanlità di bachi che sari» richiesta dall' accresciutii produzione della foglia , e ciò sarà partìcolarnicnte utile in quei paesi ove non dominano le nialalLic con- tiigiose cui \auno altrove soggetti. Segue poi a parlare della lilalura e torcitura della seta, e conclude emettendo il voto che alle sete le quaU escono lavorate dai nostri torcitoi, sia in trame che in organzini, venga apposto con precisione il numero delle torte so})ra una delerminaUi lunghezza eh fdo, indicazione che riescirebbe ulihssLma nel commercio. 11 principe Vidoni osserva che , secondo quanto si è riferito , si escludono le bigattiere laddove .issolutamentc non sieno ignoti i contagi. L'ab. Lambruschini dà alcune .spiegazioni sul pi'oposito, rilerendosi alla fatta lettura , ed il principe Vidoni aggiunge essere un fatto che le bigattiere dandoliane andarono in chsuso , ma che crede esser cono- sciuta! quella da lui in\ entat;» , e di cui si serve da ;ilcuni aiuii con felice esilo, coUa quale non vi è a temere la comunicazione delle ma- lattie , e che gli sembi-ava poter meritare d" esser presa in considera- zione nelle riunioni che ebbero luogo. Duole all' ab. Lambruschini che il principe Vidoni non abbia vo- luto prender parte .'die riunioni suddette, alle quah nessuno fu chiamato, ma iu\itali ad assistervi quanti si occupano di una tal materia, ed ove certamente si sarebbe fatto eonto dei lumi eh' egli vi avesse apportato. Aggiunge il conte Cignani che anche in Romagna si erano allra- volta introdotte graniU bigattiere, le quali si sono poi dovute abban- donare; e domanda se ,si sono prese in considerazione le sete degh Stati pontificii. L'ab. Lambruschini risponde clic facevano parte delle conferenze anche alcuni filatori eh Fossomljrone. Il march. Ridolfi osserva che nei cernii che sono stati letti non si fa parola del Monis ni^ra, intorno al quale si sta ora stampando una memoria del siciliano dott. Cuppai nel Giornale agrario toscano: se in Lombardia non vi sono fatti da riportare, se alle conferenze non furono presenti dei siciliani, poiché in Sicilia si fa conto ch'I gelso nero, egh desidererebbe che su questo s'avesse a riferiie almeno al Con- gresso di Napoli. lÀisponde il sig. l)e\incenzi. che se ne parlò ìwWì' conferenze, che — 267 — in Siriliii si lrov;uio molli girisi neri. in;i rlie i bozzoli che provengono (lai bacili nutriti con una tiJ foglia, danno un filo ruvido e di cattiva ([ualilìi. Aggiunge puro che si parlò della bigattiera Vidoiii; che se ne i'iconol)l)ero i vantaggi, parlicolanncnto per gì' ingegnosi e facili congegni meccanici, ma clic .si credette doversi ristringere a fatti pii'i generali. (lliiede il sig. Fnclis che vengano tosto stampati i cenni stati letti (lairing. Sarti: ma vi si oppone l'ab. Lambrnschiiii nella considera- zione die <|uello non è un rapporto di Conmiissione , ma solUinto ap» punti presi per dar miglior ordine alla discussione. Il principe Bona- parle insiste per la stiunpa, giacché trova utile che sieno divulgati, onde poterli far servire di base a nuovi studii, e li stima ben più utili di un mpporto, il quale è qiiasi un giudizio definitivo. Sebbene il Presidente non trovi necessaria una sollecita pubblica- zione, giacché non vi sarebbe più tempo di ritornare in questo Con- gresso suir argomento , pure dichiara di farsi carico di un tale de- siderio. L' ab. Lamlji'uscliini presenta tlcUa seta tratta in Lombardia dai suoi bozzoli toscani, con un saggio dei medesimi, i quah fiirono tro- vali dì una grana ordinaria, ma molto ricchi di seta e facili a dipa- nale, ivi aggiunge che se si rinvennero alcuni bozzoli difetlo.si, ciò fu perchè solll-irono in viaggio ; che egli però non jiortò la sua seta come modello, ma solo per far confronti. Interrogato dal sig. Rampinelli in quanti giorni passino i suoi bachi dalF ultima muta al bosco, l'abate Laiiibru.schini ris|)ondc, che vi impiegano dieci giorni, mentre, .secondo il Rampinelli , ne do^Tebbero bastare sei o sette. Soggiunge l' abate Lambruschini che quanto maggiore è la quantità della foglia che i ba- cili mangiano. altrelt;nito maggiore è la quantità della seta. E risponde al conte Freschi, che gli domanda entro (juali eslieini creda di poter ristringere tale sua proposizione, dipender (jueslo dalla qualità delle razze: ma che giova sempre piuttosto allungare che accorciare la vita del baco. Di.s.senle da tale massima il conte Freschi . cui lunga esperienza in.segnò non occorrere di spingere col calore i bachi . finché .si pos.sa propoi-zionatiimeiite abbondare nel cibo, ma conviene che non si deve aflicttarc ])oi troppo la loro . vita come nel sistema di Beauvais. Il iiinrrli lìidoin assicura niiscirijli il sistema del Freschi e non — i()8 — i[ii('Ilo (li Boaiivais . il «pialo si «levo adoUaro soltanlo quando vi sia pcrii'ulo tli ima inalattin epidemica. Sul (jual proposito l'ing. Sarti legge alcuni calcoli niunerici dell' ab. Lanibniscliini, ed osserva il barone Dllonibres Finnas che il baco resiste assai al fredtlo, e che il sistema ih Bea\ivais ha bisogno di essere confermalo da nuove esperienze. Kilornando il march. Ridolli sull'argomento del gelso nero, gh sembra il legno di questa pianta migliore di quello del bianco, e che grande profitto si possa trarre dagli abbondanti frutti che produce, i ([uali contengono molte parti z.uccherine. e da cui si può trarre ottijno ed ablìonclanlc alcool. Accenna anche ai vantiiggi del Moriis cuculiata per la gian facilità ih propagarlo, e perchè dà bozzoli la cui seta è lU buona ipialità, ma che riescono flosci, non già, come egU crede, per jioca seta, ma ]ior mancanza di gomma. 11 gelso nero per lo con- trario dà bozzoh gros.solani ma forti, i'rovò pertanto a nutrire i bachi prima col M. cuculiata, poi col nigra . ne ebbe de' bei bozzoh, ma non fece ancora esperimento ih trarne la seta. Aggiunge il sig. D' Hombres Firmas che il M. nigra soffre assai meno di ogni altro gelso pei fìeddi e per le brine, e che in Francia si usa nutrire delle sue foghe i bacili neUa loro prima età. INon conviene il sig. Devincenzi col march. Ridolfi sulla bontà del legno del M. nigra . il ipiale va assai più soggetto alla carie che non il M. alba. Ed aggiunge che nelle SicUie, a differenza di quanto si usa in Francia, si dà in cibo ai bacili nelle prime età la fogha del gelso bianco e poi quella del nero. Il conte Fresclii asserisce, che colla fogha del gelso delle Filippine ottenne ottima seta, e cli'egh ha quasi ima predilezione per un tal gelso. Non furono generalmente felici , secondo il sig. Devincenzi , gli esperi- menli fatti col .il. ciicullatn nelle due Sicilie, essendo sempre i boz- zoli rimasti flosci. Ma crede che ciò sia provenuto dall' essersi usata la fogha ih alberi troppo giovani. Egh ottenne in quella vece degli ottimi bozzoh servendosi della fogha ih rami giovJini bensì, ma pro>"e- nienti da innesto su vecchi alberi di gelso comune. L' ing. Possenti aggiunge che simih esperimenti si praticarono su una granile scala e con esito fehce nel Novarese. Concede il conte Freschi che possa contribuire alla (jualità dei bozzoli l'età dell'albero, ma dubita, in opposizione a (pianto asserì il — 269 — sig. Devincenzi, che T innesto acquisii le quulità della pianta matura sulla quale è fatto. Riassumendo fjuanto venne discusso sidl' industria serica, di tanta iiuportniza per rit'ilia, conclude Tal). LaiiJjrnscliiui che gran lumi si j)otrebbero trarre da una Commissione permanente sparsa in tutUi la Penìsola, la quale avesse un centro cui i varii membri potessero con- liniiamente riferire i risultamenti delle proprie e delle altrui osserva- zioni. Il sig. Bcrizzi aggiunge clie gioverebbe che una tiile Commissione avesse due relatori , l' uno per la parte agi-icola , 1" altro per la manufat- turiera. Il Presidente dichiarando che essa sarà nominata, dà fine al- l' adunanza. f^isto — Il Presidente E. Bertone di Sambuv. . „ .. I G. Sacchi. I Segietani r . SANSEVERtNO. -o-*SS«JSgJo- ADUNANZA ni'.I. GIORNO 21 SETTEMBRF, Uopo la lettuia del piocesso verbale della precedente adunanza , che \ìenc approvato, il prof. Orioli presenta alcuni va.si di terra fabbri- cati al Zanto. e di cui nelle i.sole Jonic, in (Grecia ed in altro paiti del Levante si la u.so per rinfi-escare l'acqua. Riempiti, .si espongono ali" om- bra in luogo ventilato, ed in breve tempo l'acqua si trova a 6" H.. o almeno a tre o quattro gradi al disotto della temperatura dell" aria. Questi vasi sono composti d' argilla comune, costano un prezzo minimo, e sono tabuente porosi che lasciano luogo ad un tra.sudamento, che evaporando produce l' abbassamento della temperatura. Frammi- schiando per ogni venti libbre di argilla una hbbra di sale, questo, scio- gliendosi . lascia quegli spazii vuoti clic ne costituiscono la maggior po- ro.sitìi. Analizzata quest'argilla da Darcet, trovò essere composta di parti 36 di sabbia .siliceo-ferruginosa , — 60 di calce, — 4 di aUimiina comune. Si u.sa nelle i.sole Jonie di spargerne la superficie di semi di senape bianca, i ([iiali gcrmoghando, adornano i vasi di festoni di verdura senza nuocere allo scoj)o. Crede pertanto utile che i \asai lonil)ardi impai-ino una tale pratica. Il marcii. Boyl fa lettura a nome del conte Serristori, già pai- lito da Mil.ino, di una piopo.sizione tendente a chieilerc alla Sezione die per il venturo ( longi-c.sso .sia stabilito in Napoli \m deposito di \iiii nazionali, e ,s[)ecialuienle di (juelli del mezzodì della Penisola. .Vggiunge poi alcune |)arolo sui migliori vini della .Sardegna: mostra 1 utile clir; verrìi iiH' ihilla dn <|iii'sli depositi, e speia clic un gidiiio poliìi libe- rarsi (l;il liil>ij|i) (Ile iii'i \ ini ili lussi) |ia<;a allo sIiiiiiiiti). giacché nel tleposilo ili Milano si Iroviiiio ^i.'i vini di Tosciiiia, di V'erona, di Sar- degna ed alili, i quali non leiiioiio il confronto di (juelli clii; ci ven- gono d'ollrcnionle, e non manca più che di vincere i piegiudizii della moda pei'cliè possano essere preferiti. Il conte Fresclii legge alcune sue considorazioni sullo scopo uti- lissimo della Commissione enologio^i italiana, ma dubita che la sezione centrale milanese abbia deviato dall' obbligo che le si eia imposto col ristringere ai soli vini (U lusso il deposito di Milano. Essendosi poi il sig. Casato proposto th formare in Venezia un deposito di vini itiiliani sovra una grande scala, ed accettando non solo vini di lusso ma anche vini comuni, egli desidererebbe che la Sezione mcoraggiasse colla sua approvazione una tale impresa. Crede il conte Sanseverino che colla lettura del rapporto che egli tiene pronto, la sezione centrale milanese potrà giustificare il pioj)rio operato. Osserva poi che assai più facile è unire ai vini di lusso anche i comuni in un deposito in Venezia, pei vantaggi che colà offre il porto lianco, che non in Milano, ove pel sopraccarico del dazio non sarebbe possibile esiUirli. Il sig. Nessi domanda la lettura del rapporto, ed il conte Sauli osserva die dalla nota dei vini del deposito in Milano, risulta esser (juesti a troppo alto prezzo, alcuni anche più caii di quelli di Francia. Soj)ra alcuni dubbii mossi dal conte Taverna si rilegge la propo- sizione del conte Serristori, e quesUi \iene ap[)oggiaUi dal principe Bo- naparte. Questi poi domanda, che il sig. Gallieno sia in suo luogo no- minato meml^ro della Commissione. Augura finalmente bene dell' inco- iiiinciala intrapresa, ed assicura che fece assaggiare parecchi dei vini tlel deposito di Milano, i quali furono trovati ottimi. Si duole perchè sia slatii esclusa la Corsica d;J poter godere di un Uil benefìcio. il conte Taverna giustifica la (Commissione di a\er escluso i vini ili (>orsica, giacché quell'isola diverrcijbe un emporio di vini fi'ancesi, d' onde si spetUrebbero al deposito come \ini del paese. 11 sig. Sineo trova che si ti'attu di conoscere .se pel mandato che ebbe la sezione centrale milanese, essa poteva escludere i \\\tì della Cor- sica, la quale, aggiunge il sig. Cartii, fa parte dell'Italia: ma il conte Siinse verino osserva che una tal (piestione fu già decisa a Lucca, ove, dietro le osservazioni del marcii. Hidollì. furono quei vini esclusi. U sig. Nessi appoggia anch' egli la proposizione del conte Serri- stori, ed è il' avviso clic la Commissione debba continuare nel suo in- cai-ico. Loda particolarmente i vini di Sardegna, dei quali non trova esagerati i prezzi, giaccliè i più cari non costano che liie 3,80 austr. Pare al Presidente che sia appoggiato dalla Sezione il desiderio clje la Conunissione continui nelle sue incumbenze. Quanto poi al dul)- bio insorto al conte Freschi, aggiunge ciie i vini comuni non avrebbero prob;d)ilità d'esito, e che lo scopo della Commissione era di sostituire i \Tiii nostrali a (juelli di lusso clie vengono dall'estero. Crede il conte Beffa che la Coimnissione sia permanente e clic non vi sia bisogno di rieleggerla. Ma ^■i si oppone il conte Sanseverino, addu- cendo che i poteri accordati da un Congi'esso non possono estendersi ol- tre il tempo che trascorre tra un Congresso e l'altro. Il sig. CaU-i cliiama ali" ordine del giorno , e la Sezione risponde con applausi alla domanda del Presidente se essa appoggi la proposizione del conte Seriistori. L'ab. Roncoroni presenta alcune grandi barbabietole da lui col- tivate nella pro\incia eh Como, e della qualitìi stessa adoperata per foraggio in Olanda e nel Belgio. Da una pertica di terreno ne ottenne quattro mila libljrc, e crede che sarebbe utilissimo fossero propagate in quella pro\ancia, ove potrebbero procurare qualche ben essere a quei contadini, i pii'i poveri della Lombardia. Osserva che le vacche nudrite con quelle barbabietole, ingrassarono e diedero latte abbondante. I bovi ingrassarono parimente, ma diminuirono di forza. Crede che gioverebbe sonuninistrarle unitamente alle carote bianche. 11 prof. Percgo mostra una stoffa di seta detta foulard, fatta con i bozzoli doppii filali in acqua preparata colla crusca. Il march. Palla\icino legge una sua memoria sullo stato attuale dell'industria nella Liguria, ed acceima ai progressi che ora va facendo la sua patria. Narra come Genova presto sarà illuminaUi col gas, come siasi eretta mia Iwnca di sconto, come si stia costruendo un bacino galleggiante per la sicurezza delle navi, come sieno inoltrati gU studii per Ulta strada fen-aUi destinata a congiimgere Genova a Milano e per tal modo all'Aihiatico. Parla della cassa di risparmio istituita a Savona, e finalmente della fonderia lU ferro eretta in Avenzano, ove s'intro- dussero molte pratiche utilissime, e rpiella m particolare di purgare la ghisa col mezzo del gas ossido di carbonio. I — 273 — Osserva il prof. Ragazzoni che questo metodo era già piiina lono- sciuto, ma il Pallavicino lispoude eli' egli solo asserì eli averlo introdotto. L'a\ V. Giovanetti tratta dell' istruzione popolare in Piemonte, clie egli li-ova (ìorciitc. in o]>[)osiy.ione a quanto disse sul |)n)posil() il Pallavicino, e dà notizia dello stabilimento di arti e ineslieri eretto dalla contessa Bellini in Novara, il quale costò fr. 300,000 e fu dalki stessa dotato di fr. 400,000. Per ben ordinare l'istruzione elementare fu consultilo il sig. Parravicini, e fatti venire maestri di Lombardia. Fa cenno poi del corso di metodica die ora l'ab. Aporti fu cliianialo a leg- gere in Torino, e d'altre istituzioni del Piemonte. Porta ad esempio del non esser mancante lo Sl;ito di scuole elementari, la provincia di Novara, la quale, unitamente al territorio di Pallanza, ne ha 328. Tributa final- mente lodi alle scuole dei Rosminiani in Domodossola. Giustifica il march. Pallavicino la sua asserzione suUa scai'sità delle scuole elementari nella Liguria . adducendo l' esempio di tre provijicie nelle quali gU scolari stanno alla po})olazione come i a 110, 1 a 116, 1 a 121, non tenendo conto delle scuole ecclesiastiche. Crede il Sineo che saramio esatti questi conti, non avendoli fatti il march. Palla\icino che su quelle scuole che dipendono inmiethata- mente dalla Università: ma il Pallavicino ne guarentisce l'esattezza, sebbene non abbia eliminato dai suoi calcoli che quelle ilei seminari!. Annunzia il dott. Sacchi essere stato consegnato alla Presidenza un rapporto sulle scuole tecniche di Arezzo, frequentai te da trenUisei allievi artigiani. Il principe Bonaparte f» menzione dello stabilimento di san Michele in Roma, ove incominciasi coli' istruzione elementare, s" in- segnano i mestieri e fmo le arti belle, e dal ({uale uscijono due int;i- gliatori in rame ed in acciaio. Mercuri e Calamattti, che ora godono gran fama, e lavorano in Parigi, e tributa le dovute lodi iJ cardinal Tosti che si prende molta cuia di quello sUibilimento. Il barone Cantone dice che a VerceUi sono ottime e molto fie- (luenlate lo scuole dei fiatelfi della dottrina cristiana. Dopo ciò, è sciolta l'adunanza. f^isto — Il Presidente E. Beutone di S.\mbuy. G. Sacchi. I Segretinii ' r . S.VNSEVElllNO. ADLNAÌSZA I>i:i- (MORNO 25 SETTEMBRE Ajetlo «ul approv.ito, dopo alcune rcttilicazioui, il processo ver- bale (leir antecedente seduUi. il sig. Sanguinetli depone sul banco della Presidenza una memoria dell' arcidiacono Cagnazzi intesa a dimosti-are i modi più opportuni a minorare i tristi efrutti della carestia nella no- stra penisola. Tributa le debite Iodi a questo nestore degli economisti ìtiiliani che, carico d' amii e travagliato dalle infermità, prende tónto interessamento ai Congi-essi scientifici, e A-olge sempre i suoi studii al bene dell'umanità. Il sig. Sanguinetti depone parimenti un suo scritto sui lavori di molte accademie italiane , in relazione all' incarico che gli fu aflìdato al Congresso di Lucca. Il sig. Gottardo Cahi, in adempimento di simile incarico, depone un suo rapporto sulle società di mutuo soccorso per gli artigiani in Italia, accompagnandola con calde parole e riflessioni sulla utilità, anzi suUa necessità ili UiU benefiche istituzioni, e cliiede che una Commis- sione sia incaricata di riferire sull' argomento , ed avvisi ai mezzi di propagare cjueste utili socieLì» (i). Il Presidente ihchiara che nella se- guente adunanza nominerà la chiesta Commissione, la quale dovrà ri- ferire al Congi-esso di Napoh. Il prof Michela legge un rapporto a nome della Conmiis.sione in- caricata di esaminare e riferii^e sulla nuova foggia th caratteri da stampa accoppiati a due a due ed anche a tre a tre, d'invenzione eh Paolo Lampato , e ne risulta» un voto favorevole alla invenzione , mediante la quale .si ottiene economia di tempo nella composizione, minor proba- bilità di eiTori diJ canto del compositore , e maggior economia e facililìi (I) Il riialo rapporto del sig. Calvi tiovasi ìiisenlo nel l'ascicolo eli (lircml)i'c laii dilla Rivista Europea. — 275 — nella fusione. Le fonne inolti-e riescono più compatte e quindi più (liiiicili it smuoversi sotto il torchio, e Gnalntentc la composizione non presenb) maggior diflicullà ili quello che se fosse eseguita colle lettere isolate. Lo stesso prof. Michela, nel presentare alla Sezione una memoria sui notevoli e j)rogiessivi mighoramenti agricoU del Piemonte, acceiuia contener essa una statistica dei canali artificiidi ih quel |)aese, alcuni dei (piali eseguiti in ([uesli ultimi tempi, colla indicazione dei fiumi e toiTcnti da cui derivano. Il sig. Parravicini, presentando alcuni documenti sul progresso della istruzione in Italia, ad evasione delP incarico avutone in Lucca, loda in generale la tendenza delle accademie itaUane, le quali, lasciate da mi ciinto le sonore ciance, rivolgono i loro studii a quanto può maggiormente giovare al progresso intellettuale e morale dell' umana famigha , e poi-ta ad esempio quella delia V;ille tilierina toscana che recentemente istituì una scuola d'arti e mestieri, th cui porgo una par- ticolarizzata relazione, come pure accenna alla filantropia del conte Fre- schi che istituì una scuola festiva a San Vito sul Taghamento, nella /)fii(/iioìiiri. Né tah distinzioni la cario alla nebbia, aU'oinln'a, al fi-cililo iiiuido e iìn anco alla rugiada. Altri si avvisarono clic nascer debba ilal letame fresco, specialmente se proviene da feccic umane, o sì vero da ([nello di pecora o di maiale. Altri ancora ne accusano il crespino, o le |)articelle fernigiiiose sjiarse nel terreno: né manciS di recente chi la volesse causala tlalla grandine. Però essendo cerio come si è detto, che simile morbo si manifesta dal momento in cui il grano germoglia, cosi cotih cause cadono da per sé stesse. Dicasi piuttosto che le estese esperienze, e le osservazioni ripelutiunente fatte da sonimi agro- nomi , convincono appunto clic (piesta malattia si niolliplica per con- tatto come il vainolo e la peste 5 e che tale facoltà contagiosa delle spore è sì grande, da mantenersi tale per pii^i anni ove si ti-ovino sot- terra. E notisi jiure . che anche il sommo Link , il (juale , come si è tletto, sujipone la generazione ecpiivoca, vede però manifesto il contagio della carie. Né la carie si moltiplica per seme, come sciorinano alcmii, nò il fnunento del canijio nell' alto di vegetare assorbe questa polvere , nò (juesta si reca al luogo appropriato al suo sviluppo, come ripete il Sandri in più luoglii. E basta appunto mi po' ili cognizione della notomia delle radici per essere sicuri che verun organo elementare cU esse, è grande quanto basta per racchiudere una pseudo-spora della carie. Bensì tUremo che essa si moltiplica per mezzo di corpicciuoli o globetti che costitui- scono quella specie di gomma fimgifera detta dai botanici pseudo-spore, e che appunto ricevettero una precUsposizione eh sviluppo tutta speciale. Siffatte pscudo-spoi'e in qualsiasi guisa si trorino a contatto della rathce del gi-ano che germogha, ne corrodono la epidermide, e vi immettono un suco proprio, che penetrato nella parte organica vivente, ne altera la hnfa: e mercè delle funzioni chimico-viUili, questa bufa stessa si libera dal miasma infettante , facendo nascere per entro alla sostanza degh ovarii (juel fungo di cui parliamo, in quella guisa islessa che nell' organismo animale certi contagi o germi di particolari e thfferenti malattie \engono trascinali in chverse ed opportune parli, dove si sviluppano, e dove danno un prodotto analogo e capace di molliphcarsi. Da quanto abbiamo detto circa iJle cause egh è manifesto, che l'arte può giovare a' distruggere tutto il morbo; non però di si'ibito, ma bensì perseverando qualche anno, e fino a che sia ben nettato il — 289 — terreno du' gei-iiii contiigìosi colle praticlic clic qui esporremo. Iinpcr- taiilo il nij^giiin^ore U) .scopo (|iiiiiito ]>iù presto è po.ssibile, clevcsi c.str;iir<' ilat (mhijui tulio ijiici fniineiito in ci-ha che si appalesa sic- come alli'ltu ila carie: i residui di paglia, di l()p[)e. di vagliature, e la paj;lia stessa die viene da grano cariato, non si abbruci, come si suggerisce, ma s'inrondaiio npelutamente nell'acqua, prima di deporle ne' letamieri , e si aspergano con acqua di calce , rivolgendole a più ri- prese. Giova però bene a|)paiecc!iiaie il fiuniento innan/.i di .seminarlo. IC qui senza parlarvi delle polveri di Fiiburgo, e simili ricette, né del- 1" arsenico, né del subbillato corrosivo, né di iillre .sostanze di minor ef- fètto, essendo che la (^onmiissione è convinta che tornino inutili allo scoj)o, e c-lie forse possono recare molto danno anche indirettamente: vi diremo che fra tutte le prej)arazioni raccomandar devesi il solliito (.li rame , e meglio ancora una soluzione di calce conuuistii alla potassa od anche a poca quantità di sai comune o sai marino : e facciamo voti ardentissimi. perchè una tal jìialica giammai venga obbliata dagli agri- coltori. E iliciani pure che sarà ottimo consigUo quello di conservare la semente del frumento sempre aspersa di calce. Così la Conuuissione , incaricata di epilogare le nozioni in proposi- to. c()iii|)iè la sua mi.ssione. Es.sa si accinse al lavoro titubante ih sé. condannata siccome si vide a non avere sott" occhio le più recenti in- dagini , ma tuttavolta fidente nella bontà dei colleghi qui ragunati. Ila detto poco per non tediare soverchiamente, ma si lusinga che così ad- ditate le traccie. altri sajiranno svolgere l'argomento con (juella esten- sione che si merita. Prof. Giuseppe Moretti. Luigi Mari. Cav. .Vdolfo di Bérengek. Luigi Parola. Prof. Ragazzoni. Dolt. F. Cera, RcUUore 3- RAPPORTO DELLA COMMISSIONE, composla dei signori ing. Anastasio Calvi, Luigi Cananeo, nob, Ignazio Vigoni, con'.e Belta-Negrini, conte di Salmour, ing. Francesco Brioschi, prof, Comolli, conte Alessan- dro Porro, march. Ridolfi, barone Bettino Ricasoli, doti Cera, e Devincenzi relatore, inrnrirnta di Ti«*l(nre le Cainpagiic drl mianmc Oc io ilou iUP.s.si teiiuito j)iù elio (igni Jiltra la nota di poci) lico- iioscente, non mi farei ora parlare innanzi di Voi, Preside e Colleglli onorandissimi: l'iiè di assai buona vogiia avrei rifiutato il carico, cni mi son sulloiìosto, conoscendo come malagevole cosa e superiore alle mie forze sia di ([ui \cnir rapportando quanto la Commissione deputata a far tlelle escursioni agrarie ha osservato. Ne ])osso starmi dal dire die io en- tro trepidando in questo aringo , massime ponendo mente al brcnssimo tempo di cui ho potuto disporre. Pur alquanto mi conforta che il mio •lire non voglia al tutto tornarvi spiacevole, siccome quello che in se raccoglie gli avvisi de' sapientissimi cui voleste associarmi. Noi adunque abbiamo percorso l'alto ed il basso Milanese: anzi, per meglio conoscere la colli\ azione di (jnest' ultima parte, abbiamo del pari fatto alcune ri- cerche nel Pavese. E tulli di leggieri siam venuti in ([ucsta sentenza, che ciii osserverà .semplicemente Fattuale agricoltura di queste contrade la rinverrà lloricUssima, ma che chi si farà a rivolger nelf animo le ori- gini di Unita prosperità la dovrà dire miracolosa. Perocché non è questo un campo fertile da natura, che industriosi uoiiiiiii si son fatti a col- tivare; ma in gran paite è. (jnasi (hrcmo, una creazione dovuta a po- poli industriosissimi e tenacissimi, i quali tutte han sapulo vincere le iù Kra^i naturali contrarietà avvalorati dalia virili e tla una somma o piì sapienza civile. Ci jiresenta la provincia di Milano, come la restante Lomljanlia , due conihzioni svariatissime di agricoltura . T una propina del ba.s.so. l'altra dell" allo Milanese, agricolture diUerciitis.sime 1' una dall' altra, ma pur amcndiie lodevoEs.sime, siccome le j)iù acconce glio.Nel 3." e 4." al trifoglio pratense suljenlia spontaneamente il Tri/oliimi rcpcns. volgarmente detto litdiiw, ed altre erbe: con ingrasso ogni anno. Nel 5." il terreno si semina parte a lino e parte a mais, e dojio il Uno alle volte il miglio ed alle volte il mais quarantino. Nel 6." anno si colti\a il mais con ingrasso. Noi 7." 8." e 9." si semina il riso con ingi'a.sso nei due ultimi anni. I terreni nei quab non si coltiva il riso si dividono in sei parti, e si siegue il suddetto avvicendamento dei primi sci anni. Sicché nel primo caso durante nove anni il terreno di vicenda s'ingra.ssa sci volte, e nel secondo caso in sei anni s' ingrassa quattro volte. E qui crediamo dover richiamare, onorandissimi Colleghi, la vo- stra allonzione sopra il rapporto che le (hverse colttn-e hanno fra loro, e che il prato ha con tutte. Conumemente un cttiu-o di terreno pro- duce in foniiento da 19 a 21 cttoUtri. ed in grano turco da 43 a 65. Pare niun meglio elio il lombardo abbia compreso che il gran perfo- zionaìuonto dell agricoltiu'a st;i n<>i prati . e che (juesti non diniinui- .scono. anzi (piasi diremo accrescono il prodotto dei cereali. In questi teiTcni di gran coltura , sebbene il gelso non sia da annoverare tra i priinarii jirodotli. pur \i si coltiva, e sempre più si va propagando. K (|ui ne gio\a notare come questa pianta non solo non soffi-a per l'irriga- — 294 — zionc. anzi molto se no dilclti. e sia coniiino noi prati sl:il>ili o di vi- oonila. 1 fieni ili tulli (jiicsti j)rali si ailii|)('iaM() por j;li animali (i;i hivoro e per le v.-icolio. La rondila annua di (|ncslo vacolio si calcola di 280 a 300 francln l'nna. La qual rondila non deriva dalia vicinanza di grande citlii. ina oynalnionte si ]iotrol)l)c in oì;mì dove ottonore non inipiogan- ilosi coinnnonionto il latto elio per lorniagi;! delti dii i^raiKt vA altri lat- ticinii. che così da vicino come da lontano si possono consiiinai-e. 11 ricco prodotto del riso concorre largaiuento col prato a rendere feracissimo questo suolo. La rendila lilliiale dei terreni del basso Milanese è da i'v. 120 a Ir. 180 air ellaro. 1", ])oivlic s" intenda meglio come 1 ac(|iia ingenera tutta (juestii pro.sperilii. ne giova avvertire elie (jui le ac(|no si misurano ad nn modulo connine, che cliiamiamo oncin ntilaiicsc. che è una ([uan- tilà di acfjua erogata da un pertugio largo ciira millimetri 14 9. e alto millimetri 198 sotto una pressione di millimetri 99. Or nn" oncia di acqua .si vende d'ordinario all'ingente somma di 25 a 30 mila hanclii. e sovente anche pii'i. Se noi volessimo stabilire che .spesso T irrigazione duplica o triplica T entrala eh un podere, forse .sarenmio ancora lontani dal vero. La potenza dell'acqua è innuonsa noiragrieollura: e qui por sua virtù abbiamo osservato delle ghiaie e delle lande convertilo in ric- chissimi prati, ossia abbiamo veduto dei terreni della rendita di fr. 30 o 40 elevarsi dopo pochi anni alla produzione di 300 a 400 franchi, lù perchè questi noslii dclli non .si credano esagerati, facciamo osservare che un prato si stabilisce e prosjiera per ogni dove sia acqua, e sia ptn- trista e rea come si voglia la natiu'a del terreno. Connmeniente i fittuali (h questi podei-i sono agiati anzi che no. e posseggono i larghi capitali che paro che con molla utilità v'impie- ghino. .Avendo volulo conoscere quale rap|)orto vi fosso Ira i capitali circolanti ed il terreno coltivato, ci è panilo dover stabihrc, elio in ogni cento ettari un filtnale impiega poco meno di fi-. 40,000 circa, cioè la rendita netta di tre anni. Hanno questi Attuali per la coltura del fondo intorno di loro, oltre de' salariati, molle nmiiclie di asricoltori. che in alcune coltivazioni prendono parte interessata: e però la grande agricol- tura non ingenera in queste contrade quelle fiuieste conseguenze econo- miche e morah nel bas.so popolo, che vediamo piodurro altrove. Questi fìttuali sono comunemente ornali di buono cognizioni, e varii no ah- — 295 — I/iamo coiiosciiili clic avo:mu (Dtiipiiilu Io studio universilaiio |ìrofes- aiua;Je. Or ((tiaiilo non sarcbl)e da desiderare clie (jiiesti industriosi, che coi loro cai)itali e colle loro cognizioni fanno frullale questa dovi- ziosissima valle lombarda, avessero ove poter ricevere un'istruzione agraria ne" f;iovani Ini'o anni? Noi siain d'avnso clic un alto istituto agrario situato nel seno della Lombardia, ove essi si potessero istruire, e non passare coni" ora senza \uia fluida dayli astraiti principii delle scuole alla pratica agraria, forse sarebbe il più gi-an beneficio che si potr-ebbe fare a (juesle contrade. Che i nostri voti non restino inu- tili! li come a chi maggiormente si ama si lascia (jualclie ricordo, così noi vogliamo raccomaiulai-e in mezzo a tanUi perfezione qualche altro miglioramento all'agricoltore lombardo. Ci è sembrato che l'aratro si |>otrebbe perfezionare con grandissimo vantaggio, che le case e le stalle t;eneralmenle esser vorrejjbero migliorate, e che la tenuta de' concimi richiederebbe ben alti-e cure. Ma uscendo dal piano milaiìese e dalle coltivazioni irrigue passiamo a (piella parte che chiamano alto Milanese, ove troviamo la piccola agri- colttu'a ed un industriosissimo colono. I jioderi che si coltivano cogli animali sono da 7 a 1 4 ettari secondo che si adopera uno o due aratri. .Ma più conninemente questi terreni si lavorano a braccia, ed una fami- glia, che .suol esser composta da 4 a 6 individui, non coltiva che da due a tre ettari. In queste parti .specialmente si ammira quell' inmiensa coltivazione di gelsi, che per prodotto gareggiano co'prati. Come il prato nel ba.s.so Milanese così il gelso nell'alto è il principal distintivo di questa agi-iuoltura. Vi si riconosce 1" intelligente e perseverante lomliardo . il quale dopo aver trovato l'ottimo non si arresta in mezzo della via. ma tulUi la percorre fino ali" estremo. La coltura per eccellenza del basso Milanese è il prato, e questo solo ha per Umile l'acqua. La più utile coltivazione dell'alto Milanese è il gelso ^ e dove vi ha una .spanna ili teira , ivi si vede nascere. Né si coltiva in un sol modo: ma qui lo vedi grandeggiare, là servir da siepe, altrove crescer nano, spesso a seconda della natura de' terreni. K ([uesta coltivazione è quella che fa meno 7ni- serabile la vita del colono dell'alto Milanese, e coslitui.sce la principale ricchezza commerciale della Lombardia. Vi si coltiva del pari la vite alquanto estesamente, ma questa è una coltivazione che solo riposa sopra la poco stabile base del sistema proibitivo. La rotazione, se pur rotazione h — 296 — può dirsi, che si usa in <|iiesli (cirt'ui ò la soi;iiontP. Dividono il podere in lir j)arli. Tulli gli anni due parti seminano a l'runiento ed una a grano turco con ingrasso. Unitamente al frumento seminano il trifoglio pra- tense che, se la st'igione è lunida, dà un taglio e del sovescio, i'ra il grano turco in agosto seminano il Inpino , clic serve di sovescio per pre- parare il terreno al fiunicnlo. Ma i buoni agricoltori fanno voli j)crclic questa pratica sia migliorata. Ogni cttiiro di cpiesto terreno suol rendere da i&O lì 150 frantili. La coltivazione del .Milanese e ]nù perfetta, ma è un'immagine di quanto si fa nella rimanente Lombardia. Non vi lia un altro paese al mondo ove i terreni rendano maggiormente. Ma jiiù clic queste consi- derazioni particolari ci è prova della somma pros])erità dell" agricoltura lomhaida la sua copiosa e quasi comunemente florida popolazione, po- nendo mente (come leste dicea un dotto economista) che, non compren- dendovi la parte alpina, questi! regione dIUilia in ogni chilometro di superficie conta 176 abitanti, ove la nominatissima pianura belgica sol ne conta 143, e la parte meridionale della Francia a mala [)ena 50. Questi son miracoli prodotti dall' agricoltura . i (juali del continuo ab- biamo innanzi agli occhi, e che pur spesso, abbagliati da ima (ìilsa luce, riconoscer non voghamo. Ma donde tanta prosperità? Lo stato economico di un popolo rin- chiude tutta quanta la sua storia. Ma particolarmente si vuol riconoscere le antiche e nuove cagioni di tutto questo benessere nei saggi provvedi- menti economici , nelP immenso numero dei canali e delle strade che facihtano i conmierci, nel migliorato sistema d'istruzione puliblica, ma più che in ogni altra parte nei savii sforzi de' governi in utihzzare le acque, e massime in ([nella legislazione degli actjuedotti e de' consorzii, che è il maggior documento della sonuua sajiienza civile de" nostri padri. E noi lutti, amati.s.simi (iolleglii, se tornando nelle nostre case non altro riportassimo con noi che la persuasione che nelle acque è il più gran tesoro dell" agricoltura, e che ogni nazione ha bisogno di una savia le- gi.slazionc intorno ad esse, questo solo forse basterebbe per far procla- mare utilissime le nostre esercitazioni di quest' anno, (i) (l) Sul rapporto trasmesso olla Presidenza generale non si trovò alcun.! firma. RAPPORTO DELLA COMMISSIONE iNCAnicATt 01 niFcaint SULLO STATO DELLE ARTI E DEI MESTIERI IN MILANO -■eSSSo- V oi confidaste, o Sigiioi-i, un ulTizio onoralo e gratissinio alla Com- luissione che avete eletta, pcrciiè vi facesse conoscere la condizione delle iiidustne in (juesta città. Ma se onorato e gratissimo è ruflTizio, diflicile è il compierlo bene , e rispondere alla fiducia clic avete in noi riposta. Ne addit;islc un camjìo vasto , un campo traricco di messe : ma quan- di anclie la vostra Commissione valesse a mieterL» le fallirebbe il tempo per poterla raccogliere intera. Noi siamo costretti ad otFrirvene uno scarso manipolo e parlarvi sulle generali ; ma ci conforta il ricordarvi come sia chi am|)iamente supplisca al nostro difetto, e vi porga i particolari e le cifre. Gli Atti dell'I. R. Istituto di scienze, lèttere ed arti dimostrano il progresso continuo delle industrie milanesi che meritarono premii ed incoraggiamenti , e come giunta una industria ad ottenere il premio un' altra e diversa venne ad emularla. Delle industrie milanesi con accura- tezza e sapere si discorre in quel liljio che ognuno di noi tramanderà a suoi posteri, preziosa tessci-a di fraterno e generoso ospizio. Noi stessi fununo tcstimomi dei premii accordati dalla Cassa d' incoraggiamento delle arti e mestieri, istituzione degna di ogni encomio e che dovrebbe imitarsi per tutta Italia. E la pubblica mostra che ora si fece delle mani- fatture milanesi, viene prova non dubbia, che qui il fatto risponile alle scritture e spesso ancora le supera. La qual cosa torna a gloria vera e siairo vantaggio di questa città, che è fra i più nobUi ornamenti dei quali ritaUa, madre nostra, vada superba. Nello accingersi a stendere la sua relazione, la Commissione vostra pensò coiTere stretto debito a noi lUiliani, debito imposto dall'onore e dal decoro non meno che dall' interesse nazion:ile , di métterci in tale condizione di poter gareggiare per le nostre industrie colle altre na- zioni, e non restarcene miseramente da .sezzo. con danno e vergogna 3.S — 298 — nostrii. È ilelnto imposto dall' onor nazionale, perchè (;()! trescere e fìir fiorire le nostre intluslrie, si rivendica una parte del retaggio avito, es- sendo stiite le altre nazioni tributarie per secoli all' industria it;iliuna. Ed è del)ito imposto dal nazionale interesse, perchè se nelle permuta- zioni del conmiercio internazionale non ci adoperiamo virihnenle a com- petere cogU stniniei-i coli' ingegno ed i capitali, producendo opere delle nostre industrie, o nuove o rimesse in onore, non faremo che van- taggiare gli stranieri di ricchezze e potere col jìauc dei nostri artigiani, e senza alcun compenso. Molti sono i benemeriti ili Milano per questo argomento. E di vero, Idilio privilegiò la terra nostra del suo sorriso; qui vigoreggia il gelso, (jui compie le trasmigrazioni (juell' umile animaletto che s' affatica e nuiOre perchè sia compiuto 1" ornamento alla bellezza, lo splendore iJla dovizia ed al potere. Che da noi si vendano lil)eramente agli stra- nieri le nostre sete greggie, sta bene; ma certo sUi bene che da noi non si comperino sempre a caro prezzo le stofTe tessute colle sete nostre. MUano co' suoi quattro mila telai si francò da questo tributo, e l'in- dustria maiiifattrice della seta non si strinse a sopperire ai bisogni di Milano e di altre regioni della Penisola, ma s'allarga oltre la cerchia dell' j\Jpe, ed in ispezie in Germania, e arriva nella Russia. Non si hmita soltiuito ;J prodm-re ogni quahtìi di stoffe, veli, nastri, maghe, trine, galloni, frangie; ma s'arricchisce di ricami e trafori stupendi. E racco- ghendo anche i cascami della seta, forma cappeUi, che in numeio di forse ott;mlii mila all' anno servono ai bisogni degli ordini meno agiati del civile consorzio. Non di rado avvemie che, primi, gli Italiani trovassero ingegni e macchine, e poi altre nazioni correndo celeri e potenti per hi via ch- schiusa , arrivassero alla metii , cogliendo le frutUi delle quah qui si erano sparse le sementi, e spesso per quelle cause che tutti sanno, e, patri- monio della storia non della tecnologia, ora non giova ripetere. Molte macelline d'ogni qualità si fabbricano al presente in Milano, tah da non temere confronti; e si fabbricano le più minute parti di ciò che è ne- cessario :J lavoro di altre macchine. Si lavorano bene i metalli; il ferro si assoggetta alla seconda fusione. Se le sorti mutate dell' uman genere ed i mutati meto(U di guerra , tolsero a Milano il suo primato in tutta Europa per le armi da olfesa e difesa che ebbe nell" f"-vo mciLo, non — 299 — (X'dc agli slraiupri noi fal)bricnro airliibiigi e terzetto. Fioriscono le arti del coltellinaio e (IclT ottonaio, e le fal)l)riclie di ogni maniera di lam- pade. Alle dorature s(juisite s' aggiunse quell' arte meravigliosa per la quale la corrente elettrica, spogliando del fulgore oro ed argento, ne ri- veste il po^'ero i-ame. Arte per la quale quasi sono fatti reallìi i .sogni degli alciiiinisti e la tramutazione dei metiilli. f]oi caj)itiili dei milanesi si ajirirono filature del lino che la nostra terra produce bello, forte, fino, e l'industria del filare e tessere cotoni non prospera meno die V industria del tessere e filare il lino. Nelle glorie positi\e tlel secolo nostro la chimica incede sullo stesso carro trionfale sul quale sta la meccanica. Le sue svariate apphcazioni arriccliiscono (juesta città colle rallìnerie degli zuccheri, coi prodotti fai'- maceutici che spedisce in molle altre regioni d' ItiJia, cogli acidi e colle tintorie che servono alle sue manifatture, coi prodotti fiammiferi che lasciano riposare inutile la selce fra le rupi, e fino coUe dUicature e i profumi usati dalle Ix'lle nei segreti recessi, dai (pali uscendo azzimate, nillegi-auo poi la cinUi dei teatri e delle sale sfolgoreggianti di luce. Le qucili sale sfolgoreggiano anche in Milano per queU' adipe animale, che dalla chimica ridotto pura stearina, non serve più solamente a rischiarare le travagliate notti del povero. E lungo tempo non passerà prima che Milano sia illuminatii col gas, bella e cara luce che se non contende il primato all'astro maggiore al minore per certo lo contende. Ampia è la fabbricazione dei cuoi ordinarii, in progresso quella dei cuoi fini. I finimenti e le bardature sono ai-gomento eh esteso traflìco^ estesissimo poi e nel massimo fiore il commercio delle carrozze che su- perano «piclle eh Germania per la solichth, la eleganza delle fonne, la squisitezza delle vernici. Sarebbe un costringervi a far gettito di tempo se volessijiio ricor- dar\ i il commercio eh tipografia di Milano : la operosità delle sue stam- perie. — Noteremo soltanto che in Milano è la principale tipografia d'Ita- ha, una delle principali d'Europa. .Vlla biografia in nero, altri aggiunse la colorata; le legature dei libri e le svariate opere di cartolaio sono degne d'ogni lode. Imjwrtinte e lodevolissima è 1" industria del falj- bricare le tappezzerie di carta. Quella parte ))oi delle industrie che si collega coUe belle arti, non è meno fioi-enle delle altre. Milano rnnfende rollo straniero per le ore- — 300 — ficerie, i bronzi, le porcellane, le tarsie: lo vince ne{;li inlaf;li in legno. Così pur cessasse T influsso del ni;J genio che venuto dal di là dell'Alpi ci coniiuidò, e noi proni a lui abbiamo obbedito, ci comandò ritornare ai licci, ai cartocci, a tutta la barocca eredità del seicento! ('osi por tutta Italia torni a fiorire la pura, netta, solenne ed in uno inagnilica italica arte degli oriianienti , della quale sono esempli per tutto il bel paese, e iii questa città, non meno che altrove, dove dipinsero il Leo- nardo ed il Luino. cesellarono il Caradosso ed il Cellini, scolpirono il Banibaia oil il Fusina ; dove apri una scuola d' ornaiucniti Giocondo Albertolli, maestro sonuno che co' suoi esempli e cogl' insegnamenti recò tanto vantaggio alle meccaniche dei milanesi tenendo vivo il fuoco sacro e pui"0 dell'arte. La quid arte veramente nazionale non viene coi ricci e coi cartocci a ricordarci il mal governo che Spagna fece del bel paese nostro, ed alla quale i ricci ed i cartocci si antepongono, quasi si vo- lessero evocare dai sepolcri per obbedirli e onorarli i Feria, gli Ossuna, i Fucntes, i Velasco, i Toledo. Per due secoli fu perduto quel magistero pel quale erano istoriate le finestre delle basiliche e dei palazzi. Qui si rinvenne : le finestre isto- riate si mandano iji paesi stranieri e lontani ^ ed il valoroso trovatore si adopera così , che l' arte non sia scliiava de' capricci della moda , e non adulteri col barocco. E co.sì opera un altro nobile ingegno che per- petua negli smalti i capolavori dell' età nostra. Una domanda <{ui si potrebbe fare alia vostra Commissione ed è: Il prezzo dei prodotti deUc manifatture milanesi che hanno l' intento di gareggiare cogli stranieri regge al paragone del prezzo delle manifatture degli estranii? Il rispondere a tale domanda non aspella veramente alla Tecno- logia, e la risposta sarebbe della economia pubblica. Noi sulla fede di oneste ed illuminate persone ci contenteremo di osservare che di alcune principali, come le seterie, il prezzo delle manifatture milanesi è minore delle straniere. Di alcune altre, ed in ispccic di quelle di puro lusso. il prezzo di fabbrica straniero è minore , uguale però al milanese nei nostri mercati, se vi si aggiungano le spese accessorie. Di ;dtre, il prezzo è pili caro in Milano , ma si minorerà in ragione dell' allargarsi le ma- nifatture. E (jui vuoisi raccomandare all'industria milanese che più speziai- — 301 — iiu'iiU! s'aAlenga a traslunnure le materie pruno tli cui la Prov\idenza Ila tloUito a dovizia (jiieslo suolo. E Li si von-ebbe consigliare insieme lon lutto il bel paese il' Italia a non cercare le produzioni che meglio s'addicono ad altro cielo, a suolo diverso, e che da noi lUihani ottenere non si possono scnzii grandi sforzi, e quindi non si possono sostenere senzii il thsastroso soccorso de' dazii di protezione. Abbiamo toccato per sommi capi quello che è industria nazioniJe: do\rCTnnio adesso parlarvi di quello che è industria municipale, i lavori tU cuoio , dalla elegante toilette lino alle calzature ed ai guanti ; i cap- pelli; gli ombrelli; le fatture delle crestaie, e dei sai-tori. Basti sola- mente il dire che Milano è centro a cui molti porti d' Italia tali prodotti domandano, locchè è cU sonuno vantaggio per gli ultimi ordini della sua ojicrosa e crescente popolazione. Congratuliamoci adunque, o Signori, con questa nobile e ricca città, auguriamole continua e crescente la sua odierna condizione. E che sia per crescere, ne lo assiciu-a la ricchezza de' suoi capitali, lo zelo e l'amor di patria de" suoi oìIUrIìiiì, istituendo la Cassa d'incoraggiamento delle arti e mestieri. AUa quiJe unirono scuole pratiche per gU artigiani, par- lando delle quaU non possiamo che rimiovare qui solennemente il tri- buto della re\erenza e della grati Indine nazionale a (juel generoso che fondò la calteiL'a eh Cliiniica, e quell'illustre che vi dispensa l'arcana parola della scienza, per modo che il popolo la ascolta, la uitende ; e gU è dato non rimanersene invilito, e quasi gregge seguire i metodi del pas- sato , senza far pi'ofitto degli avanzamenti incessanti rapidissimi della scienza. E sovra tutto ce lo promette l'avvenire, che Dio vogb'a pur vicino, quando le città di questo Regno saraiuio quasi una sola città, e Milano avrà il suo porto nella sua sorella dell'Adriatico, mediante quel solenne trovato dell" elìi nosti-a pel cjualc lo spazio si minora, il tempo, s" accresce . e col tenq)o la vita. S\(;kki)(>. Hcldtiiiv. (1) (l) l,.i (lomniissionr coni|ioncv.Tsi ilri signori roiito Scrristori. rav. Giov.inctli, prof. MirlicI.T. (iollaiilo Clivi, rollìi' (ialv.iiii . iii<;. Cailolini , Miani. De Crisloforis, Campiglio, ing. Sarli, Coppa f rontr Sagiiilo. Il Kappoilo piTÓ giungeva alla Presiilrnia generale solloserillo dal solo Rela- tore, conierrhè non ronsli alla l*resie enologica colla molla potente dell' emu- lazione e dell'interesse, incoraggiando cioè i collivatori, coli' aprire uno spaccio ai loro prodotti, ed animando i consumatori col non lasciar loro ignorare i benemeriti sforzi di questi, la feracità attuiJe e la siisccttiln- lità del suolo itahano per una tiJ ragguardevole e pregiata produzione. Era oggetto di delicsita cura il trovar persona che volesse assu- mere di farsi il depositario dei vini italiani, nella quale la Conunis- sione riconoscesse tutte quelle quidità che ad un tale incarico si esigono, e sopra la quale la fiducia sua potesse riposare interamente. Il sig. Andrea Pensa fu a ciò nominato a piena soddisfazione di lutUi questi sezione centrale milanese . la quale stipulò con lui in data del 25 marzo p." p.° un contratto duraturo fino alla fine del venturo settembre 1845, la di ciu rinnovazione fu lasciata ad arbitrio delle paili contraenti ed a .seconda dell'esito dell' inlra|)re.sa. Coj)ia di (juestu cuu- ti-allo , col quale si provvede ;dtrcs'i all' interesse delle parli nel caso di — 303 — cessazione di esso allo scadere ilei leriniiie [ircstabililo , vi è sottoposto negli alti, e niitriaiuo fiducia di avere contbinato gli interessi dei mittenti con quello ilei loro gerente per modo di evitare ogni collLsione, essen- dosi (jiiesUi sezione centrale tuttavia l'iserbata per ogni evenienza ima superiore inUiienza, ed un' autoritii clie la costituisce arbitra suprema sulle norme della ragione e ilell" equità. Sulle Ijasi di questo contratto fu redatta e diramata la circolare in dati» del 30 marzo, cui fu annesso per norma un estratto dei vigenti regolamenti daziarli, e diffusa col mezzo dei cominissarii da voi nominati nelle varie provincie italiane. Questa sezione centrale valendosi delle fa- coltà accordatele dal manifesto summentovato, nominò parecclji nuovi cominissarii per alcune località a cui non era slato provveduto, i nomi dei quali Irovansi indicati nella nostra circolare del 30 aprile, meno cinque che furono aggiunti il 22 maggio successivo. (') Ci vemie in questo Congresso fallo carico dell' aver noi escluso dal nostro ileposito i vini della Corsic;i. Ma questa sezione centrale fa os- servare che (jiiella stessa Conunissione , ciie nel Congi-esso di Lucca stese il manifesto stato colà approvato nella Sezione di Agronomia e Tecnologia il dì 29 settemljre, discusse una tal questione, e la risolse negativamente, e rpiesta decisione fu cosi positiva, che non vennei-o nominati commissarii per rappresentare quella parte dludia, ed appunto i motivi che allora determinarono quella esclusione, sono gli stessi che ripresi da noi in esame ci condussero a non poterci scostare dalle ve- dute di queUi dai quali emanava T incarico di cui fummo onorati. Una nota del Governo della Dahuazia, diretta al Governo ih Lom- bardia ed a noi trasmessa dalla Presidenza genende ili questo Con- gresso, ci decise ad anmieltere anche i vini della Dalmazia ai benefìcii del nostro deposito. Noi però non abbiamo fatto una tal concessione che in via prov^visoria e .sempre salvo il risultameiilo d(;lle nuove (hchiarazioni che si volessero emettere in proposito, per cui questa sezione centrale non si trova obbligata oltre il proprio mandato. Signori ! Sarebbe slato nostro dosidciio di non ristringere il de- posito di IVIilano ai soli vini lU lusso, sebbene ci fosse risidliilo eviden- (i) Sono i signori .Vjilonio Zara di P.-iilova, ronte Vincenzo Mirliicli di tiorizia, cav. Giu- seppe de Cardciins di Valenza, conle Ippolito Fenaroli di Brescia e Giovanni Leonardo Frizzoui di Bergamo, (.hiest' ultimo però non ha polulo ai-ecllare lincariro. — 304 — tenioutc ilal complesso (lollo isti-uzioiii e dallo stesso manifesto, che questi si avevano particolarmente di mira , dominando sempre l' idea di vin- cere la prevalenza dei vini oltremontani. Ad ogni modo gli ostacoli e le spese di lontane spedizioni , i vistosi diritti daziarii che solo possono essere compensati sopra merci di un valore proporzionato , non clic l'im- possiljilità di aprire imprevedutamente e in brevissimo tempo amphssimi locali per ^^ni comuni, e di trovare persona che volesse assumerne la venchta, rendevano impraticalnle l'adempimento dell'assunto. Sotto una pili latii interpretazione si anuuiscro però, anzi si raccomandarono di pre- ferenza le spedizioni in botti per l'inerente risparmio di spese doga- nali, per minor pericolo di rotture nel viaggio e pel prezzo modico dei vetri nostrali. Del resto la lettura della circolare diretti» ai commissarii awìi potuto dimostrarvi lo spirito di cautela e ad un tempo di diffusione generale da cui noi fiimmo guidati nell' adempiere al ricevuto incarico. Noi te- meremmo annoiar^^ con minuti particolari, e speriamo di aver esaurito coscienziosamente quanto ci venne imposto. Frattanto nella diramazione delle circolari ai commissarii e da questi ' nei loro distretti, nella" coiTÌspondenza per la nomina dei nuo\'i com- missarii , era decorso un tempo improfittevole ; ciò non pertanto già sul finire dell'aprile erano giunti alcuni invii da vicine provincie^ nel giugno e nel luglio furono seguiti da altri provenienti da più remote parti della Penisola, ma il depositario non ha creduto giustamente di dover incominciarne la vendita se non dopo che ne avesse in pronto mi discreto numero di qualità e di varie parti d' Italia , per cui solo poclii giorni innanzi l' apertura del Congresso si cominciò lo spaccio dei vini in un luogo centrale della cittìi, annunziandolo pubblicamente nella Gazzetta di iNlilano, e diramando un catalogo in cui sono indicati i nomi ed i prezzi dei vini. Ma appunto in questi giorni giunsero al de- posito pareccliie partite di vini, in modo che il nuovo catalogo che si ristiimperà fra breve coi nomi dei mittenti, sarà aumentato di circa quindici altre qualità. Questa sezione centrale della Commissione enologica itahana, non pensò soltanto di fare una mostra di vini nella circostanza del presente Congresso, ma di poire le solide basi di uno stabilimento che jiotesse ofiftire uno spaccio peremie a questa merce italiana, nella speranza di — 305 — ottenere col tempo clic V opinione del pubblico f:;li si possa mostrare favorevole, essendosi cercalo di couibinari! 1" interesse dei prodiiltoii eoa quello dei consiiniatorì. E già (in d'ora ci gode l'animo nel potervi annunziare cbe aÌj]>ianio dati da augurar bene di questi» intrapresa na- zionale. Signori! Noi abbiamo st;ibilito il deposito: abbiamo regoliito gl'inte- ressi Ila i proprietiirii ed il gerente, e crediamo con ciò di aver compito al nostro incarico nella sfera delle nostre attribuzioni e nei limiti della nostra convenienza. A tenore delle fatte stipulazioni col gerente, un registro deve da lui tenersi in cui sarà presa nota delle opinioni emesse dai consumatori sul merito e sui pai-ziali difetti dei vini, giudizi! dei quali il gerente avrà cura ili dare comunicazione ai proprii corrisponflenti protluttori. Voglia anche questa pratica considerarsi siccome un mezzo di progresso ai metodi di vinificazione. Noi non avremmo saputo assumerci altro mezzo di giudizii, dichia- randoci incompetenti a pronunciarne, convinti d'altronde che, làciliUito lo smercio, il vero merito dei vini come quello degli altri proilotli e ilelle merci tutte non può meglio giudicarsi e provarsi che dalla ricerca che ne vien fatta, la quale è sempre in ragione dell' intrinsico valor loro e della convenienza del prezzo d'acquisto. I cojumissarii potranno al futuro Congresso presentarvi quegli estremi che sarà loro dato di raccogliere sulla produzione delle varie localilii. sulla qualità dei prodotti, sui melodi di coltura e vinificazione. Nessuna parziale comunicazione abbiamo noi ricevuto, su cui richiamare la vostra attenzione, in questo breve periodo di tempo. II tenitorio milanese è forse fra quegli d' lUilia il meno atto al jirogresso di questa coltura , particolai-menle se si ricerca la squisitezza del prodotto: e non neghiamo che potrebbe tuttavia migliorarsi ma te- miamo che non si trovereblie il tornaconto nello spingere troppo oltre in cjuestii provincia una tale industiia. Il tornaconto non si deve mai dimenticare in agricoltura. Sarebbe per ciò meno interessante per noi il soggetto a cui son volte in questo momento le cure vostre ed i vostri slutlii? Mai no, Si- gnori! Noi comprendiamo quanto il miglioramento in tal ramo d'eco- nomia rurale importi a moltissime contrade della nostra diletti patria 39 — 306 — comune , e come esso possa divenire sorgente d' industria e di pro- sperità. Noi facciamo ardenti voli che si gustino i vini italiani , ohe si prelerisfc-ano agh sti-anicri, e che trovando un largo smercio, tjuesto sia causa di ulteriori perfezionamenti. Noi desideriamo finalmente che il loio consumo non sia temperato die dal costume e dalla frngalitìi popolare. Milano, li 26 setteìììbre 1844. Enrico Mylius. Carlo Bassi. Faustino Sanseverino. Ignazio Viconi. Lorenzo Taverna. B.iRTOLOMMEO De SoRESINA VlDOM. -o-S?gSfi(S§g^o- ATTI VERBALI DELLA SEZIONE DI ZOOLOGIA, ANATOMIA COMPARATA E FISIOLOGIA ADUNANZA DEL GIORNO 13 SETTEMBRE II Il Presidente principe Bonaparte apre la sessione col seguente discorso : « La prima parola che dal cuore io rivolga a voi, o Colleglli be- nevolenti , significa un rendimento di grazie alla cortesia onde mi eleggeste. E per che ho ferma voglia di coiTÌspondere alla fiducia in me riposta, ho chiamato a Vice-Presidente il dott. Domenico Nardo, (juell' operoso e cliiaro naturalista delle adriaticiie acrjue, e a Segretario il dott. Achille Costa, che speciahiiente in fatto di entomologia, ei, giovinetto di età, va a paro di provetti maestri. Gratufiamoci poi unita- mente che la Sezione vanti tra' suoi Y infaticabile viaggiatore dell'.Vffrica . il quale in due opere pregevolissime descrisse e figurò tante specie nuove . cercate sotto quei soli assiduamente infocati. Egli qui giunge con nuovi pesci tesoreggiati nel mar di SiciUa. iScl Ijourjot Saint-Hilaire uchte un nome alla .scienza sacro per eredilìi di sapienza, e in lui stesso vedete l' autore della bella continuazione del Levaillant sui Pappagalh. A pre- siedere le discussiom che si moveranno da essi, da un Gene, Bassi, De — 308 — Filippi. Fono, Schmid, Verany e altri, io avrò per certo tlifetto di ingrano e di attitudine:, a nessuno però cederò il loco ove pongasi ranioic della istituzione, la sua vita, il suo durare perpetuo. Lo 7.elo elle ad essa mi scalda iia superalo (juegli ostacoli die al venire in i|uestii Riunione sesta nii si erano altamente attraversati. ì\ prima la morie ili quel mio non men di sangue che di amore congiunto, il (piale come si fu consolato della riveduta Italia, volle pure T estremo di una Aenerabile vecchiezza onorare, tramandando il nome suo tra (|uelli eziandio, die la storia dei (Congressi al tempo consegnerà. Quindi la briga di parecchi rilevantissimi alliu-i, e la mia salute stessa si frap- ponevano. Ma io venni tra voi, e l'abbandono (U ogni altra cura fu ben compensato dalla vostra significazione. Si, io \ì so obbligo dell'o- nore compartito, non già che aura d'ainbiziiiiie mi tocchi, ma perchè mi si apre da qui opportuno campo a ilire alcuna parola . suscitata sempre da volontà unica e ferma di contribuire alla prosperità dei Coii- gre.ssi, che io amo quanto un esule la patria, quanto un fratello i fra- telli. Non è tempo o luogo clic possa s\iarmi da essi. E là, non ha guari, sul desiderato lido partenoj)eo, dove la gaghardia e la prontezza degl" intellelli si tengono maravigliosamente vivaci, sotto quel cielo in- cantevole e ililettoso, io non li tUiiienticava. In Vienna tocciii con mano (pianto valgano gli stuthi dell' Ilockel per ripartire in gruppi naturali la famigUa mlricatissinia dei Ciprìiiidi, mercè il più particcjleggiato esame dei denti faringei. Nella capitale coltissima della Prussia , guidato dal Miiller, principe degli anatomici viventi, ho studiato la organizzazione de" pesci -sì atti?.saniente, che molle false idee mniiicssc pure da sonnni, saranno rellilìcate, e la scienza ittiologica ne acquisterìi utile dalle sue fondamenta. Di colà son Leto essere primo a portarvi un hbro che per le dotte cure del Lichtcnstein, mette a luce le scoperte del Forster, rimase per mezzo secolo semisepolte. La maggiore satisfazione però ch'io pigliassi di quel viaggio, mi fu sortita dall'accoglienza di Hum- boldt, in quello appunto che l' anniversario quarantesimo del suo ritorno in Europa celebra\asi dall'accademia di Berlino, la quale pochissime pareggiano, e nessuna sorpas.sa. E veramente qiKjll' uomo , in cui la scienza s' è fatta succo e sangue , avrebbe rallegralo e commosso di patria carilii ogii' iUiliano spirilo, udendo come a lui iiiun (iillo antico o moderno del bel paese sia sconosciuto, e conici l'ami e degno lo — 309 — ve)^ga di of;ui più aiiil)ila prosperità: le cose nostre tien egli in eleva- tissima esliinazione, pcirliè assai dentro le conosce: onde è pur suo concetto che l'Italia non mai scese un momento da quel primato di scientifica altezzii. E noi incliiniamoci con animo grato a quello stra- niero benefico che ben usando la potenza del nome suo protegge i «lotti di ogni nazione, e loro fa j)rovvedei-e elHcacenienle. Egli non j)otè quivi recarsi, ma in Napoli verrà ornamento nuovo e desiderato, non solo a quella settima Hiunione, ma alla istituzione tutta. Che già essa fortificata ornai ili universale opinione per il concorrcr\"i (U famo- sissimi ingegni, e per gli utih veri che va disjxindcndo, acquisUi ogni di pili auattere cU potenza morale. E in questa Milano viene favoreg- giat;i primamente dalla presenza e dalla religiosa intelligente volonfc'i th un Porporato degnissimo, al quale non ho cpii udito hngua che non tribuUisse parole d'amore e di venerazione. L'alleanza della Religione con la Sapienza non è comandamento d'umano coiasigho, ma patto di evangeUca verità: chi cpiesto nodo rompe o rallenUi non è il nimico dell' uomo , ma 1" avversario di Dio ! La mente è fatt;i da Lui per aprirsi alla ragione indagatrice del giusto e del vero; ed egli è sacro dovere die la istituzione nostra in Unito raccolto fiore d'intelletti, frutti ai popoli heneficii reah e sostanzievoli. Noi eh un mare interminato la- sciati omai addietro gh scogli, prendemmo già l'alto prosperamente, onde più che pruilcnza eh nocchiero, si vuole la sicurezza e l'animo franco dell' uomo che corre in sua via. — La scienza ha nuo\i mondi da discuoprire, e aspetta novelli Colombi. » 11 Segretiirio dà lettura d' una nuova memoria del dott. Filippo Pacini da Pistoia, contenente osservazioni di anatomia microscopica da lui fatte nel corso dell'anno. Parla l'autore da prima di que' corpuscoli de' nervi dell'uomo e de' mammiferi de' quali avea tenuto discorso nel precedente Congresso eh Lucca, e che i signori Hcnlc e Kiilliker chia- marono col di lui nome. Avendo continuato le sue ricerche, ha potuto reniler jiiù complete quelle esposte nel Congresso lucchese, e fu condotto a confcniiare quelle de" suddetti llenle e Kòlliker, che cioè: una fibra nervosa, elementare, wiica percorre non solo tutta la lunghezza del funi- colo fino alla estremità del prolungamento conico, ma ancora il rimanente del corpuscolo, sino alla cstremitìi pcnferica della capsula più interna: — 310 — che quost;» spconda pnrto ò poco o nulla visi])ile ne' corpnscoli dell' no- nio, e ciiiaianieiite visibile in (juelli del mcsenlerio de' galli, ove si può riconoscere come essa premia l'aspetto di quelle filjre nervose che Mandi ha cliiamato y/in? grìgie od a semplice contomo, mentre la prima per- nione è a doppio contorno: che in line questa fibra nervosa si termina semplice o bilìda, con un rigonfiamento granuloso, che ha molta somi- gUanza cogli ordiiiarii corpuscoli ganghari. Rende conto in secondo luogo tU alcune osservazioni fatte sulla struttura intima della retina, che saranno subietto di più lungo lavoro a stiiHipa. Riconosce uell" inlima struttura della retina cinque strati spe- ciali sovrapposti, formati di flilTerenti elementi morfolgici, alcuni dei quali comuni alla sostanza corticale dell' encefalo, siccome da Mandi era già stillo notato. Di questi cinque strati, il jmmo o più interno, corrispondente cioè alla faccia concava della relina, \\e\\ formalo dalla espansione delle fibre bianche del nervo ottico , o Jìbre a doppio con- torno ih ManiU, contigue le une alle altre in modo, da costituire uno strato trasparente, nel quale non si scorgono fibre che dopo la morte, tranne che nei conigh, ne' cjuah si osserva qualche differenza. La loro estremità sembra a modo di anse ristrette e chiuse, delle quaU l'au- tore non ha per anco potuto ben determinare la posizione. Il secondo strato è costituito da un sol piano di corpuscoli trasparenti forniti di nucleo e eh nucleolo, i quali hanno i caratteri de' corpuscoli grigi tU Mandi, e clic l'autore considera con Valentin come corpuscoli ganghari semplici, e cliiama cellule nenosi. Il quinto strato infine è costituito da cilindretti della membrana di Jacob. Misurata la grossezza della retina umana, in un punto medio fra — 311 — il centro e la circonferenza, T ha trovala di niill. 0.146, cioè: nel 1." strato 0.010, nel 2." 0.018, nel 3." 0.045, nel i." 0.049, e nel 5.» 0.024. Quanto alla estensione de' diver.si strali sulla circonferenza, il i.°, 4." e 5.° cessano alfatto in corrispondenza del cercliio ciliare; crede jierù ciie il 2." ed il 3." si prolunghino sopra i processi ciliari, con Tiride che neilipende, poiché (jiiesli due strati lurniano insieme un vero sistema gangliare. Ritiene che de' vasi sanguigni della retina nessuno penetri nella gi'ossezza, ma si limitino ad occuparne la superficie concava od intema, suUa quale si espandono, es.sendone però ben separati per ^ia di sot- tihssima membrana tra.sparentc , distinta dalla i;Joide. La struttura de- scritta , giusta r autore , è uniforme in tutte le classi di vertebrati , va- riando solo nella maggiore o minore grossezza degli strati, ed in altre circostanze accessorie. Il prof. Patellani annunzia d'aver fatto rpialche osservazione sulla struttura della retina de' cavalli, non del tulio conforme a rpielle del dott. Pacini; e meglio studiata la memoria suddetta, si propone d'in- trattener sul soggetto l'assemblea in una piossima adunanza. Si legge lettera del conte Niccolò Contiirini da Venezia, con la quale accompagna due sue memorie : l' una sulle metamorfosi della Noc- Uui '^cuhlac (h IIii]>ner, l'altra lelativa alle difTerenze da lui avvertite tra la Fringilla /(ip/>onica eh Linneo e la Einberiza calaimta di Mejer. Riserbata la prima per altra adunanza, leggesi la seconda. Le differenze clie il sig. Contariui trova fra queste due specie riposano nella giandezza del becco; nella ripiegatura de' tornii della mandibola inferiore: nella l)rominenza dura, cornea del palato della Em. caharnta, che manca nella /•>. lapponka; nella piumatura delle narici; nella foltezza delle ba- sette; nella lunghezza delle ali, della coda e dell'unghia del pollice; nella sveltezza del corpo, e ne" colori delle piume: per le quali diffe- renze egli ritiene che r£'. calcarata in Jibito di nozze, da lui posse- duta, proveniente dal Baltico, restar debba colle Fiingille col nome di Fr. lapponica. Fa avvertire inoltre alcune differenze che trovansi con- frontiindo le descrizioni e le figure della Fr. lapponica dale da Bris- son, Albin ed Aldrovando, e che confermerebbero la sua opinione di voler distinte queste due specie. 11 principe Bonaparte crede non po- tersi decider nulla sopra un solo ùidividuo, che neppure si ha sotto gli occhi. Il doti. Riippell osserva non potersi concluder molto dalla — 312 — gi'andozza (iol brcco, e mollo mono di'll' iiii<;liin del poUicr: essendo vari;ibili , di die si è convinto esaminando varii Alaudini dell' Allricii. Il Piesidente mostra una memoria di recente pubblicata in Berlino dal prof. Miiller, conlenente l' anatomia del lìrancliiostoina. Attesa T ini- jjorlanza di lai lavoro. pr('i;a il doli. De i'ilippi. il quale ne accetta r incarico, a volerla esaminare, mellendo in confi-onlo le osservazioni di questo sonuno zootomo con le ultime pubblicate ilal prof. Costa, fondatore di (juesto interessantissimo genere di vertebrati. Il Presidente medesimo jirega il cav. Sclimid ili compendiare un lavoro di S. A. I. il Duca di Lcuclilcmbcrg intitolato: Dcscriziiinc di alcuni in.'anzi animali del mondo u/ttidilui'iano. tro^'nti m'ilc i'icinnnze di Zarskojeselo. Il dott. De Filippi presenta, per distribuirsi a' membri della Se- zione, due sue memorie st;mipate. Tuna so|)ra i pesci di acqua dolce della Lombardia, 1" altra su talune specie di rettili. Il Presidente clie già aveva data una rapiila scorsa alla prima di queste memorie, rende elogio all'autore, per essere st;ito il primo a trattare scientificamente i pesci d'acqua dolce della Lombardia, e si riserva farvi delle osserva- zioni per meglio cbiarirne alcuni punti. Il Segretario annunzia cbe l'xVccademia degli Aspiranti naturalisti di Napoli, tenendo alla maggior prosperità del Congresso destinato ad aver luogo nel suo paese nel 1845, si è proposta di pubblicare rac- colti in un sol volume, ordinati per materie, scevri da inutili e formali diciture eil arricliiti di noie e commenti, gli Atti di tutti i precedenti Congressi. Il fine di questo suo proponimento si è stato principalmente quello di metter tulli coloro cui tblllcile riuscirebbe procacciarsi tali Atti, nel caso di conoscere quanto si è precedentemente ne' Congressi trattato, le questioni già risolute, quelle che ancor restano a risolversi, i lavori proposti, e cose simili. Il Segretario presenta i programmi di tal pub- blicazione, per metterli a notizia de' membri della Sezione, i quali tutti plautbscono al progetto. Sinùliuente il Presidente comunica i programmi della Società Ray di Loiicb-a. il cui scopo è di pubblicare per proprio conio quelle opere originali di Zoologia e di BoUmica cbe gb autoi-i non potrebbero dare a luce, rendendone dillicile lo smercio la specialità dell'argomento, e di ristampare eziandio le già rese rare in commercio. Fa osservare i grandi vantaggi clic ima Uile Società promette alla scienza. Commiica — 313 — itIUesì un oslifiKo del programma de'premii clie si largiranno dalla So- cieUi olandese di Haarlem. Chiude infine l'adunanza col proporre s'in- teipelli la Sezione di Botanica, perchè la Commissione mista per le leggi di nomenclatura si riunisca, e porti a compimento il suo lavoro. Prega perciò il picsente prof. Meneghini, relatore deUa medesima, ad occu- parsene ellicaccmenlc, interpellatine i botanici. risto — ìì Presidente Cario P.' Bonaparte. Il Segretario Achille Costa. -o«SS*g§gS-o- 40 ADUNANZA DEL GIORNO H SETTEMBRE I, Il Segietario legge il processo verbale della precedente adunanza , clic rimane approvato. Il Presidente dà comunicazione di una lettera del sig. De Selys Longcliamps di Liegi, contenente un elenco di tutte le specie europee de" rosicanti ilei genere olivicola, redatto ilietro le più recenti osser- vazioni, il quale viene qui unito per intiero, (i) Il Presidente av^'erte, che delle 1 7 specie riportate dal sig. De Selys ve ne ha alcune (h cui egli non ha notizia ; siccome per lo contrario ei ne conosce altre in quello non comprese. Deposita in pari tempo sul banco, perchè possa da ognun che il voglia esser consultato, il suo In- dice de" mammiferi di Europa, che qui pure si unisce, preceduto dal Sistema di mamm;dogia da lui recentemente riformato, (s) Nel séguito della lettera, il sig. De Selys ragiona cU alcuni uccelli europei. Si mostra convinto che due sole specie (non ti-e) siano in Eui'opa th Liliana; la connnie cioè, e la vera horcalis ossia caiicscens, ben distinta dalla lungiiezza della coda, mentre in quasi tutte le col- lezioni chiamano horealis esemplari della specie comune che mostransi un po' più granth, e col margine delle pemie alari poco o niente ros- sastro. Dice non aver mai veduto in natura il PariLs carolinensis di Audubon, ma che le due sue nuove specie non hanno alfatto bianco nell' ala : né poter ammettere che l' Islanda possegga le specie stesse della Carolina. Ritiene come tlifferenze specifiche tra il Mih'us parasi- ticus, e Y atcr il colore del becco, giallo nel primo, nerastro nel se- condo. Annunzia il Lcstris Lessonii non sembrargli specie distinta. In (1) V. pag. S19. («) V. pag. MS. — 315 — fine egli risena con Lamette il nome di Ant/ius nipestris aUa specie o razza vicina a\V obsciinis die esiste in Norvegia, e la quale non prende afKato le tinte isabelline o rosee sul petto, che disUnguono V obscimis de' Tu enei e delle coste di Francia. Quanto al colore del becco de" due Milvi, il Presidente c.l il prof. cav. Gene fanno riflettere esser carattere non bastevole per distin- guer esso solo due Falconidi , variando spesso in una specie medesima. Il sig. Verany legge alcune sue riflessioni sul catalogo de' cefiilo- podi del mare di Nizza, comunicato dal sig. Risso al Congresso di Lucca, le quali l'autore diede aUa stampa a fine di distribuirie iimiie- diatarnente a' menila della Sezione e ad altri, ed abbiasi così il tempo di i)ote.ne ricevere de' rilievi critici pria che si sciolga il Congresso. Si limita a pariare de' cefi.lopodi viventi. Pare ciie propenda a credere che la Scpioln clegms di Risso sia una delle due beUe varietìi costanti della S. Jiomlclctii. Vorrebbe veder adottato il genere Rossia, fondato da d"Oi]jigiiy sulla Scpiola macmsoma. Dubita della S. italica, cui crede doversi riferire Y Octnpns Carenw di Risso, e ne indica invece altre due ommesse da quell'autore. Non può adotUire il genere Sagittatm- . deUo stesso Risso, poiché corrisponde all'anteriore Ommcutrephes creaUì da d' Orbignj per le Loliiro sagittaùi, todarus e Bertranùi; e molto meno ammette la specie il nome Sagittatus maximm Seba. Crede die V Onjchoteuthis Imnuihis di Risso, sia il Lichtemteinu di Carus. Il Lo/ignpsis meriiUonalis gU sembra identico al L. Vercuij di Ferus- sac. ISOcylhoc mczzaro è, secondo lui, il Tremactopus molaceiis di Delle Ghiaie, cioè V Octopiis velatila di Rang, che nidla ha die fare con r Ocjthoe. Al nome Octopiis macropus piacegU restituire 1' ante- riore ruher cU Rafinesque, adottato da tutti gli autori. Non si mo- sha sodthsfatto deU' O. pihsm e tuhcrculatiis di Risso, e si ma- raviglia che deUe nuove specie di polpi enumerate da Risso, nessuna comdda con quelle descritte da BlainviUe. Rivendica la vahdiUi delle proprie specie Loligopsis Coindetii , BcrtJielotìi e ,'elifer, e dice esser sfuggita al Risso la Grangia Bonclliana. Ternnna coU'im-itare questo •scrittore a pubbUcare, ahneno in qualche giornale, le frasi deUe spede nuove, qualora non ancor possa dare alla luce l'opera che promette. Il dott. RiippeU in proposito di qiiesUi lettura fa osservare, die la sua Sepiola dispai- di Sicilia appartiene al genere Rossia. — 316 — TI prof. Patellaui intrattiene la Sezione con uno scritto intitolato /)(■ alcune maitcanze di anatomia veterinaria nelle opere di anahmiia. comparata di Carus e Cuvier. Si limita però a dir di Cariis e di cose relative al cervello e al sistema osseo de' mammiferi domestici. Quanto al cervello dice che , contro 1' asserzione del C.'irus , la falce di esso è nel cavallo assiii distesa, profonda e robusUi, e si unisce al tentorio od a quella del cervelletto che va dall' apofise alare del falcifero sino alla fossa ottica dello sfenoide. Nota che 1' invilup|X) os- seo , oltre al membranoso , nei seni venosi , avvertito nel delfino e nella talpa, esiste anche nel cavallo al seno orizzontale , od all' osso fal- cifero: che ha trovato nel cervello stesso due coipi granellosi, ovoide! , della grossezza d'un pisello, composti da molti corpicciuoli arroton- tlati. come piccioli semi di miglio, avviluppati dalla pia madre: che r apjicndice vermiforme del cervelletto, non solo è voluminosa, ma contorta e rientrante, e dinsa in due pezzi, che si riguardano con le estremità ottuse separate. Passando poi al sistema osseo , egli trova e^^denten^ente sei ver- tebre lombari ne' sohpedi e ruminanti, e non cinque. E continua col i-ilevare molte mancanze, inesattezze ed errori, ch'ei crede riconoscere nell'opera di cpiel valentissimo anatomico, relativamente alle ossa del capo : chscorrendo con speziahtìi delle ossa temporali , parietali , fron- tali, mascellari, del vomere, dell'arco zigomatico; e poi della cavità nasale, de' fori ed aperture del cranio, del canale carotideo, del foro o\ ale , del rotondo . de' fori ottici e da ultimo de' denti. Termina col chchiarare esser pronto a dar dimostrazione dell'esposto nel suo scritto mediante i pezzi che conserva. Il Segretario comunica un fatto relativo a' costumi de' pipistreUi , do^^lto al dott. Giuseppe Costa, suo fratello. Questi ha trovato siiUe .sponde sellcutrionali del fiume Bradauo (regno tU Napoli, limile tra la provincia lU Basilicata e quella di Terra d'Otranto) un cunicolo ove si annidavano più individui del T^espertilio serotinus. L' apertura del cunicolo era fU un pollice circa, posta al livello del fiume. I pipistrelli uscendone cammina\ano radendo la superficie delle accpie , dando la caccia a (pianti animaletti trovavano a fior di (pielle , e rientravano novellamente , senza mai ele\arsi a volo ; del che dice esser ben chiara la ragione. Una tale ;J)iludiue A'iene riconosciuta dal principe Bouaparte — 317 — e dal prof. Geno del tutto nuova , e Umto strana da sospetUirsi perfino accidentale: potriasi creder cioè che quegl' individui, caduti per ignota cagione nelle acque, ed impossibilitati a prender volo, siano costretti a restare in quella condizione di vitii: quando però la costanza di tal vita, ed il numero dei pipistrelli osservati non dijniiiuisca la probubi- litì» di questa ipotesi. Questo ai-gomento dh luogo ai suddetti, non che al dott. Riip- pell cU parlare delle ijiitudini di altri j)ipistrelli. Il f^esptrtìlio noctula in Sardegna, giusta le osservazioni del prof. Gene, non esce fuora delle sue niccliie che a notte avanzata, mentre in Roma, assicura il principe Bonaparte, vedesi volare in gran numero ed in alto, molto prima del crepuscolo. Ricorda di poi il prof. Gene la gran sociabilitìi de' pipistrelli di una stessa specie e la pochissima sociabiUtà fi-a indi- vidui di specie diversa:, di modo che non mai in luogo stesso vivono insieme due specie. Cita diversi fatti in esempio, ed altri pur ne ri- ferisce il dott. Riippell. Il princi[)e Bonaparte aggiunge, che non solo è ciò vero, ma ciie in Giava v'ha perfino delle specie, i cui masclii restiuio separati dalle fenunine , ed i giovani dagli adulti. E , poiché il soggetto li richiama, il prof. Gene citi» de' fatti di strana discordanza tra la Fauna tli Sardegna e (jnella di C^orsica. Il Plccotiis aiirittis, per esempio, il Picns Icncoiiotus , la Rcuia esculenta ed altre sjiecie m;ui- cano in Sardegna, mentre sono molto abbondanti nella Corsica. Si parla , in proposito del Plecohcs brcvi/iumiis , del caso dubbio di nomenclatura che offre quella specie, ammesso che sia buona quella del Bonaparte, quantunque non lo sia per certo quella di Jenyns; e si conchiude che debba ritenersi, non dovendosi le appellazioni mu'.are che per assoluta necessità. Il Presidente mostra il disegno d' un uccello della famiglia dei FringiUini, avuto ila SanUi Fé tli Bogota. Egh ne fa il tipo cU nuovo genere, cui dà il nome di lìnsUunwitia , in onore del general Busta- uiante, già Presidente del Messico. I caratteri che gli assegna sono i seguenti : Jiustnun hrcK'isxiiiuun , robiutiim , valde compressiun , nuvulibidis icqualibtis, conumssura subrccta; imixilla vix lon(pore, cubiiine piane rotumlaUi, incnrs'o a basi. Ala; gra/uliuscula; , sed rotumlita\ rcnùj^c prima omnirim brevissima, tertia et quarta longissimis. Caiula brc'is. — 318 — Pe.* L. vulgaris, Erxl. (Mustela lulra, L. — Liitia rocnsis, Eur. iiniw As. S. OgiW. — L. ntKlipcs? .Mikh.) Fll. it. flg. Si-BF. .5. MUSTELINA. Genus g. Mustela, Bp. (Gal.-, //'«i'/i.) 1^. M. lutrcola, Z. (M. vison, Sliaw. — hain m'mor, Eiilcb. Elir.Y hor. pv. ad — Vison lutroola, Gv.) Scili cb. t. ta^. or. As. S. ib.* M. vulgaris, Br. (M. nivalis, L. — M. gale, Pali.) Eur. iinivers. As. s. Schrcb. l. I 3H. ly.* M. boccamcla, Bechst. (Ictis, Arisi. — M. Iioccamcla, Sardinia Ins. Bp. le. Fu. il. fi}.) 20.' M. eniiiiica, L. Schrcb. t. lòy. Eur. et As. praes. s. (a) Non regislriamo ne it Felis manul, Pall.^ ne il Felis slkvalina, Jard.^ perche Te- niamo assicurali ilallo scrupolosissimo Evirsmann che quesle due specie non trovansi mai nei legittimi contini Bell'Europa. Molto meno poi includiamo nel nostro catalogo il Leone (Leo ASiATicus — Felis leo , /.. ) , elle anticamente trovavasi nel nord della Grecia: la Tigre (TiCHiS RCGALis — Felis ligiiSj L. ) , di cui citasi un eseni|'io transcaucasico nel i835 a Tidis : e la Pantera ( LtopAADUs rANTHEBA — Felis panthcra^ Pali.) anch'essa, al dire di alcuni, transcaucasica per accidentalità. 4» — 330 — (JCnUS IO. Pl'TOnlUS, ClU'. ( Firloiins , A'i.)J.) ai.' P. vulgaris , Ciu'. ( Mustol.i imloiius, l. — M. visnn Ehi: mi ri/I. et iiicil. icrr.) far? Jlir/.) Schrcb. t. l3l. Js- «. aa. P. sarmalicus , Pali. ( MustcKi praciiicla , llzncz. ) Rossia in. As. ocv. Schreb- t. iSa. Genus 1 1 . Martes , Cm'. nec Wagl. a3.* M. foina, Bell. (Mustela foin.i,/?/-. — Marlcs fagoruni, Eur. UIIW. As. OCC. Bar. — Martes domestica, Gcsn.) Schrcb. t. 129. ai.* M. abietum, Bay. (Mustela martes, L. — Martes vul- Eni: uìiiv. As. Off. g,,ris,fir.) ¥n. it. fs- a5. M. zibcllina, fi^. (Mustela zibellina,/,.) 5c/"ei. «. 1 36. As. .«. et occ. i/.f in fuìitiin. Eni: Gcnus 1 2. GuLO , Stori: atì. G. lusCUS , Gr. (Mustela gulo et Ursus luscus,t. — Bor. Eni: et As. G. sibìricus, Pali. — G. arcticus, Pcsm. — G. l)o- rcalis, IVilss.) Sclntb. t. l44- SoBF. 17. MELINA. Gemis 1 3. Meles, Bi: (Taxus, Cii».) 27. M. taxus, Schrcb. (Ursus meles, L. — U. ia.\us, Schreh. Eui: uiiiy. As. s. vi — Mcics vulgaris, Dism.) Schreb. t. l^T.. b. OCC. Fam. X. URSID^. SCBF. 2T. URSINA. Genus 14. Ursus, L. a8?U. nigci-, Cw. Fisch. Seljs. Europa? 29.' U. arctos, L. (U. fuscus, Alb. IH. — U. norvegicns, py- Eur. As. s. rcnaicus et collaris, /•'. Cui'. — U. radavcrinus, Evcrsm.) Schrcb. t. i3r). i4o. — 334 — 30. U. fornucaiius, E^evsm. ( longiro..ri,. ) Rosùa volgem. Eur. or. minime Asiat. Gcnus i5. TuALAiicTos, Gì: 31. T. maiitiniUS, Gr. ( Ur.us mantimus, L.— U. ma- Potar, regio». rinus, Pilli. — U. polaris, Shau: — V. albus, Br. V. a<\»ùlicui, Ali. m.) Sc/irch. t. ì^i. OnDo III. PLMVIPEDIA. Fam. XI. PHOCID^. SuBF. 23. PIIOCINA. Gcnus i6. Phoca, L. Ì9..- PI.. vUulina, L. (Vk. „„i„,,, Pali. - PI, vancsa.a, Eur. ci As. s. Me- iV./i.. — ri.. sco,.ulicola .(littorca, Thù„.) du. Gasp. m. 33. PI,. n«iida, Fair. (PI,. cc,.,c.lrU, Pali. - P\,. ..„„..i- Potar, reg. ulrimqne lata, NiUs. — Calocophalus discolor, Cu,:) twmisph. 3.f PI., groenlandica, Muti (PI,, oceanica, i,,W.. _ Oc-ca,,. arci. Ins. Pb. ilorsala, />„//.) ^^,-^ 35. Ph. barbala, i»/«//. (PI,, leporina, i,^,c/,. — PI,, albi- Occan. potar. gena, Pali. — PI,, nautica? Pali.) Quid Pb. leucopla, Thicnem. tab. ,3*.? Qui,| Pb. scricca, Thunh. ex Ealt. — Quid Pb. tesludinea , Pvarso,, ■/ — PI,. ,„ac„lal,i, tioM. _ Pb. Linnsi, Les<.? Geiius iy. Pelagius, F. Cih'. 36.' P. monacbus, F. Cm: (Ph. monacbu., //..,„,. _ Mcdil. pnvserlim Pb. albivcnte,-, flo,/,/. _ Ph. bicolor, SI,. — Ph. leucn- nr/,-,V,/. j^aslra, Pnr.) Gfiius i8. Stemmatopus, F. Cm: 3;. S. Clistatus, F. ClU'. (l'hoca crisUla, ^-.T/ei. — Cyslo- Occan. s. pbora hoicalis. iVi'/i-.) — 332 — Gcnus 19. Halichìrus, Nilss. 38. H. gryplius, K. it Bl. (n.oca gryplms, Fabr. — Occau. boi: 11. grisrus, //ormc/iiirA i8')4 — Pli. ocliolonsis, /'u//. — l'h. liispiiU , Scbret. tali. 86 — C.iloccpli.ilns liispidiis ? /•'. Cui: — Ph. Sclircbcii? Less.) Kam. XII. TRICHECHID.'E. SuBF. ci. TRICHF.CUIW. Genus 20. Triciifxiiui; , L. 3q. T. rosmarus, L,. (Rosmams .nciicus, y.i//.) Occnii. i>or. OnBo IV. CET.(E. Fam. XIII. DELPHINID.E. S»BF. 3.5. DELrHINl\A. Genus 21. Delphinorhynchus , Lncép. 4o. D. coronalus, Fréminrillcj Bull. Soc. Pini. Occan. s. 4i. D. micropterus , Cm\ (f|MÌil lncHancnsis? Cm: Fisch.) Occan. s. Genus 22. Delphisus , L. 42. D. dclphis, L. (D. anliquorum , Bay. — D. vnlgaris , Mar.medit.Ct otlaut. Lacep.) Schich. t. 343. 43. D. roslralus, Cm: ( D. D.ilci ? Cu... ) ylda?it. Geuus 23. Tuiisio , Gì: 44. T. truncatus, G/'. (Dclphinus tursio, /'"nt. — D. irnncaius, Mar. mcflit. Occan. Montag.) Schrcb. t. 344- **■/''■ — 3.33 GeilUS 24. PlIOCKNA, Cuv. 45.*P1.. communis, Cm'. (Dolphinns phocrn., £. ~ d. v.n- Mar. omn. Eur. Iiicosus, Lacep.) Scimi), t. 3.f2. ffi. PI., orca, F. Cm: (Dolphinus orcn, Fal,.:-o. ,,,. Mar. hor. Ins. brìi. (li.ilor, Rnmml. D. Rrampus, lliint.) /iy. Ph. niflas, Beli. (DHpl.inns .„cl,.s, Traili.— D. glo- Mar. bor. biccps, Cm: — D. dcduclor, Score.b.) Schreb. t. 345. 4S.' Pll. Rissoana, Cm: (Dolphi,,,,, Rissoanns, C-.... ) Mvdit. 49- PI'- g'isca, Cm.. (DHphinns 6,iscus, O... _ D. arios? Atlant. cw. M. nu- Jìhso) Schreb. t. 345. /•, Quid Dclphinus fcrps, lìonnnt. Schneid? Q„i,| 0»yptcrii3 Mongitori, Rafm. ex Sicilia? Genus 25. Delphinapterus , Lacép. (Bpl..g,i, fi,.) 5o. D. Icucas , Pali. ( D. l,el..ga, Lac. - D. albicane? Fal,r. Mar. arci. Ins. Bnt. — Beluga Icucas, Bill.) Genus 26. Hvperoodon, Zac. (Ilelerodon? Bl.. ncc Latr.) 5.. H. diodon, Bp. (ir. I„.,.kopf, i«.._Dc)pl>i,„,sdiodon, Mar. bor. Ins. Brit. Lac. — D. edcntul.,,, Schreb. ,. 34,— Balxna rostrata, Chem. — Anarnacus? Lac. — Monodon? Fabr. D. bi- dcntatus? Dcsm. D. Hunlcri? Dcsm. — D. bidens, Schrd: I. 346 Sowafy — D. Dalei? Sch„. Fisch. H. .liodon. Gerani. — D. Sowcrbcnsis et Cl.cmnilmnus, IÌU\ — Diodon Soncrbyi, J„riì.) Genus 27. Epiodon, Rafin. 52.' E. Dcsmaresti, Bp. (Dclplm.u, Dcsmaresti, liisso — Mar. meiUt. Epiodon lirganantus? Kaf. ~ V. epiodon, D»m.) — 334 — Suri. ■».(>. MONODONTINA. GenUS 28. MoNODON , L. (Crralodon, /?;•. — Narwlialiis, /.«(.) 53. M. imiiiocoros. L. (Cit.iIdiI.hi iiionciy' S. scrofa, L. (var. apci-, ,Vr/i;,/.. i„l,. ^j.o-ììi) Ehi: in. vi iwtl. Ai. occ. Fam. XXIV. EQUID.1l. SoBr. 1)3. EQUIN*. Gcnus 33. Equus , L. 5«. E. caballus, L. Dcsert. Eni: or. ci As. occ. et centi: Obdo vii. pecora. Fam. XXVI. CERVID.E. SoBf. 47. CEKVIN,V. Genus 34. Capbeolus, Bi: (Caprca, o^ilh.) .)(). e. ciprea, .B/>. (Coiviis capreolus, i. — C. ilurcas, ,-///7.) Eni: in. ci ined. — Schrcb. l. i\i a, b. Scotio. (io. C. pygai-gus, Bp. (Ccnus pyR.irgus, /'«//.) Sc/ircl>. A.'!, s. et finii. Ehi. Genus 35. Cervus, L. (EUplms, Smiih.) Gì.' C. claphus, Z. ( C. vulgaris, i. — e. nobilis, Klein Eur. iiied. As. s. — e. grrnianicua, tìr. -— C. Iiip|>cl.iphus , ^lii/.) Scfweb. l. 347, a. b^, e, d. — 336 — 6'.4.' C. coi'sicanus , Dami. ( C. cla|ilnis, vai. corsic.imis, Gin.) Iiis. Corsica vi Sdl- dinia. Genus 36. Dama , Gì: ( Hangifor, Sm. pari. ) ()!}.' D. platjccros, Bp. (Cpimsclama, /.. — Dannila , y^/- Sardinia, Hisp. ^fi. ivit. m. — Dama vnlgaris, Ocrtn.- — C. niamicus, /■'. Cttv. s. Iiospil. pei' totani vai.) Fit. it. fi'^. — Sclirch. t. 249. a, b. Eur. pi: Ins. Brit. Gcnus 3j. TahANDDS , Plin. Og. (Rangifcr, .//iwv. m. ) 64- T. rangifcr, 2?/.». (Ccivus taiandus, i. — C. langifcr, Gr. Zoìia aixtic. iiiont. — e. coroiialua, Gcoff.) Schrch. t. i^'Ò. a, h, c, dj e. Lapponia. Geiius 38. Alce.s , Gasar Smith, 65. A. palmatus , Gr. (Cervus alces, L. — AIccs m.iclilis, Eur.arct. ad or. A.S. Ogilb. — Alce , Pini. ) Schrcb. t. 246. a, b. s. occ. Fam. XXVIII. BOVID^. SuBF. 49. ANTILOPINA. Gcnus 39. Saiga, Gr. (Colus, Suabo.) (Ì6. S. tataiica , Gr. (Capra talarica, i. C. saiga, Farsi. Rossia CW. 01. As. S. Antilope saiga, rt scythira, l'ali. A. Collis, .S'/«. Ibcx inibeibis , Gin. ) Schrcb. t. 2j6. Sudi-, .'io. CAPRINA. Genus 4o- Capr», L. 67. C. caucasica , 6ii(/(A;;.'if. (/Cgoccrcs aninKin , /',i//. .lei. Caticas. suininit. Pctrop. 1779'. 16, 17.) Schrcb. t. 281. b. 68.* C. ibcx, L. (ibcx, /7i/i. — C. alpina, Oiiiaiiitu. — Atp. IIclv. Aosta. Oipricornis , Gl-sh. ) 69. C. pyrcnaica, Scìiinz. Dcnksck. dei scliwciz. Oc- Moiit. p) icn. sdì. de. lab. I . — 337 — yo. C. ajgagrus , Gm. ( .'E;;occriis Kgai;iii», l'ali. — dome- jélp. caucas. et As. stica'f liircus, i. ) OCC. C. sibiricai Meyer (lliex sibirìcariirti , l'ali. — C. ibcx, .Scltri-h. — C. Pallnsìì , Schitiz.) miniine riirop.T.1. Genus /('• Ovis, L. 71. O. orionlalis, Gnt. (.tgoccios musimon, l'ali. — Ovis I/n. Cjpi: Ai. ucc. inusiinun , var. a. liraiult. ) yi.' (). imisinon , B/). (C.i|na niusmun, Ir. l'n. il. tali. — Corsica et Sardinia Mtismon , Ptin. ) Ins. Hisi). m. O. arics, L. (O. iloincsiica, Di-. — Capra ovis, Dlum. iMusnioi) arips, Scln-ank.) uiùqiic doincstica. Gt-TUis 42. Rui'iiAPriA, Plin. Bly. Sin. (Captila, A'. .< HI.) ^3.* R. capella, Bp. {Cafra riipirapra , L. — Capella rupi- Alp.Helvet. As. OCC. capra, A', it Bt. — Antilope rupicapra, Pali. — Tragus c«ilor , Gr. ) — 310 — ()3.' V. serolinus , Daub. Gin. ( Vcsp. nociula, Ginfjf',; Eui: in. ci iiwd. /I^. noe Alici. — Vcsp. rauriniis, Pali, — V. Wicdi, Okrni, occ. riifcsccns, Brm. — Vcspcrus ecrotinus , A', ii lìl. — ripìstrclliis sorotinus, /?/>. — Scolophiliis serolinus , Or.) Scìircb. t. 53. — Fn. it./lg. qi\.' V? alcytlioe, Bp. (Pipisirollus .ilcyilioc, «/'. l'n. il. fìi;. Sicilia. — Vcsperugo alcyllioc , A', et DI.) f).*).* V. ai'islipjie, Dp. (Pipishcllns aiistippe , P[i. Fn. il. fisi- Sicilia — Vcsperui;o arislippc, A', ti /?/. ) qfi*. V. Icucipnc, Bn. ( Pipistrellus Iciicippo , Iì/k Fu. il. fi;;. Sicilia. — Vosponi^o Knirìppp, A', i-t DI.) ;)-.* V. Savii, Bp. ( Pipislrclliis S.1TÌÌ, /?/'. /•''!. II. fig. — Italia, Paliiiat. Vcspcriigo S.ÌVÌÌ, K. ri /?/. ) 0)8.* V. Boiiapartii , 5(I17. ( Pipislrcllus Bon.np.nlii, /. Fn. Italia. i'-f'S-) qq. V. borcalis, Bp. (V. Kulili, Nilss. III. fig. — Vespe- Succia. rugo NilsàOni, A', el Bl. Vespertilio bore^ilis , Nilss.) Quid Atalaplia sìeula, linjìn? — Quid Vesp. stenotiis, Brm? — V. inclanopterus. lìnn? — Quid Vesp. ini- nutissinius , .Schinz? GcnUS 52. PiPISTBELLUS, Bp. (Seolophiliis, Gr. — Vcspcrus el Vespernco, A', ci III.) loo. P. Pvatliusii , Bp. (Vcsperugo Natliusii , A', ti Bl.) Gemi. s. lOI.* P. Kulili, Bp. (Vespertilio Kuldi , Nuli. — Vcsp. vis- Italia, Dalmal. ' pislrcllus , ^ai-i. — Vcsperui;o Rullìi, A. <( Bl. — V. niai- ginatus, yFtchah. ncc .4uct.) Fn. it. Jiff. 102.' P. margìliatUS , i?/;. (Vesperlilio mari;inalus, Crcizschm. — V. albo-liinbatus , A*(if/f/'. — Vesperugo marginatus , Sai'dinìil , yis. occ< K. ,1 Bl.) Fn. it. Jig. Aji: s. io3. P. Ursula, Bp. (Vesp. Ursula, ll'ii^n.) Grcecia. Io4- P. typus, fi^. (Vespertilio Ipipislrellus, /)nii/i. Gm. iV/irri. Euv. S. OCC. t, 54. Kuhl, V. pusillus, Brm. \. pygiiireus, Lcach. jun. — V. bi'acliyolus, Baili. Temi». — Scolophilus inu- rinus, Gr. ncc V. liiurinus , X.) io5?'P. iiigiicans ? Gene. (Pipislrcllus Cenci? Siljs — Sniilinia. A'evperlilio pipi>ticllns uicrirans. .4lli Congr. 7*ol:) — 341 — Geims 'l'.ì. Barbastellus, Jip. nec Gì: (Sync.ins, A'. ,i in.) inf)' R. Daillll'llloni, lìdi. (Vcsp. baihasiclliit, .ScArei. t. .l'i. F.iimi,. iiiiiv. — Udirli, rornimmis, Gì: — II. iiigcr, ^lii/. — Synolcis l>.irbastrllus , A . el HI. ) S08F. r.i. KlIINOLOPHINA. Gcnus 54. Rhinolophus, Geoffì: 107. R. clivosus, Cretzschm. Rupp. Atlas lab. 18. Eiir. m. ad or. As. occ. Ajr. or, 108.* R. lenum-ctjuinum, Lcach. ( Vrspc.lilio feimm- Eia: in. iiicd. occ. -cquiniim, Daiib. — Rhinolopliiis uniliastalus, Gcnffr.) Sc/ireb. t. 52. y." Slip. 109.* R. liippocrcpis, Hcrin. (Vesp. fcrnim-cquiniim minor, Eur. in. et incd. As. Daiili. Rhinol. Inpposidcros, l.iach. [Ih. Mliasta- OCC. Iiis, Gcojffi: — Vfsp. liippo>ii- niitus , .Moiitag. — .\orlilio liipposiilcros , /ÌccIki.) Sc/ireb. t. 5i,. f. inf. Ordo X. DESTI.*:. Fam. XXXVI. TALPID^E. SuBf. ()C. TAM'INA. Geiiiis ^5. Talpa. I IO.* T. curopjca, L. — Bp. h. Fn. it. tal,, f. Eur. iiniv. As. s. ■M.-T. r.-ron. Sm'i. — Rp. h. F„. il. lab. /. Ilnlin. Gallio. — 342 — Fam. XXXVII. SORICID.E. Scnr. ce. MYOGALINA. GcnUS 56. MvOGALEA, Fisclì. ( Myofj.ile , Oli', lice. Falli: — Capiios, //"n;;/. ) II a. M. nioscliala , Kiscfi. ( Cisloi- moschatus , i. — Sorox Rossia dir. in. et or. moscli.ìlus, Pilli, — MyO|;aJr moscovita, Desili.'^ Schreb. I. I ;h). Genus 5^. Galemvs , Tfagl. (.Mjg.iliiia, firo/7'.) II 3. G. pyiTliaica, Tfagl. ( Mygalinn pjrcnaica , Cwcnffv. 1\T. pyren. Tal /ics. Meni. Mits. l tnh. i5 f. i, 2.) SuBF. 69. SORICINA. Gflius 58. CnossoPUS, Tfagl. (Hyihosoicx, Ihit'ctii.) I l/).' e. fodieii.s, TT'agl. (Sorox foiliens, Pali. — S. Dauhcn- Euv. ined. ci in. jir. Ioni, Erxieb. — S. ciliatiis, Sowi-ihy — S. hydi-opliilus , OCClfl. Pali. S. Hornianiii, Dui'. S. bicoloi-, Shnw. — S. niiviatilis, lìechst. S. conslrlcluà, Hcrtn. S. sta- gnatilis, liriii. — S. rivaliti, finn.- — - Cr. intisrultis, ff'agl. Cr. p^iltini!), It'a^l. Ampliisorcx Pernianti, Gr. S. niacroiirus, Leìun. — S. cariiiatus, Hiim. S. nalans, fimi. — S. nii;riprs, Mi-lch. — Cr. Linticana, Gr. — Cr. lilarrourus, Gr. S. remifcr, Ginjfr. — S. aiiiplii- biiis, flrm. S. coliaris, Gcn/fr. S. uilicolor, Show. — S. lineatus, Ginffr. — S. leuciirus, Shaw. — Cr. ciliatns, Gr. — S. Gmelini? Pali. — S. siiavcoliiiis? Pali. IX f. ■ì — S. coronalus, Mill.?) Scllicb. t. ) <3 I . Gciius 5l). SoBEX, />. ( Anipliisorcx, Dui'. — Corsira, Gr.) II 5.' S. araiieus, L. ( S. vulgari», L. Naih. NiUs. — S. lìur. iiiiii'cr.i. trlragoniinis, f/i-rw. Dm'. — S. conslrirtus , Geojfr. — S. llrrinaniii , llolaiiilii: S. iiirlanoiluii , cgiiriiimis — 343 — ot rliinoloplius > '/'"o'* — S. labiotns et casUncus, Jetirns S. riiiiictilarìus, foiliriis rt n-rmil.'i, fiiclisr. — S. Daulientoni, /laitloii. — Corsila viilgarìs , Gr.) Bp. Fu. il. fig. 116.* S. nipinus, Scliinz , Svlys , Bp. Fu. it. Jig. yilp. Helvct. I I ^.* S. Antinorii , Bp. Fn. il. Jig. Pcilemont. ? 118. S. pvgmmus, Pali. Glog. La.rin. Natii. Bh'. Dm'. Fin: iiicil. prtps. ad (Nihs. forsaii divcrsus lalionc iaiul:i;!) ( S. mi- oi.Siicc.m.yis.s. niitiis, L. — S. miniilÌ8»imus, Zimm. ■ — S. niinimtis , Geoffr. — S. exilis , Gin. • — S, CTCìiticns, Lnxffi. S. ptimilìo , /l'agi. ) IH). S. l'uslicus, ye/i)7j.?. (S. Iiybcrnicus, 7env;ij. .sv/rJ. — //!«. Biit. Scania. S. pumilus? f. ViUicii. I^tls!. — Corsira niblica , (rr.) Genus 60. Pachvura , Seljs (Sunkiis, Elucnb.) 1 UO.* P. ulrusca , Bp. (Soipx clruscus, .SVu'i — Crocidura lUll. nwd. ci ni. olrusca , Srhs. ) (ìcnus Hi. Crocidura, Tf^agl. (SorcA, Dur.) ì'M.' C. musaranea, Bp. Fn. il. fig. ( Sorr\ araneus, Eni: nicil. et in. .Schrib. I. 160 ncc Limi. — Crocidura aranea, Srtys. Gr, S. russulus, Ziiniti. S. pachyurus, Kthter S, po- gasitcr, major, fìmbriatus , ot nioschatus, /f'a^l. — - S. iundorus, Sat'i. ) far.' ihovacica, Bp. Fu. il. Jtg. (Sore\ ihoracicus,ò'(ii'/.) Elruiia. (raiissiiii;)) laii.* C. leucodon, Selys, — Bp. Fu. il- fig- (Sorcx leu- Eiu: incd. et in. ad cmlon , Hcini. ) Sclweb. t. 1 5g. d. occ. Fam. XXXVIII. ERINACID.E. Sdbf. 73. EKlN.\Cli\A. Genus tìa. Erinaceus, L. ia3.' E. eui'opajus , L. ( t. caninus il siiillcis, (idi//;. — • Eur. imivcrs. E. vuliiaris , A. — V.. aiiriculatu» , lltU. — K. ^ibì^cu^ , — 344 — i-j.^. E. auritus, Pali. ScIiivIk i. i<ì^. Eiiro/j. mcr. mi or. yts. occ. ÀJr. or. Onoo XI. GLIRES. Kam. XXXIX SCIURID^E. Siuif. 74. SCIUlilNA. (iciius ()3. Sciuiius , L. iu5.' S. viilijaris. (S. vaiiiis, l'ali. — S. dirnpwiis , tir.) S) l^■. Euroi>. iittd. L. Schn-h. t. 21 a. ^^. s. Fai: alpiiius, F. Cm\ Maintn. lab. ìilh. (S. ;\lpiiuis. Moni. j>}rcn. Ctif, — S. vulgaris nigcr, Schrth. /.aia If.) I36?'S. italicus, Bp. Fu. it. fi§. Italia m. ci mcil. 12". S. aiiouialus, Gii/(/<'"..iricui,, l.uhi.) Domi. lab. -Vj.. lal.lat. f;r. -i-f-'l!)- /.' 2. v/.<. occ. — 345 — l33. S. flllvus, Licìit. ( Arctoniys fulviu , Liciti.) Folgam inter et U- ral. lat. gr. U'^Q- As. occ. i34- S. undulatus, Tcinm. Schreb. Seljs. Eversm. Rossia eur. or. lat. ( S. rulesccn» , K. et Ut. S. giiUatus ? Temm. Sel/s ^ gr. 49"56. ncc llieliardi. ) Schreb. t. 211. b. Genus 67. AncTOMVS , Schreb. i35. A. bobac, Schreb. t. 209. (Mus arctomys, Pali.) Europ.orient.iat.gr. 49-55. As. s. i36.' A. marmota, Schreb. t. 207. (Mus marmota, i. — Alp.FIelvet. Hùpan. Arci, alpinus, /■". Ciw. — Marmota alpina, Blum.) Ital. Germ. m. Fam. xli. murid.e. Sd»f. 77. MYOXINA. Genus 68. Myoxos , Zimm. 137.* M. glis, Schreb. t. 225. (JIus glis, dW. m. — Sciu- Eur. m. et nied. nis glis, L. — Glis csculcntiis, Blum.) i38. M. dryas, Schreb. t. aaS. a (M. niicdula. Pali.) Eur. or. As. occ. iÌQ. M. quercinus , Bp. (Mus qucrcinus, L. — Myoxus Europ. med. et m. nitela, Schreb. t. aa6. ) Sicilia. i4o.* M. avellanarius, Desm. (M»s corylinus, j4lb. m. — Eur. in. et occ. Ins. Mus avellanarius, L. — Myoxus muscardious Schreb. I. 22; Brit. — Muscardinus avellanarius, Gr.) ScBF. 78. DIPODINA. Genus 69. Dipus , Schreb. n. Scirtopoda, Brandt. i4i- D. hallicus, Jllig. (D. lelum, Lichi.) Rossia eur. or. austr. et As. occ. 44 — 346 — b. Dipus, Brandi. i4'J. n. sagitta, ( Slut lasiita , l'ali.) Schreb. t. 229. As. s. e.rtra Eiir. tc- .?tó Ei'crsmanno. Genus 70. AlACTAGA , F. Cui: (Scirtcln, lìramll.) 143. A. acontion, F. Cuv. ( Miis jaculus var. minor s. Bossiaeiir.or.ltil.gr. pygmx» , PalL — Dipus minutus? /Ili: — D. acontium, 44"4^ *' ultra ad Pali. — D. pygm^ciis, Liciti. Sfiringm. i. Sj. ) austr. l44- A. jaculus, Bp. (Mus jaculus, Pali. var. major — Dipiis Bossiaeur.or.lat.gr. jacuhisf Dtsm. — D. alactaga? O/iV. — D. vcxillaris? ^9-5G et ultra ad Brandt. — ■ Cunictitos saliciis ? Gin. — BIus salicns ? borcaìu. llaj-nc — D. clccumanus? Licht. Springin. i. ifì /ìy. i — Alactaga vexillaris ? Gr.) Schicb. l. 2 1 8. Shbf. 79. MURINA. GcnUS 71. MebioNES, ///. nec F. Cui: (Gcrbillus, .luci.) 145. M. tamaricinus, Kiihl. (Mus tamaricinus, Pali. — Ad Mar. Caspie Gert>iUus tamariscinus, Desm. — Psanimomys lamariscus , Gr.) Schreb. t. 23a. 146. M. meridianus , K. et Bl. (AIus meriilianus, Pali. Bossia m. atl or. ■ — M. loDgipes , Pali, — Dipus meridianus, Pali. — Gerbillus lon.;ipcs , Z)i5m.) Schreb. t. 23 1. l^n. M. opimus, Licht. (li. tamaricinus? Everm.) Circa ostia flumiii. Ural. Genus 72. Sminthus , K. et DI. (Nordm.) i48. S. lorigcr, JVathus. (S. Nordmanni? A', et HI.) Crimea. Nordm. Mamni. Fn. poiit. Demid. t. 3. i49- S. betulinus, Nilss. (Mus betulinus. Pali.) Schreb. Scania, Bossia. t. .84/ I. — 347 — Genus "ji. MiCROMTS, Dehne. ifjio. M. vagus, Bp. (Mus vagus, Pali. — Muj suhiili»? As.occ.ed Eur.finit. Pali. — Sminlliiis vagui , j4ti//.) Sclireb. t. lii/^ f. 2. i5i? M. agilis, Dehne j Mem. cum fig. Germania. iSa. M. agrarius, /?/). ( Mus agr.nius , Pali. — M. agilis? Gcnn. prces. s. Ros- Drhne.) Schrcb. t. 182. sia, As. occ. i53.* M. miiiutus, Selys. (Mus minuius, Pali. — M. so- Etir. m. et ined. As. ricinus, Uerm. — M. parvulus, Herm. — M. pcndulinus , OCC. Htrm. — M. caui|icstris? 7^. Cut'. — M. messorius, .V/idM'. — M. avrnarius, ll'olf. — M. piatcnsis, Ocskay l. 68 — M. oryzivorus, De FU.) Sc/ireb. t. l83. Genus 74- Mus, L. (Musculus, liafiu.) a. Mus. 154.* M. Peccliiolii, Bp. (Quid Mus incerlus? Savi.) Italia med. i55.*M. sylvaticiis , L. Schrcb. t. 180. Etir. itnivers.As.occ. l56. M. lioitulanus, A'onlin. {:\\. Nonlmaniii , A', ti Bl.) Crimea. Fn. poni. Mamm. t. 3. iSj.* M. musculus, Z. (Mus, ^«((V/. — jr. domeslicus, ///i. m. Onm. ferrar, orb. — ^I, adclaidcnsis, Gr,') i58? M. islandicus , Thieneni. Beise t. 8. Islandia. b. Rattus. iSg? M. leucogaster, Pictet, nec Angl. (M. «ylvestris? Br. Helvclia. — M. iicrooralis, Pici.) 1 60.* M. tcctoruui, Savi. ( M. alcxandrinus, Srijs nec Gcoffr. ) llatia med. et ni. Fn. il. Jlg. Sardinia. 161.* M. decunianus, Pali. (M. noncpicus, Br. EixLli.) As. centr. ex qua in Schreb. t. 178. Eur. tota et Ani. l6a.* M. rattus, L. (Mus ratlus, ^ll>. ni. — M hibrrnicus, Eur. unii', ex qua Thompton) Schreb. t. I jg. inAm.etc.exclusa It. m. In Anglia extinctus. 348 Genus jS? Mdscclus, Seljs. i63?*M. fnigivonis, Rafin. (Myosus siculac, Less.) Sicilia. i64?*M. dichiurus, Rajin. Sicilia. SvBF. 80. CRICETINA. Genus 76. Cricetus , Pali. i65. C. nigricans, Brandt. Caucasus. ì66. C. IVumcnlarius, Pali. (Cricetus, yilò. m. — Mus Eur. med. ad or. cricetus, L. — Cricetus vulgaris, Detm. — Porccllu» As. OCC. S. frunirnlarius, Schwcnkf.) Schrcb. i. 198. a, b. 167. C. arenarius, Pa//. (Mus arenarius, Gni.) 5t7i/c&. <. 199. Eur. in. ad or. As. OCC. 168. C. phffius, Pali. (Mus phoEus, Pali.) Schreb. t. 200. Eur. m. ad or. As. OCC. 169. C. accedula, Pali. (Mus accedula, i'oH. — M. mi- Eur. maxiin. or. et gratorius, ErxUb.) Schreb. t. 197. As. occ. Fam. xlii. castorio^. SiiBF. 81. CASTORINA. Genus 77. Castor, L. (Lalax! G/og.) 170. C- fiber, L. (Castor, Mlian. — Fiber ponticus, l'iin. Flumill. Europ. S. et — C. galli», Ctoffr.) Schreb. t. lyS. med.DwinajElba, Rhodan. ScBF. 82. ARVICOLINA. Genus 78. Lemmus, Cuv. (Cuniculus, H^'agl. — Myodcs, Pali.) a. Lemmus, (Hypudieus, Scfys.) 171. L. lagurus, Bp. (Muslagurus, Pali. — Myodcs lagu- As. ccntr. et ftnit. rus, Pulì. — Cricetus! lagurus, Aliq.) Schrcb. t. \Cf3. Eur. — 349 — I». Myodes, (Gcorychu», Sehs.) 172. L. torqiiatus, Desm. (Mua torquatu., l'ali. — Myodc. fiossia boreal. circa lorriiiatus, l'ali. — Arv. lorqiialui,&/.-5.) 5t7//ei. M conomn9, Mitlct — A. fiilvtis, Selys, Gcoffr, ncc Afillct — Microttia grcgarius? Schranh. — A. arTrnsìs, Scliim.) Sdirei), t. 19'- 186.* A. Savii, 5e/r.«. (Aiv. an-alis, II/'. /Vi. il. fìg. — Italia. A. Scljsii , IWchioti.) ìSy. A. iiu'crtus, Sclys. Moni. Gali. iner. Quid Arvic. (Itiodpciincostalns? St-lys. — Quid A. iii- r(>rincilia (R.iillnni? partini) .Sclvs. 1S8. A. subtcìTant'iis, 5<'/).t. ( Arv. pialonsis. lìaillon. — Gallin boi: Bclg. A. .Trotioinus , /iosc.) i8(). A. socialis, Sflys, (.Mus socialis, l'ali. — Mus 511- As.occ.etRossìaew: Raiiin? /., Miiii mii iiiiiis r .V. (■m.) llut.villìC Oi: C. lIvpudKUS, (Myodcs, Schs.) 190. A. Dccouomus, Eveisin. (Jliis ;rconninus , l'V/ii/i:. — A. Na- Alp. Helvel. iwninil. gerì , Schiiìzs vix a vero A. xconomo distiiictus apiid Eveiànianmiin. ) 192. A. lulilus, Sclys. (Mus lulilus, J'all. — Loiumus ru- Lappoiiiaj Rossia s. lilus, yUss.) Sclircb. t. 1B8. Sil'iiia. iy.5. A. glareolus, A. ci Bl. (Mus glaicolus, Sckrch. ■ — £ui: incd. unifera. s. ÌNIus rutilus, vai*. Pali. — Arv. riparia, l*n;v. — A. fui- et 01: vusj Milti-t — A. ruliiiliis, Selj^it, iSSg A. rufesccns, Setysy i836 — Lcmuius rubidus, Baillon. — L. gla- reola, Kilss. — Hypudxus liercynicus, Mchlis. ) Scili eb. t. lt)0 /'. l()l a. F.w. XLIII. BATHYERGIDiE. Sdbf. 84 ASPALACINA. GcnUS 80. CfITHONOERGUS, Noidlll. (Lcnniioiliys? ini.) 1C)4' C. lalpinu.<>, A. et Bl. (.Mus lalpinus, (ini. lice l'ali.' lìos.lin lìicd. As. OCC. Sp.Tlax niurintis, l'ali, Batliyrr^ns lal|iiu(is , lìrantf — Gcorychiis talpiniis, l.ichi.) Sdirci), t. 2i)5. — 351 — Ge.niS Hi. Spalai, Guì,U'mt. (Aspalax, W,.. — Aspalomj-., Urm.) 195. S. fypl.lus, //% (M>., ,y,,l,l,„, /'„//. _ Appaia. Eur. or. pra-s. mer. tyj.lilns , Scltrtù. I. aof. — Spalax major , fùrìrk Spalai miciophthalmiis , GuU. ) JSonlm. Fn. Poni. Maiiiin. t. 2 . a.) Icucotlon, Nordin. b.) xaiitliodon , Aonlm. (nonne sp. «listine!.?) 196? S. Pallasii, Norcini. (Ommaiosicig„s I'all.,sii, A-. ,, III.) Caucasus. Fu. Pont. Mainm. t. i. Fam. XLIV. HYSTRICID^. SuBF. 86. HYSTKICINA. Geiius 82. Hystrix, L. 197.* H. cristala, L. (lly.trix, a,-.,.) Sc/ucb. t. ,6y. Far. nwr. As. occ. Afr. s. Fam. L. LEPORlD.t;. Sdbf. ij(;. LKCUfilNA. Gciius 83. Liii'us, L. a. Lepus, Baj. ■ 98. L. aquilonius, B/as. (L. variabili, hjbri.lus, /'„«.) Far. bor. Schreb. t. 235 e. i99.'L. vai-iabilis, Pali. (L. timidus, L. Faun. s.uc. — Alp. Eur. centr. L. albm, //-„..„._ L. septentrionalis, Lek.) Schreb. Fur. s. As. S. t. 235 a. b. aoo. L. borealis, JVi/ss. e j- ' òcnndinavia sepl. 20. .' L. hiberaicus, rarrell. (L. variabili^, .a.? A". ., tìl. //ibama. — L. liinidus, 13. Jrnjns.) 2U2.»L. timidus, Z. Sjst. Nat. (L. vulga.i., L.-L. curo- Eur. uniy.excl.n,a.v P=e«s, /'«;/.) 5c/,rei. r. 233. ^<„.. „,-„.,„^ _5^^ Quid L. caspie»? El,ra,h. — Quid L. bybridu. ? J-.,ll. quoimis Da,,. I .Selyi ex Rossia ni. ? — 352 — uo3. L. cancsccns, Nìiss. Scaudinmia mei: ao4. L. uicdilcrianciis, Wagner, (L. timidus , A.udr. ) Eur. iner. Sardinia. Schrcb. t. a33 e. b. Cuuiculus , Bay. aoS.'L. cuniculus, L. (Cuuiculus, .^(1117.) Schreh. t. 236. Eur. mer. ad occ. ao6? L. verinicula, Gr. (Iii»h rabbit. Athtn. Juwn. 1837.) Hibcrnia. Genus 84- Lagomys, Cm'. (Pika, Lac.) 307. L. pusillus, Cm: ( Lcpus iiusillus, l'ali. — L. ini- Rossiu ew. or. As. s. nulus , Sellici: — Lagomys pusillus, Desinar. — Ogo- tona? pusilla, Link.) Schrcb. t. 2^"]. -o-SÌS«S3a!-o- APPENDIX MAMMALIA DOMESTICA EUROPM. E D U C A B 1 L I A. Ordo I. PRm^TES. Fam. I. HOMINIDiE. SuBF. I. IIOMIMNA. Gcnus I. Homo, L. i* \\. sapiens , L. Var. al bus. far. ilavus. OnDo II. FERiE. Fam. vii. CANID^. ScBF. IO. CANINA. Gcnus 2. Cams, L. 3.* C. familiaris , L. Varici, inniimcr. — Aoini. Ii^vbriil ? FiM, IX. FELIDjE. Scur. 14. FELINA. Gcnus 3. Felis , L. 3.* F. domestica, Br. (F. caius domcsiicus , i. ) Iljbriil. ex F. calo et F. nianieiiKita , Rùpj<'t Ubique. In bor. ad otieiit. Ubique. Ubi q II 45 — Sò/ì — Fam. IX. MUSTELID.E. Sinr. iS. MllSTELINA. Gcnus 4- l'uTOnius , Cin'. 4.* P. t'uiu, Cu\: { Jluslcla furo, i. ) Anglia, Cmllia, (ul venanil. Cuinciil. i:f Africa. Ordo vi. BELLU.^. Fam. XXII. SUID.E. SiBF. 40. SUINA. Genu.s 5. Sus, L. S. scrofa , L. ( Vulc Ind. Mamm. tur. sp. 5;. ) Ubitfuc ex Eni: nicr. Pam. XXIV. EQUID/E. ScBF. 43. EQUINA. Genus 6. Eqdus , L. ' E. caballus, L. (Villo InH. Mamm. cui: sp. 58.) Ubili. CX (leSLTi. A.t. celiti: ci Ehi: nr. Genus 7. AsiNus, Gr. 5'. A. onager, Gì: ( Enims asinus, L. a. — Onager , Op- Ubique[lcìrisglacial. pian, l'ali.) exclusis) CX dcsert. far. domestica (;3. asinus, .-luci.) j4s. centi: et occitl. — 355 — Onoo VII. PECORA. Fam. XXV. CAMELID.E. SiDF. /,4. C.VMELINA. Gcnus 8. Gamelus , L. ti. C. linctrianus, L. Pati. (Baciiianos, ,irisi.) Sclireb. Domest. in Crimea, t. 3o4. Hab.indesetl. As. or. et ni. In canipis Taur. exAs. centi: 7.* C. ilromedarius , L. (C. diomas, Piosp. Alp.) Schreh. Domai, in Marca, t. ioò. Ital.Piice.Hab...:t In campis sabulo- .us et marit. Elrii- ricB ex Arabia. Fam. XXVI. CERVIO^. ScBF. 4;. CERVINA. Gcnus 9. Dama, Gesn. ' D. platyceros, Bp. (Vide Imi. Mamm. eur. sp. 63.) Ubiqueprces. in Ali- glia ex Snrriin. ! Gciius IO. Tauandus, Plin. T. rangifer, Bp. (Vide Imi. Mamm. eur. sp. 64.) Domest. in Lappali. Fam. XXVIII. BOVID.E. SoBF. 5o. CAPRI.\A. Genus IO. Capra, L. 8.* C. hirtus, L. Ubiq.prtes.ìn moni. An. liylirid. r\ C. sgagro, ibice, eie? — 356 — Gciius I I. Ovis, L. 9.* O. aries, L. Uhiquc. An, liybiid. ex 0. musimone ci ammonc? ScBF. 5a. BOVINA, Genus i a. Bos , L. ' B. taurus, L. (ViJc Ind. Mamm. eur. ap. 70.) Ubiquc {icnis aict. iMxl.) ex Europa. Geuus 1 3. BuBJLOs , Silìith nec. Og. lo.'B. buffelus, Gì: (Bos bubalus, I!r. — B. bubalis, i. Palud. Jtal. et Grwc. — Bos buffclus, Bliim. — Bubalus, .liti. m. — Eu- f.r As. m. ci Ins. balus fcrus inclicus, //oii e delle pinne die sì osscn'ano in alenai pesci (li mure, ne' i/./.a. Roma, Napoli, Mes- sina, Palermo e Venezia, che risaliranno vieppiù (piando verrà in luce il Manuale de" pesci del Mediterraneo promes.so dal principe 15ona]iarte, gode aggiungere (piattro forme geneiiclie che si a\ vicinano a' generi .ipogun. Paralepis, Brosntiiis, e Luta. Non essendo però riuscito a pro- curarsi eli (jucsli nuovi generi che mi solo indiviiluo, che non vor- rehhe ora jnulilare, giucUca non esser un avanzamento alla scienza il [Hibljlicare una caratteristica inconipletii di essi. Rammenta i già da molto tempo conosciuti cambiamenti nella forma della pimia dorsale, nella lunghezza del rostro, e nella scabrosità della pelle dello Xipliias gladins ; (juelli della pinna dors;ile ne' due sessi dc\ì' Jnlopics Jilanien- tiMts: le osservazioni simili fatte sopra alcune specie de' generi Diacope, .hpianrus , Btdistes , Lehias , ecc. pubbhcate nelle sue opere sui pesci del mar Rosso. Dice aver riconosciuto che le diverse specie di Lehim ilei Meditenaneo , descritte sotto i nomi di L. caleritana, BoneUi, L. jUmi. Costa, L. nigrupnnciatiui, Wagler. Jphmùiis fasciatns edJ. na- nus, Nardo , tutte devonsi riferire ai due sessi d' una sola specie , che jjroponc denominarsi dal suo primo scopritore L. Bonelli. I giovani ilei Lophins piscaturiiis . gnusUi le sue osservazioni, hanno il corpo e la testa compressi, e son muniti di giandissime pinne pettorali e ven- trah. La Luta elongaUi, Risso, quando è molto giovane, ha le pinne pet- torali lunghe più della metà della totiile lunghezza del corpo, ed i suoi laggi sono isolali. 11 Sajris Camperi ed il Belone aens hanno nella prima epoca della loro viti» la mandibola brevissima in modo da prender que- st" ultimo pe.sce per un Ilemirampìnis. Da tali osservazioni l'autore ha potuto riconoscere un giovane del Sarris Camperi in una di quelle figure date nella Fauna it;ihca dal principe Bonaparte, per sottomelterie ap- punto A giudizio de' naturahsti. Descrive un Mnlliis piccohssinio di Mes- .sina. che i pescatori tUchiarano un:iimii;iiuente essere il giovane del M. mminleliis (ciò che pare dubbioso al dott. Riippell). il quale manca di — 359 — linea latnralo visibile, ed è quasi privo di scpiame. Indica il mezzo di riconoscere i due sessi tleilo Xirii-/if/iys ciiltnitiis pel diverso colorito, almeno nella stagione della propagazione. Parla di ima imnva specie di S/iiriuas scoperta in Messina, clic cliiama «/ì,'(T. Es.sa può toUilmente gon- fiare; il suo venti-e; le pinne ventrali si trovano collocate al disopra della metà del corpo. Altre specie ili pesci da lui scoperte in Messina si ri- serba descrivere in una pubblicazione speciale; ed osserva soltanto es- sersi convinto, per l'esame ripetuto tli molti indi\-idui -l'i venti, che il Gonostoina non ha qiicUe spine alla base della j)inna caudale, indicate come carattere generico dal Kaliiiescpie, mentre per l;ili prese le ajìofisi delle vertebre, venute a nudo per qualche casualità. K di più. sostiene che il C/imiliot/iis setìnotua possiede una sola j)inna dorsale, e non due, come si trova descritto e figurato in pubblicazioni recentissime. Il dott. RiipjjcU presenta in pari tempo i disegni delle cose più notevoli osservate, e gl'individui in natura delle specie nuove o più rare, di cui ha tenuto parola. Terminata la l(!tlura di questii memoria, il Presiilente rende elogi al dott. Riippell, j>er le interessanti osservazioni con le quali ha reso un vero servigio alla scienza, studiando i pesci nelle varie età loro. Non dubiUi della novità dello S/omiiis; ma ritiene per fermo la esi- stenza di due pinne nel C/miiiiuilus da lui figurato , e dice molti fatti negativi non valere a distiuggerne uno positivo : non ammette il Mulliis descritto come giovane del surnmlettis; gode siasi riconosciuto per giovane del Sayris Camperi uno dei pesci da lui figurati come dubbio. Ritiene col Riippell l'unicità di specie delle Lehias del Mediterraneo tlescritte con diversi nomi da diversi autori, ma protesta contro la creazione di nuovo nome, dovendosi ritenere alla specie complessiva ffuello di L. cah'rìtana, di tutti il più antico. In ciò convengono il prof Gene, il dott. Nardo e il Segretario. Quest'ultimo aggiunge, che alle differenze di colorito che si osservano fra i due sessi di questa specie, debbono anche aggiungersi una figura e posizione di pinne notevolmente diversa, e principalmente la forma delle saiglie ed il modo com'e.s.se rivestono il cranio e la nuca: ilifiercnze per le quali 1' autore della Fauna del Regno di Napoli considerava la sua L.Jlam distinta dall'altra, comecliè organiche. Il ilott. Ruppell confessa non aver avvertita alcuna tlifferenza nella forma delle pimie, e che doveva tal fatto contestarsi. Si — 360 — disforn" iiiollro dai suddetti sulla volenosil;! dal volf^o attrihuiln alla ramo di (jucsli pesci, la quale si riconosce non assolutamente venefica, ma senza dubbio insalubre, e causa di dolori e coliche intestinali, sic- come il prof. Costa dicliìarava. Il dott. Naido dice che in Venezia essa riesce positivamente velenosa pei sorci, non per i gatti. Relativamente allo Xip/iitis gltufiiis il dott. Nardo assicura che in molti individui, non maggiori di un piede, da lui osservali, non ha trovati tutti (jue' caratteri che a' giovani dello X gladìus si attribni- scono: la rpial cosa raflorza il sospetto che vi sia nel Mediterraneo più d ima .specie di Xifi/iùis ; e deve impegnare gì" Ittiologi a ripetere le ricerche e lo studio delle diverse età di questi pesci. Il Segretario comunica pure in tal circostanza le differenze osser- vate da suo padre e da lui stesso ne' due sessi de' Gronghi. Es.sa con- .siste nella posizione dell'ano. ISenia.schi lano si apre cjuasi alla metà della lunghezza del corpo, mentre nella fenmiina è presso al terzo po- steriore 5 la qual differenza è dovuta alla parte caudale, più prolungata ed acuta ne' primi, più l)reve ed ottusa nelle seconde: carattere che aggiunge analoifia fra «juesti pesci ed i serpenti. Il principe Bonaparte ed il dott. Riijipell riconoscono la novità e l' inqiortanza di tal fatto. Il sig. ^'erany comunica alcuni frammenti per servire alla fauna de" molluschi nudi deUa Liguria. Dopo una breve introduzione, egli dà un catalogo de" generi trovati finora, dal quale si rileva che qne' mari riguardati come ass;ii poveri sono invece ricchissimi di tali animali , contando per ora 12 generi e 27 specie di ccfalopodi, 7 generi e 10 specie di pteropoili, e 20 generi e 75 specie cU gasteropodi nuch. La maggior paite della memoria è composta da osservazioni sopra specie rare e dubbie, e dalla descrizione di molte altre nuove, alcune delle (juali egli eleva a tipo di generi: tutte accompagnate da bellissime figure tratte dagh animali viventi. Quanto a" cefaloj)Oih descrive una nuova Grangia . Leach, Histio- teiUÌiis , à' Ovh. 1 da lui dedicata al dott. Riippell, che cUff'erisce dalla Boncllicuia principalmente per la irregolarità delle liraccia, e della mem- brana che le riunisce. Dichiara non esser ammissibile l'unione fatta da Canlraine del Loligo todanis col L. sagil/atus. Fra gli pteropodi cita . da lui trovata nel Mediterraneo, la Hjalca depressa. d'Orb. . ed indica il modo di rinvenire gli Pnciinioderniori. — 361 — Assai più nnniorosf sono le scoporle in fatto di molliisolii nudi gasteropodi. l',f;li |ja trovato i 2 spiuic di L'o/ii/ia. tra le quali inoIU- nuove, (li cui però so.spende la piiliblicazione, sapendo che il sig. Qiia- Irelagrs sUi pure per pubblicare le sue .scoperte fatte di reconte in Sicilia. Non anmiclte però il i;cncrc Kolidina delio stesso, avendo nelle 12 .specie di lùilidin il pa.ssaggio dell' un genere all'altro, (jla il Tcn^ipes da lui trovato nel porto di Genova, ed a.ssicura averlo veduto nuo- t;ire su|iiii() alla superlìcie delle acque, e non mai veduto camminare coir aiuto delle papille biancliiali. Annuncia due .specie di Calliope, ed a.sscrisce, contro il detto di d'Orbignj', che gli organi sessuali .sono separali . e ne descrive le uova ed il loro sviluppo. Crea il genere Jaiius per un mollusco vicino al genere P'crniilia di Alden o Zrplìjririn ili Quatrefages, il f[uale è fornito di sei file di pajMlle branchiali tutto al- l'intorno del corpo, ti'annc la coda, i cui tentacoli superiori sono riu- niti .sopra una base conunie. e Taiio è' sopra la linea medio-dorsale. Ne descrive l'accoppiamento, e lo sviluppo delle nova, le tpiah sono poste in fila 1" un dopo 1' altro. Ne dedica la specie tipo al march. .Spinola. (]ita una osservazione fatta sopra la niobilitii delle papille branchiali staccate dal corpo delle Eolidia, Calliope, Janits ecc. , e se ne vale per combattere il parassitismo delle flidatis . Planaria, e P'èrtuniniis. Crea il gencie Lomanotiis, vicino alle Tritonic. per un mollusco nuovo, for- nito di sei tentacoli, quattro piccoli posti sul velo frontale, e due più grandi a clava racchiusi denti-o un cahce quadrilobato, e con le bran- chie a frange irregolarmente festonate e dentiite, attaccate longituthnal- mente a lati del corpo ed ai cahci. La specie è dedicata al prof. Geni'. Fa osservare che il poljceriis varia moltissimo di colore, e conseguen- temente che il Uncatiis di Risso non è che la Doris coronata di Mùller. e che ei vi riscontrò .soh sette lobi branchiali, e non otto quanti lu- indica d'Orbigny. Annunzia a\er osservato 1 9 Doris, non compreso il polycerus e Venploramris: ne descrive una sola straordinaria che detUca al maich. Pareto, la quale ha l'orlo del mantello costiuitemcnte rove- sciato, e formante \uia spec'ie (U muro eh cinta sul dorso: le branchii' composte di otto lobi bipinnati, isolati, poco rctrattih in modo da non poter rientrare nel corpo: la testa sporgente fuori del piede e tlel man- tello, e quasi triangolare, stando la bocca sotto questo triangolo, i cui angoli alla base sono i tentacoli. Citii tre specie di DiphjUidia, la li- 46. — 36i2 — nfiitd. Otto: \a fìttstiiìosd, Scliultz: e la wrnu'nsd . (laiitiaìiu': ili (|n("- st' ultima ebbe le uova che sono disposte a monile come (juelle delle Ko- lidie. Descrivendo l' Eljsia rileva gli errori di Risso e di Quatreliiges . assicurando l'ano esser là ove questi imUca gli orfani della geneia- zioue. i (piali sono separati, il mascliile sotto il tentacolo destro, il temmineo anche a destra nel solco clu; esiste nella inserzione del lobo tbliaceo col cor|)0. Cita cinque Jkcra [Doridiiim Meck. ), la cimuisa. la Mrckelii. Va/ìlisicp/òrniis, che osserva aver (pialclie volla il lobo del piede niarnioralo di t;iallo . la mariiionild. ossia Eidulcd ìiKiniiiirala di Risso, che ha il corpo color castagno iiileranieiilc mariiioialo di |)uiili biancastri, e la Canlrainn da lui proposta per la s|)ecle flmuata da (^nntraine, che è costiuiteniente diversa dalla ituirinornta . ed ha solo alcune macchie di grossi punti bianchi. Indica il (jii.sti'rojiU'ri)ii come .sempre letif^icrmenlc frangiato di bianco, raramente di giallo chiaro e di azzurro cenerino, e non mai. come lo figura (]antraine. azzm'i'o oscuro. Descrive dal vivo il Plciirubraucliklìiim Mcckciii . in cui ha ben distinto un sifone all'estremità destra del mantello, come nelle Aplisic: espone i caratteri d" una nuova spet:ie di tal genere, che dedica a Delle Ghiaie, nella (juale il pallio frontale è senza tubercoli ed interamente punteggiato di rosso. CÀta. tre varietà ben costanti di Uinhivlla. Con- chiude con annunziare che quasi tutti i suoi molluschi son depositati nel Museo civico di Milano , e che ha i più rari con lui , ])erlociiè in- vita quelli che desiderassero verificare le sue ossei'vazioni ad aj)pi-ofit- Uu'e tlclla ciicostanzii , potendo, coi materiali alla mano, rispondere a tutte le obbiezioni che «li venissero fatte. 11 Presidente esprime Q suo voto, che tutti i tlisegni delle specie descritte od illustrate dal sig. Verany vengano pubblicale in una mo- nografia. Il SegretJirio prende argomento da quel che dicesi dal sig. Verany sopra i T'vrtnmniis , per ri\ cndicare al nestore de' Naturalisti na])ole- taiii, il Macri, 1" osservazione di es.ser que' corpi, semplici appendici delle Tetìdi. non già animali parassiti. Propone quindi , a richiesta del sig. Lissi , che si nomini una Commissione. |)crchè venga difinitivamente stabilito a (piai genere di Ditteri appartengano ((uellc larve, emesse da un uomo dietro sofie- j'cnze intc^lillali. delle quali si discorse nel Congresso ih Padova. Ma — 363 — I prof. Gene fii si'ibilo conosceie che simili l;ii\c. Jtvutesi in Ingliillcii:.. sono .state licono.siiiite .lei genere Anthumjia . come fii anrlie dicliia- •alo dal sig. Ba.ssi in un aiticolo da lui in.serito su tale proposito sino liil 18 43 nella (]az7.ett;i Medica di Milano. Il Picsidente .scioglie l'adunanza. ì'ist»—\\ Presidente Carlo P.« Bo.nap.