'c:4'..r*^:.-i, ■:^;'^ ^. 1161. ATTI DELLA OTTAVA RIUNIONE DEGLI SCIENZIATI ITALIANI TEMUTA m GEIVOVA D\L XIV AL XXIX SETTEMBRE MDCCCXLVl GEIVOVA TIPOGRAFIA FEURAINDO JJe/iliPrazionr presa dal Consiglio Genernlc di Città in adunanza del 9 marzo i847. J_^a Commissione dal Consiglio incaricala de' preparativi , e ricevi- mento degli Scienziati avendo eseguito il suo mandato commise al sig. march. Vincenzo llicci altro de' suoi membri, che di lutto quanto erasi fatto, e speso estendesse un compiuto, ed esatto rapporto da rassegnarsi all'ili."'" Consiglio Generale, e questo rapporto essendosi ora letto ed avendo incontrato il generale gradimento, il sig. Sindaco ha proposto, e con trentun voti sopra selle fu deliberato, che si approvava quanto dalia Commissione erasi fatto, e che il di lei rap- porto esteso dal sig. march. Vincenzo Ricci sarebbe stampato. PiT aiiiefiijcazìouc: // Di'CKiiiiiie Si-f/rflarid MOLFINO. Illustrissimi eo Eccellentissimi Signori La Commissione cui sul principio dello scorso anno fidaste gli apparecchi! pel ricevimento degli Scienziati Italiani ', compiuto colla diligenza che seppe maggiore I ullìrio conferitole, viene ora a rendervi minutamente ragione dell" operato, ed a sottoporvi lo specchio di tutte le occorse spese. Se il dovere di un severo buon uso del danaio pubblico, le condizioni non prospere delle finanze civiche, mai non l'cssarono dal pri'oi'oiipaiv i suoi pciisii'i'i , iicppiir (luNcancp iicr ;illia parie slìii^g'i-le in sì solenne, e slraordinui'ia occorrenza le gravi considerazioni della dignità vostra e di (|uclla della patria, nò trascurarsi |)otevano le esigenze, e le eonsiicludi-ni sta- bilite nei precedenti Congressi , e scgnalamcnie il succedere a due Ira h più illustri e ricche città della penisola, Milano e >apoli. In lutti i luoghi che già furono sede di queste scientiliche adunanze contribuirono più o nien larganieule i (ioverni agli lndis|)ensal)ili prcparali\i, che se a tulio fra noi dovclle sotloslaie il solo (avico Krario possiamo senza orgoglio asserire che di |>oe() eccedendo le xoslie |ire\isioni, ad ogni bisogno fu provveduto decorosamente non solo, ma con soddisfazione e riconoscenza degli ospiti illustri , che vollero con apposita dcpulazione dei presi- denti delle sezioni renderne splendide azioni di grazia ai capi della Civica Am- ministrazione. Clic questi poi fossero spontanei e profondi sentimenti dell'animo piucché fugaci o subite impressioni, o consueta pratica di uflìcioso cerimoniale, lo attestano ora al mondo le profuse lodi, che della cortesia del popolo, e della muniliccnza del Munieipio Cenovesc udiamo ripetersi con amore dei giornali seicii- lilìci e della viva voce di Inlli i dulli l'iloinali nelle patrie loro. Ma scendendo a quanto in particolar mo'c .senza mollo pregio riesciruno le illustrazioni delle belle arti , dei monumenti , delle legiii , le notizie ecclesiastiche, le memorie slatislicbe e commerciali. Clic se la parte .-lorica parve ai più severi forse inferiore alle dignità dell' assunto uopo è ricordare che fu alTrellalo lavoro, e per diversi ris|)etli lioppo malagevole. Ma eoiivien confes- sarlo, la eunipiutu narrazione dei fasti e delle i^hluzioni civili dei iio>lri prilli, un luminoso <|iiii(lfo di quella s|)lt'mll(la epopea genovese che iiilrecciasi colle più sin- golari e pofliclii' riiiicinliiaiize del medio evo, e raecliiiide tante parli ignorale della gloria e della sapienza italiana, limane ancora un desiderio ^. Nel compiersi (|uesla v(dnniinosa puliblica/Jonc scorsero im|)revediili dispendii per la mappa to- pografica, per l'incisione di alcune tav(de artistiche, e per altri accessorii. Mi la Comuiissioiie potè riliutare tenui ricom|iense a tre fra i collaboratori più ricchi di ingegno e sapere che di beni di fortuna, che lungamente vi aveano impiegalo (picir opera e quel tempo con cui provvedono alle proprie famiglie. In tutto occorse una sjiesa maggiore della stabilita di Ln. o.òSC. Forse di questo eccedersi le pre- visioni fu causa unica la morte del march. Serra troppo scarsamente da uno di noi supplito, e questo parrà certo a voi assai lieve danno, a confronto di quello che la perdila dell'uomo venerando cagiona al Coipo Decurionale ed all'intera città. Non altro che sincero tributo di lode noi dobbiamo invece alla Commissione che provvide all'esposizione degli oggetti d'industria. Il Comizio Agrario, e la Camera di Commercio che vi destinarono fia i loro membri una speciale direzione vollero anche colle loro (piote accrescere la somma da voi largita di Ln. 20/ni. Diretta e compiuta come fu da persone in parte estranee al Corpo Civico a noi non incumbe il riferirvene le disposizioni, e basti il dire che per prudente e savio maneggio, ben lungi da! sorpassare la somma alTìdatale, ottenne un risparmio di (pialche rilievo, sul quale sarete altra volta chiamali a deliberale. Ma cittadini e speltutori non dobbiamo tacere che se o|)portuni$simo all'occorrenza del Congresso fu il primitivo pensiero, superba ne riusci l'attuazione. Per le cure di questi ope- rosi cittadini vedemmo il cortile e l'ampie sale del Seminario quasi per magico incanto trasformarsi in una fiera elegante, ricca di ogni maniera di vegetabili, di fiori, di frutta, di tessuti, giojelli , argenterie, macchinismi, utensili, e di (pianti niaiiufalli s'adorna l'ingegno umano, e la presente civiltà. Che se alcune arti apparvero cadenti, altre bambine, non poche, come (pielle dello slipelajo, dei veliuli, dei tessuti liscii di seta, fecero andar pensosi del jiretcso |irimato gli emuli (dlramontani, e furono compiacenza e decoro ai fratelli delle Italiane Pro- vincie. Cosi potesse questa generale rassegna riuscir regolare e periodica, che sussidiala dalla |)rossima istituzione della scuola di Chimica e di Meccanica ces- serebbe il decadimento delle arti nostre, i rozzi, e manuali ojìei'atori diverebbero potenza inlelligente e razionale, e le arti credule volgari, levale in onoranza come nei tempi che la seta e la lana aveano fi'a noi sede nel reggimento dello stalo, llala coiivciiula la soinnui ili Lii. 8/in. , ma nuove esigenze negli ultimi tempi la portarono a l.n. lO.iCi'i. La Commissione ereilelle ordinarne seni altra osservazione il pagamento tanto più clic jìeirellamenle regolari e giu- slifieate erano le tabelle trasmesse delle spese, e ehe con tulio il mese di dicembre doveva cessare ogni ulteriore erogazione. A ricordo insieme e ad omaggio dei celebralo Congresso fra le proprie mura , le cillik tutte che ci aveano preceduto, fecero coniare una medaglia. IN'on era de- cente inleiTomperne la serie, né a noi mancavano uomini insigni da ricordare. Fu destinato a tipo il più grande tra i navigatori. Il valente incisore Giromelti romano fece il conio, e la nu'daglia riusci elegante insieme e gentile. Sessanta di queste doveano esser d'argento per i graduali fra i dolli, e mille dugentq in rame. Fra le spese d'incisione, trasporti, dogane, astucci, si giunse alla somma dì Ln. 7,G3i. Egli ì* solo colla paziente Indagine, e col severo esame, piutloslo che colle aslrallc e prestabilite teoriche die l'uomo giungo a rapire l'arcano segreto della Datura tìsica, o meglio a rinvenire le sapienti leggi del Creatore. La patria di Galileo colla sua divisa leiUando e rilenlando On dal principio del secolo decimo settimo apriva la novella via alle .scoperte della (isica e di tulle le discipline na- turali. Egli è perciò clic con provida e lodalissima libciaiilà fin dal '21 agosto 1845 voi assegnavate la somma di Ln. C/m. per gli es[ierimenli fisici. ISè furono questi senza vantaggio alla scienza , per molti , e diversi tentativi sebbene poi l'assenza di un chiarissimo professore non permcllcsse di ritentar quelle prove di cui abbisognano, certe scoperte |)er esser pacilicamenle riconosciute dai dolli. Frutto della somma indicata egli è un vasto macchinismo elellro-magnelico del quale avrà in seguilo il Consiglio Generale a disporre. L'incertezza sul numero degli Scienziati straordinariamente cresciuto nel (^on gresso napoletano e che potea vieppiù aumentarsi colla sapiente libertà accordala da Papa Pro l\ a' romagnoli, e più ancora la frequenza di quanti accorrono pei- diletto, per istruzione, per curiosità in siffatte occasioni, aveano fallo dubitare di scarsità negli alloggi, o di monoiiolio nella loro distribuzione, o di troppo allo prezzo richiesto dagli speculatori. A crescere questo pericolo agginngevasi il (piasi contemporaneo ces.sare ai IO sellembre il Congresso Scientifico francese adunalo in Marsiglia. Parve quindi prudente che la Civica Animinislrazione potesse libera- mente disporre di parecchie abilazioui , affine di provvedere occorrendo ad una ospitalità necessaria, e ch'era facile a prevedersi. Ma i padroni degli a|)parta- menti non poteano limitarsi nell'uso della lor pro|)rielà senza compenso. Mercè queste previdenze se riusci utile ai foraslieri d'aver appena giunti l'elenco delle camere e poterne scegliere le |)in conformi ai loro gusti, se fu gialo a noi che |icr nulla > aumentasse in-l seiieiiihrc scorso la consueta modicilà degli alloggi, rio non si polù conscgiiire senza i|uai(li(' luiico ih'H' Amininìslrazione. Tia camere (lisoicupalc, itidcnnilà a' inedialoii , sommò la sjicsa a Ln. 9,208. Le mense eoniuni luiono slahilite in (ulti gli anteiiuri Congressi, e visto il pratico loi'o ordinamento si riconoscono assoluto bisogno, e qunl ricambio di pen- sieri e d' alfetti fra tanti amici, clic dimoranli in discoste jirovincic, vivono per brevi dì vita comune, e qual vicendevole ritrovo dopo le discussioni, e gli studii che separano le diverse classi gran parte della giornata. Ma qui tutto concorse a rendere le mense genovesi migliori di quante le precedettero. Il magnifico in- sieme ed ameni.ssimo palazzo con antica muniliccnza ofi'crio da un nostro C(dlega , la ricchezza delle suppcilcllili , il liuon gusto degli arredi, la jirccisionc, l'ordine ed eleganza del servizio, la squisita imbandigione, tulli (piesti pregi insieme riu- niti die le solerli cure dei dejiulati seppero preordinare, e l'assidua loro pre- senza sempre mantenere, meritarono concordi, e sincere lodi. L'universale con- corso giustilicò questo vero, né parrà grave la spesa di Ln. 23,405 ove riflet- tasi che per diciasselle giorni vi furono ospitale (|uallrocenlo persone. Alcune spese d" addobbamento erano slate lin da |)rincipio riconosciute neces- sarie, ma impreviste ed irresistibili esigenze le fecero crescere d'assai. L'Uni- versità avea gentilmente offerti i suoi locali, per le adunanze delle sezioni, ma poi rimase a carico della città non solo il provvederle dei mobili tutti, ma di lijiararc i pavimenti e le pareli , traslocale e (|uindi rialiare i banchi delle scuole. Per le adunanze della Presidenza bisognò arredare un' elegante sala , altre per le Commissioni ; in complesso dieciolto. Oltre la Segreteria generale del Congresso con dieci impiegati, ogni sezione ne ebbe una speciale, ed a tulio fu forza prov- vedere. Le richieste quindi furono in proporzioni smisurate; duemila sedie leggiere olire quelle |iiii eleganti, e molle a bracciuoli, cinquanta lavole di varia dimen- sione con gli opportuni tappeti, ventiquattro calamai, oggetti di cancelleria ecc., e poi di tutto, e durante tutto il tempo curare il buon uso e la custodia. Se a ciò s' aggiunge 1' addobbamento del salone per le adunanze generali sommano le spese totali a Ln. 0,704 giustificate dagli annessi regolari conti. In queste, per altro è compresa per un centinaio di lire 1' illuminazione straordinaria della bi- blioteca Civica destinala per le adunanze serali delle Commissioni. Tenuissiine al contrario furono le spese delle due solennità celebrale in S. Lorenzo nei giorni che si ajierse e si chiuse il Congresso, in tulio Ln. 225. A (|ucsle vanno con- giuiile Ln. 470 per l'esposizione fattasi in una vasta sala dell'annesso chiostro di tulli gii oggelli preziosi e ricche suppellellili e palamenti della (^alledrale. A eiitadiiii del pari che a' dotti foieslieri riusci gradila (|uesla collezione delle due casse del Coi-pus Domini, e di S. dio. Hallisla, dell'urna delle ceneri, del ca- lino, degli ornamenti di papa Gelasio, della croce dei Zaccheria , e di tanti altri trofei dei nostri padri che lanle riineinhianze desiano in ogni cuore italiano. VI All.i r;il(T<>nii ili'H»' '^|><'>i' «'i ivli|'è sfujini la considerazione che da questo provvodinionlo polca trarsi un saggio ed una vantaggiosa es|)orion/.a della l'acililà d'istituire ([uoll' asilo stallile da tanto tempo invocalo. N'é della giusta espeltazione fallirono le speranze. Soli sottanlac-ini|no poveri furono Irasforiti all'Alliorgo, e con questo scarso numero sparvero tutti (pianti, e occupavano allora od occupano pur oggi le pulililiolio vie. (Juasi di nìun rilievo fu la spesa di nianloiiiiiionto por tulio il mese, e malgrado dogli abiti che per la nudila loro e poi luridi cenci di cui andavano coperti, do- vette ad essi l'.Mbergo somn)inislrare, non giunse che a Ln. "()c'giiu (li lutli (|ucsli udiiii, le iIìnitsc (lt'|m(;izioiii >.i pievulsoio del iiiiiiislci'o di'gl' iiiipiegali cìnìcì. l'cr alciiiif di liill riiccriidc , ionie \)cv lo nieiisc , por gli ;iliui,'gi. k Liliche (•(iiiiinciiiioiio molli iiR'si piima del CoiiijiTSbo, per lulte poi non l'nrono nò |ioili(' , nò lievi. Nel scltembre, e nei iirimi giorni di oltobrc la loro residenza nella Segreleiia e nei rispcllivi ineariehi fu protratili oltre 1' in- tera giornata, né intanto cessava il consueto corso degli all'ari. Unanime fu il giudizio della Commissione die una dimostrazione di gradimento fosse piuttosto .severo obbligo di giustizia clic tratto di gentil corlesia. Rimanendo per altro nei termini della più stretta economia le giatidcazioni compresevi Lii. 300 per gì' in- servienti, non eccedettero le Ln. 5,710, die divise per n." 18 impiegjti, riescono ad una ipiota di Ln. 18'J caduna. Uopo il (in (|iii esposto duole a noi dover ancora sottoporvi la necessità d'un nuovo slanziamenlo di fondi. lUinanc a provvedere per la slampa degli Atti, né {|ueslo carico si credette di poter riliutare come quello che meglio d'ogni altro attesta i progressi delle naturali discipline, e riesce quasi monumento dell'utilità di queste dotte adunanze, il clic secondo i calcoli fatti aumenterà la spesa di altre Ln. 17,000 alle quali liannosi ad aggiungere Ln. 2,000 richieste per le spese ancor oecorrenli alla Segreteria della Presidenza Generale, i cui lavori diconsi non alTatto terminati. Dopo (pieslo rendiconto la Commissione iicnsó che le sue incumbcuze erano terminate, e quindi di sciogliersi, lasciando che al Consiglio de' Ragionieri, se cosi stimasi, limanga aflìdala la stampa degli Alti, e la loro distribuzione a lutli gli Scienziati intervenuti al Congresso. Compiuta la lunga, e specificata narrazione d'ogni singola spesa, ne rileveremo ora il riepilogo totale che ascende a Ln. loo,341. 70, siccome già osservammo che il complesso delle partite stanziale era di Ln. 119,500. L'eccesso pei'tanto si limita a Ln. óG,04l. 70, somma non troppo grave, e che a fronte d'impre- teribili esigenze non fu dato alla Commissione di poter evitare. Le buone regole di contabilità prescrivono di jiioporvi il modo con cui pos- siate render regolare questo disavanzo. Le s|)ese del Congresso per Ln. 100/in. già essendo collocale nel riordinamento finanziero non occorre per queste alcuna deliberazione, e solo rimane ad alTretlarne eoi voti la sospirala sanzione. Per la residua (piota di Ln. 55,541, già lutti questi conti essendo saldali coi fondi di rassa non havvi urgenza di farvi fronte, o provocarne con mezzi assoluti il rim- borso, e forse potranno portarsi nei due prossimi esercizi! quali debili da sod- disfiirc. Ma intorno a ciò sarà a Voi falla s])eciale lelazione e proposta dal Primo Ra- gioniere nel presentarvi l'approvazione del Rendiconto dell'anno 184G. S'egli è gra\en)ente penoso agli Amministratori della cosa pubblica il veder vili anlici|uilainonte osaurile le sperale eeoiiomic doyli anni avvenire, giovi per altro il riflettere elie lo furono da slraorilinaria emergenza, dal Munieipio non provo- eata, e donde non era in suo potere sottrarsi. Ma largo eoinpeiiso ne ravviserà la pcrspieaeia del vostro senno, nell' aver onoratamente e largamente favoreggialo 1' incremento e la did'usionc di quello spirito seientilieo che per virtù de' suoi prineipii tulla informa, e governa la vita delle nazioni, e per cui mereè risoi'ge quella forza morale clic novcllamenlc dalle Alpi al nutre accende gli animi di lutti gli Italiani. I vostri amministrati non ultimi per ingegno e dottrina spiccarono nel solenne Comizio, e fra otto sezioni (piatirò Liguri meritarono l'onore del primato a pre- siederle. Clic se i dotti italiani concordi riconobbero il popolo genovese non de- genere, nò alllevolito in virtù, sta a voi o Padri, fecondare si nobili e preziosi germi, avviandolo con opportuni mezzi di coltura, coli' educazione di l'orli pen- sieri, e forti alTelti a quella pienezza di vita civile che è mela suprema degli umani consorzii , sola degna e pura gloria delle colle nazioni. Genova il 9 marzo 1847. // Rflalare VtxcENZo Ricci. ' ElcUa dal Consiglio C'inorale nella sua'toniala dot 1-4 febbraio ISiG, e coniposla dai Sigg. Sindaci, Primo Ragioniere, Decurione Segretario, marcii. Vincenzo Serra, cav. generale Chiodo, march, (lian Cirio Di-.Negro , march. Cesare Durazzo), Francesco Viani , Antonio Mongiardini , march. Francesco Pallavicino, avv. Lorenzo Costa, march. Vincenzo Ricci, march. Gian Carlo Gentile. * La storia genovese abbisogna di lunghi studi! sulle leggi e sulle condizioni morali delle epoche successive, conviene sieno raccolti i documenti sulle colonie, sul commercio, sulle industrie, e questo voto sjrà in gran parte compiuto dall' cccellenle lavoro a cui attende il chiarissimo sig. avv. Michele Gir inda la durala della Riuiiionr un Consiglio, cbe prowederà alla buona direzione e al buon successo della medesima. Avanti lo scioplimenlo della Riunione, da tutti i membri italiani costituiti in adunanza generale, si procederà col mezzo di schede, ed a pluralità assoluta di voli , alla srella della cillà ove tenere la Riunione dopo due anni. VI. Il Consiglio elegge il Presidenle generale per la Riunione dell'anno prossimo seguente, il quale dovrà avere il suo domicilio in quella slcssa cillà ove deve esser falla la Riunione. Al Presidente generale spetta la nomina dei due Assessori e del Segretario generale, da scegliersi fra gli Scienziati del medesimo paese, al- meno sei mesi prima della Riunione. VII. L' eleiio Presidenle generale dovrà fare le dovulc pratiche perchè la Riunione possa aver luogo in modo regolare nella cillà che sarà siala prescelta , ed egli dovrà darne avviso a tempo debito agli Scienziati. Vili. I due Assessori coadiu\ernnno il Presidente geneiale nel prendere tulle le di- sposizioni ocrorrenti pella Riunione: ad essi spellerà il decidere ne' casi dubbii se uno scienziato debba o no essere compreso fra i membri della Riunione, in con- formila all' articolo II. In mancanza del Presidenle , faranno le sue veci i due Assessori, in ordine di anzianilà. e 3 ) IX. >'eir iillima generale adunanza il Segretario generale farà un rapporto sui!' an- clan^ento della Kiunione, ed i Segrelarii particolari leggeranno ciascuno un breve sunto di quanto sarà stato operato nelle ris|)clti\e Sezioni. In ((uesta pubblica adunanza sarà pioclaniato il Presidente generale eietto dal Consiglio per la suc- cessiva Riunione. X. Dopo (|uesta adunanza il Presidente generale, i due .\ssessori ed il Segretario generale lasciano i loro ullizi ; sarà per altro loro cura il trasmettere al Presi- dente proclamato pella successiva Riunione I' elenco degli scienziati intervenuti , ed il sunto dei processi verbali. XI. Nel caso di mancanza del Presidente generale eletto pella Riunione prossima seguente, prima ch'egli abbia nominali i due Assessori, dovrà il Presidente ge- nerale dell' ultima lìiunione consultare per una nuova scelta i Pi-esidenti delle Sezioni, e, raccolte le loro proposizioni, farà sollecitamente la nomina di un altro Presidente. In mancanza poi del suddetto Presi'egrotto dott. Bartolomeo Pedemonte dott. Pier Giovanni Pescetto doti. Giambattista Poscia doti. G. Marziale Picasso dott. Vincenzo Tavella (luti. cav. Miicetizo Trompeo doti. cav. Benedetto Torre dott. Gaetano Verani cav. Agostino Vcranv Giambattista. SI^ZIOM AGRONOMIA E TECNOLOGIA PRESIDENTE Al), liiilliiele Lambi'iisiliini. VICEPRESIDENTI Gdiiie Fniilio Boilotie di Sambuy Avv. Viiirciizo Salvagnoli. SEGRETA ft II Marcii. Camillo Pallavicino Cav. Giusej)|ie Sacchi. FISICA E MATEMATICA PRESIDENTE Cav. Prof. Giamballisla Amici. VICEPRESIDENTE Cav. Ollaviano Fabrizio Mossoli!. SEGRET.\RII Prof. Giovanni .Maiia Lavagna Prof. Giovanni Codazza. CHIMICA PRESIDENTE Cav. Prof. Gioachino Taddci. VICE-PRESIDE.\TE Prof Giamballisla Canobbio. SEGRET.VRII Doli. Giacomo Finollo Chini. Felice De-Ncgri. ZOOLOGIA, ANATOMIA COMPARATA E FISIOLOGIA PRESIDENTE Cav. Prof. Anionio Alessandrini. VICE-PRESIDENTE Doli. Filippo De Filippi. SEGRET.\RII S. E. il Principe C. L. Bonaparle Doli. Achille Costa. BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE PRESIDENTE Cav. Prof Anionio Berloloni. VICE-PRESIDE.N'TE Cav. Prof Giuseppe De Nolaris. SEGRET.VRII Prof Giuseppe Menegiiini Doti. Francesco Savignone. GEOLOGIA E MINERALOGIA PRESIDENTE March. Lorenzo N. Pareto. VICEPRESIDENTE Prof Ludovico Pasini. SEGRETARIO Cav. Acliille De Zigno. l « ) (;EO(iitAri\ r vkciikoi.oci.v l'UEsilllK.NTK C:\\. (ìiulio ('oi'di'i'o (li S. Quiiiliiio. VICE IMI KSIDKNTI Ciiv. Liiiiji (liln'iirk) Giuseppe l'ioiclli. SEGllETARir l'i-nl". rnuicescii Gliihriliiii (•iaiiiballl^lii Gaiuiulli. M F n I C I N A rui:sii>E.\TK Cav. Prof. Carlo Speraii/.a. VICE-rHESIDENTI Cav. Heriinrdo Hciliiii Vaw. Salvaloic Do lU'iizi. SEGRETARI! Doli. Odoaido Tuirhclll Doli. Secondo Pollo Dolt. (liacomo Diana. CIIIULlUilA ED .VN.VTO.MIA PRESIDENTE Cav. prof. Giovanni Rossi. VICEPRESIDENTE l'rof. Bartolomeo Glieraidi. SEGRETA un Doli. Bernardo Ballolla Doli. Gian Lorenzo Bollo Doli. Barlolonico >'egrollo. DEPUTAZIONI ACCADEMICHE ACRAM Comilalo Centrale della Società di economia rurale Croalo-slava Felice De Dosscna. ALESSANDRIA Accademia di scienze ed arti degli Immobili March. Emilio Bertone di Sambuy. ANCEns Società industriale Cav. Bernardo Berlini Guiliury ( ainc ) Gustavo Guillory. Società medica Cav. Bernardo Berlini. Jìcgia società di agricoltura , scienze ed arti Cav. Elia Gennaro De La Motte. AREZZO /. /?. Accademia di scienze, lettere ed arti Doli. Antonio Guadagnoli Doli. Nicolò Fontana Luigi Signorini. ASTI Comizio agrario Conte cav. D. Federico Cotti di Ceres. GASSANO Ateneo Nobile Alberto Parolini. DERGA.MO Ateneo Ab. Agostino Salvioni , Segretario Ab. Prof. Giuseppe Bravi Prof. Luigi Comaschi. /. /?. Liceo Ab. Carlo Bravi. BIBBIENA Accademia casentinese del Buonarroti Cav. D. Francesco Basili. BIELLA Società per l' avanzamento delle arti, dei mestieri e delC agricoltura Cav. Carlo Mosca. BON.if Unitiersilà Prof. Giulio Pliieher. 2 ( «0 ) DOSTOM Società fitosolica americana Principe C. L. Bonaparlc. BOVOLENTA Accademia scieniilica letteraria (lei Concordi Pietro Sailer Guelano Grigulato. BRESCIA Ateneo >ol). prof. ab. Pietro Zambeili Noi>. Giai'iiilo Bompiani. BRUNN /. lì. Società Morava e Silesiana per il progresso dell' arp-icollura e scienze naturali Prof. Giuseppe Moretti. CAGLIARI /?. Società aifraria ed economica March. Frane. Pilo-Bovi di Puli-Figaii Cav. Giuseppe Pollini Prof. Rocco Ragazzoni Marcello Cerruli. CAMPOBASSO Società economica di Molise Prof. .Meola De Luca. CATAMA Accademia Gioenia di scienze naturali Cav. Salvatore De Renzi. CATANZARO Società economica delta Caliibria ulteriore seconda Ca\. Salvalorc De Ronzi. COLLK m VAL D' ELSA Società per lo incoruririiamcnto dell' agricoltura e manifallurc Doli. Leopoldo Orlandini. CIAMBERP Comizio agrario Barone Giuseppe Jacquemond. Società reale accademica di Savcja Barone Giuseppe .Iao(pieinond Cav. Luigi Fedeiico .Menabrea. Camera reale di agricoltura e di commercio Cav. doti. Benedetto Ti'ompeo Barone Giuseppe Jacquemond. Società di storia naturate Caii. Francesco Clianioussct Cav. intendente Gian Filipfio Sagc. CHIAVARI Società economica Cav. Gian Filippo Sagc Doti. Donu'tiico Questa Luigi Podestà. CIIIKTI Società econoinìrn dell' .\bru::n citeriore Giuseppe De Vincenzi. ( Il COPENAGL'E lì. Siìciclà di'fjli iiiilit/uarii ilei A'uril (ionie cav. Jacopo Gi'àbei'g da llomsu. CORFU' Università Jonia Prof. Francesco Orioli. CUNEO Comizio agrario Cav. (ìio. AudinVcdi Cav. Giusi'|)))C' Calcagno .\vv. Guglielmo Peano. EMPOLI Accademia di scienze economiche teorico ]iraliclìc Doli. Anlonio Salvagnoli. FERRAKA Accademia medico chirurgica Prof. Secondo Berruli. FILADELFIA Società filosofica americana Principe C. L. Bonaparle. FIRENZE A lì. Accademia economica agraria dei GenrgofiU Cav. prof. Gioachino Tiiddei Avv. Vincenzo Salvagnoli Prof, l-ilippo Pailalore. /. /?. Ateneo italiano Cav. prof. Gianibalti.sla .\mici Conle cav. Jacojio (iràborg da llemsci. Italica delegazione della società accademica medico nazionale francese di l'accinazione protetta da S. M. il He Luigi Filippo I. Prof. Gerolamo Bollo Doli. Odoai'do Tiiicbelli. FOGGIA R. Società economica di Capitanata Avv. Tommaso Perifano. CARD Accademia reale Barone D' IIombrcs-Firinas. GENOVA Giunta speciale degli spedali Doli. Vincenzo Picasso Doti. Angelo Bó Doti. Gìamballisla Pcscctlo Doli. Forlunalo Arala Doli. Slelano Bignone. Società economica di manifatture e commercio Cav. Zenone Quaglia .March. Vincenzo Ricci Francesco Viani March. Francesco Pallavicino Avv. Pielro Torre. Società di scienze fisiche ecc. Doli. Angelo Bó Cav. Paolo Delia-Cella Marcii. Carlo Durazzo Doli. (liacomo Finollo Doti. Pielro Arala Agostino Dinegro. ( 12 ) Siicielà di .Ilaria , archeologia e geografa Avv. Nicolò Muj;,ì;ionr:)l(lu Avv. Diilai'o Pcllogi'iiii Avv. Eaianucic Agcao. GINEVRA Società medica (lav. (Ioli, nonoilrllo Trompeo Cuv. duU. Beroaniu Berlini. GRENOBLE Società di statistica Ab. Francesco Nicolas. IVREA Comizio agrario Doli. Lorenzo Galla. JESI Accadevìia agraria Cav. Pasquale Slanisiao Mancini Cav. cap. Oreste Brizi. LIVORNO Accademia Labronica Prof. Gio. Maria Lavagna Doli, n.n'toiomco Cini Francesco Silvio Orlandini. Società medica Doli. David Calò Doir. Anlonio Salvagnoli. UlDI Istituto filosofico Cesare Vignali. LONDRA /?. Società di geografia Conte cav. Jacopo Gràberg da llemsò. LUCCA Regia accademia di scienze, lellcì-c ed arti S. K. il niurcb. Antonio Mazzarosa Consii-^liorc avv. Luigi Fornaciari Prof. l|)polilo Dorclii. lì. Accademia dei Filomati S. E. il march. Anlonio Mazzarosa Leonardo Galli Luigi Nicolai Michele Mariani. R. Liceo Ippolito Borclli F'rancesco Buonanoma. MADRID Accademia spagnuola d' archeologia Prof. G. F. Baruffi. MARSALA Accademia Lilibelana Doti. Roberto Sava. MARSIGLIA Lstilulo delle provincie di Francia Visconte Arrigo De Caunioiit Visconte De Cussy Cav. Bernardo Berlini. ( 15 ) Società reale di medicinn Cav. Bernardo Berlini Pietro Martino Roux Gaetano Pcrtusio. Reali! accademia della acienze e belle lettere Pietro Martino Roux Avv. L. AudilFret. Società di statistica Pietro Martino Roux Cav. Bernardo Bertini. Decimoquarlo Congresso di Francia Marc' Antonio Juilicn. MASSA Ducale reale accademia Scientifico-lctlcraria dei lìiimovali Prof. Antonio Bertoloni. MILANO /. li. klilulo lombardo di scienze lettere ed arti Nob. Gabrio Piola Cav. Giuseppe Belli Doti. Giuseppe Moretti Doti. Giuseppe Cadolini. Accademia fisio-medico-slalistica Cav. Gio. Batta Francesco Fantonctli Doli. Giuseppe Ferrarlo Nob. consigliere Ferdinando De Ilerra. Società d' incoraggiamento per le scienze, lettere ed arti (lav. Giuseppe Sacchi Ingegnere Giuseppe Cadolini Doli, Michele Morardel. Casa d' incoraggiamento di ani e mestieri Doli. Tito Omboni. JIODENA Reale accademia di scienze , lettere ed arti Cav. Luigi Forni. Società italiana delle scienze Cav. Ottaviano Fabrizio Mossotli. MONTELEOSE Accademia florimontana degli Invogliali Cav. capitano Oreste Brizi Conte cav. Jacopo Gràbcrg da Ilcmsò. MONTEVARCni /. R. Accademia valdarnese del Poggio Cav. dott. Benedetto Trompco Prof. Ferdinando Elice. NAPOLI R. Istituto centrale vaccinico Cav. Salvatore De Renzi. Accademia Ponlaniana Cav. Salvatore De Renzi Cav. Pasquale Stanislao Mancini Dolt. Achille Costa. Sezione ausiliaria napoletana dell' istituto d' Africa Doti. Giuseppe Finizio Avv. Tommaso Perifano. ( l* ) Accailemia drgti aspiranti naiuriilisli l)i)l(. Ai-liillt' Cdstn Doti, liiusoppc l'inizio Avv. Tiìiiniuiso Porifiuio. NOTO Socìeià economira Manli. Coinidino D'Albergo. l'ADOVA /. /{. Accndvmia di kcìcìkc , ecc. RdIiitIc) Do Visiaiii Ciiv. Acliillo Do Zigiio Prof. Giuseppe Meneghini. P.VLERMO li. Islitulu d' incaragginmenlo d' Offricollura , nrli e manifalture Prof. Fcilei'ieo Napoli. r.MUiii Società geologica di Francia C:\\. Alberlo Ferrerò Della Murmora Mureli. Lorenzo Pareto. Siìeietà degli antiqwirii di Francia Giovanni Ludovico De neiiulieu. Istituto storico di Francia Cav. Tesare Cantù. .Società Frenologica Doli. Giovanni Fos.sali Tav. Keiiedclli) Trninpeo. Istiliilii (l'Africa Ingegnere Giuseppe Polenti Cav. Mare' Anloiiio .lullien. htitulo delle pntviiH'if di Frtnicia Visconlf Arciso De (laumonl ^'i,s{■(ln((' De (ìailss\ {;av. Bernardo Berlini. Società reale e centrale di ai/ricdllnra Gnillory ( ainé ). Società francese di .slali.'r:i Doli. SalMiture (iahbrielli. STOCOLMA Reale accademia delle scienze Cav. Augusto de IlartmansdorIT Doli. Carlo do Lowenlijelm. SPEZIA Società ff incornijginmenlo per r educazione morale imluslrinìe Prof. Pio Foi'diiinndo Rosollini Nob. Bcncdollo Contri Carlo Buides. TERASIO Socielii economica del primo Abruzzo vllra Prof. Giuseppe De-Vincenzi. CONSIGLIO DI STATO lìEI.LA REPIDDLICA E CANTONE DLL TICINO Doli. Luigi Lavizzari Doli. Carlo turali. TOBINO lì. Accademia tf agricoltura Marrh. cav. Kmilio lìorlone di Sambuy Prof. G. F. Baruni. R. Accademia medico-chirurgica Prof. Secondo Berruli Do». Secondo Pollo Prof. Giacinto Sacclicrn Cav. doli. Luigi Ballalia. Regia deputa zione sovra gli sliidii di Storia patria Conio Ludovico Sauli Cav. Liiii;i (binario. Associazione agraria Lorenzo Valerio Marcii, cav. Emilio Bertone di Sambuy Marcii. Liii;;i Malaspina di Carbonara Avv. Ludovico Oaziani Ingegnere Ignazio Michela Conte Edoardo Rignon. n. Accademia delle scienze March. Massimiliano Spinola Cav. Albeilo Ferrerò Della Marmora March. Lorenzo Pareto Cav. prof. Giusep))e De Nolaris Prof. cav. Giuseppe Gene. TRENTO Sezione italiana dell' I. R. Società agraria Tirolese Conte Camillo Sizzo De Noris March. Alessandro De Gian Filippi. TREVISO Ateneo Prof. Michel' Angelo Codemo Nob. Guglielmo D' Onìgo Cav. Ignazio Cantù. TROPEA Accademia degli Affaticati Cav. capitano Oreste Brizi. UDINE Accademia Conte Gherardo Freschi Ab. Jacopo Pirona. ( 17 ) rN(;iii;iiiA Società ungart'sc Itpv. C.iìihi Tnubiior. VK.NKZIA /. lì. Melico l)()(l. Picliip .\l;ii,'iirii (À)iile ciiv. A'iiolò l'riuli Doli. .Michel' Angelo Assoli. /. lì. hlituto ili wiciize, Icllcre ed (irli Hoborlo De \isiani Plot. (iiiise|i|K' Meiicgiiini l.aili)\ieo l'iisini. VKIIO.N.V .iccadeiìiia d' (iririrollui'ii , ruiimierciii ed (irli. Noi), lieiicdedo Da (!iiiii|)0 ■Muicli. Alessamlio De (iiaii rili)i|ii. Sezioni' ilulllIHO dell' I. lì. .locielù iiijrariu liriilrwr .Marrli. Ale.>;saiidro De (Jiaii l'ili|i|ii. VICENZA Accademia olivipira Paolo Mislrorigo. VIEN.NA /. R. sociclà (ujroHumira Doli. Bartolomeo Itiasolello. WORCESTER Sncictii (imcrirdìin d (iiilicfiilii Piiiiiine C. L. iìoiKiiiarle. ELENCO MEMBRI DELLA UlliMONE I. Abbenc Angolo di Lcscgno, capo- farmiirista dell' ospedale maggiore di S. Giovanni di Torino, ere. Toriìw. "ì. Accami' doli. Kvandio di (ìcnova . modico onorario delia rcal casa in (lonova , direllore dello spe- dale civico di Loano, orr. Loano. ó. Adelmann Enrico di Wurzhurg , professore alla l'acollà medica del- l' università Massiniiliana Julianea a Wurzburg, ecc. Win-zhurf/. 4. Ageno avv. Kmmanncle di (ienova, deputalo della società di storia e archcolngia di Genova , ecc. Genova. ìi. Alberti dolt. Antonio di Lodi , nie- dino-chirurgo direttore dell'ospe- dale maggiore di Lodi , ecc. Lfxli. C. Albini cav. Giuseppe di Villafranca di Nizza, coDtr' ammiraglio nella regia marina , ecc. ecc. Genova. 7. Alcsioa doti. Giuseppe di Slradeila. Genova. 8. Alessandrini cav. Antonio di Bolo- gna, professore di anatomia com- parata, presidente dell' accademia delle scienze e dell" isliluto di l!o- logiia : presidente della sezione di zoologia, anatomia comparata e lisinloyia . evv. fiolor/nn. 9. Aiizcri avv. l-'cderigo di Genova, segretario della società di sto- ria, archeologia e geografia, ecc. Genova. 10. Altemps Seralino di Uoma , niom- liro dell' accademia ponlaniaiia di .Napoli, della tiberina di Itonia. Roma. 11. Alziari cav. Alberto di Malaiissciia contado di iSizza, ca|)itano di fre- gala nella regia marina. Genova. 12. Amati lev. Giacinto di IMilanii , membro di vario accademie e so- cietà scientifiche. Milano. 13. Ambrosoli rev. Ambrogio
  • |ilemciit;iiio (li chinii-jiia, consinlicri' del ool- h'«io moilit'o-cliirnr(;ifo , incnilii'O del pioliimtdiialo , ree. Genova. Tì'.ì. W\m\ (ifiohimi) ili PoiiU'dassio, |in>l'cs>oiT di lisii'ii e iiiiitcìiialica noi reale collegio di Morlara, ere. \liiilnra. r.ti. Vssaliiii Tommaso di (ìenova, pro- fessore emeiili) e dnllore in ii\a- temaliea . ere. Grnova. 57. .Vs>nn Mielielaii!;('io di Verona , meiiiltro onorario dell'ateneo di \ene7.ia. e eorrispondenlc dell'im- periale e reale isliliilo di seionze. lettere ed arti , eee. Veneziu. 5S. .\sion?o rev. Ciisloforo di Savona. Stirniw. ."'.1. Astolli Giuseppe di Uolojsna, niem- liro della soeielà linneana di Pa- riì;i , di (piella dei georgolili di rirenze. cee. Bolngiui. H». Audil'redi Ciovanni di Cuneo, de- legalo del eomizio agrario di Cu- neo, ece. Cinico. il. AudilTret Luigi Domenieo Lorenzo «li l>ra!!uignan. membro dell' ac- eademia reale di Marsiglia , di .\i\ ed .Vrras, deputalo della pii- nia , ecc. .Vnrsiglia. .Vudisio rev. (Juslielmo di Bra , profe.ssore e preside dell' aeeade- mia oeeicsiasliea della regia ba- silica di Superga. Sii/ìrrga. Anger dinvanni Kallìsta Amando di S. Valerio in Normandia, mem- bro dell'istituto istorieo di l'ran- ria. e dell accademia imperiale e reale di Arezio, ecc. Parigi. 44. Avesani dott. Francesco di Vero- na , medico della pia opera di quella città, addetto all' ospeda- le, ecc. Verona. 4i 45 4S Avogadro di Collobiano conte Fi- liberto, cavaliere d'onore di S. M. la regina .Maria Cristina, presi- dente dell' associazione agraria , e decoralo di più ordini , ecc. Torino. 46. Azeglio Massimo di Torino, socio dell'ateneo di Hrescia , e di va- rie allre accademie, ecc. Torino. 47. lìaeigalupo rev. Anlonio di Piande- preli, professore e preside della facollà di lilosolia ed arti nella regia università di Cciiova, eci\ dnwva. 48. Itadano rev. padre Gerolamo ilei Sassclio , niiinaco lercsiano, e.\ generale di quell'ordine, profes- sore di meccanica analitica nella regia universilà di Genova , pre- side della facollà di nialemati- ilio , eee. Genova. 4",). liallico doli. Carlo Cadano di Sa- vona, chirurgo principale ileli'o- sjiedale civile e militare di S. Paolo in ipu'lla cillà, ecc. Sarona. ÌJO. Bagalli-Naisecclii Pielro di Milano, membro dell' ateneo di Brescia. '■i\. Haliti Adriano di Venezia, mem- bro elfellivo dell' islitulo lombar- do-veneto , socio onorario stra- niero della società reale iieoera- fica di Londra . ecc. Venezia, li"}. Balbi F.ngeni" di ^enl'zia, socio corrisponilcnle della soeielà fran- cese di slalislica univer.sale. del- la società industriale di Angers, della imperiale e reale accade- mia di l'isloia e di Arezzo, ecc. lV'He;/«. 55. Balbi Pioverà march, (iiacomo , presidenle della commissione eon- sultalrice di agraria e di orticol tura . eee. Genova. ( :2i IH. Bulbis Bei'tunc marcii. Kmilio di Sìiiiiliuy (li Torino, eoloniicllo di urliglieli;! , vicc-prexidimtr drlln sezione di agronomia e iccnolo- gia, ecc. Torino. .'K>. Hiildi'iicco (ìaiidido di Moiiticclli , provincia d'Alba, in^'cgiicre delle miniere, membro di varie acca- demie scieiililielic, ecc. Genova. o(). lìaldiiino i^iv. Sebastiano di (ìc- nova, membro del magi.slralo di sanila e della camera di com- mercio , ecc. Genova. !)7. lialcslreri doti. Francesco Maria di Genova, medico jiriiicipale della asso<'ia7.ione di N. S. della Prov- videnza, ecc. Genova. 58. Balleri doli. Emanuele di Genova , cliii'nrgo principale dell" ospedale de^li incurabili, ecc. Genova. •')'.). Itallelli doli. cav. Tommaso di Ge- nova, medico assislcnle primario allo sjiedale di l'ammalone, cec. Genova. (i(t. Hally Villorio di Parigi , meinbi'o del consiglio supremo di sanila, e dell' accademia reale di medi- cina , ecc. Parigi. (il. liambagini cav. Pietro di Siena, deputalo dell' accademia de' lisio- crilici di della cillà. .'>iena. ()2. Haiicalari rev. padre Alberto Mi- cbele di (lliiaNari, professore di fisica nella regia università di Ge- nova , ecc. Genova. I>">. Mancalari doli. Stefano di C.biava- ri , cbirurgo. C.liiavari. Ili. ilancberi Luigi di Settimo, inge- gnere nel corpo reale delle mi- niere pel dislrelto di Novara, ecc. lì usai la. 6S. Uancbero (ìiuse)ipe di (ù'iiova, inem- 1)10 corrispondenle della società let- leraria di Lione, e di quella di >i;i- tislica di Marsiglia,. s7>(/yc/ni/of/c//« jirvaidenza generale, ecc. Genova. CG. lìandicra Giuseppe di Siena, can celliere della università di Siena, dc|)Utalo dell' imperiale e reale accademia dc'lisiociilici di (pieila città, .segielario della sezione a- graria della medesima, ecc. Siena. ()7. Marabino Domenico di Genova . maggiore nel corpo reale del ge- nio militare. Genova. G8. JJarabino Gaetano di Genova, mag- gior generale nella regia marina, comandante del porto di Genova . ecc. Genova. G'J. liargnani doli. Alessandro di lire- scia, medico e chirurgo prima- rio dello spedale di cpiella città. lire.'ieia. 70. Darla Giambattista di Nizza . bo- tanico. ì\'iz:a. 71. Uarozzi Michele di .Milano, dircl- lore della casa di ricovero e di industria, e dell' islilulo de' cic- chi , ecc. MiluiKi. 7-2. liarloli doli. Antonio di Hcvagna . medico dell' arciospedalc di San- ta Maria nuova in rirenze, ere. Firenze. TU. liaruflì rev. Giusep|ìe l'ilippo di .Mondovi, professore di geomelria nella regia università di Torino, membro di varie accademie e so- cietà scientiliclie, deputato della accademia archeologica di Ma- drid , ecc. Torino. 7i. Basili cav. Francesco de' marciiesi liartolini Salimbeni di Stia, pa- trizio lioreiitino, deputato della accademia cascntincse del Buonar- roti. Stia. ''■>■ Bassi doti. Carlo di Milano, mem- ( -n Ilio ili \;iri(' aiciiili'iiiit' f sociolà scionlilìclio , sojjiTlaiio generalo del VI congresso seienliliid ita- liano. Milano. Tfi. Batlaiia rav. Luigi ili Torino, ine- iliio (Iella persona di S. M. e reale famiglia, nieiiiliro ilei ooiiegio me- dico-cliirurgico , coiisijiliere ilei consiglio superiore ili sanila mi- litare, e medico consulente dell'ae- cailemia militare, ecc. Tmiiui. 11. Italtìlaiia doti. Ciiu.seppc di (lenoxa , professore di materia medica nella regia uni\ersilà di Ceiiova , ecc. Ciennrii. 7K. Ballolla doli. Keriianlo ili (iiiio- \a, dollor cojjeiiialo, assislciile alla callcdia il" anatomia, svgrr- tario della .•sezione (li cliinin/ia . crv. (letiora. 70. liaussan (ìoiillion doli. Michele di Tolone . ex chirurgo principale dell' associazione di N. S. della Prov\iileiiza, e dell'ospedale ili Pammnione. Genova. 80 Beaulicu Ciio. Ludovico di Parigi, mcmhro dell' accademia reale di Torino . deputalo della società defili aiiliquarii di Francia. Parigi. 81. lìdia (iiiiscppe Enrico di (.ìcnova , inpepncre nel corpo reale del ge- nio civile, capo del circondario di Torino. Torino. 8i. Bellani Angelo di Monza, memhro elTetlivo pensionato dell' imperiale p reale islilulo di Milano, altro dei quaranta della società italia- na , err. Milano. 85. Bellardi Luigi di Torino, appli- cato al regio museo mineralogico di Torino, memhro di varie so- ficlà scientiliehe. ecc. Torino. Si. Bellcgardc Augusto di Laliiaiia , capitano di vascello, comandante del corpo reale arligiieria di co- sta , ecc. (li'ìitwa. 8S. Belli riiuscppc di llalasca, proles- soic di tisica nella imperiale e reale uiiiversilà di l'avia , mem- liio non residente della reale ac- cademia (Ielle scienze di Torino, ecc. Pavia. Sfi. Belloro a\v. (iiamhaltisla di Sa- vona, relaloi'c della .società di sto- ria , archeologia e geografia di (ienova, ecc. Genova. 87. Beltrami Cesare di Voghera , meiii- hro ellellivo della società d' iiieo- lai-'gianiento di scienze, lettere ed arti di Milano, ecc. Milano. 88. Benvenuti Nicola di Arezzo, mem- liio di varie accademie e società scientiliehe, ecc. Firenze. 89. Bercila dott. Pietro d'Aieola, me- dico emerito ordinario dell' asso- ciazione di N. S. della Provviden za. Genova. '.)0. Berfenali Luigi di Bologna , nicin- hro della società medico-chirur- gica di delta città, e supplente al professore di materia medica, ecc. fìologna. Ut. Bernardi dott. Carlo di Verona, medico della pia opera annessa all'ospedale civile di quelhi città, ecc. \'er(iìia. 1)2. Bernardini Itomualdo di (iuliglia- 110, Toscana, membro dell' acca- demia di scienze, lettere ed arti di Pistoia, l'isioia. 93. Bernati Antonio di Bassaiio, pro- fessore della facoltà di malema- tica nella regia università di Pa- dova. Padova. 1, 25 ; !)i. Boria rf\. Giovanni di Milano. Milano. '.Ili. Hci'i'uli ScroNilo
  • i(inati dell' istituto di della città, deputalo dell' accademia .scienli- lica letteraria di .Massa ducale, jyrcmlenle della .azione di hola- nica e fisiologia vegetale ecc. Bo- 'ogna. 1(10. Berloloni (ìiuseppe di Sarv.ana , prof, di botanica nella pdiitilicia università di Bologna , accade- mico dell' islilulo, della .società agraria , e della med i co-chi rur'- gica di della città, fìologna. 1(11. Berloloni cav. David di Torino, merirlii'o deiraccademia reale delle scienze di Torino, ecc. Torino. 10:2. Berloloni doli. (Hamhattista di Turino , medico ordinar-io dell;i benelicenza , ecc. Torino. iOò. Bertone doti. Giovanni di (ìoda- no, medico principale onorario dell' associazione di N'. S. della l'rdvvidenza. Genova. lOi. Berlozzi Ludovico di Fano. Fi- renze. lOj. Berlulelti ah. Carlo di Beiiianio. Bergamo. I0(). Besio r'ev. padre Giuseppe di (ìe- nova, dottore di malematica nella regia università di Geirova, profes- sore giubilato di fisica della l'Cale accademia militare di Torino. To- rino. 107. Biagini rc\. Angelo dr l'i^toia . |)rofessorc di matematica, dcpirta- lo dell'imperiale reale accademia di scienze, lettere ed arti di delta città. Pistoia. lOS. Biancheii Luigi di \entimiglia. pr-ofessore di geometria nel reale collegio di marina. Genova. IO'.). Bianchi Agostino di Gerrova . mcmbr-o dell' istituto e poi dcl- l'aecademia di Genova, .socio iiir- rispondente della reale accademia di scienze, e di (iirella di agri- ccdtura di Toi'ino. Diano. 110. Bianchi cav. (iiovanni. membro del magistrale di sanila. Genova. 111. Bianchirli F. Aniorrio di Novai-a, rnembio della regia de|mtazione sopra gli studi! di storia patria . .socio di varie accademie, \ovara. 112. Biasoletto doli. Bartolomeo di Dignano in Istria , dir'etlor'c del giardino botanico di Trieste, de- putato dell' im|)eriale r-eale società agi'ononiica di N'ienna . socio di pir'i accademii'. eie. Trieste. ( 'ìi IIT). Ituluno (Ioli. Ldi'cii/o (li Volpodo. ['■27) Volpvdii. I I i. Iti^iioiic (IdII. Slcriini) (li (i('ii«\a, (lolliuc (Ili ciillcgio mi'dico-clii- Tii. rui'jiico, cliiiiir;;!! |iriii('i|>al(' i\\- r i>s|)0(hilo (li Piiiiiiiiiiloiic . (I('|m- laU) del congresso sanilario di dello (>s|)ediile. Grtwra. 12)), II"). Hiiiia rev. l'alemone ili 'rnire Ivrea, socio corrispoiKlciile (Iella reiiia de|)iilazioiie .so|)ra ,^'li >lii(lii 120 (li sliU'ia jialria. e dell' aeeaileinia reale di IUm'Iìiio. Asti. I Ili. l'.inarelli Vineenzo di Perugia, 127, meinliro dell' accademia di agro- nomia di Parigi , ecc. Itovin. I 17. lìisio doli. Pieiro Pompeo di Vol- taggio, già medico direllore del- l'ospedale civile di Vollaggio. ecc. Voltaggio. IIS. Hixio doli, (iiacomo Alessandro 128. di <'.liia\ari, memliro della soeielà d'ugrirollura di Lione, .*^locolma , ecc. Oiiavnri. II".). l$o doli, .\iigelo di (ienova, pro- fessore di patologia generale nella regia univcrsilà di Genova, depii- lalo del congresso saniinrio dello spedale (li l'ammalonc, presiden- te della societii di scienze mediche lisiclie e naturali, ecc. Genova. 129. I2ll. Rohone Girolamo di S. Itemo, professore d'archeologia giudaica nella regia univer.silà di Sima. 150. Sima. 121, Hoccardi Luigi di Genova , com- missario, primo segretario del regio magistrato di sanità di (ìe- 151 nova. (ìcnovn. 122. Roelti doti. Bartolomeo di Vigo- ne, già medico primario all'ospe- dale di Codolcngo di Torino. 152, Rogino Giuseppe ili 'l'oiiiiu. inem- 1)10 del collegio di l'arniacia e chi- mica in Torino. Turimi. liolasco rev. Gerolamo di sanla Marglierila di Rapallo, inenihru anziano della società cconiiinici di (Chiavari. (ìcmirii. Rollerò darlo di (ìenova, segre- tario del magislralo dì sanità. llfiidca. lìiillini .\iigelii (li Milano, cliiini- III, ineinhri) della società d'inco- raggiatnento di della città. Milano. lìona Bartolomeo di Nizza Mon- l'eirald, membro del collegio di scienze e lettere, professore di lingua greca nella reale univer- sità di Torino, socio eorrispon- (Iciile della reale accademia delle scienze di della città. Torino. Bonaparle principe (^arlo Luciano di Roma, nienihio dell' accademia dei Lincei , coi lispondeiile del- l'istituto di Francia, dell' acca- demia reale delle scienze di To- rino, depiilalo della società liio- solica archeologica americana , ecc. ecc. .'ìcgiclario della sezione (ti zoologia , analoiniu comparala e fisiologia. Roma. Bonfanli doli. Fmiio di S. Mi- nialo, primo censore dell' acca- demia degli Kulcleli. S. Minialo. Borda Michele di Saliizzo. direl- lore del comizio agragio di delta cillà, deputalo del medesimo. Sa- lazzo. Boccili (ìio\anni di Toriiiii. mem- bro ordinario della soeielà me- dico-chirurgica ili delta cillà. To- rino. Biirelli (loti. Ippolito di Lucca , ( 25 ) nicmhro eflcltivo del collegio mc- (lico-cliiitirgii'o, del comilalo pcr- iiiunt'iitc di sanilii, fliiriiiiio in rapo de' reali ospedali ed ospizii, professore di clinica ed operazioni chirurgiche, ecc. Lucca. 133. Borzone rev. Bartolomeo di Chia- \ari. direKorc emerito degli alti studii del seminario arcivescovile di detta città. Chiavari. 134. Boselli al), cav. Luigi di Genova, direllore sore di lilo.solia e nialemalicì) nel reale collegio delle Carcare. Cnrcarc. I()0. hruiiali civ. Itcneilcllu (li Torino. membro delia reale accademia dì agricollura , dottore di collegio nella classe di malematiciie nella rcijia iiniversilà di Torino. Turimi. 1(11. Itriincl cav. Cìaspare Sebastiano (li Ciamberi, presidente del co- mizio agi'ario di (ìenova. (ioiorii. Iti'-', lìrun (iiuse|)|)C di l'inerolo, mem- bro delia regia camera d' agri- coilura e di commercio, console (li commercio, direttore della so- cietà agraria , ecc. Torino. 1()3. Hnisciielli (iiuse|)pe di Milano, .socio corrispondenle della reale accademia delle scienze di Tonno, membro della commissione delle acque d' irriiiazione per lulla ba- lia nominala nel congresso di Napoli. IG4. HriUti doli. Francesco di (ire- mona, chirurgo e medico di della città. Cremona. I()'). liruzza Cario (li Genova , ciiimico l'arniacisla e membro di varie accademie. Canova. nifi. Hruzzone doli. Girolamo di (ie- nova , membro e .segrelario delia commissione di slalistica ed ell'c- mei'idi mediche della società di M'ienze mediciie, lìsiciie e natu- rali di Genova. (ìenova. I()7. Huceo Giovanni di Moncalicii . ap|)licato al regio orlo botanico della regia università di Genova. Genova. \CA. iiiiralini doti. Maurizio di Cese- na, professore di clinica medica neli' università di Pisa , deputalo delle scuole medico-chirurgielie di ciim|)imenlo e perlezionamoiilo di Firenze, ecc. Firenze. !()'.(. Hiill'a Domenico di Ovada. Oraita. ( 27 ) 170 171 17-2 I 75. I7;i 17(1 177 I7H, 17;» . lUiidt'S Carlo di Ponlirmoli , dc- |)iil;ilo della sorielà d' iiuonig- jiiaiiienlo (Iella Spezia. Spezia. Hiioiiamici lev. .Xnloiiio di Mii- i;ello, deputalo dell' imperiale e reale aeeadeiiiia di Pistoia. Pi- li ni n. Hiioiiaiiuriia doli. Francesoo di /-ueea , iiij;ei;iiere professore di iieoinelria nel regio Meco di quel- la eillà, depulnlo del medesimo. Luce». lUiotiinsegiii l'ielio Leopoldo di Siena , membro dell' areademia Tegea , eec. Siena. lìnsaeea KalVaele di Palermo, so- eio di più aecademie, membro di varie eomniissioni nominale dal congresso di Napoli , eec. l'afernio. Bus.si Muli Pio di Homa, mem- bro dell' accademia degli ardenti di \ilerbo. /{owa. tabella Cesare di (Jenova , dot- tore in legi-'c, membro della com- missione permanente per lo stu- dio delle questioni del credilo a- iiraiio italiano, deputalo del set- timo congresso jier riferire ai futuri congressi. Genova. Cabini rev. Harlolonii'u di Crema, professore di malemalica , ecc. Crema. Cabini dolt. Angelo di Crema, dottore in medicina e cliirurgia, professore di ostetricia e oculisti- ca, medico municipale di Crema, ecc. Crema. Cadolinì (iiuseppe di Milano , membro dell' imperiale e reale istituto di scienze, lettere ed arti di Milano. !• della società il' in- IHII 181. 182. 183. 184. 18:;. 180. 187 188. 18'.», l".)ll coraggiamenlo di dnia città. -V,'- laiio. . Calmi doti. Ciambattista di .Mi lano, medico, chirurgo dell'im- periale e reale direzione generale l. r,al>i Anastasio di Vo|;lieia, meni 1)1-1) della commissione per le ir- ri»;a/.ioni nominali! nel congresso di Napoli. Milano. I'.)'2. Calvi rev. padre Michele di Onc- glia , professore di Tisica e nia- Icinalica. Turiiw. I '.».■>. Calvini doli. HalTaelc di Genova, medico principale della comuiiilà di lìussaiia. liiisxaiia. liti. Caiuposlano Camillo di Genova, socio onlinario del reale islilulo d' incorap[ì!Ìamenlo d" agricoltura, arli e manilatlure per la Sicilia. Paleniio. !'.>:;. Canale avv. Michele Giuseppe di Genova, memhro della coniinis- sione dal seltimo congresso in- caricala di riferire a quello di (■enova sopra 1" esposizione de' prodotti industriali italiani, mem- bro dell' istituto americano di Wasinghlon, ecc. Genova. 1'J6. («inepa doli. Camillo di Genova, assistente all'ospedale di Pamnia- lone, e medico principale dell'as- sociazione di >'. S. della Provvi- denza. Genova. 197. Canessa doli. Giuseppe di Voltri, chirurgo primario dell' ospedale di Voltri, e dello stahilimcnto hal- neario dell' acqua santa. Vollri. 198. Canevari doli. Giamhaltisla di Sampierdarena , assistente eme- rito dell' ospedale militare divi- sionario. Sampierdarena. 199. Canevari doti. Lazzaro di Zoagli, chirurgo emerito della associa- zione di N. S. (Iella l'iowidcnza. Genova. 200. Canohhio dott. Giacinto di Ac- qui, chirurgo maggiore nella re- gia marina, (ienovn. '201. Canobhio dott. Giamhaltisla di Ovada, professore di chimica nel- la regia uiiiversìlà, ecc. vice-prc- .•ìiilcnle (Iella sezione di ehimiea. Genova. 202. Canslatl doli. Carlo di Erlangen, professore di clinica medica , e di medicina legale. Erlangen. 20.1. Canili cav. Cesare di Milano, so- cio degli istituti di Venezia, W'a- shingnton ed altri; segretario del- l' accademia risio-mcdica-statistica ili Milano, deputalo dell' istituto storico di Francia ecc. Milano. 20i. Cantò Ignazio di Milano, mem- hro atlivo dell' accademia fìsio- meilica-slalislica di Milano ecc. .Vi/ano. 205. Capei Pielro di Lucignano, pro- fessore all' uiiivcrsilà di Pisa , memhro ordinario dell'accademia dei georgofili. Pisa. 206. Cajiczzi doli. Luigi di Siena, pro- fessore di ostetricia nell' impe- riale reale università di Siena , ecc. Siena. 207. Capino doti. Sebastiano del Cai- ro, chirurgo maggiore in secondo di piima classe nel real corpo di artiglieria. Genova. 208. (laporali dott. Francesco di Cre- mona, medico primario dell' os- piilale dei fate bene fratelli in Cremona ecc. Cremona. 201). Cappa Anacleto di Garlasco, se- gretario relatore del comitato di moralità nel congresso generale ( agrario Icnutosi in Loinelliiia. (ìnriusco. ^1(1. (I;i|ipurro doti. Andiiiid di (iC- nova, cliii-urgo assistcnlc dell' os- pedale di Paininatone. Genova. -MI. (]:ii'a<.'eiiili de' prini'ipi di Toicila di Napoli, membro dell' accade- mia |)on(aniana. Napoli. 'i\'2. Carbonai doli. Ferdinando di Li- vorno, professore di ortopedia pra- tica, e di clinica ortopedica, di- rettore dell' inijieriale regio insti- luto ortopedico to.scano, membro di molte accademie. Firenze. -'13. Carbone doti. Gio. Batta di Ge- nova, medico assistente nell'ospe- dale degli incurabili. Genova. •ili. Cardona doti. Francesco di Ma- drid, membro dell'accademia me- dica di quella città e di Bourges ecc. Madrid. 21 0. Carfora Carlo di Napoli, membro dell' inslllulo d' incoraggiamento di Napoli nella classe di scienze naturali. Firenze. ;2IC. Carlolti Bonaventura di Verona, dottore collegiato dell' università di Pado\a. Padova. 'ÌM. Carlotli marcii. Gerolamo di Ve- nezia, socio corrispondente del- l'imperiale reale accademia olim- pica di \icenza. Venezia. ■218. Carminali Pietro Isaia della com- pagnia di Gesù, di Bergamo, ret- loi'C del reale collegio di Genova, prefetto degli studii ecc. Genova. 21'.). Carrara doli. Santino di .Mbenga, già medico dell'ospedale di Loa- no ecc. Alhenqa. 220. Carrega marcii. Anloiiio di Geno- va , membro della regia deputa- zione agli sludii. Genova. 2'J ) 221. Carrel rev. avv. Giorgio di Aosta, professore, membro della sncielà geologica di l'raiicia , e della giunta di statistica di Aosta. Aosta. 222. (larrozzo doli. Quillico di Casti glioiic , chirurgo e medico del- l' albergo dei poveri. Genova. 22.1. Cartagenova Agostino Federico di Genova , capitano in secondo di vascello, maggiore di ammi- nistrazione nel corpo reale equi- paggi. Genova. 224. Carugati doti. Giovanni di .Mila- no, chirurgo maggiore dell'ospe- dale di della cillà. Milano. 22Ì). Casarelo Antonio di Genova, già capo farmacista nell' ospedale di Pammalone. Genova. 22G. Casaretlo doli. Giovanni di Ge- nova , membro della società geo- logica di Francia e di altre società scienlilicbe , assessore. Genova. 227. Casaretlo avv. Luigi di Geiio\a, geografo. Genova. 228. Castiglione doli. Antonio di Scslri a levante, ex chirurgo assistente nello spedale di Pammalone, chi- rurgo ordinario di N. S. della Provvidenza. Genova. 229. Castiglioni doti. Camillo di Mi- lano. .Milano. 250. Cassini Giovanni Antonio di Val- lecrosia , socio residente dell' ac- cademia tiberina ecc. Roma. 231. Cattaneo doli. Antonio di Novi, medico primario dello spedale di Vollri. Voltri. 232. Cattaneo rev. Carlo di Milano, |irofcssore di gcogratia comparata e di matematica nell' imperiale reale ginnasio di sant'Alessandro. Milano. ( 30 ) iÒÓ. (.'.UlUlllOO 1C\. l'ililllltl (li (iciHIMI, bildiolocario della missioni- iirlia- iia. ttcniivn. ir>l. Cananei) iloll. Francesco di Pavia, professore di inatoniatica e mec- canica neir imperiale reale liceo di Como. Comi). •i5S. Calliirani doti. (lio. lialli^la di Trento, membro della deputazione italiana dell' imperiale reale so- cietà d' a^iricidtiua del 'rirnlii. '2'ì6. Ca\a|s;naro Cesare di (ieniixa . membro del regio inagislraio di sanità. (Ifimvn. Ì57. Cavajfnaro Domenico, l'armacisla ra|H> dell'ospedale di Puminalone. Gfiiuvn. -258. r^i\allera lev. doti. (iio. lìatlisla di Boves, professore di lilosolia a Snsa. Snxa. "ió'.l. CuNalleri rev. padre Ciò. Maria di Crema , professore supplente alla cattedra di fisica. Monza. -un. Casazza doli. GioNaniii dì Geno- va . medico assistente nello spe- dale di Pammatone. Genova. •-'il. Cazzamini doli. Giovanni d'OIcs;- gio, medico dello spedale d' O- leggio. aleggio. ik'ì. Cecchini Pachierolli Giuseppe di Padova socio di varie accademie. l'adova. ■245. Crcconi rev. Kranccsco di Kaslìa, ■ioeio l'orrispondenle dell'accade- mia Labronii'a. (ìenorn. '2ii. Olle GiusepiM.' (Il Genova, diret- tore dello spedale a ltossi):lione. fìoiiigtioiie. 245. Cempini Leopoldo di Kirenze , socio dell" accademia aretina , e di altre. Fireii:e. '240. Cenlofanli doli. Vincenzo di Pisa, professore di ostetricia. Pisa. -2i- 248, -24!). •iìH). 251, 'ìli-I. Centurione maicli. Carlo di (ie- iiiiva. picsiilcnlc delia (|iiinla se- zidiie del coiiii/.io ai;iario di Ge- nova. Genova. Centurione marcii. Stefano di Genova uia ulìiziale nello stato 255. 234. 255. 256 257. 258. 250. 2(i0. mai^gior generale. Genova. Ceralo Carlo di Venezia , socio dell' accademia
  • 7. Ciardini rev. l'i'ancesco Maria di S. Miniato, professore di matema- tica e scienze fisiche, .segretario dell' ateneo italiano di scienze, lellcrc ed arti. S. Miniato. !2(>8. Cihrario cav. Luigi di Torino , inemhro della reale accaden)ia delle scienze di Torino, deputato della regia deputazione per gli sludii di storia patria ecc., vice- prcaidvntc della sezione di geo- grafia ed archeologia. Torino. 'ifi'ò. Cima dolt. Francesco di Bcrga- gamo, membro di varie accade- mie, fìergamo. 270. Cini doti. Bartolomeo di S. Mar- cello in Toscana, de|mtalo dell'ac- cademia Labronica. '271. Cini ingegnere Tommaso di S. Marcello in Toscana. S. Marcello. -27-2. Cinisclli |doll. Luigi di Pavia . chii'urgo primario dello spedale di Cremona. Cremona. -27Ó. Ciocca rev. doti. Fortunato di Genova, professore di malemalicu nel reale collegio di marina. Ge- nova. 274. Cipollina Lazzaro di Ui\ aiolo. Genova. -27'6. Cipriani doti. Pietro di Firenze. Firenze. 276. Codazza dolt Giovanni di Milano, professore di geometria descrilliva presso r imperiale reale univer- sità di Pavia , segretario della .wzione di fisica e matematica , ecc. Pavia. -277. Coddé doli. Luigi di Mantova, membro dell'accademia di Fer- rara. 278. Codemo Giovanni di Treviso, socio dell' ateneo trevigiano, e corrispondcnle di varie accade- mie. Treviso. 27'.). Codemo Michelangelo di Treviso, professore di geografia. 280. Colla Carlo Ercole di Cremona , professore emerito di iieogralia comparata e di malemalica. ecc. ecc. Cremona. 281. Colla cav. Giovanni di (ìenova. Geììova. 282. Colladon Daniele di Ginevra, professore di meccanica. 283. Cotti rev. Giacomo Antonio di Alessandria, membro della società asiatica di Parigi. .\i)vara. 284. Colombo Giuseppe d'Ivrea, pin- fcssore emerilo di fìsica e ma- tematica. .Milano. 285. Colucci Giovanni di Lucca , socio dei gcorgofìli di Firenze. Lacca. ( 32 ) UMì. Comaschi doti. Litici di P:i\ia. professino iii'H' iiii|)('i'ialc reali" Ureo di Ilei ga Ilio. Ikrfjiiino. 287. Camulli doli. Giuseppe di ('.ninn. professore di ei'onoinia niralc, depiilato della l'aenltà lil(»oli('a dell' iinporiiìle reale universilà di Pavia. Pavia. 288. Oinlardo rev. Franeesro di santa Marijlierila di Hapallo. IV.ipalln. •i8'.). Conti dolt. Matteo di Caresaiia , meinhro del collegio inedieo-clii- riirgico dell' universilà di 'l'orino. Torino. ■-".tO. (!onlri nob. avv. Benedetto della Spezia , presidente della società d incoraggiamento per l' educa- zione morale , industriale della Spezia. Spezia. ■i'.)l. Coppo Ciioachino di Novara, socio corrispondente della reale acca- demia d'agiiccilliirn di Torino, e della società di l'urinacia di Parigi. 2'J2. Coquand l'!!nrieo di Aix , profes- sore di mineralogia e di geologia. 203. Corderò cav. (iiulio dei conti di S. Quintino di Mondovi , membro della reale accademia delle scienze di Torino, presidente della se- zione di geografia ed archeologia. Torino. 29i. Orghi Carlo di Torino, membro dell' imperiale reale accademia di Pistoia. 295. (>)rnaglia Carlo di Torino, con- servatore del museo numismatico Lavy della reale accademia delle scienze di Torino. Torino. 2'J6. Corneliani doli. Carlo di Tortona. ficnova. 297. Corradi doli. Domenico di Bor- digliera. Seslri Ponente. 298 299 r)00 501 302. 305 504, 30o, 300. 307. 308. 309. Correnti Cesare di Milano. . Corticolli prof. Mcssaiulro di lìo- logiia , (lepulnlo dcH' imporialf reale universilà di Siena. Siena. Cos.so doti. (!io. Battista di Ca- rosio, medico assistente allo spe- dale di Pammatone. Genova. Costa .\chillc di Napoli, depu- tato (leir accademia degli as|iiianli naturalisti, e della pontaniana di Napoli, membro delle società cn- lomoiogiclic (li Londra e Parigi, segretario della sezione di zoolo- gia, analomia, ecc. Napoli. Costa rev. dott. Angelo di Ge- nova , professore di geomclria nella regia universilà di Genova. Genova. Costa doli. Ettore di (ieiiova , segretario della società di scienze mediche fisiche e naturali di Ge- nova, socio (li varie aceadeinic e società scicntiliclie. Genova. Costa avv. Stanislao di (ienova. Genova. Cotti di Ceres eonlc Federico di Asti, direttore e deputalo del cn- ini/io agrario di .\sli. .l.sV(. Courlois cav. Luigi l'ililierlo di Ciamberi , capitano di vascello. Genova. Crispo doli. Alessio di Parma , consigliere del protomcdicatn dello stato di Parma. Parma. Crocco Antonio di Genova , dolt. emerito del collegio di filosofia ed arti. Genova. Crosci Mouchel rev. Paolo Ber- nardo di Aiinecy, membro della società geologica di Francia. An- necìj. Crolli Carlo di tlremona , mem- ( ruì ) Ilio dell' accademia pontaiiiana di .N;i|i()li. òli. Cidvo dilli. Hiaggio di l'oiilaiia- Ijiioiki , iliirurgo primario delle carceri di Genova. Cenava. .■>I2. Ciirchod doli. Knrico di I>osanna. membro deli;i soeielà elvelle:! di scietizc luiUnali. •Ilo. Curii» S|iinol,i march. Piciro ili (ieiiova , presidente del comizio agiario di \dgliera. Viirjlwra. 314. Cusa Michele di Rimessa. l'«ra//o. ■"il li. Ciisani iiiareh. Carlo di Genova, membro della società di inco- laggiamcnto d" arti e mestieri. Grnova. ."Ili. Daiampo nob. Denedelto di \'e- lona, deputalo dell' accademia di agricoltura di Verona. .117. b'.Mbcrgo march, della Cimarra ('ori'adiuo di Palermo, membro delle accademie poiil;iniana di Na- poli e giucnia di Catania, dcjiu- talo della società economica di Nolo , ecc. Palermo. 318. Dalla Vecchia doti. Pier laiigi di Vicenza, socio dell" accademia olimpica. Vireììzn. 31'.). DairOngaro Francesco di Trieste, socio dell' accademia di scienze e lellere di Padova, ecc. Trieste. 3i!0. Dal|iadule rev. Francesco d' .\r- cola , professore ncH' imperiale ie;de università di Pisa. Pisa. 3:21. Dansl doli, (iiovaiini di Codogno, membro della società geologica di Franci;i, assislenle alla cattedra di storia naturale neil' imperiale reale università di Pavia. Pavia. 3i'i. Das.so rev. padre .\goslino di Chia- vari, provinciale dell' orditu' delle scuole pie, direttore generale degli aiil sludii di fisica e matematica del suddetto ordine. Genova. 3!23. D'.\stc Ippolito di Genova, diret- tore dell' inslituto di commercio. Genova. 3:24. Davicini ingegnere Giovanni di Scalenghc. Torino. Tì'2'j. D'Ayala .Mariano di Messina, pro- fessore di matemalka e membro di varie accademie. !\'apoli. 3!26, Daziani avv. Ludovico di Torino, membro e deputalo dell' associa- zione agraria. Torino. ó'il. Deagoslini doti. Giovanni di (ìc- nova , chirurgo principale delia associazione di N. S. della l'iov- vidcnza. Genova. 528. De Buch barone Leopoldo di Ber- lino, membro dei georgofili dì l'i- renze e di altre accademie. IJer- lino. 329. De Cananei doti. Ferdinando di Pavia, socio onorario dell'ateneo di Brescia e coi'rispondcnic di varie accademie. 530. De Caumont .\rciso di Caen, de- putato dell'istituto delle provincie di Francia. Marsirilia. Sol. De Cesare doti. Giacinto di Ca- strovillari , chirurgo maggiore al servizio di S. .M. il re di Napoli. 352. De Charpentier Giovanni di Vaud, direttore delle miniere di Bex, professore all' accademia di Lo- .sanna. Losanna. 533. Decussy visconte Federico di Pa- rigi , membro di varie società scientiliche e deputato dell' isti- tuto delle Provincie. Parigi. 534. Dcferrari Giuseppe di Genova. Cliinvari. 533. Dcferrari doli. Luigi di Genova, s ( r,i ) .")ri(>. Dftili|)|)i rilippo (li .Milano, ili- rolloic a^iiiiiulo al unisco di Mi- lano, ITI'.: vicf-iuesidenlc di-tln .ivziiiiie di zonloijia . anatomia riimiìarala e fisidlurpa. Mitaim. TìTìl. Defoin itile rcv. Luigi Malia Spi- rilo (li Parigi. 3.18. IV'-tiianlilippi marrli. rili|i()0 A- l('s>andro (li Verona, ilcpulalo dcl- r imperiale reale socielà agraria lirolose e dell' accademia d" agri- colliira di Verona. Veruna. 339. De llerra nob. Ferdinando di Mi- lano, direllore dell' imperiale iralc liceo di S. .Vlessandro, membro e deputalo dell' accademia lisio- medici>-^latislica di .Milano. 3t0. Delamolic cav. Elia Gennaio di Angers, deputalo della regia so- cietà d'agricoltura, di scienze ed ani di .\ngers. óil. Delcbiappa dolt. Giuseppe Anto- nio di Lucca , membro di varie aeradeiiiii e depulalo della fa- collà mi dica dell' imperiale reale università di Pavia. Pavia. 5i!2. Dellaeavanua cav. Stefano di Gc- r.t.". Della Cella doti. Angelo di Cliia- óii. Della Cella dolt. Ferdinando di Genova, cliirurgo primario allo spedale di Panimnlone. Genova. rii.'i. Della Olla Ignazio di Cerignale. (ìennva. •"iifi. Della Cella dolt. cav. Paolo di S. Stefano d' Avelo, membro della socielà reale di Napoli, deputato della società di scienze fisiche di Genova, medico in capo della re- gia m^irina ecc. Genova. ~ì\~. Dellachiesa conte Cesare di To- rino, membro della reale acca- demia d' agiicoilura di Torino. 548. Delianoce Gioviinni di Sli-adella, professore di geogi'alia a Pavia. r>i".). Dellalorre ISicob'i di Cbiavari , socio dei gcorgolili, dei lìlomali di Lucca e di altre società. C/ii«- vari. 5,^0. Dei|)oii(c duK. (iiambattista di Ac(|ui , assistente all'orlo botanico della regia università di Torino. Torino. 3lil. Deipozzo doli. Giuseppe di Poii- desano. 3o2. Deire dolt. Domenico di Velva, medico principale dello spedale di Pammalone. Genova. 353. Delseprio conte Luigi di Milano, decano dei cliimici farmacisli del- lo spedale maggiore di delta cillà. Milano. oìi4. Dcluca prof. Nicolò di Campo- basso, socio di varie accademie, segretario e deputalo della so- cietà economica di Molise. 3ao. Dcluccbi Giovanni di Genova. 55C. Delui Giuseppe di Genova, profes- sore di nautica iielhi reale scuola. Genova. 557. Delui Luigi di Genova, profes- sore di nautica. Genova. 358. Dcmargberila Luigi di Torino. 350. Dcmari march. Ademaro di Ge- nova. Genova. 360. Dcmaiia doli. Callo di Rivarolo canavesc, membro e segretario particolare della socielà medico- cbiiurgica di Torino. Torino. 301. Dcmeva doli. Antonio d'Oneglia. protomedico. Onefilia. 3G'2. Demonle doli. (Jiuscppc di Ca- vallermaggiore, chirurgo princi- (. •li' ) jKilc dello spedale di Cavallci'- iiiagK'"'*- Cnvalkrmcifigiore. oOÓ. Ucnogri Agosliiio di Genova, de- putato della società di scienze lisiclie (li Genova. Genova. oCi. l)e->'c!;i'i l'elice di Genova , so- cio corris|)ondenle della socielà di scienze lisico-cliimiclie di Paiigi, e della linneana ecc., svqrelario della sezione di chimiea. Genova. oii'i. Denegi'i Girolamo di Genova, sa- cerdote dei preti dell'oratorio, bo- tanico. Genova. 3G0. Denegri doti. Giuseppe della Ca- sella, già assistente nello sjiedale di PaniMiatone. Genova. od". Denina cav. l'elice di Uevella, colonnello coniandanic l'artiglie- ria di (ienova. Genova. oCS. Uè Nolaris Carlo di .Milano, mem- bro della reale socielà botanica di Halisbona. Milano. 3(>'.). De >otaiis cav. Giuseppe di in- tra, professore di botanica nella regia università di Genova, mem- bro della reale accademia delle scienze di Torino, viee-presideiìle della sezione di botanica. o7{). De Raymondi conte avv. Filippo del l'inale, presidente del comizio agrario d'.Mba, inleii. Deroclietic barone Giuseppe Ma- ria capitano di fregata. Gencva. 574. Derossi doti. Gio. liana di Geno- va, membro ilell' accademia ine- dico-cliirurgiea di Toiino e di al- tre socielà. 573. Deruggieri aw.prof. Ruggiem di .Napoli , membro dell' accademia gioenia di Catania. 57G. Dervieus Giacinto di Cagliari, in- gegnere capo del circondario di Savona. Savona. 577. Depral marcb. Knrico, socio cor- rispondenle dell' im|)eriale e reale accademia dei tegéi di Siena. 578. Desimoni doti. Angelo di .Milano, medico assistente nello sjicdalc maggioi'c di della città. Milano. 37'J. Despine cav. Carlo Giusejìpe Ma- ria di Annecy, ispettore di jirima classe delle miniere. Tarino. 580. Devecchi doti. Giuseppe di Ca- steggio. 581. De-Vincenzi Giu>e]i|)C di Teiaino, membro della ponlaniana di Na- poli e di allre accademie, depu- talo della .società economica di Calabria ultra e di altre socielà. Teramo. 582. Ue-\'isiani Roberto di Sebenico in Dalmazia, professore di botanica nell'imperiale e reale univeisilà di l'adova, membro pensionato del- rim|i('rialc e reale istituto veneto, ecc. Padova. 585. De7.igiio cav. Achille di Padova, membro ordinario deli' imperiale e Ideale accademia di Padova, S7. l)o\illaroy lav. Manrizio di Ni/.za. capitano di \asi'olio coinandanto il corpo reale e(|iiipaggi. (leiuwa. 388. Divillafuletlc rav. Vittorio di Vil- larallelte, capitano in secondo di \ascello. (ìenm-a. ."89. D" llomhres Firnias barone eav. Liiii^i Agostino di Alais, meniliro eorri.spondenle dell'islitnlt) ili Tian- eia , della reale accademia di Torino, ecc. .T.Ht. Doglia doti. Carlo di Verrua. chi- rurgo in capo dello spedale di Voghera. Voghera. .")'.) I. Dogliotti Paolo di Vesinic, far- macista capo dell'associazione di N. S. della Prowidenza. Genova. .■>92. Donali doti. Cario di Crema, in- gegnere. 3"Jo. D'Onigo nob. Gnglieliiio di Tre- viso, socio ordinario e depiliate dell'ateneo di Treviso. 59i. Dossena prof. l'elice di .Milano, membro della reale accademia d'agricoltura di Torino e de|intato del comitato centrale di Agram. 5'J5. Duliìni Angelo di Milano, mem- bro di'lla società anatomica di Parigi , e della società reale di medicina di Marsiglia. Milano. 7t'M't. Ducre>l doli. Frane. Ciuseppe di Friburgo, presidente della società medica di Friburgo. Friburgo. .■)07. DulT doli. Giorgio d'Inghilterra. 7ìW. Durand Ciò. Alessandro di lìor- dò, professore di Osici. ) r)'.)'J. 400. 401. M'2. 405. 404. 40S. 40 G. 407. 408, iO'.) Duranti Pietro di Siena, profes- sore aggiiiiilo d'analoniia nell'im- periale e leale università di Siena. Siena. Durazzo march. (';irlo di (ìcnova. socio corrispondente di varie ac- cademie. Genova. Durazzo march, cav. Giacomo Fi- li|)po di Genova, presidenle della regia giunta degli spedali civili di (jcnova. Genova. DupanliUip ab. di Parigi, mem- bro della società reale accademica di Savoia. Parigi. Elice doli. prof. Ferdinando di l.oano , socio CDriispondente del- l' accademia reale delle scienze naturali di .Madrid, della gìoenia di Catania, e de|)ulalo dell' impe- riale e reale accademia valdariiesc del Poggio. Genova. Ercoliani doli. Lorenzo di Car- penedulo , socio dell' ateneo di Bergamo. Milano. Erede Michele di Genova, mem- bro della società di slalislica di .Marsiglia , direttore dell' istituii) di commercio, ecc. Genova. Erizzo naolo di Genova, direttore «ici Lazzaretto di Genova. Ge- nova. ■i'il. Fa.siani dott. Agostino del Ccriale, | medico principale di Finalmarina. Finalmarina. 't±2 /n>.-) mi «7. «8. ii>'.). i.->i. i.32 403 i,14. ioli. 45(1. Ì.-J7. . Fasiani dolL Nicolò del Ccriale, professore supplcmentario di ma- Icrnalica nella regia universilà di Genova. Genova. l'avaro rev. Giovanni di Chia- vari , bibliotecario della società economica di Chiavari. Chiavari. ■ Fca doli. Hiaggio di Honn, medico principale dello spedale di Caval- lermaggiorc. Cavallermaggiore. Fedeli dott. Francesco di Verona, medico del civico spedale di l'.iva. Fée dott. Antonio di Strasburgo, professore di botanica alla facoltà medica di Sliasburgo. Slra.sbiirgo. Felice doti. Cristoforo di Genova , medico primario nello spedale di Pammalone. Genova. Felici doli. Riccardo di Parma. Ferrando Antonio di Genova . farmacista chimico, perito del ma- gistrato di sanità. Genova. Ferrari Carlo di Biella. Ferrari doli. Francesco di Fubinc, membro corrispondente della so- cietà medico-chirurgica di Torino. Ferrari doli. Mauro di Chignolo. membro della facoltà medica di Pavia. .Vi/ano. Ferrari barone cav. Silvio di Gozzano. Alessandria. l'crrario doti. Giuseppe di Mi- lano, fondatore e vice-presidente dell' accademia lisio-medico-staii- slica di Milano e (le]mtalo della stessa. .Milano. Ferrazzoli rc\. Giuseppe di Milano. Feriù rev. Pietro Maria di Crema, professore d' archeologia. Ferrerò della .Marmora cav. Al- berto di Torino, membro e de- putato della società geologica di ( ."58 ) Fianci;i, meinbio della reale -m- CiuU'inia ili'lli- sciiMize di Tniino e di alno, ma^jiidi- cenciaie in maiulantc la regia scuola di ina ri Ila , et'f. Gctiom. ì.j8. l-en-ero cav. Litici di Saluzzo. giù ullìoiale superiore nel reale eiirpo dello slato mai;;;iore. 439. Ferrerò eav. Carlo l.ni^i di (^)na glia, arcliiledo ispellorc del reale palaz/.o. Gciwra. HO. l'errelli Franeeseo di Pavia, ehi mico. l'aria. 411. Feiiillel Cinseppe di Lione, viee- pre>ideute del deeiino(piarlo con- gresso Iraneese. Lione. M"}. Filini rev. Alessandro di Milano. 4i.">. Finali doli, .\iiloiiio di lìaiinone, socio eorrispondenle dell' imperia- le e reale accademia dei gcorgolili. 444. Finazzi rev. Giovanni di Bergamo. 44"). Finella doli. Michele .\nlonio di Sainzzo, membro eorrispondenle della socielà medico-chirurgica di Torino. 440. Finizio doti. Giu.se|ipe di >apoli. deputalo dell'accademia degli aspi- ranti natnralisli. .Vi/»)/i. H7. Finollo dottor Giacomo di Ge- nova , deputato della socielà delle scienze lisiclie di Genova , .w/fv Iorio (Iella sezione di ehimica. Genova. 4iS. Fiorelli Giuseppe di Napoli, iii- speltore degli scavi di antichità . incaricato del medagliere nel reale museo borbonico , vice-])resiileiilr (Iella .sezione di (jeorirnlln ed (ir- eheologia. Mapoli. ii'.t. Fissiaux rev. Carlo di Marsigha, membro dell' istituto istorilo di Francia. Torino. 4oO. Fhircr Francesco professore d'o- culistica ncir imperiale e reale uni\ersità di l'a\ia. Pavia. 451. l'olchi ingegnere Ermenegildo di Sebenico. 4!)2. Fontana doli. Luigi di .Massio, medico princiiialc dello spedale di Massio. .{lassili. 455. Fontana doti. Nicolò di Arezzo . depiilalo dell' im|ieiiale e leale accademia d' Arezzo. .l/v.-;(^ 454. Foppiani cav. Celeslino di Ge- nova , professore d' archilctluia nella regia università di Geno\a. Genova. 455. Foralli Bartolomeo di \enezia . membro di varie accademie. IV- lìezia. 450. Foinaciaii Luijii di Lucca, segre- tario della reale accademia luc- chese, assessore al ipiiiilo con- gresso. Lucra. 457. Fornasini doli. Luigi di Itrescia , socio dell' accademia di Brescia. lirescia. 458. Forni conte Giuseppe di Modena. Modena. 459. Forni cav. Luigi di Modena, de- putalo della reale accademia di Modena. Modena. 400. Fossati doti. Anionio di Milano, professore di veteiiiiaiia nell'im- periale e reale università di Pavia. Pavia. 401. Fossati doti. Giovanni di Novara, deputato della società frenologica di Parigi, ^ovara. 402. Franceschini doti. Fnrico di l'i- renzc, uno dei direttori della gaz- zetta toscana delle scienze me- diche e fìsiciie. Firenze. 405. Franchi conte Luigi di Torino. 4 Gli. 4tJ(i. •ili". 4f)S. 4()'.). 470. ( iDcinhio (Itila sociclà di cdiica- zioiic di Lione, ecc. Turino. rnisclieri prof. (;iiis<'))])c di Sa- vona. Genova. riescili ronic Gherardo di S. Vile , membro dell' imperiale e reale islilulo di Venezia. Vdinc. l'risiani Paolo di .Milano, a.stro- iioino e mcmliro dell" im|)erialc e reale islilulo lombardo. Milano. luelis C. di Golliiiga , professore di clinica a Gollinga. Gottinga. (iahaidoni \ineenzo di Genova. Gvnin'd. (labalconc eonte Ruggero di To- i7l. Gal Ì7-J 473 474, 47:j. 470. 477, lino, membro di \aiie aeeadcmie. Gabba .Mberlo di Doiiio, profes- sore di matematica ncH" imperiale e reale unlversilà ili Pavia. /^f/i/V/. Gabbrielli doti. Salvatore di Sie- na, deputato deli' imperiale reale accademia dei (isio-erilici. Siena. . (iaberel (;iovaiiiii di Giiie\ra , membro delia società elvetica delle scienze naturali. Genova. Galli doli. Leonardo di Lucca, prof, sostituto d'anatomia nel \\. liceo di Lucca , deputalo della |{. accademia dei lìlomali. Lucca. Galiifanle dolt. Francesco di Ver- celli, cbirurjio dello spedale mag- giore di \ercelli. ycreelli. Galloni doli, .\nlonio di Pavia, deputato della direzione matema- tica dell' imperiale e reale uni- versità di Pavia. Pavia. Galvagno Giacomo Filippo di Torino. Gambini (iiovanni di Pavia, mem- l>ro della lacollà malemalica del- l' imperiale e reale università di Pavia. Pavia. 5'J ; I 478. Gandolfi avv. cav. Gian Cristo- foro di Genova, bililiolecario (lell;i regia università, membro di va rie accademie e società scieuti- liclie , assessore. Genova. 47".). Gandolli Gio. Ikitta. di Chiavari, assessore della società economica di Chiavari , segretario della se- zione (li geografia e archeologia. Gcnin-a. 480. (larassini doli. Felice di Genova . piofessore d' algebra e sue a|>pli- cazioni nella regia università di Genova. Genova. 481. Garas.sini dolt. Pietro Giacinto di Toirano. 482. (Jaravaglia l'cv. Ambrogio di .Mi- lano, professore di storia, geo- grafia e malemalica, nell'impe- riale e reale ginnasio di S. ,\les- sandro in Milano. Milano. 48."). Garb:irini doti. Gerolamo del Sas- sello, medico ad .Mbi.ssola. 484. Gardella dolt. .\nlonio di Pcgli. 485. Cardini Vincenzo di Parma, assi- stenle di clinica medica nella (lu- cale università di Parma. Parma. 480. Garelli Vincenzo di Moudovi, se- gretario del comizio agrario di Cuneo. Cuneo. 487. Garibaldi .\nlonio Maria di Chia- vari. 488. Garibaldi doti. Luigi di Genova. t8<.>. Garibaldi doli. Tommaso di Chia- vari, chirurgo principale dell' as- sociazione di N. S. della Prov- videnza. Genova, 41)0. Galla doti. Lorenzo Francesco di Ivrea , socio corrispondente della reale accademia delle scienze di Torino, deputalo del comizio a- grario d' Ivrea. ( 40 ) 401. Galli tloll. l'ii'lro di Genova. j;i;i medico piineiiiale della associa- zione di >'. S. di Piovviden/,a. (ìcìuwa. V.>2. (iauilo doli. (Jio. Ballista d" Oiie- jslia. 495. Ciaiilier Antonio di Niz/.a , niciii 1)1-0 della società frenologica di rrnncia. i'.ti. Caiilliei- Enrico Francesco di Claulirv. llr^)fc^■sol'C di cliiiiiica alla scuoia |)olileciiica in l'aii!j;i. VJ'i. (■avari!oril«sei>|iedi Genova, co- lonnello di marina, e console ge- nerale residente in Genova della repubblica dell" l'iaguay. Genovn. 496. (iavosto ingegnere Tommaso di Villanova. Biella. V.I7. Cazzino Giuseppe di Genova, membro dell' accademia tiberina di Homa, e dei risorgenti d'Osi- mo. Genova. i'J8. Gazzoleli doti, .\ntoiiio di Trieste, membro dell' accademia tiberina di Roma, e degli agiati di Ho- verelo. 499. Gene rav. Giuseppe di Turbigo. membro della reale accademia delle scienze e professore di zoci- logia nella regia università di Torino. Tarino. SUO. Geppi conte Giovanni di Firenze, membro dell' imperiale e reale ateneo italiano. SOI. Geronimi doti. Felice di Cre- mona, membro dell'imperiale e reale isliiuln ioinbiirdo. Slt2. Gherardi doti, liartoloinco di Ge- nova, profes-sore di clinica esterna nella regia università di Genova , rice-frcmlente della sezione di rhirurgia. Genm^a. SOó. Ghersi doli. Marcello di Genova. cliirurgo principale dell' associa- zione di >'. S. della PiovNÌdenza. Genovn. 5(H. Gbibellini prof. Francesco di Bre- scia, membro di vario accade- mie, .'iegrelario della sezione di geofiì-apa e archeologia. Brescia. liOÌ). Ghiglini cav. Lorenzo Antonio di Arenzano, doli, in medicina . so- cio di varie accademie. Arenzano. ìiOl). Gliisi Lorenzo di Milano . profes- sore (li lisica e storia naturale neir imperiale e reale collegio di Monza. .Monza. \W7. Gliisio doli. Francesco di Pavia . ingegnere. •jOS. Gbiraidi doti. Luigi di Genova. ìiOy. (iianiirandi doti. Gerolamo di Ovada. ■ilo. Gilli Ignazio di Vercelli , cliirurgo maggiore nel corpo sanitario mi- litare. SII. Ginocchio prof. Agostino di Bor- zoiiasca. Genova. Sl-J. Girola Lorenzo di Bulligliera . professore di medicina teorico- pratica nella regia università di Torino. Torino. ;ìIó. Giorgini cav. Gaetano di Lucca, soprai ntendentc generale agli slu- dii nella Toscana, assessore del terzo congresso, ecc. Firenze. SI 4. Giorgini Giovan Ballista di Lucca, professore a Pisa. Pisa. SIS. Giuliani rev. padre Gianibatlisl.i di Candii, già professore di fisica e malematica a Lugano. Genova. Sto. Giiilii lav. Giuseppe di Loreiiza- na , professore di botanica nella imperiale e reale università di Siena, membro di molte acca- demie e società scienliliche. Siena. !il7. Giusti monsig. Paolo (Juinlo di ( 41 ) Lucca , socio corrispondente di varie aecadeniic. Lucca. •'il 8, Giustiniani Giacomo di Pado\a, socio onorario deli' accademia di agricoltura di Verona, e corri- spondente dei georgolìli di Fi- renze. Padova. 510. Giustiniani conte e cav. Stefano, di Genova, presidente del regio magistrato di sanità. Genova. MO. Goldaiiiga .\ngelo di .Milano, vil- lano. S21. Gorresio ab. cav. Gaspare di Mondovi , membro della reale ac- cademia delle scienze di Torino, ecc. Parigi. i>22. Gràberg da Ilemsò conte cav. Ja copo, di Gottland, isola svezzese, bibliotecario di S. A. It. I. il gran duca di Toscana, membro di \a- rie accademie, deputato della rea- le società iìciiU antiijuarii del Nord, dell' iin|)crialc e reale ate- neo italiano, della .società reale di geografia di Londra, dell'ac- cademia di Alontelcone, ecc. ecc. Firenze. 5!23. Graniondo doti. Agostino di Dia- no, medico sup|)lcinentario al ma- nicomio. Genova. 524. Grana doti. Gian Carlo di Al- benga, già medico primario dcllii spedale di Albenga, ecc. Genova. ^'■2'à. Granata doli. Itomolo di Geno\a. medico di N. .S. della Provxidenza , dottore di collegio nella facoltà medico-cbirurgica di Genova. Ge- nova. •Vip.. Granito Angelo marcii, di Castel- labate, principe di IJelmonle, di -Napoli, socio di varie accademie, assessore al .settimo congresso. .\a/)oli. 501 lio'-I. W". Grassi rev. Luigi d' Alas.sio, a.s- sislente alla biblioteca della regia università di Genova. Genova. 528. Grassini prof. .Mariano di Pisa. Pisa. 529. Grasso Cristoforo di Genova, far- macista nello spedale divisionario di Genova. Genova. 550. Griffa cav. Miclicle, professore emerito di medicina nella regia univeisità di Toiino. Grilli Tranccsco di Albenga, far- macista nello spedale principale della regia marina, socio corri- .'-jKindcntc della società di scienze cliimiebe di Parigi. Genova. Grigolato Gaetano di Ro\ igo , membro di varie accademie, fìo- vifjO. 555. Grillo nob. doli. Giacinto Giu- seppe di Genova, professore di idraulica nella regia università di Genova. Genova. 55'i.. Grillo rev. Luigi d'Ovada, mem- bro della società arcbeologica di Alene, ecc. Genova. 555. Grillo Stefano di Genova, inge- gnere e dottore di collegio nella elasse di matematica. Genova. 550. Grondona doti. Gio. Agostino di Rapallo, già cbirurgo dell'asso- ciazione di N. S. della Provvi- denza. Camogli. 557. Grossi doti. Angelo di Milano, aggiunto alla cattedra di cbimiea neir imperiale e reale università di Pavia. Pavia. 558. Grossi ingegnere Giacomo di Man- tova. 551). Grollanelli prof cav. Stanislao di Siena , deputato della imperiale e reale università di Pisa, ecc. Pi.4i. Guidoni dindamo di Vernaz/.a, meinluo della >ocielà geologica di Francia ecc. Cairara. ìiio. Guisoni Maurizio di Mzza,mem- liro dell'imperiale reale accade- mia dei legèi di Siena ecc. Firenze. "iid. Guillion Alberto di Meaux, mem- bro della socielà geologica di Francia, ecc. Venezia. 5i7. Guillorj Gustavo d'Angers, mem- bro e deputalo della società in- dustriale d'Angers. Anfiers. oiS. Guillory l'ielro Agostino di An- gers, presidente e deputalo della società industriale d'Angers, ecc. .ingers. ;>49. IlarlmansdorfT cav. Augusto di Svezia, membro e deputalo della reale accademia delle scienze di Slocolma. Slocolma. 550. Helm doli. Carlo di Vienna, mem- liro della società imperiale reale d'agronomia di Gralz, ecc. Gralz. :>'.t\. llelm Teodoro di Vienna, pro- fessore di clinica medica iiell' im- periale regia università di Pavia, membro corrispondente della so- cielà medico-cbirurgica di Torino. Pavia. '.i'.i'ì. Iloraninow Paolo di Pietroburgo, professore di botanica e materia medica. Piclrulmrgo. '.'\'.i7ì. Invrea marcii, l'abio di lienova. Sot. lotti doli. Angelo di Novellara. (l'eiiorn. 555. Isnardi rev. padre cav. Loien/.o di Savona, già professoi'C di ma- tematica nella reale militare acca- demia di Torino, de|)ulalo della società di incoraggiamento di Sa- vona, ecc. Genova. 550. Isola Giuseppe di Genova, jiillore di S. M. Genova. 557. Ivaldi doli. Angelo Domenico di Morsaseo. .irijiii. 558. Jac((uemond cav. barone Giuseppe di Ciamberì, segretario aggiunto, e deputalo della società reale accademica di Savoia. Ciambvri. 559. Jarrin doli. Francesco di Ciani- beri, chirurgo in capo dello speda- le di\isionario di Geiuna. GciKira. 5G0. Jessé di Charleval marcii. Viti(]- rio di Marsiglia, sindaco dei ca- nali d' irrigazione di Crapponolle. .Marsiglia. 501. Jest Carlo Alessandro di Torino, niaccbinisla della regia università di Torino. Torino. 5G2. Jullien cav. Marcantonio di l'a- rigi , membro e deputato della società nioieiiiS. Kolz hiironcssa Erneslina di Pi;i- gji. Praga. '■>(>(>. Kolz bai'oncssii LiiÌ!;i;i di Piai.'ii. /'rat/a. li(>7. Kiackiiw hvi- ddll. Ilincslo di \it'ii- nu, medico e cliiturgo. Vienna. ■ ifiS. I.a^-Diio lev. Santino di (;enij\a. Iiililiolerario anziano nella libreria l'ranzoniana. Genova. •)('('.l. La .Masa Giuse|)|)e di Sieilia, nicndiro dell' aecadeinia dei geor- golili di Firenze. Firenze. 570. I.andiruscliini al). Raflaelo di Ge- nova, nieniliio (leilaicademia dei Seoriiolili di iMrenzc, di quella di Torino, di (loiiini^a ecc. ecc., ]iri:si(lcntc (Iella sezione di agro- nomia e tecnologia. Firenze. ^i"t. Lana doli. (lirolanio di Varallo, niodiro jiriniario del eivieo .'<|ie- dalc (li Varallo, eonimissario del vaccino per la provincia di Val- le.-icsia. Varallo. ■i'/'i. Landò doti. Vincenzo di Genova, e\ prufess^ore aiigiunto alla già ini|ieriale reale accademia di Ge- nova. Genova. ■')"-'i. Larini rev. Luigi di Lucca, mem- liro ordinario della reale accade- mia del Liceo. Lucca. •i74. Laura Domenico di Venlimiglia, bibliotecario dellaprosiana di del- la città. Venlimiglia. ■>75. Lavagna doli. Francesco di l'or- loinaurizio, dottore in medicina, tnemliro d'onore della società ita- liana (Ielle scienze, corrispon- dente dell' accademia reale delle scienze di Torino, forliminurizio. ■ '>7i>. Lavagna dott. Giovanni .Maria di Livorno, professore di calcolo dil- fercnziale e integrale all' univer- 577 :ì78 ;j7y ;ì8o. 581. 582. 583. 584. 585. sita di Pisa, deputalo della me- desima univcr.sità, e dell' accade- mia labronica,. wy/c/or/o (/(■//« «•- ziune (li litica e matematica. Pisa. Lavizzari doti. Luigi di .Mendn- sio, dottore in scienze naturali e (isiclie, membro di varie società scienlilidie. Mendrisio , canUmr Ticino. Lazzari cav. Cristoforo di Ales- sandria, inspeltore de' boschi e selve, segretario capo di sezione al ministero dell' interno. Genova. Lazzarini Stefano di Sarzana, as- sistente emerito alla clinica chi- rurgica neir ospedale di l'avia. Pavia. Lemoyne doti. Luigi di Genova, medico di prima classo nel corpo sanitario, vice conservatore del vaccino per la divisione di Ge- nova. Genova. Leonardi .\nlonio .Maria di Pavia, rettore dell' imperiale e reale col- legio di Ghilieri per gli sludii superiori presso l'università di Pavia. Pavia. Leoncini Matteo di Canipolreddo, ingegnere designalo dal generale congresso provinciale , e perito presso la provincia di (lenova. Genova. Leone dott. .\mcdeo di \ercelli, dottore in medicina e chiruri-'ia, membro della reale accademia medica di Torino, e medico pri- mario negli eserciti sardi, ecc. Vero-Ili. Lerlora doti. Giambattista di Ge- nova , chirurgo del Manicomio. Genova. Lerlora Lorenzo di Genova , se- ( 4t ) prptaiio (Iella giunla dogli ospe- dali. Geìiova. .S8G. Longarolli doli. (laelano di Hi-i-- Kaiiio. medico primario dell'ospe- dale .\zzanelli. lìrrijamn. ^87. Loiighi doti. Aiilonio di Milano, socio eorrispoiulenle della reale soeielà di Marsiglia. Milimo. 588. Liiweidijelm darlo di Svezia, de- putalo dell' aeeademia reale delle scirii/.e di Sloeolina. SUicolma. 589. Lueehcsi doli, .\eliille di Lueca , aeeademieu dei lìlomati di delta eitlà. Lucca. JittO. Lucchesi rerdinando di Paler- mo, membro dell'accademia delle scienze di Napoli. ISapoli. 591. Lugol doli. .Vugiislo di Parigi, medico dell'ospedale di S. Luigi. Parifii. 592. Lunghi l'elice di Pavia, profes- sore di geografia fisica , e astro- nomia. Milano. 593. Lupi di Moicano cav. Luigi di .Vcqui , maggiore di artiglieria. Genova. 59-1. Lurati doli, trarlo di Lugano, con- sigliere , membro della società elvetica delle scienze naturali, vi- ce-presidente del consiglio canto- nale di sanità. Lugano. 595. Luxoro doti, .\nguslo di Genova, medico della pubblica benelìcenza a Nervi e Quinto, ^'erl•i. 596. Maestri Angelo di Pavia , dollor collegiato presso la imperiale e reale università di Pavia, conscr- valore dei giibinctti di storia na- turale , e anatomia comparata. Pavia. 597. Maestri cav. Ferdinando di Parma, già professore di economia pub- blica, socio corrispondente della reale accademia di Torino, e di varie altre società .scicntiCcbc. Parma. 598. Maestri doti. Pietro di Milano , medico chirurgo presso la casa di salute di della città. Milano. 599. Maffoni doli. Angelo Camillo di Torino, dollor coilegialo in medi- cina e chirurgia. Torino. 600. Maggesi Pietro, estense. Milano. 601. Maggi doli. Giuseppe della Pie- tra. Genova. 602. Maggioncalda avv. Nicolò di Ge- nova , depulato della società di storia , archeologia , ecc. Genova. 603. Maglio doli. Biagio Francesco di Genova , membro della già socie- tà medica di emulazione. Genova. 604. Magnasco doli. Giambaltìsia di Genova , già medico principale dell' associazione di N. S. della Provvidenza. Genova. 605. Magrini Pietro di Venezia , pro- fessore di nialematica ncll' impe riale e reale liceo di Venezia , deputalo dell'ateneo di della cilià. Venezia. 606. Maj doti. Francesco di Monliano . accademico tegòo, deputato del- l' accademia medesima. 607. Majocchi Gian Alessandro di Mi- lano, professore di fisica nell'im- periale e reale liceo, membro di varie accademie e società scien- tiliche. Milano. 608. .Malaspina di Carbonara march. Luigi di Bobbio, deputalo della direzione dell' associazione agra- ria. Torino. 609. Malinverni Germano di Torino, socio dell' accademia medico-chi- rurgica di detta ciltà. Torino. 610. Malinverni doti. Ollavio di Ver- ( *5 ) rclli, medico licH' opciM più Ole- vano. Olrvano. •ili. Miiincli ciiv. Giorgio di (iagliari, l'apilano ili vascello, membro della società agraria di Cagliari. (ìc- nova. 012. .ÌJaricini rav. Pasquale Stanislao di .Napoli, professore di diritto, membro dcH'aeeademia delle scien- ze di delta città e di altre, depu- talo dell' accademia ponlaniana. Napoli. 015. Mancoiii cav. l'rian»o di Cagliari, maggior generale di aitiglicria. Gonova. Oli. .Mangiiii doli. Domenico di (Ge- nova, preside della facoltà me- dieo-cliinirgica , capo del proto- medicaio. G"iì(iva Oli). .Mangini doti. Domenico di Nervi, già medico primario dell' ospe- dale di Vollri, e enc zia, mcmi)ro ordinario dell'acca- demia di scienze, letlere ed ai'ti di Vicenza , cliimico-farmacista al servizio di S. A. I. l\. V arciduca Federigo d" Austria. Venezia. iìiO. .Manuzzi ab. (ìiuseiipe di Cesena, socio corrispondente della reale accademia delle .scienze di Torino e di altre. Firenze. 021. Manzolini Arcangelo di Milano, assistente di clinica medica pei cliirurglii neir università di Pavia. 022. .Manzoni dolt. Giovanni di Vene- zia , assistente alla cattedra di clinica medica superiore all'uni- versità di Padova. 623. Marcaeci doti. Giosuè di Pis;i , socio corrispondente dell'accade- mia medico fisica di Firenze, e di quella ippocratica di Pisa. Pisa. 024. .Marcbelli doli. Giacomo di Geno- va, già medico principale allo spedale di Panimatone, e medico del reale istituto dei sordomuti. Genova. 02;). Mardielli doti. Giulio di Genova, medico civile del comune di Ros- siglione. Genova. 020. Marcbelli Luigi di Como , già aggiunto alla clinica oculistica di Pavia , membro della società d' incoraggiamcnlo delle scienze, lettere ed arti di Milano. Milano. 627. Marenco rcv. Cristoforo di Novi. Genova. 028. Marenco Oldoino di Novi , già dissettore anatomico nella regia università. Genova. 02'.). Mari Giovanni ISaltisla di Cam- piglia, capitano dì artiglieria. 050. .Mari Luigi Maria di Campiglia. membro dell' accademia dei geor- golìli. 051. .Mariani avv. .Micbele di Lucca, socio ordinario della reale ac- cademia dei lilomali, deputato della medesima. Lueca. 052. .Marianinì Stefano di Morlara . presidente della società italiana ( ^c> ) delle scienze, menihni «■(>iii>|iiiii ileiile tieir islidilo di l'riiiiciii , |ii'olessoi-c (li li>ic;i iielia regia università ili Modena eee. Modena. (mó. Mariiietli (iiniliiinii di Pnnleea- rone , ex ripelltuic ili oiulislica air imperiale e reale uiiivcrsilà ili Pa\ia. (ìcìKìva. tiòt. Marini do(t. (iiamhallista ili (ie- nova, medico chirurgo assislenle nell'ospedale degli incurabili. ^V- nova. ().■;;). Marsano (ìianiballi>la di ('ieiio\a. autore di \ai'ic mciuoric sulla geo- uu'tria rlenicntare. (icnuru. lìót). Martelli Giambattista di Milano, socio dell'imperiale ateneo di Ber- gamo, lió". Marlignoni nob. Francesco di Mi- lano, medico primario dello spe- dale maggiore di .Milano. Milano. (ió8. .Martini rev. Giuseppe di San- remo. Sanremo. (ir)'.). Masi conte Cosimo di Ferrara, presidente dell' arci-ospedale di della città, direttore per l'iii- struzionc del pio insti luto |)(r l'educazione. Ferrara. i)i(l. Masi dott. Luigi di Perugia, meni liro di diverse accademie e società scienti liche. Roma. liil. Masino Giuseppe di Torino, far- macista di S. M., dottore di colle- gio , mendico della società delle scienze niediclie, lisiche e clii- miclic di Parigi. Torino. tiii. Masini rev. Giuseppe di Lucca, socio di varie accademie e società scientiliclie. Lucca. f)i."i. Ma>pero ilcilt. Paolo di Milano, medico chirurgo. Milano. •iii. Mn^sa Piriro di (ìenoxa. rciiio Nclcniiai'id della (IÌnÌsÌoiic, pcrilcp Nclerinaiio del regio magislialo di sanità, e della ciNica ammi- nistrazione. (it'Hova. (Ì4J). Massola doti, (iiacinlo di (leno- va , già nu'dico principale nello ospedale di Pammalone, e pi'c- side della facoltà medico-chirur- gica nella regia università di Gc nova. Genova. (liti. Massone dott. Giamliallisla di (ie- nosa, mcndiro dclT accademia di Tolosa. Genova. Ili". Malhieu cav. Antonio d'Aniiccy . (■i)n>crvatore delle miniere, de pulato della società d'incoraggia- mento all' industria di Savona. Sar(ma. 04». Maurizio doli. Giovanni Antonie di Albenga, medico primario del- l'ospedale di Varazze. Xarazze. di',). Mayer cav. Carlo di Prussia, pro- fessore e direttore dell' istituto anatomico all'università di Bonn. Bonn. (i;J(t. Mazzachiodi doti. Pietro di Cor- niglia, medico primario dell'ospe- dale di S. Pietro in IUomagi;iore, e snpplementario al capo medico di queste senatorie carceri. Ge- nova. 01)1. .Mazzarosa march. Aiilonio di Luc- ca, presidente generale del quinld congresso. Lucca. (i.')'i. Mazzci Hraschi a\\. (iiuscppc del l'isola d'Elba, nicmhro della im- periale reale aciadcmia lci;ca di Siena. Siena. 653. Mazzoi lìraxhi Lorenzo dell'isola d'Elba, membro della inijicriah' reale accademia tegèa di Siena. Siena. ( 4" ) o8. .Melano di Porlula (iahricle di Cu- neo, direttore del comizio agra- rio di Cuneo. Cuneo. fWi'.t. Melcliiori Ciovaiini di Mantova, cliiruigo jiriniario dello s|ie(lale di INovi. Novi. VM). Mellcrio conte Giacomo di .Mila- no, membro dì più accademie. ifi/flìW. (iOI. Mellville (jrindlay di Londra, ca- pitano. Londra. (i(i;2. .Melzi d'KriI, duca, membro della società d'ineoraggianicnlo d'arti e mestieri. Milano. (ifjo. Menabrea cav. Luigi Federico di Ciarnbcrì, capitano del genio, mem- bro (Iella reale accademia delle scienze di Torino e deputalo della reale società accademica di Savoia. Torino. Olii. .Mi'iiegiiini prof. Giusepiie di Pa- dova, deputalo di |)iù corpi ac- cademici , ecc. segretario della se- zione di botanica e fisiologia ve- getale, l'adora. 6(15. .Meri doli. Carlo di .Milano, medico chirurgo siipplemenlario nella re- gia casa degli incurabili in Ab- biategrasso. Ablnategrusso. ()()(!. .Merlini Giovanni di .Monza , in- i;c.^iicre arcliilello. Monza. (i()7. .Michela Ignazio di Torino, inge- gnere ispettore delle regie Cnaii- ze, membro della regia accade- mia alberlina di belle arti ed agricoltura di Torino. Torino. (JfiS. .Miclieliii di l'ariiii , consigliere referendario, membro di parec- chie società scientifiche, deputato della società d' incoragiiiameiilo per l'industria nazionale di i' ran- cia , membro della società geolo- gica cuvieriaiia. Parigi. OC). .Migone doli. Carlo di Genova, me- dico principale dell' associazione di N. S. della Provvidenza, ed assistente nell' ospedale di l'ani- matone. Genova. (j70. Milanesio prof. Antonio di Casale, memliio dei gcorgofili di l'irenze. Torino. 071. Millelire G. 15. dell'isola Madda- lena, capitano di vascello. Genova. (u'ì. .Minaiilia dott. Giuseppe di .Mon- lobbio , incisore in secondo di anatomia , ed inspettore in se- condo d'anilomia nella regia uni- versità di Genova. Genova. ù7ò. Minghetti Maico di Bologna, piT- sidente della conferenza agraria. Bologna. 074. .Minuto Giovanni di Savona, in- gegnei'e , regio cstiinalDie gene- rale, commissario dartiglieria di prima classe. Genova. Cì7'.i. Mislroriiio dott. Paolo di Vicen- za, membro allivip dell'accademia olimpica agraria di della città, deputato della medesima. Vicenza. ( *8 ) 67tì. Mo Luigi ili Torino, colonin-Ilo ii';irlis;li('riii. Genova. 677, Moot'iii|:o conio (iiovinini ili Vrno- 2Ìu, nienibro dell' aecadeinìa olitn- pira ili si'ii'nzp , Irllcrc ed arti di Vicenza. Vicenza. 678. Molli Ugo di Veinherg, profes- sore di bolaiiiea e (isioiogia ve- getale neil'iini\ersilà di 'l'iibinga. Ttibinga. 67'J. Mongiardini .\goslino di Chiava- ri, vice-segrelario generale della società economica di Chiavari. Chiavari. 680. Monipiani Giacinto di Brescia , socio attivo e censore dell'ateneo di detta città, depiilalo del me- desimo, lìrrscia. CSI. Moiiinnaro rev. padre Nicolò della compagnia di (je^ll di Onegiia, professore di Olosolìa razionale e moi'ale nel reale collegio di de- nova. Genova. 08^. Montemanni rev. Nicolò di Cas- sano Spinola. Pozzoh. 68."5. .Monlobbio Antonio di lìeceo, ciii- rurgo principale dell'ospedale di Recco. lìfcco. 684. Monlolivo rev. Giustino di Mzza . bibliotecario di della ciltà e mem- bro di varie anadeinie. yizza. 68t). Morardet doli. Midiclc di Milano, medico e deputato della sezione medica della società d' incorag- giamento di scienze, lettere ed arti. Milano. C86. Mordi conte Carlo di Torinn. Torino. 687. Morelli (ìiuseppe di Pavia, pro- fessore di botanica , membro ef- fettivo dell imperiale icgio istituto lombardo, depulaln dello stesso istituto , e dell' accademia di Mo- ravia e Slesia in llriinn. l'ticin. 688. .Moris cav. (iiuscppe di Orbassa- no, professore di botanica nella regia univeisilà di Torino. Turino. 680. Morrò a\v. jirof. Gitise|ipe di (ie- nova , professore e dottore di ti- losolla. Genova. 690. .Mosca cav. Carlo Uernardo di niella, iris|)ellore nel genio civi- le, membro della reale accademia delle scienze di Torino. Torino. 691. .Moschini Giuseppe di Celano, ingegnere capo del corpo reale del genio civile. 692. Moscliiiii .Marlino di .Novara, so- cio della reale accademia d'agri- coltura di Torino, assistente nella scuola di fisica e rliimica. Torini}. 695. Mossotli cav. Ottaviano Fabrizio di Novara, professore all' univer- sità di Pisa per la caltedra di maleiiiatica e meccanica lelesic, deputato della università e della società italiana delle scienze ece , ricc-prciidcnle della sezione di li-sica e matematica. Pisa. 694. .Mouchel ab. Francesco d'.\nnecy, professore di geografia. Genova. 693. .Moyon doli. Benedetto di Genova , professore emerito dell" università di (iciiova, presidenlc emerito del- la società medica di Parigi. Parigi. 096. Muletti Carlo di Saliizzo, membro della regia deputazione sopra gli studii di stoi'ia jiatria, socio cor- rispondente della reale accademia delle scienze di Torino. Torino. 697. Multedo Filippo di Genova, capo farmacista dell'ospedale degli in- curabili, socio dell'accademia val- darnese del Poggio. Genova. ( 49 ) «98, (lU'.l, 700. 701 702. 703 70'i 7o:ì. 70G. 707 708. .Miillpdo (Intl. Fninccsc'o di ,M;is- sio, cliii'ui'gi) |)riiu'i|i;ilc dell' (is|il'- (liile d('!?li iiicuraliili. Genova. Miiriiglin i-cv. .\!j;oslin() di (ìoiio- v;i, lìrolcssort' e rcllorc nel col- legio di (ìciiova. Genova. Miirninolli .\iidrea di Miii'tiiiiri;;i), già vic('Cii|io cliiruigo deli' uspe- dalc maggiore di Hcrgamo , di- icdorc dfir os|ir(lal(' e casa di ri- co\cro in .Maitiiiengi>. MurtliiciKjo. Musccllciia Giaiiiballista, priiici|)e di i.upciano di ^'a|)oli , accade- mico georgofilo. I\'apulì. Muzzarclli Carlo Emmanucle di Ferrala, socio dell'accademia dei lincei di lioma , deirei-coiancse e ponUiniana di Napoli. Ferrara. Napoli Fedeiico di Palermo, pro- fessore della rc;;ia uiiiversilà di Palermo, socio dell' i.slitulo d' in- coraf;giamenlo di .Sicilia, e del- l'accadeiiiia delle scienze e lellere di Palermo. Palermo. .Nardini Carlo di Genova, assi- slenle emerito alla clinica di l'ar- ma, medico direltore dell'ospe- dale di Firenzuola. Parma. iVai'do doti. Luigi di Venezia , inedi<'o segretario della direzione dello spedale civile provinciale di Venezia, membro della focollà me- dica di Padova. Venezia. .Neave Riccardo di Londra, mem- bro della società reale di Cam- den di Londra , e della .società arclicologica della Gran Bretta- gna. Londra. Negri Luigi di Milano, deputato (Iella congregazione provinciale di dett;i città. Milano. Ne^rolln doti. Hartolomeo di Ge- 709. 710. 711 71:2. 713. 7U. 715. 71G. 717. 718. 719. nova, già eliirurgo primario as- sistente airos|)edalc di l*ainnia- lone , sefjretario aggiunto della ■lezione di chirurgia. Genova. .Nei|)perg conte Gustavo di Ger- mania , capitano dell' imperiale reale genio austriaco. Milano. .Neri prof. Santo dì S. .Miniato, .se- gretario delle corrispondenze del- l'accademia degli euteicli, depu- talo della medesima. Nervi dott. Domenico di Genova, medico principale (inorario della associazione di N. S. della Prov- \ idcnza. Genova. Nessi avv. Gian Gaspare di Locar- no, nieinbio della società elvetica delle scienze naturali, corrispon- dente della reale società agraria di Cagliari. Varese. .Niccolari dott. .\gostino di Cisa- no Mbenga , eliirurgo maggiore , membro della .società linneana di Bordeaux e di Parigi. Genova. Niceolai dott. Luigi di Lucca, so- stituto al eliirurgo ostetrico di detta città, socio e deputalo del- l'accademia dei fdomati. Lucca. Nicolay Paolo .\. di Genova, dot- tore in matematica nella regia università. Genova. Niccolari rcv. Tommaso di M- bcnga , già professore di tìsica , socio di varie accademie. Albenga. Nicolas rcv. Francesco di Cu- gnes, membro della società di statistica di Sicres. Grenoble. Nicolis Giambattista di Torino , membro del collegio farmaceuti- co, e \isilal()ie delle farmacie in Torino. Torino. N'ordii doli. Siiiibalilo di Fircii- ( so ) ic, aicailcmico doi lìsiocritici. Fe- renzf. "•20. Nola barone oav. Alberto di To- rino , intendente generale della divisione di Cuneo, presidente del comizio agrario della provineia, membro di varie accademie e so- cietà scientilìelie. (Ànifo. 7-2 1. Movellis dolt. Carlo di Torino, membro di diverse accademie e società scienli(i('lie. Torino. 7'22. Obcrli Agostino lUidaello di Ge- nova. Genova. 723. Oddenino Ciiainbatlisla di Poiri- iii) , leiienic colonnello d' artiglie- ria. Torino. 7-24. Oliari dolt. Francesco di Crema, medico-chirurgo primario presso r ospedale maggiore di (jcma. (.'rema. 725. Oliva doti. Giacomo di sani' 01- cese, ex-cbirurgo assistente all'o- spedale degli Incurabili e di Pam- matone. Genova. 726. Olivieri rcv. Giuseppe di Mon- lobbio, bibliotecario civico. Ge- nova. 727. Olivieri Malico di Campofreddo, farmacista capo dell' ospedale, mi- litare divisionario. Genova. 728. Olmi rev. Nicolò, di Monastero d' Acqui , socio corrispondente dell' accademia tiberina. Acqui. 729. Omboni rev. Natale Vittorio di Arona, dottore in filosolia, mem- bro della liicollà lllosolica di Pa- via , deputato della medesima. Torre li.insa. 730. Omboni Tito di Palazzola, mem- bro di varie accademie e società scicnliliclie,dc|)ulalo della società d' incoraggiamento d' arti e me- stieri di Milano. Palazzola. 731 732. 733 754, 755. 756. 737. 738. 739 740. 741 742 Onelti dolt. Francesco di Sanre- mo, medico e chirurgo primario. Sanremo. Orioli Francesco di Viterbo, ret- tore della facoltà filosolìea nella università Ionia , depulato della delta università, lìoma. Orlandi doli. Carlo di Pavia, me- dico primario dell' ospedale di Can/.o. Ganzo. Orlandi Rinaldo di Pavia, inge- gnere civile, membro della fa- coltà matematica presso l' impe- riale e reale università di Pavia. Pavia. Orlandini Francesco Silvio di Fi- renze , deputato dell' accademia labronica di Livorno. Livorno. Orlandini doli. Leopoldo di (lolle in Toscana, medico chirurgo, e medico primario nello spedale di S. Lorenzo. Colle. Ormca dolt. Carlo di Torino , membro dell' accademia di agri- coltura di Torino, Bologna, Ca- gliari, ecc. Torino. Orsini doti. Angelo di Genova , medico emerito dell" associazione di N.S. (Iella Provvidenza. Genova. Orsini doli. Gaetano di Genova, chirurgo assistente all'ospedale di Pammatone, ecc. Genova. Oscnga Giuseppe di Parma, pro- fessore di matematica nell' uni- versità di Parma. Parma. Paganini rev. Angelo di Carro , professore di geometria e fisica nel seminario arcivescovile di Ge- nova. Genova. . Paganino doli. Ansaldo di Geno- va, assistente alla cattedra di C- sica nella regia UTiiversità di Ge- nova. Genova. ( SI ; 7i5. f';ill;iviciii() marcii. :ivv. Camillo (lì Genova, rifonnalorc degli slu- (lii , segretario della sezione di (igronomin e levuologiu. Genova. 744. l'allaviciiio in.nrcli. avv. Fiaiicc- seo (li Genova, membro di varie accademie e socielà scicntiliclio, segretario generale del eongresso. Genotia. 745. Palmarini doli. Giovanni di Ge- nova , ex dimoslralore di lisica , dottore del collegio di filosofia per le scienze (isiclio nella regia uni- ver.silà di Genova. Genova. 746. Palomba dott. Clemente di Civi- vitaveccliia, agjjiiinlo all' osserva- torio aslionoinico di Pavia, ecc. Pavia. Palyarl de Clamouse Ernesto di Marsiglia. .Marsiglia. Panattoni avv. Giuseppe di Fi- renze, accademico della valdar- nesc e degli culelili. Firenze. . Panciera rev. Giovanni di Scio, socio efl'etlivo della regia accade- mia olimpica di Vicenza. Vicenza. F'anizza Barlolomeo di A'iccnza, prof, di anatomia nell' imperiale reale università di Pavia. Pavia. Papa avv. Giovanni di Genova, assessore della socielà di storia, arclieologia e geografia. Genova. Papa Giuseppe di i>ovi , segre- tario generale della socielà eco- nomica di commercio e manifat- ture. Genova. Paradisi dolt. Pietro di Genova, già medico principale dell' asso- ciazione di N. S. della Provvi- denza. Genova. Pareto marcii. Damaso di Geno- va. Genova. Pareto march. Lorenzo Nicolò di 747 748 749. 7S0. 7S1. 7M. 7.S3. 754. 7,'iJi. Genova , delegalo della sncieià geologica di l'raiicia , membro della reale accademia delle .scien- ze di Torino, presidente della se- zione di geologia e mineralogia. Genova. 756. Pareto march. Ralfaello di Ge- nova , ingegnere in cajio della compagnia d' irrigazione in Fran- cia. Parigi. 757. Parlatore Filippo di Palermo pro- fessore di botanica, direttore del- l'erbario generale italiano, e dei giardino botanico dell' imperiale reale musco di storia naturale di Firenze, depalalo dell'accademia dei georgofili. Firenze. 758. Parmeggiani dott. Giuseppe di Reggio, medico primario dell'o- spedale di S. Vincenzo di detta cillà, vice segretario della società d' agricoltura ecc. Reggio. 75'.». Parodi .Adolfo di Chiavari , luo- golenenle nel corpo reale del ge- nio militale , professore di mate- matiche nella regia scuola di ma- rina. Genova. 760. Parodi doti. Federico di Genova, professore di medicina legale, po- lizia medica ed igiene, nella re- gia università. Genova. 761. Parodi Gaetano di Genova, mac- chinista e custode del gabinetto di fisica nella regia università. Genova. 762. Parodi prof. Pietro di Barcellona, membro dcH'accadcmia scientifica di NN'ashinglon. Genova. 765. Parodi Sebastiano di Genova, in- gegnere in capo. Genova. 764. Paroldo cav. Alberto di Genova, tenente colonnello nella regia ma- rina. Genova. ( S2 ) 703. Paroliiii Alltcrlo di Bassano, mem- bro (lolle soiielà geologiche di Pa- rigi e di Londra , eorrispoiidenle itan(i in '2.'' di va- scello nella marina sarda. Genova. 781. Peloso doli. Antonio di Milano, medico presso l' ospedale mag- giore di delta cillà , membi-o cl- fetlivo dell' accademia lisio-me- dico-slalislica. Milano. 78:2. Penccini cav. Ferdinando Luigi di Casale, membro del regio ma- gistrato di sanila. Genova. 785. Peregrini dott. Luigi di Milano, direttore ed amminislralore delle pie case in Pa\ia, decano della facoltà medica presso l'I. e B. uni- vei'silà di delta città. Pavia. 784. Perclli Pietro di Savigliano, pro- fessor chimico-farmacista. Roma. 783. Perez doli. Adolfo di Nizza , mem- bro delia società geologica di Francia. Nizza. 786. Pciifano Tommaso di Foggia, de- pulalu dell' accademia degli aspi- ranti naiuralisti di Na])oli e di altre ecc. Napoli. 787. Penili d' Autricourl Alessandro d'Orléans, membro della società reale delle scienze di della città, presidenle del comizio agrario del circondario ecc. Orléans. ( •'" ) 788. Persi re\. Domoiiico di Vili' al- \eniia, |)rol'i'ssoie di lisira e ina- Iciiialica. Tò. Ba|ietli Giuseppe di Alessandria, chii'urgo maggiore nella regìa ma- rina. Genova. 854. Basini conte Carlo di Pineroio, direttore del comizio agrario. Pj- nerolo. 855. Baiti Innocenzo di Milano, membro della società geologica di Francia. .Vi Inno. 856. Ballo doli. Francesco di Genova, chirurgo principale emerito del- l'ospedale di Pammatone. Genova. 857. Bavera Carlo Desiderio di Torino, membro del regio congresso degli edili di Torino, architetto del regio demanio e del vicariato. Torino. 858. Bavizza doli. Andrea di Milano, membro della facoltà ticinese , chi- mico e perito giudiziario. .Milano. 859. Be Anacleto di Milano, premiato ( se ) dulia coinmissiom' doli iiiipcriale i-fido dii-fziislciit(' enu-iilo ilell'o- s|K"dalo di Paminalonc. In-nova. 90.">. Ho\ida doli. Carlo di Novara, medico e cliiriirgo |)rinci|)alc iiel- r ospedale di lìorgomanero. Bor- gowamro «OG. Rovida rev. Cesare di Milano , professore di malemalica nei liceo di .Milano a porla nuova , eor- rispondenle della reale accademia delle scienze di Torino. Milano. 'J07. Huini doli. Enrico di Genova, chirurgo principale nell' ospedale di Paniinalonc. Genova. 'J08. lUippcl doli. Eduardo di Trank- lorl sul Meno, membro di diverse accademie e società scienlifiche. Genova. 909. Ruspini Giovanni di Rergamo , socio alli\o dcU'alcnco. Birgamo. 910. Sacelli doli. Francesco di Gros- seto, medico e chirurgo, assistente alle sale dell' ospedale di Pavia. Pavia. Oli. Sacchi cav. Giuseppe di Milano, presidente della sezione economica della società d" incoraggiamento di .Milano, segretario della sezione di agronomia e tecnologia. Milano. 91:2. Sachero dult. Giacinto di Sciolze, professore di medicina, membro di varie accademie e social;» scien- tifiche. Tarino. 9U. Sago cav. Giovanni Filippo di Montiers, presidente onorario del- la società economica di Chiavari. Chiavari. 914. Sangrcdo conte Agoslino di Ve- nezia , consigliere straordinario dell' imperiale reale accademia di lidie arli, membro di varie acca- demie. Venezia. '.)\'.\. Sailer Pietro di Venezia, depu- tato dell' accademia di Rovolenla. Venezia. 910. Salvagnoli Marchelli Antonio di Empoli , ispellore sanilario delle maremme toscane, soi'io ordinario dell' 1. R. accademia dei georgoHli di l'irenzo, deputalo dell'I. R. ac- cademia di scienze della valle Ti- berina, ecc. Grosseto. 917. Salvagnoli avv. Vin^-nzo di Fi- renze, deputalo dell' imperiale e reale accademia dei georgolili di Firenze, ecc. vice-i>residenlc della sezione di agronomia e tecnologia. Firenze. 918. Saharezza doti. Giamballista di (ienova, assistente emcrilo dello spedale degli incurabili. Genova. 919. Salvioni Agostino di Bergamo, bibliotecario e segretario dell'ate- neo, e deputalo del medesimo. Bergamo. 920. Sanguineti icv. Angelo di Genova, dottore di collegio nella classe di filosofia ed arli. Genova. 921. Sanguinetti Ruonajuto Paris di Livorno, menibio di varie accade- mie e società scieiililìcbc. Livorno. 922. Sannancs Guglielmo di Livorno, membro di varie accademie e so- cietà scieiililìche. Livorno. 923. Sanudakl Gustavo di Slocolma, dottore in (ìlosofia nella regia uni- versità di lijisala. Slocolma. 924. Sanquirico doti. Giuseppe di Tor- tona, medico, e ciiirurgo princi- pale di della città. Tortona. 925. Sansevcrino conte Faustino di ( S9 ) Gremii , membro di varie acradc- mie e socielà sfieiililiclie. Crcìtui. \)-Ht. Santarnclli Vccclii rev. doli. Ali Ionio di Crespiiui, atcademico dei georgolili. Pixii. \)-27. Salili avv. (lainilio di Torino, pir- sidonlc del comizio aifiario di M- benga. Alhciìrjn. 928. Saporiti doli. Giuseppe di Levan- lo, itià ebinirgo assisleiile nello s()cdale di l'aiiimaloiie. Ccnov». 929. Saredo Parodi doli. Antonio di Genova, medico assistente allo spedale di Pammaloiie. Genova. 930. Sassi doti. Agostino del Ceriale, professore di mineralogia e zoo- logia nella regia università di Genova, direttore del gabinetto di storia naturale. Genova. 931. Sauli eav. Domenieo Marcello di Genova , maggiore del genio ma- rittimo. Genova. 932. Sauli cav. Ludovico di Ceva, membro della reale accademia delle scienze di Torino, e della de- putazione di storia patria. Torino. 933. Sauli Nicolò di Genova, ingegnere idraulico, dollore nella elasse di matematica. Genova. 934. Sava prof. Rtjberlo di Rel|iniio di (lataiiia, deputalo dell' a<'( ade- mia di scienze e lettere di Pa- lermo, e della lilibetana di Mar- sala, .socio di varie allre. Dt'l}ianiì dì Catania. 93'>. Savignonc doti. Francesco di Ge- nova, membro della commissicme consultiva di agraria e orticoltura , segretario della .u>:ione di bota- nica e fisiologia vegetale. Genova. 930. Sbcrtoli ab. Pasquale Antonio di Genova . applicalo alla regia de- putazione sovra f'Ii >'tudii di storia patria. Genova. 937. Schene rev. Giusejtpe di Ikdiz- zola, professore e direttore di uno stabilimento di jmbbliea istruzio- ne. Brescia. 938. Scbiapaeassc rev. padre RafTaelio di Sanremo , professore di lìsica e matematica. Genova. 939. Seliiavini Gamillo di Crema. Cre- ma. 9U). Scbenid eav. Luigi di Prussia, membro di varie accademie e so- cietà scientiliclic. Berlino. 941. Sebuli doti, r'raiicesco di Vienna, |)rofessore di cbirurgia pratica e direttore dell' instilulo operatorio. Vienna. 942. Scolari di Maggiale cav. Ercole Luigi di Novara, membro di varie accademie e .società scientifiche. Turino. 945. Scotti cav. Giambattista dì Geno- va, direllore di uno slabiliiiieiito di pubblica istruzione. Genova. 944. Scotti doli. G. B. di Monza, me- dico di (luel municipio. Monza. 940. Scolli Tomaso di .Milano. Milano. 940. Secondi doti. Giuseppe di Milano, membro di varie accademie e so- cietà scienliliclie. Venezia. 947. Sclvani Emilio di Siena , segre- tario della commissione tecnolo- gica di Siena. Siena. 948. Sengardi Fabio di Siena, mem- bro di varie accademie e società seientificbe. Siena. 949. Serazzi cav. Guglielmo di .Nova- ra , vice direllore del comizio agrario. Kovara. 950. Serra conte Luigi di Genova . generale di marina. Genova. (, Od I '.);ìI. Som iiiiii-cli. (■;(>. N'iiuTiizo di Gl'uova, pirsidciile di'lla ipjtia do- pulazione agli sliulii. (icuovn. yjJi. Sgarii doli, (iaolaiio di Hologiia, professore di liirmaciildsia. fìn- logna. it5o. Sicardi doli, l'aolo di Saxigliaiio, proloinedieo, reiiio iiiedieo delle eareeri, e primario dell' ospedale inuggiore. Savigfiano. '.».'ii. Sigiiorelli Giuseppe di Piiierolo, segretario del eoini/.io agrai-io. Piiierolo. 'X.'ù'). Siiinorini I-uii-'i di Firenze, de- |)iilalo dell' aeeadeiuia lelleraria aretina. Arezzo. Itoli. Silvano Ciioaeliino di Monforle, M)eio eorrispoiidenle dell' aecade- mia leale medico ehinui^ica di Torino. <:iicrasco. 1)57. Silvestri doli. Domeiiieo di Ge- nova , mcdieo prineipale nello spedale degli Ineurabiii , dottor di collegio. Gcìiova. 5)58. Sinco Riccardo di Torino, nicm- bro della commissione pel cre- dilo agrario. 959. Sismonda .\ngelo di Cornegliano, professore di mineralogia nella regia universilà di Tiirino. Torino. 9f)0. Sizzo de Noris conte Camillo di Trcnlo, deputato dell'imperiale e reale società agraria dei distretti trentini e roveretaiii. Trento. 9151. Smidcric monsig. dolt. Paolo di Vicenza, accademico olimpico ed arcadico. Vircnza. W2. Sobrero prof, .\scanio di Torino, membro deHaccademia reale delle scienze di Torino. Torino. 'Mìo. Solari doti, liiiflino di Chiavari , assislenle all'ospedale di Pamma- lone. Genova. 9ti4. i)(ì:;. 9G6. 907. 908. 909. 970. 971. 97'i. 97.'i, 974. 97:;. Solaroii barone l'aold di Novara, membro della società asiatica di Calcutta, colonnello del genio mi litarc. Pallanzn. Soldati cav. Gaetano di Torino. membro del regio magistrato di sanità. Genova. Solerà ab. (iio\anni di Crema, socio onorario dell'accademia pi- slojese e di altre. Crema. Sideri dolt. (ìiovanni di liussana. dottore di collegio assistente alla clinica medica. Genova. Solimene Micbelc di Napoli, prof, di economia pubblica, .yajio/ì. Spamlri ab. Callo di N'enczia . jiiofessoie di matcmalica nel li- ceo patriarcale. Venezia. Speranza cav. Carlo di Cremona . professore emerito, direttore, e preside della facoltà medica di Pavia , presidenic della sezione di medieina. Paria. Spinelli cav. Leonardo di l'irenze. socio di varie accademie e società scientifiche. Spinola cav. Giuseppe Tommaso di Genova, capitano di va.scello. membro di diverse accademie. (ìenova. S|Hnola march. .Massimiliano di Genova, membro della reale ac- cademia dello scienze di Torino. Genova. Spongia Giovanni rili|ipo di Ho- vigno, direttore dolio studio me- dico-cbiiurgico, e presidente della facoltà medica nell' imperiale reale univcrsitii di Padova. Padova. Slaglieno march, cav. Paolo Fran- cesco di Genova , maggior gene- rale , governatore della fortezza di Bard. Torino. ( «1 ) 97(1. S(ainl)uctlii Roberto di Milano, primi) aggiunto astronomo ncl- I imperiali' roalc osservatorio ili Milano. MildiKi. "J77. Stciniieii trarlo ili iiaviera, jno- l'ussurc nella università, memhro (li più accademie seienlifielic. Mu- II idi. 978. Stella Antonio ili Loano, ciiimico l'armaeisla , già diniostralore di chimica nella regia università di (ieiio\a. tonno. M7\). Stella Giacomo di Milano, mem- bro della società d' incoraggia- mento di scienze, lettere ed arti. Miliiiìo. *.IS(I. Sloi'ace rev. Villorio di (jciiova. Canova. USI. Storelli Ferdinando di Torino, irieniliro di varie accademie, e società scientiliche. Torino. ".)S:2. Strozzi Carlo di l'irenze, mem- bro di varie accademie e società scientiliche. Firenze. 1)8."5. Stucchi .\done di Milano, pro- fessore di matematica , e tisica. .Monza. '.•«-i. Sturbi doli. Slefano di Chiavari, chirurgo |irin(i|iale dell' associa- zione di >. S. della l'rovvidenza. Genova. 981). Slurla Vincenzo Camillo, diret- lorc dell'ospedale degli Incurabili. Genova. 986. Subii Giuseppe di Torino, dottor eollegiato. Turimi. 9R7. Susani doti. Guido di .Mantova , dottore in matematica , assistente di tisica presso l' instituzìone My- lius di Milano. Milano. 988. Tabasso Bartolomeo di Cavaller- maggiore. chirurgo principale del- l' ospedale e congregazione di ca- rità. Cavatlermagyiorc . '.)S'J. Taddci cav. Gioachino di l'iren- ze, professore e . Vannueci Allo di Pistoia, pro- fessore di storia e deputato della aecadeinia pistoiese. Pistoia. 103G. Vantini Hodolfo di Brescia, pro- fessore d' arcliitetlura , socio del- l' imperiale reale accademia di Milano e \enezia , e dell' ateneo. lire-scia. 10.17. Vcnelz Francesco Gregorio del cantone dei \aliese, membro della società elvetica delle scienze na- turali. Clarens. 1058. N'erani cav. Agostino di Tori- no, colonnello del genio militare. Genova. 1030. Verany lev. Antonio di Nizza, direttore del museo di storia na- turale in della città. Nizza. 1040. Verany Giambattista di Mzza , membro corrispondente della re- gia accademia delle scienze di Torino. Genova. lOil. Verdona dott. Pier-Luigi di Ge- nova , medico direttore del Ma- nicomio di Genova. Genova. 1042. Vergani Giambattista di Ver- dene a Bergamo , professore di di.segno architettonico e di archi- tettura civile neir imperiale reale università di Pavia. Pavia. 1043. Verrone dolt. .Michele di Sa- luzzo, medico dell' orfanotrofio e dell'ospedale militare. Saluzzo. Ci ) I(l4i. \i;iiii liaiuTSCO di Genova, ile liutaio (Iella Mxielà economica ili nianifalliirw.^ commercio. Genova. I(>i5. Viani lev. Luigi di Saraana, ex prof, di lìsica e lilosolìa. S(ir:inin. KUCi. Viani lev. padre Simpliciano di Ceiiova , professore di lìsica e ^leomeliia. Gcitm'ii. Idi". Vidoni de Soicsina principe Bar- lolomoo di Cremona, ciambellano di S. M. I. n. A., cav. dell' or- dine dei (iioannili, membro di \aric accademie e società scien- liliclic. Milano. I0'i8. Vifc'liani G. Terdinando di (la- sai .Monferrato, professore di fi- sica e prefetto degli sludii del col- legio di (;a>alc. Carni .Monlerralo. IDi'.). Vignali Cesare di Lodi, depu- talo deirisliUito Olosofico-scienli- lico di Lodi. Lvdl. liCiO. Villa .\nlonio di Milano, socio ordinario dell'accademia fisio-mc- dico>lalistica di Milano e d'altre società scienlilicbe. .Milano. io:;!. Villa l'ranccsco di Parma, uf- liziale titolare membro dell' isli- tulo d'.Vfrica. 10:>2. Vimercali Sozzi conte l'aolo di .Milano , socio allivo dell' ateneo di Bergamo, ecc. Rcrr/amo. 1053. Vinciguerra doli. Francesco della Rocchetta, medico principale del- l' associazione di >. S. della Prov- videnza. Genova. 1054. Visraara prof. Giuseppe di Mi- lano, direttore degli studii lìloso- lici nell'imperiale reale liceo di Cremona, profes.sore cmenlo di fisica. Crcnuma. 1055. Viviani doli. cav. (iiacinto di Genova , professore di clinica me- dica nell'uni\crsità di Genova, medico onorario della rcjiia niii- rina. Genova. I05G. Westerman Giuseppe dlngliil terra, aggregalo al corpo dciiii in- gegneri civili a Londra, proprie- tario e direttore di uno stabili- mento per la confezione di grandi macelline idraulicbe. Scalri. io;;?. Wohicr V. di Germania, pro- fessore di chimica , membro di varie accademie e società scien- lifichc. Gollinga. 1058. Wreford Knrico d' Inghiileria, membro dell' isliliito archeologii'o della gran Brclagna e d' Irlanda. 1059. Zambclli ab. Pietro di Brescia, dc|iutalo dell' alcneo di della cil- là. Urescia. loco. Zanardini doti. Giovanni di \e- nezia, medico primario della rea- le casa di l'orza in Padova, socio della reale accademia delle scienze di Torino. Padova. 1001. Zenone doti. Nicola di Borgo- sesia, già ufTìzialc di sanità mi- niare di prima classe nelle ar- mate francesi, corrispondente del- la società reale di medicina di Marsiglia. lìorfioncxia. 1002. Zuccbi doli. Carlo di Milano, medico e chirurgo, imperiale re- gio chirurgo presso la delegazione di Mantova, ecc. Mantova. DISCORSO 1)1 S. li. IL MAKCIIKSi: AiMOiNIO HIlIGNOLi: SALI- l'Itl'SIDl-MI' GE^EI{ALI•; ri:n i.\ sDi.KWK M)iN\\z\ i>r.i. xiv si;i irMiiiir miii(i\i,vi Si(.\(tiu ivi |)iiiini giuiiycriiii , or Nolgi' un yiiiiu, I aiiiiuiiziu elio il Coiigrc>.>o di .\;i|i()li MI (li UH' rissato aveva lo sguardo per desliiiariiii a |)i'esiedere alle vostre adu- iiuiize, naturai niovimeiitu del mìo aiiiiiio (eoiil'uso qual io mi sentiva di lauta onoraii/.a e ben conseio della mia iiisullicienza a idoneamente rispondervi ) si fu di render grazie del |irupostuini iiiearico e dieliiarair al tempo stesso la trop|)o giusta eagione che mi vietava di assumerlo. K ralTiir/.ava colai ritiosia la coiiiiizione ch'io aveva dell'alto merito di chi ajipuiito (piel lusiiighieio annunzio |)c)rgevaini , dell' illustie jiersonaggio ' cui la sovrana ben collocula (iducia comiuisc il reggiiiiciilo del più importante ramo della |iulil)lica amministrazione, che alle rare qualità dell'uomo di stato quelle accoj)- piando di letterato , erudito ed archeologo , con tanta autorità di senno , tanta dovizia di dottrina , tanto decoro della sua patria seduto avca Preside del VII Congresso. Ad esso , ed a ciascuno dei suoi pur ragguardevolissimi anleecssori ■ S. E. it Cavaliere SanUngcto, miuislru per gli altari iiilenii del lli'guo delle Due Sicilie. 9 ( oc. ) l;i |ii(iiili7/.i fili;) iiu'\oli' i|ii('lla ri|)imiiaii/.a. Se non l'Ili', per allia |)aiii'. il scniimriito di iHdlciiKla giiitiludiiic ilic in me desiava un' clf/.iuiic si onorevole : la dilania mia in una iiidiilgen/a elio lanlo più, sofTi-ile elle il iliea, sono in iliiillo di allemler ila voi (|uanlo meno orami dalo (li aspirare all' eminenle siUiazione eiie mi eoslringe ad invocarla; la lienignilà ilrll'aiisiislo Sovrano die si de.nnò di ijra/.iosaiiicnle aderire a eli' io aceellassi r imposlOMii iilieio e lanla parie logliessi del leiiipo al servigio di Lui in estera (lorle deslinalo cpianla si l'iehiedesse ad adempierlo; tpiesie eonsidera/.ioni ini rin- eorarono, e, vinta ailine la mia esitazione, oggi mi traggono alla presenza vo- stra, 0 Signori, ailine di solennemente dai' piiiuipio all' \ III Congresso seicnlifieo ilalinnn. E simili eonepsso ipii ;illa sfuggila soggiungere clie 1' idea di veder eonveniie entro le iiniia di ipiesla patria, oggetto costante e doliissiino delle mie adesioni, il lìore della sapienza italiana, e la gioja eh' io provava in pensare che troverei iieir allidatonii ministero un motivo di rieondnrmi ad ossa in circostanza lanlo por Lei gloriosa diodero pure possenle spinta al mio animo e conlrihuirono a vie più far sccura la presa deiermiiiaziono. lo penso infatti, e ninno di Voi, lo spero, dissentirà da questa opinione, esser (ienova hen meritevole dell' onore che le compartiste scegliendola a sede delle dotte vostre elucuhrazioni. M che dimostrare panni di nicnt' altro aver uopo che di chiamare in testimone la istoria noslra. (_)gni pagina di essa , quelle sopratliillo che al medio evo riguardano danno a diveder tratto tratto qiial parte ehhe la genovese Rcpuhhlica nei progressi dello S|)irilo umano. Fin dai primi secoli dopo il mille i maggiori nostri , viaggiatori non meno giudiziosi elio intrepidi , pene- trando il huio che su d'ogni parte dell'Asia addensato aveva la feroce stupidità musulmana, cominciarono a colà portare e diffondere (|uel dehole resto di luce che le invasioni di altri popoli , più umani se non meno baihari , lascialo ave- vano ancora splendente in Europa. Il commercio, che spingeva quegli industri navigatori ver tulle le costiere allor conosciute del gloho , non era soltanto |ier ossi una sorgente di lucro, ma si ancora un mezzo d' incivilimento. Là dove isli- tuivan essi fattorie o colonie, ivi tosto veniva questo a gradatamente introdursi: e gli orientali nostri slahilimeiili , simili alle verdeggianti oasi del deserto, colà slavano quasi vivente protesta conilo la harliarie, il cui peso lenea lutto all'in- torno compresse le menti che il cristiaiiesiiuo rilevale non aveva dalla fatale lor decadenza. I Genovesi , del pari che i ^ eiicziani , fecero in quei tempi mirabil- mente concorrere l' industria alla moralizzazione dell'umana spezie ravvicinando, mediante la honelica e continuata azione del traffico, dei popoli che l'ignoranza più ancor che lo spazio tenca Ira loro separati ed ignoti, e, quel che più monta, ( ti' ) tru»|)orlaiulo in un culle iiicici a ((ucllc reinole ('onliiidc il lume ilclb Keilc e i lesoli dell' inlellello, 'l'iiie fu Geiiovii , o Sigiioi'i , nella priniu e|)oeii (Iella iikiiIci'iki sua storia. Più lardi, (iiniinuila l' importanza sua politica, non si resla\a ella perciò dal coltivare le scienze. In essa il laviiro fu sempre incoia^'iiialci e prulello: l'industria, vale a dire la scienza nelle diverse sue applicazioni, 1' iii(lii>liia , cui 1' indille deiili aliilaiili , avversa gcncralmciile all'uzio. ed una eerla lur naliiiaii' pei''-{iii acia up- poilunanienle picslavansi , vi ebbe eoslanle .seiiiiio; e jirova ne sia la rinomanza delle antielie sue inanilatture, la varietà ed il gran numero dei prodotti elie tiilloili da quelle estracvansi , la grandiosità e la ricchezza dei molti suoi pubblici, non clic |)rivati edillcii. ^é mancarono tampoco a Genova in verun lem|)o uomini famosi per servigi renduti alle scienze. Lungi ancora dal diradarsi erano le tenebre del medio evo ijuando sorgeva nel di lei seno il |)iù illustre degli ingegneri ilei suo tempo, quel (iujjliclmo Kinbriaco che, compagno del pio Gon'rcdo, guidò con esso i Crociati all'assedio di (Jerusalemme, e le cui gueiriere macelline die meritarono all'aulor loro gli encomii dell' iucomparabii Torqualu ' valsero ad assicurare il conquislo della Santa (!iltà, c(iiii|uislo di cui, senza di (|uelle, oramai disperavasi per dilelln dì vetlinaglie. E vedesi ancora figurare il nome d'Lmbriaco nella presa di Cesarea ed in altre spedizioni di quell'età gloriosa ed eroica. Nel seguente secolo un celebic architetto. Marino Boccanegra , costruiva il grande .\cquiilotto che da una distanza non minore di quattordici miglia porla l'acqua alla <;illà e con ingegnoso artificio tulli ne provvede oggidì ancora i quar- tieri (ino ai piani più alti delle più alte case. Kdilicò pure il gran palazzo della Signoria. \'erso r islesso lem|io fioriva in Genova .\ii(lalò Di-iSegro, filosofo, matematico e aslroiiiinid. Klibe questi , olire ad alni meiili , il valilo di essere maestro al Boccaccio, il quale la di lui nelle sue opere liconosccnle menzione. Quindi non pochi esimii professori delle scienze mediclic: un lìallisla clic inventò l'alto ap- parecchio della litotomia; un l'ortuiiio Liceli; un Bado che primo propagò co' suoi scritti l'ulililà della preziosa corteccia peruviana. >è ommetterò tampoco di nominare Gianibatlista Ballano, senatore della Bepubblica e fisico insigne, il (piale acquistò per molle sue opere, e singolarmente per il trattato sul moto naturale (lei gravi solidi e liquidi, distintissima riputazione. Che se, uscendo dalle celebrità puramente o piincipalmeiilc scientifiche, l'icordar si volessero egregi Liguri chiari in altri rami dell' iiiiiaii sapere, i palrii fasti ci olTrirehhcro ancora imn pochi grandi iiumini : come, fra i teologi ed altri cini- ' V. (ìrrusalrnnnr tibertitu CjiiiIo wiii .-l U e >rg. ( 68 ) lii'llli personaggi di ("liicsa , selle l',i|)i. Ire ilei inuili, Nicolò V, Sisto I\', (ìulio II, |)rolfggilori insidili delle lellerc , scienze ed tuli, ed il lìeulo Arcivescovo di (ieiiova e laliorioso croiiicisla Jacopo da Varagiiic. Fra i giurcconsulli un lìarlo- lommeo Del llosco , un Targa, un Casaiogi. Fra gli storici un Fazio, un Rracelli, un (tiustiniani, un Fogliellii. l'ia i jioeli un l'olclietto, un Falamonien , un Oliia- brrra, un Frugoni. Nella parie iiiililare e politica un (lallaro, guerriero e ad un tempo annalista e console della nepnhlilica , vincitore dei Saraceni in Ulinorca ed in Alnicria; e in leinpi da noi inen reiuoli un Ambrogio Spinola. iScllc imprese inarillime gran numero di capilani e ammiragli valentissimi, un (ìrimaldi, un (iatlanoo, un Asserclo ; e Oherlo e Landra e Pagano e Luciano I)'(lria, senza lacere del grande Andrea, che, sebbene egli pure fortissimo uomo di mare, non polo, è vero, coni' essi, con marziali trionfi accrescere grandezza alla pallia già decaduta allora dall' antica potenza , ma si potè e volle presentarla di un dono ben altrimenti pregevole e caro quetandonc le interne fa/ioni e dandole un ordi- namento che ne assicurò per più secoli 1' indi|)endenza e la felicità. Ed altri ancora rammentar si vorrebbero celebri navigatori, esploratori ardili e magnanimi di sconosciute lonlane terre, se tulli eclissali non fossero dall' im- mortale discopritore del nuovo inmido, del ipiale mi è grato il pensare clic da alila lingua, più assai della mia erudita e faconda, udirete fra breve le lodi nella |)rima inaiigiiiazione del monumenlo che un nobile impulso di nazionale orgoglio, sotto gli auspicii e col generoso concorso del munificenlissimo nostro Sovrano, ne ha ins|)irato di erigere alla gloria di quel sommo. E nell'età nostra vantar potremmo eziandio espertissimi scienziati non ha guari defunti, ma vivi nella memoria nostra e cari pur sempre alla patria che illustra- rono col sapere, con l'esempio, con le opere eccellenti da essi date alla luce. Tali sono il Padre Giuseppe Solari nelle antiche lettere e nella poesia : nelle ma- Icmaliche e nell astronomia il .Mulledo : nella pratica di religiosa lilanlro|iia il primo instilulore dei sordo-muti in Italia, Assarolli : nella fisica il Pagano ed il Garibaldi che con universale, ma soprallullo con particolare amarissimo noslro cordoglio, fu, non ha guari, da iiiimaluia morie rapilo ai palrii sludii ed al Consiglio nostro di picsidenza , di cui era zelantissimo membro e cooperatore : nella storia e nell'archeologia l'Oderico, illìelloro, il Serra, lo Spoloino: nella medicina l'Olivari, lo Scassi, il Mongiardiiii : nella chimica il Mojon: nella bo- tanica e storia naliuale il \ iviaiii. jld oh ! quanto sarebbe il giubilo di quegli egregi e di tanti altri Italiani illustri , di cui la patria (hqilora la recente perdila , se tanto fosse loro stalo conceduto di vita da poter sedere fra voi e versare anche essi no! comun tesoro il tributo dei loro lumi. Quale pur sarebbe la coiiscdazione vostra neir averli a compagni , nell' udirne le sentenze, nel raccogliere ilalla bocca loro i consigliì proprii ad assicurare il progresso ilelle scienze ed il perfcziona- menlo delle arti, che solo dalla retta applicazione di (jiiclle juió derivare: ( fi'J ) Si, lri|)ii(lii'i('bl)('ro essi in vedere l'Ilalia iirriecliiln di una insliluzione clic non solo a (|ueslo, hencliè rilevanlissinio scopo, dell' inircmcnlo delle scienze, ma al vero morale vantaggio dei diversi suoi stali, alla estinzione delle basse rivalità locali , all' ingentilimento in somma degli italiani costumi può ancora altamente giovare. Chi negherà che (|ucst" annuo ritrovarsi dei personaggi più chiari per dottrina nella nostra Penisola, cpicslo Iratellevole contraccaniliiar d' idee, (|ueslo personale dibattimento di esse in pacilico arringo non debbano necessariamente aniivenii' le disiordic tanto facili ad insorgere tra i dotti e tante nocive alla scienza, cpiindi guadagnare d'ora innanzi a (piesta il leni|)o clic andava in (piclle miseramente perduto? Non esitiamo pertanto ad affermarlo: i (Congressi scientifici sono utili grandemente all'Italia, cui questa generosa instituzionc ancora mancava. Ma ricordiamo altresì con riconoscenza che di essa andiam debitori all'avveduta paterna sollecitudine dei Sovrani, cui la Provvidenza si degnò di affidare i iiostii destini. Lode dunque sia Loro da noi rendula concordemente. Lode pure ai cbiarissinii uomini, dalla cui elevata mente partiva in principio il nobile divisamento. Lode al magnanimo Principe clic primo si le' ad ajiprovarlo. Lode specialissima sia data in questo giorno al Monarca che regge con si |)rof()ndo senno i popoli della parie .supcriore ed (iccidcnlalc d'Italia, dove per la seconda volta si compiace di acco- gliere r italiana sapienza e con ogni maniera di graziosa prolezione onorarla. A Lui ben s'addii'cva lai vanto che lanli saggi, da poi che sietoria delia lìcal sua Casa o per quella di'i popoli a Lui sog- ' Regìi Brcvelli dei H noventlire p I I iIi«-(>ii)Iiro 18^)2. • Ui'gio Palcnli liei -20 oprile I8."ò. ' Hopic P.il(-iili del 21) ollolirc 1851. ' Vi»(!(!i in varie parli nil)re 1 8i5. ' Regio Big!icllo del i giugno ÌHi e Regie Palonli di:l IO .ngcisln ISi'i. > Regio Bri'vcllo del 3 niaggio I8<5. ' Conveiiiioni dei ìì maggio I8i0 e 28 agiisln ISi3. • Socieli di ".Iftria, areheologia e geografia — di scienze mediche, fisiclie e naturali — e Soriet.i rronomira di manilattiire e commercio, fondale ilal marrliese Camillo Pallavicino. V. Itegniamenlo del 18 sellenilire I8ÌS approvalo d' ordine di .S. .M. dal Heg!;ente la U. Segreteria ili .Slatn per gli alTari dell* inlcrno. ( 71 ) iiii'iili'o (l:i iiii l:ilij ;illa |i:i<-<' :il(ribuii' si dohliu in gran parie l' iiicroniciilu delle seietize , dall' alliii i|ii('sl() incienienlo slesso, eon i vanlag^i clic reca allo sialo morale e materiale dei |io|ioli, con le nuove relazioni, i nuovi bisogni, i nuovi interessi clic ogni dì crea e mol(i|>lica, diviene appunto della continuazione della pace la più sicura caparra. Kri'ore però, non ostante il favore die dalla jiaec traiigoii le scienze, sarebbe il credere clic l'uiiian genere l'ermi allo strepilo di Marte il suo corso. E qui sembrami opportuno citare alcuni traili di un ragionamento clic teneva, ai ces- sare appunto dell' ultima guerra europea , il primo tra i naturalisti del nostro secolo '. « Gli avvciiinienti, diceva Cuvicr, die hanno momentaneamenle iiilerdello alla " storia iialui'ale di attingere alle fonti di ricchezza straniere, 1' hanno costretta " a ripiegare in sé stessa ed a fare su di ciò che possedeva un accurato studio, " il ([ualc riuscì più fecondo che stale noi sarebbero nuove esteriori indagini, " benché fortunate. Durante (|iieli' apparente ri|)oso tutte le parti del metodo fu- " roiio esaminate a fondo, si penetrò l'organizzamento interno degli esseri, perfino •• dei minerali : un' analisi ancora più intima ne fu fatta mercè la cliimica che an- " dava perfezionandosi: la terra slessa fu, se lice il dirlo, sottoposta dai geologi " ad una colai dissezione; le profondità sue scandagliale; l'ordine di soprajipo- " iiimento degli strati che la ricuoprono riconosciuto. In mancanza di stranieri • censi il suolo clic noi calcavamo divenne tributario della scienza. Gli esseri • di cui vi stavano rinchiusi i resti ricomparivano chiaro, e manifestavano una " storia naturale anteriore all'attuale, diversa nelle sue forme, ma del tutto si- « mile nelle sue leggi, ciocché dava a (piestc una inaspettata sanzione ». « I botanici accumulavano un minor numero di piante nei loro erbarii, ma colla « lente in mano scrutavano e delinivano l'ultima struttura del frutto, quella del • seme, i rapporti fra le diverse parti del fiore, e le indicazioni che questi rap- « porti somministravano per una distribuzione più regolare. Il tessuto dei corpi > organici fu più altenlamente e con miglior successo investigato. La medicina « e la chimica riunivano i loro sforzi per più niinutameiilc valutare I' azione « degli clementi esterni sufi' essere vivente. Le diverse combinazioni degli organi " non erano con minor diligenza studiate che le generali teorie. Non aveavi ani- « maletto sottoposto all'esame dei naturalisti, di cui, per |)iccolo eh" ei fosse, • non si giungesse a tanto bene cono.scere le interne parti quanto quelle del corpo ■ umano. Più di tutti il sistema osseo che degli altri e sosteiriio, che determina • le forme corporee degli animali, era studiato nelle più mimile specie e nelle • più piccole proporzioni •. ■ Cuvlcr: Diseours sur l'élat de l'hisloirc naiurelle ci sur so accroi'srmeiis ilrpiiit le relour de la paix marilime. ( ^'i ) \oi M'tlt'le ciò elio Ufi Icmiii ili j^iici'im I' uiiiaiio inlfllcllu i^iiiiise mi o|)eiaic. Seppe esso f;ir proliltare alla scienza gli uslacoli slessi che seiiibi'avaiio doverne impedire il progresso: e la scienza, armata così di nuove inspcrale con(piislc, più animosa lanciossi nella vasta carriera clic schiudeva a lei dinanzi la paco. Ammiriain pure, o Signori, questi l'isnltamenli , i quali sì manifeslamenlc ri- velano l'azione della divina Provvidenza che dal nude sa trarre il hcne: ma con sideriamo altresì che la scienza, cotanto attiva entro il ristretto spazio che la guerra segnalo aveva intorno ad ossa, non tardò, appena lo potò, a spinger oltre il eorso ed a |)ropor/.ionaro lo sue scoperto alla vastità del nuovo orizzonto aporto ai di lei sguardi. Ksloso allora lo spazio, procedo di conquista in con(piisla , o, senza disconlinuaro lo pazienti sue indagini nel patrio suolo, si vide correre in lontanissimi paesi od esplorare nuovi climi onde scuoprire nuovi segreti , dici- ferar nuovi onimmi. E, come videsi spesso, al cessare di lunghe e sanguinose lotte, un sentimento di caritii esuberante nascere e propagarsi Ira i popoli e, tinto più strollamenle unendoli quanto più stati erano prima divisi , l'icordar loro che agli occhi del comune Supremo Creatore son parte tulli egualmente di una sola famiglia, cosi la scienza, al ritorno della bramata |)ace, si accinse tosto ad inventar nuovi mezzi , per cui potesse rendersi più gcncralmcnlc e più eflicace- nionto bonefioa. .Ma della scienza, così vantaggiata, (piali furono e quali sono i pi'incipali au- siliarii e propagatori? Non vi sorprenderà, o Signori, che primi tra ossi io an- noveri i Missionari! oatlolici. Questi messaggieri di eai-ità, di cui gii olomenti, fatti mercè della scienza più allivi, accelerano da alcuni anni straordinariamente il corso, s'incamminarono in frotta, ed oggidì piucchè mai volano immcrosi e zelanti su tutti i punti dell'universo. Ivi fanno udire la voce divina che, mo- strando all'umanità lo scopo cui unicamente dee tendere, le indica ancora i mezzi di sicuramente raggiungerlo, .\postoli della Religione ne proclamano le ve- rità ed i precelti, e con ciò innalzano le nazioni ancora avvolte nel fango della barbarie a livello di quella civiltà di che si vanta da lungo tempo a buon dirillo la nostra Europa. I ministri dol \angolo furono in ogni tempo, ben lo sapclc, ministri pur della scienza. E tralasciando di osservare che ad essi andiarn debitori in gran parte della cognizicme delle antiche greche e latine lollore per la oonsorvazionc do' tanti preziosi codici che, senza la vigilanlc loro custodia, sarebbero por noi irromis- sihilmonte perduti , ma restringendomi ai soli servigli resi alle scienze dai Mis- sionarii cattolici d'ogni ordine, ricorderò il ricco tributo a queste pagato con la semplice narrazione dei loro viaggi e scoperte; ricorderò le notizie che ne som- ministrarono sull'Impero cinese, pressoché le sole di (pialchc rilievo che lino ad ora possediamo intorno a quella sterminata regione. (73 ) Animali (l;ii nostro impegno a procurarne loro i mc/.ii continueranno essi, non (iubilalciic, (picsta missione, secondaria sì, ma però anclio agli ocelli loro importantissima. I naviganti nostri, conviene sperarlo, si onoreranno di allestire legni che li conducano prestamente ovunque la santa loro impresa li chiami, e sotto la tonica sacerdotale, fatta cosi a doppio titolo veneranda, si continuerà a riconoscere in un col predicator della Fede il promotore della scienza e della civiltà. Inseparabili sorelle sono la Hcligione e la Scienza. Ma , se 1' apostolato è stru- mento ulilissimo alla propagazione di questa, zelante competitore di esso, giova dichiararlo, si mostra in molti luoghi il commercio. Uià con sentimento di na- zional compiacenza accennai in principio i grandi servigli che, mercé l'opera dei naviganti italiani , rendè nei secoli di mezzo il commercio alla causa del- l' uman sa|)ere. Hannovi al giorno d' oggi ancora dei mercatanti addetti ai lon- tani Irafllci che alle viste di un onesto guadagno quella uniscono di coadiuvare alla eausa anzidetta, che, spronati da sì lodevole ardore, accanto al registro delle commerciali operazioni tengono un giornale delle osservazioni scientiOchc che av- viene loro di l'are; e ben di sovente ancora, al loro ritorno in patria, arricchi- scono di rarità preziose i pubblici o privati musei. Di mollo elogio soo degni al certo (pici Irallicanti e navigatoli. Deh! possa il nobile loro esempio trovare gran numero d' imitatori : né siano gli Italiani nostri ultimi a dare siffatta prova di amore alla scienze e di attivo cooperamento al loro progresso. Miri ammirabili pro|iagatori di esse soii coloro che s[)ecialmenle si dedicano air csj)lorazione dei luoghi o non conosciuti allatto o che lo sono incompleta- mente. Fighi, a dir così, della scienza, vivendo solo per essa, si espongono volenterosi a lunghi viaggi e a crudeli disagi , pur che possano a quella in alcun modo giovare. Lieti affrontano i più grandi pericoli onde riuscir nelF intento; e ne furon visti che, ridotti a perire in mezzo ad orridi deserti, dichiararono la- sciar la vita senza grave rammarico poiché morivano con la certezza che l' im- presa loro dilucidalo aveva spinosi punii di controversia e che il solco da essi percorso, inafliato dei loro sudori ed anco del sangue loro, aprirebbe presto una via meno dubbia ed incomoda ad altri più fortunati indagatori. I.a libertà delle comunicazioni , assicurala dalla pace marillima , ha moltiplicalo questi generosi campioni della scienza; ma nel proteggere i loro sforzi non ha interrotto però la catena dei lor sacrifìzii. ^el mentre che tanti cultori delle scienze, movendo dai paesi civilizzati, in- trepidamente si recano gli uni alla torrida zona , altri alle fredde regioni polari . un maggior numero ancora, ritenuto entro le domestiche mura da tranquilli slu- dii, prosegue con minori rischiì, ma non però sempre con minor fruito, le jia- ciliche e moderne conquiste della scienza sui regni della natura. 10 ( 7.i ) A voi si apparlcrrà , o Signori, il fiirci conoscere ciò che la scienza, esaminata nei diversi suoi aspetti, può aver guadagnato dopo l'ultima vostra tornata me- diante le ardile ricerche od il paziente lavoro dei dotti die ad essa lian consa- crato la propria esistenza. Mio dovere è soltanto d' indicar la materia dei vostri trattenimenti , il cerchio entro cui gii statuti del (longresso ristringono le vostre discussioni. Le grandi esplorazioni del globo, di cui ho parlalo dianzi, mi conducono natu- ralmente a favellarvi della geogralia, scienza di cui furono prima base le osser- vazioni degli antichi astronomi, le descrizioni degli storici e dei navigatori che precederono l'invenzione dell'ago cakimilalo. Dopo ([uesta preziosa scoperta andò la geogralia progredendo con assai di celerità. La navigazione si estese. Le Cro- ciate la favorirono. Il genio dei viaggi si risvegliò, e con esso a poco a poco r amor degli studii atti a renderli profittevoli per la scienza. Ve ne son noti , o Signori, gli immensi risultati. Vi compiacerete ben ccrlamenle in discorrerli, in dissertare su di essi e sulle scientilìche maraviglie che ci svelarono. La geografia non può non essere studio di grande attrattiva e predilezione per i compalriotti di un Colombo, di un Amerigo, di un Marco Polo! Né tampoco vi sarà discaro il riandare le importanti invenzioni concernenti alla nautica ed alla marineria posteriori a quella della bussola, le quali, ren- dendo successivamente più sicura e comoda la navigazione, ai predetti risultati grandemente pur esse concorsero. E questi son venuti al giorno d' oggi a tal punto che l'immenso e remoto Oceano pacifico, di cui non avevasi |)rinia dei viaggi di Bnugainville e di Cook che un' idea confusa , è oramai tanto ben cono- sciuto in quasi tutte le sue parti (juanto il nostro .Mediterraneo. A siffatto progredire della scienza geografica hanno sommamenic pur contribuito i moderni perfezionati strumenti per la misura delle distanze, facili a trasportarsi e di rigorosissima precisione, per cui le operazioni geografiche nulla lasciano a desiderare dal lato della prestezza e della sicurtà. E qui, non dubitando della piena approvazione vostra, mi fo lecito pagare, o Signori, un pubblico tributo di plauso al dotto Autore, che siam fortunati di possedere Ira noi, della recente storia politica , fisica e naturale dell' isola di Sardegna ' e dell' eccellente carta descrittiva dell'isola slessa che di (piell' opera è corredo magnifico. Alla geografia |iuò andar compagna 1' archeologia , non già come per se stessa appartenente alla classe delle scienze fisiche o naturali, ma a motivo delle molle immediale relazioni che l'avvicinano ad alcune di esse, e principalmente appunto alia geografia. Seguendo pertanto 1' esempio datoci dal VII Congresso che aderì ' Voyage en Sardaignc oii descriptiiin slalìstii/iic , p/ii/.-ìit/uc ci jiolitii/iic tic celle ite eie. — Pur le major-général À. de la .Varinola. Paris chez Arlhus lìcrlruiul. ( 75 ) in ciò ad un volo già emesso nel precedente, non esileremo a raccomandare alla sezione di geogralia di accogliere, ed amnicllere a IraMarc nel di lei .seno le materie di lur coniiielcnza quei dotti che alle investigazioni arclieologiclic hanno specialmente diretto i loro studii. Al che tanto più di buon grado ci prestiamo, quanto che , se gloriarsi non può di gran lunga il nostro suolo di possedere avanzi paragonabili a quegli stupendi che in tanta copia oflrono Pompei, Erco- lano e Posidonia e Miseno e Baja ed i celebrali campi Flegrci, pure non mancano in Genova e nei suoi dintorni resti illustrati in parie , e in parte da illustrarsi ancora, che possono interessare l'archeologo e porlo forse in grado di schiarire questioni non ben risolute tuttora dell' antica nostra istoria e delle scienze che son tema più immediato delle vostre esercitazioni. Confine alla scienza geografica è più ancora la geologia che, in un colla mi- neralogia, ha per isco|)o l'esame dei fatti naturali che la struttura e la cotnpo- sizionc della terra presentano, non che la spiegazione di essi e la vicendevole loro concatenazione. Vasto cam|)o a ricerche, e forse anche ad utili scoperte dar possono a tale riguardo, benché già esplorate in gran parte e descritte, le valli, colline e giogaje che circondano la Città nostra, il mare che ne lambe le vicine spiagge e le mura. L' origine del globo terrestre ; le leggi che presiedono alla sua materiale sostanza; la forma esteriore e le dimensioni della terra; la sua densità ; le parli solide e liquide clic la costituiscono ed i loi'o rapporti ; gli sti'ali di che si compone la sua superficie; gli avanzi di corpi organizzali, si animali che vegetali, entro di quegli strali giacenti; i grandi sconvolcimenli della na- tura; lo studio delle diverse loro epoche e dei fenomeni che ne derivarono; lutto ciò potrà dar materia alle vostre speculazioni. .\l qual pro|)osilo Noi però meco lamenterete, o Signori, che la Religione noti sia sempre stala accolla dalla scienza per guida e, quasi direi, riverentemcnl<' afferrata qual filo conduttore che la preservasse dallo smarrirsi in vani ed assurdi sistemi, nei quali, appunto per aver voluto separarsene, è dcssa pur troppo ta- lora sciaguratamente caduta. Vi dorrete parimente con meco che , lenendo in mano i lanli bcnelicii della Creazione, alcuni naturalisti, invece di leggervi a chiare note desci'illo il nome adorabile del Supremo Fattore dell' universo , len- lalo abbiano ingralanicnle più volte di lacerare la prima pagina del primo tra (ulti i libri d'istoria, e ciò per la ragione .soltanto che quell'augusto nome vi si trova con indelebili caratleri itnpresso. Che cosa insegna d' altronde la Genesi che perfeltamenle consentaneo non sia al lume della ragione? Ci rappresenta essa Iddio, facendo passare le cose da Lui creale sotto gli occlij del primo uomo, e ordinando a questo di assegnar loro dei nomi: mirabile disponimento che nel far palese la potenza altissima dell" Au- tore della natura dimostra ancora la infinita sua bontà verso l'uomo, e mentre ( 7C ) sodtìincllo iiir luilorità di (|iiosto le o]wvc » di lui servigio instiluile lo invila ad osaniinaric , a pi-rgiurlc, a addonlrarsi con la propria ragione nello studio di esse afline di vienie!;li() eoiioseerle ed arconiodarlc agli usi eui furono dalla elerna Sapienza rispellivainenle destinale. Or (Unupie un lale studio, inveec di rimuoverei dal Creatore, non debl)'esso, anciie per sola forza di ragione, conti- nnaiiienle a Lui rieondurei ? l'd oj,'nuna delle maraviglie della sua onnipotenza non c'impone, allorehè la eonlcn)|)liamo, un nuovo obbligo di sommissione, di rieonosccnza , di amore , non ei fa leccar con mano essere appunto colali mara- viglie opera nccessariamcnlc ed eselusivamcnlc d'un Dio; dover noi dunque ra- gionevolinenle non ad altri allribuirne l'origine e l'esistenza ebe a Dio, prineipiir e mela di tulle le scienze? Con la geografia e la geologia, siccome con tulle pressoché le altre scienze sì (ìsielie che naturali, si li'gano le malcmaliebe e l'astronomia; (picllc nel procu- rare dati positivi onde determinai'e con sicurezza le distanze, le altezze, le livel lazioni, le densità, clementi indis|)ensabili alla cognizione esalta della ronforuia- zione esterna ed interna del globo; questa nello studio dei rapporti che i corpi celesti, per la loro situazione e pei lor movimenti, hanno col |)ianela che noi abitiamo, dell' influenza loro sulle stagioni, sulla salubrità, sulla temperatura, ed in generale su tutte le vicende atmosferiche. La tisica e le diverse parli in che si divide, meccanica, idraulica ed ottica, faranno pure .soggetto delle vostre indagini ; per cui grato vi sarà l' occuparvi dei progressi estesissimi che, colla scorta eziandio delle matematiche, hanno oilenulo ultimamente e seguono tutlora queste scienze ad ollcnerc. Non più di sei lustri addietro la conversione luminosa del gaz, l'azione im- pellenle del vapore condensato erano cose conosciute bensì dai professori o ama- tori delle scienze tìsiche: ma, nella ignoranza in cui erano essi, non meno che il volgo, dell' utilissimo partilo che Irar pntevasi da quei trovati, si riguardavano silTalti fenomeni non altrimenti che come singolari combinazioni alte a dar ma- teria ad esperienze diletlevoli nelle scuole od a servire di passatempo ai curiosi negli esercizii dei prestigiatori. Ed ora vediamo, per l'applicazione che ogni dove si fa di quegli slessi fenomeni, gran numero di Città riccamente illuminate nelle pubbliche vie, nei cortili e nei fondachi con mollo loro decoro, e non poco vantaggio eziandio dei costumi; e 1' Europa e l'America cuoprirsi di vie ferrale, per le quali e uomini e lettere e merci, sospinti da sollilissimo impalpabil mo- tore, nel giro di pochi istanti da uno ad allro luogo Irasportansi. Scoperte in- vero stupende, per cui si estendono le relazioni sociali, nuove se ne creano. le antiche rislringonsi, si consegue risparmio di tempo e di dispendio, si cam- biano le leggi del commercio, e modificar si dovranno ancora quelle di varie !>cicnzc, segnatamente della strategia; i quali risullamenti , non conosciuti fino ( 77 ) mi ora clie in minima parte daranno, non v'ha diiLliio, col tempo larga messo ai hivoii degli scienziati. Seguendo i progressi l'eeenlemenlc fatti dalle scienze mcccanico-malcmatiche ammirerete, o Signori, il perfezionamento portato nella misura del tempo, voglio dire nell'arte dell' oi'ologieria; l'invenzione del telegrafo elettrico, che per il pro- digio della rapidissima, anzi istantanea sua azione lascia ((uasi nell'ohhlio quella del telegrafo ordinario; l'elVcllo ottico ottenuto dal Uaguerre nell'ingegnoso or- digno che da lui trae il nome. Le macchine per ogni dove moitiplicansi a servizio dell'idraulica, del vapore, delle arti e delle manifatture, alle quali dan nuova vita e di cui diminuiscono la mano d'opera a profitto dei consumatori, restituendo così all'agricoltura la popolazione eccedente nei luoghi di fabbricazione. K poiché vennemi fatto di nominare l' agricoltura non lascierò di raccoman- dare alle vostre laboriose investigazioni questa, che prima ben può dirsi fra tutte le scienze pratiche, poichò senza di essa niun' altra quasi esisterebbe, né tam- poco esister potrebbe una civilizzala società, oggetto suo essendo di provvedere alla maggior parte dei principali bisogni dell'uomo. Voi indagherete accuratamente, e riconoscerete con vivo interesse le recenli scoperte agronomiche, sia che trat- tisi di nuove produzioni introdotte, o d'inventati strumenti, o di sistemi perfe- zionati, o di combinazioni di coltura atte a ricavare miglior parlilo da un dato suolo e rendere tributaria d' ora innanzi del suo possessore una terra clic per lo addietro era sterile. Comprenderete altresì nelle vostre ricerche lo stalo ed i pro- gressi dell'arte veterinaria che, intrinsecamente congiunta all'agricoltura, fa ue- ccssaria ed cssenzial parte di questa scienza. Tutti quasi i prodotti dell'agricoltura richiedono, per essere convcnieuleraente applicati ai bisogni dell'uomo, una modificazione più o meno complicala. Questa vien loro procurata dalla tecnologia , il cui stalo attuale ed i molti melodi usati nella vastissima sua applicazione occuperanno pure le vostre sedute, fc scopo della tecnologia il far si che si ottenga col lavoro a minor |)rezzo una somma di comodi o (li piaceri eguale, e maggiore se si possa, di quella che ottenevasene precedentemente. Già pocanzi vedemmo come l'industria, sotto la scorta della scienza , vada osni giorno proiircdendo niaravii;iinsamenle. Agiiiunaasi che molti prodotti di essa, mediante i nuovi metodi di fabbricazione che rcndon questa di gran lunga mcn costosa di prima e più facile, utili divengono al povero non meno che al ricco ponendo quello in grado di usarne giornalmente; e siffatta moltiplicilà di produzioni, diminuendo i bisogni col soi ili>|)uloi;i ani-ora siili' arte del medicare. E da bramarsi clic da tali di- spulo onier^ano più cerlc notizie di quelle cb' è riuscito acquistare fin qui nella prulica applicazione della medicina pro|>riamciilc delta; menlrc all' op|)oslo la mi- nor sorella di lei va di giorno in giorno perfezionandosi a benefìzio della uma- nilii. Il che non dee recar maraviglia ove si consideri cbe la chirurgia traila le palli esterne del corpo umano, e la medicina invece è coslrella ad avere per sola guida il luiiu' della mente, sovente ancora oscurato da indizii dubbii od erronei. In quanto alla chimica ed alla botanica incontrastalo e ra|)idissim(> è il loro avanzaiuciilo che grandemente ancora intcìTssa la scienza medica , coiicios- siachò sotto gli auspieii di questa l' una e l' altra fioriscano ed al servigio del- l' arie del guarire più assai di qualsiasi altra le preziose scoperte in esse fatte utilmente si adattino. .Vttenderele finalmente altresì col ben conosciuto zelo vostro all' anatomia com- parala ed alia zoologia, rami dell' umaii sapere molto importanti per la fisiologia animale e dai quali pure, siccome dagli allri testò nominali, la difiìciic arie me- dica può trarre utili direzioni ed insegnamenti. Parmi , o Signori, di avervi dato cenno di tulli i principali oggetti, su di cui l'attivila dei vostri ingegni avrà ad esercitarsi, e indicalo con essi i limili della vasta arena che siete chiamati a percorrere. L' orazion mia, semplice prologo dei lavori vostri , non poteva ambiziosamente pretendere a mostrarne il quadro com- pleto: altro non n'è, ne doveva esserne che un puro schizzo. A voi spetta l'ag- grandirlo provando con 1' autorità delle opere e del saper vostro non esservi né scienza fisica, né naturale che di notabili aumenti non vada debitrice ai noslri contemporanei; che acquistalo non abbia una (juantìtà di fatti nuovi, di nuovi ritrovati o sistemi, per cui non pociie di esse hanno subito nelle teorie loro im- portanti mutazioni che rese le hanno più semplici, più feconde e ])iù chiare. « All'Italia (sclamava un dotto francese del secolo scorso) siam debitori di « lutto: da essa abbiamo ricevuto le scienze e le belle arti, le quali poi bau ■ preso radice e dato frullo nelle rimanenti parti d' F.uroiia ». Questa sentenza, o Signori, della (piale Unito più decsi far conto (juanto che proviene da uno scrittore non italiano, è slrcllamenlc conforme alla verità. Tra noi, o Signori, prima di gran lunga che altrove, cominciò a .squarciarsi il velo che la caduta del romano Impero e i lunghi disastri che ne furono la consc- gucnz.i disleso avevano sulle popolazioni. La distruzione di quel d' Oriente fu segnale del risorgimento d'Ilalia. I primi albori della novella Iure spuntarono coir apparire dei codici e di altre memorie e scritti dell' anlichilà che, salvali dall'eccidio di Costantinopoli, furono trasportali tra noi. Con questi pochi, ma preziosi avanzi vennero ancora, ed in Italia fermaron lor sede parucchi sopienli greci clic di quei tesori conoscevano il pregio. La prolezione dei Medici , quella dei Papi gli incoraggiò. Il gonio italiano fé' il resto: e Filclfo e Poliziano e Bra- mante e Itafl'acllo e Leonardo e Michelangelo apriiono per le .scienze, le arti e le lettere un'ara novella, di che Italia andrà sempre molto giustamente superba. A (jiicsli luminari leiiiier dietro altri uomini sommi: ed il secolo seguente, hcnclic meno ricco in numero di sapienti, pur vide (iorire un Galileo che, solo ancora, basterebbe ad illustrarlo, quel genio che a buona ragione si ebbe il primo omaggio dei nostri Congressi nella Città che gli fu madre. Ne privo di gloria fu tam|)oco il secolo successivo, nel quale, se vanlare non potè Italia nomi da porsi in confronto di un Leibnizio che tanto illustrò la sua epoca, di un Newton che riempi di stupore il mondo con le sue scoperte , di alcuni degli scienziati fran- cesi che più tardi scrissero l'enciclopedia, non mancò però dcssa di elevati in- gegni che lo scienlilico suo onore sostennero, e che almeno ebbero sugli ultimi leste indicati il merto, certamente non piccolo, di dimostrare che l'alio valore nelle scienze non è inconciliabile con la Fede cattolica , e clic la ragione umana, spaziando entro ai vasti limiti che le sono assegnati senza trascorrerli , rende manifesto omaggio al Creatore, del pari che a Lui pur lo rende nel far palese la sua impotenza allorquando quei limili orgogliosa si allenta di oltrepassare. Che, se dall'epoca qui sopia menzionata proseguiamo verso il secolo presente, vediamo la ragione slessa, abbandonalo quell'empie fole, chinare la fronte innanzi all'onnipotenza del sovrano Autore dell'universo e, ammaestrala eziandio dalle calamità tremende che di quelle fole furono il risultalo, darsi con men di su- perbia e |)iù di costanza all'investigazione del vero, alio studio delle scienze, a quello della loro applicazione ai principali rami d' industria afllne di perfezionarli e .soddisfare per tal modo agli ognora crescenti bisogni ed ai comodi della so- cietà. K di questi perseveranti e nobili sforzi vedemmo or ora coni' essa cominci a largamente cogliere il frutto. ()m jiorrò line, o Signori, a questo troppo ornai, ben lo temo, prolungato ragionamento. Sol mi conceda ancora la benigna pazienza vostra che un voto io esprima nel Icrminarlo: e si è che, in cambio dei benelìcii che le scienze [isiche e naturali liaiiiwi spai-so e vanno lullodi in copia spargendo a prò dell' umana società, la giovenlù italiana, convinta e riconoscente di si gran favore, severa- mente guardinga d'ora innanzi e dalle funeste atlrallive dell'ozio che snerva 1' in- lellctlo e dalla cieca presunzione che lo svia dal retto sentiero e il corrompe, la gioventù nostra, dissi, speranza dell'avvenire, calcando le orme da ^'oi lumi- nosamente segnate, si dia con amore, con modestia, con zelo al cullo delle scienze medesime e sempre più le faccia progredire ad onor della patria . a vantaggio morale e materiale di sé slessa e (Idii' future generazioni. PAROLE DI CONGEDO LETTE DA S. E. IL MARCHESE ANTONIO BIIIGNOLE SALE PRESIDEME GENERALE .^^:Ll. aui.n.v\za finale iiei. \xix settemdue hdcccxlvi SrcNORi 0 r sono quìndici giorni io salutava da questo luogo con gioia e con liete spe- ranze Voi, Ospiti onorandi e chiarissimi, che il generoso impulso della scienza, il iiohile amore del Nero, un concorde intento a comune altissimo scopo d'ogni parie (jui rirhiamava. Da questo luogo istesso debbo io compiere oggi un ulicio nien grato e indirizzarvi, sul lìnire di questo Congresso scientifico illustrato dalie vostre fatiche, parole d' increscevide addio, di meritati ringraziamenti, di abbon- dante alTetlo. A Voi dapprima io iTiido grazie, o Presidenti egregi delle varie sezioni, che le molte e gravi discussioni in seno di queste tanto utilmente per la scienza agi- tatesi con raro senno, accorgimento e prudenza sapeste governare. A Voi pure, 0 benemeriti Segrelarii, che tanto sollecitamente vi adoperaste in raccogliere, or- dinare e far noti i temi ed i risultamcnti delle quotidiane dispulazioni acciocché ognuno potesse avei'ne in tempo contezza e seguitarne il rapido niovinii'iito. Lode infine ed onore a Voi lutti , incliti membri del Congresso , che con quella severità che si addice a chi ha eommessione di accrescere e tramandare 1" immortale ere- ( SI ) lillà (Iella scienza percorresle, itivesiigiiioii aiiiniosi, gli ampii spa/.ii di-ll' uiiiaii sapere, suseilaslc (pieslioni di pnifoiula inilaginc e dasle molo, nel giro di puclii giorni, ad una vasta mole d' idee r di falli clic non andranno perdnli pei fulurì conquisti dell' inleiligen/.a. La coscienza di un allo incarico diligonicnienle adeinpiulo e di un'opera uti- lissima condotta a buon termine sarà |)rin)a e nobile ricompensa ai vostri lavori. Né mancheravvi per certo la seconda, voglio dire la riconoscenza d'Italia e d'ogni terra gencnisa dove si onorino la st'ienza , l' attività delle menti , le pi'ovidc e feconde iiislilu/.ioni selciali. Possano, o Signori ( tale è il mio desiderio, e il de- siderio di lolla intiera (Icnova patria mia), possano essere a Voi slate accette quelle dimostrazioni di iìcnevoienza e di giubilo, con die s'ingegnò questa Cillà di provarvi come avesse caro, come altamente si tenesse onorata di ricevere fra l(^ sue mura i rappresentanti illustri dell' italica sapienza ! Rendiamo omaggio di riverente ed alTettuosa riconoscenza alla Maestà del Re C.Ani.o .\lbf.i\to, il quale col benignamente accogliere clic fé' iteratamenle nei suoi Stali il Congresso scientifico d'Italia ben manifesló in quanto pregio Egii abbiasi il culto delle scienze, fonte perenne di gloria ai Principi e di civiltà alle Nazioni. Per ciò che a me spetta, o Signori, sebbene iniineritevolmenle cbiamalo all'e- minente incarico di presiedere a questa Riunione, non seibeiò tullavia meii cara e indelebile nel cuore la memoria dei bei giorni in cui mi fu dalo di vedere raccolti sotto (pieslo Cielo i più dotti e splendidi ingej^ni d'Italia. Ricorderò mai sempre con orgoglio, con amore, con gioia questo tempo, glorioso nei fasti di Genova, nel quale ho potuto trovarmi sovente tra Voi ed avere con Voi continuo dolcissimo commercio di parole, di pensieri e di all'etti. Cbe, se non sarò rima- sto troppo al di sotto dell' onorev(d mandato, se troppo indegnaineute non avrò corrisposto alla vostra espettazione, io me ne chiamerò fortunato, ed avrò cagione di andar superbo e lietissimo dell'alto favore comparlilomi. Nello sciogliere l'VIII Congresso scientifico italiano mi è grato il pensare clic se ne rinnoverà presto altrove la ben' augurosa solennità ; clic deiilio un anno vi accoglierà festante un'altra Città per antiche glorie celeberrima, dove vi re- cherete a versare, come in vasto emporio aperto all'avidità degli intelletti, i nuovi abbondevoli frulli di scienza che nelle meditazioni delle vostre veglie por- tati avrete a maturità. Cosi pcrpetuerassi quel!' arcana infrangibii catena che le menti umane ravvicina fra loro e collega. II mio pensiero, o Signori, sarà spesso fra Voi radunati entro la marina chiostra della bella Vinegia. Ora, avvivali dal rapido contatto intcllelluale, dallo scambio d'idee che si operò tra Voi in questi giorni, ritornando, o Signori, alle vostre case, ai consueti vostri pubblici o privali uficii, continuate magnanimi la grande impresa a cui vi eonsaci'aste. lienché divisi da dislan/.a di luoghi, un vincolo di studio e di II l 82 } iimore tulli vi unisca in un pensiero comune. Manlenele cosiamo, ampliale pal- anco, quanto per voi si possa, il prezioso deposilo delia scienza che avole a Irasmetlerc alle generazioni che verranno. E Voi, onorevoli Scienziali stranieri, che veniste alle nostre adunanze, gradite le attestazioni di slima, di riconoscenza' di simpatia che, a nome del Congresso, io vi porgo: e, reduci Voi pure alle patrie vostre, annunziale quel che vedeste; dite che in Ilalia vive, e di giorno in giorno vie più si raccende la sacra fiamma della Religione, della scienza e del patrio amore. RELAZIONE DEI. MARCHESE FRANCESCO PALLAVICINO SEGRETARIO GENERALE r.KTTA iVELl.' ADUNANZA FINALE DEI. XXIX SETTEMUHE MDCCCXLVI In questo giorno che ultimo chiude le scientifiche ilis|)Utazioni dell'ottavo Congresso Italiano, Voi, o Signori, volete che io, giusta il praticato costume, qui primo mi levi per accennarvi nei sommi capi quello che si è tra noi operato più me- ritevole di speciale menzione, e capace di eccitare nell'avvenire in cuor nostro qualche dolce rimembranza. Veramente eh' io mi sento commosso a questo vostro buon desiderio: e ne sarei ancor lieto se col valore dell'ingegno e coi colori dello stile potessi rispondere alla vostra aspettazione, e compire al mio ufficio nel modo che meglio convenisse a questa dotta adunanza. Mi conforta però alquanto lo sperare che il gradilo suhbietto debba procurarmi quel favore , che non dovrei aspettare rispetto alia tenuità dell'ingegno, e che pure mi vorrà concedere la gentilezza e la umanità, che è peculiare dote di Voi che siete il fiore della sapienza. E priinamenle è necessario che io qui vi dica , che appena dopo sostenuta nobile gara colla Regina dell' Adriatico mare, fu ncH" Insubre Metropoli proclamata Genova a dover essere sede dell' ottavo Congresso, ne venne accolla la novella rome di fausta ventura dal provido Monarca che ci governa; il quale sin dal ( 84 ) principio fcsleggiaiiilt) in'lki lU'gale Torino la bciuiula di l|ll(.'l^le iiosliu Hiuiiioiii , (•i)ni|>arli\a loro il |)iii ffiaiiilc df" licm'lizii cooporaiiilo a rtMiilfrlc loiil'oi'iiii al di'>idi'rio de' savii , e in tulio ilaiiano. (tnd' «■ clif i Modcralori del noslro Muni- cipio, i signori Pallavicini e Morrò, cr loro savio consiglio, che seguitando noi l'ottimo esempio di chi ci piecede\a in (piesla nobile Inslilu/.ione volemmo a|iiire nel quattordici di scllemhre le lucubrazioni e gli studi delle scienze naluiali , cominciando dalla preghiera a Colui che Uno Santissimo e Sapientissimo crea , l'istaura , promuove colla sua luce indefellihile ogni umana scienza, e da cui solo bene si comincia e si perfeziona ogni umano studio. Perciò con la commozione di (igli alletluosi vedemmo il venerando Principe della Romana Chiesa ^ guidarci primo all' altare di Dio, e implorare la dillusionc del suo spirilo vivificante sojìra la famiglia dei fratelli, intesi a camminare nel sentiero del civile progresso con in mano la face della verità e della carità cristiana. E risuonavano le nostre comuni invocazioni entro quel maggior tempio, dove si serbano tante nobili memorie della gloria Cenovese , e dove sono i nostri cuori com|iresi dalle più belle e care affezioni. E ci godeva l'animo veramente di ravvicinare 'el medesimo tempo pur altre Dame ', cui il cielo fu largo dei tesori dell'ar- monia, oll'crivano un'egregia Accademia vocale e islrumcnlale a hcnelicio delle derelitte famiglie toscane, alle (piali un orrendo trcmuolo ingoiava le sostanze, le case, i congiunli. Ivd una vi era fra esse - che generosa a|)riva le sontuose sale del suo marmoreo palagio, e volendo che il contento del ricco riuscisse a gioia del povero, ivi liuniva a lieta danza il fiore della società genovese e stra- niera, obbligandola con amabile modo a porgere dell' oi'o soverchio un soccorso al nostro Istituto di musica, e ai nostri Asili di Infanzia. Così si olTeriva il bello esempio dei Genovesi che soccori'evano ai poveri della Toscana, e quello di altri italiani molti che gareggiavano all' aiuto de" nostri nell' opere eflìcaci di (pit'li;i carità che non conosce dilTcrcnza di |ni(ria o di popolo, ma lutti stringe in nn conuine vincolo di fratellanza i |)o|)oli della terra. Infililo i privali dispulavano alla città l'onore di festeggiarvi; e non \i ha certo fra voi chi non ricordi la lieta e splendida accoglienza che vi prodigava ipieir ilhisire personaggio ' che è in tanta reverenza ed amore |)resso i Genovesi e gli str-anieri , e che fra noi rappi'csenla 1' Augusto l'i'incipe che ci governa. K vi saranno grate a ricordare le sontuose feste offerite, quasi direi nella sua Heg- gia, da colui ♦ che con tanta sagacilà, splendidezza ed amore ha presieduto al nostro Congresso, e da quel suo illustre congiunto '•' , che per farvi onor-anza abbandonava le sponde della Senna, valicava le Alpi, e qui veniva ad aprirvi le dorate sale della sua magione, spiegando cosi splendido fasto da parervi anzi di principe che di privato, lutine una Società di privali '" offeriva s|)len(lidamenle le sue sale per i sei'ali l'ili'ovi, allineile quivi si rall'eirnassero le antiche amicizie, se ne componessero di nuove, e ti-ovassero gli esercizi dell' irileilello onde avvi- cendarsi colle all'ezioni del cuor'c , rallegrato dalla presenza ili (prel sesso che iii- liorando ogni cosa di soave bellezza si piaccpie quivi risplendere di gentilezza graziosa fra 1' austerità delle nostre disputazioni. Ma per'chè pir'i lungo durasse il ronlenlo d' un vivere comune i Moderatori del Municipio con savio consiglio disponevano in snbur-barra villa ' liete mense; ■ Cainbiaso Signora Cirilla — Casragiiola Signora Giuseppina — Ca^nglla Contessa Ida. * Marchesa Clelia Sierra naia Durazzo. ' Sua Eorclli'nza il Manliese Paulurci GoverDalorc (lolla DiTisinnc di Genova. ' Sua Eccellenza il .Marchese llrignole Sale Presidenle generale diif olla\u Congresso. ' Il .Marchese Dcfcrrari Dura di Galliera. • Il Casino di socierà e di ricreazione. ' Villa delle Peschiera del Marchese Francesco Pallavicino. li ( 90 ) P(l il pi'upriclariu di essa benedisse mille vullc a quel giorno in cui eblie la bella ispirazione di procurarsi l'onore e il piacere di vedere la projiria magione, già coslrulla per servire d' asilo a un crudele inglese tiranno ' pronmture di violenza e di crudeltà, di vederla, dico, conversa in lieto ricovero di geniali mense offe- rite a Voi bencfallori della civillà e della umanilà. Intanlo veniva il giorno venli('in(|uo scllembre in cui dovevamo eleggere la Città per l;i vcuiuia niuiiioiK' dil IS4S; e Uilli noi con un solo sentimento in cuore e sul labbro, con la fede di un amore filiale ricorremmo tosto con l'animo all'amato Pastore della Cliiesa universale; e quasi a porgergli testimonio solenne di nostra divozione, lo volemmo pregalo perchè ci accogliesse in qualcheduna delle sue belle e popolose città. La nostra scelta cadde sulla dotta Bologna, sic- come quella che per maestà di nominanza e per eccellenza di studi traeva a sé le brame di lutti noi; e (juesta addimandando al venerato Pio IX abbiamo lusin- ghiera speranza , che Egli voglia secondare il nostro desiderio , e confermare col fatto, anche a salutare ammonimenlo di quanti non vorrebbero, che egli col dif- fondere i lumi del sapere, col proclamare ailamenle la ulililà delle comuni nostre elucubrazioni spera vincere gli ostacoli che al desiderio de' buoni sogliono oppori'c le opinioni di una pregiudizievole ignoranza , e gli inlinili timori drll' egoismo. Eccovi, 0 Signori, il breve cenno che io far vi doveva dell'ottavo Congresso Italiano; a cui verranno or ora a dar compimento le relazioni dei Scgretarii di ciascuna Sezione. E qui nel chiudere il mio dire concedetemi che io proclami una verità da voi lutti sentita , ma forse non bene ancora persuasa all' univer- sale: essere 1' instituzione dei Congressi ogni anno più gloriosa, più utile e più potente. Graditi questi ai popoli, e |)rotelti dai Principi, e benedetti di fresco da (;hi flai .sette colli ci ammaestra, proveranno più sempre, che gli Scienziati investiti d'una specie di sacerdozio sentono oi;nor più dentro nell'animo profondo l'obbligo del benefizio; che la scienza già per sé beila e gloriosa tanto da me- ritarsi fatiche, stenti e dolori, di una nuova, anzi di sovrumana bellezza si ri- veste quando é rivolta alla comune ulililà; che mercè l'unione dei dolli col popolo per aiutarsi e beneficarsi a vicenda, si fa uno studio assai utile d'incli- nazioni, d'idee, di costumi, e intanlo a lungo andare, come dice un saggio, il volgo pensa col filosofo; che infine per e.ssi a|)parirà ognor più lieta e feconda Hi beni la verità, cui Principi e popoli hanno compresa, che cioè cattiva custode della pubblica quiete addiviene l'ignoranza; che a far sicuro lo Slato, a man- tenere ed accrescere la prosperila nazionale giova non inceppare, ma dirigere il corso dell' umana iulellii;enza ; la quale come un regale (lume si lenlerebbe invano d' impedire o far retrocedere, dappoiché lutti ornai sanno aver Dio detto all'uomo ' 01i>icro Crom«''ll. ( yi ) — lavora, aflalicati e avanza; — non già — siani nell' ignoraiua , e vivi d'ozio e di noia. — Grazie dunque siano rese al saggio nostro .Monaira Cahio Albehto clic ci regge si provido, e che con tanta amorosa cura, emulando l'esempio del Prin- cipe che regna suil' Arno, accoglie e proniuinc (piesle si utili italiane Congrèghe. I semi sparsi durante 1' ottavo Congresso auguriamo possano produrre Irulli pro- speri e rigogliosi là sulle venete lagune, dove l'anno vegnente noi Genovesi, non più rivali ma lìatclli, stringeremo l'amica destra ai figli della Regina del- l'Adria |)er camiiiiiiare insieme sotto lo stesso vessillo della scienza al picnn con- quisto della italiana civiltà. ATTI VPJIUALI DELLA SEZIONE ])\ AGRONOMIA E TECNOLOrJA RiriVlOISE DEL GIORNO 15 SETTE.MUHE Il |)i'e»ìileiile della seziuiie ili AgruDOinia e Teenulugia apre la seduta con mo- deste e coiniiioveiiti parole. Esprime la sua viva gratitudine pel replicato favore compartitogli di presiedere a questa sezione dell'italiano Congresso, la prima volta a Firenze patria sua di adozione, e per la seconda a Genova sua patria nativa. Annunzia aver pregalo ad assumere lullizio di vice-presidente il sig. marchese di Sambuy, riserbandosi a far conoscere la nomina dell'altro vice-presidente, e di aver eletto a segrelarii i sigg. marcii. Camillo Pallavicino e cav. Giuseppe Sacelli. Fa conoscere l'assoluta convenienza clic gli studii svariatissimi a cui attende questa seziouc sieno preordinali con certe norme, onde le conferenze scientifiche non si iranuilino in semplici conversazioni. Accenna essere suo pensiere quello di por- gere alla sezione un piano direttivo dei suoi lavori; ma a quest'opera tutta di ordinamento non voler esser solo. Nomina quindi un comitato clic assista all'uopo la presidenza, ed elegge a tale incarico i sigg. prof. Moretti, conte Freschi, conte Saiiseverino, cav. Mancini, avv. De Vincenzi, ed il canonico Amhrosoli. Chiede se vi abbiano rapporti già disposti dalle commissioni stale elette nei ( ai ) preccik'iili Congressi, aflinc di ilarne iinnuuiiatn oormiiiicazionc, e non avendo aleiino accennalo averne dei pronti, il presidente accorda la parola al sig. Guillory d'An- }!ers per una sua eonuinicazionc. Questi legge a nome della regia società centrale di agricoltura di Parigi un indirizzo alla sezione, nel quale si appalesa il gentile desiderio di quella società di associarsi agli studii dell'italiano Congresso, col quale unia allValcllarsi per far comuni ai due |)aesi i tesori della scienza agronomica. Il prcsidenle prega il sig. Guillory a rendersi in Francia l'interprete della leale adesione della sezione di Agronomia al reciproco scambio delle loro dottrine agro- nomiche. Il prof. Rocco Ragazzoni dà comunicazione di una lettera direttagli dal sig. Ve- gezzi Ruscalla , con cui lo |)rega di presentare al Congresso gli esemplari della nuova sua versione della memoria del prof. Liebig su i concimi artiliciali, colle note appostevi dal Petziioldt da lui pure tradotte, e prega la sezione a discutere la importante questione della opportunità o meno di far uso di sostanze azotate nei concimi. Annunzia pure la versione da lui fatta e la prossima pubblicazione delle seguenti memorie : Sulla necessità dello studio scientifico d(d[ agricoltura , di Schweitzer. Sulle malattie delle piante, di Pel/.lioldt. L'economia dei concimi di rifiuto, di llannam. Il presidente fa conoscere che l'opera offerta verrà presa in esame. Il dott. Riasolelto comunica due fatti agronomici che crede meritino l'attenzione degli studiosi. Accenna di avere in più paesi notata l'usanza di tagliare le cime del grano turco, e di sfrondarne le foglie per adojierarlc, mentre sono ancor verdi, ad uso di foraggio. A suo avviso questo uso pregiudica il prodotto del grano, dac- cliè la pianta per causa delle ferite che soffre, perde parte della sua vitalità orga- nica, e pregiudica il seme. Aver egli a tal uopo istituito spcrienzc nell'orto bo- tanico di Trieste, ed aver trovato clic le piante di grano turco lasciale intatte produssero grano migliore. Crederebbe quindi doversi proscrivci'c in buona agro- nomia l'uso della cimatura e della sfrondatura a pianta verde. Annunzia poi la prova sperimentale da lui fatta di due specie di sorgo; il sor- gum nigrum e il sorgo duro: aver trovato il primo troppo ricco di buccie e quindi povero di grano : aver nel secondo , detto d' Kgitto e da esso creduto nuovo , rico- nosciuto un grano più gros.so, e di tale qualità da doversi preferire ad ogni altra specie di sorgo. Proporrebbe quindi la diffusione di questa nuova specie di sorgo. Su i due fatti manifestati dal dolt. Biasoletlo si apre la discussione. Riguardo alla preferenza da darsi al sorgiim durmn invece del nigrum, il prol. Moretti fa conoscere che intorno a questa pianta havvi un' eccellente monografia stata pubblicata dall'illustre Arduino negli alti dell'accademia di Padova. Aver egli descritto cinque specie diverse di sorgo: aver illustrata anche la .sj)ccie del sorgimi ( Oo ) rlie gli egiziani dicono orienlult- , dislingueridulo dall' ociidenlale che è il sorgo co- mune. Confeiina egli pure losseivaziune che il .sonjitni di cui parla il doU. Uiaso- lello è da preferirsi, siccome (|ucllo che dà più piodollo, sia per far scope, clic per dar aliinenlo anche al pollame. Soggiunge perù non essere un grano nuovo, ne prima ignolo agli agronumi. Il march. Pallavicino riferisce aver egli puic \edulo cullivarsi in Kgiilo il sur- gum iiigrum ed essere un prodotto rurale d'importanza. L'avv. Poggio fa nolo aver egli pure coltivalo il xorgum durum e averlo trovalo preferibile alle altre specie di sorgo. Il doti. Uiasolello crede di poter asserire che il .surguìn nigrum da lui coltivato tlchha reputarsi nuovo, e nota aver egli granelli della grossezza di un terzo in circa del grano turco. Il prof. Moretti soggiunge aver egli pure, anni sono, coltivato siffatto grano stato in\ialo da un inglese che lo recò da Tomhocton; ma dopo due anni di col- livazione nell'orto agrario pavese, essersene perduto i semi per intemperie di sta- gioni che non ne permisero la maturazione. l'auto il dott. biasoletto, come lo stesso sig. avv. Poggio esibiscono spontanea- mente de' semi di (|ueste piante, perchè dagli agronomi venga diffusa la sua col- tivazione. Posta a discussione l'altra osservazione stata fatta dal dott. Biasolelto intorno al danno che si ha dalla spuntatura del grano turco, il sig. Luigi Mari fa cono- scere usarsi ([ucsta pratica anche in Toscana, siccome (|uella che procurava un ojiportuno foraggio al bestiame, ma eseguirsi solo quando la pianta ha già fecon- dato il suo seme , e giovare l'operazione del taglio per accelerare la maturazione del grano stesso. Conviene però nella osservazione che se il taglio e la sfrondatura si fanno innanzi tempo il danno alla pianta è gravissimo. Il march, di Sambiiy accenna aver saputo da chi ha vasti poderi sul territorio di Biella, che ivi è jiroscritto l'uso di recidere il mais a pianta verde, siccome pratica reputata perniciosa. Il sig. dott. Salvagnoli allenendosi ai principii della iisiologia vegetale nota, che se si taglia il fiore stamineo del mais quando non ha per anco fecondalo il fiore pistiUojl-ro la recisione è dannosissima jierchè ne impedisce la fecondazione; ma se il taglio è l'atto dopo, jiuò anzi giovare concentrando la vitalità organica nel rcslo della pianta. Il doli. l{ias(dctlo crede che indipendcntenienlc da ciò, il guasto solo che soffre la pianta per la ferita che le sì fa, sia tale da influire sulla riuscita buona o nien buona del grano; avendo la jiianta bisogno di conservarsi nella sua integrità per avere il suo comiiiuto s\iluppo in ogni parte. Il prof. .Moretti osserva che l'innocuità o il pregiudizio pella cimatura e sfron- ihiliira iIl'I pmljo ik'l grano liirco dipciuk' dal leinpo in cui essa si fa: essere assolulanienle nocive prima e durante la fecondazione; innocue dopo. E per rico- noscere (piando il taiilìo non sia nocivo, soggiuniie die basta osservare se il fiore pislilloffro e le foglie superiori coinincinu ad avvizzire. Il conte Freschi distingue la questione lisiologica dalla pratica. Sotto il rapporto fisiologico t^ iiuoniraslaliile il principio che recidendo stelo e foglie ad una pianta ancor \i\a non le si può ciie recar iiociinicnlo , lanlu più se s'impedisce anche la sua fecondazione. Sotto il l'apporto della pratica agraria però gioverà che si abbia la precisa avvertenza di non tagliare né sfrondare le jiiaiile se non in (|uelle parti che sono per disseccare. lu questa dottrina convengono ambe i sigg. Nicola De Luca, ed avv. Poggio. il sig. Garassiiii |)erò fa una dill'cicnza fra la semplice potatura del gambo su- pcriore alla pannocchia, e la sfrondatura della pianta. Se la prima si fa a tempo opportuno non recasi danno; ma in ogni tcni|)(i se si schiantano le foglie si tolgono alla pianta i suoi organi di respirazione e si può danneggiare anche il grano. Il prof. Bertoloni rammenta la fecondabili!;! tutta ])articolare del ideano turco. Egli trovò per esempio che il zen roslrala di Bonafous, se non è coltivalo in luoghi isolatissimi e dislaccati da altri campi di zea iiiaìa, riceve da (pieslo pel nicz/.o atmosferico, il polline fecondatore e in breve s'imbastardisce. Questa volatilità del polline nel zea viaìs osserva essere grandissima, e quindi ov' anche i contadini errassero nell'epoca della recisione dei fiori staminei, vi è sempre la certezza che la fecondità succederà per il polline trasportato da altri campi non por anco ta- gliati. Non doversi ipiiiidi esagerar tro))po un pericolo di danno che ben di rado verificano. Il prof. Raiiazzoiii conferma l'osservazione del prof, fìcrloloni riguardo al zea mais ro-slrala di Bonafous da lui pure coltivalo. Il conle Beffa crede per massima pregiudi/.icvoie il taglio e la sfionilaliira delle pianta verde del grano turco, ed essere assai dillicile l' istruire i conladini sul modo e sul tempo di fare il taglio. Il presidente riassume la discussione e conchiude essere questo tema meritevole di ulteriori studii, e propone che potrebbero essere diretti a risolvere questi due punti: l.° In qua! Iciiipo della \ila ilclla pianta si può iciidere parte delio slolo e. sfrondarne le foglie, e con quali avvedimenti questo taglio possa farsi. 2.° Presupposto anche un minore prodotto di grano in causa del taglio che si fa della pianta, vedere se ipieslo danno sia bilanciato da un maggiore vantaggio per il copioso ed opportuno foraggio che si ottiene colle parli tagliale dalle piante per l'alimento del be-liainc. Lavv. Ferdinando .Maestri legge una sua memoria intitolata, avver lenza per Ut ( !)7 ) conlabilità in fatto di uijiicuUuiu. l'arlciiilo dall'idea iiià espressa dall' ecoiiDiiiisla Mossi che la terra \a riguardata etinie una eolle/.ioiie di iiiacehiiie di l'orza di- versa, dimostra irj (|uid niodo dovrehhe ealcolarsi il prodollo iieUo. Due coiidiziaiìi eoiicorroMO u l'orinare la rendila del terreno, la Ceracilà o sterilità naturale del terreno stesso, e la vieinanza o lontananza di (|UCSto dai centri di consumazione. Nola perù una difl'erenza fra l'industria meccanica e l'agraria: le macchine producono indelìnilamcnlc e proporzionatamenlc al capitale in esse impiegalo, mentre la terra e limitata nelle sue produzioni, f|uaiun(|ue sia 1" impiciio nel col- tivarle il lavoro e il capitale. In lina Imona contabilità agraria dovrebbero dividersi innanzi lutto U: teri'c in tante parli (piante ne sono le cpialità, onde non attribuire ad una parie un pro- dotto che non le si compele. Poscia doversi tener conto dei successivi im|)iegbi di capitale sul fondo me- desimo. Premesse (jucsle distinzioni si potrà allora procedere al calcolo della vendita, la quale, giusta la dottrina anche di Hicardo, consiste nella differenza che vi è tra le spese di produzione e il prezzo del produlto del mercato, ossia tra il ensto del lavoro e del capitale e il prezzo corrente del prodotto. Iiil'alli dctraggaiisi le sjiese di produzione, cioè i salarli dei lavoranti, il pro- lillo (lei ca|)italisti , i valori n(;cessarii al rimborso ed all'ammortizzazione del capitale, e si avrà il prodotto nello, o la rendita del terreno. E posto meiilc al prezzo cosi detto unitario dei prodotti rurali si avrà tanto maggiore prodotto , quanto meno sarà siala la spesa di produzione e viceversa. Con (piesle norme egli proporrebbe che fossero tenute le cosi delle conlabililà agrarie. Il presidente crede di far avvertire a scm))liee scbiarimenlo le meno rette ap- plicazioni state fatte oltrenionte di alcune nuove dottrine ivi sorte, ma non :d) bracciale dall' illustre sig. avv. Maestri, ])erclR' forse vi ebbe troppo di mira il tornaconto speciale della sola possidenza, e non si bach') clic l'agente i'a,^ioiicvole il quale concorre alla produzione agraria, è persona che ha intellello e cuore, né piu'i ridursi ad una squallida cifra. Essere ((uiiidi necessario che la vera scienza si ricordi seiiipic degli interessi economici e morali dei contadini che lavorano i campi, e per badare alla rendita netta non li cancelli dal libro della vita. L'avv. Maestri concorre ne" generosi sensi del iiresidente della sezione, e nota che la dottrina da lui accennata tende massimamente allo scopo di tenere in avver- tenza i proprictarii perclii; non sciupino i capitali, e meglio ne usino a ju'olìilo anche maggiore degli slessi lavoratori, i cui interessi ed economici e minali vanno .sempre con alTetto assennato guarentiti ed assicurati. Il sig. Nicola De Luca, fa conosceie che il barone .\rind pubblicò già da qualche 13 Ifinpo liti suo ìiiunualv di aijricultura in cui svolsi' le yoit massime che dovrei)- hero iTJigere una buona contabilità agraria. Alle considerazioni esposte dal sig. avvocato Maestri erede poter soggiungere doversi oltre alla vicinanza ai centri di consumazione pel calcolo del valore de' prodotti, aver riguardo anche alle vicis- situdini coinniereiali ed alle tarilTe doganali che concorrono più che mai ad al- terare il valore dei prodotti sle>>i. Il sig. march. Fabio Invrea ril'erisce aver egli pure puiililiialo un s\ii) scritto sitlln pubblica ricchezza nel ipiale convenne colla dottrina manil'eslata dal pre- sidente della sezione, avvcrtemlo essere da molti economisti slato pur troppo slaccato l'interesse personale dei possidenli dai riguardi tulli proprii della pub- blica economia, la (pule non ad una classe, ma a tutte le classi deve pensare, conlcmperando in una felice armonia gli interessi privati eoi pubblici. Il sig. nalVaele Husacca nota doversi distinguere nella proposta questione i prin- cipii che solo possono inferirsi all'economia domestica, da quelli che tutta ri- guardano l'economia sociale o pubblica. Alla prima potranno applicarsi le teorie della rendila netta, non già alla seconda. Ed anche per la piima doversi con- siderare le risultanze non di un anno ma di |>iii anni; e |icr avere un buon ele- mento di calcolo, poter allenersi a (pianto una terra dà di fitto, nel (piale si riassume l'ultimo risultainenlo della rendila nella, e ove non sia alììllala aver riguardo al ]irezzo dei prodolti. Rispello all'economia generale osserva clic la teoria la quale considera la rendita netta territoriale come l'unica ricchezza della na- zione, non ò altro che la risurrezione del noto errore della scuola iisiocratica, che ogni valore, e ogni ricchezza riponeva isolatamente nella terra. Nel calcolo della ricchezza territoriale, doversi piuttosto aver riguardo al prodotto lordo che al netto. E in quanto al primo doversi calcolare ciò che va attribuito al terreno, al capitale in esso investito, ed al lavoro, avendo questi tre fattori del prodotto egual diiitlo (li partecipazione. Il cav. Mancini avvisa esser conciliabile la dottrina esposta dal sig. avv. Maestri coi principi! della buona scienza economica. Nel proporre i metodi diretti ad accer- tare il tornaconto individuale del |)r(q)rietario, deblionsi calcolare tutti gli elementi da esso accennali. Ma la (piotione cangia d'asiietto quando si voglia niellere in bilancio la parte che debba spettare sul prodotto per assegnarla e(|uabilmente al capitale, alla terra ed al lavoro. E riguardo al lavoro non potersi, ne doversi mai ricuardare l'agricoltore come uno schiavo: ogni compenso nel prodotto che non sia in proporzione coli' opera sua, e coi riguardi all'umanità, è un com- penso contro giustizia e anti-sociale. Ed è appunto in questa parte che la dottrina italiana ha sempre diversamente trattato silTatto tema: essa non si attenne mai ai principii di mero tornaconto, ma a quelli della buona giustizia: e questa è forse la più bella, e la più nobile fra le sue glorie. ( 9il ) Il sig. av\. Piiiiuluiii soggiungo iiuonc (•oiisidciMiioni a coiifi'iina di ([ucsla ilol- trina, e fa cuiioscci-c come il nudo vitale della (|ues(ione stia lutto nella dii-e/.ionc e nell'uso ilei eiipitali e dei pnidolti lei'i iloriali. I.a lendila fondiaria, egli dice, non vuol essere presa in massa, ma doversi dedurre dal |irodollu e dai |>rezii, e rispettivamente dalle spese ed oneri: questo eonlronto portare a risultati e giudizi differenti seeondo che si applica alle varie pi'cselle dello stesso terreno. L'n sistema analogo suole praticarsi in Toscana anche per fissare la rendila iiu- ponìhile dei diversi leri'cni. Nel censuario catasto si volle tener ronto dei varii agenti nella agricoltura, assegnando per così diie la parte che ciascuno di essi può prendersi , per riconoscerne la relativa importanza. E eonchiude rispettar esso le inlen/.ioiii nianil'eslnle del sig. avv. Maestri, in (fuanto egli nou volle nulla de- trarre alle sane vedute della civile economia. Il sig. Maestri asserisce avere i sigg. Mancini e Panatoni colto e sviluppalo le stesse sue idee: dover però dichiarare che la teoria della rendila data dal \\i- cardo è accettata dai migiioi'i economisti d' Europa ; e innanzi di chiudere la discussione svolge viemeglio il principio di toi'naconto da esso manifestato ri- guardo al pregiuilizio che è pur comune di volei' foizare i terreni a dare più prodotti dell' altitudine loro a produrre, sciupando così le sementi, i capitali ed i lavori. Avendo il presidente rinnovalo l'invito ai memhri delle commissioni di pre- sentare con soliecilndine i loro rapporti, i sigg. conte Sanseverino, cav. Mancini, e Sanguinclli dichiarano di essere disposti a presentare i rispettivi loro rappoi'ti nelle prime adunanze che si faranno. Avendo il sig. Sanguinetti espresso il desi- derio che la presidenza della sezione elegga un deputalo il quale porga alla com- missione toscana le notizie slalisliche sugli istituti di henelicenza di Firenze, e avendovi aderito il pi'csidcnle , il cav. Mancini rappresenta che per condurre ad elTetto la proposta statìstica generale degli istituti di henelicenza di lolla Italia, sarehhe duopo che una commissione eentrale proponesse un piano uniforme di indagini e di sludii. Il doti. Sacchi accenna che per gli slati di S. M. sarda, havvi già una buona statistica slata pubblicala d'ordine del ministero dell' inlcrno, e potere in qualche parte servir di guida. Il cav. Mancini osserva che essa dà specialmente le notizie dello stalo ciononiico degli istituti , e occorrere nuovi sludii nella storia di essi e sulla loro attuale importanza in relazione alle nuove questioni che si agitano intorno alla pieva- lenza degli islituti di previdenza su quelli di semplice .soccorso. Il presidente aderisce alla proposta , e prega a presiedere agli sludi della com- missione centrale lo slesso sig. cav. Mancini. Il sig. De Vincenzi propone che la commissione siala ne' passali Congressi ( 100 ) della , in seguilo alla proposla falla dal sig. march. Mazzarosa , per la stalistiea delle pralirlie agrario si allenga aneli' essa ad un piano uniforme da pi'oporsi. Il viee ])residenlc inarehese di Sanibuy awerlo elie a ciò ha già pensalo l'as- sociazione agraria piemonlose, la (piale propose un premio di lìiOO Ir. a ehi a\esse proposlo il miglior piano di slalistica agraria. Il pieniio fu (li\iso fra due eoncorrenli , e il loro piano si sia ora rifondendo in un solo elle verrà fra breve pubblicato, e che forse potrà giovare anche allo scopo che si propone dal sig. De Vincenzi. Il sig. march. Mazzarosa annunzia aver pubblicala una nuova edizione delle sue pratiche agrarie della campagna lucchese, a cui fece importanti aggiunte, e dichiara che ne presenterà copia alla sezione. Il presidente lo ringrazia di (piesto suo nuovo e gentil dono. I sigg. Halfacle Busaeea e avv. Panaloni dimoslrano con eloquenti parole la viva urgenza di trattare l' importante questione sul credilo agrario, massimamente nelle criliche circostanze in cui trovasi una nolabilo ]Kirle d'IUilia, siala percossa da una calauiilà, a sanar la quale occorrono non lauto le islanUinee elemosine, quanto un opportuno sussidio di capilali a prestanza. II prcsidenle fa conoscere che la commissione slata eletta nel VII Congresso per riferire su questo tema presenterà tosto il suo rapporto, e leva la seduta. V.° // Presidente Ab. Raffvf.llo Lambulschim. March. Camillo Pallavicino J Svgrctarii Cav. CiisEPPE Sacchi. RIUINIONE DEL GIORNO 16 SETTEMBItE i5i k^gc il processo verbale tiella riunione tenuta nel giorno 15 settembre e viene adottato. Il sii;. Nicola De Luca presenta a nome del sig. Ferdinando Malvica, un esem- plare del primo volume della sua ojìcra intitolata, della civiltà (f Italia e della sua lelleiatura nel secolo xix in re/azione allo stalo civile e letterario di Europa, commendandone assennatamente i pregi. Il presidente della sezione fa conoscere di avere col concorso della giunta stata dallo stesso eletta nella prima adunanza ideato un piano di conferenze prepara- torie per que' temi ne" quali si volesse preventivamente consultare le opinioni di 'quelli che avessero qualche utile lume da porgere, alTine di presentare cosi alla sezione le questioni già in parte maturale. Dichiara perù essere queste conferenze nuli' altro che spontanei convegni a cui tutti possono volontariamente concorrere, e in cui sarà libero a ciascuno di manifestare o no il proprio avviso su i temi da discutersi in seguilo nella sezione, rifeiiulo sempre fermo in lutti il diritto di presentare inimcdialamente e direltameiile alla sezione stessa le projirie osserva- zioni e memorie, senz'obbligo alcuno di darne preventiva comunicazione nelle conferenze. Qualora siffatto piano stato in pai'le già sperimentalo nel sesto Con- gresso e con utile risultamento, fosse accolto dalla sezione, egli avrebbe divisato di stabilire cinque conferenze. La prima conferenza tratterà gli studi che riguardano la terra, e quindi delle preparazioni di essa, delle rotazioni agrarie, degli strumenti agrarii ecc. La seconda si occuperà dei prodotti materiali, come cereali, foraggi, orticol- tura , silvicoltura ecc. La terza verserà su i prodotti animali in relazione all'agronomia, ossia del bestiame d'ogni genere, dei bachi da seta, delle api ecc. La ipiarta comprenderà tulli gli sludii che si riferiscono all'economia agraria r relazioni coi lavoranti. La fpiinta si occuperà di tulio quanto riguarda la tecnologia. ( 102 ) Sopra qiioslo pi;ino il piosiilriile {Icsidcra di l'iircoglii'ic il Vdlo della sozioiic. Il sig. avv. IViil'ano di Napoli, osserva essere in massima ulilc il divisanieiilo in ciò the tonde a |)rei)arare viemeglio le materie da discutersi, ma in ([iiaiild all'cseguiliiliià delle conferenze eiie si propongono osserva elio o queste si vogliono raccomandare conio un consiglio, e farà d'uopo attendere se, e da ehi possa essere spontaneamente seguilo; o si vogliono stabilire come un ordine, e allora parreb- bero ledere in certo modo il diritto , clie ha ciascun meinhi'o della sezione , di esporre liberamente innanzi ad essa, e solo ad essa, le proprie idee ed osserva- zioni, op|ionendovisi ove altrimenti si operasse, le disjiosizioni dello statuto. II presidente chiarisce di nuovo il suo pensiero, aggiungendo non voler egli col divisalo piano ledere iiienonianu'iite i diritti dei membri della sezione, nò vincolare neppure la loro libertà, ma voler solo ])reslai'e un aiuto a chi credesse sponlaneanicnte e liberamente di usarne. Che consideralo anche il suo divisamenlo come un semplice consiglio, esso non potrebbe dirsi inutile per sé, dacché in- dica il modo e le possibilità con cui possono i membri della sezione giovarsene. Questo essere il puro senso della sua proposizione che desidera sia dalla sezione o ammesso, o riGulato. Non essendosi fatta altra obbiezione, il presidente coli' assentimento della sezione elegge i nomi delle persone pregale ad assistere specialmente alle conferenze, per dirigervi le discussioni e prendere de" ricordi de' quali possano giovarsi i se- gretari!, allorché saranno i temi su di esse preparali, recati alla discussione della sezione. Le persone ali" uopo elette sono : Per la prima conferenza ( terra ) il sig. avv. De Vincenzi. Per la seconda conferenza {prodotti materiali) il sig. conte Freschi. Per la terza conferenza (prodotti animuli) il sig. conte Sanscverino. Per la ijiinrtn conferenza (economia agraria) il sig. cav. .Mancini. Per la rpiinla conferenza ( lecno/of/ia) il generale cav. Zenone Quaglia. A queste persone verrà pure delegato l'incarico di esaminiirc qualche malerìa per la quale non occorra l' opera di una speciale commissione. Seguendo la savia pratica già accolta in allri Congressi, il presidente nomina (re commissioni per esaminare lo stato dell' agricoltura, dell' industria, e della be- neGccnza in Genova. Elegge come membri della commissione destinata ad esaminare lo stato del- l' agronomia genovese i sigg. prof. Morelli , doli. Antonio Salvagnoli , ingegnere Anastasio Inaivi, ingegnere Francesco Brio.sehi , Nicolò De Luca, conio Freschi, De Vincenzi, marchese Antonio Carrega, conte Sanscverino, Vincenzo Gabaldoni, Ignazio Michela e avv. Stanislao Costa. 1 membri della commissione deputati ad esaminare lo stalo dell' industria geno- ( 103 ) vpse soiiu i sigg. Giube|)|>i' Pupa, Paris Uoiiaju(u Saiiguinclti, RalTaelL- liusacca, (Ioli. (iicKicliiiio Cappa, Maiiano D'Ayala, marcliosc lii\rca, l'cidinaiulo Maesti-i , ÌMg('!;iicic (jiiisi'ppo Cadoliiii, e il iiiarclii'se lìaliji Pioverà. La eoinmissionc delegata a vi.sitarc gli istituii di iiciiclicenza è roiiiposta dei si!!g. canonico .\niliiosoli , Giuseppe Sacchi, cav. Mancere essere uso costante de' soni pastori di raddoppiare le dosi del sale tulle le volte si accorgono die le pecore dcvomi iiulrirsi di foraggi piiit- losto scadenti , e averne avuto da questa pratica ottimi risullamcnii. Il sig. Carfora di Napoli fa osservare che s' introdusse anche da' pastori del ( 107 ) suo paese I' usu dell' ossido di ferro come rimedio; e ull' uopo a>er essi l'avver- leiizu di far dissetare il giegge a sorgenti d'ae(|ue ferruginose, e in mancanza di (jueste tulfar essi de' feiri arro\eiilali ncll'aciiua jier darle (jualilù ferruginose, l'aria aiielie dell'indole di questa malaltiu, e trova elic massimamente altera il sistema biliare. A\endo il .sig. avv. Panatoni espresso il volo di consultare anche la sezione di .Medicina sopra tal tema e in (juclla parte in cui essa potrebbe dar qiialciic utile lume, il presidente coneliiude doversi innanzi tutto consullarc la sezione di Zoolo- gia per ciò die riguarda le notizie sulla natura e sulle cause dello sviluppo dei \ermi che divorano le pecore prese da cacchessia, salvo a vedere in seguilo se, e come abbiasi a consultare anche il voto della sezione Medica. Il conte Sansevcrino fa conoscere di aver provato in questo anno a coltivare come forayiiio il trifoglio «inanteo: essere benissimo crcs<'iulo ma aver oltenulo un fieno troppo duro. Chiede sapere se e come ad altri sia riuscita simile coltivazione. Il |iiof .Moretti nota che il trifoglio gigaiileo non è che il iiietololus vnlgaris di \ildeii , e non è né sjiecie nuova, né prima ignota: essere un foraggio ingrato, e che non vuoisi mangiare dal bestiame né in istalo di erba, né in islato di fieno. I sigg. Hiasoletlo, l.amhriischini , e Sanguiiielti , osservano essere slato già col- tivato nell'agro triestino, toscano, e na|iolelano questo (rifoglio, ed esser stato tosto abbandonato come assolutamente iinpro|)iio all' alimeiilo del bestiame. II dott. Salvagnoli innanzi che la seduta fosse levata domandò al presidente se giusta la pratica seguita in altri Congressi, si elegge una commissione che riferisca su i libri donati alla sezione; il presidente fa conoscere che la com- missione sarà eletta , e si faranno noli i nomi nella prima adunanza. V." // Prcsidfìllc .\b. RAFrAELLO Lambiusciiim. March. Camillo Pallavicino / Si'grelarli Cav. GiiSEri'E Sacchi. R1UIN10ISE ni:i. t;i()n>o i7 sktii-.mbhe Oi Ic^'ge il pi'ocesbo \eibtile della piecedenle seduta, e dopo alcune reltilìcazioni viene approvato. Il presidente la conoscere essere stali graziosamente oflerti alcuni opjwrtuni lo- cali per tenere le conferenze preparatorie della sezione: invita quindi tutti coloro elle volessero prender parte alle prime tre conferenze, dirette dai sigg. De Vin- cenzi , conte Freselii e conte Sanseverino, a trovarsi alle ore sette di sera nel locale della Biblioteca civica a ciò disposto; e quelli che amassero far parte della quarta e quinta conferenza, diretta luna dal sig. cav. Mancini, e l'altra dal sig. generale Zenone Quaglia , gli invita a raccogliersi nel palazzo del sig. march. Camillo Pal- lavicino alle ore undici e mezzo antimeridiane. Nomina in seguilo due commissioni, l'una per l'esame dei libri che vengono donati alla sezione, composta dei sigg. conte Freschi, Raffaele Busana, Antonio Salvagnoli, avv. Pietro Torre, conte Agostino Sagredo e Michele Erede; l'allra per l'esame delle memorie presentate a nome del comizio agrario di Genova sopra l'imboschimento delle montagne genovesi, composta dei sigg. avv. Vincenzo Sal- vagnoli, prof. Moris, avv. Pietro Torre, avv. Magioncalda e avv. Didaco Pellegrini. Prega poi il sig. generale Zenone Quaglia a voler esaminare una memoria, giunta alla sezione, sulle irrigazioni, scegliendosi anche cooperatori se lo credesse. Indi il sig. march, di Sambuy a maggiore schiarimento della comunicazione fatta nella precedente seduta intorno all'associazione agraria piemontese, dà lettura della circolare stata diretta il 18 agosto p. p. dal ministro dell'interno agli inten- denti delle Provincie allo scopo di insinuare ai comuni di cooperare più elTicacc- mcnte che possono al miglior essere dell'associazione concoiTCìidovi anch'essi. Dà pure lettura del .sovrano brevetto emanato il ;24 luglio di quest'anno con cui si ordina la fondazione dell' istituto da stabilirsi in Torino per l'insegnamento agrario, veterinario e forestale, e da sostenersi a spese dello sialo colla facoltà riservala all'associazione agraria di stabilire presso l'istituto medesimo de' posti gratuiti di allievi da ripartirsi per quanto sarà possibile fra le diverse provincie dello stato. ( 100 ) Il sig. Lorenzo Valerio noia die una delle prove più nobili del vivo afTelto olie il sovrano ha voluto mostrare verso lassoeiazione agraria piemontese lu quella di aver prescelto lo slesso sig. march, di Sambuy alla direzione del nuovo istituto d'istruzione agraria: doversi da (piesta sedia presagire un gran bene sull'essere il direttore tal persona die sa ad un tempo trattar l'aratro e la spada: quindi è da credere sin d'ora die non usciranno dall'istituto dei piccoli e inetti saccenti, ma operosi e foni cittadini. E giacché ù ricaduto il discorso sull' associazione agraria, crede i.nporlanle di aggiungere che questa se promuove da un hilo il miglioramento dell' agricoltura , ha dall'altro cura grandissima del suo più nobile agente, l'agricoltore. Avere i comizi agrari promossa dovunque la pubblicazione di buoni scritti popolari di agricoltura , e il comizio di Casale aver pubblicalo anche uno special calendario pei conladini. Ed olire all'educazione del jiensiero , massimamente curarsi dall' associazione agraria di porre in onoranza le buone azioni: usarsi perciò da essa distribuir premii ai conladini più operosi e più onesti. Il più recente coiiferimenlo di questi premii essere stalo fallo al Congresso agrario di .Mortara: non potersi a parole descrivere quel commovente spettacolo de" con- tadini anVanli dagli anni e dalle fatiche , che dagli ordini più eccelsi della citta- dinanza si videro festeggiati come de' buoni fraldli , e con effusione di cuore ri- meritati. Questa venturosa fusione di animi provar soprallullo quale azione emi- nentemente educatrice eserciti ora l' associazione. Solo accenna esser a lui e a molti buoni rimasto un dubbio se la pratica voluta dal regolamcnio ddlassocia- zione che i contadini da premiarsi per operosila e per bontà debbano essi stessi farsi conoscere e prolTerirsi a concorso non sia pratica da disapprovarsi, perchè toglie alla virtù il .suo più bel caiallere, 1' umiltà. Essere questo un punto dilica- tissimo in cui si è già svegliala 1' attenzione dei promovitori più fervidi dell' asso- ciazione, e rivolgersi egli stesso ai lumi della sezione per conoscere su di ciò le sue assennale considerazioni: essere questo un tema assai didìcile pel quale prega il presidente della sezione a volerne fare argomento di uno studio speciale col- r opera di una commissione. L'aliale Baruni aggiunge alle notizie olTerle dal march, di Sambuy e dal Valerio sull'associazione agraria, esercitar essa una polente azione sociale." Aver essa in- cuorato i possidenti a visitare più spesso i loro campi, e ciò che più importa a tratlare più da vicino e più cordialmenle i poveri lavoratori. Essere divenuti i primi più benevoli e soccorrevoli; i secondi più solerli e più morali. Per l'istru- zione essere stale accolte con vera festa le nuove scuole gratuite stale aperte a Tonno di fisica , di diimica e di meccanica applicala all'agricoltura; le quali con- tinuano ad essere frequenlalissimc. Essere lalmenle ora diffuso l'amore all'istru- zione che il numero delle opere di agricoltura che si vendono da' librai è lal- menle cresciulo die in soli quattro anni lo spacio di esse superò del decuplo il ( 110 ) numei'o dei libri vciiduli nel non breve jierioilo di i'ini|uanl' anni addietro. Le questioni più elevale di piihblira iTonomia , siccome è (lucila del eredito agrario \enir ora trattate, e con attenzione studiato, .\vere molli comizi agrari promosso ne' rispettivi paesi 1" istituzione delle casse di lisparniio e (|ucll(' delie scuole in- fantili. \\er peisino varie pro\in<-ie mutalo per cosi dire d'aspcilo. (^ila fra qucsle la I.umcllina , che dopo avere con solerli e sudale faliclic ridotto le sue sterili sabbie in campi ubertosi, Irovavasi ancora a villaggi e ad aliilalori isolali e di- spersi: essa mercè l'azione lienclica dcH'associazionc agraria si uni a tanta eoii- cordia che i suoi villaggi non paiono più che sobborghi di una sola capitale, e i suoi abitatori formare una sola famiglia. Tanto esser cresciuto questo afTetto co- mune che tutti a gara concorsero ad accogliere regalmente il Congresso di Mortaia: essere ivi nata e tosto ridona ad allo una generosa sosciizione ])cr ei'igere un monumento d'oimrealla memoria dell'illustre agronomo italiano Ciro Pollini: uno de" premiati nel Congresso avere ofl'crlo il doppio valore della medaglia d" oro da esso conseguita onde porgere i mezzi di isliluire in Morlara stessa una prima scuola inl'anlilc : avere insomma l'associazione agraria dalo all'llalia un grande esempio perchè ha avverato col fallo quel mollo di Lamartine che non solo biade nascono dal suolo che sì lavora, ma ìinn intiera civillii sorge da esso e matura. Parere, perciò conveniente che sia dal seno del Congresso eletta una commissione permanente la quale si occupi di fare ogni anno un rapporto alla sezione di Agro- nomia su i progressi di questa associazione. Il sig. Panatoni allo scopo di istituire de' ralTronti su i varii statuii dello asso- ciazioni agrarie già sorte, o che stanno per sorgere in vai'ii paesi d'Ilalia, allo scopo di vedere, ove occorrano, migliorati gli Statuii stessi, ne chiede la conin- nicaziono al presidente della sezione, il quale vi assente pregando il sig. march. di Sandjuv a porgere al ricliiedcnlc ogni o|iporluna notizia. Il sig. ingegnere Michela, por avvalorare ognor più i falli già comunicali alla sezione sulla tendenza clic ha preso l'associazione agraria piemontese di giovare massimamenle all' istruzione morale degli agiicollori, picsciita alla sezione a nomo del sig. Scarlatta, una sua opera intitolata: le serale d'inverno di un villaggio; nel qual libro si ebbe por iscopo di educare la classe dei contadini alla verità e alla virtù. Egli vorrebbe che fosse su quest'opera emesso un giudizio, e se ne promovessc la diffusione in tutti i villaggi per esercizio di morale lettura. Il presidente facendo eco ai sentimenti che commovono l'assemblea neirui |)i'iMnii «li viili'i, egli non può «.'Ile associarsi al pensiero (lol sig. Naiorio noi rilevare essere grave r inconvenienza di eceilare la vanità nelle opere virtuose, che è il tarlo che le corrode e le corrompe. Riguardo però alla scelta di un' altra via alta a meglio raggiungere si dilicato seo|)o, crede che sia questo un argomento che meriti venga pensatamente niaturato, e parer poco gentile che la sezione abbia essa stessa a pro|)orla quasi all'improvviso ad un'associazione che ha saputo si lealmente ope- rare il bene, bastando che essa conosca non essere la pratica da essa seguita la più opportuna allo scopo. Il sig. \'alerio ringrazia a nome dell'associazione agraria il Congresso per queste unanimi sue congratulazioni, e riguardo alla commissione da lui cbiesta per pro- porre i modi più acconci a riconoscere gli alti virtuosi de' poveri e premiarli, avverte non essere stala sua intenzione che essa dovesse formare uno speciale studio per 1' associazione agraria, ma che dovesse proporre una specie di go- verno normale applicabile a qualsiasi associazione, soggiungendo su ciò una sua idea, che sarebbe quella di istituire in ogni località una specie di giuri d'onore composto delle |iiù onorale persone del paese; e ciò all'oggetto di ilare all'isti- tuzione l'augusto carattere di una magistratura morale. Il presidi'nte trova iiii|)orlaiite il tema proposto dal sig. Valerio, e prega tutti quelli che amano il bene, a farne soggetto de' loro studii per manifestare i loro pensieri al futuro Congresso. Il sig. Berlini piesenta 1' esemplare di un' opera del sig. .Magnoui sul credilo agrario, e viene rimessa all'esame della commissione che deve riferire su questo argomento. Il sig. Isidoro Caidcrini legge una sua breve memoria intitolata : Saggio di esperimenti sugli iwiesli delle graminacee. Non avendo egli trovato negli scrit- tori di cose rurali che alcuno abbia tentato simili innesti , incominciò le sue prove nell'anno 1843, e vi riuscì spiccando lo stelo graminaceo ancor giovane in quella |)arte ove la cannula fa un nodo, ed annicchiando nel nodo stesso il geline di un' altra graminacea. Egli spiccò un nodo di miglio e vi introdusse un germe di panico che fosse proporzionato alla foglia vnginante e perfettamente si combaciasse. Accortosi che il processo riusciva, pensò di applicarlo ad utile agra- rio. Egli immaginò di applicare al fusto di una graminacea g'à climatizzala ed alta a reggere alle intemperie, il germe di un'altra graminacea che non fosse abbastanza climatizzala, e andasse soggetta a patire per atmosferiche vicissitudini. Innestò sul panicum crus galli che vegeta sempre vigorosamente il germe del riso. Praticò questo innesto nell'anno I84i con ottimo successo. Il riso crebbe benissimo: portò spiche assai ricche di grano, e non andò soggetto ad alcun ma- lore. Nel susseguente anno seminò tutto il grano che aveva raccolto in seguilo ^ Ili ) all' inucslo, in un terreno appena dissodato di una prateria, e in pari circostanze di terreno \i seminò altro riso comune prodotto da seme non innestato. La ve- getazione del riso da seme innestalo appar\e vii;(ir()sa: il suo l'usto era più allo e forte, conservando in (piesta parie i caralleii ii9 , ma ciano piccoli, puntati di color nericcio e mancanti di granigione. La causa però di questo intrislimento egli suppose ravvisarla nella tardala seminagione e nelle noie vicende atmosfe- riche dello scorso anno. ( 113 ) Nel roriTiile anno 18iC anlicipò h siMniniigioni' di ulcuiie !