^rte. Il Segictario Achille Costa. o-^^atiSoc ADUNANZA DEL GIORNO 17 SETTEMURE Xjetto ed approv.ito il processo veibale della precedenle ailuiiaiiza, il Presidente coniiiiiica una lettera del \>voC Brandt di Pietroburgo, la tpiale CDiitionc iiiij)ortanli notizie .sui lavori e scoperte zoologiche liittesi nell'anno, in lUissia. Parla della famiglia degli iUcidi , di cui at- tualmente si occupa, e su cui si riserva pubblicare un lavoro, quando sarà compiuto il \iaggio che si fa da' collaboratori di quel Museo nelle colonie russo-americane e nella Cabfornia, a fine di raccoglierne le na- turaU produzioni. (Confessa però fin d'ora che la sua Uria dahid è l'a- dulto dell' f/. tetracula di Pallas, il cui nome dovrà rimanere alla specie ora meglio conosciuta, e che spetta al genere Plialcris: che Y Alca pjrg- iitwa (Uria pusilla. Pali.) è parimente il giovane da lungo tempo cono- sciuto della supposta nuova specie Plialcris mìcruccros , Brandt [Pli. no- ilirostra, Bp.). Dichiara che non sono fondati sopra caratteri palpabili il BrHchjrainplms braclijpteriis , VUria carbo, VU. Mandtii, VU. ringwia, e Ì'U. coliiiuha (C(plins)K. e Bl. Protesta contro l'esorbitante numero di .specie che si fajmo in zoologia, e crede piiì urgente th limitare colali superfetazioni, che di pensare al perfezionamento della nomenclatura. Egli medita perciò un lavoro analogo a quello del sig. Strickland, sopra i generi però e sopra le specie inutili, e per farlo va radimando inth- \ idui ila tutte le parti. Una tale riduzione egli ha cominciato a fare in una piccola monografia àe^ Dipodi, e nel lavoro sopra gli Spermofili della Russia. Accenna le osservazioni oiiiitologiche da lui fatte nell'anno, e due sue memorie lette in quell'Accademia, una sopra la scoperta della Perdix Nigella [Mcgalo-perdix) iiell' Alatan ; l'altra sopra le diflerenze del Cervus pjgargus dal capriolo ordinario. Annuncia la sua pubblica- zione del catalogo sistematico di tutti i vertebrati osservati finora nella — 365 — Siberia oci-icli'iiUilu sognila da osservazioni googi-aficlie, e da un coni- |iendio ilella storia delle scoperte zoologiche relative alia Siberia. Questo <|uasi jirodronio di una Fauna della Siberia occidenL'ile farà parte del \iaggio del sig. di Tscbii-liaUsi-liell" nellMlt^ii, che si pubblica in Parigi. Dice esser tanti i materiali sugli animali di Hussia accumulati nel museo ilell' Accademia dopo che egli ne assunse la direzione, che pensa se- riiunente alla jiubblicazione di un Prodronuis Fiuinee rossiccB. Comunica la scopertii di un animale microsco])ico nelle marenunc di Pietroburgo [Cuncliiilaria parado.va)^ che inanella i polipi, i molluschi, e gli infu- ioiii, dovuta al dott. Weisse, autore di un caUdogo degli infusorii del iàixx)ndario di Pietroburgo. In fine fa menzione del rapporto generale sui progi'cssi delle scienze istoriche, geografiche e naturali in Russia negli ultimi tre amii, che si sta pubblicando dal sig. De Baer: della Fauna lepiilotterologica Volga-Uralense del prof. Eversmann di Kasan, e dei lavori sui coleotteri cui intendono i signori Mannerheim, Menétries, Motchoulski. Fischer e (ìebler. Lo stesso Fischer si occupa degli ortot- teri della Russia, e il Nordmann ha scritto una memoria sopra un ge- nere di molluschi. Il conte Keyserling si è dedicato alla paleontologia, e il prof. Blasius si occupa della pubblicazione di un viaggio in Russia contenente molte osservazioni zoologiche fatte nel museo di Pietroburgo. Il Presidente comunica quindi che il prof Fee cU Strasburgo an- nuncia l'invio di un suo lavoro di zoologia microscopica. Il cav. prof Gene comincia la lettura di una sua memoria in- torno la generazione degli Ixodi'n. facendo la storica relazione di quanto già fu veduto e scritto su Ude argomento, o sulle cose che più da vi- cino gli si i-iferiscono, da De-Geer, Kalm, Lyonnet, Heiinann, Cha- brier, Miiller di Odenbach , Audouin, Dugès, Lucas, e Gervais. A più chiara intelligenza presenta in cera, ed immen.s.'imente ingrandit;i. una feuuniiia dell' Issode più comune, nell'atto in cui depone le uova, nella c|uale si vede rappresent;ita colla maggiore esattezza tutta la esterna organizzazione di questi singolari animali. U Presidente scioglie l'adunanza. f^isto — Il Presidente Carlo P.' Bo.naparte. Il Segretario Achille Costa. ADUNAINZA DEL GIORNO 18 SETTEMBRE J-ieggesi il processo verbale dell' antecedente adunanza, che ri- mane approvato. 11 (lolt. De Filippi, in nome anciie del prof. Jan, inviti la Se- zione a visitiire il Museo civico, ollientlo in [lari tempo di mostrare i doppii destinati per cambii, specialmente dcgl' insetti, messi a parte per cura del dott. Federico Rossi di Vienna, incaricato del lavoro ento- mologico di quel Museo. La Sezione accett'i con riconoscenza l'invito. e si delibera d'andarvi l'indomani, terminata l'adunanza. Il Presidente legge una lettera del prof. LerebouUet di Strasburgo. nella quale questi manifesta le sue idee generali di classificazione del Regno animale. Premette il principio che i caratteri che sen'ono a sta- bilire i tipi e le di^'isioni prìmonliali degli aniiiuili, debbono essere ge- nerali, wde a dire netti ^ precisi, e proprii, senza eccezione, a tutti gli esseri che Janna parte del gruppo che si considera; e che se animali, il cui posto è incerto, presentano d'una maniera netta e distinta un carattere che si sarà riconosciuto esser particolare ad un tipo, e con- seguentemente fondamentale, questi animali dovranno far parte di que- sto medesimo tipo, anche quando essi si awicinassero per alcuni punti della loro organizzazione ad altri gruppi del Regno animale. Nota quindi i caratteri che distinguono il giuppo degli articolati, che egli riconosce nel sistema nervoso sotto-addominale, occupante la linea mediana del corpo e formato da due cordoni riuniti, e nel corpo diviso in segmenti distinti, messi in movimento da muscoU che haimo i loro punti di at- tacco al di dentro de' segmenti stessi. Dalle quali leggi deduce esser gli anelhdi veri animali articolati. Passa quindi ad esaminare se i Nema- toidi, i Nemertidi ed altri venni, messi finora fra gì' intestinah , debbano — 367 — linianorc fra questi, od assoiiiirsi ayli aiicUitli, e coiicliitido die la dispo- sizione del loro sistema iieiv(«o non permette tale unione: e clic lutti ((uegli animali vermiformi, i quali presentano un sistema nervoso binario e consistente in due cordoni separati e situati lungo le pareti laterali del corpo, non debbono esscn- riuniti a^li anellidi, ma costituire un j;iiippo dillerenle, e die appartiene a tipo diverso dagli articolali. Avverte il doli. De l'ilij)pi la poca differenza delle idee esposte dal prof LerebouUet da quelle consacrate da Cuvier nel Regno ani- nial(!. Sembra invece al principe Bonaparte die alcuni |)unli siano me- ritevoli di peculiare allciizione, ed opporluiii a combattere le opinioni di que' valenti zoologi die recentissimamente proposero di riconfonder di bel nuovo gli anellidi con altri vemii lineari. 11 cav. prof (iene- ripiglia e termina la lettura della sua memoria sulla generazione degli Issodi. Hicorda egli come De Geer fosse il primo ad osservare la copula di (juesli animali, la quale consiste da parte dei maschio, die è inlinitameute più piccolo della femmina, nello introdun-e il suo rostro nell'orifizio clic questa porlii sul mezzo del petto, all'al- tezza delle ultime paia di gambe. Ma siccome il De Geer, rilermaim e (jualcbe altro naturalista posteriore non tennero per cerio che quella strana unione fosse l'unione sessuale, cosi il prof. Gene comincia i)cr addurre un gran numeio lU osserA azioni sue proprie, le quali tolgono ogni dubbio su (juesto proposito. 11 ma.scliio immerge veramente il ro- sti'O, e il solo rostro, nell'apertura femminea, e i suoi organi fecon- datori consistono in due corpicini bianchi e fusifomii, che durante quella immersione escono, l'uno a destra, l'altro a sinistra, dal lab- bro inferiore , nel quale rientrano e spariscono non appena viene il maschio medesimo divelto dalla femmina. Cliabrier aveva nel ^806 annunziato che gli Issodi partoriscono le uova jier la bocca, asscizione stala dieci anni dopo confutiita dal Pa- store IMiiller di Odeidjach, il (piale osservò invece uscire le uo\a dal canale petlonde proprio della femmina, che, per ogni uo\() tla esjiel- lersi . rovesciasi in fuori a maniera di un tubercolo conico e tuhulo.so. Ma questa osservazione importante del Miiller. quantunque stini|)ati in una raccolti» speciale ed assai pregiat;i, qual è il Magazzino entomolo- gico del Germar. fu da tutti gli scrittori che vennero ilopo o dimen- ticata o ignoratii. L* asseraione di Cliabrier contiimò sola e continua — 368 — tuttora ad essere il soggetto de'conirnciiti e de'dubbii, e lo stesso signor Lucas, che pur vide le cose vedute dal Miilier, contraddire il Cliahrier. senza sapere che (juesto scrittore già era stato vittoriosamente contrad- detto dal Mùller. 11 prof. Gene narra questa strana vicenda di verità dimenticate e di errori fatti risorgere, poi restringendosi alle osserva- zioni di Miilier e di Lncas , siccome le jiiù prossime al vero, imprende, con la parlicolarizzata esposizione delle sue proprie, a dimostrare ciie ([nei naturalisti non videro clic la metà delle cose che dagli Issodi si operano per la emissione deUe uova. La iemmina deirissode, dopo essere stata da uno o da più ma- schi contemporaneamente fecondata, non tarda, secondo che scrive il professor torinese, ad effettuare quella lunga operazione. ,V questo fine essa comincia dallo abbassare sul |)etto i pezzi tutti che conq)ongono il rostro, poi ^ edesi mandar fuori dal di sotto della piastra dero-cefa- lìca una vescica turgida, bianca, elegantemente strisciata, ch'egli chiama provvisoriamente vescica biloba, perchè terminata da due lobi di egual .sostiuiza e colore, all'apice de' quali apresi una piccolissima boccuccia. Quando quest'organo, non sUito ceduto né da Miilier, né da Lucas, si è bene svolto e disteso al di sopra de' pezzi del rosti-o, l'animale rovescia il canal pettorale, ossia 1' ovidutto , il quale traendosi fuori come un tentone cb lumaca, va difilato a metter capo fra i kibi della vescica anzidetta. Questa lo accoglie, lo stringe, e pare succhiarlo per alcuni minuti seconth ; ma dopo quel bieve tempo l' ovidutto si ritira , rientra nel petto, e lascia un uovo tra i lobi ilella vescica, la quale lo tiene abbrancato, e lo volge e lo rivolge in tutti i versi, vibrando eh quando in quando con tremiti convulsivi. Passati quattro o cinque minuti, che tanto dura quel soggiorno dell'uovo fra i lobi, la vescica si avvizzisce, e rientra nell'interna sua sede: l'uovo rimane abbando- nato sul labi)ro inferiore: e questo, sollevandosi in alto con tutti gli altri pezzi che compongono il rostro, lo spinge sulla piastra dcro-cefalica o all' innanzi del corpo. Tutti questi atti si rinnovano Unite volle, (piante sono le uova di cui la femmina deve sgravarsi. Quale sia l'ullìcio della vescica biloba, il prof. Gene non lo sa: sospettò da |>rincipio che potesse essere il serbatoio del seme, che de- j)Osto dal maschio iiell" oviihitto vi si trasferisse, e \\ .si raccogliesse per la \ ia di iiilerni canali: ma l'anatomia non gli ri\elù 1" esistenza — 369 — (li siflùlUi coiiHiiiii'iizioMc, la «jiiiilc j)cr altra jiaiic esif^erebbe un troppo lungo e iinpiKÌ>;il)ile Inif^illo. Suspellò j)ai'ìiiii'iile ciie da «jucll" organo iiscisse l'umor gluliuoso, di cui le uova sono spalmate: ma anche a questa congettura dovette egli rinunziare , dopo essersi accertato clie esse sono già viscide e attaccaticce all' immediata loro uscitii dall'ovi- dutto, in tanU» dujjbiey.za ricorse egli ad una prova , dalla quale ol- temie un importiuile risultamento. (inastò, colla punta di un ago. la vescica biloba di \arie femmine jiarloi-ienli, in modo clie non potesse più svolger.si. Allora vide ciie mentre le uova, le quali nelle femmine sane eran passale per (| nell'organo, conservavansi turgide e a suo tempo scliiudevansi , quelle che uscivano , e senz' altro intermezzo cadevano dall' ovidutto . avvizzivano prontamente e morivano. QutJunque sia adunque TuHizio o l'azione della vescica biloba, essa è un organo di primissima ini|)urtanza in questi animali , giacché decide nientemeno che della vita o della morte delle loro uova. Il restante di (juesta memoria, ricca di fatti insoliti ma dillìciU a compendiarsi e Iropjio numerosi per esser tutti riferiti, verte sulla pro- digiosa fecontUtà degli Issodi, i (juah, secondo l'individuale grossezza, e secondo le specie cui appartengono, partoriscono più migliaia d'uova, iinj)iegandovi , senza ristare, da dieci fino a trenta giorni consecutivi. Per depoiTC queste uo\'a le femmine matui'e si staccano da per sé chigli animaU sui quali hanno vissuto, e cadono in terra: i novelli poi. che schiudonsi più o meno prestiunente secondo il calore della stagione che corre, rimangono per alcun tenqio congregati e tranquilli: (|uindi al primo svegliarsi del bisogno d'alimenti, si sbandano, ascendono sul cuhnine delle eibe e sulla cima de' virgulti, ed ivi attendono il pas- saggio degb animali sui quaU l'istinto li cliiama a vivere. Non hamio allora che 6 piedi: ma poi so|)rav viene la mula, con la (piale lasciano infissi nella pelle degli iuiimali anzidetli il vecchio rostro e i vecclii integumenti, e idlora moslrausi pei'Ielli, cioè l'ornili di 8 pie(h. Questa memoria viene dalla Sezione e tlal puliblico applauilil;* , e si làiujo voti p(;rcliè \enga iJ più presto |)ul>blìcala. 11 Segieliirio legge le " Osivivazionì iupra le EclwiwuU in griie- rale, ed in partUoUire su l'Ec//f:.V£is MisignaìM. '■> S' inlraltiene nella prima parie a dir brevemente della validità fle" caratteri specifici in questo genere di abitanti del niiue. Riconosce il più \'alido esser quello 4; — 370 — (Iella forma dello scudo epicefalico o suo mimerò ili lamine, (juantuii- AriTF,. Il .Scgi'clai'io Aciiil.l.K (J)ST\. -o-SS?S»?S?S-o- ADIJINAINZA DEI, GIORNO 19 SETTKMIllii; JLiotto ed approvalo il processo verbale della precedente adu- nanza, il Presidente, che per ullicio si trovò assente all'atto della let- tura della memoria del sig. Costa sopra le Eciieneidi. comunica aver egli vacct>ite multe osservazioni intorno a (jucslo interessantissimo genere di pesci, le quali però non sono ancora di sua piena sodilisl'azione. Egli però assiema essere incostante il numero delle lamelle della piastra cpicefalica, come pure la forma della pinna caudale, la «juale secondo Tela in una specie istessa può passare non solo dalla figura smargi- nata alla rotondata ma perfino dal biforcato al cuneiforme. Dalle quali cose risulta non potersi da questi due organi desumere caratteri di- stintivi delle specie, di cui pareccliie sono per conseguenza nominali, e la stessa dedicatagli fra le altre. Il sig. Vcrany adduce in appoggio di questa deduzione altri fatti raccolti nei suoi viaggi in America. Il dott. Riippell attesta aneli" egli la variabilità del nuuK-ro ilelle lamelle della piasti-a epicelalica nella medesima sj^ecic. Maggior valore invece at- liicca il princijìc 15ona|)artc alla forma del corpo, dalla quale lia ricono- sciuto nel Mediterraneo due buone specie distinte, la E. ivi/nini . il cui corpo è tozzo, e la E. naiicralcs clic ha il corpo allungalo. 11 Segretario CosUi , in conferma de" dubbii emessi dal Presidente intomo alla E. Miisigiiani , legge le riflessioni che seguono la descri- zione di (|ucsta specie nella Fauna del Regno di Napoli, iu cui fau- tore emette l'opinione che essa non sia che il giovane delia E. rcnioni. Il .sig. Michelin richiama 1" attenzione della Sezione so])ra un ani- male parassito che attacca ordinariamente la valva superiore delle Pia- cune. Il corpo . .secondo lui. è vescicolare, e si dicotomizza (U due dif- fereuli iii;iniere. Nella Plnaiiiri scila le vescicole sembrano toccarsi, e — 373 — ncWiì P. plficcntu sono separalo da piccoli canali assai fini. Alcuni pic- coli foiami cslciiori coriisjìondouo alle delle vescicole, e servono, a credere dell'antore. all'alinienlazione. J'resenUi in ])ari leni|)o due valve (li Placuna. in ima delle (juali si vedono le cose descritte. 11 sip;. Mi- clielin assicura non aver |)Oliito sentile alcun giudizio su tale animale per quanti zoologi Iranet'si alii)ia consullali. Si nomina una Commissione composta dal prof. Gene, e dai dottori Hiippell e Nardo, la quale esa- mini r animale in questione, e riferisca. Il ciiv. Schmid legge un sunto dello osservazioni da lui Citte nel coirente aiuio in contiiuiazione ili (pugile già comunicate nel (Congresso di Lucca, sul parassitismo di alcuni dittcri della tribù delle Tacliine. L'autore essendo stato indotto a credere da quelle prime osservazioni che in tiluni casi i ragni fossero attaccati dalle mosche pria eli esser ti'aspoiiali dal Pclnpams spivifox nel suo nido, riprese in ;ono tnllavia da' medesimi attaccale, prima di aver sidjiUi la puntura deir imenollero entomofago loro nemico; Cil aggiunge esser tutti questi fatti una prova delia mancanza d'istinto in codesta famiglia d" imenotteri , per iscoprire se la loro preda sia o no infestala da altri nemici: cosa tanto più strana, secondo lui, in ([uanlo che gli imenotteri parassiti posseggono in alto grado quesUi facoltà. Il cav. Schmid in conclusione avverte , che tutti i fatti thsopra esposti sono in altre condizioni che i suoi, tralUmdosi d'insetti che sono attaccati dojio essere slati tocchi dall' inicnoltero. Il Presidente ringrazia l'autore della perseveranza con cui ha mauteuula la promessa in Lucca fatta, attendendo al risultato di queste sue osservazioni, con le ( piali ha reso un vero servigio alla scienza: e soggiunge, che se le grandi questioni de' Congressi fossero sempre così risolute, l' utilità loro rifulgcrebl)e anche agh occhi de' ciechi. Il principe Bonaparte s\Tluppa in séguito la modificata sua sistema- zione de' rettili e ilegli anfibii («), dichiarando doversi onninamente ri- tenere in due classi distinte, siccome già da molti natui-alisti eia stato adottalo o proposto. Lasciando da palle le molle differenzx' di orga- nizzazione . egli ha riconosciuto principalmente la necessità di questa separazione, «lietro alcune comunicazioni fatte dal dott. De Filippi al (Congresso di Torino, riguardanti l'organizzazione generale ed il parti- colar modo di sviluppo delle uova degli aultbii. 11 principe Bonaparte si ferma sulle osservazioni di Milne Edvjfards, secondo il (piale vi è maggiore (Ufferenza tra l'embrione di un rettile e di un anfibio, che tra quello di un anfibio e di un pesce; onde per lo sviluppo dell' em- brione, .se non per l'organizzazione, i mammiferi, gli ucceUi ed i ret- lili formerebbero un tijw. gli anfibii ed i pesci un eiltro. 11 dott. De Fihppi avvalora la separazione di codesti animali in duo cla.ssi. che pur egli aveva già consighata-, e rivendica al liiisconi il merito d' aver pel primo ilimostrato le difierenzc che esistono nel (1) Vrilasi a pai;. S7C. — 375 — processo emln-iogeiìico de' butrac-i , ])iii;i!;oiialo con ([nello degli ani- mali superiori, preso per tipo il piilciiKj. Hicorda che (juesto valeiile zootoino, assai prima del zoologo francese, e quasi contemporaueanienle a l'rcvost e Dumas, avea studiato le metamorfosi dell'uovo, ed avea scojjerto die le uova degli anfibii si compongono del solo germe, man- cando di vero K'itellits ^ la <|ual circosUuiza fii sì che gli anfìbii sotto (juesto rapporto si ravvicinano assai piìi agli animali inferiori, che ai \ ertebrati. Ritiene nondimeno per fermo il dott. De Filippi , nel che pur conviene il piincipe Bonaj)arte, che non si debbano mai (ondar di\isioni sopra caratteri isolati, per quanto iinpoi'Uuiti. Se considerasi il puro modo di sviluppo dell' embrione , egli dice , trovansi per t;tl carattere i pesci posti più vicino ai \ertebrati superiori, che noi siano gli anfibii , mentre pel resto devono questi , nella scala organica , an- teporsi ai pesci. Il sig. Osculati presenta alcuni esemplari di un Acaride persiano che accompagna con notizie relative alla sua storia, raccolte nel viaggio da lui liilto n(;lla Persia, nell' Indost;in e nell'Egitto. Questo A(xuide, che i Persiani chiamano iiielch , è fama che infesti esclusivamente la città di Mianah; e tutti i viaggiatori, particolarmente Malcolm, asse- rirono rispettar esso gli indigeni ed assalire i viaggiatori europei cui rcnde.si mortifero. Questui opinione vien confutiita dal sig. Osculati con esperienze [)roprie. Egli ne ebbe cinque o sei punture, dalle quali ri- sultò una macchia non maggiore di quella cagionata dalla cimice dei letti, ed ima piccola enfiagione; né soffiì alcuna molesta sensazione, ((uantun(|ue si fosso limitato a bagnare semphcemente la parte con pocii accpia. Termina coli' esprimere il desiderio che una Commissione, esa- minatolo, giudiclii se sia YJrgas persicus , come egli crede. Ma il prof. Gene che già ne aveva esaminati alcuni inihvidui , dice riconoscer in es.so il \evo Argas persiciis degli autori, e doversi esser giato delle notizie ricevutt!.si , con le qu;Ji il sig. Osculati ha re.so un servigio, conRilando con fatti positivi tanti strani racconti. L'adunanza è sciolta. frisili — 11 Presidente (Iaklo I*.'' Bo.ìpakte. Il Segretario Aciuilk (ìoma. SPEGGinO GENERALE DEI SISTEMI KKPKTOLOr.lOO V:D AINFIlilOI.OGlCO Classis ih. RKPTILIA. Skctio I. TESTUDINATA. OnDu I. Clhelouii. a. Trioiiycida-. Trionyriiiii. I. Tc'slii(lini.!>.) Tic roilarlyliiia. (1) L'asti-iiicu • imlicd k- 5ullu-laiin;;lK' ■111; luiiiici i.i|ipiv=i;Mlaiiii In li. n|pi.iii.- iuro|iuc. — 377 — Sectio 111 SQUAMATA. Ormo 5. Salirli. Trihus 1. Pjc Hi GLOSSI. 8. GeccoiiitÌK, Hrniid.irlylìnj. PIal)'(lact^liii.i. Plyodnclylina. Gymnodaclylina. 9. Stellioiiicla;. Slellionina. liditrina Pcilyriirina, B.isiIÌNrina. I^Mianina, IO. Cham.Tlconlida*. Cliamirironlina. Tiilnis II. Leptoglosò'!. I I. Ileloderinatidìe. Gcosaurina (Fo%s,\ Hcloclciniatìiia. I 2. Varanidae. Varanina. Podinomina. I !Ì. Amcividsc. Ampivina. Crocodiliirina. i4' Lacertidx. Lacertina. pDammodiomÌDa. Tacliydruiiiina. i5. Opliiosauridse. Cltaiiixsaurina. Conlyliiia. Ophio&aurina, ChaIcMina. \G. Amphisb3Pnida\ Anipliì>I)a!niiia. Trof;onoplii(lìna. 17. Anguida;. Ani^uina. Scìiirìna. Gymnoplilhalmìiia. Typlilìniiiii. OnDu 6. Ophidii. Trihus I. Inì\occ/i. 1 8. Typlilopid.'T. Typlilopin;!. SlenosluiniiKi. 19. Boidae. Boina. Pytlionina. Erycìoa. 20. Hysidae. lly!>ina. 2 1. Hei'petida?. Uropcilina. Xcnopcltina. Cilamarìna. Hcrpetina. 22. Acrochordidre. Acrochordin». 2Ìi. Coiubridae. Colubrina. Dryina. Ilurrina. 24- Hc'lerodontida-, Natririna. Coronellina. XfDodontina. 48 — 378 — nrmlropl.i.lina. Tribits II. VENERATI. Hrleroiloiilina. Lycodonlina. a6. Hyclrid.-C. 25. Dipsadi.l.T. n.,nga,i,u. Drjopliidini. llydiina. "Dipsailina. 37. Najidae. Ilomnlorsina. Elapiiia. Ti-'Sorsina. N.ijina. ■Psamniopliiclina. aS. Viperichs. Viperina. Crotalina. Classis IV, AMPHIBIA. Ordo I. Balrachia. Ohdo «. Ichthyodl. '• '^■''"'''''••- .{• Ampl,iumidK. _■''•''"■'• Protonopsina. ""=■"'""• Amphiumin.,. *")''=''"='• .7. Sireiiid.-B. '""'■""'"••'■ l\cct„rina. Sircnina. Ordo 3. Batracliophidii. 2. Salamaiidiid.TB. f'Iiuroilelina. Salaniandrina. 3. Andriadida?. Andriadina. 6. Batracliosaulida! (/■•„!..; Batracliosaurina. 7. Csecilidae. Cxcilina. Rpicnna. ADUNANZA DEL GIOIINO 20 SETTEMBRE J.1 Segretario legge il processo verbale dell' anlecedente adunanza, die, previa leggiera niodiiicazione, rimane approvato. 11 sig. Luigi brenta scrive al J'rcsidcnte, inviando alcuni suoi opu- scoli di fisico aigoincnto, e nianilesUindo il desiderio che si nomini mia Commissione avanti la quale ripetere gli sperimenti relativi a taluni l'cnomcni della visione, de' quali parla in mio de' suddetti opuscoli. Il prof. Gen(' propone non dovcr.si (juind" innanzi istituir {^oniniissioni per giudicare ili cose già jìubhiicate: al che la Sezione in questo caso annuisce. Il dott. Rùppell, adempiendo all'incarico allidatogli did Presidente, espone verbalmente il sistema di classificazione del Regno animale di Kaup. La Sezione mostra non di\'idere le opinioni ed i principii sta- bilili in questo lilwo. 11 Presidente s\-iluppa ù suo sistema de' pesci , motbficato recen- tissimamente, do[)0 aver messo a profitto le imporUinti osservazioni e .scoperte del prof. Miiller. il quale ha sempre più dimostrato che il sistema di Agassiz, fondato soj)ra la struttura delle squame, offre troppe eccezioni per poter esser conservato. Comincia dal ricordare ciò clie fin dal 1830 leggeva nella Societìi zoologica (b Loiub-a. non doversi cioè desumere le principali (bvisioni ilalla mollezza o rigiibtìi de" raggi delle piiuie, né dalla solidità dello scheletro, né dalla struttura delle squiune. j)oicliè caratteri fallaci^ e dover forse allontanarsi sempre \mi da' sistemi di Aga.ssiz e eh Cuvier. quando si vorraiuio di.sporre i pesci in un ortbne veramente naturale. l'^gb aggiunse al prospetto del suo sistema i caratteri (b quelle famiglie che ora per la prima volta stabilisce, tra le quab citii in esem- pio (piella de" Buanchiostomidi . che caratterizza nel seguente modo: — 380 — Corpus ehngatiiin. coniprossiiiìì , niulutn. piimw nan disthìcld' ^ chiudo (Oli l'Alossiiiidriiii alla solto-fiiiiiiglia branciiiostomim il carallerc, fo- rameli branchiale unicum abdominale ; con che rimane ben distinta da' PETROMYZONiM, in cui sono , Jbraniina brancliialia lUrinqiie septein. e da'.MVxi.MM clic lianno. /ònuninn branchiaìia bina i^i/aiiti. Lo stesso Presidente mette sotto gli occhi della Sezione un ca- talogo generale de' Ciprimdi di Europa , nel quale vengono enumerate 127 specie distribuite in que' generi di Ileckel ciregU crede adottare. Tanto il catalogo, quanto il suddetto sistema de' pesci, sono uniti al presente processo Ycrhale. (') Da ciò prende origine una lunga od animata discussione sopra le specie di pesci ih acqua dolce della Lomliai'dia e del Piemonte, alla «jUtile prendono parte attiva il principe Bonaparte, il prof. Gene ed il dott. De Filippi, e per incidenzii il dott. Hiippell e il sig. Veraiiy. Premettesi la lettura eh una nota scritta da Heckel al principe Bonaparte. nella quale espone il suo parere sopra alcune specie italiane di pesci d'acqua dolce inviategli da questo per sentirne il suo giudizio. C^onfemia la identità deUa linea italica con la specie comune nel Da- nubio, nel Reno ecc. Ritiene il Barbiis eqiies Bp. diverso dal B. cqnes ih \alenciennes: sembrandogli invece il B. caninus di questo autore. Dice che il B. tiberiniis Bp. è specie thstinta, ove la figura />/i//ii(/iiii/s delie ac(|uc" di (}crniiiniii, e che è prolwhilniente una nuova specie, per il elie (juesli la chiamerebbe r/ioil(>/>/if/mliiuis , (|uundo non fosse V /u:\/HTÌt/i(its di Uoekel. Teiniina col dichiarare che, malgrado tutte le ojìposizioni, ei si conferma \yih clic mai nella opinione che la forma e disposizione dei denti faringei siano un eccellente carattere per determinare con esat- tezza i Ciprini. Egli lo crede costinle in una specie stessa, o si rara- mente soggetto a vai'iazioni, soprattutto in quanto al numero, come lo è nei mammiferi. Ritiene talmente rara un\inomalia, che sarebbe persino tentalo di veliere nell'unico esemplare ricevuto dello Scanlinius scar- (lajii con denti 3,5 - 5,2 una specie diversa da quella della Dalmazia, che ne olfre 3,5 - 5,3. Quanto al poco valore che si potrà concedere alla esistenza di un dente di piiì o di meno, egli oppone la invaria- bilità della presenza o ilell' assenza del detto dente in una stessa specie. E ([uanlo alla legge offesa della simmetria generalmente osservata negli organismi animali, egli dice non esser necessario di farne notare le nu- merose eccezioni nei pesci ; onde non crede gli si possa rimproverare come errore in risjietlo alle leggi della natura l'ammettere come ca- rattere positivo la presenza di un dente ili più o eh meno da un lato o dall'altro. Osscnuilc ( conchiude j, e rinuirrctc persuasi. Il principe Bonaparte ammette col Ileckel che i denti faringei por- gono degli eccellenti caratteri sj)ecifici e soprattutto generici. Il profes- .sore Gene e il dott. De Fihppi, al contrario, portan parere che il di- verso numero tU questi denti, isolatiuuente considerato, non menti molto peso tra i caratteri generici, essendo perfino variabile in una specie stessa. E ciò essi avvalorano con diversi esempii, che le loro con- tinue ricerche hanno present;ilo: ed in forza di tah esempii dicono, che essi non acconsentirebbero giammai a considerare come specie distinte, e molto meno come generi, due CiprinitU aventi la piii perfetta analogia di tutti i caratteri esterni, colla semphce differenza tU un dente faringeo di pii'i o di meno in uno di essi. In appoggio di tale opinione, il dot- tore De Filippi presenta due esemplari |iicacijUul> Ira le specie curupcc. — 387 SvncLJssis II. POMATOBRANCTin. Sectio II. MICROGINAini. Oiiiiii 3. iSfiirioues. 4. Pnlyodontid.-e. Polyodontini. 5. Acipensei'idas. Acipcnscrìni. Scaphirhynchini. Sectio III. TELEOSTOMI. Onno 4. Gauoldei* 6. Lcpidosteidac. Lcpidoslcinl. 7. PolyptcridK. Polyptcrini. 8. Pycnodontidae {Fosn. Pycnodonlini. Oddo 5. Cj-|»rlnl. 9. Loricaridae. Loricarini. IO. Sìluridx. Callichthini. Piinclodini. Sìlurini. Clariadini. Kreinophìiìni. I I . Movmjrid.-B. Alormyrìni. 13. Cobitidx. Cobìtini. 1 3. Cyprinidse. Cyprinini. Lcucisrini. i4- Psecilidae. Anableptini. Pfccilinì. Umblini. i5. Lepidosircnid.-c. Lopidosircniiii, 16. Osteoglossidae. Oslcoglossini. 1 7. Clupeidae. Àmini. Cliipcini. iH. Chauliodida;. Chaiiliodìni. 19. Characinidrc. Erytiiriclithini. Characinini. Milrtini. Hydroryonini. 9.0. Scopelida;. Paralcpidini. Scoprlini. Aulopoilini. Stornoptygini. •? I . Salnionida;. Salmonini. Corpgonini. 22. Esocidae. Esocinì. — 388 — (Inno e. Pharjrn^ognafhi. a3. Exoccliclw. Kxoccliin. Hcloniiii. a-f- Labvid.T. *Labrini. Srnrìiii. ■?Si. CliroinididiK. ("jclilini. CliroiDÌclini. ••(). Poniaccntridrp. Poinamitriiii. Orko 3. Ilcterojiiomata. ir. PleuroncclidK. Plciironerlini. Plalcssini. rjioinbini. 28. Soleid.T. Solrìni. *Plagiusini. Ordo 8. IIefero|»ygÌi« 2(). Aphredodeiridse. AplucJoilcirini. 3o. Aniblyopsid.TB. Aniblyopsini. Ordo 9. Percac. 3i. Chajlodontida;. Pimclcpteiini, Clixtodontini. 3a. Anabaiitidx. Anabanllni. 0|ihioccpbalioi. 33. Tt'lltliYdida-. Anipli.ir:uitliìiii. Tciilliydim. 3.'|. Fistularida'. Cnproìdini. Crntriscini. FUtnI.ii'ii)i. 3,1. MtenidiB. Mxnini. 3G. Sparid?o. *Obla(liiii. Ciinlbarini. Dcniirini. Spariiii. 3^. Sciienida^. Sci;cnii»i. 38. Pcrcida;. PciTÌni. Holoccntriiii, Polynemini. 3q. Sphyi'Kiiid.'B. Sphyrrenìni. 4o. Alherinida;. Atberinìni. 4i. Mugilidae. Mugilinì. 42. Tetragouuridaj. Tetragonurini. 43. Mullida;, *Mullini, 44- Triglidae. "Triglini. Scorp^enini. Cotlini. 45. Trachiiiidoe. Tracbinini. Uranoscopiiii. 389 \G. (l.Tilci'iisleldjc. .-):{. I.Opllill.T. G.islciosli-ini. 'f.Opllilli. \r So()inl)iiil;c. Ccntionoliiii. Olmo 10. Cidi. C:i l'andini. Xiplit.'i 4 — 4, ' Gcnus 2. GarASSIU!) (n) Niiss. (Cypriuopsis, h'ii:.) Gallia ,v. Beli:. lu. e. Linnsei, Bp. (Cypr. cai'a:»&iiis, Z.) Shand. Fish. lab. 3i. Jhnt. scaìprijotmes. 4- Ew. s. et mcd. (11) liiJiliiloiiicnlc crede il De Filippi aver io ngislralo come Carnssius il Leuc. pigiis soiio il iioiiic Eiicohin. Con tale appcllazinnc, Ja .Milano mi si iiiaiulò per indigeno un vero Oirassiiis, cui poscia riconoMii , varielà ilei C. uiiraliis ornanicnlo delle fonlanc! E 1' ileckcl ammise troppo facilmente come specie un Carassiiis cncobia, ila cancellale dai cataloghi della KÌenia . come non duliilo sia da farsi del preteso Canuiim hjbridus del Sdvs, egualmente equivocato. — 392 — II. C. gibt'liu, JVilss. (C)pr. gibclio . firn. — Car. imilrs? %.) Skaiul. 7'7.vA. t. 'Ì2. 4 — 4 ^"''- ■'• '•' ""'''• I -j. C. liumilis, ffrch. .-lini. Tf'icii. iMtis. 11. tal), j) /ti;. 4- 4 — 4 '^'"■- ''''• ii<. C. buccplialus, //fcA. ^//i/). Tl'icii. Mus. 11. p. i5'^. 4 — 4 '^'"'- "'■ (ìeiuis 3. RiioDEus, j4g. Pilli, citttrì/uriiu-s. \.\. R. aniarus, u4g. (Cyinimis amarus, HI. tali. 8 fu- 3-) 5 — 5 lùir. riicil. Genus 4- Barbus , Cut'. Ih-iit. cochtcari/òj-ims. l5. B. tìuvialilis, Cui'. (Cypr. baibiis, L, Bl. lab. 8 conf. ilcscriptio l'ai. cum B. microphlhalmo, //.xA.) 2, 3, 5 — 5, 3, a Ew. mal. et OCC. |6.* B. eques, Bp. uec f^al? (B. caninus? fa/.) JF)». it. Jlg. 2, 3, 5 — 5, 3, 2 £■»/•. m. et med. ij.*B. plebcjus, Bp. nec F'al. (Barbus majori? fai.) Fii. il. fìg. 2, 3, 5 — 5, 3, 2 Itnl. s. Ifehet. i8.*B. tyberinus, Bp. ( B. Canali? lai. — B. fluvialilis libcrimis, /Vi. it.) 2,3,5 — 5,3,2 Ital. in. u).* B. caninus, Bp. an Bottelli? (B. incridionalis ? Ithso. ) Fll. il. fig. 2,2,5 — 5, 2, 2 Jlal. .t. 2o?B. pcloponensis, F'al. ? — ? Grcecin ni. Genus 5. Aulopvge, Heck. Veni, scalprijbrims. 21. A. Hugcli, Heik. 4 — 4 Bosnia Ihilinat. Genus ti. Gobio , Ciiv. Ittiil. rtifilaloiii. 22. G. fluvialilis, Cui'. (Cypi. ^obio, L. — G. oblitsiroslrij? /■«/.) /"«.((.yjg. 3,5 — 5,3 Lui. mal. otc. — 893 — a3.* G. vcnatus, Bp. (G. lutcsccns, De F,i.) Fn. U.fig. 3,5 — 5,3 a4. G. uranoscopvLS, j^g. in Iside i Sud — Fn. it. fig. 3, 5 — 5, 3 Genus 7. Tinca, Cuu. Denl, clavati. 25.* T. vulgaris, Cuf. (Cypr. tinca, i. — T, chrysitis, ^g, — T. italica, lip*) Fn. it.fig. 4-5 Jtal. s. German. m. Eur. univ. SrerAiwiLiA 7. LEUCISCIIVI. Genus 8. Chondrostoma , jig. n. Choiidrostomus, Heck. Denl, cuUriformes. a6. C. nasus, Ag. (Cypr. nasus, L.) Bl. lab. 3. 6 — 6 Gali. Gemi. 37. C. Kuerii, Heck. 6 — 6 Dalmatia. 28. C. phoxinus , Heck. 6 — 6 Bosnia. b. Chondrochylus , Heck. 39.* C. ryzela, Ag. Vali (Conf. cum Cb. 8cva, yal. ex Eridano?) 3o.* C. soctta, Bp. Fn. il. (Ch. nasicus, Heck. — Ch. nasus , De F. — Ch. ryzela? Bp.) <7 — 6 «7 — 7 Ital. Jtal. e. Chondrorhynchus , Heck. 3l.* C. Genei, Bp. (Lcuc. Cenci, Fu. il. Jìg. — Ch. iaculiim, De F.) 5 — 5 Jtal. 5o — 394 — Genus g. Puoxmus , Ag. Dtnt, raptatorii. Sa.* P. lÌEvis, j4g. (Cyprinus plioxinus, L. — Pli. Itini.iireul , Bori. olim. ) 2,5 — 5, 2 33. P. Marsilii , Heck. 2, 5 — 5, 2 Genus io. Phoxinellus, Heck. Eiir. med. II. s. Ehi: or. Dent. cantusoriì. 34 P. alopidotus , Hech. ( Louciscns .ilrpidottis , Hfch. ) 35.* P. italicus, Bp. nov. sp. 5-4 4-4 Bosnia. Italia s. Genus II. Leucos , Heck. a. Leucos. Carpare parum compresso: ore terminali. Dent, contusorii. 36.' L. rubli io, Bp. ( Leuciscus rubilio, Fu. it. fig.) 3y. L. rubellicus , Bp. (Leucos nibclla, Hech. nec Bp. ) 38. L. bosak, Heck. 39. L. adspcvsus, Heck. 40. L. Selysii , Heck. (Leuciscus Seijsii , Fn. òefg. tab. 6. ) 4i? L. rutiloides, Seljs, Fn. belg. lab. 7. 4a.* L. Fucini, Bp. (Leuciscus Fucini, Fn. il.fs-) 43.* L. trasitnenicus, Bp. (Leuciscus tnsimenicus , Bp. Fn. it. Jig. ) 44'* L. rubella, 5/j. noe Heck. (Leuciscus nibella , Fn. it. jig. ) 45.* L. aula, Bp. (Squalius aula, Fn, il.Jìg.) 46.* L. Henlei , Bp, ( Leuciscus Henlei , Bp. — L. cisalpious, Jlccfi. Ag. [con.) 5 — 5 Ilal. med. 5 — 5 Dalmat, 5 — 5 Dalinat. 5 — 5 Dalmat. 5 — 5 Belgium. ? — ? Bclgium. 5 — 5 Lacus Fucini. 5 — 5 Lacus trasimen. 5 — 5 Ital. m, et med. 5 — 5 Ital. s. Lac. It. s. 395 — ì». Genisophius. Corpoiv compresso: ore gradatim subinféro. DenU conlusorii. 47.' L. pauperum , Bp. ( Lcuciscus pau- ppruiii , De FU. ) 5 — 5 4B.* L. scnrdinus, Bp. (Leuciscui scardinus, De FU. ) 5 — 5 49/ L, pagcllus, Bp. (Leuciscuielatu»,^/!. it.Jìg. — Lcucibcus pagcllus, De Fil.) 5 — 5 50. L.cenisophius,Z7^.(Rosse) (Dcnt.vaidc uncin.) 5 — 5 51. L. ]>ra$inus, Bp. (LcucUcus prasinus, -•/g. Mem. Neiifch. 1 tab. 46 fig. 1) 5 — 5 Geuus 12. Gardonus, Bp. a. Pigus. Ore infero. luti. s. Ilal. s. Ital. s. Scquana. Helvetia. Sa.* G. roseus, Bp. (Lcuciscus roseus, Fu. ■■'•A'-) 53.* G. pigus, Bp. (Cypr. rulilus, Sco- pali— C. pigus, Cloq. — Lcuciscus idus, Aliq. — Leuc. pigus, De F, L. ryjela, h'al.) 54. G. rutilus, Bp. (Cyprinus rutilus, L. — Skand. Fisk. tab. iS.) Dent. conlusorii. 6 — 5 6 — 5 6 — 5 b. Gardonus. Ore subin/ero. 55. G. decipiens, Bp. (Lcuciscus (nec Scardinius) decipiens, ^$A 6 — 5 56. G. lividus, Bp. (Lcuciscus lividus, Ileck. ) 6—5 57. G. Pausingeri, Bp. (Leuciscus Pau- si ngeri , Ileck. ) 6 5 58.* G. pigulus, Bp. (Cyprinus bipunctatus, .4liif. — Lcuciscus pigulus , fai. ) 6 — 6 ! Pedeinont. Ital. s. Eur. s. et ined. Eur. nied. Eur. or. Austria. Lac. Helvelice. 396 e. Cephalus. Corpore teretiusculo : ore lenuinali. Sg. G. Frisii , Bp. ( Louciscm Frisii , leonini, f'/i. pont. — Cypr. grislagine, Meùling. le. pisc. Austr. ) 6 — 5 6o. G. Ceplialus, Bp. (Cypr. cephalus, L. — C. jescs? Jwine) Skaild. Fisli. toh. 1 3. 6 — 5 Genus 1 3. Telestes , Bp. Dent. raptatorti. 6l.' T. Savignvi , Bp. (Lenciscm cabeda? /ìt'sso Lcuciscus Savignyi, f^aL") 2, 5 5, a 62.* T. muticellus, Bp. (Lcuciscus mu- ticcllus , Fn. il. fig. ) 2, 5 — 5, 2 63. T. aphya , Bp. (Cyprinus apbya? L.) a, 5 — 5, 2 Eur. Eur. s. et med- itai, s. Itaì. m. et mcd. Germania. Genus l4- LeuCISCDS, Cuv. Bp. ( Squalius part. Hech. ncc Bp.) a. Squamis minutis. Dent. raptatont. 64- L. Txirskyi, Bp. (Squalius Turskyl, Heck.) 2, 5 — 5, 2 Dalntatìa. 65. L. microlepis, Bp. (Squalius mi- crolcpis, f/eck.) 2,5 — 5,2 Bosnia. 66. L. tcncUut, Bp. (Sqiialius tenellua, Heck. ) 2, 5 — 5, 2 Bosnia. 67. L. ukliva,^^. (Squflimukliva, ff«At.) 2,5 — 5,2 Dahnatia. b. Squamis majoribus. 68. L. saltator, Bp. (Vandoise). a, 5 — 5,3 Eur. occ. 69. L. jaculum, Bp. (Cypr. jaculum, Juriiie.) ? — ? Eur. med. 70. L. dolabratus, Holandre, Selys, Fn. belg. lab. 5. ? — ? Eur. s. occ. — 397 71. L. grislagine, Bp. (Cypr. srisLiginc? L.) 72. L. aigcntcìis, ^g. (Cyprin.i. Imci- «ciis? i.) 73. L. roJcns, Ag. Meni. Ncttfch. i tah. I /; I, 2. (annui?) 74- Iv. niajalis, ^g^. J/e„,. iVci//c/(. tab. I / 3. (anora?) 75. L. lostratus, ^g. iJ/em. Ncufch. 7(3. L. lancasUicnsis , Yarrell. 2, 5 — 5, 2 3, 5 — 5, 2 ..S-5, . ì — ? ? _ ? Genus i5. Squalius , Bp. 77. S. delineatus, Hech. 78. S. dobula, Bp. (Cyprimu dohula, /..) 79.* S. tvbcrinus, Bp. (Lfneisci.ssq..alus, Fn. il. fg.) 8o?*S. Pareti, Bp. 81." S. cavedanus, Bp. (Lcuciscus cavo- daniis , /•■«. //. Jlg, ) 82.* S. albus, Bp. (Lcuciscus «Ibus, /■•«. ''■ fs-) Diitt. rajUaloviì. 2, 5 — 5, 2 2, 5 5, 2 2, 5 5, 2 2,5 5, 2 2.5—5,2 2, 5 5, 2 Genus 16. Idus, Hech. Eni: s. Ehi: s. et metl. Etir. meli. Eur. nied. Eur. ined. -duglia y4ustrìa. G alila. Ilal. m. el ineil. Ital. occ. lUll. .- priniis erj'lhroplitlialmus, L.) Skailtì. Pisk. tal). 1 5. 7 ? 3, 5 — 5, 3 3,5 — 5,3 3, 5 — 5, 3 3, 5 — 5, 3 3, 5 — 5, 3 AiigUa. Dalinatia. Dalinalia. Italia, Dalniol. Italia s. Gallia s. 3, 5 — 5, 3 Etti: s. et incd. Genus 1 7. Abramis , Ckc. a. Abrami.s, Heck. 9G. A. brama, Heck. (CypHnui brama et farcniis, L, — Skand. Fisk tab. 45) Quid C. farcnus, Eksli: tab. III? 97. A. microlcpidolus, y4g. 98. A. niicroptcryx , yig. 99. A. vimba, ? 5—5 7 ? Eur. s. et iìic(ì. Eui: lìieil. Eur. meil. Ehi: v. Etti: or. m. — 399 — ' 101. A. vctula , Hcck. Ann. JT'icn. Mas. l. 20 /.' G. 5 — 5 j4ustr. 102. A. Leuckarti, //('cA. >^HH. Wieii. Mtis. I. 20 /■ 5. 5 — 5 Damib. io3. A. Heckfli , Seljs , Fu. M^. tah. 7. ■ 5 — 5 Belgìum. I o4- A. Sclircibcrsi, Hech. Ann. tT'icii. Mtis. I. 20 /■ 4- i — 5 Eur. or. io5. A. melanops, Heck. Ann. ìf'icii. Mas. IL t. Sf. ò. 5 — 5 Eur. or. 106. A. niclxiios, Ag. ? — ? Eur. iiicd. 107 ? A. teuc'llus, JS'ordm. ? — ? Rossia m. Quid Abraniis parviiliis , fui.! I>. Blicca, //ecA-. Ptttt, prt-hentiUs, 108. A. blicca, 5^. (Cyprinus blicca, Gm. — C. latus, ^iict. Sfi. /•". lab. la — C. bjocrkna, .In. — C. ballcrus, Mei- titng, — Leuciscus blicca , fai, — Blicca bjocrkna , Heck. 2, 5 — 5,2 Eur. S, et ntCll. 109. A. argyreus, Ag. 2, 5 — 5, 2 Eur. med. Quid A. laskir, Norcini, ncc Pali'! «. Bliccopsis, Hcch. Dtnt. prehensiles, 110. A. Buggeilhagii , Cuv. (Cyprinus Buggcnhagii, Bl. tali. gS). 3,5 — 5,3 Gemi. Gali. Augi. 111. A. erythropterus , Ag. ? — ? Eur. med. d. Ballerus, Heck. Dent. cotttuton'ì. Ila. A. ballerus, Cuv. (Cyprinus bai' Icrus, L.) Bl. lab. 9 — Skaiul. Fisk. tal. 2(i. 5 — 5 EAtr. s. et or. I I j. A. SOpa , f^cll. (Leuciscus sopa , l'nl. — Cyprinus sopa. Pali.) ? — ? Eur. or. 2,5 — 5, a Gallia j Gemi. — 400 — I 1 4- A. balleropsis , ^g. ì — ? Eiir. mcd. Genus i8. Alburnus, Hech. ìhitt, vaptatorii, II 5. A. ]ucitlus, £^ecA'. (Cyprinus alburnus, L, — Aspiu3 nlhurnus et ocliroilon , ^S.) Bit. 8/ 4. I 1 6.* A. alboi-ella , Bp. ( Aspius albur- nus j Fn, it. JÌQ. — Asp. nlborclln , Dr FU.) Quid Alburnus gracilis seu frac- cbia , fleck, ex Bcnaco ? I 17. A. alburnoides, Sclj'Sj Fn. belg. 118. A. obtusus, IfccJi. 119. A. acutus, Hech. 120. A. bipunctatus, Hecìi. (Cyprinus bipunclatus, L. — Aspius bipunctatus .^g.) Bl. lab. 8/4. 121. A. mento, Hech. Ann. Wien. Mus. t. ig J. 3 ( Aspius Heckeli , Filz. — Asp. mento, /!§•) 122. A. scoranza , Hech. I a3.* A. avola , Bp. 134.* A. stl'igio, Bp. (pin. anali brcviss. !) 2, 5 — 5, 2 2, 5 5, 2 2, 5 5, 2 2, 5 5, 2 2, 5 5, 2 ItalU Gallia s. Belg. Paiinonia. Pannonia. Eur. i. 2, 5 — 5, 2 Eur. med. 2, 5 — 5, a Montenegro. 2,5 — 5, a Italia s. 3, 5 — 5, 3 Italia s. Genus 19. Aspius, Ag. Dent. raptalort'i. I 25. A. rapax, Ag. (Cypr. aspius, HI. I. 7.) 3, 5 — 5, 3 Eur. med. Genus 20. Pelecus, Ag. Pent. raptatoriì. 126. P. cullratus, Ag. (Cyprinus cul- Iratus , L. — Chela cultrata , Cuf,) Tiles. in Meni. Acad. Pclropol. ir. t. i5/ 6. 2,5 — 5,2 Eur. s. et med. ADUNANZA DEL GIORNO 21 SETTEMBRE Ajeggesi il processo verbale della precedente adunanza, che ri- mane approvato. Il sig. Giolo parla de' rapporti anatomico-fisiologici fra il cane ed il lupo. Sviluppa da prima la propria opinione suUe cause che agiscono sopra le facoltà sensitive, come sulle naturali tendenze ed abitudini degli animali , e su quelle altre che danno una particolare impronta alle tante \arictà o razze di animali domestici. Nota alcune dillerenze da lui avvertite fra i visceri gastrici di un lupo, e quelli di due cani tra loro molto diversi , sparati contemporaneamente. Consistono nel- r intreccio de' vasi brevi o splenici, più vago e molto più marcato nel lupo; in una diversa forma, struttura e direzione del tubo digerente, e nella lunghezza degU intestini, maggiore proporzionalmente nel lupo; al che si aggiunge l'ossichio del pene nel lupo a pari circostanze più voluminoso e più compartito. Nelle quali differenze ritrova la spiegazione della cU\ ersa indole di questi due aiiimali , e le ragioni per abbracciar l'opinione che il lupo è diversa specie dal cane. L' abate Restani ed il dott. Riboli fanno delle obbiezioni a questii memoria, mostrando di non professare i medesimi princijiii fisiologici dell'autore. Il dott. Trhichinetti discorre di quell'organo speciale deli'occliio de' pesci , pel quale , riconosciutiuie la struttura vascolare , ritiene con BlainviQe il nome di ganglio wiscularc coroideo. Egli vette in quest' or- gano tuli' i caratteri de' così iletli corpi erettili o cavernosi . e pensa quindi che, come quelli, abbia la facoltà d'inturgidire e eh avvizzirsi in date circostaiize. E dalla sua situazione al fondo dell'occhio, al di là della retina e eh una delle lamine della coroide, deduce che esso — 403 — noorssnrianionto col gonfiarsi dove pori ir avanti queste «lue membrane, e (iiiindi avvicinare la retina alla lente; cristallina, ed allontanarmela col- l'inllacidire^ e così accomodar rocchio alla chiara visione dogli oggetti situati a varie distanze. ConvaUda questa opinione, secondo l'autore, l'osservazione, che i pesci, i (juali vedono benissimo tanto gli oggetti \ioini (pianto i lontani, non liamio alcuno di quei rimanenti mozzi che negli altri animali son diretti a questo scopo; e che le razze e gli squali, che son fomiti di processi ciliari (i quali da un rocoutissiino scritto del dott. Fario risulterebbero il |)rincipale agente dell' adatliiuiento del- l'occhio alle distinze) mancano appunto (h^llo glaudulo coroidee. Il dott. Roberto Sava legge un sunto tratto da un suo manoscritto .: Soniiiìiiriii (li Flora. Fniinn . Topogrnftd ed .liitriti>(ììi>i;;i(i di'll' Elim. >■> Parla del moltiplicato sviluppo d' insetti che dalle condizioni della ve- getazione dipendo. Enumera le famiglie che vi predominano e talune specie a quelle regioni esclusive. Lo stesso fa per gli uccelU e per i rettili: e termina col dichiarare, che poco si ha di nuovo da aggiungere a quanto si è già pubblicato intorno a quell' isola , in fatto di moUu- sclii, pesci, e particolarmente di mammiferi. Il dott. Riboli descrive una strana anomalia osservata in un pic- cione di colombaia, il a>tiiiìs vestitus {Ornysiiiia wstita. Gouye: Trocfiilits iiro- pj-gialis P Fraser). 8. (^YNAMHUS EXORTIS, Fra.ser (^Ornysmia Parziulaki? Less. ). l)i questa specie descritta anco sotto altro nome dai francesi (V. Lesson neir A'c/jo da Monde sasHint . e nel Supplemento agli uccelli-moscai pensiam bene di dare una nuo^a frase — C. viridi-aurciis , mento late atro-i'irenti , gala vivide amethjstina : crisso albo; alis caiulaqiie fitscìs. rectricibns apice dilatatis aciitis; rostro brevi, recto, exili: pedibus lu- sco-vcstitis. — 404 — 9. Dacms (cyanocepiiala? Swaiws.) /'(vnu'/ia sperici no fa;. — D. ca- pite cjfineo, collo sensi/n virescente , dorso viriili ; gula cyanicula, pec- tore, et magis abdomine suh'irentihiis ; renugibtis rectricibiisqiie fitscis, extus viride marginatis; remigitm prima sextam ceqtumti; seciuula, ter- tia. quarta, et quinta subiequalibus. iO. Dacms rufocinerea , Bp. — Capite, dorso et tcctricibus su- perioribus phimbeis^ fronte, genis, iiropjgio, et tota carpare siòtiis ferrugiiieis ; alis caiidaque fiisco-phunheis. Questa nuova specie assai disliuL» pei suoi luricli colori lia le lernii^aiiti assai più disuguali della precedente. Essa fa niaggiornientc risplcndere la gaiezza d'un' altra pic- cola nuova specie del Brasile clic conservasi nel Museo civico di Milano, denominata dal dott. De Filippi Dacnis angelica (0. •11. Un Troclodytes alliue a molti ma forse distinto. •12. Agriloriiimjs Bonaparth , Fraser. 13. AcRiLORHiNUS iiUMERALis , Fraser. Notiamo che V Uncirostruin La Fresnnjei descritto dal Boissonneau nel 1840 racchiude queste due specie , e perciò il suo nome specifico andrà conservato ad una di esse. 14. Agrilorhinus personatus, Fraser. 15. Ortfiocolaptes melanocephalus , Less. 16. Synallaxis unirufus, Lafr. 17. Dem)rocolaptes decujianus, Spix. 18. Dendrocolaptes affinis [D. Angustìrastris, Bp.) da non con- fondersi col D. guttatus cui somiglia. 19. LniNORNis UMRUFUS, Lafr. 20. ElTIIONIA MUSICA, J. 21. Calospiza cyanocephala 9. 22. Una bellissima specie di Saltator, di cui diamo la frase. — S. pnlc/ire viridis, loris, genis, menta, crissaqiie castaneis; rcmigibiis tvctricibusque , apice intus subtiisquc Jìiscis ; rostro pedibusquc rubris. Questa specie può servir di esempio tlella didìcoltà che abbiamo oggidì nel decidere se un uccello sia nuovo o no, nella mancanza di un'o- pera generale in pieno corso di scienza. L'accuratissimo Tschudi in- (1) Dacms angelica, De Fil. Fronte, loris, temporibus, interscnpiìio l'cìutiiio , aìix cautiaque mtiitts splendide, nigris; capite, dorso cum urnpygio , gutture , pectore , ventris lateribus , nec non scapularibus ac irmigum dorso proxintiorum margine nitidissimo tnr- coso-ctvruleis ; ventre medio tibiisque pure aìbisj rostro pedibtLique nigris. — 405 — falli nella sua Fatma peniana descrivclo come nuovo sotto il nome di Saltator elcg(uis, uè le sue scrupolose ricerche valsero a fargli conoscere clie il suo uccello era la Ta/iagra prasina di Lesson, anzi meno re- cenlcniente la T. Rù^crii di Boissonneau 1840, onde andrà chiamalo Saltator liu^crìi. 23. PlTVLLS AURIVENTRIS, d' Orb. 24. Otocoris chrysolaimos , Wagl. C^iuno sa quanto afliue sia «juesta specie all' Otocoris alpestris d' Europa. 25. GrALLARIA SQUAMIGERA, Prcv. 26. Uccello di un genere intermedio tra i Muscicapidi, i Silvidi e i Tanagridi, forse anzi un Merulino. Plunibeiis capite vii'idior, ge- nis obscurior, scnsini in dorso oliwscens; gula et loto corpore siibtus riifb-cjnnaittomeis ; remigibiis rcctricibiisque pliimbeo-oli\>accis . Rostro nigro; pcdibiis pallidis [rubris? albidis?). Ccuula niediocris, sed rotiin- data^ alce rotuiidata;; tertia , quarta et qidntn reinigiuii longissimis ; piinia noruim aupuinti. 27. Trichas luteoviridis, Bp. Leste viriilis; sid)tus, et siiperciliis antice lutea. 28. Triciias mcrocristata, Lafr. 29. Setopiiaca orxata, Lafr. 30. Tvrannula setopiiagoides. Bp. Fiisco-olivacea, subtiis JUmiìa, gula alba; alis brevibus, caiulaque elongata fiiscis; tectricibus alartun, et remgibiis tertiariis late spurco-albo marginatis ,Jàscias binas alanmi con- stitiwntibus. — n becco è nero e piccolissimo, poco slargato: la coda lunga, sottile e piuttosto rotondata che smarginala: le ali brevi: la piima remigante anco più corta della decima, la seconda appena pili breve della terza, che è la più lunga; dopo la quale diminuiscono le altre gradatamente e poco sensibilmente. I piedi sono sottili, col dito po- steriore più grande degh altri. 31. Tyraxmjla vire.ns, Swains.; o almeno specie aflinìssima. col becco forse più lungo ma biancastro inferiormente: la coda meno smar- ginata; le remiganti meno anguste, la seconda e la terza uguali fra loro, la prima lunga quanto la quinta. 32. XANTiion>us LEUCORA-MPHUS , Bp. Niger , dorso postico et ala- rum macula luteis; capite loevi; cauda rotundata; rostro apice albido; pedibus nigricantibus : longitiido Jère pedtdis. Nella turba dei Xanthorni — 406 — neri, con più o meno giallo, descritti da varii autori e da me niede- siino, (jucsto sumij;lierel)l)e forse più clic ogni altro al citij.'iuptcrus di Vigors; ma la lunghezza assai maggiore, la mancanza del ciuflb e dei gialli spallini lo distinguono abbastanza. 11 bianco del becco po- trcbiìc liu'lo riferire al Cassicus albirostris .Wv:\\\. (^P\(tr. crissoquc ciima- momeis. nigro-iindiilatis: reniigibiis nigris. intits macn/is aìbis: rectricibus nigris. Longitudo pcdalis. 36. CoL.\PTES ELEGANS. Bp. ? [Piciis degan s . Fras., nec Swains.). Capite nigro; loris, genis. et abdomiiie liiteis; occipite, dorsoqiip rubris; pectore itropfgioque undis vario-coluratis : rcmigibiis . tectricibusquc deaiiratis. 37. CoLUMBA RL'FiNA, Tcnim. 38. BiSTAMANTiA CAPiTAUREA . Bp. Graziosissinia specie che potriasi dir /ideata da un bel fiore di Gaggia (i). Il prof Orioli, nel presentare tre cranii th antichi greci, onde si studiino, premette alcune notizie importanti a .sapersi, per ben giudi- care de' medesimi. Dato uno schizzo storico per ricordare che il sito cui essi appartengono è V antica Corcira , descrive minutamente le con- dizioni del suolo ove furon trovati. Distinguon.si in esso tre strati. Il primo superiore appai-tiene ali" epoca veneta , come si rileva da varii oggetti rinvenutivi e precisamente da storiati di terra cottii , che por- tano memorie del 1400. Il secondo strato, formato di fraumicnli di terra che costituiscono un banco alto cinque metri, contiene sepolcri (l) il pnnripc hnnaparle trovò più tarili rssere questa sperio stala poro prima ili'srrilta v figurata «lai!' ornito!oi;o IVanrcsf Lafrcsnayc sotto il nome di (Satnmlììyrhynvltus (tiat/cma . r segnata ; huiuht- a torto, rome tipo ti' una sotto-famiglia. — 407 — «li modo romano e di bassa gente. 11 terzo, da ultimo, consiste in un banco argilloso alto quattro o einijue mcti'i, clic si vede prodotto (lai siiecessivo scoscendimento degli strati sovrapposti. In (jtiesto si vede un considerevole nnmero di sepolcri di modo greco-arcaico, ilisposti in più file, l'ima sovra()post;i all'altra, l' inlima delle NATA, nov. .sp. Surcn/o alterne pinnato. Laomedka cai.ycina, nov. sp. Snrcido K'age ramoso , caljcibnx tit- bnlato-injìaidibnlifiinmbiis , irregi dariter sulnariis ovoideis e rnlycihns ipsis eniergentibns . racemosis. Skutci.aria NiDoMcim. nov. >>[>. Snrcnlo cjnwso-dichotonìo . nily- cibns subcylindricis bre\'ibns. ore ampio obliquo quadiiilentato . dentibux idìtnsissiniix . ii\>tiriis elipsoideit-clangalix trnnsversim elegtuiler zonafis. — 114 — S. L«vis,iiov. sp.Siirculo IntcraUtcr ramoso; calycihns ampitìldccis: niv tt/if^isto. obliquo, /fiiiii/m/cntdlo; oi'iiriis paivis Oi'oitlcis la'\'ihus. S. ERicoiDES, Mì;Ii. Sitrculo rainasìssimo . ranu's altcrnis crgcii/i- liKs; cahrihiis friainito-conids ; ore ampio fere wrdcaU, quadrùlentato: ovariis el/if)soìth'iì-e/ongatix . tramverse ei^^reirie riigosis. S. F.iiicoiuES, Ivsp. non PiiUas? Avendo il comune carallcrc degli ovtnrii trasversnlniente i-iigosi indotto gli autori a riunire in una sola più specie distinte, la sinonimia ne risultò sommamente confusa. Que- sta specie è certiunente disliutfl e dalla S. fxi/yzonias , Lin. , e dalla S. Elllsii . M. Ed. . ma sembra corrispondere alla S. crivo'ulcs . Esp. Quand'anche ciò non fosse, .sarh sempre opportuno istabilire (juel nome clic iien esprime reslerno aspetto. \m.vtiiia scopaiua, nov. sj). Siiratlo fascicnlato-rainoso . ramis dc- rnmfìosìto-i'ìrgafìs: seriehiis sitblinearibus in tlufjlicem gyrum ubliijuniii spiraliter exteusis . TI |irof. Panizza discorre sopra i tre cranii di antichi greci pre- sentiili dal prof. Orioli nella precedente adunanza. Egli vi riconosce antichi individui della razza europea, giovine età, e sesso maschile in due, femmineo nell'altro. Quello ch'egli crede degno di osser- vazione si è, che non scorge in essi la fisica bellezza a rof Sciamola comunica i risultati delle numerose sperienze (la lui in diversi modi eseguite in agnelli, capretti e cavalh, per de- terminare la temperatura del sangue venoso ed arterioso, le quali gli hanno adthtato che la differenza ili temperatm-a tra il sangue venoso ed arterioso non è semjìre la slessa , e che va soggetta a variazioni importiuiti. Ilifcriti i singoli sperimenti ila lui falli , che sommano ad 80, passa a formulare la correlazione di temperatura tra i due sangui con le seguenti proposizioni. i." La correlazione nelle temperature univer.salmente ricevuta non è espressa con esattezza, trovanilosi delle variazioni nolahilissime in tiile fenomeno. 2." La temperatura del sangue venoso ed arterioso centrali è la stessa negli animali sottoposti alla esperienza. — air, — 3." Trovasi in molti ea.si la temporaliu-a del sangue vi-noso re- duce dal capo luiilbnne a (jucUa del sangue arterioso. 4." Non manca qualche fatto in cui la temperatura del sangue ve- noso si ritrova ancor superiore a quella del sangue arterioso, o |)er ragioni accident;ili esterne, o per maggior calore sviluppato negli oi'- gani d'onde esso deriva. 5.° Il sangue venoso della superficie del corpo e di qualche mem- bi-o gih raffiedilato, si j)uò trovale non solo di un grado pii!i freddo dell'arterioso, ma ancoi-a di più bassa temperatura. 6 ." La tempciatura delle parti centrah , essendo megho conser- vata che (piella delle parti eccentriche, ne deriva che queste ricevono di continuo un sujiplomcnto di calore a traverso degli organi, e molto più j)el lapido corso delle masse sanguigne. 7." La teniperattua di tutte le parti del corpo non sembra pro- dotti solo dal sangue che deporrebbe il suo calore ne' capillari, di- venendo in pari tempo più fosco, ma altresì il sangue medesimo pi- gherebbe, traversando gli organi, il calor che i\-i trova ingenerato per diverse cagioni. In altre parole, se il calor degh organi è in parte un fenomeno passivo e dipendente da quello che ad essi reca il sangue, ancor la tempciatura di questo dipende da quella che si trova negli organi che attraversa per cagioni in esso operanti, e per le qu;Ji può ricevere calore invece di perderne, siccome le osservazioni fatte e molte altre discorse nella scrittura dell'autore sull'origine del calore animale cliiaramente addimostrano. Il prof BrugnateUi dii lettura eh una memoria, nella quale tesse la storia naturale della Cecidumjia del prugno e della sua galla. Tale Cecidomia è molto afllne a quella che il De Geer trasse da una galla del gine|)ro, ed il prof Gene dalle galle del llypcricuin pcrforatiuìi, e del Immifitsiiin , ma iVproduttrice ili una galla simile a germoglio, a diiferenza della galla del ginepro che è simile a fiore non isbucciato, e di quella degh iperici che è simile a seme. E queste galle del gi- nepro e degli iperici son fatte di foglie mortificate applicate le une alle altre e componenti una ciipsuletla dentro la quale alloggia l'insetto, che venuto a perfezione divarica le dette foglie o valve, lasciando tra ili esse compresa hi sua veste di ninfa. In \ece la galla del piiigno è tuttii intera, uè l'insetto può uscire senza forarla; foranilola però, come — 417 — fit a debito tonijio, lascili egnalmento infissa nel foro la spoglia di ninfa. Parla di poi il prof Biiignalelii |)oilo. su (|uclle liaccv. di sup- posti animali parassiti di-ila Placuna prosonl^ito dal sig. Micliolin. A tillo Ictlui'a fa scfjuiif il dott. Nardo medesimo illustrazioni i-olalive al projìrio f;pnrre f'iott. e (•orref;f;e alcime inesattezze degli autori clic scrissero dopo di lui. cioè l'inglese Jolmslon ed il francese Dujardin. Mostra come il primo non abbia nemmeno sospettato die la rii lui Halicoiidiia celata^ che è un;i f^ioa. fosse spugna perfòrati-ic*-. Tombatle T ()|)inione del secondo, il f|uale crede che le perforazioni delle conchiglie e de" sassi, che il Nardo dimostrò esser opera dello spongialc, siano prima praticate da piccoU anellidi , e che la spugna sia sempUce- mente abitatrice th Uili fori. Non acconsente che debba preferirsi il nome /■'/ioiiti del (irant all'altro flou da lui proposto . perchè il Grani fon- dando il suo genere non lo fece per uno spongiale, ma |)er un polipo ottotentacolato, a cui solo spetterebbe il nome Eliona. qualora fosse meglio convalidaUi la sua esistenza: essendoché trov.isi erronea l'opi- nione del (jrant. il «piale stimava tiilc pohpo produttore di quella so- sUinza che prima di ogni altro il Nardo nominò genericamente, e di- mostrò essere ima spugna perforatrice, incUpendente dall'animale sopra essa osser^■ato. Projione finalmente, che la Sfjongiu tcrcbrans del Du- vernoy. che il Dujardin riguarda come una Elioiin . debba chiamai-si f ioa Diijnrdiiiii. se j)ure è specie diversa dalie (inora descritte. Il prof Taddei legge quimh una menioiia sul pieno e sul vuoto delle ossa. Esaminando le ossa dei vertebrati sotto un nuovo punto di vista, riferisce i principali risultaiiienti ottenuti da moltejilici e pazienti esperienze, da lui istituite qualche anno fa sullo scheletro umano. i£d annimziando un l;il suo lavoro come prodromo, o semplice preludio ad altro più esteso, esorla i naturalisti a volerne assumere la con- linuazione (ino a renderlo completo, coli' eslenale e nude, e nello slato di .secchezz.;!. in che si tn)\aiii) |ii'e\ia lunga e completi! macerazione, si rivolse di jirefe- rcnza alle ossa 1mii;;1i(' e cilindriche degli arti, come quelle che sono — Ai'2 — più specialmente incaricate della locomozione. La parte media, o dia- fisica. o\f le molecole della materia ossea essendo a maggiore contiitto danno al tessnlo la maggior compattezza . erano il punto di partenza, per incamminarsi all'esame dei tessuti reticolare e spungioso nello stesso pezzo osseo. Nola il prof. Taddci die a malgratlo del lavvicinamento o dell' im- mediato conlatto in cui le molecole si trovano nella porzione diafisica , non mancano interstizii e vacui in ([uel lessulo compatto e duro, come non mancano negli alti'i .solitli che sono il pi'odotto di un qualclie processo organico. Donile; deriva, die ridotta in polvere mediante la ra.spatura od altro mezzo meccanico la porzione diali.sica di un osso, 0 distruttane in (jualclie modo l' organica compage, lo .spazio occupato dalla ma.ssa polverulenta o disorganizzai;!, è tuinore di (pKjllo die es.sa materia occupa allorché forma parte integrante dell' osso , comunque litto, duro e compatto ne sia il tessuto. QuincU ben cU versa è la gra- vità specifica di un osso. cU un legno, o di un pezzo dei medesimi, da (piella che ci viene presentala dalle rispettive loro particelle , divise già e sminuzzate. Quindi, mentre la dillerenza in densità fra il tessuto compatto di diafisi e quello spimgioso dei due estremi di un osso lungo apparisce SI manifesta e cospicua in grazia del numero jirogressivanieutc crescente degli .spazii vacui, a misura che dalla parte media o centrale si pro- cede verso gli estremi, addiventa minima invece e rendesi appena .sen.sibile, quando .si 1" una come gli altri spogliati della sostanza, che ne occupa e riempie gli spazii intermolecolari, vengano ridotti in pol- vere. Presa la media dei risultanienti avuti (hi varie esperienze sulle ossa degli arti sì superiori che infei'iori . la clavicola , le coste . i ta- volati del cranio, le vertebre, ecc., ecc.. e ridottone ciascun pezzo in particelle poheruleute di eguale gro.ssczza . il peso ne sta a quello del- 1 acossonu dirsi cornili , in ([luiiilo clic fluiscono ila generali nrincipii di fisici, altri nuovi ne apf^iuf^nc, dando ragguaglio delle indagini per le (juali è giunto a determinare il rapporto che esiste fra il /jicmi e il i'tiiit,, in varie parimente fra le ossa Innglie. In ciascuna ilclle (piali \aliilaiido la caj)acit;i non solo dei vacui più maiiili-sli (canal midollare, e iijrami attraversati da ramificazioni di vasi o di nervi), ma di quelli eziandio intermolecolari e non discernibili alP occhio , trovò che per un anello o .segmento jireso dalla parte media delle ossa lunghe, e fijniiante circji la dodicesima parte della rispettiva loro lunghezza, il vuolu era A pieno ( iap|)resent:uulo quest'ultimo con 100) nel rapporto di 26.43 nella parte media della porzione diafisica del femore, di 36.50 iii quella della lihula, di 58.33 nella clavicola, e (U 136.45 nella 4.'' 5.' e 6." delle coste vere. Donde palesemente risulta, che se lutti quanti i vacui, e manifesti e reconditi, ne sparissero, col venire ostruiti e ri- pieni da altra materia ossea avente deiLsità identica a ([uella del pezzo cui ns[)ellivamente appaitengono, il segmento del femore messo in esperimento, fermo stiinte il suo primitivo volume, aumenterehhe in peso di 26.43 su 100^ (juello della fìbula dì 36.50; della clavicola di 58.33; e della costa (h 136.45 parimente su -100. Lo che crpiivale a dire, che i quattro pezzi os.sei soprinilicali , i (piali sotto volume diverso presentiivano un'identica unità di peso, peserebbero il primo 126.43; il secondo 135.505 il terzo 158.33; il cpiarto 236.45. Del pari aumentji, com'è ben fàcile a prevedersi, il rapporto del i'itoto al pieno nelle ossa lunghe, a misura che d;Jla dialisi si avanza verso l'uno o l'altro degli estremi. Ma la diflcrenza, con che (piesto aumento procede, non è in veruna di esse così manifesto e sensibile (pianto in (pielle rappresenUinli le principali frazioni degli arti, come «pielle che essendo destinate a servir di leva, o di strumenti passivi (lei movimenti , prcsentjir debbono la maggior possibile resiste-nza nella parte media della loro lunghezza. Frattanto, neiristituiif,' sillàtte indagini su] pieno e sul i'uo/o delle os.sa, not() il jirof Taddci una particolarità, la quale e.s.sendo costante nello scheletro pervenuto già a completo svilujipo, impegnollo a stii- tliarne le iiilluenze po.ssiliili. Kssa coasi.ste in cii't. che tutte le ossa hinglie degli arti. Iiannc il radio ed alla fìbula, presentano nella metà — 424 — loro .sii|>(>riorr de;;!! spazii \at'iii. i (jiiali. e piT capacilìi (• |)or niinicrii. su|ici;tn(lo la soiniiia di ([udii csistcìili nella riicià inlcriorc, debl)oiio necessariaiiieiito liir vai-iarc di sito il (■ciitco di f;ravith del pezzo os- seo , secondo che desso è in istato ili secchezza o di l'rescliezza. 1'^ ciò efjli potè verilicarc col latto, essendo clic ri|)ieni gli spazii vacui, come lo sono naluralnientc nelle ossa lìesclie . ci linvenne , in otiieio lungo 31 centinietri , il centi'o di gravità situato a soli 13 centimetri di di- stanza dalla sonmiìtì) del suo capo, ed a i8 dai condili; mentre in altro omero reso già secco in forza di protratta macerazione, ed avent(! (ina lunghezza di 30 centimetri, il centro di gra\ità era collocato a 14 di dist^inzii dall'estremo capo, e a 1 (i daU" estremità ilei condili. È il femore presso a poco nelle coniUzioni istesse che l'omero. .Ma ancor più vantaggiosamente che in ([uesti il centro di gravità tro- vasi collocato e disposto nella tihia e nell'ulna: conciossiachè . mentre in <|nest' ultima . maceratoi e .secca ed avente una lunghezza di cen- timetri 28 '/4 . il centro di gravità cade a H '/, dalla sonuuilà ilell'o- h'crano. in altra ulna in istato di freschezza, e lunga 46 centimetri, cade a .soli fO (U distanza dalla sommità anzidettii. Non è pii'i co.sì risjictto al radio l'd alla lihula , o secchi o freschi che siano, ove in forza della loro conllguiazione il centro di gravità coincide presso a poco col pimto della ihalì.si . se jiure talvolta non al(|uanto meno discinte dall'estremo inferiore che dal superiore, co- me esser suole in isUito di secchezza dell'osso. Lo che pei-ò non è che un'eccezione apparente, essendone lo svantaggio intieramente distrutto dalle altre due o.s.sa corrispondenti e gemelle (ulna e lihia), colla prima delle ipiali il radio, e colla .seconda la fibula, essendo parallelami.'nle congiunte, fonnano un solo e medesimo sistema di leva (antibraccio e gamba). Or queste nozioni premesse, o.sserva il prof. Taildei ess(!re age\ole (h rilevare, avuto riguardo non meno agli ullicii atlidati alle os.sa degli aiti, che id genere di leva rappresentjito dalle medesime, i vantjiggi che per ogni .sortii di movimenti debbono derivai'c dall' essei'e il cen- tro (b gravit-à ravvicinato verso l'estremo, ove la leva prende il punto d' appoggio. Quindi il prof. Taddei. allo scopo di conoscere, se le ossa lun- ghe, oltre cotanta dilfercnza clic presentano nelle proprietà fisiche ({uando — 425 — se uc |)iiriigona la iliufL>i uj^li estremi , (lifTcrìscuiio altresì nella cliìiiiica loro coni|)o.sizi()iie fra un punto e V altro dello stesso pezzo o cilin- dro, istituì (Ielle riccrclic coni])arative, clie non erano sUite lin (|ni tentiitc se non se fra i varii pezzi ossei di uno stesso iu(li\i(luo. i> fra (juelli componenti un medesimo arto o sistema. L esame iìaltanto ha confermato i presentimenti che lo sperimentiitore aveva avuto, con- ciossiachè le materie sali no- terrose ( quin-ossi-bi-fosfato e bi-ossicarbo- nato calcarci) formanti la |>aiie inorganica delle ossa, sono distribuite nella ihalisi in una |)roporzione alquanto chversa che nei due estremi del j)ezzo istesso. 11 primo dei sunnominati sali, sempre eccedente sulla quantità del secondo in tutte quante le ossa, è a quest'ultimo in un rapporto alijuantu maggiore nella porzione diafisica o compatUi , che nella parte spungiosa degli estremi e nei punti loro hmitroli. Di colili differenza il prof. Tadilei vede la ragione in ciò che il quin-ossi-bi-fosfato calcareo, tale quale nelle os.sa si trova (sale non acido, ne neutro, ma basico O) è dotato ih una prerogativa, che il bi-ossicarbonato di calce non ha: e (juestii si è, che senza litnitarsi a far semplice impasto colla materia gelathiiforme con che la trama ossea vien esordita, si combina intunaniente con essa in virtù di mutua e vera alliuità chimica. Le (|uali cose scrutate, il prof. Taddei scende a considerare, che, mentre per un lato sarebbe sUito indilferente che la natura avesse impiegato 1' uno come Y altro ilei suddetti sah terrosi , per ilare itila porzione ihafisica dei cilindri ossei lii solidità e ihnezza che loro abbi- sogna . era per iiltro lato giustificala Li prelcicnza accordalii iJ qiiin- -ossi-bi-fosfato calcareo sul bi-ossi carboiuito ilella stessa base, sotto il rapporto della loro frangibilità relativa; onde, che ottimo espeilientc si è (juello di aver iidoprato il primo, nel punto medio delle ossa lun- ghe, in una proporzione ;incor j)iù riigguardc>olc che nei |>iuitl estremi delle medesime. E ciò iippunto, perchè essendo l;i poizione mediii. ove si riunisce la sonmia degli sforzi sostenibili da una leva ili genere qualsia.si, i cihndn ossei avrebbero corso tro|ipo facilmente |ierict)lo di (ì'angersi, se la natura hi iiibbricarh non ne i(\'esse fatUi la dialisi, con (t) Consta di s al. d'arido quin-ossi-hi-fosforiro su di 8. al. di liase raire ( 8 Ca O . .% l'ii' 0- ). Ond'c rhc quantilalivamonlc denominalo isso r da dirsi, in ordini' all'esposta formola. (Jiiin- -ossi-bi-fosfiilo ili calce, tri-acido, otti-basico. 54 — 426 — inipionarvi più che altrove quel materiale o cemento, die era meglio atto ad im]>rimervi, il) un colla soliilità e compattezza, anche il grado di flessibilità necessario. Il sig. Lanfossi presenUi due piccole l'-mberize che desCT'ivc, una (Ielle (juali tiene per hi E. piisilln diPallas, non pronnnzi.indosi snir altra delìnilivamente per averne un solo iiidi\idiio in livrea autunnale^ però sospetti sia uiì giovine già mntiito della E. nureolii. Pali. Dice esser.si egli particolarmente occupato a studiare alcune sjiecie nelle diverse loro età, stagioni e se.s.so, ed alcuni muUunenti di colore cui vanno per cause straordinarie soggette, come WdhiiiLsmo, il citrinisino , i\ Jcrruginisrni), il im'lofiisiiio, ecc. Fa (juiiiili osservare individui ili varia specie che pre- .sentano ([ue.stc dilTcrenti alterazioni. Tra questi un individuo della Frin- i^ìlla s/ìinm ollic un beli" esempio di albinismo, come vi sono iiulividui della Motaiillit Jltii'a alletti da citrinisnio, ne' quali ei vorrebbe ricono- scere la M.Jlaveula di Temminck: una Fr. cisaìpi/ia che presenta il ferru- ginismo, avendo arrossale tulle le piume della superior parte del corpo; il quasi completo nielaiiismo osservasi in una Eiub. cìlrincllu. Da ultimo molli esemplari della Mot. alba mostrano le variazioni di colorito, cui una specie stessa può andar soggetta ne' diversi periodi di sua età. 11 Presidente aggiunge alcune riflessioni sopra le specie cibile: la pretesa Eiiibcriza piuilla è per lui la Icsbin di Gmelin, non di Tcm- Miinck, mentre il sig. Verany crede sia la Durazzi. As.sicura che T altra limberiza, se non è il giovane àeW aureola, è certamente una specie nuova all'Europa. Fra tutti gli esemplari tb Motacilla Jlava egli non trova alliillo la M. Jùa'colu , sia o no questi specie (bsliiila. Il sig. Verany piesenU», in proposito, un'altra Emberiza, ch'egli ■ivrebbe creduto non potersi riferire, die aW aureola di Pallas. Il prin- (•i|)e I5ona])arle però dice non esserlo, e doversi considerare qual specie uuo\a (juaiido non sia la E. Bonapartii tU Barthelemy, del che è molto da dubitare. Lo stesso Verany presenti un disegno del Rnwltiis prctiosus, squisito pesce siciliano, preso nel mar di Genova, nel quale si veggono con esattezza rappresentale le pinne spurie che stan dietro la dorsale e r anale. Fa pur vedere il disegno lU un l^ennctns. nel (piale egli ha trovato due branchie, ed una specie di opercolo membranoso sul piede. Ha inoltre osservalo che mentre eh embrioni de' molluschi muli nel- &" — 427 — r uscire dairuovo liaiino un opercolo ed una conchiglia, in quelli ilei Vemieti. che liaiuio nello sUito adulto un tubo calcare, \i è un piede s\"iluppatissiiuo, niii non mai opercolo uè conchiglia. 11 principe IJonapaite fa i rilievi sul voliuiie de'Ciprinidi di Valen- ciennes già da lui promessi ncll" adunanza del giorno 1 4 , e che stanno uniti al presente processo verbale. <*> Premette le ragioni che a ciò fare l'indussero, quella in i.spccie della giu.sta reputazione dell'autore, con la (piale potrebbe t;into più facilmente imporre e condurre altri neir errore, in quanto che si appoggia a note ed esemplari dal prin- cipe sle.sso mandatigli in aiuto. Terminata questa rivista, il doti. De Filippi, riferendosi alle os- servazioni fatte dal principe di Canino a j)roposito del Leiuisais rj- zela, Val., dichiara di non aver egli riunito specificamente la Chondro- stoma svetta, Bp. alla Ch. naxus, ma d'aver tletto per lo contrario, che la specie da lui chiamata con quest' ultimo nome distinguesi da quella nienzionaUi nella Fauna italica ])er una molto minor elevatezza tlel corpo , e per due raggi di più neUa pinna anale. Su quanto fu tlal principe di Canino asserito intorno ad una mo- dificazione che il dott. De Filippi avrebbe introdotta nel suo genere Te- ics tes , egli osserva di non aver mai ammesso un genere di tal nome, ma d' averlo adoltitto come sotto-genere al solo scopo d' abbreviare le frasi diagnostiche di alcune specie di Leiccisciis. mentre lo ha del tutto escluso nella denominazione sistematica di queste. Quanto al Lene, nìhunius . nota d'aver creduto di poter distin- guere r (dborella della Fauna italica dalla sua , dietro i seguenti carat- teri differenziali. La prima è pinna dorsaii wntralibus p^rvm retro- posita, co' raggi della pinna anale, 1%. La seconda è pinna dorsali ventrnliììHs falde retroposita ; A. Ì4-16. Lietissimo egli sarebbe della ricongiunzione di queste due specie, perchè in tal caso pericolerebbe l'esistenza di moltissime altre, fondate sopra descrizioni inesatte, o de- simte da un unico individuo. L'adunanza è sciolta. Visto — Il Presidente Carlo P." Bonaparte. Il Segretario Achille Costa. (1) V. pag. 4SI. RAPPORTO DELLA COM.MISSIO.NF. LNCARICATA DI ESAMINARE ALCL'iNE TRACCE D WniALI PARASSITI DELLE PLACl'IVE. ideila seduta del giorno 19 concnte il sig. Micheliii presentò due valve di Plnciina. facendo osservare nella inferiore fli esse una par- ticolarità, della (juale, com'egli disse, non seppero dar giudizio i zoo- logi fi-ancesi : e jiregò la Sezione a volere specialmente occuparsene. La (commissione incaricata di riferire su tale oggetto, ha T onore di esporre quanto segue. La parlicolaiità avvertita dal sig. Miclielin consiste noi vedersi trasparire fi'a le due lamine di una valva superiore di Placnna scila. una specie di arborescenza a diramazioni dicotome più o meno eguali, anastomizzantisi fra loro , sempre articolate ad articoli per lo più sub- rotondi, inferiormente più grossi, decrescenti in grandezza, e spesso oblunghi ed assottigliati verso le estremiti! , che perciò mostransi di sovente forcute. Nella superficie interna o perlacea della valva in di- scorso non veilonsi fori comunicanti colle accennate arborescenze , ma nella sujierficie esterna che aderiva al sasso su cui crebbe la Placuna. osserv ansi nimierosi piccolissimi fori , posti in serie e present;uiti an- ch'essi chsposizione arborescente, dicotoma, anastomotica. Ciascuno di tidi fori, se attentamente si osservino, vedesi corrispondere ad una delle articolazioni seriali . che tlicemmo costituire T arborescenza de- sci'itta. e tali articolazioni rompendo in un punto la valva accennata, vedonsi non esser altro che piccoli vuoti o concamerazioni prodotte da un essere parassito perforatore introdottosi nella sostanza della valva medesima; il quale, a causa della sottighezza di essa, e della durezza maggiore che gli presenta la superficie perlacea che stava a contatto dell" animale, essendo costretto a propagarsi serialmente, preferisce farsi strada in via f)rizzont;ik' in modo da presentare l'aspetto descritto di arborescenza. In qualche punto della superficie interna della \alva, ve- — 429 — dolisi tciitiitivi di porforatnento arrestili dalla .sovra|)posizione di nuova soslaii/.a peilucea , llilUi dall' aniiiiale dulia Placuua, ma (juesli sono in piccolo nuinefo. Avvertiva il sig. Miclielin osservarsi un Uile fenomeno bensì assai di fi'e([iieiitc nelle Placuiie, ma non aver ef^li jrotuto riscontrarlo se non nella valva supcriore di esse. Esaminando noi le Placune del .Museo civico milanese, ebbimo a rinvenire un grande esemplare di cui en- traiube le valve vedonsi perlbrate. In (pieslo a causa di sua veccbiezza ingro.s.salo , o.sscrvasi molto istruttivamente il fatto , die tre specie di esseri perlbratori a classi dillèrenti spettanti fecero in quelle valve lor nido, cioè qualclie anellide, qualche bivalve, e ym cb tutto l' e.ssere di cui avressimo potuto solkmto jier analogia determinare la natura, se non ci avesse .soccorso qualche punto delle grandi valve accennate, in cui potè rinvenirsi disseccato entro alle proprie cellette. Un tal essere appartiene alla classe degli spongi;Ji, e speciabiiente al genere floa, fatto conoscere dal dolt. Nardo nella priiiin a.s.semblca degli Scienziati it'i- liani, nella di lui iiieiiiuria sopra gli spongiali perforatori, pubblicata negli Annali delle scienze del Regno lombardo- veneto. Entra, .secondo il sistema del Nardo, nelP ordine 111" Spongiali silicei, famiglia 9" Vioid.€, .sotto-famiglia I'^vioi.na. Ciò deduccsi dalla forma e di.sposizione degli aghetti, da una estremità acuti e dall'altra globosi, componenti la so- sUinza rinvenutasi in alcuna delle concanierazioni arborescenti sopra de- .scritte. Diflìcile riesce descrivere la specie, non avendola veduta allo slato vivente : a.ssicura per») il dott. Nardo non appartenere atl alcuna delle finora conosciute e da lui scoperte; per cui, avuto riguardo alla sua tutti» speciale maniera di propagarsi, inclinerebbe a ritenerla sic- come nuova, e la chiamerebbe dendrìtica, se non stimasse più oppor- tuno e doveroso intitolarla al benemerito paleontologo fraiice.se. che richiama su di es.sa 1" attenzione della Sezione zoologiai. 11 lodato signor Miclielin, cui dobbiamo perciò gratitiuUne somma, promise di rintrac- ciare questo spongiale allo stato ^^vente, e di comunicare su di esso ulteriori notizie. Ciò facendo, egh compirà il buon ufllcio da lui reso alla .scienza , e noi godremo maggionncnte del tributiitogli omaggio. Lo studio più attento delle tre valve di Placuna rinvenute nel civico Museo condurrebbe ad utili deduzioni relative al modo di cre- scere e propagarsi perforando della specie in discorso, in confionto delle — 430 — altre conosciute; ina è meglio ciò rimettere ad altiii occasione, e dopo I" esame di maggior numero di esemplari. Non puossi però fare a meno ili aggiungere alti-o fatto importante a tale argomento relativo, ed è che non le sole Placune vengono attaccate da tale specie di spongiale, clic si poU-ehbe credere propagarsi ad esse dal sasso sul quale j)er solito appoggiano, ma bensì ijualclie univalve, come ce ne ofiVe esciiìpio una grande specie di Vobita che si rinviene nel civico Museo suddetto. In ([uesto guscio marino, che sembra stato attaccato dallo spongiale dopo la morte del gasteropodo, trovausi delle differenze in confronto colla f'ìoa Micìielinii sopra descritta, specialmente nel modo di propagarsi l)enchè seriale e dendritico anch' esso 5 gli otricelli o carità articolari sono minori e forati da entrambi i lati della lamina conchigliare : le di- cotoniizzazioni de' raini sono minori anch' esse , e \^ hanno altri caratteri ancora che potrebbero distinguerne la specie. Ma sarebbe inopportuno il darne assoluto giudizio dietro esame di un solo esemplare. Prof Gene. Dott. RijPPELL. Dott. Nardo. Relatore. RILIEVI SUL VOLUME XVIi DELL'ISTORIA NATURALE DEI PESCI DI VALENCIENNES CHE CONTIENE 1 LEUCISCIM DEI. FBINCIPE CABLO I.. BONAPARTE Ijl odo in primo luogo che ncll' avvertimento in principio del vo- lume il ci), autore, a sostegno della sua tesi contraria a dividere ulte- riormente il genere Lciiciiciis di Cuvier, citi come rispctUibili al paro di esso i generi Micscicapa, Motacilla e Turdiis , che da ninno espei-lo si lasceriano oggidì nella primitiva integrità loro. Quel desso che non voleva scorgere diversità generica alcuna fra i Gohiones e le Tincce , e giunge a riunire a' Lciicisci lo stesso ottimo genere .^/braniis del suo inunortale maestro, molto meno rispetta i generi Rliodeiis , Phoxiiuts ed ./spiiis dcU'Agassiz, e molto meno ancora il mio Scardinius , del ([uale mi con)]iiaccio ogni giorno più. Trapasso in silenzio quanto egli insegna delle sue specie del ge- nere Ahraiìus , perchè l'Italia non lo possiede. Hipcte egli più volte nel corso del hbro che fin dal J822 fossero classificate e nominate le specie it^iliane ili Leuciscini nel Museo pari- gino; ma in tpial senso ciò sia vero, giutUchi ognuno dallo stesso vo- lume summentovato. Egli è appunto perchè ha una sola serie di denti faringei, cosa anco dal \ aienciennes osservala, clic il Lcucisciis rutilits va coUociito in un genere chvcrso diiW erjt/in)/)/i(/i(i/niiis . il quale ne ha due. Se però questa giustissima osservazione sua svela un enore dell' Agassiz, avvalora al tempo stes.so le norme di altri che ne perfezionarono le idee. Credo oggiuiai clic il L. cryt/iivfjhlJialmus del Milanese e del Pie- monte, (juello cioè della mia Fauna, sia una .specie distinta, che IHeckel lia già chiamatii Scardinius hcspcrìdiciis . ma non trovasi in Roma. Gli l'seniplari, che chce avergli io mandato da Roma (d'onde potrei avergU — 432 — trasmesso anco un pesce americano), saranno ccrUimonte esem|)lari clic rice\ei dal Piemonte, se pur non sono iL Sain/iiiiits sainitt/ìi. Ma come sj)iegherem d'altra parte ch'egli registri qual sinonimo dell' ('r;7//nyj//- lltahìtiis la mia scardafa , se imniediaUimente dopo la registra egli stesso liei- hiiona specie? 11 Lene, dccipicìis . Agassiz. vero Lencisco a denti iiniseriali, non ha che far nulla con lo Se. cr) l/inip/if/uiliiius, nò con lo Se. nibilio . sia questo o non sia una buona specie. Erra gi-andemente (juando alla pag. ■124 crede che le variazioni da una .specie aU" altra sian Irojipo gian(h per poterne giudicare per induzione. Po.sso, per esempio, a.ssicurargli che lo Se. scanla/li è simile jier i tlenti a\V crjt/irop/it/iai/iuis. Non so che co.sa egli intenda po' laghi ili ^^enezia, ove dice trovarsi 5 le lagune non certo. Ottimamente os- serva il Valenciennes che non può confondersi col L. rnhilio (Lcncos)., il quale però non è neppur congenere del dohida (Stintiìiiisy L. marrochiiis , Val., è una confusione inestricabile. Il lìuwrocJiius . Costa, che io non conosco, ma che dalla figura potrei credere lo Se. scardafa, è un pesce napoletano che non trovasi certamente a Torino, ove ]iescasi invece lo Se. /icspcridicits di lleckel (scai'crdc). Ciò eh' egh (hce della Fauna italica relativamente a questo nome scawrdc è total- mente inesatto. L. scarpetta. Val. del lago trasimenico. non è altro che il mio Se. scardafa. Chiamasi scarpata, scarpctttieeia . e con altri brutti nomi j)er disprezzo , accarezzativi non mai , (jual sarebbe scarpetta. Che se da Perugia gh fu mandato sotto il nome di scarpata lo Sc/itaiiiis alhns, ciò fu ceiUimcnte per equivoco, imperocché quello chiamasi unicamente albo nel Trasimeno. L. lasca. Costa, è specie non bene stabiliti). A ragione perciò il A alenciennes quasi si limita ad avvertire che il nome lasca è generico presso il volgo per molti Leuciscini. L. riitdns . Val. (gardon), è certamente un Leiicos , come anche dalla descrizione apparisce; e dopo i confronti fatti non so ravvisarlo diverso dal Leiicos nttdns dell'Europa settentrionale e orientale. L. aula è anch'esso un Leiicos. che vive altresì nel Piemonte. L. Fiiciiu, Bp. E as.serzione gratuita e certamente erronea che questo pesce fosse stabilito dalle os.servazioni del Savignj. Non fiorisce, è piccolo, siniilìssimo al Lene, trasiinenietis (non al riddiis). E come — 433 — il trasimcniriis è proprio del laj^o ili Pei'ugia, così ({iiesto sembra pe- culiare del lago ili Fucino. L. roseus, Bp., è di Pietnoiile non di Lombardia, e il suo color roseo, ben lungi dall'essere distrutto dall'azione dell' alcool, si mantiene sempre, se pure non si produce da quello. A torlo però il Val<;iiciennes gli riferisce il fìit^o (Lcucos /y'jy'tv) ili colore osciu-o ; di cui gli inili\ iiliii uutumuili, se non i femminei, cliiamansi anche eruvbùi in Lombardia. Notisi poi che cncobia non ciiiamasi (come erroneamente mi fu scritto) il singoiar Carassius mandatomi da Milano per indigeno di (pie'lagiii, poscia riconosciuto per varietà del C. aunitiis. 11 L. juj^us peiì» eil il roiviis non vivono nel mezzogiorno d'Italia, nò in Toscana, né in Roma: convien dunque dire che il Valenciennes ijuando scrisse di due esemplari del rusciis certiimente |)ieiiiontesi, mandatigli ila Roma, donile poteva ricevere oggetti americani o cinesi, non ballasse alle illustra- zioni che io stesso per lettera gU comunicai. L. ncbella, Bp. , è un Leiwos di lleckel diverso da quello che egli così chiamò; e per tal ragione dovrà muUu-e al secondo il nome. 1 giovani del pigo possono rassomigliare al pesce romano , ma non sono certimiente identici con esso; ed è fuor di dubbio che gli esemplari del Penlland e del Rickctts fossero piccoli pi^hi , quantunque il Va- lenciennes non li potesse raffrontare colle figure del SiJviam e del Ron- delet. Erra eziandio quando dice, che i varii nomi della rovella allu- dono al suo colore rosaceo; imperciocché al contrario il pesce è fosco, e que' nomi si riferiscono al rosso, di cui (inge le pimie. L. Gcnei, Val., pretesa scoperta del Savigny, non è il mio pe- sce , ma uno de' nuovi Lciici lombardi del dott. De Filippi ( trulla ) idi|uanto moiUlicato dalla compilazione, per farlo quadrar con quello della Fauna che invece è una ihchiaratissima C/wiu/rosU>iiui [s/rigo/i dei veneti, yrt'iirt de" piemontesi, sirice de" lombardi), tipo del genere C/w/i- drorìijnchiis di lleckel (il quale la scambiò con la mia Ch. saetta), pesce descritto benissimo dal dott. De Filippi sotto il nome di Clioiv- ilixìstonui /(iculicm. Nulla ho a ilire circa i Leucisci dobiila , che è un vero Sqiudiics normale, e jeses, spettante al genere Ueckehano Iilus, giusUi le recenti mie osservazioni, che però si riferiscono ad un Ciprinide colla [)inna dorsale retroposta ;ille vcntiiJi . giacche nò l' uno nò l' altro sono ita- — 4.34 — lìiiiiì: ma non posso fìti-c a mono ili disapprovare il sist.enui toniilo p<'i- illustrare lo Stfun/iits ilegli aiilìciii , cìw il Valenciennes cosi mescola con Leucisciiii ili altri generi. Niun dubbio d' altronde che lo sanalo (lei Tevere e la lasca dell'Amo non siano la slessa s|)ecie. Volesse il cielo, die il lavoi-o dell'autore su i Ci[)rini di Europa fosse come (piello delle specie di Mugili, che gh fii tanto onore, e sarebbe degno del Cmier. L. sqiialìus . Bp. (sempre; quantunque quindi Sqiialiiis tjbcrinus, Bp.). Il mio genere St/uttliux è naturalissimo quando contenga, non già tutte le specie accumulatevi dall' Heckel, ma i soli Lcuciscini eleganti, a tlue serie di denti faringei, e a bocca oiuiinamente terminale. L. albiis , Bp., ora SqiiaUiis alhiis. Avria potuto l'autore arric- chire il suo articolo di ([iialehe erudizione circa all' nlho . proprio del lago (U Perugia. Prova e\i(lente della rapidità con cui ha scritto (sia detto a sua giustificazione), è il leggersi alla pag. i93 che il solo esem- plare da lui veduto gh fu mandato da me, mentre alla pag. -127 cgU stesso avea detto averne ricevuto mi altro sotto il nome di scarpata. L. nibilio., non ruhclio, Bjx, non è uno Sqiialìns come i prece- denti, ma un vero Leiicos a denti uniseriaU, del quale l'autore non riferisce neppur la località. L. trasUneniciis , Bp. , è anch'esso un Lcucos tli Ileckel a denti imiseriali , e bocca terminale , del quale avria potuto il nostro autore ecie ili quercia (Quercus pubesccns e peduiHiilata) nel liegno ili Napoli. L'oggetto di questo lavoro non è solf^mto di enumerare le specie che vivono a spese di tale albero o che vi dimorano semplicemente, ma di chiarire alcnni dubbii in- torno al medesimo subbielto. Quindi, dopo avere indicate le specie giustamente reputale infeste alla quercia, e quelle altre che impropria- mente si condannano come tali, passa in rassegna quegli altri insetti, che mentre da un lato rimpiazzano, e forse con usura, i danni ca- gionati da' primi, porgono argomento di seria lucubrazione ai natura- listi. Tah sono i Galliculi in generale; ed in i.specialilà quelli i (juali . benché studiati attentamente da Malpighi, Bazin e dal sagaci.ssimo Reau- mur, rimanevano tuttavia in tale oscuritìi. da credersi perfino critto- game pai-assito. Son desse «pielle piccole galle a foggia di fungo , che nascono sulla pagina inferiore delle fronde delle suddette quercie. e di rado anche sulla superiore , nelle quali l' autore ha osservato lo svi- luppo com[)leto dell' uovo, di cui descrive la struttura, dichiarando di non aver potuto verificare il passaggio allo stato d" insetto perfetto . re- standone misteriose ancor le metamorfosi. Lo stesso assicura per rap- porto a cpiell' alti-a specie di galle a foggia di bottoni, la cui genesi ri- mane non più cono.sciuta di quel che la lasciasse Reaumur. Da ultimo compie la storia di quell" imenottero che ingenera una galla a foggia di pomo-d'oro (Teras terniinalis, Hart.). Esso vive in società, schiuden- dosene fino ad 80 da una sola di tiili galle. Segue a ragionare di due lepidotteri : della Ornice figurala da Reaumur (Meni. Ili, tav. 3, fol. 77), e della Liinacodes testittlo. ih cui illustra la larva, il bozzolo e l'ubicazione. La memoria \nene accom- pagnata da cinque tavole esprimenti gli oggetti descritti. Il Presidente espone alcune os.servazioni su qualche miglioramento introdotto nel suo Sistema ornitologico, dall anno scor.so. La .sottofa- miglia opisTiiocuMiM viene da lui elevala al grado di famiglia (Opistiio- COMiD;e). e coUociiUi prima fra i gallinacei. RiconUi in questa occasione. 56 — 442 — die per osservazione anatomica dello Tsclnuli, le PE^ELOPIDE van di- stinto da tutti i^li altri s;allinacoi , avendo un organo iiiascliile (pcnis anntintis) rome ì;1ì Stiii/./.i. A proposito d(''([iiali, scinde in due sotto- l;iniÌKlie la famiglia Stuutiiiomd.e. ili strutiiiomm cioè, che secondo le belle osservazioni ilei Miiller hanno peiwin infcgrnm suliduin, ed in RiiEiM. che hanno priìcin anntiimm. ('rea (juiiuh una nuova famiglia Otide, ed un" altra II esiatoimitid.e, aggiungendo una soltofaiuiglia cla- KEOLiNA alla lainiglia CIharadrid.e , dalla quale ha smembrato le due pre- cedenti. Avverte eziandio che questa sua sottofamigha glareoliina vien da altri considerata come famiglia sotto il nome j>ìia^a rulicilld. Dice V llinindo lioissanncait siiioiiiiiio della //. Jliorourii . Atidoiiiii (//. caltirica, Liclit. , //. Saw'ifnyi Anglor. ), e non trovarsi afiiilto in Gre- cia, come non vi si trovano neppure 1'//. riifiila. Tenim. diversa (\;\\- Y aìpcs/rix . quanto dalla dditrica e dalla scuci^iilciixis . ciie il (iould figura scambiandola . nò il / iilliir aiiriciihtris. il Garriiliis ntricapillus , il P/uisianiis picf/is. né V Ibis rcli^'osa. malgrado le asserzioni di molti. Nota invece tro\arvisi il già i-einlegi-ato Pariis liiguhris. Zelt.: al (jnale proposilo parla delle nordiche specie di Selys. Pariix liorcalts e P.fri- gorìs. Dice che secondo le osservazioni dell" inglese Blylli il Pariis biar- micus L. già elevato in genere, appaiterrebbe, soprattutto pe' costumi. <ìlla .sottofamiglia timali>.«. Esprime il desiderio di conoscere le pretese specie nuove, .llcuula morcol'wa e ferrugìnea v. d. Millile. non che la monlagnuola del mezzodì della Francia, annunciata dal sig. Crespon. Crede si dovrà sostituire al nome Motacilla cineroacapilla del Savi quello di i/.v//vi,7i/rt atlribuitiile nelle Indie dall'inglese Raflles fin dal 1821. Manca di dati per decidere della Calainolicrpc Brclind accettala dal Seljs^ ma dichiara che la Salwaria clacica. Lindermayer. altro non è che la C. pahislris. Prochuua invece come ottima specie europea sotto il nome di CaìanuJicrpe scita la Syii'ia scita ili Eversmann; come pure la supposta Sjhm iclcrina di quell'autore, cui applica il nome di Pliyllopnciistc Ewrsmanni m onore di quell'egregio naluralistii. E in questa occasione duolsi di non aver potuto procurarsi la Silvia mi- gusticauda. Gerbe, né la uclirugenion di Lindermayer. Delle Savicola' (hce essere ornai unanimi i più recenti sci'illori contro la sua opinione sulla diversitìi delle due specie aurita e stapazinn: essere antcìiore il nome squallida di Eversmann a quello cU saltatar di Menetries : e vo- lere alcuni, che anche la vera Scucicola liigeus (([uella di Afli'ica del Lichtenstein) sia europea, prescindendo dalla /ctuornelti. 11 Laiiius Iciicomctopon . v. d. Miilile. è il L. nubicus. Licht. (L. deserti, Ilempr. et Ehr.). quello appunto che il botanico Sibthor|) di- segnò in Grecia j)iù di quaranta anni già sono, conosciuto ancora sotto il nome di bru-bru. e che il Tenuiiinck chiamò poi Laniiis personatus. Dice aver veduto nel Museo di (iraU un indi>iduo della Loxia ttf- nioptera . il quale lo ha sempre più confermato nella opinione del — 444 — Selys clie questa specie ò diversa della leucoptcra di Aineiica: ed avervi allrosi vcdulo sotto il falso nome di Frìiii^iUa aretini una raris- sima Kiiibcriza presa in (^arinzia, e liìi-sc ancora non ii'f;isti-ata come europea : doversi registiar come tale la Emberiza pusilla di Pallas, come aveva di già sosj)eltato: onde potrà prendere il posto della E. cinerea, Strickland. la ([naie pare che non si mostri mai dentro i confini di Eu- ropa. Dicliìara l'È. strioluta esser una t;enuina Fringìlliiria, e dover (piindi «piesto genero dello Swainson prender luogo fra gli europei. Motii come fatto singolare trovai-si in Grecia la passera domestica, non la italiana, che pur vive nelF isola di Creta, l'aria di un nuovo Ficus veduto, ma non ottenuto in (Ircela, ove la varietà fu.ua della Columba li\'i(i sarà forse specie distinta , mentre al contrario la sup- posta Turlnr risoriiis di quelle contrade sarà invece la scnegnlciìxis. Annuncia essere stato ucciso nel mezzodì della Francia un in- dividuo del / (incllns fillotcvi , Savg. figuralo nella grande opera siil- l'Kgitto. in cui V Erythruspiza githcij^inca aveva già ricevuto il nome Pajrauila'i. Desidera, nulla sapendone, conoscere il Numcnius sjngc- nicos. V. d. Miihle, tanto maggiormente perchè scrisse una Monografia tli quel genere. Not;i, esser di passaggio regolare in Grecia tiinto la Otis lioiihnra. (pianto la Chcnalopex wgjptiaca , registi-ale finora come accidentaU e controverse. Vitle nel Museo di Vienna un niagnifico esemplare della Qui'rcjueditld (ah aria, [Alias falcarla, Pallas, A. drcpanoptcros , Mes- sersclim. ) ucciso in Ungheria, quantunque sia specie siberica, che si estende fino alla Gina. Venendo finalmente alle PnocELLAKiD/E, avverte come cpiesUi fami- gha possa suddi\i(lersi in più sottofamiglie, diomedein/E , phocellarin.e, ecc.. traendone i caratteri dalla dentellatura interna del becco. E pas- sando al genere delle vere Procellarie, col qual nome dice dovere esclusi \ amente chiamarsi le co.si dette TlialassiJroimn . fa la seguente disamina delle S|)ecie del genere, determinando le nuove o dubbie da lui \ edule ne' Musei di Vienna e ili Berlino. I. Procellari.v oceamca, Banks. Oceajv jtf.s simillima P. TFi i- su\ Il , cliain in macula intcnligititli lutea, scd iiuijor, rostro graciliure, tarsis lont^ioribus : cauda niodice Jitrjicata! Hab. Oceanum americanum prope Surinam. — (Mus. Vindobonens.) — 445 — 2. P. LUci'BRis, Naltcrer. PRoCELi.jt ri^ tmifòmu'ter nigricans, lectrwibus emula' sitpcrioribtis albis , apice nigris; rostro nuigno; tursis hrevibiis, unguibiis compressis acuta , nuicula intcrdigiUili nulla; canda (ff/uali. Ilab. Oceaiiuni. — (Mus. Viiidobonens.) 3. P. LEUcouKUOA, Vieill. PnoCEiLyfiiiyi inti/ijrmiti'r nigrescens, tcctricibus cauilie superioribus onmiiio albis ; rostro intigno; tarsis brevi- bus, luigiùbus compressis; acutìs; macicLi interdigitali nulla; ciuula vidde /iwjicata. IJab. Occanuin. — (Mus. Viudoboiicns.) P.furcata, Gmelin (P. orienttdis, Pali. — Tìial. cinerea. Goiihl.) Pacifici luaris boie;Jis, et P. marina, Latliam (Gal. Ois. l;ib. 29-2 — P. wi/iiorca. Baiik.s — P. hypoleuca, Webb.) Oceani atistiaiis: ambo Jilute cinereic, Inter se tbirciunt, ob iunnam cauiLe, non secus ac P. Leacìdi, Tenim. (P. leiworrìioa? Vieill.) et P. pelagica, L. europee •species iiigricautes , quaruni prima liabet caudani fui-catani, secunda iequaleni : sj)ectant tiinieu onines ad Procellaria subgenus. P. oceanica, Bp. (P. fregata, Forster, nec L.'.' — P. grallaria . Lic'lil. nec \ieill.) est Occanites plus quiuii arcitypica consocianda cuni P. oceaidca Banksii, cui legitijuuui nomen specifìcum oceanicce servan- duMi, et P. Il ilsoidi (T/ial. oceanica, Kulil.) (luaiii in Museo urbis (iriitz prò comuni P. pelagica exibitam vidimus. Tludassidroma nwlitensis, Scbembri, nil aliud est quam P. pela- gica L., niirorque valde constitutam liane fuisse speciem, me nolente, magis([ue pigel acceptam a doctis fuisse viris. Cognita non adeo nobis est Tlial. nereis, Gould. ut judicium de eudem ferainus, cujus prolixa quamvis descriptio scire non dat cui sub- generi sit adsciibenda , sed nobis videtur legitima P. grallaria , Vieill. (181 7) {P. fregetla. Kulil. Monog. tab. \0, fig. 3. — Tlial. tropica fi leucogastra . Goidd. j uqc Licbt. (1823). e.\ >ova HoUandia. 11 prof. Patellani, ili assenza dell" autore, legge una memoria del .sig. Fineo, die tratta dell'ullizio del iv/.vo pulsante nei bachi da seta. Dice da prima aver osservato che il bquido esistente in Ud vaso è bianco ne" bachi che daiuio seUi bianca , ranciato negli altri. Descrive diverse proprietìi di questo liquido e di quello de" vasi serici. Passa — Aif> — quìniii a dire di alcune sue sperienze. Avendo egli tolto ad alcuni l)aclii, nei- via di piinliiia. lutto il fluido del vaso pulsante, ad altii una j)arte soltanto, ed osservatili contemporaneaniente ad altri bacili non punti, lui veduto, clic il peso del bozzolo da (piesti diversi bachi te.ssnto, era in ragione della (piantila di fluido del vaso pulsante. Infine egli crede poter dedurre dalle sue osservazioni, clie il vaso pulsante non sia nò arteria, né cuore, ma un organo concesso dalla natura al baco ila seta per la preparazione del fluido .serico. Il prof, (lene fa osservare, che fino a che non si saranno bene studiali gli intieri rapporti e le comunicazioni die pa.s.sano fia il vaso pulsante ed i vasi serici, ogni nuova o[)inione .sarh arrischiata. 11 prof. Patellani sostiene essere per lui provato clic nel baco i va.si .serici comunicano con quello pulsante, il quale sarebbe pure in connuiicazione co' vasi aeriferi. Lo stesso prof Patellani legge la descrizione ili un mostro vitel- lino nato il 7 dicembre 1843, del quale era dubbio se provenisse da un primo accoppiamento del 5 gennaio, ovvero da un secondo del 15 ottobre, lira esso piivo di occhi all' esterno , ed aveva le estremità attorcigliate in modo straordinario , disarticolale ezianiho per rachi- tismo. Dietro i pi-incipii filosofici della classificazione del GeofFroy Saint Hilaire , il piof. Patellani colloca il mostro nella classe de' /nostri pei- deficienza, neh' ordine Ae pcroccfali , e nel genere degli imomili ini- cro/hiliiiiri. Esposta pure l'anatomia interna dell'inthviduo, l'autore ne trae alcune deduzioni, riguardanti la vita organico-animale e la soluzione del quesito se la vitalità incominci co' primordii della organizzazione, ovvero quando gli organi abbiano la formazione loro compita. L" ab. Restimi fa alcune con.siderazioni antropologiche sopi-a i tre cranii presentati dal prof Orioli. Comincia dallo accennare gì' incrocia- menti modificatori de' caratteri primitivi ne" diversi rami della specie umana, e particolarmente delle genti greche: ricorda di poi i caratteri esclusivi delle teste greche tipiche: osserva come il tipo caratteristico di queste riscontrasi perfetto nei cranii antichi della collezione di Edim- burgo, in quelli di Sandifort e nelle teste degli odierni monUinari acro- ceraunici ed argolici. Dopo ciò. egli ravvisa ne' tre cranii presentati dal prof Orioli, il tiix) caucasico misto di elementi etiopici in uno. mon- golici ucoli altri due . prendendo argomento dal maggiore o minore — 447 — iibbassauiciilo dell' apofisi ooiilo-nasale dell'osso frontale, e quindi dalle (roncoiuitanli evoluzioni dello sinf,'oie teste: concliiude non esser di ge- nuino li|)o greco. Il Segretario dà lettura d'una ineinoria del conte Contiuini, sopra le nietaniorfosi e costumi della Nocliui genista' di lliibner. Lasciando la parte puramente descrittiva, riporteremo una osservazione fatta da «juesto autore, e che, a suo dire, è veramente singolare e di cosa ignota alliitto a" naturalisti. Nelle larve di questa Noctua , seguitai la prima muta, si accresce il numero di piedi e degli anelli del cor()0. In fatti non più presentano dodici piedi, (|uanti ])rima, bensì sedici, ed il corpo composto di doilici ancUi in luogo tU tlieci, e menti'e pi'ia canuuinano al modo delle larve delle Geometre, camminano in seguito come quelle di tutte le Noctue. Un altro caiid)iamento egli ha pure osservato in dette larve ilopo (juesta muta. Scomparve cioè la gros- sezza della parte anteriore e posterioi'e del corpo: dal ciie ei crede potersi deilurre che in esse estremità stasser pria racchiusi i due anelli di poi s\iluj)patisi portanti ciascuno un paio di piedi. La memoria è accompagnata da una tavola rappresenliuite la descritta Noctua e tutti i iliversi stadii di sua vitii. Prossima a cliiudersi quest" ultima adunanza , il dott. De Filippi , che trovasi per ciò nel!" impossibiJitii d' informare distesamente la Se- zione intorno ali" operclUi (b lleckel sui |)csci del Cachemire, e di (juella del prof. Miiller tU Berlino sull" anatomia del Brancliiostoma. fa qualche cenno della prima, commendandone soprattutto la precisione delle frasi descrittive : ed in quanto alla seconda promette di conse- gnare senzji dilazione alle slampe il sunto esteso clic ne ha redatto. Giunsero troppo tardi per poter essere esaminati dalla Sezione due lavori del sig. Alessancho Rizza di Catania, limo stiunpato, Z>e- scrizioiic di (dcnni crostacei ittioli del golfo di Cutwwi: l'altro mano- sci'itto , Monografia de' generi Stenorhjnc/iiis e Caridina ■ acconq)agnati entrambi da figure. Il Presidente scioglie l'adunanza colle seguenti parole di addio. « Il tcnqio che va rapitbssimo, può dirsi non avere misura che ne segni la traccia, quando passa tra i diletti di amichevole conversare, e r operosità della pace. Quindici giorni , o Colleglli amatissimi , sono — 448 — corsi ptT noi così pronti, così inosservati, che appena rimarrohlinro npll;i nuMiioria . se coi nostri fratcllovoli collo<[iiii . con l'utile fermo degli stiulii. con ]n gralitiuline e l' amore alla città eli Milano, non si scolpissero profondamente nell' animo. La nostia Sezione fu ogni dì co- jiiosa di lavori e di uditoi-i cortesissinii , fi-a' quali, come a spargere un fiore sul rigido campo del sapere, venne pure ad allietarci delle gen- tili donne 1" animatrice presenza ! A voi saprà grado la scienza delle «lotto lucubrazioni , e a quelli che fuori della Sezione pur si compiac- ([uero di tributarle. Sien quindi grazie al Panizza. al Rusconi, all'O- rioli, al Taddei, al Mcnegliini. Io poi, con le piTi schiette significazioni di cordiale all'etto, mi cliianio ili voi riconoscentissimo , che sapeste gi-adire il buon volere eh' io m" ebbi di prendere viva e pacifica parte ai vostri ragionamenti, congiungendomi non come duce ma come fe- dele compagno. Questo momento della separazione si fai-cbbe acerbis- simo, se non mi confortasse il pensiero di riveder molti e quasi lutti di ^oi nel prossimo anno. Qualunque si voglia recare alla ridente Par- lenope, eh paese in paese, di monumento in monumento, avrà dilet- tosa pei'egrinazione. E salutate sull'Arno le dieci urne dei Grandi, ed inchinato il tempio del nostro divino auspice Galileo, prenderà la via a quella desiderata città, che \ive neUa vita delle antiche memorie, e nella volontà degli intelletti. Colà primamente mi sarà dolcissimo di rinnovare i fratellevoli abbracciamenti, e quella speranza che la Istitu- zione nostra verrà ovunque a persuadere la rettitudine delle sue in- tenzioni mostrandosi utile e generosa di loco in loco. E qui possiam > In NapoH tlunque torneranno a rav\ivarsi le con- fermate amicizie, là dove forza riprendono le piante e gl'ingegni. Ora ci separiamo: ma ciascuno di noi è saldo anello eh una lunga catena, che ogni anno si ricompone e si discompone senza però spezzarsi giam- mai. -•' Tinto — Il Presidente Carlo P.* Bonaparte. Il Segretario Achille Costa. 1UI>P0RT0 DFXL\ COMMISSIONE IMCAHICAT* DI ESAMINARE LE PREPARAZIONI DE'VASI LINFATICI EÈ'RETTILl PRESENTATE D.VL PROF. CAV. B. P;VNIZZA (i). Lja Coiniiiissioiie niistii eli zootoini e di medici, elelUi nel 21 aii- (laiile per csainiiiare i |)repaiali analoinici spctlaiili a'diversi ordini di rettili, presentali alla Sezione zooloyiea dal prof. cav. Panizza , perchè .si decidesse .se dai medesimi risulta che il tronco aortico è nei rettili avviluppato dalla cisterna linfatica oppure contenuto nella cavitìi di que- st'nllinia, come si vonchlie da altri dotti zootoini moderni, soddisfa oggi al proprio mandato con la seguente dichiarazione. -1 ." La Commissione riconosce esatta V idea del prof Panizza , che cioè il tronco aortico di tutti quattro gli ordini dei rettili, ai quali si riferi.sce la bella .serie di preparazioni da lui presentate alla Sezione zoologica, non è già liJK'ro nel lume del tronco linfatico e a contatto del suo umore , come il cervello nella teca del cranio , i polmoni nella cassa del torace , le intestina nella cavità dell' addome 5 ma fìiori di esso, e ad esso .soltanto sliettamente avvinto sia per una guaina co- mune, sia perchè essentlo tal sistema linfatico di molto maggior capa- cità e di pareti meno consistenti, va a ridosso del tronco aortico, e lo awiluppa in quel modo che le pleiu-e involgono i polmoni, il pe- ricardio il cuore, il peritoneo i vi.sccri addominali. Sicché lo stesso tronco aortico non resta immediatiunente bagnato dalla linfa . ma ne sarebbe difeso, come le carotidi interne sono, ai lati della sella tur- cica , guarentite dall' iuunediato cont;ilto del sangue venoso per un pro- lungamento della iiiemlirana che ta])|iezza il seno cavernoso. (I) Tra 1 iiuinliri iKll.i Cumiuisiiuiic loiilavniisi am liu i luulcssoii Paciiii e Rossi, ma b loio liima non Irovavasi sul Rappoilo Irasmesso alla Presidenia generale. 57 — 450 — 2." La Commissione trae questo suo giudizio diiU' attento esame de' singoli pezzi anatomici clic le vennero oflerti , i (ju;ili sono parte di tartarughe, parte di salamandre, parte di lucertole, e parte di ser- penti; pochi dentro vasi pieni di spirito di vino, i più a secco, pre- parati dietro iniezione, ora a cera colorata, ora a mercurio. Essa fii avveitire. che sebbene da ogni pezzo si possa trarre la stessa conclu- sione, il fatto però risulti» e\àdentissimo ed incontrastalìile dalle pre- parazioni in cui i vasi furono iniettati a mercurio. Poiché se si è po- tuto, come fece il prof. Panizza, svolgere l'aorta dal tronco linfatico, e disgiungeilo in modo da poter tra un vaso e l'altro introdurre delle setole e desìi stecclii senza oflcndcre il tronco linfatico , nò dar luogo a stravaso del liquido e pesante meliiUo, bisogna dire die esso non contenga già nel suo ventre il tronco aortico , ma sia soltanto ad esso addossato. Prof. Gene. Dott. De Filippi. Dott. RiBOLI. Segi". Costa. Dott. DUBINI. Doli. Verga, llclaUnv. ATTI VERBALI DELLA SEZIO:VE DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE ADUNANZA DEL GIORNO 13 SETTEMBRE I> Li Presidente cav. Moris apre V adunanza esprimendo alla Sezione i vivi suoi senliincnti di riconoscenza per la fiducia in esso riposta destinandolo a diligere le operazioni del Consesso. Il suo invilo a dar principio alle botaniche discussioni segue primo il prof. Parlatore oHìentlosi di trattenere 1 adunanza con una serie di discorsi sulla notoinia delle piante arpialiciie e suUe funzioni dei loro organi, appoggiati alle ripetute osservazioni che su diversi di que' ve- getabili gli veiuie dato tU praticare nelle paludi di Bicntina e Viareggio ed altrove, giovandosi anclie grandemente dei fatti raccolti durante i suoi viaggi, intorno a pareccliie piante esotiche e singolaiù, cresciute nelle ricche conserve di Fi-ancia e Germania. Propensi anzi tutto di esordire col racconto tlelle particolarilìi da lui notate nella struttura dei diversi organi dcW ylldro^'u/idu ^csiciilosa , Lin., ciiiedendo ;iila Se- zione siagli concesso per un riguardo ai membri forestieri presenti, e sovrattutto al chiarissimo prof Mohl da Tul>inga di sonuna fama fra i fisiologi boUmici , di esprimersi nell'idioma francese: e la Sezione di buon grado acconsente. Ricorda il prof. Parlatore e come al Monti da Bologna s|ietti il vallili di a\ere sco|)prt;i «jnella singolare pianticella abitatrice di alcuni — 45^ — stagni tleiriuJia superiore e media non die del mezzodì della Fraii- eia . e come per essere la medesima searsa anzi elie no nelle stesse predilette sne stazioni, ben poco ancora fino a ([uesto giorno i holii- iiiei abbiiuio conosciuto adilcnlro al magistero alfallo peculiare di-Ila sua sti'ullura. 1^ soggiungendo come sul jìroposilo ili diversi punti di eonUitlo o dilFercnza organologica fra V . Ililnn'uiula ed altre piante aquatili, sia suo proponimento riedere più lardi, s" accinge; a discor- rere nell'odierna adunanza del suo caule in genere, poi della slinltiira di (|uelle appendici weW .thìrovtiiula volgarmente dette le l'oglie. e ilei morfologico signilicato delle singole loro paili. La descrive pertanto siccome tale pianticella che cresciuta in seno alle acque dolci e lran(|uille . in buona parte \\ si tiene inuiiersa , nicjitre 1 altra Sl)ll(■^asi oltre il |)elo del fluido, composta soslanzial- mente ili un caule cilindrico munito, a bre\i tratti, di un eeito nu- mero ■> così prosegue a dire il prof Parlatore, « v'ha di più singolare, sono appunto quelle appen- ibci. O.sservatc esteriormente, presentano due porzioni distinte. V'ha una laminetta alipianto cuneiforme j)iù ristretta alla base [)er la quale salda.si col ciiule, più larga alla cima che fendesi j)oi in tante lacinie sottili ed acuminate all'apice: ed è questa il picciuolo o ])cziolo. Dalla base di esse, nel suo mezzo fino al punto dove succedono le divi- sioni del lembo, scorre un nervo, in capo al ipiale , dalla parte supe- riore dell'organo (cioè da quella volta alla .superficie delle acque) nasce un C0I-J10 dell" apparenza d" una vescichettii , che forma la seconda por- zione dell" organo. •' •< La lamincttii consta di tessuto cellulare di poca regolarità e che .ibbonda di lacune le cui pareti sono a cellule complesse, e le quali . ])er c.s.ser ripiene lU aria, prestansi evidentemente all'uopo di tenei- — 453 — !>all('j,'f;iiiiilc iu'ir;ic([iia l' iiiliora piaiilicHla aiiclio se carica di fiori <• (rulli. 11 iiLTSO loiif^iliidiiialL", di cui discorrcninio già sopra, ìi lijrinalo di sole cellule allungale; di vasi non mai, cliè questi non si riscon- trano se non al centro del eaule e sue biforcazioni.» « Quindi il prof. Parlatore prendo a dimostrare la vci-a slruUura della cosi delti! vescicliclUi , eli" ei dichiara considerare pel rap[)rcsen- tante della lamina tlelle foglie, siccome all'altra parte assegna la iiii- tnra morfologica del picciuolo. Quella vescichetta che a prima giunta sarcblx' creduta un corjio semplice, trattila colla punlii d uno spillo lungo la eresia della con\cssilà sua, s apre con assai iacililii, e tosto r osservatore s' avvede che sono tlue valve , convesse al di fuori, con- cave della faccia interna, le «piali condiaciandosi a mezzo di uno stret- tissimo Icmlx) inari;inalc della rispettiva jìcriferia vengono a costituire una cavilìi ripiena d" aria e di acipia. A chi rimira quesl" oi'gano nel nienti'e per la fatUigli violenza presentasi boccheggiante, affatto spon- taneo oOiesi il confronto colla lamina contrattile delle foglie della Dio- /Ki'iì nii/.sci/>/il(i. La tcssitui'a della parte concoide ili quesUt vescica non è identici) con (piella tlell' orlo. La prima risulta di cellule alquanto oblunghe che nulla offrono di particolare. L' orlo al contriuio , cominciando dall' e- strema periferia, componcsi come segue: Vengono |irini:i delle cellule a dissepimenli sinuosi: jioi si presenta una serie di cellule coniche. varie di grandezza , che partono colla loro base latei'ahuente prolun- gata (e quivi quiisi a contatto T una dell'altra) dalla fiiccia esterna dirigendo la loro punta verso il cenlro della cavilìi. Sono poi circon- date dii cellule alquanto idlungate d ordinaria forma e per nulla riig- guardevoli. Più verso la parte concoide poi veggonsi disposti nella direzione triisversa della vescicii dei corpi jnirlicoliu'i in lijrina di fiìi'hice , risul- tiMili di un nui'lco sli-roidc, iilquant(j opaco al cenlro. e di due piùii d iippendici |>iu-iillele . 1" una accanto all'iiltriC e .saldate insieme sino ;i(l un cerio punto col margine interno, terminate da una estreniitìi oltusit e del pari un po' opaca nella linea mediana. Questi due ));ii;i (1 iip[)('ndici partono d;il nucleo in ihrczione iilliitlo opposta 1" uno al- l' idtro. Ad interviilli regolari questi coipi . di oscuri! significazione^, trovansi disseminati (i;i il tessuto celluliue. Il prof. Piirliilore ihchiara — 454 — (li non aver per anco potuto indovinare le riinxioni assegnate dalla na- tura a (juesti singolari^siuii corpi, e di non conoscer pure la chimica loro composizione; sujiponc pcu'altro siano di glandulare natura, e de- sliiiiiti a tener applicati fra loro i lembi delle due valve. Chiude il suo discorso col rammentare che di vescichette trovansi costantemente for- nite le a|>pcndici (foi^lic) della parte inferiore del fusto delle piante, (juando che al contrario ne sono sprovvedute le alli-e pertinenti alla por- zione superiore. Nel che il sig. Parlatore dice trovar argomento di sUi- Inlire la seguente legge di anatomia com|iarata: che le piante svolgono ancccsawcunentc i loro organi a misura del bisogno. Imperocché, egli con- chiude, siccome V Jldro'>'(Ui(Ui, giungendo a contatto coli' atmosfera , e spingendosi in essa al di sopra dell'acque, più non bisogna per quesUi parte del singolare sostegno che le impctlisca l'andare a fondo, ])iù non si svolge la vescichetta alla ijuale, unitamente alle lacune del j)icciuolo. incombe la funzione eh tener sollevata la pianta. Ed altro pratico esem- pio tlelki proposta legge trae dai cirri propri! alle foglie di alcune le- guminose, facendo rilleltere come i viticci manchino affatto alle foglie inferiori, e comincino soltanto a svilupjjarsi , aumentando progiessiva- mcnte. quando cresciuto il debole fusto a maggiore altezza abbisogna di vaUdo appoggio. Il prof Meneghini desidera conoscere quali rapporti , a dettame del sig. Parlatore , possano avere le lacinie delle appendici delle foglie colla vescica 5 ovvero, in altri termini, quale sia la significazione mor- fologica di esse, se per avventura non abbiano a considerarsi come rappresentanti le stipule. di cui sono dotate le foglie di toniti ordini di piante. Il pi-of Parlatore (hchiara, esser forse prematura la soluzione del postogli quesito : non inclinare jieraltro dal proprio Ciuito a con- siderare quelle lacinie per rappresentanti di slijiule, nella (jual ipotesi la vescichetta dovrebbe, a suo parere, esser situata dalla parte opj)osta. liensl ritiene quelle fiangie per una sempUce continuazione del peziolo che nell' Aldrovanda in singoiar modo fendesi in lacinie , come in tante altre aquatiche succede della lamina. Soggiunge poi, a conqiimento della descrizione della pianta, che il nervo mediano del picciuolo giunto al punto dove ha origine la vescichelUi bivalve, spartesi in tre rami: uno che segue il suo corso attraverso la base della vescichetlii segnan- done il (liaiiictro : e gli altri che ne divergono seguendo la perii lena — 4 55 — (Ielle due valve (per ricongiiingorsi all'altra estrfmità) in t;il metro, i-lic non tociliiiio {,'iìi all'orlo estremo, ma segnino, paralleli ;J mede- .simo, il conline fra la j)artc concoide ed il piatto lembo. Secondo sorge a dire il prof. Meneghini, esponendo le seguenti osservazioni su alcuni generi delle Cordariee. « Il eli. Fries dando più amjìia definizione del genere Elachistn gih istituito da Duby per la Confin'n scutulata, vi comprese la Con- J'crs'a ferni^nea e la flaccida, la Spluicclaria wlutina, e come incerta la Linkia ceramiola. Il eh. Suhr, pubblicando la sua Conferva brevìar- ticulatn . avvertì la necessità di unirla in mi genere distinto alla C. carnea, Jlacciila e somiglianti. Posteriormente, abbracciando l'opinione di Fries, dette il nome di Elachista miclaricv alla Leatìiesia umbellata. Areschoug ammise il genere Elachista e vi comprese in due sezioni le specie seguenti: I." E. stcllaris . E. curta [C. ci irta , Dillw. ), E. hreviarticiilata , (C. brcviarticulata , Suhr): II.'' E.Jìicicola, L. (C. fii- cicola. Veli., fi C. ferru^nea, Rth.. / C. fucorian, Rtli., à C. Jlac- cida, Lyngb. ), E. n\'iilaria> . Suhr. E. veliitina {Sphacelaria veliUina, Grev. ). " . « D Kiitzing istituì il genere Phfcopìùla e vi comprese le specie: Ph. fuconim . Ph. flaccida, Ph. fl'rruginea . Ph. ÀgardMi [C. fur- cicala, Ag. non L\nigb. ). Ph. curta. Ph. stellaris. Conservò poi il genere Cnry-nephora per la C. marina , separandone la C. iinihellata in genere distinto che ciiiamò Coijnophloea . e al quale aggiunse una nuova specie, la C. baltica. Instituì poi un nuovo genere per l'alga che chiamò Mjriactis puhinata. alla quale riferi dubbiosamente come sinonima la C bremirtiriilata . Suhr. » « I due generi Corynophhea e Corjnephora devono riunirsi in un solo e chiamarsi per ragion tli anteriorità Leatìiesia. " « Il genere Phycnphila corrisponde jìer la massima parte al ge- nere Elachista nei limiti stibiliti dal Fries e dall' Areschoug. allonta- nandone cioè la E. ri^'ulnria-. che è la Leatìiesia umbellata, e la E. veliUina che deve rimanere Sphacelarin vclutina, come risulta special- mente dal confronto istituito colla Sph. Bertimia . Dntrs. " « L' Areschoug distingue le due sezioni ilei genere Elachista jiel solo carattere dei fili periferici notevolmente attenuati alla base nella prima . ed appena attenuati nella seconda. Ma v" ha difièrenza molto — 4 5*! — iiiiitgioi'C nella struttura dt-lla jìartc ci'ulralo della fronde (hi luì de- niiiuinat:! i/>i>/ti//o. dalla ([iiale ,s(iri;()U(( i lili porifocioi v t,'li oUicclli spi)- rileri c\w costilui-scimo ciò ciif ila lui xicn cliianiato liil/o. >' «(Nella E.J'uvico/ti. che sola rimane tia «(ueilc asi;iille alla seconda sezione . al pari che nella E. acutnlatn . il così detto ipotallo è Ibr- niato di lìli articolati . fra loro stipali , replieataiuenle ed irregolaruieiile tlieotonii . cIk! ail altezze disuguali si risolvono in (iiscetti di fili ela- vati minori, lunghi fih conlervoidei ed otricelli S()oriferi. Nelle specie invece appartenenti alla prima sezione, le cellide .rotondate vedute e descritte dall' Areschoug punto non con-ispondono ai così detti lili ipo- tallini della /•-'. /ucicolii e siu/ii/iifti. Questi lili esistono anche in (juelli , ma sottili ed ammassati in un \ilu|ipo inestricabile. Da questo sorgono i gl'ossi lih conlervoidei con base angustissima ma tosto ingrossali e cilindrici lino all'apice eh' è ottuso. •' i. Lalerahuente poi alla base, (juei iììì medesimi emettono brevi raTiii od articoli (juasi sferici e replicatamenle dicotomi, che scortano i fii.scetti di fih clavati, di otricelli sporiferi e di anleriihi. Nella E. curiti, Aresch., i due o tre articoli inlei'iori dei (ìli confervoidei presentano inoltre un singolare ed inleiessanlissimo esempio tU sdoppiamento lou- gituilinale. » « Ora annoverandosi fra le specie di questa sezione la C. bre- vinrtirit/afn. Snhv. dal Kiitzing addotta qual sinonimo incerto della sua Myriartis , sorge spontaneo il sospetto che a quel nuovo genere riferir si debbano le Elachiste della prima sezione dell' Areschoug. Ma la Mj- ritictis piih'hutln ha slrnltiira afliitto (Uver.sa, e somigliante invece a (juella delle vere IClacliistc, jierchè i suoi fili centrali sono meno di- stinti, e ad articoli globosi. Rimane dunque a fondarsi un nuovo ge- nere, che, come presentilo dall' Areschoug , ad esso intitolo col nome di Àrcschoii^ia. Si obbietler.à forse da alcmio che i caralteii sui (piali è fondato sono imicamcnte desunti dagU organi della \ egelazione; ma cesi è di tulle le (^ordariee che si dovrebbero senza ci('i tulle riunire in uu sol genere. » " .Spettino dunque a questo nuovo genere le .seguenti S|)(!cie: 1." .(VjiEscuotcìA STELLAKis {Eliicìlistd .sh'llaris. Are.sch., Pli}coi>liUu stellariji. Kiilz.). 2." .\. a]i\T\(E. au-Ui. Aresch., Con/i'ivti ritr/n. Dìllw.. /'//. c/irlo, Kiitz.). — 457 — 3." A. BrvEVunTiciLATA {E. breviarticiilata , Arescli.. C. brwùirtìni- lata, Sul ir). 4.° A Walluotiiii : Filis ccntralihiis tcnidssiinis : Jilis peripìuprids fasciciilalis , artìculis inferioribiis (liainetro (pqiudihiui , nwdìis scsqidduplo ioììgiorihits . cndocìironio viridi imi/ormi; rajids basilaribtui dichotmm)- u Al jwri di tutte le altre Cordariee anche le Asterotrichie sono costituite di un tessuto centrale , e eh uno periferico : il primo è in esse pochissimo sviluppato, e presenta minute cellulette subsferiche oscuramente seriate in fih e strettamente connesse fra loro: il secondo poi è, come al sohto, fomiato di fih clavati, di lunghi fili confervoidei e di otricelli sporiferi. Nella .7. itldrola. i fili clavati sono .