-el(iinanc u depone nel k'i-iTMo i 7j"J giani'lli racculli. La vcjjclaziono fu \igorosa, pullularono nuove pianie appiè degli stuli, ed a inulgrudo della stagione che fu avversa io Toscana ai cereali, egli ottenne al l'i giugno un prodotto in tanto orzo per il peso di Ire eliilogranimi e qualtro cclograninii. Dalle prove da lui pure intraprese crede di poter osservare; che l'orco naviplo può, in suolo di cliuia temperato, colti- varsi anche nella pianura adatta ad altri cereali; che la seminagione in tali situa- zioni deblia anticiparsi prima de! febbraio; e che ai pregi già conosciuti di siffatto cereale devesi aggiungere quello, che è atto a resistere ad avversità atmosferiche die nuocono ad altri cereali. A dimostrazione delle cose riferilc, presenta il sig. Mari alia sezione un saggio dell' oiz.o da lui raccolto in questo anno. Il presidente ringrazia il sig. Mari della fatta comunicazione, osservando essere sempre utile ai progressi della scienza la leale esposizione di prove agrarie dili- gentemente eseguile. Innanzi levare la seduta annunzia di avere aggiunto alla commissione stata eletta ai VII Congresso per redigere una statistica delle benclicenze italiane il sig. conte Rignon di Torino; ed alla commissione incaiicala delle escursioni agrarie avervi associato il sig. ingegnere Ignazio Michela. La seduta è levala. \." fi Prcnidcììle Ab. Raffaello LAMBnisciimi. Marcii. Camillo Pallavu.i.no / Scgrelarii ' Cav. GiiSEPPE Sacchi. «lluMONE i)i:l (JioiiMt is sirni; Militi; Oi li'gge il piocesso \cibalc ilcilu bwiula leiiula il 17 stUcmbie e viene adutlalo. Il sig. colile Freschi comunica alcune sue osserva/.ioni sulla memoria stata letta nel giorno precedente sugli innesti delle graminacee. Parei'gli che dall'innesto pra- ticato del l'iso comune sul pnnicum crus grilli si volesse trarre la conseguenza che il riso cambii per rosi dire natura in questo, da |)Otpr essere coltivato anche air asciutto. .Ma questa è speranza che lum iia \y.»c ne' princlpii della tisiologia vcetale. (Ili iniicsli non iianno la viriti di far caiiiiiiar iialura alle piante. Se vi è in ciò (|ualclie a|q)aien/.a, non aver luogo nella |)iaiila d'innesto, ma in quella che lo riceve. Se s'innesta un pesco sul mandorlo, il mandorlo non si trasformerà jiniito in pesco. Che se col mezzo dell'innesto si possono ollcnere semi o frutti in circo- stanze nelle quali non potrebbe allignare la pianta che li dà originariamente, non ne è perciò che il rampollo trasportato per innesto nella pianta abbia cambiato natura , ma gli è che esso si accomoda alle nuove circostanze in cui vive per opera della pianta che gli serve per cosi dire di intermediario fra esso e il ter- reno. Questo essere uno dei vantaggi che offre l'innesto, ma questo e gli altri si perdono quando l'innesto si applica a piante erbacce che non si riproducono per semi o per radici. Applicati (|iiesti |irincipii all'innesto del riso, si deve ri- tenere che il riso innestato s(qu'a qualsiasi congenere graiiiinaiea produrrà neces- sariamente un grano che sarà della stessa natura, e quindi riseminalo non potrà germogliare che in (|uelle stesse circostanze che convengono alla sua indole, cioè nell'acqua. Le sperienze degli innesti di graminacee doversi perciò considerare come prove curiose, anziché come pratiche da rendersi comuni nell'agronomia. Il presidente crede dover avvertire essere altra cosa la vegetazione della pianta che si innesta, ed altra l'influenza che può risentirne nel disporla |)ii'i o meno e contrarre o no qualche malattia : su di che egli non intende di pronunziare al- cuna opinione, ma unicamente di determinare il preciso stalo della questione. Il prof. Moretti fa noto non essere nuovo l'innesto delle piante graminacee. Que- st'uso praticarsi già dai giardinieri massimamente ne' garofani. I principii esposti i \\o ) ilal conte Frosclii siilhi iiii|)uilaiiza a^solll(a ili'll' iiiiieslu a fai' caiigiur natura alle piaiile, essere iiicuiitiaslabili : (|uiiiiii doversi a\ei' per renilo che i suglii i quali roiicoi'ruiio a produrre il paiiicnm crus (/iilli non ehlianij |)er nulla a produrre il riso innestatovi. Potere lutt'al |)iiì l'innesto rendere viemeglio lussureggiante il riso, ma non eonlrihuire ad accrescei'e il prodotto, e mollo meno per sidal- lamcnte Irasl'ormarne l'indole sua da rendei'lo allo a coltivarsi in luoghi asciutti; e mollo meno preservarlo dalla maialila del binsone. Il prof. Sil\aiii accenna non essergli sembialo che ranloi-c delia memoria >nl- l'iiiiicslo delle giamiiiaiee aliliia voluto che si cicdose a\rr ti-o\ala una pratica nuova, ne valer c(uesla pratica a trasformale l'indole oriianica del riso; ma solo valere al suo miglioranieiilo, onde resista alle cuii>e clic per solilo giungono ad alterarlo. A chiarire il fallo dell' aiileriorilà della pratica proposta dal sig. Caidcrini , il prof. Moretti, a nome anche del sig. ingegnere Bruschetti, es|)rime il desiderio che sia letta alla sezione anche una parie dello scritto che è stalo inviato dal sig. Gerolamo Calvi di Milano e che versa sullo stesso argomento. Il segrctiirio legge alcuni luiini della lellcra, ove è nolalo che la pratica del- l'innesto del riso sul panirum vnix galli egli la vide iiilnidijlta dallagronoino Kai- moiidi nell'altro pavese: aver egli tentalo riiiiieslo otto anni sono: pei primi tre anni le >iie prove essere andate fallite: dopo ebbe alcuni grani die seminò col pensiero di preservare il riso dalla maiallia del bni^iiìw; ma se a ciò non riuscì, si trovò però eoinpen>alo in alilo modo coli' aver ottenuto grano più precoce e più gros.SO, e doppia ipiaiililà di paglia. Il m:ireh. De .lesse Cliarleval di rrancia crede die l'innesto possa far talvolta cangiar ti|)o alla |)ianta rendendola ibrida: cita all'uopo l'esempio de' gelsomini innestali: in buona agronomia però doversi evitare di render ibride le piante utili jier non degenerarle, come in più paesi di ('"rancia è occor.«o nohire a proposito delle piante fruttifere. Il deputalo della società economica di (Chiavari preseiila all:i presidenza un ri- rordo siili' islilii/.ioiie di (piella socielà beiienicrila che d.il 17',)1 in poi promuov- ili tulio ipii'l leniloiio i progressi dell' agricolinra e delle arti ulili. I.' agi'oniiiiKi liiiKiceii/o lialli legge le sue osservazioni jiralldie sulla malattia do- minanlc ilei pomi di lena. Premette die in alcune valli della Sesia e nelle valli di Angasca, di Slroiia e di Itimella ipiesta malattia cominciò a manifestarsi nell'anno passalo all'epoca (juasi del raccolto, e fece in <|nesl'anno si rapidi progressi che il raccolto )mò dirsi nullo. Nel pensiero di non omettere tentativi che ci salvino da una calamità che da due anni può dirsi affligga buona parte d'Europa, egli si applicò a due sperienzc : a rpiella di salvare possibilmente il raccolto dello scorso anno per la successiva seminaz-ione, earare il terreno in modo che l'a'-ipia non \i ristagni ; Che debbasi ripetere la zappatura per due od anche Ire volle; Che abbiasi a far uso preferibilmente della soluzione del cloruro di ealce, cimic processo di preservazione. ( 117 ) Prega perù lu presidenza a volere eleggere una cuminissioiie clic si occupi di questo tema e ne prcscnli le sue vedute trattundosi di argomento da cui ora di- pende la vita di intiere popul.izioiii. Il prof. Moretti emette il vndi ilic ^i;i i^i niciiidiia Iciiii diiir agronomo Ratti pub- blicata negli atti del Congresso. Il sig. .VndilVcdi di Cuneo riferisce clic anciie in quel territorio già da due anni si è manifestata la malattia nelle patate: aver notato però clic i tuberi nati in località non irrigate avevano meno sofferto che in quelle ove si è seguila la pra- tica di irrigarle. Doversi a creder suo attribuire a cause atmosferiche lo sviluppo di sill'alta malattia, avendola ravvisala anche in altre piante tuberacee, come nelle dnliv ove si è sviluppata in quest'anno una malattia simile a quella delle patate. Essere però iinportanic il por niente anche alle varietà diverse dei tuberi che si c(dtivano, mentre in una di «lucsle varietà che è a svilupiio precoce la malattia non sarebbesi appalesata, ancorché fossero stali coltivali i tuberi nelle stesse zolle con alici lulicri di vaiicià diversa i (piali si trovarono invece colli dal male: gio- vare (piindi conoscere e diffondere l'uso di (juclla varietà di patate che vanno liiiimiiil ilal morbo. Il sig. tJarassini dice, doversi in siffatte ricerche considerar bene le cause (ulte che possono influire sulla buona o mala riuscita del ])rodiillo: molto doversi at- tribuire alla località, al terreno, all'esposizione; molto alle varietà stesse delle palate ed al metodo dì coltivarle: non potersi dire precisamente che le varietà precoci e le patate coltivate all'asciutto siano rimaste illese, mentre in alcune lo- calità essere accaduto invece l'opposto. Il sig. Perifano riferisce che il sig. Federico Cassitta, membro dell'accademia degli aspiranti nalnralisti di Napiili si è occupato di (|ncslc indagini: aver tentalo r uso del rloiuni del calce senza buona riuscita, e avere su di ciò pubblicato una memoria: del resto esser grave e non per anco sciolto il problema se la malattia delle palate debba o no attribuirsi a cause almosfericlie. Il presidente della sezione trova il tema di urgente importanza, e giacché l'au- tore delle memorie chiese egli stesso la nomina della commissione che riferisca su i suoi studii, egli prega i sigg. prof. Morelli, prof. Parlatore, e il sig. Garassini a costituirsi in commissione per esaminare la memoria del sig. Ratti , e farne rap- porto alla sezione. Allo scopo di porgere ogni miglior lume alla commissione stessa il sig. Sanguinelti presenta alla presidenza un rapporto steso il IO agosto I8i6 dal canonico Crosci- Mnuchel a nome del comizio agricolo di Annerv sulla malallia delle patate, che perciò si trasmette alla commissione. Il doli. Ormea nllribnisce la malattia delle palale ad un fungo l'he vi si appic- cica e distrugge la \ilalilà della pianta. ( 118 ) l,"a\v. Myi'sli'i soggiunse doversi dalla commissioiic ItiKi' nula dei segni caral- li'iislifi della inalallia , che sarebbero indicali conio ilivcisi, l'ssendosi trovato macchie i;iallastre nelle palale all'elle dal nioiho in paesi sellciidionali , e macchie di un ciiliir pliimheo argentino nelle palale prese dal male nelle collivaz/mni della valle Slrona: e ciò allo scopo di awertire se la malattia >ia la slessa. Alcuni schiarimenti vengono |)iire presentali dai sigg. mareliesc Jessé di Cliar- Icval , Audil'redi e Rollo, e il presidente li prega a comunicarli ai membri della commissione. Il presidente fa noto alla sezione che nella sera stessa di venerdì si lena nella gran sala del ridotto un" accademia a bcnelicio de" poveri stati percossi dal recente lerremoto di Toscana. Riferisce che ajipena egli ebbe noti/,ia che ricchi d' inge- gno e di cuore, e illustri aclisti a\evano jiensalo a far tal cosa che mostrasse come sajipia un paese levarsi a beneliearne un altro, sentissi profondamcnle com- muover l'anima; (]ueslo mirabile allo non essere nuovo ])er (lenova che già diede or son due anni per la prima 1" esempio di venire in soccorso della Toscana allora desolata da innondazioni: ed il suo esempio aver desiato simpatie generose in altre parli d'Italia. Questa nobile benevolenza doversi massimamente ali" opera concilia- trice de' Congressi; il buon frullo de" quali non isià solo nei volumi degli alli , ma trovasi intimamente scolpilo in tulli i cuori. Queste amichevoli comunicazioni eccitano ne' buoni scintille vive di carità, di amor del bene: esse ne svegliano dap- pertutto altre più vive e di tutte le anime italiane si fa un'anima sola. Compiacersi egli di cuore per questo mutuo ricambio di alleili che accomuna i mali e le gioie di ogni parte d'Italia; giacché questa può dirsi una delle più clclle sue glorie. Alle eloquenti parole del presidente risponde con unanime applauso la commossa assemblea. Il sig. >'icola De Luca comunica alcune sue pratiche intorno al modo di propa- gare facilmente l'ulivo per mezzo di semi. Avverte esservi molli ostacoli nella pro- pagazione di rpicsla pianta. La ri|iid(luzione pei' |)olloni non esser grande attesa la poca loro quantità: quella per mezzo d'uovoli e rami recisi o margone esser causa di tagli che pregiudicano la economia vitale della pianta; quella per semi incontrar qualche difllcdllà per la loro germinazione. Por togliere sifTaltc dillìeollà in !;ran parlo procedenti dalla vernice oleosa clic investe la capsula ossea del seme e che impe- disce il libero passaggio dell'acqua necessaria alla germinazione, aver egli istituito due esperienze. Provò ad ammaccare leggermente il frullo in modo da far screpolare la capsula del >cnie senza però cagionare alcuna lesione ai coliledorri. e sul liiiir' di leidiiaio di quesl"anno aflìdò il seme in leircrio ben pie|iaialo ed iriniilo. Dopo dire mesi e mezzo vide sbucciare le foglioline seminali , e in i veggano per dircllori jìcrsone d'altri paesi: esser (piesla una umiliazione |)er gli italiani in cui pur lanlo ris|ilende la scintilla di Dio, la sa|iienza: esservi urgente bisogno che nr' mcslieri discenda la luce de' |iriricipii scicntilici : che la >cienza guidi la mano, il concelto regga l'opera, ^ota le varie professioni iiidu- itriali in cui sono necessarii certi studii scientifici, come sarebbero (pielli delia geometria descrittiva, sfcromctria, stcreomelria e meccanica. Ksscre aigomcnlo massimo di studio per ([uesla sezione l'avvisare anche ai migliori prograninii di ( 125 ) istruzioDO per Iti classe degli arlieri e moftanici. Doversi all'isti(utn esordiente di >'apoli il consolante friiKo di Iroviire da artefici italiani costrutte già trenta macchine locomotive, e macchinisti italiani che le governano. Essere pertanto ur- gente (li prochiniarc la necessità di buone scuole tecnologiche le ijuali rinnovimi per noi (incile pagine nieniorande della nostra storia, (piando ncH anlichità e nel nì(>dio e\o le in(lu>trie nostre erano le pili acclamate Ira lutto il iikiikIo cìnìIc; e quando le arti della lana e della seta trovavano seggio nel reggimento degli siali. Il sig. Carlo Bassi la conoscere che 1" ingegnere Carlo Berta di Milano ha rin- novata r ofl'erta giù fatta di un premio di 4U0 fr. all'untole del migliore scritto ■Sitila vera causa della precoce morie dei gelsi, e nel ripetere il nome del fon- datore del premio si scusa della omissione avvenutane nel volume degli atti del V! Congresso. Il presidente dice essere slate inviale memorie per quel concorso, ma igno- rando se e (piai esito abliia a\iilo lo slesso concorso a Napoli, chiede di ciò coii- tez/.a ai nienihri della coiiiiiiissidiic che se ne occupiiioiio, onde xcdcre se e come possa il contorso stesso riaprirsi, avendo osservalo che il fondatore dava alla .se- zione la facoltà di sostituire anche un altro tema di concorso ove andasse fallilo. I sigg. Mancini, .Mompiani, l'crilaiio e Bagazzoni come membri della commis- sione di Napoli dichiarano che varie memorie ivi furono inviate al concurso, ma fu giudicato non aver sciolto il (piesilo, per cui il premio non venne aggiudicato, senza però essere stalo formalmente riproposto. II presidente, e come inlerprcle delle savie intenzioni del fondatore e per l' im- portanza deHari-'omenlo da lui scelto, dichiara che verrà ripiMqioslo il programma onde sia tciiiilo aperto il conciirso per il Congresso di Genova. Il |ii(if. Bai-'azzoni dimanda al presidente se si dà elTelto al concorso del premio slato fondato dal sig. Bonafous, per chi presenterà al Ali Congresso la migliore versione delle Georgiche di Virgilio con commenti agronomici , e il presidente ri- sponde alTcrmalivamcnte, dicendo che non è ciò argomento di una speciale co- municazione. Il sig. Valerio annunzia essere giunto in Genova il bcnemcrilo sacerdote Aporli fondatore delle scuole infantili italiane, e chiede al presidente che venga asso- ciato alla commissione incaricata della visita agli istituti di beneficenza. Il presideiilc risponde essere 1' Aporli tal persona che a|)parliene di diritto a tutte le commissioni che hanno per iscojio lo studio degli istituti di educazione e di beneficenza. Il presidente annunzia poscia che il sig. avv. Pietro Torre (• eletto a presiedere la commissione per l'esame dei libri olTerti; con facoltà d'aggregarsi a suo grado altri membri. Il sis. rav. Mancini qual segretario della commissione stala al MI Cnnjrresso ( 124) elctia allo scopo di sluiliare gli anilri clic si usano, e l'iccriMinc i migliorainciili, riferisce ossero siali dilTusi in loiiipo iili invili per avere da (i!;ni pailo le notizie rolalivc, ma non avere in quest'anno avulo aiire ooniunica/.ioni clic dalia lerra dogli Abruzzi e dalla Germania. Da qucst'ullima avere avute dal picif. Milicrmaver di Heidelberg, e dai prof. Volz e Fallali di Tuliiiiga inipoilanli opere illustrativo degli aratri germaniei , e ivi trovarsi anehe l'indicazione de' |)rezzi di ciascuno: avere il prof. Fallati insistito sulla convenienza di preferire fra i varii aratri quelli più semplici, od a parti non ammovibili : avere annunziato anche l'invio di un nuovo aratro destinato per l'islilulo agrario pisano e da provarsi anche in Ge- nova: pro]iorsi intanto la commissione per opera del suo i)residenle il principe di OltajaDO di far raccogliere in un'opera la pubblicazione, !:i descrizione, e il disegno di lutti gli aratri: ma abbisognare il concorso degli agronomi italiani, che di nuovo e foi'vidamenle s' invitano dal eav. Mancini ad inviare in Napoli le notizie ed i disegni, onde si possa comporre questo desideralo lavoro. Il presidente annunzia che il sig. march, di .Sambuy ha fallo recare il nuovo suo ai'atro, e lo prega a volerlo far conoscere all'assemblea. Il march, di Sambuy premette per intelligenza del nome che sta per usare, che in Toscana l'aratro comune è senza coltro, e solo in alcune sue parti se ne conosce uno a cui si dà il nome di collrinn. Quando si introdusse in quel paese un nuovo aratro col coltro, gli si die il nome solo di coltro: egli però amando seguire la nomenclalura comunemente ricevuta domanda alla sezione se essa pure aderisce a dare il nome di aratro e non di coltro. Avendo in ciò assentito la sezione, il Sambuy osserva essere ullicio dell' aratro quello di rendere capace la (erra in quo' prodotti che occorrono: l'aratro antico ma informe essere rimasto inferiore alla vanga, cosicché rilenevasi che tanto più era buono un aratro quanto più si accostava col suo lavoro alla vanga. Cogli aratri nuovi e perfezionati essere invece la vanga rimasta nel suo lavoro inferiore all'aratro. Nota dover l'aratro eseguire due uOlcii; quello di tagliare la terra, e quello di rovesciarla: il taglio doversi fare verticalmente e orizzontalmente: il rovescio poi della lerra non ope- rarsi se non dopo linilo il taglio, non potendosi, nò dovendosi (iirc i due movi- menti in un medesimo tempo. Avverte pure che in molti degli aratri perfezionati si è accolta una cattiva forma di vomere, che agi.sce mentre il coltro non ha ancora linilo di tagliare. Nel suo nuovo aratro aver cercato di accostarsi alla forma del vomere dell'an- tico aratro piemontese: essere esso piano per tutta la larghezza della fella di terra che s' ha da smuovere. Il coltro essere invece disposto in modo, che ad onta della sua inclinazione fa sì che la parte superiore del taglio corrisponde al puDlo al quale si ha già tagliata tutta la fotta dal vomere. Riguardo a quella parte dell'aratro che dicesi orecchio, osserva dover essa ( 125 ) ;i\oi-p liil forma (l;i polci' ari-ogliere la fella di (eira già tagliala dal coltro e dui \oincro por muovci'la v acc'oii)|)ai;iiarla nel suo molo senza seliiaceiaria. (Jiiesla forma essere stala da lungo li'iii|io ^ludiala, e l'illustre ZelTerson, già presidente degli Stali l'nili , a\cr ollenulo un premio dalla soeietà di agricoltura di Parigi per simile studio: avei' egli slahililo jier piineipio che 1' orecchio facesse l'a/joiie di due cunei, l'uno orizzontale per staccare la tei'ra , l'alli'o verticale e laterale ad un tempo per gettare la terra da parte. Arbernolh a\cr dato all'orecchio la forma di cicloide: altri quella di un disse. Lamhruschiui in Malia prendendo a studiare il moto composto di rotazione che doveva indursi nella fella di terra, per mezzo cioè di un moto di progressione in linea iella in un piano normale al piano di rotazione, dedusse e dimostrò rigorosanienle non poter essere se non un elice, la curva che rapprcsenlava quel molo composto, e da un elice dcscrilla entro un cilindro dover essere foggialo l'orecchio dcllaralro. Questa esseic siala la vera scoperta di ciò che da gran tempo cercavasi , aver essa avulo tulio il merito della vera leoiia perchè si piega nella sua gcneralilà a tutti i casi , e permette all'agronomo di determinare le dimensioni del suo orecchio e cogliere una 0 più elici per foggiarlo. Importargli sommamente di rammenlare ossene questa un'invenzione tutta italiana, perchè descritta e pubblicala nel primo tri- mestre del 1852 dal giornale agrario toscano; cosicché in un riclamo del march, (losimo Midolli venne già dimoslralo come quesla invenzione sia stala anteriore di sei anni alla comunicazione stala falla al signor Coriolis all'accademia delle scienze di Pariiii a nome di un suo connazionale, che diceva aveiT scoperlo la nuova forma del vomere, che già era stata trovala dall' inventore italiano. Il march. Cosimo RidolG accolse la forma del vomere di Lambruschini e lo foggiò in un elice descritto in un cilindro equilatero; questa foggia però essere sem- brala al Sambiiy alquanto cruda. ÌN'cl primo suo aratro aveva egli invece tenuto il cilindro di una lunghezza eguale ad una volta e mezza del diametro. Nel met- tere in azione l'aratro nulo che (juando la fetta di terra è nel principio del suo movimento essa |)reme con liillo il suo peso sull'orecchio. Quando però ha fatto un (]uarlo di rivoluzioiu' l'orccciiio presenla la rcsislcuza minima, quindi pensò a dargli un angolo mollo aculo nella parie anicriorc che jiuarda il suolo, e a renderlo più lipido di mano in mano che si approssima alla verlicalc. Per la parte posteriore alla verticale segui la teoria di Luigi UidoKi, che dimoslrò in una memoria pubblicata nel giornale agrario toscano del 1843, come dietro questa linea verticale dovesse la curva cambiare di natura, mentre sino a quel punto la fella di terra convergeva sul suo spigolo destro inferiore, e giunta a|H pena alla situazione verticale cominciava essa un altro movimento che conver- geva invece sullo spigolo destro superiore. Aggiungeva il Sambuy essere l'orec- chio da lui inlrodollo il primo che sia sialo fallo in r|uclla foggia. ( 126 ) Spiralo cosi il i.'inpo dcsiinalo ;ij;li sludii (lolla sezione il presiderile leva la spdiila. diehiaramlo elie nella adunanza di lunedi sani ri|)resa la deseri/.ioiic del- l'aralin Sanil)u\. \." // Prvsiileulr Ali. I{afkaki,i.(p Iamiiki scinM. Mareli. (ìamm.i.o Pallavicino / Sfgrelarìi Cav. (iirsKi'i'E Sacchi. I)I;L (ilOMNO 'il SI'TTEMlìlìE Oi legj;i: il proci'sso verbale della .scclula di sabatu l'.t sclleriibre. e (l(i|io una leUilleaziuiie proposta dal presidente viene approvalo. Il presidente annunzia essere giunto in Genova l' illustre avv. Vincenzo Salva- gnoli, assunto a vice-presidente della sezione, e lo preija a prender posto al iianco della i>rcsid(Miza. Lo slesso comunica alla sezione una lettera sluta diretta alla presidenza generale del Congresso dalla coniniissione residente in Livorno, per raccogliere e riparlii'c le elargizioni a favore dei poveri danneggiati dal recente terremoto, e nella (|uale si esprimono i sensi della più viva riconoscenza per la cordiale piemura con cui (ìcnuva accolse per la prima il pensiero di venire in soccorso dell' alllilta Toscana, e si dà alta lode agli scienziati qui raccolti da ogni parte d" Italia che pur vollero concorrere a qu(!slo allo generoso di carità. La lettura della lettera è accolla dalla sezione con vivissima commozione. Il sig. avv. Salvagnoli facendo eco a ([uesli segni di nobilissimo aflelto. |(re- >enla un esemplale di un rapjiorlo ullìzialc, stalo d'ordine del Sovrano toscano l'atto redigei'c dal prof. Calamaj, onde rivelare gli sludii siali isliluili su (|ueslo tremendo segreto della natura , riservandosi di presenlarlo anche alia sezione di (ìeologia per le dotte sue dis(piisizioni. Il march, di Sambu\ ripigliando la descrizione del nuovo suo aratro si fa a descrivere la curvatura della parte posleriore dell'orecchio, pella quale seguì la teoria di Luigi Hidolll. Accennò come la forma di cicloide con asso paralello al lato sinistro dei dentale acc()m|)agni naluralinenle, e senza sforzo, la fella (agliata dalla sua posizione orizzontale sino a (piella verticale, e come, giunta a quel punto, essa non converga più sullo sjiigolo destro inferiore, ma invece prinri|)ii una nuova rivoluzione sullo s|)igolo che primieramente era il destro sufieriore. Cosi essendo , la superficie curva formata naturalmente dal nuovo movimenlo che assume la fella cambia di natura; e se la forma dell'orecchio in quella |)artc continuasse ad essere la medesima , ne avverrebbe un ricalcamento della terra . ( 128 ) iiiici\o |it'll;i lionlii del lavoro, (iella (orza liaciilc . v [iella ((M'iliczza (lell'aralro nel l'ainiiiiiio, o rio dimostra ad evidenza, facendo eircolare nella sezione un di- segno indicante il movimento della lena ed il riealeunienlo eh' essa soUiireLhe se nella sua parte posteriore la logsiia dell' oreeeliio fosse la medesima elie nella anteriore. Con altro disegno indicò le posizioni successive che piglia la fella da quella verticale sino alla sua inclinazione definitiva, dal quale disegno si scorge che l'asse dell'orecchio, in quella parte, non è più una linea iTlla, ma bensì un elice traccialo in un cilindro, avendo per raggio la iirofondilà dei lavoro. Parlò quituli (Iella forma del coltro che fece piegalo là dove termina la lama e comincia il manico, acciò (|uesto formi colla bure un angolo (pianto più si possa ottuso, onde meno vi si trovino impacciati i letami, stoppie ed erbe. Esso è fermalo con un cuneo di ferro in una staffa, col qual mezzo si può a volontà, e secondo le circoslanze, alzarsi ed abbassarsi, ed anche togliersi affatto. Egli Irovù il modo di sopprimere la colonnella sulla quale in tutti gli aratri nuovi si ferma la parte posteriore della bure, cosi si liberò da un alrito talvolta considerevole, e potè, collocando altrimenti la bure, situarla paralellamente alla direzione del lavoro, circostanza molto giovevole al tiro. Il regolatore, permettendo di cambiare all'uopo il punto di attacco de' bovi, sia nel senso orizzontale che nel verticale, offre ancora il vantaggio, quando si devono adoprarc più di un paio di bovi , di poter attaccare quelli di trapelo ad un puMlo del regolalore più basso degli altri; la qual disposizione permette un miglior impiego delle forze de' bovi. Le stegole sono disugualmente divergenti; quella sinistra |)oeo distante dall'asse della bure si può chiamare principale, e fa 1" ufllcio della stiva degli aratri pie- montesi e lombardi; quella destra che si può chiamare ausiliare, permette che il bifolco usi a suo talento il pungolo o la frusta , e non l' impugna che quando ne sente il bisogno, ed è allora con grande ellicacia e poca fatica. Il dentale di tulli gli aratri presenta una base più o meno larga che general- mente si crede necessaria a mantenere l'aratro nella sua giusta posizione; il Sambu) scorse l'inuliiilà di (|uesta base, e cosi tanto in questo come nel prece- dente suo aratro il dentale non presenta che una sottile costola contro il fondo del solco, che perciò ne viene meno compresso e liscialo. Descritto così l'aratro, il Sambuy passa a far parola del suo uso. >ota servir esso essenzialmente per fare i lavori preparatorii. Soggiunge però usarsi in Pie- monte adoperare l'aratro anche per coprire il grano appena è seminato: potervisi applicare anche il suo aratro, (piando si abbia T avvertenza di porvi invece una orecchietta di lamiera. Essere l'aratro da lui costrutto atto alle varie qualità di terra: se devesi lavo- rare un terreno tenace e compatto, basta adoperarlo tal qual è: se deve solcar lei l'u ghiaiosa giovar esso u (ugliai-c tulle le radici , die vi allignano piuttosto fitte; tutto ul più eonviene in questo caso dare al vomere una punta più acu- minala. Fa però l' avvertenza , essere necessario che si abbia a nianlenerc una certa proporzione fi'a la profondità del lavoro e la larghezza della fetta che si ha a tagliare: al qnal uopo star egli preparando un altro aratro a base più laiga, onde possa servire per le terre mollo leiiaci. Aggiunge poi che quando si voglia fare un secondo lavorio di suolo molto sollerra , come si usa in Pieinontc, basta che si levi all'aialio l'orecchio e lo si lasci operare col solo collro e col vomere. IN'ola da ultimo il valore di coslo del suo aratro: condizione iiii|)oil-iiitissima dipendendo dall' economia la convenienza di diffondere più o meno i nuovi stru- menti agrari. Ta conoscere che gli aialri ))crfezioiiali , e specialmente quelli di Dombasle costano, trasportati in Piemonte, dai settanta agli ottanta fr. caduno; non costare il suo, giusta il prezzo di fabbricazione, che dai ciuquantacinque ai sessanta franchi: essere egli stesso disposto a fornirne agli agronomi che ne richie- dessero al puro prezzo di coslo. Il march. Balbi Pioverà annunzia alla sezione aver chiesto, e grazio.samcnte ottenuto da S. E. il governalorc uno speciale permesso di poter provare il nuovo aratro Sanibuy in una delle spianale esterne della città dalla parte del Bisagno: avere all'uopo già provveduto 1' uccoiicnle onde poter eseguire ogni ojiporluna sperfenza. Nota, che l'aratro Sambiiy ha due cITetti, ottimamente quello di vincere la resistenza della terra, e l'altro di sollevare il ])eso della medesima. Chiede però .se abbia il Sambuy fatta avvertenza allorché introdusse le due stegole in sen del limone che jiiù facilmente e destramente è maneggiato da' contadini, all'abitu- dine che questi hanno fra essi di adoperare nel maneggio del timone la sola mano manca, mentre i conladini di oltremontc usano adoperare le due braccia. A questa osservazione risponde il Sambuy osservando riguardo alle stegole da lui sostituite al timone, che di esse una sola è quella che deve maneggiarsi dal bifolco ed è la sinistra: la destra essere solo ausiliaria, e adoperarsi per smuo- vere a più bell'agio l'aratro quando s'imbatte in qualche impaccio, e rimettere l'aratro al posto suo. Il presidente a maggiore conforto della teoria siala emessa sulla forma normale che aver deve l'orecchio nell' aratro, fa conoscere avere il march. RidolO fallo arroventare l'orecchio di un aratro di Dombasle e aver su di esso cavata un'im- pronta con un orecchio di legno: aver api)Iicalo questo orecchio ad un aratro e aver trovato, dopo averlo adoperato, che il legno si consumava in quella parte di superficie che si scostava dalla forma elicoide; aver quindi sifl'alla ])rova pra- tica confermalo ognor più le verità della teoria. Il nobile sig. Tinelli riferisce che la necessità di aver aratri perfezionali è ora vivamente sentila anche in Lombardia, aver egli sino dal 1837 inliodolto un 17 ( 130 ) nuovo ai'iitio sialo |iioc'iirato dall' islitulo di Nuova Joick : avere (|ueslo aralro ollcnulo |>er la botila sua il più onorevole suffragio dall' isliuilo delle scienze di Lombardia, (piello della società d" incoraggiamento d' arti e mestieri di Milano, e quello pure del prof, di economia rurale della pavese università: aver egli già diffuso in Lombardia oltre dugento di (piesli aratri, ed essere siali riconosciuti ottimi per l'agro mantovano ove si risparmiò la metà dei bovi da tiro. Conchiude essere importante eiie l'acquisto de' nuovi aratri si faccia dai |ivopriclarii e non da' coloni privi affano d'ogni coltura. Il prof. Morelli espone un' osservazione generale sugli aratri di nuova inven- zione, ed è quella che a creder suo non abbastanza si prestano per profondarsi nel suolo. Per ollenere questo iuleiilo si ba negli aratri già in uso la bure (ìs.sala al dentale mediante un nervo die può allungarsi e ristringersi a |)iaciinenlo, ed esservi pure diu- cunei presso la stiva per fare un angolo più o meno acuto col dentale, onde il bifolco non debba troppo abbassarsi, giacdiè qucslo soverchio chinarsi ù un difetto de' nuovi aratri, e che li rende incomodi ed improprii. Dimanda quindi come si possa col nuovo aratro ovviare a siffalln inconvcnienlc; e come si possa dare profondità di lavoro senza grave sforzo pel bifolco. Il march, di Sambuy risponde clic il suo aratro si presta ottimamente a' lavori profondi, e non obbliga il bifolco a curvarsi troppo. Osserva che l'altezza mag- giore 0 minore che si può dare al regolatore basta essa solo a questo uopo; e infatti essere capace il suo aratro di far solchi dalla profondità di due cenlimeiri a quella di venti e di quaranta centimetri. Nola che 1' antico metodo di abbas- sare la testa della bure è un difetto: doversi aver cosi foggiato l' islrumento che non abbia, per cosi dire ad oscillare disperdendo la sua forza di azione. Il prof. Morelli fa nolo che I' illustre Piclet dopo avere in più volumi illustrale tulle le pratiche dell' agricoltura inglese e i suoi slrumenli rurali , dovellc con- fessare che l'aratro piemontese lutti li superava in bontà: doversi quindi tener conto di questa autorevole testimonianza. Ad ogni modo riservare anch' egli ogni suo ulteriore giudizio sul nuovo aralro Sambuy all'atto del pratico sperimento che sta per farsi. Il sig. Jullicn di Parigi comunica alla sezione una sua notizia intorno ai nuovi ricoveri pei bambini lattanti, stali istituiti nella Francia col gentil nome di crè- ches. Premette che queste nuove istituzioni sono, per cosi dire, l'esordio delle sale d' asilo per l' infanzia , e nelle città manifatturiere essere un opportuno soc- corso alle madri povere. In queste grandi cillà le donne del |)0|)olo non Irovan modo di guadagnarsi coli' opera il villo, quando abbiano a custodire ad un tempo i loro parvoli : esser quindi d'uopo che alcuno pensi pei loro bambini in quelle ore del giorno in cui debbono lasciar la casa per l'opilicio. Questa necessità essere stala innanzi lutto avvertila in Parigi dal benemerito sig. Marbeau, che ( 131 ) come majfislruto niiiuicipiilt' lìi trovò in j^raJu di Nccleii; lu miseria grandissima ile" poveri jiarvoli cliiusi per più ore del giorno ne'solai ove ubila la classe operaia. Avere perciò pensalo a istituire una prima casa con culle ( créclien ) in cui le povere m;ulri potessero dalla mattina alla sera deporvi i loro bamboli: quivi allattarli due volte al giorno e riportarli alla notte alle lor case. A questo ricovero destinò donne caritatevoli clic avesser cura di que' lattanti, si fece assistere da' medici che vegliassero del continuo sulla loro salute, e ne aflidò poi la sorve- glianza alle vigili cure di caritatevoli dame che si assunsero lo spontaneo e generoso ullicio di l'arsi le seconde madri del povero. Le madri indigenti accolsero quella nuova benelicenza come una vera benedi- zione; e perchè non avessero ad arrossire della carità che ricevevano, e potessero avere il diritto di accertarsi delle cure prestale a' loro bamboli , si lasciò che ciascuna di esse pagasse per (pici ricovero venti centesimi al giorno. Il bene diffuso da quelle prime créches animò i buoni a istituirne altre simili in Parigi, a talché nell'anno ora scorso vi si trovarono ricoverati in tutto dugento trenta bambini. L' istituzione l'u trovata si opportuna, che fu ora introdotta anche in altre città di Francia. Il costo di questi ospizi è poca cosa, non importando la spesa pel ricovero di un bambino per tutto un anno che circa cinquanta fr. osservando però che non tcngonsi in ogni ospizio che dai venti ai trenta pargoli e non più. Nota che questa istituzione presenta tre eminenti vantaggi: soccorre le povere madri e le abilita a guadag?iare il pane per la famiglia: difl'onde sempre più nei riechi, e s|)ecialmente nelle signore, i sentimenti di illuminata pietà verso il povero, e collega cosi le alte classi alle inferiori con un vincolo tutto fraterno d'amore: introduce finalmente nella educazione tisica dei bambini tutte le assen- nate pratiche dell' igiene e rall'orza in tempo que' poveri corpi, che fatti adulti non avevano altro capitale fruttifero che le loro fisiche forze. Il sig. Jullicn conchiudc facendo voli ))crchè anche in Italia si diffondano questi pìi istituti, e se ne accolga ora un primo in Genova nella solenne circostanza in cui il Congresso si occupa delle più op|)ortune applicazioni della scienza al co- mun bene. Il presidente differisce alla successiva seduta quelle ulteriori spiegazioni che potessero essere date su questo argomento , e scioglie 1' adunanza. \' ." Il Presidente Ab. Raff.\f.i.lo LAMoniscniM. , _ ., ( March. Camu.i.o / Segì-elaiii l { Cav. GiissrrE ^.^ March. Camu.i.o Pallavicino .VCCHI. RIUNIONE DKI. (ÌIORNO -2-2 SETTKMRRI' Oi logge il professo verbale cleil;i precedcnlc sctIuUi, e viene adollalo. Il presidente annunzia elie viene aperta la discussione sulla coniunieazione siala falla nella anlcecdcnle sedula dal sig. Jullien intorno alla fondazione degli ospizi! pei bamhini lattanti. Il segretario Sacelli annunzia che nel VII Congresso degli Scienziati stato lenuto a Napoli , il march. Francesco Pallavicino di Genova comunicò già il pensiero di fondare anche in Italia ospizii pei bambini lattanti, a simiglianza de" francesi, e questo pensiero essere stato in Genova pubblicamente discusso ne' pubblici fogli neirinlenzionc di fondarne ([ui pure. In Milano avervi pure pensato alcuni buoni dopo la |)ubblicazione dell' ojicra del medico LUiflini in cui si dimostra andar sensibilmente crescendo il numero degli esposti, fra i quali in notcvol parte, essere siali riconosciuti figli legittimi; sicché rendcvasi urgente di restituire alle famiglie povere il sentimento e i nobili ufficii della malcrnitìi. Ivi Ci^sere ogni cosa disposta per l'aprimento di uno di questi ospizii: non poter celare però essere avviso di alcuni che questi istituti debbano con molta circospczione attivarsi e regolarsi a seconda delle località e del bisogno, perchè servano massimamente ad iiicol|pabili miserie, e non rallentino i)unto la fiamma viva dell' alTello malei'no, potendo dii>i che pel povero bambino la migliore tra le culle stia fra le braccia di sua madre. L'abate Fissiaux riferisce che l' istituzione degli ospizii pei lattanti va mirabil- menlc propagandosi |)er tutta la Francia, essendo stala da per tutto giiiNtamente apprezzala. A Marsiglia esscrvene già due, uno de' quali collocato nella regia fab- brica de' tabacchi a comodo delle madri operaie che ivi lavorano. Simile islilu- zione, olire il bene materiale che reca alle donne povere abilitandole al lavoro, procura il bene grandissimo di moralizzare i poveri stessi. L'incuria, e le luri- dezze scompaiono pc' bambini ricoverati nell'ospizio, ove una carità illuminala e previdente li conforta, e coli' opera di medici e di caritatevoli signore s'in- segna alle madri ad esser madri. Si fa quindi a descrivere una di queste pie ( 155 ) case: ne noia l' interna disposizione, la forma delle culle, e la tuslodia che si Ila dei bambini. Dice che la spesa non è laiila ijuanta Iti accennata dal siij. Juilieii. Le spese di prima fondazione ammontare in tutto a !2000 fr. , e quelle di annuo mantenimento a 2C00 o 2800 fr. al più. Parla del modo di istituire per associazione (|ucsli ospizii, e dice che in Francia si aprono con elargizioni versate dai bandjini appartenenti a famiglie ricche: usar questi raccogliere i loro piccioli pcculii e donatisi, e col permesso de' parenti , le offrono a' fondatori di (piesti istituti da cui ricevono piccole memorie. Col danaro raccolto da' ligliuoletli agiati, che sono cosi |)er teni|)o abituati a fare il bene, aversi avuto nella città di Orleans elargizioni cosi vistose che bastarono a man- tenervi non solo l'ospizio jie' lattanti, ma ad aprirvi anche una pia casa di lavoro per le fanciulle. Raccomandar egli questa istituzione novella alla carità delle signore di Genova, dalla cui nobile opera è a sperare un prezioso successo. L'abate Lambruschini do|)o aver lascialo il posto della presidenza, aflìdandola ad uno de' vice-presidenti , prende la pai'ola. Premette che egli applaudisce a cpiesto nobilissimo e morale pensiero, di cui ne sente tutta l' importanza e la santità. Crede però che il timore stato espresso dal Sacchi aver possa un (pialche valore, che peiò non è tale da escludere il bene massimo di silTalla istituzione, ma solo tende ad esaminarla più da vicino. In ogni opera buona doversi aver sempre di mira la sua parie transitoria e la permanente. Non potersi, né doversi neppur mettere dubbio che al presente questi istituti si abbiano ad attivare. Dover però le nostre sollecitudini spingersi anche all'avvenire: dover tutto porsi in opera perchè pure abbiano a trovarsi le madri povere nel loro stalo normale, e gustar possano nel santuario della famiglia le delizie inefl'abili della maternità. Intanto applaudir egli all' istituzione degli ospizii pei lattanti per esser essa un'opera educativa delle madri stesse: perché con- giunge con nobili affelti i ricchi ai poveri : perché opera non solo mossa dalla carità, ma illuminata dalla sai)ienza. Non voler perciò escludere la istituzione, ma solo animarsi a studiarla. Il principe di Canino osserva che tulle le istituzioni anche migliori , possono avere il loro lato men buono: solo é a vedere se sia necessario, se convenga r esporre innanzi tempo questo lato men buono , giacché si può correre nel pe- ricolo di nuocere al miglior essere dell'opera slessa. La carità, aggiunge egli, è la più sublime tra le virtù: v'ha quindi vivo bisogno di slimolarla; non di raffreddarla; non essere perciò O|)|)ortuno di spingerci a pensieri che annunzino una perfezione avvenire, staccandosi inlanto dalle urgenze presenti che pure ri- clamano pietose e sollecite providenze. Questa istituzione essere inlanto una delle più grandi benedizioni che il cielo vuole sia versata su questa terra. Essere pur ( 134 ) Iroppo nolo lo slato squallidissimo de poveri bambini, noli i continui pei-iculi e sli'azii elio nell'attuale abbandono essi soffrono: doversi perciò cordialmente rac- comandare e promuovere questa istituzione percliè si diffonda per tutta Italia, come il più eletto provvedimento ad un suo urgente bisogno. Il marcii. Jcssó di Cliarlcval nota elie negli ospizii pei lattanti istituiti in Francia, e specialmente a Marsiglia, le madri stesse povere sono educate nell'esercizio dell'augusto uflieio della maternità: avere da persone illuminate quindi consigli, e una direzione morale nella slessa loro vita. Il sig. avv. Perifano concorre esso pure nel pensiero clic si abbia a ritenere la proposta istituzione come utilissima, ma avverte doversi in simili istituti che tendono a giovare all'umanità, por mente non tanto all'istante presente, ma al- l'avvenire; non solo esser mossi dal sentimento, ma badare al positivo. Essere perciò necessario lo studiar prima se questa istituzione possa indistinlamente con- venire a tutti i paesi e popolazioni; giacché se può essere opportuna in città manufatluriere e popolose, può esserlo meno altrove. Non doversi poi omettere l'altra avvertenza die ove si introducessero sistemi di allattamento che non ab- bisognassero della madre, potersi per avventura andare incontro a gravi danni per la salute de' figliuoletti. Anche il sig. De Luca trova bella e santa questa carità, ma dice dover sempre over essa gli occhi alla fronte e prender lume dalla scienza. Far duopo innanzi lutto considerare lo stato economico di una società : essere bensì cessato pei poveri lo slato miserrimo a cui gli aveva ridotti la feudalità, ma al posto di questa essere ora sorta una nuova feudalità industriale e bancaria, che impone al poveio la servili! dell'opinione. Doversi quindi studiare innanzi tutto la causa di questo novello pauperismo che ci minaccia da ogni parte, e che altrove reca sinistri frutti: doversi investigare per quali vie e jier quali mezzi si possa ricondurre il povero a un modo di essere che sia conforme al vero slato normale della buona convivenza civile: giovarlo in somma con valide istituzioni perchè la carità trovi allora il vero posto che deve avere. Il presidente nota essere la questione suscettiva di trattazione sotto due lati , l'uno economico, e l'altro morale: pel primo tendere a diminuire per l'avve- nire la povertà, di cui pur troppo rimarrà sempre un vestigio; ma sotto (piesto punto di veduta non es.scr ora portata la qucsti(me, ma soltanto sotto l'aspetto morale. Da questo punto considerala l'istituzione, soccorrere essa a' bisogni strin- genti, e concorrere ad educare anche le madri, onde sia col tempo lolla la ne- cessità di ricorrere all' istituzione medesima. Il sig. cav. Mancini si associa ai preopinanti sulla intrinseca bontà dell' istilu- zionc, ma crede di potervisi associare in questo che l'istituzione stcs.sa ha un carattere sovventivo, in quanto che tende a non esporre più le madri povere al ( lóS ) ilis|)i'i';ilo [Kiililo di aljbiiiidoiiaic la loio prole allu ruota degli esposti. Su ciò iiiassiiiiaiiietilc doversi (issare i'atlenzioiic de' buoni , e a ciò dirigere le loro cure, r.redc quindi clic l' associazione troverà lu simpatie di tutta Italia, perchè appena le si addila una vìa nuova da fare il liene, ivi si fisa il cuore degli italiani. Il sig. Lorenzo Valerio osserva clic la madre italiana è si ricca di afl'cito materno che per quanto la si giovi di istituzioni che le allievino le pene della maternità, non fallila mai in essa questo nobilissimo istinto. Uiferisec clic l'ospizio dei lat- tanti non è istituzione nuova per gli italiani : già da alcuni anni esistere un asilo pei lattanti nella filatura dell'illustre Michele Bravo presso Pinerolo, nella quale tutte io madri operaie che ivi lavorano depongono i loro bamboli da latte, e quello stesso motore idraulico che fa girare i congegni meccanici del filatoio fa pur dondolare dolcemente le culle dei poveri bambini '. Aggiunge che quell'isti- tuzione non è solo utile ne' luoghi manufalturieri , ma anche nelle campagne , dove le case rurali sono assai dislanli da' poderi che si lavorano, sicché le madri deb- bono abbandonare per lunghe ore del giorno i loro bamboli. Avere a ciò già pensato il sig. Carrai! amministratore de' poderi Busca nella Lumellina, ove aperse in quelle case rurali un presepio per i bambini lattanti. Avergli le persone nota- bili del paese riferito esserne da quel prcsejiio venuto un bene grandissimo anche nella salute degli stessi parvoli. Importar quindi di estendere i prcsepii, come le scuole, in ogni [)arte d'Italia. Il sig. RatTaele Busaeca osservò gli utili e gli inconvenienti delle sale di ma- ternità essere trojqio evidenti per potersi gli uni e gli altri negare. Utile il sol- lievo dato ai bambini e alle lor mcidri: innegabile pure che in moltissimi casi un tal soccorso diviene necessario per le madri stesse. D'altra parte però l'isti- tuzione racchiude in se 1" inconveniente gravissimo di separare il figlio dalla madre, e sebbene sia innegabile l'afTello materno, sarebbe però uno sconoscere l'espe- rienza del risullaincnto dato da altri stabilimenti di beneficenza il non premunirsi contro i disordini da cui la beneficenza viene spesso delusa , quando regolamenti opportuni non la dirigano. Questo , secondo l' opinante è uno dei pochi casi in cui l'opinione media è la più giudiziosa: l'istituzione è utile, è santa sin che procede sui mezzi onde restringasi alle persone che vi ricorrono costretti dalla necessità, e non sia causa d'infievolire i rap|)orti naturali fra la madre ed il figlio. Quindi sarebbe d'avviso che potrebbcsi nominare una commissione per istu- diare non solo i mezzi onde l'instituzione s'introduca da per tutto, ma anche per istudiarc a stabilire i principii e i regolamenti che debbono guidarla, onde rilevar se ne possano gli sperati vantaggi , e se ne evitino gli inconvenienti. ' Anche nelle cartiere Cini a S. Marcello in Toscana esisle sino Jal 18(2 un ricovero pei bambini lallanti delle mogli degli operai addetti allo cartiere slesse. ( irxi ) L'avv. Siiico noia non polirvi ossore in una ilisi'ussiono ili lanlo momonlo alcun serio tlisscnliinonlo : esser eerlo oiiporluno iieiris(ilniro (|neslc case ili nialei'nilà ili provvcilere all'urgenza presente, e ili pensare in un leni|)o all'avvenire. Ma non esservi dubbio che mollo è ila sperare nella cortlialilù illuminala e costante degli italiani: doversi dar molla fede ai falli ed alle savie vedute state espresse su tale argomento dall'abate l'issiaux, persona eminenle nel pronuioveie lealmente il iìciie, e da considerarsi come italiano. Corrergli però debito di annunziare clic per giovare all'infanzia de' poveri, olire le sale di malernilà e i^li asili infantili, venne istituito, per ojìcra del benemerilo sig. conte Luigi Franchi, e col mezzo di un'associazione in Torino un ospizio per la cuuii de'iiovcri bambini infermi: essere quest'ospizio allanienle da raccomandarsi. Il sig. Carfora riassume le obbiezioni che possono essere promosse contro queste novelle istituzioni, e dice esser debito de' Congressi di togliere ogni dubbiezza die possa rallentare il progresso del bene: dimostra ciie la sala di malernilà oltre essere un'istituzione di soccorso, vale anche ad indurre le madri povere a non esporre la |)role, e dimostra come tenda mercè il valido concorso delle altre classi ricche a promuoverla e conservarla , a rilevare la dignità del povero, e jiredi- sporlo .se non ad un'eguaglianza di condizione, ad un'eguaglianza di moialilà. Il sig. avv. Maestri si limila ad esporre un fatto, ed è che nello sialo di Parma all'oggetto di .sollevare le madri povere quando hanno |)arvoli da aiialtare, si assegna ogni anno sulle spese pubbliche delcrminale somme che vengono elargite alle madri indigeuli onde si provveggano di una nutrice. Un egual fatto è pure esposto per la Toscana dal sig. Luigi Mari. Egli fa co- noscere che per provvidenza governativa le comunità usano pagare il baliatico per lutti que" lattanti i quali o per malattia, o per morie delle madri, o per loro impotenza hanno bisogno di questo soccorso. Meicè questo opportuno sussidio le madri si guardano dall' esporre i (ìgli legittimi alle case degli esposti. Il principe di Canino osserva avere il Lambruschini accennato che anche per l'avvenire devesi presagire che vi sarà pur sempre miseria: aver egli in vece questa fede vivissima che verrà tempo in cui la miseria sparirà da questa terra: e se questa fosse anche una sua illusione averla carissima. Aggiunge poi avere lo stesso preopinante espresso il voto che si abbiano con opere educative ad aver madri che (ali sicno davvero: creder egli che le madri le abbia fatte la natura; e le madri povere provino più di ogni altra classe questo nobilissimo senlimento; in conferma della quale verità cita l'esempio costante che una povera madre non si lascierà mai per ipialsiasi causa o pericolo staccar dal seno il suo parvolo; tanta è cosa e anima sua. L'abate Pissiaux ritorna a dimostrare che gli ospizii de' lattanti sono isliluti che sollevano il povero, perchè lo fanno alto a mantenere la sua famiglia: cita falli ( 137 ) slalistici, e soprallulto quello importantissimo clic sopra cento fanciulli traviali raccolti nella casa penitenziaria |)resso Torino da lui diielta , se ne conlaronn oltre cimnianta nati legittimi, e stati da uno ai tre anni abbandonati dai loro parenti. Il presidente riassumendo la discussione dice, clic amerebbe avere quasi il dono divino della profezia per poter confortare le generose speranze stale espresse dal principe di Canino. Nota solo che Io avvertenze .stato fatte non tendevano punto a raffreddare il sentimento vivo del bene; giaccliò la bellezza e la bontà dell' isti- tuzione, e ciò che più importa la stringente necessità a diffonderla, sono cose già per sé dimostrale. Innalzar perciò fervidi voli perchè questa bene augurata isti- tuzione presto si diffonda in tutte le città d'Italia, e sorga in Genova maestra di carila generosa agli italiani. Alla dimanda poi rinnovata del sig. Busacca se abbia ad eleggersi una commis- sipne |ier istudiare il modo di ben reggere quegli istituti, aggiunse essere questo un tema che merita intanto studii preliminari sul risullamento de' quali potrà oc- cuparsi il futuro Congresso. Il sig. prof. Parlatore a nome della commissione composta dei sigg. prof. Mo- retti, Garassini e del march. Jessé di Cliaricval, legge il rapporto sulla menJòria del P. Innocenzo Ratti intorno alla malattia delle patate. Avendo la sezione deliberato di pubblicarlo |)er intiero negli atti del Congresso non se ne presenta qui il sunto. Il sig. Domenico Botto annunzia il .singoiar fatto che in un campo da esso posseduto notò sul Unire del giugno che le foglie e i gambi delle sue patate an- nci'ivano ed erano prese dal male: egli però le lasciò stare, e dopo alcun tempo le vide ravvivarsi da sé e cacciar entro terra nuovi tuberi sani che stavano at- taccali a quelli affetti dal male, cosicché potè averne un buon raccolto. Per con- vincere la sezione di questo fatto es|)one ad essa un saggio di patate che ancora portano le radici residue della precedente distrutta vegetazione. Nota altresì di avere nello scorso anno lasciate nel campo le palate andate a guasto, e aver que- ste rigermoglialo in primavera e prodotto tuberi sani che pure espone alla sezione. Conchiude da questi falli essere prudente partito quello di rispettare nel campo le patate a vegetazione anche guasta, perchè vi ha tutta la speranza che da sé rinverdiscano e producano tuberi sani. Lahale Barulli osserva che la malattia che allligge le palale si vede cominciar dalle foglie, dal gambo, dalla parte insomma esteriore della pianta, e poi tra- passar nell'interno, riuscire sino nel tubero, e investirlo un po' alla volta sino a che lo guasta tutto. Questo andamenlo della malattia lasciar presumere che pro- ceda da vicende atmosferiche, ed ove ciò fosse, esservi poca speranza di trovar opportuni rimcdii. Il presidente chiude la discussione animando gli agronomi a rendere di pub- 18 ( 1.-58 ) hlji'a nigiono tulli i fatti e gli sludii clic possoii fare su questo importanlissiin» ai-goniciito. Il sig. Sauguinclti presenta a nomo del march. Ridolli uno scritto in cui si fa conoscere esservi in Toscana una commissione che si ù occupata di tradurre gli sludii sinora (alti sul credilo agrario e avere anche pensalo alla fondazione di una associazione della quale si presentano gli statuti. Lo scritto viene rimesso alla commissione che si occupa del tema del credile) agrario. Lo stesso Sanguinelli fa conoscere che lo studio delle questioni enologiche è lonlìnualo, e rimettersi la conclusione al futuro Congresso. Lo slesso aderisce a rimettere alla seduta successiva la lettura del rapporto sulla proposta esposizione generale dell' industria italiana. Il presidente legge una gentile lellcra del sig. march. Cosimo Ridolfl, con cui accompagna alcuni esemplari del suo ultimo rendiconto dell' istituto agrario i)isano. .Vvendo il sig. Freschi chiesto di fare una comunicazione, il presidente la ri- mette all' adunanza ventura. Il presidente fa conoscere che per il premio fondato da Bonafous, e da conce- dersi alla migliore versione delle georgiche di Virgilio, co' migliori commenti agro- nomici, vennero inviale parecchie memorie, ma essere si voluminose da non po- tersi leggere da una special commissione durante il Congresso. Avere lo slesso Bonafous dichiarato potersene in lai caso l'i mettere il giudizio alla reale accademia di agraria. Su di che desidera sentire il voto della sezione. Il principe di Canino dice, non jìolci'si ne doversi rimettere il giudizio ad alcun corpo accademico, ma doversi ciò fare dal Congresso stato chiamalo come unico giudice. Il sig. Sanguinelli nota che il Congresso di Lucca per un concorso al premio Maj si rimise il giudizio all'accademia dei georgofdi. Il sig. avv. Sineo rappresenta essere questa una questione di diritto: essere stato fatto coi concorrenti un bilaterale contratto: doversi in ogni sua parte ri- spettare. Che se la difficoltà del giudizio nascesse dall'assumersi ad un tempo uo- mini di Ictlerc e agronomi distinti, non mancare appropriate persone dal seno di tutto il Congresso. L'avv. Perifano concorre nell'idea non potersi ad altri corpi diferire il giudi- zio: attesa però la brevità del tempo, potersi nominare sin d'ora in seno del (lon- gresso una commissione a cui confidare il mandato di esaminare e giudicare la memoria di concorso e riporre il suo giudizio al futuro Congresso in cui sarà il premio aggiudicato. ,\ vendo questa proposizione accolto il generale assentimento dell'assemblea, il presidente dichiara che nominerà la commissione, nella quale, secondo l'avviso espresso dal sig. prof. Moretti , farà anche parte un qualche dotto botanico. ( 139 ) Cui) assenso dì S. E. il presidente generale presente alla seduta si fa conoscere che ((uindi innanzi le riunioni della seziono ineomincicranno alle ore otto per finire alle ore dieci e mezza. Si leva la seduta. V." // Presideìxte Ab. Raffaello Lamdruschini. Marcii. Camillo Pallavicino , e ■■ f Marc / Segretari i < t Cav. Giuseppe Sacchi. RIUNIOiNE DEL GIORNO 23 SETTEMBRE i5i legge il processo verbale della seduta di martedì 22 scltenibre ce, e dofio le rollificazioni pioposlo dal piTsidciilo e dal sig. prof. Parlatore, viene a|)proval(). Il sig. JullicM cliicdc perchè non si è eletta una commissione destinata a far co- noscere e dilToiidere in Italia gli istituii di ricovero de' bambini lattanti. Il presidente ripete quanto ebbe a dire nella precedente seduta : essere stata pro|)osta una commissione per istabilire regolamenti , non già per diffondere l' isti- tuzione: ciò essere stato raccomandalo alla carità operosa di tulli i buoni; ed esser certi che senza uopo per ora di commissione questa nuova beneflcenza pur si diffonderà dappertutto, e se ne faranno conoscere i risultali ai futuri Congressi. Il principe di Canino fa con gentili purole ora noto al sig. Jullicn che il suo bel- lissimo pensiero fu accolto con unanime favore, e lo assicura che ad ogni opera buona non sono mai ritrose le anime italiane, le quali accolgono il bene ovunque si trovi, e tosto lo traducono in generose istituzioni. Il presidente ringrazia il principe di Canino di queste leali assicurazioni fatte a nome comune. Il sig. canonico Ambrosoli desidera che sia tenuta menzione anche del fallo di due modesti eampaguuoli che hanno nelle provincic di questo slato già introdotto due ricoveri pei bambini lattanti , e vorrebbe che fossero ad essi direilc iciicic di pubblica lode. Il barone di Jacquemond presenta un volume dcs Annatc.i de la chambre ra- ijale d'agricutltire de la Savoie, e fa conoscere che in quel volume vi hanno \arie e preziose memorie intorno alla malattia delle palate, e intorno ai modi di pre- servarle. Il volume viene depositato alla biblioteca civica perchè possa essere da lutti consultato. Il sig. cav. Rianchi presenta un volume francese col titolo Oeuvres des .wurs de Saint Vincenl de Paul, e vivamente lo raccomanda, siccome quello che fa conoscere le varie pie opere cui altcnde quella società religiosa, massimamente a riguardo della povera infanzia. ( lil ) Il sig. Sanguinclti oomunicu il l'tipporlu della commissione stalu clelta nel Mi Congresso acciò d'esaminare il progetto stato proposto dal sig. Lellari di iNapoli per una esposizione generalo dell' industria italiana. Fa innanzi tutto lucidamente conoscere lo stato della discussione prcjiaratoria che ebbe luogo al CoiigresM) di >'apoli, e rpiindi riferisce come molto opportunamente il presidente della commis- sione stessa, il sig. march. lìod()lli alihia formulalo i punii |)ei capitoli del progello in otto domande o (|uesili su cui |iro\iicò le risjioste dei suoi dieci colleglli. La |)rima domanda era questa: l'esposizione progcitala dell' industria italiana potrebbe estendersi a qualsiasi prodotto, o circoscriversi a quelli che non fossero troppo comuni o triviali? — Si ebbero otto voti per la restrittiva, e due per la generalità. Alla seconda domanda : ammessa la restrizione dovrebbe eleggersi una deputa- zione residente in ogni paese da cui gli oggelli vanno spediti perchè ne Au'cia la scelta? — Si ebbero sette voti alTermalivi ma con alcune modilicazioni , e tre negativi. Alla terza domanda : qualunipie città dove sia per adunarsi il Congresso po- trebbe rileneisi adottata a sili'alle esposizioni? — Si ebbero olio voli pel no, e due |iel si. .Mia (piarla: quale intervallo di tempo può ritenersi utile |)er rinnovare le esj)o- sizioni quando non si reputi conveniente di farle ogni anno. — Si ebbero sette voti per il quinquennio, e due per il biennio. Alla quinta: è attendibile il concetlo es|)resso dal Lettari che gli oggetti scelti per l'esposizione generale abbiano a ritenersi inviati a spese dei diversi siali a cui gli oggetti appartengono? — Si ebbe un' unanime risposta negativa. Alla .sesta: non sarebbe piuttosto da invocarsi dalla generosa tutela de' governi 1.1 franchigia dei diritti di sortita, transito ed entrata pei prodotti destinali alle e>|iusizioiii industriali, sicché possano liberamente circolare svincolati da tasse do- ganali, esigibili soltanto nel caso di vendita? — Si ebbero otto voti afl'ermativi , e due negativi. Alla settima domanda : il comitato proposto dal Lettari per il giudizio degli oggetti da esporsi, e die da esso vorrcbbesi eletto da' governi, non potrebbe tro- vare ostacoli? e in ogni caso non toglierebbe all'esposizione il suo carattere di privala s|ionlaneilà? — Le risposte furono unanimi su i due punti, ed in senso afTernialivo. All' ottava domanda divisa in due parti : i premii d' incoraggiamento proposti per gli espositori sono sempre neeessarii? nel caso dì cui traltasi sono da adottarsi? — Per la prima parte della domanda si ebbero otto voti all'crmalivi, e due ne- gativi: per la seconda parlo sette voli alTermalivi e Ire negativi. ralle conoscere le risposte date ad ogni quesito il relatore presenta le concia- ( 1^2 ) sioni goncnili (lolla commissione, le quali sono doversi in massima adollare il |ii'inii|iio (ielle esposizioni generali doli' industria ilaliana : e doversi jiereiò sin d'ora iiK'arieare la stessa eommissione a voler eontinuarc gli ulteriori suoi sludii allo seopo di riferire e proi;ettare al futuro e nono Congresso i mezzi reputali migliori por ottenerne la pratica esecuzione al 1848. Qui il relatore osserva cessare la voce della commissione : aver però caro di aggiungere andìc un personale suo voto: ed t' che sull'opera delle esposizioni si dia alle prove dell'ingegno italiano la dovuta puliblicilà : si tolga ad osse il ca- l'atlere minuto e sgranato della località |)er assumere quello dell'intiero paese, e si |)rocuri in tal modo alla penisola nostra lustro, dignità, ricchezze e potenza. Il principe di Canino (|Uiil membro della commissione dichiara associarsi egli pure di tutto cuore anclie a quella parte del voto che fu dall' onorevole relatore espresso come una sua convinzione, e di ciò felicitarsene. il presidente dice essere saviissime e lìrovidissimc le conclusioni generali pre- sentate dalla commissione, e quindi propone che si abbia ad accogliere in massima il pi'ogetto da essa comunicato , e si abbia a conferirle il mandato di avvisare anche ai modi pratici |)er dar eseguimento al progetto slesso. Il eav. Mancini nell' adottare egli pure le conclusioni della commissione di cui è membro crede di poter esprimere un suo pensiero che varrebbe eflìcacemente ad accelerarne 1' attenzione. Osserva |)0lersi avviare la cosa senza porre ad im- portune contribuzioni la generosità di chi rogge i varii stati. Un primo germe (Iella divisata istituzione trovarsi già offerto dalle città slesse che ospitano nel loro .seno i Congressi , ove pur si tengono in occasione di Congressi slessi pubbliche esposizioni di oggetti d' industria non tanto della località , quanto di circostanti paesi. Potersi prendere questo esempio e modello dandovi solo un più largo svi- luppo. Se venti, trenta persone generosamente convinte della bontà intrinseca della cosa si assumessero lo spontaneo assunto di recare al futuro Congrosso quo' pochi saggi delle manifatture del proprio paese che meritassero essere esposte e cono- sciute, darebbero una prima spontanea iniziativa all'esecuzione del progetto. Questo ))rimo fatto sarebbe un acquisto prezioso per la esecuzione pratica dello stesso: e (la un fallo primo altri falli conseguiterebbero a provare come si possa cfrettuare cosi |)ro(icuo pensiero. Dal suo canto esser disposto sin d'ora a recare al venturo Congresso de' prodotti d'arte del suo paese: sperare vivamente di veder da altri imitalo questo fatto. Cosi da umili ma spontanei principii potrebbe presto aver vita la desiderala istituzione. Essere sommamente urgente di pensar qualche ese- cuzione della cosa : importar troppo che l'industria ilaliana riconosca se stes.sa, s'incoraggi da sé, non dillìdi come fa ora delle potenti sue forze. Dall'esposi- zione generale che si propone, dover nascere quella emulazione onesta, pacifìca, santa, a cui gli italiani tulli vorrebbero essere rivolti: a questa fraterna gara bene ( 1« ) doversi massimamcnlc raccoinaiularc i suoi futuri progressi. Invila i|uiii(li la pre- sidenza a voler permcllere clic si raccolgano i nomi di lutti coloro elle avessero r inlcti/.ione di recar saggi di piilrie ni:iiiil';illurc al venturo Congresso affinelic si abbia sin d'ora la morale certezza elie il pensiero dell' es|)osizione verrà sponta- neamcnlc mandato ad esecuzione. Il sig. De Luca dichiara di associarsi al progetto e sin d'ora fa conoscere a>er seco recalo una delle nianilallurc d'armi del suo paese, un coltello da caccia in cui sono incisi i ritratti di Colombo e di Andrea Doria, e olTerìrlo senz'altro in memoria del Congresso alla cillà di Genova. Il sig. Raffaele Busacca avverte clic nel rapporto della commissione vi hanno due |)arli a considerare: una di (|ueslc versa sulla massima generale e non avere osservazione da o|>porre; ma un'altra parte si riferisce allo scioglimento de' vnrii (|ucsili che la commissioiic medesima lia proposti a sé stessa, e su cui possono oc- correre nuovi siudii. In uno di tali quesili è trattala la questione se per gii oggetti d'industria da cs|)orsi debbano o no aggiudicarsi prcmii: nota essere stata tale ipicstionc già agitata al Congresso di Napoli. Non ei'cdcr egli che i |)remii si ab- biano a dai'c. I prcmii giovar solo all'intento di porgere all'industriante una specie d'incoraggiamento morale; ove questo incoraggiamento si volesse dare essere dif- licil cosa il farlo equamente, essendo certo clic il numero massimo degli esponenti apparterrà al paese in cui farannosi le esposizioni. Del resto a nulla giovai'c i prcmii per l' incremento dell' industria , a cui è sullìeientc slimolo e conforto lo spaccio del prodotto. Non aver l'Inghilterra mai adottato questo sistema; eppure essere nell' industria un paese avanzatissimo. Il sig. cav. Mancini, osserva essei'c in fallo stato a lungo discusso un tal punlu nel precedente Congresso: non voler ritornare su ciò, solo notare che volevansi piTvenire alcuni ineonvenieiili nominando pel giudizio de' |)rcmii commissioni com- poste di j)ersone a|)parlcnenli a varii paesi d' Italia. Nel suo progetto però non occorreva tale aggiunta di stimoli , volendo esso un' esposizione tutta spontanea : bastare in tal caso un solo giudizio clic pronunzialo a nome del Congresso potrà valere l'orse più d" ogni premio per confortare gì' industriali. Il sig. RalTacle IJusacea aggiunge che un altro punto meritevole di studio sa- rebbe quello che si riferisce alla massima se tutti i prodotti, o solo alcuni, e (|uali debbansi inviare all'esposizione: parergli opportuna una scelta e non un invio senza criterio: al qual uopo gioverebbero in ogni paese commissioni preventive che decidessero della scelta. Il |iresidenlc crede avvertire che la discussione sul tema in discorso può fni'si in ordine ai singoli punii che furono già trattati dalla commissione, e in ordine alla sua generale conclusione: siccome però a queste ultime si riferi specialmente la comniissione, parergli doversi a queste limitare la discussione, essendosi pel ( 1^^ ì pratico oscguimonlo del piogeno esibita la commissione slessa ad applicarsi ai nuovi studii. Il sig. Masi dicliiara clic per dare un immediato risultamcnto ai generoso (icii- sicro manifestato dal sig. eav. Mancini sarel)be ottima e urgente cosa clic si rac- cogiiessero sin d' ora i nomi di lutti coloro che fossero disposti a recai'c mani- falturc italiane all'ideata esposizione jiel futuro Congresso, e fossero pubblicati tosto nel Diario. Il principe di Canino appoggia tale proposizione, giacché sotto l' influenza di si gentile invito più viva e sollecita sarà la gara dei concorrenti. Il presidente prega lo stesso sig. cav. Mancini autore di tal pensiero a voler egli raccogliere le soscrizioni, e presentarle con ispeciale rapporto nella seduta di venerdì ondo aver cosi un numero più completo di nomi da pubblicarsi nel Diario giusta il desiderio del sig. Masi. Il sig. avv. Sineo dice esser ottimo il pensiero di procurare all' Italia un' espo- sizione generale della sua industria; ma se (piesta varrà a far conoscere lo stalo (Ielle sue arti, essere pur necessario che si pensi anche al più libero spaccio delie sue pi'oduzioni. A questo uopo immcnsamenle giovare l'applicazione pratica e gene- rale della dollriiia del libero commercio, a cui ora sono diretti i pensieri di tutti ipielli che amano il vero incremento dell'industria patria: giacché se si vogliono incoraggiare le manifatture co'prcmii, è ben i)iù urgente svincolarle dagli impacci. Questa dottrina trovasi già in fatto accolta da chi regge venturosamente questo paese: essere adottala anche dagli scrittori, ma giovare che più se ne prolìltino: far quindi voti perchè la speranza del libero scambio de' prodotti sia solennemente espressa nel seno di (piesta dotta riunione. Il sig. conte Freschi avverte che i pensieri stali ora espressi dal Sineo iro- vansi già esposti in un indirizzo stalo redatto dal prof. Sanguinctti e Ormato da lui slesso, dal prinripe di ("anino. dal cav. Mancini, dal conte Sanscverino, e dal prof. Busacca , e di cui dà Icilnra alla sezione. Si premette in esso come le idee buone ora si diffondano mirabilmente e preparino la pubblica opinione alle riforme da Uuìiio tempo invocale dall' economica scienza. >'ota esser sorta a Bordeaux una associazione per il libero scambio dei prodotti , associazione nata dai principii già falli valere in parte nell' Inghilterra pel libero spaccio di cereali : questa specie dì apostolato delle dottrine della libera concorrenza, poter credersi opportunissimo a questa nostra penisola clic è maestra e perchè è maestra d'ogni buona dottrina. Preparar quindi il jii'Oiicllo di un comitato che pensi al modo di diffondere leal- mente e pubblicamente questi principii, onde nell' irrcsislibilc forza del ragiona- mento possa ottenersi il santissimo scopo di veder avvalorato dal pubblico suffragio ogni oppoi'tuna misura che a ciò [lur tenda , conchiudendo che saiebbc a desi- derarsi che questa associazione sorgesse in Genova, cillà di antico e generoso commercio. r li:; ) Il «.ij;. rav. Mancini a(;^'iunj;i' clic scojio niassiiiio della jii'opONla o.ssoi'n aziona sarebbe (|Ui'll(i ili pi'edispurrc la pubblica opinione ad aecogliere la dottrina della libera coneorrcnza , clic dai |)iù illustri eronomisli d' Italia è pur già aecolta da inollissimi anni. Osserva elie nel suo slesso paese (picsla dolli-ina non è punti» sull'raiiala uneuia dal favor pubblico; continuando a re,L'nare an/i ne' produlloii , ne' manifattori i più strani pregiudizii. Essi protendere ancora al sistema protet- tivo, come arlilicialc sostciinn delie loro eninieii' imiuslrie. Aver già ben dello uno scrittore francese (|uando notò che la Icoria delia prolezione è la teoria della i-a- reslia , e ipiclla della libera concorrenza è la teoria dell'abbondanza: vuoisi la prima o la seconda? a ciò non aver |)er anco badato la moltitudine de' produi- lori e neppur (pK'lla de' consumatori; siccbc si hanno industrie care, stentate, inopportune e commercio scadente. Giovar (|uindi che gli scrittori di tutta Italia propuiininii la Imuna dottrina e popolarizzino la vera scienza con ogni mezzo di pubblicità. A ciò fare invila caldamente la sezione: raicomandando a quanti tra 1 mend)ri di essa applicano agli sludii ei'onomici di adoperarsi ad istruire su (|ue- sic) punti) di scienza la massa della nazione coli' organo de' loro scritti e de" gior- nali che dirigono. Euli comincia a mettere a disposizione di si nobile causa il gior- nale che già da più anni pubblicasi in ^'apoli; la conlinuazione delle ore solitarie, ossia bibliolera di scienze morali, legislative ed economiche. Il presidente applaude di tutto cuore alle opinioni ed ai pensieri espressi su (al tema, osservando col .Mancini slesso, essere <'ol fallo l'opinione pubblica in Toscana unanimemente jiersuasa della bontà di cosill'alla dollrina: dovei'si |ierci(i vivamente raccomandare che gli economisti, che pur sono tanti e concordi in Ita- lia. dilTondanii nel miglior modo possibile questi buoni principii onde prevalgami. Il sig. Di' Luca non mcllc dubbio sulla giustezza delia dollrina della libera con- correnza, perchè essa è di diritto naturale. Solo avverte riguardo all'opportunità pratica, doversi por mente che il sistema protettivo è ancora in vigore in più paesi d'Europa: che in forza di questo sistema vi hanno produzioni arlilicialmenle protette le quali introdotte in altri paesi ove si accogliesse la libera introduzione potrebbero portarvi pel momento una concorrenza dannosa: meritar quindi la que- slione de' scrii studii onde si preveggano sin d'ora in linea di opportunità tulle le conseguenze, anche sfavorevoli, su di che egli amerebbe che gli economisti pur si occupassero. Il sig. avv. Sineo osserva che per rispondere alle dubbiezze che possono ancora sorgere sopra tal tema, giovare che gli scritlori non l'cssino di discuterle; e in- tanto poter bastare a rinfrancar gli animi il volo autorevole di questo Consesso. Il sig. avv. l'ellcgrini aiigiungc clic per si|l;ii(;, dill'nsinnc di buone dottrine giova assaissimo il pubblico insegnamento dell' economia pubblica: essere questa cattedra ftià in questi «lati con universale favor pubblico istituita a Torino, e vivamente <9 ( U6 ) desiderarsi clic imrc in lìenova si alihia un corso di simili stiidii i quali giove- rebbero a iilununare ognor più le menti , e prepararle ad accogliere la dottrina della libera concorrenza ormai professala generalmente. Il sig. Arnollì, a nome del sig. cav. Mosca già partito, proferisce una relazione verbale sullo stalo |)rcsenlc della società eretta a Hiella per la dilTusionc dell' in dnstria e dell' aj;iicollura. Dice contar essa 830 sodi: aver scuole pubbliche di geometria, arilnieliea, meccanica, disegno lineare e tecnologia, ed un podere mo- dello per l'insegnamento pi alleo dell' agriculluia. Accorrere a (lucile scuole 140 allievi in circa. Rende le debile lodi al promotore principalissimo di questa so- cietà ebe è il venerabile vescovo di Biella, che fece istituire anche nel proprio seminario un eorso di agronomia. Il sig. doli. Guadagnoli rende breve conto dciralluali^ condizione delle scuole lec- nologielie di Arezzo, ed a nome di chi le dirige fu il presente alla sezione di una medaglia siala coniala in quest'anno per essere distribuita ai socii fondatori delle scuole e ai professori, e su cui stanno scrillc le nieniorandc parole: /■(luca e spera. L'aliale SiUano fa conoscere lo sialo alluale delle scuole IcchìcIk' di Siena: nota tulli gli insegnamenti che ivi si danno, e dice che in alcuni di questi vi è minore concorso e maggiore in altri , forse jiiù aggraditi per le induslric del pae.se; notando che per elfetto di qucslc scuole hanno assai miglioralo le tintorie. l'arie del vernicialore ed altre ancora. Riferisce pure che il degnissimo arcive- scovo di Siena ha pure introdotlo il corso dell'agricoltura nel seminario; il quale esempio venne saviamente seguito in quest'anno anche dal benemerito vescovo di Padova. Il sig. conte Pieri aggiunge che l' istruzione agraria viene da più anni impartita in Siena anche nel collegio de' Tolomei. Il sig. avv. Maestri riferisce che nel rajiporlo stalo presentato dal sig. Mancini suH'alluale condizione delle scuole elementari e Iccniilic in Italia, non venne fatta parola del novello islilulo dello della Provvidenza esistente in Parma dove sono educati dai sei ai diciotlo anni tulli i fanciulli che vengono dapprima allevati negli asili infantili. Porge un'esatta nozione su gli insegnamenti che si danno in queir islilulo e come gli allievi sicno posti in grado di farsi qualche guadagno eolle loro opere, parie del quale viene deposto nella cassa di risparmio onde av- vezzarli per tempo allo spirilo di previdenza. Dice essere un istituto mantenuto dalla carila spontanea di seicento jirivali benefattori, ^el^ esporre i pregi di (|uesto nuovo sl.ibilimenlo, non tace aver avuto notizia dal sig. Sacchi esisterne de' si- mili a .Milano ed a Brescia, (lonehiudc dimoslraiido come |ier opera dei Congressi la diffusione di questi eccellenti isliluti si vada ognor più |ii'(inmi)vcndo e assi- turando. Il sig. de Caumonl presenla un inlcre^sanle e iiuo\a comunicazione sulla forma- ( U7 ) /iDnc giù ifilfiiprcsu in Francia di carlr aitioriomichr , clic f(iiii[pong(ino per cosi dire una slntistira agraria. Presenta pure alia sc/lonc un inndi'llo delineato delle carte stesse. li sig. presidente avuto riguardo all'importanza ed alla unità del tema, prega i sigg. |)rof. Morelli e ingegnere Cini a voler stenderne uno speciale rapporto da leggere uell' adunanza di .sabato. Il canonico Crosct Moucliet legge la descrizione di un ajipareechio denominalo Armondruz dal nome dell'inventore, col quale si giunge a togliere ogni esalazione ammoniacale alle materie fecali umane per adoperarle utilmente nell' agricoltura. Dice die applicando questo apparecchio alla città di (ìeiiova che lascia disperdere queste materie, si potrebbe aver tanto concime (|uanto basti per ingrassare ven- liqualtromila ettari di terra. Manifesta anche il metodo di disinfezione e dice con- sistere unicamenlc in terra abbruciata al fuoco e mista con grossa arena, la qual terra mescolata ne' depositi di materie fecali la rende assolutamente inodore. Il presidente leva lu seduta. V." // Presidente Ab. Hmfakllo LAMoniscniNi. March. Camillo Pallavicino / SegreUtrii Cav. GiisEi'PE Sacchi. HILliMOiM-: 1)1:L dlOUNt» 'il SKTTIvMIÌItl-; Oi leiMc iggi il |ii()iesso vorbiili' dell:! pirccdeiiln sO(kil;i. I sigg. (ìiindagnoli, Siiien. ;ivv. Silvano, cuiilc l'ieri , Btisacca, e avv. IVIIcgiiiii piopongono alcuno pollilica/.ioni e aggiunlo al [ii'occsso voibalo od al diario, olio \ongoiio adollalo. II principe di Canino esprimo il volo olio si ahbia da indioaro noi Diario olio il piesidentc della sezione ha dieiiiarato che nel Diario stesso di venerdì saranno |inhl)lieali i nomi di quelli clic si dichiareranno disposti a presentare per la espo- siziono oggetti d' industria patria al futuro Congresso. Anche questo voto è dal presidente assecondato. Do|io di ohe il processo è approvato. il sig. De Luca presenta alla .sezione il oollollo da caccia istorialo sialo |iuh- bliealo neirollicina di Campobasso da poveri ed oscuri artieri, privi afTatlo d' i- struzione, e che egli ofl'rc in dono alla città di Genova. Il sig. dott. .\ntonio Salvagnoli riferisce che in conferenza tenuta dinante l' at- tuale Congresso, si trattarono varie questioni interessanti la pastorizia e la pro- duzione delle lane, e si convenne unanimi noi [imporre una serie di domande a lutti quelli ohe si occupano di siffatti sludii , onde si prepari pel venturo Con- gresso una generale discussione su tale argomento. I quesiti tendono a conoscere per le varie parti d'Italia in cui si lui ouia delie pecore: l.° La descrizione delle condizioni topograliolio e diniatologiche di ogni dislroilo ove si allevano pecore, tenuto conto delia loro dimora estiva o invernalo. a. La legislazione e consuetudini relative ai greggi del distretto, e correzioni da proporsi agli ordinamenti vigenti, se ne è bisogno. .". Quali sono le razze pecorine e loro modilicazioni : (|ualo il immoro appius- siinativo delle pecore di ciascuna razza. 4. Se vi sono stale sul passalo introdotte altre razze, ora non esistenti, espo- nendo le ragioni per le quali furono abbandonalo. ■>. Quante pecore si assegnano per ogni monliine. ( 140 ) (>. HpiM'ii dell' U('cu|i|)iuiiiL'iitu. 7. Modo di custodimciUo , se lasciale sempre le |)eeurc a rielo a|ierlo , o in islalie, oppure una parie dell'anno in istallo , e il resto a cielo aperto. Indicare per ([UoIIp chiuse nelle stalk l'ampiezza n culìalura dei locali, e come se ne niati- (enjfa la vcMlilazione. 8. Se sono tenute nella stalla, indicare con quale strame si fa il letto, e >|u:inili> si cambia. 9. Molare se si usa o no di stabbiare le jiccore, e come si la questa lualiea agraria. 10. Quale nutrimcnlo si dà alle ])ccore nelle varie stagioni: quale la (|uan(il;i e il valore del pascolo che andrebbe perduto se non vi fossero le pecore. 11. Quali precauzioni ed avvertenze si hanno nel pascolo. 12. Delerminare la quantità ed il valore del nutrimento di ciascuna pecora in ogni stagione. IO. Ilcitislrarc le altre spese relative, come pastoii, cani, alloggi, viaggi ecc. l 'i-. Indicare il numero de' pastori necessarii i)cr un dato numero di jK'core. I !). (Juanlilà del sale che si dà annualmente per ogni peiiira . ed alici riir- dicinali , notando il valor loro. Iti. Quali sono i prodotti che si ottengono dalle pecore sia in carne, pelle, lana, latte, e loro valore. 17. Qual partito si ritrae dal concime pecorino, e suo valore. 18. Indicare ì sistemi usati nella l'abbricazionc dei prodotti del latte. 1',). Epoca della tosatura delle pecore, e se queste si tosano o no do]io la sallaliira o se si lavano a mano. 2i>. In ((uale stalo si mette in commercio la lana. '■2\. Quale è il mercato ove si vendono i prodotti delle pecore. 22. Se le lane si nianifalturano nel dislrelto, o fuori. 25. Se vi sono nello slato dazii sull'estrazione e sull' introduzione delle lane. 24. Se vi sono o no dazii anche per rinlroduzione o T estrazione dei tessuti di lana. 2:>. Quali sono le malattie dominanti nelle pecore del distretto. 2(>. Quali i mezzi sia di cura, che di igiene per impedire lo svilupjx» delie indicate malattie. 27. Cure igieniche relative alla gestazione ed al parto. Oltre le risposte agli indicati quesiti si esprime il voto che al venturo Congresso si abbia a |)orlarc anche saggi delle lane. II marchese Jessé di Cbarleval osserva che la .serie delle domande slate pro- poste può benissimo giovare a preparare gli sludii che si desiderano, ma var- rebbe più che tutto ad agevolarli 1" uso delle carte agronomiche slate proposte dal sig. De Caumonl. ( IfiO ) Il marcii, di Sanihuy liicliiara ossero sollo ogni rappoiUi ooniniondovdlc la [ìid- |M)sla falla dal niarciioso Jossó di C.liarleval : avvorlirc |)ei(i olio mila |iiiina dolio domuiido olio voiigoiio iiroposlo sono aoociiriale aiiolio lo nolizie lolalive alla ooii diziono topoi;ralìoa dol loiiilorio in oui loiigoiisi lo poonro. .Nuove spioga/.ìoiii sulla ulililà dolio oarlo agronomiolio voiiì;oiiu piulForlo dallo slesso sig. marchese Jossó di Cliarleval , o in seguito ad esse il sig. doli. Salva- gnoli promclle di farne eseguire egli slesso una prima por la pro\iii(ia di (iros- selo in Toscana , e recarla al venturo Congresso. Il sig. Do Luca oliiode che sia data allo quoslioni dia proposto sullo pecore la massima puhblicilà , sia noi diario, che in altri modi. Il sig. marchese di Sambuy fa conoscere olio verranno |iiihhli<'alo nella gazzella dell' .\ssocia/.ionc agraria, e il conto Sanso\orino si esibisco a darvi ogni oppor- tuna puhhiicilà anche ne' giornali agrari! di Lombardia. Il sig. canonico .\mhrosoli (|ual relatore della commissione composta dei sigg. inonsig. Ferrante .\porti, Alompiani, Priuli, Sagrodo, Sacchi Valerio, e cav. Man- cini, legge il rapporto della visita agli stabilimenti di bonclìeenza in Genova. Si decide dalla sezione che il rap|)orto abbia ad essere inserito negli alli dol ('ongresso. Il sig. avv. Pellegrini con splendida allocuzione rende grazie al relatore delle nobili diinosirazioni di affetto date alla generosa sua jialria : e dice trovarsi a oiù indotto dalle vive commozioni del suo animo. Esser corto ohe i voti espressi nel rapporto troveranno chi li adempia e li sorpassi: tutto aversi a s|)orare da chi conforta con senno d'amore le popolari miserie: i miglioramenti additati in alouno pie Opere aver fedo saranno accolti: dalle solerti promovitrici dogli asili infantili potersi sperare la fondazione de' spedali pei bambini informi : ai molli buoni che amano la redenzione morale de' traviati perversi raccomandare il patronato pei liberati dal carcere: trovarsi intanto i pensieri dirolli al bene vivamente scritti in tutti i cuori che amano Ioalmonic il loro paese, od amano 1' isliluzione de' Congressi perchè richiama 1' allenziono de' sapienti sopra ogni buona opera. L'avv. Sineo propone potersi dare maggiore pubblicità al rapporto, stampandolo anche da so, e vendendolo a bonelizio dol desiderato spedalo |)e' bambini poveri che potrebbe istituirsi. Nola essere conveniente che dal rapporto si levi una (Vaso meno opportuna che accenna ad un'isola da noi separala di fatto, ma non di cuore: amar pure clic nel rapporto si faccia eeniui della priorilà olio i gono\esi hanno nella isliluzione dei soccorsi a domicilio. Il sig. canonico Anibrosoli dichiara a nomo della eommi.ssionc olio innanzi di oon- segnare il rapporto alla slampa, sarà grato ad esso e a' suoi eolleghi accogliere da tutti e su lutto ogni opportuna retlilie;izione sui fatti esposti . ini|H)rtando ad e»»i di nulla accennare clic non sia cunfurme alla verità più scrupolosa, |ier amor ( «SI ) della (|iialp sollnnto essi raccolsero (|uc' pochissimi cenni che uclia brcvilà del lempo e delle nolizic fu loro concesso di ullingere per furiti pubblicamente e leal- mente conoscere. L'abate Kissiaux, dice, che negli sludii da esso fatti su gli i>lituii di beneficenza di Genova aver dovuto ammirare i generosi slanci della carità cittadina: ma avere ìh pari tempo voluto esaminare un pò" da vicino le sue miserie; essersi accorto che in quest'epoca di transizione benché avviala a mirabili progressi, l'industria- lismo va ognor più dilVondendosi, ed anche gli istituti di beneficenza vi si ada- giarono; a tal che forse troppo si pensa a insegnare a' poveri le arti fabbrili buone sole per le città, e meno l'arte madre dell'agricoltura buone jicl maiigior numero. Avere già notato che i campagnuoli passano di jìreferenza ai cittadini opifici e di- sertano dalle campagne: essere perciò uigentc cosa il pensare a ridonare i po- veri alla vila campestre. .\ tal uopo riuscire opporlunissimc le cosi delle colonie agricole già istituite in Francia, in cui si accolgono gli cs|)osli, gli orfani, i de- relitti per allevarli alle facceiulc eampagnuole. Educati cosi que' poverelli alla vita contadina possono dar nuove braccia all'agricoltura che già comincia a mancarne, e ristabilire un più giusto equilibrio fra la popolazione campagnuola e l'artigiana. Limitar^i per ora a citare queste novelle istituzioni come degne degli studii degli italiani . riservandosi a parlami^ più di proposito a tempo opportuno. Il sig. avvocato .Sineo dichiara aver egli di recente visitato una delle colonie agricole per fanciulli nel territorio di Cìinevra, e averla trovata sotto ogni rapporto commendevole e degna di imitazione. Il I-onte l'ranclii osserva che nel rapporto stalo letto dal sig. canonico .\mbro- soli egli trovasi citato come fondatore di un primo sjiedalctto per la povera in- fanzia in Torino. Dichiara esistere un altro spedale dello stesso genere in Torino slesso per opera generosa della sig." marchesa di Barolo, che lo ha fondalo e lo mantiene, e in cui vi hanno da olire cento letti destinati per le bambine inferme. ,\ver caro di additare il nome dell' illustre benefattrice alla |iubblica riverenza, e nutrir esso la preziosa lusinga che quell' esempio sarà imitato anche da Genova. Il cav. Mancini nell' associarsi alle vedute espresse nel rapporto, annunzia aversi iu esse voluto porre a |)rolillo i nuovi principii delia scienza della carità preven- Irice ed educatrice. Non |)oier jierò astenersi dall' esporre due dcsiderii: il primo si è che il benemerito sig. cav. Boselli, degno conlinaalorc della santa opera fon- dala dall'. \ssarotli, renda di pubblica ragione que' sa|)ienti metodi onde si diffon- dano per lulla Italia , e sieno accolti in tutti gli istituii de' sordo-muti. Il se- condo .suo voto esser quello che si abbiano qui pure da istituire studii sul patronato de' liberali dal carcere, onde il reo che ha espiata la jìcna Uovi rientrando nella società chi lo accolga , lo conforti , lo regga al bene. E perché questa istituzione t'iic giù sorge a Milano, è proposta a Torino ed a .Napoli, possa adoperare con ( l.S'2 ) roiiconlia ili \C(liiU' e buone pralli'lii' , e- d a\\ÌM) che Miichlie ulilissiiim l'dssc islidiiui una coinmissiuiie clic si occupasse di lale argomento, o avesse nel \(ii- luro Congresso da far conoscere il primo l'i.sultamentii de' suol sindii all' ni^itclto ili |)r()porre un piano normale pel miiiliore andamento di sillalla istituzione. Il sig. avv. Sineo aggiunge clic la società di patronato pei lil)crali dal carcere rmn soltanto è proposta per Torino, ma \\ e già in esecuzione. Il sig. av\. Sal\ agnoli avverte essere pure stalo appro\ala una simile società anche a Firenze, unitamente alla già inlrodolla riforma nel sistema carcerario. Il sig. conio Sansevcrino nota aver letto nel Jimmal ilcs Drhiils di (|ueslanMo che furono l'atti presso Angers in Trancia sperimenti felici sulla coltura del thè: simili esperimenti essere stati intrapresi ad .Mgeri , ma non essere riusciti pel troppo calore del clima. Sembrargli che sill'alla coltura potrebbe estendersi anche in Malia atteso .il grande consumo che si fa dei fiori di (picsla pianta, e del lorlc prezzo che importano. Creder egli che |)otrchlic benissimo allignare lungo le riviere liguri per la loro felice posizione, non che in Lombardia il cui clima e la cui feracità di suolo nulla a\er da inxidiare alla l'rancia. Aggiunge che gli estesi com- merci di Genova possono facilmente i>rocurarle i semi di ([ucsla jiianla : invitar quindi i genovesi a tentare (|uesta noM'Ila |iroduzione. li prof. Moretti avverte i lentalivi della coltura del llii'' essere già stati falli ilal benemerito conte Luigi Castiglioni di Milano sino dall'anno l7'J!i, e non es- seix' bene riusciti. L'abate BaruUi erede clic non solo il Ihc. ma anche il cotone, e altre piante tropicali possano benissimo introdursi in (piesli paesi (|iiìiih1(i pei'ò si conoscano le tem|)eraturc medie delle varie stagioni, onde conoscere se, e come jiossano trovarvi prospera vita. Nota però che la ([ueslione della proposta introduzione delle dette piante va studiata anche dal lato del toriiaconlo ondi' non si abbiano a col- tivare prodotti i quali diano una rendila di minor valore dei prodotti che attual- mente si coltivano. Cita 1' esempio della Lumcllina in cui si provò la coltura del I-olone, e non convenne. il sig. prof. Parlatore dice che ove si stabilisse in quali parti d'Italia si possa coltivare il thè, e in quali il cotone, sarebbe il suolo italiano suscettivo a dar buoni e vantaggiosi prodotti. Nota convenire il cotone al Sud dell' Italia, tanto nella parte meridionale del regno di Napoli che nella Sicilia, il thè invece poter benissimo nlliìinare nell' llalia centiale, e massimamente nella Toscana dove le camelie tro- vano una ricchissima vegeiazionc. Osserva in ((uanto alla teoria delle terrqieralure medie, per avervi riguaido nel ira|iianlare vegetabili stranieri, che questa teoria non sarebbe ora più accolla. Nella geogialìa botanica esseisi seo|ierto che le tem- perature estreme sia nel caldo che nel freildo .sono quelle che agiscono massima- mente -lilla vila dei vegetabili: esservi quindi grande differenza nella vegetazione r Ili.", ) in Ituliu :il (lì i|ua, e ili ili lù (1<'1 giuilu 40", duvci'si perciò uvcr rigUiirilo ul iiiussimo 0 al iniiiiiiiu dellu (cinpcratura. Il sig. jii'of. Morelli li'^'gc una sua nicninria inlorno al diverso grado di nu- Irizioiic che jìrc.slano ai bachi le lojjlie delle di\ersc sjiecie, varietà, e varia/.ioni di gelsi. Premette clic sino dai primi tempi in cui venne introdotta 1' educa/.ionc dei bachi da seta in Italia si osservò dai pratici che non tutte le varie sorta di foglie di gelsi erano ugualinonle alte a far produrre la stessa quantità e ([ualilà di scia. A\cre il C.orsaccio di Itiniini sino dal l'i80 credulo clic il morux iiigra prc- .«lusse ai liarlij un aliiiiciilo |iiù vigoroso; a Ini clic quando fu inlrodollo dalla (Ihina il gelso bianco non lo si voleva acco_j;licie perchè ciedevasi preferibile il primo. L'cs|ieiienza però provò il contrario, e il gelso bianco fu jiieslo al primo surrogato. .\\er pure l'esperienza avvertito che la slessa qualità del gelso se in- nestato o no, |iroduce cdetli tliversi. Il Dandolo avvertiva che le foglie di gelso non innestalo contengono copia maggiore di sostanza nutritiva: e questa osserva- zione averla egli pure riconosciuta vera nel fallo. Avere altresì fallo prove sulle molte varietà, e variazioni dei gelsi. Quando si introdusse il gelso delle Filippine, aver egli falli sludii attentissimi e aver trovalo; die non era punto una vera specie nuova di gelso, ma bensì una varietà del gelso bianco comune da potersi ricondurre al tipo primitivo con semìnazione ri- petuta; clic non solamente non era tale da usurpare il posto al gelso bianco, ma non era iieanco tale da sostenere con esso il paragone. Essere stati questi suoi studii confermali dalle ulteriori sperienze degli altri agronomi. Fra le ipialità di gcNo che hanno più credito in agricoltura Irovarsi il iiioriis mttcrophijtla stalo da lui scoperto, e che dal cciclirc botanico .lacquin si intitolò col nome di morus morctliana. Questa (pialità avere il piegio di moltiplicarsi in- lìnitamenle jier seminagione, crescere ra|iidamerile, coltivarsi anche a modo di siepe intorno ai campi, non aver bisogno d'innesto, e dare una foglia che ali- menta il baco in modo da produrre una seta lucente e di buonissimo titolo. Non aver però mai voluto esagerare la bontà di questo nuovo gelso, fedele alla mas- sima che in fatto di agricoltura se vi ha qualche cosa di essenzialmente utile, non vi ha d' uopo di un corteggio di lodi perchè si dilTonda e resti. Ad ogni modo quella ((ualità di gelso essere stata per tutta Euro]ia piantata e richiesta, e avere il Sennaiclaiize dichiarato esser I' unico clic convenga a' nostri paesi. Gli stessi pregi furono riconosciuti dal sig. Camillo Beauvais, o per esso da chi dirige la sua bi-rgcrie de Saunarl , avendo dimostrato i suoi proficui risultamenti , ed anche il fatto d'aver rc>islilo a 17 iliadi di freddo. In seguito però lo stesso sig. Beauvais proclamò come preferibile una nuova specie di gelso che si disse venuto dulia CliiiKi, e a cui si die il nome di murier-lon. Essersi egli procuralo il detto gelso e aver trovato che era una varia/.ione del gelso delle Filippine, procedente 20 ( 1^4 ) ila una prima seiiiiiiagioue die egli slesso aveva già da più anni otti-iiulo. Aver egli già fallo conoscere ([ucslo gravissimo scambio nel rcperloiio di agricollura di Torino del prof. Ragazzoni; e dolersi di quesla singolare inconseguenza in un oggetto che tanto da vicino interessa l' ilaliana agronomia. Il march. Jcssé di Charleval fornisce alcune personali spiegazioni allo scopo di far conoscere lo scambio accaduto al sig. Bcauvais non essere proceduto che da un involontario errore commesso in buona fede, e in cui lanli altri in Francia parteciparono. Il prof. Morelli osser\a a\er soliamo tilati falli senza alludere a personali molivi. Il presidente leva la seduta. V." // Presidente Ab. Raffaello Lambrisciiim. March. Camillo Pallavicino / Segrelarii Cav. GiisEi'PE Sacchi. RIUINIONE DEL GIORNO 25 SETTEMBRE Oi legge il processo \eibale della seduta di giovedì 24 setletubie 1846. Il sig. marcii. Francesco Pallavicino, segretario generale del Congresso, dimanda che siano fatte alcune rctlìlicaziuni al rapporto stalo letto nella precedente seduta dal sig. canonico Ambrosoli, specialmente nella parte che riguarda i cenni sul Garavcnla, fondatore di scuole gratuite pei poveri in Genova. Il presidente ripete essere slato nella precedente seduta formalmente dichiaralo dal relatore stesso della commissione, che a nome di essa avrebbe accolte tutte le rellilieaxioni di fatti che gli venissero comunicate innanzi la stampa del rap- porto. Rinnova quindi la preghiera che tali letlilìcazioni vengano sollecitamente presentate alla presidenza stessa della sezione, che si farà uno scrupolo di tenerne noia , per rifoi'niare ove può occorrere il rapporto slesso. il principe di Canino soggiunge che dopo le leali dichiarazioni state nella seduta slessa falle dal relatore della commissione, essersi egli pure astenuto dal chieder» la parola per rettificare una parie del rapporto stesso: accettar egli francamente e con sincera fiducia il partito, senza però che questo divenga una massima, che abbiasi da riservare al presidente la facoltà di accogliere ogni comunicazione a tale oggetto per rettificare il rapporto stesso; ed esser bene che sia mantenuto neir esercizio di tale facoltà perchè dala a persona che gode della fiducia di tutta questa assemblea. L" avv. Sineo vorrebbe che fosse nel processo verbale indicato aver la sezion» deciso di far puhhlìi'are il rapporto con separala edizione. Il presidenio fa nolo che si avviserà ai mezzi opportuni perchè a questo voto della sezione sia dato il desideralo e pronto eseguimento; dopo dì ciò il processo verbale viene adottato. L' abate lìaruflì presenta alcune nuove spiegazioni a conferma delle cose da esso esposte nella precedente seduta sul riguardo da aversi alle temperature medie neir introdurre vegetabili di esteri paesi, ^on disconoscere egli il principio del- r iiifliiciiza clit' recano sulla vcgciazioiic gli eslri'ini tldla loiiipoi'alui'a; ma cssoie tldlliiiia (li ili>liiiti naliiralisli e holaiiici, e IVa (|iu'sli tloll'Aiago, non polci.si •rascurarc nella |ira(ii'a agraria la toinpcrutuia inedia, e cita in appoggio di (|ii('sla dollrina alcuni falli. Riguardo poi alla (|ucslioni" del lornaconlo, se e (juando possano alcune piante con vantaggio introdursi, aggiunge che lu già dimostrala convenienza dei prodotti allualmenle coltivati in Italia, non permette di accoglierne altri, come il tliè ed il coione, che solo possono coltivarsi come saggi da giardino botanico. Non occor- rere infatti il bisogno di provar tali prodotti, da che le nuove comunicazioni per terra o per mare, colle strade ferrale e co' vapori, ora aperte sino all'ultimo punto dell' .\sia. ci assicurano un sollecito ed economico arrivo d'ogni più lon- tana derrata. L'antica massima riassunta in (pici nnitlo: non omnìs feri omnia letins, doversi aver per guida in agronomia per non aver culture forzale. E giac- cia si è discorso dell'introduzione di nuo\e piante, esser egli invece di avviso che si possa con somma ]iroticuità introdurre l'albero detto robinia Icback come ollimo mezzo d' imboschimento de" nostri monti. .\ver egli letto ne' libri de" viag- giatori, che in Egitto si aveva, in ipiella parie del Cairo che guarda verso il Nilo, una landa deserta; e allorché recossi egli stesso a vedere quel tratto di paese, vi Irovò invece non un deserto, ma un giardino: e chiesta di ciò con- tezza seppe che ipicslo Irasmulamento era unicamente dovuto alle piantagioni ivi fattevi della robinia Icback: far i|uinili voli peiclu'' qucst' albero venga introdollo anche nelle ])aili montuose d'Italia. Il sig. avv. Perifano fa conoscere che dai lalo del lornaconlo, il fallo del regno di Napoli ha già provalo ihe il coione |iuò in (pnl paese ulilmenle c()lli\arsi; e avervi per vero traili immensi di territorio con una simile collivazione. Il sig. mai eh. d" .\lbcrgo aggiunge che anche nell'isola di Sicilia il cotone 6 generalmente ccdlivalo con un utile grandissimo, e specialmente vegetar bene nella terra nuovamente dissodala. Il principe di Canino riferisce aver fatto coltivare il cotone anche nelle sue terre, nta dal lalo del toroacoDlo non essergli convenuta tale coltura. Il presidente proclama i nomi della commissione dal medesimo eletta per rife- rire al I\ (iongresso intorno alle società di jiatronato pei liberali dal carcere. Essa è composta pel regno Sardo dei sigg. avv. Sineo di Torino, e dell'avvocalo generale Pinelli di Ceiiova; per la Eombardia dei sigg. Alessandro Porro e conio Cesare Cìiulini; per la provincia veneta del sig. conte Priuli ; per lo stalo Ponti- ficio del sig. Marco Minghelli; per la Toscana del sig. avv. Vincenzo Salvagnoli; e |»pl regno di .Napoli del sig. cav. Mancini. Il segretario Sacchi riferisce che il sig. Pastori di Parfna ha presentalo un iiiaaifesto di un suo Annunrio -lut commercio ilaliiiinì, e dinianda il concorso ( lo7 ) ili'gli scienziati (|iii accolli |iei' a\oi-c ogni oppoiiuna notizia onde compiere più csalluincnte il suo lavoro. Lo slesso partecipa la fonchuionc ciie sia per fai'si in Genova dal sig. iMiciielc l'icde (li un istilulo generale di commercio, nel quale si porgeranno i più oppor- liitii ifiscgiiainenti per la mercatura, col diritto riservalo alle dame di miseri- cordia ed alla It. Camera di Commercio di nominare a dieci posti gratuiti ogni anni) per gio\aiii meno agiati. .\nnunzia pure essere stale trasmesse dal sig. Francesco Giusti di Como alcune sue osservazioni sui metodi di calcolo adottali nelle piazze di Europa per le ope- razioni di banca , coli' esposizione di un suo nuovo sistema di carteggio. Il sig. Moin|iiani legge il suo ra|)poiU) sulla visita l'atta all'istituto de" sordo- muti di Genova, e si conehiude mostrando la necessità che si abbia a dilTondere in Italia l'educazione a beneficio de' suoi quindici mila e più sordo-muti. Il presidcTite dichiara che questo rapporto formerà parte del volume degli .\tli come l'altro sugli istituti di beneficenza. Il sogrelario della sezione Sacchi fa conoscere che al pruvido scopo di dilTon- dere (pgnor più i metodi educativi pei snrdo-muli , anche luuii degli speciali istituti ad essi unicamente destinati, venne in quest'anno introdotto per ]iubblica pre- scrizione in Milano l'obbligo agli aspirnnli maestri, che ivi fanno il corso di metodo per gli insegnamenti elementari, di addestrarsi anche nei metodi di educare i sordo-muli fiTquentando l' istituto ivi esistente. Reso ai futuri maestri famigliare il metodo di insegnare ai sordo-muti, osserva egli, potersi sperare che nelle scuole pnbhiiclie elementari di campagna potranno separatamente istruirsi anche i poveri .sordo-muli, e risparmiare cosi il dispendio d'istituzioni speciali. L'abate Fissiaux avverte che l'educazione dei sordii-muti ha |)reso altrove un' altra via, ed è (piella appunto di ammacslraili non in isj)cciali istituti, ma nelle scuole comuni. In un'assemblea stata tenuta a Parigi da' principali islilulori dei sordo-muti essere stato deciso, doversi lutto porre in opera pcrcliè il sordo-muto abbia a trovarsi durante la sua stessa istruzione in conlatto non solo co' suoi fratelli di sventura , ma con i suoi compagni di età. Essere già stato provveduto u che i sordo-muti sicno educali insieme coi parlanti, e specialmente con il nuovo metodo di insegnar loro a parlare: cosicché avvezzali a cogliere dai moti esterni delle labbra le articolazioni della parola, si Irosano in grado di parlare essi pure. E giacché si fa parola di questa organica infermità, trovar egli opportuno di volgere l'attenzione de' infilici ad uno studio più speciale intorno alle cause della sordità: (piesle essere già state awerlile come procedente da malattie eventuali, e da canse congenite. .Vile prime polcrvisi porre qualche rimedio, conoscendosi già le felici cure intrapreso dai medici Stard e Duloup, 1" ultimo de* quali guari ( m ) |)eiTi'(taiiien(e dolhi sordità un sordu-mutd giù educalo, a cui riuscì dilìicilo il (loppo lardo apprciidiincnlo della paiola ailicolata. Per lo cause assegnabili alla soidilà congenita non essere forse siali raccolti bastevoii fatti: avere alcuni cre- dulo di notare il liillo, trovarsi questo difetto organico in ligli nati da matrinionii fra parenti slrellissimi: essere però bene elio gli istitutori dei sordo-muli ed i medici a ciò dirigano i loro sludii. Il sig. Mompiani osserva' che alla promiscuità dell' istruzione fra i fanciulli par- lanti e i sordo-muli si oppone questo capital fallo, ed è che nell'istruzione de' parlanti non si fa altro che governare la parola che già esiste, mentre neh' istru zioiie de' sordo-muli la parola va mula perclu^ non esiste. Doversi perciò dare al linguaggio de' sordo-muli una pnrlicolare gramalica per toglierlo dalla confusione in cui Iroverebbonsi nel far uso di segni arbitrarli ed indecisi. L'abate Fissiaux spiega meglio li suo concetto, e dice che nelle scuole comuni esistenti già in Francia per i parlanti e i sordo-muli, l'istruzione de" sordo-muli è falla in una classe s|)eciale : giovarsi però della presenza dei parlanti perchè in alcune ore della settimana si fanno assistere agli esercizi! dei sordo-muti ed in tal modo reciprocamente si comunicano i modi della libera Irasmission del pensiero. Giovar pure l'aver scuole comuni pei sordo-muli e parlanti sotto questo rapporto, che nello ore in cui vi hanno insegnamenti imitativi, come sarebbe per esempio, quello del disegno, e quando si attende nelle scuole ad arti fabbrili 0 professionali , possono benissimo i sordo-muti associarsi in questa parie coi parlanli. Il march. Jcssé di Charleval cita come singolare esempio del servigio che possono preslare nella vita domestica i sordo-muli , il fatto di trovarsi a Aix di Provenza la famiglia del consigliere Borelly, che non ha che domestici sordo-muti i quali avvertono a segni di vibrazione .sonora quanto debbono essi fare. Il prof. Garelli , a confronto di quanto fu espresso dal Sacchi , annunzia che anche in Genova il cav. Bosclli si è generosamente proferto di dare graluilamenlc egli stesso le lezioni di metodo por l' istruzione de' sordo-muli a lutti gli asjìiranti maestri che quivi l'anno il corso di metodo per l'insegnamento elementare. Il eav. Mancini riferisce che il pensiero dallo slesso esposto nella seduta di mercoledì 2i sollombre di raccogliere, cioè, le firme di coloro i quali fossero disposti a recare al futuro Congresso che si lerrà a Venezia qualche saggio di pniria manifattura da presentare alla prima esposizione generale dell'industria italiana, ha trovalo lo sjierato riuscinicnlo. Da oltre sessanta nomi di persone appartenenti a varie contrade d'Italia, Irovansi già sottoscritti in un primo elenco che verrà pubblicalo nel Diario, ed a cui altri moltissimi si aggiungeranno. Creder però necessario di avvertire che sarebbe ottima cosa che ad ogni oggetto da pre- sentarsi fo.ssc unita una nota in cui si trovasse indicato il prezzo corrente della e «s'J ) incrue nel luogu di pruduzione ed in quello uve si ha da spacciare: il prezzo di un'eguul merce, ma estera: le particolarità caratteristiche della merce stessa: la sua quantità in commercio: l'ammontare dei dazii di ini|)ortazionc e di esporta- zione che si esigono nel paese di produzione. Raccomanda jture ciie per supplire a quelli che non potessero o non volessero portar manifatture, dovrehbero delegare essi qualcuno che se ne faccia a nome loro raccoglitore. Aggiunge che sulla bontà d'ogni manifattura si emetterebbe un giudizio, e finito il Congresso sarebbero le manifatture restituite a chi di ragione. Dopo avere con eloquenti parole rinnovate le esortazioni a dar principio a que- sta buona opera, aggiunge che allo scopo di diffondere sempre più la dottrina economica del libero commercio, avere il direttore della biblioteca di commer- cio, giornale di Napoli redatto dal sig. Borsetti, e l'estensore del corriere mer- cantile di Genova, posto a disposizione degli scrittori che professano sifTalte dot- trine i loro giornali, onde possano all'uopo valersene. Nel far ciò noto dice dover mettere molta fede a questo leale concorso degli scrittori italiani in quest'opera di dottrina, perchè dimostra il loro sentir generoso. Il sig. Lorenzo Valerio, come direttore del giornale le lellure di famiglia, dice essere precipuo scopo di quell'opera periodica il rendere popolari le buone dot- trine; e giacché ha il conforto di trovarsi assistito da .scrittori benemeriti di tutta Italia, dichiara che un onorevole posto ivi troverà pure lo sviluppo dei nuovi principi! economici che si vorrebbero far prevalere. Il sig. Antonio Salvagnoli legge alcune sue osservazioni su i danni gravissimi che reca al bestiame vaccino, pecorino e caprino che pascola nella maremma to- scana un insetto della famiglia degli acaridi, che egli crede possa essere del ge- nere irodcs e della specie Savignì, comunemente chiamato zecca. Questo insetto, dice, infestare massimameiilc i pascoli nei mesi di dicembre e di gennaio. Se le zecche si attaccano alia pelle degli animali a pascolo, (|uesli perdono le forze, cadono a terra, né pili si muovono. Se sono tosto strappate via dai guardiani l'animale guarisce, se no muore di sfinimento. Per curare gli animali cosi attac- cati adoperarsi l'olio, il quale toglie agli insetti il modo di respirare e gli spe- gne. Aggiunge che questo insetto attacca anche l'uomo, e gli è infestissimo. Pre- senta alla sezione alcune di queste zecche onde vengano esaminate. Si fa quindi a domandare agli agronomi se queste zecche infestino il bestiame in altre parti d Italia; e dimanda se gli zoologi vogliano prenderle in accurato esame e deter- minare esattamente la loro specie. Intanto egli annunzia che si occuperà per fare più allenti studii sopra siffalti inselli. Il sig. De Luca riferisce che le zecche infestano anche gli armenti che pasco- lano in varie località del regno di Napoli. Avere i pastori un tatto particolare per riconoscere i pascoli in cui questi insetti si trovano, ed ivi non conducono mai ( ICO ) jjli uniK'iiti. \\ei' uiK'liL'jjli pi'i'dLilu iaol(l;>sìmi aiiiiii.ili jit'i' (|uo>lij iiiscUu ed aiiilic due vilflli. Conferma l'osservazione Alila dal sig. Salvagnoli clic i cani ed i cavalli non sono dalle zecche attaccati. Aggiunge che riescono infeste anche all'uomo, e dice narrarsi falli di persone clic ne sono morie; sicché i pastori si guardali bene di coricarsi e neppur di sedere in ipu-' pascoli clic sono infestali da simili anima- letti. Conchiudc sulla necessilù che si ahhia dagli agronomi di indagare se alla propagazione di questi inselli malelici eonliihiiiscano le condizioni (opograficlie ed idrogralìclie del suolo, oppure alcuni speciali vegelaliili che nascono nel terreno ov'cssi annicchiansi. Il sig. Mari avverte che nel suo paese le zecche stanno ne" pascoli a lerreno siliceo-calcareo -• infestare ivi i pascoli nel novembre e nel dicembre; e i guar- diani non inviare in (juc' mesi gli armenti ai pascoli pericolosi. Es.ser quindi ne- cessario l'indagare la natura di questo insetto, ma da avvertire altresì le qualilà di pascolo ove si annicchia e vive, per trovar modo di regolare diversamente le pasturo. Il presidente crede imporlanle di avere sulla natura di questo insello un qual- clie giudizio dalla sezione di zoologia, e prega il sig. Salvagnoli a voler da questa provocare un suo volo onde renderlo noto anche a questa sezione. Il sig. Farini riferisce che nelle serali conferenze slate presiedute dal sig. conte Freschi, venne dagli agronomi ivi convenuti discusso il tema iniportanlissiino del- l'enologia italiana, e aver trovato opportuno che per far progredire questo studio e costituirne una comune dottrina sarebbe duopo preparare una serie di quesiti sui punti più importanti di essa dottrina, con invito agli agronomi italiani di por- gere le relative risposte, dietro le quali si potranno nel venturo Congresso isti- tuire più mature discussioni. Il sig. march. .lesse di Charleval osserva che tornerà conveniente aggiungere alle domande da farsi anche quella di indicare in ciascun terreno ove la vite si col- tiva, 0 vorrcbbesi coltivare, quale sia la vegetazione spontanea che ivi si spiega da sé, essendo importantissimo l'aver questo dato che mollo vale a far conoscere se, e (piali varietà di viti convenga collivare, e quando la vigna non sia assolula- mcnlc appropriata all' indole del suolo. Il presidente trova giusta l' csservazione falla dal sig. march. Jcssé di Char- leval , e dice che dovrà essere pggiunla a quella domanda clic traila appunto della qualilà del suolo approprialo alla vigna. L'avv. Sineo .soggiunge che dovendo essere fra le domande indicate anche quelle relative allo spaccio dei vini, egli crede sin d'ora di far conoscere che a questo inlento si é costituita in questi stati una nuova e grandiosa società allo scopo di promuovere la fahbricazione e la vendila dei vini nazionali: non aver questa so- cielà uno scopo tutto locale, ma avvisare ai modi di ridonare a questo commer- ( Kil ) lio luttii la \il;i (il c-iu |)iii') essere susrcUivo. Dicliiara quindi che polla questa socielà allralellarsi ad altre che fdssero attivate in altre parti d'Italia, e intanto poter egli |)ron)eltcre che da essa pure verrà data risposta ai quesiti da proporsi. Il sig. niairii. .lesse di Charleval e avv. Sineo fanno parola dell'ingegnoso ed utilissimo rastrello slato inventalo dal eonte liurelli e stalo premiato dal Con- gresso agraiiii di Morlara, ()er raeeoglierc le paglie, e |)ropongono meritar esso che venga da una speciale eommissione e>aniiiiaU). Il presidente nomina a tale edcllo una rommi.ssione composta delio stesso sig. maicli. .lesse di Charleval, e dei sigg. generale Quaglia, ingegnere Cini e march. Mala>pÌMa , onde vogliano farne .soggetto di un rapporto verbale per l'adunanza di lunedì. Lo slesso annunzia essere stala presentala alla presidenza una memoria del sig. .Menici di Pisa, nella (piale si fa conoscere il metodo dal medesimo adoperato in un suo podere nel far le fosse di scolo per le acque collo speciale avvedimento di comliinarle in modo da non perdere ne' forti acquazzoni Y /nimus vcgclule , ri- pigliandolo in piccioli fossalelli all'uopo disposti onde riceverlo. Il segretai'io aiinun/ia che la coniinissiune |)ermanenle siala eiella nel VI Con- gresso per avvisare a miglioiare le condizioni dei poveri fanciulli che lavorano nelle manifatture italiane, ha continuato a raccogliere notizie, ma non abbastanza compiute per poterle presentare all'atluale Congresso. Riservarsi perciò a farne sog- getto di uno speciale rapporto pel Coii^'rcsso di N'enezia. .\ver però essa il con- forto di poter annunziare che la pubblicità grandissima data a questa importante discussione coli' opera dei Congressi, ha mosso alcuni capi manifattori a far qualche rosa a vantaggio de' fanciulli che tengono ad un penoso lavoro. Fra le quarantadue grandi lihilure di coione in Lombardia, in cui si producono manifallure pel valor annuo di diciollo milioni di lire, come venne fallo conoscere in una memoria del sig. trattini, sialo premialo dalla socielà d' incoraggiamento delle arti e me- stieri in Milano, vennero per isponlaneo pensiero di sei proprielarii di que' grandi opifìci! istituite in essi e a loro spese scuole gratuite pei fanciulli clic ivi lavorano. Sperar quindi che la continuazione degli studii sopra tal tema importantissimo gioverà a tener desia l'opinione pubblica onde non permetta che la grande in- dustria divenga anche da noi distruggitriee precoce di tante povere vite. Lo slesso comunica una lettera del nobile sig. Alessandro Porro di Milano, qual membro della commissione siala eletta nel VI Congresso per proporre un piano normale per le associazioni di mutuo soccorso a favore delle classi operaie in Italia, nella quale si fa conoscere che in seguilo alla deplorala perdila accaduta in questo stesso mese del benemerito relatore della commissione stessa Goliardo Cuhi. non ha potuto presentare il suo lavoro, e riservarsi a farlo pel venturo Congresso. SI Kt;li |)i('!;;i iiiNiiilo l;i |i|-csi(lriizii ;i \(ili'i' Mii'i'O.naii' ;il i'.i\\\\ i)i;i (Irl'iiiilo ijualcliL' ahra jii'isoiia. Il iiresiilcnlc tlicliiara rlic farà cDiioM'cro il nomo (lolla niiuva porsoiia da su- >liliiiro iiolla oommissioiio. o lo\a la si'ilula. V." // Prrsidciilf Ai). Ii\n\r:i,i.i) I.\miiiìi sciiim. Macoli, (^uiii.i.c) l'u,i.AM(.i\u . l Alai'Oh. (. AMILI. () I'U,I.A\ / Srqyclnni < ( (!a\. (ìiisKPi'i; S\((iii. lUUlNIONE DEL (ilOlt.NO '2ii SKTTE.MBRE Oi legge il proi'csso vcrhaie della precedente seduta, e dopo alcune rcuificazioni proposte (hii siijg. principe di Canino, doti. Salvagnoli , e De Luca, viene adottato. Il picsidchle ;iiinun7.ia che alle ore !2 e mezzo pomeridiane avrà luogo oltre il ponte del hisagno la pro\a del nuo\o aratro Saniliuv, sulla (|ualc prova sarà fatto un rapporto verbale lunedi. Lo stesso fa conoscere che lia eletto il sig. Cesare Correnti in sostituzione del defunto Cal\i, come membro della commissione permanente che risiede in Milano per riferire intorno alle socielii di mutuo soccorso per le classi operaie. Il conte Ereschi annunzia che egli olire anche il suo giornale intitolato, ì'Amico del vonladino, per accogliere in esso gli scritti che tendono a didbiulere la dot- trina del libero commercio. Il sig. De Vincenzi qual segretario della commissione stata eletta dal Congresso di Napoli per isludiare la legislazione e la pratica delle irrigazioni nelle varie ronlradc d'Italia, fa conoscere di avoir a\uto imporlarjti comunicazioni sopra tal tema ; e ricorda fra queste alcune memorie slate inviale , una dai sigg. conte Sanseverino, ingegnere E. Brioschi, ingegnere A. Calvi, ed ingegnere G. Bru- schetti; un'altra dal march. B. Pareto; una terza dai sigg. Massarotti, Euma- galli , Leara, Alarianini, presentata da parte del comitato di Mortara, invitalo dal march. E. Pallavicino ad esporre ciò che in fatto d'irrigazioni riguarda il Pie- monte, e specialmente la Lumellina; ed alcune note e documenti del consiglicr Miltcrmayer sulla legislazione delle acque in .\lcmagna; del prof De Cliar|)cntier su queste leggi nella Svizzera ; e del sig. G. Bibeira Braga sull" economia delle acque nel Portogallo. Ma osserva però che i lavori della commissione non hanno potuto essere per (jucst'anno che meramente preparatorii , non avendo potuto tulli i membri concorrervi, né discutersi ogni materia. Nell'atto <|uindi che si fa a de- porre alla presidenza il prinm risultamcnto degli sludii falli, accenna \ersar essi su \arii p\inti di capitale importanza, e tra questi trattarsi della proprietà delle acipie ducnti. e dei rispettivi diritti sia di privati, che dello slato; trattarsi in- ( 164 ) Ionio alle servili! legali dell'acquedotto; trattarvisi pure intorno alla utilità di favorire 1" istituzione de" eonsorzi di iiroprietaiii dei terreni nello scopo di utiliz- zare in coiuune le acque. Ila soggiunto elie il lavoro preparatorio verrà pubblicato per aprire la via al rap|iorto liliale della coiuinissione. Domanda in line che sieno aggiunti alla coniinissione alcuni iiienibri delle (irovincie venete, paese di molla importanza per questa materia. Il principe di Canino chiede uno schiarimento sul punto se nel distinguere la proprietà rispettiva delle acque, sia stalo emesso il principio doversi inlegralnientc rispettare i diritti nelle acque, anche cstralle da liumi o canali navigabili, che già appartengono a' privati od a comunità. Il sig. De Vinceirzi osserva che il principio del rispetto alla proprietà delle aeque già acquisita da privali o dalle comunità, trovasi elTcllivamentc rieonosciulo nel lavoro preparatorio da lui disposto a nome della commissione. Il sig. avvoi-alo l'eril'ano segnila a ragionare della necessità di non ledere i diritti, e conferma sulla proprietà delle acqnc da ris|)ettarsi no" privati (piando le hanno acquistale dal demanio, ciò che venne riferito dal De Vincenzi. L' ingegnere I5ruschelli riferisce questo pur essere lo slato della legi.slazione politica che regge le aeque d' irrigazione in Lombardia. li sig. Vincenzo Salvagnoli prega tulli quelli che si occujiano di sifTalti sludii a voler irasmetlere al sig. De Vincenzi ogni opportuna notizia sull'argomento, onde si possa dalla commissione ])rcscnlarc al venturo Congresso un compiuto lavoro. Il sig. ingegnere Cini legge il rajiporlo delia commissione che fu incaricata di esa- minare le due memorie stale presentali' al concorso del |)reinio stalo proposto |iorlo al venturo Congresso, riservandosi nella seduta di lunedi a l'arno conoscere i membri. Il sig. avv. Perifano, legge a nome del sig. Sanguinetti, una memoria dirolla a mostrare la convenienza di riattivare una commissione enologica permanente per stabilire emporii di vendita dei vini di lusso italiani; proponendo che la com- missiono abbia a riprendere le sue osservazioni per un emporio da istituirsi nel porlofranco di Venezia in occasione del venturo Congresso. ( ir.c. ) Il prcsìdt'iilc (lupo aver l'cllilicalo una fraso conlonula nella inenioiia che non sai'ohho consenlanca alla ilollijna già emessa ed accolla del lilicro eoniniercio . lascia decidere alla sezione se possa bastare all'uopo che ipielli slessi che si esi- liirono di i-ecaie a \'eiie/.ia prodolli ilaliani ci'ill()ri. Dice clic queste |)ul)lilieazi()iii suno iiiassiiiianiciile l'alle |icr le scuole iiolUiine dì Itonia , la cui fondazione (■ dovuta ad un povero intaiilialoie in legno |icr nome Giacomo ('.asoj{lio. Oita i nomi dei benemeriti che in ituma |ironiuovono e dirigono le |iie opere notturne: diee esser questa istituzione eosi cara al popolo che è in tulli i poveri una vera gara per accorrervi a frequentarla. Agtjiunge che la pojìolan! istru- zione sta per diffondersi in tutto quello stato avendo 1' illustre cardinal (ìizzi pre- sci'itlo doversi in ogni luogo estendere l' istruzione religiosa e civile dell' infinM classe del popolo. Il Sacelli annunzia che il magistrato civico di Cesena ha ora promosso in quella città r aprimenlo di un primo asilo infantile, e di una cassa di ris|)arinio. Il sig. Ahhene riferisce che il sig. dregorio Sella proprietario di una cospicua l'ahhrica di panni in (Iroee-Mosso è riuscito ad ottenere un bellissimo color arancio dal Wiii.s- radieans e dui rlius coriaria, ed un bel color giallo dal gelso delle Filippine, e dal gelso comune. Fa conoscere il processo di estrazione di questi colori , e raccomanda la diffusione del metodo slesso trattandosi di tinte assai belle e che si ottengono da piante comuni. Il prof. Moretti confciina le cose esposte, ma avverte che il rlius radieans è pianta pericolosissima, perchè solo a toccarla si ha offesa la persona con pustule e piaghe. Esser tpiesla una pianta da tenersi con ([ualclie cura custodita ne' soli orli botanici per uso farinaceutico, e non doversene raccomandare la diffusione pel pericolo in cui si può mcllerc chi la colliva. Il sig. avv. Poggio dice aver egli ottenuto un bellissimo color giallo eslraen- dulo dal cosi detto pomo d' oro. .Vggiunsc che questa tinta riesce benissimo nella .seta, e nella lana |)rcndc un color d'oro splendido; aver fatto conoscere il processo di estrazione sino dal 185i nel repertorio d'agricoltura del professore Ragazzoni. Il sig. De Luca richiama 1' allenzione degli agronomi, sul punto se i mezzi eccitanli siano ottimi o no per agevolare il germoglio dei semi. Nola essere stato dall'agronomo Pistillo fatto resperimento di Irallare i semi nell'alcool, nell'amnio- iiiai'a eil aiielie nel vino, e ciò s|)ecialiiieiile colle granaglie. Ocsiderar egli che gli agronomi lenliiio anch'essi sperienze simili e facciano conoscere se effettivaniL'iile i mezzi eccitanti valgono a svolgere viemeglio i semi. Il segretario Sacchi annunzia il dono degli .\tti dell' accademia do' lilomali ili Lucca, e quello della statistica agraria della Calabria. Ilaccomanda a tulli gli agronomi die coltivano gli studii di statistica agraria a dar opera al pensiero stalo promosso al Congresso di Pisa dal sig. avv. Salvagnoli di coin|>ilare la sta- tistica delle pratiche agrarie nei varìi paesi d'Italia, offerendo allo stesso ogni ( lOS ) o|)|iui'(unu iio(i/ìi). corno ri'IalDic ilclla coiiimissiono pcnnanonlp sl;il;i iill' uo|)o della al Conjiix'sso di Firenzo. Dopo avoiT il prcsidento racconiaiulalo alle varie euiiimissioiii di picM'iiUire i ris|)elli\i ra|)|)oili lunedi, la seduta è levala. \." Il l'ifiidi'iilf Ah. IImi Milo l,\>Mim SI iii\i. Mareli. (Ia.mm.i.u i'vLi.wieiNo , , ,. i niareli. (.a.mm.i.u I'vli.a' / Segreta ni l { (.av. (juseppe Sacchi. RlLiMOi>E Itti. (ilOli.NO -2» SETTLMIilti; oi legge il \eibiilo della precedente raduiiaii/.n , e ddpo alcune eorrczioni siig- gerilc dai sìiìir. (lini, avv. Perifano, e |)i'inei|)e di Canino, viene adoltnlo. Il presidente annunzia la nomina di due commissioni , i-'ià proposte nelle |ire- ecdcnti sedute. La prima d'esse è incaricata di studiare il pili opportuno mezzo di ridurre ad unilbrmilà i diflercnti sistemi monetarii d'Italia; e la compongono i sigjf. marcii. Cosimo Uidolli, e avv. \ incenzo Salvagnoli in l'irenze, conte Sauli in Torino, conti Castiglioni e tardetti in Milano, avv. Valentino Pasini in Vene- zia, prof. Unsacca, e cav. .Mancini in Napoli, barone d'Oiidcs lìeggio in Sicilia, march. Ludo\ico Potenziani in Uoma. .\lla seconda rimane alliilato l'incarico di aggiudicare il premio per il concorso Bonafous, ed è composta dei sigg. prof. \allauri, cav. Gazzera, doti. Uertola , prof. .Moris , e prof. Hagazzoni. .Mia commissione per lo studio delle leggi e pratiche delle iriigazioni vengono aggiunti i sigg. cav. Pietro Palcocopa, Girolamo Lattis, cav. Mancini, avv. Valen- tino Pasini, conte Agostino Sagredo, ingegnere Poletti. Mia commissione sull'emporio enologico si aggiungono i signori Filippo De (jianlilippi (li N'erona. conic .\goslino Sagredo, gener. Slaglieno, prof. Pasini, avv. Perifano, cav. Pollini. .\ quella dell'istituzione sul patronato |)ei lihei-ali dal carcere, il sig. Forna- ciari di Lucca. \ quella per lo studio del credilo agrario il priiici|ie. di Luj)erano. .Kvendo quindi il presidente dichiarato che si sono accolte le comunicate ret- liGeazioni al rapporto del sig. canonico .\mhrosoli, e che se ne terrà esatto conto nella stampa di esso; il sig. .\mhrosoli medesimo prende la parola per dilucidare con più categorica spiegazione quanto da lui \crine asserito nel suddetto rapporto relativamente ad una circostanza di fatto. Il presidente generale, presente alla seduta, ringiazia l'egregio canonico Aniliru- sdli della spontanea e leale riparazione: protestando che alcune lievi mende non ( 170 ) potranno inui scemare u' suoi occhi, ne a quelli de' suoi concilladiiii il inerito del (li lui pregevolissimo rapporto, né il suo diritto alla comune loro riconoscenza. Il march. Balbi Pioverà, mentre in tulio si unisce al pensiero del preopinante, desidera pure che si ricordino i senlimenti da cui vennero siii^i^crilc af,'li aniichi genovesi tante opere di carità che dimostrano provida lariiliczza . e sloggiano talora straordinaria magnificenza. Egli e considera non solo come nioiiumenti di sincera religione, ma hen anche come cll'clti di |)r(d'oMda gratitudine ai popolo, dal (luaie laute volte (|uesta città riconobbe l'accresciute ricchezze, l'allargato do- minio in terra e in mare, la ricuperata libertà ed indipendenza; e per allegarne un solo esempio ricorda che, or fa il secolo, in questa medesima sala delle no- stre radunanze convenivano ed ordinavano la fortissima impresa (|uci generosi popolani pei quali la patria, con memorando esempio d'italiano valore, fu strap- pala agli artigli dell'invasore straniero. Il sig. prof. Oriidi riferisce in nome della commissione creata in Napoli pel progetto d'un bullettino bibliogialico italiano, che malgrado alcuni parziali ten- tativi, di "'ui presenta qualche saggio alla sezione, e ad onta delle molte cure im|)iegate in ciò da' suoi colleglli , i (piali a tal uopo si erano assunto il lavoro ciascuno per una parte d' Italia , il nominalo progetto oggi ancora altro non è che un desiderio. Che però il benemerito tipografo sig. Pomba non sembra alieno dall' assumere egli solo nel suo nuovo giornale it Mondi) iltitslralo la pubblica- zione del suddetto bullettino ; e sarebbe nel!' attuale condizion delle cose il pili ))lausibile disegno. Il presidente annunzia che tulle le memorie sul verme distruggitore delle olive essendosi trovate insuflìcienti a porgere di per sé argomento d'utile discussione, vennero rimesse al sig. prof. Gène, il (piale pel medesimo argomento ha inca- rico speciale dal governo di questi \\. Stali. Egli, facendone uno s|)oglio, ed ap- plicandosi all'esame della materia, darà agli agronomi anche le norme necessarie per ben dirigere le loro osservazioni. Il sig. Nicola De Luca legge il rapporto della commissione, sull'agricoltura genovese. Narra l'escursioni a tale oggetto intraprese, i rari metodi di coltiva- zione osservati; rende conto delle condizioni del suolo, della solerte attività che sa vincere la naturale asprezza e sterilità, dei ])rodolti clie se ne ricavano, delle piante che più o meno vi prosperano. Fra i varii rami di rurale industria distingue l'orticoltura e l'educazione dei lìori, che crede tocchino in Liguria la perfezione, l'ultima specialincule non teme confronto in niun altro paese. Il cav. Maestri legge pure il suo rapporto come relatore delia commissione sul- l'industria genovese. Delinca largamente un (]uadro de' suoi generi più caratte- ristici ed importanti. Passa a rassegna l'arte della seta, della lana, del ferro; la stampa, la fabbricazione della carta, delle navi, de' coralli, de' confetti, delle ( 171 ) pasto, de' ricanii e pizzi, i lavori in lilograiia d'oro e d' iirgciilo , i limi ailili- ziali; indusliie tulle più o meno prosperose, come Io indica l' esportarsi all'estero non pochi de' loro prodotti. Aggiunge generali riflessioni sulla necessità di abban- donare in parecchi rami d'industria l'antico metodo del lavoro disseminato a domicilio, e di sostituirvi quello concentrato in a|)posili opilizii; cangiamento clic, per (|uanlo ripugni a chi ama il benessere fisico e morale de' lavoranti, pure diviene talora indispensabile onde |irofitlare dei modeirii perfezionamenti, e concorrere con chi gli iia già |iosti in opera. Finisce con es]iressioni di rico- noscenza per la gentilezza e cortesia degli abitanti di questa città, da cui ve- nivano resi più facili e più grati gli studii della commissione. Uil'eriscono altresì, a nome delle rispettive commissioni, il sig. a\v. l'arina sull'esperimento eseguito il giorno 26 corrente coli' aratro del march, di Sambuy, i:bc annunzia essere riuscito in tutto corrispondente alla teoria dell'egregio au- tore, malgrado le condizioni del terreno poco adatto all'aratro, ed umido per pioggia recente; — ed il sig. march. Malaspina sul rastrello del conte Morelly riconosciuto veramente acconcio al |>roposto line di raccogliere nei campi o nei prati ogni ([«alita di materie spar.se, erbe, paglia, s|)iclie ecc.: non tacendo però (Ile il |irez7.o di tale strumento o|)porrà forte ostacolo alla sua diflusionc. — Il sig. conte Freschi fa noto che il tenente colonnello Baglione istituisce un pre- mio di medaglia d'oro del valore di 401) fr. jier colui che presenterà la miglior macchina capace di elevare litri ^5 mila d' ac(|ua per ogni minuto all'altezza d'un metro da misurarsi dal pelo dell'acqua bassa; la quale macchina possa ma- neggiarsi da uomini, né costi più di lire (J(tO, oltre la spesa di lire 100 per collocarla. Il sig. avv. .Magioncalda fa relazione del giudizio della commissione sulle me- morie presentale pel concorso che il comizio agrario di Genova stabiliva il 2 ginsino di (picst'anno per i hnhoschimanlo dei mimti liguri. Undici furono le me- morie presentate. Per essere nuiiicanti nei princi|)ii, o non soddisfacenti al pro- gramma, parecchie dovettero assolutamente eliminarsi. Fra le rimanenti, quella scijnata col u. 5 , e della (juale si riconosce autore il sig. prof. Pietro Garassini di Toirano, venne giudicata per la copia delle cognizioni e per la bontà delle idee la più degna del premio. Avverte perù la commissione di non poter consen- tire coli" egregio autore in alcuni capi circa le pratiche agronomiche da lui con- sigliale, né approvare in ninna guisa quelle misure legislative da lui suggerite, le quali tendono a creare vincoli odiosi alla libertà del commercio e delle in- duslrit. Si dichiararono meritevoli d'un accrssll: 1." (Juella sotto il II. IO, autore il sig. march. Gamillo PulhiMcino, altro dei segretarii della sezione. ( 172 ) 2." Qiiolhi sotto il 11. '.), auloiT fiiacomo Tiscuniia. o." Quella col n. 2 d'auloro igiiolo. Si aci'oidò pure una menzione onorevole al n. 7, (li cui è autore il sig. Cristoforo Lazzari. Il |iresiilenle in sciano d'onore cliiania il premiato si:;;. Garassini al banco della ])re,sidenza. Il sig. dott. Masi, a nome del sig. Giacomo Huckingliani , nolo viaiigiatorc in Drienlc, presenta un volume degli Atti dcll'istilulo l)rilannico e straniero di Londra , accennando che questo istituto, del quale il Uuckiiigliam è direttore presidente, ha por iscopo d' offrire un punto di riunione a lutti gli scienziati e letterati del mondo, senza distinzione di piihia o di credenza; procurando ai dolli >liaiiicri \isitanli (]uclla metropoli, non solo ogni agevolezza di studio, ma hcn anco le delizie delie ]iiiì gentili società. Il principe Ailierlo è uno Ira i protettoli di questo istitulo; in grazia di cui, siccome lo stesso sig. Buckingliam nella sua lettera si esprime, sarà rimossa ormai (|iie!la taccia che la fama generale dava agl'inglesi, come nazione, di non corrispondere, cioè, conveiiienlemeiile ai forestieri nello scambio di quella urbana ospitalità che in tutte le contrade lor si profferisce. Il march. Jessé di Gliarleval offre un opuscolo del sig. Sisto Bech, scritto per la città di Marsiglia, e intitolato Projel d' nmclioralinn ponr les bivm riiraux ctc, colla speranza clic jiossa riuscire utile anche per l' economia rurale del territorio genovese. Il sig. Giacinto Mompiani annunzia che il rapporto della commissione sul seti- lìcio, non ancora ultimalo jier la necessità di nuovi studii dietro nuove interes- santi comunicazioni, si depositerà quanto prima nella segreteria della sezione. Il sig. ingegnere Bruschetti parla d' una macchinetta del sig. Do Toni (ler la liattura della seta; e la presenta alla sezione. Dietro proposta del cav. Maestri, la sezione vota con unanimi ajiplausi un ringraziamento all' egregio presidente che con tanto senno dispose e diresse i suoi scientifici lavori, e seppe avvivarli, abbellirli, farli amare con tanta proprietà e potenza di fiivella , soavità di modi, e gentilezza d'affetto. Il presidente propone da canto suo un ringraziamento al civico magistrato di Genova, ed a lultl i cittadini, dai quali con accoglienza tanto splendida ed amo- revole venivano festeggiati gli accorsi a quest' Vili Congresso. La sezione lo vota per unanime acclamazione. Pronunzia ipiindi il |)residenle un discorso d'addio. Dà uno sguardo a compili >tudii, e ne enumera i jiiii nobili risultati; esprime voti e addila saggie pre- cauzioni per quelli da imprendersi; ondeggia fra la tranquilla gioia del passato, e l'ansiosa speranza dell'avvenire; procede colla scorta dell'amore, del vero, e della patria carità, e l'entusiasmo religioso gli porge modo a degnamente con- chiudere. ( 173 ) 1,0 sue parole, ora forti, ora affettuose, efficaci sempre, destano unanime applauso, e profoiulamrnle s' Imprimono nel cuore dei presenti, dio non di meno ci sarebbe gratissimo uflicio darne un sunto, se t^iii il presidente medesimo, per soddisfare alla generale richiesta della sezione, non avesse annunziato che separatamente si stamperanno a benelìzio degli asili infantili di questa città. Dopo di ciò il presidente leva la seduta. V." // Presidente .\b. IVvffakilo Lambri;sciiin'i. .. / .Marc / i>c'gretant \ uav. .Maicll. tivMILLO l'.^LLWICINO Giuseppe S.\cchi. RIUNIOINE SIPPT.EMEINTARIA I)I:L IIIOHNO 28 SETTKMBRi: Oi legge e vieue approvato l'atlo della preeedeiile riiiiiidiic eciti varie rettllieazioni suggerite dai sigg. avvoeati Farina e Sineo, e dal sig. Monipiaiii. Il presidente annunzia elic alla commissione per la slalisliea dell' istruzione popolare in Italia è aggiunto il sig. De l.uea. Fa nolo egualmente elie il sig. Emanuele Rossi cs|)rimcva eon leUera il desi- derio di vedere formata in questa sezione una eoinmissione incaricala di stendere il progetto d'una società ilaliana, promolricc dei libri utili alla lìiorule ed (dio arti V mestieri. Essa dovrebbe quindi: 1." Fare un catalogo dei lihri italiani, s'i antichi che moderni , degni d' essere ristampati a lai uopo, 'i." Accennare i libri di cui si abbisogna, e di cui sarebbe utile promuovere la composizione con premli , medaglie ce. 3." Indicare il modo più agevolo di l'ormare la suddetta società. A." E quello da tenersi per la diffusione dei libri medesimi. Parendo il piano del sig. Rossi meritevole di approvazione, il presidente pubblica i nomi dei membri che costituiranno la domandala commissione; e sono i sigg. Ottavio Gigli in Roma, Pietro Thouars in Firenze, Lorenzo Valerio in Torino, conte Asioslino Sagredo in Venezia, cav. Giuseppe Sacchi in .Milano, cav. Stanislao Mancini in >'apoli. Il cav. Mancini riferisce che la commissione per lo sludio del credito agrario, riservandosi a presenlare nel venturo Congresso un delinilivo rajiporlo, espone intanto come primo risultalo de' suoi sludii su tale vasta e diUicile materia, un lavoro preparatorio. Questo contiene varii punti, sui quali convenne almeno la maggiorità dei membri della commissione. Posto per base, che le condizioni del credilo agrario sono in Italia assai basse e sfavorevoli, meno poche locali ecce- zioni, e clic ciò deve ripetersi da molte gravi cause, come a dire: i vincoli della proprietà fondiaria, 1" imperfezione- del ealaslo. la non piena pubblicità delle modilìcazioni del dominio subile colle gravezze im|)oslegli, la esistenza delle ipo- teche occulte, gli eccessivi diritti di registro ee. ec. , ed il troppo l'orle interesse del danaro mutualo; si dedussero e stabilirono le seguenti conilusioiii. 1." Desi- ( 175 ) dorarsi anzi liillo l'ifornio le);islalivc: come p. e. un'equa proporzione dell' imposta prediale eoi prudoKo dell' indusli'ia a^iicolu; la ridu/.ione delle enuiini sjiese di e.tprupriazione forzala ce. 2." Abbisognare isdtu/.ioni di credilo agrario, basate sopra un sistema d'ammorti/za/.iotie, e pi()|)rie a railii-Mi- l'itileresse. 3." I)o\ersi tali islilu/ioni adottare ai luoghi ed alle leggi locali. 4." Dalle lianclic di eredito agrario sperarsi buoni trulli, ne valere le obbiezioni conilo di esse proposte. :>." .Ma volervi (pialclie misura legale clic le favorisca. Seguono ancora parecchi ipiesiti, proposti, senza soluzione, allo studio dei |)crili agronomi e giureconsulti. \ tale lettura (ien dietro una discussione. L'avv. Farina vorrebbe che fi'a le cause dell'abbassamento del credilo agrario si contassero anche le ipoleclic legali e generali. Il cav. Mancini risponde, che i|ueste possono ritenersi comprese nelle occulte, delle quali ha parlato. E spie- gando il suo concello, l'innova il desiderio che siano lolle. Vuole però dimoslrare che i danni da esse prodotti nelle proprietà cui signoreggiano non potranno mai somministrare una valida obbiezione contro lo stabilimento delle casse di credito a.vrario. L'avv. Sineo propone un nuovo quesito: — quale influenza possa esercitare >ul iri'dito agrario 1' assicurazione del bestiame e dei cereali. — Parlano di nuovo suir argomento i sigg. avv. Farina e cav. .Mancini, oltre il conte di Salmour. Si conchiude, che chi lia fatti da comunicare ne faccia copia alla commissione, onde ai^evolarne jili studii. Viene coiniiiiicalo alla sezione il rapporlo dilla sezione di /.ooliiiiia in risposta ;d quesito propostole sulla putridità delle pecore, dipendente dal disUmm epatico. verme che loro corrode il fegato. Il presidente annunzia una lettera del sig. cav. Puccini di Pistoia, tanto bene- merito dell'agricoltura e dell'educazione agricola. Il sig. Solimene espone alcune idee sopra una nuova cla.ssilicazione delle scienze. Il presidente leva la .seduta. V." // Pri'xiiU'ìilc Mi. Haffaello l.AMBmsiiiiM. . _ .. \ March. La.millo Pallavicino / Segretari t < f (lav. GiisfppE ^uxHi. MEMOIAfA I)i:l i\ iN>()(:i:,\Z(t iiaiti K RAPPORTO DELLA COMMISSIONE Sl'LL.V STES.^A CHE BICUARDA LE SPERIENZE FATTE PER PUESEUVARE LE PATATE nssERV AZIONI rnATir.iiE sii.la mm.mtii dominante de pomi di tei\iu. V T oi tulli conosccic , o signori, l;i iiuil;illi;i che si appalesò (piasi ('iiidcmica in questo tubero o elic nello seorso anno principalinenle menava i;ian giiaslo nelle stesse pianlagioni dell' Irlanda , dell' Ini;liillerra , della I-rancia e di molle terre di Germania , e ciie valicando la eateiia de' nostri monti si gittò anelie fra noi e si fcee in più luoghi manifesta, eon grave danno de' nostri |)opolani. K ipii non è mio divìsamcnto I' entrare a discorrervi le cause pii'i o meno probabili elu^ pos- sono aver prodotta e propagata la malattia, gìaceliò 1' enirare iu queste teoriche ricerche riesce per lo pili infruttuoso, divide le sentenze dei dotti, e non prov- vede intanto al bisogno. Così narrandovi alcuni fatti dei (|uali sono stato io me- desimo testimonio, dirò che nelle regioni monluose di questi regii stati in cui siamo accolli con tanta nobile e s|)lendida ospitalilà, e principalmente in alcune valli della Sesia e nelle valli d'Aiizasca, di Strona e di Riniella, questa malattia che incominciava appena a manifestarsi l'anno |)assalo ali" epoca dei raccolti, fece in quest'anno si rapidi progressi, che il raccolto può dirsi nullo, non raggua- gliando in molli luoghi il quarto del comune adequalo, sventura |iriiicipalinenle grave e dolorosa per più paesi che chiusi più addentro nelle valli non possono sempre escirne nell' inverno , avendo abbandonata V antica coltivazione della segale per la più facile e sicura del pomo di terra, vivono ora quasi unicamcnic di questo prodotto. Nella intenzione adunifue di volgere a positivo vantaggio il soccorso de" vostri lumi, e senza abusare della vostra sofferenza, io mi faccio semplicemente ad es- porvi due esperimenti , dei quali mi sono occupalo e le cui prove lio 1' onore di sottoporre alle vostre osservazioni. M77 ) Il |iriini) loiisisli' nelle jneiMii/ioni us;ilc a minorare i danni dei raccolto del passato anno; il secondo nello misnre pralicate per difendere dal guasto la pian- ta/ione novella. M ipianlo alla prima esperienza fn mia cura innan/.i lullo il dividere i tuberi guasti dai sani distendendo quesli in ampii ed asciutti locali, purgandoli a quando a (piando da quelli su cui apparivano le macchie caratlerisliclie della malattia, le quali anzicliè di colore giallognole, come furono descritte da molti, mi parrebbero presentare uo colore plumbeo argenliiin. Dopo Ire settimane lavai i tuberi destinati per sementa in una leggiera soluzione di cloruro di c;ilce, e lasciatili asciugare all'aria, gli riposi in casse a ciò destinate. Questa medesima operazione praticata .sopi'a molli tuberi già guasti , valse ad arrestare il male ir) modo da poter trarre profitto (Iella pai'le sana, almeno |)er alimento degli animali; mentre nei tuberi guasti e non s()tt()messi a qiiest" operazione il male progredì rapidamente, invadendo lo strato corticale dalla periferia al centi'o, (ino a pi'odurrc in pochi di una totale disorganizzazione accompagnata da prodotti ammoniacali. Dietro questi |)rimi ristiltamonli , mi persuasi che era vano il tentare di Irar partito dei tuberi malati. (ìiaccln'' sebbene il sig. Bouchardat abbia proposto di tagliare a fettucce la parte sana , lavandola in una soluzione di acido idroclorico per servirsene poi di cibo, io non crederei prudente cosa seguire una simile pra- tica, sul riflesso che quest'acido altera la sostanza milacea, e la rende pressoché inetta alla nutrizione. Quindi volsi il pensiero a ciò clic potesse meglio giovare il raccolto futuro, applicando le più diligenti cure alla nuova piantagione. Incominciai pertanto sul finire di ottobre a disporre a quesl' uso un pezzo di terra in un mio fondo posto in Maseiola, |)iccolo villaggio di Valle Serena, j)ro- vincia di Pallanza, situato tra mattino e mezzodì. Dissodato prima il terreno pro- fondamente e zappatolo in tutti i sensi, formai tante fosse paralelle a tre jìiedi di distanza le une dalle altre in direzione pendente verso la china del monte: questo terreno cosi disposto, potè in tutto l'inverno, rimovendolo di quando a quando, modilìcarsi sotto la varia influenza dell'aria, della pioggia e del gelo che tanto valgono a preparare una migliore e più durevole vegetazione. Venuta la primavera, e trovati perfettamente sani i aermi messi in serbo colle raulele sopra accennale, divisi il campo in tre sezioni per tre diverse esperienze. Nel primo campo posi i germi quali erano , senz' altra preparazione fuor di quella di gittare sotto di essi una porzione della terra stala esposta alle vicissi- tudini atmosferiche e ricoprendoli giusta 1' uso comune. iNel secondo campo piantai dei germi lavali prima in una soluzione di solfato di rame, nella proporzione d'un' oncia per ogni libbra di acqua e dopo averveli lasciati a bagno per quindici minuti. Nel terzo campo piantai una medesima quantità di germi, lavati prima repli- Ì3 ( 178 ) oatamcnic e lasciatili per poco in una soluzione di cloruro ili calce, nella stessa proporzione d' un' oncia per ogni libbra di acqua. Tripartita così e preparala la scminazione , dopo sci settimane feci zappare leg- germente e rialzare la terra intorno ad osmi pianta, purgandola dalle erbe inutili e spruzzando le pianticelle e la terra del teizo campo con soluzione di cloruro di calce; e quelle del secondo con soluzione di solfato di rame, e usando poi in tutti i tre campi la cura cb' io reputo importantissima di animoiiliccliiare ali' in- giro di ogni gambo la terra in modo da render facile la via allo scolo delle ac- que, e da non impedire sulla maggiore superficie della terra tutte le impressioni dell' atmosfera. Rinnovata questa operazione per ben due volle, prima cbe i tuberi giungessero a maturazione, eccovi l'esito die olleuni da queste diverse esperienze. l tuberi del primo campo piantati senza alcuna preparazione, crebbero in prima belli e rigogliosi ; ma nel luglio e precisamente nei giorni più caldi , cominciarono le foglie di alcune piante a coprirsi di maccbie giallognole cbe presto volgevano ad un nerastro, che discendendo in lunghe strisele lungo il fusto, giungeva (ino alla radii-e tuberosa, e vi comunicava la infezione, come lo dimostrano gli esem- plari che ho r onore di presentare , e sui quali si possono di leggieri conoscere j diversi stadii di questa malattia. A riparare questo incipiente guasto, sovvenendomi clie la calce erasi manife- stala attiva per arrestare la putrefazione sviluppatasi nell'ultimo raccolto, circon- dai di calce estinta da lungo tempo le pianticelle tuberose spruzzandole anche con soluzione di cloruro di calce, e riconobbi esser questo un potente rimedio, il quale se non guarì i tuberi già guasti , arrestò di certo o limitò l' intensità della maligna inlluenza; sicchù il raccolto preso in massa, fu abbondante e forse mag- giore di quelli degli anni anteriori. Nel secondo campo, dove i tuberi erano stati preparati colla soluzione di sol- fato di rame, si presentò una vegetazione stentata e inferiore di molto a quella sopra descritta, ma nessun indizio di male vi si manifestò fino a quest'ora, sic- ché i piccoli tuberi sono sani e di buon sapore. E qui debbo avvertire che l'uso della soluzione del solfato di rame , venne già proposta dal chiarissimo Raspali , per togliere la malattia del l/rusone sulli cereali e specialmente dell' influsso del- l'iirerfo tritici, per la qual cosa credetti di farne l'applicazione alla preziosa no- stra luberacca. Finalmente il terzo campo , quello cioè , i cui germi furono preparati con so- luzione di cloruro di calce, corrispose in modo singolare e superò l'aspettazione presentando piante rigogliose e frutti copiosi , belli e sani come i proposti esem- plari lo possono dimostrare. Da questi esperimenti che sottopongo alla saggia riflessione di loro signori, parmi potersi dedurre: ( l-'J ) 1." Glie i germi da |jiuiilui'$i debbono essere presi da (ubero sano. Giaccliè sebbene alunni asseriscano di avere utlennlu produlti sani ih tuberi infetti |iianluti nel dii'cnihro aiizicliè nella |)iinia\era , io crederei elie ciò sia princnuto dall' es- seiei stato nel tubero altre delle gemme malate ed altre sane: cosicciie distruttesi nel naturale processo della vegetazione le gemme infette, i tuberi sani furono pro- dotti da gemme sane. Come poi avvenga die in un medesimo tubero, vivano in- sieme a coniano le gemme guaste e morienti eolle sane e vegetanti, è, io penso, un mistero quasi simile a quello ebe si presenta nei contagi umani , in cui fra dieci persone che avvicinano un malato, cinque contraggono la malattia e gli altri la trattano impunemente. 2." Deve aversi |)ei' cosa di somma importanza, la preparazione del terreno il quale vuol essere fino dall' autunno scavato e lavorato profondamente avendo pò-; tuti) osservare, clic dove il terreno fu zappato appena superficialmente ed in pri- nia\cra, ad onta dell'uso di molto concime, i tuberi furono piesi dal male ed d |iiii(l(iiii] fu poco meno che nullo. 3." Uuvei'si ripetere le za|)paturc per due ed anche per Ire volte, massime se la stagione sia di molto asciutta, e si deve rimondare diligentemente ogni pianta dagli inutili e nocivi erbaggi. •i." Finalmente sembra non esservi miglior mezzo, sia a preservare i tuberi che si colgono sani, come a favorire la successiva loro vrgetazione, che il dir uso della soluzione di cloruro di calce adojicrato nei modi sopra indicati. Dietro queste osservazioni fatte cosccnziosamente , vedrà la sezione se sia il raso di chiedere che venga nominala una commissione incaricata .specialmente a proporre un metodo pratico economico e di facile esecuzione, nella vista di ren- dere queste nostre scientifiche conferenze utili ad un bi.sogno attuale ed urgente della classe più po\era della popolazione. R A ITO uro DKI.I.A c;0M.MISSI0.\'K STATA ELETTA l'EU I, ESAME UEIXA SUDDETTA MEMOKIA ]N el riincUerci la memoria ilei 1'. Imioreiizo Rulli, clie liu per tilolo: Osserva- zioni praticlte sulta malatlia dominante de' pomi di terra, insieme a varii cam- pioni dì essi dall' autore presenlali alla sezione agronomica di queslo Congresso onde lestimoniare quanlo da lui asseritasi in quello seritlo, l' illustre presidente di (piesta sezione c'investiva dell'onorevole incarico di esaminare: primo se ve- ranionle si trattasse del male medesiiHO, elio con tanto nocumento de' po|)oli di- \ersi ha flu dallo scorso anno infierito in Irlanda, in Inghilterra, in Francia, ed altrove; e dì prendere in secondo luogo in considerazione le esperienze dall'au- tore istituite per difendere dalla malattia le novelle piantagioni delle jiatatc e i tuberi di quelle già raccolte. 1 membri quindi della commissione , credendo estranea al proposilo qualsiasi cosa che aver possa riguardo alla causa di sì funesto male, della quale peraltro non ha voluto nò punto ne poco occuparsi il Radi nella sua memoria , hanno l'onore di riferire di aver essi diligenlcnientc esaminato le foglie, i fusti, i tuberi delle patate su indicale, e di poter l'are su di queste le seguenti considerazioni. 1.* II male, giusta l'asserzione del Ratti, ha cominciato dappiiina dalle foglie, ed è passato in seguito al fusto ))cr pro|)agarsi iiiGno nei tuberi. 2." I tuberi pre- sentali, che son lutti appartenenti alle palale giallognole, offrono i differenti sladii del male dal suo ]irinci|)io fino ad un punto alquanto avanzalo. Si vedono infatti alcuni di questi tuberi con piccole macchie di color fosco sulla loro superlicie; altri, nei quali la malattia ha già progredito di pili, presentano un cangiamento di colore in tutta quella specie di pellicola che riveste il tubero, essa è infatti rossastro-eupa o fosca, e tendente in alcune parli al micaceo: questa pellicola si lacera facilmente, di già l'alterazione del tessuto ha cominciato dalla periferia verso il centro, alterazione che ci si rende manifesta ancor meglio per la lace- razione delle cellule contenenti i granelli della fecola, ancora intatti ma mescolati ron una specie di materia fnliginosa , siccome uno di noi il prof. Parlatore ha avuto il destro di osservare col microscopio. Mancano i tuberi in istato di totale ( isi ) decuinpusìzione , cioù liiiu ul cciilro. Per ludi questi curullei'i che riguurduiiu lu svilu|i|)u e la iiului'u della iiialaltia in equine, la cuniinissiune opina essere questa |ieileltaiiieiile identica a (|iiella osservata ollretnunli , pnicliè (|uesti eaiatlcii ben eoirispundunu u (|uelli di essa malattia; e di più due nienibii ilcjia cuiuniissione il niureli. Jessé di Charlevai e il prof. Parlatore lo accertano sopra osservazioni pro|)rie l'atte sulle patate inl'erme di alcune cunliadc di Francia. Qiicsl'ultinio irioilre avendo sottomesso uH'esainc del niieruscopio la |)artc più supcriiciale alterata del tubero, nella quale il tessuto celluioso ò completamente distrutto e vi esiste solo la fecola che sembra ancora intatta, liu potuto osservarvi un ifoniicete, composto di fìocchi ramosi, pellucidi, interrotti da diaframmi, e di sjìorule fusiformi, un po' curvate, ancoi' esse tras|)arenli e con tramezzi, che |)robabilmente spettano al farhporiuìa nolani. Raschiando poi il fusto e le foglie degli esemplari attaccali dal male, che sono secchi ed ajipassiti, lo stesso prof. Parlatore ha veduto anche col microsiopio delle s|ioiule piriformi, cellulose, di color fuliijinco e furtiile di un pedicello, quali si osservano nel genere sjìoridesmium , e una niii-iade di aldo piccole spo- rule diafane. Non è stalo a lui possibile di osservare la nota mucidinea, botnjlis iiifentuus, eli' è stala da alcuni riguardata come causa del male. Itiguardo poi alle precauzioni prese dal P. Ratti per minorare i danni della raccolta dell'anno passato, e le cs|)erìenze fatte per difendere dal male le novelle piantagioni, la commissione è lieta di poter tributare i suoi elogi all'autore per queste esjierienze istituite con un metodo comparativo e coronate del più felice successo, dalle quali risulla come piantati in un terreno medesimo, soltoi)oslo precedentemente alla stessa rotazione, ma in Ire poizioni separate, i germi delle patate, le piante furono attaccale dal male nella prima |>'jrzionc, perchè non sog- getta ad alcuna preparazione, rncnlrc ipiclle della seconda, i germi della quale erano stali lavati ed immersi in una soluzione di solfalo di rame, nella propor- zione di un'oncia del solfalo in una libbra d'acqua, ne rimasero illesi, quantun- que la vegetazione loro fosse slata meschina; e finalmente nella terza porzione si ottennero piante rigogliose e assai belle, giusta gli esemplari presentali, da germi che erano stali reiteratamente lavati e tuffali per qualche tempo in una soluzione di cloruro di calce, nella slessa jiroporzione di un' oncia per libbra d'acqua, in guisa che l'autore dà la preferenza a quest'ultima sostanza, che possiede ancora la facoltà, secondo lui, di arrestare la malallia anche incominciala, come avvenne nei tuberi della scorsa raccolta. Sì belli risullamenti meritano al certo lulta la considerazione da parte nostra in quanto che, perciò che riguarda la conservazione dello patate raccolte nell' anno passalo , gli cifetti ottenuti con la soluzione del cloruro di calce, vengono ad accrescer valore a quelli già avuti dai sigg. WohI, medico olandese e Hees farmacista della slessa nazione, i quali han già fallo co- noscere , essere giunti dopo reiterale ricerche a poter arreslarc e distruggere la ( 182 ) mahiUiu clic attacca le |)atale, e a tlilcmlci' (juclic che ne sodo immuni. Lavano essi le patate con la soluzione del cloruro di calce, nella |)i(i|i()i7.ione di un cen- tesimo di (|ueslo cloruro, entro cui le teuiiono anclie ininiersc per una mezz'ora, a capo della (|uale le poni-'ono per venti minuti in un'altra soluzione di soda nella stessa proporzione di un centesimo, (piindi iicirac(|ua l'resca e le lan prosciugare air aria. In ([uanto poi al metodo impiegato dal P. Ratti , per la piantagione de' germi e agli effetti da lui ottenuti , la commissione non può che congralularsene seco lui, essendo questo un passo di più e di molta importanza l'atto su tal proposilo, ed essa non può che grandemente raccomandare queste esperienze agli agronomi tutti , che si trovano nella condizione di poterle eseguire , invitandoli in grazia dell' interesse sommo del soggetto a ri|ielerle sempre coniparalivamenlc, e a pre- sentare al futuro Congresso i risullamenti che ne otterranno, per potere cosi alfine sanzionare ipiesto metodo, \)cv cui si sjiera preservare da un male si terribile per le sue conseguenze, una sostanza tanto importante per la nutrizione di una classe non piccola de' popoli diversi. Essi si acquisteranno dei titoli alla pubblica rico- noscenza. Prof. G. MonETTi March. Jessé di Cmarleval Giacinto Gahassim Prof. Filippo Pahlatoiu; relulorc. BAFPOKTO DELLA COMMISSIO.M- PF.RM.\M:.\TK I.NCAUICATA DI COMPILARE INA STATISTICA DELLA ISTRllZIONE POPOLAKE DEGLI STATI ITALIANI l u nobile e ^'oneroso divisamciito di questa sezione degl'italiani Congressi creare nel passalo anno nna commissione permanenlc, incaricandola dello studio delle condizioni della istruzione del popolo in ludia, sludio iniporlantissinio a' progressi di ogni genere di bene nella nostra patria comune, ed in peeuiiar guisa al ra- pido miglioramento della nostra agricoltura, delle arli e di ogni maniera d'indu- stria. E l'ineai'ieo afiìdalo fu amplissimo, ((nello cioè non solo di raceoiilicre dalle diverse contrade italiane le notizie statistiche sulle attuali condizioni della istru- zione primaria, nonché della tecnica per gli artegiani e gli agricoltori in parti- colare, ma altresì di venire esaminando quali modi più convenevoli potrebbero adottarsi per diffondere e miglioi-air vie|)piii la istruzione medesima , dove il bi- sogno se ne avvertisse. Essendo logica necessità incominciare dalla raccolta de' fatti e delle cifre per definir poscia i risnllamenti, ed esprimere secondo l'uopo i plausi o i voli, la presidenza della commissione, di concerto con alcuni membri di essa, distribuì una sinopsi di domande, acciò le statistiche indagini da per tutto fossero con uni- formila di mclodo direlle; e queste domande venncr comprese sotto le seguenti .sci categorie, cioè: 1.' iViimero delle scuole, e loro classificazione in pubbliche e privale, in gra- tuite e con stipendio pagalo dai discenti, in iscuole per fanciulli, e scuole per gli adulti (come le serali e le festive), oltre ad una categoria separata per gli asili infantili. 2.* Numero degli alunni che frequenlano tali scuole, con le loro classificazioni, secondo il sesso, secondo la condizione a cui appartengono, e Vela in cui so glioiu) nelle scuole slesse entrare ed uscirne. 5.* Satura ed esteììsione dell' insegnamento che nelle vario scuole si sommini- ( l«* ) slra, con cliii'dcrsi che s'indicasse, se olire airiiisegiiamrnlo del leggere, scnvcre e conteggiare si apprendano i |>i'incipii della morale religiosa e sociale, e la co- noscenza di allrc cose utili agli usi della vita ed allo sviiuppamento delle facoltà intellettuali; o se gli esercizi! della lettura e scrittura si riducano ad un lavoro tendente ad avvicinarsi al meccanico; nonché se alla istruzione si uniscano anche esercizii cor|iorali e manuali nel line di conservare la sanità e di promuovere l'incremenlo delie lisiche potenze; e da ultimo quali liliri sicno in uso per 1" in- segnamento. 4." Melodi adoperali; se cioè l'individuale, il simultaneo ed il mutuo, e con quali particolari notevoli , dove si trovassero. S.' Spem aniìttali' delle reirihiizioni , dal massimo al minimo, che l'erario pub- blico 0 gli alunni pagano agl'istitutori. 6." Rapporti proporzionali dit^ersi Ira il mtmiro delle scuole e quello dei co- muni, ed anche della popolazione intera: tra il numero degli alunni e quello della popolazione : tra il numero delle scuole e quello degli alunni: e finalmente tra il numero degli alunni e quello di coloro che sarebbero nelC elei di ricevere la islmzione. Da ullimo non si omise di chiedere quali regolamenti in ciascun paese parti- colarmente presiedessero all' ordinamento della isliiizione primaria e della tecnica; quanta libertà essi lasciassero all' insegnamento privato; quali bisogni ancora si presentassero, e quali mezzi di provvedervi; quali voti di necessarie od utili riforme si fossero manifestati o proposti; quali opere pedagogiche o filosofiche sull'importanlissima materia avessero negli ultimi tempi nelle diverse province italiane veduto la luce, o provocate discussioni degne di avvertenza. Voi ben polele da ciò giudicare, o signori, se in tal modo la commissione abbia data a" suoi studii la estensione maggiore di cui fosscr capaci; e però ove pongasi mente alla diflìcoitù di ottenere esattamente in pochi mesi tutte le desi- derate notizie da quei paesi dove non per anco si è dato opera a compilare sta- tistiche ofiìciali , e poi all'intento di ordinarle fra loro, non si chiederà se la commissione slessa abbia già dato termine all'immenso lavoro che si ebbe proposto. Una statistica completa ed esalta della istruzione pojiolare in Italia non può esser l'opera che di molti anni di concordi e |)ersevcranti cure; e la commis- sione si compiace nella speranza di poter forse presentare in un giorno non molto lontano a questa sezione il frutto degli studii che sarà per sostenere, in un libro, il quale verrebbe destinalo ad aggiungere un'altra smentila alle molte già date da' Congres.si scientifici italiani a coloro che non si stancano di accusare di ste- rilità infeconda questa nostra istituzione. Intanto avendo cominciato i membri della commissione qui presenti in Genova a mettere in comune i primi risullamenti finora ottenuti dalle loro ricerche; ere- ( 18;; ) iliTcljbfid iniiticaio a un loro ilebilo, e nioslriiro di non aver coniiìicso a suflì- cicnza r importanza della missione loro allìdata , se indugiassero a darne parie ron quesla prima relazione alla sezione intera che ad essa diede il f;ravc ed ono- revole mandato. Kssi dicliiarano innanzi tutto, elie sebbene si trovino possessori di molte |)re- liosc notizie statislielie inldino aijli asili infantili, istituzione ancor i;iovunc in Italia, ma «ià d'immenso benelìzio alla ciUk azione de'ligliuoli del povei'o; pure credono doveroso astenersi dal versare diflnsamcnte nella esjiosizione delle slesse, per non loiiliere a questa dotla riunione il piacere di ascoilaiie , jjiusla il cmisuelo. in separala relazione dalla voce stessa del venerando abate Aporti, a|iostolo ed introduttore di questo genere d' istituti nella |)atria nostra. Solo per non tacersi affatto su questa parte notevole dell'argomento de' loro studii, si limitano ad espri- mere la loro viva compiacenza, perchè il numero degli asili dell' infanzia •j.\ì\ >'\ trovi in Italia elevato a 1G8, distribuiti cioè nel governo di Lombardia li'J: nel governo di \ enezia '2-2: nel Tirolo italiano 2: nel litorale Triestino 4: nella Svizzera italiana ."> : nel regno Sardo M : negli slati Parmensi 9: nel gran ducato di Toscana 22 : nc!;li stati rontilicii 2: nel regno di Napoli 5, e nel ducalo di Lucca 2. Agli asili italiani presiedono, come visilatrici ed is|)ellrici , 51)0 signore caritatevoli, e 510 istitutrici, le quali adunano in essi 18,UU0 bambini, al cui mantenimento si elargiscono ogni anno spontanee oiTerte per la somma di olire lire 400,tl(lt). La sola settima parte però della popolazione italiana è ora prov- veduta di questi istituti educativi. Passando la commissione a favellare della istruzione primaria e tecnica, e comin- ciando dal regno Lombardo \enelo; essa vi riferisce, che sopra una popolazione di i.S.'S.'ì.iS.') , nell'anno IHii li-e(]uentavano le scuole pubbliche e private ."(óo.'jd I individui tra scolari e scolare (fra i quali 233,006 nella sola Lombardia), distri- buiti in 0,122 scuole invigilate, dirette ed ammaestrate da 10,774 ispettori, di- rettori , catechisti , maestri ed assistenti. Sicché corre Ira gli scolari e la popo- lazione il rapporto di I a 14 per tutto il regno, e di I ad 8 nella città di Milano. Le cose progredirono ancora in meglio nell'anno I84'j, avvegnaché in Lombardia le scuole pe' maschi si accrebbero di altre 197, il numero degli scolari di altri 5,2Ì)0. e (|uello delle scolare di a,H8. Cotanti benelizii non si sarebbero conse- guili senza l'obbligo imposto agli ordinandi ecclesiastici di frequentare le scuole di metodica ne' seminarli , e senza i corsi pubblici di metodo che nel 1844 rac- coglievano 50t» allievi secolari; imperocché soltanto da (|ueste scu e di na/io|)olo in (piesla privilegiala provincia italiana. E tanto più ha ragione- di esserne dolente, |)erchè non avrebbe potuto favellarne senza incontrarsi con com|)iacenza nel nome dell' uomo benemerito che con tanto senno regge le no.-trc discussioni, ed alla cui voce tanto deve la causa santissima della istruzione po- polare nella Toscana -. Ksprime intanto il desiderio, clic almeno il nostro dcgni^- nìuki |lrc^idenle si com|iiaccia associarsi agli sludii della commissione riguardanti IMI argomento a lui cotanto prediletto; e voglia quindi innanzi esserle largo delle notizie statistiche toscane, e de' suoi nniiili concetti sul inìglioramenlo della istru- zione popidare. K questa appena una prima iinperfellissima sommaria esposizione delle condi- zioni in cui si trova la istruzione primaria e tecnica in alcuni de' paesi della nostra italiana penìsola: ma essa mercè altre relazioni sarà ne" successivi anni rcnduta più co|)iosa e possibilmente completa. Però anche da ora i sotloscritli romponenli la commissione con unanime accordo hanno stimalo dovere aggiun- gere la osservazione di mi fallo iinporlanle, e la es|iressione di alcuni voti che credono essenziali al prosperamento della istruzione del popolo. L' imporlanlc fallo si è, eiie confrontando i registri slalistici criminali di di- verse e|ioche nelle varie parti d'Italia, si osserva scemalo il numero e la gra- vezza de' misfatti dovun(|ue eflìcaei e solerti cure siansi volle al miglioramento della educazione de! popolo ; come al contrario in quc' luoghi , ove essa è ancora in bassi primordi, le statistiche criminali appaiono pressoché in ogni anno mac- chiate da un cerili numero di reati, cvidcnteraenlc generati dalla ignoranza, e ' Alruni i;"''"! dopo la liMlura ili qiicjln r.i|ipoplo giunse al Congresso I' egregio avv. Salvago»li ili Firenic membro della rominissionc , e recò le desiderate comuniraiioni , delle quali si farà proliuo nel rapporto del vegnente anno al IK Congresso in Vciietia. ■ Il presidente della sezione eli. ab. RalTaele Lanibruscliini. (l;ill:i >ii|i(M'siizi()ne dello magic . de" sorlilcgi , delle licorche de' tesori, e di simili r.ril i^iielicrie di tempi liarli.iri od iiinavi, elle delilioiiu eecitare |)i'(if(iiula eomiias- siiiiie sullii stalli iiilelletliiale e murale di eei'te |i'.i|itru/,ione primaria e tocnica del pojiolo italiano; cicale lo scuole di metiidica in tuli' i paesi che ne sono tuttora privi, e propagale anello per la istru- zione remminilc, ma create non per ispegncrc il progresso, figlio della libertà e dell' orii-'inalità individuale dell' insegnamento, bensì unicamente come criterio e .uarentia della capacità di ben insegnare; meglio stipendiati e ad un tempo più abili ed addottrinati i maestri e le maestre; rivolte speciali cure alla istruzione della donna, prima educatrice della veiilura goncrazione, e dalla iialiiia deputata ad esercitare un gran potere sul cuore dell'uomo; ed additati i mozzi conve- nienti accii'i a molle provvidenze moderne, alimentate al di d'oggi dalla privata carità nicn per sentimento umanitario che per moda o jier vanità, sia dala mag- giore slabilità e sicurezza di l'elice incremento. Si, o signori: il faro clic piii') guidare la civiltà dell'umana specie al sospiralo porlo salvandola dagli scogli ed insidie clic la circondano, non è elio la odiicazione solida del popolo, capace d' ispirargli della religione un vero e non ipocrilo sen- timento, nonché d'informarlo ad abitudini morigerale ed oneste, e di sollevarlo alla dignità della specie ed all' altezza della diviii;i origine. L'Italia iiosira , alla quale ninno piii'i contrastare la gloria di avere in ogni eia posseduto una classe di sommi sapienti, deve oggi as|)iraro ad alla gloria, ((nella della massima diiTusione della coltura generale e necessaria in tutta la grande fa- miglia (li cui (' madre. K tempo ormai clic ossa più non sospiri e rinqiianga le armi e le conquiste clic fecero inchinar la terra innanzi alle aquile vittoriose de' noslri padri: le armi delle quali d'oggi in poi dev' ella far forte ognuno de" suoi figli sono quelle deli' intellcllo , la istrujfiono e la coltura, onde la concordia e la moralità dogli animi: e se pacifieiie e lente, non mcn gliuiose eonquisle nella civiltà ci attendono che quelle per le (piali i nostri maggiori liempioiio de" loro nomi le storie. Potente slriimcnto delle coii(]UÌste intellettuali sono le nostre adu- nanze: e però siano jicr noi sempre più care e frequentate. E qui facciamo line ilio nostro parole col conforto di queste speranze, e con far nostro il desiderio ( 193 ) ili iiij iii»igMi' nonio \i\eiik'; il i|uali' in ijucsti ultimi anni non dubilò di pre- sagire, l'Ili' r istilulorc e non più il cannone sarà in avvenire 1' aibitio de' de- stini del iiiondu. Mai'i'h. Antonio Mazzarosa jn-eùdenle Cav. Parravicim Consigliere Liiiaii Cav. GiiSEPPE Sacchi Mareli. Camillo Pallavicino GllSEI'PE Ue \'incexzi Cav. Pasqi'ale Stanislao Mancini rrlaiorc e segretario. 2S RAPPORTO DELLA COMMISSIOISE INCARICATA DELLA VISITA AGLI ISTITUTI DI BENEFICENZA IN GENOVA Signori Il mandato di cui la sezione per l'organo del nostro presidente ci onorava, incn- ire lusingava le inclinazioni del nostro cuore, presentava non poche dillìcollà, due (Ielle quali non lievi , cioè , primo il molto numero e le svariate forme de' pub- blici e privali istituti di beneficenza dei quali abbonda questa bella ed illustre città; ed in secondo luogo le aflìnità e il duplice carattere che s'incontra in certi istituti, taluni di semplice beneficenza soccorritrice ed educatrice, altri di bene- ficenza istruttrice o di soccorso medico, estranee queste ultime alla nostra ispe- zione. D' altronde ci pareva non |)olersi comporre colle strettezze del lempo una visita parziale e minuta ad ogni stabilimento; nò colla nioltiplicilà di altri argo- menti che riclamano 1' attenzione di questa assemblea , un Iroiìpo lungo rapporto. Onde per altro il nostro rendiconto non riuscisse a troppo geneiiclie osservazioni ed a vuoti e sterili complimenti , abbiamo assunte in diligente esame le istituzioni più vaste e più importanti , parendoci che ove ci venisse ritratto il vero ed in- trinseco carattere di queste, avremmo il meglio che per noi si poteva adempiuto ad un invito, che mentre invocava da noi un fraterno ed imparziale giudizio, ci oll'riva il mezzo a significare enicaccmentc la nostra riconoscenza ad una cillà che con tanta cortesia ci ha accolli ed ospitati. V Alhergo elfi /lovcri \>m dirsi il principale di questi istituti, come quello nel i|uale in numero di pressucliò 1700 individui, cioè 1100 donne e 000 uomini, consistono insieme età diverse, diversi bisogni, e però molle e diverse provvi- denze. La interna ammiiiistiazione che è giustamente detta l'anima e la vita di ogni grande famiglia è tenuta con una regolarità che non lascia nulla a deside- rare, e che ognuno di voi, o signori, potrà rilevare dai quadri statistici che dob- ( 19» ) biarao alla sapiente solerzia dei sig. niuicli. Vincenzo Ricci , e clic io depongo sul banco della presidenza. In quella casa roiicoirono poveri, orfani, cronici, Irovalelli giunti alla pueri- zia: ampii e salubri locali, oj>ilicii vasti ed aventi luce ed aria copiose, ordine e nettezza dappertutto, nutrimento sano e suflìcicntc, infermerie pei cronici, altre pei tignosi, altre per quelle leggiere alterazioni di salute che non esigono tutte le cure di uno spedale. Alla purezza di quegli ambienti e forse anche al vivace colorito di quelle ilari fisionomie ebbe parte un provvedimento, che, se non è nuovo, è perù raro, e che noi crediamo ricordare non a solo onore di chi l'ha divisalo ed intrapreso, ma ad esempio di quei pubblici e vasti stabilimenti nei quali le cirroj-ianze locali lo permettessero. Il provvedimento consiste nell' aver separale dal corpo dello stabilimento le latrine stabilile ai quattro angoli dell' c- dilìcio in ijualtro torri aventi accesso ai locali abitati jier un ponte coperto pra- ticato ad ogni piano; e nell'avere fatte defluire nei condotti molte acque pluviali e tutti gli scoli d'acqua della casa. È facile il vedere, come questa provida ri- forma ha evitato agli ambienti il grave e comune inconveniente delle esalazioni ammoniacali prcgiudicievoli tanto alla respirazione ed alla vista, ha reso inutile r uso altrove praticato dei sulTumigi e dei preparali chimici , i quali non distrug- gendo, ma solo mascherando il nemico, spesso nel distruggere un danno ne pro- ducono un altro, ed ha preservale le pareli dell' edificio dai guasti che vi sogliono in)jcnciare le facili rotture dei condotti murati '. A chi si recasse a visitare qucll' interessante e vasto istituto che dalla sola ca- rila cittadina ebbe prima la vita e poi l'ordinamento ed i mezzi, potrebbe per avventura nascere il desiderio di vedere aggiungersi alle molte e savie provvi- denze che lo reggono, qualche lieve tocco; che, cioè, allo stato prospero del ma- teriale benessere non fosse disuguale l'istruzione del leggere, scrivere, conteggiare e degli elementi del disegno , onde quei molli operai riuscissero operai intelligenti ed istrutti: che i molli telai destinati al lavoro delle donne e specialmente delle fanciulle fossero riformali in modo da non costringere quasi in uno strettoio, come pur troppo si usa in tutta l'Italia, per lo spazio di circa nove ore al giorno quei preziosi abdomi che sono la prima cuna dell'uomo, e dai quali può di|)endere o la forza o la infermità di una intera popolazione: che le pie suore, le quali per voto tolsero a proteggere e curare le umane miserie avvisassero a quei pelli curvi ed appoggiali 1' intero giorno sui telai da ricamo: che i mezzi pecuniarii bastas- sero a procacciare a quella vasta e numerosa famiglia quasi tutta composta di ' Qupslo lodalo lavoro fu ivi idealo e dirctio dal sig. Domenico Cervello distinlo arcliilello dello slabilimenlo e degli spedali civili, ed il rìsullalo lia pienamealc corrisposlo alle visic di semplicili e di solidilà. ( 196) adolescenze uno spazio sufficiente ove ricrearsi e passeggiare ad aria libera e tra le rii'iliezzc di una |)rospcra vegetazione la cui vista potesse anche influire mo- ralmente sulla serenità e la mitezza degli animi : che la scuola già esistente pei fanciulli assumesse i metodi che le ultime sperienze hanno proclamati migliori : che il lavoro, specialmente quello della gioventù, venisse più spesso alternato coir esercizio lihero del corpo: che i pochi incuiabili , i ciechi, i tignosi trovas- sero più proprio ricetto negli spedali, e non facessero così una distrazione li'oppo grave di personale, di locali e di cure, che ai canti religiosi si alTralcllassero delle altre cantilene, purché savie e ispiratrici di inorale, allineile la religione troppo spesso e lungamente adoperala non riesca a noia o non perda in riverenza (juel elle guadagna in tempo ed in jiarole; che s'introducesse la musica e come altra delle arti produttive, e come mezzo educativo validissimo a mansuefare ed ingentilire gli animi, che Analmente sì variassero maggiormente i generi d'indu- stria, e così agli artefici che usciranno di là a popolare gli opilicii si preparas- sero più facili il lavoro ed il pane. Non sarà forse sfuggita alla penetrazione di questa saggia assemblea la ciKirinc differenza tra il numero delle femmine e dei maschi ricoverati in questo slabili- meiilo; le prime toccano quasi il doppio degli ultimi. Se questa mostruosa dis- proporzione voglia attribuirsi alla circostanza di due quasi costanti migrazioni di maschi, 1' una per la navigazione, l'altra per le industrie di viticoltura, di fac- chinaggio, di spaccalegne, ecc., che in molti paesi d'Italia vengono piessochc esclusivamente esercitati dalle robuste braccia genovesi; se alla minore utilità della donna nella famiglia del povero; se al vantaggio di un soccorso dotale che por- tano al matrimonio le fanciulle uscite dallo slaliilinienio; o se forse a tutte e tre insieme queste eause , è indagine e giudizio che trasgredirebbe i nostri contini , e che noi lascieremo alle ricerche dei savii che con tanto amore e tanta intelli- genza presiedono a questa interessante istituzione. A noi corre 1' obbligo di es|)ri- mere e di votare un solenne alto di riconoscenza per quei molti e generosi , dei quali la loro sola modestia ne interdice di proferire i nomi , che per uno spon- taneo impulso di vera carità hanno eonsecrato cure, studii, e fors' anche dispendii alla pros|)erilà di quel popolo, e che, mentre gli economisli vengono a lunghe gare di teorie, essi sono venuti ai falli, e riminziaiulo alla celebrila della parola si prescelsero il nobile, il divino ma oscuro benelicio dell'opera. Essi liaiuio l'orse e meglio e |)rima ancora di noi avvisalo ai pochi bisogni che noi ci |)eriiiellcinino di accennare non eerto ad esercizio e sfogo di puerile critica, ma a prova di fratellanza , di amicizia. E se le pratiche già in eorso pei ricupero di un vistoso capitale che le calamità dei tempi avevano distratto dalla pia opera non andranno fallite, i nostri e i loro voti per il maggiore piosperanieiito di questo istituto non saranno più desiderii, ma fatti. ( l'J7 ) l'cT non abusare del vostro leiiipo e della vostra indulgenza non alihiani fallo cenno dello sialo morale di quella |)o|)olazione. Ci basii assicurarvi clic ci ha commossi più ancora clic meravigliali il vedere l'ordine, la (raii(]uillil;i , la di- sciplina, la fralerna armonia, la docilità, l'amorcNolezza splendere dappcriullo e tilt sull'ilare sorriso di (|uel!e vivaci sembianze. Non so tacervi, per quanto pic- colo, un fatto che vi dirà quali sentimenti si abbia saputo instillare. Assisteva ad un telajo da lanilìcio un fanciullo di 13 anni sgrazialanienlc monoculo : richiesto del come avesse perduto l'oiihio, « Mio fralvllo, rispose, me lo lui cavalo. — Fu per isbaglio , per Irasliillo o per rissa:' — .Nessuna risposta. Stretto a spie- garsi, titubò U[i inomcMlo, e poi — lo, disse, gli ho subito perdonalo e gii ro- gito bene aiwuru. E ciò a pochi tratti di mare da un'isola dove la vendetta, venula in proverbio, è patrimonio e religione. Dull'Mberixo dei poveri la nostra attenzione passò agli asili di carila per 1' in- fanzia che da alcuni ebbero in Genova il loro principio, e che linora non sono che in numero di tre soli. Questa parie interessante del nostro rapporto avrebbe dovuto per diritto ap|)artenerc all' abate cav. Aporti, di cui basti solo avere pro- nunziato il nome, che in quel nome ci hanno più simpatie che parole, e che si è associalo alla nostra visita; ma, non avendo egli credulo di assumere questo incarico, noi faremo di adempierlo in modo che, se non parla il suo labbro, parlino almeno i suoi sensi. (Kc si ccceilui una lieve dillcrenza nelle cose meno essenziali dovuta all'essere i Ire asili condotti da Ire macslre venule l' una dagli asili di Firenze, l'altra da quei di Milarm, e la terza educala negli asili genovesi, nel resto è io tulli uni- forme la disci|)lina , in tulli eguale la esattezza dei melodi , la soavità dei modi . la docilità e l'ordine, tanto più commendevoli quanto più diflicili ad olleneisi da nature vive, energiche e bollenti. È pure rimarchevole lo sialo prospero della salute dei bimbi, la loro amorevolezza fra loro, l'afl'ezione loro alle maestre ed alte signore visitalrici , alla sulleciludiue delle quali è in gran parte dovuta la prosperità di quelle care famiglie. L'avere avvicinate le classi elevate alle povere e cosi congiunte le estreme anella della catena sociale; avere assunte all'esercizio d'una volontaria malcrnilà, e condotte non più a sapere dai libri o dai sermoni, ma a vedere vive e nude nei tuguri e fra i cenci le umane miserie, e traltenulc a sedere 1' inlcra giornata fia la licla e alTelluosa coiona di poveri infanli (pielle auguste matrone, le ave delle (piali vivevano sellile e riliose (lenirò all' inviolato profumo di dorati gabinetti, fu un' importante riforma che dubbiamo anche questa agli asili. L'na di ipiesle signore ci diceva, come, dacclà' si i^' consacrala a que- sl'ullicio, le ore le paiono più rapide e meno vuole, che ha liovalc superfluità certe aRialezzc clic prima le pareano necessità, ha più volte preferito al capriccio di una pompii . di un gioiello, la gioia di qualche lagrima tersa, e che la centra- ( 108 ) riplà della sua esistenza , le stesse sue ilisavveiitiirc le parvero più leggiere e più pieeole daeehè ha pollilo vederle in eonfronto colla inedia e eolle angoscio altrui. Cosi gli asili hanno esercitato un ministero, un apostolato; e se la classe povera n' ebbe educazione e pane, se le condizioni del popolo ne riuscirono migliori, vi ha trovalo il suo conto anche il Vangelo. Se ci fosse permessa una parola, vorremmo dirla a mostrare il desiderio che (|uellc veslicciuole che fornisce la pia eausa, non rimangano nella scuola, ma se- guano i bambini anelli' alla loro casa. Ai'rivati all'asilo essi aggiungono ai loro abiti la sopravveste dell' islilulo, e così crescono il peso dei loro indumenti, lad- dove il peso vorrebbe essere minore ; ciò che poire!)bc facilmente alterare ed ofl'enderc quelle tenere epidermidi. Dallionde la sopravveste potrebbe, come al- trove avviene , dirigere meglio la sorveglianza : un bambino vagante solo per la via sarebbe loslo riconosciuto dalla vesticciula, si riparerebbe cosi alla negligenza di molli poveri genitori , e le mancanze all' asilo per causa o non accusala o mentita sarebbero meno facili e frequenti. A questo miglioramento che non polria farsi senza un aumento di dispendio , ed anche alla maggiore estensione che esi- gerebbe quest' opera in una città dove il numero dei bimbi poveri non sorvegliati è per circostanze sue proprie maggiore , è necessario un concorso e generoso e costante. Bisogna mostrare che gli asili non sono altrimenti istituzioni di moda , e meritano meglio che quell'ardore fuggitivo che suole accogliere ogni novità. E ciò sia detto per l'Italia tutta. Al provvedimento degli asili mancherebbe un provvedimento che ne consegue naturalmente, quello di uno spedale infantile. Chi ha lungamente vissuto in mezzo al popolo, conlidcntc dei suoi segreti, sa che alle malattie dei bambini suole dai genitori poveri donarsi troppo poca importanza. Il povero, e ciò forse per un be- neficio della Divina Provvidenza, è cosi folto; egli non si prende mai troppa briga dell'avvenire: come gli basta il pane d'oggi ne si afTanna per quel di domani, così non sa indovinare le fatali conseguenze che può generare più tardi I' avere negletto un primo e lieve malore di un bambino. Aggiungo, che il bambino in cui la natura è ricca e per il presente e per il futuro, in cui le forze soverchiano p quasi traboccano, non presenta mai anche malato quello slato di abbattimento, di prostrazione fisica e morale che vediamo negli adulti malati; in lui inferma il corpo, non mai la mente; in lui la natura lotta verginee vigorosa contro il ne- mico, e quando manifesta sintomi di grave malore, il più spesso è malore più forte d'ogni rimedio. Aggiungo ancora che le malattie dei bimbi, riducibili, io penso, a poche classi, hanno caralleri luti" affatto lor propri e vogliono uno studio ed una esperienza lor propri; che il loro linguaggio quando accusano un male per essere in- teso vuole delle orecchie esercitale nel linguaggio dell'infanzia; che in uno spedale a cui non concorressero che bambini, si potrebbero meglio istituire delle osserva- ( l'J'.) ) /ioni, massime sulla racliilìdc e la scrofola, fai'i; ilei conlVoiiii e facili e vicini, tro- vare i rapporti tra i vizi fisici dominanti e le probabili loro cause, le abitudini della vita povera , le ìnnucnzc alniosfcriclio , la nutrizione del popolo , il regime dome- stico, r insalubrità della dimora, ecc. Sarebbe un campo vasto e prezioso dove la carità delle signore e quella dei medici potrebbero guadagnarsi un altro e non ultimo diritto alla j)ubblica riconoscenza; sarebbe un osservatorio da cui conoscere e misurare i bisogni ed i vizi della popolazione , e per cui provvedere a farla robusta e gagliarda, primo elemento e prima base d'ogni pubblica pi-ospcrità. Già da sei anni un giovine medico di \'ienna apriva colà un piccolo spedale di bimbi , e insliluiva studii e ricercbe su malori di (piclla età inlcrcssanle e sulle probabili loro cause. La società lia un istinto clic le fa indovinare le istituzioni delie quali lia bisogno : quell' angolo fu scoperto , fu acclamato , e dacché vi si associò la muniliccnza della imperatrice regnante d'Austria, la rpialc non la borsa solo, ma vi porta l'augusta sua persona, e l'assistenza delle dame die la cor- teggiano, quello spedale ha già superati i suoi fratelli di Francia e d'Inghilterra; ed ha vantaggiata immensamente quella numerosa e negletta popolazione. In Italia il pensiero, se non è nuovo, non ebbe (inora feeondamento che in una sola città, l'n patrizio torinese che lia inscritto il suo nome in (piesla nostra famiglia, e che ora forse ascolta le nostre parole, ha gettate da quattro anni in Torino le fon- iovvedimeuto, al quale s'op|)ose finora la diflicoltà di trovare un adatto locale. .Mentre facciamo voli per- chè gli ostacoli cedano presto al generoso volere, oseremmo anche dimandare perchè il magnifico Albergo dei poveri con una lieve variazifine ai suoi statuti non potrebbe aprire le sue aule pietose anche a questa pubblica piaga, utilizzando il non breve spazio ora destinato a ricovero di orfani, di cronici, di ciechi, che potrebbero aver rifugio e soccorso pili proprii in altre case già aperte ai loro bi- sogni 1 Diciamolo ad omaggio del vero: Genova fu la prima a immaginare e pra- ticare, scblKMie ancora informi, due istituzioni che si vogliono novità. Ella non avrebbe che a modilicare dove le altre nazioni ebbero ad inventare. ( 200 ) Non a>ciido omessa anche una visita alle curccri, vogliamo obbedire nd un debito soave annunziando a quest' adunanza che si \an preparando delle provide lifonne alle ])ri|.'i()Tii di questa eillà. Speriamo elle a quelle pro\iden/.e \orrà aguiungersi anche il |)alronalo, e quello pei carcerati, e quello |)ei liberali dal carcere, palroiialo che con tanlo splendore di nomi, e (anio aidorc di carità lia già a(ti\ato anche la mia Milano. Il patronato, prima ancoia che ne esistesse il pensiero ed il nome, i genovesi Io avevano traveduto e tentato. Già da gran lem|)0 una compagnia della della Misci-honlia suole in Genova dedicarsi a .sol- lievo dei carcerati : se alla sua azione clic ò princijialmcntc materiale aggiungesse l'azione morale, il patronato sarebbe compiuto. Che bella messe di consolazioni per chi avesse il coraggio di superare un primo l'ibrezzo e penetrare in quelle stanze e sedere a fianco a quei miseri che la società lia vomitati dal suo seno, e .«cendere in quei cuori a dissollcrrarne i sepolti ma non mai morti principi! della onestà e della religione, e mettere delle viilù laddove (in dall'infanzia non si conoscevano che lur|iiludini e delitti ! lo penso che ognuno di noi invidierebbe la sorte di un uomo che dopo avere con una lunga pazienza piegalo al meglio un essere depravalo, nei!' accompagnarlo sulla porla del carcere ove ha scontala la sua pena, potesse dire a se slesso: « quest'uomo non ci tornerà più ». Diciamo anclic questo: il carattere rassegnato senza viltà, intelligente senza presunzione, cordiale senza interesse che distingue il popolo genovese, lo trovereste anche nelle sue prigioni; non vi vedreste truci fisionomie: vi trovereste il delitto senza la sua impudenza , la passione senza o 1' audacia o l' ipocrisia. Direm di più. Se aveste \eduto come quei visi ruvidi ed incolti brillavano di gioia al solo comparir loro innanzi un povero ed oscuro prclc venuto a portarvi una parola di consolazione; se li aveste uditi deplorare il loro delitto e dire le cause che li lian traviati con quella franchezza con cui in altre prigioni avreste udito gridare all' ingiustizia ed all' abuso, avreste detto che la Providenza ha voluto nascondere delle consolazioni ineffabili anche dove non parrebbe esistere clic il ribrezzo e 1' orrore; e che non saria gran fatto difficile il far colà del deserto un giardino. Abbiamo inoltre osser- valo con piacere, non udirsi colà nò strascico di catene o di chiavi, nò l' impro- perare dei custodi o dei sorveglianti , la venuta dei quali in ogni stanza era invece accolta da un tranquillo ed amichevole sorriso. Si è anclie divisato di procacciare alle carceri il soccorso delle suore di carila, per le quali già si sta allestendo un apposito locale; e certo l'apparizione di quegli angioli in mezzo ai ricoveri del delitto .sarà uno spettacolo consolante. Ma ciò non potrebbe far tacere la necessità del patronato. Come lutle le piaghe sociali sono comune sciagura, cosi è debito di tulli il consolarle e guarirle. La benefi- cenza cosi come l'istruzione, che è la beneficenza dell' intcllello, non possono essere privilegio o patrimonio di pochi, ma sono diritto di tutti. Intanto faremo ( ^-01 ) plauso allu figlie di S. Vinccnzu du'PuuIi, die vcrruiino a jìioparure la btraila e facililare l'azione del palronuto, il quale, come le suore i coiifoi'li della religione, rosi egli porterà in (pielT urna di miserie i suoi (ril)uti, i lumi della spcrienza, una eogiiiziunc più vasta e più pratica degli umani segreti ; e sarà quasi un sacerdozio civile che eoi secondo e più diflicile battesimo del ravvedimento ritor- nerà quelle perdute esistenze ai dirilli ed ai sensi dell'umano valore e dell'u- mana dignità. I progetti di riforma penitenziaria elio da molli anni si van predicando, e clic già ebbero applicazione in alcune città dell'Europa e dell'America sellenlrionale, pare non abbiano anrora lutto raggiunto il loro scopo. Ma quand'aiiclie riuscissero a perfezione, non escluderanno mai, a nostro parere, il bisogno del [lalronato. 1 sistemi ordinano le masse, n)a non arrivano agli individui; né individui di varie tempre, con varie precedenze, con inclinazioni ed abitudini diverse potranno mai trovare in un sistema generale farmaco e balsamo per ogni diversa piaga segreta. Per indovinare i bisogni e le fasi diverse del delitto bisogna avei'lo veduto vicino, avere seduto a lunglii e confidenti colloqui con lui, aversi quasi avuta in mano la mano che si è bruttata o di umano sangue o di oro non suo, avergli qualche volta sorpresi in cuore i suoi segreti, avere a poco a poco, e con una pazienza che non si stanchi per brutali ripulse, sciolti i molti e intricati nodi di una vecchia e dura depravazione; non basta avere data una occhiata passaggicra a quei luoghi, é d' uo|io avere vissuti dei lunghi giorni a fianco al delilluoso, indovinalo e parlalo il suo linguaggio, guadagnata la sua Gducia, e così ritentata nel suo cuore la irruggiiiita molla della virtù. Ma questa è opera che otterrete da un sentimento, non da un sistema. .MIora, io penso, i sistemi penitenziarii riusciranno ad ditcncro dei risultamenti utili e durevoli quando la sapienza degli economisti si sarà riscaldata al focolare della carità. Dell'istituto dei sordo-muti che ha nome europeo più che genovese, e che io direi una delle gemme più preziose di questa città, vi sarà fatta parola dal sig. Mompiani, altro dei nostri colleghi e noto e solerle educatore di sordo-muti nella sua patria , il quale ha cortesemente acceltalo cosi una parte del mio incarico. Egli vi dirà i meravigliosi successi ivi ottenuti; ma ned egli né alcuna umana paiola potrà mai descrivervi quel momento in cui quella famiglia d' infelici nel vedere delle braccia aprirsi per un impelo di commozione a stringere il loro istitutore, non lo potendo colla favella , ci dissero la loro riconoscenza con delle lagrime. Le opere di Assarotti e di Rosclli, degno interprete dell'anima forte del primo, ci ricordavano un' altra opera di benclìceiiza istruttrice di cui sono dovuti ad un privato il pensiero ed i primorilii. Una mattina del l7o7, comparivano scritte sulla porla di una casuccia di (ienova queste poche parole: qui si ricevono a scuola tulli I fanciulli poveri. Era cosa nuova, illudila, e può dirsi che appena 20 ( 202 ) esistesse un regolare insei,'naineii(o pel popolo. Il popolo accorse ••oiulucendo i suol fanciulli, e trovò ad accoglierli un povero prete, che anch' egli ignaro di metodi, andò tentone a cercarli colla sola guida di una polente carità. E lì trovò, e le scuole crebbero e prosperarono, e il popolo cominciò allora a sentire il prezzo dell' istruzione. Quel prcic, mentre apriva a sane idee ((uei rustici intelletti, vestiva insieme (|iiclle membra ignudc, economizzava le pochissinìe sue risorse e quasi impovciiva la sua povertà per dar pane e libri a (pici fanciulli che r ebbero più presto padre che maestro. Di là partirono le attuali scuole pri- marie di Genova: un uomo solo, senza nome, senza prolezioni, senza ricchezze, senza conoscenza di metodi, senz'altro stimolo che un cuore largo e forte, accese tra queste mura forse la |)rima fiaccola dell' istruzione gratuila. E dopo una esi- stenza vissuta tutta Ira i sagrilici e gli ostacoli, l'amico dei poveri volle a tutto costo morire, come i poveri, allo spedale. E mentre le sue ossa si tumulavano per im|mlso di cittadina riconoscenza nella chiesa di S. Stefano, erano corteggio al suo funerale più lagrime che cere; e la sua memoria, meglio ancora che nel- l'eloquente marmo posto a custodirla, vivrà nella istituzione ch'egli ha fondata. Quest'uomo tu il (iaravcnta. .\ssarotti e Garavcnta, due uomini che da un angolo oscuro seppero abbracciate tutta la umanità, precorsero i tempi, insegnarono al clero come la nosti'a missione al par di quella di G. C. è tra gì' infelici e gli ignoranti, e se non ebbero onoi' d'incenso e di altare, avranno altare e eulto nei cuori di una riconoscente posterità. A Genova mancava una scuola di metodo; e un provido e sapientissimo decreto del sovrano che regge questo bel paese , non guardando che al solo vero vantaggio dei sudditi, volle che cpiesto beneficio non mancasse; e le scuole di metodo affidale a due valenti e coscienziosi istruttori erano già floride fin dal loro nascere, né può dubitarsi che da quelle aule usciranno maestri istrutti ed esperti che porte- ranno in tutte le provincic dello stato un insegnamento ed una educazione uni- formi ed efficaci. E da (piesli fatti ci sia lecito inferirne la speranza che tutta la istruzione e la pubblica e la privata sarà assoggettala a regolare ed uniforme oidi- namento, che aprila le sue porle all'occhio ed al giudizio del governo e dei cit- tadini, e non si starà rannicchiata all'ombra di vuoti nomi e di vecchie remini- scenze, e tenderà sinceramente la mano ai bisogni ed al benessere deire|)oca nostra. A vedere tutti i singoli istituti di beneficenza ci sarebbe mancalo il potere, cosi come a dire oggi di tutti non ci basterebbe il tempo. Li compemliercmo in poche ultime osservazioni che, ommcssc le notizie risultanti dalle guide, rende- ranno sommariamente la impressione che ne abbiamo liportata. Se mancano a Genova scuole pubbliche gratuite femminili che intendano a pre- parare delle madri laboriose ed istrutte, abbondano per altro gli stabilimenti de- stinati a ricovero u ad educazione delle femmine; quasi tutti gl'istituti che ci ( 203 ) riiinirri'bbei'O ad accennare si coiisacranu all;i tluinKi. Se in (|ut'lle case il benes- sere materiale e l' insegnamento delle pratiche religiose non lasciano luogo a desi- derii , non cosi l'orse in liilla la parte educativa e civile che parve rimanersi sta- zionaria alle antiche e piiinili\e costumanze. l'cr (pianto le calamità umane non abbiano mai variato né varieranno mai nella loro essenza, pure variano di l'orma, e si modificano di\ersamente secondo la diversità dei tempi che coi'i'ono. Perciò i l'ondalori di opere di benelicenza av- visarono alle condizioni del loro tempo ed applicarono a ijiii'llc forme di miseria le l'orme del hcnelicio. Nel variar che fecero i tempi e i coslunii, nel diverso modilicarsi delie pubbliche esigenze avrebbero duii(|ne dovuto anche le istituzioni beneliche modilicarsi diversamente, e ridursi alla misura delie necessità, e pro- porzionare il rimedio all'indole presente del male. Sarebbe dun(|uc provvedinienlo importante di i-il'oi'mare le istituzioni, non nella loro essenza, ma nel modo di applicazione, e accostarle meglio ai bisogni vivi e presenti; ciò che sarebbe non eludere e tradire, ma sibbene interpretare la mente e il cuore dei molti e gene- rosi che per il doppio im|>ulso di amor pallio e di religiosa carità quasi direi che fecero riciM in ipicsta citlà la pubblica miseria. Poiché i tempi non si piegano ai nostri provvedimeiili . ne sta in nostro potere il determinarne il carattere, è pur (orza che pieghino i prov vediinenli ai carallcre dei tempi. Gli uomini non variano le passioni, non variano gli eterni priiicijiii del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto non possono variare, eppure i codici, le civili istituzioni, i lini;uaggi, le costumanze hanno varialo, e sonosi sempre accomodali alle abi- tudini ed alle esigenze dei tempi. K perchè dunque non potrà farsi allrellanto dei provvedimenti della benelicenza? l'n' altra osservazione vorrebbe riguardare il numero degli istituti di cai'ilà che in questa eillà è tale da risvegliare a prima giunta le meraviglie. Oltre gl'istituti dei (piali abbiamo parlalo, esistono: un monte di pielà , una cassa di risparmio, un altro ricovero per gli orfani, una ruota |)er gli esposti, un magistrato di mise- ricordia, di associazioni o compagnie, undici conservalorii , dei quali dieci per le fcminine, uno per ambo i sessi, selle spedali, selle fondazioni per soccorsi a domicilio, tre collegi, e olire le pubbliche scuole elciiicnlari , alcune di |)iivala fondazione. Nel tributare che facciamo un .senso di riconoscenza a questa terra felice in cui la pielà e il hcnelicio sono cosi antichi come la sua storia gloriosa, vorremmo dimandare se alcune di queste istituzioni che concorrono in un me- desimo soccorso non potrebbero alTralellarc , come il beneficio, cosi anche il patrimonio e la casa; e se da questa semplificazione (a dettar la quale potriano assumersi i lumi di alcuni Ira i nndli assennati di che è ricca cpicsta citlà e i voli slessi dei successori e rappresenlanli dei fondatori medesimi ) non ne potrebbe ri>ullare minore la spesa e più hnitn il vnnlaggio; se in laiila . non ^o -e >maiiia ( 204 ) 0 iiccessilà ili nuove istiluzioiii che ci va lutti agitamio, e col bisogno clic iia (ienova di un istituto pei cicclii, di un ricovero di mendicilù, di una cassa per mutuo soccorso, di un locale per le carceri, non gioverebbe meglio evitare con (|iu'lla seniplilica/.ione la l'orse eccessiva inolliplicità di istituti '? Ove si avesse a raccogliere vicine sopra un solo spazio tutte le case consacrate in Genova alla pubblica benelìcenza, io penso die comporrebbei'o soli una non piccola cillà. Il ritaglio e le divisioni stanno dove sono diverse le applica/ioni; ma non vediamo il pcrelii^ ad un solo bisogno s'abbiano a dedicare molle isliluziuni, con inutile aumento di amministrazione, di personale dirigente, di inservienti, di sorveglia- tori , di maestri, di dispendio, e i'oi'sc coli' inevitabile pericolo di una mcii giusta ripartizione di soccorsi. Abbiamo accennato come il numero delle donne soccorse superi enormemente quello dei maschi e abbiam tentato di indagarne le eause. Molte sono le femmine soccorse, molte le orfane clic trovano una seconda maternità, molte le zitelle trafugale al pericolo, molle le depravate condotte a rifugio ed a ravvedimento: ma quante sono le donne vivamente educate, e saviamente istrutte? Quante sono le donne del popolo die sappiano leggere e scrivere? Quante mogli di marinai vanno di porta in porla a cercarsi chi sappia interpretar loro le lettere del marito 0 del figlio assenti, e devono così fidare a straniero sguardo i santi mistcrii della famiglia? Quante sono le donne del popolo che potrebbero supplire il marito o malato o lontano nel carteggio o nella lenula dei libri? Il progresso attuale vuole sinceramente il miglioramcnio delle classi operose; egli ha sentito e proclamalo che il nostro istesso interesse, che l'ordine pubblico, che la sicurezza dell'aliare e del trono non sono le carceri e gli esilii , ma il benessere del popolo. È il popolo che ci veste, ci nutre, ci difende la patria. Ma per migliorarlo non basta il soccorso materiale del |)ane, bisogna educarlo, bisogna farlo inlclligente , onesto e (isicamcnic robusto , Ire elementi che com- pongono l'educazione. K la educazione del popolo la pietra fondamentale su cui erigerete tutlaquant'è possibile la pubblica prosperila. Inventerete delle macchine, aprirete delle strade, |)eifezioncrcle le arti, le scienze, le industrie; ma finché il popolo non sarà educato da un sistema semplice, uniforme e approprialo alle idee ed ai bisogni del tempo , noi fabbricheremo sulla sabbia. La vera benefi- cenza non è tanto nel riparare ai mali avvenuti, quanto nell'impedii'e che avven- gano, e a ciò deve mirare la educazione del popolo. Se resterà ignorante o pre- giudicalo, avrclc in lui un bruto a forme umane; se immorale, avrete un vostro nemico; se fiacco, un essere inulile, un mobile da spedale. Un grande trailo di strada è già percorso; e la fratellanza di idee e di afl'ctli che i Congressi italiani stringevano ha accesa la emulazione dei buoni esempi, ha inspirali dei generosi lenlalivi , lia sco.ssi dei runri inerti, ha risvegliati degli ( 205 ) ingegni umUi'Ì die dorniivunu, iiu propagatu l'uniuru degli utili sludii , e il co- l'iiggiu delle savie innovazioni. Anche 1 sovrani e i governi concorsero generosi neir opera , e a misura che le nazioni maturavano , si piegarono a nuovi e van- taggiosi |)rovvcdÌMK'nti. Il jiojiolo è giù migliore, e crescerà in benessere se lo slancio che si è manifeslatu, anziché stancarci in puerili declamazioni, sarà e dircllo (la caute inani, e sostcìiulo con ]icrsevcraiiza. l'acciaino plauso a Genova che sola e col solo oro cittadino ha saputo provvedere a tanti bisogni, stabilire tante benelìcenze senza gravare di un obolo il censo dello stalo. Speriamo che un sodio virtuoso sperderà ogni opposizione, e comporrà sull'altare della patria ogni discordia di opinioni; che si avviserà non solo a nudrire delle braccia, ma a toglierle all'ozio fornendole di lavoro, non solo a donar del pane, ma i mezzi a guadagnarlo; ehò migliore della limosina della borsa è la limosina dell'intelletto. Da tante innovazioni ancora bambine, e forse solo immaginate, da tante utili discussioni, da tanto cos|)iiai'e di ingegni e di cuori e di mani ad un nobile e santo scopo, riuscirà certamente lo scopo slesso.- un mutamento è ormai inevi- tabile, ma é forse ancora lontano. Non bisognerà duiupie aspettarci né presenti e forse né manco vicini i suoi frutti; bisogna persuaderci, che come la vita delle naziooi è più lunga che quella degl' individui, così è più lento ma più sicuro anche il loro maturare. Non istanciiiamoci adunque; abbiamo il coraggio di chi semina perchè gli altri raccolgano. Noi mettiamo in terra feconda un bel seme che sarà più lardi un albero ; ma quel!' albero non proteggerà della sua ombra che le nostre ceneri. r. .Vponri G. MoSIPlAM N. Prilli .\. Saghedo L. Valeuio Pasquale Stanislao Mancini G. Sacchi .V.MnnosoLi , prcsideììlc e ir.'alure. KKLAZIOINE SI Li; ISTITUTO DE' SORDO-.MUTI l^ (iKNOVA De *c)]i() le belle e lauto uppUiiulile paiolo che ini , o signoii , iidisle dal pi-esi- deiilc della cominissidne, alla (piale atlidavale l'incarico di studiare gli ospizii, che la carila geno\ese tiene aperti a conforto dei bisognosi, non è senza (pialclic trepidazione ch'io soddisfo all' ullicio che mi venne particolarmenle raccomandalo di render conto, cioè, dell" islilulo destinalo a redimere dalla loro imperfezione (pie' disgraziati che, privi del senso dell'udito, sono pure incapaci dell'esercizio della parola; islilulo che voi avrete già visitato, troppo raeritcvolc delle conside- razioni di coloro che zelatori della verità e del bene, all'amore della scienza, associano il santo desiderio di \ederla intesa a ri))arare i mali dai (piali è s'i spesso travagliala 1" umanilà. Qualun(]ue siasi peri) il modo con cui riescin') ad adempiere a questo incarico, non posso dissin)ularvi , che aITczionalo come sono da tanti anni ai poveri sordo- muli, mi è cara l'occasione di poler esporre a questa dotta adunanza i titoli, po' ([uali essi meritano di essere raccomandati alla pubblica opinione, la qu.ile ignorando, o non avNcrlendo che la loro sventura può essere facilmente riparata, solfre che 1" istruzione destinala ad infondere in essi la vita della mente e del cuore, sia privilegio di |)Ochi e che rimangano i più abbandonati a quel misero stato, cui sembrano dalla natura matrigna inesorabilmente condannati. Ebbe origine 1' istituzione di cui rendo conto dalla carità di un modesto, pove- rissimo cittadino, nel quale voi già ravvisate quel venerabile Otiavio Assarolli che, già decoro della società degli scolopii, Genova conia fra i jiiù illustri suoi ligli e tulla Italia onora «piale dislinlo benefattore dell'umanità. Dedicatosi nel declinare del secolo scorso all' islriizione di qualche povero sordo- mulo e confortato dal successo felice che ne andava ritraendo; senza lasciarsi im- porre dalla scorsila de' mezzi , o dalle diflìcollà che avrebbe dovuto sostenere, estendendo a molli la sua benclicenza , aperse una pubblica scuola, la quale prima nell'italiana penisola, divenne poi madre di tutte le altre che vennero isliluile dappoi. Sussidiata quindi dalla beneficenza sovrana e dalla generosità citladiiia , ( 5>(t" ) nssunto il lidilo di fcgio isliliilo, vcinic in lauto s|ik'mlon' di |juliblicu uUiilà da ircilaic r ainiiiirazione e, sarei per dire, l'invidia del foroslicic rlic si reca a visitarla. Non mi ì" nolo rlic 1' Assaidlli lasciasse srritli , ma più clifi scritti attcstano la l>i)l('nza dfl suo jjcnio i lanli sordu-niiili clic |)i'r opera sua vennero restituiti alla vita cìnìIc non solo, ma l'nlli aitili ad ofiiii progresso, si nelle lettere rlic nelle scienze, e tanti altii che si recarono alla sua scuola per apprenderne ed indi dil- fonderne ne' loro |)aesi le dottrine benclìclie e salutali. Fra quali ben meriterebbe di essere nominato e benedetto quegli che, discepolo ed crede ù i' da credersi che si fatta osservazione potesse essere effetto della rinomanza clic gode ovunque l'istituto genovese, ed il risultato di una alTcItuosa e delicata pietà, ben essendo giustificata dalle replicale esperienze di cui furono testimoni e partecipi i vostri incaricali, e più ancora dai fatti die andrò rife- rendo nel miglior modo die mi sarà possibile. K non ignorando la commissione che l' esito d' ogni impresa educativa suole dipendere dalla (piatita dei principii , sui (piali essa viene fondata cosi, occupan- dosi di (pie>ti ebhe inolivo di rilevare che la materia prima che rozza, informe e stupida, sarei quasi per dire, si produce all'istituto per opera de' benemeriti , alla di cui pazienza i primi eserci/.ii sono raccomandati, viene disposta ad assii mere nuova attitudine e ipiindi sensibilità più squisita, vita nuova e razionale in- lendimeiito in conseguenza del!" ordine che esattamente governa dai primi agli ul- timi gradi questo, quanto naturale e semplice, altrcttanlo cflìcace e filosofico corso di educazione. Ed ebbe pur occasione di notare la vostra commissione come gli allievi, a seconda dell'ammaestramento conseguito, fossero pronti a tradurre in par(de scritte i segni figurati, come queste venissero assoggettate a tutte le forme grainalieali e come, dando n(mie a tutti gli oggetti che venivano loro proposti, ne accennassero le relazioni e gli altriliutì , come le azioni venissero da essi de- .scrille e circostanziale giusta i lcin|)i. i modi, i numeri e le persone cui si rife- ( 208 ) rivallo, come raiiiiodiiiiclu semplici propusizioiii in ben Jisposli periodi, raccoglios- sero il quadro de' loro pensieri senza amiiiguilà di forme o d' es|)ressioni e ])iii di tulio avvalorando con tale vivacità di senlinienlo ciò che andavano esponendo da render certi gli spettatori che tulio era inteso e consentito dagli alunni. E qui torna utile il ricordare come que" sonlu-niuli , arricchito il loro vocaliolario di tutte le cspressidoi più usilale della nostra lingua, supeiMtc le scalirosilà gra malicali che ne fissano l'ordinamento, varcala la barriera che separa il mondo fisico dall' inlcllclluale e morale, resosi facile l'esercizio delle astrazioni, |)rocedcndo dal cognito all' incognito, dal visibile all'invisibile, dal materiale all'astrailo, vo- lando quasi di sfera in sfera, giungano alla conoscenza di quell'Essere eterno nel quale sta la ragione di ogni creata cosa, e da cui l'educazione successiva suole derivare tutte le dottrine morali e religiose che regolar devono l' intelligenza e le affezioni dell'alunno rigenerato. Per lai guisa quc" cari giovanelti che si sarebbero ci'cdnli condannati a strisciare nel fiingo, soggiacendo ad una metamorfosi che per tanti secoli fu giudicala im- possibile ad operarsi, si vanno redimendo all'esercizio di tutte le umane prero- gative tanto da poter gareggiare colle persone le più intelligenti e le meglio educale. Cosi mi fosse concesso, o signori, descrivervi i processi, mercè i quali la scuola di Genova consegue i risultati che vi vengono esposti, e che non sono privilegio di qualche ingegno distinto, ma comuni a tutti quelli la cui capacità sia suscettiva di quel rigore analitico che 1' insegnamento richiede. Ma i limiti troppo angusti che sono prescritti a questa mia relazione non consentono eh' io possa intrattenermi di minute particolarità. — Cercherò invece di raccoglierle in un fallo che da sé solo è sufficiente a chiarire reccellenza del metodo, del pari che la felicità con cui nella scuola di Genova viene applicato a favore de' sordo- muli che hanno la foriuna di esservi ammessi. Ad istanza dell' istitutore furono dai componenti la vostra commissione dati dodici nomi di j)ersone o di cose dislinle senza che l'ossero vincolati da relazione alcuna. — Presentali questi ad uno de' più provetti allievi venne invitato a seri- vere un componimenlo nel quale dovessero con ragionevole convenienza trovarsi intrecciati. — Parve ad ognuno dei circostanti alquanto ardilo il cimcnlo, e tanto più quando si videro richiesti se 1' improvviso dovesse essere scritto in lingua italiana od in francese. — Scelta a giudizio dei più la francese, l'alunno si rac- colse per pochi istanti, e poi con quella rapidità, cui sembra non possa tener dietro il pensiero, scrisse una pagina, nella quale in ben ordinato discorso fece figurai'c i dati nomi con tanta o|>porlunità di modi e di es])ressioni , ed arricchendo la esposizione di considerazioni si delicate da destare sorpresa in tulli gli spettatori che sentirono il bisogno di vedere cogli occhi proprii lo scritto per potersi per- suadere che era j)ur quello che prima era sialo letto dall' istitutore. ( 209 ) Alla |)i-ova di saggio si luminoso solito a riprodursi al l'ospelto di quanti na- zionali 0 forastieri si recano a visitare la scuola della quale rendo conto, chi non vede clic il sordo-muto deve aver raggiunta 1' intelligenza completa della lingua, deve saperla maneggiare a talento, e mercè questo (acile e spedito maneggio dare la più precisa e s|)iccata l'orma ai proprii pensieri? Giunto a tal grado il sordo- muto, ò manifesto aver egli compiuta la sua educazione, riparala la sua sventura; non essere più sordo con chi sa scrivcie , né essere più muto con chi sa leg- gere — Ed è |)ur vero che, favorito dal naturale suo raccoglimento, può cimen- tarsi a tutti gli studii e intraprenderli, certo di riuscirvi del pari e forse più di ogni altro che ahhia intero e libero 1' uso di tulli i suoi scusi '. É per questo eh' io ( non affatto estraneo a questo genere di dottrina ) non esito punto ad assicurare che dalle scuole più riputale, e che pur vantano tanti prodigi non si è mai ottenuto successo più compiuto di quello che ha conseguito e tut- tavia consegue la scuola di Genova falla oggi soggetto delle vostre considerazioni. — Nella lidui'ia pei'Ianio clic il henemerito che la governa e ne sostiene la cele- brità saprà tramandarla nello slato alluale a' suoi successori parmi possa essere additala come nioilcllo di tulle le altre che sr vorrebbero nelle italiane provincic vedere moltiplicate. Al qual proposito non vi sia discaro, colleghi umanissimi, che togliendovi alle cose soddisfacenti che vi vennero da me per sommi capi riferite, io richiami l'at- tenzione vostra su di un fatto che non sarebbe certo tanto doloroso se non fosse stalo, pur troppo, dalle anime caritatevoli (ìu qui trascurato. — In questo secolo che santo ed a lutti comune proclama il diritto all' istruzione, in Italia, ridon- dante cosi di istituzioni di pubblica beneficenza da provocare persino il disgusto dei più illuminali economisti, in Italia |)iù di tredici mila e cinquecento sordo- muti, invocando il sacro pane dell'insegnamento da cui potrebbero essere rige- nerali , rimangono ancora abbandonali alla naturale loro miseria , e crescono a pubblico danno. E dico a pubblico danno perchè ignorando essi tulli gli obblighi del vivere civile, non si attengono ad altra legge che a quella imperiosa incontra- stabile che trae punto dal bisogno -. Si profonde l' istruzione a coloro che avendo ' .Non si fa meniione delle ani iuJiislriali cserciialc dai sordo-muli ncll' islilulo genovese, non avendo queste rclaiione col soggeUo principato dell' istruzione lo studio della litigua. • Qucslo calcolo è fondalo sulle ricerche praticale con qualche accuralcrza in alcune Provincie lombarde. .Messe queste in confronto con quelle che furono eseguile in olire parli d' llalia e trovale poco diverse rispetto alla popolazione, si e collo stesso dato dcssunto il total numero dei sordo-muli italiani. Falla poi deduzione di quc' che vengono ammessi negli isliluti per esservi istruiti, si è rilevala la quantità di coloro che rimangono abbandonati al loro naturale istinto, e Dio \olcssc che 1' annunciala cifra potesse essere esagerata! Ma pur troppo è a temersi che sia minore del vero, non essendo sì facile co' mezzi ordinarli determinare il numero preciso di questi disgraziati, essendosi osservato che i genitori isicssi 87 ( 210 ) perfetto 1' organo dell' udito , nella coinunanzu del vivere , col continuo ricambio delle idee e delle affezioni possono aiutarsi da so medesimi , e conseguire qualche grado di dottrina e d'esperienza, e pcrcliè resteran derelitti tanti infelici che dalla educazione soltanto ricavar possono il beneficio delle prerogative colle quali la Prov- videnza volle distinto l'essere suo ])redilcllo? Sussistono, è vero, non poche scuole nelle italiane provinrie volle a sollevare i sordo-muti dalla misera loro condizione, ma certo sono troppo imperfette, né bastano al bisogno, che pur non si trova soddisfatto in questi stessi reali dominii , ne' quali è si largamente provveduto ad ogni altra umana miseria. Se non che invocando la vostra saviezza a beneficio dei disgraziati, sui quali pesa una delle più gravi calamità della vita non intendo chiedere che per opera vostra vengano ad essi aperti nuovi asili ed istituiti provvedimenti che un congresso de' scienziati non può che proporre e desiderare — Dcn altro soccorso io reclamo dall'indulgenza vostra, soccorso che, a parer mio, quanto facile a concedersi, altrettanto salutare e hencDco tornerebbe nei suoi effetti. Fra i monumenti dell' antico sapere pervenuto alle età moderne non trovasi menzione alcuna dell'arte destinata a riparare la sventura del povero sordo-mulo; d' altra parte è noto che non pochi filosofi ebbero a dichiararla irrimediabile '. Tale sentenza fu causa che , anche ne' tempi i più propizi alle scienze , si fatto argomento non venne mai preso ad esame, e quindi per tante età successive questa classe di disgraziati fu lasciata nel suo avvilimento e per colmo di sventura i ge- nitori, malcontenti di aver loro data la vita, stimavano adempiuto ogni dovere di natura e di giustizia consegnandoli in qualche oscuro ospizio per esservi nudriti e dimenticati quando pure , come mostri dell' umana razza non fossero diseredati , proscritti, e fin anche lasciati in preda alla pubblica esecrazione^. — Ma anche per questi infelici i tempi mutarono, e la sorte loro fu migliorata da quella filosofia che non si lascia preoccupare nò dall' autorità , ne dalle tradizioni che non sieno dalla ragione consentite. — Per opera sua i giudizi delle età trascorse furono esaminali , e se ne resero manifeste le erroneità e le imperfezioni. — Fu pur dato un pensiero ai poveri sordo-muti , e quel grande che fu proprio il Reden- tore di questi infelici, cui non si era da .secoli e secoli provveduto, riduccndo con isforzi di sovrana carità e pazienza a regole certe il metodo d' istruirli , rese evi- dente l'importantissimo fatto che sostituendo la figura alla parola, lo sguardo al- tercano nasconderli non di rado, mancando loro la speranza di poterli collocare ne' pubblici slabilimenli. Dalle accennale ricerche ebbero a risullarc due falli clic meritano essere avverliti da chi si occupa, di sludii rclalivì all'argomento. 