-iemphci o dicotomi, ed hanno all'apice otto milli-niiliimctri di grossezza e gli ar- ticoli elli.ssoidei lunghi una volta e mezzo il diametro. I fili confervoitlei hanno dodici niilli-milliinetri (h grossezza e gli articoli quattro volte pili lunghi, (ili otricelli sporiferi sono obovati, hanno .sette cento-millimetri nel diametro maggiore, tre nel minore, e cingono la .spora d'angusto margine diafano. » 58 — 458 — :? -o- ADUNANZA DEL GIORNO 14 SETTEMBKE Letto ed approvato il processo verbale dell' acliiiianza precedente, è tlislribuita una collezione di piante reticlie e noriclie inviate dai signori fratelli Perini da Trento per essere in parte, cioè in numero di 360 specie, rimesse all'Erbario centrale italiano, ed in parte offerte ai mem- bri della Sezione, che le accolgono con sentimenti di particolare gra- titudine. La collezione stessa è accompagnata d' una memoria mano- scritta sulla Gcoi^ni/ia bo/anìca del circolo di Trento , della quale il sii;. Presidente dà lettura. In essa scritti», i signori Agostino Perini, Segretario della Società agraria Trentina, e dott. Carlo Perini, avvertono l' importanza che v' ha a diddere in zone di veget;izione lo spazio che corre dal piano d'I- talia sino ai ghiacci eterni delle Alpi che l'accerchiano, e ad inthcare con precisione le piante spontanee d'ogni zona, mettendo la vegetazione spontjmea in rapporto colle zone delle coltivazioni lurah : lavoro da estendere a tutta la catena delle Alpi italiche. Piichiamano poscia l'at- tenzione dei botanici sui naturah confini da assegnarsi al territorio , sulle linee percorse dalle coltivazioni agricole, sull' iniporUuiza di esattamente distinguere la base geognostica sulla quale fermano stanza le singole pbiiito. fìuahuente suUe zone da assegnarsi alla vegetazione spontiinea. A[)plicando poi (juesti suggerimenti aUa considerazione del suolo tren- tino, fanno osservare che, notando la serie progressiva d;J piano al- l'alto delle sue zone, conibinansi (juelle della vegetazione spontjuiea colle attinenti alla coltivazione nel seguente metro: la zona del leccio coU'uhvoi del bagolaro col fico e col mandorlo: delle qiiercie colle viti e coi geLsi^ tlel castagno, e dov'è distrutto, dell' alberella {Popiilus tremula) e del- r avellano col fiumento. Segue la regione del faggio coli' orzo, ed in — 461 — parte colla segale e coi pomi di terra 5 poi quella del inii^'o (Pinits pìuiiUio, W.) sostituito , nei monti a rocce primitive, dal R/ioiloilcntiron liirsittiiin e fcrriigiiu'iun. Sul limite inl'eriore ili (juestii zona cessa già ogni vegetazione domestica; le sta poi sopra la zona glaciale die com- prende le giogaie del B;ddo, le cime ilei Houdone. tli (iazza. della Sca- nuccia, deirUdai in Val tU Fassa, e delle vette Feltrine. La i'resiilenza s' incai-ica di porgere ai signori Perini speciali rin- graziamenti in iscritto 5 ed il bar. Cesati coglie il destro per annunziare l'inunincnle presenUizione d'una sua memoria risguardante la condi- zione fitologica della Lombardia misurati sugli ampii confini naturali se- gnati a levante d;d Baldo colla linea fluviale dell" Ailige fin dove s'av- vicina al Po, a mezzodì dal corso di questo fiume, a ponente dalla linea fluviale della Sesia salendo sino al monte Rosa , ed a tramontana da tutta la sonuua cresta fia questo monte e il Baldo che segna la divisione delle acque. E poiché t^de opuscolo risguarda particolarmente la Geografia botanica, e l'autore intenderebbe estendere il suo lavoro a tutta la convalle del Po, rivolgesi ai botiuiici presenti perchè siangli cortesi di tutte ([uellu notizie influenti ili suo scopo, di cui o ad essi medesimi od ai loro amici riescisse di far tesoro. Prima che si proceda all' ordine del giorno , il prof. Moretti inte- ressa la Connnissione nominat^i a giudicare della memoria del signor Sandri sulle macchie delle foglie dei gelsi, a voler prendere in consi- derazione una memoria relativa del sig. Bcrenger. Il Pi-esitlente pro- pone, e la Sezione acconsente, che b memoria del sig. Bérenger, tosto giunta , .sia comunicatii alla Commissione nominata nella precedente adunanza. Lo stesso professore poi, prendendo occasione dall'invio di piante fatto dai fi'atelli Perini per ricoi'dare (juanto 1" illustrazione della \eget;izione del Trentino debba alle fatiche del celebre Mattioli, narra come la Prìiimla glnti/iosci, L. raccolta su quei monti, giusti» una co- municazione del Parolini, sia poi tradotti a Costiuitinopoli , dove .se ne estrae un'essenza odorifera. Soggiunge il nob. sig. Rainer, come anche dalle Alpi stiriache. mista alla detta Primula, si spedisca all'istesso og- getto alla capitile tlell" Impero ottomano la i-adice della T'nU'rìiina tvl- tica detti Sfjcik dai montinari (.Iella Stiria, per cui il monte che sovra tutti ne abbondava fii nomato Pizzo dello Speik (Spcik-Kagcl). Il dott. Molli espone alcune sue considerazioni sul fiore delle — i6-2 — giitinigne. A suo avviso le giainigiic vanno noverate fra quegli ordini ili |iianle, ad illustrar le quali nei rapporti di luoifologia si fa |ioco meno die necessaria l' osservazione di fiori anomali , le cui parli florali rie- dono alla forma di foglie vegetative; iinperoccliè sembragli che solo per questa via sia dato di st;ituire ad evidenza , quali organi appendicolari appartengano all'asse pi-imario della spighetta (.'ipicnlii)^ e quali altri al- iasse secondario della medesima. .Alcune osservazioni fatte dal prof Molli sulla Poa aifjìna ,S. vi\'ipnrn tanto frctjuente nelle Alpi , lo inducono a tenci-e per cosa indubbia che la lolla infei-iore [palen infcrior) del fiore delle gramigne apjìartenga all'asse primario della spighetta, vai a dire . che la medesima rappresenti una brattea recante nella sua ascella il fiore, e non doversi considerare siccome un organo che faccia partt; dell'esteriore verticillo delle foglie pcrigoniali (ossia involucro) del fiore, ^ta di fatto che nella citata pianta le glume corolline infenori di tutti i fiori componenti la spighetUi (spesse volle peraltro eccettuatone il fiore collocato più ìA basso) sono cangiate in foglie vegetative d'ordinaria forma, numite th vagina, linguetta e lamina, e che perfettamente abbrac- ciano i nodi dell' as.se primario della spighetta. Ma ciò appunto ripugna air ipotesi che la gluma corollina inferiore formi un verticillo a numero trino colle due fogliuzze saldatesi assieme per costituire la supcriore gluma. Progressive forme di passaggio dalla gluma corollina inferiore nello sUito normale a foglie vegetative perfett;miente sviluppate, ci di- mostrano, che quella nella sua genuina foiTna precisamente corrisponde alla parte inferiore ossia vagina della foglia perfetta; e che la linguetta (licititi) non è già un organo accessorio della medesima, come chi di- cesse un esempio di stipule : deriva essa dalla gluma coroUina inferiore però che da un lato il margine diafano di (juesla recede a partire dalla cima verso la base, sciogliendosi dalla parte mediana per formare un'orecchieltij. mentre dall'altro sulla pagina superiore della foglia svi- luppasi in direzione trasver.sa un corpo prominente risultante d' una sottile membrana a foggia di squama che assodasi coli' orecchietta per costituire in tal modo la ligula. " Argui.sco da tutto ciò » così termina il dolt. Molli « che la spighetta delle gramigne vuol esser paragonata al ca])olino delle composite : le glume calicine sono brattee sterili e corrispondono alle squame involucrali della calatide, e le glume corol- line iiifeiiori sono brattee feconde coriispontlenti alle pagliuzze del ri- cettacolo {palew). >» — 463 — Il btir. Cesati legge una relazione sovra un «iso (li autolìsi nei rapolini del Trifnliion iv/n'ns da lui osservato ad Audorno sovra Biella nel Pienionlc. (Confrontalo colla descrizione e figure che dà di un caso simile lo Sciunilz nella Liima'a, voi. XV, pag. 266, Uiv. I, 1" esem- plare andornesc ofFi'e le seguenti pai-ticolarità : 1 ." Disposizione dei (iori in racemo auziciiè in corimbo od ombrella, con picciuolo allun- gato e sorretto da lunga brattea: 2." Totale soppressione della caiena, del tubo anterifi'ro e delle istesse antere; 3." Mancanza di calici che siano degenerati in foglia perfettii, la quale consti d'un picciuolo e tre Ibglioline. Scorgesi bensì die i denti caliciui inferiori sono |)in o meno loggiati come le fogliuzze normali nella foglia del trifoglio, mentre i due denti del calice superiori vestono le sembianze piuttosto delle sti- pule sì nella configurazione che nel colore. Ravvicinando silTatta circo- stanza all'altra risulUmte dalla descrizione e lìi;ure dello Sclimitz: cioè, die in quei casi nei ijuali il lembo inferiore del calice svolgesi in una foglia com|)iutii . viene in questi parte a mancare il tubo calìcino , mentre con.servasi 1" opposti porzione, il sig. Cesati crede poterne de- durre il seguente teorema: « Essere il ciUicc delle legundnnse fornuUit ila una Jiij^lin e sue stipale per modi) che queste rappreseti ttuisi dalln porzione posteriore del calice . i/i/nru/i) che inwce la sua partr ante- riore spettereìihe alla foglia ridotta quivi ad un nuliiiiento di picciuolo, soppresse iiffàtto le Jòglioline. '^ Teorema eh' egli contraj)ponc alla ipo- tesi die fa constare il cabce delle leguminose di ciiicpie foglie s:ildiite fra loro sino dalla gemma in forza della reciproca pressione. Nella discussione, die in proposito impegnasi, il prof. Menegliini ammette die Torà esposto caso d'antolisi, meglio ancora ili quello ad- dotto dallo Sdimitz, possa appoggiare l'ipotesi prouniiziatii dal (lesati: non bastare peraltro a risolvere silTatto punto di anatomia vegetile com- parati. 11 prof. Parlatore prende ad impugnare la ipotesi emessa dal sig. Cesati in quanto die. a suo parere, nei riferiti casi di aniolisi alti-o non .saprebbesi scorgere se non die una conferma della teoria del nu- mero quinario tlelle jiarti del fiore nelle piante dicotiledoni, spiegando nel caso riferito dal sig. Sdimitz e dal bar. Ces;iti 1" ineguale snliippo delle ((iglioline per mezzo della teoria tlcgli aborti, secondo la (juale il pre- potente sviluppo di una o più parti di un verticillo trac con sé la con- .segnente riduzione o soppressione delle altre. Al clic il l)Mr. Osati [)el — 464 — raso concreto oppone, come sia strano sempre clic T avvicendamento osservisi più o meno costaiile in ciò clie il maf;giore sviluppo regres- sivo «lair involucro florale alla foglia vegcUiliva sta nella porzione an- teriore del ciilice; per cui non sapi-chhe al momento i-inuir/.iare a con- sidei-ai-e il calice siccome il rappresentante di una sola foglia. Ilpro- fessor Parlatore spiega la costanza ilelle due foglioline superiori scariose dall' essoi'e lo sviluppo maggiore di foglioline di regola nelle parli inferiori. Espone poi il medesimo bar. Cesati alcune osservazioni fatte sulla Arenaria bavarica, L., ossia Mcvìtritigia Porta', Fenzl, che potè esami- nare in cesjii innumerevoli in riva al lago d' Iseo, dove in luiione alla Caiìipaniila clatiiwidcs , Silene sitxi/raga , ed altre, tappezza altissime rupi che tuffansi a piombo nelle acque del Sebino. Che la turgidezza nei tessuti di essa pianta voglia essere attribuita all' influenza della roccia calcarea, entro le cui screpolature s'annida, il bar. Cesati più non esita ad asseverarlo, poiché vide in quella stessa località non solo irrigidirsi sino a diventar pungenti all'apice e fragili le foglie della Sileno saxi- Jrnga.iloscìe e pieghevolissime nella medesima specie raccolta sulle prealpi comasche ed altrove, ma inturgidire del paii e prender sembianza di pianta che appartenga all' online delle Crassulacee la Sih-ne friiticuìosa, Sieb. , che testé ebbe la buona ventura di scoprire su quelle stesse rupi tra Pisogne e Vello. Inclina pertanto il bar. Cesati ad associarsi a coloro che nella ./renana b(n'arica intravveggono una forma normalmente pa- tologica di (pialclie altio tij)0, dovuta all'influenza del suolo sui suoi tessuti: in (pianto al tipo primitivo peraltro, ei preferisce ravvisarlo ueìW/renaria poly^tnoides (recentemente ridotta del pari al genere jMte/iringia). anziché nella Mceliringia inriscosa. come ebbe a sospet- tare il monografo delle Alsinee, Fenzl. troppo obice scorgendosi a que- st' ultimo ravvicinamento nel numero delle foglie costituenti i verticilli florali , quaternario essendo nella 31. muscosa, quinario nella M. Ponce. ossia .'//•. ha\'arica. 11 prof tiarovaglio annunzia che presenterà la sua Enoteca e Li- clienolcca italiana per invitine i botanici connazionali a cooperare al compimento di siffatta collezione. tristo — Il Presidente G. MoRis. 11 Segretario V. Cesati. ADUNA!VZ4 l)i:i, GIORNO IO SETTKMBKK Inetto il processo verbale della precedente adimaiiza, eil aj)pro- vato previa leltilicazione desitlerata dal jìiof. Parlatore, il dott. Ber- gamaschi lìreseiil.» una collezione di piante nostrali destinato all' Erbario centrale italiano. 11 prof. Gaiovaglio mostra la sua Brioteca e Lhlwnoteca ita- liana, e legge uno scritto nel quale, noverando le dillicolth tutte cui dovette superare per condurre a tal punto la sua impresa da poter soddisfaie a tutte le esigenze della scienza, massime riguardo ai licheni, e sono pur molte, invit;i i botanici connazionaH perchè vogliano es- sergli larglii del loro aiuto nell'iibbracciare l'IUilia intera colla dettit col- lezione. La Sezione plaude all' ordinamento di essa e sovra tutto am- mira nei licheni jirescnUiti la dovizie e rarità delle specie non mono che la perfezione degli esemplari. Il cav. Berenger presenta esemplari di foglie di gelso macchiate, intorno alle quali chiede di leggere una sua memoiia, anziché rimet- terla sin d' ora all' esame della Commissione nominata nel!' adunanza del giorno 13, imperocché essa memoria è tuttora ineditii. La Sezione annuisce. Il prof. Parlatore legge 1" annunziata relazione del sig. Prestandrea su ili una rarissima e speciale ramificazione di Yucca alnc/òlia. Vi si descrive un in(U\iduo della delta specie, di circa 50 anni, situato in Messina, nella iociJitò dett;» Paraiiiso. 11 suo stipite misura 14 palmi siciliani (circa 44 pieih parigini) sovra palmi 16 circa di circonfe- renza alla base, che [ìreseiitasi in forma di semicerchio, e simulando es.ser compostit di tre tronchi, quando lealmente havvene uno solo. Salendo, il tioiico si là conico come di pianta dicotiledone, o ih mo- 59 — 466 — nocotileilonc ramcscciito . .sino a ritlursi al diamotro di mi jiollice. A quattro |)aliiii da terra diAicne osaltanicnte ciliiulrico. od ivi si pre- senta diviso in due braccia, per biforcarsi regolarmente, in perfettJi e continuata dicotomia, per ben cinque volte. Sembra anzi al sig. Pre- st;indrea clic voglia crescere proseguendo con tale suddivisione. Nar- rato il fenomeno. Fautore della .scritta chiede rgcsi prima il tronco da lena jier metri 8.67, biforcasi poi, e pel trailo di metri 5.50 mostrasi vestito qua e lii di pocliissiino fogliame; indi slanciansi i due rami coperti di rego- lale folta li-onde, in ugual passo. ])er altri metri 14.50, così che la toUJe altezza dell'arbore dal collo misura metri 28.67, nella ipolesi che esililo sia questo ragguagho per once 670 vercellesi. Immediata- mente al disopra delle radici la sua circonferenza è di metri 4.26; è per altro da notarsi che il tronco non è cilindrico, almeno nella parte iuleriore, ma elissoideo, cioè a due diamcUi eh lunghezza disuguale. Il bar. Cesati ha potuto verificare che trattasi d' uii solo tronco nel si- gnificato il più stretto della parola. Quest' albero magnifico, nel cui confronto i molli e belli hriodendri, che a Milano formano il viale fuori dell' Arco della Pace , e tulli gU altri qui conosciuti , si faiuio umili assai, sorge in Aiidorno-Cacciorna , paese del Piemonte, nel giardino Pezzia, altre volte del rinomalo pittore Bernardino G;iUiari clie ve Io piantava più di cincjuant' anni addietro. Prosiegue il bar. Cesati descrivendo una mostruosità osservata su di un cespo di Arabis flallerì, pure nella valle d'Andorno. del quide tulli i cJiuli, tlopo aver fiorilo in modo regolai-e e recato a maluranza i semi, anziché deperire, misero nell'ascella dcU'ulluno picciuolo una genmia fogbacea che procedeva con sviluppo perfettamente simile alle rosette della parte ima del cespo, qualcheduna emettendo persino delle radicene. Nana infine . in relazione alla teoria esposte dal prof. Mohl sulla derivazione morfologica delle glume nel fiore delle gramigne, come gh venisse littto di trovare un cespo di Jwna nijiiiuit/ta , sul (juale tutte le spighette sono abortite in modo da constare di una racliide piegate nove o più volte a gomito con una paghuzza su ogni artico- lazione, stando queste parti assai ravvicinale fi'a di loro. li j)rof. i'arlalore si là a ragionare di due leggi che intende sta- bilire in anatomia comparata vegetale, e che sono da aggimigersi alle altre già da lui riconosciute nelle sue Lezioni di botanica comparata. La prima riguarda lo s\ ilu|)j)o degli organi degenei-ati . i quali , se- condo lui . seguono 1" andamento degli organi di cui assumono le forme e le (unzioni, e non già di quelli de" quali sono una degenerescenza. A provare questa legge adduce in esempio le stipole. Osserva da prima — 408 — l'Oliic osse pipcoiliino nel loro sviluppo le foglie cui . nello stufo di giovinezza, sono ileslinatc a proteggere (a cagion desenipio, nel lù'rus cìiistjat. nelle Magnolie, nei Melianti), e riflette come talvolta, in sentì alla stipola, non solo si trovi la giovine foglia ed una stipola con una seconda foglia ancoi-a più tenera, ma vi si asrondaiio allresi i fiori avanti I inlioi-azione : cosa ciie al prof Parlatore accadde di scorgei-c nel MeÌMiithus major ed altre. Queste stipole , la cui disposizione e sviluppo consideia siccome il più ordinaiio e quindi generale, sono radnclie, e periscono tosto svolta la foglia alla cui difesa vegliavano. Vengono poi le stijiole clic finno in paitc le ■\eci di loglio, pren- dendone le forme e coadiuvanilone le funzioni ( nei Lotus . nei Do- rjaiiwii . ecc.), a segno tiJe che le foglie allora sembrano composte di un maggior numero di fogliuzze. In questo caso le stipole si svi- ltip|):iiio contemporaneamente alle foglie. E qui il prof Parlatore parla delle stipole che fanno esclusivamente il servizio delle foghe nel Lm- lliyrus aphaca, poiché in questa pianta le vere foglie sono degenerate in \iticci. Esamina egli finalmente in varie specie (h Acacia le stipole tramutate in spine, di s\Tlnppo qna.si posteriore a cpiello della fogha a cui ciascun paio di s|)ine corrisponde: per ultimo j)arla dcUe stipole convertite in \iticci, come nelle cucurbilacee , e che però mostransi dopo che le foghe sono già svolte , e quando la pianta ha bisogno di apj)oggi per sostenersi. In quanto all' altra legge , eh' ei chiama delle connessioni , dichiara il prof Parlatore non essere la medesima che un' applicazione della teoria delle connessioni del Geoflroj Saint-Hilaire , e trovarsene il germe nel cosi detto sito relativo delle parli avveilito da De Candollc nella Théorie élénienUdre {le la botanique. St;ibihsce pertanto e dimostra che , uè per le funzioni, nò per le forme si può airivarc a conoscere la ^•cra natura cU un organo quando è degenerato, nia solo per le connessioni clic ha cogli organi vicini. Così, per esempio, giacché fu paiola delle stipole , niuno potià dire esser tah le sphie della Acacia arabica, corni- i^cra ecc. avuto riguardo alla forma e funzioni eh esse; ma allora soltanto si considereranno per stipole questi organi se si rifletta alla loro connes- sione col peziolo di cui stanno per ciascun lato alla base. 11 j)iof. Parlatore lascia per ora sospeso il giurhzio se debba ammettersi in tiJe circostanza la idcntitìi degli clementi anatomici, giusta la teoria degli analo'^hi - parire delle foglie non pennettc di confrontiirlo collo sviluppo che ot- — 170 — leiipono le stipole tleUa già menzionata categoria avanti lo sprigiona- mento «Iella relativa foglia. Sui viticci delle (hicurbitacce il prof. Parla- tore ne appella all'opinione ch'ebbe ad emetterne gii» ripetntiimcnle e confortatii dell' autorità d'un De CandoUe, d'im Augusto Saint-lIiLùre e d' un Endlicher , non senza ricordai-e come nelle ciUile lezioni di bo- tanica comparala aneli' egli abbia sostenuto essere le stipole, al pari di ogni altra parte appendicolare delle piante, una vera modificazione di Co- glie. Concliiude col desiderio che per la legge da lui stabilita sia con- servata la precisa dicitura con cui l'ha egli stesso proposta, e col ram- mentare, riguardo alla leggo f lolle connessioni, ch'egli non pretese già averne fiitta la scoperta , ma si attribuiva il merito di averla fornuilata ùi legge precisa. ' Invitato dal Presidente il prof. Mohl a dichiarare il proprio seu- timeuto sui viticci delle Cucurbitacee, si pone dal lato di (pielli che h hanno per rami degenerati. L'adunanza è sciolta. tristo — Il Presidente G. Moris. Il Segretario V. (vESAti. -) ADL'NAINZA KKL uroKNO 17 Sim KM Itll li JLiello il processo verbale del precedente giorno , ed appro- MiU), il conte Trevisan sottopone al parere ed al consiglio della Sezione i ragguagli del piano che intende seguire nella redazione della Fioni i'iigancd, di cui sta onlinantio i materiali. Prenderà le mosse col pi-e- sentare la descrizione fisica del paese ne' suoi rapporti colla vegetazione, ossia coir inilicare tutti gli elementi atmosferici, tellurici e cosmici sotto la cui induenza sta negli Euganei il Regno vegetale. Alla classificazione naturale s' atterrà egli in quanto all' ordine secondo il cjuide saranno noverati generi e specie; e poiché intende dar principio colle dicotile- doni, e coU' Endlicher fra queste considera le Legimiinose per le piìi elevate, dichiara il sig. Trevisan che seguirà precisamente la disposi- zione messa avanti nel suo prospetto della Flora euganea , la quale con qualche leggiera modificazione riporta le classi anmiesse dalF EniUichor , meno quella delle aqiiaticìte che egli trova opportuno di smembrare perchè sonmiamente artificiiJe. Espone su quale tessera foggerà la defi- nizione e circoscrizione degU ortUni e dei minori loro gruppi , e il come su erjua bilanci:) adoperando voglia e\'itare la soverchia riduzione delle specie non meno che il contrario eccesso , insistendo peraltro sulla thstinzione delle forme varianti. Possibibuenle vagliato sarà U novero delle piante, .sceltJi la sinonimia e la citazione delle tavole; 1" opera chiu- derà cogli opportuni pi-ospetti numerici nei rajipord assoluti e propor- zionali per le diverse categorie di vegeUibili e le svariate loro condi- zioni, colle tavole analitico-dicotome e ooll' elenco dei nomi triviah. In «pianto alla hngua. sarà preferita la latina nella descrizione delle forme. Titiiliana invece nelP esposizione (h;lle altre parti. 11 prof l'arlatore. lodando il diligente piano secondo cui il conte — 47:2 — Trevis.in intende compiline hi Flor;i cuganea, lo inUMju-lla sul iuoIÌmi por cui nel divisato metodo
  • iant:i che li produce, ed anche ne venga istituiti! un'analisi chimica. La Sezione accoglie con gratitudine la comunicazione e l'offerta, e s'incarica il Segretario tb far pervenire parte (b quei fruiti al sig. Roberto Brown, il qu;de, come osserva il sig. Trevisan, è forse l'unico che con certezza po.ssa deter- minare la pianti! a cui pertengono per aver egli scritto assai dottamente suUe piante del Congo e d' altii paesi occidentaU dell' Affrica. La re- stante por/.ione dei fi-ntti si passa alla Sezione di Chimica, perchè vo- glia incai'icai-e una (commissione dell' analisi dei medesimi. 11 doti. Ambrosioni eh Pavia, in procinto eh ripartire pel Bi-asile. offresi, a mezzo del prof Moretti, di accoghere ed eseguire (jueUe in- combenze scientifiche di cui i botanici vorranno onorarlo. L'adunanza è sciolta. f^istu — Il Presidente G. Moris. 11 Segretario V. Cesati. Ho ADUNAÌNZA DEL GIORNO 18 SETTEMBRE JLiflto il jirocesso verbale del precedente giorno ed approvato, il prof. De Visiani mostra i frutti della r^anilla plaiiifulia ottenuti nel- r Orto botanico di Padova mediante la fecondazione artificiale. Lcggesi d;J cav. Bcrenger la parte boLinica della sua memoria sul Secaimc del gelso cli'egli attribuisce alla presenza d' un Coniomicete .sottocutaneo e descritto poi sotto il nome di Fusarium maculnns. (Con- siderando il collegamento che v' iia fra questo parassitai e (jiiello osser- \ato dal sig. Sancbi nei rapporti di stazione e d' influenza disorganiz- zante sui tessuti della foglia che infestano, si delibera che alla Connnis- sione nominaci a riferire sulla memoria del sig. Sandri , sia pure rimessa quest'altra del cav. Berenger per far.sene carico nell' aspettata relazione. Il prof. cav. De Notaris dà lettura de' suoi Cenni sulla tribù dei Pirenomiceti s/èriacei e descrizioni di alcuni generi spettanti alla mede- sinui. Per AOto della Sezione , viene determinato che la memoria ab- bia ad essere per intiero pubblicata nel vohniie degh Atti, (i) Il bar. Cesati, falto.si a considerare il psendo-s trama attribuito dal cav. De Notaris ad una delle due sezioiìi entro cui intende siano di- stribuite tutte le Sferie , e del quale sembra in forse se provenga da un certo qual trasudamento dei peritecii o dalla loro scomposizione par- ziale, dichiarasi persuaso che, secondo le cUverse specie, abbiasi or r una ed ora l'altra origine del pseudostroma. Ricliiama poi l'atten- zione dei botiuiici sull'analogia di principio che metterebbe a contatto una di.scussione su tale argomento con l' altra ritrita e sempre aperta suir assorbitnento organico j)er parte delle radici dei vegeUibili. Propone allora il cav. De Notaris . se non sia il caso di nominare una (Coni- ti) V. [.ag. 470. — 475 — missione cIk; (Idjha rijiclcrc y\i sperimenti accennati dal dolt. Trinclii- uclli e riferirne al liiluro Congresso. Il Presidente assume ili prendere gli oj)[)ortuni concerti in proposito. Soggiunge il prof. Menegliini, clic il prof. Pirla lia eseguito una serie di accurati sperimenti, pei quali pro- verebbe in modo certo la forza elettiva eli' esercitano le radici nellatto dell" assorbimento. Per ultimo Tab. LanibriLscliini propone, che cpialora siasi costituita una Commissione per esaminare tide argomento , abbiansi ad associarvi aiielie degli agronomi, (^iò clic viene accolto. Hiprende la parola il cav. Berenger per esporre il da lui divisato lavoro intorno ad una nosografia niicetogenica vegebilc sotto il nome di Stilila Jit()-pnlolugici , nella (juale, sotto la forma di monografia, ver- ranno descritte le diverse produzioni fungoidi che infestano altii ve- getiibili. non che le conseguenze di tale ammorbamento pei tessuti e per le f'unicioiii viUili degli individui infetti. Fin dora, presentandone gli esemplari, ei comunica i nomi delle specie sino a questo punto da lui osservale. Le nuove sono: l ." Capnococciun panu/iticum , un Conio- iiiieete th nuovo genere, sulle foglie dvìV flicnuiitiii mtiroru/n entro agli acei'\'oli della Pucdnia ìiicracii , Mart. — 2." Fmarium iiutcuUvis. sulle foglie del gelso. — ò." Fusidiiun juglatulis, sulle foglie tb noce. — 4." Caeoimi puljgoniiun, sul capel-venere. — 5." i/redo carpini. — 6." 6. pedu/tiris . sui peziob di Lnscrpitiitni lalilhliiun. — 7." Lrumyccs dilui- tili. — 8." Piiccinia nuijdis. — 9." jP. p/antiiginis. — fO.° F. striata, svSSÌ Erjtìtt-oiiiuni. — {{." P. graniduttt, sulle foglie d'un Peuceda- niint? — 12." P. aristolocìiice , sulle foghe àeM'' Aristolochia pallida. — 13." Mjcdgone cerasi. — 14." U stilalo luznlcB. — Ì5.° jEcidiimi lii- teo-allmni . sulle foglie della Siieric iti/lata. — J6.".£'. nigrcscens . sulla Biscutclla Iwvigata. — 17." Rhjtisnui zeiiium, sulle foglie del mais. — ii.° Erinciun amitmtiniun, sulle foghe del QuerciiJi pubescens. — 19." Capdlaria bcgimia>. sulle foghe tlelki Begonia platani/Idia. La Sezione, prendendo anche in esame alcune Uivole analilicbe in proposito già al- lestite dal sig. Berenger, trova degna di plauso l'impresi» a cui si accinge. Il Presidente chiude radunanza inviUindo i membri della Sezione a nsiUu-e nel vegnente giorno 1" Orto botiinico di Pavia. f^'isto — Il Presidente G. Moris. 11 Segretario V. Cesati. CENNI SCLl\ TRIBÙ OE'PIRE^OIIICETI SFER!\CEI E DESCRIZIONI DI AI.CUIII OEIVEni HPETTAIVTI ALLA MEDESIMA DEL PROF. CAV. GIUSEPPE DE NOTARIS -o®:^- ì5obbcne lo studio della micologia per gli immortali lavori di Hiilliard. Persoon, Frics, Kiiiize, Nees, Greville, Wallioth, e mol- tissimi altri, die, per non perdermi in inutili citazioni, tralascio di annoverare, si sia iiimiensamente dilat^ito in questi ultimi tempi, non- dimeno in alcune sue parti rimane tutUivia al di sotto degli altri rami tlella botanica crittogamica. Ciò deriva, se io non erro, da una opinione disgraziatamente pro- fessata da alcuni sonmii autoi'i , i quali non hanno dubitato asserire — le osservazioni microscopiche, anziché condurre a felici risultamenti, essere pregiudicevoli allo studio della micologia, e perpetua fonte di con- fusione e di errori. La quale opinione io reputo non solo falsissima, ma eziandio incompatibile colle presenti esigenze dell' ingegno umano , che cosi di leggieri non si appaga della più esteriore superficie delle cose, ma tutti ne ricerca i lati e le più riposte parti. E in vero , che cosa erano mai gli studii crittogamici , pi-ima che il microscopio composto fosse recato all' attuale , e forse insuperabile , grado di perfezionamento, mercè le cure del chiarissimo cav. Amici? Il microscopio ci lia svelato, per non parlare di strepitosi successi della briologia e dell'algologia, ci ha svelato le diverse maniere con cui si riproducono i funghi, che o sia per la singolariUi delle forme, o il clan- destino modo di crescere, o la eccessiva minutezza delle parti, furono segno a cosi insulse stranezze, che in oggi non si possono ricordare, •se non è per com|>atirn a coloro che se ne fecero autori. Coni" abbia progreilito la micologia col moltiplicarsi delle osser- vazioni microscopiche, le opere del Vitladini , del Corda, del Monta- gne, del Berkeley, ne porgono irrefutabile testimonio. — 477 — Persoon e Fries, non v'ha clii lo ignori, ne resero accessibile lo studio, precisaiulo i confini delle famiglie e dei generi, diciiiarando convcnienteniciilc le specie, jKJnendo il fondamento del metodo natn- lale: ma coli' avere troppo spesso preferito i ciiratteri di fàcile uso a (|uelii dell" interna struttura e delle più sottili differenze degli organi della tiuttificazione , deviai-ono gli studiosi dalla via anteriormente ad- diliitii dair iuuiiorUile .Micheli, la (juale , scortati dalla potenza del loro ingegno, gli avrebbe condotti a piiì sicura e più nobile meta. Le opere del Miciieli furono sjìcsso consultate, ma le sue osser- vazioni passarono inavvertite o incomprensibih , e vedemmo taluno dei nostri contemporanei spacciare come nuovi dei fatti che già erano stati enunciati nel Nova plantnrum genera. Di tutte le divisioni del regno micologico, quella de' Pirenomiceti od Ipossili in ispecie, mi sembra pienamente appoggiare quanto sopra ho asserito. Togliete a spogliarne le parti nelle opere del Persoon , ilei Fries, del Duby, del Wallroth, del Chevalier, nei British Fungi dei Berkeley, e vedrete accuratiimente descritte le forme e i colori dei jieri- tecii , il modo con cui si aprono , le ragioni onde sbucciano dalle ma- tiici, lo stroma, il colore e la consistenza del nucleo: ma degU elementi onde il nucleo stesso è composto, degh organi in cui veramente ri- siede il au-attere essenziale e classico della fi-uttiflcazione . dell'intima sti'uttura dei concettacoli o peritecii, o non è cenno, o son dati quai giunte di secondaria importanza o di mero complemento. Gh è appunto per ciò , che nelle specie di quesbi famiglia si scon- trano ail ogni passo miriadi di conti-atldizioni e di errori. Trovate, per modo di esempio, rilegate tra le Citispore alcune specie di Sferie, pe- rocché in esse il nucleo rompe dfii peritecii sotto forma di un cirro: ai Lnphiiiin attribuiti degli sporidii esigui polverulenti, laddove pre- sentano la figura di un filo , ed uguaghano in lungiiezza le teche. Tra le Sferie delle specie le quaU hanno il nucleo composto lU soli sporitlii, delle specie che spettano ai Sp/uvronema , e perfino delle vere Pezize, perchè nel colore , nella forma e nel modo di crescere ritraggono delle sembianze di un peritecio. Tra i caralteii generali delle sezioni Friesiane dell'immenso genere Splia'rìa. fondate principalmente, e talvolta con oziose particolari tii. sulla esistenza o mancanza dello stroma, o sul modo onde i peritecii vi si — 478 — trovano collocati, o sul modo onde attaccano le matrici, vedrete bensì indicate e le teche e gli spoi'idii : ma gli sporidii nelle istesse sezioni dilll'iiscono da specie a specie iiiunensamcnte , o per la forma, o per la struttura, o pel colore, o per le dimensioni. Trovate in sezioni di- sparatissime specie tra di loro aflìni , e benanco delle specie identiche, pel solo fatto ch'esse invadono vegetabili (h diversa famiglia o di di- versa diirat.i. Queste cose non dubito afiTennare, perchè ho avuto il vantaggio di procurarmi un cseni|)lare autentico deli' intiera raccolta de" Scleromi- ceti svecici di Fries, e posseggo la più parte dei tipi pubblicali dal eh. Kiinze in esemplali secchi, delle specie illustrate dal Montagne nella Noliiv sur Ics crjptogaiiKW ù iijniitcr ù In Flore frnncaisc . e nella se- conda edizione della Flarc dcs cm'iruris de Paris del Mt'rat, e le rac- colte ilei Desmaziùres e di altri, col sussitLo delle quali ho potuto mol- tiplicare i confronti e chiarire non lieve copia di errori. Errori che, senz' altro apparato di erudizione, mi sembrano in- contestabilmente dimostrare: 1.° Che i progressi della Boliuiica critto- gamica si ripetono in prima linea dalle osservazioni microscoj)iche : 2.° Che la classificazione dei Pirenomiceti in ispecie non potrà essere mai né fdosofica né naturale, insino a che non ci saranno cono.sciute le specie nelle più minute pai ticolarità della loro fruttificazione. Già aveva avuto l'indizio che si potessero rilevare delle chfFereiize nelle parti della fiuttificazione del geneie Spha'iia . dal punto in cui mi accinsi a esjmiinare analiticamente alcuni fungilli , che in parte ho figu- rati e descritti nelle mie Decadi di Micronùccti. l'aih-oncggiato da una Uile idea , e cominciato dall' escludere pre- viamente le specie nelle quali non mi è riescilo giammai di ritrovare il nucleo aschigero, ho condotto a termine, con tutta quella maggiore diligenza che per me si è potuto, l'analisi e le descrizioni di oltre 200 sferiacei. e posso asserire, che nelle specie identiche, coumnque provenienti da regioni fhsparatissime , e spesso cresciute su vegetabili di diversa famiglia . ho sempre veduto perfetta identità di struttura, di dimensiuni. di colore, di forma negli sporidii. mentre all'opposto le specie veramente distinte non mi hanno quasi mai presentato .spo- ridii della stessa figura. Ed oh ([Haute \olte non ho doxuto ammirare T inesiuistii fecondità — 479 — i(liini poro rotiindo tini/)/o fìcrtn.sniii, . fiindo (t.sci- gcnim. Àscijìxi. crecti, ohlougi. elliptìnw in Ixisiin biwiter iihrufitca/)ill(rfi>rnw producOim. in sirco collnhcns. Asci cliMiti . fi.ri . grandcs , octospori. Paraphjscs fdifonnes JLwcidw , intricattp. Sporidin suhhiscrìalia , majiiscìila, ovata, episporio hj alino, crasso, cndosporio paj)jraceo , castAtieo-Jiisco , trilocidari , loculis ina^- qiudihics . supcriore nuijore et inferiore minore suhhcniispfuericis . medio cjlindruceo-globoso, ascis vertice dehiscentibiis copiose pro/lucntia, atro- -inqiiinaiitia. Ricordo con cjuesto genere la memoria del defunto dott. Massara. autoi'o della Flora valtellinense. L'unica specie a me not'i, è la M. I^QlIlNANS, o Splueria inqui- nans del Tode nei Fungi Mekleniburgenses fase. II, pag. 17, fig. 85, neUa quale opera si trova incompletamente descritta. Cresce sui rami morti dell' Àcer pseiuloplafanus. I peritecii lianuo in questa specie un millimetro di diametro, e crescono sotto la sottile corteccia de' ramoscelli , ora solitarii, ora aj)- paiati, od in gruppi di più individui. Nella parte loro superiore vanno rivestiti di una lanugine fuligf^inea, particolariUi che non ho comj)reso nei carallcri dol gt'uerc, perchè sospetto poter essere estranea ai pe- l'ilecii, e perchè bastantemente distinto j)er Tepisporio di imponente spessezza e per le forme dell' endosporio. m. ROSELLLMA. Peritheciiun globosiim in strata buia facile secedens, crustacewn. fragile . stromnli e(/ìiso fdunieiitiiso plus miniisve contexto ficscescente iii.ùdens . iisliolo papillari iitiiiulii pra'dituni. . /sci Ji.l'i cj lindracei, octo- spori cimi panipìij sibus fdijìjrmibns flaccidis ex tota superficie interiori peritliecii ortian diwentes. Sporidin reniformia , episporio tema, endo- sporio fusco-badiiì vi.r diaphano subpapjraceo. septo medio obscure liì- Iticiilariii. \I dott. Ferdinando Pio Rosellini di Pisa egregio boLinico. \\. AQUILA, ossia la Spha^ria aquila del Fries, che ho trovato sulle — 486 — griiiuli oinbi-elliforc disseccale nelle pianure presso Cagliari. Specie die (in ((Ili non è stata trovati» die sui rami infracidili di vario specie di allieri, e jierciò dal Fries riferita alle bissisede: i miei esemplari per la sede dovrebbero riferirsi alle caulicole. IV. BERTIA. Pcrìthcchim oblongum, ovoidettnwe , ccllulis majtisculis siibrofurit/is conteafmii. fi'ì-csubcmsimi. tencvr, nigoso-wrriicosnm, in sicco rimoso- tiihcrciilaUtin. rigidian, ostiolo inconspiciio wl salU'in ìninutìssinm nrcv- diUon. Asci crcbcrrimi , fixi , uctospori, cito d'anaccntes. Pantnliysi's tennìssinuv. Sporìdia hjalirm . cjlindraccn, uttinquc nbtiisa . ctinnda , cndosporio ab cpisporio ìuaid distincta, septo medio bilocidnrid. Intitolo fpiesto genere al doti. Giuseppe Berli di Porlo Mauri- zio, cui debbo ricchissime collezioni di piante cellulari della Liguria oc- cidentale. B. MORiFORìiis — Sphcprin moriformis di Tode. opera citala, con una figura buona ma non completa. Specie insigne per struttura del perilecio e del nucleo, nella quale i peritecii si riscontrano ora libe- ramente sviluppati, afiiitto isolati, ora cinti alla base di una crosta stro- niatica elTusa, nericcia, solitarii o in gruppi di diverso numero, tal- volta finalmenle sbuccianli dalla corteccia dei raim su cui crescono. Nel nostro paese è slata trovala per la prima volta dal sig. barone Cesati sui rami infraciditi delle belule presso Como, del resto comune nell'Europa centrale e settenlrionale, ma mollo variabile secondo le lo- c^Ulìi e le matrici nel modo di crescere e nelle dimensioni: però il nu- cleo, gli ascili e gli sporidii non variano menomamente, iillro fallo die nede sempre in appoggio delle massime che in qualche modo ho tcu- lafn di stabilire, e che spero di poter meglio thchiarare in appresso. Tavola l. / ^,tv«v»VV «^ s / ff/t/firi/r rostr . ^ /f^///fr-/Yf tiitin/At .? .y/^iifsaf//t i/iatiinfi-' ^ /}^>.'r////t/tf nytu/ti .f Zfef//tt nifri/énnu — 487 — Sl'IEGAZIONE DFXLE FIGLRE DELLV TAMIL \ 1 1. V'E-tTUnlA HOS.K n. l'crilL'i.ii ili ;;randczza ao volle maggiori' del vero. b. Frammento ilelb parie superiore di un pcriterio, e. Ascili ingranditi 4uo volte il iliainetro. 2. Ventiria dumtiii Le lettere hanno lo stesso signiliralo di quelle della figura ■■', gli ingrandimenti sono gli slessi. .1. MASSAHIA INQIINA.>S II. Porzione di nucleo che presenta gh aschi in dill'erenti stati e le paralisi: ingrandimento di 400 diametri. b. Sporidii tratti dagli aschi, e circondati del loro involucro mucoso, e in diversi stati; l'iii- grandinicnlo è lo stesso che nella figura a. 4. KOSELLINIA AQUILA rt. Perilei :ii di grandezza sci volte circa maggiore del vero. b. Porzione di nucleo: ingrandimento di 400. e. Sporidii : lo stesso ingrandimento. II. llERTIA MOniFOnMIS Le lettere liaiino lo stesso signifìcato di quelle della figura 4.*, gli ingrandimenti i mede- simi, fuori quello dei peritecii a, d'una volta minore di quello della figura corrispondente dello seoniparlimento superiore. ->S§S»S§^o- ADUNANZA i>Ki. (;lc•u^o li) sK in; Mimi-; I^i premette clic nel precedente {giorno ])ikiu numero ilei membri della Sezione sonosi recati a visitare l'Orto botanico della I. R. Uni- versitJi di Pavia, guidati dall' egreg;io direttore del medesimo, signor prof". Moretti; e ad onta del breve tempo concesso dalle circostanze , po- terono ammirare la dovizie di piante, non che la scelta ed il buon or- dinamento di esse. Non consentendo il limite di quesU» esposizione di tutte nume- rare le piante più ragguardevoli che adornano quel viridario, si ricor- dano qui le più distinte sia per la rarità tlella specie sia pel bellis- simo sviluppo degli individui: Latania sincnsis, Mjrìstica aronuitìca , Caiyophjliiis aromatkiis , Cocos butjracea e nucifera, Areca catcchu. Cahwìus rotang . Chrjsoplijllum cainilo. Laiinis cinnamomitìn , L. cas- cia e L. ciililawan , lìixn oirllaiia, Cdinhogia gutla , Gtdactodcndron utile, Cycas circinalis e rc%'oluta, l'ultima delle quidi ha già fi'Uttifì- calo, ecc. Oltre ciò havvi una collezione, unica nel suo genere, com- pleta e vivente, di tutte le specie sottospecie e varietà di gelsi cono- sciuti in Europa, riunita diJ prof. Moretti, il quale con tutta solerzia attende ad allestire una compiuta monografia del genere Morioi, di cui venne, or sono due anni, fatto di pubblica ragione un Prodromo. Apertasi l' admianza di quest' oggi colla lettura del processo verbale del giorno 48, che viene approvato, il Presidente dà comunicazione di mi invito indirizzato alla Sezione dal prof. Jan direttore del Museo civico di Milano, perchè essa voglia recarsi a visitare cpiello stabilimento di novella fondazione, ed approfitUu-e del ragguardevole numero di doj)pii che si offrono per Io scambio, la segregazione dei quali, non meno che 1" intero riorthnamento dellerbario. debbesi all'opera del dot- — 489 — loie Passerini. apf;i"nlo sopranminierario del Museo stesso. Tale invito viene accettilo per 1" iiuloiiiani. Altio invito porge il Presidente, in nome del prof. Balsamo, per una visiti all'Orlo boUuiico da lui diretto, esistente in questo I. R. Pa- lazzo di Brera. La Sezione riser^asi di determinarne il giorno. Legge poscia il Pi-esidenle una leKera. coUa .piale il marci.. Bi.lolfi accompa- gna due strobili ed amento maschile ddVJraiican\, lìUhìfima con pre- ghiera perchè voglia la Sezione emellerc un definitivo parere sul me- lilo .li detta .specie. O.s.serva il prol'. Moretti come il doti. Aml.rosioni d. Pavia, che passò molto tempo al Brasile, sospetti che la Jraucmia Huloljuvm corrisponda aUa genuina /t. inibricata, e che quesUi alla sua volUi alilo non sia se non una distinta varicl;i .IeU\ /. brasiliensis. Il prof. De Visiani trova bensì adattato il ravvicinament,) della ./. RUul- < Ji(um colla imbrwata, non così queUo colla hrmiliams. 11 Presidente no- mina i professori De Visiani e Morelli a riferire sul quesito posto dal march. Ridolfi alla Sezione. 11 prof De Visiani legge le sue osservazioni sopra alcune .specie ih Matricuria, e proposlii di un nuovo genere ed una nuova specie fra le medesime. Esamina primamente i caratteii su cui è fondato il genere Chanmmilla istituito .lai dolt. Carlo Koch nel voi. XVll della LiniiiBa, poi ne discorre le specie, dall'esame delle quah ei .le.luce. che nes- suna deUe quattro ammesse daU' autore possie.le tutti i caratteri del suo genere, ma che invece alcune eh esse, cioè la ChwnonùlUi offici- tutlis e C/i. mcrùlionalìs ili lui, appartengono all'antico genere Matrì- caria che non dee mutor nome, mentie la Cli. inodora e Ch. pnpcox tlanno i tipi cU un nuovo genere da lui nomato Cliamccmclum , nome con cui G. Baulùn avea già fino dal 1561 chiamata la Malriearia ino- dora. Quanto j.oi alla Cha,nomilla ojjlrinalis e Ch. meridionalis , ei Ih riUeltere come dalle osservazioni fatte prima d;J Reuter, e ripetute ed estese da lui sopra esemplari lU varii luoglii, e su .pieUi stessi del- l'erbario del De CandoUe, tanto le sopra delle pimite, quanto la Matri- caria Connaujihtic sono cLsposte come lo hiciiiic relicolate. I^ccello clie nel caso ili cui si |);ii-l:i non csisloiio selli liasvcisiili. La seconda eatcf^oria è quella delle IdCHitc Inuf^itmliiKili con sciti tnisi'crsd/i. In (jucslo caso esiste una gran lacuna prolungai,'! in forma di canale dall'alto al basso dell'organo, per esempio, ile! peziolo, ma interrotta da grandi setti trasversali, quali si vedono ncUa Poitti'ihra rurdiitti. Si trovano anche delle piccole lacune nella circoiilerenza . ma (|ueste pure hanno dei selli trasversali. Nella ievTA classe pone il (ntil'. Parlatore le lacwie ruoti/ormi. Se si faccia un tiiglio trasversale nell" organo che ne va fornito vi si scorge un asse cen- trale , da cui partono tlci raggi rettilinei che vanno alla circonferenza, hi numera di (J, 8, 10 ed anche 12, lasciando fra loro degli spazii che foniiano tante lacune loiigituthnali. Simih lacune si osservano nel Mj- rìopltyllitm. nella Sdh'iiiia uaUiiis che H ha nel fusto; si vedono talvolta nelle railici, per esempio, della Fillarnia nyiìip/ioides . deUa Pontedcria cniisifM'i ecc. Vengono per ultimo le hicwie rctiiolalc. Hanno un asse come le ruotiformi, ma i setti longitudinah non corrono rettUinei alla circonferenza, ma dispongonsi in moflo irregolare, quasi anastomizzjui- dosi gli uni cogli ailri in guisa da risulUwne una vera rete. In queste la- cune esistono di più dei setti trasversah a disUinze variabili. Talvolta corre x\n solo asse centrale per queste lacune : così è nell' llippiirìs vulgaris, e nel turgido peziolo della Trapa ìtaUitm : e tal ;Jtra, come sarebbe nel Mciiyimt/ics tri/ólinta . BiUuimis iimhcllatiis . Puntederia crussipes . f'dìarsia njmphoides , Sagittaria sagittcp/ldia e lanciJhUa ecc. sono più assi, sino a IO e 15, ora irregolarmente disposti, ora in online simme- trico. Non tralascia il prof Parlatore di notare una mo(h(icazione dellt- lacune relicolate che scopresi nella Linuivcìuiris llundmldti. in cui fra l'asse centrale e la circonferenza v'hanno due serie (U lacinie divise regolarmente tla setti e non già a diramazioni retiformi come nelle vere lacune reticolale. L' oratore 111 ulleriormente o.sservare che le lacune rinvengousi tosto in tutte le parti delle piante aquaiuole: nelle radici, nel fusto, nel peziolo. nella lamina della foglia, nel peduncolo, nel calice, nella cni-oIJa ( di cui porgono esempio le .Ninfee) e [leifino negli iudusii delle Salvinie. Discorrendo poscia ilelia struttura delle lacune, dei setti e dei vasi, rileva che l'asse o gii assi d'onde partono i setti com|>on- gonsi d'ordinario di cellule allungate liliudriche e di \asi. lauto false — 494 — li.nlioe quanto trachee vei-e^ vasi che trovansi anche alla ciicoufereiiza. Ilaiinovi (Ielle trachee complesse: così nel lìiitonms iimhcllalus , in cui sono formate da due o tre filetti a spira, e nel Ncliunbiwn con sette od otto di felli filetti per ciascuna trachea. Avverte, contro l'opinione del Mirbel . che giammai vennegli fatto di vedere vasi misti nel Buto- lìuis iiiiihcUiitii^ . op|>nre vasi punlefjf^iati in qualsiasi pianta a(juatica. Per altro in quanto alle lacune della piinia forma, il prof, l'arlatore nota, che i loie vasi generalmente non sono uniti in fasci, ma dispersi entro il tessuto dei setti longitudinali: alcune specie eli Niiphar soltanto for- mano eccezione. È tra (juesle il Nitf)/i(ir luk'Cìia. Nulla di notevole olire la struttura dei setti longitudinali: cellule ovali od anotondate, esagone od iiregolarmente angolaii, talvolta di- sposte in una serie semplice, Uilvolta a più strati. Impugna pertanto r opinione emessa suU' esistenza del così detto tessuto celluioso com- posto del piof. Link, il quale riguarda le lacune delle Ninfee siccome una cellula, le cui pareti siano formate da altre piccole cellette. Ma a questa ipotesi contrasta appunto il fatto che in queste piante fra due lacune s'intromette una singola serie di cellule. Avverte pei-tanto il ])rof Parlatore , che il sig. Link , nelle sue Grundlc/ircn der anatomie unti Physiologie der PJlimzen, avrebbe confuso le lacmie vere cogli in- terstizii che trovan.si nei setti trasversali , già descritti e figurati dal Tresiranus e dal Meyen , ora assai piccioli , come nella Pontcìlcrìa cor- ilaUi, ora più tlilaUiti, come nella Sagittaria kuicifolia ed indica, ed assai grandi nel genere Juticus. Il prof Link , in risposta all' ultima parte del discorso , dichiara , che ammette di buon grado non essere forse molto opportuna la de- nominazione di tessuto celluioso composto da lui introdotta; la vera dillerenza poi fra le lacune e questo suo tessuto celluioso composto con- sistere in ciò. che le lacune vanno senza interruzione dalla base al- l'apice dell'organo in forma di canale continuo; mentre che se quei (lutti trovansi intercettati da setti trasversali, allora foimasi quel tes- suto ch'egli ebbe a chiamare celluioso composto. Il Presidente dichiara sciolta l'adunanza. yistt) — Il Presidente G. IVloius. Il Segretario V. Cesati. OSSERVAZIONI SULLA STHUTTUHA DLLLA GINNANIA FURCKLLATA DEL PROF. CAV. GIUSEPPE DE N0TAR13 Il prof. Menegliiui, nel suo esimio lavoro sulle alghe mediterranee «■ dalniatirlie , ha con ragione avvertito , che non di rado le specie più comuni sono quelle che meno si conoscono in quanto concerne la loro interna struttura, o sia perchè si suppone essere già state ba- stantemente illustrate, o perchè si riguardano, son per dire, con deciso disprezzo. Di questo numero, se io non vo errato, è X Hnljiiwiììa fiir- f('//(//« deirAgardh , specie abbastanza comune nei mari dell'Inghilterra, della Francia occidentale, e in più luoghi del Mediterraneo: e sebbene le cose che io sto per espoire siano in qualche parte già note, pa- rendomi nondimeno suscettive di ulteriore sviluppo, ciedo non sia su- perfluo il raccomanilarle di nuovo all' attenzione degli algologi. Mancando ora degU elementi necessarii per tessere una storia com- piuta di cpiesta specie, mi limito a produrre le illustrazioni che ne hanno date gU Agardli, il GreviUe, il Kiitzing, il Montagne: i quali, chi più, clii meno, hanno bensì tratteggiato con mano maestra le forme della fronda e del flutto, ma non ne hanno dichiarata la struttura, con tutti quei particolari , che le presenti condizioni dell' algologia richieggono. L'Agardh seniore, nello Specics Algaruin (II, p. 212) stabihsce, essere la fi-onda àéì' HaljnieniaJìirceUata composUi di doppio strato, l'esteriore membranaceo-fibroso, l'interno più compatto, uniti ^icen- dcvolmente col mezzo di fibre reticolate: risultare la fruttificazione di tubercoli minuti, puntifonni, irregolarmente sparsi ed allogati sotto la membrana esteriore. Il GreviUe, a cui l'algologia va debitrice di tante felici innova- zioni, nelle sue Alghe brit;mniche (p. 163. 164) ripete allo incirca le medesime cose: dice infatti, costituita la fruttifiaizione di tmiiiite piuict- ifhrin globuh's qf seeds imhetùled herwnth the mcinhrajuiceons coat i>f thefrond. which is nut perfomtcd bj (Uij orìjìcc: siuhliuice. della fronda. — 406 — gc/atinnus and nicmbriviaceoiis , tlie cavity Jilled {\-it/i n pc/liii-ii! .wnii- Jliiid mass and a fine iictivurk i>f (ìi'lìcatc fìliiniciits : come se vcnimonlc risultasse ili un plesso di sollili filamenti, ricoperti ila una guaina mem- branosa afFatto ila loro imlipendenlo! Codeste definizioni sono troppo difettose e troppo incomplete, e la loi-o insullicienza è il" un trailo palese, se solo si riscontrano con le illustrazioni, che non ha guari ne hanno date il Zanardini nella Sj- uopsis alganun in mari adriatico ìmnisque lectanim: e il Montagne nella sua interessantissima Flora crittogamica delle Canarie, il ijuale va- lendosi dei cai-alteri particolari del frutto, che stimo aver egli j)er il pi'imo convenientemente descritto, ha proposto per ([uestii specie e per un' altra dei mari australi nn nuovo genere col nome di Gi>ifuum. I fatti asseriti dal Zanardini .fjjicr vero dire, non hanno troppa relazione col caso nostro , jierchc la sua Haljmciiia fìtrccllata var. car- tilaginea . .secondo le osservazioni e gli esemplari gentilmente favoritimi dal prof. Meneghini , debb' essere riferita alla Nemostonui dicliotonm : se non che, l'errore per l'appunto in cui fu tratto il Zananhni di- mostra implicitiimente esistere una strettissima analogia di struttura tra le specie in discorso, e quest'analogia è per sé stessa bastevole a di- mostrare le inesattezze più sopra allegate. Tralascio di far cenno della frase diagnostica con cui l'Agardh iuniore ha caratterizzato il genere flaljnwnia nelle y/Igo! maris medi- terranei et adriatici: essa non è di certo applicaijile a tutte le sue fla- Ijinetiia, meno poi alla nostra, che appena ap|)ena vi si trova inthcata. L'Agardli d'altronde è imputabile ernosa ^ globulis siibspìucricis , binis qiuitcrnisve, vesi- vula incluiis : wniculis arde connexis. Ferrara — Pelisi. •2. Cladophora putealis *. Filix aijjillaribiis, rii^idis, basì ramusis ; nuuis longissinìis, subsimplicibiis ; raniidis tcniùoribiis , brevìbiis, erectis, sparsisj articulis diametro triplo longioribus , torulosis. Dalmazia — Yidovich. 3. Cl.vdopiiora alvsoidea *. Filis setuccis , dichotomis , Jasciculatu- ntiiiusissinds; ramis alternatim secundis ; articulis diametro duplo lon- f^ioribits, egregie torulosis ^ extremis cateris longioribus, ellipsoideis. Dalmazia — .Sandri. 4. Cladophora .mtidìssi.ma ■*. Filis basi raniosissimis : ramis (dler- luitim secundis. elongatis, valde attenuatis , superius niulis; ramtdis eo- dem ordine distributi.i . plerunique brevibus. erectis : articulis diametro -^ 501 — octo-(leciiplo longioribiis, stirsuin brcvioribiis ; genìcidis vix coiistrictis. D'iliiiazìu — Viilovicli. 5. Cladoi'iiora pemcillata *. FiUs Jicììotoniis , mfcnie pane rwiw- sh, rainis clongatis , superius ramosissiiiiis ; rainis nuimlisqim fascicu- laUhpcnicillatis , egregie secuntlis ; articulis prinmriis tlia/iietro sex-octii- plo loiigiorihits , ramurttm qtuidriiplu , sunitin sensim hreviorìbiis . Dalmazia — Saiidrì e Vidovidi. 6. Cladophoka HAiuuLOSA *. FUìs Ji-trìcìwtomis ; nunis valde temdo- ribiis , biwibiis , ad ìinunujucuUjiic gcnkidum egreiUcntilnis . oppoiifis , patentibiis , ramidis seamdis ; articulis prinmriis diametro octo-deciiplo hiigiuribiis , ra/norum duplo, sensitn abbreviatis , tondosis. Dalmazia — Vidovich. 7. Cladopiiora I^cunvA *. Filis repetite trichotomis , raniis dicho- tomis, ulliiiiis raiitulisque ad latiis interius secundis, egregie iiicurvis, articulis omnibus diaricatis , raro genUrus^ api- cibus obtusis; vagina tema; articulis diametro cvqualibus raro ilimidialis. Dabnazia — Sandri. 9. Leibleima violacea *. Filis purpurco-\>iol(iceis , laxe fascicuUitis ^ articulis diametro qiuidruplo brevioribus; goiddiis s'iridibus in series biiuis trartsverst iliter dispositis. Dalmazia — Vidovich. 10. Leibleima polyciiroa *. Filis e i'iolaceo oliiiaceo et viridi varie- gatis , laxe Jasciculatis , articulis ditwtetro octuplo brevioribus; gonidiis in seriem singidam traruversaliter distributis. Dalmazia — Vidovicli. H. Leibleima gracilis *. Filis teiuussimis . purpureo-violaceis , in- tricaio-implexis i articulis diametro dinudio brevioribus. Dalmazia — Vidovich. 12. Bnvopsis Gasparrimi *. Fronde cylimlrica, elo/igaln, sursiun fttsciculato-ramasa ; nunis corjnd^osis, nunentis simplicibus . brevibus . obtjisis, undiquc egredientibus vestitis. Palermo — Gasjìairini. — 502 — <3. PonpiivniA cordata*. Fmndc piisìlln , niemhrnnncpn , rordatn- ivìiiformi . brr\'issime stipitata: gonidiis plariis , irrcffdaritcr qiuitcrnd- /is. a/iipilos(t^/cxuosis . Livorno — Coriiialdi. 14. Nlmalion comosum *. Fronde complannta.JlnlH'Uatn-dicliotimm; scgiìicntis eadt'/n rationc nudtotics di^'isis. srirsianjiircalis, ajcdlis rutuii- dalis . apice olttiisis. Dalmazia — Stalio. 15. Naccaria ViDOMciiii *. Fronde basi attewiata, irregidnriter di- chotomo-raniosa : nviiis attcmuitis : ranudis imdiquc egredientibtis . ra- niosis . sa'pe pluries Jìircatis. Dalmazia — Vidovicli. 16. Callitiiammoiv apiculatum *. Filis basi corticatis, cupd/aribiis. siiperiiis alterne bipinnatis . ad apiccm incrassatis et articido ainpulli- J'ornii . apicidato terminatis: pinnulis pluries dichotomìs , erectis , strictis ; artieulis primariis injìmis superiorìbiisque brc'ioribiis , nmliis diametro quailrtiplo hmgioribus . ampidlaceis , in pinm's diametro iisquc decuplo longioribus. superius scnsim abbrei'iatis; tetragoniis sessilibus ohowideis . Dalmazia — • Vide vidi. 17. Spyridia ViDOVicuii *. Fronde capillari, dichotoma et latera- liter ramulosa : raiuidis raris. bm'ibus . erectis: nrticidis diantelro sub- a-qualibus: fascia cellularnm corticaliiun gcnicula tegente parum bre- viore: ciliis longissimis. si/nplicibus, acutis; artieulis diametro quadruplo longioribus ; fasciis angustis, obsoletis. Dalmazia — Vido violi. 18. Spyridia bracuyarthra *. Fronde setacea, dichotoma, supe- rius irregidariter ramosa, sensim attenuata: ramis panicidatis sa;pe sub- secimdis: artieulis diametro tri-qiuulniplo brc'ioribus ; fascia cellularum corticaliiun genicula tegente sidnvquali : ciliis longis, scmplicibiis , apice acuminatis: artieulis ditunetm duplo longioribus ; fasciis obsoletis. Dalmazia — Stolio. 19. PoLYSiPiiOMA ADSCENDENS *. Filis aroc/moideis , decumhentibus , radicantibus: ramis wrtìcaliter erectis . dichotomis ; rnmidis plerumque secundis, junioribus incur\'is , apice penicdlatis : artieulis prìiiKuiis dia- metro sesquilongioribus, injìmis sitpremisqiw ramorum brci'issimis. mrdiis diametro diqdo longioribus , omnibus qidnqne siphoniis ; gerUculis liyali- nis: tetragoniis subspiraliter seriatis. — 503 — Dalmaziii — Villo vidi. 20. PoLYSiPiioMA DALMATICA*. FiUs ai/>illfirihiis , (Icaunhentibiis . nuliamtihiis ; rainia wrlicaUter crectis, sicbsimpli(ihn.s, apice pcnkillatisj iirlicuUs (liti/iietro diimlio breviuribtis . f/iiiiu/uc siphoniis ,• gcniculis hja- lìnis : tctnigfiniis vix serìatis; kenumliis sessilibiis. I):i1iii:i/.i:i — Macali;. 21. Poh siPiio.MA FUMCULAnis *. Filis in fimicula iniplcxis , inferìiis ilic/iolonus, sitprriiis UUeriiliter raniosis^ ranuUis ullinds sccimilis et saipe npproxinuitis , basi atteniuitis, npice penicillatis ; articulis prinuiriis dia- /iie/ni itsf/ne octo-deciiplo liniginribiL'i , ni/iioriiru iiifiniis et siipreniis bre- i'issi/iìis , nu'diis diuinetro ivqiudibiis , omnibus trisìp/ioniù ; geniculis in- Ji'rìoribus hj(dinis; tetrtigoniis lungissinie serìatìs. Diilmuzia — Samlri *. 22. PoLìsiiMioxiA BAMBASiNA *. Filln capillaribiis , mox a basi ra- niosis ; riunis ultcrnis , subregulariter post articulos sex exsnrgentibits, ram geminatis . erectis, eodem modo decomposito-ramulosis ; ramulis re- giilariter ilecrescentibiis , ad extrcìnittilcm et sub apice penicillatis ; ar- ticulis in/ìniis dùmwtro scsquilnnginribus . supcrius scnsim usque octuplo liingioribus , itcnujue in ramis injuiùs et supcrioribus dia/iwtro brci'iori- bus. nicdiis triplo longioribus , in fertilibus diametro a?qiudibus, omnibus /pàli f/ue siphoniis. siphonibus Jlexuosis et subspiraliter tortis ; gcniculis injilis priiiuiriis et ramorunt basi nitizime elc\,'atis . pelliwidis ^ tetragoniis in serics longissinuis. so'pe interruptas , torulosas ilispositìs. Dulniazìa — Saiitli'i. 23. PoLYSiPiiONiA NiTENS *. Filis aracìuioiilcis , demissis. ranios elon- gatos . co'spilosos eiiiilleiìtibns ; raiuis a basi usque plurics dichotoiiùs et sursuni ramulosis ; ranudis patentissinds injra apicem penicillatis ; ar- ticulis piiiìtariis diametro sesqidlongioribiis , ranioru/n infèrioribus dia- metro wqualibus , niediis usque octuplo longioribus , in extremitatibus brci'issimis , qui/iqnesip/ioniis . siphonibus in articulis inferiorihus con- ti guis . in superiorihiis Jìlifornnbus crispatis ; tetragoniis longe seriatis. Dabiiazia — Saiulri. 24. PoLvsiPiiOisiA MELAGONiUM *. Filis ad basim setaceis, ilichotomis, sursum alternalim raniosis. ramulis iusiqter nrachnoideis ubique (ùWr- gentibus et ciliis ad basim ar/iculorum wrticillatis ; articulis diiunetni xesqid-diiplo longioribus. qiuìdrisipìiums , siphonibus latissimis. tubo ccn- — 504 — traìi augusto : geuiculis in filis primarìis clevatìs ìiigrescentihits : cilii^ Iiasi i>oh\\ij)himiis . mnìosissiniis . artiailis simplinhiis . diamdro nc/o-dc- ftifilo iniiipoiilnis: iticfi/diis latcralibus . cicwatis , basi iuddc attcniuilis . tctragimium ii/iitm allcruriic/itc ad cxtremitatem fcrmlibiL'i , apice latcra- litcr peiiicillatìs : keramidiis brevissime pedicellatìs splucricis, apice et ipsi.\ lateraìiter pciiicilldiis. Dalmazia — Viilo\icli. 25. Aglaopiiyllum Vidoviciiii *. Fmmle basi cuneata, flabcUato- dichotoma . scgmcntis atigiistìs. linearibiis. plurics et irregidarìter dicba- tomis . apice furcatis. Diilinazìa — ^ idovicli. 26. Plocamiu.ii mediterraneum*. Fronde sensim attemuita. multoties abriiple pinrinta. raniis panini Jle.xuosis . pinnis alternis binis-qiiufernis. infima ciiiiiMiue ordinis sintplici . ìnnge prodticta . media pance ramosa, siimnia ramoiissima ; coccidiis sessih'biis; gonioclomis nndtijìdo-umbellatis. Livorno e Genova — Corinaldi *. 27. Plocamium iRREGiT-ARE*. Fronde crassa, sensim attenuata, di- cltotonm . ramis midtolies irregiilariter pinnatis : pinnis alternis singidis \'el et niiniernsissi/iiis. una alteraqne in alterum hitiis interjecta. injinui plerwnque ramosissima ^ coccidiis longe pedicellatis. Dalmazia — Vidovicli. 28. Halvmema Corinaldii *. Fronde stipitato-ramosa : segmentis menibranaceo-planis . cuneato-spntìiiilatis . superne In-tripinnatis ; pinnis itidem ciineato-spat/adafix : pinnuiis lanceolatis , acutis. Livorno — Connaldi. 29. Cini.ocLADiA FASCIATA *. Fronde ramosissima :, ramis ramulis- nitc irregulariter wrticillatis. articidato-conslrictis : articidis ellipsoideis . diametro duplo longioribiis : tetragoniis in fascias transversas collectis; keramidiis siibspluvricis . sessilibus , solitariis wl oppositis. Dalmazia — Stalio. 30. CiiRTSi.>iEMA CiiiAiEANA *. — P/ijsidrum omle . Delle C.hiaie (exclu.s. syn.) Caule brevissimo simplici : ramentis wsica^formibus . mit- gnis. ellipsoideis wl soìpius ovoideo-lanceoideis . umbellatis. Dalmazia — Vidovicli. 31. DitTvoTA TRicHODES *. Frondc coriacea. lUchotomo-ramosissi- ma. corjmbosa; segmentis ontnilnis linearibus. angustìssimis . filijhrmi- biis . usqiw ad apicem Jiircatis ; utriculis sporiferis sparsis. — 505 — Dalin:i7,ì:i — Vidovich. 32. Si'ATOGLosswi Spanneri * — Padina Spanneri , Mgli. — Spa- toglosstini Jlahelliforme . K l z . Dalmazia — Spaiiner, Saiidri. 33. Stilophora capillaris *. Fronde capillari, ilichotoino-nmiosis- sima ; ramulis insuper latcralihiis irrcffilaritcr altcrnis oppositisque ; sorìs rnagnis , lateralibus siibsp/uericis. ternùnalibusquc elUpsoideis , in extre- niitatibus crcherrinus. Dalmazia — Vidovich. Nel mostrarne gli esemplari, il prof. Menegiiini ne accenna le note caratteristiche , non senza rannodarvi critiche osservazioni sui generi ai quali quelle specie pertengono. In proposito della Chrjsirnenia Cliiaieana il principe Bonaparte domanda se non convenga conservare in luogo tleir aggettivo patronimico, il nome originario indeclinato, imperocché «lai proposto nome specifico Chiaicana impossibile riescirebbe il rav- visare il nome del celebre Delle Ghiaie, ;J qu;Je la specie venne de- dicati dal Meneghini. E il dott. Masi opina in \\a di massima di la- .sciare inalterati i nomi patronimici, perchè ve ne ha di difficile de- clinazione come è il caso in questo, e tiui delle successive fioriture . praticando la seminagione in più distinti luoghi, ed avendo cura di conservare esemplari secchi di lulta la serie delle coltivazioni. Un secondo mezzo sarchile per lui ([uello di studiare, con maggior attenzione di ipiella finora usala jiei particolari più minuti , tpiei gruppi di piante che contengono un considerevole numero th forme allini ma hen thstinle fra loro. In terzo luogo pro- none di cariare alquanto la forma delle attuali classificazioni, facendo sì che siavi ammesso un maggior numero eh fatti thsposti metodica- ntente, senza sovraccaricare però la scienza di nomi nuovi. Egli spiegasi su tale proposito con (pieste parole: '.- Sai-à anunesso come fatto generale che le piante provenute da semi tolti ad un mede- simo individuo, e poste sotto l'influenza di circostanze esterne differenti, mostrano una serie di modificazioni del tipo primitivo. Ordinariamente plicarsi ad ogni genere indistintamente: scjllaiilo seml)ragli che pro- cedendo per questa via al)liia a lintracciarsi più facilmente la vera con- nessione delle forme ilei regno \eget;ile , etl apprezzare buona mano di dati che appena potrebbero essere registrati per l'ordine attuale di sistemazione. Dichiara di non saper al momento se questo sistema, al- quanto analogo al sistema circolare progettato ai zoologi da Mac-Leay e Svvainson , non sia già stato intraveduto dal Fries , e chiude chie- dendo rajipoggio dei botanici ne' suoi studii |)er una monourafia d<'I genere llivnuiiiiii, nella (piale chinrirà culla j)i-Htica le ditte proposizioni. Sciogliendo la promessa fatta nel precedente giorno, il cav. pro- fessore Moris passa alla esposizione che segue. — Delle sezioni, nelle (|uali il genere ./nf/ieniis venne di\"iso dal De Candolle nel Prodromo, 1.1 prima [Cluiina'mclitin . (lassili. Less. ) comprende le specie ad aclienii detti Ululi: la seconda Eiinnthcnm [Antìieniis , Cass. Less.) quelle ad achenii coronati: ma delie sjiecie della prima sezione le une presentano i caratteri tlelle Murate, le altre, benché in grado minore, quelli delle ^•e^e . /nl/icmis. L.\/nthemis nobilis ed aurea (questa varietà discoidea di quella) pei frutto obovato ali' apice e per la corolla prolungatii alla base s'ac- corda colla Marida fiiscata e colla rotula, eccetto che in (jiiest' ultima gli achenii .sono tcreti-obovati e tubercolati. Le .liitli. ili^iisa . iiicras- .\ala . a/veiisis ( queste ultime sinonime fra loro ) , e le . /. Marsc/ial- liiuui. c/ia/iioiiiilla e reliusa. hanno la corolla che colla base sua non si estende oltre il frutto, e v"è anzi limitato dallo stesso margine, or crasso or tenue . or più or meno .sporgente. lUmangono della .sezione prima dello stesso Prodromo le specie, fruticiilom . hy alina . sciiriosa e politica chi' il jìrof Moris non ha pò- — 508 — luto esaminare, ma che non sarà clilTicile riportalo o alle Aiiteiiiidi vere Oli alle Manite. 1 eaialteri assegnali a qiiesf ulliiuo genere dal De Claii- dolle sono falsi in parte, in parte incostanti, perocché enti-ambe le specie del Proihouio, Mariita cottila e Jìuicata, presentano la corolla prolungata alla base |ier modo da ;ibbracciaro la jiarte superiore del- l'achcuio: entrambe olirono talvolta lutti gli achenii fecondi. Ma dove la corolla prolungasi colla base sua oltre il disco epigino del frutlcT, (piesto non solo è privo di margine coronante, ma è anzi rotondato all'apice. AU'hicontro se il frutto è coronato all'apice, la base della corolla non si prolunga ed è invece limitata dal margine coronante dello stesso frutto. L' areola terminale nel primo caso è con- vessa o piano-convessa ; nel secondo concava o piaiio-concava. L' uno tli detti caratteri corrobora l' altro ^ l' uno non jiuò andar dall' altro di- sgiunto. I fi'utti nelle Marute sono obovati, o tereti-obovali^ nelle vere Antemidi tetragoni : perciò deve riescir facile la chstinzione dei due generi. Che se piaccia mantener intiero il genere Anthcuiis di Linneo, sarà tuttavia col mezzo dei caratteri sovrenunciati, e non altrimenti, che potrà chvidersi in sezioni : Manila V una , compresavi l' Antli. nobilis^ Eiiaiìtliemis l'altra, compresevi, oltre le specie della sezione seconda del Prodi-omo, quelle eziandio della sezione prima, la cui corolla non si prolunga oltre l' apice del frutto , ed è invece abbracciata e limitata dal margine dì lui, o molto o appena sporgente. Finita una tale esposizione, il Presidente dichiara sciolta l'adunanza. f^isto — il Presidente G. Moris. Il Segretario V. Cesati. ADUNA^ZA I>KI. «lOnNO 23 SETTEMBHK Xjettosi il processo verbale del giorno 21, viene approvato. A compimento poi tlel medesimo si soggiunge, come in cjuel di la Se- zione di Botanica, dopo la seduta, siasi recata a visitare le sale del Museo civico, la cui ricchezza in ogni serie e il cui ordinamento scientifico non poterono non destar maraviglia. E se i membri della Sezione ad una voce dovettero tributare somme loili all'opera veramente straordi- naria prestata dall' egregio direttore dello stabilimento , prof. Jan , e dai suoi collaboratori stallili e so|)i'amiumerarii , rammentando fra questi, per la ricomposizione dell'Erbario e la faticosa separazione e registra- zione dei doppii. il dott. Passerini di Parma, non meno s' accorcbrono nel sommamente ammirare la liberalità cittiidina, lii quale, dopo aver assicurato alla cittìt con generosa pri\'ata contribuzione Y esistenza dello stabilimento, nella via di pubblica anmùnislrazione seppe infondere no- vella e non isfuggevoie \ita al Museo, soccorrendolo con ingenti asse- gni, quali appena potevansi sperare da un Municipio che in tante altre opere di pubblico lustro, e particolannente poi nella presente occi- sione, non ha rispamiiato a spese. Il Presidente ihstribuisce a nome del cornili. Antinori una i-ela- zione a stinnpa sull' Archk'io nieteorijlogico centrale italiano indirizzata al Congresso; e nomina i professori Meneghini e Parlatore a riferirne. ^ iene poscia slabihlo il giorno di mercoledì 25 corrente per la gita all'Orto botanico annesso all'I. R. Villa presso Monza. 11 dott. Passerini presentii un esemplare di /igave foìtida in cui il caule, all'ascella di i)uon numero di fijglie. è divenuto prolificante. Il doti. Sava riferendosi alla conmnicazione fatta già dal .sig. Tito Omboiii del frutto detto Pep'utri ed .■inguriurì , dichiara aver buona — 510 — rjiyionc pei cicdcrc olio apjuntoni^a nW Angarùiriii . alljoro del (longo, ooiiiiinissiiiio sull»' rixc ilol Zairo, ooiiosoiiilo dal /uooliolli (olie ne parla noi suo viajjgio, tomo 1 4." della ooUozionc dol Walokonaer), e la cui ra- dice e legno non sono inerii sostanze nella materia medioa. Olli-esi poi a fare gli esperimenti clinioi sulla \irlù alessitei-ia lodata nel detto frutto. 11 oav. prof IVloris, in oontiiiuaziono alle dimostrazioni precedenti sui caratteri dei generi .Inthcinis o Munita , espone le seguenti sue considerazioni, tlassini distinse il suo genere Orinciiis diììV.//il/icinìs e Mariitd pel principale carattere della corolla che siffattamente prolun- gasi alla base, da abbracciare l'apice ed uno dei lati dogli aolienii. Ma giova avvei-tire che nella M. fiiacata e nohilis vedesi pur la base iloiia corolla abbracciare 1" apice del fi-utto e prolungarsi talvolta od esten- dersi, quantunque brevemente, a guisa di orecchietta dall'uno anziché dall'altro dei lati: che inoltre simile è la forma del frutto in amcndue i generi, l'er lo che la difliirenza sarebbe nel prolungamento della base della corolla, maggiore neU' O/vhohw . minore nella Murata : il rpial carattere, se per sé solo possa aversi per generico, giudicheranno gli autori. Prima del Cassini, coli' appoggio dello stesso carattere della co- rolla as.sai prolungata alla base a guisa di sperone, il Desfontaines ha distinto il genere Diotis diilla Santolina. La S. ulpi/ia che De Candolle liferisce aUa sezione prima delle specie del Prodomo, %uol essere esclusa dal genere. Invece la S. fragraiUissìimi. che per se sola forma la seconda sezione dello stesso genere del Prodomo, vuol essere riportata alla se- zione prima. La Diotis poi pel carattere della corolla differirebbe dalla Saiito- ìina. come Ormciu's da Marietti. Che se il primo genere fu generalmente anunesso, perchè non sarà così ilei secondo? Ma nella Diotis. oltre l'aspetto diverso, esiste un altro carattere per cui può chslinguersi dalla Siuitdliiiii . (juello cioè del tubo del calice divenuto sugheroso, e del- l'aderenza delle orecchiette di lui al frutto, niediante interposizione di soslanzii eterogenea. Il biir. (k'sali lestie la descrizione di mi Coniomicete che infesta il grano turco giii staccato dallo spadice ed accumulato in luogo umido, e ch'egli riferi.sce al genere Sporìsoriiiin . lihrbg. . spocilicandolo sotto il nome e la diagnosi .seguente: Si'Okisorilu m.vìois. S/mrii/iis certii^inu.\ÌM . nùnimis . a!ffiuililiit.i , som eriunppiitihu.i. Dà po.scia la (Unjostrazione. che — 511 — egli Jiccompiigna cuna, sul lato 0|)posto ncUa grossezza della parete cellulosa, ed aderente a (jiiel primo cor|)0: così clic, per ben conoscere la fonna di (jnesli or- j;ani particolari e tubulosi, non bisogna accontentarsi, come lahni fece, del t^iglio orizzontiJe, ma è d" uopo seguir le loro tracce anche longi- tudinalmente. Le pareli clic a lui lucilcsinio. per la cognizione delle dovizie vegetabili di ([nella interessanle provincia, ne porge una breve descrizione topografica segniti» dal iio\ei'o di tntte le specie lii- iieroganie finora scopertevi , aggiunte le felci , colf indicazione delle località per le più rare. Sono in tutto in numero di H36 circa. Si legge la relazione del sig. Carlo Venturi da Brescia, delegalo con altri botanici dal Congresso di Lucca a esaminare lo ScliTutiiini scoperto dal prof Perego entro i fusti del mais. Espone, essere per lui cosa indubbia che il detto fungo apjiartenga a quel genere, ed essei-c piecisamente lo k!»". scmeiì. In (juaiito alle solcature osservate sul me- desimo, doversi ascrivere alla pressione esercitati! sulla sua superficie dalle fibre che |)ercorrono il midollo della pianta niiitricc , essere quindi aflatto accidentiili, e tiilvolta- miuicarc iilTatlo. INon meno incostante rico- noscersi la sua forma e colore, quella dalla sferica passando alla stiac- ciata, questo all'esterno dal giallognolo al nero:, variabil pure esserne la stazione, poiché non solo annida entro al midollo dei fusti del grano turco, ma iinche entro, sopra e sotto le sue foglie, come pure suU'Olco e suUii Fitolacca. Il bar. Cesati soggiunge, ch'egli, testimonio oculare delle cose riferite dal sig. Venturi, s'associa in tutto e jjer tutto ;il- fophiione di quest'ultimo, massime che già il Martius, nella sua Flora Crjptogainica Erlangcusis, ebbe ad accennare la Zea come sede dello S. sernen ; e dicliiara inoltre che trovò lo Sclerozio del mais , dell' Olco e della Fitolacca perfettamente uguale di forma e colore a quello da lui osservato mn cauh <; sulle foglie della CninuiUarìa nuijali.t a Como, se se ne eccettuino i solclii esterni all'atto accidentali:, e che forse non ne differisce sostanziiJmente lo stesso S. maj(Us trovato aderente alle spi- ::;he deUa gi-amigiia in discorso dal Duby. Il cav. De Notaris vede qual- che allinilà collo S. roscinn. Il prof Meneghini, descrivendo la tessitura interna ii fibre piumose centripete, ciascuna mettendo capo ad una delle areole che disegnano la superficie granulosa del controverso Sclerozio, confessa cogli altri che null;i di più preciso può dirsi di quella miste- riosa produzione come in massima di tutto il genere. Il Presidente, sciogliendo l'adunanza, invita la Sezione ;i -visitare ! Orto botanico nell'I. R. palazzo di Brera. tristo — Il Presidente G. MoRis. Il Segretario V. Cesati. ADUNANZA DRI, r.lORNO 25 SF.TTEMnKF. J^opo l'adunanza del giorno 24, la Sezione si recò all'Orto bota- nico neiri. R. palazzo di Brera, guidatavi dal direttore del medesimo, prof. Balsamo Crivelli, il quale potè convincersi del grato stuj)ore clic doslossi in tutti nel vedere bellamente trasformati e liortliiiata quella platea per la di lui operositìi assistita dalla liiieralitìi dell'I. R. Governo con assegno straordinario. E tanto più ne godettero i membri della Sezione in quanto che considerarono tutto questo siccome arra cert;i di ulteriori miglioramenti, .senza i quali il già fatto sarebbe opera poco meno che perduUt. Citaronsi. a cagion d'esempio, le .stufe che tuttora rimangono a .sperai-si dalla contiiniazione de' summentovati sussidii. Il prof Parlatore, delegato col prof Meneghini, legge il .seguente rapporto loro commesso sulla relazione a stampa del conun. Antinori intorno all'ArchiNio meteorologico centnde italiano. « .Adempiendo all'onorevole incarico di riferire a questi illustre Sezione bot^uiica il nostro parere sul Rags^nnglio siili' Arclmno nwU'nrn- logico cmtnilf italiano pubblicato dal coniiu. Vincenzo Antinori, egliano accu- raUuneiite raccogliere e comunicare all' Arclii\io meteorologico italiano le osservazioni sull" inlluenza dei fenomeni meteorologici per lo s\ iluppo delle gemme . ]ier 1" epoca della fioritura , per la fiuttidcazione delle piante, ecc. 1^ facendo eco ai plausi, che questo Archivio meteorologico italiano ha già riscosso dalle accademie e dagli scienziati più lUstinti d* Italia e di oltrenionti , preghiamo 1" illustre Presidente della nostra Sezione perchè sia manifesUita la nostra sotUUsfazione al cav. Antinori, e .siano umiliati i nostri ringraziamenti, a cui siam sicui'i si uniranno unanimi (jnelli dell'intera Sezione, a S. A. I. e R. il Granduca di To- .scana istitutore di (juesto Archivio meteorologico italiano, per la pi'o- teyjone accoi-dala allo stesso, siccome siamo sempie debitori alla ma- gnanima A. S. della nostra gratitudine per la istituzione e protezione dair.V. S. generosamente concessa ali" ilrbario centrale italiano. - MililW) -Ib M'IU'inbiY 1814. Prof. (lllSEPPF. Mf.micmim. Prof Filippo P,\iu,\toue. Il bai-. Cesati legge una memoria del |)rof Molil (da lui recata in italiano dietro richiesta dcjl" autore) .sulle escrescenze sugherose della corteccia di alcime piante. L'autore premette. c.s.sere stailo indotto a rifei-ire alla Sezione su i|uclli' o.sservazioni già da lui l'alle allioNc di {Hlbbhca ragione, per l'invilo avutone da \arii Mrcruiiri. i (|Mali. o ijoh — 519 — ]>(il('roiu) ])i-(jciir;ir.si la sua inonioria orif^inale. comparsa in forma ili (lissci'la/.ioiie accatlciiiica . o non s" accontenUirono dogli estratti ilaline in altri scritti botanici. La foi-niazionc del .\ii'j;licni non è già. come lo si crederebbe a primo aspetto, un Cciiomeno esclusivo a pochi ali)eri (piali sono ix-i- esenijìio, Qiicrcits subcr , L linux subcrosa, Acer campestre; mostrasi bensì presso lutti gli alberi (sebbene sotto forma esterna assai diversa cil in difiercntc grado di sviluppo), e persino presso alcune piante er- bacee vcggoiiscnc dell(; tracce. I giovani ramoscelli degli allwri sono coperti d" un' epidermide , die possieilc tutti i caratteri essenziali dell' epidenuide delle foglie, e solo ne differisce perocché nella maggior parte degli allieri gli stomi non esteu- tlon.si uiiilbiiiicmeiilc a tutta la superficie dei rami, ma soltanto occu- pano (pici punii, nei (piali più Uirdi si mostreranno lenticelle. Questa epidermide possiede in poclii.ssimo grado la facoltà di dilatarsi in lar- ghezza, quanto più i ritmi crescono di gi'ossezza: epperò screpoUi ordi- nariamente già nel primo anno del ramo, certamente poi nei successivi, e sUiccasi sotto forma di picciolo S(|uamc. La fhcoltìi di riprodursi manca affatto all' epidermide del tronco e dei rami del pari che a quella delle foglie, laonde sui tronchi già adulti non iscorge.si più traccia alcuna ili vera epidenuide, quand'anche siano di corteccia perfettamente liscia, come sarebbe il tronco del ci- liegio e dell'agrifoglio. Frapposto all' epidennide ed al verde parenchima delia corteccia nei giovani ramoscelli degli alberi sta imo strato sottile, pellucido di cellule, che il prof. Molli chiama sfrato sugheroso [Strattim siibenmiin, Korksc/iichfc ) . in causa del successivo loro sviluppo. Questo strato componesi di pochi sotto-strati di cellule parenchimatiche. piatte e ret- tangolari {tafelfonui^) . a pareli sottili, e disposte in .serie irraggianti. Le cellule di (piesto strato haiuio continiio accrescimento, co.sì che non solo può conseguire in alcune piante una grossezza assai ragguardevole UMMlianle le nuove cellette che si depongono sulla parte interna ili (juelle, ma diventi capace altresì di dilatarsi in larghezza di pari pa.s,so coli' ingrossarsi dell" albero. Mentre d;dla parte interna dello strato sughercso pro.siegiie .senza interruzione l'incremento di cellule, questo .sle.s.si) strato è siisccflibilc di riproduzione ogni qualvolta lo paiti esterue — 520 — ne siano tolte artiUcialinente. ovvero se tlepcriscauo iiatiiraliiionti; e si staechino o consumino. L' incremento procede in modo alliilto diverso secondo i diversi alberi. 11 prof. Molil ammette due modi essenziali: ■l." Nella prima lategoria tale strato diventa assai grosso, impc- i-occhè le sue cellule non solo sviluppansi in considerevole quantità, ma benanco prolungansi dall'interno all'esterno. In siflatta guisa for- masi il Nero suj;liero (phlcviim . siibcr) come è proprio della (|iieicia sovcro. dell'olmo sovcroso, dell'oppio (^ccr canipcstrc). La sostanza di questi! massa sugherosa non è sempre molle ed elastica, come lo è d'ordinaiio il sughero, ma talvolta dura e fragile, per esempio, nel Gjiimoclailiiò caiiiu/rnsis. Di solito gli strali esterni del sugiiero muoiono tantosto, non ponno quindi adaltiirsi al dilaUimento degli strati in- temi, e fendonsi longitudinalmente. Sonovi dei casi in cui formansi delle degenerescenze sugherose sovra singoli punti soltanto della cor- teccia come acciide, per esempio, del Bonihax, in cui vestono sembiante di pungoli, ovvero ixeM' E\l- «oiisi a stiisce circol.'iri. Il prof. Garovaglio legge una sua notizia sul lichene che racco- gliesi sui monti del Piemonte e della Lombardia [ler mandarlo poi in Francia ad uso di tintoria, e ch'egli, sugli autentici esemplari levati ad una delle bisacce colà indirizzate, determina essere la vai-ietà si>rc- ilii/cra ed isidijòrmc appo noi assai comune della Parnwlia sordida del Fries, ossia Fariolarùi orciiin dell' Acharius. Il sig. Hcnato Kovelli. giartliuieie in capo di S. E. il conte Vi- taliano Bon-omeo, presentii i fluiti da lui olleuiili artificialmente alle Isole Borromee sulla Hydnmgpu horleiisia e H. japoiiicn . recidendo dal corimbo i fiori raggianti e conservati soltanto quelli posti nelb; ascelle delle dicotomie. Sono incaricati fli riferirne i professori Link, .'Vmici, Parlatore e Moretti. Il Rovelli narra inoltre di a\er ottenuto, mediante fecondazione reciproca, ibridi del Rhododciidinm arhorciiiii e lì. da^'uricum scmpcivirens , e ne mostra un ramoscello che mette gemma. Il prof. Alfonso De CandoUe presenta delle osservazioni su quel gnippo delle Borraginee Icgno.sc. che taluno distaccò, sotto il nome di Cordiaccc od Ebretiacee, dalla faniigba. Ei si hmita per ora ad indi- care su quali punti, dieti-o la scoperta di nuove piante, o per uno studio più diligente di altre già conosciute, creda di dover modificare il la- voro che sino dal 18.39 giaceva prcjiarato per le stampe fra i mano- scritti del defunto suo padie, lavoro che ancora non fu pubblicato in conseguenza dei cambiamenti introdotti nella serie delle famiglie, ma che nelle cose essenziali fij già divulgato da Meisner ch'ebbe comuni- cazione del manoscritto. Il sig. De CandoUe iuiiiore stacca dalle Cardia un genere nuovo scoperto nell'India dal sig. Edgewoith e distinto per avere l'ovario privo di stilo e di stinnna. Gli dà il nome di Gjnaion (mulicrcula) a causa del poco sviluppo dell'organo feuuninino. Le differenti sezioni ilei genere Cardia tliversificano j)er l'estiva- zione della corolla: è contorta nei Geraschantus , a quinconce in altre sezioni, a quinconce ma aggi-o vigliata nelle Sebcstenoides . piegata lon- gitudinalmente e del pari spiegazzala nelle Cordio/>.\i.\ . e così via di- — 523 — cemb. l'.T lai mo.l,, il ^,.,,010 Curdi,, . die conta 175 specie, trovasi .siuldiviso in |)iù .iiappclli ben iialuiali. Oidiiiaiianiciile gli si poneva accanto il genere Pafagonu/a. Una seconda specie iin\eiiufii Ila le piante raccolte a Bahia da Blancliet mosse il prof. Alfonso De CandoUe a trasportare (|UPsto genere. (ìiKira p;nli del fiore, dio in sost;nizii non sono so non (of^lio inodilicjite e rav- vicinale, ('onsiste Uile apparalo in un cilindro di le<;iio. allo un piedi; circa , che rappresenta un ramo o fuslo. È traforato lonf^tiidinaiiiiente da cinque (ile di pertugi, nei qu.ili si può iulrodui-re ad altezze e di- sianze diverse ilelle cavicchie munite d" una cartolina . e che l'anno le veci di foglie o jH'tali. In tal inoilo De Candolle ml)inazioni della fillotassi. La Sezione accoglie con applauso la comuniciizione dell' Uluslre professore ginevrino. Il doli. Cima. presenUmdo la iclazione e ta^ola sinottica dei fungili commestibili più comuni da lui già pubblicala nel 1826, chiede i coii- .sigli della Sezione intorno al modo più acconcio dì dispone il lavoro commessogli dal Municipio di Bergamo sui funghi mangerecci e vele- nosi di ((ucUa pro\-incia. Sono incaricali di riferirne il prof De Notaris e dolt. Viltadini. Il doti. Giovanni Riglnni legge una notizia intorno ad una vegeta- zione prodottasi su di una base alcaloidea vegetale, la chinina, in con- tatto con acidi organici. Trattasi di una soluzione di cliinina solfalizzata bibasica in un ugual peso di acido tartarico stemperato in molt' acijua , sulla quale dopo parecchi giorni, in seguito a certa tale scomposizione, sviluppossi una produzione organica di natura vegeUile, e ch'egli crede potersi classificali! fra i Peiiicilliimi. Questa proibizione [)uò conservarsi senza alterazione oltre un anno nel litjuido, e raccolta, ralligura non male una membrana o derma. Sul suo sviluppo la luce esercita una visibile influenza stimolante. Il bar. Cesati fa os.servare, che il fenomeno non può dirsi nuovo, come crederebbe l'autore, poiché ebbe già il Dulrochct a stabihre, che ogni qualvolta una base qualsiasi appartenente al regno oi-ganico viene a contatto con qualche acido, può costituirsi una matrice dalla quale si sviliip|)ino [iroduzioni micetoidee: ed egli stesso, dando nel voi. X della Linnea una libera traduzione tcilesca delle memorie stampate ed inedile del prof Balsamo (trivelli sulla Botrjtis Bassiann. nelle quali .si fa richiamo appunto alla teoria del Dulrochel, andò più in là del- l'autore, dichiarando in una nota, ch'egli considera siccome causa pa- — saó — lologica (l.'l calcino uno sUito pletorico e polisarcico del baco, nel ijualc Taciilo. alile volle dello hmihin,. j.er la sua copia reagisce sulla so- \eicliia massa, e ne aiteia lotalnieiile la coslitiizioue, liaslbiinandosi ogni edsa III una massa omogenea di iialuia allatto nuova che divenU poi la iiialricc della /{iitrytìs. Uopi) (li cii'i. rndnnaii/a e sciolta. / i\l,i — Jl IVesideiilc (i. Moms. Il Segi-etario V. Cesati. -oj?^'«sw,o_ ADUNANZA DRL (;iORNO 26 SETTEMBRE JLietti ccl approvati i processi verbali dei giorni 24 e 25 corrente, il nob. sig. Rainer presenta una collezione di piante secche della Stiria. destinala airi'.ibario centralo italiano. Il Presidente dà comunicazione di mia lettera indu'ittagli dal pro- fessore Zantedeschi da Venezia intorno ai fenomeni che taluno asserì di aver osservato sulle piante durante il famoso echsse solare del gior- no 8 luglio 1842. e che egli crede poter rivocare in forse, confron- tando i tempi diversi dell'eclisse nelle quattro stazioiri di MUano, Bre- scia , Venezia e Vienna , col tempo in cui taluna delle piante sulle quah cadde l'osservazione aprono in Venezia la loio corolla. La Sezione vota che il fogho venga trasmesso all' Arcliivio centrale meteorologico in Firenze . Si leggono pure due lettere del prof Perego: 1." sul lichene spe- dito in Francia ad uso di tintoria; 2."'' sullo Sclerotium da lui scoperto entro i fusti del mais, che vengono passate agli atti. Segue la lettura dei diversi rapporti : d." Professori Moiil, De Notaris, Vittadini e Meneghini relatore: Sulle memorie presentate dai signori Sandri e Berengei- Sul scccimif ilei iielxi. Conchiudono col dichiarare esatte le osservazioni del cav. Bé- renger, riferirsi precisamente al genere Fiisurium il niicete da lui de- .scritto,e che .si sviluppa entro il parenchima della foglia nel centro delle singole macchie, e doversi rispettitre il nome di F. iiiacidnns ini- ])ostogh dal medesimo. In quanto alla figura di quel micele data dal dott. Saiuhi, essa non presenterebbe che le spore del suddetto fungo. 2." iVofessori De Visiani, e Parlatore che riferisce: Sulle Fillifitli Ji Montcscnnn.ha Commissione, niancandu dei pozzi originali presi alle — 527 — (,'essiiie di Montescaiio , e tlai quali trasse i suoi disegni il defunto Vi- viaui, si aslii-ne dal |)i-oiuuiciai<' dcfiiiilivamente sulla determinazione da lui tiMitaUi delle piante alle (juali spettar j)os.sano quelle inipronle, in confronto dtiU' altra ora proposti dal jirof Moretti; Unito piti die, avendo notato delle differenze tra le figure annesse alla memoria stiuiipata dai Visiaiii e le iiiipionle su alcuni |)e/,zi di gesso provenienti dalla mede- sima località e conservati nel museo del sig. conte VitiJiano Borromeo v' ila argomento a diJlidare dell' esattezza di quelle tavole. Oedono del resto i professori De Visiani e Parlatore, che bene si apponga il pro- fessor Moretti nell' attribuire aW Jliiics glutinosa anziché al «wt-w/tvw la fig. S.'' della Uivola IX.''; e le fig. l/' e 3/' della tav. XI." al Li- (fiistriini s'ulgarc invece della Coriaria mrrdfoìia. Non sanno per altro as- sociarsi al prof. Moretti quando reputa che la fig. 5." della tav. IX." rappresenti l'impronta di foglia del Popìdus alba, o la fig. {^ della Uiv. .XI."* (piella del Zizj phtts i-ulgaris var. /i>l. ink'grìj,, ripugnando a questa ipotesi la diversa nervatura. Raccomandano pertanto l'argomento al sig. Moielli. acciò col solito suo zelo voglia ulteriormente occuparsi luiir esame di quelle fillitidi. 3." Professori Link, Amici, Parlatore e Moretti relatore: Sui frutli (Icir lljdrangea hortemia e japonica presentati dal sig. Rovelli. Esa- minati i finiti della prima specie, poiché gli altri erano troppo inmia- turi, hi Commissione chchiara: a.) Che i fruiti suddetti porgono il ca- rattere di una cassula tiiloculare avente i semi attaccati alla piacenti centrale; b.) Che in essi semi si tratti di veri ovuli fecondati, poiché air una estremitìi dell' cmbiione si riconoscono i due lobi cotiledonari , e neli";Jtra la railicetla. Il testa è tutto punzecchiato e striato, sem- brando che i punti sparsi sulla superficie delle sue cellule siano veri fori; il tegmen o cndoplcitra invece è liscio; e.) Che il metodo di conse- guire la fruttificazione usato dal sig. Rovelh viene in conferma delle leggi ili fisiologia vegeliile generalmente ammesse. Conchiude la Coiiunis.sione con parole di elogio all' egiegio giardiniere che primo riesci a far liutti- ficjire in Europa V lljdrangea ^ lo esorta ad allidarne i semi al teneno nella s|)eranza di ottenere delle varietà finora .sconosciute, e lo incora"LMa ad estendere ail altre piante esotiche gh ingegnosi suoi stiidii. 4." Doti. Vittiidini e prof. De NoLiris relatore: -Sull" opera icono- prafiai e desciittiva Sui fitnghi miuigereai <■ \vleiiusi della provincia — 5^8 — hcrganiasca , (lisposUi dal ilott. Ciiiui. Lodano le provvide inten/.ìoiii di quel Municipio, e rispondendo alle interpellazioni poste dal doli. (lima, uli laccouiauilano sovra lutto di far dilii;<'Mt('iiieiil(! ritoecare h; Uivolc; ora presentJite. 5." Professori Link. Mohl. De Candolle e De Visiani relatore: Sull'Orto botanico annesso air I. R. Villa presso Monza. La Sezione plaude alle conclusioni di questo rapporto che viene unito per intiero al presente processo verbale. li Presidente annunzia come, giusta gli opportuni concci'ti presi, siano noniinati a iar parte della Coinuiissionc delcgaUi ad intraprendere i desiderali esperimenti sovra l'assorbimento per mezzo delle radici, e riferirne poi al prossimo Congresso, i professori Taddei, Pina, Pietro Sa\i. Pailalore e march. HidoUl. 11 prof. Meneghini legge pel doti. Righini assente una memoria intorno alla sinniltanea reazione di alcmie sostanze venefiche introdotte nei vegetabili. Gli sperimenti da lui eseguiti in proposito lo conducono ;Jle seguenti conclusioni: -l." Che introdotte nel centro ili un vege- tabile %! venie, togliendone il midollo, sostanze venefiche (hflerenti, que- ste daiuio luogo a chimiche i-eazioni per le quali si colora il legno come la sostanza risultante dalla decomposizione ed il vegetabile vi rimette la sua -N- itali ti I , si essicca ed indurisce. 2." Che introdotte nei vegetaliili allo stesso modo sostanze velenose eroiche, come sarebbero, sublimato corrosivo, mercurio diviso nella cretti e simili, poscia collocando ad mia certa distiuiza nell'istesso individuo una sostanza capace a diminuire la forza deleteria della prima, ossia un contravveleno, si ritarda la morte tlella pianta per un tempo più o meno lungo : ma estinta poi la vita- litìi, il legno si fa duro, compatto, ed in certo ipial modo impermea- bile air umiditi). 3.° Che sostanze non venefiche vegettili, inliodotte nella maniera che fu già detti nelle piante, possono essere chsciolle dalla hulii e trasmesse colle loro proprietà ai frutti, anche in perfetta maturanza^ la quale osservazione può divenir utile per la terapeutica e per la mcthcina domestica. 11 bar. D" IIombres-Firmas espone alcune osservazioni di fisiologia NeijeUile da lui raccolte fra le alture delle Cevennes. Racconta in primo luogo come un platano interrato per la inaggioi- |)ailc del tronco dalle sabbie e ghiaie o)ndullc\i dal torreule (ialeiznn in una slraunliuaria — 529 — iiUuvioiio del 1797, iil)l)ia messo radici rasente la superficie di quel lerni|)ieiiu, e la [)arl(; libera del tronco sia ingrossata sino ad avere metri 4.80 di circonferenza. Messa poi a nudo da un'altra inonda- zione nel 1829 la parte di tronco altre volte sepolta, si vide clic - tics lunj^iurihits. Ad navium carinam in portu genuensi. jilstate. 2. Brìopsis duplex. Lajce ccesfjitosa.Jìlo primario repente i'oge re- moteque ramoso, ramis divaricatis ikcwnbenlibiis . radiauUibiisqiie . wl ^: — 530 — l'irctis ni/ncntìs hnviìuis , temdbiis , confcrtis , bi/ìtridtn tlis/iositis su- ficrnc piumoso pinnatis. Inter algiis iiKiJDies in portu Genuae. ^Estate. 3. Brvopsis comoides. Cwspitaso-fasciculata. filo prinmrìn confcrte /nscicnlatinKfnc a basi wl siipra uwdiuin ramoso, raiuis niimcrosis sim- plicibns. wl ranwntìs brcvibtts , sparsis wl approximatis , itine inde sidipinnatis . crcctiìisculis , fasti ^ato-covmntibiis, simplicibtts subinde dc- Jlcxis, apice subradirnntibus . In mari geiuuMisi intcr alias algas. /EsUite. 4. BnYOPSis DiciiOTOMA. Filis la.re acspitosis , iiifcrne lonj^c nudis rigididis. superne di^'isis, ramis subdichotoniis . wl simpliciter fiircntis. r.vlinìis rantcntis bre\'issi/ius . cun/ertis. apice capitato peincdlalis. Inter alias algas in mari genucnsi. .EsUite. 5. Ektero.morpiu coNFEKvicoLA. Frondibus Cfpspitithsis , fsfulosis , fdiformibus , laxe sìibqiuulrato-areolatis . a basi lineari-compressa atte- ntuifo-sub/tlatis simplicibiis bifidisw . di^'isionibiis divaricatis , rainidos capillares alternos. patentes, incuivos . recuivatosque iiferne pro'sertim edentibus. Ad genicula confervc-e ciijusdam, crysUillina^ analogie, in sinubus et lacuseulis secus litora geniiensia. astate. Aggiunge poi i seguenti cenni intorno alla vegetazione di una spe- cie di Conferwi del golfo di Genova, somigliantissima alla C. aerea dell' Oceano del nord. " Mi venne fatto di raccogliere una Confenui i cui filamenti na- scono a uno a due o in maggior numero da mi collo minuto disciforme. Clostantenientè intlivisi, hanno figura cilindrica, la grossezza ili una set(jla porcina a un di presso, rigiilith considerevole, e pareggiano 8 a IO rentimclri in lunghezza. Le loro articolazioni , fuori le inferiori nelle quali il diametro è due o tre volte minore della lunghezza, .sono piut- tosto brevi, od uguali nei loro diametri, o di larghezza maggiore della hmghezza. e contengono un endocroma intensamente colorato in verde, che sembra occuparne tutta la cavità. Finiscono nell' estremi tii hbera con alcune poche articolazioni di figura tondeggiante, maggiori in gros- sezza delle inferiori, di jìiù tenue struttura, di colorverde chiaro, pe- rocché in esse 1" endocroma è ridotto in uno strato tcnuissimo che ne lap[)ezza !" interna parete. La membrana delle articolazioni della parte — 531 — inferiore e cilinclrira tli'i filimicnli, presenta coiisideievole S|)p.s.spzzìi . e mi piiive furiiiiilu tli pii'i strali gii uni af^ii alili .sti'etlaiiicnte sovrap- posti , ma lin «jui non mi i riescilo di determinarne il numero. « '( In tale stato si mantiene pendente la più parte dell^inno, ma nella st;ij;ii)ne estiva, sia per isdoppianiento delle arlicolazioni tondeg- gianli della parte estrema dei filamenti , sia per la successiva e con- temporanea produzione di nuovi articoli, i filamenti si allungano pro- digiosamente, e a lille die in alcuni esemplari acquistano la lungliezza di due o tre piedi. >' " Nelle articolazioni nuovainenle lijrmale si ripetuno la figura ro- tondeggiante e tutti gb altri caratteri delle articolazioni terminali più sopra discorsi (donde la figura elegantemente moniliforme dei |)roliin- gamenli dciraimo). ma il loro diametro si mostra tanto [)iù conside- revole, quanto più recente n" è lo sviluppo, sicché paragonato a quello dell'estremità opposta si trovano di grossezza tre volte maggiore. » « Parrebbe pertanto potersi concliiudere che in (juesla specie, la parte su|)cri()rc dei filamenti, prodotti della vegetazione estiva, si di- strugge ali avvicinarsi ilei verno, e che la parte; \eiaiiiciite perenne dei filamenti slessi, può nell'anno successivo riprodurre novelle articola- zioni . e così per un temjio indefinito. Esclu.sa tale ipolesi non par facile il dar ragione delle due (orme \ernale ed estiva di questa bella .specie; di coiif(.'r\a. >■> " 11 (II. iloti. Nardo ha dato notizia ili un fatto (vedi Atti della seconda Riunione degli Scienziati indiani, Torino, 1840, pag. 186). che diiebbesi iilentico all'esposto : ma i rami di cui il dott. Nardo ha veduto rixesliivsi la Coii/civa culcuala ridotta per grande vetustìi a" soli suoi filamenti -principah, accennano [liuttoslo a una sorta di prolifica- zione , anziché a una \ era alternativa di vegetazione per intervaUi so- spesa e ripresa. •' Il cav. Berenger sorge a discorrere sulla teoria dell' enlofileusi. Fa vedere, tracciandone una breve storia, eh' ebbe origine sino dal 1767: che nel 1777 Gleichen, in seguito agli sperimenti ila lui istituiti, in.se- gnava che gli entofìti sviluppansi nelle fanerogame per 1" infezione delle radici: che tali sjierinienli fiiroiio ripetuti in Francia ed in liighiltena. recentemente anche in lUilia dal dott. Saiulri: che mancava sino ad ora una teoria soddisfacente, la quale chiaris.se questo particolar modo — 532 — (li goneiMzione. II sig. Bt-rons^or erodo [lolorla spiogare come soglie: Con- sidera le pseudo-spore dei ( loniomiocti eoine eorpieciuoli analoglii ai glo- Ijiili polliiiari delle piante perfette, doUiti della proprietà di distruggere i tessuti vegetali, al di cui contiitlo si trovano. Giunte (juiadi le pseu- dospore dei Conioniiceti alle radici delle piante, ne alterano e disfanno le sjnignuole assorbenti , e sciolte esse rncd(!sime per reazione , rimane così aperta la via nei tessuti interni a quel principio granuloso ed oleoso che costituisce il nucleo delle pseudo-spore: il (jual principio generativo, esercitando una peculiare azione stimolante sulla materia organica amorfa delia pianta intaccal^i, vi provoca lo sviluppo deirentofilo. Il prof Mo- retti dichiara, che l'ingegnosa spiegazione ora data suirenlofiteusi dal cav. Berenger lo fa ricredere dalia procedente sua opposizione all'ipotesi della propagazione degli entofili per la via dell' assorbimento delle raihci. Propone il prof. Pai-latoi'e. nella sua fjualità di redattore del Gioi-- nale bot;inico itiiliano, le seguenti riforme al medesimo pel vegnente anno: i.° che sia adottata una sola numerazione delle pagine, anziché mia distinta per ciascuna delle tre parti in cui si divide: 2.° che i fascicoli abbiano ad essere bimestrah e non mensili: proposte che la Sezione approva , tributando atti di ringraziamento tanto al sig. redat- tore del Giornale quanto alla Commissione chreltrice pel modo e pel disinteresse con cui ne procurano il prosperamento. Il prof Garovagho presenti» alla Sezione molti particolari licheni lombardi o nuo^i o dubbii, in esemplari sceltissimi, dando estese no- tizie sui caratteri distintivi delle singole specie e sulla controversa de- terminazione di esse. Per ultimo il dott. Castells tli Barcellona fa rimettere al bar. Cesati un viglietto del prof Colineiro coli' annunzio di un invio ih piante della .Spagna destinate ali" Erbario centrale italiano. Il sig. cav. Presidente dopo ciò dichiara sciolta l'adunanza, pren- dendone congedo con breve allocuzione fra ripetuti applausi. risia — 11 Presidente G. MoRiS. Il Segretario V. Cesati. RAPPORTO DELLA COMMISSIONE i:VCARICATA DI VISITARE L'ORTO BOTANICO ANNESSO all' I. n. VILLA PRESSO MOKZA I sottoscritti comjìoueiiti la Commissione incaricata dalla Sezione l>otanica di riconoscere e i-ileiire sullo stato attuale dei RH. Giardini di Monza hanno la soddisfazione di significare: Che visitato accui-atamente ogni parte di questo granthoso Stabi- limento, notarono da per tutto il miglior ordine, il più diligente go- verno, j più opportuni metodi di cultura. Che per quanto riguarda l'orticoltura esotica, alla quale do veano particolarmente rivolgersi le indagini della Conmiissione , vi osserva- rono non solo ricchezzii di numero, ma soprattutto scelta e novità di specie. Fra queste notarono V Oxa/is huplciirifulin , Bauumnnia gcniini- flora, Galpìùnùa splendens, PlùUbcrtìa graridijltìia . Stalagniites camho- gioùh's, Ccntradcnia rosea, lirgrmia zcbrina ed odorata. lìignonìa ri- gens, Ilorlcnsia japonica. Olearia dentata, Ile.r japonica, e molte altre lx;llissime serie di Gloxinie , di Gesnerie , di Cinerarie , di Pidox, di Perbene, una ricca collezione di quercie , ed una raccolUi licchissima di conifere. ■N'ot;irono ancora, come cosa sempre rara, la fruttificazione della T^iVtilla planijìilia procurata dal direttore dello Stabilimento col metodo adoperato in Padova. Videro finalmente le commissioni già date ai migliori orticoltori stranieri per arriccliire successivamente il giardino delle novità più preziose. Che se or si consideri al brevissimo tempo, in cui fu operato un cangiamento ed arricchimento t;uito notevole, per cui questi giardini, die un anno fa erano al disotto de" loro vicLii ed emuli , di quelli cioè »Ii Desio e Lainate, ora U avanzino di gran lunga, non può restarsi dall' ammirare l'attiviUi ed amore con cui portolli a t;ile grado di llo- ridezzii il benemerito direttore sig. Giusejipe Manetti nel corto spazio di un anno. La qual brevità di tempo, nel mentre che giustifica la pie- — 534 — ciolezza de^li cseruplari osservata nel maggioi- numero delle pianto, i-i- cTve da (juesl;i stessa osservazione la diniosliazione più liniiinosa. Dalle cjuali considerazioni mossa, la Commissione propone, che siano tnbiitati ben giusti elogi atrabile direzione, ed allo zelo inde- fesso del sig. Manelti, e sia confortala di lode la perizia e Taccura- tezz;i elio spiega il sottogiardiniere sig. Meda nella diligente coltura e nioltiplicotr;\ essere chiarita, prima col- l' esame comparativo dei fossili raccolti nelle eh verse provincie, e poi con le corse che la Sezione si propone di fare a questo fine nelle più importanti località del Milanese, e con ciò ha fine P adunanza. Piato — 11 Presidente Lodovico Pasini. L. Pilla. I Secretarli { ,, n /- " (j. Iìalsamo (.nivKi.i.i. ADUNANZA DEL GIORNO 14 SETTEMBRE 1.1 Segietario Pilla legge Tatto verbale della precedente adunanza, che rimane approvato. Poscia il sig. Cliarpentier legge : Àìctini cenni sulla ipolesi che rtttribiuscc i fenomeni erratici cL'i Pirenei ad una subitanea fusione dei ghiacciai. Il prof. ('oUegno, in una memoria pubbliatla negli Annali delle scienze geologiche, ha emessa l'opinione, che il fenomeno de' massi er- ratici dei Pirenei, anziché essere stato prodotto dall'azione diretta dei ghiacci.'ii, debba attribuirsi a correnti a([uose generate dalla fusione dei ghiacciai alion{uando accaddero le eruzioni delle oliti. Il sig. Cliarpentier, per combaltere l'opinione del prof. Collegno, adduce alcuni fatti de' quali non si potrebbe con (|nc'lla i-endcr ragione. E prima di ogni altra cosa, die" egli, tutto sembra fiir credere che la elevazione e l'esterna confi- gurazione dei Pirenei fossero nel periodo di cui si tratta (juelle mede- sime di oggidì. Ciò j)Osto, parecchie valli che contengono massi erratici, non preseutiino ora alcun vestigio di ghiacciai; in tutto il pendio setten- trionale, questi si veggono soltiuito nelle due valli di Lavidou e di Lu- chon. Inoltre, posto ancora che i massi erratici della vaUe di Ponti prescelUi dal prof C^oUegno in appoggio della sua ipotesi siano dovuti ai ghiacciai che là si trovano, il sig. Cliarpentier dimostra con calcoli, che la (juanlitii d' acqua prodotta dalla fusione della massa di gliiaccio non potea essere tanta (pianta sarebbe richiesta dall'ipotesi, e soprat- tutto che non sarebbe stata sulliciente a smuovere alcuni massi di gran volume, dr" (piali parla il prof ("ollegiio, per deposittrli fino alla di- stanza di 1 I leghe. E la st(;ssa (Ldicolt;) è in generale apphcabile agh altri ghiacciai de'Pirenei. Non si può, .secondo l'autore, ammettere l'o- pinione che i ghiacciai alla fine de' periotU tcrziarii fossero più estesi — 540 — e (lì iiiat;nior volunip. poicliò si (lovrcl)l)o supporrò in (jiioir opoc;» mi cliiiiii assai più frodilo ed umido del jireseiitc. l'L questo nia^f;iur l'redilo non può essere aniniesso per le osservazioni esposte dall' autore nel suo Sa^^io Mii gfiiacridi. I fatti paleontologici provano d "una Tiianiera ineonfraslahile. clie T eru/.ioiie delle oliti avvenne mentre douiinava un clima assai più caldo di tpiello che oggidì l'egna nelle medesime (-on- trade. Ma. ammessa pnie pei Pirenei una si grande ni.issa di ghiacci da basUu'e a tutto ciò clic l'ipotesi del piof (]ollegno ricliiederebbe , (|uestii massa non aviebbe trovato posto nelle alte cime di ([nella catena, tutte terminate a spigoli acuti ed a balze, e cosi strette! e dirupale da non pennettere clie vi si formino, come nelle Alpi, grandi ghiacciai. 1". doMMidosi inoltre supporre che la fusione de' ghiacci sia sUita istantanea, non si comprende come le ofiti. le (|uali sono poste ai piedi de Pirenei, abbiano potuto produrre una solleciti fusione de" ghiacciai lontani e situati sulla cima della catena. Per uitiriio. siccome a fondere la gran massa de' ghiacci in modo da produrre coireuti, sarebbe stato necessario mi grado elevatissimo di calore, (piesto avrebbe dovuto ri- diure in vapori la più gran parte delle dette ae((ue, le quali conse- guentemente sarebbero cadute in fomia di pioggia in siti lontiuii senza produrre i fenomeni erratici. L'autore pertanto conchiude, che nella dettii memoria del prof ("/ollegno non viene rifeiito alcun fitto il ([iiale sia ineompaliliile coli opinione di coloro elio attribuiscono i fenomeni er- ratili alfa/ione diretta dei ghiacciai, e non già alle acipie derivate dalla loro fusione. 11 prof (lollegno risponde, ch'egli nella sua memoiia ha già in- dicato alcuni fatti che possono essere conlrap|)osti alle obbiezioni del sig. Charpenlier. .\flerma, tra le altre cose, ih aver mostrato che nella valle deirAdoun. ed in quelle le ([uali verso levante si partono dal Canigon- accaddero da prima grandi sfildamonti . o che poscia le ac- (|ue derivate dalla fusione de" ghiacci hanno potuto tras|)ortare i ])ro- (liitli (li ([uesti sfaldamenti ne luoghi om' si vedono, senza che \i sia il bisogno (li ricorrere ad una massa così enorme d'acqua, (piale sa- rebbe richiesta dai calcoli del sig. ('harpontior. Quanto aU'istanlanea fusione ilei ghiacciai ed alla supposta vaporizzazione dell" ai'([ua, cita in i-ontrario il fatto osservato da Bourguet e La (^ondamine in Ameiicii. dove in una eruzione del t^otopaxi la fusione delle nevi prodottji dal- — 541 — r;r/.ioiio vulcanica dicfli! origino ad un' enoiiiio coiTenle che trasportò j^ranili masso di jiictre e pedino di neve non liisa; e reca pure in ap- poggio dellii sua opinione quanto osservò il sig. Soret, il quale nelle Alpi vide semplici alluvioni ciigionatc da una slraorilinaria pioggia tem- piiralcsca Irasjiortare nel loro coi-so fangoso grandi masse di pietre stac- cale dall'alto delia valle. Il sig. Pasini, in proposito di quanto fu detto dal prof. Collegno, ciicji la non possibile istantanea vaporizzazione dei gliiacciai. osserva coinè il (iiiorc j)nKlutlo dalle ofiti. jiassando attraverso la crosta ]>e- trosa (Iella montagna, aviebhc da piima tiovuto sciogliere la parte infe- l'iore del ghiacciaio , e come rimanendo il calore assorbito diJle prime masse di ac(jua generatesi, non avrebbe per certo tratto di temj)o po- tuto coimmicarsi alle [)arti più alte del ghiacciaio, e produrne in con- seguenza la (piasi istiuiliinea fusione. Il prof. Collegno accetta questa osservazione dèi Presidente, e ri- tiene anzi che sia favorevole alla propria ipotesi; parendogli che le acque prodotte dalla fusione della jìartc inferiore de' ghiacciai possano averne trascinalo nel basso delle \alli le parti superiori non an('ora fuse del ghiaccio, cariche dei rott;imi di pietre già accumulati sulla loro superficie. II Vi(!e-Presidente march. Pareto, osserva che questo fatto corri- sponderebbe a (niello delle masse petrose lrasport;ite dalle isole di ghia- cio procedenti dai mari polari. II prof. Pillii , dopo aver ricordato al sig. Collegno il famoso Nilo iC acqua dell' Etna, prodotto dalla fusione delle nevi in ini incendio di (juel Nulcano. tii notare che i suoi elli^tli. secondo che vengono nar- l'ati dagli scrittori etnei, non po.s.sono essere comparati ai fenomeni dei mas.si erratici, ma sì vero a quelli che sono prodotti dalle grandi al- huioni ordinarie: perocché i detti eflelli non si ridussero ad altroché al tl'asporto di ghiaie e .siibbie nelle jìarli basse od ai piedi del Vul- cano. ICgli coglie (piest" occasione per parlare (h alcuni massi erratici che si ti'ovauo sui monti arenaceo-niarnosi della BasilicaUi nel Uegno di Napoli, il trasporto de" quali non si può affatto spiegare colla ipotesi de' ghiacciai. Il march. Pareto crede, che tutù i fenomeni erratici non pos.sano spiegai-si con una .sola ed unica ipotesi, ed invita il maggior Charteis a rilt-rirc ci(i eh egli ebbe ad osservare intorno a questi fenomeni (piasi — 542 — sotto l:i zona tonifl;i in Inoglii ove non vi lia'aUnnia montagna di no- tevole elevazione. Questi riferisce clie presso la frontiera del Capo di Buona Speranza, in una pianura a terreno ineguale, liavvi un villaggio detto lìolfa. vicino al quale trovansi monti non più alti di seicento piedi. Sul das.so di questi monti si trovano ma.ssi erratici i.solati di dio- rite , la quale roccia non si ravvisa fra quelle che fonuano l' o.ssatura de' monti stessi. Alla dist.inza di 70 miglia os.servò alcune mont^igne, in cui si veggono roccie ignee die hanno le sembianze del basalte. I massi erratici sovi-a inflicati offrivano spigoli ed angoli acuti, e poggia- vano sopra un" arenai-ia disposta in islrali orizzontali. Il prof Coìlegno in ultimo dice, che, avendo il propo.sito di trat- tare dei fenomeni erratici delle Alpi, .si riserva di rispondere allora con maggiore eslensione alle obbiezioni del sig. Charpentier. Il sig. Cinioni legge poscia un brano di un lavoro geologico sulla Lombardia, ch'egli sta pubblicando, il quale brano risguarda la forma- zione della calcarea ammonitica e del biancone. E.spone da prima i fatti mineralogici e geologici i quali , secondo lui , non permettono di di.sgiungere i detti terreni dalla calcarea amnionitifera ro.ssa e dal bian- cone delle Provincie venete. Osserva ancora che gli aptichi e parecchi ammoniti sono comimi ai due paesi 5 se non che nelle rocce lombarde si annoverano molte altre specie d'ammoniti che non sono ancora state notate nel ^ eneto. E.spone l'opinione che questi anniioniti, quantuuijue abbiano rassomiglian7.a con altri appartenenti al terreno giurassico, anzi esclusivamente al liassico, nondimeno non po.ssono considerarsi come a.ssolutanienle identici: ed avverte come in ogni modo .s'incontrino essi nella Lombardia, non già nel terreno liassico, ma nella calcarea marnosa rossa postii parecchi metri al di sopra della formazione giurassica, in giacitura spes.so discordante, e separata dalla .serie giurassica da potenti depositi arenacei e marnosi , come nelle provincie venete : i quali fatti condurrebbero a quest'alternativa, o che gli ammoniti della calcarea rossa di ('omo sieno identici a quelli del lias oltremontano, ed allora non porgerebbero più in Lombardia, come altrove, un sicuro carattere jier la distinzione dei teireni; ovvero che non sieno .specie identiche, ma distinte ed inedite, ed allora, in luogo di valersene per deteniiinare 1 età dei terreni, bisogiierelìbe valersi prima dei terreni per determi- nare r età (li (|nesfi ;itiiiiioniti ed il loro valore geologico. — 543 — E ritenendo possibile il primo caso, cita alcuni fossili che nei paesi settenliionali trovansi in terreni di maggiore anticliità di (juelli in • 111 sono sUiti trovati in Italia. Circi il dubbio esposto dal sig. Curioni, che gli ammoniti del lago d. Como ritenuti finora identici all' Amimnites TVakofd ed al- l'^. Jiiukhmdi, sieno sjxxie da queste diverse, i-ispondc il prof. Balsa- mo Crivelli doversi attendere che la (juestione sia csaniinata da giudici cornpelenU, e intuito dichiara che per ri.spetto all'^. fValcotu egli ne conserva individui da lui raccolti presso lùba , i ,,uali indidDiUit^unente appartengono a L.le .specie : egli si propone poi di fare qualche ulteriore o.sservazione sull' argomento. Il dott. Biondelli presenta \' Anmuirio geografico italiano che il conte Anniljale Ranucci ha cominciato a pubbhcare in Bologna nel cor- rente anno, e che contiene parecchie notizie originah risguardanti la gcH,g.afu. e la geologia deU'Italia. Egli prega, m nome dell'autore, i memhn della Sezione a voler somministrare a quest'importante raccolta notizie e lavori si di geografia che di geologia. L'adunanza è sciolta. Fisto — Il Presidente Lodovico Pasisi.- L. Pilla. I Segretarii i ^ „ (j. DALSA.»io Crivelli. ADUNANZA DEL GIORNO 16 SETTEMBRE Inetto ed approv.ito V atto verbale della precedente adunanza , si annunzia die il prof. Agassiz ha pubblicato mi quadro generale dei pesci fossili, disposti a nonna dei terreni in cui trovansi, che viene ilispensalo a lutti i membri. In questo quadro i pesci fossili del monte Bolca e del Libano non sono posti né fra i fossili cretacei, uè fra i fossili terziaiii, ma in una categoria intermedia e separata. Il Segretario prof Pilla incomincia la lettura (.Y un suo lavoro inti- tolato Sagipo comparativo de terreni che compongono il suolo d'Italia, limitandosi per l'odierna adunanza a quella parte che riguarda il ter- reno cretaceo. L' autore . avendo in questo suo lavoro fatto incidentale menzione eh un frammento di pohtalamico, probabilmente del genere Hamites. trovato nel macigno eh Firenze, e che un tempo conserva vasi nel Museo Targioni, il sig. Pentland ricorda, eh' egli pure ha veduto il detto fo.s- sile in quel museo, e dice inoltre di aver trovato nella stessa roccia un vero ammonite e di averlo depositato nell" I. R. Museo th Firenze. Il march. Pareto rammenta, ch'egb pure ha trovato un ammonite nel macigno della Liguria, il quale egh conserva nella propria collezione. Il cav. Da Rio presenta \m bel ippurile trovato recentemente nella calcarea o scaglia ilegli Euganei: è questo il solo esemplare sinora tro- vato in (jiic" monti, e serve a megho dimostrare doversi quei depositi riferire al periodo cretaceo. Il prof (Catullo assicura di aver trovali frammenti di rudisti nella calcarea di Magre-, e ciUi espressamente un ippurite ed una sferuhte. Il Vice-Presidente march. Pareto legge la prima parte di un suo Ia\oro intitolato : Cenni geologici mila Corsica, e presenta una carta — 545 — i;coio'i;ii;i ed iilciiiii .spitcciiti
  • in ri.sposta ad alcune considerazioni |)ul)l)li( ale dal — 517 — |)i'or. Collegllo su lii .scaglia clcllc proxincie venete, le (jiiali sono inserilc nella mciiiorìa Sulle Alfii luiulnirih- del eiUito geologo, allenila clie que- sta roccia, da lui ancora un tempo creduUi giurassica, è slata poi ri- cunosciuUi evidentemente cretacea pei fossili che contiene. Soggiunge die la zona dei i udisti del Vicentino, riferita dal d" Orbigny alla creta supcriore, appartiene invece alla creta inieriore o neocomiana:, ed iii ultimo sostiene die la ciilcarea rossa aninionitifera delle pronncie ve- nete, trovandosi interposta tra la cretii superiore e la CiJcarea a ru- disti e iiuiniiiulili . dev'essere ri|)ntata cretacea. 11 prof. Coiicgno legge uno scritto Sul terreno erratico della Loiiv- IhuiUa, nel quale, dopo aver rannnentato quale sia la disposizione di quel terreno, cerca di osizione de" massi granitici da lui ciUili non possa attribuirsi ali" azione delle in- leiiiperie, come .si osserva in altri paesi, piuttosto che ad una azione ignea. VI che risponde il prof Pilla, che le condizioni di (jiie" nia.ssi rendono più probaiiile la pritnn che la .seconda opinione. In iillimo il Presidente iiiellr' sotto gli occhi della .Sezione alcune — 550 — (■lanili lasU-e, con bcllissinìi- iiiiproiile di Ibssili, della noUi roccia di Moltrasio. le (juali il sij;. conte Fassalacqua , clic n è piopiielario , volle lortcseniente che potessero essere esaminate dalla Sezione. Quindi di- chiara sciolta radunanza. fisi,) — 11 Presidente Lodovico Pasim. ( L. PnxA. -<>Sg?S«S??So- ADUNANZA DKI, (ilUK.Nd f8 SETTEMIIRK i^i legge Tatto verbale dell" adunanti precedente, al quale ta- luno vorrebbe che fossero fatte alcune aggiunte, die non sono dalla Sezione ritenute necessarie, e restii quindi approvato. 11 prof, l'^ilippo Garresi presenta per parte del sig. Alessandro Ar- niini di Siena un saggio di minerale di ferro, da quest'ultimo ritro- vato sulla niontagnuola sanese, e propriamente sulla costa di una delle monUigne clic dindono la valle d' Elsa dalla valle di Mense. Questo minerale è un ferro oligisto micaceo clie iia per matrice una calcarea subcristallina, ed è composto, secondo TanaUsi del sig. Campani, di Ossido feixico 71. i 7 Silice 10. 03 Acido carbonico . . '. 8. 16 Calce 6. 84 Allumina 1. 82 Magnesia 1. 67 Acido solforico 0. 58 Ossido di Manganese tracce — — Totale 99. 27 Il sig. Armini crede che questo minerale possa riuscire di grande utilità aUa Toscana. Il marcii. Pareto, liprendendo il suo lavoro Sopra l'isola lU Coi^ sica, ne legge quella parte che riguarda i teireiii di steaschisto e quella dei teiTeni cai-bonileri e delle serpentine. — 55:> — U f^eiierale La Maimora opina, che vi possa cssoic aiialo};ia Ira i Icnciii carboniferi imlicati dal marcii. Pardo nella parte occidentale dell'isola di Corsica, ed il terreno coii antracite da lui trovato n(;lla Sardegna, e si risei-va ili presentine in una delle prossime adunanze la carti» topografica e geologica di (piesl" ultima isola. Il cav. Gràberg d'Hcmsò leggo 1" introilnzione e la prima parie del Siirito (lei recenti progressi della Geografia, da lui compilato se- condo il metodo degli anni precedenti. Dopo ciò , il Piesidente prima di sciogliere Y adunanza , espone alla Sezione il progetto di due corse geologiche, una nelle colline ciie lian- cheggiano l'Adda presso Paderno, e l'altra nei contorni di Varese. La prima delle quali avrà eftetto nel giorno 19, l'altra nei giorni 22 e 23 corrente. tristo — 11 Presidente Lodovico Pasini. l L. Pilla. I Segrelarii -. n /■ ° fu. DALS.vMo Crivelli. ADUNANZV nivl, »;i(»RNO 20 SETTKMRRi; Oi legge l'atto verbale dell'adunanza del gionio 18 settembre, che viene approvato. Inoltre vien dato un breve ragguaglio della gita fatta il giorno l 9 nei colli della Brianza presso Paderno. Il bar. D'Hoiiibrcs Firiiias legge una nota sopra alcune ossa umane che il sig. Robert, naturalista del Puy, lia trovato nelle vicinanze di .\lais state ritenute per fbssih. I saggi recati dal sig. Robert iJ Con- gresso di Mnies, erano una porzione di mascella e ti-e denti, che da prima si giudicò appartenere ad una scimia, ma poi furono riconosciuti per umani: la materia che gli rinserrava era una pasta argillo.sa cal- carea. Il bar. D'Hom])res Firmas , il quale avea fin da principio du- bitjito die le dette ossa fossero veramente allo stato fossile, si recò colla Sezione geologica del Congi-esso eh Nimes ad e.samijiare il luogo presso Alais d'onde le ossa erano state tratte, e riconobbe che desse non erano fos.sili ma provenivano da mi antico cimitero, posto vicino ad un ospizio ili leprosi eretto dal re san Luigi al suo ritorno dalla Terra Santa. Poscia il sig. Pentlanil presenta alla Sezione una lettera a Un dì- rettji dal sig. Luigi Cangiano di Napoli, nella quale è reso conto tlei risultiimenti fin qui ottenuti nello .scavo di un pozzo artesiano nel cor- tile del reale palazzo di Napoli. Dopo di avere esposto le circostanze locali che rendono probabile la riuscita del detto pozzo, il sig. Can- giano fa conoscere che il traforo fu incominciato il 22 gennaio del cor- rente anno , che V orificio del pozzo e alto 2 1 metri sopra il livello lana » 5. 50 Tufo giiillo incoerente " 2. — Acqua potabile tra U tufo incoorentc ed il solido (?)..» I . — Tufo vulcanico giallo solido simile a ipiollo di Posilipo, con qualclip li-ainnieuto ili roccia tiacliiticfl . •■ 51. ■ — Tufo vulcanico bigio egualmente solido del giallo, impa- stato di pomici filamentose, ed in parte vetrificate, di lamine! te di mica e cristalli di riacolite. e conte- nente iiainmenti ili rocce ti-achiticlie '• 3 1 . 50 Marna argillosa turciiina » 3. — Franunenti trachitici misti a marna turchina •> 1. 25 Lapilli e jjomici ■' 0. 75 Marna argillosa impura di colore giallognolo, contenente più o meno sabbia ;' I I . — .'Nabbia formata da granelli arrotondati bianciii. gialli, ros- sastri, verdi, grigi e neri, mica, pomici e ciottoletti basaltici e trachitici, caratterizzata da gran r|uantitìi di distaili, di riacolite e di leucite, pirosseno e augite •• 5. 50 (liolloli rotolati basaltici e trachitici di color grigio-rossa- stri , bruni e neri " 0.75 Sabbia in tutto simile alla suddetta " 1. 75 Sabbia di color cenerino formata da piccolissimi granelli la maggior parte bianciii, tra i quah son distinguil)ili ilei cristaUi di riacoUte e contenente laniinuccc ili mica nera, poinici e ciottoh trachitici " 8. — Argilla impura giallognola e bruna, mista colla detta sab- bia ed i ciottoletti trachitici •• 3. 50 .\renaria calcarea e micacea eh color piombino . . . ;> 3. 50 Ciottoli rotondati trachitici ed arenarii, fra i quah alcuni grandi sino a ipiattro pollici di diametro ..." 2. — Arenaria calcarea e micacea come la suddetta ...» 9. — .Sabbia calciU'e " 0. 25 Marna cj Jcare » 1.75 in tutto sino oggidì, mctii 155. — — 555 — Tutti i diversi strati . » traverso i quali è passala la trivella , dal tiifn l»it;io in hasso non lianno dato alcun indizio di fossili. Da che era rciiiipar.sa i' acijiia d' inliltia/.iono . il livello delia sua colonna non era sialo .soj;^ello ad alcuna \ariazionc, ma dopo che si è mcontrato lo strato di sahhia. racijiia cominciò ad elevarsi, ed ora si è alzata due metri rivelli. GITA FATTA 1%'KI rOLLI DELLA BHIANZA PRESSO PADERIVO IL fìlOB>0 IO SETTEMBRE l-^a Sezione, avendo stabilito eli fare in questo giorno una rorsa geologica, niovea da Milano alle sei antimeridiane, e, arrivata a Monza, avvia vasi alla volta di Paderno ed alla valle dell'Adda, la cpale, per la sua profondità , per i suoi rigiri fra' monti i-icoperti di folta vege- Uizione, e per la limpidezza e la rapidità delle acque del fiume, ap- parve a tutti bellissiiiia e pittoresca in sommo grado. Presso Paderno è dessa profondamente scavata iii una puddinga diluviale alpina a strati orizzontali, che si alzano circa tOO metri sopra il letto del fiume. .VI molino di Paderno la Sezione fu grandemente rallegrata dal- l' arrivo del barone Leopoldo De Bucli , il quale avca lasciato Milano |)iù tardi ed era venuto a raggiungere i suoi colleglli. Nel luogo me- desimo, e sulla sponda diritta del fiume, si avca cominciato ad esami- nare gli sti-ati cretacei che alzano le loro teste dal fondo della valle in mezzo al terreno iJluvionalc. I primi strati che s' incontrano sono composti di una calcarea sub- lamellosa \ ad essi succedono altri composti di una specie di brecciola ciilcarea j)iena zeppa ih nunmiuliti. Alcuni hanno fatto osservare la grande rassomiglianza eh quesLi roccia numniulitica con quella che tro- \asi a Mosciano presso Firenze: alle nummuliti erano associati, però non frequentemente, altri franuncnti organici, come sarebbero aculei di echini, ed inoltre si vedeano di quando in quando disseminate nella roccia frammenti carbonosi simili a quelli che occorre spesso vedere nel macigno della Toscana. .\lla brecciola nummulitica susseguiva una serie ili strati di una calcarea rossa in gran parte terro.sa . nella (piale non accailde di trovare alcun fossile . se non che i geologi lombardi assicuravano contenere ({nella calcarea, in altri luoghi dove si mostra. iniprcssiiHii di fncoidi. A ((iicsti strati calcarei rossi altri succedevano — r)r>8 — (li color gi"if;io o più compilili, iic' (piali eziandio non riuscì di trovare alcun ((issile : peni i ideologi del paes(? inCoi'iiiavano la Sezione clic in alili punti (piella calcarea conteneva dei calilli. Venivano appresso allri strali (li calcarea rossa simili a rpielli sopra descritti. Poscia (|uesta for- mazione andava a .scomparire sotto la gran massa di terreno alluvio- nale clic forma iiitiei-aniente i fianchi della valle. In (pianto alla slratilicazione del detto terreno la Sezione noli'i die gli .strali di calcarea sublameUosa e di brccciola nuniiniililica, aveano maggiore spcs.sezza che gli strati di calcarea rossa e grigia. Questi ul- timi erano per lo più molto sottili, e di una gro.ssezza variante fra [lochi polhci ed un piede circa. La Sezione .si ferm(') in un punto ad osservare un curioso accidente di stratificazione della calcarea grigia^ gli strati di fpiesla roccia erano tutti infi-anti e divisi da numerose fi'ii- diture. ed olire a ci(i erano hizzarranienle contorti e jiiegati a gomito, ed in un punto talmente disordinati da parere come discoidanti e quasi deposti in due epoche diverse, il rpial fatto peixj fu riconosciuto dalla Sezione come nn particolare accidente prodotto dal sollevainenlo. Eccetto quesUi parziale irregolarità degli strati . la Sezione univci'- .salmcnle notava la loro costante direzione eh' è dal N. N. O. al S. S. E., e la inclinazione presso a poco di 60" al N. N. E., cioè a dire che gh strati voltano il dosso all'asse centrale delle Alpi. Alcuni dei iiiein- hri assicuravano mantenersi questa direzione costante ox'uiupie incon- tran.si gli strati medesimi, e facevano (^piindi notare il suo parallelismo colla direzione del sistema pirenaico-appennino. Pei ninnmulili che la formazione suddescrilta contiene alle ri\c dell" Adda , e pei fucoidi e i catilh di cui è fornita in altri punti della Brianza, tutta la Sezione si accordava a considerarla di epoca cretacea, riferendola alla formazione del macigno della Liguria e della Toscana. \ ([uesto proposito, alcuni faceano osservare la diversità di ((uesle nuni- mulili (la (pielle clic si trovano nella calcarea di varii luoghi (IcHAppcn- nino. legatii alla calcarea neocomiana, e si ("onchiudeva esservi nel ter- reno cretaceo d'Itiilia nummulili di due soilii. le une più auliclii clic stanno nelle zone legate alla calcaica neociiiiiiana. e le altic |mi recenti che .si trovano nella formazione del macigno. La Sezione osservava eziandio con cura |);Miic(ilar(' hi calciirea rossa di questa formazione . la quale |)pi suoi carMllcri iiiiiicialogici si pi)- — 55'.) — Irebbe confondere eolia caleaiea rossa aiiimonitirera elie si propone ili esaminane in altra ^ioiiiata. Uinianea »|iialelic dubbio sopra la posizione relativa degli strati nuniniulitiei e della calcarea rossa e j^'n^ia; ina. avuto rifjuardo all'an- damento della stratificazione, i |)rinii de^li anzidetti strati senJ.>rarono luiiversalnir'ntc inferiori ai^Ii altri. Dopo ciò, il tempo non pemiettendo di piij oltre avanzarsi, la Sezione tornava a Patlenio per la strada di Lecco, osservando i massi eiTitlici die incontrava di quando in quando alla superficie del suolo. 1'^ innanzi di partirsi da Padcrno. traeva a vedere il magnifico canale a sost(!gni costruito di fianco ali" Adda per la navigazione ili quel fiume. Dopo di che facea ritorno a IMonza, e indi sul far della notte a Milano. Visto — 11 Presidente Lodovico Pasiki. , ^, .. ( L. Pilla. 1 Segretiini { , ,, G. BALSA.MO Crivelli. ,-:^B :,-<;;. ADL'ÌNANZA DKL GIORNO 21 SETTEMHKI-; Il Presidente amiuiizia, clie, per l'abbondanza delle materie, i membri della Sezione i quali si occupano di studii geografici , terranno , incominciando da questo giorno , speciali adunanze , presiedute dal cav. Adriano Balbi, e nelle quali il dott. Biondelli farà ila Segre- tario. («) Si legge Tatto verbale dell'antecedente adunanza. 11 generale Va- cani esprime il desiderio che vi sia fatta menzione del voto da lui emesso perchè si adotti una maniera uniforme di colorare le diverse forma- zioni. Il generale La Marmora propone che venga adottato il sistema di coloramento usato dai geologi die hanno compilato la carUi geologica della Francia, e si offre di presentare un quadro in litografia colle tinte designanti le diverse formazioni. Il Presidente, ranmientaudo che il bar. De Bnch aveva già da molto tempo jnoposto un sistema di colo- razione, lo inviti! a manifestare sull'argomento la propria opinione. Il bar. De Buri» fa aUora osservale che un sistema di colorazione uniforme fu già adotliito d;ii geologi tedeschi riuniti nel Congresso scientifico di Vienna, che tale sistema vemie seguito dai geologi francesi, e che per- ciò egh opina che possa essere adottato anche per l'Itaha. Dopo tale (Uchiarazione, il Presidente Pasini propone ciie sia pubblicati a norma comune, e colle convenienti riduzioni, la tabella che sarà presentii ta rial generale La Marmora. L'ab. Tournier, riconosciuto essere utilissima cosa 1" adottare un sistema uniforme di colorazione, espone il suo voto perchè sia intro- dotta nella geologia 1' uiiilbrniità di linguaggio, con che la scienza, e (I) (;ii Ani verhali (li i|UC9lc separate- aclunaiize , leiiulc dal giorno 21 in avanli,sono pusli 111 line iki presenti. V. pag. «oi. Ófìi sarebbe soggetta a minori incertezze, e potrebbe fare maggiori progressi. Il Presidente ricorda cbe già nei precedenti Congressi fu creata una CommissioiK- per (111680 oggetto, la fjnale ba riunito alcuni materiali. e clic solo si deve desiderare die possa (piesto lavoro avere un sol- lecito compimento. In seguito il prof. Orioli passa ad esporre le circostanze d' un fatto iiilciossantc e specioso clic osservò in vicinanza di Corfù, nella culliiia dclUi del Folle Àbramo. Questa collina, coUocata in riva al mare e separata dall'Albania pel canale diCorfTì, offre i suoi strati non oriz- zontali, ma inclinati. Questi strati consumo dì una calcarea a grana fina e particelle scintillanti, cbe riceve facile politura, e elio s'adopera per le costruzioni: indi d'una specie di tufo a gi'aiia gros.solana , con- tenente strati di una calcarea, divisi in modo da offrire una struttura reticolare; in seguito di una calcarea marno.sa bianco-scura cbe offre il fatto specioso di alcune singolari tracce od impronte dei piedi d'un animale die vi avrebbe camminato sopra (piando era ancora allo stailo molle. Queste impronte sono presso poco eguali fra loro e sinunetri- caniente disposte. 11 prof Oi-ioli presenta alla Sezione un pezzo di cal- carea con una di ([uest(! impronto, modelli in gesso d'altre simili, e di più un Cellino silificato. trovato in fpiella stessa colbna. dal quale si può dcduiTc es.sere quella calcarea dell'epoca cretiicea. Il sig. Pcnlland cliiede qualcbe schiarimento intorno alle dette impronte , ma per lo sttito in cui trovansi riesce ben diflicilc lo sta- bibre quale ne pos.sa essere l' origine. Il generale La Marmora termina di espon'C le sue illustrazioni sulla Sardegna. In ([uesti cenni, dopo di avere indicato cbe due sono le carte geograficbe della Sarilcgna in corso d'incisione. 1' una cioè in due gran fogli iKjlla scala ili jsowjo' f^o"'''*" ''^'*' *'^"''l'' adotUita per la caria degU Stati sartU di terra ferma cbe si sta pubblicando dallo Stato mag- giore generale di Torino, e l'altra in un solo foglio nella scala di ^,j^-^- cbe deve servire per la carta geologica, eguale alla scala adottata per la cartel geologica della Francia dei signori F.lia De l?(\'iuiiioiit e Dii- frenoy, e per la cartii geologica del Piemonte del prof cav. Sismoiula. cgb fa os.servare. die le due linee di direzione nei monti della (^or.sica. indicate dal marcii. Pareto, .si vedono anche nella Sardegna: cbe •se la direzione N. S. si riscontra in tutt;i la lunghezza dell" isola . quella 7' — 562 — N. N. O. S. S. E. è molto distinta nella parte settentrionale, oli' essa sembra scomparire verso il mozzo delia medesima , ove invece si rav- visa mia direziono in senso contrario, cioè dal S. S. O. al N. N. E.: e clie al punto di riimiono dei due sistemi, cioè al ])unto di maggiore dislocamento, è uscita un" immensa massa vulcanica che il generale La Marmora paragona a quella del monto tra AlI)ano e Vellctri. Dato un breve cenno sopra i terreni alluvionali, egli j)assa a trat- tare ili quei terreni che formarono oggetto principale de' suoi studii, e sono cbiamati da alcuni geologi quaternarii. Egli vide questi terreni in varii punti del Mediterraneo e col mozzo di spaccati dimostra che sono in discordanza col toirono tei'ziario subapponnino. il ([iialo trovasi da ossi separato mediante ciottoli di natura alliitto diversa; il clic liuobbo suj)- poiro cbo tni cpiosto due formazioni fosse accaduto qualche trambusto. Al capo Sant'Elia di Cagliari, e presso Palma in Maiorca, la stra- lilicazione dei due terreni terziario e quaternario è discordante: in Mcudia nella Maiorca ed in Cittadella di Minoica, gli strati di terreno quaternario sovrapposti al toi-ziario sono inclinati vei-so V interno dol- r isola. ,\i piech del monte Pellegrino presso Palermo . nel luogo dotto Cave di Nerasu all'Acqua Santa, vedonsi varii strati terziarii sui ([uali »'■ adagiata la formazione quaternaria disgiiuita dalla prima, mediante uno strato di ciottoh calcarei provenienti evidentemente dal monto so- \rastante che è di formazione cretiicea. Nel promontorio di San Giovanni di Siiiis in Saidogna \orso il capo .•^an Marco, il terreno terziario è ncoperto da una' lava basallina, che sembra avere avuto un tempo grande estensione, poiché se ne vedono ancora i residui in varii punti del gran golfo d'Oristano, ed il terreno (pialernario è disgiunto dal terziario da numerosi franunenti di questa lava talvolti anciie rotolati. Osservò jnue il generale La Marniera, che in tutti i punti, tanto della Sardegna (|uanto della Sicilia, dolio isole Balcai'i. e presso Livorno , da lui esaminati, la composiziono di tpiesto terreno quaternario è iden- tica, e ch'es.so si può riguardare come un'arenaria composta di fina arena localo uni la da un cemento calcareo, il quale la rese Vilmente consistente, elio può servire agli usi architettonici: e di fatti fu ado- j>eratT ]ier lo finestre dell'antico coro della cattedrale di Alghero co- strutta dai rjona nel 1200 ed in altri anticlii edifizii. — 563 — DaU'csH.iio (li .|ni>.sU. fonn:.zione .,..;.leniari.i limitata ai soli punii del lilloial.-, e cIr. i„ alcuni luoghi giunge all-altez/.a di 40 n..-tii sopra il liveUo del mare, coiicliiude il genende La Mairuoia ci.- essa sia sU.ta l'ellètlo deir azione d'un mare an.;ora doUHo di una certa energia e di propri.tò cliimiclie diverse, ed elevato forse a maggiore altezza del mare attuale. Il terreno terziario subappeniiiiio è specialmente sviluppato in Sar- degna alle falde occidentali della gran catena centrale, e si stende per una linea leggeniiente obLcpia nella direzione di Cagliari a Porto Torres. ed al luogo detto Fontanaccia. I capi della Frasca e di San Marco nel golfo di Oiistano sono i soli due punti deUa costa occidenU.le oxe vedesi il terreno terziario, e le vicinanze di Crosci il solo per la costa orientale, di moennino . ei j>ensa che le formazioni dubbiose di (jucste due giogaie pos- sano essere eliiarite da continui confconti , jirendendo jier termine di comparazione qualche deposito generale e ben distinto . clT ei crede jiossa essere la calcarea giura-liassica. Dopo ciò, incomincia l'esame del terreno cretaceo ch'ei divide in tre piani, cioè superiore, o della cretti hiaiicn . medio o doW arciìdrìn wrde . inferiore o tìi'ocotuiiVin. Fa os- servare che il piano superiore manca generalmente in Italia, e a-ì com- parisce soltniito in qualche rarissimo luogo (monte Maiella negli Abruzzi, passo di Brauss nelle Aljii maiittime). Il piano medio è rappresentato dal macigno della Toscana e della Liguria . il quale in queste parti della penisola è grandemente sviluppato, laddove più scarso si mostra nell'Italia meridionale, e lungo il pie delle Alpi lombardo-venete: poscia indica una calcarea nuTiimulitica (monte Gargano e vicinanze di Nizza), la quale da molti è considerata come parallela al macigno. Egli però inclina a ritenere , che le nummuliti del Tuacigno siano diver.se dalle nunmiuliti di questa calcarea . la quale mostra di tenere più alla cal- carea neocomiana che al macigno. Toccando poi del piano inferiore o neocomiano. fa conoscere come questo sia molto .sviluppato nel Regno di Napoli dove forma la più gran paite dell" Appennino, degli Abruzzi e di Teri'a di lavoro, che dopo le Al[)i. è la regione più montuosa d'Itaha. I fossih di questa formazione sono al tutto simili a quelli che .si trovano nel deposito stcs.so di Provenza, cioè ippiu-ili, nerinee. at- feonelle . Chnnia ainnuviia. ecc. Riconcsce la medesima formazione nei monti delle Madonie e di Palenuo in Sicilia. La calcarea neocomiana manca del tutto in Toscana. Nelle Alpi poi si ha potuto ben ricono- scerla nei monti di Nizza, ed in varii luoghi della Savoia. In Lombardia pare che sia unicamente rappresentata dalle pud(hnghe ad ippuriti e atteonelle di Sirone. Nelle provincie venete apparisce con tutti i suoi fo.ssili ben distinti, come nidisti. atteonelle, nerinee, .spatanghi . ecc. In |irojiosito di questo terreno osser\ a , che il d" Orbigny vorrebbe ri- porre tutta la calcarea ipjiuritica dell" Italia nella sua terzJi zona de' ru- rlisti. nel qual caso .sarebbe parallela al piano cretaceo .superiore: ma — 569 — siccome i terreni ippuritici si mostrano in Italia costantemente sotto al iii.icij;no ed insieme coi fossili della formazione neocomiana , così a ijueNtii lòrniHzione si vuole la dell;» c^ilcaiea liforire. l'assando poi al terreno giura-iiassico, il prof Pilla fa notare, che cjucsto si vede assai jioco nell' Italia nieridion:Je. In Sicilia si riconosce nella calcarea di Taormina contenente auimonili e belemniti. JSel Na- politano si l'avvisa a Torre Orlando \ icino a Castellamare , a i'ietra- roia, a (ìiiriini in provincia di Salerno, dove contiene ittioliti giuras- sici, ed eziandio nel gran Sasso d'IUilia, dove il sig. Orsini ha trovato ammoniti che liaiuio caraltcn giurassici. E dn notarsi nel Napolitano il passaggio insensibile della calcarea giurassica alla neocomiana , che si vede principalmente a Castellamare. Il leri'eno giura-liassico deve trovarsi nello Stato romano nelle vi- cinanze di Terni , onde sono stati ritratti ammoniti clic a questa for- mazione appartengono. In Toscana si ravvisa (juesto terreno ne' monti i\ì (jerfalco, di Campiglia, e di Pisa, dove contiene ammoniti ed en- crinìti giurassici. La gran massa calcarea delle Alpi Apuane vuoisi an- cora a <|uesto terreno riferire pei fossili che vi hanno trovato il signor (iuidoni ed il prof. Savi. Merita poi considerazione la calcarea rossa di (lorfino nella Garfagnana, che contiene anmioniti simili a quelli della c'ilcarea rossji del Comasco, e segnatamente V Jnuìionitcs ùitriciu, e grandi ma dubbiose ortocere. I monti tlella Spezia contengono i più famosi depositi giura-lias- sici ili tutta r It;ilia. Si possono quivi ben distinguere le due forma- zioni, colitica cioè e liassica: la j)rima contrassegnata da una calcarea bruna ad astarti, trigonie. carditi, pettini, terebratule e diversi zoofiti: la seconda da schisti terrosi giallicci con numerosi ammoniti, in gran parte diversi da i[uelli che si tro\ano ne' calcari giurassici del resto d'Italia, e con numerosi alvc^oli di belcnmiti. 11 lias può inoltre in detto luogo e.s.sere chstinto in supcriore ed inferiore: il primo ciualterizzato dagli ammoniti: il seconomo si possano sej)arare dai depositi calcarei .sovrastanti, ai (piali .sono mincriilogicamente connesse . uè liimpocd dagli schisli cri- — M\ — slitllinì soUoposli. |i('r(-li(' in iilniiii slitti ciilciii'oi Li'islallìni suburdiiiiili (il f;ii('is iiclli' vicinanze ili Mnssu. il sij;. riitionl (roMi la f.nlnirid fitnissicii. (hiaiito alla piiina rat^ioiic addolUi dal prof. Collegno, ri.sponde il sig. Pasini, che il passaggio mineralogico di una all'altra delle rocce che s'incontrano sni lago di Tonio, non prova hastiinleincnle ch'esse spet- tino ad nna medesima e contcmpoi-anea formazione, perciiè lo stesso pas.saggio vcdesi talvolta fra rocce di formazioni evidentemente diverse^ <• sogginngc. clic un trias con iiutscìielknìk . affatto simile mineralogica- mente e geoloi;icaiiiciilc a (piello del \icentino. fu già trovato dal mar- chese Pareto nel dipaitimenln del Naro, e in altri punti delle Alpi occidentali o marittime. Il march. Pareto a questo proposito aggiunge, ch'egli fu indotto a credere che certe puddinghe ed aggregali rossi potessero appartenere alla formazione del trias , e lappresenlarlo . appunto per la posizione di «pieste rocce al piede delle Alpi marittime, e sidla .sponda per così ini presenta uno spaccato geologico dalle foci del Tronto alla catena della Sibilla, eseguito da lui in compagnia del conte Wna- .vindro Sji.ì(la-Lavini , e niosti'U le rocce indicate nello stesso spaccalo, delle fjiiali lia fallo dono al Museo civico di Milano, l'^-ijli espone di aver diviso insicnie col suo collega ne" seguenti gnippi le \ arie serie di strali rappresentati nello spaccato. Il primo gruppo, indicato col nome di tippcniiifiico. è composto di calcaree ili diverse qiialilìi. e di dolomite clic si rc|Mifano a])parfenere alla formazione giura.ssica. Il secondo gruppo contiene locce ilallc prime discordanti, rifcrihili al gruppo cretaceo, cioè calcaree .scagliose rosse e cenerine . la calcarea dettii cerogna . la calce solfata, e molte arenarie solide, le cui stratificazioni gigantesche e rad- drizzate formai\o le alte vette del monte di Pizzo di Sivo. I.e rocce del terzo gruppo, costituiscono le colline delti! dal Brocchi suhappcn- nine . riferibili all' antico plioceno del Lvell . e composte in basso di .sabbie gi.tUe selciose o calcaree che talora passano a formai-e un"ai-e- naria compatta, e superiormente di ghiaie e conglomerati con ciottoli. Nel quarto gruppo , da riferirsi al terziario pi^i recente o nuovo ])lio- ceno di Lyell, entra un conglomerato di ciottoli rotolati, in cui tro- vansi ossa d'elefanti, di rinoceronti, di cervi ecc., e poscia la calcarea 'l' acqua dolce che si estende nell" A.scolano e negli Abruzzi, la ((uale deve considerarsi come un vero travertino. Finita la comunicazione del prof Orsini, il Presidente dichiara sciolta V adunanza. Tristo — 11 Presidente Lodovico Pasini. L. Pula. ( L. Pux\. I .Segretarii I ^, „ -. " ( (i. UALSAMO (.RIVF.LLI. GITA FATTA NKI rOKTOHKI DI VARKAF. ^F.l (;|iù o nicno dure con |)iinli niicacei di color rosso j)iù () meno cupo, e con parli verdognole, (juesti banchi con- tengono liicoidi. ma in minor numero che le marne grigie. 3." Una uilcaiea rossa più compatta e dura delle manie precedenti, con letti od arnioni di pietia focaia e contenente ammoniti: in nn pezzo di (juesUi calcarea .sembrò a taluno di vedere anche una traccia di liicoide che sarebbe però di specie diversa da quelle dei banchi superiori, e poco riconoscibile. Questa calcarea rossa anmionitica parve a tutti per- fellamente concordante colle precedenti manie rosse a fucoidi. 4." [Jna calcarc;i grigia com])atta con focaia e con traccie di am- moniti, la (jualc pa.s,sa pii'i avanti ari altre calcaree inferiori, che sono modificate in dolomite dalle non lontane rocce plutoniche. La dilezione di tutti gU strati sopra descritti è E. N. E. Avverata fuori di ogni dubbio ({uest;i successione di rocce nel monte sopra In- duno . la (piale deve entrare come elemento importante nella deter- minazione del vero hmite del terreno cretaceo in Lombar(ha. la Sezione Ioi'ik'i la sera in Varese. 11 giorno seguente, cioè il 23, la continuazione del cattivo tempo ed altre personali circostanze mossero una |)artc dei inemJjri a ritor- nare il mattino in Milano. Gli altri rimasti in Varese si determinarono ad intra|)rendere un'escursione da lato di Morosolo e di Ga virate, per os.ser\are anche colà ((iiah relazioni avessero tra loro molti dei banchi seconcbirii veduti presso Induno. od altri che fossero ad essi interposti. In vicinanza di Morosolo si notarono alla superficie degli strate- relli poco inclinati di una marna grigio-.scura con numero.si e piccoli ciottoli, o forse concrezioni di una calcarea compattai giallognola^ più iiiiian/.i si videro marne grigie e giallasti'e con parti più compatte, e contenenti un gran numero di fucoidi: più in là parve vedere assieme alle marne qualche sottile strato di macigno e di brecciola calcarea con tracce di nummuhti. In tutto (piesto tratto della corsa si pote- rono raccogliere abbondanti e belli.ssimi saggi delle variate forme o specie di Fiicus che .si trovano in (juelle marne. (iiiinti pre.s.so il ponte d' Ait(). ove una ina.s.sa ili travertino forma un poiiU- naturale sopra un grosso ruscello ciie scende dalle vicine itltiirc. si pott- seguire una serie di stratificazioni, costituita in alto di — 576 — iiiiinie gi-i(^asti-e contenenti tiicuidi ed iilleiiiiinli in istrati di niediii poit-n/^ fon altri di niacis^no. e più sotto di ntiniei'osi hanclii di mai ne l'ali'aree rosse con particelle di mica, e rrammiste a porzioni verdo- gnole chiare, i (juali bandii erano diretti airincircii al N. ìi. Sembra eh' essi dovessero riposare su altri banchi di cale-area più irompatla , grigia con |jietra fi)caia. in cui alcuni credevano già ili ravvisare il marmo maiolic:i . e ad altri pareva di poter scorgere (|iialclie traccia di Fiu'iis non determinabile. Questi ultimi banchi, i (piali si potevano seguire fino al Iòndo del ruscello, su cui sta il ponti; naturale, aveano la stessa direzione dei superiori, ma il cont'itto fra le due parti della serie era iiiasclierato dalla puddinga dilmiale. La Sezione pro.seguì il suo cammino verso Gavirate ed a breve distiinza da (piesto pae.se os.servò, lungo la strada, bellissimi banchi di maiolica che presentavano una stratificazione alquanto ondulata, e la cui tlirezione era ali" incirca E. N. E. Alla cappella della Trinità si notò un salto od interruzione degH strati, per cui il banco di maio- lica prendeva una diversa direzione. Fatt-i una piccola sosta a Gavirate, si andò a stiuhare nella vicina Vcdle di Figliano la relazione delle tliverse rocce, e. nei Uigli verticali ch'esse presentano, si potè ravvisare al basso un assieme di calcaree compatte con qualche traccia di ammoniti e molta focaia, e poi una massa considerevole di calcaree marnose più o men compatte ed al- ternanti con piccoli letti un poco arenacei, e con altri letti inchiudenti pietra focaia ed una calcarea più compatta. Questa serie è chretta al- l'È. N. E. all'inrirca. forma le due rive della vallicella o botro di Fignano. ed inclina a S. S. O. Pare che vi si trovi dentro (jualche fucoide. Su eh essa è atlagiata in concordanza la massa della calcarea rossa con focaia, in cui furono trovati gh aptichi e gli ammoniti, e superiormente, presso la cappella della Trinità, il marmo maiolica. Hi- conosciute queste .sovrai)posizioni . la Sezione tornò a Gavirate godendo del magiiilico spetUicolo dei laglii e delle colline sottoposte che un a(- Éicciarsi del Sole le permise di contemplare, e ripassando per Varese, si ridusse poi a tarda notte in Milano. / i.\lo — Il Fre-sidenle Lodovico Pasi.m. , ,, .. i L. Pilla. I .Segretarii { „ ,, ,. ADLlNAiNZA DEL GhIHNU 25 SETTKMUnK i3i leggi' l'allu verbale della precedente adunanza, ciie resta an- provato. 11 prof. Orsini mostra due tavole, delle atullo. è la loca- lità classica della />>«,'//•« venie, non si trovano terreni cretiicei. ma roixre tutte manilcstiimente più antiche. W Puaio. come in altri punti (Idia — 678 — vallo del lioitp e ilei Belliinose si trova la |iietra venie del inni'. Ma- inilo bene stratidcati» ed alternante con rocce scliistose e calcaree, l'erciò il sig. Pasini non può ammettere che sia una roccia ignea o ili liahocco. come vorrebbe il prof. Catullo, ma persi.sic nel considcraila coiiie una marna del .sistema arenaceo-calcareo secondaiio antico di (|uelle jìro- vincie. sommamente alterata dall'azione delle rocce ignee. Il prof. ("aluUo dice, che il cons. Fuchs. in un'opera Sulle Alpi i-c/irlf l'ccenteinente pubblicata, riporta tali osservazioni intorno alla pietra veide del liellunese da farla riloMcre assolutamente come una roccia di trabocco . che abbia silicilicato le calcaree e le arenarie in mezzo a cui si è nicchiata. Ciò si veilrebbe specialmente verso la vetta del monte Duram. e a Dont e Cercena nel Zoldiano. TI Presidente Pasini risponde, che non ha ancora visitalo i punti particolarmente ora indicati dal cons. Fuchs, che però dai di.segni e dalle descrizioni di questo infaticabile e dotto osservatore si può bene rilevare ch'egli ]icr afanite vuole indicare talvolta una roccia diversa dalla pietra verde del prof. Catullo, e in altri casi accenna bensì alla pietra verde, ma dà a questa in mezzo agli strali secoudarii una tale jiosizione, che può benissimo convenire anche atl una marna alterata ilalle rocce ignee. Anzi i citati disegni offrono particolarità più favo- l'evoli a (juesta che alla contraria opinione. In quanto alle località della pietra verde, citate e descritte dal prof Catullo, il Presidente Pasini ricorda che alle Listolade sopra.Agordo es.sa manca intieramente, e che a Peaio e in altri punti della valle del Boite es.sa è manifcstiimente legata coi terreni di sedimento, e non potrebbe essere consiileraUi come roccia di trabocco senza invertire le più fondamentiili idee della scienza. Aggiunge, che nep]Kire dall' anabsi chimica della pietra verde può trarre il jìrof (;atullo iilcun appoggio alla propria oj)inione. attesa la grande analogia che passa fra la composizione chimica delle rocce ignee e quella delle arenarie sedimentarie profondamente alterate tlalle me- desime. Il march. Pareto, in appoggio di quanto vicn asserito dal Pre.si- dciilc. o.s.sei'va. che banchi ili una roccia analoga alla pietra verde del l)cllunc.se egli ha trovato in mezzo a strati di arenaria verde e rossa allo .sbocco del loiicnte della Hriga nel lìoia ( Mni ni.n illinic); i lic \H'. — 579 — liii iiicoiiln.1,, ;„„|,o nelle vicinanze .li Vi.liuibm., nel dipartimento del Vaio, e ,:!,(. soinpr.- gli si è piescntaUi sotto l'aspetto di roccia nio- • IKicala e nuli di roccia iMO,U(icaiif,c. Avverte per/, che ile .-ho queste rocce sieno state cosi mocUflcate dal porlido amfibolico dei contorni. Il 'l"ll. l>arola presenta da parte del sig. Francesconi th Lecco .■'l.nn. ammoniti raccolti nella clcarea ro.ssa dei monti .li Erba. Anche il conte Sozzi fa vedere alcuni ammoniti, aplichi. ed altri fossili rinvenuti nella cala.iea rossa ammonitiibra .Iella ,iroviiicia di 15eigaino. ,• preci.samente nel monte Guone presso Enlratico. Questi lossih. porgono o,x-a.sione al bar. D,- Bu.h .1, (are la seguente conni- nicazione. .< tua .Ielle ruer.h.- più imporUmti di cui .si è occupaUi la Se- 7..one .1, (Jeologia. è cerU.mente la separazione chiara e precisa della — 580 — fbrrnazitiiie creUicea dalle formazioni giiirassiclie. Queste ricei-clie . eil i fatti prcsenliiti in sì gi-an numero alla Sezione, m'inducono a fare le seguenti osservazioni. » '. h'Jmmunitcs Uitricus, assai ^'icino nìV /ictcropìijili/s, ma gonfio nei lati e senza alcun piano suturale . è stato denominato e descritto dal prof Puscli di Varsavia nella sua Paleontologia della Polonia, ed una buona figura accompagna la sua descrizione. " " Quest'ammonite è ordinariamente associato alla Terehratula dj- phia. di cui la Tcrehratiila trìquetra non fonua che una varietfi. Gli apticlii vi si trovano uniti in gran niuiioro. come anclie una grande (juantità di specie o varietà d' ammoniti della liimiglia dei Falciferi. (ili strati calcarei che sono caratterizzati da (juesta l'iunione di corpi organici si tro\ano particolarmente nella parte meridionale dell' Europa, alla ([naie danno un ciualtei-e speciale, e mancano nella j)arle setten- trionale. Di già il sig. Duljois tic Monlpercux gli avea scoperti in (Crimea, ed il suo spaccato degli strati di questo paese dimostra eh' essi deb- bono appartenere alla formazione giurassica superiore. Si trovano ezian- (ho al pieile del monte Tatra. a Rogocznick e a SzaQary al sutl di Cra- covia. 11 prof Zeuschner di Cracovia gli ha descritti, ed il sig. Mur- chison, >che gli ha esaminati nel 1843, si è convinto che l'arenaria carpatica (il macigno) è da essi interamente separata. In fine il signor Beyerich arriva alle medesime conchiusioni in una eccellente memoria inserita negh arcliivii di Karstcn. Questa formazione che risorge verso il lato meridionale delle Alpi nei Sette comuni, nel Bergamasco, ad Erba, a Cesi sopra Terni, ed in tutti gli alti-i luoghi che i geologi italiani ci hanno fatto conoscere colle tante loro eccellenti ricerche, presenta sem- pre gli stcs.si caratteri. La formazione giurassica termina interamente al sud del lago d'Orta. e non entra nel Piemonte. Ma dal lato opposto delle Alpi essa si tro\a precisamente nelle identiche condizioni. Si di- lebbe che 1' elevazione delle Alpi abbia tagUati questa zona giurassica, ad .Vlbeuve sulla Sarine ed a Chatel Saint Denis, ove essa è accompa- gnata i\A\' Ammonites JlexiiosiiS; cotiinto particolare agli strati superiori giurassici della Germania. Al Salève, e a Voiron accade di osservare gli stessi strati ad Antinoììih's tatriciis. Il monte di Chat Baréme e Ca- stellane gli presentano allo stesso modo. In fine si trovano anche nelle >icinanze di Mende, ed in quest'ultimo luogo si è avuta maggior ra- — 581 — ^loìw (lì vedervi slniti inferioi-i della formazione giurassica, clie strati della fonnazioiie creUteea. V-^ìi è aduii(|iie poco probabile die alquanti Fiiciis tro\ali in islrati die hanno giacitura coucortlante ad Induno o ad ICrba. possano far giungere gli strati ad AiiummiU-s tatriciis. a Te- relmttnla diphya e ad aptìclii, sino alle formazioni cretacee. " .. 11 sig. (rOrbigiiv Ila dalo assai buone figure della maggior parte delle \arieUi deli' ./iiuno/iiti's liitricus. Egli ne fa delle specie, di cui ciascuna poi-tibre almeno quaU ulteriori osser- vazioni si rendano necessarie al conseguimento di questo scopo. Egli aggiunge che, accettando pienamente le conclusioni del barone De Rudi e di altri geologi che gli strati ad ammoniti del Milanese e delle -Upi venete itljbiano pei cai-atteri paleontologici ad essere riferiti al periodo giurassico, come quelli della Crimea, dei Carpazii, e delle altre località dell'Europa meridionale che fiirono dal bar. De Huch in- «lic^ite, rcslcrebbc perù da altre osservazioni dimostrato: (;iie Im'ii sovente nelle Alpi venete la CiJairea rossa ad ammoniti passa al biancone o marmo maiolica, e poi alla scagba rossa o creta con echiiiili e rari ammoniti : Che talvolta la calcarea ad ammoniti passa alla scaglia ro.s.sa .senza 1 intermezzo del biancone; Che tutte queste rocce sono fra loro pariJlele o concordanti, e legate mineralogicamente 1' una ali" ;dtra : Che. giusta «pianto Iia'veduto la .Sezione ne' contorni di Varese, questo nesso mineralogico e questa concordanza della calcaj'ea rossa ammonitìca col terreno cretaceo, sussiste anche nel Milanese, come, per esempio, ad Induno; ('he c/.iandio nel Milanese fra la c^ilcai'ca ro.ssa aiiimoiiilica e gli stilati cretacei. man<-a taholla. (■«une a«l !n«]iino. 1" intermezzo «lei marmo maiolica : — 58^ — (ilii" invece liilvollii. edine jiiire ad liiiliniii ed a ra\ella che d.-ternnna le tinte ed i segm conveimon;Ji per le fbrmaziom in genere salvo d. subilire più tanh e nei futuri Congressi, i segni convenzio- .u.li per le sotlo-rorn.azioni. Kgh non trova conveniente che una sola tinta abbracci la cala.rea a nummuliti e le rocce del sistema cretaceo e trova che si .luvrebb,. adottare altra Unti pei melaliri. Il prof. (;oll,.gno dice che la tii.la ,h, lui .d^UaU. per le .xxxx- irachita-he e ba.saltiche nella sua carta geologica .lltaha potrebbe sei- Mie anche pei melaliri. (I) Vfdl |w-. Bill. — 584 — Il j>rof. PiII;i csprinic il desiderio, clie iioii solo i terreni slratili- cali siano disposti e colorati secondo la loro elh. ma eziandio i terreni eruttivi e nteUnnorfici. Riconosce bensì che in genei'c è dillicilc il de- terminare l' età dei terreni eruttivi , ma quelli d' Italia sotto tale aspetto sono in massima parte conosciuti. Quindi cliieile che sia noiuiiiiita una Commissione, la ([ualo determini le norme precise da seguirsi nella co- lorazione della cartii geologica d' Italia. 11 generiilc Vacani. non disconvenendo da quest'opinione, crede che intanto si possa ritenere la taliella presentatii dal gener.ile La Mar- mora. Il pjx)f. Collegno soggiunge, che puJjbUcando la sua carta geologica dell'Itxdia, egU non ha inteso che le divisioni e le tinte da lui adot- Uite dovessero essere per gli altri geologi o))bligatorie. J'^gli volle solo ab- bozziire questo lavoro, perchè in cerio moilo servisse come di progi-am- ma per la compilazione della gran carta geologica d' Italia , e presen- tasse rìuniti senz'altro indugio i lunnerosi materiali che a tale scopo erano stati raccolti dai vani geologi. 11 generale La Marmoi-a vorrebbe che si mettesse molta attenzione nella scelta della carta topogiafica da servire di base alla carta geologica dell" Italia. Il generale Vacani. facendo plauso a quest'osservazione. |)ro|)one che sia prescelta la gran carta dell'Italia che, sopra rilievi originali ed esatti, si sta ora eseguendo dall' I. R. ullìcio topografico di Vienna. La Sezione trova accettabihssima la proposta, e desidera che della detta carta sia fatti una riduzione ad „„„'-, per avella in (luella scala me- desima in cui furono compilate le carte geologiche della Kiancia e del Piemonte. Poscia il Presidente Pasini passa a fine alcune osservazioni intorno a ([uella parte deUii carta geologica del [nof CoUcgno che riguarda le Provincie venete. Egli trova clie non ileve essere dimenticata (juella massa di mica- schisto che nel Vicentino emerge fuori ilalla calcarea secondaria e si mostra |)er alcune migha nelle vallale dellAstico, del Leogra e del- lAgno: come non deve essere dimenlicaUi 1 altra massa consimile che emerge dalla calcarea giurassica nell" Agorchno. e si ricongimigc al mi- caschisto (li Priniicro e ilella Valsugana. Queste masse scliLslosc iiicii- — 58 T) — timo considcniziime. pei'clic porUmo sopra di sé ^Ìì aiiticliì terreni se- coiicliirii. e porcile du ogni hilo restano poi velale dalla formazione colitica. Non sono segiiiili nella cirla i nielalìri del Vicentino, che talvolta si proliiiif^ano per parecchie miglia fra i depositi secondarii, e meritano di essere notati (pianto i basalti : e mancano pure ;iltre masse ih rocce consimili del Tirolo e del Bellunese. Il hmite meridionale delia zona giurassica segnata dal prof. Col- legno, lieve geiierabuente, ed in jìarticolare nel Friidi, essere i-itirato alquanto verso il nord. La zona cretacea nel senso largo del prof. (Col- legllo, cioè quel terreno che comprende la calcarea ad ippuriti, il ma- cigno, e la calcarea a nummuliti, dovrebbe essere [)rolungata ^erso occidente fin oltre Verona, e verso oriente (ino a congiungersi col terreno cret;iceo che si diparte dall'Istria. QuesUi medesima zona deve essere portata più al nord, e giungere oltre Valdagno, Scliio, Valdobbiadene, Cison, Serravalle ecc. Deve poi essere alquanto risti-etta al suo hmite meridionale speciabnente fra Thiene e Marostica. Il bacino di Feltre e Belluno potiebbe rimimele isolato in mezzo alla zona giurassica, se il prof. Collegno avesse inteso di segnare in esso col color giitUo soltanto alcune rocce ritenute terziarie ilagh altri geo- logi; ma siccome egh rappresenta con quella tinta anche il macigno, la scagha rossa, ed altre rocce che tutti si accordano di riguardare come cretacee, cosi quel bacino non può piiì rimanere isolato, e deve essere ricongiunto ;illa zona cretacea esteriore. In questo caso, e \ olendo colla medesima tinta indicare oltre lii ciilcarea a nummuUti iinche il grès a fucoiih, la calcarea ad ippuriti e la vera scagha , si dovr;umo segnare zone cretacee nel mezzo delhi mass:) giurassica in più luoghi e .speciiilnienle fra Capo di Ponte e il lago di Sanlii Croce, nel Roverelano, nei monti hiulani, ecc. ecc. Il terreno cretaceo sulla sponda orienUile del lago di Gardii e nel Roveretano è troppo esteso a spese della formazione giurassicii: la massa priiicipiJc del monte Baldo, o dei monti fi-a V Adige e il lago, appiuiicne a quesUi form;izione. Anche alle miisse basaltiche del Roveretano e del monte Baldo si è dati troppii estensione. 7i — 58C — Così pure la massa orotacca tlall' Istria all' Isonzo fu troppo estesa a s|M;se del terreno ginrassieo. Le tracliiti sono circoscrille ai monti F.uganei : il l)asall(! poi non finisce presso Valdagno. ma ve ne sono (jiia e là notevoli animassi da Verona (ino a lìassano. Fa notare aver già detto altre volte, esservi, fuor ili of;iii diihhio. nelle provincie venete un terreno terziario anteriore al suhappennino ohe importii di distinguere e separare dal teiTeno cretaceo: tale distin- zione si dovre])l>e fare anche se si volesse riguardare (jiieslo antico ter- reno terziario come creUiceo , perdio esso resU» costantemente e sotto ogni rapporto diviso dalla scaglia rossa , e dalla calcarea a fucoidi, che costituirebbero la parte inferiore del sistema cretaceo. In ogni caso poi si devono segnare qua e là dai colli Berici fino al Brenta masse isolate (li Wìo terreno terziario subappennino, e segnarne poi una zona fpiasi continua e tT ineguale larghezza dalla riva sinistra del Brenta fino al l*'riuli. la (jual zona cadrebbe per buona parte sopra que' luoghi dove è ora segnato terreno giurassico. Anche nell'interno della Valsugana, si do\Tebbe segnare un brano di terreno subappennino. Alle rocce dei monti Berici ed Euganei Ridata troppa estensione, perchè di questi monti si è fatto un solo gruppo. Gli Euganei (iirmano un gruppo isolato in mezzo alla pianura ed ai terreni dì alluvione. Il Presidente Pasini si propone di dare al prof C-ollegno queste ed altre rettificazioni di limiti sopra un esemplare della carta d' Italia. Altre o.sservazioni sono fatte dal march. Pareto sui limiti assegnali alle diverse rocce nella Liguria. Egli trova che le masse serpentinose degli Appennini sono più dif- fuse di quanto è segnato nella carta del prof. (]ollegno, che non sono .segnati lutti i lerrcni suba]iponnini della RiA-icra di Genova, e che a quello ih Yenlimiglia fu data troppa estensione. Nel Contado di Nizza i limiti della formazione cretacea dovrebbero essere variati. (ìuestc ed altre retlificeizioni suUa Liguria e sulle rimanenti pai-ti d'IUJia che furono soggetto de' suoi studii, egli pure si propone di segnare sopra altro esemplare ilella carta d'Itiilia. il prof (^oUegno ringrazia i suoi colleglli delle (hitcgli comunica- — 587 — y.ioiii, e presa gli .illri geologi tiella Penisola di essergli corlesi di cuii- siiiiili sclii;ii'iiiienli . avendo ('f;li iiili'iizicjiic di giovaiM'iu.' in una seconda e
  • i'o|)(in(! di line ijuanto piinia, del |)roi)iio la\uro. Il march. ]'ai'et(j domandi) al generale La Marmora. se realmente le trucliiti da lui osservate in Sardegna, sieno di un'età anteriore ai de- posili sui)a|>|ionnini. poiché nel resto dellllaha, (|ueste rocce mostrano (r«'ssei(! xcniilc fuori dopo le lormazioni .suhajjpcnnine. Al che l'isponde il generale La Marmora, che tutte le osservazioni du lui latte in quell'isola, e principalmente i frammenti di ti-achite contenuti nei terreni suhappennini, rendono hen certo il fatto da lui alli-rmalo. I>gli tiova una grande analogia tia le tracliiti della Sardegna <■ (pielle dell' Ungheria. 11 [Hof. Pilla fii notare, che le trachiti della Sardegna si tro\ano tulle nel lato occidenUile dell isola, dove sono ancora i terieni silurici e carhoniferi, e (juindi possono quelle trachiti appartenere a sistemi diversi da quelli iV Italia. Il march. Pareto soggiunge, che, avuto riguardo agli accidenti di giacitura delle trachiti della Sardegna, sarebbero queste da ritenersi eontempoianee a «pielle ilell" Alvernia. Il conte Da l{io , assiema che quanto ai caratteri mineralogici , an- ilic le tiacliiti euganee sono identiche a quelle dell'Ungheria. Il generale La Marmora soggiunge d'aver pure osservato nella Sanlegna un altro fatto singolare, cioè che nel centro di (piell" isola, al monte Arci, esiste in gran copia l'ossidiana, che pure riscontrò sulla cima d'altro monte, persino alla distanza di 30 miglia da Arci. 11 sig. (turioni presenta un minerale (h solfuro di mercurio pro- veniente dai monti di Margnio nella Valsassina, trovato erratico con molti altri |>ezzi, alcuni de' quali conservano aderente hi roccia in cui sono annidali, la «piale trova.si in posto nel monte medesuno. ed ha grande analogia colla roccia a cinabro th Ilipa in Toscana. In ultimo il Presidente Pasini prende congedo dall'adunanza colle seguenti parole: « liceo giunto anche quest' anno il fine deUe nostre amichevoli conferenze; e noi, congregati d.'illc varie parti d' Italia ed associati a gentili e «lotti stranieri che «la molti paesi di Euiopa accorsero alle — 588 — nostre riunioni, tlol>biamo divitlerci, o temperare il dolore della separa- zione eon un rorcliale e tenero addio, e colla certezza clic i hei f;ioriii passati in fratelievoli e dotte tlisqiiisizioni lascieramio negli animi nostri mia soave ed indelebile ricordanza. Si può dir veramente che se fra noi vi fu divergenza di opinioni, vi fu convergenza degli animi ^ e che dalle nostre adunanze fu appieno dimostralo (pianto la cullnra delle scienze naturali possa giovare all' allìatcUamento degl' individui e delle nazioni. » « Noi possiam dire che nel grembo della nostra Sezione furono trattate ben molte ed importanti (pieslioni, e quelle specialmente re- lative alla classificazione geologica dei terreni italiani. Parecchie di tali «juestioni furono ridotte a' minimi tennini, così che si |>nò ripromet- tersene un sollecito e sicuro scioglimento: su altre fu sparsa molta luce. Particolannentc poi la zoologia fossile delle Alpi italiane fu rischiarata coli' aiuto delle licchissime raccolte pubbliche e private th cui abbonda la capitale dell' Insubria, per le diligenti cure poste dai geologi milanesi nel raccogliere i fossili delle loro montigne, e soprattutto per l'assi- stenza che ci hanno prestato nell' esame comparativo dei terreni e dei fossili ({uegl' illustri stranieri che ci furono assidui compagni in codeste ricerche. Noi abbiamo intrapreso alcune gite nei dehziosi colli della Urianza e ne' monti posti intorno a Varese , le quali ci hanno giovato a conti-adcUstinguere i varii depositi secondarli del Milanese, ed a ri- cono.scere per quali legami orittologici e paleontologici possano questi connettersi cogli analoghi depositi th altre parti d'Italia. Sulle ipotesi relative al trasporto dei massi ei'ratici, del cpiale stupendo finiomeno la Lombardia olire esempii magnifici ed altamente istruttivi, noi fuuuuo intrattenuti parecchie volte, e nuo\'i attacchi e nuove ihfesc furono llilte di «juclla brillante teoria che ne attribuisce il trasporto ad un' au- lica maggiore estensione de'gliiacciai. » « Non posso ora far menzione di tutti gli altri lavori, ma non vo- glio pretermettere gì' importjuiti cenni che ci furono comunicati sui massi enatici appartenenti all' epoca seconilaria , quelli sulla costituzione geo- gnostica della Sardegna e tlella Sicilia, e la bella descrizione geologica della Corsica che ci fii offerta dal march. Pareto. » " Secondo i voti espressi nelle riunioni degli amii precedenti un dotto e carissimo nostro collega ha pubblicato l' abbozzo di una carta — 589 — {jooIrvpicM (Icir Ttiilin . f;iov;iiulosi delle osservazioiii projiric fi di qnolle t|p};li altri f;i'<)l<>gi «lolla poiiisola. l)e.sier(e7,ioiiato, ef,'li ha chiesto schiarimenti e rettificazioni ai limiti assegnati alle vane formazioni e di già alcuni ne ottenne, altri gli saranno ofTej-ti quanto prima dai geologi che hanno fatto sco[)o dei loro stndii una determinata jiarte del ìicl /ìftcsc. Senz' alcun dubbio questo lavoro generale aHietlerà il compimento di una particolareg- giata carta geologica dell'Italia, e ser^arh egi-egiamcnte per la classifi- cazione e la identificazione delle varie rocce che s' incontrano sul suolo italiano. " " L' anno venturo ci accoglierà la bella Pai-tenope : sari» questa pei (Congressi scientifici iUiliani, e specialmente per la Sezione di Geologia \u\ epoca avventurosa. Il giorno, in cui una coorte di geologi congre- gati dalle varie parti d' lUilia salirìi il Vcsu\io. sarà il più solenne delle nostre riunioni, e quello che concentrando in un solo e sì classico luogo i cultori della scienza sparsi dalle Alpi al Lilibco , farà meglio augurare del |irogre.sso della geologia in Italia e «Iella durata della nostra isti- tuzione. Tutti dunque io v" in\ito, o cari compatriotti , al Congresso di Napoli, alla cuUa dell'antica nostra civiltà, a que" luoghi cui la na- tura profuse tinte bellezze e che ridesteranno in noi tante ricordanze. E voi pure preghiamo d'intervenirvi, o dotti e gentili stranieri, cui j)iacijuc eh assistei-e alla presente nostra riunione , e prender parte alle nostre gite ed alle nostre disquisizioni. Noi v'invitiamo tutti a recare colà il tesoro delle vostre cognizioni e a rendere piiì stretto «juell'ami- «•hevole no « Noi scrineremo puri- indelebile ricordanza «Iella gentile e splen- «lida accoglienza che «i fu liilt i in questa (lapiliilc. ove sono temiti in tanto pregio i nobili sludii. jo, sc«'llij dalla cortesia ed in«lulgeiiza vostra a l'r«ìsi«lento «li qu(!sti Sezione, vi ringiazio di nuovo dell'alto onon- chi' mi ;i\ete iin|iaitito. e \1 pre;;o di \olermi tenere per iscu.sato so — 500 — male roirisposi alla (ìdiicia die in me ponosle. Hiiigra/.io di euoic i miei eoinpagni nella Picsiilenza del valido aiiilo olio mi lianno pDrlo : e nel prendere da tulli voi il doloroso ma necessario congedo, lo voli per la durata tlella nostra istituzione!, e perchè dalla medesima abbia sempre a derivare vantaggio e decoi-o alla nostra comime patria, al- l' Italia. >' (I) Tl.Ktiì — Lodovico Pasini, Presidente. I Segretariì L. Pilla. G. Balsamo Crivelli. (!) Diiranli' Il Cnngn-sso, la Sezione si è mirile più volle l'iiinila pel' visilai'e le nifille puli- lilirhc e privale rarrollc gi-ognoslielic cil oriltognoslirlii- , dille ipmli aliliomla la cillà di Milaim. Hriiiiu oggetto degli esami inlrapresi in romune fu il Museo riviro di Storia naturale re- rcTiteuienle riordinalo per riira del Municipio,, nel quale . oltre un riero erbario e ben provvedute rjireolte yoologirhe. conservasi, per rio rlie riguarda più davvirino la geologia, una bellissima serie ili minerali e di roere, ed i tipi ili quasi lutti i generi delle ronchiglic viventi e fossili. I,a rarrolla paleonlologira romprende un gran numero di eonrliiglie di tutti i lerri'iù e di tulle le parti d'Europa, molte pianti- speeialmenle del terreno rarbonifero, molli radiarli e rrostarei . !• soprattutto un gran ninnerò di polipai, e trovasi pure la rarrolta in modelli del sig. Kanp, re- renleinente arquistala , de' jirinripali mammiferi fossili. Tutti questi oggetti riescono piii apprez- zabili ed utili agli studiosi delle scienze naturali, per la liella disposizione e per Tesatlo ordina- nienlo srientiiìco. il quale è dovulo principalmente, e per alcuni singoli rami, al benemerilo «lireltore del Museo il prof. Giorgio Jan, ed al direttore aggiunto, doli. Filippo De Kilippi. Ina visita si (vcc all'I. H. Gabinetto di minerali e fossili a Santa Teresa, aj)parlenenle un tempo al Consiglio delle miniere. Stanno in esso le rarrollc di Cortesi, diBrorrbi, di Carburi. e di Morzari-Hencali. Il prof Balsamo Crivelli, che n" i; il conservatore, vi ha aggiunto molle importanti rocce e fossili della Lombardia. Il privato e ricco gabinetto di mineralogia di S. E. il conte Vitaliano Borromeo, Presidente generale del Congresso, (» esaminalo ron ispccialc rompiacenza dalla Sezione, rome quello cbe, olire bellissimi e rari esemplari di alcune specie, racchiude le raccolte falle dall'illustre Breislak nell'Italia meridionale e nel Milanese. In altro giorno fu visitala la raccolta del sig. Curioni, Assessore del Congresso, as.sai co- piosa di rocce e fossili, atti ad illusirarc la costituzione geologica del suolo lombardo, e cbe servono di corredo alle belle osservazioni di questo naturalista. Altre rocce e fossili atti parimenle a chiarire la struttura geologica della Lombardia ruronci ron indefesso zelo rarcolti dai signori fratelli \'illa. E linalmrnte . non facendo cenno di altre raccolte visitate p.irticolarmente dai singoli membri della Sezione, si deve rendere grazie alla gentilezza del sig. Trotti, il quale ^Krc tradurre da Vi-raim . |H-rrbè fossero più agevolmente esaminati dalla Sezione, i numerosi fossili del terreno secondario da luì raccolti, e rhc hanno sparso tanta Iure siilf epoca geologira delle formazioni lombarde. ATTI VERBALI DELLE ADI1NANZK MPECIALI E WT H AOR D l.\ ARIE «llt l\ >EZIU>t HA TESITI) l'tll Gl.l (KibtTTI DI OtOOKAHA Adiiiinnxn drl %l Mellenibre A pelili l'adunanza (i), vien letUi parte del Sunto de recenti f>n)gres.\i della ^ograjìa del conte Giabeig da Hemso, nel quale l'au- tore s\-iluppa tutte le gnuidi operazioni ed i progressi della geografia in generale considerata ne' varii suoi rami, ed espone in particolare le publilicazioni di memorie, carte e rapporti di viaggi, per cura delle principali società geogiafiche d'Europa, d'Asia e d'America. Il conte De la Roche Poucliin aggiunge alle indicazioni del conte Gràberg, come la .Societìi orientale di l'arigi abliia testé incaric^ito il suo segretario ge- nerale Mac-('artliy di fonnai-e una serie d'itinerarii concernenti i paesi meno conosciuti, corredandola di mappe : aggiunge ancora, che il signor Jouflì'oy d'Echavannes ha pul)hlicalo varii articoli sui popoli indiani. Quindi il prof. Steinhiiclier legge alcuni cenni suU' utilitìi che gli sludii geografici ritrar possono dai monumenti architettonici ; ivi , de- scrivendo da principio le volubili tende dei popoli nomadi , passa a porti che collegano il progresso delle arti con quello dell" industria e ilei commercio, prime .sorgenti della sociale prosperità. In seguito il prof. Angius legge una memoria sulla corografìa ge- nerale della Sardegna , nella quide accenna i primi lavori intrapresi per (I) (^tui'.'^U' iiiliinauzi- lui'unu |ii-c>it*tliiU' ildl imv. Aili'iaiio Balbi . e iiu fu iM.*°rctario il iluUon: nt'i'iiìii'iliiio Hiuiiilclli. — Ò9-2 — una desaizionc di qucU' isola dall" infelice Anjiier, da Fara, Napoli ed altri, e passa poscia a mostrare di ([iianto la sricn/a \a(la dchiirice alle indefesse cure ed ai j)reziosi lavori, in parte pubblicati, del generale La Mannora. Procede quindi alla fìsica descrizione della (jalliua situata nella parte settentiionalc dell'isola, una delle tetrarchie nelle (piali tutta la Sardegna era un tempo divisa. Letta la (piai descrizione, il generale La Mannora lii osservare, come le capre dal prof. .Vngius app(>llat(; selvatiche, meglio debbano chiamarsi inselvatichite, per essere d'origine «loinestica, come puossi desumere dal loro variopinto mantello. .Vlla memoria del prof. Angius tengono dietro due (juesili di geogra- fia fisica proposti dal prof Negri, cioè: a (juali cause fisiche si debba attribuire l'esistenza della zona delle calme e dei venti vaiiabili. clu; sepiira nell'oceano Atlantico la regione dei venti Alisei; e come si possa spiegare che, in molte regioni del Pacifico la forza ilelle maree sia più stuirsa (.li (lucilo che dovrebbe risultare giusta lo teorie fisico-matema- tiche. Il prof. Ghibellini risponde al primo che, siccome i Monsoni sono una gi-andc variazione dei venti Alisei cagionata dal tUverso stato del- l'atmosfera del Tibet, ecc., e dei paesi dell' Alliica meridionale .secondo le diver.se stagioni, così per consimili ragioni anche le calme dell'At- lantico possono essere un effetto naturale dello stato atmosferico delle vicine regioni affricane , che essendo caldissime , modificano locabnente ed arrestano il corso dell' Aliseo, il (juale fra i tropici .spira da levante a ponente. liispetlo al secondo quesito osserva, che nel Pacifico, a cagione della grande estensione delle acque, le; maree seguono leggi diverse da quelle dei mari minori. Il consigliere Balbi appoggia coUdi risposte con altre osservazioni. Quindi l'adunanza è sciolta. Aiiniinnza «lei *23 t»e(tciubre Aperta l'adunanza, letto ed approvato il processo verbale d(;lla precedente, il sig. Omboni legge alcune o.s.servazioni .sul paese di (lama iieir .Vll'rica occìdentile non ancora descritto prima di lui. Partito lu^l 1836 da Loanda col capitano Gras, costeggiò verso il nord; getUita l'an- cora ad 1." 45' di latitudine australe, furono visiUiti da' due piroghe di Negri, sopra una delle «piali," contro l'avviso del capiUino, il signor — 593 — Oiiilioni. nccompagii.'ito da un iloiiiestico e da un Negro, andò a terra, e pereor.se parte del paese, del (jiiale porge tutte le geof^randie uuli/u- ilie \H)ir niccogliere, non meno .sui co.stuiui, la religione, la popola- /.ionrecedente adunanza, li ilott. Antonio Salvagnoli comunica verbalmente alcune notizie d'una cittì» etrusca recentemente scoperta nella valle d'Albegna. L'ing. Pa- squinelli, nel tracciare la via regia dal monte Amiata alla via Aurelia, incontrò le mura d'una città, della quale scoperse l'intero perimetro duM miglio e mezzo incirca. Non trovò alcuna iscrizione; ma bensi di- versi vasi etruscbi di perfetta qualit<^. Il relatore crede sia questa la città di Caletra . che alcuni archeologi collocano verso le Hoccbette, giacché da Saturnia, come attesta Tito Livio, fu mandaUi una coloma a colti- \are 1" agro caletrano. Le città etrusche esistenti nelle maremme to- .scane sono Saturnia, So vana, Populonia, Rosella e Cossa; queste due distrutte, le altre ancora abitate, sebbene in aria in.salubre. Saturnia è il solo paese della maremma che nella stiite .si abbandona da tutti, sebbene sia elevata 7 00 nietii circa sul livello del mare, e disti da questo die- ciotto miglia. (]os,sa ha le mura assai ben conservate, e due porte in — 595 — istato quasi perfetto , come pure le strade clic \i accedono , sulle quali osscrvansi tulloni le roliiie de'rarri. 11 doti. Salvagnoli procede qiiiudi ad investigare le cause die alli'iaiunu la saliJjiitii e la fluridczzit di ipiei luoghi , e le attribuisce al caugianieuto della costituzione fisica del terri- torio , giacché negli antichi tempi mancavano le gi-audi pianui-e e gli stagni attuali formati di recente dalle progressive alluvioni dei fiumi: e dimostra (jiiiudi 1" erroneità delle carte di Peulinger, di Tolommeo e di Carlo Martello. È (juintli letta la parte Europa del sunto dei recenti progressi della geografia del conti! (ìrAherg da Hemsi) , nella quale 1" autore an- novera 1(! piiLhiicazioni di carte ed opere geografiche ed itirografiche eseguite nel decorso amio nel Kegno lomhardo-veneto , non che negli altii Slati d It^ilia: al (|uale proposito manifesta vivo desiderio, che sia adottato da tutti i jiotentiili della Penisola un solo miglio geografico, onde semplificare e rendere più facilmente intese le coimniicazioni dei geografi. Dopo aver inchaite le o[>erazioni dell' astronomo Carlini di Milano e del generale \ isconti di Napoh . jia.ssa l'autore ad annoverare le produzioni nello stesso tempo venute alla luce in Francia . nellii Spagna, in Portogallo, in Danimarca, nei due Regni uniti di Svezia e Norvegia , nella Gran Brekigna , in tutta la Germania , compresov i l'Impero d'Austria, e nelllmpei-o di Russia. 11 conte De la Roche Pouchin propone, cJie si aggiunga a questo sunto una notizia geogralìco-statisticii della Valaccliia, pubblicata a Parigi dal sig. VaiUant, ed il sig. Pentland vi aggiunge una carta idrografica dell'Arcipelago, alla (piale si sta la- vorando dalla regia marina britannica. Quindi il cons. Balbi legge un cenno sulla superficie della Poli- nesia, franmiento di opera inechta di stiitistica generale. Trattenendosi prima a parlare del grande Arcipelago delle Caroline, mostra che la sua su|)erficie sia tra le 20 e 23 miglia tedesche «piadratc. pari a geogra- fiche 320 a 368. Appoggialo ai calcoli del celebre ammiragho Lutke. oppugna le stime esagerate di molti geogiafi, e specialmente di Hassel. adottate in molle opere recenti, e persino nell" almanacco eh Weimar dell'anno 18 11. secondo le (piali (|uesto Arcipelago avrebbe un" area di 350 miglia tedcscjie, ciot- tO volle maggiore della superficie reale. .K rincalzine la sua opinione, adduce l'esempio dell'Arcipelago delle Marchesi, alle (piali lla.s.sel e 1" abiianacco di Weimar assegnano 120 — 596 — miglia quadiate ledesclie, mentre 1" illustre compagno di Dumont d'Ur- ville, l'ingegnere idrografo Vinccndon Diimoniin Io riduce ad un sesto eii"ca, cioè a sole miglia 23 '/j. Passando (jiiindi alla superficie della Polinesia in generale, il cons. Balbi le assegna miglia geogradclie qua- drale 15700. pari a 981 di Germania, computo poco diverso da quello di Hergliaus. Confronta questi superficie con (juella delle tre maggiori isole italiane. Sicilia, Sardegna e (^.orsica, e trova, che la loro siiper- licic riuuila è maggiore di quella di tutta la Polinesia, liencliè le terre di essa siano sparse sopra un immenso spazio di mare da lui valutato a 23,330.000 miglia quadrale. Dà un cenno intorno alla po|)ola/.ione, e chiude il suo thscor.so con alcune osservazioni generali siili" aspetto fi- sico della Polinesia. (Quindi il sig. Biondelli legge una sua memoria sulla classificazione dei popoli lombardi fondala sui dialetti che parlano. Ivi, dopo aver prenie.s.sa la divisione generale dei dialetti dell'Italia .settentrionale in cinque grandi famiglie . arrestandosi alla famiglia lombarda , la suddi- \ide in due rami, cispadano e traspadano ; divide poi il ramo tra.spa- dano in tre gruppi, insubrico, orobico e cenomanico, e suddivide questi nei nove dialetti, milanese, lodigiano, valtellinese, bergamasco, bresciano, creniasco, cremonese, mantovano e pavese. E.sposli <[uiiidi i caratteri di.stintivi di tutti ipiesti ilialetti , legge un prospetto storico della let- teratura vernacola milanese, che divide in tre distinti periodi. Il prof fìhibellini fa un'obbiezione alla denominazione di orobico data al secondo gruppo, il quale comprende il Bresciano, centro della lunga esistenza e del potere dei Cenomaiii: alla quale il sig. Biondelli ri- .spoiule, che riguarda l'antica popolazione bresciana come orobica, sog- giogata dal militare governo dei Cenomani; osserva poi, che non dà alcuna importanza ad una denominazione, che in qualunque modo sarebbe arbitraria e convenzionale. Alle quali o.s.servazioni il cons. \\d\h\ .soggiunge, che quando nello stabilire una tlenominazione si trovano due nomi che hanno egual diritto d'essere preferiti, debbesi llirmare un nome composto d'ambedue, come egli stesso nel suo -tllas ct/inogrti- pliifjHf (In globe ne offre molti csempii. don ciò l'adunanza è .sciolta. — 597 — Adunanza del 75 Hrttcnihrr Letto ed aiiprovato il processo verbale della precedente adiinaiiwi , il sig. Osculati legge alcune sue note sopra un viaggio da lui fatto nel- 1" America nicridionalc; descrive il passaggio delle Cordiliere, die da Meiidoza mette a Santiago del (^l)ili: accenna i tlillicili passi che vi s'in- contrano, e mostra essere di comune interesse pei due Stati il rendeie di concerto praticabile per tutto Tanno quel passaggio, sì per viste po- litiche, come per commerciali. Vi fece alcune osservazioni barometriche, ed osservò, come le nevi perpetue sulla soiimiitìi di quelle regioni pro- ducano innumerevoli ruscelli, che, ingrossando, divengono poi torrenti. Osservò pure, che nel letto di quei torrenti le sabbie abbondano di pa- gliuzze d'oro e d'argento, e descrive un invaile ro . ove sogliono gli indiani estrarre l'oro. Passa quinch alla descrizione della ciltìi di San- tiago, e dei costumi del Chili, ed infine parla d'un orribile terremoto colà accaduto il 25 febbraio J835, che sconquassò le principali città di (piella regione, mentre egU vi soggiornava. La relazione ilei sig. O.sculati vien trovata fedele dal maggiore Charters, il quale, avendo visitato 20 anni prima quei luoghi, sco- |)crse la cima delle Ande alla disbuiza di 250 miglia inglesi, ciò che porge un interessante problema suU" intersezione del raggio visuale colla ciM'va della terra; .siccome peraltro non aveva seco barometro, così non potè conoscere l'altezza alla quale si trovava al primo appanre di (juellc cime sull'orizzonte. Rettifica quindi un lieve sbaglio del sig. Osculati, indicando essere (Ihaciibuco 1' altipiano nel quale Saint-Vlaitin vinse la prima battaglia, e chiede al viaggiatore, se abbia appuntito ipialche iiuiakiunento permanente del suolo, durante il terremoto che distrusse la Concepcion e le altre cittìi di Talea, Penco, ecc., come fu osser- vato a \ os|)araiso. Finahucnte. avendo il maggior Charters percorso tutto il Chili, parla sulla costituzione flsia» di (piel paese, il (juale a set- lenti'ione di Santiago è stei-ile ed arìdo, quanto fertile e ridente a mez- zogiorno. ^ ijueste osservazioni altre ne aggiungono i signori Pentland ed OuiLuni. Dopo ciò vien letta la parte Asia ed Affi-ka del sunto dei recenti progressi della geografia del conte Gràlierg da Hemso . nel quale, al — 598 — .solito, rjtulore espone lo nuove .scoperte e descrizioni generali e par- zi;ili tli queste duo parli del globo, falle por cura di tanti viaggiatori d'ogni nazione e dello principali .società geogralìciie. Il sig. Picei legge quindi una nota sui tlialetti \allelliucse e hor- niiese, nella (|iiaIo .svolge i jieculiaii caratteri clie contraddi.stinguono questi due dialetti, e pei (juali il borniiese dev' es.sere .separalo dagli iusubrici: ili che il sig. liiondolli risponde, non solo confermando i fiitti e le consiilerazioni c.spo.ste dall' autore, ma proponendone altre, tra le quali una raccolta di radici esclusive del bormiesc, ed avvertendo che altro ancora potrebbe aggiungerne, in appoggio dello stesso principio, tnicndo al boriniese il dialetto della vicina \alle di Livigno. L'adunanza è .sciolta. Adiiuanza del 96 «cKruibre Letto ed approvato il processo verbale dell'adunanza preceilente. il iirof .\ngius legge alcune brevi notizie sulla provincia .Sulcitana in .Sardegna . nelle (piali . dopo avere indicata la superficie della sua parte continentide . non che delle isolette adiacenti, nota le principali mon- tagne, i fiumi, le fonti, i bacini, le saline, le peschiere, e porge un cenno sui minorali. vo"etabiU ed animali di (luella regione, non che sulla meteorologia della medesima. Passa (juinili a parlare dilFusaTuente del numero, dei costumi e dell'origine della popolazione, mostrandone la derivazione da quei Mauritani, che, secondo Procopio, espulsi dal- r.V.niica ai tempi di Belisario, e deportali in Sardegna, si stabilirono sulle alture ^icine alla metropoh dell'isola, eil oppugna con molli ar- gomenti le contrarie opinioni, spiegando per qual cagione gli odierni ^laureili parLiio il dialetto generale dell'isola, anziché il mauritanico dei loro maggiori. Dìi quiniU un sunto storico dello vicende cui questi po- liti andarono .soggetti, partendo dai tempi iloUa dominazione romana, e discendendo fino ai presenti. Dopo ciò , chiude il discorso con una succinta descrizione dello stato attuale dell'agricoltura, della pastorizia e della jiosca. dihuigandosi in particolare sulla pesca del tonno, sul- 1 artilìzio delle reti e suU' intera operazione della mattanza. (Quindi il sig. BiondcUi legge una illustrazione d'un antico dialetto, ora morente, nell'isola di Vegha. alla i piale premette un prospetto sto- — 599 — rico delle vicende subite in varii tempi dalle popoliizioni delle Absir- tidi, coniiiiciando dai toinpi più limoli e discendendo sino a noi. Uopo aver indicato le antiche popolazioni libuniiche, e le successive invasioni dei Celti, dei Romani, dei Germani, degli Slavi e dei Veneti, traccia taiandio il successivo avvicendarsi di varii linguaggi nell'isola, ove al- l'iiicognit;i favella primitiva successe la celtica, a (jnesta la latina, alla Ialina i linguaggi slavo e romanzo, e a quest'ultimo il dialetto veneto. Dimostra ([uindi, come solo coli' attuale generazione venisse meno nella ólUì di Veglia l'antico romanzo, ora parlato .solo da alcuni vecchi, dalla cui bocca, e mercè il sussiilio del doti. Cubicli, potè l'autore raccogliere le poche sparse reliropone mi suo nuovo sistema elementare per lo studio della geografia antica e moderna, ch'egli ih vide in quattro parti : 1 ." geogi"ifia moderna teoretica , che comincia con alcune no zioni della sfera terrestre, e passa poi alla sfera celeste ed a' suoi grandi corollarii, alle vanetii fisiche e civili dell'uomo: 2." geografia moderna descrittiva , che comjn-ende un' idea generale dello stato fisico , reUgioso e pohtico di ognuna delle cinque parti del mondo, una breve descri- zione particolare d'ogni Stato, osservazioni e confronti sopra gli Stili: .3." geografia antica descrittiva e teoretica, nella (piale comprende l'o- rigine e formazione della geografia tra gli libici, i Fcnicii. i Cartiginesi ed i Greci , la geografia descrittiva e teoretica ai tempi dell" Impero romano, le sue variazioni accadute nel medio Evo e i progressi e per- — 600 — fezioiiaiiiPiiti della medesima per le scoperte e pei la\ori fatti sino al cadere dello scorso secolo: 4.'' finalinente , conclusione generale sopia la geografia antica e moderna, nella quale l'autore intende riassumere in breve i paesi non conosciuti, le catene di monti, lo stJito delle mi- niere, il commercio, le strade ed i principali centri delP umana civiltà e potenza. Lo stesso professore presenta alla Sezione l'introduzione di im .suo (".omjìendio di geografia antica e moderna, .scritto secondo tale nuo^•o metodo, e di cui già è cominciata la stiimpa. 11 .sig. (erotti legge quindi alcune note sulla formazione del Bosforo e della Propontide. e sul progetto d" Albu((uerque per agevolare la co- municazione delle Indie orientali col Portogallo; alle quali notizie il march. Palla^^cino fa molto osservazioni, ed aggiunge schiarimenti e notizie relative alla dilllcollà d'esecuzione, ed al progetto fatto dal- l' ing. Linant di aprire una comunicazione per acqua tra il golfo arabico ed il Nilo, meehante una ihga alta 18 piedi. Finalmente il cons. BaUji, chiudendo le adunanze speciali di Geo- grafia da lui presiedute, legge alcune parole di congedo, nelle quali, dopo avere svolta l'importanza degli studii geografici nei varii loro rami e sotto i multiformi loro aspetti, e dopo avere indicato quanta parte vi prendessero gli Indiani in ogni tempo, esprime il volo, che gli stu- diosi delle discipline geografiche possano riunirsi nei futuri Congressi in separata ed indipendente Sezione. CENISI GEOGNOSTin SULLA CORSICA PEI, MARCHESE LORENZO PARETO •^ebbfiio nello .sUito attuale della scienza geologica, la (jiialc da ]H>clii anni in ({iia, da bambina ch'ella era, si è latta adulta e gigante. Ir osserva/iuni le ([uali non scendono a minuti particolari. oj)pui'e che non sono improntale ilei marchio di estrema precisione, siano di j)Oca utilità, pure, siccome in certe circostanze riesce nondimeno giovevole il conoscere dati e relazioni che mettano sulla via di giungere per mezzo loro alla desiderala precisione circa la cognizione della geognosia nasce ai piedi — «03 — • lol inolile (lì l';tf;li;i OìIki nel Niolo, percorre da priiii.i una liiiie;a valle. ora I lidcicmcnlc apciUi . (ira profoiKlanientc inc'ivala. in mezzo a dui? alle calcile di iii()iilaf;lie diielU? (). S. O. IC. N. E. : quindi <,'iniito a ponte Kraii«irdo gira biiiscanientc al noid, nceve prima sulla sua de- stra il liiiiiie di Casa Luna clic corre S. N., poi sulla sua sinistra l'Asco c()iii|>()sl() dall'Asco e dalla Tarla^'gine che sboccano dalla parte di po- iieiile da \alli dirette ilall' (J. S. O. ali" E. N. E., e poi nuovamente piegando esso stesso verso Test, percorre una lunga e stretta gola, la (jiiale taglia quasi perpendicolarmente le catene tutte del sistema oricn- lalc. e infine uscit(» nella pianura va a nieltcr f(jcc nel mar di Toscana. Il Tavigiiano iia ali" incirca lo stesso andamento, solo prima di giungere al mare si volge un poco più verso mezzogiorno. L'inlluenza reciproca dei due sopra accennati sistemi di sollevamento che han mo- dellato le montagne delia Corsica, si fa generalmente sentire in molte parli dell isola . ma in ispecial modo là do\ e essi vengono (luasi a contiitto. Così le catene o serre, come le chiamano, le quali fiancheg- giano la valle del Taravo, e che appartenendo al sistema occidentale corrono da prima (). S. O. E. N. E.. j)iegano poi (hrcttamente al nord (luaiido si appro.ssimano al vertice di (hvisione, al colle detto Foce di Verde, perchè quivi incontrano il sollevamento diretto al nord: ed egual niutamenU) di direzione ha luogo anche nei monti dell'Incudine, ove s" incontrano i due sistemi, ma ove per?) il sistema orientale va scomparendo . per cedere il posto dopo Poito Pavone e a Portovecchio ad accidenti del suolo diretti dall' O. S. O. all'È. N. E. il sistema oricntiilc. ossia quello diretto nel senso del meridiano, regna jirecipuamente nel Capo Corso a Serra di Pigno, nella Serra di Tenda, in quelle di E.se e di Prato, e nella catena del Santo Pietro: si (il j)ur sentire nella Serra di Frontagna che realmente appartiene al sistema occidenUile . ma ove forse la riunione dei due sollevamenti ha |)()rt;tto le monUigne ali" altezza considera bile di più di due mila metri. Quanto al sistema occidentide cominciano ad esservenc tiacce lUiUa estremitìi mcridionidc dell'isola, cioè verso Bonifazio e Santa Manza, e continuano al nord (ino non lungi dall' isola Ros.sa. Io credo pure che tracce di (|uesto movimento nel senso dcll"0. S. O. siano egualmente certe rilegature o piccole catene, le quali, sebbene in mezzo al sistema orientile, haiiini la direzione suindicati), e servono a riunire trasver- — 604 — siilnienle le principali catene di ([iiesto. In questa categoria entrereb- bero. Ira f;li alili, i inolili rlie a levante di ('orto, separano il bacino del Tavii;iiaiio ila ([nello ilei Golo e del l'iinnalto, i ([iiali .si cliiamano i monti ileirAlluraia , la catena die è tra il Golo e il Bevinco e i monti delle vicinanze di Solenzara. Sarebbe rpii fuor di proposito il dilungarsi ili più a minutamente descrivere 1" andamento di lutti i conlrolliili e le valli che si trovano nel!" isola, essendo quelli appartenenti ad uno dei sistemi generalmente analogia tra loro medesimi. Così tutte le \alli del ponente semplicis- sime, hanno per il solilo il loro 'llidhwi:; [irofondaiueiite inca.ssato tra le due catene che da parte o d'altra le lìancheggiano. e la direzione di quelle catene e l'accennata particolarità inlluisce anche molto sulla con- figurazione della costa di ponente, che vedi molto sinuosa e profonda- mente addentellata da vasti e lunghi golii che ad ogni |)as,sar di capo s" incontrano: menti'e invece nella parte orientiile, il sollevamento es- send(j slato parallelo alla costa, vedi questa terminatii, fin dove regna un Uile sistema, da una linea quasi retta, e quivi è pianura che degrada a poco a poco sotto le acrpie del mare poco profonde verso Toscana, iienlre invece profondissimi sono i .seni, i golfi ed il mare, anco molto vicino alla costa, dalla parte di ponente. Dato fin qui un cenno suUa topografia della Corsica . è tempo che ci occupiamo della sua geogno.sia. Quest'isola, sebbene tU un'estensione molto considerevole, non contiene poi una proporzionata varietà di for- mazioni o terreni: io penso che le formazioni di secUmento siano .sol- tanto, quella delle alluvioni antiche, rpiella dei terreni lerziarii, quella degli schisti e calcaree, e quella ih certi schisti e psammiti con com- bustibile fossile. Quanto siile fonnazioni abnormi , ossia di trabocco , si poiuio notare delle serpentine ed eufotidi, dei graniti, dei porfidi e delle diabasi o tlioriti. La formazione alluviale antica si mostra da prima nelle vicinanze di Bastia, andando verso lo stagno di Diguglia, cioè verso mezzogiorno; consiste in un'enorme congerie di ciottoli di diversa natura, la quale rico|>re la pianura, alcime basse colline e le falde della Serra di Pigno. Le rocce scliisto-Uilcose sembrano quelle che hanno fornito maggiori elementi a queste alluvioni: però a dirimpetto ove .sboccano fiumi, .he vengono dal masso centrale dell'isola, siccome all'apertura della — 605 — valle del Golo, si iiiostiaiio anche non jwclii ciottoli di granito. QuesUi massa allinialo si csIcikIc da Bastia verso il Taxignaiio e il Finmorbo, lurinaiKlo in ((iieslo tratto di paese, sopra una iarf^iiezza or più or meno considerabile ma tiilora ridotta ([uasi a piccoli.ssinio spazio, delle roiiiiietle o onduiaziuni. nelle quali le niatei-je grossolane, cioè i ciot- loli. alternano con stiatereUi |)iri fini terrosi o .sabbiosi, stendendosi in letti |)iri o meno fjrossi sulle lesUitc dei i)aiu-lii di scliisto tiilco.so, che forma quivi la maggior paile ilei monti più vicini. Non lungi poi dal primo de' mentovati fiumi essa cede il posto ad una formazione un poco più antica e di diversa natura . la quale è però per ([ualelie trailo da lei ricopertii. ma ricompare più al sud lin \erso alla Solenz.ara. Io credo eguabiiente che bisogna riportare alle allu\-ioni antiche i molti massi clic sono nella valle del Golo, là ove tra Ponte Fran- i'ai- parlengano certe altre enormi congerie di ciottoh, che vedonsi allo .sbocco di alcuni torrenti montani in altri maggiori , o seppure dessi siano fe- nomeni a.s.solutamente legali, siccome quasi io mi penso, con quelli che accadono lutlo di. .Siuebbe pur luogo di esaminare se vi sia pro- babilità che il fenomeno dei gro.ssi massi trovati in alcuiù |)unti. ma riuniti col terreno albi viale, po.s.sa avere qualche legame colla suppo- sizione di qualche ghiacciaio, di cui fossero prodotti o meglio resti i piccioli laghi alpini situali in nicz/.o :illc più alte montagne dell'isola, e chiamati di monte Holondo e di Nino: ma io. non avendoh visitati, mi asterrò (!:i ([ualunque confronto, sebbene, gi-azie all'ingente altezza de' monti che li circondano, non assolutamente assmda possa paren- — (lOC) — lii sii|)|>osÌ7.ioMc . clic ((iiclli suino rciiliiiciilc l;i<;lii residui di :inticlii TERRENI TEIVZIAIIII In tre piniti soltanto, ii mia cognizione, si sono trovati in Corsica terreni liporljthiii ai terziarii , e qnesli , secondo me. di preferenza coi non più antichi di tlelUi serie devonsi riputiire legali. Pientlendo le mosse da Bastia , ed iivviandosi verso il mezzogiorno lungo la strada ciie sta a non pande distanza dal mare e mena a Poi loveccliio e Bonifazio, traversati aj)j)ena gli ultimi controlbrti o lembi de" monti, die vengono dal Vescovato e da Cervione, giungesi non lungi dal Tavignano;; quivi il teiieno e più sensibilmente ondulato che nella i)ianuia, accanto a cui .si tiene la stiada. e al disotto dei banchi alluviali che si sono travcr- .sati fin allora, ne compariscono altri orizzontali ili marne miste bensì a qualche ciottolo, ai quah, progredendo, si ^■edono sottostare siilibie con ciottoh, o parti ferruginose e agglomerati, e poi una calcarea più o meno grossolana con conchiglie marine tra le altre del genere Pcctcn e di specie non diversissima, a quel che mi pare, dal mrius. Sotto questa calcarea vedonsi ancora sabbie con paiti indurite in forma di arnioni di dura arenaria, e più inferiormente altri ciottoh e sabbie. Questa riunione di strati, la quale è eridentemente terziaria, seguitasi per qualche tratto presso Aleria, e poi ritrovasi ancora a Vadina non lungi dallo sUigno di Urbino. In uno spaccato fatto dalla strada si ve- dono, .sotto le masse alluviah, marne di vario colore, e alcune di rpiesle tli color ccncrcgnolo. contengono molti cardii ed altre cont:biglie ana- loglie alle viventi nei mari vicini, ed io mi penso che queste marne siano di poco superiori e dillicilmente separabili dalla calcai'ea più o meno -solida e grossolana con pettini su aeceiiiiata. Questi! fomiazione si estende principahiiente |)rcsso lo stagno (h Diana e quello di Urbino. Dopo cpiesta locahtà, come già dis.si, ricom- pariscono ancora i terreni alluviah, che si seguitano fino ali" incontro tlelle nia.s.se .secondarie le quah , lungo la eosUi . ritrovansi da prima presso .So- lenzara, ove le mont^igne di .Sari vengono ad immergere i loro piedi nelle acque del mare di Toscana. Dallo vicinanze di Aleria per trovare, andando verso il sud. altri — 607 — lorrciii rift'ril)ili :if;H ultiini sedimenti , o per iiu-f^lio tlire all' epoca ter- ziaria, l)isi)j;iia percorrere gran trailo tli paese, giaccliè soltiinto all' e- slrciiiitii nicridioiiale dell'isola, cioè verso Bonifazio e Santa Manza, appaiono banchi di una tal epoca. A^\iand(Jsi da l'orto\cccliio verso Bonifazio, dopo percorso al- r incirca per una quindicina di miglia un terreno granitico, e rinion- tiita ima piccala valle dclt;i di Acqualunga, jiresa l'erta clic sowasUi alla destra sponda di questo torrente, si vedono succedere alle masse ciiinpalte ed indivise di lui hel granito, numerosi stralerelli hiancastri di una roccia aggregatii, che è in generale una calcarea più o meno are- nacea : (juestii in iJcuiii punti si può considerare come un aggregato di molteplici frantumi di conchiglie e di echini, di cui, e particolannenle di (|uesli ultimi, ritrovansi dei gusci intieri nei banchi calcarei sopra ilesciitti, in ispccial modo presso il golfo di Santa Manza. Questa forma- zione, di cui io non mi stJirò a descrivere minutamente gli strati, poiché giìi ne ha pubbhcato un'esatta e minuta descrizione il sig. Bay nauti . occupa un'estensione non piccola di paese che va dalla punUi di Bo- nifiizio al gollb di SanUi Manza, ed è hmikila al sud della piccola ca- tena granitica chiamata Seira de' Caviccioli diretto da O. S. 0. a E. N. E., V. a tramontana è circoscritta da fjuella di Balistro e dalla Trinitìi, la quale cammina nella stessa (hrezione. (jli strali di questa formazione terziaria sono genenJmente oriz- zontiili. e pare ch'essa sia stata sollevata in massa al di sopra ilei li- \-ello del mai'e, senza che essi siano stati menomamente tUslocali. Essa è poi profondamente solcala da valloni che hanno il loro fondo all' in- circa al livello dal mare, e che anzi talora prolungansi al cU sotto tlel medesimo. È interessante di osservare, circa questii fonnazione, che non solamente riposa sopra il granito, di cui contiene nella parte inferiore nnmerosi.ssimi frammenti, ma che anche contiene ciottoli e frnnunenti di tracliiti e pomici, formazioni e rocce le quali non vedonsi in Cor- sica, ma che invece si estendono grandemente in Sardegna, e anche sull'opposta s|)onda del conlinentft italiano, cioè in Toscana, e più nello Slato ponlilicio : fatto che |)(>li-à darci (piiilche lume circa l'epoca di (|ucsUi fonnazione terziaria. L'altezzit a cui giunge presso lioniliizio que- sto terreno supera ili poco i cento mclri e generalmente si tiene tra gli ottiuita e i novanta. — 608 — Il terzo |)iiiilo iti cui si liin (ingoilo terreni l(n7,i;irii è invece (|n;isi itir altra eslieniilìi tlell" isola, cioè verso il nord, ed è presso il -^oli;) di San Kioreirzo che mostransi polenti strati appartenenti senza dubbio a Ibrmazione identica con quella di Bonifazio. Tra le due catene scliistose. Ttuia (letta Seira ili Pii;no a levante, la (piale può dirsi prolniipa/.ione del Capocorso, e liJlra cliiamata Sena di Tenda a jìoiiciite, la (piale. come la prima, corre nel seiiso del meridiano, liavvi una larga depres- sione, parte sottomarina e parte emersa fuori delle acfpie, la quale è oc- cupati» per buona pezza, e soprattutto d.iUa parie di levante, da una potente .serie di banchi rilevati a mo" di scaglioni e ap|)arleueuti alla serie terziaria, i cpiali ergono le loro teste appoggiandosi da un lalo alla Serra di Tenda e dall'altro pili manifeslaniente a (piella di Pigno. tla cui soltanto sono divisi per mezzo di una vallea, che potrebbe (piasi chiamarsi un fosso di circonvallazione, in cui scorrono torrenti, i (jiiali poi di tanto in lauto traversano la zona terziaria, e danno co.si luogo a studiarne la struttura. Lasciate le rocce secondarie, nella vallaUi. e alla base ilella zona terziaria, regna un potente agglomerato di nias.si più o meno grossi di rocce scliistose e serpentinose provenienti dalle vicine montagne: a que- sto soprastamio molte modificazioni e varieth eli aggregati, di sabbie e di calcaree, le quali presentano grandissime analogie con quelli che osservansi a Bonifazio. Così nella parte inferiore si osserva una specie di arenaria, quindi sono strati calcarei frammentarii con pezzi di serpentina e carichi talora di resti di echini e di pettini: ])iri so])ra sono calcaree più omogenee e solide divise in piccole lastre, e tutte composte di fram- menti quasi indiscernibili di coipi marini: e infine gli strati superiori nella pista calcarea e sabbiosa contengono numero.si ciottoli di porfido eiiritico rossiccio, il (juale abbonda nelle montagne del Xiolo e verso \ico. Questi banchi calcarei inclinati .si ergono (ino ali" altezza di tre- cento metri, e quando si sUi sulle alture della Serra ili l'igno. rivol- gendosi verso il golfo di San Fiorenzo, vedonsi le testate degli strati alzarsi ver.so di sé. seguendo, (pianto alla (brezione all' incirca il N. S. , quinih girare verso il fondo del bacino ed inclinare nel senso rovescio, cioè dall' O. iill'E., quando .si alzano verso la Serra di Tenda, così che appare che siano stati deposti ali" ingiro e lungo le sponde preesistenti (Tiin bacino, e che questo subendo in séguito dei iiioxiuienli di solleva- — 609 — mento sopra ambe le sue sponde, gli strali terziarii sono slati afletli diJ medesimo nel senso istesso in cui li vediamo ora disposti. La lisUi dei fossili raccolti nello diverse località, di cui siamo an- dati linor làvellando, non è snilicienleinente complcUi per poter asse- rire qualche co.sa ili mollo positivo sulla posizione precisa di questi teireni teraiarii. Alcuni fatti e alcune coucliiglie pairebbero dover farli oiitrai-e nella classe dei terreni toraarii inedii, ma altre considerazioni lòrse devono porUu-li più alto. K se è per mezzo dell' analogia coi ter- reni delle parti più vicine del continente o anche di ;dtre isole che bisogna procedere per classificarli . non sarà qui inutile l'accemiare i luo- ghi pi-incipali dove ho veduto banchi, i quali sembrano avere con (juc- sto nostro molla analogia. Da prima, andando ^erso levante, si è nell'isola della Pianosa che s'incontra im terreno assolutamente analogo, poiché mineralogicamente identico e aiidie (^onlenenle gli stessi fossili, in ispccial modo quegli alti echini o dipcastri e pettini che vedonsi a Bonifazio. Di questo terreno deve esistere traccia anche in Toscana , avendo veduto echini di uguale specie , che mi si di.ssero provenire dalle vicinanze di Montalcino , e piondendo taloia. nelle vicinanze di Volterra, le sabbie gialle superiori alle marne turchine, un aspetto mineralogico uguale a quello del tcr- l'eno di Corsica. Sulle coste della Sai-degna egli è poi in molti luoghi visibilissimo od ha grande estensione. Nella Liguria, propenderei ad identificarlo con quella calcaiea grossolana o arenacea dura a numerosi pettini e a tracce di echino, la quale nelle vicinanze di Finale corona quasi orizzonlal- mcnte i monti di calcarea secondaria all' altezza di più di duecento me- tri . e che seinbra in alcuni punti essere decisamente superiore alle marne subappennine. Né credo il nostro terreno di Corsica differente da certe calairee ugualmente di tessitura grossolana e quasi nmllasse , die nelle vicinanze eh Vence, nel (hparlimento del Varo, trovansi pres.so le marne turehine. e credo a lor superiori. .Siccome pure più a ponente il suo a.spetlo richiama certo terreno terziario del capo Couronne presso Les Martigues. in cui sono echini e fossili non molto differenti da quelli che rinven- gonsi in Corsica. Ora, se stamio queste analogie, panni che, siccome i terreni fin 77 — CIO — qui accennati sul continente sono da molti geologi riguardati come appartenenti ai terreni teraiarii superiori, così è probabile clie ancbe i nostri terreni di Corsica risalgano a quest'epoca; ne è pure per me un areonienlo mollo convincente il vedere il terreno di Bouilazio le- gate e anzi posteriore alla fonnazione tracliitica e pumicea , di cui con- tiene frammenti. Da quanto infatti bo potuto osservate sì in Toscana clic nello Stato del Papa, appare die le tracbiti e le |)omici siano sòrte e venule al giorno conleuiporaneamenle o anzi post<'riornienle alle marne lurcbine, onde non è illecita la conclusione clic il terreno ili Bonifazio, il suo analogo di San Fiorenzo e quello di Aleria, siano contemporanei, o forse posteriori di poco, all'epoca delle marne turcliiue e sabbie gialle. Io so henissimo die, non ba molto, il sig. Coquand lia proposto pei terreni tlella Toscana, e in conseguenza ancbe di altre parti d'I- talia, una classificazione iliversa da quella del Savi e di altri geologi, e fatto scendere nel terreno eoceno il terreno di areuai-ia. e aggregati ofiolitici con lignite, ba posto nel mioceno certi bandii di una specie di calcarea grossolana con pettini, da quel pi-inio discordanti, ma con- cordanti invece colle marne siibappennine e le sabbie gialle alle cpiali sottostanno, lasciando (secondo die dalla massima paite dei geologi è adottato) quest'ultime nel più recente dei periodi terziarii ossia nel plioceno. Ma, se non mi starò qui a discutere questa classificazione, per- dio esigerebbe troppo minuto esame delle formazioni accennate da quel dotto geologo, pure osserverò a questo proposito, che sebbene forse nei fossili del terreno terziario di Bonifazio, ve ne siano di (juelli che farebbero sospcttire l'esistenza del terreno terziario medio, e che in conseguenza si avrebbe a metterlo in parallelo (per (jiiel che riguarda la TosGina) con i banchi terziarii del Pa\one verso Val di Ocina, che secondo il sig. Coquand sono terziarii medii, pure l'analogia che il so- pra descritto terreno di Corsica ha colle mentovate formazioni della Li- guria (circa le (piali non penso che si possa muover dubbio sulla loro riunione colle marne subappennine). mi fa propendere fino a i)iù maturo esame, a riguardare questo terreno di Corsica, quello specialmente di Bonifazio e di San Fiorenzo, come appartenente al terreno terziario su- periore, e anche a far rimontare certe parti del terreno di Aleria alla più recente tra tutte le divisioni di ijucst" ultima lijiiiiazioiie. — 611 — TERRENI SECONDARI! Sin ([ui abl)iaiu favellalo de' terreni terziarii , che, a norma di quanto abbiamo visto , occupano una parte piccolissima dell' isola : oia il tcrri'iio clic ci tocca di esaminare lia ben altra impoi (anz;i nella geologia della medesima. Poiché iniiitti a parie le interruzioni cagionale dalle masse di eiiizione ofìolitica, le quali lo hamio traversato e modi- ficato , questo occupa una larga zona che, cominciando dal (ìapo Corso , giunge (in verso Porto Pavone nella direzione di mez/.ogioi'uo, o della lunghezza dell'isola, e nel senso della larghezza arriva fin presso Corte, coprendo così più d'un terzo della medesima. Questo terreno, che io chiamerò degli schisti talcosi. contiene una non piccola serie di ^'al■iet;^
  • ellare, propendendo io a crederle di data più antica. Fatte appena ali" incirca due miglia da questo paese
  • edonsi al basso dei monti in un picciol torrente. Le ultime testate degli schisti sono coperte dal terreno diluviale, precipuamente composto, come abbiam detto, di rocce schisto-talcose. Il secondo spaccato {Ta\'. IF , fig. 3), di cui io mi propongo di — 617 — notare le parlicolariU», è ancora più esteso die quello fin qui descrilto. poicliè tii{];lia l'isola più verso il suo centro, e ove ha maggiore lar- ghezza. Ma prima io credo conveniente di far osservare, che (juesto terreno di sciiislo talcoso non penetra punto nelle gi-andi vallale o pr^i- foude fenditure che s'incontrano nella massa del sistema occidentale, cioè nella parte granitica dell'isola, essendo solt^uito addossato a (pieste masse, e da ciò derivanflo chiaraniente che (jnelle profonde fenditure sono accidenti avvenuti probahihneiite dopo il rialzamento o solIe\a- mento di questi stessi schisti talcosi. (ìosi infatti nelle vicinanze di Corte, ove confluiscono i due fiumi il Tavignano e la Rustonica, si vedono queste valli , le (piali poco prima del confluente sono quasi parallele. tJigliare perpendicolarmente gli .schisti t;ilcosi e i banchi di calcarea sac- caroide grigia, e poi queUi di calcarea meno granulare e più compatta che alternano cogli schisti medesimi e che si addossano in istrati iiicli- nnti.ssimi .sulle masse granitiche le quah si trovano verso il monte Ilo- tondo, cioè a ])Oca distanza a ponente della medesima cittii. La profonda valle del Golo, essendo principalissima dell' isola, ed essendo, meno per breve tratto, (Uretta per|)endicolarmente alla ca- tena che serve (U partizione alle ac(|ue tra l'occidente e il levante, for- nisce il modo di cono.scere la successione degli strati come si presentjino partendo dai monti granitici fino allo sbocco di detto fiume nella pianura e quinth nel mare, non lungi dall'antica e or diruti! cittft di Mariana. E pertanto, seguendo il cor.so di questo fiume, che antleremo studiando il succedersi delle diverse rocce, scopo (h (jueste nostre indagini. La valle del Niolo, che tal si chiama quella in cui nasce il Golo. quella dell'Asco e della Tai-taggine suoi allluenli. sono dirette, come già dissi, dall' O. S. O. all' II. N. E., e sboccano in una valle o fenditura non estremamente profonda diretta S. N., la quale si estende da Ponte Francardo a Ponte alla Leccia, e che poi col nome definitivo di Valle del (jolo si volge all'È. N. VI. all'incirca fino alla pianura. Queste Ire valli inliiccano da i)rima la formazione granitica, poi, ncU'una alle spalle, cioè a ponente, di (>astiglione , nell" altra presso Castifao. cominciano a solcare profondamente gli schisti tiilcosi e fjualche poca sei-{)entiiui , non denudando più se non che parzialmente a Ponte Francardo e al confluente dell'Asco, ove la valle è diretta N. S., un picciolo ma.sso di granito, o meglio porfido granitoideo: a questo punto mettono allo .sco- 78 — 618 — |)CTto. ;il ili sopra dei granili, un aggregato a ciottoli di varia natura, ma spcciahnente granitici e porfìrici, il (piale assai presto cede il posto alla numerosa serie di rocce e strati clic andcremo notando, i quali formano le pareli della gola profonda, in cui, ingrossato dagli altri due mentovati fiumi, scorre il (iolo, lungo il cpiaie sUi la strada regia che \a da Aiaccio a Bastia. l'hitrando nella gola, s'incontra da prima una potente massa di serpentina verde scura, sovente più scagliosa che compatta, la quale Ila nella parte inferiore, e per così thr nel suo ceiilro, una massa di t'tifotiile biancastia. Quest;i serpentina è sull'una e suU'idlra sponda del (joIo, e ila una parte viene ilai monti che accompagnano il corso del torrente di (lasa Luna, e dall'altra, cioè sulla sinistra, passa probabilmente a fonnare l'ossatura della Serra di Tenda che corre nel nord all'iiiconlro del golfo di San Fiorenzo. Progredendo vei-so levante lungo la straila, dopo circa un chilo- metro e mezzo , vedonsi appoggiati alla serpentina numerosi banchi di uiio schisto argillo-i-alcareo grigio tU piombo, i quali da prima inclinano ^■el•so levante , poi si raddrizzano un poco , quindi sono o verticah o pendono verso ponente. A questi succedono alti'i non pochi banchi di uguale schisto ar- gilloso, nia tra\ersalo a varie riprese da massi o iljkcs di mediocre potenza di serpentina, dopo che ne viene un potente di eufotide, a cui succedono banchi ^•erticah, o incLnali verso levante, di uno scliislo talcoso verde molto fissile, il quale è traversato da numerosi e larghi filoni di (juarzo, e contiene itbbondanlemente dell'epidoto. Esso in al- cuni punti , e visto di traverso , ha un aspetto amigdaloide , il che pro- viene dal modo con cui le sfogUe biancastre o ipiarzose inviluppano piccoli ariiioncini delhi sostanza verde o talcosa. Dopo di questo punto la valle, da prima co.si ristretta, si slarga alquanto, e la strada traversa parallelamente al fiume, e sulla destia del medesimo una specie di pic- cola pianura o bacino limitato a mezzogiorno dalle alte montagne della Rocca e di Pastoreccia. Quivi, ove il terreno alluviale lo permette, si vedono continuare gli strati dello schisto talcoso, ma un poco più ar- gilloso e di color cinericcio, siccome pure accade sulla sponda opposta del Gole, la quale si erge immediatamente sopra di lui. — 619 — Ai (lue terzi della pianura in questione la strada passa nel luogo detto Ponte Nuovo sulla sinistra del fìiuue, e continua per gran tratto a traversare degli seliisti argillo-Uilcosi grigi ciie inclinano verso ponente, e corrono N. S. In detti sciasti, non clie nelle masse serpentinose che li traversano, esistono frequenti spaccature nel senso della valle, le (ju;ili j)er conseguenzii sono dirette all' incirca K. N. E. Tali scliisti, che |)ur contengono parti calcaree, e che di tem|)o in tempo sono btgliati da piccioli fdoni di serpentina, al cui contatto esso .schisto prende a.ssoluUuiiente l'aspetto di amianto, si prolungano al di là del rivo che scende da Bigorno, il cui bacino è intieiainente nello schisto, essendovi soltanto sulla cresta che lo domina della ser- pentina , la quale si lega a ponente con le masse della stessa natura di Ponte alla Leccia e del principia della gola. Tutto quivi continua ad inclinare a ponente. l'roseguendo il cammino, e seguitando il conso ih'l fiume, traver- sato il torrentello che segue quello di Bigorno, vedesi sorgere al di sotto dello schisto una ma.ssa di serpentina, la quale si mostra sull'una e sull'altra s|)onda del dolo. 1-Issa occupa sulla destra le alture a levante th Bevinchi ed è con- tinuazione di quella del Santo Pietro situato tra il torrente di Casa Luna e il Fiumalto. e ai cui piedi nascono le interes.santi sorgenti d' ac(jua acidula di Orezza. Sulla sinistra invece, prolungandosi nelle alture che dominano la stratla, va a raggiungere le altre masse serpentinose della valle del Bevinco. Questa serpentina ha breve estensione nel senso della larghezza ed è tosto seguita da banchi ili schisto argilloso, il quale ha l'aspetto di uno schisto micaceo. Sopravviene nuovamente altra serpentijia del solito aspetto verde scuro e in generale poco diallagica. E poi ritor- nano gli schisti talcosi verticali, oppure inclinati verso ponente. Questi, i quali costituiscono i soprastanti monti di Visaiola e di Vignale, conti- nuano (ino all'incontro della pianura, ma, all'altezza all' incirca de' monti di Prunelli, «imbiano d'inclinazione e pendono verso l'esterno della catena, cioè all'est. Presso lo sbocco del Golo le testate dei bandii di schisto sono coperte dal terreno diluviale. Questa sezione, la (piale traversa porzione notabile dell'isola, e là per l'appunto ove la formazione schistosa è più sviluppata, può bjistitre — 620 — colla precedenle e colle altre minori a dare un'idea del come succe- (loiisi le diverse rocce in qucslo terreno talcoso della Corsica. In fatti, in ([iialuiKjne altro punto si prenda desso a esaminare, vedonsi jiresso a poco gli stessi strati e le stesse modificazioni; soltanto nella parte me- ridionale, ove è assenza di rocce serpentinose , e dove .indie sono di- stanti le altre rocce eruttive, pare che lo stato originario sia meno alterato. Così ne" monti che stanno tra il Tavignano e il Colo, ma più a ponente di Corte, il macigno e lo schisto argilloso hanno assoluta- mente r aspetto di sedimento , soltanto la calcarea che trovasi alla saliti» ilopo l'onte Francardo è assai cristallina. Nelle montagne poi verso Sari, in certe valli non lungi da Porlo Pavone, vi è calcarea compatta e ter- rosa, sebheue ve ne sia anche della quasi graiuiiai'e alia punta della ( lalcina presso (^onca : localitìi , in cui pure le rocce arenacee conser- \ano appieno l'aspetto di sedimento e di formazione meccanica. Da quanto abbiam detto finora, e malgrado l'aspetto antico delle rocce in questione, non vi è però nessuno che possa sostenere essere elleno state depositate in epoca molto antica. In fatti il loro accer- tato alternare con rocce in cui sono nununuliti assolutamente uguali a ijuelle , che sul continente e nella catena delle Alpi distinguono la for- mazione cretacea, ci porge valevole argomento onde collocare gli schisli talcosi, gli agglomerati, le arenarie e le calcaree tU diversa natura, che con loro s'incontrano, nella formazione cretacea, e ad attribuire il loro aspetto frequentemente cristallino a quei fenomeni di metamor- fismo si frequenti anco sul continente , là ove sono alte catene di montagne e varietà di rocce eruttive, causa probabile di questo nm- tamento negli clementi e nell" aspetto degli strali. Mi occon'e però qui di osservare, che tra le mutazioni avvenute nelle rocce della Corsica, altre volte sedimentarie ora crisUilhne, molte sono di quelle che osservansi generalmente al conlatto delle serpen- tine, mentre altre invece si rinvengono sul continente in luoghi anco assai distanti dalla serpentina e in punti ove le rocce modificate ap- partenevano sicuramente in origine a terreni più antichi di quelli della formazione cretacea e del macigno. In Liguria in falli ed in Toscana, che sono le regioni ove s'in- contrano principalmente formazioni analoghe senza alcun dubbio a (juelle di Corsica, molti degli schisti talcosi. e «juelli specialmente che hanno — 6il — l'aspetto più cristallino, si rinvengono (li preferenza nel terreno del vcrrucano, il quale da tutti è riportato ad un'epoca più antica della cretitcca , sia che si voglia farlo giurassico, o clic si propenda anco a ri- guardarlo come dell'epoca del ti-ias. Di più questi! varieti» di schisto trovansi spesso lontane dalle ser- pentine, couw nelle Al|)i carraresi e in Riviera di ponente, mentre le rocce die avvicinano Toliolite, hanno più l'aspetto di galestro, di schi- sto argilloso lucido, e quello del detto gfJjbro rosso, modificazione però qucst' ultima , che io crederei di preferenza dovuUi a (juelle rocce anfiholiclie, le ((uali sovente accompagnano le serpentine: il che mi suggerisce l' idea , che siccome sul continente la roccia originaria ilei \errucano che ha servito di base alla modificazione in schisto Uilcoso cristiillino, era di preferenza un'arenaria molto quarzosa, e che a questa modificazione forse contribuirono rocce diverse dalle .serpentine, cosi anco in (>orsica, quarzosa molto fosse (sebben dell'epoca cretiicea) la roccia base degh schisti Lilcosi cristctUini , e che non le sole rocce ofio- liticlie, ma bensì pure masse granitiche o porfiriche, contribuirono a ijucslo fenomeno di meUunorfismo. Ne certo mancano strati d" arenaria (juarzoita nelle formazioni ci'cUicce , imperocché nel mezzogiorno della {'rancia iilibonilano là giustamente , ove sono banchi con nnmmuliti , siccome in varii punti del dipartimento del Varo, ed in pari modo non è impossibile che una porzione delle rocce granitiche e porfiriche, le quaU ponno appartenere ad epoche diverse, abbia modificate le dette arenarie, come in varii luoghi delle Alpi marittime i porfidi hanno mutato in rocce di cpiarzo ed in schisti talcosi gli aggregati e le are- narie (piarzose dell' e|ioca forse giurassica o di quella del trias. Di più i sin qui sviluppati ridessi mi conducono ad emettere 1" o- pimone, forse un poco ardita, che nel sistema cretjiceo corso si abbia a riconoscere la stessa serie che nel terreno ligure della stessa epoca , cioè, andando dalla parte inferiore alla .superiore, calcarea nuiiimulitica, arenaria, argilla schistosa, e calcarea, mochficata anco in Liguria in schisti talcosi o argillosi lucidi, in calcarea più o meno gi-anulare o com- patta, macigno e finahneute calcarea a fucoidi, ultimo menil:>ro della formazione, non però riconoscibile in (Corsica, ove non .sono riuscito .1 rin\ciiire impressione alcuna di queste piante marine, si frequenti nei macigni e nelle calcaree della Liguria e della Toscana. — 622 — Se non temessi di oltrepassare i confini di una soniplice nota . .stimerei convenevole di far mintilaniente vedere la relazione «geografica del terreno tiilcoso della Corsica con quello del continente, ina mi con- tenterò di £ir osservare che può considerarsi come porzione di qnel s;ran sistema di formazioni cretacee modificate, che vedesi in Italia a cominciare principalmente al nord degli App(Miiiiui della Sabina, e die si estende per la To.scana e la Liguria, interrotto soltanto da poraioni .sporgenti di formazioni più antiche o da rocce eruttive, o ricoperto dai terreni terziari! in antichi golfi, e il quale probabilmente al di sotto delle acque del mare viene a ricongiungersi con quello di Corsica, come ne possono pt)i-gere buon argomento i lembi di macigno sollevati dai graniti di Monte Cristo . gli scliisti , i galestri , le calcaree a fucoidi , (> i gabbri rossi dell' Ell)a, e infine gli schisti talcosi e i macigni della (jorgona. Sistema che poi passa m'ile Alpi occidentiili, donde for.se, ma i-on aspetti di\ei-si, si luiisce alle altre formazioni cretacee del mezzo- giorno della Francia. Se non che aggiungerò che il suo carattere peculiare di aver le j)arti in generale molto modificale è evidentemente legato colle eruzioni .serpentinose . e che sul continente, a una distanza considerabile dalla massa di questa roccia, presenta un aspetto molto diverso. Tracciata fin qui la storia della formazione dello schisto talcoso mi resterebbe soltanto a favellare, circa i terreni secondarli , di un lembo tli terreno arenaceo con combustibile fossile, il quale ritrovasi nella parte occidentale dell'isola e in un bacino assai limitato: se non che prima non voglio lasciare di far cenno di certi banchi di rocce cristalline schistose d'incerta sede, che non mi so risolvere ad unire cogli .schisti t^ilcosi, sebbene si trovino non lontani da loro, ma che io riguardo come inferiori a tutta la fomiazione cretacea, senza però aver dati sullicienti per assegnar loro un posto determinato. Li molti dei punti iji cui si lascia il terreno di granito per passale nella formazione dello schisto talcoso , il passaggio non si fa iuunediata- mcnte dall'una all'altra roccia, poiché spesso vi sono interposti dei banchi di una roccia che talora somiglia un poco al gneis e taloia ad un micaschisto. (Questa, sebbene di aspetto molto cristallino, potrebbe essere bensì soltanto metamorfica: io nondimeno la estimo di diversa epoca dagli schisti talcosi che la seguitano, perchè, se non ho eirato, — 623 — nii è parso in alcuni punti, come a BelgoJere, di veder una tal cjuale discoidanzi» tra loro. I iiioj^lii principali ove ho riconosciuto questa roccia sono, come •^ili Ilo (Icllu, iJcigodcrc e le vicinan/x" di Poito Favone. In ijuest' ul- tima località i IkuicIiì di (piesta formazione cominciano all' incirca a tre miglia dalla Solcnzara, e si vedono sorgere al di sotto delle arenarie ijuar/.o.se. ICssi hanno quivi l'aspetto di un gneis o forse meglio di uno schi.sto micaceo a mica nero, e talora verdastro, contenente qualche voltii delle parti auliboiiche, si tUvidono in banchi di diversa grossezza, e talora sono alquanto contornati. Questi strati sembrano avere la direzione S. S. E. N. N. O. di- versa da quella che hanno gh schisti Uilcosi del resto dell'isola. Queste rocce sono traversate alla puntii di Cannella, non lungi da Porto Pa- vone, da un largo fdone di granito a media grana, e sembra che in altri punti di (|uest;i medesima regione contengano altri filoncini della stessa naturi). Sebbene io non io possa accertare, opinerei nondimeno che con questi schisti o gneis se ne abbiano a riunire altri , i quali verso la Foce di ^'erde, assieme ad alcune rocce (juarzose, formano la parte estei-na del granito, ed annunziano, per co.sì dire, la fine ili questo ed il prin- cipio ilelia massa di schisto talcoso. Del resto poi io non saprei davvero con quale formazione riporli , a meno che non faccian parte di quella che or ora descriveremo, ma che si trova in altra parie dell isola. Farò nondimeno osservare ali" ap- poggio della probabihtà che non siano identica cosa colla formazione degli steaschisti, che i banchi inferiori di quest'ultimi si appoggiano in- distintamente sul granito e sugli schisti miciicei di cui siamo andati fa- vellando. L'ultima delle formazioni di sedimento di cui ci resta a favellare, è quella che io riguardo come la più antica, ma che è ristretta entro l)revi confini. La parte occidentale dell' isola è generalmente occupata da rocce granitoidee o porfiriche, le quaU si alzano ad un'altezza con.sideral)ile nel!" interno del paese, e anco sulle sponde del mare. Sembra anzi che i punti in cui i[ueste, non lungi dal mare , si sollevano a maggiore altezza siano le vicinanze di Evisa e di Otta verso il golfo di Poi lo; — 624 — o\e il precipitoso fiume di questo nome scende dalle alte cime che sovrastano alla foresta d'Aitona. e viene a finire il suo corso, dopo aver traversato buironi profondamente incavati, nelle rocce poi'firiclir di quei dintorni. Ora si è per 1" appunto nelle vicinanze di quelle più alte mon- tagne, e quasi ai piedi delle medesime , che si estende un non vasto bacino, in cui si trovano contorti e sollevati banchi di rocce sedimen- tijrie. le quali terminano ;il mare presso T imboccatura del torrente lìusaf'lia e il piccolo golfo di Pastricciolo. (loiislano dessi nella ])arle che sembra inferiore, cioè presso Corso, di un lillade pagliettiito. di colore oscuro e grigio, in cui le parti- celle micacee sono talora ben distinte. Banchi di tal natura altcmano poi con altri di rocce silicee somiglianti a certe lidiane, e sopra loro, presso il luogo detto Osanni, prcsentansi delle specie di psammite e argille schistose e banchi di aggregati quarzosi ]iiù o meno grossolani. in mezzo ai quali è un letto di combustibile che ha più Y apparenza dell' anti'acite che del semplice litantrace. Esso ha una specie di lu- cido metallico, e contiene qualche poca pirite. Non mi è riuscito rinve- nir\ i impressioni tU piante , benché da clii aveva lavorato a un ten- tJitivo di cava fatto in quel luogo, mi fosse detto essersene rinvenute: dalia descrizione [)oi che me ne fu fatta posso quasi supporre ch'esse appartenessero a qualche famigha di felci. Questii formazione si prolunga dalle vicinanze di Osanni al passo della Croce, ove sono schisti o filladi analoghi a queUi di Corso, e (juindi alla bocca di Parma Sottana in paitc lungo il golfo dì Giiolata e nel piccolo torrente delle Canne, il quale va a sboccare nel fiume Fango, poco sopra Calerla. Anche presso questo luogo vi sono tracce di com- bustibile e di minerale di ferro. Sull' altra sponda , cioè sulla destra del Fango, vi sono ugualmente colline che appartengono a questa for- mazione; vi ho osservato infatti argille più o meno schistose, aggregati quarzosi come spesso se ne vedono nei terreni carboniferi, e tra le arenarie ne vidi anche di quelle che sembravano miste a qualche poco d" anfdjolo ed avevano preso un aspetto (piasi globulare. iù importante che io potei osservare in questo bacino si vede presso — 625 — il lin>-() ili-lld l'oiiiello situato per l'appunto iliiiinpctto a Galeria. Quivi mi 111 (lato ili Iriixaii' alla parte superiore della foiinazioue. e proha- )>ìIiiii'mIc sovrap|i non più. (^)uestii formazione carlionifera è traversata in moltissimi punti da largiti (lykt-s o filoni di jwrfidi rossi ed euritici. S'inoltra ancora, pre- doiuinaiido in essa le arenano ed in parlicolar modo alcune varietìi, l(' «jiiali liaiuio l'aspetto di grès (juarzosi. più- la massima parie del corso del Marzolino dopo di che s'incontrano gianiti. Non mi farebbe poi .sj)e(ie die ad essa appartenessero certe masse di aggregati che mi furono descritte come GnuiwarIxC . e che mi è stito detto esistere sul monte di Paglia Orba non lungi ila (jiiesli sili. Siccome ugualnicute non anhrei assicurare che non ve ne fosse qualche lembo nella specie di largo promontono che è tra Piana e Cargese. cantone che non ho avuto tempo di («servare da vicino. (^)iiesta liirmazionc. la «piale pel combustibile che contiene, se lasse molto estesa. ]>otiebl)e essere considerata come una delle [ìiù notevoli ed iiii|)()rlaiiti dell" isola, non mi ha presentTlo pert) nel breve tempo che ho potuto consacrare al suo esame, dati suflicienti per |)oterla con sicurezza classilìnire. Io credo nondimeno positivamente che non ap- partenga alle li)iinazioni creUicee. le tpiah non si mostrano in alcun modo da «(uesta i>art(; dell'isola, ma che sia invece inferiore al terreno giura.ssico e forse ap|)artenga reahueute al terreno di litantrace, volendo attribuire ai cambiamenti necessariamente prodotti dall'apparizione dei porfidi, parte dello stolto anomalo in cui .si presenta. ("di gueis e schisli micacei che ho indicati come sovrapposti al graiulo in vaiii |)uiiti dell'isola, .sarebbero eglino questa stes.sa aienaiia più |)otentemenle modificata? 626 TERRENI D INIEZIO>F. 0 DI TU V HOCCO l'ili i|ui mi sono occupato delle forniazioiii slralilii-Mlc. ora mi icsla a far parola di i|iu'llc die devono la Ioni origine ail allro ordine di <'0,se. e clic sono sopravvenute e Iianno traversato in masse più o meno considerabili le formazioni stratificale, oppure, precsislendo alle nicde- sinie. non per questo hanno avuto origine sedimentaria, ina bensì ven- nero ili masse quasi in fiisione alla supei-ficie del globo, e quindi ser- \iron ili base ai terreni di sedinienlo o sti-atificati che si adagiarono sopra di loro. La formazione, la quale nell'isola di (iorsica lia più di ogni altra 1" a.spelto di aver traversato e penetralo li; rocce stratificate, grande- meiit<' modilicandolc. si è quella della serpentina, la (piale qui. siccome sul continente, presenta molte varietà di rocce che io non mi starò al certo a descrivere. Os.serverò nondimeno che la varietà di serpentina diallagiea. cioè di ([uella in cui in mezzo ad una pasta nera verdastra ferruginea pesante, si vedono sparse a modo di cristalli parli o lamine staccate (L diallagia. è più rara assai che sul continente, e |iiincipalriiente clio del (Jolo fin quasi a partire da Ponte Francardo , ne traversa poi la \alle e va a prolungarsi nei monti della .Serra di Tenda, mandando alcuni rami — ()28 — liitoi'iili verso hi valle della iMulliola. Infine ni(>llì|)lì(-ati ol ìmIi'cccìmIì filoni e (/ykcs se ne ritrovano nel lungo appendice allaeealo all'isola al nord ili iJaslia e del j;oiro ili San l'iorenzo eliianialo il (lapo Corso, Qnivi. e appnnto verso lestrenulà cioè ail Krza , esistono in vicinanza di lille roccia filoni di antimonio solforato clic traversano lo scliisto tal- coso con cui è a contatto. Né mancano in questa parte, siccome ad Ogliaslio. [''arinola e anco a Baratole, masse ili ferro legato con folio- lite, la (piale, malgrado che sia in ijuesta regione in enorme tpiantiUV non è periS da credere che sia nn nias.so continuo: è bensì nna serie. ora di larghi filoni, ora di protuberanze rotondale, le ipiali .sono (U- .sposle generalmente dal N. al .S. lungo questo tratto di montagne che ha «piasi la lunghezza di (piaranta migha. Se si fii poi os.servazione alla positura lU tutte le ma.s.se olioliliclie della Corsica, .si veile che sono ihrclle dal N. al S. Soltanto nelfin.sieiiie sembrano piegare un pochino nel senso del S. S. E. Questa dij-ezione, per cui vanno scostandosi leg- giennenle alfesl quando si va alla parte meridionale dell'isola, mi con- duce a riguardare le olìoliti ileUa Corsica come le estreme al mezzo- giorno e al S. O., nella specie di grande chsse, non però regolare, che. se si gettano gli occhi sopra una carta geologica ove siano tracciale le mas.se serpentinose . si \ede essere da queste occupala in Italia. Altri punti estremi della formazione ofiohlica verso mezzogioiiio •sarebbero porzione dell' isola del Giglio e parte ili monte Argenlai o , quindi il limile dello spazio in cui sorgono masse di tal natura passe- rebbe ai j)iedi e nelle adiacenze merithonali del monte Amiala, e tor- <-endo verso Test ed il nord toccherebbe alcuni luoghi dell'alia valli- dei Tevere, poi quella d'Arno, e quindi cavalcherebbe l'Appennino verso il Covighaio e le montagne di Bologna. Da un altio lato la serpentina del Capo Corso si alhneerebbe , per servir di limile occidentale , colle masse enormi ih questa roccia che vedonsi a ponente di Genova tra questa città e Sa\ona, e staiuio a cavallo dell Appennino, mostrandosi di là del giogo nelle \aili d'Orba e di Bormida, dopo che, piegando più a ponente, se ne vedrebbero altre strisce lungo le Alpi nella vaile del Po e dal Monviso al monte Kosa, e infine si mostrerebbe ancora verso i Grigioni e nelle vaUi ilei Bergamasco; con che riunendo per- una linea immaginaria quest'ultimo punto col masso serpentinoso dei monti di Bologna, si verrebbe a chiuder la specie di elisse in cui a[)- — 629 — parisi'iiiui le masse (ilii)llti('li(' in Italia. Spazio però che presenta graii- ilissimi \aciii. csscrKluM'nc uhm l;irf;a porzione occupata dalla pianura luniliai'da. (Jra (Ieira|)parizionc di (jucsle masse ofioliticlie si può aU'incirca sliilìilirc l'epoca al tei'iiiinc della serie cretacea, infatti, meno i fraiii- iiienti clic si trovano nelle brecce clic accompagnarono il loro trabocco, non soli mai riuscito a vedere un ciottolo di serpentina , o un fram- iiienlo di essa roccia in un banco dell'epoca cretiicea sicuramente de- ((M'iiiinalo: iiienti'e invece gli strali che apjìartengono all'epocii seguente, e in ispecial modo ai terreni terziarii che sottostanno ai subappennini o plioceni, ne sono, dirò così, quasi essenzialmente formati, siccome pure ugualmente contengono (in ciottoli rotolati) tutte le modificazioni, sia (Ielle calcaree che degli sciasti . che ([uesUi roccia eruttiva ha jiro- dottci onde può dcdursi ragionevolmente che l'apparizione sua e le moihficazioni indotte nelle rocce preesistenti sono avvenute nello spa- zio .sì continentale che isolano , (U cui abbiamo indicato i hmiti , du- rante un intervallo di tempo fi-apposto all'epoca cretacea e a parte del- l' epoca terziaria. Non C0.SÌ poiisiam cUre dei graniti di (jueste regioni, poiché alli'i e\iilenteniente preesistevano aUa serpentina, come cjuelh della Liguria, e altri vennero dopo siccome ([iK^lli i quali all'isola dell' EUw hanno traversato in filoni le rocce .serpentinose , e che per conseguenza sono ad esse posteriori. TKllKF.M (ìKAMTICI .\lla j)iù antica delle due serie ih graniti che abbiamo iiulicalo io penso che bisogna generahnenle attribuire la ma.s.sa (U quclh che tro- \ansi in (lorsic;i, e che occupano in (|uest' isola sì grande tratto (h |)ae.se. iMolteplici sono le varietii di (jucsUi roccia che (juivi s incontrano, ma precipuiiiiiriile SI iiiDstrnno dei giiinili a grana mimila nella p^rte che più si accosta alla formazione talco.sa, mentre in quella che ne è più lonlana parrebbero dominare i graniti porflrici . cioè in cui, in mezzo agli elementi di mediocre grossezza, si \edono larghi cristalli di feld- sp.itn. \ i esiste :in»lie (nialclie piic;i protogina. Sovente il gi'anito è as- solnli ole ai'ti disagi^ro^ate. le (|uali talora lo sono a tal seguo da sciogbersi in arena ; esso vi si mostra nel modo stesso elle esistono arnioni durissimi di arenarie, che hanno le forme le più bizzarre, in certe sabbie per così dire toUibnente sciolte dei terreni di sedimento. Egb è da aggiungersi, anco per la storia delle varietà del granito, che il più decomposto trovasi là generalmente, ove non sono lontani i fi- loni di eurite o di porfido che lo traversano. Ugualmente anco può dii-si che talora veggon.si nel granito i suoi elementi jiiù distinti e men legati insieme del solito, e che non rare volte il mica è unito in pic- cioli arnioni o pacchetti isolati in mezzo alla massa del granito connine. Siccome tra gli altri se ne hamio esempii lungo la strada che scende a Bogognano e non lontano da Portovcccbio, tra il fiume Oso e (|ueslo paese, ove vedcsi tlel granilo a nietìi decomposto contenere arnioni di mica ed essere in molti sensi traversato da filoni di un' eurite ordi- nariamente rossiccia ma anco talora verdastra, i quali filoni a loro vece si traversano anco tra loro. Ne qui mi ])ar fiior di proposito la rifles- sione, die. sapendosi cioè che il granito è genciabnente più decom- ponibile, quando diminuisce la quantità di mica sparsa in lui, il xo- ilerlo decomjiosto nelle vicinanze de' filoni , e con poco mica o col mica, riunito in pacchetti isolati, farebbe (piasi sos|iett;iie che una dello azioni, le (piali esercitano i filoni o euiitici o forse anco trappici so- pra esso granito, sia ipiella di .spostare i suoi elementi, e principal- mente il mica , e di renderlo con ciù più soggetto alla decomposizione () (li.saggregazione. inihcate così le |)iincipali varietà del granito, sarebbe pregevol cosa il poter dire esattamente in quai punti dell'isola esse ritrovansi, e de- terminare preci.samente se vi è diflerenza di etii tra le medesime, e quali siano le varietà che hanno preceduto le altre, non che determinare se una delle due ha traversato 1 allia a modo di filoni, siccoine in alcuni paesi si è potuto fare. Ma nel breve soggiorno da ine fatto in (lor.sica non lui potuto raccogliere sufficienti osservazioni, che a questo riguardo una qualciie opinione molto precisa mi pongano in istato di eiiietlere:, ])ure. circa alla distiibiizione geografica. osser\eiTi che i graniti a pic- cioh grani in generale hainio minore estensione degli altri, e più dalla parie orientale del ma.s.so centrale, che versri il ponente, si mostrano. — 631 — depilano infatti (jiiesli graniti nelle montagne che si avvicinano ai con- fini (Iella fomia/.ioiie. cioè verso la valle del Fiiiniorbo. in ffiiella del- 1 Alìattesco, ove non mancano però graniti a larglii cristalli come ai ba- gni, ove le acque termali sgorgano da un granito porfirico a mica ver- dastro e feldspato roseo, il quale sembra sorgere a modo di filone nel granilo a piccioli grani. Mostransi poi anco graniti a jiiccioli grani sulle alture di Bogognano e in parte su (juelle di Zicavo verso la Foce di Verde, mentre invece graniti a grossi grani e porfirici regnano in masse molto potenti nelle catene di Porloveccliio e della Trinità, in «juelle \erso Sai-Iene e genci'alrnente nella parte occidentale presso (^alvi e r Isola Hossa. Io direi poi clic (juesli granili porfirici sono posterioi-i agli •.litri, poiché d'ordinario, vedendoli, nasce spontjmea l'idea che abbiano Iraversiito quelli a grana minuta, i fpiali, come già dis.si, si legano con le rocce un poco .schistose che hanno l' aspetto di gneis. Ma ciò che lende sovente perplesso nell' asserire qualche cosa a questo proposilo, si è, che quando le due rocce vengono a contatto, vi è qualche volta passaggio dall'una e l'altra, e quindi restii molto (hfllcile l'indiciire il |)unto di separazione ti"i le due. Del resto in ambo i gi-aniti non sono rai-i i filoni ora quarzosi, come non lungi da .\iaccio, ora feldspalici e accompagnati da argilla verdastra untuosa che s'interpone tra il filone e il granito: oppure essa è avviluppala da porzione del feldspato compatto medesimo e ne av- viluppa altra parte, come si osserva nella scesa di Bogognano. Ma i filoni che più frequenti e più notevoli si vedono in moltis- sime parti dell' isola . e che in certe regioni diventano così potenti (come nella parie occidentJile ) da doversi riguardare come una foi- inazionc indipendente, sebbene possano essere legali coi graniti a lar- ghi grani, sono le euriti e le curiti porfiroidee, le quali in certi can- toni diventiino identiche col porfido, e soprabbondano estremamente. ^oll poche sono le varietii di rpieste euriti e porfith euritici, il loro colore è rossiccio e spesso verdasti-o. quello dei veri porfidi, che sono talora un poco quarziferi . è ugualmente rossiccio oppure rosso bruno, o \iolello sporco con i cristalli di lèl(ls|)ato di color più chiaro, come nel Niolo. Filoni di (piesUi natura si vedono traversare freipientcmente il gi-anito a larghi cristalli e massiccio nelle parti meridionali dell'isola. o\e non esiste, per ct;liarc il granito. Desse pure abhracciano o tagliano due nia.ssi di una specie di porfido con grani di quarzo so- migliante un [loco al granito porfiroideo. Si vede poi che il gi*anito della catena è rigettalo lateralmente verso il sud da questo filone dio- ritico delle isole Sanguinaiie. il quale al capo che sta loro di fronte si mostra mollo potente, conlinuando quindi nell interno e mostran- tlosi verso i monti che sovrastano alla valle della Liscia, donde con minori dimensioni passa ancora nella valle di Vico e di Guagno a tra- versare i graniti e forse il porfido di quelle loc;ilitb. .\ltre dioriti veggonsi presso Evisa, e perfino nei profondi bur- roni che stanno al di sotto di Otta, altri banchi poi th ugual roccia si vedono nelle montagne che soprastamio al Niolo, a Casamaccioli e Calacuccia. ove pare che questi filoni abbiano sempi'e costante la di- rezione O. S. (). li. N. E. Questa roccia, che io eslimo diorite, delle isole Sanguinarie e di alli-e accemiate localitìi, è somigliantissima alle rocce di aspetti) verde-nero che fiequentissime s'incontrano nelle vi- cinanze dell' Eslerel . nell" i.sola del Levante e presso il capo di Canjuei- ranne tra Ilyères e Tolone, le quali da varii geologi vengono chia- mate anche melafiro e trappile : io penso, malgi-ado queste differenze (forse soltanto di nome), che le rocce dell'una e dell altra localitii .siano all' incircii identiche e debbano riferirsi alla stessa epoca. iNon saprei neppur se|)arare dalla roccia sopra descritta ;Jtri massi (li una pietra verde scura probabilmente anfibolica, a tessitura un poco granulare e crisbillina ma sovente terrosa, che ritrovasi in una parte dell'isola più a levante (nella valle della .Moltiola) in mezzo agli schisti talcosi, e anche a contiitto delle ma.sse ofiolitiche. Questa roccia è la medesima che in Liguria e in Toscana . avvicina in pari motlo le ser- — 636 — pentiiie, ed è sovente cagione delle niodificazionì più segiiiiUite nelle masse di sedimento, che tramuta in gabbro l'osso, ecc. Essa sì in Li- guria die in Corsica è taholta un poco porfirica, mostraiìdo ilei pic- cioli cristiilli tli feldspato , talvolta diviene terrosa , scoriacea , ainigda- loide. Sembra tagliare le serpentine, ed io propenderei a crederla a queste alquanto posteriore. Io mi penso colla tlescrizione di quest' ultima roccia di aver fmito di enumerare le principali formazioni ciie si rinvengono nella Corsica, e di aver fatto vedere con quali parti ilei continente possa aver rela- zione in quanto alla sua costituzione geognostica: cioè di aver da [iriina fatto sentire, che la parte sua oricnUde è rifcriljilc alla Liguria e alla Toscana, e ora di aver sufficientemente indicato che la parte la quale sta più all' occidente somiglia invece a porzioic del dipartimento del Varo; con che infine, riunendo i due confi'onti, quasi si viene a pro- vare che la Corsica, andando da ponente a levante, rappresenta in se la successione stessa dei terreni che si trovano sul continente (a parte alcune intercalazioni ) dal masso dei monti dell' Esterel fino alle vici- nanze di Genova, confronto che mi pare poterci autorizzare a consi- derar la Corsica come pezzo staccato bensì, ma non diverso dalle sponde continentah che le stamio più vicine e di fronte. Di più , se si pon mente ad una carta geognostica d' Italia e di parte della Francia , in cui siano delineate le principah formazioni, e si seguiti coir occliio quelle incUcate come primarie e granitiche , a par- tire dalle Alpi carniche, venendo alle giuhe, alle cozie, alle perniine e infine alle marittime, pas.sando nel dipartimento del Varo e in piccola porzion di Liguria, quindi in Corsica ed in Sardegna, e th là in Si- ciha e nell'estrema Calabria, si vede una zona di queste formazioni, la quale è bensì non tli rado inteiTOtta da terreni più recenti o dalle acque del mare , ma che nontlimeno costituisce tre quinti all' incirca di una gi-ande elisse di cui si compirebbe la periferia con un arco dello stesso ordine, il quale riunisse i graniti della Calabria con quelli delle Alpi carniche, passando per le provincie illiriche. Esaminando poi rpiesto spazio riittico co.sì circoscritto, osservo, che in alcun pmito del suo interno non compariscono rocce primordiali e granitiche, ma che vi sorgono soltiuito in mezzo delle serpentine, dei porfidi e dei terreni vulcanici: e infine, mirando al paese oggetto — 637 — tli questa mia nota, vedo che esso forma porzione occidentale non in- (lillèroiilf'