1." Essere più abbondanti i sordo-iniili ne' lunghi montuosi che ne' piani. S.** Non essere in questo i poveri più disgraziati dei rirrlii, ' Degerando, De Vt'ducation lics sourds-tnnets cap. i. ' L'Abbò do l'ÉpOc, Inslitution dea sourds-mucts p, i. ( 211 ) l'udiU), il (orlo die i poveri sordo-muli liaiino ricevuto dulia natura può essere ri- vendicato. Questo quanto semplice e naturale, altrettanto suljjime e fortunato con- cepimento ebbe il pieno suo effetto , e ne fa fede 1' educazione compiuta che si ottenne da tanti fanciulli tolti ad irreparabile ignoranza , e richiamali a squisita in- telligenza , mercè questa che le età moderne possono dire scienza nnuva e di cui quel venerando sacerdote sarà sempre proclamalo V inventore e I" apostolo. Tuttavia a fronte di si eloquenle dimostrazione duia nel!' opinione dei più il pregiudizio, pel quale si slima ancora prodigiosa l' istruzione di chi è nato privo del senso, dell'udito, e Dio sa quante anime caritatevoli resistettero al desiderio di assumerne la cura unicamente perchè creduta malagevole e fors' anche impos- sibile a praticarsi I Per questo stimo assai necessario che si emendi sì fallace credenza, senza di che la santa missione dei Pereira, dei de rÉ])ée, dei Sicard, degli Assarotti non conseguirà mai gli effetti salutevoli ed universali, che quc' grandi uomini si erano [iroposti. K questo, signori, si è l' ufficio riservato a voi qui congregati col savio in- tendimento di combattere gli errori per sostituire ad essi la verità oggetto pre- ci|)uo de" vostri studii, delle vostre ricerche. — Ne sarà malagevole l'adempierlo a voi omai fatti i promotori benemeriti della pubblica opinione, scrutatori di tutti i bisogni sociali. — E (ìa ben degno 1' ufficio della sapienza vostra se av- verrà che, tolto r ammaestramento de" sordo-muti di melodi complicati ciie lo governano, giunga ad assumere quel carattere semplice e famigliare che gli è proprio ed a cui si richiede piincipalmcnle quella pazienza, quell'accuratezza e quella carità, la quale potendo esser propria di molti, può moltiplicare in ogni paese chi lo inlra|)renda e lo eserciti con efiìcace ed onorevole sapienza '. Per tal modo i disgraziali che sono esclusi dall' umano consorzio e che sono condannati a consumare la vita fra i pericoli, le privazioni ed i disordini, cui quasi inevitabile soggiace chi sente tutte le prepotenze degli umani istinti ed è privo di sussidii e delle norme che fornisce 1" educazione a frenarli ed a diri- gerli, resi capaci dell'esercizio delle più nobili prerogative, restituiti alla civile e domestica vita, quanto non avranno a benedire l'ottava riunione degli scienziati italiani che non ebbe a dimenticarli, mossa dal sovrano principio che devcsi recare il soccorso ov' ù maggiore e più stringente il bisogno, che sia officio essen- ziale della civiltà e della sapienza del nostro secolo il provvedere a tulli i bisogni dell'umana famiglia e innanzi tulio a coloro che sono nell'assoluta impossibilità (li provvedervi da sé medesimi. Giacinto Mompiam. ' L'argonicolo sarà meglio sviluppalo in uii'opcreUa cbe l' autore sia preparando collo speciale iii- Irndinienlo di aiulare lo persone che trovandosi al coniano di un sordo-mulo si sentissero iuclinali ad assumerne la curi non polendola far soggetto di gravi studi. KA1>P0I\T0 DIiLLA CO.M.MISSIOM- I.NCAHICATA 1>I UIl-i:illUE SULLE CAUTE AC RONOM ICIIK PROPOSTE DAL SIGNOR DI CAUMONT jLìh cummissìuiie die ricfvoile da (|iicsla illustre prcsitlciiza l'onorevole incarico di esaminale e far rapporto intorno alia menioiia del sig. di Cauinonl diretta a provare 1' utilità anzi la ueccssilà di far eseguire delle carte agronomiche anclie nella nostra Italia, si pregia di sottoporre al giudizio della sezione d'Agronomia le seguenti considerazioni. I vantaggi che deriverebbero dall' ordinamento delle dette earte agronomiche sarebbero, secondo il sig. Caumonl, i seguenti: Prima di tutto, dice egli, che trcnt' anni or sono non esistevano in Europa carte geologiche, e che ora ve n'ha in Francia, in Inghilterra, in Germania e in Italia, cosicché egli crede che più tosto o più lardi di carie agronomiche ne saranno fatte in tulli i paesi. Dice come per l' opera di distinti scienziati già varii diparlimenli della Francia ( Normandia e Bretagna ) posseggono la caria agrmmnica e slalislica agricola, e che altri dipartimenti si pongono ora a simili ricerche; onde spera, che gli scienziati italiani prenderanno sotto la loro prote- zione gli studii opportuni all' esecuzione di tpieste carte. Le carte agronomiclic soggiunge, sono carie espwicnli con delle tinte ed alli'i segni , r estensione e la circoscrizione delle regioni agricole , la varietà delle cul- ture e delle rotazioni agrarie; le produzioni di tutte le specie ottenute dal suolo. Una carta agronomica dà un compendio figuralo, le tavole d'insieme dei fatti, che costituiscono la statistica agricola. Fare una caria agronomica significa trac- ciare allo stesso tempo la geografia del terreno , e fare 1' esame comparalo e ri- goroso dei suoi prodotti. Ma i terreni , qualunque sia il genere di cultura al quale si sommcttono , pre- ."ìcnlano delle varietà tanto notabili nella loro capacità produttiva, che fu d'uopo dividerli in regioni agronomiche, che si trovano, salvo alcune eccezioni, corri- r 215 ) ■spoiidere in cii'ca alli; |)riiici|)ali roriiuaioiii geologiflie , di iiiotlo the la geografia di-l sutlusuuiu aiiclic nelle regioni di terreni mobili mollo profondi, può servire a di'terniinare a priori de' delti terreni. E>pone r autore le dillìtollà di es|)rimcre con segni sopra una carta tante va- lielà di culture, tante quantità e natura di prodotti, secondo i diversi terreni, laute particolarità di statistica agricola, e pretende esservi riuscito con un piccolo numero di segni. Passa (|uindi ad enumerare i dati ciie io hanno guidato nelle ricerciie per la statistica agricola. Questi saiebbero: 1." L'no sguardo alla produzione dei dilTerenli terreni comparati. 2." Considerazioni sull' inlluenzu delle dillerenli classi di terreni sopra questa produzione. 3.° Esame a|)prorondilo delle qualità comparate delle terre coltivate, e delle analisi cliiniiclie di (piesle terre. 4." Condizioni delle niodilicazioni applicale o a))plicabili ai dillerenli terreni, e determinazione delle |)roporzioni nelle quali possono essere utilmente applicate. 5.° Considerazione delle qualità compai'ate di praterie naturali, e del terreno, ed analisi botanica delle piaiitt- che vi predominano. (3." Esame delle razze di animali domestici, loro distribuzione nei paesi, e rap- porti fra la distribuzione delle razze e quella dei terreni. 7." Coubiderazioiii sopra le niodilicazioni sperabili dalla costituzione degli ani- mali, mercè dell'educazione perfezionata, de' cangiamenti introdotti nelle condi- zioni degli alimenlamenti , e per gì" incrociamenli di razze ben regolati. 8." Incrementi o decrementi di tulle le razze di animali domestici. 0." Produzione comparata dei terreni boschivi, valutazione delle cause che in- fluiscono sull'accrescimento delle digerenti specie; e colpo d'occhio sulla vege- tazione media dei boschi in un tempo dato. L' autore della memoria numera lutti i vantaggi ottenuti da simili ricerche, sulle differenti culture sviluppate secondo la natura dei terreni , le differenti qualità di pascoli |)iù 0 meno atti ad ingrassare presto gli animali, o a farli |)rodurre più latte, e tanti fatti nuovi che la chimica saprà bene spiegare. Per escmiìio la facollù fertilizzante delle acque raffrontata alla natura dei terreni sui quali esse scorrono, forma argomento di osservazioni interessanti essendo provato che le acque, le quali sorgono dagli strati calcari, e scorrano costantemenle sopra strati della slessa natura , non hanno la stessa capacità fertilizzante di quelle che nascono negli strati di natura differente da quella de' terreni che irrigano in seguito, e sopra ai quali decorrono per un tempo più o meno lungo. Porta r autore varii csemi>i sull' influenza della natura delle acque nella vege- tazione , e vuole che 1' azìon loro si stenda anche sulla economia animale , dichia- ( 214 ) raiido die non sempre le acque le più limpide sono (|iielle die convengono al- r ingrasso degli animali, e lìnalmcnle dati molti esempi dell' influenza dei terreni e delle acque sul peso e bontà dei cereali scende a voler provare , che da questi elementi dipende anche la costituzione lìsica deli' uniiio, e vuole riconoscere nelle popolazioni, giusta le regioni che esse abitano, delle (iKlcrcn/.e notabili e singo- lari, che jìi-overcbbero, che 1' uomo tino ad un certo punto è dipendente dal ter- reno che abita. Dopo d'avere compilato un succinto ma compiuto estratto, per quel che ci pare del lavoro del sig. di Caumont, non possiamo a meno di soggiungere; che a questo riguardo qualcosa si è fatto anche, che può paragonarsi a codeste carte agronomiche, poiché nel cosi detto catasto di Lombardia eseguito da commissioni di esperti e dotti ingegneri ad eflelto di stabilire il censimento dei terreni colti- vabili di codesto regno, le carte ralliguranli le qualità diverse di coltivazioni, esprimono ap|ìunlo queste qualità di\eisc con dilVcrcnli colori, di maniera che non mancherebbe ad esse per avventura che qualche indicazione un poco ])iù precisa sulle varie sorta di vegetali che ivi si coltivano, sullo produzioni dei latticinii, sugli alberi fruttiferi e boschivi, e sulle altre cose accennate |)iù sopra dal sig. di (".aumont, perché potessero sollevarsi al grado di carte agronomiche; aggiungendo ancora che la instituzione di queste carte è anteriore di data a quelle della Francia. Non v' 6 dubbio che quando tali carte agronomiche sìcno correttamente ordi- nate, si avranno elementi più sicuri a determinare il valore ottenibile dalle di- verse sorta di terreni coltivabili; si potrà d'un subilo riconoscere quali de' varii pezzi di un podere offra miglior guarentigia di profitto coltivato con 1' una anzi che con 1' altra (pialità di derrata , e in fine s' avrà fondamento certo a giudicare sulla relativa jii'oduzionc de' bestiami che si allevano sopra un podere. Per le quali cose tutte la vostra commissione è d' avviso che la sezione agrono- mica dimostri sentimenti sinceri di gratitudine al sig. di Caumont per averle pre- sentato un piano e una carta , di cui benché il concetto non sia al tutto nuovo in Italia, pur tuttavia potranno proporsi a egregio modello di perfezione per le nostre carte agronomiche. Prof. GirsEPPE .MonF.TXi relatore. RAPPORTO UELLA CO.MMISSIOM' PEIIM.\>E.ME DE' CONGRESSI SCIENTIFICI ITALIANI INCARICATA DI FORMARE LA STATISTICA DELLE ISTITUZIONI DI BENEFICENZA DI TUTTA L ITALIA Italia, clic fu paese di memorabili sciagure, fu anche il teatro di veri pro- digi delia carità. Non vi ebbe umana miseria cui l'ardenza di cuori generosi non pensasse di apprestar qualche sollievo; non lagrima, cui mano pietosa non si stendesse ad asciugare: e questo fin dai tempi ne' quali le altre nazioni, quasi gloriandosi di un selvatico egoismo, ignoravano il più sublime de' piaceri del ci- vile consorzio, quello di soccorrere e di beneficare. Né forse altrove su lutla la terra, meglio che in Italia, dal germe di questa virtù della beneficenza sorse al- bero più vigoroso, e di più larga ombra ed ospitale per le (ante sciagure che sono come il fatale retaggio di una parte si grande della famiglia sociale. Ne fac- ciano fede i pressoché innumeri istituti caritatevoli da noi trovali finora in tulle le ciilà italiane, dove i Congressi han guidato il nostro scientifico pellegrinaggio, e che ognun di noi con intima compiacenza, e non senza orgoglio di sentirsi figlio dell'Italia, ha salutati, quasi proteste eloquenti contro le calunnie di che finora lo straniero ebbe il barbaro vezzo di far segno gl'italiani, nel dipingerli ad ogni occasione con le mani armate del pugnale o del veleno, e non già aperte all'amplesso de' poveri e degl'infelici. K ben vero, che ormai tanta ingiustizia si va ogni dì rendendo minore, e che l'Italia meglio conosciuta ed apprezzata comincia a trovare anche oltre l'alpe ed il mare imparziali ed autorevoli ammiratori. Ma al certo non si può senza col|)a di obbliviosa ingratitudine lasciar più lungamente celala a' molti, mal noia a' moltis- simi, una delle pagine più belle e gloriose della storia italiana, quella in cui sono scritti in modeste cifre gli eroici sacrilizii ed i miracoli stupendi della be- neficenza e della carità de" padri nostri. D'altronde una esatta descrizione delle ( 2IC ) istituzioni ili carità che oggi abbia ogni conlruda dell' Italia, la (.nfinizionc do' ri- sultamiMiti più 0 meno buoni che esse danno e delle cagioni onde questi nuiovono, ed una giudiziosa conijiarazione tra i l'atti simili o contrarli de' di\ersi paesi, oltre clic possono condurre a ben l'erniarc molto dottrine economiche incerte an- cora e coniballule intorno all'arduo ed impnriantissinio argornenlo della pui)blica e privata bcnctìccnza, debbono ben anche preparare e promuovere parecchio ur- genti riforme necessarie al miglioramento dogi' istituii che già sono, ovvero atte a ridurli a l'orma più accomodala al conseguimento del benelico line al quale vennero ordinati. Or la ricerca statistica di sKTalli svariali elementi trovandosi allìdata dal Con- gresso scientilìco italiano alla commissione pcrinanenle, della quale tengo ad onore di essere l'ultimo eollabni'aloi'c; essa ha sentito innanzi tulio il bisogno di an- nunziare lo basi ed il metodo de' gravi sludii che va ad intraprendere. Senza di che, tanle descrizioni dill'ormi , disordinale ed arbitrarie di un numero immenso di slaliilimenti , quasi sempre l'nn dall'altro divisi, toglierebbero all'opera ogni valore sciontideo, e la farebbero allatto indegna della sapiente riunione, alla quale è dovuto il merito del concetto e del primo impulso alla sua esecuzione. Era mestieri perciò cominciare dall'adollarc un criterio che servisse alla clas- sificazione primamente delle istituzioni tutte di beneficenza, e poi delle ricerche comuni e generiche da farsi intorno ad ognuna di esse. Si sa che questo fu ognora lo scoglio di quanti si volsero allo studio delle opere di carità; ed infatti non vi è divisione alcuna che risponda pienamenle al bisogno. Sembra che la classificazione non possa d'altronde ricavarsi, che od aWogrjetlo cui l'istituto mira, od alla funzione che esso esercita. Sollo il primo aspetto potrebbero gl'istiluli classificarsi secondo la natura dei bisogni jisici, inleUelluuli o morali cui provvedono. Potrebbero pure classificarsi secondo la diversa età alle cui miserie sono destinati ad apprestar sollievo. Ed un saggio di quest'ultima classificazione troviamo nell'opera giustamcnic commen- data del Degerando mila beneficenza pubblica. Ma un difello comune a queste classificazioni , e che ne distrugge quasi tulio l'utile ullizio, è quello, che la mas- sima parte degl'istituti esistenti provvedono ad un tempo a diverse delle accen- nate specie di bisogni, e soccorrono al povero nelle diverse stagioni della trava- gliata sua vita. E dello slesso vizio può appuntarsi la classificazione preferita dal Romagnosi e da altri, fondala sulla diversità delle funzioni che i diversi slabilimenli esereilaiio 0 di Intcla sociale, o di semplice soccorso al bisognoso, o finaimcnie i\' islnizionc: infalli la categoria della istruzione rientra evidentemente nelle due altre, dappoi- ché con l'istruire il povero si soccorre ad un tempo al suo bisogno, e si tulela potentemente la società; ed in generale è diflicilissimo assegnare ad un immenso numero d'istituzioni l'uno de' due uflìzii con assoluta separazione dall' allro. (217 ) Ad ogni modo era indispensabile convenire in una partizione: e perchè questa fosse la più semplice, la commissiotic ha creduto restringersi a proporre, che in duo sole grandi classi fossero dislriliuiti gì' istituti da studiarsi; in una cioè di semplice soccorso, ed in un'altra di prevenzione de' mali e de' bisogni: nella quale ultima specie dovessero includersi tulle (|U('lle istituzioni la cui opera non si mo- strasse unicamente soccorritrice, ma contenesse insieme qualche visibile elemento di prevenzione, sia riabilitando insieme l'individuo con la istruzione o con abi- tudini laboriose, sia disseccando in un modo qualsivoglia le sorgenti di sociali disordini. Questa dualità di classi è sembrata preferibile anche nel fine di pro- curar confronti tra i risultati che offriva lo studio dell'uno e deli' altro genere di stabilimenti; pcrcioccliè da tale giudizio comparativo non poca luce potrebbe venire sull'ardua quistione economica della social convenienza della conservazione o abolizione di gran numero d'istituti di carità rivolti al semplice soccorso. È inutile passare a rassegna tutte le forme e destinazioni de' tanti istituti di beneficenza che richiamar debbono il nostro esame, bastando il dire che resta a ciascun membro della commissione il carico di osservare i singoli stabilimenti che debbono venire studiali e descritli, e di allogarli nella classe cui crederà che appartengano. Solo a rammentar quanto l'Italia sia ricca di tali istituzioni sotto tutte le forme, ne novereremo le principali specie, intese a seguire il povero con occhio di vigile carità dal momento in cui apre gli occhi a questa vita di bisogni e di miserie fino alla sua canizie ed ai suo ritorno nella terra donde usci. I.e i)rincipali di cosifTatlc istituzioni sono le case de' trovatelli, le sale di ma- ternità, gli asili infantili e giovanili, gli orlanolrofii, gl'istituti de' giovanetti di- scoli, le scuole gratuite di ogni genere pe' poveri, i ritiri e conservalorii per ogni classe di donne, non escluse quelle le quali vi siano salvate da funesti pe- ricoli, o raccolte fra le lagrime del pentimento, i depositi generali di mendicità o altrimenti chiamati alberghi di poveri, le case di lavoro o d'industria per dar fatica e rimunerazione a braccia oziose, i monti di maritaggi ed altri sussidii doUdi. i monti di pietà, di prestiti e di pegni, i monti frumcnlarii e pccuuiarii, le casse di risparmio, le associazioni di previdenza e di mutuo soccorso, le con- fraternite ed associazioni pie, i soccorsi a domicilio di ogni natura, gli ospedali generali e speciali, le case de' folli, gli ospizi de' sordo-muti, quelli de' cicchi, le istituzioni di patronato pc' liberati dal carcere, gli ospizi de' vecchi, l'opera del seppellire i morti, e da ultimo moltissime istituzioni miste, alle quali non può assegnarsi scopo ben determinato e circoscritto. Da questa benché imperfetta enumerazione può argomentarsi qual lungo e spinoso cammino abbia a jicrcorrere la commissione ne' suoi studii. U ricerche generali, cioè comuni ad ogni specie d'istituti di beneficenza, le quali debboni) intraprendersi , si sono ridotte alle seguenti: 3» ( 218 ) 1." Parie slorica, cioè non solo una nolizia preliminare su la origine e le \i- eemlc di quel Ki'noi'e d' istituzioni , ma anclic una sucfinia narrazione delia fon- dazione e de' mutamenti relativi a eiaseun stabilimento in particolare. Se accada far parola di alcun fondatore o promotore, clic sia veranienle degno di esser ricor- dato nella storia della hcnedcenza italiana, come una di quelle iirovvidenze terrene che sembrano inviate fra gli uomini a rappresentarvi la carità del loro comun padre celeste, sarà opportuno aggiungere un cenno hiogratico della loro vita. 2." Parte statuaria ed amminislratira. Oltre ad una sufficiente notizia della le- gislazione de' poveri in generale e delle sue vicende in ciascuno de' paoi italiani in cui si scrive, si richiede la esposizione delle leggi e de' regolamenti secondo i quali si amministra e governa lo stabilimento, con tutto ciò che tale esposizione offrir possa di notevole o imitabile altrove. Si avrà cura spe<'ialmeiite d'indicare se lo stabilimento è retto e mantenuto da' lu'ivali o dal governo, se gli ammini- stratori uè sieno gratuiti o stipendiati, i requisiti per esservi ammesso, le opere caritatevoli clic esso pratica. •■).'^ Parte economica, cioè la indicazione dell'entrata e della spesa, le sorgenti della prima, ed in (piai |)i'oporzione sieno nella seconda le spese di amministra- zione ed altre estranee al soccorso con quelle veramente impiegate alla beneficenza. 4." La sifillslica de' beneficiali, per quel numero di anni che si crederà con- veniente, non mai però per meno di un decennio, se è possibile ( 18.3G-18/i-(l ); nonché la partizione di costoro per sesso, età, stato civile, condizione, luogo di loro domicilio; e, dove riuscisse eseguibile, si biamcrcbbe che s'indicasse pure se essi sapessero leggere e scrivere, e conoscessero un'arte o un mestiere; ed an- che opera migliore sarebbe il tentare di spingere l'indagine, potendosi, alle cause della loro povertà. Finalmente s'istituiranno confronti proporzionali tra il numero de' beneficali e quello de' bisognosi di soccorso nel dato paese, ed anche tra i poveri beneficati e la intera ))opoIazione. 5." Seguirà la esposizione da'' servigii che rende la isliluzione nello staio er l;i poco profondità del terreno. Gli alberi vecchi sono quasi tulli selvaggioni a foglia stretta, laciniata, coriacea; e le nuove |iiantagioni sebbene fossero libro esislcnle nella liililiolcca dell' universilà di Torino, (|uindi nel t {".' slampò il Canone di .\vicenna in Milano dove fu il primo ad irilrodurre ed invenlare quell'arie. Si può anche aggiungere clic su quell'inizio chbero gran fama i tipi di un Nirola Girar- dengo di No>i, e quelli della cillii di Savona clic fin dal Ii7l pubblicava opere iiilidc e correllc per mezzo di un Buongiuianni frale agosliniano tedesco. In Genova si slampò la Summa Pisanella nel ii7i. Il Catolicon f del genovese Balbi, vocabolario univcrsatc , perchè comprende in sé Inlto ciò che suol cadere sono nome di lellere e ili umanità, esempio non iniilato, come ilice a ragione il cav. P. Spotorno, fu impresso fuori di Genova; si sa che 1' amore lo condusse al suo lemiine il giorno 7 marzo 128(i. ( 227 ) (rue gran piulìdu lu fulihricu dcllu larlu furie di VulUi , la (jiuilu iirriicliì i|ia'l |uicse. iN'c iiiuiidu fuori dello sialo sedici a diciasselle mila i|iiiiiluli. E siiigulai' |>regiu di eulal earlu ch'essa non pulisce il lailo: di che sun (eslimonii anliche bcritlure |icrlellamentc conservale. L'arie che è madre a lulle le altre iia qui jjraiidi fabbriclie e pajziaii ullitinc. La grandiosa ferriera di (À)golelo prepara le verghe di l'erro dolce alle ulliciiie de' fabbri-ferrai, e nel vario ministero de" lavoranti segue i melodi che sono ri- conosciuti miiiliori. Le braccia che ora inijìlcga son tulle nostrali, laddove nella sua fondazione non adoficrava (cosi volendo il bisogno) clic stranieri ojicrai. Egli è una consolante notizia che non dobbiamo lasciale di comunicarvi, o signori, cioè che il regio governo sardo ha già commesso alla fabbrica suddetta la costrullura delle rotaie per una strada di ferro. Lode al fausto principio! Lii metro di strada ferrala è una Ioga nella via della civiltà. E vuoisi pur di ciò coniincndare la provida dis|)osizione , che preferisce una falliiia iiilcnia aircsterna, benché il costo ne sia ahpianto maggiore. Altra fabbrica insigne di specie diversa si è la suburbana in San l'icr d'arena, dir vogliamo quella del ferro di seconda fusione, iiilia (piale piciiddiio forma gli oggetti di (|ualsi\oglia disegno, non escluse le slatiie. Le ollicine dove si lavorano i letti di ferro, ed altri arnesi di varia forma, benché sien molle, apjiena bastano alla dinianda. L'opera è cos'i pulita ed ele- gante die non ha rivale che la raggiunga, massime nella durata e bellezza della vernice. Venendo ora alla numerosa famiglia de' fabbri-lcgnai diremo che negli arnesi di uso comune si vorrebbe maggior e.satlozza e diligenza. La quale pelò non manca nei mobili signorili, di cui si hanno parecchie fabbriche; e se la tarsia non tocca alla perfezione , non è perù lungi da ossa. Perfette nel loro genere sono le famose seggiole di Chiavari, nelle quali la leg- gerezza nulla loglio alla robustezza, e mollo aggiugne al comodo e ali" eleganza. Cosi l'arte del falegname ]iroccde con onore in j)iù vasto esercizio. Era iialuialc che un jiopolo marino e navigatore si fornisse da sé i nccessarii strumenti. Pa- recchi per olTelto sono i cantieri dove si costruiscono piccioli e grossi legni a vela e a vapore, sì per la guerra e si pel commercio, i quali gareggiano coi migliori di Europa. Varazzc ù il priucipal cantiere , dove si lavorano |iure le àncore e ogni altro attrezzo navale; ed occupa ben cinquecento operai. Talché per questa industria, che si esercita in diversi luoghi, si producono annualmente da rcncinquanta a duconto navigli. L'imperfezione che si è osservata noi mobili ordinarii, trovasi nelle stoviglie, nelle slampe dei tessuli , e nei nastri di seta. Cosi i vini comuni accusano la negligenza e mancanza di metodo nel farli. Colali difetti perù allamonlo dimandano ( 228 ) lo sliiilio e le cure degli uomini inilusli-i, e risliluzione delle scuole leciiidie. Seiizii le {|uali l' altiere, jioeo dissimile da' maleriali islrumeiiti che adopera, la oggi (|uello che usava ceni" anni prima ; e mal polendo soslcnersi nella concoi- rcnza , perisce eoli' arie. La tecnologia è il solo porlo a cui possono riparare le antiche industrie. \'edemmo però con piacere clic l'orelìce ci desse un saggio tecnico nella doratura e argentatura col metodo galvano-iìlaslico. La chimica entra pur essa ad agevolare la composizione della maUiia, di che si vale principalmcnlc la gentile arte del diiìingere, ciò è la biacca. Questa si fahbiica tuttavia in molle ollìcine eoli' antico metodo, il quale la rende di qualità reputala migliore. È |)erò desiderabile che l'interesse ceda al ben della salute, e che la nuova manieia prevalga alla piecedenle la (piale è mal sana. La nostia narrazione è condona naliiralmenle ad altre arti, le ((uali occupando in modo speciale l'industria genovese, somniinislrano ricca materia al commercio di esportazione. Tale si è il lavoro in argento, imitante l'arabesco, detto di filigrana, che può considerarsi una privativa de' genovesi, i quali ne l'inno gioielli e o|>ere mci'a- vigliosc con grandissimo spaccio. Tale il lavorio del corallo in ligurine, in anelli, e negli adornamenti che brillano al collo e alle braccia delle gentili donne. Esso trae la materia prima in gran parte dai pescatori di Rapallo, i quali in numero di un migliaio muovono ben novanta e più ballciii. L ai mille se ne vogliono aggiugncre altri mille e cinque- cento che vivono nei dirozzare l'informe maleria. Segue 1' o|)era degli artisti la ((uale ci oll're eleganti lavori che non invidiano a ipielli di Napoli e di Livorno e pel disegno e per la finezza dell'esecuzione. Questa manifattura rende nell'e- sportazione non meno di un milione e mezzo a due. Tali le paste fine che portano il nome di Genova, e ben dodici mila ([uintali che ne' paesi d'Italia se ne vendono, riportano iti fabbiicalori non meno di lire seicento mila. Fu veduto con compiacenza che alle macine per l'impasto delle farine, e al movimento de' torchi si usava la forza di un cavallo, non iiii'i dell'uomo: il quale avrebbe ricliiainalo con pena alla mente il servigio dello schiavo. Tali i (iinl'elli e eandili, ili cui si fa grande uso ne' paesi della nostra penisola, talché introducono nello sialo considerevole somma di danar-o, se si argomenti che un solo fabbricatore rre vende per cenlomiia lire, e i fabbricatori soir molli. I guanti, i ricami e le trine danno qui, pii'r che alh'ove, alle inani femminili vasta ed utile occu|)azione. \[ l'icamo lavorano zitelle di caritatevoli istituti, e di famiglie cittadine, e di pescatori. Ren cento bastinienti che vanno in America portano ria.scunn col carico un assorlimeirlo di ricami dello pnccotiglia; Iraspoi-lo di lina quantilà mar-aviglinsa. ( 229 ) Lo slcsso accade delle trine che si lavuiano a santa Marglierita , a Rapallo, a Chiavari; e non è esagerazione il dire the l'anno la ricchezza di molli. Il refe viene a ((uest' industria dalle Fiatitlre, e il lilo di cotone dall' Inghillcrra ; il quale non |niò aversi altrimenti di una linezza quasi impalpahile the da quelle mac- chine che nella perfezione e copia de' prodotti sorjìassano l'umana credenza. (Juanto ù al ricamo, sono assai valenti le orfane dette fwsdiine, dove intro- dussero un punto che porta il nome loro : ma la più gran rinomanza la raccolgono dai fiori di cui si fa un commercio con tulli i paesi d" Europa. Flora che siede regina su cotesti colli ridenti, direhhe il poeta, e spiega d'ogni intorno la pompa olezzante de' vaghi fiori, in vedendo sì maraviglioso gareggiare dell'arte colla natura, no sente per avventura gelosia. E veramente la maraviglia è il senso che provano tutti quelli che entrano nell'industre casa, dove quasi in ameno giardino si olfrono al guardo i liori di mille colori, rigogliosi, vivaci, freschi, che per poco t'invitano a fiutarli. E a coprire l'inganno non manca l'insetto sui molli talici che semhra lihanic l'umore. Mentre però si hcncdiccva alla memoria del Ficschi, magnanimo fondatore, e si da\a la dehila lode ai reggenti, alle maestre, e alle alunne, egli parve alla commissione, che nell'asiìetlo di queste non ajiparisse generalmente quella florida salute the l'acre sano della collina promette; colpa forse del sedere troppo lun- gamente al lavoro senza qualche ripetuta interruzione; e le parve altresì che non lornerehhe a gran danno del pietoso istituto, se ci fosse un fior di meno nella saia dell'esposizione, e qualche rosa a compenso sulle guance delle giovani lavo- ratrici. Facendo ora passaggio all'altro carilalevole istituto che raccoglie una povertà o|)erosa, si fa luogo a parlare delie arti, qui imperatrici un lempo, della lana e della seta, la prima delle quali chinese d'origine, fu inlrodotla dal commercio col Levante, e la seconda dalla Provenza. Nel grande albergo dei poveri, che ne accoglie hen mille e settecento (monumento della gratitudine dei patrizii verso la valorosa piche benemerita della repubblica) abbiamo trovati i tessuti di .seta, di lana, di eolone, di canapa, di lino. E abbiamo con piacere veduto i vieti telai far luogo a quelli che diconsi alla Jacquard. Buoni i tappeti comuni, belli i tappeti signorili, lodevole la lingeria di tavola damascala, e in iiencrali' i lavori d'ogni specie. Due principii predicali dalla moderna beneficenza sono fondamento a qnosio antico istituto: I." che la mendicilà non abbia pietesli a deturpare le vie (lacche trova colà un asilo e del pane; 2.° che il pane non sia come elemosina all'ozio, ma qual mercede al lavoro. La carità riceve il mendico e lo rende artigiano. La seta in cillà e fuori è materia a diversi arlificii e a grosse e piccole mani- f.iMnrc. Merita commemorazione un lessnio per vesli donnesciic, e segiialamrnle ( 230 ) per ruzzulcUi, delio finilanl. La slotla ù ad uso ik'lla iila liiiesc con seta del Levante. A lode di (ale manirallura inlrodolla dai l'iatelli Ansaldo sia dello clic la peileiione di essa la fece da prima rcpulaic straniera; e che le è destinalo il premio della medaglia d'oro. Sono pure egregiamente lavorale le slolTe di seta (|uali semplici, (piali a hci disegni, e le daniascatc, e i lampassi. Fra le seriche manifatUirc mantiene l'antica riputazione t|ucl!a de' velluti, molto ricerchi dai popoli del Levante. Pregevoli pei' robustezza e finezza di tessuto, e per durevole vivacità di colori servono ai mobili, agli addobbi, e alle veslimenta. Ma riuscendo aliinanto gravi al moderno vestir muliebre l' industria si è accomo- data alla nuova esigenza; e le offre pure la stoffa di un velluto lieve, morbido, bellissimo quanto quello di Francia. La prima (piaiitù ù opera d'industria domi- ciliare, la seconda di fabbriche con riunione di lavoranti. È fuor di dubbio che l'Italia noli' arte della seta potrebbe riacquistare il pri- mato, poiché in nessuna provincia le manca la materia prima, che somministra ad altre nazioni. Cosi nella manifattura della lana è da sperare che rintegri in qualche modo l'antico credito. Già da qualche tempo si sono introdotti nel Pie- monte i merìnos, e si vanno propagando; già se n'c avuta lana, e lana Unta, e bei drappi, come si vide nel comizio di Morlara. E un saggio di perizia in lavoro finissimo ci fu porto dal sig. Crocco, dico nelle maglie di lana le quali uguagliano, se non superano, quelle d'Inghilterra. E duole soltanto che il filo ci debba derivare di colà. Egli è dunque forza pensare a rivendicar colesl' arte sic- come nostra. La quale, non che utile, è gloriosa a Genova e all'Italia, poiché nel suo seno ebbe la culla l' immortale Colombo : nome il quale onora , non che un' arie, l'umana specie. Le commendale due arti che diedero abbondante materia all'antico commercio, furono possenti, prima da sole, poi coli' aiuto della banca di S. Giorgio, a salvare la repubblica da mortali disastri. Sembra fatale, che la fortuna di (|ucsta fosse una col destino di quelle. La decadenza di quelle industrie fu il furiere della morte della rcjmbblica. Quanto alle arli ci conforta il vederle rilevarsi e rientrare nella via del pro- gresso, dove in forza dell' interesse, dove in grazia della pubblica carità. E se Io stesso non possiam dire della banca, diremo ciò che era e ciò che ne rimane: un tempo monte fruttifero, amministrazione di gabelle, banco di giri e trapassi, deposilo d'oro e d'argento, malleveria di higlietti non ecccdcnli il ineiallo rap- presentalo, cassa d'ammortizzazione; ora glorioso monumento, che ricorda come nostri due sublimi trovati, la prima banca pubblica, la ]irima cassa d'ammor- tizzazione in Europa. l'n segnalalo e perenne beneficio riceve ngsidi il commercio dai Porlofraiico : ( 231 ) r oS|ii(;ililù ridonala alle iiicici (iiiclit' n' escono per passare al consuniatori- ' . .Non si aspella alla \ostra coininissioiic parlare de' preiuii e delle opere pre- niialf. Quesla pai'lc viene eseguila dalla civica deputazione con imparzialilà di giudizii. A noi però non ò lollo congralulairi con tulio l'animo di vedere infranta la barriera doganale clic dividea la Liguria dal l'iemonle, e questo concorso alla slessa mela di due popoli industri insieme e valorosi : contendenti fra loro non pei' fiatcrne ire a distruggere, ma per nobile emulazione ad accrescere la ric- chezza e la gloria della patria comune, coli" intimo senso della cresciuta potenza. Dicemnio delle arti, non taceremo all'alio dell'artigiano. L'abitudine dell'ope- rositìi e dei risparmio (il (piale è la fonie delle picciolc e delle grandi fortune) ha tal forza nell" animo de' lavoranti genovesi, clic li preserva da (piella disonesta usanza clic hanno gli operai in molli paesi d'Italia, di consumare il lunedi nel- l'ozio, e negli stravizi. La settima parie deiranno' soUralla al lavoro, sciupala in disordini basta essa sola a segnalare la cagione della miseria e dell'immoralità degli artieri. Lavoranti genovesi, industriosa plebe, non lodata mai, abbiti una parola di encomio che niun animo gentile vorrà negarti. Ascolta l'insolito suono della lode, non sospetto d' adulazione , e ti sia stimolo a perseverare e crescere nel bene. L degna d'essere sculta nel bronzo ed esposta nelle ollìcine quesla epigrafe: Gli operai genovesi vanno al lavoro anche il liiiìcdì. Risguardando ora al complesso delle cose dette e alla mistura delle arti a domi- cilio colle fabbriciie di lavoranti associali, le quali si vanno man mano introdu- cendo, si fa luogo a speranze e voli. Il metodo antico è assai morale e benemerito del tempo andato, ma dove non giugne ad alimentar chi lavora, si fa necessario ammellere i moderni perfezionamenti. La resistenza dell'abitudine giova fino ad un certo segno, rendendo più lenta e men sentita quella transizione clic fa l'in- dustria alle macelline e alle grandi manifatture, nelle quali coucorrono i grossi capitali, i sussidii della meccanica, e la tecnica direzione. Quel passaggio in ItUto deve succedere in modo clic all'operaio si muli bensì, ma non inanelli il lavoro. Certamente qui non mancano i capitali benché l'antica consuetudine li volga al commercio di ogni specie. Però sono qui possibili e non difllcili quelle asso- ciazioni che son tanto frequenti in Inghilterra, e non trovano ostacolo che le impedisca nelle piti vaste intraprese. Perlanlo allorchi'" le minori arti e mestieri e le grandi manifalture verranno crescendo in perfezione e abbondanza di prodotti , gioverà pure diminuire pro- ' Il mioor Tanlaggio, clic pur i grandissimo, di quesla proviJa concessione del Governo, si e Hucllo di niaiilencrc il lavoro a poco meno clic seiccnlo persone. Alla providcnza « pure laboliiioue dei daiii dilTcreniiali Ira le na\i sarde e napoletane. ( 23-2 ) porzionalaiiieiite i dazii dì prolezione. Dico proporzioiialameiile perchè la soverciiia prolo/.ioiie addoriiinila l'iiiduslria, e la iiiiiiia piolezioiio la solToca e impedisce di svolgersi. Iiiiperoccliè alla line è pur mestieri lo entrare nella via delle sagge nazioni che si volgono al gran iiriniipio della lihera concorrenza; che e il sapiente dislrihutore delle sociali ricchezze; il trionfo del diritto sul privilegio, dei molli sui pochi. Altro non ci resta nel chiudere il presente rapporto che rendere sincere grazie in nome di tulla la nostra sezione alle espilali e .splendide accoglienze, di che ci fu hirga questa illustre città: magistrati: signori, negozianti, e jiopolani; ne' quali è tanto più pregevole la gentilezza quanto che si congiugne a quella ingenita severità e indipendenza di earallerc che è dono dell' industria. In line mi sia lecito far qui manifesto un sentimento mio proprio. La grati- tudine è tale un alTelto clic non patisce le ingiuiie del tempo; anzi col tempo si avvalora, se accompagnasi a quell'indeCnito senso deliziosissimo che si risveglia al ricordo degli anni non più rcdituri della giovinezza. Io non genovese, qui in questa grand' aula, sono più che sei lustri passati, ottenni la fronda di Temi con segni di cortesia da chiarissimi professori: e qui mi è hcn caro di poter oggi offerire a questa esimia città in nome della vostra commissione un ramo del pacifico ulivo, come a città benemerita dell'industria; dico un ramo di quella corona che i Congressi seientilìci vanno intesscndo all'industria italiana. Allora un grande astro smontava dal gallico orizzonte; e a lui lisguardava l'Europa allamcnle e variamente commossa: ora una stella lucidissima appare sull'orizzonte italico; e il volo de' popoli non è mollijilice, ma uno. Gli occhi e gli animi di lutti son volti al \aticano. Colà nella maggior reggia del Dio vivente assistono all'augusto Irono, redentrici del mondo, la religione e la civiltà: la civiltà che è figliuola e aiutatriee della religione; la civiltà di che son figli e propagatori i Congressi delle scienze. March. G. Balbi-Piovera Raffaele Busacca GitsEPPE Cadolim Doti. Gioachino Coppa MAniANO D' Ayala March. Fabio hvnEA Avv. GnsEPPE Papa B. P. Sa.ncii.netti Avv. prof. Fr.nDiNANDo Maesthi relatore. RELAZIONE DKLLA COMMISSIONE INCAHICATA DKM.'KSAJIF, DKI.LK MKMOIUE SILL' IMnOSClIIMENTO DEI JIONTI MGL'UI Il comizio agrario di Genova il 2 giugno 1846 pubblicava il seguente programma. • Si darà una medaglia od il suo equivalcnlo di lire nuove 400 all' autore della miglior memoria teorico-pratica sul modo pronto e sicuro di popolare di piante forestali o di castagno i monti della |)rovineia di Genova, e col proporre inoltre le misure legislative atte a guarentire le novelle piantazioiii, e principal- mente ad estendere rimboschimento ai terreni comunali incolti ». ■ l.e memorie dovranno essere presentale al segretario del comizio agrario in (ìenova prima del 14 settembre p. v. , suggellate e distinte da un'epigrafe che .sarà ri|)elula in una scheda a parte entro la quale 1' autore scriverà e chiuderà il suo nome. Questa non sarà aperta che alloraquando la memoria sia stata giu- dicata meritevole del premio ». • Il giudizio sarà pronunziato dalla sezione di Agronomia e Tecnologia dell'ot- tavo Congresso scientifico italiano a cui verranno rassegnate le memorie presentate al concorso ». • La memoria premiata resterà proprietà del comizio ». Nella tornala del 17 p. p. il presidente di questa sezione affidava l'onorevole incarico di proll'erir giudizio sulle memorie stategli rimesse dal direttore |)rcsi- dente del comizio agrario di Genova ad una commissione composta del profes,<;ore Giuseppe Moris chiamato a ])resiederla , e degli avv. ^'ineenzo Salvagnoli, Nicola Dcluca, Pietro Torre, Didaco Pellegrini e Miccia Magioncalda. La qual commis- sione eleggevasi a relatore quest' ultimo. Le memorie sottoposte all' esame della commi.ssionc sono undici. Quella del 11. 1 ." porta per epigrafe : Ogni ciltadino deve nmnrc il pubblico bene e cnnlri- hiiiiTÌ ni jìnsaibile. Mo^xo da quello molivi mi nono dchrminoto a pubbUcarc (ptrllo (Iw penali. .".0 (234) (Jiii'lla del 11. *i.° A' sappia pur ciascun che l' eròe e i fiori Soli che fan Itele le campaciiw e i colti. (Jiicllii ilei II. ó.° i\on è raro a veder che ilesini imbelle A grandi cose dia principio e vila. (fucila (K'I I). 4." lufelix agvr ci sylva cuius villinis iniiqislrum non aiidil. sed ducei. (fucila di'l 11. ìi." Senza epigrafe. Quella del ii. G.° .\men dico vuhis. Quella del ii. 7.» l'oca favilla gran fiamma seconda Forse dirclro a me con miglior voci Si pregherà perché Cirra risponda. Quella del ii. 8." Pars aulein posilo surgiml de semine ut atlac (.'aslancae , nemorumrpic Jovi quae maxima frondet .I-'seitlus alfine hahila Graiis oracula quercus. Quella del ii. 'J." Fraxinus in sijlvis; ahies in monlibus allis. Quella del n. IO." .Keque pauperibus prodesl, locuplelibus acque /Eque neglectum pueris senibusqiie nocebil. Da ulliino quella del ii. II." conlrossegnala dalle Icllerc .\. (!. Lclle e ponderale, per ((uanlii la rislrctlczza del tempo lo ha conscotilo. ìv memorie qui indicale la roiiiniissione: Considerando che nelle memorie sollo i numeri l.o, 3." e C", ollrccliè sareh- hero rimaste, massime questa ultima, al(|uan(o discoste dalla meta, non furono adempiute le condizioni estiiiiseelie del programma, (loiiciossiacliè nella prima l'autore ha palesato il suo nome; nella seconda manca la scheda; nella terza l'autore dichiara di non avere scritto il suo nome entro la scheda. Considerando che le memorie sotto i numeri 2.", 4.", 7.". 8." '.).", IO." e II." sebbene risplendano, quale jiiù quale meno, per copia di cognizioni, per utili avvertenze, per savii consiglii, cosicché è a desiderare che questi buoni frutti non vadano dispersi , non hanno però soddisfatto per intiero alle tre parti in cui si divide il problema proposto. Imperocché in ccrlune per esempio si vede Iral- lala soltanto la parie tecnica ." è (|uella che ha più di qualonque altra, avuto riguardo ad oiini cosa, soddisfallo alle condizioni iiilriii>eclie del programma. Conciossiaché in essa souo accuratamente as.segnate le cause del di- sboscliimcnlii che da lunghi anni si va operando nella Liguria; suggciili molli ( 23» ) limcdii assai acconci per rimuovere queste cause: dilifrenlemcnlc dislinlc le varie nature del .-«uolo, elevazioni dal mare, esposi/.ioni ai \eiiii, e tulle insomma le l'Dudizioni naturali clic possono influire sulla coltura delle selve e dei pascoli : saviamente radicale le piante più adatte all' imlule dei luoghi e i modi più con- venienti per la loro pianlairione e conservazione: avvisale le misure leiiislalive alte a ^uareulire le piante novelle: indicali liiiahnenle ^\\ opportuni provvedimenti per estendere 1" imboschimento ai beni comunali senza nuocei'e a,yli inlercssi della pastorizia. A unanimità di voti la commissione ha convenuto nelle seguenti conclusioni: I." Che le memorie sotto i luimeri 1.", 3." e (i." non possono stare al con- corso. La commissione non deve però tacere che anche in queste tre memorie, massime in quella sotto il n. .".", vi ha delle parli assai pre.wvoli, per cui non si vonchlìcro defiiiudare della merilala lode. 2." Che la memoria del n. li", contrassegnata dal mollo: soiza epigrafe: è la nli^liore di tulle e degna del premio, s|)ecialmenle per quella parte clie si attiene all'agronomica, nella (|uale è lodevolissima. Nei manirestarc (icró questo giudizio la commissione non può tacere eh' essa oltre di discordare in alcuni capi col- r autore circa le pratiche agronomiche da lui consigliale, e fra le altre quella del metodo l.abouchcrie che 1' esperienza ha dimostrato ineflìcace. non può in alcuna guisa approvare quelle misure legislative da lui suggerite, le quali tendono a portare degli odiosi vincoli alla libertà del commercio e delle industrie. Avversa come è la commissione a tulli gli ostacoli in;!iustamenle frapposti al libero eser- cizio della industria umana , se trova clic alcuni dei provvedimenti pro|iosii dal- l'autore potrebbero essere comrnendcvoli vamv consiglio, erede però che tornereli- hero ingiu>li e disastrosi se fossero imposti conu' legge. Ciò era d" uopo avvertire afline di rimuovere perlino il sospetto che la commissione abbia diviso su questi punti r opinione dell' autore. 5." (;he le memorie sotto i numeri iO.", 9." e 2." sono meritevoli dell' occessiV. 4." (;he la memoria sotto il n. 7." è deisna di una onorevole commemorazione. Prof. Gmseppe .Monis .\VV. \. S.VLV.tCNOLI Avv. DiDvco Pelleghim .Nicola De Lrtv Avv. PiETiio TonnE Nicol.* Macionc.vlda rrlniurc ATTI Vl^JlBATJ l)i:U.\ SIÌZIO.NK DI FISICA E MATKMATICA iuliniom: DEI. (iioiiX) i:j settembre [ I presidente rav. prof. G. R. Amiti s'alza ad aprire la prima riunione u(oiT (Iella leoria l'iollrofliiinica (k'ila piln . in uctoiinarc alcuni dubbii sullo inlcrprelazioni dato dal prof. Majocclii de' suoi numerosi falli , che riguarda assai eomposli e (ali da intervenirvi a/.iojii diverse e lonirarie, prega il prcsidenle a voler formare una eommissione mista di Usici seguaci delia teoria elellrocliiniica. e di quella del Volta, afllncliè studiate l'esperienze che \uol compiacersi l'autore di ripetere, si facciano a discutere Ira loro ainiclic\olmciile la naluia de' l'alti clic n'emergono, e a con\cnirc delle dottrine che gli spiegano, [tri indi iirctirne alla .sezione. Il presidente aderendo a tale projiosla deputa a commissarii i |>rolessoii cav. Marianini, eav. Belli, eav. Mossoli i, padre hancalari, Orioli, e Majoeclii ; e avendo diehiarato il cav. Marianini di non poter accettare l' incarico gli viene sostituito il prof. Hariilli. Si comunica poscia una lettera ri\olta al |iresidciile della se/.iotie dal prof. Luigi Palmieri di >'a|ioli . il (piale esjione che veduto negli aimali di l'oggcndorf il me- todo del prof. Elias jier calamitare l'acciaio \ollc farne alcuni saggi, da' (piali risidla\a che le verghe d'acciaio sottoposte alla spefienza prcndeano un niagiie- lismo così vario da non sembrare go\eirialo da \eruna legge: che cercate le con- di/iorri dell' elfctlo massimo, paragonando la resistenza del lilo a quella della pila coir iriter|iori-e nel cir'cuilo la bussola delle tangenti, trovc'i che s'ottiene II mas- simo di forza magnetica, poste le altre cose cgirali , allor(|uando il lilo di rame di cui e composta 1' elica abbia una lunghezza doppia di quella espressa dalla pila a riduzione eseguita : e eoneliide come per (|uesto sol fallo sia cosa agevole agli esperii Usici dell' assemblea il concepire (puisi tulle le disposizioni che rieseir devono nell'elica pii'i acconcia allo scojio, e la ragione per cui una pila di (juari- lilà giovi meglio d' un' altra di tensioire, ecc. Sorge in seguito il doti. (Jabrio l'iola a comunicare due note l'elative al cal- colo dciili integrali delinili accolle con ap|)lairso dall'assemblea, che qui si ripor- tano |)er intero quali vennei-o dettale dall' illustre autore. I. • S'amiuettono nel calcolo degli inlegi'ali delinili le dire formule irilio(lollc\ì la prima volta da Kulem -» j: r . cos a .T =-0 / di . SCI! a a ma principalmente rispello ;i|la prima fiiiono creile grandissime dillicolla ( \. f 25'J ) iViiili iiiciiiorio (Iella socìclà iuilìaiiii t. \x, pu!;. Ili! ). Il I'dissoii ucI i^ioriuilc (Iella scuoia politecnica ((;aliier I'.), ji. I(>, |iag. 4.1! ) ha cercalo diinosli'arlc co- iiK! foi'iiiiili' (li limile clic risullaiio .sempre le stesse, aniiullauJo un'altra costante in tre loi'mnie (1° integrali delinili più generali sulle (|uali non cade controversia, lo stesso nel mio trattato sugli integrali deliniti ho detto di tali formule, che le ammetterci senza diflicuitù, ove si tratta.sse d'adoprarle immediatamente per ap- plicazioni numeriche, ma clie ne userei con (lidìden/.a ijuando si volessero pren- dere a londainenld d' ulteriori deilii/.ioni di analisi, essendomi ora avvenuto di trovare un metodo hreve e facile per dimostrare le anzidette formule rigorosa- mente, meliidc) che non |)uò essere sottoposto a veruna ohijiczione . im|ieroeché non vi si ammettono se non principii costantemente usati nel calcolo degli inte- grali deliniti, lo espongo alla sezione tanto più volentieri in quanto parmi di Ncorgei'lo applicahile ad altri casi d'integrali deliniti fra lo zero e l'infinito, dei ipiali si c.ono.sca l'integrale indefinito, ma nasca dubhio intorno al definito a mo- tivo del valore infinito clic jirendc uno dei limiti. Pongasi (I » Il = I d.r . cos a.r: K =^ I d x sen ax Il = I d.r . cos a.T : K =^ I d . Cambio la variabile facendo ri) X = y ^ b doM' 7 i- la nuova variabile, h una eoslanlc arbitraria. Ai limiti .1- = 1), x = :/: corrisponderanno i limili y= — b, y = -x. v ponendo per cos a {>/ -^ b). sen a i ;/ -^ h ) le notissime formule hinoniiali equivalenii cos . ay cos .ab — sen . ny sen . ab sen . ay cos . nb -^- sen . ab cos . ay si formeranno le e(|uaziuni , // ^= COS ab I dy eo> . ay — sen . ab/ dy sen . ay I A ^= >cn . ab i dy (•(>> . a y -t- cos . ah f dy sen . a i/ corali dei xalori di una variabile d.i — /; all'infinito poMlivo può es>prr (•>) { 240 ì spezzalo in due. cioi' in uno dii — /* ;illi) zero, e in un aldo da zero all' in- finito: cosi abbiamo I / tlij cus . aij =^ / dy cus . (ti/ -H / (/(/ cos . ai/ ' I dy son . ay = f dy scn . (ly -t-/ dy son . a y (*) In queste i valori dei primi lei'iiiiiii dei secondi membri si trovano subito per mezzo delle formule d' integrali iiidelìiiili / dy cos «I sen (I II — -+- (. /*, eos a II dy seii ay = — - -:- <, senza eh« possa naseere questione, giaccliè qui non ricorre l' infinito per \aioie (li uno dei limiti: di tal maniera si tro>a sen . a h il II cos (I II = ■' •' a , eos .ab — I (ly sen . ny = I seguenti termini poi delie equazioni (U) banno i medesimi valori // e A cumc nelle equazioni (1) da cui siamo partili, giacelié l'esservi la \ariabilc // piuttosto che la X non fa differenza quando i limili sono eli slessi, sapeiidnsi clic essa vi entra in un modo puramente istrumcnlalc. Pertanto le li) si cangiano nelle sen nh dy l'os ay = h // ^'"- eos ah — I (11/ sen rt 1/ ■= :- A ( '241 ) siiidliifiidu i|uc>li \aloii nelle e(|iiazioiii (ÓJ olleireiiKi I / *"'» " '' u\ / cos ab — ì \ Il = coi ab I *~ ) — '''"' " ( -^- K ì , / .SCI) ah „\ , / cos ab — 1 ,.\ A = sin a I) j ■ 1- // l -+- cos n 6 I ^ * ) qiiesic si riducono in .- ; /, / 1 ; ^ sen «6 A seii n 6 -H // ( 1 — cos ab ) = , . , ,. I ' — cos a 6 A ( I — cos a i ) — // scii ab = e se ne possono dcdiinc in viilori di 7/ e A' come da due equazioni di |)riino grado a due incognite sommando la prima moltiplicata per scn ab colla seconda mol- tiplicata per I — cos « b troviamo ,. ( , , . , ... ) son *a4 -f- ( I — cos ab)* A , sen -ah -\- i l — cos ab)-; = — I ' ) a i\Miì (piale deduciamo A--=-L » sottraendo dalla prima moltiplicala per I — cos ab la seconda moltiplicata per scn ah, otteniamo // I ( I — cos a 6 j» -+- scn -« 6 1 =0 e quindi // = 0 se gli ottenuti valori di //, A' si mettono nelle equazioni (1) vcggonsi dimostrate le formule proposte •. II. • l,a celebre formul.i di Fourier per la quale una funzione qualunque di una variabile si prova eguale ad una espressione clic contiene un integrale duplicalo, dove la variabile è tolta fuori dal simbolo generico della funzione e |)osIa sotto un coseno; formula di grandissimo uso specialmente per la risoluzione di tanti Si ( 2 .'.-2 ) pnililciiii (li fìsit'n iiinleiiiuticti , cblic due xtiln di (liinoslrazioni. Alcune a posir- riuii sii|)|>osl;t hi loriiiiila i;ià nula . (Ielle <|iiali (' iiiaiiifcslii clic non si poirclilic l'ai- uso iK'II' insogiiamcnli) : allic a /nion ma assai complicato e laboriose, perclu' desunte o da serie inlinile peiiodielic . n dalia teorica dei^li integrali singidari. >'on eredo quindi elio riescila disoaio se i)renderò a provare come l'anzidetta for- mula può ricavarsi a priori eon brevissimo procedimento qual corollario di for- mule d' integrali definiti notissime e comiinomenle ammesse. Consideriamo 1" integrale dclìniio ^^ — 5r. (/ ».-;.( j: -+■ au) e nel (piale 'f è simbolo di una riiii/ioiie (pialiinipie. j'. », due (piantila arliilrarie e poniamo (1) // = /(/« . s (.r -^ „,i ) ,.-"■■ Trasformiamo l'integralo ponendo r -+■ n it ^^ x nuova variabile; si vedo clic ai limili u = — X , i( = >s corrispondono gli eguali limili a = — x , x = x: . e poiché « = —, abbiamo l'integrale trasformato a ° Ci) Il = I Sioliniiiiiiii) i|uislo \aloii' m'Ha equazione,' (2), risulk'ia I /'" /' '^- i — // = ^._ I da f (a) / ilj, . «• cos . p {a — J-) I' coiifrontaiido (|Ui'Slo valore di // con (|iii'llo segnalo (I) /•oc _, 1/'=' /'=^ '.— _ „ — » *— •» equazione la (|iiale anche cosi com'è può rendere !;ran(li servizi. In essa la n è una indelerniinula. Svolgiamo in serie per le potenze di a, mettendo nel primo rneinliro invece di 9 (j- -1- au) lo sviluppo Tayloriano a 0' ( r) . Il -h n- ?" (^■)'[y ^ ''"' a'pt invece di 0 ' la serie equivalente a- p- (1 ' ;<* «« y/' - 1- ecc. l'equazione risultante si spezzerà in tante, quante si linnno paragonando Ira loro i roenìcenli delle slesse polenze dell' indeterminata «. Quindi primierainentp ilal iiinfninld dei coeflicenli di a", 0 dell'unità, caveremo /"^ _ ' ^ /'^ / ""■ / (/« o ( j) e " = Yj/^f ''" ?• < ^) / ''/^ ^'"^ ■ /' (a — .r ) in questa possiamo cslrarre dal [)rimo inte.yraie la f (j) c scrivere il primo /•x (III e ~"' ovvero y (x) J^r., essendo notissima 1' altra l'ornuila />» i/ii e ~" = J-'t: . In conseguenza ricaviamo diqio aver diviso per J^~ r. (•>) 5(x) = -s-:r/ *'=' ?(») / ''p l'os . ;>(a — x) — X •^ _ X cioè li) ri)rn\ula di l-'ourier rlip mi era proposto di dimostrare. ( iU ) Osserveremo poi elio il confronto dei eoeflìcenti delle potenze dispari di n ei durù le e(|uiuiuiii /du 9' (x) u e "■ = 0 _ w I du /'(.t) ^^ e-" = 0 ecc. le quali sono tutte esatte, come si scorge estraendo dagli integrali i fallori ^'(.r), ?'" (-r) ■ì .3 ecc. e nunnicnlandoci la forrimla noia e - " " = 0 / du »-"- Il confronto poi delle |)0tenze pini di a ci darà C([ua/,i()tii , le ijiiali a triolno dell'altra foimula nota i du e ." H-" = ^ìi V'^ si trovano le medesime che si ricavano dalla formula (3) derivala successiva- mente per .r un luiincrn pari di volle ». Ila per ultimo la parola il sig. prof. Coda/./.a per esporre un sunto di alcune sue lìsservnzwni xiilln li'oria del rnlorini ncW ipolisi delle (iiuliildzidìii. Partendo r autore dal distinguere i fcnumciii del calorico ciindotlo da (pudli del calorico rag^'iaute avverte , che mentre l'analisi dei primi nell'ipotesi dell' emanazione con- duce a resultali pienamente conformi all' es|)ericir/a , i secondi al contrario sem- brando alTatto ribelli a detta ipotesi, si spiegano invece assai bene in (pudla delle ondulazioni. Egli pertanto sulle basi di quest'ultima s'accinge a costituire la teoria del calorico raggiante, in guisa che possa anche eslendersi ai fenomeni del calorico condotto, e porti ai medesimi prini'ipii fiuidanicnlali della teoi'ia matemalica dei ealorieo di Poisson. A lalc uiipn, incicndd al minio in cui i mo\imenli eterei sono trasmessi alle particelle ponderabili. arii\a a resultali fra i ijuali sono da notarsi i seguenti : Un sistema di onde piane polarizzale condensanti , la cui direzione di propa- gazione attraversa una particella materiale, le fu eoneepire un molo di vibrazione rettilinea sulla suddetta direzione. ( 24S ) Se il sislPina sia di oiul(» trasversali , allora la jiarlicolla materiale concepisce due muvitni'iiti , uno di viliia/.iniM' rcltilliica pci'iictrdlcMjlarc alla direzione di pro- pngaziuiie di <|uostu sistema, l'ullri) di iiscilla/.ioiic iiitoi'iio ad un asse die passa pei suo centro di gravità, e pcr|icridicolare al j)iano di jiulariziraziune del sistema medesimo. li movimento vibratorio impresso alle particelle materiali dai sistemi di onde trasversali ha un' iiilciisilà piccolissima rispetto a quello impresso dalle onde con- densanti. Fallosi poscia l'autore a considerare la composizione dei movimenti nei sistemi materiali composti di qualsivoglia numero di particelle arriva alle conclusioni che seguono. La IraieKoria del centro di gravità di ciascuna particella materiale è una curva chiusa a doppia eui'valura, intersezione di due cilindri a base elitliea. Se il raggio della particella è di grandezza sensibile, allora il suo molo si cangia in una semplice rotazione intorno al di lei centro di gravità. Se il raggio della particella è vicinissimo a zero, allora il suo centro di gra- vità descrive una vera traiettoria, allontanandosi vieppiù dalia sua posizione di eipiiiibrio a nii>ura che detto raggio itnpiecnliscc. Inoltre deduce da ulleriori ris(i \('tli;il(' dclhi ((Jiiialii lircccdctilc , li:i l;i |i:ii(ihi il sii;. Koiirdiit il qindo iiiliallicni' l' adunair/.a sui la\(>i-i asliotioinici del sijf;. Lcmt- ricr'. L" i's|)osi/.ioiK' dolle si'0|hmì(' di cui questo eliiaro aslrououio ha arricchita la scieu/.a, già heu uole ai dotti italiani, è seiiuila da alcune idee del sii?. Hourdal sulla classifieazionc astronomica e sulle couiele a cdilo periodo. Inerendo a ciò eiili osserva, clic una classificazione aslrononiica naturale de\e (li\idere e coordi- nare iili astri secondo le dipenden/.e innlue fra essi e Ira i loro nio\inienli e ipiindi secondo l' iinporlnn/a loro nella cconoinia dell" uni\ersi|ii:i/ionc in un' aiira ili'ila stessa furala Dia
  • juinlo insliluili allineile si possano metlere in eniiiurii' le cognizioni di molli , rinnova eìili la jiio- posizioiie i,'i;'i falla da lui stesso al (longresso di Firenze di scei-'liere una com- missione elle diseulesse il mi.u;lior modo di coordinare e compone un tal corso ili fisica. Conven^oiio pienamente eoi dolio preopinante i sigg. cav. d' Ilombres-Firmas e Majocelii. Quest' ullinio osserva che nella introduzione ai suoi annali di lisica di ijuest'anno lia appunlo avvertila la mancanza di un libro ileila natura di (pieilo desiderato dal prof. Orioli ed esprime il desiderio che nei Congressi si pongano le basi aninchè i doiii iialiaiii possano hn orare in c(miune alla formazione di una storia e di un di/.ionario di malemalica . di tisica e di chimica, non che alla compilazione di un annuario di matematica e di fìsica, seguendo l'esempio di'l- 1 annuario di chimica che già si pubblica in Italia. Il presidente ricorda che essendo stato egli slesso |)resideiite anche al Congresso dì l'irenze aveva fin d'allora invitali i fisici ad unirsi e concertarsi col prof. Orioli sopra questo lavoro comune, non restargli quindi che di rinnovare il medesimo in- vilo ai dotti professori che sono intervenuti a questa riunione. Sovra di ciò il prof. Orioli fa osservare che un invito posto in lerniini generali forse non sarebbe eo>i eflìcace come l'isliluire una apposita commissione dulia quale però ciascuno avesse libertà di esentarsi. E^'li presa perciò il |)residente aflinchc voglia designare al- cuni tra ì professori di lisica italiani che sono all'adunanza e tra (juelli ancora clic sono assenti, trovando utile inoltre che a cosliluirc questa commissione fos.se esteso l'invilo anche ad alcuni degli illustri stranieri che hanno onoralo questo Vili Congresso, giacché, come egli dice, le nostre fatiche possono riguardare il bene non solo d'Ilìllia ma di tulle le nazioni civili. Il presidente riserba la no- mina della commissione ad una .seguente tornata. ( 248 ) Si passii in seguito a fare lettura dei libri regalali alla sezione ed il prof. Orioli coglie l'octasionc che viene nominala la memoria del prof. Magrini .sulla rorrenic lolliirica per rivendicare a sé la |)ri(iril;i ili alcuno osservazioni relative alle cor- relili clii' durano anche a circolo iiilerrollo, notando però la liuona fede del sud- dolto professore che aveva rc(lilica(o un passo in iiroposilo. Per ultimo l'ingegnere Potenti in rammentare la (piestioiic |U-oposla (|ual sog- getto di premio dal sig. march. Francesco Pallavicino al Congresso di Milano , insiste sulla di lei importan/.a e dillicoltà, fa notare i miglioramenti che hanno ricevuto (in qui le locomotive e come siano suscellihili di essere sempre pili perfezionate, in guisa che qualora veruna delle memorie che hanno concorso al suddetto premio ne fosse giudicata meritevole, egli vorrebbe che si restringesse il quesito al perfezionamento delle locomotive suddette in favore delle (piali, ben- ché ancor lontane dalla loro jìerfczione milita l'es|icrienza. Furoiii) udite sull'argomento alcune riflessioni dei prof. Ni.sinaia e Majoeebi, e del presidente, dopo di che questi diseioglie la riunione. \ ." // Prrtiidriìlc (lav. Prof. (ìiamii\ttist\ .\Mrei , „ .. i Prof. (JiovANNi .Maiiia Lavagna / S'gn'laru '. ' Prof (ilOVANM CoDAZZA. hiliniom: di;l (il un no i7 skttivMhkI'; iXpprovato il verbale della preccilenle tornala, dopo ima lie\e aggiutila l■i(•llie^la dall'ingegnere Polenli, si legge l'elenco dei libri presentali alla sezione, e una let- tera del consiglio di presidenza generale del presente Conirrcsso dirclla al prcsideiile cav. Amici, colla (piale, inviando Ire memorie concorrenli al premio proposto dal marchese Francesco Pallavicino mi Congresso di Milano pel miglior sistema di motore applicabile alle strade ferrale, si domanda una commissione per darne il giudizio. K il presidente nomina a com|)orla i sigg. ingegneri cav. .Mosca, Mi- chela, Uruscbetti , Cadolini , Cini Tommaso, Grillo Stefano, generale Chiodo co- mandante del genio marillimo. Ila poscia la parola il prof. Gio. .Maria Cavalieri barnabita per comunicare un suo psicraìtìclro griifiro. Kgli osserva a principio, come essendosi abhiiiidoiiati dai lisici gli igrometri di Saussure e d'altri, formuli di malcric animali o vegetabili, sia il solo psiiniiiiclro di Aii?;iisl comiinemenlr adopralo in tulle le più esatte de- terminazioni dell' umidità dell' aria. Ciò |)oslo dimosira come que>l' ulliu)0 stru- meiito non sia , né possa mai divenire popolare e comune , imperocché abbiso- gnano e tavole e calcoli che rendono penosa e diflieile la ricerca della umidilà dell' aria. Suo scopo pertanto fu di formare uno psicromeìro , da lui appellalo grafico, il quale jiolesse da ludi essere ado|)eralo e letlo quasi come un comune (crmomctro. A tale scopo egli presenta alla sezione un modello del suo slriimenio costruito nella seguente maniera. Sopra una lavcdelta alla circa cenlimeiri 28. e larga 18 pone lateralmente due termometri comparabili, unendo i gradi loro corrispondenti con tante linee rette divise in cento parli ciiuali , inconiineiando la numerazione da sinistra a destra. I bidbi dei due termometri sono lasciati liberi in modo che l'aria vi possa libc- ramcnle circolare, e un serbaloio metallico posto in basso alla tavoletta è desti- nalo a tenere continuamente umettali i due bulbi medesimi. Colle formule più accreditale dell' umidità relativa, egli calcola (|uindi per ciascun prado del lernio- mctro a.sriutlo i gradi di umidità relativa per ciascun grado di abbassamento del ( 250 ) Icrmomelro umcdato; e grarii'iiiiicnte con lanic linee nitvo viene segnando i'iinii- tliU'i, iiirnniinciando da ogni grado del Imimmcli'o asciullo scondoiido diagonal- menle sino al Icrnionielro bagnato. Queste linee diagonali al punto dello zero eam- biano direzione pel cambiamento di coeffieienti clie presenta la formula. L'autore, dietro le osservazioni fatte dal prof. lìeili nel suo eorso di fisica , applica per maggior precisione un ventilatore, e così 1" istrumcnto viene ad essere di soddi- sfacente esattezza. Inoltre preferisce di formare la tavoletta in litografìa , e poscia vi applica due termometri unendo con tante piccole linee rette i loro gradi proprii con quelli della tavola già stampata. La precisione dello pxìcromclro è tale cbe può dare la centesima ed andie la duccntesima parte dell'umidità totale dell'aria, e con un nonio apposito cb' egli descrive si potrebbero ottenere anche le decime di un grado di umidità. Chiude fìnalmcnte la sua memoria coli' accennare come siffatto strumento possa tornare utilissimo a tulli gli stabilimenti , e in ispccial modo agli spedali, alle terre, ai gabinetti di fisica per la semplice e chiara sua spiegazione, e pos.sa l)cn anche servire ad istituire una serie di osservazioni me- tereologiche; annunziando eziandio che alcuni gabinetti tisici ne hanno già fatto acquisto. Siffatta comunicazione invita il can. Bellani a suggerire incidentalmente l' idea di sostituire 1' umidità massima alla siccità massima negli stabilimenti per lo sta- gionamento della seta, argomento cbe si propone di sviluppare in altra occasione. Recasi in seguito il piof. Vincenzo Amici ad esporre alcune sue considerazioni rclnlive al molo dell' iicqua. In primo luogo rammenta come le equazioni fondamentali dell' idrodinamica contengono funzioni arbitrarie che possono essere discontinue, e che peiò tali pure esser possono le traiettorie delle molecole, a motivo delle equazioni loro dilTercnli non solo per valori diversi dei parametri , ma ben anco per la forma. Venendo al modo con cui soglionsi determinare siffatte funzioni arbitrarie col supporlo con- tinue, e ritenere che le molecole dei liquidi, le quali si trovano alla superficie libera, o sulle pareti dei recipienti vi rimangano per tulio il progresso del moto, procura, mediante considerazioni in parte lisicbe, e in parte analitiche, di dimo- strare che s' induce per lai guisa una specialità di molo consistente nel dover essere le traiettorie tutte della stessa famiglia, di cui un particolare individuo è la linea di contorno. Senza entrare in particolari sulla dimostrazione che si dà di deiiii legge della permanenza delle molecole sulle date superficie, dcsumendida dalle e(piazi(>ni ai li- mili di una nota formula della meccanica analitica, o ricavandola dal concetto fon- damentale dell'invariabilità di massa, si limila a dire che rispetto al primo modo non vede evidente come 1' invocata equazione convenga alla controversa dimostra- zione; e circa alla seconda sentenza os.serva, cbe se volesse ammettersi, consi- (leruiidu lu massa lluida a-)liallaiiit'nlc lumc (.'oiilinua e ili diii>ilà iiiNaiiabilc , ve- iioiido al taso concreto liiiianehlie inconcepibile in cln.' nKjdo un clcnicnii) lluido composto di un gran numero di atomi potesse cangiare comuii(|ue di ligura , con- servando sempre gli atomi stessi quelle distanze e posizioni che in virtù dell' ul- tiazione molecolare lo costituivano in quel tale stalo dì fluidità, e senza conve- nire che alcuni tra gli atomi i quali si trovavano alla supcriicie dell' clemoiilo siano rientrati noli' interno , e viceversa. Lasciala da banda (piesta questione, osserva egli, clic un liquido potendo muo- versi racchiuso Ira pareli di qualunque figura, ma che tulle le ligure di pareti non sono atte a i-appresenlare traietlorie soddisfacenti all' c(|uazione di condizione, è d'uopo discendei'c alle seguenti conclusioni — o in generale non occorre che le molecole lambiscano le pareti dei vasi — o rimane talora stagnante lungo le medesime uno strato fluido che forma una specie di parete fissa di tale figura da rappresentare una tale delle traiettorie possibili — o finalmente il moto di- venta discontinuo in quanto che le velocità e le pressioni non possouo essere rappresentate che da funzioni discontinue. Ma sembrando cosa agevole all' autore l' intendere come rimanga uno strato fluido immobile, imperocché non vede ragione per cui il fluido stagnante prenda la figura di una anziché d'un' altra fia lu traiettorie possibili, ritorna più pro- babile che in (jcnerule e il più sovente il moto de' fluidi sia rappresentato da funzioni discontinue, e che però non si debba gcniTalmcntc farne astrazione, nò si possa dalla cognizione di una sola traiettoria dedurre la forma di tutte le altre. Sembra infine all'autore che quantunque non se ne siano assunte esplicitamente le particolari condizioni , pure uno dei problemi più generali finora risoluti possa enunciarsi nel modo seguente: « Neil' ijiotesi che le molecole esterne del fluido ■ lambiscano continuameatc le pareti dei recipienti, e che le traiettorie, vclotilà • e pressioni delle molecole interne ed eslerne siano tutte ra|)presentate da fun- ■ zioni continue variabili soltanto da linea a linea per diversi valori di parametri, • determinare le figure possibili di queste pareli , e quindi gli altri accidenti del • molo •. Ridotta la questione a (|uesti termini gioverebbe indagare come e quando le condizioni presunte siano rigorosamente o almeno con suflìciente approssimazione ammissibili, e profittarne, anziché dedurle come corollarii duna teoria, per ren- |if(lui'i' Itii^lii'iitì l'uiili'd la celebre buluziuiie d;ila dui \ eiitiijuli del mulo (li un \elo lluiilo Ila iliie rette, cui risposero l' iiijtegiiere Briiselielli ed egli slesso. Ilie|iilu;:a il metodo che leiiiie per persuadere il sig. lirigheiiti, e eoncliiude essere xei'issiiiio che stante la cDiitiiiuilà del moto un' c(|nazione sola deve ra|)presentare lulle le Iraiellorie col Nariarc dall' una all'allea di un paiamclro costante in cia- scuna. Oucslo paraniclio peni alle pareli piiiidc un \aloie nuniciico purtieolare, jiuò anche di\enlar zero, e cosi cambia la naliiia dell' c(pia/.ioiie e della linea da essa rappicscnlala. l'er ultimo il sig. l'iola tocca la (pic>lione del come si con- servi eostante lu densità, mentre le molecole passano per sezioni ora strette ed ora larghe. Dice che nel |)rinio caso le molecole lengono bensì nelle traiettorie la stessa linea inuteiiiatica , ma sì distaccano fra loro più che d'ordinario; e ne adduce u prova esperimenti da luì l'atti sopi'a ammassi di pallini di piombo tinti di vaili colori, e scorrenlì entro vasi di vetro; che la densità nondimeno rimane costante perchè suppliscono iieil' intervallo molecole prose dalle Iraiellorie conliifue, e che |)ossoiio considerarsi l'ar parie della liaietloria medesima, distandone solo per r inlervallo molecolare trascurabile. All'applaudito raijionaniento del sig. Piola replica il prof. V. .\niiei die le cose udite Clangli in parie ben note, ma che non gli parca dovessero infermare le con- clusioni a cui pervenne nella precedente lettura. In particolare risponde die non nicga potersi talvolta vcrilicare la legge della permanenza delle molecole sulle su- perlicie, ma che il sig. l'iola medesimo avendo convenuto darsi casi in cui essa non ha luogo, importa deliiiir bene (|uando si possa tener per vera, o almeno per appios^iniala suflicienlcmeiile. Che in ipiaiilo all' acinione, che lissatc le pareti si pronunzia in prevenzione sulla natura della liaietloria generica nell' inlcrno della massa, in quanto die potrebbe solidilicarsi , egli dice, il lluido a (ianco di una traiettoria qualuiupie, il fluido riniancnle si muoverebbe come jirima . e quella liaietloria di\eiitercbbe parele. .\ ciò rispoinle il sig. l'iola che con lalc sididilì- eazionc vicnsi tacitamente a supporre il molo permanente, cioè si ricade nel caso in cui la lejise della permanenza è dimostrala. Siccome però il sig. .\micì avea annunzialo di voler pubblicare una memoria, ove avrebbe con ogni accuratezza csp»)sln le proprie idee , aspctliamo , dice il sig. Piola , questa pubblicazioue per potere con iiiagRÌor agio internarci in disquisizioni tanto sottili ; e i due oratori si separano con sensi di reciproca slima fra gli applausi dell'assemblea. Sorge allora il cav. Mossolli a dire come trovi ingegnoso il modo proposto dal ( 234 ) big. Piola |)t.'i' supplire al tliiadainenlo ilclle molecole nel primo velo fluido clic \ada espandendosi su d'una superlicie suecessisamenle maggiore con molecole lolte da un velo solloposlo; ma che venendo (|ucsle alla superlicie altre del terzo \elo sarebbero poi venute ul luogo loro, e così via discorrendo; il che porterebbe le molecole interne a salire alla su|)erlicic. Hisponde il sig. Piola aver egli (lello potersi considerare alla superlicie anche le molecole del secondo velo, in quanto che è trascurabile 1' inl('r\allo iiiolcculare, ma non credere efl'clluarsi Pallegafo sollevamento , opporiendovisi la gravità e la prcssiiine atmosferica. Soggiunge il cav. Mossolti ilie ammesso il diradanienlo delle molecole del primo velo il detto sollevamento dee manil'cstamenic risultare ilalle azioni molecolari; e il sig. Piola rispettando sin"alla ojiinione dichiara di non poterla concepire senza previa dimo- strazione. Giunta al suo termine 1' adunanza viene dal presidente disciolta dopo alcune parole dette dal sig. Durand. N," li Presidenle (iav. prof. Gia.mbattista Amici 1 Sc(jrel(iri\ \ Prof. Giovanni Mauia Lavabna Prof. GloVAVM (JODAZZA. lULiMUMi l)i:i. (ilOHiNU 18 SETTt.MBUK Approvalo il \ cibale della (ornala precederne, e fattasi Ictiuia delle opere pre- sentale alla sezione, ha la jìarola il sig. Chiù il quale comunica alcune sue ricerche sopra la serie di Lagrange da lui raccolte in una iiieinoria prcsciilata fino dal 1844 all'accademia reale delle scienze di Parigi, e rceenlementc approvata nella seduta dei 7 corrente dietro rapporto dei sigg. Binct e Cauchy , e giudicala degna di essere inserta fra le memorie presentale dai dotti stranieri. Allestala quindi la sua liconoscenza verso l' illustre geometra sig. Caui'liy passa a far conoscere in hreve lo scopo della sua memoria. Essa consta di due parti. Nella pi'ima l'autore muove duhhio sullii ironcralilà del noto teorema di Lagrange dal quale risulla clic avendosi una e(|uazione ridotta alla forma per cui sia la dilTerenza fra un parametro e l'incognita più una fun- zione intera e razionale dell'incognita stessa eguagliata a zero. La serie di l.agrange dedotta dalla medesima e(|uazionc rappresenta sempre la sua radice più pro.ssima allo zero. Egli adduce perciò ad esempiì le due equazioni h, 0 . :ì — .r -+- (0, 1) A'- (x — j) (x — 6) (.r — è, 1) = 0 !i, 01 — X — (0, 1) .V* (x — 5/ = 0 le cui radici sono tutte reali, e la serie di Lagrangc che si desume da esse è grandemente converg<'ntc. Tuttavia nel primo caso la serie di Lagrangc olTi'e la quarta delle radici disposte secondo il loro ordine di grandezza, e nel secondo raso offre la radice più lontana dallo zero. Perciò l'autore si fere ad esaminare profondamente la dimostrazione del teo- rema rilato, e dichiara di averla trovala insuffieienle per parecchie ragioni svi- luppate nella sua memoria , Ira le quali quella che a lui senihra più rimarchevole sta nel modo istesso per cui riduce Lagrange l'equazione proposta alla necessaria forma superiormente ricordata, e che fu presa da lui per fondamento della sua dimostrazione. Noi non lo seguiremo nelle sue considerazioni analiliche su ciò. ( ^2m; ) giaccliù, come si è av\ertil(), (|m'^t:l ineinoria mi ad i-ssi'ir li'a Iji'cnc' resa |iiilj|)lica. Il Un qui ilollo bas(a per dare un'idea della [iriina parie di (pieslo lavoru. Nella seconda parie l'aulnrc cspniie il |iunlo di \i>la sollo cui egli prese a considerare la queslione inlorno alla quale veiie il leorenia di Lagrangc. \lg\i la riduce alla soluzione dei seguenli due prolilcmi. « Primo, indirnrc il modo per rid (iiinlxliisi fijiinzioiif pritposld possa ridursi alla noia jonna fiiii rilata afjìncìir la srrir di IjUjraiitir sia ronrfri/ciilr , e posso l'oriiirri ipirlla ipialu>t(pio dcllr raditi della dola ilir si vuol ollciii'rr ». I.'aulorc diniosira che le lormule di riduzione j)er le quali si soddisfa a queste condizioni sono due. Il secondo problema che si può considerare come reciproco del primo. |)uó essere enuncialo cosi : « Supposto rìic il primo mciidjro ili mia ripiazionv della forma F(x) = (i sia aiia /'aiizioiie inlera e razionale dell' iiìcnr/nila , e elie si serivano le sue radiri disposte secondo un loro rnrallere distintivo rpialsivof/lia , si domanda di determinare l'ordine della radice che somministra la serie di l.afiraìif/e applicata ad essa dopo la sita riduzione alla noia forma, partendo da mi modo di riduzione a piueimenlo ». La risoluzione di quesli due |)rol)lcmi condusse l'aulore a conseguenze clic egli crede possano mcrilarc ralteiizione dei geomeiri. Inoltre osserva che questa soluzione riposa sopra alcuni teoremi preliminari , Ira i quali enumera i seguenli: " 1.° Se «i considera l' cquazioìie data, ridotta alla forma conreniente perchè si possa a/ijìlicarlc la serie di Lacp'anqe, e si eguacjlia a zero lu funzione del- l'incognita che entra in essa, e si rappresenta per F (x) = 0 V ecptazione che con ciò si ottiene e per u una radice di essa; la suddetta serie di Lagranr/e sarà convergente e divergente per tutti i valori del parametro costante compresi fra eerti limiti tra i finali è conlenulu lu radice u. secondo che sarii maggiore o minore dell' unitù il modulo del primo coeffirente differenziale di ( e \ I. preso rispetto ad \ in citi si faccia x = u ilopo lu diffi'renziazitme. 2." Se nella funzione dell' iiieogiiilu l'he entra iicll' eipiuzione data, ridotta pure alla forma conveniente perchè le si possa a/iplicare la serie di Lugraiige si pone invece della incognita il parametro costante; si ottiene un risultalo, il quale, se è positivo allira la suddetta serie rappresenla una radice maggiore del parametro ma prossima ad esso piìi di ogni altra delle radici maggiori di esso parametro, che se il suddetto risultato è negativo la radice data dalla slessa si rie è piìi piccola del parametro via si accosta ancora ad esso pili d' ogni altra delti' rullici minori del parametro islesso •. Intorno a questa comunicazione fa osservare il cav. Menabrea clic egli riconosce clic il lavoro del prof. i'.Wù) ù projirio ad eccitare le ricerche dei geometri sopra e 25)7 ) lina (li'lle questioni più impoilanli dell'analisi malcmalifo ; elio lullavia egli non animelle eoli' autore che la scric di Lagrangc sia atta a rappresentare tulle le radici di una equazione; ina soltanto quella di esse clic è più prossima allo zero. Oucsta verità, dice egli, presentila da Fulcro (Nov. Coni. l'etrop. lom. xv j quindi dimostrata da l.agrangc (Traile de la résolulion dcs èquationn mimrriqiiex, noie xi ) venne accettala come inconcussa dai più valenti geometri e serve di liasc a pa- receliie essenziali teorie della meccanica eelesle. Ma accioccliè sia vera ((uesta pro- posi/ione è necessario clic lo svolgimento abbia luogo secondo le (•ondi/.ioni supposte nell'analisi, e clic la .scric sia convergente giacché è ben nolo che una serie diver- gente non Ila venni significalo mimcrieo. Crede adunque il cav. Meiiabrea che sopra questo terreno debba rivolgersi la discussione. Egli cita una sua memoria (voi. dell'accademia delie scienze di Torino Ioni. viii. serie ii), nella quale sostenendo la teoria dell' iininorlalc geometra torinese, dimostra, contrariamente all'opinione del sig. Cliiò, che variando comunque la qiianlità costante clic forma il primo termine della serie, purché la equazione primitiva donde deriva resti la medesima, le diverse serie che si ollengono in questo modo sono tulle aunlilicnmeitle iden- tiche fra loro. Alle osservazioni del sig. cav. Menahrca risponde il prof. Cliiò. che la me- moria del sig. Menabrca cragli nota; ma che tulio ciò elie egli ha slahililo sulle pro|n'ietà della serie di Lagrangc, ed in parlieolare le sue conclusioni contro la csallezza del teorema di questo gran geometra , riposano rigorosamente sull' ipotesi che la serie sia convergcnlc, e quindi non parergli necessaria la distinzione che fece avvertire lo slesso sig. cav. Menabrca sulla convergenza e non convergenza della serie. Che inoltre egli non divide col suo onorevole oppositore l'opinione clic la dimostrazione del teorema di Lagrange sia stala già data dall' Eulero; ma ritiene che in fondo non esista altra dimostrazione fimii di quella che diede lo slesso Lagrange nel suo trattalo della risoluzione delle ('([nazioni niimericlic. Seguitala alcun poco la discussione in un ineidenle della (piale intervenne anelic il sig. Susani , si separarono i due oppositori dielro la dichiarazione del sig. Me- nahrca che si potrà liiiire la questione dopo l'esame della memoria pubblicala. S'alza poscia l' ingegnere Michela, e dà lettura di una sua memoria eolla quale espone il bisogno di un generale riordinamento del corso dei (ìiimi e torrcnii delle Provincie settentrionali d'Italia che versano le loro acque in Po. Osserva che ove le pnqirletà sono mollo divise pure divisi sono gli interessi, e l'azione individuale dei privati diventa impotente a qualunque benché utile riordinamento; per cui orcorre la mano diretta del governo, o per eseguire l'operazione ncl- r interesse generale, o per appoggiare grandi assoeiazioni lerriloriali , che non sarebbe diflìcilc di vedere sorgere stante i grandi bciielizii che se ne possono oltcoere. naninieola a questo riguardo la proposizione da lui falla al MI Con- 33 ( •208 ) grosso scieiilifii'o temilosi in ÌNii|iiili sul liisoi^iio di mia stiilislica generale dei liumi e toiTcnli italiani, e sul inodu di olloneila col concorso dell' opera degli ingegneri dislreduaii. Parla indi l'ingegnere .Michela di una sua inenioria slamputa clic presenlò a (|nes(u sezione sul riordinamento del corso dei fiumi e sulle colmate. Osserva clic per riordinare il corso dei lUiiiii possono adottarsi due sistemi; quello delle argi- nature continue estese lungo il margine immediato degli alvei, ed insomincrgibili. e i|uellu degli argini ortogonali di disianza in dislaii/.a oiipoitunanienlc disposti, ajipoggiali a terreni elevati , od a sponde arlelatle di tratto in tratto ove si lianno da traversare col nuovo alveo terreni depressi. Fgli o|iina doversi preferire questo sistema per i sesiuenti molivi. I." l'ercliè esclusa l'idea volgare ed inattendibile di lunghi rettilineamcnli dcvesi avvisare a! modo più sicuro e più facile di assegnare alle acque un corso regolare e stabile in sostituzione degli svariali in certi e nocivi serpeggiamenti. 2." Perciiè cogli argini ortogonali terminati con opere resistenti ed a lunga scarpa ù più facile stabilire una sezione conveniente allo stalo variabile delle acque. .■)." Perchè scemando per l'ell'etlo della disposizione di queste opere l'ampiezza della sezione, allo scemare delle piene l'acqua conserva la l'orza necessaria per mantenere sgombio l'alveo assegnatole. 4.° Perchè .se venissero a succedere variazioni non prevedute, o guasti, sono più facilmente e con minore dispendio riparabili prolungamlo od accoiciando le opere di ((uello che lo sarebbe il risarcimento di una rottura od il iraslocamento di un argine marginale. 5." E perclic piantando le golene tra il contine delle piene e gli argini o sponde insommergibili facilmeiile bonilicabili si otterranno sponde solidissime e nello stesso tempo produttive. Sostiene che il sistema delle arginature marginali continue è più diflicile, meno sicuro, e più costoso. Più diflicile stante la diflìcoltà di ben determinare l'am- piezza conveniente della sezione fluviale, la quale sarebbe nocevole al regime del nuovo liume tanto se eccedesse, quanto se fosse scarsa al bisogno. Meno sicuro percliù gli argini si trovano all'immediato contatto della pressione ed urto delle ac(iuc, ed alle rotture succedono grandi disastri. E più costoso quando si trattasse di restringere o di ampliare la sezione as- segnala Col trasporlo degli argini. Egli soggiunge che questo sistema potrebbe col lenijio mettere le provincie supe- riori d'Italia nelle spiacevolissime, e sempre pericolose circostanze in cui si trovano quelle meridionali ove il Po ed altri (lumi scorrono fra altissime arginature. Termina con invitare gli idraulici iiilcrvenuli nella riunione a manifestare la loro opinione a schiarimento di cosi importante questione idraulica. ( 289 ) Prende per il primo la parola l' ingegnere Brusclielli , ed osserva essere vera- mente la questione della più grande importunzu. Che però vi possono anche essere dei rasi nei quali convenga l'applicazione del sistema degli argini marginali, ove il (lume già scorresse ])iiì elevalo delle campagne laterali , ed in terreni umidi e paludosi , mentre il sistema dell' ingegnere Michela ])uù essere utilissimo nelle Pro- vincie piemontesi. Osserva l'ingegnere Mi<'liola che nel sistema dogli argini ortogonali non sono esclusi gli argini paralclli ove mancano sponde naiurali insommergibili . ma che vengono collocali ad una certa distanza acciò siano meno esposti all'urlo delle piene, e consolidali dal naturale honi(ìcamen(o ed imhoscliimenlo delle golene. Piglia a jiarlaie l'ingegnere l'olenti, ed osserva di avere sui luoghi rilevalo come r accumulamento di piante d'alto fusto trascinale dalle acque ahbia con- tribuito alla rottura delle ai'ginalure del basso Po e di altri fiumi ove sono suc- ceduti gli ultimi noli disastri e specialmente del Serchio. Uisponde l'ingegnere Michela che ove seguirono queste rotture e disastri i lìumi erano appunto sostenuti da argini marginali che dovettero rialzare di mano in mano che si elevavano gli alvei; argini che erano immedialamcnle premuli dal peso e dall'urto delle acipie, e che nella sua memoria stampala ha proposto di rive- stire e consolidare le golene con pianlamenli cedui e non con piante d'alto fusto. Prende la jiarola l'ingegnere cav. Mosca, ed osserva che in Savoia si fecero fin' ora con buon successo arginature marginali nel riordinamento del corso dell' Isér, le quali permettono inoltre un facile bonificamento dei terreni da darsi all'agri- coltura, e con arginature più distanti si verrebbe a sottrarre una superficie mag- giore alla coltivazione. Ripiglia r ingegnere Michela essere verissimo quanto esponeva il distintissimo preopinante, ma che il sistema degli argini ortogonali si presta forse più facil- mente an<'ora al bonilicamenlo delle terre situale fuori delle arginalurc; che i terreni compresi fra essi si bonificano pur facilmente e con minore dispendio iicr espansione delle piene, ed infine con minore danno alla pubblica salute |ier il più facile rilorno al fiume dei coli per l' influen/.a dei proposti pianlamenli. (Mie se quesle larghe golene non potranno diventare campi e prati, saranno coDvcrlili in ubertosi boschi a benefizio dell'economia forestale mollo scarsa di produzioni. Infine ha la parola l'ingegnere l'olenti, ed osserva essere veramente urgen- tissimo il bisogno di un generale riordinamento del corso dei fiumi piemontesi nella circostanza che si hanno da stabilire riguardevoli ponti sul Po a Valenza , ed a Moncalieri, sulla Bormida, e sul Tanaro presso .Messandria ed altrove per dare passo alle strade ferrale in corso di costruzione. Termina l'ingegnere Michela osservando, che i dislinli ingegneri piemontesi ( 200 ì Ncgrrlli, Rarbavara , Colli e Rovere hanno appunto per lo slahilimenlo dei ponti anzidetti adottalo il sistema degli argini oi-logonali onde disporre i liunii a bene investire questi ragguardevoli odilìzii . e pone line alla diseussionc con ringraziare i distinti eolleghi clic lo hanno l'aNorilo dei loro lumi sull' iinportanlu discussa materia. Per ultimo ha la parola il prof. Majocchi il (piale eonliiuia la lettura della sua terza memoria sull'origine della correnle Voltaica, e della (piale, come si è giù avvertito, sarà comunicato l'estratto (piando la lettura sia coinpiula. L'ora essendo già trascorsa, il piesidente chiude la riunione. \." Il /'residente C.av. prof. Giamdatt!St\ .\.«!ci Prof. Giovanni Maria Lavagna , _ .. ( Prof. Giovanni Maria La / Segretari I { ' Prof. Giovanni Gouazza. RIUINIOINE DKL GIOHISO l'J SETTEMBIU' D opo l'approvazione del processo verbale della antecedente tornala, il presidente comnielle ad uno dei scgretarii la lettura di un avviso emanato dal ministro di pub- blica economia ed istruzione degli stali estensi , in cui si fa nolo a tutti gli inge- gneri idraulici , come venga aperto un concorso per la risoluzione dei due seguenti problemi, colla promessa dei rispettivi premii di lire italiane 2500, e 1500. PROBLEMA PRIMO. • Presa in matura considci'azione l'indole respeltiva dei fiumi Panaro e Secchia « e l'andamento dei medesimi partendo dalla loro origine, come pure l'attuale • condizione delle loro arginature, proporre i provvedimenti che si ravviscraDno « li più convenienti per la migliore sistemazione dei Ijumi slessi a salvezza delle • adiacenti eam|iagne del territorio estense: non omettendo di esaminare i metodi • che ora si praticano per la difesa di dette arginature, cioè di semplici scarichi • e ritiri d'argini, di scarichi d'argini con opere di fascinaggio al piede, di argini « con diverse scarpe lino al quarto di base per uno d'altezza, di tagli e raddrizza- • menti d'alveo ec. ; ed indicando i vantaggi e svantaggi derivanti da delti melodi, • dimostrare coli' appoggio occorrendo di opportune mappe e calcoli, quali siano • a preferenza adottabili anche pel successivo impegno della manutenzione, o quali ■ allri si potessero sostiluiie avuto riguardo alle località e circostanze diverse dei • fiumi suddetti. • Si avverte iiilendersi che i |irogelti abbiano ad essere conriliati con quella • prudeiiu- l'Cdiioiuia relativa che li renda di conveniente pratica ap|ilicazione •. ■■nOBLEMA SECONDO. • Indicare i mezzi che si crederanno più facili e sicuri , ed in pari ii'inpo di • conveniente economia in confronto dei vantaggi che si otterrebbero . per aumen- ( 2G2 ) « lare le ;i('(|iii' il' inigiizioiio , o muciiiu/.ionc in oslalc a loimulo tirila |iiariiii'a • (lolle (lue iiri)\iiieie tli Modena e di l{ej;gio, e scgnalanienle ciucile elle vanno ad « alimentare il naviglio modancse. Si esige ohe i progclli vengano giuslilicali da " un eonedo di allegali e ealeoli jiosilivi applicati ai casi eoiiereti delle indiente • due Provincie e del naviglio suddetto ». Il presidente, raccomandando calorosamente all'attenzione degli idraulici sifTalli i|uesili, dichiara aver Au-oltà di significar loro, che direttamente, o per di lui mezzo potranno sempre ottenere dal governo estense le op|)ortune dilucida/ioni . e ogni altro preliminare sussidio. A tale proposito l' ingegnere Polenti esprime il desiderio che venga messa in circolazione una caria in lilogralia delle località da studiarsi , onde prenderne un' idea innanzi di risolversi ad un viaggio; e il presidente soggiunge che farà nolo tal volo a chi di dovere. Si comunica poscia una lellera del sig. cav. Felice Denina, presidenle della com- missione per r attuale esposizione d'industria in Genova, il (piale invita i tisici, eziandio a nome della direzione municipale, a vedere in azione la macchina idroe- lellrica dell' Armstrong, e il primo modello del motore elellro-magnetico del ea\. prof. Giuseppe Domenico Botto, fatti agire dal loro costruttore sig. Carlo Jesi di Torino. Finalmenlc prima di passare all'ordine del giorno vicn Iella una Nola sull'ar- ginamento ihil' Isera e dell' Arco in Savoia del cav. Giuseppe Mosca ingegnere in capo del circondario di Ciamberi diretta a (luesta presidenza. Fa egli conoscere che i primi lavori di dello arginamento ebbero principio nel 1829, e che fra due o tre anni si vedrà compiuta un'opera, il cui oggcilo utile si ù di mettere in salvo una superlicie di lerrcno di ettari 4470, già in stalo di coltura, ma di tenue valore, come quello che era esposto ad essere inon- dato ad ogni j)iena, e di ridurre a coltura mediante lavori di colmata il suolo ricuperato sull'antico alveo, già prima lastricato di gliiaja occupante un'estensione di diari 14613. .\bbandonalo per esperienza fallane il sistema degli argini sommergibili , venne adottalo quello d' argini insommergibili in prima costruzione elevali ad un' altezza media di In; metri sopra il pelo dell' accpie magre d'inverno. Il corpo d'argine è formato d' un riempimento in gliiaja della larghezza di tre metri alla sommità colle scarpe eguali a una volta e mezza 1' altezza. La scarpa verso il fiume è ri- vestila d'una scogliera della grossezza di un metro e mezzo alla base, cioè al pelo delle acque magre d' inverno, e di mezzo metro alla sommità. A misura che le ac(pic ne scavano il piede e che le [lietre discendono, si ricarica la scogliera superiormente, e si ripete tale operazione lincile la base della scogliera abbia rag- giunto la profondità degli scavamenti operali dalle acque, e allora l'argine è deli- nitivamentc stabilito. ( 263 ) Ksposle lo pralirlic speciali di costruzione, osserva clic a misura clic i lavori il' ai^iiKiiiiciilo projjrcdiscono s' iii(i'a|)rciuloiio quelli di colmala sui terreni ricupe- rili per mezzo degli argini. Le acque limacciose del fiume sono introdotte sui ter- reni da Ixinilicarsi divisi in tanti bacini da argini in glii^ija mirniali al corso del liunie per mezzo di caleratlc praticale negli argini e coslniile in muramento con saracinesche. Appena la supcrlicic dei suolo 6 ricoperta del primo strato di limo, vedesi crescere spoiiliineamenle il liscone (cnrr.r glauca). Questa vegetazione s|)on- lanuu facilita il deposito del limo, forma l'humus, mediante la decomposizione delle radici del carice, e rende cosi il terreno alto alla cultura. Quando la vege- tazione del carice cessa di essere vigorosa si ha un indizio che il terreno è allo alla cultura. La spesa per le opere di colmate si calcola mediamente da lire .*)00 a lire li.'iO per ogni citare di terreno , il quale cosi bouilicato può valere da 21)00 a 3000 lire circa secondo la posizione. Termina la comunicazione con alrune riflessioni sull" utilità dell' arginamento dell' Isera e dell'Arco, e sui progetti di coiilinuazionc delle opere in corso. Dopo ciò ha per il primo la parola il prof. Gautlier de Claubry clic comunica alcuni resultali relativi alla fologralìa , e alla possibilità di ottenere effelti fotoge- nici per mezzo della luce artiliciale e dell' irradiazione della luna , rammentando in proposito le osservazioni fatte di recente al collegio romano dal padre de Vico, il quale è pervenuto ad ottenere l' immagine di dello astro su lamine dagherriane. Dichiara inoltre di essere stato incaricato dal padre della Hovcrc, pure del col- legio romano, di comunicare al Congresso un nuovo procedimento d'iodurazione per le lamine fotogralichc, che consiste in preparare, con un poco più di ferro di quello che l'iodio jiossa disciogliere, un ioduro che si scioglie nell'acqua ordina- ria, e vi si pone al disopra la lamina da iodurarsi. Questo composto non spande vapori nocivi, non cambia caratteri, e può servire senza limite di tempo. 11 prof, (ìaultier presenta all'assemblea una prova che ha recentemente eseguila a Roma, in cui apparisce la purità de' tuoni tanto delle parti più vicine che delle più lontane. Intrallienc in se;:;uilo la sezione intorno ad osservazioni fatte dal medesimo padre della Rovere sulla produzione di anelli colorali simili a quelli del >'obili, mediante 1' azione dell' iodio sui metalli : si ottengono per esempio sull' argento col contatto d'un frammenti) d'iodio, o meglio ancora col vapore che ne emana, te- nendo questo corpo sospeso a qualche distanza dalla lamina. La luce diffusa in una camera, anziché nuocere all'operazione sembra invece accelerarla, impcrurchè dietro un'osservazione del P. Czarnoscki. .^le durante la evaporazione dell' iodio si sottrae all' irradiazione della luce una parie della la- mina, mentre l'altra resta illuminala, i circoli si estendono da questo lato più che dall' allro. In cambio dei eerchii si può otienerc una scala cromatica , esponendo la lamina ( 2«.i ) all' iizioiic del vapore d'iodio, linlaiilociiù una tinta surrcda all'altra, e allora si Ila I." il £;iallo argentalo, 2." il giallo d'oro, 3." il violetto araiieiato, 4." il vio- letto, !)." il violetto di ferro, 0." il giallo di paglia, 7.° l'aranciato, 8.° il rosato, '.)." il rosato violaceo, 10.° il lilù verdastro, 11." il verde, 12." 1' aianeialo. 1,".° il rosato hrillanle, li." il verde, l.'i." il rosso. Sill'.illa scaia corrisponde agli anelli ottenuti collo stesso processo, a dilTerenza clic in (|ncsli Ira il rosso e il verde si osserva l'indaco, il (piale nella scala si trova l'ondiinalo cogli altri due, e dopo il giallo d'oro apparisce il violetto più brillante dopo una breve esposizione alla luce. Que.sle tinte sono tutte, ma non egualmente, alterabili dalla luce. I primi colori cambiano nel modo seguente. Il giallo argentato diventa giallo nerastro; il violetto ai'anciato si fa violetto; il giallo d'oro diviene aranciaio; il violetto si cangia in indaco. Prolungando l'azione della luce, il giallo aranciato e il giallo d'oro pas- sano al giallo rossastro, in seguito al violetto e al verde bottiglia, mentre che gli altri colori s'avvivano, e poi ricopronsi d'uno strato cenerino. La prima alte- razione avviene in un tempo brevissimo, ma più che s'alterano i primi colori vieppiù lardano in seguilo a modilicarsi. Suir argento tutti ipiesti colori spariscono in breve tempo. L'Arnoldi ha osser- vato che valendosi di una lamina di rame, preparata come le foglie d'argento impiegate per la fotografia, e sottoponendola avanti che all'azione dell'iodio a quella del cloruro d'oro, si ottengono anelli che sembrano doversi conservare in- delìnilivamcntc come quelli di Nobili. In quella guisa che nel procedimento di quest'ultima, limitando l'azione del corpo reagente a punti determinati d'una lamina possono ottenersi svariate figure. Termina il prof, (laullier sottoponendo agli .sguardi dell' assemblea un esemplare di tali anelli. Il prof. Majocchi udita silTalta comunicazione ricorda, come gi;t da qualche anno pubblicasse ne' suoi annali il iiroecsso dell' Arnoldi, pronto a riconoscere che ora può benissimo essere stalo miglioralo. E il presidente fa osservare che negli esposti anelli non sono le tinte cosi vivaci come in quelli di Nobili; e che neppure nei saggi di colorazione col metodo stesso di questo celebre fisico italiano da lui veduti all'esposizione di Parigi dell'anno 1844, non apparisce la slessa perfezione che s'ammira in quelli depositati nel museo di Firenze. Legge poscia il sig. abate Cliamousset una memoria sul valore ìiumerico (Mio noie musicali. Osserva egli che i musici reclamano da lungo tempo contro i valori assegnali dai fisici alle note della gamma, senza che questi abbiano mai sembrato di pre- starri attenzione. Essi pretendono 1.", che l'intervallo di "/o che i fisici ritengono fra il mi e ( 26S ) il fu, e fra il ni e il do, sia esagcralu. Lu diiniiiuisiunu di (jiiusi due coniina , e invece di cliiuiiiaiio cui fisici semi-luouo magyiurc, gli danno nei (ratlati di mu- sica il nome di scmi-lwmu winon: 2.o Dicono che il fallore "/n per cui i Usici molli|ilicuiio o dividono il valore di una noia per dicsiraila o liemollizzarlu , è lro|>|i(i d('i)(j|('. Tua noia cosi diesirala resta più grave die la noia superiore bemolizzala; e la dillcrenza è di due o Ire comma, secondo che rinler\allo delle due noie è un limo minore o maggiore. I musici vogliono al coiilrario, che il diesis e il heiiioile l'IeviiMi od abbassino una nota di più della mela di un tono; e clic cosi la nula superiore bemollizzata sia più grave che la nota inferiore diesirala. Accenna le due scale musicali diverse del lisico, e del musico; prcsenla un quadro (Ielle diverse gamme che si possono formare, prendendo successivamente per imnto di partenza le varie note della gamma musicale ; ed entrando linai- mente nella discussione sviluppa le ragioni che la nuinlengono del partito dei lisici, insistendo bensì siili' ulililà che si produrrebbe dalla sezione, se potesse conciliare su detti |)unli l'acustica coli' arte musicale. Ila luogo in proposilo un dialogo tra l'autore e il prof. Majocchi, il (piale fa osservare clic le dill'erenze notale non possono togliersi senza cambiare l' indole della nostra musica. Imperocché, egli dice, ciascun tuono ha un carattere parti- colare, e nella graduazione dei suoni successivi di cui si compone, non v'ha la stessa dilTerenza del tuono fondamentale do; talché se una cantilena vien Ira- sportala dal tuono du in ipiello di .sui è d'uopo, per avere l'egual rajiporlo fra i suoni successivi, innalzare di una mezza voce il fa, o porre il diesis a (|uesta nota. Tale innalzamenlo di suono fa si che in generale nella scala del tuono noi avvi la slessa dillcrenza di tuoni e scniiluoiii che in (|uclla del do, ma in alcune VI è un aumento o ima diminuzione nolata dal preopinante, che è ciò che ca- ratterizza il tuono 40/ medesimo. Se si dovessero tor via (luesli insensibili divarii non si avrebbe in tutta la musica <^hc un sol tuono , più 0 meno acuto più o meno basso, senza alcun carattere distintivo. Parla in seguito del temperamento, su cui viene appoggiato dal prof. Vismara, il (|uale osserva come bisogni distin- guere gli slrumenli a suoni lissi da quelli a suoni variabili, ne' primi de'(|uali il temperamento è dato dall'accordatore, mentre negli altri è variabile ed ese- tsuito dal suonatore. Inlerviene pure il sig. prof. Durami lichiamando l'attenzione intorno all'azione lisiolo^ica dei Mioiii >uir orecchio. In line il presidente osserva, che se la desiderala conciliazione non si è pur anco ottenuta non fu per Irascuranr.a di lenlarla, imperocché or sono \arii anni «he la società italiana mise in concorso il problema di porre d' accordo la teoria dell' acustica colle pratiche musicali, senzaché veruna delle memorie che in quella occasione furono presentate valesse a risolverlo. 3< ( 266 ) Sorge indi il sig. Ciislagnola orologiajo in Genova a dar notizia di una sua niodiliea/.ioiie apposta ai eronomelii marini per rendere invariabile la forza ehe la l'uola di ^iea|lpamento eomuniea al bilancino. Si fa egli in primo luogo ad enumerare gli ineonvenienli cui vanno sottoposti silVatli cronometri , ciot^ : I." La molla matrice, sia pure (piaiif è possibile perfetta, non |iuò iuniianiciile durare nello stesso grado di potenza imperoceliè la di lei eiasticilù scema coli' uso. e .specialmenle a motivo del suo continuo stato di iiran tensione. "2." Sono ineguali, inevitabili, e per|)etui i soIVregamenti soll'crti dalla molla entro il tamburo che la contiene , come ineguali eziandio sono quelli die i varii giri della molla medesima subiscono fra loro, alloi'cbè le diverse sezioni di essa hanno scemato la loro elasticità primitiva. Ora siccome in sillalti cronometri la forza della molla è trasmessa immediatamente alla ruota del fuso, dal fuso alla ruota del centro, dalla ruota del ccntni alla piccola media, dalla piccola media alla quarta ruota, e da (piesla a (juclla di scappamento die somministra al bi- lancino la forza, la (|uale |ier gli attriti e la resistenza dell'aria diminuisce di intensità ad ogni oscillazione, da lutto dò segue die non essendo costante la forza della molla, né allo slesso grado lungamente durevole, devono variare con essa le oscillazioni del bilancino. Aggiungansi gli attriti del roteggio, e la varia densità degli olii dei perni, come altrettanti ostacoli alla trasmissione della forza motrice al bilancino. Inoltre venendo a rompersi od a guastarsi la molla di un cronometro fa d" uopo di un orologiajo ben abile in questa partita per potervene sostituire un'altra, bencliè fosse fatta dallo stesso fabbricante della prima. Imp<'- rocchè, osserva egli, die la compensazione stabilita nel bilancino non compensa soltanto, come alcuni credono, le differenze die nel bilancino medesimo lianiio luogo e nello s|)iraglio per le diirercnti temperature , ma compensa eziandio le differenze che possono na.seere in tulle le parli del cronomelio attribuibili alle variazioni di temperatura; laonde la eompensazione appropriala ad una molla
  • " leiinip noi Congresso di Lucca. Kondutc grazie al sig. Cadoliui dagli ingegneri .Michela e Piazzini por l'onore- vole surriferita menzione, il presidente attesa l'ora trascorsa pon fine alla riunione. \ ." Il Presidente Cav. l'rof. Giamb.\ttista Amici Prof. Giovanni .Maiua Lavagna „ , . ( Prof. " { Prof. / Se. Giovanni Louazza. RIUlSlOlM-: DEL GIORNO 21 SKTTEMRRF x\.pprovalo il processo vorlialo dopo una aggiunla ricliiosla dall' ingcgiiorc Polenti sopra cosa che lo riguarda , il cav. Mossolli osserva che lispcllo alia pio|)()sizioiie falla dall'ingegnere Michela al Congresso di Napoli inlonin f iwjm-tnnzn degli siudii .tìilla siali.^lica dei l'iioììi deve essere aggiunlo al nome del suddcKo inge- gnere quello dell'ingegnere Rossi di Napoli, ed il prof. Majocchi avverte doversi ricordare anche l'ingegnere Rosselli. Dopo ciò l'ingegnere Potenti presenta al presidente, affinchè venga da Ini tra- smessa al governo estense, una nota dei documenti che egli crede necessarii per facilitare la soluzione della prima delle questioni idrauliche proposte nell'avviso pubblicato dal ministero di pubblica economia ed istruzione di ilello slato il di 1.° settembre 1840, e comunicalo il di 19 dal presidente a (|ucsta sezione. Essi sono i seguenti : 1." Piano e profdo dei due fiumi Panaro, e Secchia. 2.° Profilo Irasversale delle arginature adesso in uso. 5." Differenza di livello fra il fondo degli alvei e le adiacenti campagne. i.' Indicazione dei mali più frequenli a cui vanno soggetti i fiumi stessi. 5." Numero e natura dei conflucnli, se ve ne sono. 6." Quali sono le difese praticate, e riconosciule insudicienti per la buona si- stemazione degli alvei. 7." Dali slatistiei per valutare i diversi stali delle acque nelle diverse slagioni, e speeialmcnte lo slato massimo, medio, e minimo. 8." Se da questi fiumi si prendano acque per irrigazioni , per moliiii , od altre fabbriche. Indi si fa lettura di un premio proposto dal prof. Ferdinando Elice a chi dimo- strerà erronee le seguenti proposizioni : 1." Che il conduttore del parafulmine di un sol filo dì l'anie del diametro di dieci DiìlliDietri è meno fusìbile, ha più particelle condullrìci dell' elettricismo, ed è molto più durevole del condulloic a fune o treccia a due fili del medesimo ( 209 ) iiiclalln, p (Ifl diuinelro di rinqir rnilliiiii'lri ciiiscunn, qiiniido amlii si;iiin [i()s(i iipIIc incdi'siinc fircoslan/.p. 2.' Che il fuliiiiiic, come pure l'elettrico eccitato artilicialmciite quando scdrre pei conduttori , pass;i per la superlicio e por l' interno dei n)ede>inii. ó.' Ohe non è esalto il chiamare il fulmine clie scorre lungo il (•;)nio stabilito da Faraday or sono |iarecclii anni , che lalli i mezzi per ecci- tare r eleltrieilii ìlei corpi e ben anche a far iinscere correnti elettriche senio sem- ine ineceilati da nn' tizione indnltiea od allaanlc. (Jueslii polere ìiiiIiiKImi si ha appunto dal combaciamento di cor|ii dissimili nel circuito voltaico, pel quale vieti posto in circidazioiie rclellrico s\ollo in \ii'ii'i dell'azione chimica della materia ' VimIì AIIi della .ici/0 riunione png. US. 119, o i|iilIIì f/<7/ii sillimu (jn;;. ÌDTìI. 1037. ' T. xiv. |iag. IB6, p I. XX. p.ig. 2<3. ( 271 ) >(illa iiuilci'ìii. L auiorc ruinini'iila le spericiizc di pai'ci'clii lisici dircllc a iiielloie riKii-i di dulihin rpslstcnza della forza ini|)elleiUo o Indiiiiivu, per la quale nasce lino sliilaiM'io dall' elcdi'ii'o iiatiirale a corpi posti a coiilalto, ed a nolai-e il modo roii l'Ili e>so produce ^li ell'etlì di tensione al condensatore come vorrebherii i sesiuaei della teoria elettroeliimira |)ura. Dopo aver parlalo della l'orza che si svi- luppa Ira solidi e solidi jiosti a combaciamento, viene a liallMre di cpieila elie risulla fra liquidi e solidi. Ki:li cita le altrui speiieir/.e e (juclle apposilameiite da Ini islilnile eoli' clellronietro eondeiisalorc l'atto di due pile a secco per iiioslrare resisleii/.a il' una lai l'orza, l'ra i diversi risultali cui è sialo roiidollo, noi ri- corileicuio avere cj^li trovalo che la l'orza per la (piale s' indure una Icnsiiuic al- l'cletlriuuclro, risulta iuag!,'iore in generale fra iiii luelallo ed un lii|uido quando vi ahitia Ira essi debole piuttosto che energica allinilà, e che la forza induttiva manifestatasi fra lo zinco e l'acqua salsa è molto minore di quella che si scorge fra il rame e l'acqua medesima. Passa egli anche a stabilire con esperienze la forza di tensione che nasce nel combaciamento di un Ii(|uido con un altro li(|uido. Inline parla della forza impellente che esiste anche fra i gaz, (piando in sollilis- siiiii sti'ali coprono lamine di platino, o in sottilissime bolle sono sparsi ncirac(pia, ili che sia la condizione necessaria alla loro azione, penile in massa questi lluidi sono coibenli dell'elettrico, .\vverle perciò coinè la pila a gaz di Grove sia una delle applicazioni più luminose della forza iiidiiltiva che nasce neh' inlerniedio del jilatino fra l'ossigeno e l'idrogeno. « (Jiualun(|ue deiioininazioue si voglia dare, egli dice, ad un tal potere induttivo sia rf* forza di contatto, d'adesione, d'at- trazione, di superficie, sia di tendenza all' affini tu , di forza catalittica od elel- trnmotricc, esso ('■ un potere che nessuno vorrà confondere vitW nfliiiilii , od azione iltimica priipriaincnte detta ». Il prof. Majocchi nel secondo paragrafo fa conoscere — • A'hoc/ fatti in appofi- 710 delta teoria delle due forze. Hicoidali percii') priinierainenle i principii della teoria elettrochimica viene con alcune spcricnze da lui isliluite a farne conoscere l'insussistenza. Fra parecchie di queste spericnzc sceglieremo le due principali seguenti: « una lista di rame termina ad una eslreinilà in una lamina dello stesso inel4illo ed all'altra ha saldala una lamina eguale di zinco. L'iia lamina di zinco. che nell'esperienza istituita aveva una grandezza di superlicie attiva di circa trenta volle quella della lamina precedeulc, termina in una appendice o lista pure di zinco. Si hanno due tazze di vetro ed un triiogo di porcellana capace di ricevere la lamina grande di zinco. Le due tazze estreme sono rieiii|)iiile d' aeipia salsa ed il Iriiogo di ac(|iia mista od acido solforico. La lista di rame terminala da lami- nclta dello slesso molallo è ripiegata in arco e nietle in C(Miiunicazione l'acqua salsa della prima lazza di vetro con l' aeipia acidnlala del Iriiogo, pescando il rame nel primo liquido e lo zinco nel secondo: colla lista di zinco e la relativa lamina grande ( 272 ) di'llo slosso melullo si coiiiiiuriitdiK) i liquidi del iriiogo e dell' altra la/./.a di vetro, iiniiUTgciido la jsrandi' hiiniiia iicll' accjua acidulata del triiogo e roslirrnità della lista in quella salsa della lazza. Seeoiido la doltriiia elellroeliimita , egli diee , si dovrebbe ottenere una corrente clic dalla grande lamina di zinco do\ celibe gettarsi neirac(|ua acidulata, invadere la piccola lasira di zinco posta nello slesso litpiido, percorrei'c la lista di rame e portarsi all' acipia salsa della prima lazza per an- dare lungo il leol'oro di platino iinmerso in esso al galvanometro e (piindi al- l'acipia salsa dell'altra lazza onde ripigliare il suo cammino ". • (Jonsullata |)iù volte l'esperienza si trovò invece che la correlile prendeva la direzione opposta: vale a dire, t|uella assegnatale dalla l'orza impellente che nasce dalla eo|)pia rame e zinco che unisce il liquido della prima lazza con (|uello del Iruogo ». Osserva l'autore che per mettere il circuito in condizioni ancora più favo- revoli alla teoria elcitrocliiniica , sostituito all'acqua salsa della prima tazza, del- l'acido solforico, dell'acido nitrico, dell'acido ididclorico pili o meno diluito; in guisa che si avesse una azione chimica molto potente sul rame in esso im- merso. — « Fsplorala la corrente, coli' immergere i reofori di platino uniti al salvanoniclro nei li(|ui(li delie due lazze estreme, essa prese sempre la direzione assei:iialalc dalla co|ipia rame e zinco e quindi contraria a (lucila voluta dalla teoria eletirociiimica » — A confermare in un modo evidente che l'azioiK; chi- mica |icr se slessa non è dotata di verun jiotere iiidultivo o di l'orza impellenle capace a produrre la corrente elettrica, ma che altro ullìcio essa non ha che di svolgere l'elettrico fluido dalle molecole e dagli atomi della materia, ha l'autore coperto la lamina di zinco accoppiala al rame di un sottile strato di sego, di cera comune, di cera di Spagna, di petrolio, di vernice ad olio opaca, di vernice ad olio trasparente e di altre sostanze grasse atte a preservare il metallo dalla immediata azione chimica del licpiido. « A malgrado di queste circostanze cosi evidentemente favorevoli al corso della corrente elettrica secondo il canone degli elettrochimici, (jucsta prese sempre una dilezione opposta, la direzione cioè de- terminala dal potere impellente od indultivo nato dal combaciamento del rame col zinco n. >el terzo jiaragrafo il prof. Majocchi si fa a provare che : gli effclti vlvltro- uielriro e (/nlvanomvlricu della correlile vullaica dipeudoiio dalla forza elettro- motrice e per nulla dall'azione chimica. Egli fa osservare priniicramenlc che questa verità è già stala provala dalie- indagini intraprese da parecchi distinti fisici; e che su tale argomento la scienza è già in possesso di parecchi fatti. L'autore però crede di occuparsene con esperienze e consideiazioni sfieciali es- sendo lale |iroposìzionc d' una grande importanza nclia (|iicslione discussa. Egli mostra in seguilo come dai principii da lui esposti su tale soggetto \ciiga a met- tersi in chiaro un fenomeno il quale (ino ad ora non ha ricevuto una soddisfa- e :273 ) l'i'iilc s|iii'^^i/.ii>ii(' . iiri'ciiiMiiilu cuiMc r uiiiinulgaineiiiu dell' elein'jii(u zinco iIl'IIu r(i|i|ii,'i MiliaiiM i'('iiil<' iJK'iiii unci'gicu runinilù del li(|uidi) sul inedosiino e più cu- sUiiilf la roi'i-eiilc. La ragione di (|iicsta coslanza dipeiiilc seeoiido lui dall' es- sere r elTello galvaiiunied'icu iiidipeiidenle dalla (juaiililà di elelli-ieo clie si svi- luppa per l'azione eliiniiea, per eui basta la più piccola artliiilà per sommi nislrare la (piantila di elettrico necessaria alla produzione della corrente il cni elTetto gal- vaniirnelrii'o dipende inleranienle dalla foiza impellente della eoppia e dalla con- iliK'iliiiiià del liipiido, \ale a dire dalla rapidità coii cui si n)uovc il fluido elet- trico nel circuito, l'a o:iservai'e altresì come si ottenga un aumento di elTetto gal- \anon)clrico accrc>cendo l'ampiezza delle piastre e principalmente (piella nes^ativa. Inliiie l'ila alcune esperienze da lui istituite con un circuito, in cui s'introduce l'azione chimica per a\erc un niai;gior sviluppo di elettrico, nelle fjuali non si ha alcuna variaziime nella deviazione galvanometrica appunto secondo i prinei|iii esposti. Termina il .Majocrhi questo paragrafo con alcune considerazioni intorno al modo con cui sembra diportarsi l' elettricità voltaica e 1' ordinaria nell' essere condotta dai corpi. Il quarto paragrafo traila — Di tin prìnripio rfencrule di-ilollo dall' esperienza pel quale riceroiio furile spief/azinne i diversi aeridenli rhe s' ineantrann nei cir- ritiii voliairi. Il prof. .Majocchi dopo parecchie esperienze e considerazioni crede potei' stabilire il lìrinripio f)eiìernle annunzialo che può formularsi cosi: « Quando l'anni) parie (Ivi rirrnilo rnjtpie impellenti solidn-siiliile , le coppie consimili li- (piidn-snlide possono per le litro reeiproche azioni direnlare in tulio o in parie coppie svolf/enli l' elellriro e t/uindi alterare pii( o meno l' intensità della cor- rente ; oppure dar nascimento a composti i (piali aderendo ai solidi rispellici rostituiscono nuove coppie impellenti contrarie alle coppie primarie invertendo cosi od almeno infievolendo la corrente. Che se il circuito consta di sole cojypie impellenti liquido-sitlide , nel passaqrjio dall'adesione all'affinità in alcuni o in tutti i punti delle superficie cnmliiiciautisi vale a dire nel cambiamento della forza imluttiva in forza svolgitiva , oppure nella formazione di coppie impellenti solido- solide si può alterare più o meno la corrente elettrica e farla variare in dire- zione a seconda delle variazioni succedute nelle ìniilne aziotii ilei li(piidi eoi solidi '. (ion questo principio generale dedolli) da parecclii falli l'aulorc spiega alcuni effetti già noli i tpiali d' allrondc vendono in conferma d<'l principio me- desimo. Fa conoscere come due lamine dello stesso metallo immerse in un li- (|ui(h>, diano Iiiiiì;(i ad una corrente quando l' una di esse sia immersa prima del- l'altra e come \arii la correlile in tali casi. Il ipiinlii ed ultimo paragrafo si aggira sulle considerazioni generali. Va cono- scere la dilTercnza essenziale che p;\ssa tra la teoria eleltrocliimica e quella delle due forze dall'autore proposte. ■ Nella prima si vuol ilare all'azione chimica uu 33 ( 274 ) potere uon solo s\olgeiite elelliiio ma Iicn anco un polcre impellente. Nella seconila invece la forza iinpeJlenle per mettere in circolazione 1' elettrico in un dato verso si vuole inerente alle materie dissimili clip, sono poste a combaciamento nella for- mazione del circuito ■>. \ig\i mostra come alcuni fatti di forza impellente si spie- ghino con ipotesi insussistenti dagli elettrochimici mentre ciliari riescono nella dot- trina delle due forze. Prende in rivista qualche fatto d' inversione di corrente al variare del li([ui(lo interposto alle piastre dello coppie; dà un sunto storico dei lavori dei seguaci delle due teoriche del contatto ed elettrochimica, nomina prin- cipalmente pei primi l'abhroni , W'ollaston, De la Rive, Faraday, e pei secondi Davy, Marianini, Ohm PfafT, Belli, Zamhoni, Pclletier, ecc.; ed indica le opinioni particolari di Becquerel e di Davy sull' origine della corrente elettrica , passando per ultimo alla seguente Conclusione:» Se dunque fatti semplici e chiari dimostrano incontrastabilmente che si può dare azione chimica anche potenic in un ciicuito disposto secondo i principi! della teorica elettrochimica, senza che si abbia nessun indizio di cor- rente ai galvanometri moltiplicatori i più s([uisiti, se l'azione chimica come forza impellente ù contraddetta da tutte le sperienze istituite per comprovarla e si hanno invece correnti dirette in verso opposto a quello che verrebbe da essa indicato; se nel contatto di metalli dissimili disposti alla maniera di Volta, si hanno altri fatti senza comparsa di corrente elettrica; se la questione dell'origine della elet- tricità voltaica non può essere sciolta con vaghi ragionamenti e con astratte con- siderazioni, essendo l'esperienza il solo tribunale che ha il diritto di decidere una tale questione; se la nuova teoi'ia delle due forze fondata su nuove sperienze spiega tutte le contraddizioni e tutte le anomalie che s'incontrano adottando l'una o l'altra delle due antiche, e se in (ine è una verità da tutti ammessa che la migliore delle teoric/ie è quella apjilicabile al più rjro» lìiimcro di fatti: mi sem- bra con buona logica di poter asseverantemente conchiudere che la teorica da me proposta abbia tutti i caratteri per poter essere come tale considerata, aven- dosi appunto con essa una interpretazione e conscguente spiegazione di tutti i fenomeni voltaici Onora conosciuti e le giuste condizioni per ottenere nella pila la corrente elettrica. A conferma della giustezza delle idee che mi hanno condotto alla novella teorica, farò conoscere in una delle prossime tornate, come lavoro a parte, una iitwi'a pila a corrente costante mollo economica e rnnwdn fondata ap- punto sulla teoria delle due forze, della quale pila coi prinripii della sola azione chimica non si saprebbe dar ragione. Terminala la lettura s'alza il prof. Orioli ed osservato che a\eni:i. (ilOll.NO -2-2 SKI I KMIÌIU'. I^i'llo l'il ;i|i|)r(j\;ilo il iii'oi'oso verbale (lolla iiii'icdcnlo loiiuila , s'alza il pidl. MajuM'Iii II soggiungere alcune osservazioni in replica al discoi'so del prof. Orioli pronunziato nell'adunanza d'jeri, le (inali a di lui richiesta si riproducono leslual- incnto come in appresso. • Rispetto alle parole del prof. ()rioli intorno alla mia memoria sidl' origine dell' elettricità voltaica notate nel verliale dell' adunanza precedente , e stampale in compendio nel Diario n.° 7, io dei)bo priiniernmenic fare osservare che il mio lavoro per essere una serie d'esperienze e di fatti non può venii'C discusso nel modo che jeii si pro|ioneva il chiarissimo nostro collega, e ipiindi dchlio rigellarc per (|nanlo sia in me un tal metodo di discussione, come improprio all'indole del lavoro medesimo ed al consegnimcnlo della verità ». « In secondo luogo diro che in pili luoghi della mia meiiiiiria mi sono servito dell'espressione potere iiidullli'o , il (|uale , a norma dei l'enonieni e dei diversi elTetti clic ne nascono nel cambiamento dei corpi, si chiama furza di cmiUtllo, d'adesione, d'attrazione di superficie, di tendenza all' iiffmilò , fiirza calalittica, forza elettromotrice; ma una tale espressione fa parte del codice della favella, e non si vorrà mai, per l'uso di essa, ai'gomentarc~clie v'abbia analogia fra il mio lavoro e le idee es|)ostc dal prof. Orioli ai Congressi di Milano e di Na|)oli, tanto pili ilic a confessione dello stesso professore, 1' iii(ei\eiito d'una tal forza nei le- iiiuneni voltaici vien fatto da me in un modo diverso dal suo ». " Debbo inoltre dichiarare d'aver copiato (|ucsta manina dagli 1/// to iiKiiiii'iilu |)i'r puro amore della vei'iià, e udii mai per al)l)assare i mi'iiti (lisliii(Ì!>!iiini del mio culicgu , clic (|ui'IIl' >iic idee sono tVuidale so|)ia una Mipposiiione, la (piale è srneiilila dall' es|ierieiiza , voglio diie elio lo zinco aia più dvtlro positivo dell iilrogeiif. Inlalti una serie d'esperienze non mie, e solo ri- poi'lalu nel t. IX, -jiag. ^82 degli Annnli di Fisicu e Chimica, ecc. da me dii-elli, sullo il lilolo di Itnpporli clellrici dell' idi ogcuf , dimostrano che (pieslo gaz è più elettro positivo dello zinco. Non reggendo il l'alto rondamentale su cui il prof. Orioli aveva basato la sua teorica , questa cade di per sé. Noterò anche avanti di por line u queste mie osservazioni, che le idee del prof. Orioli sulla pila trovansi negli Atti della sesta riunione pag. G4-G5, e poscia ripetuti con qualche diversità di parole negli Atti della settima riunione pag. lOjj-1 Olili. Osservisi iiiline clic il modo di far concorrere l' induzione elettrica nei fenomeni della pila è slato con- trastato al Congresso di Milano dal plot', l'olio, come risulla dagli Alti della sosta riunione jiag. Ili ». • Pongo (|uindi (|ueste mie osservazioni sul banco della presidenza, aflìnchè vengano inserite nel processo verbale, onde allontanare ([ualunque comunanza od analogia fra il mio lavoro e le idee giù emesse dal chiarissimo mio collega ». Itisponde il jiiof. Orioli che per una |)arte dell" udita comunicazione, restando sempre coerente al suo passato discorso, viene a consentire pienamente col suo chiaro collega , in (piesto cioè che 1" induzione non sia ad()|irata da enirambi nel medesimo senso; e chi: ricordando i proprii lavori ciica la teorica della pila non volle detrar nulla a lui, ma solo inellerc in eliiaro lu suddetta divergenza. \ ciò poi the verrebbe diicllamerile a ferire la sua ipolesi , che cioè lo zinco non sia più elettropositivo dell' idiogeiie, risponde non esser per lui costante 1' elettropo- sitività e reletironcgalivilà dei corpi semplici e composti, ma variare colle cir- costanze, come potrebbe provarla con mille esempii, limitandosi a citare le antiche esperienze di Davv ; ed avvenire pertanto che un corpo, il quale in alcuni casi è più elettropositivo di un alti-o, variando le circostanze può invece divenire meno elettropositivo. l'inule in seguilo la parola l' ingegnere Rossetti per stabilire circa il sistema di riinoirhialore idraulico jicr i convogli sulle strade l'errate laterali ai canali, in- torni) a mi furono comunicate nella passata riunione le esperienze del sig. Go- iiella , che nienire a (|uesli rimane il merito de" suoi esperimenti, la priorità della invenzione spetta al sig. De (jistoforis, ipiella della pubblicazione al sig. bram- billa , quella inlinc dei calcoli al sig. .Vrrivabene. Dopo silTallo giudizio il prof. cav. Holto, rilevando un passo della memoria del prof. Majocchi cpial si legne nel sunto della medesima in.serito nel precedente ver- bale . che cioè , gli rifelli elellrmnelrico e qali'nnomelricn della corrente voltaica dijicndnno dalla forza p/rllrnmolrice , e per nulla dall'azione chimica , osserva ( '279 ) come fio sia in conliiuldizioiie coi pi-iiicipii bone stahiliti della (copia ciiiiiiica ilclhi pila, pei' cui è d'uopo di ben disliiiiiucre i' azione cliiniica locale de' li(|uidi sui solidi dall'azione eleltrolitica che ù rappresentala dal ricanibio degli atomi pola- rizzali verso i rispettivi poli. La prima può essere grandissima e poco conferire all'elettricità, mentre l'altra è proporzionale all' ctl'etlo galvanometrico, o rappre- senta r intensità della corrente. Risponde il prof. .Majocchi che l'azione elettrolitica è conduttrice secondo Gro- tius e Faraday: e il eav. Botto soggiunge che la condutlricilà , l'azione elettrolitica e la corrente elettrica sono proporzionali fra loro, e possono l'appresentarsi luna per l'altra. Sospesa per ora la discussione, che dietro l'avviso del presidente potià ripren- dersi in altra occasione, si dà notizia degli opuscoli presentati alla sezione; e venendo a quello del eav. prof. Mossolli intitolato Considirazìoni sulle forze di capillarilù e coesione dei liquidi relative alle recenti esperienze dei sigg. Henry, Donny ed I/ager (art. eslr. dal giornale il Cimento, fase. sett. ott. 1840) si fa l'autore a darne una succinta analisi. Espone egli in prima l'oggetto del suo scritto che ù di mostrare come il valore della coesione dei liquidi, che alcune recenti esperienze hanno dimostrato assai grande, sia conforme alla sua teoria della costituzione dei corpi; di guisa che la teoria e l'esperienza si sostengono a vicenda. Accenna come credette utile di pren- dere le mosse da un cenno storico dei jirincipali passi fatti dai geometri nella teoria delia capillarità per assegnare precisamente a ciascuno di essi la pai-te che gli spetta, togliendo la confusione che fin qui si rinviene nelle citazioni dei fisici circa le cose di detti autori. Nel dare queste nozioni storiche ha riprodotto in una nota un' applicazione del suo principio fondamentale di tutta la meccanica molecolare, che cioè le molecole sono repulsive fra loro nelle minime distanze, e sono allratlivc in distanze un po' maggiori , ma tuttavia insensibili. Qucst" ap- plicazione consiste nel dimostrare come da un tal sistema di forze le molecole dei liquidi si costituiscono in silTatte distanze fra loro che i liquidi resistono ad essere condensati o dilalali. Nasce da questa causa lo sforzo che fanno le superficie dei liquidi per contraisi , imperocché devono essi necessariamente dilatarsi negli strati ultimi verso le loro superficie. Ciò posto è passalo ad esaminare successivamente gli esperimenti del prof Henry e del prof. Donny, dai quali si rilevano i modi di misurare la coesione dei liquidi rhc si ritrova grandissima. Conclude finalmente con una riflessione che si riferisce alla discussione idrau- lica alcuni giorni fa tenuta nella sezione; se cioè la forza di coesione di cui si sono date le prove è assai grande, e si sviluppa nei liquidi per compressioni a dilatazioni ancora impercettibili ai sensi , mentre d' altronde non si tien conto che ( '279 ) iiiipcrroltuiiK'iilu dell' aziuiie di <|iiestu forza ncll equazioni del nioviiuciito dei li- quidi , ù da lemcrsi elic |ior 1' omissione di essa le formule idrauliche ra|i|)re- senlino nondizioni di movimento diverse da ((Melic a cui i lii|ui{|i riiiliiicnie sod- disfano in natura. Compiuta siffatta comunicazione, alcune osservazioni del cav. prof. Mcnabrca circa i rapporti dei modo con cui il prof. Mossoli! ravvisa la costituzione interna dei cor|)i, e quello seguito dal Poissoii e da altri geometri, conducono il |)rimo n far risaltare la dill'ercnza che distingue i due princi|)ii. La (piale in ciò con- siste, clic ammettendo egli tra la iiialeria e 1' etere lo stesse forze elementari clie aninietlc .i;|)inus nella teoria della clcllrieità, viene a considerare fra due mole- cole (|uatlro forze aiilagonislc, due a due, il che niassimainente giova; mentre nell'ipotesi del Poisson nim si esercitano tra di esse che quaiiro forze, tre at- trattive ed una .sola re|)ulsiva , di guisachè non si vede come le due molecole che abbiano le loro atmosfere già mollo com|icnelrate fra loro non debbano tendere ad avvicinarsi indcllnitamente, e a scacciare il calorico fraiqioslo. Il prof. Vismara in aggiunta ai fatti raccolti nello scritto del prof. Mossotti ne cita uno da lui osservato, ciie cioè se in una canna barometrica bene asciutta si faccia lungameiile bollire il mercurio, rovesciando il tubo, il mercurio rimane aderente alle pareti , né cade che dopo forti e ripetute scosse. Itisponde il jirof. .Mossotti essere conosciuto il fallo, e che si spiega osservando come per forte pressione o per lunga ebullizionc talvolta il mercurio aderisce al vetro. Il prof. .Majoccbi inerendo alle esperienze di Donny, avverte che da qui in- nanzi jicr stabilire gli estremi della scala termometrica bisogna adoperare acqua non alTallo purgata d'aria per evitare il caso dell' ebullizionc a temperatura supe- riore ai cento gradi. Dopo ciò il doli. Gabrio Piola, riferendosi alle conclusioni della comunica- zione del prof. Mossotti, osserva che la grandezza della coesione non può in- fermare la teoria euleriana del molo dei fluidi, imperocché, com'egli ritiene d'a\er dimostrato in una memoria che a|iparirà in breve fra quelle della società italiana , per quanto grande sia la forza di coesione dessa si fonde nella pres- sione, di guisachè anche considerando, com'egli ha fatto, le molecole slegate e coesive fra loro, le formule idrauliche conosciute non vengono a patire detrimento. Itisponde il prof. Mossolti che ciò può intendersi quando hi pressione tende a diminuire il volume dei corpi, ma non quando si converte in tensione. Replica il doli. Piola, che in questo caso bisogna introdurre in calcolo l' attra- zione colle pareli del tubo. R il Mossolli, che ciò non suol farsi, ma che anche supposto eseguilo, non baslerebbc a spiegare il non distaccarsi delle parli del liquido fra loro, senza ammettere una pressione negativa. ( 280 ) F il Pidlii sogKÌiiii!!(', clii' la pressioni' t'sst'iidu un;i di (iiiollc l'orbe ciie si de- tfriiiiiwino II jiiixlrridri . nulla osla clic risiilli anche negativa, il che si l'ilcverà dai vallili linali delle l'iicninle. (1sser\a tinalnicnle il prof. Mossolli che il valor negativo della pressione do- vendo in natura avere un limite, non evvi nulla nelle note formule die indichi analiticamente (piando nasca la discontinuità. Terminasi la discussione col rimet- tere In questione all' epoca in cui sarà puhhlienta la memoria del sig. Piola. Viene in seguito l'ingegnere Polenti a comunicare la sua caria itineraria isto- rica e statistica delle strade l'errate, e d'ogni altra comunicazione a vapore, di- retta a rappresentare le Illa della gran rete di comunicazione a \a|iore già esi- stenti, onde viemeglio scorgere (|iiidi sono le più convenienti per completaihi. Questa carta contiene segnatamenle le strade ferrate, non ecceltuale le atnio- sfcriclic si eseguite die in eoslruzione, o commes.se, o .semplicemenle progettate; i eorsi dei haltelli a vapore in mare, nei canali, e nei liiimi coi loro punii di arrivo ; non che una storia concisa delle macellino a vapore lìsse e delle loco- motive, della costruzione delle guide di ferro, delle prime applicazioni di tale industria nei diversi paesi, e del telegrafo dellrieo; aggiunte le denominazioni speciali date alle diverse lince. Olire a ciò si trovano distribuiti nella carta dicci quadri, de' (piali il primo contiene la lunghezza totale delle strade ferrate, il capitale impiegalo, il costo medio, le tarifl'e ecc., e ci(') per tutti i paesi in cui esse esistono; il secondo i prolili dei principali sistemi di guide; il terzo le massime peiulenze adottale in Kuropa, ed in America; il quarto i perfezionamenti delle locomolive dal IS2o in poi; il quinto le velocilà massime e inedie dei treni sulle strade ferrate; il sesto le curve ordinarie adottate ne' varii paesi; il settimo alcuni dati relativi all'amministra- zione e al mantenimento delle strade ferrate; l'ottavo i nuovi sistemi che si stanno studiando; il nono l'aumento progressivo d'ulilc .sopra 2500 chilometri di strade ferrate in lnghill(rra; il decimo lìnalniente le principali misure iliiie- rarie e geograliche. Terminala la comunicazione sorge il sig. march, .lessi'- di (Iharleval ad attestare che la carta dell' in;,'egiiere Potenli sotto;nessa all'esame d'una commissione nel Congresso di .Marsiglia fu rieoiiosciula utile ed importante. Prende poi la parola l'ingegnere Michela per osservare, die non esistendo ancora una caria come quella del sig. l'olenti, merita particolare encomio l'autore, e la mair,i;ic'iciizu lisiclie ili jjoiieralc , cu>>l di i|iicsla si'ieiua in jiarlicularc non si pussuiiu sjierare ulteriori progressi clic dai nicllern in comune gli sludii e le osservazioni de' suoi cultori. Dato un breve cenno dell'origine della melereologia , avverte che si posseg- gono oniai molte raccolte voluminose d'osservazioni, le quali tuttavia riescono infruttuose, perchè non si conosce il modo con cui furono istituite , né la naiura e il relativo grado di sensibilità e perfezione degli strumenti. Ci sono noli molli dei fenomeni die avvengono ncll' alniosfera , ma le princijiali (|ueslioni ineterco- logiche sono tuttavia misteri, che alcuni anni di buone osservazioni potrebbero forse chiarire. Ilicordata quindi la pioposizione del cav. Autinori fa voli afiìnchè la corrispon- denza proposta per la penisola sia estesa in Francia, in Germania ecc.: e siano ammesse tulle le osservazioni che i metcrcologisti stranieri avessero da fornire. Domanda egli pertanto che la sezione di Fisica dei Congressi scientilici italiani sia il centro dei metereologisti di tulli i paesi , e repula che debbasi formare una commissione permanente , composta di que' fisici che assistono a tulle le riunioni , a cui s'aggiungano i professori di fìsica della cillà ove ha luogo la riunione, e che i metereologisti dei diversi paesi debbano inviare i loro quadii d'osservazioni a questa commissione. Così quelli di essi che si recassero al Congresso potrebbero discutere dinanzi alla commissione stessa le loro osservazioni , la quale dovrebbe riunirsi lino dai primi giorni per fare il rapporto alla sezione sui quadri ricevuti r anno precedente. Finalmente il sig. barone Silvio Ferrari espone l'analisi d'un suo lavoro stam- pato sul numero aritmetico, o.ssia sull'aritmetica dodicesimale. L' ora essendo trascorsa il presidente discioglie la riunione. W" H Presidente Cav. Prof. (ìumbattista .\>iicf. , o , ■■ ( ''•'of. (JlOVANM MVHIV LaVACXA / Segrelnni < ( Prof, (movan.m Cooazza. 50 hiuìMOm: I)i:i. GIORNO 23 SETTEMBRE Approvato il processo verbale dopo ima breve osservazione del professore Majoe- ehi rispello al Diario del giorno anieredenle, è eomunieata alla sezione una let- tera del sig. intendente Antonio Milanesio nella quale egli fa nolo come la presi- denza senende doli' Vili Congresso abbia annuito, e fallo plauso alla sua proposta di cedere a benelicio dei danneggiati dal terremoto in Toscana e degli asili in- fialili di Genova il profitto che si caverà dalla vendila del suo prospetto allego- rico emblemalieo, simbolico, dell" Vili Congresso scienlilico italiano. In seguilo il presidente fa noto alla sezione i professori di fisica da lui pre- scelti come membri della commissione destinata a concertarsi col professore Orioli, e sotto la presidenza del medesimo, intorno alla redazione di un nuovo corso di fìsica quale venne dallo stesso professore Orioli proposto in una delle precedenti tornate. Essi sono i seguenti : Nel regno di Napoli i professori Melloni, e Palmieri. Negli slati romani, i professori Gberardi, e Pianciani. Negli stali di Toscana, i professori Mossotti , Matteucci , Amici d. F5. , Paci- notti , ed Aniinori. Negli stali estensi , il professore Marianini. Negli stali di Parma, il professore Cassiani. Negli stati sardi, i professori Botto, e Banralari. Nel regno lombardo veneto, i professori Belli, Perego, Majoccbi, Magrini, Zan tedescbi , ed il canonico Bellani. L" ordine del giorno dà la parola al professore Majoccbi il quale dicbiara di non poter leggere la memoria sulla sua pila a corrente costante, alla quale let- tura egli voleva associare l'esperienza, per avere Irovato cbe l'ago di un suo galvanometro particolare si era smagnetizzato durante il viaggio. Edi attribuisce questo fenomeno ai movimenti sus.sultorii a cui andò soggetto r a''o istesso mentre forse accidentalmente era disposto secondo una direzione e 283 ) iioriiiule a quella ui-liu quale 1' influenza del niugnelisiiio terrestre avrebbe anzi lavorilo il suo stalo niagnelieo. il presidente fa osservare tlie |)robabilinente a questa circostanza dcvesi ajigiungere la poca tempra dell'ago per cui essendo esso dotato di poca coibenza fu tanto sensibile all' influenza sniagnclizzante suddetta. Si alza r ingegnere Potenti ed esprime il desiderio che in mancanza di una sottosezione esclusivamente destinala alla scienza dell'ingegnere, e per la quale egli aveva già fatto volo , siano almeno le memorie die ad essa si riferiscono , presentale a questa sezione di tisica e matematica, e non ad alti e con cui certa- inciiie la sudilella scienza dell'ingegnere lia minore relazione, giaecliè altrimenti facendo si toglie agli ingegneri die non possono assistere a tutte le sezioni, il van- laggio di poler mellcrsi al giorno di tulle le questioni per le (|uali essi |)iù die altri |)oiiiio avere interesse. Ottiene la parola il piul'essore Orioli il quale, dopo avere avvertilo die non avrebbe ripreso il discorso sulla noia letta dal professore .Majocdii nella tornata precedente, se questi non avesse desiderato clic fosse te- stualmente inserita nel processo verbale, risponde partitamentc alle cose che stanno contro di lui nello scritto del suo dotto collega. Comincia egli dii!i(|ue ad osser- vare che le sue idee esposte nei Congressi di Pisa, di Milano, e di Napoli non dcnno considerarsi come |)ura ipolesi, ma come corollarii rigorosi di principii già conosciuti e generalmente ammessi nella dollrina dell' elcitiicilà. Non aver fatta egli intervenire l' induzione come una forza nuova , ma come una forza trovata nella scienza e die lino allora si era trascuralo di considerare nella spiegazione di un fenomeno nella produzione del quale essa lia tanta iinportaiiza. Dice in secondo luogo non aver egli avuto bisogno di apjioggiare le sue idee con esperimenti nuovi, perdio bastavano i noti, giaccliè le sue idee vertevano intorno ai fatti conosciuti , né si proponeva egli di spiegare cose nuove, ma cose clic erano già da un pezzo nella giurisdizione della scienza, e nelle quali sebbene ci fosse qualche punto non contemplato, tuttavia non cravi niente di controverso. Passa in seguilo a rispondere alla questione fondamentale mossagli dal prof. Majocchi intorno allo stalo di elettro positività dello zinco e dell' idrogenc, osser- vando die il dire che nell' azione della pila lo zinco fa le veci di sostanza più elettro positiva che 1' idrogene, non è una induzione tendente a spiegare l'azione islcssa, mu è la semplice espressione del fatto che si osserva. Egli amracllc quindi clic nei fenomeni osservali dal prof. Majocchi ne' suoi sperimenti , possano scam- biarsi le veci del metallo e del gaz, divenlando ([ueslo più elettro positivo di quello, ma ciò non inferma la teoria elettro chimica della pila, giacche qui essendo alTallo cambiate le condizioni del fenomeno, anciie Io stato relativo di elettro pò- silivilà dei due corpi viene ad essere cambialo. Quanto all'osservazione del prof. Majocchi che le idee del prof. Orioli siano state messe in controversia dal cav. Bollo, risponde l'Orioli che il nerbo della discussione che ebbe luogo fra lu ( 28i ) ci] il >.mUlt'l(o tav. Bollo al Cotiiiiosso di .Milano \etlcva sulla i|iies(iuiic della com'iile rlie dina allor(|uaiido il liicoio i- intcìrollo. c|ui'sli()iie dì un altro ordine. e risguardaiile una serie di laili clie dimandano \ina siiicgaiione s|ieeiale, e elle ha nulla a che l'are eolla Icoriea della pila, l'orniolala quindi dal Majocelii in termini prceisi la sua teoria, secondo la quale l'azione eliiniica somministra la massa d'elettrico, e la forza impellente mette (piesla massa di elettrico in mo- vimento, è l'atto osservare dallo stesso che queste due diverse azioni sono secondo lui, ordinariamente indi|)on(lcnti tra loro, sebbene si diano circostanze nelle quali r una tende ad influire sul yrado di maggiore, o minore intensità dell' altra. Av- verte su ciò r Orioli eh' egli conviene su certi punti col suo collega, e non in altri. >'on nega che quando due corpi vengano ad avvicinai'si Ira loro in guisa da essere quasi a conlatto non debba nascere una certa perturbazione nelle azioni molecolari fra il ponderabile e l'imponderabile, in guisa ebe per questa pertur- bazione venga a modilicarsi lo speciale modo di essere degli atomi delle due su- perlìcie che si approssimano al contatto. Doversi però distinguere il caso in cui queste perluibazioni tendono ad insa una vela clic |jui) cliiiuicisi e y|)iirhi a guisa ili ali- vola. Le due vele unite alle due braccia clic fanno parie d'una medesima antenna si aprono in versi opposti, di guisa clic considerando per semplicità una sola antenna, quando il vento spira non parallelamente ari essa, una delle \ele non potendo aprirsi nel verso che spira il vento oppone resistenza all'urto di essa, l'alila invece gli lascia libero il varco, laonde non essendo equilibrale le azioni esercitate sui due estremi dell' aiilenna, essa concepisce un molo iiilalorin clic e trasmesso all'albero. Per icijiiNiic (iiicsto molo in guisa clic non aiiniciili iiiileli- nitainenlc al cresceie della l'orza del vciilo è necessario lasciar dis|)erderc di questa forza quella jiorzionc clic sarebbe oltre il bisogno. .\ tal uopo l'aulore foce in modo che la resistenza opposta dalla vela |)er aprirsi, quando e in quella posizione per cui è destinata a ricevere cflicaccmente l'urto del vento, sia deter- minata da una molla o da un contrappeso pel cui mezzo il suddelto urto non possa superare la lui za di tali ostacoli. Il presidente fa osservare come poirebbcsi regolare il moto esponendo una su- pcrlìcic più 0 meno estesa all'urlo del vento secondo la di lui gagliardia, e ciò con tenere la tela avvolta su d' un ciliiiilro. e svolgerne all'uopo una superficie maggiore o minore. 1/ ingegnere Mcrlini, riconoscendo la giustezza dell'idea del sig. Cccconi, gli fa osservare come lorncrcbbe utile il dividere ogni telajo in molli rettangoli, appo- nendo a ciascuno di essi una vela a valvola della stessa costruzione di (|uella da lui pro|iosta per l'intero telajo, allineile ipialora alcuna se ne guastasse ne rimanessero sempre diverse in slato d'agire. Risponde l'autore essere il suo mec- canismo tanto semplice da non polcrsi cosi facilmente guastare. I,' ingegnere l'olenti riferendosi alla citazione dell' autoic circa l'uso dei mulini u vento in Olanda fa osservare clic (picsla precisamente è l'epoca in cui l'Olanda comincia ad allontanarsi dai suoi aiiliciiissimi sistemi dei soli mulini a vento, giacciic di recente ha d'essa asciugato il Polder detto Zuidplas di GOOO eltari di estensione con mulini a vento e con Ire macchine a vapore. Che adesso oc- cupasi ad a.sciugarc il lago di llarlcm di 18,000 ettari con una profondità media di i metri nicdianle tre sole marchine a vapore, mentre il progetto primitivo richiedeva 100 mulini a vento da dovere agire per quattro anni, (|uaiido un solo anno basterà al prosciugamento col sistema adottato. Notalo dal professore Majocchi l'oggetto del sig. Cccconi di esporre cioè il |iriii cipio «Iella sua niaccliina , clic merita di essere consideralo indipemlenlcmciitc dalla convenienza del di lui uso , chiude la discussione il professore V. Amici osservando che <|uaiidi> occdira l'opera di molli mulini gioverà meglio impiegami' uno sohi a vapore se valga a sostituirli, ma qualora non faccia d'uopo che di un solo mulino sarà preferibile, se sia suniciente, un mulino a vento. ( 202 ) Viene ili segnilo l'ingegnere Bruselielti a leggere eoine relatore il rapporto sulle acque d'irrigazione ticlla Lombardia dei signori conte Faustino Sanseverino, in- gegnere Giuseppe Bruselielti, ingegnere Francesco Briosclii, e ingegnere Anastasio Calvi fiicenli parie della commissione per lo studio di delle acque nominata al Congresso di Napoli. Dopo la lettura del suddcllo rapporto, ha la parola il |)rof. .Majocchi, il (|uale in appoggio delle conclusioni dei rapporto medesimo per l'utilità di lasciare affatto liberi gli scoli delle accpie dai luoghi che esse hanno iri'igato riferisce un caso di lite occorsa per l' obblii^o di ricondurre le acque in un luogo determinalo di un dato canale. Il prof. V. .\mici convenendo che la sostenuta libertà giovi per le pianure della Lombardia superiore irrigale da tanti iiumi , obbietta contro 1' utilità di dello si- stema che trae seco gran dis|ierdimento d' acqua per quei luoghi , che come la Lombardia al di qua del Po sono mediocremente irrigati. Risponde l'ingegnere Bruschetti che quando un proprietario possegga una quan- tità d'acqua maggiore del bisogno la può vendere ad altri, sicché non v'è perdila alcuna. S'acqueta l'Amici a questa condizione, e riconosce inoltre come molte fra le cose notale nel!' udito rapporto potranno tornar utili alla soluzione dei quesiti proposti dal governo estense. Relativamente ad essi il medesimo ingegnere Bruschetti presenta la noia dei dati occorrenti da comunicarsi al sunnominato governo, che sono i seguenti: 1.0 Un'esatta carta topografica e idrografica dei ducali di Modena e di Reggio. 2." Un prospetto delle altezze di ogni corso d'acque esistenti in detti ducati, riferibili al livello in Magra ed in piena del fiume Po. 3." Una esalla planiiuelria del naviglio modanese col profilo di livellazione del medesimo canale in scala più grande. Prende in seguito la jiarola il prof. Botto, per fissare l'attenzione sugli illustri stranieri che onorarono della loro presenza il Congresso, alcuni dei quali prestano ailualniente l'opera loro scenlifica eseguendo utili esperienze coi possenti apparali falli costruire dalla liberalità della città di Genova. Ed annunzia segnatamente come il sig. Colladon ripetesse la nuova esperienza del sig. De la Rive, la quale dimostra l'influenza d'una calamita sui suoni |irodolli in un conduttore metallico in cui jiassi una corrente inlermittente; esperienza, che ove venga eliminata, co- m'egli fé' osservare, ogni suono dipendente da cause meccaniche estranee servirà a ben stabilire il princi|)io che il magnetismo agisce sulla costituzione molecolare dei corpi , e ne altera l' elasticità. Riferendosi poscia al suo quesito rivolto sul cominciare dell'adunanza al prof. .Majocclii , e risolutolo secondo la dottrina delle due forze di quest'ultimo, sostiene ( 293 ) pfr altro clic la vera soluzione non può ricavarsi che dulia teoria eleltro-cliimiia ronuiiiemeiite ricevuta , imperocché egli iia per fermo che l' elettricità la quiile sia manifesta al galvanomelro sia unicamente somministrata dallo zinco saldalo al rame, e non da (luello delle lamine prcservairici , le quali coli' ossidarsi non fanno altro che render l'acido meno attivo. Tanto poi è persuaso di ciò, che in- vitando il suo valente collega ad istituire le opportune esperienze crede dover esse mettere iu chiaro i seguenti punti. 1." Se copresi di un suHicienlc strato di buona vernice lo zinco saldalo al rame non si ha elettricità, mentre distruggendo in alcuni punti detta vernice si ottiene la corrente. 2." Se venga cosi provato aversi elettricità nascente dall'azione dell'acido sullo zinco saldato al rame, sono inutili le Vàmme jyresvrvatrici, e a pura perdita come quelle che indeboliscono 1' acido. Termina protestando che queste sue osservazioni sono unicamente dettale dal- l'amore del vero, in onore della scienza; e ringrazia il prof. Majocchi che colla serie de' suoi belli esperimenti venendo ad arricchire il tesoro de' fatti avrà il merito di mettere anche meglio in chiaro la vera teoria della pila. Replica il prof. Majocchi, che secondo la sua teoria occorrendo una mossa in virtù d' una forza statica nelle coppie per promuovere la corrente che dee esser fornita dall'azione chimica, quando lo strato di vernice ha una certa spessezza che non possa più essere attraversato dalla forza impellenlc , la corrente non ha più luogo. Uel resto insiste sul fatto e sull' utilità che ne può derivare per le pile. Continua alquanto la discussione fra i due professori; ma l'ora essendo già trascorsa, il presidente, invitandoli a riprendere l'argomento in seno della com- missione, discioglie la riunione. V.° H Presidente Cav. Prof. Giambattista Ann , „ ,.. f Prof. G / Segretari t % ^ l Prof G lovANM Maria Lavagna lOVANM CODAZZA. UUiMOiNE PEL GIOIINO 25 SETTEMIUtl- i\|)|)tov;ilo il \erl);ile della proiTiIeiilc tornala dopo una rellilicazionc por parie dell" inj;egiierc Polenti, il |)resiiletile rende avvertila la ^e/ione, ciie il successivo iziorno 26 sellcnibrc l'ingegnere meccanico Jesi avrebbe ripetuto nel locale d( I Seminario, ed alle ore 0 poniei'idiane le esperienze colla niaeciiina iilioelettrica di Armstrong da lui costruita. Mostra ijuindi una letlcru diretta dal sig. Bonafons di Torino al sig. (librario vicc-prosidente della sezione di Archeologia, e da questi indirizzata alla sezione di Fisica e .Matematica, invitando i dotti, e |)artieolar- niente quelli degli siali romani, aflincliè premiano notizia sull'esistenza di un libro intitolato : Desirizioue dì vìi iiuoro lìiixlu di iras/iorltire (itialsiasi fujura di- segnata in carta mediante i raijgi solari, di .\nlonio Cella. Roma 1(180 in-4.'' Sai'ebbc interessante dice il sig. Honafous, di sapere se quest'opera non fosse relativa a qualche processo analogo a quello di M. Daguerre. Ha la parola il canonico Bellani , il quale legge alcune considerazioni igrosco- piche sulla stagionatura della seta. lìieordalo il metodo imperfetto di slagionatura prima che venisse introdotto quello alla Talabot, fa avveilire l'autore che innanzi ehc si pensasse a questa riforma aveva egli proposto nel giornale agrario lombardo- veneto di introdurre nella massa della seta il suo igroscopio a vescica di pesce difeso da un tubo di olloiie . tulio foraccliiato , e di riportare il grado di umidità, i)ll<'nulo con questo al confronto di un altro i^romclro (|uale .sarebbe stato (|uello ili Saussure ; osservando quindi cbe il |iriiiio modo di slagionatura alla Talabot presentava ancora inconvenienti considerevoli , passa egli a descrivere il meliido attualmente in corso si a Lione che a Milano. Consiste esso nel sospendere delle piccole matasse .scelte da una determinata massa di seta pesata prima in un re- cipiente cilindrico a dojipia parete fra le quali circola il vapore dell' acipia bollente portato ad alcuni gradi sopra i 100 e. Con questa più alla lempeialura si suppose che tutta l'umidità contenuta nella seta dovesse svolgersi in vapore. Quei campioni sono appesi ad una sensibilissima bilancia esterna mediante un filo melallico che attraversa il coperchio per un piccolissimo foro. Quando diqio un Icnipo snnicicnle ( 29S ) non si sroi'jic ulteriore (iiii)inuziuiic di prsu, l'operazione è finila, e con un fucile calcolo si riduce lutla la massa allo stesso grado di siccità, quindi si aggiunge un peso determinalo corrispondente a qiii'Ha quantità di umidità che nel commercio delle sete si riconohbe tollerabile |)er stabilirne il prezzo. l'er aggiungere ([uesto peso era necessario conoscere il modo di grai ad un braccio di dello bilancino. Anzi in molti casi sì otterrà l'umido massimo por- ( 290 ) landò la sola nelle cantine ben riparale. I |i(mIiì (anibianienti di lempcnilura clic possono avvenire in un niaijaz/.ino beli riparalo, non potrebbero influire sensi- bilmente sul peso, 0 sul ^rado della uniidilà massima sotto utia eam|iana eoslan- temente umettata. Se si ammette che anelie sulla seta possa deporsi un velo umido come avviene sui metalli, questo peso addiliiio essendo eostante sarebbe trascurabile nelle cor- rezioni da farsi. Conchiude l'autore osservando che egli non |)reten(le che il metodo della ina.»;- sima umidità sebbene semplicissimo, e quasi di nessuna s[iesa debbasi sostituire a quello già invalso del massimo secco, ma solo lo propone acciò il commerciante possa avere un dato molto approssimativo per sua soddisfazione di ciò che risul- terà allo stabilimento |Hibblico di stagionatura. Il sig. prof. Klice fa in seguito uno sperimento relativo alla comunicazione del molo. Sospende una sfera pesante ad un liio flessibile di tale resistenza che |icl peso di delta sfera, sia quasi sul iiunio di rompersi, quindi attacca al di- sotto della sfera un altro lilo che abbia una resistenza multijila di (piella del primo; stirando questo con un colpo brusco si rompe desso e non il primo meno resistente, mentre stirando con una forza gradatamente crescente, si rompe quello e non questo. Egli ragiona su questo esperimento per dare una sua spiegazione sulla natura della forza d' inerzia eh' egli vuole considerare come una forza esclu- sivamente attiva. Prende sullo stesso argomento la parola anche il sig. Durand. Il sig. Oscnga dopo di ciò si fa a leggere una memoria sopra una nuova for- mula atta a rappresentare la resistenza che soffre un jiiano che si muove obli- quamente in un fluido indefinito. Ricordate le note formule di iNevvton, Juan, Bossut, Uomme, Fournevron, comincia dal far avvertire la poca conformità fra i risultati dell'esperienza e (|uelli desunti da queste formule massime quando si vada avvicinandosi alle obliquità estreme. Per rendere meglio evidente questa poca conformità l'autore costruì graficamente la curva delle resistenze data dalle espe- rienze, e le curve delle resistenze date dalle suddette formule, le quali curve sono tracciate in guisa che le resistenze sono rappresentate dalle ordinate, men- tre le corrispondenti ascisse rappresentano invece le obliquità. Dall'avvertita discrepanza egli fu condotto a credere non inutile la ricerca di un' altra formula che soddisfaccia all'uopo meglio delle conosciute. Senza seguire l'autore nei ragionamenti che lo conducono a quella sua formula, noteremo es- sere essa la seguente « = 2..i(-^^^^-) dove /? è la resistenza richiesta K l'inclinazione del piano rispetto alla direzione del suo movimento ed .1 la resistenza massima corrispondente a .r = *J0' . ( 207 ) Qursta fonnulii avverte l'aiilore diseoi-du in tutta la sua estensione dai dati della esperienza meno di '/loo ''dli' resistenza massima e la curva delle resistenze tracciata dietro la stessa furmula si allontana meno dì o£;ni altra da quella che rappresenta le resistenze date da,!j;li esperimenti. Sorge poscia il prof. Cliiò a comunicare una sua nuova formula relativa alla trasformazione d' una funzione arbitraria in un integrale defìnito doppio dello stesso genere di (piella notissima e fecondissima del Fourier. Kssu ò la seguente. Sia essendo fx tal funzione che s'annulli per x ^ 0 si avrà dalla quale deduce queste altre due formule l'ultima di esse essendo subordinata alla condizione che fx vada a zero per x = 0 e per X = 00 . Le tre formule suppongono inoltre la continuità di fx fra x ^ 0 , X = ». La dimostrazione delie tre formule fondasi sulP integrale delìuilo notissimo / sen 0 ,, n do = -r 0 -2 (li cui egli da una sua dimostrazione partendo dalla serie X sen 0 I -9xcosi-i-x« = ^ sen 0 -1- X» sen 25 -h x- sen i 0 -^ incontrandosi por via in un" altra formula rimarchevole già data dal sig. Caucliy nella sua memoria del I8U sugli integrali delinili. 5S ( 298 ) Non potendosi per la nuUira del calcolo dare un estratto dell' analisi per cui r autore stabilisce le sue Ibrniule ci limiteremo a riferire i suoi esemjii di appli- cazione , che sono di ritrovare i valori dei tre integrali dciìnili già noli /^sen «.r dr /^cos n.r . dji f Ja X 1 -(- X* L/,, 1 -H I- l/„ X sen fl.T f/x 1 ijli ultimi due dei cpuili dciivaiio dal primo mediante due ditTerenziazioni succes- sive rapporto al parametro a. Applicando linalmenle la sua formula a ricerca di nuovi integrali deliniti , ot- tiene le tre seguenti formule che repula nuove. / SO sen V rfi/ f / . V ) — ■ r cos (n -t- 1 ) are . lane — \ = 1 TT 1 /""' _ T. _ 0 - e ~ " ( n n (n — 1 ) n {n — I ) . . . 5 . 2 , 1 I — f- —1— ~"5 ~+" ■ • • ~T- _ li _ 1 ^i« r (u -f- ij j « /oo w*P- • sen ai/ dij \ , . . , ) ^^ ^^-^ . eos (n -t- 1 ) are . tang . y -+^ 2 r (» -4- n //«*)• ^' k ■ ^ ; / i/*p±* cos au dii ( , , I ITTI «^os (« -+- 1 .) "fc tang j/ [ = (I ^fy 1 d^V±.^ (a" . e-") -2 r (H -f- I ) rf( le ultime due formule suiipoiigono che ^ p zìz ' ovvero 4 p ^ '2 siano minori di n -I- I allrimenle 1' integrale definito diventerebbe indetcrminato. Dopo ha la parola il professore Simpliciano Viani per leggere alcune osserva- zioni sul metodo della galvanoplastica. Avvertila l' importanza che (piesto metodo ( 290 ) jiossu csleiidersi aiiclie agli oggcKi di giuiidi dimensioni e di furine intricate co- mincia ad esporre il processo da Ini seguito onde arrivare a qucsl' uopo. Data la preferenza alla cera per improntare i modelli come quella clic è più Iratlahile e meno soggetta a fendersi di (piello sia il gesso, osserva clic per rivestirne la superficie ha trovato di dover sostituire alla grafite, o alla miniera di piombo, una soluzione di nitrato d' argento (issala sullo stampo per mezzo del solfuro di potassio disciollo nell' aci|ua, o per mezzo di un'atmosfera d'idrogeno. l'reparata cosi la inalrice e assoggettata all' azione della eorrente nel Lagno con- sueti), avviene di scorgere clic si accumuli il metallo sulle parti salienti, mentre non se iw lissa nelle incavature ove stagna l'aria. A {pieslo iiicoiiveiiienle l'au- tore va incontro col rendere meno conduttrici le suddette jiarti salienti , e più le in- cavale coi far correre dei soltilissimi Oli metallici entro gli incavi e lasciandoveli lino a die vi si scorga qualche deposito metallico. Operando per tal guisa egli ottenne oggetti di grandezza considerevole che si vedono alla puhhiica esposizione delle arti e manifalliire. il jii'of. Vismara e con esso molli altri dei Usici |)reseiiti manifestano il desiderio di esaminare i detti oggetti in sezione, ed il presidente pregò l'autore ad ottenere di poterli tem|)oraneamcntc esportare dalla delta espo- sizione. Ila lilialmente la parola il sig. Coddè, il ((uale dichiara di avere scoperto un nuovo fenomeno di relazione fra il magnelisiiio e la luce, che si può produrre mediante uno s|ieriiiiento semplicissimo, invitato dal presidente a farlo nolo alla sezione egli disse consistere lo sperimento in ciò, che se sì approssima una ca- lamita a ferro di cavallo alla tìamma d'una candela, questa aumenta in lun- ghezza ed in intensità di luce, ed il fenomeno è tanto più sensihile se il polo prossimo alla fiamma è l'australe. Il presidente invila il sig. Coddè a voler ripe- tere r esperimento nella seguente tornata al cospetto della sezione. Si alza il sig. Durami , e dichiara di aver egli già fatta una osservazione ana- loga. Il presidente, essendo trascorsa l'ora discioglie la riunione. V." // /'residente Oav. l'rof. («iaudattista .\mici e , .. i Prof. G Srgrelarit ,, , „ { I*rof. fi Prof. Giovanni Maria Lavagna lOVA.NKI (lollAZZA. RIUiMOINE DEL GIORNO ^2li SKTTI'MBUi: Approvalo il processo verbale della precedente tornala, il presidente annunzia alla sezione che appena sciolta l'anzidetta riunione, recatosi nell'attiguo gabinetto di Osica, procurò di ripetere l' esperimento per produrli! il fenomeno la cui sco- perta era stala annunziala dal sig. Coddè, seguendo lo nonne da lui medesimo indicate: ma che non ottenne l'elTello dichiaralo. Invitalo pochi istanti dopo lo stesso sig. Coddè, che per avventura si trovò reperibile, a riprodurre l'esperi- mento, non consegui egli slesso più di ciò che il presidente aveva ottenuto. Osserva in proposilo il prof. Orioli, che forse il sig. Coddè sarà sialo indotto in errore da una illusione ottica, giacché jicr la conducibilità del melallo la pre- senza della calamita raffreddando la liamma rendeva imperfella la conibuslionr. e quindi doveva allungarsi la colonna ili fumo con perdila nell' inlensilà della luce. Il presidente dichiara essere stala appunto cosiffatta l'apparenza che si scorse, ed avere egli stesso avanzata la medesima osservazione al sig. Coddè. In conferma di ciò soggiunge il prof. Elice di avere anch' egli ripetuta l'espe- rienza con calamita a ferro di cavallo , con sbarre calamitate e con semplici sbarre metalliche, e di aver sempre otlenuto il semplice fenomeno o.sservato dal presidente. Sorge poscia il prof. Orioli a pronunziare un discorso che intende debba servire di preambolo alla discussione da farsi sulle esperienze del prof Majocchi , pro- ponendosi in esso di esporre il più possibile lucidamente le sue opinioni circa l'origine della corrente voltaica e il magistero della pila, e in che differiscano e s'incontrino per avventura con tiuellc del prof. Majocchi. Comincia egli dal combattere il disfavore in cui da taluni si hanno le ipotesi quasi fossero sempre mere congellui'e e ragionamenti aerei da tenerne picciol conio, senza considerare che se la sua teoria della pila è un'ipotesi, i|)olesi e pure quella del Volta, quella del De la Rive, e quella del pi'of. Majocchi mede- simo; e che senza le ipotesi è impossibile d'insegnare la Fisica, e di fare ten- tativo veruno di coordinazioni o di si)iegazioni. Ma qual'è l'ipotesi migliore o preferibile? Senza dubbio quella, egli dice, che ( 301 ) minori foncossioiii fliicde a colino clic ilcvono acccllarla , (|iiclla elio parie ilai principii ricevuti nella scienza, e li applica all'uopo: «piclia in altri termini clic con principii noli spiega i fatti ignoti senza rintcr\ciilo di \erun principio nuovo o controverso. Nella pila due principali cose sono a spiegarsi: I.' pcrclic l'azione chimica muove talvolta e laKoiia i iiiuo\c l' clcllricilà in corrcnlc; 2." perchè l'idro- geno che per solilo riesce più positivo d'ugni altro corpo, nel contano collo zinco cede a questo l'ossigeno. Ora egli osserva come la sua ipotesi valendosi di principii noli e solo applicahili, risponde appunto a questi due principali quesiti, e ad altri molli che per brevità si ommetlono: ed ecco come: In molle mutazioni di contatto dei corpi fra loro, l'eiiuiiihrio Ira il ponde- rabile e i' im|)onderal)ilc ne' due sistemi molecolari che formano le due superlicie che si toccano è disturbalo per (|u<'lia specie ili perturbazione che si riiiaiiui indu- zione elettrica, intendendosi (pii però un'induzione elettrica .solamenle molecolare. Ma ogni induzione eleltrica produce allrazioiie fra l' indotto e l' induceiile : dunipic un'attrazione più o men forte sarà la conseguenza della perturbazione (|ui della. Ora quest'induzione, o sarà minore della coesione fisica e della chimica nei corpi eomposli , o maggiore della prima e non della seconda , o maggiore anche di quest'ultima. Nel primo caso i due corpi restano come sono, e le leggi della capillarità spie- gano secondo le diverse condizioni dei due corpi l'elTello conseguenle. Nel secondo caso v'ù adesione del cor])o indotto sull' inducente e viceversa, con quel di più che le slesse leggi della capillarità insegnano, modilicandovi (ino a un certo segno r attrazione adesiva dall'intervento dell'azione speciale di quelle che si chiamano le polarità molecolari cagionate dalla i-oiiligurazione degli atomi. >el terzo caso vi è anche elettrolisi specialmente se uno dei due corpi ò liquido. Ora intervenendo l'elettrolisi comincia il gioco di cui fece l'esposizione nei precedenti Congressi. Ma spes,so in tutto o in parte l'elettricità mossa non si scosta dalla superlicie dove si muove, e si ricompone l'equilibrio presso a quella, e allora non vi è corrente. In altri casi poi le molecole eleltrolitielie si dispongono in lila di successive scomposizioni e ricomposizioni nel modo già altrove esposto, ed allora vi è corrente e pila. \ maggior dilucidazione poi del secondo punto, come cioè nella pila lo zinco sia più elettro-positivo dell'idrogeno, osserva non esser altro questa proposizione che l'enuncialo del fallo slessli di più, e quindi seguendo la legge della induzione che cresce colla diminuita distanza, dovrà aumentarsi ( 302 ) l'azione posiliva dello zinco induconle, e l'azione negativa dell' iilrogcnc, laiclic In zinco dee sollrari'c all' idrogene qnella porzione d'clcUricilà che gli aliliisof^na per ariTCsrere la sua elelIro-pDsilività, la ipiale elelti'icilà vien resliliiila all' idioiicnc dall' iissiiiciic che deve disperdere porzione di (|U('lla clic gli ù propria per aumen- lai'c la sua elellro-negalivilà : ne risulla dunipu' niovirnenlo d'eloltricilà dall'ossiiieiie all' idrogene, e da (pieslo allo zinco, ce. ec. Chiude linalinentc il prof. Orioli il suo applaudilo ragìonanienlo dichiarando <'he se si trovassero falli nuovi in conlraddi/.ione colla dottrina chimica, quale egli l'espone, sarebhe il primo a ritrattarsi, il che ben si repula non dover facil- mente avvenire. S'alza a rispondere il prof. Majocehi, com'egli non crede primieramente che si possano confondere le ipotesi e le congetture colle teoriche dedotte da un cumulo di falli. Le ipolesi, egli dice, restano tali quali sono, lin(^hè non .s'abbia una serie d'esperimenti e di fatti diretti a veriCearle, e pei quali divengano centro d'altri fatti, onde poi dedurne alcune norme o canoni da cui dipendono le teorie. Queste teoriche non sono in sostanza che un l'alto capitale o fondamentale da cui tutti gli altri dipendono, ed al (|Uale come ad un centro comune si dirigono. Ad illustrar ciò il ])rof. Majocehi fa osservare che avanti Franckliii s'avevano parecchie ipotesi ii>torno all'origine del lampo e della folgore, fra le (|uali era pure la congettura che questi fenomeni di|)endcssero da fluido elettrico somigliante a quello che arti- ticialmentc .s'ottiene colle macchine dei nostri gabinetti. Quest'ultima idea non coirò nel dominio della scienza, se non quando con esperienze dirette s'cstrasse dalle nubi l' elettrico , e si provò aver esso le stesse proprietà e gli stessi caratteri del fluido delle nostre macchine. Parimente molti congetturarono con Aristotile ed Kinpedocle che l'aria fosse pesante; ma tale ipolesi non passò tra le verità di fallo .se non quando il Galileo la comprovò con un'esperienza diretta. Osserva egli altresì che le ipotesi e le congetture tendono talvolta a risalire alle cause prime; ma finche, non siano accompagnale dai fatti rimangono sempre modi congellurali d'intendere senza poter da esse dedurre veruna certa conse- guenza. Dichiara pure quest'ultima proposizione con alcuni esempi, e viene a roncludere che l'ipotesi del suo valenlc o|)posilore sull'origine dell' elettricità vol- taica, quando non sia comprovata in tulle le diverse circostanze con svariali espe- rimenti, e in diverse maniere combinali per dedurre una bene intesa teorica, essa dovrà sempre ritenersi un' ipotesi dell' unico fatto che cerca di spiegare. La teorica serve a combinare nuove esperienze, a predirne i risultamenti , ed a trovare nuovi fatti. L' ipotesi invece ha bisogno di vedere gli esperimenti per poscia im- maginare nuove ipotesi secondarie, onde giungere alla spiegazione dei medesimi, (lonrhide nnalmenle col desiderare che le idee del prof. f)rioli sieno formolale in modo da convenirle in norme per dar loro il carattere della teorica, il che ( 303 ) osserva non potersi ottenere senza una .serie d'esperimenti coi ({u.iIj iii''lteili alla prova in ogni circostanza, e nel maggior numero di casi. In se)!UÌIo il cav. Unito prega il prof. Majocrhi a volergli dire se ahbia riseon- Iralo il ni(i\inieiilo della corrente in verso ojìposto a ipiello dell'idrogeno in qualche raso di pila preparata con soluzioni acquee. Ileplica il prof. Majocclii rimandando il suo collega ai fatti riportali nella sua memoria sull'origine deHeleltrieità voltaica. S" alza poscia il vice-presidenle cav. Mossolti ad esporre i risultati ottenuti in una sua memoria da presentarsi alla società italiana, in cui prende a trattare un problema relativo all'elettricità statica, la soluzione del (piale è resa indispensabile dalle scoperte del sig. Faraday, e la cui importanza fu già riconosciuta, essendo stato posto da altri nell' elenco de' quesiti proposti dalla società istessa per sog- gollo di premio. Esso è il seguente: • Detcf iniiiare quale sia 1' influenza che la maniera di considerare 1' azione dei corpi diclellrici di l-'araday può avere sulle leggi della distribuzione dell'elettricità alla superficie dei corpi elettrici o conduttori: le quali leggi, com' è nolo, erano slate determinate da Colomb, Pois?0 28 SKTTt.MUUi: J I \icc-prcsiilciilc cav. Mussutti aiiiiuiicìa con curdoglio alla .sezione come il jìre- sideulc cav. Amici per disgrazialo avvenimenlo domestico alibia duvuto lepenli- namentc allonlanarsi dal Congresso: falli (piindi per parie dello slcsso i riiigra- ziamcnli ed i saluli di congedo alla sezione, assume egli in ordine di carica a presiedere l'adunanza. Dopo l'approvazione del verbale della tornata precedente, e la notificazione delle opere presentate alla sezione, vien comunicala una ieltera del prof. Zanle- desclii in cui si prega il presidente di render nolo alla sezione, come s|)erimen- tando con un eccellente polariscopio di Savori, sia arrivato a determinare le se- guenti leggi della polarizzazione della luce lunare nell'aria serena dell'atmosfera di Venezia: 1." nel piano lunare in tulio l'emisfero visibile la |)olarizzazionc ver- ticale ha i massimi al zenit e all'orizzonte, e i minimi a A^'.i" d'elevazione sul- l'orizzonte; 2.° nel piano normale la polarizzazione orizzontale in tulio l'emisfero visibile lia i massimi d'inlensilà a 45" d'elevazione sull'orizzonte, ed i minimi al zenit e all' orizzonte; 5." nel piano orizzontale tanto la polarizzazione verticale che r orizzontale hanno i massimi a W dei |)unti d'intersezione del piano lunare coir orizzonte. Si Iciige in seguilo dal relatore jirof Belli il l'apporto della commissione slata incaricata d'assistere alle sperienze del prof. Majocelii circa l'origine dell' elettri- cità voltaica. In occasione di dello rapporto, il prof Bollo pi'cnde la parola per aggiungere alcune osservazioni intorno al verso per cui corre la corrente elettrica. 11 prof. Majocchi sostiene non doversi confondere la causa eccitatrice dell' elelliicilà col- l'eleltrolisi, essendo tpiesla a suo avviso nella teoria eletlro-cliimica ellctlo e non l'ausa. Accorda il prof. Botto che l'elellrolisi sia un semplice elTetto coneonvitante un fenomeno la cui causa risiede nell' affinila ; tuttavia sostiene esser legge di fatto che quando una corrente passa a traverso un liquido essa vada dall'elettrodo minore al maggiore. Appoggia il prof Orioli con ulteriori osservazioni le ragioni r .-07 ) del pnil'. llullo; ma l' iiiiguslia del ti'iiipo non |itiiniUciidu di iiiuluiiaare (jucsla discussione, li prof. Majoctlii invila i prorussori Orioli u Hollo a lorniolare colle sUinipc le loro proposizioni. Si ìvjsiic indi dal rclalorc sis- ingegnere (Jrillo il rapporto della cumnii>sione istituita per l'esame delle memorie jiresenlale al eoiieorso per il premio proposto dui sig. march, l-'rancesco Pallavicino. Non avendo trovato della commissione clic veruna delle memorie soddisfacesse al quesito, in guisa da doversi riguardare degna del piemio, ed essendosi avverlila nel rappoito medesimo la convenienza di forn)olai'e il ipiesilo in modo che si piesli a una iiilerprctazione più speciale, conviene in ipiesta conclusione il vice-picsidcnle. L'ingegnere Polenti facendo os- servare che linora non si può dimostrare verun altro sistema più utile di quello delle locomotive, vorrebbe clie si limitasse il quesito a richiedere quul sia il mi- glior sistema delle medesime. Opinano invece l'ingegnere Merlin! e il capitano Mcnabrca essere più conveniente il rendere più preciso il quesito senza medili- carne l'essenza. L'ingegnere Merlini presenta alla sezione il disegno d'un cannone da bersaglio di sua invenzione. Si carica esso per la culatta la (piale vico chiusa a vile: e onde meglio provvedere all'esattezza del lini pi'opone d'impiegare palle di piombo. Il eapituno Mcnabrca fa osservare in proposito clic lino dai primi tempi della invenzione delle armi da fuoco furono ideali cannoni da caricarsi per la culatta. Nella repubblica di Ncnezia le auliche galere erano armale con cannoni di tale specie detti a braghe. Altri erano a vinone precisauieule analoghi a ([uello pre- sentato dall'ingegnere Merlini. Ma tulli i lentalivi fatti u questo riguardo riusci- l'ono in generale infruttuosi a motivo dell'azione corrosiva dei gaz prodotti dalla inlìammazione della polvere. Kgli invila a consultare su (pieslo argomento l'ultimo volume delle men)orie dell'accademia di Torino. Tuttavia rammenta che il pro- blema venne pressoché inleramenle risoluto dal cav. (lavalli capitano d'artiglieria piemontese, il (piale mediante un cuiei) trasversale all'anima del pezzo e l' in- terposizione d'un anello in rame, chiude ermeticamente l'arma, e la rende alla al servizio di guerra. Parecchie hatlcrie saranno in (ìenova armate con (picsli pezzi che si stanno ora costruendo. Il capitano ("avalli pcnsc'j pure per maggiore esattezza del tiro di praticare nell'iiilerno dell'anima una riga elicoidale ad og- gcllo d'imprimere alla palla un molo di rotazione intorno all'asse della Iraicttoriu. Legge il cav. Marianini il compendio d'una sua memoria inedita sull'azione inaijnfli zzante delle eurrenli rlellrirlic ìni>ineiiliiiiic , nell.i ipiale >i tratta dell'in flurnza che nella magnetizzazione di un ferro ha un altro ferro intorno al quale si fa circolare la scarica elcllrica. Ouesl'azione già >()>pellala per l'analogia con- linua che vi piesonla fr.i le correnli leìdo-elellriche e le correlili voltaiche non poh'- lullavia l'auliu-e rironoscrilii iii^ (lall'esuine dcll.i vivacilà e qualità delle scili- ( 308 ) lille o^ser\ali' iiclhi sciiiica clclli-ica (|iiaiKlo da essa n'umic iiiagni'liz/alo il ferro, né ilall'esaiue delle eonlrazioiii iiui!lrunicnto, e l'inlcrna coll'appendice libera dell'altra elica, e la deviazione dell'ago magnetico riesce più grande di quella ottenuta nel primo cspcrimenlo. Per poter meglio studiare le circostanze di questo fenomeno applicò l'autore ancbc la seconda elica ad una bussola nel modo stesso clic è collocata quella del reelellrometro. Per tal guisa fu facile osservare (piali alterazioni era necessario che accadessero nel ma- gnetismo del l'erro collocato nell'una, aeciocebè si magnclizzasse più forlemenle clic all' ordinario quello posto nell'altra. Le principali projiosizioni dedotte dalle espe- rienze Un qui da esso istituite su tale argomento sono le seguenti ; I." il fenomeno riesce eomun(|ue siano preparali o foggiali i ferri collocati nelle due eliche; né imporla che quello dell' una sia eguale a quello dell' allra, né che la scarica sia forte 0 debole, la boccia più o meno capace, la seconda elica o più lunga o più corla , più ampia o più rislrelta della prima , formala di (ilo dello slesso metallo o di metallo diverso, di eguale o non eguale grossezza, con eguale o differente numero di avvolgimenti; 2." ,sc il ferro di un'elica ha giù tulio il magnetismo che ])uò conseguire con una data scarica eletlriea o ne ha gran parte, il ferro dell'alila per quella slessa scarica si niagiielizza meno che (|naii(lo il ferro della prima non è magnetizzato, o lo è debolmente; 5.° replicando (piaiilo si crede la slessa scarica, e non distruggendo mai il magnetismo del ferro della .seconda elica, bensì dislruggeiulo ogni volla quello del ferro posto nella prima, per quanto pic- colo sia il cangiamento che la scarica produce nel ferro della seconda ed in qual- sivoglia senso esso sia, sempre nasce un rinforzo press' a poco eguale nell'azione magnelizzanle della scarica stessa; 4." se il ferro dell'una e dell' altra elica ha tulio il magnetismo che può conseguire con una data scarica elettrica sempre ri- petuta agendo sopra enlramhi non si ollienc veruno aumento di forza magnetica; o. ' quando ad ambi i ferri si faccia conseguire la massima forza che con una data scarica rijielula (pianlo basta possono ollenere, se si toglie da un'elica il ferro, la scarica falla scorrere al solilo per le due eliche distrugge in parie il magnetismo del ferro lascialo nell'allra; «." dojm che è seguila in uno dei ferri la smagnclizzazione parziale qui so|)ra notala, se si rimette l'allin ferro nell'elica ( 309 ) ( inassinianiuiile se è slatu spuglialu dì magnetisinu ) , e si l'innova la solila sca- rica, oltiensi neir altro ferro una inagnctizzazionc più furie ancora .della maggiore che erasi da prima conseguita; 7.° t|u:nKlo il l'erro è circondato da un tuho nie- lallico, (|uantun(|ue tennissinio e (juasi impercettibile in tal caso liesca la forza magnetica da esso acquistata per una data scarica , pure è bastante ad avvalorare al(|uanlo l'azione magnetizzante della scaiica slessa; 8.» se alla seconda elica se ne aggiunga una terza pure con ferro dentro di essa , il rinforzo riesce al(|uanto maggioie se la scarica passa per tulli Ire; "J." questo fenomeno ha luogo anche quando la scarica viene divisa egualmeiile o inegualmente fra due eliche. E se in ipiesto caso si pone nel circuito uno strato li(|uido di mediocre comlucihililà assoluta, allora il l'erro dell'elica nella quale scorri" la poi/.ioiie di scaiica che allravcrsa lo strato suddetto conseguisce una |)ohiiilù nuignelica «onlraria alla so- lila; 10." il rinforzo dell'azione magnelizzante di cui parlammo proviene da una corrente magnelo-eletirica che il l'erro ncU'atto che si magnetizza induce nel lilo metallico che lo circonda. Ila luogo in seguilo una comunicazione del prof. cap. Mcnabrea intorno ad un fallo importante che gli ò occorso di scorgere occupandosi di ricerche sulle vi- hrazioni dei corpi; e che egli crede lìnora inosservalo, |)erchè non lo trovò no- talo nei principali lavori pubblicali sopra questo argomento. Senza entrare nella discussione analitica del teorema in jiroposito, ci limiteremo alla seni])licc sua espo- sizione, considerando come fece l'autore uno dei casi più semplici della questione di cui si traila. Siano tre piccole sfere tenute distanti le une dalle altre con un lilo flessibile che le attraversa passando pei loro centri. Essendo (issata 1' estre- mità superiore di questo lilo, scostando il sistema pochissimo dalla verticale, esso oscillerà attorno la linea verticale d'equilibrio: ma in virtù delle reazioni mutue che le sfere esercitano le une sulle altre, niuna di esse farà oscillazioni isocrone. Tuttavia, e in ciò consiste il fatto creduto inosservalo dall'autore, esistono più punti situati sul lilo negli intervalli che separano le sfere i quali hanno la pro- prietà di ese-iuire oscillazioni isocrone. Coli' aumentare il numero delle sfere, au- menta ev'Ualmenle (piello dei punti rhc !;odono di questa proprietà. Se il filo di sospensione è elastico, l'eiioineni analoijlii hanno luogo. Inliiie questa considera- lione estesa a casi più complicati non sembra all' autore senza importanza per la teoria delle \ ilini/.ioni. C.oneliiude l'autore aggiuniiendo che il teorema da lui ac- cennato trovasi implieiiamente racchiuso nelle formule della meccanica analitica di l^grange. Presa quindi questa occasione di esprimere la sua ammirazione verso r immortale geometra italiano, fa allres'i avvertire come l'elegante metodo ana- litico esposto senza alcun preliminare dal Poissnn nella teoria del calorico per la risoluzione dei problemi relativi al movimento del calore e alle vibrazioni dei corpi non sia che la traduzione con simboli un poro diversi di una soluzione ( .",10 ) MMn|ili('(.' e Maliii':il<' a(lii{ii'^itii (hi Lii^riiii!»' nel capUoln ii'hilnd alle iiiirolc nsiil- liizioiii (lei si>t('iiii. Prendo |>osci;i l:i paidla II rav. lìdiid |ici' lai- iiiiinsci'ic alla sezione emne al- cuni fisici inetlcsscro seco lui a prolido i jiossenti apiiaiali falli euslniiie dalla (ina di Genova in occasione di ipieslo (longresso nel Nei-ilicace le esperien/.e del l'araday. Vici) data indi lelliira di una nienioria del si^'. Cdiaiidinl sul taglio dell' Istmo di Suez preseniala dal cav. Marinnini '. Rimasta essendo senza lettura per difetto di tempo una noia del sig. G. Gri- melli sopi-a un appareccliiiì hnromc/rim (ìlslillainri' presentata dal cav. Marianini, se ne esibisce nondimeno l'eslralto eiinforme all'uso praticalo nei preeedenli Con- gressi rispetto a (|uelie eonuinieazioui cui venne meno il tempo dell' nllinia loiiiala. Osserva l'autore come già da (|nalelie tempo nelldeeuparsi intorno alle pro- prietà fisiche e cliiniiclie, nsioiogiciic e mediclie dei corpi gli occorresse di rinve- nire un apparecchio barometrico, che crede opportuno a fornire forse il pii'i utile inet(KÌo distillatorio per ogni li(|UÌdo. La costruzione del barometro presenta per una parte una pompa aspirante che solleva (|ualun(|uu li(|uido fino all'altezza del vuoto lorricelliano, e per l'altra parte offre in tale vuoto le condizioni piìi idonee all'evaporazione del li(|uido sollevato, e alla successiva condensazione dei relativi vajiori. Al ((uale oggetto occorre: 1." una vasca destinata a contenere il li(pii(lo da distillare in cui sia immersa l'estremità inferiore di un tubo aseendenle ed aspi- rante il liquido slesso lino all'altezza del vuoto baiiimelrieo , o\e l'accennalo tubo sia contimio ed allargato a forma di cncuibita chiusa in guisa da accogliere ogni svilup|>ato vapore; 2." un tubo discendente da silTalta cucurbita destinato a con- durre i vapori condensali (ino ad un vaso situalo inferiormente per raccogliere il liquido distillante. In cotal guisa disposto l'apparecchio più non resta che favo- rire l'evaporazione del liquido asceso nella cucurbita, promuovendo ad un tempo la condensazione del relativo vapore lungo il tubo discendente, eoli' offrire altresì esito ai gaz svolti dal liquido evaporanle, e impedire ogni accesso all'aria esterna. .\ colali condizioni tutte si lusinga il sig. Grimelli di soddisfare con mezzi tanto semplici da ottenere la più economica distillazione di \arii liquidi, specialmente del vino e dell'acqua impura e marina; e si riserba di esporre simili mezzi in apposita niemorìa. Sul finire di quest'ultima tornata s'alza il dull. (i;ii)r!o Pioia a pninniiziare pa- r(dc di ringraziamento verso i membri tulli della presidenza |ier 1' opera fedele ■ La circoslaoza dell'essere siala rilirala l'anziiictla memoria prima clic le ocrupazioiii deH' ullinio giorno del Congresso ci avessero permesso di redigerne un eslrallo, ci impedisce con rainmarirn di fre- giare i presenti Ani delle prinripali idee clie sull' argomento s'incontravano nella medesima. / Srijiefuni. ( 311 ) l'il alti>a (la l'ssi pioUila iiflla iliiczioiii' (Icllo adiinaii/c r iit'lla redazione dei rc- lali\i alti. l'iiialiiiciile il viif-pii'sidciilc rav. Mossotli dopo avere iioininala dielro domanda del |irof. Grillo una coniinissione composta dei siijnori canonicu Ani;iolo Hellani , ranonico Giurgio Carrel, doti, (ialla d'Ivrea per visitare l'osservatorio mclereo- logieo di (|uesl'nniver.silà e farne ra|)porlii ai l'iiitird Congresso di Venezia, pro- nunzia le seguenti parole di congedo: Sic^diii • Il periodo di tempo assegnato alle nostre udunanzc è giunto ai suo termine; e in darvi tria delle irrifiazioni. iO ( .-li ) Nell'ipotesi dell'assoluti! liborlà ilcilc acque, i proprioliuii dei Icrrnii inferiori non hanno e non possono vanlni'c aleun dirillo sulle a('(|ue dei lerreni superiori. ed è questo a])|mnlo il principio sUibililo nell' arlieolo ;i4 della legge 20 aprile I80i sulle acque pubblieiie dell'ex-regno d'Italia, leiuila in vigore anche in oggi pel regno lonibardo-venelo eoi decreto 17 giugno 182.'). Neil' ipotesi eonlraria delle a((pie obbligale a restituzione i lerreni inferiori liaiuio dii'illo a (ulto il residuo delle aeque vive non che alle colature dei terreni superiori , eonie prescrivevano gli antichi statuti di Milano per i su nominali corsi d' ae(|ua dell' rt/oiin, Lambro , Vcllcihbia ec. Ora egli è eoi favore della libertà dell'acqua e- mercè di essa soltanto, che ebbe sviluppo nei secoli scorsi ed incremento continuo col tempo 1' attuale indu- stria agricola del baxso milanese consislcnte essenzialmente: 1.° nel prodigio de' suoi prati di marcila alla milanese verdeggianti anche nel cuor dell'inverno; 2." nel |)rodigio de' suoi jìrati di vicenda alla lodigiana col trifoliwn repens, a lior bianco cos'i dello ladino, che vi cresce spontaneo ed indigeno, e vi si man- tiene per molti anni successivi sempre vigoroso senza bi.sogno nò di seminare né di lavorare previamente il terreno. Alla libertà delle acque, e non solo alla loro copia ed alla costanza del loro deflusso nelle due stagioni estiva ed iemale è dovuta in conseguenza 1' attuale estensione della coltura irrigua del milanese, che abbraccia non meno di circa 1000 casoni, ossiano fabbriche di formaggio dello di grana o parmigiano, e di 500 fabbriche del così dello stracchino di Gorgonzola e di Abbialcgrasso coli" ap- pendice numerosa di tulli gli allri nostri più squisiti latlicinii, formanti nel com- plesso una delle principali rendite annue del detto basso milanese. La slessa libertà delle acque valse inoltre per sé sola a farvi prosperare nota- bilmente colla continua vicenda agraria, ossia ruolazione, gli allri prodotti dei terreni irrigui come lino, frumento, riso, grano turco, segale, avena, miglio, panico e simili. Ma ciò che è più mirabile, strano e nuovo per gli stessi abitanti del milanese si ù l'aumento prodigioso sinmltaneo del prodotto seta assieme al prodotto for- maggio, ed al prodotto grani verificatosi ed ottenuto appunto negli ultimi decorsi anni dai lerreni iri'igui colle acque libere, ed in più rilevante estensione nei distretti di Casal Pusterlengo e Codogno in provincia di Lodi e Crema, non che di Casalbultano e Folengo nell' ivi vicina e confinante provincia di Cremona '. Non è poi né strano, nb difficile a spiegarsi ed a com|)rcn(lcrsi il come la libertà delle acque sia così giovevole alle mire dell" industrioso agricoltore in ' Si fa osscrrarc in via di hlio clic il laliroodo più esteso per prodoni di .'scia e ruriiiagglu dello parinìQìanino , s' inconira appiinlo in C:i.:.ilI)nllaiio di proppiclìi dfi sigg fralelli Tiirriiui. aiiifronlo di'i llmil:itì piodoUi (lipciKlciili tl;illf ii(i|iif olililisiiiU' :i rcstitiuioiif, Jujio cIk' liuiino (|ui'>le servilo mi una |irimii iriigiizioiic di una (Trlu dclerminula ■■stttnsioni' di terreno. Diiralti se si eonsidera una eondolla d' aequa per uso d' irrigazione dai di lei incilf in (loi il corso e lo scarico dell' ac(|ua slessa può farsi come si disse di sopra in due modi diffeicnli, cioè il primo con dispensa o bocca libera da ogni vincolo; il secondo con dispensa o bucca obbligala a resliluzione. Nel primo modo, conccdula che sia l'acqua, il concessionario tje può disporre a suo bencplacilo liberamente, e quindi egli riprende più e più volle succcssiva- mcnle sino a smaltire del tulio a forza di ripigli la slessa aeijua d' irrigazione sul proprio terreno; od egli aliena, vende e distribuisce sul fondo altrui gli scoli od avanzi suddetti come a lui meglio piace. Nel secondo modo invece il concessionario resta cosi vincolato, che dopo il fissatogli primo uso e godimento dell' aequa egli trovasi obbligalo a restituirla al canale dis|iensalore senza distrazione d" alcuna benché minima parte. Di qui è che il canale scaricatore o colatore d' ordinario si spurga e si conserva e man- tiene a ehi ha la ragione di derivare ed usare la fiarle residua di accpia viva in un colle colalicce o colature della medesima acqua, e perciò acquista neces- sariamente la qualità di canale di resliluzione, ossia di cavo-cerca, e sotto di questa denominazione viene difTatli designato nella pratica. Ma cliiunquc rifletta anche per un sol momento alla dispensa (F acqua per legge obbligala a ritorno, ed allo inercnle diritto di poter andare a sorvegliare e sindacare 1' operato del- l'utente superiore, ossia sul fondo altrui non solo tuli' al lungo del cavo-cerca, ma fino all'origine dei cavi adacr/ualori de' suoi vicini, vede sorgere una mol- liludiiie di (|uestioni, di frodi, d' inijuisizioni e d'imbrogli i quali, come diceva benissimo il Homagnosi (V. della condotta delle acque, I. ni. p. 338); « tranne ■ una durissima neeessilà debbono far proscrivere le dispense con rilorno come • la peste dell' uso civile delle acque ». D'altronde è per sé evidente clic dalla mischianza d'uso e dalla servilo reci- proca delle acque d' irrigazione di diversi latifondi vicini 1' uno all' altro ne pro- vengono inlinili guai e disturbi all' agricoltore , che non può mai allora calcolare in modo certo sia suH'eflicacia e sulla continuazione di questo miglioramcnlo agrario, che sulla miglior vicenda da darsi alle sue terre, se non in quanto l'acqua di sua ragione sia libera e continua durante le varie stagioni dell'anno. In Conferma delle verità di queste nostre osservazioni a favore della libertà delle acque d'irrigazione, ei sia permesso di citare qui l'esempio del mantovano, dove generalmente è in vigore .soltanto 1' altro sistema della dispensa d' acque di Irrigazione soggette al rilorno, e dove tal sistema d'irrigazione si trova all'alto pratico tanto complicalo, contenzioso, arduo, dispendioso e vessatorio da ren- dere quasi nullo molte volle il vantaggio dell' irrigazione. ( 3ir, ) In sioiiimmIc |i(ii l'is|uv.i(im' s(il:i , e h sorveglianza \ìo\- |);irli' dell' allibrila puli lira (li liillo le ae(]ue d' irrigazione del nianlovano soggelle al snddello vincolo della reslilnzione , la necessilà di laiili pelili, guardiani, e enstodi delle aeque per visitiirne e per regolarne il eorso a nonna delle eircoslanze e dei rispedivi diritti' (lei singoli privali utenti, l'orma per sé solo un euinulo di spese rilevanti, e arreeii una l'olia di euro gravissime per ehi usa dell' aecpia d'irrigazione, ed aneiie per ehi la dispensa, talehè lutto hilaneiato vi si trova assai poeo vantag- giosa silTatla ilispoìsa d' aecpia vincolata a riturtw in conlronlo della suaccennata dispensa libera. Di qui ne deriva l'utile avvcrlcnza a tutti i dispensatori d'ae(|uc d'irrigazione, onde non lasciarsi sedurre dalla prospettiva dell'apparente guadagno di ricuperare gli seoli, ohiiligando ed assoggettando gli utenti a eoinlizioni vineolanli il liliero godimento delle aeque medesime. Per convincersene basta riflettere all'imbarazzo estremo in cui trovasi l'agri- coltore irriguo avente a sua disposizione .soltanto delle acque vincolate a ritorno, allorché deve provvedere alla svarialissima irrigazione delle sue terre coltivandole sia colla vicenda cosi detta milanese, sia coli' altra vicenda cosi detta lodiijiana. In realtà sul mantovano territorio, d'altronde feracissimo e dotato d'acque jierenni in gran copia , non poterono mai awvr notabile sviluppo i |irali marci- lorii e la grande agricoltura di vicenda sino tanto die vi sono tenute in vigore le leggi, gli editti ed i regolamenti degli scorsi secoli, che inceppano e vincolano 1' uso ed il commercio delle acque derivale dal fiume Miìirio nei eanali pubblici della MoUnella, fossa di Pozzuolo e simili, in tulli i jìunli dal loro iw-ilc sin» allo sbocco in Po. >'on s' impugna per altro dai referenti che anche col sistema delle acque obbli- gale a ritorno in favore altrui si possa estendere lino a un cerio jinnlo l' irriga- zione in modo da rendere più assai produltivc le terre irrigue a fronte delle torre asciutte. In prova di che valga Ira gli altri 1' esempio delle terre irrigate colle nostre ac(|ne vincidate dell' O/oiin, del Lambrn e simili. Che anzi a questo riguardo le belle pianure del manlovano irrigate per lo più con ac(pic soggette al vincolo del rilonw in favore dell' iilenle inferiore non sono l'oi'sc delle più slitnate in tutta r Italia per la produzione dei grani , e massime del riso noslrano e della China? Ma quello che si dice e si sostiene contro i difensori della contraria lesi ed opinione si è, che trattandosi di eseguire nuove grandiose opere in fallo di canali d'acque d'irrigazione per estesi terrilorii asciulli ornai irrigali della nostra penisola, convenga assolutamente di applicarvi piuttosto il sistema o principio sullodalo dell'assoluta libertà dell' ac(|ua ad imitazione del basso milanese, anziché il sistema 0 principio opposto del vincolo per l'acqua che l'assoggetta a ritorno ossia a rcslitiizione quando ha !;;à servilo ad un |)iimo uso nell' irrigazione di ( 517 ) iinu |i(ir/iiiii(' liiiiiUila di (crreiio , coinè succede e si verifìcu :i|i|iiiiitu gci.cral- incMlc Illudo i iiosti'i liuini Olona, Lamino ce. e sul muiiluvuiiu. l-'acci;imo dunque voti sinceri peiTliè ovunque si mundiiiu ad elFcUo progcUi di grandiosi canali d'irrijiay.ionc anello fuori di Lombardia o fuori d'Italia. Non si perda di vista il principio dell' assoluta e perfetta lilicrlà dell aeipia di irriiia/.ioiie di cui il /«i.s.s'o mitunvsv sino anche da lontani tempi ci olire un esempio luminoso e fecondo di buoni risultati |ier tulio il mondo civilizzato, e (|uiiidi eoi-'li sforzi com- binati deHautorilà {lubblica e delf industria privata nei diversi stati d Italia, pos- siamo sperare di vedere un (jualclie giorno resa coltiva e booilicata una parte almeno della grande estensione di sterili brughiere e mefitiche paludi che tuttora rendono deserto e squallido il paese, infella e malsana Paria di molti distretti dei singoli stati cumpunenli la nostra penisola. Cosi è lilialmente che il d|irrar(' (|iial(lio rawicinamrnlo. srnihra clic (nicslo s' ol terrà non lanlo rol motti) ili annali ilisiussioni quanto con una ti'ani|uilla consiili'iazionc clic ciaMiina polrù fare ila sé in seguilo. Non si crede però inutile 1 a\ere eseguili siflatti es|)ei'iiiii>nti. (jascuno ha [potuto per essi conosci'ic meglio le ragioni avvecsarie, ed i ripieghi delle dottrine op- poste, il che porterà o a persuadersi meglio di r|ucslc, o ad assottigliare niag- giorinenle i proprii raziocinii per convalidare le propizie. Ed auguriamo clic altre simili esperien/.e s'abbiano ud eseguire anche in seguito per csaniinaile e discii terle poscia in memorie scrillc. l'iof. Al.IlKIlTO IUmai.aiii Prof. Ottavio Tadrizio Mossotti Prof, (mcsepi'i: Rei.i.i. KAi»roino di: 1,1. A commissiom: NOMINATA Pi:U (JlllUCAllK LK MK-MOlilF. l'UKSKNTATi: l'i;il tONCOUftKUK Al. l'IlKMU) IMIOI'OSTO DAI. JlAI'.CIIISi: rilANd-SCO l'AI.Ì.AMCIMt AI. rONGlU'SSO IH HII.AX) Il tema proposto dal fondalorc del premio era per la memoria sul miglior sistema di motore applicabile dite siraclc ferrale. Le memorie sopra questo argo- inciilo presentale all'esame della eoinmissioiie sono tre. e ciascuna contiene, secondo l'autore, jiartieol.ire invenzione. La commissione senza feiniarsi a ^edeI•e ciò che vi può essere di comune colle proposte già falle ed esaminale in alcuni de' precedenti Congressi, giacché dai lirevi cenni che si possono ora consultare è dilUeile di constatarne l'identità, ha cominciato l'esame da quella clic porla il n." 16 coli' epigrafe: Quae convenivnl uni lerlio, conveniunt iuler se. Conveniunl':' Ulinam! In questa memoria l'autore esprime cosi la sua idea, che non crede di dovere svilujyimre ai dalli del Congresso: • Conosciuto il principio inconcusso di • Gsica che 1' azione della pila voltaica decompone 1' accpia nei due gaz ossigeno > e idrogeno, e che la sua potenza d'azione decomponente è in proporzione del ■ numero e della supcificic de" dischi, è facile concepire la possibililii di una « com|)licazionc tale di pile, che agenti sull' ac(pia nelle caldaie a vapore la « riducano in gaz potenza nella sua azione omogenea, per non dire identica col « vapore ». La commissione osserva ciie questo enunciato riferisce un fallo hcn nolo ai fisici, ma il punto nel (piale poteva consistere il trovalo, cioè il modo con cui r autore credè potersi rendere eiretlivamente applicabile la forza proposta non è punto accennato: solo fermandosi ad alcune obbiezioni alle quali crede di fare risposta. In questi termini ristringendosi la proposta, la commissione non può ravvisarvi un motore applicabile con vantaggio alle strade ferrale. Un'altra memoria col n.' 'ì'à porla l'epigrafe Da milii lU yislam coeliim lerrnmiine viovebo. Propone d' inlrodiirrc dei miglioramenti ai Ire già usali sislciiii di cav.ilii. ( -'21 ) locomotive e marchine fisse, speeiaimcnio pei l'asi di l'orli pendenze. Consiste il inigliuriimonlo :il piiiim nel f:ir jii'ifoiicif al (a\alli) mela dello sjìazio elle |)ei- corre il tierio, li>.siMd(i alla mela del caiiiiiiiiup una ciiida, elle iivolfc'eiid()>i sopì a iiiiu carrucola mobile lissata in un cancllo liialo (hd cavallo, \a coli' alleo capo a congiungersi al Irenu. Modilicando nel secondo la l'orma della ^nid.i o mlaia. i> ridiicendola ad una sezione di forma trapc/.ia, vi adalla la loiiiia della iierileria della ruota in modo elie eombuei esatlamenle le due superlieie inclinale, e i-ende il suo avviso la locomotiva capace di una maggiore aderenza alle rotaie. L' altro mezzo è il sistema atmosferico modificato, ponendo i Ironelii di tubo senza val- vola sul tratto di strada che precede la eorsa del Irene, il (|ualc sarebbe (irato da una corda attaccata allo stanlullo. ['rendendo i lulii della hniiilie/za |i. e. di un kil. li dispone successivamente a destra e a sinislia dell' asse sliadale aflincliè le eorde sieno libere nelle loro funzioni, l'ei' (pianto le proposte modilieazioni contengano degli ingegnosi pensieri, la commissione a senso del prograniiiia non può ravvisarli applicabili con vantaggio ai generali bisogni delle strade ferrate di preferenza ai sistemi fin (|ui praticali. La terza memoria col n.' 17 ha l'epigrafe: Dulia mia patria e da' .suoi dalli adendo incoragr/iamcnto onde proscgain- fiducioso neW incomincinla carriera delle utili invenzioni. Si propone in questa la forza espansiva dell' aria compressa ap- plicala qiial forza motrice analogamente a quanto si pratica nel sistema almosfe- iiro ordinario. iN'ulla lia Irascuialo 1' autore |)er render chiaro il suo sistema, ma la commissione senza escludere il merito di sill'alii slmili, non può per mancanza di opporluni es|)erimenli riconoscere 1' iilililà che l'autore asserisce derivare dal suo sislcma , né giudicare che abbia soddisfatto alle condizioni del programma. La commissione lodando lo zelo de' concorrenti ed animandoli a continuare gli siudii già utilmente indirizzati, non erede che le memorie presentate soddisfino ,il tema projioslo dal fondatore, ma si permette di osservare, che sebbene il programma nei termini jiroposti sia per sé chiaro, tuttavia potrebbe essere utile di far sentire ai concorrenti il vantaggio degli studii comparativi intorno agli attuali sistemi in azione, n nuovi o sperimentali, per specificare in quali deter- iniiiale condizioni locali possano rice\ere un utile a|iplicazione. (ienova, 28 settembre ISiO, (!av. (ilAMBATTISH ( IIIODO C.:ì\. l.iiGi l'EnF.iui.o MKNADnrv Ingegnere Tommaso (jm (ÌIISEPCE Cadolim ingejtnere Stufavo (ìrii.i.o Hetniore. (I ATTI VERBALI nEIJ.A SKZIOR 1)1 CHIMICA i)i;i. cioRNo i:ì si;itf:miuìi-: x\prc 1:1 spiliilii il cav. prof. Gioachino Tuddoi presidente della sezione ron alinsivo discorso, riNelhindo cosi: ■ Vol^e, o sij;nori, l'oliavo anno dacclu' in fralellevolc esullanza [ler la Malia pellegrinando noi ci rendiamo amichevole e benevolo il s.iiiiiii. Kd in ipicslo nostro si'ienlilii'ri pellejrrinajigio messi al eospello l'nno dell'ailro. hasla solo che ci strin- giamo reciprocamenlc la destra per inlciidcrci snll'ntile e lilaniropico scopo delia rcspctiivn nostra missione, basta solo clic ci rimiriamo in volto per atleslarci l'nn l'altro quel senlimenln di nnnpiaron/a che |iro\ar si suole ( e che dissinmiare non puossi ) alliirclie serbando la l'cminiscenza del passalo, se ne scorge migliore il presente. • K sia pnr xeni che la scienza lia rapido il volo, senza che a lei facciano bnrriiTu i monti ed ostacolo i mari! Ma è altresì vero che dei culliiri di essa, due lustri indietro, erano appo noi cosi fuggevoli le orme quanto lo sono (|uellc che il viandante lascia nella pidvcre lnn>:o il cammino che percorre. Oggi per buona sorte ni.itate sono le condizioni nel bel paese nostro! Oggi quanti Minerva ( 524 ) li;i III lUili.) cullori o iniiii^tri luiii sdiid Iciiuli più separali e divisi da gcogralici coiiliiii o da diversità di provineie e di cillù, ma ravvicinali e messi in corau- iiioiie (urmnno una soia e ideiilicn (amiglia. « Hispello a elie mi è grato di ricoi'dare eiie laddove appunto il gran Galileo sepjie redimere la lilosolia dalla tii-amiica servitù del Peripato, laddove i disce- poli di tanto uomo, prnvuiuli) e ri/irirviDido, crearono l'arte dello sperimentare e iiì>ei:narono a trovare il vero, là, io ripeto, un principe magnanimo dette moto e vita alla istituzione di che in quest'oggi e da voi i- dai conlralelli nostri si fe- steggia l'anniversario. • E (]ucsto .seme cautamente gettato nel centro d' Italia non poteva a meno di germogliare e pullulare in ogni parte di essa, l'aecndo si che i potenti, messi da banda gli argomenti del terrore, antico retaggio dei tempi di rozzezza, non solo accoglics.scru con nobii gara nei proprii stati i cultori dell'italiana sapienza, ma loro aprissero eziandio le porle della propria reggia , compiacendosi perlino di conversare con essi famigliarmente. • Quindi se gloria è per noi di poter narrare che i monarchi , deposta la maestà regale, onorarono di loro presenza i nostri convegni, e fecero parte del- l'intellettuale consorzio italiano, vanto della scienza si è poi, non che merito del sovrumano jiotere di essa di scendere nel profondo cuore di (|uci sommi reggitori dei destini nostri (e |)ur uomini sono) per farli persuasi che come per le amene lettere e per le liberali aiti s' ingentiliscono dei jìopoli i costumi, cosi e privilegio delle scienze tìsiche e dei naturali studii di schiudere i fonti della prosperità e della ricchezza degli stati. « Ella è questa una verità oggimai sancita dall'esperienza. E i favorevoli aii- spicii sotto cui sorsero in Italia le scientitichc riunioni non contano più oggi eccezione o riserva, e non più rimane in tutta la penisola un solo angolo ove non sia assi('urato il patrocinio alle scienze e a chi le coltiva e jn'ofessa. ^(■ po- teva esser diversamente, avvegnaché per i lumi disile medesime, o jier la dottrina. anche i grandi apprendono a l'ormare il cuore alia virtù. Di che noi abbiamo recente e luminoso l'esempio in quel Sommo, che imitatore uiito storico riguardante lo stato della Chi- mica in Genova dalla fondazione della cattedra di questa scienza lino al 1840. L' idea di questo lavoro risale al primo Congresso scientifico tenutosi in Pisa, nel quale emetlevasi il voto che nei Congressi seguenti ogni professore di quelle facoltà o rami di scienza che forniscono materia di trattenimento alle diverse sezioni, leggesse nella prima tornata a modo di prolusione un cenno sulle vi- renile della scienza da lui professata nell'università od ateneo della città, sede del Congresso. Il prof. Canohhio lamenta come quest' idea lodata generalmente sia rimasta (in qui un desiderio non soddisfatto con grave danno della storia della chinii(ra in Italia, la ijuale si sarebbe arricchita di molli preziosi materiali sceverati da errori, ed avrebbe presentato un quadro fedele del progresso scientilico degli italiani da un secolo lino a' dì nostri. Bspone il Canohbio come intorno al 1774 il doti. William Ball fosse promotore della fondazione di una cattedra di chimica e di botanica in Genova. Cita dello stesso una memoria intitolata Kcimedx viineralis apologia, 1778; una l'Iiarmacopea , seu formutae selcclac medicaiiwittmum , 178S. Cita pure una Pltarmacupea ina- nuatiii reformnia del doli. Mojon Benedetto, che il Ball aveva con sé in qualità di dimostratore: e fa osservare l'importanza di queste due farmacopee che soim II ( .--20 ) |ii'imo codice fariiiiiceutico clic in Genova si puhhlicassc. l'ro.sci,'iic 1' autore come cessalo per sua volontà il lìatt dal pubblico inscjiiiaincnlo nel 1787 l'osse eletto a suo succcssoi'O il doti. (ianclVi di Novi, il i|iiale neil esposizione della scienza si mostrò sci^uace delle dollrine allora nuove dei celebri Lavoisier , l{eri;m:iiin e llumpbord. Del (lancili . ■ Sono\i per altro degli indi/.ii iiuillii jorli nei luoghi .sopraccennali per cre- dere che esplorando a maggiori |)rofondità, escavando pozzi, tentando insomma le diverse maniere di ricerche usate altrove, non verrà meno di scoprire dei veri depositi di tali carboni di terra. La di loro portala meriterà allora lo sludio analitico che non si 6 compiuto sopra li saggi avuti, ed il voto comune avva- loralo dalle odierne speranze sulla nostra vita indnsli'iale sarà di cerio adem- piuto. Nel frallanlo i conlao, dovreiiLe in forza di questi ullinii il grasso aiimeiilare piultoslo ciie diminuire, non allriiiienti clic il niule- rialu azotato rijiara non solo alle perdite dell'organismo, ma contribuisce eziandio allo sviluppo e incremento del medesimo. Il dolt. l'armegi^iani fa notare che le fecole si convertono in glucoso e perciò sotto l'uso delle medesime non aumenta il grasso, ma diminuisce al paro delle sostanze ingerite. Il cav. prof. Taddei partendo dal fallo, che il pulcino vivendo anche alla maniera ordinaria e .sotto la chioccia va soggetto egualmente a nolahii diminuzione di mate- ria grassa e albuminoidc, ravvisa un'analogia fra il pulcino e il feto, il (piale ve- nendo alla luce hcii provvisto di globuli sanguigni ben loslo se ne inijiovcrisee, a malgrado che venga o dalla madre o dalia nulrice con olliino latte e sino a sazietà nudrito. K questa diminuzione o perdila di materia globulare, osserva lo stesso prof. Taddei, si protrae (ino a venticinque giorni o (piallro settimane dalla nascita; epoca in cui gli oigani della digestione, non che quelli dell' emalosi hanno nel neo- nato assunto la conveniente attitudine o il grado di energia necessaria per adem- piere i loro udizii , clic è ((uanto dire per confezionare gli alimenti si rcspiratorii che plastici clic nel latte si contengono. Dal che si rileva, che, se per il neonato della specie umana non è bastevole il materiale plastico che desso assume col latte onde riparare le proprie perdite od impedire il decremento della materia più preziosa che nel proprio sangue racchiude, non deve comparire impossibile né strano che il neonato pulcino vada soggetto a dccrcmcnlo di materia grassa, ad onta dell'alimento respiratorio assunto, o che per mancanza di energia negli ap- parati suoi di digestione, di chimilicazione e di emalosi, desso non per anchi' siasi reso abile ad estricare dall' alimento tanto materiale respiratorio, quanto a lui ne farebbe duopo per mantenere la sua respirazione, .senza trovarsi aslrelio ad erogare a tal uso una qualche porzione della pinguedine insila nei pro))rli tessuti. In appoggio dei i|uali ridessi chimico-fìsiologici lo stesso prof. Taddei cita l'e- sempio del leone, della tigre e di allii carnivori, i (juali non potendo riparare al consumo in loro operato dagli organi rcspiratorii col .solo grasso della preda divorata (ed unico fra i materiali rcspiratorii inerenti al cibo carneo;, suppliscono col carbonio e coli' idrogeno del materiale plastico, da essi in copia ingerito, alla formazione dell'acido carbonico e del vapore a('(|uoso esalantisi in ciascun periodo di espirazione; mentre all'opposto gli animali erbivori o frugivori non trovando nel loro alimento che ben poco di materiale plastico in mezzo a tanta dovizia di materiale respiratorio, sono dcIIu uccessità d'ingurgitare grandi masse di alimento ( 330 ) |)i>r procurarsi l:i quola di inaloria a/.o(ala necessaria a ri|)arare le proprio per- dite iiitaiilo elle essi sopracearieaiidosi di nialeriale respiralorio se nv. prncurani) (al qiianlilà, elle essendo superllun ai bisogni della respirazione viene dall' orga- nismo loro erogala in produrre pinguedine. Il viee-presidenlo prof, danobbio appoggia questo ulliiiie osservazioni del prof. Taddei. Il chimico sig. Coppa, domandala la parola, espone esser egli d'avviso, dietro le esperienze istituite da Houssingault e Dumas, elio la fecola trasformala in glu- cosio mercè della fermentazione |>ossa contribuire non solo ad agevolare la tras- formazione dei materiali rospiratorii fecola, gomma, ecc. in grasso, ma cooperare eziandio alla nutrizione propriamente delta. Il prof. Taddei fa osservare essere il fallo in perfello accordo colla teorica, se vuoisi alludere alla facoltà nutritiva che negli alimenti fela del prof, (luallicr de Claubry , ma bensì |ier csaniiiKire la pratica applicazione si dcleriiiiiia a tare (|ualclie osservazione, .\bilando un paese, ci dice, dove la canape è il |)rincipale prodotto dell' indiislria , ebbi fre(|uente oc- casione di Il'atlare e sentire discussioni su tale argonieiilo: (|nindi rispello alla parte teorica non posso lacere che i nostri ebiniici anticiparono la proposta degli acidi deboli od allungati da sostituire alla semplice macerazione della canape, intendendo di secondare in certa guisa l'andamento del processo chimico che in quella ha luogo; che anzi \i aggiunsero quella pure degli aleali; ed entrambi queste proposte assoggettate all' es|)erienza cori-isposcro in (pialche maniera alla as|iettativa; e noterò che la |ire\alcnza dell' eiretlo riuscì a favore dell'uso delle sostanze alcaline piutlosloclié delle acide. Pur nullameno, lispello alla jiarte pra- tica, (piando si \eiuie all'applicazione in grande dei jìroccssi da sostituirsi alla macerazione ordinaria, ne sorsero (ali diflìcollà da doverli abbandonare, od onta dei difetti, dei disturbi, e della stessa incertezza di buon esito dell'antico pro- cesso. Ora al sig. de (Ihiubry non opporrò in dettaglio quanto può riguardare la costruzione di grandi bacini appropriati a enormi masse di canape e che sieno tali da mantenere e non alterare l'acidità dell'acqua; non quanto può riguardare il rendere quest'acqua in ogni circostanza convenientemente acidulala; non quanto può riguardare il concorso di esperii per condurre a termine il suo imnesso di imbiancamento; bensì mi restringerò ad esternare i miei dubbii, che il di lui sug- gerinienlii possa applicarsi nelle noslrc grandi possessioni, dove tralUisi d'imbian- care enornii (piantila di canape, e ciò attese le sperienze che già furono isliluile fra noi; ed aggiungerò in ultimo ch'io dubito che la canape per tal modo im- biancala possa riuscire dotata di tutte le qualità ricercate dall'industria e dal com- mercio, fra le quali il colore non ù sempre la principale. Il conte Bertozzi crede che la diminuzione della polvere che si leva nei luoghi ove si lavora la canape e il lino , riguardala dal chimico francese come un van- laggìo del metodo da luì esposto, non lo sia che a scapilo della sostanza testile che è ricoperta tuttavia di sostanza gommoresinosa , la quale invece è distrutta col metodo di putrefazione. A queste obbiezioni risjionde il prof, riaiillier de C.laubrv presenlando all'esame della sezione dei saggi di lino preparalo col metodo da esso lui poc'anzi esposto: rd aggiunge che le didicollà opposle non devono essere un ostacolo per fare lutti io ( r>.