  • ai[e alT ovest Torlo primitivo ilei j^ran bacino, clic si pnò supporre fosse circoscritto dai riidzi o formazioni primordiali indi- cale per le .\l|)i. la Sardegna ecc., e nella parte sua orienUile le for- mazioni clic sarebbero venute a deporsi sui fìanclii interni del medesimo. 11 che mi conduce finalmente ad esporre le mie idee circa alla successione dei fenomeni che iianno modellato il rilievo di questa por- zione noliibilc dell' indicatii zona. Queste idee, sebbene siano puramente ipotetiche . i; come tali io le esprima , pure ardisco non crederle lon- tanissime dal vero, poiché suggeritemi da un esame anco minuto degli accidenti topografici e geognostici veduti nell' isola su cui ho intrapreso ///r/ .rifi-irssifm /wy// ('//n/f /fr//a /p//?i/i/iio ii//r ,lk,rr r/>/ f/Wf /"^ly /rincipali degenerazioni cui va soggetto esso grano nei campi : l' autore pas.sa a descrivere la singolare alterazione volgar- mente denominata wrde-rninc . che esso manifesta solo dopo che lii ri- posto nei granai. .Sillàtta degenerazione si appalesa in quella .solcatura. di fonna oblunga, che corri.spoiule al germe del grano, ed è co|ierla da sottile cuticola. La (piale cuticola, che in islato naturale \edesi i-ag- 8. — lìMÌ — •;i'iii»)tii od iidcreiite all' eiiihrioiie, qiiandu \i si ì- sviluppato Tessere iiiiivtoidco esaminato dal doti. Balai-dini. è al(|uaiito distesa e iiitiiri;i- dita . conservandosi però intatta, e lascia ti'avcdere una materia \vi- daslia elle sta sott'essa ripostji. Rimossa la pellicola, si presenti» tosto un ammasso di pulvi.scolo verde-rame, or più or meno fosco, che prima invade la sostanza farinacea a conlatto col i-erme (a (luanlo pare), poi onesto j;erme nictlesimo, e lo distrugge: sebbene in molti casi sia co- desto il primo a venirne attaccato, diventando in tal caso giallognolo, ed anche in qualche punto di colore ranciato. I glol)(!lti poi. de' più piccoli che si conoscano nella serie delle spore micetoidee, sono tutti uguali fra loro, i)erlt'ltamente sferici, diafani tanto a secco che umettati, senza tracce di sporidioli interni o dialrammi . senza vestigia cU cellulosilìi od appendici alla superficie, lisci, e sem])licissiini. l caiatleri microscopici ili (inesta materia morbosa, nie.ssi a contlonlo con l)i;i istituiti (■sno- rininilli iu'i;li :iiiiniali con i|iK'lla soslnn/.;! ^nasla . iiìmpiuIo Tjssci' iic- cessiirii |)('r cliiaiirc coilc^slo argomento. 1'^ ([lu'sli risponde averne (iilli. non sopra i brnti . ma su sé slesso e sopra alcuni de' suoi amici, ed iivenie distesjjmente ripoi'Uili i nsultiiinenli nella sua memoria. Il dott. Alfieri domanda al dntt. ISalardiiii in ijiial modo sareitlie egli per spiegale la genesi della pellagra in chi non ebbe mai littto liso eli grano tnrco. E poiché questi risponde non conoscere alcun esempio di Uil fatta veramente provato, il dolt. Alfieri si la a narrare di esser stalo teslimonio della pellagra, sviluppatasi in un clilrnrgo pa- vese, che \ivcva Ihmic. curata nella Sala clinica del prof, liildenhranil . la quale percorse tutti i suoi stadii. e ridusse T ammalato a trovare la morte nelle acrpie, come spesso i pellagrosi. 11 dott. Rizzi riferisce un ca.so riporlato da Gaetano Stramhio. uno del dott. Bellutti. ed uno pro- pi'io. nei (piali si os.servò lo s\iluppo della malattia pellagrosa in indi- \idni clic coiiducevan vita comoda, e che presumihihnente non face- vano uso del gi-ano turco. VaÌ uno somigliante, per Ini veduto, ne cita il dott. (]. Ci. Calderini. Il dott. Balardiiii torna a ripetere non aver egli mai osservati con- simili casi . sebbene non impugni quelli recati dai suoi avversarii : si fa però a richiedere quali notizie abbiano i preopinanti intorno allo stillo «li .salute e alla maniera di vivere de' genitori
  • er saperle opporlnnamente distinguere da — 044 — quelle die si estendono al di là di mi l;il limite, e elio costituiscono i veri e sotli doiuiuii della patologia. Stiibilisce quindi non esser patologiciie, e nemmeno espi-imenti uno slato flogistico, certe congestioni meningee; indica i caratteri che distin- guono queste da quelle che sono tali; dice darsi altre cause, e le accen- na. infuori dalle morbose, capaci di indurre nel cervello un aspetto di mollezza, la {[uale non vuole andare confusa coli" aniiuolliiiieiilo pato- logico. Tiene parola dei grumi llebitici dell'arteria polmonare, già di- ligentemente studiati diJ dott. Alessandro (iamljcriiii e, fino dal mag- gio 1839, fatti conoscere in un'adunanza mensile dell' Os|)edalc maggiore di Milano: tlicliiara come dall'analisi dei liitti a lui occorsi in proposito ad essi grumi gli fosser risultate ragioni contrarie all' ammissione di qualunque suj>posizione finora proposta a spiegarne la genesi, se, cioè. Iloeistica od altrimenti: e termina coli' avvertire dover dessi andar di- stinti da alcuni coaguli sanguigni, evidentemente formati dopo la morte pel lento rappigliarsi di quel poco tli sangue che ancora rimane nell'ar- teria al momento del trapasso. Dalle sue osservazioni sulle valvole del cuore risultò la legge, cli'ei vorrebbe stitbilita. che: una lesione nuUeriale di un organo non at- tualmente Jlogistica , qualora non osti alla libera Jimzione dell'organo stesso, non ha voce durante la vita, ne importanza nella epicrisi. Parla eziandio del fre(|uente ammollimento del fondo cieco dello stomaco, e della frequenza delle digestioni cadaveriche del fondo cieco di questo viscere operate da' succhi gastrici. E per norma di coloro che daUa fre- <|uenza di codesta alterazione desumono la frecjnenza dell' infiammazione ili quel viscere, indica i moch onde distinguerla didl" ammollimento ]iiodotto dalla flogosi, il quale, osserva il dott. Dubini, è rarissimo a i 1 ovarsi nei cadaveri. Allo stesso fine , assegna pure i caratteri distintivi delle iniezioni attive e flogistiche, e ih quelle passive o meccaniche della mucosa del tubo digerente; poiché se si può dire in fisiologia ]atologica '•• ubi stimulus, ibi fluxus, » in patologia anatomica non si può dire " ubi fluxus, ibi stinmlus. " Di conseguenza, tratta eziandio della scomparsa dei rossori flogistici dopo la morte. D;ille sue osser- vazioni risullercbbe : 1." (>he si può ordiiuiiiameiite distinguere nel cadavere l'iniezione attiva della muco.sa intestinale; 2." Che questa, ijuando ha esistito per cjualche tempo durante la vita, esiste sempre — (j 1 ;") — iiiiclif dopo la morto: 3.° (llie audio nei (;a.sl più rari
  • zuM. (I) Il ilull. I)ultiin {ler liun M-puraie «la ([uirsl.i iiR-llioriu II* usscrvaziulii 'ulileliule in uu'a|j- pcMiticL- alla nifilcsilllu, dclk- i|uali non tu (alla parula nella 8f/ioiic nu'ilica . Ila Iruvalo uppor- tuiiu ili pul>l>lii<>f i)nt un ClLiO ili fui Hi I. Dopo aver dissertiito sullo stato poco avanzalo della scienza delle alienazioni mentali , e intorno ai responsi troppo vaghi e assai contrad- ditorii loi-niti dalT anatomia patologica, egli narra il ca.so di ima giovane di :24 anni, entrata nell'ospedale di Hovigo nel luglio 184:2. estenuata di forze, assottigliata della per.sona, con sospensione delle funzioni del- l'utero, e di.sordine «Ielle facoltà intellettuali. Dai fenomeni morbo.si pre- .sentati ilall aniinalala risultò tratUirsi di moiKiniaiiia gaio-erotica, con- ■segiiente ad un anioi deluso, e caratterizzala da atti \iolenti e strani, da discorsi osceni, e dal mudo speciale di disporre le sue frasi in fonna tronca e rimala, e iimie a ili>lici. Il «Icill. Hariilli speriiiienli'i per \enli — 648 — giorni un IruUanicnlo ipostenizzante altivu, e la malattia progrediva: ricorse alle sosUnize virose, e il male si faceva pii'i f^agliai-do: ai ve- scicanti, e ne otteneva più male clic ix'ne. 11 perdio, dopo due mesi di cura, durante i (piali la giovane sopportò le prove della stricnina, dei vescicanti, ilei setone alla nuca, e sempre colla pegp;io. egli |)ensò sco- starsi dai metodi coimnii, e dietro nn suo parlicolar modo di vedere si diede ad amministrare, a giorni alterni, un rimedio iperslenizzante ed uno ipostenizzante , adoperando un giorno T estratto d'oppio di Bau- nié, e nel successivo l'acido idrocianico medicinale di Magendie , per ripigliare al ferzo giorno l'estratto d'oppio, e seguitare così con or- dine alterno nell'uso dei due rimedii; associando a cpiest' ultimo l'in- fusione di cinnamomo . e all' acido idrocianico le limonate e la tleco- zione di altea. Dopo un mese da die usavasi siftatto trattiunento . l'am- malala provò notabile vantaggio: calmaronsi le furie e gli atti violenti della pazza, le funzioni della mente tornarono all'ordine, il discorso di- venne piano e composto, e solo rimasero veglia, meteorismo, l'ame- noi-rea e le turlje nervose. A toglier questi sintomi il dott. Bai-ufli ricorse all'infusione de" semi tosti di cafle d'Avana. suUa storia naturale e virtù meiliclie del quale fa alquanta digi'cssione. L' uso di questa inftisione bastò a stimolare convenientemente il sistema nervoso splancnico, a riordinare le funzioni dell' utero , e a lidonare all' ammalata (judla calma die da cinque mesi aveva perduta. La giovane tornò al suo paese ristabilita aft'atto in salute, la quale rimase costante e soda anche di poi, come ebbe non ha guari egli stesso ad assicurarsene. 11 preainljolo di (juella memoria e la deviazione del dott. Barufll sulla storia naturale del calìe, cconde il dott. Tomati, die i rimedii morali agi.scono pur essi più o meno in sul fisico:, die anzi, prima di agire in sullo spirito, modificano comunque lo stato fisico del cor|)o. 1'^ qui espone la sua opinione intorno alla pluralità degli organi cerebrali . di' egli ammette per certa . ed al reciproco antagonismo delle loro ri- spettive (ìicoltà. E il dott. Baniflì, cui sono dirette le obbiezioni del doli. To- rnati, diiarisce le sue idee intorno alla sanabilità delle airezioni mentali, la causa prossima delle (jiiali, credula da lui mai .sem|)re esistente in (pialclic organico sconcerto del cervello , lia egli veduto nei varii casi variare a tenore delle forme di esse alienazioni. Il perchè nella mono- mania Ila tni\alo il cervello ammollito più assai die non suol e.ssere nella manìa: mentre nella demenza lo ha visto indurito. Tutti gli altri disordini ammessi (higli autori egh li ha per cause remole di aliena- zione menUile: le prossime sono da lui ridotte airaramollimento ed al condensamento dell" encefalo. In «pianto iiUa terapia da lui adoperala in quel suo caso, sebbene la confessi empirica, la dice non condanna- bile, visto l'esito felice che ne ha conseguito. Ma il dott. Bonetti non cessa perciò dall' esprimergU che avrebbe desideralo una maniera di cura più ordinata, per indi conoscere a quide delle azioni opposto, da lui allernalivamente adoperate, ftsse da ascri- versi l'efletto risultante: poiché quel ili t lo lo lascia incerto a «piale dei limedii u.sati debba atli-ibuirsi la guarigione, essendosi reci]irocamcnle disi nella loro azione. Apertasi la discussione sulla memoria del doli. Dubiiii lell;i il giorno 1 3 , il Presidente lo invila ad esporre quegli argomenti della sua memoria cIk; più reputa meritevoli di venir dibattuti. K il dottor Diibini ^olJ^e 1" attenzione dell'adunanza sulla genesi dei gninii flebilici — 656 — cl»e ei non sa allribuire toUilmenle a processo flogistico. Ma nessuno facendosi a iliscorrerc suU' argomento, il Presidente slesso sviluppa il suo particolare modo di vedere in sulla genesi tli rpiei grumi. iCgli elice pos.sibile il conciliare Y opinione si di (pielli che credono que' gi'umi un ettetto della flogosi , come dcgU altri i (juali li vogliono un semplice prodotto estraneo a tale processo. Nel quale ultimo caso verrebiier essi originati da mi trasudamento di siero e fibrina, che per fatto conge- stivo o flussionario va a fonnarsi, senza perturbamento organico, e senza che sia iniziato un processo d' infiammazione locale. Che cpicslo sangue slagnante . quando sia iperplastico , sia fornito di lille attitudine a va- scolarizzarsi e ail organizzarsi per inosculazione di vasi, lo si riscontra eziandio nella cicatrizzazione delle caverne della tisichezza polmonare. 11 doti. E. Ca.sanova osserva però che (piesla distiirzione ih ge- nesi di grumi llebitici , non può liu.scire a pratica utilità, dacché, tanto iicll'un caso come nell'altro, dovendo il tratUunento essere identico, non può servire di guida al clinico nella valutazione de' singoli fatti. E il Presidente fa notare che . non foss' altro , essa distinzione riesce utile nel determinare se V atti\ità della cuia sia slata proporzionata al grado della malattia. 11 doti. Narducci chiede al doti. Dubini se que' grumi trovinsi aderenti alle pareti inlei'ue dei vasi, o liberi nella cavità di essi: poiché in (juesl" ultimo caso , dovrebbero , trascinati dalla corrente del san- gue, sofitrmarsi all' ingiesso dei vasi capillari, ostruirli, e produrre gravi disordini nel sistema circolatorio. E il dolt. Dubini. tornando a svi- hip])are quanto aveva esposto nella sua memoria, dice che quei grumi tru\ansi quasi sempre aderenti, talvolta situati a metà circa della lun- ghezza del vaso, talvolta otturanti interamente il vano della vena, talvolta una sola metà di essa, permettendo cosi il passaggio alla co- lonna h<|nida del .sangue. Stanti le quali circostanze di fatto, parrebbe a lui non sulliciente. a darne ragione, la spiegazione data, che essi provengano da seniphce trasudamento. Prendono qualche parte alla discussione il Presidente, il dott. Ce- re.sa. e il prof cav. Ko.ssi. .\nzi quest'ultimo ne trova facile la spiega- zione, ammettendo che la formazione dei grumi non è rapida, ma si l'opera di lungo tempo. Data una cau.sa morbosa, la quale agisca m modo da determinare su alcun punto della parete interna della \ena — 657 — il ae,,osil„ il, una pmlicella Ji librina, cl.e si atUiccl.i alla parete ii.oi- i^aiiica
  • -^K.>.- " i Dott. G. C.^NZIAJM. R5 ADUNANZA l>i;i. (ilOUNd 17 SKTTEMIIUI'. L l^elto il professo veilmli' dell adiman/a prcccdnilc', e liilhi iiic- s;lio rilrvarc imidca del doti. Tornali relativa alla ciiia molale delie freiiojìalie. \ioiie approvato. Indi si annunziano i titoli delie ojìei'e e iiioiiiorie stampale oll'eile alla Sezione: e si fanno eireolare Ila f;li adu- nati alcuni esemplari lieselii deli . /ì^'y/; )/(«/()///« diux/r/ui/c trovalo dal dott. Diibini. nnilamente alla relativa memoria con t;ivola. pubblicata nel volume CVI degli Annali universali di ineilicina. Vengono proclamati i nomi dei nuovi meniljri aggiunti alla Com- missione per r aggiudicazione del premio sullo scirro e sul cancro: essi sono i ilottori Trompeo. Berlini, Borelli, Spairani, Botto, Porta, Sor- mani, Budini e Beolcliini. Il cav. De Renzi. Presidente di codesta Com- missione, fiicendo osservare che una delle memorie presentato porla il nome dell'autore, domanda se si deblni malgiado ciò anuiiellerla a concor.so. Al che il Presidente risponde clic non avendo il programma di concorso fallo e.spresso divieto all'autore, come suolsi praticare dalle Accademie, ili svelare il proprio nome, repula debba venire, ciò non ostruite, anche quella memoria sottoposta airesame: e Tas.semblca con- corda in questo volo. Il doli. Ceresole fa lettura di una memoria sopra un caso di rot- tura di milza, avvenuti in un soldato di cavalleria che, caduto da cavallo, fu preso da sincope e poco dopo mori. Aperto il cadavere. non si trovò altro ciie la milza assai voluminosa . non che divisa e la- ceratii a frast'igli. senza che all'esterno deiraddome apparisse pur segno di contn.sione. Quella storia è acconipagnalji da considerazioni. Ira le quali la .s(-guente: che 1" ipertrofia è 1" alterazione più (ic(jiienle ad os- servaisi nella milza: rpiesta ipertrofia perù uoii dipenderebbe, secondo — 65!» — I iiutoiv. .la ll.,j^„si: essa ayioìAu- prin.-ip,,, n.-lh. p„r/,i.>iH- siipprioiv ilei visoeie. .' a poco a poco aM.li-,.J,|„. avanzaiulo \eiso l' iiiluiiio . (ino a roinpreiuleiue gradatamente tutto il parencliiina. A queste coiisi.leia- /ioiii. il .l„it. (;,.re.-,ole li. succedere alcuni avvertiine.iti
  • .-ir altro ca,so riferit.. .lai .Ioli. Finella. tratUivasi di un carcerato. — 6tì0 — .stillo più volte travn<;liiito da artb'/.ìoiiì de^li ordii. T ultima (Ielle (|tiali fii ima llogosi iiileii.sa elie. a malgrado di attivo trattameiilo aulillogi- .stico, protliisse iileeri della eornoa, una di ([iieste estesissima sul!' ce- cilie sinistro, cui sussegui procideiiza dell'iride di aniendue gii occhi, ('odeste ulceri, .sol)boiie trattale coi mezzi più coiiiiiieiidati, produssero parziale svuoliimeiilo dell occhio sinistro, rimanendovi un esteso sla- filoLna che tutta comprendeva la cornea lucida; e sul destro nn leu- coma al segmento inferiore della cornea, lu.sciando quasi del lutto in- tatta e libera la jnipilla. Quest'occhio destro era eziandio ainaurotico , a non di.scernere di pien meriggio che un lieve chiarore al luogo di dove entrava la luce della finestra. Il dott. Pinella provò il galvanismo su quest" occhio destro, apphcando il polo zinco sulla cornea e il polo rame .sulla lingua, per un dieci minuti. Dopo nove apphcazioni, 1" am- malato cominciò a vedere le inferriate ilella fuieslra : e dopo altre nove (nelle quali si scambiarono alternativamente i poli ai suddetti punti per conoscere quali effetti |irodiieesse il polo rame sulla cornea), ed altre successive applicazioni fiitte come le precedenti , Y ammalato ricujìerò alquanta fiicoltìi visiva di esso occhio, talmente che non solo scorgeva distinti gli oggetti dell" infermeria , ma cominciava a leggere caratteri a stamjia , inth a mano purché non minuti e fini. L" occhio sinistro , affetto da stafiloma e assai inq>icciolito , era stato trascurato fin allora, credendosi perduto. Essendosi però il dot- tor Pinella avveduto che nell'atto che applicavasi il polo zinco sull'oc- chio destro, anche Topiiosto sentivane 1" influenza , poiché rende va.si dolente e lagrimoso. e da piccolo e semivuoto che era, ogni di più facevasi turgido, fino a riacquistare U suo volume naturale, pensò sot- toporre anclie quest'occhio alla prova galvanica. Tre quarti della cornea lucida erano occujiali dallo stafiloma: il rimanente occupalo da denso leucoma. ISeUa porzione inferiore, alquanto a sinistra dello stafiloma, era un forellino fistoloso, dal quale usciva una gocciolina di xmiore lim- pidissimo. 11 dott. FineUa apphcò il polo zinco della pila sull' occhio sinistro stesso, formando circolo col |)olo rame appliaito sull" occhio de- stro. Gli effelli consecutivi a questa maniera di apphcazione fiirono j)iù rilevanti clie non queUi risultanti dall' applicare i poli sull' occhio e sulla lingua, come dianzi. Erano state fatte ventiquattro applicazioni allorché l'ammalato riebbe la libertà, e interruppe la cura, doli" occhio destro — fiOI - |iolov;i lff,'(;('r<' e soi'ivpro: \(!(lc\a meglio sul (k'cliiiarc del j,'i<)i'n(). t'Iic a |)ieu meriggio. La coiiilizione aiiiaiirotiea del sinistri) crasi resa mi- gliore pur essa; e se non fosse stato lo stafìloma, anche quest'occhio avrchhe ricuperata la vista. L'autore termina notando che per le ap plica/.ioni g;ilvaiiicli(! il leucoma dcU' occhio deslro aveva ollenula (juasi compiutii risoiu/.iouo. e che lo staliluma dell' occliio sinistro erasi sciolto un po' anch' esso. Terminata questa lettura, chiedono la parola i ciottoli Bonetti e Silvano per discuteie sopra i «isi narrati dal dott. Finella: a propo- sito de' quali il doli. .Si[\ano osserva riescire assai meglio raj)|)lica7.ionn dell'elettricità sulle palpebr'c di quello che sulla cornea: ma il Presi- dente sospende per ora questa chscussione, per lichiamarla sopra al- luni piniti della memoria letta il 13 corrente dai dott. Dubini. pei quali 111 ciiiesla la jiarola ilal dott. Casorati. Quest'ultimo, pigliando argomento dalle iniezioni e dai coloramenti .sanguigni della mucosa gasti'O-cnterica , i quali talvolta scompaiono do|)o la morte , annunzia voler ragguagliare di alcune sue o.sservazioni in proposilo, non Umto di anatomia patologica, quanto di clinica. Dice pertanto come a lui sia occoi-so : I ." di osservare degli iniettiinienti vascolari sanguigni più o meno estesi della mucosa del ventricolo in cadaveri d'individui, i quaU aveano presentato in vita i .sintomi più caratteiistici della gastrite o della gastro-enterite: e questi inietlariienti congiunti con elevatezze mammillari, rugose, .sparse qua e là sulla mucosa stessa, resa ipertrofica e tomentosa, e modificata di guisa che raschiata coli" unghia .si la.sciava facilmente staccare dalla sottopostii mein- ])raua. a laighi lemhi, e .senza disciogliersi. Nessun ilulliio. egli sog- giunge, che t;iU alterazioni erano l'effetto di preceduta flogosi. 2." In altri casi, nei quali eran pur preceduti i sintonù d'infiammazione acuta gastro-enterica, egli ha ri.scontrato le medesime alterazioni su ilescritte. con la iniezione .sanguigna a tale segno, da {xii'ere uno slralo di .sangue flisteso sul fondo cicco dello stomaco: la mucosa presentava bensì le prominenze mammillaii . ma invece di lasciarsi stitccare coli" unghia, e sollevare a larghi lembi . si spappolava più facilmente. .Spe.s.se volte queste alterazioni si os.servaroiio anche sulla mucosa dell'esofago. .S." In altri pochi casi di gastrite acuta, nei ijiiali la luoile era avvenuta nei piimonlii del male, la muco.sa gastro^^nlerica non pi'e.sentò uè la iiiie- — (ì6-2 — /.ione s;ilii;iii';ii;i . iir le pioiihiicii/c iiinosc. 4." I''iii:iliiii'litc. In non itic- folo nuiiiei'o (li cndiivori. aj)|)ailoiu'nti ad individui, nc'ijuali non s'era noUUn nessuna precedenza di sintomi né di gastiite ni', di gastro-enterite , egli ha trovato la mucosa dello stomaco, massime al suo IJindo cieco, così assottigliala ed ammollita), die si rompeva e si dis(;i()glieva in jiolpa appena tocca col dito, senza die però verun segno d' iperemia vi si notasse : a difTerenza di altri casi nei (piali ha veduto la stessa mucosa del fondo cieco dello stoTnaco coperta di trasudamenti sau- nuigni sen/.a alcuna iniezione vascolare. In (pici primo caso anche le altre tonache erano assolliglialc e rese lìicili a s(|uar('iarsi. Venendo alla significazione che per lui hanno (pieliitti, dice che. come il primo ordine di (pielle alterazioni era indnhitatamente (h ori- gine inliaunualoria. il secondo ordine di esse gli era di duhhia origine, non sapendo henc se fo.sse derivato esclusivamente dalla preceduta in- liammazione. o se. oltre alle alterazioni patologiche, vi si aggiunge.s- .sero eziandio (pielle prodotte dagli agenti fisico-chimici , i quali avessei- jModotto r ammollimento della mucosa gastrica. Tanto più con.sideraiido i\io I ammollimento e la dissoluzione del fondo cieco dello stomaco sono comuni iìo\ caihueri degli individui che poco prima della morte pic- sero cibo. In ipieste emergenze la sjjicgazione che ne danno gli autori s'accosta più o meno alla flogosi o all'azione chimi(-a, a norma delia inclinazione che c.s.si haimo per (picst'i o per (juella dottrina. Circa al terzo ordine di quelle alterazioni, osserva il dott. Caso- rati che per il non trovarsi ne iniezioni ni- coloramenti sanguigni non si avrebbe motivo d'escludere la preesistenza dell'infiammazione in ipic' tes- suti, ma .solo verrebbe provata la possibilità che co(h'sti segni (logistici scompaiano dopo la morte. E a proposito di tale scomparsa dei vestigi della llogosi. cita l'autoritìi di Bi("hat e di Bouillaud. ai ((uali occorse di vedere cadaveri d'individui morti in attualità di pronunciati.ssima risipola alla làecia. i (piali, poche ore dopo la morte, non pres(MiUivano più ne.s.sun indizio della preceduta infiammazione. A convalidare il qual fatto, rammenta il caso, che a lui stesso ac- cadde di vedere, di un voluminoso gozzo stillo operato (-ol setone, in individuo, il «piale venne a morire con la ri.sipola , conseguitala al- l'operazione, ancora in pieno xigore, e sUmte l'accresciuto volume del gozzo: la iiccroscopia non olVri. veiitiquattr' ore dopo la morte, trac- — (i(ì3 — cìii iili'iiiia ilcllii Untosi l'isìpelaccii . cslcsii al collii e alla jiailc anlc- riore del toruce, presentati! in vilii: il tumore del collo era aHìitto scom- parso, e la tiroidea |)rcsent;iva tanto nel suo volume e colore;. <;oine nello sUito dei suoi \asi. le condi/.ioni le più norniuli. (loncliiude da lu(to ciò. che il solo esame anatomico non sem|)re autorizza, né ad ammettere, né ad escludere la preesistenza dell' infiammazione. Il dott. Tornati fa osservare al dott. (^asorati 1' ommissione per lui lai la di divei'se circostiiiize che sarehhero stiite richieste, perchè i cultori dell'anatomia patologici) abbiano iid accordare alle o.sservazioni sue <|uel \ idoi'c eh' egli pur vuole iitl esse iittribuirc : cioè a dire le condizioni (ermomctriche e barometriche dell atmosfeni. il tempo de- cor.so diillii morte iill'auto.ssia cadaverii'ii. per distinguere ciò che è de- riviizioue patologica da ciò che è ojìcra di ;iltrc influenze. E il dott. (]a- sorati assente circa airim[)ortauza di ([nelle indicazioni, le ([uali dice ;iver ominesse per iunor di brexità. Il doli. Silvano nota la nece.ssità di distinguere, nei fatti iiiir- riiti. il grado dell' infianmiazione, se cioè flemmonosa o risipclatosa. K siccome il dott. Casorali risponde parergli codesta distinzione pura- mente scolastica e iniittendibile. peichè le sue osservir/joni si limitiino allii flogosi dellit mucosa gastrica, il dott. Silvano ripigliii dicendo, pa- rergli iuizi del tutto pratica ([uella distinzione, ed ammessa d:ii prin- cipali trattiitisti suir infìiinnuazione. E soggimigc, es.ser tanto vera, che a norma dell'esser la flogosi re.sipelatosjt o flemmono.sa si adopera una teriipia di grado pur differente: come, per esempio, nelle enteriti, nelle (juiili il trattamento non è sempre tutt'uno, poiché nelle resipelatose siu'cbbe ismodiito qnellcj . che debbesi assolutiimente adopenire nelle fleuunonose. Il dott. Casorati torna a dire, esser suit opinione che i segali di un" infìiinnuazione da tempo esistente in un te.ssuto, non possono scom- parire collii morte; ma potersi cancellare ([uelli di unii flogosi di datii i-ecente. 11 dott. Silvano vuole che, avanti tutto, si faccia distinzione tra due staiti apparentemente .somiglianti, sebbene iliversi in loro nii- Inr.i : l'irritazione congestivii, e T infianmiazione. Liiperocchè. a suo avviso, la iniezione Viiscolare che può iscompiu'ire d;i un di aHiilti-o. .senza lasciar vestigio di .sé, non è già ((ue,sl;i. continua egli, una delle massime della medicina italiana più riconosciute vere, e die stiu'à. Persino i diversi esili della iiifìanimazione egli dice possano talvolta riferirsi ad unilata. a ijuelli stali adoperati dal dolt. Jianidi. Termina poi la sua lettura col tcnUire la spiegazione del fìllio narrato dal dott. IJariidi e ili i|uelli ili Guislain, valeiulo.si per ciò della dottrina delle coircnti elet- triche ammessa dal prof. Puccinotti. ludi \ iene sciolta V adunanza. / istii — Il Presidente Prof. F. Puccinotti I Segretari! Dolt. C. A. Cai.dkrim. Dott. (j. CANzr\M. -O:^«ièa-o- ADUNANZA DEL GIORNO 18 SETTEMBRE T * l-i iidiiiiiiiiza ì' prcsicduUi dal Vice-Presidente dott. Stratiibio. il (juale annunzia die il Presidente si è recato co' suoi colleglli del (Con- siglio di Presidenz.'i generale a porgere alle priniaiie Autorilìi i ringra- ziamenti loro volati nell" adunanza generale del i 5 corrente. Letto il processo verbale tiella sedutii precedente, ed ajiprovato. si dà comunicazione dei titoli delle memorie e opere offerte alla Sezione. 11 Vice-Presidente fa noto che. essendosi i.scriHi molti per far let- tura di memorie sull'argomento della peste orientide. ed essendo state trasmesse parecchie .sci-itture in proposito dal dott. Clot-Bey . av^^sa di sottoporre le une e le altre al giudizio di una Commissione incaricata di farne lapporto alla Sezione. Compone ([uindi la ('ommissione stes.sa dal cons. GiaiielLi, Presidente, e dai dottori prof. Carresi. Capecchi, Sachero, Berlini, Trompeo. Semniola, Casorati e Verga. 11 doli. Cio\anni Polli passa a leggere ima sua memoria intitolatii : Inturno
      plicazione dì (jueste sue ricerclie alla nieibcina legale . potendosi trovare l'iodio nelle orine e nelle altre secrezioni, poco dopo averne ii.sato. e ilue o tre giorni dopo averlo sospeso in seguito a lungo uso; e potendosi con questa sostiinza recare gravissimo danno all'organismo, sebbene sia adoperata sulla superficie esterna coperti! di cuticola senza scoprirne traccia nelle .secrezioni. 11 Vice-Presidente apre le discussioni, e il prof Botto torna sul- l'argomento dei grumi flebitici proposto dal dolt. Dubini. Dice egli di aver avuto V oppoitunitìi di osservare nell' ospedale maggiore di (juesUi citlà un cadavere nel quale esistevano due dei detti grumi ; uno nell'arteria polmonare, l'altro nella cava discendente. Il primo, cbe compiutiuuente otturava il cavo del vaso , aderiva alla parete in- terna . e per plastica adesione , e per una guisa tli i-aniifica/.ioni del grumo stesso, le (juali spicca vansi a modo cU braccia di polipo infilan- dosi nelle minori suddivisioni dell'arteria polmonare. Non ritiene però che esso grumo fosse un prodotto di angioite, e percliè non esisteva in quell'arteria nessun .segno di pregressa llogosi. e percbè l'individuo non aveva presentato in vitii nessun sintomo ad indicarla. Pare a lui che la disposizione a strati, sia vertiade sia trasversale, onde risul- liivan que' grumi, debba attribuirsi al lento coagularsi del sangue nelle — C70 — ultimr ore della vita. Il clic gli venne diniostnito ancora dalla spac- l'aliira di esso gninio, il (|iialc appariva nel suo mezzo più molliccio, con lina sostanza meno lilla, meno aggrumata , di l'orma globulare, e di apparenza piuttosto pinguedinosa ciie marciosa. T>" altro grumo trovato nella cava discendente presentava una tcs- .situra più globulare cbe fibrosa. Da ciò ])reiule il prof. Bollo argomento per negare alla llogosi la genesi di silìlilli grumi, soggiungendo, avvisar egli la loi'O esistenza come incompatibile colla viUi. Non tace però die prima di attribuire o negare alla flogosi la capacità a generarli, vo- glionsi ulteriori es|ierienze sugli animali, e nuove osservazioni. Poscia il Vice-Presidente apre la discussione sulla menioria in- torno ai ca.si dì aiiiauiosi. trattati dal doti. Finella col galvanismo. Il doli. Bianclii vorrebbe allribuire aW o[)era del lcm[)o e della natura (|ti('llc guarigioni , cbe il dolt. Finella fa derivare dall' elettricità ado- perala. Al ({uale proposilo accenna un caso, da lui osservato, tli amau- rosi . \('nnta in seguilo a grave pneumonitc, stata trattata con energico metodo evacuante sanguigno, la quale guarì dopo il lasso di due mesi senza far uso di nessun rimedio, ma solo col buon villo e col riposo. Ma il dott. Torre prende a difendere la salutare azione del gal- \ anismo nei due casi accennati dal dott. Finella : imperoccbè nell' uno di essi r amaurosi aveva affetto amendue gli occhi , e 1' applicazione del galvanismo ritornò la vista ali" occbio destro sul quale venne ado- perato, e solo imperfettamente al sinistro, e dopo alcun tempo. La inrjicrfetta guarigione ottenuta in ([uest" occhio , e il graduale ritorno della facoltà visiva nell" occbio destro e sinistro, consecutivo ali" appli- cazione del rimedio galvanico, lo autorizza ad alliibuire al medesimo la guarigione. \ questo punto si apre un breve dibattimento tra il dott. Torre e il dult. Bianchi, intorno al valore clinico de" casi del dott. Finella. e del ca.so narrato da (juest" ultimo: cui fu fatto o.sscrvare, che esso non era per avventura di natura identica a quelli del dott. Finella: e che il lildiiKi (iella vista al suo ammalato poteva dipendere dall' aver egli col buon nutrimento ristorate le di lui forze stute attenuate dall' attivo me- todo evacuante sanguigno richiesto dalla grave piieumouile. \ questa di.scussione prenilono parte successivamente il dott. Finella, il diiltor Nicolini . il (juale liferisce un caso eh guarigione, ottenuta dopo due — f)7l — mesi (li malattia, mercè il vitto niitrieiile, e soiiza i-iineflii di soilc al- i-ima, di uii'aniaiirosi slmile a quella del dott. Bianchi^ e il Vice-Pre- sidente dott. StraiiiLio , il ({ualc narra un caso di compiuti! amaur-nsi. venuta in seguito a jl;ra^^ssinlo spavento, statji guarita colP elettricilii. In tjde cura, della quale fu testimonio anche il «iv. dott. De Filip|)i, egli narra aver osservalo (jiicsta parlicolaritìi di fenomeno, die, T amma- lata, trattata coli' elettricitii , ad ogni scossa die riceveva ricuperava istantiineamente la vista: senso clie tornava a perdere qualche minuto dopo cessatii T applicazione. In poche settimane T ammalata guarì, senza che siasi contiiuiato nel medesimo tratlamcnto. Succede quindi la lettura di una memoria del dott. Jolti. in cui esponesi la storia di due casi pei quali sarebbe, secondo lui. cUmostrata alcuna \àrtù profilattica e terapeutica nel linimento mercuriale adope- rato sulle ferite delle persone addensile da cani idrofobi : Anrtù . che ei dice riconosciuta già da gravi autori , e quindi sconosciut;» e di- menticata. Racconta egli di averne fatta prova in tre giovanetti moi- .sicati dal proprio cane, da lui giudicato realmente idrofobo. Introdusse tosto il linimento mercuriale in tutte le ferite lasciate dall" addenfiitiira . e fece faie (iizioni con esso attorno alle ferite stesse, raccomandando si ripetessero anche nei tlì successivi. In capo a sette giorni le ferite eran cicatrizzate. Ma dopo altri due giorni ad uno ili qiie' giovanetti le cicatrid si riaprirono, e divennor suppuranti, con febbre viva, agi- tazione e smanie: a tal che, credendo il dott. Jotti che Udi fenomeni fosser i precursori dello s\iluppo ilella ralìljia, si rivolse di bel nuovo al hnimento mercuriale adoperato sulle ferite riaperte, e in frizioni lungo la parte interna dell'arto morsicato, e all'intorno delle ferite stesse. A (jucstii medicatura succedette la calma: le ferite si rassodarono niio- \anionte, ne piìi altro ne è avvenuto. La seconda prova venne fatta in due individui stati morsicati in vai-ii punti del corpo da un cane riconosciuto realmente idrofobo, j)er avere coli' addentatura inoculat;i a due altre persone la malattia, ilella quale furoii vittime. Il dott. Jotti adoperò in (jue" due il linimento mercuiiale nel modo sopra indicato, e con esito ugualmente felice: in uno di essi però , un mese circa dopo la morsiaitura . ihvemier tu- mide e dolenti le cicatrici, si riapersero, e vennero a suppurazione. Fu ripigliato l'uso del linimento mercuriale nel modo su notato, dietro — 67f2 — di che ilisjiiirvero i sintomi insorti, si richiusero le cicatrici, iic più altro ne e avvenuto. Per questi fatti l'autore propone che si i-ichiauii in uso questa pratica, la (juale ej^li dicliiara j)arergli più eflicace di al- tre state coninicndate per la medicatura delle ferite recenti prodotte dall' addent;itin-a dei cani, non esclusa la stessa ustione, e quindi luc- rilevole d'esservi .sostituita. Il dott. Foldi interpella il dott. Jolti .se abhia fatte esperienze .sugli animali , e con esse convalidate le o.sservazioni da lui narrate. E questi ri.sponde, essergli mancale e le opportunità ed i mezzi per po- terle istituire. 11 prof. Platner fa notare al dott. Jotti. che la |irima di quelle s\ie storie non potrebbe avere tutto il valore scientifico che egli ^•orrebbe pur attribuirle, non essendo ben certo se il cane addentatore fosse realmente idrofobo, e nel caso afTennativo, se l'idrofobia era primitiva o secondaria, il che avrebbe conilotto lU per sé a conseguenze dille- renti. qualunque si fosse stato il tiattamento adoperato. E riguardo al secondi) di (jue'casi, nel quale il cane era realmente preso da ralibia primitiva, rimane ancora il dubbio se effettivamente era avvenuta l'ino- culazione del veleno idrofobico in quegU addentati: essendo noto che molte circostanze fanno sì che talvolta un cane all'etto da idrofobia pri- mitiva possa non connuiicare la rabbia a quegli che ha moi'sicato. Prendono jiarte a questa discussione il Vice-Pre.sidente , il dottor Canziani e il prof Fossati. Il quale ultimo propone , che la Sezione me- tlica dimostri al Municijiio di Milano la convenienza di raccogliere e custodire i cani vaganti , o idrofobi o sospetti di esserlo , e di trasmet- terli all'Istituto veterinario milanese , dove si potrebbero istituire espe- rimenti e tentiitivi in proposito. A siffatta pi'oposta risponde il \'ice- Presidente, che prima di porsi sulla via delle esperienze a carico co- munale, bisogna raccoghere maggior numero di fatti. 11 cav. De Renzi e il prof Senunola soggiungono che le frizioni col linimento mercuriale a dosi altissime, vennero da tempo istituite sugli idrofobi nel grande ospedale degli incurabili di Napoli : e che tutti i veri idrofobi morirono ciò non ostante. Solo il cav. De Renzi narra il caso di un medico di colà, distinto cultore dell'anatomia pa- talognca. il (juale nel tagliare il cadavere di un individuo morto |)er idrofobia, si ferì col coltello; alla ustione fatta alla feritii. e ali uso — (i73 — (lei rniiiiH'iilii miciciiiÌmIc .ii1ip|ii'iìiIii jidÌ . non siiooodelte lo sviluppo dcl- I iili'ofohia. Il doli. (',. (Ijisliglioiii coiiferina , coli' esperienza liilUi nelf osi)e- tlale maggiore di Milano, la poca fiducia die può merilaie codesto mezzo, a confronto dell'ustione, nella profilassi e nella cura dell'idro- fobia. Coglie quindi questui opporlnnilà |)er fìir coiio.sccrre un jirogelto di esperiinenli in proposilo, da lui presentato al Municipio inilane.se, neir adempimento dei quali sarebbesi potuto, .secondo lui, erogare parte della somma deslinat;i dallo stesso ad esperienze da istituirsi durante il Congresso. Tali esperimenti erano la inoculazione del \cleno idrofobico in molli cani, nei quali si sarebbe poi .sperimentala la liicoltó pi'olil, ittica 0 curativa, prima dei decantati specifici, e quindi di altri riniedii adi>- perati in varia forma e modo e persino coli' inieltiu-li nelle vene, il cav. Do Henzi rannnonta gli esperimenti di Pravaz, fatti ap[)unto in questo modo e a cjuesto scopo, riu.sciti con infelice successo: e con- cbiude che nell'oscurità in cui è la .scienza riguardo ai mezzi profilat- tici e curativi di questi) malattia, non .si debbe esser corrivi ad abban- donare l'ustione, la sola àncoi-a di .salute cui raccomandare la fiducia di prevenire la terribile malattia. Finalmente il dott. Bedeschi consiglia coloro che si studiano di trovare alcun mezzo curativo dell'idrofobia, a industi-iarsi piuttosto a trovare come distruggerne la fonte: al quale scopo si arriverebbe di- minuendo il numero dei cani. Anzi propone che il Congresso stesso abjjia a mosti-are la salutare convenienza di questa misura. L'adunanza è sciolta. f^isto — Il Presidente Prof F. Puccinotti. , „ .1 Dott. C. A. (^AI-DERIM. 1 aegreUiru ,^ „ ,, ,, ^ ( Dott. G. L.vvziA.M. 85 ADUNANZA nEL GIORNO 19 SE'ITKMIllll Jjclto il processo verbale della prece(leiil(> aituiiiin/a. viem; iip- provato. 11 prof. ab. Barufli, uileiulo in esso raniincntato l'incarico dato ail una (>onimis.sione di esaminare le memorie sulla peste orientale |)ie- sentalc al Congresso, coglie quesUi opporlunilìi per ricordare al Presi- dente il concessogli diritto ili leggere una sua ineiuoiia sulla riiornia delle quarantene nei lazzaretti. Ei muove tale richiesta nel dubbio che il giudizio di quella Commissione possa largii perdei-e quella prio- rità. cir ei crede th avere neir emettere la sua opinione, e neU' invocare il giudizio del publilico su di essa: e che la Commissione sia coinj)o- sta di membri notoriamente conosciuti per professare in proposito, prin- cipii opposti ai suoi. CircosUuiza , che, aggiunta ali altra del non aver (pin'nicmbri subito, come egli recentemente, il rigore delle vigenti qua- rantene, potrebbe nuocere ali" imparzialità del giudizio. \i fnialnicnte insta perchè gli venga concessa la lettura della sua memoria, toccando (uiesta una gravissima (jucstione. attualmente ora all'ordine del giorno presso le più colte nazioni. Il Presidente risponde trovarsi già iscritte altre memorie da leg- gersi in (jucl giorno; essersi nominata una Conuni-ssione per esaminare le memorie sulla peste orientale , dacché esse memorie .sono molte , nò quindi si possono tutte comunicare alla Sezione: e che perciò an- ch'egh può conumicare la propria, perchè sia, come le altre, presa in esame. Dice finahnente che in (juanto all'opinione personale clic po.s- -sono avere i membri della Connnissioiic. ei non ne .sa nulla, non gli consumilo che la abbiano manifestata al pubblico. Il prof, tarulli, nel- l'atto die dichiara ih rispetUire codesta deliberazione, domanda che venga in.serito nel |)i(iccs>n \cibalc i(iic.-.|n ^Mlp icclaiiin. — 075 — 11 (loti. Turclielli sorge a .sostenere hi contagiosità deUa peste, :i|i|)()<;i;i;m(l()si alla storia e alla tcsiinionian/.a (Ielle persone le più auto- levoli. lìepuUi (jiiiiiili inutile (pialsiasi ilihaltiniento che motUi auclie solo in Jnhhio la contiigiositi» stessa: perciii chiede che l'adunanza non am- metta la lettura (h memorie che neghino o spargano qualche diihhio su questo fatto storico orinai roprio libro intitolalo; .?(y;/v« un atteso m'iinzd/nmlo della t(>ssU()l\'. Panizza, giuthzio e lumi in proposilo. 11 secondo arponiento della sua scrittura riguarda la fonna di ma- lattia onde fu alletti! una donna, la ([uale in addietro aveva sollerto per aorlile, e che. costretta a s\ ezzare un suo bambino., mandava da tutto il corpo, e coli' alito, un odore acido manifestissiaio , ed evacuava (lidie vie naturali un liipiido siero.so , il (juale all'analisi cbimica mani- lesto tracce di zuccaro di latte. Siccome ad ogni sera compariva feb- biicciattola . il doti. Silvano entrò in sospetto che si trattasse ih qualche malattia diabetiforme, e che si potesse adoperare per e.s.sa un tratta- mento non chssimile da ([nello che si riiccomanda nel diabete zucche- rino. La.sciati da un canto i larinacei e gh acescenti, cgh assoggettò l'anunalatii all^iso delle carni arrostite, e simiglianti , seguendo il quale metodo, dopo poche settimane cessò la febbre, disparve 1" odore acido dell" alito e della traspirazione cutiinea , e tornò la .salute. Narra per ultimo la storia di due casi di sfrenato istinto del bere vino e li(juori spiritosi. .Nel primo caso trattttvasi d' uno che beveva fino a venti piiite di \ino al giorno! Fhiahnente ammalò di UJe ma- lattia che |)iima iliè sintomi di acuta gastrite, jjoscia tli pneunionitc. Il metodo anlillogistico attivo non valendo a compriincila , il doli. Silvano volle accondiscendere il vivo ed invincibile desiderio dell" ammalato pel buon vino, e accordai'ghene alquanto connnisto ad ac([ua : con ciò ad- dus.se qualche momentaneo vantaggio. \ enulo però a morte, e aperto il cadavere, non si trovaiono tracce né di gastrite né di pneiunonile: la sola alterazione patologica , di che potesse accagionarsi la somma avidità e V inchnazione smodati) iiU' abu.so de" liquori spirito.si . fu I a- Irofia del ventricolo sinistro del cuore le cui p;iieti erano gialle. Il dot- tor .Silvano ne deduce, che non .s(!mpre giova il continuo salas.sare in eerti casi di pneumonite . e che iiiiglio di ciò die ehlie ej^li stesso a veliere in l\ivÌ!t , tlovc \:irii anni addietro venne fallo uso del linimento mercuriale nell" idrofobia. Hicorda c^W come entro ven- rn|naMr'orc. nel 48 H, furono ricoverati nell'ospedale di Pavia nove individui stali morsicati da un cane indubitatamente rabbioso. Ven- nero espcriinenlati varii iiiclodi: i tre più giovani furono dal professor Volpi sotto])Osti alla cura mercuriale, (iicendo legf;ieri lii/.ioni di un- guento mercuriale sulle ferite, e quindi sovrapponendovi delle faldelle spalmale di (|ncsto unguento: ed ado[)crandone ben mezz'oncia e più. per oijni Iri/.ione. hmgliesso la colonna vertebrale. Nel breve giro di due .settimane, di ([ue"nove, otto morirono: campò il solo, cui per somma ventura era toccati» l'ustione al luogo delle addentature. Concliiude (|uindi contro il linimento mercuriale, e raccomanda di non abbaiulo- nare 1" ustione. Riguardo poi al numero straordinario dei cani ed allo slato di al)bandono in cui trovansi spesso, dal doti. Bedescbi repu- tato causa di sviluppo dell' idrofobia . il doti. Robecclii fa osservare essere rarissima la idrofobia in Algeri, ed in altre città del litoiale bar- baresco, in Alessandria d'Jigitto. in .Smirne, in Costantinopoli, ove egli sles.so ebbe ad incontrarsi con torme di cani vaganti snlle piazze e per le vie. |)ri\i di padrone, ed ove, anzicbè dimimiirne il numero, i Musulmani li tengono con religioso ri.spetto e non vigilati. 11 dolt. Bedescbi risponde, che scemando la quantità dei cani si scema eziandio il numero di (lucili clic potrebber venire presi da idro- fobia: e che in Italia del)bono esistere circostanze particolaii . le (piali, meglio clic altrove, determinano lo sviluppo della rabbia nei cani. .Viicbe il prof Speranza aggiunge, che le liizioni nuircnriali. in vario modo adoperate, moltissijne volte sono riuscite inutili: appog- gia r opinione clie l'ustione è il migliore e più spedito mezzo per pre- \eniie lo sviluppo dell'idrofobia: e dicliiaia \ana ogni di.scussione in proposito. 11 doti. Alfieri, trovando raccomandalo di indurre l'asfissia nei nior.sicati da cani arrabbiati per prevenire lo s\ilup|)(> dell idrofobia. piii|)ouc a ([uesto (ine l'ai^ido carbonico, e suggerisce i mezzi con cui svilupparlo e liirne l'applicazione a questi casi. Il doti. Pollo obbietta a que.sta propo.sizione : in ])riiiio luogo, il pericolo che vi lia uclf usare mi rimedio, l'azione del i|iiale non ("■ lieue — 6 70 — «•niiosciuUi. ni- può viMiin; ;i(lcf;iiiiUi iillii tollcr.inzii ilciriiulividiK,. ,. li- iiiil:i(;i eatro i confini (ic<;li clliaii teiapcniici (idi' ;is(is.si;i . por cui si può lonverliie Ih uiort<; Jippaicutc (IciT aslissia in morte reale: poi la (litlieollà, au/.i iuipossihililìi . d'adoperare .seni|)re (piesto iney./.i per ih-o- durre I aslìssia. |jeicliè ikjII" idrol()i coli" iii\i(;irc il ciiv. prol'. l':iiiÌ7./,:i a voler sciogliere Ih (|iie,sti()iie. come (|tiei;li die lia in |)ro|)osilo liilto prorondi e ripeliili sl.iidii. ]| (loti, («andolli lii lettura di una sua nieiuoria intitolata: liircr- r/ic Milla cdgionf drlln colcnria del s(in>^iii\ Persuaso egli che alla Inr- mazione della cotenna abbiano parte integrante il imniero e la pro- porzione degli elementi com|)onenti il niateiiale in cui si li)rnia, e per- suaso d" altronile clic gli clementi del sangue si producono in lapporto alle condizioni e forze organico- vitali ; stabilisce, die la cagione della (brniazione della cotenna, e delle particolarit<\ che essa presenta, deb- besi scnit^ire e in relazione alle varie condizioni della vita e dello stato del sangue, e in rappoi'to alle cagioni estrinseche, che esse pure di- rettinientc e indirettamente influiscono a cangiare la normale «[iialità del .sjmgue stesso. Comunemente, dice egli, a certo sUidio di malattia, si ha cotenna nel sangue di chi è preso da viva (logosi , e solitamente non esiste cotenna nel sangue di coloro i quali si trovano in istato di .salute: ]icr le (pali cose è lecito presumere che le ricerche analitiche intorno alla fenomenologia della flogcisi, debbono porgere gli elementi per iscoprire la causa della formazione di essa cotenna. Posto - 86 ADUNANZA i)i:i. <;i()KNo 20 sETTi;Mitui: D 'opo la Icltura del |iroces.su verbale delia prececlcnlc aduiiau/a, <■ la coniuiiicazione dei titoli delle opere e iiieiuoric stampate oHerte alla Sezione, il doti. Nardtirri chiede clic la nieinoria sulla caf^ione della cotenna del sangue, lettii dal dolt. Gandolfi. venga sottopostaMl giudizio ili una Coniniissionc , e che sia stampata intera negli Atti del (Con- gresso. 11 Presidente risponde, assentire di buon grado alla prima di quelle inihieste. per cui verrà trasmessa (juella memoria alla Commis- sione incai-icata di esaminare la memoria del dott. Polli; ma non po- tere uguabnente assecondare la seconda di esse, perchè essendo man- cato a quella memoria il suffi-agio dell'unanime acclamazione per l'in- serzione negli Atti, ei non può appoggiare questo desiderio suo. |)rima che la Commissione siasi pronunziata su il' essa. I dottori Polto , Folili e Casorati chiedono alcune rettificazioni al processo verbale dell'adunanza precedente: il primo, riguardo ai ukiIìvì pei quali egli ha reputato inconveniente V uso del gas acido caibonico per asfissiare gli idrofobi: e gli altri due, riguardo alla lettura del doli. Sil- vano. Rettificato in que' luoghi, il processo verbale viene approvalo. Comunicansi quindi due lettere, una del Presidenti! del Magi- strato di sanitìi in Genova, e l'altra del dott. Berlarelli intorno alla peste orientale, lo quali vengono trasmesse alla (x)uiiuissione delegala all'esame delle scritture su codesto argomento: indi il Presidente an- nunzia di aver aggiunto alla Commissione or nominala i dottori Cut- turani e HcrUirelli. E.ssendo sUtle presentate alla Sezione dui' memorie mano.scrille sopra due argonienli alliiii li:! loio. I' una Sali iiisalichrità ilclli' risaie. del dolt. Pietro Boah: 1 altra Siilln ind/urin. del doti, l'iclro Cainbe- — «83 — vini. \i<'ii(' iioiiiinalii min (]uini)iissioii(; ad <>samiiiiirle e pronunziurno 'giudizio. (•iim|)()sUi (l<;i |)roli's,sori Ooriir-liaiii. Sacliero, Seimiiola. e dei «liilluii (jula, Frosclii, Salvagiioli e IJoiietti. A proposito della prima ili i(neste inemoi'ie, il prof. Speranza rammenta che l'argomento delle risaie fu già trattato e discusso in tutta la sua estensione (bl Congresso (li Ijiicca nel seno di una Commissione di medici e di agronomi. Sog- giunge non veder ragione, perchè si ahl)ia a ritornare .sopra un argo- mento ormai giudicato; molto meno poi che lo si sottoponga al giudizio dì una Commi.ssionc composUi di soli medici. Al che il Presidente ri- sponde, che all'attuale Commissione iia dato origine la presentazione delle memorie ora citate, alle <[uali dejjbesi limitiu'c il giudizio di essa, mentre a Lucca si agitò questa questione in modo più generale, ed ezian- dio sotto r aspetto economico ed agi'ario, perciocché tratt'jvasi (U intro- duzione di nuove risaie. E dice per ultimo . eh' egli nulla trova fh 0|t- porre a che venga aggiunto alia Conuiiissione anche (|ualche agronomo. Il prof. (><)rneliani si fa a domandare di nuovo, se la memoria del dott. (ìandolli sul .sangue sarìi trasmessa alla Conunissione incari- cala di esaminare quella del doti. Polli; ciiè altrimenti egli avrebbe avuto da soggiugnere alcune pratiche osservazioni riguardanti la prima parte di essa memoria. Ed il Presidente risponde, che verrii tiasinessa a f(uella ('ommissione, dopo il voto della quale potranno aver luogo le tli.scu.ssioni lelative. Il dott. Trompeo. Presidente della Commissione incaricata di esa- minare la memoria del doli. Balardini sidla pellagra , comunica . die essa Commissione, dopo avere attinto lumi anche dalla Sezione di agro- nomia per (pianto .spetta al grano turco e sue alterazioni, ha compiuto il suo lavoro , il quale viene letto alla Sezione dal dott. Rizzi. Dopo la lettura, il doli. Balardini ringrazia la ("ommissione degli studii filili intorno al suo bnoio. e dichiara rispeltaiiie il giuilizio. Sog- giunge di aver voluto colla sua memoria raccoghci'c gli argomenti e fatti che danno a credere avere l' uso del grano turco influenza nella genesi della pellagra, e richiamare l'attenzione dei medici .su tale soggetto, ma più specialmente sulle malattie del grano turco. (]oiichiude finalmente, che polendo esservi de" fatti coiitiarii ali" opinione sua. è neccs.sario che con e.s.solui. anche gli avver.sarii alla sua o|)inione rinnovino gli studii e le osservazioni. — 084 — 11 doti. Beretta fa riflettere, che la pellagra, lungi dal doversi de- rivare da un'unica i-agione e segnatamente da ((uella in discorso, si ha a ri|>elere da più cagioni, la concorn^nza delle quali ila sviluppo alla malattia, e la cui mitigazione o elhiiiuazione trae con seco la cessa- zione disila malattia stessa. A proposito del grano tui'co, nota egli di aver veduto la pellagra sviluppatasi in tutti gh indiviilui di alcune fa- miglie della Biiauza: la quale malattia o si mitigava, o ces.sava, iu (juelli di essi che si ricoveravan ai servigi di persone agiate del medesimo paese. Nelle quali , sebbene si facesse uso del grano turco raccolto nelle medesime località e ciicostanzc , non gli accadde mai, o quasi mai, di veliere alcun pellagroso. 11 dott. Festler espone anch' egli il suo avviso favorevole all'am- missione della molliplicità delle cause ingencratrici del morbo pellagroso, tra le ipiali anunette principalissima il Zea imjs. Soggiunge poi, che esse cause non tutte operano in un modo: le une preparerebbero, a suo avviso, il fondo specifico (abito pellagroso) della nuilaltiai l'altra, r insolazione ili primavera, ne renderebbe appariscente la forma pella- grosa, operando sul fondo specifico antecedentemente preparato. Dopo altri sviluppi ila ti alla sua tesi, lUce, che egli, per molte prove, ha ti-ovato utilissiujo Tuso del cloro liquido nei pellagrosi nei quali pre- domina il fondo pellagroso, e quiiitU sotto circosUmze in cui o non esi- stono rilevanti complicazioni morbose, o siano sUite dome da alili mezzi curativi appropriati al caso. Il dott. Trompeo, mentre trova importanti le notizie fornite dai jM-eopinanti , fa riflettere u\ev essi deviato dal punto princi[)ale della iliscussione, la quale tende a chiiu-irc, se T alterazione del grano turco denominaUi wrik-nune, sia l'unica cagione della pellagra. E continua a dire , che ei nega tal cosa , dacché i fatti gh parlano in contrario : lisultando esservi paesi d'IUilia affatto immuni dalla pellagra, dove una tale malattia del grano turco è comune^ e cita ad esempio Pal- lanza in Piemonte, e varie regiom del Regno lU Napoli. 11 dott. Festler risponde che, non una, ma molte sono le cause ili (piesto morbo : soggiunge jioi che V uso del gi-ano turco , quando sia accompagnato da vitto nutriente e dal ristoro del buon vino, non ingenera la malattia nei paesi slessi dove è dominante. 11 dott. De Stefani fa notare, non potersi ijuesta malaltia dire, come — li»:) — snolsi, esclusivamente loiiibartlu, uè quindi nelle abiluilini ilietcliciie etl altie (lei lotnliaiili doversene escUisivaniente cercare la cagione produt- trice. HaiiinienUi trovarsi essa eziandio in Fi'ancia al piede dei Pirenei, eoniecliè confusa eoa altre malattie , e con altri nomi designata. Sog- giunj.;e di esser stillo assicurato clic al piede de' Pirenei, dove è en- demica, non si lisa il forano turco: e che ipiindi si deve rintracciare l' origine delia pellagra altrove che in (piesto solo cereale. Uno dell' adunanza risponde, che taluni hanno denominati pellagra la rosa asturiensis o mal ilella Rosa : malattia . secondo lui , diversa dalla jiellagia a malgiado di (pialche somiglianza di forma. Ed il dottor lialardiiii op|)oiu' al dott. De Stefani, non essere sconosciuUi la coltiva- zione del grano turco nella Francia meridionale, in alcuni dipartimenti della quale lo si raccoglie in abbondanza. Il dott. (lima riferisce, che i distretti di Piazza e tli Edolo della |)rt)vincia di iieigamo fuiono per lungo tempo immuni tlalla pellagra, sebbene il grano turco ne costituisse il cibo ordinario e pressoché esclu- sivo. Rammenta poi che la malattia del grano turco denominata vcnlc- rnnie era sl;ita veiUitii e dcsciittii dal dott. Sette molti anni sono. Ad avvalorare il fallo addotto dal dott. De Stefani intorno alla pel- lagra che si osserva sotto altro nome nella Francia, il dott. Bertarelli dice aver egli stesso osservato questi malattia, colle stesse forme che veste in Lombardia , in alcuni paesi dei dipartimenti francesi del Varo e delle Bocche del Rodano, nei quali non è coltivalo il grano turco, perchè sono lande deserte, incolte, ove esso grano non potrebbe ger- minare. E dice aver egli veduta la rosa dshiriciisis a poca distanza dai bagni tli Barèges , dove jnu'c non si coltiva il grano turco. 11 dott. Brunetta fa osservare, che anche nella Toscana, e nelle vicinanze stesse tli Firenze, vi sono ilei pellagrosi, sebbene i contadini di (jne" paesi si cibino ordinariamente di li-umento. Aggiugne che il dott. Sartorio, padovano, inc;uicato dal (joverno a dar un ragguaglio .su (jucsta malattia, annoverò lia le cause produttrici. 1 insolazione, l'abitiizione in luoghi malsani, e i patemi onde sono travagliati gli animi dì (UIC* niiseraliili. Il doti. I'"estler. richiamando la sua distinzione tra fondo e iijrma della malattia pellagrosa, riferisce di aver veduto nell'ospedale di Pa- dova ammalati più amici di Bacco che di Cerere presentare fonne mor- — ()8() — Ixisc iiiuiloglic a i|iu'll<' (Iella |>(>lliij;i'ii. le ([iiali si coiivcrlixan poscia iicllr lornie ])ro|iri(' ili essa sotto circostjinzc occasionali o ili iiisolazionn o «li iiiisoria. VI nroC. Seinmola pare (jiiindi (liniostrato, pei (iitli addotti, che la iifllaf^ra regna in diversi paesi d" lùiro|)a dove non si fa uso del Urano (nrco. Nel Regno
    • iutMia fenomeno- — «87 — loffie, d,,. ..,.,.,.esenl, ]. ,.,.ll.f;ra lon,l..nh.: ,.,.,"|. ., ,^,, ,„,( .„„, lo nl.e.,,. tul, d.-. (.oUt m-ivì... di .uulionlo .olla .nalallia „«f;, ni „,.- -I"' l'"..l«.nl, sot.o il non... .1, pelh..,;.. n.'- .sulii.-i.-nt, peni..", m ,h,s- •s^M,... ,. ,,,„.||a ,. ,,„,.,(;,. ,it,,.n,.,e .ma .nedesinii. n.i.latli;.. Pvvò .1 doti. r).iJ«ni li, MoL.,0 ,1, aN.T.- .-nli sl.-ss.. v.^duK, a I'-,- "gi. nell'osp,,.dal,. San Luij^i. nn" a.nn.alala. la ,,nal,. p.csenU.va i sin- lo.,n .l..||„ ,„.||af;n. J,.nJ.a,da, .-d era slaU. fjiudicaU. dal .loti. ,;ij,,,t |.'T una s,Hn-u^ .1, eritrnu, sa/uris. Egli sospelt.-, .1,,. .p.dla fo,-n,a lòss,- pcllaf^ia, e ne .l,e,le avviso ali'assislcnl.» .1,.U. lio,.,s.s..l. il ,p,;,i.. |, .-i conobbe anch-fgli come tale, aven.lo av..lo r.j,,port..niti. .li vf.,l...la in Lomhard>a. VenuU. l'an.malaU. a n.o.te. dopo esser passata pei- lo sta.lio del .l..l,r,„ pellagroso che tulli san.io. il .lott. Dul)ini assistette alla se- /..one .lei .-adavere, le risultante «Iella .,„;,le lo .•onfe.inarono viem- meglio nel gmdizio di pellagia. A soccorrere ancor più l' opinione che gli stranieri conoscono o.n.ai Ih pellagra lo„.ba,.la. ,• la ,•a^visano ali" atto pratico, il dott. Casorati .■an..nent;. .-on.c m due nmncri della G<,zrffc I>1)(MR' i contadini si nulranu ((nasi solo col frnniontonc. Lo stesso dicasi delle provincie di (]uneo, Varallo e Pallan/.a. Nella terra di Cc- lona, postai neir estrema parte della vai di Chiana, «piattro quinti almeno della popolazione dall'ottobre a tutto maggio si piiscono quasi esclusiva- incnlc di polenta; e sebbene nel rimanente dell" anno faccia uso di pane di liumcnto. pure non cessa dal mischiarlo colla lìu-ina di grano turco. Con tutto ciò veniamo assicurati che i medici cU (juelle terre sino al 1831 non ebbero a riscontrare che un caso di pellagra. Inl^into quasi la mela (IclTlvuopa meridionale usa di <[uesto grano: e dietro una discussione eh" ebbe luogo sul mais iieirAccademia di me- dicina in Parigi, fu convenuto dai medici dell'esercito che i migliori co- .scritti j>rovengono dalle contrade ove il mais è il nutrimento abitUcile. 2." L' inìpcnvrstu't' di tale morbo ^ciicndnwiilt' ed csiliiswainenli' in tutte U' Provincie della gran valle di Po, in mi il frtunentone divenne generale e (filasi esclusivo alimento del contadino. A rincontro la Com- missione fa notare che nella paite bassa della Lombardia, ove lo Zea mars è più generale, la pellagra è meno frequente, mentre nella parte media dell'alta Lombanha, ove domina la pellagra, lo si usa in minor quantità, e misto a migho o a segale, nutrendosi i contadini anche col grano saraceno. Relativamente a ciò possiamo addurre le seguenti notizie raccolte dai medici tUstrettuali di (juelle provincie, dalle (piali risulta che nella \alle di Po. e specialmente nella parte pii^i bassa che guarda il terri- torio loihgiano, i contiidini si cibavano, prima del 1840, di minestra di riso e di pane di meliga: dopo le inondazioni del 18.39-40-41, re- sosi scarso il l'icollo del fiumentone. tornò più conveniente il pane di frumento , al quale i contaiUni si appigliai-ono esclusivamente, abban- donando quello di meHga: eppure da quel tempo appunto delle inon- dazioni i casi di pellagra si sono molto aumentati, ed i pellagrosi per- corrono più rapidamente gli stadii acuti di questa infermità, che piima non accadeva. — Molte famiglie delle montagne del territorio di Trento e di quelle del (lenovesato, dove la peUagra è sconosciuta, stabilitesi a guisa di [ìiccole colonie nella stessa valle, ove dimorano tutto Tanno a .spa(-care e segar legne, in tredici anni di o.sservazioni non pre.senfcu-ono un solo caso di pellagra, sebbene si nutrano di sola polenta, fiibbricata — 693 — colla fariiin del grano turco del paese, al ({inle iiiitriiiiciito non sanno liniMiciarc sonza |)i'(!giiisse fiitlo abitualmente uso dello Zea nuiys. sotto 1" una o l'altra fì)rma (pane o polenta) o non discendesse da genitori pellagrosi. La (lomniissione fa inoltre notare che pei aisi ne' quali la pel- — 691 — Itngra viene iiiìligat.'i per ciò die clii ne andava afletto cessò dall'uso aliiluale del mais, non vogliono essere liasandale le circostanze eco- noniiclic e speciali di (piegli individui, famiglie o popolazioni, die do- lerniinarono un camhiamenlo di loro posizione per la (juale poterono anche procacciarsi un vitto diverso dal coìnposto col frumentone. 5." Finalnu'iìtc . e pifi di tutto, la fiv(jncrit(' iiltcraziofic . o ninhittin del gniììo. detta vcrdc-ramc . indotta da impcvfvtta luaturanzc a mala sldi^iorialiira . non rara fra noi nelle annate fredde, per essere il grano turco stranio ai nostri climi, ed indigeno di regioni più calde; la t/uale alterazione o malattia . fworila dalF umidità . ne modifica le /ìsic/ie e chi- miche /pialilà. e lo rende acre, e tale da indurre una speciale /òrma di moìiìo. che dimostrasi consistere in ivn vero fìingo parassito proprio del mais [Sporisorium miiydis). Per comunicazione verbale di ripula- lissiini iiien)l)ri convenuti al presente Congresso possiamo annunciare die in parecchie provincie del Regiio delle due Sicilie, ove, per ragion di clima, il grano turco raggiunge un grado più perfetto di maturità, .si osservò pure il verde-rame nel detto grano, come il presentato dal dott. Balardiiii: e sebbene in quelle popolazioni sia generale Fuso del frumentone, non pertanto la pellagra vi è pressoché sconosciuta. La medesima avvertita alterazione è pure non infrequente nella pro\incia rt) veniente dal Banato che presenta la medesima alterazione. A provare che unica e vera cau.sa della pellagra sia V uso del grano turco, vogliasi immaturo, scadente, o guasto da malattia, e spe- cialmente dalla particolare designatii col nome di verde-rame , la ('om- iiiissione avrebbe desiderato fatti desunti da concrete osservazioni o tla apjiosite esperienze, dalle quali la produzione della pellagra, indipeuden- tenieiite da altre influenti cagioni, ad evidenza venisse nconosciuta, no- tandone la differenza di effetti .secondo che il grano adoperato presen- tì.s.se runa, o tutte le su avvertite concbzioni. Dagli argomenti allegati dal dott. Balardini nella erudita e prege- vole sua memoria, che la ricchezza di fatti e d'osservazioni fa per più ragioni commendevole, si ha intanto a dedurre, che dove 1 u.so del mais costituisce presso che l'unico alimento, egb ebbe ad osservare più — 695 — frequente la pellagra vieppiù (leterniiiiata dalla facile alterazione del grano. L' importanza dell' argomento vorrebbe clie fosse discusso dopo ul- teriore accurato studio, ed opportune indagini, afllue di poter deter- minare colla .scorti! della sUitistica: (i) In (jiiale rap|)orto stia il con- sumo del gi-ano turco col numero de' pellagrosi di ciascuna provincia: Z>) Se il grano turco di buona qualità per sé solo, comunetto. che codesti recipienti di (Ìl'ito, oltre al con.servare più lungamente potabili e salubri quelle acipie. le im|n«'gnino jicr avventura, colle particelle fcrriigiiio.se , (h un principio correttore della di.sciasia .scorbutica. Egli avrebbe veduto lo scorbuto as- .sociarsi alle febbri intermittenti miasmatiche, e cedere all'uso dei mar- ziali dopo 1 uso inellìcace della china-cliuia. Bene spesso in questa ma- — 700 — laltia, oltre gli aadi vegetabili, bisogna ricorrere al l'erro^ e ijiuuulo esso scorbuto si complica, non più alle febbri interinilteuli. ma a pertur- bazioni del sistenia nervoso tornano \anUiggiose le soluzioni oppiate, (lonciiiud»! dunque che, rispello alla terapia, essa debbe esser rego- lala a norma dei casi, e giusta le ciicostanze particolari, lo stilo di orgasmo (ebbrile, e le coiulizioni del sistema nervoso: e, rispetto alle cause, die mentre è incontrastabile* 1" umidità aggravare lo scorbuto, non si può dire esserne quesUi la sola causa, né che il fondo di esso sia di natura flogistica. 11 doli, ('ima ilice, che la sua pratica verrebbe a confermare pie- namente ciò che il Presidente ha esposto. Il dott. Novellis torna a ripetere, non aver egli -inteso di affer- mare clic lo scorbuto sia th natura flogistica, ma si che questa ma- lattia va sovente coiiiphcala ad infiammazione. Al che il Presidente sog- giugne, che la flogosi viene comunemente ammessa come condizione accidentale, non come essenziale, dello scorbuto. 11 doti. Torre, il quale ebbe l' opportunità d' osservare nell'ospe- dale Pammatone di Genova gli scorbutici provenienti dall' AlJiergo dei Povei-i ili (juella città, tUcc, come in quello sUibilinicnlo si trovassero conchzioni locali capaci a ingenerare facilmente lo scorbuto 5 alla quale malattia , non che alla scrofola , andavan soggetti più specialmente i ra- gazzi. Mutate le circosUmze locali cU quello stabilimento, e messo in uso uìì cibo misto, vegetabile ed animale, e alternandolo, lo scorbuto vi diminuì sensibilmente. La cura degli scoi-butici venne istituita colle li- monate vegetiibili, coi collutorii asti-ingenti, non che colle combinazioni di l'erro e di oppio. Egli non riterrebbe che 1' umicUtà , e la mancanza di sani alimenti siano sullicienli a produrre questo moi'bo ; ma sì esser capace a generarlo il vitto di quahtà troppo uniforme, non alternato a carni o a vegetabili freschi. Del resto, desumendolo dalla cura, egli si associa a coloro che non ritengono flogistico il fondo eh essa malattia. E il doti. Novellis insiste per ultimo sul trovarsi egh d' accordo in (juanto al non esser esclusivamente flogistica la natura dello scorbuto, e al mostrarsi tale soltiinto nei casi acuti. Ripete non esserne l'umi- dità la sola causa produttrice: o.sserva però che. nel caso suo delle carceri mihlari di Alessandria, questa gh è sembrata la più elliciente, non sapendo da die altro derivare la notabile sproporzione di scor- — 701 — hutici li'a i,'li :i)iil;uiti il |ii;iii|)oggiu deiropinioiie SI II ( ( — 703 — • li coloid i <|u:ili avvisano che in certe febbri si operi una siulorabiii d indole inalii:;na. caf^ioni poi di strani fl'uo- nicni: secrezione cIk." partireljlje dajjli stessi nei-\i. Da tiuite sue osservazioni in proposito istituite, il dott. Gambeiini trae i seguenti prodromi di pratica ajjplicazione : i ." In casi di acuta malattia, accompagnati da sintomi vanamente interpretiibili, (! nella ijuale manchino notizie anainnestiche. la presenza dell' otlore su descritto esclude quasi afUitto il trattarsi di accesso di (èbbre periotUca : 2." Trovasi per l' ordinario associato a malattia di stimolo, f|iiindi vale per indicare il bisogno di una cura conti'ostimolante: 3." Coesistendo con altri sintomi nelle piressie, serve di aiuto alla diagnosi delie febbri continue. Protraendosi esso a molti scttenatii. alleile a grado mite, debbe sempre far temere di più o meno gravi conseguenze morijose. Di poi il dott. Foldi presenta un progetto per esperienze anniiah da fiir.si dalla Sezione di Medicina dei Congressi italiani, e cliiede sullo stesso il giutlizio di una Commissione. Egli dice sperarne l'ediitl nazione jier i seguenti motivi : percliè anciie nel presente Congresso si provò estremo il bisogno delle esperienze, che (fueste sole possono dilucidare argomenti, sostenere proposte, e sciogliere (juestioni: perchè il suo jiro- getto mette a profitto i poteri di ciascuno, ladilove suddivisi non pos- sono ottenere ragguai-tlevoli risulUimenti in fatto di esperienze: e perchè l'istituzione di queste esperienze annuali sarà per essere indubbiamente vantaggiosa alla scienza, e benefica all' umaiiitìi. In st'guito chiede la parola il dott. Peluso per esporre alcune sue osservazioni ad una nota letta il giorno antecedente d;d prof Botto sull'uso dell'elettricità adoperata col metodo del cav. prof. Rossi di Turino, come mezzo alto ad introdurre medicamenti iieil' organismo umano. Prima fa menzione della memoria inseriUi nel voi. 86." degli Annali uiiiver-sali di medicina (1838). nella (juale è indicato il processo del cav. Rossi stesso , consistente nell' inzupjiare i chsclii intermedii degli elementi di una pila comune del V'olta colia soluzione del rimedio che si vuole amministrare, e nell" applicare la corrente dell' elettromotore, cosi montato, al corpo umano che. giust^i l'autore. ri.sentirel)be gli ellètti dei nietlicamenti adoperali. U ([iiale proposilo il dott. l'eluso ailèrma — 704 — non esser\i in fìsica alcun fatto comprovante il trasporto di materia tjualsiasi attraverso un metallo, e dice di non avere mai potuto veri- lìcare. anclic nel più [)ici'olo grado, una modificazione sostanziale me- dicamentosa in una corrente, speciale alle diverse sostanze adoperale come conduttori umidi del piliere; e nota potersi ottenere un tras- poi'to di materia ;i traverso dei tessuti porosi , solo (piando «picsta sia introdotta fra i reofori della pila; effetto che devesi all'azione elctlro- cliiniica decomponente della corrente : ma questo fatto non ha alcuna relazione coi fenomeni ilei cav. Rossi. C^ita. in prova di ciò, un suo esperimento, col quale, introdotta tra i reofori della pila una pappa ami- dacea, ed inzuppati i conduttori umidi della pila stessa con soluzione di iodio, non potè ottenere coloramento azziu-ro nella pappa stessa. Per le (piijli cose il dott. Peinso ritiene, che gli effetti ottenuti tlal cav. Rossi nei suoi esperimenti, debbonsi attribuire soltanto all' azione chimica del- l'elettricità [ter (pici poco clic dossa può agire sulle leggi dell' organismo vivente. Finalmente indica 1" influenza che possono avere i diversi stati molecolari osservabiU, benché in leggier grado, anche nella mac- china animale, (piai mezzo atto a correggere le secrezioni viziate, ap- plicando, cioè, il polo negativo ih un debolissimo elettromotore sulle parti del corpo ove si hanno secrezioni acide viziate , e viceversa ; con che si poterono in qualche caso ridurre a guarigione delle ulceri cro- niche indolenti. Li seguito il dott. Peluso passa ad alcune considerazioni sui due casi di amaurosi riferiti dal dott. Pinella nell'adunanza del giorno 47, accennando volervi molUi circospezione nel discendere a coroUarii in questi casi. Narra quinih un suo fatto di amljliopia ainaurotic;t, nel quale l'ammalato, dopo due amii di cura variata con tutti i mezzi, venne lasciato per cinque mesi senza nessun trattamento , e sottoposto quindi all'uso dell'elettromotore a corrente indotta, guarì nello spazio di ijuat- tro mesi. F'atta conoscere la diversità che passa fi'a il modo da lui te- nuto nell' amministiare l'elettrico, e quello adoperato nei due casi del dott. Pinella , soggiunge, che la pila alla WoUaston, da quest'ultimo usata, avrebbe dovuto portare nell'occhio una reazione chimica troppo energica; ma che adoperata con un solo elemento, come dice l'autore di aver fatto in ipialche (.iiso. ed introducendo la parte da elettriz- zarsi nella congiunzione dei due metalli, avrebbe.si con ciò distrutta qua.si — "05 — t..l.a In c„n-o,.,e. Onde non devesi, a suo avviso, nei casi nar.at, dnl dott. !• niella, attriJ.uire lutf. la guarigione all'elettricità. E tennina di- chiarando, cl.e nello stato attuale delle cognizioni non m pu6 sperare ardo la sua opera sullo Zea nuijs , per essere consultata dalla ( lonmiissione permanente istituita a stutliare la ]>ellagra: 2." Esser suo desiderio che la lettera del dott. Retzius, sulla lehhra della Norvegia, a lui «liiett;», sia pul)l>licata negli Atti del Congresso (i): 3." (]he alla redazione dei processi verbali delle adunanze mediche sia conveniente aggiugnere due stenografi ai Segn^tiirii. (l) Ecco ([uanlo nello lettera sucrìtala si riferisci' alta lehiira ilelU Norru'^ia. « K verissimo che la lebbra appare talvolta nel nostro paese, ma e mollo rara specialmente nel litorale oreidentale tra il grado tt9, 04. eslemlendosi qua e là nelle jirovinrie vicine. Se altrove notasi la malattia, i casi sono ii_. e simulano piuttosto scrofole 'e lue venerea sotto forma eteroi;enea. Nella ^iorvegia poi se ne trovano moltissimi casi, e sempre Ira il gr. Co e 70_. verso il litorale. Si ilice che In questi paesi i casi della lehhra aumentano pro- ijressivamenle, ma. Dio mene, una simile sperienza tra noi non esiste,, essendo all'opiiosto la forza di trasmissione e la virulenza, anziihè la frequenza della lebbra, molto diniinuile nel corso ile* vrnliriiKpie anni prossimi pa>>ali. '' 't Si mostra tpiesta srhifosa malattia sotto due forme, cioè la lebbra tubercolosa e la lebbra (incst/ictos. I prodromi sono eguali in ambedue, e consistono nella ;^ravezza e indolenza di corpo, riinignanza ed impotenza al lavoro; oppressione al cardias, e mancanza di api)etilo. Lu l'orma tubercolosa annunrjasi con efflorescenza sulla pelle, e maccliie rossiccio-Uvide. innalzandosi suc- cessivamente colla formazione di tumoretli regolari, di varia grandezza, che in séguito si am- molliscono, e producono delle uberi coperte da un'escara bigia. Nello stesso tempo si fonna un' iidlltrazione tubercolosa nella laringe, che estingue la voce, o almeno la rende mollo debole r rauca. La respirazione addiviene dilììcile. faticosa, e minai^ciante sollbcazione. '» .. Sul st'ptum cttrtiltif^incitrn misi produconsi dei tumorelti, clie poco dopo ammolliseousi ■' dislruni;ono il naso slesso: la materia tubercolosi si deponi- egualmente ne;;li oichi estinguen- done la facoltà di vedere. Quando la malattia ha durato per un cerio tempo , allora trovasi sta- bilita la cachessia: comincia la diarrea colliqualiva. e la morie viene a terminare la vita di un es.serc così rihuilanle e sventurato. Se la malattia ha un carattere acuto, sviluppasi un' iiiliam- mazione nei polmoni, nelle pleure e nel peritoneo, e l'enterite è rarissimo clic conduca a pronta morte. I fenomeni che appartengono alla forma anestetica sono: un'eruzione pemligosa , con una squisita sensibilità della pelle; la quale in seguito addiviene paralitica perdendo ogni facoltà «li .senlire, ili modo chi- può tarsi su questa una lunga e profonda incisione sino alle ossa senza che il malato se ne accorga , siccome pure potrebbe abbruciarsi insaputamente scn/a che solìra il menomo dolore. Tutto il corpo dimagra, ma soprattutto le estremità inferiori. Gli arti delle — 708 — Il ilott. Dubiiii , relatore della Commissione delegata all' esame dell»' moiuorie sullo scirro e sul cancro, in risposta al tema jiroposto dal prof. Grillii, legge il rapporto della medesima. Apertasi dal Presi- dente la scheda che va unita alla memoria trovata meritevole del pre- mio, se ne trova autore il dott. Giovanni Gandolfi di Modena, il quale, lia gli applausi dell'assemblea, volge parole di ringraziamento per l'o- nore conlerilogli . 11 dott. Lazzati passa quindi a leggere una sua scrittura intito- lata : Della ascolfnzione coTuidcnita rcìnlh'imìcii/e alla gramlaitza c.iJ (il parto. Espone egli come dall" applicazione ilello stetoscopio all' u- tero gestante .si abbiano tre rumori (U versi, l'uno dall'altro ihstinti. Jl i)i'imo. detto da Kergaradec soflio plapentale, e da Velpeau rumore di sollielto, e ch'egli direbbe invece so//ìo /iialcriio; il 2." che è un rumore doppio e secco, denominato biiflìto cardiaco-fetale ; il 3." ugual- mente secco, e rare volte accompagnato da soffio, chiamato battito onibellicale. Relativamente al primo, assicura il dott. Lazzati di averlo costan- temente udito ai lati dell'utero, e ordinariamente al lato sinistro, per l'inclinazione che ha ordinariamente il fondo della matrice verso il de- stro lato: e lo dice isocrono alla circolazione materna. Secondo hii, la causa di Uile rumore non sarebbe già dipendente, come voirebber tii- luni, dalla circolazione placentale, la quale supera in battiti la materna; mnni e dei picili inrurvansi, diminuisce la faeoltà di muoversi , e sorge lina /)cr/oi///c neeroticii seguila dalla raduta delle falangi. — Anclie in questa forma di morl)0 gli ocelli vengono attac- cali. La |ialiie!)ra inferiore diviene paralitica, e l'occhio stesso intolleranle della luce, lina tale inliamm.i/icine fa nascere delle macchie sulla cornea, e induce la perdita degli occhi. Le due forme si cnMi]>lieaiio insieme, e con altre malattie. '» li La lelilira non pare contagiosa, ma ereditaria. — La necroseopia sonuninisira dei caratteri di infiltrazione tuliercolosa nella pelle, negli occhi, nella laringe, nel fegato, nella milza, nel- l'utero, nello slom.ico e negli intestini. I casi della forma anestetica mostrano gli organi cen- trali del sistema nervoso alletti da una effusione gelatinosa nella ivllidnsa subscrosa nrmnoidien ccrebri el mcrlulliv spinalis , e delle aderenze tra quelle memhrane e la pia madre. L'analisi il.imica e microscopica ha provato la malattia dipendere da una difettosa mescolanza del sangue, avendo tpiella discrasia la tendenza a ingenerare ielle deposizioni nel petto nei casi della forma tubercolare , e nell'organo cerebrale nella forma anestetica. » « Eccovi, carissimo collega, quanto posso in breve e oinunican'i su questa materia. » Slock/iolm . li SU agosto 1844. // vostro Ketzius. — 709 — ina piutlostu diti grossi v.'isi dell' utero i ({iiuli restiino compressi dal |>ro- {jrcssivo dislciidcrsi di (nicsto. sul ipuile decorrono, come tutti sanno, in tra il peritoneo, che non si lascia distendere che a stento, e la parete uterina che si va dilatantlo. Kitiene quindi il dott. Lazzati che un tale rumore sia dovuto intieramente alla materna circolazione: dappoiciiè ei 1" avi'cbhe sentito svanire costantemente durante le contrazioni dell" u- tero, e ri(!(>iii|):irire nef;li iiilcrvalli di calma: e ciò pei- il sospendersi della circolazione uterina, allora che la matrice contraendosi si serra sul prodotto del concepimento, alline di espellerlo. E afferma ancora, es- sere un tale rumore continuativo più o meno tempo dopo che il ])arto si cH'cltuò, ed anche dopo espulsa la placcntii : anzi lo avrebbe pure riscontrato in casi di malattie dell' utero e delle sue appendici. Nega poi che (juesto sollio materno possa derivai'o dalla compressione del- l'utero sui vasi ihaci: ed essendo, secondo lui, esclusivamente dipen- dente dalla circolazione materna, non vorrebbe che esso servire mai dovesse, o potesse, di segno sicuro per giudicare di gi-avidanza fetale: e quand' anche lo si avA'ertisse in due punti diversi o distanti dell' u- tero, non si a\'rebbe. secondo lui. bastevole argomento ancora per giu- dicare di duplice gesUrzione. In quanto poi al battito cardiaco-fetide, ossia alla seconda specie di rumore, e che è prodotto dal mo^^mento del cuore del feto, dice come questo si sentii doppio , secco , simile al tic-tac di un orinolo messo in una scatola lU cartone o di legno, ed al doppio battere del cuore dell' iidnlto , dal quale differisce per la mancanza ilell" impulso. Assicura non trovarsi mai isocrono al battito del polso materno, e va- riare nel numero delle pulsazioni tra le 120 e le 140 in un minuto, quando il feto è prossimo alla sua maturità:, ed essere poi il pili certo .segno di gravidanza fetide e della \it;i del feto. Anzi . allorché questo, dopo esser stato avvertito, viene a cessare, si ha. se nou il più sicuro segno, almeno il più valutabile indizio dell" iivvonuta morte del feto. Imperocché, secondo il dott. Lazzati. l' ascoi tiizione è il mezzo più si- curo che rimane all'ostetrico onde iiccertarsi della vitii o ilell;i morie del (eto dentro 1' utero. Soggiugue perù , non fornire (jueslo rumore alcun' indizio certo nò sul numero dei liiti, né sulla parte che verrà a presentarsi la prima all'epoca del parto. Finalmente, per ciò che spetUi al ler/o rumore, cioè al battito — 7 10 — unilu'lluiilf. lidia i-lif l'ssd (|iialrlie volta dà un sollio analogo a ((nello clic (lamio nel loro pnlsarc lo carolidi nelle clorolielu' , e che lo si (lel)be alle arterie del cordone onibellicale. Lo si sente anche secco, ma senijire isocrono al battito eartliaco-fetale , e riferibile qnindi esclusiva- mente alla circolazione del feto. AlFenna ancora esser desso non dtib- liio setsiKJ di gravidanza e della vita del feto, ed avere un valore pari a ((nello del battito cardiaco. Da tutte (jueste osservazioni trae poi il dott. Lazzati i seguenti co- lollarii: 1." avere il sollio materno la sua sede nelle artei-ie sii|)cr(ieiaii dell" utero: 2." e.s.sere T elfetlo della pulsazione di tali vasi compressi dal (leritoneo e dall'utero ad un teinj)o: 3." essere un segno soltanto probabile di gravidanza fetale; 4." il baHito car(Uaco e 1' ombellicale co- stituire il più (-(Tto segno della gravidanza e della vita del feto; e la loro mancanza, il più sicuro incbzio o della morte del feto, o della non esistente gravidanza fetale. Termina dicendo che queste induzioni sono il lisultato di ben ot- tocento osservazioni. Tale memoria dà luogo a viva (hscussionc fra il dott. Lazzati stesso, il dott. De Stefani e il prof Raflàele. Il dott. De Stefani sostiene che il rumore di .soflio dev'essere di- stinto in quello dipendente dai vasi ihaci e dall' aoita, che sarebbe sem- phce; e nell" altro, doppio, che ei fo dipendere dal pa.ssaggio del sangue dai vasi dell' utero nelle areole intermedie di esso . e da una specie di a.spirazione che sullo stesso sangue verrebbe fitta dai vasi della (ila- ceiita. In appoggio lU «(ueste sue asserzioni, rammei\t;i le iniezioni per lui fatte ncir utero niuhcbre e di alcuni animali , e ({uanto egli ebbe ad esijorre in una memoria presentata nel corrente anno airTstilulo di Fnincia su ((uesto particolare, e già pubblicala. 11 dott. Lazzati risponde non esservi che un sollio solo e sem- plice, e non esistere punto nell'utero le areole inlersliziah dal preo- pinante accennate. ludi il (>idf liallàele ()iglia a dire che il rumore di soflielto. del N'eliieau . dijK-iide uuieameiite dal passaggio del sangue dai vasi del- l' utero in quelli della (ìlacciiUi. A provare [loi che il detto rumore non dipende dai vasi grossi dell' utero che si vanno svilup|)and(> . cita la ipertrofia semplice dell'utero, nella (juale es.so rumore non (• sentito. — 711 — iiiiil^i'iiilo 1(1 sviluppo del si>>leiiiii vjiscolare tiUfriiio. K ag^iuglle die il l'iiiriorc prodotti) dalla circolazione nei vasi dell" utero è tuli* altro da i|iiello die gli iistetricanti denuniinano òiiiro ij/dci'iilii/i'. A ciò fìi risposUi il doti. Lazzali. appoggiando la sua upniione su- gli argomenti addotti nella sua memoria, e iiicendo spedabnente nolitre non essere dimostraci la comunicazione utero-|)lacenUile : dice sentirsi il rumore di sollietto costantemente ai lati dell utero, e persistere ben anco dopo 1" espuLsione della placenta, non die nei casi di falsa gravi- danza: mancare jioi afliitto nel sistema capillare uterino. In quanto al- l'ipertrofia deir utero, finalmente (ii noUire die essa non giugne mai a tal grado da distendere e innalzare 1" utero in guisa die si possa in corrispondenza (L esso applicare lo stetoscoj)io, e (juindi avvertire .se \ì sia, o no, il soflio mentovato. Indi il prof". Botto comunica alcune sue i-iflessioiii sulla nnt;i del dott. Peluso letta nella precedente adunanza. Dice aver egli raiiitiK^ntato il metodo del prof. Rossi di Torino per rivendicare a lui la jiiioritìi di usare in questo modo dell" elettiicitii medicata. Torna a ricordare come il professor torinese usasse ili inzuppar*; di soluzioni mercuriali i cartoni liap})0sli alle coppie metalliche della pila: le quali soluzioni a|iplicava poi ai punti che dovevano toccare i reofori per determinare la corrente. Di questo modo debhe. a suo av\nso. senza dubbio suc- cedere una medicazione: poiché, soggiunge, vedonsi correnti clettnche sconipoire alcuni corpi , e trasportarne gU elementi ai poh ojjposti. Ter- mina poi insistendo, perchè quelli che sono forniti di attitudine a spe- rimentare si facciano a coltivare tpiesti studii, e ripetendo ch'egh ha voluto solo stabilire la priorità del prof Ro.ssi nell' applicazione del- r elettricità in questui maniera. Il dott. Peluso fa osservare parergli che ben prima del prof Ho.ssi sia stiita esperimentiita T elettricitii con t;ile metodo da Falret-\lala|)rat . il quale pro\ò ad applicare ad un braccio de" paniiiliiii inzuppali ziam. 9" RAPPORTO DELLA Commissione per acciudicare il premio di lire 500 proposto dal CAV. prof. Griffa di Torino nfx V (Congresso degli Scienziati italiani in Lice A, A QUELLA DELLE MEMORIE PRESENTATE CHE FOSSE RITENUTA LA MIGLIORE DAL Congresso di Milano, giusta il seguente programjia di concorso (i): " Determinare qiuile sia la natura del processo morboso per cui un organo si fa srirroso, poi canceroso; quali ne siano le cause oc- ciisionali e predisponenti , sì esterne che interne; quale ne sia la sede , r andivnento, gli esiti, le successioni morbose; quale il metodo curativo che la ragione patologica e V esperienza abbiano mostrato il più adat- tato in qualsivoglia epoca e circostanza della malattia: qiudi gli ejffètli che se ne possono attendere prima di ricorrere agli estrend soccorsi chirurgici. » — Aggiungendo a tutto questo le osservazioni intomo ai casi pratici di scirri curati con V amministrazione interna delV iodio e delle sue condnnazioni colla potassa e colla soda , unito alla segale cor- nuta, e coir applicazione estenui di un cataplasma ili segale cornuta e di loglio teimdento. D. 'all' esame fatto delle due memorie presentate , i membri della Commissione convennero nel determinare: I ." Che la memoria più breve , che porta espresso il nome del- l'autore, non ha trattato l'argomento con piena estensione, e quintli r ha giudicata immeritevole del premio. 2 ." Che r altra memoria anonima , e portante , giusta le fomie ac- cademiche l'epigrafe del Romagnosi « senza il corredo della profonda osservazione e dell' esperienza non siamo sicuri che la natura sia con noi " diede chiara prova del bell'ingegno dell'autore, il (juale fornito di sana logica, e forte di non poche e sottili ricerciie clinico-anatomi- (l) In c|uc5li tcrtiiiiii trovasi annuncialo il programma ni'l num. i Jcl Diario ilei Congresso lucchese. Nel volume degli Atti però, a pag. «52, è dello deliba aggiudicarsi il premio a quegli che nel Congresso di Milano mo/i'crà o metterli in chiaro il quesito , ecc. — 715 — che, moslrò ancora tutta quella educazione scientifica che richiedevii P argomento, e maiùfestò l'idoneità intellettuale per lavoii di cotiuila iniporliinza. La nitidezza con cui sono presentale le principali questioni sulla eziolojpa, sulla genesi e sulle fasi della malattia cancerosa, le indagini arc\natissiiuc di anatomia-patologica, la vast;i erudizione delle cose si anliclu; clie moderne risguardanti lo scirro ed il cancro, e più di tutto la tessitura e l'ordine dell'opera, hanno determinato con unaniinitìi i membi-i della Commissione ad aggiudicare all'autore di delta memoria il premio staLUito. La scienza intorno allo scirro ed al cancro è per noi tulli ancora quasi bambina; e cpell' autore che, dopo molteplici lenitivi e sforzi non comuni, seppe riassumere in un corpo di dottrina pressoché tutta la eredità dei nostri padri, e \ì sparse la buona senienle di uno spirito educalo alia critica filosofica, deve meriUue ogni più distinto riguardo da noi clie siamo qui convenuti per incoraggiare e far eco ai buoni sludii, quando soprattutto ci portino a concepire migliori speranze. E con ciò vorrebbe la Commissione esjirimere il suo volo . che cioè r autore rincorato da così onorevole distinzione, continuasse le sue indagini con alacrità, e colla stessa direzione e chiarezza d'intel- letto che lo ha scorto finora: e poiché egh ha promesso di dare le storie cliniche e le tavole patologiche ih sifiiille malattie, lo facesse come utile, anzi necessario compimento del suo lavoro. Le quah cose escludendo , per la loro natura positiva , le espressioni troppo vaghe e gli astratti concetti, somministrar potranno ricerche di fatto, e seni- phci e spontanee dedu/joni di questo. In tal modo non si Irasmelte- ramio ai fiituri cose non ben provale, ma bensì (Unioslrazioni che oc- corrono in una scienza che non è queUa degli assiomi, e si presenterà tutto ciò che le dottrine sperimentali a.spettono ancora da ulteriori in- vestigazioni. Desidererebbe quindi la Commissione, che nei conseciiti\i lavoii. fautore della memoria non volesse piij oltre dimenticare, nelle sue belle ricerche di anatomia patologica, quegli altri mezzi di analisi spe- cialmente microscopica e dei fiquidi animah. che sono iiiipcriosamenle comandati dallo spirito dei tempi nostri. Che si facesse maggior carico di quelle differenze thagnosliche. — 716 — clic pur fanno parte degli attuali bisogni della scienza, fra lo scirro che costituisce il j)assaggio al cancro, e che forma il soggetto di studii (juasi escUisivanieule ciiirurgici , e le altre produzioni morbose, j)er lo più in- terne e mediche, le quah da valenti pratici vennero egualmente com- prese nella famigha dei cancri 5 e ciò perchè la defmizione descrittiva delle fasi del cancro non sembri monca od inesatUt. Che la parte curativa così della diatesi scirrosa, come dello scirro e del cancro , comprendesse V esame critico e possibilmente esperimen- taic di quei rimedii e di quei metotU , tra i molti , che ebbero non momentanea fama: e non fosse all'uopo trascurato d'indicare quei ten- tati\i di cura ai (juah mirava il cav. prof Grillii nel proposto quesito. Cav. Salvatore De Renzi. Girolamo Botto. B. Bertim. Dott. Nap. MassiìM. Sormani. Prof Ippolito Borelli. Dott. Benedetto Tro.mpeo. Enrico Ambri. Dott. Andrea Buffini. Dott. Gherini. Dott. Angelo Dubini . Relatore (1). (I) >cl m.inoscrillo originale nian^aiio It- liijne ilcgli allri nii'inlni ilclla Comiuissionc, (iio- fcssori Corlirelli e l'orla i- Joltori Spairani e Bi-olrliliii . ni- alla l'rcsi.lcnza generale roiisla che essi abbiano preso parie ai lavori ilella Commissione stessa. ADUNANZA DKL OIOIOO 24 SETTEMBRE Il Vice-Presidente dott. Strambio presiede radunanza. Letto etl approvato il processo verbale della precedente , il dott. Casorati fa os- servare, riguai'do alla coniuiiicazione fatta dal prof Nasse in (juello rani- mentatii, che il caso di Bricheteau addotto dal professore di Boiui, ([uasi ad appoggiare la convenienza e la utilità della toracentesi jjer aprire una via esterna alle caverne tubercolari, non avrebbe vidore. Ini|>croccliL' nella storia di codesto caso non veiuie intlicato se la ma- teria uscita per l'apertura praticaUi da un cauterio sul torace prove- nisse reabnente dalla caverna pobuonare : non consta che la materia stessa fosse propriiunente tubercolare; uè viene riferito l'esito dell'ope- razione riguardo alla malattia : insomma mancano circostanze iiidispen- sabiU per poter apprezzare bene l'operazione fiitUi dal Bricheteau, a cui allude il prof. Nasse. Letti i titoli delle opere e memorie stampate offerte alla Sezione, il Vice-Presitlente dott. Sti-ambio annunzia che non avendo potuto pub- blicare un suo la\oro sulla migliare, che avrebbe volentieri sottoposto al giudizio della Sezione, si limita a comunicarle alcuni fatti compresi in esso, che avvisa importanti a chiarire la eziologia di un luì morbo. Col detto lavoro egli intenderebbe di provare : i.° Che il morbo migliare è contagioso, e che in molti paesi ove dominano le febbri e le affezioni intermittenti, esso mostrasi più mi- cidiale ed epidemico: 2." Che nei paesi ove più regnano le febbri intermittenti, esso morbo suole eziamho annunziarsi con febbre periodicamente remittente, ed anche a tipo intermittente teraianario, non disgiunto dagli altri fe- nomeni proprii delle terzane legittime, e richiedente l'uso del solfato di chinina: — 718 — 3." Se la febbre non mostrasi con tipo periodico, è però acconi- pagiiiita (la alti'e paitieolaritli che si manifestano quasi costanlemente a iletenuiiiati peiiutli: tali particolarità sono: il) L'invasione febbrile, ijuanilo non è istantanea, è preceduta da uno stadio di incubazione che non si protrae oltre il settimo giorno: b) L'eruzione delle bollicine migliari non avviene che al settimo giorno, o al dccinioquarto, o al ventunesimo, o al ventottesimo: e) Se alla prima eruzione altre ne suc- cedono, (pieste .si ripetono ad ogni settimo giorno. Perciò l'eruzione migliare non è per l'autore un effetto accidentale dei sudori, ne un .semplice epifenomeno ; 4." Il corso delle migliari appalesarsi assai frequentemente con sin- tomi di disuria e di iscuria, di artralgia, pleurodinia. tosse bronchiale, epatalgia. gastralgia, delirio, sopore, ecc.; ma siffatti sintomi non do- \cr.si considerare che un effetto immediato del principio migliare, il (piale, prima ili poi'Uu'si alla cute, attacca ed irrita le membrane interne. 11 (lott. Strambio protesta quindi che il virus migliare è un vero esantema, cagione delle flenmiasie antecedenti, concomitanti e succes- si ve all'affezione: e conchiude che una delle cagioni precipue costituenti le malattie con migliari è forse quella medesima da cui derivano le afl'ezioni peiiodiche e le febbri intei-mittenti. Di poi il canonico Consoni chiede di comunicare alcune notizie desunte dalla sua corrispondenza con missionarii dell'America meridio- nale riguardanti 1" ulilil.à del sugo del guaco per la guarigione delle morsicature indotte da animali veleno.si e da cani idrofobi. Questa pianta, thce egli, viene con.siderata dagli indigeni (h colà come un an- tidoto contro quelle morsicature : e si offi-e eziandio di deporre sul ban(!o della Presidenza i documenti prevenutigli in proposito da quei paesi. Il dott. Hobecchi sorge a dire che a lui consta, anche per as- sicurazioni avute pochi giorni addietro dal distinto naturalista A\ Santa Fé di Bogoti» tlon Francisco Obregon, che nei paesi stessi dai quali sarebbei' per\enutc rpielle notizie al canonico Consoni, non si presta più felle alla \ irtù del sugo di guaco contro le morsicature ili animah velenosi, e che nelle morsicature dei cani idrofobi l'ustione della parte addenUita è il solo mezzo nel quale si pone intera fiducia. Il ])rof Sennnola pronunzia un breve discorso sulla neces.sità ih ordinare le dottrine farmacologiche, specialmente itahane; ci(') che si — 719 — può ragionevolmente sperare, e faciltnenle conseguire oggidì che la far- inacoloi^ia veline fra noi, meglio die altrove, avviata sul sentiero del- l'osservazione e deir es|)ericuza. Esortii quindi gli Ilidiaiìi a volersi oc- cupare di codesto ordinamento , ed a recare il frutto de' loro sliidii al futuro Congresso di Napoli. Intanto, quasi saggio ili ciò die egli ha divisato di fine, offre un epilogo delle dottrine farmacologiche, e del piano fondamentale, su cui avviserebbe potersi le medesime regolare. Poscia il dott. Zenone dà ragguaglio eh alcuni casi specijJi di manie, guarite in seguito a smodata emorragia^ conseguenza, in uno, (h nuitilazionc dei genitali fattasi da so medesimo; e in un altro, di ferite fattesi pure da sé nel ventre. A questi ne aggiugne uno aivato dagli Atti dei Curiosi della Natura, simile ai narrati da lui. Jndi il dott. Clerici presentii alcune sue osservazioni intorno alla sifilide. Dice j)ertiinto che le forme dermatiche della sifilide sono uni- camente l'ulcera e il tubercolo: T una , espressione della sifilide pri- mitiva, Taltia. della sifihtle costituzionale: e che ogni altra forma cu- tiuiea non è (h spettanza sifUitica. EgU appoggia questa sua tesi consi- derando, che la forma vescicolare è assai iiifi-equente, stiuido la propor- zione di essa alle altre forme sifilitiche come 8 a 1000, e (jueste poche legate a gastro-enterite , e affatto indipentlenti dalla sifdide: che lo stes.so avviene per le forme pustolose cutanee; che le chiazze veneree non sono un sintomo per se di sifilide, ma costituiscono l'area ove stan- ziano i tubercoh confluenti, e sono permanenti anche dopo la scom- parsa dei tubercoh; che le papule non si osservano nella sifilide, e che le eruzioni ritenute Uih constano di tubercoh piccoh, duri, e man- canti de" veri caratteri della papida. Corrobora poi (jueste sue conside- razioni coli' osservare, che questo fomite morboso, th speciale natura, mantiene, come ogni altro, la propria individualità nel modo di espri- mersi all' esterno ; imperocché le due forme tipiche da lui ammesse xeiigono a risolversi in una sola, l'ulcera, alla quale si riduce il tu- bercolo ulcerandosi. Termina poi la sua memoria accennando due leggi proprie della sifihde: 1* una, die i tubercoh. di qualunque origine .siano, sopravvenienti al pudendo, si limitano alle sue parti esterne; (piasi fosse privilegio delle forme primitive eh sUinziare unicamente ai contorni del- l'ostio vaghiale, del chtoride ecc.: l'altra, che anche i tubercoh sono virulenti, sebbene in minor grado delle ulceri, e si propagano sotto la — 720 — »tPSs.T foniLT tubercolare, donde ne segue die i tubercoli generano tu- lìcrcoli: fatto contrario all'asserzione di Ricord. Messa a discussione la memoria del Vice-Presidente dott. Strani- l)io. il dott. Parmeggiani riferisce di aver veduta la migliare associala bene sjiesso alla bi'onchite pseudo-membranosa: nei quali casi vedeva gli aninialati esp(>llere cilindri ineiiil)ranosi foggiali a guisa d\ill)eri. Egli iusiste sulla necessità ciie venga adoperato un trattamento anliflogistico energico, niassime nei primi tempi della malattia, per impedire o per togliere quelle complicazioni morbose clic sì frequentemente si osser- vano nel corso della migliare. Il dott. Turclietti dà succinta relazione dell' epidemia di morbo migliare attualmente dominante in Firenze e suoi dintorni. Dicliiara esser egli d'avviso cbe questa malattia sia essenziale, e compagna per solito ad uno stato tifoideo più o meno grave. Dubita della sua con- tagiosità. 0 dice, parere anclie a lui cbe esso morbo infierisca e regni |)iù , dove dominano ordinariamente le febbri intermittenti. E termina col commendare l'uso del gbiaccio trovato sommamente ellicace. Indi il prof Botto riferisce quanto gli venne fatto di sapere in- torno alia migliare dominante nella Riviera di Genova. Dice non es- servi dubbio per lui circa alla contagiosità dì esso morbo , la (juale venne verificata sulle montagne, dove è pili facile tener dietro alla serie dei contatti, che non nelle città. Emette il sospetto cbe codesta ma- lattia abbia per fondo il tifo comune: e soggiugne che l'uscire o pe- tecchia o migliare dipende da una sempbce modificazione individuale. (Conviene eziandio sulla poriocbcitìi di sua forma: la quale periodicità ei troverebbe dipendente dalle leggi fondamentali del corpo umano . presentandosi ugualmente periodica anche la forma del tifo : e termina coli" esortare i medici a raccoghere fatti presi chi tUverse regioni del- l'Ilaha, per conoscere quale parte abbiano le circostanze topografiche nel produrre questa o quella forma eh malattia. 11 dott. iMartini fa osservare, riguardo aUa contagiosità della mi- ghare , che per le osservazioni da lui fatte in Torino , non avrebbe donde dirla contagiosa. Anch' egh però si accorda nel ritenere che la migliare sia un tifo . il quale talora si accompagna colLi peteccliia . ta- lora colla migliare: nel primo caso è già ve assai, nel secondo pili be- nigno, purché non complicato a pleurite o a bronchite. — 7i>l — Il (lolt. Scorlffiiif^ii;! dice, ohe in dieci mini d" osservazione mi <|iiostii m;ihitti;i, egli li:i raccolto donde credei e. cunie ha pubblicalo, che il iiioiIjo iiiii;liarc sia essenziale, contagioso, e che si può associare ad ogni altra toriiia ntorhosa. Il doti. Bonetti sostiene anch' egli tu coutagiositJi della migliare, e nai-ra le vicende di sifTalta malattia in vani individui di una famiglia, nella (juale potè riscontrare riinjjortazione della malallia . e la trasmis- sione di essa d'uno in altro di (juegli iiuUvidui. .aggiunge poi, che talvolta la malattia .si può presentare come uno stato di semplice irriUi- zione, nel qual ca.so richiede in fine di malattia un (lattamento cor- roborante. Vj il dott. Strambio, porge maggiori schiarimenti a sostegno della sua tesi, e accenna i fatti a lui e ad altri medici milunesi occorsi su questo particolare . segnatamente in conferma della contagiosità del morbo. Finalmente il dott. Arvedi succintjmiente riferisce la storia tlella propjigazione del morbo migliare per tutta Europa, ila che fece la prima sua comparsa a Lipsia nel 1652: per la quale espo.sizione viene, secondo lui, messa in piena evidenza la sua contagiosità. Tenendo po.scia thetro al particolare andamento di essa in certi paesi ove regna costantemente, massime sul Veronese, pare a lui di poterla dire malattia sui generis. la quale jiuò associarsi a qualsiasi altra affezione, ed osservare un tii)o settenario; riportandosi del resto a ciò che egli stesso ha pubblicato in apposita memoria. E l'adunanza viene sciolta. F'isto — II Piesidente Prof. F. Puccìnotti. , „ .1 Dott. C. A. Caldehi.^ii. 1 Secretiirii i ^ ,, ,, " ( Dott. G. Cakzia.m. 9' ADUNANZA 1)1.1. (.louNO i.s sf,tti;mi!Ui; * ^oiilinuanclo ancora 1 indisposizione dei piot. l'iiccinoUi. (iiesie(>riii('io.s:i dclhi tnaldi'ia, consisloiio ncllit (lisli-uxiuiic <'(>iii|)li'la iti' si'iiiìniì (Iclhi iri('(l('siiii:i. ) il secondo dirigeva al dolt. CiU'lo Aiiipelio Caldcriiii una lettera datata li 25 detto mese. La Connnissiono costituita ai 18 corronU; per T esame di tali la- \ov\ e jicr lifcriic inloiiKi ad essi a t[iiesla Sezione nietlica. li ebbe al 19 corrente contemporaneaniciite ad e) un voto per riduzione del tempo di contumacia e pel niiqlio- ramento di alcune pratiche in corso, espresso tlal dott. Da (damino di Trieste: e potè appena distribuire essi lavori fra i suoi membri, e i-ac- coglierne dalla bocca di questi il concetto , sempre con riguardo alle citate (luestioni, quando al 21 vide accrescersi il numero dcgb atti da esaminarsi mediante (/) ima memoria del sig. Giustiniani, Presidente del R. Magistrato di Genova, rassegnata dal dott. Bernardo Bertn-elli: ed e) una nota, colla daUi 24 agosto prossimo passato, redatta dal dot- tor Gio. IJattisUi Visetti, medico maggiore della marina egiziana, nota qui recata dal dolt. Fario di Venezia, ed in cui si passano ad esame i più volte ricordati ipiesiti. Servendo fedebncnte al proprio mandato, la Conuuisione presenta oggi, 25 settenibre, in pochi cenni i risultamenti della celere sì, ma pui- esatta ri\isla. La crctlenza alla contagiositìi della peste si ritiene tanto radicata Fra noi dallo stesso Clot-Bey, clic egb nella sua lettera accompagnatoiia presagisce di non vederla deposta nel presente Congresso, ed attende soltimto per opei-a e voto di questo che commissioni mediche udicial- mente incaricate di studiare sopra luogo i caratteri della peste e di eseguire ulteriori .sperienze, concorrano allo scioglimento del problema. E per verità nei 48 atti prodotti da Clot-Bey, in parte ad esso dovuti ed in maggior numero poi ad altri medici al servizio del Viceré d' Egitto (quali sono Pruner, Seisson, Fischer, Perron, Ciiedufeau, Mazzi, Ro.^si . AJlasia, Masserano, Delong, Di Leo, Penay, Granet, Gaelani-Bey, Folli, Ortii. Bonnefoi, Comnenos, Euzière, Verdot, Miltre, Koch, Arnonx, Valencoque, Lanzoni, Caslelly, Dieterich, Bouteille. Daddi, Ibrahim. Subky, Chabassy, Cha.sy), in quegli atti trovansi ben.sì registrali fatti vecchi e nuovi non dissimili da cpielli giìi conosciuti ed addotti contrgitto notabilmente tliminuisce e cessa al sopravve- nire dei più forti calori d'estate. Il calorico secco innalzato a 50°, 60°R. veniva fatto agire per quarantott' ore sopra vesti apprtenenti ad ap- pesUiti. e ([ueste poscia indo.ssavansi e per più giorni porlavansi da sani senza alcun loro danno. Altri medici, fra i quali il Gos.se di Ginevra. stucUaronsi di dare all' espeiimento maggioi' valore con analogie e de- duzioni tratte dagli elTetti del calorico sopra altri confcigi noti, e segna- liun(Mite sul vaccino. La Conmiis.sione non ri()elerà qui gli argomenti clic il prof. Bo di Genova movea in contrario traendoli dalla mancanza di dati, dalla imperfezione dell'esperienze e dall'incertezza del ragio- namento. Essi leggonsi nei citati Annali, e possono poi essere avvalo- rati dalle considerazioni delia dillicoltà d'applicar il calorico così elevato ed egualmente diduso alle ingenti ordinarie masse e balle di oggetti da (bsinfettiusi . dai guasti ch'esso apporterebbe a molti di questi, e della sua edicacia tuttavia incerta quanilo si pensa ai j)erniciosi effetti pro- dotti sull'umano organi.smo dall'uso di carni cotte, tratte da animali mor(i di malattia carboncliiosa. Nessun fatto ulteriore od esperimento eoiitiensi negh scritti conmnicali. e ciò, mentre avvi.sa alla manca Li prò- — 735 — (luzione (li iniitcrinli alti €i(l illustrare V ottavo quesito, serve di tnag- ^,^01- appoggio alla (Joinniissione ])cr non ammetterò per ora . siccome voneblie Clol-Bej, la convenienz;» d' iiitrodune nei nostri lazzaretti questo metodo «li purificazione di merci ed oggetti colla mira di ablire- viare il tempo della contumacia, e per non autorizzare col proprio voto I abbandono degli altri conosciuti e spcrimenUtti mezzi tli disinfczione. La già dimostrala mancante soluzione di molti dei proj)osti (jue- siti, dispensa la Commissione dal trattenersi sul progotto di codice uni- forme generale europeo di quarantene, da proporsi secondo il nono ijuesito. Il breve tempo trascorso daccliè si pose in discussione l' argomento della peste, la fortunata minore oj)portunilà d'osservarla in quesl'aunu ntn paesi stessi dell" ordinaria sua sede, e la natura e gravezza delle proposte (piestioni, sono allrcttante cause non isfuggite certamente alia penetrazione di questa dotta adunanza, per le quali i voli della Sezione medica del Congresso di Lucca poterono appena in una minima parte avverarsi. Essi però non furono delusi, (piando si ponga mente all' at- tenzione collocata da ijuanti vollero interloquire sulla pesle j)er trac- ciare la ^ia da essi creduta migliore onde giungere alla conoscenza del vero. Già da princi[)io acceiuiavasi alle Conmiissioni medicbe pro- vocate da CIot-Bey : il Grassi pure dichiara di averne provocate da ipialclie Governo iUdiano in (juesl' anno medesimo per istutbare la in- lluenza del caloiico sulla disinfezione delle merci: ed il sig. Giustiniani di Genova rimostra l'importanza che le limitrofe magistrature sanitarie per lo stesso scopo s'accordino e si uniscano nelle indagini relative, i cui risulti» nenli, ogniqualvolta confermassero l'idea troppo facilmente abbracciata dalla Commissione russa, condurrebbero a riforme vitali per il commercio. Una maggior estensione hanno le vedute e proposte di parecchi altri medici, ai quali sembra bisognoso di verificazioni e di stucbi ulte- riori in ogni sua parte l'argomento della peste. Tal è il dott. Rossi, il (jualc proporrebbe ad esperimento di deportine 400 condannali in un'isola, lasciare che vi .si acdimatizzino . (Uviderli in due locali, e po.scia trasportativi j)ure dogU appestiti , faie die una divisione a.ssisti gì' infermi e l'altra ne maneggi gli effetti. È ragionamento di quell'an- licontagioni.sta che ove tutti rimangano preservati dalla peste ({uesti — 7:16 — 11(111 siii contagiosa; e si tlifìbiida iiU" iiicoiilro por ooiilalto iiniiu-diad) oM' aimiialassei'o ì;1ì infcrinicii , (• jicr medialo ove ne venissero colli (jiielli (Iella seconda dixisione. Tale ('• ancora maggiornieiite il doti. Vi- setti, clie abbracciando nel suo esame ogni «jnestioiic proposla nel Con- gresso di Lucca, dimostrerebbe 1" opportunità di raccoglierle in tre se- zioni, secondo clic si riferiscono o alle generali suU" essenza del morbo, .sulla delilescenza. sui me/,/.i alti a trasportarne e dislniggeiiie il semi- nio: o veramente alla pratica applicazione dei principii risultanti dalle prime per le contumacie e cbsinfczioni delle cose e delle persone: od ali organizzazione dei magistrali sanitarii e dei lazzeretti, ed alla reda- zione del contemplato uniforme codice sanitario. .Stabilire sua sede L'i ove regna la peste: avervi uno stabilimento isolato capace di raccogliere .sperimenlalori . appestati, individui netti, e magazzini per gli oggetti: apprestare lunga .serie di strumenti Usici e di preparati chimici 5 indurre il Governo locale non solo a condiscendenza ma a larghezza di con- cessioni: destinare ad osservatori ed esperimentatori uomini l'ivestili dal rispettivo Governo del carattere di pubblico funzionario: tali sono i suggerimenti ed i voti del medico filantropo, a cui farebbe certamente eco la Commissione se nello stato attualo delle cose non si presen- tassero diUlcoltà ben gravi all' ottenimento res.so che ad uua- nìniitii. xiciic reietta 1" (ilVcrla di esso premio. — 739 — In seguilo il canonico (Consoni interpella il V^iee-Presidente dollor Sliainhio. in qual modo <■ eon ([naie lisnltainento sia stalo adeninìuto (hilla Piesidenza f^eneiale del Ton^resso di Lueea al volo espresso da (jiiella Sezione medica, di adottale un piano unifonnc clinico di sUttLslica per lutti gli ospedali d' ludia già proposto dal dott. Giuseppe Ferrano, <• di invocare in proposito la cooperazione dei (ioverni tli Italia Dopo alcuni scliiarinienli forniti dal piof. cav. Speranza, Presi- dente tleUa SezioiK» medica di quel Congresso, coi <[uali espone le pra- tiche da lui adopeiate in alloia perchè avesse eiretto quella proposta, la f[uale polrel)l)e , al caso, come opina il prof. Botto, venir ri[>resa in considerazione dal (Congresso di Napoli; il Vice-Presidente risponde, che, ne dagli Atti del Congresso di Lucca, né dalle comunicazioni pri- vale falle alla Piesidenza genei'ale deir attuale C^ongresso, non risulta a lui sapersene alcuna cosa in proposilo. V^iene quindi data comunicazione d'una lettera tliretla A Presidente della Sezione dal ca^ . doti. Trompeo, contenente alcune sue conside- razioni sulf argomento della peste orientale, (i) (i) j4l Chiarissimo si^. prof. Francesco Piiccinotti . Pivsifiente tiella Sezione dì Malicina nlorc del criterio proposto dal dottor Polli come regolatore nell'uso del salasso, e pubblicato nel volume 109." degli annali universali di medicina. Dai fatti recati dal dott. Castiglioni •isulterebbe, che il criterio desunto dalla comparativa più o meno pronta coagulazione della prima e dell" ultima porzione dal sangue estratto da un medesimo siilas.so. sarebbe stato, in 59 casi .sopra 4 00, in perfetto accordo colla cura fatta; in 35 avrebbe suggerito qualche altra sottra- zione sanguigna dopo V ultima praticati! \ e in 6 ca.si avrebbe sconsi- gliati! 