-8 ) gli sforzi nccossarii onde arrivaro a metlore in pralica un nioiodo cosi iilile solla il rapporto igienico e industrialo. Dal prof. Peretti si fa cenno di un altro metodo assai semplice praticato nel- l'Abruzzo e nel Lucchese, il quale consiste ncil" esporre la canape al sole e al- l'acqua corrente. li prof. (ìerolamo Botto riconosco l' importanza de! processo del cliiinico fran- cese, come qui'llo <'he elimina il pericolo dell" infezione (lell'aria dalla (piale ne verrebbero, secondo lui, delle febbri iiilcrmitlenli , seguendo il processo in uso. Risponde il prof. Sgarzi, essere un fatto nel Bolognese fuori di dubbio che la macerazione della canape non reca alcuna sorla di malattie, sebbene abbondi, e si operi in una grande estensione ad un tempo. Non nega che in certi luoghi si attribuiscono a questa causa intermittenti, lìsconie, ecc.; al che ojipone la circo- stanza della breve durata dell'operazione ed alcune altre riflessioni sulle quali non insiste come fuori di proposito, parendogli clic basti un fatto così avverato per infermare almeno generalmente l'opinione relativa all'insalubrità dell'aria come ef- fetto della macerazione ordinaria della canape. Airo|)inione del prof. Sgarzi aderisce pure il sig. conte Reiiozzi , il quale, ad- ducendo in esempio Cesena , fa riflettere che in quel territorio il maggiore rac- colto consiste nel suddetto prodotto, e che l'aria ciò malgrado si mantiene salubre. II prof. Botto avverte che possono esservi cause che in certi luoghi neutraliz- zino l'azione deleteria delle esalazioni mefitiche che secondo lui si producono nel periodo della macerazione. Nota il sig. Ruspiui se quando anche il metodo proposto dal chimico francese si limitasse soltanto ad eliminare il cattivo odore prodotto dalla macerazione or- dinaria, questo sarebbe già un gran vantaggio in suo favore. Ond" ovviare all' inconveniente che l'acido aggiunto airac(|iia venga neutralizzalo dalle sostanze terrose del suolo ove si dee disporre il lino e la canape, si propone dal farmacista sig. Mulledo d'intonacare il suolo stesso con sostanze resinose. Il presidente, riconosciuta l'importanza del soggetto, aderisce alla domanda falla dal prof. Gaulticr de Claubry d'invitare la sezione di Agronomia a riunirsi a quella di Chimica onde verificare i risultati da lui ottenuti '. Dopo ciò lo slesso sig. presidente scioglie l'adunanza. ' Furono date nel laboratorio cbiinico della regìa nniversilà tulle le di.sposi/.ìoni necessarie pur ese- guire r cspcrinicuto , ma non si riusei a potere avere della canape a iguest' oggetto. V.° Il Presidente Cav. Prof. Glo,\cIll^o Taddei. , - .. ( Doli. Giacomo FI^■oLLo / Segretarii ( l Cliim. Felice DE-NEcm. lULMOiNE DEL GIOUM) 18 SETTEMBRE 1-ja sezione è onorata dalla presenza del celebre Wòliler che dal presidente vien presentato all' adunanza , la quale lo riceve con segni d' ap|)lauso. Il vice-presidente prof. ('.an()l>bio gli cede il suo posto, ove il |)rof. Taddci lo invita ad assidersi signilicundogli che quello sarebbe slato il suo posto |)er iiillc i|iianle le successivo aduiiati/.e. hi seguito vien letto dal segretario dott. l'inolio 1" atto della tornala precedente, elle resta ap|)rovato. Il cav. prof. Gaullier de Claubry passa a comunicare ncll' idioma francese un suo processo riguardante lu determinazione quantitativa delio stagno per mezzo dei volumi, il qual processo riguarda egli come suscettibile di fornire utili e sicuri risultali. Esso è fondalo sulla decolorazione istantanea d'una dissoluzione alcoolica d'iodio per mezzo dei sali di protossido di stagno o dei corris])ondenti coni]H)sti aloidci di questo metallo. Ecco il modo di operare da seguirsi. Il liquore noiinale per il saggio si prejiara disciogliendo 1 grammo d' iodio in 1 decilitro d' alcool a 8o" centesimali ( ti gi'ammi per '/* litro ). Se il prodotto stagnifero da saggiarsi è solubile nell' acido cloridrico , se ne tratta I grammo eolla proporzione conveniente di questo acido operando a freddo oa caldo secondo la maggiore o minore facilità colla quale vi esercita l'azione; si allunga con ac(|iia bollita e ralTrcddata fuori del contatto dell' aria , in modo da formare un Miro di liquore. (F'er tulle queste esperienze si usano gli strumenti di (ìay-Lussac pur i saggi della soda). Quando si ha bisogno d' una certa quantità d' ac(|ua non aereata, un mezzo comodo per procurarsela consiste nel rienqiiere di liquido un matraccio, al culld del (piale si adalla un tubo ricurvo che pesca in una capsula o luti' altro vaso die si può collocare sopra un fornclln. l'iiccndo bollire le due porzioni d' acqua , il vuoto che si produce nel matraccio delermina l'assorbimento dell'acqua bollita clic lu riempie interamente senza che essa possa aver contano coli' aria. ( 540 ) Coi iiRV/.o ilt'lla |ii|i('l(;i il' un (li'ciliti'o 8Ì inisuiM un miIimuc di dlssoluziuiic di stugnu clic si la caderi' in un iiiicliici'c, e il(i|iii iiNcr i'ui|iiulii liiui u 0 hi |)ipi'ltu };i';uUkiIu in decimi di ccntinictri cubi la dissolu/.ione graduulu d'iudiu, .si versa (jucsla prima a lili, poi a gocce in (|uella di slaj-uo, e si arrcsUi al monicnlo in cui una f!0ccia della prima dissoluzione tinge sensihilmenle' in giallo la seconda. Si può aiiciu' regolali' nel!' upcia/lone aggiungendo al liquore da anali/.y.arsi una piccola ([uantilà d' amido o di fecola. In decilitro della dissoluzione di I gianiino di stagno jioilala a I litro esige 100 divisioni della piiietta, e sìccomu si può leggere l'acilmentc i '/o gradi, si giuniie con 5 ceiiligraiiimi di sostanza ad una a|)prossiniazioiie che va al mezzo cciilcsimo. Si può giungere molto più innanzi servendosi , per terminnre 1' ope- razione, d'una dissoluzione decimale, cioè contenente 10 volte meno d'iodio, e che si ottiene allungando 1 volume della dissoluzione primitiva con 1) volumi d'alcool. Se si abbisognasse d'approssimazione ancora |iiii grande, si ojicrcrebbe sul litro di dissoluzione contenente i grammo di stagno, e si giungerebbe allora al milionesimo. Se il prodotto slagnifcro non è attaccabile dall'acido cloridrico, lo si tratta col mezzo dell' acqua regia, e allora per rijiortarc lo stagno allo stato di proto- cloruro , si fa bollire la dissoluzione con del ferro , e si o|)cra come precedente- mente. La presenza di alcun metallo non impedisce l'azione sulla quale è fondato questo processo: il ferro se[iarandoli tutti ad eccezione dello zinco e del cadmio, sono essi separati compiutamente. Non si ha ad avere in considerazione che il rame ed il jiiombo. Perchè il primo sia separalo interamente dal liquore, bisogna acidilicare questo assai fortemeulc coli' acido cloridrico; e in quanto al piombo, siccome forma col cloro un sale poco solubile , che nuoce molto alla reazione su.ssegucntc , il meglio è di attaccare la lega coli' acido nìtrico, invece di acqua regia, di .scacciare coli' ebollizione l'acido in eccesso, e di far bollire coli' acido cloridrico linchè si sviluppa del cloro: si opera in seguilo come d' onlinaiio. I processi per 1' analisi delle leghe di stagno e di antimonio sono d' una dif- licile a|i|)licazioiie : (|ucllo di cui si tratta rende, secondo l'autore, eslrcmamenle semplice la determinazione della (luanlità di slagno in una tale combinazione. Una lega di piombo, rame e antimonio è facilissima ad analizzarsi, riunendo il pro- cesso di cui si traila con quello di IVlouzc per la determinazione del rame. L' analisi d' una miscela di sali aiilidi oil aloidi di slagno ai due siali d' os- sidazione o corrisiiondeiiti a questi stali e mollo facile ad eseguirsi col nuovo processo. Si determina dap|irima direltamentc lo stagno del prolosale, si fa bol- lire un'altra porzione di dissoluzione con del ferro, e si ricomincia il saggio: la dilVeicnza fra i due numeri ollcnuti dà la proporzione relativa dei due sali. II prof. Wòliler domanda al prof. Gaullier de Claubry se abbia avuto in can- ( ó*! ) sidornziom', ci, e lu soluzione alcoolica dell' iodio alterandosi col leinpo, polrcljlic forniri' all'analisi risiillali diversi. L'iodio allo sialo libero, risponde il eliiniico fruneesc, essendo ejili solo capace dì reu};ire sulla dissoluzione di sla!,'no, se una porzione più u incn j^rande si Mova Irasfoniiiila in aciilo iodidrico , la si può riconoscere impiegando lu dissolu- zioni' di >lai:iio i;ra(luaUi. L' inipie.iio di (piolo mezzo |iuò permcllcre di deter- minare lo sialo dell' iodio nelle dissoluzioni impiei;ale per iniezioni in certi casi di malallie chirurgiche, e di riconoscere la causa delie discrepanze fra pratici e^ualmenle buoni osservatori. Siccome per il coulallo dell' iodio e dell' alcool si l'ormano successivamcnle delle proporzioni crescenti d' acido iodidrico, il liquore normale cesserebbe, è vero, di fornire dei risultati esalti, ma è facilissimo di furio servire indefinitamente all'analisi, verilicando ogni volta la suu uaturu coi mezzo di una dissoluzione falla con 1 giamnio di slagno, come l'clouzc veriiica il grado della sua dissoluzione di sull'uro per mezzo della dissoluzione di rame: una semplice regola di proporzione l)asta allora per permcllcre d' im|)iegare la dissoluzione d'iodio, come se non avesse suhilo allerazione alcuna. .Vggiungerò in ultimo clic il solfalo d'indaco che il l'elouze avea cercalo d'ap- plicare alla dekrminaziiinc dello stagno non può servire in pi'esenza dei sali di protossido di ferro clic lo decolorano come (|uelli di stagno. In seguilo il segretario Ue-Ncgri presenta un saggio di magnesia inviata dal farmacista .Milani, del quale legge una lettera in cui l'autore dice di aver pre- parata la ridetta magnesia con tutti i caralleri proprii di (piella di Henry, e prega la sezione a sottoporla ad esame. Si fa osservare dal sig. lUis|)ini che la preparazione di questa sostanza non è più un segreto, e cita a (|ueslo iiroposilo una memoria del sig. Miahle. li prof. Pcrelli aiigiuiige che il sig. (Jcnedella oltemie anzi un j)rcniio per aver trovato un |)roccsso onde ottenere questa sostanza ; ed annunzia che essendosi an- ch' esso occupato di tuie preparazione iiu dovuto convincersi che lu magnesia in- glese contiene molta quantità di calce. Di qui nasce una discussione nella quale il sig. iluspini sostiene che sempre quando ebbe occasione di esaminare la magnesia inglese, non gli venne mai fatto di trovarvi della calce. Il sig. Bollini ed il prof. Canobbio ne ammettono delle tracce: quest'ultimo è inoltre d'awixi che non dalla ])ocliissiina calce caustica conleiiula nella magnesia inglese, niu sì In-ne da uno stato |iartìcoiare delia stessa si debbono ripetere gli inconvenienti occorsi spesso neH" uso tera|)eulìco di questa sostanza. il ca\. Taddeì concilia le opinioni osservando, esser ben pi-obabile clic siansi soUuposti air analisi dei suggì della stcs.sa magnesia, ì quali provenendo da fonti diverse prcseulassero anche una costituzione cliiinica alquanto diversa. ( ."t2 ) l^saui'ila questa discussioiu', il prof, l'ciclli iliio, avorc inlcso che i inciiiliii lidia cuinmissionc da lui cliicsla |)i'i' rircnro sui jU'odotli ichilivi all'urea da lui prosenlali , |ir(i|i<)n^'iiiisi di liuiilaru il Inni esame alla |iui'i'//.a dell' uiea ; invila (|uiudi il sii;, piesidenle a |iiei;aic la coiuuiissione a Milerc spiii!;ere il suo esame almeno alle prinripali maleric esibite, aggiungendo clic nel caso negativo è riso- luto di rilirai'C la sua jiroposta. Al elle l'ispoiule il presidente, clic essendo già eroala la eommissioue, ad essa rompete il diritto di far ciò elie crede opportuno, e non avere esso la facoltà di scioglierla, a meno clic il Perelli min ne faccia domanda formale. Quindi dal segretario l)e-iSegri si dà letluia di una memoria inviala dal sig. Damiano Gasanti inloriw al modo di comporlarsi della liittura acquosa di eum- pevcio ( haemaloxilum vampechiunum ) colle soluzioni di diversi composti salini. Secondo 1' autore questa tintura acipiisla un bel color rosso porjiora col carbo- nato di |)0tassa o ili soda; un color rosso-vinato col bicarbonato e col carbonato neutro di calce, il che perniellc d'impiegarlo come reattivo, onde ricono.sccrc l'acqua di fonte dall'acqua piovana. Le altre combinazioni calcaree, per esempio il cloruro di calcio o il nitrato di calce producono effetti analoghi : i|uesto color vinato si fa tanto intenso da ascendere fino al rosso amaranto , all' amatisla ed al deciso violetto, qualora s'impieghino quantità considerabili di sale calcareo. Il carbonato di barite o quello di stronziana producono un colore rosso-porpora : il nitrato di barile non altera la tinta di questo reattivo: il carbonaio di magnesia dà origine a un bel violetto, a cui succede un rosso-ranciato , nel mcnlre si pre- cipita una lacca di color turchino analogo a (jiieilo della laccainulfa : il cloruro di magnesio fornisce prima una tinta turchina, e poco dopo un color violetto cupo. Il solfalo di magnesia puro non altera la tintura : coli' aggiunta del cloruro di calcio comparisce violetta. Se al cloruro di .sodio che non vi porta alterazione alcuna, si unisce del cloruro di calcio, si ha un color vinato, e se invece di quest'ultimo si aggiunge cloruro di magnesio si lia un violetto deciso. Il solfalo, il nitiato di potassa e il cloruro di potassio non producono alcun canibiamenlo. Il solfato di soda, se è puro, volge la tintura al turchino ben deciso; se è me- scolalo con poco cloruro di magnesio o solfalo di magnesia, la cambia in vio- letto, e se con tracce di carbonato di soda, al rosso-porpora che presto scompare e si fa giallo-arancio, qualora il sale alcalino sia un poco eccedente. Il solfalo di soda del commercio produce un rosso-porpora clic dojio qualche tempo si cambia in giallo-rancionc. Dietro r esposto 1' autore raccomanda la tintura di campeccio come utilissimo reattivo. Il cav. prof. Taddei cita allri fatti che dimostrano <[ucsla da lui chiamala vo- tubilitù della materia colorante del campeggio. Fa cenno in seguilo di una ma- ( 343 ) Ionia coloraiik' cuiWoiiula iielhi buccia dell'uva, S|)ccialinciitc di (|U(H>i \ arida dtiia in Toscana canajulo. La si ollicnc, secondo il sullodato professore, spremendo l'uva, prosciujfando le bucce fra loppe di Ida di lino, e diiicrciidoio nello s|pi- rilo di \ino. fucsia tintuia può servire, dietro le sue ("|ierienze a distinguere l'acqua di pioggia da quella dei pozzi; ma presenta 1' inconveniente di non po- tersi conservare die per due o tre mesi al più. Alla domanda del prof. Pcretti , se potrebbonsi conservare le bucce dell'uva con disseccarle, risponde il prof. Taddei negativameule. Passa io seguito quest'ul- timo a far osservare che una fra le cause rlic alterano la tintura di campeggio è r ossigeno atmosferico ; che dietro I' assorbimento dell' ossigeno si separa dal- l'acido carbonico, il quale peiò non corris|)onde al volume dell'ossigeno assor- bito; dal che conehiude esser probabile che l'ossigeno restarne sia erogato a for- mare dell' acqua. Il vice-|>residente Canobbio la cenno di un lavoio del sig. Erdmann sulle ma- terie coloranti del campeggio, che si trova inserito nella révuv scienti firjue, nel quale r autore asserisce aver trovato che Vemaloxitina contenuta nella detta so- stanza, è <|uella che assorbe l'ossigeno eambiandosi in acido emainxiliro. Il cav. prof. Taddei alla cui notizia non era il fallo citalo dal Canobbio mo- difica allora la ipotesi poc' anzi emessa quanto al modo col quale viene erogalo l'ossigeno assorbito; ed accordando che possa questo principio essere in parie erogato per la formazione di un acido organico [Y cmcihuiliro), conferma essersi simultaneamente foiinato l'acido carbonico, conciossiacliò ha egli potuto assicu- rarsi che o|)erando in provini capovolti sul mercurio, la potassa caustica indu- ceva neir aria ivi raccolta una diminuzione di volume molto ragguardevole. Il sig. Grigolato legge in seguito due note. La prima riguarda un acido ch'egli crede nuovo e che ottenne ilM' Etipa lori uni Cannabinum, per mezzo dell' acelato di piombo e dell'idrogeno solforato. Quest'acido, secondo l'autore, cristallizza in prismi romboidali minulissimi, ed è solubile in IG parti d'acqua fredda. L' altra noia è relativa ad alcuni grani spronali dei (piali presenta un saggio alla sezione e che ritrovò in alcune spiche di fromenlo. Questi potrebbonsi con- fondere colla segale cornula: la dilferenza consisterebbe in ciò, che silTalli grani sono più coiti e non hanno il color violetto cosi deciso come quelli della segale rornula. Il sig. Gi-igolalo ne ollcnnc poca ergotina insolubile ndl' acipia e nd- r etere, la cui soluzione alcoolica era di un color |iiù chiaro di quello dell' er- gotina tratta dalla segale. Essa presentava la proprietà di disciogliersi nella poias.sa caustica come quest'ultima, d'ingiallire egualmente nell'acido nitrico nel mentre si decompone, e di disciogliersi nell'acido solforico concentrato, comunicandogli un colore rosso-scuro: il suo sapore era acre ed alquanto amaro. Il segretario DcNegri legge quindi una nota inviata dal doli. Menici di Pisa <■ ( 7,M ) r.-laliva ;iil alcune osservazioni -sul j;iiasok' l^nitiiinlliii.f aiiìiìius). 1/ aiUoie rico- nol)ljc non esservi parie di questa pianta, se eoccttuansi i petali, che non ma- nifesti i caratteri alcalini decisi. Aggiunge averne ottenuto dei cristalli prismatici mollo igrometrici, che riguarda come un sotloniirato di potassa, e che sono so- lubili nello spirito di vino, di cui pei'ò non indica il titolo. Questo sale sarebbe capace di precipitare diverse basi metalliche (Lille loro soluzioni e ces.serebbc di essere igrometrico qualora veiiiia neutralizzalo con acido nitrico. Dccornposlo il sale igrometrico in un crogiolo di plalino per mezzo del calore, non avrebbe la- .seialo residuo carbono.so. Passa in ulliiuo il Menici a far osservare come il girasole può riuscire van- taggioso sotto il rappoi'to economico non tanto per l'olio che somministrano i suoi semi, quanto per la potassa che si ottiene dalle sue ceneri, non che per la cir- costanza che questa pianta iiilcrrala si converte pressoché tutta in materia rar- bonosa, onde può in agraria essere impiegata come soverscio, al (|ual proposito dice di avere isliluile delle espcrieiK'.e che |)er ora non comunica. Il prof. Taddei dopo di avere con varii argomenti sostenulo 1' inammissibilità che la potassa rinvenula nel girasole vi si conlencssc in quello slato di combi- nazione chimica che fu annunciala dal doli. Menici, ottiene il snITragio e l'as- senso dal prof. \\'òhlcr, il (piale viene su di ciò inlerpellato. Esclusa parimente la presenza dell'aliali suddivisalo in islalo di liberlà pcrchd' troppo nemico alla economia della pianta, conclude che nel girasole esista in combinazione con un acido organico. Aggiunge poscia che l'esperienza l'alta col crogiuolo è insufficiente a dimostrare l'esistenza del sotloniirato di potassa, poiché se questo saie veramente precsisteva nel girasole, esso avrebbe ancor meglio e più facilmente clie il solo ca- lore potuto disli'uggere l'acido organico senza lasciar traccia di residuo carbonosd. Per decidere la questione se la jiotassa fosse o no allo stalo di solloiiiiriilo nel residuo .salino ollenuto dopo il liallamenlo del sale nel crogiuolo di plalino, il farmacista sig. Mulledo aggiunge, clnt sarebbe sialo oppoiliino Irallailo con un acido, il quale se avesse determinato, com'è probabile, uno svilu|i|io di gaz acido carbonico, avrebbe somministrato un indizio che la potassa eccedente vi si trovava allo stalo di carbonato prodotto dalla decomposizione al fuoco di un sale organico. Il prof. Peretli manifesta la stessa opinione. li prof. Sgarzi aggiunge, che determinando la quantità di polassa ollcnula e del nitro elle l'analisi assegna a tale pianta, avrebbe potuto il Menici assicurarsi, se il sale da esso riguardalo come un sottonitralo di potassa per la eccedente quantità di base, esprimesse piuttosto l'esistenza di altro sale pioveiiientc da un acido organico decomposto. Il prof. Canobbio riflette clic non (• pro\ala l'eliminazione del iiilrato di soda, il quale in certe condizioni almosfericlie ('■ dcli(piescente. ( r,/,:i ) Il farmacislii .si;;, (iasaielo nnclle i'opiiiiono che l'acido nullo all' alcali potesse essere acido ossallro. Al rlio il prof. rnnol)l)io rispondo, ohe. siccome l'acido ossalico (juniulo è coniliinato alla potassa esisto nelle pianti' allo sialo di l)iossalal il i>i'ocosso \erbalt' della lurii.itn inocedciilt'. Si comunica (|iiiiidi una lederà sotloseritl;i da diversi membri della se/iiiiic di Medieina e di (Jiiinica e indirizzala al presideiile Taddei, nella quale si esprime il desiderio clic vengano riunite le due sezioni per discnlcrc se delibasi adul tare una farmaeo|)ea uniforme per mila 1" Malia. Questa lettera è solloserilla dai siijg. Giovanni Ruspini , Ignazio Delia-Cella, Felice l)c->'egri , Giuseppe Mazzini, prof. Gaetano Sgarzi, dolt. Giuseppe Parmeggiani, conte Lodovico Bertozzi, Cri- stoforo Grasso. Il prof. Taddei annuendo al desiderio delle due sezioni invia una lettera al sig. cav. Speranza presidenle della sezione di Medieina ed al sig. cav. Rossi pre- sidente di quella di Chirurgia, nella quale manifesta l'adesione dei mend)ri della sezione di Chimica all'invilo che venne lor fallo, l'imellendosi alle delerminazioni che essi crederanno doversi prendere in proposilo. Il vicc-presidenlc Canolibio dà Icllura della seguente noia del prof, di Gottinga il sig. Woliler presente alla sezione sul cosi dello lalluconio ( Inltucone). • È noto ai cbimiei clic il latlucario ò il succo diseccato della lacluca virosa. Il sig. Aubergicr ne ha estratto una materia cristallizzata amara, che si è cre- dulo essere il principio narcotico del latlucario e si è chiamala lallueina ». « Avendo avuto occasione di procurarmi del lallucnrio purissimo, feci intra- prendere nel mio laboratorio alcune ricerche su questo preleso aleali vegetale. Da queste ricerche risulta clic la lallueina non è una base, che non conlienp azoto, che è una materia indill'erente che si avvicina alle resine, e clic non ha parie alcuna nell'azione medica del latlucario. lo propongo di cliiamarla Inllnamo per riservare il nome di lallueina all'alcali vegetabile che si iroNcrà probabilmente nel latturario. i'. facile estrarla dal lalliicaiio , Irallandolo coH'alcool bolicnie. Dopo il raffreddamento si depone in piccoli mammelloni bianchi. Per purilicarla si rc- diseioglic più volte nell'alcool bollente, trattando la dissoluzione col carbone ani- male. Il lalluconio cristallizza in piccoli prismi bianchi. K inodoroso, insipido: ( 347 ) i|iiuii(lu ('• iiii|iuru lui un siipiire ainaii^siiiio : i- iiri-rc-Kunieiile ìiisuluhilc ncH' ai-ijUii , ma assai solubile iiell' alcuul , iii'H' etere e nel pctroliu. A eirea l'iO" end'a in l'u- nione, allora radVedilalo rimane amorfo e Irasparenle: a una lcmi)eratura più elevata si (iecompone somniinistiando una tiule\ole *|uaiilil!i di acido acetico; nulla (li inenii una pii'cola <|nautìtà si volatilizza seu/.a (h'comporsi : è anche un jio' più volatile in una corrente di gaz acido carhonico : non si combina uè colle basi, né cogli acidi, e non è decomposto né da (|Uclle né da (picsti allo slato dilulu. • CÌM(|ue analisi elementari hanno dato per la composizione del latluconc la l'orniula eoin|iosizione che si ravvicina mollo a quella di parecchie resine cristallizzale, e sopiallntlo a quella della helulina, resina cristallizzata contenuta, come è noto, iu grande quantità nella corteccia della battila alba . e la cui composizrone è espressa da O" IP^ (fi l'erciò (piesta non dilTcrisee dal lallueone che pei' un e(iuivalcnle d'idrogeno che contiene di più. (^osi a prima vista eredetli che (|ueste due materie l'ossero iden- tiche , ma un diligente esame dimostrò che sono due materie diverse, benché »i ravvicinino assai e |ier la composizione e per le proprietà. • .\on v'ha dubbio che nel lallucario esista un alcali vegetabile, al quale esso debba la sua proprietà narcotica , e il suo sapore amaro : send)ra perù che si de- componga assai facilmente, e finora non si riuscì ad isolarlo •. Il prof. Peretti crede che il sapore amaro del lallucario dcbbasi ad un resi- nalo alcalino. Il sig. Grigolato osserva che le piante lalliginose contengono forse |)iù mate- riali delle altre, e cita ad esempio il chvlidunium majus che contiene due alca- loidi, un acido, ed un altro materiale non azotato. Il prof. Woliler l'ispondc non aver avuto in mira nelle sue ricerche che que- sta sola sostanza. Il presidente Taddei domanda al Wòhier la ragione della desinenza del nome imposto alla nuova sosl;inza , al che l'illustre prof, di Gottinga ris|)onde, aver cosi voluto designare una sostanza indifferente, osservando doversi andar cauli nel far uso della lerininazione che dislingue le basi vegetabili |)ropriamentc delle. Il presidente chiede in seguilo al Wóliler se egli opini che il lattuconio pio veniente dal lallucario, r la belolina che si olliene dalla corteccia della beliila (liba, sieno il prodotto, il primo della nielamorfosi siihita dall' alcaloide che pre- ( .^/.S ) suri(i\aineiile si aiiiiiR'Uc iii'l .siiocu (iella laUiicu u laUucariu, ed il st'coiiiiu l(i sia iti quali'lic allru iiialoi'iale. Al elio iis|i(m(le il [iiol. Wolilci' clic si giovoi'à di (jiiesUi idea , iimpoiiendosi di l'aro delle ricerclio in proposilo. Si dà in seguilo loltura di una memoria del prof, l'iaiiecsco Selmi ri^'uardaiile i suoi xluilii sul talle. X'igo presso i eliiniiei 1' opinione elio il presame eoayuii il latto poreliò affondo Milla lattina la Iraslormi in aeido lattico che impadronendosi dell'alcali lihcro de- componga cosi il cascato alcalino s(dul)ilc, e costringa la sostanza proteica a pre- cipitarsi. Tale opinione non roggerobbo, secondo 1" autore, essendo egli giunto a coagulare il latto munto di fresco e alcalinulo con infusione noiilia di presame, senza che il siero od il coagulo avessero perduto la leazioMo alcalina, od avendo ottenuto il rappiijliamento anche col latto reso a bolla posta alcalino. A prova ul- teriore precipitò porzioni di\orso di latte cogli acidi tartarico, acetico, ossalico e cloridrico allungati, rediscioisc 1 precipitati con esuberanza dell'acido adopralo, ed ottenne la loro coagulazione servendosi tanto dell' infusione di presame, (|uanto di pozzetti della membrana dello stomaco di vitello. Da altri l'alti fu poi guidalo a concliiudere, che l'azione del presame si esercita sulle materie solfo-azolate , pel cui intermedio si metamorfosa la lattina , e elio se il |)resame trasforma alcun poco la lattina unitagli, ciò l'orse effettuasi per la presenza delle sostanze estranee azotate alle (|uali va naluralmontc mescolato. Aggiungo l'autore, che il presame è atto a riprodursi col mezzo delle sostanze azotato, quando sia seco loro unito un principio elio maulonga la fermoulaziono lontana dall' infi'acidamonlo. Il latte puro, scevro di presame, può trasmutarsi in presame so venga collocato in islufa 0 previamente sia stato salalo: il medesimo latto non salato non dà luogo a pro- duzione del principio coagulanlo. Le soluzioni di caseina e di albumina collo scomporsi divengono atte a coagulare, benché debolmente, il latto. La virtù coa- gulante del presame opera a freddo sul latte come fa a caldo, tranne che esige parecchi giorni di tempo. I sali a base alcalina, nitro, solfato di potassa ecc. ri- tardano notevolmente la coagulazione del latte col presame : il fosfato bibasico di soda adoperato in buona ipiantità non si oppone totalmente alla manifestazione di questo fenomeno, mentre in tenuissima porzione impedisce alla sola caseina seco lui disciolta di costiparsi sotto l' influenza del principio coagulanlo. fili acidi minerali ed organici aggiunti in dose tale al lalte i ( iimpurNinu colla iascin;i noi rappi- ( 34'J ) gliiiihi a Ircdili) (la |kt >ò miIì , i più l'iicij-'ii'i cuiiipurvcru il solforico, il ludico, il cloridrico u il iiili'ico, clic uniscono con parità di forza: l'acido citrico si ul- loiituiiu al(|iianlo, l'acetico vuole essere usalo in dose lri|)la. Per molle sperienze fu trovato dall'autore, che gli acidi presentano due ben distinti periodi nell'azione loro sulla caseina del latte: nel 1." o preparatorio operano con forza dissimile; nel 2.° 0 cumpleloriu ajs'iscono con ci-'uale encri-'ia. L' infusione di presame ])uò sct- lenlrare agli acidi nel compiere l'uno o l'altro dei due periodi, nel che opera con forza sempre uniforme. I sali a base alcalina nel tempo in cui il latte bolle lo coagulano, ina l'azione loro torna più vigorosa del doppio, mescolandoveli |U'inia a freddo: lo zucchero agisce invece, in modo iiiveiso dei sali alcalini. Durante il ruppreudimcnto del latte non si ha né sviluppo di calorico, nò va- riazione di volume. Il latte indebolisce singolarmente l'azione degli acidi e degli alcali fra loro e ipiella dei medesimi sulle carte colorate: la curcuma non comincia a far palese gli alcali nel lalic, se non quando questi vi si trovano in copia; l.i carta rossa di tornasole risponde assai più squisitamente. La caseina si discioglie nei sali a base alcalina con facilità, dalle quali solu- zioni riesce sempre separabile culi' acido acetico; i liquidi salini allungali ne sciol- gono più che i concentrati ; scaldando tali soluzioni , la coagulazione comincia a -1- 30° /{. e si compie a -+- 00°. Il latte abbandonalo in vasi metallici, intacca i metalli; attacca pure lo solfo, provocando un notabile sviluppo di idrogeno solforato. Il prof. Taddei invita i nìcmbri della sezione ad aprire la discussione sul la- voro del Sellili. Il prof. Sgarzi fa notare che il Selini limitandosi all'esposizione di fatti, nulla poirclihesi lin qui opporre in contrario. II. sig. Mulicilo osserva che una jiiccula ijuanlità di solfalo d'allumina e potassa coagula il latte. Il iloit. Parmeiisiiani risponde che questo fatto non infirma punto quanto viene esposto dal Scimi. Il sig. Coppa domanda , se i vasi di zinco impiegati in molti luoghi , abbiano il potere di aumentare la crema. Itispoiide il prof. Taddei che la scienza non si è fin ipii pronunziata, e che forse può riguardarsi 1' asserto come una credenza popolare. Il segretario De-Negri legge una lettera del doti. Giuseppe Mazzini protomedico della provincia di Chiavari colla quale accompagna l' invio di un sagirio di acqua minerale del villaggio (// sopra la Crurc nella |irovincia di Chiavari, mandamento (li Borzonasca. Nella della lettera il Mazzini prega il presidente a voler nominare uii:i commissione incaricata dell'analisi dell'acqua oibita, allegando i sommi van- taggi che da que>lo la\oro iiotrebbe a\ere l'arte terapeutica. ( Ò50 ) II presidcnle osserva che la IhhnìIìi ilei lcin|Ht assegnalo al Congresso è un oslaeolo per poter istiliiite un' analisi aceurala. Il prof. Canobhiii aiuuinzia ili a\ere eiili slesso l'alte |iiinia (l"ora '2 ) e elio il gitulizio (Itila mcdcsiiiia i^ da rilcncrsi cnim' di'lliiilivo si por la seziono elio por i suoi utlìciali: laonde non rimane all' aiiloro altro tribunale elio (pudlo (lol puldilieo, il oui giudi/io ancor più autorevole che quello della commissione, potreiilie risolvere la questione. V. in accordo con (picslc parole del presidente si propone dal prof. (ìaultier de C.ianlirv l'Iic si delilia rimanere nel!' indecisione rispcilo alla possiliililà di ot- tenere i prodotti descritti dal l'eretti. Al che il conte Rertozzi .soggiunge essersi la commissione limitala a conchiu- dere, clic l'urea esaminala non era pura, e non aver mai negalo la possibilità dei risultali di cui si traila dall' autore. E il cav. prof. Taddei dichiarando esaurito quoslo argomento chiede che si pro- ceda ad altre comunicazioni o letture. Allora il vice-i)rosidenle prof. Canobbio passa a leggere la prima parlo della soKuenle memoria dei professori W'ohler e Liebig sìil/n reazione dell' arido cia- nien siili' aleool e l'aldeide. • Il prof, l.iebig od io' descrivevamo, .sono ora quindici anni, un cmpo che formasi instantancamente facendo passare il vajioro dcH' acido cianico neH' alcool. Il corpo cristallizza in prismi scoloriti, e si decompone per l'azione del calore in alcool ed in acido cianurico. Le analisi diedero per la sua composizione la formula empirica C» IP iV* 0« « l'olova quindi essere riguardato come una combinazione di I etpiival. d'etere . . . . = C,^ II'' O ■■1 <• d' acido cianico = C* \- O- .■) » d' acqua . = //' O-' ^8 //8 Y2 f,G « oppure nioiliplicando hi formula per ." , poteva riguardarsi come una combina- zione di 5 equixal. d'etere = C'- //'•'• 0= 'ì .. d'acido cianurico = C'« //« jV'^ 0'* 3 » d' acqua = //' O'' ' È lo jli-sso Wòlilep II (piste Irovavasi presente olla sejiila. ( 553 ) coiiiposio il (|auli; |)oleva anch'essere rappresentalo, come si vede, da una com- binazione di 5 equiv. d'alcool e di 2 d'acido cianurico, conformemente alla sua dc4;oin|>osi/.ione ad una temperatura elevata. Benché si potesse supporre in questo i:oq)o o dell'acido cianico, o dell'acido cianurico, esso aveva (paragonalo colle i-omltinazioni ordinarie degli acidi coli' etere ) una composi/Jone anomala. Già lin d'allora rimarcammo che questo etere decomposto coli' idrato dì barite, dava origine ad un sale di barile che non si comportava né come un cianaio, né rome un cianurato. Ora noi abbiamo studiala (|uesla decomjiosizione con |)iù allen- lione ed avemmo il risultato inatteso, che quest'etere cristallizzato non contiene né dell'acido cianico, né dell'acido cianurico, ma invece un nuovo acido pel quale proponiamo il nome d' acido atlufanico ( perchè sembra esser tuli' altro da quello che è ) ». « L'acido allofanico contiene gli elementi di 2 equival. d'acido cianico e di 3 equival. d' acqua. La sua composizione viene espressa dalla formula C* N* IP 0» • L' etere cianico cristallizzalo ha una composizione perfettamente normale ; esso è l'etere anidro dell'acido allofanico, e si compone di 1 equival. d' etere = C* //•'' 0 1 • d' acido allofanico = C» //' A'' 0» C* ^« A» 0« • Formandosi 2 equival. d'acido cianico si assimila l'equivalente d'acqua che si separa dall'alcool (piando questo é cambialo in etere ». • Ciò che prova la verità di questa spiegazione si è che quest' acido può essere trasportato sopra altre basi. Come tipo di questi sali può riguardarsi quello di l);irite. Fsso é rappresentato da Ba ■+■ O A * //■' O^ l.n si può rit!uardare come bicianato di barile con 3 equival. d* acqua = Ba-f- 2 C» .\0-f-3 W: ma es>o non ha le proprietà né d'un cianato, né d'un cianaralo ». • L'allofanalo di barite si forma sciogliendo l'etere allofanico nell'acqua di ( %U ) barilo: il sale si doposila poco a jioco in aggirgoli (rislailini tlun , e nel li(|m)rf si trova allora formato dell'alcool >. • Questo salo rende azzurra la carta di tornasole: neirarqna fi'cdda è pertetla- inenle solubile. La solu/.ionc riscaldala a circa (10", s'intorbida, e dc|)one tutta la barile sotto forma di carbonaio: nello stesso tempo si svilujìpa dell'acido car- bonico, e nella dissoluzione non si Irova allora aldo prodotto che dell' (/;c« pura. — Il sale riscaldalo in una storia sviluppa una j^rande (]uanlilà di carbo- nato d'amn)oniaca ( A^ //', C) senza alcuna traccia d'acqua, e si candiia in cianaio di barile neutro che resta fuso e Irasparenle. — Versando un acido suM' allofa- nalo di barite, si ha un vivo sviluppo d'acido carbonico, senza che si manifesti il minimo odore d° acido cianico. La soluzione uon contiene la menoma traccia d' ammoniaca , che si forma sempre decomponendo con un acido un cianato : essa contiene invece dell' urea. — Il sale messo in contatto con una dissoluzione di carbonaio d' ammoniaca , è cambiato intieramenlc in carbonaio di barite ed in urea. — La dissoluzione del sale di bai-ile non e precipitala né dal nitrato d' ar- gento, ne dall' a<'elalo di |>iombo ». « K nolo clic i ciaiiali e i cianurali sono pi'eci|)ilali da' sali d'argento e di piombo ». « Il sale di barile alla temperatura ordinaria messo in conlatlo con una disso- luzione di solfalo di soda, è decomposto, e si forma l'allofanato di soda, che cristallizza in piccoli prismi. La sua dissoluzione rende azzuira la caria di torna- sole, e non viene precipitata dal cloruro di bario: ma riscaldala a GO" è |)reci- pilata da questo sale, perdio l'allofanato di soda è allora cangialo in carbonato di soda ed in urea. .Mescolando dell'acido nitrico colla dissoluzione di questo sale, si sviluppa dell'acido carbonico, e dopo alcuni momenti si deposila del nitrato d' urea crislallizzalo ». • Tutti (|uesti fenomeni sono in peil'ella armonia colla supposizione che il sale di barile conlenga un acido particolare = C //^ jV* O^: essi non s'accordano bene con una spiegazione diversa. Quest'acido, se viene separato dalla base in contatto coir acqua, o se la dissoluzione di ab'uno dei suoi sali è riscaldata, si ap|iropria gli elementi di un atomo d'acqua, e si cambia in acido carbonico ed in urea ». • Questi fenomeni di decomposizione accordandosi colbi formula conosciuta del- l'etere cianico, erano sulllcienli per dedurne' la composizione del nuovo acido. Tuttavia non ci contentammo di ciò, ed abbiamo verillcata mcdianlc confronto la sua composizione co:i analisi dircllc del s;ile di buile, dclciniinandii la quan- lilà della barile e quella ) " I l'i^ullati (li'llr aiiulisi |iai'iigui)ulì cui DUiia'li luurici fuiuiio i M-guciiti : Calcolalo secondo la formula Troulo lÌ(l-h C* ;V- //' O"- . , 44,0 44,57. . . 13,5 14,01. . . 15,87 l(i.33. — 1.74. — iì3,3o. • l..'(.'(|uivak'iilc (It'H'ai'ido ullofanicu è ([uiiidi t'>|)iTS.so da C' .\^- //' 0^=^ 1188,0'*. V. coiii[)osto in modo rhe lo si può riguardare come una comhinazioiic di !2 cqui- val. d'acido carbonico, di 1 cquiv. d'acido cianico, e di 1 cquiv. d'ammoniaca; aggiuntovi 1 cquiv. d'aci|ua, i due ultimi danno origine a dell'urea, e l'acido car- bonico rota separalo. ■ però noi non erediamo elie in (|ue.sl'aeido gli elementi .siano combinati in sifTallo modo >. • K ((uasi inutile d'agi;innf;ere che il corpo cristallizzalo, che si olliene, trattando l'alcool metilico eoli' acido cianico, è l'etere metilico dell'acido allofanico ». La lettura della seconda parte della memoria dei professori W'òliler e Liebig vico rimessa alla prossima tornata. In seguito il cav. prof. Taddci passando a fare enumerazione dei risultati di alcune sue esperienze dirette a misurale l'allinilà relativa di \arie materie orga- niche nzolalc si proteiche che non prolcichc con alcuni materiali inorganici, lascia il posto di pre>idenle. e cliianialo a i(i|>rirlo il pi'of. Canoliliio , comincia dallo stabilire dei l'alti dcsunli si dall'analisi chimica, che dall' osser\azione, e |)ci (|uali risulla che nella fnrmazione degli organismi, la natura non mai si astiene dal- l'impiegare in un colla materia organica anche la inorganica. Considerala cpiindi come indispensabile la consistenza dei due materiali nella lahbrieazione o compage dei tessuti organici, quahuupic pure essi siano, ed esposti sommariamente e per via di formule i processi da esso tenuti ncll" imitare con mozzi artificiali le varie conìbinazioni in discorso, esibisce in un ipiadro sinottico i composti che ne ha ottenuti, e pei (piali il materiale inorganico da esso lui prescelto e impiegalo è il fosfato basico di calce. Mercè di che egli giustiOca la natura per la pi-efcreir/.a accordata a ipiesto sale nella fabbrica del tessuto o.sseo dei vertebrati, conformemente a (|uanto egli aveva già annunziato nel Congresso di Milano alla .sezione di '/oologia all'occasione di esporre i suoi pensieri sul pieno e sul ii(()/o delle ossa. In ajtpresso il Taddei, ralTrontando le cifre esprimenti le ridette combinazioni fra I materiali organici e gli inorganici , e scella a tipo o come termine di com- ( .>;»G ) parazioiie la lombiuazioiic della pura proteina, secnde a dimostrare (|uali fra le sostanze j)roteielie se ne discoslino per il più, e quali per il meno, facendo al tempo stesso notare, che il majumum d'ullìnilà in quelle stesse combinazioni è se- gnalo dalla lìbrina tratta dal tessuto dei muscoli , mentre il viinimum lo è da sostanze non |)roleiche, fra le quali cita ad cscni|)io la gelatina. Poscia esprimeudo scntimenli di grato animo verso il giovane Damiano Gasanti allievo delle scuole di Firenze, per l'operosilà con che ne venne coadiuvalo nei!' intrapreso suo lungo lavoro, manifcsla i suoi concetti teorici, i quali forrao- lati a modo di quesiti sottopone al giudizio dell' intiero consesso come semplici preludii di un lavoro, di cui egli non intende che di tracciare la strada; al tempo slesso che ai suoi colleghi chiede l'indicazione della miglior via per raggiungere lo scopo, verso il quale vuoisi che sia diretta qualsiasi investigazione, che dal chimico vico falla Dell' interesse della fisiologia. Terminata questa comunicazione vai'ii dei membri prendono la parola , mani- festando la loro adesione alle opinioni che il chimico toscano aveva modestamente esternate come semplici congetture. In appogijio delle quali primo sorge il doli. Finollo , partendo da ciò che si riscontra uell" organismo vegetabile. Osserva egli che Liebig fondandosi sulle ana- lisi istituite da T. di Saussure sulle ceneri di due pini, (i quali cresciuti in terreni diversi avevano esibito pur diversa la loro cenere) era giunto a dimo- strare che l'ossigeno delle basi in quelle stesse ceneri contenuto, comechè diffe- renti fossero, era eguale: aver lo stesso Liebig calcolato, dietro le sperienze di Berthier, che le basi inorganiche combinale cogli acidi organici e ottenute dalle ceneri di due abeti cresciuti pure in terreni mollo dinTcrenti contenevano una quan- tità d'ossigeno eguale, benché diversa da quella che forniioiio all'analisi le basi delle ceneri dei pini. Si fa in ultimo la domanda, se le basi organiche possano escrcilare nell'organismo vegetabile le stesse funzioni ('he le inorganiche, e quindi sostituirsi a vicenda sotto questo ra|)porto: nel caso all'ermativo , soggiunge egli, non potrebbcsi spiegare con ciò il perchè 1' analisi delle ceneri non fornisca sem- pre risultali analoghi? A convalidare le proposizioni emesse dal presidente, il doti. Parmeggiani trac pur egli degli argomenti dai maleriali inorganici contenuti nel sangue , non che da osservazioni lìsiologiche. Venne infatti trovalo , dice egli , che i piccioni ap- pena usciti dall'uovo, qualora vengano alimentati con grani di cci'eali affatto puliti e privati delie piccole |)icti'uzze che li accom|)agnano, vanno incontro a gravi danni, e tra (|uesti principalmente la fragilità delle ossa, onde poi la neces- sità di principii minerali, massime nei giovani animali, nei (|uali ha luogo si forte sviluppo del sistema osseo. La costanza di cloruro sodico nel sangue, e il Irovarvisi, secondo le analisi di Becquerel e Rodier, in tanta copia da pareggiare ( r>:>7 ) ki (jUiintiUi (Iella lìbrìiiii; i'iivci'si, o per causa o per offelto , aunicrilalo il peso dei sali uel eorso di molte maluUic, sono allrcUaDlc novelle prove dell' importanza delle sostanze iuor^aiiielic negli organismi viventi. E parlando del fosfato di ealee, termina il Parmeggiani , è noto a tutti quanto il medesimo iiiQuisca; giacché \e- nendo a matieare, qualunque ne sia la cagione, ne sorge la rachitide, onde I iiti- lilii somma uell' amministrazione di questo sale a cura di silFatta malattia , por- gendolo anche alle nutrici dei po|)panti rachitici. Secondo il prof. Sgarzi , 1' importante lavoro del prof. Taddci , oltreché appiana la via per intendere e spiegare in qualche modo l'andamento di formazione dei-'li organismi, e la genesi di certe condizioni d'ordine |)atologiro, sembra dover re- care grandissimo lume intorno alla generazione dei calcoli , delle concrezioni mor- bose, delle ossiGcazioni , ecc., imperocché, dimostrando egli come le differrnii materie organiche sono atteggiate ad unirsi a diversa quantità di fosfato di calce, ed essendo questo il sale che più comunemente costituisce il materiale inorganico di simili prodotti morbosi, egli è facile comprendere, come, modilì('ala dal pro- cesso che li cagiona , la materia degli organismi può essere ridotta al [lunto di doverlo tutto o quasi tutto depositare, e quindi solidiQcarsi con esso; onde ne verrebbero gli strati e l' insieme delle suddette abnormi formazioni. Il i)rof. Canobbio aderendo a quanto venne esposto dal dott. Parmcggiani »ul- i' importanza dcll<; materie inori;ariiclie uell' organismo animale, aggiunge, che an- che di recente lloussingaull dovette convenire, che nei luoghi ove si fa uso di materie alimentari le (juali non contengono una suflìcienlc quantità di sali neces- sari! allo sviluppo e mantenimento dell' organismo , e ove le acque potabili non possono somministrarne, la malattia della rachitide é quasi generale; dal che concliiude, esser necessario inslituii'C l'analisi delle acqu(^ ])otabili dei luoghi o\e regna silTatla malattìa, essendo d'avviso, ciie in queste località, dove per la qualità dei cibi si trova mancanza di sali inorganici, possa aversi difetto dei medesimi anche nelle acque, alludendo ai sali calcarci, e segnatamente al carbonato. Quindi a proposito di quanto asserì il dott. l'inolio, opina lo stesso prof. Canobbio. che ammettendo, che fra le basi inorganiche di una pianta possano aver luogo delle sostituzioni , queste debbano clTcttuarsi fra basi isomorfe , e ciò senza muover dubbio sull'asserzione del prof. Pirla, clic vuole le piante dolale di una specie di predi- lezione più per l'una che per l'altra di queste slesse basi, come potè assicurarsene .inali/.zando la cenere dei lupini , la quale era quasi esclusivamente composta di ossido di manganese, benché le dette piante si Irovas.sero colle estremila delle loro radiche in conlatlo di carbonato di calce, di allumina, silice, ecc. Sojigiunge il dilli. Finollo , che lino a tanto che la chimica non fornisca dati sullii'ienli, non trova necessario l'ammettere che nelle piante si sostituiscano so- lamente le basi Lsomorfiche , non esigendosi in questo raso di soddisfare alla c!>8 ) dizione il una i'lc>sa lurinu l'n^t:lllin:l : i\\v (ralUilulusi invece eli una MJ.sliUi/iiiiie relativa solo all'uflìeio cui sono tieslinale le basi nell'organismo vegelabile, rome sarebbe p. e. (|uello di nentralizzare gli acidi clic via via si formano , è possi- bile elle anelic basi non isomorfe possano soslilnirsi a vicenda, e elic le organi- ebc possano qualche volta riin|)iaz/are le inorgaiiiclie. Il prof. Cipriani eoniballe l'opinione di H(iii>siogaull cihila dal pi'of. (lauohbio, facendo riflellere, che l'analisi delle acipie polaiiiii non è sul'lieiciile crilerio per ispiegare la causa della racliilide, come ipiella che non si osserva in determinale loealilili; elle quindi non puossi prendere in tanta eonsidera/.ione una causa cosi isolata [ler rendersi eoiilu della genesi di silhitta malattia, sulla quale lianmi torse una grande iiilluenza lu condizioni in cui si trova la nutrice. Il prof. Sgarzi fu notare elie non si tratta di discutere sul ciirbonalo di calce, ma sopra il fosfato, il quale ultimo sale è veramente (|uello di cui v'ha penuria negli individui alfetli dalla rachitide, e che di rado, se non mai. si rinviene nelle acque piitabili. Mia (piale osservazione risponde il prof 'l'addci, esser jiossibile che, per il fo- sforo coiilenuto nei varii albuminoidi dell' organismo animale, possa il carbonaio calcareo esser trasformato in fosfato di calce. In seguito vengono dal ebimìeo farmacista sig. Hiispini {tresentati diversi .saggi di mannite rimarcabili si per la loro bianchezza, che per la loro perl'ella cristal- lizzazione: e viene dallo slesso pregato il presidente a volerne inviare una por- zione alla sezione di .Medicina, onde ncijli ospedali di questa città vengano institiiite le opportune esperienze relative all'uso lerapeiilicd di della sostanza . al che il presidente aderisce di buon grado. Dopo ciii il sig. Ituspini passa a comunicare il metodo col (|iiale si può oltencie in grande la mannite. Kgli adopera la manna gerace, e preferisce la più vecchia, come quella che e di minor prezzo, e che gli somministra maggior (piantila di prodotto, dal qiial fatto è indotto a credere che la manna invecchiando si converta in parte in mannite. Oonsiglia di non lavorare in grande, se prima non siasi fatto un saggio per de- terminare la quantità di prodotto che può fornire la manna che vuoisi adoperare, giacché talvolta ne somministra il 50, e talvolta il !2() (ler cento. I.a panella ottenuta eolla pressione della manna concretatasi dopn il lafl'redda- mento, si scioglie, secondo il sig. Ituspini, in parli eguali di ac(pia bollente, e poi la si abbandona in luogo freddo. Allora la mannite rrislallizza . dando luogo alla sepurazione di un liquido siroppo.so colorato, e nel quale una porzione della stessa mulinile rimane tiiltavia disciolla. Premuta solln il torchio la mas.sa cri- stallizzata, si scioglie di nuovo in acipia calda, si lascia cristalli/zare, e sì ripete questa operazione tre o quattro volte, lincile il prodotto sìa quasi privo del liquido ( 359 ) rlir II) ari'oinpiigiiii : si scioglie posciii nell'acqua, si (niUa la soluzione con car- lionc aiiiniale , si filini per carta cinporclii'a , si fa evaporare lino a pellicola, e ila nllinii) si lascia cristallizzare. — I/aulorc proscrive l'uso dei vasi di majolica. come (|uclli che vanno sogi;etli a scrostarsi quando vi si versa la soluzione bullenic di mannite. — Le acque madri riunite ed evaporale gli somministrano una nuova quantità di |)rodotto. Dopo questa comunicazione, aggiunge il sig. Iluspini, clic nel caso clic la l'ab- liricazione della maiiiiilc acquistasse una certa estensione, jiotrchhe forse venire solislicata inolio zucchero, ma che sarebbe sempre facilissimo il riconoscere questa l'rode iiicdianlc l'ai^ido solforico, il ipi.ile ha la proprietà d'imbrunire lo zucchero, incnlre non iniliicc alcun eoloiamento nella iiiannile, come pure mediante la l'ei- inenliizioiie , della ipiali' (|ne>r nllima non è suscettibile. l'!-ani-ilo il lenipii. il presidenle scioglie l' adiin.inza. V." // l'rrxiili'ulc (!a\. l'iof. (iiovi ni\ii Tmuieì l Iloti. (ìutllMO FlNOI.Lo / S<'fircl(irii ' Chini. l'K.i.icf. Dk-Neiìiii. DRL GIORNO i2!2 SETTEMBRE l-'opo In lellura ed approvazione del processo \cil):ilc: il doli. Arpcsani conforma quanto \oiiiva esposto nella loinuta preeedeiile dui prof. (Jipriani riguardo all' in- fluenza delle acque nella genesi della racliilide, osser\ando che la natura di esse non è in rapporto eolla frequenza dei casi di questa malattia. Si dà in seguito lettura di una lettera di ringraziamento indirizzala dal comitato di hcnelicenza di Livorno al presidente generale del Congresso di (ienova per i soccorsi prestali dalla carità genovese alle famiglie di que' toscani , cui la troppo giavc calamità del terremoto dei li agosto p. p. lasciato aveva nella più grave desolazione. Il presidente Tnddei aggiunge a (pianlo è detto nella siiecilala iellera parole di gratitudine verso il popolo genovese , che primo in Italia è venuto in soccorso degl'infelici toscani. Queste parole sono accolte dall'adunanza con segni d'applauso. 11 vice-presidente legge la seconda parte della memoria degli illustri \\ iililer e l.iehig. la quale è relativa alla reazione dell'acido cianico sull'aldeide. • 11 modo di formazione dell'acido allofanieo ( per l'azione dell'acido cianico sui- r alcool ) ci SUggeri l'idea di studiare anclie la reazione dello stesso acido sull'al- deide. Questa reazione è rimarchevole: i due corpi formano insieme un iiuo\o acido, pel quale proponiamo il nome di o , perchè prende origine o è coni|)osto (la tre corpi. La sua composizione allo stalo cristallizzalo è espressa dalla formula // -v- C^ 11^ N' O^ ». " Può riguardarsi come una romhinazione di '2 equiv. d'acido cianico = f \- O- I » fi' aldeide . . . = C //-• O I » d'ammoniaca . = .V //' C .\^ //■"• (P ( •■501 ) • Compresa l'acqua basica, «oiilidii; gli t'Ieinciili ili ! ('(lulval. d urea e di 1 c(|uival. di cianaio d'aldeide. !■: jiioddito d:i I c(|uival. di aldeide e 3 equival. d'acido cianico idratalo, in modo clic gli clementi di 1 oquival. d'acido cianico sono convcrtiti coiraiiina basica di tutti i ~> ci|iiival. d'acido cianico in acido carbonico ed in ammoniaca: questa entra in combinazione, e l'acido carbonico si svilu|i|(a. I.'ac(|na cond)inala ncil" aldeide serve di acijua basica nel nuovo acido ». « L'acido trigenico si jircpara introducendo il vapore dell'acido cianico nell'al- deide anidra , colla precauzione di ralTreddai'c il recipiente , e di non operare ad un tempo clic sopra piccole (piantila , a motivo della vivacità della reazione. Il liquido si scalda ed entra in viva ebollizione prodotta da uno sviluppo d'acido carbonico che continua molto tempo. Il prodotto che alline si ottiene è una massa scmiliquida, viscosa, mescolala ad una materia cristallina. Essa conliene, oltre l'acido liigcnico, della ciainclide, dell'aldeidato d'ammoniaca, e forse anche dei prodotti seeondarii. La si discioijiic nell'acido doridieo allungato, si mantiene il liquore in ebollizione, linchè cessi di comparire il vapore dell'aldeide, quindi si filtra ancora c;i!da. ('ol ralTrediIanienlo la maggior paite dell'acido trigenico si depone in pircoli cristalli ; si rcdiscioglie nell'acqua bollente, e si traila la dis- sobi/.ione. quando ('> giallastra, col carbone animale >>. L'acido trigenico è eiislallizzato in piccoli prismi, ha un sapore acido poco jironunziato , essendo poco solubile nell'acqua: riscaldalo si fonde e si decompone, sviluppando l'odore pronunzialo della chinolina, ciò che costituisce una proprietà caraneristica e un modo di formazione della chinolina assai rimarchevole. Infatti ci siamo convinti che è vera chinolina quella che in questa occasione si forma. Noi l'ottcnncmmo sotto forma d'un olio incoloro, dotato d'un odore assai forte, non che di lulle le altre proprietà della chinolina. Quanto ai sali dell'acido tri- genico, non ci occupammo linora che del sale argcnti<'0. — La dissoluzione del- l'acido non è precipitata dal nitrato argentico, ma aggiungendo con i)i'ccauziooe dell'ammoniaca allungata, il trigcnalo argentico si .separa in forma di precipi- tato polveroso, cristallino. L solubile ncll' accpia calda e si depone col raffred- damento sotto l'orma polverosa: fra l'iO" e 130° |)erdc dell' ac([ua, e si colora in bruno: al disopra di IGO" si fonde e si decompone |)ruduccudo della chinolina ». « Le analisi di questo sale diseccalo a 100° hauuo dato 48, 984 — 48, 47 per cento d'ossido argentico ». • Le analisi elementari dell'acido crislallizzalo hanno dato i seguenti risultali, cioù: (I) (2) r5) e Ó7, 78 TìA, Hi 58, 4'i. .V .-.-.>. -24 // :),8I 3,9* 0,07. 0 24. 17 ( òliS ) CaU'uhilo (liflro lu formula // -+- l* V» //« O' = 8 i'(niival. (Il carbonio 57, 2t 5 . d' azoto 32, f>4 7 » d' idiogcno 5,41 4 • d' ossigeno 24,81 • Falla astrazione dall' cquivalcnle d'acqua, clic nel sale argcnlico ù rimpiazzato da t equival. d'ossido argcnlico, il peso dell' equivalente dell'acido Irigcnico è =- 1501,02, e il sale argcnlico deve contenere 49, 12 p. e. di base ». Il prof. Peretli legge in seguito una sua memoria: Metodo col quale si può riconoscere, se t' amaro contenuto in una pianta sia dovuto ad un alcaloide, ovvero ad un resinato alcalino. Il processo usato dal l'eretti è il seguente. Si prepara una tintura alcoolica ben satura del principio amaro della pianta prescelta: versandovi della potassa sciolta nell'alcool si de|i()nc una sostanza fluida, viscliiosa, cbe racchiude la mag- gior parte della potassa unita alla materia colorante gialla: si .separa il liquido, in cui si versa dell' acido solforico per saturare l' eccesso d" alcali , e si ha un pre- cipitalo di solfato di potassa: si diluisce il liquido superstite con altrettanta acqua distillata, e si evapora l'alcool: nel liquido acqueo rimane, secondo il Peretti, l'alcaloide in soluzione, e alle pareti del vaso resta aderente il hiresinato con- tenuto nella pianta, qualora l'amaro non sia dovuto ad un alcaloide. Versando dell'ammoniaca nel liquido acquoso, qualora vi si contenga disciollo l'alcaloide, questo si precipita, e si juiò coiiosceri:e i caratteri, sciogliendolo nell'alcool o nel- l'elcre, ed evaporandone la soluzione. Se poi l'alcaloide è solubile nell'acqua, il prof. Peretti adopera il seguente processo. Si prepara un' infusione o decozione acquosa della ]>ianta, la si decolora col carbone animale, si filtra, si lava bene c|uest' ultimo , e riuniti i lavacri al liquido filtrato, si disecca, e si traila coli' etere solforico: coli" evaporazione spontanea del fluido si ha l'alcaloide sotto la forma rristallina. Il prof. Peretti presenta quindi alla sezione il principio amaro ottenuto dall'as- senzio, ed un'acqua amara preparala collo stesso nwlerialc, ed cflìcacc, secondo il suo avviso, in certe alfezioni di stomaco. Il sig. Gioaciiino Coppa chimico di Novara . il quale nel precedente Congresso ( 3G3 ) ili Milano comunicò alcune sue ricci'clie sul mudo di Iraire (irolidu dalla fecola del cosi dcltu risina, essendosi occupato di utilizzare le castagne amare dell' Ipo- castunu, espone con una dettagliata nicnioria, clic, continuando jil" intrapresi lavori su (|ucstc, ha rin\cnulo Ire nuovo soslunzc utili j)er I in(lu>lria ben più di (|ucllo che possano esserlo per lu nutrizione degli animali, sceverando la fecola dal (ìrin- cipio amaro, come si |M'alicò (inora dai chiniiei italiani e francesi. Comincia egli col rainmcniarc di avere al Congresso di .Milano esposto nella sezione di Chimica, com'era giù pervenuto a convertire le castagne d'India in destrìna o gomma ar- liticiale, non che in una specie di salda per le stolte di cotone, la quale poteva nello stesso tempo servile ad incollarle e a tingerle assai hene e con grande econo- mia, e come aveva estratto da questi frutti un gaz-lacc bellissimo, che, mediante l'apparecchio o stufa di Senouil perfezionata da al(i-i, si può non solo utilizzare per l'economia domestica, ma se ne può eslrarre con poco dispendio il gaz illu- uiinantc, senza aver d'uopo di carbon fossile o d'altro combustibile. Ma sul riflesso rlie (|uesle applicazioni non erano nelle attuali condizioni mollo facili nei nostri paesi, lo stesso sig. Coppa si occupò onde l'invcnirc il mezzo di trasformare l'amido e la destrina delle castagne amare in quel principio zueclicrino che dicesi ylu- lusio, e che per lo più si eslrae dalla fecola dei pomi di terra, non che di otte- nere dagli stessi frutti, invece del gaz illuminante, un olio (isso la cui esistenza, benché sospettata da Vauquelin e da altri chimici, non fu per anco constatala, nessuno avendolo finora ottenuto. Il Coppa dopo aver convertito in glucosio fer- nienliscibile tanto il principio amilaceo quanto il libro>o e celluioso di queste castagne, pensò di trarne parlilo, facendolo lermenlare debilanienle colle vinacce, ed ottenne in lai modo un vino potabile, e da questo dell'alcool |)urissimo ed abbondante; j)er il qua! fallo si ollerrebbe dalle vinacce generalmente mal distil- lale fra noi, una doppia o tripla quantità di spiiilo. ijualora si perfezionassero i nostri melodi ed apparecchi distillalorii. L'autore |)assa quindi a descrivere il processo impiegalo lauto per saccarificare il principio amilaceo delle castagne amare, (|iuinto per eslrarne la parte oleosa. Consiste questo nel far bollire le castagne, bene acciaccate per alcune ore in acqua contenente il 10 p. e. d'acido solforico, mercè di che sciogliendosi non solo il principio amilaceo, ma anche il celluioso, l'olio vicn posto in libertà, per modo che, montando e riunendosi alia superficie, puossi faeilmenle raecorlo o separarlo dal sottoposto liquore glucosico. Salurando poscia in ipicsl' ultimo l'acido solforico per mezzo della calce, e separalone col feltro il solfalo di calce formatosi, si pone il liquore a fermentare in lino chiuso ••opra una proporzionala ipianliià di vinacce. Dopo alcuni gioiiii , cessando la fer- mentazione, si ollirne un liquore vino.so alcoolico. Dopo di avere il Coppa messa di nuovo una porzioiu- di questo li(|Uore a fer- menlari'. onde Inpiiergli del tulio il prinripio miiaro , e poterlo rosi far servire ( 364 ) rome ItcMimla saliilnc ed ciufimiiic'a pri' i |k)\ciì ((ihUkIìiiì negli estivi lavori. sottomise l'alli-a mai;i;ior |ioi'zìune alla lUslillazioiie per licavariie laleool; l'aeendo intaiilo x'iitiie, elle, uliii/zando poi' colai iiiodci i pi'odolti iiidii^eni e leiiiloiiali , poliebbei'o le varie proviiicie d'Italia esiiiiei>i dal pagaie all'estero un forte tri- buto pei' lo spirilo ehe eiaseiin iiiiiio se ne trae, e sopiatlullo adottando appa- reei'hi dislillatorii lieiie immaginati. UiepilogaiiJo il suo lavoro, diee il (loppa, potersi dai detti frutti olleiiere, oltre la fecola, la destrina ed il ga/.-luce . Ire altre utilissime sostanze, cioè l'olio, il vino e lo spirilo; e facendo vedere il bisogno elie ha l'Ilaiia di avere del buono alcoole die generalmente s'importa dalla l' rancia , propone ra|ipareccliio distil- latorio di iVìitorius |ierfc/.ioiialo da Doni, come ])iii economico, usato in Ger- mania. Osserva anclie potersi per tal modo perfezionare fra noi il cosi dello gaz idniijcno lìtiiiliìi) illiiiniiiaìilc . onde esonciaisi dal forte triimlo die si jiaga agl'in- glesi. Tacendo inline rimarcare come con un simile processo si |>otranno ottenere nuovi olii da varie altre sostanze vegetali, coiicliimlc col dire, clic quando l'in- dustria e l'agricoltura saranno dirette fra noi dai lumi della chimica, anilie dalle sostanze meno aj)|)rezzatc si olterranno vantaggi grandissimi, e si potranno fare utilissime a|)plicazioui. Il presidente cav. prof. Taddei fa rilevare l'importanza del lavoici del sig. Co|)pa specialmente sotto il rapporto industriale, avendo esso ottenuto da un frutto ab- bondante e lin qui negletto un olio (isso, il quale, se non può essere adoperato ad uso culinario, jiuò im|)iegarsi nelle arti p. e. ad ungere le lane, per la sapoui- nificazioiie, ecc.; del gaz-luce, della colla per l'apparecchio delle tele, un liipiore viimso ])otabilc, e dell'alcoide. Opina però lo stesso prof. Taddei , che, invece di ses- quiossido di ferro talvolta usato dal sig. Coppa invece della calce per neutralizzare l'acido solforico servito alla conversione della fecola in glucosio, sarebbe stato pre- feribile il ferio metallico, o meglio ancora una base terrosa, attesoché il sesquios- sido di ferro si unisce con molta dillicoltà agli acidi, avendo anzi molta tendenza a far l'ulTìcio di composto elettro negativo, mentre il ferro metallico vi si scioglie con molta facilità, .\ggiuiige pure, che, se dai manifattori venne liliutata la salda preparata colla fecola di castagne amare, conforme il sig. (loppa ha l'atto sentire nella sua memoria, può il liliuio essere giustificato dalla circostanza di esser la salda rimasta tuttavia acida in grazia del sesquiossido di ferro adoperalo invece della calce per togliere l'acidità al composto, come jiure dalla possibilità che i tes.suti rimanessero iiupiinati dalla presenza di una porzione d'olio fisso. Il prof, (jaiiltier de (llaubry si uni.scc al presidente nel rilevare 1' importanza del lavoro del sig. Cojipa, e fa intanto notare, clic si otterrebbe maggior quantità di materia zuccherina, .se invece di adoperar la calce che in parte la decompone, si facesse uso della creta. ( 365 ) Al chi' il Nig. (:<)|)|)ii , rispiindi-, rlT t'^li si m'im' di calci' esliiilu bpoiiluneainriite iiir aria e s;ià coiiNcrlila in caili(iiia(u. Il si^. (iiii-'olali) cliicdc al (:o|)|)a se iicll' olio ottenulo abiiia trovato rcstulliia. A ([tialc iiicliiesla risponde qiicsl' idliiiio , ch'egli non ha creduto o|i|iurtunu di l'ivoigere a quel materiale le sue ricerche, essendosi soUaiitu occupato di estraj-ne l'olio; ch'egli non considera ipiest' olio clic come un prodotto secondario, essendo suo scopo pi'iucipale di truniulare lu fecola di questi frutti in alcool, lo che egli ottenne con pieno successo; e che se d'altronde avesse dovuto ricercare 1' escu- lina, non nell'olio come sospetta il sig. Grigolato, ma bensì nel precipitato cal- cico, avi'chhc dovuto rinvenirla. (Juindi all' interpello del |irol'. l'crctli , se ncll' olio ottenuto ti'ovinsi pure la stearina, l'oleina e gli altri |)rincipii dei corpi grassi; Itispondc il sig. (loppa, che le sue circostanze non gli permisero di proseguii'C, com'era sua intenzione, le ricerche relative a (picsto; e presenta intanto alla sezione un saggio dell'olio delie castagne amare, il quale sebbene assai rancido può essere utihncnte inijiicgato per gli usi indicati più sopra. K in proposito della rancidità cui la maggior parte degli olii fissi vanno si facilmente soggetti, il chimico farmacista sig. Grasso coglie l'opportunità per an- nunziare esser egli riuscito ad emendare degli olii col semidicc mezzo di una dìssoltrzione acquosa di allume d'uovo, il quale precipitando gli acidi toglie loro il cattivo odore e il sapore disgustoso: in appoggio di che cita varie spcrienze da esso lui istituite sul!' olio d' oliva e su (piello di mandorle dolci. Il prof. De Cattane! comunica in seguito il risultato dei lavori intrapresi da una commissione da esso lui presieduta e incaricata dalla facoltà medico-chirur- gica di Pavia d'istituire un'analisi accurata della pomata epispastica conosciuta sotto il nonjc di pomata 5.' lìois. Dalle l'icerche fatte risulta, che essa consta d' un olio cantai'idalo commisto a cera e probabilmente ancora a burro di cacao. La commissione infalli pervenne ad isolare la ranlaridina di Robiqucl con tulli i ca- ratteri che le son propri i , non che la miricina. Colia sintesi vennero confermati pienamente i risultati somministrali dall'analisi; e per mezzo di sjìcrienze com- parative si potè stabilire, die la dose della cantaridina è di 3 a 4 ccniigrammi per un' oncia di pomata. È a credere però , osserva il De Cattanei , che 1' olio can- laridalo sia quello clie viene impiegato nella jireparazionc di ipiella pomata , e non la cantaridina, come troppo costosa; e conchiudc infine, che questi risulta- menti resi noli potrebbero servire, se non ad impedire, a diminuire almeno l'im portazioiie di detto preparato farmncenlico. Il chiniiro firmac-isia sig. Mulledo fa .«ienlire a ipicslo proposito, che da molto ( 3()(j ) (l'iiipu e^fli suol preparale una puntala eaiilaridala foi iiila delle slesse pruprielà , iiiediaiilc il metodo eoiisigllatu lino dal 1840 dal doli. G. INardo. il (|uale fa uso dell' acido nilrieo e dell" aleool. td il prof. l'erelli aggiunge, ch'egli ollieiie una poinala e]ii.<|)asliea di ollinii risultati, ponendo le eanlaridi in infusione in una sostanza oleosa e aggiungendovi della eera. L' adunanza è sciolta. V." // l'rcsidcule f.av. Prof (ìuuciiino 'I'addei ^ 1 Doli. (ii\(;oMO Fixoi.i.o I Cium. lii.iiF. De-^kgiu. KIUMOiNK DEL UIUH.\0 23 SETTEMBHl- 1). 'opo l'iipprovazione del processo verbale della seduta precedente letto dal se- gretario sii^. doli. Fiiiollo; Il dott. Parmeifgianl inlraltìcnc radunanza con una sua memoria inlnrno ai fnmbiameiili clic accadimo nvlli; sostunzc solfo-azolale sotto l' azione delle forze digestive. L'autore sul bel principio si fa ad esporre die nel iratlare di cambiamenti del cibo avvenuti liei' chimica azione ncll'allo della digestione, non intende ispic- gare intieramente con semplici reazioni cliimiclic il fcnoincrio della dii-'cstionc stessa; facendo conoscere quanta |)arte vi abbia l'attività dei nervi e principal- mente del pncumogastrico, senza di cui non si ha secrezione del succo gastrico, vero agente della chimificazione. Passa quindi ad accennare come in questi ultimi tem])i si siano con buona mano di esperienze provati i tramutamenti cui vanno incontro le fecole, lo zuc- chero ed altre sostanze così dette respiratorie. In quanto ai principii proteici os- serva, che soltanto per induzione il Liciìip;, il Dumas ed altri giunsero a ritenere che si cambiassero in ali)Uinina; giacciiè nessuno, per ciò ch'ei sappia, crasi dato prima di lui a dimostrarlo espcrimentalmentc. Dopo di che viene ai risultanienli di sue esperienze in proposito istituite col succo gastrico fatto giusta il metodo di Miillcr e Schwann. Trattando col detto succo gastrico artificiale la fibra muscolare, l'albume d'uovo coagulato pel calore, l'albume non coagulato, il cascum , otteneva una i)rcssocliè totale dissoluzione di reazione sempre acida, precipitabile dal cloruro mercurico e da altri rea- genti, raa non alla a produrre coaguli per mezzo del fuoco. Se per altro a quelle dissoluzioni univa un 'allungata soluzione di soda, allora al calore dell'acqua bollente vcdcvansi sorgere piccoli coaguli che pel raffreddamento cadevano al fondo, e che non si discioglievano nò coli' acido acetico, né coli' acido nitrico, dal (piale erano colorati in giallo di paglia. Iti|)clcnd(i le spcricnzc di Houchardat, l'autore esaminava l'azione dell'acqua ( 508 ) lU'iiluhila t'Dii iii'ldo cloi'ìili'ico alhi Icinpoi'iilura di 30 l{ . siill.i lihiiiiM, siiH\illiu mina imn nppresa dal calore, sulla (■aseina; e dalle proprielà dei li<|iii(li risul- tanti eoncliiudi'va, l'acido suddetto essere da solo iiisuflieicnle a comporfe il sueeo gastrico, e iieccssilare la presenza della pe|isiiia: del <'he si ha fra le allre una prova eonvinceule nel fatto, eke l'albume d'uovo coagulato dal eal()r<' non pare soll'rire alla delta teniperaliira alcuna maniera di mutamento, unito ad ac(pia acìdulala, nu'ulre il succo gastrico smallisce (piciralliuniinoidc. Da questi risultameuti il Parmeggiani e indolto a pensare, elie nell' alto della digestione delle sostanze solfo-azolale col mezzo del sueeo gastrico ne derivi una combinazione acida sempre identica, la ([ualc assorbita dai chiliferi si trasmuti in albumina; fenomeno che preparalo dalla bile, si compirebbe nei chiliferi stessi in virtù dei residui della nutrizione, e quindi della soda che trovasi appunto in quei vasi i quali raccolgono quanto rimane dopo le azioni vitali. L'acidità del chimo e l'alcalinità del chilo, non che la costante reazione alcalina della linfa verrebbero in a|)poggio di questa opinione, la (|uale sarebbe anche convalidala per gli esperimcnli fatti dall'autore sidlc materie contenute nel quarto stomaco del vitello. iUsulla da essi, che mescolando ad aeipia le sostanze indicale ed aggiungendo della soda al li<|uido lillrato, si ha un'albumina diluta in via di formazione, (piale al dire di l'rout e di lìurdacli si è (piella del chilo. Simile pensamento sarebbe anche convalidalo dai lavori di Ticdmann e Ciuielin non che dalle rillessioni di Berzelius. I primi scoprirono iufalli che la più parte degli alimenli modificasi per la digestione in una materia animale non prccipilabilc dall' cbullizione; e il chimico svedese nel riferire tale conclusione aggiungeva, l'albumina non coagulata del chimo dcri\are propriamente dal succo pancreatico, e la porzione di alimento disciolla nel succo gastrico cambiarsi in materia albumi- nosa soltanto nei vasi. Quindi l'autore cita alcune sue sperienze dalle ipudi emergerebbe, che la bile induisce a torre alcun |)oco della reazione acida al chimo, mediante la soda che conliene in eccesso, e (piella che è combinala coli' acido bilico; il che renderebbe palese l'ulililà della bile nella digestione, (lonchinde poi non bastare il solo alcali della bile a modificare i principii solfo-azolati dei cibi, fondandosi anche sulla circostanza che l'alcalinità compare solo coslaiileroenle nei vasi chiliferi, e che una i)artc dell'intiera bile è impiegala ad emulsionare i grassi, senza di clic non potrebbero venire assorbiti. Dopo avere mediante considerazioni fisiologiche dimostrato, come i materiali proteici non sieno alti per .sé soli a mantenere in vita gli animali, termina l'au- tore r importante sua memoria coli' esprimere quanto gli tornasse gradilo trovare che il .Miahic esprimeva all'accademia delle scienze di Parigi nella tornala del 3 agosto 1840, le materie solfo-azolale nei lavori della digestione, per mezzo ( 509 ) spociiilinenlu ili-lla |ii'|isìiia , i'uii\rrlii>i in iillmminosc , i-iù rlic il l'.iiiiu'^i^iaiii iiiu- sd'iivu culle sue cs|iei-ienze ull' accademia inedico-chirurgicu di liologtiu nel ||;iu!^iio I8ia e |iuijbli(':i\a |)i(scia in mia sua incnxiiia noi mai/.ij dol I84(>. Il |iriil'. Sgai7i l'iassuint'iidu dai rÌMillali del dull. l'aiincggiani , clic il malcriale organico della niilri/.iuiii' n della fiiiiiia/.iniR' dei Icssuli organici si risolve iu al- Ixiniinoide, riniida un la\oj'u pruinio jii'csenlalo all' istillilo di ItoliiL'iia nel pros- sicno passalo anno accadeniicu, nel ijualo pei lisullanicnli uUi'iiuti dall' esame di molle sostanze organiche solfo-azolatc, egli iiieiina a credere che esista una sola niaU'i'ia organica la (piale |iuò chiamarsi protofpua o jìrolorjcna , che coslituila dei medesimi eicmenli , ma sotto le forme dei materiali pi'Olcìci e non proteici offre caratteri e proprietà diverse, i i NI iiirui'ilii coli i|iiili'>.ì (k'I pilli, (iaiiuhbio, soggiunge (|ucsl' ulliino , iiuii ('S!>ei' buu iiitcìizioiie di escludere le ullre cause coiiroinìluiili. Il sig. Grigoliito è d'iiwiso clic le piogge ulihundiiiiti deijbaiiu aversi in inolia considerazione, per rendersi conio dell' allerazione dei tuberi. Kicorda in seguilo la meniuria di un cliimico ledesco, il (|uale avrebbe trovato che le patate guaste Min mollo povere d'amido, e clic conleiiiiono dell'acido bolelico con poca sola- iiina. Lo die sarebbe in acctirdo colla due/ione clic il ]iresidenle consigliava di dille alle indagini >perinieiilall : iii'lla i|ii;ii dii'i'/.ioiie proseguendo lo stesso firol'. l'addei , dicliiara non essere d'accordo col prof. (!aiiobbio per ciò die spella al r allera/.ioiic della caseina, come primo anello dei prodolli die si rinvengono nel siiddello vejL'clabile, essendo clic raliiiiiiiina è molorc di (ermenlazione come la caseina, e peicliè esistono molli semi nei (piali bencliè ricclii di caseina non si verilicano i renoincni die si osservano nei tuberi. Al clic soggiunge il prof. Caiiobbio, die per avere gli stessi effetti bisognerebbe die non solo si verilìcassero le slesse circostanze, ma clic di più si veriflcassero ad e|ioea delermiiiala ; e die in quanto all'opinione da esso medesimo esposta si riporta ai l'alti. Il prof, .\bbene, citando alcune sue sperienze istituite nel 1843-184-6 fa cono- scere aver trovalo clic, laddove nella jiarte sana delle palale 1" albumina inoslrossi aliboiidaiile, iii'lle porzioni allerale si riscontrò in poca (|iiaiilil;i e corrotta, per l'Ili ri^^uarda 1' alterazione dei tuberi come dipendente da una decomposizione del- l'albumina e da ciò la formazione della caseina. Agi^iungc aver ottenuto da questi dell' ummoiiiaca , essersi assicuralo die la parte zucdierina era scemata , e die la fecola era stala l'ultima ad alterarsi; ed è d'opinione clic la cascina rinvenuta nelle patate corrotte non debba riguardarsi come causa della loro malattia . si bene come un risultalo dell' accennata decomposizione. Il sig. ftigbini asserisce a questo proposito di aver riconosciuto uno sviluppo d ammoniaca nella preparazione degli estrani narcotici secondo il metodo di Stordì, di' egli riguarda come di|iendente dall' albumina in essi contenuta. Il prof. Sobrero prende la parola l'acciido riflellere, che il cercare se la causa della malallia dei tuberi dipenila dalle iiillneiize atmosferiche, è ccrlamcnlc cosa limilo iiiipuiiaiilc, ma che si devono pure rivolgere le ricerche sulla natura del lerreiio. Molle variclà di suolo , die' egli, soii divenute inette alla coltura di certe piante : il tubero vegeta bene nei terreni die contengono dei sali di potassa e di soda: chi sa clic i nostri cam|)i non si trovino esauriti di ipiesti principii':' Il l.iebig fece delle esperienze comparative sopra due campi, l'uno fu conciinato nel modo ordinario, nell'altro aggiunse molta cenere: in quest'ultimo si raccol.se 1111 prodiillii abbiindaiile. Si rintraccino adunque le condizioni atiiiosferidie , ma non si dimeiiiidii f analisi dei terreni o\e \e)!eiaiin bene, ove \egelaiio male le ( 374 ) |Kitak>; !>i l'iiiiiniiii se \\ è curi-ìspondonzii IV;! ì |)i'iiii'i|iii organici e inorganici: agli oll'clli |iro(iiiili da cause clic sono in potere ilell' uomo si poln'i apporre riparo. Il prcsiilcnle noia l'importanza (Ielle osser\a/,ioni del prol'. Sobrcro, ricordando come all'organismo sono indispensahili i materiali inorganici. I-] il prof. Sobrero aggiunge vuleisi occupare di (ali es|ierimenli analitici in un col prof, .\bbcne, invitando ad un tempo tulli i membri ad istituire delle ricerche di questa natura, i risultati delle quali sarebbero poi raccolti e confrontali fra loro nel venturo Congresso, onde trarne ragionevoli induzioni sulla causa della malattia dei tuberi. K dietro ciò egli formola il suo ipiesilo nel modo seguente: « liiceicarc (jual parte possano avere nella produzione della maialtia deil(! |ia- lale i materiali inorganici dei terreni , linlracciando queste nelle jialatc sane e malate, non che nei terreni nei (piali esse vegetarono ". Il sig. Ituspini esterna l'opinione, che non essendosi riconosciuta la maialtia di cui si Iralla prima del 1845, e non essendosi sviluppata in quell'epoca che dietro a dirotte e continue piogge, queste abbiano dato luogo allo svolgimento di un fungo nei tuberi guasti, il quale una volta sviluppato abbia determinato la loro malattia; che quindi il polline di (|uesla uuova crittogama ne abbia contaminalo il seme ed il terreno: per la qua! cosa è d'avviso esser possibile die la malattia o r alterazione possa durare fino a clic questo polline non venga inlicramentc distrutto, al che ricbiedcrassi probabilmente mollo tempo. Risponde il prof. Sobrero, che se si svilupparono i fungili nei tuberi guasti ciò indica che la pianta non era sana; e fa osservare quindi che, parlando del- l' elemento tellurico non intende di eseludere le altre cause che potrebbero con- correre nella produzione dei fenomeni di cui si tratta. La deficienza dei principii inorganici nel suolo non potrebbe, secondo il far- macista sig. .Mullcdo, invocarsi come cau.sa della malattia dei tuberi, ])oicliì; la esperienza ha constatato più volte che, per troncarne il processo morboso, basta tagliare Io stipite della jiianta che primo va soggetto ad appassire. Questo fatto secondo il prof. Taddei confermerebbe le idee esposte dal prof. Sobrero, essendoché in questo caso i materiali inorganici del suolo verrebbero erogati intieramente a vantaggio della palata. Replica il sig. Mullcdo essersi pure osservato che la pianta non manca di cre- scere di bel nuovo e che ciò malgrado continua a mantenersi sana. AI che soggiunge il prof. Taddei che aiiilie in i|ueslo caso non v' ha bisogno di tanto nutrimento come quando la pianta era in pieno sviluppo. Il sig. Gian Antonio Podestà ajipoggiando le idee del sig. Mulledo accenna il fallo che nuove palale rimes.se nello slesso terreno dove prima ammalarono, e non rare volte vi vegetarono inalterale e sane. La causa a cui il Sobrero rivolse 1' allcnzione dell' assemblea ('■ dal sig. conte ( j'j ) Ik-rlozzi l'iguiii'diitii cuiiio un iigciilo scfoiidario. I- esleiisionc della uialatliu dei lulu'ri ne sarebbe secondo Ini una prova evidctilo, non essendo possibile cbc ter- reni lanlo diversi di natuia, dì posizione e di estensione siansi trovali lutti allo stesso punto esausti di sali. Si dovrebbe piuttosto rintracciare se la malattia renda la pianta inolia ad assorliirli. Pur tuttavia il prof. Taddei ed il jn-of. .'>(djrero insistono, doversi esaminare se nianclii nel terreno il materiale inoiganico pi'iiua di rivolgere 1' attenzione ad altre cause. I,"iib. sii:, riiamousset fa notare esser probabile clic una pianta esotica dopo un certo spazio di tempo non abbia più l'orza |)er resistere agli agenti esterni , per cui è d" opinione die converrebbe rinnovare la semente. Il fallo clie le piante trasportate da luogiii remoli imbastardiscono dopo un certo tempo e che quindi con maggior facilità possono soggiacere a guasti, è pure ammesso dal prof. Taddei, il (piale fa tuttavia rimarcare, verificarsi ciò nel se- condo o nel terzo anno ai più , dovecliè nel ca.so attuale si Iralla d' un prodotto ormai assuefallo ai climi europei e die |)ci medesimi si imo dire indigeno. Il sig. (^Iiamonssel osserva che la causa per cui le piante imbastardiscono più o meno prontamente è lultavia ignota. In ullimo il sij;. Coppa |)arlando dei diversi mezzi di ovviare alla maialila delle patate, ricorda essere stati a (|uesto (ine proposti gli ossicloruri. Esaurita questa discussione, il sig. conte Del Seprio presenta alla sezione dei recipienti di vetro per uso chimico, i quali ottengono giusti encomi!. Il sig. conte Rertozzi invita il sig. Del Seprio ad aver sempre in mira, che nella composizione del vetro destinato a quesl' uso venga sempre escluso il piombo siccome nocivo. Dopo ciò r adunanza è sciolta. V." // Pìfuiili'ìile Cav. Prof. fiinvrHiNn TvonFi , „ .. ( Doti. Giacomo Finoi.i.o / S'gretani \ . . ( (;him. rKLicE Dr-NEnni. KIIMOAL l)i:i (;i(Hì\(l l"i SKTTKMIUÌK i5i legge dal SPgrelarlo iloll. Fiiinlln il processo veih.ili' ilrllii Imiiiilu iimIcimmIcmIo elio viene iipprovato. Oiiinili il segretario De-Negri passa alla coniunieazione il' iiiia imli iiniiita dal prof. Luigi Sementini in cui vien doseiillo un metodo per oKenere la cornliiiia- ziiine del mei'curio eoi leii'o. In un ei'ogiuolo di porcellana bucalo nel l'ondo si inette del l'erio che lo liempia lino ai due terzi : alla luce praticala nel crogiuolo si adalla una canna di porcel- lana elle comunica con una storta di ferro conlenenle dei incrcuriii. Si la loiidere il ferro e quindi si riscalda la storta, onde volatilizzare il mercurio. Il Sementini fa tuttavia notare che il prodollo di cui egli invia un saggio alla sezione, non corrispose ancora alla sua aspellazione, non <'sscndo il mercurio unito ai ferro che in alcuni punti , ed aggiunge clic si propone di continuare le sue ricerche. Il prof. Sol)rcro ricerca se il Sementini abbì-i adoperato il ferro metallico o la ferraccia. Fondere il ferro, die' egli, è operazione difllcile, clic richiede una tem- peratura elevata cui non resiste la porcellana: dun(|ue giova credere che l'autore abbia adoperato la ferraccia. (Ira sappiamo, continua il prof. .Sobrero, che questa contiene diverse sostanze, fra le quali il rame e lo solfo provenienle dalla mi- niera, non che dal kok, e che s'impiega nella fusione; il che poireblie render conto della presenza del mercurio die l'analisi constalo nella lega di cui si tratta, es- sendo probabile che siasi formalo del solfuro di rame, del solfuro di mercurio, ecc. Oltre a ciò se il mercurio impiegato non era puro può essersi formata qualche lega d'apparenza bianca, la quale sarebbe il prodotto della combinazione del ferro coi metalli contenuti nel mercurio, h necessario quindi, conchiude il Sobiei-o, as- sicurarsi prima che questi due metalli sieno puri : allor'a solo si potrà conseguire la certezza clic essi possano combinarsi fra loro. Il eav. prof. Taddei conviene nell" opinione del prof. Sobrero per ciò che ri- guarda la formazione del solfur-o di rame: non cosi riguardo alla presenza del ( .-77 ) solfuro (li inercill'io nella Ioga in di.vcoi'.so, poiclir (|iio>lo tuslo furmalo vorreljiic iiniiicdiulaniciitc decomposto dal Iciro iiiclullico che sì trova in eccesso, quesl' ul- timo cssciidi) a|i|iiitil() iiii|ii('i;.itii per d('(i)in()ont' il riiiahro. Aggiunge die, se il mercurio si fosse unilo ai uu'lalli liiamiii ilic si linveiigono ordiiianauieute nella ferraccia si sarehhc in jiarle ossidalo ed in parie volatilizzato. Al che risponde il piol'. Sohrero clic l'aria non poteva verisiinihnenle avere al- cuna azione sui metalli, |)oieliè neil' esj)ei'icnza del Semetitini era eliminala dalla corrente del vapore mercuriale. Il prof. Abhene richiamandc) l'attenzione sul fatto che la porosità dei corpi in- (luisce sull'allinità aunientandone l'intensità, asserisce non essere improbabile rhe il ferro fuso |)resentanilo maggiori interstizii al vapor mercuriale abbia potuto ritenerlo in combinazione. I] per decidere su questo jinnlo propone che venga eletta una commissione incaricala di analizzare il prodotto invialo dal Sementini. Il sig. conte lìerlozzi giudica questo lavoro im|)ossibile ad esegtiiisi nel breve tempo clic resta assegnato al Congresso, non trattandosi soltanto di constatare la esistenza del mercurio nell.i lega, ma di ricercare eziandio, se questo si trovi allo stato di miscela o di combinazione. Il prof. Sgarzi nota che l'esperienza del Sementini è ancora incompleta: opina qiiiinli doversi attendere elle l'autore conduca a termine il suo lavoro. Il sig. conte lìerlozzi fa rilevare l'analogia che l'amalgama del Sementini pre- senta in alcune parli colla ghisa per ciò che riguarda i caratteri cslerni. In seguito il prof. Sobrero passa a leggere una memoria intitolata: saprà unii nuova pifH/iii di jhriio fitmivoro e siili' iiiiiih'rjn ili alnini cumbuslibili fossili di! PiemoiUc per le miicc/iiiie locomotive delle slrade ferrale. Questa memoria è corredata di un disegno rappresentante il ridetto apparecchio fumivoro; e le sperien/.c ed osservazioni che ne formano il soggetto appartengonn ai signori Mauss is]ietlore onorario del genio civile, A. Sismonda professore di mineralogia, Sobrero professore di chimica applicata alle arti. Cominciano questi dall' osservare che il prossimo slabilimento delle slrade ferrate nel Piemonte, mentre aperse un vasto campo di ricerche [)er gli ingegneri, per gli idiaulici e per tulli coloro che si occupano scientilicamenle e |iralicamente di cose mecca- niche, ha data pure occasione ad alciuii i|iiesiti che più specialmente rifletlono la rbiinica, dalla soluzione dei (piali sembrò a ragione dovesse dipendeie in gran parte il successo di si bella intrapresa. Il Piemonte infatti non possedendo il litan- Iracc, che convertito in coke si adopera per le locomotive, sarebbe neces.sario ricorrere al earbon fossile d'Inghilterra, o di l-'rancia. Ognuno comprende quale apprensione debba destare in tutti questa nuova dipendenza dagli stranieri, e quanto sarebbe vantaggioso il ritrovare i mezzi per potersene riscattare. Ma se il Piemonte non ha speranza di trovare in se stes.so il prezioso combustibile ( ."« ) flit- co>ì hii'gnmeiito lìi dalo iill' Ingliìllci-ra ed ;illa riMiii'ia, lia liillaVia (■ta inaleria, dicono i succilali autori, ci siamo proposti i seguenti (piesiti : • 1." I comhustiliili lussili mollo idrogenati possono essi nello stalo loro natu- rale iin|)iegarsi per le macelline loconioti\e »? • "2." (Juandu ([iiesla prima ipiestione venga risolta aflerinativamenle. polranno esse per tale oggetto servire convenienleinentc le ligniti del Piemonte ( (pielle di Noceto e di (lailibona ) »? « 5.° Non si debile egli temere elle l'impiego di tali combustibili sia per nua ". " La (|ucslione prende maggiore importanza rpiaiid<» si vo4;liano impieyare (|uei comhnsliliili , i ijuali, henchè molto idroiicnali , non sono lullavia capaci di \enir convertili in coke siccome sono le lij;niti di ^Ocelo e di (^adibona. Se questi vo- !;liono adoperarsi è d'uopo s'adoprino quali la natura li presenta, ed allora la dif- licnltà elle nasce dalla produzione del fumo si manifesta in tutta la sua jiienezza ». " .\'oi abbiamo immaf;inato e fatto costrurre un forno in cui i combuslihili in discorso si |)ossono bruciare in modo da ottenere due risullamenli dei (piali l'uno all'altro si collega come l'ell'elto alla eausa, la distruzione del fumo e la pro- ilnzione di (piella massima quantità di calore che un combustibile idrogenato ('■ capace di |iiddurre ». • Il principio che ci guid(') nella costruzione di ([ucsio forno consiste nel som- ministrare ai prodotti gazosi che si s\iluppano dai comi)Ustibili , e nel niomeiilo in t'ui escono essi dal focolare per introdursi nel cammino o nei condotti clic sboccano in essi, una quantità conveniente d'aria, clic coi medesimi inlimamcnle e per cosi dire molecolarmente mescolandosi , e ad una temperatura elevala , ne produca l' immediata e piena combustione. I,e nostre mire essendosi dirclle spe- lialnienle ali introduzione di mi a|)parecchio fumivoro nella costruzione delle iiiac- cliiiie locomotive, abbiamo data al noslro I'oiiki una forma che a ipieste si adot- tasse e servisse cosi al riscaldamento d'una caldaia lubulare. Ksso puossi però senza dillicollà adattare ad altre caldaie, e 1' a)ipaiecchio che lo rende fumivoro può venire applicato a qualunque focolare ». • 2." Le molle esperienze eseguite col nostro forno fumivoro ci dimostrarono bentosto che col suo mezzo la prima questione trovavasi compiutamente ri.solla; che in esso potevansi egualmente bruciare senza produzione di fumo le ligniti del Piemonte non clic il carbon fossile inglese. Ma a (|iieslo punto si presen- tava la seconda (picstione, se cioè i nostri combustibili di Noceto e di Cadibona potessero con vanla^'gio impiegarsi pel ri.scaldamento delle caldaie a vaporo delle locomotive. Trattandosi d'impiego utile di combustibili, due cose debbono censi- ( .-80 ) derarsi: I.' Il loro valore assoluto tiipciulcnle dalla quantità di calore che essi sono c;i|)aci di produrre, ossia . « Sarebbe imporlanle polcr (in d" oia stabilire un paragone tra il jirezzo dei combustibili di cui parliamo, e quello del litantrace inglese. Ma per questo con- fronto mancano gli elementi. L'estrazione dei nostri combustibili non è ancora baslantemenle attiva; la loro consumazione è troppo ristretta percliè si possa pre- vedere (piale ne sarebbe il jirezzo (|uando se ne dovessero impiegare grandi quantità. Certamente non è a dubitarsi che la differenza Ira il loro prezzo e quello del li- tantrace inglese dovrà trovarsi grande, ed in loro favore, specialmente quando si saranno resi facili i mezzi di comunicazione tra il luogo della loro estrazione ed un qualunque deposito stabilito sopra (pialche tronco delle nostre strade ferrale ». ■■ 3.° La terza questione, quella cioè del danno che poircbbe nascere dall'im- piego dei combustibili fossili del Piemonte muove principalmente dalla presenza del solfo che in essi non può mettersi in dubbio ». • h noto che tutti i combustibili fossili idrogenali contengono (|ual più qual meno dello solfo. Sembra che nel maggior numero dei casi esso trovisi combinato eoi ferro allo stalo di pirite: ma pare probabile altresì che possa trovarsi in altro >lalo o solo mescolalo o meccanicamente inlcrposlo e combinato cogli altri eie- 1 58^2 ) iiiiMili del (.'Oinbuslibilo. Dry l' abbondanza di ((iic^ln clcincnlo non .saicld»' fdi'so una cagione sulTìcicnto pcrcliù si proscriva 1' uso di nn lombiisliliilc dal rlscalihi- mcnlo delle raidaie didlo locomotive? e non sarebbe per avventura (lueslo il caso delle nostre ligniti » ".' • Per risolvere questi quesiti era d'uopo delerminare la ipianlilà di solfo clic eontenevasi nei nostri coinlmstibili. Nella (|uale determinazione non ci siamo liinilati a cercare la totale i|uanlità di solfo in essi esistente, n)a quella ancora clic rimane in coiniìinazione nei sali delle ceneri, impereioeelic (|uesto resta innocuo alfatto alle caldaie ». 100 di lignite di .Noceto diedero: Solfo ó, O-2'.i. i. «02. Solfo nelle ceneri ... 0, 6',).'). 0, G9a. Solfo nocivo ... 2, 350. 3, 907. 100 (Il liiinite di Cadibona diedero: Solfo 3, 847. 2, 625. Solfo nelle ceneri ... 0, 559. 0, 559. 3, 308. 2, 086. Questi dati numerici ci sembrano tali da rassicurarci. Il carbon fossile inglese di Newcastlc della miglior qualità ci ha fornito: Solfo 1, 719. Solfo nelle ceneri. . . 0,064. Solfo nocivo ... 1, lifi.S. Eppure lo si adopera dircllanienle per riscaldare le caldaie dei battelli a vapore. « Noi abbiamo spesso osservato nei varii viaggi in Francia, in (Germania, nel Belgio, adoperarsi per le caldaie a vapore combustibili l'ossili assai ricebi di solfo. senza cbe sembrasse nascerne danno per le caldaie. E linaimentc noteremo clic in una magona di Savoia, a Gran presso Annccy, si adopera nei forni a river- bero pel lavoro del ferro Ja lignite di Entraverne lu quale è assai più delie pie- montesi ricca di solfo. Infatti all'analisi essa ci diede: Solfo IO, .H20. 10,673. Solfo delle ceneri . . 0, 4C)0. 0, 460. Solfo nocivo. . 10,060. 10,215. ( 383 ) <• .Nuì opiniuinu |ieiTÌù clic (jueslo solfo che ubbiam detto nocivo, pcrclic tuie fuvevuiiiu supposto nuli sia lanlu tluiinoso (|Uiinto ce lo li^uramiuo in principio (li ipieste nostre ricerche •. • Aggiungeremo ancora eiie le caldaie delle macelline locomoti\e ora si eo- slruggono geiicralinente in rame, e che questo metallo resiste assai bene all'acido solloroso anche sotto rinlluen/.a di una teni|ieralura elevata. Il che d'altronde ei risulta da un'espei'ienza che abbiamo eseguila coJ nostro forno istesso. L'na lastra ili rame fu collocala nella camera posteriore del nostro forno sopra spranghe di ferro, e \eiiiie in essa solloposla all'azione di un fuoco continuato per |iiii di Ire ore, ed alimenlalo dai imstii < iimbiislihili. Il calore fu sufliciente per pollarlo alla fusione imipieiile. Terminala l' operazione , la si esaminò, e non vi si liiixenne elle una lei'gieia jiatina d'ossido vero, senza traccia di solforazione. Se si aggiuniie che le caldaie delle macelline locomotive non si riscaldano |)iii che a \ìiy per la tensione ordinaria di eini|ue atmosfere, si avrà un nuovo argomento per cre- dere che esse non verranno in modo sensibile alterate dall'acido solforoso ». • Per conehiudere (|ucsto lavoro ei pare che i iioslii risullamenli si possano esprimere nei termini seguenti : « 1.* Si possono impiegare i combustibili fossili molto idroijenali senza pro- duzione (li fumi), e ciò merci' l'impiego del nostro apparecchio fumivoro ". " 2." (Jiie>to appaiTccliio polendo adattarsi ad una niaccbina locomotiva a cal- daia lubulare, si polianno jiel servizio delle strade l'eriale impiegare gli accen- nati combustìbili quali li presenta la natura ». ■• 3." I nostri eombuslibìli di Noceto e di Cadiboua, hanno qualità e potenze caloriliehe tali, che siamo indotti a credere, che essi potranno soslilnirsi con vantaggio al coke ed al carboii fossile inglese ». • 4.' .Non pare che debba temersi danno per le caldaie dallo solfo conlenulo in essi combustibili, principalmente per le caldaie di rame ». l'i'i'minata la lellura della succitata memoria, il presidente richiama l'attenzione dell' assemblea sopra un soggetto di tanta importanza. Il sig. conte lìerlozzi prendendo in seguito la parola dice esser egli d'avviso, che i tubi di ferro perforati che stabiliscono la comunicazione fra la camera an- teriore o focolajo eolla posteriore, venendo riscaldati fino a diventar rossi dalla corrente infuocata che internamente gli attraversa, debbano venir rapidamente distrulli per l'azione dell'ossigeno atmosferico, cagionando cosi un yrave dispen- dio; ed avvalora questa sua opinione adduceiido dei falli in proposilo. Il prof Sobrero risponde esser necessario ricoprire i lubi di ferro con terre refraltaric e sostituir loro in alcuni casi dei lubi formali delle medesime so- stanze refrattarie : del resto poi la scelta dei mezzi jiii'i convenienli per ovviare la pronta di--lruzione dei tubi apparlencre più >peeialmente alle persone dell' arie. ( aSi ) Quindi a maggiore schiarimciilo di tiiiaiilo venne esporlo nella memoria, noia, che se il solfo dei eonihusliliilì fossili allaerassc il rame come generalmente si crede, lutle le anali.-.i eiiMiieiitari delle sostanze a/.olalc contenenti del solfo sareli- Lcro erronee. Il eav. prof. Taddei fa riflellere che, menlre il rame è attaccato con m(dla faeililù dall' ucido sollidrico, lo è diflicilmenle per paiie dell'acido solforoso. Il padre Callicano lìertazzi legge in septnilo una memoria sopra un sale ch'egli chiama bifcrro-cianidralo di chiiiina, e del (jualc presenta un saijgio alla sezione. Per ollcnere questo sale egli prende una soluzione falla a caldo con 1. '/^ parli di ferroeianuro di potassio e 3 p. d'acqua distillata, e vi versa a poco a poco una soluzione falla con 8 p. d'acqua e 1 p. di solfalo di chinina, aggiungendo dell'acido solforico quanto basta perchè rimanga limpidissimo il li(piido che acquista UD colore rosso-scuro: ponendo cpiindi nel ghiaccio il vaso coiilenenle Li miscela, ottiene dei liei cristalli ollaedrici di ciilore rosso-scuro che sotm il sale in discorso. Deserille le piopiicià di questo com|)oslo ch'egli riguarda come una cojnhina zione di due pniporzioiii di ferroeianuro, duo di idrocianaio di chinina, e due d'acqua, termina l'autore la sua memoria dicendo di avere ottenuto eolla mor- ena e eolla stricnina un sale di analoga composizione. 11 presidente comunica all'adunanza essere stata inviala alla sezione di (Ihi- miea una bottiglia contenente un'acqua minerale di Ronco, all'oggetto d'istiluirne l'analisi. Elegge quindi una commissione eom|)osta dei signori Uuspini, Mullcdo. (irasso, chimici farmaiisli e del prof. Abbene, incaricala d'intraprendere l'analisi qualitativa dell' ai'qua suddetta. Il prof. Perclli presenta in seguilo un acido clic egli crede nnovo e che ottenne dall' ac(jua della matrimria parlhcnium che era divenula aeiporrc. — Egli fece passare una corrente di gaz azoto puro e secco sopra dell'ioduro di potassio posto in un tubo di porcellana riscaldato lino al rosso-bianco ed altre volte in una navicella di platino nel medesimo introdotta; ed osservò che l'iodio si separava allo slato di vapore violaceo. Questo si condensava in forma cristallina nel tubo di vetro an- nesso a quello di porcellana e comunicante con due piccole campane di cristallo conveniculemenle disposte e raffreddale, dove in progresso della reazione compa- riva con un colore rossastro analogo a quello i abuso d' acclosella , si iiauno frequentissimi i calcoli d'acido ossalico. Il clima, ci dice, può avere anch'esso molla influenza, ma non bisogna omettere di tener conio del regime dietetico. Il farmacista sig. Multcdo asserisce che nella eillà di Genova, do\e non si fa uso di acclosella, i calcoli con acido ossalico non si riscontrano che raramente, e che invece vi è frequentissimo l'acido urico. .VI che soggiunge il prof. Taddei che lo slesso si verifica nella Toscana. Quindi Io stesso presidenCc presenta all'adunanza ti'C grosse concrezioni rinve- nule negli inleslini di un mulo, accompagnate da una lettera del farmacista sig. Pio Itaslelli. Dalla relazione di quest'ultimo risulla, che due di queste concrezioni si rinven- nero neir intestino cieco del ridetto animale. Sono esse di un volume straordina- rio, d'una dui'czza lapidea, fragili, di colore grigio-rossastro con superficie liscia e d" una forma irregolarmente rotondata. L" altra concrezione che fu trovata ncl- r intestino retto 6 meno voluminosa, di una foi'ma esattamente circolare e piatta, con un colore piuttosto bianco-grigio. Il peso totale di queste Ire masse calco- lose fu trovalo eguale a libbre l'J di Genova. Dietro un esame superficiale dello strale esterno della concrezione che presenta maggior volume potè assicurarsi il llastelli non esservi carbonato calcareo, si bene del fosfato ammonieo-magnesico meseidato a materia \egelo-animale. Il farmacisln'sig. Mulledo c'informa a questo proposilo di aver fallo qualche ( 390 ) ricorca sopra le delle ronrrc/ioni e di averle (ro\alc composte di fosfato di ma- ;;iiesia-aiiiilloiiiacaie , ma però con prediiiiiiiiio di fosfato di calce, cementali si i|ucslo che quello da una materia animale cai)ace di saporificarsi colla potassa. Si dà in seguito comunicazione di una noia del prof Scimi stipra alcune o.iscr- vazioni .full' amigdaliiid. L'autore propone un metodo per |ireparare l' amigdalina , il quale avrehbc il \aiilaggio di essere più facile ed economico di quelli liiiora praticati, e che si fonda sulla proprielit ch'egli riconobhe nei liquidi acidi ed alcalini d'impedire la/ione della sinaplasin sidla predella sostanza. Si lasciano un certo tempo le mandorle amare nell'acqua di calce lepida (resa |)iù alcalina <'on ([uaiclie goccia di potassa sciolta ) onde poterne poi dislaccare con facilità la buccia, si asciugano, e lasciate diseccare, si com|>rimono sotto il torchio ripetutamente aflinc di eslrarne tulio l'olio. Si polverizza il panello otte- nuto, si stempra nell' aetpia acidulala con acido solforico (nella [U'oporzionc di 1 p. d' acido e ."() Uno a 50 p. d' acqua ) lino a formare un' emulsione comune : si Oltpa , e si lava ripetutamente la sostanza coagulala fino a che un po' di li(|ui(lo unito ad un' emulsione di mandorle dolci non vi produca pii'i l'odore idrocianico. Il liquido ottenuto che è pellucido, di colore ambraceo , abbandonato a se stesso ad una temperatura conveniente, fermenta e depone dei Hocchi di materia albu- mino,sa .deposti i quali conviene risvegliare la fermentazione con un poco di lievito, anìnché lutto lo zucchero rimanga decomposto. Decantato il liquido ed evaporato a secchezza, si tratta il residuo coji alcool concentrato alla temperatura dell' ebolli- zione, onde sciogliere 1' amigdalina, la quale si separa in parte col ralTreddamcnto del menstruo spiritoso ed in parie col riposo di varie settimane. Il Selmi fece pure degli sludii per conoscere quali agenti potessero impedire l'azione della sinaptasia sull' amigdalina , e quali principii azotati catalitici posse- dessero r eflicacia di scomporla. I liquidi alcalini, dice egli, impediscono la reazione della sinaptasia sull' amig- dalina, .sebbene l'emulsione si chiarisca per l'influenza dell'alcali: ma neutraliz- zando quest'ultimo in modo conveniente, la sinaptasia riprende l'esercizio delle sue funzioni, e subilo appare l'odore prussico. Se non si opera la neutralizzazione dell' alcali e si lascia il liquido a se stesso vcdesi a poco a poco farsi torbido, deporre tina materia fioccosa e ad un lempo dar luogo a svolgimento di odore idrocianico. La calce riesce più edicace della ))()lassa nel ritardala la comparsa dell'odore. I liquidi resi appena acidi con acido solforico, cloridico o nitrico si oppongono vigorosamente all'azione della sinaptasia, nella quale sembra che apportino profonde modificazioni. DifTatti l'emulsione di mandorle amare fatta con liquido acido non manifesta l'odore prussico, se si neutralizza l'acido, mentre per gli alcali ha luogo il contrario. ( 391 ) Gli acidi organici impediscono pure, se concentrali, lo svolgimento dell'odore prussico: se allungati paiono mitigarlo che è quanto dire diminuire soltanto l'a- zione della sinaptasia sull'aniigdalina. Le materie azotate in iscumposizione ossia i vurii l'crmcnli cimentati colla .so- luzione di amigdaiiiij non produssero reazione: il solo tuorlo d'uovo diluito me- scolatovi, nel termine di alcune ore fa nascere l'odore idrocianico, elie continua lincile r amigduliua sia decomposta. Il principio attivo del tuorlo d'uovo sull'amigdalina non esiste già formato nel medesimo , ma si forma pel contatto protrailo colla sostanza scomponibile. L'emulsione di semi di lino sebbene al dire di Pirla contenga molla sinaptasia, tuttavia riesce inerte sull' aniii,'dalina, il che ci fa conoscere, che nella sinaptasia comune esistono due materie una operante sull'amigdalina e l'altra sulla salicina, la seconda delle quali sembra trovarsi sola non mista alla prima nei semi di lino. rinalniente osservò il Scimi che i semi delle amurinc rimasti immersi per varii mesi nel succo fernicnlalo di (piesli frulli, perdellero 1' amigdalina , si caricarono d'acido benzoico e mantennero inalterata la loro sinaptasia che ridotta ad emul- sione fu alta a .scom|iorre l'amigilalina. Il segretario De-Megri legge quindi una lettera del |)i-of. 'l'argioni Tozzelli nella quale l'autore manifesta il dispiacere di non aver potuto soddisfare all'incarico avuto nel passato (longres.so di Napoli, di fare cioè degli sludii sui combustibili l'ossili della Toscana. Kgli ajsgiunge che ha già raccolto buon numero di sag!;i di tali combustibili , i quali riconobbe esser vere ligniti , e che potè accerlai'si non esistere nella Toscana vero carbon fossile analogo a quello iniilese, considerandoli sia geologicamente, sia chin)icamenle , per essere la loro giacitura nei lerieni terziarii e per non aver .somministrato naftalina , la cui presenza può considerarsi come il car.iltere chimico esclusivo del vero carbon fossile. Il prof. Sobrero annunzia alla sezione l'invio fallo dal doli. Donicngel di al- cuni saggi dell'acqua minerale di Challes in Savoia, come (luella che venne pro- clamala assai vantaggiosa in molle nialallie |). e. contro le alTezioni erpeliebe e scrofolose , e che contiene considerevoli quanlilà di solfuri , di cloruri e di ioduri alcalini, al i]Ual proposito s' isliluiscono dal ridello |irofessore alcune es(>c- ricnze comprovanti la presenza di alcuni dei materiali sovraindicati. l)o|)0 di che fu notare che queste ac(|iie giiiiiijono a segnare ^00" al soKidroinelro di Dnpas- quier, ineiitie le altre ac(|ue soll'nree son già ripnlale buone quando segnano ap- pena 20" 0 30"; e lìniscc asserendo essere stalo egli stesso lestiinonio oculare dell' eflicacia dell'acqua suddetla in parecchie nialallie. Il prof l'erelli domanda, .se polrebbesi eslrariie l'iodio con vantaggio. .VI che risponde il prof. Sobrero che il proprietario avrebbe sempre nella vendita dì queste aeque ad uso terapeutico un utile maggiore che nell'estrazione dell'iodio: ( rm ) e che quindi si propone di Airnc dei dfpdsili in >iirii lu(ii;lii, come già feci' ;i To- rino e a l'arij:!. Il cax. prof. Taddi'i alTaccia il (iniorc clic la i;ran ([uanlilà d'idrogeno solforalo l'onlonulo nell'acqua di (.lialics possa lornarc nociva alloicliè in facendone uso inlernainenle non ne >ia discreta la dose. Il prof. Sobrero conviene col prof. Taddei che questo gaz non è solo deleterio quando venga introdotto ne!ra|iparcccliio rcs|iiralorio, ma anche (piando una certa quantità dello stesso si trovi nel tulio digerente. Sendira . ci dice, clic nei rumi- nanti molti casi di morte improvvisa, al seguilo dell' ingeslionc di |iarccchie legu- minose, si delibano all' a/ionc perniciosa di questo gay. : ma (pii non si tratta di idrogeno solforalo libero, si bene di solfo unito ai melalli. Il cav. prof. Taddei aggiunge clic 1' iodio di (picsle acque tempera forse i danni clic potrcbbciu derivale jier parte dell'acido sollidrico. Quindi all' interpello del prof, l'erelti se ne sia già stata eseguita l'analisi Mispoiide il prof, .\bbene essere già slata falla dal sig. Henry in un eoi sigg. nonJean e Hebert. lisaurita questa discussione il sig. Grigolato legge una nota sulla proprietà che ha il carbone animale di assoi'bire il principio amaro dei vegetabili. — L'autore ebbe occasione di conslalure ipicsta proprietà del carbone, sperimentando colle in- fu.sioni 0 decozioni di eamediio, d'assenzio, di genziana, di quassia, di lillinea , e d'altre sostanze vegetabili, (ili parve jierò che l'azione del carbone fosse più |)riiiila tratlaiidosi di materie vegetabili, i principii amari delle (piali non siano azo- tati; beiichi' si ollcnga pure l'cfTctlo colle decozioni che eoiilengono degli alcaloidi propriamente detti. Operò infatti sopra una decozione di stramonio ed osservò che il carbone animale agisce bensì sulla daturinu, ma non sulla slramonina. Il prof. l'eretti osserva clic simili esperimenti erano già stali fatti da molti anni sulla eoecinilla, sul fernambuco, ecc. Domanda in seguito se quando il car- bone animale assorbe una materia colorante, ciò si elfellui per una combinazione cbimica , manifestando ch'egli inclina verso questa o|iiiiioiie, fondandosi sul fatto clic li iiii|)ossibile togliere al carbone parecchie di queste materie coloranti che assorbe con tanta avidità. Quest'ultimo fatto sarebbe vero, secondo il prof. Taddei. (piando si tratti di materie coloranti rosse, ma vi sarebbe un'eccezione a riguardo della einatosiiia, la quale nuche trovasi naturalmente consociata cogli altri materiali proprii del sangue non può esserne dal carbone in alcun modo svincolata , dovcchè separala con mezzi chimici e disciolla in adattali menslrui può allora soltanto esser trat- tenuta dal carbone animale fino al punto di lasciare il liipiido solvente scolorato affatto e limjiido, conforme egli ha già fatto conoscere colla pubblicazione delle >ue ricerche suH'ematosina o materia colorante del sangue. Aggiunge poi avere ( 393 ) il sig. Grigolalo richiamato rallciizionc sulla proprietà del carbone animale quanto a rintuzzare e cancellure il sapore amaro d' infusi o decotti di vegetabili , e non sul potere scolorante, fallo oramai eonoscinlo da nidid) tempo addietro, a\endone parlato il l'abroui , non che il conte Sulu/.zo nel I7i)'i, come osserva il prof. Canobbio. Il prof. .Ahhene nota aver egli già pubblicalo una memoria su di tali proprietà del carbone animale, e ne ricorda un'altra sullo stesso argomenlo del farmacista Griscri , che si trova inserita nelle memorie della regia accademia delle scienze di Torino. Uo|)o ciò il presidente scioglie la riunione. V." // Presidente Cav. Prof. Gioacui.no Taddei , „ .1 Doli. Giacomo Fixollo / Senretara { ■' \ Cliim. Vi :''elice De-Necri. su RIUNIONE DEL GIORNO 26 SETTEMBRE I J segretario doli. Finollo logge il processo verbale che resta approvato. Il sig. conte Berl07.zi legge quindi il rapporto delia coniiiiissionc incaricata di istituire un'analisi qualitativa dell'acqua minerale del luogo detto sopra la Croce, mandamento di lìorzonasca. Secondo il rapporto, i sali esistenti in quest'acqua sarebbero quasi intieramente rappresentati da carbonati con tracce poco apprezzabili di solfali e cloruri: l'os- sido calcico ne sarebbe la base piessoclic esclusiva, mentre clic l'ossido magne- sico e alluminico vi esisterebbero in propot/Jone assai piccola: la (]uanlilù del- l'ossido ferrico sarebbe così tenue, che la commissione rimarrebbe ancora in dubbio, se questo possa derivare dai mezzi impiegati per l'analisi. In quanto alla sostanza organica rinvenuta nell'acqua suddetta, aggiunge il relatore, essere pure incerto se vi si trovi naturalmente o se piulloslo dipenda dalla qualità del tu- racciolo impiegato a ciiiuderc la bottiglia, l'inalmente la commissione ha trovato che il deposilo formato dall'acqua constava di sostanze organiche e carbonato cal- cico, non che d'ossido ferrico in piccola <|uantilà. Da questi fatti deduce doversi considerare l'acqua analizzata come un'accpia leggermente ferruginosa. Concbiude il IJcilozzi non potersi sopra qucsic sole indagini foiidai'e un maturo giudizio. essendo ignoto in qual modo ed a quale distanza dalla sorgente venisse raccolta e con (piali cautele fosse poi custodita. Lo slesso sig. conte Bcriozzi presenla in seguilo la fecola da lui cstralla, dietro l'invilo del presidente, dai due semi d'arauearia inviati dal march. Uidollì, e ven- gono incaricati i segretarii di Irasmellerla alla sezione di Bolanica e Fisiologia vegetale aflincbè vengano inslituile le domandate lieei'cbe con mezzi microscopici. Il sig. Righini legge una memoria sul valerianulo di ferro , nella quale dopo di avere esposto il metodo con cui esso lo prepara, e che consiste nel trattare la limatura di ferro coli' acido valcrianico passa a descrivere le proprietà del sale olli'iiuto. Il prof. Sobrero oppone che questo ineiodo non è da adottarsi sia perchè troppo ( 39S ) lungo, sia [M'i- le inclamorfo^i ili una parie dell'arido che avrebbero luogo secondo il sig. Iti^liiiii Il die per la prcseii/.a di una i|uanli(ù più o menu grande di ses(|uios>id() (li ferro rlic può rimanere iiieseolala nel sale; e propone di combi- nare diiellaiiieiile l'acido eoli' idrato di .seM|uiossido di ferro. I signori Coppa e Grij;olalo seguoiii) r(i|iiiiioiie del prof. Sobrero. II eliiiuico farinaeisla si;*, (irasso fa rillcllere, elie la perdila dell'acido vale- rianico elle si veriliea nel descrillo processo lo rende poco economico. Al che risponde l'autore esser questa assai piccola; pur nullamcno conviene esser preferibile il metodo consiglialo dal prof. Sobrero. Il canonico Cecconi passa a leggere una nota sopra un metodo da esso lui im- maginalo ed eseguilo per fondere la gomma elastica. Kgli propone di adoperare un foi'iieilo di una forma particolare, bruciare la gomma elastica, e raccoglierne i prodiitli iicira((|ua dopo di averli falli alliaversare per apposito canale. Il colile ltcilo/.zi dopo di aver fallo notare clic il fondere la gomma elastica è operazione ben nota nei iaboralorii cliimici , passa a dimostrare con diversi ar- gomenti come il metodo dall' autore descritto riesca men perfello di quello che si usa generalmente. Fa cenno in ultimo dei diversi mezzi più acconci ad olle- nere delle soluzioni di fliavtUdwtic quali si richiedono per le ap|)licazioiii indu- striali di questa sostanza. Il sig. Coppa aggiunge che i manifattori di Parigi prima di sciogliere la gomma clastica usano di macerarla iieiraiiunoniaca , col (piai melodo le slofl'e divengono asciutte più presto che quando la s'impiega trattala |irima col fuoco. Il prof, .\bbene legge quindi alcuni cenni intorno all'acqua sulfurea di Mom- basilio presso Ceva. Quest'acqua è limpida, ha odore d' ova fracide: unendovi poca soluzione d'a- mido ed inslillandovì soluzione d'iodio, ne riceve una quantità assai notevole prima di colorarsi in azzurro. Cento grammi d'acqua evaporala a secco danno 0, ó.'iO mil- ligrammi di una materia solida bianca, che scaldata fortemente entro una piccola campana di vetro si carbonizza svolgendo odore non equivoco d'ammoniaca. La materia bianca è compo,-ta di mollo cloruro di sodio, di molto solfalo di soda, di poca quantità di cai lionato di soda, di calce, e di magnesia, nou che di al- cune tracce di sostanza di iiaiuia vegcto-animale. 1/ autore crede poter dedurre da (pianto ha esposto, che l'acido solfidrico che si manifesta all'odore provenga dalla decomposizione del solfuro di sodio il quale durante l' evaporazione cangiasi in carbonato. Dopo ci(i il |)rof. Taddei annunzia di dover fare una comunicazione che lo ri- guarda personalmente ; e abbandonato il suo posto di presidente , chiama a co- prirlo lempornriamenle il vice- presidente prof. Cauobbio. IneoDiincia il Taddei dall' esprimere verso il doti. .Mori direttore dell' odìcina ( 39G ) farmaroulica ilei regio spechile di Pisa i propri! senlimenti di sraliludino per la deferenza avuta in volerlo informare, che non avendo oUcmiio in iilcune esperienze relative alla disrriniinazione del sanane nmano da quello de' bruii, risullati tali elle coincidessero sempre con (|ueHi clic lo slesso prof. Taddei aveva esposlo nella sua lùnalollosrnpia , non osava di dare ai medesimi veruna puhhiicilà senza il parere e consiglio di chi prima di Ini crasi cslesamenlc occupalo di questa istessa materia. Ai quali tratti di cortesia il Taddei replicava doversi non all'amicizia, ne alle persone, ma solo alla scienza aver riguardo; giacché i benclizii che a questa ridondano dal coniliallorc e prolligaro un (pi liclic errore non valgono meno di quelli che da una s('o|)erta o dalla coii(]uisla di nuovi falli le vengono recali. Quindi riconoscendo non solo esser delicata , ma falsa la posizione in cui veniva messo per l'amichevole inlerpellazionc che dal suo preopinante in persona veni- vagli falla, né d'altronde volendo che per riguardi personali e di amicizia la scienza rimanesse defraudata, soggiungeva, che il partilo d'ogni altro migliore quello appunto sarebbe, di eleggere arbitra del giudizio la sezione di Chimica degli scienziati italiani, che indi a pochi giorni erano per congregarsi in Genova. Il quale espediente rimanendo adollato, egli slesso si esibiva di farsene organo di comunicazione, con protesta di recedere dalla propria opinione quando cosi portasse il volo formalmente proferito da un consesso di dotti : ritenendo egli per massima che al discuoprimenlo del vero debbe uno scienziato sacrificar volontieri il rossore delle pro|)ric opinioni. Con questo premesse il cav. prof. Taddei, fedele all'impegno contratto, con franchezza pari alla Icallà, annunzia, poter benissimo es- sere che per le conclusioni tratte dai risullati delle proprie esperienze, egli abbia azzardato di troppo, e in tal caso essere il doti. Mori commendabile per avergli imposto un freno, mediante il quale possa venir moderato il corso di ognuno che imprenda a seguirlo nel cammino. E deposte sulla tavola della presidenza, quale aulentico documenlo, le carte ov' erano registrale le esperienze in un coi risullati ollemili dal predetto doli. Mori, iin|irende a farne una succinta esposi- zione , favellando cosi : « Due sono i cardini sui quali ho appoggiali i crilcrii per risolvere i quesiti dal foro criminale fatti all'occasione di dover diil'orenziare il sangue dell'uomo da quello dei bruii, sia che si traili di biancherie, vesti od altre suppellcltili dal ri- detto umore inquinale o maecbiale, sia che siano riinasle contaminale le armi per- foranti o taglienti, od altri oggetti. Il primo dei ridetti cardini è la coalizzabUilà del sangue (proprietà ben diversa dalla c.oagulabiìilà). Il secondo cardine consiste nel grado diverso di fluidifrnbililà che il ridetto umore possedè, qualora appar- tenga ad animali compresi nella classe dei mammiferi. — Mercé la prima di tali prerogative io pervenni a distinguere, se il sangue appartenga ad animali ovi- pari oppur vivipari, in quanto che non coalizza in alcuno dei vertebrali presi ( Ó07 ) 'l;ilhi chissc si dcijli urcolli clic dei rrttili, e dei pesci, tneniro all'opposto rouiizza il sangue di ciascuno dei ma in mi feri , o picc(da o grande clii' ne sia la mole, c|iialnii(|nc ne sieno le forme organiche e si nutrano essi esclusivamente o di erbe o di carni, oppnr si giovino indistintamente dell'uno come dell'altro alimento. — Itispetto a die io non tralascio di far qui nolare, clic essendo moltissimi gli animali, di cui ho saggiato il sangue, e che avendolo rinvenuto sempre dolalo della proprietà di coali/zarsì nei mammiferi, e non coali/.zahilc nei pesci, rettili ed uccelli, viensi con ciò a stabilire un fallo non meno curioso clic importante, <|ucllo, io voglio dire, che colla forma eiittica dei globuli sanguigni coincide la non coali/.zaiiilità , e colla forma circolare degli slessi globuli coincide la coalizza- bililà dell' umore in discorso. — Lo slesso doti. Mori ha trovato pienamente cor- rispondere conforme hanno ritrovato multi altri, il criterio della presenza od assenza della eoalizzabililà del sangue, secoiidocliè desso derivava da mammiferi, ovvero proveniva da uccelli, da rettili o da pesci. Per il qual mezzo polrassi, come ognun vede, risolvere a primo intuito e senza bisogno di ulteriori esplora- zioni o indagini, il problema proposto dai criminalìsti, quanto a dìITcrenziare il sangue dell'uomo da quello dei bruii, ogni qualvolta l'umore provenga da un uccello (jiialsiasi o carnivoro oppure frugivoro, da un rettile o da un pesce: con- ciossiachù essendo tale quale or si diceva la provenienza di i|ucl sangue, ricu- sando esso di coalizzarsi, ci aulorizzerà a staliilire, che non appartiene ad alcuno dei inainmilcri; cosicché esclusi ([uesti rimane necessariamente escluso fuomo, non altrimenti che escluso il tutto rimane esclusa anche la parte. — Messa da banda per questa via di eliminaziom' la numerosa caterva degli individui appar- tenenti allo tre classi di vertebrali (uccelli, rettili, pesci); il cerchio delle dis- criminazioni per il sangue dell'uomo da quello de' bruti rimane ristrcUo ai soli mammiferi. Trattasi or di animali che hanno coli' uomo a comune la gerarchia o la classe. E per differenziare il sangue del primo da quello dei secondi, io non seppi, fra le tante vie che tentai, trovarne altra clic (pK-lla indicatami dal grado di relativa fluidilicabilità , criterio che nou è appoggiato, io lo confesso, a carat- teri o negativi o alTermalivi , comi? lo è la ennlizzabiUlìi , ma soltanto ad un piìi o ad un meno, e che per conseguenza ben poco o nulla può dirci se non è com- parativamente adoprato, come per scrutare il titolo di bontà relativa dell'oro, lo è la cosi detta pietra di paragone ». « Or sul criterio a|)piiggialo alla diversa fluiilificabililà del sangue dei mammiferi cade appunto la divergenza ilellc opinioni fra il doti. Mori e me, per la diversità in alcuni dei risultali ottenuti dalle correlative esperienze •. • 1,0 sperimentatore pisano distribuiva in tre serie gli esperimenti con i quali egli imprendeva l'esame del sangue. Passo sotto silenzio quelli ch'Ila prima e della terza serie, come estranei at punto di nostra controversia, in i|uaiito che tendono ( 398 ) j;li uni a diinosli-aic, che o\e no» si possa dispon'C clic di due n :il jiiii di irr grani di sangue distaccato u da armi procedendo nel numero d'ordine dalla destra alla sitiisira), si fluidilicarono pres- soché in |>ari modo, il primo aNpianto meno in eguale spazio di tempo, e in pari condizioni di temperatura, mentre il secondo restossi quasi immobile ancor ijuaudo i primi due avevano già fatto una corsa di 7 pollici ed alipianle linee ". « In altro esperimento in ugual modo istituito, lo stesso dott. .Mori ebbe con- simili i risultati, colla ditl'ercnza che la fluidilicazione maggiore si dichiarò a favore del primo e del secondo globctto, la minore per il quarto, e non fu alcuna per il terzo, contando al solilo dalla destra alla sinistra. In un terzo esperimento, modilieato il processo, i (|uatlro globetti non furono fatti ciasi'uno separatamente, ma dividendo in quattro eguali porzioni l'impasto di una islessa massa rappre- sentala da 24 grani di polvere d'interposizione. !Son erano decorse IO ore che la lluidilieazione er;isi annunciata, ed era per tulli e quallro della medesima in- (ensitik 0 ad egual grado ". • In (piarlo esperimento isliluiio pur questo con impasto diviso in 4 porzioni 0 globetti eguali confermò i risultati del terzo, tranne che per parte del primo globelto la fluidilicazione fu un poco più lenta o stentata ». • Finalmente altri due esperimenti istituiti nella veduta di valutare l'influenza che avrebbe esercitato sul grado di fliiidilieabilità una proporzione di liquor acido maggiore dell'ordinaria, confermarono ai doti. Mori, che la li(|uefazione dello im- pasto tiene costante rapporto col ridetto menstruo ». ( 399 ) Tcrmìiiula (nirsla iiurrazionc, il <'av. prof. Taddei dicliiarava esser due le par- ticolarità, clii' i risultali dei surriferiti esperimenti presentano, ed ambedue tali ila hiM'iai'c forte impi-ossione neil' animo di cliicehessia : 1." Da un iato la non av- venuta nnidllica/.ione, o la quasi assoluta iinpossihilità della materia nel periodo di più giorni: '2° Dall'altro l'avvenula lluidilieazionc e protratta, nello spazio di 50 ore, lino al punto clic il prodotto da essa resultante percorresse 100 e più linee, e giungesse anco (ino a 10 pollici in un piano inclinato di ili" all'oriz- zonte. « E donde tanta differenza, dice il Taddei, da segnare gli estremi opposti? Laddove ò perfetta identità nella massa ( poiciiè identici erano il sangue e il liquor acido adoprati ) ossia nel rapporto fra il solido e il liquido , identità di prorcsso o di liallainento, identità infine di circostanze per parto della tcniporalura , e di ogni altro accessorio, non vi è ragione per non dover oUenere costante identità di risultali. Quindi so 1' cfl'etlo è manclievolc, è da ricercarsene altrove la causa, conciossiacliè non può un fenomeno essere e non essere sotto 1' azione di cause perfettamente identiche » . Dopo di che il prof. Taddei invita i membri della sezione ad eleggere per mezzo di schede una commissione, la quale si voglia incaricare di prendere in esame i lavori di entrambi gli sperimentatori, per emettere quindi il suo giudizio in proposito. E perchè venga rimosso ogni sospetto di parzialità a suo riguardo, chiede che sieno esclusi dalla commissione gli ofllciali della presidenza. A tal |)roposla si oppone tosto il cav. prof Grotlanelli , facendo osservare, niuno es.sere meglio del prof Taddei al caso di ripetere le esperienze opportune, si per es.sersi egli lunijamenle occupato di cosiffatta materia, si per la qualità degli studii che professa e dell' insegnamento aflidatogli, e niuno voler mettere in dubbio la sua lealtà , averne avuto egli stesso delle prove in casi giuridici : doversi quindi sperare che niun membro vorrà consentire alla già fatta proposizione, ma in quella vece impegnare il proponente a farsi capo e guida di ciascuno, che voglia mettersi in un arringo donde può venire vantaggio alla medicina legale e lustro alla giurisprudenza. Ma M prof. Taddei chiamandosi pregiudicato in virtù delle opinioni che oramai aveva emesse insiste nella già fatta domanda della necessità di non interlo(|uire in causa propria. Allora il prof Groltanelli facendosi interprete del sentimento comune, e apprez- zando la somma (lclic:alczza del Taddei, lo invita ad annuire al desiderio della sezione, la quale tanto più ne apprezza i lavoii , in quanto che sono intrapresi consccnziosamcnte e jier il solo amore del vero. Soggiunge poscia , che se il doit. Mori non ha in qualche caso conseguilo la fluidificazione del sangue, oppur l'ha veduta diversa da quella che manifestossi al prof. Taddei , non per questo I' ha negata, né poteva negarla, perchè egli slesso l'ha copiosamente e ripetutamente ( 400 ) ottenuta, seguendo la stessa via che dal chiinico di Firenze gli era stata tracriata. Il prof. Taddei ringrazia il ])rof. (ìrollanelli di questa deferenza a suo riguardo, e non polendo opporsi al voto unanime della assemblea, promette, che non see- merà in lui l'ardore per ripetere, eoiitiiiuarc ed estendere le già intraprese ricerche intorno al soggetto in questione. Nò lascierà tampoco di raccomandare al doli. Mori, non clic ad altri cultori di siffatti sludii, che vogliano parimente occuparsene. E ricordando di quanto grave momenlo sia la materia, su che per detto e fatto dello stesso dolt. Mori viene suscitala la discussione, non occuila, che egli slesso non oserebbe di pronunziarsi in favore della itmanilà del sangue, per il solo rarallerc della sua massima fliiidilicabililà , senza sperinieiilarlo coniparalivamenle ron quello di allei mammircri, di cui la brulatità wn'issc posta a fronte od a far eontraslo colla iimanilà di quello; e senza prima avere osservato per punlo di partenza se al paragone di altro sangue dall'uomo attinto, anche quello in- cognito o sospetto presenta risultati identici o consimili. Né ciò solo basterebbe, il prof. Taddei aggiunge, per render pienameiile tran- quilla la coscienza del perito esperimentatore, se il fenomeno della fluidificazione non venisse sussidiato da altri che gli sono appoggio e conferma, e che indicati ha già nella sua EmaUiltoscopia. Quindi non dissimula a se medesimo la contin- genza possibile di decezioni e di sbagli in ricerche di questa sorla, reputando grave punto di temerità la troppa lidanza o il contentarsi del solo carallcrc fisico della corsa più o meno lunga fatta dalia massa del sangue fluidilicato, se non venissero a sostegno anche i caratteri chimici clic nel sopra enuncialo opuscolo Ila suggerito, onde nel confronto fra il sangue dell' uomo e quello d' altri mam- miferi possano essere meglio valutale le melamorfosi% le fasi che il ridetto umore subisce, e che regolar debbono i giudizi di discriminazione dei periti spei'imentatori. Entra quindi nella discussione il prof. Canobbio, assicurando di avere insieme col sig. Grasso ripetuto le esperienze del Taddei, e di averne ottenuti i risultati che da essolui vennero indicati. E disaiiprovaiulo la |)roposla dal medesimo falla di creare per scheda una commissione, la quale debba occuparsi del sulibicito disgiunlamente da lui, sostiene doversene in quella vece ritenere come indispen- sabile r intervento si per 1' ordine delle ricerche che per il modo di condurre le esperienze; avuto riguardo ai molti sludii che su (|ueir argomento a\eva falli non tanto nella direzione e nello spirito di che ora si traila, ma anche sotto di allri rapporti. E poiché dal conte licrtozzi viene fallo avvertire, che essendo troppo breve il tempo che rimane per valersi a tal uopo della presenza del Taddei, il professore Canobbio propone di eleggere diverse commissioni permanenti in varii luoghi d'Italia, le quali stabilendo per centro comune Firenze si concerlino con l'autore della EmaloUoscopia , e con esso lui si menano in comunicazione. ( iOI ) Il quale divisiunenlu viene finalmente adottato, salve alcune modificazioni chieste dal prof. Sobicro the sono le seguenti : Come il prof, 'l'addei ù stato presidente della sezione così sia guida a coloro fra noi che vorranno accingersi a ripetcì'c le esperienze di cui si tratta. E poiché col breve tempo che rimane per trovarsi insieme non sarebbe conciliabile la serie delle manipolazioni e delle operazioni preliminari che si richiedono per mettere il sangue nella conveniente altitudine per le es))lorazioni ; cosi diasi a ciascuno libertà di sperimentare a suo agio nelle domestiche mura senza vincolo di corri- spondenza con chicchessia; non potendosi dubitare clic non venga a farsi altret- tanto da coloro che di questa dispula furono i provocatori. Ciascuno poscia esibirà il frutto raccolto dalle proprie esperienze al futuro Congresso di Venezia. In sequela di che lo stesso prof. Sobrero fattosi interprete dell' animo dei col- leghi fa la mozione, che il prof. Taddei voglia, coli' opera de" suoi sogrelarii, darsi la pena di forniohii'c sollo forma di |)rogranima i processi e le operazioni che sono necessarie per procurarsi i eriterii di coalizzazione e di fluidificazione da esso lui proposti per la discriminazione del sangue umano da quello dei bruti: che finalmente le formule redatte vengano fatte notorie ai membri della sezione ed agli altri, non tanto per mezzo degli Alti, ma anche per altra via che credasi poter essere più sollecita e più generale. La proposizione del prof. Sobrero rimane adottata ; e oltrepassalo il tempo assegnato alla seduta, il prof. Canobbio faeienle funzioni di presidente, scioglie l'adunanza. V.° Il Prexideììle Cav. Prof. Gioacuino Taddei , ^ . .. ( Doli. Giacomo Finollo / Segrelarn \ { Chim. Felice DE-NEcni. 01 PROCESSI Per la ditcriminazione del sangue umano da quello dei bruti, a forma della prima parie del saggio di Emalolloscopia del cav. professore Qioar/iino Taddei. Firenze, Tipografìd Pialli. ■Ì8ì4. § i." Oono quattro le operazioni da farsi: 1.' Estricare il sangue da esami- narsi dai corpi solidi, alla superficie dei quali si trova adeso, o dai tessuti che ne sono compenetrati*. 2.° Ridurlo allo stato di polvere d' interposizione. 5.° Spe- rimentarne la coalizzabilità e la non coalizzabilità. 4.' Determinare il grado di fluidi/icabiUtà nel sangue coalizzabile. § 2. Varia il metodo da seguirsi per estricare il sangue dagli oggetti che ne sono imbrattati, e che vengono dal foro criminale al chimico esibiti, secondo che il ridetto fluido cadde e si diseccò sopra corpi più o meno impermeabili, come le lamine degli strumenti taglienti e la superficie di altri perforanti, le lastre di marmo o di pietra, i vetri, le stoviglie, i pavimenti ed i muri, i mobili od altri attrezzi di legno e simili; ossivero vesti, biancherie, stofl'e di lana e di seta, non che i tessuti di paglia, di carta o di crine. § 3. Per procurarsi il sangue dai corpi sui quali è semplicemente adeso, il mezzo più acconcio e spedito si è quello di abraderlo colla lama di un tempe- rino, 0 di raschiarlo leggermente dalla superficie che ne è ricoperta. Qualora poi si tratti di toglierlo da un tessuto qualunque che ne sia slato intriso, se ne rese- cano colle cesoie le isole macchiale, semprechè venga ciò accordato, e se ne pongono i pezzi rcscccati in acqua distillala fredda e tanta che basti a sommer- gerli; ove si terranno in digestione senza veruna applicazione di calore, agitandoli e comprimendoli di quando in quando con un pestello di porcellana o di vetro, fino a che il corpo immerso non sia rimasto pressoché inlioramcnie sniacrhialo. Ben inteso che ne deve l'operazione esser la mcdesitiia (pialora dovondo rispcllare r integrità delle vesti o dei tessuti ci sfa forza di sommergerne i lembi o lo por- zioni macchiate. ( 403 ) % 4. La suluzionc ucquosa del sangue cosi utlenula sì c\upora (ino a secchezza rritru a dei piulli di poiTellana ( culi' uvvcrteuza di non iiioalzare il liquido sulla >U|ii-i'licie dei iiiedc'>iiiii al di là di una linea ) ad una leni|>oi'atui'a di 30 a 35 centigradi. Lu die meglio può l'ai'si o al sole u all'aria libera quando le condizioni >l termomeiriclie che igrometriche dell' atmosfera siano a ciò opportune. Si distacca poscia il residuo secco dal piatto colla lama di un coltello ben affilato , quindi »i tritura in un mortaio di porcellana lino a ridurlo in linis^^inia puKere. 11. § 5. Il sangue recuperato o raccolto, sia coli' uno, sia coli' altro dei due melodi esposti, una volta che è ben secco e polverizzato deve essere ridotto a quello stato che 1' autore tidV Ematultoscopia designa col nome di polvere d' inlei- posizione. A tal oggetto si pesa esattamente una data quantità di colai sangue secco, e s' introduce in un bicchiere conico con suflìciente dose di acqua distillata cui si fa addizione di carbonato biacido di soda cristallizzato, in modo che il peso di questo sia a quello del sangue secco impiegalo nel rapporto di 1:3. '. Si agita da quando a quando il miscuglio con bacchetta di vetro, e dopo una digestione di dieci a dodici ore vi si aggiunge una soluzione di solfato rameico, in quantità un poco su|)criore a quella che si richiederebbe per decomporre il carbonaio del- l'alcali anzidetto. Per il qual trattamento s'induce nel liquido un precipitato che ha il colore della feccia di vino rosso (jn-ecipilalo d'interposizione) io cui si trovano i materiali del sangue non meno chimicamente uniti che uniformemente promiscuali con carbonato di rame. Si rimescola il liquido torbido, e dopo un riposo di circa dodici ore si raccoglie il precipitato per mezzo d' un filtro, sopra il quale si lava con acqua distillata (ino a che questo liquido di lavacro non esca alFatto incoloro. % 6. .\llora si porta e si distende il filtro sopra carta bibula più volte raddop- piata, se ne distacca il precipitato, mentre ù ancor umido, e si pone ad asciu- gare in piatti di porcellana all' aria libera. Divenuto secco si polverizza e si passa per setaccio, tino a che sia ridotto a tale stato di divisione da presentarsi in una polvere impalpabile di color verde oliva fradicia, eh" è delta polvere d'interposi- zione in riguardo del carhiinato di rame provonicnic dalla decomposizione del sai dì soda impiegato e rìma.sto interposto fra i materiali del sangue. ' AUrsnrhr dalla ijiianlili drl rarbonalo l>iarido di soda diiicnde qiii-lla dil carlionalo di ramr, rhr rimane inlerposln, rendasi nrr4«9Mrio p«r impedirò che la proporiione del primo si rcDda variabile, di inipir(are il »l dì loda aniidniu preparalo di frrsro appnsilamenle, e con piena rcgolarili di forma nei juoi rri9lalli rolaiiln fanli per ^c s\ri\ì a far-^i ein<'ro5renli o n «pogliar^i più o mfiio di arqiu. ( 404 ) Fin ([111 le opiTiuioiii prcliniiiiui'i jiit iiii'lleic il sniguc degli uniiiKili verle- biaii lu'iradltudliie coiiveiiieiile ulla discriminazioiio. III. § 7. Il carallere della coali::ahililà e della non coalizzabililà è quello a cui ricorre per distinguere il sangue dei \ivi|)ai'i (inaminircri ) da (|uello degli ovi- pari (uccelli, rettili, pesci). E colla prima di queste denominazioni, coatizza- bidtà, vuoisi esprimere la facoltà che il sangue (previamente ridotto in polvere il' interposizione) possiede, quella eioù di agglutinarsi [ter formare una massa omogenea coerente e jìlastica, mediante l'immersione in un eccesso di li(jiwr acido (liquido composto di acido solforico a gr. GG, areom. B. e di acqua distillata in pesi eguali'). Vuoisi poi eolla seconda denominazione, non rontizzabilitù, indicare la proprietà negati\a od ojijìosla clic si avvera ogni qualvolta il sangue in pari modo trattato ricusa ostinatamente di agglutinarsi o di formare una sola massa omogenea viscosa e plastica. § 8. Onde riconoscere se la polcere d' interpusizione in che il sangue da spe- rimentarsi è stato ridotto, possegga o no la proprietà di coalizzarsi, se ne prende una data quantità sommamente attenuala e divisa, e postala nel fondo di un bic- chiere conico, vi si all'onde una tal dose di liquor acido che basti a sommer- gerla non solo, ma che si elevi per 4 o b linee al disopra di essa; o volendo agire in ])esi determinati s' impiega 1 p. della ridetta polvere con 10 />. di liquor acido. § 9. .Mlorchè la polvere è rimasta per qualche momento in conlallo di esso, si agita con una bacchetta di vetro per far si che le sue molecole s' imbevino bene del liquore anzidetto; il che avvenuto, ne conseguirà o che esse molecole si conformino in stracci voluminosi di color rosso fosco, facili ad aderire fra loro in modo che ravvicinati colla bacchetta, si riuniscano per formare un sol lutto, e foggiarsi in una massa omogenea coerente ed elastica, lasciando ben chiaro il lii/iior acido eccessivo; e così si avrà il fallo della coalizzabililà che è la carallcristiea del sangue dei mammiferi; oppur ne conseguirà che per quanto si agitino le parti- celle della polvere sommersa entro il liquor acido e si tenti ravvicinarle per ad- dossare le une sulle altre, e farle aderire insieme e reciprocamente unire, esse rimangano pcrmanenlcnicnle solto la forma di stracci dì color rosso-granaio, l'uno dall'altro divisi o .senza mutua coesione; e così avrassi la prova della non roa- lizzabililà, proprietà che distingue il sangue dei vcrlehiali ovipari. ' .Non è da impiegarsi i|iie5lo liquido, se non dnpo che, penliilo il calure clic si susril.i per la mi- scela deir acido coir,ictin;i .iMiia ria^sniilo la (empi-ralnt-.i nrilinjtria. ( iliH ) ^ lo. l'cr le upfiaiiuiii (in qui isliluitu ti siaiiiu luiidulli u disliiiguere , se il siiiigue preso in esame per conto e inleresse del l'oro criminale apparlenga ad animali vertebrati ovipari oppure a vivipari. E dato che quel sangue non goda della |)ruprieltì di coalizzarsi , potremo dietro il resultato costante dell'esperienza (|ualilicarlo come derivante da uno degli individui delle tre classi, uccelli, ret- tili , 0 pesci. Laonde per la non coalizzabililà del sangue esplorato verrà rimosso ogni sospetto che desso sia umano , attcsoeiic nella mancanza del surriferito ca- rattere viene escluso non tanto I' uomo (|uniil(i (ulti gli altri animali che hanno con esso lui a comune la classe, vale a dire i mammiferi. IV. § II. Dato ora che il sangue sottomesso all'esperienza mostrisi dotato della proprietà di coalizzarsi , rimane da conoscersi la via ])er la quale pervenire si possa a distinguere, se appartenga o no alla specie umana. La coalizzabiliuì ci ha somministrato un mezzo di eliminazione, merce cui il cerchio delle nostre indagini si restringe ad una sola gerarchia di animali , ma non ci porge però verun soccorso per differenziare il sangue dell' uomo da ((ucilo di altri mammiferi. È questa l' impresa più laboi'iosa e diflìfile. *^ l'2. Il criterio cui l'autore propone di far ricorso è la fliiidahllità; colla qual denominazione vuoisi denotale la proprietà che la massa del sangue coa- lizzato possiede di deprimersi e aderire alla superlicie del vetro e di altri corpi solidi, di farsi lucida, picea, |)astosa , a somiglianza di un estratto, e a poco a poco semifluida e viscosa a guisa di siroppo, quindi più o meno scorrevole sotto r influenza di una temperatura compresa fra i 28 e i 55 ccntigr. § 13. Partendosi da questo carattere, può il sangue dei mammiferi dividersi in sangue non fluidifwabile (come p. es. quello di bove); in mediocremente flui- di ficabile ( come ([nello del cavallo , giumento , majalc ecc. ) ; ed in eminentcmenle fluidi licabite (come per es. quello di cane, di sorcio, e d'uomo). E l'esperienza avendo dimostrato che il sangue umano appartiene a quest'ultimo gruppo, ne ri- sulla che per la caratteristica della fliiidificabililà si potrà dill'crenziarlo per via di eliminazione da quello di molti altri mammiferi , per modo che resti solo a distinguerlo da altro che sia al |)ari di esso omiììcnlcmcnle Piiidijìrnhitp. ;■) 1 1. Kcco pertanto come si perviene a misurare la fluidi ficubilitii relativa dell' umore sanguigno. Si pesa con tutta esattezza entro ad un vetro da orologio una data quantità di polvere d' interposizione estremamente divisa (a modo d'esempio IO o l'i gra- ni), e se ne toglie l'umidità o acqua igrometrica con esporre quella slessa polvere entro il recipiente in cui fu pedala in una stufa portala alla leniperalura di SO ( 40(3 ) fciitigr. 0 iiiuntenoiiduM'Iu lino ;i (:iiilti clic \)cì- ii|it'liilc (.'i-iiluiiuiuni non bi jjiuiigu il (lolcrmiiKii'c che più non diminuisce di jicso. Ailura so|)ra io stesso vetro da orologio se ne pi'cnde una tjuanlilà, per esempio di C, 8, o al più 10 grani, csattissimamenle pesata, u senza rimuovere la materia dalla bilancia, vi si fa ca- dere sopra goccia a goccia per mezzo di una pipetta tal quantità di liqtwr avido clic stia alla polvere impiegata nel rapporto di 5 : '2. Ciò fatto si ritira dalla bi- lancia il vetro da orologio coiitcnenlc il peso delle due materie solida e liquida , e collocalo sopra di una lastra di cristallo si pi'ocura di mescolare esattamente r una coir altra mediante una sotlil haccliclla di vetro in modo da formare una pasta od un miscuglio onioiierieo. § 13. Si prende di poi una lastra di vetro rcllangolare e grande, ben tei'sa ed asciutta, che porti incisa nel tratto della sua lunghezza una scala divisa in pol- ttci e in linee; si colloca al contine dello zero la materia voaliz:ulu , e si adatta in posizione orizzontale in una stufa che sia alla temperatura dei 50 ai 33 cen- tigr. Quando la pasta dell'anzidetta materia ha aderito alla lastra, s'inclina questa jier modo che formi col piano dell'orizzonte un angolo di 4o gradi, e si ha cura di mantenere costante la temperatura dell'ambiente. § IG. Cominciando fino da questo momento ad esplorare per ripetute volte nel giorno ciò che avvenga nella massa in esperimento , ci verrà fatto d' incontrare 0 l'uno 0 l'altro di questi Ire casi, cioò che, anche trascorsi 8, 10 o più giorni, la massa non si deprima che poco o punto, né che tampoco si faccia lucida, omogenea e picea, né presenti indizio alcuno di scorrevolezza, e si mantenga invece nella linea sulla quale fu collocata : e ciò avverrà se il sangue non era fluìdiftcabile, come ad esempio quello di bove. Oppure s'incontrerà che la pasta si deprima in capo a qualche giorno, quindi si faccia lucida, molle semiliquida, ma con gran lentezza scorrevole, per cui dopo 10 o più giorni non percorra che un più 0 meno breve tragitto sulla lastra graduata, e ([uesto accaderà se il sangue era mediocremenle (luidi/icabile, come quello di giumento, di cavallo, di maiale, ecc. 0 finalmente s'incontrerà il caso che decorse appena da 10 a 20 ore, la massa , non che essersi depressa , fatta lucida e picea , si disponga ad acquistare la consistenza e la scorrevolezza di estratto, quindi (piclla di siro|ipo , e in capo a pochi giorni percorra, fluidificandosi, lungo tratto della lastra graduala; e questo sarà il caso di un sangue eminenlemeiUe flìiidifinfii/e , come aiù (juello del sor- cio; cosi è necessario per rispondere ai quesiti del foro di poter determinare la umanilà a fronte della brutalità nel sanj^ue emiiicntcmcntf HukUftcaliile. § 19. E richiedendosi a tal oggetto di appoggiare la discriminazione ad \xn più o ad un meno di /Inidifirahilità , bisognerà procedere per via di confronto esami- nando comparativamente il grado di essa nel sangue umano e in quello degli altri animali, che per questo carattere all' uomo si avvicinano. Laonde per eseguire l'esperienza farà d'uopo di tenersi provvisti di polvere d' iìilcrposizione tratta non solo dal sangue di uomo sano, ma anciie dalle altre qualità di sangue eminente- mente fluidijicahile o almeno del sangue di cane o di sorcio, che per il carattere della fluidificabilità rassomiglia più di ogni altro al sangue umano. § 20. Preparati i campioni della polvere d' interposizione di sangue d' uomo sano, di cane, e di sorcio, che servir debbono di termine di confronto nella dis- criminazione di un sangue incognito si opera così. Si prende un peso esatto per es. di grani 6 di ciasc\ina delle tre cognite qualità di polvere ben essiccala come di sopra si è detto, ed altro peso di quella proparala col sangue esibito dal foro od incognito. Ad ognuna di tali dosi si aggiungono gr. 9 di liquor acido, s'im- pastano colle precauzioni già esposte, e le quattro masse che si otiengono si ri- ducono a globetti di diametro pressoché eguale a forza di volgerli e rivolgerli colla bacchetta di vetro entro il recipiente ove si è fatto il miscuglio. Si portano qucsli globetti sopra la lastra graduata, si dispongono sopra la linea marcala dallo zero, e si contrassegnano i tre cogniti colle lettere iniziali del nome dell'animale cui ap- partiene r umore sanguigno , quali sono le maiuscole V. C. S. , lasciando l' inco- gnito senza lettera indicativa. § 21. Si trasporta la lastra nella stufa ad una temperatura di .30 o 31) eenligr. che è necessario resti costante per tutto il corso dell' esperienza ; e quando tulli i globetti avranno aderito alla lastra, si darà a questa la solila inclina/ione di 4S gradi. Se ora si supponga che in capo a 4 giorni l' abbia corso pollici a, e, pollici 3 e linee 8, S pollici 7, e l'incognito che diremo .V pollici 3 e lin. 1; se si rappresenteranno i pollici 5 percorsi da V con 100, e con questa cifra si metteranno in proporzione le altre, avremo che l': C: S : X: : 100 : 73 : HO : 101. S 22. Dai quali rapporti apparisce che il sangue .V appartiene ad uomo, poi- ché la sua fluidilivabilitù si ravvicina e quasi s'idcnlilica con quella del cam- pione V. b chiaro che se il sangue incognito .Y apparteneva al gruppo mediocre- mente jìuidilirahilc avrebbe subito una flnidincazione espressa da una cifra che messa in rapporto col campione l' = 100 sarebbe di assai inferiore di C = 75; onde la differenza sua da quello umano sarebbe apparsa di gran lunga più sen- sibile, in quella slessa guisa che sarebbesi mostrata sensibilissima, qualora lo ( 408 ) stesso sangue iiicoji;iiito A' fosse sliilo comixTso fra le s|)ecie non jìuidijkitbili elio poco 0 punto. § 23. Finalincnle, onde con più sicurezza (ieterminaro nel .sariijsue il grado di sua Ihiiiìi/kabililà, si coadiuvano le prove traile dal carallcre tisico della corre- lativa scorrevolezza, con allrc appoggiale ad un criterio chimico, operando nel modo clic appresso. ^ 24. Rinvolte in quadrelli di lina e lilla tela di cotone o dì lino le politeli d' iiUerposizione si dei sangui ad uso di campione U, C, S, come quello in- cognito, si pongono ciascuna separatamente a bollire dentro l'acqua distillala per 5 minuti; donde poi rstralte si fanno prosciugare e perfeltamcnle essiccare, os- servando le cautele indicate al § 14. Si prendono al .solito di ognuna di queste quattro polveri 6 grani, e aggiuntivi 'i grani di /(V/koj- acido per cadauna, se ne pongono i miscugli rcspellivi in aitrcllanli vetri da orologio aventi un diametro non maggiore di mezzo pollice e contrassegnili! per le |)rime Ire ad uso di cam|iione colle correspetlive iniziali U, C, S, mentre si lascia la quarta od incognita senza indicazione veruna , e si collocano tosto in una stufa alla temperatura di oM centigradi. § 23. Essendo ora stata distrutta nella materia, mediante l'ebollizione la pro- prietà di coalizzarsi o di riunirsi e agglutinarsi in globetti o in masse coerenti, se ne ottiene in quella vece un ammasso di particelle incoerenti, stracciose come se fossero aride, o come lo sarebbero quelle di tabacco grossolanamente trinciato: per il qual modo di foggiarsi addiviene pure marcata e sentita la metamorfosi che la massa subisce in facendo passaggio allo stalo di corpo omogeneo .semifuso e plastico, e quindi di vero fluido più o meno scorrevole. § 26. Allorchù la materia ha aderito alla superficie del recipiente, si dispone ciascuna delle capsuline di vetro colla superficie concava rivolta in basso sopra un setto composto di quattro strati di tela di crine, e si colloca al disotto di questo un piano formato da varie rotelle di fina tela di lino. Sotto l' influenza della temperatura di .35 centigradi dianzi indicata ( dalla uniformila costante della quale dipende il buon andamento dell'esperienza), si annunzia e progre- disce la metamorfosi di sopra accennata , e più o meno presto a tale riduccsi , che la massa divenuta più o meno scorrevole mostrasi fluidi fica la. h allora che dcssa attraversando per il filtro di crine lascia fra le maglie di esso gli stracci 0 corpuscoli non fluidificali, e scende a compcnelrare e macchiare le rotelle di tela .sottoposte. § 27. Giova frattanlo assaissimo di osservare quale fra le quattro specie di materia posta in esperimento fu la prima a subire il jiassaggio dallo stato di stracci a quello di massa glutinosa o di pasta omogenea lucida e plastica; quale parimente fra esse fu più sollecita ad attraversare il quadruplice setto o filtro di ( 409 ) erme, ed a macchiare la prima delle rolclle di Ida iiiimcdiiilaiiieule sollniio^lo-. e al Icmpo slesso con quale delle tre specie cognile e [trcse come lermiiie di coiifroiilo, la quarta od incognita andò più all'unisono o proccdi-lte di jiasso pari in questa serie di fenomeni, (iiaccliè la misura del tempo durante la produzione di essi, è elemento di moltissima importanza in cosiffatte valutazioni com|)arative. ,^ 28. Quelle fra le rolclle di tela clic di mano in mano rimangono macelliate debbono esser lolle di sotto al filtro di crine e portale entro a dei bicchieri co- nici ripieni per due terzi di acqua di>lillala e segnati delle iniziali correspctlive r\ C, S, lasciando al solilo senza indicazione il bicchiere ove si pongono (|uelle della specie incognita. Quando la rolella di tela che sin'cede imuiedialarncnie al lìllro di crine non resìa più macchiala, l'esperienza per questo lato è compiuta. non rimanendo che a determinare la (|uanlilà relativa della materia fluidilicatasi tanto nei tre campioni U, C, S, (|Uiuilo nella specie incognita. ì) 29. A ciò si perviene filtrando per caria i liquidi ollenuli per la digestione e completa lavazionc delle respettive rolclle di tela, e versando in ciascuno di essi del nitrato di barile puro e in leggiero eccesso. Si raccolgono quindi i pre- cipitali sopra (illri dì carta cmilrassegnali in pari modo, si lavano fino ad espor- tarne tutto il nitrato di barile eccessivamente impiegato , si diseccano e se ne riscontra l' esalto peso. !) 30. Le cifre indicanti le (|uanlil;i dei pre<'i|)ilali ollenuli esprimono la misura o il grado di flaidificubilitìi relativa del sangue assoggellalo all'esperienza; lalcliè esprimendo con 100 il peso del precipitato ollcnuto da V, (|uello di ^' sarà eguale a 72, quello di S eguale a 140: colle quali espressioni numeriche mcl- Icndo in coufroiilo il precipitato ollenulo dal sangue incognito, si trarrà argomento onde ammettere la umanità se mollo si avvicina o per poco di più o per poco di meno a 100; o invece la bnttalilà, se mollo da questa cifra, o in più o in meno si allontana, come se ne allontanano le cifre rinvenute e soju-a citate jicr le due specie C e S. Avvenenze. — In materia di rio al line. Un altro elemento di massima importanza nel precisare il valore da darsi alia fluidijicabitilii del li(|uorc sanguigno si è il tempo che impiegano le masse poste ( 4H ) in "esperimento , onde perconcre un (hiln li'ugilto (§ 20-21 ); poiché se può darsi il caso che per la condizione di lemperalura la coiha di un dato sangue, che i' menu lìuidifivnliilc di un dalo altro, f.'iunt,'a (|uasi ad ui;iia^'liai-(' la corsa di questo secondo, non avverrà però mai, laddove sono uiaiilcnulc costaiilemente identiche le condizioni, che ciò si vcriGcIii iti un medesimo intervallo di tempo; che è quanto dire, che por il f,'iudi/.io delinilivo della umanilà del sangue debhasi rite- nere per condizione essenziale e indisjiensahiic, che il sangue sospetto ed inco- gnito imiti nella sua /luidifa-abililà il campione U non tanto nella lunghezza del tragitto percorso o del tratto di su|icrlicic occujiala, quanto anche nell' impiegare un tempo eguale per conseguire parimente eguale il grado di /luidilirabililà. R ciò non tanto jier la materia o poh^ere W iiilerposi zinne che non ha subilo il trattamento dell'acqua bollente (§ 14), quanto per quella che 0 siala |U'cvia- mente bollila conforme si è dello (| 24); giacché laddove un sangue, che es- sendo l'iniìwiid'mcìile jìakUfuahilc , come p. es. (picllo del cane, poli'cbbe lasciare l'operatore in (pialche dubbio all'occasione di dover decidere di mnimilà o di hrulnlilà per il solo fallo della lunghezza del tragitto percorso o del grado di relativa jlukUjkabititU, il dubbio verrà tolto, in facendo rigorosamente conio del tempo impiegato. Imperocché se desso é sangue umano, avrà di già incominciato a flnidifwarsi ed a scorrere sulla lastra o ad attraversare per il filtro, quando l'altro appena si dispone alla corsa o alla filtrazione; del pari che se desso è umano sarà giunto al termine di sua corsa o sarà attraversato tutto quanto per il liltro, mentre l'altro rimasto indietro persevererà tuttavia a far cammino sulla lastra { % Ifiì o a macchiar nuove rotelle di tela sotto il (illio di crine ($ 2(i ). V." // Prexidfiìlc ("av. Prof. Gio\(:iu\o Tadoei Doti. Giacomo Finollo / Segrelarii > , . , _, Cium. Felice De-.Ne(;hi. hiuiniOìM: DEL GIORiNO 28 SETTEMBRE XjcIIo dal segretario doli, l'inolio il processo verbale della tornala precedente, viene quindi approvato. Il pro>identc eomiinira all'adunanza lo sialo nominativo dei membri componenli i eoinitati istituiti nelle diverse provineic d' Italia \wi la eompila/.ione di una farmacopea uniformo pi-r tulta la penisola italiana: dei quali comitali essendo stalo eletto per voto unanime a presidente generale dalla sezione di Medicina, venne al tempo stesso incaricato di farsi capo del comitato di Toscana e stati luccbesi. Il doli. Parmeggiani passa quindi a leggere una sua nota intorno alle reazioni presentale dalle suluzioni di aleuni sali alcalini sulla fibrina recente del sawjue venoso. Numerose e svariate esperienze sulla fibrina recente del sangue venoso ottenuta |)er mezzo della lavatura del coagulo, in^liluile con soluzioni acquose di molli sali. allo scopo di rischiarare il Iramutamento avvenuto in queir albuminoide, compon- gono la maggior parte di tale lavoro, da cui l'autore deduce le seguenti con- clusioni. I,a fibrina acquistare molti dei caratteri dell'albumina nella soluzione satura a freddo di nitrato potassico, e intervenire ciò anche col solfato sodico e col .solfato potassico, col carbonato d'ammonico, coi cloruri sodico e ammonico. i.a fibrina umida gonfiarsi in alcune soluzioni di sali a base alcalina; presen- tarsi poi il fenomeno, meglio che in ogni altra, in quella di carbonato sodico. ove appare dapprima sotto l'aspetto di una gomma gonfiata nel liquido, in cui po.scia si spande rendendolo mucoso, filante, non coagulabile al fuoco, avvegnaché piccole modificazioni valgono ad imprimervi tale qualitii. Una parie della fibrina del sangue venoso appena eslrallo, sembrare, dietro al- cune cs|)erienze , solubile in molla copia d'acqua, e tale solubilità appartenere ben anche a quella parie tuttora li(pii(la ilei sangue che va poi a ridursi in cotenna. I.a fibrina derivante dal grumo di sangue ricoperto di cotenna e lolla prima ( 413 ) dal iiii'desimo sciogliersi nelle dissoluzioni saline nominale, e non essere insolu- bili; in questi liquidi la stessa cotenna giù formata. Il fatto della poca solubilità della crosta n()gi>liea anche nell'acqua satura di solfalo sodico, quantunque paia condurre a sospettare la cotenna il prodotto di una lihrina iiKidilieala nella sua com- posizione, poter per aiti-o derivare da uno slato di coesione più forte clic acqui- stano fra loro le molecoli- lihrinose nell'atto di comporre la cotenna medesima. I,a non alliludine delia lihrina, sciolta ne' sali , a formare coagulo quando sia unita al grumo di sangue lavato, tornar favorevole per ammettere un cambia- mento accaduto alla lihrina stessa nelle accennate circostanze. Doversi per le co.se dette ritenere probabile la metamorfosi della librina in albumina per mezzo della soluzione di sali neutri alcalini; ma la cosa meritar pure ulteriori sludii, e ciò anche verificato, non conseguirne identità tra l'albu- mina e la lihrina, avendosi piuttosto ragioni molte per ritenere questa come do- tata di un grado maggiore di elaborazione che quella. Dopo ciò il segretario Dc-Ncgri legge una memoria del principe Bartolomeo De Soresina Vidoni sopra un suo metodo per lavorare il lino senza preventiva marerazinne e fermentazione , intanto che si csibi.seono all'esame dei membri della sezione due .saggi di lino preparali col medesimo. Dopo aver fatto sentire che questo nielodo non può venire adoperato dai con- tadini in sostituzione di quello che attualmente usano, ma conviene [ler una nuova ed apposita manifallura, passa l'autore a darne la descrizione. Svelle le piante del lino dal suolo, e separati gli steli più lunghi dai corti, fallì bene asciugare e toltine i semi, si trasportano alla manifallura per sottoporle alle seguenti operazioni. 1." Si eseguisce la triturazione della parte legnosa ponendo il lino a i)iccoli fascelti sopra un |)iano scannellato colle scannellature aperte per la caduta delle lische triturale, sul quale si fa scorrere un pesantissimo cilindro egualmente scan- nellalo, cIk; ingrana le scanallature del primo. Il lino perde così la metà circa del suo peso e si riduce ad un volume assai minore, il che è di molta importanza. i.' Do|)o di avere ammassalo il lino in una stanza assai fresca per 24 ore al- meno, si sottopone alla maciullazione, la quale si ripete quanto è necessario per torre del lutto o quasi del tulio le lische legnose, avvertendo però di non ammel- lere il dello riposo fra luna e l'altra maciullazione. 3." Si tolgono con pettine as.sai litio i capecchi e le radici. i.* Si torcono dolcemente a foggia di cordone i mani|)oli di lino, e si pongono a strali eguali e ben compressi in un tino di legno, onde sottoporli al processo dello spostamento ad acqua fredda e limjiida. Dopo 4-8 ore l'operazione è terminala. S.* Si sottopongono i cordoni di lino ad una forte compressione, e si Gnisce di asciugarli al sole od in una stanza calda e ben ventilata. ( 41* ) 6." Si riaprono i cordoni sotto l'azione di un tilindro scannellato storrcnte sopra un piano ogualmentc scannellato. Le scannellatuic licvono essere più lille di quelle dell' appareceliio di cui al n. 1. 7.» Si toreono di nuovo a foggia di cordoni i nianijioii di lino , e si poni^ono ili un tino a strali eguali ma non fortemente compressi. Nel tino si fa quindi penelrare dall'alto al basso il vapore alla pressione di un'atmosfera e mezza. In' introduzione nel tino d'acqua previamente riscaldala deve alternarsi col va- pore, ma lasciando ogni volta clic questo abbia agito sul lino per mezz'ora al- meno. L'acqua che ha attraversato il lino si scarica in un sottofondo, dal quale ha facile uscita per mezzo d'uno spinello praticato nel fondo medesimo. Questa ope- razione è terminata quando l'acqua esce chiara, ciò che avviene generalmente dopo 3 0 4 ore. Si tolgono allora i cordoni dal tino, si premono fortemente, si asciugano nel modo esposto al n. Ei, e si ripele 1' operazione indicala al n. (i. Si comunica (piindi una lettera dei sigg. fratelli Ansaldo proprietarii della ma- nifattura reale di foulard^ in Genova, nella quale invitano i chimici italiani ad iiilraprendere, come già fu praticalo in Francia, degli studii, onde lìssare stam- pando sulla seta il vero rosso garance, chiedendo che a tal uopo venga nominala una commissione incaricata di riferire in proposito al futuro Congresso di Venezia. Il presidente Taddci riconoscendo l'importanza di questi studii, fa un appello all' operosità dei membri , onde vogliano inlraprendere dei lavori relativamente a questo oggetto. Il sig. Baldracco ingegnere delle miniere dà lettura di una sua memoria inti- tolata : della corruzione dell' aria nei sollerranci delle cave di ardesia siluale »iei territorii di Lavagna e di Cogorno , provincia di Chiavari, dei ìuezzi di porvi riparo, e della natura del terreno in cui Irovansi. Accenna l' autore ascendere oggigiorno a ben 00 le cave di anlesi;i attivale nel monte S. Giacomo, presso Chiavari, per via di sotterranei, dell'esleiisione ta- lora di 130 e più metri: riferirsi il terreno ond' è composto agli ullimi periodi delle formazioni secondarie: essere verosimilinenic rialzalo dalle masse olioli- liche che si osservano in quei dintorni , con.slare esso di slrali più o meno in- clinati di uno schislo ora argillacco-selcioso, ora semplicemente argilloso, o cal- careo, e tratto tratto far passaggio tali rocce ad uno schisto calcareo-argiliosn compatto, leggiermente selcioso, di color bigio carico traente al ceruleo, fissile, a strati regolarissimi con appena visibili squamellc di mica, e che perciò com- pone l'ottima ed assai riputata ardesia delle cave di cui si tratta, e che secondo l'analisi è composta di silice, di allumina, di carbonato di calce e di magnesia, d'ossido di ferro, e d'acqua nella projiorzione di circa otto centesime parti. Nola il sig. Baldracco essere il monte S. Giacomo elevato a un dipresso 400 metri sopra il livello del mare . e la coltivazione delle sue cave occupare oltre mille ( *is ) individui, e provvedere aniiualinenlc un prodotto pel valore di circa Ln. 430,000. Molli doni scritlori , come Giustiniani , Aldovandro , Ramazzini , Valisnicri , Spa- doni, Moiij^iardini , Della Toirc, eec. pailaroiio di queste cave, ina sembra che nessuno liii ipii abliia pensato a |)revenirc i disagi e i peiicoli cui vanno soggetti gli operai o cavatori. Essi scendono nelle cave sul far del giorno e ne escono a notte, contro ciò che si pratica nelle heii condode culliva/.ioiii delle miniere, ed il numero loro giugne non di raro ad otto o dicci in un angusto sotterraneo de- liolnienle rischiarato con lampade ad olio. Ora se si considera essere notevole la quantità della materia allo stalo gazoso che 1' uomo tramanda per clTelto della traspirazione cutanea e polmonare; produrre libbre 1,00 d' aeipia allo slato di vapore, e libbre 12,80 d'acido carbonico la combustione di una libbra d'olio di olivo annualmente consumatosi nella quantitìi di circa un barile per ogni cavatore; essere pur sensibile il vajìore che sollevasi dalle acque sorgive discorrenti nelle cave; e non potersi a meno di respirare una porzione di polvere ardesiaca sparsa nell'ambiente; se si considera in ultimo, che per difetto di una doppia comuni- cazione coir aria atmosferica riesce assai lento e diflicilc il rinnovamento dell'aria; si scorgerà facilmente, continua il sig. Baldracco, quanto esser debba corrotta e deleteria quella in cui miseramente vivono i cavatori gran parte della loro vita, privi del benelico influsso della luce solare. Secondo il prof. Mongiardiiii , la per- dita delle forze muscolari e dell' ap|)etito, le ostruzioni di basso venti e, l'idropi- sia, la tisi, la debolezza della vista, l'edema frequentissimo alle gambe ed alle braccia, sono le principali malattie che potè osservare in quei lavoratori. SilTatli mali, secondo l'opinione del sig. Baldracco, dovrebbero piuttosto attribuirsi, anzi- ché alle cause enumerate dai succitati scrittori, alla presenza dell'acido carbonico elle si trova in notevoi quantità diffuso ncll' aria di que' sotterranei. Egli crede ehc si possa ovviare ai medesimi inronvenlenli , mediante una eralura ordinaria, ebbe il Canti'i i seguenti risullati. Il perossido di manganese, di piombo, di titano, e (picllo d'oro in contatto dell'ioduro di potassio, si dissossidano in parte, o ■i riducono allo stato metallico, ossidando la base dell'ioduro, e sc|)arandone l'iodio. Quello d'oro agisce con tale energia che versando sopra di esso una solu- zione d'ioduro potassico, la quale non ne contenga che '/moooo si riesce colla soluzione d'amido a riconoscervi la presenza dell'iodio reso libero. Succede pure la scomposizione del detto ioduro coli' ossido argentico e coli' ossido mercurico, ma l'iodio limane in questo caso combinalo al melallo. l,-,i decomposizione non ha luo^o coir ossido piomboso, ferrico, plalinico, stagnico, antimonico. Posto in coniano 1 ioduro potassico all'ordinaria lemperalura cogli acidi organici, cioè col- r acido citrico, Inrtarieo, ossalico, succinìco, valerianieo , formico, anche sciolti nell'acipu, oppure allungili, ebbe luogo l'ossidazione dell i base e la separazione dell'iodio; ciò che non si verilìcò anche alla temperatura di 30" a Z'ò° adope- rando i materiali organici nentii od alcalini, come sono lo zucchero, la gomma, l'amido, la gelatina, la librina , la morfina, lu stricnina, ecc. 2.' Ado|)rundo i cloruri, anch'essi .sotto l'influenza di un calore rosso-bianco, si osservò che l'acido cromico col cloruro di sodio svolse dell'acido cloridrico e del cloro in abbondanza, formandosi anche del clorui'O di cromo: col bromuro di potassio diede bio.iio alla formazione d'acido broniidrico, e ad uno svolgimento di bromo. L'acil;i rca/.innc si piiidiiic |iiii(' del if;iz ;iriili) ciuIjoiiìco , si fa libero ilcll' azoto e dot caiboiiio mi una inalciia caibonosa. 'ri'atlaiulo nello sfosso modo colPaiMilo l'ioinico v idi lii' iiininlia in iiiiliii';i (|uasi s(Mn|>n> ussociulo ull'iudiu, |iU!>S('i col sig. Miillcclo ;ill;i ricerca di (|iiesti iliic curjii , udu|icruiulu il iiie(odu proposto dal prof. Canili, nella (piale inda^^ine ehlic una nuova iieea^iiine ili conslulariie lu sensibilità, e dì a\ei(" ad un tempo un'altra prova della liciiueiiza dei succitati clciiienli nei coin|io>li naturali. Il |)rcsideiile presenta in sejiuito alla sezione una pila alla foggia di Itunseii iiiodilicata dal cliiiaico l'arinacista Giù. Carraresi di Firenze, lu quale curredata di condensatore elettrico, e |)osta in azione, rese di per se slessa evidenti le applicazioni utili clic se ne potrebbero fare non tanto per le investigazioni ana- liticlie, (pianto aiK'lie comic soccorso terapeutico nelle nevrosi ed in altri morbi, non die come mezzo alto ad indurre il coagulo del liipiido sanguigno nella cura degli aneurismi , confoiiiie (j slato di rcceiilc leiitalo con felice successo. Il chimico sig. Ru'^pini legi:i' il lapporlo della coinniissioiie incaricata dell' analisi (jualitativu dell'acqua niinerale di Itoncu inviata alia sezione. Dalle ricerche istituite dalla commissione nel laboratorio cliimieo dirello dal sig. Multedo chimico farmacista, risulta che l'acqua presentata (che però era custodita in una bottiglia mal suggellala) non conteneva acidi liberi, che vi si trovava del bicarbonato di calce, e di magnesia, una jiiccola ([uanlilà di solfato di calce, di silice e di nialoria organica da cui forse dipendeva l'odore dell'acqua siiddclla, e la cui iialura non fu possibile determinare attesa la |)iecola massa di liipiido .sopra cui si doNCtle istituire l'esame, .\ggiungc |ioi lo stesso l'dalore, che sembra probabile che 1' ac(|ua summentovata contenesse in origine dell'acido car- bonico libero, il che potrebbe facilmente verilicarsi esaminandola attinta alla sua sorgente. Il presidente cav. |)rof. Taddei meiiire aiiiuinzia alla sezione di Chimica esser giunto il termine delle sue adunanze, a norma dello statuto organico, invita i membri ad una seduta sup|ilcinciilarc, onde esaurire le materie che ancora ri- mangono a trattarsi. Pronunzia (piiiuli un all'eltiioso discorso di congedo, che dietro il desiderio espresso dall' intiera sezione viene inserito |)er intiero nel diario, come ora lo ò negli .\tti. • h questa, o signori, l' ultima delle conferenze nostre per il presente anno nella città che die i natali al gran Colombo; il quale se avesse potuto immaginare, che, nel far coni|uisla di un nuovo mondo, andava preparando in gran parte i ma- teriali di (pic>le nostre seientiliche e.'^ercitazioni , avrebbe avuto almeno un qualche conforto contro le persecuzioni e la perfìdia , con cui egli dovette di continuo lot- tare. Orribile sciagura di ipiei lem|ii > '. • Grazie però ai lumi di che la umana famiglia si è a poco a poco arricchita, linila è ornai la lolla tra l'ignoranza e la vera scienza: il trionfo di ipiest' ultima i" opgi assiemalo, ik'' piiossl ornai reirogradarc. Ina beli' era è diimpie la nostra; ( i-2-ì ì l'i'ii in cui l;i (lutliina profligaiitlo l'orrore, rome la liue eaceiu avanti a sé le tenebre, i ilolli olteiigoiio non solo il sufTragiu ilei popoli, ma il patrocinio anciie elei moiiarclii ». « lo IVattanto die preside mi \olesle del vostro dra|)pello, debbo non solo con voi congratularmi, ma compiacermi eziandio meco stesso per l' instancabile zelo, e per la nobile gara con die nei chimici arringhi sosteneste il decoro italiano ». • E ben ragione ho frattanto di congratularmi, sì percliè noli' attuale scienlillco convegno nuovi campioni io vidi scendere in arena a far prove di loro forze nel- l'onorevole palestra, sì perchè molteplici e di altissima importanza furono gli argomenti che produceste, e maestrevolmente trattaste. • Testimone ed ammiratore pur troppo io ne fui; ed a voi ne sajìranno buon grado i cultori delle cliimichc disciplino; non altiimeiili ciie io, facendomi inter- prete dei sentimenti di lutti coloro che ci onorano di loro presenza, vi attesto la comune soddisfazione por la pacatezza d'animo, por l'urbanità e candore con che nella discussione vi diportaste, quando pur furono tra voi divergenti le opinioni ». • Quindi alla promura ed allo zelo con che di ogni maniera l'egregio nostro vico-presidontc nel mio uflicio mi fu .sostegno, io mi protesto obbligato; del pari che all'operosità, all'esattezza e solerzia dei ilue sogrelarii io faccio i mentovati ringraziamenti ». « Ne a ciò solamente si limila il mio debito. Un altro e rilovanlo assai me ne rimane da soddisfare in comune con tulli voi ; (|uello cioè di protestare alla città di Genova, al suo popolo, ai suoi onorevolissimi sindaci e decurioni la nostra riconoscenza e la nostra gratitudine |)er la ospitalità e benevolenza con che cia- scuno di noi peregrini venne accolto e Irallalo ». « Laonde se lieti di queste reminiscenze gli scienziati (lei!' attuai convegno re- stituendosi iu seno delle proprie famiglie potranno, a gloria di Genova, narrare di aver veduto solennemente inaugurare la prima pietra del monumento che sia erigendo al gian Cristoforo, coloro che della nostra sezione fan jiartc, potranno altresì vantarsi di aver avuto per interlocutore nelle chimiche discpiisizioni un capo-scuola, il celebre Wòhler, non che di aver mei'ilato dei confratelli oseicenti l'arte salutare la piena fiducia in portare ad elicilo l'ardua iin|nesa di conijiilarc un formulario dì medicamenti; il ijuaie deslitula ogni impronta di municipio o di divisione sì politica che geografica, e reso iinifoniie per tutta la nustra jie- nisola, dir si possa veramente italiano ». « E l'onorevole incarico, che or ci viene alTidato, ollrechè sogna un'epoca me- morabile nei fasti dei Congressi d'Italia, ri è ln'n anche caparra di alili non iniiinri vantaggi e bonefìzi ohe alla convivenza nostra sociale saranno per deri\ariie ». « (Juindi a me non rimano, onorevoli colleglli, che di unire ai miei voti (pielli che voi |iin niidiite, onde la re.yina dell' Adriatico, die pel fuliiio anno ci aspetta. ( i^i." ) r.illii lifiM e Irnirr ilei rnilli .Idi iMh mi s;i|,|,.|i/.;, i„|i, cnij-n-ninsi , itikIiim Climi;! (Icll;i |):ilria dì CoIoiiiImi. ih ipirl mhmIo sIcsso clic ciiiiil: |i'ni|iii le lìi nel sigiii>rr};giiiri- i iniiri •. « \ \i)i ed il me vojjliii il cidd nccnicl.iic lonj^cvilà p s:ilulo Vdijio .. \." // l'ìc^Ull-Hlc ClIV. l'iof. (MinnilVO TillDFI ' Cliim. Truck I)F.-^'|;Glll. R 1 U INI 0 N K S i: t' P 1. K M K N l A H 1 A DEL GIORNO 20 SKTTK MI5UE iVpriva la soilnla 1 iiigcgiiprc delle iiiitiiero sig. Haldracoo, il ijiiale (lii|iii di avei' lirovonienle desei'itlo il iiroeesso osservalo nelle (|uaran(a feriieie ralahiiio-liguii esisleiili liei geiiovcsalo, dimostrava quale e (|iiaMta sia la fianirna che iiiuliliiiente si svolge dai loeolari loro di forma prossimameiile eonica , profondi eirea eenli- metri 70 e di un'ampiezza media a un dipresso di centimetri 75; imperocclié giac- ciono essi coslanlonienle ricolmi di carbone sino all' altezza di circa cenlimelri 80 so|)ra il ciglio loro; \i è spinta per mezzo di tronìhe una (piantila d'aria com- pressa, per lo più (li eliil. 0,11042 cadmi minuto secondo ', e vi è intieramente ridono il l'erro ossidato (oligisla dell'isola d'Elba) dal carbone, fi'a cui è oppor- tunamente disposto in grana insieme con un tal )ioco di ferraccio e di fciraglia , e senza che pertanto vi contribuisca in alcun modo la fiamma che grandemente vi s'innalza. Ciò posto, esponeva la descrizione di un forno a riverbero da lui immaginato per utilizzare questa fiamma, ed ap|)licato recentemente alle due fer- riere del sig. march. Ignazio Alessandro l'allavicini, situate presso il borgo di Sassello, provincia di Savona, siccome apparisce anche da una relazione dell' in- gegnere medesimo pubblicatasi per ciii'n del ministro dell' interno dietro il volo del consìglio delle miniere. Questo forno presenta la sua bocca poco sopra il focolare; è lungo m. 1. 80; ha una larghezza ed un' altezza media interne di circa ceni. IJO, ed è fornito di una capanna che vi ,Kuida la tiamma. Nella parte opjiosla al focolare è fornito di un portello e di un cammino alquanto elevato, alla cui base ('• slabilila una gratella, l'n altro portello laleralmrnle comunica con qiiesl' ultima. La miniera conleneule talora sensibili indizi! di ferro e rame solforali ('• posta a torrefare sulla eratella del cammirm, ove si arroventa in breve sìiki al calor rosso-bianco. ' L'occhio (iella canna del |iorlavenlo iia moiri 5ii|i. 0, 000801'!, e menile il liaroniclro in liiin espe- rieaza segnava presso la ferriera m. 0,721) ed il lermoinelro ceiiligr. 15,5, l'aria conìprcssa faceta salire il mano-melro a mercurio a ntillim. C5. ( 42S ) Togliendola allora con tanaglie ad uncini si tuffa nell'acqua, e di poi |)CStandola, si riduce in grana. Cosi preparata la vena caricasi nel forno sopra un letto di carbone di circa cent. 10. E poiché consumasi questo a spese dell' ossigeno della ininici'a, la quale è ad un tempo land)ita superiormente da una corirnle d'ossido di carbonio, si dcossida , si riduce per cosi dire, v. subi><'c ben anche un prin- cipio di fusione, clic |icr() deblicsi evitare, per impedire la formazione del silicato (li l'erro. In (jucsto stalo insieme colla solila porzione di ferraccio e di ferraglia opporlunamenle aggiuntavi, si spinge dal |)ortello posteriore con un grosso ria- volo, e si fa cadere nel focolare, ov' è poscia come al solito convertita io ferro purgato. Ma se prima occorrevano sei ore per 1' eseguimento di una fondita, ba- stano adesso ore 4. 50', ed invece di quattro, si fanno attualmente cin(|ue fondite cadun giorno, e se prima dava la vena dal 42 al 44 per cento in ferro, dà ora oltre il ;io. Secondo inliiic apparisce dalle dichiarazioni dei due agenti che hanno assistito ad apjiosilc esperienze i>tiluilesi nelle sumiiU'iilo\alc due ferriere, e del medesimo loro possessore il sig. iiiaich. l'allavicini , contenute nell' anzi ricordala relazione, il beiiciizio ottenuto consislercbbe nel risparmio di circa un terzo di carbone, ov\ero nella fabbricazione di circa un terzo di più di ferro di buona ed uni- forme qualità col carbone e maestranza di prima. Cotcsta invenzione, osservava il sig. Baldracco, per la prima volta dimostrerebbe ai metalluriiisli la possibilità di dcossidare e di ridurre, jier cosi dire, colla sola fiamma delie usine in generale gli ossidi di ferro posti sopra un picciol letto di carbone entro opportuno forno a riverbero; ed atteso soprattutto la ragguardevole economìa del carbone sarà tenula in (|uel conto che può essa meritare. Il metodo di fabbricazione del ferro oggigiorno considerato il più economico, si è quello, come è noto, di Fabcr di Faur, di cui tanto parlarono gli annali soprattutto delle miniere; ma non consta che siasi fin qui preferito in alcuna delle cento e più ferriere catalane attivale fra i Pirenei in Francia. Il vice-presidente prof. Canobbio leggeva quindi una nota del prof. Selmi inti- tolata: liidiiifini iiUorno al solfo ulteriori a (fuelle die furono comunicale alla sezione di Oiimica nel Vi Congresso. L'autore fece molte esperienze sull'emulsione di solfo onde trovare una sostanza capace di separarne i globuli di solfo senza costiparli od incorporarli, lalclic, iiiiiii>s(i il |irecipitantc, fossero capaci di ripro- durre rcinnl>ione. Il hicailKinalo di soda fu la sostanza che meglio corris|)osc. Il solfo molle emulsionato sembra che abbisogni di un corpo estraneo che lo man- tenga rammollito, a modo dell'acqua per certe materie idralahili ma non solubili. Nel caso dell' emulsione di solfo più perfetta il polisolfuro d' idrogene fa le veci di principio conservatore della mollezza, forse non senza coadiuvare esso pure al maggior grado di rammollimento. Si ( ^26 ) L omulsiiiiic (li solfo in presenza . « Questo sale, la cui eomposizioiic dclciiniiiala S(f> contiene ancora, secondo il Casoria, 8 atomi d'acqua ». Dalle sue spcricnzc i-isulla pure che gli olii essenziali privi di ossigeno possono alla temperatura ordinaria, <'d in presenza dell'acido solforico, ridurre l'acido cro- mico del cromato ili potassa in ossido verde di cromo, e iiiiiiidi dar luogo alla genesi de' cristalli di allume di cromo, clic, per essere lenta la reazione, si ot- tengono d' un volume straordinario. Si comunicava quindi una lettera del sig. Pomba, tipografo, indirizzata ai sig. presidente cav. prof. Taddci, con preghiera di far conoscere ai membri della sezione il suo nuovo giornale il mondo illustralo. L'ingegnere sig. lialdracco dava in seguito i seguenti ragguagli i^xiW nriinu salsa ili Bobbio. Da un calcare secondario scaturisce nella sponda destra della Trebbia presso liobbio, ed all'altezza di circa metri lo dal Ietto di quel torrente, una copiosa fonte d'acqua carica di sa! comune. Ne è l'acqua limpida, cristallina, di un odore leggerissimo d'idrogeno solforato, d'un sapore fortemente salso: la sua tempe- ratura fu trovata di centigr. li), mentre era di Ili quella dell'atmosfera. Quel luogo chiamasi le saline, e la tradizione popolare ci riferisce, che circa mille anni addietro esisteva colà un opificio per la coltivazione dell' acqua , ma che aveiubdo devastalo la Trebbia, più non se ne curò la ricostruzione. Nel IH07 Mojon riconosceva contenere essa 0, 0(13 di sai comune, e qualche indizio d' idroclorato di calce e di magnesia, e di solfato di soda, non che qual- che leggera traccia d'idrogeno solforalo. — Nel 1810 Cordier (journal des mines 11. IGO) trovava poter dare la fonte nelle ore :24, metri cubi 81 di acqua con- tenente 0,0345 muriato di soda, 0,0038 muriato di calce, e qualche tracria d'idrogeno solforato. Ed or sono alcuni anni riconosceva lo stesso sig. Baldraeco dare essa nelle ore 2i, metri cubi o'ìfi'S d'acqua del peso specifico di 1,07, ed avente O.OGG d' idroclorato di soda, e poterne quindi somministrare chil. !2,28t cadmi giorno. La maggiore abbondanza dell'acqua e la minor C(q)ia di sale sodico trovata dall'ora ins|icttore generale delle miniere e pari di Francia, Cordier, dà luogo a credere, che egli abbia fatti i suoi esperimenti non mollo dopo abbondanti piogge. ( 428 ) Considorando ad ogni modo essere assai rii'ca di presso clic piii'o sai comune la soi'genl<' ili discorso ' , od assai ra!;j;uardo\ole quindi la quanlilà clic se ne pui'i ^ioriialniciitc cslrarre; essersi in (picsli nilimi tempi alcpiaiilo nii^liorali e perl'c/.ioiiiili i;li edili/.ii di j!raorluni soccorsi per dirigere allo scopo, cui tender debbono! congressi scientilici italiani, le esercitazioni cbe col giorno di oggi hanno incominciamcTito; di servire cioè alla reciproca parteci- pazione delle apprese cognizioni, di riunire gli sforzi di molti artefici alla costru- zione di solido edilìcio, e di stringere in un comune accordo una nazione dalla |irov\idenza destinala ad operare i più grandi prodigii ». I)o|)o ((uesto discorso il ])residente suildetlo proclama a suo vice-presidente il doli. Filippo Defilippi , a segrelarii il principe Carlo Itonaparle e doti, .\cliille Costa. Vinta la modestia del l)elili[)pi dalle considerazioni del presidente, ed assiso quello al suo posto; il .segretario principe Bonaparte in nome del nobile Carlo Porro da Milano, cui dice es.ser molto twiuli i congregati per 1' eflleace divulga- mento delle cose discusse nelle riunioni, presenta i due primi fascicoli della edi- zione italiana del corso elementare di zoologia del Milne Edwards. Un opuscolo del prof. M. .Monti dal titolo « la illiuloi/ia dello pravinrin e dio- cesi di Como •> in numero di dieci esemplari , i quali si distribuiscono a ipielli tra' membri, die più spezialmente si occupano di ipiesto ramo di zoologia: Parecchie copie, ad oggetto egualmente di distribuirle , di una lettera messa recentemente a slanijia in lingua francese dal sig. Scorlegagna sopra i nunimu- liti; Padova 184(5. Il proprio catalogo metodico de' pesci europei clie fa parte degli Alti del con- congresso napolitano, e del (piale consegna una copia a ciascun membro della sezione. Lo stesso principe Bonaparte inliaUiene 1' uditorio intorno al catalogo summen- zionato. Espone dapprima i cambiamenti clic ha credulo dovere arrecare al suo sistema ittiologico, e confermando i validi aiuti, che si bene il presidcnle ha detto prestarsi dalla anatomia comparala alla zoologia, dichiara aver egli piinci- palmente riformate le sue divisioni dietro i profondi studii dell'Alessandrini stesso, e principalmente del Miiller. Ed accennando i principali de' cambiamenti indotti. ( t.->l ) fa 0!-sor\ai(' ilio ossi coiisisloiio nell'avere elevalo a nei (da fjuaitnj ) il numero (Ielle pi'iiH'ipali divisioni, ovvero solto-classi , fondando rioò quella de' jmeumobran- i/iii per i|ue'|iesiM aliiiorini , (|nai sono le li-pitlosireiii , e quella degli cpibrancl)!! per i fjuiioiilei , elle iicne nierilano (|ue>la (lislinziuiic, cunie lo ha csubei-anlenienle provalo il .Miiller. Osserva quindi, le sezioni essere periate a «ore (da sei), porcile olire (|uella ik' lirciioUtei , e l'alita ik' gauniilei ( eui van riunili gli sto- rioni, abolita la sezione de' microfjnali) ha scisso in due quella già delta de le- h'oslomi , chiamandole pharijngoslomi , e phijmchjuli , secondo che abbiano quo' pe- sci pomatobranchii chiusa la vescica, o comunicante col canale acreo, aggiungendo linalmente la nona sotto il nomo di leplocardii per quell' imperfettissimo brau- ililusiuma, cui, lin da (|uando egli scrisse le introduzioni alla sua Tauna, pre- dicava « li/x) (li nollo fami(jH(i , di famiglia, e forse di ordine, di sezione, e perfino ili siillo-ctassc- » al (piai grado lo solleva a dirillura il sommo Miiller. Es- pone ([uindi Con maggior laconismo le ragioni, per le quali ha portalo gii or- dini da ili a 20, le famiglie da 07 ad 80, le sotto-famiglie da 148 a 104. Ter- mina quindi col dimandare all'assemblea cosa abbiano da obbiettare a quanto ha esposto. Il dollor Delìlippi osserva, non sembrargli felice la innovazione di frapporre i eiprinidi, fra i milmonidi , e i cliipeidi. Le afllnità de' dupeidi, e de' salmu- niili sono tali (egli dice) da non pornicltcre un allontanamento fra loro; tali aflinilà po.uiiiarc precisamente sopra caratteri analomici, clic |)romctte di esporre rulla |irossiiiia Ininala. Il principe Bonapartc riflette avere anch' egli per lungo tempo divisa la opinione del Uclilippi: non poter esservi dubbili, doversi preferire l'avvicinamento de' .sutnionidi e de' dupeidi, se solo si considerino i pesci di Europa ; ma ciie fra i molli vantaggi da una parte ed inconvenienti dall' altra , che sempre s' incontrano nel dovere ordinare in serie lineare , famiglie che offrano rapporti inlralciatissimi fra loro, aver molto peso nel caso presente a|)po lui lo studio de' galaxidi , e degli scopdidi , ed averlo d'altronde persuaso la grande somiglianza che intercede fra gli ultimi generi de' eiprinidi con i primi de' du- peidi , insistendo sul fatto che alcuni eiprinidi delie Indie lu'eseiilaiio assolula- inenlc l'asiietlo di dupec, che già manil'eslasi nel C. eullratus di Eviiopa. Il Dclilippi sostiene , che la .somiglianza è più apparente che reale, essendo l'anaioinia tolalnicnle diversa nelle due famiglie. Gode il principe lionapailc di tali osservazioni, delle (piali prolillcrù con piacere, essendo stato suo intendimento nel snlloporne il catalogo alla sezione, di profittare appunto de" lumi dogli ana- lomici, per quel che riguarda il sistema, e de' zoologi per la realtà delle specie. Passa quindi a richiedere schiarimenti sopra talune specie dubbie, e gode poter sopraltullo prolillare della presenza del Riippell , e del signor professor Sassi . e \erany che con lauto zelo e felice successo hanno osservato i pesci li}.Miri. K ( 4M ) da prima dimanda a quosl' iilliiiui il mio parcic intorno a (ilici [lostc registralo (iul)itativani('nli' sollo il nome di njbiitm commcrsoiiii. il ^'^'rarl\ opina, iioii poter (piesto nome speeilieo sussistere, trovandosi i;ià im- piegalo. Il Hiippell (licliiara, il suo njliiiini t'oz/uHo-xo»// essere specie diversa tro- vala da Commcrson nel mare delle Indie, e da se slesso nel mar rosso. Il Ronaparle ammetle come diversa la speeie ligure da (piella del lUippell, ma duliila della identità di (piesl' ultima { cijbiuin rùppdii , Hp. ) eoi pesce, cui Lacópède primo applicò l' incertissimo nome di scnmhcr cummerxonii. Lo stesso sig. Vcrany sostiene, non essere altro l'ausonia Cuvierii di Risso che il luvarus impn-ialis del Italiiicsipie. Il prof. Sassi dice eli' esaminando l'esem- plare del liivanis esistente nel Museo di (ìenova, e paragonandolo cid disegno dell' tomo Alkssa.vohim , - .. l Principe C. L. Bo.v.M'.vute / Segrelani < I Doti. Achille Costa. Si RlUiMONE DEL GIORNO 10 SETTEMBRE JLeggcsì il processo verbale della precedente adunanza, il quale rimane approvalo. Il presidente della sezione avendo ricevuto dalla presidenza generale 1' elenco de' quesiti proposti ne" precedenti Coni^ressi, e non ancora risoluti, fra' quali altro non vi è che la nostra riguardi se non quello sulle leggi di nomenclatura, /.oo- logica e holanica, laecoinanda a' nienihri della commissione qui jìresenti di com- porre una \olta questo importante . e lanlo dilazionato lavoio. Il prof. Meneghini contessa non avere in pronln II dimaiulalo rajijìorto. Adduce a motivo principale di questa mancanza 11 silenzio serbalo da lutti i mcmhri della commissione; per cui non avrebbe egli potuto che ripetere le conclusioni già pub- blicate nel volume degli .\tti del Congresso di Lucca , ed approvate in quello di Milano. Ricorda come più volle insistesse sulla nccessilà di seguire il codice lin- neano a preferenza di quello proposto da' zoologi inglesi. Sono in questo ultimo chiaramente espresse le leggi fondamentali, ma vi si omettono molte ed impor- tanti avvertenze, senza le quali ne riesce impossibile l'applicazione a' casi parti- colari. I zooloiii già i-iconoscono la nomenclatura de' botanici essere stata costan- temente più uniforme alle leggi stabilite, ilie non la loro. Devesi quindi partire dalla nomenclatura botanica , per farne l' applicazione alla zoologia , ed ottenere cosi la desiderata uniformità. Si richiede (julndi l'aiuto de' zoologi, il quale riesce tanto più importante in quanto che i cambiamenti da istiluii'si li riguardano pres- soché esclusivamente. Cosi, per esempio, riguai'do alla |iromiseuilà de' nomi ge- nerici , come possono i botanici osar cambiare le varie centinaia già im|)iegale da" zoologi, e che per dritto di anteriorità spettano ai botanici stessi'? Ma questa slessa priorità è molte volte conlraslabilc. Un dato nome generico fu attribuito a due 0 più specie contemporaneamente, e nel proposto regolamento non si hanno regole suflìcienli onde decidere quale si debba conservare. Il caso frequente di esseri descritti ineomplelamenle, di contraddizione fra le descrizioni e le cita- zioni, fra resem|)lare aulenllco e le descrizioni, esige pure una serie di leggi (lellagliate ed llluslrale dalle a|)plicazioni. lino de' membri della commissione, il ( 435 ) nubile Vittore Trcvisan , ha giù apparcccliiuto lulli 1 materiali per coniplclarc II codice linneano , e ridurlo alla esigenza ilello stalo altiialu della scienza. Esso Me- nesiiiini quindi pr()|H)n<' di conservare sussistente la medesima c(immis>ionc, e se hi jii'csideiiza cotiiederà confermargli l'onore di esserne il relatore, egli promette di inviare a lutti i meinLri della commissione stessa una copia di quel lavoro , allineile i zoologi principalmente vi aggiungano l'opera loro. E se lulli i materiali gii saranno a tempo opportuno trasmessi , egli s' impegna di presentarne fedele e completo rapporto al Congresso