1" ultima emis.sione. Conchiudc pertanto essere quel criteiio vale- vole ad illuminare U!lvolta il i!ieilico nei casi dubbii. Come documenti (I) V. pag. 740 (8) V. pag. 74» — 741 — ilìniostralivì, t'},'li (Icpuiic sul l);iiicii dcllii Pif.sidcii/.M le lalx'lle slatìsli- clic csiii'ìniciilì ii|)|>iiiilu i l'ìsiilUiiiiciili siirrilerìli. il iloti. Bcrella l<'};j;e aliuiiii cenni sulla scrolola. PitMuessu avcrxi un aliilo speciale solto il (|ual(^ .si nasconde la scrofola, e clic patenlcinente ad essa dispone, carattcì-i/zalo da ciò clic viene detto cosliluzione lin- liitica, lii osservali? non essi-r al lutto vera 1" a.sserzione di molti, die i|iiesta inalallia sia esclusiva agli individui forniti delle (|ualilìi proprie ili ([iiclla costituzione. Egli a\icl)iii' osservalo molli a mu.sculatura j)ro- luiii/.iala e asciulta, di pelle hniiiaslra, ecc., preseiitiue manifesti iii- dizii della sciofola, e ijuesUi esser più intensa e meno cedevole ai ri- inedii. Accenna poscia alla disposizione ereditaria, alla debolezza fisica dei genitori per logora salute, e per etìi sproporzionati, alfaria umida e malsana, alle abitazioni mancanli di ventilazione e di luce, alla vita inerte, sedenUuia. ai prematuri slbrzi dell'ingegno, alla venere pre- coce , ecc. , ijuali cause produttrici di essa. Soggiunge però queste non esser Ciiuse speciali di t;ile malattia, ma comuni di molti altii morbi, (lomballe (|uindi 1" oj)iiiione di i-oloro die reputano contagiosa la scro- fola, sì jìcrcliè I" esperienza non la mostra tiasmissiljile colla semplice convivenza di ammalati e di .sani , .si perdio le esperienze di innesti fatti negli uomini e negli animali della materia scrofolosa avrebber ele- valo neppure un sospetto su (piesto particolare. Secondo lui , esiste- rebbe piuttosto una suscetlivitìi , trasmissibile dal padre ai figli, e co- mune eziandio a molte altre malattie pure ereditarie. Avverte però che codesta erediUiria disposizione deriva essa stessa da quiJcuna o da più d'una delle cause sopraccennale, le (piali lianno influito a produrre nei genitori e negli avi ([ucll<' disposizioni solidali od umorali die essi tia.s- misero poscia ai loro di.scendenti : disjio.sizioni die. lungi dal costituire la malattia stessa, possono da favorevoli circostanze venir modificate. \ enendo al modo con cui egli avrebbe concepita la genesi di esso morbo, dice, die. ammessa una certii disposizione ereditaria, o acipii- sita: ammessa silTatbi disposizione associata alla somma energia vitale die Ila il sistema linliitico nei piinii stadii della vita: e anmies.so final- mente die la freijiienza ilelle malattie di un organo o si.stema è in ra- gioni! ilirett;i del suo svilii|)po di struttura e di azione, è dato com- prendere come i ganglii linfatici possano andar soggetti a rongestioni o parziali o generali, e dielni a siDiittc iperemie possano ipertroHzzarsi — 74:2 — f iifii'iiiTcìo le (Iìnci'sc f^radazioni tl'iiulnranionlo i- di iiialciiali allcia- ziciiii. secondo la loi-o siisccllivilà orf;aiiico-vilalc. Kavvicinaiido j)oi il liiUo di'l trovarsi mia sostanza molle, fragile, e come buttirosa negli ascessi scrofolosi e nelle diveisc parti dell' orga- nismo, che xcniie denominata sostanza liihercolarc, ai fiitti riferiti da Andrai. Velpeaii e da altri, die nel canale toracico e nei vasi liiiiiitici venne rinveiuitii materia tiihercolosa. e a (juelli clic la linfa possa acci- dentalmente contenere lihrina capace di coagularsi nei vasi linfatici come si coagula nei sanguigni^ domanda il dott. Jk'retta, perchè essa non jiotiii esi.sterc e depositarsi nei linfatici slessi dei ganglii per uno stato inoihoso o spontaneo dei vasi che la contengono, o per <[iialche mec- canico ostacolo alla lihera circolazione del loro contenuto. Havvicinando finalmente queste considerazioni a (juelle analoghe fatte dai suddetti autori, tUelro le scoperte recenti dell" anatomia patologica, di produ- zioni morbose nel sangue , in relazione a certe masse dette cancerose trovate nella milza, nel fegato, nei polmoni, ecc., si potranno forse col tempo dedurle conseguenze atte a semplificare le nostre vedute .sulla genesi e siili' intima cs.senza di molte jiroduzioni morbo.se. Termina il dott. Beretta la sua memoria facendo voto, perchè i tanti .scrofolosi che si trovano spar.si nelle varie infermerie dell'ospe- dale maggiore di Milano vengano raccolti in a[)i>osite sale, ove possano \eniie pili attentamente studiati in ciò che lì rende diJlinenti dagli altri anunalati, e per tale via riescire a riscliiarare la patologia della scrofola, e .sul trattamento igienico e terapeutico ad essa conveniente. Succede la comunicazione di una nota trasmessa dal tlott. Ra\enna di \enezia. colla quale annuncia di n\er trovata la colesterina nella materia th un tumore articolare di un gottoso. Essa materia pesava .se- dici grani, (juattro de" quah constiivano d\ sola colesterina. Egli do- manHi titilli' inttn'j;iiii siillf tjutiliti( tifi sieri tutlth'friti in ntniiniiti ctilli' iiiit- Itillif. Da cixU'.sle sue iii\('stie. di quella ilei siero (lolle cavità nello stesso inchviiUio, è riferibile a cii'i che . oltre alla caiKsa connine di viziato circolo, deve aver luogo variamente alle diverso sieiosc (Ielle caNilà Mila enioniiesi pel continuo (lise(piilibrio delle fun- — 744 — zioiii: «li jiiù. ppivliò la sierosa (Ielle ciivitli, siccome organo pei- ii:i(iiia seeeriieiile siero. Iia in se una eorlnnitìi a liir sì elle tiapelino prineipii meno sottili e più elaborati, o\c ima lieve causa (li pressione vi si aggiunga; 10." E impreciso ci(S che ha esposto Andrai, che il siero degli idro- pici, contenendo una minor cpianlilà di jìrincipii di rpiella del siero del sangue, sia solo minore in ispecial modo la (niiintità di alhiuiiina; e che il siero da flogo.si, come ([inailo dei vescicanti, sia solo pii'i ricco di al- bumina, potendosi dimostrare che la densità del siero in uno colle sue \ariet:i. è costituita d" nUiuiiiina. e da soli prineipii organici: che la den- sità di esso, variando tanto nelle gaiid)e (^ome n(^lle cavità, tanto j)er flogosi come per vizio precordiale, variano nella (|uanlilà tutti i prin- cijiii suddetti. lìisullano evidenti (jneste proposizioni dai quadii presentati dal- lautore. nei ([uali è accuratamente registrata la densità diver.sa dei re- sidui delle bolliture di tante miscele fatte di acqua e siero, avendo adoperato a (jucsto scopo lui ai-eometro che segnava la (juarante.sima parte di un grado di quello di Baumé. Di poi il dott. Bertarelli fa istanza perchè alla Commissione eletta nella Sezione d' Agronomia per 1' esame statistico morale e fisico dei fanciulli ricoverati negli Asili di carità per l'infanzia in Milano, siano aggiunti alcuni medici destinati a vegliare lo stato fisico di que' bam- bini, e a suggerire le norme opportune per governarne l'igiene, e di- rigere il trattamento delle malattie proprie di quell' età e della classe d'onde |irovengono. Il Vice-Presidente trova conveniente quella propo- •stii. e nomina i dottori F. Castiglioni, Besozzi, Ambrosoli, M. Rizzi, G. Arpe&ini e lo stesso dott. Bertarelli. Per ultimo il prof. Quadri legge, Alcuni cenni intomo alla cura flelP iritide . siH'rimeiitata vnntagi^insa in IVnpoli. L'iritide, di cui parla egli, è quella sostenuta o prodotta da cagioni interne, e eh' ei deno- mina spontiuiea. e che trae origine da vizio interno o da stimoU non evidenti ossia non traumatici; la quale egU ha trovato mai sempre re- sistente alle emissioni sanguigne generosamente atloperate, e terminare (|ua.si .sempre o nell" amaurosi o nell" atrofia dell' occliio. Dopo molte prove tentate con varie preparazioni mercuriah, dice aver trovata assai conveniente e veramente utilissima la pomata del — 745 — ririllo ;i(lo|)cr;il;i |)Pr frizioni sul dorso del jtiede. alili dose di dieci a venti gl'imi: e <|iiesUi selilx-iie si tialtasse di ammalali allaltu iiniiiiiiii da labe sifilitica. \ola però clie non j^li è riuscita iigiialnienle utile in tre (|ualitìi d^ii'itidi: in (jnellc sostenut(; da idrai'girosi , da inducnza di miasmi umidi, e da aitritide: nella prima delle quali hanno giovato le [H'ejiarazioni coi legni indiani, nella seconda le prej)arazioni di cliina- -cliina, e persino rarsenico, e nella terza ha molte volte trovato inetto (|ualsiasi medicamento. Termina [iroponendo due questioni: I." perchè il metodo anlidogislico txinto utile nelle iritidi traimiaticlie sia inellicace nelle iritidi spont;niec: 2." fino a qual punto si possa estendere l' u.so della pomata del Cirillo nelle infiammazioni del iieurilema e degli organi nervosi situati in altre parli dell'organismo umano. Mentre dal Vice-Presidente dott. Strambio viene sciolta 1" adu- nanza , sorge il Segretario dott. Calderini manifestando per espresso mandalo avutone dal Presidente prof Puccinotti, il ranmiarico eh' ei prova di non aver potuto, per lo stato infermo di sua salute, a.ssistere nemmeno a quest" ultima seduta, e porgere ai colleglli la ri.spettosa sua gratitudine per 1' onoie ricevuto, e V amichevole salutazione del con- gedo. EgU si congratula con essa pel decoro , per l' imparzialitìi e la castigatezza con cui ha proceduto nelle ricerche e nelle di.scussioni: come era già da as|3ett;irsi dalla nuova educazione medica di oggigiorno. Fa voti che questo spirito di libera filosofia, innamorata del vero, che si è mostrato predominante nella mechca assemblea di Milano . Uile si mantenga nelle fliture Riunioni : perocché per questo soltanto potranno i medici itiiliani riunirsi un giorno tutti insieme concortli sotto ([uel vessillo ibilo-greco, rappresentato da Ippocrate e da Galileo, il quale vedesi risorto e dispiegato di nuo^o per opera ili molti insigni, sul- l'orizzonte medico della pali-ia comune. Il concorde plauso dell" adunanza fa eco alle parole del Segretaiio, ed è votc'ito solenne rendimento di grazie al benemerito Presitlente. f^isU) — 11 Presitlente Prof F. Puccl^oTTl. I Uott. C X. (>.U,DERIM. I Segret;irn \ ^i ,, ,. ,. ^ Doli. (j. (>AiNZlAM. ili QUESITI SCELTI PER IL CONGRESSO DI NAP( So r ordinazioni' altualc defili ospedali sia ront'ornic a (|iiaiilo csi- gesi per i niifjliori successi: 1. In (jiianfo al personale dei iiiedici in jiroporzionc al niiniei'o degli infenni che loro sono assegnati a curare ; 2. In quanto alla ilistribuzione delle infermerie, ed all' accnnni- lazione degli infermi in esse. {Prof. Botto) li. Ricercare nelle osservazioni già noie, ed in quelle che possono quindi occorrere, qualità sia la parte che nella diffusione delle malat- tie popolari prendono le influenze epidemiche, quanta (juella che Ad esercita il trasporto dei principii contagiosi: e le influenze epidemiche studiare, non solamente in ragione delle sensibili vicissitudini atmosfe- riche di poco precedenti la malattia popolare, ma di quelle più- anclie che ebbero luogo più o meno seguitamente alcun lenqio innanzi, avendo pur riguardo ad ogni altra cagione comune di malattia:, soprattutto poi (picste influenze cercando di riconoscere , dalle modificazioni che mano mano intervengono nelle malattie ordinarie: tutto ciò per acquistiire fondamenti più giusti sul vario modo della imporUrzionc de' principii contiigiosi. e quindi sulla modificazione delle contumacie. (Ccw. Bufaliiii) 111. llicercare la nùgliore eziologia possibile della scrofola per incU in- ferirne il miglior metodo di cura preservativa, avvalorando eziandio colla dimostrazione diretta di fatto l' eflicacia attribuita al medesimo. [Doti, //tld/iìiiii) — 747 — IV. Stabilire con accurate osservazioni anatomiclie e patologiche il iikkIi) |)I('(ms<) «roi-igiiie dei tiiJjcrcoii , i cangiamenti che seguono nei medcsinii e ne" tessuti circostanti: non che l'attinenza di essi colle di- sposizioni della fisica costituzione degli individui e colle influenze este- riori. {Prof. Panizza) V. Dcterminai-e le cause piii manifeste dell' epilessia e proporre il [ìin appropriato metodo curativo, convalidato da un bastevole numero di Catti attendibili ed autenticati da persone autorevoli. (Dott. Rosnali) VI. Detenninare da quali fonti principali debba il criterio medico de- durre un assoluto bisogno di cavar smigue, d'insistere o di desistere dal salassare. {Dott. Rosnati) VII. Lidagare (juanto le fonne diverse della sifilide possano influire ad indurre la necessitfi d' importanti modificazioni nella cura della me- desima, e sotto di tale aspetto avvertire quanta essere possa l'influenza delle diverse regioni in cui la sifilide si .s\-iluppa. {Doti, /idiwuni) vm. <^uali tlifl'erenze si verificherebbero nella mortahtà delle diverse regioni d'IUiiia, e quali ne sarebbero le cause. {Dott. Cauzioni) La ( lonimi-ssione nel |)ropon'e alle saggie mechtaziuni dell" adu- nanza gh enunciati quesiti, .siccome quelli che essa ha creduto .singo- laniiente iiiiporUniti, non solo per i bisogni della scienza, ma pei- (pielli — 748 — benaiico dell' imianilìi , anlisce per il decoro stesso de" Intuii Congressi italiani di esprimere nn suo voto. Sarebbe tpicsto di coiuniettere ali" illustre Presidente di esortare ad occuparsi de' quesiti stessi quelli ciie formeranno la Sezione medica del VII Congi'esso, e di attivare cpianto troverà opportuno, perchè i sud- detti temi e (juesiti sieno fatti subbictto di consiilerazione , e debiUi- iiiente svolti dal Congresso stesso, prima di ricevere fpialuncjue altra co- municazione: e ciò quand'anco ninna memoria scritta intorno ai me- desimi venisse offerta. Per questo modo forse meglio sarà dato raggiungere lo scopo delle solenni nostre Riunioni: per questa maniera i convenuti, di (qualunque terra e di cjualunque Stolto essi sieno, potranno più elllcacemente con- ti'ibuire alla soluzione di problemi che essendo di universale interesse e pioprii a tutto il |)aese, vari-anno forse un giorno a diminuire le in- fermità ed a migliorare la condizione degli abitanti della comune no- stra patria, l" Italia. Maurizio Bufalim. Bartolommeo Panizza. Doti. Adamini. Doti. G. Dk Filippi. (i) Sull'originale rapporto mancano le lìrnic ilcgli altri iiicmliri ilella Cummis^ionc ilotturi Semmola e Kallai-je. U\PI>OHTO DELLA COMMISSIONE I M-. * H I e. \ T » DKI.I.' F.SAMF. F. DF.I.I.F. F.SPF.BIF.IVZE DA lATITI'IRSI MI'I. Hll'OTO METODO PER L'ANALISI DEL SANGUE l'KOIMiS'l t> DM. DOTT (;10\ \ N .M l'Olii J_ja Coinniissiouc onoratii dello sj)cciale incarico di prendere in esame il nuovo metodo d' analisi del sangue proposto dal dott. Gio- vanni Polli, ad uso dei clinici, ed assistere alle esperienze su esso, railunavasi a cotiile oggetto, il giorno 21 corrente, nell" Ospedale mag- giore, e si pregia, in oggi, di porgerne a voi, dotti Signori, il distinto ragguaglio. Innan/.i tratto il Presidente ilella (^ommi.ssione, prof. Giacomini , indirizzava l'invito al dott. Polli, perchè esponesse in succinto la ma- niera a tenersi nel metodo d'analisi accennato, le varie operazioni onde si compone, ed i risultiuncnti che ne ridondano. 11 dott. Polli fece conoscei'c come ali" eseguimento del metodo esi- gevansi una provetta, un areometro, un termoraeti-o. La provetta è destinala a raccogliere il sangue sgorgante dalla vena, e deve essere |)iccola , acciò sia presto riempiuta . ed il sangue accoltovi permetta l'esjilorazione avanti cagliare. L'areometro fa d'uopo ciie husci la maggiore comoditi» ne' calcoli: epperò egli preferisce quello a scala centesimale . coli" indicazione (h mille corrispondente airae(|ua distillala, alla tciiiperatuia di 4." I (!: il (juali' aieumelro poi. peichè riesca a scala mollo sensibile, deve pollare una bolla jiiuttosto voluminosa, e la graduazione Uilmente . .suddivisa che valga per le minime frazioni di misura. (guanto al termometro, conviene sia il centigrado a bolla |)iecola <) eiUndrici e lubii mollo sollile. oiulc vengano date le pronte iiidica- ziiiiii. Miimlii (li codesti strumenlì. procede il dott. Polli al nuovo me- todo d aii;ilisi liquido dcfibrinato, acciò i globuli precipitassero al fondo del va.so, e galleggia-sse per lo conliario il siero chiarificato. Ma esigen- dosi per questo il lasso di parecchie ore, avvi.sava meglio il doti. Polli prevalersi a tale liguardo di altro sangue preparato il dì innaii/.i nella gjiisa siimmentovatii dopo e.seguiUi la defibrillazione. — 751 — U saiif^iie «nd'ì- parohi ;ivev;i dato, tolto iippciia diilla \Piia. 1.023 di (iì aH\i|i|>lìc:i- liililìi od utilità di questo iiirtodii por ris|)('tto ;il dillo cliiiiiNi. s<-l>l>cnc iiiani'iiiiio prcs(-iit(>iii(Milc i dilli onde staliiliric . iidikIÌiiii'ihi l.i rioiiiiiiis- sioiie crede dovere racconiaiuhirlo siccoiiic inclodo oiTe. Die- lio di clie il prof, l'acini lipcU; le anticiio \erlen7.e cirejjhe col |)i.ssciv;r/.i(nii dei dlvcisi (lis|nit;tnti il doli. Turdinlli luoslia aversi ge- iicraliiK'iile jmh-o frullo da .simili di,s([iii.sÌ7.ioiii, ed e.s.scic d'allioiiilc iii- conipelenli alla Sollo-Sezioue diiiiiri^ica. alla quale o.s.servazioiie a.ssi-ii- Iciido il Vice-Presidente, poiu' line alla discussione. 11 doli. Paf;aiii aiimm/ia in .s(-},'iiilo d'aver usato la belladonna a lart,'a dose con risullanienli favorevoli contro 1" ottaluiia egiziaca ne},'li spedali civile e niiliUue di Novara. Dopo aver vinUi la fèlibre, e per- sistendo niillaineno degli iniLzii d'iiitide e grave avversione alla luce, a|)j)licava egli all' occhio inalato delle pezze ind)evule nella soluzione d'una ilraniuia d'estratto di belladonna in (juattro od anche in due .sole oncie d'acqua, rinnovandone l'applicazione tre o (juattro volU; al giorno. Per t^il modo egli vide più volte i suoi malati aprire gli occhi, e poter tollerare la luce nel breve spazio di venliquattr'ore dalla co- minciatii medicazione locale. Chiede il doti. Pagani perciò che la Sotlo- Sezione prenda in esame questa malattia, ed il Vice-1'residente aggiunge di aver anch' egli importanti cose a dire sull'argomento, poiché nel reggimenlo Miuìd Liiii^ia in l'arma ebbe a tratt^u- molli .soldati all'etti da simile morbo. Dalle accennate (jueslioni intorno alle infermità dell'organo della vistii. viene il Vice-Pre.sidente condotto in tema che egli dice di sua predilezione, nella spino.sa ricerca cioè della causa della coiitrallililà della pu|)ilhi. cui egli non ^orrcbbe deri\ala da eiettiJità vascolaic . come indurrebbero a supporlo le belle iniezioni ed i sagaci .studii dei prolessori Grimelli . Generali e GadtU modenesi . ma bensì dalla pre- .senna di fibre mu.scolari : ed in (juesta opinione asserisce mantenersi egli tanto più. che oltre i molti e diversi fiitti che l' a.ssecondano . i (|uali furono da lui riferiti, potè osservare in un cadavere .sottoposto all'azione della pila voltiiica. la pupilla restringersi, fenomeno questo di' ei non saprebbe alti-ibuire al tessuto erettile. 11 doti. Trinchinetti s'accorda col Vice-Presidente sulla struttura muscolare dell' iride . e quiiuli suU' elHcacia delle sue fibre a produrne i niovimenlr. e soggiunge che gli senJjra ai)|ioggiata e probabile (juella sua opinione se con.sidera: (."l'azione che su di esso tessuto esercita il galvani.smo: 2." la .soverchia rapiditii nella contrazione ddl" iride . ra- pidità pi-opria .solUmto de' tessuti nui.scolari : 3." l'analisi chimica clic \i scoperse la libiina: 1." le os.seix azioni ìiiIìik' di Maunoir. e soprallullo il — 7«iO — tilt lo clic ((iicsto celebre eliirurgo espone, di un individuo che riccxcllc \m colpo di punta in un occhio con ferita dell" iride, ed ebbe pei' esso una pupilla artificiale in corrispondenza delie libre ratliate: guarita la leritii. e rimasta la nuova pupilla, si trovò antiigonisnio perfetto fra (uiesta e la pupilla naturale. Questo fatto sembra al doti. Ti-incliinelti che debba troncare otjni discussione in jiioposito. Il dott. Gnarini, che; divide l" ojMuione del dott. Trincbinetti e del Vice-Presidente, trova per essa un valido appoggio anche nella di- versa provenienza de' nervi che vanno all'iride; essendo noto, che quelli che vanno alle fibre circolari muovono ilal primo ganglio intercostale, mentre i ner\i cigliari hanno origine tlal ganglio lenlicularc di M(!ckel. Il Vice-Presidente, raccolte così le diverse os.sei'vazioni su cpiesto argomento, pensa potersi concbiudere, che per quanto si può osservare e provare oggigiorno, l'iride si muove in virti'i d\ sua struttura nuisco- lare. — Dopo tli ciò, scioglie l'adunanza. f'isfo — Il Vice-Presidente Dott. Giovanni Rossi. Dott. Giovanni Gandolfi. Ìl'Oll. OIOVANNI UANDOLFl Dott. Agostino Bertani. Ar)UNANZ4 DKL GIORNO 17 SETTEMBKE x\jjerta l'adunanza, letto ed approvato il processo verlxile delia |)i-eccdente, il Vice-Presidente annuncia essere pervenuta alla Solto-Se- zione una lueiuoria nianoscrittii del dott. Gerolamo Angeloni, intitolala: Conside razioni ostetriche Jìsiu/ogiio-prntic/ie. Siccome f[uestii memoi'ia è molto estesa, e l'autore pare non ne richieda clic una partecipazione all' assendilea , cosi il Vice-Presidente prega il prof. Mondiglia, che ac- cetti!, a farne un sunto da leggersi in altra adunanza. 11 dott. Arietti legge dappoi una sua memoria intitolata: Opera- zione delle pietre. TratUisi in questo lavoro di un caso di raccolti! di più di 400 calcoletli, situati in una specie di borsa posta lungo l'uretra ca\ei-nosa di un fanciullo di 8 amii , diiUa quale si estrassero mercè il taglio. L'anuniilato era gi-acile ed aJlievolito da gi-avi p;itimcnti: presen- tossi all' ospedale con gonfiezza inQanimatorìa dello scroto e leggiera orchite. Introdotto U catetere lungo l'ui-etra, provò il dott. Arielti un certo qual senso d" asprezza e nulla più. Operò il ragazzo tagliiindo sul rafe in corrispondenza alla raccolti! dei calcoli, i quali tutti potè estraire. La cura successiva fu lunga e difficile per la debole tempra del paziente, e [)erchè la cisti divi.si ei'a Ciillosa come dui'issimo cuoio. Ciò nulla meno, adoperando la tiisciatura compressiva e le ripetute cruen- tazioni dei margini induriti delli! cisti, e con opportune iniezioni in questa, potè ridurre a guaiigione perfetta Tinfenno in meno di ilue mesi. A corredo dell'esposto, il dott. Arietti presenta in una .scatoletta ben disposti in ordine di volume i piccoli calcoli che sono biiuico-opa- iini , graduati in misura dal volume di un grosso pisello a quello di mi grano di miglio. 96 — 762 — Compiuta questa lettura, il Vice-Presidente ed il prof. Pacini cliie- (loiio al (Ioti. Arlotti, <[nale fosse la precisa situazione della cisti, iruali segni probabili o sensibili V avessero indotto a rilenci-c (pu^lla raccolta per un ammasso di calcoli , e se per avventura non ne esistevano anche in vescica. Alle quali interpellazioni soddisfa il dott. Arietti , designando la porzione bulbosa deir uretra quale sede della cisti; jiaitecipinulo che il suo malato aveva per T addietro emesso della renella colle orine, e che dei piccali calcoli esistevano pure nella vescica; che quantunque foss' egli rimasto per lungo tempo incerto sulla diagnosi di (juel tu- more, attesa la gonfiezza iufi.iMUuatoiia dello scroto e Tapiiarenza di un" orchite. |)ure, mercè T aiuto dell ananmcsi e dei segni probabili, ed il sensibile dello scroscio contro il catetere introdotto lungo l'ure- tra, potè decidersi, convinto della natura del male, all'operazione che redense il paziente. Il dott. Bresciani de Boi'sa narra anch' egli in proposito d' avere esb'atto col piccolo apparecchio un calcolo a base magnesiaca, forma- tosi entro una grande dilatazione dell' uretra spugnosa in un vecchio di 74 anni. La circonferenza massima del calcolo estratto era di 5 pol- lici e la minore (U 3. Espone poi come abbia in questo caso molti in- dizi! per ritenere che quel calcolo si fosse sloggiato dalla vescica, e, per la cblatabilità grande della prostiita nel vivo , avesse potuto passare nell'uretra, dove, sfiancatene le pareti, potè certamente aumentare di volume. Il Vice-Presidente, sebbene flichiari di non avere ancora osservato nella sua pratica dei calcoli veramente uretrali , cioè formatisi nell' u- retra. piuttosto che introdotti ed arrestati nella medesima, ma sì bene di averne riscontrato alcuni dì perineah , fa osservare , che forse non sempre questi calcoli, detti uretrali, sono collocati in vere dilatazioni ileir uretra, ma che talvolta avvenendo che questa si leda o screpoh, formasi una cisti secondaria comunicante coli' uretra, le cui pareti sono |)erò costituite dallo strato fibroso che investe l'uretra dal di fuori, e non già dal tessuto erettile proprio dell' uretra cavernosa. E qui espone il modo col quale, a suo avviso, potevano questi calcoli prodursi ed arrestarsi hmgo l'uretra per la sua lacerazione, formando.si d'intorno ima cisti tutta propria. Ma il prof Galli pensa invece, che si possa benissimo sostituire — 763 — all'ipotesi (Iella lacerazione dell" uretra, per ammettere la quale man- cano l;i]\ olili ^li iiidizii. (|ii('Ua delia sua dilalay.ione iimorniale. graduata, e causalìi dal soflc-tiuarsi di un piccolo calcolo nelle maglie della nieiiJjra- na uretrale, cui può tenerne dietro un altro ed un altro, o può taluno aumentiu-c di \oliniic aiiclic in sito, e cosi operare la controversa dila- tazione. 1". nel caso S|)ccialplicalo in Fran- cia, col quale non si fa l'estensione tirando sul piede soltanto, ma su tutta la gamba. 11 >'ice-Presideiite , senza negare i vanUiggi per eerte circostanze dell' ap|)hcazione dell'inamidata, ma però avvisando, dietro propria spe- rienza. che la rete metallica del dott. Mayor di Lo.sanna serve assai bene all'uopo, dice com'egli amerebbe che si faces.sero sperimenti com- parativi fra i due metoili. Non approva il dott. Rovati l'uso delle reti metalliche del Major, asserendo che per esse non v' era chi parteggiasse :, e che si potrelj- bero citar casi molti d' insuccesso per quella piratica : mentre invece .sonvi molti che apprezzano l' inaniidalii , e mollis,simi poi sono i casi fehci eh' essa può \antare. — 767 — Opponesi a quest'asserzione; da altri membri, e principalmente dal doti. Frcsriii , che Torse altrellanto avreiJjo potuto attestare il ilottore Mayor in di.sliivoi'C dell' inamidala, e die mancano del resto gli spe- rimenti comparativi. In (jiiesto punto il dott. Mayor si ofJi-e di mostrare alcune sue vai-iazioni fatte alla fasciatura inamidata, per le rpiali egli ritiene sem- plificato d assai eil utilizzalo per moltissime ciicosUmze ii/.:i l'd ahililà vincere, per lo jìiù sogliono rendere lunga, tlillt- cile. spinosissima la manovra operatoria. 3." Straordiiìiiria senxihilità dell' uretra, e soi'erchia irritabdilà ile Ila vescica: avendo osservato il chirurgo sanese che in alcuni individui il semplice cont^ilto d' un corpo quahuKpie coli' uretra o colla vescica li- sveglia acerbi dolori, forti contrazioni e febbri, non permettendo nem- meno r intro(hizi()ne de' [)iù innocenti liqui(b : ed avendo di più no- liito, clic in ripetuti cimenti, invece di scemare, s'accresce di consueto l'intolleranza e la forte irritazione. 4." /njìamniazioìie cronica, catarro, ed esulcerazione della ve- scica: nei (piali casi mentre è assolulamenle vietata da' buoni pratici la litotrizia, è da praticarsi con qualche speranza di buon successo la cistotomia, non trovando questa controindicazione se non quando si tratti di funghi ematodi, midollari, fibrosi, carcinomatosi, pohposi, ma spesso anzi servendo di cura al catari-o stesso ed aU' esulcerazione . ac- crescendo il cronico e lento processo (logistico. 5." Pietra incastonata, vescica lobulare, ripiegamenti interni delle due membrane disposti a colonna: accidenti che fortunatamente sono rari, ma non pertanto atti a complicare l'operazione della htotrizia, e a far pentito il chirurgo d'avervi avuto ricorso. 6." Stato varicoso delle vene del collo e del basso/ondo della vescica con facilità ad emorragie: facilmente producendosi una ricor- rente emaliuia, iiidammandosi non di rado le vene, e senij)rc opponen- dosi all' introduzione del litontritore , a meno che si tratti di pietra pic- cola e fi-iiibile, in questi casi bisogna sempre ricorrere al tagho. 7.° Fistole orinaric situate al collo ed al trìgono vescicale: com- binandosi (|uesto vizio con luia sovercliia contrazione della vescica e ^^et;uli per limitare l'applicazione della litotrr/.ia. coii\euga ali" inconti-o cerc;ire ogni modo per estenderla: giaccliò. oltre gli altri suoi inorili, ha in suo favore il trovare poi più facilmente persuadibili e docili i |)azienti, i quali tutti rifiiggono por ribrezzo dal taglio: od il fatto che taluni informi |)o.s.sono, iiuclie durante Y operazione, attendere alle loro occupazioni e godere de' vantiiggi sociali. 11 Segretario doli. IBertani, ricliianiando T occasione clic promosse il tenia in questione, e diconilo dell' iiulole della questione agitiita, mo- strasi persuaso, come dalia vseniplice discussione e dalle vaghe parteci- pazioni vcrlìaii di diversi latti non si possa mai arrivare a ris|H)ndcre precisiunente al tema proposto dai Vice-rrcsidente , ed a stabilire in (piali casi si deliba lasciar da parte la litotrizia; né per conseguenza a concliiuressione die riassume le persuitsioni dei |)iù, viene adot- tala dall' assemblea. Il (lott. Cima presenta un disegno di letto portatile che egli fece costrurre nel 1839 in Bei'ganio e rliiunia egrofero. Questo letto ofli-i- rebbe , al dire suo , i seguenti vantaggi : K ." Di poter portine tutti i malati anche gravissimi da un luogo all'altro senza che sofliano; 2." Di poter applicarlo e levarlo di sotto al malato senza cli'ei si muova, o si tolga dalla posizione in che si vuole che giaccia; 3." Di servire per gli istituti ospitalieri, perchè è anche economico, e pel ti-asporto ed isolamento di contagiosi , risultando composto eh so- .stanze non contumaci: 4 ." Di poter contenere ed assicurare i maniaci ; 5." Di poter servire per le partorienti, per le operazioni di chi- rurgia, e specialmente per la cistotomia e litolrizia; 6." Di poter infine servire pei feriti in genere e particolamiente pei sucidi. 11 Vice-Piesidentc, esaminati i disegni, nota che il letto del dot- tor Cima ha molta somiglianza con quello presentato dal dott. Nardo al (ìongresiio di Padova, e prega però il dott. Cima istesso onde voglia, ad imitazione del doli. N.irdo, presentjire all'esame della Solto-Sezione \m modello del suo libito perchè si [)Os.sa nieglio valutarne i pregi; prega altresì il doli. Nardo jiresente, perchè nella stessa circostanza \o- glia compiacersi di porgere audio il modello dd suo, ove l'avesse seco, pel più i.'.'Hitlo conlronlo. Il doli. Cima as.seiito alla (loiiianda. I'". l'adu- nanza è sciolt'i. r i.'.ti) — Il \ ioo-Prosidoiilo Doti. Ciovanm Rossi. 1 Dott. GlOVANM Gajidoi.fi. I .Segrelarii ! ,^ „ . „ " Dott. .\cosTiNO Brrtam. p ADUNANZA t)i;i. (MttRNO I!) SKTTrMnUK JLjetto ctl approv.ilo il processo verbiile dell'adunanza del gioi-iio 4 8, sorge il dott. Secondi, osservando che la discussione tenuta in quel- l'adunanza sulla litotiizia fu di tutta opportunità ed importanza, giaccliò oltre r interesse sosUuiziale ciie dessa ofl'eriva, sembragli die un altro se ne trovasse d" occasione; essendoché nel Congresso scientifico tenu- tosi Tanno scorso in Angers agitavasi pure la questione intorno la pre- ferenza da concedersi , o la generahzzazione da proclamarsi della lito- trizia appetto della htotonùa. Epperò nello stesso Congresso, in quella stessa Francia , fra quegli stessi chirurghi francesi che furono e sono pii^i che altri sostenitoii dell'applicabilità quasi generale della htotrizia, il ([uesito rimase irresoluto. Pensa egli quindi che sia stato bene che in uu Congresso itahano. e da quegli italiani chirurghi che vennero tacciali di restii su tal punto, si proclamassero le opinioni loro in proposito. Il prof Montagna legge quindi il sunto, che egli, dietro incarico ricevuto dal "\'ice-Presidenle nell' adunanza del 1 7 cori-ente . ha com- pilato, della memoria del dott. Angeloni . intitolata: Ossm'uziuni osU-- truìw fi-siologico-praticlw . Da quel sunto rilevasi in conclusione, che non soddisfatto il dott. Angeloni del giudizio favorevole di due sopra tre comiiiissai'ii avuto nel Congresso di Lucca, si rivolge ali" a liliale chie- dendo , che nialcuiaticauiente si dimostri come nel travagho del parto gb assi del bacino e dell' utero pregnante sieno fra loro in maggiore cor- rispondenza nella posizione della donna sul fianco, che nella su|)ina (i). Il doli. Secondi. es|)onendo in riassunto il processo di (jiiclia tli- scu.ssione già l;iLta.si al Congresso di Lucca dalla Sollo-Sezioiie chirur- gica, della quale egli era Segrebu'io, esprime il suo desiderio, jierchè (I) V. pò:;. 77» — 775 — non sì iibhiii in (piesUi lorn:tUi :i discutere niiovuinenlc quel tenui, niii bensì a rii(r<>i;lier(' solann-nte il voto di tulli i iliiiici ostetrici e de' pra- tici di (juella partita die si trovano nella Sotto-Stv.ioiie riuniti . circa iiUa {)osizione che si crede lu piiì conveniente per In donna all'atto del parto. Dietro questa mozione precisa, il Vice-Presidente, che l'approva vd accolla, prcya i siiif^oli professori speciali dell'arie ostetrica a voler espone nuttaiucnte il loro voto in proposilo seii// entrare però in di- scussione, onde negli Atti del Congresso appaia soltanto sanzionata dal voto di maggior numero di clinici queil' opinione che sia per risultare, e jierciò venga soddisfatto, se non alle esigenze assolute della piatica ostetrica, alle richieste almeno del doti. Angeloni, clic si appellò al sesto Congresso. Invitato pel primo il prof. De Billi, (juesti dichiara, che per sei o sette anni egli fece partorire sul dorso, che per due anni fece esperienze comparative, e che chetro queste .si persuase della convenienza ili liir partorire sul fianco, appoggiato anche alla pratica del prof .\hprandi: aggiunge però, che in casi eccezionaU si serve anche della posizione supina. InviUilo dappoi il prof. RalTiiele, dice, che, a suo modo dì ve- dere, per ragioni dedotte dai rapporti dell'asse dell'utero con (pu-ili del bacino, preferisce la posizione supina: ed in fuori d'altri argomenti d'arte che non .sono richiesti, egli conforla la sua opinione col sudi agio di donne inglesi, le (piali abituate nel loro paese a partorire sul fianco, a.sserivano, dopo la prova fàtUi di confì'onto, essere più comoda d'assai la po.sizione supina, cui non vollero poscia mai più abbandonare: e riflette in proposito, che quelle donne erano di chsse sociale distinta, e perciò sapevano rendere esatto conto delle (hfferenze da esse provate nelle due posizioni , e della ragionevole preferenza da esse stesse de- cisa dappoi. Al che rispoiulono i profes.sori De Billi e Calli, che am- messa per costiinte una leggiera deviazione nell'asse dell" utero, la po- sizione laterale dovrebbe anzi considerarsene come una correzione. Il prof Raffaele aggiunge altri argomenti a sostegno della sua pratica: ma, |>rolungan(lo.si la discussione ancora sulle ragioni che [lotrebbcro in- lluire per un" ojiinione più che per un alti-a. il dott. .Secondi ram- mentii che dagli esperti ostetrici della Sollo-Sezione non lii cliiesto altro rlie il loro voto assoluto in proposilo, e nnn ì;Ìì'i clic si ripetessero f|uelle discussioni, le quali erano ^ stale confortale da liilli (|iiegli argomenti valevoli all' uojio dal Congresso lucchese. 11 prof. Pastorello allora dichiara a sua voltii adotUu' egli la po- sizione supina , perchè delle leggieri oblitjuità dell' utero non è mestieri far caso, e per le obliquitìi esagerate tutti s'accordano nella convenienza della posizione laterale. Un altro ineni])ro asserisce non usai- egli esclu- sivamente nò la posizione supina, nò l.i laterale, nui collocare le par- torienti sulla sponda del letto o sulla sedia ostetrica , aiutandosi all' uopo con una fascia che sostenga il ventre , cojiic usa nelle posizioni ante- riori. <'d anche nel c^ìso di rivolgimento. 11 dott. Rossi di Torino fa osservare che il prof. jVliprandi adottò bensì per un anno la posizione laterale, ma che poi la lasciò per la supina, ritenendo egli però, che mediante la posizione laterale sia più facile riparare il perineo dalle pos- sibili sqiiarciature. 11 dott. F. Terrario , riassumendo le ragioni esposte in prò della posizione laterale, dicliiara cogli altri, che in fuori dei casi di grave obli- quità, basti la posizione supina, come più comoda per la paziente^ che del resto poi egli non saprebbe trovare nella comune dei casi delle gravi ragioni per distogliere sì gli ostetrici che le donne dalle posi- zioni che usano di preferenza, nelle quali e le une e gli altri si tro- vano comodi^ sicché, a suo modo di vedere, la questione è di poco più. o poco meno, dipendendo quella scelta piuttosto dall'arbitrio che da necessità di leggi ostetriche. 11 dott. Bresciani de Borsa legge la storia di un' operazione cesarea da lui eseguita in donna vivente, colla salvezza della madre e del bam- bino. Trattavasi d'una donna d'anni 20, da due giorni in travaglio ih parto, coir acque scolate: il diametio antero-posteriore era tU due pollici circa all'interno sporgente l'angolo sacro-vertebrale; l'utero era deviato a destra tilmentc, che, messa la donna orizzontale, il suo fondo s'in- cUnava, e poggiava sulla crcsUi iliaca tlestra. Questo fondo poi si ab- bassava quasi penzolone dall'ileo in modo da simulare la figura d'una storia. Giudicò il dott. Bresciani necessario il taglio cesareo. Egli non poteva però attenersi nel caso suo nò al metodo di Mauriceau, nò a quello (h Baudelocf|ue , nò all'altro di Lauverjat perla grave ragione della strana jiosizione di (pieil' utero pregnante; sicché qualsiasi dei me- lotli accennati non in avrebbe aperto in modo e direzione conveniente. Prese ({iiIikIì li- (Icltilo |(i('cau7,ioiii . r hciie assistito, egli scelse ili tiigliare a destra in direzione uhli<{iia . ijiialtro dita circa al di sopra del t;iglio che propone Lauverjat . e terminò a circa tre in (piatirò dilii lateralmente till'ombcUico. dosi divise pelle, muscoli ed utero, ed arrivò sul Ceto, che ostrasse per i piedi: sbiecò poi la plac<'nla, levò dei grumi sanguigni, lavò con ac(pia fieilda la cavitii uterina, fece la sutura attorcigliata della feriUi. lasciandone aperti» restremiUi inferiore, pensando essere ([iiella sutura di tutta necessità in simili operazioni : compiuta la suliini , la feriUi si fece quasi rettii. Il baiii])iiio era vivo e vive tuttoia. Il puerperio fu disturbato da metro-[)ciitoiulc . eru- zione miliare, fleinmassia all)a dolente, ma lutto fu vinto da opportuno metodo terapeutico. Al ventunesimo giorno la ferita era cicatrizzala, ed al ((iiaraiilesiiiio la puerpera peifettanienle risljibilitii. 11 doli. Bresciani mostra (juiiuli anche il ilisegiio dell'utero in misure naUiiali , e parte- cipa all'assemblea, che applaude e richiede la sUinipa di quella memo- ria col disegno, ch'essa fu poco innanzi pujjbbcata colla tavola, e ne distribuirà di buon grado gli esemplari. Lo stesso doti. Bresciani nai-ra quinch d' ;ivere praticata la rese- cazione deli' osso coronale in un caso di "necrosi : applicò due corone di trapano, e poi colla sega a cresta di gallo risecò il pezzo malato. Crede egli che nessun iiltro cliirui'go abbia liii qui praticalo quell'amputazione |)ai'ziale. 11 Segretario partecipa essere stato inviato un lavoro del dott. Gliio Vittorio concernente l'invenzione e l'applicazione d'un nuovo strumento da lui designato col nome d' cssago/àgo , cui destinava a supplire in parte ali" esofagoloiiiia. Le indicazioni assegnale dall'autore all' apphcazione del suo stru- mento sono le seguenti: 1." Per rimuovere corpi stranieri caduti nel vano dell'esofago, come siirebbero sciiegge ossee, monete, lische di pesci, aghi, .spilli, ecc.^ 2." Per sospingere questi corpi nel ventricolo, se non si riesce ad averli per di sopra: 3." JNel ciiso di morbose strettezze di qucst" istesso caiude : 4." Per distruggere alcune briglie che non inli'cqucntemente iia- .scono in quest'organo per troppo sollecito la\oro inliiunmatorio: 5." Per sanare le s\aiiate disfagie originate o da paralisi alla fii- 98 — 778 — riiige, o ila convulsione della stessa insieme e dell'esofago, o da tu- mori d'indole tliversa, vegetanti in niiella regione. dov(!ndosi in silliilli casi mantenere in vita l' infermo coli' iniezione di li({uidi nutriti/ii nel ventricolo, per la deglutizione resa impossibile. Riciiiest;» da qualcuno la lettura per esteso della menioria, il Vice- Presidenle fa osservare essere più conveniente diJleriila alloi-cliè si fa- ranno gli opportuni sperunenti sul cadavere, nell'adunanza sti-aordi- naria del 22 corrente, ed aprir quindi sopra quella e sopra questi la discussione. Amiunzia il Presidente altresì clic in quell'adunanza s'in- tratterrà r assemblea anche dcUa tanaglia a trapano proposta per la pie- tra dal prof. Montigna , al qu;Je tocciierrebbe appunto in quel mo- mento per turno l'esposizione del suo ritrovato. Dopo ili ciò, l'adunanza è sciolta. f^isto — 11 Vice-Presidente Doti. Giovanni Rossi. Dott. Giovanni Gam)oli'i. ÌDott. Giovanni Gandolk Dolt. Agostino Behtani. RELAZIONE DEL pnoF. r.ii'ftìF.ppr noNTACN* SUI.LK (;0NSI1)1:H AZIONI ostkthichk fisiologico-praticfie DEL DOTI. GIROLAMO ANGELONI O lille (Considerazioni osletrichc fisiologico-pratiche del dolt. Gi- rolamo Aiiijeloiii. ecronii pronto a riferire quanto segue: Enunierat(! dall "autore le varie posi/ioni che stranamente vengono date alla donna nel parto e da tutti aborrite, conviene con gli oste- trici moderni che le seggiole ostetriche, o tutto ciò che si ha costume di sostituire, sieno pratiche e posizioni dannose, di cui passa in revista tutte le (iiUili conseguenze. Si ferma ad esaminare la posizione supina in letto ritenuta dagli ostetrici per la buona o migliore di tutte, e che pure non Io è, come egli asserisce , sebbene ne abbia tutta l' apparenza e che tale sia ge- nerahnente ripiil;tta , tranne in Inghilterra eil in alcuni paesi dell'A- merica settentrionale ove si preferisce la laterale sul fianco , la qual posizione in questi ultimi tempi si è adottata ancora iii alcuni luoghi della Francia e deirAIeniagiia: ed, aggiungo io, anche deir Italia, limi- tandomi a citare lo slaijiruiienlo di maternitìi in Milano diretto dal pro- fessor De Billi. Loda i letti che si sono costruiti in Italia, ma esclude la posi- zione supina, e dice, che per quanto naturale ella sia. alla donna è sempre gravosa, ihllicile, i'i' Ir ragioni adilolle lidia iiij iiirmoria piilj- tilirala di vernile. ADUNANZA Di'.i, r.iouNo 20 settf.mhuk Licito 0(1 ;ip]iroviito il processo vcrbalo flcl ijiorno i 9, il dol- lor Lazziiti. promlciido aif^oiiicnto dalle discussioni e coiicliisioiii in osso rapporUilc circa la scolta della posizione da darsi alle donne nel tia- vaglio del parto, desidera uiucaniente esprimere la j)ropria opinione in proposito, e dimostra, clie non solo non è mai indifFerente la scelta di cinella posizione , ma olie delle buone ragioni debbono mantenere gli ostetrici nella persuasione, clic la supina sia la miglior giacitura da ado- perarsi , e clie la laterale è affatto contraria ai principii di buona mec- canica ostetrica, e perciò Ijen altro clie matematicamente dimostrata la più utile. E di fatti, una delle eause, dice il dott. Lazzati, che rendono lungo e slentiito il parto anche nei casi ordinarii, è riposta nella curva direzione del canale pelvico della donna . e perciò nella ihffei'cnte e fpia.si opposta direzione degli assi delle due aperture dello stesso canale. E se ognuno riconosce che il feto, nascendo, percorre colla sua lunghezza precisamente la via indicata da (piellc linee inmiaginarie (dagU assi, cioè che, toccandosi, formano un angolo acuto, il cui vertice corrisponde gencrahnente al terzo inferiore della cavità del sacro), ognuno vede al- tresì, che dovendo la lunghezza del bambino piegarsi in modo da as.se- coudare 1" angolo suindicato, verrà di neces.sità ritardato il nascimento del bambino islesso. In molti mammiferi, nei quali il canale non ha che un solo asse retto, poiché V\ due aperture sono parallele fra loro, il |)arto avviene mollo più facilmente che nella donna e nella fenmiina dell'elefante. Sarà quindi tanto più .stentato il parte (|uanli) maggioie sarìi r acutezza dell'angolo costituito dall'incontro de" due assi j)elvici : e la (lumia che nella posizione laterale, (lessa in avanti, inclina di jiiù il piano dell' ajierliira superiore del bacino, rende perciò più acuto 1 an- — 783 — golo su iiiroiiiiiito. e più (lìHicìli* jxjr l'oiiscguciiza il parlo: iiiL'iilre nella posizione supina icsUi pei' le opposte raj^ioni resa più fiicile la nascila del hauihino. Ed a provare inline anche a posteriori che il parlo lale- rale sia il più stentato, valga, continua il doli. Lazzati. il sapere della fomiazione di escare cangrenose dopo il parto operatosi sul fianco sulla parete posteriore della vagina per il più lungo trattenersi della lesla del feto, la (juale viene spinta e schiacciai;! contro la parete inleriore (Iella concavità sacrale. I professori De Billi e Raffaele ricordano, ciie le ragioni addotte dal doti. Lazzati sono quelle esposte già dagli ostetrici sostenitori della posizione supina, e che presero parte alla lunga discussione avuta su tal argomento al Congresso di Lucca; ed il primo per suo conto dichiara, die nel lungo uso da lui fatto della posizione laterale non ebbe mai a lamcnbu-sì della formazione di (juelle escare cangrenose. II doti. Freschi propone, che la Sotto-Sezione chirurgici si occupi ad esaminare per mezzo d' appositi» Commissione 1' opera d' ostetricia oramai ultimata del piof Raffaele, posciachè il Congresso fiorentino si era occupato iV esaminarne il primo fascicolo : onde jier Uiì modo si proclami ad onore del vero, che il prof. Raffaele abbia col st'guito del- l'opera sua corrisposto ai suffl-agi, agli incoraggiamenti, alle lodi che gli meritò presso la (Commissione toscana ijucl primo suo saggio. Il Vice-1'residente accoglie con plauso la |)roposizionc del dottor Freschi, e nomina la Commissione composUi dal prof De Billi, Pre- sidente , dal doti. Freschi . Segretario . dal prof Montagna e dottor Lazzati. Il cav. Ti'ompeo presenta il manifesto del regio Stabilinieiilo or- topedico di Torino, diretto dal sig. Gio\anni Pistono, ed il suo rego- lamento interno : propone altresì ali" esame dei membri della Sezione un nuovo apparecchio ortopedico, di cui vedesi il disegno appiè del manifesto, immaginato per riduire la lussazione e semilussazione conge- niUi ed accidentale del cia quindi corrispondere alla sovrana pro- tezione accordatagli da quel Principe. Il prof. Pacini, riconoscendo che il vero lusti-o dell' Italia per t;ilo partita sta appunto nella diifusa istruzione, e che sta bene che i chirurghi italiani tentino perfezionare i processi operativi o le macchine onde j)oterle facilmente applicare nella pratica piivata, e sul povero come sul ricco, egli crede che gli stabilimenti ortopedici dovranno im- jioverii'si di clienti mano mano che la coltura dell' arte oi'topedica si farà liicilc e. per la sua appliciizione, popolare. Vorrebbe egli quindi che negli spedali la si praticasse a vantaggio del povero, giacché gli altri stabihmenti non sono aperti ad ^sso. Il cav. De Renzi ed il prof Raffaele lanno osservare, che lo .Sla- biliuienlo ortopedico del dott. Bruni di Napoli, il primo che praticò la tenotomia in Italia, fu appunto istituito in un ospedale pe'j)overi. Ed un altro mcmljro aggiunge che il prof. Carbonai di Firenze accoglie an- che i poveri, giacché il suo istituto fu eretto in clinica ortopedica. Il dott. Turchctti annunzia, che in quanto alla primazia in lUtlia dell'applicazione del tiglio de' tendini alla guarigione de' piedi torti, la si deve al doft. Mazzoni toscano, che la praticò .su alcuni malati, che guarirono fino dal 1813. Qui molti membri limno onorevole menzione tU parecchi chirurghi ortopedisti italiani, che si distinsero in cpiesti ultinù anni. Il dott. De Stefani cliiede al Vice-Presidente la discussione su alcuni punti d'ortopedia, ma quegli pensa sia meglio differirla per l'adunanza straordinaria che si terrà all' Osped.ile maggiore la domenica mattina, poiché in quell'occasione si dovrà venire in argomento dal dott. Po- llali e da lui sles.so, desiderosi entrambi di parleci])are alcun che in jiioposito. Il dott. Da (Mainino è allora richiesto per la lettura della sua memoria Inliirnii aliti nuuiiera pin facile di riilurrc le lussazioni, icgnatanientc — 785 — inveterate, corredata da fatti pratici luniinosissimi. Il Vice-Presidente lo prega di voler esporre verbalmente il suo metodo, riserbaiidosi a più tlid'iisa (limostra/ioiie sul cadavere iieiradunanza del 22 corrente. Ac- consente il dott. Da Camino , ed espone come anch' egb con Pott pensi . elle non le ossa slogate, ma i muscoli, sieno cpielli che oppongono il più forte ostacolo alla riduzione, e che dai chirurghi non siasi fall;» an- cora tulUi r applicazione di questa veiitìi alla riduzione delle lussazioni. Egli dice, che bisogna avere riguardo alle inserzioni dei muscoli com- promessi nel lUsonhne articolare, per dare all'arto una posizione, e variarla a norma del vario incomodo che soflic pel distendimento, e cita per esempio la lu.s.sazione posteriore dell" antibraccio , nella (juale i tendini del bicipite e del brachiale interno , obbligati a ripiegarsi sul- l'estremiUi inferiore delF omero, mantengonsi perciò in forzata disten- sione: e per (piesto appunto sia mestieri dare al braccio una direzione ad angolo ottuso col petto. In proporzione che le estremitìi os.see in vigore della potenza chstendenle si rimuovono dal sito preterna lural- mente occupato e si avvicinano fra loro, diminuisce la ten.sione de' mu- scoli nominati, e comincia a cedere in forza dell" antagonista. Si è per questa varietì» d" azioni che la prima (Urezione accordaL'i al braccio non è ora più confacente, e se non si inverte, avviene che mai più si ar- riva ad ottenere la riduzione . per quanta violenza ai si voglia eserci- tare, e per tutti i possibili maneggi consueti. Invece con un movi- mento facile ad eseguirsi , col tirare a tergo Y omero per la sua estre- mità inferiore e coli' avvicinare i punti d'inserzione del tricipite, in- tanto che si scostano fra loro quelli degh antagonisti . sparisce mirabil- mente la lussazione. Cita a conforto della sua opinione ti-e casi di lussazione completa posteriore del cubito, delle quali la prima durava da 53 giorni, la se- conda da 106, da 49 la terza, e che tutte furono ridotte con facihtì e sollecitudine. 11 prof Pacini chiede: se ne' casi antichi non è presumibile che si fosse mai già formata una cavità articolare; se il metodo sopra esposto pos.sa generalizzarsi a tutte le lu.s.sazioni : se lo si possa applicare senza rischio di làr danno al paziente. Non crede il dott. Da Camino che ne' suoi casi vi fosse già una pre- ternaturale ca\-ità articolare; ma dice, che in un caso la cavitii naturale 99 — 786 — mostra vasi però già riempita da nuove deposizioni. Crede poi clie il metodo possa penoralizzarsi , e clic in nessun caso cimenti la salute del paziente, o possa altriiiieuli fargli danno. Il doti. De Stefani legge il sunto di una nota trasmes.sagli dal dott. Bonrdin di Parigi sopra l' uso del caustico ad alta dose nella cura del cancro. 11 tlott. Bourdin si prefigge di agire col caustico colla mns- siiiia celerità sicclw Jiiccia l' it^ù'io del bistori. (h'cde clic a tal uopo riescano tutti i auistici usati, ma egli dà la preferenza all'acido nitrico mescolato collo zolfo, al (piale miscuglio, oltre la forza caustica, attri- buisce il dott. Bourdin anche una virtù elettiva specifica atta a pre- venire la recidi\a. Le ragioni alle (juali egli s' appoggia , per sostenere r uso del caustico a preferenza del bistori, sono le solite , da lui espresse come segue: \ .° Per r aiuto del caustico e delle pressioni abilmente combi- nate si giunge a ilissccare il proilotto canceroso con miglior precisione die col coltello. 2.° A volontà puossl limitare V operazione ad una più o meno piccola porzione di tumore. 3." L'azione del caustico limitasi alla località, modificandone lo stesso tessuto. 4." Negli individui operati colla causticazione non incontrasi quella irritazione nervosa, che orthnariamente osservasi in (juelli operali col bistori. 5." La causticazione non è neppure seguiUi da reazione febbrile ; i polsi ilivengono a[)pena febbrili alla cailuta dell' escaiM. 6." L'operazione non è seguita da risipola. 7." La cicatrice risultante da questo metodo è perfettamente re- golare. 8." L'esportazione del tumore canceroso col caustico è meno do- lorosa che col coltello; ma la duratii dell'operazione è maggiore, poi- ché, al dire dell'autore, fa bisogno almeno di un'ora. iSon si passa a discussione in proposito, ma viene trasmessa dal Vice-Presidente la nota al dott. (Cantoni, perchè si compiaccia esami- narla, ed all'uopo esperimenti anche il caustico proposto. Accetta l'in- carico il dott. Cantoni, il <[uale jiensa di poter in questi stessi giorni mettere alla prova il valore delia nuova medicazione. — 787 — Il prof. Borelli è invitato a leggere una sua Memoria sulle febbri clic ca/ii/i/iamo iti soluzioni ili ronti/iiiitiì, corredata di casi pratici : ma egli si liiiiiLi invece ad espone clic ^\i è diiopo avveilire tre cose circa quelle febbri: 1." quale sia la loro natura ed essenza: 2." quali le ca- gioni predisponenti ed eflicienti: 3." quale la cura che conviene. Nella sua niciiioria, che les.se già all'Accademia reale lucchese. preme.s.sa la descrizione della febbre, esaminò le ipotesi ventilate oggidì, defila fle- bite, cioè, e del trasporto purulento^ esame che lo condu.s.se a confer- mare l'una o l'altra delle ipotesi a vicenda, e tiilvolta ad escluderle amendue. Egli crede di tutto interes.sc Tinnoltrarsi in simili esami, e per la diilicoltà della diagnosi che offre la malattia, e per la morta- litìi che viene da es.sa, e per Tincertezzii della .scienza sulla sua ezio- logia e patogenia. Ed a questo punto egli crede di poter anmiettcre come causa l'aria malsana degli s[)edali, a corredo della quale opinione produce una serie di fatti eh" egli sottopone alla considerazione dei colleghi. Il Vice-Presidente propone l'argomento alla discussione, e chiede da prima alcuni .schianmenti al prof Borelli . per cui si riepilogano da questi e dal doli. Da Camino i sintomi e le alterazioni cadaveriche già conosciute. Verificati! la malattia, il cav. De Renzi premette i termini, sui quali, a suo credere, debbe aggirarsi la discussione, chiedendo prima se tutti i chirurghi operatori ed i clinici degU altri ospedah ; e siccome il lavoro è ih qualche mole, prega il prof Raffaele, perchè voglia incaricarsi eh farne un sunto, che lòrnirà argomento alla discussione in proposito. Il dott. Brunetta legge poscia la storia di una degenerazione fun- gosa midoUai-e del femore destro venuta clandesthiamente dopo una frat- tura dell' istesso femore, che parve e fu assai bene consohdata, onde mostrare, a suo avviso : come ancìic le più lieiù malattie chirurgiche sono spesso di non facile diagnosi. — 791 — Un iii(li\i(liio «ranni 56, tli buona cosliluzione , s' afiàlicò .stu- diando, e liilil talvolta nella sua igiene, siccliè ebbe incomodi addomi- nali, emorroidi ed una fistola all'ano die guarigli il celebre Vacca. Da quattr' anni soiTiiva d'iscliiade, e stentava ijiiinili nei moto, per cui cadde e n' eb!)C la frattuia al terzo inetlio del li-more destro: guarì in quattro mesi senza diletto, ma resUirongli e dolori e crampi nell'arto; per le contrazioni muscolari pareva clie l'arto lentamente si piegasse, ma invece a poco a poco sorse un tumore sull'arteria femorale nella parte superiore, anteriore, interna, il quale per la forma, la pulsa- zjone, il calore locale, i crampi ed i Lberi movimenti dell arto, fu giu- dicato un aneurisma della femorale istessa. Ogni cura fii vana , l' am- malato si consumava, e v'erano controindicazioni per ogni operazione chirurgica che valesse a togliere il male o mitigarne il dolore, sicché, dopo due aiuii di tormento, morì. Alla sezione cadaverica Irovossi ben consolidaUi la frattura: ma al di sopra di essa, il femore era degene- rato in sostanza midollare; la femorale era normale; nell'addome tutto era in ottimo sUilo. Jsei polmoni trovaronsi invece molti tumoretti en- celldoith, i (juaU per«> non impedirono per nulla le funzioni di quegli organi fino all'estremo della vita del paziente. Il prof Pacini dichiara d'aver esaminiito il pezzo patologico de- scritto dal dolt. Brunetta, e d'averlo riconosciuto come fungo mi- dollare. Il dott. Fattori nari'a casi consimih, fra i quali cjuello di ini in- dividuo che portiiva un tumore pulsante sull'arteria poplitea, che fu giudicato da tutti i chirurghi come aneurisma per anastomosi : era statii progetUita la legatura dell'arteria o l'amputazione: ma l'anmialato morì. ed alla sezione si trovò che il tumore era costituito da un fungo mi- dollare. E ih un altro che con un tumore ai contorni anteriori del colile presentiva i .sintomi di coscialgia ; era stillo ribelle ad ogni sn.s- .sidio sinché si apphcò il fuoco alla parte; dopo tre o quattro mesi da quell'applicazione il tumore prese il carattere del fungo midollare, in- teressò i glutei e la melii della coscia ; la malattia , dopo dicci mesi ili corso, si tlill'use ail altre parti del corpo e specialmente al cranio, su cui apparvero Uniti piccoli tumoretti. Finahuente il maialo fra i dolori morì. L'autossùi rivelò un fungo midollare del femore del peso di 4 0 in I ù libbre . colla perfetUi scomparsa del tessuto osseo . e sul cranio — 792 — molliplioi luinori, dei quali alcuni parevano clic, avuta l'origine dal- r esterno, jiroceilesscro verso il cervello: altri die, nascenti da questo, urtassero contro la tavola interna del cranio e 1' avessero corrosa. Il dott. Fattori pensa che in tal caso il fungo al)bia avuto origine dalla sostanza dell" osso. Altri membri vorrebbero partecipare casi di simil natura e discuter sovr'essi: ma il Vice-Presidente fa osservare, ciie a Firenze la Sotto- Sezione chirurgica s' era gih abbastanza occupata di questo argomento . e che erasi convenuto nel rapporto chiruigico, die ogni qual volta un tumore situalo in parti attingibili dal coltello fosse riconosciuto per fungo midollare, non do\Tà mai essere operato, essendo certi» la sua riproduzione nelle cavità. Dichiara altresì, che nella sua piatica. (juando i sintomi sono dubbii, egli opera sempre: giacché, soggiunge egli, nel- l'uno de" due casi 1" individuo era condannalo a morire senza risorsa. nell'altro può essere salvato. Il dott. Baratta racconta d' un caso fh tumore alla mammella , che presentava il carattere d" un fungo; epperò. operato, guarì. Sorse dub- bio allora al Vice-Presidente che quel male fosse reahueute un fungo: al die il dott. Freschi soggiunge, essere facile nel proposito l'inganno, e che ali" istesso Congresso di Firenze un chiruigo che sosteneva il me- desimo assunto del dott. Baratta, mostrò, richiestone, il preteso fungo amputato, che da apposita commissione non fu riconosciuto per fungo. Crede il Vice-Presidente che il tumore detto muco-carneo dal prof Betti, e che non è fungoso, possa facilmente confondersi col fungo midollare: e che di tale natura sarii forse stato quello descritto dal dott. Baratta: il (juale , dietro sua propria offerta, vien pregato di sot- toporre il pezzo all'esame della Sezione. .Vlcuni meml)ri citano casi in confei-ma della legge assoluta ih non amputare in casi dì lungo midollare esterno , poiché se ne sviluppano to- sto nell'interno: e ricordano la prudenza di molti chirurghi italiani chstinti, e l'inganno d'altri, del pari onorevoli. Il prof Borelli legge il sunto di fpiauto rinvenne ne' corpi di quei malati . che morirono per la febbre traumatica accessionale , ri- chiestogli dal Vice-Presidente in antecedente adunanza; e da quel sunto risulta, che le alterazioni organiche, trovate nei cadaveri di 40 indivi- dui . si distribuiscono nel seguente modo. — 703 — In IO .si lro\ò debiti' chiara i; riiiiiiife.sta: in 4 ile" iiipclcsiiiii cravi iiiui'oia \isibile ad occliio lincio: in 2 .soll;uilo lacfrazionc ilelle pareli «Ielle vene. In 6 cadaveri l'urono vedute alleziuni morbose a'pobnoni, che si di.stin^iicxano come appre.s.so : in 2 erano tiibci'coli nello .stolto di cru- dità o diuezza, eil in i.slalo di suppui-azione o l'u.sionc: in 2 si notava nn inliltramento di siero sanguigno nella sostanza ri della capsula articolare sul tricipite e sopra i due cundiii dcir omero: estra.s,se — 791 — altri corpicciuoli . i (jnali tulli soiniiiiiroiio al iiiiinero di 52. eli' egli pic- scnt;» all'assemblea. Altri ne rimanevano nella cisti, e Cu spcraiv/a nel (loti, (jlierini die usci.sscro dopo colla suppurazione, come inlalti a\- \enne in parte. Dopo tre dì , senza che siavi slata lebbre , la (erifa era chiusa : ina . non essendo svuotato il tumore . volle allora riaprire la ferii;!, ed introdurvi una sindone: ne venne lebbre ad accessi arditis- sima, dolori violenti ed infianmiazione grave. Usò d'energico tratta- mento generale e locale: cessò l' infianmiazione . uscirono alui corpi, e r ammalato guarì. 1 movimenti sono ora liberi. (|uanlun(|ue al lato in- terno rimanga ancora un po' (U tumidezza. Secondo il doli. Olieriiii. questo fatto coiicilierebbe le ihverse ojii- iiioiii della facile e conveniente operabilità , o del pericolo di esti'arrc i corpi formatisi nelle articolazioni : .sicché taluni persuadono l' opera- zione come iimocente, altri la rifiutano come pericolosa. Egli pensa, che ili molti de' casi felici narrati i corpi fossero fuori dell' articolazione , (; questi casi siano nel maggior numero, e perciò alcuni chirurghi ab- biano inculcato 1" operazione come fàcile e di nessun pericolo. Cita a proposito un altro caso da lui \eduto nelF ospeilale mag- giore di Milano d' un individuo creduto affetto da malattia cronica ir- reparabile nelle ossa dell' articolazione di un ginocchio, per cui pareva mestieri amputare: ma l'ammalalo, essendosi rifiutato all' oj)erazioiic, vide delumefarsi il suo ginocchio fino ;il punto da vedersi, e toccarsi ai lati della rotella un tumore conlenenle di quei corpi , che il paziente ricordava come l'origine de' suoi mali in quella parte. Dice iiltresì d'un individuo, che per un salto smodato sentì un corpo cacciarsi sotto lo rotella , per cui n ebbe dolore gra\e , iiiipos- sibilitìi di stendere 1' articolazione, infiammazioue del ginocchio. Con- sultò i professori Paiiizza e Porla , che lo consigliarono a nulla fare di operativo, accontentiuidosi ài quiete e fasciature compressive. Con ijuesto metodo negativo (|uel malato non ebbe più incomodo alcuno, sì che ora passeggia Uberamente. Da ciò deduce il doti. Gherini, che innanzi pas.sare all'operazione convenga sempre tentare ogni mezzo più mite, e che la lasciatura compressiva può giovar mollo all'uopo. Ri- corre dappoi il doti. Gherini alle varie ipolesi immaginate per spie- gare la genesi eh quei corpi delti articolari , e non trova di accomo- darsi pienamente con alcuna fra di e.sse pel suo caso, nel ([ualc quei corpi stanziavano in cisli particolari. — 795 — Il doli. Pelrali ravvisa iiiT aiialo^^ìa palcnlc Ira i corpi descrilli dal doli, dierini e quelli clic .si lòrinaiio UilvolUi nello borse imico.se articolari : e narra il caso d'un pompiere che aveva alla rotella un tumore di quella fatta, clic .sentiva d'ambe le parli, ed era stillo fal- .samenle creduto un tumore entro l' articolazione, giacché comprimeva e.s.so la capsula indentro, ed offi-iva un scn.so ingannevole come se (pici corpi lósscro in ca\'ità. l'.gli ajìri largamente il tumore nella certezza della sua collocazione, e l'ammalato guarì. Conviene il prof. Pacini coli' idea del doti. Petndi, riflettendo che consimili corpiccinoli non si tl•o^■ano mai raccolti in luoghi dove non sieiivi le ciL'ite borse mucose articolari. Il doti. Ghei'iiii narra quindi d' un caso eh' egh pensa di poter riconoscere come lussazione dei condih del femore sulle cartilagini se- milunari. Era una giovane, che aveva sofferto dolori reumatici, ed era segnata da qualche nota i-achitica. Una mattina, nello scendere dal letto, senti un dolore acutis.simo nel ginocchio che le impefli di esten- dere r arto ; non v" era alcun sintomo di lussazione : per l' estensione fatti! dii prima in direzione dell'atteggiamento che aveva allora l'arto, e poi (Uritta . 1" ammalata sentì come un corpo nel cavo del ginocchio a smuoversi con certo qual romore, e cessolle tosto ogni incomodo. Dopo due mesi nell'istesso modo ricadde nel medesimo impiccio, ma r istesso metodo ne la guarì ben tosto : se non che questa seconda volti! r articolazione si le dappoi iJquanlo tumida e dolorosa. Il doti. Petreqiiin di Lione, legge poscia in lingua fi-ancese una sua memoria intitolata : Dn fraitenient (ics retrécissements nrgnniqius de r urèthrc . par l' incisìnn nu'thodiquc à l' nide d' un nom'cau pro- cede opéniliìire ftmdé sur l imaloniit' putlioln^iqne di's cnarctalioits uréthrales. La questione degli stringimenti d* uretra , secondo il .sig. Petre- quin . è ancora iu.solut;i. e perchè non si conosce abbastinza la condi- zione patologica e 1" anatomica dell' uretra . e perdi»' il metodo o])e- rativo ancDi-i non è elevato al posto di regolare operazione. L'anatomia patologie;! degh stringimenti d" uretra è d" ordinario tra.scuraLi : la memoria, che presentii l'autore. ("' il risultalo delle os- .ser\;izioiii filile nel griimle ospediile di Lione. Egli divide gh strin- gimenti in (jiiattru serie, tlelle (piali riferisce alcuni casi. — 796 — i ." Stririgiiiu'nli organici coiii\'fitti\-i nìlc liìcnorragie. Raccoiila in proposito la storia d* un uomo giìi a\ anzato in clìi , e da tempo sog- getto a stiingimenli d" uretra, il cui cadavere ne presentò due; uno a 2 pollici dall' apertura esterna . lungo 1 8 lince , più stretto all' in- nanzi clic posteriormente: l'altro di 5 a 6 lince innanzi il legaTucnto dei (!arcasson. con nuicosa secca, indurita, aderente al tessuto cellulare sottojiposto. 2." Sfringiiììciìfi recidivi lualgnulo hi (Ulatazioiìc. Un uomo a 46 anni morì all'osj)edale, di pneuuionite. I'>gli aveva sofferto di stiingi- mcnto, pel (|uale a\eva sosleuiila la cina dilalatoria. Sul suo cadavei'c trovò l'autore uno stringimento circolare ili 4 linee, a 5 pollici e mezzo di profonditìi. con la mucosa degenerata in tessuto fibroso, aderente al tessuto sottomucoso: la regione membranosa dell'uretra era ilistesa; segni ili cistite cronica, i reni aìimiolliti e semiatrofizzati. 3." Stringinwiiti rcciilisn (/(ipo la cauterizzazioni'. Un uomo a 63 amii mori di cistite cronica e stringimenti, dopo aver subita più volte la cauterizzazione. Alla sezione del cadavere si trovò uno stringimento di 4 linee, del diametro di mezza linea, sull'aponeurosi media, con due briglie circolali alla sua parte inferiore , la mucosa degenerata , densa e spessa : il tessuto cellulare duro e fibroso con una falsa strada all' avanti 5 la vescica piccola: l'orina nei reni purulenta. La cauteriz- zazione avea qui favorito la malattia. 4." Stringimenti d'origine traumatica. Un uomo morto in séguito a febbre da grave contusione al perineo con ematuria e perditi» d'o- rina, presentò sul cadavere rottura della porzione membranosa dell' u- reti'a fino al bull>o , con contusione dell' aponeurosi media , e spandi- mento di sangue e d'orina fra essa e l'aponeurosi superficiale. Qui, dice 1' autore , tornano opportunissime le incisioni maltiple che agi- scono a nio' delle scaiificazioni. Aggiunge poi l' autosaia di un' uretra operata colla scarificazione. Si trovarono in essa quattro incisioni, e si vnde clie una linfa plastica s'era effusa in ciascuna piagbetta, di modo die il canale presentava una larga cicatrice e l'ampiezza ordinaria. Questo metodo della scari- ficazione è più giovevole nei casi più tliflicili: ristringimenli organici, cioè, e coartazioni fibro.se. IJelln wra liitigìiezza dell' uretra nclV uomo. Discordi sono gli — 797 — autori in ([iiosto proposito . e la lunghezza dell' uretn» varia per essi (lai 5 ai i2 pollici. Por misurarla esattamente v'Iia una misura ret- tilinea e l'altra eiu'vilinea. don una siringa meUiilica rettilinea ottenne Tautore generalmente pollici 5 '/4, e pollici 6 '/, nell'adulto: mentre con una siringa curva ottenne una limghcz/.a fra i |)ollici fi '/^ e i 7. /h'I/'nso (h'ir incisiiìiie inctndica col iiivzzn iii i|ii;itli(> :n)iii lìi. e clic prcsculii ed acciir:il;inicnlo dcsci'ivo. Agf>imi};c iiiliiic niellile parole sul inclodo facile d'adoperare questo suo slruinento. V narra coni' egli siasene già ser\ ilo per tredici volte con oltinio l'i- sullato nel breve spazio di quest'anno. ('.oiii|)iul;i quesla lettura e la dimostrazione dolio strumento, ri- cliiede il prot". Paeiiii al doli. Pelrequiii s' egli generalizzi il metodo della scarificazione per ogni stringimento: al che il dott. Petrequin risponde negativamente, intendendo egli di proporlo ed usarlo solo al- loraquando abbiano fallito la dilatazione e la cauterizzazione. Richiede il prof. Paciiii allora, se gli inconvenienti rimproverati da Le Roy d'E- tiolles agli scarificatori uretrali, possano applicarsi anche al suo. 11 dot- tor P('trequin risponde clic no, e d'aver fatti comprovanti il suo as- serto. Conebiiidc infine il prof. Pacini col chirurgo di Lione, che il metodo proposto della scarificazione anche col suo strumento è da considerarsi come metodo eccezionale. 11 Vice-Presidente, scioghendo radunanza, annunzia ([uella st.raoi-- dinaria che deve aver luogo P indomani alle ore 8 di mattino alP O- spedale maggiore. f^isto — Il Vice-Presidente Dott. Giovanni Rossi. Dott. Giovanni Gandolfi. T Segretiirii i rw .. * n " j Dott. Agostino Isertani. ADUNANZA DtL GIOKNO 22 SETTEMUKK Li adiiiiiinza è aperta dal Vice-Presideiile alle ore 8 '/„ nella sala dell'archivio dell'Ospedale maggiore. La parola è data al prof. Moii- Ijigiia per la descrizione e dimostrazione della sua tanaglia a trai)ano, destinata ad allt;rrare e perforare le pietre voluminose, che non si po- trehhero estrarre diille praticate incisioni perineali. La t^inaglia ;i trapano può essere introdotta come ogni altra in vescica colla solita guida del dito. .\ peritila, e trovat^i la necessit;i di agire col trapano, s'innollra (|ucsto fra le branche della tanaglia stessa mercè d'apposito meccani- smo, e, toccata la pietra, la si perfora in un punto: .se un solo foro non basl;i, bi.sogna abbandonare il calcolo onde rijirenderlo un'alti-a \oltii, od un'altra volta perforarlo, finché ceda alla compressione delle branche, e si rompa in varii pezzi. Il Vice-Presidente, mentre trova di lodare il pensiero del profes- sor IVlontiigna, rileva, che le spranghe laterah, le quah a.ssicurano l'.ista del trapano nel mezzo della t^inaglia. sono troppo deboli per T ufficio cui vengono destinate. Ricorda poi come nell" armamentario chirurgico di Parma si trovi un'antica tanaglia con trapano, senza le spranghctte late- rali : riflette quindi che col trapano proposto ilal prof Montagna non si potrebbe mai arrivare a ]W.s.sar oltre ima pietra di lungo diametro: che sari'bbe mestieri abbandonare ed at1i>rrarc il ciilcolo più volte onde fo- rarlo in varii luoghi perchè si rompa : maneggi questi clie inciampavano tanto neir appai-ecchio di Ci\'iale. Egli d' idtronde assicura non aver mai avuto bisogno di servirsi di cotdi o consimih tanaglie iji tanti ma- lati che (>per«> di cistotoinia, e solo creilettc opportuno di preparare per necessiti! cosi falle un liloniritore di Heurtelonp della grossezza di 6 in 7 lince. — 800 — II |)iol'. Montagna soggiunge coni' egli non prelendii clic il suo slrnnicnto sia riconosciuto pcrCctlo . cil ami piutlonlo di prcscnlarlo onde svegliare gli ingegni iUiliuni [ìcr consimili perlczioniimcnti: e circi vorrebbe altresì, clic gli italiani cbirnrgbi si applicnssero un pò 'più al- l'alto apparecebio, cui egli intese rendere più facile e sicuro colla sua sonda alata a dai-do. premiata dall'I. \\. Istituto lombardo nel 1818. K qui, (.ligredendo la discu.ssionc cii'ca il valore comj)arali\o Ila l'alto apparecebio ed i tagli laterale e bilaterale, il doti, l'ertusio ri- cbiama il discorso sulla t;uiagba del prof". Montagna, e dice, com'egli po.s.seda un consimile strumento costrutto da (Ibarric^re di Parigi, il (jualc si separa nelle sue brancbe come mi forcipe, e nel suo c(;iitro è per- corso da diverse aste longitudiiiaU perforatrici, di diversa forma alla loro estremità vescicale , le quali si maneggiano faciliiKiiite con apposito mec- canismo, cambiandole all'uopo. Questa tanaglia è serrata da facile or- digno al manubrio, il quale serve a tener strette le sue liranclie sul calcolo, allorcbè si cambia od agisce l'asta longitudinale, senza che perciò siavi bisogno d' abbandonare la presa per traforare nuovamente il calcolo; e per mezzo dello stesso ordigno si può altresì comprimere e fratturare il calcolo già perforato più volte. Quest;i t;inaglia riesce j>oi, al dire del dott. Pertusio, più forte per poter rompere le grosse pietre. All' atto pratico però egli non ebbe mai occasione di servirsi di simile strumento e ne manco di quello tli Heurteloup, giaccbè, nel caso ili gros.si Glicoli dove miicamente sai-ebbene indicato l' uso , riesce assai dillicile, com'egli sperimentò sul cadavere, il poter nuuiovrarli in ve- scica, la quale è occupata apj)unto dalla pietra voluminosa. Il dott. Fattori crede d'esser stato il primo ad usare nel 1830 il litontritore di Heurteloup attraverso la ferita perineale per rompere un calcolo del peso di 4 8 once. Si passa quindi all' esame de' due strumenti proposti dal dottor (Rocchetti per con-eggere le polluzioni involontarie. INel compressore del pene nessuno de' presenti sa ravvisare possibile un migliore o diverso efTetto di quello che s' ottiene col semplice compressore uretrale a tutti noto: essendo inoltre da tutti cono.sciiito cbe le [)olluzioni involontarie avvengono anche a jiene avvizzito, si ripudia il conipre.s.sore del |)cne. Pel compressore perineale si ricono.sce che non e possibile con esso arrivare a comprimci'c là appunto (lo\ e Tiipslieri: luogo d'altronde — 80J — incompressibile da stiumeiito alcuno che s'applichi al fli fuori; e si fa ossorvai'e altresì che sfiipf,'ito lo spenna dai condotti eiaculatori , ogni male è (;ià avvenuto, e ne verreljhe anzi particolare quando urti contro un corpo lapideo, da non confoiidersi si facilmente, come avviene .servendosi d'altri cateteri, con (pu-ilo fornito da corpi fibrosi o d'altra natura che possano contenersi nella vescica, liitienc altresì il doti. Secondi che debba liuscir meglio il catc^tcre cavo anziché massiccio, per la maggiore sua sonorità nel primo caso. Egli, nel mentre crede che questo nuovo modo d' esplorazione possa rite- nersi perfettibile, proporrebbe un altro criterio da cimentarsi nei cji.si, od in alcuni casi ahneno, di dillìcile diagnosi dei calcoli vescicali. E questo criterio appoggiato alla thversa superficie che deve presentn'e un calcolo a dillerenza d'un corpo fibroso o fungoso, che possa in- gannare il tatto del diirurgo. Il catetere non sia deco alla sua estre- mità vescicale, né abbia occhielli laterali, ma sia tronco all'apice in modo però che si possa facihnente introdurre per 1' uretra in vescica. Entratovi ed urtato il corpo dubbio , vi si poggi contro fortemente : se sarà po.ssibilc far coniJDaciare esattamente l'estremità aperta del ca- tetere col corpo che tocca e contro cui deve comprimere, non poltà uscire orina perda cannula o appena quel tanto che si sarà introdotto nel catetere innanzi che s' appoggiasse fortemente contro il corpo so- spetto, e ciò significherà, che la superficie del corpo toccato è pii'i li- scia d'assai che non ([nella che |)otrcbbe offerire un calcolo di qual- siasi sorta, e che trattasi probabilmente di corpo appartenente al tes- suto della vescica e quindi da non estrarsi. Che se invece il catetere aperto avi-ii urtato un calcolo, poggiandovi anche su con forza, e com- baciando il più po.ssibilmcnte con esso, no7i si giungerà mai j)ei' 1 ir- regolar superficie della pietra, o per la sua forma, a quella precisione di contittto. tla impedire che l'orina passi fra quella e l'estrema aper- tura del catetere. E se il [turo contatto, anche aiutato dalla compres- — 803 — sione, non bastasse a cliiaiire ogni dubbio, il doti. Secondi propone di gioviirsi d'un sifone, die |)otr('bl)e adattarsi all'estremità esterna del catetere, e di assicurarsi quindi meglio, aspirando, sul perli^tto com!)a- cianiento dei corpi. Aggiungasi ora a (juesto nuovo criterio la diversità del suono che produrrà la siringa di rame, e si avranno, come j)ensa il dott. St'condi , valutabili iudi/.ii , che. forse in Uiluni casi, come è quello della presenza del terzo lobo della prostata, potranno trarre d'impiccio un chirurgo operatore, cui la valentia e l'esperienza non salvano dagli inganni di un senso si illudente e da un' operazione inu- tile, che se non è condannabile, è certamente disjiiacevole. Il dott. Pagani fa osservare che anche Le Roy d'Etoilles ha già proposto quelle siringhe cave di rame, e che è conosciuta in propo- sito quella di Zara: che del resto, a suo avviso, sarebbe meglio che il catetere fosse [)ieno onde la vilìrazione si trasmetti! ])iù facilmi-ntc alla mano esploratrice, la qual opinione ili ville anche il Vice-1'rcsideiite. Ma il dott. Secondi pensa invece, che allora quando le siringhe cave fossero di grosso diametro e di bastevole spessezza, daicbbero sempre più fa- cihuente il suono netto ihfTercnziale , di (juando fos.sero nias.siccie. Si conviene (h fiu-e degli .sperimenti sul cadavere, ad eseguire i ijuali il Vice-Presidente delega una Commissione apposita composta dei professori Pacini e Raffaele, e dottori Pagani, Cantoni e Pertusio: il dott. Secondi è pregato d'as.sistore alla Commissione per fornirvi i lumi necessaiii. Il dott. Zangrandi di Piacenza è inviUto a partecipare il suo nuovo metodo operativo per le fistole vescico-vaginali già sottoposto ad appo- sita (^ommi.ssione , e mcstrare gli strumenti da lui invenUtti o perfe- zionati air uopo. Premesse dal dott. Zangrandi alcune considerazioni che notano com'egU trovasse necessario modificare i processi operativi fin qui ado- perati per quelle fistole , e come, dietro lo stuiUo di osse ed i tcnUitivi onde provvedervi, egli .speri d'avere raggiunto 1" intento, espone le cagioni per le quali i chirurghi hanno avuto risultati sì poco febei nella cura delle fistole vescico-vaginali , che possono ridursi alle seguenti : -1." 11 continuo fluire delle orine per la fistola: 2." L'aver a fare con parti th poca spessezza: 3." L'aver usato il più eh frequente mezzi, che. lasciati in sito — 801 — pel tempo necessario onde succed.i l'adesione delle parli ravvicinate, tendono a tagliarle; 4." L" essere gli operatori sUili costretti a lar uso di strumenti clic rendono dillìcilissimi i maneggi necessarii, onde eseguire le operazioni di sintesi in parti così poco accessibili. Al primo de' suindicati inconvenienti non si è ancora potuto ov- viare nennneno coli" uso de" siibni , i (juali non potranno mai raggiun- gere lo scopo : che se colla sonda da lui projiosta non otterrassi com- pletamente l'intento, sarà però desso, a suo avviso, superiore a tntli gli altri congegni finora iniruaginali. AfFronlando più larghe superficie, coni egli propone, si ovvierà al secondo inconveniente. Al terzo, met- tendo in opera la sutura incavigliata. Al quarto, con istnunenti che là- cilitano le operazioni. Innanzi parlare poi degli strumenti suoi, vuole il dott. Zangrandi indicare la divisione delle fistole cisto-\ aginali in inchrette e dirette, e queste sudchvise in tre specie: la prima di tre a cinque hnee di lar- ghezza; la seconda di cinque a diciotto; la terza d'oltre questa misura. Le indirette, secondo il dott. Zangrandi, potranno essere trattate o colla semphce compressione (Desault e Clioparl), o colle scarificazioni, o colla cauterizzazione del eanale fistoloso con metodo analogo a cpiello di Carron per la trichiasi , non trascurata la compressione. Per la prima specie delle tlirette dovrassi dare la preferenza alla cauterizzazione raggiata della mucosa vaginale, al dintorno della fistola, mercè il cauterio attuale , cauterizzandone i mai-gini col potenziale. La seconda dovrà essere trattata coUa sutura, e a tal fine si di- struggerà |)rìma un piccolo tratto della mucosa vescicale col caustico , quindi si esporterà la jiorzione callosa dei margini, che verranno poi ravvicinati mediante la sutura. 11 primo tempo di questa operazione vorrà essere eseguito col portiicaustico da lui immaginato. Pel secondo fa egh uso d'una ilelle due .sonde da lui presentate, le quali, intro- dotte per l'uretra in vescica, all'errano il margine lasciando libero tutto il vano vaginale, onde potere con adatto bistorino esciderne la parte- callosa . Si potrìi praticare la sutura col mezzo del port" ago ad S (per le fistole trasversali) o eolla curvatura simile all'ago di Dcschamps (per le fistole longituflinali). Con questi strumenti si potrà traversare il mar- — 805 — gine aiileiiore od il destro dulia vagina in vescica , per farli uscire poi dal posteriore, traversandolo dalla vcsciai in vagina, dove, aflèrrato l'ago, si rilii-erà il port' ago. Passati nello stesso modo quanti punti di sutura saranno neces- sarii, nulla di |)iii facile d'avere i margini rovesciali all' infuori, met- tendo in opera la cucitura incavigliata. Per la terza specie sari d' uopo ricorrere alla vescico-plastica , j)ren- dendo ini lembo cioè dal gi'an labhro della vulva, distruggendo l' e- j)iteli() per nn tratto al dintorno della fistola , coli" ammoniaca portatavi da un pennello, csportiindo la j)aile callosa dei margini della listola Stessa, torcendo il lembo, introducendolo in vagina, portandolo quinili in contiitto colle parti cruentate, ed assicurandolo con tre o (juattro punti di sutura intercisa, mercè la sonda cucitrice: mantenendo infine il lembo più fermamente in contiitto delle pareti vaginali col mezzo d' un pessaiio a cocchiume, e non tagliando il peduncolo del lembo se non oltrej)assati .30 o 35 giorni. Il Vice-Presidente prega daj)poi i signori Commissarii pel lavoro del dolt. Zangraudi a Miler presentiire il loro rapporto nel più breve spazio di tempo possiljile. Il dott. Da Camino pi-esenta un suo speculo d' acciaio , breve , a valve rpiadrilunglie, quasi rette, che si possono scostine assai 1' una dal- l'altra mediante un giramanico, e pennettere cosi con ogni liiciliUi le manovre in vagina. Lo strumento, quantunque di poco variante da altri già conosciuti, si riscontrò vanUiggioso all'uopo di operazioni in vagina. Il dott. Petrali, proclamando come la semplicitìi sia pur qualche cosa in chirurgia, dice che il seniplicissiino speculo di Re'camier è an- cora, a suo avviso, uno de' migliori che si conoscano. 11 dott. Major di Losanna intrattiene intorno una semphfìcazione ed UM miglioramento notevole, a suo credere, da lui introdotto nel- r apparecchio inamidato per le fratture degli arti. La.sciaUi da banda la questione della generale applicazione di questo appareccliio e le pre- cise sue indicazioni, rammenta i guai, od ahneno le diflicoltìi e gli impicci che vanno congiunti alle fasciature inamidale, e i moltiplici giri d" una fa.scia o delle listeielle di cartone o d" altre maniere di fet- tucce che s' applicliino sidlc gambe fratturate , cui ^■uolsi apprestjire l'inamidata. Prova innanzi come non sia assolutamente necessario che — 806 — un urlo fralturalo venga compreso, coperto e stretlo dalla fascialuia iiianiiilala |)Pr tutta la sua rirconleronza, e sia invece utile, ed in ta- luni casi utilissimo, l'avere allo scoj)crlo una porzione dell'arto stesso, e tonilo più. se questa si può avere giustii il bisogno^ dice altresì come delibasi valutare la possibile preparazione anticipata di molti e variati apparccdii di tal surla , sicché per ogni evento possa venirne la co- modità e liicililà dell'applicazione e del trasporlo, ecc. ecc. Mostra egli ijuiiidi come, per soddisfare a (jueste indicazioni, si serva d'un sem- plice pezzo di tela (luadrilungo , che ripiega quante volte crede, for- mandone un semicanale più o meno aperto, di cui rinforza i lati con 1 avvolgimenti della stessa tela; com'egli intrida questi apparecchi nella soluzione d'amido, ed, applicato innanzi sull'arto un grosso strato di bambagia ih dove ha da toccare il semicanale di tela, accomodi poi (picsto ad ogni membro, ed assicuri i due oili mercè ilei passi di na- stro perchè non si ilisgiungano , e sovrapponga in ultimo la sua doc- cia di filo di ferro, finché l'amido siasi essiccato. Aggiunge poscia, che simili apparecchi possono essere inamidati e conservati socchi per l'oc- correnza, venuta la quale non v'ha che a bagnarli con acqua tiepida per averli pronti al bisogno. Il doti. Major presenta uno di questi se- niicauali di tela inamidati e guarniti di cotone, ch'egU chiama bwahi . il quale ha ottimamente servito a custodire una frattura d'avambrac- cio in un ragazzino. Piace a tutti i presenti la semplicità dell' apparecchio e l' utile mo- dificazione. Il Segretario doti. Bertfuii crede suo debito in ([uel punto il nar- rare ai suoi colleghi com' egli abbia avuto occasione lU ^ edere nelle sale del dott. Mavor a Losanna quegh apparecchi messi in pratica in cotti modo, e con tale successo da non lasciar davvero che più a deside- rare. Accenna altresì come il dott. Major sappia estesamente e pro- fittevolmente usare delle sue doccie tli filo metallico, e come i suoi ma- lati (li frattura dell" estremiti» inferiori non offiano il desolante aspetto di uomini condannati ad una innuobilitìi assoluta per lungo tempo; giac- ché, niechanle la sospensione dcgh arti fiatlurati adotlaUi da Major e la corda d' appoggio sul mezzo del letto; e mercè altresì della sem- plicità dell" apparecchio che hanno applicato al membro rotto, possono sop[)erire comodamente ai propri! bisogni, cambiar posizione e sollevarsi, — 807 — e rivelare cosi con soddisfazione, che l'arte chirurgici, giovando co- Uinto in qncUe bisogna, non impone od esige troppi sagrifici da chi soccorr(^ Il dolt. L. Nardo ricorda, che, merco il suo letto meccanico pre- sentato al Congresso di Padova, si possono procurare parimenti molti dei vantaggi sunnot^iti ai pazienti por frattura degli arti inferiori. Il dolt. Mayor porge schiarimenti ad alcuni de'ineinljii che ne lo ncliieduno circa il modo d" ap[)licare il suo apj)arccchio e di sospendere gU arti fratturati. Si passa quindi nella sala mortuaria, dove jier primo il dott. Da (lamino espone di bel nuovo, e più ililRisaniente, le sue idee circi la riduzione di lussazioni inveterate del cuiiito, e descrive (juindi le sue nianowe operative su d' un braccio nudo quali già furono notate in piecedente adunanza. Il Vice-Presidente dice al dott. Da Camino come egli non ravvi.si dei vantiggi particolari ed assoluti in cjuesto metodo desciitto, e come un abile chiriu'go possa coi soliti maneggi riuscire, anche in casi di fratture consimili a quelli da lui accennati. Il Segret;irio tlott. Bert<'uii è incariaito di leggere per intero la me- moria del dottor (ìhio Vittorio, che accompagna il suo essagii/iign , del quale si fece cenno in altra adunanza. 11 Vice-Presidente crede che (pieilo strumento non possa servire alle indicazioni, od almeno a tutte quelle, cui aspira soddisfare il suo inventore. Narra in proposito del caso d' un individuo da lui operato (h csofagotomia , inserito negli Annali universiJi di medicina, nel (juale anche il nuovo strumento non a\Tebbe giovato , come accadde d' ogni altro ]ii'ima inventato che si è messo in quella occasione in uso, giac- ché tiatt;tvasi d' una lamina quadrilunga liscia del femore d" un bue , che sfuggiva ad ogni presa ap|)unlo per la levigatezza che ofTiiNa d'ambe le superficie, e perchè leggiermente ricurva a doccia, per cui l'esofago vi si era contratto sopi-a spasmodicamente. Ma innanzi giudicar lo stru- mento .si vuole .sperimentarlo sul cadavere. Si procede quindi alla prova. Introdotto un pezzo da 5 centesimi austr. nell" esofìigo d" un cadavere fino in corrispondenza della poi-zione mecha dello stei-no, non è possibile al Vice-Presidente di estrarlo col nuovo strumento. Ritentate le manovre dal Segretario dott. Bertani, la moneta cade nello stomaco prima di poter venire all'errata dall' es- — 808 — sagofago. Inlrodotto un altro pezzo da 5 centesimi a minore profondi tìi, non riesce di boi nuovo l'estrazione, mercè l' essagofago , clie vien ri- teiil;ito più \olte, iiionlre lo si estrac alla prima col dop[)io uncino mo- bile di (^iiarriòrc montalo su lungo stecco di l):ilena. Introdotta nel- l' esofago una lisa» di pesce fino in corrisjiondenza del manubrio dello sterno, e pi-aticati diversi maneggi consigliati da cpialcbe membro, non lu si può nemmeno sentire dal dott. Agostino Bcrtani, che ne tenta più volte l'estrazione col nuovo strumento, mentre egli tosto la cstrae mercè l'uncino mobile suddetto. Si dichiara (juindi dal Vice-Presidente e did Segretario dott. Bertani, i quali hanno ripetutamente maneggiata lo strumento sul cadavere . e da altri membri che lo hanno esaminato attentamente e seguito nei diversi esercizii, che il suo maneggio è im- barazzante per il peso, la sua inutile lunghezza, la quahtìi della sua curva, che obbliga ad urtare contro i denti d'una bocca quantunque grande e spalancata: di più, che la distensione ch'egli opera sull'esofago per la toUile sua grossezza, e più ancora per quella della sua estremiti» quand' anche chiusa , e quindi molto maggiormente allorché si apre completamente (al diametro di t5 linee circa), può riuscire di molto (lamio al paziente j)er la minaccia di soffocazione. Infine si dichiara, che sonvi altri strumenti capaci d' adempiere alle indicazioni che ven- nero assegnate all' essagofago , e con molta maggiore facilità di maneggi, minor pena e pericolo del paziente, e migliore speranza ili riuscita 5 e per tutto ciò. e perchè non fu da alcuno trovato che quello stru- mento possa servire ad altro uso chirurgico, non trova l'assemblea d'ac- coglierlo. 11 Presidente mostra sul cadavere l'atto operativo ch'egh mise in pratica su d' un indi\iduo affetto da degenerazione della pai'te an- teriore del colpo della mascella , delle parti molli sottolinguali e sot- tomentali fino all'osso ioide. Fece in tal caso un tagho longitutbnaie , che dal mezzo del labbro inferiore arrivò fino al livello dell'osso ioide: ripulì la mascella dove era mestieri applicare la sega, la segò quindi con quella a catena da ambo i lati, un po' al dinnanzi dei fori dentali, uncinò la lingua perciiè non si contorcesse indietro e minacciasse la soffocazione, come già avvenne ad altri, dissecò la mascella e le parti nioUi degenerate dalle sane, le esportò, legò i va.si , e riunì la ferita mediana con sutura attorcigliatii. L'ammalato era quasi guarito, par- — 80«J — lava, l)cvev.i, mangiava con discreta facilità , allorché fu preso da quella fèbbre tniuniatica accessionalo , clic dorninù quest' anno nell' ospedale di J'aiina. e morì in sesUi giornata dall'ingresso della febbre istessa. Parla altresì il Vice-Presitlenle d'una esportazione d'esteso carci- noma che interessava le parli molli, ed anche poi'zione delle ossa della nielh sinistra della fiiccia. por la quale csporUizione dovette egli ])raticar poscia una chcilo-rino-blefaro-geno-plastica , che in parie riuscì : l' am- malato giiarinne. Il prof. Corsini, chirurgo primario nella citth d'AscoH. rammenta alcune operazioni di dermo-plastica da lui eseguite , e particolarmente occupa 1" assemljlca d' un caso di blcfài'o-geno-cheilo-dermo-plastica . ese- guita su d' un certo Vincenzo Costantini d'Ascoli affetto da vasto fungo ematode, che dalla palpebra sinistra si estendeva alla gota corrispon- tlenle e a tutUt la spessezza del labbro supcriore, scendendo a livello della cartilagine tiroide. Nota come gli vemie fatto di risarcire in tal caso il l;il)bro superiore a spese dell' inferiore soverchiamente prolas- sato, e col margine liljero ili questo formare il margine Ubero di quello. Risarciva la gota coi tegumenti della regione massetei-ica . facendo al- l' uopo due incisioni orizzontali , l' una che partiva poco al disopra del livello della commissura della bocca dal suo lato sinistro verso l'angolo della mascella inferiore, l' altra superiore verso l' orecchio : mercè le quali incisioni potò dissecare un lembo da supplire la gota, adducendolo per modo da portarlo a contatto del margine cruentato interno, lunghesso il solco naso-iugale, e mantenevalo a mutuo contiitto con cinque aglii d' argento. Uni-\a allora il margine cruentato del labbro superiore al- l'incisione orizzontale inferiore della gota, mercè del pari alcuni punti di sutura attorcigliata. Ricostruiva la palpebra inferiore prendendo un compatto lembo dalla regione temporale in prossimità del piccolo angolo dell' occhio, cui dava una figura di mezzaluna colla convessit;i in alto, la concavità in basso, e tale da potersi accomodare alla figura della palpebra, facendo descrivere al suddetto lembo, il cui peduncolo ri- maneva aderente all'angolo esterno dell'occliio, quasi un mezzo cer- chio, in modo da congiungere 1' apice del lembo sfesso col quinto interno della palpebra . che a\ ca potuto serbare nella dissecazione del flingo. E per tal modo gU fu possibile conservare il (lutto ed il sacco lagriniiile. ed evitar quindi 1" epifora. Assicurava la |>arte convessa del — 810 — li'ml)o <• (lolhi |):il|H'l>r;i col iiiai'^iiic .superiore dell" incisione orizzonUile, mercè (jiiallro punti ili suliira inlereisa. Fa poi avveitire come la sola arteria facciale j;li sembrasse meritevole iP essere allacciata, iricnlre del- r altre molte riuscì colla sola torsione a frenare T emorragia. 1'^ (pii. iligredeiido ali" eziologia del fungo ematodo, sUibilisce il preiluminio del tessuto erettile sul canceroso, e come ([uesto s\issocii a (piello per degradazione di tessuto:, idea che lo portò a diagnosticare possibile una guarigione radicale, ove si fossero potuto ovviare gli efliitti ti" una grande o|)erazioiie in soggetto cosi malconcio, (piai era il (ìostaiiliiii. dalle perdile giornaliere di sangue, e dall' assorbimento dell' ekMueiito canceroso che aveva esulcerato la membrana mucosa del labbro supe- riore. Riflessi tutti questi che vennero premessi in una pubblica con- sultazione. L'operato -sofTerse con una stoica fermezza ima lunga e pe- nosa operazione: la reazione si mostrò appena, la maggior parte delle fatte incisioni si cicatrizzò per prima intenzione , e già trascorsi due amii, non si osservò nessun segnale di recidiva. !\an"i il prof Corsini anche di un'altra operazione, ih una rino- cheilo-dermo-plastica eseguita col metodo indiano su d'una donna presa da carcinoma a tutto il naso moUe, con vegetazione carcinomatosa in tutta l' interna membrana delle narici e con alterazione alla parte media del labbro superiore. Cementato tutto il naso molle , le cartilagini in- cluse, esportate con ogni cura le interne vegetazioni morbose fino a sfaldare il soprassetto, rimosso quanto vi era di patologico dalla parte media del labbro superiore, vide la possibihtìi di risparmiare il prola- bio. limiliindosi ad esportiire la parte metha del labbro stesso, e pensò eh non comphciire l' operazione della riiio-dermo-j)laslica coli' altra del labbro leporino, che avrebbe alterato l'aspetto della sua operala. De- cise pertanto, giacché l'alta fronte lo consentiva, lU prolunghe l'ap- jìcndice del sottossetto hi modo da innestarlo nella indotta escisione del labbro stesso . siccome fece , assicurandolo con un ago , e per tal modo con un solo imprendimento rilarvi e labbro e naso. Si rivolge quindi all'-adunanza , pei'chò consideri questa maniera di ri.sarcire parti mutilate o distrutte, valutandone l'alta im[)ortanza cpial mezzo che solo autorizza i chirurghi ad eseguire alcune granth operazioni. Il doti. Petrali espone poscia, e mostra sul cadavere una sua ma- — 811 — iiieiii ili iiiio|)l;islicii indiaiiii, per Li (jiiale niodifici ntilmenle il modo (li (oriiuizionc dei |)<'diincolo. tk-l sello, dei fiìri e dell' :i|)ice nasale. 1." Per il peduncolo. Parte eoli incisione un mezzo cenlinielro sopra l'angolo inlenio (lell' occliio , descrive una linea del lenJjo, e rilorna passando s()|)ia il dorso del naso a lenninare ad un mezzo cen- linielro sotto il tendine tlell'orhicolare dell' oecliio slesso. Con ciò il peduncolo, invece di descrivere un mezzo cercliio, non ne fa che uu <|uarto. 2." Pel setto, apice e fori. La parte superiore del lembo semi- circolare portata in ha.sso al punto dove dehh' essere inseriti», si |)iz/.ica nel suo mezzo, si dn[)lica nella sua superficie cruentata, e si inlroflelle facendo una piega mediana, che forma il setto, e va infissa in una fen- ditura del lal)])ro: le parli laterali si impianUuio a formare le |)inne. Per tiile processo i fori nasali non riescono costituiti di parti cnien- tiite, ma bensì da un raddo|)piprovalo il processo verbale dell'adunanza del 21 corrente, la pai'ola e data al dott. Trinchinelti , il quale mostra V esem- plare d'una cataratta nera, che gli avvenne trovare nel cadavei-e d'un vecciiio. Gli occhi di ffuesto, dall'anello senile in fuori, presentavano nulla di morboso, la pupilla nera, grigio- verdastra l'iride. Aveva il dot- tor Trinchinetti estirpato l'occhio destro, onde praticarvi alcune ana- tomiclie ricerche, ed appena avevalo inciso anteriormente con tiiglio crociato, vide uscirne il cristallino impicciohto d'assai, fatto duro a guisa di sostiuiza cornea, che offeriva un colore bruno-nerastro a chi lo vedesse per riflessione , e rosso-gialbistro esaminandolo per refra- zione; infine ima delle così dette ciitaratte nere. In (juest' occhio la capsula anteriore era trasparente nel centro, avente alla periferia un incipiente offliscamento circolare; l'umor vitreo nello stato normale ; quasi scomparsa la macchia gialla della retina ; il pigmento nero della coroidea scarsissimo. Il dott. Trinchinetti amò nol;u'c queste concomitanze della cataratta nera perchè possano servire di confronto con altri casi, non sapendo egli se sien desse costiuiti, ed in necessario rapporto colla catiratUi nera, non essendogli note al- tre .sezioni d'occhi siffalturnente affetti. Nell'occhio .sinistro trovò la lente d'im color d' amliia gialla chiaro, al(|uanto impicciolita ed inilurita , però d un volume maggiore d" un «juinto ahneno di quello dell'altra. Del resto le medesime alterazioni in quanto al pigmento della coroidea ed al colorito della macchia gialla, .se non che era (juestii meno sbiadata che non nell'altro occhio. Il dott. Trinchinetti prosegue dicendo, che siccome alcuni autori, come Janin e Riberi, descrivono la cataratta nera assai volumino.sii, ed altri, fra i (]uali Sichel, la dicono invece assai pie- — 814 — i-ol;i . roiivii'ii t-reilcrt' dio ve n" abl)iaiio ili due specie. Quella, della (juale è (|iii discorso. ap|)arterrel)l)e senza dub])io alla seconda:, tanto più che ha prccisainciite tulli gli altri caratteri , coi quali descrive Si- cliel la cataralla nera, cioè colei' bruno carico e talvolta nerastro: durezza cartilaginosa e talvolta quasi lapidea ; assai appianati! dall' in- nanzi air indietro, e convessa nella superficie posteriore, ma non mai sferica: nelle sue parli meno colorate conserva una certa seiiiidiafaneilà ed un colore giiJlo carico simile a (juello d'un pezzetto d'ambra. Il dott. Trinchinetli dice inoltre essere forza confessare di ignorare alfatto la cagione dello speciale colorito di tal sortii di cataralla. Ma perù ri- (lettendo, che in questi ca.si la lente non è nera affatto, ma ros.s;i- stra nel centro e giallastra alla peiùferia, e che nel medesimo indi- viduo si trovò un crisUiUino così ridotto, e l'altro di color gi;ill(i d'.imbra, e di più. che nelf occhio ove questo Irovaviisi si noliirono le stesse alterazioni rinvenute nell'altro, quanlmKjue in grado minore, sembragli di poter conchiudere, che il coloramento rosso-gialliistro del cristallino, costituente la co.sì detta ciitaratta nera, si poss;i riguiinliu-e come un gi-iido più iivanzato della slessii degencr;izione, dii cui risullii r ingiaUimento della lente medesima , pi-oprio di quasi tulle le persone innollrate negli anni. E che se anche la cagione di questo coloramento è ignota, è desso fenomeno così frequente, che permette di istituire delle ricerche tendenti ii discoprirne il processo. Chiude il doti. Trin- chinetti dicendo, che per ora, ben lontano dal proporre ipolesi alla s|iiegazione di tutto ciò , si accontentii d' aver descritto il fatto. Il dott. Fario, in aggiunta e a dilucidazione delle idee e dei dubbii del iloti. Triiichinelli , ilice, che la caUiralla nera è creduta il prodotto d'una uveite e d'una coroidite lenUi, onde nel suo primo apparire è più voluminosa a cagione dello stesso processo infìamin;ilorio, iilroflz- zaiiflosi poi e venendo in parte a.ssorbita: e s|)iegberebbe egli per tiil modo la discrepanzii d' opinioni sul volume di quella. A lui pure oc- corsero due cataratle nere in tutto simili a quella descritta dal dot- tor Trinchinetli: in essa vide la capsula anteriore mollo ingrossata e Unt:i del colore del pigmento dell'uvea. Secondo lui, la ciipsuhi ;uite- riore partecipa alla (■i)n(lizione morbo.sa dell' luea. si tinge del suo pig- mento, e ciò tanto |)iù facibnenlc, perchè coli' ingro.s.sar.si sempre più s'av\ncina ali" uvea istess;i. 1", per l;il modo egli .spiega eotne il dot- — 81!) — lor Trìacliìiietli li'uvu.ssc I inni ed in (jiiiilclic iikxId anclic la coruidcii .si:ol()ial(!. Jl (lolt. Tiirclielti legge poscia mia di lui iiunnuria iiililolala: Sulla parte che prende l' introiUizioiie deW aria alniosji'rica nelle vene alla letalità delle ferite. In questa niemoriu propone T autore che le poche (tutti'inc fili (|iii (Idtiite sulla pneuinalosi acciiieiilale o trauinaticu. siano ogginiai aj>plicali.- alla lueclicina legale. Su due ordini di fatti paralleli in ' in somma, continua l'autore, io annunzierò in via di conclu- sione, che nello stato attuale delle conoscenze patologico-lerapeutiche ritengo essere qualche volta assolutamente mortale V introduzione del- l'aria nelle vene. Che la ritengo in generale, sahe poche eccezioni par- ticolari , massime se si ti-atti ili certe determinate -vene e con pregressa grave emorragia, come causa generica di letalità indipendente dalla in- dii'idualiti) e dalla accidentalità , come , cioè , per parlare il linguaggio ilella medicina legale, circostanza inerente al genere del ferimento ed alla parte lesa, e non accidentale, né individuale. " « Sarà quindi indispensal)ile in medicina forense di aggiungere alla nngiotomia cA alla neurotomia, come assolute condizioni e cause di morte nelle ferite, la pneumatosin. e si dovrà dal perito dei tribunali attri- buire a quest' idtima la morte ili un ferito , nelle vene del cui cada- vere non putrefatto esiste molt' aria commista a colonne sanguigne , quando ed ove la ferita abbia interessato vene di non piccolo calibro, specialmente se ritenute da guaine, ed ove non siavi stata mortiile enioi- ragia, la ferita non abbia interessata parte nobile, e la morte sia av- venuta , anzi che no , repentinamente. » Il doti. Turchetti avverte la sua prioritìi nel ricordare questo principio di pneumatosi, ed applicarlo a quiilche caso di medicina le- gale , sul quale già pubblicò un altro lavoro. Terminata questa lettura , cui l' assemblea applaude , il dolt. Fre- schi legge il rapporto della Commissione incaricata di visitiU'e e riferire sullo stato dello stabilimento di maternitìi in Milano, detto di Santa Ca- terina alla Ruota, chretto dal prof. De Bilh. (0 Dopo di ciò. il dolt. Francesco Ferrario legge: Intorno la neces- sità di promuoi'ere il parto precoce in casi di gravissime nudattie negli ultimi djte mesi di gravidanza , dal quale lavoro rilevasi che fautore, appoggiato agli ottimi successi ottenuti da questii pratica nei casi di certa sproporzione dei dianielii della pelvi con queUi della testa del feto , il ([uale possa però ritenersi vivo e vitale, crede potersi e doversi pronmovere il parlo ; e parimente in quei casi dov' è a temersi di gravi (0 Vfili (lag. «IO — 817 — emorragie, epilessie, apoplessie, eclamsie, idropi e pneuinonilidi. l-'.d un tale soccorso, conlinua l'aiilore, ù in certo modo Uilora additatr* dalla natura inedesinia; ed ove (juesta risorsa naturale non basti al- l'uopo, assai spesso muore la madre, ed assai di rado l'operazione ce- sarea praticata appena spirala questi , giunge a salvare il bambino. E tanto più insiste il dott. Ferrario sulla convenienza di provocare il parto, in quanto die il solo scolo ilcUe acque vale a mitigare minacciose comj>licazioni , e ad avviare il parlo con assai minori pericoli. In questi ultimi casi la sonda a dardo di Levret è dall'autore prefei-ita: mentre se si provoca il parlo a cagione di sproporzione fra i diametri pelvici e quelli della tesi a del feto, allora cred" egli possa agire con successo la spugna preparata ed il Umiponamenlo. Concede l'autore che dietro fede operazione .scarso sia il numero dei bambini die vengon vivi alla luce: ma riflette ancora esserne in gran parte cagione gli accidenti medesimi die impongono ib procuiare il parto : e che tanto minore sarà il numero de' feti che in simili con- tingenze n.isceraiino morti, quanto maggiore sarà la sollecitudine nd- l'estrarU dall'utero, ove la loro esistenza è in cot;iiito |)ericolo. .\ coiiforlare 1" opinione del dott. Fcrrario, il dott. Turdielti narra due casi, ne" quah per grave malattia fu mestieri provocare il parto prematuro. Una donna di 22 anni, primipara, al settimo mese di gra- vidanza, aveva edema all' estremilii inferiori, ascile, idrotorace che ren- deva la respirazione assai diflicile, ed un ingorgo cerebrale, che avea dato origine all' eclamsìa. SuU' avviso anche del prof (^entofanti . si venne a provocare il parto prematuro : la segale cornuta, anche a dose generosa, la belladonna aiiplicata ed introdotta nella bocca dell utero riuscirono vane. La spugna preparat;i fiicilitò la dilaUizione di ([uesto viscere, non lauto j)erò die non si dovesse ricorrere al forcipe per favorire l'estrazione del feto: era questo morto, e si giudictS già da due giorni. Nell'altro caso pure eravi edam.sia. a.scite. idrotorace, e vi si associava una strabocchevole e ri[)etuta emorragia per distacco parziale della placenta. La segale cornuta bastò qui ali" uopo: campa- rono madre e figlio. Il prof. Hafliide legge qniiuh una sua memoria intitolala : Qiuuii/n le diinciì.sioiti del bacino sono assai accorciale . dei processi operatis'i proposti per estrarre il feto qiudc dovrà prefrrirsi? io3 — 818 — F,^ gì. applausi conìparliù a qnesta memoria che si .lesti.ìa ad os- sere insel nel volume degli Atti del CougressoO). v.eue scolta la- dunanza. tristo — 11 Vice-Presidente Dott. (ìiova>m Rossi. 1 DoU. (jIOVANM (IaNDOI.II. I SegreUirii jj^^^ Agostino 15f.rt\m. ^;.j&»:*.?JS<:- (I, Vf E L PROF. G 1 O V 4 N .\ I RAFFAELE SLLL ARCOME>TO QUANDO LE DIMENSIOM DEL BACINO SONO ASSAI ACCORCIATE, DEI PROCESSI OPERATIVI PROPOSTI PER ESTRARRE IL FETO, QUALE DOVRÀ PREFERIRSI? Lia gastro-isterotoiiiia, la sinfisiotomia, la pelviotoniia , e l'estra- zione dell'uovo preiiiaturauientc provocata, ecco le operazioni che io oi-a voglio porre a confronto. Ricordare le dillicoltà che s' incontrano nella praticii di (jucste operazioni, esaminare i pericoh e le conseguenze fili si espongono la donna ed il feto , esporre con calcoli statistici i risultati ottenuti, si è lo stesso che lUre quale di esse operazioni nie- rilii la preferenzii . nelle dificrenti condizioni in che j)uò tro\ arsi la Ideivi femminea. Gastro-isterotoìiia . Non mai l'emorragia, quasi mai la protrusione e lo strozzamento dei visceri addominali, sono state causa dei tristi risultati^ ma la fe- rita dell' utero e del peritoneo : e soprattutto il travaso dei licpiidi dalla canili uterina in cjuella dell" addome, sono .state cau.sa frequcnti.ssiiua della morte della donna , che sub! Y operazione cesarea. I tentativi fatti per impedire il travaso di «piesti liquidi nella ca- vità dell' addome, finora .sono resUiti .senza successo. Io, considerando rhe nei c^isi di gastro-isterotomia operata con fi?lice successo, si è os- .servato che la feriti» dell'utero aderiva a ipicUa dell" addome, e cosi non era più possibile il travaso dei liquidi, proporrei d'imitai la na- tura, ed eseguire 1" ojierazioiie in due lem|)i : cioè, giunta a termine la gravidanza, avanti di svolgersi il travaglio del parto, procedere al tiiglio delle pareti addominali; e (piando si vede che i margini di questa feritii hanno già aderito alla parete dell'utero, eseguire allora — 822 — r iiaisitmc (Iella stessa. Ma fiiicliè i falli non avran jirovalo clic il iiie- loilo ila me pi'oposlo vale a dimiiuiiro i poricoli di (jiiesta operazione, essa doMÌi riguanlarsi come assai pericolosa. I calcoli sUilislici provano, che di 676 individui madri <• fcli. culi" operazione cesarea se ne sono salvali 320, ciò che forma circa 48, per 100: resUuido perù oscura la -sorle di 63 feti. SmnSIOTOMIA. T.a .sinfisiotomia in apparenza prcsonla mii;Iiuii risultali. Di 82 iiidi\iilui. niiidri e ll'ti. so ne s;ihai()nu 40, ciò che foinia circa 49 per 100. Ma si rilletlii che alcune delle donne così operate, restarono storpie pei- lultd il lesto della loro vita: altre aveano già ])iù volle parlorilo : ed altre in fine partorirono in segnilo naturalmenle: sicché lesilo felice non è dovuto all' operazione, ma alle dimensioni del ha- cino. suflicienli al parlo. La sinfisiolomia dunque non si deve prefe- rire alla gaslro-isterotomia: anzi dirò di più. La sinfisiolomia nel caso (li accorciamento del diametro anlero-posteriore . non può jirodurre al- cun ■saulauuio. a causa della figura del bacino, e del mecciinismo con cui si allontanano i puhi divisi. Di fitto, divisa la sincondrosi pnbiana. le estremità dei due pubi ihvenlan punii mobih, gl'ilei punti di leva, le sinfisi posteriori, o sacro-iliache, punti fissi: dunque per (jucsle cir- co.slanze. e perchè la figura dello stretto addominale non è circolare, ma si av\icina alla forma clinica, i puhi necessariamente devono esser tirali da lato, ed in dietro, gianunai potraiuio esser spinti verso avanti. ci(") che sarebbe contro le leggi conosciute di meccanica. lulanlo ge- neralmente si è creduto il contrario, perchè per misurare il diametro aiitero-posleiiore, invece di tirare una linea orizzontale, cioè dal centro della prominenza sacro-vertebrale al punto in cui dovrebbe trovarsi la sinfisi pubiana. gli sperimentatori ne tirarono nna obliqua, cioè dal suddetto punto del .sacro, all' estremità del pube diviso. Segnarono così la misura dei diametri obli(jui e non dell'orizzontale. Dal detto fin qui risulta , che i diametri che guadagnano spazio . sono gli obli(jui. e .specialmente il trasverso: il .sacro-pubico niente al- latto. .>hi il diametro trasverso . veramente si mostra viziato: i vi/.ii degli obli(|\ii per lo più sono a(xonq)agnati da vizio dell' anlero-posle- — 823 — riore, che nulla guadagna colla siufisiDlomla : dunque si può loncliiu- «lorc. clie In sinn.sirjloiiiìa dev'essere di un usi> assai litniUito. e non preferibile alla gaslro-isleroloniia. Per ottenere che un li-Io a terniine passasse per un canale pelvico , di cui il cUanietro antero-posteriore fosse accorciato, sarebbe necessario, che i due pubi divisi si allonta- nassero Unito , che nello spazio ti'a essi compreso potesse impegnarsi uno dei lati della testii: ciò produrrebbe inevilahilniente la lacerazione delle sinfisi posteriori, donde la morte della donna. PELVIOTOjnA. La pelviotomia dà ancora più tristi risultali. Praticata in Napoh dal prof. Galbiati, la prima volta nel -1832, la seconda nel 1841. si ebbe senipi-e per risultiito la morte della donna e del feto, (ancpie ferite penetranti nella caviti» del bacino: la sua parete anteriore divi.sji in cinque punti, possono darci risultati meno tristi? Di più nei vizii dello stretto inferiore , con questa operazione non si possono aumen- tare le dimensioni dei diametri senza la lacerazione delle sinfisi jioste- riori, ed allora ai pericoli della pelviotomia si aggiungono quelli della sinfisiotomia. Estrusione pnEM.\TiRA dell' uoro. Che diremo dell'estrusione dell'uovo prematuramente provocatJi? Da fatti ben constatati risulta , che di 3 4 2 iiKhvidui . madri e feti , se ne salvarono 249, ciò die forma circa 73 per 100. Ora di quale ope- razione si possono vantare migliori risultiti? Svcnturatiimente questo metodo , preferibile alle operazioni finora messe in esame . non è ap- plicabile a tutti i casi, giacché per poter sperare la .salvezza del feto, deve praticarsi ad epoca in cui si c;Jcola viUile . cioè non prima del settimo mese; e siccome a quest'epoca il piccolo chametro della testa del feto è di due pollici e mezzo, circa, quindi per poter operare con successo il parto j)reiiiaturo . il (hametro sacro-pubico deve present;u-ci eguale dimensione. Se è notevolmente più accorciato, o se la donna trovasi prossima al termine di sua giavidanza, quando reclama i no- stri consigh, l'unica speranza per la salute del feto si è T operazione — 824 — cesarea. Clii è quell'ostetrico, che ardirebbe tentare il parlo prematuro a otto , 0(1 anche a sette mesi . in un bacino . di cui il piccalo tUa- nieti'O è meno di due pollici e mezzo , mentre si sa che a quell" epoca il piccolo dianieti'o della testa del feto ha già sorpassato la segnata mi- sura? Io lo ripeto, in tali casi l' unica risorsa sta nell' operazione cesarea. Se pei'ò la donna si presenta al chirurgo nei primi mesi di gravi- danza, ed egli si accertii che il diametro sacro-pubico non ha che circa due jtoUici di dimensione^ non potendo in tal caso sperare alcun van- Uiggio dal parto prematuro, aspetterà che giungesse a termine per ope- rare il parto cesareo? C-olleghi onorevolissimi, l'argomento è della più grande imporlanza . e però vi prego dì onorarmi di tutta la vostra attenzione. Nei casi che la dimensione del diametro saci'o-pubico si riconosca di due pollici circa, l'aborto provocato è il mezzo più sicuro per sal- vare la vita della donna. Vi fu un" epoca in cui. i teologi e canonisti non tennero come peccato provocare V aborto avanti V ottantesimo giorno . ne pitclla dcprclwiisa girn'idd occidatur . ntqiw infainetur. In .seguito le leggi sociali e le morali ancora lo proibirono. Ma le leggi, o Signori , non fanno gli usi : esse solamente \\ sanzionano e li dirigono : appartiene ad ima discussione dotta e legale, relativa a questa impor- tante questione eh medicina ostetrica . dire i motivi che reclamano una modificazione. Altronde (|ui non si tratta di operare l'aborto per fine biasimevole, per nascondere un istante di debolezza; ma si tratta di sa- |)ere, se l" umanitcì e la religione devono permettere eh comperare Li \ita possibile, ma assai incerta, di un embrione, con quella di una donna adulta, e quidche volta madre di più fìgh. Ridotta in (juesti limiti la questione, io non so comprendere, per (lual ragione le leggi sociali e le morali ilebbono coinlannare l' aborto che si provoca per salvare la donna dai pericoli cui la espongono i vizii del bacino . mentre X approvano , quando si provoca j)er salvarla dai pericoli di un' emorragia , o di qualunque altro grave accidente. 11 do- vere in un caso può divenire dehtto in un altro , quando non vi ha che piccola (lifl'ercnza di circostanze, mentre lo scopo è lo stesso? L' aver mal valutiito finora questo scopo interessantissimo . ha dato luogo a .scene lagl•inle^'oli. Una donna, se ben mi ricordo nel corso del suo quinto pueqierio, fu travaghata da osteomalacia del bacino. Ne guarì — 825 — dopo lungo tempo, ma il sacro restò assai incurvato, la sua base si accostò al pube, s'infossarono h regioni cotiloidee, e (juindi le dimen- sioni dei diametri obliqui, e del sacrivpubico diminuii'ono. Divenne gra- vida, e licoveial;! neir()s|)edale degl' inciuabili «piando il travaglio del parto cominciò, si eseguì la sincondrotomia pubiana, che ebbe per ri- sult^ilo la morie della madre e del feto. Colla probabijilà diin<|ue, o Signori, di ottenere un cadavere batlezziito nel! utero maleino, vi ('S|)oiresle a togliere una madre a cinque figli. Se la vostra coscienza ve lo consiglia . fatelo pure. Io però non so paragonare la vit;t pre- caria di un feto di tre. di quattro, di cinque mesi, d'un essere die appena diflbri.sce dalle piante, e che non ha alcun legame col mondo, colla vita d'una donna adulta, die mille vincoli sociali c'interessano a conservare. Io dmi(|ue non esiterei a consigliare l'aborto provocato fui dai primi mesi ili: del resto amar egli di servirsi di questo letto, in cui riconosce un mezzo preferibile ad ogni altro, quando si ha da rompere una pietra dura. Adduce esempii che la percussione niente nuoce alle parti che li'ovansi in rapporto collo strumento, mentre che vi si batte sopra. Secondo le sue osservazioni i litontritori fenestrati ofìì-ono qualche utilitii, ma non possono essere d'un uso molto esteso, perchè aggrappano meno facil- mente i franmienti. Per questo insiste sui vantiiggi cU quelli colla parte ricurva non fenestrata, già da lui indicati nell' oj)uscolo suo intitolato: Ia-zìoiù di litotrizia, stiunpato in Torino nel 1835. Annovera favore- Nobnente gli ultimi meccanismi per la compressione adattati ai liton- tritori. cioè «picllo a pignone, e tpiello a vite femmina divisa, coi quali si |>uò con tutta facilità e prontezza avvicendare, operando or colla pres- — 829 — sione or colla porciissioiip. Gcneralnioiite l'autore preferisce qiiest'iiJtiiiia. Mostrasi pure soildisliitlissiiuo (Iella cucciiiaia articolata di Le lìoy (l"!'-- tiolles per qualsivoglia occasione T abbia adoperata: e radojierò sovente. In ordine alla frequenti delle sedute, viene a parlare ilell' assue- fazione die acquisUnio i nialati alle operazioni, per cui egli dice es- sergli accaduto di farne a brevi intervalli, e varie anche (juotidiane. in un soggetto sensitivo, dopo avergliene praticate già varie a più lini- glii, siccome usa e raccomanda in princi[)io di cura. Non mostrasi del parere di Sanson, Blandin ed .litri, i quali ten- gono per sf'guito cosUinle delle ciu-e litotriliclie i catarri vcscicali: e pensa all'incontro, coU'appoggio della sua pratica, che quest'inconve- niente riguarili piuttosto a pochi casi. Si conduce infine alle seguenti conclusioni : ■1.° La litotrizia e.ssere applicabile ai ragazzi al di .sotto degli iuuii 12 se docili, se affetti da una sola pietra non dura, né più grossa d "una noce avellana, od anche da più d'una, ma più piccole; 2." Non essere irrazionale tentare l' applicazione della medesima in casi dì più pietre, ancorché grosse e dure molto, con vescica ab- bastanza sana . sempi-e che però il cateterismo esplorativo o le iniezioni vescicali che praticansi prima dell'applicazione del litontritore. riescano senza accidente che pcssa ispirare molto sospetto o dubbio sulla t(jl- Icranza della vescica, ovvero dell'uretra; 3." Potersi alla litotrizia far succedere la cistotomia senza clic questa i-iesca per cagion di quella più pericolosa, sempre che desistasi dalla litotrizia sì tosto la si scorga controindicata, e facciasi la cisto- tomia a tempo opportuno: 4." Non esservi grande inconveniente nell' interrompere la cura litotritica per qualche tempo, per circostanze particolari che possono variare as.sai: 5." Se la htotrizia è riuscita con bei successi in casi che distiii- guonsi per condizioni particolarmente sfavorevoli alla medesima . essa può applicarsi uliliiicnte su notabile numero di calcolosi. Dopo la lettura della memoria, il dott. Pertusio mostra due mo- delli di litontritori col becco piano, i quali sono i medesimi descritti nel suo opuscolo sopra citato. Presenta poscia una pinzetti uretrale, di cui dice servirsi con vantaggio per estrarre frainmeuti rj.-iU' uretra. — 830 — È ([uesla |)iiittosto sottile, confomiatii nello estremità che alTerraiio come le pinzette a jiolipo «lei più recente niodello. e eolle estreniiUi delle liiaiiclie ad aiutilo. Per tale meccanismo, mentre si scostano le estre- mitii ilelle branche |)er alli'rrare il corpo estraneo, la pin/.a nel rima- nente della sua liinj^liezza invece di ingrossarsi si impicciolisce . onde liicile e non dolorosa ne riesce l' applicazione. Ter ultimo mostra e descrive una siringa cvacuatrioe atta a pro- curare artificialmente l'espulsione del ti-itume in caso di vescica tor- pida. E fatUi a guisa di siringa a doppio canale per le irrigazioni vc- scicali a corrente continua. L'e,streiuit;i vescicale imiUi, in (jiiaiito alla curvatura e alla lunghezza, l'estremità ve.scicale de'litontritori: del resto è rettilinea. Neil' interno lia due canali: uno. inferiore, assai più pic- colo, apresi all' estremità vescicale ottusa con varii foreUini a guisa di innalliatoio: ed all' estremitìi esterna in un imbuto unitovi ad angolo acuto, che serve a ricevere il becco di qualsiasi strumento per iniezione: l'altro canale superiore, molto più ain|r l'erlusio, il j)rof. ("arresi legge alcuni dati .statistici intorno agli ope- rali di pietra del prof. Peccliioli, richiesti e promessi in antecedente adunanza. Dal settembre 1831 al settembre 184 4 furono 102 gli operati — 831 — «li |)ioli;i dal prof. Pccoliioli. In 32 ([iiesti usò della litoliizia: 4 feinmino furono operate con (puittro diversi metodi: 6 4 iiiaselii con divei-sc ci- .stolonii(;, (piali perineali, e (piali con diflTerenti niel(jdi, come, per esem- pio, 2 col la{;lio retto- vescicale. 3 col tao;lio ano-periiieale del Peccliioli slesso, 4 col bilaterale di Diipiiylren. Dei pielranti nei fpiali si impiegò la litotomia. 2 uomini furono 0|)erati coilalto appai-ecciiio. usando del metodo semplicissimo senza siringa a dardo, ma colla sola inie/.ion(; in vescica di decotto emolliente. Sul totale di '102 malati di litiasi, ne mori- rono 13: alcuni |)er febbre nervosa, uno de'quali adulto, 22 giorni dopo la cistolomia ipogastrica: ì solo degli operati colla lilotrizia morì dopo la decima scdut:i per allezione gastrica: 2 i-agazzi operati colla cistotomia morirono per verminazione; 89 guarirono; 3 individui operati colla ci- stotomia offrirono clii 12. chi 15, ed un vecchio perfino 76 calcoli. La |)ietra più grossa esti'alta con taglio perineale fu del peso (roncie 4: la più grossa levata coli' alto apparecchio, pesava dopo la sua estrazione onde 8 e dramme 6; T ammalato cui fu tolta guari perfetUimente. Il ^■ice-Pl•esidellle ripete, dopo (juesUi partecipazione. T o.sserva- zioiie sua circa il valore preciso ila concedersi alle sUitistiche degli ope- l'ati tli pietra con diverso metodo: quella cioè, die gli operandi con litotrizia sono seiiijire trascelti, come venne ofTerendo nuova prova la statistica iste.ssa del prof Peccbioh : mentre nel numero degli operali di cistotomia trovatisi not;iti di quelli posti in circostiinze infelici come. per esempio, pel volume o pel numero delle pietre, che decisero pru- dentemente bensì l' operatore per il Uiglio , ma che , abbandonati alla litotrizia, .sarebbero forse riusciti a non lieto fine. A queste restrizioni il prof. Garresi aggiunge la notizia che in due degli operati ilal profes- sor Peccliioli colla litotrizia si riprodusse la pietra, ed in uno di questi la riproduzione fu riscontrata [ler tre volte in un solo anno: ed inoltre che in un caso ruppesi lo strumento in vescica. Il dott. Pagani ciUi a riscontro dei casi di litotrizia riusciti feli- cemente, fra i quali dice di taluno anun;dato che veni\a lont;nio 21 miglia per farsi operare, ripartendo il giorno dopo la seduta, e ritoriK') lant' altre volte senz'accidenti o disagi finciiè guari perfettamente: d'un prete , il (juale ogni mattina recavasi a celebrare la messa , tornava a casa per farsi operare, e s'alzava dal letto all'ora del pranzo: e ri- corda un ragazzo di anni 5 '/j. che dopo cia.scuna delle \arie sedute — 832 — toriiiiva giulivo ai suoi sollazzi. Asserisce inoltre clic, a suo avviso la lilotrizia si ost('n(lcr('I>l)C hcii assai |)iù. e farebbe ben altrimenti sen- tirò tutti! r iinporUui/.a e 1" applicabilità sua, allor({namlu si potessero ad essa assoggettai'e i malati di pietra sul principio della loro malat- tia: ed i medici e i cliirurglii chiamati a cui-an; le alTezioni vescicali. s occupassero della (irecisa diagnosi di ([uesti, ed esplorando ri|)ctnta- nicntc s" accertiissero di buon'ora della presenza di (pici calcoli, che solamente allorché divengono trojipo voluminosi per incuria, e che in- ducono troppi malanni neUa vescica e (juindi nell'universale economia. tolgono |)arte di (pici successi, che. ottenuti in miglior epoca facilmente dalla litolrizia. ne farebbero generale l'applicazione ed il vanto: mentre pel tardo avviso riesce talvolta la loro estrazione appena tentabile o conveniente colla litotomia. Il Vice-Presidente risponde, poter anch' egli contare dei casi di li- totomia, nei «piali, guarita la feriti! jier prima intenzione, i pazienti usciron di cura .sanati in «piattro o cinque giorni. Il dott. Turchetti rammenta le recidive in operati di litotriziti , che si verificai'ono in Tosciina anche fi-a mani maestre . e pens;i con cpiel novero, non calcolato nel confronto, di inlirniaie le vantiite risorse della litotrizia : e citando la pratici! di (peli' operazione presso i chirurghi di campagna di quella coiiti'ada, dice come l'esito sfortuniito di quegli sperimenti fatti da uomini cajiaci . e d'altronde felici opei'iitoi-i di ci- stotomia. delibasi senz'altro imputiire a quella dillicoltìi di applicazione e di iiianeggi della litotrizia , clic vogliono pui'e essere contati nel bi- lanciare il valore de' due metodi. .'Vile (piali opinioni risponde il dott. Pertusio. che le dillicoltìi dei maneggi ojierativi nella litotrizia non sono poi così gravi, e che nello stato attuiile delle opinioni e degli studii su questo punto, e nell'imper- fezione delle stiitisticbe. conviene far sosta al decidere sulla preferenza da concedersi iill'uno de" melodi; che del re.sto starà .sempre a vantiiggio della litotrizia la minor sofTerenza che arreca, il che per .sé solo basta a decidere alcuni malati a liberarsi dal calcolo, i quali altrimenti, sia per timoi-e o per insuperiibile ribrezzo . si accontenterebbero di vivere intérnii o di morire, anziché sottoporsi ad essei'c operiiti col taglio. Il dott. Da (lamino esjione quindi coni' egli da un caso di calcolo voluminoso assai duro e compliciito dii gi-avi accidenti consecutivi, che — J<:)3 — riuscì II miiiiirc |>ci('ctt.iiiu'iitc. i-d altresì ihii |)io|)iii sludii sia vriiiilo ai corollarii: C.ìw la liluli'i/.ia sia da considerarsi come uno de'iiit'lodi iiiigliuri |iiT I (>|icra/,iuiie della pielra, valuUilesi le speciali iiidicazioiii ^ Cile (lessa non è di niala};('vole esecuzione per ogni cliinwgo die sia destro e pacato; Che non è però di Liuto poco momento per il malato, né scevra di |)ericoli: ma d'altronde non più lunga, ne'casi ordinarii, o più in- comoda o |)iù dolorosa tlella cistotoinia; FiiialnuMito die non dovesi intraprendere, e meno proseguire, al- lorché il calcolo è riconosciuto di troppa durezza. E per (jucst' ultimo c.xso, tro\'a egli di più che sta contro la litotiizia la presenza dei fram- menti, chò essi pure, e pungenti e duri, sono altrettante cause d'iiilìam- mazione di vescica ed uretra dillicile a coniljaltersi. Vuole poscia ricordare che Eistero accenna aver (](!lso ilescritto la litotrizia, che il lìenivicni la eseguì in Firenze, die nelle o|)ere di Giovanni De Romani e di Santorio sono disegnati gli strumenti rela- tivi. Dice fpiindi. che se qucU' invenzione italiana non potè in alima pro.sperare, e dopo Uinti anni giungere a noi perfezionata, egli hi, a suo credere, per T iiisullìeienza dell" antica meccanica, e per i podii sussidii die le arti d' allora potevano fornire. Ed in quanto alla lito- trizia ne' fanciulli, cred' egli infine, che il solo amore di parte ahhia spinto i suoi cultori atl abjjracciarla e sostenerla, giacche molti graNT malori potrebbero citarsi per (jiiella pratica avvenuti, e d'altronde 1" in- docilità de" ragazzi, e la dillicoltà che per rpell" operazione od'rono gh organi loro, costituiscono, a suo avviso, degh insormontiihili ostacoli per la sua applicazione nella prima etìi. (ìiusta l'ordine del giorno, è quindi inviUito il dolt. Petrali all'e- •spo.sizioiie de" suoi lavori ortopedici. E facendosi da prima a chiarire agL uchtori le idee sue che lo diressero nelle diverse cure, e che convalidò colle osservazioni anatomico-patologiche, noti» egU come l' ortopedista , chiamato ad una cura, abbia dinaiui a sé il tluplice quesito, (h ridurre delle o.ssa deviate, e di vincere degli osUicoli a «piella riduzione. (ìiò stabilito, pone i teoremi ortopedici: I ." Di eludere moinenlaneamente colla tenotomia gh osl^icoli rap- presentati dalla corda sottesa alf arco di llcssione: — 834 — 2." Di iigii'o o con mimi o con iniiccliinc in direzione opiialc o conlrariii a ([nella della flessione, dividendo le inaecliine in lauti ceiilri (l'azione qnante sono le snodature dello scheletro devinto. Il doti. Petiali passa quindi a jiailieolari cou.siderazioni: e, circa i j)ic
    • ln)'alitii dei casi, ove si usino medicazioni .semplici: 2." Iniilile riesce ogni cura pre|>araloria. ove non si abbiano ma- nifeste complicazioni mlianunalorie : 3." \on è in(lis|)en.sabilc che le |)iaghe alle gambe sieno guarite innanzi pa.ssare alla legatura delle loro vene varicose: — 838 — 4." Questi operali possono in terza o f|uarta i^iornata considenusi ronvalescenli . giacché non sono ad altro ol)l)iigali clic al letto: 5." Col metodo della legatura mediata Icmporaria senza scoprire la \ (Mia . può (piesta essere obliterata in quarantott' ore ;; 6." Sembra dcssa meritare la preferenza sopra gli altri metodi ope- rativi per la spcililezza colla t(uale iniò eseguirsi , e per la liicilitìi onde guariscono gli operati. 11 Vice-President(! osserva, che le vene, allacciate o compresse co- nuuKpie, non aderiscono colle loro pareti, l)cnchc si ecciti la flogosi in esse, ma che la loro obhterazione si la pel grumo sanguigno, il (piale; aderisce alle pareti stesse: non esservi (juindi bisogno di stringere fòr- temente e in ogni punto tutto il tubo della vena, ma basUire la lega- tura mediata ti^mporaria. 11 doti. Turchetti chiede, se si può praticare tale operazione anche su vene alterate o da lunga pezza varicose, e se nei casi riferiti, e riu- sciti a buon fine, si trattasse di antiche varici. Risponde il dott. Pagani, che intorno a tal punto non potè stabilire alcun |)rincipio, ma che in alcuni dei casi da lui operati le vene sembravano appunto alterate. Il piof. Pacini chiede se non fosse possibile il fare una sola fe- rita esterna nell" ajìplicare il laccio intorno alla vena , passando prima lago al di sotto e poi al di sopra di questa, onde aveie tutte le con- dizioni delle operazioni sottocut;ince, e permetter quindi che la fi-rita guarisca più facilmente per prima intenzione ed in minore spazio di tempo. E riflette poi che questo modo cU legatura può riescile Unito più vantaggioso in quanto che il laccio anche lasciato in luogo si dis- solve col tempo e viene assorbito. Il dott. Da Camino conferma (piest' ultima asserzione del prof. Pa- cini, assicurando non aver egli mai veduto accidenti lasciando in sito il laccio sulle arterie, e che talvolta do|io certo tempo Injvò (^ssel• (fuc- slo .sc(jmparso. E qui si chgredisce da ideuni membri intorno alla foi-jua |>iri con- veniente del laccio, ed alla materia onde comporlo. Al (juale proposito il Vice-Presidente osserva che il nastrino può |mii facilmente provocare r ililiainma/ioiie della \('ì\u per la sua eslesa supcriicie: e che. .sì per le vene come per le art(jrie. può bast;ire la legatura col .solo Ilio. Il doti. Secondi espone alcuni latti di sua pratica in conf'cnna dei — 839 — vaiiLìggi (Iella legatura solloeiilaiiea delle vene varicose, cojiuiiiicando alcune particolarità del di lui processo operativo, che raccomanda alla verificazione de'cliirurglii. colP as.scraone d'averlo adottato dietro con- fronto e risultati particolarmente felici. Nell'atto stesso dichiara prefe- ribile Tescisione. ofjiii ipial volUi le |)areti venose trovinsi in tale con- jlizione patolop;ica da non lesislere anche a mo(hca legatura: o t;ilinente ingrossate ed indurite e con lume tanto ristretto, da rendere il tromlw .sanguigno impossibile o inefficace. Consiste il di lui metodo nel servirsi d' un nastrino largo anche oltre una linea , cerato e .spalmato d' un- guento acciò il di lui contatto sia quasi indiflèrenfe alla vena, ch'egli .stringe appena quanto basta per impedire la hbera circolazione, rite- nendo opportuno alla più celere guarigione per trombo un semplice lieve contatto delle j)areti venose , non avendo queste a sostenere , come le arterie, l'impeto gagliardo dell'onda .sanguigna. Dice che la larghezza del nastrino giova a minorare il bisogno eli stringere la vena nel nodo, come occorre usando filo o cordoncino più ristretto, e ad evitare la rea- zione flogistica della medesima troppo spesso consecutiva alle altre le- gature, tutt' altro che neces.saria alla proposti ol)literazione del va.so, e non di rado a.ssai funesta a questo genere di cura. Soggiunge, es.ser con.sona allo scopo l'applicazione esterna d' un cilindretto di tela onde rendere la legatura .sempie più mediatii . e potersi co.si lasciare per un tempo meno liniiUito delle altre, .senza jiericolo alcuno, cioè fino a tanto che si senta ben formato il grumo sanguigno che si desidera. 11 dolt. Pagani risponde, che, ben lungi dal ripudiare l'allaccia- tura a nastro anche per le vene varicose, ha inteso d' avvicinaisi a (|uel modo di operare col suo filo doppio cerato, applicato secondo il suo metodo. Il dott. .Stefani propone invece per la cura delle varici V u.so del caustico, e particolarmente di quello di Vienna, qual mezzo più sicuro e meno pericoloso delle allacciature. Al che il dott. Pagani risponde, che .sebbene ei non neghi i van- taggi del caustico in simili ca.si, veduti da lui in Francia, e (jueUi ut- tenuti dal doti. Secondi che lo ha esperimcntiito cinipie volte felice- mente, e sebbene non ignori altresì i 1500 ciisi febei in colai modo opei'ati da Berard iuniore . |iure egli Ih in circostanze da persuadersi clic il caustico di N'icnna non e scmpi-c bene preparato, sicché non si — 810 — può essere sicuri della sua l'orza. C/lie se è vera che T escara vieii per (|iiosto forniatii in tre minuti e mezzo circa, (jucsta tarda poi talvolta Illudo tempo a staccarsi, e lascia ilelle piat;lie dillicili a cii'alri/./.ar.si : e ciò appunto, percliè per la cattiva pi'eparazione del caustico, la po- tassa s'addentra talvolta Irojipo nei tessuti. Il dott. Turclietli cliicdo al dott. Pagani, .se sia possibile, diclio la sua jiratica, determinare i casi di varici curabili coli' allacciatura a pre- fereuzji d'ogni altro metodo. Il doti. Pagani risponde, clic dallo scarso numero de' malati da lui per tal modo trattati non ])uò trarre alciuia f;eneral(! conclusione. Lo stesso dott. Turchetti ricorda poscia il me- todo dell' elettro-puntura per la cura delle varici, e chiede se alcuno possa ricordare felici risultati ottenuti con tal mezzo: alla ([uale inter- rogazione nessuno de' presenti risponde. TI prof. Pacini però rammenta, come il [irof. Rizzoli al)bia già guarito ]>iù di cento casi di varici col- lago-piuitin-a. Questi infigge nella vena un ago, che lascia in posto per un giorno e mezzo o due^ ed allorquando vede nascere un po' di risi- pola. leva l'ago e trova il grumo bello e formalo. Applica poscia un secondo, un terzo ago, ed altri ancora, finche abbia condotto a termine la cura. Per tal modo il prof. Rizzoli spera poter sciogliere simili que- stioni, giacché, non usando egli d'altri metodi, ha la più felice sta- tistica di rpiesta cura. Egli stesso, il prof Pacini, vide praticare si- mili punture per caso di varice, e fu soddisfatto del loro esito. 11 dott. Cerioli chiede al prof Pacini. se tenga una regola fissa circa il tempo nel quale lasciar in posto gli aghi ; al che il prof Pacini ri.sponde. non essere fis.so quel tempo, dipendendo la sua misura dalla comparsa d" un' areola rossa intorno all'ago. Ed il dott. Hot) all'erma che in due volle ch'egli ebbe applicati (picgli aghi, vide in ({uindici o venti minuti formarsi l' areola. e succeder (piindi la risipola. 11 dott. Pagani dà po.scia lettura del rapporto della Commissione incaricala di c.spcritnenlare le siringhe di rame cave e cicche proposte dal (Ioli. Secondi jx-r la diagnosi dei calcoli vescicali. (i) Letto ((nel rapporto, il dott. Secondi fii osservare che nel giu- dizio portato dalla Commis.sione mercè gli .sperimenti fatti con (pie' ca- teteri da lui |)resenlati . dovevasi tener calcolo che le siringhe non erano riuscite grosse e pesanti, com" ei le voleva, e che sul fondo di ^t\ \ (la;;. B1.% — 84J — osse I iiitt.'fifu ii\fa lascialo dello stagno, oiiili- non potevano essere so- nore come lo saifi)l)('ro siale senza gian(lo il polo rame sotto il ferali trocantere, lo zinco sotto al malleolo. Il malato, all'alto dclP applicazione, sentì come un colpo tli coltello alla parte, e per dodici o (pialtordici ore lii liberato dal suo male. Rinnovata l'applicazione . tornò la calma, ma sem|>re temporaria. Guarì poscia per mezzo del vescicante al Uillone. Citano varii membri altri casi ed altri metodi: ed il Vice-l*i'esi- dente, riassumendo (juanto s'è detto in proposito, conchiude che ap- punto percliè 1" iscliiali;ia lia diverse cause, deve avere diversi metodi curativi: clic la scienza del cliirurgo deve consistere appunto nel trovar quelle per isccgliere giust^miente questi. Il doti. Fario mostra quindi all'assemblea una sua Ibi'bice ricurva, destinata a facilitare la miotomia oculare nel caso di strabismo. Con (jnesla forbice, che Ita una branca uncinata ed assai taglienlc e l'altra bottonata, riesce il dott. Fario, com'egli asserisce, a radere diretta- niente la sdei'otica e tagliare sovT'essa e muscoli ed aponeurosi. 11 dott. Pagani mostra il tubo di gomma elastica da lui rammen- tiito in altra adunanza per 1' operazione della fistola all' ano. Il Vice-Presidente prega dappoi i professoi'i Quadrio e Pacini ed i dottori Fario e Baratta a visitare una signora malata d'occhi, che ri- chiede il consigho della Sezione^ e delega nello stesso tempo un'altra Commissione ad esaminare un malato già affetto da carcinoma al pene, sul quide erasi dicliiarata necessaria l'amputazione, e che il doti, .ingelo Barbieri di Landriano asserisce da lui guarito, mercè l'applicazione della polvere d'acido arsenioso. Prega queste Commissioni a \olere pronunciare il loro voto in un rapporto, quando il tempo loro non manchi. Dopo ih ciò, scioglie l'adunanza. fiato — 11 Vice-Presidente Dott. Giovanni Rossi. Doli. Giovanni Gandolki. j Doli. Giovanni Gandolki 1 Segretiirii i rv .. i ■> ° ( [)()lt. Agostino Bektani. RAPPORTO SULLE SIKIIVGIIE DI RAME CAVE E CIECHE PROPOSTE DAL DOTT. SECONDI l'KU I. A niVONOSI DEI CAI.COI.I VESCICAI.I UiiitJi Oggi la Coniniissioiie nominyUi nell'adunanza staordiiiaria tenutasi all' Ospctlale maggiore, onde venficare se le siringhe di rame cave e cieche, sieno più alle di quelle d'argento e d'acciaio a stahihre la diagnosi diflèrenziale dei coipi che si trovano in vescica, e se (jucsle di rame sieno veramente atte a trasmettere un suono particolare:, dopo accurato esame, ha potuto conchiudere: che lo sciringone d'acciaio servì ineglio che qualuntpie altro strumento a far conoscere l' esistenza e la naliua dei difltjrcnti corpi artificialmente posti nella vescica dei cadaveri a tal uopo preparali. La (commissione stessa crede suo dovere di soggiungere, che il doti. Secondi a\e\a già accennato , come , atteso l' inesattezza con cui lo strumento era slitto costruito a causa della ristrettezza del tempo, non isperava analoghi risultamenti ai da lui accennati, e che si pro- ])Oiie (juindi di prejxirarne dei migliori perchè vengano tah siringhe esperimentale nel scllimo Congresso che si terrh in Napoh. La Commissione non ha proceduto al secondo esperimento, fondalo sul criterio dell'azione pneumatica, per ciiiarire la slessa diagnosi, non avendo ancora il doli. Secondi in pronto la siringa a sifone necessaria, che però egli porterà al Congic.sso suddetto. Milano . 2 4 sotti-nihn- 184 4. riiovANM Raffaele. Doti. CaiNtom. Doli. Pertusio. l'roC. L. Pacini. Uolt. Pacam. ADUNANZA DEL GIORNO 26 SETTEMllKE JLctli ed approvati i processi verbali delle adunanze dei giorni 24 e 25 coiTente, il Vice-Presidente dice, come il prof. Borelli, |)ar- tcndo dal Congresso, espriniessegli il desiderio che l'ossero ricliiainate in campo le discussioni intorno le lebjjri die complicano talvolta le .soluzioni di continuitii suppuranti; e com'egli air incontro, nell' adem- piere air incarico ed alla promessa di proposizione innanzi al consesso, debba manifestare die, a suo avviso, non è conveniente U riproduri'e la questione: giacché lo stato attuale delle cognizioni in proposilo non peraietterebbe che dalla viva voce dei discutenti qualsivoglia delle opi- nioni controverse potesse trovar conferma o giudizio sicuro. L'adunanza ajiprova. e si passa oltre. 11 dott. Freschi legge il rapporto della Commissione eletta nell'a- dunanza del 20 corrente, per riferire intorno all'opera: Ostetrìcia teo- rìco-pratìca ecc., del prof. Raffaele, (i) Coni|iiuta tale lettura , il prof Uaflaelc porge vivi ringraziamenti ai Commissarii per l'onorevole voto pronunziato, ed all'intera Sezione che a|)plaude all' ostetrico siciliano. Soggiunge egli quindi come il pro- fessore De Billi, ncir esaminare l'opera indicatii, abbia riflesso che la posizione della donna nel travaglio del parlo (rappresentata con figure nell'atlante annesso all'opera suddetta) sia diversa dalla generalmente usata , mentre in qucUa gli assi del bacino sono in buona relazione con quelli dell'utero, come, in certo modo, può cbi'si della posizione laterale; e che il prof. De Billi si prefigge di sperimentare una tale posizione. Lo stesso doli. Freschi legge quindi il rapporto della Connnis- (I) Vidi |l3g. 8BIS. — 845 — sioiie (lf'lng;itii ad csiiiDin.'irc e valiilarr il iiiplotlo operativo, e gli slru- iiicnli |)i'o|>u.sli dal doli. Luigi /uiigraiidi , per la guarigione delle li- stole cisto-vaginali, (i) Il dott. Roux di Marsiglia dice alcune parole di ringraziamento per ia cortese accoglienza clic i medici italiani usarono ai li-ancesi ; e narra (juinili di un" ascile, die. ribelle ad ogni tratlaiiieiito interno, fu da lui curata colla paracente.si sulla linea alba; e guari, a suo credere, per aver lasciato una cannula di gomma elasticii entro la ferita, d'onde contiiuiò a .scolare per pii'i giorni il li<|uido. Ma il doli. Pagani iii osservare su (piesto punto, die il Tadini già da molli anni ba stampato una memoria intorno la pratica di ren- dere fistolosa l'apertura liitta colla paracentesi nell' ascile : il qual me- todo fu Icnlalo inellicaccmente per ipiindici o sedici volte nel Novarese. (Continua il doti. Roux narrando un caso di celalalgia guarita mercè r ustione fatta alla nuca colla polvere da facile. Il Vice-Presidente non crede opportuno die si apra la discussione su queste relazioni per loro stes.se di poca o nessuna importanza. Il «loti. liedcscbi nana come in un' ascile, die non offriva indizio (rall'ezionc viscerale, ed era sUita punta già tre volte, avendo dato ben i4 libbre di li(|ui(lo, tentasse quella cura radicale die si usa t;il volta iicll idrocele della vaginale, coli" introduzione nella feriUi d'una sindone; la (piale, limastii in silo più ore cb'egU non volesse, die origine ad una leggiera perilonite, die fu viiila in tre giorni mercè di lieve tral- laiucnlo le , ad uu «piarlo di pollice Illudi dal pene, <.'d al di sollo di ipieslo. vedevasi uu tu- li) \i-ill |ij;;. a«7 — 816 — more lU'l \oliiiiic il" ima grossii iioro. iliiro, iloloiilc :il Utio che iliiv:i uno scroscio sollo le iliUi. sì clic era lucile giudicare coiileiiesse dei calcoli. Fu impossibile il calelerismo, sebbene l'orina uscisse con forte j^ello. Per sollevare il malato dai continui patimenti, fu mestieri iuci- (Icre il descrillo tumore, nel quale si trovò un calcolo della grossezza il" una castagna, diviso in due parti. Esplorato il sacco che lo conte- neva, si riscontrò sul suo fondo un piccolo pertugio, pel quale, intro- dotta una siringa, s'entrò in vescica, ed ivi trovossi un'altra grossa pie- Ira. Fu tantosto neces.sario ])rocurarne l'estrazione, mercè la cistotomia. che riusci senza chlllcoltìi, quanlumjne , per essere il calcolo friabile. sia stato d'uojw ripetere più volte i maneggi colla tanaglia. Non \i furono accidenti consecutivi all' infuori di poca emorragia tosto frenata col ghiaccio . e d una leggiera orchite sinistra sopraggiunta in sesta gior- nata e dissipata dagli emollienti. Il 24 settembre 1" ammalato orinava bene dalla verga e senza dolore, e poteva dirsi pressoché guarito. Legge poscia il prof. De Billi l'istoria d'un caso di rara devia- zione dell'utero in donna gestante. Era quesUt a 28 anni, sana, e solo soggetta a stitichezza^ selle anni [)rima avca partorito naturalmente un' feto a termine. In questa seconda gravidanza la stitichezza fu maggiore che non nell* altra fino dai pi-imi giorni : al terzo mese sopravvenne peso ncUe piccola pelvi f, al quarto . stiramento e dolori alle coscie ed ai lombi \ al quinto , difllcollà di orinare :, al settimo dolori vivissimi nella piccola pelvi, più difficile l'escrezione delle orine e tlelle fecce; alla metii dell" oliavo mese colarono in abbondanza le acque e cominciò il travaglio, doloro che primi I' es[)lorarono pensai-ono si trattasse d'una gravidanziJ estra-uterina. Dopo un giorno di travaglio fu la donna re- cata all' ospizio di Santa Caterina ; e si trovò , bacino nonnaie , scolo dell'acque tinti! tU meconio : il dito introdotto per l'ano sentì una fon- tanella, e le suture della testa del feto: il fondo cicco della vagina arriva^■a a cinque tlita trasverse al di sopra del pube: la mano intro- trodolta in vagina potè sentire l'orifizio dell'utero, pel ([iiale pene- trossi fino a dislingiiere le naliciie del feto: allora si potè assicurarsi esser (juesto nella matrice, la (jiiale con parte del suo fondo Irovavasi nella concavità del .sacro, e col suo orifizio poco lontano dall' ombel- lico della donna. C-on una mano a|)poggiat;i sulle pareti addominali in i,-orrispoiiili'ir/.:i dell" orifizio iiti'riiio. e 1" allni serrata a pugno in \agiiKi. — 847 — il |)ro('. De liilli spinse il liiiuore die (jccupiix;! lu piccola pelvi in iiiim (iirczionc (lai!" iiulieUo allaNaiili, e dal basso ali" allo: per la (piale iiia- iiuM-a riesci a far superare al tumore non senza (lillieollii i'aperUiia siipeiioK! ilei bacino, ed aiiiUindo (picsti niovinieiiti colla mano che era al di liiori, arrivò a portare il (ondo dell" utero in alto e ricliiaiiiaiiK? I orifizio in Lasso. Fu praticalo un salasso per calmare 1" irritazione in- sorta a cagione dei niaueggi praticati , ed il parto si effettuò poco dopo natiiialmeiite. Il puerperio fu jmi soltanto disturbato da febbre con leg- geri sintomi di mellite che richiesero un'applicazione di sanguisughe. Trova il prof UeBilli una cagione elllciente di tale deviazione nella grave stitichezzi» che andò gradatamente crescendo in questi gravidanza; e dietro tale idea , e per la floscezza in ([iiesto soggetto de' legamenti uterini, e pel lento accrescersi della deviazione sì che l'utero potè in- tiiiito uscii-e dalla piccola pelvi, spiega il modo onde forniossi la de- viazione dc.sciilta, tale ch'egli mai ne riscontrò di simile nella sua lunga |)ratica , nò sa (-he altri ne abbia mai accennali^. Il ^ ice-1'residente passa quindi ad esjwrre le sue idee circa il modo di considerare i tumori detti linfatici, ed il metodo di cura ch'e'di predilige per (pielli di massima estensione. Ed acceiuiando da prima alla erronea patogenia per lungo tempo as.segnata a (juesti tumori, ch'egli ama chiamare sierosi anziché bufatici, ed agli infelici risultati avuti coi solili metodi nei più vasti ascessi di tal sorla , viene poscia a dire ch'egli li considera quali rivestili d'una pseudo-cisti, la quale, benché appositiimente irriUtUi, rimane in t^ili condizioni che le sue pareti non jiossono aderire fia ili loro, e chiudere per UÌ modo il sacco : fu per ciò che trascelse il metodo di Waltlier della totale spaccatura . della quale vuol mostrare i vant^tggi non per altro che per incoraggiare i chirurghi a praticarla , (piantunque .sembri dissuaderla la gracile costituzione di quasi lutti codesti malati, e la lunghezza che è indi.spensabilc dare al- l'incisione. Sparalo per lo lungo tutto il tumore, pone della filaccica Ila i lembi che ne risultano ed il fondo, e copre con faldella spalmati! d'unguento d'olio e cera gli orli d'essi lembi: appliai |K)scia una fii- sciatura contentiva: ed in o. Il prof Cairoli recise il nervo digitale esterno e interno del mignolo lino all'ossatura, e, dubbioso ancora sull'e.sito, cauterizzò al tempo sle.s.so la ferita , e l'cplicò 1" istessa operazione al lato esterno dell' a- nulare. Dal momento dell' opeiazitine cessarono i dolori e 1' epilessia , ed il prof Cairoli rivide la fanciulla varii anni più tardi in ottimo slato di .salute. Ed a conferma di (pianto asserivano il cav. Ho.ssi ed il doti. Secondi, conviene anch' egh ihe non sempre l'esportazione d" un pezzo
    • li pag. 8118. — 854 — Il prof. BafTaele quindi legge il rapporto relati^o alla inciiioria : Snir evoluzione spontanea del feto, del prof. Biagini, colle aggiunte li- flessioni. (i) Infine viene dabi comunicazione dal Segretario dott. Bertiuii del titolo il" alcune memorie, le quali per mancanza di tempo non pote- rono essere lette , quali sono : Dott. Bresciani de Borsa. Sali' amputazione contemporanea delle due gambe. — Sulla niiotontia nuimeteiica per C immobilità della mascella (già stiinipale). Dott. Sanpietro. Intorno un caso di calcoli epatici. Dott Grossi da Beggio. Intorno im caso di vomito di palle di piombo tenute lungo tempo nello stomaco. — Sidl' ago-puntura. — Di un caso di gravidanza estra-uterùia. Dott. Senna di Melegnano. Resezione di un pezzo di tibia per /iattura complicata. — Nuova operazione adoperata per la guarigione di fistola anale cieca interna. — Fistola uretro-pcrineale guarita colla siringazione Jòi~ata. — Puntura del nen'o mediano dietro salasso. — Perforazione del ventricolo. — /uscite da epatite civnica senza esistenza di cirrosi a quel viscere. f'isto — Il Vice-Presidente Dott. Giovanni Bossi. Dott. Giovanni Gandolfi. / Dott. Giovanni Oandolf ° I Dott. Agostino Bertani. (I) Vedi pag. sei. RAPPORTO SULL OPEIA OSTETRICIA TEORICO-PRATICA DEL l'ROf. (;iOVVNM RAFFAELE Ija Coimnissioiifi delegata sotto la Presidenza del prof. De Dilli, dopo esame fatto dell' opera del prof. Raffaele , intitolata ; Ostetricia leorico-fìrntica, con atlmifc di fi j^ ire tratte (LU piìi prej^iati (Ultori, e mii^lionite secondo i progressi della scienza , la quale giunge a (jue- .st'ora alla pag. 268 del li volume, con 60 tavole incise, ad unanime voto ha gindicato: i." (^iie l'opera suaccennata, in fjnanto alla parte teorica descrittiva dell" anatomia del catino, delle varie innonnalità di questo, non che «Iella gravidanza, sviluppo del germe e feto, e delle mutazioni e fasi cui soggiace l'utero gesUuite, e delle posizioni diverse che assume il feto enti-o l' utero materno ecc. . può servire di modello per la preci- sione e chiarezza, con che la storia descrittiva eh esse parti è statii condotti! dall'autore. Che se anche non \i ha in molte j)arti novità, ed originalità di esposizione, ciò che l'autore stesso non presume, pure essa si può riputiu-e per la più utile in (piesta parte, che sia uscita fin (jui in lUilia su questa materia. 2." Che a corredo dell'opera suddetti, e della parte storici! e descrittiva della medesima, le tiivole esponenti tutte le singolarilii delle parti genitah cstei'iie ed interne della fennnina. non che tutte le mi- milezzc osleologiche . vascolai'i . viscei'ali , nervose alle meilesime re- lative, insieme allo sviluppo, ed alle fasi diverse del feto, non temono il confi'onto di alti'e opere grandiose . e delle pii'i stimale d" oltremonte su title materia, sia |)cr la rettitudine delle posizioi\i . che per la net- tezza (Ielle lìgiur . facili a i-ilevai-si a prima giunta anche dai soli ini- ziati appena allo studio ih (juesto importantissimo ramo di chirurgia. 3." Che per questi piegi intiinseci dell'opera accennata, il lavoro — 856 — ormai ultimato del prof. Raflaele aoquist;i un titolo di originalilìi ila- li:iu:i non solo, ma di una generalo utilità, che lo raccomanda alio studio ed al buon gusto de" i-ultori dell" ostetricia, avvezzi a ricorrere per so- lilo a straniere sorgenti per questa j)arte. Il perchè ritenute le su esposte pregevoli qualità evidentissime ncl- 1" opera sovraccennat;i, la Commissione delegata con vera compiacenza esjirinie sinceramente un tributo giustissimo di lode all'esimio scrittore della medesima, per aver veduto com'esso abbia non solo proseguito. ma raggiunto ora mai intieramente lo scopo utile ed imitabile, che pre- conizzava già nel terzo Congresso degli ,Scienziati italiani a Firenze la Conuiiissione scella in allora della Sotto-Sezione cL Chirurgia, a manife- stare in proposito il proprio avviso. Milano. 22 settembre 184 4. Prof F. De Billi. Prof Gll'SEPPE MOMAOA. Dolt. Francesco Freschi. Uott. Pu:tro Lazzati. -o-iSS»{£éo- RAPPORTO SUL MKTODO OPERATIVO lì SUGLI STIIUMIÌMI PROPOSTI DAL DOTT. LUIGI ZANGRANDI ri:n i.a ì.iua ntDiCAi.F. delle fistole cii>tTO-v«r.i:v.tLi J^ii Conuiiìssione delegati! all' oggetto di esainiiuirc e valnt^irc il metodo operatorio, e gli strunienti |)ro|)Osti dal dott. Luigi Zangrandi iiK^dico-cliinirgo in l'iaccnza per la cura radicale delle fistole cisto-va- ginali, dopo r esame accurato istituito e dell'uno e degli altri. Iia de- liberato : i ." Glie il melode operatorio proposto , sia in quanto alla cau- lerizzazione, alla cruentiizione , eil alla sutura incii\igliat;i, non olTre, né nelle sue particolarità, né nel suo assieme, tulla quella ulilitii e qitella guarentigia
    • iite praticata nel grande ospedale di Milano non solo, ma da altri cliiriirghi, e.ssa non guarentisce un esito più sicui'o di quello che promettei- |)o.ssano la nodosa, la attorcigliata, non consistendo in essa la parte cssenziide di questo piocesso operativo. 2." Che il proposto metodo operatorio, oltreché non ha in .si'' stesso alcun carattere di iiovitìi uè nell' a.ssieme , né nelle singole sue parti, non essendo tutt'al più che modificazioni di ferri e strumenti già da altri proposti e praticati, offre una evidente coniplicjizionc . ci(i che — 858 — iK'ore.scc si'iiipri' |)ii'i I;i ililliooltà j^iii lro|)|i<> grandi', clic presentii in se slessa (jueslii lurida e per lo più iiisiijieialjile malattia, l'eroccliè non è nella moltiplicit?i dei ferri, e degli strumenti che sta il pregio pre- cipuo di un processo operativo cliirurgico, ina si bene nella loro seinpli- lìrazionc. e nel minor numero possibile. 11 perchè la Commis.sionc delegata, ferma alle risultanze di liitto sopra allegate , nell' atto che non può dare V intero suo sulfragio al me- todo proposto, non esitii però dal commendare sinceramente la buona volontà e V ingegno del giovane dolt. Zangrandi per essersi dedicato allo stu(ho delle più gravi infermità cliiriirgiclie , fra le quali ultima non è certamente la fistola cisto-vaginale. E tanto più di buon grado la Commissione esprime questo suo volo di lode, in quanto che, sebbene non abbia egli proj)oslo alcun sicuro e nuovo spediente a riparare al massimo degl' inconvenienti di questa malattia , lo scolo delle orine , pine la sonda a fili capillari dal medesimo presentata può meritare l' at- tenzione de' pratici osservatori. Infine nell' esortare 1' autore del metodo accennato a continuare ne' suoi studii, e a confortarli di buone e ripetute osservazioni prati- che, non tace la sua soddisfazione per aver visto molto diligentemente ed ingegnosamente ideati ed eseguiti, i varii strumenti dal medesimo proposti. Prof L. Pacini. Giovanni Raffaele. Petrali. Dott. Gherini. Dott. Secondi. E. Ambiii. (I) (1) Nel rapporto originale In nmmessa la (irnia del Relaloio doti. Freschi. IlAl'PORTO DEIJ.A COMMFSS[ONE ni FSPERIME\T^RE PR\Tlf.^ME\TE ì.\ P\ST)i aUlHÀ DKI. DO IT. I10lJRl)l> -ttl®,-: /\f;i;iuiilo a collii (|iiaiitìlà d'arido nitrico rnniaiilc (|iipl tanto di solfo snl)linialo clic bastasse a (iirne risultare una pasta molle e neces- sariamente poco coerente, venne tosto dal dott. Cantoni applicata con una spatola di legno di bosso sopra una piaga cancerosa dalla grandezza d'un mezzo scudo, con circoscritto induramento canceroso ali' ingiro. La piaga colie parti vicine indurate, die dopo antecedenti tentativi di cura col ferro e colla potassa caustica, era di nuovo apparsa sulla manunella destra, i-imanendo già da un anno stazionaria, venne rico- |)erta da uno stratercUo della pasta distesa piima sopra tela spalmati di unguento ceraceo. Poco dopo l'ammalata risentì un forte bruciore, che le continuò ))er due ore e mezzo: bruciore che essa assicurò essere di molto su- periore a quello che aveva sentito per l' applicazione della potassa pura, e che si associa\a a dei dolori lancinanti, (juali però era solila a ri- sentire dopo le semplici medicazioni. Passata ancora (jualche ora dal tempo in cui nell' ammalabi ogni bruciore era cessato, si tol.se la polvere di solfo che ancora rimaneva sulla parte . e si vide la cute sottoposti» tinta in giallo con escara |)el- licolare. ad eccezione di una porzioncella centrale indurala ma non ul- cerata che era rimasta del color suo naturale. Si applicò allora sulla |)arte gialla un catiiplasma di farina di semi di lino con faldella spal- mala ili unguento di olio e cera. In un' altra ammalaUi. sul naso della quale erasi lentamente svi- luppato, e senza .ilciui dolore, un tumore molle e.siJcerato. gemente — 8fiO — sangue roii fiicilitì . e cresciuto oggidì al volniiie di una mola, si volle pure istituire la stessa applicazion»' . e ciò a grande soddisfazione del- l'iiif'eriiia . che istant('niente cercava di essere operat;». sebbene, trovan- dola nello stato del più completo marasmo , il chirurgo non avesse pofiito esaudire i stioi voti. L'ammalali) non si accorse di alcuna azione per parte del rimedio, e molto se ne lagnò, asserendo, che ciò che non fa male, non può far bene. Tolta dopo molte ore la mechcazione. si trovò il tumore di una tinta gialla , asciutto e coperto alla .superficie da una pellicola gialla , raschiata la quale coli' unghia, si videro al di sotto le parli mortificate e gialle. Fatta una nuova applicazione del rimedio, .si trovò che la prima delle ammalate aveva risentito forte dolore alla parte per più di ore cinque. La cute all' ingiro era divenuta molto rosseggiante nel tempo ili cui il rimedio si faceva sentire. Ma il giorno dopo, in luogo di un'escara profonda, non si trovò che una macchia gialla fatta dalla superficie del cuoio induralo, ma che per la elasticità tuttora esistente delle parti sottoposte , non si ma- nifestava che superficialmente inlaccato. Nell'altra ammalata nullo fu il dolore al naso; la superficie di- venne asciutta, poltacea e gialla per la profondità di una linea circa. Doti. Cantom. Dott. DuniM. Doti. GlNECClll. RAPPORTO St'IXA XEXOIUA UKLL/% I:T0LIZI0NE SPONTAMK/t DF.L FKTO del prof. Carlo Biagini, lii Pistoia I, Il (|nesl:i iiit'iuorla . per coiiiiiiissioiie dell" onorevole Presidente ilii me esuiiiinaUi , l'atilure sulla |iriina declama contro lo smodalo uso delle oi)efazioiii ostelriclie, e conforUi i pratici ad essere più con(ideiili nelle forze della potente natura, onde evitare, egli dice, di ilivenire carnelici ilelle donne e dei feti. Ili seguito ricorila le sue osservazioni già pubblicate, ed atti:lle opì:ui<:. hieuiokii:. ecc. orrEKTi: O INVIATE IN DONO AL CONGRESSO U) Ai;assi/.. Tableau gt-néral ilcs poissoiis lossiles raiigrs ])ar tenaiiis. Antinori. Ragguaglio suU'Archivio meteorologico ceutrale italiano. RiLADDiM. To|)ogi-alìa stalistico-medicn della Valtellina. Bai.estiiieri. Diir iiilluenza dei periodi celesti sulla natura e sul corso delle malattie doli' uomo. Balsamo Crivelli. Di un nuovo Elminto detto giingo o filo dai contadini lombardi. Hals*mo k De Notahjs. Prodromus bryologiae niediolanensis. Bahatta. Sopra d'un nuovo caustico indolente, d'azione consimile alla pietra caustica. Baiiom. Sintomatologia alfabetica di medicina clinica. Bahsotti. Sulla prima parte della memoria del prof. A. San-Marlino, in- titolata: Discussione sodili due teoremi riinarclic\i molti opiiacuii riii'unn uITcite paiccrliic rupie nelle ilivci&e Sezioni, r disUibuitc ai iiieinhii ilrlli» iiirHriiinr. Deiir incmoiir m.iiio>ciit(r e fallo rcnuo nei procc»»i verbali ilclle Sr/.if>ni. — 864 — Rkllam. Ricvf iTplica allii i-ìsposla Jcl si;;. A. l'iisinui i — Nola sulla causa della rugiada. — Risposta al sig. PiTJtii; <■(■. — Della mal' aria io vicinanza di alcuni lontanili d' irrii^'a/ioiu'. — Sulle fiiir/ioni delle radici nei vegetabili. Bernard. De 1' emploi cliirurgical du dynanionièlre. — Do la niédecinc de charilé. et de la cliarilé eii tiiédccinc. Hkrmaud. Aniputation de la jambe au liers iiiférieur. inetliode niixte. ISkhtim Della statistica medica in Italia. — Idrologia minerale, ossia Descrizione di tutte le sorgenti di accpu: n)inerali note siiiora negli Stati di S. M. il Re di Sardegna. — Relazione dell' uiidecinio Congresso seientidco fraiicise. BiANcin. Osserva/.ioiii l'oudamenlali per una rivista ed amplia/lune al Ca- talogo delle stelle del celebre padre Piazzi. l5oFONt)i. -Memorie sulla nnlrizione dei bestiami. — L'agro romano e la presente sua coltivazione. HoRF.LLi e Demahia. Contravveleno diirarscnico. Botto prol. Guiolamo. Del bagno in (ìi-nova. BouRJOT Saint-Hilìire. Histoirc naturellc des l'erroquets; voi. ili. Brenna. Carta tojwgraflca dei contorni di Milano (Un gran loglio di Mi- lano, e sette piccoli dei Contorni). Brenta. Fenomeni della visione. — Elettro-magneto-sipia ecc. — La quadratura del talento. Accademiche dimostrazioni di lisiea, ottica, ecc. ecc. Bresciani i>e Borsa. Saggi di chirurgia teorico- pratica. Brev. Dizionario enciclopedico-tccnologico-popolarc; fase, i a s AA x..l il. Rriola. Memoria sulla pala ad acqua a sbalzo. Brizi. Lettere e Articoli intorno alla quinla riunione de' Scieii/iali ilaliaiii. Brunetta. Cenni storici sulla migliare che serpeggiava in Firenze. — Sulla dottrina del rinnovamento dell'antica maniera di consitlcrare le malattie dette veneree. Bruschetti. Carta idrografica della laguna di Venezia, e del fiume l'o dalla sua foce nel mare Adriatico sin verso lo sbocco del lìunie Ti- cino presso Pavia. — Carta idrografica del sistema dei canali di navigazione del Milanese. — Simile del .sistema dei canali d' irrigazione del Alilanesc. Oadoi.i.m iNozioiii generali dell' arte di fabbricare. Tomo I con .illanti \ e .-J. Fase. ,. ,.. '■ — 865 — CAUoLi>r. li' Ai'c'IillcUui'ii (ic iiiiiliiii. Pelile pi'iilica. — Pruiituario per 1' iiigcgiiei'i; e pel incecaiijco. Voi. I, parte i."', voi. III. e voi. VII. — Manuale dei pesi e delle misure. Gaffe. Uè l'oplillialmie des aniiées. — Sur Ics causcs de quclqucs phéuomèncs physiologiqucs eprouvcs daiis les asceiisioii.s .sur les moiilagiies Ics plus élevées. — Analyse crilique des Iccons orales de cliiiique chirurgicale faites par le B. Dupuylrcn. — Késuniu du coniple-rcndu de la cliriique oplilhaluiologique de l'Hò- lel-Dieu et de l' llopital de la Pilié. Cau.nazzi. Rapporto al reale Istituto d' incoraggiamento di Napoli sulla macerazione del lino a vapore. Gagnoli. Idee sulle invenzioni e scoperte. Calamai. Gonsiderazioni suH' analisi chimica delle i»43-44. Cattaneo Anto.mo. Statuti dell' Imp. Regia Accademia di agricoltura in Vienna. Catullo. Lettera al conte Salina di Bologna sopra un terreno terziario dei contorni di Lonigo. — Lettera geologica al visconte d' Archiac de S.' Simon. Cau.mo.nt. Inspectinn di-s monuments historiques. — Rappoi t >ui- les aniiquitcs de Trèvcs et de .Mavence. — 866 — Cai'mo.m. LethT SUI- Ics tJirlcs iigioiionii(|ius rie. Ceresa. Riflessioni sulla cliolera upidciiiic.i. — Bemerkungen iibcr die epidemisclic Ricclnulir (Cholcra iiioilins). — Uebcr das Magislrrinm Bismntlii. Naclitrai; zur Abliaiidliiiig iil)ci- die epidemisclic Brcclirulie (C/iolcra morbus). — Principii e les^iji generali di filosofìa e medicina speculativa. — Memorie di medicina. — Rapido cenno intorno alla coslitnzione stazionaria in genere e sulla peste in ispeeie. Geresule. Opere di medicina militare. Puntate tre. — Dictionnaire d' liygiène et de police medicale militaire. Volumi due. Cerri. Discorso sulla pellagra. — Riflessi medici. Cesati Sulla Geografia botanica, e sulla Flora della Lombardia. CiiiAPPELLi. Aggiunte alla Fisiologia del sistema nervoso di G. ìMiiller. — Ricerche fisiologiche. Cima. Sulle vicende del vaccino, e sul vainolo nei vaccinati. — Necrologia del prof. Giacomo Facbcris. — Relazione e tavola sinottica dei funghi commestibili più ((imuiii. CocCHETTi. Nuovo metodo meccanico per guarire le più ostinate polluzioni involontarie, accompagnate anche da epilessia. Coco-GnAsso. Rillessioni storico-critiche sopra l'antico lago de' Palici al- trimenti detto JS." — 867 — Dall' Ongauo. Discoi-so intorno alla istilii/.ione ili una colonia agricola in Trieste. De Candolle a. Méinoire sur la famille des Apocynacées. De CRrsTOFOius. Ricerclii; sopra alcuni mezzi di elevare i gravi a diversi piani col minimo dispendio di forza animale. — Proposta di alcuni niigliorameuti che potrebbero introdursi nelle locornotivi' sulle strade ferrale. Dk Filippi Filipi^o. Memoria sui pesci d'acqua dolce della ]..onibardia. — Su talune specie di rettili. De Maiua. Sugli studii medici di Carlo Botta. De Notakis. hiasj novum Orchidcarum gcnus. De Pha. Della vita e degli studii di Paolo Zannini. De Selvs Loncchamps. Note sur une nouvelle mésange d'Europe. — Note sur ijuelques pelils mamraifères du midi de la France. — Nouvclles additions aux Libellulidées de la Belgique. — Euumération des Insectes Lépidoptères de la Belgique. Destdeiuo. La virtù specifica del sidfato di chinina ristretta entro i li- miti del vero. De Visia.m. Illustrazione delle piante nuove o l'are dell'Orto botanico di Padova. Memoria II. D' HoMBHEs FiRMAS. Mémoires et Observations d'agriculture et de meteo- rologie. — Essais sur la croissancc des arbres. — Souvenirs des voyages dans l'Italie scptcntrionale en 1842. — Recueil de Memoircs et d' Observations de physique et de meteo- rologie. Due volumi. — Notice sur Ics arbres icmarquablcs du départcmcut du Gard. DuDiMi. Notizia succinta delle più importanti preparazioni anatomico-pa- tologiclie ora esistenti nei principali musei della Francia, del- l'Inghilterra e della Germania. — Sopra un nuovo verme intestinale umano. Fattobi. Trattato della cura, politezza e conservazione dei denti. Fée. Examen microscopicjue de l'urine normale. Festiri. Un'occhiata intorno l'arte di guarire. Festler. Sopra la pellagra, e suH' uso del cloro liquido nella medesima. — Sopra un atteso avanzamento della tossicologia legale in riguardo alla ricerca del veleno nel sangue e nelle orine. Finco. Osservazioni pratiche sulle spargiaie. FiNizio. iVuo\c riccrclic ed esperienze sulla segale cornuta. — 868 — FoRNAHA. Fuoco, corpi rombustil)ili d' Italia. Traltalo di cliimii'a tiriio- logica. — Dell'acqua. Traltalo di cliiiuica tecnologica. FoR>M E Camp()i\i. Modena a (re epoelio. Forni Girolamo. Della soda ai'tiileiata e nuovo metodo d'estrazione del carbonato di soda. l'BisiAM. .\nalisi di alcune c([ua/.ioni trascendenti. Fl'sinieri. Risposte al dott. BartoloTunico Bizio su varii punti di mecca- nica molecolare. — Della tramutazione de' colori nelle lamine sonili dal sistema di riflessione in quelli di trasmissione. Galgametti. Rapporto annuale dei lavori della Società per l'incoraggia- mento dell' agricoltura e delle manii'allure nella valle dell'Elsa, residente nella città di Colle. Galli R. Su di una porzione di stile restalo iiililto per quattordici anni nel cervello d'un individuo: e sulla trattura con depressione di porzione del cranio. Gallo. Almanacco nautico per lamio i84-'). Garovaglio. Catalogo di alcune crittogame raccolte nella provincia uira- niiiio dell'uomo. MoiiELLi. Lo spigolatore, tavola 111 lilograGa. MucNA. Della febbre. Trattato critico. Osculati. Note d' un viaggio nella Persia e nelle Indie orientali , e ca- talogo dei coleotteri ivi raccolti. Ottavia.m. Memoria sui fungili prataioli. Pallavicino. I Doks o porti artefatti. — Delle lotterie pubbliche. Palmi. Anno terzo di sludii e d'atti deir.\ccadcniia cascntiuese del Buo- narroti. Palmieri e Santi Linari. La scoperta della scintilla d' induzione del magne- tismo terrestre. Panizza. Memoria sulla lampreda marina. Paoli. Osservazioni sulle acque palustri. Pareto. Memoria sulla costituzione geogoostica della Capraia e della Gorgona. Pasquali. Il progresso e il secolo decinionono. Volumi due. Passerini C. Istoria de' Bruci o larve della Litliosia cainula. Passerini F. Sopra i minerali e le rocce di Vincigliata. — Flora Itali.-B superioris metliodo analitica (Thalamiflorx). Perego. Di una tempesta e di una tromba terrestre. Petitti. Lettere pubblicate nelle letture di famiglia sul lavoro dei fan- ciulli nelle manifatture. Piatti. Proposta di un nuovo sistema di strade terrate a motore d aria compressa. — 872 — Pn.M AMOuii. Rrstillat (los obscrvalioiis niagiiOtii|ii(S failcs ;i (Irnuvè un i84a et 1843. PoLTO. Rendiconto dei lavori ilclln So<'ictà inedioo-cliirurgica di Torino. PoMB*. Snl dosidorio di nna fieni libraria in Italia, e Progetto di un em- porio librario. Porro C. Dei modi di pnbblicilà adoperati dai Congre.ssi italiani. Porro I. Essai sur la tliéoric dcs niotcnrs liydrauliqucs. Prestakdhea. Breve disquisizione su di un proposto problema di lilolassi. Phiuli. Delle lodi del conte Giuseppe Boldn. PuEciiEH. Soccorrasi al povero. Quatremère de Quincy. Dizionario storico di arcliiletlnra. Traduzione ila- liana di A. Mainardi. Fa.scicoli t a 7. Racchetti. Memoria intorno al modo di garantirsi vieendevolinenle fra i possidenti dai danni degli incendii e della grandine. — Prospetti dei danni recati dagli incendii e dalla grandine dal iBay al 1843. Raffaele. Ostetricia teorico-pratica. Volumi due con Atlante. Ranuzzi. Annuario geografico italiano; anno primo, Bologna. Ravenna. Intorno al trattamento dei favi vespai. Realis. Memorie sulla costruzione delle strade ferrate. Restani. Pensieri sugli istinti. RicABDi. Osservazioni critiche fatte da alcuni insigui geometri al teorema inserito nel fase. ^P del tomo 1. anno 2.° del Museo ligure colle annesse risposte dell'autore. — Teorema proposto ai geometri e studenti di geometria. Ripoi.fi C. Secondo finale rendiconto dell' Istituto agrario di Meleto. Ridoi.fi L. Di alcuni usi delle epicicloidi, ecc. Rizzi M. Delle pellagrose deliranti curate nell'Ospedale maggiore di Milano. — Cenni storici sull'agricoltura antica e moderna. RoBiNET. Rccherches sur la production de la soie eu Frauce. — Des causes de la rauscardine, et des inoyens d'en préscrver le vers à soie. Rossi L. Intorno alla sempre più manifesta azione e precisa indicazione della stricnina. Roiix. Recueil de la Société royale de médecine de Marseille; 16 faseic. — De la statistique appliquée à l' elude de rbygiène publique. — Eloge historique de Fodere. — Répcrtoirc des travaux de la Soeiélé de statistique de Marseille. Cinque volumi. — 873 — Roux. Syslèmc et méthode de rcrhcrclics stalistiques. — L'obsei'vatcur des scienccs médicales. Dieci volumi. RusprNi. Manuale eclettico dei rimedii nuovi. — Ricerche cliimiclie sull'acido aloetico o policromatico. Salvagnoli a. Dei progressi fatti nell'agricoltura e nella pastorizia nel territorio di Grosseto. — Cenni sull'isola del Giglio. — Regolamento della società enologica eretta in Velletri. — Saggio illustrativo lo tavole della statistica medica delle Maremme toscane. — Sul pi'ogresso delle arti e delle manifatture industriali nelle Ma- remme toscane. Sandri. Sulle macchie che si osservano sulla foglia del gelso. Sava. Sulla pretesa forza ipnotica della Tridace. — Ragguaglio d' infrequenti malattie. — Lavori clinici. — Ragguaglio clinico di febbre perniciosa periodica disfagica. Savini. La Parola, giornale di scienze e belle lettere di Bologna. ScHivARDi. Suir utilità dei bagni a vapore. ScuNiTZLER. Apercu general géographique et statistique de l'Empire de Russie. ScoRTEGAGNA. Del morbo migliare comparso in Lonigo dal 1 822-1 832. — Notizie risguardanti le ossa fossili degli animali mammiferi rin- venute sepolte nel monte Soppcga. Secondi. Sulla causa prossima dell'intermittenza febbrile. Selmi. Manuale dell'arte d'indorare e d'inargentare, ecc. — Studii di chimica molecolare. — Qualche ricerca sull' elettro-doratura. — Considerazioni intorno ai vocaboli precipitazione e coagulazione. — Commentario sulla vita del prof. Carlo .Merosi. SiPiONE. Su d' uii nuovo strumento riguardante l' operazione del labbro leporino. SisMONDA E. Memoria geo-zoologica sugli Echinidi fossili del coutado di Nizza. SoLiNA. Primo esperimento di entero-rafia con la sutura a tempo, ecc. SoRESiNA-Viuo.Ni. Lc bigattiere. Strada. Bigattiera mobile. — .\lti della Società agraria di Gorizia. Taddei. Sul color rosso del sangue. no — 874 — Tadoei. LcUei-a k1 priiu-ipo Ijiiìyi L. Roiiapartc e Lettura rijspnnsiva ì< «ocielà InduNlrlale d' Anger» Ippolito Boiitigny. (".oslauzo Guillory. I. n. Accademia di Arezzo Nob. Francesco Capei. Capitano Oreste Brizi. Dott. Nicolò Fontana. R. Accademia delle Scienze di Barcellona Prof. Giuseppe Castells. Accademia di Medicina e Chirurgia di Barcellona Prof. Giuseppe Castells. Ateneo di Beraamo Ab. Giuseppe Bravi. Dott. Francesco Cima, i^rof. ab. Carlo Bravi, i^of. ab. Giovanni Finazzi. Prof. Giacomo Hini. Dott. FranroMO Rc^li. Accademia Ca«en delle Mcieiize e delle Ai-li di Milano Nob. (lirolanio Calvi. Doti. Bfiiianlo BcrtarcUi. Ing. Giulio Sarti. Dolt. Ferdinando Zannerìni. Dott. Mosè Rizzi. R. Accademia di Scienze, l.ell■(• liccaiiMli 883 n. Worielii Borlioiiira «li Xii|ioli (a{\. Siilvatore De Reii/.i. l'roC. (giovanili Sciiimolii. * it. iHliliilo «'ciilriilr Taccinioo (li i\ìi|iolÌ Ciìv. Salvatore De Heiizi. R. Iwlitiito «r liir«ti':i8;KÌ!>iii*'"'o nllr Wrirnzc iiiiliii'itli di Xnpoli Prof. Giovanni Seniniola. * ,lrr»onle Faustino Saiiseverino. Ing. GaeUmo Brey. Cav. Ignazio Cantù. ' Il prof. Scmniola prcsciilò alla l'residcnia generale un' alloruzionr in nonie «Ielle ArradcDiie ija lui rappresentale al Congresso. 8H4 — ArriKlrinln tiri C.oiirordi «li Rovis» (ìiietiino (jiigolato. Dott. (jiuseppc Barulli. Vincenzo (liolo. I. R. Irr.itlriiiiii tiri FiwiorrUicl «li Mini» Prof. Ali'ssiinilro Coilicolli. Prof. Filippo ('arresi. 1. R. .irrn«lriiiiii Trgrn «li Wienn Prof. Filippo Garresi. Prof Alessandro Corlicelli. Dott. Oiloardo Tiirdietti. I. R. ITniTcrMifà «li Niriia Prof Filippo Garresi. Prof Zanobi Peccliioli. Prof .Alessandro Gorticelli. Ercelsn Rrpiiliblicn (li Man Ifinriiio (]av. prof Francesco Mingori. Gapitano Oreste Brizi. Arrndeniia degli EnIelctI di Wan ninialo March, conini. Gosinio RidoUi. Gav. prof Maurizio Bnfalini. i. R. Acra«lcinia della Valle Tiberina Toscana di San Sepolcro Nob. Luigi Parrà vicini. Ing. Gaetano Brey. R. .tceadenila delle Scienze di Torino Gomin. prof Giovanni Plana. Gonle Lodovico Sauli d'igliano. Gav. prof Giu.seppc (Jent-. (]av. |)rof Giuseppe Moris. G-av. prof Angelo Si.snionda. R. Accademia «r Igricollnra «li Torino Gav. Giulio (borderò dei Gonti di San Quintino. Gav. Giiis(!ppe Sacco. Gav. Bernardino Berlini. Gav. Benedetto Brunati. Prof ab. Giuseppe Barulli. Angelo Abbene. Direzione deir Asioociazione Agraria di Torino March. Emilio Bertone di Sambuy. Gonte Ruggero di Salmour. Prof ab. Giuseppe Baruflì. Avv. Giuseppe Buniva. Ing. Severino Radice. Società nietlico-r.liirnrglca di Torino Gav. dott. Bernardino Bellini. Gav. doti. Giuseppe De Rolandis. Doli. Secondo Pollo. I. R. Società Agraria Tirolese di Tretito Sezione ilaliima Dolt. Giovanni Ballista Gatturani Kriiro «li TrrviMo Dott. l'raiiccsco IVlcile. (-av. Ignazio Cantù. 4rr»'-?5«J2gSo- R L R N G 0 DEI MEMBRI DELLA RIUNIONE o ->2S;;®Sg;-c- r. Abbenc Angelo di Lescgiio. rapo farmacista dell' Ospedale mag- giore di S. Giovanni, socio e de- putato della R. Accademia d'a- gricoltura di Torino, menibi-o di quella Società medico-chi- rurgica, e corrispondente della Società di farmacìa di Parigi. 2. Acerbi Giuseppe di CastelgofTrc- do, membro effettivo dell'I. R. Istituto lombardo, cavaliere di più ordini, socio di varie Ac- cademie nazionali e straniere. 3. Adamini dott. Giuseppe di Mi- lano, medico ordinario anziano dell'Ospedale maggiore. 4- Agazzi dott. Ferdinando di Pa- via, professore di disegno geo- metrico e di macchine pres.so 1 I. R. Università. 5. Agliati dott. Antonio di Lecco, già chirurgo in capo dell' ar- mata italiana in Tspagna. 6. Agodino prof Giovanni di Tori- nOjdirettore dell'edifizio idrau- lico in quell'Università. 7. Alberti dott. Antonio di Lodi, direttore di quell' Ospedale maggiore e dei Luoghi pii u- niti. 8. Alberti dott. Antonio di Milano, professore d'anatomia 0 consi- gliere ordinario dell' L R. Ac- cademia di belle arti, t). Alberti dott. Giuseppe di Mila- no, preparatore dei pezzi ana- tomici dell'Ospedale maggiore. IO. Albini avv. Luigi di Vigevano, professore di diritto nelle R. Scuole universitarie di Novara, corrispondente della R. Acca- demia di Torino, ed onorario dell'Ateneo di Brescia. TI. Alfieri dott. Carlo di Milano, già medico assistente all'Ospe- dale maggiore. 12. Allocchio dott. Luigi di Crema, direttore dell' Ospedale mag- giore ed uniti di quella città. I ^. Amali cav. Carlo di Milano, pro- fessore d'architettura e consi- gliere ordinario dell' L R. Ac- ^1) Rìfcrciiilosi quest'Elenco all'epoca ilei aTTcniit! postcrioriTipnte iirllc <|iia1ìrir.-)7.ioiii ti' Congresso non si è avuto riguai'ri (li)tt. Kiirico di Parma , professore di chirurgia in quella Università , niemhio del Con- siglio sanitario del Ducalo, de- coralo della medaglia dei Be- nemeriti della salute pubblica. i5. Ambrosoli doti. Francesco di Como , professore di filologia ed estetica nell' I. R. Univer- sità di Pavia, membro elTetlivo dell' I. R. Istituto lombardo , socio onorario dell'Ateneo di Brescia e corrispondente del- l' Ateneo di Venezia. i6. Ambrosoli doti. Giacomo di Milano, medico degli Asili d'in- fanzia. 1 7. Amici cav. prof. Gio. Batt. di Modena, astronomo di S. A. I. R. il Gran Duca di Toscana, ecc. 18. Amici Vincenzo di Modena, professore di meccanica e i- draulica nell'I. R. Università di Pisa. i<). Anderloni Pietro di Brescia, professore d'incisione nell'I. R. Accademia di belle arti di Mi- lano, socio onorario del R. Isti- tuto di Francia e di varie altre Accademie. ■jio. Angiolini doli. Paolo di Gar- lasco, professore di fisica e sto- ria naturale nell I. R. Liceo di Cremona. 21. .\ngius |)rof ab. Villiiiio di ■2Ò. 24. 2(i. 28. 29. io. il. Cagliari , corrispondente della R. Accademia delle scienze di Torino, e membio dell'Asso- ciazione agraria piemontese. Antonini nob. Prospero di U- dine, Presidente di quell' Ac- cademia e socio di varie altie. Appolloni doli. Gaetano di Pi- sa, primo medico dei bagni di S. Giuliano. Arcangeli ab. Giovanni di Pi- stoia, vice-rettore del Semina- rio vescovile, e socio ordinario dell'Accademia di scienze let- tere ed arti , ecc. Argenti doli. Francesco di Pa- dova , già decano della facoltà medica di quella Università. Arielli doti. Felice di Brusa- sco , professore di anatomia umana nelle scuole universita- rie di Vercelli , già chirurgo in capo del R. Manicomio di Torino. Arno Felice di Napoli, Mag- gioi'c d' artiglierìa al servizio di S. M. Sarda. Arpcsani doti. Giustino di Mi- lano, assistente alla cattedra di chimica presso 1' I. R. Scuola tecnica. Arpesani doti. Paolo di Mila- no, già assistente alla cattedra di chimica tecnica dell'I. R. Liceo di Sant' Alessandro. Arrigoni ing. (iiuscppe di In- trobbio. Arrigoni Gracco di .Milano , dot- tore in medicina. 888 — '^1. Arvedi «loti. Sebastiano di \'c- rona, dircllore di.'ll'I. R. Isti- tuto veterinario di Milano. 33. Ascheri ab. Girolamo di One- glia , professore di fisica nel R. Collegio di Mortara. 34. Assandii Giuseppe di Vailale, medico primario di qucU Ospe- dale. 35. Avesani ing. Barlolomnico di Verona , socio corrispondente dell'I. K. Istituto veneto. 36. Avesani bar. Guido di Venezia, I. R. Consigliere di Governo, socio dell'Ateneo di Venezia, dei Concordi di Rovigo e di altre Accademie. '.^y. Avignone Luigi di Milano, medi- co-chirurgo degliAsili infantili. 38. Balbi (De) nob. Adriano di Venezia, membro eflettivo del- l'I. R. Istituto lombardo di scien- ze lettere ed arti, consigliere im- periale di S. M. I. R. A., socio d'onore estero della R. Società geografica, corrispondente del- la R. Società asiatica di Lon- dra, delle Società geografica ed etnologica di Parigi , della So- cietà geografica di Berlino , della R. Accademia delle scienze e della Pontaniana di Napoli, socio promotore della Società d'incoraggiamento delle arti e mestieri di Milano, ecc. ecc. Croce d'oro e cavaliere di più ordini. .W). Balestrino Giuseppe di Torino, veterinario della casa di S. M. la Regina Maria Cristina e del corpo dei Carabinieri Reali. /{o. Ball dott. Giovanni di Dublino, membro dell' Accademia Reale d' Irlanda. 4 I . Balardini dott. Lodovico di Bre- scia, medico provinciale, socio dell'Ateneo, e membro delle società niedico-chirurgiclie di Torino, di Bologna, e dell'Ac- cademia di Padova. 42. Balsamo Crivelli nob. dott. Giu- seppe di Milano, professore di storia naturale presso gl'II. RR. Licci, membro eifetlivo dell'I. R. Istituto lombardo, conservato- re del civico Museo di Storia naturale. Segretario della Se- zione di Mineralogia^ Geologia e Geografìa. 43. Bambagini cav. Pietro di Siena, membro dell'Accademia dei Fi- siocritici. 44- Bancalari dott. Stefano di Ge- nova, chirurgo consulente al- l'ospedale di Chiavari, socio di varie Accademie. 45. Bandi Michele di Milano, pro- fessore di fisica nel seminario arcivescovile di Monza. 4(i. Banneville march. Armando di Bannevillc, già presidente della Società R. di agricoltura e com- mercio di Caen , membro della Società linneana ecc. 47. Baratta dott. Giovanni di Mi- lano , membro onorario delle Società mediche di Lipsia e Vienna. 889 4'J- 5o. 5i 5a. 53. 54. Bai-bici'i nob. Gaetano di Mo- (lenn, professore emerito, socio (li quella R. Accademia di scien- ze, lettere ed arti. Barbieri prof. ab. Giuseppe di Bassaiio, membro elTettivo del- l' I. R. Istituto veneto. Bargiiaiii Alessandro di Brescia, medico primario dell' ospedale di Brescia e membro onorario di quell'Ateneo. Baruflì ab. Giuseppe di Mondovi, professore di filosofia positiva nella R. Università di Torino. BarulTi dolt. Giuseppe di Rovigo, medico primario dell'Ospedale, socio di molto Accademie, se- gretai-io e deputato di (juella di Rovigo. Basevi doti. Abramo di Livorno, membro dell'. \ccademia Val- darnese del Poggio. Basevi dott. Emanuele di Pisa, membro dell'I. R. Accademia dei GeorgoGli di Firenze e di altri jtato della Società 56. aure, deput medica di Livorno. Bassi dott. Agostino di Lodi , cavaliere della Legion d'onore di Francia, decorato della me- daglia d'oro del Merito civile austriaco, socio corrispondente dell' I. R. Istituto lombardo ecc. Bassi nob. doti. G.irlo di Milano, conservatore del civico Musco di Storia naturale , socio di Segretario 57. varie Accademie generale del Con, Bassi nob. doti. Paolo di Mila no , membro efl'eltivo dell' I. R, Istituto lombardo. 58. Baxendale Giuseppe di Londra, Presidente della Società della strada ferrala da Londra a Uou- vres, membro della Società de- gli Ingegneri civili di Londra. 5(). Bazzi lenente Cesare di Milano, professore di matematica nell'I. R. Collegio de' Cadetti. (io. Bazzini Carlo Augusto di Pavia, professore di statistica nell'L R. Università di Padova , membro di parecchie Società scienlifi- clie nazionali ed estere. Bazzoni doti. Carlo di Milano. Bazzoni dott. Gio. Battista di Novara, socio dell'Ateneo di Bergamo. Bcaiv.i dott. Vincenzo di Udine, medico dell'ospedale e delle carceri di Pordenone. Beccaria nob. Giacomo di Mi- lano, I. R. Consigliere di Go- verno, referente per 1' agricol- tura e per l'industria. Beccaria uiai-cli. Giulio di Mi- lano, deputato presso la Con- gregazione centrale lombarda. Presidente della direzione degli Asili di carità per l'infanzia, membro della Società d'inco- raggiamento delle scienze e delle arti, e di quella delle arti e mestieri , socio onorario del- l'I. R. Accademia di belle arti. 66. Beccaria dott. Giuseppe di San- t' Angelo, medico del L. P. di Santa Corona di Milano. 1 12 61. 62. 63. 64. 65. — 890 — ()7. Bcdfsrliidolt. Giuseppe di Scan- diano, sociodcll'Accadcmia chi- rurgica di Ferrara. ()8. Beffa ?»ci;riiii conte Francesco di Mantova, ex-capitano d'arti- glieria, corrispondente dell'I. R. Accademia dei Georgofili di Fi- renze, della Giocnia di Cata- nia, di quella di scienze, let- tere ed arti di Aci-Reale, e della Società agraria del Tirolo e Vorarlberg. Cnj. Bellani canonico Angelo di Mon- za, membro dell' I. R. Istituto lombardo, uno dei XL della Società italiana residente in Modena , ecc. r„. Bellardi Granelli prof. Giulio di Pavia, ispettore delle scuole elementari della provincia di Pavia. -I. Bellardi Luigi di Torino, ag- giunto al museo mineralogico di quella R. Università, mem- bro della Società geologica di Francia ecc. -3. Bellati dott. Antonio di Milano, I. R. Consigliere di Governo , delegato provinciale di Pavia , socio d' onore dell' Ateneo di Brescia. ■j'i. Bellati ing. Gaetano di Milano, già ispettore dell'I. R. Ammi- nistrazione generale del Censo. y.]. Belli doti. Giuseppe di Cala- sca . professore di fisica nel- l'I. R. Università di Pavia, mem- bro effettivo dell'I. R. Istituto lombardo, uno dei XL della 75. 7(3. 77- 78. 79' 80. 81. 82. 83. Società italiana delie scienze, membro nazionale non resi- dente della R. Accademia delle scienze di Torino. Bellini dott. Gio. Battista di Salò, socio attivo dell'Ateneo agrario di Salò, medico prima- rio di quell'Ospedale. Bellolti dott. Felice di Milano, consigliere straordinario del- l'I. R. Accademia di belle arti, membro dell'Ateneo di Venezia. Beltrame dott. Angelo di Vi- cenza , socio effettivo dell'Ac- cademia Olimpico-agraria di quella città. Bendiscioli dott. Giuseppe di Brescia, professore di fisica e storia naturale nell' I. R. Liceo di Mantova. Beolchini dott. Carlo di Pavia , chirurgo primario di S. Corona iu Pavia, già assistente alla cat- tedra di anatomia. Béranger Marco di Losanna, chi- mico-farmacista, membro della Società Vodesc delle scienze mediche, e della Società Elve- tica di storia naturale. Bérenger nob. rav. Adolfo di Monaco, ispettore forestale, ca- meralista, membro dell'Ateneo di Treviso. Beretta Carlo di Milano, dot- tore in medicina, chirurgia ed ostetricia. Bergamaschi dott. Giuseppe di Pavia , medico provinciale di Bergamo, socio onorario degli Atenei di Brescia e Bergamo. 8|. Bcrizzi (iio. Oallisla di Btiga- nin, membro cfleltivo di riiiL-U l'Alciieo, e della Società d' in- dustria di Vienna. H5. Bcrlendis Giuseppe di Bergamo, arcliitclto, socio onorario di quell'Ateneo, ecc. 86. Bernardi doti. Carlo di Verona, medico primario della pia Ope- ra di carità. 87. Bernardi Giuseppe di Padova , prefetto dell'I. R. Ginnasio, so- cio ordinario e deputato di quell'Accademia. 88. Bernardini dott. ab. Romualdo di Pistoia , membro cli'ettivo della R. Accademia di scienze, lettere ed arti. Sc). Bernati dott. Antonio di Pado- va, membro della facoltà mate- matica, e professore di archi- tettura presso r I. R. Università. 90. Bernstein Sigismondo di Praga, medico piimario dell'ospedale militare di Lodi. ()i. Bersani dott. Antonio di Milano, medico assistente onorario del- l'Ospedale maggiore. f)2. Bcrtani dott. Agostino di Mi- lano, redattore della Gazzetta medica di Milano , membro delle società mcdiclie di .Am- burgo e di Lipsia, Segretario della Sotto-Sezioiie di Chirurgia. 93. Bertani dott. Antonio di Man- tova, \. R. cliirurgo primario del corpo militare di Polizia in Venezia. 894 — 94. Bertarelli dott. Bernardo di Mi- lano , segretario della Società d'incoraggiamento delle scienze e delle ai'ti, deputato della me- desima al Congresso. 95. Bertazzi P. Gallicano di Cremo- na , direttore della farmacia dei Fate-bene-fratelli di quella città. 96. Berti dott. Licopo di Padova , decano emerito dell' L R. Uni- versità, membro della Società geologica di Francia. 9^. Bertini cav. Bernardino di To- rino, Presidente emerito della Società medico-chirurgica, con- sigliere della Facoltà medica, medico anziano dell'Ospedale maggiore. 98. Bertoli ab. Giovanni di Chiari, direttore bibliotecario dell'I. R. Collegio Ghislieri di Pavia. 99. Bertolo dott. Marco di Venezia, ingegnere aggiunto all' LIDcio provinciale di Venezia. 100. Bertolotti cav. Davide di To- rino, membro della R. Acca- demia delle scienze. loi. Bertolotti Gio. Battista di To- rino, medico in capo emerito dell'ospedale di Cottolengo, e già medico dell'ospedale di S. Giovanni di Torino. 102. Bertoncclli Giacomo di Vero- na, assessore di quell'Accade- mia agricola e deputato della medesima al Congresso. io3. Bertone di Sambuy marchesi- Emilio di Torino , colonnel- 892 — lo d'artiglieria, rappreseli tante (Iella Associazione agraria di T oi-'ino, Presiileiìlc della Sezio- ne d'yis^roìioniia e Tecnologia. io{. Desio clott. Giuseppe di Ge- nova, professore di fisica nella R. Accademia militare di To- rino. io5. Besozzi nub. Carlo di Milano, I. R. capitano del Genio. io(J. Besozzi Giacomo di Milano, medico onorario del pio Isti- tuto tipografico e degli Asili in- fantili. loj. Biagini canonico Angelo di Pi- stola, rettore e professore di matenialira e fisica nel Semi- nario vescovile, socio ordinario dell' I. R. Accademia e corri- spondente della Società agia- ria di Perugia. 108. Bianchi dott. Alessandro di Pisa, assistente alla cattedra di clinica medica nell' I. R. U- niversità. 109. Bianchi dott. Giuseppe di Mi- lano, già assistente alla catte- dra di medicina legale nell' I. R. Università di Pavia. I IO. Bianchi prof Giuseppe di Mo- dena , direttore del R. Osser- vatorio astronomico, menibio della Società italiana delle scienze. I I I. Biasotetto dott. Bartulonimeo di Trieste , direttore di (juel Giardino botanico e membro di varie Società scientifiche. 113. Bi^lino Gio. Battista di .Mba. ii3. 114. i5. 116. 117. 118. "9 professore di matematica e di fisica nelle R. Scuole. Biglione Angelo di Torino, so- stituto procuratore generale di S. M. Sarda , membro del l'Associazione agraria. Bignami Agostino di Codogno, professore emerito del Semina- rio vescovile di Lodi. Billi nob. di Sandorno dott. Felice di Pesaro, I. R. profes- sore d' ostetricia nella scuola di Santa Caterina in Milano, membro dell'Accademia Reale di medicina di Parigi. Dindi ab. Enrico di Pistoia, professore nel Seminario di detta città, socio ordinario del- l'Accademia di scienze, lettere ed arti. Bindocci avv. Antonio di Sie- na, membro elfettivo dell' Ac- cademia Tegea. Bini Giacomo di Bergamo, so- cio di varie Accademie. Bini dott. Luigi di Pisa, mem- bro elfettivo dell'Accademia di Pisa e della palermitana. Biondclli dott. Bernardino di Milano , membro delle Reali Accademie di Amsterdam e di Copenhagen. Disi cav. Michele di Milano, Consigliere ordinario dell' L R. Accademia di belle arti, socio onorario di quella di Vienna e dell'Ateneo di Brescia. Blessich Bartolommco di Ro- \igno, professore emerito di — 893 — 124, I2b^ 126. nautica a Roviguo, ed attuale di religione al Liceo di Man- tova. »3. Blunilcld uob. ing. Teodoro di Vienna , I. R. ispettore presso la direzione generale per le stra- de ferrate dello Stato , Com- missario tecnico per le strade ferrate lombardo-venete. Bognetti P. Pietro di Mila- no, direttore dell'Istituto chi- mico-farmaceutico dei Padri di S. Giovanni di Dio in Venezia. Bonacossa dutt. Giovanni Ste- fano di Casalgrasso, medico primario del R. Manicomio di Torino. Bonacossa doti. Giuseppe di Torino, chirurgo primario delle carceri delle Torri e di Bcne- Geenza di quella città. 12^. Bonaparle principe Carlo Lu- ciano di Roma, principe di Ca- nino, membro di varie Acca- demie, Presidente ilella Sezione di Zoologia, yinaloniia e Fisio- logia comparata. 138. Bonati doti. Antonio di Mila- no, medico direttore dell'ospi- zio de' pazzi di San Vincenzo in prato. 1 29. Boncompagni Baldassare di Roma, socio dell'Accademia Ti- berina. I 3o. Bonetti dott. Emilio di Como, deputato della Facoltà medico- chirurgico-farmaceutica dell' L R. Università di Pavia. I 3 I . Bonfanti dott. Giuseppe di Mi- lano, già medico primario della Casa di Salute, medico della Casa di S. F,m. il Cardinale Ar- civescovo di Milano. i32. Bongiaiii ab. (jiuscppe di Ber- gamo, socio attivo eli (|ui-ir A- lenco, prefetto dell' L R. Gin- nasio di Brera in Milano. i33. Boiiieelli ab. Vincenzo di Ber- gamo, professore di fìsica nel Seminario, socio corrispondente dell'L R. Istituto lombardo. 134. Bonora dott. Siro di Pavia, professore di patologia nell'I. R. istituto veterinario di Milano , corrispondente dell'I. R. Società medica di Vienna. i35. Bordoni cav. Antonio di Pa- via, professore di geodesia ed idrometria nell'I. R. Universi- tà, anziano dello studio mate- matico, membro effettivo del- l'I. R. Istituto lombardo, ecc. i36. Borelli dott. Ippolito di Lucca, professore di clinica e opera- zioni chirurgiche nel R. Liceo, e rappresentante del medesimo al Congresso, socio onorario e rappresentante di (jiiclla R. Accademia. I 37. Boi-gialli dott. Micheledi Ivrea, socio di varie Accademie. i38. Borromeo Arese conte cav. Vi- taliano di Milano, Grande di Spagna di I. classe. Ciambel- lano e Consigliere intimo at- tuale di S. M. I. R. A., Gran Coppiere del Regno lombardo- veneto, membro onorario del- — »9< l'I. R. Istituto lonibaiilo , Pre- sidente generale del Congresso. i3c). Borsicri Pietro
    • a, professore di fìsica nella R. Università di Torino , membro della R. Accademia delle scienze e di altre Società scienti Gelic. 145. Boulatignicr Sebastiano Giu- seppe di Parigi, membro della Società filotecnica, dell'Acca- demia di Caen, e del Consiglio di Slato a Parigi. 146. Bonrjol Saint-Hilairc doti. A- lessandro di Parigi , professore di storia naturale al Collegio .47- i4rt. '49' ib I i53. i54 i55. Borbone, membro della Società geologica di Francia. Boutigny Pietro Ippolito d'E- vreux , membro dell'Accademia Reale di medicina di Parigi e di varie altre Società scientifiche. Bovi marcii, cav. Francesco di Cagliari, gentiluomo di Came- ra di S. M. Sarda, membro e rappresentante della R. Società agraria ed economica di Ca- gliari. Bozzi dott. Domenico di Pavia, medico primario delle pie Case degli incurabili in Abbiate- grasso. Brambilla Gio. Battista di Mi- lano, membro della Commissio- ne tecnica di commercio ed in- dustria della Società d' inco- raggiamento per le arti e me- stieri. Brambilla prof Paolo di Mi- lano, membro onorario della Società italiana delle scienze residente in Modena. Branca dott. Domenico di Mi- lano, medico-chirurgo nell'o- spedale di Varese. Bravi ab. Carlo di Bergamo , professore di filosofia nell'I. R. Liceo e rappresentante di fjuel- r Ateneo. Bravi al). Giuseppe di Bergamo, rappresentante di quell'Ateneo, socio dell'Accademia di Padova. Brenna Giovanni di Milano, primo tenente ed ingegnere geo- grafo. — 895 i5tì. Bresciani De Borsa dolt. Giu- seppe di Verona , cliirurgo in rapo di quell'Ospedale mag- giore e chirurgo primario del- l' Ospizio delle partorienti. iSy. Bressaii Francesco di Vicenza, membro effettivo dell'Accade- mia Olìmpico-agraria. i58. Brey ing. Gaetano di Milano, socio di più Accademie , depu- tato al Congresso dell'I. R. Ac- cademia di Pistoia. I .'59. Briosclii Francesco di Milano, ingegnere architetto. 160. Brioscia Giovanni di Milano, ingegnere architetto. itìi. Brizi Oreste di Arezzo, capita- no consultore, decorato della reale medaglia d'oro del merito civile di Svezia. 162. BrofTerio avv. Angelo di To- rino, membro dell'Accademia Ponlaniana di Napoli. iG3. Broglia Girolamo di Milano, direttore della farmacia del- l' Ospedale maggiore. 164. Broglia dott. Pietro di Milano, f. f. di medico primario nel- l'Ospedale maggiore, già diret- tore del servizio sanitario de- gli spurghi pei colerosi in Mi- lano. i(jj. Brugnatelli dolt. Gaspare di Pavia, professore di storia na- tui-ale generale nell'I. R. Uni- versità, membro effettivo del- l'I. R. Istituto lombardo e di varie altre Accademie. i(j(>. Brunnti cav. Benedetto di To- rino, ispettore generale del R. Corpo del Genio civile Sardo, dottore coUegiato di matema- tica dell'Università, deputato della R. Accademia d'agricol- tura. 1G7. Bruuct avv. Carlo di Cuneo, segretario del Comizio agrario di quella provincia, membro della Commissione di statisti- ca, e della Commissione supe- riore degli istituti di Benefi- cenza. 168. Brunetta dott. Gio. Battista di Firenze, membro di varie Acca- demie nazionali ed estere, già membro del personale sanita- rio presso l'I. R. .Marina di guerra austriaca. 169. Bruiincrdott. Carlo di Berna, membro di varie Accademie. 170. Brupacher Giuseppe di .Milano, ingegnere geografo, capitano nell'I. R. Corpo del Genio. 171. Bruschetti ing. Giuseppe di Milano , membro della Com- missione tecnica per la mecca- nica alla Società d' incoraggia- mento per le arti e mestieri , corrispondente della R. Acca- demia delle scienze di Torino. 172. Bucella Francesco di Piacenza, professore di matematica delle scuole superiori. 173. Bufalini cav. Maurizio di Ce- sena, professore di clinica me- dica a Firenze, membro di varie Accademie scientifiche naziona- li e straniere. — 896 — 174- Bufllni dolt. Aiulrca di Bre- st ia, direlfore degli ospedali di Brescia, direttore ]>rovvi.sorio della pia casa di Santa Cate- rina in Milano, membro degli Atenei di Brescia e di Venezia. i"5. BulToni ing. Luigi di Milano, aicliiletto pelilo presso l'I. R. Gi\nita del Censimento 176. Buniva dott. Giuseppe di To- rino, areliivista bibliotecario dell'Associazione agraria e de- putato della medesima al Con- gresso. Buonamici ab. Antonio di Mu- gello, socio ordinario dell'Ac- cademia di scienze, lettere ed arti di Pistoia. Burdetdott. Natale di Genova, chirurgo primario dell' Ospe- dale maggiore di Crema. Buzzetli dott. Curzio di Mila- no, aggiunto all'I. R. Osser- vatorio astronomico dì Brera. Cabini dott. Gio. Angelo di Crema, medico primario del- l'Ospedale civico. , Caccianino ing. Salvatore di Milano. Cadolini ing. Giuseppe di Mi- lano, membro effettivo dell' I. R. Istituto lombardo e della Com- missione tecnica per la mecca- nica della Società d' incorag- giamento per le arti e mestieri. i83. Gagnoli Ottavio di Verona, membro onorario delia Società italiana e dell'Accademia dei Fisiocritici di Siena. '//■ 178. '79- 180. 181 1H2 i8.f. i85, i8(). 187, 188. .89. lyo. 191 Cairn! Carlo di Milano, inge- gnere in capo della provincia di Milano. Caimi dott. Gio. Battista di Milano, medico-chirurgo dell'I. R. Direzione gener. di Polizia. Cairo dott. Pietro di Novara, chirurgo primario di quel Mu- nicipio ed ordinario dell' ospe- dale di S. Giuliano. Cairoli dott. Carlo di Pavia, professore emerito e direttore degli studii medici in quel- r I. R. Università. Calandri Francesco di Bene (Stato Sardo), rettore e pro- fessore emerito di matematica e fisica nel Liceo di Lugano, socio corrispondente dell'Acca- demia Tiberina di Roma. Caidcrari Domenico di Piove, socio di più Accademie, vice- presidente e deputato della scientifico-letteraria di Bovo- lenta. Calderini dott. Carlo Ampelio di Milano, medico assistente dell' Osj>edale maggiore, redat- tore degli Annali universali di medicina, socio di varie Acca- demie scientifiche nazionali e straniere. Segretario della Se- zione dì Medicina. Calderini dott. Carlo Gallo di Milano , medico, ordinario del L P. di Santa Corona , mem- bro della Società d'incoraggia- mento delle scienze e delle arti. Calderini Isidoro di Milano, — 897 I liiiniro-fiÉi-macisla , membro (lolla Società delle seienzc clii- iiiii'Iie e fisiclie di Parigi. if)3. Caloviiii dolt. Antonio di Mi- lano. ig.f. Calvctti De Maisis dott. Luigi di Bergamo, medico primario dell'Ospedale maggiore e con- sulente dell'Ospizio dei pazzi , .socio dell'Ateneo e corrispon- dente della Reale Accademia di medicina di Francia. t ()5. Calvi ing. Anastasio di Milano. if)tì. Calvi nob. Girolamo di Mila- no, vice-direttore del Ginnasio comunale di santa Maria, con- servatore della Società d' in- coraggiamento delle scienze e delle arti , socio onorario del- l'I. R. Accademia di Firenze. 197. Calvi Gottardo di Milano, ag- giunto all' I. R. Gabinetto nu- mismatico , socio corrispon- dente delle I. R. Accademie delle scienze di Padova e dei Georgofili di Firenze , segre- tario della commissione tecni- ca di commercio alla Società d' incoraggiamento delle arti e mestieri. 198. Calzoni dott. Demetrio di Ra- venna, già coadiutore al laz- zaretto di Sant'Anna a Padova. 199. Camandon Carlo di Torino, socio della R. Accademia d' a- gricoltura. 200. Campari dott. Vincenzo di Pavia , già assistente alla cat- tedra di ostetricia, ripetitore di chirurgia nel collegio Ghi- slici'i. 201. Campelli prof. Casimiro di Lecco, membro ordinario del- l'Ateneo di Bergamo. 202. Camperio dolt. Giovanni di Milano , medico assistente al- l'Ospedale maggiore. 203. Campiglio Ambrogio di Mila- no, membro della Commissione tecnico-industriale di i-ommer- cio della Società d' incoraggia- mento d' arti e mestieri. 204. Camposlrini (De) nob. Gio. Antonio di Verona, Presidente dell' Accademia d'agricoltura , commercio ed arti, membro di altri Corpi scientifici. a(j5. Camuzzoni dolt. Giulio di Ve- rona, socio dell'Accademia d'a- gricoltura, commercio ed arti. 206. Canobbio dott. Gio. Battista diOvada, professore di chimica nella R. Università di Genova, socio della R. Accademia delle scienze di Torino, dell'Agraria di Cagliari, e dei Georgofili di Firenze. 207. Cantoni dott. Tobia di S. An- gelo, chirurgo primario dell'O- spedale maggiore di Milano. 208. Canlono bar. Carlo di Ver- celli, membro della R. Accade- mia d' agricoltura di Torino. 209. Cantù Cesare di Milano , ca- valiere di più ordini, membro della Società della storia di Francia , corrispondente delle Accademie Pontaniana , dei ii3 898 — Lincei , delle scienze di To- rino, dell'Istituto storico di Francia, ecc. 2 1 o. Cautìi prof. Ignazio di Milano, cavaliere dell' ordine di S. Sil- vestro, rappresentante l'Ateneo di Treviso, e socio di varie Accademie. ali. Canziani doti. Giuseppe di Mi- lano, medico addetto al dipar- timento sanitario dell' I. R. Governo di Milano, Segretario della Sezione di Medicina. 2 1 a. Capecchi prof. Vincenzo di Firenze, protomedico della Sa- nità di Livorno, socio di di- verse Accademie e deputato della Società medica della città suddetta. ■1 1 3. Capei nob. Francesco di A- rezzo, socio ordinario di quella R. Accademia di scienze, let- tere ed arti. 2i.'{. Capelli dott. Antonio di Mi- lano , professore ordinario di scienze teoriche nell'I. R. Isti- tuto veterinario. :>.i5. Capelli ab. Giovanni di Lan- gosco, aggiunto astronomo al- l' I. R. Osservatorio di Milano. ■nG. Caporali dott. Francesco di Cremona , medico primario dell' Ospedale de' Fate-bcne- fralclii. 2 17. Capouillet ab. Vittorio di 17- Mons, membro dell' Accademia Tiberina di Roma e della So- cietà di scienze, lettere ed arti del Hainaut. ai 8. Cappello dott. Giuseppe di Bergamo, già professore sup- plente di storia naturale in queir I. R. Liceo. 219. Capsoni dott. Giovanni di Pa- via , direttore degli Ospedali di Bergamo, medico primario e direttore provvisorio del pub- blico Manicomio di Milano, socio degli Atenei di Vene/.ia e di Bergamo. 220. Carati prof Siro di Pavia, de- cano della facoltà filosofico-ma- tematica dell'I. R. Università. 221. Careano ab. Carlo di Trevi- glio, amministratore dell'Ospe- dale, direttore delle Scuole in- fantili e delle elementari mag- giori in Treviglio. 222. Careano nob. Francesco di Milano , Ciambellano di ser- vigio particolare di S. A. I. fì. il Serenissimo Arciduca Vi- ceré, I. R. tenente colonnello, già I. R. capitano del Genio. 223. Careano Volpi nob. Lodovico di Vicenza, socio elTellivo del- l' Accademia Olimpieo-agraria di delta città. 224. Carli conte Carlo di Castclno- vo, dottoi'c in matematica, cor- rispondente dell' I. R. Accade- mia dei Gcorgofili di Firenze. 225. Carli conte Giovanni di Ca- stelnovo, dottore in matema- tica, corrispondente dell'I. R. Accademia dei Gcorgofili di Firenze. 226. Carlini cav. Francesco di Mi- — 8 lano, Dii'ellorc dell'I. R. Osser- vatorio astronomico, membro firetlivo dell' 1. R. Istituto lom- bardo. aay. Carlolti march. Bonaventura di Verona , I. R. Consigliere d' A|n)ello, membro di varie Accademie. 9.28. Camelli dott. Giovanni di Mi- lano, direttore medico dell' o- spcdalc di Passiraua. aaj). Carpani cav. Gio. Palamede di Milano, canonico ordinario della Metropolitana , ispettore in capo delle Scuote elementari lombarde , conservatore della Biblioteca Ambrosiana. a3o. Garresi prof. Filippo di Siena, Presidente dell'Accademia Te- gca, segretario di quella dei Fisiocritici. 23 1 . Carla Gio. Battista di Modena. 282. Carugali dott. Giovanni di Milano , vice-chirurgo dell'O- spedale maggiore e già ispettore del medesimo. 233. Casali Minelli dott. Deodato di Bergamo, socio attivo dell'A- teneo. 234. Casanova dott. Emilio di Mi- lano , medico primario ncll' o- spedale di Passirana. 235. Casanova dott. Giulio Cesare di Milano. 236. Casanova avv. Puccio Rai- mondo di Pisa, socio di varie Accademie. 23y. Casati conte comra. Gabrio di Milano, Podestà della R. città 99 — di Milano, già direttore dell'I. R. Liceo di S. Alessandro, ecc. 238. Casati dott. Guglielmo di Mi- lano, medico ordinario del L. P. di Santa Corona. aSg. Casorati dott. Fortunato di Pavia , chirurgo primario del- l'ospedale di Romano. ^^/^o. Casorati dott. Francesco di Pavia, ripetitore per gli studii medici nei collegi Ghislieri e Borromeo. 241. Cassiani Ingoni Gio. Battista di Parma, professore di fisica in quella ducale Università e socio di varie Accademie. 242. Castelli dott. Francesco di Pisa, socio di varie Accademie. 243. Castelnovo dott. Francesco di Milano. 244- Castells prof. Giuseppe di Bar- cellona , vice-presidente e de- putato dell'Accademia chirur- gica e di quella delle Scienze naturali ed arti di detta città. 245. Castiglioni dott. Camillo di Ossoua, già direttore delle I.R. Scuole elementari maggiori di Brescia. 246. Castiglioni dott. Cesaredi Mi- lano, medico assistente dell'O- spedale maggiore. 247. Castiglioni dott. Federico di Milano, medico primario an- ziano degli Asili infantili. 248. Castinelli ing. Rodolfo di Pi.sa, ispettore d' acque e strade in Toscana, socio dell'I. R. Acca- demia dei Georgofili. 900 — 2)9 aSa. 253 a54 j56. Gasile flou. Michele tliìS'uova- York, membro di quel Collegio di medicina chirurgica. Castoldi doti. Francesco di Mi- lano, chirurgo primario dello stabilimento dei pazzi dulia Senavrelta. Catena ab. Bartolommco di Milano, membro dell'I. R. Isti- tuto loDibardo, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, ecc. Cattaneo doti. Antonio di Mi- lano , corrispondente delle I. R. Accademie dei Georgofili di Firenze, d'Agricoltura di Vienna ecc. , Cattaneo dott.Francesco di Pa- via, professore di matematica nell'I. R. Liceo di Como, socio coirispondcntc dell'I. R. Isti- tuto lombardo. Segretario della Sezione di Fisica e Matematica. . Cattaneo dott. Giuseppe, ri- petitore nell'I. R. Istituto vete- rinario di ^lilano, già profes- sore supplente d'epizoozia nel- l'I. R. Università di Pavia. . Cattaneo Luigi di Milano, cor- rispondente della Società reale e centrale d' agricoltura di Francia e della R. Accademia d'agricoltura di Torino. , Catturani dott. Gio. Battista di Trento, membro dell'I. R. Società agraria del Tirolo e Vorarlberg. . Catullo Tommaso Antonio di Padova, professore di storia na- turale nell'I. R. Università, uno dei XL della Società italiana delle Scienze. 258. Cavaleri dott. Luigi di Milano, medico ordinario del L. P. di Santa Corona. aSg. Cavalieri Giovanni Maria di Crema, professore di fisica nel Liceo de' PP. Barnabiti in Monza. 260. Cavattoni ab. Cesare di Ve- rona, bibliotecario municipale, membro dell' I. R. Accademia di Pistoia e della Colombaria di Firenze. atìi. Cavazzoiii Pederzini capitano Fortunato di Modena, istitu- tore d'estetica nell' Accademia militare estense, socio della R. Accademia di scienze , lettere ed arti. ■.162. Cecchini dott. Gio. Battista di Venezia, professore supplente di matematica nell'I. R. Uni- versità di Padova, socio corri- spondente di «jueiri. R. Acca- demia di scienze, lettere ed arti. 263. Ccnedella Iacopo Attilio di Lonato, chimico farmacista, socio corrispondente dell'I. R. Istituto lombardo. 264. Ceradini ing. Antonio di Le- gnago , membro del Collegio dei periti all'I R. Giinita dil Censimento. 265. Ceramelli dott. Iacopo di Colle (Toscana), cancelliere comuni- tativo di Are/./.o, membro del- l' I. R. Accademia dei Georgo- tili di F'irenze. ìGG. 'idy aG8, aGg, ■..yi -7l — 90! Ccresa cav. Carlo di Milano, membro della facoltà di me- dicina di Vienna, corrispou- duute di molte Accademie scicn- tindie. Geresa Giuseppe di Milano, corrispondente dell'I. R. Acca- demia dei Gcorgofili di Fi- renze. Ceresole doli. Gaetano di To- rino, medico in capo nelle R. Armale Sarde, membro del- l'Accademia delle scienze ed arti di Francia. Ceriani doli. Giunio di Mila- no, medico dell'Ospedale mag- giore, già direttore dell'ospe- dale di Monza. Cerini ing. Giuseppe di Mila- no , socio onorario dell'Acca- demia di Verona. Cerioli dolt. Gaspare di Cre- mona, socio attivo dell'Acca- demia medieo-cbirurgica di Bo- logna, corrispondente della So- cietà di medicina e scienze na- turali di Bruxelles. , Cerri doli. Cesare di Milano , membro corrispondente delle Accademie Valdarnese e Tibe- rina Toscana, deputato al Con- gresso dell'Accademia degl'ln- camminali di Modigliana. Cervello Giuseppe di Verona , già medico del civico ospedale, membro di varie Accademie nazionali ed estere. Cesa Bianchi Domenico di Mi- lano, ingegnere aggiunto presso 2^5, 276. 277. 278 279 280 281 282 i83 284 285 la Congregazione municipale di Milano. , Cesali bar. Vincenzo di Milano, corrispondeulc della R. Accade- mia delle scienze di Torino, di ([nella dei Naluialisli di Hal- le, della Giocnia di Catania, ecc. , Scf^retario della Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale. Cevasclii dolt. Odoardo di Par- ma, farmacista e cliimico ope- ratore in quella Università. Charpentier Giovanni di Ve- vcy, direttore delle miniere e professore di mineralogia nel- l'Accademia di Losanna. , Cliarters Samuele di Edimbur- go , maggiore d' artiglieria . membro della Società geolo- gica di Londra. . Cbemindoll. Franccscodi Ba»- sano, direttore distrettuale di vaccinazione, medico onorario della Casa di ricovero, ecc. . Cliiesa dolt. Carlo di Milano. . Chiesa Gio. Ballista di Cre- mona, membro dcUWccadcmia d'industria agricola di Parigi. . Chiù doli. Felice di Torino, professore di matematica di ijuella R. Accademia militare. . Chiù doti. Giovanni di Tori- no, medico dell'ospedale della Provvidenza in della città. Chiodo dolt. Gio. Ballista di Genova, Maggior Generale del Genio marittimo. . Christie doti. Alessandro di Scozia, medico al servizio mi- — 90-2 litarc della Compagnia delle In- dic orientali, membro della So- cietà di medicina di Edimbur- go e di Calcutta. •«S(>. Cibrario cav. Luigi di Torino, membro dell' Accademia delle 296 scienze di Torino. 287. Ciceri doti. Gaetano di Milano, chirurgo provinciale presso l'I. R. Delegazione di Milano. :'..SS. Cignani conte Carlo di Forl'i, 2t)y membro dell' Accademia degli Eutelcti di S. Miniato. 289. Cima dott. Francesco di Ber- 298. gamo, corrispondente della So- cietà vaccinica d'Ungheria, I. 299. R. medico fiscale. 290. Cimorelli Michele di Napoli , socio residente dell'Accademia ^oo, Pontaniana. (91. Cinisclli dott. Luigi di Pavia, chirurgo primario dell' Ospe- dale di Cremona. ••xì'i. Ciriani dott. Gio. Battista di Udine, medico primario nel ci- 3oi vico Ospedale di quella città. 293. Cittadella Vigodarzere conte dott. Andrea di Padova, Ciam- bellano e Consigliere intimo 3o2 attuale di S. M. L R. A.', vice- presidente dell' I. R. Istituto veneto, segretario dell'Accade- 3o3 mia di Padova , Presidente ge- nerale del IV. Congresso degli Scienziati italiani. 294. Claretta avv. Luigi di Torino, 3o4. socio efTettivo della R. Società d'agricoltura in detta città. 3o5, MjS. Clementi dott. Giuseppe di Ve- rona , socio onorario di riuel- r Accademia d'agricoltura arti e commercio, assistente alla cattedra di botanica nell'I. R. Università di Padova. , Clerici Gaetano di IMilano , professore di disegno ed archi- tettura nell'I. R. Liceo di Bre- scia, socio d'onore di f|ueir.'\- teneo. . Clerici dott. Giovanni di Mi- lano, medico ordinario del L. P. di Santa Corona. . Clerici Lodovico di Milano , ingegnere municipale aggiunto. Clerico dott. Alessandro di San- tià (Piemonte), chirurgo prima- rio di (jueir Ospedale. Cloch dott. Leonardo di Tren- to, già direttore dell'Ospedale civico militare e degli Orfano- trofii, socio corrispondente del- l' Accademia delle scienze di Bologna, ecc. Cobianchi ing. Baldassare di Milano, ispettore e perito pres- so r I. R. Giunta del Censi- mento. Cocchi dott. Brizio di Trevi- glio, chirurgo primario di quel- r ospedale. Codazza dott. Giovanni di Mi- lano, professore di geometria descrittiva nell'I. R. Università di Pavia. Colli Rocco di Cilavcgna, in- gegnere idraulico in Novara. Colombo ab. Giuseppe di INIi- lano, professore emerito di fi- _ 903 — sica e malumalica nella città d' Ivrea. ii)6. Colonnctti (lolt. Mauro di Mi- lano, prefetto dell'I. R. Ginna- sio ili S. Alessandro, membro efleltivo dell' Ateneo di Brescia, direttore emerito dell'I. R. Li- ceo di Porta Nuova. 307. Comaschi dott. Luigi di Pavia , professore nell' I. R. Liceo di Bergamo e socio di quell'Ateneo. 308. Comolli dott. Giuseppe di Co- mo , professore di economia rurale nell' I. R. Università di Pavia. ^09. Configliachi ab. Luigi di Mila- no, professore d' agraria e di storia naturale nell'I. R. Uni- versità di Padova , socio di molte Accademie. 3 IO. Consoni canonico Taddeo di Orzinovi, corrispondente dell'I. R. Accademia de' Georgofili di Firenze, della R. di Lucca e di Chambcry. Sii. Contratti dott. Luigi di Bre- scia, assistente alla cattedra di fisica esperimenfale nell' I. R. Università di Pavia. 3 1 2. Contrucci prof. Pietro di Pi- stoia , segretario delle corri- spondenze dell'I. R. Accademia di scienze lettere ed arti. 3i3. Coppa Gioacchino di Novara, socio corrispondente della R. Accademia d'agricoltura di To- rino. 3 14. Corderò dei conti di San Quintino cav. Giulio di To- rino, membro della R. Acca- demia delle scienze. 3i5. Gorghi dott. Carlo di Coreg- gio , membro dell'I. R. Ac- cademia di Pistoia, e di varie altre. 3 16. Corneggia Medici P. Luigi di Milano, professore di matema- tica e di meccanica nel collegio de'PP. Barnabiti in Monza. 3;^. Cornoliani dott. Giuseppe di Pavia, professore di clinica nel- r I. R. Università di Padova. 3 18. Correnti Cesare di Milano, vi- ce-segretario della Commissio- ne li([uidatrice, e relatore al Congresso della Commissione sul lavoro dei fanciulli nelle manifatture. 3 1 9. Corsini dott. Bnldassare di No- cera , professore di alta chirur- gia , membro dell'Accademia della Valle Tiberina Toscana. 320. Cortesi ab. Ferdinando di Ber- gamo, vicario foraneo, ispet- tore delle Scuole e socio attivo di quell'Ateneo. 32 1. Corticelli dutt. Alessandro di Siena, professore di fisiologia e patologia nell'I. R. Università. 322. Corvi dott. Pietro di Milano, già direttore di due ospedali pei colerosi. 323. Corvini dott. Lorenzo di Mi- lano, medico addetto all'I. R. Delegazione provinciale. 324. Cossa nob. dott. Giuseppe di Milano, I. R. vice-bibliotecario, socio corrispondente dell' I. R. 90 Istituto, professore di paleogra- fia e diplomatica. .iaS. Costa Adiillc, di Napoli, nicm- bio della Società entomologica (li Francia, Segretario della Se- zione di Zoologia, Ànatonna e Fisiologia comparala. ■i'ìG. Costa dolt. Ettore di Genova, prefetto della Società Ippocra- tica. 32J. Costantini Gaetano di Vicen- za, socio effettivo dell'Accade- mia Olimpieo-agraria. !ile della Ca- nonica. 907 — 3(j2. De Vecchi Felice di Milano, membro corrispondente della Società orientale di Parigi. 39J. Devercux Onofrio di Londra, membro della R. Società asia- tica di Calcutta. 394. Devincenzi Giuseppe di Tera- mo, membro dell'Accademia dei Fisiocritlci di Siena, della Tiberina di Roma e di varie altre. 395. De Visiani Roberto di Sebe- nico, professore di botanica nel- ri. R. Università di Padova, e membro dell'I. R. Istituto ve- neto. Segretario generale della IV. Riunione degli Scienziati italiani. 396. Deycks Ferdinando di Dussel- dorf, professore di geografia all'Accademia R. di Miinsler. 397. D' Hombres Firmas Lodovico di Alais, corrispondente dell'I- stituto di Francia, delle Ac- cademie reali di Torino, di Napoli, ecc. 398. Dilthey doti. Carlo di Assia, consigliere degli studii supe- riori del Granducato. 399. Disconzi ab. Francesco di Vi- cenza, membro di quell'Acca- demia Olimpico-agraria. 400. Doglia doti. Carlo di Voghera, medico-chirurgo primario di quell'ospedale. 4oi. Donegani cav. dott. Carlo di Brescia , ingegnere aggiuuto alla direzione generale delle pubbliche Costruzioni , socio 908 d'onore dell' Alciico ili Brescia. 4oa. Donegaiii cav. doli. Giovanni di Brescia, ingegnere di Delc- gar.ionc in Milano. 4o3. Dosscna ing. Felice di Milano, collaboratore del giornale agra- rio lonibardo-vcnclo e membro della commissione tecnica d'a- gricoltura presso la Società d' incoraggiamento delle arti e mestieri. 4o4- Dozio ab. Gio. Maria di Mi- lano, professore di fisica e dot- tore della Biblioteca Ambro- siana. 4o.'>. Droop dott. Lodovico di Am- burgo, membro di quella So- cietà medica. 4o6. Dubini dott. Angelo di Mi- lano, già assistente alla catte- dra di cllnica medica superiore neir I. R. Università di Pavia. 4o^. Duran Gio. Alessandro di Bor- deaux. 4o3. Ercoliani Lorenzo di Carpe- nedolo, socio onorario dell' A- teiico di Brescia. 4oy. Eilacli (De) Carlo di Berna, geologo. 4 IO. Escher della Lintli Arnoldo di Zurigo, professore di geologia, membro delle Accademie di Zurigo e di Napoli , e d'altre Società scientifiche. 4 II. Fabeni dott. Vincenzo di Pa- dova, professore ordinario di fisiologia nell'I. R. Università, socio di varie Accademie. 4 12. Fagnani Epifanio di Mortara, architetto idraulico della R. A- zienda di finanza di Torino, membro corrispondente della R. Accademia delle scienze. 4i3. Fantonelti dutt. Gio. Battista di Pavia, membro ell'ellivo del- l' i. R. Istituto lombardo. 4i4- Fantoni dott. Gaetano di Pisa, canonico della primaziale, pro- fessore in quell'I. R. Università. /jiT). Farina cav. Maurizio di To- rino, membro dell'Associazione agraria ecc. 4i6. Fario dott. Paolo di Venezia, socio corrispondente dell'Isti- tuto veneto, già segretario della Sotto-Sezione di Chirurgia nel Congresso di Padova. 417. Fattori dott. Gio. Battista di Soncino, chirurgo primario di queir ospedale. 4 18. Fava dott Angelo di Verona, già assistente di chimica nel- l'I. R. Università di Padova, so- cio corrispondente di quell'Ac- cademia, e della Tiberina di Roma. 419. Fedeli dott. Francesco di Ne- grara, medico del Magistrato, del civico Ospedale e delle Car- ceri di Riva. 420. Federici Cristoforo Federico di Esiue, medico primario di- strettuale e direttore dell'ospe- dale in Malegno. 421. Ferrari Girolamo di Vigeva- no, socio corrispondente della Reale Accademia delle scienze di Torino, dell'Ateneo di Brc- 433. — 909 — scia, e dell' Accadcniin d'ngri- collui'i) di Torino. 4^2. Ferrali Giuseppe di Vigevano, membro della R. Accademia di agricoltura di Torino. 423. Ferrari dott. Mauro di Mila- no , medico soprannumerario dell'Ospedale maggiore. 424. Ferrario dott. Ercole di Mi- lano, assistente alla cattedra di anatomia nell'I. R. Università di Pavia. 425. Ferrario dott. Francesco di Mi- lano, già assistente alla catte- dra di clinica ostetrica dell'I. R. Università di Pavia, chirurgo primario dell'Orfanotrofio ma- schile. 426. Ferrario dott. Giulio di Mi- lano, membro efTettivo dell'I. R. Istituto lombardo. 427. Ferrario dott. Giuseppe di Mi- lano, Presidente del pio Istituto de' medici e chirurghi della Lombardia, membro dell'Ac- cademia Pontaniana di Napoli, dei Lincei di Roma e medico- chirurgica di Atene. 428. Ferrario prof. P. Ottavio di Milano, membro effettivo del- l'I. R. Istituto lombardo, capo chimico-farmacista dell' Ospe- dale de' Fate-bene-fratelli in Milano. 429. Ferraris prof. Carlo di Tonco, direttore del Museo di Storia naturale di Buenos Avres. 430. Ferrazzi ab. Giuseppe Iacopo di Bassano , socio corrispon- 434. 435, 436. 437. 43«. dente degli Atenei di Venezia e di Treviso e dell' Accademia dei Concludi di Rovigo. Ferrerò della Marmora conte Alberto di Torino, Maggiore Generale, membro di (juella R. Accademia delle scienze. Festari dott. Girolamo di Vi- cenza, socio corrispondente del- l'I. R. Accademia di Padova. Festler doti. Francesco Saverio di Padova, medico primario del- l'Ospedale, decano della facoltà medica patavina, socio attivo di queir I. R. Accademia, e della medico-chirurgica di Bo- logna. Fiaschi ab. Luigi di Poppi (To- scana), bibliotecario in Poppi, e deputato dell'Accademia Ca- sentinese del Buonarroti. Fiuazzi prof ab. Giovanni di Bergamo, socio attivo di quel- r Ateneo. Fineo Antonio di Cologna, so- cio corrispondente dell'Ateneo di Treviso e delle Accademie dei Concordi di Bovolenla, e d' Agricoltura di Reggio e di Verona. Finella dott. .Michele Antonio di Saluzzo, protomedico, mem- bro corris|)Oiideiit(; della R. Ac- cademia e della Società me- dico-chirurgica di Torino ecc. Fissore dott. Giuseppe di Bra (Piemonte), medico assistente alla clinica nell' Ospedale di S. Giovanni in Torino. 910 ^if)- Klcctliia (lott. Giuseppe di Ver- celli, chirurgo ordinario del- l'Os|>ed€ile civico. 44o- Fogazzaro Giuseppe di Vicen- za, direttore degli Asili infan- tili di Vicenza, socio eflettivo dell'Accademia Olimpico-agra- ria. 44'- Fogazzaro Mariano di Vicen- za, socio effettivo dell'Accade- mia Olinipico-agraria di delta città. 44a- Foico ing. Barlolommco di Mi- lano, perito presso l'I. R. Am- ministrazione del Censo. 443. Folecri dolt. Luigi di Volongo, medico primario dell'ospedale di Bozzolo. 444- Foldi dott. Carlo di Milano, deputato al Congresso della Fa- coltà medica dell' I. R. Uni- versità di Pavia. 445. Fontana dott. Alessandro di Milano, chirurgo ordinario del L. P. di Santa Corona. 446- Fontana cav. ab. Antonio di Sagno (Cantone Ticino), di- rettore generale dei Ginuasii , socio d'onore dell'Ateneo di Brescia. 447- Fontana dott. Michele di To- rino, medico primario di be- neficenza di detta città. 448. Foralti prof. Bartolommeo di Venezia , socio di varie Acca- demie scientifiche. 449- Fornara dott. Giuseppe di Mi- lano, medico primario del L. P. di Santa Corona. 450. Furnasini dolt. Luigi di Brc- ■scia, chirurgo delle carceri e socio onorario di quell'Ateneo. 45 I. Fornasini Ottavio di Brescia , vice-segretario di cjuell' Ate- neo. 45a. Forni Girolamo di Milano , chimico-farmacista , membro dell' Accademia di Bovolenta. 453. Foscarini dott. Iacopo di Pa- dova , medico ispettore delle Terme Euganee, corrisponden- te dell' I. R. Accademia. 454. Fossati dott. Antonio di Pavia, professore di veterinaria nel- 1' I. R. LTnivcrsilà. 455. Franchini ing. Prospero di Como, direttore generale delle pubbliche Costruzioni in Mi- lano. 456. Francis Guglielmo di Londra, dottore in fisica e matematica dell' Università di Giessen. 457. Franco nob. Camillo di Vi- cenza, Presidente dell'Accade- mia Olimpieo-agraria. 458. Fremy Luigi di Parigi, audi- tore al Consiglio di Stato, mem- bro della Commissione ammi- nistrativa delle strade ferrate. 45g. Freschi dott. Francesco di Pia- cenza, corrispondente dell'Isti- tuto delle scienze di Bologna, e di varie altre accademie. 460. Freschi conte Gherardo di San Vito al Tagliamento , membro effettivo dell'I. R. Istituto ve- neto , socio di varie Accademie italiane ed estere, F'ice-Pivsi- — 9 I I — 463, 464. dente ridia Sezione di j4grono- mia fi Tecnologia. 461. Fi-isiani nob. Paolo di Milano, secondo astronomo dell' I. R. Osservatorio, membro i-dettivo dell'I. R. Istituto lombardo. 462. Frola Pietro di Torino, chi- rurgo primario dell'ospedale di S. Luigi, membro del Collegio e della Società medico-chirur- gica. Fuclis professore Francesco di Slainz, corrispondente dell'I. R. Società d'agricoltura a Gràtz. Fueter Carlo di Berna, diret- tore del Giardino botanico di quella città, membro della So- cietà elvetica delle scienze na- turali. 465. Fumeo prof. Paolo di Milano, socio attivo dell'Ateneo di Ber- gamo. 466. Fusinieri dott. Ambrogio di Vicenza, membro efl'ettivo del- l'I. R. Istituto veneto, uno dei XL della Società italiana, ecc. 467. Gabba Alberto di Domo , pro- fessore di matematica nell'I. R. Università di Pavia, socio onorario degli Atenei di Bre- scia e Bergamo. 468. Galimberti Carlo di Vercelli, ingegnere in capo della pro- vincia di Biella. 469. Gallarati dott. Francesco di Novara, medico primario del L. P. di Santa Corona in Mi- lano. 470. Galli dott. Leonardo di Lucca. 47' 475 473 474. 475 476 477 478 professore sostituto nel R. Li- ceo, membro e deputato della R. Accademia dei Filomati. , Gallia prof Giuseppe di Bre- scia, socio attivo di quell'A- teneo. Gallini cav. Giovanni di Vo- ghera , direttore di quel Comi- zio agrario, membro corrispon- dente della Società economica di Chiavari. , Galvagna bar. P'erdinando di Venezia, Consigliere intimo di S. M. I. R. A., Presidente del- l'I. R. Magistrato camerale di Venezia e di quell' Accademia di belle arti, membro onorario dell' I. R. Istituto veneto. , Galvagno avv. Gio. Filippo di Torino, professore di diritto commerciale presso la R. Ca- mera d' agricoltura e di com- mercio. . Galvani dott. Andrea di Por- denone, socio corrispondente dell'I. R. Istituto veneto, del- l'Accademia agraria di Gori- zia, ecc. . Galvani conte Giovanni di Modena, bibliotecario di S. A. I. R. il Duca di Modena, socio di molte Accademie. . Gambarini dott. .Alessandro di Milano, medico assistente dell' Ospedale maggiore. Cambini dott. Bartolommeo di Pavia, già assistente alla cattedra di oculista presso 1' I. R. Università, medico di Santa Corona o del pio Luogo Ptr- tusnti. 479. Gaiiilolfi (loit. Giovanni di Mo- dena , membro dell'iVtca Jeniia mcdico-fliirin-gica di Bologna, dei Gcoryollli di Firenze e di altre, Segretario ilelta Sotto-Se- zione- di Chirurgia. 480. Ganna dolt. Giuseppe di Tori- no, chirurgo ordinario dell'O- pera pubblica di bene(ìccir/,a. 481. Garavaglia dott. Bartolonimco di Milano , medico primario dell' I. R. Casa di Correzio- ne, ecc. 482. Garovaglio Santo di Como , professore delle scienze prepa- ratorie pei chirurghi nell' I. R. Università di Pavia. 483. Gasparini dott. Antonio, di Milano , medico primario del L. P. Trivulzio e dell'I. R. Conservatorio di musica. 484- Gastaldi avv. Bartolommeo di Torino , membro della Società geologica di Francia. 485. Gazzaniga Cesare Leopoldo di Pavia , professore di fisica nel Liceo di Desenzano e tnembro dell' Accademia d' agricoltura , commercio ed arti di Verona. 486. Gene cav. Giuseppe di Milano, professore di zoologia e diret- tore del Museo di Storia na- tui-ale della R. Università di Torino, membro e segretario aggiunto di quella R. Accade- mia delle scienze e deputalo della stessa al Congresso. 0I:> — 487. 488. 489. 490, 49' 49= 493. 494- 495 496, 497 49« Gennari Girolamo Antonio di Venezia, ingegnere presso l'I. R. Giunta del Censimento. Gennari dott. Leonardo di Tren- to , professore di procedura ci- vile e Rettore magnifico dell'I. R. Università di Pavia. Gera doti. Francesco di Cone- gliano, socio di varieAccademie. Gerii Luigi di Milano, inge- gnere in capo presso l'Ammi- nistrazione generale dell'Ospe- dale maggiore e Luoghi Pii uniti. Germanetti doli. Germano An- tonio di Ivi-ea, medico del Ca- stello di Sialo e delle Carceri. Geromini dolt.Felice Giuseppe di Cremona, medico primario dell' Ospedale provinciale, so- cio corrispondente dell'I. R. Isti- tuto lombardo. Gherardini dott. Giovanni di Milano , membro effettivo del- l'I. R. Istituto lombardo. Ghibellini prof. Francesco di Brescia, socio di quell'Ateneo. Ghinelli Cristoforo di Parma, assistente alla cattedra di fisica in quella Università. Ghisi P. Lorenzo Agostino di Monza, professore di fisica nel Collegio de'PP. Barnabiti. Giacoma ab. Pietro Marco di Torino , membro della Società frenologica di Parigi. , Giacominidott. Giacomaudrea di Brescia , professore di me- dicina nell'I. R. Università di — 913 Padova, iiienibio cdellivo del- l'I. R. Istituto vendo, Pi-csi- duntcdi-lla Scxionc medica alla IV Riunione degli Scienziati italiani. .)i)<). Gianella ing. Carlo di Milano, già direttore generale delle piil)- bliclic Costruzioni. 500. (iianclli doti. Giuseppe di Pa- dova, I. R. Consigliere di go- vdiio e protomedico della Lom- bardia, già ])rofcssore dì poli- zia medica nell'I. R. Università di Pa3. Gilardoni Luigi di Milano, in- gegnere architetto pressoi'!. R. Direzione generale delle pubbli- che Costruzioni. 5o.{. Giolo Vincenzo di Rovigo, so- cio di parecchie Accademie. 505. Giovanelli conte Andrea di Venezia, socio onorario dell'A- teneo di (piclla citlà. 506. Giovanetti cav. avv. Giacomo di Novara . socio corrispon- dente dell'I. R. Accademia dei Georgofili di Firenze e dell'A- teneo di Brescia. fii.)~. Gippa ab. Gaudenzio di Va- rai lo, professore di fisica e vice- presidente della Società d'In- coraggiamento di Valscsia. 5o8. Girelli dolt. Gio. Fraiiccsco di Brescia, medico primario degli Ospedali, socio attivo e cen- sore dell' Ateneo , corrispon- dente della R. Accademia delle scienze di Torino. 5oQ. Giuliani ab. Gio. Battista di Asti , professore di fisica nel Collegio dementino, membro dell' Accademia de' Lincei e della Tiberina di Roma. 5 IO. Giussani dott. Gaetano di Mi- lano , direttore emerito dell'o- spedale di Soncino. 5ii. Giustiniani dott. Giacomo di Padova, socio onorario dell'Ac- cademia d'agricoltura, com- mercio ed arti di Verona. 5 12. Giustiniani march. Stefano di Genova, Presidente di quel Ma- gistrato di sanità e membro della Commissione di statistica. 5 I 3. Glais-Bizoin Alessandro di Pa- rigi, membro della Camera dei Deputati di Francia. 'i 1 ■(. Glcizes Augusto di Tolosa, co- lonnello del Genio , membro dell'Accademia delle scienze di quella città e della Società geo- logica di Fi'ancìa. 5i5. Gnecchi dott. Bernardino, di Milano, chirurgo oi-dinario an- ziano nell'Ospedale maggiore. 5i6. Gogucl cav. prof Odoardo di Strasburgo , membro dell' Isti- 911 lulo storico ili Francia e dello Provincie, ecc. 517. Gola doti. Domenico di Olcg- gio, incdicd primario dell'ospe- dale dei Fatc-bene-lValelli e del Seminario arcivescovile di Mi- lano. 5 I 8. Golgi dott. Vincenzo di Pavia , I. R. chirurgo provinciale di Cattaro. .Sit). Gori Pietro di Milano, I. R. Consigliere aulico, procuratore generale della Camera. ,520. Gorini dott. Paolo di Pavia , professore di fisica nel Liceo di Lodi. 5'.ii. Graberg da Hcnisò conte ca- valiere Iacopo di Goltland, con- sole emeiMto di S. M. Svedese, ciambellano e bibliotecario di S. A. l. R. il Gran Duca di Toscana. 522. Grancini dott. Francesco di Milano, assistente alla scuola d'ostetricia in Santa Cateri- na, ecc. Sai. Grandi dott. Gio. Battista di Lugo , socio delle Accademie niedico-cliirurgiclie di Ferrara e Bologna. 5^4. Grandoni dott. Stefano di Bre- scia, membro effettivo dell'Ate- neo , direttore della farmacia degli Ospedali di (juella città. 5a5. Grassi Antonio di Milano , membro della Commissione tec- nica per la meccanica presso la Società d' incoraggiamento delle arti e mestieri. 326. 52H. 52(). 53o. 532 533. 534. 535, 536 Grassini Mariana di Pisa, pro- fessore ni'll 1. R. Università. Grasz dott. Marco di Praga, 1. R. medico [>rimario nel reg- gimento Ussari Re di Sardegna. Greggiati doli. Gio. Battista di Mantova, direttore dell' I. R. Liceo e bibliotecario. Grigolati Bernardo di Verona, socio cllcttivo dell' Accademia d'agricoltura, commercio ed arti, e deputato della medesima al Congresso. Grigolato Gaetano di Rovigo, socio di varie Accademie, vice- presidente di (picUa dei Con- cordi di Rovigo. Griium di Siiden bai'. Vincen- zo di Vienna, I. R. Consigliere aulico, cavaliere di più ordini, membi'o dell' L R. Società agra- ria di Moravia e Slesia, del- l'Ateneo di Venezia, ecc. Griseri Vincenzo di Torino , membro onorario di quella R. Accademia d'agricoltura e della Società medico-chirurgica. Grossi dott. Angelo di Codo- gno, già assistente alla cattedra di chimica presso l' l. R. Uni- versità di Pavia. Grossi dott. Tommaso di Mi- lano , socio d' onore dell'Ateneo di Brescia e dell' L R. Accade- mia di scienze, lettere ed arti di Arezzo. . Guarini Luigi di Milano, dot- tore in medicina e chirurgia. , Guenzati .\lfonso di Milano. — 91 ingcgiitrc (li Delegazioni' ad- dotto all'ufficio provinciale delle pubbliche Costruzioni. aiy. (juicriardi dott. Francesco di Sondrio, direlloi'c dello slabili- nicnto dei bagni del Masino, e n\cdieo dell' I. R. roUegio di Sondrio. 538. Guiliard dott. Achille di Mar- cignv, direttore dell'illumina- zione a gas di Milano, membro della Società d' agricoltura di Lione. 53c). Guillory Pietro Go.stan/.o di Augers, Presidcutcdella Società industriale del dipartimento di Maine e Loirc , membro corri- spondente dell' Accademia dei Gcorgoliii di Firenze. 540. Hajech Camillo di Pavia, pro- fessore di fisica e matematica nel Seminario. 541. Uccliell Federico di Cracovia, prolessoie di medicina legale e polizia medica in quella Uni- versità. 542. Heil dott. Luigi di Olmiilz. capo-medico dell' L R. reggi- mento barone Baumgarten e dell' ospedale militare di Ve- rona. 543. Herzfeld dott. Ignazio di Vien- na , capo medico dell' L R. reg- gimento dei Di-agoni Re di Ba- viera. 544- Holger cav. dott. Filippo di Vienna, professore di chimica all'Università, ecc. 545. Holland dott. Carlo di Londra. 546 .'■,47 54H. ■>4<»' 55o. ;5i .'SS 3. 554. .S.vV membro ilella Società Reale di Londra. Huyn conte Giovanni di Vien- na, capitano dello Stato mag- giore generale. Inglis cav. Roberto Enrico di Londra , membro della Società Reale di ijuella città. Iremonger Riccardo di Londra, membro della Società elettrica di Londra. Jacini Gio. Battista di Casal- i>uttano . membro dell' Acca- demia d' industria agricola e manifatturiera di Parigi. Jan Giorgio di Vienna , pio- fessorc di botanica nella du- cale Università di Parma, di- rettore del civico Museo di Mi- lano. Jap[)elli ing. Giuseppe di Ve- nezia , membro eflettivo del- l'L R. Istituto veneto. Jori prof. Bernardo di Reggio, corrispondente delle R. Acca- demie delle scienze di Lucca e di Torino . e della medico-chi- rurgica di Ferrara. Jotti dott. Angelo di Novclla- ra , medico-chirurgo primario di quell'Ospedale. Jullien Marc' Antonio di Pari- gi, membro di molte Accade- mie e deputato al Congresso della Società francese di sta- tistica universale i- della filo- tecnica di Parigi. Karwinskv di Karwiu bar. ca- valiere Carlo di Vienna . I. R. isiH-ltoiT generalo dei boselii (Ielle piovineie venete . socio (li varie Aeeaileniie. 55tì. K.eri;oi'laY conte Eivco di Pa- rigi, nu'iiiiìro del Consiglio go neralc degli Ospedali e vice- presidente della Società d' a- gricollura del dipartimento della Manica. ,'157. Khautz (De) Maggiore Carlo di Iglan , direttore dell'I. K. Ge- nio di Milano. 558. Klein cav. dott. (liacoino di Znayni , rape-medico dell' I. R. Corpo delle gnardie di Po- lizìa. 55q. Kolz bar. Eincsta di Praga. 56o. Kotz bar. Lnigia di Praga. iì6i. Kramer (De) nob. Antonio di Milano, professore di cbìniica tecnica, mcndjro elletlivo del- l' I. R. Istituto lombardo. 562. Krentzlin nob. ing. Galeazzo, di Milano, ispettore dei canali navigabili della Lombardia. 563. KrivtzolT.\ndrea di Pietrobur- go, colonnello del Genio. 5<)/|. Kruch dott. Giacomo di Pa- via, cliirurgo piimario dell'O- spedale, medico-cliirurgo mu- nicipale. 565. Labus cav. dott. Giovanni di Brescia , I. R. epigrafista auli- co, membro effettivo e segreta- rio dell' I. R. Istituto lombardo, corrispondente dell'Istituto di Francia e di varie altre Acca- demie. 566. Labus dott. Pietro di .Milano. iH<) — già assistente alla clinica me- dica pei cliirurglii pressoi'!. R. Università di Pavia. 5(ij. liambcrti doti. Carlo di Mi- lano, medico ordinario del L. P. di Santa Corona. 56.S. Lanibru.seliini ab. Rall'aelo di Firenze, socio ordinario del- l'Accademia dei Gcorgofili e deputato della medesima al Congresso. 569. Lampalo Francesco di Milano, membro dell' I. R. Accademia di scienze ed arti di Rovereto, corrispondente dell'I. R. Acca- demia d'Arezzo , e della Società di statistica di Marsiglia. 5to. Lancellotli dott. Gregorio di Modena, medico primario del- l'ospedale di Carpi. 5^1. Laufossi prof. Paolo di Pavia, socio d' onore dell' Ateneo di Brescia. 5^2. Lanfrancliicav. Luigi di Pavia, professore emerito di scienze politiclie, bibliotecario e diret- tore provvisorio tlegli sludii politico-legali presso 1' I. R. Università. .')j3. Lanlranelii arciprete Pietro di Pavia, direttore degli studii fi- lo.sofiei nell'I. R. Università. 5^4- Lavagna dott. Gio. Maria di Livorno , pi'ofessore di calcolo dilTercuziale e integrale nell'I. R. Università di Pisa, Segfe- tario della Sezione di Fisica e Matenialica. 5y5. liavelli Leopoldo di Milano, — 917 — 57G. 577- 578. 579- 580. 582. 58:ì. 584. 585. 586. profcssoic (li ilisegiio geome- trico e ili iiiarcliinc presso l'I. R. Università di Pndova. Lavini «lott. Giuseppe di To- rino, professore di cliiinica nella R. Università, e iiieiiibio della R. Accademia dello scienze. Laviz'/.ari dolt. Luigi di Men- drisio, membro della Società d' agricoltui-a Ticinese. Lazzati dott. Pietro di Milano, già assistente alla cattedra di clinica ostetrica presso l'I. R. Università di Pavia. Le Blanc Augusto di Parigi, comandante del Genio e mem- bro del Consiglio della Società geologica di Francia. Legrand des Cloizeaux Alfredo di Parigi, professore di mine- ralogia alla scuola centrale di Parigi. I>conardi ab. Antonio di Pavia, lettore dell' l. R. collegio Ghi- slieri. Lerebours Natale di Parigi , ottico dell'Osservatorio e della Marina, membro della Società d" Incoi-aggianiento di Parigi. Liclitentlial dott. Pietro di Presburgo , L R. censore e so- cio dell'Ateneo di Bergamo. Link cav. Enrico Federico di Berlino, professore di botanica in quella R. Università. Litta nob. Antonio di Milano, membro di varie Accademie. Luta Biumi conte Pompeo di di Milano, cavaliere di più or- dini, membro effettivo dell'I. R. Istituto lombardo, ecc. 5S7. Loewe doli. Ignazio di Praga, medico maggiore dell'ospedale militare di Sant'Ambrogio a Milano. 588. Lombardi dott. Francesco di Parma, professore di veteri- naria in quella ducale Uni- versità. 5Hc). Lombardi dott. Pietro di Mi- lano, direttore dello stiibili- mento della Seìimrclta per la cura dei pazzi. 590. Lombardini dott. Elia di Mi- lano, membro effettivo dell' L R. Istituto lombardo, inge- gnere di prima cla.ssc presso l'L R. Direzione generale delle pubbliclic Costruzioni. 591. Lombardini dolt. Placido di Tradate, assistente nell'ospe- dale maggiore di Novara, socio corrispondente dell'Accademia d'agricoltura di Torino. .592. Lomeni nob. Ambrogio di Mi- lano, ingegnere arcbitetto pres- so l'I. R. Ufficio fabbriclie. 593. Londonio cav. Carlo di Mda- 110, Presidente dell' 1. R. Ac- cademia di belle arti, membro effettivo dell' I. R. Istituto lom- bardo. 594. Longaretli doti. Gaetano di Bergamo, medico ordinario del- l' ospedale Azzanclli. SgS. Loiigliciia Francesco di Bre- .scia, socio onorario dell'I. R. .Accademia pistoiese, di quella — DI 8 il' Arc/./i>, (Iella Viildiiriii'sc ilei l'i)gj;u> i! lU'lln Colombaiiii di Firenze. ;■>{)(). Loiiglii doli. Antonio di Mi- lano, corrispondeule della So- cietà niediea di Lione. Spy. Loren7.utti dolt. .\ntoni(i di Trieste, membro di varie Ac- cademie. 598. Lossetti doti. Luca di Milano, medico ordinario del L. P. di Santa Corona. ^C)C). Lovati dott. Giacomo di Pa- via, assistente alla cattedra di clinica chirurgica nell'L R. U- nivei'sità. 600. Lunelli ab. Francesco di Tren- to, professore di fìsica e mate- matica in quel Liceo. (ìoi. Maderna doti. Carlo di Mi- lano, medico ordinario dell'O- spedale maggiore. fio2. Maestri avv. Ferdinando di Parma, deputalo dell'I. R. Ate- neo italiano, socio di varie Ac- cademie. 603. Mall'ei cav. Andrea di Milano, socio d' onore dell' Ateneo di Brescia. 604. MaflToni dott. Angelo di To- rino, uno dei fondatori della Società medico-chirurgica. (>o.'>. Maganza dolt. Antonio di Mi- lano, cliirurgo primario nel pio Albergo Trividzio. 606. Maggesi Pietro di Milano, dot- tore in medicina. <)07. Magrini dott. Luigi di Udine, professore di fisica nell'I. R. Liceo di Porta Nuova di Mi- lano, membro di varie Acca- demie, Segretario della Sezione ili Fisica e Matematica. G08. Maioeclii doli. Gio. Alessandro di Milano, professore di fisica nell'I. R. Liceo di Sant'Ales- sandro , corrispondeule della R. Accademia di Torino, del- l'Istituto di Bologna, ecc., re- dattore degli Annali di fisica, chimica e matematica. Male Claudio di Vigevano , membro della R. Accademia d'agricoltura di Torino. Malinverni doli. Germano di Torino, membro di quella R. Società medico-chirurgica. Malinverni dolt. Ottavio di Vercelli. Malvezzi ab. Luigi di Milano. Mancini nob. Francesco di Lo- di, ingegnere di prima classe alla Direzione generale delle pubbliche Costruzioni in Mi- lano. (J14. Manctli Giuseppe di Vaicnna, direttore degl' II. RR. (ìiardini di Monza, membro cori-ispon- denle delle Società di orlicul- tura di Vienna e di Londra, dell'I. R. Accademia dei Geor- goCli di Firenze ecc. 6r5. Manganini dolt. Carlo di Cre- mona, I. R. Consigliere d'ap- pello in Milano, socio dell' Ac- cademia di belle arti di Ve- nezia. ()l(). Mangili nob. dolt. Pietro di 609. (ilo. 611. 61 1. 6i3. •H9 — Bergamo, virc-dircttore cicli' I. R. Giiiiiasiu e socio iitlivo del- l' Aleiieo. (il 7. Maiiiiii Callo di Milano, mem- bro della (lommissionc lociiica di commercio ed industria della Società d'incoraggiamento pel- le arti e mestici-i. tìiB. Manuali Giacinto di Torino, membro della Società geologica di Francia. (irg. Mantelli dott. Antonio di Ca- sale Monferralo, professore di fisica, cbimica e matematica. tìao. Mantelli Cristoforo di Alessan- dria, socio di varie Accademie. (Jai. Manlica nob. iiig. Leonardo di Udine, I. R. ispettore ai bosclii. (>'22. Manu7./.i ab. Giuseppe di Fi- renze , socio corrispondente della R. Accademia delle scien- ze di Torino. (ìn.i. Mandolini dott. Arcangelo di Milano, assistente alla clinica medica pei cbirurghi nell'I. R. Università di Pavia. 624. Manzoni nob. Alessandro di Milano, membro onorario del l'I. R. Istituto lombardo, socio straniero della R. Accademia delle .scienze di Torino ecc. ecc. IvìS. Marchesi cav. Pompeo di Sai- trio , I. R. statuario di Corte, professore di scultura dell' 1. R. Accademia di Brera, socio onorario dell' Ateneo di Bre- scia e di altre .\ccademie scieii- lidcbc. tv2(). .Marcbctli doti. Liiiyi di Cre- ma , già agginiilo alla clinica oculista dell' I. R. Universilà di Pavia. G-ìj. Marcili doti. Luigi di Parma, già assistente alla clinica me- dica in queir Università. 628. Marcolini dott. Girolamo