  • er farla poi sancire dalla presidenza generale. Il vice-presidente doli. Dcfilippi comunica un sunto delle sue osservazioni falle in quest'anno sullo sviluppo delle liapn- , premellendo un cenno sulla feconda disseminazione notturna di questi pesci, e sui rapporti strettissimi ciie anche in questo allo le rlwpee dimostrano co' snìwonidl. Le conclusioni di tale irnporlanic lavoro sono le seguenti : 1.» L'agone dei lombardi ( i/iipca jiiitn. hirr/i. ) \a in amore dal finir di mag- gio a tutto giugno e luglio, e frega nelle ore vespertine, cior dai crepuMnlo della sera lino a mezzanolle. Le uo\a sono abbandonati , libere allallo . sulle ghiaie delle sponde. Anche per questi titoli le thipee si ravvicinano a' salmtmìdi . e si distìnguono A-a ciprinidi, i quali fregano nelle ore più calde del giorno, e lasciano le uova, spolinate di un glutine particolare, aderenti alle pietre. 4." La fregola avviene in essi come nella pluralità de' pesci ossei : la feconda- zione e esterna: tuttavia pare dimostralo che la femmina pregnante possa assor- bire dal poro addominale alquanto di umor prolifico del maschio. Per sei conse- ( 436 ) l'Ulivi' Millo ilcllc uova spriMliuli- ilall' ii\ali> drlln rciiiiiiìtui in un viisn ili liinpiila V |)ura an|ua, senza aijgiunla del lii|uiili) nuisrliilc, si svilu|i(iariini) in i;ian parte. .").' La struttura ilcll'uovo, prima ed imiucdiatamcnlc dopo la fccoiKlazionc , è poco diversa elle negli altri pcsei. La vescielietla germinativa eolle maeeliie in- eluse, assai distinta nell'uovo eontenulo nell'ovario, imii è visibile nell'uovo ma- turo espulso, .\nelie le soleature del germe awengono conio negli altii pesci, e si sueeeiloiio assai eeleremente; sei ore dopo la feeondazionc sono già finite. Fra le lellule del germe l'autore Ila vedute, almeno ne' |)rimi periodi del solcamento, altre ei'llule più |)iei'ole . e di inntonio più distinto, e che egli trova tolalmenle somiglianli alle maccliie geriiiinative. •i.-^ .\iielic gli altri più essenziali camhiaiiu'iili avvengono, come e nolo, per altri pesci. Dodici ore dopo la fecondazione si dislingimno i primi rndimeuli del sistema nervoso; e venti ore dopo la stessa, l'inviluppo cutaneo ricuopre lutto il tuorlo. 5." Due giorni dopo la fecondazione l' embrione ricurvo, e addossato al tuorlo con un principio delia cslremità caudale sporgente, incomincia a muoversi lenta- mente. Nel cuore si manifesta un molo vermicolare poco appariscente. La materia del tuorlo si mantiene liquida, iiicolora, senza goccioline oleose visibili, come era da jiiima. In seguito notansi grandi progressi dell' estremila caudale, che svolgesi ogiior più; lungo di essa continuasi l'intestino, che linisce assai da vicino alla estremità della coda. G.'^ Alcuni enibrioni rompono il cliorion al terzo giorno. Allora prcsenlano un corpo allungato assai, trasparentissimo, ed iucoloro , col grande globo vitellino alla regione addominale. Alla superficie di questo veggonsi sparsi irregolarmente alcuni globuli e granulazioni ben distinte dalle cellule dello strato cutaneo, e che più tardi scompaiono. La cavità toracica, ricetlanle un cuore che ])ulsa vivamente, è separala dall' addominale per mezzo dì una specie di diaframma. L' inlestino è completamente formalo. Non vi .sono vasi visibili, uè globuli di sangue. 7." In questo periodo il tuorlo presenta due aderenze. L' una al diaframma , l'altra coli' intestino per mezzo di un peduncolo silualo all' incirca verso il tergo anteriore della lunghezza del tubo intestinale, quindi assai distante dall'esofago. *^.' In qualche individuo la porzione situata dietro questo [ìcduncolo parve al- i|uanto più distesa e rigonfia clic d'ordinario; il che darebbe a sospettare, che una porzione della materia del tuorlo fosse passata nell' inlestino : sospetto rlic posteriori osservazioni non convalidarono. 9." Sedici ore dopo l'escila dall'uovo, alla base del peduncolo vilelln-inles/inali-, si manifesta un piccolo rigonfiamento, e (|uindi una vescicbella limiiida , incolora, che più tardi fu riconosciuta per la cistifellea. 11 peduncolo sopraddetto si circonda a poco a poco di una sostanza molle, trasparente, nella quale non iscorgesi strul- ( 437 ) una tc'llulaie dislinla , neppure eoi iiiassimo iugraudiineuto di un oUiino micro- .seo|)i() dì (;iie\allier. lU.^ Dal inumeulo della ap|)arizionc di questa sostanza mcomineia un rapido assoi'hiinento della materia del tuorlo, la quale nou solo diminuisce, ma i irlobuli formatisi alla sua periferia scompaiono , e la materia slessa si rende perfettamente limpida, incolora, ed omogenea. Il tuorlo poi colla vescichetta biliai-c venijono u poco a ]ioco respinti dall' accrescimento dell'indicata sostanza verso il diaframma; e infine, innanzi che il tuorlo scompaia affatto, si vede ridotto ad una piccola goccia di liipiido chiaro, vischioso ed omogeneo. II.'^ È evidente clic la nuova sostanza, di cui si è. detto, appartiene al fegato: ed è allora evidente del |iari, elio il pcduiicnio vilrUo-inlffiliinilf diventa il con- dotto coledoco. Per i]uesto condotto sottile ed allungato non è possibile in alcun modo veder |)assare la materia del tuorlo, quaiilun()ue venga as.sorbita con al- quanta celerità. Nella porzione anteriore dell' intestino si osservano energiche e frequenti contrazioni peristaltiche, per le quali non è pure smossa la porzione rinianeiile del licpiido vitellino; questo nou passa aduntpie nel tubo intestinale. \'ì.^ Onesti fatti scinbiano contraddire alcune proposizioni emanale dall'autore sul processo embriogenico del ghiozzo, e conformi invece, in qualche parie, a quanto ha già osservalo il sig. Vogt ne' salmunidi. Ma essi piuttosto contribuiranno a (diiciliare le osservazioni*, appareiiteinente contraddittorie, fatte da diversi fisio- logi, come l'autore lusingasi di completamente dimostrare in una delle prossime adunanze, allonpiando esporrà le ultime sue osservazioni sullo svilti|)po del ghiozzo. I.").'^ .Vppeiia scomparso il liifuido vitellino (nove giorni dopo la fecondazione), anzi per lo più alquanto |)rima, gli embrioni di agone (in numero di alcune cen- tinaia) morirono tutti, senza dubbio per mancanza di nuiiiraenlo, malgrado i ten- lalivi svariali e ripetuti jier provvederneli. 14.' Un altro fatto oltreniodo interessante e straordinario, che veramenle col- pisce ncir intiero coiso delia vita embrionale di (piesto pesce, si è la mancanza assoluta, e di materia coloiaiile, e di globuli di sangue, per cui la circolazione non è visibile, quand'anche il cuore vivamente pulsante da cin(|ue giorni, ed i movimenti vivacissimi del piccolo pesce, ed il suo accrescimento corporeo, non lascino fuori di dubbio l'esistenza dei vasi, e di mi liquido nutritizio per essi circolante. Il doli. Delìlippi >i |)ro|i()iie pi^l venturo anno la ricerca importantissima del processo di formazione di qucsli globuli sanguigni , purché gli riesca superare la primaria dillìcollà che si opporrebbe al suo divisamento, cioè quella di pro- lungare la esistenza degli agoni oltre la vita embrionale. Intanto egli fa osservare come nessuna delle teorie (inora note sulla genesi del sangue si possa conciliare con queste sue osservazioni; e fa osservare parimente che le funzioni del fegato nejjli embrioni di c/ii/we nou sono ancora incominciate ( V. tavola in l'mv ). ( 438 ) Il doli. Riboli ponendo per massima che nella specie animale non v'ha indi- viduo atto ad azioni che non sia capace di profondi ridessi , di ulili confronti, e di csalle imln/.ioiii . e volendo esaminare se ciò si verilìcassc anco ne" polli, comu- nica alcune sue osservazioni fisiologico-palologichc comparative sopra alcuni fatti os- >ervali in una stallina slincopcnnala, pe" quali viene a concludere che ne' gallinacci ancora non è l'alimenlività soltanto che ce li guidi e ce li affezioni, ma che havvi aiiclic un grado di sagacilà, pel quale raoslransi amorosi e lieri, gelosi ed invi- diosi e pertinaci: qualità tutte che riconosce ed appoggia a molti confronti falli sopra altri, e che ritrova confermati a pnsleriori da diversità craniche, ricono- sciute dalla frenologia, e particolarizzatc dalla organologia craniscopica. Conchiude che ogni animale, ben osservato in ogni sua funzione e manifestazione, può ser- vire a rivelazioni esatte e complete, e congiurare anche colla sua minima indi- vidualità al vantaggio ed al progresso ìinitnrio di ogni ramo delle scienze mediche e naturali. Il segrelai-io principe Bonaparte dà lettura di una lettera del conte Trevisan di Padova , il quale per motivo di salute si scusa di non aver ])oluto assistere al Congresso. Legge altra lettera del principe Della Rocca , che manifestando il suo ealdo amore per la instituzione dei Congressi . ed il rammarico di non esser fra noi , rammenta caldamente gl'impegni presi per la scelta di Palermo, come sede del X Congresso. Chiu|)uzio che cinge lu parie inferiore dell' occhio, e ricuopre 1' orecchio. La colluua di mac- iliie neio-cuslagni, che partendo da ciascun angolo della mascella inferiore calava sul petto, spari lino ad un terzo, e la linianenle poizione fecesi più larga, e prese il colore delle macchie de' liaiichi. La schiena, e 1' urupigio comparvero anch' essi dello slesso colore, ma con ogni piuma Laudala di ceciato. Per ultimo i piedi di cenerino rosastro divennero di un bel carnicino. Spiegò allora una lunga canzone dì circa 30 note, che or somigliava a quella del merlo sapalilc ne' mesi di maggio e giugno, ora a quella del cadirosso spazzacammino ne' mesi di giugno e luglio, e linalmenle a (|uella della lodolu cappelluta ne' mesi di luglio ed agosto; la (|ual melodiosa canzone dallo spuntar dell'alba del mailino continuava fino a sera. Nel cantare, come ncll' agitarsi per la gabbia, alzava sul capo un grazioso ciuffo. .Vveva inoltre abitudine di lulVursi (ino a mezzo corpo nel vasellino del- l' ac<|ua. Il principe Uonaparlc ringraziando l'autore della interessante nota redatta in cosi elegante stile, osserva elle l'uccellino, del (piale vedesi il cadaveruccio im- balsamato per r amorevole diligenza del sacerdote .\bleiigo , quantunque sia la finbvriza Icsbia del Calvi , non è tuttavia <|uella degli autori , e doversi specifi- care per la emberiza rustica, opinione che dividono i sigg. Duiazzo e Verany. Il cav. Uassi sottopone allo sguardo della sezione un microtomo modificato su quello di Slrasus, che avendo la molla distaccala olire principalmente il vantaggio di prestarsi più docile al maneggio. Il presldenlc discìdulie l'adunanzi. V." // l'irsillvlllr V.H\. Plof. A.MOMO .\|.ESSVNDRIM l Principe (,. L. Bonaparte / Snidarli ' [ Doli. Arllll.I.F (.OSTA. riunioìm: DEI, GIOKNO 18 SETTEMBRE J^ctlo «1 iipproviilo il vi'i-bale ilcH" aiitPCiHk'iiti' simIiiIh. iiicoiniiiciiisi In presente coli la eomunii'azioiie clic il sig. Ma)er di Bonn rende di alcune sue osservazioni sulla influenza di una correlile g;ilvanico-magnctica sopra i inuli del cuore nelle rane, in aggiunCa a ([uelle già esposte al Congresso di Napoli dal prof. E. W'elicr. Risulta anche da ([ueste nuove osservazioni che la pulsazione regolare del cuore si arresta per la irritazione portala sul midollo allungato dall' indicata correulc; ma che si ristabilisco poco dopo il cessar di questa. A parere del prof. Majer una tale .sospensione dei moli del cuore non dipende da paralisi , né da spasmo ma dall' inturgidimento del viscere pel sangue, che vi si raccoglie. A|)peiia l'ec- cesso di sangue può sgorgare nuovamente dd cuore si riaffacciano le pulsazioni di questo viscere. Se l'azione della macchina magnetico gdvanica è portala dircllainenle sulle parli circondanti il cuore, quest'organo cessa a poco a poco dal pulsare. Risultali analoghi ehhc il sig. prof. Mayer su i cuori linfatici. 11 segretario princijìc Itoiiaparle pro.scgue lo spoglio della corrispondenza, dando notizia delle lettere .seguenti : I.' Di S. E. il conte Cittadella Vigodarzere , ch'egli chiama il lodatissimo fra i presidenti generali, il quale modestamente si ritorna alla memoria di chi non può giammai dimenticarlo, che rammentate saranno sempre con riconoscente af- fcllo le corlcsi accoglienze padovane. 2." Del sig. Antonio Schemhri di Malta, il quale dopo le espressioni del suo dispiacere per non poter esser fra noi, annunzia la traduzione italiana del rap- porto sui recenli progressi e slato attuale della ornitologia dello Slrickland, e di esser già sotto i tonhi liolognesi per gli annali di scienze nalurali il suo voca- bolario dei sinonimi classici della orniiologia euro])ea presentato manoscriito nel Congresso napoletano. Il presidente aggiunge esserne già impressi sette in olio fogli. 3,* Del sig. De Sclys-Longchamps al \eiany. la quale contiene molli rilievi ( ub ) ^u|ll'u ulcuiie specie di embcrlzu. Es|)uiiviidu duppiiiiiu il suu |iurere supra uiki vin- berizu iinialajjli in lìjjMira da esso sig. \'eraii_v , dice iiun esser punto la chrijsojiltris la (|uale iiianea all'alto di giallo nella piuiiiatui'a, meno il sopraeciglio. Somigliare inveee multo mW uureola , della (piale possiede pureeelii esemplari, ma diflcrirne: 1." per la muiieanzu di eullare bruno nel basso del collo, il (|uale è eostanle nella uuicutu di andjedne i sessi, "ì." per a\er V uuivola la |)arle superiore del eapo lirunorugiiiosa come il collare senza stria chiara longiludinale sul capo, mentre la imova specie lia una larga . lunga e bella stiia , la ijuale con (juclia dui so- praccigli forma una triplice trallcggialura. Soggiunge che o\e la tinhvriza del Ve- lau) l'osse \' auruula , si dovrebbe ammettere clic essa in iscliiavilù non prende airatto il colore rossastro, e che inoltre il suo capo offre talvolta una stria uucale chiara, ch'egli non ha mai visto, ijuantuncpie abbiane osservati più di otto esem- plari. In quanto alla |)rotuberan/,a ossea del palato, essa è quasi nulla in ambedue gli uccelli, che nulla lian che lare colla E. nunaparlii , giudicandone dalla de- scrizione dei sig. Barthelemv , che il Selvs e il Bona|)arle sono oramai d'accordo a riguardale come riferendosi ad un giovine mascliio della A', ^njlhiornis. Passa quindi all' argomeulo più dillieile delle einherize nislica, tcsbia , provili- cialis, fucata, Durazzi, e pusilla, e ne stabilisce nel modo seguente la sinonimia. 1." Embcriza rustica, Pali., Temili., Mlsson pi. 131 ($ senza collarino). (!respon, Faun. merid. {^ adul. loii collarino J. Etnb. bureatis , Zettersbedt. Eiub. lesbia, L. Gm. , Calvi, Tcmm. iMaii. I. (leste Schlegel). Le mililciw de pruvencc , Buffon pi. cmb. C5G, f. 2. ( una femmina? somi- gliante alla figura di Mlsson, ma la regione auditiva marcata di bianco, in modo da formale col sopracciglio e il mostacchio tre strie laterali bianche. Abita la Siberia, la Russia meridionale, accidentalmente in Lapponia , in Pro- venza, in Liguria. 2." Emberiza fiicala , l'ali. , Keis. et Blas. Emb. Provincialis , Gin. Le Gavoué de Ih-uvence, Bull', pi. GoCi, lig. I (la regione auditiva è ligurata quasi nera ). Emb. lesbia, Temm. Man. Ili, Gouid , Cre.spon Taun. uier. , pi Emb. Durazzi, Rp. l'n. Ft. lab. lig. 1. sia mcridiiinale la Grecia? aecidentalmeiile in Provenza . in Italia, una volta III Olanda. ( ii(i ) SINUMMI D I.NCEHTA SEDE A. (ìioviiie muscliiu ili E. fm-uta:' Le ligiitT I e 'i muiulalf dal \t'raii\, piesu tia un iiidi\i(tuu del museo Durazzo. Kscliide alViitlu che possa essere 1' /;'. jiy- lliiurnin . essendo liopi») piccolo, privo di stria lula sulla nuca, la (juale si os- serva nella l'itcìtia:' (ig. Il del Durazzo. Ma la leiiioiie auditiva coiiiiiieia a tingersi, e la supporre che appartenga realmente all' A", fucata. B. Ciiovine"? di /•.'. ftwata'! t)vven) di xihiwniclusl'':' IJp. lav.... fig. 'i. L'n esem- plare rimesso dai Durazzo lino dal 1858. In (jiieslo stato, quando le citazioni non si riferiscano al giovine ncliocniclas , convicn confessare che queste due specie si rassomiglino in gioventù lino al punto che diflieilmcnte possono distinguersi. òfi Emb. pusilla, l'ali., il sig. Schlegel sembra essersi ingannato dando questo nome alla L'iuh. fucata ( llurazzo ). La colorazione somiglia molto, è vero, a quella della E. Durazzi $ ( pi. (ig. 2 ); ma la statura di questo uccello della Dauria ò piti piccola, come vedesi dalle dimensioni datene da Pallas e Schlegel. Punilla, Schlegel {E. Durazzii ) statura della E. rustica, Pali, (vedi la sino- nimia più sopra ). Puiilla, Pali. ( nec. Sclileg. ) vix spino aequalis. multo minor Emb. rustica, come c'insegna lo stesso Pallas. Si nota elle in quanto alla E. Durazzii Bp., veia fucata, ossìa praviìtciatis , resta a sapersi se le ligure 1 e 2 del march. Durazzo siano veramente tratte dalla medesima specie. La prima è segnalata per la regione auditiva scura e rossastra, e questo carattere si rende manifesto nella descrizione di Temminck, Keyscrling, Pallas, BulTon, e nella fig. 1." del Bonaparte. In quanto alla E. Durazzii? tav. 2, ossia pusilla, Selilcgcl, osservisi die la 2." figura del march. Duraz7.o è segnalata per la stria rossastra lungo il mezzo del capo, e della nuca, e che essa specie è ben descritta dallo Schlegel (sotto il nome di pusilla ). Questa stria esiste appena, o manca del tnlto negli esem- plari da me creduli maschi. Ma questi uccelli hanno molta analogia fra di loro: paese stesso: slessa rarità: slessa tinta rossastra sul capo. E se si riflette che nel gruppo dell' £■. .ichnenirlus i maschi hanno il capo colorato diversamente dalle femmine, si opinerà facilmente che le due specie siano una sola, sempre però diversa dalla vera pu-^illa di Pallas. Il Sig. Schlegel menziona, egli è vero, separatamente come fucata un'altra specie segnalata pel suo becco arcualo. .Ma non ehhe forse egli sotto occhio un giovine, 0 una femmina della E. intermedia, di quella specie cioè, che è simili' al schoeniclus per la gi'ossezza del becco, il quale però è turgido in modo da rappresentare in piccolo per la fmina il becco della E. pijrrhuloidcs. Pallas ( pa- luslris, Savi )? ( 4.Ì7 ) Il Scivs |io.ssio(lt' ne' do (li\risi sl;ili di |iiiiiiia i|mcs|;i /;'. iiilciinediu , clic gli fu \cn(lu(a in Parigi sotto il nofiic di paiwtiris. Oiiclla specie iippuiilo fece rro- ilere a tiiliiiio the esistano passajtgi tra l' A". Kchncniclux , e la palwilris. Termina la lettera eoi dire che la supposta nuova speeie del si;;. Vei'anv somi- gliante alla aufcola dovriasi ancora paragonare alla E. spaducepliala della Siberia: al (piai pr e )nie una sua inio izzo X ■ T. l'Ol (i.'l (ali un spc p I (li die me 1 hiv. niiii soc zoo di seri f.isc fDIl rict I1K1 a q l l.on ( il q par. l'aci un I poi srcc clini l'ut al f clic 7 vias plic d'il beli: 1'!' K... J lerany tJtJ tje c/f*» w .iS»"*^ I ' litS /d rustica . Fa//as Zéaèia- ^ù't \ £u>rea. eC'attJtmno. éUiih ( 449 ) \' anse)' hijporbareus , e dell' awrt« barrowii, e finalmente del cyprinus orphus, che ha verifirato non trovarsi affatto nel Reno, checcliè in contrario dicano altri. Il jìrof. Patcllani legge una nota sopra caratteri zoologici dill'crenziali negli aiiinuiii domestici. Espone alcune osservazioni sullo zoccolo degli asini modellan- dole su quelle l'atle dal Savi sopra lo zoccolo del cavallo. Nega che in essi zoc- coli la muraglia ahhin da l'ilenersi corrispondente alla vera unghia de' niamniileri, senza includervi anche la suola ritenuta dal Savi come callosità digitale. Aggiunge dimostrarsi da numerosi fatti essere una la origine tanto della muraglia quanto della suola. In secondo luogo parla di alcune variazioni da lui rinvenute nel numero delle verlehre dorsali, e delle costole in diversi esemplari di asini, buoi, e maiali. Ila osservalo, per es. asini con diciassette in luogo di diciotlo vertebre dorsali e paia di costole; buoi con tredici e quattordici vertebre dorsali e paia di costole; e maiali con quallordici e quindici delle slesse ossa. Dimanda se tal variazione debba attribuirsi a semplice individualità eccezionale, a sviluppo di età, ovvero a diderenza di specie. 11 prof. Alessandrini e il ))rincipe Honaparte escludendo totalmente V ultima di queste spiegazioni ragionano sulle altre portando innanzi analoghi esempi di sviluppo maggiore di ossa , e per grandezza , e per numero dipendenti da casi eccezionali, o dalla età, o dalla energia della vita. Il dottor Delìlippi propone due nuovi generi della famiglia degli ampeUdidi, sotto-famiglia iW roliiigiiii . fondandoli sopra siìccie già conosciute e distinte per Y ìiabilal, jier la forma del becco, per la qualità delle piume, e delle remiganti. Il primo di ipiesli generi, che egli chiama IlEi.iocrrERv . ha per tipo ]' ampelis riilfro-crislnla di d'tJrbigny e Lafresnaye. lìn.slrutii arcHatum, capile hrevius: basi ampia: culmine rotundalo: meshorinio elevalo, in fronle angutoso. — Nares lineares in medio longiludinis mnxillne propc margines , selis nonnullis obteclis. Plilosi molli subla.ra. Remiges ó." el 4.' longiorcs. \ ." et 2." versus apicem inlus emarginalae. Cauda recla aer/ualis. Il secondo, cui dà il nome di EiciiLonNrs dal predominio del color verde, ha per tipi l' ampelis rieferii, Boiss. l'.l. aruatn, Lafres.: V A. nureopeclus , Lafres. etc. noslrum breve: basi minus ampia quam in gen. Colinga: apice dentiiulato. Plilosi laxa non squamiformi. Remiges p'imores non angustalae ut in Calingis. Il sig. Veranj distribuisce a' singoli membri della sezione una tavola colorala, ^ nella quale si ra|)presenlano due specie di emberisa: una delle quali, quella di cui ha trattato nella sua lettera il sig. De Selys; egli dopo minuti confronti, e confortato dalla opinione di ((nel valente zoologo, non esita a riguardare come nuova specie chiamandola /?. Selgsii. Essa è apininlo quel giovine maschio di una euspiza , che negli Alti del Congresso di ÌSapoli il lìoiiaparle jiaragonò con la sua E. dotirhonia riferendola alla E. aureola, e dalle (piali non è ancora convinto doversi disgiungere. Questo ed altri uccelli presentali dal march. Carlo Durazzo ( .i50 ) sono rimessi, rende una dramma di gomma arabica la j)iù pura, si scioglie in una oncia di acqua, indi sì filtra. Questa soluzione di gomma serve a tener meglio sospese e divise le molecole del bleu di Prussia, il quale sarà preparato al momento, ponendo a coniano una goccia o più, secondo il bisogno, della soluzione di cia- nuro-ferroso-polassico con una goccia di soluzione di cloruro ferroso. Formatosi il precipitalo, vi si aggiunge una goccia della soluzione gommosa, e col dito si immischia a lungo, indi si versa, mescolando sempre, quella quantità di acqua necessaria per avere un fluido leggermente tinto, e trasparentissimo ». • Disposte cosi le branchie, ed osservale coH'ingrandimcnlo di 131 linearmente, si scorge il gran muovimenlo dell'acqua intorno ad esse, ed attese le minime particelle del bleu di Prussia sospese nel liquido , si può meglio valutare la ve- locità e la direzione del muovimenlo dell'acqua, la quale simula un rapido tor- rente che va alle branchie, e toccatele viene respinto con pari velocità; oppure, ciò che quadra meglio al fallo, se il fenomeno vuoisi riferire alle molecole sos- pese nel fluido, somigliano queste agli stormi di rondini allorché volando rapida- mente si avvicinano alle torri, e poi ri|)iegano. Uijiclasi pure quanto si vuole ed in qualunque momento la osservazione, si avrà sempre lo slesso risultalo. Esaminai eziandio le branchie del proteo anguino , e trovai identico il fallo, ad eccezione soltanto che il molo dell' ac(pia è |)iù grande, e qualche volta di una velocità so- migliante a quella del più rapido torrente. Se in questa occasione si porla l'occhio in quell'acqua posta fra luna e l'altra fogliella branchiale, si vede un vorticoso muovimenlo del fluido, ed una attrazione e ripulsione dell'acqua verso i margini delle fo^liclte branchiali • . ( iU ) • Mlino (li conoscere la presenza e la durala di (|tieslo ciuinso fenonisiio, lio eseguile le esperienze alla presenza del mio assistente dott. C.asorali, e deMiravi giovani Paravicini , Valsuani , l)e-Betla. IVisulta da esse rlie anelic tagliala ad un girino di salamandra una porzioneella di lirancliia, e posta nel fluido sopraindi- ealo, si appalesa lo stesso mnovinienlo delle partirelle nuotanti, rome (piando la branchia sta unita all'animale vivente, anzi liavvi più energia di molo, e dura da mezz'ora ad un'ora e |>iù. Ripetuta la stessa sperienza su porzione di hraii- eliia del prolci) nngitiiio, il risultalo fu non solo eguale, ma il muovimento fu più grande e nianifeslo, si per la velocità del fluido circumamhicnte , come per la durata, impcroccliò talvollfi si mantenne per cincpic, sei, ed anche sette ore». • Quale è la vera cagione di (picslo muo\ÌMiento dell'acqua inlorno alle bran- chie^ l'omini di capacità distinta, ed invesligalori verainenlc sagaci, (piali sono i Sliarpey, Purkinje, Valentin, Rospail, cercarono darne spiegazione, istituendo ri- cerche anatomiche e svariate, e importantissime esperienze. I tre primi attribuirono il fenomeno alla ju'esenza dello ciglia, e conobbero che in genere si trova collegato colla maggiore irritabilità dell'animale. Uaspail nella sua opera di chimica orga- nica entra a discutere questo argomento con molto ingegno. Dice che la osserva- zione lo aveva quasi indotto a ritenere inammissibile la presenza delle ciglia vi- bratili, delle quali i micrograli hanno quelli certi organi degli ini'iisorii, ma che i suoi dubbii si cangiarono in certezza allorachè, per azzardo, mise sopra il porta- oggetti del microscopio un margine della branchia della movie de rii'iene (imin piclontm) vivente, jier istudiarne la intima tessitura. \ ide che non i margini soltanto si cuoprivano di queste ciglia scintillanti, e facevano girare l'acqua a turbine, come le ciglia degli infusorii, ma vedeva eziandio, che qualiiii([ue pic- colo frammento lavorato della branchia, offeriva moli rotalorii, cuoprendosi di ciglia, attraendo dalla superfìcie cigliala corpuscoli ondeggianti nell'acqua. Infatti il suddetto autore presenta argomenti incalzanti per negare l'esistenza delle cosi delle ciglia vibratili. La teorica che egli vi sostituisce ('; molto lusinghiera per ispiegare il fenomeno della ajiparenza di esse ciglia, mercè le correnti stabilite dalla diversa densità del liipiido in muovimento. Sembra certamente ingegnoso e mollo felice il modo di dinioslrazione. che intende dare di essa teorica, col mezzo dell' ac(|ua sgorgante da tubi caiìillari entro altra acqua di diversa temperatura, con che pretende di avere perl'etlaracnte imitala la presenza delle ciglia vibratili ». ■ Se pen'i ingegnosa e felice è la imitazione del fenomeno delle cij,'lia espressa da Raspali, credo che non possa essersi tranquilli afl'alto cii-ca la cagione da lui assegnata alla diversa densità del liquido che lo produce, il calore cioè ingene- rato nella azione respiratoria, non polendomi persuadere della entità siiflicientc di questo (e massime trattandosi di porzioncclle minime staccate dall'animale) per produrne correnti si rapide e durevoli ; viejqiiù poi dubito della giu>lczza di ( lS)!i ) l;il causa, iiisiiio a clic ulinciio udii mi si pruovassc bastare alla imilazioiK' del fciioiiuMiu (Ielle ciglia una ben piccolissima divcrsilà di lemporalura Ira i due li- ijuidi clic roiniaiKi correlili, tanto più pensando che in questi animali la tcmpe- raliira (li\crsilica quasi nulla dal nic/./.(> in cui si lro\ani). Ouiiidi la diversità deve esser minima, e perciò insuflicienle a dare ragioni di corronli laiilo rapide e durevoli. Si consideri linalniciite che esse correnti si inanlengoiio energiche anche per mollo e mollo lenipo nelle parti staccate dall' animale » . « Ciii s' insinua in questo argomento, e senza prevenzione considera i partico- lari di tali correnti, non può a meno di sentire che, ammettendone come unica cagione il moto vibratile delle ciglia non si giunge a dare cliiara spiegazione di tulio ciò che le suddette correnti presentano. Diffalli taluni scrittori dissero: come avvidi mai che le oscillazioni delle ciglia da un lato e dall'altro bastar possono ad imprimere una direzione, ed una lanla velocità al liquido? Come si può allri- buirc a (picsta causa tutto il molo, quando si vedono ([ueste rapide correnti in parli, ove appena si scorgono ciglia minutissime, e ove anche non si vedono, come nelle braiicliie di girini di salamandra, e dei tritoni? Questi ed altri dubbii mi delermiiiarono ad esaminare alcuni rap|)orti anatomico-lisiologici delle branchie ■. « Si sa quanto il derma che cuopre le branchie si avvicini alle membrane mu- cose, quanto meravigliosa sia la loro vascolarità, e come la natura abbia dis- posto in guisa, che infinite, per cosi dire, anse di comunicazione esistono tra il capillare arterioso, ed il venoso, onde non venga mai inlerrolta la circolazione, e possano >ci\ir meglio alla cmalosi. Si sa pure dalle indagini anatomiche, che (|ucsle parli sono provvedute di molli filamenti nervosi, de' quali il celebre Van- decn diede una esalta descrizione nel proteo, il che jiurc verificai. Quando anche l'anatomia non li avesse dimostrati, si dovrebbe per via d'induzione ammettere la presenza di essi, e la squisita sensivilà delle branchie. Imperocché, se con dolce pinzetta si prende l'apice di una barbetta branchiale , e leggeiincnle si stringa la molla, l'animale dà segno di vivissimo dolore, il che è più manifeslo nel pro- teo, forse perchè le sue branchie sono permanenti, e quindi più sviluppalo ne e il sistema nervoso. Uispello al muoviiiK'iilo delle branchie si scorge quello gene- rale dipemlcnle dal molo degli archi branchiali, a cui sono attaccate; ma toccale ed irritale non appalesano una visibile contrazione nel loro tessuto , benché la si debba ammetlere, attesa la slrullura loro cellulo-vascolorc , e dietro il seguente latto, che jiiù e più volte verilicai. Solloponendo al microscopio un pezzo di braneliia, specialmente di proteo, ho veduto per più di mezz'ora un andare e venire dei globuli sanguigni lunghesso una o più diramazioni principali sanguigne, e talvolta i globuli andare dalla base del vaso verso le diramazioni, con una certa celerilà, poi in senso opposto con pari muovimento, e questo progl•edi^c, e re- Irocedere ora celere, ora lento, ora arrestarsi per poco temiio, e jioi ripigliare ( -m ) con maggiore energia, e dillo ciò ((iialclie \olla per nic/,/."ora e |iii'i: circoslanza questa elle aeeerla la soiiima irrilaiiililà del sistema \aseolaie delle litanrliie ». • liilonio la disposizione eij^liala della ìiioiiIc de rivii'-rf (in\a pi<'lorimi ), eliee- eliè ne dica Haspail, mi sendira clic non si possa muover duhliio. In (|ueslo ace- falo il muovinienlo del fluido eireuinaudìienle si apjialesa su (piasi lutto il corpo, speeialmente poi sulle alette, o tentacoli labiali, sul margine libero, e le due su- perlicie delle due branchie, esterna ed interna, più però in questa clic in quella. Da per lutto sono numerosissime le ciglia, e sulle branchie si trovano disposte a due ranghi negli interslizi de' l'asci librosi; se[iarale poi le due lamine di ogni branchia, nella loro siipcilicie a contatto non mi fu dalo di scorgerne. Dalla di- sposizione delie eiiilia awiene, che tagliando via una jiorzioricella di branchia, il margine corrispondente al taglio ne presenta mille, ma interrolle, le (piali sono corrispondenti alla serie interfibrosa. La presenza delle ciglia , ed il loro numero pressoché- iniìiiilo costituisce aduri(|ue, secondo me, un fallo incoiilraslahile, che si appalesa con tutta chiarezza all'ingrandimento di 4!i0, di (JOO e di 1080 li- nearmente, e tanto più che a tale ingrandimento si vedono allungarsi, e raeeor- ciarsi , e ripiegarsi in se stesse. Ma ([uello che impedisce di conservare alcun dubbio sulla loro esistenza, e che esclude la supposizione di correnti capillari va- levoli ad imitarle, si è che quelle ciglia medesime, le (piali ad animale vivente si vedevano muoversi in un |)unlo del conlorno della sua branchia, morto l'ani- male, e spenta la vilalilà più durevole della branchia stessa, si riscontrano an- cora di egual ligura , nel medesimo punto, ma immobili. Una circostanza più e |)iù volte verificata è pure, che preso un pezzo di branchia interna, o meglio dal tentacolo labiale, e posto sojira un vetro con dell'acqua, si vede ad occhio nudo, ma meglio al microscopio, oltre il cigliare, un muovimcnlo rapido di locomozione di lutto il pezzo, cosi che dopo pochi minuti scompare dal campo oculare ». « In quanto alle branchie del proteo, dei girini di Salamandra e dei tritoni, per mollo tempo non si pot('' scorgere di ciglia né da me , uè dai giovani che mi seguono nelle ricerche, rinalmenle reilerando le osservazioni microscopiche coir ingrandimento lineare di GOO a 1040, ho poiulo convincermi della loro esi- stenza molto più chiara, e dislinla nelle branchie del proteo, dove si presentano esili e corte bensì, ma numerose d'assai ». « Corredalo di (|uesto malcrìulc ho voluto occuparmi della ragione fisiologica del muovimcnlo più volle menzionato; e pensando alla (pialilà dell'organo, su cui specialmente si manifesta, ritenni come punti cardinali da discutersi i Ire se- guenti: 1." quanta relazione possa avere la presenza dell'aria neirac(pia con esso muovimcnlo; 2." se una irritabilità muscolare vi presieda, o allrimenli; ,"." se un giuoco di esosmosi e di endosmosi ne sia causa od elicilo. La idea che il muo- vimcnlo dell'acqua intorno le branchie sia cagionato dalla i)arleriza dell'aria dal- f 4S7 ) l'ufqu:! clic lo riiciiiiihi, jicr servire alla cmulosi , sarebbe ragionevole qualora il renonieiio non aecadessc quando la eireolazionc del sangue manea del (ulto; ma sieeonic esso si verifica anche in una braneliia , e in porzioni di bianchia slae- cala dall' uiiiniale, e dura per molle ore e molle, cosi o jrrinri questa cagione si riconosce inammissibile. Nulludimcno a maggiore convinzione ho pensato di ÌnIìIuìtc il scjiucnic cspcriincnio, dal quale ri.-ult;i chiaramenlo, clic la |ircsen/.a ilcll'aria iieii'a('<|ua (piasi nulla iiifiiiiscc sul inuuviinenlo in discorso ». • Presi una liotliglietla di cristallo schiacciata, la empiei del liquido conlciieiile II' molecole del bleu di Prussia esliciiuiinenic divise, e la posi a bollire per venti minuli in un reeipieiile di terra pieno del medesimo liquido. Uidollo [loscia il tulio alla temperatura dell'atmosfera, e portata la bottiglia On quasi a fior d'acqua, vi introdussi un pezzetto di branchia di proteo recisa sul momento. Chiusa la bol- li^lielta sott'acqua con turacciolo a smeriglio, e soprapposlovi, a maggior cautela, 1111 pezzo di vescica, la adattai al porta-oggelli del microscopio all' ingraiidinieiilo di 151 lineare. Il muovimenlo dell'acqua intorno la branchia era vcementissimo, e si mantenne energico per due ore e più, indi a poco a poco cessò. Più volle fu replicato l' esperimento , anche alla presenza de' sovranimniiiiali compagni nelle osservazioni. Ilo poi osservato che se, cessalo il moviineiilo dopo due o più ore, la branchia viene eslratta, e lavala bene agitandola nell'acqua comune, e si sollo- jione all'osservazione microscopica, si vede ricomparire il iiuio\iineiilo dell'acqua, il quale continua energico per alcune ore ». • Kispellivamente al secondo quesito propostomi, se si dovesse slarc a quanto si osserva nella tniiii/e de rivirrc , non si dovrebbe esitare a conehiudcre , che una irritabilità muscolare regga il muovimenlo delle ciglia, l'ispezione anatomica dimostrandole disposte tutte lunghesso numerosissimi fasci fibrosi: ma quello, che ili questo acefalo rilevasi , non si può ripetere per riguardo alle branchie del proteo niìr/Hiiiii , e dei girini di salamandra e tritone, simili fasci non essendo scorgibili. In lalc delicienza pensai csperimentarc sopra queste parti alcune sostanze, la cui azione è eoinuiiemenle cdnoM'iuli siccome infensa alla |ii(ipiielà \ilale in discorso. Preparai quindi i seguenti liquidi: due grani di nilialo di stricnina sciolti in una dramma di acqua , e due grani di acetato di morfina sciolti in altrettanta quan- lilà di acipia. Preso un pezzo di branchia di girino di tritone, e poi di proteo, e postolo sopra un vetro con una goccia dell' ac(|ua avente in sospensione le mo- lecole del bleu di Prussia, e riscontrato il muovimenlo e la velocilà di esse, feci mediante un cannello versare sul pezzo due goccie della soluzione di stricnina , e dopo pochi istanti vidi diminuire, poi cessare il muovimenlo. Miconosciuto que- >lo. presi il pezzo di branchia, lo misi in molla acqua (iiira. lo agitai, indi sot- lu|H>slolo al microscopio conobbi che era ricomparso il muovimenlo attivissimo; postavi sopra una goccia della soluzione di morlina. subito si eslinsc. e non più 5» ( 458 ) ricomparve, ail onla clic lo abbia riposto nell'acqua ed agilalulo mollo. In un altro pezzo, versatavi sopra una goccia di soluzione di morfina, si sospese sul momento ogni molo; lavato il pezzo, e poi osservato, ricomparve il innoviinento. Se tali esperimenti vietano una conclusione assoluta, rendono però non irragio- nevole la congettura, clic il moto vibratile delle ciglia lassomigli a quello dei muscoli involonlarii, colla differenza, che è più durevole anche staccalo il pezzo dall'animale, rinalmente ho voluto accertarmi, se in relazione col muovimento cigliare esista o no una legge di esosmosi ed endosmosi dell'acqua per gli spazi intercellulari delle branchie, o per una serie di vasi o canali acquiferi scoperti dal professor Delle Cbiaie nel corpo dei molluschi. In conseguenza ho credulo bene di fare le seguenti esiiericnze. Legata nell" animale vivente una branchia si del g'rino di tritone, come del prolvn anguinn, e poi rccisala dall'animale ai disopra del laccio, e sottopostala a microscopio, verificai che si appalesa Io stesso mu.>vimcnlo dcirae(iua intorno alia branchia, come non fosse legala, il che non si potrebbe s|)iegare quando si ammettesse un sistema di vasi acquiferi ; impe- rocché, se ciò fosse, la legatura avrebbe dovuto impedire il muovimento. D'al- tronde se nell'interno delle branchie penetrasse dell'acqua, crescerebbero di vo- lume, cosa che non si appalesa. Non contento di ciò, ho pensalo di tagliare una lunga branchia del proteo, e combinarla in modo che sul porta-oggetti il solo di lei apice barbuto toccasse un liquido contenente in soluzione del prussiato di po- tassa. Osservato il pezzo all'ingrandimento di 151, veduto il molo rapidissimo dell'acqua toccr.nte rcslremilà della branchia, toccai la base della branchia do|)ii qualche minuto con sottile stecco di legno bagnato in una soluzione di cloruro ferroso, e nessuno indizio si appalesò di bleu, mentre ciò avrebbe dovuto avve- nire se il fluido, in cui pescava l'apice della branchia, fosse stalo assorbito, ed avesse percorsi gi' interni canaletti, o il tessuto inlcrccllularc. Iiidllrc \w es|iiiiiala tutta una delle branchie interne ad una loi/o piclmum vivente, e combinai in guisa, che il solo margine libero pescasse in un'acqua contenente una piccola quantità di prussiato di potassa. Lasciatala a contatto del liquido per mezz'ora. ho toccato con un esil pennello bagnato di soluzione di cloruro ferroso le due superficie della branchia a varie disianze dal margine libero, e nessun segno ap- parve che indicasse la ascesa del prussiato di potassa, o nel tessuto intercellulare, o in un sistema di vasi ». « Considerate cosi tutte le cagioni , che potevano concorrere a dar ragione del muovimento dell'acqua intorno le branchie del proteo, dei girini di salamandra. e di tritone, mi sembra che si possa stabilire non esser per nienlo alTalto am- missibile la teorica di Raspail, e neppure la idea della endosmosi ed esosmosi dell'acqua per il tessuto intercellulare delle branchie, o per un sistema di vasi acquiferi, e quindi sia forza il concludere che quella che più soddisfa, e si ap- r 4b9 ) poggia ili Tutto, siu (li fui' (Ii|)L'iidi-i'c il suddvllu niuu>iinrn(o del fluido circum- anibieiilc della presenza delle eiglia, e loro molo vibratile, tanto più, avendo io provalo elle esistono anche sulle branchie del prnico Uìigiiino, nonché de" gi- rini di saluinandra e tritone. Si deve però confessare, clic se anche cosi opi- nando non si giungesse a dai'C del liilln una lulr^uiiia spiegazione della velocità di esso nnioviinenlo, pure egli é certo che la presenza delle ciglia, e il loro muoviiiientu vibratorio sono circostanze indispensabili al l'enonieno in discorso; come nessuno può dubitare, che il niuoviinenlo dell' acqua intorno le bran<'hie sia collegato colla funzione della res|)ira7.ione, avendo per iscopo di solloporne una corrente continua di acqua a contatto delle branchie per la ematosi. Tanto più son persuaso di questo rilletlendo che il nmovimento è maggiore quanto più le branchie servono a questo ullicio, e dal considerare come fu osservato, che nei girini di rana, lino a che le branchie sono a nudo, come nel primo stadio, l'acqua che le circonda, è in grande muovimenlo; ma quando rimangono coperte dalla membrana gutturale, allora, esaminale più e più volle ad animale vivente, ed andic ajipena levale, si vede il fluido circumamhienic irnniobile. Di questa metamorfosi si può dare una |)lausibile ragione; imperocché quando le branchie restano inchiuse dalla membrana gutturale, munita soltanto al lato destro di esile forellino, allora il girino di rana fa un moto colla bocca, come il pesce; ragion per cui I' acipia entra in bocca, va nelle fauci, si pone a contatto delle branchie, ed esce per l'unico foro che vi si trova. Questo fatto è assai importante, giacché si trova in armonia con quello che presentano i pesci , le cui branchie osservate non offrono alcun muovimenlo dell'acqua circostante; ciò che vieppiù conferma che quando l'animale é costituito in guisa da formare una corrente d'acqua, come fa il pesce, dalla bocca alle fenditure branchiali, in allora non é necessario un molo cigliare vibratorio dello branchie. .VII' inconli'o é indispensabile nelle bran- chie libere, come nel girino di rana al primo stadio, come nei girini di sala- mandra, di tritone, e nel |)roloo, siccome pure era necessario che le ciglia godessero di molla irrilabililà e vitalità, per adempiere allo scopo importantis- simo, cui sono destinate ». Il barone d' Ilombres-Firmas paila del notissimo fenofneno della cosi delta grotta del cane in riva del lago di Agnano presso INapoli, e della esperienza che su i cani si fa dell'azione dell'acido carbonico sviluppantesi da quella grolla, sulla respirazione animale, l'a rilevar la crudeltà di tal uso che saiebbe punito dulie leggi degli Stali liiiti. dell' Inghilterra, e di altre nazioni. Il principe ISonapnrle legge una lellera del eh. Schlegel, il (piale annunzia la pubblicazione del primo fascicolo della sua grande opera sulla falconeria, e l'oc- cuparsi incessante clic fa del nuovo manuale di ornitologia di Kuropn, nel compilare il quale è necessario adoperare la critica più severa e più giudiziosa, lìingrazia ( 4f)0 ) quindi delle osservazioni venulegli d^ill' Italia sopra la di lui rivista critica degli uccelli europei, e promette farne tesoro nel suo manuale. Si scusa siili' aulorilii dello Swainson, e del Uicliardson per avere considci'alo come americano il fuka iwMihm. Insiste sulla indubilaliililà della sua claliorala sinonimia de' falconi, la- mentando di non conoscere Ynrriuinus. Conferma la distinzione in due razze lu'l vtillitr fiilvus , e nella iithacnc uncina; ma (jueste varietà locali non presentando altre difl'erenze che qualche legifera modilica/.ioiu' lu'lle tinte non doversi erigere in specie. So.sticne altresì la esaltezza delle sue determinazioni delle rondini avendo adoperato la più grande circospczione ne' suoi lavori sugli uccelli d'Europa. As- serisce, nulla esser pili sicuro della difl'ercnza tra la nijlviii familiaris e lu S. ga- lac/odcs, non che la identità della S. celli con la S. fericea. I due petti-azzurri l'ormano secondo lui, due varietà costanti, e climatiche, (]uantun({ue costanti, che rientrano nella slessa categoria degli avvoltoi, e delle civette sopracitate. In pro- posito dell' mi.? obscìtrus, cui non lia sapulo restituire l'aulico nome legillimo. e che sa essere stato illustralo ne' nostri Atti , lagnasi della poca diUusione di questi nostri lavori, i quali, secondo lui, se non vi si rimedia, avranno la slessa sorte delle materie trattate ne' Congressi alemanni, che niuno citandole rimangono perdute per la scienza. Dichiara essere veramente enigmatica la monacehia nera , che egli non conosce se non dal Friseh, e dal Vieillot; ma che sospetta essere uccello americano. In quanto all'origine del garrulus melanocephalus egli sa unicamente averlo ricevuto ila Pietrohurgo come ucciso nel Caucaso, e che vive nell'Asia minore, dichia- rando non saper nulla del G. kiliUlzii della Ucrania. Non crede alla esistenza di un nuovo numcnÌHS in Grecia , né a quella del carbo mcdius di Nilsson come specie. In quanto ai hianchi aironi egli si è lascialo persuadere dal fu Natterer di non adottarne allri clic quelli della rivista, che son basati sojira ricerche stabilite su inidli individui. Emessi varii dubbii intorno alla .ti/lvia icterina ch'egli erede una seconda specie dì hìjpolais, promette stampare una memoria speciale su questo uccello. Lo stesso principe Honaparle comunica una lettera del doti. .Nardo , il quale ilolenle della sua necessaria assenza massime per non potere stabilire i divisali confronti ed indagini relative ad animali marini, invia diverse memorie ittiolo- giche. Annunzia aver avuto incombenza dal suo 1. e U. governo di metter l'opera del Chierighini sugli animali del golfo veneto e lagune a livello delle attuali cogni- zioni rap|)orlo a sinonimia. L'elenco delle specie in esso descritte, che sarà pub- blicato pel tempo del Congresso venturo, riuscirà lavoro di i(ualchc importanza, specialmente per la parte dei crostacei nostrali, e delle ciiiichiglie. Fin' ora egli polo studiare circa ottanta specie nostrali di crostacei podoltalnii , delle quali una ventina sono nuove, o poco conosciute, e vi hanno cinque generi nuovi. Termina ( 4CI ) .sigiiifìcundo lu li'liziii di tutti i veneti per l'iiiiiiunzio recato loro dui dotto ed cininenlissiino |Kitri;ii'('u Moriico del favore o protezione die il pontefice concede eflieaecnicnlc alla nostra istilu/.ione. Le memorie ittiologiclie molto apprezzale dalla sezione a segno che dietro pro- posizione del eav. IJassi gli vengono volati ringraziamenti , sono le seguenti : /'rima Nota sulla identità de due generi Tctrapterurus ed llistioforus , e su qualelic particolarità anatomica di cxsi. Aeifuislai (dice) nel mese di giugno nn bellissimo esemplare, lungo oltre quattro piedi, che conservo nella mia collezione, del Tetrapterurus belone, Raffmesque , da ine estesamente descritto lino dall' anno 1827 sotto il nome di Skrponupoduf: lypus, e consecralo genericamente al Cucbiwu di Margravio. Egli è il secondo da ine veduto, e mi servì molto bene per completare la descrizione data dal Cuvier. e ((uella stessa da me pubblicata con maggiori dettaglii. Potei anche istruirmi sui visceri interni , che trovai aver la forma e la disposizione voluta dall' Ehrenberg lìvW Histiopliorus indicua , Cuv., e notarvi i|ualclie iinportaiile particolarità non inarcala (per quanto io sappia) dagli autori, fra le quali la forma e la struttura della vescica natatoria, dilTerente da quanto io conosco, per esser composta dal- l'unione di circa cinquanta e più vesciche di varia grandezza, miste fra loro, e circondate da sottil mernbranclla di grossezza eguale a quella propria delle parti dì ciascuna di esse. Tale vescica comunica superiormente eoli' organo respiratorio, e si protende per tutta la lunghezza del basso ventre. Sembra pure che l'una ve- .seichetta abbia comunicazione colle altre. Riservandomi ad altro tempo ulteriori dettagli in proposito, panni aver bastanti ragioni per avanzar quanto segue. Pubblicava nel 1834 che il mio Skeponopodo avrebbesi forse potuto riguardare come tipo di una nuova famiglia prossima a quella de" .ripliias. Ora rettifico la mia proposizione dietro più precise cognizioni anatomiche , e dico che avuto ri- guardo all' analoga struttura del capo , delle branchie , de' visceri , e della forma generale, devono i .ripkina ed i telrapterttri restar vicini in una sola famiglia, quella iÌK xiphidi; macho non puossi fare a meno di dividerli in due sottofamiglie .riphidi e lelrapternrini , caratterizzate nel modo seguente: Kam. Xipliidciì. /{ostrum porrcctum , laminae libcrac branchiarum dnpticcs , Pinnae dorsales et anales duo. Suttofam. \iphini. nostrum ensiforme . Pinnae ventrates nultae. cutis lubereu- liixa , randa unicristata. Sottofam. Tetrapterini. Rostrum nubcylindricum , venlratcs peculiariformes se in rimani limgiludinalem recondenles, cutis squammosa. cauda bicristatn. Di entrambi tuli sotto famiglie si conosce finora un solo genere, cioè riphiat e tclraplcrunts , vuleiulo ragione, clic a (|U('.st' ullimo sia unilo il genere lliMio- fìhorus degli aiUori, come già stabilivo nel 1854 nel mio lavoro « rfe Skepono- podo et ile (Itivbitcu Margravii specie UH cofjiiala ». Infatti a quali caralleri distintivi appoggiasi lu distinzione de' due generi ac- cennali'? Si conl'runtino le descrizioni esibite dal tuvier, e vcdrassi consistere la differenza nella sola altezza della pinna dorsale, e nel numero do' raggi delle pinne \cnlrali, da uno a Ire. Se dunque è presso a poco eguale la l'orma della lesta, e del restante del corpo, eguale il numero delle vertebre, la <'urirorniazi(>ne delle brancliie e de" visceri, la strullura della cute, eguali la disposizione ed il numero delle appendici della coda e delle |)inne, perchè si seguita a considerare distinti due generi che devono assolutanicnle costituirne uno solo! Chi sosterrebbe mai come caratteri generici l'altezza di una |)inna, ed il numero de' suoi raggi? E poi chi è ancora sicuro essere specifiche le accennate diderenze piulloslocliè di sesso? Quanti esempli non abbiamo che potrebbero sostenere un tale sos|)etto? Kehitivamente alla voce da scegliersi per nominare un tal genere, non credo preferire con Lacei)èdc Imliophorua , che vuole A'wc porla vela; ni' nolistliim con Hermann, clic significa presso poco lo stesso, perchè esprimcnli tali voci un ca- ratare tropjìo s])ecilIco, e d'incerta costanza. Cedo invece il diritto di anzianità alla voce lelraplurus Raflìnesque , convertita però piuttosto in lelraplcrurus , come fece il principe di Canino, e sostituisco questa volontieri al mio nome .vAt- poìiopodus, che vuol dire ventrali a bacdwlla, benché meno caratteristica, e meno esalta in qualunque modo si adotti. Telraplurus infatti verrebbe a dire a quattro pinne od alette; ma tale specie ha ben più di quattro pinne, trtraptr- rurus siguilica invece, colla coda avente quattro ali o pinne; ma ciò iieinmeiHi denoia, come si vollero esprimere, le quattro creste caudali, perlocchè parrebbe doversi dire letralophiwus , e sarebbe forse ancora mal detto. Ecco come dovrebbero ridursi le specie: Specie certe. — 1.^ Tetrupterurus belone, Raffinesque e Cuvier Synon. Sicepo- nopodtis lijpus. Nardo, Bcrichl ùber die Versamlung Nalurforscher undiinlc in Wieii 1834, ed Isis 1833, p. 418. 2." — — Banksi, Nardo. Synon. Ilistiophorus indicus Cuv. Specie incerte. — ó.' Indicus, Cuv. Maloato e non bene distinto dal Telr. belone. 4.' Tetraptcrurus Guehucu vel Margravii, Nardo. Synon. //istiophorus anwricu- nu.« Cuv. Skeponnpodw! Giiebncii , Nardo, Rericlit cil. 1852 et Isis 1855 p. 41'.». Forse non distinto specificamente dal /list. Danchsi. S.'' Tetraptcrurus pulchellus, Nardo. Synon. Ilistiophorus pulchellus Ctiv. ror.--e differente per età soltanto. 6.^ Makuira, Nardo. Synon. Xiphias Ulakaira Schavv , Makaira noiraslre Laccp. Forse non diverso dal Tclr. licione. ( 403 ) Trovili udercnlc alle lamine delie linincliie di questo pesce varii escmpluri di III) iiarassilo p:u-ticularc di ciilorc carneo giallastro avente foi-ina globosa al(|uanto depressa, di mezzo |)ollico circa di diametro, rassomigliante a taluno de" tuber- coli ossei cul;inci delle Itaje, incavalo inforiornicnle, e mostrante cin(|ue infossa- liiri' radiali che partono dal centro, nel cui mezzo ha orìgine un appendice sonile lungo poro jiii'i della grossezza del corpo, mediante la quale stava attac- calo, e pareva ritrarre nulrinienlo. Non trovai ancora un genere, in cui collocare silTallo verme, che provvisoria- mente lascio senza nome, riservandomi studiarne la interna struttura. Negli intestini rinvenni ahpianti piccoli disiiìmi , che non aiicoi-a determinai e qualche laeiiia. Mi fece sorpresa la facilità , colla quale si decomposero i visceri , benché posti subito in alcoole alquanto forte, e specialmente la massa delle sottili numerosissime appendici |iil(>n-ichp. ^)iicsla eircoscrilla da una sottile membrana facile a rompersi e a dare liscila ad esse che si slaccano facilmente, rappresentava un viscere particolare meritevole di esser meglio studiato. Potei conservare appena il ventri- colo di grosse pareti lungo quasi quanto la cavità dell'addome, e rugoso inter- namente, cosi pure il cuore o le branchie. La carne di questo jiesec cotta il primo giorno, tanto a lesso quanto a roslo, si provò alquanto dura, benché fosse bianca e molle nello stato di freschezza; si avvicina nel sapore a quella del pesce spada, non ù perù tanto squisit'». La carne medesima a lusli» nel secondo giorno die luogo all'osservazione di un fe- nomeno, che merita esser notalo. Tanto la mia cuoca, quanto ipiella di altra fa- miglia, alla quale volli fare assaggiare tal carne, provarono nell' arrostirla un senso di oppressione, e stringimento di cuore accompagnato da palpitazioni: la loro faccia e le orecchie ed il collo si fecero di un color rubicondo come quello di una erisipola. Ciò durò varie ore. .\ssaggiata con attenzione tal carne, era più tenera, ma meno saporita di (|uella del primo dì, e faceva sentire un poco di acre, clic coli' olio facilmente spariva. Essa non recò incomodo alcuno a chi ne mangiò anche in abbondanza. Siìconda Nola so]>ra una specie di Acanthias lìonap. rara nel golfo veneto della voltjarmenle Azià negro. Mi pervenne mesi sono una specie di arnnihia.i rara fra noi, distinta dai pc- s-atori col nome dì nziao ncqro, di due piedi e mezzo di lunghezza, di sesso femminino, prossima allo spinnrotn iwpninlc della Fauna italica, ina dilTerenIc pel colore, per la mancanza delle macchie biancastre laterali, e per qualche altra parlirolarilà. Questa, se non ù specie distinta, è per lo meno una importante va- rietà. Eccone gli e^•.cn/.iali c^iralteri : ( iU ) Acanthias ìngresrenx barilo, volg. azià negro. An variclas aranlli. vu/gari.i. Bo- nap. Faun. ilal. ? Acanlhinx iniivolor nigrescens , sublux ab npiic rosiri usi/itr ad anum alhidus, ci maculili nign:sccììlihiis irrcgularihu.i, magniliidiiiis ìariac, ìio(ali(x, xpina fccwi- dac dorsnii.f mnjorc qtiam illa priiiìHc . scd jiinnam »())i v.rcvdcnle , pintiix vciilra- libus secundac dorsali proximioribiis ; ano post mediano. Ilab. Caplii.i in regione vtaris Adriatici Guarnoro dieta. Terza Nola .sali' e.ii.'ilenza iteli' organo ilei giinlo in alcune specie di cimi nuirini '. ^c.ssullo, clic io sappia , parlò di tiii organo speciale, clic trovasi nella bocca (li alcuni S((tiali , e clic sembra destinato alla guslazionc. \: questo situalo nella parte anierioic del palato propriamente dietro la mandibola supcriore, anzi pare aver origine comune colla jiornionc di cute jialalina , clic serve ai denti di so- stegno in questa sjiecie di animali. Consiste esso in una modillca/.ione dciln cute slessa Gbroso-vascolare in sostanza, polposa, molle, priva all'alio delle scabrosità. (Iella quale vedesi rivestita la superlicic cutanea del palalo, e seminala invece di numerosissime papille molli, aggrumate, e da porosità trasudanti un umore moc- cioso. Si protrae tale apparecchio organico quasi per tutta la estensione dell" arco mandibolare, e nella parte anteriore mostrasi largo spesso più del dojipio che ai lati , ove decresce gradalamentc quanto più si avvicina agli angoli della bocca , ossia alle estremità articolari della mandiliolii. Forma esso in tal modo una specie di strato carnoso a due superficie, l'una esterna, quale venne descrilla, e l'altra interna rivestita di cute più .somigliante a quella del palalo. Rappresenta cosi a prima giunta una falda falcala, il cui bordo esterno essendovi aderente, come si è detto, segue l'interna curva dell'arco alveolare, nientic l'inlcnid guarda le fauci, assottigliandosi verso i suoi bordi in maniera che disleso sulla cute palatina sem- bra ad esso continuo, il tessuto intimo di ipicslo organo i^' mollo particolare, e merita studio ulteriore. Le sole specie, nelle quali ebbi finora ad osservarlo sono lo squalus glaueus Linn. , Voxijrrliiua gomp/iodon di M. ed H., e \' alopias rnilpex Cuv. Altre ne sono alTullo mancanti , come sarebbero il vero .iipialn.i pilumbcu.s , il miMc/ii-s- plcbeius , il galeus canis , Vaeanlhias rulgari.s , la eentrina saleiani , e molti altri. In qualche specie se ne vedono appena le traccie; ncW'alopias vul- pe.i ha poco sviluppo: nello .«f/i/n/iw glaueus esiste non solo nella mandibola su- periore, ma ben anche nella inferiore, però di minore graiiden/.a. Sospettai che (picsl' organo, già da me accennalo nel mio Prodromo di .ìilr. ' Qafs\> noia /• Il lircvc rslnillo ili un.i nicmfiria Iella all'i. H isliluli) di .scioiiin lincio, il ifiiirnii 23 marzo t8{S. ( 4G5 ) Zoologia fino dal IHt»?, servir polcssc alla gustazione solo dopo averlo osservalo assai Iji'n s\ilu|)|)ato in una specie gigantesca di oxijn/iinn , ed in nuovi escni plari dello sijiiuliix tjUiurus , e l'operazione anatomica confermò il mio sospetto. I ner\i della lingua infatti derivano dal i|iimiIalniente al gusto destinati, dap|>oiehè i nervi che al muovimento della lingua si prestano , osscrvansi nascere dai branciiiali , ed il motore acces- sorio del W'illis suole sempre al vago mostrarsi unito. Quanto esposi puossi ri- scontrare nella preparazione anatomica , che conservo a disposizione di chiunque volesse osservarla. Il presidente scioglie la riunione. V." Il Prenidente Cav. Prof. Antonio .Xlessandhini , e- . ( Principe C. L. BoNAPAtiTE / S-grclarit < "^ ' Doli, .\rniiir Tosta SU riunioìm: DEL GIORNO 21 SETTEMIHIE Ì\p|)iovalo il vcibiilt' lidia iirecodcnlc M'ilula, il prosidenle sig. prof. AlessaiKJrini comunica alla sezione una serie di preparali, su i quali discorre a lungo, e quindi riassume il suo ragionare nel modo segueule : Intorno al l'enomeuo sim/ulnra del coloramento delle Irnriwc nelle larve del baco da seta, e della sphijn.r atropos , procurato mescolando ni cibo polveri coloranti di fpialità diversa. « Nel giugno del 184Ì) ripetendo gli esperimenti del Bertelli e del Bonafous, onde ollenerc dal baco da scia bozzoli naluralnicnle colorati ( il risultalo dei quali esperimenti già comunicai alla società agraria di Bologna nel seguente di- cembre ) mi avvidi accadere nel sistema tracheale di quegli insclti un fenomeno singolare, del quale non lio potuto fin ora daiini plausibile S|)icgazi()ne, e che perciò sottopongo volonlieri alle riflessioni, ed al savio giudizio di questa sezione». « Mescolando da prima finissima polvere di endago alla foglia di gelso, colla quale alimentavo larve già di fresco pervenute oltic il quarto periodo del loro sviluppo, ed aprendole poche ore dopo, e tuttor viventi, oiule esaminare lo stato del liquido contenuto entro le filiere, che trovai non partecipare per nulla del colore bleu della deglutita materia, mi avvidi invece che tutto il sistema Ira- cbealc spiccava mollo più distintamente dell' ordinario, frammezzo agli altri tessuti, per avere una tinta blcu marcatissima, e ben diversa dal color verde azzurrognolo naiurale ». « Siccome però in questo caso trattavasi soltanto della modificazione del colore in parte naturale al sistema, cosi ritentai l' esperimento servendomi della polvere di lacca rossa di Francia, e ne ottenni il medesimo risultalo: il colore verde azzurrognolo del sistemo erasi convertito in color roseo fosco evideiilissinio. Le naturali preparazioni, anche diseccale e conservale da ([ualchc tempo, mostrano i notali colori visibili ad occhio nudo ne' tronchi maggiori, e col soccorso della lente 0 del microscopio nei più piccoli, e ne' minimi. .\nzi le minime trachee per tal modo colorate spiccano cleganlemeiite sul fondo giallo carico formato dall'u- more delle filiere, e fra mezzo alle piccole glebe bianco-giallognole delle masse pinguedinosc •. ( 407 ) « Una leivu scrii' ili analoghi cspei'iiiifnli, islituili itCìiipre sulle larve del baco (la se(a, lu toiilui servendomi della pulverc di nero d'avorio. Questa sostanza perù influiva sinislrumente sull' economia dell'animale, perchè mangiava svoglialuinenlp le foglie cosi inguinale, o le ricusa\a anche del lutto, di guisa che in hreve tempo moriva in un grado di nulahilc eniaeiazione. Tuttavia anche in questo Illudo (li espcriinciitarc le trachee furono trovate più o meno colorite in nero, i|uaiituni|uc |iiii dillicilnicnte tal coloramento rilevare si possa su i preparati , rassomigliando piuttosto ad un lieve offuscamento della naturai tinta verde az- zurrognola dei ridetti vasi. Servendomi di questa sostanza trovavo sempre un denso strato di mucosità nericcia applicalo sulla faccia interna del luho dige- rente. Volendo togliere la detta mucosità |)er potere esaminare al microscopio hrani degli strati delle minime trachee intestinali, immergevo e dibattevo lunga- mente nell'acqua porzioni del tutto aperte e rovesciate dell'anzidetto tubo, nella (|uale operazione detcrgevasi bensì la superficie spalmala di muco, ma le trachee conservavano il colore nericcio, e solo apparivano or più or meno intensamente colorate in diversi punti >. • Onde poi assicurarmi se ([uesto fenomeno potesse riprodursi in altre specie di insetti dell'ordine de' lepidotteri , mi jirociirai alcune larve della sjihijiix utropos , che alimcnlai colle foglie di vuicanicria preparale nel modo i|ui sopra descritto, coperte cioè di finissima polvere di lacca rossa di Francia. L'apparecchio tracheale in questa specie di larva olTrc an(;o più evidentemente di ipidlo che avvenga in altre specie, ra^<|)etto bianco azzurrognolo metallico, uè a prima vista uell' aprire il verme si mostrò un si fallo colore molto divei'so dal naturale. Estratti però in più luoghi alcuni brani dei noininuti vasi, e distesili sul vetro, postomi a guar- dare attraverso di essi nella direzione di una luce molto viva vidi manifestamente il rosso colore comunicato al sistema dalla qualità del cibo ajiprcslalo alla larva, colore che pure si è conser\alo nelle preparazioni diseccale e tolte da diversi punii del corpo , non escluso il tubo digerente e la filiera rudimentaria ». • In un individuo di ipicsla grossa lar\a Irallato nel modo descrillo dicdimi anche ad esaminare con diligenza lo stalo del vaso dorsale: in (|uclio del baco da seta mi era sembralo che avesse conservato il color naturale: più evidentemente ancora la stessa cosa verilicavasi iieHamiiio vaso dorstile della specie in discorso. Vedevaiisi bensì colla lente ed al microscopio le colorale trachee serpeggiarvi sopra, e formarvi minutissime reti; ma di quel coloramento non partecipavano né la pa- rete del vaso dorsale, né l'umore nel medesimo contenuto ». ■ Desiderando conoscere quanto tempo fosse per durare il coloramento delle trachee ne' successivi |)eriodi della vita dell'insetto, aspcil.ii che parecchie larve pasciute di foglie miste con lacca e con endago lilas.sero il bozzolo, che riusci tinto (lei due indic.iti iiilon . non però iiinlln iiilcnsameiile . ne ei|iiabilmcnlc in tutta ( 4C8 ) lu sua eslciisione e grossezza. Aperti alloni akiiiii bozzoli, ed eslrallanc la crisa- lide, potei scorgere appena ne' suoi Ironelii tracheali pili grossi una debìl traccia di (|ue" colori die vidi tanto a|iparciili nello sialo di larva. .Vspetlai ancora che da alcuni altri bozzoli >ilVattainenle colorali uscissero le railailc, e risc.' Il sistema de' canali acquosi , o res|)iralorii consiste in due canali longitu- dinali, i quali si ramificano in tutti i sensi, e si aprono per due grandi orifizi nella parie anieriore della fai-cia ventrale. Questi canali non sono affatlo contrattili: il liquido che essi contengono è chiaro, e limpido come l'acqua. i.' Il sistema nervoso è composto di un cervello o ganglio a due lobi , dal quale partono numerosi nervi , de" quali quelli destinali alla parte posteriore del capo sono i più sviluppali , e formano due grandi tronchi longitudinali. S." Gli organi do' sensi sono: 1." due paia di piccolissimi tentacoli situali nella parte anieriore del corpo; 2." quattro occhi di un rosso fosco situali al disopra c*.prcssamenle del ganglio. ( -'i7() ) C." Uli organi della geuciazioiie maschili sono coinpusli: I." d'un grande leslicutu situato nel mezzo del corpo; 2." di un canale di'fvreutv, 3.° di una vesciclu-lla sper- lìiaik-n, la (|ualc comunica col canale deferente e eoli' utero ; 4." di un organo copulatore esterno, il quale è attaccato alla parte anterioix' della faccia vcnti-alc. 7.' Gli organi femminei si dividono: 1." in due ovaja assai grandi e ramilicate; '■2." in (lue iiviilulli ; 3.' in un orf,'ani) nel i|Uiiie si l'ormano le vescielicllc di Pur kiiije: e 4." in un utero, il (jualo si Icrniina in una Migiiia corla , che sta un poco dietro r organo maschile. 11 dolt. Achille (iosla avverte , l'opinione (lei pr(if. koelliker in considerare pei' lidcca r aperlui'a che sta fra i due sueeialoi anteriori, e mancai' l'ano, esser (juella stessa emessa dagli anatomici preeedenli , anche pel Irilon cucciìicum ; sembrare anche a lui strano, e contro il piano lisiologico, eiie la natura abbia dotato questo animale di un ano distinto, mentre che l'ingresso dell' alimento dovrebbe aver luogo per assorbimento: tuttavia non poter contrastare per ora i fatti cs|)Osti dal prof. Costa , i quali sembrano non ammettere alcun dubbio. Lo stesso Achille Costa legge una memoria nella (piale espone le sue ricerche ostcologiche sull' a|)parecchi.) ji/crigo-liiiiiiton'aj del capo de' pesci. Occupandosi egli da (pialche lcni|)o della craniologia di (piesti ultimi vertebrali, ha preferito per ora lo studiare sull' apparecchio pterigo-limpanico, come quello, il quale non otVi'cndo grande interesse per lo -iioologo è slato più degli altri trascuralo. Divide l'autore il suo lavoro in due diversi capitoli. Il primo capitolo è destinalo a considerazione sull' apparecchio in generale. .\vvertito come il numero de' pezzi, di cui esso si compone, varia di mollo, ed ordinariamente essere in ragion diretta della scomponibilità del cranio, passa egli in rassegna ciascun de' detti ossi, che si rinvengono presi |)cr tipo, nell'apparec- chio timpanico del maggior numero degli aeantosterigi , e si occupa specialmente a descriverli con minutezza, ed assegnar nomi a tutte le principali |iai'li di ciascuno di essi. — Nel palatino, primo ed anierior jìozzo , dà il nome di hiarijiiic di'iilnrio a quello, il quale sporge sulla volta del palato, ed è assai sovente armato di denti, che dai zoologi sono tenuti in gran conto: chiama franto-palatina la fac- cetta per la quale il i)alalino si lìssa al frontale anteriore, e gnulo-palutina quella apoGsi, la quale è al dinanzi, e terminasi da altra faceelta con la quale si ar- ticola coi mascellari sui)eriori. Del trasverso, che distingue in branca superiore ed inferiore, o a.scendente e discendente, dice la ascendente frammettersi il più sovente come cuneo al palatino e plcrigoidco. Lo pterigoideo, ch'egli non pu(') chiamare stretto con Cuvier, essendo per lo più di una bella ovale, non erasi ancora avvertito che avesse denti. Il dottor Costa ve ne ha ricono.sciuti ne' tra- chini. Nomina y»y(//<' gnalnldca la grande faccetta articolare, che l'osso giogaie (là per la branca posteriore della mascella inferiore. Dislinguc la leinpoiale , che ( 471 ) (luvicr ilice largii, in (lue |):ii'li . unii liasilaif liii'i.':i a margini fuliucci, la quair por la [larlc sn|ii'i'iipro s' inserisce ed articola |ier ginglionc in una fasrclta allun- gala ilei cranio (lamio |iosteiiornienle il lulieio più sporgcnle con la faccella iir- (icolare per l'opercolo; la seeonila strelln allungala, e più clic si dirige in avanti eli in giù. Lii (piai ilislin/ione gli sembra tanto più interessante u farsi in quanto mostra più ili ipiel che si potrebbe credere, l'analogia di quest'osso col vero temporale de' mammiferi , considerando la porzione larga basilare come la parte squamosa del temporale, e l'altra porzione stretta ed allungata come il rappre- sentante dell' apolisi montante, che nel temporale de' mammiferi va a congiungersi col sigomatico. Kgli dà pci(i('i il nome di porzione squamosa alla prima, e di branca alla seconda. — Discorre ancora del timpanico, trasverso e siinplcttico su i quali non lia cosa singolare da notare. Il secondo capitolo è dcsliiiato a racchiudere le descrizioni particolari dell'ap parecchio pterigo-limpanieo di diversi generi. Egli ha già portato il suo esame sopra moltissimi generi di acaiilotlerigi e malacotterigi, né desiste dal continuate le sue ricerche sopra quelli non ancora esaminati di qualsiasi famiglia. Pertanto nella memoria presentala come semplice saggio di un lavoro, il (piale quando sarà compiuto non può essere abbracciato che da un intero volume dalla descrizione dell' apparecchio (impanico ili alcuni percoidei e guanei corazzati , e specialmente de' generi labrux , triic/iiiiHx ìiraiifisrapiis , sphìjrncnn , sìtdin (che egli fa seguire alle slìreiie per le analogie che per tal rapporto questi due generi presentano ) lììflln , prrislidion , scor/iaena. l'na tavola e destinala a rappresentare quattro delle principali modilicazioni di questo apparecchio, quello de" trachini , delle .sfirene, e del peristedion, e quelle delle scorpene che l'autore ha preso per tipo. Ecco in breve le descrizioni dell'apparecchio pterigo-limpanieo de' sopra citati generi. Gcn. Labrax — Sp. L /»/)».«. — L' apparecchio considerato nello insieme si estende più in lunghezza che in altezza. I palatini sono alquanto dilatati con una distinta carena al di sopra, alla cui faccia esterna si adatta la branca ascendente e scanellali al disotto. La metà anteriore del margine dentario è armala di (ini e stivali denti ferieci. L'apofìsi gnalo-palalina è quasi orizzontale. Nel timpanico delle due faccette posteriori, la esterna scende giù. e si adatta sulla branca del tcm|torale, la interna \a ad unirsi per futura col margine anteriore della porzione squamosa: rimanendo cosi fra il (impanico e il temporale una fenestra arrotondata. Gen. Trarliiniis — Sp. TV. dram. — Tulio 1' apparecchio ò assai elevalo : i palatini angus(i , dilatali soltanto all' es(remi(à , col margine den(ario armalo pc' Ire quar(i di den(i , simili a quelli del labrace: l' apolisi gna(o-pala(ina è elevala, falciforme, e scanallala da due lati alla base, (ili pterigoidci presentano una lista di denti minutissimi, e stivali, simili a' palatini. I limpanici poslcriormenle si ( -i/tJ ) (lilalniio mullissimo , suidniiilusi col icni|ioral(' in ijiiisa da min hisriare fra loro che un forame obliquo. I leinporuli prescnlano sui mezzo della porzione squamosa una cresta , dalla quale parie una valida spina , elio si porla in avanti quasi oriz- zuntalmeiUe. Gcn. Uranosrnptis. Sp. Ir. scahcr. Tulle le ossa acijuislano una spessezza con- siderevole. 1 palatini sono mollo ascendenti: il margine dentario ha soltanto |)resso la estremità cinque denti acuti, e leijgermeiite arcuali: 1" apolisi guato-palalina è spalulil'ornie. 1/ osso trasverso è appena inarcato. Lo ptcrigoideo poco esteso. Il giugale ha presso il margine inferiore una larga lamina orizzontale sporgente in fuori. Del timpano il foglietto anteriore è stretto, alto, foliaceo, il poslei'iore spesso ed unito con la porzione s(pianiosa del temporale. (^)ucslo dalla faccia esterna olire una sporgenza, la quale va a livello delle altre ossa esterne, clic costituiscono la corazza del capo. Gen. Spliiji-aciia. Sp. Sph. xpcl. L'apparecchio pterigoliiniìanico in questi pesci scostasi non poco dalle forme indicate. È desso molto allungato, elevandosi invece assai poco. I palatini occupano il posto maggiore; di maniera che, tolta la lamina plerigoidea, rappresentano i due terzi dell' intero apjiarccchio : sono orizzontali, spessi, scavali all'intorno, o come costituiti da una lamina incartucciata: l'apofisi gnato-palatina è breve: il margine dentario è per circa la metà anteriore armato di denti, gli anteriori de' quali sono grandi, compressi, simili a lancette, i rima- nenti diminuiscono a mano a mano in grossezza lino a divenire impercettibili. Lo plerigoideo è largo, quasi ovale, concavo all'esterno, unito per 1' innanzi alla lamina interna del palatino. Il trasverso è talmente saldalo col palatino e col giugale (la non rendersi osservabile. Il giugale è basso, con la spina prolungata mollo al di là, e con la carena esterna orizzontale mcn larga che ncll' uranoscopo. Il simplettico è breve, e pili dell' ordinario allontanato dal tcni|)orale. Il timpanico è allungalo per traverso, e saldalo indietro con la porzione squaino.sa del tem- porale , la quale manca de' soli lembi foliacei , e si prolunga al dinanzi per con- tUiuarsi col limpanico. Gen. Sudis. Sp. 5. hialinn. Anche sotto questo riguardo il mdis mostra la già conosciuta aflìnità sua con la sllrcne. Il suo apparecchio ptcrigo-timpanico pre- senta le slesse modificazioni, e la slessa forma generale. Il palatino egualmenle sviluppatissimo e tubuloso va dall' antcì'ior contorno dell'orbita a raggiungere gli inlermascellari, fiancheggiando per tutta la sua lunghezza il lunghissimo frontale anteriore nasale, e rimanendo in massima parte sottoposto al largo e laminare mascellare superiore. Verso l'estremità s'inarca, e manda all'indentro una breve apofisì, che va ad unirlo a' frontali anteriori: l'estremità è armata di quattro denti bene sviluppati, simili per forma a quelli delia mascella inferiore: il mar- gine dentario è tagliente, e per poco meno della mela anteriore fornito di minuti ( 475 ) (li'iili rivolli verso le fauci, e costilucnli una vera sega. Lo plcrigoidco rilenen- done la forma è proporzionatamente assai più piccolo che nella sdrcna. 11 giugale al contrario è meno spesso e più esteso. Il trasverso è hen apparente, laminare, k'gi^ermcnle incavalo: la branca ascendente lianclieggia il margine esterno del palatino. Il lim|>anico è assai piccolo, di figura irregolare, quasi pentagonale. Il temporale si presenta con due porzioni dislinle, la basilare triangolare, di cui la base si articola col cranio, e la branca, la quale inferiormente è scanalata in modo da abbracciare una parte del preopercolo |)ìù che nell' ordinario. Il sim- plellico è assai piccolo. ficn. Pcrtsledion. Sp. P. ralapliraclum. K ancor singolare in questo genere, I' a|iparecchio in esame. L'osso trasverso prende un grande sviluppo: la sua branca anteriore stretta ed allungata si prolunga mollo all' innanzi, simile ad uno stiletto. Il palatino è invece piccolo e delicato: allo eslerni) per la metà basilare si adalla al trasverso, indi rimane solo: allo interno cammina fiancheggiando il largo vomere: dilatasi presso la estremità in una specie di spatola terminata come da un acetabolo, la quale va ad inserirsi in una fossetta scavata sotto la base del corno del rostro. Alla base di questa spatola sta inferiormente, ed all'interno un tubercolo, che licn luogo di apofisi gnato-palalina, con una faccetta articolare un po' concava, per la quale si attacca all'angolo ottuso del vomere, ed insie- memenle alla base del mascellare. La parte angolare del trasverso si converte all' esterno in osso durissimo celluioso, con due escavazioni, una supcriore, l'altra laterale guernite di punte acute dentiformi : per tale porzione aderisce strettamente e quasi si salda co' sopraorbitali. Lo plerigoideo è piccolo. Il giugale pre.>enta alla base ed esternamente la solila carena orizzontale, la quale anteriormente jirolun- gasi mollo al di là del tubercolo articolare. 11 timpanico è beo distinto, delicato, e protratto posteriormente in una lamina incarlucciala con un prolungamento spi- niforme. Il lemiìorale ha la parte squamosa spessa, sporgente in parte all'esterno, come nell'uranoscopo, mettendosi fra l'occipitale, il preopercolu, il sottorbìtalc posteriore: la branca ò scanalata al disopra. Da' quali pochi esempii è già chiaro risultare: 1.° Le grandi modificazioni che subisce l'apparecchio nella sua forma totale, la quale è sempre in rapporto con la forma del capo del pesce. 2." Le modilica/.ioni speciali, di cui son suscettivi i diversi ossi principali con- siderati isohilamcnle. 3." Doversi al numero degli ossi del capo, che possoDO esser forniti di denti, aggiungere lo pterii-'oideo. i.° Che il temporale, il quale ordinariamente riraan tutto nascosto o da altri ossi, 0 da' muscoli , manda fuori nell'uranoscopo, triglc e pcrìsicdioDi , il cui capo è eminentemente os.soso, una porzione che meitcsi al livello degli altri ossi, coulribuendo alla solidità della corazza del capo. CO ( Klh, ) Il principe BoiKiparte tdiilVriHiiiulo hi su;i opinione ciii' la foirispondciiza de' ^omnli iioniiiii leniKa eo' t()ngrej;nli italiani, lonii a vantaggio ed onore della isli- tiizione, e debbasi gcatameiile |)ar(eeipaie alle sezioni, seguila {» leggere, ma in compendio le lettere seienliliehe del eoninieiidatoi'c Gangadi di CorlVi, dell' illustre .Midler di Bellino , e del grande Oken di Zurigo. Il Gangadi nella sua lettera domanda aleuni sehiarimenli sopra Ire sjieeie di rettili, ch'egli mandò al principe lìoiKiparlc conservali nell'alcool, e de' quali desidera conoscere il vero nomi' scieiititico. La |)iiina specie, che è comune in Corl'ù, ove giunge alla lunghezza di un piede parigino, è e\idenlenieiite ì'uìkjiiìs l'ragilis L. , non già V anguis punctalissimus, ossia ophioinorus mHiaris. La se- conda è, come benissimo opina il dotto coi'lìoUa , la ìi/plops /luvcscoiis , la (piale egli c'insegna trovarsi in ((uell' isola ne' terreni umidi, ed in quelli piantali a vigna, mostrandosi parlicolarmcntc nel mese di marzo, della lunghezza di undici pollici. La terza è V ahlcpìiaris kitaibeU , inleressantissima scoperta del Gani-'adi in quell'isola, ove in alcuni villaggi trovasi ne' terreni sassosi, e sollo le pietre. La sua maggiore lunghezza è di tre |)ollici e un quarto. Lo slesso Gangadi per mezzo del professore Orioli ora manda, per sottoporli alla sezione, un mammifero, e due pesci della sua isola. Il mammifero è la mu- stela vìdgiiris non la hocrumcla come taluni o|)inavano. Lnii de' pesci è la rara lichia vadigo, chiamala già L. sinuom dal (liivier, dal bello intersecarsi clic fanno l'argenteo del ventre col lurchino del dorso. L'altro è un gigantesco individuo del balìsle-^ cnpriscus di Linneo in quello stato a|ipuiito in cui gli altri vorreb- bero vedervi una specie distinta. Il celebre .Miiller di Berlino, in una lettera sua, dopo aver parlato degli archivii di analomia, e di tisiologia, e de' numerosi articoli importanti, che si conlengono in que' dodici loro volumi, e dopo avere accennato aleuni passi del suo lavoro sopra i characini contenuto ne' primi due fascicoli delle sue llorae iehtliijologicae, non che sopra altre memorie accademiche recenti uscite dalla sua penna, richiama l'attenzione sopra le tavole accom|)agnatrici della memoria su i ganoidi, e sulla classiOcazionc de' pesci. Annunzia altresì di aver proseguilo i suoi stiidii anatomici degli uccelli, e avere terminata la memoria sul laringe de' jiasseracei , leggendola all' accademia delle scienze nel maggio di quest'anno. La lista degli uccelli forniti del laringe tracheale da lui descritta nella memoria dello scorso anno si 6 aumentala di modo che la famiglia de' Iracbeol'oni contiene ora sino a dodici generi, che si trovavano dis- seminati nelle famiglie de' lanidi , lurdidi, muscicapidi , de'ceitidi, e de' troglo- tididi. Egli ha diseccalo un centinaio di generi di uccelli dell'America, non man- candogliene che pochissimi, |)arlicolari a quel conlinenle. Spiacegli di non aver potuto esaminare le setofaghe , nelle quali l' Audubon ha trovato il laringe sera- ( 47S ) plicc de'/(Vfln»/. Siccome un lai genere sembra collcgarsi iigualmenle colle sil- vicole, sarebbe importanlc il verificare la dissezione ileirAudulion. Ma i passc- racei, che il celdire iin;itoinici( di lìcrlino mag!;ionncril(' brama solloporrc ai suo scarpello, son (|ii(lli delle Indie orienlali, per completare il paragone della specie de' due conlincnCi. I generi da Ini desiderali anco più degli allri sono pomalo- c/iinus , pilla, ìni/dp/ionus , ecc. r.liinn(|ue ne possedesse nello spirilo di vino fa- rebbe opera \aiilaggiosissima alla scicnz'ii, e piacevolissima al Miiller eoi man- (laiglieli. Il grande Oken melle al di sopra di ogni altra (pielle opere, nelle quali il palriolisnio si unisce alla scienza, e le dicbiara ntcritevoli della slima delle par- licolari nazioni, e del mondo intero (cosi si riassume un passo della sua lettera). Aspella con impazienza il risultato de' nostri sludii , che dal nostro diario di Napoli apprese dovci'si istituire circa la respirazione de'selachi, e mostrasi poco soddi- sfatto delle risposte del Cocco circa il peimmijzon. Assetato di notizie sui nostri Congressi esprime il timore che le grandi spese, onde essi vanno aggravando le città ed i governi, possano nuocer loro, e farli meno desiderati all'avvenire. Vede, senza meravigliarsene, clic le norme della nomenclatura zoologica hanno trovato molte opposizioni in Italia. Spera però che la maggior parte di esse verranno a poco a poco, e volontariamente adollate. Ognuno segue la propria opinione quanto all'adozione de' nomi erroneamente fabbricati. Egli opina che si debbano retlilieare: e i|uando ciò sia impossibile, debbano rigettarsi, quali sono, a cagion di esempio, la maggior parte de' nomi fabbricati da Lcsson , come talegalla, ce. I raccoglitori ignoranti sono ordinariamente quelli che fabbricano i nomi barbari , e a tal pre- .sunzione convicn resistiamo di tutta forza. Vcggendo essi che la mal coniala mo- neta loro non ha corso, lasceranno il campo, e permetteranno agli uomini isiruiti lo stabilir generi nuovi, e imporre ad essi denominazioni ad uso di arie. In questo modo eviteremo altresì la cumulativa dei sinonimi, che nascono ordinariamente dall'ignoranza, e d.dla vanità. I soli scienziati posseggono i mezzi di sapere se un nome sia stato già dato, o no, e conoscono bastantemente la lingua latina e greca per comporne iiramalicalnienle un \ocabolo, o scegliere un nome mitologico. Ciò sarebbe il più eonxenevole per gl'insetti, i vermi, i molluscbi , e per tutti gli animali inferiori, ma per tale oggetto fa di mestieri avere studialo la mitologia. Pro|ione a(luii(|ne che fra le regole della nomenclatura pongasi , che lutti i nomi mal e()^lrnili si debbano modificare, o rigettare, e tutti generalmente quelli fab- bricali da un uomo che lasciasse travedere di non aver falli bene i suoi sludii. Nega che debliano considerarsi come due classi gli amfibii e i rettili , non esi- stendo im sistema di organi .sul quale poter fondare la seconda delle due classi suddette. Ripete essere un assioma che non vi possono essere più classi che si- stemi organici; e perciò non può crearsene alcuna arbitrariamente. La sola natura ( 476 ) essere r areliilctlo del suo sistema, e i musei sommiiiislrareene sollanlo i materiali. Esser facilissimo ra|)|ilicai' male il suo principio — che gli animali siano i ra}>- presentanti degli organi. — I soli matumilVri debhouu elassilicarsi secondo gli organi de' sensi: le altre classi suddividersi d'appresso gli altri organi: averne egli l'alto da trenta anni cotante pruove, che può avci'nc acquistato un pieno con- vincimento. Dopo aver lodato l'opera del Gray sugli uccelli, e la sua grande utilità, fa Noti perché una simile se uè imprenda su i molluschi: e parlando della nuova edizione di Lamarck, la chiama il disordine del disordine, biasimando il costume francese di farsi sciame iutoruo ad un autore per accreditare un'opera, disgrazia vera per la scienza. Sono cosi librai che fanno libri, scienziati non già. La sezione ringrazia unanimemente il Bonaparte de' precisi ed interessanti sunti della sua corrispondenza scientilìca, e mostrasi desiderosa che voglia sempre pra- ticare in tal modo. La seduta è disciolta. V.° Il Presidente Cav. Prof. Amomo Alessandrini Principe C. L. Bonaparte / Scgrelarii , „ . „ ' Dott. Achille Costa. RIUNIONE DEL GIORNO 22 SETTEMBRE -Licggcsi il processo verbale della precedente seduta che senza opposizione alcuna è approvalo. Il principe Bonaparle in conseguenza della visita fatta al museo zoologico, in cui si recò insieme con la sezione, adempie al debito che gli corre, dichiarando quello stabilimento a ninno altro secondo, cosi per la perfetta conservazione degli oggetti, come per la importanza di molte specie, e principalmente di pesci. Si confessa quindi sommamente lusingato che il prof. Sassi abbia prescelto il suo sistema pel coordinamento della classe dei pesci, adottando la sua più recente nomenclatura e ncll' atto che ne Io ringrazia esprime che il sullodato professore comprese benissimo le sue proprie intenzioni, ed applicò picnamcnle i suoi prin- cipii a quella classilicazione. II prof. Gene insistendo sull'ottimo stato del museo della università, propone solenni ringraziamenti al professore e direttore suddetto al che tutta la sezione annuisce. Vota pure suH' invito del principe ringraziamenti al sig. Vcrany per la sua illustrazione de' molluschi liguri inseriti nella Guida. Il principe Bouaparte esprime (juindi il suo compiacimento in vedere la Guida di Genova oll'erta in dono agli scienziati essere progressiva in questo, che un intero volume n' è consecrato alla storia naturale. E accennando soltanto la bellissima carta geologica, e rin>.igne lavoro botanico, fermasi a particolarizzarc i pregi de" cataloghi de' vertebrati , e de' molluschi , ora in tali opere vantaggiosamente introdotti. Il cav. Bassi e il dott. Defìlippi avvertono essere stata anco in ciò .Milano la prima a jiorgcrne esempio, dappoiché nell'epoca del Congresso pubblicò il primo volume delle nolizie ìialiiiali e civili sulla Lombardia, nel quale si tratta non solo di vertebrati e di molluschi, ma si ancora degl'insetti, che il cav. Bassi con sorpresa osserva mancare nella Guida di Genova , ove risiede il nestore degli entomologisli viventi , lu Spinola. Il principe Bonaparte riflette che il Congresso di Milano ha troppi meriti in si> per ravvisare scarsa ogni amichevole e giustamente interessata lode; nondimeno ( *78) Posemiiio l'italo non loiiliore la iniziativa ;\ (ìoiiova , ove, por la prima volta, vrggiamo tali lavori scinililicamentc pubblicati nella Guida suddclla. Si presentano varie o|icre de' sigg. Passerini, Nardo, Costa padre e figlio, e si distribuiscono i manifesti del giornale di Carovana descritto da Felice de' Vecchi. Hiccvcsi un rapporto mandato dal sig. Cannizzaro intorno alla memoria del doti. Costanzo contro l'uso dell'arscniato cliiinico, che la sezione, comunipic lo trovi di grande interesse, nondimeno rimette alla sezione di Medicina, come che a quella meglio si spetti 1' argomento trallato. La sezione disenle il quesito invialo degli agi'onomi circa la spontaneità e le cause del disinnia ammorbatorc degli armenti, e piuttosto che concludere sul l'atto lo rimanda di bel nuovo alla commissione già nominata, alla (piale aggiunge II prof. Fossati. Il prof. Koelliker depone sul banco della presidenza, ad efl'cllo che siano os- servate, due tavole rapprcscnlanli varie spezie di insetti fossili, le (piali faranno parie della descrizione de' eoleolleri fossili di Oeningen e Radebay del sig. Os- wald lleer. I^ggesi una lettera diretta a S. E. il sig. march. Rrignole presidente generale del Congresso dal comune di Livorno, nella quale sono resi ringraziamenti agli scienziati ed ai genovesi tutti per le elTicaci cure adoperate a |)ro de' danneggiati dal tremuoto di Toscana. Il eav. Rassi espone una singolare anomalia di baco da seta giunto a eom|iita niaturanza , dipendente dalla abnorme slrullura del 0." 7.° ed 8." anello del corpo, le cui divisioni presentavansi disposte quasi a raggi, e convergenti verso la parte dorsale che in quella regione offriva una forte depressione, mentre gli anelli mostruosi inostravansi dilatati ai lati con gozzi e strozzature, che davano all'insetto UD aspetto assai singolare, come se fosse formalo dalla saldatura di due diversi individui. 1/ ottavo anello mancava affatto del terzo piede membranoso sinistro, ed anche lo stigma corrispondente mostravasi assai imperfetto, e quasi sudimentale. Il bruco ingrossava con alquanta ditlìcoltà, mostrando però la ordi- naria inquietudine allorquando giunto a completa maturanza , si disponeva a fdarc il bozzolo. Le pulsazioni del vaso dorsale erano in egual numero che in altro individuo sano, il fluido però contenuto soffriva una ([ualche diflìcollà, e quasi un ingorgo in corrispondenza della depressione dorsale sopra notata. Avviatosi al bosco tese alcune fila, rimase poi stazionario ed immobile per circa dieiotto ore, dopo le quali incominciò il lavoro; in tale epoca il corpo crasi già accorcialo, gli anelli rigonfiali, ed il colore generale del bruco era divenuto più giallognolo. Senza mai desistere dal lavoro cambiò jiiù volle posto sempic tendendo i fili) destinati a sorreggere il bozzolo, senza mai dar mano alla costruzione di ((uesto. Intanto il corpo sempre più si accorciava e si gonfiavano gli anelli , e il corpo ( i70 ) si tìnse di quei coluru giallo |iru|irio ordiiiuriamcnlc dogli individui già per in- tiero ;ivvilu|)j);ili (Lil bozzolo. Il vaso pulsante era livido nerastro, colore ciie Mianifestavusi ad ogni pulsaziouc anche nella solcatura latcì'ale tra il 1 ." , e TS.» aqcllo u sinistra, e sul 7.» verso il 6." dal lato destro, in corrispondenza alla dejìressionc dorsale, quasi che in quel luogo esistesse una specie di aneurisma. Al terzo giorno cominciò il piccolo bozzolo sottile che attaccò con poche (ila. Apertolo dopo al(|uanti giorni vi rinvenne il bruco morto, e crede ciò avvenisse principalnicDtc dal non a\ei' potuto spogliarsi della pelle, forse troppo aderente al sito della depressione dorsale. Le dimensioni del bruco per altro, che egli presenta alla assemblea conservate nell'alcool, e che non eccedono quelle di una crisalide, fanno supporre al Bassi che il lavoro della metamorfosi, se non fu dei tutto comimiio col cambiamento della pelle , fosse almeno ben prossimo al suo coni|iimenlo. l'nitamenle al bruco il Bassi presenta alla sezione un disegno del medesimo prima che intraprendesse il lavoro del bozzolo, non che il bozzolo stesso, che mostra essere anco al di fuori tutto formato di fili colorati, il che evidentemente deriva dall'avere il bruco esaurito affatto la prima porzione del filo (che d'ordi- nario è bianco) nò molti tentativi inutilmente fatti per lo innanzi per incomin- ciare il bozzolo in altro luogo. K\ (piale proposito fa egli incidentalmente notare scinbrai'gli erronea la opinione di Dujardin , il quale descrive il (ilo di seta irre- golarmente piallo e (li varia spessezza, il che secondo lui non è che apparente, e viene dalla saldatura de' due sej)arati fili, che il baco enielle conlemporanca- mcnte dalle due filiere laterali. Locchù dice vedersi senza difficoltà , ([ualora si osservi al microscopio il filo al momento della sua emissione, scorgendosi allora distintamente essere costituito da due fili distinti, i quali tosto vengono fra loro saldali ])er mezzo del glutine che li accompagna. 11 doti, .\cliille Costa Ìa parecchie comunicazioni entomologiche. Parla dapprima di due specie di co/eolhri eteromeri della famiglia de' tassicoriii , che crede nuove, e riferisce non senza qualche dubbio l'uiia al genere corlicus, l'altra a roxclus. Chiama specificamenle javeulaltis il primo, e alrojios il secondo: le de- scrive ambedue e ne mostra le esatte figure. Pa ijuìndi ossei'vare la figura di un rhjnoi rinvenuto finora in due soli siti assai diversi del regno di >'a])oli , la (juale a primo aspello risveglia la idea di una specie distinta, e molto dalle aflini conosciute diversa, ^'ulladimeno dietro un esame più accurato e comparativo con le altre S|)ecic il doti. Costa ha potuto convincersi che debbasi risguardare quale insigne varietà del clijlus antilope di llllger, non raro nel regno medesimo. Il carattere che principalmente lo distingue sta in una larghissima fascia gialla risultante dalla dilatazione, unione delle due fasce, seconda e terza dello stato ordinario, la quale racchiude nel centro una (■ .{80 ) niarchin nera comune (riangohire, a tiianiinlo isoscele, avanzo della fascia nera, che ilovca lìa|i|ior.si jillo due ijiaile: della (|ual l'ascia nera allro vcsiigio ne rimane presso il margine esterno di ciascuna elitre. La bellissima monogralia de' eliti de'sigg. Gery e Lapoile non parla di alcuna specie, o varietà di tal natura. De' due iudividui che l'autore possiede alquanto di\ersi in !.'randezza , ma identici in quaulo a' colori, uno appartiene alle Calabrie, Ialini alle montagne del Malese. Da ultimo accenna il rinvenimento in Sicilia del rcdiivias pnllipcs di Klug , specie ritrovala da prima nell'Arabia e nell' Ilgitto , e di cui il march. Sj)inola possiede già alcuni individui etichettati del Brasile, della quale provenienza però non vorrebbe rispondere. ritima Ira le comunicazioni fatte alla sezione di Zoologia nel giorno 22 set- tembre fu quella del \alente abate don Giacomo Amati , prejiosilo di Santa Ma- ria dei Servi in Milano; traila del suo IVm/fl/o da Milano in Africa, dato in luce nel ISilJ, dove, dopo di aver descritto l' andata da Algcii a liona , da Hona a Gkelma (l'antica Caluma dei romani), e da Gkelma alla volta dei cosi detti Bagni incanlali; a questa guisa egli seguitava la narrazione: « Quando una « nebbia noi vedemmo allo stremo della valle Ira mezzo a ridenti colline ricche " di spessi alberi , alle quali facevano corona elevati monti , e quando un vapor « fumoso e ben denso scorgemmo alzarsi a mo' di globi, che s'incalzavano gli • uni sugli altri, allora fu che il buon mustafà gridò hammam-Mcm-skoulin! « cioè: ecco i Bagni incantali; grido di letizia rijietuto poi da lutti, perchè tante « e sì belle idee ci risvegliava di cose udite, ed a buon dritto ognuno salutava « la Mem-skoulin , le terme, le acque, i pesci, le piante, i liori con ripetuti • viva, viva la Itfcm-skoulin ».'... • Seesi nella valle che a vasta pianura dà capo, qual fenomeno ci si pre- « sento? Da un iiinnle candido al par di neve precipitano acque bollenti, che « qua e là , come d' ardente cratere con forte spingimento escon fuori dalle sor- « genti a pili di 80 gradi di calore del termometro di Ueautnur; e se ciò li sem- " bra meraviglioso, ti ricorderemo che a trenta passi lontano dalla esalazione " fumosa non abbiamo potuto sostenere la forza dell'ardore, grave facendosi in « lutti noi il respirameuto. Al basso poi del colle le acque erano di tanto ancor • bollenti, che guai a chi vi avesse per un solo istante immersa una mano, uo « solo dito '. e sieeorac avevamo con noi l' opportuno viatico da servir per il • dójeimer , cosi in tale aequa scorrente in canaliera si fecero cuocere molle « uova, che con altri cibi saporitamente mangiammo ». « Ma un altro fenoraciio stavasi riservalo a vedere in quel dì ; ed erano i molli ■ pesci guizzanti in quell' acque che scorgevasi e sentivasi bollente in estremo ■ grado : mirabilis Deus in operihus suis ! (Jui mons. vescovo volle darci il sod- • disfacente piacere di far pescare col preparalo insidioso amo un di ([ue' pesci, ( 481 , • il i|ii:il('. min ii|i|ii'iKi (-strutto, e ila tulli vi-dulu ne' suoi estremi dibattimenti, « si tornò a i;i'liai-c tirila stessa ai'(|iia . dove, iiiveoc di rivivere come tornalo " in sua sede natale, mori, e dopo poilii miiiiili si estra-^se a perlella rottura, « e ripartita ogni sua piir/,ioncella mangiammo eon gusto e sapore squisito, rome " delizioso ei parve ogni altro riho die preseiilalo ei venni- sotto le grate omltrc • di questi alberi dei eent" anni e di (|m-i laiit' altri lioreseenli , sembrandoci di « essere trasportati negli orli esperidi ». Tal fu la relazione del valente viaggiatore, il quale aggiunse d'aver veduto quindi cuocere eccellente calTè, col solo immei-gere il vaso, die contenevane l'in- fuso, nella termale; e fini chiedendo come ciò spiegar si potesse; che è a dire, come in un'aciiua, la quale bastava a cuocer il pesce morto, potesse questi col- I' altra l'orma consueta lilu-ramcnle guizzare, e scsnilare la vita vagando; e come alla li-inpcraliira in clic li- uova di pollo si facilmente, esse ancora, eran cotte, e reiidiite snibiliili, potessero esser deposte in su dell' ac(|ua feivente, senza provare pari cottura , le altre nova , che servir dovevano alla conservazione della specie. La quale relazione da molli con un lieve sorriso d' incredulità fu accolla ; e die invece motivo al sig. Ghibellini di far osservare agli increduli, die il fatto aveva certezza, avvegnaché riceveva confermazione da documenti degl'ingegneri francesi dimoranti neir.Miieria; e dio al sig. Carlo Luati opportunità di ricordare, che analof^lie cose si leggono d'un" acqua termale delle isole Manille, mostrar- al lermometro la ti'in|iciatiiia di'H' cliiilizione, e pur abitate da copiosi nalanli : il perchè desiderava e;;li dir una coinniissioiic fosse scella per dire intorno a ciò l'opinione sua. Se non che sorse ultimo il prof. Orioli, il quale fattosi ancor esso a iiiilii are altri p iri esi-mpii che si leggono in Plinio , ed altrove presso antichi e moderni; e rapiiliimciilc ridiianiale alla memoria le oiiiai noie dottrine n-lative alle due funzioni antagoniste degli organismi viventi, l'una destinata a produrre il calore interno, l'altra destinata a temperarlo, e a generare, fino ad un certo segno, anche freddo, e parlato non meno de' varii mezzi die si conoscono, atti a rendere passibile, .senza nociimi-nlo, la pelle e il cor|)o negli animali, di tempe- rature sovente altissime; e l'alta (inalmenle menzione de' cosi detti uomini incom- buslibiti, e di quel che si favoleggiava intorno alle salamandre, e scrivevano su (|ueslo proposito il Barlolino i-d altii; condiiuse polcisi il fatto spiegare, senza trop|ia diflìcollà, sup|)oiienilo: 1." Che il ruscello non a tulli- le profondità la stessa temperatura serbi, ma, ingrossalo da vene d'acque fredde, le quali alcuni schiarimenti ottenuti dal sig. rcv. .\mali non escludono, anzi concorrono a far ammellere, possa considerarsi come formato da strali d'acque, le une superiori e più calde, le altre inferiori e di calore notabilmente più piccolo. "ì." Che i pesci, avendo per loro abituale dimora la regioni- iiii-ii ralila. lu-lla pane bollente non l.coian che ImimMUi, inu lurvi eMursioi.i .la esser laeilmenle tollerate senza che V altra temperatura del mezw abbia teinp.. .li comunicarsi allo intero organismo. 3.» Che rahilu.line concorra a.l ac.'resccrc la tolleranza, «omo cu', avviene negl. uomini in.-omimstihili .letti di sopra, .pianto aliiiciu, alia molestia della sensazione, cioè all' effetto doloroso. 4 " Che inoltre, l' istinto abbia insegnalo a si fatti pesci di .Icpor 1' uova , non veramente ove T ac.p.a è pi.', fervida, ma In luogo riparato dagli ardori, o perchè posto in una parte più lontana e già ralTreddata del rivo, o perch.'v scelto nel- !• inllma t'.ai;hii;lia presso alle polle dell' ac.pia pi.'i fredda. 5» Che liualmente s'aggiunga forse a tutto (luesto qualche ignoto artiticio orga- nico da mettere in chiaro con nuove ricerche, pel .piale, generandosi abbassamento vero di temperatura nciili orijanismi , si eli.la il nocmcnto .'he ren.leiebbe senza ciò il contatto e l' inalazione del liili(\uiuiic digli aiiiiiiiili iidi-latìcl (|iial('lu' ci'iiiiu aiialoiuico su di una aiR'llide, elle oiiiamava Iricvlia varioiwdalu. ^l'lle sui' opere |)oslerioi'i più non ne parlò, uè se ne Irovò ileserizione ne' suoi nianoscrilli , ma solamente la tavola elle presento alla sezione. È laeile il rieonoseere Iratlai'si di una s|)ecie di Cliac- Inptcnis , ma sembra speeie diversa dal Cli. prrgaiiwnliirius di Milne Kdwai-ds , e dal C.li. wirvvijHs del Sars. Nell'Adriatico ne alihiamo due l'orme: l' una elic corrisjionile alla tavola del Henier, ma jiiunge a dimensioni ancora maggiori, ed ha il guscio lamelloso e grosso: l'altra molto minore, e il cui guscio è veramente pcrgamcntaeeo. ;2.° Potia. Del lubulumix piihjmorphiis del Henier non abbiamo elio 1' annessa tavola. È evidente che ap|)artiene al genere puliu del professore delle (;hi;ije. Cu- vier confuse il tubulano di Henier eolla tubularia , e trasse pure in errore il suo traduttore tedesco Voigl. La polimorlìa è tanto comune a tulle le riemertine, che olire ad essere una eattiva fonte pel nome specilìco, induce pur (pialelie dubbio sulla difl'erenza che sembra sussistere fra <|uesta sjieeie, e quelle anno\erale dagli autori. ù." Siplinsluma. (lol nome di iijifirodih's vlridi-piirjiKreiis abbiamo nell'annessa tavola la rappresentazione di un sip/iosluina Otto {siplionostuina Voigl, sipltono- ftoìiia Grubv) da confroiilai'si coi Sipliosliiìiin drji/ncliritox , Otiti : Siphostumiim papitlosum , Grube : Siplioìiusloina itiiciiiuid , Ami. Edw. 4.' Pobjodon. il pohjndun (ipliradilciis , già |)nbiiiicato da Rciiicr ( 1807), cor- risponde alla phijltodoce marillnsa del Ranzani ( opusc. dee. I ). Audonin e Milne Edvvards riconobbero l'anteriorità del nomo dato dal Rcnier a (|ucsto interessante genere di afroditee dorsibranchic, ma traducendo il poliodonle italiano \\\ poliju- dontes, il che non sembra nppoiluno. A torto invece il Blainville ammette il nome phillodoce nin.rillosn del Ranzani, mentre il Savigny avca (ino dal 1817 dato il nome piigllinlore ai genere, cui senza motivo e senza dritto il Blainville imjìone il nomo di nereiphilta. Resterà invece a studiarsi il genere arocle di Aud. e Milne Edw. 5." La tavola del Renier è difettosa, per ciò che riguarda speeialmenle la te- sta, e la posizione delle antenne, come pnre per la mancanza di sulTiciente in- grandimento di un piede cirrifero e di uno elihìfero. È frequente nell'Adriatico, ed è necessario studiarlo vivente, perchè gli esemplari conservati nell'alcool sono sempre imperfetti, a causa principalmente della facilità con cui si slaccano, e gli elilri, e le antenne. ( *83 ) Quesla specie è pure u confrontarsi colla lijsiiliu rommunis del delle Cliiaje. G." (]i)l nome (li iiiTvis kiTiiiisina il llenier illusirava con lunga descrizione e con Lelhi tavola quell' essere nicilcsiino, che cljlie successi\anienle \arii nomi: l.iiinhiincreis , Blainv. LuiiibrimrU , Aud., Millii. Edw. Ltimbricoxcrcis , Grub. Ora sappiamo che le s|iecie del genere cunicc sono vi\ipai'e, e subiscono varie metamorlbsi. Quali escono dal ventre materno rappresentano appunto il genere, il cui nome fu tanto orlograficamcnic lurineiilalo. Passano poi ad assumere le forme ed i caratteri del genere hjsnidicr , ed ari'ivano finalmente ad assumere l'aspetto e la organizzazione dello slato perfetto. La specie è da eonfiontarsi colla lumbri- conereis ìiardonis del (Jruhc, e non può illustrarsi che coH'aggiunla di quanto è relativo allo stadio inlcinicdio, e a quello di completo svilup|io. 7." Saba divisa dei Uenier è la subcllu villosa (luv., della ([uaie si hanno (iure illustrazioni in Porbes : Annais of nat. hist. vni , 214. — Erichson : Arehiv. dcs .Naturgesch , 1842. — Siebold : Tliaresbir annulat. .Ma ollrecliè il Henier lasciò completa descrizione, ed importanti osservazioni su questo essere, si (luò auclic proporre di conservare il nome generico da lui projiusto, giacché riconosciuta la necessità di dividere le sabellc in più generi, questo a guscio mucoso non fu ancora da alcuno pubblicato. 8.' Alcioni. Devesi al lìenier la priorità riguardo al nome del genere da lui chiamato poticilor, di cui indicò e figurò due specie: P. diparlimentatus P. cnjstallinus. La prima corrisponde all'alcionio di fianco, e secondo Savigny e Deshayes è lo stesso che il disioma ruhrum. Se cos'i è dovrà nominarsi policiior ruber coi seguenti sinonimi : Alcijonium rubriim , pulposum, etc. Jan. Piane, ed. ii, tav. IO, f. C d. p. 113. Alvijoiiiuiii pijraìiìidalc , Bosc. Di.ilomus ruber , Savìgn. Pohjrliiiinin rid)rum , Cuv. Botrijllits dipartimeiilalus , Ren. Eleju. t. 15. L'altra specie non sembra descritta dagli autori. Ambedue sono frequenti nel- r Vdriatico. \).' Mosniiii. Il nume di moscata rhododacbvla del Renier fu accettalo dal Blain- ( 48G ) ville, clic ne alterò per errore 1° orlogniliii (mowhuta) , e descrisse erroneamente (|ueslo animale eome sessile, h lo stesso essere che fu sueeessivameiile descritto con molli nomi. Attinia vestitH . Iteii. oliin Cereiis ciipiTiis , Plinoni I8''2'.' Acliiiid violacvii , Itisso Actinia vloinjnta , (!rul)c Ccrianllitts . delle C.hiaje Artinecta , Blainv. ? \d onta di ciò molle interessanti osservazioni, e sui caratteri, e sulla vita, e sulle abitudini, e sullo sviluppo di questo essere, principalmente del Ooniarini di Venezia, e del kock di Trieste, sono tuttora inedite. IO." Col nome di moiinceniiì lerìiodavhìjlnx diede il Itenier breve notizia, e lasciò dettagliata tavola di un essere, clic sembi'a realmente dover l'ormare il ti|)o di un nuovo genere. Insorge il sospetto non sia clic un individuo staccato da una aggregazione, come nei zonìilhiis di C.uvicr, lìlainvillc, e Larnarlc. il." Eucharis. La ncjìhenia purpurina del Renicr non è altro clic la oirlinrÌK multicornis di Eselischoltz ( syst. d' .\kal. 1829) illustrala anche dal NVill nelle I/orae (ergeslinae. Il nome del Renier già altrove imi)icgato deve eedere a quello già comunemente adottato, ma la tavola com'egli lasciò merita di essere pubbli- cata colle illustrazioni cui dà luogo. 12." Akrrr. Coi nome generico di nglnjn lìgura il lienicr due belle specie di molluschi .4. pirla A. Iricolorriln , che appartengono al genere akera di Cuvicr, o meglio (ìtiruìinm di .Meckel (1808), per il quale il RIainville |)ropose pure l'altro inutile nome lohririii (1825). A buon diritto ritenne il delle Cliiajc il nome Meckeliano, e le due s|iecie di Renier cor- rispondono alle due del delle Chiaje: Doridiìtm Merkelii , d. Cb. Aglaja pietà , Ren. Bulla rarnonn , Cuv. Akern ramosa . Cnv. Doridiìiì» aply.siarformr , d. Tb. Aglnja Irirnlornlii , Ren. ( 487 ) Bencliù le dui' n|r'cìc siiirio coiiosciulu. ki liivola srtiihra iiifcilaiT di essere pub- hlicaUi. Il dilli. Achille tusla, in plopusito del r/Kicìn/ilrni.s rappresentalo dal Itcrjifr nella piiiiia tavola drjili anelliili, avverte semlirar^li iiiollo adiiie, se non iden- tico, ail una specie del mediterraneo descritta lecenteniente dal prof. Oronzio Co- sta negli minali dell' aceudenii» degli aspiranti naturalisti. Il dolt. Delilippi, in seguito alle osservazioni già comunicate in una delle scorse sedute, e nell'intento di poter mostrare l'uniti'! di piano nello sviluppo dell' end)iione de' pesci , malgrado le notevoli dill'erenze che si vcrilicano nelle varie specie, si fa ad esporne i principali risultali delle sue osservazioni fatte in quest'anno suijli emhiioni di gnhius f!iiciulllis esaminati per lungo tempo dopo la loro escila dall' uovo. Dimostra innanzi tutto, come ([uesti embrioni appena rollo il rliorinii per guiz- zare liheramente nell'acqua, sieno giunti ad un periodo mollo inollrato di svi- lu|)po: e ciò malgrado presentino il globo vitellino ancora mollo voluminoso, e aderente al tubo intestinale per un peduncolo che 1' autore lia già dimostrato es- sere il condotto coledoco. Questo globo vitellino è solcato alla periferia da grossi e numerosi vasi san- guigni, i quali, per antiche osservazioni dell'autore stesso, appartengono alla vena porta , all' arteria , ed alla vena epatica. Si ha cosi una rete vascolare a sacco, il cui conlcnulo risulta di tre sostanze, cioè: un li(|uido denso, albuminoso, omogeneo: molte goccioline dolio: ed inline una materia minutamente granulare che produce un olTuscamenlo particolare, in vicinanza dell' attacco del peduncolo , che per maggioi' facilità di esprcssiouc il dolt. Delilippi la chiama mthevolii. La bile, che già si manifesta pel distinto color giallo, sei o sette giorni prima che l'embrione de' gobìus fluvialìlis abbandoni l'inviluppo dell'uovo, distende tuttora la cistifellea, e si versa in parte ncll' inteslino, ed è perfino evacuata per la via dell'ano, b dunque certo che già esisle un fegato embrionale, ed anzi, che questo fegato è in funzione da varii giorni. Tuttavia non liavvi ancora rudimento di quella sostanza particolare che già si è veduta formarsi assai per lenipo nelle elupee, come nei salnionidi, pusleriormenle al globo del tuorlo, ed alla quale gli autori danno il nome di fegato. Questa sostanza non incomincia a formarsi nel c/oftw.s- , che assai tardi : cioè otto o nove giorni soltanto do|)o la comparsa della bile: ed avuta la sua origine verso al terzo anteriore dell'intestino che inviluppa, scende successivamente lungo il coiulolto coledoco, si esjiande su lutto il Inolio: progredendo a poco a poco anche su tutto f intestino, che in ultimo involge completamente. Dal momento dell' apparizione di questa sostanza 1' assorbimento della materia ( 488 ) coiilciuita lU'l sacco vascolare del IikuIu si fu più al(i\o, o nel periodo di aliiitii giorni lolla qucsla inalcria è assorliila, ma ncM' nnlinc soguenlc. Primo a sparire è il liiiuido denso aihuiiiinoso: seconda è la niihecola : ullinie sono le goccioline di olio. L'ordine, col quale scompaiono queste Ire materie, è un'altra prova, se pur ve n'ha d'uopo, che esse non passano nell' inlcslino per apposito canale. Lo strato vascolare del vilcllitiì persiste inviluppato (hdla nuova sostanza. L dunque dimostrato che questa nuova sostanza non costituisce per so sola il fegato, seb- bene prenda parte alla definitiva organizzazione di questo viscere, anzi è dimo- stralo che questa p;trle ò la meno essenziale. A quale tessuto organico corrisponde questa nuova sostanza? Il dottor Dcfì- lippi crede che essa corrisponda al peritoneo, il quale distendendosi sullo strato periferico e vascolare del vilelltts, mandi nello stesso tempo delie lamine entro lo spessore di esso, onde formare cosi le suddivisioni lobulari, che finiscono per dare al fegato 1" as])etto e la tessitura di una giiiandola congiamerata. ('icde egli inoltre che dentro a questa produzione membranosa, che egli considera come il peritoneo, si sviluppino vasi capillari sanguigni e linfatici, ai quali è dovuto il rapido assorbimento del liquido vitellino, che sieguc immcdiatamenlc allo sviluppo dì quella medesima produzione membranosa. Soggiunge poi il dott. Defilippi come da queste sue ricerche risulti pure che il fegato non si forma per una svolta (evolvure) dell' intestino. Per tal modo non si forma che il peduncole vitello intestinale, il quale si converte nell'albero de' condotti biliari, come egli medesimo ha constatalo nel gobius fluviaiilis. Co' rami di questo albero dcvonsi intrecciare i rami de' tronchi vascolari sanguigni for- matisi alla parie periferica del vilvltus: ed in questo intrccciamento di vasi dc- vonsi ancora immischiare le propagini suddivise e moltiplicale di quella parte che gli autori hanno chiamato /J'^nfó , e che il dott. Defilippi invece consideia come il peritoneo. L' apparizione tardiva o precoce di questa parte è causa delle prin- cipali differenze osservate finora nello sviluppo embriogenico di varie sorta di pesci. Stabilite queste cose, il dott. Defilippi trovasi nella necessità di rettificare una espressione de' suoi scrini anteriori. È bensì vero che nel gobim flmiialUis il tuorlo corrisponde al fegato: ma non è esatto il dire, che il tuorlo stesso si converte in questo viscere. Non è che il suo strato vascolare che va a far parte del fegato: le altre materie eontenulc nell' interno di questo strato periferico, sono assorbite, compresevi le goccioline di olio, che l'autore crcdea restassero perma- nenti nel fegato del gobius fluvialilix tanto ricco di olio. Passa in ultimo il doti. Defilippi ad alcune applicazioni fisiologiche di queste sue ricerche, al fegato considerato come organo inlervenienlc all'ematosi. Cita le osservazioni di Ernesto Weber, il (piale ha veduto che mi pulcino i granuli del ( 489 ) tuorlo assorbiti dalle vene, e tradotti nel fegato, ivi si convertono in globuli san- guigni. Cita ancora gli esperimenti del suo amico doli. Pulii di Milano, i quali dimostrano grandi rapporti fra la materia del tuorlo dell'uovo di gallina; la bile ed il sangue; e più particolarmente dimostrano clic la materia colorante della bile ò la medesima di f]up|la del sangue privata di una certa quantità di ossigcnc. Alcune tavolo relative alle cose delle dal doti. Delilippi, sono dal medesimo falle circolare per l'assemblea. Il presidente, cui fa eco la sezione, delibera clic le figure più interessanti cbo accompagnano questo sunto vengano pubblicate negli .\tti , e deputa il sig. Vc- rany percbè in nome della sezione prenda cura della esecuzione di dette figure ( V. lavala in fine ). Il barone d' llombres Firmas comunica una notizia sopra un frammento di ma- scella fo.ssile di Sphaerodus gtgaa , premettendo alcuni cenni generali intorno a' fossili del suo paese. Illustra quel pesce non più reperibile nello stato vivente, e presenta il modello in gesso colorato di esso frammento, rinvenuto circa venti anni or sono in una formazione cretacea inferiore ne' contorni di Sommicres, e ne fa grato dono al musco zoologico dell'università di Genova. Il prof. Giusep|)c Rertoloui presenta quattro nuove specie di coleotteri prove- nienti dal Mozambico, dalla qual regione suol egli ricevere insetti di molto inte- resse, varii de' quali ba già descritto, ed altri gli restano inedili. Le due prime specie, che ora imprende ad illustrare, appartengono al genere anlìiia, l'una delle quali cliiama Ani. Spinolae per ricordare l'illustre entomologo italiano, mar- chese Mas.similiano Spinola, alla cui collezione destina gli esem])lari presentati, r altra cbiama Ani. scrobiculala a causa degli scrobicoli che presenta sopra la elitra. La terza specie poi è un rhisolrogut, cui assegna il nome di inincalifromì: la quarta è del genere odonlopus, e la insignisce del nome di un altro distinto entomologo toscano , il sig. Passerini. Ecco le frasi con le quali il sig. Bertoloni distingue le accennate specie: Ànlliia Spinolae — El} tris selaceo-villosis striatis, striis flexuosis, confluenti- bus. Habitat in provincia Inhambanensi Monzambici. Anihia scrobiculala — Elytris costalis, intcrstiliis laevibus, profunde scrobicu- lalis, scrobiculis oblongis. Habitat ibidem. niiisotrogii.i iruncaiifrons — Capite anlice truncato, facie, clypeoque verticalibus. Habitat ibidem. Odonlnpii.'i Passerini — Femoribus spinosis, subtus canaliculatis, tibiis arcualis. Habitat ibidem. Avverte inoltre il prof. Rerloloni , la sua anihia ranzani esser la stessa che \' A. ali'colala descritta pochi mesi prima dal sig. Melly negli annali della società entomologica di Francia, seconda serie, lom. ir. pag. "l'Jó. pi. 7, f. .'i , nel tri- 02 ( 4'.)0 ) mcslrc non ancora pervenutogli quando dava (juclla dcsoriziotic, e di selle sjìeiie di tal genere rieevule dal Mozambico, ipiaUtd essere state nuove, la xcrobiculata , r la s/ìimìliic sopra menzionate , la leitcuspilola e lomasnini già da lui descritte Mcir istituto di Bologna, le altre tre essendo la tlioraciva di Fabricio, la Intr- f Iteli, Uopo, e la alveotala, Melly (Ranzani e Beri.). Il prof. Gene in nomo del sig. Lanfossi ornitologo lombardo presenta la figura accompagnala da minuta descrizione di quella embcriza da lui presentata nel Con- gresso di Milano, e giudicata liti d'allora nuova. Il |irincipe IJonaparle vi rico- nosce la sua cuspiga dolichonia illustrata negli Atti del Congresso napolitano sopra individuo di f.orfù comunicatogli dal commciidalor (ìangadi, dichiarando insieme però che nelle inani appunto del sig. Lanl'ossi in Milano osservò egli (]ucir uc- cello por la prima volta. Si rejiuta utile perlaiiio il riferirne qui la minuta de- scrizione esibilane dal sig. Lanfossi, la quale manca negli Atti sopracitati. Il becco è diritto, conico, acuto, lungo tre linee e mezza ali' incirca, e colla mandibola superiore di colore corneo un poco più scuro di quella della inferiore. La parte superiore della testa è variegata longitudinalmente a sottili strisce ne- rastre e bruno-rossastre tendenti al rosso marrone; ma in modo però che nel mezzo vodesi una traccia di una sottile striscia bianca-ochrolcuca che si dirige verso la nuca : ciò clic risulta dall' essere le penne nerastre nel mezzo , e ros- sastre da' lati, essendo (|ucl!c in contatto colla linea mediana rossastra soltanto esternamente, e bianchiccia dal lato interno. Al di sopra dell'occhio passa una striscia .sopraccigliare bianchiccio-ochroleuca , variala con poche e sottilissime stri- scctle nerastre che sono lungo lo stelo delle penne, e che è resa più marcata dalle penne della testa, colle quali trovasi in contatto, aventi il margine esterno bianchiccio, e non rossastro come l'interno. Le guance sono dello stesso colore bianchiccio, ma variate di rossastro che tende al rosso marrone, e di nericcio che si fondono insieme formando una grande macchia. La nuca 6 dello stesso colore della parte supcriore della testa , ma il varieggiamento e meno unito e più pallido. Dai lati della lesta parte una striscia ncraslro-pallida, che giù discende lungo i lali del collo, e va a circondare il gozzo, e a dilatarsi in tante macchie su tutto il petto e lungo i lianchi, essendovi lalcralmeiile al petto qualche penna macchiata trasversalmente nel mezzo di color rosso marrone vivace. Al di là della della striscia nerastra, presso l'apcrliira della bocca, parie un'altra piccola stri- scia biancastra che si estende sui lali del collo. Il jietlo poi, il ventre, i lianchi, e le coprilrici inferiori della coda sono di color giallo canarino. Le penne del dorso e le scapolari sono nerastre nel mezzo, e di color bianchiccio-ochroleuco tendente al verde olivaceo ne' margini; le penne del groppone sono ncricce nel mezzo , e di color rosso marrone ne' margini , e le coprilrici superiori della coda sono di color rosso marrone colla cima maiginala di olivastro, aventi alcune una ( 401 ) slriscclla nera lungo lo slclo. Le piccole coprilrici superiori delle ali souo iicruslrc marginule di olivastro, le medie nerastre aventi una duplice niacdiia verso la citna di color biaueliiccio-ocliroleuco, e le grandi esse |)ure nerastre con margine esterno biancliiccioocliroleuco. Le remiganti sono nerastre, le primarie delle quali hanno un sottil margine esterno gialliccio, olivaceo, e le secondarie un margine rossiccio tendente al rosso marrone, che si va sempre più dilatando sulle ultime, che sono più vicine al corpo. La lunghezza delle ali piegate è di ciica due pollici ed otto linee, e le remiganti primarie oltrepassano le secondarie di sette lince all' incirca. Le timoniere sono anch'esse nerastre, marginate di gialliccio olivaceo, delle (juali le due di mezzo sono le più corte, e la prima da ambe le parti ha un sottilissimo margine bianco alla cima dalla parte interna. La coda riesce un poco forcipata, le limonicre sono alquanto acuminate, e le più lunghe laterali sono della lunghezza di due pollici e tre linee all' incirca, sorpassando le ali piegate di circa quindici linee. Le penne tibiali sono giallicce macchiate di ne- rastro. I piedi sono carnicini col torso lungo sette linee, e le unghie di color corneo , alcune delie quali nelle dita anteriori sono alleile da albinismo. Questa piccola cmbcriza , la cui lunghezza totale è jirossimamente di cinque pollici e un quarto del piede jìarigino, è stala presa sul principio dell'ottobre 1840 ne' contorni di Travagliato, otto miglia all'ovest di Biescia nel distretto di Ospidaletto. Il prof. Huppcl dietro quel qualunque esame che ha potuto fare sul catalogo de" pesci europei del principe Donaparte, e revocando alcune mende che aveva al medesimo proposte , dichiara non avere altri rilievi importanti ad esporre oltre i seguenti : 1." Il mupus imperialis essere ben diverso da cenlrotophus , di cui conosce tre specie assai distinte, il pompilux , il niger , e V ovalis. -2." Il proprio conger hìjalimis doversi affatto scancellare avendolo riconosciuto posteriormente per V lielmiclilhis punclalus , Raf. ^." Il sudis hijnlina essere ben' altra specie che il parnlepis spliijrnenriidcs. Il principe lionaparle circa il primo di questi rilievi dichiara clic nella ipotesi del Ruppe! il mupus del Cocco non deve essere che il phalacrus chassé del prof. Cantraine, più vicino ai lìramini che a' Conjphaeniui. Questo che è il pesce schiavo de' siciliani fu dedicato, con ambiguità forse di senso da quell'ottimo Belga al prode difensore di Anversa. Circa il secondo nulla ha che dire, avendolo soltanto ammesso dubitativamente per rispetto al Ruppel. Circa il terzo farà tesoro della notizia. Il sig. Verany per vieppiù illustrare la ittiologia ligure presento la seguente lista di specie con annotazioni da aggiungersi al saggio già dal prof. Sassi pub- blicalo nella (luidu, dalle quali annotazioni però dissente in gran parte il pro- fessore suddetto. ( .192 ) AGGIl'MA Al. CATALOGO DE' PESCI DELLA LIGURIA 0SSEHVAZIOM. Tinca viilgaris Cuv. — \'ivc nel Lagnccio ileiido le mura di Genova. Siulls Injalina Raf. Paralepsi.s spfnjrenoitlcs Riss. Pomalomm telesropiis Riss. — L'osservai nel nicrcalo di Genova il 21 agosUi isti. (ìobiii.i nif/rr Lin. — Vive negli scogli. dnbiii.i fiìifìdrimaculalus Valan. — Cobius aphya Riss. — Gobiua zcbrus Riss. — Inconlransi ne' gianchelli , e ne ruscelti. (ivbiii.i frKfniaiHs Riss. — Vive nel fango a grandi profondila, e si trova nelle mescolanze portale da Pcgli e Cornigliano. Gobiits auralus Riss. — Gobius Lcseurii Riss. — Gobins mnrmorains Riss. — S'incontrano fra i ruscelli, e si jircndono per lo più sotto il monto di Por- tofìno. Drarliìjocfiirus aphya Bp. — Aphya meridionalis Riss. — Quando il doti. INardo presentò al Congresso di Torino il Drachyochirus , osservai che quel pesce non era altro elie \' Aphia meridionalis di Risso, ossia il Nonnai de' nizzardi , il r» scelto de' genovesi. L'esame attentissimo che ne ho fatto posteriormente mi ha convinto della verità della mia osservazione. Lepadogasler Gouani Lac. bicitiatus Riss. Dlenniits lenlacularis Brunnic. sphinx C. Ichlhyocoris rubriceps Bp. paro Bp. Tripterygion nastis Riss. Catlionynuis macutalus Raf. — Callinmjmns bclcnm Riss. — Trovansi nelle mescolanze provenienti da Pegli e Cornigliano. Gaslerosteiis aculealus var. leiurus Cuv. — Dopo le piogge incontrasi comune- mente nelle mescolanze prese nel porto di Genova. lìiivelus prcliosus Cocco. — L'individuo preso a circa 1000 metri di profondità sulla -spiaggia di Riva il 13 deccmbrc 1844, fa parte della mia collezione. Questo pesce non era nuovo per i pescivendoli, che riferiscono vederlo ogni dicci o dodici anni, come già dissi. La pinnula che vcdesi dopo la dorsale e l'anale è doppia, non semplice, quale venne ligurala nella Fauna italiana. tli- sul listis noi iene aneo arte- pera glie: irnli. Igarc a un ra il eie ('• lesea- tto il Iraisi corpo il 50 ulti i circa sono Ti Su Pi Pc 1841 G( (k \ — [i Go mesc( Go — S' lofi DO Br. presei era a scelto CODVil Lei I Bk Ich Tri Cai I mesco '1 Gai II mente II Bui l! salta ! pesce dodici doppia ì Tlii I C. iy-J r^.ai. u:^^^^^^ ^ JSL. '^(T^ ( 4'J3 ) PvlamÌH sarda C. — Thynmts pelami» C. — Questi due pesci sono stali tli- incnliciili nel ralnlugu scientifico. Ojbium lìona/iailii Veran. — Questo genere nuovo pel Mediterraneo capitò sul mercato di Genova il ■!! maggio del corrente anno, e fu preso con molti arativo che .segue: C. Commcrsonii. C. Ihnapartii Vf-r. Altc/./.a nella lunghezza quasi un sesto. . . '/»• Pinnulc dorsali '.) 8. • anali 9 7. Prima dorsale poco elevata con raggi protratti in lilamonti Mollo elevata, senza (ìlamenli. Denti piramidali Conico-lineari. (!orpo coperto da niaccliic scure trasverse. Corpo senza macchie. Lam/iris (juitatus Itetz. — Non è il pesce re dei genovesi. Questo nome volgare appartiene i\\\' aslrodermus elegam, o diana semiturnala di FJisso. Cenlrolnphns ovalls Cuv. — Qucsla specie venne stabilita dal Cuvier sopra un individuo preso in Nizza, e da me dato al sig. Laureillard. Non è cosa rara il rinvenirne de' piccoli individui, per lo che io sono di parere che questa specie e sedentaria nel .Mcdilcrraneo. Un individuo adulto mi venne portato da un pesca- tore li 22 luglio del corrente anno. Questo pesce è conosciuto da' pescatori .sollo il nome di morello. \'ive a grandi profondità, ma come i bulistcs suole incontrar-i quasi a pelo d'acqua, standosi ne' giorni di calma all'ombra di un qualche corpo galleggianic. Tetrapluru.s Belone Raf. — L'individuo preso nella tonnara di Camogli il 50 agosto 1845, e da me osservalo, mancava della spada, e furono vani tutti i mici tentativi per averla. I pescivendoli si ricordano averne veduto un altro, circa quaranta anni or sono. Osservai contro il dello di Cuvicr che nella pelle sono conliccali moltissimi ossctli lanceolati, per lo più bifidi. Sìphosloma viridis Raf. riibescenx Bp. plilcgon Riss. 'Syngnathiis fasrialus Riss. anniilniiis Riss. Peiromijzon plancri Gm. ( i<^\ ) Ilo ligurato nella tavolu insieme al cybium un piccolissimo pesce, clic incontrai nella mescolanza. Esso appartiene alla famiglia degli scorpenini , ed ha una ((uaitlu' analogia coW oreo.wma di Tiivier. La piccolezza dell' imlividiio, la prolialiililà che non sia clic un giovane incompleto, e la diflicollà di dassilicarlu, sono i molivi per cui non osai determinarlo. Desidero che la figura che ne |)orgo sia utile agli ittiologi, e valga con nuove osservazioni ad agevolare la delerniinazionc di ijnesto pesce straordinario. Questa lettura del Verany apre il campo ad una discussione ittiologica , nella quale presero parte il Bonapartc , il Huppel, il prof. Sassi, ed il Vcruiiy stesso. Tulli osservano la tavola, che distribuisccsi dal suddetto naturalista nizzardo del pcsccllo innominato , che il I!ona)(arlc dice esser piutloslo un cultino clic uno scor/H'iuno. Il prìncipe stesso non nega che il cyhimn da lui riferito al vimi- t/icr.wm'i sia diverso dal C. comvwrsoyiii del Ruppel , ma gli slessi motivi clic persuadono il N'erany a chiamare il suo pesce C. lionapariii consigliano il prin- cipe a chiamar l'altro C. Rujìjyellii. Cosi termina la seduta. V." Il Presidente Cav. Prof. Antonio Alessanokim , „ .. ( Principe C. L. Bonaparte / !ìegrclar tt l ' Doli. AcniLi.E Costa. KIUNIOiNE DEL GlUHNO 2/i- SETTEMBRE l^eltu ctl appi'ovato il processo verbale della precedente seduta, il principe lìo- iiaparte comunica lellera di S. E. il march, di Pictracatclla, Giuseppe Ceva-Gri- maldi, presidente dei consiglio de' ministri di S. M. Siciliana, ed attuai presidente della regia accademia delle scienze , personaggio cui la nostra sezione ebbe a grande onore di vedere ascritto fi'a' suoi membri. Quel caldissimo proteggilorc delle scienze termina la sua lusinghiera epistola cosi: presento i miei omaggi a (leiiiira, aìilicii patria degli avi miei, ove il mio cogiinme è ìtnilo alle sue glorie. Altra lellera leggesi dal Bonaparte scritta dal sig. Selys de Longchamps, piena d'interessanti notizie ornitologiche e mammalogichc. Dopo aver compianto la per- dila della raccolta del princijìc di Essiing venduta a vii prezzo fuori di Francia, assicura per confronti da lui stabiliti, il earbo medius di Nillson essere il earbo rormoraniis ordinario del Belgio, e al contrario il earbo cormoranits dello stesso Nillson corris|)onderc alla razza alquanto più grossa chiamata earbo erassiroslris da Baillon. Send)ragli non potersi ritenere come buona specie il colymbus bal- iliieus , le cui dill'erenze dall' rtn7(cH.v poggiano unicamente sopra la statura, la «piale varia. Mostrasi indeciso per riguardo de' due arvieola, gregatis, ed aecono- miis segnali in Europa dai signori Srhinz ed Evcrsmann, dimandando se mai non fosseci (|ualclie confusione col sorialis. Accenna l' arv. riilbeamis della Lapponia diverso dal ruiiliis per la dentizione, e pel disotto del corpo grigiastro in luogo di bianco-giallaslro: l'ari', medius diverso appena eslernamcnic dall' ajre.sv/.v. ma con denti altrimenti conformati ; non che due altre specie da lui recentemente descritte ; il pgrcnaicun che abita le nevi de' Pirenei ha le forme e le quattro mainniellc degli arvicoli savii ed iìicerlus, ed i colori scuri del primo, e il bri- iminiem che in Inghilterra rimpiazza Varvalis avendo le forme e le otto mam- Hielle, ma i colori scuri come nel iieglertnx (agreslis Selys olim Fauna Belgica) e la coda assolutamente bicolore. Esulla della presenza de' professori ponlitìcii al Congresso, verso il quale come uccello di passaggio, che la prigionia sola può raltenere, sente il bisogno di migrare; e si ricorda alla memoria de" suoi colle- ghi , de" cui lavori dice partecipar con lo spirito. ( 496 ) Il prof. Oronzio G. Costa, clispiarcnlc di non aver pollilo inlorvcnire a questo Congresso, scrive, ricordarulo le cose discusse e non lisoliile in (indio di Napoli, sperando possano qui esser meglio chiarite. Parla in iirinio luogo del branchioslo- ma , e per es.<;o della questione se il niuoviincnio d;il Miillcr allriliuilo a" cigli vi- bratili sia realmente tale, o eflello della coricMlc del fluido cireolatore; per la quale seconda opinione si pronunziò il Panizza non ajipena cominciate le os.serva- zioni al microscopio, mentre il Dcniippi abbracciò la prima. Vorrebbe in Genova, ove opina a priori, non dover mancare il brancliiostonia, si ripetessero le os- servazioni. Rieonferma la certezza nella quale vive per altre ripetute osservazioni in quanto al cuore. Adduce un nuovo fatto dimostrante la sua proposizione, clic là, ove il Miiller ha creduto vedere i pori addominali, si aprono gli ovidutti. In un individuo adulto nell'epoca dello sgravio, dopo aver deposto gran parie delle uova, gli ovidutti son caduti in prolosso, e rimasti fuori del silo allungali e pen- denti. Termina dichiarando, il posto di questo pesce nella classilicazioric non [loter essere altro che quello nel quale altualnicnle si trova nel calalogo del lìonaparle, siccome egli giudicava (In dal jirimo divulgarsi della scopcila di lai pesce. Passa in secondo luogo a toccar la questione della esistenza o no del eanale aereo nella vescica natatoia de' pesci , intorno la quale crede op|)ortuno aggiun- gere alcuni schiarimenti. Il eanale esiste, per quanto egli opina, ma non destinalo a dar passaggio all'aria: o se questa vi passa, lo è come quella che schiudesi per ogni aitila parte della superficie del corpo animale, non già come l'aria che traversa una trachea respiratoria, od un eanale libero ed aperto qualunque. L'e- same da lui fatto di ogni parte componente la vescica natatoria gli ha dimostrato che quello cui dicono canale aereo, in quella specie in cui esiste, è un cordone vascolare sanguigno e linfatico; ove questo doppio ordine di vasi o è riunito in un solo, 0 e separato ed cgredicntc da due punii opposti. Nel primo caso resta talvolta uno spazio \uoto nel primo trailo, di' è prolungamento dell'esofago; ma poscia i vasellini linfatici divisi e suddivisi più sempre per cosliluire una rete si anaslomìzzano, s' intessono e si stringono, chiudendo del tutto il canale. Allorché penetrano in vescica si sciolgono, si diffondono, e vanno a tessere quella delicata membrana sierosa , che tappezza la cavità interna della vescica , e che abbraccia i cosi detti corpi rossi, o glandolo sanguigne, le quali ancor risultano, e si com- portano nel modo stesso che i linfatici, dal fascelto de' vasi sanguigni. Quando un tal cammino è breve, sembra che la vescica lasci realmente un gran forame aperto comunicante con lo stomaco, come ciò avviene nello storione; ma in realtà quel forame e tappezzato dalla membrana inlerna. Fd in proposito dello storione avverte un equivoco scorso nella redazione del verbale in Napoli, avendo egli detto non aver potuto estender mollo le sue ricerche su questa famiglia di na- tanti per la loro rarità in quelle acque, non già che siagli mancalo lo storione ( MI ) conio (lii f]m'I vorlnlc polrchlic dcdiii'si. Rd in fiiHo (icllii vo'cicn n;il;iloriii dello stiii'ioiic, (lire essere peifelliitneiile d';ieeordo eoii (inel elie poneva iiiiiiinzi il doli. Deliljppi : e se il l';illo del puh/iilcrux iiilei\ierie ;i eonsolichire T iden che Li \e- scicii riahiloi'ia roinpia l'ollieio di piiiiiioiii , (piella del li'lra/iliiriis disli'\i^!:<'rla. In ullinio diehiaru che il suo giudizio sulle i/>i)iiriii , nmplrssi eer. nK''i'ilereld)C molla e più seria discussione, dappoieliè i cenni daline nei sunlo di paleonlologiii del regno di .Napoli non baslano a eliiarir l'argomenlo, scompagnali, come sono, dalle lavole, che con sorpresa \ede nianeanli e messe in ohlio negli .\lli di quel (!otigresso. Che il mulo |iiii dehijasi ai cigli \iiiralili, il Delilippi ripele che in (pnnln a sé non amnielle ahiin didihin : opinione che ora abbracciasi egnalnienle dal prof, l'ani/za, il (piale in pari modo peisisle nelle sue osserva/ioni della esislenza di condono aereo, evideiile iiell.i \escica naialoria , sopralliillo de' ciprini e delle murene, eondollo che in alcuni jiesci soilanlo si osiruisec con la eia. Il Dclì- lippi ciiiariscc ancora la sua idea sulla vescica naialoria del polillero, che egli disse rappresenlarc il piiliiioiic, non già compierne le funzioni. lU'Ialivumente poi al rinvenimenlo del branchioslnina in Genova, il sig. Verany assicura die liillc le sue cure e rieerciie falle eseguire da perili jiescalori da lui specialmenle am- maestrali circa le forme e condizioni di vila di (pieslo pesce riuscii'ono tolalmente iniilili inliiio ad ora. Il sig. cav. l'aolo Vimercali Sozzi invia un echinoidc clie non giunse a deler- minare, ed esprime il desiderio che la sezione lo esamini, e ne riconosca la spe- cie, se già è nolo, o lo illiislri se nuovo. Il sig. Miehclin promellc nella seguenle adunanza disenrrere di (pieirecliinoderinc. Il pi'of. koeiliker jiarla di una nuova s|iccie di disloma trovala in Napoli entro la cavila branchiale della brama rnji in borse sollocutanee , e che egli denomina dall' ilhisire Oken, D. Oki'ni , singolare principaimcnie in ciò che i due sessi sono separali, e ciascuna borsclla contiene un iii(li\idiio di ciascuno. Ecco le brevi de- scrizioni latini" de' due sessi. Disloma Okeiìii , Koell. — Manniliii : corporc plano-c\ lindrico, filiformi, glabro, parte anleriore crassiorc; acelabulis appro\iiiialis . anlcriori majore, colore albido. i.on^itudo I -T, laliludo '/,-'//'. Fiiomiiia: corporc aniice liliformi, poslice crasso, reniformi plus iiiiiiii>\e lo- bilo. acelabulis ut in mare. Longitiido parlis anlerioris ',,-1': laliludo ' .i-'/j'", color albidiis; parlis posterioris longiludo '/4-I", laliludo i-Ji'", color ex albo, luleo et fusco varicgalus. Ilabilanl Neapoli in cavilale branchiali brainae cavi in saccibus sub cute silis: uiiusipiistpie saeeiilus inarein et foeminam continet. l'aria ipiindi di animalelln indicato dal delle (lliiaje. e poscia illustralo dal prof. Cosla , che trovasi ben sovciilc associato all' arj;'oiiaula .Vigo, e di cui egli ha 63 ( 408 ) trovalo una seconda specie parassiUi di niiio cofniopodo. Le sue osservazioni fiivo- riscoiio i'iipinionc , por la quale piopoiule, che tali animali siano i niasclii delle specie de' l'I l'aldpiidi nelle (juali vivono, senza però volerlo stabilire con eertezza. Kei'o altronde le ragioni esposte dai Koeliilver per provare elie \' liecUifoUjIf arijiiitauln , è una nuova specie di ((uel pi'cteso genere trovala a Messina sopra il licinociiiims viulaccus di delle Cliiaje , sono i maschi de' cel'alopodi su quali si rinvengono. 1.^ iNel numero di più di IJOO argonauti esaminati da Poli, delle Chiaje. Wan Bencden, Owen, Edwards, e da lui stesso, non si è trovato alcun maschio. 2." Tuttavia i maschi non possono essere rari, giacché quasi tulli gli argonauti che si hanno ad una data l'poca pollano uova fecondale conlenenli en\hrioni più 0 meno sviluppati. 5.-' Cili heelocolili son lutti maschi. 4.' Gli heelocolili vivono nelle cavità del manlelio de" cefalopodi. !)." Kssi medesimi heelocolili non possono essere enlozoarii, giacché hanno branchie, arterie, vene, ed un cuoie. G.-'' I medesimi corrispondono in più (ìunli della loro organizzazione con i ce- ralo|)odi. .1. I succiatoi sono |ierfellamente gli stessi quanto alla forma, e alla struttura. B. La muscolatura del corpo degli heelocolili ha perfetlanicnle lo stesso ordi- namento della muscolatura de' bracci de" cefalopodi. C. (ili heelocolili hanno cellule a pigmento eonlrallile come i cefalopodi. D. (ili spermalozoidi degli heelocolili, e de' eefalopodi sono i medesimi. 7.' li prid'. Maraviglia, e la signora Pawer, senza avere alcuna conoscenza degli heelocolili, e della mia (qiinione sopra di essi, hanno veduto uscire dall' uo\o degli argonauti dei giovani , die avevano perfcllamenle la forma dell' eclocolile argonauta, e che a dir loro erano jiiccoli vermi provvisti di due serie di ventose nella l'accia inferiore con un rigonllameiilo da un lato , e con una lunga appen- dice liliforme dall' aiiro. Da questi falli il Koelliker deduce con verisimiglianza, ina naii con irrlfzza , che gli heelocolili sono i maschi dei cefalopodi sopra i quali vivono; e leimina col pregare i naiiiralisli ilaliani di occuparsi di ([uesto argomento, e soprallullo di cercare a constatare i falli scoperti dal prof. .Maravigna. li prof. ISotlo preseli la in iialura cons<'rvalo nel! alcool, ed in disegno un corpo evacualo da una giovine, ch'egli propenderebbe a credere un elminlo nel quale con l'ajulo del microscopio gli è sembralo veder aiiclie due fori o bocche in uno degli cslremi ; e che però desidera la sezione lo esamini per darne giudizio. Annun- zia una sua idea, che cioè il bruciare (pialniopie elniinto venga fuori dal corpo umano, e di allri animali sia cosa da commendarsi, lo che potrebbe inlluirc alla ( 499 ) minor propagazione degli slessi: idea la quale avrelihc cpiililic valore presso coloro i i|iiall s(in lonlaiii dal sollositivcre alla iienerazione spontanea. il doli. Deiìlippi e (!osla esrlndono all'alio la idea di elininlo, ed il secondo as^giiinge che j due pori osservali e i-'indicali IjoccIic dc^'^'iono esser forami acci- denlali , e i chiamali cirri dill'anlorc esser lacinie, il prof. Koelliker e Alessan- drini esprimono il sospetto fosse franinuMilo di vc;;claliile intiodollo dalla paziente per le vie dell' alimento. I professori Gene e Koelliker sono fraltanlo incaricali di farne l'accurato esame col microscopio per vederne la slruUura. il doti. Achille Costa presenta un lavoro del professore suo padre su la forma e struttura del cuore, e bulho dell'arteria l)ranchiale dei pesci. Proponesi il pro- fessore suddello chiarire primieramente il già scritto su ciò nelle opei'e di ana- tomia comparala; esporne tulli i nuilanicnli che subisce il bulbo suddetto nelle diverse famiglie di pesci; ed inline i vari! modi o meccanismi con cui le valvole del bulbo compiono la loro funzione. .Sei tavole accompagnano tal lavoro, nelle i|uali veggonsi rappreseiilale le più rilevanti forme di cuore, e bulbo, e aperti, e nello stato normale onde vedeie 1' esterno e 1' inlerno. Il prof, (iene legge una memoria sugli amori di alcuni serpenti nostrali , descri- vendo in modo speciale (pwlli del roliibcr nuslritinix , del coluber rivcioli, del coluber alrovirens. Risulta dalle sue osservazioni che (|uesti rettili si congregano (li primavera, in numero grandissimo, per l'opera della generazione; che durano nella foja per molli giorni di seguilo; che le femmine non ricercano i maschi, ma li allcridoiio nel pro|iiio Imd domicilio: e siccome coleste femmine, secondo lunghe osservazioni falle dall' aulore, sono scdenlarie, e non pajono abbandonare che per jiravi e straordiiiar ii disinibì il domicilio una volta Irascello, cosi accade clic le anzidctlc congreghe si ripelano da un anno all'alleo, e per molli anni di seiiuito nel luogo stesso. (Jl" indicati amori poi, come cominciano, cosi si com- piono in assoluto silenzio, cioè senza alcuno di quei sibili o fischi co' (piali preten- dono alcuni scrittori ed il volgo che i due sessi si chiamino e s' invitino Ira loro. La sezione applaudisce moltissimo alla Icltura del prof. GquÌ', e il presidente propone che la memoria venga stampala intera negli Alti del Congresso; il Gene peri') ringrazia e dichiara di averla già promessa al direttore dell' antologia ila- liana . nuovo giornale torinese, nel cui terzo fascicolo debbe essere pubblicala. Il iirincipc lionaparle si rallegra udire dal prof. Geni; altra pruova della vali- dità specilica del cnlubir ricrinli , la quale alcuni de' migliori erpetologi viventi si o.sliuano a negare. >'arra (luimli il fallo, onde venne assicuralo, che in un paese vicino a Napoli si riempiono tulle le case di serpenti, i quali si cacciano perlin ne' letli , ne" forzieri , ed in ogni altro custodito luniio, ciò che accade in una il.ita setlimana, trascorsa la quale scompaiono tulli, l'otria rredersi che questo ( 300 ) It'iiomcno avvenga per uno di que' convegni amorosi cosi bene descrilti dal Gene, che avranno forse dato origine a quelle favolose congreghe delle fale sotto forma di Liscie. Termina col diiedere al professore torinese, se intenda negare che due soli serpenti si accoppino talvolta all' aperto senza intervento di altri individui o rivali, come tutti sanno, avvenendo spesso a' cacciatori di essere aggrediti da' x'tpenii nel parossismo dell'amore, come pure di vedeili sessualmente avviticchiali. Il Gene risponde sospettar grandemente che sotto il nome di coluber ricciuli passino confuse due specie, credule semplicemente individui di età dilfcrenle. Egli assicura di non aver mai veduto nella valle del Ticino, sia al tempo degli amori, sia fuori di esso, alcun individuo, riferibile a questa specie, il quale olTcrisse traccia di colore rancialo sulle parti inferiori del corpo, il qual colore, secondo il principe di Canino, e secondo altri erpetologi italiani sarebbe il distintivo dei giovani. Quanti ne potè raccogliere o vedere nella valle anzidclla , lutti avevano le due serie di macchie quadrale nere delle parli inferiori su fondo biancastro. Esem- plari colorati al modo de' presunti giovani Irovansi invece su i colli di Torino, ove uno ne fu nel mese di settembre 1838 raccolto dal prof, medesimo, il quale per la sua lunghezza di oltre a 18 pollici dovevasi credere adulto. Sospetta adun- que che gì' individui de' colli torinesi, cioè gì' individui a fascia ventrale con fondo rancialo, i quali per sopi'appiù hanno le parli superiori colorale più in fosco, appartengono ad una specie diversa da quella del Riccioli, sotto al qual nome egli intende per ora gì' individui a colore biancastro del ventre. ,\vverle però the quel bellissimo colore rancialo, come accade nella nulophoiis filzingvri di Sar- degna, sparisce affatto nell' alcool dopo breve immersione, non rimanendovi, come nel vero riccioli, che le due serie di macchie nere su fondo biancastro. Quanto alla possibilità degli amori semplicemente binarli de' serpenti stali da lui studiati, il prof. Gene la ammette senza diincoltà, supponendo il caso di una femmina accidentalmente vagabonda, la quale nel leni|)o della foia incontri, o sia incontrata da un maschio isolalo. Il march. Durazzo conferma l'esposto dal Gene sulle congreghe de' serpenti, e cita l'adunarsi delle vipere; ed il prof. Ragazzoni rammenta essersi ciò dello del serpenle a sonaglio. Sciogliesi l'adunanza colla distribuzione del programma per erigere una statua al sommo Geoll'roy Saiut-Hilaire, che il |)rincipe Konajjarie raccomanda caldameule. V.° Il Presidente Cav. Prof. Antonio .^LESs.vNnniM , .^ .. ( Principe C. L. BoisAPAnrE J S'grclaru ' ( Doli. AcniLLE Costa. RIUiMONE DEL GIOR^O 23 SETTEMBRE Oi legge e si approva senza menda alcuna 1' anteccdcnle processo verbale. Il dott. Salvagnoli presenta un animale conosciuto dal volgo col irojipo vago nome di zecca, il quale nelle maremme toscane ed altri siti arreca al bestiame bovino e pecorino danni considerevoli, i quali noi qui non ripetiamo essendo già stati dallo stesso Salvagnoli esposti nella sezione Agronomica, mentre bastaci ram- mentare solo cbe, giusta le sue relazioni, non più di cinque di lai zecche che si stabiliscano sopra un animale, son sullicienli a farlo cadere in terra prostrato. L' abate Mai aggiunge altre parole sulla gravezza de' danni di questo animaletto, per maggiormente cbiamar T attenzione su i mezzi di evitarlo. Il presidente lo rimette al |)rol'. Gene perchè lo esamini e riferisca alla sezione. Si distribuisce la descrizione del carabus agiissizi , specie fossile, opuscolo del sig. Bartliclemy, il quale l'accompagna con lettera piena di graziose espressioni, e mostra vivo desiderio di ricevere il nostro diario, promettendo diffonderlo ne" fogli periodici di Francia. Il principe Bonaparle legge un' altra lettera del sig. De Selys Longchamps al sij;. Verany in data degli 11 di settembre, la quale contiene una notizia so|ira il passer pusillm di F'allas preceduta da alcune illustrazioni sopra le einherize, leshia , provincialis , pusilla, e Bitnaparùi. Riferendosi a quella tavola di em- berizc già distribuita alla sezione, trova assai plausibde la di lui supposizione che la figura |)rima rappresenti la lesbia (cioè rustica) in abito d'inverno, poi- ché vedesi un cambiamento analogo a seconda della stagione nella E. laponica , clic anch' essa d' inverno somiglia molto ad una femmina di E. schoeuiclui. L'altra figura sarebbe quella dell" £' pruvinciutis , pusilla, ovvero Durazzii , che dir si voglia, secondo la sinonimia già datane in altra lettera, non credendo cbe r Europa vanti altra terza specie vicina. Ringrazia della dedica fatta dell" £,'. selysii , non dubitando della validità della specie, paragonata che essa sia alla da lui indicala alVricana specie afiìnr. Il passer pusillus di Pallas, uccello del Cauca^o è uole\ule perchè forma la ( 502 ) trnnsizìone Ira parcoclii sotlo-genpri del j^i'iicre ]iijn-lii(l '/i . (t .. (i ' , ■■ Id. del dito di mezzo senza l'unghia (1 » .'> » 0 ■■ •" ' -, " hi. del pollice senza l' unghia . . 0 » 5 » (I » 2 » \edesi che questo uccello forma sotto tutti i rapporti il passaiigio delle piirule del sottogenere sivinus alle fringille de' sotlogeneri linaria e liiiiiln; tullavia la liirma del suo becco non permette che si slonlani dal hiìiiks mcridionnlis. La descrizione suddetta e presa da due esemplari adulti, racc(dli al Caucaso dal doti, kolenuli, e dilTeriscc alquanto da quella di Pallas. Gli esemplari descritti da quest'autore erano evidentemente meno adulti, ovvero in abito d'inverno, non parlando ciili delle tinte gialle, che dominano sopra il corpo de' miei esemplari, e le dimensioni, che ne dà, essendo, come si è visto, un poco minori, benchc dichiari il suo uccello appena più piccolo della /)■. liiuiria. Iàm o d' allromle ciò liiip:iiesi (Li' ennuenori porcili'' i suoi mur- rini sono molili orli : p:i!licol;iiili'i elio olire ozuiiiilio un' ;illi;i speoie nella colle- ziono del sii;. Miclielin. (jcilendo nuovo l'esemplare soli' occhio, pro|)one flie \onga dedicala al dolio foiulalore del genere sollo il nomo di l'ìirapi' aiinx.ilzii. Mancando al sig. Miclielin in quoslo nioinenlo i iiuileiiali po' eoiifronli, e le o|)oi'e, proinelle inviare dopo il suo riloriio una noia descrilliva di tale specie, iiiiila- niente allo illuslrazioni da lui falle sopra alcuni punii della oi',!;aiii/./a'/.ione di ipiesli ecliiiioileinii. l'iopone clic dtiraiilo ì;Iì allei pochi giorni del Congresso se no Cac- ciano (Ielle cupio in cera per piplerne cosi (Mll'oiiiioro la roiioscenza, ed arrieeliirno i musei, di elio s'incarica il doli. Angelo Mae>lri. Iiilaiilo la egli osservare che sopra il dello enoo|ie \eggonsi hcnissiiiio i pori, ove veiiiiono a leriniiiaic gli organi visivi, ricordando elio da molli anni i sii;!'. Illiremheri;, \aiciiliii e Agassiz soiiosi occupali della ricerca di (pio>li orfani. Oiieslo iilliino anzi lo ha assicuralo rlie tali organi vengono a far capo Ira i pori i:onilali al pillilo di riunione degli amliulaeri. ^elle grandi famiglio de' ck/»////, e <ìv' rlinu'iisiroidi si rinvengono piulloslo facilmenle, ma in ipiella degli sixilKnriaidi , in cui laholla le linee aiii- Imlaerarie sono inlorrolle, conviene l'islahiliro i|iiesle linee col pensiero per Iro- vare il puiilo di congiunzione. Il sig. Miclielin piolìUa di (|iiesta cireoslanza per invitare i naiuralisli che ahilano le sponde del mare a sludiare con cura ciò oh e ha relaziono a tali organi sopra grosso s|ieeio viventi, eomo sarchile ccliiiiiis iiichi, rxni/i'ììliix e liriiliis, e gli .ipiiliiiir/iix jiiirjiiirrìi.s, arriinriiis e cdnalijhrtts. Il sig. Koolliker suddello espone i risnilali delle sue ricerche sulla origino, lerminazione e sviluppo delie liliio nervo-e , do' (piali ecco i principali: 1." Lo lihre nervoso nascono ne' gangli , midolla alliinisala , e eer\ello da' pro- lungamenti delle cellule nervoso, e non sono altra co>a elio conliniiazioiio di (pioli proluii!!anienli medesimi. 2.' Le lihre nervose si terminano — n, riunendosi Ira loro, .senza dividersi, in guisa da formare delle an.sc semplici. Questa maniera di terminarsi si tiniva nel nervo aeustieo de' mammiferi , uecolli, rettili, e pesci; ne' nervi de' muscoli de' mammiferi , e ne' nervi cutanei dogli slessi; — 6, dividendosi in rami più o mono niiinerosi, e terminandosi in punti con piccoli rigonlìanienli. Di tal natura sono i nervi de'eorpuscoli di l'acini, delle larve de' Italracii , del moenlero ili bufo, degli animali inverlohrali. .■»." Lo sviliijipo ha luogo dal oongiiingimonlo di cellule riisiroriiii o slcllale. Le fibre elio risultano da (jucsto eongiungiinonto sono pallidi' e assai delicale: piò tardi si accrescono, e si trasformano dal contro verso la |iorileria in vero (ihro nervose, per la formazione di una sostanza oleosa o|iaea nel loro intorno. Il do». Delìlippi avverte l'opinione che considera i gangli contri di emana- zione della sostanza nervosa, già conosciuta nella scuola di Pavia, ove già da e 505 ) lungo (cinpo insegnasi dal pnif. Panizza, il quale sogijiunge, neppure essere sialo in ciò il primo, ed i suoi allievi |iiù dislinli essere talmente ammaestrali in ciò, che al solo vedere un nervo, ignorando (|uale esso sia, all' islante giudicano se al molo od al senso a|)partienc, come pure un nervo intercostale da un cere- brale distinguono. Il prof. Gene legge in nome del sig. De Martino la prima delle tre note da esso inviate, la «piale contiene i risultati di osservazioni sull'istante del battilo del cuore negli animali a sangue caldo, einesticilà. In appoggio di questa opinione cita numerose osservazioni so|)ra questi bachi, i quali degenerandosi producono ho/./.oli liianchi, e di vaiio coloro, provando che quelli che fabbricano bozzoli bianchi non sono una specie particolare, non essen- dovi altra causa della diversità che lo scoloramento delia materia da lui chiamata goiiimoccrusa (materia che serve a spalmare il sericolema , a saldare insieme i brani de' fili setacci , e alla costruzione del bozzolo ). Richiama 1' attenzione de" naturalisti sopra la divisione delle specie de' bachi , il continuo incrociamenlo de' quali è un ostacolo insuperabile per i lilalori della seta, la cui mira ù di ottenere lili di una regolarità perfetta; attesoché ogni varietà 0 specie sviluppa uniformemente il suo organo setaceo, mentre fra specie e specie havvi una gran differenza nella grossezza de' brani lilati. Il filo prodotto dal baco è conico alle estremità, la grossezza delle quali è di 10 a 12 ""n", mentre è di 30 a 35 """^ nel suo centro (misura presa sopra un bozzolo mez«ano), e che la (jualità del filo in ciascuna specie di baco segue la pro|)orzionc della grossezza. Queste sono le cause che gli fanno dividere il filo del bozzolo, durante la fila- tura, e impegnare il filatore a mettere questo sistema in pratica; cita fra gli altri il sig. Berizzi di Bergamo, come quello il quale ottenne per questo metodo una seta di qualità mollo superiore, e di peso mollo più grave. Termina esprimendo il più vivo desiderio di vedere migliorarsi da produttori i bachi, e soprattutto compiere speciali educazioni di razze. Presenta inoltre boz- zoli di diverse varietà e specie, per dimostrare col fatto come la grossezza dei lili ne varii la qualità. Il cav. Bassi espone alcuni suoi duhhii , i quali porgono occasione al sig. Bour- cier di meglio svilup|)arc i suoi princi|)ii. Il prof. Gene legge una sua memoria sull' intonaco di apparenza metallica che riveste i molari delie capre selvatiche dell' isola dì Tavolara in Sardegna. Tal colore è somigliantissimo a quello delle piriti, ciò che fa dire a' sardi che quelle capre hanno i denti d' oro. Il Celti diligente illustratore de' vertebrati di Sardegna , non parla di questa particolarità, taciuta eziandio dal generale Della Marmora, a tal che il primo e forse l'unico che abbiala accennata fu, secondo l'autore, il sig. Valéry, il quale però riferisce a' mustacchi ciò che i sardi narrano de' denti. Il prof. Gene avendo avuto occasione di aver fra le mani varie mascelle di tai capre, ch'egli presenta all'adunanza, è stato in grado di poter meglio studiare ( sn ) questo fallo. Veggonsi iTalnionic in di'llc mascelle i molari per ludo il trailo elio .s|)orgoiio dalle gengive essere rivcslili, so|)ra le facce niaggioi-i eziandio, di uno strato più 0 mono spesso di una sostanza levigala e splendentissima, clic iti al- cuni sembra di argento, in altri ha lucentezza argentina si, ma leggermente do- rata; talvolta somiglia ad un sottile intonaco uniformemcnle distrihuito; altre fiate invece ò talmente abbondante e si rilevata da sembrare una goccia di metallo fuso che ci si sia ralTrcddata e consolidata al ridosso. La corona de' niolari manca di tale sostanza , il lavoi'o della moslicazione impedendone la |)i'odu/.ione o il dcjìo- silo: ma non cosi sul molare anteriore in una delle due mascelle, il quale ne va interamente, cioè anche sulla corona, rivestito, come (|ucllo che meno di tutti partcci|)a a ([nella l'unzione. (11" incisivi non presentano mai traccia di tal sostanza. Ciò posto l'autore la questi due quesiti: cosa sia: come si formi questo siugolarc rivestimento? Alla prima di tali dimando è più facile rispondere. Il colore di quella sostanza somiglia molto al colore, se non di tutti i bczoari, almeno di molli: ciò per altro non debbo far supporre di necessità l'analogia e la identità della chimica composizione. In efl'ello alcuni assaggi istituiti dal prof. Sobrero provavano che quella sostanza non si compone che di fosfato di calce con poca materia animalo. Vi mancano per cousegueiiza la bile, il caibonalo calcare, il fosfato di ammoniaca e di magnesia, che secondo Touicroy e \au(|uelin sono le solo e prin- cipalissimc basi de' bozoari. La metallica lucentezza poi è chiaro doversi unica- mente ripetere da una particolare disposizione delle molecole che la compongono. — In quanto al secondo quesito, cui è più diflìeile rispondere, il prof, torinese escludo che sia una concrezione morbosa , essendoché osservasi in tutte le capre di quell'isola, lo quali godono di molta vigoria ed agilità, o quasi di soverchia vitalità. Neppure gli sembra probabile possa derivare dalla qualità degli alimenti, nel (]ual caso sarebbe d' uopo provare che nella piccola e rupestre Tavolara si rinvengano e predominino piante od altre sostanze prediletto da queste ruminaoti, piante che manchino o scarseggino nella attigua Sardegna: oltre di che, por ren- dere probabile questa spiegazione dovrebbesi conoscere la flora , e le particolarità geologiche di quella isolctta: termina il prof. Gene raccomandando il fatto alle indagini de' dotti, i ([uali potranno studiarlo non solo in Sardegna, ma anche in Sicilia , ove probabilmente osservasi lo stesso , possedendosi dal conto Borromeo in Milano una mascella caprina identica a quello di Sardegna, che credesi pro- veniente dall'Etna. Il sig. Ragazzoni avverte che alcuni antichi scrittori, fra' quali ricorda con cortezza Eliauo, parlarono di (|ueslo fatto per le capre ajìpunlo delia Sicilia. Il prof. Patel- lani manifesta la propria opinione che qucIP intonaco deggia dipendere da foraggi. Lo stesso prof. Gene le^gc la seconda delle tre note inviate dal sig. Uo .Martino relativa a' fenomeni delle contrazioni spontanee nelle libre nmscolari , la quale è concepita in questi termini. ( !il2 ) « Noi congresso di Napoli E. il. Wrbcr coniiinicava a (|ueslii medesima sezione la tiollrina del IValello lùliuirdo sulla vera dilezione delle libre muscolari con- (ratlc; ove eolle osservazioni Calle sui l'enoineni della lilna cccilala dalla eorrcnle inagnclo-galvaniea dimostrava che la libra contralta è retta, non già |)iegata a :ig-:tig secondo insegnavano Prcvosl e Dumas. Per eonfermare la im|>ortanlissima dollriiia di Weber con osservazioni dirette sulla contrazione spontanea delle libre muscolari vive, ho fatto lenlalivi sopra i muscoli di varie classi di animali, sin- ché sono giunto a conseguire sui crosiacei l'intento, essendoché dalle osservazioni de' laseelli muscolari tolti dal vivo cuore de" crostacei , e subilo sottoposti al mi- croscopio, ho veduto, che le ritmiche contrazioni muscolari del cuore continuano senza alcuno slimolo esterno perlin sui minimi laseelli isol ili. E però i fenomeni della contrazione ho potuto con chiarezza ed agio esaminare, eil ho osservalo le seguenti cose: « I." Le fibre muscolari del cuore disposte in senso rettilineo, nell'atto della contrazione rimangono rellc, e si fanno |)iù brevi. Non mai però si flettono, né formano angoli a zig-zag ». « 2.° La fibra muscolare del cuore, distesa sul vetro, si contrae in tutta la sua lungliezza, non già nello stesso istante, siccome mi è sembrato; ma le sue sezioni dall' uno all'altro estremo sono prese da rapida e successiva contrazione ». « 5." Ilo confermata la osservazione di Ed. Weber, che nell'alto della contra- zione le strie trasverse della libra muscolare si avvicinano fra loro. E di |)iù ho veduto » . « 4.° Che il ravvicinamento delle strie trasversc della fibra muscolare rasso- miglia al ravvicinamento de' segmenti nel moto degli anellidi ». « 5." Sino a che le s|)onlanee e ritmiche conlrazioiii della libra muscolare del cuore hanno duralo, non ho mai osservato nell'atlo del rilasciamento le flessioni, gli angoli a zig-zaf/ veduti da Ed. Weber, ed attribuiti all'attrito della libra sul vetro; si bene la fibra viva ncll' allo del rilasciamento ho veduto vincere gli ef- fetti dell' attrito, ed allungarsi in direzione reltilinea, e le strie trasverse riacqui- stare la distanza naturale ». Succede il sig. Verany, il quale prima di descrivere alcuni eefolopedi del Me- diterraneo espone alcune sue osservazioni intorno all'undeeimo volume della nuova edizione di Lamarck sugli animali senza vertebre. Fa osservare che il sig. Des- hayes non ha descritto alcune delle tante specie pubblicate dopo Lamark, e dà soltanto la caratteristica dei nuovi generi preceduta da una rivista critica. Os- serva ancora che il genere ommastrephcs di d' Orbigny stabilito sopra il carattere dell'infundibolo della lamina cornea, non può essere accettato, attesoché incon- trasi iu molti /o//<;o ed ouicoleuthis. Dichiara doversi ammettere il genere roni^in di Owen ommesso dal Deshayes, perchè il carattere del sacco viscerale intiera- ( f)l3 ) mente staccalo dalla testa , lo separa dalle aepiole. Accollila (|uiiidi che il sig. Krolii» ha scoperto le hraccia tentacolari nel suo octupoiluiviillnin sicalii, pubbli- calo nel giornale di Wigmann: octojmleutlujs sicula. Ruppe t , Ipilcru al slfj. Cocco: le (piali braccia ne l'uno nò l'altro di (picsli accoilissiiiii zoolo.^i avevano potuto rinvenire in molli individui da loro racculti nel 184'i- jii Messina, ove non sono rari. Queste hiaccia tentacolari sono stale osservale nel 1840 sopra individui gio- vani , ed il loro carattere particolare d' essere |)iù corto e più piccolo delle altre, e di essere fornite di ventose, e non di uncinetti, indusse il sig. Krohn a sta- bilire un nuovo genere negli annali di St. Nat. di Parigi sotto il nome di Ve- rania. Conchiude quindi osso Verany che il suo onkhotculhyx morissii dell'Oceano, descritto ne;;5li alti dell'accademia di Torino, nel quale non rinvenne traccia di braccia tentacolari, ò un individuo mulilato. Si fa quindi a descrivere le seguenti specie riiiveniito dal sig. Krohn in Mes- sina , e da quello cedutegli. Oclopus Korllikrrii , \er. — Sacco viscerale conico rotondalo, con apertura grande, lesta mediocre con occhi assai grossi, coronata da olio braccia molto di- suguali, il primo, paio lungo quanto il rcstaiilo del corpo: secondo, % del prece- dente: (|uarto, Vs del primo: terzo, alquanto più corto del quarto: le braccia sono fornite di due fila alternanti di ventose sessili; una pici.olissima membrana lega fra di loro la base del primo paio. Una doppia fila di punii cromoferi vcdesi lungo la parte dorsale delle braccia; e punii consimili, ma più sottili, si osservano so- pra la parte dorsale del .sacco. Lolìgopsis zygaena, Ver. — Sacco viscerale fusiforme allungato, con eslreinità anteriore rotondata, e posteriore acuminala. Duo piccole natatoie scmilunari e riu- nite assieme, aventi la faccia posteriore liilohala, sono jioslo nell'apice posleriore del sacco, e ne occupano il settimo. Testa piccola, occhi grandi, e fortemente pedunculali; braccia piccole uguali, e fornite di due fila di sottilissime ventose; braccia tentacolari lunghe quanto il totale del corpo, fornite in tutta la loro lun- ghezza di una serie di sottilissime ventose, e verso l'apice di doppia fila di ven- toso [liù grandi e più fitte. Oìiyiliotculliis Kvolmii , Ver. — Sacco viscerale conico fusiforme, natatoia com- posta di due ali riunite , romboidea , più larga che alla ; occupa la metà del sacco. Testa mediocre coronala di otto braccia disuguali: il primo paio più corto: il secondo assai più lungo: il terzo e quarto poco più lunghi del secondo sono for- niti di doppia (ila di veiilose. Le hra<'cia leiilacolaii lunghe meno del dopjiio del primo paio, sono armale verso l'apice di una serie mediana di uncinetti, e di due laterali di venlose. Lamina conica, lineata lanceolata, l'on estremità termi- nala da un iiifundihuio. iMligo Mcnegliinii , \er. — Sacco allungalo, parte anteriore assai dilatata, po- lis ì ( SI4 ) sleriorc acuminata, due natatoie quasi rotondale, riunite assieme sono poste sopra la mela posteriore del sacco. Testa coronata da dieci braccia : primo e quarto paio corte, secondo e terzo lunghe quasi il dopjiio, sono fornile di doppia fila di ventose scssili. Le braccia tentacolari oltrepassano di un quarto le braccia più lun- ghe, e sono fornite noi terzo superiore di ventose i)iccolissimc. Lamina cornea non osservata. I0//170 Alessandrina, Ver. — Sacco viscerale ovale con estremità anteriore poco dilatata, posteriore rotondata, due natatoie rotondale , e separate fra di loro sono poste nel terzo posteriore del sacco. Testa coronala da dicci biaccia : il primo e quarto paio di mediocre lunghezza, il secondo e terzo più lunghi di un terzo: sono fornile di doppia fila di ventose peduncolate. Braccia tentacolari lunghe pili del doppio del primo paio, fornite verso l'apice, il quale e molto slargato, di quadruplice fila di ventose sessili : le ventose delle file esterne mollo più grosse delle interne. Loligo Bianconii , Ver. — Sacco viscerale conico fusiforme con estremila ante- riore poco dilatata, e posE DtL CilOK^O 28 SETTIiMBKE -Lidio L'd approvalo l' aiilecedenle M-ibalc, il marcii. Mazzarosa rinnovandu le sue premure allra volla espresse nel terzo e quarto Congresso, onde fosse stu- dialo un insello iinnicnsamenlc noci\o agli olivi nelle campagne lucchesi, e cre- duto fin dal 1834 essere il Irips pliijsajms, presenta e distribuisce alla sezione una tavola die ne contiene l'immagine, ed anco le parli, rontedciido che leg- gasi la seguente descrizione ad oggetto, che cooosciulolo bene possano diminuir- sene i danni. L'animaletto è appena lungo una linea, largo la mela di un millimetro, .agi- lissimo cammina |iortando elevala la parte posteriore dell' abdome. La sua larva è più piccola , pallida , priva di ali , voracissima. Ma cosi nella larva come nel licrlcllo bruco la mela anteriore del corpo consta della testa e del torace, la posteriore dell' abdome. (la la testa allungata, posleriormcnte i)iù ristretta: gli occhi grossi: le anlenne sulla sommità vicine Ira loro. Nulla di speciale presenta su|ieriorincnle, né su i lati rotonilcggianti , salvo l'essere punteggiato. Inferior- mente, e presso l'articolazione col torace, prolungasi in un becco cosi lungo che eguaglia i due terzi della lunghezza della testa: becco, che forse rialzandosi, nascondesi entro una fenditura, o solco, che inoltrasi dalla sua base (ino al prin- cipio degli occhi occupando la parte media della faccia dell' insetto medesimo; il quale direbbesi distinto in due parti, l'una inferioie, cilindrica, scanalata, ottusa, guernila all' a(iice da un ciuffo di corti peli foschi; 1' allra superiore, lanceiforme e più liicvc, che sembra compongasi dei succialoi. Dalla base del becco, e pro- babilmente dai lati, lianno origine due gracili pal|>i di olio articoli cilindrici, e scolorali, P ultimo de' quali si termina in tre rete. Le anlenne hanno olio articoli nbovati , ccccliuatoue il primo che ha forma s|)ocialo, e l'uliinio eh' e ovale, aculo, e riccamente provvisto di peli. Gli arlicoli non sono uguali Ira loro, essendo il terzo più Inncii, gli altri crescendo e decrescendo senza ordine: Inlti poi sono inferiormente nudi, e soltanto pelosi presso all'apice. Il torace è nero, appianato r scabro .sul dorso: ha distintissimo il primo anello col margine superiore curvo, ( 5I« ) angoloso nel mezzo. L" abdoint' è un prisma a sei facee, depresso, ineavalo nella parie superiore, convesso nella inlVriore. Aiu'lie qucsla parie è nera, ha otto anelli elie ileereseono regolariuenle dal dinanzi all' ìndielio, e linisee in una eoda avente all'apice un eiullb di peli, elie veggonsi pure iieil'inlo posteriore, e su i lali di ciascuno degli anelli dell' alidonie. Neie pur sun le zampe. Le cosce sono rusil'ormi, le due anicriori più grosse; la lihia è provvista di una lunga setola o pelo presso l'articolazione eoi tarso, al lato esterno, d anteriore; i tarsi hanno due soli articoli, l'ultimo de' cpiali non linisee in uncinn. ma in sferica \escica. Le quattro ali dell'insetto sono eguali Ira loro, lineari, trasparenti, e legger- mente alTumicate, con le nervature congiunte a modo di rete, e sono guernite di lunghi peli che nascono dalla faccia superiore presso il margine, più litli all' a pice; il (piale ù rotondato, e t)ltrepassa di poco l'ultimo anello dell' ahdome. .•Vnleriormente le ali lasciano sul dorso dell' insetto uno spazio triangolare nudo, ed olTrono nell'animaletto \i\ente Ire nei'vature longitudinali o pieghe, delle (piali non si vede traccia, distaccale da esso. Le esterne non sono crostacee alla hase, come 0 generalmente degli emitleri ; al (piale ordine appunto apparliene l'insello, se non altro per la conformazione della bocca. La naluia delle ali , la conforma- zioMc de' tarsi , e il punto di partenza del becco dalla parte posleriore della testa, (limoslrano appartenere il bruco alla famiglia (le;^li lijididiii. Che poi sia del ge- nere lìij).i, sembra manifesto dal non avere uncini ai tarsi. Qualunque però siasi, sembra che possa caratterizzarsi cosi: Trips, capile, lltorace, abdoìiiinc , jìcdibusquv nifiri.s: aiili'ìiìiis [k-scIs, octonu- diis, apice barbalis: alis conformibus , liyalino-albidis , viUulo-fimbraHis : ciliis fiiscis, praelotii/i.i , ano ocuminalo. Habitat grer/nriiis de corlire ad ramns ci ad fntrlits olcurum. Leggesi una lettera diretta al presidente dal sig. march. Orazio Antinoii di Pe- rugia, il quale vedendo che l'arte di conservare gli animali morti, la lasnidermia , non locci) ancora in Italia (piclla perfezione che si desidera, e manca di un libro soddisfacente che ne insegni i metodi jm'i sicuri, lungi da vane, inellicaci, e s|i("sso dannose ricette, delle quali troppo si abbonda, non restringendoli soltanto all'og- getto di conservar le pelli, come suona il vocabolo, ma si bene estendendoli a rappresentare, e mantenere in aspetto di vita gl'interi individui. Es|)onc perci(') la idea di un'opera che pubblicherà, nella quale proponesi di suggerire riforme a' melodi lin' ora più in uso, non solo per quanto riguardi le sostanze |)rcserva- trici da ogni coriuzione, e le maniere d'imitar le forme degli animali, e i di- versi loro indumenti, ma per quanto insieme adoperar bisogna di mezzi meccanici. .M qiial uopo è per proporre alcune macchine da lui immaginate per mollemente alleggiare con la desiderata naturalezza i respettivi cadaveri, si che gli animali non paiano colpiti da morte, e godano delle più durevoli forme. La sezione loda ( SI7 ) il bellu uil utile |ii'U|)oiiiniciitu del iiiaicli. Aiitinori. E! il [ii'csiileiile pruf. Alessaii- ili'iiii iiiruniiu che il c-i'lebeii-itiio Husconi si occupa ila (jualclie tempo ili stuclii aualuglii , da' quali si altcìuluno importanti risultati. Il prof. Gene dice,, le opera- zioni tassidermiclic esscie già per oiini dove inÌ!,'lioraIe: e rammenta con lode il Ooniha pie|)aratoie di Torino, ccecllenlc , più che in ogni altra cosa, nel conser- vare le forme e i naturali movimenti de' quadrupedi. Il Ronaparlc osserva, ninno meglio dell' Anlinori potei' trattare l'argomento, perchè alle teoretiche cognizioni riunisce la pratica del prejìarare; ed esser dolente che non abbia mandato alcun saggio della sua abilità. E in apjioggio di quel che disse il Gene, toccando bre- vemente di quel Canova della imbalsamazione, il nobile sig. Waterton , il quale |)er rara eccezione credè degno 1' Alitinoli di ricevere le sue lezioni , parla delle bellissime prc|)arazioni del museo di Pisa, e termina con rallegrarsi con Genova che possiede il De-^egri, le cui opere lutti ammirarono nel museo, onde tutti applaudiscono. Il piim'i|)e Honaparte comunica le seguenti lettere: I." Del celebre ittiologo llcckci di Vienna, il quale rende conto de' suoi sludii sopra i pesci fossili, ed annunzia che le specie di eiprinidi aumentano ogni giorno sotto il suo esame: e dispiacente di non potere intervenire a questo Congresso si rammenta alla memoria de' suoi collegbi , e specialmente di coloro , co" quali è in diretta corrispondenza. '■2." L'indefesso sig. Blvtli, conservatore del musco della società asiatica di Cal- cutta, scrivendo di colà in data del 1." giugno di quest'anno, parla della molta copia di oggetti naturali che ivi si trovano; I quali io bau deciso a pubblicare una serie di scritti, che un giorno dovran formare la fniiìia indica, nella quale saranno compresi gli animali de' monti imalaiani, <|iu'lii della vallala dell'Indo, delle pio\incie di Assalii, S)lliet, Ti|ipcrah , e Arraean , noncliè dell'isola di Cey- laii, con notizie ((iniparalive su (pielli delle contrade vicine. Manda |ier saggio la monogralia de' columhidi , che vedrà prima delle altre la luce, e sarà seguita da quella degli sciiiridi, ossia scuojaltoli. In quella monografìa divide i piccioni nelle tre sotto-famiglie, Ireroniunc , (jourinae, columbinae. Descrive i costumi della fami- glia e del genere Irernn , e tratta di esso con più o meno particolarità: suddivide il genere in Ire sotto-generi. A. Joria, ossia romeris, llodgson, distinto per la robustezza ed altezza della porzione terminale del becco, la quale nelle specie tipiche si prolunga all' indietro, olire le piume della fronte: gli occhi sono contornali da uno spazio nudo. A|q)ar- tcngono a questo gruppo la jnria nipalensìs , llodgson , e 1' afliiie joi: aromatica di Giava, della quale è sinonimo la cotuiiiha ciirr/ros/r/x dell'arcipelago malaiano, essendone la l'emmina la e. laiiiieiisi.s di Ginelin. de' quali uccelli s' iulraltiene lungamente a parlare sulle dilTercnze e costumi. Registra per terza specie di questo ( bis ^ gruppo lu fr. capellei di Temmink, così comune nello slrello ili Malacca, cliia- inata fr. mngnirosiris dallo Strikland. e viìtnqo fiif/anteus dal Rafllcs. B. Ticrun li/piciis dal hocco inodcralamcnlc robusto, occupante con la porzione cornea la sola terminal metà: niuno spazio nudo atlorno agli occhi, coda tron- cata, seno della terza rcmi^janle mollo escavato. Di questa sottofamiglia descrive otto specie, ed i costumi loro. l'/idvniropWru , Latliam; C. mili(aris , remm.; C hardwickii , Gray; vinago mililaris, Gouid; intermedia alla nuova s|iecie /V. viri- ilipoìis. Blylli. delle provincie Jenasserim, e fr. cltloriga.iter , Blyth dell'India peninsulare. Ilegistra come sinonimi a (pu^sta ultima il fr. jerdoni , Slryckl e il vinago phaenivoptcra , e mililaris degli autori quando pailano di quelle dell'India meridionale. Questa fr. biciiwla, il maschio figurato sotto questo nome dall' Jer- don , la femmina sotto quello di uiiicnior (vinago vcrnaus var. Lesson ) sparsa per tutta 1' India e lo provincie vicine, ma da non confondersi con la fr. vernans de' paesi malesiani. Quinta fr. malabarica ( arninalirti Jcrdoii) il maschio, nf/inis la femmina delie costo ovest delle Indie. In jiroposito delia (|uiilo parla di una nuova specie atline delle isole iSicohar, fr. cldomplern Blyth dell' alline columba pompadòra , GmoI di Ceylan , e della piccola fr. olax della Malesia. C. Spheiììtrux , Swainson (spliciwcercus Gray) con la coda cuneiforme, avente le penne di mezzo più lunghe delle altre, e il loro apice prolungalo attenuato: due terzi e piti del becco molli e tumidi : la pianta delle dita stretta , laddove negli altri gruppi è larga e piatta: uno spazio nudo, livido, ma angusto circa r occhio : non vi è seno alle remiganti. Questi uccelli esclusivamente montanari abitano le foreste, e sono notevoli per il musico canto. Le specie sono: la sphe- mira , Vigors dei monti imalajani, la cnnllllans Blyth (r. aromatica var. a Lath. ) del regno di Nepal, apicauda Ilodgsom dell' .\ssa ni , ch'egli paragona aW oxijura della Malesia. Passa quindi al genere carpophaga fclhy ( diinda flngdsoit) e alle sue specie insignis dei monti che separano l'Arakan dal Pegu , dill'eronziata principalmente per la statura dalla badia, Rallles, ossia capislrala Temminck: sylvalica Tckoll, aenea, indiana degli autori, ma non di Raflles, dell' Arakan. A proposito della quale parla delle specie affini , ma più piccole delle isole di Sumatra , e della pcrspicillala di Giava , e delle Molucchc. Avverte che il terzo genere de' piccioni fruttivori , plilinopus, tanto esteso nel- l'arcipelago indiano, e nella Polinesia, non ha rappresentante nell'India, giacche il preteso pi. elpliinxinni di S\kes appartiene al gruppo europeo de' piccioni. Sotto famiglia gmirinac, ossia piccioni di terra. Conlione il genere rliidiophnps, GouId, ed ha per tipo la columba indica di Linneo. Altra specie alììnc ad essa ò la r. r/irysnr/iinra Woaler doli' Auslralia , che sembra la vera e. jtivanica di Gmrlin. La sotto famiglia lìv cnhimhì»i che comprende i piccioni comuni e le tor- ( S19 ) torcile, contiene il genere columba ristretto. Le specie indiuuc di questo genera sono lu C. intermedia Strickl. tanto ullinc alla nostra oeitas , e tipo de' piccioni domestici indiani come quella è de' nostri. Seconda specie del genere è la C. leu- conota Vigors. Terza è la C. palumbus identica con quella di Europa. Quarta la C. elphinslonii supposta ptiliiwpus di Sykcs. Quinta la pulchricollis di llodgson. Sesta la punicea di Tickell. Settima \' /lodij.soni di Vigors alline M' urcitalrix del- l'Africa meridionale, e alla C. guirea (irigonigera Wagl. ). Le più piccole e delicate lorloirlle vantano il genere maeropggia , Swainson (coccijzura llodgson) ossia torlorcllc somiglianti a'ciicii. L'nica specie indiana è la e. tvplogrammica Temm. della parte orientale de' monti imalajani. Delle vere torlorclle enumera la risorta di Linneo, Y humilis di Temm., la senegulensis di Linneo, sparsa per tutta la penisola indiana, la stiruiensis di Gmelin, ossia //- grina di Temm. che si estende sino all'estremo Chusan, la ninna di Sykes tanto simile alla orienlalis di Latliam, e da cui non differisce la gelastes di Tcmminck. La importante memoria, che verrà fra non molto stampata, è piena di belle os- servazioni sui costumi di questi uccelli , e ha copia di notizie comparative sulle specie aflìni , che descrive, anco di altri paesi. Secondo oggetto della lettera del BIjth è di pro|)orre de' cambi di oggclli indiani coi varii musei d'Italia. Desidera egli (larticolarmenle i vertebrati della nostra pe- nisola, e più specialmente fra i mammiferi i varii chiropleri , vulpes melano- gasler, mustela boccameia, i topiragni , la talpa cieca, avendo due specie nuove di vere talpe da Assano e Sivet, e i roditori non inglesi. Chiede premurosamente V ovis musimon , e almen le corna del cervo di Corsica. E siccome ha trovato nell'Asia varie specie affini d'istrice, si raccomanda per un teschio almeno della nostra liystrix crisiata. Degli uccelli chiede in genere le specie non inglesi , e dichiara la sua maggior povertà di animali italiani nelle altre classi. É pronto a soddisfare qualunque richiesta gli si farà degli animali indiani; e sarà ben con- lento se la nostra sezione vorrà dirigere le sue osservazioni sopra qualche punto speciale. Si rallegra di aver rinvenuta la vera ovis nmmon di l'allas, e il dispu- talo kiawj del Tibet, che, per quanto permetta di giudicarne un esemplare di- sgraziatamente mutilato nelle orecchie sembra identico con 1" rcjus licniinnus, seb- bene alquanto più cupamente colorato. Ila egli pure ottenuto \' antilope giiltu- rosa di Pallas, e un numero considerevole di mammiferi, i quali non aspettano che tempo per esser descritti. Rammenta i suoi scritti sugli uccelli pubblicati nel giornale della società asiatica del Oengal, ed annunzia che una terza parie assai lunga, contenente la storia e la descrizione delle specie sconosciute sta ora stam- pandosi chiudendo la lunga serie degli insessores. La quarta parte comprendere i razzolanti , i trampolicri , i nuotatori. Il Brodcrip, quel propagatore indefesso di accomodala scienza tra il popolo, ' ( S20 ) scrive clic un uo\o ilcpusitiUo da iiiiu dei coiiilor del giardino zoologico fu col- locato sotto una gallina il 7 di maggio, la (|uale vi fu sopra assiduamente a co- varlo sin che il l.° di luglio il giovine condor ruppe l'uovo. Lo sbucciamcnto continuò il giorno e l.i nollc segucnic sen/.a che |H)lessc districarsi, l'u necessario l'aiuto del cuslode, perchè diseccale eraiisi le nienihrane. La madre mostrava mollo allaccanienlo al nato rapace, clic per (|ii;ilehe tempo si mostrò assai vegeto, ma Ire sellimane dopo mori. Il sig. Strickland scrive da Oxford , sua nuova residenza , in dala del passato agosto, mandando gli statuii della oniai liorenlc società laiaiia; la quale islituita per stampare e ristampare memorii; e libri, che vuol dill'ondcre, ha pur rimesso in luce alcune cose de' nostri atti. Dice che il (ìray, mentre che prepara la sua grande opera de' mammiferi , pub- blica intanto un nuovo calologo di quelli del museo britannico con l'aggiunta dei sinonimi e de' caratteri a ciascuna specie. Intanto il Walcrhouse ha incomincialo la impareggiabile opera sullo stesso soggetto, servendosi delle tavole già preparate dal Marlius per l'opera sua sospesa, molle altre aggiungendovene. Invece di co- minciar dall'uomo e dalle scimic ha rovescialo la sei'ic, e comincia coi marsu- piali, essendo sua intenzione di risalir nel sistema di tlierolor/ia (nome ch'egli dice assai preferibile a quello bastardo di mammologia). Il prolungalo soggiorno di Agassiz a Parigi ha impedito finora lo Slrickland dalla biblioteca zoologica decretata dalla società raiana; ma lo aspettava in In- ghilterra fra breve, certo di cominciare la pubblicazione. Una hihliolhaern histo- riac naturalis è stata testé pubblicala in (ìcrmania dall' Engelmann , ma non l'ha ancora ricevuta. Non può egli tuttavia credere che sia più completa di quella di Agassiz, la quale perciò non ne rimarrà disgradala. Lo stesso ode dal sig. Blyth, che continua i suoi studii sulla zoologia indiana, e pubblica dei brani slaccati nel giornale della società asiatica di Calcutta , occu- pandosi di ragunare i suoi sparsi materiali per compilare una storia naturale generale dell' India. La terza parte delle illustrazioni della sua ornitologia indiana è quasi pronta , ed egli sta prc|)araiu'o disegni per illustrare le sjìeeie nuove delle altre classL Chi non conosce la iconografia ornitologica di Dcsmiirs, che sembra dover for- mare un degno seguito alle planclics coloriées? Pare che il cav. Dubus di 13rus- selles voglia cominciare anch' egli un' opera di simil natura. Il dolt. Hartlaub scrive aver pubblicalo in un numero recente dell' Isis una notizia critica dell'utile quanto poco costoso volume del lUippel sopra gli uccelli del nord-est dell'Africa. Gode lo Slrickland vedere da uno degli ultimi numeri del giornale di Silimann, che l'associazione americana dei naturalisti ha adottalo quasi verbatim il nostro co- dice di nomenclatura zoologica. Il solo punto, circa il quale comballono ancora. ( 521 ) 0 qucllu (li s(TÌ\('i'c i iKinii iiropriì cuti unn k-ltera ininuscula quundo si usauo >|H'('ilicaiii(Mil(', L' (jiicslu non <' l'cidiincnle inipoiiiinle , i|iiaiili) a' |irin('i|iii funilu- in('ii(ali (Iella inibirà. Il prof. S. F. Raird di Dickiiisoii, collegio curlisle in Pensihania, annunzia clic egli (la i|iial('iu' tciiipu sia picpacando una sinonimia dcL'H uccelli dcH'Aiiicrica scdcnlrionalc, incluso il .Messico. Impegnato come (!■ il piiiicipe lionaparte in (|ueslo soggello potrebbe forse oltcnere utile inlbrnuizìone da (|ucsto professore. L'asso- cia/ione britannica si riunirà (|UOsl' anno a Southampton il IO settembre, e cosi iiiiiiciderà (lisuraziatanienle col (lon.^resso italiano. Temcsi dun(|ue non vi sia pro- lialiil.là (Il \c(lcrc Italiani in liiì^hlllcn-a (picst'anno, ma l'anno venturo la Hiu- nioiie a\ià iiiojio in Oxford nel mes-e di i.'iu!.;no, e i natuiall.>-li di (|uesto paese saranno allanienic onorali della \islla che v(dessero far loro i distinti scienziati d' balla. Tcrnilna lo ."slricklaiid augurando ogni prosperità al (Congresso di Genova. Il cclclirc (»kcii si congratula sempre più nel vedere che la nostra attività ed amore alle scienze ai Congressi migliorino a poco a poco e vieppiù seinpie le con- dizioni d'Italia. Non crede che altra nazione meglio dell'italiana ne abbia com- pi'eso il concello e 1" avvenire. La posterità riconoscerà il vantaggio dei vostri sfoi'zi. Rsprinie tutta la sua riconoscenza per l'accoglimento fatto alle idee ed ai de- siderii che ardi sii-'iiilicare a' varii Congressi scicnlllici. Dice le idee non meri- tarlo: ma (pianto ai desiderii esser egli a\ldo ed impaziente di conoscere i risultali delle esperienze de' signori Costa e Martini sui petromijzon , e sopra gli squali. Dice a\cre ricc\uto in gei>croso dono iili Alti di Pisa, Torino e Firenze, aver comprato (|uelli di Padova e di Lucca; ma i librai porvi un prezzo si enorme, che ha dovuto lasciar l'acquisto de' seguenti. Lagnasi principalmente delle dilTìcoltà di aver liiiri da Napoli, e dalla Sicilia; ne accusa i librai inlermedii che vor- rebbe tolti. Maravigliasi della rarità presenle del jìclromijzon nello sti'etto delle Due Sicilie, mentre oravi così frequente ai tem|)i de' Romani. Dice occuparsi di presente del valore delle vene nelle ale degl' inselli , lavoro lungo e diflìrile, perclu"' conviene operare sulle ale d'insetti vi\l: temer di non venirne a capo, ma di non tralasciare occasione di progredir lenlamente in quello studio. Chiara è per esso la importanza delle vene, ma le dilTcrenze del numero e dcll.i dislrihiizione de' rami negli ordini e nelle famiglie essere diflicile a dislri- «arc , e da ullhzzare per la classilicazione: liii (pti essersi impiegate le cellule o arcole , cioè gli spazi tra le branclie, li (juali non sono che vuoti, cioii nulla. Ne è l'isultala una termirologia minuta e spaventevole si, che ostruisce l'intendimento. Il numero iiorniale delle vene (■ cinque, come quello delle branchie dei pesci, e quello delle dita della mano che non sono che branchie libere. .Ma le ramilica- zioni . e le anastomasi sono si numerose e si varie, che è necessario assai tempo per poleine fare confronto. Convien prendcie la denominazione delle vene slesse CO ( !i22 ) che sono una ic.illlii, iii:i non j;i;i ur('U|uii'>i dclli' ^iiciilc, elio non siiiio rliu luiu s|Kizio. Itidicolo sai'i'Itlie (inscrivere nell'aniilniiila iwnaria le anastuiii.isi invece dei troiieiii venosi. Teruiiiia col raecomaiiilare il doli. Kanj) di Daniisladt , per la cui inenie com- prensiva e progressiva trova il Icalio lro|)|i(i rislrello, lodando specialmenle i suoi lavori su i rapaci. Il doli. I)elilip|)i eoniuiiiea alcune sue nuove riecrclie nella cii'colir/.ione delle (■leprine in aggiunte e retlifìeazioni di i|uellc già da leMi|>o iiuldilicatc. Il vaso dorsale |)ulsanlc , che egli non ha veduto in tempo per l'arno cenno nella suu menioriu stampala, non ha un' influenza manifesta sidla circolazione del- l'uuìor nutritivo; infatti i|uest' umore cotiliene una (piantila di corpuscoli irregolari spesso agglomerali dei quali non se ne vede giammai nel vaso pulsante; bensì in copia talvolta grandissima ne' due grandi vasi laterali. Il movimento di essi cor|)ie(iuoli avviene, come l'autore ha iiià dello, per la contrazione de' tessuti nc'quali scorre il sangue. Se le clepsinc non nuiovono (|ualche parie del loro corpo si vedono (]ue' corpuscoli affitllo s(ii:ioii(irii maltirudiì le jiiilsazioiii del vnw dor- sale : basta poi che la clcpsina passi dallo sialo di riposo a mutar luogo per vedere la molliludine di quei corpuscoli trascinala dalla correnle per varie dire- zioni. Questo fallo che si può verificare colla massima l'acililà, sopralliillo nelle specie molli e trasparenti {vleps. mccinea, ed Iwloroclita ), lascia mollo oscuro il vero ulli/.io del vaso pulsante, the l'autore crede esallamcnle |)aragonal)ile con quello degli inselli , la cui influenza diretta e principale sulla circoli.zione viene sempre più controversa per le belle osservazioni di Leone Dul'our. Il doti. Delilippi non polrclihe dire con certezza se (piesli due vasi abbiano |ia- reli proprie: egli lo sospetta sollanlo; ad ogni modo il loro calibro è assai no- tevole. Essi comunicano con una molliludine di vasi trasversali cutanei, ne' (|uali non si vedono circolare corjiuscoli , e che sembrano in comunicazione col vaso pulsante, .\lcuni pochi rami brevi trasversali, mettono da due vasi ridelli nella cavità viscerale per cui l'umor nutritivo circonda e bagna in (piesta cavità gli organi digencrali e sessuali. Il doti. Delilippi avea annunciato provarsi col mezzo delle iiij<'zioiii il passaggio diretto dall' intestino ne' due vasi laterali delle clepsinc; ora egli si è convinto che il mercurio injeltato nell'albero gastrico di (piesti animalucci , e coinpresso non passa ai vasi laterali se non per lacerazione della membrana dell' apparecchio di- gerente, e per la (|ualc si s|)ande nella cavità viscerale d'onde |)oi libeiamenle passa ne' vasi laterali. F.gli è proprio riescilo più volle a far passare mediante la compressione in questi vasi, i granuli vitellini delle uova ciò che dimostra che rotta la parete degli ovidutti , la materia che essi conlengono si versa iiel- r alveo sanguigno viscerale. Insomma si verifica anche nelle clepsinc ipiaiilo b.iniio osservalo Milne Edvvards e Qnatrefages ne' molluschi più jcniplici. ( S23) Il (loti. Dofilippi lorniiiia questa sua osposizinuc col far cenno de" recenti lavori sulle depsinc di rodci-ico Miilicr e del prof. Grui)o di Kòiiigelierg. Passa in seguilo ad alcuni cenni sulle uova delle \al\ale. Ksse trovansi ac- cumulale in un sacco o in un inviluppo comune che è sferico a differenza delle paludini in cui le uova sono appajalc con ordine alterno a guisa di formare im naslro. La nicmlu'ana cori'ispondenle al cliorion di ogni siirgolo uovo lia un jie- duncolo singolarmente conformalo, lunghissimo e terminante a (ilo: essa da |uin- cipio è slrell;imenle a|)plicala all'uovo stesso, e cosi rimane lino al termine delle sidcalure. .\ppena l'embrione per l'attivila deircpitelio eilialo incomincia la sua rotazione, la mend)rana stessa si rigonfia .moltissimo, e la sua interna capacità si aumenta in proporzione; la qual cosa avvenendo in tutte le uova produce la cre- patura dell' inviluppo comune. Il doli. r)e(ilip|)i parla in specialità delle solcature rciioiari del tuorlo che egli ha incomincialo ad osservare dalla divisione in sei Iniii . nel quale momento incominciano a comparire le prime (•clhile del germe nel me/./.o de' sei lolii suddetti. Il cav. Mancini a nome suo e degli altri due deputali deli' accademia ponlaniana (li Napoli, cav. de Henzi , e Achille Costa, fa presentare copia del programma di un dizionario tecimlogieo italiano proposto dall' accademia smidetla. La sezione che riconosce quanto sia necessario il concorso di uomini speciali alla compila- ziiine di un'opera siffatta, offre di buon grado la sua coopcrazione in quanto ri- guarda le MKiicrie che essa tratta. Quindi il prof. Koellikcr osserva che la scoperta di due sistemi di vasi non comunicanti sarebbe nuova ed interessante. Si ferma sulle anoslomosi del vaso pulsante, e fa notare come la conformazione del tubo dirigente sia normale. Il Dclilippi risponde, i due sistemi essere comunicanti tra loro. Segue una discussione sulle solcature del vilellus, e su i globi del medesimo considerati in generale nei molluschi. Il sig. prof. Pietro Calcara di Palermo già cognito per altri lavori malocologici manda un recentissimo catalogo monoscrillo de" molluschi terrestri, e fluviatili della Sicilia da lui compilalo, mercé di molle peregrinazioni, prolillando insieme degli scrini dei tedesco Philippi, e dei siciliani, sigg. Aradas, e Maggiore, barone di Mandralisca e Hivona. ()neslo catalogo enumera 14 generi, e I7)j specie, fra le quali sembrarono nuove all' autore le tre seguenti : I ." Mklix riuvALnszKY Calcara. — Testa solida globulosa , imperforata , albo sii- ridn . riifn fasrinla . fascis albo sarpe mariilatis , spira brevi, apertura lunata, peristnmale crasso, laevi, albo, reflern, diametro circa un pollice. Abita neir isola dì Pantelleria. — Ilo voluto dedicare questa specie al cbiar. si^. doti. Kmericn Prìvaldszky distìnto zoologo, e direttore del gabinetto di storia naturale in l'ogherìa. ( 524 ) 2.^ Helix Liiuisiio, Ciilcaru. Ti'sin iinfwrfiiriild . f/lnhiìsn , snlHhjircxsa , nllnitii . ri(fi)-l'iisrn , l'asciala , glabriiisciila , aperlara siihrnluiulala , labro Ivimi , albo sub- rc/lv.ro. f/iirn crcitla , inlits subi-al'a. — Afliiic nll' elice gioiellare di Zicgler. — Diaim-tro 0 linee. (^)iicsla novella specie di elice mostrasi in sulle prime alfine ad una della vn- rielà (Iella vermiculata di Miillcr, ma ne dillerisce per la grandezza e solidità della roni'liiiilia; |)er la Ibi'rna , (piasi direi, a ijiiisa di ^loho, menlrc 1' allra specie presentasi depressa precisamente nella p;iilc iiilcrioi(! ; e lilialmente per la gros- sezza e solidità del contorno delia hocca . il ipiale in(islra>i levigato e spor- gente in fuori. Abita in abbondanza sulle rupi voli aiiiilic delle ixiic di Linosa e Pantelleria in Sicilia. 5.° Cl\isilia Lopedusac, Calcara. Tenia fusiformi , cinereo fusresevnico , anfrarii- bus IO planiiisculiiì , longitudinalibm cxaete eoMnlalix, apice glabro-cornco, ultimo (tarso sulcalo, coslellis iimlalls, labro magno solido reflexo, apertura subovaia tridentata. — Lunghezza I i)ollice, larghezza massima 2 linee. — Questa distiii- lissima specie abita in abbondanza ncH' isola di Lampedusa. Il doli, lìiboli in aggiunta alle osservazioni dei prof. Gen(!' intorno le capre di Tavolala, cosi dette a denti d' oro , espone che aiicbc in Ccfalonia si erano osser- \ale simili capre; clic di là si mandarono alcune loro mascelle coperte dell' in- i(iiiaci) lucidi) all'accademia reale di medicina di Parigi per averne sentenza, il (piai corpo accademico non ha (In ora emesso alcun suo parere: ma non pertanto egli credersi lecito di accennare ad una ipotesi fisiologica, fino a che non soprav- vengane una migliore. Aggiunge diffatti, partendo da quanto accennava il (ien(''. che la doratura di cpic' denti non dipenda che dalla ruminazione, e da un (iiiiil ■vpcciale (forse a base leggerissimamente metallica) insito nelle erbe di (pielle aride rupi, sulle quali s'inerpicano appena le capre; la (piale speciale sostanza si dìsciolga (forse |)cr via della ruminazione stessa) ne' succhi gastrici e salivari in virtù di una corrente elettrica dit»imira sviluppala jier l'attrito de' denti, e si riduca allo slato di ossido o di perossido di cianuuro (a cagion di eseiii|)io ) di ferro o d'altro, e quindi si deponga a guisa di vernice galvanoplastica su i molari, e dia loro quell'aureo aspetto, onde ebbero il nome. Ipolesi che il lìiboli suddetto si propone di sostenere con fatti ed esperienze in Venezia aggiun- gendovi ragioni lìsiologichc , fisiche, ed analisi chimiche. L'Abate Reslani in confcima dcilc (iniiiine di (i:iil, le (piali, secondo lui, non temono omai |iii'i di confutazione alcuna , descrive la testa di un fanciullo di (piatir' anni presentatogli per esaminarlo in una cos|)icua città di Lombardia. Tem- peramento nervoso-linfatico, capelli biondi traenti al perlaceo, occhi alTetli di stra- bismo, grigi, anziché azzurri, faccia ovale, fronte argiisla , bassa , depressa , le ( UTó ) !;i)lil)0 IVnnlali sul di poro pronunziale, e (ciò che più lo colpi) i due terzi po- steriori (iellii siilura sqii;imosii dell'osso temporale presentanti la convessità di un se,!j;inento longitudinale di ovoide olti'e modo rilevala. Disse celiando ■ costui è figlio di un macellaio ». Impercioccliè niuna ultra manifestazione psichica .seppe rico- noscer nei putto elle quella di abbattere e distrugirere per eccellenza e colse nel segno: perchè cpianli lo aveano in pienissima cogiiizione lo assicui'arono essere oltre modo smanioso di (ratlaro il coltello: provando nasconderlo per trastullar- visi a suo hell'agio: e se non può avere il tagliciilc si |irocaccia un chiodo, od anco una |)unta di legno, avventandosi con essa in pugno o contro gli uomini, o contro anche gli oggetti inanimati minacciando morte. Che se la madre vuol di- sarmarlo, si scaglia per (in contro di lei: e al postutto rivolge eziandio l'arma contro se stesso gridando « ammazzerò me ». Il fatto però ò che il disgrazialo fan- ciullo ebbe la vila in que' giorni, che il genitor suo dimentico de' suoi civili na- lali iiilsela barbaramente ad un altro. « Abbiamo (cosi osserva il Restani) un fenomeno singolare dell'azione cere- brale nell'atto della |)rocreazione, una prodigiosa concentrazione delle inlluenze mentali sui germinali elementi, paragonabile soltanto, se pur può paragonarsi, allo stalo di una tenue porzione del llnido etereo nell'alto che trasmette le lumi- nose sue vibrazioni giusta la ondulatoria teoria della luce: abbiamo organic^i pnt- cessi di assimilazione, e di secrezione rappresentalo da impressioni sul sistema nervoso, impressioni capaci di generare gli slessi processi ». Vorrebbe poscia egli sapere se sia interamente estraneo all' opera delle secrezioni , a cui è desti- nato il sistema simpatico o ganglionare, il sistema cerebrospinale, lino al punto chele libre bianche sensitive e motorie non vi esercitino, al dire de' fisiologisti , che una sensitiva e motoria influenza. Ed allrcltanto saria egli curioso di appren- dere se totalmente sia disperabile che il tentativo di applicare entro certo limili le leggi della cccilabililà cerebrale alla fisiologia della generazione, possa spargere (pialche scarsissimo lume su questo mistero il più oscuro tra quanto è oscuro nella natura. Il prof. Gene legge la terza nota del sig. A. De Martino, del tenore che segue: Oimervnzioìti xiil rapporti ili silitazione del corpo giallo col follicolo ili (irunf. ' Ina estrema disparità di opinioni regna Ira gli anatomici inglesi ed i tcdeselii intorno i rapporti di situazione che il corpo giallo serba col follìcolo di Graaf. Tra gli inglesi ì\. Leo sostiene che la massa del corpo giallo si forma aW'exlemo del follicolo, la cui capsula rimane vuota dopo l'evacuazione dell'uovo col siero contennlo, e dipende da una vegetazione dello stroma. Tra i tedeschi RischofT difende che la forniazione del corpo giallo si fa al di dentro del follicolo, e ( Sic ) (lipciiilc dallo s\ilii|)|)(i (Ielle cellule di'lb iiienilii Mila iiileiDa , e da un Irasiida- Mionlo il quale (l.'i luogo iilhi foriniiziuiio di una niassii ccllulnre, in cui non lar- dano a forniarsi i vasi riic inellonsi in ronuinieaziono con quelli della |iai('te della veseieliella. 1," esame d'alcuni corpi gialli (eeondali di vacca, di' io debbo alla compiacenza del prof. Dorotea lia dalo luogo alla segiienle osservazione ». • Nel cenlro dei (dr|ii «ialli reeenli di vacca io lio sempre Irovalo il follicolo, li (|ualc nncoi-a inoslrava 1' apertura alla sommila, e non crasi |ier anco mollo conlrado sopra so stosso. Il follicolo ho faeilmenle lieonosciiilo ai caialleri delle due membrane elio ne cosliluiseono la capsula, di ctii 1' interna è liscia Irasu- danlc come lo sierose, e l'eslcrna è lihrosa; lio polulo luna dall' allra separare, e nella fibrosa Ilo osservate le medesime dirama/ioni vascolari clic vi si veggono quando il follicolo non ancora si è aperto; da uliimo e facile enucleare l'intera capsui.» del fiìllieolo da dentro la massa del corjio giallo, tra i lolmli della (piale va immellendosi , aderendovi non mollo Icnacenicnte colla sua cslerna siiperlicie. Nella periferia del corpo giallo è uno slialo cellulare denso condnllore di vasi sansuigni ai lobuli. E però il corpo giallo della vacca consta di Ire clementi ana- tomici cosi disposti dal cenlro alla periferia, capsula del follicolo aperto, massa gialla divisa in molli Icdiuli , e strato eslenio di (ilio tessuto cellulare ". " Nella donna lio osservato, che il corpo giallo recente ha un' apertura sul punto più elevato, od una cavità oontencnle un grumo di sangue. Tolto il grumo, ho veduto che la superficie interna del corpo giallo olTrc numerosi solchi e rilievi ripiegali come le rircnnvoliizìoni cereltfali , od è ricoperta dn una tunica spossa qualche mezza linea , la quale s' insinua nei .solchi delle circonvoluzioni. 0"<'s'i' Umica consta di due membrane , una esterna che tenacemente aderisce alla sostanza granulosa gialla delle circonvoluzioni, ed è collulo-fibrosa , l'altra che si può age- volmente scollare dalla prima è una mcmbrann pirimcntarid , la quale è slata i;!à (lescrilla da Ihisehke. Il corpo giallo della donna è ricoperto da strato cellu- lare mollo sottile. Aduncpie anche nella donna la capsula del follicolo ovarico trovasi al di dentro del eor|)o giallo, che si e formato all'esterno per una ve- getazione degli strati corticali ». Il doli. Achille Costa leggo la seguente memoria del sig. Alessandro De Andreis chimico e zooialro in Casalpustorlongo , provincia di Lodi, intitolata: xinqnlari effi'lli prnfìiilli iti ìina giavriìca da tino spillnnn inr/fiinlliln. • Nell'aprile del I8ó7 in una cascina dì codesto distretto moriva improwisa- niento una vacca. L'autorità politica no ordinò (osto la sezione ingiungendo a me •li presiederla. Ninno che conobbe e custodi la bovina seppe danni notizia dei sintomi che avessero preceduto, rnicamente sepjii che la vacca non aveva dalo mai secno di malattia, e noi giorno anleccdciile aveva parlorilo un vitello vispo ( ^Ì7 ) e ben milrilo, e duo o Ire oro dopo si muori ini mi lr.it(o. Iv.slcrii;i inolilo os;i- iiiin.indolii non riinoniii ait^oiiionlo iiloiiiio dolhi oau>a di ijiiolla morto. Urdiiiui l'aulojisia, 0 noi \is('ori doll'addomo dal qualo s' iiicomiiioiò non rinvenni segno di morbosilà veruna. .\|iorto il (oraco, no usoi tosto un folontissinio odoro. Sc- |iaratu il cuore dai jiolmoiii, lo trovai su|i|iuruto da un u.seesso noi |)aroii('liima del viscere dallu mola dol \onlrioolo sinislro sino aH'niiice. Considerabilissimo ora lo sfaeolo; il pus esparso molto nel pericardio. Questa era la patente causa della morte. Un villico che aecingcasi a seppellire qiie' visceri sontondosi juinto, riinennc uno spillone inlillo in essi; ed io lo riconobbi iiniiiantalo nel rumino, o niagnus venli-r, avendolo traforato nella parie anteriore, e alquanto superiormente della granilo cursalura, laddove corrisponde al diafragma, nel quale ritrovai un l'oro (Oli iiiiliiriiiionlo calloso cuiris|ioiiiloiilo al luogo, ove lo spillone avea tra- lorali) il niiiiiiii'. ÌU-n in' accorlai elio lo spillone ingoialo dall' animale gli avea iial'uralo il rumino, il diafragma, ed erasi insinualo fra due lobi polmonari; d'onde giungendo al cuore, ed essendosi in esso coiilillo, aveavi jirodotto quella Mippurazioiie. E ciò pur mi si dimostra dall'esame dol detto spillone, il (|ualo presenta tre ossidazioni; l'uiia presso il suo ca|)o, o bollono, orla quanto lu parete del rumino traforalo: l'altra distante una linea dalla prima corrispondo all.i grossezza dol diafragma: la terza nella punta per (juasi una linea, quant'ora il tratto di' orasi immor.<i fa vedere accidcnlalmentc anco in Genova. Tulli ammirano il maschio, la femmina, e il giovine della ililai-anjiizu iinriia presentata dal march. Durazzo. Il bellissimo maschio adulto e' insegna che (piesla specie nel vestire le pilline adiille ( IoccIk'' in cattivila non accade |irima del (jiiarlo anno) tillgesi di un bel vcrilugiiolo scin|)re più vivace, idiblileraiidoiilisi non solo le spruzzature de' liancbi , ma le l'asce trasversali delle ali eziandio, nieiilre liillo il capo, la gola, e la superiore porzione del petto tingoiisi di un bel giallo d oro icndcnlc alquanto al ranriato. In un piccolo t(n'(lo avventizio si riconosce una specie dell' America sctlentrio- nalc, il liinliix mUilariKK , Wilson (Innbix minor, l.alb. a|i. Naumann ), collo già in Germania, come ora in Genova. Il march. Durazzo viud rirerire alla fu-fdahi iiihIjìiiiki dello Schlegel ( si/lria vlaira , Lindermann ) una sijli-iiin che allei cicdcroiio la sijlria iiii'riiiii , ma clic ò iiidiiLiìtatamcnlo una spcoiida e tipica spccir d liipjxilais a coda meno roloiidatu e di stuluia maggiore dell' antica. La seconda remigante 6 in ossa più lunga della (|uarta, mentre nella antica specie più piccola, e di coda più assai rotondata, la penna spuria ù molto più sviluppala , e la seconda remigante più breve della ipiai'ta. Il jirof. Gene antecedentemente incaricato dell'esame dell' acaride (volg. zecca) creduto tanto nocivo agli animali che attacca, legge il seguente rap|)orto: « Il sig. dolt. Salvagnoli ha presentato a questa sezione varii animaletti con- servati nell'alcool, i quali, non secondo alcuna sua osservazione, ma secondo quanto ne credono e ne dicono i proprietarii e i pastori delle maremme toscane, sarebbero di loro natura tanto vcuclici da cagionare, sebbene in piccol numero, malattie gravissime, e perOno la morte quasi istantanea ai buoi, alle pecore, ed agli uomini stessi di quelle contrade ». « Colesti animaletti , da me esaminali con ogni attenzione , appartengono a tre specie dislinle del genere ijcodes, ossia al genere delle zecche. Pel maggior nu- mero sono femmine dell' ixodes plumbeiui di Dugcs , i rimanenti più piccoli , spet- tano in parte all' /.rorft's bisitlcaliis (KochV), e in parte a una specie piuttosto rara, ma non sconosciuta nell'Italia subalpina, alla quale ho dato nel museo to- rinese il nome di ixodes elliplicus ». - Mi sia permesso di rammentare ai membri della sezione di Zoologia quante ricerche, e quanli studii io abbia fallo intorno a questo genere di parassiti. Con (|ucl convincimento adunifuc clic nasce dalla piena conoscenza della loro organiz- zazione e delle loro abitudini, io debbo diiiiiarare (essere del tulio improbabile che le malattie, e le morti accennale [irovengano dalla puniuii» o dal morso, che vogliasi dire, di questi animali. Non v'ha in Italia, anzi in Kuropa , bue, pecora, porco, cane, od allio animale domestico, per tacere dei selvatici, il quale per tutte le stagioni, in cui frequenta per ragione di pascolo o di caccia i boschi e le macchie, non si trovi infestato da un numero grande e talvolta grandissimo di quo' tenaci parassiti: le malattie dunque e le mortalilà da loro prodotte, se realmente valessero a produrle, dovrebbei'o essere dapperlullo fre(|uenti e notis- sime a tulli: ma, a Dio merco, la cosa è ben lungi dall' esser cosi. Gì' i ssodi imocono sensibilmente al bestiame in un solo caso, cioè nel caso di una stermi- nata moltiplicazione su un medesimi) iiidluduo: lo fanno allora dimagrare, e in- tristire: ma Irallandosi di animali robusti, o di più che mediocre statura, questo elTelto è lentissimo, e se si produce, e divien minai'cioso è da ascriversi inlera- meule a colpa del niandriano, il iiuale con freiiuenti slriglialuie o coli" uso di sostanze oleose od empireunialiclie può facilmente ari'cslarlo nel >no corso, e disliuggerlo. — lo non nego il fallo delle malattie, e delle morti quasi subitanee che infestano e che decimano gli armenti e le gregge della maremma: ma oso («7 ( S30 ) yssicuiaro rlie se si vorri'i procedere allo sliulio razionalo e sccrilifico di quolic inalailit'. e ili (|uolle morii, si troverà venir esse prodotte da eause del tutto |)ar- lieolari e iiulipendcnli dalla presenza degli issodi. E credo di poterne fin d' ora persuadere i proprielarii e i pastori invitandoli, come fo, a visitare allenlamcnte non le loro bestie malaticcie o cadenti , ma (]uelk' che ne' loro pascoli godono di più llorida, e di pili evidente salute. Ne esplorino specialmente gli inguini, e vi troveranno un nunxM'o quasi sempre considerabile di (|uc' parassiti, i quali se fossero velenosi od altrimenti niorlifcri . dovrebbero esserlo non solamente [kt tale o tal altro individuo, ma per lutti > . Segue il rapporto sopra un verme rinvenuto vivo in un uovo di gallina, e pre- sentalo dal dott. Giuseppe Tcnderini. » 1." 11 verme (dicono i relatori professori lìené, Dubini, Koelliker ) rinvenuto dal dott. Tcnderini appartiene al genere ascaris, e probabilmente alla specie pa- pitloso. Veggonsi anche ora col microscopio le tre valvole orali caratteristiche di questo genere ». « 2.' Noi crediamo col dott. Tcnderini, che questo verme non si è svilu|)palo nell'uovo stesso, ma che è penetrato nell'uovo prima che fosse ricoperto del suo guscio di carbonato e fosfato di calce ». Viene ap|)resso il seguente ra])|)orto sul corpo presentalo dal sig. Botto. « 11 corpo presentato dal sig. Botto (dicono i professori Gene e Koelliker) eva- cualo da una giovane, e che egli inclina a credere un elminlo, non è altro che un frammento di vegetabile, e probabilmenlc di una buccia di pisello. Ciò è fa- cile a provarsi col microscopio, per mezzo del quale si vedono in molli ditTcrenti parti di esso vasi spirali. Anche il gran botanico Moiil , e il doli. Dclilippi clic si trovarono presenti al nostro esame assentirono a noi ». liiloinaiido sull'argomento de trachini altre volte discusso, il prof. Gene ricorda esserne slato punto egli stesso, quindi, per fatto proprio, non poter ammettere azione velenosa. Il Defilippi dà parte alla sezione che quella di Chirurgia ciui- vinla delle stesse conclusioni ha l'iliralo il suo quesito. Il presidente prof. Alessandrini pone termine alle tornate della sezione rallegran- dosi degl' interessanti e copiosi lavori, cui si è prestata, ed es|>rimendo il desi- derio e ferma speranza che Bologna sia per possedere anch' essa entro sue (lolle mura il Gore della sapienza italiana. V." // Presidente Cav. Prof. Amomo Alessandrini , „ .. i Principe C. L. Bonapakte / Segrelani ( Doli. Achille Costa. r^^ Ih< I / '^••"iiioiii r.ivi I', iij..).ii Fio •! 0 Fio 3 Fio t iÌMI' rsi^ ■^••M '^/•W .-^...y. 7ll(ll(l(ii;i T;iv II l'iiri.lil. M l'ió 1 " lui I. l'.ó I .-/ ' ** ■ •'♦«*«w*«*#^ .^b«rr>. SPIEGAZIONE DELLE FIGl'RE a. Tuorlo , 0 vitellui. h. Soslanu opaca o uubccula dello slcsso. e Peduncolo del luorlo ( condono coledoco ). d. Tessuto che va a completare la rorniazioiic del fegato, rome pure ad involgere l'intestino: corri- sponde a quella parte chiamata per sé sola (rgalu dngli altri autori. f. Vescichetta biliare. (. Milza. 7. Intestino. II. Vescica natatoria. I. Cuore. T.\V(II..\ 1. ( Embriogenìà ilella Cliipea ftnla ) Fiij. I.* Embrione di quattro giorni dupo la ficondazione , veduto per di sollO. « •!.' Altro alquanto inoltrato nello sviluppo, veduto di fìanco. •1 ò ' .Altro di sette giorni. " 3* Tessuto del fegato isolalo: presentante qua e là alcune guccc (del tuorlo?); e coli' annessa vescichetta biliare. •' i.^ Porzione anteriore molto ingrandita di un embrione di ulto giorni. Il i' Porzione di intestino di esso embrione, col fegato, e la residua porzione del tuorlo. TAVOLA II. ( Erabrìogcnia del Gobiiis fluviatilis ) Fii/. ^.' Piccolo ghiozzo tre giorni dopo l'escila dell'uovo. La scomparsa della fenditura coroidalc, la giù incominciala organizzazione delle piume permanenti, sono un indizio dell'inoltrato suo sviluppo: tuttavia il globo del tuorlo non è scusibilmcntc diminuito da quel che fosse in sul principio; ed il tessuto d incomincia appena a formarsi. La bile è secreta da lungo tempo, la milza del pari esiste da circa cinque giorni. " ) • Inlestiuo isolalo per mostrare il peduncolo che lo unisce al tuorlo , e la prima formazione del tessuto d, nel quale vanno penetrando alcuni rami della celiaca, non che a formarsi nuove diramazioni venose. it 2' Piccolo ghiozzo sette giorni dopo l'escila dell'uovo. Serie a mostrare il già incominciato as- sorbimento del liquido vitellino, ed i progressi del tessuto d. Il '2' L' intestino ed il luorlo isolati ed alquanto allontanati ad arte. " 2" Le stesse parti ancor più forzatamente allontanate per mostrare come il tessuto d siegua in questa trazione il peduncolo del luorlo , e trascini seco la milza che ha inviluppato. » S.' l'ani di ghiozzo ancor più inoltralo. Intestino e fegato con residua sostanza del tuorlo nel suo interno: il liquido albuminoso è già intieramente assorbito: restaito solamente la sostanza opaca , o nubecula , ed alcune goccic d' olio. " 3' Il fegato staccalo e veduto di fronte. it I I Serve a roustrirc la prossima scomparsa totale anche della tiuliecula. ATTI VERBALI DELLA SEZIONE DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE RIUNIONE DEI, GIOKNO 15 SETTEMBRE Il prosideiitc della sezione |)i'of. cav. Anloiiio Bertoloui dà |)rii)ci|)io all' adunanza col segueiiir applaudilo discorso. CllIAniSSIMt K DOTTF SlGNORI Noi siamo qui riuniti per discorrere le cose della botanica. Questa scienza, come voi sapete, ò fondata sopra la diligente osservazione delle produzioni più svariate, più leggiadre, più dilettevoli della natura; o questa diligente osservazione è quella che i-ondure ai fatti certi, o almeno ai più probabili, (|uaii(io la mente umana non può raggiungere certezza. E' pare che la natura non abbia fatln altro elie spe- cie, pereliè lo scopo primario degli studiosi è (juello di conoscere queste sj)ecie; e la >tessa natura volle agevolarne loro il sentiero collo imprimere nelle piante alcuni l'aratteri, la cui mercè queste tra loro si avvicinano, donde i botanici tras- sero partilo per formare elassi, ordini, famiglie e generi; cii>e tutte elle accor- ciarono la strada, pur la quale si perviene alla conoscenza bramata. ( SÓ4 ) \(ii j)uro s;i|)iHp elio non tulli riuscirono con eguale valore e pcrrczionamcntu in i]uesla impresa, e che solo prinieiigiano fra gli autori più lontani Carlo Linneo e U)renzo Antonio Jussieu, sieeonic tra ([uelli a noi più vicini tengono il primo seggio Hoherto IJrown, lìiacomo Odoardo Smith eil Angusto Piramo De (landolle. Né l'umana curiosità si limitò a studiare nelle piante il solo aspetto esterno. Si vide che queste erano esseri viventi al pari degli animali. Lo studio dell' ana- tomia animale suggerito dall' inleressamenlo che ognuno lia di mantenere la sa- lute, 0 di ripararla quando vien meno, apri un vasto campo di scoiierlc , che di.svelò la struttura interna deiili animali e trasse a rilevarne e chiarirne il me- glio che si potè le l'unzioni delle parti e degli organi; e l'analogia di questo re- gno col regno vegetabile condusse a penetrare, per cosi dire, nelle viscere delle piante, a melterne in chiaro la tessitura, le funzioni e In vita; e le scoperte di questa fatta nell'uno e nell'altro regno si dierono mano vicendevole per aiutarsi nell'ardua impres.i. K qui ricorderò quc' due sommi, al quali siamo debitori di cosi importanti ri- trovamenti. Il primo fu Marcello Malpighi , quel genio felice, il (|uale, colla sua analoìtu- planlarum , dileguò le tenebre e pose in chiara luce gli arcani della .struttura e delle funzioni delle piante; e ciò con tanta verità, che le sue fonda- mentali scoperle non ebbero mai a patire decadimento. L'altro fu il già rammen- tato .\ugusto Piramo De Candolle , che , colle sue opere dell' orgtniofji-opltic vi plmiotogie vegetale, trasse il lavoro a quell'ultimo perfezionamento, al quale il Malpiglii n(ui potè arrivare |ier lo difello de' veiri e delle dottrine (isico-chimichc d'allora. .Ma quali furono le vie che tulli gli anzidetti autori calcarono |)er conseguire il divisato intento? Furono, come già in principio avvertii, le vie di esatte, di ben dirette, di ripetute osservazioni; furono le vie di ragionamenti stringali, ben maturati, falli con quella fredda meditazione, la quale non lascia travedere, ma dimostra, e, dove |)er la cortezza dell'umano ingegno non arriva a dimostrare, accenna al verisimile, e qui si arresta conscia che all' uomo non è dato di plus sapere (juam oporlet sapere , ned .tapere ad sabrielalem. Adunque, o chiarissimi colleghi, io tengo per fermo che voi camminerete sulle orme di que' sommi maestri negli arringhi che siete per tenere, e già applaudo a voi ed alla scienza , la quale troverà in voi illustratori insigni. Colmato da voi del maggiore onore, che io aspettare mi potessi, col conferirmi la presidenza delle vostre adunanze, ve ne rendo i più segnalati ringraziamenti, e. con sincerità d'animo, vi prego compatire alla mia pochezza, se non riesco a corrispondere alle vostre as|)ellalive. Non poteva |)oi avvenire cosa per me più grata di quella di trovarmi per la prima volta ad un Congresso scientifico ita- liano, il quale si tiene nella città di Genova sorprendente pei' ogni maniera di ( S3S ) inagiiilìceiizn e a nessuna inferiore pei tratti ili cortese accoglienza vèr noi tutti usala; città alla i|ualc io mi professo strettamente vincolalo, perché nativo di una antica sua dipendenza e percliè Genova fu la culla de' mici primi studii botanici , di $;uisaciiè io la ritengo quale altra mia madre-palria. Orsù durii|uc, <'liiarissimi e sapienti signoi'i , accingetevi valorosamente all'im- presa, e mostrate all'Italia ed all'Europa, le quali (engon gli occhi rivolti a voi. 4> C.Ik' r ilalo saper non fu tnaì 5pcnlo ». Accollo questo discorso da unanimi a|)plausi . il presidente annunzia aver no- minato a suo vice-presidente il cav. prof. De-Notaris. ed a segrclarii il jirof. Giu- seppe Menegliini ed il dolt. Francesco Savignonc; nomine che vengono tosto ap- provate dalla sezione. V." Jl Presidente Cav. Prof. Antonio Bkrtolo.>«i Prof Giuseppe .Mr.xEGni.ii / Segrelarii ( Doti. l'"nA^cEsco Savigmo.ne. RIUNIONE DEL GIORNO IG SETTEMBRE Il prof. Iloranìnow icgg^c una sua memoria sui sistema quaternario degli esseri n;ituiali (la esso lui già proposto nelle primae tincae syslcmalis naturae, 1834, e nella tvtiarlijs nalurne . 1842. Comincia daH' osservare lallualc sialo difettoso della storia naturale. Il numero, egli dice, dei corjii naturali si moltiplicò negli ultimi sessantotto anni , dopo la morte cioè di Linneo , di quasi otto volte per le cure dei fisiografi, e giunge ormai a 300,000. É (|uindi impossibile serbarne memoria, quando non sieno disposti in modo opportuno. Pure la classilicazionc è negletta, od è falsa ne' suoi principii generali. Intende dimostrare la falsità coi seguenti argomenti : La natura delle spugne, coralline, nullipore, dlaloniee . osrillnriee, spermalo- ziiidii ecc. è intermedia fra la vegetale e l'animale. La dignità dell'uomo non permette di confonderlo in un solo regno coi bruti. L'esame più rigoroso lia dimostrato clie non si hanno caratteri dislintivi fra piante e animali, nò nella natura chifiica delle cellule, né nei modi di res|)ira- zione, né nei diversi movimenti di relazione, di nutrizione, ecc., nò nella ten- denza alla luce, o alle tenebre, ecc. >el nuovo sistema proposto (nlli gli oggetti naturali , e gli agenti inimaleriali (eterici) del nostro pianeta sono divisi in due sfere (orbis), ciascuna delle (piali in quattro regni. Sono regni della sfera anorganica: etere, aiqiui, aria, minerali; della organica: vegetali, zoofili ( anfiorganici ) , animali, uomo. I quattro regni etere, acqua, aria, uomo, sono unici, indivisibili, inonomorlici, benclR' non meno variabili degli altri ne! nuniero delle specie. Gli altri quattro regni si dividono in Irenladue classi. I minerali ne comprendono (piatirò: melallili , silicidi , haliti, piroiti. Altrettanti ne conta il regno aniiorgaiiico u dei zoofili: funghi, alghe, po- lipai, acalefi. Dodici classi fra gli animali, e dodici fra le jiiante. Le scienze naturali si dividono quindi in otto dotlrinc: ctorologia , idrologia, mclenrologin , mineralogia . litologia, zoofilologia . zoologia, antropologia , ciascuna ( ?i37 ) (l(>llt> quuli può ui'cu|)iii-r Itill.i la \ila il' uno scicuziulo, nicnlre è necessario rlie iilciiiiu ubliiai'ci (ulti i l'ami ih'lla scicti/.a e iic dimosti'i lu roiinessionp. l'cr (lai- poi uri'iilca tifi nuovo ici^no aiilìoriianico, erode necessario riasccndere ad alcuni piincipii generali della scienza. Nell'organismo perfetto (uomo) si di- stinguono (piatirò ca\ilà generali: ìiiriiiiuiitiiifi , jìlciirira , peritoneali' , erlraperilo- ueiilc (o gcnito-urinaria ). I zooliti al |iari delle jiiante corrispondono all'ultima, mentre le altre tre sono rappresentate dai gaxlrozoari , lorucozoari , cefulozoari ; costituendo cosi un sistema zoologico poco diverso da quelli di (larus e IVrIy. Tutti i corpi sono dotati di vita: l'uomo della più complicata, i cristalli della più sem- plice, cioè solo della concezionale. Reca quindi l'autore gli argomenti che a lui sembrano dimostrare corris|)on(lere i zoofiti agli organi riproduttori degli animali e delle jìiante, e dai quali deduce spettare ad essi eminentemente, oltre la vita concezionale , la vita jiropagativa. .\ccenna alle correlazioni dei zoofili cogli ani- mali e colle pianle, alla metamorfosi dell'una forma all'altra, alla loro costituzione chimica, alla somma variabilità di dimensioni, e numero prodigioso delle s|ieeie. Indica pure le analogie fra le tpiattro classi dei corpi anfiorganici. Citando final- mente la testimonianza dei nKilii eelebralissimi autori clic opinarono doversi pure staliilirc uno o più regni inlermedii fra gli animali ed i vegetali, ed inniilzarc l'uomo ad un regno distinto, termina facendo osservare in che principalmente din'erisca dagli altri il suo sistema ([uaternario, confessando clic lo riconosce egli stesso tuttora per incompleto ed invocando il soccorso dei colleglli per ciò che spella in particolare agli esseri tnltoia ambieui come i micrnscopici e soprattutto i poligaslrici dell' F.liremborg. Il segretario prof. Meneghini noia non essere egli in accordo col prof. Ilora- ninow in buon numero delie emesse opinioni, ed osserva come l'argomento sia piuttosto relativo alla storia n;ilurale generale di ((uello che alla botanica, e si astiene perciò dall'entrare nell'esame speciale del proposto sistema. Si limita sol- tanto a far qualche cenno sul nuovo regno aniìorganico , perche è in parte sog- getto relativo alla sezione, e perché fece egli stesso argomento de' speciali suoi studii quegli esseri intorno ai quali il prof. Iloraninow inijilora l'aiuto dei col- leghi. Nessun carattere, egli dice, assolutamente ed isolatamente considerato può servire a distinguere l'animale dal vegetale. Ma abbiamo invece una somma di caratteri, dalla prevalenza dei (piali l'attenta ed accurata osservazione può giun- gere ad una soddisfacente decisione intorno alla natura animale o vegetale della maggior parte degli esseri ambigui. I,e metamorfosi stesse sono sommamente in- striillive, perchù, manifestandoci nello stato del perfetto sviluppo la vera natura di un dato essere, dimostrano in pari tempo non doversi riguardare per caralleri di assoluta animalità o di assoluta vegelalilà (pielli che l'essere slesso presenta nel suo slato imperfetto, sia anteriore, rome le spore delle alghe, sia posteriore, 6« ( sr)8 ì come la anamoifusi delle spugne. Esallo e sciupulosc osservazioni iliinoslraroiio che le desmìdiee , le ctyralthwe, le nullipore, le osciltariee sono esseri decisamenlc veiieluii al pari delle alghe tulle; che i run!;;hi, benché tanto diversi in molte parli dalle altre piante, jiure sono esseri decisamente vcijolali ; i polipi, le spugne e gli acaleli sono decisamente animali; che gli spermalozoidii sono cellule viventi, sì animali che vegetali , incapaci a se sole dì ullpri(n'e sviluppo. La distinzione dei due regni organici, animale e vegetale, l'u dettala alla nostra mente dalla osservazione, non già da idee melafisichc ed a priori. E l'osserva- zione slessa potrà forse condurci un giorno al riconoscimento di un regno diverso da qne' due. Ma la promiscuità di alcuni caratteri non è argomento sufliciente , come non lo è rispetto ai due generi adìni. Passa poi a mostrare come le quattro classi proposte nel nuovo regno non pos- sano allontanarsi da quelle degli altri due regni organici per essere riunite in un solo gruppo. Accorda potersi dire eminentemente generativa la vita dei poliiìi e degli acalefi, ma senza potersi escludere da essi la vita nutritiva e di relazione, dipendendo ciò dalla unità dell'elemento organico, mentre negli esseri superiori l'elemento stesso si ripete con ordine e simmetria costante, per cui anche le fun- zioni si localizzano. E sotto a questo aspetto accorda che le piante cellulari ne siano i rappresentanti nel regno vegetale, perchè corre la stessa dilTercnza mor- fologica fra esse e le piante superiori. Insiste sul principio doversi queste rappresentanze , correlazioni ed analogie avere in gran conto perchè rivelano il gran piano della natura, ma non potersi su di esse basare le classificazioni che riposano nella somma dei caratteri desunti da lutti quanti sono gli organi e non su considerazioni generali ed astraile, o, come soglionsi dire, trascendentali. Conchiude come molti sistemi generali sieno stali successivamente proposti, e molti pure sulla base di un numero qualunque, e ciascuno abbia tcnlato abbattere i precedenti cadendo esso slesso all' in.sorgcre di un nuovo senza che la scienza ne abbia con ciò punto avvantaggiato. Il sistema generale della natura dev'essere lo scopo finale di tulle le scienze, scopo per altro cui l'uomo non potrà giammai raggiungere perchè egli stesso forma parte di quel sistema. E confessa infine aver egli presso i connazionali la taccia di troppo l;ir calcolo di consimili idee, ma professa che se ne occupa appunto perchè li crede importanti ogni quaKolla riposino su osservazioni esalle, e non sia ad esse ac- cordalo altro valore che quello di considerazioni astratte e ra|)|)rescnlalivc. Il presidente, dopo invitala l'assemblea ad occuparsi delle sperienzc proposte nei Congressi di Lucca e di Milano e rimandate a questo di Genova , legge il se- guente suo discorso sopra lo sialo allunie della micolof/la italiana e sulla neces- sità di nuovi studii; discorso che si riproduce per intero, por soddisfare al de- siderio della sezione, che lo destinava inserirsi negli Atti. ( S39 ) Durò un breve l'cnno sopra lo slato della iiiiculogia ilalìuna per eccitare voi , (hI in generale i hutanici italiani , u prendere interessamento ad ingrandirla di <|iK'lla parte di elie manca. Al certo i|;li italiani l'uronu de' primi dupu rinate le lettere ad occuparsi di questo ramo della botanica. Pier Andrea Mattioli diede molle ligure di fungili ne' suoi commcnlarii a Diuscoride, le (|iiali , ^e non l'iirono di (piella pt'il'czi ■ che la scienza rirliinle\a, tuttavia dimostrano nel Mattioli un micologo, ma un micologo incipiente. Ulisse Alilrovaiidi lanciò molle ligure colorile di fungili, le quali erano assai più esatte di (|uelie del Mattioli, e queste lii^ure, che sono depositate nella biblio- teca dell' archiginnasio di Bologna, non sono state mai pubblicate. Lo stesso trattò ancora de' funghi nel suo sislema delle piante, che serbasi inedito tra" suoi ma- noscritti nell'anzidetta biblioteca, siccome ne trattò Andrea Cesalpiuo nella sua insigne opera de /ilaitli.s a voi nota ; ma sin qui noi siamo nella culla della mi- cologia italiana. l'abio Colonna fu il primo clic pubblicasse buone figure di tre specie di fungili nella tavola che sia alla pag. 500 della sua erphrusis prima, e Paolo Boccone ne diede assai di più, ed egualmente buone, nel suo museo di /isira; anzi ne aveva pre|iarate altre più in grande , che forse meditava di aggiugiieie al niitsro di piante, ma che rimasero inedile, ed ora si trovano appresso il chiarissimo sig. prof. Moretti di Pavia. Progredì assai più la nostra micologia per le cure di Antonio Battarra, il quale nella sua insigne opera intitolata fiuifiortnn agri ariminensis histnria pubblicò li- gure eccellenti di funghi, ora citale da tutti i micologi. K qui debbo farvi sapere che il Battarra preparava un altro lavoro micologico, per il cpialc lasciò un vo- lume ini." con 88 tavole di funghi, diversi da quelli dell' opera a stampa, al qual Milume ajipose il titolo de funrps , boletis alt/iir variarnm pluntarum vitiis. Questo lavoro sarebbe forse andato smarrito, se la t'orluna non lo avesse portalo nelle mie mani, ove tuttora esiste. rraltanto Pier Antonio Micheli in Toscana estendeva immensamciilc le notizie sopra la nostra micologia, e nell'opera classica che intitolò ìiova plantarnm ge- nera, pubblicò numerose e diligentissimc figure di funghi, che divennero il mate- riale della NÌni)iiiniia di tulli i micologi, e la sua sagacia lo trasse ancora a sco- prire e dichiarare la genesi di questi vegetabili. Ma clii larglieggiò più d'ogni allin nello studiare i nostri funghi, nel disegnarli e colorirli al naturale fu il padre O'sarc Majoli di Forlì. Esso lasciò molli volumi colle taxolc di questi funghi, i ipiali \oluinl ora >lanno nella libreria del march. Lovatelli in Kavenna , ove io stesso li vidi. Quanto sarebbe a desiderare idie quel vasto tesoro di micologia it.'vliana fosse fallo di pubblica ragione! V. sarebbe pur anche a doiderare che \enissero pubblicale le NimiIc colorile de' funghi pesaresi ( 540 ) «■sognili' ilair Mi>igin' inalili, l'ii'lio l'cducti, v (\uv\\e ile luiiiflii dello sialo romano filili' (lai fliiaii.ssliiio prof. Vini'cii/.o ()lla\iaiii ili Urbino, uno de' nostri più va- li'iili inii'ologi , le une e le altre ilelli' ([uali t'nroiio ila me vellute, e, per la loro esattez/.a , ainiiiìrale. Ora \eiii;o a ipie' più recenti nostri miculugi, i quali coi loro lavori puliblicati 0 |>reparati hanno aei|uisIalo un giusto titolo alla nostra pailieolaie venerazione. (iarlo \ illailini colla dfsriizioiic de' l'ian/ld intimji'rfvvi , vM' aniaiiiltiruni illu- slialiu , eolia moìwyrnphiu (uberaceannn , e colla inoiitìfiraphin lycopcrdiiicdiìini sta nel primo .segiiio. Le sue ligure ile' l'ungili sono ilei più allo pregio per l'c- satle/za e verità seientiliea, ed oli piacesse ul cielo che ad un lauto uomo l'osse illudala la micologia italiana intiera ! Domenico Vivianì, che fu già l'ornamento della genovese università, pubblicò sei fascicoli ili funghi italiani con tavole colorile, le quali sono di una magnill- cenza pittorica al disopra di ogni elogio. Egli anzi tempo morì , e non potè Unire il suo lavoro. Per lo che sarebbe a desiderare, che alili si accingesse a conti- nuarlo, uè mancherebbe in Genova la persona a ciò altissima nel chiarissimo prof. cav. Giuseppe De-.Notaris. Antonio \eiiliiii di Brescia incominciò a tiare opera alla noslrji micologiii colla pubblicazione de' suoi .siudii iiiifoloipri. A questo |iiekulio devesi lode, |ierchè sia incoraggiato e condono a più perielio lavoro. Giuseppe De-Notaris egregiamente illustrò cogli scrini seguenti , parte inseriti nel giornale botanico italiano, parte nelle memorie della reale accademia di To- rino, alcune produzioni micologiche delle più dilìicili. Così adoperò nelle sue o.s- servazioiii .su alciDii generi e specie di sferiacee , ne' cenni sulla Irihìi dei pire- nomiceti sferiacei , nelle cin(pie decadi di nicromiccli iloliatii , nella lìKiìKxirdfui delle escipiile e delle discosie , e nelle osservazioni snl i/enere palcltaria. Chi non apjilandirà ai diligenti lavori di così insigne botanico'? Sono pochi giorni clic il sig. Giambattista Barla di Mzza mi presentò Iredici fascicoli contenenti descrizioni e tavole di fiiiiiihi colorili, le (piali sono di molla esattezza. Sono tra questi funghi alcune specie evidentemenle nuove per la Flora italiana, ed io ho con calore eccitato il sig. Barla a condurre ii conipimenlo que- sto suo lavoi-o. Non dirò di altri opuscoli minori o ili poca utilità messi alla luce Ira noi per non tediarvi col mio discorso; ma verrò tosto alla conclusione di esso, e questa è, che l'Italia superiore e media possiede sufllcienli illuslriizioiii della sua mico- logia, ma che l'Italia inferiore, e le adiacenti isole di ragione ilaliana. quali sono la Sicilia, lii Sardegna e la Corsica, non che le alice minori isole, non ci Unno conoscere fin qui la loro micologia, e chi sa qu;iiiia dovizia ne posseggono! Adun- que io faccio i miei più fervidi voli, perché sorgano illusliiiloii de' fiinulii di (picsti ( 341 ) luoghi , r spci'u clic voi vi unirelr meco nel sollccii»re i Ijoluiiici a dure opera a cosi necessario e bi'ainalo !a\oro. L'avv. Pofiiiio fa conoscere come in Novara sua jialiia ad islru/.ionc del popolo venisse nelle sale del comune esposla una colle/ione di funghi dislinli in man- gerecci e velenosi. Il presidenl<' insila il sig. avvocalo ad adoperarsi perchè (|uclla collezione sia falla di |)uhl)lica ragione con buone descrizioni ed esatte figure. .\l che acconsenti il Poggio promettendo d'insistere presso il sindaco di prima classe di (piella eidà per la realizzazione di cosi utile progetto. Il doli. Biasoletto accenna all'opera del Lurbcr di Bussano non nominata dal presidente, il (piale risponde avere citale in complesso le opere di minor conto: muove (|iiiii(li lamento, che i holaniei italiani in sill'atto genere di studii sieno di grun lunga inferiori ai francesi, ai tedeschi ed ugli inglesi per hi totale mancanza in che sono di mezzi. Il barone d' llond)res-Firmus intralliene la sezione circa i sigilli con che f im- mortale Carlo Linneo usava improntare ogni suo scritto, le lettere speciulmcnle di corrispondenza, .\ccennalo ai molli detrattori, che s'ebbe il Linneo, perfino tra i più celebrati contemporanei, racconta com'ei li avesse in non cale, e come la turba immensa degli invidi, non potendo attaccarne i sistemi, biasimasse il so- verchio umore ui titoli, alle decorazioni e agli stemmi che fece pingere nelle sale, scolpire sulla porta del museo di llammarbv , incidere su di molli sigilli. .Ma l'amor di patria indusse Linneo a riliularc il diploma di nobillà e la cattedra di storia nalui'alc in .Madrid o(l'erla!,'li dal re Carlo III coli' annuo stipendio di 2000 piastre ( 10.000 Ir. ). Acconijiaijna (picsla lehizionc di una carta contcncnle le li- gure di sette sigilli , lir dei (piali nuovi allatto ricavali dalle (|uaranlatre lettere che si trovarono fra gli scritti di Sauvage. E notala la figura, hi forma, il sim- bolo dei sigilli medesimi , e fallo cenno di una lellera autografa del grande bota- nico, della quale si vanta gelo.so possessore, concliiudc colla indicazione di tre simboli rappresentanti il triplice regno della natura da lui falli chiari nella de- cima figura della tavola pres(>nlata. \ ." // Prcsiilciìle Cav. Prof, .\nto.mo Bkrtoi.om Prof. GirsEppE Meneghini S((iifl(irii l I . Doli. In^VCESCO SwiGNONE. riuinioìm: ni:i. (^ion>(ì 17 si:tti:miìiu: Il cav. prof, (iiaiiilmllisla Amici It'Sijo la st'i^iUMilc sua monioria ■fiillii fcrniìdnziimr (Ielle urc/iidee. La fcfondazioiif nelle piante fanerogame si compio essa nel modo che prelenile Schloiden, eioù colla punta del budello pollinico, la qnalc penetra negP integumenti dell' ovulo e respingendo la membrana del sacco embrionale vi forma un incavo per dimorarvi e convertirsi in appresso nel vero endirionc? Delle speciali ricerche che io feci sopra la zucca (cucurbita pepoj mi convin sero che in questa pianta la fecondazione si esegue in un modo ben difl'ei'ente. Mia riunione degli scienziati in Padova dimostrai che il budello pollinico s' in- terna nel collo 0 apice della mandorla lino ad una eerta profondità ; ma non giunge mai a penetrare nella vescichetta embrionale prcesislerile e visibile nella mandorla anche prima della introduzione dei budelli negli o\uli. Probabilmente per un assoibimenlo insensibile della membrana, che foiiiia la vescichetta embrio naie, 1' umore prolitico condotto, o de|)ositato dal budello in prossimità o lino alla sua superficie passa nell" interno a mescolarsi col fluido in essa contenuto e termina cosi 1' atto della fecondazione. In fatti soltanto dopo la discesa de' budelli ed il versamento del loro umore al disopra della vescichetta embrionale questa acquista la facoltà vegetativa, che le mancherebbe totalmente e nioriirbbe se l'aura fecondatrice non l' irrorasse. Lo sviluppo della vescichetta embrionale comincia a palesarsi nella base, cioè della parte opposta a quella dell' azione del budello, il ipiale a poco a poco si distrugge. Ogni traccia di lui è già perduta nel tempo che la vescichetta embrio- nale ingrossata moltiplica le sue cellule, le quali si dilatano maggiormente verso la base della mandorla, e in (ine la raggiungono occupando tutta la cavila della medesima mandorla che gradatamente si apre per cedere loro il posto. La forma clic la vescichetta embrionale prende nel successivo suo sviluppo è di sacco stroz- zalo ("il sacco embrionale), nella sommila di-l (piale dopo molti giorni dall'epoca ( S43 ) (Iella fecoiidaziuiie appaiibce iiilcriiaiiifiilo un forpii'ciiioio vordaslro, l'iiu ù il vero oinbriuuc della nuova pianta. Da tali fulti sempre cuslaiili rJMiita <'lic il bmlellu |)ollinico non si Irasfornia in vcscicliella ^'crniinaliva , poiché questa vescichetta esiste già nel!' ovulo non fecon- dalo; e molto meno esso budello si trasfornia in embrione poiché 1' embrione nasce assai tempo dopo, cioè nasce quando la vescichetta immensamente ampliata si è convertita in sacco embrionale. Inoltre il vero embrione si rende sensibile alla nostra vista assai tem|>i) prima di avere acquistato la diriicnsione del dinniolro di un liiiilclli), per cui questo non può diventare quello. iNelb zucca io poteva dunque asserire essere erronea 1' opinione di Schleiden e <(il microscopio alia mano, io era in grado di darne un evidente dimostrazione. .Xppoggiandomi all'analogia io doveva persuadermi ancora clic nelle altre piante, ove occorre 1' azione del polline per fecondare gli ovuli , l' idea del botanico te- desco non era ammissibile. Ed in questo sentimento con più ragione io dovca mantenermi attesoché non aveva mai veduto , nelle numei'ose antecedenti mie ri- cerche sopra altre diverse piante, la punta del budello prendere sede nel sacco embrionale ove questo esistesse avanti la fecondazione, né tampoco la estremità di esso budello produrre la vescichetta germinativa. Le mie os.servazioni non comprendevano invei'o alcuna pianta delle famiglie del- l' orchidee e delle asclepiadec. Ma io conosceva fino dal tempo della loro pubbli- cazione le memorie clic intorno il modo di fecondazione di queste famiglie avevano scritto quasi coiitcmporaiieamcnlo .\doll'o Brongniart e Roberto Brown '. Ciò ba- stava a farmi congetturare che ninna diversità notevole doveva qui esistere nell' atto della fecondazione, e che con una uniforme maniera l'importante funzione, come si eseguisce nelle altre piante fanerogame, si sarebbe eseguita in quelle da me non esaminate, in cui gli organi sessuali per la loro struttura particolare sem- bravano presentare una anomalia. A rendere la mia congettura verità di fatto occorrevano ulteriori indagini mi- croscopiche, e soprattutto bisognava escludere posilivamentc una diflicollà derivante da un'osservazione di Brown, sussistendo la quale il mio concello avrebbe sof- ferto per lo meno un' eccezione. L'illustre botanico di Londra nella citata memoria ammette che le sei corde di tubi esilissimi, che a una certa epoca appariscono nell'ovario delle orchidee, sono composte interamente di tubi pollinici provenienti dal canale dello stimma ; e pensa non potersi dubitare che 1' esistenza di questi tubi nella cavità dell' ovario non sia essenziale alla fecondazione, rimanendo solo indclerminala la loro maniera di ope- ' Annaics ilcs scicnfcs naiurcllci. Paris IS.'I. — Trans, of llic llnnoaii s clii- la loro prima ap- pari/ioiic Ila luo.:.'o nel (cssulo dello sliniina in vii'inanza iniincdiala de' (ubi polli- nici, dai (piali non disdnguonsi se non clic per ccr(i coaguli della materia che in(crr(iiiipu la loro cavità inlciiia; coaiiiili clic non csislono nei (ubi a((ualnicn(c adcrcnii ai loro grani. (Quindi, in (pianto al progresso dei (ubi mucosi, soggiunge che subi(o dopo il primo periodo di loro produ^eioiie nello stimiiia o\e più o meno sono mescolali col (cssudi proprio di lui (il (cssuto conduttore) passano nello stilo, da principio in piccolo numero, ma gradatamente crescendo l'urinano una corda mucosa di considerabile grandezza, la quale ipialche volta impiegando diversi giorni si presonla nell' ovario suddividendosi , ed estendendosi per dilla la lungliczza delle placeiile. (lliiunipie imper(anlo si faccia a considerare attentamente l'accennata descrizione noli polla disciiiiveiiire che 1' apparizione de' tubi nello stimma, la successiva riu- nione de medesimi in un fascio lungo lo stilo, e la loro diramazione nell'ovario, non sia il regolare ed analogo |iroccdere dei tubi pollinici nelle altre famiglie di fanerogame. .Nelle orchidee non si trattava dun((ue che di riconoscere 1' identità de' (ubi pol- linici, attaccati ai loro grani ed entrati nella superlìcie dello stimma, con (|uegli altri tubi siipjiosti d' origine diversa forma(i subi(o dopo nella immediata vicinanza dei (ubi pollinici medesimi: idendtà che ho verilicata più volte schiacciando fra due vetri lo stimma , ed osservando che gli uni non sono che il prolungamen(o degli al(ri. Mi sono anche reso coii(o della piccola diircreiiza dei coaguli, sul (|ualc minuto caraitere si congc((urava una diversilà di specie nei (ubi: e parmi d'averne rinvenuta la cagione nel gradualo e lento ajipassirsi degli strati dello sdnima e dello stilo dopo l'azione del polline, per cui restando via via in(erro((a la comu- nicazione colle parti superiori succedono nei tubi i coaguli a guisa di diaframma ; e rimangono privi nel loro interno della materia granulosa ossia, dell'umore pro- lilìeo, perche' esso si trasporta sempre verso 1' estremità inferiore de' medesimi ( figura 1." ). Brov^'n deduceva ancora da un' altra sua osservazione 1" opinione che le corde mucose non erano corde di (ubi pollinici. Egli aveva vediidi che una piccolissima par(e della massa pidliuica applicala allo sdmma era sulllcieiile alla produzione neir ovario delle corde mucose di ordinaria grandezza : e nella bonalea speciosa era riuscilo con una sola massa a fecondare molli fiori della spica. A quesdì delira(o esperimento che, io non ho ripelulo, contrappongo il fallo dell' enorme numero di grani di polline eonlenuto nelle masse delle orchidee per cui una apparcn(e minima porzione di esso \mi> dare nascimen(o ad una grande i|uanlilà di budelli. .Neil' orcliis morio le due |>rincipali masse polliniche .sumiglianti U9 ( 3t6 ) a una claxa ((pnloii^niio pei- ciascuna non meno ili ducccnlo masse secondarie della forma di un seme di j^irasolc. Ogni massa secondaria (che stritolala si separa in ^rani uniti a (piattro a (jualtro ) ha più di trecento a|>erturu capaci di mandar fuori un budello: per conseguenza il numero totale dei budelli elle le masse possono produrre non è al disotto di centoventi mila. Non mi meraviglio dunque se una piccola porzione dell' organo maschile hasta alla formazione delle eorde mucose e a feiondare parecchi lioii. Il polline dell orcliis abiirliva non è meno alihon- danle. All' cjioca della maturità si separa lutto in yrani semplici sferici, di nu- mero prodigioso. Oiiella piccola (|uaiililà clic può restare atlaccala alla punta ba- gnata di uno s|iillo contiene parecchie migliaia di grani <'hc haniKi un doppio inviluppo; r esterno reticolalo, 1' interno liscio ed è la membrana del budello, la (piale si fa strada all' liscila gonlìandosi e respingendo la membrana esterna sempre in i]ueir areola ove il reticolato api)arisce meno |)ronun/.iato. La l'acolli'i espansiva della membrana anche colla azione dell' acipia pura 1' ho trovala qui assai per- manente, impei'oecliè due mesi dopo la raccolta del iwlline ho jjoluto jicodurre i budelli; e colla compressione separare la membrana esterna reticolata dall' interna liscia uscita senza lacciazione colla sua a|ipcn(licc tubolosa. In questa specie di iiriliidee con maggiore facilità si tiene dietro al corso de' budelli lungo il tessuto conduttore dell' organo femmineo , e si resta persuasi die le corde mucose allro non sono clic il |)rolungamenlo de' tubi pollinici. Intanto, lasciando questo argomento intorno a cui penso d'aver dello aiibaslanza, passo a parlare dell' ovulo, lo non mi fermerò a indicare se esso abbia origine da una papilla o da una cellula unica, ne come a poco a poco si piega per pre- sentare al momento della fecondazione il micropilo verso quella parte ove la co- municazione eolio stimma si presume resa più facile. Avanzali come ora siamo nella cognizione della via che l'aura fecondatrice eostantcmcnle percorre per giun- gere all'ovario, il sa|)erc ove siano rivolte le a|)erture degli integumenti non ha più queir interesse come anni sono lo aveva , imperocché adesso conosciamo che vi sono dei casi nei quali a\\ apici dc^'li ovuli sono diretti verso il mezzo delia e;ività dell'ovario e stanno diamctraiincnle opposti ai loro funicoli omiiilicali , nondimeno ricevono la fecondazione da dei lilamenli naianli nella cavila del me- desimo ovario. Rrongniart ne ha dato un esempio ncll' hi'liaiìlliciiiitiii iiitolintm ed aegi/pliacum , senza accorgersi per allro che quei (ilanienti natanti o aerei sono tubi pollinici. Ed io ho veduto un caso simile di budelli fluttuami neh' ovario senza tessuto conduttore nella cresta gialla (amaranllms cristalus). Le mie prime ricerche sulle orchidee le ho fatte nell' orc/u's moria. All' epoca dell'apertura del liorc l'ovulo è già sviluppato in maniera da riconoscervi il Irsla, il tegmen, e la mandorta, ossia \a primina , la secondina ed il intclvo {figura 2 ) il quale consta di un grande utricolo ccntr.de coperto da uno strato di piccole ( S47 ) cellule. La suu ligiirn somiglia a qiidlu di unii diiamki, e gli intcgumcnli o i|U('ll;i (Iella ('U|itila. SiisscgucnlciiiciiU" a (|ucslo slato, lo sli-alo, o \oglianio dire la membrana cellulare die lo vcsli\a >i apre a guisa di luli|iaiiii { fij/itra 3 ) cil il iiiii'Ieo cosliluilo da un semplice iihicolo limane del tulio scoperto lasciando a|ipaiire nel suo inlerno alla sommità un lluido granuloso ivi racc(dl(i. Semlirereldie ora che la nudità del nucleo annunziasse il niomenlo più favorevole per compiersi la leeonJazione, ma ne siamo anclie lontani. Il More Ila già comincialo a declinare che un' ulteriore trasformazione è .so- praggiunta nell'ovulo. Il testa ed il tegmen si sono ampliati {figura 4). il teg- men esce ancora fuori del testa , ma il nucleo è ricoperto da ambidue senza clic la dimensione di Ini sensibiimenle si sia aumentata. Soltanto (pielT umore granu- loso, che precedentemente era raccolto nella sua sommità, si è ora convertilo in una cellula che è la vcseiclielta embrionale riempita essa |Mire di un simile umore. Segue un altro |)eriodo all' appassimento del fiore. Lo stimma ( o gli stimmi essendo tripli ) resosi l'iadicio mostra d' aver terminata la sua esistenza. La massa del polline ha iiià su di esso operalo. I budelli pollinici, attraversato il tessuto di lui e (piello dello stilo, si sono proluiiiiati nell'ovario notabilmente ingrandito. L'ovulo pure ha subito un'altra trasl'orma/ion(;. Il tegmen non esce più dal testa, esso è compreso nel mezzo di (piesto. Il nucleo è rimasto al suo posto rispello al lev'ini'ii che lo racchiudeva, e la veseiehetta embrionale sempre aderente al ver- tice del luicleo mostra alla sua base raccolto ipiell' umore granuloso che precc- dcnleincnlc era s|iarso in tutta la sua cavità (jifjura .') e C ). Questa è la vera fase dcir ovulo preparato a ricevere l'influenza del polline. Il budello entra per r aperlnra del testa ed il suo eorso nell' interno di'l pi-imo inlegumenlo è altret- tanto visibile come se non fosse coperto da alcun tessuto. Il suo tragitto per il canale del tegmen non è sempre del pari manifesto, imperocclic sia per un re- stringimento reale del condotto, o per una ottica apparenza prodotta dalla forma i|uasi cilindrica delle cellule del tegmen che lo circo.scrivono il diametro del bu- dello sembra assai diminuito. Non si può per altro mettere in dubbio il suo pro- luniiamento (piando nel modo più chiaro la sua punta si presenta in vista uscita dallo stretto canale del tcijmcn ed entrata nella cavità del nucleo. Respinge essa la vescichetta emhiionale preesistente per entrare nella sua cavità*? No, assoluta- mente no. La punta del budello si limita a toccare esternamente e lateralmente la parte su|)eriorc della vescichetla emhiionale, alla (piale resta aderente tinche essa punta si distrugge e sparisce. Lsando un buon miero.scopio amplilicante non meno di (|uallrocenlo volte il diametro, con largo cono di luce, non si può prendere c(|uivoco. La punta del budello riempiuto di un umore granuloso verdogmdo fa un contrasto sensibile con la vescichetta embrionale : la (piale nella parte superiore ( S48 ) i(\t' il Imdi'llu la liKca ('• |iicn;i di mi lliiidd limpido, e nella |iailr iiil'iMidrc, ;i cui il biidollo limi non giungo, contiene un lliiido i;l'anulo^iO biiinco. Questo fallo è talmente costante e pronunziato die a colpo d'occhio posso giu- dicare se l'ovulo è stato o no rccondalo. Oi;iii (pialvolta la vescichetta si pirseiUa con la descritta appendice pollinica sono certo di trovare il imdello eiilialo iiej;li inleguineiili , mentre al conlrario non lo trovo se manca l'appendice indicala. V. siecomu in uno stesso ovario esistono iiudiissimi ovuli più o meno avanzali nella fase idonea alla fecondazione, un solo sguardo dato al eoiiloiiio della loi-o vesci- elictla embrionale oll're il criterio onde conoscere se il momento dell' azione del polline debba ancora arrivare, o se è ari'ivato di recenle. Per sapere poi se l'a- zione è passata da qualche tempo occorre che io descriva i cambiamenti che suc- cedono ai menzionati. Ilo già avvertilo che la vescichetta embrionale contiene nella sua base, ove non giunge mai la punta del budello, un fluido granuloso bianco. (Juesto Ihiido dopo la feeondaiione si addensa ed apparisce ad evidenza compreso in una niio\a cel- lula, la (piale poco dopo si suddivide in altre riempiule di grani, e poscia in un mag?iiore numero si moltiplica formando in tal modo l'embrione che va ad occu- pare col tempo mila la cavità del nucleo. In ipieslo mentre l'altra porzione della vescichetta embrionale cioè la sua parte supeiiore che fu toccata d,d budello si prolunga all' insù sutldividendosi anche essa in cellule, ma lim|)i(lc poste, luna a capo dell'altra e coslilucnli un grosso lilamcnto conferviforme, il ipiah: percor- rendo in senso inverso la strada seguita dal budello allarga e tra|uissa le aperture del tegmen e del testa prolungandosi fino anche ncH'iiilerno della |)lacenta come 1' bo veduto neir orcliis mascula ( figura 9 ). Intanto cosa accade al budello durante il presente periodo ? Ordinariamente perisce, ma qualche volta si vede colla sua punta rimasta in posto anche dopo che l'embrione ha moltiplicato le sue cellule. 'SvW onltis ahurlira non è raro ve- derlo nel detto stalo ( /ijiira IO) ed in un caso l'ho pure osservato sussistere ancora lino a (piando il corpo riproduttore aveva riempiuta tutta la cavità del nucleo ( ligura 1 1 ). L" orchis abortiva si presta |iiù favorevolmente dell' orcliis iiiorio ad alcune os- servazioni e particolarmente a (picUa della introduzione del budello iiell' apertura del tegmen. Imperocché in questa specie la fase dell' ovulo nel momento della fé- coiidi lriil(:i , iiii|ii'i()( tIk' I" ovulo mi è scnihralo ili una Nliuoriliiwria li'as|(:in'n/.a, ma io non ho pollilo seguile 1" iiilcro suo s\iln|i|ii) non avendo racrolto clic lardi un solo individuo fiorilo. So mi si domaoila iiilo^o in ilii" consislii l' n/.ionc di'l liudollu |)Cr l'econdart' l'ovulo, rispondo senza esilare che io non lo so. K pi-obahile, ma non diinoslra- bilc, elle l'umore sollilc di osso si lra>fonda allravcrso le membrane iiell' iiilerno della vesciehella embrionale, e elio la miscela de" due fluidi degli organi masciiile <• rcmminino eostiluisca il materiale eapaec di organizzarsi, h possibile ancora clic la (aeollà generativa risieda nella membrana della veseielielta embrionale e che per metterla in azione occorra il succhiamento dell" umore proveniente dal polline. Si |iotrcbbero concc|)ire ailre inler|)retazioiii del fenomeno, ma non è mio scopo r entrare in tali sjK'culazioni \a|j;iii(lo in un campo di supposi/.ioni. Aggiungerò solo il l'atto che nelle iiumero^issiiiK' mie investigazioni non mi è accaduto mai di trovare più di una pillila ilei liibo pollinico entrata nel nucleo, bciLsi più volle ho vedute due vescichette embrionali, e ipiimli due embrioni fecondali da un solo budello ( fUjura 14 v jUjura \V> ). Nel porre termine a questo mio scritto mi sia concesso di riferire le seguenti parole dell' opera di IJiowii. " lo avventuro di aggiungere, egli dice, che ncll' investigare l'oscuro soggetto della generazione, probabilmente si otterrà una maggior luce da un ulteriore iniiiulii e paziente esame della sliiilluia ed azione degli organi sessuali delle asclepiadee e delle orchidee, di ipiclla clic possa ricavarsi da qualuni|ue altro dipartimento del regno vegetabile o animale e poscia conclude: " I principali punti che rimangono da esaminarsi sono il preciso slato dell' ovulo al momento del suo contatlo con il tubo, e l'immediato cangiamento conseguente a ipicl contatto ». (jiudiclieretc, o signori, se per confermare la conghietlura del sommo botanico inglese io abbia somministralo un suflìcicnte conlribulo. In ogni modo, avendo com- pletate le osservazioni su (|uei punti che egli lasciava ancora intatti, credo di avere risoluto il problema clic mi era proposto, cioè di dimostrare che anche nelle orchidee la punta del budello non si converte in embrione ( V. tavola in fine). La comunicazione di detta memoria accompagnala da accurata descrizione e rap- presenlazione di tulli i parlicolari relativi, è accolla dalla sezione con unanimi ap- plausi. Il proidciite propone che venga implorata dalla presidenza generale la in- serzione della intera meiiioria , coli' annessa tavola, negli .Vili del Congresso, e la sezione maiiifesta la piena sua adesione all'onorevole projiosla. Il prof. Parlatore pro- pone in pari tempo pubblicarla al più presto nel giornate hotnnico italiano, ifioriiale destinalo appunto a far conoscere agli str.inicri i lavori dei botanici italiani, e a ( SìiO ) (hiic ;i(l i'>!^i 1.1 |iiii |iiiiiil:i (lill'iisldiio , ed i's|iiim(' |iiiic il di'siilciio clic I' iiilcra srjtionc l'iiri'ia palesi i suoi riii,i;ra/.iaiii('iili al v.w. |iiiit'. Amici per avci' (innialo r adunanza di cosi prc/.idsa ciimiinica/.ioiii'. Il sciircliiiin prof. Mcii<'!;liiiii appojjiiia il \olo del prof. Parlaloi'O per la imincdiala |)iilili!ica/.ioiic del lavoro nel giornale l)olanico , ed insiste pcrciiè ne \en^a piii'c implorala 1' iiilera inserzione nci;li Adi del (ionu'rcsso jicr non dclVaudaili di lanlo ornamcnlo, ed a^^iun.ì;e in line dinersi da liilli i liolanici ilalìani lanlo inaf.'i:ioi'i rin^ra/iamcnli al prof. Amici in ([iiaiilo clic con ipiesla sua memoria c^li dà pei- essi Uilli solenne e 'el primo caso non potrebbe avvenire che il passaggio della parie |iii'i tenue della sostanza contenuta nel tubo pollinico, mentre sembra atliialmenle dimostralo che la parie granulare di essa sia indispensabile allo sviluppo doli' embrione. Se il fatto parlieolare delle orchidee può estendersi for.sc anche ad altri l'onsiiiiili e ser- vir quindi a spiegare come in molli altri casi si vedesse 1' estremila slessa del tubo pollinico convertirsi in embrione, ciò non è punto ajiplicabile al fallo della zucca, riguardo alla quale le osservazioni dell'Amici sono troppo in contraddi- zione con quelle dello Schlciden. E giaccliè il jirof. Amici olili d' insliluire alcune dimostrazioni microscopiche sull'argomento, chiedo al presidciilo di nominare una commissiono per assistere allo osservazioni slesso, e rifeririio poscia alla sezioni'. Il presidente iiumina a questo oggetto il vice-presideiile prof. l)e-Nolaris, i [irò- fessnri Moris . Moretti, Parlatore ed il segretario |irof. Mene_i;liiiii. ( sai ) Il |)icir. \ isiiiiii riciinl;! niuw per ()|)iiiici\:iziciiil ilei cav. Amici, rehuivc a (piella laiiiii:lia , cssri'e rigiiaiilale ciniie in^lll1icicrlli a (iiiiioslrarc il pritccsso della rt'coiiiluzioiie nella j^eiieruiilù dei casi , licdii'endd (nvw ulciiiii all' appiiiliu di ri- guardar le orchidee cmiie un caso eccezioiuile. Il sejjTclario prof. Meiiegliiui fa osservare, clic la |)reseiiza dell' ciiibrioiie e la sua collocazione loij^ono ogni sospetto di l)ulliillo, ed apprezzando le osservazioni del Visiani domanda all'Amici se esaminato ne abbia la fecondazione, clic dcGni- livainenle decideirbbc la cosa. Al clic il cav. Amici risponde unii avere osserva- zioni in proposilo. Kd insislemio i profe.s.sori Visiani, .Meneghini, e Parlatore sulla necessità di esleiiderc con pari dilii;cir/.a e scrupolo simili osservazioni alle varie famiglie di piante, lo stesso prof, l'ailaloie propone che attesa 1" iinporlaii/.a dell' argomeiilo considerato nella sua generalità, sarebbe conveniente eleggere una commissione per- inanenle, la ipialc liparlondosi il lavoro abbia 1' incarico di verilìcare ed esleiidere le osservazioni dell'Amici, dello Selileiden e degli altri sul fenomeno della feconda- zione per riferirne nei successivi Congressi, ora tanto più importante ad istudiarsi dagli italiani in i|uaiilo die stranieri d'ogni nazione se ne occupano, ed anche in Trancia gli animi sembrano più che mai propensi ad abbracciare la teorica dello Sciilcidcn. Annuenle la sezione il presidente propone gli stessi componenti la prima cum- inissioiic, aggiuii!.'eiido\i il prof Visiani. Il cav. prof. Amici legge |ioi una sua nota in risposta al primo articolo dello Sclileiden (Flora 1844 n." 4C. 14 decembrc), ribattendo principalmente due delle accuse mossegli da quell'autore. Sostiene in primo luogo che, se lo Schleiden stesso asserisce aver seguilo il tubo pollinico attraverso I' apice del nucleo, lino al sacco einlirionale, im|dicilainenle viene ad accordare che vi ha un canale per cui (piel tubo può farsi strada. In i|uanlo j)oi all' accusa di aver preso l' inte- gumento interno per nucleo, ed il nucleo jicr sacco embrionale, risponde, che se ciò fosse ne verrebbe di conseguenza aver detto mancare il nucleo avanti la fecondazione. E giacché ha detto invece che dirimpcllo al cullo del nucleo esiste la vcscichella embrionale, che si trasforma poi in sacco embrionale do|M) la fe- condazione, ne verrebbe pure che se quello da lui ci'cdulo sacco embrionale fosse invece il veni nucleo, egli avrebbe veduto svilupparsi il nucleo cominciando da una vesciclictla già fecondata dal tubo pollinico, senza l'azione del (piale l'ovulo sarebbe rimasto senza nucleo. E termina dicendo che, e dal primo suo lavoro co- municalo al Congresso di Pisa relativamente alla fecondazione delle cucurbitaccc , e dalle preparazioni in cera eseguite dal Calamai e che sono esposte al publdico da più di dicci anni nell'I. It. museo di l'irenze, i botanici jiossono giudicare ( bS2 ) se ej;li abbia pci'fclla cogiii/ioiic dell cimiIh, e delle |i:iili clic l(i ((^liliiiscoiiu axiiDli e rii'ir :ill(i ilcil.i IVconda/.iunu. Il s('!;ii'l;irio prof. Meiiciiliiiii dà ((llidelio spir^^i/.idtii' sulle osser\nzi(iii: dello Scldcìdfii iiisislondu priiieipalnieiite sulla iiianiiiii/.ii di caiiali nel colhi delhi nian- tlorla, essendo consentaneo alla osservazione di molli :dlri falli consimili ciò die dice lo Sclileiden della dthiile unione che presenlano in (|iieir epoca le cellule iin- be\eiale dei succhi che cosliluiseono l'apice del nnelcd, e Ira le (piali il Inho pol- linico si caccia, come prcvianienle si cacciò fra ipiclle del lessiilo cellulare. E risponde però ali" obbiezione falla dall' Amici sulla teorica dello Schlcidcn , ri- guardo alle dimensioni dell' embrione , il quale al primo suo comparire è di dia- metro mollo minore di ((uello del tubo pollinico, asserendo avere osservato lo Scblciden che il Inlio pollinico oltreché essere irregolarmente varicoso nel suo tragitto allra\erso l'apice del nucleo si assottiglia poi iiolevolmenle all'apice che si caccia nella vcscichella embrionale, e nel ipiale l'embrione si s\iliippa. Il prof. .Vmici risponde spiegando nuovamente il processo della fecondazione nelle cucurbilacce (piale egli lo osservò, ed insistendo non potersi giammai dire l'embrione pro\enir dal tubo pollinico (piando non se ne jiossa seguire in tutte le fasi dello sviluppo la connessione, ci(> che non avviene, poiclu'' al primo ap- parir dell'embrione, il tubo pollinico è già da gran tempo scomparso. E qui, dovendo la commissione a ciò nominata occuparsi assieme al cav. Amici delle relative osservazioni, la discussione viene rimessa all'occasione del rapporto che la commissione stessa ne presenterà alla sezione. Il presidente invila la sezione a visitare in uno dei giorni successivi l' orto botanico della regia università come meritevole sotto molli aspetti di questo onore, ed incarica i professori Moris, Morelli, Visiani e Parlatore a presentare un rap- porto sullo stalo dell' orto medesimo. V." // Prc!:idcnle Cav. Prof. Amomo Rrrtolom i' Prof. GiisKi'iT. Menecuim / Scgrelurii j ^ „ I Doli. rnA^(;psc;o Savicnoxe. IlILMOi>E DIÌL UIOUNU 18 SETTEMBRE Il segretario prof. Meneghini presenta una nuova specie di C/tara del sottogenere Cliaropsis, che, per essere slata scoperta la prima volta dal sig. Stallo , propone denominarla : « (!nAn\ ( Cliaropsis ) Stalm » . • C. caule elongato, llexili: verticillis distantibus, ramis numero variis (8-13) « el hratUeis numerosis conslitutis : ramis .)-i arliculatis, arliculis elongato-eliip- ■ soideis, medio fasi'ialis, exlrcmo apiculis 2-5 ornalo: hiarlois ad singula gcni- • cula .") (|ii()riiMi 4 ad laliis interiiis, una ad exlerius: sporangiis solitariis vel « saepius hinatis, raro lernalis, liraclois diinidio et ultra hreviorihus sulTullis, • spiris us(|ue 10 donatis, apiculis j coronatis, anthcridis inferiorihus plerum(|ue • binis ». « Lcgit in insula Lesina Slalio ». • DilTei't a C. Brownii Gmel. FI. Bail , el C. coronala Zi:, quihus alTinis • praccipuc brarleis brevioribus, quae in illis sporangium adae(|uanl, et apiculis • ramorum (|iii in illis numerosiores sunl. Habitus, flexilitas caulis, verlicil- « lorum dislanlia , ramorum numcrus , ai'ticulorum l'ascia specicm nosliam ab • illis diversam dcnotaiil ». E qui coglie occasione a dimostrare rome la istituzione del nuovo genere clia- ropsis infermi la distinzione dei due nilolla e cliara , e dichiara non poter ac- consentire alla opinione di quei molli die compiendono le iliara fra le alghe, sembrandogli molto più conveniente fornianic un online o classe a parte, che, ri- );uardandone i caratteri, si scorge in esse una tale regolarità di svilu|)po che non si osserva certo nelle alghe, come pure ne è di gran lunga superiore la complicata organizzazione degli anteridii aflìne alle equiselacee, licopodiaeee, e marsiliacee. Il prof. Parlatore, assentendo del posto da as.segnarsi ad e.ssc, avverte come ci puro avesse già esposto lo slesso nel Congresso di Napoli mosso a ciò dalla asso- luta mancanza di vasi osservala nelle piante fanerogame che vivono immerse, e che perciò sostenne essere le rlmrc piante vascolari, sebbene appariscano man- ( 534 ) canti di vasi. Confessa avere in ciò seguitato la upinioiie del Brungniart, e ter- mina insistendo sempre più su di un tale argomento ora che pubblicate opere re- centi dell' Eudicler e del Lindley osservò le vliare lullavia annoverate fra le alghe. Tale opinione parteggia pure il presidente aggiungendo essere ancora da esa- minarsi la struttura dei loro organi riproduttori , ma i prof, vice-presidente De- Nolaris e Parlatore rispondono essere oramai sopra un tal punto d' accordo i botanici tutti. Il presidente invita a ripetere le osservazioni da esso lui instituite sopra una specie di aira ( la capillaris di llost. ) annunciando avere in essa osservato due diversi aspetti secondo l'epoche varie di sua vegetazione; cosi che crede, da questo diverso modo di presentarsi a' loro occhi , i botanici costituissero due specie di- verse, r.'l. cupaniana e l'.-l. capillari^ , ritenendo il primo nome per la pianta prima dell' antesi, quando si mostra cioè a panoccliia densa colle spigliene con- tratte ed i peduncolelti assai corti, e l'altro allorché dopo 1' antesi quando nel tempo della frullificazione allargatasi la panocchia presenta i pedicelli mollo |>iù allungali. Assicura dietro ripetute ossci-vazioni essere giunto a conoscere tal doppio aspetto appartenere ad una medesima specie, ed aggiunge aver pure osservato altre specie di aira, la canjnplnjllacea , V agroslidva p. e. soggiacere agli stessi scherzi di natura , né essere cosa tanto straordinaria ad osservarsi nelle graminacee for- nite dell'infiorescenza a panocchia, e termina invitando a ripetere os.servazioni in proposito. Il vice-presidente prof. De-Nolaris risponde, che, non avendo mai osservato le variazioni suddette, ei le ritenne e rilicne specie diverse, ed, annoverati i carat- teri pei quali l' una specie d.iH' altra si distingue, annunzia aver descritto una specie intermedia fra le delle due specie col nome di ambigua: la slessa opi- nione riguardante la diversità delle due specie vion addiniosirala dal prof Parla- tore con osservazioni istituite a tal proposilo da ben mollo tempo, e termina la discussione il prof Morelli affermando avere egli slesso pili volle osservalo lo stesso che il presidente nelle vicinanze di Pavia, ove in copia si rinvengono le due piante in questione, professare le idee del presidente a tale riguardo, esser però da instiluirsi su ciò nuove osservazioni. Il prof. Parlatore propone di formare un nuovo genere dello schocmis mucro- nalus L. pianta che ora riferita al genere schnenus , ora dai cijpcrus sbalzata nei mariscus dà a vedere, che essendo tal discordanza di pareri nella scienza indizio spesso non fallace essere un genere nuovo la pianta clic si .sbalza dall'uno nell'altro, a ciascuno dei quali non csatlamcnle corrisponde po' suoi caralleri; come pure costituire sovente indizio non (Mpiivoco 1' abito diverso che offre una pianta dalle altre del genere cui vien riferila; ricnlrando appunto lo xclioenus mu- iionalHS in tale categoria , nò appartenendo ad alcuno dei generi succitati debba ( 5SS , furmare u,. genere novello, che dui nome del grande ,„,caao, cui mercè T in- venzione del «..croscopio tanto deve la scienza, decora col nome di Ca/,7e«. Fa.lo paragone de. caratteri di che è fornito con quei dei generi sC.oenus. chaeto^^ora cypems e mari.cu. ne analizza in tutto parli le .liirerenze, per le quali dai detti Ni distingue, e termina piesenlandone le seguenti frasi scientifiche: • (ÌALILEA ». • S,,ua,nae C-7 , .ulKlistichno. imhricatae, 1-2 infcriores, majores, vacuae ■ supenores o-O norilerae. S,umina 3 lilamentis longloribus, dila.atis, persisten- ■ libus; anlher.s appendiculatis, appendicula punctiformi obtusa, fu.ca Siulus ■ longissunus, anceps, apice trifidus, declduus. Achmium compresso-tr/gonum . h.nc planmsculum, apice convexo-obtusangulum . nudum. Spiculae fasciculato- . congeslae fasciculis basi involucralis , involucro in fasciculis infcrioribus di- . phvilo, foholo inferiore longissimo, foliis conformi, superiore brevissimo, squa- • maeormi, in superioribus monophyllo, foliolo scnsim ad squamam redacto . La formazione di tal nuovo genere viene dimostrata conveniente dal segretario prof. Meneghini, ed accettata da tutta la sezione. V.» // Presidente Cav. Prof. A.monio Behiolom / Segretarii \ ^"'^- ^"''"■" «enbchini ( Doli. Fbancesco Savicnone. RlLiMOiNE ni:i. r.ion.NO i9 si:tte>i»re li prof. De-Viskmi ila lellura ik-' suoi ii'iiiii moiioìjiafR'i dei iiciiore treviruìiu ili Willd, 0 ailiimcìifu ili Persooii fon alcune illusliazioiii di pianto allini al mede- simo, e fondazione di un nuovo genere meneghiniu iulitolalo al segretario prol. Meneghini. Questo genere di vegetabili , «he la grandezza e copia e successiune de' fiori , la vivezza e varietà delle tinte e la facilità della coltura e della moltiplicazione rende ogni di più pregiato a qaclli che si piacciono di giardini e piante, appar- tiene alla faniiijlia delle gesneriacee e conta già una ventina di specie. Sono elleno quasi tutte erbacce ed originarie del Messico, del Perù e del Brasile. Hanno ri- zomi sotterranei s(iuaniosi sparsi qua e colà ili libre clic sono le vere radici; ma ve ne hanno pure di ascellari presso le foglie supei'iori , e tanto questi che quelli servono ugualmente a moltiplicarle. I loro fusti sono cilindrici pelosi, per lo più semplici: le foglie ovate opposte e macchiale, spesso oblique alla base, dentate, acute od acuminate: i fiori ascellari peduncolati, coslilnili da un calice il cui lubo brevemente campanulato ò attaccato all'ovario, il lembo libero e spartito in cinque lobi foggiati a lancia; da una ciunlla irregolare imbutiforme, e talor quasi ipocrateri forme a lembo spiegalo e profondanienlc diviso in cin(|ue lobi rotondi alquanto ineguali, a tubo lungo troncalo obli(|uamentc alla base ove posterior- mente prolungasi o rigonfiasi in una callosità più o meno manifesta, ed inserito obliquamente fra il calice e l'ovario-, da quattro stami perfetti didinnmi presso la base della corolla, a filamenti sottili cilindrici, ad antere biloculari ora libere ora congiunte a due a due, ed or tulle qu.illro riunilc in un corpo solo a foggia di disco; da un quinlii slame con antera eoslanlcnienlc abortiva; da un nrllario fatto a guisa ili anello or circolare ed ora pentagono, che attaccasi slrcllamenlc alTovario; da un pistillo, il cui stimma è parlilo profondamente in due labbra, lo stilo lungo cilindrico, l'ovario ovaio e cinto dall'anello nctlarifero. Il fruito è una rasellu sc^ra seinibilocularc bivalve, i cui semi sono atlacci'.ti a due placenic ( 857 ) scorrenti lungo le \aKe. Sono le iicviaiit' ylliiii ;ille gesnerie . e yloxinie; dilTcri- iicono csscnziulnicnlc du enlrunibe per lu l'urina annulurc del nettario, il quale in- vece nelle altre è costituito da cinque ghiandole pcriginc staccate l'una dall'altra. Contendono i botanici tuttavia se questo genere debba nominarsi ircvirana o acltimenvs. A chiarir la questione è necessario cspor hi-evenienle la storia di (|uesli nomi. Patrick biown nell'()|)era intitolata « The civil and nalurul liislory of Jamaica London • IG5G; p. 1270-71 — fondò primo il genere uchimenes sopra una pianta, che però non meritava d'essere slac<'ala dalle vuliiinnvc per costituirne un genere separalo, ed è la cotiimnea hirsuta dello .'^warlz, e la chiamò atlii- vwnes 1.' major ecc. \ ipicsta come seconda specie del nuo\o genere, e sotto il nome di acliinwncs !2.' minor, egli accoppiò un'alira |)ianta, che però non possiede i caratteri generici della prima , e |)crciò non poteva essere a quella as- sociala , ed è (|uella pianta che poscia H Persoon chiamò achimenes coccinea. Ciie il Brown abbia fondato il suo genere uc/iimeues sulla prima specie consta evi- dentemente non solo dall' esser questa da lui indicata la pi'ima , si ancora dall'avcp di questa diligentemente esposti tutti i caratteri delle varie parti del Gore e frutto, come suol farsi nella fondazione di un genere, mentre dall'altra non ha descritto alcuna di tali parli , e ve 1' ha riferite più per analogia di portamento che dietro verilieazione dei caratteri sopradclli. Se li avesse verilicali, si sarebbe accorto che la sua seconda specie aveva il calice adnato, mentre nella prima egli slesso Pavea dichiaralo libero ed avi'cbbe esclusa (|uesl' ullima dal genere da lui fondalo. Fu |)erciò che il N'olii , riconosciutane la insussislenza e veduto che ìacliimenoi di Patrick Krown era sinonimo di columnea , nelle sue symbolae bolunicae pari. ii. 1791. pag. 17, dovendo nominare un nuovo genere delle scrofularince, credette poter usare per questo il nome achimenes, che più non serviva per l'altro; e tosi ne sorse IW. sesamoidvs del Volil. Con ciò pai'evano assicurate lerininaliva- mcnle le sorli di questo nome quando il Persoon nella sua synopsis ptanlarum Lutei. 1807, pars ii. p. 104-05, dovendo fondare un nuovo genere per la seconda specie indicala da Patrick lìrovvn, si avvisò Ji applicare a questo l'antico nome achimenes, non badando che il V'olii l'aveva adoperalo già a significare altra pianta, e cire;.'li, con ciò fare, non restituiva già il genere di Hrown, ma invece ne applicava il nome ad una pianta, che non ne aveva i caralleri . e su cui egli solo fondava un genere. Il genere arhimcncx (les<'riiiii dal l'crsoon non essendo, quindi, quello del llrown, e d'alira parte essendo posleriore di data a quello del \ohl, non potè reggere in confronto di questo, fucsie ragioni, io jienso , indus- sero il Willdenovv nella sua enumcratio planlanim horli fìcrolinvnsis , 2, p. 639, a >op|)riiiierc il nome niliiìncnrs dalla pianta del Persoon, e ad imporlene il nuovo dì Ircvirana dedicandolo all' illustre botanico di questo nome: ed il chia- f issimo Marlius , rivedendo la famìglia delle gesiu-riacec , nella >apìenle sua opera , ( 558 ) nova genera et species plantarum brasiliensium, Monach. \u\. in. 18i9, p. 56, ne confermò l'iuluzionc imilandolo solo |)er eufonìa in Irevirania. Questi esempi furono poi seguili dallo Scliiedl , dal l'ocppis, dall' Endiicher e dal Don. Ma né queste ragioni , né questi esempi valsero ad impedire che il celebre I)e-Candolle nel volume vii, p. ìi.")') del pnidroìiDis .tìjsf. utii. , Paris I83'J, conservasse ancora V ac/iimeiìcs del lirown e del l'ersoon , illuso certamente il grand' uomo dall'an- teriorità del nome , né avendo potuto in opera di tanta difllcoltà vagliare accu- raiamcnte l'evidenti ragioni, clic ci obbligano a rilìutarlo. Detto abbastanza del nome e dei caratteri di questo genere, resta che ne in- dichiamo le specie. Il De Candolle ne indicò nove , il Walpers nel rcpcrtorium botanices voi. ii, pag. 719 ve ne aggiunse altre dodici ed, oltre queste, nominò senza descriverla V arliimcncs pi'dumulala di Kcnlliam ; sono elleno le seguenti: • 1. Treviraiia coccinca W. En. |)l. li. Bcrol. p. 3(J8. .\. coccinea Pers. .syn. jil. iJ. p. Idi, cyrilla pule/iella \\. sp. pi. ». • 2. T. rosea \'is. arhimcncs rosea, Lindi, hot. rcp. N. ser. H, 1, 65 ». « 3. T. Martcnsiana Vis. \. maculala, Mart. et Galert. End. syn. pi. Mex. in Muli, ai'cad. Hrux. ix, n.' 7. non Poepp. et Endl. ». • 4. T. Maculata Poepp. et Endl. Nov. Gen. et Sp. pi. Chil. in. 8, tal). 217, A. .. • 5. T. (iomifcra, Vi. — A. comi fera DO. Prodr. viii, p. 53G. Trev. discolor Poepp. et Endl. I. e. 8 ». " 6. T. Longiflora, Vis. A. longiflora DC. 1. e. Lindi. BoL Rep. n. ser. 15. tal). 19. Var. ilicifolia, A. ilirifolia hort. ». • 7. T. Scabra — Poepp. et Endl. I. e. A. scabra Walp. I. e. ». • 8. T. rj'licaefolia — Poepp. ci Endl. I. e. tab. 207. B. achimenes ^^'alp. 1. e. ». 9. T. Mollis — Poepp. et Endl. I. e. q. ac ìiimriìes Walp. I. e. rpiscia hispida DC. Prodr. vii. p. ;j47 ». • IO. T. Divaricala — Poepp. et Endiicher 1. e. — achimenes Walp. I. e. ». • 11. T. Mullillora — Vis. achimenes garda . in Hook ic. plani, t. 4(18. Hook boi. niag. 1. 3993 ». • 12. T. Rupeslris, Vis. — arhimencs garda, I. e. tab. 480 -. • 13. T. Tenerrima — Poepp. ci Endl. I. e. q. — achimenes \\a\\). 1. e. ». • 14. T. (irandiflora , Schiedt 8, p. 247. achimenes DC. I. e. ». ■ 13. T. Ilclerophylla, Martius nov. gen. pi. Bras. iii. p. 65, I. 126, f. 2, nehitnenes DC. I. e. ». • 16. T. Hirsula Vis. achimenes DC. I. e. ». " 17. T. Andrieuxii, Vis. arhimcucs DC. I. e. ». • 18. T. Erinoides, Vis. achimenes DC. I. e. ». • 19. T. Pedunculata Vis. achimenes Benlh. in pi. harlcr p. 78. Lindi Roi. Rcp. n. ser. 1 1. lab. 31 ». ( 8S9 ) Alle specie fin qui enumerale senza un ordine rii;oroso, percliè pareecliie a me ignote, se ne aggiungono nei cataloglii dei giardini delle altre che forse tutte, o almeno molte, sono varietà delle precedenti, e delle quali in (|UCSto scritto indicheremo i nomi. Ora poi diremo alcun clic di due piante, che si coltivano sotto il nome di arhimetum o trcvirana , henchè ad esse punto non appartengano, e sono: \' arliimcne.s pirla, e 1" A. Alba, la prima, che gira pegli orti anche col nome di gesneria pirla , dalle trcviranc — a cui si approssima pei rizomi squa- mosi — distinguesi essenzialiiienic; perché, in\ece di aver l'anello nellarifero proprio di ((uelle, è fornita di cinque giiiandole pcriginc e cruente; e difl'erisce ancora dalle gesneric, fornite al par di essa di tali ghiandole, per la corolla ob- bliqua , e non retta — rigonfiata alla base in una sola gibbosità , anziché in cinque cera' è proprio delle gesnerie. Deesi perciò riferire alle gloxinie , e mi è grato di potere alle 23 specie note di questo genere aggiungerne un' altra , che non può che crescerne la bellezza. Si può distinguerla pei seguenti caratteri : « fiLoxiMA pirla, Vis. ». • G. bcrbacea, rbizomatibus squamosis, cauicsccns, foliis O|)positis, Iute ovatis, • obtuse-dentatis, basi oblique-subcordatis, ajiice acutis, medio pictis, floribus ■ axillaribus solitariis longc |)cdunculalis, caluis lobis ovatis, in fructu palen- • tibus, corollae imbuti Ibrmis, tubo subvenlricoso , redo, limbi lobis palenlibus, • iufcrioribus sanguineo-guttalis, paulo majoribus, staminibus inclusis, glandulis ■ quinis, valde iiiaei|ualilMis ". Dell' arhimcnes alba fu fallo un genere che tionsi nei cataloghi senza indicazione di autore col nome di niphaea, e coli' epiteto obloiiga. .V Vendola jeri veduta in fiore, ho potuto assicurarmi meritar essa d'essere distinta dalle Ircvirane non solo , sì ancora dagli altri generi affini pei caratteri che sto per esporre — fra quali primeggiano la corolla rotata, il nettario esilissinio, lo stimma intiero e concavo. Quanto al nome da darsi a sifTatlo genere — quel di nipìiaea é tanto insignificante ed insieme lanlo simile a quel di mjmphaea che, quanlunque io abborra dal imijiiplicar la sinonimia, non crederei polerlo conservare senza ge- nerar confusione — lanlo più inevitabile quaiilo che al nome generico niphaea dovrcbbesi aggiungere lo specilico alba, non polendosi ritener l'altra di oblotìf/n perché avremmo, quindi, in botanica una niphaea alba ed una mjmphaea alba, le quali, benché vicine nel nome, diversiUchcrebbero nella forma di tutti gli or- gani della pianta. Gli é perciò ch'io m'avviso d'imporre al novello genere il nome già illustre del nostro eh. collega prof. Meneghini delìnilo cosi: MENEGIIIMA • ("alyx ndnalus, limbo quinque-pnriitus , laciniis lanceolatis aequalibu«. Corolla • sub rotala, lubo bie\issimo, basi ae(piali, limbo explanalo, lobis subaequalibus. ( beo ) • Slaiiiiiia (|ii;iluui' iiei|unliii . lil^iiiicntis cuiiico-subululis , piluiìis, uiitlieia puuiu ■ loiigiorilms , ;iiitlioris iiitrtirsls , t'oi(la(o-uv;ilis, aciilis, Idculis cxlus coiinectivo- " ampliato junclis-li'ctiscnic , (|UÌiilo hiovioii-iiuilico. Ovariiim amiulo uccia li fero « obsoleto, «laiululis dcccin (l'aiisvcrsis comiicmi, illiic l)a.si ciiicliim; slylo sub- • Icreli. slii;iiuilc iiilcgio, oibiculato, compresso, sulco exaialo. Capsula ignota ». « .Menkchixia allni, Sp. unica ». « Synon. achimeiiex alba, Mori, wjphaea obltmga, Ilort. « DilTert ab omnibus « gencribus alTinibus corolla rotalà-ncc longe tubulosà , staminibus aciiualibus • nec (lidynamis, ncctario annulari et simul giandulil'ero, stigmate integro-nec « prolunde bilabiato ». Si è questa una piauta irsuta, erbacea, a rizomi sotterranei squamosi, a cauli decumbcnti rossicci, a foglie opposte, cordato-ovale, lungamente picciuolale, dop- piamente scrr.ile acute, rugose e venose disopra, più pallide e a niaccbie grosse e nnmci'ose al disotto, a fiori ascellari, peduncolati, solilarii presso le paja su- periori delle l'(ii;lie, a peduncoli nnillori inclinati airapice, a ealici divisi in cin(|uc lacinie acute, campanulate nel tubo, a corolle hiancbc rotaie-patenti, un po' giallo- gnole alla fauce, a stami brevissimi, inseriti aireslrcmilà del tubo, i cui lilamcnti son conici e grossi e leggermente pelosi, le antere grandi, cuoriformi, a due logge coperte ed unite esternamente dal connettivo carnoso e dilatato, che riveste esteriormente tutta Tantei'a formandosi ancora un orlo rilevato all' intorno, e sono or libere — ora riunite a due a due: il suo nettario è un anello assai esiguo, appena visibile, clic cinge l'ovario alla base e poita presso di sé da nove a dieci gbiandolclte lineari, di color fosco, disposte travcrsalmcnte sopra il medesimo: il pistillo ha uno stimma (piasi orliicolare , intero , scavato trasversalmente da un solco, uno stilo (|uasi cilindrico, o appena coniprcsso, un ovario ovato e binato. Non bo veduto pcranco frutta mature da poleile descj'ivere. In' altra specie atline alle trcviranc si coltiva negli orti sotto il nome di arhi- vicni's argijìoxiigi)ni o leiraìieìtia liirsìdinn , che forse meritamente costituisce il tipo di un nuovo genere, ma clic a me non fu dato ancora di osservare. Finalmente nei cataloghi degli orticoltori si trovano indicate le seguenti specie 0 varietà sotto il nome di (jc/z'hioim, che vogliono es.scre studiate e riconoseinte. Arliimenes Lichmanni , che è probabilmente una varietà della Irevirann Imìgifìora. .\. Sp. De Sainle-Marthe. A. Sp. du Méxique. .•\. Siil)bl/h,ia — dal catalogo del bar. Ilngcl presso Vienna. .\. Funnosa. A. Elegans. A. Piilrlwlla, che forse sarà eguale alla ticrirmia rorriiwn del catalogo del gior- nale d' orticoltura a Bruxelles. ( S61 ) Da quoslo rapido esame del genere ircviraìia e delle specie, the indebitamciilc vi furono rifurile, risulta pertanto : 1." Doverglisi conservare il nome di irevirana a lui dato dal Willdncw, per- chè quello di acìtimeucs fu dato dal WohI prima del Persoon ad altra pianta. 2." Coutar esso di già 11) s|iccic ben note ed altre poche (G o 7) non per anco descritte. 3." Doversene escludere V achimenes pietà, clic più esattamente dee nominarsi gloxinia picla ^'is. 4.° Doversene allontanare ì' achimenes alba, come quella che forma il tipo di un nuovo genere eh' io vorrei chiamarsi mcnegliinia. 5.° Essere forse diversa di genere anche 1' achimenes argvvicN0Nr.. RIUMOISE DEL GIORNO 21 SETTEMBRE I I cav. prof. Moris imprende ad illustrare alcune specie ed alcune tribù di bor- ragince. Comincia dal mostrare esemplari di due specie di Echium del planla- gineum cioù e del crelicum, indicandone i caratteri distintivi, descrivendone tutti i particolari, dandone esatte frasi, annoverandone l' intricatissima sinonimia, e confermando le sue asserzioni colla testimonianza degli erbarii visitati a Londra ed a Parigi. Cosi ne formolava le scientilìclie frasi: • EcniiM planlagineum ». « E. birsutum: pilis caulinis omnibus ascendenlibus patentibusvc : foliis infe- « rioribus ovatis, oblongisve, subtus ad lalera egregie parallollincrviis , superio- « ribus floralibusque cordato-lanccolatis: corollis amplis calycem triplo-quadruplo • superanlibus: staminibus paucis pluribusve (saepissimc) sparsim villigeris lon- « gioribus limbi lobos supcriores subaequantibus, antheris oblongis ». « E. planlagineum L. Mani. DC. prod. Berlot. FI. Ital. ». « E. plantaginifolium Liitn. Ilerb. ». « E. violaccum DC. prod. ex parte. Cliaub. et Durij. Exp. Mor. Cambats. Eh. « FI. balear. non Limi. ». « E. grandillorum DC. prod. non De-^f. ». « E. crelicum DC. prod. ex parte ». « E. macranthum Viv. FI. Cors. Diagn. non FI. Lyb. ». « Ecuii'H crelicum ». ■ E. setoso-liispidum: pilisque minimis dcflexis inter setas caulinas patenles • pungenles obsilum: foliis inferioribus oblongis, cblungove-lanccolatis ad latcra • subtus coDspicue parallcllinerviis, superioribus lanceolatis: corollis magnis, ca- • Ijccm triplo-quadruplo superanlibus, staminibus sparsim villigeris, longioribus « corollinos lobos supcriores mediosvc subaequantibus, nucularum tuberculis apice • glandulifcris ». " E. crelicum Linn.... DC. prod. ex parte ». « E. grandiflorum Desf. FI. ,\ll. Mur. vi. Sard. El. ». ( 5CS) ) • E. austrf.lc Linn. ex DC. PI fr. ci llfib. •. « E. violacL'um DC. piod. ex parte, non Limi. ». Il prof. Dc-Visiani aggiunge che, oltre ai caratteri cosi saggiamente accennati si possa pure trarre partito dal diverso colore dei peli, glauccsccnti nel pìantagi- neum scolorali nei crelicum. Acconsente il prof. Moris, soggiungendo non potersi per le grandi varietà fissar molto su ciò l'attenzione sembrandogli miglior distintivo c|uello dei peli insidenti nel creticum sopra una ghiandoletla giallognola che a poco a poco si cangia in tubercolo ispido e scabro, la qual cosa non si osserva punto nel plantagiiteum. Il presidente aggiunge potersi pure marcare la diversa specie dall' esservi o no morbidezza di peli: ma non assentendo a ciò il prof. Moris, a convalidare le frasi dcscrillive emesse, e dimostrare il modo con che variano i peli nel planlagincum, cita la frase dei pochi e rigidi |)cli che gli appropriava il De Candolle non parlandone punto in quella del grandi (lorum. Questo confer- mano il prof. Moretti, pel primo avvertendo, che, avuta oltre agli esemplari au- tentici di esso la Flora balcarica di Cambassedes, e la gi-eca, vi rinvenisse le figure del creticum ben dissimili nei caratteri da quello del Linneo; e dopo del prof. Moretti il vice-presidente prof. De-Nolaris, dicendo essere tanto più impor- tante questa distinzione datane dal prof. Moris essendo i caratteri che si desu- mono dalla grandezza dei fiori molto variabili, avendo osservato che nei dintorni della città di Genova 1' E. ptanlagineum quando per qualche accidente troncato l'asse primario si ramifica a!la base, presenta ilei fiori più piccoli e ad una faccia diversa. Replica il prof. Moris la miglior dilfercnza esistere nelle antere, e domandato dal Visiani della diversità fra il violaceum ed il puslulatum, risponde che avendoli veduti nell'erbario di Linneo li ha trovati cosi allìni da poterli ri- tenere per una identica specie: sa questo però riservarsi ad ulteriori osservazioni ed aver intanto ben fatto il presidente a riunire nella sua Flora italica al vul- gare il violaceum, poiché come successe dello ilalicum, da cui, cosi vario nel- l'infiorescenza secondo le località, vennero indotti i botanici a separarne il pyre- iiaii-um rilenendo l'infiorescenza piramidala al primo, al secondo la fastigiata; ei crede esser pure cosi avvenuto del violaceum e del pu.stulalum. Insiste il prof. I)e-Visiani essere quest'ultimo pianta più australe e dilTcrente dal vulqare fornito (li una sola sorla di peli, per le due specie che ne presenta, gli uni jiroslrati e brevi , setolosi gli altri e più lunghi, il presidente sostiene esser pure fornito di due ordini di peli il vulgnrc: e termina questa discussione il prof Parlatore dicendo ritenerli varietà l'uno dell'altro, e facendo voti perche il prof. cav. .Moris approfittando degli utili materiali raccolti nell'ultimo suo viaggio, illustri mono- graticamente anche il genere echium come ha già fatto dell'altro egualmente dif fieilissimo medicago. Continua lo stesso cav. Moris illustrando con esemplari ed osservazioni l'art- ( 566 ) rhuxa erifpa del Vivìani , e quella da lui stesso giù pubblicala sollo un (al nome, accennando, come, credendole una slessa specie, le avesse lo Sprengel riunite, e cosi pure il Bertoloni, ma che avendo riveduto l'erbario del De-tlandolle, v'ab- bia rinvenuta la pianta spedita dal Viviani, e confrontandola colla sua, l'abbia trovala di gran lunga diversa e simile più alla ìnjbriiìa di Tenore, da cui e dubbio se possa venire distinta, come dall' «»(/»/((/« , alla (|ua!e mollo si avvicina, ne può forse esserne distinta che per le lacinie calicine cinquedentate o cinque- fesse, come per il calice campanulato, e trovò jiure difTerire dalla rrispa da esso lui descritta pei rami dis|)osli a due a due, pei liori sempre nei rami superiori, mentre che nella sua, l' inlìorcscenza comincia al basso, né mai presenta i rami geminati, e i fiori disposti lungo tutto il caule e la forma delle foglie paiono caratteri suflìcienti a formarne una specie distinta da quella del Viviani, onde cangiandone il nume di crispa Moris in quello di lilorea ne presenta le frasi seguenti : • Anchisa li torca ». - A. hispida: foliis linearis-lanceolatis, repando-dcnticulatis, undulalo-crispis: • ramìs floriferis allernis solitariis: calycibus 5 fidis, fructiferis, campanulatis, « deflexo-patuli: rorollae tubo quam limbo longiorc: fornicibus hirlis: nucibus « oblique ovatis, corrugalo-angulalis ». « A. crispa Moris St. Sard. El. 3 p. 'J non Vivian. nec. DC. ». « A. arvcnsis Moris St. Sard. El. 1 p. 5;2 ■>. • Lycopsis crispa BertoL FI. ilal. 2 p. 557 ». Il segretario prof. Meneghini fa ridettere che se la specie del Viviani si conosce essere una colla undulala, venendo allora soppresso il nome di crispa rimarrebbe di diritto a quella del Moris; e questi risponde essere nello stalo attuale della scienza necessario conservare benché dubbiosa la specie del Viviani cssetulo quella stessa descritta nel prodromo del De Candolle sotto il nome di A. crispa. Ciò fatto il sullodalo prof. Moris passa a trattare delle distinzioni proposte dal De Candolle intorno ad alcune tribù della famiglia delle borragince. Rammentate le quattro tribu nelle (piali piacque dividere questa famiglia al lodato autore, dice la terza, quella cioè delle eliolropiee riposare su carattere non vero: che avendo il De (Candolle descritte le piante di questa tribù come fornite di stilo terminale, ei lo abbia osservato laterale, perchè sebbene appaia all'apice delle nueule in forma di cono, pure si scorge diviso in quattro fascclli , ognuno dei quali termina lateralmente al basso in una fossetta, talché crede si possan riunire alle ciìwglossec , non dissentendo però che da queste si separino come una sotto tribù pel carattere della membrana che ne ricopre le nucule, il quale è di rom- persi nel punto in cui fra loro si ricongiungono. Continua dimostrando che la corolla non può somministrare caratteri suflicienti alla dislinziune delie tribu . ( Sfl7 ) puiclii^ nelle lilospcrmce non è sempre nuda , né sempre fornita di peli nelle anchmcc. Si die desumendo la divisione in iribù della famiglia delle borraginec dulia forma del riecttacolo, e del vario modo d'inserzione delle nucule, su ciò propone la seguente disposizione : BOUHAGEAE. SUBTRIB. I. CYNOGLOSSEAE. • Nuculac arcola laterali gynoplioro columnari conicove inscrtae: basi imovc ■ margine liherae. Styli crura lalcralia. • (ìen. J/cliotrapium , Asperugo , Echinoupcrmum , Cynoglossum , Omphalodee , « Erilrichium , Miosolis ». StUrniB. II. LITIlOSPEriMEAE. • Nuculae imo gynobasio affixac, imaquc basi iduratae, mox truncalac: areola • ejusdem bascos plana non excavata. Styli crura basilaria ». ■ (ifii. Lilhospermum , Atkanna , Pulvumaria , Erhium , Cerinthe , Onostna ». SUDTItin. III. AMCUUSEAE. • Nuculac imo gynobasio aflixac, imaquc basi mox circumscissae , areola ejus- • dcm baseos cxcavala, perforala, marginis anuuio striato cincta: seutellis in gy- • nobasio superstitibus. Styli crura basilaria ». • Gen. Sympluslum, lìorrago , Bugossites , Anclinsa, Lycopsi-t, Konnea ». Tratta poscia particolarmente del genere Myosolis elie il Kocb col De Candollc riferisce alle lilospcrmce, ritenendo spettare invece alle l'inoglosxee pei caratteri sovra descritti, e per l'aflìnilà cogli altri generi della stessa tribù, essendo fornito di achenii liberi , lisci , ovati , colle areole d' inserzione lateralmente alla base non piana, ma un po('o concava con un leggiero orlo, cosi clic male si abbiano fatto gli anidri suddetti disgiungendo dai generi affini \' erhino.ipcrnunn e porlo lontano dalle imjotìolis , sedendo tra questi due generi come perno di riunione V erilri- i-hiiim uanum, clie pur esso presenta l'inserzione al di su della base talché va rimesso li"i le cinoglusxoe. Il prof. Giuli riferisce alcune esperienze da esso lui instituite or son già varii anni sull'azione della luce lunare sopra i vegetabili, e delle quali fece parola il rendiconto della reale accademia di Napoli , e che riporta di nuovo essendo al- lora sua opinione gli efTclti osservali fossero effetto della sola azione lunare . ( 568 ) quando più tardi ebbe rampo a conoscere dipendere dalla riflessa Iure solare. Ripetuti gli esperimenti , di tenere cioè in luoghi privi di luec le vcecic seminale nel di, ed esposte nella notte a' raggi della luna constatò acquistare il color verde gialliccio. Ma che coltivate in due vasi e tenuto l'un di essi sempre allo scuro, e l'altro alternativamente nel detto luogo nel giorno, ed alla notte esposto alla luce lunare osservò le piante in quest'ultimo acquistare il detto colore ed innal- zarsi più delle piante contenute iiell' altro , ne dedusse , la luce lunare aver una azione scbbcn leggiera su le piante. Facendo agire la slessa luce su la soluzione di nitrato di argento mescolato col cloruro di sodio , concenlrala la luce per mezzo di una tenie convesso-ronvcssa , e fatta cadere sulla caita bagnata dalla soluzione e posta nel fuoco della lente, la carta acquista un color nero tanto più intenso quanto e maggiore la luce lunare , e quanto più ne è estesa la superficie illuminata dai raggi del sole. Se poi questa carta cosi preparala vien coperta in modo che non possa penetrarvi la luce, non divenia nera, e con essa potersi ottenere gli efTelti del dugiurrolipo come già osservava Arago. Deduce da queste ultime osservazioni, gli effetti della luce lunare essere eguali a quelli prodotti dalla solare, ritenendo per vero, la prima specie di luce altro non essere che quella riflessa dal sole; ed essere in questo .senso che la luce lunare agisce sulla vegetazione. L ab. Mouchet si propone di trattare la questione dei nomi di persone ( im- propriamente date, secondo che egli intende) alle piante, e reca argomenti se- condo lui riprovanti un tal uso. il Segretario prof. Meneghini, i prof. De Notaris, Parlatore e Moretti aggiungono qualche parola in confutazione dell'argomento proposto, c^l il presidente pone (ine alla questione sciogliendo l'adunanza. V." // Presidente Cav. Prof. Antonio BEnroLONi / Scgrelarii \ Prof. GrrsEiTE MENEfiiiiM Doti. FlUNCESCO SWIG.'IO.'NE. RIUNIONE DEL G10R^0 22 SETTEMBRE T I inai-cli. Ridolfì proscnla una variflà di pesca-mandorla, dicendo, che sebbene di essa si fosse già ocriipala la società d' incoraggiameiilo di Val d'Elsa, creder però per la sua sing(darilà attirar possa 1' allcnzionc dell' adunanza. II presidente , e i professori Giuseppe Bertoloni e Moretti avvertono non essere rara una tale varietà, averla più volle osservala a Genova ed a Bologna, solo potersi considerare come un fatto di più a constatare l'ibridismo vegetale, ed aggiunge il vice-presidente prof. De-Nolaris un tal fallo poter dimostrare il rav- vicinamento, e forse la riuniuue dei generi amijgdalus e persica disgiunti dai mo- derni. .Mia domanda del cav. prof. Moris se il nocciolo nei cftsi d' ibridismo delle piante sia stato mai seminato e se sia nato, il jirol'. .Moretti ris|)unde non avere fallo egli stesso osservazioni a tal' uopo, constargli però da esperienze altrui, che se iia.sceva ritornava allo stato di mandorlo quando era il pesco la pianta fecon- dante e viceversa, ed averne pure osservato i fruiti ma non j)iù mangiabili. Il prof. Parlatore dice di aver osservato nascere gli ibridi una o due volte e non più, e ciò contro la opinione del Seringe, il (jualc, d'accordo in ciò col Lagaska sostiene non poter succedere ibridismo nelle piante allo stato selvatico come ncppur al domestico. Sostiene una medesima opinione il prof. Morelli , dello esistere l'ibridismo nelle piante coltivale, come pure", sebben più dillìcilmente, nelle selvatiche colle osservazioni istituite sui rirsium alle quali il doti. Biasolctto aggiunge quelle sui verbasmm. E qui narra il prof. Parlatore come a tale pro- posilo avesse già fallo alcune osservazioni al sig. Seringe insistendo su falli in- negabili , e fra gli altri citando le collezioni aitificiali di (lori e fi-nlli ibridi ol- leniiie dal barone .Mclazzo di Palci'nio, il (piale giunse ad ollenere le tante e belle varietà spiccando le antere prima dello schiudimcnlo della corolla , versando sullo stimma il polline di altra pianta congenere, e coprendolo quindi di un velo ad impedirvi il dcposilo di polline versalo dalle antere dei liori della slessa, o di altra idcnlica pianta. Che a tal falli avca risposto evasivamente il Seringe, di- cendo doversi vedere se quelle fossero realmente specie distinte, sicché egli più 7i ( ti7() ) Milli iiisistovii cicdomlo s|iiiigci'o una (al i'is|)osla a lai |)Uiilo di soUigliozza da non sajii'r più rosa mai si intenda [ìer ispiTic. Proponi" il cav. Moi'is che a disllngiu'i'c se una specie sia ilirida o no si deb- bano tentar nuove spericnze, vedere, se, seminata una pianta, o non germojfli, ovvero una o sol poche volte, si possa senza contrasti ritenere ])er ibrida, ma se riseminata sempre rinasce, dcbbasi ritenere specie buona. Ajìpoggia il prof. Mo- retti la prova che le piante ibride non si possano pro|)agare citando gli esempi della ccHlaurca hijbrida , e della C. adulterina le quali os.servate in quali'he anno si trovano in grandissima quantità , in qualcli' altro spariscono all'alto per ricom- parire dopo molli anni. Il prof. Parlatore lispnnde non essere l'orse tali osservazioni suflicienli a pro- var l' ibridismo potendo una qualunque pianta per molte cagioni scomparire e ricomparire nel medesimo luogo. Si propone istituire osservazioni al proposito interessandogli tanto maggiormente la <;osa in quanto die si collega colla grande questione se le piante viventi al di d' oggi sulla superdcic della terra sicno le slesse o diverse da quelle del principio della creazione. Concbiude dicendo che se è evidente l'ibridismo nelle piante coltivate, altrettanto essere incerto che suc- ceda pure allo stato di selvatichezza: esser bene occuparsi di ciò seminando piante credule ibride, osservandone la germogliazione, quando essa avvenga, dovendo da ciò risultare 1' accettazione , o 1' abbandono di tale opinione. Termina la discussione il cav. prof. Moris proponendo le mollo varietà di }ie- lergonium per le ripetute esperienze: assentono il presidente, e i professori Berto- Ioni , e Moretti, il quale ultimo citando le icoi'ie del Galesio aggiunge conservarsi doppii i fiori che tali per ibridismo divennero, senza però avere argomenti ad escludere altre cause della doppiezza dei fiori, uè a decidere della loro costanza. Il prof, lloraninow legge una memoria su di alcune parti di fisiologia appli- cabili alla organologia vegetale pratica, ed alla terminologia. Comincia col dimo- strare essere semplicissimi gli elementi primitivi dei cor|ii : mollccole negli ««or- ganici, vescichette ed otricclli polimorfici negli organici. Offrire lutti i corpi una catena di esseri progressivamente perfezionali , e possedere ognuno la facoltà di aumentare il suo volume: conoscersi molli corpi oiganici formati di una sola cella 0 microscopica o aggrandita, quali le vauclieria, le vaulcrjm , altri a cellule concatenate (conferva, nilellaj o in lamina inonostroinalica , le ulve, o a pa- recchi strati spesso eteromorfi, un'alga, una pianta, un animale dei più perfetti: le cellule essere plastiche o latline, propagative od ovuli, spore ce. Posto ciò si propone di dare un supplemeiilo dclhi terminologia già pubblicala in allra sua opera, limitandosi solo ad indicare alcuni oggetti di organologia per soddisfare in parte ai bisogni della terminologia espressi dal prof. Mohl. Aramcllendo la ge- nerazione spontanea od equivoca espone le diverse qualità di cellule talliiic o jiio- ( 571 ) pngatÌM-. Tallo sarchhc un Icrmiiic generale per lc innovaziiiiii ci dai'cliheru una terminologia liolanica più semplice ed uniforme, e più suflìcieiite ed esatta pei- la descrizione degli organi: e ter- mina accennando gli inconvenienti, 1' iiiiililc aliliondaiiza ed i difelli dell'usuale lerminologiu dei diversi organi e specialmenic dei fruiti. Il prof. Parlatore non occupandosi della teorica della generazione spontanea pro- fessata dal prof, lloraninow, né della nuova nomenclatura da lui proposta si li- mita a far qualche cenno sulla composizione cellulare delle |)iante e sulla conti- nuità della serie organica. Higuardo alla prima ammette bensì provenire origina- riamente ogni pianta ed ogni parte vegetale al pari degli organismi animali da sem|ilici cellule, ma col progresso della organizzazicine manifestarsi bene spesso tali com|ilicii/.ioiii da non |)otersenc dare spiegazione alcuna nel modo proposto dal prof, lloraninow, il quale con semplici allungamenti; schiacciamenti e conca- leiia/.ioni di cellule intenderebbe formulare lutti gli esseri organici. Si oppone pure all'idea che le vaurhcric , cuulcrpa e uilvUe sieno costituite da uniche cellule. In quanto poi alla scric organica sostiene non potersi riguardare né come unica, né come continua , essendo ormai ben dimostrato dalla lunga lotta del (luvier e del Geofl'roi-Saint'llilaire che molteplici sono le serie, e vi hanno degli esseri come r aya-aya del .Madagascar, che insieme riuni.scono tipi di serie diverse quali SODO appunto i rosichianti ed i quadrumani : aggiunge non aversi continuità di serie in virtù della l<'gf:e di coircla/.ione organica, per la quale non tutte le com- binazioni di organi sono elTcItuabili in natura come lo sembrerebbe in pratica, e conchiude non potersi più riguardare come aforistico il detto: natura non facit sattut. V.° // Presidente Cav. Prof. Antonio Beutolom / Segretarii | Prof. GllSEPPE MENECniM Uott. Francesco Savicxone. GIORNO 4.1 SETTEMnnB NoQ $1 ttoae adananM. Serondo il pratirato noi prcccdcnli Congrr«ti i membri componenti la «elione fecero una cscarsione lungo le mura della cilli che guardano al levante, dalla porta di Monlaldo cio^, Gdo alla porla Pila , visitando nel Iragiilo il giardino del march. Durauo lìtuato allo Zerbino RIIINIOINE DEL GIORNO 24 SETTEMBRE 1 1 segretario prof. Meneghini esprime il desiderio die nel processo sia dichiarato come essendo mancalo alla precedente seduta udii alihia potuto prender parie alle discussioni che in quella si tennero, ciò che non avrebbe ccrlaincnlc lascialo di fare per riguardo specialnienle alle opinioni del prof. Parlalorc sulla slrutlura csscDzialmenIc cellulare delle piante, e sulla unità cellulare delle sifoncc degli ar- ticoli delle nilelle. 11 prof. Parlatore relatore della commissione incaricata dell' esame dello ululo del giardino botanico della regia universilà, legge a nome della medesima, il se- guente rapporto. La commissione (composta de' professori Giuseppe Moretti, Roberto De-Visiani e Filippo Parlalorc relatore) incaricata di riferire sul giardino botanico di fjucsla R. universilà degli sludii, dopo di aver visilalo questo slabiliincnto si reca ad onore di far palese a questa sezione il suo eonipiacimeiilo per aver ivi trovalo talune collezioni ben ricche
  • 'otaris, alla cura del quale ù aOidala la direzione del giardino, e a cui si deve si pregevoi raccolta di belle piante, non che al ca|)o giardiniere sig. Bucco : però essa non può f.ire a meno di esjirimerc il suo vivo desiderio di vedere accresciuto il giardino di nuove serre, attesa la ristrcUezza di quelle attuali, per cui è forza in inverno di collocare le jiianle nei corridori dell'uni- versità, ove per la mancanza della luce e del calore convenienti a tali piante queste devono in parte almeno perire; e sopraltuUo di vedere ingrandito l'orto ( ^7.1 ) stesso per lu coltura delle piante ciie vivono in piena terra. E con tanta forza essa esleriia questo suo voto, in iniaiilo clic il cicln lidcnlc di questa incantevole città e le tepide aure delle sue sponde pcrriicllono di ipii allif^iiarc piante di più miti regioni, die non è possibile di poter coltivare a ciclo scoperto nel giardino botanico di Torino, sì distinto per altro in Italia per la copia delle piante da serra, e per l'altra delle al|)iiie. La commissione nutre fondala speranza die questo suo desiderio sarà ben accolto da ehi mcrilameiilc presiede alla istruzione pubblica dello stato, ed essa si augui-a di poter contribuire così a mantenere e ad accre- scere, se sia possibile, quella l'iputazione, che per rabbondanza e bellezza dei liori e delle frutta giuslaniciilc gode all'estero la città regina del Medilerraneo. Nel chiudere ([ueslo ra|)poilo la commissione si crede in dovere di aggiungere ancora un altro suo volo, perché l'erbario del N'iviani, che in grazia delle specie aulenlielie e rare , dev' essere di sovente consiillain dai holanici , sia collocalo in un silo degno dell'autore che lo formò, e della uiii\eisilà genovese cui esso aj)- parliene. Il segretario prof. Meneghini passa poi ad esporre alcune sue osservazioni sulla injìoiTScenza della tiglia. Il pi'of. C. Hrunner (iglio, egli dice, in una sua me- moria, comunicala dal prof. Alf. De Candolle alla biblioteca universale di Gine- vra (arcliiv. n." 2, Ili marzo 1840), dà una esalta descrizione della inlìoresccnza della liglia e della sua origine da una gemma laterale alla ascellare. Hencliè non manchi al suo lavoro che una sola considerazione, egli crede utile l'aggiungerla .senza meritarsi perciò la taccia di plagiario. l'ino dai suoi jirinioidii la gemma ascellare manifesta due lobi , uno dei quali minore e laterale. La distinzione diviene mollo più palese quando si rimuovano le due squame più esterne. Itiesce allora dislinla dalla gemma fogliare, che ri- mane ad attendere la seconda priinavcia, la jiiccola gemma liorale, da cui pro- viene la nota infiorescenza colla sua brattea. Dirimpetto ad essa, nella gemma fogliare rimane una .s(piama solitaria, mentre il silo della sua corrispondente è occufiato dalla brattea liorale. Consimile condizione riscontrasi pure nei rami non fioriferi. Ogni gemma ascel- lare inehiudc ed asconde sotto alla prima squama altra minore, che d'ordinario abortisce, ma qualche volla si s\iluppa in ramoscello foglioso, le cui foglie si di- stinguono dalle comuni peicliù minori e peliate. E da ciò l'aulore trae la seguente deduzione. ■ Le lilleul porte donc deux espèccs de branches, doni l'une pi'oduit dcs fleurs • et l'aulrc n en produil pas. Les fcuilles des branches llorales portelli à leur • aisccllc DF.IX bourgeons, doni l'un se développe en lleurs dans le courant de • l'année ini il est forme, (andis que l'aulrc reste pour se Iransfurmer l'anuéc • sui\ant en branche (,/. r. p. 185) ». ( ti74 ) La doduzioiio è giiisla , m;\ dà luogo, sciomlo il Mciici-'liiiii :i(l ^illic ((iiisidc- razioiii. Dal iiiodo con cui ò esposta scinbrercbhc clic raiiinrc, iicceii/.a rappresenla la ijemnia o il laiiio c(irrispiiiiilciile alla ascella di essa. I)unsa pili in dubliio, poi- ché aiiclip nelle geinnie l'accrescimento delle ti'achee é, secondo che vide, non esci lisi va meli te ascendente. Il prof. Pailalore convenendo in ciò col .Menegiiini e continuando a svolgere le idee del Gaudicliaud forma P alleiiziime dell' ailiiiiaiiza sulle radici freipieiiti delle monocotiledoni, dalie (piali provengono numerose libre, che, indipendente- mente da ogni correlazione del sistema fibroso del caule , si distendono in ogni direzione, e come suol dirsi, à palle d'oic, ed oll'rono il singolare carattere di mostrarsi più sottili e delicate là appunto dove eiilrano nel tronco, cai'attere che appoggia l'idea della loro provenienza dalla radice, e non già dal tronco. Il prof .Meneghini descrive l'origine e la formazione di quelle libre, insistendo sul principio generale della morfosi fibrosa eonseguenle sem|ii'c allo stabilimento delle coirenti, diiiiostranilo com' esse libre del pari clic le correlili si dirigano a tulli (pici |iuiiti ove una prevalenza di stimolo vitale richiama il nutrimento, e concliiude assieme al i'arlalore essere il sistema fibroso di (pielle radici secon- darie in gran parte ed anche interamente indi|)endente dal sistema fibroso del tronco e delle foglie. Il vice-presidente cav. prof Dc-Nolaris espone il seguente prospetto della fa- miglia degli islcreacei , narrando la storia del genere /ii/.s7t'r/i(m , e della famiglia su di esso fondata, precisandone i caratteri, stabilendone le sezioni, definendone i generi, ed annoverandone le specie, accompagnando il lavoro di sei tavole, che si produce avendo la sezione dietro jii'oposla del presidente espresso con applauso il voto perché sia pubblicato negli .\tti del Congresso. PROFILO DELLA FVMIOLIA DEGLI ISTERIACEI. Nel lavoro di cui presento un abbozzo, ho preso a trattare delle s|)ecie del- l'antico e notissimo genere /iiyx/ow'iim , le quali costituiscono in oggi, nell'ordine dei pirenomiceli , una famiglinola facilmente distinta dalle allìiii per la configura- zione del eoncellaeolo orizzontalmente allungato, deiscente pei' mezzo di una fen- ditura longitudinale, quasi una ciiyiii/n tratta per due oppo.vli punti, e per tal modo ridotta a forma lineare od ellilica. Il genere liyntriiiim veniva istituito da Todc nei fungi viccklenburgotses (1791 ) coi seguenti caratteri : ( «70 ) « runsiis obloiigiis, acuminaliis, i;\viis, scssilis, linoa Iransvcrsali fiiidciulus, • sfiiiiiiiliiis globoso-eoaudatis , ilisriiin obduceiitibiis ". Ndii cuiandosi di rsaiiiinai'i' aiialitìcnnu'iilo la slrullura dei li|)i fondaiiiciitali di qiK'sto goiii'ir ( hijsti'riiiìn rinulidiiiit , roonilciiin . iiiiirnm ) , àw Av\ (jiiali pur oggi si conoscono apiiciia, (piasi cbc il modo di deiscenza di un concdtacolo im- plicasse idenlilà di sliiillnia; i micologi conlcmporanci a Todc, e quasi Intli in- distiiilamcnle i moderni, galleggiano nciraumeiilaiiic le s|iecie, a (ale l'Iie nel giro di jioclii anni, ne \e(lemmo a dismisura molli|ilicato il numero. Il De (laiidoile l'u primo clic osasse, avulo l'igiiardo al modo di evoliiziono, spartire gli lii/slerium in due sezioni: nella prima raccolse le specie stiperlìciali 0 cosUinlemente libere e nude, nell'altra le specie innalo-erom|ienti per le quali propose r appellativo liijpodvnna, serbalo alle prime il nome generico originale di Tede. Distinzione di scarso valore, in quanto clic basata sur un carattere per se slesso di lieve entità, ricorrendo ad ogni momento gli csempii di sjiccie indill'e- rentcìncnte superficiali od innate, le quali nonoslanle la Imo doppia abitudine comiiiono normalmeiile le tasi tutte di loro evoluzione. Così V liìjxicriiim fiaxini , V clevatum , il cunflttens il divcx, ecc., risconlraiisi frequentemente e perfino sur una stessa matrice ora liberi e superficiali, ora innati ed erompenti. Di aberra- zioni siffatte altrove bo tenuto discorso, e da esse io credo poterne dedurre il corollario, che due specie possono essere diversissime in quanto alle relazioni tra pirenio e matrice, o nondimeno appartenere a un medesimo genere, o in altri termini clic i generi fondati esclusivamente suU'IkiIìÌIus , nei micromiccli al- meno, non sono quasi mai naturali. Con maggiore squisitezza di tallo lia proceduto il Fries, il (piale nei xclcro- micetì suerici pubblicali nei fascicoli micologici di Kunzc e Scbmidt (1823) nelle lìhxprvalifmi'x iinjcfilDgicai' (lS'2^-'2i) nel sìjsh'ma , ne\Y flcnrliux fiuKinnim ( I8!ì0), presenU'j i pireiiomiceli sotto un nuovo punto di vista, e propose negli isterilii alcuni nuovi generi , che l' analisi microscopica ha novellamente sanciti. Tali sono ad esenijiio Yoslropa, i lophium, gli actkUum; ma in quanto agli Injxlcriiim , ri- lìulando gli Injpodcrma clic in gran parte avrebbe potuto adottare, iiice|)pò an- ziché promuovere la logica sistemazione di questa famiglia. Rimproveransi inoltre a questo insigne micologo le inesattezze in cui è caduto, accennando la forma degli sporidii nei generi or ora citati , le infedeli interpreta- zioni delle atììnilà di alcune specie, tra cui memorabile la traslazione iMV Injsle- rinin m'yiiim (II. (jiwrciìwm Pcm.) ai rowngiiim — onde delle tre specie del genere Injsittriiim di Tode, neppur una sola rimarrebbe a ra|ipreseiilarlo in questa famiglia — per il quale, salve poche eccezioni, io credo di do\cr ammeltere il genere colpoma di Wallroth. ( 077 ) W'ulli'olli nel reslo (Flora rnj/ilug. 1833), si è Iciniln |ji'(lc'S(i'i>mcii(c sulle orMiie (li Fries, e ne liu ricopiiiti ifii errori. Il Corda liiialiiiciile nelle icoiwx fnnijoruìn (1842) em:inei|)utu.-.i dalle sufisliclierie dcir aulir;! scuola, si elevò sulilirne su ludi i |iiedecessori , e non duhito ch'egli saicliljc arrivalo a più l'elici risullaiiieiili , se avesse poluto enncleare la slrulliiru di niagi^ior numero di specie, o pei' lo meno i tipi di tulli i f;eneri precedenle- nienle proposti. L' insieme però del suo sistema , per (pianto ri!:uai'da la presente fainij^lia, sente lulla\ia l'cmpirisnio delle massime fiicsiaue, perciocelid' egli non è riescilo a ipiellc ultime astrazioni dalle ((uali devono muovere in avvenire lutti 1 (enialivi, diretti a riordinare la gran classe dei funghi. li in vero nessuna di quelle cin(pie Irihi'i , in cui egli ha diviso gli istcriacci, fondate onninamente sulla forma esteriore dei coneettacoli o pireiiii, può essere maiilenuta nei limili divisati nel suo gigantesco lavoro. Le stegiacce essenzialmente min dill'eriscouo dalle pczizacec, e il passaggio dal genere xlcfi'ni alle pezizc, è evideulemenle indicato dalla pcziza iiixidinsa e dagli aflìiii pImtliUiim lanrn-rerasi , runnnndi . acrialiiin e simili, nei (|uali la parte che ricopre la cupula e che si ajirc per mez/.o di fcnditiiie raggianti, è formata dall' e|)idermide delle matrici, ed alfatto indipcndcnic dalle cupule. Il genere iliuslmutim , annoverato nella 3.' tiiltù dei eliostomei, e tuttavia mal noto, trovandosi negli esemplari distrihuili da Fries sotto questo nome, due specie grandemente diverse dagli arlidiiiììi e per la struttura dei pirenii e per la forma e colore degli sporidii. Il genere plinrìdiinii, presenta per lo meno Ire lijii distintissimi, uno dei quali si commette al genere lojiliodiTiiia , gii altri unitamente aW lielerospìiaeria rien- trano nelle pezizacce. Nei i/ii/tì.sma, riferiti alla sle>sa Irilii'i dei phacidiarei , distinguonsi parimenti due tipi: il rliijlisma eugmiarum , analogo al salicinum e al maximinn, per la condizione del nucleo, la forma degli sporidii, la parte coi'licale del ricellacolo che si apre per delle screpolature irregolari, diversissimo dal r/njlisma arcriniim, in cui i pirenii e la fiutlifieazione presentano i caratteri dei lop/iodcrma. Partendo dai principii che ho accennati nelle mie osservazioni su alcuni generi (li |iirenomiceti , distinguo gli istcriacci in due grandi sezioni desunte dal colore degli sporidii, od altrimenti dalla condizione del nucleo e del tegumento onde gli s|)ori(lii stessi sono composti. 1 generi risultano in ogmina di esse dal ravvicina- mento delle specie che dimostrano idenlilà di struttura nei pirenii, nel nucleo, e negli sporidii. Non propongo per ora gradazioni nelle fondamentali divisioni, perche lìii qui niui conosco tulle le specie di hiix/rriion descrilte nelle opere di niicologin, farò bensì osservare che nel prcscnt.irc cogli stessi lineamenti indicali d.il Corda la 73 ( 578) presente famijjlia, non intendo rinnegare il coiicolto , clic ;ilmcno in omlua lio formolalo nelle già citale mie osservazioni, e clic sarà, se mi appongo, il perno di tulio le future licerche microinicetulogiclie. IIYSTERIACEI. Hysteriaceae , Conia Ivo», funq. v. p. 3i ex parie. « Pyrenium libere cvolulum, vcl innato-crumpens, integrum vel dimidiato-seu- « tiforme, depressum, plus minusve iiorrizontniiter clongatum, elliptieum, oblon- . gum, lineare, simplex, ramosumve, vel a intere compressum, verticale, rima • longitudinali reelusum, vel demum orhiculare, angulalunive a centro ad am- • biluni in hieinias tres, pluresve dehisccns, fundo li iiclilcnim , ccllulis minulis, • plus minusve stipatis, forma variis contextum, plerumquc aterrinnim. » « Nucleus ccraceus voi gelaliformis, ascis, saepissime para|)liysibus obvallatis, • eompositus. » « Asci plorumque oclo-spori, eylindriaeci, clavali, vel saceiformes. » « Spnridia varia, filiformia, cylindracca, oblonga, siniplicia, vcl l)i-(piadri-plu- " rilocuiaria, loculis indivisis, conijìositisquc, liyalina, pallide iuleola, fuliginea, « fuligineo-fusca, badiave, plus minusve pellucida, vcl prorsus o\M\ca. » « Stroma tenue, lilamentosum, gruinosum , superficiale vcl innaluni. inlcrduni ■ obsolelum. » « Fungini lignatilcs, corticoli , vcl foliicoli. » SFXT. I. PIIAEOSPOniI. ■ Sporìdia composita, colorata, fuliginea, fuligineo-luteseenlia, badio-fuscenlia, " pellucida , vcl prorsus opaca. • I. TRIDLIDU'M. Tributili sjicr. pers. — llijuterii spec. aiirl. « Pyrenium eoriaceum , tcnax , alnnn, rima longitudinali insoulpta , bilabialo- ■ dchiscons. Sporidia bi-\cl quadrilotularia, ad dissc|)iinenla eonslricla , maturi- • tate badio-fuscescentia , prorsus opaca. » " 1. TriMidiuin eicvalnm Diif. — llyslcrium eicvalum Pers. » • 2. Triblidium confluens — Hysleriuni cnnflucns Kuiiz. in WeigcI. PI. Surin. » '.il') ) l(. llYSTEflirM. l/ysterii s))ec. attrl. — llipwrogrujìltii spcr. Cm'da. « Pyreiiiuin carbonaceum , fragile, plus ininusve elongatum, airuni, lima lon- « gi(U(liiiali ik'liiscciis. Sporidia obloiiga , fuligiiiea , plcrumque pellucida, quadri- • seplem-lot'uiuria, loculis siiiiplicibus oiiinibus, uno vel. allcrovc, loiigitudinalitcr • bipartilìs. » • 1. Ilyslcriuin pulicarc auct. » « 2. Ilyslcriuin ruiisselii. » • 3. llysIiM'iiini fuiH'i-ciiin. » « i. ilysleriuiii grainmodcs. » III. IIVSriólllll.llU'llM M. ffi/slerii spcc. niirl. — l/ysterii et llijpodeì'matis spcc. DC. llijsti>ro(jraphinm Corda ex porle. • PM-enium carbonaceum, fragile, atrum, elliplicum, elongalumve, rima lon- " gitudiiKili dcliiscens. Sporidia ovoidco-oblonga , fuliginoa, vcl l'iiligineo-fusca , • plus minusvc pellucida, loculis nunierosis, iiuiequaiibus, in scries plures Iran- • sversas disposilis. » « I. Ilyslcrograpliiiiin eloiijiadiin Corda — Ilysleriiini olongalnin Frics. » • 2. iI\slerogra|ibiiiin fraxiiii (^orda — Hyslerium fraxini Pcrs. — Ilypoderma ■ fraxini DC. » SECT. II. lIYALOSPOnil. • Sporidia byalina, composila vel simplicia. •■ IV. CLOXIOI'SIS. • P\rcniuin carbonaceum, fragile, plus minusvc elongalum, alrum, rima lon- . giliidinali dcliiscens, sporidia pallide lulesccniia , jiellucida , iornlis irans\erse ■ pluriscrialis, allernis ^nliinde simplicibus. coiiiposita. » • I. Gloniopsis decipiens. • • 2. Gloniopsis piillii. • ( S8() ) Gloìiiiim Miifili'tìb. , Frirs — Suleuaiiniu S/irriifi. — //ijulfiii s/ht. ami. « Pyrciiiiiin cmlìoiiaci'iiin, IViiisik'. plus initiusvc ildiigiiliiiii, inli'idiiiii iii(li;iliiii riimosum, rima longitmlinnli cxciirronlo-di'hisccns. Spoiidiii li\iiliii:i vcl |i;illulc lulcscoiilia, ovoiiloa . olliplicavc . Iiilociilaria . ad (lissi'|iiiiu'iiliiin saopius coiis- Iricla. » « I. Gloniuin slellatiim Mùlilciib. — Solenarium Miililonbcrgii Kunzc. » " '2. Gloiiium contoi'ltiin — llyslcrium ron(i)i'liini Dillin. » « 5. Gloniuin divcs — II\stei'iiim divcs Diilrs. » • 4. Gloniuin incrustans. » •• 3. Gloniuin lineare — llysleriuin lineare Frifs — Ilysleriuin angus(aluni Pei's. » VI. .\<;TiDirM. Frics obsorval. mucitl. ci . • I. Lnpbiuiii elaliim (ire\ill. • • -2. Lopliium mUiliiiuiii Fries — llysleriiiin iiiylilimim Pers. » X. Tivriinrinu. //ijpodfniialis xpcc. DC. llijslcrii sjicf. nini. — Lo/iliodi niiii -/ec. Clieral. • Pweiiiuiii iiiiialiiiii . papyraceum, carlilagineumve. aliiiiii. cIMptieum , eloii- " galiiiiue, lima liiiii.'iliidiiiali dcliisceiis. Asci e lusi vaidc alleluiala elavali. Spo- " l'idia liyalina, bi-ipiadrl-loctilaria , sim|iliciavc. " • I. Ilypoderma ilieiniim. • « "ì. Il) pndcrnia liederac — llyslcrium iiederae F. Necs — Hyslcrium l'oliirnliiin , • li. Iicdcrae Fries. » • ."). Ilvpoderma niliiliim — llyslcrium eommiiiic nitidum Delma/.. » ■ l. Ilypoderma rubi — llysleriiim 'rubi Pers. — llypdderma viriiullnriim, • » di;. • . S. ilypoderma eorni — llyslerium corni Scbruidl el Kiinze. • • fi. Ilypoderma seirpinum DC. — lly.slerium seirpinum Fries. • ( 58-2 ) XI. COCCOMYCES. IJi/sterii . l'/iacidii s/ii'c. miri. — Culpoiiialis s/wc. W'tdir. « PuHMiiiim mi'ml)iaiiai;euin , flaiciilum , luli'osiciis, rima Idiigiliuliiiali, voi la- « ciiiialim (k'Iiiscens. Asci e basi alleiuialu clavtiti, octospuri. Spoi'idia liyulina, • c}liiKli'aooa , |)lui'ilucularia. « « 1. ("ocooin\c('s tumida — Hysloiiiim tumidum, a B. Frics — IMiaridiuiii " trìgoiiiim Scliiiiidl — CoI|ioma (rii^uiuiiii Wallr. « XII. COl.POMA. Coipotnaiis s'pcr. U'»///'. — Sporomcga et I/ijslerii npfr. ('.orda. Ilijstvrii el Cenangii spec. Fries — I/tjpndrrmdtis xyjcc. DC. — Trlhlidii spcc. Pcrs. • Pyronium roriacco-spongiosum, fli'xile, cllipticum , clongalumvc, fuiiginco- ■ alrum, rima longiludiiiali doiiisccns. A.sci e basi alleluiala tlavati. Sporidia « Inalina liliformia , cniilinua. » « I. Coipoma quci'cinum Waiir. — Hyslcrium nigium Todc — llysloriuni (|uer- • cinum Pcrs. — llypoderma qucrciiium DC. — Ceiiangium qucrcimiiii •• Frics. Triblidiiim (|ucrcimim Pcrs. » « 2. Colpoma dcgoiicraiis — Hyslcrium degciicrans Fries — Sporoniega degc- ■■ iicrans Corda. » MII. LOPIIOOERM.K. Ilyalrrii ri Phncidii spec. aiiri. — Lophodcrmii spcc. Chcval. « PjTOiiium iiuialo-supcrlìcialc, iiinalumvc, orbicularc clliplicum, clongalum , " angiilalumve , coriaccum, alrum, rima longitudinali, vcl rimis pluribiis a cen- ■ irò radiantibus dchisccns. Sporidia liliformia, continua, pallide lulesecnlia. » « .(. Phaciflioidea — Pyrcniis riniis a centro radiantibus deliisccntilìus. » « 1. l-opboderma pbacidiuni — Piiacidium coroiialum Frics • — Peziza eomitialis " Batsch. — -Xylonia pczizoidcs Pcrs. » « 2. Loplioderma dcnlatum — Pliatidiuni dcnlalum Scliniidt — Spliaeria pun « clil'ormis V. Pcrs. » « 5. Lopboderma della — Piiacidium delta Kunze. » « fì. Hysierioidca — Pyreiiiis rima longiludiiiali simplici dcliisccnlibus. • 4. I.iiplioderma xylomoidcs Clieval. — Hyslcrium foliicolum , a Frics — « llypoderma xylomoidcs !)(;. ■ ( li8.) ) « 5. Lo|)li()(l('niia mclalpucum — llysloriiim mclalcurum Frics. • • C. Lo|ili()ileiiiiii liKU'iilai'C — IlyslPi'iuin inanilair Fries. » • 7. Lopliiidcfina pinastri Clicval. — ll\slci'iiiiii [linastri Stlirad — llypoderraa « pinnslri IH!. » " 8. Loph()il('iin;i jiirii|)ciiiiuiii — II\slci'iiin» jiiniprriiiuii) Trics. • • 9. Lo|p|io(lciMia ciiliiiigciiuiii — llvstcìiuin (■tiiiiiiiji'nutn l-'ries — llysteriuin « gruniineiim Pcis. » « IO. Loplioilfiriia lireve — Hysipriiiin brovp Bcrkal. » • II. Liipliodcniia .-^priatiim — IlvsIcriiiMi scrialuin Liberi. • • i'2. Lopiiodcrm» nrundinacciim Ciicval. — llyslcriuin aruiidìnaccum Schrad — « ll\po(li'inia aiMiiidiiiycpuin ])(',. « • 13. I.oplioilcrina apiculaturn — lly.'^li'iiiiin apinilatum Trics. ■ XIV. MF.1.VN0S0IHS. ftlnjlìsmalis sper. Fries. ' Pyronia grcs^aria , sul)pa]>yracoa , ciliptira , oltiongave, depressa , rimosa iace- " raloNC dehiseoiilia, .sdoniale lemii, iiiiialo-siipcriiciali, maculaeforini, atro oI)le- • da et superiori parte cum eo concreta. Sporidia fiiirormia, continua, pallide " liilesrentia. » • 1. .Mclanosorus acei'inus — Itliy tisma acerinuni Frics — Xyloma aceriiuim Pers. » Quindi il prof. Moretti espone il risultato che ebbe da lunghe osservazioni e da numerose e ripetute esperienze sulla monografia dei gelsi , insistendo particolar- mt'iile sulla necessità della scminazionc di essi per constatarne la specie, giacché di venti e più specie di gelsi variamente denominale da diversi autori ed in varie parti d'Europa egli riconobbe che si riducevano a sole tre specie diversamente distinte: .1/. alha , nUjra , rubra. \ dimostrazione di ciò presenta alcune tavole in cui sono figurate le svariatissimc forme delle foglie di una sola specie, il M. alba. Il prof. (ìiuseppc Hcrloloni avverte che il moriis acuminala detto volgarmente vuirn piangenle dell Africa australe per gli ovari! più gradi acuminati sormontali da due stigmi lunghi ed irsuti nella parie interna e per il soroso allungato e del doppio più jjrande differisce dal .V. drlic Indie orientali indicato d.d prof. Moretti. V." // l'rcsidi-iilf C.av. Prof. Antonio Meokilom / Scgrelarii ! Prof. GusEi'PE Mf.nei:iiim Doti. Fll\NCE.SC(l Savignojse. iuuìMOìM: m.l GIOKNO 25 SF/ni'Mlìni' Il prcsidcnlp propoiio di piTscnliirc vivi ringraziiiiinMili ;il virc-])rcsi(k'iilfi cav. prof. nt'->olaris jicr 1' ('(■coIIpiiIc sua illusira/.iono ilrlla vo^plaziono lictiislica di cui arriccili la (Jiiida gonorosamciitc regalala dalla gloriosa cillà di (Icnoxa agli sciciiziali italiani convcmili all' oliavo (!ongrcsso. Il prof. Parlatore 1i',ì.'ì:c a nonio del prof. Ugo Molli la seguente menioiia sullo xfilitppo ililln iiirwhi-dììii tlrl/r cellule, la (piiil<' si riporta pei' intero avendone il presidente proposta la inserzione negli \lli, al che annui niianinianiente la sezione. Se io oso di fare alcune riflessioni sullo sviluppo della nienilirana delle cellule avanti questo illustre Consesso, io devo prenietlere clic esse non sono novelle, perchè io lio pubblicato una parte di queste in Germania , ma forse io troverò una scusa in ciò clic le mie ricerclie potranno così essere ripetute ed esaminale. Secondo le mie osservazioni la membrana delle cellule risulta di due memltrane di diversa composizione chimica e durata, l'esterna è la più facile a vedersi e per questo è stala quasi sempre l'unica osservata; questo organo è quello di cui intendo parlare e che io chiamo membrana delle cellule , la sostanza principale della quale è nominala eelliilasn ; la seconda che nelle circostanze ordinarie non è visibile, è formala da una membrana (Iclicala , collocata sulla faccia interna della membrana cellulare, ineolora ; qncst' ullinia membrana si contrae per in- fluenza di diversi agenti chimici, |irincipalnieiite dell'alcool, degli acidi, e della soluzione del cloruro di calce, e diviene visibile come una membrana ben diversa della cellulare, e contiene lulte le sostanze organiche che si trovano nelle cel- lule, per esempio il nucleo, i granelli di clorolìlla ee. Questa membrana interna cui io nomino ulricolo primordiale , è formala da una sostanza che colora in giallo con r iodio, che non è sciolta dall'acido .solforico, e con questo e con l'io- dio non dà un colore ceruleo, ciò che dà la prova che questa membrana non e composta di relhilnsn ; questa interna membrana si trova in tulle le giovani cel- lule, e in quelle adulte che contengono la clorofilla; essa è sparila nelle masse ( 585 ) cellulose adulte del legno e della niidulia, jiaie ilie f|iicslo ulricolo primordiale è anteriore alla membrana cellulare peiiii^teiite, e che dalle modilicazioiii di cui questa mniibraiia è la sede dijienda la moltiplicazione delle cellule, cioè piinci- ))alini'iite d' una maniera determinala nella conserva glomcrata , nella cellula ma- dre dei glubelti pollinici questo utriculo primordiale anteriormente piano fa più tardi il ripieg'imento verso l'interno delie cellule; i quali globctti si insirandiscono a |)oco a poco sin clic costituiscono dei tramezzi ; durante questo processo novelli strali della membrana cellulosa si formano che si continuano nei ripiegamenti, i quali costituiscono più lardi dei setti completi. iVr quanta io abbia esteso queste osservazioni, questo modo di moltiplicazione cellulosa ù il generale, e il nucleo non ha una parte diretta a questo processo, non ostante il nucleo ha una certa influenza sul ripiegamento dell' ulricolo pri- mordiale e sulla moltiplicazione delle cellule provocala da questo. Quando una cellula si prcjiara alla muitiplicazionc, essa comincia la formazione di un tanto numero di nuclei quanto sarà più tardo il numero delle divisioni delle cellule, in guisa die il numero dei tiamezzi dijiende dal numero della posizione dei nu- clei. Spesso non si formano che due soli nuclei, in altri casi, principalmente nelle cellule madri dei globetti pollinici, quattro, e in altri, soprattutto nei peli, in un maggior numero. Da quel che ho detto siegue che 1' articolo primordiale è 1' organo da cui di- pende la formazione di nuovi strati della membrana cellulosa, e di| endc da que- sto che lo strato il più interno di questa membrana è il più nuovo. Quest' ultimo fatto ù stato contrai'iato dai professori Mulder e Slarding di l'Irccht, i quali han credulo che lo strato il più esterno è il più nuovo, ma le misure micrometriche che ho fallo sulle cellule del legno dell' /imja carnosa lianno dimostralo il con- trario, perchè il lume di una cellula diviene sempre più piccolo a misura che la memlirana divenla più spessa. Dietro r invito del prof Parlatore a verificare le esposte importanti osserva- lioni , il segretario prof .Meneghini risponde accordarsi le proprie osservazioni con quelle del .Mohl, aver anzi egli riconosciuto (juilia maniera di moltiplicazione cel- lulare anche nelle al{;lie ed essersene servilo come carattere a distinguere il ge- nere pli-urocorcu.i dal clilurocorcus ove la moltiplicazione delle cellule è quale la descrive lo Schlciden , generi basati appunto sui processi d' istologia, perchè nelle forme inferiori essi s'individualizzano rendendosi permanenti, e termina doman- dando al Mohl se abbia verilicato questa furmazicmc di cellule nello s>iluppo del- l' embrione ove sembra evidente. Al che il .Mohl risponde negativamente. Il prof. Parlatore dimostra alcune nuove specie di gramigne delle isole del capo Verde che intraprese ad illustrare in seguito all' invilo avuto dal prof llooker di li ( S8G ) prender p;ir(e alla rodazioiio della l'Iora di quelle isole; esse sono le seguenti, convenendo la sezione nella proposta del segretario ]irof. Meneghini di inserire per intero le frasi e le descrizioni di esse negli Atti del Congresso. MOVE SPECIR DI GRAMINACEE DF.LLE ISOLK DEL CAI'O VERDE. « I ." PENNiFr.TiM MVi i\rs Piirt. » • I'. |)anicula spicilbrmi , densillora, elongata , subulala , spieulis solilariis, in- ■ volucri sclis cxicrioribus paiieis, inlerioribiis basì pluinoso-snblanatis, carum « altera spiculas subduplo superante, culmis apice ramosis, vaginisque glaberri- • mis, foliis late linearibus .«ujìcrne sealiris. » • .V pcnnisi'lo /(luiif/iiioso praecipue dilTerl panicula subgjacili detisiflora, nia- • gis elongata et subulatn, spieulis approximatis minoribus solitarìis iiaud ternis. « setis inlerioribus brevioribus nec dense lanatis, valva calieina superiore apice « mucronalo-aristata, aliisqne nolis. » « 2." P.vNrcr.M hookeri /Ve/. » " P. spicis siinpIiciLus oblongis, obtusis, spieulis mulicis, raclieos raniis mar- • gine superne sub spicularum inscrtionc setosis, foliis glabris, planis, margine « cartilagineo eleganter serrulalo-scabris, culmo ramoso vaginisque glabris. « " Adìnc panico colono sed foliis margine cartilagineo serrulato-scabris , spicis « brevioribus ramisquc rachcos setosis, aliisquc notis satis superne dislinctum. « Sub nomine paniri rruris galli ex India orientali cxtal in lierbario musaci brit- « tannici, at panicum crus galli Linn. herb. .species omnino aliena et ut si cruris ■ corvi varietatem spieulis mulicis valvisquc calicinis minus setosis babcnda. » " 3." Sroiioiioi.rs insulaxi s Pari. » « S. panicula spiciformi, cylindracea, conferta , continua, ramis adpresso-ere- » clis, superioribus brevissimis, s|)iculis oblongis, valvis calycinis acutiusculis. ■ Inferiore paleis breviore superiore subacquali, foliis linearibus subulatis, rigi- • dis, glabris, ligula brevissima truncala, ad angulos pilorum fasciculo munita, • vaginis glabris margine superne pìloso-cìliatis, culmo ramoso, rigido, tercli. • radice • • Sporobolo capemi qucnì ex capite Ronae spei possideo, proximum sed diITcrt « culmo tereti, vaginis ad margincs superne pilosis, panicula minus elongata. • liaud basi inlcrrupta , valvis calycinis acutiusculis, non acutatis. « « i.° EnAGiiosTis riLciiELL\ Pari. . • E. panicula spiciformi laxiuscula, strida, ramis brcvibus crecto-patcntibus. " spieulis t-G floris. valvis calycinis corollinaque inferiore Irinervi , acutis, ca- ( 587 ) • rina sub lcn(c ciliolulo-scabris. valva corollìiia .supcriore margine longe ciliata , • culinu brevi , gracili , foliis planis , glabris , ligula vaginisquc margine Inngc « pilusu-ciliaticlii, ma clic anzi da eì>si a.tclii e dall' inlerapolecio si possono trarre caratteri a sepa- rare i calicii nei seguenti generi formando la Iriln'i delle caliciee. pnospirn'o dklle calicii;i;. I. ACOI.IIM ft.r.. (Àilivii sppc. Fries. ■ Apothecia scssilia licinispliaerica vcl obconico-truncata , atra, margine exci- • puli concolore marginata. Asci elongalo-clavali, 8. spori, dcmuin emergeiiles • ci cum sporidiis dilabciilibiis slralnm compactum, gruinosuin, alniiu . hiiiii- • nani proli);erani obicgcns cllìcicnlcs. Parapliyscs vix ascis longioribus. Sporidia • fuliginca, pellucida, bilocularia, ulrinquc rotundata , medio plerumque con- ■ strida, episporio crassiusculo , papyraceo, concolore limbata — Tballiis cru- ■ slaceus. squamulosus, granulosovc-lolialus, inlerdum obsolclus. • « I.Acolium tigilarc Tèe — Calicium ligillare Ach. • • i. Acolium Ivmpancllum — (^alicium l\ mpancllum Ach. — (".. iii(|uinansScbaer. • • 5. Acolium sligonellum — Caliciuin stignncllum Adi. • • i. Acolium viridulum — (lalicium viiidiiluiik l'ries. • ( 588 ) 11. CMiniM. Calivii sper. Fries. « Apolliccia obc'ouica, riipulariiive, atra, vcl cxliis niliijrinnsa, in slipilrm plus iiiNiusve elongalum allonnuata , cxcipuli margino concolore liinbala. Asci cylin- dracco-ciavati oclospori , maliirilale t-mergcnlcs et ciim sporidiis dilabcnlibus straluni conipactum laniinani proligcram olìvcsticns cllicientcs. Parapliyscs vix ascis longioribus. Spnridia bilocularia, fuliginoa, pellucida, medio plcrum(|uc conslricla, limbo episporico carcntia. — Tballus crustaccus, granulosus, legiio- us, substuppeus, subceraccusvc , iiilcrdum obsolctus. • 1. Caliciiiin breve. • 2. Calicinin abiclinum Pers. » 3. Calicium tradiclinum Fries. • 4. Calicium l)nl)ioliim Adi. — Calicium hyperclium Fries ex parte. » 5. Calicium byperellum Ai'li. » C. Calicium curlum Borr. et Turn. — Calicium nigrum , curtum Schaer. » 7. Calicium nigrum — Calicium nigrum, A. Seliaer. ■ 8. Calicium schleicheri — Calicium lenticulare et clavicularc Schaer. ■ 9. Calicium rcscidum Floerk — Calicium adspersum roscidum Schaer. ■ 10. Calicium aureum — Calicium adspersum et aurcum Scliaer. » 11. Calicium Schaereri — Calicium tricbialc physarellum Schaer. • III. SPniNCTKI.W EniES. PL. IIOMOM. Caticii spec. Fries. lidi, europ. • Apothecia obverse pyriformia, fusco-atra ore orbiculari angusto reclusa, di- • SCO, atro, comjiacto. Asci 8. spori cylindracei paraphysibus liliformibus stipati. • Sporidia eliiptico-lanccolata, rhomboideave, fuliginea, pellucida, simplicia, emer- ■ gentia, in stratum alrum compaclum supra laminam proligcram coacervata. — ■ Thallus obsolctus. ■ • I. Sphinctrina turbinala Fries — Calicium lurbinaluin Pers. » ( 589 ) IV. KMBOLl'S. EmboluH Wuih. ex parte. • Apothcciii atra, disco proluhiranle , pulvcrulcnlo cxcipuli mox csplanati, in • slipilem plus minusve elongalum, tcrcliusculum producti, marginem excedentc, • heinispliaciico-ci'plialoidea. Asci cyliiidracci 8. spori , paraphysihus (ilironnibus • cupiosissiinis obvallati. S|)oridia cilipsoidea, simjiiicia, fiiligiiica, pellucida, inox « libera, inaluritalc cmcigciUia et in straluni pulveraccum supia laminam proli- ■ geiam coadunala. — Thallus Icprosus, substu|ipcus, vel morsus obsolelus. • • I. Embolus oclircalus. » « 'ì. Kinbolus sardous. » « 3. Kinbolus nigricans Walh. — Calicium nigricans Fries. • V. CYI'IIELll'M. Cijphelii Sper. Chcvat. — Calirii gper. aucl. • Apollieeia atra , fusccsccnliavc , disco prolubcrante , pulverulenlo-pannoso , • cxcipuli mox cxplanali , in slipitilum tcreliusculuin producti , marginem cxce- • dente, cephaloidca. Asci cxigui oblongo clavati, parapbysibus lìliformìbus, ascis • lon);ioiibus, ca(>illitii ad instar iiitcrtcxtis emergentibusquc stipati. S|)oridia inox • libera, cmergcntia, spbaeroidea simplicia, fuliginca, pellucida, capillilii epe in « strutun) pulvcrulentum coadunata. — Thallus granulosus, squamulosus, subcc- « raccusvc. • « I. Cyplielium Schacreri — Calicium irichiale physarcllum Schaer. ex parte. • « 'i. Cypiiclium steinoncum — Calicium stcmoncum Schaer. » • ~y. Cyphclium trichialc — Calicium trichialc Frics. » • i. Cyplielium brunneolum — Calicium brunncolum Frics. • • 5. Cyphclium chrysoccphalum Cheval. • VI. COMIOCYBE. Coniocìjbe Friex ex parte • Apothccia pallescenlia , Icnlicularia, stipite terctiusculo praedila, disco sub- • concolori cxcipuli, vertice fatiscenlis, margine limbata. Asci e basi liliformi • oblongi. subocto-spori , paraphysihus lìliformibus clongalis; capillilii ad instar ( S90 ) • inlricatis obvallali. Sporìdia liyaliiia, sphaoioidoa . ascorum moinbrana cvaiie- • sccntc. liberala, oiiicri!('iilia capillilii opc in slraliiin pulvonilcnlo pannosum- • subsidcntia. — Tlialliis Iciiiosus camlicaiis , lomiissiiiui^. » • 1. (".oiiiocybe pallida Trios. » si:i.i:iiiii'ii(>ii\. Sclet-ophora upec. Chnal. — Comonjbci xper. Frics. Calicii spcr. aurl. • .Vcceptaculuni ( apolhcrium? ) fusco-iiigricans, filiforme, flexilc, apice capi- • icllaHim, aiiciihicforme , lilamciilis atile cohaerenlibus contcxlum , filis arachnoi- « deis ad rccoptafuli apicen» pracscrtim doiisioribus , s])oridiis(|ue iiiliTspcrsi» , « \eluiii sulpliurcum pulvcrulento-pannosiim cflicicntibus obductum. Sporidia iiii- • iiulissiina, spliaeroidoa . lulcscenlia . pclliirida. copiosissima. — Thailus':' bys- • sino-pulvcnilentus clì'iisus, sulpliureiis. ■• . I. Sclerophora furfuracea Cheval. — Calicium fiirfuraccum Pois. — Cniiio- « cybe furfuracea Frics — Mucor furfuraccus L. >> Il sig. Darla presenta i suoi fascicoli di funghi. Il prcsidenle nomina una coni- missione nei professori Moris, Morelli, Meneghini, e De-Notaris, per esaminarli. Il prof Giuseppe Berloloni domanda nozioni intorno alla pianta che pros|icra nella regione che si estende dal capo di Buona Speranza al Mozambico e poiia il nome di mafuri: essa dà molto olio dello niutiana contenente ricca proporzione di stearina, trovandosi liquido solamcnic al disopra dei 24° H. e muove la (|uc- slionc se possa introdursi la coltivazione di esso in Italia. 11 |)rof. Parlatore ri- sponde crederlo una sapindacea, e credere difficile la introduzione in Italia vi- vendo fra i 2ó° e i 54° di latitudine. Il presidente aggiunge poter essa forse allignare in Sicilia, ed il prof. l)c-Notaris avverte vivere tante piante di climi meridionali in piena terra in Genova per le jìarlicolari condizioni locali, che po- trebbe forse riuscire anche questa. Il rav. prof Moris trattiene la sezione sovra alcuna specie di lalhijru.s e |)ri- micrameule sovra Y (nigiilniiix: avverte come gli escm|ilaii di questa specie presso l'erbario di Linneo, pe" pedunculi uguali in lunghezza al peziolo o di poco più lun.ulii, pe' legumi ncrvoso-pclicolali ed altri caratteri diffeiiscano ihW ii/ifinlntiix di Willdenow ora ìiernedrus Chaubard , ed invece s" accordino collo s/iliarrirn.i Relz e cocrineus Allioni , e poiché il L. Iiexacdrus ( tniriitlaliix di Willd. e degli autori) manca alTalto nell'erbario di Linneo non dubita che per V (iufiulalu.s di Linneo delibasi ritenere la specie anzidetta selihene i semi di lei congiunti a ina- ( S91 ) iiii'ìiù non siuiio augulali, e quantunque alcuni fia i sinonimi riferitivi da Linneo nella spcrif!i filanlarum appartengano all' hcxacilrus. Il \ììi)<. Parlatore accorda tulio il valore alle osservazioni del Moris intorno ai sinonimi elio sono spesse volte cosi confusi nelle o|)ere di Linneo per lo stato (Iella scienza di allora. Discorre ipiindi il prof Moris del luihjrus leìiuijbUuii che in seguito all'esame dej;li esemplari dell'erbario del Des-Fontaines lia trovato non dilTerire se non se pei' le foglie più strelle del L i-lijmvnum dello slesso autore, il quale ultimo poi e r urliviilatus dell' erbario di Linneo non sono che una slessa specie da distin- guersi |ie° legumi torollosi , pe' semi grandetti e compressi, come vide dal lallnjrux rlijmenum di Desf. e da (|uello di Seringe in DC. prod. {L. auricidalus , ed alalus degli autori ). Osservò pure il /,. sijlveslris dello slesso erbario linneano sifTat- tamentc accordarsi coli' cnsilbliii.i della Liguria di Badarò, che non dubita doversi questo riferire a quello anziché al L. Inlifuliuii. Aggiunge il presidente essere lo Smith cadulo nello stesso errore di Badarò, distinguendo le due specie dietro il colore del fiore. Ed il prof. Parlatore insiste sulla necessità di non badare nei la(hijrux , né alla grandezza delle foglie e dei lìori , né al colore, ma doversi studiare i legumi ed i semi, recando ad esempio come abbia potuto dietro a questo carattere distinguere il /,. gorqnnius dal ire- liriis. Il presidente fa anche parola della vicia crocea invitando i membri della se- zione ad occuparsi di questa specie che é tuttora mollo confusa e riferirne nel prossimo (Congresso. Risponde il prof !)e-Nolaris credere la V. gatlo-provincialii' una varietà della cracca, e credere la viria lenuifolia una specie ben distinta. Il cav. prof Moris avverte per ultimo il lijinnn liijssopifolia dell' erbario lin- neano non essere quello degli autori ma l' aculangiilum di Lagaska. il graplferi di Tenore, ed il L. lln/mifotia dello stesso erbario pe' caratteri tutti, e sovrattulto |)ei denti alterni del calice subulati e mollo lunghi doversi probabilmente riferire a varietà minima dell' hìpxopijhUa degli autori non di Linneo. Il tribraclcatum Saitzman devcsi certamenle ritenere quale specie che nulla ha che fare eoli' c/i.si- fiitia !.. quantunque il sinonimo e la figura di Barrelier che Linneo vi rapporta appartengano al trihrartealum. V." // f'rrsiid-ulc Cav. Prof, .\ntomo Bertolom , _ ..e Prof GiesEPPB .Me-necuim / St-grelarn l ^ . [ Dolt. !-n\>CESco Savic.no\e. RIUNIONE DKL Giorno 26 SETTEMRHE I I vico-presidente eav. prof. De-Nolaris (limop(ra le analisi dei earalleri della friil- Ulìcazione elio servono a distinguere i iieneri di Licheni da lui i;ìà illustrali nei giornale botanico di Firen/.e: ì-mnalhia , Inwllin . sulurina , jìrltifiira . rdirr/la . slirla , ricax'itia . diiina , alvrlnyin , wnica , aqenia ecc., e soi;i;;iun!;e alcune osser- vazioni sui seguenti: cladouia, spheornphonim , levidi'n (diviso in due generi). votraria, gyalecta, parmclia (a cui, stralciale alcune specie; tipi di generi distinti, debbono essere riferite in parte le cetraria ed evernia) , verrucaria (separando da esso due nuovi generi"), pcrliisarin , cmhirarpim , npcffrapha , (/rnphi.i . mnbi- licaria , la.'iiete. 2." Fsserc indifferente il sale di ferro che si presceglie, ed opportuno quindi il solfalo del commercio come il mono costoso. 5.° La proporzione conosciuta più utile essere otto parli del sale in cento di acqua continuando 1' analliamento per dieci giorni, t." Comin- ciare gin al terzo giorno a manifestarsi il benelieo effetto, e terminare la pianta per acquistare colore più intenso e forza maggiore delle altre. 5." Che non giova r accrescere la dose del sale, ma convenire invece prolungarne l'uso quando la 75 ( S94 ) MKilallia fosse più iiHci)s:i ed oslinala. (i." Hesistcrc alrmn' jiianlt ail una dose anelic maggiore; ma non aversi dati siillirienli a slaltilirla esallameiilc nelle varie pianlc, ed essere riuscila innorua e giovevole la Mieeilala in molle e di diversa famiglia. 7.» L' inaflìamcnto colla soluzione di solfalo di ferro impedire la clorosi delle parti solirallc all'azione della luce: furono eonlemporaneamenlc legale dodiei eicoriacce che vivevano in piena terra nelle medesimo eondizioni; sei furono inaf- liale colla soluzione di solfalo di ferro, e sei con ac(|ua pura: dopo dieii giorni (|ucsle ultime erano divenute hianclic. le |iiinie invece restarono verdi e vegete, gitlarono il loro stelo diialaiido le f.i-lic ce. e lerniina invitando i membri della sezione ad occuparsi dell' argomento allinc di rieeiraie il modo di agire clic si può allribuire in tali casi al solfalo di ferio. l'na tale comunicazione dà luogo ad alcune osservazioni da |)ai'lc del jirof. Parlatore e del segretario prof. Meneghini. Il prof. Parlatore intrattiene la sezione sulle cavità o spazii del tessuto cellu- ioso, che a suo parere si dividono: 1." In interslizii, visibili solo col microscopio, spazii lasciati dalle cellule di forma più o meno sferica. 2." In lacune, visibili ad occhio nudo, regolarità pareti lisce, dipendenti dalla organizzazione projtria della pianta, di l'orma determinata secondo le varie specie, e particolari alle piante ac(|ualiche; indica le l'ornu", loro, e la composizione delle pareti da luì già dcscrillc in allre occasioni. -■>." In jhwxlrc o fori di comunicazione tra una lacuna e 1" altra esistenti nelle cellule stellate dei diaframmi delle piante acqualiclic. 4." In meati visibili ad occhio nudo ma irregolari con jìarcli che conscivano i resti del tessuto celluioso, quando sono prolungati pei' la lotalilà di un mcri- tallo, come nelle graminacee, si possono dire canali. Aggiunge quindi qualche parola sulle cavila delle foglie distinguendole: l.° In vesciche se il ripiegamento delle foglie non pcrniciie la comunicazione con l'esterno, e se la cavità conlicne aria ed anche ac(|ua come ([ucile dell' nWo- vrumla vesiculosa. '2.° In ascidii se esiste un coperchio come in ()uelle delle nepriillics. delie sar- raccneia, del cephnlanthux e forse anche dell' ((^;/ci(/«r(a .■ però |)er (picsl' ullima non si pronunzia se siano vere foglie, od altre parli delle piante. 3.° In fìstìile, come son quelle degli allium. Il segretario prof. .Meneghini insiste sulla necessità di distinguere riguardo alle cavità presentate dalle foglie ciò clic spetta alla morfologia, da ciò che è relativo alla sola anatomia. Itiguardo poi alle cavità del tessuto cellulare consideralo ana- lomicamenlc esprime il desiderio che nella dislinzione delie vaiic forme sia tenuto maggior conto della origine loro istologica partendo d.dla dislinzione del Icssulo. ( 395 ) III cui >i |iM'soiilaiiii, e ciluiido ad escinpio le dillVrcnze elio sotto a questo aspetto presentano il merencliima , il parenvhimu , il prosenchimu ee. Il prof. Parlatore erede convenire la classilicazioiie da lui proposta anche alla ililVerenIc ori)!Ìiie delle Indicate cavità. Il \iee-|)residcnte eav. prof. Uc-INotaris agj!iun^c credere superflua la dcnomi- na/.ioiic di l'iitrsii-f a^li spa/ii lasciati dalle cellule >lel!ale, in «pianto che esseii- zialinenle non dilVcrirehhero essi daijli spazii (ia<'cilulari. V. il jirol'csxire l'arlatore appoggia la necessità di una apposita ilciiiiiiiina/loiic a ipiesti spazii attesa la particolare origine e 1' iillizio li)r«) di pone in ((iinuiiicazioiie le lacune. Il prof, l'^o Molli invitalo ad espriniere la sua opinione, dice non potersi, a modo d'esempio, alle foglie fissare un limite fra le cavità vescicatorie ed i suc- cessivi meati, e riguardo agli spazii lasciati dalle cellule stellate esservi grande differenza fra (piello p. e. dell' j»)ic».s exicnsiis e (jucllo della pnnlrderifi , essen- doclic nelle prime i raggi si dirigono in tutti i sensi formando un tessuto spu- gnoso, nell'altra invece dirigonsi in un solo piano formando i diaframmi. Il prof. Parlatole la pourrelia dianlhoidva , e la pourrclia duraliana, cosi chiamata per onorare l'illustre proprietario del giardino, clic la introdusse in Italia. Di jioi la comitiva si trasferì a percorrere il colle lunghesso le mura della città scendendo alla porta Pila. La stagione troppo avanzala udii ci ])orsc dovizia di piante in fiori', Aj)pcna incontrammo lo scnhjDiKs /lispimiius , la srahinsa marilima , il vvrlidsrnm siinia- tuin, la ptantaijo psijtUum , la planldip coronojnis , \' nìidropDf/oii anipislifitliinn , la salvia verbcnaca, e poche altre; ma (piella che più di ogni altra attirò i nostri sguardi fu il rolr/iinim moiilaiium , che ritrovammo fiorilo nello slesso luogo del ( S97 ) Zerbiuo, ove quaranta anni a\;mli lo a\('va trovalo il presidente della sezione, pianta ancora assai rara uell' Italia, e clif solo ricomparisce iicllu Dalmazia. Ed aggiunge quindi il seguente dettagliato rapporto sul giardino e bosco di l'egli già fondato dalla illustre Clelia Durazzo-Giimaldi, ora posseduto e magnilicamenle abbellito ed arricchito dal marcii. Ignazio Pallavicini, visitato da una parte della sezione dietro invito dello stes.so |)rclodalo sig. marchese il giorno 20. I componenti della sezione mostrarono desiderio che una parte di loro si recasse in altro giorno a visitare anche il giardino botanico, e villa del sig. marchese Ignazio Pallavicini a Pegli , e che furono già dell'insigne coltivatrice e promotrice della botanica la fu signora marchesa Clelia F)urazzo-(irimaldi. .Sopra il grazioso invito del sullodato sig. marchese che cerlamenle non avc\a avuto conoscenza alcuna del nostro desiderio , il presidente , i professori De-No- laris, e Giuseppe Bertoloni, ed il segretario doti. Francesco Savignone accompa- gnati dal gentile sig. prof. Giuseppe liattilana si recarono il giorno 2G del cor- rente a fare l'anzidetta visita in una carrozza mandala dallo stesso sig. marchese Pallavicini. Si trovò l'orto botanico possedere ancora numerose piante esotiche lasciatevi dalla fu signora Clelia, e Ira queste era sorprendenle una cicns icralitla di tronco i'ohu>tissiino. Si stavano ora coslruendo nuove slufe, e nuovi adorna- menti, liniti i (juali il pielodalo marchese si pro|)oiie di aumentare la serie, e la dovizia li di vilniniinii Iìiiks, di arhulii.s iiiimla, di critn arbnroa fanno un bel folto intorno a (lucsli luoghi, e da per tulio tortuosi viali condueoiio ad attraversare la selva. Salimmo per (jnesti viali ad un parco supe- riore, ove sono i maggiori abbellimenti fattivi operare dal suddetto signore. Qui la voce e la penna vengono meno nel volere rappresentare ipiesiti. In' ampia e tortuosa grolla collo sjiorgere delle rupi, collo immense slalallili che l'adornano, e (he >i direbbero nate dall'universale diluvio, offrono il maestoso, e bell'orrore dilla creazione primitiva della natura. Scorre traverso- alle tortuosità della grotta un canale d'ac(|ua, che jioi si apre al di fuori in un ampio lago avente un'amena isoletla nel mezzo con un elegantissimo tempietto: attorno al lago e sopra il lago sono ponti, pagode, co/fn-fiaiises , cosi bene costruiti, cosi bene collocati, che non appallare l'jrlilìzio, e sembrano là collocali dalla natura stessa per aggiugncre ( 598 ) meraviglia alle vislo ionlaiu', i'Ik- da opù parlo si aHacciaiio, ed iiicdiiliaiin. Ilwi ancora una picciola sliil'a in ferro di recente eoslriilla , dcsiinala a raico^lieie i tesori di Flora. Tutto all' intorno sono liosclietti di piante esotiche della |iiù iìclla vegetazione poste in piena terra. Qui numerose le camelie d'alto l'usto. Qui mo- stran loro frutti il laiirus camj)/iora . il piniis lanceolalun , o betis jacidilìilia, ì'ahies raiimloìì.si.t, il inxit/i baccalà. Magnolie {magnolia ra ) di mole smi- surata collocale qua e là in appositi sili accrescono il magico incanto del luogo. i\on diremo delle molle altre piante minori che stillino atlornu al parco, ipiali sono gli arbuliis iiiwdo, li pninn.i InxinniicK.i, i viburni, le eriche ce., né diremo delle vaste selve di alidi, e di |)ini che da ogni parte si alTacciano in ben intese lontananze, l'ii'i sopra un altro laghetto con una cascata d'ac(|ua, conloriialo di salci |)iangonli . di antm colacasia, sormontalo da un bosco aggiunge bcllc2/.e a bellezza, ed anche tu, o immortale Pindaro savonese, hai in (piesti slessi con- torni un nobile segno, che rammenta le lue glorie, e qui al certo tu li saresti piaciuto di dar lena alla tua cetra, quanto li piacevi darvela nella tua amena Leggine. Per ultimo le pitture di ornato operate dal sig. Canzio in quc" tempietti, in quelli ediiizii sono di gusto si line, che nulla di piti vago si può imaginare. Lode sia aduncpie al magnanimo sig. march. Ignazio Pallavicini, che non rispar- miando tesori ha sapulo procacciare alla sua villa il maggiore abbellimento che mai si |)otcsse, abbelliineiilo che io non so se ve ne abbia altro simile in tutta l'Italia, e forse non v'c a mia notizia; e del pari sia lode all'artefice sig. Canzio, die ha sapulo con tanta maestria imaginare e dii'igere que' lavori , e cosi secon- dare, ed .appagare le brame dello splendido march. Pallavicini. Ed oh potesse ri- sorgere l' illustre Clelia di chiaro nome , la (|ualc usò passare tanta parte di sua vita in questa villa! Vedendola di simil guisa adorna, di simil guisa abbellita, quanto non se ne compiacerebbe ! Quanto non si coiopiaccrebbc di avere collocata questa parte di sua eredità In cosi generose, in cosi sagaci mani! Quanto dal- l'allo delle celesti beatitudini non si cominiacerà , quando a porre il colmo a quelle meraviglie dell'arte .scorgerà unito un monumento, il (pialo l'ioordi alla posterità, che (|ui fu Clelia (ìriinaldi ! Il vi<-e presidente cav. prof. De-Notaris presenta esemplari fioriti della pianta che si coltiva nei giardini sotto il nome di Si)lanum fragram, facendo iiolare i molti caratteri che lo fanno genericamente differire dagli altri Solanum. Propone quindi di fdiiiiarne un lioncie che inlilola al cliiar. march. Ignazio Pallavicini coi scaueiili laialleri. ( 399 ) l'M.I.AVICINIA. .V«oi'f* (ifuerc della famiglia delle Solanacee. . (mHj lolalus, i|uiii(|iuli(liis. pcisisleiis, corolla niullotics minor. » . Corotlu liemisfi'iico-tamiiamilaCa, obluse pcritagoiia , |)rolundc quinqut'Oda , 1 lobis rcvolutis, acstivationc valvalis. » . Slamina (|uiii{]U(' imo eorollac tuho inserta, (ilamcnlorum (ìai'te inferiori di- > lalata. in\i('t'm coniiala. » . Antlwnu' iuflcxac, horizonlales, radialim convcrgenlcs, biloculares, apice I lalcralid-r liiporosao, loculis, conncclivi arliciilo superiore cxeurrenle dorsoque I praeserlim prominente, dislinelis. (loniiectiNnui carnosuluni, geniiulalo-biarli- ■ eulaliim, arlietiio inferiore subvorlieali, subcordalo-orbieulari , dorso eonvexo, ■ faeie eonca\iiiseiilo apice lilamenli adiìxo; su|ieriore anllierifero a latore coni- ■ presso ad ungulum fere rectum inllexo. » • Ovariinn conoideum, disco annulari membranaceo, obtuse dccem-dcnlalo , ciu- • cium, bilocuiare,locuIis pinriovulalis, ovulis plarentis axilibus, dilalalis adlixis. • • Stif/ma ciim slylo obconoideo confluens eupularc, callisquc binis con\exis, • eontiguis, inelusis inslinclum, subbilobo marginalum, cito dcciduum. • • liarra ovoidca , subexsucca, epicarpio coriaceo lacvissimo, polyspcrmo. » PALLAVICIMA PnAGRANS. Solaiium fragrane lltmk. Boi. maga:, lab. 5G84. — Walpers reperì. 5. p. CI. //» Gtijaiìi.s ex Wal/jers. • Arbuscula, apud nos, scsquiorgialis, sempervirens, (olo fere anno florens, vage ramosa, ramis flexuosis, descendentibusque. l'olia saturale viridia, coriacea, peticdatavix margine ciliolala, coelerum glabra, bÌEialim adproximala, acuminata, margine subrevoluta, in unoquoquc pari inacqualia, majore ovato-oblongo, mi- nore subcordato-ovato, penninervia , subindeve quintuplincrvia. Cymae racemi- Ibrincs vix extra axilhircs, inultiflorae. sccundiflorac . ebiaeteatac, rigidae, ple- rumquc doflcxae. Pedicelli prope basim artieulali. flore longiores. Calycis seg- menta sub lente ciliiilata. CorDlla cciriacea , inlus praeseilim staminaquc ante anihesin) purpureo-violacea , demnin deeoioiantia, liilescentia. Connectivum sub lente granulalo-scabrum. Bacca magnitudine cireiler fruclus cerasi , lutesccns. • l.a pianta suddetta si coltiva già da molti anni in piena terra nell'orto botanico li qucvia rev'ia niii\er-ilà. ma se ne ignora la provenienza. Da lutti i generi delle ( 600 ) solanai-ee ad antere biporosc e frutti baccati, si distingue faciiincnic |i(r hi Ioiuki (logli slami e delio sliinnia, in ispecie poi dai solaniim por la l'orina (lolla co- rolla coi lobi iR'H'cstivazione piani o valvali , |)or la forma del eonnollivo, la direzione delle antere, la forma dello stimma. Termina la sua comunicazione con queste parole: • Inlilolo (]ueslo nuovo genere al nobilissimo sig. march. Ignazio Pallavicini, attuale proprietario del giardino di Pegli, già celebre appo tulli i bolanici per le ricche collezioni di piatile osulielie ivi l'iunitc negli anni andati dalla fu chia- rissima signora marchesa (Clelia Diira/./.o-tirinialdi; giardino cui la sezione di Ho- lanica dell' oliavo Congresso ilaliano si angina di vedere (piaiilo prima ri|i(ipolalo di splendentissime piante, e restituito all'aulica rinomanza, come jiiii ora per la ricchezza, l'eleiianza, lo sfoggio dello nuove e rccenlissimo decorazioni primeggia >u molli giardini d' llalia. » È pur dolce questo ricaiiihio che insieme unisce e chi protegge lo scienze e obi le eolliva, fratelli nello studio di lontano regioni e di epoche rimotc, uomini di ogni tempo e di ogni nazione. Il tributo offerto dal naturalista altro non può essere che quello dei suoi studii , ed ò nobile il sentimento che gli della, ad eternargli, un nome ch'egli vuole onorato. Il |)residonle aggiungo aver egli slesso già da molti anni rimarcata la necessità d' insliluirc questo nuovo genere, che nel suo erbario aveva denominalo CJiìlhea. Ma siccome non lo ha ancora pubblicalo, cosi voiontieri acconsente clic sia de- dicato al mairli. Pallavicini, e dichiara non aver dello ipieslo che jicr appoggiare viommaggiormonle la proposizione del prof. De-Nolaris. Il sig. Ridolii fa nolo come il jirof. Pirla analizzando le foglie della Tillamhia dinnthnidea le rinvenisse ricchissime di principii minerali specialmente calcarei, e sempre in quantità maggiore di qiu'ila che si ha dalle piante a radice inlissa al suolo. .\ spiegar ciò aminone gli abbia la pianta assorbiti dall'acqua con che si inaflia all'estate: e.sser però sempre curio.so un lai fallo, e eonchiude sarebbe interessante il far vegetare una tillamhia od altra pianta consimile sono campana di ('l'istallo, ove si facesse passai'e soltanto dell'aria depiiiaia dai pulviscoli mi- nerali che sempre nuotano in essa, e si innafliasse con ac((na distillala, ed os- servare che sia per succedere, giacciu"', ci credo, che non possa in tal modo viver la pianta, .\ggiungo in ultimo aver comunicato una tale osservazione del prof, l'iria alli bolanici, percln'' si dessero al dello professore i mezzi di conlinuaic le sue ricerche con spcdirjili parli verdi di liltitndsin o di altre afliiii . e ad isti- tuire eglino stessi osservazioni in pro|)osilo por vedere se l'ipelnle le esperienze si ottengano sempre i medesimi risultati. Il segretario prof. .Meneghini fa osservare clic non è punto meraviglia trovare abbondanza di sali calcari in una |)ianla che, quantun(|ue acricola , è innafliala con ( 001 ) ac(|iia cuiiuine. e (.'uiiNifiic posciii nella iiiipurlaiizu delle es|)erieiize proposte dal eli. prol'. l'iria , pruiiieKeiido dal eaiito suo di eoadiinare eolle propi'ie esperienze alla impurtantissima ricerca del dello professore. Il prof. Moretti e il vice-presi- dente della sezione promettono far lo stesso da canto loro. 11 vice-presidente cav. prof. Uc-.Notaris a nome della commissione a ciò desti- nata legge il seguente rapporto sulle tavole ìconograiiclie del sig. liarla. La commissione incaricata di esaminare la numerosa raccolta iconografica dei funghi del contado di iVizza (composta dei professori .Moretti, Meneghini, .Moris, e Dc-.Notaris), csihita a questa sezione dall'egregio sig. G. B. Darla, ha riconosciuto in non poche delle ligure compnnenti la slessa l'accolta, accuratezza di disegno, e Ncrità di espicssione , e gode con vera compiacenza, di potere esplicitanienle dichiarare, merile\(ili di Incoraggiamento e di encomio la diligenza, Toperosilà, e gli studii del lieneinerilo autore, perchè intesi a riunire i inaleriiili per la illu- strazione di una delle parli più scabre dell'italica micologia. La commissioue per altro non può dissimulare, che dcsidererehhe di vedere completala la morfosi delle singole specie eolle indispeiisahili rap|)rescnlazioni delle gradazioni, del loro sviluppo, e di tutte le particolarità della fruttilieazione, omesse le (piali, nelle presenti condizioni della micologia, riesce assai incompleta la co- gnizione della specie, e in moltissimi casi impossibile la determinazione dei generi. Però, neir esorlare il sig. liarla a procedere alacremente nella sua nobile in- trapresa, crede di doNcrgli raccomandare lo stuilio delle più accr<'(lil:ile opere micologiche, e (irincipalmciite delle icones fiingorum di Corda, nilic ijuaii potrà trovare eccellenii inodclli ad imitarsi, e 1° iniziativa a ricerche organograliche pro- porzionale al suo valore e alla sua attitudine. Il segretario prof. Meneghini aggiunge nuovi eccitamenti al sig. Barla aflìnchè ponendosi in corrente delio stato attuale della scienza renda i suoi lavori di pub- blica utilità. Il sig. Barla ringrazia i membri componenti la commissione del giudizio impar- lilogli , e promette far liillnciò che por Ini si potrà onde porre in opera così saggi avxertimenli. Il segretario doli. Savignone annunzia come di circa un cenlo si sarebbe potuto accrescere l'elenco delle piante liijusliche pubblicato cosi bellamente nella (Jiiida dal prof. De-.\olaris. Confessa non essere .stale aggiunte alla Guida avendole t;irdi comunicale all'egregio professore, dal «piale sebben stimolalo a tutte raccorlc in una memoria da prcseiilarsi al dotto Consesso, ei non avea osalo in ciò intrat- tenerlo trattandosi di piante già note e descritte, sicché si limila, scegliendo fra le piR'hc forse non ancora rinvenute in Italia a presentare end' essere esaminate 70 ( G02 ) dalla sciiunc, due diverse specie di agropijruin da esso lui raccolte nei dintorni della città, e tenute quali nuove, non avendo negli autori trovato descrizione al- cuna che ad esse si convenisse; cosicché a distinguerle pro|)one le seguenti basi scientifiche : « 1. AcRorvRiM Toinxr.KonTii. » « A. culmo lacvi, vaginis teclo, inl'erioribus pilosis, superioribus puberulis, foliis « infcrioribus piloso-pubcrulis, superioribus glabris, margine ciliato-scabris: spica • oblongata . rachide strigosa, arliculis spiculis suh(|uini|U('noris adprcssis aequa- • libus, glumae valvis ovatis, obtusis, niuticis, a|)icc iruiicalo-mucronatis, b-6 « nerviis, puberulis: glumcllis valvis ovato-oblongis, apice brevissime arislato- • mucronatis, flosculo intimo mutico: spicula terminali sterili, glunicllae valva • extcrna longissime aristala , aristis spica suhacqualiluis aculcalo-sciibris. « « In alveo Teritoris prope la Foro. » « 2. AcnopviiiM LinisTiciM. » « A. culmo laevi, vaginis tecto glahiis, foliis glabris, margine ciliato-scabris, « spica brevi, rachide strigosa, articulis locuslis li lloris adpressis brevioribus, « glumae valvis ovatis, ìi nerviis glabris, infcrioribus muticis, superioribus brevis- • simc nervo mucroiialis, glumcllis ovalo-aruminntis exliniis in loiigam arislam " rachidem acquantein abcuntibus, incdiis inlimavc acuminato-oblongis. » « In herbidis sccus aquacductum, allo Zerbino. » In riguardo alla prima specie aggiunge aver amato raccomandarla ad un tanto nome, avendo rinvenuto una fi'asc di Tourncfort finora riportata ad una specie di Aegijlops la caudnla, che meglio, a suo giudizio, potrebbe convenire alla sud- detta specie. La frase e cosi costituita: Grawcn crrlicìim .ipica gruciii in diias arislas lonfiissimaf! et a^iprrnx aheunle. Tourn. coroll. pag. 20, e conchiudc, forse sarebbe sialo meglio conservare alla specie il nome di crvlinnn slabililo da Tour- ncfort, ma aver miIuIo il suo tenue e primo lavoro raccomandare ad un ccicbic nome. Il vicc-prcsidcnle cav. prof. De-Nolaris convalida la dala descrizione e deno- minazione delle gramigne in discorso, annunziando averle egli slesso già esami- nate, e ritenerle per specie non ancora descrillc, non conoscendo frasi di autori ad esse convenienti. Il segretario prof. .Meneghini legge a nome della commissione a ciò destinala il seguente rapporto sulle osservazioni microscopiche del prof. Amici. La commissione (composta dc'sigg. professori cav. (jiuscppe Ue->otaris, cav. G. Moris, R. De-Visiani, F. Parlatore, Q. Morelli, e (i. Meneghini relatore) inca- ricata di assistere alle osservazioni nii<'roscopiche del cav. prof. (!io. Balla Amici sulla fecondità della zucca, essendo quella slessa che rimane pcrmanenlcmentc co- f cnr> ) sliluila per ocruparsi imlividuulmciilc ilei r^ogi-'Clto nella sua generalità , e coii- giiiiilaineiile i-iferiiiie al Cuiigressu veiUiiru, si liiiiila ora ad attestare i pochi ina interessanti fatti ad essa dimostrali dal cav. prof. G. It. Amici. I." Il penetrare del tubo pollinico nel collo della mandorla, ossia nell'apice ilei nucleo, ose, .'icncliè non esista preesistente canale, il tubo pollinico si fa strada, restando ancora incerto lino a (|ual punto arrivi colla sua eslreniilà. "2." Lo sviluppo mollo lardo e successivo di quella clic il cav. prof. Amici cliiamu \escicliella cnilirionalc, liencliè costituita di un animasso di tcssniu cellulare. 3." Il successivo converliisi di quella cosi della vescicliella in ciò die l'Amici chiama sacco emhrioiiale, dislinlo in due porzioni, una supcriore cellulosa, l'altra inferiore ve.scicolosa , e fornito ilcll' appendice tuhuiosa clic si diri.ue verso la CJ- la^a, precisamente come (igurò l'Amici nella sua memoria comunicata al Congresso dì Padova. 4." La tardissima comparsa dell'embrione all'apice di quel sacco embrionale. Il prof, rèe esprimendo alla sezione rincrescimento per essere arrivalo cosi lardi a far parte del Congresso, presenta la memoria sull.i negala cornuta, da lui (iià Comunicata al Congresso di l'iren/.c. e rcccnleinonle puhlillc.ila: e quindi Il sua grand' opera sulle felci, i'>|ionciid(i il metodo da lui seguito sulla dcler- iniiiazionc de' generi, metodo nel quale si trovò contemporaneamente coincidere col l'resl, e collo Smith. Dà il massimo \;dorc ai caraitcri ricavali dalle curva- ture, senza jicr allio trascurare quelli ilclla frullilicazioiie. I [)rincij)ii generali cs|)osli in quell'opera sono pure applicati alla tribù delle acroslicitce, con un gran ninnerò di magniliche tavole lilogralii'lic in cui sono figurale specie nuove e cri- liclic. (Quindi pas.sa a parlare della mimosa pudica, ed accennando come già in- viasse all'accademia di Parigi una memoria su queir argomento per cui si trova obbligalo a passar sotto silenzio fatti imporlanlissimi , si limita ad esporre le sue osservazioni sull'azione del succo gommoso di quella pianta sul ferro che macchia in rosso ematitico. azione ch'egli suppone doversi ad un ipialche principio acido. Il prcsidenic aggiunge aver egli pur fallo una tale osservazione. Il suddetto prof. Féc narra dippoi avere fino dal 1841 osservato che nei cala- ilium, ralla ed arum scuotendo la spala ne cade gran copia di ì-afiili ch'egli sup- pone .smo.ssi dalle cellule ralidifcre. Il segretario prof. Meneghini ricorda come il doli. Clcmenli nella recente sua memoria suH' anatomia di'lla vanilla iilanifiHa abbia piiblilicato l'osservazione da lui falla di copiosi rnluli trovali alla superfìcie delle foglie di quella pianta, e peifellamcnle simili agli interni. Il prof. Morelli domanda se l'opinione del Itaspail che tulli i rafidi sieno cu- sliluili di os.salnlo di calce si possa al giorno d'oggi dimostrare. ( C04 ) Il prof. Fée lispoiido polorsi (Icsuim-ro la iialiira cliiiiiiia dei ciislalli sui tes- suti (lolle piante dalla loro forma. Il segretario prof. Meneghini cita i recenti la\on pubblicali su (|ue>t' arf^oniento ed i reagenti che attualmente si pongono in opera jier riconoscere la natura chi- mica di quei erislalli. Il prof. Fée aggiunge avere recentemente osservato le così delle bifirinc di Turpin nel ciastix (luimnwjhtiti. Il prof. Morelli propone che la sezione manifesti la sua gratitudine al presidente p<'r avere con tanto amore disimpegnato l'olìicio suo, e la sc/.ionc lìlaudente accclla di buon animo la proposta. Il presidente chiude con le seguenti espressioni: ■lustri CoLLEuni » Oggi Uniscono le nostre adunanze. Colle dottrine esposte, e discusse avete dato luminose prove del valore scicntilico che possedete, e vi adorna; l'Italia e l'Europa sapranno largamente apprezzarle. Per parte mia vi rendo le grazie più segnalale della buona tenuta in tutte le nostre riunioni , e non dubito che voi vi unirete meco in rendere grazie amplissime alla magnanima e grandiosa Genova, la quale ha saputo, e voluto imprimere nelle nostre menti una memoria inde- lebile del suo amore, e favore verso le scienze, e verso gli scienziati dell'ottavo Congresso italiano. » V." // Pivaidonle Cav. Prof. Amonio BenTOLOM Prof. Giuseppe MENEr.in.M / Si:qrt'luni , „ „ ' Doli. Francesco Savicnone. rr^=" Uolaniia . «edi Pa^ 605. I i * \m^ *ì InUitliiint coniluciis c^ ILmiw"*-**^-^ «9 I. Irihlidiiim Kv«If|'|iiuiii A 3' livslrrinni piilic;irf nunus. J Hvslrnoni pulirnrp anònsbliiin i C) t: G. lU^Irrium óramniiHifs u 3** Hyslenum pulicarr- 18 M 4 Hvslpriura Koiissrlii *J5; "'^ IK^Irnum lunrrrum 7 Hvstrroòraphium Iraxini Il (iloniuni rlivcs " liliiinuni nIi'ILiIiiiii y.l»l ^i,' 1-* Irluiiicim imirnsl^s iJ lilonium liiirarc l-V bis. 15 bis Aclidium hvslfnoide 16 17 Q 16 .\vKigra|il\uni Sarmentoruni t9 )!( Avlugraphum jmuiiium ?! 9 9 9 e m 17 Avliipraplmm l.u/uLi- IX Avliijraplrara pinorom 'LO. 20 Avlo^raphum Urdcrae / '21 Hvpotleima ilinmim S3. n. w^ fi VI \u ilc'iiiiii llcileraf 53 Hvpndpnna , '/ mliilum Ih- ^ Vi , /' /; 2G a Hvpoilrrnia Kiiki 'iti llv|ioiliTiiid llri|iiniiMi *iJ llvpmlrrma l,umi 27 % l'i luciiini\ni\ liimiila ^« ì\ ?9' 28. (.olpoinj i|ui'riiiiiiii Vi* (lolpoiDA dp^rnerans VI I. M liolillllC.l. vediPa? (iOJ, 311 JI V I / 'i'I II I ill|HiMl,l ilruriirl ,iiis ili ln|illuilriMliljril l'il.liiillll 31 loiiliudi'i'iiiiuni dpntaluin U .14- l.ii|iliiiili'rmiuin iiii'Iali'iiciiiM t\J 35. ti'/ \ ì ' ■" J.1 I o|ilioHpriiiiiiiii vvln limili l's Il l.iJ|ihiiilrriìMiiiTi iiiaciiUrr l'i l.i>|iliiiilrriMiiini Drlla / Botanica, vedi Pa^ 605. 3t 37 I) Ili 31) lopliiidiTinium iniiiisln ■.17 U|ihoilmuium |inii|imiHini n u'^. -n \\ ' : jS lo)ihiHlrriiiium nilinioi- ( """ 4U LophiidiTniiiiin scriiitnm /^ -III 4.1 \ rT'^ 4 '2 l\ll/ X\ l.ii|iliii(li'r 'iimum |! ariiiirliiia //ceum.ll J'.l l.iiiilinilrrimiilii lirrvr ' l!l Mrlanosiiriis .icirinns w. 4'J I ii|ihoiliTiiiMim SPIEtìAZIO>E DELLE FIGIKE CO.N >OTE (Le fìijure U. Il e 13 iOno imjrandilv 15Ì) vuUc tn dminvliv: tutu- le altre 200 volte. J (Oichis Moiio) Fili, i.' .1. Eslrcniilà rnfi'riorc ilei liuiltlli elio dallo slilu jiassanu all' ovario. B. Tessulo condullore. Il 'i.' Ovulo mollo pniua della fucundazioiic. .1. Ti'sla. li. Ti'gineu. C. Nucleo ropcrlo da uno slralo di cellule. •< 5* Uvulo più avanzalo del procejeiilc. .1. Tosla. U. Tegiucn. C. Slralo celluioso che copriva il nucleo apertosi come un tulipano ordinariamente in quattro parti. D. Nucleo rimasto sco- perto , composto di un solo ulricolo con umore granuloso raccolto nella sommila. 11 i.' Ovulo più avanzato del precedente, ma sempre avanti la fecondazione. A. Testa col runicolo ombilicale, mai vascoloso, clic nelle ligure precedenti è sialo nmmesso e clic si ommelleià parimenti nelle ligure seguenti. B. Tegmen ancora Tuori del lesta. C. Nucleo rinchiuso dal tegmen e dal lesta. £. Vescichetta cinbrioaalc piena di umore granuloso. n S.' Ovulo al momento della fecondazione. A. Cavila del testa per lo più piena d' aria. B. Teg- men tutto rincliinso dal testa. C Nucleo. E. Vescichetta embrionale con umore granuloso raccolto da basso. F. Punta del budello pollinico entralo nel nucleo e posto a contatto es- terno con la vescicliella embrionale. G. Budello pollinico. Il 6.* Ovulo simile al precedente, ma alcun poco più avanzato. L'umore £. più adulto comincia a mostrare la divisione in due parti della vescichetta embrionale: delle quali parli l'inferiore (cui non arriva la punta del budello D è quella che forma l'embrione. Il 7.* Ovulo più avanzalo de! precedente. .-1. Testa le cui cellule hanno cambiato le pareli liscie in pareti ondulate. B. Tegmen. C. Embrione che ha moltiplicale le sue cellule. D. l'arte su- periore della vescicliella embrionale che si trasforma in un niamento, o funicolo, finora lutto compreso nel nucleo. Il 8.' Ovulo più avanzalo del precedente. .1. Testa del quale si indica soliamo il contorno. La mem- brana delle sue cellule comparisce striala obliquamenlo e nell'aspetto somiglia a falsa tra- chea. B. Tegmen. C Embrione che occupa mila la cavila del nucleo. D. Filamento coiifcr- viforme trasparente uscito dal canale del tegmen e proliingalosi nel canale del testa. Nell'ovulo maturo l'embrione o grano riproduttore rimane attaccato al suo filamento su- periore diseccato. Se si bagna con dello spirito dj vino esso grano, di opaco che era, di- venta trasparente e mostra la sua composizione cellulare piena di grani bianchi. Tutte le cellule del lesta ridono a membrana sottile si coloriscono in bruno giallo collo spirilo di vino. Al momeolo della fecondazione il fiore è già appassito, come pure lo slimina e lo stilo, e non possono più servire di criterio per giudicare della fase dell' ovulo nelle epoche se- guenti, lo trovo che la durezza dell' ovario che sempre si aumenta e un mezzo facile per rnnosrere lo ttaln interno dell'ovulo. Stringendo fra le dita un ovario senu staccarlo dalla ( 60G ) su« elasticili, sono quasi sicuro di |)ridiro la vera fase dell'ovulo, e posso lasiiur passare de' giorni lino a lanlo clic aci|uisli quel grado di malurilii clic mi occorre di esaminare. Fij. 9.' DvmIo di orc/iis mascula? A. Tesla. 11. Tegmen. C. lìnibrione. E. Filamcnlo confcrvi forme die esce dai canali del tegmen, e del lesta, e s'insinua entro la placenta. ■• 10.' Ovulo di orcliis alìorliva. A. Tegmen estratto dal tesla. U. .Nucleo. C. Emliriuiie che ha duplicata la sua cellula. D. punta del budello entrala nel iiuileo e piislasi in cwiiallu con la cellula superiore dulia vcsciclictla embrionale. » II." Ovulo di orcAis abortiva più avaniato del precedente. .1. Tesla. II. Tegmen. C Cavilli del nucleo. D. Embrione, quasi maturo. E. Uudcllo entralo nella cavilli del nucleo e nmaslo iu posto colla sua punta. A questa epoca di maturità avanzala la potassa caustica colora in giallo chiai'u disliiilo r embrione ed il tegmen , il tesla resta bianco. 1" li.' Ovulo di ovchis abortiva al momento della fccondatioiie. A. Tesla. U. Tegmen. C. Nucleo. U. Vcscichella embrionale nella parte che divcnla embrione. E. Tarli' superiore liasparenlu della della vescichetta. F. Punta del budello clic la tocca, n 13.' Ovulo ivW orchis macutata nell'epoca della fecondazione. A. Testa. II. Tegmen. C Nucleo. D. Vescichetta embrionale. E. Puma del budello entrala nel nucleo. /■'. Budello disceso nel canale del lesta. Le cellule del testa qnamln l'ovulo è avanzalo, sono striale orizzoiilaliiiciile con lince molto distanti fra loro. " li.' Ovulo dell' orcAi'i moria. B. Tegmen non essendosi per seniplicilii disegnatoli tesla. C. Due vescichette embrionali nelliì quali le parli inferiori mostrano 1' embrione comincialo a s\o|. gersi. D. Putita del budello che tocca le due cellule superiori della vcscichella embrionale, 't lì».' Ovulo dell' orcAù moria eontenenlc due embrioni più sviluppali dei precedenti, .\nclie qui non si è indicalo che il solo tegmen privo del suo lesta. ATTI VERBALI DELLA SI-ZIO.NE DI Gi:OLOG[A E MLM-KALOGIA RlU^lOiNE DEL i;iOIt>0 IS SETTEMHRE T I prcsidenlc m;ircli. Pardo apre radunanza colle soguonti parole: Darclii' por nira di generosi nomini fu dolala I' Ilalia di una isliUizione che cliianiando oj^ni anno i ligli di lei, i (piali più cnieriiono per altezza di sapere in una delle sue lanle rillà a convegno seienlitìco, lende non solo a dilTondere la Iure della scienza , ma |)iri ancora a stringere i nodi di fralcrna amicizia clic animar deve ogni abilator della penisola, io vagheggiava l'idea clic un giorno nnco in questa mia patria avrei potuto stender la mano ospitale ad una stretta amicheviilc e dare il hacio del buon arrivo a tanti fratelli a cui il culto delle scienze e più il vivo amore della patria comune tenacemente mi legano. Ora un tanto desiderato giorno è pur giunto, e in oggi nii gode l'animo nel pensare clic fìnalmente la mia Genova accoglie festosa nel suo seno non solo (pianti in Italia hanno precipuamente consacralo sé stessi agli ingenui e lihcrali studii, ma pure accoijlic ricoiiDM'cnte quei dotti uomini che abitatori di (dlromoiiti e cultori esimii delle scienze non isdcgnano venire a giungere le loro alle nostre elucubrazioni , ( 008 ) conviiili come ossi soim che, se natura li;i segnalo non eaneellubili i conliiii delle diverse nazioni, 1' auloi'C della medesima ha però fatto delle diverse nazioni una sola famiglia, a cui diede ))Pr pati'inionio comune la scienza, e ai sìihjoU membri di t'ssii per relaiiijii) fiarlivulnri' non iisiiriKibiìc il suolo rlie abitano. V. poiché forse memori dell' in\ ilo, ehe lo scorso anno ai jiiedi del Nesevo io vi facea di venire a render Mela di vostra presenza ipiesta terra, la (piale tanto de- siderava accogliervi entro le sue mura, nell' arrendervi cortesi all'invito voleste anco all' invitatore dare un segno della vostra benevolenza nello sceglierlo a do- rile moderatore delle vostre discussioni e a g\iida delle geologiche corse, lasciale^ che del favore non meritato voi tutti, o colleghi, io ringra/.ii e più vi ringrazii a nome del mio paese di esservi arresi agli inviti che in suo nome io vi faceva; e siccome siede la mia città prima per chi viene di fuori d' Italia e suona il suo nome quasi porta, così agli egregii uomini che d'oltre Alpi e di oltre Varo ven- nero ad onorarci io mi farò dal principio quasi sul limitare d" Italia a rendere i dovuti ringraziamenli . cil in prima non ò senza emozione di una verace e sin- cera graliludine che do il saluto del buon arrivo a quel grande che dalle rive della Sprea \iene da più anni ad adornare di sua l'ama i nostri Congressi, e colia sua dottrina, l'atta polente per lunga osservazione e per scrutate terre dal capo Nord alle isole Fortunate, a coadiuvarle le elucubi'azioni e le ricer'clie della sezione di Geologia. Do poi il buon arrivo a chi di Francia e d' Inghilteri'a viene ad associare i suoi ai nostri lavori e solo mi duole che non ci sia dato di ascol- tar in quest'anno le amiche voci di varii tra i nostri colleghi o d'Inghilterra, o della Svizzera, o del Belgio che gli anni addictr-o ci fecero lieti di loro presenza. Ma se questi tributi di omaggio io por'go in nome mio e in quello di tutta la Italia ai doni nostri colleglli tli ollr-emonte, a rKunc mio particolare e a quello speciale della mia (ìeriova por-go i dovuti ringraziamenti a ipiei fratelli italiani che non fallirono all'invito; uè io infalli posso astenermi dal singolarmente rin- graziare quei dotti miei amici che mi seggono accanto e nell' aiuto dei quali io conlido per reggere come si conviene 1' onorevole ma non lieve [londo ehe mi avete addossato; uno di essi in ispecial modo coi suoi studii sulle .Vlpi venete e col già istituito confronto tra esse e l'Apcnnino concorrerà con noi all'illustra- zione della parte di qiiest' ultimo che avvicina Genova , siccome altri nostri col- leglli ci dimostreranno le relazioni di esso Apcnnino colle Alpi delia Savoia , coi monti della Provenza e del Varo, o ci indichei'anno come esso si digradi e si abbassi verso le colline del Piemonle e del Monferrato , o come pr-olungandosi per la riviera orientale continui poi ver'so Toscana, pr-eserrtando (privi fenomeni ed aspetti non molto dissimili da (prelli che si osservano li-a noi, ai (|iiali però si vengono a riunire fatti particolari dovuti forse a più recenti convulsimri del suolo. E a questo studio, dirò di corifronto, a cui le svariate cognizioni di \oi ( 609 ) lutti possono coadiuvare, grandemente parlili anco si presti la situazione di (pic- sto paese; posto esso non lontano molto dal punto in cui le Alpi si coiigiuiigono all' Apeiinìiii), tiene il suolo, miro limitalo spazio, della natura dell'una e dell'al- tra di cpiesle due catene, siccoiiie jiuie in ])icciiilo trailo di paese possono quivi osservarsi quelle direzioni e quei sollevamenti clic alle due catene sogliono essere gciicraliiii'iile s|K'('iali. (Irescoiio inolile interesse allo studio dello iidslre vicine moiitagiie e il riequciilc incontrarsi di rocce di Irahocco e la non dillicilc osser- vazione delle modilìcazioni che subiscono nll' accostarsi di queste rocce quelle altre dette di sedimento, le quali però non come antichissime possono considerarsi. Di queste rocce secondarie infalli , appailcncnli però alla parte più moderna , sono le inonlagnc che riiii'liiudono la città e se quelle che le stanno più a ponente presentano forse un aspetto più antico devesi probabilmente questo alla presenza dello roroe di trabocco, le quali in questa parte predominano, siccome pure pro- babiliiioiiU' alla diiozionc che esse rocce criilli\e hanno seguilo (juando sono ve- nute alla superfìcie devesi quella che hanno gli strati secondarli dn esse sollevati. Ora a dilucidare le questioni che da queste apparenze e da queste osservazioni derivano, io mi penso che vorrete consacrare qualche momento e siccome niun mezzo è migliore per scioglierle, seppure è possibile, che quello di visitare le località ove i diversi renomeni si presentano, cosi oltre le discussioni che potre- mo avere sul dello soggetto , vi proporrò una di quelle peregrinazioni che con tanto vantaggio della scienza e con lanlo diletto degli accorsi suole la sezione di Geologia ad ogni Congresso intraprendere. Ma questo studio speciale sulla nostra catena non triiilieià poi certameiile che non sieno bene accolte tulle quante le osservazioni e le memorie che sulle altre parli d' Italia e d' Europa vengano pre- sentate, giacché la scienza geologica è scienza che spazia per tutta la terra, ed è col raccogliere le osservazioni fatte su d' ogni punto di essa che viene dirò così a completarsi e a chiarire quei diibbii che da isolale apparenze potrebbero na- scere. Ed è inoltre a questo metodo tenuto fino ad ora dalla sezione Geologioo' dei Congressi italiani di mescolare agli studii locali quelli più generali che dc- vonsi e le chiarite verità e il progredir di ogni giorno nella cognizione più esatta della costituzione geologica della nostra inliera jienisola, perlocchè è stato dato ad un egregio nostro collega di tracciare per mezzo dei suoi lavori e di quelli di altri italiani una caria neolDgica dell' intiera Italia, utile risullamenlo degli studii fatti o incoraggiali dal Congresso, risullamenlo che solo basta a dare una sdienne mentila a coloro i quali per uno falso ed ipocrita zelo, per uno non da loro desideralo progredire delle scienze, lingono talora di lamcnlaisi della jiota utilità dei Congressi , e questo perché dal fondo del loro cuore vedono con rammarico che alla luce della scienza si vanno diradando quelle tenebre, die pur tanto per loro particolari viste avrebbero caro di manlenere fitte e dense su tutta la na- 77 ( CIO ) zioiic, e vorrebbero per conseguenza annullare i nio/./.i pei quali questa luce più si dilToudc. Neil' indiearvi però, o eolloj^hi pregiatissimi, alcuni dei punti clic potranno es- sere juiiicipale argomento delle nostre ricerclie io non ho voluto se non clic trac- ciare un pros|)etlo di (|uello di che dovremo occuparci , e questo però non dovrà essere mandato ad efletto che quando abbia ricevuta la vostra sanzione, giacché io mi protesto che non Voglio essere altro clic 1" esecutore fedele delle vostre vo- lontà e quando vi degniate concedeiio guida a (iiiellc esplorazioni che crederete opportuno d'istituire, al qual proposilo imn fa di nieslicri ch'io parli delle nonne che nelle discussioni dovranno tenersi, giacché di lunga mano ci conosciamo e nella sezione di Geologia sono vecchie le buone tradizioni, pcrloccliù il modello dell'urbanità e nel medesimo tempo del lilicro discutere è siala sempre riguardata. 10 qui porrò (ine alle parole che sul principi;ue delle nostre adunanze ho cre- duto dovervi dirigere dapprima per ringraziarvi dell' onore impartitomi , dappoi per implorare la vostra benevolenza e il vostro aiuto. Io confido che vorrete in ogni modo secondarmi e se venissi meno all' incarico alììdatonii , non la buona volontà , ma soltanto la pochezza mia vorrete accusarne. 11 prof. Coquand comincia quindi la lettura di una sua memoria sulle solfatare, i depositi di allume, ed i lagoni della Toscana. Nella prima parte di questo la- voro entra in alcune generalità inturno alle rocce emersivc che hanno posto in comunicazione il focolare degli agenti sollerranei eoli' atmosfera. Dopo aver di- scussa l'età delle ser|)entiiie, e dei graniti che eosliluiscono delle rocce di emer- sione di un'origine relativamente assai moderna, impereioccliò traversano gli ultimi strati del terreno nummulilico, il prof. (Coquand prende a determinare l'età dei filoni metalliferi, che percorrono in ogni senso il suolo toscano, e dimostra la posteriorità del maggior numero di essi alle formazioni plutoniche testé nominate. Dopo queste osservazioni basale sopra un gran numero di fatti, passa a descri- vere la solfatara di Percta nella provincia di Grosseto. Aniiovcia in primo luogo i terreni traversati dai gaz solforosi e rinviene tra (piesti delh^ calcaree e degli scisti marnosi alternanli con delle arenarie micacee riferibili ai terreni d'alberese e di macigno dei geologi italiani. Indica poscia la |U'esenza nel centro della sol- fatara di un polente filone di ipiarzo aniimonifero la cui apparizione ha deter- minalo la spaccatura occupata dal torrente di Turbonc e che diede passaggio ai gaz solfoidrici. Dopo avere stabilito l' intima connessione che subordina la solfa- tara al filone quarzoso il quale fa le veci di una dika di eruzione , il prof Co- quand esamina la natura della molTeta , dei prodotti di essa, la sua temperatura, e le sue fasi , spiega il modo di formazione dello solfo , dei solfati di ferro e di allumina , del gesso , dell' allumina solfata , e dei solfuri di ferro. Oiniostra che ( «H ) V agente il quale dà origine a qiiesli varii prodolli è 1 idrogeno solforalo la cui dccom|)Osizionc al eonlatto dell'aria almosferiea, o la conibiiiuzionc delio solfo eoli' ossigeno, dà luogo a dei corpi nuovi o a delle reazioni energielie sulle rocce vicine. Kgli insiste principalmente sui fenomeni di gessificazione, e sulle analogie clic collegano i gessi metamorfici della solfatara eoi gessi anomali dei terreni se- condarii delle Alpi francesi. Passa quindi a descrivere le alterazioni subite dai macigni al contatto dei vapori caldi le (piali consistono in una dissoluzione della silice del gres, die jiermise alle molecole (li\cnule libere di aggrupparsi iiilorno a varii centri d' attrazione. Questa silicificazionc cambiò la natura e modificò la tessitura della roccia senza allerarne 1' as)icllo esteriore. Nelle valli della Fiora e nel grujipo del monte .\iniata liavvi un altro punto interessante il quale pre- senta le stesse particolarità di Percta, cioè uno sviluppo continuo di vapori sol- forosi in vicinanza d" un filone quarzoso antimonifero e di altre masse quarzose eruttive. Vi si scopre eziandio la calcarea dell' alberese trasformata in gesso e le argille Impregnate di solfato di ferro provcnienle dalla combinazione dell' ossido di ferro che contengono coli' acido solforico derivante dalla decomposizione del gaz solfoidrico. Il prof. Coquand presenta in pari tempo alla sezione esemplari di queste alte- razioni. Il |irosidente march. Pareto esaminando gli esemplari presentati dal prof. Co- quand rammenta come gli elTetti di silicilicazionc eh' essi dimostrano sieno adatto simili a quelli prodotti dai serpentini nel macigno della Liguria ove questo ultimo passa al diaspro, al contatto, ed in vicinanza dei filoni serpentinosi. In conseguenza della slessa memoria ebbe luogo una discussione intorno al- l' età del granito di Gavoiana ed al suo passaggio alla Irachilc indicalo dal prof. Coquand, e si venne a discorrere della Irachite di monte Amiala dal marchese Pareto ritenula posteriore al terreno subapcniiiiio e dal prof. Coquand anteriore. Riguardo a quesf ultimo punto il generale Della Maimoia comunica come nell' i- sola di Sardegna abbia sempre trovato la tracliite in posizione che la caratterizza per anteriore anche ai terreni teiziaiii mioceni, e si propone di rendere ostensibili alla .sezione dei saggi di terreno terziario racchiudenti ciottoli tracliitici. In quanto poi al passaggio del granilo alla Irachite, assicura di aver osservalo anch' egli questo fatto in modo da escludere ogni dubbio. Il Coquand propende a credere che quantunque il granito di Gavorana faccia passaggio alla irachite pure geologicamente si debba considerarlo un granilo. In proposito della età della trachile di monte Amiala il march. Pio Bussi-Muli dichiara che in conseguenza di numerosi scavi falli nelle sue terre sui monti Ci- miiii dei quali fan parte il Soriano e i monti di Vilorchiaim, lia potuto assicurarsi che ivi la trachile si trova sul terreno terziario di qiie' monti. ( r.i2 ) Il nKiggioro Cliartcs ha pure osservato massi di Iracliile sul terreno subapcn- nino al iiioule Amiata, i quali maDcano invece alla Badia, ma opina che siano di trasporto. Il march. Pareto poscia es])OMC come a Vitorcliiano vi sia dal basso all' alto prima la marna grigia subajìcniiina, indi uno strato di Iraverlino, e superior- mente la trachilc. Il vice-presidente prof. Pasini rammenta come negli lùiganei i filoni Iraehilici taglino peiiicndicolarmenlc i numerosi banchi del terreno miocene. Il prof. Cuquand riferendosi a ciò che disse il marcii. Pardo circa alla giaci- tur.\ della tracliile di Vilorcliiano rimarca come vi sicno dei tiavertini posteriori alla emersione delle rocce vulcaniche. Al che risponde il jiresidenle esservenc di riferìbili a due epoche, una anteriore alla emersione suddetta ed una posteriore. Avendo il prof. Coquand posto dubbio se le trachili in questione sieno real- mente trachili, il prof. Collegno assicura che le trachiti del catnpigliese sono per- feltamenle caratterizzate dalla riacolite. Conclude il generale Della Marmerà dicendo, che trovandosi delle rocce trachi- liche anche nei vulcani attuali nulla osti che vi sieno trachili emerse durante e dopo r epoca terziaria. Chiede poscia il presidente Pardo al prof. Coquand se il macigno di Perela si debba riferire a quello che il Pila denominò superiore. Il prof. Coquand ri- sponde di avere studiali i fossili del Massellano e di averli trovati in un terreno superiore al macigno classico della Toscana. Prosegue il presidi'nle Pareto dicendo ch'egli non nega l'esistenza delle nunimulili supcriornienle ai macigno, ma che però alla Mortola in riviera di ponente e in molle località delle Alpi marittime sono decisamente in un terreno ad esso inferiore. Kssendosi quindi ])assato a favellare della relazione clte passa Ira 1' alberese ed il macigno, il prof. Collegno sorge a dire come egli abbia nuovamente studiato il macigno di Mosciano , e ne abbia scorto l'intima relazione coli' alberese, nel quale trovò le nummulili. Conferma il prof. Co(|uand la presenza quasi costante delle nummulili nell' alberese toscano. Avendo il |irof. Collegim espresso il desiderio che fossero chiarile le diverse specie di nummulili dei diversi terreni , il maggiore Charles accenna ad una nnmmulilc da lui trovala alla Mortola e che mostra di esseie diversa da quella di Mosciano per cui egli si propone di sottoporla al giudizio della sezione in altra adunanza. Chiede dopo ciò il vice-presidenle Pasini ai sigg. Collegno e Coquand in quali relazioni di giacitura abbiano velluto il macigno rispetto alla calcarea ammoni- tica, e risponde il |)i'of. Co([uand di avei' sempre os.servato il macigno giacere in istralilìcazione discordante da quella della sottoposta calcarea jurese. ( 613 ) Spirga quiudi il vicc-prcsidcntc Pasini i motivi clic lo spinsero a fare questa duniandu raminentandu all' adunanza come in Lombardia a Gaviratc la calcarea uminoiiiticu si (rovi in mezzo a strati di calearca a fiicoidi e cita le recenti os- servazioni dello Zeiisciuiei' sulla geologia del Taira, dalle quali si desume che nella catena del Taira il macigno a fueoidcs Targioni , si trovi tanto sotto che sopra alla calcarea ammonitica per cui il sig. Pasini verrebbe indotto a pensare che potrebbe forse una parte del macigno essere riunita al terreno jurese. Al (|ual pro|)osito ricorda anche il prof. Collegno questa concordanza del ma- cigno col terreno jurassico. Il prof. Coquand do((0 questa discussione rimette ad altra seduta la lettura della seconda parie della sua memoria. Indi il barone d' IIombres-Fiimas legge una breve nota sui contorni d'Alais, ove ebbe testò luogo la riunione straordinaria della società geologica di Trancia e citate brevemente le ricchezze mineralogiche, geologiche e paleonlologiclie del diparlinieiito del Card, invita i geologi italiani a visitare quella interessante regione. Dopo di ciò il presidente march. l'areto pregali i membri che avessero memo- rie da leggere o comunicazioni da fare, di darne in nota i titoli al segretario. sciolse r adunanza. \'." Il Presidente March. Lorenzo Nicolò Pareto // Segretario Cav. Acuillb De Zicno. RILIISIOINE ni'L GIORNO IG SETTEMBnE iirllo l'alto vprlialr dell' anlcccdcnlc seduta e fatte alcune osservazioni dal mag- giore Charles , resta approvato. Poscia il segretario De Zigno rammenta ciinic il presidente della sezione Geo- logica del Congresso di Milano ridueendo a sommi capi i risultumcnli ol'tenuti dalla sezione dicesse fra le altre cose « aversi tanto in Lombardia che net Ve- neto una serie indivisa e concordante di depositi marnosi e calcarei con jnro- tnaeo , de' quali la parte inferiore ajypariienc al sistema jurassico e la superiore al cretaceo, rimanere quindi a determinarsi in questa serie ove finisca l'uno, e cominci l'altro sistema, ed a ciò dover mirare gli ulteriori nostri studii ». Perciò il De Zigno avendo diretto a questo fine principale le sue ricerche crede di esser giunto a stabilire questo limite almeno per quanto risguarda le Alpi delle Provincie venete. Valicate le colline prodotte dalle testate sporgenti dei depositi Icrziarii che dal Friuli si protendono quasi senza interruzione lino ai Lago Maggiore s' incontra al piede delle Alpi, dopo alcuni straterelli di una marna bianco giallognola, un de- posito calcareo marnoso formato da un avvicendamento di strati )iiù o meno ar- gillosi ed arenacei, ora sottilissimi e schistosi, ora alquanto compatti e di (jual- che maggiore potenza, ma tutti per Io più caratterizzati da una tinta d'un rosso cupo che li fa agevolmente distinguere da lungi. Questo deposilo fascia quasi sem- pre la base delle alte montagne del Veneto, e sovente si cslende nei pianori com- presi fra queste nel seno delle Alpi. E sebbene alcune fra le stratificazioni che lo compongono per colore e compattezza somiglino di molto a quelle della cal- carea ammonilica , tuttavia, considerandone in massa la totalità, predomina in esse una struttura scissile e scagliosa accompagnata da tale scarsezza di fossili , che impediscono il confonderle con quella roccia assai più antica recentemente levala dal gruppo cretaceo e riposta nell' jurese. La potenza complessiva del banco testé descritto è varia , e però sempre assai considerevole, come lo è la sua estensione che serve a marcare (juasi da per ( GIS) lulto nelle Alpi venete la presenza della formazione cretacea di cui forina il piano siipcriore caratterizzalo dal fiicoidcs inlriraliis e Tunjiimii. Procedendo a rovescio del corso dei liumi ed internandosi nella catena si vede che gli strati di questa roccia passano |)cr grado ad un altro gruppo composto di rocce mineralogicamente simili ma diverse per colore, com|)altezza, e struttura. Sono esse generalmente grigio a frattura che si avvicina alla concoide ed alternano con isirati sottili di marne argillose verdastre, di calcarea bruna, e con ammassi stratiformi di focaja nera. Tutte queste stratiticazioni sono abbellite da gran nu- mero di fucoidi ed inferiormente passano ad un'arenaria bigia, elle se non fosse caratterizzala sciiilo csli nel canale fra hi Corsica e la Sar- degna u\e o|iei'a\a una (i'iangula/.iuiie fu spedalnrc ili una simile piogj;ia di (erra rossa, la quale veniva conlcmporaneameiilc osservata al 38" grado di latitudine selteiiliionale acconi|)a!inala dal venli» ilei deserlo, dalla s(|iiadi'a sarda che si tro- vava fra Tunisi ed Algeri. Soggiunge come il l'atto di essei'e stata veduta a Tunisi, in Sardegna, in Corsica ed a Genova sempre spinta dai venli del sud possa indurre nella credenza che venga dal deserto portata dal Simmoun d' Africa. Hifcrisie come quella caduta in Genova sia finissima impalpahile di color biondo che ar- roga quando viene hagnata , ne presenta alla sezione e mostra come faccia viva elfervescenza nell'acido nitrico. Non è in opinione che sia d'origine vulcanica ma crede invece sia composta di s|)oglii' d'infusorii, né contenga alcun resto di ve- getale. Kssendo caduta anclie a .Malta esprime il desiderio di averne dei saggi onde riconoscerne le qualità nieccaniclie e se fosse meno lina di quella caduta a Genova come sarebbe ragionevole il su])porrc se venisse dall' Africa. Al qual proposilo il sig. Parolìni ricoi'da come nel princijiio d'aprile del I8'20 sia slato spettatore di questo fenomeno lungo tulla la costa meridionale della Si- cilia e parlicolarmentc a Licata e Girgenli , che esso è sempre preceduto da for- ti.ssiino vento del sud , e che la jiolvcre la quale si suole osservare deposta sulle cornici di tutte le case ù sempre di color biondo come quella presentala dal ge- nerale Della iMarmora. Aggiunge il Parolini di aver osservalo che lo strato su|)eriorc consta sempre di nialeriali mollo più lini dell'inferiore. Da quanto eiili ebbe luogo di vcrilicare nelle località indicale ove questo fenomeno è frequente, egli pure è d'avviso che provenga dal deserto. Il presidente march. Pareto descrive come a Genova questa caduta di polvere colorala sia stala accompagnata da importanti fenomeni meteorologici e da singo- lair passaggio di caldo solVocanle, al freddo, ed il |)rogredire di questa coli' avan- zarsi del vento il nord cioè nella valle della Poleevcra in cui ebbe in quel gioino r opportunità di fare una corsa. Su di che il generale Della .Marmora riferisce come il rapporto fatto dagli uf- liciali di marina della squadra di Tunisi , annunziò che nel giorno in cui ebbe luogo questo fenomeno il ealdo fu cosi eccessivo che si scioglievano e piovevano giù i catrami. Osserva il march. Bussi Muli ciie il fenomeno di cui si traila mostrandosi sopra una linea mollo estesa dà a divedere che la polvere stessa debba provenire da una regione molto vasta, e poler quindi le variazioni dei granelli derivare piuttosto dalle dilTerenti qualità del suolo che somministrò questa polvere anziché dalla di- versa disianza dei punii in cui fu osservala. Essendo presente all'adunanza il prof. Meneiibini , il presidente lo prega a voler osservare col microscopio la polvere presenlata dal generale Della .Marmora ed a riferire se vi siano in essa degli infusori!. 78 ( 618 ) Il sig. llti|)|H>ll iMiniiiciila rome egli ubbia ilcscrillo la pdlvoro ilol dcseito noi suo viaggio |iul)bli('alo nel i8"2'2. Kssa , dice egli, è sempre iireompngtiala dai venti del sud clic cominciano regolarmenle alla mola di maggio e diiiaiio Iìiki al 'JO di giugno |)er cui sono eiiiamati dagli ai-alii i venti dei (piaianla giorni; (|uesla sabbia apparisce come una nuvola rossa die disecca ed elellri/./.a (pianto incontra, ed è composta di csilissiuie particelle cminenlemcnle elettrizzate clic si respingono reciprocauiento e probabilmente constano di minutissimi resti d'infusorii della gran pianura d'Africa. Il marcii. Pareto coglie questa occasione per far rilevare l' importanza delle os- servazioni del prof. Riippcll e l'utilità clic può derivarne alla scienza dall'avere egli stabilita la periodica ricorrenza di questo fenomeno. Ka ijuindi rimarcare il generale Della Marmora come nel caso clic la polvere ciuiula a (Jenova, e presso Tunisi nel maggio scorso derivi dall'Africa, e cou- lenga spoglie d'inl'nsorii, questo fallo possa riescire di sommo interesse tanto per cliiarire, com'egli è d'avviso, che la grande pianura del deserto sia il resto d'un antico mare, quanto per constatare la regolare riapparizionc del fenoineno il clic sarebbe di grande utilità per i navigatori , polendosi ciò applicare a pre- vedere i temporali che ci vengono dall'Africa. Il presidente march. Pareto mentre fa vedere come debbano cangiare le qualità meccaniche di questa polvere di mano in mano clic i venti la recano più lungi dal luogo di provenienza, esprime il volo clic le accademie e società scientifiche, e le persone che si occupano di osservazioni fisiche e meteorologiche , e che si trovano nelle regioni meridionali su questa direzione vogliano tener nota della latiludino in cui viene fatto di osservare (jucslo fenomeno, e dell'epoca in cui suole rinnovarsi, raccogliendone saggi per uno studio comparativo. Spiega quindi il generale Della Marmora come la polvere suddetta sia sempre accompagnala dal vento di sud-est, essere però taluno caduto nell'errore dì cre- derla trasportata dal vento di nord-ovest, imperciocché il contrasto opposto ai venti meridionali dalla cerchia di montagne che circondano al nord il bacino di Genova opera talvolta un momentaneo cangiamento che non si deve però confon- dere colla direzione normale del vento che ne accompagna sempre in tutti i luoghi la caduta. Dopo ((iiesta iiiteressanle discussione il vice-presidente Pasini prende la parola e riferisce come egli abbia instituite per quindici anni delle osservazioni meteorolo- giche a Schio presso le montagne del Vicentino ed abbia costantemente osservato che per tre giorni continui sogliono spirare nelle nostre montagne i venti del sud- est, e ciò avvenire non prima del mese di febbraio né più lardi del mese di marzo, ed essere questi venti susseguili dalla neve, che poi nel 1825 e nel 'il ebbe ad osservare tinta di rosso, fatto che potrebbe avere molla attenenza cou (pielli ri- ( f.J9 ) feriti dal gcneriilc Della Marmir.oi.ò Puifto // Segretario (lav. AcHii.i.r, De Zicno. mijìsioM: DRL CIOIINO 17 settembri: I Pilo imI approvato l'alio vorl)alc della scilula i)i'cro(ionl(' , sorge 1' iiigef-'iierc Pia/.ziiii ed a priiposilo della poh ere presenlala all'adunanza dal generale Della Mar- mora espone eonie la slessa sia eadula auelie nell' Ajjro pisano, ove elilie T np- porlunilà di osservarla. l'oseia il >ig. .Molledo dichiara di avere esaminala eliiniicamenle la poKere eadula in Genova nel maggio decorso, e di avere trovalo elie coilleneva delia sostanza animale, del bromo, dell'iodio, dei carbuliatì calcarei, del l'eii'o. dell'al- hiiniiiu u nessuna traccia di silice. Indi il prof. Coquand ritornando suH' argouienlo Irallato Jei'i dal prol. (Collegllo Icjige una nieraoriu nella quale si fa ad osservare come il sig. Collegno parago- nando i terreni jurassici dell' Italia , con quelli dell' Europa meridionale, ammetta che i conglomerali ((uarzosi, le calcai'ce nerastre dei contorni
  • cliisti cristallini, i marmi delle .\l|)i apuane, la calcarea rossa ammonitica, la maiolica , il macigno e l' alberese. l'ili tardi le osservazioni ulteriori dello stesso geologo e quelle d' altri contri- buirono a smembrare quc^ta grande massa riferita al solo terreno cretaceo e ( f)22 ) cijiscliodiino la diviso secondo la sua iiarlicolarc maiiiora di vedere r si l'ieonob- bei'o lieii pieslo i lajipiesenlanti degli seliisli ciiNlaiiini , del Trias, dell' jina eee. ; questa divisione fu in gran parie provocata dalla memoria pubblicata or fan tic anni dal prof. Collegno nella quale eolla scoria di iiuinerosi fossili da Ini raccolti assegnava un posto nel lias alla calcarea l'Ossa del lago di domo. Ed in falli, os- serva il prof. Coquand, tutti gli amnionili di (|uella località, eccettuato VA. Ta- Iricus elle alcuni vogliono simile aW Iwloro jìlnjllus , sono riferibili a specie lias- siche quali sono l'.t. W'alroiii fìnrktamli , obliisus , serpeìilhìiis , Conijbearii ecc. Aggiunge inoltre lo slesso jirof. Coquand elle la giacitura di questa roccia alla Spezia le conferma il posto clic le venne assegnato dai fossili, scorgendosi ivi la sesnenle successione di strali dal basso all'alio 1. Cale, rossa ammonilica. 2. Scliisli rossi concordanti. 3. Scliisli con posidoììia liasxina. 4. Calcarea grigia con am. Parkinsuni , mniroce/iliahis ; una plcurolumaria , e la tcri'bralula globosa. 5. Dolomia ( Porto Venere ). 0. Cale, compalla grigia del golfo della Spezia. Kgli quindi facendo rimarcare ionie l'argomento paleontologico venga anclie nel presente caso confermato dalla giacitura , e inmmcnlando come nell'antecedente adunanza il De Zigno abbia pro\alo l'apiiarlencnza del biancone delle Alpi venete al terreno neoconiiano e ciò colla scoria dei l'ossili menlre jier lo innanzi si cre- deva jurese come la maiolica di lombardia; non sa vedere il percliè se il B. di- hìlnlìis il C. t^inerici.i fanno del bi;incone un piano neocomiano, \' am. Walcolii , Duckiandi , obiitsu.f non debbano formare della calcarea rossa ammonilica un piano riferibile al lias? Oltre questi fatti aggiunge ancbc quello della discordanza della calcarea am- monilica relativamente ai terreni più anlicbi sui quali s'appoggia, quello dell'e- sistenza di un conglomeralo fallo a spese del soggiacente marmo bianco fra|)posto a qucsl' ultimo ed alla calcarea rossa ammonilica e quello di un ciottolo di mar- mo bianco ceroide trovato nella majolica, e clic presenta all'adunanza. Riassumendo quindi le cose delle il piof Coquand insiste a sostenere che i caratteri paleontologici hanno in Italia un' importanza eguale a quella che hanno nelle altre regioni d'Europa, ed aver essi servilo a svelare le diverse formazioni della nostra penisola colla maggior chiarezza e precisione. Avere il generale Della Marmora scoperto in Sardegna il lerreno siluiiano dalla presenza degli spiri fcr e delle orloccrr , il terreno caibonifcro da (|uella delle piante fossili. Il Trias essere slato riconosciuto per mezzo dell"«e/cM/« suciulis e deW imrinites titiformis. ( 623 ) Il terreno neocoiniiiiio delle .\l|)i venete e delLi Calabria essere stato svelalo dal hclfiniiitos ditataliix e dai rrioceri ; l'arenaria verde dagli iì>imri(i ; la erela bianeu dall' «s/rca vesìridaris e dai arlieolarilà che dimostrano come si sieno dejiositati al pari di (|uelli d'Aix e di Parigi. Unitamente a questa comunicazione, il prof. Coquand piesentò due profili a maggior schiarimento delle cose dette. Prende la parola il prof. Collegno e rammentando come egli abbia sempre ac- cordata grande importanza ai caratteri paleontologici nella determinazione dei ter- reni ed abbia sempre insistilo ne' varii suoi scritti relativi alla geologia dell' Ita- lia, perchè las<'iali i earalleri mineralogici ne venissero paragonati e studiati i terreni prendendo a guida i caratteri presentali dai fossili, aggiunge però come nella memoria da lui letta all' adunanza nel giorno precedente abbia egli pure indicata la presenza della fauna liassica nella calcarea amiuonilica de' monti di Krba, di Salirlo, di Arzo, di Gozzano nella calcarea nera di Bellagio, ed avere in pari tempo dimostrato come stratificazioni a fossili liassici formerebbero in Italia un deposito che avrebbe circa 1000 metri di potenza, mentre in Inghilterra il lias ne ha appena ÓO; quindi sembrargli dilìiiilc ad amniellersi che mentre in Italia si depositavano (|uesli 1000 metri, nel mare d'Inghilterra si depositasse soltanto il lias. .\ver egli perciò fallo vedere come ammcllcndo allo invece che il lerreiLo lom- bardo rappresenti lutto il trrrcno jurassico inglese si coDsidcrerebbcro come sin- croni due deposili di altezze non troppo diverse. Limitare a ciò la sua proposizione, e ritenere in quanto riguarda la S|)czia. che la successione degli slrati indicata dal prof. Coi|uand possa essere dovuta ad un rovesciamento degli stessi. Il presidente march. Pareto imprende egli pure a sostenere l' idea di (|uesto rovesciamento ed annuncia cnnie nella (inida che verrà dispensata ai membri del Congresso questo fatto sia stalo da Ini dilTusamente trattato ed accompagnalo da varie sezioni illu>lralive la giacitura di lutti questi terreni della Spezia. Soggiunge il prof. Collegno che per lui la calcarea bianca e rossa delta am- monitica rappresenta il jura superiore, che benissimo a Cami)iglia, alla Gran Cava vi ha una balza di calcarea saccaroide alla quale si appoggia la calcarea ammoni- tica, e che fra 1' una e l'ultra esiste il conglomerato indicalo dal prof. Coquand. mu eh' egli ritiene questo conglomeralo una breccia di atlrilo prodotta all' epoca r f.24 ) III CUI riii(iiK) Milloviili Inni ([Moli slriiti ; clu' la riilciirtM della (iraii CaMi (• por Idi coiTisiioiuli'iili' alla ralcaroa nera ili Varoniia, fuini riila in rairaica liianca dalla aziono delle roeee di li-aiioieo, elio lino al colle S. Vinceny.o sulla direzione delio sposlanicnlo si scorgono franiinenli di calcarea saeearoide hianea . e di calcarea rossa, e clie osservò nella calcarea bianca saeearoide o per iiiei^lio diie ceroide dei fossili proprii della calcarea rossa e pariiculaniienie degli cneriiii. Ilisiiardo poi al ciollolo di marino cemide ìihIiimi nella niajolica ed addiillo dal lirol'. Coiiiiand in pinna della po>leiioiil;i di ipiesf iilliiiia, onde togliere il dubliio dei rovesciamento degli strati, i sigg. l'aiein. Della Mariiiora e C.ollegno os.scrvano come per I' a|iparenza mineralogica la roccia iiieiudenle si assomigli ai macigno. .V questo pro|)osito il vice-presidente Pasini cita 1' esempio di ciottoli rifi'iiliili ad uno strato inferiore trovali negli strati superiori della stessa formazione a cui mineralogicamente e geologicamente appartengono , e ciò potersi riscontrare nel Musehelkalk di Rccoaro, e negli strali jurcsi delle Alpi venete. Lo stesso sig. Pasini coglie quest' occasione per rammentare come il fallo che un terreno sia rappresentalo in due o piti luoghi con depositi di potenze diverse, ma ciò non ostante sincroni , riceve grande appoggio dal vedere il terreno car- bonifero elle giunge in Ingliillerra a SliOO piedi rappiesentalo nelle Alpi che si stendono dai Tagliamento ai Lago Maggiore da un banco che non olliepas.sa i ."0 metri, e che soggiace ed alterna con isirali a coneliiglii^ marine le quali esclu- dono il dubbio clic possa essere un deposito locale d' acqua dolce. Il sig. Michelin accorda nell'opinione del sig. vice-presidente, e dimostra c(piiie nelle divisioni gcologicbe la varia potenza degli stessi de|Hisiti non debba |)or- gerc alcuna didìeoltà per la loro classificazione e nulla ostare elie si possano cal- colare sincroni due terreni di varia potenza qualora sicno caratterizzati da una fauna islessa. Iin|ireiide quindi il presidente sig. Pareto a discorrere delle diverse stazioni dei molluscbi dell' epoca attuale e delle epoche anteriori , ed accenna come i cefalo- podi essendo animali a stazione pelagica segnino sempre eoi loro resti 1' antica esistenza di un mare profondo. Il barone De Uucli sviluppa quindi le sue idee circa a quanto fu discorso dai sigg. Collegno e Coquaud, e mentre riconosce la presenza di specie Massiche nella calearea d'Arzo e di Gozzano, rammenta come egli abbia dimostralo nella calca- rea rossa di Induno l'esistenza lìcW ammonileu polijgiraius , e d'altri ammoniti della famiglia dei ptuuuliti che caralterizzano invece quest' ullima roccia come appartenente all'jura superiore. A jii'oposilo della calcaiea d'Arzo e di Gozzano il prof, (loquand ricorda gli am- moniti raeeidli dal conte Spada in llKiiiagna , Ira i (piali ebbe a riconoscere Y A. Ilumphrcsianus , ed il |irof. Collegno soggiunge come siano identici a ipielli rac- colli sul monle Corno dall' liolTinann. ( G25 ) lU'Iuliviiineiili' poi iillii (jiii'slioiii' dui gessi il iirof. Cullcgiiu Jicliiiiru di ammct- Icrc itcìiis^inio ciie in Toscaiut olirò i gessi iiielaiiiorliii \\ sieiio dei gessi ler- zJui'ii sli'Ulilicati. Al elle il iiiareli. I»arelo sojigiuii^c rlie i gessi della Liguria si trovano aiiiorli nel terreno jiirese , ncll' alberese e nel terreno niioeenieo ; slralilieali nel sukipen- nino e talvolta anche nel miocenico. Dopo questa iniporlanlu discussione prende la parola il march. Bussi Muti ed accennato prima come si possa misuiare l'età degli strati stalagniitiei e slalattiticci che ta|ipe/./.aMo il suolo e le j>areti delle eaverne tenendo conto del temjio che im|)iegaii(i liiiio (li a formarsi, espone le sue idee circa al modo d'instiluirc degli o-ipcrinieiili liiniio le coste del mare onde riconoscere possibilmente dai sedimenti lu>ciali in |)iiì sili del litoiale italiano dui'aiile l'epoca storica, il lemjio che può avere im|)iegato il mare nei diversi cangiamenti di IìncIIo che dimostra di aver subito rispello al suolo dell" epoca presente. Fa quindi un invito ai membri della sezione, perchè vogliano associarsi a lui ed iiistituire esperienzu in varii punti delia costa d' Italia per chiarire in ijualche modo (|uesto argomento. L' ingegnere sig. Piazzini dichiara che senza estendersi ad una applicazione cosi generale ipiali' è (|uelia indicala dal sig. liussi Muti egli si è invece limitato a tener conto delle variazioni amauiii lujigo la costa pisana ed avere su questo argomento tenuto parola al Congresso di Lucca all' occasione che si parlava della TegolazioDC del corso del Serchio. Dopo ciò il presidente essendo ormai trascorsa 1' ora sciolse la seduta. V." // Preskkittf .March. Lohe.nzo Nicolò Pareto // Sefiirliiilu Ca\. Achille De Zic.no. 70 lUlMONE DEL GIORNO IH SETTKMBUK JL/cKo ed approvalo l'alio verbale della seduia del sfiorilo 17 il presidente co- munica una lettera del sig. Luigi Lavizzari culhi (piale accornpagn;i-il dono della sua terza memoria sui minerali della Svizzera. Il viee-i)rcsidento nomina ([uindi i varii doni falli alla sezione dai signori Mi- elielin, Passerini, Ratti, Zerala, Tonseca, d'Hombrcs-Eirmas, Scortcgagiia. • Dopo di che il segretario De Zigno presenta alcuni esemplari della Icrchniiiila (ìiphijn, ed accenna come gli sembri che questa comunica/ionc possa riuscire di (pialchc interesse avendo essa attenenza con quanto era stato detto dai professori Collegno e Coquand uell' antecedente seduta. Imperciocché si trova in grande ab- bondanza nel Vicentino e nel Tirolo italiano negli strati ad ammonilcs Tolricus, biple.v Parkinsoni ecc. ove colla sua presenza eai'atterizza un piano mollo supe- riore al lias. Il barone De Buch ed il sig. Ewald esaminata la tereliralula presentala dal De Zigno entrano su di ciò in alcuni jìarticolari convenendo nell'oiìinione del Uè Zi- gno, e rimarcano come gli esemplari di ossa siano notevoli pel loro stato di con- servazione. Il presidente marcii. Pareto legge poi una lettera del sig. Escher de la Linlh accompagnala dall' invio di una memoria stampata sul cantone di Glarus e di una carta geologica dello stesso cantone. In questa lettera il sig. Escher de la Linlh fa vedere come questa regione si dislingua I." Per essere la estremità orienlale della massa centrale del Finsleraarhorn , per cui i monti e le valli di essa presentano la stessa disposizione semicircolare come nei contorni di Lonéche dal lato occidentale della massa slessa, soltanto da questa parte la disposizione è in senso inverso ed il semicerchio è rivolto invece verso l'est. In armonia con questa distribuzione dei monti u delle valli sta quella delle rocce. La calcarea del Reno anteriore, che l'autore repula juresc, si lega jier ipiella del monte Calanda e dei Ivurfùrstcn a ((uella dello Scheld e del Glarnisch, e cosi ( 627 ) rincliimic e cirronda il limilo orifiihilc delle rocce crislallinc e del Finslei-aarliorn. "2° Ver essere gli strali inferiori della foniiuzioiie crelacea , la crela cloriliea , il gaull, ed il terreno neoeoiniano, mollo sviluppali nella parte sellenlrionale del cantone; mancare quasi intieramente nella catena che formando il limite meridio- nale dei terreni nelluniani vada al Calanda per il Todi al Tidis; solamente tra il Todi ed il (lalaiida >i Irovanu vesligii della creta cloriliea e del terreno neoco- rniano, e sembra che questa regione Ira il Tiidi ed il Tidis sia rimasta emersa dalle acque dalla line del periodo giurassico sino all'epoca in cui si dejiose il terreno nummulitico, giacché quesl' ultimo vi si trova imincdlalamcntc sopi'apposlo al terreno jurassieo di cui riempie tutte le cavità. 3." Perchè fia le rocce veramente erislalline del San Gottardo ed i schisli quarzo-talcosi della valle del Reno anteriore non si trova linea di demarcazione e vi ha insensibile ttiaduato passaggio degli ullirai ai conglomerali rossi di Mels equivalenti senza duhhio a (piclli di N'alorsina, e a quelli dei laghi di Lugano e di Como. 4.° Per essere il suolo della i)iù gran parte delle valli di Scrnf e della Linlh composto di schisli marnosi e di arenarie caratterizzate dalle nummulili, dai fu- ruiili inlricaliis , aciiuali.s , Tarf/ioiii e dai pesci del Blatternherg che senihruiio ap- partenere al terreno nummulitico ed al macigno. Al disopra si trova una calcarea con helennili e con un ammonite affine al polyplociis che pare debba corrispon- dere al terreno jurassieo medio, e che ricopre i schisli del macigno non solo lungo il limile meridionale, ma in tutta la loro estensione, che è di circa tre leghe. l'inalmenle ipiesla catena jurassieo superiore al terreno nummulitico è ricoperta dappertullo dagli schisli quarzo-talcosi e dai conglomerati rossi. Da (luesie osservazioni il sig. Escher de la Linlh è tratto a concludere come in questa regione abbia avuto luogo un esteso e totale sconvolgimento degli strali e richiama l'allcnzionc dei geologi sopra la regolarità di questa anomalia che si estende per una larghezza di Ire leghe ed una lunghezza di venti. • Finita la lettura il march. Pareto fa vedere l'importanza dei fatti comunicati dal sig. Escher de la Linlh, e dimostra doversi riconoscere nella giacitura anor- male di questi strati un rovesciamento completo delle slratiflcazioni , fenomeno che si osserva di sovente nelle catene montuose, ma che nel caso presente si palesa in una imponente estensione, e sopra una scala gigantesca. Il generale Della Marmora rimarcando come una distanza anche considerevole possa apparire insignilieanle. misurala sopra una carta geografica di scala ristretta, fa nello slesso tempo osservare come questi fenomeni non debbano recare sorpresa qualora si misurano sulla scala di quelle forze che operarono il sollevamento di intere catene. Il vice-presidenle Pasini ricorda di aver altra volla accennalo ad un singolare ( fi28 ) rovesi'iainonto ilci;li strali spcoiularii e teiv.iaiii da lui vciluld nelle iiionlajine pi'cssn Seliio, ove per lungo (empo si credeva di aver trovalo )in Iciacno di niarno ed arenarie eon polipai e Mumniulili sotto la scai^lia rossa, il liiancone e la ealearca aininoniliea , e clic egli verilieò invece eoli' esame dei l'ossili essere decisamente terziario. .Ml'erma come seguendo l'amlaniento delle stratilica/.io{ii si i^iunga ad un ponto ove è agevole chiarire e provare gcomelrieaiiu'nte il l'atto di nn loveseiainnito che capovolse gli strali rrelacoi e li soprappose al terreno ler/iario. I! barone De lindi |)resenlando all'adunanza la carta i;eolo!;ica del dipartimi iilo (lei Gard , lavoro del sig. Einilien Dumas, entra a parlare di'll' nlililà delle carie geologiche, le quali egli anle|)one ai ])ro(ìli, che rappresentano per lo |iiù le idee dell" autore anziché lo sialo naturale delle cose. Cita la liellissima caria che sta facendo il generale Della .Marmora, proponendola (piale modello a seguirsi dagli altri geologi dell' Italia, ed eccita questi ultimi a pubhiicare le carte inedite che posseggono presso di loro e che sono frullo dei lunghi e diligenti loro sludii. Fa quindi rilevare la perfezione della carta del sig. Dumas eseguila sul modello di quella del Cassini, corretta però col mezzo delle mappe calastidi, e dimostra come sieno bene indicali la catena jurassica delle crmiìics . le masse gi'anitiche che a guisa di isolotti spuntano fuori in tre j>unti, il bacino carbonifero collocato in mezzo all'jnra ed il lerreno terziario. Coglie quest'occasione il barone De Hnch i)er indicare maestrevolmente le va- riazioni dei dill'crcnti sistemi jurassici. Dimosti'a quindi con rapidi cenni come nel sistema mediterraneo il jura supcriore sia caratterizzato dalla ii-rchniuila dìpinja e (hW ammonites Talricus che invano si cercherebbero nelle ooliti superiori del- l'Inghilterra, formazione litorale che non si può paragonare con quelle d'Italia che sono pelagiche. Soggiunge estendersi il juia dell' Allemagna lino nell'Asia pre- sentando i caratteri dell' jura medio mancajido il lias ed il coral rag. MaiK'ai'c in •America la formazione jure.sc come ebbe a dimostiarlo nella sua opi'ra su (|uella parte del globo; fallo che venne confermalo dall' Orbigny che vi soggiornò lunga- mente. Mancare pure nella penisola indiana e com|)arii'e soltanto nel Thibet. Nel- l'Afi'ica essere stato recentemente riconosciuto dal eapilano nenaiid presso Miliana, e alla fin line venendo alle località che parlicolarmcnie interessano i Congressi italiani, esterna l'opinione che gli strati d'induno si ripetano nell'Italia, e che in ogni modo non si debbano cercare cosi strette analogie fra il sistema jurese del- l'Italia e quello dell' Inghilterra. Prende poscia la parola il generale Della Marmora ringraziando il barone De Huch per quanto disse in encomio della sua grande caria della Sardegna; procede quindi indicando all' adunanza come sia sua intenzione di tracciare una carta geologica di lutto il bacino del Mcdilci'ranco eV' j,'|-ado (li latillidilii' scll(Mili'Ìo- Milc I' iiriiccdiMiilo lino a iiii'là della IVaiR-ia, coiiiprcinli'iidn l' llalia , la S|i:igiia , r\l;?('i'ia, e lullc le fatene elio l'ormano j;li oi'li del inare Medileiraiieo. An/ielié adunare le jirojezioni orilinario, egli è d'avviso d'adoperare le pi'ojezioni di eurla ridona a ineridiiini paralleli per facilitare lo studio della direzione delle catene. Il viee-presidonlc Pasini fa alcune osservazioni a questo metodo, ed in propo- silo aireeeitamento fallo ai ge(dogi italiani dal barone Uè Bueli , ricorda come da molli anni egli ahhia depositato a Parigi al musco del giardino delle piante la sua carta geologica lordila del Mcenliiio. Il prof. Coipiand annuncia di ;i\ei' veduto presso il prof. Savi la carta geolo- gica quasi conipiula di lulla la Toscana; dal conte Sjiada e dal [irof. Ponzi la corta della Homagna pressoché liiiila, e lainnienla come il march. Pareto ahhia steso quella dei monti (ainliii e quella della Liguria. Soggiunge il barone Uè Hiicb essergli noli tutti questi lavori inediti assai ri- marchevoli, e ripetere per ciò appunto i suoi eccitamenti ai geologi italiani per- ché vogliano renderli di pubblico diritto, .\ggiungendo in esempio delle utilità che l'eeherehhcro alla scienza che se fosse stala pubblicata la carta del Turioni si sa- rebbe conosciuta assai più sollecitamenle la struttura geologica delle Alpi lombarde. il generale Della Marmora accenna alla carta del Piemonte , a cui sta lavorando il prof Sismonda , eil opina che ciascbeduno adoperando un meridiano diverso la riduzione in una sola carta possa mancare della dovala unità; perciò crede che il suo lavoro possa riuscire giovevole anche da questo lato avendo egli in animo di invitare particolarmente i geologi che si sono occupali dei paesi compresi nella sua carta a colorare geologicamente ciascbeduno la parte che lo riguarda. Il generale Vaecani principalmente insiste perchè sia data sollecitamenle mano n questa carta geologica dell'Italia, rammentando come se ne sia fatta parola in oKui Congresso. Indi passa ad annoverare gli ultimi importantissimi lavori geogra- liei dei (|uali si é occupato l'imperiale regio corpo del (jeiiio in Vienna, e parti- colarmente quello della gran carta d'Italia, in venlisei fogli, che si sia ora facendo dallo stesso corpo dietro le triangolazioni falle in Romagna ed in Toscana. Aggiunge il volo che si potesse avere intanto una carta geologica dell' Italia . sulla scala slessa di quella della Francia dei signori de Beaumont e Dufresmoy. Al che risponde il vice-prcsidenle Pasini , che essendo per uscire in \ienna una bella caria della Romagna e del regno di Napoli che fa seguito a quella del regno lombardo-veneto, potrebbe intanto servire all'uopo. Prende quindi la parola il sig. Charpcnticr e dà lettura di uno scritto a lui diretto dal sig. .Mberto Mousson professore di tìsica all'università di Zurigo, nel quale dietro l'invilo del sig. Cbarpeutier medesiiao imprende a dare Id soluzione ( 030 ) upprossimaliva di questo problpniii : (Iclrrminnre il tempo ìwre.isnrw alla faxionc di una mnxsa data di f/liiacrio, oppure di quell' iiilro, trovar la iiiassa di r/liiac- cio clic in un tempo dato polrclbo essere eonrerlila in art/un; problemi dalla eui soluzione possono venire molli lumi per adollare o rijiollare la teoria che attri- buisee i fenomeni dei massi erraliei a vaste inondazioni cagionale dalla fusione delle gliinocinic. Il prof. Mousson protesta dapprima elio non intende dare se non che una so- luzione approssimativa di tali questioni le (inali, sebbene semplici in apparenza, pure sono complicatissime. Egli scrive al sig. Cliarpentier « io non vi do il mio « calcolo ebe come un'approssimazione lontana, ma che nello sialo atlnale della • scienza mi pare la sola possibile ». Accenna poi le diflìcollà che s'incontrano nella soluzione del problema e fa no- larc particolarmente che nella |)resenle questione, in cui si traila della fusione istantanea o quasi istantanea di enormi masse di izhiaecio, si ha a porre a cal- colo delle temperature straordinariamente elevate, alle quali non mai si sono ap- plicate le ricerche dei Usici e le quali sarebbe impossibile di determinare con qualche esattezza col mezzo degli istrumenti di cui possiamo disporre. l'ertanto, egli dice, bisogna abbandonare il dominio della (Isica esatta e cercar di giungere per una via indiretta ad una risposta approssimativa. Ora pare all' autore che vi si possa riuscire mettendo a prollllo le regole pra- tiche dello quali si fa uso nella fisica industriale. Egli dice che col fuoco più ar- dente si può contare nelle caldaie a vajiorc sull'evaporazione di 100 kilogranimi d" acqua per ogni ora e per ogni melro quadralo di superficie scaldata , cosi un metro quadrato di superficie a 100 gradi, e anche un poco più, assorbirebbe in un' ora , col fuoco più vivo , la quantità di calorico necessario all' evapora- zione di 100 kilogrammi. Ciocché contando SìiO unità di calorico latente per kilogramma d'acqua da — ='J1C,4, ossia all'incirca 1000 unità in un mi- nuto. La temperatura del focolare potendo essere slimata a 1000 gradi: soggiunge poi, che ammesso che l'absorzione per una supeificic di ghiaccio si operi colla slessa facilità, e consideralo che il ghiaccio essendo a 0", e la caldaia a 100", l'absorzione nel primo caso sarà più forte, e questo in ragione della dill'erenza delle temperature ne deduce, che un melro quadrato di ghiaccio esposto al fuoco più ardenic jiotrà assorbire fino a 1100 unità di calorico per minuto. Onesta quantità di calorico essendo impiegata intieramente alla fusione ne risulterà per minuto una quantità d'acqua uguale a 14,05 kil. che rappresenta un volume d'acqua uguale a 0,0141 metri cubi, locchè rappresenta un volume di ghiaccio uguale a 0,0l')G metri cubi. Distribuita uniformemente sopra un metro ipiadrato questa quantità rappresenta uno slrato di lìi,C millimetri di .spessezza. Uai quali dati poi r autore supposto /." hi li'iiipiTiilui'ii del rocol;ii<', ar l'cstiiisioiic della siipcr- licic riscaldala, T il trmpo clii- dura l' azione del fuoco, q. lu quantità d'acqua prodotta in T. minuti ottiene la formola 7=^0, 0141 a rv.:.,, T. e la sjiessezz.a corrispoiidenlc dello strato di ghiaccio in niillimelri rf=!j,C— — ^ T. (^tiianio a! secondo prolileina supposto che si abbia a calcolare il tempo T. necessario alla fusione completa di un cubo di ghiaccio, il cui lato sia di .1. metri e che fosse esposto alla lonipoi'alura ^, il jirof. Mousson propone la formola T=52,0)i — A., dacché si vede die il tempo è in ra!,'ioiic diretla delle dimensioni del cubo e in ragione inversa della Icmperaliira del focolare. In deliiiiliva, osserva il chiarissimo professore, supposta la temperatura delle caldaie a vapore, cioè all' incirca qucll.i di lltOO", un metro cubo di ghiaccio esige sempre da .10 a 5ìi minuti per essere completamente ridotto in acqua. Avverte poi che una massa di ghiaccio che facesse parte di una grande esten- sione avendo una superlicie di .1. metri di lato e una spessezza di D. metri, non ammettenilo il caloi'ico che per le sue due facce superiore e inferiore, il ii'iiipo necessario alla fusione totale di questa porzione della massa sarà in nii- -, .l^'tH) , nuli /= l>V. I 1). t l'resciila poi delle osservazioni generali su queste formule e fa presentire come sia diflìeile spiegare l' istantanea fusione di una massa di ghiaccio capace di pro- durre una inondazione di tanta potenza, quanta ne fa di mestieri per rendere ragione della presenza dei massi erratici nella posizione e all'altezza in cui si trovano sì nei Pirenei che nelle Alpi. Alia lettura di questo scritto il sig. Ciiarpcnticr fa succedere quella di un altro suo proprio intitolato esame della queslioue , xc gli ejfclti prodolli dalle iuanda- ziitìii pidi'uiiu quahlie cosa in favore dell' ipotesi che atlribnisre i fenomeni erra- tici a delle correnti'* Egli accennando dapprima alla memoria precedentemente letta e detto come il sig. Collegno (in uno scritto a cui il sig. Charpentier op- pone le seguenti osservazioni) attribuisca il fenomeno dei massi erratici della valle di Larbousl nei Pirenei a una grande inondazione proveniente dalla fusione istan- tanea della ghiacciaia del Pori d'Oo. Si dimanda, quale doveva essere approssi- mativamente il grado di calore che bisogna supporre avessero i gaz che uscivano dalla terra, perchè questi potessero istanlaneamenle fondere la detta ghiacciaia? Oppure in altri termini data la lenqieralura di 1000" gradi qual quantità d'acqua poteva aversi in un minuto secondo dalla fusione della ghiacciaia medesima'? La ghiacciaia del Puri d'Oo ha all' incirca un volume di \'ì milioni di metri ( f.r,2 ) rulli, tlie fonnaiio una m;issa di circa 800,000 im'lri (|iia(lr.iti ili .suiicrficic e di \'S iiied'i di pmluiidilà. Secondo una delle formule del sig. Mousson in un minuto secondo si fonderebbe uno strato su tutta quella superCeic che non avrebbe più di 0,0002o8^ metri di spessezza, e per conseguenza per la fusione dell'intiera ghiacciaia si sarebbero voluti ;)80!2'2 minuti secondi, pari a IG ore e 17 minuti. Nondimeno, soggiunge il sig. Charpentier, l'ipotesi esigeva una coi'renle assai forte non solo |>er rotolare dei massi di !20 a 200 meiri di volume, ma ancora capace di alzarli a più di iOO metri al disopra del snolo della valle di Larboust, giacché se uè trovano a quest'altezza sui lianchi delle montagne che la fiancheggiano nella località chiamala la pianura di Lastos, di cui stima la larghezza media a circa 1200 metri. Ora accordando alla corrente necessaria per ottenere un tale elTelto la celerilà di 100 metri per secondo e supponendo alla detta corrente anche solo 100 metri di lunghezza farebbe mestieri di una massa d'acqua ^400 X 1200 X 100=48 mi- lioni di mcti'i cubi. Ma, siccome è stalo detto, la ghiacciaia del Poit d' Oo non può fornire alla leni|)eralura di 1000" che circa 188 metri cubi di acipia per se- condo, cosi è chiaro che per ottenere la massa di 48 milioni di metri cubi ne- rcssarii alla formazione della corrente, che rielania l' ipolesi, fa di me>lieri di un;i quantità d'ac Terminala la lettura della memoria del sig. Charpentier dopo una breve discus- sione il presidente scioglie la seduta. V-° // PnsittcHlc .March. LoltF.^zo .^ll.oLÒ Paiieto // St'fp-elario Cav. Acini.iE De Zicno. RIUNIONE DEL GlOh.XO l'J SliiTEMIiRt: Aporia la seduta si legge 1' allo verbale della iiieccdeiile rlip icsia approvalo. Quindi il presidente marcii. Pareto propone all' adunanza unn corsa geologira nella valle della Poleevera , e porgo con brevi jiarole un cenno sui dilTcrcnli oggelli clic durante (jucsla corsa potranno riciiianiare l' attenzione dei nienihri della sezione. Sta Genova, dice egli, in mezzo ad una biforcazione d'uno spe- rone secondario dell' .\pennino pi'incipalmenle composto di calcarea a fucoidi . a cui procedendo verso ponente stan solloposti gli scliisti del macigno clic più innanzi mostrano d' essere modificati dalle serpentine. S' apre quindi la valle della Pol- eevera al di là della quale continuano gli schisli con istrati di calcarea ad essi .■subordinali , gli scliisli diventano taleosi in prossimità alla serpentina . e cei-ti nodoli di calcarea in essi contenuti si ('angiano in marmo cipollino. Sorgono quindi le masse di gabbro e serpentina, delle quali il gabbro con epidoto e fel- dispalo forma la zona esteriore della catena aniìbolica. .\l capo sani' Andrea si scorgono le alterazioni degli schisli e della calcarea. Nella valle della Ceravagna si osservano dei filoni di pirite cuprifera, e traversando nuovamente le serpentine s" incontra nella valle della Poleevera la sovrapposizione della calcarea a fucoidi agli schisli del macigno. Dofio queste parole del presidente il generale Vaccani fa omaggio all' adunanza di un'opera dei generale Saldanha, sull'accordo che sussiste fra la geologia e la genesi. Indi il canonico Clianiousset dà l'esposizione delle sue osservazioni sul terreno antracitifero delle Alpi. Paragonati i caratteri mineralogici di questo terreno con quelli del vero ter- reno carhonifero, ed istiluito un confronto fra le im|)r(!nte de' felci ilell' uno e dell'altro terreno, egli diino.sira come sia indotto a ritenere che non si possa il terreno antracitifero delle Alpi considerare come una dipendenza del lias, ma che rappresenti invece il vero terreno earbimifero. Si dilTon.Io quindi a favellare del terreno liassien che è con lui a coiilatto, e delle belenniti clic sembrano frammiste alle impronte di felci, argomento che fu 80 ( 634 ) aililotlo |ioi- riunire al lias qucslo terreno. Conviene il eanonico Cliamousset clie le belonnili sieno lahnenle prossime alle l'clri (l:i pDlcile (■(iiisidcriirc :\|i|):irli'iK'nli lilla slessa fi)i'nia/.ioiie , imi ti' allronde fa \eileie come per la pirpuridcran/.a di tulli gli altri caratteri ([ueslo terreno debba riferirsi senza dubbio alla formazione carbonifera. Pi'opendere cpiindi piullosto ad ammellere il fallo nuovo pclla scienza cbe esi- stano belennili in ((uesla formazione, anzicbè rilenerc, come fu credulo da altri, clic si debba riferire al lias il terreno antracitifero delle Alpi. Prende quindi la pa- rola il prof. Collegno, cbe senza mo\er dubbio sali" esattezza delle osservazioni del canonico Cbamoussel, porge però alcune obbiezioni alla sua conclusione, facendo vedere come le arenarie anlracilifere con impi'onle di felci si lro\ino al disopra delle slralilieazioni conleneuli le belennili, e cbe si debbano considerare assolu- lamenle liassiclic. ritenere (piindi le arenarie antracitifere contemporanee dei gres di Drianzon cbe ap|)artengono al lias. Chiede il presidente march. Pareto .se le arenarie di Brianzon sieno legate con (|uelle di Digne che giacciono cerlamenle sotto la calcarea a griphca arcuata. liispondc il prof. Collegno cbe erede le arenarie di Brianzon superiori agli schistì del lias. Il presidente march. Pareto spiegando perchè abbia fallo questa domanda, indica come da Digne procedendo per Barène verso le Alpi marittime, compariscano sotto la calcarea mummulitica delle altre calcaree simili a (|uclle di Digne, cioè appartenenti al lias, sotto le quali poi sì sviluppa la massa di rocce aggregale con sebisli lalcosi simili a quelli di Savoja; per loccbè, ricordando avere anche il prof. Sismonila riconosciuto, sebbene |)rima avesse creduto divei'samenle, come tulio il conglomerato della Tinca sia inferiore alla calcarea a griphea arcuata, ne conehiude, che quelle rocce arenacee .sono inferiori al lias, e pro|)ende il dello march. Pareto per 1' o|)inìonc che anche in Savoja gli analoghi conglomerali sieno soggiacenli alla formazione del lias; soggiunge egli poi, quanto ai conglomerati della Tinea, credere che corrispondano a quelli che si adagiano sul fianco sel- lenli'ionale delle Maures, nel dipartimento del A'aro, Ira i quali leireni vi è il lerreno eai'bonil'ero, ma più sviluppalo ancora ipicllo del Trias. Il prof. Collegno in proposilo di (piesla discussione avverte come abbia avuta r (ippnrlunilà di studiare più volle i terreni aniraciliferi delle Alpi del Dellinalo e delle vicinanze di Brianzon. Descrive come da Tolone a Digne ed a Grenoble si vegga il lias caratterizzato dalla griphea arcuala, e dallo spiri fer Walcolii , appoggiato sulle marne iridate che hanno grande sviluppo nel V'aro, mentre nelle basse .\l|)i sono appena indicale da varii depositi gessosi, e poche sorgenti saline. Partendo poi da Digne per recarsi a Segue ed a Barcellonella, siccome le Aljii s'ergono a una maggiore altezza, comparisce sollo ki calcarea a yrip/wa arcuata. ( 635 ) un |)o(eiUc sisloiiiu di aronarie p quiirsili (-(m unliacili-, v iiuiiierose iiiiproiilc ili felci e calamili. Evidentt'inenle dire il prof. Coquaiul, iiucslo sislcma, il quale manca di'l liillo nella bassa l'rovonza , o che sarebbe i'a|)|)resenlalo dai piccoli bacini caibunifcri delle Maures e dell' L'sierci , costituisce un IciTCno inferiore e piti antico dei lias. Prende esso gi'adataineulc uno sviluppo maggiore nella parte superiore della valle dell'lbaye a S.' Ours sopra i lati del monte \'iso, e sotto il colle di Vara penetra nella valle della Durance e nel Brian/onose. Soggiunge poscia il pi'of. Coquand, come studiando la valle della Romanclie si vegga apparire lo slesso sistema antracitifero col sovrapposto lias. Tanto a la Abuze (juanlo a Pecliaquand, dove sono le |)iii inqìortanti miniere di antracite, si scorgono gli strali di scliislo e d'arenaria ad ini|)ionle vegetali, formare un terreno rimarchevole per 1' uniformità e costanza de' suoi caratteri. Il lias vi ù contrassegnato dalle calcaree marnose con grypliea cymbium, am- vioiiiles, Walcolii v bclennili, e da un deposito arenaceo che ha qualche metro di potenza. A Mout de Lans, rimontando la valle della Homanche, l' indipendenza degli schisti antracitiferi, dal lias è più chiaramente indicata. Nella valle delle Romanchc, e nella parte delle Alpi francesi, non si sono mai osservate bclenniti sotto gli schisti con imjironte di felci. Nel 1841 i membri della società geologica di Francia che vi si recarono, furono unanimi nel separare le calcaree nere jurassiche dall'arenaria antracitifera, che giudicarono apiiartcnente alla formazione carbonifera. (Juindi, secondo il jìrof. Cocpiand, gli schisti cristal- lini delle Alpi del Delfinato e della catena lungo il .Mediterraneo delle Maures e dell' Esterel, rappresentano i lembi del bacino in cui sono stati deposti successi- vamente i terreni carboniferi, il Trias e le formazioni secondarie che si osservano dal monte Bianco lino al mare. Dopo questa esposizione il sig. Michelin parla egli pure nello stesso senso, e conviene nelle conclusioni del sig. Coquand. Il sig. Ewald sorge a chiedere se sia veramente constatato che al Pelit-Coeur le bclenniti si trovino tanto al disopra, che al disotto degli strati felcifcri, avendo pk'ì osservato che per giungere al punto ove potrebbero sembrare superiori, biso- gnava recarsi ad una cava discosta varii minuti di cammino dalle località ove sono le impronte vegetali , e che perciò non riusciva abbastanza provato che le bclenniti fossero collocale nella continuazione dello stesso profilo, avuto riguardo ad un terreno cosi .sconvolto (piale si è quello che giace fra le due catene cri- stalline dell" Oissans e delle Alpi italiane. Non vi essere alternanza quindi provata fra le felci e le bclenniti , ma ristringersi il fenomeno di Pclil-Cocw a questo soltanto, che vi esistono degli schisti con beleniiiti ricoperti da schisti con piante dell'epoca carbonifera, locchè non sembra dillicile a spiegarsi, mercè di un rovesciamento. Esser vero che le felci e le bclenniti sono assai ravvicinate, ma ( 050 ) questo fallo dover apparire non islriiordinnrio , essendo facile di animetterc che le prime appartengano agli ultimi strali (lei Icitimio carbonifero, e le seconde ai primi del lias. Che d'altronde la loiirordan/a delle slralilica/.iimi in terreni cosi antichi della serie secondaria, non deve riuscire straordinaria nelle Alpi, ed in quanto poi al pieseiilare ([iieslc stralilìcazioni una rassomiglianza nei caralleri mineralo^'ìci per cui sembrano apparlenere ad un solo sistema, ciò debbe attri- buirsi ad una specie di fusione di questi caratteri operata sopra formazioni di- verse dalla emersione delle rocce ignee, clic spesso nelle Alpi cangiò in scliisli neri tutta la serie delle formazioni. Che quindi il fenomeno solo di Pvlit-Coviir non è sufficiente per far riunire in una stessa formazione le belenniti e le felci, le quali in altre località si mostrano colla regolare successione di un terreno carbonifero al basso, e di un terreno liassico superiormente. Avendo poscia il prof. Collei;no chiesto al sig. Ewald (piale sarebbe la sua opi- nione se si giungesse a provare che le belenniti alternassero colle felci, questo ullirao rispose, che se un simile avvicendamento potesse rcalmenlc esser provato, preferirebbe anch' egli, come il canonico Cbamoussel di riguardare le belenniti di Pctil-Coeur quali fossili del terreno carbonifero, piuttostocbè ritenere appartenente al lias la Flora veramente carbonifera che quegli strati contengono. Dopo ciò il sig. Michelin prega il canonico Chamoussel a dare un' idea della giacitura relativa degli strali a belenniti rispetto agli strati antracitiferi di Petit- Coeiir, ed avendo quest' ultimo disegnalo un prolilo dal quale si scorge che le antraciti stanno superiormente agli strati con felci, ed a (pielli con belenniti, il sig. Michelin visto cjie giammai le felci sono state trovate sotto alle antraciti, ne li'ae la conseguenza che in quella località vi sia stalo un rovesciamento completo. Su di che prende la parola il barone De Buch, dicendo non potersi dubitare che le belenniti del Petit-Cnpur appartengano alla formazione del lias. Esservi nel museo di Torino per cura del prof. Sismonda una bella racrolta dei corpi orga- nici che si trovano in cima al col de la Magdelaine e le belennitiche vi si osser- vano esser idenlicbe a (pu'lle del Petit-Coeur , sono rotonde, senza alcuna traccia di solco e accompaiinale dall' ammonites, Buklamli , A. dopressus, iVurchimnui e superiormente dalla iiuxidnnin /iniiriiii. Da ciò vedesi il lias bene caratterizzato. Ksser d' uopo credere perciò , come opina il sig. Ewald , che le belenniti del Pi-lit-Cofiir si trovino in un terreno che ha subilo un rovesciamento, e che le felci, le quali certo non si possono separate dalla l'oi'mazione carbonifera, do- vranno nella loro posizione naturale trovarsi al disotto, come si scorge al col de la Magdelainc. Le slesse felci .s' incontrano sulla mont.igna d' Erbignors sotto la Dent de la Mor- cleu nel cantone di \aud, assai lungi da qualsiasi stato belennifero, e sono collo- cale sulla continuazione delle slraliQcazioiii con impronte di felci del mi de la ( C.->7 ) Mugdcluine, des Ouches del Pelit-Coeur e del Bulme. (Jiiiiidi il fenomeno del racco- sluiucnlo delle belenuiti alle felci del terreno uarhonifero sembra dovuto ud iin:i aecideiitalilù eugiuiiatu dai sconvolgiinciili |)iri volte a\ venuti nelle .\l|)i, tanto più elle (inora non loceù ad aleun osservatore lo inibatler>i in bclenniti e felei IVani- niiste nello stesso strato. Il presidente in;ircli. Pareto in seguito a questa interessante diseussioiH' fa notare r iinporlauiia del risultaniento derivalo dalle eose dette fin cpii, essendosi stabilito ad una grande maggiorità, che il terreno ad antracite delle Alpi a Pelit-Coeur sia inferiore, e si debba probabilineiilc ■sc|)arare dalle stratifìea/.ioni del lias, le ipiali vi soggiacciono in forza di un rovesciamento avvenuto durante uno dei fre- quenti sconvolgimenti che tramestarono nelle .\l|)i il naturale; ordinamento dei depositi sedimentarii. Finita (piesta discussione il dottor Defilippi presenta alcuni esemplai'i di arra- gonitc trasformata in ispato calcareo, e dimostranti come una delle varietà di carbonato di calce aceompagnantc lo solfo, presso (ìirgenti in Sicilia, risulti da una metamorfosi molecolare dell' arragonite. Questa varietà è in piccoli cristalli terminali dalle facce di un romboedro di 140°, spesso confusamente aggruppati, ma non di raro riuniti in modo da comporre dei prismi esagoni del tutto simili a quelli dell' arragonite. In uno di tali prismi vcdesi ancora questa sostanza inal- terata neir interno. Lo solfo ricuopre ordinariamente o compeneira questa sorta di spato calcareo, del (|uale jier ciò è più recente. Il dottor [)elilipj>i arriva alle seguenti principali conclusioni: l.'' K eonfermala cosi la supposizione di llaidinger, che 1" arraiioiiite nel cam- biar di aggregazione molecolare pel calore si trasforma in tante particelle del sistema romboedrico. '2." Questa alterazione nelle .solfare di Girgenti fu subita da estese masse cri- slalliue di arragonite e presso che totale. 3." Se la formazione primitiva dell' arragonite fu determinata dalle masse ba- saltiche della parte meridionale della Sicilia, come è probabile, non si potrà alle stesse attribuire né la consecutiva alterazione dell' arragonite slessa, né la depo- sizione dello solfo. Quindi il presidente scioglie la seduta. V." // PreDldenlc March. Lorenzo Nicolò Pareto // Segrclarin C.a\. .Vciiili.f. Uè Zicno. RIUNIOINE DEL GIOn>0 21 SETTEMBRE X^i'Ko l'alto verbale della seduta del giorno 19, il presidente march. Pareto fa mia rcltilicazioric a quanto 6 stato detto, tanto nel diario, che nel processo ver- bale riguardo all'opinione del prof. Sisuionda, dallo stesso marcii. Pareto citai:' in proposilo alla lettura del canonico (Ihamousset, e dichiara essersi egli limitato a ricordare come anche il prof. Sismonda, dopo aver prima credulo diversainciile, abbia poscia riconosciuto come lutto il conglomeralo della Tinca sia inferiore alla calcarea a griphea arcuala. Il prof. Collegno esterna poi il desiderio clie sia omessa nel proces.so verbale la parola wianimìtà, ove si dice che la sezione ha riconosciuto gli strali ad an- tracite e con felci di Pclit-Coetir essere riferibili all' epoca carbonifera. 11 barone De Buch esprime il desiderio che sia inserita nel processo verbale una comunicazione fattagli dal presidente marcii. Pareto relativamente alla discor- danza da qucsl" ultimo osservata, all' imbuccalura della valle di (>haniounix tra il banco con impronta di piante , ed una calcarea scura riferibile al lias. Dopo di che il sig. Ewald legge una memoria sullo relazioni esistenti fra la arenaria verde superiore dell' Europa settentrionale e ([ucUa del mezzodì. Paragona l'arenaria verde supcriore del bacino sassone e boemo, con quella della Provenza, e del contado di Nizza tracciandone le allìnilà. Comincia col dare un' idea dell' estensione di questo terreno in certe regioni del sud-esl della Francia, ove i banchi ippurilici fanno parte di questo deposilo superiore al gault. Ivi è composto di una j)arlc inferiore per lo più arenacea (gli strali ad cxof/ijra columhu) e di una parie .superiore per lo più calcarea (i banchi ad ippurili ) le quali presentano dei carallcri niiiicralogici e paleonto- logici assai diversi , ma sono perù legate intimamente da un gruppo di strali ( le arenarie calcaree d' Uchaux , diparlimculo di \'alcliiusa) clic sono soprapposli alle arenarie con cxngyru roltimba, e ricopeili dai banchi ad ippurili, formando cosi un passaggio quasi insensibile dall' uno all' altro di questi due sistemi. L' autore dimostra come le diverse faune che si riscontrano in questi tre depositi successivi ( «3'.) ) nuii si (lci)liaiiu in gran juirte alla diflViTiilc loro e(;i , ina |iiullo»lo a elei cam- liiainciili iK-llo cundiziuiii puraineiHc esterne, ed in |)ai'licolarc a quelli del fondo marino, clic devono aver avuto luogo durante la loro forinazione in quei punii della Provenza, di cui intende parlare. E di l'atti ciò clic produce la più riinar- rlicvole diver.-ilà fra questi dillcreiili sistemi si è, che nelle arenai'ic a cj-w/i/rn ailiimba si lro\a una grande quantità di cefalopodi, abitanti dell'alto mare, men- tre nel gruppo di mezzo (le arenarie rakarifcrc d'Ucliaux) questi mollusclii si fanno più rari, e compariscono all' invece delle forme die sforzano ad ammettere l'esistenza di un fondo marino poco profondo e pieno di scogli, su cui esse ahiiiano potuto attaccarsi, e queste sarebbero alcuni generi di polipaj, delle ippu- rili, e delle caprine ce, e ciò tanto più che spariscono gli ainmonili , e le ip- piiriti sono disposte in bandii continui. Passando poscia 1' autore a parlare della estensione dell' arenaria verde in Sassonia ed in Boemia , dimostra come ivi se- iiniiio le ippurili un orizzonte preciso, spccialmenle qualora si paragonino gli >lrati ricdii d' ippurili della iiioniagna di Cucziin in Boemia coi |)iani ddl' are- naria verde del mezzodì d' Europa , e clic allora si trova un' identità perfetta cogli strali d" l'diaux e ipiindi con quel gruppo die andie nel mezzodì è meno esleso degli altri due. Doversi perciò appunto gli strati di Cucziin riferire alla parte inedia dell' arenaria verde superiore. Dimostra inoltre 1" autore clic il r/iiadersand- sli'in, il (|ualc in Sassonia ed in Boemia comparisce sotto gli strati di (lucziin. altro non è clic l'arenaria a rxogyra columba, corrispondendo cosi alla parte infe- riore dell'arenaria verde superiore, mentre è stalo per errore finora riferito nelle inoiiogralìe dei terreni cretacei ilelia Sassonia e della Boemia, all'arenaria \ei'de inferiore, e perciò si è creduto mancare il gault in quelle eonlrade. Il sistema i-lie in Sassonia ed in Boemia ricopre gli strali di Cucziin è quello die si diiania in Allemagna ptihier, in Ingliillerra rhalk-marl, e nella Francia sellenirionale cvcla doridra. Il pliiiwr della Sassonia e della Boemia si lega agli strali dì Cucziiu, come i bandii ippurilici si collegano agli strati di l'cliaux. inoltre costituisce la parte più alta del terreno cretaceo di quelle regioni, e vi è ricoperto dalle ligniti terziarie egualmente come i bandii ippurilici formano la parte superiore del terreno cretaceo di Provenza, e sono ricoperti da strati num- mulitici paleseiuenle terziarii. Dun(|ue il filinier lia la stessa posizione geologica dei banchi ippurilici, e deve risguardarsi come adatto contemporaneo di questi. Che .se nel pliim-r e negli strati ippurilici le faune son diverse in apparenza, ciò tiene a ipiesto die le ippurili hanno s\ilup|)ali) la parte corallifera o polipa- riea, mentre le calcaree del pliim-f hanno sviluppalo invece la parte ammonilica di una sola e mrdoima fauna, eh' è (pidla apparleneiile alla parte superiore del- l'arenaria \cr(le superiore. Kd iinero la parte corallifera di questa fauna è rap- |irescnlala dal pluner soltanto da qualche minuta sfiecie di polipajo, mancando ( Ufì ) tiol lullo le i|i|iurì(i, mcnliT i ccfalopoili nll' inconlro vi si prcsenlnno in f;raii immci'o. V ammoìtìleiì Riiilidìiìagcììsiii , Mantelli, varinns , peramphin oc, sono le forme clic si li'ovano in (picsli strali , e sono in |)iiilc le stesse specie dell' iirc- naria a e.ro più sviluppala in Provenza la fauna ippuriliea, menile nel nord predomina la fauna ammonitica (ptunrr). Oliando manca, come avviene in più luoghi lauto nel nord clic nel mezzodì, la parte media, allora si lia nelle due regioni l'arenaria verde composta, al basso dell'arenaria a e.riHpjru rolinnbii, e superiormente di una calcarea, in cui si notano le differenze sopra accennale. Il plinirr che appartiene specialmente al nord , si riscontra cii'i nulla ostante nella Provenza e nel contado di >'izza, e giova osservare come nel Dclfinalo. nella Provenza, e nelle Al|)i marittime, i banchi ippuritiei ed il plàncr non si ricoprono giammai , ma sembrano piuttosto cedersi scambicvolmenle il posto in guisa, clie ove si trova il plmwr , per esempio nelle basse Alpi e nel contado di Mzza , non si trovano tracce d' ippurili e viceversa, ciò die conferma l'opinione che sieno forme sviluppatesi !' una aecaiilo dell' altra, air/.iclu' 1' una sopra l'altra. Ora se si voglia tracciare i limili Ira i banchi i|ipuritici ed il plonir, si scorge clic esso corre so|)ra una linea, la (piale non corrisponde ni- al piede, ik'' alla cima delle .Alpi, ma clic spartix'c uno stesso vrrfdìili' delle medesime in due com- ]iarlimenli, in ciasclieduno dei (piali predomina una di (piesle due diverse forme dell'arenaria verde supcriore, per cui il limite riesce del liilto geogralico, anzi- ché orografico. Se furono citate le ippurili in favore dell' o[iinione che un nuovo ordine di cose abbia principio subito che venendo dal nord si tocchino le .Mpi, ( Cil ) noi vodiaino all' inconln», dire il sig. EwakI , che i banchi ippuritici nel mezzodì si Irovuiio dappei-lullo, anche fuori della catena alpina, a cagion d'esempio, nelle (À'vi'niics, che gli slrali d' l'chaux, così somiglianti ai baiii'lii i|)|)tiriticì da poterli risgiiardare come la parte inferiore di queste, penetrano lino nel nord dell' Allc- magna , e che il pliiner del nord giunge lino nel cuore delle Alpi. Questa lettura diede luogo alla seguente discussione. Chiede il prof. Coquand alcuni schiarimenti al sig. Kwald intorno alla sua ma- niera di pensare rcl.iti\amcnle alla dislrihuziotie delle ippuriti e delie sfcrulili, e se nel nic/.zodi d'Europa egli abbia potuto distinguere le zone indicale dall' Orbigny. Risponde il sig. Ewald , die non può aver luogo una sepaiazione fra le ippu- riti e le sl'ciulili, trovarsi in Provenza tutta la rudista nella terza zona dell' Or- bigny, ed avere osservalo nelle stratificazioni di UcIiqu.y una transizione iiscnsibilc fra gli strati ad ippuriti e quelli a sfcruliti. Csserva il presidente march. Pareto come presso Cassis le stratificazioni con amili ed anciloccri giacciono sotto le ippuriti, e chiede ove collocherebbe, il sig. Ewald, le marne di Alaux. Il sig. Ewald espone, come ritenga gli slrali d' Alaux su|)eriori alle ippuriti, e quelli presso .Martigues, e presenUre ancora un carallere cretaceo bene pronun- ciato, mentre propende a considerare il terieno nummulitico delle Alpi come veramente terziai-io. Su di ciò il march. Pareto osserva, come dopo le marne vi sia una calcarea gialla, indi una calcarea con parliccllc di dorile, quindi il banco ad ippuriti e nuniiiiulili. Da ciò il prof. Coquand sarebbe indotto a credere che a Marligucs le nummuliti sicno ncir arenaria verde. Il .March. Pareto indica come abbia trovalo delle nummuliti mescolate ad ippu- riti e fossili cretacei a Gourdon , le quali sono certo secondarie, indi un altro banco inferiore al macigno e alla calcarea a fucoidi vicino a Nizza, e verso la Mortola, il quale passa dietro la Tanarda al col di Tenda, e che è pure secon- dario per lui. linalmente un terzo banco decisamente superiore, che si stende al piede dello Alpi e degli A|i('nnini. Il prof. C(i(|uand mentre consente all' opinione del cav. Michclin, che sia ancor dubbia la mescolanza delle nummuliti colle ippuriti , cita impertanto come presso boulogne e Tolosa si vegga la niimmutilvs papijracea e la mitlecapul negli strali a pecien quinquecoslatim. Il cav. Michclin fa rilevare come di spesso sieno state confuse le nummuliii colle orbilulili, e rammenta come le prime si distinguano per la serie spir;!-; concentrica di piccole concameraziuni , mentre nelle orbilulili la superlìcie è po- rosa a pori regolarmente disposti e aperti esleriormcnte. 81 ■N Accenna come ;ibbi;i sludiato i lidiiiili clic af(oni|i:i^ii;inii le niiiiiiniilill . iil ubbia in essi risconliala la coslantc inamanza del caialUTC altribiiilo dall' Agassii ai cidarili della creta, earallerc che hanno comune soilanto con f|nelli dell' jura, e che consislc in una coroncina di tubercoli che accerchia i tubercoli magj;iori, nei quali sono inseriti gli aculei; conclude quindi e>lernan(lo l'opinione, che per ora il terreno nummulitico si debba risguardare come terziario interiore. Concede il sig. Ewald che sicno spesso state confuse le nummuliti colle orbi- lulili , però sostiene che vi sono dei terreni cretacei che contengono delle num- muliti. Presso Martigues si vedono, dice egli, le ippuriti assieme alle nummuliti a concamerazioni evidenti. Non crede però che perciò si possa ammettere in quella località una mescolanza di fossili icrziarii e cretacei, e ritiene probabile che vi sia diversità fra queste nummuliti e quelle terziarie. Essere senza dubbio le num- muliti di Martigues mollo più rigonlìe delle terziarie, quindi doversi nello slato attuale della questione ammellere che il genere uummulili sia comune tanto alla creta che ai terreni tcrziarii. Il cav. Michelin fa quindi vedere come questo genere non possa allora consi- derarsi caratteristico, opina impertanto che le nummuliti di Marligucs, come a la Faxe possano confondersi colle orbituliti. Osserva il sig. Ewald come le nummuliti di Martigues lascino chiaramente ve- dere le loro concamerazioni. Il canonico Chamoussct cita in Savoia delle orbituliti bene caratterizzate dalla concavità di uno dei loro lati, che si trovano colle nummuliti in una marna del terreno neocomiano superiore, accenna poi una seconda zona nummulilica in mezzo alla calcarea a chuma ammonia , e una terza nel terreno terziario. Indi il march. Pareto facendo vedere come pella classificazione del macigno importi decidere se il banco nummulitico sia terziario o cretaceo, passa quindi a favellare col prof. Coquand intorno alle amiti ed agli ammoniti trovati nel ma- cigno slesso. Quesl' ultimo annovera gli ammoniti del musco di Pisa raccolti nel macigno dal Micheli e dal Targioni, quello trovato dal march. Pareto, e la griphea co- linnba rinvenuta dal Pilla, ed osserva come riesca dilTicile separare in Toscana il terreno del macigno da quello dell' jura. Il march. Pareto fa vedere come sia lontano il jura dall' arenaria grigia infe- riore alla calcarea a fucoidi dei contorni di Genova , ove fra gli sehisli semi-lu- centi trovò l'ammonite di cui si favella. Il prof. Coquand risponde come alcuno, per ciò che risguarda i sehisli del campigliese, propenda a crederli jnresi. Il canonico Chamoussct chiede se 1' ammonite trovalo dal march. Pareto esser ( G43 ) possa di trasporlu , avendo egli Nodulo in l^vizzeia un leneiio locuslre conlenenlc resti fossili del terreno neoeoniiano inlrodullisi in questa jiuisa. Il march. Pareto risponde questo non essere il caso, y\ere lro\alo 1' aininonile in posto, essere rari i fossili nel niacij;no, ma non doversi ritenere (|uesto fatto per istraordinario, essendo il macigno un terreno cretaceo, e quindi potei' con- teuure benissimo degli ammoniti. Tro\arsi il macigno sottoposto ad un banco nummniilico con eoncliifilie terziarie, ed essere il terreno nunimulilico terziaiio bene distinto da (|uelio dall'epoca ci'ctacea non solo pei fossili, ma ben anco per li frammenti di serpentina, ed i ciottoli di calcarea a fueoidi che contiene, oltre di che è tutto ripieno di foraminifere che furono deteiminale per terziarie. Il generale Della .Marmora |)ropone d'invitare i geologi a chiarire pel venturo Congresso di N'enezia le diITcrenti sjiecie di nunimuliti che possono caratterizzare gli strali cretacei e gli strati terziarìi. Il vice-presidente Pasini mentre annuncia che un simile lavoro si sta facendo dal piof. ISellardi , propone che si mandino ai paleontologi le specie raccolte onde possano questi esaurire tutti gli sludii occorrenti prima del Congresso, recando a quest'ultimo i soli risullamenti a line di abbi'cviare le discussioni e di ottenere più presto una conclusione. Il march. Pareto invila i membri della sezione ad esaminare le nunimulili del suo gabinetto appartenenti alle Ire zone da lui indicale. Il |)rof. Collegno dice che quando si voglia determinare 1' età del terreno num- nmlilico che nel contado di Nizza racchiude i fossili considerati come lerziarii, converrìi ricordare che quel medesimo lerieno si riliova anche a fJiarilz, a piedi dei Pirenei, raddrizzalo e sconvolti) come (ulti gli stiali cretacei di quella catena; che anzi le calcaree del monte Perduto e (h'Iia breccia di liohiiido contengono le stesse nummuliti che si rinvengono a Hiaritz; onde risulta che il deposito di Hiaritz e i suoi analoghi del contado di Nizza sono cerlamenle anterioii al solle- vamento de' Pirenei. I sigg. Cuquand e Michelin aggiungono alcune osservazioni , citando quanto fu detto su questo argomento alla società geologica di Francia. II maggiore Charles sorge poscia a dire come nel prolilo dei terreni presso Nizza, il macigno parrebbe doversi collocare nel terreno terziario, essendovi in quella località nel terreno cretaceo degli strati nummuliticì, poi delle marne egual menic nnmmniitiche con fossili terziari! che sono ricoperti dal macigno. Il prof, licllardi conviene nell iqiiniime del maggioie (Charles, e riferisce rome nella valle' del Naro presso la Penna ed il Poggetto sia facile vedere la sovrap- posizione del macigno alla calcarea niarnosa ed alle marne bien con nnmmniili e con fossNi eocenici. In ipiesla località la calcarea marnosa Dccupcreblic la parte inferiore, superiori ad esso sarebbero le marne, ed al disiqira di lutto vi sarebbe ( 644 ) il macigno friabile. Crede si debba ritenere terziario questo terreno appoggiandosi alla gran quantità di fossili eocenici ilie contiene; imperciocché fra le cento spe- cie di fossili raccolte nel contado di Miza, nep|mrc una si potè riferire ad alcuna specie cretacea, e cinquanta all' incirca si riconobbero identiche a quelle dei con- torni di Parigi. Il cav. Michelin rammeula il bel lavoro di Leynierie sul terreno nuininulilico delle Corbières, che fu deSbminato epicretaceo appunto pella prelesa mescolanza di fossili terziarii e di fossili cretacei. Interrogato dal march. Pareto sull' ari^nniento il sig. de Cliarpenlier , nonché sulla posizione del flifcli e dell'arenaria di (iourniiiliel , risponde quest'ultimo, che le stralilica/.ioni nunimuliliilie sono paiallck- al terreno cretaceo, e che vi ha passaggio da esse al terrcTio ncoconiiano , che il ///.scA vi è sempre superiore, e che l'arenaria di Gournighci carallerizzala dalle tnrbinolie e dal ccrilliimn dia- k>ti, poggia sulla calcarea a nuinmuliti ed a fucoidi. Fa quindi vedere, il march. Pareto, come le nummulili di ^afc!s, e quelle che vanno a lambire il piede del Righi caratterizzino la zona media , che dai contorni di Nizza si estende fin nella Svizzera sotto al macigno ed alla calcarea a fucoidi. Il sig. Evvald esprime la sua opinione, che nella S\izzera le numniuliti sotto- poste al macigno sieno tutte terziarie, e lo sieno pur anco gli strati con fucoidi, giacché ivi la fauna di quelle rocce presenta circa sessanta s|)ecie terziarie. Co- minciare il dubbio nei contorni di Nizza, ove la calcarea nummulitica corrisponde all' i|)puritico, per cui quest'ultima località merita di essere studiala. Il vice-presidente Pasini citando il recente lavoro dello Zcùschcner sul gres carpatico del Taira, muove dubbio circa all' importanza delle fucoidi per caratte- rizzare i termini , avendo il sig. Zeiischcncr trovato in un terreno decisamente jurassieo bene determinato dai fossili, il l'ucoides inlricalus e Turgioni. Dopo questa interessante discussione il presidente annuncia che peli' escursione dell'indomani si partirà da Genova alle sei e mezza precise, e quindi scioglie la seduta. V." // Presidente March. Lorenzo Nicolò Pareto Il Segretario Cav. Achille De Zkjno. RllISIONE I)i:l (;i(»h.