    • 3t). Martini dott. Giovanni di Cambiano, medico della mu- nicipalità di Torino, e dell' O- .spcdalc maggiore civile. 64o. Martorelli dott. Giuseppe di Olcggio, direttore emerito del- l'ospedale di Cugionno. (Ì4i. Masi dott. Luigi di Perugia, membro di varie Accademie. 642. Masino Giuseppe di Torino, chimico-farmacista, socio cor- rispondente dell'Accademia del- le scienze di Parigi. 643. Masnini dott. Michele di Mi- lano, chirurgo primario del- l'Ospedale maggiore. 644- Maspari Battaini ab. Felice di Crema, rettore del Seminario vescovile, e direttore degli stu- dii filosofici. 645. Maspero dott. Paolo di Varese, già assistente alla clinica me- dica presso l'L R. Università di Pavia. 646. Massazza dott. Francesco, di Roncolo. 647. Massazza doU. Gio. Battista di Pavia, medico primario ed ag- 20 giunto direttore ilell' Os])e(Iidc. 648. Masserolti doti. Vincenzo di Cremona, assistente alla catte- dra di chimica nell'I. R. Uni- versità di Pavia. 64;). Mauley (Lord de) Guglielmo di Londia, membro della So- cietà Reale e Pari d'Inghilteira. 65o. Mauri doti. Giuseppe di Mi- lano, già assistente alla catte- dra di chimica presso l'I. R. Università di Pavia, ed ag- giunto alla cattedra di storia naturale presso 1' I. R. Liceo di Sant'Alessandro. 65 I. Mayor dott. Mattia di Losanna, professore in quell'Accademia. 652. Maza Francesco di Brescia, dottore in medicina. 653. Mazzarella Amilcare di Mila- no, professore di storia e let- tere neir I. R. Liceo di Manto- va, abilitato all'insegnamento delle scienze fisiche e matema- tiche nei Licei. 654. Mazzarosa march. Antonio di Lucca, Presidente del R. Con- siglio di Stato, direttore della pubblica istruzione, membro attivo della R. Accademia luc- chese, corrispondente di quella di Torino e di altre, Presi- dente generale del V Congresso degli Scienziati italiani. 655. Mazzeri Gio. Battista di Mila- no, ingegnere architetto civile. 656. Mazzola ing. Angelo di Lodi, professore di matematica nel Liceo comunale. 921 — 607 65» G59 CyGo. 66, r,6a 663. 661 665. 666 . Mazzola doti. Pittro di Mi- l.ino, cliirurgo ordinario del L. I'. di Santa Corona. Mazzoni prof. Domcnieo di Pistoia, direttore del Liceo For- tiguerri. Medici Filippo di Reggio, in- gegnere iUTliilelto nel R. Corpo d'acque .strade e ponti di Mo- dena, membro della .Società d'agricoltura. Meifredy prof. Erineiitario del dipartimento del Varo , socio corrispondente della R. Acca- demia d'agricoltura di Torino. Melcliiori dott. Giovanni di Mantova , chirurgo piim.irio dell'ospedale di Novi. Melotti ing. Francesco di Fi- renze, membro dell'I. R. Socie- tà d' inc(iraf,'giamcnto di Col- le in Val d'FIsa, deputato al Congresso dell' Accademia Ca- scntinese del Buonanoli. Mcndini dott. Luigi di Ticvcn- zuolo, medico in Verona. Mencgliini tlolL Andrea di Pa- dova, deputalo provinciale, so- cio effettivo di quella 1. R. Acca- demia. Mencgliini prof Giuseppe di Padova, membro effettivo dcl- l'L R. Istituto veneto , biblio- tecario archivista dell'I. R. Ac- cademia. Mcnin dott. ab. Lodovico di Ancona, professore di storia nell'I. R. Università di Padova, jnembro effettivo dell'I. R. Isti- tuto veneto, e di varie altir Accademie. 667. Mcnini Bellini doli. (Giuseppe di Treviso , membro effettivo dell'Ateneo, medico comunale di Mestre. 668. Mcnini Ermigio di Udine, as- sistente alla cattedra di oculi- stica presso l'I. R. Università di Padova. 669. Merlini (iiovanni di Monza , ingegnere areliitctto. 6jo. Meschinelli dott. Domenico di Vicenza , membro effetti- vo dell'Accademia Olimpico- agraria. 671. Mezzolti dott. Gio. Antonio di Monza, socio onorario dell'A- teneo di Bergamo. 672. Miani Giuspj)pc di Milano , membro della Commissione tec- nica commerciale della Società d'incoraggiamento delle arti e mestieri. 673. Michela prof. Ignaziodi Torino, ispettore ingegnere delle R. Fi- nanze, membro delle R. Acca- demie Albertina e di Agricol- tura di Torino. Miclielin Giovanni Arduino di Parigi, commissario della Corte de' Conti di Francia , membro della Società Cuvìeriana. 675. Michelotti avv. Giovanni di Torino, membro della Società Asiatica di Londra, della Olan- dese delle scienze, e di varie altre Accademie straniere. 676. Micheroux cav. /Messandro di ■ 16 67/ "'»• — 922 Napoli , socio rcsidi'iile cIl'U' Ac- cadomia Poiitaiiiaiia. (j~y- Migliazza dott. Giovanni di Pavia, assistente alla cattudia di clinica medica in qnolla I. R. Università. (>-8. Miglioranz.a Giovanni di Vi- cenza, architetto civile, mem- bro eflTeltivo di quell'Accade- mia Olimpico-agraria. ecc. (ì-c). Milani Giovanni di Venezia, membro effettivo dell'I. R. Isti- tuto veneto e dell'Accademia di agricoltura commercio ed arti di Verona, corrispondente dell'Ateneo di Venezia, inge- gnere in capo dell'I. R. strada ferrata lombardo-veneta. 680. Mingori cav. prof. Francesco di Lucca, membro del Comi- tato di Sanità, ufficiale dei R. Carabinieri a cavallo di S. A. R. il Duca di Lucca, ecc. ecc. (38 1. Minicb Stefano Raffaello di Ve- nezia, professoi'e di matematica nell'I. R. Università di Padova, membro effettivo dell'I. R. Isti- tuto veneto. C82. Miiioia dott. Lucrezio di Mi- lano , professore di chirurgia veterinaria e medico ordinario dell'I. R. Istituto dei sordo- muti. fi83. Mislrorigo prof ab. Paolo di Vicenza, socio effettivo dell'Ac- cademia Olimpico-agraria. 684. Modena dott. Gaetano di Ro- vigo, professore emerito dell'I. R. Università di Pavia, diret- tore attuale dell' I. R. Liceo convitto in Zara. 685. Moering Carlo di Vienna, I. R. capitano ilei Genio, membro eorrispomlLiile della Società (Ielle arti mecca n ielle e della So- cietà storica di Filadelfia. 68(i. Molli dott. Ugo di Tubinga, professore di botanica in (juella Università. G87. Moiuli dott. Antonio di Mila- no, ispettore dell Ospedale mag- giore. ()88. Molossi Pietro di Casalmag- giore , membro della Società frenologica di Parigi. 68c). Mom[)iani Giacinto di Brescia, socio attivo dell' Ateneo. 6c)0. Moiidini iiig. Francesco di Ap- piano, |)erito presso l'I. R. Giunta del Censimento. 6gi. Montagna dott. Giuseppe di Verona, professore d'ostetricia e anatomia, socio di varie Ac- cademie. Gyì. Montanari nob. ing. Carlo di Verona, socio di quell' .\ceade- niia d'agricoltura, arti e com- mercio. 6q^. Monteecbi dott. Francesco di Reggio, assistente alla cattedra di chimica , corrispondente del- la Società agraiia. (>r)5. M(niti nob. Giriilamo di Bre- scia, socio attivo, già Presi- dente di quell'Ateneo. tì()4- Monti Maurizio di Como, pro- fessore emerito di fisica nel Li- ceo diocesano di quella città. — 923 — 696- Montini ah. Luigi di Trava- {^liato (Brescia), proffssoi'c di fisica nel Liico vescovil<: di quella città. dgy. Moretti doti. Gaetano di Pa- via , medico delle Carceri, già assistente alla clinica medica dell' I. R. Università. 6()8. Moretti doti. Giuseppe di Pa- via, professore di botanica in quella I. R. Università, membro effetlivo dell'I. R. Istituto lom- bardo. 6gg. Morigi prof. Giacomo di Pia- cenza, direttore dell'ospedale civile e militare di Piacenza. 700. Moris cav. Giuseppe di Torino, professore di botanica nella R. Università, socio di varie Ac- cademie , Presifìente della Se- zione ili BoUiiika e Fisiologia \'egetale. 701. Moroni conte cav. Pietro di Bergamo, direttore di quell' I. R. Liceo e socio attivo dell'A- teneo di detta città. 70». Moscone ab. nob. Giovanni di Bergamo, socio attivo di quel- l'Ateneo, ispettore delle Scuole elementari. 703. Mossolti cav. Ottaviano Fa- brizio di Novara, professore di matematica e fisica celeste nel- l'I. R. Università di Pisa, uno dei XL della Società italiana delle scienze, membro non re- sidente della R. Accademia delle .scienze di Torino, corrispon- dente di varie altre Accademie, f'ice-Prcsiilciite della Sezione di Fisica e Miitcìiuitiea. 704. Motta Luigi di Milano, medico assistente nell' Ospedale mag- giore. 705. Motta Pietro di Vigevano, in- gegneredi.Ile miniere negli .Slati Sardi, meinbrcj dell'Accademia d'agricoltura di Torino. 70G. Mozzoni ing. Giuseppe di Mi- lano. 707. Muggetti doti. Domenico di Milano, professore emerito di medicina legale, socio di varie Accademie. 708. Mugna doti. Gio. Battista di Vicenza, membro clFettivo del- l' I. R. Accademia di Padova. 709. Mulazzanicav. Antonio di .Mo- dena, membro onorario del- l'Ateneo veneto, e deputato del medesimo al Congresso. 7 IO. Miillering. Federico di Donaue- scliingen (Baden), direttore in capo delle ferriere e miniere del principe di Fiirstenberg. 711. Museltiui prof. ab. Francesco di Massa Ducale, rappresen- tante la R Accademia scienti- fico-letteraria di quella città. 7 I 2. Mussi Gallarati nob. Giulio di Cremona, membro della Ct>m- missione enologica. 713. Musso dott. Luigi di Torino, chirurgo primario nell'ospizio di mendicità di Torino. 714. Muzzani nob. Antonio di W- ccnza, I. R. ciambellano, de- putato alla Congregazione cen- 7.6, 7-8, 7'!' 720. — 924 Iralc veneta, nicmbi'O attivo dell' Accademia Olinipieo-agiM- ria di Vicenza ed altre. 723, Mylius cons. cav. Enrico di Franeofoitc sul Meno, Presi- dente della Società d' incorag- giamento delle arti e mestieri in Milano. 72;'( Nalliuo prof. ab. cav. Gio. An- tonio di Vigevano , membro dell'Associazione agraria |)ie- nionlese, ecc. iVardi dott. Carlo di Milano, medico ordinario del L. P. di 725. Santa Corona. Nardi dott. Gio. Francesco di Milano, cbirurgo primario del L. P. di Santa Corona 72(1. Nardo dott. Gio. Domenico di Venezia, membro ellctlivo del- l'I. R. Istituto veneto, J'icc-Pic- sidente della Sezione di Zoolo- sia, ^dnatoniia e Fisioloi^id com- parala- 728. Nardo dott. Luigi di Vene- zia, segretario plesso la Dire- zione dell'Ospedale civile prò- 729. vincialc, corrispondente della R. Accademia di Lucca, e del- l'Accademia di medicina e di 730. scienze naturali di Atene, so- cio dell' I. R. Accademia di Pa- 731 do^a. . Narducci dott Luigi di Mi- lano, chirurgo ordinario presso le II. RR. Carceri criminali. 73a. . Nava Davide di Milano, ag- giunto alla cattedra di cliiniica tecnica presso la Società d'in- 733. coraggiamcuto delle arti r me- stieri. Nazzani Dott. Antonio di Pa- via, decano della facoltà me- dica dell' I. R. Università e rap- presentante della slessa al Con- gresso. Negri dott. Cristoforo di Mi- lano , professore di scienze e leggi poliliclic nell'I. R. Uni- versità di Padova , corrispon- dente della R. Accademia delle scienze di Torino. Negri prof. Ferdinando di Man- tova, vice-direttore del R. Gin- nasio di Mantova e socio del- l'Ateneo di Brescia. Negri dott. Pietro di Torino , nieilico chirurgo municipale di quella città. Neippcrg conte Gustavo di Stuttgard, I. R. Capitano del Genio in Milano. Neri prof. ab. Santo di S. Mi- niato, socio attivo dell'Acca- demia degli Euteleti. Nessi Gio. Gaspare di Lo- carne, membro della Società Elvetica delle scienze naturali. Nicoli dott. Francesco di Mi- lano. Nicolini dott. Cesare di Mi- lano, già assistente alla cat- tedra di clinica oculistica ncl- r I. R. Università di Pavia. Nicolini Francesco di Tiene, medico primario dell'Ospedale e delle Carceri. Noè ing. Angelo Giusepp»' di 925 — Milano, perito dcH'I. R. Aniiui- iiisti'fizioiic generale del Censo. j34. Norllianipton march. Giosuè Alboino di Londra, Presidente della Soeietà Reale di Londra 735 73(3 7-57 738, 7-^9' 7<|o. 7,1. 742. 743. 744- Nevati dott. Girolamo di Pa- via, f. f. di direttore degli o- spedali di Bergamo, socio degli Atenei di Beigaiiio e di Venezia. Novellis doti. Carlo di Torino, niedieo direttore dell'ospedale del presidio d' Alessandria. Oddenino Gio. Battista di Poi- rino, Tenente Colonnello in ri- tiro nell'artiglieria Sarda. Odescalehi nob. prof. Antonio di Como, direttore emerito del- l'L R. Liceo, Presidente della Commissione degli Asili d'in- fanzia, direttore dell'Orfano- trofio femminile. Oehl Gio. Antonio di Horo- denka, professore supplente di fisica nel Liceo di quella città. Oliari dott. Francesco di Cre- ma, medico-chirurgo primario di qucirOspedale maggiore, già assistente alla cattedra di cli- nica oculistica nell'I. R.LIniver- sità di Pavia. Omboni ab. Natale di Arona , professore emerito di fisica in quel Seminario vescovile. Omboni Tito di Palazzolo. Orighetti Giusejipe di Milano, ingegnere architetto civile. Orioli dott. Fraucesco, di Vi- terbo, professore di fisica nel- 7-4^ 746 747 74H 749 750 53 754. l'Università di Corfii, e rap- pi-esenlante della medesima al Congresso, Prcsitknle della Se- zione di Fisica e Matematica. Orlandi dott. Gaetano di .Mon- tagnana, socio dell'Ateneo di Treviso e dell' Accademia di Rovigo. Ormea dott. Carlo di Torino, membrodi quella R. .accademia d'agricoltura, della R. Società agraria di Cagliari e di Bologna. Orsi Michele di ìMondov'i , professore di fisica in quel R. Collegio. Orsini Antonio di Ascoli, pro- fessore di storia naturale. Orsolato dott. Giuseppe di Pa- dova, membro di quell'L R. Ac- cademia di scienze lettere ed arti. . Osculati Gaetano di Milano , naturalista viaggiatore. Osengadott. Giuseppe di Par- ma , professore di matematica in quella durale Università. Osio dott. Carlo di Milano, chirurgo primario dell' L R. Casa di correzione. Pacini dott. Luigi di Lucca, professore di anatomia del R. Liceo , membro ordinario di quella R. Accademia, della me- dica di Berlino e di Wiirtzburg, chirurgo della Real casa e corte di S. A. il Duca di Lucca. Se- gretario generale del V. Con- gresso degli Scienziati italiani. Padoa dott. Prospero di Mo- — 926 tlen.T, sorici dcH'Arcadcniia Val- «larncsc del Poggio, coriispoii- diiitc della Società medica di Livorno. 755. Padulli nob. dott. Giulio di Milano, già dirullore dell' I. R. Liceo di Sant'Alessandro. ■j56. Pagani dott. Ginse|i|)e di Pa- rabiago, cliirin-go primario del- l'ospedale maggioro di JNovara. yàj. Pagnoncelli ing. Pietro An- tonio di Bergamo, socio attivo dell' Ateneo. ^nS. Pakeiiliam Edgevvortìi Miclielc di Irlanda, membro . <)(>S, — 934 tlclla Società nicJico-cliinirgica di Bologna. Ricasoli bar. Rettino di Fircii- 7.0, membro ordinario dell' I. R. Accademia dei Georgofili. Ricasoli cav. Vincenzo di Fi- renze, membro della Commis- sione incaricata della |)iil)l)li- razione del Giornale botanico italiano. Riccai'di Vernaccia marcliese Francesco di Fircn/.e, socio corrispondente di varie Acca- demie. Ricciardelli dolt. Alfonso di Mantova, medico ordinario del- pcdal <)IO- <)i I. <)i a r ospedale maggiore di Mi- lano. , Riccobclli ab. Francesco di Bre- scia, socio attivo dell'Ateneo. Richelel Carlo di Cacn, scgi-c- tario d('ir Istituto delle provin- cie di Francia e membro di diverse Società scicntifictio. Ridolfi march, comni. Cosimo di Firenze , professore d'agro- nomia nell'I. R. Università di Pisa, Presidente dell'I. R. Ac- cademia dei Georgofili, Presi- dente generale del III. Con- gresso degli Scienziati italiani. Righetti ing. Giuseppe di Mi- lano. Righini do». Giovanni di Mar- zio, corrispondente dell'I. R. Accademia dei Georgofili di Fi- renze e della R. Accademia del- le scienze di Torino. Rignon dott. Egidio di Tori- )\ìi. Ruspini Giovanni di Bergamo, socio e deputato di rfuell' A- tcneo. <)49. Sacelli dott. Giuseppe di Mi- lano, socio corrispondente della R. Accademia delle scienze di Torino, Segretario della Sezio- ne d'agronomia e Tecnologia. ()5o. Sacco cav. avv. Giuseppe di Torino, intendente generale, segretario di Stato per gli af- fari interni, socio e deputato al Congresso della R. Accade- mia d' agricoltura di Torino. <),'>i. Sacliero dott. Giacinto di To- rino, professore di clinica me- dica e Dìembro della Società medico-chirurgica. 953 (j54. [)5i. Sagrcdo conte Agostino di Ve- nezia, consigliere straordinario dell' L R. Accademia di belle arti, membro ordinario e de- ])utato al Congresso dell'Ate- neo veneto , socio corrispon- dente di (jueir L R. Istituto. Saleri Giuseppe di Brescia , membro ell'ettivo dell' Istituto lombardo, e dell'Ateneo di Brescia. Salmour conte Ruggiero di To- rino, vice-presidente dell' As- sociazione agraria piemontese, Gentiluomo di Camera di S. M. Sarda. 955. Saluzzo conte Alessandro di Torino, Presidente della R. Ac- cademia delle scienze, Presiden- te generale del II. Congresso degli Scienziati italiani ecc. 956. Salvagnoli dott. Antonio di Empoli, medico ispettore della provincia di Grosseto in To- scana. gSj. Salvagnoli avv. Vincenzo di Fi- renze, membro dell'Accademia de' Georgofìli, segretario dulia Sezione di Agronomia nel Con- gresso di Firenze. 908. Salvi nob. Gio. Battista di Vi- i^cnza, socio dell'Accademia O- limpico-agraria, deputato della medesima al Congresso. 969. Salvioni Agostino di Bergamo, bibliotecario e segretario di quell'Ateneo, socio di varie Accademie. 960. Salzgeber (de) Pietro diVien- 937 na , I. R. Consigliere aulico referente negli oggetti di censo, catasti , imposte , ecc. ecc. «)6i. SanJri ab. Andrea di S.Vito, professore emerito di mate- matica, socio dell' Accademia Olimpico-agraria di Vicen^a. yGa. Sandri Giulio di Verona , membro cfTettivo dell'I. R. I- stituto veneto, socio di varie Accademie. t)Oi. Sanguinetti Buonaiuto Paris di Livorno, Segretario della se- zione agronomica dei Congressi di Padova e Lucca , socio di varie Accademie. q64. Sanpietro dott. Luigi di Mi- lano, chii-urgo primario del L. P. di Santa Corona. 965. Sanquirico Giuseppe di Toi-- tona , chirurgo maggiore del- l'Ospedale e delle Carceri di ([Uella città. 9G6. Sansevcrino conte Faustino di Crema, Segretario della Sezione (V agronomia e Tecnologia. 967. Santarnetti dott. ab. Antonio ai Pisa, socio dell'Accademia de'Georgofili di Firenze. ytìtì. Santini cav. Giovanni di A- ver.zo, professore di astronomia nell'L R. Università di Pado- va, socio di varie Accademie. 969. Sarti dott. Giulio di Milano , ingegnere in capo della strada ferrata di Monza. 970. Sartorio Michele di Milano, membro d'onore di varie Acca- demie scientifiche e letterarie. !»7 ■ !>72- 97^- 974' 975. 76. 977 978 979 Sauli d'Igliauo conte cav. Lo- dovico ili Ccva, membro e de- [)Utato della R. Accademia delle scienze di Torino. Sava dult. Roberto di Catania, deputalo al Congresso delle Ac- cademie medico-eliirurgica e degli Aspiranti naturalisti di Napoli. Savini dott. Savino di Bolo- gna, censore dell'Accademia della Valle Tiberina toscana, dclTL R. Ateneo italiano e del- l'Istituto storico di Francia. Savoldi dott. Pietro di Bre- scia, socio edeltivo dell'Alcneo e della Società fisico-medica di Firenze. Sbardelà avv. Gaetano di Vi- cenza, membro en'eltivodell'.Ac- cademia Olimpico-agraria di quella città. Scarenzio dott. Luigi di Pavia, professore di patologia gene- rale e materia medica nell'L R. Università. Schiavini Camillo di Crema, membro delle Accademie Tibe- rina ed Arcadica di Roma. Schivardi dott. Antonio di Brescia, socio attivo dell'A- teneo. Schizzi conte cav. Folchino di Cremona, corrispondente del- l'L R. Accademia di Padova, della Tiberina toscana, degli Atenei di Brescia, Bergamo e Venezia, direttore dell' L R. Li- ceo di Porla >'nn\a in Milano. nS 938 — C)8o. SclimiJ rav. Luigi ili Berlino, membri) ili varie Accademie. c)8i. Schònbcin Cristiano Federico di Basilea, professore di rlii- rnica. 982. Scolari doli. Carlo di Piove, già assistente alla cattedra di ostetricia uell' I. R. Università di Padova, socio di varie Ac- cademie. i)8J. Scolari cav. Ercole di Novara. socio onorario dell'Accademia Tcgea di Siena. <)84- Scortegagna dolt. Francesco Orazio di Lonigo, membro di varie Accademie scientìfiche nazionali e straniere. 985. Scotti dolt. Gio. Battista di Monza, medico municipale di quella città. g8(i. Scoltini dott. Pietro di Pavia, chirurgo primario di Santa Corona , membro della facoltà medica dell' I. R. Università. C)Ht. Secco Suardo nob. Bartolom- nico di Bergamo, socio dell'A- teneo. 988. Secondi dott. Giuseppe di Mi- lano, corrispondente delle Ac- cademie scientifiche di Arezzo, Bologna , Rovigo e Padova , già Segretario della Sotto-Se- zione di Chii-urgia al V. Con- gresso. 989. Selmi prof. Francesco di Reg- gio, socio attuale della R. Ac- cademia di scienze, lettere ed arti di Modena e della Società iragricollma di Reggio, e coi"- 990 99' 992 99-^ 994 995 996 997 99» rispondente di altre Accade- mie, Segretario della Sezione di Chimica. Selvatico Estense march. Pie- tro di Padova, socio eft'ellivo di i|Miir I. R. Accademia. Senibenini Gio. Battista di Ve- rona, socio attivo dell'Acca- demia di agricoltura, commer- cio ed arti. Sem mola prof. Giovanni di Napoli, membro della R. Acca- demia delle scienze di i|uella città ecc. Sergardi dott. Fabio di Siena, nicnd)ro dell'Accademia Fiori- montana di Monteleone, della Valcntiniana di Napoli, e di quella ili lettere, scienze ed arti di Arezzo. Serra cav. Carlo di Torino, Ca- pitano d'artiglieria. Maggiore nell'annata di S. M. il Re di Sardegna, membro di varie Ac- cademie scientifiche. Serra di Falco duca Domenico di Palermo, corrispondente del- l' Istituto di Francia, ecc. Serristori conte Luigi di Fi- renze, governatore di Siena , socio onorario dell'Accademia dei Georgofili ecc. . Sevèr dott. Giacomo Antonio di Trieste, medico in capo del- l'ospedale militare di Milano. . Sicardi dott. Paolo di Savi- gliano, medico primario del l'Ospedale maggiore e del pre- sidio militare ecc. — 939 ()()9- •''■Ivniio (lutt. (ìioaccliinu di Clierasco , membro corrispon- duntc della Società mcdicu- chiiMirgica di Torino. looo. Simonetta Carlo Leopoldo di Milano, membro della Com- missione tecnica di commercio della Società d' incoraggia- mento delle arti e mestieri. looi. Simonini ing. Carlo di Mila- no, membro della Commissioni- tecnica d'agricoltura li til t'slcrc. 1016. Sprcafico ab. Fianccsro ili Cremclla, socio corrispondente ilolla Reale Aecailcmla d'agri- coltura (li Tini Ilo. 1017. Stagnoli Siro
    • ,(). Strada ing. Luigi di Milano, corrispondente ilcU" I. R. Ac- cademia dei Georgotili di Fi- renze elicila R. d' .\gricoltura di Torino. 1027. Strambio prof, canonico An- tonio dì Mantova, già ripeti- tore di matematica al Semi- nario di Pavia. 1028. Strambio dott. Giovanni di Milano , medico municipale , corrispondente della Società medica di Livorno, J^icc-Prc- siilcnle della Sezione di Scienze mediclic. 1029. Stramezzi dott. Ermenegildo di Milano, medico assistente o- norario all'Ospedale maggiore. io3o. Studer Bernardo di Berna, professore di geologia in quella città. io3i. Suardi nob. Giacomo Cle- mente di Bergamo, membro ef- fettivo e già Presidente dell' A- tenco in detta città. \oii. Sublé Giusep]>c di Torino, dottore coUcgiato e chirurgo del R. ospedale di Carità in Torino. io33. Sulzbcrgcr ing. Giacomo di Frauenfeld, membro di varie Società scientifiche. io34. Taccani Francesco di Mila- no, architetto presso la Dire- zione generale delle pubbliche Costruzioni. 941 I o35. Tadilfi {jioaccliino ili Firenze, |ir()ffssoi-L' «li cliimica organica nell'arcispedale di Santa Ma- ria nuova, membro del Colle- gio iiicdico-rliirnrgiro di detta città, Presidente della Sezione di Chimica. io3(j. Tagart Edoardo di Londra, membro della Società geologica e degli Antiquarii. loS^. Tallachiiii Gio. Battista di Milano, ingegnere architetto civile. io38. Tamburini doti. Antonio di Schio, membro dell'Accademia Olimpico-agraria di Vicenza. io3f). Tansini dott. Fortunato di Codogno, chirurgo primario in quell'Ospedale. io4o. TaramcUi dott. Carlo di Mi- lano, chirurgo primario del- l'Ospedale, e chirurgo partico- lare di S A. I. R. l'Arciduca Viceré, membro col-rispondente della Facoltà medica di Vienna e dell'Ateneo di Venezia. I o4 I • Tarcbiui dott. Antonio di Mi- lano, medico degli Asili infan- tili , collaboratore della Gaz- zetta medica. I Kì'\i. Tarchini Giuseppe di Milano, ingegnere dell' I. R. Delegazio- ne di Pavia. 1043. Tardy ing. Placido di Mes- sina, professore di calcolo in quella Università. io44- Taroni dott. Senofontr di Lodi, direttore della pia Cas.i di ricovero. 1045. Tartini .Salvatici cav Ferdi- naiiiio di Firenze, Segretario generale della HI. Riunione de- gli Scienziati italiani ecc. \o.\(ì. Tassaiii dott. Gustavo di Mi- lano, già direttore dell'ospe- dale di Geraiizano. 1047. Tassiiiaii dott. Alessandro di Venezia , medico in capo del pio Istituto di Casa di Dio di quella città. 1048. Tatti Luigi di Como, inge- gnere presso r I. R. Direzione generale delle pubbliche Co- struzioni. io49- Taubes dott. Gio. Nepomu- ceno di Signava (Polonia), di- rettore dell' ospedale militare di Milano. io5o. Taubner dott. Carlo di Pestìi, \. R. cappellano evangelico dei reggimenti ungaresi, membro della R. Società ungarcse dei fisici , e dell' Accademia delle scienze di Pesth. io5i. Taverna conte Lorenzo di Milano, membro della Commis- sione tecnica di agricoltura del- la Società d' incoraggiamento delle arti e mestieri, conserva- tore del .Mu.'seo civico, Vice- Pivsidcntc tlclla Sezione d' A- ^lononiia e Tecnologia. lo.'ia. Tei-zi cav. Fermo di Berga- mo, vice-presidente dell' L R. (ìiiinla del censimento, mem- bro dell' Ateneo di Brescia. io.'J3. Tessier dott. Pietro di Tori- no, medico onlinario nell' o- — 9-12 spedali' maggiore di S. Gin. Biitlista. 1054. Tcybcr (De) rav. Giuseppa
    • ondente dell' Ac- cademia Gioenla di Catania. IMI). Villanis cav. Pietro Paolo di Toiino. ilecuiionc della città. diietlipic dell' Ospizio dei cro- llili e della Congregazione pri- maria generalissiina di carità del Piemonte, incinl)i'0 di varia Società agricole. I I Jo. Villiers Carlo di Cambridge, membro del Parlamento bii- tannieo, maestro d'arti del- l'Università di Cambridge. Il -i I . Vimercali Sozzi conte Paolo di Bergamo, socio attivo del- l' Ateneo. I I -li. Vincenzi Antonio di Modena , Capitano del Genio in pensio- ne, e ripetitore di fìsica e ma- tematica. I \ui. Viipiesncl .\ilgustodi Parigi, meiiibio e tesoriere della So- cietà geologica di Francia. I I ■«.(. Viscardiiii prof. ab. Giacomo Caiiiillo di Bergamo, membro ell'ellivo dell' Ateneo. I I ■J.'i. Vismaia prof. Giuseppe di Cremona, ilirettore dell'I. R. Liceo. I fitì. Vitali dott. Antonio di Mila- no , corrispondente della .So- cietà medica di Livorno. I 12^. Vittadini dott. .\ngclo di Pa- via, professore ordinario di me- dicina teorica pe' eliiinrglii nel- r I. R. Università. iii8. Vittadini dott. Carlo di Mi- lano, membro effettivo dell'I. R. Istituto lombardo. I I 2C). Vitlaclini dott. Francesco di Milano, I. R. veterinario go- vernativo per le prininiie lom- barde. — ()4(; I I !5o. Viiislicra Giovanni di Cremo- na, ingogni'iv architfllo presso l'I. U. niri'/.ionc generalo «Ielle pubbliclie Ccislin/ioiii in Mi- lano. I \ii. Volpi (IciU (iirolaiiiii (li Ikr- ganio, nudico primarin della pia Ca.sa di lieoveio di ([uella eillà. I i3-.!. WalhankeCheldess Ciinvanni di Londra, nu-mbro del Parla- mento, direttole' della R. So- eielà d'ngrieoltiira d'Inghil- terra. II 33. Walter dott. Vineen/.o di Moravia, capo medìeo dell'o- spedale militare e della guar- nigione di Lodi. I 134. Wank doti. Piein, di Wiirtz- bui'g, capo medico di reggi- mento. 1 I 30. Wartmann prof. Elia di Lo- sanna, membro della Società Reale di Nancy, della Società di Ginevra, di quella di Lo- sanna, e dell'Associazione bri- tannica. 1 i3li. Weit/enbreyer dott. Carlo di Kaschaii , capo medico dell'o- spedale militare di Pavia. Il 37. Weovicli Lazzari cav. Giu- seppe di Venezia, socio ordi- nario e consigliere accademico dell'Ateneo, corrispondente di quello di Treviso , ecc. I i38. Weslinger doli. Carlo di 01- miitz , capo medico della guar- nigione di Milano. 1 1 3;). Wiiiterbolloin (iio. Federico di Londra, membro della So- cietà zoologica di I..oii(ba , e di quella d' arti e cominerciu. 1 I (o. VVolvpka doli. .Messandro di Pilsen in Boemia, medico in capo dell'ospedale militare di Cremona. 1 1 j'. Wurziaii Giuseppe di Sliria, callo medico del rcggimenlo barone Geppcrl. 1142. Wulb doli. Ciìsliano Cor- rado di Annover, medico-clii- rurgo e osletricante. 1 T;|3. Zamnra Carlo di Milano, pro- cessore eiiierilo di matematica nell'I. R. Scuola
    • ^>jv(Sì'''J'^.( ^.®; UEGOL/NME^TO («E^KIVALE PER LE A NIN LI A L 1 HI U N I 0 IN I l T A L 1 A K E DEI ri'LTORI DELLE SCIENZE NATl?llALI I. [< Il fine (IcUe Riunioni dei cultori delle sden/.e luitin-ali -si è di f;iovare ai progressi ed alla diffiisione di tali scienze e delle loro utili applicazioni. A conseguir questo fine gli Scienziati si adunano ogni autunno in una delle cittii d'Italia, jier un periodo
    • l)a o no nsscrc compreso Ha i iiieniliri della iiiiiiiione. in cunlorniilà all' arliculu II. In nuincan/.a del l'resideiile. liiraniio le sue veci i duo Assessori , in ordine di an/.ianiu'i. TX. Neil iillinia i^eiierale adunanza il Segretario generale lina un l'ap- porto sullandaniento della ixiunione, ed i SegreliU'ii particolari legge- ranno cias<-iuio un lii'cve sunto di ((uanlo .sarà stato operalo nelle lispel- live Sezioni. In questa pubblica aihninnza .sarà pioi-laniato il Presidente generale eletto dal Consiglio per la successiva lliunione. X. Dopo (juesta adunanza il Presidente generale, i due Assessori ed il Segretai'io generale la.sciano i loro ullizi :, .sarà per alli'o loro cura il trasmettere al Presidente pi'odainato pella successiva Riunione l'elenco degli scienziati intervenuti . ed il sunto dei processi verbali. XI. Nel caso di mancanza del Presidente generale eletto pella Riunione prossima seguente, prima ch'egli abbia nominati i due Assessoi-i, dovrà il Presidente generale dell' ultima Riunione consulUu-e per una nuova sceltji i Presidenti delle Sezioni, e, raccolte le loro proposizioni, fina sollccilamente la nomina di un altro Presidente. In mancanza poi del suddetto Presidente generale dell'ultima Riunione, faià le sue veci il \)\!i anziano dei Pi-esidculi ili .Sezione. XII. Agli atti ili ciascuna lìiunioue sarà data ipiella pubblicità die si giudiclierà utile al |)rogrcsso delle naturali discipline, e delle loro a|)- plicazioni. Il (Àinsiglio, prima di .sciogliersi, nominerà a ipiest' oggetto un' apposita ( lommissione. XIll. (ìli oggetti ed i libri che fossero oHerti in dono a ciascuna Uiunioui- saranno dati a quei pubblici scientifici stabilimenti del luogo ove si tenne la Riunione, che verr^iiinii desinuall dal l'rciidriili' m-neralc. !):)! XIV. IVvio il grazioso Somìiik. piTmcsso . ^1, Alli originali .l.-llr |{iii- iiiom .sjiiaiirio di a > in anno trasmessi, e conservati iieiri. U. Mnseo «li Fisica e Storia naturale di Kirenze, cilL"i eentrale dell'Italia e c;ipit;ile ili 2tATI ITALIANI l> PAUOVA In caso di mutiimenti od addizioni ci,e si propongano allo SUilnto per le HitMil.ini degli Scienziati iU.liani , ladiuianza non è legalc.se non vi assistono due tera dei membri iliiliani a.scritti al Congresso, e che SI trovino al momento della medesima nella cillà in cui si tiene il Congresso stesso. Se è approvata, dovrà la Presidenza del seguente Congresso ri- piopoila al me.lesimo, c E H L' 1 K T K H l> H K T A Z I O K ■; U i: L » K <: O L .4 n E N T O AixìTTATi: Dw.i.A l'l^l:sllll:.^/A cemìhale l'tK l,E AM.MISSIO.M ALLA M Hll'MOAE DEGLI StlE.>ZIAri ITALIA.M li |{r|;iil;iiiiciil() i;('ii(i;ilc per le iiiiiiiiali |{iiiiiioiii degli Scienziati itiiliaiii jircsciivi" ;ill'ail. Il clic Ikuiiio diiilto di csacnu' iìiciiil>ri . tutti gli Ititliiini ugniti %l'n COVERXATOHt UtLLA LOMBARDIA, ECC. ECC. ECC. A Sua Eccellenza ,9/' Sna?ior ^(oonle ^làiua/no Borromeo PRESIDENTE GENERALE DEL VI C0.M;RESS0 DECLl SCIENZIATI ITALIA.M l.> MILANO. Milnno, 28 Dicembre I8H. Uietio rispettosa informazione rassegnata dal sottoscritto Gover- natore all'Eccelsa Cancelleria Aulica Unita in data 27 settembre cor- rente anno sul commendevole procedimento del VI Congresso degli Scienziati iUiliani che si tenne in questa città, e che dall'Eccellenza Vostra con zelante intelligenza e con lustro del paese veniva onore- volmente presieduto. S. K. il Gran Cancelliere si compiacque di par- tecipare a (juesU Presidenza , mechante ossequiato Dispaccio 8 corrente mese, essersi degnata S. M. I. R. di ritenere a notizia le risultanze del (Congresso medesimo con graziosissima espressione del Sovrano Suo aggradimcnlo recata da venerata Risoluzione 28 novembre prossimo j)assalo. ed essersi inoltre degnata la M. S. di trattenere la raccolti dei Diarii del Congresso, i quali furono dal sottoscritto Governatore giornalmente diretti al prefato Eccelso Aulico Dicastero. Con particolare soddisfazione si pregia il Governatore di comu- nicare airjv \. i premessi sensi della Sovrana approvazione. ry/t^jar. CL (D^car INDICE DELLE MATERIE Aborto. T^edi Pnrto precoce, trnridio (Nuovo) della Strix Jlanimca, pag. 109. tcldo cnrlHnilro. Sua azione siiU' ioduro di potassio ciislailizzato e sciolto nell'acqua, e sull'acido iodidrico, 150. — prniìtNico. Sulla sua preparazione, 137. 142. — «olforico. Reazione che avviene tra di esso , il bicromato p()la>- sico e lo zucchero , 151. — Talrrlanlco. Ricerche sul medesimo. 147. — Processo per otte- nerlo. 192. Acque correlili. Sperienze sulla loro velocità a varie profondità: veri- (icazione della regola di Castelli. 58. — Strumento per misu- rarne la velocità, 61. — Sul moto permanente delle medesime ne' canali, riferito a tre coordinate, 106. — d'Irrisnzione. Macchina a vapore per T alzamento di livello delle medesime, -110. — di Recoaro. f celi Rccoaro. Affreschi. Metoilo per ispogliarh dall'imbiancatura sovrapposta senza toccare il dipinto, 185. Affìainthenla. Osservazioni intorno a questo genere di polipi, 410. Ago da calze introdotto nell'uretra d'una fanciulla, 764. Ago-piindira impiegata nella cura delle varici, 840. Alcaloidi contenuti nella china gialla, 139, 144, 197. Afilroranftn veaiftilaaa. Struttura degh organi di questa pianta. 451 . Alghe (Nuove specie di). 500, 529. Alito contenente un prodotto dell'organismo umano ammalato, 702. AmaiiroHi trattata col galvani.smo, 659, 670, 704. America nieridionale (.Sopra alcuni paesi dell'), 597. AmmonUi. ì 'fili Calcarea aminonilica. Aiiiiiioninro d'oro ed idrato aiirico. Sulla loro solubilità nei cianuri d' ammonio , di calcio . di bario e di magnesio . 144. — 958 — .tnali<*i «Irl Mniisiie. f Cili Sangue. Aiiiiioiiiin del ìhiinchiosIniiKi . 312: — delle Ix-lieiicidi . 370: — delhi 7\'s(it»«i linriidri. (ioiisidera/.ioni intorno ai medesimi. 847. — lirofoiKli. Del più conveniente modo ili luiarli. H35. AMrKr. Alcuni casi di cura di questa malattia, 8 45. (NroKiizIono considerata relativameiile alla gravidanza ed al ])arto. 708. AN|>iiriisi"!i- Osservazioni intorno alia sua orÌ!;in(! nelle \occe. e sua decomposizione. 139, 144. — Lettera del sig. Menici sull al- terazione a cui va .sogg<'ttii l'acqua madre della .seconda ralli- nazione dell' asparagina . 166. .t«No<-i:i/.ionr ìisrni-ia pirinonlcHr ( lielazione intorno alla), 209. AHwociazioiii rC>-2 — r.loFO-viiIrrlNlato ili rrrro (Kierrclic sul). 146. CorfiiiisU» :i
    • |><'>'ala nella tos.st- convulsiva, 7 42. ColrMtei-iiiii Iroxala nella nialcrìa eslratta da un tumore ailicolaru del piede di un gottoso. 192. 7 42. Colori delle laniin — Concrlnzionr dell' ;k'(jiim nit-sculala ulP acido aiullbi'oso, 79. t.atMgw^mnì ■clrntiflcl. I putcri accordati da un Congresso non pos- sono estendersi die sino al successivo. 272. — Del modo di renderli iiiaggiornienle utili, 650, 652. P^edi Alti. ContpnttllUn drlla pnpilln. l^'edi Pupilla. Cordnrier. O-sscrvaz-ioni sopra alcuni }^en(;n di l^tli piante, 455. Cordlacec (Osservazioni sul gruppo delle), 522. Cornea. Storia di due slafìlomi guariti coli' uso della beiladonua, 756. Corpi rnrIilaEinei estratti da una cisti dell'articolazione del cubito, 793. — uteiiiplici. Riflessioni intorno ai medesimi , 161. Corpuscoli Pacinianl. Percorsi da un'unica fibra nervosa in tutta la loro lunghezza, 309. Correiiii olrKrirhe. Sperienze sulle medesime in appoggio della teoria di Olmi, 11. — La conducibilità de" corpi per le correnti pro- dotte dallo sfregamento è diversa secondo che esse sono po- sitive o negative, 47. — Correnti indotte nei (ih di un gal- vanometro dal magnetismo dello strumento. 61. — Costanza del rapporto tra gli cfletti calorifici ed elettrolitici delle mede- sime, 64, 84. — Influenza delle correnti telluriche negli espe- rimenti sulla conducibilità della terra, 93, 105 (Nota). — Pro- getto di sperienze intorno ad esse. 121. — Rapporto intorno alle esperienze eseguite durante il Congresso sulle medesime 96. — Spiegazione dei risultati di tali esperienze, 94. — Correnti prodotte dall' unione di due masse di mercurio dotate di tem- perature diverse, 109. — Snluppate da un reomotore voltia- 110, i di rui poli sono congiunti da un lunghissimo condut- tore, o comunicano con due conduttori assai estesi, HI, 120. — Di alcuni fenomeni che le correnti producono sugli ani- mali, 408. — /Vr// Elettricità. Comica. Cenni geognostici su (|uesl' i.sola, 544, 551. 601: — Ter- reni terziarii, 606: — Terreni secondarli, 611: — Terreni d'iniezione. 626: — Terreni granitici, 629. Costruzioni (Scienza delle), 54. 57, 73. 114. 123, 124. />(// Arno, Cementi, idrograOn. Porli. Rotaie, !»lrade. Cotenna del ManKiie. Os.servazioni sulla sua foniiazione, 6 4 9. — Ili- cerche sulla cagione della medesima, 680. — !Mi(i — ri'iinli (li nnlirhi Orrri liiiM'iiiili presso raiilìca (iursica. lOO. 4 11. •118. 4 4<ì. r.rrtn ( l'orinazione della), sua precisa separazione dalle formazioni giii- ras.siche. 579. rroiiinlo|>NriiiioNHÌ». Aberrazione della sensazione dei eolori, 712. «'.■■rrhiiilii di legno \wv l'operazione della fìstola aliano, 80 f. r.iiorr. Atrofia del ventricolo sinistro in nn hevone. C77. Denti rai'iiisri. Di.scussione sulla loro iniportiuiza per la classificazione dc'Ciprinidi. .381. l>r|>o<>ilo «li villi italiani in Napoli, fedi €ouiniiN»ioiir eiioiogirii. Drriiio|ii:iw(iriì. Ivspo.sizione di diversi casi di felice successo della me- desima, 809. Dinrr.iinnii niiniilari apposti all'obbiettivo de' cannocchiali . fenomeni luminosi da essi |)rodotli e dovuti alla diffi'azione della luce. 52. Uisiirtti. (Classificazione de popoli lombardi secondo i medesimi, 596 : — valtellinese e bormiese. 598. — Dialetto dell'isola di V^e- glia. 598. DilTemizinli ad indice fi-atto. Principi! sui quali rijiosa la base del calcolo dei medesimi, 53, 90. UlnrorNo iiiangiirnle letto dal Presidente generale nell'adunanza so- lenne del 12 settembre, d; — del Presidente della Sezione di Chimica, 135: — di Zoologia, 307; — di .Mechcina, 639; — di Chirurgia, 753. — (li ronseilo del Presidente generale letto nell'adunanza finale del 27 settembre. 23: — del Presidente della Sezione di Fisica, 127: — di Chimica, 200; — d'Agronomia, 284; — di Zoo- logia, 447: — di Geologia, 587; — di Medicina, 7 45. norndire. Metodo per indorare gh oggetti metallici eoli' elettrico, 200. F.ciirnridi. Osservazioni su questo genere di pesci. 369, 372. Kfffofero. f eili Letto. Elettfiritn. Distribuzione permanente della medesima alla superficie di due sfere conduttrici supposte mantenute in uno stato di per- fetto isolamento, 70. — Dell'origine dell'elettricità atmosfe- rica. 73. — Sviluppata dal contatto di metalli diversi, f08. — Origine chimica dell'elettricità voltiana, 64, {\\. — Spe- rienze relative, 118. — Usata nella doratura degli oggetti me- — !)(i7 — tiillici , 200. — A(lciilico, 689. — .Mcdicatii . 089. 711. 7():<. / cdi Correlili elellrirhe. FJrlIro- ■nolori . t'iiliiiiiir . <>iil>niiÌNiuo . narrhina iu:iKiirlo-clel- Irirn, ■'iiriirnliiiiiii. t'Irltroiiiolori ('coiioiiiicì (l:i ;i(l(>|)cr:irsi iiclU? iirti ooiiu; fuiile |)<'I'r// M.ilatlie niriiiali. ForagKi. /'''cfii Prati. Forbice per operare la miotomia oculare, 842. Forza cpipolica. Hille.ssioui intorno alla medesima, 115. Fosforo. Produzione dell' o;.o«o col mezzo del medesimo, 178. FoHnili (Avanzi) delle vicinanze di Zarskojeselo, 312, 420. — Fos- sili diversi. 545, 549, 556, 577, 579. FotofcraBa. Perfezionamenti recentemente ottenutisi in (piest'arte, 68. Frattnrr. Apparecchio inamovibile per le medesime, 765, 805. — Frattura flel femore seguita da dingo midollare, 7 90. — 969 — Frn«l d'ignota pianta dell' Aflrica occidentale. Ideili Angariar!. l'iiliiiinp (Storia di un) caduto in Cremona, 38. In Ughi niaiif!crecci e velenosi della provincia di Bergamo, 524, 527. l'ungo midollare del femore generatosi dietro frattura, 790. — Altre .storie di casi simili, 791. r.alliirn ( Descrizione della), 592, 593. Oal>aiiÌMiiio adoperato per la cura dell' aniaurosi , 659, 670. P^l'ìU Elettricità. «ialvanoiiirtro. Correnti indotte nei fdi del medesimo dal magnetismo dello slrunicnto, 61. Oanfflio vascolare coroideo dell' occliio de' pesci, 401. OaMtoropodi. Osservazioni sopra varie specie della Liguria, 361. OnHiro-iMterotoniia. P^cdi Operazione cesarea. Oeieti. Malattie e morte di que.sl albero, 205, 223. — Sulla conve- nienza del gelso nero e suoi diversi prodotti, 266, 268. — Esperimenti fatti col gelso delle Filippine, 268. — Sulle mac- cliie della foglia de' medesimi, 459. — Sul seccume. 461, 465, 474. 526. — Di un fungliillo che ne attacca le radici, 511. CeogmOa. Dei recenti progressi di questa .scienza', 552, 591, 595, 597. — Utilità per lo studio di essa de' monumenti arcliitetto- niri. 591. — Sid miglior metodo di studio delLi medesima, 599. — hotanira del circolo di Trento, 460: — della Lombardia, 461. Geometria. Esposizione di tre nuovi teoremi, 126. Oiiiacciai. Della loro influenza nella formazione dei massi erratici. 539, 547. — Altre osservazioni sui medesimi, 546. GhiNa. f^ccli Ferro. Ginnafin furreìlatu (Osservazioni sulla sti'uttura della). 492, 495. Giornale botanico iUiliano. Riforme proposte pel medesimo, 532. Gita geologica nei contorni di Paderno, 557: — nei contorni di Va- rese . 573. GinraNMico (Terreno). Sua precisa separazione dal cretaceo, 579. Globo (Intorno alle nuove divisioni del), 594. fiaìpe del rruuienfo. Comnii.ssione relativa. 217. 281. 286. Altri- hiiila alt uniidilà. 232. — dei niaiH. confrontata colla nebbia. 282. forgerei. P'edi Cncchiaia. — 970 — UoUoHo ( Colesterin.i trovata in un tumore articolare di un), 7 4 a. Oriiiiiisiie. ('uiisidor.izioni sul fioro delle niedcsiuie, 461, 466. Vrniio liirro. (iausa della jieliagra , 223, 641, 683. — Malattia ili codesto giano, 223. — Confronto della ìiehbia con altre malattie analoghe, 281. — Miceli che lo infestano, 5H, 516. Ornvlilaiizii. TciU AwroHnzionc. (iriiini llrbUiri dell'arteria polmonare, 644. — Genesi dei medesimi, 655, 669. Guaco. Sua utilitìt nelle morsicature d'animali velenosi e di cani idro- fobi, 718. Gn^noii (Sistema). T^edi Vacche. Idralo aiirico. T odi Aiiiiiioniiiro d'oro. Idrniilira. 58. 61, 88, i06, 414. /^(v// Irqiie coi-rrnti. Fluidi. Po. ldrorol>ia. Della utilità nella cura tU questa malattia dell' uso del lini- mento mercuriale, 671, 678; — del guaco, 718. — O.sser- vazioni diverse sulla medesima, 722. idrogrnOa. Notizie relative a tre carte idrografiche del Milanese, 126. linbo»canicn(i. f^cdi Boschi. Iniuiagini prodotte da esalazioni vaporose sulla superficie dei corpi, 59. ■nipronic di piedi d' animale sconosciuto in una calcarea presso CorlTi, 561. Industria. Suo stato attuale nella Liguria. 272. — • «erica. Proposta d'una Conuiiissione permanente relativa alla me- desima, 212, 269. — Stato attuale di codesta industria, 213. — Osservazioni diverse, 230. — Discussione relativa, 265, 276. — Nomina della Commissione incaricata di riferirne ai Congressi italiani, 280. luganno in cui può esser tratto il cliii'urgo nella diagnosi dei calcoli vescicaU, 765. Iniezioni attive e Oogistiche, caratteri delle medesime, 644. — della mucosa gastro-enterica, 661. — sanguigne cadaveriche, 662. Insrgnanienlo tecnico. Considerazioni generali sul medesimo, 219. — Scuole di Arezzo, Roma e Vercelli, 273. — Scuole festive in Lombardia ed a Torino, 275. — Istituzioni private, 275. — Scuola tU Trieste, 278. f^edi Istruzione. Scnole. — 97i — InMclU clic si manifestano durante il riscaldamento del riso, conte- nenti del solfo, 151. — Osservazioni sopra varie specie, 373, 416. — Insetti che ospitino sulle (juercie, 441. Inleeriizloiie delle funzioni di piiì variabili, 62. Iodio. Suo assorbimento nella cura di diverse malattie, 668, 675. ippiirite trovato per la prima voltii nella calcarea Euganea, 54 4. Iritidr. Cenni sulla cura di questa malattia, 744. ■«rhlalgia. Considerazioni intorno a questui malattia, 841. ■«liliilo ngrnrio di Pisa (Notizie intorno all'), 259. — bnliirnrio. Descrizione d" un nuovo apparecchio per riscaldar l'acqua, 182. — geogpjinco-mllHarc di Vienna. Notizie sopra di esso, 593. iKtrnzionr in Siena (Relazione sullo sUito della), 219; — popolare in Piemonte, 273: — in Itiilia iii generale, 275. — Icrnica. P^eosti sulla super- ficie di corpi roventi, 77. 81. — Liquido estratto da una piaga formata.si neUa coscia di donna lattante, 157. M,iriotte»ntron tullplfera di straordinarie dimensioni. 467. Litotomia. / cdi Cintotomia. — 972 — l.ltoirlzla. Discussione sulla convenienza della medesima, e se sia o no da preferirsi alla cislotoniia, 755, 774, 828. — iMiumerazioiK; dei casi nei quali, secondo il prof. Pcccliioli, non deve essere posta in pratica, 768. — Fonuula esprimente il concetto in che i cliirurglii itiliani tengono questa operazione, 773. — Istru- nienli per la medesima. 799, 829. ■ — (]asi nei (piali deve ri- tenersi applicabile, secondo il doli. Perlusio, 829. — Conclu- sioni intorno alla medesima del dott. Da Camino, 832. — Sua prima invenzione attribuibile agli italiani, 833. Livrllo a bolla d'aria a suj)erlìcie sfericii, -108. Luccio. Osservazioni sulFendiriogenia di questo pesce, 417. ■.ncciolo. Esperienze sulla loro materia fosforoscente , 162. Luce. Descrizione di un fenomeno luminoso che si presenta nella ili- rezione del meridiano magnetico, 60. f^eiiì Colovì, Fotografia, Microscopio, RiTrazione, Stelle. Luna. Determinazione delle costanti arbitrarie dell'orbita di essa, 68. Lupo. Suoi rapporti col cane, 401. Lussazioui. Della più facile maniera di ridurle, 784, 807. — Storia di lussazione dei condili del femore sulle cartilagini seinilu- naii, 795. Maccbina uiagneto-elettrlca di Clarke. Descrizione di essa e suoi ef- fetti, 43. — Esperimento eseguito introducendola in un lun- gliissimo circuito geo-meUillico , IH. .fiacchine d' invenzione del sig. De Cristoforis , 1 3 1 ; — per segnare il canunino delle navi, 233. P^t'cli Ruolo. — a vapore. Loro applicazione all'innalzamento delle acque di irii- gazione, 110. — Sull'istruzione di coloro che le dirigono, 276. f^edi Caldaie a vapore. Magnetismo «listsiuiulato. Sua esistenza nel ferro ^ come vi si pro- duca; suoi ellÌ3tli nella calamitazione del ferro, 45, 107. f^cdi Rotaie. Maìrn. .f^edi Grano turco. Malaria. Osservazioni diverse sulla medesima, 189. — Rapporto delia Commissione incaricata dell'esame ilella memoria del dottore Gamberini , 726. Malattie mentali. Osservazioni di anatomia patologica relative alle me- — 973 — Jesime, 652. — Sopra un caso di follia, 647. 654. 666. — Mania guariti in seguito ad emoiTagia, 719. Malntdc popolnrl. Osservazioni intorno alle ste.sse, 724. mnuiinirrrl. Specchio generale dei medesimi, 323. — Catalogo dei jnaniniiferi d'Europa, 327, 353. — Osservazioni diverse sopra varie specie, 357. Mandibola. E.sportazione di parte della medesima ecc., 808. Mania. F'cdi Malattie nirnlali. Maree del mar Pacifico, 592. Ma»Hl erratici de' Pirenei: loro oi-igine, 539; — del Capo di liuona Speranza, 542:^ — della Lombardia, 547; — dell'epoca secon- daria, 547. Matrniatlrlie imre, 47, 53, 62, 90, 121. 124, 126. /^«// Dlffo- renxiali. Equazioni. Fermai, Geometria, Integrazione. Maternità (Istituto della). Cenni su questo stabilimento in Milano, 790, 816: — Rapporto della Commissione incaricafci di visi- tarlo, 819. JTMatrtearla. Osservazioni sopra alcmie specie tli queste piante. 489. Meccanica, 59, 78, 80, 108, HO, 121, J31. — f^cdi Caldaica vapore. Livello. Macchine. Moto. Ruote. jHeloe. Analisi degli insetti di ellinc per i.sgi-anare il riso, 264. Piante acfnaticlic. Cenni sulla loro anatomia, 451, 492, 515. — ' italiane. Osservazioni intorno a sette specie di esse, 5i4. Piedi torti. Astratti divisiono del piede in due parti, ed applicazione di tale teoria all'ortopedia, 834. Pietra. Vedi Calcoli. Pila. Teoria elettrochimica della medesima , 64, 111. Pipistrelli ( Osservazioni sopra alcune .specie di), 316. Pirenei. Cenni sui massi erratici che vi si ri.scontrano . 639. Pirenomlceti Hreriacei. Memoria relativa ai medesimi e descrizione di nuovi generi, 474, 476. — 977 — PlNCHur. Di un anitiiaU; parassito delle valve eli questo mollusco, 872, 421, 428. Fo. Sue piene a Torino negli anni 1810, 1839, e norme convenienti per impedirle nell'avvenire, 114. Pollaeaiii ( .Su])ei'ricie della), 595. Pollnzloni ÌMvoloiir «rrtfriNos/f. Osservazioni su (piesta |>ianta. 461. Procelinric. Moiiogralìa di questi uccelli, 444. ProrrNMl verbali (Proposizioni ecc. intorno ai), 21, 93, 312. 707. Progmiiiiiin della Congregazione nmnieipalc di .Milano sulle esperienze -scientificlie da eseguirsi durante il Congresso. 27. — di premio per la migliore memona sul miglior sistema di mo- tore applic;i]}ile alle strade ferrate, 76, 81, 113; — per la migliore memoria sulle vere cause della precoce morie dei gelsi, 223; — per la traduzione delle Georgiche di Virgilio arricchita delle migliori annotazioni agronomiche. 279: — perla mighore memona sui pregi e sui difetti della omiopatia, 738. Propoailde. Note sulla sua formazione, 600. PropoMln di sotto.scrizione per una compiuta ristampa delle opere di l.agrange, 77: — dell" erezione di una .statua alla memoria del Galvani, lOG. Prolnniyeem riolare**». Fungo dannoso ai gelsi . 511. Protonoirnri di poUtssio e di sodio. Ricerche sulla loro azione sul ferro meUllico e sul (erro pero.ssidato ,sl anidro che idratato, 139. Protoinriralo di ferro. Processo per ottenerlo, 194. .r«<>Mamiiio, 805. St*lkeerta. J t'iìì Plrrnouiicrtl. Sitariattriutn Magata. Fungo parassito del grano turco. 223. — »nay*lt0. Frase diagnostica di questa specie, 510. — Ritenuta causa della pellagra . 6 41. Npagiic perforatrici. Illustrazioni intorno al genere P^io/t. 421. Ntabilimento. /W{ iMtifnto. Mtnfiloni.a. /'(■(// Cornea. fttntinlirn ■iirtllrn ( Siili' adottare un piano uniforme clinico di), 739. Minto Nferoitlnle do" li({uidi posti su corpi roventi, 77, 81. Mtelle. Diversità nella stima della loro grandezza giusta il luogo della retina su cui se ne dipinge l'immagine, 51. — Diametro ap- parente delle loro immagini nel fuoco de' cannocchiali. 52. Nioniaro. Frequenza dell" ammollimento e delle digestioni cadaveriche del suo fondo cieco, 644. Ntonii. Della struttura di questi organi, 513. KtrablMino. Nuova forbice per la .sua guarigione, 842. fttrndr ferrate. Sul modo di passare le curve nelle medesime, 124. KtriiiKinienlI d" uretra. P'edi Uretra. Slrljt flautfea. Di un nuovo acaridio pai-as.siUi di questo uccello. 409. — 981 — •ubliuinlo rorroMlvft. SiiU' uso porto colle arterie nei rettili. 419, 4 40, 4 49. — di terra fabbricati al Zante, 270. — Analisi dell" argilla dei me- desimi , 270. VaNo iiiilNante. Dell" uHì/.io di quest'organo nel baco da seta, 445. Veae. Sugli eflètti dell'introduzione dell'aria atmosferica nelle mede- .sime, 815. — Sul più conveniente metodo di legatura delle stesse, 837. — TArieose. Convenienza della legatura sottocutanea per la loro gua- rigione, 838. Venete (Provincie). Osservazioni sopra la loro condizione geologica, 547, 577, 584. t'ertte-raitte. T'cdi Sporigortum. Vermi espulsi dal corpo umano, 723. Vertebrati (Sistema generale dei), 439. VeAcicoplaNtlca adoperala nella cura delle fistole cisto-vaginali, 805. villi itniinni. f'cdi CoiiiinlHslone enologica. Vino (.\buso del) seguito da atrofia del ventricolo sinistro del cuore, 677. — Di una particolare malattia dei bevitori, 701. l'ioa. facili «tpiigne. >'M«cn ttloéfolia. Di un caso di singolare ramificazione di (piesta pianta. 465. Xfn Mtaym. Tedi Orano turco. Zncchero. Reazione die avviene tra di esso, il bicromato potas.sico e r acido .solforico, 151. IMDICR DK<.;L,I .%UTOni CITATI -»«•<)- Abbemk. Osservazione sulle sperieiize del si{;. Boiitigny, pag. 81. Ksjieiienze del prof. Cantù sull'azoto, 176. Ar.ASSiz. Sulla generazione ovipara delle anguille, 420. Amici cav. (ìki. Battista. Di alcuni perfezionamenti recentemente otte- nuti.si nella fotografia, 68. — Desciizioiie di una meridiana di sua invenzione, 118. — Sulla struttura degli stomi, 513. — |)rof Vincenzo. Intorno al modo di calcolare 1' mto e la resi- stenza de' (illidi, 88. Anceloni. (considerazioni ostetriche fisiologico-praticlie, 761 774 779. Ancius. {^orografia della Sardegna. 591, 593. — Notizie sulla pro- vincia Snlcit^ina in Sardegna. 598. Abietti. Estrazione di oltre quattrocenlo calcoletti dall' uretra caver- no.sa d'un fanciullo, 761. Balakdim. Della causa della pellagra da attribuirsi al grano turco e dei mezzi d'arrestare i progressi di tjile malattia. 640, 691. Balbi. Intorno alla superficie della Polinesia. 595. Ball. Intorno ai modi per giungere ad una logica base jier la Bota- nica sistematica, 505. Bancalabi. A.sccssi profondi del fegato guarili col caustico. 835. Baratta. Sulla cura di due stafilonii della cornea e della .sclerotica, 756. Barbieri. Introduzione ad una Flora mantovana, 515. Baruffi ab. Giuseppe. O.sservazioni sull'elettrico, 48. — Sulla riforma delle (|uarantene nei lazzaretti. 67 4. 725. — dott. Giuseppe. Sopra un ciiso di follia, 647, 654. Bassi. Relazione letta nell' adunanza finale del 27 settembre, 25. Bedeschi. Della cura di im' ascite guarita coli' introduzione d'una sin- done, 845. Bellati. Esposizione di tre nuovi teoremi geometrici, 126. Belli. Relazione intorno alle s|)eneiize eseguite durante il Conoiesso dal sig. Boutigny. 77. — 9ft4 — fìÉRK^r.ER. Memoria sul secrtime del gelso, 461, 465, 474, 526. — Stiuiii fito-pjttologici , 475. — Sulla entofiteusi, 584. Behetta. ('cimi sulla si-rofbla, 741. Bertone ni Sambuy. Relazione .sull'Associazione agraria piemontese, 209. — Discorso di congedo dalla Sezione ti' Agronomia, 284. BiAf.iM. Sull'evoluzione spontanea del feto, 790, 854, 861. Bianchi. Di.scorso intorno ai progre.s.si dell' astronomia, 37. — Osser- vazioni e riflessi di astronomia ottica, 52. — Intorno al modo di fonnare una storia meteorologica d'Itiilia, 82. Bianco. Nuova maccliina per i.sgraiiare il riso, 26 4. Billi. Storia di un caso di rara deviazione dell' utero in donna ge- stante, 846. Biondelli. (llassificazione de" popoli lombardi secondo i dialetti, 596. — Sul dialetto dell" isola di Veglia, 598. Boali. Sull'insalubrità delle risaie, 682, 726. Bonafous. Premio proposto per la traduzione delle Geoi-giclie ili Vir- gilio arriccbita delle migliori annotazioni agronomiclie, 279. BoNAPARTE principe Carlo L. Sullo stato dei fanciulli occupati nelle manifatture di Roma e delle cittìi vicine, 2.35. — Discorso per l'apertura della Sezione di Zoologia, 307. — Jìustamantìa , nuovo genere di uccelli, 317. — Speccbio generale del sistema mastozoologico , 323. — Catiilogo dei mammiferi d'Europa, 327. — Osservazioni sulle Arvicole d'Europa, 357. — 0.s- servazioni sopra le Ecbeneidi, 372. — Divisione degli aniìbii dai rettili e quadri sistematici delle due classi. 37 4, 376. ■ — ■ Sistema ittiologico modificato. 379, 386. — O.sservazioni sopra i Leucisci lombardi descritti dal dott. De Filippi, 380. — (Ca- talogo metodico de' Ciprinidi europei. 394. — Uccelli di Santa Fé di Bogota, 403. — Sopra il volume de' Ciprinidi del sig. Va- lenciennes, 427, 431. — Modificazioni del suo .sistema orni- tologico. 441. — Uccelli da aggiungersi alla Fauna europea, 442. — Monografia delle Procellarie (Thalnssitlmiiia;) 4 4 4. — Parole dette alla Sezione di Zoologia nello scioglimento della tornata. 4 47. — Sue opinioni circa i contagi, e la poca fiducia che meritano i provvedimenti sanifarii oggidì vigenti, 7 23. — principe Luigi L. Lettera sul suo metodo per ottenere i valeri.i- nali puiissimi. 150. — 985 — JioNoiiA. .Melimi la .sull;i polnioiiea . 214. BcRELLi. Sulle febbri rl,e compli.aiu) le soluzioni di contimiilà , 6 4 7. 787, 844. — Risultalo .li <|.iaiaiiLi autossie d'individui morti |>ei lel)I)ie Iraiiiiiatica accessionale , 792. n.M«iioM£o. Diseoi-.so letto nella .solenne adniian/.a del 12 settembre. I; — ncir adunanza finale del 27 seltembie. 23. B<.TTO prof. Do.«EMCo. .Sulla cost^uiz:, dei rapporto Ira gli effetti calori- fici ed eleltrolili.i delle correnti elettriclie. 64, 84. — prof. Gmoi.,vMo. .Sulla elettricità a.lopcrala come mezzo terapeu- tico, 689, 711. BotUDiN. Sopra l'uso del caustico ad alUi dose nella cura del cancro 786, 853, 859. BoUTicNV. Ivspeiienzc fìsiclie eseguite durante il Connresso. 77, 81. BiiANDT. Lavori e scoperte zoologicbe fattesi neiranno in Ru.ssia', 364. Bkksciani UE lioRSA. Sulla formazione d'un calcolo uretrale, 762. — Stona di un' operazione cesarea, 7 76. — Resecazione dell'osso coronale per necro.si. 777. BiioFEERio. Osservazioni sul commercio librario, 253, 257. l5iiii(;^ATELLi. Cecidomia del prugno, 416. BRiriSKTTA. Storia di una (legenerazione fungosa del femore, 790. BiasciiKiii. l>n.f;etto di rotaie di fbno neil' iiiK^rno delle città coli' uso tli treni a motori animati, 73. — Applicazione della maccbina a vapore all' innalzamento delle acque di irrigazione, 110. \otizie relative a tre carte idrograficlie del .Milane.se, 126. BuFALiM. Pensieri intorno alle malattie popolari, 724. Cadolim. Dei cementi formati colle calci lombarde, 57. Cairoli. Storia d'alcuni casi di neuralgia, 852. C.VLDERiM dott. Carlo Gallo. Sulla trasmissibiliUi della pellagra in ma- niera ereditaria, 688. — Isidoro Osservazioni sul processo di preparazione dell'acido prus- sico, 143. (Ialvi. Delle societli di mutuo soccorso, 274. (-ANGiAJSO. Sul pozzo artesiano nel R. palazzo di Napoli, 553. Canino ( l'i-incipe di). Fedi Boiv,vparte C. L. Canobbio. O.sservazioni sulle iiuLigini del prof Piria circa 1' accresci- mento delle piante seminate nella .sabbia silicea l'cc.. 154. '•ìi — 986 — Analisi (ruii liquido estratto ila una |>iai;a liìitiialasi nella coscia di una donna lattante. 157. Capecchi. Oell" importanza di mantenere le vigenti discipline sui laz- zaretti e sulle quarantene. 740. Cabum. .Sulla determinazione delle cost^inti arbitrarie dell' orbita lu- nare. 68. — Processi seguiti per la costruzione dei campioni del baromeho e del termometro. 83. — l'elementi parabolici della cometa scoperta a Roma W -2i agosto 1844. 118. Carkesi. .Sullo stito dcir istruzione in Siena. 219. — Dati .statistici sugli operati di pietra del prof, l'cccliioli, 83». Casati. Allocir/.iune alla Sezione di Fisica. 129. Casoiiati. Sulle inic/.ioni sanguigne della iiiuco.sa gastro-enterica nei ca- daveri. 661. Castelmjovo. Dimostrazione del teorema di l'ermat. 47. Castiglioni. O.sservazioni snlF assorbimento dell'iodio nella cuia di di- verse malattie. 668, 676. — Risultairze per decidere sul va- lore del criterio proposto dal dott. Polli come legolatorc nel- Tu.so del salas.so, 7 40. — Preparati anatomici della membrana interna delle arterie. 811. Castoldi. Estrazione d'un calcolo situato al di fuori della vescica. 845. ('attaneo. Sull'importanza dei prati di marcita, 235. Catullo. Sulla scaglia de' paesi veneti, 547. — Rocce del Bellunese, 577. C.AVALLERi: Descriziouc di un microscopio caUidiottrico, 42. Cenedella. Setti filata col sussidio d'un agente cbimico. 199. Ceresole. Caso di rottura di milza, 658. Cerioli. Ricercbe intorno alla causa per cui gli olii grassi s'intorbidano col camaleonte minerale. 17 9. Ces.\ti. Cenni di Geografìa botanica, 461. — Sopra un caso di antolisi, ne' capolini del Trifoliiiin rcpcns , 463. — ?,nW Arenaria bava- rica , 464. — Anomalie e particolarità osservate in diverse piante, 467. — Sull'origine del psciultt-stroiiia delle sferie, 474. — Di un coniomicete cbe infesta il grano turco, 510. — Osservazioni generali sulle produzioni micetoidee, 524. CiiARPENTiER. Sui iiiassi erratici de' Pirenei , 539. Charters. Sui massi erratici del Capo di Buona Speranza, 542. — Sopra alcuni paesi dell' America meridionale, 597. — 987 — Cima, l'miglu mangerecci e xelenosi ,l,..lla ,,r,ninci;. ,Ii Bergamo. 521. 527. — Nuovo lello porUlilc da Ini detto e>^n,fl-ru . 77.3. Cittadella. Sulla iuaccl,i.,a del .sig. Bianco per isgranare il riso. 264. (j-ERici. 0.s.ser\ azioni intorno alla -silìlide, 719. CoccHETT.. .\uovi istrun.pnti per .orreggere le polluzioni involonta- rie, 800. CoDAZZA. l'rincipii generali sulF equiliLrio <■ sul moto deU' etere nel- r uiterno de' corpi pesanti, 85. Colla. J)i un Icnon.eno luminoso che si presenta ncll' atmosfera nella direzione del meridiano nuignetico, 00. Cou,EG^o. VeiU Prova.>a di Collegno. CoNSOM. Suir utilità del guaco nelle morsicature d" animali velenosi e cani idrofobi, 718. CONTARIM. Oiflbrenze tra la Frbigilla Uipponka e la Embvrìza calca- rata. 311. — Metamorfosi e costumi della NocUia senistw 311. 447. Coppa. Sulla presenza del .solfo nel riso ecc.. 151. — Riflessioni sulle risaie 187. — Ricerche per utilizzare le castiigne d" India e la materia fibrosa del ricino, 199. — Sul modo di trar profitto dei risino o pistillo. 218, 276. (loHsiM. .Storia d'alcune 0|)erazioni di dermoplastica da lui eseguite. 809. Costa. Costumi del P'espcrtllio semfmus , 316. — .Monografia degli insetti che ospitano su talune specie di quercie, 441. Os- servazioni su due specie di lepidotteri. 4 41. — Anatomia della 'J\'^/u,/o caretta, 4 1 8. — Osservazioni sopra le Echeneidi, 369. Cotta. Trivellino con concrezioni calcolose eslralto dalf uretra d" una donna. 763. — Sugfi inganni in cui flicilinente è tratto il chi- rurgo nella diagnosi dei calcoli vescicafi . 765. — Riflessioni suir i.schialgia . 841. Crotti. Sulla formazione del Bosforo e della Propontide . 600. CuRiOM. Sulla calcarea ammonitica e sul biancone della Lombardia, 542. Cusi. Sperienze sulla velocità delle acque correnti, 58. Da Cami.No. Della maniera più fàcile di ridurre le lussazioni segnata- mente inveterate, 784, 807. — Speculo d'acciaio modificato 805. — Corollarii relativi alla litoliizia . 832. — Cenni storici intorno alla medesima, 833. — 988 — Dall' 0^(■.Ano. Su due nuovo istihizioiii sórte in Tricsle. 278. Da Hu>. Sullo masse ti-acliiliclie |)osUi di una .sottoscrizione per una coin|)iuta ristampa delle opere di Lagranj^e, 77. De Btcìi. Osservazioni sopra la costituzione fisica e geologica della Si- cilia. 565. — Separazione preci.sa tra la forniazione cretiicea e le giur.nssiclie, 579. De Candolle. Sul gruppo delle Cordiacee, 522. De Cristofouis. Propostii delle ruote a chiocciola pel movimento dei bastinicuti da guerra, 59. — Strumento per misurare la ve- locità delle acque correnti , 61. — Macchine diverse . 89,115, 131. — Nuova macchina perla marina. 233. De Fu.ippi. Osservazioni sopra alcune specie di pesi-i lombardi. 382, 427. D" Ho.mbres Firmas. Ringraziamento alla Sezione di Fisica , I 30. — Os- servazioni diverse di fisiologia vegetale, 528. — Sulle ossa umane di Alais. 553. De Maiiciii Giieuim. Corpi cartilaginei estralli da una cisti all' artico- lazione del cubilo. 793. — Caso di lus.sazione del femore, 795. De NoTABis. Cenni sulla tribù dei Pirenomiceti sferiacei, 474. 476. — Sulla struttura della Ginuania fiircellntu . 492, 4 95. — Nuove .specie (Taighe del mare ligustico, 529. — C/Cnni sulla vegetazione di una Confciva del golfo di (icuova, 530. De Renzi. Norme suggerite pei Congi-essi scientifici. 652. — Foruuila esprimente il concetto in che i chirurghi italiani tengono la lilo- trizia , 773. De Selvs Longciiamps. Elenco dei topi campagnoli d Europa. 314, 319. — Osservazioni ornitologiche. 314. Destrerio. Sulla migliore composizione de' cementi , 54. De Visiam. 0,s,ser\azioni sopra alcune specie di Mntricaria . 4 89. Dlbim. Avvertenze ili anatomia patologica, 643, 655. 661. Ercoliam. Del commercio librario, 225, 232. Fario. Forbice per operare la miotomia oculare, 842. — Esperienze fisiologiche sulla trasmi.s.sione della sen.sazione noi nervi, 850. Fattori. Di alcuni ca.si di fungo midollare, 791. Fermi. (Cucchiaia di legno per l'operazione della fistola all'ano, 801. Ferraki (".irolamo. Preparazione dell'acido prussico, 137. — Malattie dei gelsi, 205. — 989 — Ff.hhaiu iloft. M\tino. Siili' assoiliimciito aclii da scUi . 4 4 5. Pinella. Due storie d'aniauiosi trattate col galvanismo, 659, 670. 704. FoLDi. Progetto per esperienze annuali da farsi dalla Sezione di Medi- cina dei (longiessi italiani. 70.3. FoniNARA. Sulla scarsità de" coiiihustiljili, 177. — Happurto della (>oin- ini.ssione incaricata di riferire su questo lavoro. 186. FoKM. Sulla soda artificiale. 153. — Osservazioni circa T accrescimento delle piante soniiiiate nella sabbia silicea, 155, 165. Fossati. Di una paitieolare malattia dei bevitori, 701. FnisiAM. .\ualisi di alcune equiizioni tra.sceiidenti : e progetto di espe- rienze intorno alle correnti telluriclie. ì-21. Fri'a. (lorollarii desumibili dalle indagini sulle qualitìi dei .sieri cada- vciiei in rapporto colle inalaltie, 7 43. (ìALLi. Di un at;o da cal/.e introdotto nell'uretra d'una fanciulla. 764. Galvani. Propostii tiell" erezione in liologna di una sUitua al fisico Luigi dal vani, 106. (ÌAMiiARiM. Di UH prodotto dell or^anisino ammalato, manilest;uilesi contemporaiicaineiite nell'alito e nel sangue, 702. (jamberini. Sulla malaria, 682, 726. (lANDOLFl. Ilicerclie sulla cagif>ne della eoteniia del sangue. 680. — Premio aggiudicatogli. 708. ( ; \mi\ Ai.M". Briolcea e liclienotec;i itiiliana. 465. — .Sopra un licliene che si raccoglie in Lombardia ed in Piemonte ad uso di tin- toria. 522. (ÌKNÉ. Osservazioni sin pipistrelli. 317. — Acaridio della Slriv Jlaiii- iiii'ii . 409. — Raccolta dei nomi .scientifici e vernacoli degli uc- celli, 410. — .Sulla generazione degli I.rofh's . 365. 367. — .Sopra due opu.seoli ornitologici del sig. (ìraf 4 4 0. (ÌKRA. i'.same della memoria del sig. Huccinelli sulla iii'hhiii del grano turco. ■2H\ (jiiKRiM. / ci/i \h Marc MI (iiirr.iM — tMtO — riHiBEi.i.iM. Sulle caline ed i venti \aiiiil)ili n<']r Vllanlìeo. e sull(! niacee ilei l'acillco, 5tfd. — Inloi'uo alle nuove divisioni del ylolx). 594. — Del miglior metodo d'istruzione eleinentjire della (leo- gnitìa. 599. Gino. Nuovo sli-miicnlo pei- esli'arre corpi .stranieri dalP esofago. 77 7. — l*rova ilei medesimo, 807. GiOLO. Rapporto Fra il cane ed il lupo, 401. Giov.\NETTi. Dell'istruzione popolare in Piemonte. 273. GiRF.i.1,1. Os.servazioni di anatomia patologica intorno alle malattie nien- Udi. 652. Glogf.r. Sistema naturale nniversale, 439. Graberc de Hemsì). Dei recenti progressi della Geografia, 552. 591. 595. 597. GRA^DO^l. Ricerclie intorno all' azione dell' acido carbonico .suU' ioduro di potassio, ecc. 150. (jRicoLATO. Processo per estrarre una materia amara febbrifuga tlal Tciicriiini chanKpdrys . 152. — Esperienze sulla materia fosCo- rescente ilelle lucciole . 162. Heckel. Sopra varie specie italiane di pesci d'acqua dolce, 380. Jori. Su tre alcaloidi contenuti nella china gialla, 139, 144, 194, 197. JoTTi. Virtù profilattica e terapeutica del linimento mercuriale adope- rato nella cura dell'idrofobia. 671. KRA.MER. Con.siderazioni intorno alle indagini ed esperienze del pro- fessore Schònbein suU' ozono , 173. La Marmora. Sulla costituzione geologica della Sardegna. 552, 555. 561, 587. Lampato. Nuova foggia di caratteri da stampa. 27 4. Lanfossi. Sopra varie specie di uccelli, 426. Lavim. Analisi istituita sugli insetti del genere Meleto . 183. Lazzati. Della ascoltazione considerata relativamente alla gravidanza ed al ])arto. 708. — Osservazioni sulla piiì conveniente po.sizione da dare alla donna nel travaglio del j)arto. 782. Le Bla^c. Osservazioni .sopra la particolar forma di alcuni ciottoli, 535. — Sul pozzo di Monte Massi in Toscana. 546. — Osserva- zioni sui gliiaccai . 546. Lereboullet. Idee generali di classificazione del Regno animale, 866. — !»0I — Ll>K. Iiildi'lK) lilla slnittiira del caiilt- (ielle jialinc, 511. .M/VfiRi.M. Sjierieiize sulle correlili elettriclie . 41, 93. — Nuo\o elet- tromotore. 120. — (borrente proclottii da un reomolore vol- tììino. i
    • de' corpi clastici, 115. ÌNardo dott. Gio. DoMK.MCo.O.sservazioni sopra le; spiiLjne |iern)ralrici, 421. — dott. Ll'ic.l. Analisi di una nialeria eslialla dal piede di un got- toso, 192. — Della generale ed uniforme .sistemazione dei .soc- corsi da apprestarsi agli annegati lungo il litorale d'Italia, 727. Nasse. Paragrafo di lettera, sulla toiacentesi , 707. NiLSSON. Sopra alcuni nianiniiferi della Scandinavia, 357. NovELLis. Osservazioni sugli scorbutici, 696. O.MBOiM. Presentazione di alcuni frutti d' ignotii pianta tlell' Affrica occi- dentale, 473. — Os.scrvazioni sul paese di (lama, 592. Orioli. Proposta di grandi elettromotori economici da adoperarsi nelle arti come fi)nte perenne di elettricità, 44, 48. — Teoria elet- trocliiniica della pila voltiana, 64. — Os.servazioni sulle spe- rienze del sig. .Scliiinhein sull'ozono, 73. — Osservazioni sulle .sperienze del sig. Houligny, 79. — Sjiiegazione degli esperi- menti sulla conduciliilitìi elettrica della terra, 94. — Paroh; di congedo dalla Sezione di Fisica, 127. — Itiiiessioni circa le sponliinee Irnsmutazioni della lìhrina o.sscrvate dal dott. l'olii, 164. — Di alcuni vasi di l(nra liihhrieati al /ant<'. 270. — .Sopra alcuni eraiiii di aiiliilii greci, 406. — liiipruiite di piedi di animale .sconosciuto in una calcarea j)resso (Corfù. 561. — 993 — OnsiNr. Sp.iccato geologico dalla foce del Tronto alla catena della Si- bilia, 571. Osculati. SuU' acaride di Mianali, 375. — Note di un viaggio nell'A- mericii meridionale, 597. OsENGA. Descrizione di un suo livello a bolla d'aria, i08. Osio. Osservazioni sopra una storia di monomania, 666. Pacim dolt. riLn'Po. Osservazioni di analoMiia microscopica, 309. — Risposti» alle osservazioni del prof. Patellani sulla struttura della retina del cavallo, 439. — |)rof. Luigi. Osservazioni sulla litotrizia, 755. — Storia di due casi di tumori iluttuanti tleU' addome , 836. Pagani. SuU' ottalmia egiziaca guarita coli' uso della belladonna, 759. — Di un caso di calcolo uretrale, 763. — Casi di litotrizia riu.scili felicemente, 831. — Della cura ili due ascessi profondi nell'addome, 835. — Della legatura mediata delle vene da preferirsi alla sottocutanea, 837. Pallavicino. Proposta di un premio per la miglior memoria sul miglior motore apj)licabile alle strade ferrate, 76, 81, 113. — Stabili- mento eretto in Arenzano per raflinare la ghisa, 177. — Sullo strilo dell'industria nella Liguria, 272. Pamzza. Sui tre cranii di anliclii Greci pre.senUiti dal prof. Orioli, 414. — Rapporti ti-a i grossi tronchi linfatici e le arterie ne' ret- tili, 419. Pareto. Massi erratici de' terreni secondarli. 549. — Cenni geognostici sulla Corsica, 544, 551, 601. Parlatore. Struttura degh organi de]ì\-/l(lroi'(ui(lii veiiciilosa. 451. — Sopra due leggi tU anatomia vegetale, 467. — Sulla ilisposi- zione delle famiglie vegetali nella serie lineare sistematica. 4 72. — Sull'anatomia delle piante aquatiche, 492. 515. Parola. Osservazioni sulla golpe del frumento, 232. Parravicini. Sul progresso dell'istruzione in Itidia, 275. Pasini. Apertura delle adunanze della Sezione di Geologia, 535. — Discussione sulle rocce del Bellunese. 577. — Sulle calcaree ros.sc ammonitiche, 581. — Osservazioni intorno alla carta geologica d'Itilia del prof Collegno per riguardo alle provincie venete. 684. — Discorso di congedo . 587. ii5 — 994 — l'vTELLANi. Sopra di alcune mancanze di anatomia veleiinaiia nelle opere di Carus e di Cuvicr. 3 IO. — Hicerclic sulla retina del Ciivallo. 402. — Obbiezioni alle medesime , 4 39. — Su di un mostro vitellino, 445. I'aulIiM. Sulla conservazione delle mignatte, 439. Pavia. Processo di pre|wrazìone dell'acido valerianico, 192. Pkcciiioli. Dei casi nei ipiali la litolrizia non deve esser messa in pia- lica. 756, 768. — Dati statistici intorno agli operati di pici i a del medesimo, 830. Pr.DF.MOM'E. Storia d'un caso di fibro-coudritc determinata da parto la- borio.so, 827. Pelcso. Osservazioni sull'uso dell'elettricità in terapeutica, 703, 71 1. — Osservazioni suU' iiniaurosi , 704. Perf.co. Sulle correnti elettriciie nate dallo sfregamento, 47. — Teo- rema relativo alla dottrina delle ecjuazioni , 12 4. — Osserva- zioni sull'olio di .-jtrachis ipogea, 179. Perim. Geografia botanica del circolo di Trento, 460. Pertusio. Gonsiderazioni intorno alla litotrizia, 828. Pessima. Osservazioni sul processo di preparazione dell' acido prus- sico, ■142. Petrali. Ostensione d' una sua maniera di rhioplastica indiana , 811. — Osservazioni diverse d'ortopedia, 833. Pétrequin. Memoria sulla cura degli stringimenti organici tlell" uretra, 795. — Nuovo uretrotomo, 798. Picei. Sui dialetti valtellinese e bormiese, 598. Pii.i.A. Saggio de' terreni ciie compongono il suolo d'Italia, 54 4, 567. — Massi erratici de' terreni secondarli, 549. PiOLA. Risultamenti ottenuti in una nuova analisi relativa al moto per- manente dell'acqua nei canali, 106. PiRU. Os,servazioni intorno all' asparagina , 139, ^44. — Osservazioni sulle idee del sig. Rigiiini relative all' A. Sulla riduzione degli scopeti a boschi di pino, 225. 1*RESTAM)RF.A. DÌ uiia singolare ramificazione della ì urea n/nc/iilia. 465. l'novA.NA ni CoLLECNo. dnliì geologica deir ItJilia, 536. — Osservazioni sulla medesima, 584. — Sul terreno erratico della Lombar- dia. 547. PucciisoTTi. Osservazioni sulla genesi dei grumi flebitici. 656. — Os- servazioni sullo scorbuto. 699. Qu.U)i\i. Onni intorno alla cura dell' iritide. 7 4 4. Raffaele. Ostetricia teorico-pratica: Commissione per esaminare que- .st' opera. 783, 844. 859. — Relazione sulla memoria del prof. Riaglni sull'evoluzione spontanea del feto, 790. 854. 861. — Sul meno pericoloso tra i processi operativi pmposti jier estrarre il feto nei ca.si di bacino abnorme, 817. 821. Raineh. Sulla f^tlcriami celticu de" monti della Stilla. 461. R.WENNA. (Colesterina linvenulii nella materia di un tumore aiticolaie di un gottoso, 742. Ravizza. Sua proposta di sostituire il lattalo all'acetato di morfina, 193. Restam. Considerazioni sopra i Ire crauii di anticlii greci present^ili dal |)itif. Oiioli. 4 46. Retziis. Lettela sulla lebbra della Norvegia. 690. 707. RiBOLi. Strana anomalia d" un ]>icclone da colombaia. 402. — Os.sei- — 996 — nazioni frenologitlie sui crnnii di aiiticlii Greci presentati dal prof. Orioli, 418. RiDOLFi. Notizie siiir Istituto agrario di Pisa, 259. liic.iiiM. Ricerche sull'acido valeriaiiico e sul cloro-valeri.siato di ferro, 147. — Processo per ottenere il prototartrato di ferro, 194. — Intorno ad una produzione miceloitlea formatasi su di un sale di chinina, 524. — Sulla simultanea reazione di alcune .sostiuize venefiche introdotte nei vegetabiU , 528. UoBECciii. Sul linimento mercuriale nell'idrofobia, 677. KociER DE BEAUFonT. Nuovo struuieuto per la cura della fìstola e tu- more lagriniale, 852. HoNCORoni. Osservazioni sull'orzo nampto, 216. — Barbabietole col- tivate nella provincia di Como, 272. Rossi. Discorso inaugurale alle adunanze della Sotto-Sezione chirurgica, 753. — Osservazioni sulla causa della contrattilità della pu- pilla, 759. — Osservazioni sulla formazione dei calcoli uretrali, 762. — Ostensione dell' atto operativo da lui praticato per r esportJizione parziale della mandibola e parti attigue, 808. — Esportazione di esteso carcinoma alla faccia, 809. — Altre operazioni chirurgiche da lui dimostrate sul cadavere , 811. — Sul valore da concedersi alle statistiche degli operati di pietra, 831. — ■- Del modo di considerare i tu7iiori detti linfatici ecc., 847. — Della causa remota della cancrena secca, 848. — Del metodo da preferirsi nella cura delle neuraigie, 84 9. Roux. Di un' ascite guaritii coli' introduzione d' una cannula tli gomma elastica dopo la paracentesi, 84 5. Rov.\Ti. Memoria sull'apparecchio inamovibile per le fratture, 765. Rovelli. Fecondazione artificiale eh alcune piante, 522, 527. Ri PPEI.L. Sui cambiamenti della forma del corpo e delle pinne che si osser- vano in alcuni pesci di mare ne' varii periodi della loro vita, 358. Rusco.M. Embriogenià del luccio, 417. RispiM. Sulla reazione che avviene fra il bicromato potassico, l'acido solforico e lo zucchero, 151. — Relazione intorno agli alcaloidi osservati dal sig. Jori nella china, 197. Sacchi. Relazione intorno alle Casse di risparmio e le Scuole intinitili di carità esistenti in Italia , 280. — 997 — Salvagnoli. Notizie sopra una città etnisca della v.ille ir.VUjeniia. 594. S.VMBUV. fedi Bertone di Sambuv. Sanuiu. Sulle iiiao-Iiie dio si osservano nella foglia (le'geisi, 459, 526. Sarti. Processo da ini iiri|>iegato per la trattazione dei minerali di feiro nella fonderia di Dongo, J81.' — Sul magnetismo delle sjjarre di ferro componenti io rotaie delle strade ferrate, 46. Sa VA. Sunto d' una Fauna dell" Elna. 402. — Sulle spelonche delle ia\r (li (|U('I vulcano, 536. Savim. Lavoro de' fanciulli nelle manifitture degli Staiti pontificii. 2.3 4. Schmid. .Sugli avanzi fo.ssili di Zarskojeselo, .312, 420. — l'arassitisnm di alcuni ditteri della tribù delle Tacliine, 373. SciiÒNBEiN. Esperienze intorno all'ozono, <63, 167, 175, 202. — Espe- rienze intorno alla pa.ssività del ferro, H9. ScoRTECACMA. Delle nummuliti, 408. — Storia di malattia vemiinosa, 722. Secondi. Siringhe cave e cieche per l'esplorazione dei calcoli vescicali, 765, 802, 843. — Vantaggi della legatura sottocutanea delle vene varicose. 838. — Osservazioni intorno alle neuralgie, 851. Selmi. Ricerche sull' azione dei protosolfuri di potassio e di soiho sul ferro, -139. — Ricerche sulla solubilitii dell' ammoniuro d'oro e dell' idrato aurico , nei cianuri d' ammonio , calcio , bario e magnesio, 144. — Studii intorno al solfo elastico ed alle emul- sioni inorganiche, 159, 180, 193. — Metodo per indorare gli oggetti metiilhci coli' elettrico , 200. Semmola. Necessità di ordinare le dottrine farmacologiche, 718. — Temperatura del sangue, 415. Serristori. Proposizione relativa alla istituzione di un deposito di vini itiibani in Napoli, 270, 272. Silvano. Memoria sulle funzioni dei fasci anteriori e posteriori della midolla s[)inale, 676, 679. Stra-MBio. O.sservazioni sulla migliare . 717. St.vncovicii. Nuovo metodo per far morire le crisalidi dei bozzoli, 276. Stefani. Sulle correnti tenno-elettriche prodotte dall' unione di due masse di mercurio dotate di temperature diverse. 109. Steinbùcher. Sull" utihtii de" monumenti architettonici negli studii geo- grafici, 591. STi'DF.n. Sui massi erratici del terreno secondario. 547. — 998 — Tadiui. Discorso inangurale ai lavori della Sezione di Cliiiiiica. 135. — Aj)|>are('cliio per riscaldar T acqua di un edificio halneaiio a Fi- renze, 181. — l)i,scor.so di congedo, 1200. — Osservazioni sul pieno e sni vuoto delle ossa, 421. Tardv. Sui dillerenziali ad indice fralto. 53. 'l\iKH)Li. Sue idee sulla iilrol'obia, 7^2. Trevis.\n. liagguaglio sul |)iano d'una sua Flora euganca, 471. Trinchinetti. Sull'assorbimento delle piante, "184. — Sul ganglio va- scolare coroideo de' pesci, 401. — dolore della retina ncU' uo- mo e negli animali. 4 40. — Sulla cr(>mato|)seu(;ra>di. Memoria sulle fistole cisto-vaginali, 756. — (astensione del metodo operativo delle medesime, 803. — Rapporto della ( Coimnissione i.stituitT |)er verificare detto metodo. 84 4, 857. /a>tki)escui. Sulla elcltricitìi delle torpedini, 408. Zenone. (Jasi speciali di manie guarite in seguito ad emorragia. 719. INDICE GENERALE -i. — .Sulla integrazione delle funzioni di più variabili, del prof. Minieh , «2. ■ — Sulla teoria eletlrorliiniiea della pila voltiana, del prof. Orioli, 01. — Discussione >ulla nu-desima , tii. Admiiiiiza del 21 settembre « 68 l>i alcuni pcrfczionamcnli recentemente ottenulLsi nella fologralia, del cav. G. B. .Vmici.oB. — Sulla determinazione delle costanti deiroihita lunare del cavaliere Carlini , ivi. — Sulla dislriliuziono permanente della elettricità alla supcriicie di (lue sfere conduttrici isolate, del comin, Plana, 70. — l'roi;elto dell" in;;. Bru- schetti di rotaie di ferro nell'interno delle città, colluso di treni a motori ani- mati , 7S. — Osservazioni del prof. Orioli sulle sperienze del sig. Schònbein suir ozono. 11'/. .Viliiiianza del 23 setleiiJjre « 75 iNomtua di una Comniissioiie per riferire sul migliore sistema metrologico ila ren- dersi uniforme per tutta Italia . e discussione relativa , 78. — Proposta di premio per la miglior memoria sul sistema deiraria a compressione applicato alle straiie lerrale, 70. — Bclazione del prol". Belli intorno alle spcrienze del sig. Jìoutigii) sullo stalo sferoidale dei liipiidi posti su corpi roventi, 77. — Discussiotie relativa , 79. Adunanza del 2 4 setlenibre j' 81 Nuova esposizione del programma di premio per la migliore memoria sul miglior motore applicabile alle strade ferrate, 8). — Lettura del rapporto sulla memoria del prof Tardy sui differenziali ad indice fratto, ivi. — Sul modo di l'ormare lina storia meteorologica d' Italia , 82. — Esposizione dei processi seguiti dal- l' apposita Commissione per la costruzione dei campioni del barometro e del termometro, del cav. Carlini, 83. — Relazione tra gli effetti calorilici ed elettro- litici delle correnti elettriche, del prof D. Botto, 84. — Principii generali sul moto e sull'equilibrio dell'etere nell'interno de' corpi pesanti, per servire di fondamento ad una teorica del calorico, del prof Coilazza , BIS. — Del modo di calcolare l'urlo e la resistenza dei fluidi, del prof V. Amici, 88. Rapporto sulla memoria del prof. Tardy sui differenziali ad in- dice fratto " 90 Ailunanza del 25 settembre » 93 l.ellura del rapporto della Commissione relativa alle spericnze eseguile durante il Congresso sulla conduciblliià della terra per le correnti elettriche, 95. — Spe- ricnze sull'esistenza delle correnti telluriche e sulla conducibilità elettrica della terra , del prof Magrini , ivi. — Spiegazione del prof Orioli dei risultali delle spcrienze sulla conducibilità della terra , e discussione relativa , 94. Rapporto sulle e.sperienze eseguite dal prof Magrini sulla condu- cibilità della terra per le conenti elettriche . ...» 96 Adunanza del 26 settembre "4 06 Bisultali più generali ottenuti dal sig. Piola in una nuova analisi relativa al moto permanente dell'acqua ne'canali, 100. — Di alcuni fenomeni provenienti dal ma- gnetismo dissimulato , e dell'elettricità sviluppala dal contatto di metalli diversi, del cav. Marianiiii, 107. — Livello a bolla d'aria del prof Osenga, 108. — Osservazioni del prof Stefani sulle correnti termo-elettriche prodotte dall'u- nione di due masse di mercurio dotate di temperature diverse, 109. — Appli- cazione delle macchine a vapore all'innalzamento delle acque d'irrigazione, del- — 1001 — I iiig. Bnisrluiii, IDI. - Siilld lun.Milc iMo.luiia ila un it-omuloi u vultiano i di ■ ui poli sono ion;4Ìuiili 1I.1 un luiixlilssiiiio roiidullorc , u . uiiiunic ano con due • "iiilulloii assai csltsi , del prof. Magrini, III. — Di»i ussioin; rrlaliva , ivi. \iliiii;iiiza tlcl 27 sellciiibre i,,/.,, j | ;j lld|i|Hirlii della (:uninii»>ionc islìUiila per l'urniulare il <|ue^ilo rrlalivo al premio ptl iiiislior motore da applicarsi alle strade l'errate, US. - Osservazioni sulle piene del l'o a Torino e sulle norme ronrenienti per impedirle nell" avvenire, dell' ing. Michela . IM. — l'rovvediinenli per impedire i miasmi che si sol- levano ilal l'ondo dell'Arno in l'iienze nello stalo di siccità, del suddetto, ivi. — I.eltma del rapporto su alcune iiuccliine d'invenzione del sig. De Cristo- lóris. Ila. — llillcssioni inturno alla l'orza epipolica , e deduzione delle for- mule di Fresnel della doppia rilìa/ione dalle equazioni del movimento dei corpi elastici , ilei cav. .Mo^sotli . ivi. — .Meiidiun.i d' invenzione del cavaliere (■. B. .\mici , III). — Comunicazione del cav. Carlini sugli elementi parabo- lici della cometa scoperta a Koma il 22 agosto lan, ila. — .Sperienze relativi, air origine della elettricità voltiana . del prof. Maioci lii , A'/. — .Sperienze intorno alla passività del lerro. del prof. Scliònliein , 119. - Esperimento fallo con un reomotore volliano i di cui (ioli comunicavano con due conduttori assai estesi , del prof. Magrini, 120. — .Vnalisi di alcune eipi.izioni liascendenli , e progetto di esperienze sulle lurrenli lelluridie del prof Frisiani, 121. — .\pplicazione alla meccanica eil alla geomclria descrittiva ili una proprietà del molo de' corpi ri- gidi, del prof. .Minicli, ivi. — Mezzo per mantener liberi dagli interrimenti 1 porti soggetti a marea, dell' ing. Possenti , 125. 'reoicina relativo alla dot- trina delle ccpiazioni, del prof, l'erigo. 124. — Sul modo di passare le curve delle strade ferrate . dell' ing. l'orro , ivi. Tre nuovi teoremi geometrici , dell' ing. Bellati. I2«. — Notizie relative a Ire carte idrogralichc del Milanese, dell' ing. Bruschetti, ivi. — l'arole di congedo del l'residenle, 127. — Rin- graziamenti diversi, 120. i!ii|)|><)it<) lidia (".oiiiiuissioiie incaricaci dell' csaiiie di alctiiie iiiac- l'Iiiiie d itneii/.ioiie del .sij^. De ( li'i.stolbri.s ■• I ;) 1 Sezio.ne di Ciii.uica .Adiiiianza del 13 setteiiihie ■■ i:ib Discorso del l'residente, 15». — .Sulla preparazione dell'acido prussico , memoria del sig. Ferrari, 157. — Su Ire alcaloidi conteiniti nella china gialla, due dei quali nuovi, del sig. Jori, 159. — Hicerclie sull'azione dei protosolfuri di po- tassio e di sodio sul ferro metallico, e sul ferro perossidato anidro ed idratalo, del sig. Selmi, ivi. — Osservazioni del prof l'iria sull' asparagina , ivi. Adtiiiaiiza del 14 scUeiiibre » i42 Cuntinua la discussione sul processo di preparazione dell'acido prussico, 142. Discussione sugli alcaloidi riscontrati dal sig. Jori nella china gialla, 144. Kicerrhe del sig. Scimi sulla solubilità deirammoniuro d'oro e dell'idrato au- rico nei cianuri d' aiiiinonio, calcio, bario e magnesio, ivi. Adttitaii/.a del 16 .setteiidire -1.17 lluirihe sull'acido valerianico e sul cloro-valerisiato di lérro , del sig. Ri-liini , 147. — Discussione relativa. |4B. - Lettera del principe Luigi Bonaparte sul suo metodo d'ottenere i valerianali purissimi, mo. Ricerche del sig. Grandoni in- torno all' .-ìzione dell' acido carbonico suU' ioduro di potassio cristallizzato e sciolto nell'acipia, e nell'acido iodidrico . ivi. — Considerazioni del sig. Coppa sulla presenza del solili nel riso e negli insetti clic si iiianifcslano durante il riscal- damento del medesimo, lill. — !Vola del sig. Huspiiii sulla reazione che avviene Ila jl liici'umatu |>uta5sicu . l' acido solforico e lo zucchero , ivi. I2b — 100:2 — Adunanzii del \7 .settoinbro pn^^, 150 PitH'c's^o tifi sig. (irigolalo [kt ollciicrc una inalrria amara icblirilui;;! ilal Tcu- criunt t'/irtfìKtufrys . i&t. — Nola del *>ij;. Forni sulla .sutla arliliriHlr . irts. — Inila;;ini ilei prot" l'irla suirarriTsrinienlo ili'lK- piante nulla saldila slliri.'a,"c sul!" assorliimento clt-Ulvo tifile loro radici, ivi. — Discussioni: su qucslo argo- nieiUè . ì6A. — Analisi ili un liquido estratto da una piaga formalasi arila roscin di una donna lattante, del proi'. Canubbio. lAT. Adunanza del 18 settembre '159 Mtrmoiia del prof. Seimì sul solfo elastico e sulle emulsioni inorganiche, itfii. — Rillcssioni del prof. I*iria sui corpi semplici quando si presentano nei divensi loro slati allotropiri . iiìi. — Sulla lualcria fosforescente delle lucciole, del sig. Cingolato . 102. Adtmanza del 19 settembre » 163 Memoria ilei dott. Polli intorno ad alcune sjiontanee Iranmta/iorii della lll>rinn. lt;.%. — Discussione relativa, ICi. Lettera del sig. Menici di Pisa su una alterazione a cui va soggetta Tacqua madre della seconda ralìina/.ionc delTasparagina . los. Adunanza del 20 settembre :^ 167 Bsposi/iuni delie indagini del prof. Schónbein sulP ozono, ed esperienze relative, 167. -- Osservazioni del prof. Kranier sulle indagini ed esperienze suddette, 173. — Discussione sullo stesso argomento. I74. Adunanza del 21 settembre - 177 Relazione del marcii. Pallaviiino sullo .stahilimento da luì eretto in Aren/.ang per raflinare il ferro, 177. — Commissione per riferire su un lavoro del sig. Fornara intorno alla scarsità dei comlmstibili , 178. — Discussione sulla produzione del- l'ozono, /W. — Osservazioni del prof. Percgo sulP olio lìt^W.-ìrac/iis ipogea ^ 179. — Ricerche sull" intorl)idanu-nto degli olii grassi col camaleonte minerale, del sig. Cei'ioli . ii'i. Adunan/.i tlel 23 settembre "481 Relazione dell" iiig. jferti sui mezzi impiegali nella riduzione del minerale di ferro a Dongo , 181. — Nuovo apparecchio per riscaldar T ac(pia di un edillcio halneario, descritto dal prof Taddei , ivi. — Analisi degli insetti del genere Mcloc istituita da! prof Lavini . e discussione relativa, 183. — Osservazioni del prof Piria sulle esperienze del dott. Trinchinctti circa Tassorbimento delle piante. 184. — Me- todo proposto dalTab. Malvezzi per ispogliaro gli affreschi dall" imbiancatura so- vrapposta , senza toccare il dipinto . iVi&. Adunanza del 24 settembre » Ì86 Rapporto di Commissione sulla memoria del sig. Fornara sulla scarsità tleVombu- stibdi, Itìtì. — Riflessioni del sig. Coppa suIT innocuità dell'aria dei luoghi dove sono coltivale le risaie, 187. — Discussione relativa. i«8. Adunanz-a del 25 settembre » 192 Anah>i della materia estratta dal piede di un gottoso, riferita dal dott. ^ardo. 192. — Processo del sig. Pavia per ottenere T acido valerianieo, ivi. — Osservazioni circa il lattato di morfma e di chinina, 103. ^ Stuibi del sig. Selmi intorno al solfo ed alle enudsioni inorganiche {contiunaziotic), ivi. -Vvoccsha del sig. RÌ- ghnii per ottenere il protofarlrato di ferro . 194. — Osserva/ioni del sig. Milani sul modo di conservare le acque di Recoaro e sul miglior mezzo di ottenere il sublimato corrosivo , lOtt. Adunanza del 26 settembre •' 1 97 Coniuiiii azione del rapporto sulle sperienze dcH prof Schónbein sull'ozono, 197, Relazione del sig. Ruspini circa i^Ii alr;iloidi osservati dal sig. Jori nella (li una — 1003 — gialla . 107. — niciiflif (li-l 5Ìg. Cu|>|>a per ulilizzari- le laslagiic |)oi'tn (Icllit (!i)iiii)ii.ssi(>iii> clii:iniat:i :i lili-iin' intorno alle nuove «•,sj)(!iienze .siili" ozono del |)rof. Scliijnhcin .... pag. 202 Sezione di .\gko.no.mia e Tecnologia .Viliiiianzu citi 1 3 sellcnibie » 205 Osservazioni sulle malallie e morte dei gelsi del sig. Ferrari, «un. — Uisrussioiie in proposito . 200. — Relazione siili' .\ssociazione agraria pieinonlese del marrliesc di Sainliuy, 209. — Osservazioni diverse intorno a simili istituzioni nei diversi siali d' Italia , ii'i. Adunanza del 1 4 setteinJjre m 2 I 2 Discussione intorno all' imlustria serira, 212. — Memoria sulla pulmonca del prol'. Ilonora. 2M, — Discussioni su questa malattia, ivi. — Ossirvazioni sul- l'orzo iiaiiiplo, dell'aitale Koncoroni , aitì. Adtinanz:! del IO .sellenibrc "217 Nomina di Commissioni diverse. 217. — Sull'utile che si può trarre dal risino o pislino, del prof. Coppa, 218. — Kelazionc sullo slato dell' istruzione in Siena, del prof. Garresi , ed osservazioni sull'insegnamento tecnioo in generale 819. Adunanza del 17 .settembre ••223 l'l'o^ramnla di premio per la nii<;liore memoria sulle vere cause della precoce morte dei gelsi . 223. — Discussione sulla malattia del grano turco della verde- rame, k>i. — Cenni sulla convenienza di ridurre gli scopeti dell'alto Milanese a boschi di pino silvestre, 2S». — Osservazioni dell' ing. Possenti sulla scoperta ili Guénon per riconoscere le migliori vacche da latte, 228. AdtiiKiiiza del 18 settembre •• 230 Osservazioni diverse siili' industria serica, s.^«; — sul deposilo dei vini italiani. 251; — sugli imiioscamenti . ivi. — Kiccrchc del doti. Parola sulla ^of/tc del Irumcnlo, 232. — Piogello di sistemazione del commereio lilirarìo in Italia, del sig. Ercoliaiii. ivi. — Nuova macchina per la marina, ilei sig. De Crìstoforis, 2S3. — Sacchi iinpermeahili per attraversare le acipie. del prof. Mavor. ivi. Ailmianza del 19 settembre '' 231 Itapporlo iWlIa Commissione, e discussione sul lavoro dei fanciulli negli opilii ii ila- li.ini . 234. — Dell' importanza dei prati dì marcitti. dell'ing. L. Cattaneo, 23S. — Discussione sullo stesso argomento, 236. Happorto della Coninii.s.sione sul lavoro dei fltiiciiilli negli opi- licii italiani ■•230 Adunanza ilei 20 settèmbre •' 2r)3 Coiiiiiiissiuiii diverse, 2»3. — Discussione sul conimcrcio libraria, ivi. Adunauz;! del 21 .settembre n 25'J Memoria del man li. Mazzarosa sui letami del duralo di Lucca, 21IB. — Notizie sul- r Istituto agrario pisano, del march. Kidulli . l'i'i. — Discussione sui Irebhiatoi, 201. Adunanza del 23 settembre •' 2Ci Penine per isgranare il riso, del sig. Biancu. 284. — Discussioni» sull^ industria se- rica in Italia , 2«il. — Bigattiere, ivi. — Gelso nern . 2110. — Bachi da seta, 207. — 1004 — .\(lilli:ili/.a ilol ^i s<'lli'inl)ix' /"'i,'. d70 Va»i ili UiiM liihl rir.ili al /anli' |)iTai'nlali ilal piol'. Orioli . sto. — Siilln loiiiia- rlonc (Il im miovn tli'j)t)silo ili vini Italiani In Napoli , /e/. — Consiilt'ra/.lonì filili- allrll>n• 290 Rapporto di (!onimi.ssione sullo stato delle arti e dei mestieri in Milano "297 Rapporto della seziono renlrale milanese della (^ommi.s.sione eno- logica iUiliana ■■ .302 Sezione di Zoologia, A^AT0.M1A comparata i; I'^isiolooia Adunanza del 13 settembre •• 307 Pi.seorso del Presidente, ivi. — Lettera del dott. K. l'jicinl sui rorpuseoli ile'ncn'i dell'uomo e de" inammireri . e sulla Intima slrullura della relina, so». — Me- moria ?^\i\\' Kniherizn caìcaratit e la Frinfiitìa ìnppnìtica. del conte Coutarinì , 311. , — Presentazione di memorie stampate, e di prograiumi . 312. Adunanzxi del 1 4 settembre ;• .3 I 4 Comunirazlone di lettera dei sig. De Sehs sulle specie europee del genere .-ìrvicnhi. e sopra alcuni uccelli parimente il' Europa, ivi. — Osservazioni del sig. \'erany sopra il catalogo dei cefalo|ioili del mediterraneo del sig. Risso. 31». — Osser- vazioni d' anatomia veterinaria del prof. Patellani , sia. Osservazioni diverse sui costumi di alcuni pipistrelli, ivi. — Nuovo genere di uccelli { /liisliiiinintiii) del principe Bonaparte, 317. Elenco de' topi campagnoli d'Europa del sig. De Scìys Long- ebamps .... « 3 1 9 Speccliio generale del Sistema niasto-zoologico di S. E. il prin- cipe Bonaparte . " 323 _ 1005 — Tndirp (li'i iiiaiiiiiiircrì d' F.iirfiii;! . dello stesso .... pag. 327 •\[)|)eiiilit:e. M:iiiiiiiil(M'i domestici d' l'europa, ilello sU>.s.so . •• 35.'J .\diiiiiiii/.a dei 16 selteinbre •■ 357 Lettera «lei ^i^ NÌIsnod sopra varii inainniirrrì ilclla .Sramliiiavìu, 31(7. — Mviiioria sui rnniliiaiiu'iili tirila lurnia drl rurpo r drllr |iiiitic rlic m usscrvatiu in alcuni pc^^i tli mare ne' diversi periodi della lut*o vita, tlel si;;. Idippell. Sdtt, — Di- srussioiu! relativa, su». — Krainnieiili per servire alla Fauna de'iiiollusriii nudi ilella Li};uria . del sig. Verany . Suo. Adunanza del 17 settembre >' 36 4 l.i'llcra del sig. Brandt sui lavori e sulle sropvrle zoologiche falle nciraniio, in Russia, .1ti«. • Memoria sulla generazione degli Ixmles . del prof. Gene, SO». Adimaiiza del 18 settembre -^ 366 Lettera del sig. I.ereboullet sulla elassilirazione del Kegtio animale . 3tf0. — Meiuoria sulla generazione degli Lroilcs, ilei prof. Gene {coiitmuazinnc), 307. — Osser- vazioni sopra le Eeheneidi , del sig. Costa . 3«». Adiinan/.a del 19 settembre ,•! 372 Discussione sopra le Erlieneidi, 372. — Di un parassita delle Plarune, del si- gnor Mirhelin, ivi. — Sul parassitismo ili alruni dilleri della Irihii tlelle Ta- rhine. del rav. Silnniil. e relativa discussione, 373. — .Sulla sistemazione debel- lili e degli aniihii, del principe Bonaparle, e relative osservazioni ilei doti. De Fi- lippi, 374. — Sopra un .Vcaridc persiano, del sig. Useulali , 3711. Speeeliio generale de' .Sistemi erpetologico ed anfibiologico , di S. E. il principe Honaparte „ .376 Adunanza del 20 .settembre « 379 Esposizione del sisleiua mndilicalo de" pesci e catalogo de' Ciprinidi il' Europa del principe Bonaparle, .'570. Discussione sui pesci d'aiqua dulie della Londiar- dia, e rivista ilei Cenni pubblicati intorno ai medesimi dal doli. De Filippi. 380. .Sjieccliio generale del .Sistema ittiologico del pritieipe Bonapartc " 386 CaUilogo metodico dei (;i|irinidi d' Kuropa , dello stesso . . " 391 Vdiinanza del 21 settembre .-> 401 Di [ rapporti fra il cane ed il lupo, del sig. Giolo, 401. — Sul ganglio vascolare coroideo dell'occhio de' pesci, del doti. Trinchinelti , ivi. - l'rospctlo della Fauna dell'Etna, del doti. Sava . *02. .\nomalia riscontrata in un piccione, ilei doti. Riholi . ivi. — - Intornii alla slnillura della retina del cavallo . osservazioni del prof. I*atel- lani, à'(. — (lataliigo di alcuni uccelli di Santa Fé di Itogota . del principe Bona- parle. 403. — -Relazione sopra Ire i r.niii di antichi Greci, del prof. Orioli. 406. \diiiianza del 23 settembre 408 Lettera del prof. Zantedeschi soli" elettricità della torpedine. 4u8. — Vvverlenze sulle nuninmlili. del doli. Scortegagna. ivi. Sopra un lulovo ai aridiu della Ulrix flnninica . del prof (lene, 409. Sullo sviluppo de' polipi della famiglia delie .Serlnlarie. nuiuoria del prof. Meneghini, 410. — Osservazioni del prof Panizza Mii tre cranii di aidichi (mtcì presentali dal prof. Orioli. 41 <. .\dunanza del 21 settembre -415 Risultali delle sperienzr del doti. Seminola sulla leiuperaliira del sangue. 4K. — Memoria sulla storia naturale della Cecidomia del prugna, del prof Brugnatelli, 410. — Lellera del doli. Rusconi sulla emliriogenia del luccio. 417. — Osser- vazioni frcnoliigii he del doli. Riboli sopra 1 crami di antichi Greci presentali dal prof (h-inli. «IR Sopra alcune parlici.jai na .inalnniii he della TtsluHit cu- — lOOf) — trilli, clrl sii;. Costa, «in. - Sui rappcnli IV.i il Iroiim jiniicci v l:i nsiiii sul m-liLTi' l'ioti ilei ilolt. Manin, l'i'/. — Minioria sul pieno r sul vuoto ili'lli' ossa . ili'l pilli. Tmlilii . ivi. — Ossn-va/.ioiii sopra aliiuu' .sptrie ili lìuilirrize, 4J0. — Rivista (li-i Cipriniili dcsrritli da Vak-iii-iunncs. di-l priiuipc Hiinaparlr . ed ossct- varioiii rilalivi- del dolt. I)f Filippi. 127. Rapporto di ('oiiiinissionc su akuiiic tracco di aiiiiuali paia.s.siti dello Placiine -'4:2 8 Rilievi sul \oliuuo WIl dell'Istoria naturale de" pesci del si- gnor Valeneiennes . di S. Iv il principe Honapaite . . « 4 31 Adunanza dèi 26 settembre ;' 439 I.clli-ra iM doti. F. l'aiiiii sulla slnitlura della retina, i.w. — Sulla ronservazioiie delle mignatte, eoinunirazione del sij;. Paulini . ivi, — Rendironto del iirof. (niié sopra due opuscoli oniilologiii del sig. Graf, 110. — Lettura del i'a|iporlo di Commissione sui vasi linlaliei dei rettili, ii-i. — Sul rolore della retina nell'uomo e negli animali, memoria del dott. Trinihinelli , ivi. — Monografia degli insetti rlie ospitano su talune cpiereie del Regno di Napoli, del sig. Cosla , 111. — Mo- dilirnzioni inlrodotle nel sistema ornilologiro del prinripc Ilonaparte , ivi. — 1 1 relli da aggiungersi alla Fauna europea, dello stesso. 112. — • Monogralia delle l'ioiellarie , dello stesso, 111. — Memoria del sig. Fineo sul vaso pulsante del baro da seta. mi. — Desrrizioiie di un mostro vilellino del prof, l'alullani , iiu. — Os.servaz.ioni dell'ali. Restani intorno ai eranii di antiehi Greri presentati dal prof Orioli, ivi. — Sulle metamorfosi e sui costumi della jVot/un f(inisliP. me- moria del conte Contarini, 117. — Discorso di congedo del Presidente, ivi. Rapporto della (]onniiissione incaricata di csaniinaic le prepara- zioni dei vasi linfatici dei rettili presentate dal prof. Panizza •• 449 Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale Adunanza del 1 3 settembre "451 Sulla struttura de" diversi organi dell'./W/'oi'nHf/d ve.sintlo.ia , del prof Parlatore ,. 4111. — Osservazioni su alcuni generi delle Cordariec, del prof Menegliini. 4»». Adunanza del 14 settembre ■• 4r)0 Memoria sulla geografia botanica del circolo di Trento . dei signori Perini . 1«o.— Osservazioni sop^-a alcune piante del Tirolo e della Sliria. de' signori Moretti e Rainer, mi. — Sul fiore delle gramigne, considerazioni del dolt. Molli, ivi.— Sopra un caso di aniolisi ne" capolini del Tri/òlium rcpens , del liar. Cesati , e discussione relativa, lo.-s. — Osserv-iiioni suU' /mKi/m ini'iiràvi. del suddetto. 104. Adiiitati/.a del tG settembre •' 4f),^ Osservazioni sulla Brioleca e Liclienoteca itaUnna . del prof Garovaglio . I"»- — Di una speciale ramificazione della Yliccii iiìoi'/iiìiii . del sig. Prestandrea . ivi. Comunicazioni sopra alcune specie { I.irio,lfiì(Jriìn tllìi/iifcni. .Inilii.i Iliillfri. Jveim myritmtlia). del liar. Cesati. 460. — .Sopra due nuove leggi di anatomia vegetale , del prof Parlatore, 407. — Discussione su cpiesto argumenlo, 408. Adunanza del 1 7 settembre "471 Ragguaglio del piano d'una Flora euganea d.l . onte Trevisan . iti. — Disciis- — 1007 — siunu Milla ili>|)uM2iuiii- (Ielle liiiniglic vegliali nella sene lineare , de' iiruressoi'ì Mcm-^liini e l'arlalore, 471. — Frulli ili ignota pianla tlell' All'rira urridc-nlalc , preseiilHli thil si^. Onibuni, 473. A(liiiiuii7.:i del 18 .sctlciiilirc /Jrtg. 471 Del seccume tle' gelsi, nieiiioria del rav. lii-renj^er, 474. — (-eniii sulla trilni tic' l*i- renoniireti sferiarri. «lei ((rol" De \ 4 88 Visila falla dalla Se/.iiinc all'dllo Imlanico dell'I. K. t'nivcrsità di Pavia, 4RI1. — Discussione sulT .-inittcìiritt Itiiloljitiiui , 4tt0. — Osservazioni sopra alcune s|m:- cie k\ì Jì/iitricttrift , ilei prof. De N'isiani, ivi. — Osservazioni sulla strultura ilella Giiinanin fitrccilata , del prof. De Notaris, 40a. — -Comunica/.ioni sulla noloinia delle piante aqualirlie, del prof, l'arlalore, ivi. O.sservazioni sulla struttin-a ilella Giniuviia Jiircellatti , ilei pro- fessore cav. De Nolaris >> 41)5 Adunanza del 21 .settemhre » 500 Nuove specie di al;;lir . del prot^ Meneghini, tfoo. — Inlornu ai modi pratici per giungere ail ima loL;ira liase per la liolanica sislciiialica , del sig. Ball . lloit. — Sulle divisioni ilei f;cnere .■/nl/iciiiis nel l'iodroino di De Cindolle, del profes- sore cav. Moris . tt07. Adunanza del 23 settembre >! 509 Visita falla dalla Sezione al Musco civico di Milano, ist'm-M> tifi l'i-f>iili'lilf. .1S.1. — OsM'i-va/juiii- .siill.i pali iridar torma ili ali-uiil riol- luli , ilei >i'^. I.f lllam- , ivi. — Sopra l' origini' ili'lli- siii'lonrlie ileU' Etna , ilei iloll. Sava, BX«. — Carla ^mlogii a ilei!" Italia, ilei prof. Collcgno , ivi. — Di- siussioni' sulle ealralTc a nnninnilìli . iiS7. A(liinair/.a del 14 sellembrc » 530 Cenni sulla liirnia^iune ilei massi erratili ile' l'irenei , ilei si;;. Cliarpenlier , 83». — Oisrussiiine su ipu'siu ari;oinenlo . .'ilo. Sulla i ali area aiuiuuiiilira e sul liiaii- I oiu- ilella l.ouiharilia . ilei sig. Curioni . 842. VdiiiKmza del 16 sellciiil)ic -^ òA^ Saggio louiparalivo ile'terreui i iirupiiiieiili ]| siiolii il' ll.ilia . ilei pr.ii; l'illa . as» Cenni "eolo"iei .sulla Corsiea , ilei niareli. l'arelo . isn. — Fossili ilella i ali area rossa ainuìonitil'era, presentali ilal sii;. Trotti, ai&. .Vdiinaiiza del 17 settembre " 546 Sul pii//.o ili Monte Massi in To.seana, e sui ;;liiaeiiai . osservazioni ilei sig. I.e nianc.ttiu. — Sulla seaglia ile' paesi veneti, ilei prof. Catullo. Hi. — Memoria sul lerreno erratiru ilella Lomliarilia , del prof. Collegllo, ivi. — Memoria del prof. Studer sui massi erratili del terreno seioiiilario, ivi. — .Mire osservazioni sullo slesso nrgoineulo. iH». .Vdiiiianza del 18 setteiiJ)re ;' 551 Minerale di ferro della valle dell' Klsa nel Sancse |iresentali dal prof CaVresi, USI. Saggi geologiri sulla Corsila, del niari-h. l'arelo (lOiiliiiuiizioiie) , ivi. — Sui irieuìl progressi della geogralia . del sig. Cralierg da llemsil. litl2. Atliiiiaiiz;! del 20 setteiiibie " 553 Sulle osse umane di .Mais, del sig. DHomln-es l'irmas , «BS. — Trivellazione del pozzo artesiano del rial palazzo di Napoli, del sig. Cangiano, ivi. — Diseussioiie intorno al midesiiuo aegomenl". «».!. — Carla geologira della Sardegna del ge- nerale La Marniora . iS»«. — Presentazione di l'ossili diversi , ivi. Gita fatta ne' colli della Brianza presso Paderiio il 19 seltembre •' 557 Adunanza del ù\ settembre -'560 Sul foloramento delle rarte geologielie, »Go. — Di aliiine impronte di piedi d'a- nimale si'onoseiulo in una raliarea presso Corfìi, del piol. Orioli, SUI. — Co- .stiluzione geologira della Sardegna, del gen. I,a Marmora (/ine), ivi. — Os-ser- vazioiii sulla eostituzione llsiea e geologira della Sirilia . del liar. De Biu-h, UBI». — Masse Irarhitii he degli Euganei, renili del lonte Da Rio, «OG. Adunanza del 24 settembre '567 Comunii azioni diverse. «67. — Saggi lomparativi de' terreni ihe ronipongono il suolo d'Italia, del prof, l'illa {vontiiiuazione), iW. — Spaerato geologira dalle foli del Tronto alla patena della Sibilla, del prof. Orsini. S7I. Ciila t'attui nei contorni di A'arese nei giorni 22 e 23 .settembre ■■ 573 — 1009 — Adunanza del 25 scltoiiibre pag. 577 Korrc dil Delliini'sc piTseiilalc dal prof. Catullo, 877. — Discussione sulle mede- sime , ivi. — Della separazione prefisa Ira la lorniazione cretacea e le giuras- siche, del bar. De Burli, «70. — Usservazioiii sopra le calcaree rosse aninioni- liche, del sig. l'asini, ubi. Adtiiiaii/.a del 26 scttenibic » 583 Discussione sul coloramento delle carte geologiche, 803. — Osservazioni intorno alla carta geologica d'Italia del prof. Collegno per riguardo alle proyincic venete, del sig. Pasini, 884. — Sopra l'epoca tielle emersioni trachilidie, 887. — Di- scorso di concedo del Presidente, ivi. — Visite della Sezione alle diverse rac- colte geognostiche ed oriltognostirhe dì Milano, 800 (A'k/o). Atti FERBytii delle adunanze speciali e straordinarie die la Sezione ha tenuto per gli oggetti di Geografia . . . » 591 Adunanza del 21 setleinbi-e » ivi Sunto dei recenti progressi della geografia, del conte Gi'aherg da Hemsò {conti- nuazione), tot. — Sull'utilità de' monumenti architetlunici negli studii geogra- fici, cenni a. Adunanza del 13 sellembre >, 639 Allocuzione del Presidente . «3». — Memoria del dott. Balardini sulla causa della pellagra 717 72:2 Adunanza del 23 scllenibie „„„ l"'o- Cuinmission.- permanerne per la pellagra . 700. _ l'roposla di aprire le .averne poliiionan rolla paraceiitesi lorari.», .lei prof. Nasse, lai. _ Lellura del rar.- porl., .Iella Ummission,- dek-ata all'esame .Ielle memorie sullo s.irro r sul canrro ,„8. - Memoria ,lel .Ioli. Laziali suirasrolla/ione considerala relaliva- nienle alla Rrav.danza ed al parto , ,W. - Oiscussioi.e relativa, 710. -Continua- zione .Iella dis.ussione sulla elettricità medicala, 7ii. _ Osserva/ioni del .lol- t«r Tr,Mcl„„ell. sulla . romalopseu.lossia, ossia al.erraxione .Iella sensazione .le. luluri. 718. — Discussione relativa, 711. I{a|)|.gi,(i-j>ratiche del dolt. Angeloni -'779 Adunanza del 20 settembre » 782 Osservazioni del dott. Lazzati sul!' argomento della prcceilenle adunanza circa la scella della posizione da darsi alla donna nel Iravagho del parto. 7i>2. — t)sser- vazioni diverse sullo stato .lell' orto])edia in Italia, 78S. — Della maniera più lacile di ridurre le lussazioni, del dolt. Da Camino, 784. — Nota del dott. Bour- din sopra l'uso del caustico ad alta dose nella cura del cancro, 780. - Me- moria sulle febbri che complicano le soluzioni di continuila, del prof Boivllr. 7H7. — Discussione sullo slesso argomento, (Vi. .adunanza del 21 settembre "790 Osservazioni sull'Istituto delle partorienti in Milano, 790. — Storia di degenera- zione fungosa midollare del femore, del doli. Brunella, ivi. - Osservazioni di- verse sul l'ungo midollare, 701. — Kclazione del prof Borelli sul risultalo del- l'aulossia degli individui da lui osservali, morii in séguito a febbre Iraumalica accessionale,'792. — Storia ili un caso di corpi cartilaginei estratti da una cisti all'articolazione del cubito, del doli, Gherini, 705. — Sulla convenienza o sul pericolo di cstraiTC i corpi lijrmatisi nelle articolazioni, del suddetlo, 794. — Storia d'una lussazione del femore, del suddetto, 798. — Memoria del dottor l'clrequin sulla cura degli slringimenli d'uretra, ivi. Adunair«i del 22 settembre .'799 Tanaglia a Itapano del prof. Montagna, 799. — Slruracnti per correggere le polluzioni involonlarie del dott. Cocchelli, 800. — Cucchiaia di le5no del dot- — <0I3 — lor Fermi \wt l'upcrazìonc della liMula all'anu, sol. — Siringhi: cave i; cie- rliu \nr rt'splora/.iunc de' calcoli vescicali , prcsciilalc dal dutt. SL-condi, 8os. — Nuovo nii'lodo operativo per le fistole rislo-vai^inali , del doti. Zan;^nili , uus. — Speculo |>crrezionato dal iloti. Da Cimino, eoi. — Seuiplilieatione intro- dotta iieir upparecrliio inamidalo per le fratliire , del doti. Mayor , ivi. — Del modo di ridurre le lussazioni inveterale del cubito, del doli. Da Camino, 807. — Tentativo d'esperinienlo dcW essa^(rfitf^o del doti. (jliio,/i'i, — Ostensione della esportazione della parte anteriore della maiidiliola e delle parli attigue; ed al- tra d'un esteso carcinoma, del prof. Rossi, 808. — Di alcune operazioni di Jer- moplaslira eseguite dal prof. Corsini , 809. — Oslensione sul cadavere di una particolare maniera di rinoplastica del doli. l*etrali , 8lu. — Preparati anatomici della numlirana interna delle arterie , del doti. Castiglioni ,811. — Esperimenti d^anipiitazione del doli. Mnyor, ii'i. — Altre operazioni eseguile dal prof. Kossi, ivi. Aduiian/.a del 23 setteniljre /jtig. 813 Osservazioni del doti. Trincliinetli sulla cataratta nera,Bin. — Kitlessioni del dot- tor Kario sullo stesso argomento, 814. — Memoria sulla parte che prende l'in- troduzione dell'aria atmosferica nelle vene alla letalità delle ferite, del do». Tur- clietti . 8ltt. - Lettura ilei rapporto della Commissione incaricata di riferire sullo slaliilimenlo di maternità in Milano, OIU. — Della necessità di promuovere il parto precoce in casi di gravissime malattie, riflessioni del doli. F. Ferrarlo, iw. — Lellura della memoria del doti. UaOìiele sull'estrazione prematura del feto, 817. Rapjìorlo della (]oiniiii.s,sioiie iiicarìcatti ili vi.silare l'I. R. Ospizio degli e.spo.sti e delle partofieiili in .Milano ^ 819 Memoria del dott. RiilTaele sull'argomento: Qiuuulo le Mniciisioni i/i-l bacino sono assiù iiccorclalc . dei processi operativi pro- posti per estrarre iljeto qiuile do\'rà preferirsi? . . . •' 821 Adunanza del 24 settembre "82 7 iMcmoria del prof l'edemontc intorno un caso di lìbrocondrile pelvica, 327. — Con- siderazioni intorno alla lilotrizia, del dott. l'crtusio , 820. — Dati statistici sugli operati di pietra del prof Peccliioli, presentali dal prof Garresi, 830. — Discus- sione sullo stesso argomento, 831 . — Osservazioni ortopediche del doli, l'etrali, 853. Vdimanza del 25 .settembre " 835 Memoria del doli. Itancalari sui profondi ascessi del fegato guariti col caustico , SSit. — Discussione sulla cura degli ascessi profondi , l'i'i. — Memoria del doti. Pagani sulla legatura delle vene, 837. — Discussione sul più conveniente metodo per la cura delle varici, 838. — Lettura del rapporto sulle siringhe proposte dal doti. Secondi, Blu, — Memoria sull'ischialgia del doti. Cotta, e discussione in jiroposilo, 041. — Forbice per la miolomia oculare del iloti. Fario , 842. Rapporto sulle siringlie di rame cave e cieche proposte dal dot- tor Secondi per la diagnosi dei calcoli vescicali .'843 Adunanza del 26 settembre ' . "844 Lettura di due rapporti di Commissioni, 844. — Osservazioni diverse su alcuni casi di ascile, 848. — Cenni del doli. Castoldi sull'estrazione di un calcolo situato al di fuori della vescica orinaria, iW. — Storia di un caso di rara deviazione dell'utero in donna gestante, del prof De Dilli, 840. — Considerazioni intorno ai tumori linfatici del prof cav Rossi, 847. — Della causa remota della cancrena secca, del suddetto, 848. — Del metodo di cura da preferirsi nelle neuralgie, del suddetto, 84». — Discussione su questo argomento, 8ao. — Nuovo strumento per la fistola lagrimale del dolt. Rogier di Beauforl , Bi%. — Discorso di congedo del Vice-Presidente, 883. Coiitinuiiziimc iteti' tulunnnzii precedente net 27 settembre. — Lettura di due rapporti di Commissioni, 883. — Memorie che, per mancanza di tempo, non poterono essere comunicate, 884. — 4 014 — lìappoilo sull'opera Osfclricia tcorico-pnitica. del doli IlaHacle, /j 85 7 lìapporto della Conunissione incaricata di esperinientare la pasta caustica del doti. Boindin « 859 lìa])porlo sulla memoria Della evoluzione sponttmca delj'eto, del prof. Biagini » 8 (i l l^lenco delle opere, memorie, ecc., ofierte o inviate in dono al (Congresso " 8();5 UfliziiJi della Riunione "877 Ciimilato per le auuiiissioni "879 Deputazioni accademiche " 880 lOlenco dei membri delia Iliunione "886 l{egolamento generale per le annuali Uiunioni italiane dei cul- tori delle scienze naturali " ',)/i8 >omie per 1' interpretazione del Regolamento , adottate dalla Presidenza generale per le ammissioni alla sesta Riunione degli Scienziati italiani "952 Dispaccio di S. E. il Conte di Spaur Governatore della Lom- bardia, ecc "955 Indice delle materie " 957 Indice degli autori citati » 983 -o-SSSSKSI^e- ERRORI CORREZIONI "•■■! ■ u i;t> A trcola mulo s3 « ■ i «■•« eiw 7!) » fì nell'avere gli olleiiiKo n*ir««t>rc tjli '«(lenura i4o «a «llrov« endac» indaco ■»5 •• 3 rentleiidu 4 con «rido folfurieo. e diluito con add>) ■'klTtrira diluii t .Di - fl ■•in*«lc«loidÌ ■agli alcaloidi »] •• iS BalUrdini Balardini '17 »1 j|lruvi> Bathrilit Ba$iiama Botrylit Baniama SJC •• 0.8 Tr«litneru Trellenpf.» M « .13 if>U RoiM Itola RoiM 071 - iS ■ira«tmenle un all'ordine del giorno «ilualmenie all'ordine d«t giormi 70» •• 4 e «5- Gamberi ni (ramliarÌHÌ 77C' - '1 di due |>.illici circa all' interna di dne pollici ciré*, all' interno ALTni; COHREZIOVI STATE CHIESTE TBOFPO TAnDl rCHCIIE POTESSEnO ftRSl XEL TESTO ■38 ,, 7 .3g » 33 .40 m 9 •47 m >i i3o m 6 ■ 58 » a» tri M >i i64 - '» >88 w 35 .89 •. >4 igi ■• 8 ■!>S . >3 '9' • La foriQuIa conila della ineicolatiia origine adoperali per rtirarla il ludderto acido eiisie li converla in acido valerijuico, tal- lavia della eaieina. nella materia iciolia da tal menilruo lia ipecificamenlc più petanl* del li- (juido. l'argomento difficilt ed iin(>or(aale. il latte maggior copia di principi! arila rc- •piraiione, ed anche più altitudine nell'economia animale a inbire aU leraiiuiii. con un* oncia La potatura ocracea ed il PretiJrnie riflette «ce Il Prendente ecc. La ftirmula indica la metcoijnia (orraaiione adoperati per prornrartela il ludtlelto acido non e*iit^ »i converla tn acidi valeriaBÌca loilo l'influeitia ili «leali cen- atici , liiltavia una materia aiotata analoga alla easeiua. nelle materie rimade inditctolle ìn lai menilmo »ia «prcificamenle più pcianla del liquido in cui li conteneva un argomenlo il difficile ed imporianlc. il lalle di calce •"■SS''*'" ««pia di principii delelerii nella mpiraiiooe. e per contcgnenia maggiore luiceHtbilili t Tarìliià nella TC'>n <- mia anioiale a hienlirne i pernicioii effetti. lu di un' oncia Il ledimento ocraceo ed il Preiidente riflette che il itigbcro, appunto irailalu rolla poiana , può non lolo «comporre il tale ferroto kidIIo nel- l'acqoa; ma anche comltinarii coll'otiido ferrico, per la grande affinità che il leunlo cellultno pouiede verio gli iMlidi del riJello mrlalla Il Pretidenie non %cde come li puiuno acrotiare Ir due opi- nioni, poiché, a parere del primo, ii ronierrchbero nella china Ire alcaloidi lullanl'i, nirnire il tecondo ammelten- dune Ire de'nu'>«i. i^nia di>tru-*err t già canoKÌaiÌ , n m lro«a tampoco che le voci prott}^ dtmfo, e pffxAtmMS ven- gano adoperate come sinonimi di qnelle uiate An qui, né di cambiarne ì nomi rattita ti hÌM*no. 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