\() ìjò skttkmuiu- A|j|(i-o\atu l'alio NLibiilc ilclla ^otliilu dvì giorno 21, il pii'siilciilo mai'CJi. Paiolo legge (juiiidi la seguenle sua ilcscii/.ioiic della corsa geologica latta dai membri della sezione nel giorno precedente. La sezione di Geologia destinava la giornata d jeri ad nna delle solile escursioni, che in ogni Congresso ella la per studiare i terreni delle vieinaiizc dei luoghi ove esso si raduna. Essendo im|)orlanlissiiiio tra noi lo studio delle rocce di trabocco, e principal- mente della serpentina, non che quello delle relazioni di (|nestc rocce con quelle di sedimento, venivano scelte per scopo della gita le vicinanze di Seslri a po- nente, e i monti che stanno sulla destra della Polcevcra. Partila la sezione la mattina per tempo da Genova osservava da|>prima al ca|Ki di Faro i numerosi banchi di calcarea argillosa conipalta bigia diretti S. S. 0. .\'. \. E. quasi ver- ticali od inclinali alcun jioco all' K. .N. K. , veniva poi indicato che al di sotto di ipiei banchi, esistevano degli scisti ardesiaci , alcuni con tracce di macigno, ed altri argillosi, i (piali però non potevano separarsi da dette calcaree. Traver- sata la Polcevera, si soll'ermavu alcun poco allo scoglio di sant'.Vndrea e di Ga- baiu , ove sono degli scisti con numerose vene di calcarea .spalica , ai quali suc- cede un lilone considerevole di una roccia, o metamorlica, o di trabocco, ma probabilmente più di (|uest° ultima natura, che della prima, la (piale ognuno si accordava a riguardare come l'analogo del gabbro di Toscana: uno dei membri detta sezione indicava come quel Illune si comportasse, cioè come da quel punto s'inoltrasse dentro le terre, e continuasse nei monti detti Bigie, che formano una specie di muraglia alla destra della Polcevera, non essendo lianclieggiali al liasso lateralmente, che da una serie di collinette non alte, eum|)oste in generale di scisto lurido aiterato, con qualche poca calcarea. Giunti al ponte della (ieravagna, prima di Sestri, si montava per la collina die sta accanto e n levante di questo torrente, ma le mura, entro cui è iueat- ( 646 ) »ul;i la bliadii, non perincllCNano per qualclic liallo di Nodere in clic iiiodu l'osse costituilo il lei-reiio. Veniva perù indicato clic vi era (|ualclie poco scisto , e che poi nella vicina valletta di Borzoli, e al colle di questo nome, non alto più di una cin(|uanliiia o sessantina di metri esisteva un bacino terziario, ove non sono rari i fossili , e ove la marna subapiienina è coronala da banchi di sabbia gial- lognola, e di ciottoli. Di questi se ne vedevano alcuni calcarci perforali dalie foladi. Giunti jiiù in allo, la sezione, trovava la massa di serpentina, in alcuni luoghi compatta, nera, in altri quasi scagliosa; si osservava dal sig. (loquand che (|ua , come in Toscana, essa occupa ordinarianuMile il centro, e che il gabbro sta più alla parte esterna. Scesi un poco dalia collina nella vicina valle della Ceravagna , al luogo dello Panigaro, si osservavano gli strati quasi verticali della calcarea subgranularc che formano il monte del Cazzo. Opinavano alcuni che quel masso potesse essere giurcse, ma allri appoggian- dosi sulla sua connessione cogli scisti già veduti, |)ro])endevano per crederlo ap- partenente e legato alla formazione del macigno di cui sarchile la paile inferiore. Veniva poi da uno di noi fallo conoscere alla sezione come tpieslc calcaree del Cazzo ne abbiano delle analoghe in (|ucllc montagne, e come sieno desse disposte a guisa di larghi nodoli, direni gli uni per rapporto agli altri all' incirca dal ^. al S., e come sieno conlornali dagli scisti e dalle sci penliiie , che ne tagliano anche la conlinuità. .Nel letto del fiume potevansi osservare i banchi sehislosi traversati dalli filoni di una serpentina , che al contatto loro pareva scagliosa e venata. Si vedevano poi nel letto medesimo dei massi enormi di una specie di conglomeralo slaccato dalle vicine falde dei monti , ed era questo quel conglome- rato, che ha accompagnato la serpentina o il gabbro nel suo trabocco, soltanto qui a differenza di quello della riviera di levante contiene meno parti straniere, e non vi si sono veduti dei ciottoli granitosi come nei monti dell' Ariona, e della valle della Nura. E inoltre i suoi eleinenli sono più legali dalla pasta della roccia eruttiva medesima. Giunti al luogo detto Serra, ove la valle si biparle in due rami, si jircndeva quello che sta più a ponente, e seguitaiKlolo (ler alcun tratto, si veniva a tagliare gli strati della calcarea dall' E. all'O., traversata la quale si trovava al di là di essa nuovamente dello scisto, il quale differenziava dai primi già trovati, per essere un poco più cristallino. In un punto, prima che si abban- donasse questa valle per salire la costa a levante della medesima , che sia tra i due rami della Ceravagna, si trovava la calcarea all'aspello assai cristallino. Aveva un poco l'apparenza della doloniilc, ina non lo era in realtà. Sulla costa si trovavano ancora scisti e serpentina, cosicché vedevasi chiara- mente essere rammasso calcareo del Gazzo inlieramenle circoscritto. Non polca poi assicurarsi ch'esso fosse alternante cogli scisti, e ad un membro della sezione, il sig. r.oqnand. venne in idea che fosse ricoperlo dalle due parti degli scisti ( C47 ) quusi a modo di m:iiilfllo. In [uUi i modi jicrò couM-nivasi di egli fosse alia [Kii-le inferiore della formazione scistosa di (|uclli' vicinanze. Durava per poco Irallo In serpentina lungo la strada segnila dalla sezione, ma invece vcdevasi abbondante più all' K. della medesima , eioè nel fondo della valle orientale di Ceravagna, e alla base dei Rigiè, dei rpialì la parte più alta, meno in un punto, era tutta occupata dal gabbro o da una locciu un poco anfìboiica. Nella serpen- tina del monte Ramazzo, era indicalo un (iione di pirite cuprifera, da cui un tempo si cavava del solfalo di majjnesia. (iiungevasi alla eresia, ciie è all'ori- gine della Ceravagna , e che trovasi tra la Polcevera e la Varenna , e progredi- vasi più al N. da Scarpino verso l' Incisa, (ino al (piai |)unto non si i;iungeva; pcreliè piegando un poco all'È, inlrapiendevasi di salile al inolile della Guardia; rieonosccvasi questo composto nella parte occidentale di quei s(i>ii un poco semi- cristallini ora con quarzo, ora con vene di calcarea spatiea, i quali diventano violacei presso la roccia eruttiva. Da alcuni si vedeva una somiglianza tra loro e il vcrrucano, ma la loro relazione constatata altrove cogli scisti del macigno pareva indicare che non fossero cosi antichi. Vcdevasi l'alio della montagna poi composto di una roccia verdastra talora in (lcciiin|)osizionc che riconoscevasi come il solilo gabbro o come una roccia anliliolica fusibile in isnuillo nero contenente talora cristalli alTilati di fcidspalo. Alcune tracce di inlillrazioni minerali forse manganesifere si erano trovate dal vice-|)rcsi(lente Pasini , e si giungeva sulla vetta del monte. Di là avevansi davanti a se il mare, Sampierdarcna e il Faro, poi i monti sui quali si estendono le fortificazioni di Genova, i due Fratelli, il Diamante, la montagna del pian di Cretto e la sella sulla catena centrale, quindi, l'Antola e i monti clic lo conseguitano fino al Giarolo. Sopra un piano più rav- vicinato si vedevano poi i monti di Comago, quelli della Vittoria, tulli di ter- reno calcareo e macigno secondario, quelli di puddinga terziaria della Casella, e di Savignone, e dell'Isola; e a sinistra, cioè a tramontana, il colle del Giogo, quello della Bocchetta, e lo masse serpenlinose delle Figne, del Tuggio, che si riattaccano alle Giovare, le quali formano a cominciare da Pegli e da Pra una zona di rocce ofioliliche più a |)onentc di quella percorsa e traversala nella gior- nata, cssendovenc ancora più lontana una terza zona, la quale cominciando da Varaggine per gli alti monti di Beigua, Faiallo, e Dente, va a finire ad Ovada a conlatto delle colline terziarie. Soffermatasi la sezione sul monte della Guardia alcun poco, scendeva quindi nella valle della Polcevera incontrando gli scisti già veduti la mattina a capo .san- t' Andrea , ma più modificati, e la sera riduecvasi a Genova, avendo potuto nella falla escursione rhiarirsi in parte della posizione della serpentina e del gabbro, e dell'importanza che queste due rocce hanno nella geognosia del nostro paese, dovendosi forse loro atiilbuirc alcune delle modiGcaziuni sofferte dalle rocce di sedimento che loro stanno daccanto. ( Ci8 ) Dopo qin'sla lellura il \ioe-|)iTsidente Pasiui chiede al march, P.irelo la polni/.a assoluta della grande massa calcarea a strali verticali osservala alla Serra lungo la Cerava^na, e se vi ahhiaiio altre masse calcaree consimili clic iu)n sieiio ac- compagnate dagli schi.sti come questa. Il presidente marcii. Pareto risponde che la massa calcarea in discorso ha una potenza di circa 800 metri, che crede ve ne sicno non poche di simili verso vai di Trebhia, e Sestri sulla riviera di Levante, però sempre accompagnale dagli scliisli, avere una volta sospettalo che potessero legarsi a cpicllc della Spezia, ma che potè in seguito assicurarsi come non abbiano alcuna analogia con (piesf ul- tima, e come cosliluiscano una zona di\ersa, ed appartengano alia formazione del macigno. ■ A proposilo di un'osservazione del sig. Guidoni sull'eia recente dei marmi della Spezia, cita il march. Pareto come al monte Pu ed in allri luoghi abbia osservala una calcarea decisamente alberese e sovrapposta al macigno con fucoidi cangiat;i in marmo ceroide, ed accompagnata da schisti cangiali in diaspro, modilicazioiii prodotte dalle serpentine, per cui rilienc che non sia dessa confondibile con quella molto più antica della Spezia. Il generale Della Marmora rende poscia ostensibile la sua gran caria geologica della Sardegna recentemente condotta a termine con numerosi profili, e spaccati, nei quali sono indicate le varie relazioni di giacitura dei terreni cosliluenli quel- l'isola, ed in particolare quelle dei Icrreni qualernarii. Presenla inolire le pezze d'appoggio a conferma delle cose da lui esposle al (^)ngresso di Milano, ove fa- vellò di Icrreni da Ini delti subl'ossili trovali a oO metri sopra il livello del mare, e eonlenenli conchiglie analogiic alle viventi frammiste a'resli dell' indusliia umana; ricorda i numerosi frammenti di ossidiana che si osservano in gran quantità su tutta la punta N. 0. dell'isola, ed annuncia come in quest'anno ne abbia sco- perto un filone in posto che probabilmente è in sirena dipendenza dalle Irachiti. Indica come creda che il terreno quaternario sia affano distinto dal terziario, e come presenti gli stessi caralleri in ogni punlo delle isole e del bacino del y]c- dilerranco. Presenta una tavola in cui sono tracciali moltissimi esempi della giacitura di questo terreno direni a provarne l'indipendenza, vedendosi sovrapposto indistin- lamcntc a lutti gli altri terreni , e quindi egnalmen'le adagialo sul terreno ter- ziario, sulle Irachiti, sulle formazioni siluriane, e sul terreno crelaceo tanto infe- riore che superiore, iodi in prova della sua recente deposizione fa vedere come un filone basaltico si scorga attraversare il terreno terziario, ed arrestarsi sotto il quaternario. Accenna le interruzioni del terreno terziario, la discordanza da questo dal ter- reno quaternario, la potenza di quest'ultimo che giunge a circa !20 metri, l'ai- ( CiO ) lezza a mi giunge avonilolo osservalo elevalo lin 100 meiri sopra il livello del ninir, e la eoniposizione eonslando di un'arena ealearea llnissiina in rui i ifratielli 8ono collegati da un cemento calcareo clic rende mollo consislenic la roccia , e cita fiiinimenle come si veggano C(»n essa coslrnlli dei moniimenli ancora benis- simo coii>ervati clic coniano da olio a nove secol'. Avendo chiesto il vice-presidenle Pasini da quali fossili sia carallerizzato queslo terreno, ri^^iidode il gcnenilc Della Marmora che i fossili del Icri'cno <|iiaternarìo sono iiflallo idcnlici a (|iiclli dell' epoca alliiale. Poi accennando alla discti>sìone ch'ebbe luogo in una anlcccdciilc seduta circa all'epoca in cui sono apparse le Iraeliili , cslcrna l'opinione che sieno emerse dopo la «Icposizioiie del lerreiio riuni- mulilico e prima che cominciassero a deporsi i terreni lerziarii , avendo osservalo dei ciottoli di un poriido trachitico in un'arenaria caicarifcra terziaria con scn- lelle ed orbitulili simili a quelle di (lorsica. Venendo poscia a favellare delle direzioni dell? catene, mostra una tavola in fui sono riassunte 410 osservazioni sull' aiid.imcnto degli strati e dei filoni, os- serva come le tre direzioni dominanli in Sardegna sieno N. 0., S. E., IN. K. , S. (). , e N. S. , fa (piiiidi rilevare come le direzioni delle due catene che (iati- clieggiano la valle s<'llcnlrionale , e IJ valle meridionale dell' isola sieno tali che s'incontrano ad angolo retto a mezzo il lalo occidentale della slcssa, dover cpiiiidi in quel punto essere stala raddoppiiila la forza del sollevamento, ed aver (|ui\i, secondo lui, dato origine ad un grande vulcano a cui si debbano le rocce ignee tulle che si riversarono all'intorno. Presenta di poi un panorama dei vulcani estinti della Sardegna, e noia l'ana- logia del loro aspetto con quelli dell' .l»i'crr/im, indi prende a parlare dell' alliiiità che passa fra la Corsica e la Sardegna, e come si possa riconoscere dal bel la- voro del march. Pareto sulla costituzione geologica della Corsica la dipendenza di qncsl' ultima ddla primi, e le varie relazioni che sussistono fra le formazioni dell' una e (|iiellc dell' allra. l-'iiialincnte fa vedere alla sezione un disegno del colle ora pressoché disliulto ove si trova la famosa breccia ossea della Sardegna con ossa di lagomij^, di cam- fwgnuolo, di cane, di cervo, e d' orro//o/'o, mescolale con conchiglie marine. Dopo queste interessanti notizie il prof. Coquand esprime l'opinione che i ter- reni qualcrnarii simili al grvs d' Anligiiano si colleghino col terreno subapennino , avendoli veduti conrordanli con questo, sotto il quale si slende il .Ma!laioiie. Il generale Della Marmora avverte come a Livorno si possa vedere fra il lerreno icniario ed il quaternario un deposito di ciottoli cretacei, quindi invila tulli i membri della sezione a recarsi al collegio di marina ove sono ostensibili le sue collezioni rei'ciilcmcnle coordinale a miglior l'omodo della sezione. Dopo di ciò il sig. De Caumonl deposila un manoscritlo, e rende conto della 8i ( 6^0 ) sroppi'tn (li un loiroiio |iiii'(> iiiinlciiiarlo (M.\ in l'iMiii'ia ni'l (lipnitiiiiciilo della Manica, e la rcmiiiu'i'a/.iDiio dei l'ossili «in' \i i'iiioiKi liiiveniili. ELENCO Ul:i FOSSILI. Mncira dtihia Sovv. fOng. ) Maclra ociilis iil. id. Aslai'le l'oinplanala . . . id. id. Vciiciicardia scnilis. . . id. id. Ostica sonora. >'alica slriala id. id. Natica iiciiiii'Iaiisa. . . . id. id. lìucciiiiMii piiainidaliim . lìrao. lìuci'iiuiiM hroci'liii. Aiii'icula l'ingcns .... I.om. OrilliiiMii. Conclude il Do Caiinioiil , dicendo, eiinie cpieslo (ei'ieno soinhii lappresenliirc l'argillii (li Londra, oppure il crag delle coiUee di Siillolk, e di Noifidk in lu- gli il lerra. Il cav. Miclielin soggiunge di a\cn'. vednlo qualche anno fa dal sig. di Geiville (lei fossili che crede riferibili a (pieslo lerreno, o che vi lui licoiiosciulo la lìir- binolia ciineala Goldfurs analoi;a a (piclla del Vicentino. Poscia l'avv. Salvagnoli presenta con acconec parole una relazione del dottor Calamai intorno alla catastrofe die rcecnlemeiilc desolò la Toscana. Il segretario De Zigno espone poscia una descrizione del terreno neocomiano da lui rinvenuto nelle montagne fra l'.Xdige ed il rriuli, e presenta all'adunanza l'elenco dei fossili che lo distinguono, accompagnalo da Ire tavole dei medesimi che vengono riconosciute rappresentare fossili decisamente propiii del leireno iieo- coniiano infei'iore '. ' EI,KNCO DEI Fossili IH;I, TEnUKM) ?(EOrOMIANO DF.I.LK PIldVIXIF. VENETK. lii'iomMilrs laliii ììlaiiirillc. Monfi'iiera , Trìvigiano. Il ilil.ilalus ili. Monfeiicr,') , Kug.inei. Amnioniles iiirerliis Orli. VMs^ami. Il ncnromionsis. . . ij. Scile cninuiii. n qiinilrisiilraliis . . iii. idem Euganei. n crasaiiiis .... iti. ittcìn w morcliauus. . . . iil. idem » luaiilciilus .... id. idem .MoiifcniTa. ( c>'>\ ) Il vicc-prosidenlc Pasini i('j;!.'f una nula del |iiuf. Caliilln diiclla a roniliallprc Ir cuni'lusioni del Un /igno, e le oliljk'/.ioni r.illit ila i|uc>t' ulliniu |icr l'iuiiiru al .-islcma crolacco la calcarea aniiiionitica ; si proscnlanu in [lari tciiipo due ine- niorip slaiiipale dallo slesso prof, (laliilio, ed acconipajjnale da tavole, 1" una che riguarda l' argomento in questione, l'altra i massi erratici che si trovano uellc Alpi venete. l|ionde brevemente il F)e /igno alle opposizioni del prof. Calidlo, facendo vedere come dagli scritti e dalle tavole presentale alla sezione in nome dello stesso professore si possa agevolmente dedurir la conl'eiiMa della (■l.is>ilirazioiie proposta dal De Zigiio per il bianccjiie, e per la calcarea ainiiionilica delle Pro- vincie venete. Il vice-presidente Pasini aggiunge alcuni scliiaiinicnli sullo sialo delia questione clic tendono a provare come i-'li sciilti del prof. (Mainilo non giungano linora ad iiilirmai'C la sejìaryzione di queste due rocce pioposla dal De /igno. Poscia il sig. Perez fa la seguente comunicazione sui lin)iti del terieno cre- taceo delle .Mpi marittime. « Dai dotti scritti del eav. Sismonda, e del marcii. Pardo si rileva: « Usserc il terreno cretaceo nelle Alpi iiiarillimc ra|ipresentato da una serie di terreni de' quali la parie supci'iorc sarebbe formata dal terreno nummulilico aljiino, e la inferiore dalla calcarea conipalla gialla dc'dinlorni di Nizza, e da' lei-reni che a questi due sono inlcrnuviiarii. A schiaiire questo argomento credo necessaria cosa lo incominciare per li'acciare l'ordine e l'andamento di (|uesli ter- reni, sia per ricliiam.irlo a memoria a chi non avesse in presente i dolti lavori de' già nominati geologi, sia per aggiungervi all'occorrenza le mie proprie os- servazioni. ■ Amnioiiilcs subliiiibrioliis. . . Orb. Sulle comuni. Il n-rlìt-oslaltis . . . iil. idem " jiiillrlii ili. Vit'eiilirio, PaJo\ar)0 , Trivij,'ia;io. M culiralus id, Srtle roniiiiii. " asllcrattiis .... id. Padovatio, Virentino. Trivì;;iaiio. « bidieliulDinuà. . . Lriim. Viceitiiiici, Tri\i^ìuiiu. " lnae(|iiali roslatus. Selle comuni, n iiiruudibuluni . . . Orb. Vicenlino, Padovano. Crioccras Cnrnucliinus . . . id. SjUc coinuni. w l>u\alti Lc'pn, Vicentitio, Trt\ij;iano, Pado\atio. " EnuTici ili. Kuganei, Vicciiliiiu. " Villiersijnus . . . Orb. Vicentino. « Da llii Ih' /.iijiio. Kiii,'anei. Viccolioo. .^ncNlnccras Pulrlierrimus. . . Orb. Triiigiano. •■ Puiosianus ... id. Euganei. Aptirut Diday Cojuand. Vicentino ed Eugaoel. « radiaus id. idem (. (i.ii ) • Il lerieni) miiiiiiuililico alpino assai ootiuiiic nelle Mjii inaiidljiin prende un consiilorexole s\ilii|i])o alla Mortoli, luogo o\e In (la|i|irÌMia osservato dal La Bèciio, V di'seritto con molla psuttozza dal prof. Sismonda , o sopra lutto dal sig. inareli. Paroto nella doserizionp di Genova. Heeatoini a qnosla località per stabilirne un confronto con (|nello di Pallarea, l'ontana (iiarrié, Contes Mrans, Villanova ( Pro- AC.iza), Borra, Poggctlo, e Roccaslerone, ini iienir>c di non trovare Ira il terrciin nnmnnilitieo di qnesto luogo, o fpiello de' sneeilati , altra dill'ereri/.a che (piella elio pu.'i derivare dal nii^igiore o minoro sviluppo di un terreno, o dalla niincanza di alcun meniln-o di osso. Ordine identico, identico andamento, fossili identici. identici rapporti e caratteri. " " Tralascio di parlare della j)arte supcriore di (|uesto terreno non volendo ri- petere (|ni quanto |)uò leggersi nella descrizione di (ìenova (art. (ìeolngia) , e mi terrò solo a trattare della sua porzione inferiore, come quella die posta essendo sojira il terrone chiarito ci'ctaceo, può dimostrarci so alihia o no a riunirvisi. • « Sul collo lìelenda , ohe domina la Mortola, e no' sm)i dintorni, è cosa ardua il seguire l'ordine di stialilicazione di questo terreno. Gli sconvolgimenti della suporlicio del suolo, gli scontorcimenti degli strati, o lo loro varie piegature spie- gano quota difliroltà. Però in cima di (|iiel colle N. K. si i>ossono osservare: « I." La calcarea marnosa cretacea con inocerami ed liiiiiiilrs. • « 2." Strati nummulitici sovrapposti, a' quali concordanti sovrastano strali pioni di fossili identici a quelli di rontani (ìiarriò notali dal Bellardi noli' egregio lavoro del prof. Sismonda sulle Alpi marittime, ed altri strali con nummuliti diverse, come poscia rilrovcremo al capo di Mortola, e sopravi marne ed arenarie, e poscia il macigno e le calcaree. » « Questi strati vanno ripiegandosi verso il S. 0., e si riproducono col loro ordinato svilujipo alla Croce di Mortola, ove por uno sconcerto localo gli strati con nummuliti sono ricoperti discordaulemcnle dagli strati a' l'ossili che sopra ab- biamo notati. • « Che questa discordanza di strali dipenda da uno s|)oslamento locale è cosa facile il convincersi, seguendo dalla Croce di Mortola la loro dire/ione fino al capo omonimo, ove si lulFano in mare presso la proprietà (irandis. hi notai pa- rallela la seguente serie di strati dal basso all'alto. » « t." La cal(;area marnosa azzurrognola con inocerami, Immiles , senza traccia veruna di nummuliti, od altri fossili comuni ai sovrapposti slrati. » • 2.° Strati raccliiudcr)li nummuliti da 5U a pochi millimotii di diametro, ri- gonfi sulle due facce. • « 3." Strali con fossili bianchicci, con predominanti zoofiti oc. ec. analoghi a quelli di P'ontana Giarriè, Blosasco, Pallanca ce. • ■ 4.» Strati contenenti ostriche della larghezza da 20 circa centimetri ( forse \ oslvva Uuhsima Dcsh.?). » ( e.;.:. ) . ;».• Sliali raccliiuck'iiti nummulili |>iaiii, or |iiiì or meno grandi ( cirra iJO milliMicIri , or più or meno ). » • Ci." Strali ove sono contiMiuti piccoli rorpierioli , elie pare possan^i riferire ()iire ai genere niiinmoHnn d Orò. , piani circolari, sottili, con un tubcrcolello sul mezzo (li una delle faccio. • • 7." Strati con piccDJc Icnliciiiili analoglie a i|Mellc di Beaulieu prc>.so saiitO- .spjzio ». « 8.' Strali raccliiiidenli un niiscii;;lio di nuiiiniiilili piani e della sopra indi- cala .specie (supposta riiiiiiniulina ) ec. ec. ce. ». « Dissemiinli poi ncil.i più parie di (piesli strali \'lia la f/iintli-n nnnimuluria ( lironn. ) ed altri fossili clic csijierclilpcro più amjii limiti ili (pieste pagine, e di cui si propone a tiallare il sii;, lìcilardi. > « !,a roccia clic idiiipone ipicsli strali e una psanimile or più or nieno liiiina. e \aria ne >iiiii carallcri. ■ • insisto pili sulla pei Iella coneoid.inza di questi sliali fra di loro, e special- mente di (piello zoolilico e pieno di fossili biancliicci clic alla Croce di Mortola notammo discordante per un locale sconcerlo, aecioi'clic non ne restino smcmiirati gli strati inl'ei'iori con nummniiti e riuniti alla sotloslante calcarea crelacea. » • Quest'ordine di strati si ripete ad un di presso alla Fontana Giarriè co' me- desimi fossili. • • 1.0 stesso si osserva a Poggrllo , Conlcs , Roccastcronc ce. , luoghi ove raccolsi izza in Blosasco una ncrinca negli strali nuinmulilici , e si conoscono pure i diversi fossili cretacei che si rinvennero in quel terreno dall'egregio la- voro del Pilla professore in Pisa, ma tali fossili sono in pochissimo numero. • • A Uraus solo rinvenni in questo terreno lo strato paragonabile a ipiello se- gnato sotto il n.' I; |)iù csalle ricerche farannomi forse trovarvi gli iiiiri pure. ivi mi ac4'eri.ii clic il terreno niimnmlitico riposa sulla calcarea marnosa ad iiioce- rami in piena discordan/.a , cosa già notata dall'egregio prof Sismonda , cosa pure osservata da lui e da Bcllardi a Poggello, Roccastcronc, e la Penne. • • La calcarea a lenticuliti di lieanlieu pe' suoi fossili deve riunirsi a^li strali niimniulilici di .Mortola de' quali rappresenta lo strato segnato al n." 7. K dilTatii se questo terreno vuol essere collocato ne' terreni lerziarii come inclina a pensare il march. Pareto, con lui pure dovrebbero riferirvisi i terreni nummulitici di Mortola, e di tulle le marittime Alpi, da cui non può slaccarsi; cosa che pure vengono a ctunprovare le marne che lo ricoprono, e che riboccano di foraminifere comuui alle marne nummuliliche. • ( GU ) • Un tiTlTiio pai cir io \isil;ii nel tonciilc l.'.i|i(i ( Pri)\('iiz;i i a min iIcImiIo jiarero ilovrobbe puro al Icitciio nuinintililii'o alpiii'' rH'ci'irsi , e li'ovt'ielilii' aiia- liig'a cullo strato sosjiiato al n.° (ì, v pei los>ili tii'ci contionc, e per la minia tk'lli' rorcc che lo ricoprono. Se si pniiui niciilc a ipiolc rocce si riconosce in esso marne ed arenarie assai s\iliippale, clic ricoiilano l,i parie iinincilialaniciile superiore tleiili strali luimimililici ili allre loc.ililà delle Alpi inaiillinie. Di più, (pic>lc arenarie trovanti ricopcrie ivi dal terziario suba,)enniiu) eoi solilo sviluppo (Il 111. line a/.ziirrojjiiolc e coiiijloiiici'alo. » . Seii/.a ÌMloriiie/.zo della calcarea ippiiriliea con niininuiliti , della iiuale il sig. Kwald ci (liinoslrò la inaiican/a in ^lz/,a e litorale liiiii slieo posa il Icrreno iiniii- inulilieo alpino genoralnienic sopra una calcarea iiiariiosa alcune volle piena di punti verdi eco. ecc. i cui caiallcri furono bastovoliucnlo circostanziati negli ot- timi lavori dei sigg. Sisiiionda, Pareto, Evvald , od allri. Non vi scorsi mai iiiim- mulili. ma bensì iiioceranii, fra i (|uali il ìiitjliloiilcs , alcuni frammenti del Cit- yiriii:' l'iiiiiniliilcs ovaia, iiiicraslrr arciialiix, roraiKiaiintiii , ecc. ecc., la r/c7////rf( iiìliimlia . il ìiaalilas triaiiijaldris , gli (iiiniKinileii variaiis, \'(iiiliiaii, rlKiliiiiiaficiimt:, innnlclli, falcalKi, llciiriaasiaiius, ecc. ecc., lo scaiiliilcs ac(jtialìs , liai'a/ilc.t l/avti- loidcs, i larriliics coslalas, firnccsiaiias, ecc., miscuglio di fossili della creta bianca e ohiaritata raccliiusi in molli strali eosliluenli un terreno mollo sviluppato il quale però deve per l' uniformila de' suoi eaialleii e per ipiella delle i-clazioni delle sue parti ritenersi per un terreno solo, non divisibile. Si vedono sui limili grogralìci di questo terreno, sullo del (piale spuntano due sli'ali di un" arenaria verdiccia ])ei molli grani di glaucoiiia clic vi sono disseminati in aliboiidanza , e ebe dalla calcarea eoiiipalla gialla solloslanle lo separano. » . (Jiiesti due strali di arenaria verd<' vendono naliiralinenle disi^iunli da ipieslo terreno I." dal limile marcato di separazione nel loro piinlo di coniallo: -'." più specialmente dai fo>sili elio li caratterizzano. » . Conlicnc il primo di ipiesti strali alla Madonna di l.aglicUo, al |iiano d'Eza, al Uavcl presso monte (!alvo. (Ili ammoniti caratlerislici del gaull. (piali sono: .Niniiionilcs l.vclli. Id. Id. Mammiliaris. lìovssianus. Id. Delaruei. Id. Inlcrruplns. Id. licuilanti. Id. I.alidoi'saliis. Discoidea Subiiculus eie . eie. ( c!ì;ì ) « Il secondo poi offre i fossili ^a^.•lllel■i^li(■i del Irrrcno nenrnniiano inferiore, ed è rironoscibile a i)icc(dc ooliti di IVri'o idratalo, ovalari sehiaccialc, ed è ea- raltcri/zalo :• inolile (!;iImi . a S. Lorenzo di Tuibia , alle tosse di sani' Os|)izio, a Torrella, col di Itevcllo ce, dai^li Animonilcs Aslicriamis. 1(1. rrjptoceras. Id. Dillieilis. 1(1. Leopoidiiuis. Id. Ilcliaiius. Id. Id. Id. Kioii. Itadiatus. .\n!;iilicostatus eie. Crior-ei US Kiucrici. Heleiniiites Dilalattis. Id. Siil)rusifornii.s ole. eie. « Questi due >trati sono quasi sempre in separate località, hanno uno s\ilnppo da uno a pociii metri, e posano concordanti sulla calcarea compatta gialla. » « Il sij;. maiiiiiore Cliartes visiti) alcune di queste località, e con mia soddi- sfazione lo vidi rill^(•ire a' medesimi ri>ullaincnli. » • Sta sotto a queste arenarie verdi la cnlcarea compatta gialla sporca, or più or meno doloniilica , die forma i liaiidii e la volli de' principali monti che co- ronano .Nizza città, 0 che si prolungano nella Liguria di ponente per alcun tratto di paese. ■ « Questa calcarea forma un terreno as,sai sviluppalo, e senza scostarsi troppo dal vero giudicherei ch'essa possa calcolarsi ad oltre 100 piedi di spessezza. Gli agenti che la metamorfosarono ora in gesso ora in didomia ne sconcerlarono lal- inciitc la sua slralilica/.linu' , clic niiiic ed ;ip|:('iia in pochi luoghi si discerne. » « .Mie pruove che addusse il c;iv. Sismonda sulle orii;iiiarie calibe della pro- duzione del gesso di (picsta calcarea, io aggiungerei un fallo di ((iialche peso, (jiiale è l'alterazione che pure snhirono le rocce della creta cloritale ad esso so- vrastanti nella gessaia di santa Hosalia , ove tuttoché .sconcertalissime ed allera- lissime, pure si ponilo riconoscere; e questo fatto io reco per distogliere dalla conseguenza che poirebhesi trarre dalla forse non troppo esatta osservazione del sig. Thcihatehoir. che scrisse aver veduto il gesso posiirc stratiforme Mipra la calcarea compatta a monte Morone. > • (ìli s-'onvidgimenti che soIVri que>to terreno per le cagioni sopra addullc ren- dono a.ssai diflicile il riconoscere l'ordine e l'andamento delle sue parti. • « farmi però eh' ci possa dividerai in tre porzioni delle quali una superiore ( 65G ) ronlorii'lilìo molti zoofìli (l'Oine ;il Kiani, o\c pocci prima ossa è ricoperta dal- l'arenaria neocumiaiia iiilorioro ), una mediana inulto dolomitica e contenente spe- cialmente nerinee. • • l'na inferiore contenente la |)ii'i |iarle de^li aiiimonili di mi do (|iii l'elenco. • • Questi fossili furono raccolli al piede di! molile CaKo ini vallone di sant'An- drea, a piedi del eolle di Uovello, a S. l'idcalus. Id. rievnosus. Id. Kuni^ii. • A questi pnò unirsi il mlifiiscicularis d Orbigny ed alcuni individui poco di- stinjjuibiii per le specie, ma da riportarsi alla sezione dii'plamditi. ^erinaca Wisurijis Raem. Tercbralula Perovalis Sow. Id. GJobosa id. Id. Maxillosa id. « Devo al sig. barone De lindi la deleriiiina/.ione deiili amuuiniti jtirassici, ed al sig. Rellardi (|iiella dcpli alni fossili di (pieslo medesimo terreno. <> • Diversi ecliiiiidi dal doli. lùij;enio Sismoiida leiiuli per jurassici. » • Per ultimo furono raciolli in (|ue>la calcarea frammenti di un apiocrinile e di un pentacriiiile, indeleriniiiai)ili. » • Il non essersi per lo addielio trovati in <)uesla calcarea fossili che la chia- rissero giurassica, l'aver essa analo|:ia di caratteri mineralogici colle vicine rocce del Cliairon, ed altre raiiiimi di iiiacilura. come pure l'ailinità di alcuni suoi fos- sili con i neocomiani furono caiiioiii clic iiiilussero il cav. Sisinoiida a i; udicarla noncomlana, e a loi;lieila il,i' Icrreni ijiur.issici ove l'aveano collocala il l/i Bèehc e liukland. A tal modo di veileii' iiicliiiarono pure allei insigni ifcoloi^i. » « I fossili che a <|ucsla opinione favoriscono sono : " \.' aiiiiiìoiìilcs Kiihliisciniliiris Irovali in di\cr.^i luoghi della conica dal si;;. prof cav. Sismoiida , e da me nel vallone di sant'Andrea unilamenle al larlisiil- rniun d'Orbigny. Questa specie d aiiiiiionile fu poscia d..l d'Uih'yiiv medesimo riferita a' terreni jj'iurassici. » ( 6S7 ) ■ L' amtnonilfs viryalus rilato dal Sismonda ron un punto dubbio (V. notizie e srbìurinicnli sulla foslilu/.ioMC dille Alpi pieiiiontcsi dfl Sismonda pag. 89). • • Un aplyeus determinalo dui sig. Bcllardi per il diday (Coquand) fossile, nel quale il sig. lìeilanli trovò poscia alcune diUerenze dal vero diduij nel con- frontarlo con un individuo di quella specie ben conservalo, dilTeieiize die emer- gono dalla obliquità e direzione delle eoslc. • « Vammoniles, ixion, belemnitcs dilalatus, pij/Hiltiformis e sidjftisiformis che furono presi nella arenaria verdiccia ncocoiniana clic si vuole unita da taluni con questa calcarea, il che si rileva dalle località stesse ove tal fossili furono presi. • • Itagionando su quanto ho qui esposto mi pare si possa venirne a conseguenza ■ I.' Che il macigno nelle Alpi marittime sia sempre sovrapposto agli strati con nummuliti. » « 2.* Che il terreno nummulitico alpino delle diverse località dello Al|ii ma- rittime sopracitate, sia di età e di carattere identico, se non di svilu|ipo. » • 3." Ch'egli contenga fossili la maggior parte de' quali sono eoceni, alcuni propri! , ed alcuni cretacei. » • 4.' Ch'esso sia perfettamente distinto pe'suoi caratteri dal terreno cretaceo sul quale posa discordante in alcuni luoghi, e ciie perciò non possa con lui riunirsi. » • !).' (;iie il calcare ippurilico con nummuliti sia in contatto col terreno num- mulitico del macigno nel mezzogiorno della Francia, ed in altri luoghi, sibbcne, ma che non abbia di comune con questo altro che il genere nummuliles , e non la specie come opina l'egregio prof. Pilla. » ■ C* Che se pochi fossili valgono a caratterizzare un terreno, meglio lo possa un maggior numero di essi , dal che ne avviene proporzion fatta del numero delle specie che possa con più ragione l'iferirsi il terreno nuniniulilico alpino, a' ter- ziarii eoceni, che non a' cretacei, terreni dei quali finora son pochissimi i fossili che si conoscono nelle località indicale, ed alcuni dubbiosi ancora. » « 7." Ch'ei debba pe'suoi caratteri e fossili formare piuttosto un terreno in- termediario fra il cretaceo ed il sopracrelaeeo come il prof. Pilla ed il sig. Ley- merie opinano, oppure almeno riunirsi come un membro inferiore de' terreni ter- ziari!, smembrandolo alTatto dalla ereta come vuole il sig. Micbelin. > « 8.° Che la calcarea marnosa ad inocerami, amm. manlclli varians, grlphea columba ecc. debba chiamarsi piuttosto terreno cretaceo superiore per distinguerlo dal gaull di' io farei rappresentare la creta media, e dal neocomiano che forma la parte inferiore dei terreni cretacei '. • ' n Mi scosto in qneslai classillcaiionr ili tcrrcui da quella prori'S»al3 da molli sonimi grologr fra i quali leardo, Sismoiida ce, i quali dividerebbero il Icrrcno cretareo in due sole parli, cioè cr«la 83 ( CS8 ) • 9." Clic il gault lullodié pochissimo sviluppalo debba cosliluirc un terreno da so, e ra|)prcsenlare la croia media delle Alpi maiillimc. • « IO.» Che il lerrcMO ncoeomiano debba trovare il suo lapproscniaulc nella sola arenaria verdiccia carallcrizzala da" fossili neocomiaiii inferiori. » « il." Che la calcarea conipatla gialla non caralleri/.zala da fossili ncoeomiani, e soUostanic al lerreno neocoiniano inferiore debba al giurassico riferirsi, al che inoltre vogliono obbligare i fossili giurassici che vi si rinvengono. » • 1-2° Che i terreni cretacei delle \\\ì] marittime abbiano per limile supcriore la calcarea marnosa con inocerami, hamites ce, ed inferiore l'arenaria verdiccia neocomiana inclusivamenle. » Dopo questa lettura il presidente march. Pareto rammenta la sua divisione in Ire zone dei terreni nummulitiei, indi il prof. Sismonda espone le sue idee in- torno alle relazioni della calcarea compalla e dell'arenaria neocomiana dei con- torni di Mzza. Avendo il sig. Perez presentalo dei fossili della stessa località il sig. Coquand vi riconosce quelli del coral rag. ed il De Zigno qucll' ammo)»7e ch'egli caratte- rizza per il hiplex e che accennò popolare con gran numero d'iiuli\idui la cal- carea a Icrebratiila diphìja del vicentino. I sigg. De Buch, Ewald, oltre questo ammonite vi riconoscono il fìciuoms, il koenigii ed il torlisulcaliis dell' Orbigny. II barone De Buch incaricalo dal prof. Kòlliker di Zurigo presenta poscia a nome del sig. licer prof, di botanica nella slessa città due tavole della sua opera sugli insetti che si trovano negli schisi! calcarei lerziarii d'Oeningen presso Co- stanza e di Radeboy in Croazia, dopo di che si scioglie l'adunanza. bianca superiore, e crcla inferiore. Seguo invece quella proposta d,i ,illri in ire porzioni riunendo col D'Orl)igny la crcla clorilale, crayc tu/p:au nella medesima divisione della crcla bianca, lullorliè di dà diversa, per il Icrrcno crclaceo superiore. L'arenaria verde superiore, il gaull , e l'arenaria verde inferiore per il terreno crclaceo medio ed il ncoeomiano per i' inferiore, n « Con ciò se mi scoslo dal nome dalo a questo terreno dal cliiarissimo sig. prof. Sismonda punlo non mi discosto dalle sue idee giusla i suoi rapporti geologici co' terreni che con esso couGnano. n V.° // l'nsidenlc .M;irch. Lorenzo Nicolò Pareto // Segretario Cav. Acoille De Zigno. RIUNIOiNE DEL GIOK.NO 24 SETTEMBRE JLctlo ed approvalo l' ulto vcibalc della precederne (ornala , il prof. Coquaiid a nome dì una pnrie dell'adunanza clic si era recala a visilarc la ricca collezione del j^cneralc Della Marinora, raccolta in Sardegna, espone i |)rincipali oggetti che richiamarono 1' allcnzione dei membri ed i risullamenti derivati dall' esame di quegli oggetti. l'a cenno della bellissima raccolta di spirifcri , orthoccri ed orlis (radi dalle formazioni siluriano della Sardegna, e delle impronte di piante del terreno car- bonifero di queir isola , passa ([uindi a rimarcare come avendo osservato nella collezione suddcllu le ippurili connesse alle nummulitì ciò dimostri l'analogia che sussiste fra i terreni cretacei della Provenza e quelli della Calabria ove sotto gli strati ippuritici si veggono dei calcari liiuncbi che somigliano alla calcarea con chama ammonia della Francia meridionale. La sezione ha riconosciuto nei nummulìti e milioliti con una circna mollo ab- bondante a Mai'tigues, 1" e(|uivalcnte del terreno nummulitico. A proposito della relazione fra il terreno cretaceo della Francia e dell'Italia il march. Pareto fa vedere come il terreno ad ippurili partendo dalla Provenza si possa quindi seguire in Sardegna, in Sicilia, in Dalmazia, e formi una zona cir- colare che probabilmente costituiva gli orli di un aulico mare. Questa zona si eslenderebbc pure dall'altro lato pclla Linguadocca, a Narbona , e alle Corbicre lino ai Pirenei. Sospetta ipiindi che vi sieno due zone parallele una appoggiata ai Pirenei, l'altra alle montagne nere, e vi scorge l'indizio di un braccio di mare che forse separava la Spagna dalla massa criitallina centrale della Francia. Il cav. Michelin consente a questa idea del presidente, indi rende ostensibili Ire tavole della sua iconogralia zoo|>hitologica nelle quali sono rapprescnlale molle specie nuove di turbinolie del terreno terziario inferiore. Il consigliere .\driano Balbi presentando la sezione di alcuni suoi recenti lavori statistici e geografici entra a parlare delle cautele necessarie nelle osservazioni b.i- romelriclie direlle a misurare le altezze delle montagne, e porge esempi di mi- ( 660 ) surazioni erronee, perchè intraprese con istrumenti imperfelli, e di risullamenli discordanti fra di loro, perdio operati con un diverso metodo di calcolazione, sebbene con isirumenli d'altronde dotati della dovuta perfezione. Il sig. Uiustiniani a proposito della cornunica/.ionc fatta dal generale Della Mar- mora in una delle antecedenti sedute circa la polvere rossa caduta in Genova nel maggio di quest'anno, riferisce come in Padova nell'anno 1813 sia stato os- servato il fenomeno di neve tinta di un giallo rossiccio, sulla quale egli si pro- pone di attingere ogni più precisa notizia. Il presidente marcii. Pareto mentre fa vedere l'utilità di queste osservazioni opina perù che la neve colorala caduta di là dell' Apennino non possa attribuirsi alla causa medesima che recò nel bacino di Genova , dai deserti dell' Africa la polvere presentata dal generale Della Marmerà. Il vice-presidente Pasini accenna come nelle cronache si trovi frcquonlemento indicato questo fenomeno di nevi e di piogge colorate. Il sig. Parolini rammentando come nei dintorni di l'cltrc sia caduta anni sono della neve colorata , la cui colorazione eia dovuta alla piesenza di sostanze or- ganiche , osserva come questo fenomeno non debita confondersi con quello clic trasporta le polveri del deserto sul litorale dell' Italia. Il consigliere Balbi accenna egli pure ad una pioggia colorata caduta fra il Ca- spio ed il mar Nero. Il vice-presidente Pasini presenta il quadro dei varii depositi attraversati col traforo incomincialo in Venezia alla ricerca di acque saglienti, e giunto dal primo agosto al 10 settembre (ino a metri 59. 550 di profondità. Si ù dunque incontrato successivamente dall'alto al basso dopo un metro di terreno sino.^so. Sabbia fina terrosa metri 3. 50. Argilla sabbionosa grigia » 0. 25. Deposito di conchiglie marine » 0. 25. Argilla grigio-turchina » 1. 90. Argilla gialliccia compalla » 2. 10. Sabbia finissima grigia alquanto argillosa • G. 00. Della turchiniccia grigia » 5. 50. Argilla calcarea grigio-turchiniccia • 1. 80. Sabbia aigillosa grigiastra • 1. 40. Argilla calcarea grigio-lurchiniccia 1. 80. Siibbia argillosa grigiastra • 0. 80. Argilla calcarea grigio-tureliiuiccia • 1. 20. Sabbia argillosa grigiastra • 2. 00. Argilla nericcia torbosa • l. 70. ( 661 ) Argilla pura biancastra compalta moiri 1. 80. Argilla torbosa con impronte di piante • 0. 7!i. Argilla calcareo-grigiastra al<|uaiiti) sabbioniccia . . . • 2. 05. Sabbia argillosa grigia compatta • b. 70. Poscia espone sopra quali probabilità d'incontrar acqua sagliente l'ingegnere Degouscc abbia assunto di eseguire a sue spese e rischio questa trivellazione, e di .spingerla almeno fino a 300 metri di pi'ofundilà. Si .spera di non dover giun- gere fino al terreno terziario i cui primi strali nel Trivigiano sono argillosi per avere aci|ue saglienli ; ma si iia (ìduiia d" incontrarne assai prima nella grande e potente alluvione della j)ianura venda , eh' è composta di gliiajc jicrmeabili dalle acque al basso , e di estesi letti di argilla impermeabile superiormente. I tor- renti che sboccano dalle vicine Alpi perdono in mezzo alle ghiaje ed a molla al- tezza dal mare gran parte delle loro acque. Quelle acque passano sotto una zona di lerrilorio gliiajosa e secca coperta di poco terreno vegetabile die scorre parallela alla catena , ed ha dicci miglia circa di largiiczza. Dove lìoisce questa zona secca e la pianura è alquanto più bassa, ivi tulio lungo, dal Friuli fìno al Veronese, lianno origine molli piccoli liumi che si dirigono al mare sopra l'inferiore pia- nura argillosa; è dunque probabile che non tutta l'acqua perdutasi superiormente allo sbocco, dalle montagne risalga alla superfìcie ove hanno origine i delti fiumi, ma che una parie scorra sotto la |)ianura inferiure in mezzo alle ghiaje, e vi resti imprigionata dalli sovrapfiosti banchi argillosi, giungendo a quest'acqua colla tri- vellazione essa potrebbe risalire alla superficie del suolo. Dopo qii."sla inlercssanle comunicazione il generale Della Marmerà fa cenno di un nuovo metodo per cslrarrc il materiale (dal foro della trivella) annunzialo dal sig. Arago nei comples rendns de Cinstitul de France. Il vice-presidente Pasini spiega come con questo metodo invece dell' ordinaria trivella se ne adoperi una falla a tubo per la (piale si lascia passare una massa d'acqua che vi si spinge con violenza per mezzo della pressione, e che lanciata in questa guisa trae fuori il materiale trilurato dalla trivella. Si assicura, dice egli, che con questo metodo in quattordici giorni si fece una perforazione di 140 metri, e annuncia essere stato giii scritto da Venezia a Perpignano onde otiencrc tutte le istruzioni necessarie, e conclude clic sebbene dapprima questo metodo possa incontrare qualche diflìcollà , pure devesi ritenere come una felice innova- zione diretta a facilitare in molli casi l'estrazione del materiale dal pozzo. Il sig. Michelin legge a nome del sig. E. Collomb una memoria di quesf ultimo sopra un terreno recentemente abbandonalo da un ghiacriajo , nella quale rendendo conto delle os>crNazioni falle sopra il lerreno lasciato scoperto dui ritiro del ghiac- ciajo del Rosenlavi e da quello supcriore dell' Aar, ove si esaminarono le strie che ( GC2 ) ricoprono la roccia e la morniiìp di formazione recente, conclude clic quesli falli accaduti ncll" epoca presente confermano pienamente (|uelli che si attribuiscono alle ^liiacciuje clic precedellero l' online attuale delle cose sulla superlicie terrestre. Il segretario De Zigiio jiresenta all'adunanza alcune curiose iinproule più o meno circolari aventi nel mezzo ud asse spesso ferruginoso, altre volle semplicemente calcareo; ora cilindrico, ora conico, le quali soglioiui trovarsi nelle slratiticazioni delia calcarea compalla con crioccri dei monti del Tri\igiano, del Vicentino e del Padovano. hi (piesi" ultima località alcune di queste impronte furono da gran tempo osser- vale dal fu conte da Uio, clic ne fece un nuovo genere di polipaio a cui diede il nome di cycloconus , e che figurò nella sua orillologia euganca. Non tutte però rammentano la forma del cijclocomis del da Rio ; ve ne sono di cilindriche a giri concentrici che passano, ora verticali, ora oblique, allar- gandosi gradatamente a traverso più strati; liavvcne delle altre munite di un pie- «■olo cono centrale sporgente circondato alla base da più giri concentrici ; final- mente ve ne è una che presenta semplicemente la forma conica, si mostra tutta segnata da minutissime strie longitudinali , e manca dei segni circolari sulla su- |ierllcie dello strato nel quale è infissa per la base del cono. I due esemplari in cui ù bene spiegala la figura conica prcsenlaim ( a dir vero sopra minutissima scala ) una qualche anologia colle ligure del genere venlriru- lites di Manici!. i'oscia il sig. Guidoni legge una memoria sulle calcaree della Spezia ed entra in alcuni particolari relativamente alle diverse epoche a cui crede che possano essere rilerite. Succede a questa memmia una discussione alla quale prendono parte i signori presidente Pareto, prof. (!()(|uaml e Guidoni. II march. Pareto oppone alle conclusioni del sig. Guidoni che la calcarea delle .Mpi di Corfino non si possa dire incastrata nel macigno, ma formi invece un'isola giurc.se contornata da quest'ultimo che il legame fra la calcarea ed il macigno sebbene simuli in qualche punto un passaggio, pure ò questo molto dubbio, che nelle montagne del golfo della Spezia la serie debba riferirsi al lias od in parte a qualciic banco della grande oolite, e che dalla parte interna certamente non vi ha traccia di macigno, mentre a levante si osservano .si lo riferisce. II vice-|)rcsidente l'asini esaminando la roccia sulla quale sono infissi i pellini presentali dal sig. Guidoni, vi trova molla analogia mineralogica colla roccia ne- riccia del lago di Como. Il prof, (lollegno ammettendo 1' analogia indicata dal Pasini però avverte, rife- rendosi a (pianto fu es|iosto dal sig. Guidoni nella precedente seduta, che nella roccia del Iago di Como non vi è traccia di fossili lerzìarii. Il harcMie De P.ucli in proposilo dei fossili della Spezia toccando 1' argomento delle ortocere, fa rimarcare come nelle orloeere il sifone trafori |)alentcmente le concamerazionì , mentre nelle helenniti rimangono queste illese, passando il sifone lateralmente fra le concamerazioni e 1' alveolo. Dopo (piesti schiarimenti il prof. Coquand legge la seconda |)arte delia sua memoria sui lagoni e sopra i depositi d' allume della Toscana. I deposili d" allume della Toscana ne formano specialmente il soggetto. L'autore descrive minutamente le posizioni classiche di Campiglia, di Montioni, e della 'l'olfa. l'a in |HÌnio luogo osservare la liwo subordinazione ad un sistema assai polente di filoni metallici, cui son dovute le numerose fenditure, attraverso le (piali son penetrali i vapori che hanno convertilo in roccia alluminifera i scisti secoudarii. Indi jiassando a discorrere delia loro posizione geologica, dimostra come giacciano negli scisti variegati su|)criori, alla calcarea rossa con aminonilex HiirUandi ed ammnnilps Walcolii , e per conseguenza negli scisti giurassici. La grande proporzione di silice che contengono, e che alle volte giunge ad un 50 per cento, ci svela come gli scisti giurassici, sieno dei silicati d'allumina e di potassa, che i vapori solforosi hanno inscnsibilmcnle convertilo in solfali d'allu- mina e di |)otassa, rispettando però sempre la silice. L'allume di Montioni, e della Tolta è riniarchcvole |ier la sua jiurezza, e perchè non contiene giammai solfalo di ferro. Il prof. Cocpiand ricerea la eausa di questa purezza e la trova nella solubilità di (piest' ultimo sale, per cui a misura che si va formando, le acque se ne im- padroniscono. Siccome poi le lisciviazioni si rinnovano sem|)ie e spesso, la roc- cia d'allume non conserva che gli elementi insolubili, e prende quella bianchezza che particidarmenle la dislingue. I deposili d' allume della Tolfa che gcncralmcnle si sono risguardali come una 8« ( 666 ) ilipciidoiiza del liilit (rachitico, apparlcngoiio invece, secondo il Coquand, ai ter- reno giurassico; ed inoltre sono atlravcrsali da potenti dike quarzo-ferruginose, più recenti Gli strati che ne furono finora scoperti sono assai sottili, e trovansi collocati in una calcarea che compcnctrano Uno a grande distanza. La compenetrazione 6 tale che non si può fissare un netto confine fra il litantrace puro e la calcarea carboniosa. Tenendo conto soltanto dello strato utilizzabile, la maggiore sua gros- sezza attualmente scoperta è 0" 40. Il peso varia quindi in ragione della purità, e nella stessa ragione varia pure la proporzione delle ceneri. Pezzi conlcnenli 23. 7o •'' ceneri dettero da 14 a 17. "/o *'' g»" che brucia con fiamma splen- dcntissinui. E saggi che diedero 28. "/'o '" ceneri ridussero col litargirio ventitré volle il loro peso di piombo, manifestando con ciò una forza calorifera equiva- lente a 5290 calori. Quel 28. "/o ''' ceneri fu trovalo costituito di carbonaio cal- cico 17; silice con tracce d'allumina 111; ossido ferroso-ferrico 01: da cui si deduce che negli alti forni potrebbe aver luogo, senza altra aggiunta, la formazione di scorie fusibili. ( 6()8 ) La calcarea nella quale si trova (|uesli) lilanirai'c l'orma la base di (ulte le inoii- lagne che trovansi alla sinistra del Taglianienlo fra il Luniiei e la Fella. Essa è coni- palta, opalina, magnesi fera, e in (|ualclic luogo passa a \era calcarea saccaroide. Si elc\a sopra il letto del torrente Degano con niia potenza di circa JiO metri, e presenta oscuri indizii delle sue slratiiica/.ioni. Alcune colline ne sono intieramente costituite. NCi monti circostanti più elevali una marna schistosa ma compatta, di colore ciiicrino, è immcdialanienle sovrap- posta e concordante a (piclla calcarea. Essa è piena di nuclei, di bivalvi, ma molto alterati. Sembrano per la maggior parte appartenere ai generi lercbratula ed avi- lula. ni quest'ultimo v' è (|ualclie specie ben distinta, clic non fu possibile riferire ad alcuna delle conosciute. Superiormente a quelle marne trovansi degli scliisti dello slesso colore, ma più micacei, clic cessano di fare effervescenza cogli acidi, e presentano dislinlissime impronte di possidonomie e lerebratule. Finalmente sopra a qiu'gli scbisti riposa una serie di gres più o meno arenacei o psammiliei clic variano in colore dal rosso-feccia di vino, al bigio verdastro, al giallo, e clic irregolarmente alternano Ira loro. E in questi gres che trovansi numerosi fossili, <■ specialmente Y aviniln socialis bene carallerizzata ; altra avicula simile alla f/lb- basa, ed altra simile alla ainìiilhnnis, nuclei somiglianti a (|uclli di irignnia vid- garis, ed impronte distintissime di Flalobia Lncinnelli. Sono pure frequenti corpi informi di varia grandezza, perfettamei\tc simili a quelli die il sig. Trattencro trovò nell'arenaria screziata del vicentino, e mandò al Congresso di Milano. E paragonabili a quelli rilievi cnteriformi di strane forme e grandi dimensioni. L' inclinazione costante di tutte queste formazioni è da nord-ovest a sud-est; ed il litantrace si trova costantemente nella parte superiore della formazione calcarea, sembrando cosi l'ormare un bacino di olire a venti miglia (piadrate attraversalo dal Tagliamenlo nel trailo suo superiormente indicato. Il Mencgbini implora il consiglio della sezione riguardo all' incoraggiamento da darsi ad una società già organizzata, per l'estrazione di (|ucsto eombuslibile fos- sile, espone come riconoscendo l'opportunità di una perforazione in corrispon- denza alla parte più centrale del bacino, 1' allivazioiic già incominciala dello scavo in corrispondenza della testata dello strato, sembrò consigliare di seguirlo con una galleria, la cui esecuzione è compensala dal materiale cbe se ne ricava; e termina chiedendo inlorno alla formazione cui sia a riferirsi, l'opinione della sezione. Cliicde il cav. Michelin se questo combustibile sia accompagnato da impronte di piante dell'epoca carbonifera, e risponde il prof. Mencgbini di non averne (inora rinvenute. Il jirof. Coquand cita 1' esempio di vero carbon fossile nelle marne iridate a Monterà nel N'aro , e nella calcarea ad avicula socialis. Il vice-prcsidcnle Pasini dà una brc\e descrizione delle rocce componenti la ( 66y ) serie areiiarco-caloarca che dal micascliislo fundaniciitalo s' innalza fino al Jura nelle .\l|>i elle dal Taglianienlo si protendono al Tiralo ed al lago Magf-'iore , rieui'da d'avere osservalo nella valle di Canale e a Conciniglie la continuazione di (|ues(o sistema, ed avere annuncialo la probabilità clic nelle valli del Taglia- ineiito, verso la Curnia, potessero riiisciie più prulillovoli le ricerclie del vero carbon fossile, avvegnacliè iinilliandosi in (|uclla direzione, si vede crescere la potenza di quel gruppo arcnareo sovrapposto ai micaschisti, che dai geologi del veneto viene riguardato come 1' equivalenlo del leii'cno carbonifero. Predominare per altro le masse calcareo con l'ossili caratteristici nella parte superiore della serie, mancare i grandi banchi calcarei al disotto del trias, e (piiiidi pnipcndere a credere che nella località descritta dal iirof. .Meneghini, la posizione della grande massa di calcarea magnesifera con litantrace al disotto delle arenarie triassiche, possa forse doversi ad un ijualelie sconvolgimento. Il prof. Meneghini insiste sulla costante regolarità di questa giacitura in tutte le montagne circostanti alla valle, ed il prof. Coquand aggiunge che nella Francia meridionale le niariie iridate sono caratterizzate da masse di calcarea dolomitica. Ila poscia luogo una breve discussione fra il sig. Chartes, Coquand e .Mene- ghini sulla presumibile potenza ed estensione dc,i;li strali carboniferi di Raveo, e si conclude consigliando di spingere alacremente gì' incominciati lavori a maggiore profondità. Il barone De Rudi calcola importantissima, anche dal lato puramente geologico, la comunicazione del prof. .Meneghini, avendo egli chiarito l'estensione del trias fino al Friuli , regione intorno alla quale si hanno pochissimi lavori. Il segretario De Zigiio esprimendo come pensi che la formazione arenacea del Tagliamcnto descritta dal prof. .Meneghini si debba riferire al trias, dà un breve cenno sull' estensione di questo terreno, che si osserva non solo nel Recoaresc, nel Cadore, e nelle valli di Canale e del Tagliamcnto, ma che egli ebbe campo di riconoscere nella vai Sugana, e nel bacino di Tj'eiito, ove al disopra dell'are- naria con tracce di carbone, sconvolta dal niclaliro di S. Rorlolanié, si scorge il irias bene carallerizzato al disotto delle cime juicsi di monte Chegol. Il vice-presidente Pasini accenna l'onic avesse presagito una mai.'giore probii- bililà di ritrovare verso la Cariiia il carbone fossile in banchi utilizzabili, dallo avere os.scrvalo come tutte le arenarie bianche e rosse con lievi tracce di litan- Irai'c del vicentino ac(|uistiiio un color nero, e divengano bituminose a mano a inailo che verso la Carnia si procede. Il presidente march. Pareto chiede se si abbia prolungazione di questo terreno verso il lago di Como. Il prof. Collegno risponde come a Moltrasio ne abbia trovali degli indizii ed abbia rinvenuto un'ammonite in uno strato con impronte di felci. ( 070 ) Il march. Pardo espone come in seguito alla notizia data dal barone De Biuh l'anno scorso illustrando la irigonia Whalcl;/, si possa seguire il inuscliclkalk dal vendo lino a Lugano, ed esservi probabilità che al trias debbano essere rife- riti alcuni terreni dubbi delle Alpi. Il vice-presidente Pasini non dubita die a Lugano , sotto la montagna di S. Salvadore vi sia il trias, giacché ivi si osserva sotto uno strato di arenaria a grossi elementi, degli strali di calcarea grigia, che presenta gli stessi caraltcri mineralogici del muscliclkalk di monte Cengio nel vicentino, e sopra il conglo- merato strati sottili di calcarea, probabilmente liassica, che lo separano dall' jura, stratifìeazioni che fui'ono dal Curioni e dallo Studcr seguite nel bergamasco e nel bresciano. Il prof. Collegno rammenta come anche a Como la calcarea soprapposta alla arenaria contenga fossili juresi. Il prof. Coquand chiede 1' opinione del Pasini sugli schisti del vendo. Risponde il Pasini che nelle Al|)i del veneto gli schisti micacei si debbano rife- rire ad una formazione antica, non esservi esempio in essi di banchi calcarei interposti. Una sol volta essere stati rinvenuti due piccoli cristalli di calcarea carbonata cuboidc, non essere mai modificali dai filoni dolcritici, non mai avere egli rinvenuti micaschisti metamorfici nel veneto, ed essere quest" ultimi ricoperti da un'arenaria composta del detrito della dolerite e del micaschisto stesso, ciò che proverebbe r antichità di quest' ultimo in confronto del gran sistema calcareo arenaceo che vi sopraincombe. Il march. Paieto indica come anche nel Varo si trovino conglomerati con fram- menti di schisto, e di questa natura essere pur quelli della Tinca. Il prof. Coquand spiega perchè abbia interrogato il Pasini su questo argomento opinando egli che la massa scliistosa delle Alpi apuane dal Savi posta nell'jura ajipartencr debba ad un terreno più antico. Il march. Pareto rammentando il suo s|)accalo delle Alpi apuane espone, come creda che il marmo di Carrara sia sovrapposto a dei micaschisti più antichi cer- tamente di quelli che si veggono interposti al marmo cipollino. II prof. Coquand mentre ammette che vi siano schisti recenti di origine meta- raorCca , ritiene che da questi si debbano disgiungere e ritenere per molto infe- riori quelli dell' Elba e tutto il Verrucano della Toscana. Dopo questa discussione si distribuiscono i doni , indi il presidente scioglie la seduta. V." // Prcsidciilc March. LonE\zo Nrcon'i Paheto // Scgrelariu (iav. Achille De Zigno. RIUNIONE DEL GIORNO 2G SETTEMBRE iVppruvalo l'alio verbale dell' ultima adunanza, il barone De Bach a proposilo della coniuiiicazioiic falla dal prof. Meneghini nell' anleccdente seduta rammenta come le più accurate ricerche non sieno giunte finora a scoprire la minima trac- cia di formazioni antiche nelle parli occidentali delle Alpi cioù nella Svizzera, mentre si sono riconosciute invece nella parie orientale di questa catena. Dif- fatli, dice egli, s'incontra la formazione di calcarea carbonifera scendendo da Blei- berg verso l'Italia, in essa si veggono degli schisli pieni di ywo(/(((,7H,« e di spiri- fi'i-i , egualmente a Raibei presso Tarvis sui confini dell' Italia si trovarono delle triijimie descritte e figurale da Goldfuss sotto il nome di Irigotiia kcfcrstcinii e che svelano la formazione del muschcikalk, finalmente ricorda come nei dintorni di Gratz nella Sliria s' incontrino gli strali siluriani colle orlocerc. Ritiene (piindi inipoilanlissima la sco|ierla del muschcikalk nella valle del Taglia- incnlo falla dal Meneghini, perchè concorre a farci conoscere l'estensione di queste formazioni anche da (|uclla parte dell' Italia, e crede non sia fuori d'ogni proba- bililù che si possa trovare anche la vera formazione carbonifera come fu trovala in Sliria, per cui ritiene che si debba incoraggiare il prof. Meneghini nelle inco- minciale ricerche tanto i)iù che poli-ebbci'o procurare a quelle vallate un impor- tante ramo d' industria. A questo proposito il vice-presidente Pasini soggiunge d' aver esaminalo lanlo le rocce quanto i fossili riportati da Revcjo dal prof. .Meneghini e di averli riscon- trali identici con quelli raccolti nelle valli del Boilc e del Cordevole non mollo distante dalla Carnia e conseguerilemenic riferibili al trias, od al sistema arena- ceo-ralcareo secondario antico indicalo dal Pasini nel Congresso di Pisa. Il prof. Me- neghini che vide le raccolte fatte dal Pasini in quelle vallate vi ha ravvisato la stessa identil:'). Crede il Pasini come espose già al Congresso di Pisa che nelle valli del Tagliamento il dello sistema arenaceo-calcareo secondario abbia un grande sviluppo ed asxuma talvolta nuovi caratteri miitfralogici , ma non ha alcun dalo per sospettare sia in quella valle, sia nelle altre sopramentovalc l'esistenza di un ( C72 ) terreno, più antico, corno sarebbe quello rinvenuto presso Gralz. N'clhi \;ille del T;igli;imcnlo come rilevasi anelie da un viaggio inedilo del Veslari, il torrente segna per un gran tratto il limite fra il sistema arenaceo che resta alla sinistra ed il sistema calcareo clic forma i monti alla sua destra. Si leggo poscia una memoria del sig. Calcara intorno ai terreni tcrziarii dei din- torni di Palermo aceompastnata da numeroso elenco dei fossili elle contengono. Il generale Della Marmora |iiopeiule a eicdcre clie il Calcara abbia i sublima e depone nella jiarlc supcriore dei niuccbii ed il rame ( f.7.-5 ) si raduna nel t'cnlro di ogni pozzo, cosi formaudu una specie di piccola geode circondala du sostanze argillose clcrogonee clic si knano coi lavacri sollomellcndo poscia la parie metallica interna ai forni di fusione. Dopo tulle (|ueste operazioni la miniera non dà clic il due per cento di rame puro. Il prof. Cui|uand soggiunge che i noccioli dispersi iiell' argilla e nel terriccio delle miniere di Montecatini sono di rame puro ed alle \olle di ragguardevoli dimensioni. I.' ingegnere Italdracco calcola il filone di Montecatini un filone sleatitoso mo- dificato dalle ofioliti. Il Guidoni nota come alla Rocclieila si osservi un masso di rame nativo di circa cin(|uecento libbre in contatto del serpentino, e chiede se vi sia speranza nella Liguria di ricchezze mineralogiche simili a quelle della Toscana. Il presidente march. Pareto mentre accenna alle diverse condizioni geologiche della Liguria fa rinellere come la formazione serpentinosa sia sempre accompa- gnala dal rame sia nel ser|)enlinii, sia nelle rocce concomitanti; la traccia lilla tìocchelta, nelle dikes scr|ìentinose di Levante sotto Ambrosasco, in vai di iNuia, e presso Genova nel filone di raoDle Ramazzo ed in varii altri jiunti , sempre nella linea dei serpentini cioè nella direzione S. S. 0. N. N. E. per cui fa scor- gere la connessione dei serpentini colla sollevazione delle Alpi occidentali: si veg- gono inoltre nelle vicinanze di Genova nella parte inferiore di certi banchi calca- rei accompagnati da eerte marne verdi e rosse con manganese delle tracce di rame talvolta nativo, jier cui ritiene che il rame sia geologicamente sempre legato coi serpentini inede»imi, sia ch'essi si veggano alla sn|ierliciu del suolo oppure se ne possa soltanto sospettare la presenza al disotto dei banchi sedimentosi di cal- carea o di macigno che hanno sollevalo e sconvolto. Il sig. Daldracco facevasi ([uindi ad osservare che presso Ortonovo |)rovincia di Levante avvi nelle calcaree una ragguardevole massa di roccia argilloso-calcarea con carbonato di rame la quale diede all'analisi 5. lo])ercento di questo metallo e che trovandosi in quei dintorni il combustibile e le acque necessarie per le fu- sioni meriterebbe accurati esperimenti. Esponeva quindi giacere verso levante de- posili nell'oGolile d'idrossido di ferro il quale diede all'analisi 53 per cento in fer- raccio: soggiunge anco aver prodotto dal ili al 50 percento di ferro metallico in apposito csperimenlo l'ematite dell'incolla miniera di Noli provincia di Savona; e poiché pagasi a caro prezzo la vena dell' Elba di cui si alimentano le numerose usine liguri, egli consiglia di istituire le prove necessarie jicr riconoscere se vi si possano sostituire con vantaggio i suddetti minerali della nostra Liguria. Il vice-presidente riferisce come il Defilippi gli abbia comunicalo di aver potuto scorgere, nella valle che s' apre fuori di Piacenza, e nicchiato nel terreno del ma- cigno un filone di ferro magnetico che si cava, ed è ricchissimo accompagnato da piccoli filoncelli di rame. 88 ( (•)7'i- ) I >igg. Pjsiiii, Baldracco e Guidoni, fanno rilovare l'importanza di queste ricer- che avuto anclie riguardo alle posizioni che favorirebbero il trasporlo per acqua. li segretario De Zigno legge una nota in cui comunica di aver trovato nei monti Kuganei sotto la calcarea con ciioccri la formazione giurese caratterizzala dagli Am. lalrivus, biplcx ed annulalus. II sig. Parolini mentre accenna d'aver veduto i fossili del De Zìgno dichiara di averli trovati identici a quelli che popolano con gran numero d' individui la cal- carea amnionilica del \'i('cntino e del Tirolo, e che sono riferiti a specie juresi. Il vice-presidente entra in alcuni |)arlicolari intorno ai terreni jurassici delle lo- calità indicale dal sig. Carolini, indi ha luogo una breve discussione fra i sigg. r.ollegno e Co(|uand intorno alla concordanza e discordanza dei terreni cretacei e dei terreni juresi nella Toscana. Il segretario De Zigno chiede al Pasini se egli abbia fatto osservazioni dalle quali si possa dedurre T esistenza d' una seconda calcarea rossa amnionilica da riferirsi al lias propriamente detto, ed inferiore a quella d'induno, di gaviratc, dei selle comuni ecc. , che fu riferita al terreno giurassico superiore. Il Pasini risponde che gli è avvenuto alle volte di osservare strati di calcarea ro.ssa animonitica in mezzo alla grande massa eah^irea .secondaria come per esem- pio al lago di Loppio fra Torbole e Rovcredo , ed a Peulelslein quattro miglia sopra Cortina , e nella valle della Piave fra Longaron e Pcrarolo. In questi ultimi luoghi si possono fare le seguenti osservazioni. Le montagne presso Longaron sono formale di calcarea oolitica al mulino di Villanuova, suc- cede una calcarea grigia a frattura concoidea con piromaco nero i cui strali sono inclinati 4j' al nord e tramezzati talvolta da marne. .Vlla strada di Zoldo trovasi di nuovo la calcarea oolitica ora a piccole ooliti come (|ueila del Veronese e del Vicentino, ora a grosse colili come quella fra Serravalle ed il Lago morto. .Nella montagna detta Taii de Podonzoi sopra Longaron un gl'osso banco di ealeaiea rossa amnionilica (■ intercalalo a potenti masse di calcarea bianca. Scende al basso assai inclinatamente e travei'sando il Piave va a cacciarsi sotto la massa calcarea del monte Salta, ahiuanto sopra al paese di Codissago, e simili strali rossi intercalati alla calcarea bianca ri|)clonsi nelF allo dello stesso monte. Gli strali di calcarea rossa di Codissago dei quali si può seguire la continua- zione risalendo la valle perdono atTatto, più avanti, il color rosso e tramutandosi in calcarea bianca non contengono più ammonite. Alle pietraie di castel Gavazzo si vede chiaramente al basso 1.° Una calcarea bianca a frammenti di conchiglie. 2.° La calcarea rossa amnionilica sovente argillosa. 3." L'na calcarea verdiccia piena di resti fossili che si leva in lastre. 4.* Una calcarea bianchiccia pellucida e cristallina analoga alla calcarea jurese. ( «73 ) Sullu sinistra della l'iuve si vcduiiu nuuvuinciile siculi di culcarea rossa ainnioiii- lica intercalali più voltu nella grande massa di calcarea bianca. Ve in un punlu in mezzo a ijuesta gran massa un solo strato rosso di tre piedi circa. Le tracce degli ammollili non si n.^^coiilruiio gencralmenlc che laddove la roccia diviene russa ed ;ii'gillusa. Proseguendo la strada non si \cde iiii'i calcarea rossa ma sola calcarea ooli- tica fino a Tenniiie, e fra questo paese ed Usj)italc una calcarea con piroinaco rossiccio in istrati di apparenza uilullo giurassica. Queste rocce continuano lino a Rivolgo e Pevarolo dove succedono altri e ben diversi terreni. Il segretario- De Zigno propenderebbe a credere die nelle Alpi venete vi fossero due calcaree ammonitiche, una superiore carallerizzata da ammonite dell' ordine del Planuliti e della lerebraluUi Dip/uja ed un'altra inferiore, nella quale si troverebbero individui dell' ammo/iifc Walcolii, ed opina cbe ogni confusione in- torno alla geologia delle montagne del Veneto possa dipendere dall' esser stati poco studiali i fossili, e gli effetti |)n)dolli dagli spostaniuiili verticali o faitlvu. Avendo quindi il vice-presidente chiesto quali punti di confronto possano esistere fra il terreno jurese dell'Italia selleulrioiiale e quello dell' Inghilterra , il prof. Col- legno esterna 1' opinione che non si possa istituire un esulto confronto geologico fra queste due diverse regioni. Dopo di che annunziati i doni si scioglie 1' adunanza. V." // Presidenic March. Lorenzo Nicolò Pareto // Segreiario Cav. àchillb De Zicno. RIUNIONE DEL GIORNO 28 SETTEMBRE Approvalo lallo verbale del giorno 26 si legge una loltera del cav. Mancini, colla qiKilt' acfoni|iagna la disli'ibiizioiic di un programma dell' accademia ponta- niuna di .\'a|)oli per la form;izi(ino di un vocaholaiio Iccnologico italiano, ludi si presenta dallo slesso a nome del eav. Niccolini l'opera inlitolala Descrizione delle gran tenne creatane, volgarmcnie delle il teni/iio di Sernpide. 11 presidenlc mar- chese Pareto ed il vice-presidente Pasini facendo rilevare l' importanza di questo lavoro che riunisce in un solo volume tutti gli scritti editi ed inediti dcH'autorc su questo argomento, entrano in alcuni particolari relativamente al preleso innal- zamento del mare sostenuto dal cav. Niccolini per ispiegare il fenomeno di Poz- zuoli. Per l'esame chieslo dall'autore di questo lavoro il presidente nomina una commissione composta dei signori vicc-presidcnle Pasini, prof. Collegno e prof. Scacchi. .\ proposito di questo argomento il vice-presidente Pasini legge alcuni passi di una lettera recentemente scoperta, scritta da un testimonio oculare de' fenomeni che produssero nel l;i38 il monte nuovo presso Pozzuoli, e fa osservare quanto quella lettera venga a corroborare la teorica dei sollevamenti proposta dal ba- rone De Buch. . A di 18 di settembre, scrive Francesco del Nero a Niccolò del • Benino a Firenze, a ore circa 18, si seccò il mare di Pozzolo per spazio di « braccia seccnto; talchù li di Pozzolo presero le carrate del pesce rimasto in . secco. A di 29, ad ore U, dove oggi è la voragine del fuoco, abbassò la terra • dua canne e ne usci uno iiumetto di acqua il medesimo dì, a mezzo • giorno, cominciò in tal luogo a gonfiare la Icrra di maniera che dove era ab- . bassata dua canne, ad ore una e mezza di notte era alla quanto monte Ruosi, . ed in lai ora il fuoco aperse e fece quella voragine il fuoco si era Ic- . vaio in capo tanta terra e tanta pietra, e del continuo buttava in allo . pietre grandi quanto un bove e ceneri e lapilli che galleggiavano sul mare • (e CI /il) depressione della terfa e poi elevazione e flnalmenle eruzione del « fuoco » . ( C77 ) Si logge pnsfia una lederà del colile Paoli sopra un nocciolo selcioso trovato nello strobilo di un pino, ed un'altra del canonico Carlo Pcllerani viene comu- nicata dal presidente generale marcii, lirignole Sale, intorno alla pietra da cui deriva la salihia attiruhilc dalla calamita , di Pcgli. A queste succede la presen- laiionc di un elenco dei granili porlidi e marmi dell'alto Novarese compilato dal- l'avv. Benvenuto Poggio di Novara. Vieri quindi letta la seguente memoria del prof. (ìiuseppe Ponzi di Roma sulle ossa fossili della campagna romana. • - Prendendo a parlare delie ossa fossili che si rinvengono in qui'lla hassa re- gione dell'Italia, che costituisce la campagna romana, 6 duopo premettere alcune considcra/.ioni sui terreni die le contengono, perchè in oggi la cognizione di que- sti è indispensabile a concepire una chiara idea di quelle. Divido quindi questo mio scritto in due parti ; nella prima darò ragione delle relazioni fra le rocce e le ossa che vi si annidano; nella seconda delle specie di animali a cui queste reliquie appartennero. • - Debbo però innanzi tutto avvertire che le ossa fino ad ora rinvenute fossili non sono stale mai osservate nei terreni secondarli e calcarei degli apcnnini, e solo incominciano ad apparire nel subapennino o vecchio pliocene; continuano lino ai più recenti ed in ciascuno acciuislano peculiari caratteri, che meritano di essere notati , e dai quali possono trarsi alcune conseguenze che spargono non poca luce sulla storia lìsica di queste regioni. >'on istarò a spender parole sulla natura di questi terreni e sulle loro vicendevoli relazioni , tenendole per cosa inutile dopo quanto scrisse il eh. Brocchi di sempre cara e onorala memoria, e poscia in questi ultimi tempi il valentissimo march. Pareto, ed io stesso assieme al mio dilettissimo amico monsignor De .Medici Spada, quando pubblicammo un profilo dimostrante la loro disposizione; solo mi contenlerò di notare quelle più particolari cose che si collegano e riferiscono alla presenza delle ossa, e che in tanti anni di osservazioni ho avuto occasione di vedere. » 8 '■ • Terreni icrziarii. Nulla abbiamo ad aggiungere a quel tanto che si conosce dei terreni terziarii subapcnnini della campagna romana, se non che per quanto quel grosso letto di materie vulcaniche vomitate dai crateri sottomarini del N. O. di Roma ricuopris.se le marne e le sabbie, pure le posteriori erosioni delle acque misero queste allo scoperto in quei luoghi , che per essere più elevati ebbero sopra meno potente lo strato vulcanico. Così occorre osservare al Giannicolo, al Valicano, al monte delle Crete, al monte Mario, e ai monti di .\rqualraversa sulla via C-issia, a quello drlic Piche sulla via Porlucnsc , e a Ponte galera, a Decima sulla via Ostiense, a porto d'.\nzio, e in varii altri luoghi. • ( 678 ) • É cosa muravigliosn poi come noi IcKo vulcanico non si osservino altri fos- sili se non clic tronchi di alberi carbonizzali o spattizzati, mentre abbondano nelle marne e sabbie sottoposte. Note a tutti sono le sabbie del monte Mario per la quantità di contbiglie, polipiere ed altri fossili niai'ini rinvenuti dal lii-occbi, Bo- nanni. Riccioli, Calandrclli , associali a fucili e altre piante marine, non meno delle marne del Valicano e di tanti altri luoghi ove queste si manifestano. Sono circa tre anni che frugando nelle niainc liguline dei monti gianuicoicnsi , le quali piene di pagliette di mica argentina, e impressioni di fuchi, si estraggono per farne mattoni ed altre stoviglie, mi occorse rinvenire una vertebra di cetaceo con tutti i caratteri di avere appartenuto o a un delfino , o a qualche altro di quelle famiglie. Fuori di questa non so che siano stati mai osservati presso di noi altri avanzi di animali vertebrali. » « Diversa cosa però è nelle sabbie sopraincombcnli, conciossiacbè, spccialmenle quando questo terreno si fa ghiaioso, spesso occorre osservare ossa di mammi- feri terrestri di grossa mole. » <• Così nelle ghiaie che si estraggono ad .Vcqualraversa per la costruzione delle strade, sono stali rinvenuti frammenti di teste e denti elefantini e d'ippopotamo, e dalle sabbie superiori alle marne del monte delle crete fuori la porla Angelica, io riportai dei frammenti di corna di cervo e il corpo di un omero di rinoce- rónte; e il sig. Riccioli nelle sue escursioni rinvenne ossa di simil natura nelle ghiaie che s'incontrano sulla via di Porto oltre il monte delle Piche. » > Queste ossa sono sempre disseminate senza ordine alcuno, chiaro apparendo dalla loro giacitura che vennero trasportate e rotolate, rinvcngonsi sempre più grosse dove un' agitazione maggiore delle onde poneva in movimento ciottoli di maggior volume. In un simile modo mi avvenni varii anni indietro , essendo in compagnia dei dolli amici il conte Alessandro Spada e il prof. Orsini , in una grande quantità di ossa di elefanti, rinoceronti, ippopotami, cervi e cavalli for- manti un vasto deposito nelle sabbie del vecchio pliocene del versante Adriatico, segnatamente nei dintorni di Ripalranzonc, provincia di Fermo. » • É'poi da notarsi che le ossa di cui parliamo, meno quelle di cervo e di cavallo, che sembrano avere analogia alle specie moderne, sono tulle di animali che non vivono più oggi in Italia, anzi di estinta specie; e se esistono, le loro famiglie sono rislrelle alla sola zona equatoriale: questi sono gli elefanti, gl'ip- ])opolami, i rinoceronti. » • Terreni diluviani. I terreni di poslerior formazione che presentano ossa di vertebrali sono quelli del nuovo pliocene. Questi quaternari vengono cosi chiara- mente disunii presso di noi da escludere ogni abbaglio, se si consideri avere questi avuta origine dopo la deposizione dei letti vulcanici che segnano l'ultimo stadio del periodo terziario, allorché il mare si fu ristretto in più angusli limili. ( 679 ) Quando le ucquc piovane o sorgive si precipitarono dai monti per giungete al loro L'omuu ricettacolo , dovcUcro scorrere su delle torre terziarie già emerse. Io questo jKissaggio scavando l'alveo dei fiumi ebbero a rimescolare le marne e le ghiaie assieme alle materie vuJcaniclie clic specialmente si trovavano alla superficie , e cosi formare terreni di un secondo trasporto risultanti dall' aggregazione di tutti i materiali preesistenti. » « In questa guisa i detriti vulcanici costituivano un diITcrenzialc carattere dei terreni diluviani del suolo romano; carattere che non si osserva mai nelle sabbie e ghiaie terziarie che precedettero le eruzioni vulcaniche. Dai detriti vulcanici non sono esclusi eziandio i travertini contemporanei, precipitati dalle acque o sui fian- chi delle vallale dei fiumi o nel l'ondo dei laghi. In tutti i terreni (jualernari vc- donsi sempre disseminati cristalli di pirossene e di amfigcne, e nei depositi di ghiaia si scorgono ciottoli di tufi, di pomici, di lave, scorie, ecc. con essa ro- tolali e trasportati lungo il decorso delle acque. » « Le vallale dei principali fiumi Tevere e Anione che scorrono attraverso la campagna di lloma sono fiancheggiate di travertini, e nel fondo contengono ghiaie e ciottoli diluviani, cioè mescolati a detriti vulcanici. Gli stessi caratteri offrono quei sedimenti o di travertino o di belletta che le acque dei fiumi deponevano allorché nei più bassi bacini impaludavano o si dilatavano in laghi; l'ampia la- guna che l'.Vnicnc formava nei piani di Tivoli; il seno che dal Tevere si faceva a .Monteverde; quel lago bastantemente esteso in lunghezza, e di forma irrego- lare, che dalle acque dei fiumi .\rroue e Galera si produceva fra la Bonaccia e Castel di Guido, ne danno haslevoli esempi. I dc|)ositi del niaie di quel tempo che disposti in banchi osserviamo lungo Io spiagge del .Mediterraneo dimostrano essere formati di quello stesse materie che i fiumi trascinavano. » « Questi iJono quei terreni che offrono maggior quantità di ossa fossili asso- ciale, nei lacustri e fluviali a conchiglie e vegetabili terrestri e d'acqua dolce, liei marini a spoglie di conchiferi e molluschi litorali. ■> • .Ma le ossa depositale nell'epoca diluviana offrono talune diversità fra loro che debbono aversi in conto per non cadere in una cronologica confusione. .\l- rune di esse sono perrettamentc analoghe a ijuelle delle ghiaie subapenninc tanto nella natura o specie di animali, quanto nella giacitura, se non che si mostrano più degradate e logore per modo che son talvolta non riconoscibili. • • .Mire di specie onninamente diverse e cosi bene conservale da offrire iutiera e fresca non solo ogni più piccola apofisi , ma eziandio la loro connessione in scheletro. • • Que^to fenomeno non abbisogna ili spiegazione, conciossiaclié ognuno agevol- mente scorgo che lo prime sono quello stesse del terreno terziario che subirono un secondo trasporto ; le secondo di animali contemporanei che poco o imlla fu- ( G80 ) rono li-asciiiati, e clic annegando restarono senza allro movimento sepolti in quei sedimenti. Dilì'alli le osservazioni consuonano con questo, giacché le ossa della prima distinzione spettano agli elefanti , rinoceronti, i|)popolami del terreno sub- apennino; le seconde a bovi, cervi, cavalli, a carnivori, a uccelli, a pesci, a rettili di acqua dolce, i quali se non in tutto, almeno in gran parte avvicinano quelli che ora popolano le nostre campagne. » ■ Durante l'epoca diluviana comparvero in (|uesla parte d'Italia i vulcani del Lazio allorquando il mare aveva già sgombrata la terra. Dalle materie vomitale da quei crateri formaronsi i monti lusculani. quelli di Rocca Pi'iora, monte Coni- patri , r .\rtcmisio, il monte Cavo, che i-aggruppuli insieme interrompono l'incii- Dazione mediterranea e limitano la nostra campagna al S. E. di Roma. Renchè non ordinarie sieno le ossa nei depositi di materie vulcaniche, ciò nonostante se vogliamo stare al racconto di persone degne di fede, una testa di cervo colle sue armature fu rinvenuta nel peperino, nello scavare i fondamenti di una casa nella città di Ariccia; né la cosa è fuori di proposilo, perchè noi vediamo sulla re- gione dei peperini avere avuto luogo un'abbondante vegetazione conlemiìoranea al periodo vulcanico. 11 certo si è che sul lembo di una corrente di lava che da quei monti si prolungò verso Roma Dno a Capo di Bove sulla via .\ppia, io stesso rinvenni e posseggo un dente di cervo abbrustolito dalla incandescenza della stessa corrente. » « Fra le ossa di questa epoca noi dovremmo eziandio annoverare quelle delle caverne dei nostri monti, come sono quelle del Soratle, di varii altri luoghi della Sabina, e quelle della celebre grolla di Collepardo nella provincia di Campagna; ma siccome non formano parte dell'agro romano, e meritano ancora di essere studiate, ce le riserbiamo a soggetto di altro scritto. » « Terreni moderni. Dei terreni moderni non ci è dato dire allro se non clic irovansi sempre associati ai (|uaternari , la qual cosa dimostra avere avuti questi una origine comune, e solo differire per un aflicvolimenlo delle cause prodottrici, giacché siano i sedimenti calcarei per chimica azione effetluali, siano i sabbionosi 0 meccanicamente de|)Ositati sono sempre di potenze di gran lunga minori a quelli che li formano Ietto. Per questi caratteri non si avrebbe certa distinzione fra le due epoche, se le ossa die comprendono non indicassero un mutamento nello stato delle cose quando questi terreni si |iroducevano. In mezzo a quella belletta che segna i più rimoli giorni del moderno periodo vedonsi comparire le vestigia di alcuni animali non peranche prima notati, in compagnia di quelli che luKora menano i loro giorni e perpetuano la specie presso di noi. Queste sono gli avanzi di un daino che sembrano appartenere ad una particolare e incognita specie , e consistono in un corno rinvenuto negli strati che sopraincorabono alle ghiaie qua- ternarie di Poutemnlle; un mezzo cranio di bufalo col suo corrispondenle corno ( 681 ì trovato nello sli'sso luogo; ossa di iniiniuui ancora \i\enli in alcune isole del Me- dilci ranco, e resti di pecore. • . Prima di scendere all'esame speciale degli animali rinvenuti fossili, credo di poter trarre dal lin (pii ilello i sc!,'iicnli cornllaiii : « !.° Che nell'epoca terziaria sul)a|)ennina il nostro clima dando ricello alle famiglie degli elefanti e degli i|ipopolami dovca essere analogo a quello che oggi si osserva nella zona er|uatoriale sotto i tropici. • . 2." Cile nell'epoca diluviana susseguente il clima, e come per transizione si ravvicinava aH'allu.ile, perchè scomparsi quelli animali, gli altri che succedettero, benché più giganteschi, molto ai moderni si rassomigliavano. • • 3.° Vedendo impiccolire quelle stesse specie e comparirne delle nuove, come il daino e il bufalo, si può arguire che il clima sempre più si raffreddasse, per ridursi a quello che tuttora godiamo. » S II- « A tutte le quattro classi dei vertebrali spettano le ossa rinvenute nei terreni della campagna di Roma. Le più numerose però sono quelle dei mammiferi, che per la loro saldezza, conservazione e volume possono meglio determinarsi e ri- dursi alle loro specie, che non degli altri vertebrati uccelli rettili e pesci. Eccone il catalogo geologicamente distribuito: Classe I. — .M.\M.MirF.ni. • .\. Carnivori. » • l." Ur.sit.i. — La presenza di un orso nei depositi del periodo diluviano viene constatata da un caniuo e da un osso del metacarpo, rinvenuti nelle sabbie del Tevere a Pontcmolle. Ma queste scarse reliquie, che per ora bastano a far fede di loro esistenza, sono insufficienti per determinare la specie a cui appartenne l'animale di cui furono jiarte. » • 2."* Meles antidiluvinmis Schmer. — Possiamo qui registrare con sicurezza quest'altra specie della stessa famiglia degli orsi, perchè nell' isicsso luogo ove si rinvennero il canino e il metaear|)o di quello sopraccennato scoprivasi, or sono due anni, un mezzo scheletro di (|ucsto. Il modo in cui giaceva dava non oscuro indizio, essere slato l'individuo a cui appartenne annegalo dalle acque diluviane clic scavarono la vallata tiberina. Le ossa non mostravano affatto né sconncllilura, DÒ vcrun logoramento, e intierissime presentavano lutte le più line apolisi. Si com- poneva del capo con ambedue le mascelle al loro posto e guernite di tulli i denti ; varie vertebre del rollo e del dorso; le ossa delle estremità anteriori, omero e avambraccio; le coste e le oss:i iliache, le quali tulle conservo nella mia collezioDe.* 80 ( 082 ) ■ Da liitli I laralleri che presenta il ea|)0 seoigesi la gniiide analo.nia clic (jiic- sto lasso ha eolla specie ora vivente, e perciò identico a quello che Sclimerling distinse col nome di M. anlidiluviamis. • « 3." Frlis Ijroviroslri.i Croiz. e Job. — Le stesse breccie e sabbie di Ponle- Miollc ci lianno tornito quest'altra specie di carnivoro in una por/.ionc di sciie- letro in condizioni eguali a quello del precedente tasso, cioè le ossa non logore e insieme connesse. Questi fossili avanzi si coni|)ongiMio di una branca niascclliiie inferiore, una buona parte della s|)ina posteriore, vale a dire delle vertebre dor- >ali, lombari e sagro, con diverse coste, le ossa della pelvi, le estremità poste- riori, una delle (piali è mancante di piede, l'altra ò intera, meno alcune falangi digitali, intine la metà infeiiore di omero coli' avambraccio della estremila infe- riore siuisli'a. » « Non abbiamo alcuna dilllcoltà riportare questa specie al F. breviroslris di (iroizet e .lobcrt , perche^ jicrfcltamenle ci ba corrisposto nell'analisi cbe questi in- signi paleuniiilogi banno fatta di ([uclla s|)ecie di lince. » « B. Par/iitliTiiii. » " i." Elcpiias jìriìitif/cìiliis lìlnni. Var. lììcrìdioiinlis:. — Gli avanzi di questo proboscidiano, già tanto cogniti per essere stali linvcnuti in tutte le altre contraile d'Europa, non lo sono meno fra di noi nel vecchio e nuovo pliocene. In ambedue questi terreni le ossa elefantine presentano la stessa giacitura, cioè sono sempre rotolate e disperse, con questo però che lo sono meno nel primo che nel secondo, atteso cbe in questo ebbero a soffrire un altro trasporto dalle correnti fluviali. » « La varietà meridionale che trovasi presso di noi si distingue per essere slata di una taglia mollo più gigantesca, come dimostrano una zanna lunga 18 palmi trovata dal ISaglivi fuori la poi'la Ostiense citala dal lirocchi ; due altre zanne lunghe metri 3 e e. 40, una trovala nella vallala dcirAnicnc al monte Sagro, l'altra in (|uella del Tevere a Monleverde , ambedue conser\ale nel museo della Sapienza di Iloma. iNel mio gabinetto conservo un omero lungo 1 metro e .'ia <•. insieme ad intiere mascelle con denti molari , grossissime vertebre e coste di tutte età che di continuo rinvengonsi nei nostri terreni, e clic fan chiara pruova della immensa statura di (jucsli meravigliosi esseri. » « Le os.sa elefantine sono più comuni nei terreni di trasporto che nei traver- tini, couciossiachè si rinvengono ovunque si manifestano sabbie e ghiaie. Le brec- cie di .\cquatraversa hanno dato leste e denti molari, e tutte allie specie di ossa. quelle di Tor di Quinto, della Ucbibia, del monte Sagro, di MonU'verdc e della Magliana, come anche le sabbie quaternaiie nuirinc di Ostia, .Maccarese, (lastel di Guido, ecc.; vedasi inline il catalogo che ne dà Mrocclii nel primo volume della sua coDchigliologia fossile. » « 'ò.° Ipiìopfjtumus major Cuv. — Sembra cbe (piesta sola specie d'ìppopotumo ( 683 ) ubbia ineiia(() li suoi giurili nella nostra regionr. \.c di lui ossa sono comuni non nit'iio flic le l'Ii'Iuiilinc noi Icnriii Icrziarii e i|iia(iM'Miiri , ofl'iono la slessa giuci- iiira, lu slesso rimcscolaincntu e degradazioni. Le sabbie di Ponleniolle ne hanno date in maggior copia, ma mollo meglio conservale sono riuscile (|Uclle del >ton- teverde. Della primu lucalilù io conservo delle dilese insieme con inollissimc ullrc ossa pili 0 meno logore; della seconda un l'emore col suo corrispondcnlc osso iliaco inlieri e benissimo conservali. » • G.» Stis sifopha fossills lleiin. — All'epoca qiialcrnaria sollanlo si vede com- parire ijucsla specie mancando inlicramcnlc alla lei/.iaria. Se ne sono rinvenulc mascelle con dciili nelle sabbie; di Toc di Quinlo , e ossa di cslrcmilà nei Iravcr- (ini della lìollaccia sulla via \ali'ria. ■> « 7.° Rhinocerus Icplorliiìius (àiv. — .Meno comune dell' iiipojiolaino. Le ossa offrono i medesimi caralleri , la medesima giacitura, o si rinvengono nei mede- simi lerreiii. Una frazione di tesla conservante la volta palatina con lutti i denti molari superiori si osserva nel gabinetto del sig. conte .Sjìada Lavini , rinvenuta alla Tui'cbina presso Cornelio. Molti denti posseggo di ([uesto pachiderma prove- nienti da .Montcvcrdc, Ponlemolle, dal Pincio iicH' inlciim di Koma , e varie altre località. » " S." /i(/H».v l'dsailis. — Il cavallo fossile, che sembra avere moltissimi rapporti colla specie ora \i\cnle, non e comune nei depositi Icrziarii: io non ebbi altra occasione di osservarne delle mascelle con denti e altre ossa clic nelle sabbie di Itipatransone sul versaulc .Ulrialico, varii anni indietro , come già dissi, insieme col conte Spada e al prof. Orsini. Dalle ghiaie (|ualernaric di Ponlemolle perù sono stale scavale molle ossa, fra le quali notabili sono molli denti molari, vertebre, eoste, e falangi del piede. » ■ 9." Fjiuhh aaiììUH /ìissilis. — • Due ossa, uno del metacarpo, l'altro del mc- laturso, e qualche altra falange tratte dalle sabbie di Ponlemolle e Tor di Quinto, soni) (in qui le sole ossa rinvenulc che mi liaimo fallo •sospellaie avere 1' asino ancora erralo nella nostra regione ncH' epoca diluviana. • • C. lUoninanti. » • 10." Corvu.i primlfirììiiiti. — I resti di ifucsto animale trovansi talvolta nel terreno del vecchio pliocene, ma comunissimi sono nei trasporti del nuovo, per- chè tuttodì se ne scavano in grandissima quantità tanto nelle sabbie marine che d'acipia dolce. In mezzo ad una grande collezione di ossa di tulle specie sono notevoli nel mio gahinelto due leste quasi intiere cui aderiscono le loro armniure e un Corno integro lungo metri I e e. 2(1, ciò che dimostra essere stalo di una corporatura più grande dell'attuale. Posseggo altresì un ciiri<>.io conglomeralo di lina sabbia che sì modellò e induri entro il cranio di uno di quc>li animali , e che perfcllissima ed intiera presenta la forma del cervello. » ( G8.i ) « 11.° Dama. — Al cervo ordinario fossile (lol)liianio nsigiiingere titi daino die visse nelle prime epoche del moderno periodo, diverso da (|uello die presente- mente è restalo vivente nelle isole del Mediterraneo, rome In osservalo da! dolio principe di Musignano e Canino. Di questo daino possiedo un eorno riiivciiulo nelle sabbie die sopi-iineonibono iminediatamenle alle diluviane, ovvero soiki di transizione Ira quesle e le moderne. Queslo cdiiio ha per carallerc di avere la sua parte superiore compressa, scissa o bilida, una branca della (piale |)iù pic- cola si torce in avanti e all'esterno e termina con quattro punte; l'altra maggiore l'atta a modo di ventaglio si risolve in sei punte. ■ « Per un solo corno rinvenuto fossile non ardisco stabilire una specie, poiché vediamo spesso che la natura organica può aver variato in qualche individuo della slessa specie fino a mentirne una nuova; però se mai fosse, proporrei di chia- mare (pieslo daino (hana riiiiiatia. » « i^." Oriti arieti l'ossilis. » « 13." Capra. — Come il precedente daino, queste specie presentano i loro avanzi nei più anlidii terreni moderni ciie sembrano essere del Icmpo di loro prima comparsa. • « V ovis aries non si rinviene più nello slato selvaggio; ma la seconda o il muflioiie vi si è mantenuto (ino a noi abitando tuttora in quello stalo il secondo l'isola di Corsica, la prima monic Cristi. » « li." Boa primigenius Bojan. — Una delle specie più ovvie dei terreni dilu- \iani è eziandio questo grossissimo bove, notevole per l'immensa statura e forma delle sue corna.- Son desse curvate orizzontaimcnic in avaiili a modo di corona e le estremità si ripiegano in allo in maniera die apponendosi uno all'altro dovea conseguirne una insolita e o])posla ragione ndl' usarne a difesa, conciossiachè col corno destro dovesse menare a sinistra, e col sinistro a destra. Il museo Kirche- riano possiede una bella lesta di questo Uro; ma più intiera e magnilica è (pidia che fu scavata sulle sponde del Sacco presso Coprano, e che io conservo nella mia collezione. Dalle sue misure si può argomentare a quale grossezza questi bovi potevano giungere: la curva descritta da ambedue le corna jirese insieme ù di metri 2, e. 18. Ciasehedun eorno poi è lungo metri 0, e. 92; la circonferenza della loro base è di metri 0, e. "jO; a metà della loro estensione metri 0, e. 37. » « L'epoca diluviana dovea abbondare di questa specie di ruminanti perchè non v'ha deposito di quel tempo che come le ossa de' cervi non ne presenti a dovizia. » « Hi." Bus pri.ifii.s Bojan. — Qualche paleoiilologo e sialo di opinione non ani- raeltcre differenza fra questo bove e il precedenle, e die questa unica specie sia slato il ceppo onde il nostro bove doniesliro deriva, lo tengo contrario parere e credo a buon diritto doversi fare una distinzione fra le due specie, perchè chia- ramente vedonsi fra i resti fossili bovini dell'epoca quaternaria le ossa di ambe- ( (>8j ) iluf (lilTi'iTiilissiinc pei' la fucma i' vciliinic. I'ìii-LiikId dol Itivo primijionio lio no- (ii(() la t'iii'va clic |ii'csciitaiir) le
  • dell'animale nell'atto della difesa. Tutto il contrario avviene nel loro nel <|uaic le cniiia oltre essere più sottili e cilindriche, presentano una spirale diversa, cioè costituita da due curve minori che ne dirigono gli apici lateralmente e in allo a guisa di luna, e nella dilesa ciascun corno opera dal lato suo. La fronte di questo è in propor- zione pili larga e spianata, mentre in (niello, atteso il grande sviluppo delle corna, è più ristretta e alipKinlo concava. Ina dinTeienza si osserva ancora nelle jiropor- ziiini ilelle altre ini'iiilira del corpo, poiilié (|iici!e del primigenio erano mollo più grosse e robuste che (juelle del bove ordinario: il volume del corpo sujierava quello del inoderno bove almeno di un «piarlii. » • Le ossa del loro sono meno comuni del |irimigenio; si trovano però asso- ciate a quelle nelle sabbie e ghiaie dei terreni diluviani, motivo per cui se ne può dedurre avere desso in niiiKir numero convissuto col primigenio nelle basse contrade della media Italia. •> « lf>." lìos hiihatus Lin. — l'na mezza testa sinistra con suo corrispondente corno rinvenuta nei terreni postdiluviani di Ponlemollc ci manifesta il bufalo at- tuale non avere avuta origine straniera alTIIalia come prelesero molli Naturalisti. • • Questo ruminante, che oggi Iroxasi risli-ello ad alcune sole parti della ma- remma romana, dovette essere fre(|iiciiii' nrlla campagna al cominciare dell'epoca moderna, a cui coirispondono i tei'reni citati che non presentano ancora traccia alcuna di umane vestigia. Deve quindi a\ersi per indigeno all' Italia. > • D. Cetacei. » « 17.» Delphiiim. — Una vertebra che penso aver potuto appartenere a un del- fino 0 almeno ad altro cetaceo di ((uell.i famiglia fu da me rinvenuta nelle marne terziarie del (jiannicolo. Questa, benché mutilala nelle apolisi, pure porta tali im- pronte da rendere indubitato che spelta.ssc ad un cetaceo. • Clas.se 11. — l'cCF.LI.I. • l.e ossa di uccelli sono tutte delle sabbie (pialernarie o recenti , e non è a mia notizia che siansi fin (|ui notate nei terreni antidiluviani. Sono in que° ter- reni frequentissime; per la loro fragilità mollo si disgradarono e consunscro, per cui riescono mal determinabili; ma per quanto siano sfigurate, pure un attento esame ne persuade a tenere che alcune appartenessero all'ordine delle gralle e forse anche alla famiglia degli ainmì , perché evidentemente si riconoscono li me- ( 086 ) (u(iir>i molili iiIluni::Ui ili'glì uccelli (l:i riv». l'ia gli iillri ossi di uccelli jiiisseggu iiiiconi iilcuiii IVnmmenti di omeri clic potrebbero riporlarsi sia jier la l'orma, sia por il volume a quelli di un cigìm a di una grossa oca , di modo clic possiamo congolturare, elie nell'epora quaternaria frequentassero il nostro suolo uccelli acqua- liei e da ri\a. » Classe III. — Uettii.i. • Non bo cosa aggiungere alle ossa di rane, mescolale a eoncbiglie di acqua dolco, rinvenule dal Broccbi in una sabbia ealcareo-fluNiale ebe forma dei depo- siti sul fianco destro della vallala del Tevere a Grolla rossa, e varie altre ossa (li siniil natura notate da me in altri luogbi della campagna di Itoma ; solo ci- lorò un bel guscio di tartaruga posseduto dal sig. Oselli ufliciale del (ìenio e pro- veniente dalle \icinanze di Viterbo. Non avendo potuto studiare a quale
  • olo speiiaiile alle niiquille posso con certezza afTerniare di avere rinvenuto nelle sabbie lacustri di PonlemoUe, associalo a un guscio dì «»io- ilonta fi a virie altre eoncbiglie palustri. Ricercando un giorno di lali fossili a caso m'incontrai con una cavità compressa, in quelle stesse sabbie, ripiena di un ferro idrato, e benché sulle prime l'avessi giudicata ])rodotta da un Ironco di vegetabile disfatto. |)nre scallilo al(|iianto il ferro idrato l'be la riempiva non lar- dai a scorgervi la colonna \eilebiale di un pesce, clic avendo poi con diliaen/.a estratta ed esaminala nella qiiiele dei mio i;abinellii. ravvisai agevolmente constare dei resti di \\n inH/uilld die visse nel periodo diluviano. " • In riepilogo ed a maggior dilucidazione di (juanto sono venuto esponendo, chiudo lilialmente questo mio scrilto con un catalogo dei sopraccilali animali, di- stribuiti seciiiiilo i leiieni dei quali sono caratteristici. » Terziario xiiperiurc o vrcrhia plidccm: ■ Elefante primigenio, FJcphaft pvimifirniiia Bliini. » « Cirande ippo|)otamo , l/ipojmKnmts major Cuv. ■• « lìinoceroiitc a narici aperte, lìliinoceros leploi-hiiuix Cuv. » • Cavallo, fù/HKs fnssilis. » • Orvo primigenio, Ccirus iiriniiijriiins Cuv. • « Delfino, Delphinus ''. » ( 087 ) QwiliTiiariit , () iiìciro ji/ininii' , diliiviiiiii. « Orso, L'nux 1 » • Tiisso, Meles tinlidilKridini.i Scliinei'. • • Lince il muso corto, /•V'/(.v hìrriiiislris Croiz. e Jol). • « Porco, Sits scropha fo.isill\ llcllcnn. » ■■ (I:iv;illo, l'Jiiiiis l'iìssili.i. » « Asino, EtfHus asiìiits fossilin. » • Cervo |)riinigcriio, Cervus primìgeuiiis (m\. » • Bove |)riinigciiio, Bos pì-imigcìtius IJojan. » « Toro, Bus prisciis Bojan. » « rcceili iic(|uatici e da riva. » « Itane. » Anguille. » Muderwi o alluvialr « Daino, Dama romana:' » " Pecora, Ovis arirs Lin. » « .Muflionc, Capra acgagrtis Lin. » « Bufalo, Bos bubatus Lin. • Dopo ijucsta lelluia il canonico (larrci prcscnla molli saggi di rocce levigale e di rocce striale della valle d'Aosta eli' egli offre al musco dell'università dando alcuni scliiarimenli verbali sulle incilesiinc. .Si rendono poscia ostensibili varii esemplari di un combustibile lo-silc linvalo a Pitigliano presentati con lettera dal dott. Salvagiioli. I signori Pareto, Della .Marmora, Coquand e De Zigno dichiarano die il combu- >libile presentato loro sembra appartenere alle marne del terreno terziario medio. Il signor Pareto soggiunge |)eiò che potrebbe anco essere un (]ualclic pezzo di com- bustibile proveniente dalle marne terziarie subapennine, le quali in vicinanza di ipielln città si mostrano al disotto dei putenti banchi di lul'a vulcanica clic ricopre lutti i (linlorni di Piligliano e di .Soaiia , passando di là a l'ormare la sujterlicie della ma>>inia parte del \ ilerbese e della campagna di Roma. I, in^'egncrc" Italdraico riferisce come sul nionle S. Bernardo, il quale s'innalza Ira S. Pietro di Vara ed il borgo di Varese, abbia avuta la ventura di rinvenire nella regione Lagovera, situata a due chilometri circa a maestro del villaggio di Mai>sana , banchi colossali di porfido di un rosso cupo a base selcio.se , alla illustrazione geologica delle Alpi. ( G'Ji ) • Questa lunga scparaziuiic va ben (osto a Hiiii'o, e lornamlo Ira le ilomcstithe pareli per dcilicanni eli nuovo agli studii favoriti, iio siieranza di vedervi di nuovo l'anno venturo nella bella Venezia, di jiolervi servire di seorla nelle eorse elle imprenderemo fra le montagne dov' io son nato, e di poter mostrarvi le rocec ed i fossili elle ho raeeollo, ed ogni altro risullarnenlo delle mie rieerche. • A Venezia dunque io v'invilo, o egregi colleglli, ed alla visita di quelle mon- tagne dove su piccolo spazio ed in breve tempo \i sarà dalo riconoscere le rocce di quasi tutte le epoche dagli antichi lerrcni ciislallini ai più recenti depositi ter- ziaria Questo esame chiarirà, non ne dubild, molli punii aiicoia controversi della ecologia italiana. " ('onlido che lutti sarete jier accogliere corteseinenle l'invilo che vi fo in nome min proprio, e degli altri cullori della geologia che abitano i paesi veneti ». Dopo (lueslo discorso del vice-presidente, il presidente march. Pareto prende eoiiimiato dalla sezione colle seguenti parole: Se vi è cosa che grandemente riescir debba dolorosa al cuore dell'uomo ella è certo la perdita di quei beni clic più ardcnlemenle da lui furono desiderali o il cessare di quei giorni ne' (piali un dolce convivere ed un'unione amichevole lo stringevano a persone, di cui e la conformità del pensiero e l'amore delle mede- sime discipline facevano con esso lui quasi uno stesso individuo. Or se in ragione dell'ardore con cui fu desiderata una felicità star devesi il cordoglio ed il dolore di perderla, argomentate, o colleghi, con quanta mestizia io vegga accostarsi il momento della nostra separazione dal vivissimo desiderio con cui io vagheggiava, aspettandolo , quel giorno cl'.e questa mia terra vi avrebbe accolti festosa , ed avremmo insieme intrapreso la disquisizione scientifica delle geologiche condizioni in cui stassi questa parte della dorsal catena d'Italia, la quale non lontano da noi congiungesi colla più elevala giogaja che ci fu dalla natura assegnata ad inal- lerabil confine, come per ogni altro lato assegnocci , a ben indicare quali dob- biamo essere in un lutto completo, il mare che lambe le sponde della nostra penisola , e tali disquisizioni per voi fatte ed i confronti istituiti con altre parti d'Italia avanzarono la cognizione di questa medesima catena, e iioleslc vedere come qui non dissimile da quel che si mostri in jiiù cciitial jiarte della penisola, si colleglli poi a ponente con più accerlale formazioni, le (piali sul limitare della Francia verso la contea di INizza servono quasi d'orizzonte a riconoscere nella serie geologica la posizione di quei terreni onde sono costituite le nostre montagne. Nel breve giro di tempo poi in che ci fu dato di rimanere insieme poteste sentire quali altre formazioni occupino buona parte delle Alpi venete e delle Alpi lom- barde, e a forza di ravvicinanieiili e confronti poteste ritrovare una qualche uni- formità di costituzione geologica per più lunghi traili di paese, di (piello clic dapprima non sospctiavasi. ( 093 ) Per un dotto ideologo che ila gran tern|)0, dopo aver abitato i Pirenei abita ora i piedi delle Alpi, vi furono dati cenni sui l'enonieni dei gliiacciaj de' quali può udire quasi sulla sua testa scrosciar le valanghe, e da lui sentiste analizzati ^li ellelti delle alpine inondazioni ed addurre la l'islrella sfera di loro attività e po- tenza a eoinhatlere la teoria di altro geologo che Italia si jiregia avere per uno Ira i suoi più dotti e generosi ligliuoli , la qual teoria a gigantesche inondazioni e non alla grande estensione, in remoti tempi, de' ghiaeciaj il fenomeno dei massi erratici vorrebbe e(dlegare. Per un ministro poi della religione, che ben intende essere le scienze amiche alla medesima, giacchù un vero non può con un altro vero contraddirsi, vi fu- rono indicate sulle antraciti della Savoia e sui fossili che le acco[n[iagnaiio preziose osservazioni, e ipiesle furono sprone ad elo<|uenti discussioni dalle quali apjìarve quale pruhahilinentc esser deve la posizione di queste, cioè in un terreno più antico idquanlo di (pieilo che altri geologi , parlenoii tulli della nostra se- zione, io a queslo ini sono aceinlo pereliè allanieiile m'importa di dimostrare a confusione de' malii^ni elle non in vane eiarle, ma in utili dis(|nisizioni sono jiassali i giorni brevi che abbiamo ijui insieme vissuto; ma anco un altro motivo, e queslo il cuor vostro, sono certo, già ve 1' ha fatto sospettare, mi iia spinto ad intrat- tenermi con voi de' vostri lavori od era il desiderio di in'olungare gì' istanti nei quali ancor qui possiamo conversare degli amati nostri sludii e di quelle care spe- l'aiize che pel progredire delle scienze e per la prosperità della patria noi tutti nutriamo. Ma aliiinè, che quantunque l'accia l'uomo per soffermare anco per un solo momento l'aiio del uraii (|iiadiaiile su cui è segnato lo scorrere delle ore. vano riesce ed iiil'iultuoso ogni suo sforzo; cosi <'on dolore io debbo accennarvi im- ininente l'istante della nostra separazione, ma piinia clic (|ncslii scenda nel novero dei passati, permettete che ancor una volta io espiinia a voi tutti, o mici fratelli. nella scienza e ncH'amorc d'Italia quei sentimenti della più viva riconoscenza che prova il mio cuore per voi, e^sc in ogni anno questi sentimenti vivacissimi io vi pro- fesso, oltre l'usato in questo ancor debbo professarvcli , jierchù oltre il personale mio debito quello anche della mia Genova, debbo con voi soddisfare, pertanto ri- cevete i miei cordiali ringraziamenti, voi lutti, che cortesi accorreste all'invito che in nome di questa terra fu fallo, sia che dalla Senna, dalla Sprea, dal Tamigi, o dal piede delle .Mjii siate venuti a render famoso di vostra presenza il nostro Congresso, riceveteli caldissimi, o voi fratelli italiani, che iiell' accorrere numerosi in questa mia patria un omaggio io mi penso render voleste ad una cillà da cui scarsi non vennero mai gli esem|)ii delle magnanime gesle e del nubile sentire, e che vi convitava in quest'anno a celebrare nell'unione degli animi di tulli i figli della penisola, la secolar ricorrenza della gloriosa cacciata delle armi stra- niere da questa terra. Nel tornare alle vostre case non dimenticate le accoglienze che, quanto per noi si poteva, al vostro merito cercammo di pareggiare, ma le quali certamente furon dctiale dall' intimo alTelto del cuore; serbate memoria che questa terra è altamente italiana, e che al giorno della chiamala saprà corrispondere alle speranze che in lei ha riposto la patria di tulli noi. Nel venturo anno vi aspella N'cnezia, non fallirete certo all'invilo clic in nome di (piella gloriosa io vi faccio. Stanno nella cessazione delle municipali rivalità e nell'unione di tutti i suoi figli le speranze d'Italia, \ivcle felici. V.' // Pvi'^idfiilc .March. I.oukv/.o Nicolò Paheto // >^i'rinl(irio Cav. Aciiii.i.r I)f. /.i(;no. ATTI vi:kiì\li DELLA si:/,iom: DI r.FOC.KAl lA i: AKCULOLOCilA UlLINIOiNE DKL (ilOUNO IS SETTEMURI- T I prpsidcntp cav. Giulio Corderò di S. Quintino apre l'adunanita con un breve disrorso, nel (|ualc le rende cnizie per l'onore della comparlitagli presidenza ed esprime senlimenli di gratitudine e di encomio a S. E. il presidente generale che ha conservalo la sezione riunita di Gcogralia e Archeologia , nell' alto intendimento dell'importanza di essa specialmente in queste classiciie terre d'Italia, tutte ancora seminule dei preziosi avanzi dell'antica grandezza. Il conte Gràberg da Ilemsó, fedele al suo lodalo assunto di presentare in ogni Congresso italiano il quadro de' più recenti progressi della geografia, legge l'in- troduzione del sunto storico dell' ultimo anno. Dopo alcune parole di afTezionc alla ligure rapitale, che riguarda come seconda sua patria, egli accenna nume- rose accademie geografiche ed etnologiche ormai sparse e fiorenti pei paesi civili di ogni emisfero, considera in particolare quelle primarie di Parigi, Londra. Ber- lino e Pielrohurgo annunziandone gli svariati ed importanti lavori, e fa voto per- dio anche in Genova sia in realtà costituita l'accademia slorica geografica dal ( C.'.tC ) iiiarchese Camillo l\ill:i\ifiiu) iioc'an/.i jii'umossa e da S. M. sarda bcnigiiaiiiciilc approvala. >'(•! dare relazione di liiiijilii e oelohri viaggi meiizionò quelli dell' iiifeliee Du- iiioiit d l'rville e di Hoss e Crozier nelle regioni cii'ciinipolari aiilarlielie , l'edi- zione de' quali già mollo inolirala si eonliniia a Parigi ed a Londra, non rlie quelli ordinali dal governo an^'lo-amerieano ed ora stampati in einquc volumi, 0 la storia dalaei da Barrow dei viaggi terrestri e maritlinii entro le regioni artiehe, e quella ancora più grandiosa di tutte le scoperte geografiche delle na- zioni europee già incominciala da Vivien de Saint Martin. Nella rivista delle opere di geografia generale il (Ionissimo annalista annunziò sopra lutto il primo volume del Cosmos del eelolire lluinlxijdl, le primaiie allilu- dini del glolx) del eav. .Adriano Balbi, le nuove considerazioni sopra vulcani del cav. Ferdinando de Luca, l' enciclopedia geografica clic pubblicasi a Venezia sollo la direzione del si;;, l'alconclti , ed il compendio di geografia antica e nioderiia scrina con nuovo rneioilo elcnienlare dal prof, l'ranccsco Ghibellini. Per iillimo, fatte conoscere varie |inbblicazioni nazionali ed estere di geologia, paleontologia, nielercologia e di allrc scienze affini, richiamò il pensiero dell'adunanza alle an- tiche glorie della Liguria, e come già fece ne' suoi annali di geografia e stati- stica non clic nell'annuario geografico italiano dei conte Ranuzzi rivendicò a Ge- nova r onore delle prime scoperte marittime dentro l' Atlantico lungo la costa occidentale dell' .Vfi'ica. Dopo l'applaudila memoria del conte Gràbcrg il vice-presidente cav. T.ibrario, assieme alla presidenza, espresse il desiderio che nei futuri Congressi la prima adunanza sia inaugurala con simile relazione dei progressi ottenuti in ciascuna scienza, proposta che venne unanimemente accolta dalla sezione. Il cav. Ignazio (^anlù nominò poi alcune opere dimenticate dal conle Gràbcrg, tra le quali il dotto viaggio iii« di tempo, perelié s'incontra ad oi:ni altezza ( 700 ) di quello strato di vciui piedi . però il eli. prof. Orioli da (unta vuriclà di forme vi distingue altrettante guise di tumulazione usale da quelle genti. In primo osserva che in quel terreno argilloso le fosse erano fatte più grandi anche del bisogno, ed insieme ai cadaveri liruciavansi legna e conihuslihili, poscia coprivansi di terra le arse e calcinate reliquie, come è provato da' vestigi di ar- gille colle che presero natura di niallone rossiccio, e gli abbondanti carboni, e le ossa non d'uno, ma di due o tre cadaveri talora commiste con quelle di animali, cavalline di rado, ed anche di cervo; ossa in qualche caso all'elle da malattia, ed un saggio ne esiste nel museo patologico di Pavia. Altro modo di tumulare consiste nell' aprir la fossa e spargervi calce viva clic formi uno strato di Ire dita, e sopra le ossa di bel nuovo sparsa la calce, quindi il tulio ricoperto d'argilla: nù per casi di guerra o di pestilenza sembra si costu- masse quella sepoltura, perchè di colali avvciie in ogni altezza e vicine ad altre tombe che nulla hanno con queste di simile. Inoltre evvi un esempio d' ambidue le maniere, cioè la combustione e l'aggiunta delia calce viva, come fu provalo per analisi chimica. Trovaronsi rozze casse di pietra , perù di varia forma , senza iscrizioni , scul- ture, 0 vestigio d'arte, contenenti ossa e terra infiltrata a traverso il coperchio, spesso quadrangolare, e talvolta cilindrico o irregolare di figura; alcuni vasi, ma non dipinti all'uso dei greci, bensì rozzi, benché le l'orme non sieno prive di certa eleganza, poi altri vasi dipinti, ma più vetusti, con ligure nere sopra fondo di terra del genere fenico-egizio , con tigri ed altre figure mostruose. Vi si rin- vennero pure parecchi vasi a vernice nera, pieni d'ossa raccolte dal rogo, e questi vasi sono coperti da sassi; in alcuni casi il vaso trovasi nella stessa fossa ove erasi brucialo il cadavere, con entro le reliquie ricoperte da un tegolo. Non mancano alcuni esempi di grandi vasi vinarii, però non a guisa d'anfora, ma di grande ampiezza e capacilù, più che non ne richiede un uomo; dalla forma loro pare si dovessero piantar nella sabbia, perchè finiscono in una specie di capezzolo, che cresce verso la rotondità del vaso stesso con bocca circolare e meno ampia, il cadavere ivi era posto intiero, l'intcriore del vaso pieno di sabbia del mare, e nell'apertura alcuni pochi vasi come i descritti della piltura fenieo-egizia. Si osserva che il coperchio è talvolta un rozzo ed ampio sasso che, 0 semplicemente combacia senza cemento , o fattovi un letto d'argilla, o d'asfalto, 0 calcareo, o saldalo con asfallo, ed in un caso slava per coperchio la parte inferiore d' un torchio da olio o da vino. Dalla copia dei vasi di questo genere si vede chiaro che adoperavansi quelli che eran rotti, o non potevano servire all'uso domestico, ed uno avvenc rattoppato in origine, accomodato con becchi attraversati da verglielte di piombo, tanto che il capo loro sporgesse, e con tra- verse esteriori e corrispondenti apposte a guisa di telaio si legavano (piclle giunture. ( 701 ) Accenna in segnilo il eli. professore un altro modo di seppellire con vasi di terra, ma più piccoli per li.imhini, e tro^ossene uno di Iximliino neonato di cui sé ne conserva il cadavere intero per modo che le ossa sempre possono mettersi assieme; ivi raccolse pure molti criinii, e dall' es;imc di questi risulla che due fossero di etiopi, per i caratteri della razza, ma però non di schiavi, perchè tumulati in forma non meno decente degli altri. .Mcuni di questi vasi più piccoli stanno col coperchio e la hocca rovesciata sur una pietra, e sulla pietra un vaso contenente le ossa bruciate, con altro vaso quasi coperchio. Scritture non esistono nelle casse ed urne, ma in tre de' monumenti trovansì iscrizioni già cognite, cioè del sepolcro di Menecrate proxeno o console dei corei- resi pniiblicata prima in Corfi'i e poi dal Zecchi, altra illustrata dal Mustoxidi del sepolcro d'Armiiula Iìì;Iìo di (iiiarope, la terza in una colonnetta sacra segnante il confine d'un terreno sacro, e di queste il prof. Orioli presenta un esemplare alla presidenza con disegni dei monumenti, .\gsiunge che ormai per la pratica acquistala divenne f.ieile il modo di scoprire questi sepolcri. Fra gli oggetti rin- venuti negli scavi sono frammenti di iìitili, e può osservarsi che le fondamenta dell'antica Corcira sono pressoché intatte, anzi vi si vede un pavimento a mo- saico ben conservalo, e diviso in quadrettini disposti a serie, rappresentanti la iniagme d'un portico, sotto il (|Male stanno cose vendibili, come i commestibili, pollame e pappagalli nelle loro gabbie; a questa Ola ove è disegnato il portico succede un' allra serie di quadreltini che figurano animali, pesci d'ogni genere, venagioni od erbaggi, con pochi quadrupedi; ed il più curioso è l'essersi trovato in principio ed in fine due bandiere, indizio che questo mercato stesse sotto la pub- blica autorità: lo stile del mosaico è buono, intatte le figure, i quadrettini di pietra colorata e non di vetro, onilc troppo grossi i conlorni, però con molta vaghezza e fedeltà nei colori, hicorda poscia i vestigi delle terme, gli avanzi grandiosi di un teatro, ed iscrizioni più moderne che hanno il doricismo, cessato indi a' tempi degli .\ntonini .senza che possa indovinarsene la causa. Per ultimo monumento parla d' un dillico di piombo della grandezza della mano, con iscrizione grafTita, la quale esprimo la maledizione contro Silano ed i suoi lestimonii, dicendo che .scriveva ivi la loro anima, intenzione e lingua, senza indicare perù né lo scrit- tore, ne la divinità inrcrnale invocata. Il principe di Canino dimanda un giorno per mostrare alcuni disegni antichi già esposti al (àinsrcsso di Napoli, e presenta lettera della società antiquaria ame- ricana di Worcester che lo qualifica suo rapproscnlante presso questa sezione. Il presidenic cav. di S. (Juinlino memore della proposta del vice-presidente cav. Cibrnrìo, approvata dalla sezione, cioè, che la prima nostra adunanza pel venturo anno venga inaugurala con un sunto dei projiressi falli dalle scienze geo- grafica ed archeologica dopo l'ultimo Congresso, da attendersi da una commis- ( 702 ) sioue :t lui uu|>u l'k'Uu, lui (l('|iiitalu |H'r lu gcii^'ialìci i !f;i;jiiut'i cuiilu Gràberg (iu lloniso, prof. Francesco tihibellini, cav. De Loca, cuv. C. Caiitù , che avrà aiirlie 1' uflioio di segrelario. Indi |)or I' arclicologia i sipg. principe di Bclmonle, prof. Capei, Beaulieu e Fedoriito Aligeri parinionlc .sfjjsrelai'io. (Jiiindi l'orinola egli stesso un quesito che si tinnerà in seguilo fra quei trascclii da irallarsi, e parla d una moneta di ciiojo da lui scopcrla d()\e era Flavia Mcilinìana, desideroso possa servir di noi'uia per seguirne l'esame; prendono la parola in proposilo i sigg. vice-presidenle cav. (librario e eonte Sanseverino, e si slabilisce che tulli i quesiti da trattarsi scelti dalla commissione verranno inseriti negli Ani. Il sig. Ignazio Canlù dalla relazione del prof. Orioli intorno agli scavi di Corfù, opina elle un caso di pestilenza possa essere slato causa del disordine e genere di quei sepolcri. Il conte Sanseverino soggiunge, che pure in Ispalatro, presso l'antica Salona, i sepolcri erano olle tagliale per mela con eniro cadaveri di fanciulli rinchiusi, e (pianlo al giudizio dei ci'anii etiopi, suppone possibile fos- sero anche cranii di greci deformi somiglianti agli etiopi, come si osserva talvolta nel cretinismo. Il cav. Cibrario risponde in tal caso il carallcre dell'angolo fac- ciale esser tale da non potersi confondere; partecipano alia quislionc i sigg. prof. Ginocchio e cav. C. Canili, a cui sembra che il detto del conte Sanseverino valga a dimostrare, come succedano deviazioni individuali nei caralleri delle razze umane, divenute indi ereditarie. Il prcv. Amali continua la lettura del suo viaggio in Algeria , e presenta alla sezione un esemplare d' iscrizione per la (piale credeasi da molli essersi trovata la città natale di sant'Agostino, assegnandogli Tagaste o\c ora esiste il casale di Souk-Ilarras; al contrario egli intende provare come 1' islessa la|)ide non parli di Tagesle, ma di Tagasa terra della provincia Bizacena, perchè dalla voce Thagasis egli fa derivare T/iac/ascnsix o Taga.sa , invece di T/iagaslcìiKis , Thagaslc; inol- tre si estende a ragionare d' un aulico marmo trovalo in .\ix nella Provenza , quantun(|ue manchi d'alcuni fiammenti in principio, egli crede aver trovalo il modo di leggerlo per intiero, e siccome questo riguarda un editto inlimato dagli imperatori Diocleziano o Massimiano in nniverso orbe, il quale stabiliva i prezzi delle grasce ed ogni cosa venale, oltre i prezzi delle o|)ere meccaniche, pro|)onc la ricerca del valore da attribuirsi al drìiarius, stante che col ragguaglio della moneta malagCNolc e poco probabile ne risulta il calcolo. Il cav. (librario osserva in proposito, quanto nelle valutazioni di moiiele importi conoscere il prezzo dei cereali, come insegna la scienza economica, che perlanlo mai si potrebbe l'are nn giusto calcolo delle monete romane, senza essere certi del rapporto esislente a quei tempi fra il denaro ed il costo de' mezzi di sussistenza. Soggiungono altre cose sulle notizie che si hanno di questa lapide i sigg. prof. cav. Capei , prof segrelario Ghibellini, e cav. C. Canlù. ( 7()r, ) Il ilolloi'c A. ri'occii espriiiif alla si-zidiic il suo desiileriu die nel |)rii$:rnniina dollt' malerie aiclii'oiogiclic ila proporsi ai fuluii Congi't'ssi, vengano preferiti gli argomenti che possono essere in maggiore correlazione eolle leggi, istituzioni e scienze naturali, aeciocehè I' arelicolo^ia di Cresco aggregata alle sezioni del Con- gresso diventi più accetta , né si ristringa ad una semplii'e conlcniplazionc di ciò che fu, tua partecipi di (piella \ita che dal nostro secolo è impressa a tutti i rami dell' umano sapere. Il presidente risponde che tutti i quesiti saranno acccllati , purché non presentino tali diUìcollà da considerarsi come incapaci di soluzione. Il sig. abate N'itlorio Angius es|)one un giudizio intorno alla carta geograGca della Sardegna, opera del cav. generale Della Marmora: riandati i lavori di que- sto genere che esistevano per quella rci^ione dall' epoche più remote all'odierna, trova che dalla geografia e tavole di Tolomeo , la l'orma dell' isola risulta assai lontana dal vero, e deformissima; mercè i navigatori liguri e pi.sani che frequen- tavano (piei mari, essa divenne più nota ai popoli del continente, non tanto perù che la carta impressa in Venezia nell' viii secolo per opera d' alcuni inge- gneri piemontesi, non mostri essersi fatto poco profitto in quello studio. La carta delincata dal padre Tommaso Napoli sarebbe forse commendevole per la parte idrogralica, ma la geojirafica, benché migliore dell' anzidetta, può biasimarsi sotto molti rapporti, ed appena è da scusare il >'a|)oli per 1' im[ierl'ezione degli stru- menti e scarse nozioni di matematica. L' abate Angius percorse più volte ed in ogni senso quel regno, e riconosce ogni località, anzi la vede riflessa come da uno specchio nella carta prodotta dal generale Della Marmora, il quale con len- tissimo lavoro ed assidue mende procurò di eliminare ogni infedeltà, per modo ch'egli reputa tale carta essere l'unica e l'ottima che presenti una giusta idea della geografia della Sardegna. L' abate Piccaluga propone una visita archeologica ai monumenti di Genova, e si offrono compagni e guide agli ospiti foraslieri i sigg. abate Piccaluga, avv. Canale, ed abate Grassi. K sciolta la riunione. V.' // Presidente Cav. Gulio Corderò di S. Qlimi.no Prof. Francesco GiiinELiiM / Seoretariì , „ ' Giambattista Gandolfi. RIlliMOiNE DEL GIORNO 18 SETTE.MBlìE Letto il processo verbale della precedente adunanza viene approvalo dopo iilciine diliK'id;izioni f,ilt(> dai professori Orioli e Gliibollini , d:il rav. Cifrario e dal conte S. Severino intorno ai due eranii etiopi scoperti nella necropoli dell'antica Corcira. Dopo ciò il vice-presidcnle Cibrario nel rassegnare 1' annuario geografico del- l'anno ÌSiìì, opera del conte Annibale Ranuz/.i di Bologna, inl'orma la sezione che lo slesso sig. conte dicliiarando di non potere con suo massimo rincresci- mento continuare più oltre tal' opera bramerebbe die si facesse rispettosa racco- mandazione alla munificenza di S. M. il re di Sardegna afiìncbò si degnasse di commetterne la continuazione all' illustre corpo dello stalo maggiore generale. Tral- landoji di opera utile cil eminentemenlc italiana la sezione apjìrova all'unanimità una tale proposta dal Ranuzzi desiderala. Il presidente partecipa una lettera nella quale il sig. Masgrey chiede notizie dei manoscrilli del Verazzano che erano in Firenze; al che il prof. Capei e per lettera il sig. Arcangeli rispondono essere quelli siali venduti insieme alla hiblio- leca dal sig. Vai di Prato né più sapersi ove si trovino '. Dalla sezione fu pure accolto un quesito, proposto per lettera dal sig. Gaetano Toniato, intorno al modo col quale i romani, prima che allargassero fuori d'Italia il loro dominio, ese- guivano le quattro operazioni aritmetiche, e fu detcrminato che esso quesito sia scritto nel programma da pubblicarsi. Terminate queste comunicazioni il sig. avv. Michele Giuseppe Canale legge una applaudita memoria, nella quale espone quanta parie i liguri popoli avessero nelle navigazioni del medio evo. Nei secoli decimo primo e decimo secondo, quando ' Il sig. Arcangeli poslcriornicnlc olla chiiisuro del Congroiìso ovvonl , clic avendo più posilivamcnie ricercala dei mss. del da Verazzano, gli risullò che nella vendila delle bibiioleca donicslica non vi fu- rono coinprcsi mfs. del navigatore, dei qnali sin del 1767 dalla famiglia si lamentava la mancanza; e che Inno al più, può essere sialo venduto al sig. cap. Napier inglese un esemplare del Ramnsio, collezione di viaggi nel quale pare si lro\assc ricopala l'inedita relazione corografica, clic sarebbe una copia di quella conservata nella magliabecItiaHa. ( 705 ) in Europa il i;niiu delle arli si risvoglia\a da! golico sonno, Genova fra le ininic cillà italiane correva già eon floUe numerose i mari Mediterraneo ed Eusino, cercava lontane prede e vi apriva lucrosi Iraffìci. Le crociale, l'occidente rime- scolando coir Oriente, ridestavano il desiderio del ricco commercio delle Indie: ma chiuse o ritardale le antiche vie del mar Rosso, e dell'Eufrate e del l'usi dalla musulmana intolleranza o dulia bisantina invidia, conveniva cercare un nuovo pas- saggio marittimo; e l'avv. Canale ne addita ni)|uinlo i genovesi navigatori Doria , Vivaldi ed lisoilinKue che valicati i miri di Oilpe visitano le Azzorre, Madera, le Canarie e le lontane isole di capo Verde, ed insieme ai portoghesi lungo la perigliosa costa africana, irla per tanti scogli, battuta da tante correnti, si tra- vagliano in cerca del capo di Buona Speranza, finché il inag;^iore dei figli di Liguria, il gran Colombo, rivela in mezzo ai temuti oceani il nuovo mondo. Tali scoperte però che a tanta potenza e dovizia innalzarono l'occidentale Europa, allon- tanalo il commercio dal Mediterraneo, tornarono piuttosto dannose all'Italia; e Genova e le altre nostre cillà miirilliinc dovollero di nuovo volgersi all' Oriente ritentando le anlielic strade. Nella esposizione di (inesli viaggi il sig. avv. Canale adduce documenti originali che saranno preziosi per rivendicare all'Italia contro i portoghesi ed ai francesi la priorità di quelle scoperte fatte ncll' .\llantico. Il conte Grotti dà una eruiderando che anche al futuro Congresso di Venezia si continuino tali ricerche geologiche e geografiche intorno ad un pas- saggio marittimo di tanta inipoi l;inz:i. Per ultimo il conte l"rc?chi legge un sunto della memoria del sig. Zuccheri di S. \ito. intitolato Sludii sojìra una monvla longobarda del secolo oliavo spel- »9 ( 706 ) laute il IVmoiio .\1\ duca del Friuli. L'aulore vuol dimostralo ilic i duchi Ionico- bardi erano privi del dirillo regio di ballcrc luonolc, o clic se in (jualclic modo sembrano essi i)ailcci|)arc all'esercizio di tal prerogativa inni lo facevano di lue piena autorità ma silibcnc come mandiilarii del proprio re, o come suoi rappre- sentanti. Sopi'a il soggetto di cpicsta lellura s'impegna una discussione, alla (piale prendono parte il presidente ed altri membri della sezione e soprattutto il cav. librario, il quale os.serva die, dopo Muratori, Carli, I.iruti ed altri, gii studii Sdir età longobarda hanno fatto immensi progressi spcciaimenle per ojieia dei dotti suoi amici Troja , Capponi e Capei ; che dal risultamento di (piesti studii appare il regno longobardo essere stato gcnerahnenlc una vasta anarchia; clic i duchi agivano nei projiri ducali a loro talento; che (juindi non ò il caso di cer- care se avessero il dirillo reale della moneta ma se con diritto o senza ne ab- biano battuto. Confessa rarissima la moneta di cui ha parlato il conte Freschi e vi rinviene una prova di ciò che Onora ha esposto. Ricorda in (ine le tre dotte dissertazioni del cav. S. Quintino sulle monete longobarde, in cui sembra aver provato che la parola conod , la quale Icggcsi nelle monete d'oro longobarde, indichi soltanto il titolo legale del metallo. L'abate Piccaluga ed il presidente parlano poi sulle monete della repubblica di Genova, che portano il nome dell'imperatore Corrado. Il cav. Cihrario da una asserzione dell'abate Piccaluga prende occasione per definire che cosa s'inten- desse nei tempi di mezzo sotto il nome di libertà e quali fossero i rapporti dei comuni italiani verso !' impero germanico. Con ciò l' adunaza 6 sciolta. V." // Prcsidciilr Cav. (in i.io Coudero hi S. Qi inumo 1 Prof. Francesco (jiiii!r.i.i.iNi ( (ilVMlUTTISTA tiWDOl.FI. RIUINIOISE DEL GIORNO 19 SETTEMBRE D |)0 lettura del processo verbale del giorno innanzi, l'avv. M. G. Canale riserba le suo osservazioni in proposilo , che per loro natura lo porterebbero oltre 1" or- dine prescritto delle questioni da Irallarsi , e rimette ad altri giorni ciò ch'egli crede di esporre sulla moneta di Genova: la sezione approva il suddetto ver- bale. Quindi il presidente dichiara che delle opere donale alla sezione, i mano- scritti ed i libri clic trattano di materie interessanti il Congresso saranno, in vigore dello statuto, riposti nell'archivio fiorentino, ove si serbano tutte le me- morie delle italiane riunioni, e degli altri libri si è disposto in favore di questa civica biblioteca. Inoltre mostra all' adunanza un ritratto di Cristoforo Colombo in lilogralìa, copiato da un dipinto in tela, che dal sig. Jomard di Parigi fu rinve- nuto in Vicenza, ed insieme un libro dello slesso sig. Jomard, che fornisce le prove, in forza delle quali egli repula l:\\e ritratto il più antico e genuino del- l'illustre navigatore, e lo propone qual modello per la statua del monumento da innalzarsi al Colombo. All' effetto d' istituire un esame su questo ritratto il presidente crea una com- missione composta dei sigg. conte generale Vacani, march. Vincenzo Serra, sig. Boaulieu, conte Pinclli relatore della stessa. Il principe di Ikimonle parla d' un ritratto esistente nel reale museo borbonico di Napoli di])into dal l'armigiannino, che rappresenta un uomo con lunga barba, ed è volgarmente ri|)ulalo per esser 1' elligie del Colombo, la qual cosa benché non intenda sostenere, però ricorda in proposito; il presidente soggiunge essersi in Vicenza stampala un'opera relativa ai viaggi del Colombo, e come questa concordi coli' idea del Jomard; l'avv. M. G. Canale osserva dover riuscire di gran giovamento le notizie intorno a questo soggetto, di cui abbonda il giornale ligustico, opera del fu cav. G. B. Spolorno; il presidente, per desiderio del pre- sidente generale, invita il principe di Belmontc ad unirsi alla commissione anzi- detta, e quindi parla di un libro del Rozzi intorno alle norme da tenersi nei ( 708 ) Congressi, dal qualr non tlisscntp, an/i laccomanila la l)ir\il;i nelle letture, e non sopra materie che per essere li(iii|iii noie poco giovi l'udirle. L'aliale Ani^ius svolge un'erudila lezione sui nuraghi sardi; ragiona della desti- nazioti primitiva di tali monumenti sparsi in eojiia sul suolo della Sardegna, enu- mera le opinioni dei molli elle vollero delerminairie l'uso; slima assurdo il cre- dei'e fossero abitazioni di pastori, poicliò se nomadi si eontenlano di capanne, se lissi hanno sede in baracche o s|)elonche, dilììeile esser 1' abitazione in quei nura- ghi, ove per lo più è d'uopo entrar carpone, senz' altro spiiaglio per dove entri il giorno, o ne esali il fumo; che se alcuni per essere lorriti negli angoli potcansi credere opere di difesa, altri di forma all'atto diversa indcbolivan l'argomento; e se taluni di forma conica e siti in allo potcan servire di specole, lo slesso non può dirsi per tanti che giacciono in luoghi palusli'i e nei gioghi: uè più fondala è al parer suo la comune sentenza che fossero sepolture o mausohM per esservisi in alcuni trovate umane reliquie e vasi di bronzo, iierchè se fossero tombe di regoli 0 tribù, come possono supporsi tanti dominii e genti a cosi vicini intervalli, che di certo avrebbero riposto in caverne le spoglie mortali del popolo; non acconsente nemmeno a che significassero monumenti di trofei, pcreliè dalla quan- tità ne consegue una continua guerra fra gli abilalori della Sardegna, eausa di eccidio e di distruzione piuttosto che di elevare siffatte moli, frullo d'ardua fatica. Alla sua volta l'abate Angius congettura che i nuraghi fossero destinali per il servizio religioso, e consecrati forse al cullo degli asili, in alcuni dove sono irò piani sovrapposti vi si ascende per mezzo d' una scaletta iiraticala nello spessore dell'ampio muro che conduce alla cima, ed ivi tre pietre disposte a guisa di tripode sembrano collocale per sacrifizi al sole ed alle stelle, genere di culto comune alle generazioni più antiche degli uomini , che solo polca essere motivo di erigere diflicili e faticose opere pubbliche. Il prof. Orioli, dopo quanto espose l'abate Angius emette una sua congettura, cioè che i nuraghi fossero antichi sepolcri : indizio ne sono i scheletri ivi rac- colti, gli oggclli di bronzo, la celletta interiore, l'angusto ingresso; la forma conica e la difficile combustione non ammelle l' ipolesi di sacra cappella, che però presso alcune genti servivano ad un tempo anche all'uso di sepolci'i; con- chiude col dire che appunto dalla quantità dei nuraghi non dee credersi a nu- mero si grande di edifizii consacrati al culto, ma sepolcri |)olean moltiplicarsi per lunga serie d'anni, dai capi di tribù che l'uno all' altro successero, indolii da religione a non porre nò spesa né fatica a calcolo, poiché la morte fu mai sempre associala all' idea religiosa. Sembra all' abate Angius che il prof. Orioli cambie- rebbc d'opinione quando avesse esatta e piena notizia dei nuraghi, perchè in alcuni soltanto vi si trovaron cadaveri. 11 vice-presidente sig. Fiorelli osserva, che in Pompei molti sepolcri hanno la porla cosi piccola che non permette l'ingresso, ( 70J ) analnshi in questo ai nuraghi. Iiifiiii' parlcripa alla quistione il gon. rav. Fcrrorn Delia Mai'iiiora , il quale dopo lo studio di lieii veni' anni esaminò i caratteri di tali monumenti, i quali talora paiono costanti, e poi diventan nulli o tro|)po varii fra loro, e conchiudc col dire che nulla può adermarsì di certo a tal riiinardo: egli trovò se|)olcri scavati nelle rocce ed il nurago in mezzo che dominava: pos- sibil cosa che fossero ad un tempo monumenti funerei e religiosi. L'ahate Angelo Hellani mostra all'adunanza iibulc di bronzo, ed un singolare arnese d'argento, del quale tenta di slahilii'e l'epoca e la destinazione, e come il tutto si trovasse in luogo non discosto forse dall'antica Como, opinione con- fermata da alcune lapidi : i scavatori percossero sopra un vaso che rinchiudeva le fibule e l'arnese cosi detto, non sapendo con qual nome proprio appellarlo; esamina se debba attribuiisi ai galli, agli etruschi, ovvero ai romani, o|)pure al medio evo, come opera dei galli poteva servire d'ornamento ad un cavallo, però essi erano troppo barbari per tali lavori allorché abitavano l'Iiisubria, ragiona poscia intorno ad altre congetture, ma dal vice-|)rcsidente Fiorelli è promosso qualche dubbio sull'autenticità di tal monumento d'argento, ove non esiste patina che dall'argento non può togliersi, anzi vi resta sempre quale carattere d'anti- chità, però comunque antico, certo al parer suo non rimonterebbe al di là del l'iOO. Al prof. Oi'ioli nondimeno sembra che per essere stato entro in un vaso, e per altre condizioni locali, può talvolta eliminarsi 1' assoluta presenza di questo segno d'autenticità; non intende però di constatarne l'epoca, e nell'ipotesi che il monumento suddetto sia vero e coevo colle tibiile, forse ap])arlcneva a qualche medico oeulario od auriculario, non perchè fosse isirumento chirurgico, ma insegna da tenersi sos|)esa in modo palese per indicare l'ulTicio, potendosi a tale arnese sospendere i molti istrumenlini dell" arte, come fanno i cerretani in giornata, e spiegasi con tale ipotesi come fosse tumulato qual testimonio dell' arte che profes- sava il defunto. Osserva il vice-presidente cav. Cibrario che non viene però a stabilirsi l'epoca, ed il sig. B. Rosnati alTcnna essergli noto il luogo ove fu rinve- nuto, né può supporsi nascosto ad arte; prendono |)arte alla questione il principe di Belmonte ed il presidente con notizie sullo stato di conservazione dei metalli anticiii; il cav. C. Cantò è di parere che dietro l'ipotesi del prof. Orioli poteva appartenere anche ad un chirurgo militare. Il sig. Keaulieu con una dotta lettura succede a trattare della venula dei sarà- rini in Savoia. L'anno 710 arrivarono i primi saracini in Europa, e nell'anno 7:2:j s'allargavano in Savoia e nel Piemonte; ne le vittorie di Carlo .Martello ba- stavano a snidarli, lino a che datisi alla mollezza ed al lusso cedevano denaturati all'armi cristiane: nel 'J7o la rocca di Frassineto in Provenza unico avanzo del loro dominio passava in mano di Guglielmo conte di Provenza, e di questo popolo parte ricoverava in Ispagna, e chi restava iu Francia |icrdeavi libertà, lingua, ( 710 ) lede ed (>iij:iiic. In I>|i:ij;iki ed In Sicili;! ('si>toiio lulliivia gnindiosi \('slii;i della i)r(-ii|Kizìi)nr , e di'lla ciNÌllà moresca, porliissimì , anzi ninno inipoilanle awene in l'ianeia. nella Savoja e noi Pienioiile. A spiegare tal fallo il sig. Hcaulieu credo olio ipiollo orde movessero dai deserti dell' Africa con istinto di vita jiasto- rale o nomada, schivi dall'abitare le città, dediti alle rapine ed al sangue, di origine diversa da quo' clic vivevano in Cordova, e nella magnifica Alambra. Non- dimeno osserva come dalla prima sede chiamassero Frassineto ogni lungo fortili- oalo ove stessero al sicuro, e di questi no novera tre, uno in l'roven/.a , l'altro nel contado di Nizza, od il lor/.o vicino a Casale; quanto alla Savoja no cita uno nella parrocchia di S.' 0\on, l'altro in (piolla di l.aroclic designalo sodo il nonio di Trainiay, ed un terzo nell'alto Faucigny. Nell'anno 900 i saraeini tono- vano puro un Frassineto in Moriana che ancor oggi serba il nomo di pian dr.i sarrazins, ed il principale era quello chiamato plateau tlrs baiiges, regione poco nota, ma dove il giudizioso viaggiante può indagare i resti d'un' antica citladella fortificata dalla natura, lunga 20 kilometri e larga 12, circondata da enormi sassi muniti di torri ; ivi duravano indipendenti benché pacifici abitatori , finehii Cor- rado re della Borgogna Transgiurana riducevali per sempre a soggezione; a stento però si ridussero alla cristiana credenza, e per forza d'armi, e coli' opera dei vescovi di Ginevra e dei templari ; le tradizioni che esistono fra quelle genti por- tano a credere che i baiiges sieno di saracina discendenza. Il march. Lorenzo Centurione riferisce 1' opinione dei cronisti francesi , che ci danno per punto di partenza degli arabi un Frassineto di Provenza vicino a Frejus, mentre gì' italiani ne assegnano un altro nella penisola di sani' Ospizio vicino a Nizza; per opera dell'imperatore, d'un conte di Torino, ed altro conte ghibellino Grimoaldo, furono repressi e partiti in due sezioni, di cui l'una ebbe stanza nel Friuli, e l'altra pare si fermasse per qualche secolo in Monferrato, il che favo- risce l'argomento degli italiani, e si adduce un fatto che lo convalida, perchè in quella provincia lungo il corso del torrente Piota che trascinava, secondo le Ira- dizioni, arene aurifere, esistono enormi cumuli di sassi per la continuità di qual- che miglio, e questi non possono essere stali smossi se non da migliaia di braccia, e da qualche due o tre generazioni. Il vice-presidente cav. Cibrario dice essere Arduino march, di Torino quel conte citato or ora, e quanto ai moltiplici Fras- sineti non esservi abbastanza chiarezza per determinarli , soltanto ó certo che presso Nizza o Monaco a mare annidava un formidabile nucleo d' arabi. Entrano in discorso i sigg. avv. M. G. Canale, conte L. Sauli , abate Anger sopra alcuni punti della lettura del sig. Beaulieu. Il conte Pinelli rammenta un fatto storico della cronaca della Novalesa, ove si parla dell'orribile distruzione fatta dagli arabi d'un monastero ivi fondato da Carlo Magno; ed il cav. Cibrario cita il documento della cronaca di Pedona, da cui sembra potersi spiegare quali marcie tenessero quei popoli noli' arrivare in Piemonte. ( 711 ) Il sij;. ro>liinliiio Ri'lii (i(iiiiaiiii;i ili ossero aiigrogalo alla oommissionc por I" r- sanie dei j'id'atld ili Culunibo: aiinuisoc il prositloiili' , oil avvorlc l'adunanza rlic il giorno 20 ad un'ora pomeridiana avrà luogo, per riti lirama di profìllarno, la passeggiata arrlioologioa por visitare i monuuionli della città. L'adunanza è onorata dalla presenza di S. E. il presidente generalo. Dopo ciò la riuuiouc è sciolta. V." // Presidente Cav. Giixio Cordeho di S. Qiintino , „ .. ( Prof. Francesco GninELiiM / Segre tarli ì UrAMDATTISTA IiAVDOLU. RIUNIONE I)I:L lilOIlNO 'il SETTEMBRE Lello il processo verbale del giorno innanzi, e quindi approvato, senza cambia- menti, il presidente presenta alla sezione alcuni libri offerti, di cui si legge l'elenco nel diario. Il sig. Carlo Lurali consigliere ticinese, ricorda ciò che lesse nell'adunanza dei 17 il sig. prevosto Amati d'un suo viaggio nell'Africa, ove ei narrava come nelle terme della regione di Gheiraa stesse un pesce vivente malgrado la tempe- ratura di quell'acque di G0° a 70" rcauniouriani , il quale estratto e poco dopo di nuovo sommerso, fu ripescalo collo e mangiato da' viaggiatori ; benché tal fallo sorprenda, pure non ù inaudito clic allro pesce vivente esisteva in un":i((|ua ter- male dell'isola di Lucon calda a C9° e simili jìcsciolini ad Abno: invila pertanlo l'Amali a darne contezza alla sezione di Zoologia che trovasi in tali notizie spe- cialmente interessata; alla qual cosa egli consente, e tale è anche il parere del presidente. Il sig. De Cauraont fondatore dei Congressi francesi, nell' offrire alla sezione il primo volume d'una statistica monumentale del dipartimento del Calvados, espone il diligente sistema usalo nella pubblicazione dell' opera che sarà composta di quattro volumi ornali di tavole , e dee comprendere ogni monumento di quel paese, con metodo conveniente dalla topografia dei luoghi, descrivendo quei di ogni comune un dopo l'altro come un accurato viaggiatore; in tal guisa egli rin- traccia le vie romane, determina lo stile, fissa l'epoca, il tulio coordinato culla storia, e propone questo modello per la descrizione dei monumenti d'ogni regione senza eccettuarne un solo, non essendo giusto di trascurare quelli che hanno un interesse secondario, perchè un paese non sarà mai abbastanza noto finché non si formino come ben da venti anni si costuma in Francia esatte statistiche mo- numentali. Il cav. C. Canili estima che il quadro descrittivo della ciltà di Genova e geno- vesalo pubblicalo per l'ottavo Congresso possa servir di norma a siffatti lavori ( 715 ) ilcsci'illivi iiniilojilii al sistema del sig. De Caiiinonl, od encomia l'inloHijieiiza clic |iresi('d('lle alla i'uin|)ilaziuiic dell' upera. Il segrclariu (jaiidoKì soggiunge che sai-cbhe ulile impresa, se ognuno in llalia descrivesse i inonumcnli . e formasse la storia del suo muiiiei|)io per avere una i-iHiiplela notizia delle cose italiane. Il principe di Canino reca varii disegni rappresentanti un carro etrusco di bronzo: egli racconta come nell'anno 1845 fosse rinvenuto questo carro nella sua terra di Canino in un piano traversato da strada etrusca che metteva a Vilulonia , di cui ancora s'incontraim le rovine in una spianala detta pian di voce forse cor- ruzione di jiiaii (li vii/iia; i\i fu scavato un ricco sepolcreto che pur conteneva quindici a venti tombe, e sembra appartenesse a magnali di quel popolo; molti sassi diru])ali dall' allo coprivano gli avelli, oslacolo agli scavi; pur vi si rin- venne gran copia di cadaveri e avanzi d'armi corrose, indizio di qualche com- ballimenlo. e in una fossa profonda di palmi dodici e ipiadrala di diciolto stava il carro suddetto con le due ruote; e due paiiglie di scheletri di cavalli giace- vano a destra e manca del timone, ed all'estremiU'i della fossa un ariete che armavano la punta, oltre a due teschi di cane pur ivi giacenti. L'illustre espo- sitore invita il prof. Orioli ad illustrare tal monumento, e termina dicendo che la sua illustre genitrice principessa vedova di Canino, delle antichità amantis- sima, ((iniiiiiKi tali seavi, e ritrovò un grande sarcofago d'alabastro trasparen- tissimo cdii ornamenli e scritture etriische sul cui coperchio stanno scolpiti in allo rilievo uomo e donna adagiali sopra un letto in casto abbracciamento, velati in parie della persona, ed altro simile monumento trovò scavando in |)rossimilà di (|uello. Il prof. Orioli osserva non esser questo il |irimo carro scoperto nel terreno dell'antica Klrui'ia, assai nolo esser quello del Trasimeno presso Perugia pubbli- cato per le stampe, i cui fregi d'oro e d'argento e ligure esistono parte nel mu>eo bi'itannico e jiarle in (piello di Pei-ugia: allei esempi non mancano di si- mili cani che a suo giudizio non eliiamerebbe di bronzo, ma bensì ornati di bronzo, indicazione che appare manifesta dai disegni presenti, ove i chiodi ser- vivano a fermare i lesini dentro jili ornali di bronzo; mei'itevole d'allenzionc è l'imagine onde e fregiala la pai'le supcriore ed il davanti del cocchio, indizio dulia corona radiala che cingeva il sole nascente; quanto all'uso del carro ben può sup|iorsi fosse il carro bellico di nobile guerriero ivi sepolto, perchè il sito a quanto sembra destinavasi per distinti e molto ornali .sepolcri. Gli anti(|uarii sanno che la contrada di Perugia e quella di Cere sono celebri per i monumeirli sepolcrali che vi si scopersero. Lo slesso principe di Canino è possessore di vasi che manifestano l'arte etrusca, e d'altri se non greci di fabbrica o provenienza, pur greci d'artelicc, come dal nome d'esso ivi scritto, e dai dipinti ne risulta; 90 ( 714 ) le loinlie sono ricrlic il' oro ed arnesi così delti ((//(•(■( elie ser\iviiuo nelle eorse greelie. del pi'so di libbre cinque e mezza, ed è allroì nolo agli arclicologi come delle lonilie della vieina Tanniinia \e ne siano alcune inlernamente dipinle «Ila maniera dei greci. Il generale cav. Della Marmora produce alcuni modelli di slalue e terrecolle desunte dagli originali ritrovali in Sardegna nell' isola di sani' Antioco e Solci città lenicia; Ira i quali esamina un'imagine con testa di donna ornala all'orien- tale, forse l'clligie di Cerere o la dea madre: tali statuelte son vote e bucale a tergo da molti fori; le tracce del fuoco inducono a peosarc che fossero altarini da profumi ove non si bruciavano che grani, frulla ed incenso; in tanta varietà di ligurine vedesi piuttosto il carallere dell'arte romana an/.icliè della greca, quan- tunque vi esista dello stile asiatico, e molte sono coronale di spielic e di frulla. Un'iscrizione scoperta nell' istesso luogo fa menzione d'un tempio d'Iside e Se- rapide , e taluna di quelle statue potrebbe anche essere un' Iside , se si arroge una lucerna colle facce d'Iside e Serapidc, culto che può giudicarsi introdotto nell'isola da una colonia d'cgizii ivi rilegali da Tiberio allineile morissero. Ma ciò che più interessa l' attenzione dell'erudito generale è un gruppo di bronzo rappresentante un idolo sardo, rinvenuto nell'isola stessa, ed ora collocato nel gabinetto di S. M. in Torino, del (piale però espone un fedele disegno al cospetto della sezione. Tal monumento presenta un insieme di cose simboliche con signi- licalo cosmogonico, e dalle liguie che lo compongono si dichiara il earallei'c di unte le altre statuette ch'egli appella fenico-sarde , esistenti nel musco di Cagliari, ed abbastanza descritte nell'Atlante delle amichila della Sardegna pubblicalo nel- l'anno 1840. A render vieppiù facile l'intelligenza delle sue idee intorno a quest'idolo, il cav. Della Marmora colorì di giallo quella serie di ligure ch'egli considera d'un ordine superiore, e coli" azzurro distinse la serie pertinente ad un ordine inferiore; poscia come dall'azzurro e dal giallo si ottiene il vcide, usa questa tinta per quelle Ggure che possono dirsi il prodotto delle serie inferiore e supcriore, di- stinguendo tal ordine col nome di medio. Descrive le serie ed ordini dell'idolo, svolge con esimia dottrina il sistema analogo airi]H)tesi d'un culto praticalo dagli antichi verso la potenza generatrice, e conchiude col dire che tutto il monumento consta di quattro gi'uppi distinti o quattro triadi, che ogni triade presenta il ca- rattere della dualità, che gli attributi rappresentati in questo bronzo tendono ad una successione e legame di principii generativi , gli uni elevati e nobili , altri più volgari e materiali, donde ebbe origine la specie umana, la quale unica- mente distinta in due sessi in costante e non interrotta serie continua. Il prof. Orioli aggiunge che in Egitto e nella Caldea era comune tal divisione di divinità in triadi separate le une dall'altre, esprimenti il concello del grande ovo del- ( 7IS ) ruiii\erso pai-lorito (luH'uiiioTic delle tlcità m;ig!.'ìoi'i colle inferiori, ciò r;i)i|)or- tiirsi allii relifjiniie leiiieia di eui tanto poco si conosco. Il vicc-piesidcnle cav. Cibiaiio comunica una lettera dcll'ai)ate Anger per la quale dà notizia d'un tesoro archeologico, foi'se il più raro ch'esilia fia gli archivi pri- vati negli stati di S. M. Questa collezione ù posseduta dal barone De \ir) nel suo cusleilo in Savoia, e vìcn preservata con somma gelosia dai danni del tempo. Vi si contano ben duecento stipi contenenti carte, titoli, manoscritti aulograli, lettere d"aflari, memorie politiche, trattali, dissertazioni in co|)ia grandissima: il tutto si compone di 5ó0(l cartulari ognun dei (piali formerebbe più volumi di stamjia; la collezione è nondimeno perfettamente ordinala con un sistema sem- plice e com|iicl(); due sono i cataloghi, Puno secondo il numero che portano i cartulari, l'altro per serie alfabetica. Succede il seguilo della dotta memoria del conte Gràberg sui progressi della geogralia, per la parie riguardante l'Italia; in essa è fatta onorevole menzione dei lavori di Leopoldo Pilla sulla ricchezza minerale della Toscana, del conte l'aolo Savi che scrisse intorno alla geologica costituzione dei monti pisani, del doti. Sal- vagnoli per l'opera delle maremme toscane, nonché dei lavori topograQci eseguiti a Vienna dall'ingegnere .Marieni, a Pisa dal sig. Piazzini, a Napoli dal sig. Per- gola rapilo ai vivi per infelice caso, lamentevole perdita per la scienza, unico nell'arte sua: conchiude con altre notizie dei lavori di minor conto che la geo- grafia interessano; poscia lo stesso colile Gràberg dona alla sezione la sua sli- mata caria topogralica dell' impero di .Marocco. 11 presidente stabilisce domani per ultimo giorno da riceversi i quesiti proposti alla sezione , e passato (pici tcniiiiie nominerà la commissione per formare il programma. Il sig. Agostino Falconi legge un interessante discorso sulle rovine della chiesa di S. Pietro apostolo in Porlovenere , ed in brevi delti accenna come questo gotico edifizio florido sino al I4'J4 fosse abbandonalo dai portoveneresi, i quali dopo aver sostenuto un assedio di terra e di mare per le armi di re Alfonso d". dra- gona in guerra con Ludovico il .Moro, si ritrassero a stanza più comoda, e fu quiniliniiaiizi per forza di necessità deserto (|uel tempio. Il vicr-presidenlc sig. G. l-'iorelli sotlomclle il progiamiiia della pubblicazione dei scoliasti greci ad una commissione che dal presidente è composta dei sigg. prof. Orioli, principe di Belmonic, prof. Capei, abate Grassi, prof. Bona, G. Fiorelli relatore. In ultimo il presidente ringrazia la commissione che nella giornata di jeri servi di guida ai forestieri membri della sezione per una |)asseggiala archeologica onde meglio potessero conoscere gli antichi monumenti e le bellezze arlisliche di Ge- nova: però siccome il tempo era venuto meno, esjirime il suo desiderio allineile ( 716 ) (|uella visìui possa essere in lutlo lompiula; l'aw. M. (i. Canale ititcìprclc dei suoi eolicghi romponciUi la commissione invila gli ospiti della sezioni' a ii|ii('ii- dei-e per un' ora pomeridiana la |)asseggiata siiddelta archeologica. L'adunanza e sciolta, \ ." // l'residfitlt' (lav. (in 1.10 (ioiiOKno di S. Oi inumi Prof. Fll.^NCESCO (ÌIMBEI.I.IM / Sfarelarii (ÌHMnVTTISTV (iwnoiKi. RIUNIOISE DEL ciouNO 'ì'ì settembri; E l)be (•omiiiciamenlii l' iuliinaiizn ioli;» lettura dell' anieecdeiilc processo vcrlwle, il (|ualc venne apiirovato; soltanto in via di soggiunta il sig. De Caunioiit si (^piiini' con maggiore istanza perchè sia compilata una completa stalislica nionumciilalc della provincia di (ìcnova , e ciò raccomanda caldamente alla influenza del Con- gresso. (Juindi il sig. rav. di S. Quintino |)rcsidente prcsenla alla sezione diversi libri olVerli, e dichiara che ili ipicslo opere per la durata del Congresso ne re- sterà r uso alla sezione. L'avv. l-ederigo .Uizeri aggregalo alla commissione per la gita archeologica, propone un'altra visita ai monumenti <'he esistono nella palle occidentale della città, ove .sono le chiese di S. Ciò. di Prò, di S. Tonimaso ed altre degnissime d'osservazione, e dà alcune notizie intorno ai capilavori dei pittori liguri che possono interessare ogni amatore delle belle arti. Il presidente notilica alla sezione che i doviziosi archivii dei conti di Provenza già esistenti presso la camera de' conti di Aix, vennero nei trascorsi politici moti della Trancia Irasferili in Marsiglia, e riuniti colà a (|ucili del dipartimento. Sic- come era corsa voie che molte di quelle preziose carte andassero distrulle per l'invasione di Carlo V in Provenza nel secolo xvt, esse esistono tuttavia in buon numero deposte nel palazzo civico della biblioteca di Aix, e di queste non poche spettano a (|uella parte d'Italia clic si lenca per i conti di Provenza. Tale cogni- zione gli pervenne per opera del march. Jessé De Charleval nativo di quella pro- vincia , e membro chiarissimo di questo Congresso. Il vicc-prcsidenlc cav. Cibrario dimostra l'importanza di quelli archivii, di non lieve interesse commerciale ed economico per la Provenza e la conica di Nizza, utile quindi alle memorie storiche ilaliaiie. In seguito pronunzia il nome dei com- ponenti la commissione per l'esame dei quesiti di geogralìa ed archeologia, onde l'ormarne il programma, i sigg. cav. Adriano Italbi, monsig. Muzzarelli . Ciò. Co- demo, conte Ludovico Sauli, cav. Luigi Provaiia , abaie Luigi Crassi relatore. Il prof. r. Orioli richiama la memoria dell'adunanza sul chiodo magico che ( 718 ) egli \itle ili .Napoli presso il cav.' Tempie inviato briianiiiro; siccome il significato delle lettere in barbaro latino che si leggono siil cliiinlo era fin allora ignoto, ei vi portò la sua attenzione, e le spiegava nella sezione arctieologica del \ll (Con- gresso. Quindi per essersene in (|ueir adunanza a lungo ragionato, omettiamo la descrizione del monumento che può vedersi in quelli .\tti ; non ostante esiste in essi una nota posteriore clie lascia alcun dubbio intoiiio alla lezione dell'esimio prol'essore in guisa che potrebbe attaccarsi l' interpretazione , pei' la qual cosa egli intende di giustificarla. Espone pertanto all'esame d'ognuno l'epigrafe quale si trova negli .\tti di Napoli , e poscia la confronta con la lezione pubblicata indi a poco in Corfi'i, e dimostra come l' una non difl'crisca dall'altra; svilu|)pa in appresso una ragionata interpretazione in conferma della |)rima , che a lui sembra in armonia col senso e colla sintassi, nel modo che più soddisfa allo stile e dif- ficoltà con cui fu concepita. In appresso produce uti amuleto trovato in Corfi'i , che forse si rajipoiia a cose religiose, e tre anelli con imagini scolpite intorno, indizio della loro destinazione, sendo (itcile a chi è versato nella simbolica ri- durle al senso della loro espressione. Il cav. Cibrario estima che gli Atti debbano rappresentare uno specchio fedele di tuttociò che si è letto e discusso nel Congresso, ma che non può farsi lecito al com|)ilatore d'aggiungere censure sopra cose lette; e protesta contro il fatto di cui si lagna il prof. Orioli riputandolo illegale. Soggiunge il presidente che per antivenire ogni alterazione negli Atti, lo statuto del Congresso stabilisce che I manoscritti sieno riposti in Firenze. Il cav. Cibrario spiega alcune parole dell'epigrafe, e d'accordo col jiadre Giu- liani crede che la voce corte in latino del medio evo signilichi teireno aperto, ed Asi possa essere Asti nome proprio di qualche località; non dissente il prof. Orioli, e dilucida il significalo della voce rasa, e stima eziandio probabile una lezione proposta dal padre Giuliani delle lettere CA. BE. N. FA, il quale invece di cave noulram familiam peloni, leggerebbe invece cave ne appetanl. Il sig. abate G. B. Raggio legge una memoria relativa alla storia dell' antico comune di Genova, e parla d'una sentenza dei consoli dei placiti pubblicala da pochi anni, ove si fa parola di denari genovesi colla data del 1109, mentre tal facoltà non fu concessa a Genova che nel 1158; egli intende perciò provare che tal sentenza fu pronunciata nel 1179, 1." perchè i consoli dei placiti furono solamente istituiti nel 11")0; 2." perdio i nomi del notaio e di due personaggi soUoscritli sono di tali che fiorivano fra il 1170 ed il 1180; 3.» perchè i tre consoli mentovati nel documento furono consoli appunto dal febbraio del 1178 al febbraio di 1179; i.° perchè l'indizione \l (secondo lo stile genovese) non cade nel gennaio del 1109 ma bensì del 1179. Poscia determina i confini del dislrello di Genova nell' anno I Mó , e prova che ad ovest era limitato dal (iu- ( 719 ) ink'ullu Lae.sira, un |iu' u |juia'ii(i' di (^ogulcto, e iicll' opposta riviera dal grosso villaggio di Rovereto tra /oagli e Chiavari, non giù un piccolissimo luogo di cgual nome al nord-est di Sestri a levante. In ultimo assegna la postura precisa di Porta Tictlrnmi mollo spesso Mienlovala noi documenti genovesi , dimostrando ch'era situata sui presenti conlini di Massa col lucchese, dove allora cstendevasi il vescovato lunese. Il conte Paolo N'irnorcali S07.7.Ì produce una moneta del medio evo rappresentante da un iato l'elligie d'un vescovo con all' ingiro Sancliis , e pare Sirits. Questo era il primo vescovo santo protettore di Pavia, rafligurato sedente visto di fronte, con aureola, nella sinisira il pastorale, ed a destra l'imaginc della città protetta; nel rovescio le chiavi pontilicic incrocicchiale, sormontate dal triregno papale. Ora se fosse Pavia la città cui appartiene questa moneta, sarebbe dimostrato come in città gliibellina, vacante l'impero, si riconoscesse l'autorità pontifìcia. Presenta altri tre esemplari di monete di Como, portanti il euinis, afluie di rcllificare l'espo- sto nel catalogo di Wclz, assai diverse da quelle che son note di tal municìpio, e con accuratezza descrive le particolarità d'ognuna. il vice-presidente cav. Cibrario aggiunge altre riflessioni relative all'epoca, ove mancando l'imperatore alcuni comuni riconosceano come trasfusi i suoi diritti nel Papa. L'adunanza è sciolta. y." Il Presidente Cav. GruLro ConoERO di S. Quiutino , _ .. ( Prof. Francesco Ghibellini / i>egrelarii ' [ Giambattista Gandolfi. RILNIONE DEL CIOHNO 25 SETTKMHIti: .IjcIIh il M'ilmlc (M ;i|)pi(i\;il() (lo|i() niellilo IcgjtieiT l'ellilica/ionì del prof, (►riuli e ilei cniUe Sozzi, il pivsideiile ;ieeemi;iiul(i iiil iinleiioi'i pniposle del sig. De (iini- nioiit parla ili preziosi iiKiiiuiiienli seiilli di storia piilria riiiiiili in Inion miiiieri) 0 Itpn eonsiTvati nelle l)ii)liotoclic di (|iicsla eillii; ed il sig. abalc Itajigio raiii- incii(a pure 1' anijiia raeeolla manoserilla di palrie iserizioni falla dall' erudilo sig. Piaggio, della quale si trovano duo copio nella ci\ica iìihiioleeu Horio. Il padre soniaseo Giamliallisla Giuliani tiene un applaudito diseorso sopra un suo nuovo eommcnlo che intendo produrre della divina (loinincdia, la quale essendo inonunienlo della storia, ilelia rcligiono, dei costumi e dogli usi del secolo xiv presta degno argonioiilo arclieologien. Avvisando egli clic gl'interpreti del gran poema uuzicliè aprirci la niente di Dante ci vollero disvelare la loro priqiria e che perciò ne è derivata tanta inoltiludine e varietà di opinioni, stallili di spiegar J)aiilc co» Dante e coffli aitlori suoi : e rifornii) più volte die la divina (ioniinodia vuoisi comineiitaro giusta le regole dio il poeta stesso prescrisse nella lettera a Cari- grande e nel Convito. Fissate quesle nonno generali, soggiungo, non esser dillicollà :i spiegare molti luoghi particolari del poema e .sempre con Dante istos.so poiché oi manifosiò chiaro la sua politica nella monarchia , nelle lettere ed in alcuni capitoli del Convito. La filosofia morale, che è il proprio genere filosofico della Commedia, potersi desiiniero dal Convito e (pia o là dallo altre sue opero, o massime dal- 1 Etica di .\ristotelo che egli chiamava .sua e dal Tesoro di sor brunetto. Le cose clic riguardano l'amore di Dante per lìeatrice, s'illustrano miraliilmeiite dalla Vita nuova e dalle canzoni: ris|)olto alla teologia, jioco aiuto si jiiiò avere dagli scritti danteschi, ma suppliscono al difetto quelli di sanl'.\goslino , di san Toniniaso 0 di altri Padri; ed in line le ideo storiche e cosmogralidie del jioeta si hanno dagli autori e dallo cronache di qiic' tempi: al che si vuol hen riguardale jier non applicar a Danto gli orrori dio orano di tutto il suo secolo, Hagioiiati (|Uosti ))rincipii il jiadre Giuliani si fa a ilichiaraie alcuni passi della Commedia con altri di questa medesima e della ^ila nuova, del Convito, della Monarchia, delle ( 7-21 ) Lclleri-, del Tesoli), u di S. ■ruiniiia>u, e cosi cercii di awalorure lu \ci'ilà della sua proposta: che cioè Datile si pos^^a e debba spiegare con Dante istcsso e cogli autori suoi, e che d'altro modo le iiilerprelazioiii della Commedia si iiiollipliehe- raitrio all' iiilinito , e piulloslo a vana pompa di erudizione che a \ero vantaggio. Siill'argiimenlo di ([ucslo lodato discorso nasce un' animala dis( •u>sionc. Il cav. VinKTcati Sozzi accenna altro conunln ili Daulc l'alld dal prof, l'icci , ed il sig. (ìiuliani risponde <'s>crgli nolo: ma che i-li par discordanli* dal suo tallio nelT iii- veiizioMf ipianlo ncH esecuzione. Il cav. generale Della Marmora (irolesla clic non compcic alla sezione di occuparsi di tali argomenti, che egli considera contrarli allo sjiiiilo dei ic,i;iilaiiienli e dannosi alla esislen/.a delio slesso (^ingresso. Op- pone il sig. Scralino di .Vllenips che Dante appartiene all'alta (ilologia qual grande monumento nazionale e die per sentenza dell' accademia di IJoma considerasi sog- getto alla scienza archeologica tulio ciò che dalla remota anticliilà giunge lino al .secolo XV. Dopo altre osservazioni dei cavalieri (librario e Cesare Cantò non che dello stesso padre (jiuliaui, essendosi a grande maggiorità pronunciata la sezione contro l'opinione del general Della Marmora, il presidente fa proseguire le letture nell'ordine stabilito nel diai'io. .Segue allora il conte Crolli con una sua o|iiiiii)iie sopra due statue colossali, poste presso il Nilo nel piano dell' aulica Tebe e che dai greci dieevansi statue di Memiione. A lui |iare che liiiora non siasi data da alcuno una chiara spiega- zione del suono armonioso che secondo la lesliniouianza degli antichi una di esse mandava all'alba del giorno e perciò dicevasi vocale; e crede che da altra causa non provenisse se non clic da un' arpa eolia formala di corde melallichc lese tra l'uno e l'altro colosso all'altezza di IH) piedi, le quali percosse da periodici ven- ticelli del mattino mandassero ipiell' armonia. Lo stesso signore espone pure la opinione dei moderni abitatori dell'Egitto, che nei sepolcri non violati, spcciul- menlc dei grandi, cioè nelle piramidi che erano le necr(>|ioli di Mcnfi, e nei sepolcri reali della valle di Hihan-el-Muluki , possano ancora star sepolti tesori. Il cav. Cibiario coiilimia a nome del ciiiile (ìràberg la lellura del sunto degli iillliiii progressi della j;cogralì;i , nella quale si dà notizia di una iscrizione e di iiiiinumenli africani di reniola aiilichilà scoperti in America sulle rive dell'Ohio. Tal fallo interessa altamente il coreografo non meno chi; il lilologo e l'etnologo, poiché (|iie' carallcri sono slati riconosciuti dal cav. l'diiio .Icmiard simili a quelli dcH'all'ahclo luaricco, che appartiene alla lingua amazirga o berbera, e clic dall'in- glese Ldney furono eo|)iati tra le libiche rovine e rocce del Sahara settentrionale. Leg^esi pure una dotta lellera del doli. Salvagnoli che serve a spiegazione di due sue carte topogralìche della provincia di Grosseto |)rcsentata alla sezione. In essii si iliscorrono iniporlaiili miiilioranicnti ottenuti in (|uella parte di Toscana, J^ colmati il lago di Simigliano nel l'iombinese e quelli di Bernardo e del vescovo 91 ( 722 ■) nella Urossclaua; essiccali in gran parte i |i;ululi ili l'iomhino , di Scarlino e di Castiglione della Pescaja , inalveati parecchi liumi; e tutto ciò per le grandi opere di bonificamento colà intraprese dalla munilicenza di Lco|)oldo II. Chiuse in line la nostra adunanza il sig. Michele Calvi, sacerdote della con- gregazione delle missioni, il quale avendo dimorato molti anni nel Libano, oc- cupatosi delle antichità del medio evo, del pari che delle romane, greche, sire ed egiziane fece l'inteiessante scoperta degli avanzi di una città e di un castello colà fabbricati dai genovesi , che tuttora conservano il nome di Genova. Sapendo egli che la ligure repubblica ebbe possesso di una parte di quelle marine di Siria e che aveavi pure innalzato una fortezza, ne fece ricerca, interrogò le tia0 24 SETTEMBRE Oi comincia colla lettura del processo verbale, ed il geo. della Marmora dichiara che le osservazioni da lui promosse jeri intorno agli argomenti trattati in questa sezione erano dottali da zelo ed afTello per il buon andamento dei Congressi e la conservazione dei statuti, non volendo accennare con le sue parole ad alcuna per- sonalità: il cav. Cihrario vice-presidente encomia l' intenzione del ciiiar. generale; perù sostiene che le discussioni non sortirono dai limiti fissi dello statuto, e che lo studio di Danto senza considerarlo sotto alcun as|)cllo letterario appartiene all'archeologia, dietro ciò è approvato il pi'ocesso verbale. Il sig. presidciilc presenta alcune opere alla sezione, e iVa queste una raccolta di elogi di liguri illustri ofl'erta e pubblicata dall' abate I). Luigi Grillo, con Icltei'a che annuncia come l' abate Poggi stia per pubblicare le nuove lettere ligustiche ed illustrazioni archeologiche dell' insigne Spolorno per fiirne omaggio al nono Congresso. a Il vice-presidente sig. Fiorclli olTre il primo fascicolo de' suoi annali di numis- matica, ed invila i culloii di questa scienza ad unirsi con luì come suoi collabora- tori per comunicargli notizie biografiche, monde non conosciulc o libri nuovamente impressi clic possano interessare tale sludio, e riuscir utili alla l'orniazionc di queir opera periodica. Il cav. Adriano IJalbi rammenta che in Nujioli fu proposta la fondazione d'una società geografica; egli esaminò il progetto, e ne lece menzione nelle sue memorie, rome pure dimostrò i punti di contatto fra l'archeologia e la geografìa nei loro dati generali ; richiede perlanlo il |iresidente onde si faccia ricordo di questa sua mozione, e laddove por mancanza di tempo tale argomento non possa discutersi in (ìenova resti almeno a discutersi per il prossimo (Congresso in Venezia: con- chiude col proporre Firenze a eentro della società suddetta. Il sig. Tito Ondioni comunica una lellera del cav. l'ordinando De Luca , il (jiiale benché impedito di recarsi in persona al Congresso, nondimeno spiepa le >ne ilice in proposilo; egli conviene che la penìsola abbisogna d'un i^lilnlo geo- gralli'U. |ii'iii l;i (lil1i(iill;i coiisisle nei mezzi, e per coiisogiiiili è m'ccssario un ;i|)|it'llii alla ^ciierosilà ilei principi ilaliani; pi'()|u)nc ili l'onnar tifile iizioni a l(t l'iaiielii l'nna, non eonoscendo altra via jiiù Tacile, e spera che lutti conlribuirannu. Il segretario d. B. (iautlolli giudica potersi liproporre in Genova rargoineiilo per discuterlo in modo delìnitivo. Il presidente permette che venga inscritto per ordine Ira le (picstioni da trallarsi . il priiijcllo della società geogralìca proposto dal cav. Adriano iialiti. L"avv. M. (ì. Canale legge alcuni ccnui sull'aulica nioncla di (Jenova. Esamina chi l'osseio gì' iinpcralori di (ìeiinania per conoscere dai loro diritti i veri ohhiiglii dei popoli ilaliani. (Aline iniperalori d' Occidcnic e capi di cii>lianilà a\caii dirillo all'omaggio e fedeltì» d'ogni gente, ma ninna cilià più dell' altra crcdcasi pcr(|ocsto iiitrinsecamciite soggetta all' im|)ero; come re d'Ilalia osM'r\a die non tulle le città italiane erano comprese nel regno, chi ne Iacea parte doveagli fedeltà e tributo, l'edellà soltanto quei popoli non compresi in detto reame, e di (piesti erano i ge- novesi che al cospetto dell' imperatore nel 111)8 protestarono della loro esenzione e libertà, nù altro obbligo correr loro che d'esser ligi e difensori dell' impero. La j)ace di Costanza alì'rancava ogni città del tributo, epoca da tenersi in conio per estimare l'importanza dei |irivilegi imperiali invocali dalle cillà italiane del medio evo. Ciò premesso se i genovesi ricorsero a Corrado per il diploma di batter moneta, Callaro però c'insegna che prima del 1 13',), ed anzi (ino del I l()!2 e 1 1 Hi battcano moneta col conio pavese, perchè maggiormente noia su tulli i mercati d'Italia. Esamina r aiilenlicilà della carlina del IH)9, e sostiene che piiina del IloO esistevano consoli investiti del potere esecutivo e giudiziario, e per elTclto di questa giurisdizione complessa trovarsi menzionati in quelli alti che conleneano il |)lacito e sentenza loro; ciò basta ad invalidare l'argomento di chi attacca l' autenticità di detta cartina col dire ch'es.sa porti il nome de" consoli dei placiti, o |icrcbè i primi d'essi abbiano soltanto esistito dal IIÒO al lir>ó; uè basta a provarla falsa l'affermare che i nomi dei c(uisoli' si trovano fra il ll7(t e 1171), a motivo che il consolalo genovese stava nella mano di poche faniiglie, e (piasi Iraiilandavasi tale autorità da padre ai ligli: non essere adiiinpie stiano se nello spazio d'anni li'.) in una stessa cillà si trovavano ripciuli (pici nomi. Contempla inline che nel II-")'.) ejioca del conceduto privilegio la sede vescovile di Genova più non dipendeva dal iiK'Iropolila di .Milano, la qual cosa non lasciava più il comune alla discrezione di un principe primate del regno italico. Corrado poi non era imperalore, ne le- gittimo re costituito in Italia, quindi opportunamente ricorrevano a questo principe la cui concessione non gli l'acca non che regnicoli neppur vas.salli dell'impero; giovava il diploma jier la regalia di battere oro ed argento, cosa ncccs.saria per i larghi trafllci, né restavano illese le ragioni del comune, il (piale finche non vol.se a parte ^bibellioa. mai non pose sulla sua moneta, Carruda io (h'' romani. ( 72S ) L iiijiilc Itiiggiu rispuiiclt* a tuli urgoinciili , ilie iiuii <■ |iru\u(u I csiatuiuu di cunsuli dei |ilai'ill jii'iina del 1130, u che iilmeiio vigesse tale giurisdizìuiie che r iivv. (liiiKtlc Miul ciiiiiulata nei consuli del coniiini' ; indi essere ini|ii'ionc del santo martire Lorenzo e loro protettori la coTiversione dell' imperatore, abbiano voluto conser- varne memoria, commettendo ad un ricamator bisantino l'opera di questo velo, lavoro che però non al l'2CI come è detto dal marcii. Serra, ma meglio al 1277 pensa doversi attribuire, il (piale forse csponeasi per ornamenlo e per grandigia in occasione di feste alla cattedrale di Genova. 11 march. Agostino .\dorno produce due monete d'argenlo genovesi inedite, delle quali opina clic Piiiia sia del doge Paolo da Novi, perdio i caratteri sono eguali a ipiclli delle monete di Luigi \ll e non vi è il solito Diix et yiib. — La seconda coiranno 1660 e lo stemma attraversato dalla fascia Libertas , e la solita iscrizione della cessata rc|)ubblica , porta nel rovescio un busto di guerriero con visiera alzata. L'abate Angius prende a ragionare sulla situazione geografica dell'antica citlà di Tibula posta da Tolomeo nel lato settentrionale della Sardegna, e da Antonino nel capo delle grandi vie che solcavano quell'isola; da una succinta nozione del- l'Arsaqucna il Palio, l'Icia e Porlo Longone, lutti luoghi situati in quel golfo del suddetto lato ove poteva trovarsi, e rifiuta altre opinioni anteriormente proposte. Riferisce prima le indicazioni di Tolomeo ad un punto geografico e le dimostra false e contraddittorie. Ouindi non oslanle 1' ilinerario d'Antonino deduce che Tibula e Longone fossero due punti fra loro distanti, ed opina die Tibula non islesse altrove che nel golfo d' Arsaquena , con parere diverso da (pidlo del gen. cav. Della Marmora che poneva Tibula in Longone. Dopo questo rcllifica l' itinerai'io d".\nlonino leggendo invece di itcìiì (i Tibnlis et Siilris, itcm a iMnfjrmc o Loni/o nibns et Sulrix, stante die ciò ioi'lic ogni diflicollà, e meglio ne lesta conferinala la posizione di Tibula nel golfo d'Arsaquena. Il sig. presidente cav. Cibrario prosegue la IcKura dei sunti geografici del conte Gràberg da llemsò, perciò che riguarda l'Asia e la Turchia asiatica. Accenna alcune interessanti scoperte fatte nell'Assiria dal sig. Hasevi d'inscrizioni cunziformi e ba.ssi rilievi trovati nel Khorsabad, il che spande molta luce sulla lingua ed i costumi dei tempi più remoti di quella regione. Parimente come il sig. Rouct facea conoscere altra importante scoperta fatta a quaranta miglia verso maestro da Mossul, e sulla vetta d'un allo monte nominato Scenduc d'un monumento assiio ed anteriore ai tempi di Ciro; esiste lassi'i ima caverna veramente mirabile, con gallerie di scul- ture di basso rilievo, rappresentanti nove individui umani, che occu|)ano uno sjiazio di cinque metri in lunghezza sovra due metri di altezza. Sci di essi stanno diritti in piedi sopra variì animali, il primo, e l'ultimo sono a piedi sul suolo, ma il nono sembra un monarca seduto in Irono bene scolpilo, e posato ferma- ( 7i7 ) iiirnle. Ullre u <|ticsli tre quadri il sig. Rouct ne lin indi ^cu|ic'i'lo un quarlu di- sliin(c sci metri da quelli, e scolpilo sopra un altro fianco del masso; ma non ha veduto né in questo, nù in quelli alcuna specie d'iscrizione. Tulle le sculture sono perrellamenle rassomiglianti a quelle di Kliursahad. Infìne il nob. sig. Imperiale mostra un ritratto d'Aristotile in bronzo a basso rilievo, che vien giudicato opera di arlelìee verso la (ine del 1400. Dopo di ciò l'adunanza ò sciolta. V." // Premlonte Cav. fiiii.ro Conopno ni S. Qiimino Prof. Francesco Ghibellini / Seffretarii filAMBVTTISTV (lAXDOLFI. RIUINIOINK DEL GIORNO 'ìli SI'TTEMIJUH Liotto ed u|)|H'o\.il(i il verbale, il eav. j^eiicial Dilla Marniuia in ii|i|)iisi/,iune a quaiitu fu esposto nella pnssatu ndunaiua dal sig. ali. Aiigìiis sulla vera posiziuiiu dell' arilica Tibiila , risponde elle egli persiste a eredere, fosse situala virino al porlo Longone, rome lia già provato nell'opera sua della Sardegna, edita nel 1840, dopo aver eonsultali molti manoscritti e lesti dell'itinerario di Antonino e quarantacinque altri lesti di Tolomeo. Meli" esame di quosli ullimi euii ha potuto ronoscere clic nella carta tolemaica del litorale di quell'isola, l'aliasi sopra le carte di Martin da Tiro e sopra peripli contemporanei, si usarono le scale di varia misura, 1" una di stadii 833. i e l'altra di soli !J00, il clic nei lettori inesperti |)roduce errore. Soggiunge pure di aver trattala (|uesla materia al (Con- gresso di Milano, al qual proposito csjione il desiderio clic sia falla correzione in un articolo di quegli Atti , nel quale parlandosi di una lajiide da lui citata fu ommessa la parola Tibiilesic, ommissione che toglie ogni valore alla citazione. L'ab. Angius però ritiene la sua opinione clic Tibula fosse posta sul golfo di Arsaquena e chiede di ripetere gli argomenti già esposti nell'adunanza del giorno precedente. Il eav. Cesare Cantù legge un eloquente discorso nel quale fa proposta di al- cuni quesiti geogralici intorno alle migliori tracce di strade ferrale da consi- gliarsi in Italia, proposta già concordata con vaiii membri delle due sezioni di Geografia ed Agronomia. I quesiti sono i seguenti : 1." Qual sarà il punto di partenza della grande strada ferrata italiana. -2." Se economicamente e lecnicamentc sarà |)refcribilc una linea unica, la quah? lorluosameute passi per Napoli, Roma, Firenze, lateralmente comunicando ai due litorali , ovvero due linee lungo i due lati della penisola con comunicazioni tra- sversali. 3." Nell'una soluzione e nell'altra, (|uale sarà la direzione che la linea e le linee avranno a seguire. 4." Nella ipotesi delie due lince, quale dovrà di preferenza incominciarsi. ( 729 ) 5." Quale surù il priiicìpulo punto d' iiicruciuineiilu. C)." Quali >ieiiu i |iuii(i più opporliini a lirjc di giungere iii'l niuilo piii iihlc Ili hiK'ini del Itiidaiio, del Daiiiiliio e (Iti Itcìiii. 7.^ Di ipiali iV.i (iiR'sic \ir Ila l'ilalia e i Transalpini tonvcnga raccomandure prevcnlivainenlc la C(i!;iruzìunc , conila quella che meglio porrà !" Italia in corri- spondenza con r Europa. 8." Se potrebbe (raeciarsi in Italia una linea di vie ferrale in relazione coi progetti giù conosciuti; la (piale sia la piò breve di tulle le comunicazioni fra il cuore di I:uro|)a ed il l,e\anle. ".)." Quali sistemi aniininistiativi nelle condizioni dei paesi italiani sembrano preferibili per la coslruzione delle \\c fen-ate. 1/ iniporlante esposizione di tali quesiti avendo ailamenle soddisfatto gli udituri elle plaudendo manifestarono unanime inleressamenlo , il piesidente fallosi inter- prele dei volo generale propone clic la discussione di essi formi apposito argo- mento per l'adunanza del giorno '20. Il principe di (lanino desidera che essa non sia ritardata e con eloquenti parole esorta che, dimenticale le idee municipali, si cerchino solo i generali vantaggi dell'intera penisola; comincia col riconoscere oUima la linea della strada ferrata da Ancona a Bologna e quella da Roma alla Toscana per la maremma, e chiede una commissione che esamini i proposti (|ue- siti. Il princi|ie di Superano accenna l'importanza che i progetti della sezione sicno consentanei alle strade ferrale già attivale in diversi luoghi d'Italia o de- cretate. Il prof. Baiulli parla delle vie per le (|uali passerà la valigia inglese dall' Europa all' Indie. Il conte Sansevei-ino propone che tutto intero il rapporto del sig. Canili venga stampalo negli Atli del Congresso. In line si conchiude che la discussione dei (|ucsili sia rimessa alla seguente adunanza secondo 1' o|iiiii(iiie giù espressa del cav. S. Quintino, appoggiata anche dall' avv. PcrifanOj e che in essa si crei una commissione per decidere sopra i diversi pareri. Dopo comunicazioni di tanta importanza il sig. Agostino Falconi fece lettura di una memoria sopra Lerici , situato sulla riva orientale del golfo di Spezia, nella quale es|)oneva che i pisani compariscono nella storia primi possessori di esso, ma pure convicn dire che il vero dominio del luogo appartenesse ai .Mala- spina poichi- i genovesi lo comperarono da ((iiesti nel 1174. Accennava poi come nella gueira con IVdcrico II iieiranno liti, Lerici occupato dal l'allavicino vi- cario imperiale venisse dato in guardia ai pisani che vi coslrussero l' attuale castello: come nel I2')() venisse dai genovesi per forza d'armi riacquistato, e nel 1411 fosse dai francesi venduto ai liorenlini, i quali dopo un anno lo rivende- rono a" genovesi. Diceva pure che per decennio, dal U2G lino al 1 i36 , il ca- stello di Lerici fu presidiato dalle milizie di Alfonso d'Aragona; che nel 1j25 vi fu custodito Francesco 1 re di Francia prigioniero di Carlo V: e che nel Ij28 'Jì -\ ( 730) Andrea Dori;» passò quivi dal servizio di Franria a (jucllo dell' im|)cro ; né ominet- leva di esporre falli ulteriori Uno all'anno 181 i. Il sig. Giacomo Cevasco comunica una Icllera, nella quale propone un migliore ordinamento delle Guide, che ogni anno si offrono ai membri elFetlivi dei Con- gressi italiani, sicché tutte riunite vengano poi a formare un compiuto quadro descrittivo ed una generale statistica della penisola. Si osserva dal sig. 'l'ito Om- boni clic simile proposta fece giù il dott. Carlo Cattaneo nel Congresso di Milano, e dal segretario Gandollì che la citlù di Genova per lavori di tal fatta si antichi che moderni trovasi ormai compiutamente illustrata. Altre cose si dicono dal cjiv. Cibrario, e la proposta non è aceetlata dalla sezione. Per ultimo il conte l'incili , a nome della commissione da lui presieduta , legge il rapporto sul disegno lilogralico, mandato all'ottavo Congresso italiano da .lo- mard, di un ritratto di Cristoforo Colombo, che si trova nella pubblica galleria di Vicenza e da quell'insigne scienziato francese reputato il vero genuino, uscito dalla scuola pittorica di Tiziano: il quale rapporto è deliberali) inserirsi negli Atti. Dopo ciò la seduta è sciolta. V." Il Prcsidcnlc Cav. Giii.10 Coitotao iii .*>. Ohm ino Prof FllANCESCO (ÌIIIUIM.I.IM / Segrelarii . GlAMDATTISr.V OaNOOLFI. lUUiMOxNE DFJ. (ilORNO 2f. SFTTE.MHRF: Impilo il processo verbale è approvalo dopo akuiii' icllilìcazioni cliiestc dal cav. C. Canili, eav. Cibrario, e cav. generale Della Marmora. Il presidente cav. di S. Quinliiio fa inscrivere coloro dei membri che vogliono prendere parie alla discussione intorno ai (lucsiti delle strade ferrale proposti jeri dal eav. C. Canlù. Il sig. De-Vinccnzi domanda lettura dei quesiti , ed il primo è cosi formulato. 1." Quale xarà il jiuntn di partenza della grande strada ferrata italiaìia. Il segretario prof. Gliibellini apre la discussione sulla miglior traccia da scegliersi in proposilo; è suo pensiero che la linea principale cominci a Taranto unito con Brindisi , proceda per a Napoli ed a Roma da dove potrebbe solcare le maremme lino a Livorno, e quindi giungere a Firenze, ovvero condursi lungo la riva si- nistra del Tevere, poscia seguire il canale che la congiunge eoll'Arno, e cosi lino a Firenze. Da questa citlà passando per la valle di Pisloja, e jìcr quella del pic- colo Reno scendci'ohhe a Bologna per terminare a Verona con un prolungamentu lino al lago di Garda, il quale coi piroscafi riceve il commercio del Tirolo; a tale unica e principale arteria vanno uniti varii tronchi laterali da Livorno, Genova, Torino, Milano, Venezia, Ancona ed altre città d' ini|)ortaiiza. Il cav. C. Cantù osserva che per il momento il prof. Ghibellini è fuor di que- stione essendo prematuro come ei fa l'esporre tutto lo sviluppo della linea ferrata dalla costa meridionale fino all'Alpi; trattasi invece di scegliere il punto di par- tenza, e Taranto in tal caso non ha porto, tempo e spesa che occorre a (iibhricarlo, nel dubbio eziandio che diventi giammai un buon porlo peiché soggetto alle tra- versie : Brindisi al contrario è più o|)portuno, i venti favorevoli vi spingono i navigli provenienti dall' F.gitto, e propone Brindisi: l'avv. Oe-Vincenti è dello slesso avviso, ed all'erma esser Brindisi il miglior porlo di quella costa mentre la borra infesta il golfo di Taranto. Il sig. C.arfora non contrasta a Brindisi una precedenza sopra gli altri porli sia per le antiche memorie come per la presente altitudine, ciò non dimeno reputa ne- ( 7.V2 ) (•ossario clu' la strada parla da un ptiiilo più vicino p più conlralc qualora la natura non ci frapponija ostacoli; e di lai l'alia non sembrano a lui ne Taranlo, Ili' Brindisi; propone invece il golfo di Squillacc |)iù accdiicio per una linea clic accenni ad Alessandria, csti'eino ed ai^evol punto d" Malia, con bella rada e purto ftcile a costrursi , tida stanza ai vascelli pi'otelli da una scogliera; la strada disposta per Brindisi lega con altri rami Squillacc da preferirsi a Reggio quantunque ei pure sull'estrema punta risieda. Il prof. GliilH'llini giudica troppo lunga e costosa I'uiiìoim? di Squillacc con r.rindisi, più facile invece l'unirvi Taranto die col mezzo de' piroscafi sarebbe congiunto a S(|nillace. Heplica il sig. C.arfora clic in siinil questione non è da farsi caso di piroscafi, ma di vie ferrate soltanto, utilissima pertanto trova la via di Squillacc pcrcbè attraversa le ricche ed ubertose Calabrie, e ravvicina i punti più lontani della |)enisola. Il sig. Busacca osserva che la scelta di Brindisi a capo della linea ferrata che concateni le provincie italiane, e le metta in facili rapporti coi mercati del Le- vante esclude le Calabrie e tutta la Sicilia; ma nel caso che una strada di ferro arrivi lino a Reggio, ed un piroscafo Aiecia il breve Iragitlo per Messina ed altre parti, la Sicilia vien congiunta al continente, e si elimina la disianza. Alle merci conviene il trasporto marittimo, ai viaggiatori quello di terra ed alla la via di Reggio; il caso di vie ferrate inlcrrollc dall'acque non è nuovo, né a Bcggio è impossibile l'aversi un porlo come l'ebbe Catania; tale strada farebbe i)artcci])i al gran movimento internaziouale le Calabrie e la Sicilia. Soggiunge l'abate Angius clic lo scopo è di ap|)iossimaisi all'Oriente colle strade ferrate, quindi la soluzione del problema consiste nel fare la via di terra più lunga possibile per abbreviare il viaggio marittimo, la (piai cosa rende necessaria la via di Squillacc. Il sig. B. P. Sanguinetti ridette clic per quanti sieno i punti di partenza (inora proposti, tutti dovranno ))cr necessità convergere in Napoli, ed è mestieri entrar nell'idea del governo siculo che senza dubbio sceglierà il miglior sito d'approdo per la valigia delle Indie, ma intanto a Napoli essere necessario il giungere, perciò doversi mettere in luce quella località estrema dello due Sicilie che meglio s'atteggi colla capitale. (;iie Napoli sia eentro di quella parte d'Italia, e quel governo prepari in Brindisi uno scalo per l'Oriente in relazione con Napoli, alfcrma anche il principe di Lu- perano. Nel fatto ci pensa che agli armatori converrà meglio dirigere i loro legni a quel porto che è favorito dai venti , e tale è Brindisi ove si giunge sempre feli- cemente d'Alessandria, Bairut e Suez evitando le correnti dell'Adriatico, nel mentre che a Reggio devesi aspettare a lungo il vento propizio: inoltre i sludii fatti con- ( 753 ) (lusserò ii |irffcrir Rriiidisi, ed ivi si Irovii un bel porlo e qiiulcosa .simile ;iil una (larsiiia; (;iu' il Irallii'o |>onga le sue radici in l'rindisi e tosa jii'obabile, una strada ilic purii alla Siriiia , e coilej;lii le Calabrie, Taranto e Brindisi eolie grandi lince t'errale della penisola, forse non verrà fatto di trovarla. Il prof. Oi'ioli avverte essersi la qucslionc già risoluta nel fatto, egli stesso visitò i lui)j;lii, e conobbe che il porto di lirindisi è fatto a capo delle vie ferrale per l'Italia; a renderne più eomodo il porto è facile l'accesso, si da opera attivissima, oltre un eanale clic si allarga in gran lago ove legni di (pialunque carica potranno starvi sulle àncore. .Vltri punti sarebbero forse o|)portuni , ma naturali ostacoli addi- mandano ingenti spese a fronte di vantaggi soltanto sperabili. Gallipoli è luogo di convegno ai navigli , eppure ogni anno si lamentano infelicissimi naufragi in (juella rada, né evvi modo a i'i|)araila; la Taianlo aulica non è la più UKjderiia dei suoi porti, l'esterno è colmo di rena, lallro dil'licile all' accesso, appena idonei pur pic- cole barche; Squillacc non ha porlo: ciò che più monta al generale interesse è fa- cilità d'a))prodo e di concorso nella scelta d'un punto, che per le spese fatte e le opere iueumineiate, altrimenti non può esser che Brindisi. Il sig. eav. Canta nel suo ra|i])orto letto il giorno innanzi opinava pure per Brindisi. Discusso il primo quesito si procede al secondo così concepito: se ecotwmica- laenle e tecnicamente sarà preferibile una linea unica la quale tortuosamente passi jicr Ruma e Firenze, lateralmente comunicando ai due litorali, ovvero due li- nce lungo i due lati della penisola con comunicaziimi traversali. Il principe di (lanino si pronuncia per la du|>lice linea ed addita una strada lunghesso il Tirreno gravata da minori spese, e |)er le Marche; quindi traila la lesi economica e combuUe il pregiudizio di ehi ricusa in simili imprese l'im- piego di capitali stranieri; allorcpiando non abbondano repula più convenienle pren- derne da chi gli olire a miglior mercato quantunque straniero, perciò nel concorso non saranno da escludersi. Il sig !)e-Vincenzi trova che due linee sono indispensabili, una dee partir da Brindisi per Manfredonia, Napoli, Roma e l'irenze, l'altra percorrere la sponda adriatica, le Marche e legazioni , entrambe da riunirsi in Bologna, .\nclie l'abate .\ngius inclina per una duplice strada. Il sig. ingegnere Cini per assicurare vieppiù I utile delle strade ferrale vede nei'cssario ch'esse passino per i centri di popolazione e d'industria, in conse- guenza è d'avviso che la duplice linea sia condotta alle falde degli .^pennini per incontrarvi le grandi città , mentre lungo il mare è cosa naturale il moto e la tendenza verso il centro; arrogo che la catena degli .^pennini rapj)resenla per riUilia le cave di earbon fossile, stante che ivi risiede la forza motrice delle acque dalle quali linora non si |)eusò a trarre tutto il prolìlto a prò dell' in- dustria. ( 7o.i ) Il sig. Ciirfora tratta la quoslionc rapporto all'interesse generale della penisola, a >iio parere basta un' unica linea elie a partir da Squillare, passi e coniprenihi Napoli, Roma e Bologna, ogni aiira via aeecnna ad uno scopo municipale; nella parte su])crioie dell' Italia sollaiilo può li'attarsi d'introdurre la duplice linea. Il sig. Bartoloninieo (lini discute se le strade l'errale debbano seivire all'inte- resse dell'industria indigena e dei consumi, ovvero alle comunicazioni Ira Oriente ed Occidente; non erede ebe il passaggio della valigia delle Indie iinpoi'li tanto all'Italia peielié una strada sia fatta a tale oggetto, e se occorre piuttosto di sopperire ai bisogni e consumi del paese basta forse una sola linea; fra Suez e Londra corre tale distanza die il ritardo jier elTelto d' una via tortuosa diverrebbe insensibile e quello sarebbe semjire il cammino più corto dal Settentrione all'O- riente; un'apposita linea jier la valigia delle Indie sarebbe di |)oco lucro e scarso traflìco a houle di grandissima spesa. M cav. Mancini non sembra clic basti una sola linea per il bene della i)eni- sola, stanlecbù non avrebbe il merito della brevità, e resterebbe ])riva dei van- taggi di commerciare col Levante; repula esser l'Italia mezzo necessario d'intel- ligenza fra il settentrione d'Europa e l'Oriente, e se per siffatto ministero fosse possibile segnare una via più breve, sarebbe questa noncbè utile e necessaria; non- dimeno sarà oggetto di esame il veder se la concorrenza dei piroscafi non possa recar nocumento alla direzione d'ambe le linee. Rispetto ai capitali stranieri è tema economico già discusso; purtroppo si lamenta del come in Italia vengano applicati tenui ca])itali all'agricoltura ed all'industria; ])cr questo motivo si po- tranno introdurre ancbc i capitali stranieri, clic tale impiego giova o nuoce sol- tanto dalla natura della concessione, conchiudc, clic la questione se debba istituirsi una semplice o duplice linea, debba essere con maturi sludii esaminala. A chiarire le idee in proposito il sig. Michele Erede avverte che la linea di Brindisi per Napoli, Roma, Firenze e Bologna, allunga e ritarda per lo spazio di óf)0 kilomctri. II sig. prof. Ghibellini riassume la questione, ed opina, la brevità del tempo non sia tanto da calcolarsi che per guadagnare forse cinque o sei ore, con gran dispendio e lungo lavoro s'abbiano a condurre due strade lungo le coste, in con- correnza coi ])iroscafi, allorché è da cercarsi d'avvicinare jiiù il centro. Il sig. C. Cantù trova forti diflìcoltà nella strada attraverso gli Apennirii, però consente che si debbano riunir fra di loro i punti centrali d' Italia. Il sig. B. Cini determina la distanza fra Bologna, Brindisi per via diretta in miglia 420, ed eziandio la distanza della via tortuosa da Brindisi, per Napoli Roma, Firenze e Pistoja in lutto di miglia f)20; la differenza in tal modo si riduce a sole 100 miglia. Si passa oltre sul o.° e 4." (|uesito, e viene discusso il 5." clic ha per doman- ila , quale sarà il pioìlo principale d' incrocia iiwìito. ( 7Ó0 ) Il principe di Canino non animelle che possa esservi un unico punto d'incro- cianu'nlo, né con una né con (Ine linee, però potersi forniare parecchi punti di concorso; aggiunge che ncll' interesse nazionale è preferibile il congiunger Ancona con Livorno jtiuttosto clic con Civitavecciiia. Il sig. U. Cini risponde che non escluse le ramificazioni anche sopra una sola linea è possibile il punto d' incrociamento, e quello sarebbe ove concorrono i diversi l'ami; Bologna possiede facilità e requisiti |)er tal riunione ed uflicio; Imola, Modena, Feri ara sarebbero al(|uanto già fuori del centro naturale. Il sig. Carfora sebbene conservi Punica linea conviene nondimeno clic Bologna possa esser centro, ove da Roma si verifichi una strada facile e forse in punto d'eseguirsi per Civitavecchia, clic si unirebbe alla Maremmana e voltando pir Itologna sarebbe in tal mudo congiunta con ipiclla die vi ari'iva da Ancona; per- ciò reputa Bologna come centro geografico d'Italia. Dello stesso parere si pro- nuncia il principe di Lnpcrano, anzi dichiara esser Bologna il punto strategico della penisola , e conviene nella stessa idea anche il sig. Erede. Il |)rof. Ghibellini atteso l'ora avanzata propone che si crei la commissione, ina il cav. Lodovico Sauli insiste perchè si discutano i quesiti relativi all' Italia settentrionale; il presidente a richiesta del eav. Sauli prolunga l'adunanza. Il fi.° quesito — Quali sieno i punti più npporluni a fine di (jiungcre nel modo più utile ai bucini del Danubio e del Reno — ed il 7." — Di quali fra rpiestc vie tra l'Italia ed i tranna/pini conven(ja raccomandare preventivamente la rostrn- zione come ijiielta che meglio porrà C Italia in corri.spoìidenza con F Europa. Vengono amhedue insieme discussi. Il sig. (;. Cantò ripete quanto espose jeri nel suo rapporto, in ordine alle grandi comunicnzioni Ira i paesi transal|iini , delle quali una da Trieste a Vienna per Mùrzuschlag tocca al Danubio, altra da Verona al Tirolo, Salisborgo, Baviera, e Lago di Costanza, poi da Como a Coirà per VVallenstadi, canale della Linlh, Zurigo, alla strada hadese; e (|uella sardo elvetica che da Locamo entrerebbe nella valle |)a il piano della linea di strada clic dee mettere al lago di Costanza; unica lincilo si va negli Apcnnini, al di là divisa in due, l'ima per Como l'altra per Magadino, da riunirsi entrambe a Coirà olire Alpi; ma giunto a Coirà la migliore strada è per .Meyenfels, Feldkircb e Hrcgcnz so- pra le sponde del lago di Costanza ove giacciono altre città di varii stali . clic devono far (larle d'altrettanti sistemi di strade ferrate; inutile allora di\cnla la linea diretta a Rolirscbacb, utile invece quell'altra per Zurigo e la strada badese. Il cav. Cantù si accosta allo stesso parere, ed osserva che la linea austriaca passerà di preferenza sul proprio territorio del Vorarlberg. Il presidente scioglie l'adunanza, e rimette al giorno successivo la nomina di un comitato composto di tecnologi e geograQ scelli da ogni provincia d' Italia per esaminare i quesiti e riferirne in seguito al futuro Congresso. V." // Pronidonlc Cav. Gniin CoiiDr.no ni S. Oii\ri\( / Seffrclarii ( Prof. Francesco Giiiiìeimni ( Giambattista Ganhoifi. Ili Limone UKL GIUIINO -2S SKliKMIJUl- Iji'IIii il |iru('L'sso \('rkil(,' dclhi |ii'Ccedoiile seduta, è appruvulo dupo ulcuuc leg- giere rettilicazionì chieste dai signori cuiUc Sauli, ingegnere Cini, |>rineipe di Lu- perano, e viee-presidenle eav. ('.ilirario. Il presidente eav. (iiiiliu Corderu di S. (Juinlino a (ine di dar lungo nel corso del- l'anno vetilui'o a limivi sliidii suirurgoniento iiià largamente agitato nella tornata del ^C) , intorno alla iiiii;lior convenicir/.a geogialica pella direzione delle strade fer- rate italiane, in\ italo a noiniiiaie a i|U('>lo line lodevole una sjieciale eotnniissione, prega u volerne far parte i seguenti cliìarissimi membri del presente Congresso, scelti nei diversi stati e contrade della nosti'u penisola, nelle persone dei signori principe di Canino presidente, prineijie di Luperano vicepresidente, cav. C. Cantù segretario, B. P. Sanguinclli vice-segretario, cav. Adriano Haliti, duca SeruGno d'Allemps, cav. generale G. B. Chiodo, cav. generale Vaccani, cav. Gaetano Gior- gini, march. Antonio .Mazzarosa, cav. Stanislao .Mancini, ingegnere .Mosca ispettore genei'ale, doli. Liliali consigliere ticine.>e, conte Ludovico Sauli, ingegnere L. F. Menahiea, prof. Francesco Ghibellini, avv. Tommaso Perifano, ispettore generale Brunetti, ingegnere Bi'uschclli, prof. ti. !•'. Harunì, Luigi Hancheri , prof. RalTaele Busacca, avv. Carlo Carl'ora, Bartolomeo Cini, avv. Giuseppe Uè Vincenzi, Gio- vanni Codemo , avv. Nicola de Luca , Erede Michele. Quindi il presidente comunica lettera del cav. G. ('. Gandolli assessore del Con- gre.>iso, riguardo alla proposta già da lui fatta in Napoli (V. Atti, adunanza 2'J settembre 1845) per istabilire un centro ove fossei'O raccolte le op|>oi'luiie notizie per le ricerche generali sui valori delle monete in Italia nei sette secoli clic suc- cessero al lODtl; e siccome il dello (ìandolli non ebbe agio di occupari^ene , né potè assistere alle adunanze di (ieogralia ed Aiclieologia per i lavori che gli corre- vano in ser\izio del Congresso, si limita a pregar la .sezione che voglia stabilir quella proposta o tema da riportarsi al l.\ CongresM), ed eleggere una commis- sione per i^ludiarlo e pi'e|iarare gli clementi per un rapporto in proposilo. Pari- mente egli encomia l'esimio giovane sig. Giuseppe Fiorelli per il nuovo giornale ( 758 ) ch't'gli piiliblica in lìmiiii iiiliUiliilu Ainiiili di iiiiiiìisiiKiticit , clic poti'cbhc essere il dcposilo generale delle notizie sui \aliii-i (Ielle inniicie, [irezzi delle derrate elio, dui di\er.si uiilii|iiarii il'llalia fossci'o linvalc, e si volessero mandare in Inee. Il presidente eonipune per tale oggeiio la eoniniissione eoniposla dei sijig. eav. ge- nerale Della Mar-nioi-a. viee-|iresidenle Giuseppe Fiorelli , abate (ì. B. Raggio, eonlc Paolo Viniereali So/./.i , e eav. G. C. (iandollì relaloic. In seguito lo stesso presidente presenta alla sezione un fae-siniile della lajiida clic sta infissa sopra la porla della chiesa maggiore dei SS. Gervasio e Piolasio di Rapallo: \aric furono le interpretazioni cui diede luogo la barbarie dei carat- teri, ed il dolio eav. presidente legge in ipiesla guisa: anno miUvsimn centesimi) quinquagesimo die sesia mense aiit/iisli : supponendo clic vi sia scritto un D in- veie di un L accostato da una piccolissima .v,- dilìalli è nolo tale chiesa essere opera di (pici secolo. Il viee-prcsidcnic eav. (jbrai'io non dissente dall'epoca, ma dà spiegazione di- versa della sigla L' VI leggendo luce seria. Il vice-presidente Fiorelli comunica lettera del prof. .Iacopo Pirola intorno ad un pro.'petlo da recarsi al IX Congresso , delie ieli(piie aichcologiche che si con- servano in ciascuna regione della penisola, e dimanda una commissione per rac- cogliere tulle le notizie dalle provincie. Aderisce il presidente eav. di S. Quintino e chiama a far parte della commissione richiesta i sigg. vice- presidente (iiuseppc Fiorelli, |)rof. Jacopo Pirola, eav. G. G. Gandolli, padre Carminali della C. di G. reialorc. L' abaie Luigi Grassi rclalore della commissione per la formazione d'un pro- gramma di questioni geogr.iliche ed arciieologicbe , oiigetlo di sludii per l'anno prossimo, legge il suo rapporto dal «piale risulta che fra i seguenti proposti fu- rono Irascelli i |)ii'i proprii della sezione, e sono i seguenti: I.' Proposto del eav. C. Canili: istituire un esame più esalto del mappamondo rii fiM Mauro esistente nella biblioteca veneta. 2.° Del eonte Ludovico Sauli : dclerminare quale sia il vero punto nei nostri monti dove l'.Vpennino si parte dalle Alpi, ovvero ad esse si appicca. 3." Del prof. Francesco Orioli: molle essendo le dis|)ulc degli eruditi intorno all' origine degli etruschi, i creare qual' è sulla medesima l'opinione la più pro- babile. ■4.° Del reialorc abate Luigi Grassi : se i veri epiteti dati da Omero eostanlc- menle alle navi sieno significativi di \aiie roniic o specie delle medesime. 3." Dell'abate G. 15. Raggio: in che condizione l'osse l' isliiizione pulihiica fra i romani, e se e quanto, e come fosse allora proN\c(lulo in Roma ed in Italia ai poveri malati o necessitosi? 6.° Del presidente eav. Giulio di S. (Juiiilico , già approvato dalla sezione: dii- ( 73'J ) rame alcuni secoli nei leinpi ili niez/o Ira l'unlic:) e la nioilcina livilui in llaliu come in allrc cunlradu J'Iùiropa, essondo stala se iiun al ItiKu mancanle, soin- mamctile scarsa la iiinrirla sia di rame, sia di bassa lega, esaminare in qnal ma- niera si polesse allora supplire ad un dilVllo cosi essenziale. 7." Del sig. l'ielro (ìuctano Tunialu, giù approvalo dalla sezione: conir facevano i romani, prima che slendessero Inori d' Italia i limiti della loro repubblica, a fare le (|uallru operazioni arilmeliclie, impossibili a farsi i'i>° loro numeri, cui an- che manca la cifra 0? K. Del prof. (ìio. Codemo: come si |)oln'bbc pri)v\c(lcro lllalia diin Iniiiri vo- cabolario lecnologico gi'iii;rallco. y." Del sig. De (iaunionl : se e poi dimostrato non osislcrc in llalia alcuno di quei nioniimenli i (piali in Fenicia sono (li'iiuniiiiali iiionuiiienli cclfici. lo." Del nicdoimo: ((u.ili ciano d.d mi al \iv secolo le costruzioni o ordina- menti delle fortezze feudali? Il sig. Bartolomeo l'odeslà mostra alla .sezione una misura d'un piede antico di bronzo, probabilmente romano, trovato da lui stesso praticando uno scavo nel ter- reno deir antica Luni. Il niiich. Vincenzo Scrr.i legge un eloquente discorso alto a provare; I." che Cristoforo Colombo non ha f.illo la sua proposta né al governo di Genova né a quii di Venezia; lì." clrcgli non doveva farla loro; 3.' se l'avesse fatta, si I uno che l'altro governo avrebbe dovulo riliulaila. Avvalora questi argomenti con memorie storiche relative ai tempi del Colombo, e sp'ega Iti posizione in cui si trovavano le due repubbliche in quell'epoca, che cerio non poleano accuiisenlire a tenlalivi d'ardue e malagi'voli imprese piegando giti al loro dccadinienlo; e <'on questo egli iiilendc rimuovere la taccia dai go- verni e dai pojtoli il.iliaiii, che loro >i ajipone d'aver perduto l'occasione olTerlasi loro d' acquistare li^ molte isole ed il gran conlinenle che sono l'altro emisfero. Il vice-presidente s'g. Ci. Fiorelli relatore della commissione deputala all'esame del programma per la pubblicazione degli scoliasti greci , riferisce come lo stesso fosse accollo, ed e>ponc le norme da tenersi nell.i pulibiieazione, come può ve- dersi dallo stesso rapporlo inseiilo in questi Alti. Il sig. Jiillien legge uni iiieiiiDria Millo s<'opo ed invenzione dei georama, e del- l'utililà che può risultarne per gli sliidii geografici: parla distesamente di i|iiello istituito in Parigi l'anno 1844 dal sig. Cuerin coiitinualore dei lavori del sig. Delanglard, e come questi ollencssc i sulYra.ui dei più distinti geografi che l'hanno visitato, e di quanto giovi per l' aumento delle cognizioni in ogni classe di per- sone, e racromanda che una sill'alta opera venga del pari stabilita in llalia. L'esimio prof. I'. Orioli non vuol che si compia la presente loriiala >enza ra- gionare d'un argomento di gran conio. qii:il sarebbe la nei'e»it;'i di studiare le ( 740 ) lollcic Ialine t" giftlie iiniroiiilamcnlc . r di |iiiHmi(i\(if tali iiiscgnamcnli por il progresso della scienza archeologica; (i('|il(ira clic tali disci|ilinc sicno si poco col- tivate dalla gioventù in Italia, e (pianto poco si sludii il latino e (piasi punto il greco; egli rainincmora die la greca gloria non ù mcii dei greci die nostra, sic- come le arti, i moiuinicnti e l'istruzione lo palesano; che tale studio se presso altre nazioni i^ pregevole, e per l'Italia doveroso, qualora non vogliasi abdicare o rinnegare la più ricca e più luminosa parte del nostro retaggio; dimostra (pianto sieno scarsi e difettosi gl'istituti per i studi! classici, e cliicile una commissione che proponga il miglior sistema |icr il pidgrcsso di (piesto ramo d'insegnamento. Affgiungc poscia alcune cose siili' inlcipicla/.inne del cliiiido magico a ciò ch'espose nei giorni precedenti: egli intese di conlcrmare la lezione l'altane in Napoli, e non di produrne una nuova; però poichC' comprese che allri felicemente conget- turi che in alcune Icllere polca leggersi Sntnmoiiix , il che non trova iiii|)n>habile , che anzi è possibile l'autore fosse giudaico e lo dimostra con gran chiarezza e forza d" argomenti , perciò mostrasi anche disposto a rinunciar senza pena alla lezione già data in Napoli. Il presidente applaudisce al voto emesso dal prof. (ìrioli per l' instauramento degli sludii classici, e nomina l'apposita commissione da lui domandala e com- posta dei sigg. abate D. L. Grassi, abate D. Bartolomeo Bona, padre Carminali della C. di G. , sig. Giuseppe Fioreili , prof. Capei , abate Francesco Poggi , prof. Orioli relatore. Il vice-presidente cav. Cibrario legge il fine dei sunti geogralìci del eonte Grà- berg da llcmsò per la parlo che ligiiarda l'Australia: palle delie più lecenti sco- perte fattevi dai viaggiatori per terra nell'interno della nuova Olanda, ch'ebbero per importante risultato il ritrovamento dei fiumi Mackensie, Isaac, Dorrus, Pcrth Range e Sultow; la comunicazione fra la costa orientale dell'Australia e la costa orientale del golfo di Carpenlaria lun2o il fiume ed il paese di Nonda, e per le pianure ove scorre il Big. Infine il presidenic cav. di S. Quintino ringrazia la sezione e si congeda con amichevoli paride. È sciolta l'adunanza. V." // Prcxidcnle Cav. Gitiio Conncno ni S. Quintino Prof. Francesco Ghibellini / Svqrelarii . ' (jlAMnATTISTA 0,VNDOLFI. KAIMMUnO i)i;i.i.\ coMMissiOiM-; I.NCAIUCATA DI UH EKIUK SL L IIITUATTO Ul CKISTOKOBO COLO.MUU I.NVIATlI AL CDNCillESSO DALSIGNOll JOMAUD Il desiderio di |iorgoif lo >chiclte l';illei«' diH iiuiiiorUilc (IoIdmiIio iiIT ailplìt'c clic ne scolpirà lu (ìgiira nel iiiotiuiiienlu che sia per erigersi in (!ciio\a, lia inspiralo all' illustre sig. Jninard dcM' islitulo di Francia il ifcnlllc pensiero di comunicare ul Consesso dei dodi italiani si avvenlurosanicnlc (jui radunali . 1' impressione li- togrufica di una elligie di quel grande da nìuiio ancora, per ipianio si sappia, non clic descrida, ma avvertita, aceoinpagnala con una menioria da lui eslesa, ed in rui sono consegnale le circostanze del ritrovamento del dipinto del quale si traila, che il sig. Jomard medesimo ha avuta la sorte di l'are nella pubblica pinacoteca di Vicenza. Quesla memoria è la riproduzione di un articolo dallo au- tore insellilo nel bullcllino delia società geogralica di l'i'ancia. La commissione chiamata ali onorevole incarico di riferire intorno a questa comunicazione, per sentire tulio il momento dell' ullìdatolc esame, non ha avolo che da por menle alle dubbiezze che (inora incontrarono i più insigni crìtici che si misero sulla via di ricercare 1' esistenza d' un genuino ritratto del glorioso scopritore del nuovo emisfero, tuttoché trecencpiaranta anni soltanto ci se|)ai-ino dal termine della vita di lui , spazio entro il (jualc gli italiani pennelli tante vive iinagini ci tramandarono d'uomini meno al cerio famosi, come se le vicende fra le quali miseramente si chiusero iiiorni all' uman genere si preziosi, non po- lendo estinguere la memoria delie a/.ioni, dovessero esercitare l' invida loro forza sovra la più fra;;ile paite di quell'eroe, ed il monumento che sta per consecrar- segli dai cuori di tulli gli italiani dovesse ancora essere una prolesta contro l' in- IKÌuslizia de' suoi contemporanei ! Il sig. Jomard fa prendere il cenno sul ritrovamento del nuovo ritratto di (Co- lombo da una serie di notizie intorno all' eflfìgie di esso più rinomate o più degne di osservazione che si ronobiKTo sino al giorno d'oggi. Siaci lecito, o signori. ( 742 ) d' imiliii'c il suo i'st>iii|iio idii rirpilugarc silLille inleiTss:iiili incinniio fin- solvono come ili aldrlliiDli risconlii del valore da iillriliuirsi alla scopcrla , per passar quindi a ciò che parlicolarnicnlc concerno la niodcsinia. L'incarico della vosiia coniniissionc noi non possiamo dinicnlicarlo , non si eslendc olire al riconoscere se l' imagine csihilaci, per (pianlo se ne è |iiiinlo da noi giiidie.ire ahiiia noie di aiilenticilii clic le assicurino una positiva prdc- rcnza sulle altre da ossa diverse: riinanenilo perciò da ipiesle indagini esclusa (lì^ni indu/ione Malia dal non veduio dliiinlo clic il sii.', .loniard ha omesso di direi se sia sn (avola o su loia, ineniro non dubila asserirlo, per conlornie ij;iu- dizio dei conoscitori, opera del Tiziano o di sua scuola. Ma se dui risultalo di questa disamina, la liducia nella nuova sco|icrla non rimanesse avvalorala a quel grado clic si dimostra noi suo autore ; dopo avergli tributalo la nostra riconoscenza per !" onoro clic corcò di rendere ai lineameiili dell'immortale italiano, ci è pur sembrato clic ricusare non si dovesse alla vo- stra commissione
  • to- foro (Colombo ci lia lasciato il suo tiglio Ferdinando clic ne fu il primo biografo, e le cui parole sono citale dal sig. Jomard medesimo. Tocclieremo , senza sofl'ermarvisi , di due luoghi della stessa memoria clic spet- tano alla biogralia di (^(dombo anziché al soggetto nostro; a (piello, cioè, in cui parerebbe lasciarsi credere anche oggidì conlroverso più che non e il luogo della sua nascita; taccpiero oramai sovr' osso le dis|)ule, converse piutlosio in ricorcar con amore le doinesliebo circostanze di quel Domenico che nell' umile stalo suo, secondo che paro, non lasciò la parrocchia di santo .Stefano di (picsla cillà di Genova che per segiiilaio |)iù dilliiili sorli in Savona, ma do|)o avere ilotato la prima di quesle cillà del |);ù illustre suo cittadino. Nei quali partic(dari , come in ogni altra jiaile delle vicende del sommo navigatore, è da lod:re la diligenza del sacerdote prof, .\ngelo Sangiiinclti, che in sì som|ilico maniera seppe divulgarne il racconto. Non ci soffermeremo maggiormente sull" altra opinione che ancbo più positivamente si enuncia dal sig. .loiiiaid, aver, cioè, Cristoforo Colombo studialo cosmografìa, geometria ed astronomia nella ciiià di l'axia: loicbè non allro fon- damonlo ha che il nudo nome di Puviu che si legi;e in (pici luogo delle slorie di Ferdinando C(doiiibo in cui si acconna al dove egli studiasse, che nel mano- .scritto invece polè essere in jiniria; (|ucslioue che si dennirobbc meglio se un giorno comparis.se l' ori^'inale spaglinolo da cui fu traila la^traduzione sola stam- patasi, e che non i|ui solamcnie si dubila se osenic sia da ogni inl'oilellà, ma che intanto farebbe propendere alla lezione poc' anzi indicata , cioè a credere fallo da Colombo ogni suo studio in (ìcnova, sol che si c(Uifroiiti quel braiio di rnc- ( 745 ) conio con 1 altro dello stesso l'crdioando in cui, osando cj^li k- jiarolc del padre, narra come e!j,li dicesse « che cominciò a navigare di (|nattoreHiii il mare. » Ora, Lisciando il ri^lrellissimo censo del padre ili Cristoforo, con cui mal si confà quello studio in l'a\ia nel tpiale so\eirliia liducia ripose Luigi lìossi di cui sono da rammentarsi i {spregevoli storiche fatiche, anche iclutivamente alla storia di Colomh.i, basta a dimostrare la insussistenza di ipicila scolastica iiisti- tiizionc la ben tenera età in cui avrebbe dovuto compiersi poiché lo scopritore il America asserì col candore che a lui mai non si è smentito, di avere già a quattoi'dici anni assaggialo il mare. \ciiciido al iio>tro assunlo, varrà a dimoslraiT 1" iiiccitoz/.a fra cui si dee cam- Miiiiaie, r osscrvai'e come 1' eruditissimo padre Spolorno intento nella sua inlro- diizioiie al coilice diplomatico Colombo .Vmcricano ad illustrare anche (piella parte delle memorie di laiil' uomo che si riferisce ai suoi rmeainciiti, ed il barone Giu- seppe \'ernaz/.a prima di lui adoperatosi nello stesso scopo, avendo rall'ionlali e riscontrati i ritratti più famosi in questa sentenza ddvcllei'o convenire, essere cioè molti, e non avcrvcne uno che all'altro somigli. K ciò che più monta riferendo lo Spolorno le parole del Vernazza soggiunge, essere vana lusinga quella che la Spa- gna possa mo.Nlrare il vero ritratto di Cristoforo attesa l'inopia dei pittori in (|ucl paoc prima del lìiOG, anno della morte di lui, se se ne eccettua Antonio di Rin- coii casliiiliaiio, il quale, secondo il Palamiiio, dipinse i ritraiti dì Ferdinando ed Isabella per ima chiesa di Toledo. Dalle quali premesse, e da ipiella scgiia- tamciiic della discicpaii/.a Ira i supposti ritratti, riesce lo Spolorno a questa con- clusione « essere ipiclli tulli falsi, perocché se fossero traili dalla vera cUlgie, • dovrebbero serbare qual più qiial meno i carallei'i dell' originale come si vede • in quelli di Uaiite ». E! ragionando sojira qiieslo fondamento circa il quale, a dir vero, la commissione vostra, o signori, non si è avvenuta in argomento alcuno che 1' (dililighi a pensare allrimenli, noi dovremo soggiungere che col cre- scere un altro ritratto ai tanti, e dai medesimi pure dissomiglìanlc , non può che venire corroborala (|uella penosa conclusione. Mentre una simile rigorosa deduzione sembra alla commissione difficile ad im- pugnarsi allrellanlo duole ad essa che non possa egualmente invocare l'auloiilà dello Spolorno nella parie in cui si argomentò di por riparo alla mancanza di genuini lineamenti del Colombo, col riprodurli per approssimazione sol moiiu- inciilo o meglio come lo chiama egli custodia in cui per decreto del Corpo Dc- curionale di Genova venne racchiuso 1' esemplare del codice diplomatico che la sorte aveva fallo ritrovare nella libreria del senatore Michelangelo Cambiaso. Il busto sovrapposto dovuto allo scalpello dell'egregio Peschiera, fu condotto da lui a suggerimento dell' erudito critico che si propose di ritrarre la figura di Cristo- { 744 ) furo Culuiiilx) cli>ci'i(lu (liil (!l lui liiilin , iiin oiiriiiin) rlif ubbia usscrviilo (jiiella tosta |)i'i\a
  • sc (jual riirallo di Colombo in una serie di elogi dei capitani illustri stampata e ristampata in Ituma noi 1047. Sin i|ui noi consentiamo col sig. Jomard che ricusa di ammcllere 1' uno quanto I' altro di ipiei tipi , ben lonlani dalla nobiltà che gli scrittori più prossimi se non sincroni si accordano col figlio Ferdinando ad altribuirc alla figura del grande 9( ( 74G ) scopritore di-lI'Amorira : si senta infatti quello elio un suo eompagno ne dice nel- r antica raccolta, col titol di paesi nuovamente trovali, ristampata in Milano mi 131:2 — Clirisloplioro Coinmbn Jciwvpse , Imma de alla ci prorcre slalura , roxso , de (fialide ingegiw ci j'iKd loiif/a — e Girolamo Ik-nzoiie che fu pochi anni dopo di lui in Armenia, — In nomo di buona statura, rai;ionevo!c, di sani e i^agliardi membri, di buon giudizio, d'alto ingegno, di gentile aspetto. — Certamente non si può sup|)orre che pittori o spagnuoli o venuti in Ispagna quando vivevano colà ancora si schiette memorie avessero formato un ritratto a Cristoforo Colombo col- r uno o coli' altro dei tipi sin or considerali. Ma dojio aver emendalo il silenzio tenuto dal sig. Jonuird sul ritratto pubbli- cato d;d Mugniiz e sull'incisione del Lasinio, dobbiamo pur Hir osservare che il tipo clic in essi comune si scorge, dilVeriscc totalmente dai due altri esaminati, ed andando più ollir la vostra commissione si è trovata d' accordo in riconoscere meglio conser\ato in (picste due incisioni non solo il tipo italiano, e propria- mente dell'uomo di mare, ma eziandio il carallei'c che si conviene ad una fi- gura al(|uanto allungata, avente il naso aquilino, bianca e colorita earnagi(mc, pelo biondo per tempo incanutito, quale ci viene descritto. La parte più diflìcile della commissione si era tuttavia quella di portar giudizio di quegli altri particolari ritratti, che non con tanta frequenza riprodutli, per r isolalo loro aspetto attrae possono 1' attenzione. De" quali quello che dipinto da Francesco Mazzuoli da Parma dello il Parmigianino esiste nel real musco borbo- nico di Napoli ad alcuno solo dei membri della commissione essendo noto non poteva essere oggetto di giudizio per gli altri che nella ristrcllezza dei tempo non potettero procacciarsene alcuna contezza. Vn altro visitato dall' intiera commis- sione in casa della signora marchesa Antonietta Costa in Genova, tuttoché mo- strisi condotto da vaienle mano, e per la (pialilà di puMdenza ; ed invece, con dichiararlo opera della scuola di Tiziano anzich(!; di (jucH' insigne pittore, ci dà a divedere che un secolo intiero ha forse potuto separare l'epoca del dipinto da quella della vita, (iiò equivale a dire che è questo ritratto ideale anzicla' positiva riproduziiinc dei tratti dell' immortale navigatore; locché per altro non toglie al ' Sul funtlo ilei ijuadra stanno le parole Chhloiinr"' O'Iiiinliu.t. Si noli liiltaiia rlic il Dome cosi descrilto nulla ha ili comune culla forma di soscritioiie da Colombo adollala, e rarcliiudeulc di quanto pare, un pio conecllo io i)uel odio XPOFEnEi\S. ( 748 ) (li|)iiilo slosso \oruno di quei pregi clic gli spellano per la scuola onci ò da ripu- tarsi uscito. Non islarcmo ora a narrare le escursioni che per meglio fondare le convin- zioni nostre abhianio fallo pei palazzi , |)er le privale case, dove aliuu avviso ci traesse di qualche imaginc che re|uilala fosse ritrarre le ricercate seniljiaiize ; né per minuto vi informeremo di ciò che veduto produsse in noi tult' altra impres- sione clic soddisfazione del ritrovamento; diremo però die iti iiiiesto novero di pitture non intendiamo comprendere i celebri afl'resclii di Lazzaro Ta\aidne nel palazzo Negl'Otto in piazza dell'Annunziala, e dei fratelli Carloiii nella cappella del palazzo Ducale in cui si maestrevolincnle sono pcnnellcgiale le imprese diOolombo: ma non taceremo pure clic allrettanla discrepanza di tipi nella di lui ligura ci mostrano quegli affrescanti quanto ne avevamo gii\ rilevala altrove. Proporremo noi ora una conclusione pratica clic le condizioni presenti , e lo stesso intento del Jomard ci sembra suggerire per quanto spella alla (igura prin- cipale clic sia per essere collocala sul monumento con sì ardenti voli da tutti promosso? Ailia non potrebbe certamente essere questa conclusione che doversi seguire il saggio pensiero clie presiedette alla scultura del busto collocato dal Corpo Decurionale nelle sue stanze ma senza imitarne strettamente le forme : con- sigliiirsi cioè più colla descrizione rimasta della persona dell' immortale Cristoforo Colombo, che non con un ritrailo qualsiasi per quanto la prestanza dell'opera lo raccomandasse: il voto bensì possiamo formare che quello osservazioni che a noi parvero doverci far ineiinare all' ultimo dei tre tipi descritti e riprodotti nell'opera coscienziosa del Muguo7 e ncil' incisione del Lasinio, sembrino cgualmenic con- vincenti all'artelice ed a clii ne guiderà la mano, e possano aveie sicuro pregio per attenervisi. Conte Aless.wuro Pinelli. RAPPOKTO DELLA COMMISSIONE INCAUK.ATA UKIX' KSAMI. 1H;I. l'IilHillAMMA I)i;(;LI SCOLIASTI Aja commissione il(<|>utul» alla disamina del programma intorno alla pubblica- zione degli scotiasli greci, dà il seguente parere. 1." La collezione degli scotia.sli è della più grande importanza: la commissione accoglie perciò con plauso la proposta di un'opera cosi utile, esprimendo il volo, che min ai soli ijreri, ma pure ai Ialini si estendesse; ed ai primi si unisse la versione latina litterale, avuto riguardo alle diflicollà che talora s'incontrano nella interpretazione de' scolii di un' età mollo bassa. 2.' Le migliori edizioni linora conosciute potrebbero servir di norma alla pub- blicazione dell'opera, ma particolarmente si raccomanda dì aggiungervi ciò che non fosse ancora pubblicato , e le varianti de' codici di clic son ricche le nostre biblioteche italiane, e molle note illustrative e dichiarative de' luoghi dubbii con indici copiosissimi. ó." I varii scoliasti di un medesimo autore riuniti per quanto è possibile in una serie continuala , e |ire<'eduli da accurate notizie su ciascuno di essi, potreb- bero pubblicarsi in guisa che compiuta quella spettanle ad un solo classico, ve- nissero in ultimo ne' fragmenla inseriti alcuni excerpta de' primi commentatori dopo il risorgimcnlii delle lettere quando però sieno esse meritevoli di esser ricordate. 4." Dando opera alla |)uliblicazionc i primi tra gli scoliasti greci dovranno essere gli Omerici, e (juindi (|uelli degli altri poeti, i quali sempre avrebbero a precedere i prosatori : per i latini i commentatori di Virgilio tengono il primo luogo , e Servio è il più importante tra essi. 'i." Indispensabile si è una biblioteca compiuta di tutte le edizioni de' scoliasti già pubblicati e de' classici corrispondenti, dove sarà stampata l'opera con tutti i cataloghi delle |iiù cospicue biblioteche per conoscere i codici a doversi consultare. ()." l'na commissione esecutrice verrà creala nel l\ Congresso per soprainlendere alla stampa, alle correzioni ed a tutti que' penosi ma neccssarii lavori, onde abbi- ( 7;)0 ) s()!;na esscnzialmoiilo iin'dpcia di m giaii mole. Ad ossa polraiinu inviarsi i mami- srrilli già pronli alla slampa dopo che la soziuiio di Archeologia del Congresso li a\ià insieme raccolti ed onlinali. lippoiò la commissione invila gì' illusli'i ciilloii della liluloi^ia a rivolgere nel iiiiiivo anno i loro sludii agli scoliasli di Virgilio e di Omero, onde venga presen- talo al Congresso di Venezia il risultamenlo delle loro dolle lucnhia/ioni. // rire-Prc/>iclenle GiiSEri'i- Fioiiri.i.i relatore. ATTI VERBALI DELLA SEZIONE DI MEDICINA RIUNIONE DEL GIORNO Uì SETTEMBRE > l'I pieiidcrc possesso del seggio presidenziale il cav. prof. Speranza invitava a sedere al suo fianco nella qualità di vice-presidenti i sigg. cav. Bernardino Berlini , e Salvatore Dc-Rcnzi, e cliiainava a segrelarii i dottori Odoardo Tureiietli , Secondo Polto , e Giacomo Diana. Costituito in tal modo il banco della sezione di medicina, Io stesso presidente inaugurava le esercitazioni dell' assemblea con breve ma sentito discorso, in cui, loc<'ato dapprima il favore die S. M. il Re Carlo .\i.DEnTo accorda ad ogni maniera di stndii, e a tulle le utili istituzioni, cspi'iinc ull'etluosamcnte le sue grazie ai membri tulli clic lo vollero a presiederli; accenna al progresso delia scienza che queste riuninni non che apporlcranno , ma eia hanno apportato; alla nobile ricor- danza di uomini cminenlemenle liencmerili delle mediche discipline, che tigli di questo cielo ne illustrarono i fasti, fra i quali un Oderieo. un .\nlero, un Mon- giardini, un Montalilo ed altri; e chiude coli' inculcare il religioso cullo a (juclla figlia d'amore che è l'armonia, senza cui non v'ha reciprocità, siccome di atTelli, così di vere ed utili cognizioni. ( 7;>'2 ) Dopo (pialo prolusione il cav. |)i'of. Rossi di Parma si facova inlorprelc presso la ilolla congrega dei sentimenti del nestore della inedicitia italiana, il cav. prof. Tonimasini , clie eostrello dalla sua radente eia e dalla mal l'erma salute a ri- starsi fra le domestiche pareti , mandava voti di prosjierità per il proijresso delle scienze mcdiclio, e volendo che il suo pensiero sorvola.sse e bcnedco fra noi si spandesse, inviava una sua recentissima opera s:ulli' ojfczhtìii pcriiHÌiclic iiìicniiii- Iriili l'chhrilì e non febbrili. (!ommo>sa a riverenza 1' assemlilea salutava con animo taralo il gran medico italiano, ed intei'prele del sentimento di tulli il prcsidenN^ incaricava il segretario, onde facessegli conoscere e il giadinicnlo della sc/.ione per 1' ofieia ricevuta in dono, ed il ramni;iiico ch'essa n'aveva dal non averlo nel suo seno a maestro di .sapienza e spettatore della pubblica simpatia e riconoscenza della medica italiana famiglia. In seguito di che il |ireside leggeva una Icllcia dei doli. (Ilocli e l"acs, clic invocano il permesso di far leggere e discuteie una memoria per loro dala a slampa intorno alla straordinaria malattia di certa vivente Domenica Lazzari di (".apriana nel Trentino. Se non che avvertiva il segretario dott. Tnrciietti, non esservi la consuetudine dì leggere memorie, che già il pubI)lico col ministero della stampa conosce, e soggiungeva prendere occasione da questa domanda per dimostrare la convenienza, clic nella meilica sezione del Congresso di Genova, iinilandosi l'esem- pio della sezione d'Agraria e Tecnologia del Congresso
  • la\a il jii'csidcnlc per chiudere questa prima adunanza, quando il priiii'i|)c di (ianiiii), cliiosla licenza, si faceva a si^^'iiilicarc , clic in mancanza di sedule generali, egli si trovava nella necessità di esporre nel seno della nume- rosa medica assemblea alcune sue avvertenze sulle tendenze, clic sta per assumere, secondo Ini. l'oliavo (Congresso scicntilìco italiano, tendenze, soggiunge, che (|uan- d((cliessia potrebbero inlluire su tulli i futuri Congressi. lo sento, diceva, di avere un' opinione, che la maggioranza dei congregali dividerà sicuramente con me — io, mi si permetta la frase, vorrei tendere all'allargamento dei nostri (;on,^ressi , allargamento nell'ammissione dei membri , allargamento negli argo- menti , allargamento in ogni nobile e genero.so sentire. Eppure, cosi Dio noi volesse, liavvi tra noi chi pensa il conirario, e può far immiserire la nostra istituzione. E que- sto in un paese, dove a lode del vero, regna un Monarca, che non la cede ad alcuno nel proteggere le scienze, le Icllcre e le arti, ed è primo in ogni generoso divi- samento, un .Monarca, |ier il cui favore le nostre liiunioiii sono addiveniate ita- liane, e per cui prolezione il primo germe di fusione di civillà della jienisola, il primo nodo di comune interesse ebbe vita e nascimento, parlo della proprietà letteraria. Ma pure liavvi un partito, che soi'do mina contro i Congressi, e contro di ijucsto io invoco la generale esecrazione. E mi lusingo che la sezione medica vorrà Air sentire la voce del pensiero italiano e della civillà europea, lo son qua per commissione di Colui, che ardisco chiamare il primo sovrano d' Italia, mentre per diritto è il primo monarca del mondo, parlo del pontefice Pio IX. (ncarica- vami ((ueslo sommo gerarca di far palese la sua simpatia per gì' italiani scientìfici Congressi, e volendo a nessuno esser secondo nel pioleg|,'eie la scienza, prcga- vami a porgere all'intiera assemblea il saluto paterno, e i più caldi voli, onde questa istituzione sorrella da lutti i buoni non degeneri , e inlenla miri al gene- roso scopo della pubblica ulililà, e di maggior occorrenza |)er T Italia. Or bene, soggiunge, queste mie parole non videro la luce. Sia però che la mia voce la disperda il vento, ma sacro sia il mandalo di Colui che a me quelle dettava! Dietro di che fu sciolta 1" adunanza. V.° // Presidente Cav. Prof. C.vni.o Speranza Doli. OdOAIIDO TlIlCllETTI Doti. Secondo Polto ( Doli. lìiACOMo Diana. / Segretarii Doli. Secondo Polto RIIINIOINE i)i:l giorno io settembre Aperta dal presidente l'adunanza, letto il processo verbale del giorno precedente, ed approvalo, dopo la prosontaz.ionc di alcune opere, falla dal cav. jìrof. Rossi, si nolilica una lettera del prof. Carrcsi di Siena, il quale toirofl'erta all' assemblea di alcuni suoi stampali, esprime alla medesima il rammarico, clic prova a non farne parte, impedito qual si trova da grave fisica indisposizione. Se ne lcg!j;c pure una seconda per ivnlc del doli. Cignozzi , la quale comcchii contenesse principii sulla genesi dei contagi da meritare seria ponderazione, per volere del i)residentc fu passata al' prof. Viviani, onde ne facesse breve relazione da leggersi in seduta, rinalmente il doti. Salvagnoli rassegnava pur esso nuovi documenti sulla peste bullonila, oIVcrIi al giudizio del Congresso dal cav. Grassi, protomedico al Cairo, i quali documenti si dispose passassero alla commissione, clic in breve sarebbe stala eiella per disrulerc meno scienlificamcnlc, clic praticamente, intorno al Icma della peste, dei lazzaretti, e delie qiiaranicnc. Dopo ciò saliva primo la Iribuna il prelato doli. Salvagnoli, il quale tenendo mente alla rarità relativa della tisi tiibiTcìilarc dei polmone nei paesi solloposli all' inlluenza della mal' aria (annunziala dall' illustre medico francese lioudin ) già lin dal I84Ó per la |)rima volta comunicato aveva alla sezione Medica del Con- gresso seentilìco napoletano le resultanze sue stalislicbe in proposito, dietro osser- vazioni fatte nella maremma toscana , per cui non solo potè comprovare la rarità della tisi tubercolare del |)olmone, ma anebe quella delle scrofole e del cancro, neir istesso tempo cbe potò dimostrare, contro le as.scrzioni del Boudin medesimo, la frequenza delle malatlic aculc polmonari non venir meno sotto le stesse innuciize. In oggi poi questi fatti importantissimi vengono per lui confermati luminosa- mente anebe dai successivi risultati statistici, clic si porge a far noli ali' assem- blea: cbe dal pi'ospclto sinottico, di cui lia corredalo il suo scritto appare, come sopra la ingente cifra di 149,073 ammalati permanenti della iirovincia di Gros- seto, se ne contino soltanto 227 attaccati da tisi tubercolare del polmone, 242 scrofole, 01 d;il cancro, e 11,482 dalle alTezioni aculc del polmone. ( 7S9) S»' non die un fallo intercssanlo n che non tlchhc passare inavvorlilo ai mem- bri dell' ailiniauza è (piello eh' egli addila , essere eoiislalalo nella cillà di Massa marittima, ove rarissima essendo la lisi per 1' addietro, mentre frequenti si face- vano le nialallie iiiiasnialiclic , dopd |)rosciugati i paduli, queste scomparissero per dar loco a quella , ed alle scrofole. La formula scienlilìea, ch'egli si propone di validare col presente suo lavoro ù la sej^uente; « il soggiorno nelle regioni sottoposte alla mal' aria induce nell'or- ganismo un'inlima alterazione, che rende rara lo sviluppo della scrofola e della lisi iLiheieolare del polmone, e frequente ([uello delle febbri inlermiltcMli niias- malicbe, antagonismo questo patologico, che prende un posto distinto nella scienza con (|uello !^ià annoialo del barone Larrcy dell' iniinunilà deiili scorbutici dalla peste, dei silililiei dai;!i ell'elli terribili del veleno del sei'|ie a sonaglio, e degli slessi va('- ciriali dall' arabo vajuuio. » Accenna ionie da taluni la causa di questo fallo della rarità della lisi tuber- colare nelle maremme sia siala altribuila alla latiludine gcogralica, alia mite tem- peratura, e all'umidità dell'atmosfera; ma osserva non essere quest'ipotesi sorretta dai fatti , daechò se la lisi tubercolare del polmone è rara nelle maremme toscane e nell'Algeria, è pur mollo frequente in regioni consimili, come a Malia, a Na- poli, a Gibilterra ed a Corft'i. Osserva inoltre, come nella provincia di Grosseto la rarità della lisi tubercolare sia collegata colla rarità della scrofola, ciò che il Bonnefort aveva pure osservalo per rispello all'Algeria; infatti, prosegue egli, le due accennale nialallie si presentano quasi sempre associale nelle medesime cillà e Provincie : e la scrofola predispone si alla lisi , che ben si può dire tre quarti dei tisici essere siali dapprima scrofolosi. Arrogi, che nella spiegazione ili questo fatto non si deve trascurare il predominio nei maremmani delle funzioni addomi- nali su quelle toraciche. Ora r unità nel corpo organizzato , cosi prende a ragionare , si nianliene mercè r anlasonismo di forze ed organi, che si equilibrano in islalo di salute; ed uno dei principali fra questi antagonismi è quello del fegato eoi polmoni. La pi'e|)on- deranzn dei polmoni, o respiratoria, come dice N'irey, tende ad eccitare e nu- trire con un sangue ossigenalo specialmente i sistemi angiostieo e nervoso; im- prime una esistenza vivace troppo sensibile, ed una esagerazione febbrile, distrug- gilricc, etica, nienlie la preponderanza epatica è fredda, ienia, debilitante, e fa prevalere il sistema linfatico e la vita oriianica. Dal che la conseguenza, che ove fosse possibile il far prevalere arlalanieiitc un sislema di organi sopra un al- tro col suo sviluppo, inducendo nell'umano organismo una costituzione opposta, si giungerebbe al possesso di una polenza mcdicatrice immensa, e forse guarircb- bcsi la tisi. E venendo più dappresso al tema, egli dice, che nei luoghi di mai' aria il ( 700 ) niiusiiia |)aluslrc coiniiicia a far seiilirc la sua azione siili' organismo, fi! a pic- feronza sui visceri addominali, clic presi ben tosto da lenta ìrrilazione, atimen- landosi in essi la vilalilà, ac(|tiisUino un insolito volume e divengono i|iertr()lici. Questo aumento di vita addominale stabilisce il predominio epatico, ed imjie- disee ebc si aumenti la vita del polmone, e clic (piesto viscere divenga la sede della lenta tisi tubercolare. I.a frequenza però delle maialile toraciche di cui cadon villime ì;Iì aliilanli delle marcmnie, osservazione questa, che va di conserva con ipielh' d' l|ipo(rate. coirum- (pie sia in disaccordo con (pielle di [{onditi , ha fallo dire a taluni : I." che l'an- lagonisnio fra le alle/ioni addominali e le toraciche e chitiierico: 2." che la na- tura di queste all'czioni polmonari si gravi e si rìhclli alla cura, possono avere una genesi tubercolare a eorso acuto. Se non che il Saivagnoli, e col prospetto slatistico, che rimonta lino ali" anno 1841, smenlisce sifl'alle assei'zioni, e (piesle alTezioni acute egli non può riguardarle per flogosi legìltìme, ma bensì (juali in- gorgili passivi e catarri polmonari complicali (|uasi ognora con gaslricismo ed af- fezioui al fegato ed alla milza. Il sangue dei maremmani in tali frangenti morbosi i^ nero, molle, senza resistenza, non forma cotenna, né gli altri caratleri mai jircsenla che |)roj)rii della dialesi flogistica si ritengono, e la chimica rivela in esso d'assai diminuita la dose fibrinosa. Oiidecliè piuttosto a sbilanci di leniperalura , e consegiieiilemenle a rapida soppressione di Irasjiiro, al genere laborioso di vita dei lavorami di campagna, e soprallullo alla profonda allerazione nell'organismo dalle precedenti influenze miasmatiche egli ricbiama queste malattie delle quali è discorso. La principale alterazione che nell" organismo induce il miasma, sia nel perver- limento della sangiiilìcazione, e dallo slato anemico di questo liquido ne derivano lutti gli allri patologici sconcerti. La floscezza dei tessuti che ne consegue, fa si che i jiolmoni come i più soggetti a sentire l' impressione del freddo facilmenle s'irritano, ma il sangue diflìciimcnic vi dà luogo a processo flogistico, bensi ad ingorghi passivi e congeslioni che non si risolvono colle sole solirazioni, anzi con tal metodo apportano la morte degli ammalati, non senza prima aver dato sejini di cpalizzazionc polmonare alla percussione ed ascoliaziorie. Nelle ncrioscopie il polmone estratto dal petto, e cadenle al fondo dell' acqua pare a prima vista con- fermare la diagnosi della detta degenerazione; ma né al laglio presenta resistenza, né ai sensi ne porge i caratteri, nò ritiene, quando spremuto, il sangue, né in- fine vi ricade al fondo così compresso, ma vi galleggia. Infine il Salvagnoli ritorna sul merito del lavoro con asseverare che in lali mor- bose condizioni polmonari mai non vi riscontrò tuhcrcolizzazione migliare, li le nendo caso di questi falli passa ad esporre i seguenti corollari : 1." Nelle maremme toscane, in quelle località nelle (piali la causa produlliiic le febbri inlcrmillenli endemiche imprime nell'organismo umano una profonda modificazione, vi si osserva la rarilà della lisi polmonare e della scrofola : ( 7f,l ) 2.* Le coiuIì/.ìdiiì (crritoriali e ((tifile eli elcvaziotic sul lufllo ilrl mure, di lon- gitudine e iiilitudinc j^enf^rulicu liniilandu lu sviluppo delle febbri iniusniaticlic sta- biliscono egualmente un limite alla inllucnza medicatrice deli' elemento miasmatico. Questa memoria lia incontrato il pieno gradimenlo dell' assemblea die ringra- ziava con applausi l'ispetlorc delle maremme toscane. Succedeva al dott. Salvagnoii nel banco delle letture il doli. Dubiiii il ijuale dava conlez/a di una |)arlc delle cose tratlalesi nella medica sezione del XIV Congresso scicntitico francese, tenutosi testé in .Marsiglia. M più specialmente ve- niva ragguagliando delle discussioni, che vi ebbero luogo a proposito della ri- forma delle (|uaranlenc, della peste e dei lazzaretti, e dopo miiiuio esame delle opinioni dai singoli oratori palesate, riferiva i risultati dello squillino, al quale si ebbe ricorso per conoscere ebiaramentc quale fosse la opinione dei sessanta me- dici ivi congregati. Dall'attento esame del quale s(|uitlino appare ben manifeslo, che sulla propagazione e comunicabilità e importazione della peste, sulla necessità assoluta delle rifoi'uie quarantenaric e sulla conservazione dei lazzaretti il volo fu prcs.soebè universale, le divergenze aggirandosi specialmente sul modo di tra- smissibilità, se per conlallo immedialo eva olleniila la parola dal presiilcnle per esporre ì principii scienlilici della frcnidii^fia in modo, cnine e^li propiuievasi da togliere ogni dubbio sulla verità di questa dottrina . e ila rispondere a qual- siasi oidticzione che falia gli \enisse. ( 7C.2 ) Se non clic nella sua letturu esponendo |irinci|)ìi elementai'issiini della lìsiologia del sislcnia nervoso, fu avvisato dai presidente, clie in Italia queste cose erano conosciute assai più di quello ch'esso sii);, l'ossati i-iletiessc, e che alla sezione non importava di sentire quanto è in tutti i libri anche più elenicntari della fre- nologia registralo, ma solamente di udire nuovi l'alti o nuovi principii ad am- plia/ione della dottrina slessa, od impoi'taiìti alle |)raliche ai>plica7,ioni , com'egli d'altronde aveva promesso, e come era ben lecito sperare dalla profonda sua dottrina e rispettalo ingegno. Ma replicava il preopinante che quanto a produrre nuovi (lUti e' farebbe mestieri avere a sua disposizione un museo di cranii, ed in quanto ai princi|)iì, le cose già dette essere |)urainente scala a cose maggiori, e indispensabili alla dimostrazione della verità della dottrina per lui presa a pro- pugnare. La quale risposta trovata giusta dall'assemblea e dallo stesso presidente, con- tinuava egli la sua lettura e inlrattenevasi sulla varietà degl'istinti, sui talenti precoci 0 speciali, sulle qualità esagerale, perdute od acquisite, sulla compara- zione delle facoltà dei sensi dei bruti, messe in ra|)porlo col loro sistema ner- voso e con quello dell'uomo, tenendo per termine di paragone il grado più o meno esteso della potenza facoltativa, fermandosi infine a dimostrare che il cer- vello, dove ha sede l'anima e sta l'intelletto non~è se non che lo stromento di questo raggio di Dio. E stava già avvisando che l'esame delle forme diverse delle teste può farci conoscere bensì le tendenze morali ed intellettuali degli individui , ma non ci potrà mai indicare i diversi atti loro, essendo questi legati all'attitu- dine organica ed alle cause esteriori svegliatrici , come l'istruzione, e l'educazione, quando il preside di nuovo inlerrom|>endolo diceva, in tutte le cose csposle non essersi trattato clic di ciò che forma la storia della dottrina frenologica, non avendo avvertito alcun fallo od alcuna nuova induzione teoretica od applicazione dottrinale. Aggiungeva rispellare egli tutte le opinioni, che l'esperienza e l'auto- rità non hanno dimostrate per assolutamente fallaci ed insussistenti, ma non po- tersi astenere dal dire che la lellura del sig. Fossati nulla aggiungeva a quanto già sapevasi in Italia. Conveniva il Fossati non aver palesato che i soli principii della frenologia ; essere pure nell' impossibilità di presentare hic et mine falli ed osservazioni suoi proprii in conferma delle sue proposizioni; ma che se a tanto s'indusse, ciò fu che sembrava a lui fossero in Italia non troppo coltivali gli sludii frenologici, d'onde la poca famigliarità e simpatia degl'italiani per la fre- nologia , come ebbe pur luogo dì persuadersene il dì innanzi in questa stessa assemblea. E qui entrando terzo nella questione il vice-presidente cav. De-Uenzi, faceva notare al prof. Fossati che il tenia in controversia aveva tre parti distinte, la slorica, la dottrinale e quella di applicazione; che la prima era conosciuta da ( 703 ) tulli i (lutti (J'Iluliii, in nessun |nicse più die nel nostro pi'uticundosi il cusmo- polidsmo scicntilico; per ciò clic riguurda la parte dottrinale, che essa è suscedibilu di accrescimento e di sviluppo, e clic per l'ultima parte il processo d' innovazione non può resultare die da falli numerosissimi. Sogifjiiingeva poi essere illegittima illazione quella del Fossati , che dal vedere pochi partigiani assoluti della freno- logia fra noi , deduce esser questa medica dottrina poco conosciuta in Italia , po- tendosi lienissimo una cosa conoscere e non ap|irovarc, spettando ciò alla sinderesi individuale. Il quale sentimento era pur (|iidlo del sig. doti. Turchetti , che lo con- validava dicendo che anche il sistema di Brown è conosciuto in Italia benché più alcuno non ne sia partigiano; e soggiungeva che il non avere la frenologia, la quale per anco non si può ritenere per sistema comprubatissimo , un numero grande di difensori assoluti in Italia, potrebbe anche essere una specie di termo- metro per misurare il senno dei ligli della terra ove ebbe vita Galileo. Unifurmavasi il dolt. Pertusio ai preopinanti , e di più sembrava a lui incom- petente la sezione medica per agitare alcuni punti di psicologia additati dal Fo.s- sali, l'unica cosa che possa fornire la frenologia alla sezione nostra, essendo ciò che a|)partiene alla fisiologia, all'anatomia umana e comparata. Con tale scambio di ragioni aveva termine la lellura del prof. Fossati. Dopo che, il sig. Dop si fa innanzi ad annunziare, esser egli possessore di un metodo 0 pratica utile ad imbalsamare i |)ezzi anatomici per modo che recenti e flessibili si mantengano anche per lunghi anni. Egli dice ritenere presso di sé varie pre- parazioni anatomiche che per tale sua pratica conservano tuttora la frcsciiezza e morbidezza naturali a malgrado contino già parecchi anni, talune fino dicci e dodici anni, come da attcslali che gli vennero rilasciali a giustificazione de' suoi operali. Invoca ora dalla presidenza una commissione che prenda cura di esa- minare questi suoi pezzi, offerendosi, ove occorra, di prepararne ancora dei nuovi a documento della bnnlà del suo ritrovato. A cui annuendo il presidente, nomina e deputa per lale elTelto la commissione composta dei sigg. prof. Bcrruti , prof. To- rnati , prof. Ccnlofaoti , prof. Cannoni , dott. Longhi , dott. Asson , dott. Bancalari , doti. Secondi, e doli. bar. Rogier de Heaufort relatore. Ed erano gli estremi momenti dell' adunanza , quando il dott. Riboli chiese la parola, e dimandò che si fosse inserito nel processo verbale, che nella riunione del giorno IS il sig. Fossati aveva richiesto di esporre i suoi principìi frenolo- gici e gli Tenne concesso; ma che intanto in questa seguente se gli vietò di ese- guire ciò die prima se gli era permesso. ÌNon avendo potuto per la mancanza del tempo a ciò rispondere il cav. Dc- Rcnzi, fece però istanza perchè venissero subito scritte le .seguenti parole: Ohe il cav. Trompeo, osservando nella memoria del doli. Orinea alcuni ingiusti attacchi alla frenologia, annunziava die il doti, l'ossali i\i presente ne avrebbe ( 704 ) f;iH;i la cuiirulaziuiie. Clii' in (|U{'>lu lici'dslan/.a il sig. l'ossali UM'\a siijigiiiiiUi i'Ir' HM'elibi' fatta una esposiziune di princi|iii froiiologici od ignorali lìti i|ui o non abhaslanza apprezzati, |)roiito a i'ÌsoIvimt ogni olibiczionc gli nciiIssc mossa. i'.ììc quindi (|Ui's(o desiderio del sig. Possali non pole\a iiilerprelarsi di\crsanierite elle nel senso di una discussione secondo le consuete l'ormule del Congresso: di- scussione relativa alla parie frenologica della niomoria dei sig. Drniea. Clic nel- l'adunanza del IO il sig. Fossati non si occupò alfallo della nieinoria del sig. Orinca , ma si ridusse ad una esposizione di priiicipii generali (ìsiologici e fre- nologici, adducendo per ragione nella sua introduzione clic lo faceva |)crcliè ve- deva die molli italiani o non conoscevano alfallo o soltanto supcrlicialmentc Ja frenologia. In questo caso era dovere della presidenza osservare al sig. l'ossati che in un Congresso scientilico in cui si raccoglieva il lìore del senno dell' intiera Italia, dovevasi riconoscere senza esitazione clic losseni lutti compiulaiiienle istruiti di ciò che era stalo da gran tempo fallo pubblico in opere numerose. Clic era d'uopo distinguere la parte slorica e dollrinale dalla parie pratica applicata e professata; clic la prima si conosce da lutti, e se non tulli la prolessano, ciò di- pende dal convincimento personale, e quindi non doversi dedurre che pochi sap- piano la dottrina sol perchè non la professino tutti. Quindi che la presidenza ri- conosceva nella esposizione del sig. Fossati molta dottrina, ordine e chiarezza, ma senza minimamente emettere giudizio alcuno sulla verità della frenologia, giu- dicava che la esposizione medesima era fuor di tempo e fuor di luogo, e che il sig. Fossati dimenticandosi di essere salito sulla tribuna di un Congresso, aveva credulo di trovarsi sulla calledra di una universilà. Che la sezione Medica non ri- cercando allro che la verità, è tollcranle di ogni o|)inione, e che soltanto si crede in debito di ricordare che gl'italiani, anianli del sapere, non solo leggono tutte le nuove opere, ma inoltre non sono inenoinainenle reliogradi nel grande movi- mento scientiOco del secolo. Finalmente, che gl'italiani stessi ascrivono a loro gloria di avere il sig. Fossati per concittadino, clic ne ammirano le opere e la sapienza, e riguardano come parte di lor patrimonio la bella fama, che ha sapulo acquistarsi, e che in ricambio allro non chieggono, clic la giustizia di non essere creduli sfornili di cognizioni oramai generali e comuni. Dopo ciò r adunanza è sciolta. V." // Prcsitlciìlc Cav. Prof Cahi.o Speuanza ÌDoll. OooAiiiHi Tlhi;iii.iii Doli. Secondo Pomo Doli. (iiAi.oMo Diana. RILNlOINi: DEL GIORNO 17 SETTEMBRE iVpcitasi (lui prositleiilc riiduiiuiizu, vicii lello il processo verbale ed approvalo. La presidenza fa indi noi» alia commissioiie ehe è stala designala per esaminare le memorie relative al premio sulla lebbra, elle le conferenze a tal uo|)0 oppor- tune comineieranno questo giorno slesso alle ore 6 vcsperline nella sala destinata alle commissioni. Vicii (|uin
  • servalo altrove, trattandosi di soggetti dediti molto al vino, potè notare, il quadro l'enomenologico, e la forma precisa ed esalta della pellagra tener dietro a quella del delirium iremem. Per ciò infine che riguarda la cura della pellagra non complicata, avvisava, che si raggirava nell'uso dei bagni d'acqua dolce, nel latte eolla china, e nel villo animale; colla quale terapia otteneva soddisfacenlissimi risiillamenli. E terminava il suo dire col promettere che nell'anno venturo si sarehhc unito alla commissione milanese, onde, per quanto stava in lui, poter conlriliuirc al miglior bene dell'umanità, al che diceva doversi e potersi intendere c(d riferire esatte e molteplici osservazioni. (ili applausi di lulia 1' assemblea coronarono la verbale sua esposizione intorno a questo lema, sul quale il presidenle avvisava i congregati che avrebbe aperta la discussione nella tornata successiva. r fallo campo e libero il dire suH' argomento che venne Iraliaio il di prece- dente, l'antagonismo cioè delle malallie miasmatiche colla scrofola e tisi tuber- colare, iniziava i membri dell'assemblea alla discussione lo slesso presidenle, raniiiicinoraiido con altri falli le osservazioni che riguardano varie provincie del Belgio, nelle quali regiiano senza antagonismo e con eguale intensilà e le ma- lallie a causa miasmatica, e quelle a fondo scrofoloso e tubercolare; alle quali però si ojiponcva il cav. Trompeo, quando asseriva che in Massazza e Villanova, paesi della provincia biellese, dove si coltiva il riso, è rarissima la tisi e la .scrofola, neirallo che frequenti osservansi e si mantengono, e formansi perniciose le febbri inlermiltenti ; al quale aderiva e si accostava il dottor Silvano coli' av- vertire, che in (^berasco, sua patria adottiva, dove, per posizione geografica e vicende di atmosfera volubilissime, era fic(|nciilissima la lisi nei decorsi anni, al presente tacendo (juesia . infieriscono freipienlissinic le febbri miasmatiche, in chiara conferma della dottrina del Doudin, clic le febbri miasmatiche formino reale antagonismo colle scrofolose affezioni e rolla tisi. Tullavolla non concoiM-e in (piesla assolnla sentenza il \ice-presidenle cav. Pc- Itenzi . poiché da niolle|dici rapporti avuti da niedici na|iolelani rlie o abitano, o fre{pienlano per proprio ministero luoghi paludosi, nonché dalle sue o.sservazioni, fu portalo a rilenere essere la scrofola e la tisi, laddove regnano le febbri mia- smatiche, frequenti in quel regno, come ne" luoghi d'aria salubre, dove le febbri inlern)il(enli sono sconosciule. Però avvertiva essere un fallo, che in alcuni luoghi umidi, avvallali, d'aria quasi stagnante e non soggetti ad isponlanec variazioni d" atmosfera , i tisici vi trovano una maggior calma e vi traggono più lunghi e meno travagliosi i loro giorni. Ma soggiungeva e concludeva in uno, che polen- 97 ( 770 ) dosi riportare anziché alliiiilniioiii.siiio. alla liaiiquilliià ilell' atmosfera, o ad altre cagioni, vorrebbe che la questione rimanesse irresoluta, né si anticipassero spie- gazioni teoriche, rmcliè nuovi fatti non vengano in appoggio delinilivo dell'una o dell' altra sentenza. Difendendo la sua tesi I" ispettore Salvagnoli domanda al cav. De-Rcnzi per l'anno venturo delle statistiche, sembrando a lui che senza di queste, e fatte sur una grande scala, non si possa ne confutare, né avvalorare la questione che si agita; e il De-Renzi avvisando che sono appunlo i falli clic sciolgono e decidono lo controversie mediche, e che dietro a' l'alti appunto egli jircse ad infermare il pre- teso antagonismo di cui si traila, non lasciava però dal proinellcre che racco- glierà da' suoi colleghi napolitani il fruito numerico delle loro osservazioni, le quali estenderà ancora di più, ponendo in confronto paesi di eguale popolazione, in alcuni de' quali dominano le febbri intermittenti , ed in altri in cui non se ne vedono alTalto per apprezzare così meglio la cifra degli infermi di tisi e di scrofola. Entralo finalmente nell' arringo il cav. Bufaliiii incominciava il suo dire anno- tando, che uno dei grandi vantaggi delle riunioni dei dotti, si era quello appunlo dell'opportunità e possibihtà di poter prendere (pici concerti, che solo col mini- stero di molli |)ossono largamente fruttare benclizi all'umanità. Ed uno di quei temi, che per fruttare ha d'uopo del concorso dell'osservazione di molti, si è appunlo il tema del fin qui ventilato antagonismo. DilTaiti per le osservazioni di alcuni medici, nei paesi dove regnano le febbri periodiche, sono rare le scrofole e le sue ultime conseguenze i tubercoli e la tisi, mentre per osservazione di altri, nei luoghi stessi dove sono frequenti le febbri periodiche, frequenti pure avvengono la tisi e la scrofola. La spiegazione della quale contraddizione, forse più apparente che vera, potrebbe dcduisi, a suo senso, dacché le influeirze, dalle quali hanno origine alcune di queste febbri, valgono ad impedire lo sviluppo della tubercolosi, mentre le altre non valgoim a tanto. E per quanto a me è stalo dato di osservare, proseguiva, parmi che laddove le febbri periodiche si sviluppano fortemente, ed hanno corso lungo, ed addi- vengono facilmente perniciose, ivi deve supporsi maggiore forza di causa |)rodu- cenle, ed ivi si osserva l'antagonismo, mentre nei luoghi dove le febbri inter- mittenti regnano, ma non degenerano in perniciose, ivi (come nel Belgio) le scrofole sono piuttosto frequenti, e con esse la tisi. E queste cose accennava il Bufalini come primo punto di partenza, e come prima direzione da darsi all' intelletto in un argomento che importa cotanto alla pratica dell'arte, e che può recare vantaggi segnalati all'umanità languente. In seguito di che, traendo dalla fisiologia congetturali argomenti per guida delle cliniche osservazioni, significava esservi grande dilTercnza tra la organica dispo- ( 771 ) siziunc, che è prupriu di coloro, die ubitaiio quei paesi dove regnano le febbri periodielie, e (|uella di coloro, che facilmente vanno soggetti alla tuberculusi . nelle (|uali costituzioni trovaiis'i argomenti per avvalorare il dominio delle l'ebbri o quello (Ielle scrofole, avvegnachù i predisposti alle scrofole abbiano un abito linfatico per eccellenza con sullìcienlc forza e resistenza oriinnica, ma con pre- dominio del sistema cellulare ed esuberanza di principii albuminosi in tutte le morbose loro produzioni; laddove nell'abito venoso, nell'abito di coloro, che vi- vono in mezzo alle paludi, altre malattie si originano, ed in queste, come nelle prime, l'albumina non prevale. E nei paesi, dove regnano le febbri, ma senza esclusione di scrofole e tubercolosi, trovasi un misto di costituzione organica fra la venosa e la linfatica, che dà ragione della congiunta manifestazione dell'una e dell' altra delle anzidette affezioni morbose. Crede l'oratore questi rajiporti di osservazioni fisiologiche e di osservazioni patologiciie meritevoli di poter formare subbictlo di successive indagini, in quanto che cosi verrebbe a sapersi se mai i rapporti, ch'egli in via congetturale stabi- liva, fossero it>o is si:tii;mi;iU'; l ria l'iu' l'o>»e Ulto il pioccsbo M'ibalc dilla piccfili'iilc scilula \fiiinru annuii ZKitc II- .si'guoiili cuiniiiissiutii : l.° (Juolla che ilovià osaminai'e , sludiaro e toner dielio, nelle varie loealilà, o\e truxansi u ri^^iedere i membri lispellivi , il mudo di euinpoi'larsi Ira luro le nialatlie miasmatieiie, la lisi tuliereolare e la serofula , eoinposla e ripartita come M'gue: iu Toscana cav. Bulalini, prof. Cipriaiii, doli. Salvagiioli, doti. Turelietli, piof. Centofuiiti: prof. Dorotea e cav. De-Uen/,i a Napoli: cav. Toinmusini e doti. Itiboli a Parma: cav. Speranza, prof. Plalner e prof. Delcliiappa a l'avia : pi'of. S.icbcro e cav. De-Rolandis a Torino: prof. Urevenlani e prof. Medici a Bologna: prof. Bosi a Ferrara: do», turali a Lugano: prof. Grimelli, prof. Tosi e |)rof. Puglia a .Modena: doti. Calderiiii, doli. Longlii, e doti. Slrambio a Milano: prof Bò e doli. Pcseelto a Genova: conte Folcili e doli. Rogier barone de Beaufort a Roma: doti. .Miiizi a Terracina : pi'of. Maniiieliedda e prof. Crispo-.Maiiuiila a Sassari: prof. Zucca e prof. Piso a Cagliari: doti. Secondi e Namias a Venezia: prof. Giaconiini e doli. Muglia a Padova. La quale commis.sione, |)ercliù convenga ad un ulile e speralo lisullainenlo , proponeva il cav. Bufalini, volesse tener mcnle al seguente quesito, che formo- lato da lui stesso fu quindi pubblicato nel diario: • Poslo clie si ù iircsunlo esistere un antagonismo fra le febbri intermittenti e la scrofola, ed alcuni uolarono già il contrario, ed altri avvertiron die solo fra le vere febbri intermittenti miasmatieiie e le scrofole osservasi l'antagonismo sud- detto, si propone di ricercare, se questo, anziché alla causa speciale delle febbri stesse, e ad alcuna |iarlicolare morbosilà delle scrofole , si dovesse riferire alla originaria costituzione degli individui svilup|iatasi diversamente nei diversi luoghi ove regnano le febbri iiilerinilteiiti , e cosi fosse agevole il comprendere come talora le scrofole (lomiiiasscro insieme colle febbri predelle in alcuni luoghi , e talora invece ove regnano le febbri medesime, ivi le scrofole intervenissero assai rare. Nel tener conio adtnu|iie dei falli relativi al prcsiiiiln antagonismo sopra dello ( 773 ) \Ui)Wi di iieces^ì(à ti-iier cuiilu uiicora dfirorigiiiaria cusdtuziuiie dei medesimi, ijiiule è prevalente nella iiia!;giui- parie di e>>.i. • "2." Quella di cui fanno parte il dutl. Saiva;^iioli |)residcnle, il pruf. Cipriuiii, dutl. CJ'i>p(), dutl. Uerluni, dutt. Sihaiiu, dult. Malluni, doti. ItaMipinellJ , jirdf. l'inali, dult. l'urnasini, dutt. Dcinaria , dutt. Tessier, dutl. .\u\ellis, dutl. Lavagna e dult. Ereuliaui relatore, coli' incarico di visitare sotto il rapporto igienico il civico al- bei'go dei poveri, e riferirne alla sezione. Datasi poscia cuiiitinicaziune di una lettera del marcii. Ma/.zarosu, colla quale venivanu accumpagiiati alcuni ducumeiili risguardanli la (juestiune delle (|uarantene, ducuinenti che vennero trasmessi alla commissione creata in proposilo, si legge il prucessu verbale dopo la cui approvazione si passa a notilicare una nota rasse- jjnala alla presidenza e lirmala da' varii membri della sezione. Essa è la seguente: • La diversità e multiplicilà delle farmacopee, e dei pesi e misure medicinali iu Italia, sonu cagioni di frequenti disordini e dillicullà nel praticu esercizio della medicina. Ld invero è nolo ad ognuno come le preparaziuiii farmaceutiche iiuu sulu acquistanu ellicacia diversa secondo il metodo col quale sono preparate, ma eziandio come possono assumere proprietà e spiegare azioni alfatto dilTerenli. Ed è pure nulo in quanto iiidiarazzu sia condotto il medico pratico dalla accennata diversità dei pesi e delle misure die sj)ccialinente nel centro d'Italia s'incontra a brevi distanze. I sottoscritti trovano (piiiuli cunvcnienle di additare silTalli di- sordini invilandu i medici e chimici (|ui convenuti a consii^liaie i mezzi più op- purtuni unde prucacciare la necessaria unil'urmità delle farmacopee e dei pesi e delle misure medicinali iu Italia •. Genova 18 scllcmbre 1840. Sutlvscritti : Doli. Calderini , doli, l'arini , cav. Salvatore De-Reirzi , prof. Bcr- ruti , doli. Demaria, cav. prof. Rossi, prof. Vaiinoni , dult. Secundi, cav. Berlini, doU. Salvagnoli, doli. Tuichetti , doli. Pollo. Accoglieva la presidenza que>la rap|ircscnlanza , riservandosi di pionunciare sulla medesima dopo che avià preso i necessarii accuidi culle sezioni di Chimica e Chi- rurgia: chiamava secondo l'ijrdine del giorno al banco delle lellure il doti, l'inella, il (piale in continuazione delle osservazioni per lui già comunicate ai Congressi di .Milano e .Napoli intornu all' ellicacia del galvauismu nell'amaurosi, ha pure in que- st'anno nuovi fatti che vieppiù lo cunfurlano nell' accreditare presso i pratici un si possente tern|icutico argomento nella malattia in discorso non meno che in altre alfezioiii di altri organi dei sensi. Il primo di questi fatti non è, per vero dire, un' amaurosì completa, si bene un'ambliopia dell'occhio sinistro osservata in uomo d'anni 52, e durante già da 21 Muse, con catcratla all'occhio destro da oltre l'2 anni. Assoggettalo l'infermo alla cura galvanica cui mezzo della pila di Daniel col polo zinco sulla congiuntiva ( 774 ) oculare, e con (|ucllo tanif Milla liiiftini per incirca olio minuti con brevissiiiu' iiilcr|)olalo |);uisc, e ri|U'lulc |)ci- ben sci \ollc nello spazio in lolalc ili allrellanti giorni, sconi|iar\c raniMiopia , e la \isiunc sinisira [ornò così normale che nulla più. Insiste perchè \oglian() i rm'dici cimenlare qucslo coni|ienso, allreltaiilo innocuo se prudcnlemenle e con\encvolmcnle applicalo, (pianlo cHìcace ogni (pialvolta lu ainaurosi sia unicamene nervosa, scevra all'alto da oi^ni complicazione di allcraz'onc sli-onieiilale della relina e di allre parli dell' occhio. (Ili altri risultali che furono pni telici , e di clic si compiace ragguagliare l'as- scrablca, furoiu) ottenuti al favore del nicdesiino agente, ed lian rapporto a (|uatlio casi di sordità di cui tre in individui oltre ai sessant'aiini , ed uno in mezza eliV li Pinella non discende in (|uesta sua esjiosizione nel campo di veiuna ipolesi, non correda il suo .scrilto di ricerche nulorità , e la sua semplice narrativa ha incon- trala l'approvazione della dotta congrega, che passava ad ascollaie il doti. Leone il quale fallosi a cimenlare l'acido arsenioso al mo' di lioudin e Hou\ in ben due- cento individui ncll'ospinlale mililare di \ercelli, febbricitanti a lipo diverso, e nello spazio di un triennio , si crede in debito di solennemente protestare contro la cotanto ollrcinonle vantala febbrifuga potenza di questa sostanza, la quale, a dire con lui, sembra dalla natura slata creala a tuli' altro scopo, che non a quello di ridonare la salute all'uomo ammalalo. Terminala questa gradita lettura prendeva occasione dalla medesima il presidente per rammentare la discussione, che in proposilo dell'uso dell'acido arsenioso erasi fatta al Congresso di Lucca; ove. facevasi ad osservare, fosse sialo |iroscritlo l'ar- senico come mezzo Icrapeulico contro le febbri inlermittenli , a vincere le (|uali l'arte possiede compensi più sicuri , innocui ed cHìcaci. Al che replicava il Leone, conoscere assai bene le conclusioni, che già in Lucca su tale materia l'iiroiio prese, né desso pretendere di aver segnalo ad una novità nella scienza; bensì aver s|)erato favore nel veniic in oggi a confcrmaile con sì numerosi fatti, che in lui stesso hanno portato il più sentito couvincimenlo della giustezza delle medesime. A questo punto stava per ascendere il banco delle letture il doti. Giuseppe Fer- rarlo , volonteroso di dare all' assemblea una sommaria esposizione del risultato di alquanti esperimenti falli nell' islilulo veterinario di Milano, Icndenli allo scopo di porre in chiaro il polere dell' elellio-ngo-puniura sul sangue discorrente per le arterie, non che il valore di questa o|)erazione fisico-chimica nell i cura degli aneu rismi. Però constando al pi-cside. che nella sezione di chirurgia erasi di già licitalo lo slesso argniiicnlo. che più direllamcnle vi apparlicne. e già alcuni spe cimenti slavano per ripetersi da una commissione incaricala di verificare alcuni positivi resultali, ai quali valenti medici milanesi erano giunti, chiedeva egli stesso all'a-ssemblea, se si dovesse udire la memoria del sig. Ferrario, o fosse più con- veniente rimandarla alla sezione chirurgica, onde là abbia piena Irallazione l'ar gomenlo imporlanlissimn di cui e oggetto. ( 77S ) Primo u risponclore alle iiilerpelhizioni del presiili-nle fu il haroiie de Rcaufort co» far ridetlere, clie nel giorno segucnle lu coniini.ssione cliirur^'ica proponen- dosi di dtirc incoininciuinento agli csperinienli , sembrava a lui più ovvio riinet- lere a i|iiella commissione il lavoro del sig. Fcrrario. Non conveniva però lo stesso l'errario, allcgandii lni(lar>i nel suo rapporlo di csi)crimenti nuovi e im|)or(anli, filili sopra l'avalli, alcuno de' ((uali si conservò vivente per in circa un mese, di lavori coscienziosi, continuali per tre mesi e mezzo, controllali, appartenenti come alla cliirur^'ia, alia fisiologia, all'anatomia ed alla medicina pr.ipriamcnic detlii ; lavori, clic furono fatti dai commissarii dell accademia lisio-medica-slatistica di Mi- cino, i (piali ne estesero un rapporto, dal quale appunto erano estratti quei cenni elle si proponeva di leggere. Sorgeva il segretario doti. Turclietti, ed avvisava clic il sig. Ferrario volgeva in menlc di comunicare all'assemblea dei fatti poco o nulla conosciuti, e die se un'altra sezione ci aveva prevenuti ncll' avocare a sé il teiiin, ikhi era giusto che la nostra restasse defraudata della conoscenza del frutto di lunghi continuali stiidii esperimentali suil elettid-aiiii-piinliira . uno dei temi più vitali e imporlaiili , clic ncll anno abbia ofTerto la storia della scienza e dell'arte; e che quando si credesse di dover passare la memoria del l'errario alla commissione cliiriirgica, projioneva si eleggessero anche alcuni deputati nel seno della nostra sezione, onde a suo luogo riferissero per ciò che alla medicina concerne, e su quanto sta scrìtto nella memoria ilei Terrario, e su quanto si sarebbe letto alla sezione cliirurgica , e su quanto iniìiie fosse per avverarsi ed ottenersi dai nuovi esperimenti che stanno per mandarsi ad effetto. Alcune opposizioni ancora sonosi udite e mosse ai desiderii del sig. Ferrario, dai dottori l'elliizo e (laldcrini; finché ritoccate queste dissidenze il cav. Dc-Renzi diino>lrava non esservi incoiivenieiile veruno lessc a ipiesti esperimenti già istituiti dalle due commissioni esperi- iiiiiiiali costituitesi in Milano, sembrando a lui, che solo dall' unione dei tentativi e dei cimenti, siccome dalla concordia degli animi possa nascere ed emergere il buono ed il vero, dietro cui noi lutti corriamo. E la presidenza deputò a tale elTello il cav. prof. Taddei , il doli, .\sson , il cav. Tavella , il dott. Nardo e il doli. Finella. Ciò pertanto così concluso si apri la discussione sulla pellagra. Primo a do- mandare e a prendere la parola fu il do». Farini, che rammenhindo con lode i lavori della commissione milanese, e le osservazioni del prof, (lipriani fatte sulla pellagra della Toscana, nolilicava aver ci^li |)ure ritrovala la pellagra (in dal 1833 mentre altri non ne dubitava, né l'aveva, a (pianto poti'- sapere, avvertila nelle romagnide provincie. Diceva averla rinvenuta quasi costantemente o nei coloni, o ( 77G ) nei rabbriciiiid it:i mattoni , quasi scni|ii'e fra i poviM'i , i (piali |it'iò non tutti sa- peva cibarsi di zea mays , paroi'ciii anzi cibandosi o di segale o di fniincnlo. No- tava sili sconcerti s^astro-enterici e le eriternaliclie alVezioni andar l'oni^iunle a me- lensa|!gine, ad un incesso vertiginoso, barcollante, a sliipiililà di mente, a liacche/za di membra senza sostenute faliclie, una volta accrcsciulo l'eritema, e l'attesi af- fette la bocca e la lingua, venire in campo le all'ezioni addominali; e per ciò che riguarda le località prescelte della pellagra avvertiva esser (|uelle collinette che formano le prime zone degli Apennini, e concludeva essersi la pellagra dilTusa da qualciie anno nelle romagnole provincie in una signilieante proporzJone; esser curabile col metodo dal C.iprlani additato nei primordi!, poco potersi sperare dal- l'uso dei lìagni a maialila innolirala, ed essersi trovato bene dall'uso della china unita, non al latte, ma al sugo di limone o di arancio. Per ciò poi che tiene alla sua essenza, egli crede doversi riporre in una specilica alterazione della crasi del sangue, che col ministero delle chimiche e microscopiche indagini (piando<'lies- .sia potrà forse porsi in chiaro, cosa questa per lui già avvertita da parecchi anni in un'apposita memoria all'accademia di Bologna. E rapporto alle cause sigiiilicava doversi por mente a quelle tutte, che da vicino o da lontano la possono prepa- rare, per poter conoscere, qual fosse il processo generatore della pellagra, e da esso far passo alla sua natura , coronando i detti suoi col chiedere una (commis- sione romagnola, come già ne esisteva una milanese, e sfavasi per nominarne una toscana ed una piemontese. Gradita questa mozione del dolt. Farini, il presidente nomina a membri della commissione toscana sulla pellagra il cav. Bnfalini presidente, il prof. Tipriani, il dott. Turchetti, il doti. Luciani, il dott. Cloni e il doli. Lanili ; a membri della piemontese, il cav. Tiompeo presidente, il prof. Sachero, il prof. Rerriiti , il doti. Demaria e il doti. (ìatla, commissione che corrisponderà colla lombarda; e linai- mente a membri della commissione bolognese-romagnola il dott. Comelli, doti. Bel- letti, doli. Daveri , dolt. Berfcnati, prof. Paolini, dolt. Grillenzoni , dott. Rosi, dolt. Oltaviani, dolt. Barufiì , dolt. N'ersari, dott. Ulivi, doli. Novi, doli. Ccrre.-i , dott. Bilanciani, dott. Toschi, doti. Meli, doli. Lazzarini, prof. Sgarzi e pi'of. Biagi. A questo punto alzatosi il cav. Bufalini porgevasi a dilucidare la storia dell" ap- parizione della pellagra nelle legazioni pontificie, morbo ch'egli crede essere stalo il primo ad avere ravvisato, quando fu reduce in Cesena dagli sludil in Bologna com|)ili. Colà la riscontrò negli spedali civili — ne chiese conto ai medici locali, ma nessuno sapeva adeguatamente rispondergli — giudicò (pilndl esser quella l'epoca del suo primo sviluppo, e credette esser tem|)0 opportuno per esaminarne la genesi. Indirizzò voli al governo, onde volesse istigare i parroci a fornire dei dati opportuni, ma non fu esaudito; quindi le sue o.sservazioni dovettero neces- sariamente compiersi in quel circolo dove eransi incominciate, negli spedali. Os- ( 777 ) servò, come pur videro il Cipriaiii ed il Farini, che (|UCslo malore presceglie le inedie elevatezze sul livello del mare; che non aveva attinenza costante colla (|ua- lità (lei \illii; clic in (pici paesi dove osservavasi serpeggiare, il popolo nulrivasi Micglid elio nelle slesse provincic, laddove 1,'ianirnai fu visto la pcllaiira, e clic d' allnindc cihavasì non di rado di so>tanze animali ed andava l'oiirnrlaiidosi an- che con vino. Che la cura aggiravasi nei bagni, nella china, nei villu animale e nei marziali. Che i vantaggi otiennii con questo metodo >i limitavano però al pri- mo stadio, e che erano s|)esso più teinporarii che ])crn)anenti, col ritorno della primavera tornando ad iiilierire il malore, che portava poi a mal line gli amma- lali. E termina eoli' avvertire che raramente gli fu dato di osservare le neuropa- tie cerebrali , cliiiidendo per lo più la caeliessia e la tabe la miseranda scena. Succedeva airajiplauililo liul^dini nello slesso arringo il prof. G. Hotlo, il (|uale pigliando le mosse da (pianto già aveva uianifestato al Congresso di Milano , in occasione che siirallo argomento si andava vcnlilando a discussione, che cior per ben intendere e si)iegarc i fatti che riguardano la pellagra è l'orza ammelterne la contagiosità, dice primieramente, come egli studiando la pellagra in Lombardia in tempi, in cui i medici cominciavano a conoscerla, e che pure già si diObn- deva (li jiaesc in paese al segno di minacciare il confìnio esteso della sua genovese provincia. Un d'allora siasi fermato in mente, clic la malattia in discorso fosse d'indole contagiosa. E quel suo giudizio, cui in oggi nemmeno non sajirehbc ri- nunciare, dolente però che nel ra|>porlo della commissione di Milano min sia stato almeno l'atto (iì;;:('IIo di alcuna con>i(lcraziiinc, liduciando possa non tornare indegno di tarilo senno nella sua pallia raccolto, fassi a ralTermarlo colle seguenti con- siderazioni. 1." Essere l'analogia una via ottima per dirigere le disquisizioni naturali; e nel caso nostro non poter egli supporre che alcuno gli possa contestare, essere di antica data il giudizio dato dai grandi maestri tutti della tendenza dei morbi con- tagiosi alla cute; e della tendenza dei morbi cutanei e sordidi alla comunicabilità. "2.^ Oramai non essere più il tempo di persistere sopra tutte le cagioni comuni che furono sospettate od assegnate dagli scrittori come cause della pellagra. Infatti, ci dice, a (piai jin) occuparci del grano turco (piando consta da più falli, che la pellagra si C comunicata ad individui che non mai ne hanno usalo ne di guasto, ih'' di buono? Perchè accusare come causa eUlciente la miseria, dappoiché sap- piamo che ha colpito individui e famiglie agiate, ben alloggiate e nodritc , e che si è eslesa in paesi ubertosi sopra popolazioni abboiidevoli di ottime vettovaglie? Facciasi una volta giustizia, prosegue a dire, di tutte queste cause cosi delle non naturali; im|)erciocchè consta essere il morbo di nuova ap|>arìzione, e che lad- dove ebbe la culla, le angustie di ogni genere vi erano slate, per invasioni fo- restiere e per o|>prcssionc e miseria grandissima in tempi anteriori ali' esistenza ( 778 ) del morbo pcllagi-oso , ciò clie |mie concorda bdlamcnlc colle stesse osservazioni del iirof. Bufalini, che assislcUe, si può dire, al nascerò e propagarsi del nioiliii m Cesena sua patria. Tua volta constabililo cosi clic la pcllagi'a è morbo nuovo, e che non e pro- ducibile dalle potenze nocive comuni, si crede fondato in ragione il Botto per auunellerc in antecedenza la pi'oduzionc d'una nuova ragione, cioè d'un virus, potendo questo solo farsi germe di successive generazioni di morbi novelli; sotto altro modo una nuova malattia essere un ente impossibile; e nelle malattie sjic- eilìche le potenze morbose comuni disporre bensì a contrarle, ad a!,'L;ravaiiic il eorso ed i sintomi, a com|)licarlc, non mai bastare a produrle. Finalmente osserva , alla causa virulenta o contagiosa doversi ricliiamarc la impo- tenza non solo or accennala delle cagioni comuni , ma la slessa sua inconlcslabilc difl'usione a luoghi, dove le condizioni relative all'uomo delle potenze esteriori non sono mutate, e la notabile di lei moltiplicazione e difl'usione, la quale , a conto suo , sarebbe ridicola cosa voler attribuire a cagioni , che per secoli , dove si mol- tiplica, non poterono ingenerarla in nessuno. Termina con dire ch'egli intendeva avere giustificalo al senno e all'indulgenza dell'assemblea, che ha emesso una sentenza a Milano sulla pellagra, che non era avventurata o scevra di fondamento scientifico, e poteva ancora colà nierilare una qualche allenzione. Le sue parole furono coronale dal plauso deli' uditorio. Se non che il prof. Cipriani , ottenuta la parola, si faceva a replicare al Botto, che l'argomento di analogia per esso lui invocalo a favore della conlagiosilà del morbo iu queslionc, allora soltanto avrebbe e |)eso e fondamento, che non si aves- sero argomenti di fatto positivi che militino di contro; ma di questi non esservi penuria; dacché per ciò che spetta alla Toscana, egli è in grado di annunziare, che fin dall'anno 1792, quando il Cliiarugi ottenne una particolare destinazione pei pellagrosi, questi hanno convivuto costantemente cogli altri maiali non solo cutanei , ma tutti senza che perciò ne sia avvenula la propagazione od appiccamento a veruno. Osserva inoltre che per numerose osservazioni dal 1821 al 184() oramai risulla essere dilliiilc che in una medesima famiglia abbiano avuto luogo contem- poraneamente due pellagrosi , ma si lo sviluppo morboso tenesse una via di pro- gressione successiva , ciò che per verità non consentirebbe tro|)po coli' idea di tras- missione, che suole andar di paro colla simullancilà di cH'clli. E qui il presidente rammemorava come fin da (piando Giuseppe II apri in Milano uno slahilimenlo ))er appositamente ricevervi i pellagrosi della Lombardia, il celebre Strambio che lo dirigeva, versato cotanto nello studio della pellagia, non polè giammai raccogliere dati di contaijiosilà; e soggiungeva avere inopporlunanienle in Milano il sig. liollo citalo il cosi detto giorno nero di Oxford pei- convalidare il suo parere sopia la contagiosità di certe evenienze morbose e della pellagra. ( 779 ) in i|iiuiii() ('III' trallitvasi di miasma e d'infezione in quel caso, mo non di conlagio. Al clic- i'('|ili(':ind(i il liollo , scmIirniT a lui anzi, elio il contagio (ilico sia uno dei più |ioli'nti l'Ile si conoscano, e che lalc era pur ((ucllo di Oxl'ord in allora per lui citalo, chiudcvasi l'adunanza. V." ti Prfmlontv C.a\. Prof. (!\iii.(i Spf.hanz* , Dott. OnoARDO TinriiRTTi / Seffrclarii ' Dott. Secondo I'olto Doti. (ilVCOMl) DlWA. RIUNIONE DEL GIORNO l'J SETTEMBRE 1-icllo ed .ipprovato il processo verbale della seduta preccdenlo , ù nolifioalo essere pervenuta alla presidenza una lettera del presidente della sezione di Chimica, il cav. Taddci , colla quale vicn fatta istanza che si devenga alla nomina di varii membri di (|ucsta sezione di Medicina, che uniti ad altri anche di quella di Chi- mica e Chirurgia, possano riuniti avvisare al modo di promuovere una farmacopea uniforme in lutta la penisola. Ma riflettendo il presidente, che una tale commis- sione vuol essere numerosa, a guisa di comitati provinciali italiani formala, e con mandato permanente, fino a che i lavori che per tale oggetto occorreranno, saraiiim terminati; egli fa noto che si occuperà di proclamarla quanto prima, e sai'anno proi gli opportuni concerti coi rispettivi presidi delle due anzidette altre sezioni. Fu data anche comunicazione di una lettera del dolt. Brunetta, in cui erano brevemente narrate due storie d'apoplessia, in una delle quali clic curava felicemente coi sa- lassi, sembrò all'autore di ravvisare la pletora sanguigna, e nell'altra, che prese a trattare, e riesci felicemente, con vescicanti molteplici e coi catartici, notava la pletora sierosa. Ascesa (piindi il doli. Silvano la tribuna per comunicare falli comprovanli la fallacia della voce islinliva in infermi di affezioni gastro-enlero-epatichc, preludiava verbalmente alla sua scrillura con avvertire, come già al Congresso di Milano, leggendo di un' atrofia del cuore sinistro, accompagnala da imperante desiderio di ber vino, prendesse movenza a manifestare, che talora in eonlingciizc di gravi |)ol- monili a tale vivissimo desiderio che s'ingenera, non convenga in effetto contrad- dire all'infermo, roborando i delti suoi con osservazioni che gli appartenevano; che alle obbiezioni in allora mossegli dal jirof. Casorati, il quale riteneva siffatta condiscendenza ap))ena potersi permettere agl'individui che son dediti al vino, non avendo poUiio rispondere, perchè ad altro tema venisse ricliiamala l'assemblea, in oggi slesso, in cui discorre di questa insidiosa voce dell' islinlo nei morbi del- l'apparato digeslorio, tenterebbe di far a|)in'czzare quella delle malallie luraciclic. Parlava d'un fanciullino, che per improvvisa soppressione di copiosissimo idroa- ( 781 ) sudarne divenne triste, pallido, debole, senza appetito e con un'ardente brama di ber vino. I.:i madre injiaiinala dall' a|ipariMile debolezza soddisfaceiiilo al Tallacc desiderio del bimbo, promosse cosi violenta gastro-enterite, die ad onta della sue- eessiva medica cura, lo trasse a morte. — Una signora abitualmente cagionevole per sub-irritazione gastro-enterica, risente, quando questa tende ad esacerbarsi vivissimo desiderio di ber vino e spiritosi; ma ammaestrata dal danno, die per avervi soddisfatto, più volte ebbe a soffrire, dismette ora l'uso del vino quanto |iiii se iK' auiiR'iila il desiderio istintivo , ed usa anzi con ottimo vantaggio gli ariimollleiili ed aiiliflDitisliei. Se la brama di usaie s|)iritosi è nelle malattie addominali l'allacc, più sincera appare (piclla die manifestasi in alcuni polmonitici scevri da complicazione gastro- enterica ; giacdiè vcggendo il doli. Silvano clic tulli morivano (piegli infermi di pneuinoiiia clic desideravano ardentemente ber vino, e per divido del medico non potevano appagare questa voce istintiva , |)roeede ora più cauto nei salassi , ed appaLM pi iKlenlementc (piesto vivo desiderio con reale vantaggio degl' infermi stessi. ^)ueNla dilVerenza negli elfetti del vino concesso agli infermi di gastro-enterite ed a (pielli di pnenmonia può dedursi, secondo lui, dacché nei primi il vino agisca di- rettamente sulla parte flogosata,e richiama invece nei secondi la flussione in parte dall' inferiiia lontana; e dacché nelle inliammazioni parenchimalo.se è necessaria mag^'iore eiieriiia per risoKcre (pici capillare svihipjìo, ed espellere i princijiii ete- rogenei deposti negl' intestini cellulari. Datasi in segnilo lellura del primo (piesilo sulla xn-ofola , annunzialo nel libro dello sjioglio dei lenii pro|iosli negli antecedenti Congressi, inviatoci dalla presi- denza generale, il nostro moderatore disse aver cercato di risolverlo in una me- moria che rassegna al vice-presidente, onde deputasse un membro della sezione ad esaminarla e riferirne a suo tempo. Essa fu consegnala al doti, l'arini. Si dava anche lettura del secondo tema vertente sulla dassilicazione delle malattie mentali, per la soluzione del qual tema era stala presentata una memoria del dott. .Mira- glia di Napoli; ed una sua propria avvisava il presidente che sarebbe pure stata oll'erta alla sezione, se non ne fosse stala rilardala la |iubblicazioiie a Ncnezia. Hrevcmenlc intanto discusso se doveva o no darsi comunicazione della memoria del Miraglia, fu deciso che verrebbe letta e messa all' ordine del giorno per la xe^neiite seduta. K chiesta la parola il doli, l'ellu/.o per discutere sulla memoria del dott. Pinella, ollenulala, eomineia per rilevare essere già il terzo anno che il doli, l-'inella in- lei'liene la nostra seduta con memorie risguardanti i felici successi da lui ottenuti in Iratlando casi di amaurosi e in ultimo di cofosi per mezzo della corrente vol- liana. .\ceeiina che in simili malattie bisogna aver riguardo principalmente alle cause, delle quali le sole tein|iorarie, come sarebbero la leumalica, larlrilica e ( 782 ) simili possono lasciare s|ipraii7.a al iiralico di buoni lisullamciili ioli' elcllritità ; la iiotari- come molli autori consegnassero già in Icuipi addietro alla scien/.a ri- snllali consimili, ma clic questi essendo esposti senza viste razionali, logliesscro agli csperimenlalori di poter approlidnre delle loro interessanti osservazioni. Pro- tesili come a tempi nostri lo studio delle scienze lisiclic sia vivamente sentito dai medici . onde sottrarsi al giro vizioso delle teoiiclie iiuilili e puramente specula- tive, e si rivolge quindi a coloro, ciu' lucono più l'cliei in risullamenti , |)cr at- tendere da essi dettali razionali su (|uesle materi<'. Dichiara come sia necessario, oltre il pi'ecisair le cause ed il grado della ma- lattia mediante una diagnosi as>ai dettagliata, di indicare la forza dei mezzi im- piegati , dap|ioiché nelle correnti elettriche dcvonsi distinguere , come a tutti è noto, tre poteri, il /i.v/o/o,(//co agente puramente sui nervi del senso e del moto, il poter fisico calorilìco e magnetico, ed il chimico, dalla scelta giudiziosa dei quali puoi risultare la perspicacia del medico e la vista die lo guida nell' appli- cazione del rimedio. Fa notare come nelle storie del doti. Pinella, essendosi (|uesli servito di elel- tro-molori di glande forza elettro-cliimiea , sarebbe stato necessario, onde rendere le sue osservazioni comparabili, il misurare al voltamento la forza dccomponenlc, ))otendosi avere con esso un indice degli equivalenti chimici di decomposizione di un piliere. Fa voto perclii^ lo slesso si fosse più occupato dell' eziologia dei casi che ebbe a trattare, la quale ò sempre assai diflìcilc nelle malattie di senso. In- dica, come nel modo e cogli apparati adoperali dal doti. Finella , la forza decom- ponente era pressoché la sola da cui si potesse attendere un cflctto valutabile, ed essere difficile lo spiegare l'utile di un agente chimico ne' casi ove la genesi mor- bosa devesi ricercare pressoché unicamente nell' intima cflìcienza dei poteri vitali. Essersi già progettata razionalmente questa forza nella cateratta all'intento di ten- tare la soluzione dell'albumina condensala del cristallino, ma die la grande in- tolleranza de" malati sotto questo inllusso rende pressoché impossibile il vantaggio di questo mezzo terapeutico. Domanda in seguilo il doti. Pdiuzo, come, nella eofosi , applicando il polo po- sitivo della pila ad un orecchio, ed il negativo all'altro, si potessero attendere risultati eguali da ambe le parti agendo sempre colla corrente continuata, e come in questo modo potesse il malato resistere all'azione cauterizzante del piliere, men- tre il semplice contatto d'un agente elettro-chimico sulla pelle la arrossa, solleva l'eimlermidc in papnlc, e vi produce in ])odii minuti lutti i fenomeni di una ri- sipola. L'elettrico così adoperato é uno dei più attivi e pronti caustici, egli dice, che possegga l'odierna medicina. In appoggio delle sue osservazioni narra la storia d'un suo maialo già da dieci anni alTetto da eofosi in alto grado per causa presumibilmente reumatica, nel ( 783) quale, accertatosi prima coli' ispezione esterna, e toll' insiilllazioiie dell'aria pel roiKJolto ciislaciiiaiio , della ciukIìzìouc (k'H'orj^aim, lece 1' apiilicazioiic della cor- rente voitiana, onde eccitare la mancante \italitù dei iicr\i dell'apparato ul;irc nciili ;iiiiin;ili (lniiu'slici, v ili infrcieii^a in (|u;ili'lii' lioviiui li inis cavalo dalla pustula iiialii^na. ii:ila in inldio 1 (inali solln s|)efiali condizioni toccano alcune parli, o le spoglie soi(anlo di aninuili alleili o iiiorti di Ilio caiboneolaie. •i.' Procuiai'c clic il /nis a ciò deslinalo Nci)j;a soinniiiiislralo da più individui, e raccollo nei vaiii peiiodi della inalatlia , non distnibala , (piando ci() sia possi- bile, né inleiTolla da alcuna cura. 3.° Uipetere pi('i xdle l' esperinienlo . e lener conio ligoroso di liilli i carnbia- inenli e di lutti i lenonicni cosi lucali che j^eneiali , clic ne nascessero. 4." Riferire al \eiilni() Congresso sili ollentili lisullanicnli. » Pare al doli. Ansaldo, che se coli' innesto la pnsluia maligna l'osse conuinicahile e desiasse il lil'o carbonchioso verrebbe comprovala la sua coulagiosilà, e l'opi- nione che essa possa preservare dalla peste acipiisterebbe , secondo lui, maggior fondamento. Ma anche senza di questo egli si crede essere autorizzalo dagli ar- gomenli traili dall' indn/ione e dall'analogia a stabdirc esservi Ira il tifo carbon- chioso degli animali e la peste umana (|uei rapporti che si nolano fra il cowpox ed II vajuoio umano; e che pen") gli elTelti della pustuia maligna non allrimenti di quelli del \accino possono addiveiure peli' uomo lienelici e salulari. Iiiline av- verte, che una volta accedalo (|uanlo egli spera dalla commissione clic Invoca, incumi)erei)he ai nu'diei di Kgillo, o a ciii si proponesse di andare colà, di espe- rimentare questo Innesto della pustula maligna negli individui che abitano luoghi, dove regna endemica la peste. Che se, egli conclude, ne uscissero illesi e pre- servati, non si arricchirebbe la scienza di un ritrovalo che non ebbe l'eguale per importanza, tale da meritarsi la benedizione dell' umanllà sofft'rente? Acconsentiva II |)resi(lenle a nominare (piesla commissione che tentasse 1" ino- culazione della pustula maligna da aiiiinale ad animale, e dall'uomo ai bruti, con quelle indicazioni e norme, die i)iac((nc al sig. Ansaldo di stabilire. F, la commissione risultava composla del sigg. prof. Hi), prof Paiiidi , doli. Diana, doti. Picmorino, doti. Ansaldo, e sig. Massa regio veterinario, I i|uall per l'organo del sig. Ansaldo medesimo riferiranno al futuro Congresso di Venezia II frutto dei loro cimenti. Veniva quindi chiamato il doli. Riboll a dar Icrmine alia lettura della memoria del doti. Miraglia su di una nuova classificazione delle malattie mentali, come soluzione di uno dei quesiti proposti negli antecedenti Congressi. Se non che il Hilìoli credeva bene di dare, anzicbij la conlinuazione della lellura , un breve sunto delle idee del medico frenologo napolitano. Perchè, dopo avere rammentato alla sezione quanto II doli. Miraglia aveva di già fallo , e nel Congresso di Na- poli e dopo, per la retta soluzione del quesito, incominciava il suo transunto col far osservare , ciie tulle le classificazioni delle alienazioni mentali posano fin qui sopra prinripii erronei, dacché si riliene: 1." che la memoria, la voloiili'i, l'ai- ( 789 ) (enzione, insomma (ulte le facoltà generali possano ammalarsi nei pazzi primili- vainetile, ed esflusivaineiite, e si ritiene clic sieno primitive tali facoltà, e si crede alla loro centralizzazione, lucalizzandule in un punto cerebrale: 2.° perchè si pensa che la forma della follìa venga costituita assolutamente dalla natura delle cagioni: 3.° e perclii^ inliiie si ritiene pure clic l'alienazione sia d'uopo classificarla a norma dei semplici l'emimeMi sintomatici. Insorgendo contro lu non razionalità di questi principii, il Miraglio per l'organo del Hiholi, dice l:i follia non essere stata ravvisata clic nelle sue apparenze, e ciie sopra (|ueste il trattamento curativo è slato diretto. Ina lilosolia, che stabilisce come facoltà primitive e fondamentali gli attributi generali di esse isolatamente u complesse, doveva condurre necessariamente a fallaci conseguenze, facendo d'uopo per ottenere esatta cognizione del prevcrtimenlo delle facoltà dell' intelletto, cono- scere queste facoltà, le quali non possono manifestarsi che mediante una normale funzione organica, t impossibile, ripete con Gali, aversi idee giuste sulle malattìe mentali, se non si ha idea chiara delle funzioni del cervello nello stato sano. E prosegue — Le facoltà dello spirilo non si possono manifestare che mediante la funzione organica cerebrale, e ciascheduna di es.se ([uitidi silica/.uiiie della follia , possa egnaliaenle servire di nonna per una slalisliea uniforme. Alla (juale istanza di l)Uoii grado aderendo il presidente, nomina a membri della commissione il prof, l'anizza presidente, il prof. Tossati, il prof. Herruli, il prof. Tornati, il doli. Verdona, il doti. Torre, il doli. Tagliaferro, il doli. Durante, il doli. Itiboli , il dutt. Farini , il doti. Àsson e il prof. Corlieelli. Dopo ciò il barone Itogier de linaufort, con presentare alla sezione il modello, (là ielUira di un deltagliato rapporto sul letto del conte .Morello, rapporto die fa onore all' invcnlore, il ipiale, come diceva, arriccili lu scienza di un mezzo non clic desiderato, indispcnsabilissiiiio; e legge di poi il rapporto sul modo di pre- parare i pezzi analomici del sig. Dop; rapporto che lascia non pieno il convin- cimento della bontà della pratica usata, stando ai termini stessi con cui è for- molato. Ed era l'opportunità di aprire il campo alle lellure, (|uaiKlo il segretario diti. Pollo a nome del dott. Lavagna si faceva a leggere una memoria .sulle malallie ereditarie, che (|uesli voleva far nota all'assemblea. Le malattie ereditarie, pare al Lavagna clic dipendano rostantemente dall'alterazione organica e dalla viziata struttura degli organi , importando (|iiesla alle volle anche successive e secondarie alterazioni umorali. Ritiene esservi iiudle malattie ereditarie fra quelle che tali neppure non si r-ospellano, come la sordità, la balbuzie, la claudicazione, l'idro- pisia, la rachitide, l'amaurosi, l'asma convulsivo, il morbo nero, il morbo epi- lettico, l'apoplessia, la dispepsia, la renella, il gozzo ecc., in modo che si potrebbe dire quasi ogni famiglia jiortarc in se il germe o ratlitudinc organica ereditaria ad una speciale malattia. Pone in seguito la questione se un genitore possa tra- mandare nei tìgli r altitudine ereditaria a contrarre malattie ae(|uisile per disor- dinalo modo di vivere o per cause impossibili ad evitarsi, e la risolve in senso alTermativo, liicendo rillellerc che nell'utero si possono alterare gli organi lutti, e prudiirrc per esempio la sordità, la cecità, la balbuzie, e una volta nate tra- mandarsi nei figli in via ereditaria queste alTezioni morbose persin nella terza o (piarla generazione. ('.ila il fatto di una donna cieca che non potè mai generare che (igli ciechi ; ed avverte che quello che segue nell'utero, può seguire, e segue infatti, anche nella vita eslraulcrina per eause speciali e molte|>licì. Cosi per esempio, egli dice, l'abuso di bevande spiritose alterando il fegato induce l'idrojjc ascile, e i tigli di tai padri nasceranno eolla predisposizione a questa maialila, che acquisteranno ( "y-i ) per poco ilio si esporranno alla/ioiif di tause orcaskiiKili. L'uso di pollare strclla al collo la cravalla predisporrà alcuni uomini, per l'impedito libero corso del sangue, all'aiioplessia , che nei lìfrli pure si manleirà. L'ahididine comune alle inglesi di slringersi l'orlemenle il petto, farà scomparire le mammelle ed i cap- pezzoli nelle madri e nelle liglio, come nella China la snella cal/^aliira induce la picciolezza dei piedi. Anche una vita agitata e passala in me/./.o alle perplessità ed ai timori può far si che venga al sommo eccitahile il sisi<'ina nervoso e lo disponga a diirerenli malattie, che possono poi [ler genera/ione passare nei ligli. Peri), termina il Lavagna, se la disposizione organica alle malatlie ereditarie si acquista e nell'utero e fuori di esso per un regime disordinalo e per concorso di cause che bene spesso non si possono evitare, ne consola d'altra parte il ri- flellere, che sotto certe circostanze benefiche e per un metodo di cura a|)pro|iriato si possono distruggere silTattc disposizioni, come si distruggono i morbi acciden- tali, polendosi come acipiistare , l'orltinatamenlc anche perdere (piestc tendenze ereditarie; al che varranno le regole igieniche e prineipaimcnie : 1.^ La sobrietà nel vitto. 2.» La semplicità nel vestire. ó.° La moderazione nella fatica. 4.-' La pace e la tranquillila dello spirito. Le quali regole, se non basteranno a toglierle tulle, saranno suflìcienti tutte a modilicarle, e molte del lutto a sradicarle. Venuto quindi il torno delle discussioni fu chiamato il prof. G. Botto a palesare i suoi nuovi dali e le sue nuove osservazioni sulla pellagra, intorno a cui aveva già parlato nell'adunanza del giorno 18. Egli per altro si credeva quasi in debito di far notare che aveva chiesto il permesso di ollrirc alla sezione una noia in risposta a quanto era piaciuto al prof. Cipriani di op|)orre antccedenlemente alla sua teoria in riguardo alla contagiosità della pellagra, ed essersi trovalo qiia.si suo malgrado all'ordine del giorno per questa comunicazione; esser pronto a farla, benché forse un poco fuor di luogo; ma volere che coloro, i quali hanno altri argomenti da additare contro il contagio pellagroso, si facciano innanzi a pale- sarli, trattandosi qui, dopo le febbri miasmatiche, di una delle più terribili ma- lattie che imperversano in Italia; co.sa questa che lo muove di buon volere a ri- prendere la parola. Il prof. C.ipriani avvcrle che egli non può prendere iin|)egno di non rispondere al prof. Botto, il quale replica non chieder questo divido, ma solo prcgari' quei liguri, che sono contrarii al contagio, di palesare i loro argonienli pria che egli parli, onde li pos.sa prendere in considerazione e contemplarli nella risposta che è per dare ad esso sig. Cipriani. Frattanto avvertiva il doti. Farini, non trattarsi per anco della questione sulla eziologia, sulla profilassi, sulla patogenia e terapia ( 793 ) della pcllagrn, ma per ora tendersi a raccogliere falli. Qucslo aver sentilo dal rapporto letto dui doti. Calderini essersi proposto la commissione milanese; questo essersi proposto il prof. Cipriani per ciò che riguarda la pellagra della Toscana; questo egli slesso per ciò che riguardava la romagnola. Fatti e non opinioni cer- carsi oggi in Italia; ed essere conveniente per la preziosità del tempo rimettere ogni documento clic si abbia alla commissione di .Milano, die di lutto farà senno e giustizia. Non è lungi da questo pensare il presidente, al fpiale pare die il contagio della pellagra sia opinione morta, da molti dei buoni pratici combattuta ed in ogni modo non sostenibile. Che però dal coDdilto delle opinioni emergendo il vero, po- trebbe il Uotto sjiedire a Milano la sua memoria, e la commissione atteiitamenle esaminarla, (|uando pure non piacesse all'adunanza di sentirne nel suo seno la comunicazione. Conviene il Botto, l'ultima mano alla questione dover essere di competenza della commissione milanese , la quale però si lagna non abbia fatto alcun cenno delie cose in favore del contagio jicr lui afl'acciale già al Congresso di Milano; con- viene, che in delinitivo la questione qui non può trattarsi, ma sembra a lui do- vergli essere lecito di spiegare chiaramente quello che a Milano disse , onde sia pure qui meglio inteso; parendogli inline che non sia bene saltale di un sol tratto, e pretermettere del tutto la questione del contagio, che egli con argomenti di qual- che valore e non con sole parole diceva di avere cercato di flssarc in Milano , soggiungendo che se in qucslo suo paese non ebbe, perchè scarsa vi è la pella- gra, e mancante se non importata, luogo di osservare molli casi, la studiò nei pochi veduti con cura , jiazienza ed attenzione. Percliù, trovalo anche il favore di alcuni membri dell'assemblea, egli entrava neir arringo, e cominciava d.iHosscrvarc, che aveva l'altro jeri fondala la sua que- stione del contagio sopra argomenti di analogia, clic altri disse di nessun valore, |)Osciaché da molli falli villoriosainentc abbattuti. Trovava egli petizione di prin- cipio in questa mossagli obbiezione ritenendo anche le analogie fondate su filili ; e diceva, bastargli che gli argomenti analogici fossero atti ad iniziare lo studio della pellagra al sospetto del contagio. Avvisava che questa analogia la osserva- rono tulli i grandi medici dell' età passata , fra quali citò .\libcrl e Sprengel , e la osservarono pure i medici lombardi. Osservasi per esempio questo punto d'a- nalogia tra la pellagra e la lebbra, che, laddove si eslragga dalla forma cutanea eritenialica, i sintomi generali dell'una sono eguali a quelli dell'altra. E diceva che non solo ha una forma nosologiea specilica e dclerminala , ma che la sua forma è meno variabile che quella stessa della lebbra, e che questa costanza di forma mostra, che non può originarsi da miilabililà di cause esteriori, iim bensì dcbbe nascere da un virus. E per primo fallo di analogia riportava, che presciu- 100 ( 79i ) (leiulo aiicoja dai sintomi, ([uaiulo una malattia ù trovata somigliante ad uii'allni. elio <• ussolutamente contagiosa , viiolf la lagiono elio e()ntagiosa si sospetti essa piire. Per seeondo, elio delia lebhia slessa In disputato il contagio, eonie oggi si disputa della pellagia ; e elie a (|uesto proposito fu awertilo da l'rank, elio se per i eonlalli l'ia l' Africa e alcune isole fra i tropici n(Mi avesse avuto luogo la dilTusione della lebbra in quelle isole in modo da togliere tulli i dubbii ai medici europei, oggi puro si i|ueslioiierebbc sul contagio della lebbra. Per terzo punto di analogia ri|)orla come la lebbra si faccia endemica nei paesi dove ha avuto origine, e come essa dai paesi dove è nata si dill'onda ad aiiri , nei ipiali non vi era. Il quarto punto di analogia sta in (picslo, che essendo ambedue invinci- bili qiK-sle malallie, sospendono però il loro corso |ier un tempo Inilelinito, e più la pellai;ra. Il (plinto si è che tanto la lebbra (pianto la pellagra sono due mor- bo.se afie/.ioni ereditarie, e che senza seminio o germe non si comunicano. Avvertiva in seguito, che lasciando a parte gli argomenti dati nella prceedenic discussione ctinie dimostrativi della contagiosità della pellagra , credeva doversi tener conto di un fatto innegabile, che è la comunicabilità della pellagra fra ina- rilo e moglie, talvolta anche |)ria che siasi pienainenle manifestata nel coniuge proveniente da stipite pellagroso. Divise in seguilo i morbi cutanei in tre categorie; in quella di esantemi es- senziali, di efllorescenzc impetiginose, od in quella di esantemi od einorescenze sintomatiche di altre malallie. Disse che la pellagra non potrebbe appartenere vi- sibilmente che alla seconda categoria, e sarebbe, in malvagità, la prima do|)o la lebbra; e notò che il Frank in proposilo di (lucsle maialile riteneva che (piando sono iiersistenti non avevano un seminio proprio in principio , ma se lo ingene- rarono dappoi. Che quanto ai falli contrarli era da avvertire, che nella pellagra, come nella lebbra, è poca la comunicabilità, e via i)rincipalissima ò la copula; che la delileseenza della pellagra è tale che rende minore la comunicabilità, come avviene della rogna retropulsa ; che vi ha pellagra anche laddove non si sospetta, e che spesso dove uno ù pellagroso, altri che non chiedono soccorso, nù corrono agli spedali, ni- sanno di averla, ne sono infetti. Che il diffondersi la pellagra nei luoghi dove nuova apparisce, non si spiega colla sola dollriiia della trasmis- sione ereditaria; che non può credere, che nelle famiglie degli individui ricovrali negli spedali di l'irenze non vi sicno due pellagrosi eonlemporanei , tranne in casi rarissimi , il che porterebbe a ritenere , che laddove ì' un pellagroso , in quella ^miglia la causa ingenerante il morbo sia elisa e impotente. Finalmente terminava dicendo, che essendo la pellagra di recente data, essen- dosi sotto i nostri occhi comunicala a molli paesi che non l'avevano, sebbene le condizioni sanitarie in questi paesi non fossero cangiate, comunicandosi ad un L'ran numero, di che la iiife/.ionc ereditaria non può dar conio, era da ;ini- ( 795 ) incllersi clie avesse un'altra sorJfcnto di comunicabiliià . un seminio cioè, un l'unlugio. A tale l'omunicuzionc del pnil. HhIId facevasi a replicare il iirof. Cipriaiii, (he allur(|uan(lii la lettura dei rapporto della commissione milanese fallaci dal dottor (laldcrini lo lia mosso a prendere la parola suH'ariiDinento della pella$;ra, ei ben r;uuinenla , non essersi altramente pronunziato in l'accia all' assemblea che sotto forme di semplice storico, e non già avere spinte le sue investigazioni e ricerche intorno all' cziiiiogia ; solo die le parole i il \olo, che innanzi tutto vogliano essere chiariti i segni patognomonici , che distinguono l'uno dall' allro questi morbi, col venir posto iciininc a ipM'sIo Icina , si passa ad as- coltare il doli. Ercoliani che dà lellura del ra|)porlo della commissione visitalrice il civico alber);o dei poveri; nel cui line, siccome aveva credulo di innestare una breve noia del doli. Carozzo, che erasi trovalo bene nella cura di-Ila tigna del- l'uso del petrolio unito all'olio comune, proposto dal doti. Santoli al Congresso tot ( 80-2 ) (li >;i|)oli , qiicslo (lava luogo al prof. Cipiiani di domaiulaic in quale specie di tigna avesse usato lo stesso doKorc il petrolio, sembrando a lui che in questa malallia di dillìcile rura, ogni ritrovato terapeutico clie pi('i degli altri sia ravvi- salo cllìcace, (lcl)ba essere preso in severa considerazione. Al che rispondeva il doli, (".arozzo, che laddove il prof. Cipriani avesse cosi voluto, meglio elio non colle parole, gli avrebbe mostrali negli individui slessi ammalali, i casi in cui l'uso del preparalo del Santoli è non che indicalo, ellicace ed ininiancaiiilc. A questo torno il doti. Zenone dava sommaria Ictliira di una sua memoria vei- lente sopra P ipoeondriasi e mania intermittenti. Parlava priniieramenle di un me- dico condotto, che afllitto da ijiocondriasi, fu invece dapprima credulo inalalo per gastro-enterite, essendo la lingua e le gengive quasi costanlcmentc rosse, e fre- quenti ì bruciori ed i tormini addominali; ma meglio conosciuta l'indole della malallia, 1' infermo, tralasciali lutti i rimedi!, viaggiò per oltre due anni nelle di- verse Provincie d'Italia e riacquish') la primiera salute. Ma ritornato all'aulico genere di vita manifestossi nuovamente dopo due anni l' ipoeondriasi con esalta- mento d'idee religiose: tosto sopravvenne violento afflusso sanguigno al capo, che ad onta di ripetuti salassi trasse con mortale apoplessia l' infermo al line. Adducpva altri casi di monomania che ad intervalli si esacerbavano, e ric(>rca\a i caralleri dislinlivi che suole presentare il sangue di monomaniaci e (picilo di maniaci, atlìnchè valgano a meglio chiai'irc la cura di cosi pertinaci e spesso re- cidive infermila. Leggevasi infine una memoria sulla lisi e sulla lebbra studiale nella provincia di Chiavari dai dottori Mazzini e Questa. Nella città di Chiavari avenlc una po- |)olazione di nove mila abitanti ne muoiono annualmcnle circa venti di tisi, e i|uc- sla malallia pare siasi moltiplicala, dopoclu' asciugale le paludi già esistenti alla foce dell' Entella, vi scomparvero le febbri inlermillenli , die prima non di rado vi si osservavano. Per causa di della malallia, olire le rapide vicissiludiiii atmo- sferiche comuni a tutto il lilorale della Liguria, si piu'i annoiare come speciale agli abitanti di Chiavari la consueta loro dimora in botleghe basse, umide, e pei sovrapposti portici poco illuminate. La lisi infatti ù infrequenle negli abilanli del contado, che respirano aria pura ed asciutta, e traggono vita attiva, sobria e la- boriosa. .Meritevole di studio particolare è poi quella specie distinta di lisi , che chiamasi mal del chiapparolo , e manifestasi in coloro, che lavorano nelle pros- sime cave di ardesia: il pulviscolo ardesiaco, che in quelle umide cave sollevasi, si deposita nei p(dinoni dei lavoratori, e vi eccita una lenta irritazione, per cui ordinariamente muoiono nella loro virililà, e non ollrepassano (piasi mai il cin- quanlesimo anno di vita. L' aulossia cadaverica disvela nelle cellule polinonali i calcarci depositi. In coloro poi che lavorano all' aria aperta a dirozzare le ardesie, sebbene vivano in un' almosfcra coiiliniiamciilc pulvcriilcnla , la tisi (': mollo rara, e non si riscontrano ne' loro cadaveri gì' indicati dc|iosili ardcsiaci. ( 803 ) La lebbra tubenulosa da sottanla circa anni afliiggc due famiglie delia borgata di Chiavari della ilvllf Saliiw, ed ahilala da ai;ric(dlori e da inarinai, i quali vivono ijiiasi eselusivaiiieiilc di \e^elabiii con poco uso di carne e pesci. In que- sto decorso di tempo venti Iimiimii i lebbrosi, dei quali un solo non apparteneva alle due indicate lainiglie. Que.sli, nato da i)arenti sani fu all'età di venti mesi vac cinato con /mx tolto ad un fanciullo discendente da famiglia infetta, ma che non presentava alcun segno di lebbra, e che ora all' età di trenta e più anni e tutta- via sanissimo. Il vaccinato all' età di (piattordici anni divenne lebbroso e mori con- sunto ai ventitre. Atorirono ancora lutti gli altri lebbrosi dopo dieci, quindici, e sedici anni di inalaltia, e solo Ire donne ne soppravvivono travagliale da (|ucsta fattasi incurabile. Fra i venti casi di lebbra solo cinque manifestaronsi nel sesso femminile, ed il male na|)oli crasi pure esaminala da una commissione la mannite del sig. Itus|)ini, e che oramai era medicamento conosciuto ed usalo. Si annunziava intìne una lellcra del sig. inlciidcnle Milanesio, il quale vorrebbe fatto palese all'assemblea, ideiiie intorno alla scrofola, uno dei quesiti proposti nel Congresso di Milano, |)remesso il quesito stesso, si fa innanzi a far conoscere il merito del lavoro nel modo seguente: • Determinare la migliore eziologia della scrofola pei' indi riferirne il miglior meliido preservativo di cura, avvalorando eziandio rolla dimostrazione diretta di fatto rellicaeia attribuita al medesimo. > L'egregio autore, d;ie il Farini, incomincia la sua trattazione dallo accennare alla conoscenza che gli antichi ebbero di tale infermità, ai premii già tempo pro- posti dalle accademie francesi per coloro che ne chiarissero la patogenia, o ne insegnassero il miglior metodo di cura/.ione; ricorda gli sludii, e le osservazioni di varii medici italiani e for'estieri , e dichiarato, come siffatto argomento venisse riputato degno di molla considerazione dal Congresso milanese, significa avere da ciò presa occasione per dare opera al presente suo lavoro. Innanzi tutto afferma non esservi età della vita umana che veramente possa tenersi immune dalla scro- fola; non esservi organo o tessuto che ne venga tenuto in rispetto. Nell'infanzia si apprende di leggieri alle ghiandole del collo, o genera infermità delle artico- lazioni: mali cutanei ed idrocefalo; nelhi pubeilà partorisce rachitide, broneoeele, luberculosi e tisichezza polmonare: più lardi soventi volte prende sede nel me- senterio, onde gl'infarcimenti e la labe: talvolta dopo aver falla tregua ricompa- risce nella virilità, e sconcia le viscere ipocondi'iache, procacciando inlillramcnti e Iravasainenti linfatici: e non rado è, che quando certi individui sono già molto innanzi per gli anni infcrinino di scirri , e sieno condotti a morte per degenera- zione cancerosa. Passando a discorrere della genesi della scrofola, l'autore dichiara pressoché impossibile il consegnare alla carta le molteplici sentenze, che ne sono state por- tale da l|>porrate e Galeno a' giorni nostri; e passando a dire di quelle che erano figlie delle dottrine umorali, nota come anche dopo la scoperta dei vasi linfatici rimanessero vestigia di cosiffatte dottrine, finché più lardi vennero in eredito e rinomanza le solidistiche e vitalistiche, poi si ammisero teorie ritraenti un poco da tulle le dottrine, o se ne incolpò un processo occulto e specifico. Dopo somiglianti prolegomeni eruditi espone i proprii pensamenti. E fa fonda- mento su quelli del Hufalini , e dislingue la diatesi e costituzione scrofolosa dai tumori, dagli infarcimenti e dagli altri mali che ne sono la conseguenza, accen- nando come varii recenti scrittori nazionali e stranieri portino opinioni, che si accostano a (|uesta, o vi si modellano ed informano. Ciò posto descrive l'abito scrofoloso, e le attitudini intellettuali, e le disposizioni aITcttive che sogliono an- ( 80G ) (lare ili coiiscrvii col inodcsimo; ed appresso piciule noia delle (lilfeieiize lìsiclie, morali ed iiileilettuali ehe si osservano fra gli individui cosi cosliluili , i (|uali conducono agiata vita fra le morbidezze e le delicalurc delle città, e quelli l'or- niti dello slesso abito clic niiseramciilc vivono alla campagna in aria insalubre E così chiariti i segni della diatesi scrofolosa, e parlalo del vizio di assimilazione organica a cui dà origine, afTerma che per qualche occasione che si dia, di leg- gieri si genera in siffalle condizioni organiche la sua malsania scrofolosa , che allora pone sede nel sistema linl'alico glandulaie, Iriholando il collo, la |)elle, gli inguini e liillc le parli prowedule in copia di gangli linfatici; e di questi mali, e di queste afl'czioni descri\e lo incominciamento, i procci'inicnli e gli esiti ordi- narli. Sembra all' autore che per la insullicienza delle azioni del sistema sangui- fero notata negli individui nei (piali la diatesi scrofolosa è stabilita, crescano per antagonismo le azioni del sistema linl'alico, d'onde avvenga che gli umori bianchi già aumentati per ragione dell' imperfetta assimilazione organica , stagnino nelle ghiandole e vi partoriscano tumori. Non crede che l'anatomia patologica basti a discoprire la natura delle scrofole, perchè col farci scorti delle alterazioni orga- niche ci mostra o le complicanze o gli elTetti ultimi della malsania, ma non ci fa capaci della sua essenza. Procedendo per via di osservazione seguita dicendo: la scrofola essere ereditaria; svilupparsi frequentemente alle epoche della prima o della seconda dentizione; parere pili frequente nelle femmine; non essere pio- valo che si)ecialmcnte in primavera faccia impelo, come a varii scrittori amichi e moderni sembrò; avere somma analogia colla rachitide; attinenze col labbro leporino, coir idrocefalo esterno, colla spina bifida e col cretinismo; associarsi non di rado ai calcoli orinari, alla epilessia, all'isterismo, e fare alleanza colle malattie mentali, la quale ultima circostanza crede che meriti di essere molto considerata. Reputa poi che gli accidenti fortuiti e le malattie esantematiche, ed altre che vennero dagli scrittori chiamate in colpa della scrofola, si debbano tenere occasioni si, ma non vere cause della medesima, la (|ualc in sua sentenza non |mò generarsi se la indicata diatesi scrofolosa non precsista. E di simiglianli occasioni discorre criticamente dopo avere dichiaralo di non credere che dal ve- leno sifilitico si generi la scrofola, e do])0 avere confutale le opinioni della con- tagiosità. Favellando intorno al fatto dell'eredità espone come non solo si redi la costituzione scrofolosa da parenti scrofolosi, ma dai tubercolosi, dai cagionevoli 0 deboli per altre malattie, per età immatura o cadente, per intemperanza e lascivia; ed avvisa che anche il latte poco nulriente o malsano delle nutrici possa darvi origine e fomento. A|)presso fa parola dei diversi paesi e contrade in cui regna endemicamente, e significa come a stabilire un vero dominio endemico vogliasi il concorso di tutte quelle particolari condizioni di clima onde si modi- ficano le ordinarie costituzioni organiche. E dal discorso su quelle condizioni si ( «"7 ) nlliirgu ncirurgoinenlo del crcliiiiMiio, clic jiià u\e\a tlclto aNcre uUineiizn colla scrofola, e reca o|iiiiioiii alliui iiiloiiio alle cause del medesimo, e ne confula alcune, (^oiicliiiidc la prima parlo del suo knoro colle seguenti considerazioni: 1.' (llic allro è la dialesi scrofolosa, eil allro sono i luiaori e le nialaltie scro- folose, che ne sono la lci>la conseguenza dilVusa ai diversi organi, tessuti e sistemi. 2." riic la diatesi o cosliluzionc scrofolosa consiste in una nolaltile alterazione della niilrizioiie, d'onde il difcllo di elaborazione vitale e di aniinalizzazione, e lo impoverimento di lutti i tessuti organici. 5.' Clic la essenza della scrofola lia sede nel sistema linfatico jilaudolare, ma non consiste in un vizio umorale, iiù in una cronica llogosi , né in un processo occulto specilico. i." Che non una, nò sola si è la cagione occasionale della scrofola, ma un complesso di molle insieme cospiranti, le quali sebbene diverso nella loro jiro- Nonicnzii, tendono tulle allo slesso fine, cioè a svolgere un ])rincipio scrofoloso, ove (picsto precsista nel fanciullo o nell'adulto. ')." ("he la scrofola è una nialallia por lo più ereditaria alla quale partecipano i figli per fisica organizzazione ricevuta dai genitori, con dill'ondeisi copiosamente per la via dei talami. C." Che lo sviluppo delle scrofole ù quasi sempre il risultamento delle circo- stanze, in cui sono collocali gl'individui, circostanze niente diverse da quelle, che hanno agito sui loro genitori nella produzione della malattia. 7." Che alla genesi o sviluppo della scrofola endemica contribuiscono cagioni occasionali allignanti nei luoghi, provenionli da vizio di aria, di suolo, di ter- reno: le quali portano allo stalo di maialila la cosliluzionc scrofolosa o la dispo- sizione organica prcesistenle negl' individui , e dill'usa per mezzo dei coiinubii. 8.' Che in alcuni Inoiihi la scrofola domina endemica senza le indicale cagioni di vizio di aria, di a('(pia, di suolo; ed in allri sussistono sifl'attc condizioni senza che predomini la malattia. 9." Che la scrofola può essere importata nei luoghi i più sani per mezzo di individui scrofolosi, tisici, tubercolosi, ed aprire in tal modo col mezzo dell' in- croiiumento delle razze la sti'ada all'endemia scrofolosa. III.'' Che la trasmissione ereditaria deve ritenersi a preferenza delle altre cagioni la più favolinole allo sviluppo ed alla dilTusione della .scrofola, senza escludere le cagioni occasionali allignanli nei luoghi, comcchè ca|)aci di portare le dispo- sizioni organiche allo stalo di inalatila , la quale sotto l' induenza delle indicale cagioni assume un carallcre ciideinicu. Che infine i cambiamenti avvenuti nei nostri tempi in dijiendenza della maniera di vivere, di vcslire, della cattiva educazione flsica e morale, dei patemi d'a- nimo, della condizione dei nostri cosUiini e delle nostre inclinazioni, hanno mo- ( 808 ) (iifiralii l;i oostituzioiii" iloi-'Ii itulividiii il segno, ohe le scrofole sono divenute più frcquenli, più dill'use e più fecondi' di (risii conseguenze clic nei (empi p;issati. La seconda parie delln Irallazione versa intorno alla cura |)rcscrvaliva ; e di- chiarata la insuflìcienza e non costante virtù di quegli agenti terapeutici che sono stati , 0 sono addì nostri raccomandati nella cura delia scrofola , aflerma come la vera curazionc sia quasi tutta igienica, anzi, coni" ci dice, mcdico-jiolilica-sanila- ria, e pone diligenza nello insegnarne le regole, le (piali, dice il Farini, sono: La donna incinta viva così a riguardo, che il feto non immiserisca nell'utero. Se questi non nasca bene costiluilo, od alleggialo alla diatesi scrofolosa, venga allìdato a nutrice sana e l'ohusla che abbia stanza in salubre conlrada, e lo si laccia res|)irare aria libera, e si |)ralieliino sid suo cor|)o frequenti fregagioni secche o con acqua fredda. (Juando il nato mette i j)rimi denti, o già toccala la ]iucrizia niella i secondi, si abbia cura di moderare o correggere la flussione e r irritazione vascolai'c prevalenti al capo. >'oii si prelermelta di iirocacciaie la maggior nettezza dei corpi dei fanciulli, e di tenerli lontani dalla influenza di qualsivoglia miasmatico principio. Gli alimenti sicno di buona qualità e di facile digestione: si lascino da banda lutti i forinacei, i leguminosi, e si eleggano le carni d'animali giovani: buone a bersi quelle acque che contengono dell'iodio; eccellenti gli esercizi ginnici purché si serbi misura ; salutari i bagni freddi e specialmente d'acqua marina, ma non così quelli a vapore lodati da alcuni mo- derni sciillori. L'educazione e la istruzione doversi fare in guisa, che lo spirito prenda tale indirizzo, onde non facili sicno i trascendimenti della immaginativa e le concitazioni del cuore. Sopra tutte queste diligenze volersi insistere princi- palmente all'epoca della pubertà collo intendimento di mutare come meglio si possa quella particolare temperie del corpo, onde la scrofola si alimenta. In aiuto di (|ucstc diligenze essere necessario il trarre in uso abbondante e durevole le preparazioni di ferro, l'utilità delle quali è oggi provata non solo dagli speri- menti clinici, ma eziandio dalle osservazioni chimiche. Nell'uso del carbone ani- male essere da porsi liducia. Dovere il medico farsi coscienza di altamente recla- mare contro i matrimonii di persone scrofolose, tubercolari, cachettiche e peren- iienierile cagionose. Nella scelta delle nutrici non .solo volersi riguardare alla costituzione ed alle idiosincrasie loro, ma ancoi-a a quelle delle famiglie da cui derivano. Agli amministratori e moderatori della repubblica appartenere lo sta- tuire lutti quegli ordinamenli di polizia medica, i quali sono dalla scienza e dalla pratica reputati acconci a torre od invalidare le cause credute feraci della malsania di cui si tratta. E pon fine l'illustre autore al suo dire, notando, che allorquando la scrofola è rappresentala da segni di afTezioni morbose interne od eslcrne, sia già passala i ii|)|ioiiunilà della cura |)reservativa , ed incominci (piella della medicatura par- ticolare, la quale non entra nel subbietlo che ha impreso a trattare. ( 809 ) Con segni di gradimciilo e simpiitia rinierilava l'assemblea il relatore e l'au- tore della memoria sul quesito anzi enuneiato, e si passava in seguilo ad ascoltare il dottor !)ul)ini, il quale esponeva le risultanze di quattro sperinienii per lui prati- cati su conigli e cani, diretti a verificare lo strisciamento del polmone sul costalo durante gli alterni ritmi del respiro. E partendo dal fatto positivo, tlie il polmone ne" suoi atti respiratori si trovi pur senìpre a conlalto della pleura toiacica , la ricerca che si propose, questa si è: posto questo fatto, riterremo noi che in ogni allo respiratorio, ciascun punto del polmone corrisponda sein|)re allo slcsso punto della pleura costale; oppure che scenda il viscere nella ispirazione strisciando sull'opposta pagina della pleura, e salga con nuovo strisciamento nella espira- zione, dando così luogo ad una vera locomozione polmonare nel torace? Ove questi rapporti di coulalto iu ellello si cangino, necessariamente succede un sof- fregamento immediato delle pagine pleuriche; di qui 1" interesse che si ha nello spiegare al medico ascoltatore come avvenga che nella inspirazione, e quando il polmone discende, lo scricchiolio di solTregamenlo pare inveco che ascenda e viceversa nella espirazione. Gli esperimenti vennero falli in modo, che resi visihili i pidmoni attraverso la pleura sterno-costale, visibili pure ne restassero i movi- nieiili, i (|uali , a vero dire, se nel primo sperimento, alla semplice scopertura toracica, inccrli , e quasi nulli moslravansi , nianifcsli ben tosto si fecero quando cercavasi di ralforzare l'azione d'uno di essi, con introdurre mediante puntura un po' d'aria nella cavità ojiposta, e quando tagliavansi le potenze ausiliarie musculari del petto, e quando (pu>stc lasciate intatte, collo sparo dell' addomine a traverso del diaframma trasparente facevasi visibile la base dei polmoni stessi. La quale ultima maniera di sperimentare diede infatti a conoscere: 1.° Clic il polmone di un colore roseo-pallido si lasciava scorgere chiaramente al disotto del diaframma. 2.° Che la sua base si espandeva in ogni inspirazione. 3." Che il suo margine inferiore discendeva visibilmente in questo istante pel tratto di mezzo pollice, e dì allretlaiito si ritraeva nella espirazione. E qui annotando, come l' abbassamento del polmone sia di preferenza dovuto alla contrazione del diaframma, che non alla dilatazione del costato, dalla quale la espansione del viscere si otterrebbe anziché la discesa, egli trova nel fallo un argomenlo contrario a (pianto Revnaud ha preconizzato nei casi di soll'reganiento pleuritico accompagnato da acuto dolore, la fasciatura cioè compressiva propria ad impedire i movimenti delle eoste, come menia, per comincian' da i|u<'sl' ullimo, l'espirazione è sempre sibilante, e (juindi non pura, e per conseguenza non valutabile; nella bronchite che non è mai parziale, quando è semplice, i sibili che prolungano l'espirazione sono sentiti in pressoché lutto il petto; nella polinonia in via di risoluzione, mentre l'ispirazione è già resa vescicolare con rantolo, l'espirazione è prolunga- tissiina sì, ma tullavia tubarla, e perciò disllnla dalla espirazione prolungala ma vescicolare della lisi in primo stadio; nelle altre malattie linalmenle l'espirazione può essere prolungala, ma è sempre facile, morbida, non aspra, non diOicilc nella sua produzione. Ecco come cercando, egli soggiunge, tutte le vie della diagnosi dilTerenzialc e per esclusione, siamo già arrivati a delei'ininare molli dei caralleri, di cui 1' es|)i- razione deve andare fornita , perchè abbia un significato nella tisi. E noia come trattandosi di un argomento tulio sletoscopico, egli siasi tro\ato (piasi nell' ob- bligo di adottare il metodo, che egli stesso disapprova, e che i francesi sogliono seguire, di cominciare cioè dalle lezioni d'anatomia patologica, per indi passare alla esposizione dei sinlomi positivi, che le indicano, e di quelli negativi che non esistono ad indicarle quantunque presenti. Distingue perciò tre varietà di tubercolosi al primo stadio, la granulazione migliare, sparsa uniformemente in tulio il tessuto polmonare (tisi florida); la granulazione tnbcrcolnua migliare raccolta in isole separate tra loro da grandi intervalli di tessuto sano; e la tubercolosi scrofolosa, od a tubercoli per lo più isolati, grossi, caseosi, bianco-giallaslri. In queste due nllinie varietà, egli dice, pos.sono mancare lutti i segni fisici che caratterizzano la malattia al primo suo esordire. Nella varietà prima invece è facile di trovare una espirazione prolungata, avente lutti i caratleri necessarii per costituirsi come segno palognomonieo dell' all'ezione. Da quanto è detto appare, come riducendo il fatto ad un solo concetto, vi possa essere tubercolosi senza espirazione prolungata , ed espirazione senza tubercolosi. Ma in tanta diflicoltà ed incertezza, soggiungeva a questo punto l'oratore, mancando un segno scientifico e generale, non troveremo noi degli indizi della malattia pre- ziosi pel pratico nel senso, che se non in tulli, bastino in alcuni casi almeno a manifestargli la presenza di una gragnuola tubercolare nel maialo che imprende a curare? ( 8«3 ) Quando 1' C'.S|iii'azionc , cosi egli lispomlo, ò priiluiujata in mudo du superure di multo l' iuspiiazioiie; (|uando è aspra, dura, di difficili' prodiiziiim- ; ((uarulu spe- ciulmenlc, e secondo clic le proprie osservazioni gli lianim mostralo, essa è rilar- dalu . ossia continua a l'arsi sentire an<'ora jier certo tempo, dopoclic l'althassa- mentu delle coste si è già ell'eltuato; quando linalmente oltre a questi caratteri, presenta quello ancora di essere inlerrotta , esitante, saccadéb, c si trovi limitala soltanto all'una, od all'altra regione soltoclavicolare, e specialmente presso alla s|)alla , o nell'alto dell' ascella : In tal caso, egli dice, il pratico deve dare il pro- prio giudicio di tulicrcolusi polmonai'e in primo stadio, soprattutto se convengono coi segni fisici anche i sintomi generali che vi ci portano a sospettarla . ma da lontano. Talvolta si giudica prolungata una espirazione, die min è che sibilante, ed il giudizio diventa fallace , perchè l' espirazione deve essere pura ossia senza sibili. Avverte quindi che la diagnosi non vuol essere manifestata che con molla cau- tela, dopo (|uatlro, cini|uc, o più esplorazioni, od anche in (|ualche caso, dopo die il richiesto metodo anlillogistico avrà soppressi lutti i rantoli sibilanti , dimi- nuendo la bronciiile che i tubercoli avevano risvegliata. I casi in cui si possono raccogliere lutti gli indicali caratteri della espirazione che esprimono la lisi in primo stadio, non sono frecpieiiti, ma ne|)pure, a suo giudizio, rarissimi. Egli ha attualmente in cura tre ammalali che s' incamminano, come egli dice, per l'ampia strada della consunzione, e che manifestano, o ma- nifestarono poco prima tulli ipicsti segni , che da alcuno potrebbero aversi per indizi troppo sottili e poco valutabili, ed aggiunge che il cliiar. cav. Bufalini, il quale ebbe a vedere in consulto uno degli ammalati suddelli, ha [lotulo avverare in esso i fatti esposti, ed apprezzarne il valore, quantunque (|ueir ammalato fosse in uno stadio già troppo avanzalo di malattia per riguardo almeno ad uno dei lati del petto. Termina poi con queste parole il suo discorso: « Signori; la scienza ci offre qui una lacuna: io non ho inleso di toglierla, e noi poteva, .\eroglicle benigni il poco eh' io .seppi |irofl'erire, come un primo passo nella via che sto per precorrere, e che percorrerò sempre con fiducia ogniqualvolta vorrete giovarmi dei vostri lumi nella più nobile delle imprese ». Applausi e line all'adunanza. V.° // Presidonlf Cav. Prof. CxnLO Spera>za ÌDolt. OdOARDO TinCHETTI Doli. Secondo Polto Doli. PiIArOMO DuxA. RIUNIOINE DEL CIORNO 24 SETTEMBRE ixpriva il presidente l'adunanza, ed alla leltura ed approvazione del processo verbale della tornata precedente succedono alcuni inviti a qualche commissione, percliè si accelerino i rispettivi lavori; a quale proposito alzatosi il cav. Bufalini presidente di quella nominata per aggiudicare il premio Tronipco, sul migliore ordinamento degli studii medici in Italia, e fatto palese, come tuttavia alla me- desima rimangono ad esame molteplici memorie , e tutte di una estensione rag- guardevole, dubita non si trovi forse in grado di adempiere in si pochi giorni che restano al Congresso, al mandato dalia presidenza avuto. Intorno a che, dopo uno scambio di avvisi per parte di esso cav. Bufalini, del |irof. Groltanelli, del segretario dutt. Turchetti e del presidente, questi conchiude di non prendere per ora veruna determinazione, stimando doverla riservare all'ultimo giorno delle riu- nioni, polendo forse avvenire che la stessa commissione si trovi a quel punto in grado di emettere il suo pronunciato. Davasi quindi comunicazione di una lettera del dott. Loiighi, il quale, signi- ticando che la commissione deputata ad assistere e tener dietro ali" esito delle applicazioni dell'elettricità, dal doti. Fioclla proposta, nella cura dcll'amaurosi e della sordità, ha cominciato i suoi lavori sopra tre indivìdui, ma che non può ripromettersi di vederli a termine entro il breve spazio di tempo che le rimane d'uflìzio, propone, che l'attuale commissione non solo venga aggiornata, ma ac- cresciula di nuovi membri locali genovesi, che continuino in seguito le slesse sperienze, e riferiscano poi al futuro Congresso gli annotati risultamcnti. ^'enne accolta la proposta coli' aggiunta a questa commissione dei sigg. dottori Holando, Arata, .Marinelli e Denegri. Altra lettera di anonimo venne notificala , culla quale chicdcvasi il pcrciic non si fosse esaminala dalla commissione sul premio della lebbra una memoria con epigrafe latina, presentata jiria del 15 corrente mese. Al che avendo risposto il presidente, che il tempo utile per la presentazione delle memorie relative al premio spirava col 31 agosto, e il eav. Trompeo presidente di questa commissione, che ( 813 ) ciò malgniiio la momoria in (|ueslioti(' mmiiic puro esaminata ma non giudicata meritevoli' del premio; sulla proposta dello slesso cav. Trompeo venne incaricala la commissione, clic giù aveva visitali gli spedali civili, di visitare pure quello dei lebbrosi, dello di S. Lazzaro; e venne ancora designala un'allra, che oltre ai temi lultora arretrali per la discussione, e rcilalli dagli aniccedenli Congressi, nuo\i aili'i ne aggiugncsse, ove cosi stimasse, e un ipiadro di lutti rassegnasse all'assemblea per il venturo Congresso di Venezia, cnnimissione designata nelle persone dei sigi;, prof. (ìeroniirii picsidcnlc , cav. Fanlimclli , cav. De Renzi, prof, (^orlicelli, doli. Duliini, doli. C.iispo di Parma, doli, (iosla, cav. lìerlini. Annunzialo quindi come a risparmio del Icnipo clic i'a|(ido fugge, vennero pas- sale ul (Ioli. Parmigiani la memoria sulla scialica del doti. [Saralta , e quella del doti. Carrara sull'idrocele ed edema endemico nella citlà di Loano; ul cav. I"an- tonetti quella dei doti. Tessier sulla diagnosi dei vizii organici del cuore; al prof. Geromini quella del doli. Gio. Antonio Maurizio, sulla dottrina d'Ippocrate se- guila dai praliei di tulli i tempi in opposizione all'abuso dei salassi, dei riinedii e dei veleni; e finalmente al doli. Giusc|ipc l'errario i due grossi volumi di sta- tistiche mediche del dipartimento di Rocco, lavoro redallo dal doli. Ghiraldi, perchè sommariamenlo tulli qiicsli signori delegali si compiacciano poi raggua- gliarne l'adunanza, si procede all'ordine del giorno, che chiama primo a leggere il doti. Asson. E dà egli principio colla sposizione di un caso di perdila della favella diolro a lesiono violenta al capo, con alcune osservazioni sull'organo cenlrale della lo- quela nell'encefalo, e sopra le allincnze tra le alterazioni inatoriali per cagione esterna ed interna delle varie parli dell'encefalo e i turbamenti delle corrispon- denti funzioni. Ivi, narralo un caso d'uomo, che per aver dato del capo in un sasso alia regione parielale sinislra, olire al vomito e sgorgo di sangue dalla bocca, e dalle narici, offri paralisi di molo al braccio destro, impedimento, anzi quasi abolizione della loquela, non che la niidriasi ad ambe le pupille; toccato come convenga col Rouillaud , essere la favella un allo complesso, cui è forza supporre corrispondano un organo, una facoltà speciale, ed i mezzi stromcnlali di comu- nicazione, egli osserva siccome nell'esposto caso la malattia fosso propriamente nei delti mezzi di comunicazione, e trasmissione tra la facoltà crealrice e il po- tere esecutivo, attesoché sano di mcnlc quale si mantenne, avrebb'esso espresse le sue idee e le .sue delerminazioni cogli alti e coi gesti , se avesse po.sscdulo e alti e gesti per farlo. Accennalo quindi che a torlo il Rouillaud riponga l'organo cenlrale delia panda nei lobi anteriori del cervello, allesorhc nella fallispecie il colpo e la lesione siano avvenuti invece nella parie laterale del medesimo, col soccorso delle attuali cognizioni anatomo fìsio-palologiehe di Rurdacli. Arnold, Fn- ville, e sue proprie, riesce a statuire: « che nei casi di gravi lesioni ai lobi ( 810 ) anteriori do! cerM'Ilo, cioè ascessi, rainiinilliiiRiili , iirodii/ioiii morbose con ani- molliinenlu, ila cause ucciilcnlali o traumnliclic, coni|)rcn(lcssero essi la sostanza cinerea, lo strato initlollare superficiale, o si prolbnilassero al verticale, o infine olìVriilessero il lobo incnlo\ato in tutta la sua spessezza, per tutta l'estensione 0 per una parie, o ambedue (|uesli lobi, mai mdm apparve nò impedimenlo, uè perdila, né aller.i/.ione alcuna (Icll.i ioipicla. » llil'crendo in segnilo il risultalo delle proprie osservazioni nccroscopico-patolo- giche eonebìudc: 1.° Nelle firavi lesioni del corpo striato, in cui non sta compresa die la por- zione ventricolare di sua sostanza cinerea, non esservi pai'alisi ne di senso, né (li molo in alcuna delle quattro eslremilù. -2.' La paralisi avvenire ali" estremila supcriore od infeiiorc opposta, di sem- plice moto, o complicala a fjiu'lla del senso quando nella lesione sia compresa l'ir- radiazione clic la il peduncolo cerebrale entro il mentovalo ccnlro. ù.° L'essere compresa nella lesione l'irradiazione del Icgnincnio del peduncolo, oltre a quella della paj-le inferioi'C di (picslo, non indurre un necessario turba- mento del senso, come porlcicbbe a irederc l'opinione di l'oville. Poter essere compresa questa espansione e avervi paralisi di solo molo : non esservi, e pre- sentarsi la paralisi del senso e del molo. 4.° La lesione di un emisfero clic comprcinla la iriadiazione del |ieduneolo, e proprio quello strato di essa cbe cosliluisce la corona radiata del Burdacli, jior- lare la paralisi il |)iii delle volle di molo, talora di senso e di molo, d'ordi- nario, in una, ma anclie in ambedue le cslremilà opposte; mancare la paralisi se non sia compresa clic un poco l' eslreniilà anieiiore di questo strato. 5." Quando una produzione morbosa o dei grumi sanguigni abbiaiio sede di mezzo alle i'ipiei;alui'e dello stato superficiale senza comprendere le libi'C del- l'espansione del peduncolo, ma solo comprimendole o stirandole, seguirne con- vulsione o pai-alisi ai nienibri o|iposli. G.° Le lesroni del menlovalo strato super liciali , cbe non ledono nell'irrr modo 0 nell'altro il vellicale, non portare mai paralisi, ma turbamenti intcllclluali , delirio, stupore o sopore secondo il grado e la pi'ol'ondilà della lesione. 7." Il sopore indicante inerzia intellettuale sorgei-e per malattia di tutto l'ap- parccebio di trasmissiorre, quindi ancor'a dello strato verticale, |)ercbè ne riesce impedita la comunica/ione delle impulsioni agli or'garrì .serrsibili per'il'erici allo strato (Ielle circumvoluzioiii , e delle determinazioni da questo slralo alle peril'erie musculari o motrici. 8.' I.c lesioni encefalicbe (pianto piti si estendono verso le parli ccnlrali, cioè verso il nodo encelalieo e la riiidulla ailuriiiala , essere più gravi e pericolose, e portare la morie più pronta per cessazione delle l'unzioni oiganiclie vilali. ( 817 ) 9.' Le lesioni del ccrvi-llello , (irgaiio ili coniplicutissima to>isilura qiinnto al nu- mero, ed alla iiiuUiplicitù deifli strati, e delle libre eoinpoiieiili di |ii'OYCnlenzu diversi e di funzione, legalo agli istinti, elic danno vivacità ai seutimenli, al pensiero, ed alla volontà, non estraneo al moto ed allo slesso intelletto, non abolire questo, ma toglierne lulvolta la necessaria energia, e produrre l'apatia e l'cbetudine. A questa ben accolta esposizione succedeva quella del doti. Massone sopra un caso di profonde allerazioni verginali, congiunte a missislenza di vita intellcl- tuttle e finiva, caso osservato nello spedai maggiore di Panimalone in Genova. E narrava come eerta donna lavandaja di professione, colpita da poche ore da ful- minante apoplessia e condotta allo spedale, i sintomi gravissimi che presentava la mostrassero prossima al (ine di sua vita, che in men di due ore troncavasi, inutile riuscendo ogni tentativo dell'arte salutare. Brevi cose accennava riguardo alla vita di questa misera donna, bastanti perù a far conoscere aver ella vissuto sanissima fino all'età di quaranta anni, epoca, nella quale per insolazione, colla da ollalmile acutissima, l'occhio sinistro in poche ore perdeva la visiva facoltà, dopo quel tempo visse ancora trenta anni in ottima fisica salute e nella sussistenza la più completa delle sue intellettuali funzioni. Di qui passava alla descrizione dell' autossia , aulossia che credeva importan- tissima, presentando alla sezione preparati i pezzi patologici che descriveva. E notava , come la dura madre per tutta la sua esterna superficie aderisse alla ca- lotta ossea, e principalmente lungo il setto longitudinale, talché ivi lo slaccar- uela fosse impossibile: la dura madre ispessila in tutta la sua estensione osser- vava passata allo strato osseo laddove la concavità delle frontali bozze riveste. I vasi della dura madre egualmente che quelli della pia , ripieni di nero sangue diceva, talché ricisi appena laseiavanlo scorrere liberamente: l'aracnoidc ispessila, il fluido encefalo-rachidiano di color giallo aumentato in quantità; la sostanza cerebrale punteggiata in rosso : cinque o sei dramme di nero sangue versate nei ventricoli laterali: i processi coroidei, la tela coroidea eglino pure ingorgati: l'ar- teria basilare per lungo tratto ossificata, erano le lesioni che veniva descrivendo; ina più di tutto attirò l'attenzione dell'uditorio la descrizione di un tumore della forma e volume di un grosso uovo di pollo, avvolto per ogni dove da finissima Irla , disseminata di molli vasi , quale tumore comparve togliendo a strali la so- stanza cerebrale. Il suo colore era nero: era sans;uinolenlo, inodoro, e molle così che ricisa appena la membrana che lo racchiude\a, vuolavasi sotto forma di vi- scosa e nerastra poltiglia. Esso poggiava sulla sella turcica . la quale a dargli ri- cetto alteravasi, distruggcvasi , tal che il corpo dello sfonoide in tutta la sua so- stanza cariato crasi ridotto a sottilissima lamella, aprendo cosi una patologica 103 ( 818 ) foiminiiMziimi' lia in\v\ giuisio e k cavila nasali posteriori. Avvertiva quiiuii , clic in (|iu'lla l'osi estesa degenerazione di parti era scomparso e il setto lucido, la iiliiaiidola pituitaria, il suo jicduiii'ulo, i tubercoli cinereo e UKunillari, e l'iu- liindibolu, non restando che i (ili della volta a Ire pilastri, i quali parevano ab- brueeiarc il giù descritto tumore. Di qui passando alla descrizione delle altera- zioni rinvenule nell'occhio già colpito da trent'anni dall' inlìanimazione, veniva dicendo, come atrolica sulla sua totalità presentasse la cornea trasparente a con- tatto colla l'accia antcrioi'e dell'umor cristallino, il (piale mutata l'orma e sostanza pareva osseo e fallo a guisa di un seme tli l'aitinolo. Diceva l'umor vitreo di- strutto, ed essere rimpiazzalo da un'ossea dcgcMierazione la ([naie lulta (piasi la poslerìor camera riempieva; e dopo avere annoialo clic il nervo che in ipieslo patologico prodotto impiantavasi era duro e quasi cartilagineo, osservava, che ogni altra parie trovavasi in istalo normale, e chiudeva la sua comunicazione coi seguenti postulati : 1.* Come tanta disorganizzazione in parli di lanla importanza, in un viscere destinato a tante l'unzioni si potè compiere senza che le l'unzioni animali, vitali e inlellctiuali ne abbiano mai risentito. 2." Se (picir eslesa disorganizzazione dipendesse dall'acutissima ottalmilc sof- ferta già (la treiit' anni. 5." Se da essa si poteva ripelcre la repentina morte per apoplessia. Ma già conforlato il Massone dall' incoiaiigevole gradimenlo dell' assciubbui , ce- deva il loco ad un lerzo die saliva la tribuna, il sig. avv. PcrilaMO di Napoli, il quale scusalosi innanzi lutto, se devoto a Temi inoltrava il pie nel tempio d'Igiea, protestava sentirsi coscienza di non salirvi invano, se il caso, che stava per narrare, fosse pur paruto alla dotta congrega di quelli, che posson mettere la giustizia nella via della peritanza, e fors'anco degli errori gravi all' umanità, ove non intervenga il lume delle mediche discipline. Tratlavasi di una nobile donzella cresciula fra gli agi , ed in ultimo a povertà condona da avversa fortuna. Dilaniala da angosce iiicessanli cadde anche nel- l'amorosa rete, che vieppiù accrebbe e fece acci he le sue doglie, svegliando e desiderii e gelosie, contese, rancori e domestici guai. Una esistenza menata fram- mezzo a tali e tanti patimenti in breve le precipitarono la digestione, e di se- guito le inlellctiuali funzioni. .Ma nella sera che precedette la sua inoi'ic ebbe gagliardo appetito, e si cibò con pane e presciutto. Se non che fu colta nel mezzo della notte da Gcrìssimi dolori più che altro molestanti lo stomaco, che andarono ben presto silTattamcnle crescendo e congiungendosi coi deliquii , spasimi , vomito e singhiozzo da condurre la misera fanciulla alla tomba. Trapassata la mezzanollc e pria che sorgesse il sole, fu visto tulio il suo corpo l'arsi lumido principiando dalla cavila addominale, annerile le labbra, le unghie, il \(illo ed allrc parli. ( 819 ) infossali j;li (icclii, p il (|iia(Iio liiUo jucspiilarc dei sinloiiii dell' avvclenamcnlo, rome fu giudicalo dal iii('di<-o, die accorso in frella, e vedulalu, disse ben tosto non osservi srampo di vita. Il tristo vatirinio avvcrossi verso le ultime ore della niallinala. 'l'iapassata la infelice fanciulla , dopo al(|uanle ore riaccpiistù il volume del eorjio die aveva quando era sana , e il primitivo colore della cute. Perù slac- cavansi al niiniino tocco i capegli , e nere conscrvavansi le unghie. Praticata la sezione del cadavere , si rinvenne nello stomaco che era quasi vuoto , ad eccezione di poca quaiililà di piesciullo , una perforazione circolare della di- mensione di un pezzo da ('iiii|ue traudii , e regolare nella sua forma. Ksaminale da abili cbiniici e parti solide e parli liquide e con un metodo d'analisi, e con altri, non fu rinvenuto alcun principio venefico. (iosi narrato il caso, il sig. avvocato si fa a dimandare: 1.° Se può accadere avvelenamento naturale spontaneo coi sintomi del procu- rato e colla perforazione dello stomaco; e se la perforazione di o genere di alTezioni mor- ( 820 ) boso. FiK-ova pii pino da Iciiipo annoiare che quosla dialpsi scrofolosa , non co- nosciula nella sua essenza, si accompagnava non dì rado ad un olTotlo di azione di'l processo assimilativo: e che a corrciigerla si doveva avvalorare il processo dell'organico assiinilamen(o , rendere la evoluzione organica meglio sviluppata, e ronfermarla in grado di più solida condizione e salute. Tulio ipieslo gli sembrò dappoi che non valesse a dare idea bastevole intorno alla costituzione sciolblosa , né a prestale suflicieule fondaiiienlo per stabilire un metodo preservativo della medesima, avvegnaché in molle costituzioni, diverso da quella che predispone alle scrofole, si noli il difetto dell' evoluzione organica e dell'assimilazione, e non vi sia tendenza ad informarsi di malattie scrofoloso. Da una parlo, egli pro.seguiva, l'abito cosi detto ticrvnsn , se ci presenta pre- valente 1" elemento che costituisco i nervi, e prevalenti pure le funzioni collegale colla prepumlcian/.a di questo sistema organico, Tion <'i presenta uno eguale svi- luppo del sistema vascolare sanguigno, e massa perfezionala di sanguigno umore, né grande svolgimenlo del sistema musculare. né clcnicnii libiinosi a quest'uopo sudicienli. Pure ad onta di ciò, queslo abilo non predispone alle malaltie scro- foloso. D'altro lato l'abito linfatico degli umani corpi presenta scarso il sistema vascolare sanguigno, poco pure svilupjiato quello dei muscoli, siccome avviene nel nervoso, e nel sangue non havvi prevalenza di elementi organici, ma degli acquei, e scarsa è anche la slessa massa sanguigna. Questi corpi od abiti sog- giaeiono bensì alle aifezioni morbose dei ganglii liufalici, ma non rivestono i ca- ratteri, onde van distinte le vere affezioni scrofolose. In una parola anche l'abito linfalieo non induce per sé alla scrofola. Dunque in genere l'espressione d' inlievolimcnto, di Oacchczza dell'organismo non basta a denotare lu facilità con cui si propende alla scrofola. Dillalli, so noi miriamo quel che offrono i corpi soggetti a tali infermila, Iroveremo non un qualunque dill'ctlo di evoluzione organica, ma sibbene una evoluzione specialis- sima affatto. Gli abili che vi sono soggetti non scarseggiano di massa sanguigna, che anzi talvolta inclinano alla pletora. Tali corpi non hanno il sistema sanguigno sviluppato così quale si riscontra in chi vada per tcmperamenlo sanguigno eon- traddislinlo; né havvi prevalenza arteriosa, né eccedenza dei più elevati principi! od elementi organici. Non lo hanno come i corpi d'abito venoso, che oltre ad essere in questi pure mollo sviluppalo il sistema musculare più di quel che si osservi nei corpi alla scrofola soggetti, pure non hanno (]uella tinta della culo, che in essi dimostra la prevalente venosilà ; anzi o presentano il pallore culaneo. 0 hanno la pelle tinta e irrorala da sangue vermiglio, rari anzi che no essendo i corpi predisposti alle scrofole, che abbiano altro colore diverso dal bianco; e se lo offrono non va esso colore congiunto cogli altri caratteri dell' abilo venoso. Cosi una distinzione esiste fra quei cor])! che offrono l'abito nervoso, linfatico e ( 821 ) Tahilo sani^uiffoo, quasi stando la Icmpcric degli scrofolosi frammezzo a questi osIrcMii. E quando si pensa all'eccedenza delle produzioni albuminose in tulle le nialallie dc^li scrofolosi: quando si riflcllc esservi nei corpi cosi costiluili una notevole pi'(i|iciisionc alle formazioni organiche, alle pseudo-morfosi , ed alla el- mintiasi, s'inlenderù facilmente che la materia organica produttrice ai.iché scar- seggiare, vi si trova in csuhei'anza. Cosicché prevalendo nei disposti alle scrofole l'ulhumina, prevaie il primordiale elemento di tulle le formazioni organiche ri- paratrici, coinè notasi nelle cicatrizzazioni. Ond'è che pare a lui, che se gli abiti scrorolo>i si prestano ad una soprallormazione organica , ciò avvenire in quanto che nel sangue loro ne esiste un prevalente elemento. Però la diatesi albuminosa, pare a lui, essere la dialesi degli individui ed abili di corpo alle scrofole disposti , e sembragli che consista in una nltra-ef- licacia della prima formazione organica più del dovci'e prolungala, quando scar- seggia, e farebbe d'uopo una successiva più perfezionala organica evoluzione. Nella diatesi scrofolosa, cj^li prosegue, manca la successiva formazione or.sanica, quella che è più legala col processo respiratorio, e che procura una buona ema- tosi, essendo questa negli abili scrofolosi arrestata, e cagione che non venga al- Irimcnli cangiala dagli atti respiratorii in più elevato organico principio la pre- valente albumina. Che se maggiori e più esatte e moltiplicale analisi chimiche si avesseio del sangue degli scrofolosi , ei si lusinga verrebbe confermala questa sua dottrina. Le quali analisi però se in oggi tuttavìa sono insudicienti a chiarire in modo preciso ed esatto le alterazioni del sangue degli scrofolosi , non però le ri- tiene meno meritevoli, in quanto che nel sangue sia da riporsi posilivamente la disposizione e facililà alle scrofole. Oneste sue idee le crede importanti per i procedimenti di una razionale cura preservativa, in quanto che, vede ognuno che se le prime assimilazioni negli scrofolosi non sono difettive, se l'elemento primo dell'organica formazione, evo- luzione e riparazione abbonda, non conviene accrescere la materia della nutri- zione, ma in senso contrario doversi agire, porgendo scarso cibo, più scarso che neiili individui di eguale eia, con altro abito dallo scrofoloso diverso. Che se Heaudelocqne trovava il villo [ler la sua qualità indifferenle negli scrofolosi, si era perciò che non lo regolava colle viste più coerenti al bisogno del loro orga- nismo. Sia adunque, diceva il lìufalini , il villo degli scrofolosi scarso anzi che no, di qualili'i che più si presti facile a formare buona ematosi , allo sviluppo e producinienlo di maggior quaiililà di librina . e quindi di tessuti musculari. F. presciinlendo dalle viste della chimica oiganica, attenendosi per ora a quelle di- mostrazioni che la clinica ha bastevnimentr confermalo per la cura preservativa della scrofola, propone il villo animale as.sai scarso: gli esercizi! ginnastici, come quelli idie contribuiscono ad una |>iù enersira ematosi . ed allo sviluppo maggiore ( 8:22 ) della massa inusrularc: lahilaro nelle spiaggie marino, (lo\e, sia penile l'aria è più grave, come tentò provare il Pravaz di Lione, che usò con profitto negli abili scrofolosi i bagni così delli d'aria condensala, sia per allra qualsiasi am- messa virtù; ò pure di osservazione che riesce prolicuo, e (ìnaimeiile l'aria aporia della campagna. Ondechè conchiudeva il suo ragionamento con notare , che modilicando oggi quanto sia scritto nelle sue opere a riguardo della scrofola , credeva , esservi nella cosiituzione organica che predispone alla medesima, non dolicicnza di iiriiicipii riparatori, ma sibbonc deficienza, e meglio insullicienza di (picila formazione or- ganica che è sotto l'inlluenza dell'ossigeno, ossivcro della funzione respiratoria, e che conviene rivolgere latleiizionc e l'esame non alla iiulrizione, ma ad una migliore o più atta riparazione di principii ossigenati. Plaudiva l'assemblea, e con essa il presidente al dissertare del cav. liufaliiii, soggiungendo quegli essergli di conforto trovarsi concorde d'opinione col clinico di (■'ircuzc; avere pur esso nella sua memoria che qui si conobbe trasnotala, ac- cennali i vantaggi e i lumi che può arrecare la chimica organica nella cura pro- filallica della scrofola; aver trovata la prevalenza dei principii albuminosi; aver distinto l'abito scrofoloso dal nervoso e dal muscolaic; aver notalo trovarsi spesso alTelto il sistema linfatico senza che sianvi scrofole, e concordare |)urc nei sommi capi il metodo preservativo per esso proposto con quello ora riccu'dalo dal Rufa- lini. Con quali dichiarazioni conchiudeva, che se questi sludii continueranno ad essere volti con profitto al fine, al quale sembrano fra noi diretti, sarà lecito sperare, potersi quandochcssia porre un freno ad una delle più terribili e diffuse malallie, che, come altrove, mietono in Italia vittime senza numero, e forse agli italiani slessi essere riservata la palma colle benedizioni dell'umanità intiera ri- conoscente. V." Il Presidente Cav. Prof. Carlo Speiianza /■ Doli. Odoardo TcnCHETTI / Segretarii ì Doti. Secondo Polto V Doti. Giacomo Diana. lUUxMO^E DEL (;i()lt.\(» 25 SI'TTEMHRi: D. 'opo Icllo ed approvalo il processo verbale della sedtitu precedenle, anmiiizialo il piano delie eoiiimissicmi |)i'ovineiali italiane, die corrisponderanno colla presidenza generale residente in Firenze, jier oKenere lo scopo prefissosi di mia farmacopea iiniforiiie italiana, piano die verrà fra poco pubblicato nel diario, si rassegnano al (loti. Torre, percliè ne renda poi conto all'adunanza, due memorici |ierve!iulc al banco recenlemenlc, aggirunlcsi 1' una sull'origine dell' elottrìcità negli animali, del doti. Vincenzo Maria Stasi di Napoli, e l'altra sulla semplicità clinica di ano- nimo. Producevaiisi (|uindi alla tribuna il prof. Bù, membro e relatore della com- missione sulla peste, sulle quarantene e sui lazzaretti, e leggeva il suo rapporto, nei termini precisi clic seguono: • Nella seduta del giorno 17 settembre, il presidente della sezione Medica del Congresso scienlilico di Genova designava una commissione per occuparsi . • (ìià la commissione instituita in Napoli, per lo stesso scopo manifestava una- nime il desiderio che le magistrature sanitarie si compiacessero di rimettere al presente Congresso di Genova la conoscenza dei fatti , sui quali fondano la ragio- nevolezza del sistema da esse praticamente seguilo, aflìnchè potessero gli scienziati partire da tali fatti nel decidere le importati questioni sulla peste, b a deplorare, rlic nessuna magislralura abbia corrisposto all'invito. Non peitanlo la coinmissione ila creduto debito suo di occuparsi della soluzione di alcuni quesiti , eiie |iiù di- rettamente mirano ad una savia e prudente riforma delle quaranleiio. • • Si agita\a in primo luogo se era conveniente ed utile, die la commissione imprendesse a Irutlare la questione della contagiosità della peste. La commissione riflellendo die intorno a quest'argomento si erano nel Congresso di Milano ed in quello di N;ipo!i es;imiiiati falli e dncumeiili molteplici antidii e recenti, che non lasL'iiiiiu dubbio viTuiio sulki facoltà contagiosa ilcila jicslc, e che fu colà (jucsla iiuesliouf suflicicnlemciitc discussa ed agliata, animellcva all' unanimità che il con- tagio della peste bubonica orientalo è una questione oramai risoluta alTermativa- menle. Tralascialo im|)ertanto (|uesto argomento, la commissione si occupava della trasmissibilità della peste. » « La peste ella è dunque una malattia trasmissibile, o a meglio dire può essere trasportata la peste dai luoghi, che ne sono infetti, anche a grandi distanze, conser- vando sempre identità di forme e di essenza? La commissione uiianimaniente giu- dicava la peste trasmissibile o lras|)ortabik'. Che essa si tras|)orti veramente, in- duccndo cosi in regioni lontane, sotto favorevoli ciicostanze stragi spaventose ed inaudite calamità, la storia il dimostra, né havvi fatto pili vero e più lulluoso di questo. Fu in Italia dalle due più illustri repubbliche dopo il medio evo Venezia e (ìenova, dove questo fallo venne dapprima riconosciuto e constalato e che in- torno al principiare del secolo xv mosse quelle due potenti nazioni a stabilire (piaraiitenc e lazzaretti, e ad adottare misure d'isolamento e di espurgo per gli individui e le merci provenienti da luoghi sospetti od infetti. L'esperienza di tre secoli almeno ha mostrata l'efficacia di siffatti provvedimenti. Non vi fu perciò veruno dei membri della commissione, che sulla trasmissibilità della peste mo- vesse alcun dubbio. » « Ma se la peste è trasmissibile, lo è soltanto |)er mezzo dei malati, o ancora per mezzo di oggetti che diconsi suscettivi? Che la peste si trasmetta e si i)ro- paghi per un modo di contatto chiamato immediato, alloraquando cioè il jirin- cipio contagioso di essa viene trasmesso direttamente da un individuo ammalato ad una persona sana e predisposta, era unanimemente affermalo dai membri della commissiune. Si apriva però una discussione sui modi coi quali questa trasmis- sione immediata può aver luogo, se cioè sempre per un vero contatto della persona inferma con un individuo sano, oppure anche per le emanazioni della persona in- fetta, capaci in luoghi chiusi e non ventilali di diffondersi a qualche distanza del- l'ammalato, il quale secondo modo di trasmissione immediata del contagio della pesto è chiamato da alcuni iiifvziont: La commissione opinava che 1' esalazione del principio contagioso che si fa nell' ambiente ad una certa prossimità dell' indi- viduo attaccato da malattia contagiosa, se avvenga, che invada un sano in quello ambiente collocalo, è essa slessa una maniera di contatto. L'aria di un grande ambiente, e rinnovata, oppone un ostacolo insuperabile alla diffusione dei prin- cipii contagiosi, che anzi li decompone e li distrugge. Non vi sarebbe mezzo di arrestare una malattia contagiosa, d'impedirne l'introduzione in mezzo ad un paese, e ad una popolazione sana se si ammettesse che i principii contagiosi pos- sono rimanere sospesi o disciolti nell'atmosfera, non distrutti, né allerali, e per mezzo di essa essere trasportali a più o meno grandi distanze. Se si contraggono ( 825 ) alcune malaltic col solo avvicinarsi .id un individuo clic ne sia allualinenle afTelio. fio non csrludc come si ò dello, che non sia questo un modo particolare di con- tatto iniincdiiilo, e per nessun modo da questo fatto si può stabilire che l'atmo- sfera sia un mezzo diirerente dei principii conlagiosi. » « Ma la peste si comunica anche e si iraMOclte per mezzo delle sostanze che sono stale in contatto col corpo dell" ammalalo , a modo d'esempio i suoi vesli- meiili e tutti gli oggetti di cui fa uso, come anclic per mezzo di altre materie suscettive che possono non essere stale a coniano coli' infermo , ma che hanno potuto colla loro miscela con altre sostanze già inrelte assorbire e ritenere parte dei principii contagiosi. La commissione, meno uno de' suoi membri, ammetteva questo secondo modo di trasmissione della peste, che nelle scuole vien detto con- iano metlialo. Si hanno inlinili fatti che la trasmissione della peste per mezzo di contatto medialo comprovano. Le storie delle |icslilcnze, che in varie epoche hanno desolata l'Europa somministrano a dovizia di sill'atti esempii, e nella stessa peste di Noja, poscia in quella più rccciilc di Odessa, si fecero osservazioni confoi'mi : né mancarono sillalli casi iicll' ultima pcsliicnza di l^gillo, sulla veracità dei quali casi, pcrcliè allcsiati da leslimonii senza eccezione, osservati da medici probi e istruiti non lice muovere alcun dubbio. La commissione quindi, intorno ai modi coi quali la trasmissione della peste può eireltuarsi, stabiliva che il contatto me- diato od inmicostanzc conservano ipiesia terribile facoltà , oppure avrà a considerarsi come in- delinilo o iiideterminalo? Tutte le magistrature sanitarie, tin dalla prima loro istiluzione riconobbero concordemenle siccome un fatto avverato che una sem- plice più o meno pndungata esposizione all' aria libera delle sostanze contaminale lOi ( 8^20 ) ò suflieionir a distruggerò e a (li'coniporrc i germi conlagiosi , elio por avventura fossero ad esse aderenti, e questo fatto non fu mai smentito dall'esperienza suc- i-essiva di tre seeoli almeno, ed ù tuttavia ammesso dai più gravi patologi die hanno tutti rieonosciuto nell'aria un potere neutralizzante i germi contagiosi. Al- l' incontro ù pienamente provato , che non puossi in alcun caso precisare per quanto tempo la materia contagiosa della pesto possa conservare la sua potenza sopra una sostanza inanimata, allorchò questa sostanza è difesa dal contatto del- l'aria. Vi sono mille esem|)ii in Egitto di famiglie che si sono trovale contaminale all' improvviso senza conoscenza di altra causa, che quella di aver tratto dalle guardarohe o casse dei generi già infetti. Iv celehre il l'atto riferito dal dottore (ìrassi e confermato da altre testimonianze degne della maggior fede, di alcuni religiosi, clic contrassero la peste nel convento cattolico di S. Giovanni d'Acri nell'anno 182'J dopo avere aperta una cassa contenente ahiti monacali, chiusa già da due anni. Non passarono 24 ore che il religioso il quale aveva aperta la cassa rimase il primo sorpreso dalla peste, (ili altri in numero di otto Io fu- rono nei giorni successivi, e tutti indistintamente ne morirono. Per (iu<'sti falli e molti altri che potrebbero aggiugnersi la commissione stabiliva che era inilcler- minato il tempo, in cui il germe della peste poteva conservarsi aderenle ai corpi suscettivi, quando questi corpi sicno sottratti al potere disinfettante dell'aria. » « Vi sono falli sufiìcienti a determinare almeno approssimalivamenle il tempo della incubazione della peste? Fu unanimemente riconosciuto dalla commissione regnare ancora grande incertezza sulla durata possibile della incubazione del con- tagio della peste, né le osservazioni finora fatte sono cosi numerose e così positive che valgano a stabilire che l'incubazione non possa in alcuni casi oltrepassare i limiti, entro i quali fu da alcuni moderni circoscritta. L'età, il temperamento, la stagione, l'indole più o meno deleteria del morbo possono costituire delle dif- ferenze importanti. Non mancano osservatori , che si sono veramente, prefissi di determinare la durata dell'incubazione della peste, e ciò per mezzo di appositi esperimenti e di osservazioni a questo fine istituite. Disgraziatamente jier la le- gislazione sanitaria questi osservatori sono pochi, e meritano in primo luogo di essere ricordati i dottori liulard, Grassi, e Cosse, il primo de' quali nelle Smirne, il secondo nell'Egitto, ed il terzo nella Grecia, hanno usate molte diligenze per arrivai'e alla soluzione di questo difficile problema. Il sig. Bulard in 180 individui maiali di peste a Smirne nel 1837, in soli dodici casi di essi ha veduto l'incuba- zione protrarsi solamente fino all'ottavo giorno, e in molti nel secondo e nel terzo; però lo stesso Bulard riporta un caso di peste avvenuto al Cairo, per cui sem- brerebbe |)otessc quello stadio in alcuni rari casi proli'arsi anche a 17 giorni. Il doti. Grassi in quanto alla incubazione della peste cosi si esprime: « nel corso di varii anni più migliaia di persone d'ogni clà, sesso e condizione sono stale ( 827 ) coiidunnutc ad una ((uaranlonn di scltc giorni lauto nel lazzarello, quanto nelle loro case, per essersi trovale eonipromesse eon |irstiferali. In molli la malattia si ù manifestala entro (jiieslo periodo, ma in nessuno al di là, heneliè io sia stato mollo vigilante ed attento in l'are questa osservazione ». Lo stesso dott. (jrassi per altro eoiieliiude rendersi necessaria, per non defraudare ai rij^uardi , elle giustamente si devono alla salute pubblica, una contumacia da II a 14 }.'iorni per coloro che venissero da un paese ove la peste regnasse. Il sig. Cosse, nella ))esle che ha regnato in Grecia nel 1827 e I85J8, all'erma, che ogni volta elle gli fu dato di rimontare lino alla prima origine del male e di apprezzare tutte le circostanze coiicomilanli la sua prima invasione, non ha veduto the la durata dell'incubazione abbia mai oltrepassali i 1!2 giorni; per altro nella stessa memoria ripoita un caso di peste avveiiulo nella rpiaranlena di Proinia in Grecia, in cui la mahillia sviluppò al Hi. '"" gioì no, dopo clic l' individuo ( certo Anastasio) aveva subilo I' intiero spoglio delle sue vesti ed un bagno generale di Millo il corpo d'acqua marina ripetuto |ier ben tre volle. La commissione iniperlaiilo è d'avvi.so che prima di stabilire un prcectto invariabile sul tempo in cui può in ogni caso rimanere il contagio della peste latente nel corpo umano, bisognerà necessariamente possedere un maggior numero di falli, che (inora non fu rac- colto, bisognerà avere istituito diligenti osservazioni in più largo numero d'indi- vidui, in diverse epoche, e sotto diverse circosUmze di cielo e di tempo. Pon- derale per altro tutte le osservazioni in pro|)osilo, la commissione, meno uno. opina che si possa iiilaiilo almeno approssiinalivamenle circoscrivere lo stadio della incubazione della jieste entro il leimiiie di 14 giorni compiuti. » • La vostra commissione nello stabilire l'accennato perìodo per la durata della incubazione delhi peste non ha credulo che i pochissimi casi eccezionali di una incubazione magi;iormcnle |)rotralta sieno cosi puri e constatali , per potere da questi soli trovar ragione di maggiori rigori quarantenarii. Altronde la commissione non ignora, che (|uei fatti stessi sono stati da alcuni osservatori messi in dubbio. Kssa però emelle ardente volo, come già faceva la commissione di Napoli, perchè le inagistralui'c sanitarie Aomministrino argomenti e prove di fatto, ricavate dai loro archivii, cioè a dire dall' esperienza del passalo in iiiù largo numero che non sono quelle che liiiora si hanno, per potere finalmente arrivare alla soluzione di questo impurlanlissiino quesito. • • Si apriva poscia nel seno della comnaissionc una discussione sul conto in cui deve aversi la ipialilà della jiatenle sanitaria. Arsomenlo di gi;ivis>ima importanza, e fondamento precipuo d'ogni ordinamento sanitario. La patente di inanità, istitu- zione antichissima italiana, è un documento del quale ogni nave si munisce nel luogo di partenza, e che viene rilascialo dal magistrato o intendenza sanitaria del paese, e in quelle contrade dove magistrato di sanità non esiste, come in alcuni ( 828 ) M'ali ilt'H'Ainerica e del Lcvniilo ò sup|)Iilitani
  • 'on vi ha dubbio quindi, che se venisse trovato un mezzo più pronto, che non è l'aria, ed egualmente eflicace per la disinfetlazione, senza che ne restasse lesa l'integrità delle sostanze così disinfettate, ne risulterebbero imuiensi vantaggi al commercio, ed alla navigazione in generale, perchè propor- zionatamente assai più brevi che non sono attualmente sarebbero i periodi di qua- rantena per le merci assoggettate a contumacia. Quc>to mezzo >i è creduto essere il calorico innalzalo ad un grado molto elevato. I>i>gra/.iatamente le prove linora addotte in conferma della proprietà disinfellanlc del calorico dod sono del lutto certe. La commissione ricorda con lode le esperienze istituite nel I8i3 dalia com- missione russa al Cairo, ma è dolente che per esse non sia stata tolta ogni dub- biezza. La commissione nutre fiducia, clic silTulli esperimenti importantissimi per lilla completa riforma delle quarantene saranno ripetuti: e questa fiducia venne ( 832 ) avv.ilorat:i dalle iioMIi |iai'ol(' del {•onte Stefano (ìiiisliiiiani , presideiile del regio iiiagislialo di sanila di (ieriova , eolle (|uali iiifoiinava la coniinissione , che la macslà dei Re Cahlo Albeuto, che regge tanta e cosi felice parte d'Italia, e a eui nulla sl'u|;,i;e di (inalilo jiiiò iniporlare alla felieilà de' suoi popoli, aveva accolla Ix'iiigiianieiite una sua proposta, di creare una eoniinissionc incaricata di recarsi in Egitto per istudiare la peste, e sciogliere linalinente per mezzo di esperimenti r im|)orlantissimo problema sull' azione disinfettante del calorico. » " La commissione linalmenle aderiva all'unanimità alle parole del cav. Trompeo, le quali miravano ad un migliore ordinamcnlo di polizia interna dei lazzaretti . di giù accennalo della giunta della reale accademia di medicina di Parigi. » • Le conclusioni della commissione clic jiossono servire di corollario al pre- sente rapporto, sono le seguenti: 1." Il contagio della peste bubonica orientale oggimai è una (|uestione risoluta affermalivameiile. -2." La peste ò trasmissibile , e può essere trasportala anche a grandi distanze dai luoghi , che ne sono primitivamente infelli , conservando sempre identità di forma e di essenza. ó.» La peste è trasmissibile per mezzo degli ammalati , e per i fatti clic pos- sediamo, anche jicr mezzo di oggetti che dicousi suscettivi. 4." La trasmissione della peste per mezzo delle emanazioni della persona in- fetta. capaci di diffondersi a qualche distanza dell" ammalato , è una maniera di contatto immediato. S.° La peste si trasmette non solo quando regna epidemica , ma quando anche conserva un andamento sporadico. G.° Non è definito il tempo in cui gli oggclti chiamati suscettivi possono con- servare la proprietà di trasmettere la peste se sieno sottratti all'influenza e con- tatto dell' aria. 7." Non si hanno ancora bastanti fatti per determinare in modo assoluto la durata dello stadio d' incubazione della peste. La commissione ])ondeialc tulle le osservazioni in proposilo, crede cbe almeno a|)prossimativamente possa limitarsi a quattordici giorni. 8.° Le patenti di sanità sono dislinlc in palenli nella, sospella e brulla. Le patenti di osservazione di rigore e di osservazione semplice vengono considerate siccome inutili e dannose al commercio. "J." Non si ha a tener conto della patenlc nella del Levante e particolarmcnlc dell'Egitto e della Siria, finché le istituzioni sanitarie colà stabilite, in perfello accordo tra di loro, non abbiano messa più ferma radice, e distrutti i pregiu- dizii , che in Oriente ancora si oppongono ad ogni migliore ordinamento d'igiene pubblica , e non sia trascorso almeno un decennio di |)erl'elto silenzio della peste sia epidemica , sia sporadica , in quelle contrade. ( 835 ) 10." Lo spuglìu dei (|iuiranleri, ititi al principio delia quarantena è considerato una misura utile ad introdursi nella pratica sanitaria. il.° Quando si avverino le condizioni indicate nel rapporto, si possoDO con- iare come giorni di (|uaranl('na i|ui'lli inipicgati nella traversata. 12." .Non si lianjio ancora sutìiiicnti |)roM' per ammettere la fucuitù disinfet- tante dei calorico elevato ad un' alla Icniperutura. ló.° Gli espur;,'lii delle merci ed ogfjctti suscettivi, come sono praticati attual- mente nei lazzaretti d'Europa, guarentiscono sullicientementc la salute pubblica dai pericoli delia trasmissione delia peste. 14.» Si ravvisano urgenti alcune ril'ormc da adattarsi generalmente per mi- gliorare le attuali condizioni di polizia intorna dei lazzaretti. > • iVfl. Le cose fin qui discusse ed espresse furono consentite da tutta la com- missione, meno il dott. Farini, il quale non convenendo sui principi! die han regolate le applicazioni pratiche, dichiarò non poter venire a queste conclusioni. Firme: Doli. Luigi Callo Farini, a conferma della prolesta: dott. Gio. Battista Calturani, duil. Gio. battista Pescello, pi-of. rcderico Parodi, (ioli. Angelo Duhini , prof. Giacinto Sacliero, doli, (iaeliiiio Torre, prof. Alessandro Cor- licclli, dott. G. A. Galderini, prof. Secondo Herruti , doli, \incenzo Salvagnoli, cav. Bernardo Berlini, cav. Benedetto Trompeo, cav. Stefano Giustiniani, Catullo Uogier barone de Beaufort, cav. Salvatore Dc-Bcnzi presidente, prof. Angelo Bó relatore. » A questo punto chiedendo il doli. Farini di dare contezza all'adunanza dei punti dottrinali , che I' hanno portato a divergere dalle conclusioni del rapporto della commissione, ed ollenulane licenza, prendeva le mosso dacché ogni qualsolta im- perversi il fl.igollo d'un morbo popolare, ben tosto il campo si ajira al mondo medico per disputarvi, se da contagio, o da influenza o|)i(lomica derivi la scia- gura, i contagionisli raccogliere, anzi spigolare lo |)roprie, le recenti ed attuali osservazioni non meno, che le viete e persino le tradizionali; per converso gli opidemisli darsi in cerca di tutto, che lo sviluppo del morbo popolare chiari.sca ed accerti fuor delia via por comunicazione; nel conllitlo intanto dei motivi che l'una 0 l'altra appoggino di queste .sentenze, non darsi poi la ben dovuta briga di porsi in una via, che tolto il velo dell' incertezza , o falla palese la possibile mutua dipenilonza loro probabile egualmenlo si l'una che l'altra di osse risulti e appaia. Ora, per ciò che s|ietta alla peste, ritenendo egli ossero consentanea alla ragiono od ai fatti la generazione spontanea dei coniugi, attesoché pel volu- bilissimo modo 0 di Ossero o di comporsi le iiinueiize eslornc, non di rado sor- gono malaltio appiccaticcio nello carceri, negli spedali e nelle navi; cosi crede, anziché andare in cerca d' un contagio peslilenziale non bene delìnilo , doversi \0ì ( 8.-.Ì ) rivolgere l;i iiosltM allciiiione ad un solerle sliiitio di lulte le circoslanzc igie- niche clie coirebbero produrla. Queslo princi|)io dollrinale inlorno alle malallie popolari, die lo ha porlalo a diversiere sul |)uiilo dell'eziologia peslileiiziale dal scntimenlo della commissione, noi riirae per») già dal preservare a credere alla Irasmissibililà della peste bubonica , ma sollaulo gli viela di piegarsi ai molli modi di Irasmissibililà che eoniunemenle ed esclusi\amcnle si anirnelkino. Cila per sé la sanila del Levanle in alcune epidemie europee; la vana e non sempre riuscita inoculazione del pus hubonico; i molteplici fallili C(mlatli, e persino le, per lui incomprensibili, leggi sanitarie, che per essere, dice egli, bene s|)esso in urto logico e pratico sia in riguardo alla discussione delle sostanze snsccllive , sia in riguardo alla pretesa tutela dei cordoni, lazzaretti e quarantene, inutili aiTatlo si rendono, suggerite più dalla crudeltà e tradizioni, che non da falli bene accertati, e da principii dottrinali di sana |)alologia. Intanto il Fariiii non abolirebbe ogni regola sanitaria-, solo che vorrebbe il codice sanitario non del lato da prcgiudizii popolari, o da false teoriche scienlifiche; ciò non essendo cosa di facile conio, per non avvolgersi per avventura in crroii , che altre na- zioni hanno col fallo sanciti, propone venga nominala una commissione perma- nente dei più distinti medici e magistrali sanilarii italiani . la quale sliidii meglio le questioni, ed al Congresso futuro proponga le opportune modilicaziorii ai vi- genti regolamenti sanilarii. L'animato dire del Farini trasse nell" arringo varii membri. F, primo sorgeva il prof. Parodi, il quale sebbene prolesli di dissentire sur un pnnlo aneli' egli della commissione, si trova tuttavia anzi lutto in opposizione col Farini in queslo senso, che laddove sembra a (piesli che i corollarii del rapporto sieno Iroppo avviali e deferenli all' aulico sistema, sembra a lui al contrario che lo siano poco, almeno non quanto esigerebbe la tutela degli interessi più cari dell' uma- nilà. Egli protesta di credere coscienzioso l'alimi opinare, e si lusinga che di eguale coscienziosità vorrà essere riputalo il suo, ne vorrassi fargli il torlo di crederlo da altre passioni mosso fuor da (piella del vero. Egli prosegue a dire, non rappresentare come il Farini una miiuu'ilà, o meglio ìtnicilii opposta allo spirilo del rapporto; che anzi approvarlo in tulle le sue parli, eccello in una sola conclusione, a vero dire importantissima, avvisando, che laddove invece di una questione eminenlemente pratica si fosse trattalo di una astraila, di buon grado avrebbe deferito alle opinioni de" suoi colleghi. Il punlo. sopra il quale dissente il Parodi è il periodo d'incubazione, parendo a lui, clic (piando min si possa esattamente fissare e slahilire la durala precisa della incubazione della peste, non si possa ridurla a due settimane, come ha fallo la commissione altro che col tenere in non cale due importantissimi falli, traili da recenti osservatori. Cosse e Bulard, che notarono aver vedulo 1' incubazione della jiesle durare IO ( 835 ) giurili il |)iiiiio, e 17 il secondo. Coinieiie non t'sM-ie ucce^(u(i^^ ■ Ciò premesso io dico, parere a me die la commissione nell' intento di sta- bilire il sopraddetto jieriodo di incubazione, abbia dato alle osservazioni del IJuiard troppo più di valore che non debbano meritare. Come infatti sperare, o preten- dere, che egli potesse conoscere, e con precisione determinare il quando e il come seguisse V occulln fatto dell'infezione nei 160 o 180, che fossero, individui da lui presi ad osservare alle Smirne, se per essere allora quivi la peste e))ide- inicamente diffusa, le opportunità di contrarre colai malattia erano, per cosi dire, le opportunità di ogni luogo, di ogni ora? Chi sa che ipielli da lui dati per ma- iali di jiesle al nono, al decimo, al dodicesimo giorno dall' infezione, non fossero rimasi in quella vece infclli solamente uno o due giorni innanzi? » « Se qualche cosa esprimono di accettabile le osservazioni del Bulard, altro non potrcbb' essere in mio senso, fuorché la molta brevità che suole avere lo stadio d'incubazione, dappoiché sopra IGO, o 180 casi da lui raccolti, più di 130 parlerebbero per la manifestazione della malattia avvenuta tra il quarto giorno ed il sesto. E se a questi si aggiungono gli altri casi di malattia avutisi innanzi al quarto giorno, la della legge della molla brevilà dello stadio d'incubazione fuor di dubbio sembrerebbe acquistar maggior forza. » ■ A questo principio darebbero appoggio anche le osservazioni del doti. Grassi, le quali, per essere state fatte in un lazzaretto, e dopo l'operazione dello spo- glio, meritano certamente di essere tenute in mollo maggior conto di quelle di Bulard. » • A questo principio darebbero ap|ioggio anche i falli di analogia desunti dal modo che tiene nel propagarsi il contagio tifico indigeno. Già aveva osservalo r Omodei , come nella febbre petecchiale contagiosa dominala in Lombardia nel ( 839 ) 1817, ruumcnin dei maiali fnssc'nolabile sempre in su lo scorcio della settimana, e queslo a lui pareva dipendere da ciò, che convenendo più numeroso il popolo alla domenica si nelle chiese, e sì nelle taverne, maggiori lie spuntavano anche le opportunità del trasmettersi l'infezione degli individui sospetti (per ragione di convalescenza o d'altro) ai sani. E infalli, quando de' giorni fcsiivi ne rirorre- vano due o Ire di seguilo, come nelle maggiori solennità dell'anno, 1" aumento dei maiali al cadere di quelle corrispondenti settimane diventavane ancor più forte del solilo. > « Questi falli veramente paiono dimostrare che il periodo d" incubazione dei due conlagii , dì che si parla , sia più breve di quello che generalmente si crede. Ove poi si ripensi, che il contagio 'pestilenziale per la sua maggior virulenza dev'essere a paragone del contagio tifico indigeno, assai più disadìne ai nostri corpi, non si tarderà forse ad aver per probabile, che il contagio pestilenziale debba manifestare la rnorbifica sua potenza in uno spazio di tempo anche più corto. • « Qualche cosa di simile abbiam pur troppo veduto nelle nostre patrie in occa- sione del cholera asiatico. Molti furono dovunque gì' individui testé sani e valenti, i quali dopo avere avuta comunicazione con un clioleroso, venivano poco stante colpiti (la malessere, che rapidamente assumeva la forma della lerrihile malattia dominante. Ed anco le storie delle pesti molti e molli esempi forniscono d' infe- zione quasi d' im|)rovviso scoppiata, o d'improvviso almeno avvertila d.i chi la sostenne, e in poco d'ora già trascorsa in aperta malattia. » « Per quanto adunque egli sia ardua cosa assegnare il periodo d' incubazione del contagio pestilenziale, per le laiiic circostanze intrinseche ed estrinseche, note e non note, le quali ne possono or rilardare ed ora per contrai'io accelerare la patogenia ed azione, e la corris|)ondenle reazione organico-vitale, tullavia io credo, che il dello periodo si possa forse ridurre a più corta misura di quella assegnata dalla (lolla commissione, senza pericolo della salute pubblica, e con ragionevole vantaggio delle condizioni sociali e degli interessi commerciali. » • Convengo anch' io che in queste rose è mestieri andare a rilento, ma forse non saranno del lutto inutili queste mie poche riflessioni se mai potessero dare qualche buono indirizzo allo studio dei falli, di cui la scienza ancora abbisogna; se mai potessero far riguardare come tuli' ora dubbiose alcune relazioni, le quali non per altro son ricevute certi.ssime e incoiiliincriibili . se non perchè si pre- sentano corredate di una dimoslr.izionc spcziosa si, ma pur (pi.ilche volta ingan- ncMile, la dimoslrazione voglio dire delle rifrr. L'errore non ('• nelle cifre, ma iK o può essere nei creduti fatti, da cui le cifre sì son ricavale, ». Di seguilo a quale comunicazione, salilo la tribuna il cav. nufalini, incomin- ciava il suo dire in proposito della questione, che si stava da due giorni agitando ( 8.Ì0 ) nella sezìuMC, co» sigiiilicarc, come il modo grave col i|ii;ile erasi preso a tral- laie e disculcre il tema, incoi-aggiaviilo iiDiicliè a piciiilere pui- esso la parola, ma avvisare anche in sul bel principio, come a lui scmhrasse, clic le opinioni discrepami |iolesscro unirsi e congiungersi iiil'alli in un punto capitale, e sonuno capo, sullicicnte per avventura a portare a lerniinc la controversia medesima. Dicono, cosi egli, i contagionisli essere necessarii i lazzaretti e le (piaranlene per l'incolumità dei popoli dalla peste, e le ragioni scienliliclic che le raccomandano, essere a loro evidenti ed inattaccabili: credono gli oppositori, al contrario, che i principi! di scienza e di ragione, su cui si (ondano le dottrine dei devoti al contagio, non sieno di tale evidenza da togliere ogni dubitazione, e da ])orlare piena la convinzione negli animi loro; duncpic continuino per ora le pratiche delle quarantene e dei laz/.arclli: sieno inlangibili, sacre, pcichc anche nel solo dubbio non lice esporre il genere umano a miserande sventuro; ma si tacciano intanto studii accurati sulla paite scientilica, che ha trailo alla genesi, all'ezio- logia ed alla comunicabilità e importazione della peste. Quelli che stimano essere guidati in ijucsta bisogna dai più positivi latti e accertati |)rincipii di scienza, non possono che desiderare questo nuovo esame dei l'atti, questa più grande pon- derazione, questa maggiore maturità di giudizio che sia possibile, poiché in tal modo e coi continuati studii e con più saldezza di senno le loro teoriche vera- mente trionferanno, e saranno sanzionate col suggello della .scienza. E se sola- mente nuovo esame, maggiore ponderazione, e più maturo giudizio domandano quelli, che sono lullora dubbiosi sulla verità di alcuni principii, e si trovano in porilanza, domandano lorse eglino cosa che possa essere agli altri incresciosa? No. Imperciocché, se si giunge a provare, che il dubbio, che agita le coscienze, e vieta le convinzioni jiositive degli anliconlagionisti, abbia seco una suflicienle forza di ragione, e sia molivato, non dietro vane e puerili esigenze, ina dietro i canoni duna retta induzione che lo autorizzi, non sarà allora un dubbio prudente'? Ora questo dubbio degli anlicoulagionisti, domanda a se stesso il Bufalini , è esso ragionevole? h, esso tale, o no, da importare alla mente dei medici il bisogno di un nuovo esame sui falli e sulle dottrine, che riguardano i morbi popolari? Questa questione, prosegue, riguarda da un Iato la .società, dall'altro la .scienza. E la prima domanda alla seconda di essere tutelata dal flagello dei morbi popo- lari, e di più domanda ancora di essere tutelata col minore possibile sacrifizio della sua libeilà , della sua proprietà e della sua salute. Due postulati aduii(|uc la società indirizza alla scienza. Lasciamo le dubilazioni, soggiunge, che in varie parli si alzano contro la va- lidità e idoneità delle misure quaranlenaric per preservare le europee popolazioni dalla peste di Levante: riteniamo che valgano a lauto: ebbene, in tal modo non si soddisfa che ad uno dei postulati richiesti dalla società, e la scienza deve iin- ( 841 •) lic};nar.si por Irovar moilu di soddisfare ad aiiiljt'diio a un tempo. Qui i devoti al contagio ritengono essere necessario il sacrificio dei poclii pel vantaggio e peila salute dei molli; a ciò eondolti du principii dottrinali che tengono per inconcussi. Ma non potrebbe darsi, che meglio ponderato e studiato 1" argomento si trovasse modo di avere 1' incolumità delle moltitudini .senza il sacrifizio dei pochi? E questa ricerca imjione ai cultori delia medicina il bisogno di nuovamente tentare una via a ritroso e di andare addietro per potersi maggiormente avanzare, potendo ben accadere, che come forni il primo, possa quandochessia la scienza medica fornire alla società anche lo scioglimento del secondo postulato. (Juesla infatti va osservando, che non è sempre in pratica seguilo rigorosamente il principio del luziwiiono , che adottano i contagionisti in teoria; poiché quando i principii con- tagiosi sono sottratti alle influenze atmosferiche, ed alle altre, qualunque siansi, che li decompongono, infiltrati nelle sostanze imbevibili, e trasportati fuori del luogo, dove regna un'epidemia contagiosa, possono essere seminìo di malattie popolari. E perciò, per tutelare in tutta ragione il genere umano da questa cala- mità , csigerebbesi il sequestro , non solo di coloro che vengono da paesi dove pria si è svilu|)pato il morbo popolare, ma sibbenc ancora quello delle cose e delle persone, jiotetidosi altrimenti, e giusta questi principii, anche coli' egid.» della jiatente tu Ita , importare il flagello morboso. Qui per seguire i canoni d'un assoluto tuziorismo, ripete, dovrebbesi porre in quarantena ed in osservazione quel popolo e quel regno, nel quale fosse dominatile un morbo a fondo eonla- gio.so, e lenervelo per lutto quel tempo, che si reputa poter conservare il virux la sua contagiosa altitudine ad ingenerare quella malattìa da cui fu originato. Però in ni.ssuna pratica sanitaria questi |iriiicipii di rigoroso tuziorismo si seguono, avvegnaché sia assai rara la contingenza di manifestazioni dì malattie, apparse ed apportate dopo un lasso dì molli anni da quei luoghi dove hanno imperver- sato. In questi casi per una lodevole transazione scegliesi fra i due mali il mi- nore. Cosi dicasi dei contagi indìgeni, o degli esotici or falli nostrali, i quali non di rado, serpeggianilo fia noi, si fanno micidiali quanto la stessa peste, e forse anche più, essendo toccato a lui stesso di vedere la mortalilà del tifo giun- gere a ben due terzi per ogni cento. Or bene, per questi pur gravi, pur micidiali e morliferanli morbi popolari e contagiosi non ricorresi al sequestro; non si usano le quarantene ed i lazzaretti; non si pongono in pratica i principii di un assoluto rigorismo; e questo perchè le grandi vessazioni che la società dalle misure di rigore soffrirebbe, sarebbero ad essa elleno slesse ben più gravi e moleste della probabilità lontana di restare afTetta dal seminìo morboso. Ondecbè istruita ed ammaestrata da queste evenienze la società domanda alla scienza, se il pericolo di contrarre la peste bubonìca sia prossimo o riinuto , e se sìa Uile e tanto da anteporre ad esso il sistema sani- 106 ( 842 ) lario vcssHtorio che oggi t prcssociiè in gran parte (lTur(>|)a in :Ulivilà. F, qiiosio convien bene appurare, pria clie si formino i canoni pratici dcilotti da un ma- turo giudizio. La società impertanto osserva, die allo sviluppo dei uiorlii popolari contagiosi ammettono i medici due cagioni coeUìcienti , e il contagio, e le inlluen/.e epidc- iniclie. Ora ciò posto , farehlie duopo in cpiesla doppia scaturigine porre egual- mente iu chiaro quando le popolazioni dehijano temer |)iù le intluenzc epidemi- che, quando la contagiosità. E per aver lume in proposito, reputa il cav. Bufalini couvenienle far entrare nella disamina ed usare quelle regole che egli palesò a Milano ed a Napoli, e die pure ricordava il Fariui, avvisando cioè di por mente a (piando la maggior dilVusione del morbo si verifica per ragione dei contatti , ed a quando per le epidemiche inllucnze si dilfonda e propaghi. !■; qui ricorda a conferma della sua dottrina quanto nello scritto del jirof. Plalner testé letto era riferito, che cioè per osservazione di Omodei era provalo che dopo i giorni festivi, epoche di grandi e niolleplici contatti fra gli abitanti di una po- polosa città, crescevano nel 1817 gli ammalati di tifo, e tanto maggiori erano i casi quanto più frequenti si succedevano i giorni festivi ; ed altre volle svilup- parsi questo malore siffattamente rapido e contemporaneo fra tanta gente, clic la ragione dei contatti non può valere a darne spiegazione, dovendosi necessariamente ricorrere alle epidemiche inlluenze. Onde che lino a quando non si elimineranno queste nella ponderazione dei modi di diffusione dei morbi popolari non potremo rispondere nulla di concludente alla società; e la scienza non essere ancora in grado di darle esplicito un tale responso. Perlocchè ne necessita uno studio ul- teriore ponderando e maturando i giudizi e i responsi. La società, sembra al l?u- falini, che non domandi una assoluta incolumità, ma un esame nuovo, profondo e maturo della materia , onde conoscere se si jiossa soddisfare al primo ed al se- condo postulalo in una volta, e cosi tutelare e salvare il genere umano dai pericoli della peste di Levante senza sacrifizi della libertà , della proprietà e della salute. Krallanlo per ciò che riguarda la scienza può agitarsi questo tema in due modi : o dal lato dei fatti più nolorii , costanti, generalmente ammessi e incontrastati: ossivcro può trattarsi dietro la disamina nuova delle più speciali ed eccezionali osservazioni che riguardano la importazione e la diffusione dei contagiosi malori. Se non che un tale giudizio non è che un giudizio storico; non e un giudizio sui fatti ed esperimciitale; quindi ha duopo d'una critica, come ne abbi.sognano tutte le istorie, che ci insegni come e quando dobbiamo prestar piena fede alle storiche testimonianze. E se riflettiamo che quelle relative all' importazione e dif- fusione dei morbi contagiosi sorsero in mezzo a popoli sopraffalli da |)rcgiudizi e sotto l'innuenza dei timori, delle agitazioni e di iiileicssi diversi, si ha alquanto a dubitare che portino intiero il suggello della verità. Con che non intende di ( 843 ) (licliinrarr f;ilsp qursic lc:^limo^ianzc, né che non vi sicno falli e modi per scer- iiere i \eiilicri dui duliliii od erronei, rnmmeiitiindo ii|i|)un(o che i francesi com- incssarii poterono dicliiararc falsi i docunieuli risgiiardanli la febbre gialla di Li- vorno; ma soltanto a ciò intende, che si usi quella critica matura e i|uella prudente ilubitazioiic che si adopra o^'gi da un'illustre nazione, che alle dubita/ioni non si iri'de |L;('ii('ralini'n(e portala, la qual nazione sia sospetta già da più mesi in (piesla materia , forse propendendo a ritenere non cosi facili le importazioni e difTiisioni in Kiiropa degli esolici coniai;!, anche senza saiiitaiie barriere. Ma (pieslo esame, segue a riflettere il lUifalinì, dei singoli fatti è di indagine di lunga lena , dovendo estrarrc da tutte le storiche testimoDianze quel numero di falli accei'iati che posseggono e contengono, onde potere far base e fondamento o i)iedislalio alla scienza. Questa opera non può compiersi che da una commis- sione permanente, che domando, ci dice, e fo voto che sia nominala; imperocché grande benefìzio da essa possono aspeltarsi e la scienza e il genere umano, op- portuna sorgendo oggi, che la F'rancia medica è in permanente seduta, e presago essere, che saprà, con quell' assennaiczzu che Dio agli italiani intelletti compar- tiva, trar fuori dal cumulo delle asseveranze storiche, spesso contraddillorie, in- composte e affastellate senza critica, il vero puro, luminoso, raggiante di imoviià e bellezza. Accenna (inalmente, che ben rammenta rome nel (longresso di Napoli leggevansi due memorie sulle nialallie popolari, in una delle quali allargandosi il campo del- l'eziologia più che esso non avesse fallo, si davano i caraltcri per distinguere le popolari malattie che derivano da influenze atmosferiche , da quelle che hanuo origine da un virus contagioso, e nell'altra s'invitavano i medici studiosi dei po- polari morbi a raccogliere osservazioni sulle dominanti costituzioni atmosferiche in relazione colle costituzioni morbose. Or bene, questo invito non fu corrispo- sto; questo voto non è slato esaudito. Eppure è notorio che all'avvicinarsi di una popolare malattia tutte le dominanti malattie assumono una tendenza ai caratteri di quella che sta per sorgere ; e|ìpurc nissuno ignora che son questi i primi sin- tomi e le prime emergenze che richiamar devono e la vigilanza dei governi e la osservazione attenta e scrupolosa dei medici. Ondeché egli fa volo ed istanza per- che la proposta fatta a Napoli dal doli. Girone sia dalla presidenza e dall'assem- blea accolta , e si intraprendano cosi gli studii per meglio chiarire la dilTusione e l'invasione delle malattie popolari sieno o no contagiose, onde av>enga una volta che la società possa chiedere alla scienza un concetto che la scienza sia in raso di darle esatto ed incontrovertibile. Per lo che crede baslevolniente dimo- strato, che il dubbio per il quale si richiede più maturo esame dei morbi popo- lari sia dubbio richiesto dagli interessi della scienza e voluto dall' umanità ; che tulle due si confonderebbero ncll' iiniforniità dei pensamenti e delle opinioni , che ( su ) lice sperare sarà quandoi-hcssia arrecala a questo |mnto di medica disciplina dalla perinaneiile commissione per esso lui invocata. .Vir:i|i|)Iaudito oratore di Fiorenza succcde\a il prof. (ì. Rotto, il quale dicendo, die nella discussione che slava agitandosi non poleva ricliiamar<' le dollrine e i principi! che solto il rapporto dell'applicazione alla ]iralica, passava di volo sopra la dottrina dei contagi, che insegnò per tanti anni in questa università, volendo solo toccare di alcuni , che sono verità o dati ac(iuisiti che influiscono sulla pra- tica della questione nostra , ed allo stesso tempo sono un titolo di gloria e di giusto orgoglio per i medici italiani e per l'Ilalia, al (piai titolo non vogliamo, ei diceva, rinnegare, ne vogliamo ahhandonare (pu'slo patrimonio di scienza ac- certata |)er il solo motivo che si vogliono investigare nuovi fatti. Le investigazioni dei contagi infatti furono per i nostri antenati oggetto di lahoriosc ricerche e pe- ricolose, ed a noi dchh" essere caro il loro retaggio, perocché lo accumularono non per un vezzo di avventatezza, ma colla divisa del sapiente coraggio e del prudente ed utile sacriOzio. V. (pii daio uno sguai-do al complesso dei mali popo- lari epidemici e contagiosi che nel medio evo afflissero l'Italia, esprime, che fu in quel tempo, di mezzo a tante congerie di sciagure d'ogni genere, che nacque ì:\ distinzione fra i contagi, i miasmi e le sem|)lici infezioni, ed i miasmi furono chiariti ora contagiosi, ora no; e questa, egli prosegue, fu nostra gloria, ed a frent'anni poneva il postulato se i miasmi contagiosi divengano per maggiore ma- lignità da essi |)er avventura assunta in speciali circostanze, ovvero se lo diven- tino per scellerato connubio del miasma col contagio liQco: e i dati, disse, non mancare nella scienza per risolvere il problema fino ad un certo jiunto. E cosi dicendo proseguiva: indi fu accertala la distinzione fra i contagi indigeni e gli esotici, e distinti fra gli esolici quelli che fra noi importali, poterono fra noi por radice e naturalizzarsi, da quelli altri i quali invece dopo una maggiore o minor strage estinguevansi per non ricomparire che dopo nuova importazione. E tale , per divina mercè, disse essere la peste o il iijphux marAmus. Annota avere già cominciato il benefizio delle quarantene, e per queste a diradarsi una quantità delle epidemie mortali che nel medio evo infestarono la penisola; accenna come gli stranieri imitassero dappoi gl'italiani nell' adottarle ; e la slessa Albione, che al dire di Sydcnham era soggiaciuta ad una pestilenza ogni quarantanni ne an- d ISSO poi libera per sempre; la Francia pure le adottasse a malgrado non vi po- nesse gran lìdncia, lulloeliè Marsiglia nel 1720 avesse sofi'erta la 21." visita del- l'ospite orrendo nel corso di dieiassclte secoli anteriori. Intanto l'Italia era la terra degli studiosi non sceltici , la terra dove furono fissati i modi di comunic.d)iiilà contagiosa, cioè per emanazione volatile, più |)ropria dei morbi contagiosi acuti febbrili, per contatto immediato, e per fomite; e sebbene nella classiCcazionc dei fomiti e nei metodi di disinfczione possa esservi alcun che d'imperfetto, il so- ( 845 ) stanziali' di questo scientifico pronunciato è acquisito alla scienza ed immuinbiir Noi corniiiciiiiniiii) a niisiiriiro , of^li continuava, il vario i?i-;ulo di comuiiiiMhililà contagiosa nei dill'crcnti contagi dipcndcnlcincnlc dalla loro diversa natura e dalla predisposizione estrinseca ai contagi, intrinseca a noi; predisposizione la quale ora è personale e per cui è parlante la immunità dai contagi di alcuni a mal- grado talvolta siano quelli i più violenti, ora non è individuale, ma universale, ed assumente carattere di condizione epidemica, la quale però se può preparare più agevole e larga la via ai contagi , non può farli nascere ed esistere laddove non sono, ed è nulla per i contagi puramente esotici se di essi il germe non venua poi-lato fra noi. Si cominciò |)ure qui, diceva, lo studio dei possibili con- nulii dei coniaci e lo studio dei varii periodi dei morbi contagiosi, e quello delle l.ilvoila varianti loro forme morbose, ed a misurare in lutto ciò il loro vario grado (li comunicabilità contagiosa, clic varia per le notale circostanze, siccome per essa diversifica ancora la potenza della molteplice cagione del contagio. Seb- bene egli slesso non si dissimula , clic non è a credersi clic si possa trovare su ciò tutto il vero, poiché lo studio dei contagi è pei medici quello che è lo studio degl'imponderabili pei fisici. Né ritengasi che in Italia, dove si è fatto anche studio sulla durabilità dei dif- ferenti germi contagiosi , siasi trascurato quello della producibihlà spontanea di alcuni, come sarebbe del tifico, che esso sig. Botto ritiene di prodiicibililà uni- versale: clic allorquando il Wanswielcn asseriva a Vienna conservati i germi ti- fici in una camera, da venti o Irent'anni chiusa, e nella quale eravi morto uno di lifo, noi conoscevamo già che nelle carceri, negli spedali, nelle navi ecc. il tifo si sviluppa e si svolge senza previo seminìo; e della producibiliià del tifo comune era esempio il fallo di (l\ford, dove tre priitionicri , entrati sani in car- cere, svilupparono nella sali dei giudici un lifo tremendo, il che prova pure la lunga delitescenza di quel cirus , poiché senza esserne ancor essi stessi malati comunicarono nondimeno il morbo. Non era da prelendersi egual cumulo di cognizioni, prosegue sempre il Bollo, trattandosi di contagi esotici, poiché non era a noi dalo di assistere al loro svol- gimento; dichiararne la genesi che può essere più che antica, ed averli costituiti autonomi (che tali appunto sono per noi); ma però abbiamo distinto in Italia quelli che possono neutralizzarsi , e nella peste biilionica riconoscemmo che naia in 'Egilto o nella Niibia , non pone mai radice fra noi se non vi è importata, che là solo é endemica , e quisi sempre sotto forma sporadica od epidemica , meno pochi mesi dell'anno, ritrovasi. Se non che oggi l'Europa per più frequente uso di bigni, per maggior puli- zia, per villo più sano e provvedimenti igienici, è meno vessata dagli slessi con- tagi spontanei di quel die lo fosse altra volla, e lice sperare clic anche nei paesi e s.ic. ) ora vessali dalla febbre gialla, dalla peste e dal eliulera sueccderà lo stesso. Ma intanto elle rio avvenga non si aprano le porte a questi malori attaccaticei , nò SI tolgano le barriere che il senno italiano inventava, e por le (|uali ebbe le be- nedizioni di tulle le passate generazioni. E venendo ora diritto alle ragioni scientilìclie dei mezzi di coercizione , e ri- tenuto che non si possa clic poco influire sulla condizione epidemica, pone il po- stulato: ù eonlagiosa la pesto? è imporlabilo? Quale è In stadio della sua delite- scenza? Sullo prima qucsiiono si l'erma ap|ii'na, perchè il l'alio antico e moderno che in Oriente havvi, e sol là, la cuna di ijucsto malore per noi esotico, sia pure un latto certo, avvegnachò e là e fuor di là sia slata ravvisala eonlagiosa od ap- |)iccatiecia. Circa la seconda, che la peste sia esotica ed a noi importabile per uomini e per merci, dice essere un fatto pure provatissimo dalle quarantene, e dalla liberazione per esse dei paesi civili da questo flagello; e non entrando nel passalo che tulli già conoscono, qui domanda: è egli vero che nei nostri lazza- retti vi sia stala portata in diversi luoghi e tempi, e che ivi circoscritta la peste, abbia solo attaccalo quei pochi che cogli infetti comunicavano, e salvando i paesi dai quali fu tenuta divisa ed isolala? Genova ne sia giudice col fatto del tiranno d'Epiro, che la storia delle pesti, onde pur essa per mala ventura fu vedovata de' suoi figli , con pianto ancora rammenta. Sulla questione della durata della delilescenza, ricorda il Bollo quanto oppose al cav. Grassi al Congresso di Lucca, che la voleva ristretta a selle giorni, fa- cendogli allora riflettere, che pochi anni di individuali osservazioni, fatte in luo- ghi che non danno modo a farle con precisione, non possono distruggere gli an- tichi principii della sapienza europea, e che in lutti i contagi è questa delilescenza di tempo indeterminato, e variamente prolungata, rome si osserva nel vainolo, come si vide nel contagio del cholera, dove questo stadio variava dal quarto al sedicesimo giorno. E quanto ai contagi analoghi al contagio del lijphus maximus è assai variabile lo stadio di delilescenza, e nell'epidemia di tifo, che infieri a Genova dopo il 1800, la vide in alcuni di poche ore, mentre in altri che erano fuggiti da Genova, e lontani da ogni infezione e contagio trovavansi , si estendeva sino ai trentun giorni. E vicino al fine del più volte applaudito suo dire il Botto, rammemora, che non abbiamo nella scienza sicuri indizii del tempo della delilescenza dei contagi , e che perciò non è male stare in una prudente riserva , svelando alcuni fatti ec- cezionali un vero pericolo. E potendo anche darsi che i contagi , che per sner- vamento proprio 0 per miglior condizione di pubblica prosperità vadano forse facendosi meno intensi e perciò acquistino più lungo stadio di delilescenza , che non deve però essere molto lunga , trattandosi , come seguirebbe della peste , di un virus eminentemente disaflìnc alla fibra ed economia animale, egli dice, che (847 ) ('■ meglio All' volo clic la civiltà delle nazioni spenga essa i contagi , anziché af- frettui'ci noi ad innovazioni mal ponderale. Si studii pure, cuucliiude, si raccolgano falli, si facciano sperimcnli, ma non si pretenda di far campo raso nella scienza rinnegando i dati che abhianiu, per fidarci anticipatamente a (|uclli clic vorremmo trovare ; che ninno sa d- pò ijuanlo tempo pulremo trovarli, se|)|mrc possiamo aver certezza the li troveremo. (Jnde, coinè già a Lucca , cosi in oggi , è d' avviso , che si usino larghezze di regola- menti, minorità di spese, misure di prudenza, ma non deliha venire in mente a chicchessia di tórre le ipiaranlene , che anzi tratlaudusi di patente .soapclla , vorrebbe che venisse portata lino a venti giorni. (lliiamati) (juindi ad espuiie le proprie idee il prof. Rò, relatore della commis- sione, avvertiva primieramente trovarsi esso in ben difficile posizione, avendo avuto a predecessori ncll'arringo due luminari della medicina italiana, quanto dotti, al- Iretlanto eloquenti. Potrò io, diceva, seguire il volo dell'aquila? AITraneato però della sua mi.ssionc di giuslilìcare il rapporto, si fa a dichiarare, che egli non ha nulla da opporre a (|uei membri oratori che hanno chiesti nuovi studii da farsi da una commissione permanente per illuminare maggiormente la coscienza dei me- dici e dei magistrati preposti alla tutela della salute pubblica, e per avere più l'ondati iiioli\i di convinzione per ciò che riguarda la genesi, la evoluzione, im- portazione e diffusione dei morbi popolari sia a base contagiosa, sia legali a cause comuni o delerminate cosmo-telluriche. Soggiunge poscia che si volle opporre al suo rapporto la spontanea genesi dei contagi , ma che (|uesta , se|)j>ur si desse , ciò ch'egli non pensa, non infermerebbe in modo alcuno i corollarii del mede- simo, poiché dovunque nasca una malattia contagiosa e pestilenziale, ciimc la pe- ste, 0 in Egitto o in Levante od altrove, conviene pur sempre chiuderle la porta. La commissione ebbe mandato di occuparsi di una questione pratica, non quella di appurare i falli veri dai falsi, e fare lo spoglio di mila 1° antichità, o cercare di procurarsene dei nuovi, sceverando cosi il vero dal falso che si possa trovare nelle slorichc pagine di lutti i tempi e |)0|)oli ; né essa credette di aver bisogno di questa erudizione Irascendeulale , poiché i fatti principali, i fatti maestri, i falli ca|iitali che sciolgono la (piestione, come ben disse il prof. Botto, sono più di Irccenlo anni che si sono cominciati a raccogliere e si raccolgono; e avvertiva che gli hanno raccolti Venezia e Genova nei bei giorni della loro gloria, quando il Levante era una loro colonia con sudditanza , e vigevano le relazioni conimer- ciali molleplici ed ineessanli fra le italiche repubbliche e le provincie d'.Vfrica e d'.Vsia. Videro allora tulli che in Italia la peste non nasceva se non vi era im- portata; che la recarono uomini e masserizie provenienti dal Levante, e che unico mezzo , ma potente , per limitarla , distruggerla , annientarla erano il sequestro . le (|naraiitene , i lazzarelli. Or dunque , come pretendere di raccogliere oggi in ( 848 ) cui, viva Dio, l'Italia non lia prsli, tanti fatti ni osservazioni, quante in trecento anni ili fii'qnenle iin|iervrrsameuto se ne sono raccolte? Non sarebbe duopo per fio invocare delle frequenti e|)idcinie di peste all'unico scopo di studiarle? La commissione , eonliniui , intese fare un rapporto pratico ; e siccome a lei si chiedeva di nioililìcare e riformare le quarantene, cosi intese clic riforma non voleva dire abolizione; e partendosi appunto dalla necessità di mantenere i laz- zaretti e le quarantene, esaurì il suo mandato e propose le riforme che credette comandate dallo slato, in cui si trovano oggi le luediche cognizioni sul proposilo della peste bubonica. Passando in seguilo a rispondere ad un diverso genere di accuse, a quelle die tenderebbero ad accrescere i giorni di osservazione, oltre a quelli dalla commis- sione stabiliti, si fa a manifestare, indirizzandosi spccialnienle al suo collega prof. Parodi che si auiinelloiio nei lazzaretti tulle tre le patenti, la piditit o nella , la iDspcila e la brulla. Che i quattordici giorni riguardano la quaranlena di (luelli in- dividui che hanno patente nella , e che provengono da paesi senza peste; che eolla patente sos/)(>ita i giorni di osservazione si estendono oltre ai quindici , e che rolla brulla tutte le magistrature d'Italia, di Francia e d'Inghilterra li estendono (ino a veni' uno. Or dunque, diceva il Bò, si misurano i gradi e i rigori del tuzio- risnio giusta il genere delle patenti, e colla patente nella pochi sono i ritardi per il commercio e per le persone. E non trovava poi ragione perchè si debba fra noi estendere il tem[)0 delle quarantene oltre a quel tempo che impiega iicl- r incubazione là nell'Egitto, nel teatro delle sue vittorie e delle sue vittime, sa- |)endosi dal doti. Grassi e dal Bulard , che d'ordinario l'incubazione non si estende oltre l'oliavo giorno, e ben sapendosi ancora, che i due casi di lunga incuba- zione di peste, riferiti dal Bulard e dal Cosse, per loro slessa .sentenza, non meritavano gran fede, per non essersi alTatlo soltralli gli individui ad ogni contano. Ouindi la commissione emise i suoi corollarii posamiosi sopra i falli più gene- rali , accertati e controllati. Venendo poi alle declamazioni che tutto di si odono dai medici e non medici sugli orrori dei lazzarclti che si di|)ingono come tetre carceri e immonde bolge di Dante, egli dice che potrebbe contraccambiarle colla narrazione dello spavento delle popolazioni e col quadro doloroso e straziante che presentano quando ven- gano colle da una pestilenza che forse poteva im]icdirsi, come segui in \enezia ai tempi di Ca|)ivaccio; se non che crede egli solo conveniente manifestare, come in Genova , in Venezia ed in Marsiglia e Livorno si abbiano ai sequestrati tulli quei riguardi che sono conciliabili coli' iiicolumilà e colla tutela della pubblica salute, scnzachè i lazzaretti olTrano somiglianza alcuna colle carceri. E per maggiormcnlc dimostrare che se anche vi sono degli incouvenienli nei lazzaretti, qiiesli scom- paiono sotto il cumulo dei più segnalati servigi; lerminò col narrarne uno prò- ( 849 ) (•unito iill' IIìiIìm nel ISrJO ihì sislcniii (ihìii'ìiiiIcimimo, nllmclir il espilano Ferrando cIk' sal|»'> (Ih Itclimos in (^arKiia, dove iiilierixa lu |)(.'sl(? Iiulioiiica, giunse nel laz- /.arclld (Iella Spezia, ed ebbe 1' e(|ui paggio decimato da quella malattia, la i|ualc colse |)ure ((iiallro (Ielle s-'iiardie die ebbero con (jiieslo eontatli , e le eondusse pure a morte. ISun ajipena l'assemblea aveva onorevolmente salutalo l'oratore, cbc chiesta la parola il principe Bunapartc si fece a dire che appartenendo alla inirroscopica ìiiiiiuiilii dell' assemblea cui non oserebbe lusingarsi di far mutare di pensiero e (li upiiiioiie, senle niillanieiio con jiiacen- e lo repula una cunecssione alle sue dottrine la ricliixiniie a (|iialliir(ll('i giorni di osservazione per le putenti nelle fìs- sala dalla comiiiissione. Ma già si alzava il presidente della commissione, il eav. De Renzi , il ((uale cosi prese a favellare: Ultimo a parlare per soddisfare ad un dovere verso la commissione alla rpiale , conuiii(|ue immeritevole, ho l'onore di presiedere, comincio col congratularmi col- r assemblea per la lunga e rijiosala discussione intorno al diflìcile argomento, del (piale ci occupiamo. In lai mudo desisterà (pialcuiio di chiamarci saldi negli anti- cbi pregiudizi, corrivi a credere, stazionarli, e f(iiel che è peggio, nemici del progresso. .Anclie i membri della commissione lian seguilo (piesla slrada discutendo con calma, con tolleranza, da bumii amici, desiderosi del vero. Ouiiidi se ([iial- clie parola di biasimo avete inteso lìiinra , sa|)piale. o signori, e lo .'ill'ernio al- laincnte, che essa non era minimamente diiclta ai membri della commissione. Cile se riconosciamo nel membro dissenziente della commissione medesima un ani- mo franco e coscienzioso, che ha il coraggio di restar fermo nel suo convinci- mento e di esprimerlo con libero, caldo e sentito discorso, lo crediamo ancora si giusto da farci leslinionianza che anche la nostra opinione fu franca, leale, coscienziosa. No, o signori, i membri della commissione non curvarono o si pie- garono nò alla paura, ni^ alla forza, ni; alla piaceiiteria, ni; ad influenza di altro genere, ma solo alla coscienza ed al convinciniento. D'alira parte mi gode ancor r animi di vedere die ninna delle conclusioni della commissione è stata solida- menle allaceala, ed esse restano (piali furono dettate. .Me ne compiaccio ancor più, perchè gli stessi oppositori si contentano di l'are un voto, che è pur quello dei membri della commissione, di non iirecipilare le decisioni, di studiare la ma- lattia, stabilii'c delle norme per farlo, indagar nuovi fatti, portar il lume della critica sugli antichi. E specialmente il prof, liufalini nel dare questo saggio con- siglio, con eloquenti parole indicava gli argomenti della necessità, e suggeriva (|uelle opportune norme per eseguirlo, le (piali aveva ricordate nelle precedenti adunanze. Noi, o signori , ed io soprattutto, facciam plauso alla savia insinuazione deli' illustre jialologo, ma nel formolare il rapporto noi abbiam creduto limitarci «07 ( ,8S0 ) nei sensi del mandalo che abbìam rosi concepito: In (inni mndo i fnlli fimn-a coiioscitui e provali permellann di uiodiftcare le altnali lv(i(]i (inarantcnarie , col conciliare la pidihlira inrolniiiilìi coi hisogiti del commercio , clic non vuole im- pedintcnli , e della civiltà che sdegna gli argini alla una libera dijfnxitnic. Oro, per risolvere qucsla pratica discussione, a noi è coiivoniilo di lasciare le discussioni nei campi della patologia, ed esaminare solo i fatti. Alle accade- mie, alla stampa appartengono le alte questioni della scienza; a" Congressi le sole pratiche apjilicazioni. Quindi, quando un eloquente oratore, dissenzicnlc da suoi colleglli, indicar ne voleva il motivo, e si riduceva a manifestarsi seguace della genesi spontanea de' contagi, io non trovava in ciò una opposizione. Imperocché non dirò .se sia ((uesla la mia opinione, non dirò se il lei-reno il' Kiiro|ia sia fe- condo della mala pianta della peste; ma dirò solo che noi non volevamo ricer- care come nasce, ma come si dilVondc, dal putito dove è nata, al resto della terra. La questione teoretica quindi non inlacca il rapporto, ed essa resta intatta, siccome resta intatto ancor questo. Neppure riguarda le conclusioni del rapporto 1' altro voto di far cessare gli abusi dei lazzaretti, divenuti tombe degli uomini, ed un modo di speculazione e di finanza. Ma fu questo anche il volo nostro, e lo esprimemmo, e mi compiac- cio di trovare anche nell'autorità del nome e dell'ingegno di coloro che sembra- vano nostri oppositori un valido appoggio a questo desiderio della commissione. L'n altro genere di opposizioni ò slato fallo al rapporto, l'n mrinlini della com- missione, di generose intenzioni, colla cui coscienza e dovere non si transige, crede non potersi restringere a quallordici giorni il periodo d' incubazione, to- stochè vi son due fatti che mostrano potersi esso estendere a sedici ed anche a diciassette giorni, soggiungendo, che, ancorché fossero dubbiosi, non debbansi tras- curare quando si ha la nobile missione di tutelare la salute pubblica. Vorrebbe quindi che almeno i magistrati di sanità fossero autorizzati no' casi gravi a pro- lungare le contumacie. Voi udiste, o signori, da un altro ris|)eltabile collega, che i magistrali non han bisogno della nostra permissione per crescere nei casi gravi il rigore, al che soggiungo die la commissione non poteva ciò lasciare all'arbi- trio di alcuno, ma soltanto ponderar bene i falli. Che se il medio della incuba- zione dagli osservatori è determinato a sette giorni, il massimo a dodici, credo ben tutelala la salute pubblica delerminando il perimlo di soli quallordici giorni. Né essa trascurò i due falli annunziati dal nostro collega, ma li esaminò e rico- nobbe die non erano fatti di eccezione, ma osservazioni dubbie ed incompiute, a'Ie quali non credevano neppur quelli che le riferivano; né la commissione po- teva prestar loro maggior conlìdenza di quella che ne ebbero gli osservatori. Un altro dotto membro dell'adunanza, al cui sensato e caldo discorso piovvero universali i jilausi, fondandosi sopra argomenti di analogia, avrebbe voluto ancor ( 8SI ) oltre $|)in^'(M'f il priiuilu il' iiR'uhaisiuiie ; ma lu coiniiiissioiie in una qut-sliune di t'utlù duvi'va liiiiilarsi u l'adi, ricusare raiialu;;ia, die suol essere fallace quando non si applica a cose idenliclie, e poggiarsi sulle sole osservazioni, clic sono stale negli ultimi tempi a tal uopo istituite. D' altronde avete udito ancora un altro, il (|u;ile invece di allargare vorrebbe restringere il periodo d' incuba/joiie. Ora, o signori , non vi pare che in nie/.jto a due estremi deblie stare la verità '.' Non disniiu le altre cose qui espresse per non abusare della vostra pazienza, né Far torlo alia violra penelrazione. Concliiudo ijiiindi che i corollarii pratici del rapporto rimangono inlalti a guida so Nerbale dell adunanza piecedenle , elie è ric- s'.'ilu assai prolisso, assorbirebbe gran parie del tempo destinato alle letture, elie in i|uesla seduta sono soveirliie anzi ehe no, si atiiiuii/.ia the il medesimo verrà letto il dì appresso in seduta straordinaria. Si legge frattanlu una lettera del eav. Trornpeo, in eui egli propone si eonsulti il eoniinento del prof. Lanza di \a|K)li , versante >ulla peste, testé ledo alla re.dc ai-eademia delle >eien/.e di ((uella eillà, stain|)alo e lrasrnes>o reeenlisMinamenlc dall' autore a questa nostra sezione. Inoltre, osservando come II premio da lui stabilito in L. 500 sull' ordinamento migliore de;:li nIuiIìI medieì In Italia, non .si potè aggiudicare, per lede fattane dalla commissione a tal uo|)o eletta, pereliè sia mancato il tempo di esaminare le molle mcmoiie pervenute al eoneiu'so, ma- nifesta la sua intenzione, ehe lo stesso premio venga aggiudicato dalT aeeademia lisio-mediea-slatislica di Milano fra tutto il mese di febbraio del pi'ossimo venturo anno 1847 uniformandosi a quanto si pratica d.ille altre accademie. E alla mo- zione fatta dal dolt. lìossi che si ritenga chiuso il concorso dura innanzi, e che nessuna memoria sul soggetto non venga più accettala, fautore del premio vi acconsente. Il doti, (tiietli dà Cognizione di una perforazione di stomaco, che si voleva di- pendesse da avvelenamento jier acido solforico, mentre con esatte e sagaci dis(|ui- sizioni pose in chiaro trattarsi solamente di acuta gastro-enterite, cosa non rara ail osservarsi nella pratica medica. Viene indi presentalo un istromenlo di pai'licolare invenzione del doli. .Mctdicli di Trieste, dello da lui jiolsiiiwiro. Questo slromento ch'ei ebbe ad imaginarc per rarcorre nei lazzaretti dagli ammalati medesimi i sintomi oggettivi che altra- mente non si otterrebbero attesa l' intercetta immediata comunicazione coi mede- simi, cousi.ste in un tubo di vetro del calibro incirca di quello che agii ordi- iiarii b.irometri >i dà; la >ua luiiglie//.a , che incirca adegua cini|ue osci pollici, ]ier l'uno estremo é terminato ermeticamente, e per l'altro s'impianta in una ( 8S4 ) specie ili casselliiKP ilio ne r;i|i|>rt'M'Til;i luiiit' l;i b;iM'. Il cui lumlo o f.ti;itu in feriore è fiilln ila una sonicissima |i('llo clit' si allai'ca a tullu i'inloino dei niur jiini ìnlVrioii del l'asscllini) stesso. I.'a|i|>ai'ee('lii() ninlioiie una (|uanlil:i di nieicniid, e \is(o nella sua dìrezioru' vcrlicaie dille l' aspello di nn leiinonieli-o a lulio grosso ri|iieiio lino ai due lei /i della totale alle/./.a di ijiiel li(|uido inelallo. IVI modo col i|uale è eoslinllo 1' isliiiinenlo , e |)ella faeililà onde si scorgono le minime oscillazioni del nienuiio i{uaiiilii (|nclla buse venga applicata dal guar- diano sull'arlcria carpea , egli si crede di avere arricchita la diagnostica delle ma Littie dei quaranlenanti , che difettosa per ciò solo doNCva riputarsi, die i medici non mantenessero coi medesimi la necessaria comunicazione immediala. La numerazione di ijucsti vantaggi esposta dall anlore daicMie i seguenti ri- sultati : l.° La rapidità o la lenle/.za eolla quale 1' arteria >i dilata o si contrae, il polso celere od il tardo secondoeliè l'abbassamento del mercurio ini tubetto corrispon- dente alla sistole deli'arleria segue con maggior o minor prontezza l'altro molo corrispondente alla diastole. 2.° Il numero delle pulsazioni in un dalo tempo la frequenza cioè, o la len- tezza del battito arterioso, secondo che il mercurio oscilla più o meno presto. ò." Col confrontare fra loro le oscillazioni del mercurio si rileverà il modo con cui i ballili si succedono; scuoprirassi cosi la regolarità ed eguaglianza del polso, l'ineguaglianza, l'irregolarità del medesimo, il polso intermittenle, l' intercorrente, il duplicato, il dicroto, il caprizzanle, e tulle quelle varietà di ritmo da osser- varsi in ipiesto rapporto, e le quali più facilmenle si possono a|q)renderc col confrontare pazientemente i moli clic accadono nell'istromento «(die varie modi- fìcazioni dei |)olsi in discorso percepite cid tallo. 4.° Per apprezzare la forza del ballilo, egualmente come le dita devono fare un vario grado di pressione sull'arteria, cosi l' istromento dovrà essere applicalo con maggior o minor forza secondo la qualità del polso che si ricerca. E sic- come in quest'esame la pressione non viene esercitata da chi esplora, cosi do- vrassi .segnare sul tubo il livello cui giunge il mercurio per deterniinatc compres- sioni. >el polso più forte resistono di più ad una lale pressione i moli del mer- curio, nel debole cessano del tutto ad una minore, nel vibrante sotto una massinia s'innalza tuttavia fortemente la colonna del mercurio, nel de|)icsso cessano del tulio ad una minima. o." Pel jiolso grande, sviluppato, pieno, vuoto, duro, molle ce. dovrannosi studiare i modi varii dell'oscillazione del mercurio in rapporto a tali modifica- zioni non diflicilmente calcolabili da chi s'avesse ad abituare con queir istromcntn. Vengono poscia promulgale le due commissioni permanenti clic seguono: ( 85S ) La prima per tener dietro alla genesi e ililTusiunc delle malattie popolari, com- presavi la peste, è composta dei sijig. cav. prof. Giaiielli, pi'olomedieo della Loni- hardia, |»resideiite generale. — A .Napoli: prof. Lanza, cav. I)e-lU'iizi, cav. Car- lionaro, prof Piccone. In Toscana: cav. Uufalini, prof. Capecchi, dott. Turclietti. A Itoitiii : pidf riiiclii, prof. Ca|iello, doli. Farini, dott. (iatnilo, barone Itogicr de lìeaufort. In Loiidjardia : cav. (jianelli, predcllo, doti. Gaetano Strainliio, doli. Ampellio Calderini, prof. Platncr, cav. Speranza. A Venezia: doli, l'rari, dott. Na- mias. A Trieste: dott. Lorenziilli. ,\ Torino: cax. Berlini, piof. Saiiiero, cav. Trom- peo. .\ Genova: prof. Bò , prof. Botto, prof. Parodi, cav. Tavella, doti. Ucinorino. La seconda concertata col cav. prof. Taddci , per avvisare alla compilazione di una farmacopea italiana uniforme, composta dei signori: Cav. Taddei presidente generale della commissione, a Firenze. Pel comitato di Toscana e del ducato di Lucca: Taddei cav. presidente, prof. Vannoni , prof. Giuli di Siena, prof. Stagi di Pisa, prof. Cozzi di Firenze, prof. Targioni-Tozzelli , prof. Puctinelji di Lucca. ('.(indiato dello stato sardo in l'icnionle e Genova: cav. prof. Cantù presidente: cav. Laviiii, doti. Giovanni Sorelli, doli. Demaria, dott. .Malinwrni, Abbono far- macista, prof. Carmagnola, prof. Sobrero, Bonjean e ISeveI di Cliambery. — Co- mitato 2." di Genoca: cav. Tavella |)residenle , prof. Arrigliclli, cav. I)e-Notaris, dott. Carbone, prof. Caiiobbio. — Comitato 3.° per la Sardegna: prof. Zucca a Cagliari presidente, prof. Gliersi, prof. Piso, [)rof Maninchedda, prof. Crispo-.Ma- nnnla di Sassari, prof. Salomoni. Comitato dello stato lombardo-veneto: — 1.° Milano e sue divisioni : doti. Giu- seppe Fcrrario presidente, doli. (Ulavio Feri'ario, dott. Luigi .Mariani, De-Cattanei , l'ernelli, Ituspiiii e Ceiiedclla. — 2." Canton ticinese: doli. Lurati presidente, al quiiie rimane aflidalo l'incarico di noiiiinare i membri del comitato. — o." Co- mitato di Venezia, provincie iUiriehc e Tirolo italiano: dott. Trois presidente, doli. Domenico Nardo, doli. Bixio liarlolomeo, doli. Namias, prof. Corneliani , doli. Cervello di Verona, Ragazzini prof, di chimica a Padova. Comitato degli stali estensi e parmensi: cav. prof. Tominasini presidente, doli. Crispo , doli. Parmeggiani , prof. Solini di Reggio , prof. Vacca di ^lodena. Comitato dello stalo Pontijieio: — l.° Roma e suoi stali: cav. prof. Folcili prcsidenlc, prof. Perrelli , prof. Capello, doli. Luigi .Masi di Perugia, doli. Pur- golli. — 2.° Bologna e Legazioni: cav. .Medili presidente, prof. Sgarzi, prof. Co- melli, doli. Mezzelli, doli. Breventani , prof. Bosi di Ferrara, doti. Vcrsari di Forlì. Comitato del regno delle due Sicilie. — 1." Napoli e sue provincie: cav. De- Renzi presidente, prof. Lanza, prof. Semmola, Ignone farmacista. Felice De Ren- zis, .Mammone Ca|)ria, Delgrois.so, cav. Rosatti. — -2." Sicilia: prof. Pruiii prc- sidenlc, prof. Paiiilollini , prof. Gorgone, prof. Casoria, doli. .Mincmorini di Messina. >. li. Ciascuno ilei iiresidcnd ili l'omilalu lia l:i rainlli'i ili ai;m'c'p:.ir(' a sr alili inenil)ri o codiii'ialnii siclli Ira i niciliri e cliiiiiici faiiiiacisli ^ìv\\^' iis|ii'lli\(' jiiii vincii'. Il pirsidi'iilo {ifiiciaic Taildci si riserva pni ili iliianiare ai ris|ii'lli\i co- iiiitati uppusilc circolari, pcrrlic ì;IÌ sliiilii iiiloriio a qucsloggello convengano ad un risullato scientifico ed unil'ornie. Seguendo indi l'ordine del gioi'iio si passa ad udire il rapporto della eonmiis- sionc eoniposla dei sigg. (ìaspare Cei'ioli presidente, prof. Tornati, prof. Nannoni, prof, (lenlolanli , doli. Duhini . doli, l'inella, e designata ad esaminale le memorie peiM'iHile alla sezione concorrenli al pieiiiio Manlrè. Il rapporlo è il seguente: ' l.a coiiimis>iiiMe ili'li'i;ala a disaminare l'unirà memoria presenlala da un ■ coneoi'renle . il quale si era proposlo di sriuiilii'ie il leina proposto dal sig. " prof. Manfrè di Napoli, sui vizii organici /ircranlidli , memoria conlrosegnala « nel seguente modo: — ìiihil .inpictìliae oitioiiiis tiiinio acuminc Pelrai'ca. — « ha osservato che traltavasi di ricercare, e staliilire: 1." se vi sono, ((uali e « quanti sono i fenomeni difl'erenziali palognomoniri delle diverse alleray.ioni del « cuore e dei grossi vasi: 2." se vci'amcnle l' inleriiHllcnza ancor prolungata dei • sintomi debha aversi per palognomonico negativo delle stesse organiche allera- " zioni: T)." se vi sono soccorsi Icrapeulici e ipiali sieno: ed in inaiicaiiza si sia- • biliscano delle indicazioni razionali che sieno fondale di'iliizioni di falli o>ser- « vali e di gran numero di nccroscopie. " ' Ora dalla Icllura e dalla considerazione ilclla memoria slessa, la commis- « sione ila dichiaralo all' unanimilà , non avere il concorrente conseguilo lo scopo « clic si era proposlo di ottenere. iN'on sono stati da esso sciolli i ipiesili in • quanto che non si trovano esattamente espressi li fenomeni dilfei'enziali palo- « gnomonici delle diverse alterazioni del cuore e dei diversi vasi sanguigni. Non è • riuscito ad istruirci riguardo all' intermillenza prolungata dei sintomi, inlerniil- ■ lenza Icnnia come sintomo |)alognoinoiiico negativo delle stesse organiche alle- • razioni. Ila indicalo i soccorsi Icrapeulici che l'arie medica ha siiggcrilo |ier • vincere o rendere sop|ioilaliili i malori indolii dai vizii oiganici piecordiali ; e • in pro|iosito si è giovalo dell'esperienza ilei pratici dislinli. Ma li falli riferiti « e le nccroscopie pralicate sono in piicol numero, e l'autore non ha approf- « linaio dei mezzi utilissimi che lo sletoscopio e l'ascollazione soniminislrano cosi • nelle infcrinilà del si^leuia vascolare sanguigno, come in quelle digli alili or- li gani, di cui è composta la macchina umana. » « La commissione ha lodalo la diligenza del concorrerne nel consnllare i più • distinti autori i quali si occuparono delle iiiferiniU'i del cuore e dei principali • vasi sanguigni; e darehhe più valido incoraggiamento all'autore di qucsla me- • moria ove ne fosse siala autorizzata. • ( 8Ii7 ) Vcni\a il seguito lello il rnpporlo che segue: « l,;i ciimmissionc iiicilica , clic l'illusile presidenza della nostra sezione si eoni- •■ piaeijiie elej;i;ere, conipunendiila dei dull. Assim, l'iiiella, Naido relatore, e cav. « Tavella sotto la presidenza del cav. \\viti. Taildei, inn iiicaiico ili riferire sulle « spericnze d' ago-puntura elettrica elie stavaiisi iii>liluendo a Geno\a jiei' parte " della sezione di Chirurgia , e d' informare partieolarnienle su ijuanto il dott. » (ìiuseppe l'errarlo erasi |)roposto annunziare eomc gii'i operato nell'interessante « argomento in questi ultimi mesi da una commissione dell' accademia fisio-me- " (lica-slalisliea di Milano, ha in oì:ì;ì l'onore di far hrevcmentc conoscere alle « SS. \'V. (pianto segue : " Dall'estratto del rapporto che il doli, l'enario ci offerse, corredato de' le- " lativi ani verhaii, si ehhe da noi a verilienre elle in seguilo al felice risulta- " mento ollcnulo dal doli, (liniselli di tlreuiona nelT ultimo passalo gennaio in « un caso di iiiwiiiisiiiii ìiiijiliirf) , l'accademia (ìsio-mcdiea-statistica di .Milano, « nella sua prima seduta ordinaria del dì li maggio decorso, slahiliva una coni- • missione di undici de" suoi socii, che sotto la presidenza del dott. Ferrarlo me- « desimo si occupasse di quante più poteva accurate sperienze sull' uso della cor- « rente voltaica ne' grossi animali , al Gnc di conoscerne l'azione e gli effetti sulle " loro arterie e sul sangue, e (jiiindi, ove allo scopo corrispondessero gli espe- - rimcnti, con fondamento rivolgerne l'applicazione a vantaggio dell'uomo. ■ " (^)uella cdiiiniissione accademica eseguiva pel corso di tre mesi e mezzo nel- " r imperiale e reale istituto velerinario di Milani) niiille e reileiale esperienze " sopia cavalli, e nel di 25 agosto p. |). poteva jìreseiitare all'accademia il suo « primo rapporto, dicliiarando però di rimanersi in attività, anche peli" anno fu- « turo, ad oggetto di moltiplicai'c e variare ancora gli esperimenti cosi sopra ■ diverse specie di animali, come con variate pile ed aghi di vario metallo, non • che con acidi a diversa concentrazione; e questo rapporto corredava degli atti " verhaii delle sue sedute, e delle eseguile osservazioni, noTi che dei disegni dei " pezzi patologici relativi. (|uali (hicumenli stoiiei . da cui emergevano le seguenti • principali ileiluzioni: . 1." Non e.s.sersi potuto ottenere sui cavalli un'aneurisma artificiale (esperi- .. menti I, -2. ó, 4 e '.), figura I.M. » • "ì." Che sottomesso all'azione della corrente voltaica il sangue appena eslratlo ■ dalla vena giugolarc di tre cavalli, uno sano, il secondo peripneumonico con • esito di suppurazione, il terzo affetto da farcino conclamato, si rinvenne in • tutti e tre i casi d'attorno all'ago positivo un grosso e denso coagolo di san- • guc, ed attorno al negativo videsi sviluppata una sostanza spuiDeggiante albu- • minosa , d'apparenza della marcia, in quantità maggiore e pili rapidamente nel • sangue dei cavalli malati. » 108 ( 8:J8 ) " Ti." Clio l'i'samo cliimico ilollc tre sostanze alliuniinoidi sviluppatesi solln . l'iizioiie (Iella coi-reiilc voltaica nelle tre diverse qualità di sangue, iaseerelihe « hi speranza di nuovi criteri diagnosliei nelle malallie degli animali. » " i." Che la corrente voltaica prodotta da 7'i cop|)ie della pila alla Wollaslon • con conduttori terminali da afilli di platino, ed attivala mercé la soluzione di • una parte di acido nitrico e d'altra di soll'orico siipr.i sessanta d'a((|iKi, avcnlc • la l'orza di svolgere al vollamclro '2 ccnlimelri cubi di gaz in 8 mimili sc- • condi, ha cauterizzato visiliilniciilc in l'i minuti primi all' incirca l'arco dcl- « l'arteria sottomascellare destra d'un mulo per l'estensione di ."; o 4 ccnii- « metri; ed egualmente agi sulla carolido destra del mulo istesso, essendosi lor- " niato al disojìra dell'ago negativo verso la lesta un conqulo solido e aderciìir '■ nll'iiilerna siiperlìcie dell' arteria (esperimenti ii, II), Il e 1 3 , fig. 2." e 3.° ). » « 5." Che la corrente elettrica svolta da 28 delle delle c()|ipie, avente al vol- " tameiro una forza rappresentata da 2 centimetri cnhi di gaz in 18 minuti se- • condi, ha prodotto in 22 minuti primi mila rarnlide destra d'una cavalla la " mortilicazione delle tonache nel punto d'inserzione dell'ago positivo, con sue- >i cessivo dislacco dell'escara ed emorragia dopo due giorni (come dagli speri- » menti 11, Ili, figura i."). « " li." Che 12 coppie della slessa pila, svolgenti 2 ccnlimelri ciihi di iiaz in ■ 40 .secondi, s'ehhe in 12 minuti primi quasi l'ohliterazionc completa dclhi sol « tomascellare sinistra in un giovane e vigoroso cavallo. Le pareli dell'arco ;ir- « tcrioso della elettrica corrente percorso esaminate undici giorni dopo 1' opcr:i- " zione Irovaronsi molto ingrossale, coertale ed aderenti internamente ad itn ror- » pirciiiolo ihindenic lutto il lume dell'arteria avente la figura oblunga, e for- " malo come da linfa jìlaslica solidificala. » • 7." Che una corrente voltaica di li coppie, della forza di 2 centimetri cnhi " di gaz in 28 secondi, a|)plicata alla carotide destra d'un cavallo giovane n li- " bero corso del sauqiic . e due correnti incrociale di 12 coppie caduna . eii- " tramhe della forza di 2 ccnlimelri cnhi di gaz in 50 secondi, applicale alla •■ carotide sinistra del cavallo medesimo, parimenti a corso lihero di sangue, in " entrambi gli esperimenti, dopo un'azione continua della corrente per 22 mi- « nuli primi, cxportnte immediniamenle dal vivo le due carotidi con previe le- " galure ai monconi e spaccate , non presentarono le loro tonache che un leg- • gero ingrossamento, né alcun grumo denso di sangue chhesi a riscontrare nel • loro interno (21 e 22, tig. 7, 8). » " 8." In un pezzo di carotide sinistra, preparata con leqatura in modo da si- • mutare un sacco, ed al cessare dell'azione elettrica cuportnto iminrdidlniiicnlr • dal vivo e spaccato, non si trovò verun coagolo di sangue capace di ohiiicrare • l'arteria, sibbene la corrente eletirica fosse operala da 20 coppie della solita « pila (esperimento 27, figura Ti."). • ( 8S9 ) •■ '.)." Che fìnalincnte da due ultimi cspcrìuicnti vorifu'ali dal dot(. Ferrarlo il fjioriio I." scUcmbrc cadonli', presso l'imperiale e reale isliluto velerinario di Milano, sopra un cavallo robusto opei'ato nella sotlomaseellare destra con par- ticolari avvertenze, risulterebbe : " I." (llie al luogo dove venne li'alitla l'arteria dall' aiio positivo, e nella eir- eostante superlieie, compi'esovi il silo eorrispondenle all'ago negativo, cravi un esteso rigonliamenlo solido a eonsistenza quasi eartìlaginca. » " 2." Che la jiorzione di arteria verso il cuore al disotto dell'ago positivo, era consistente un po' più dell'ordinario, ma presentavasi al solilo esternamente ed intei'namentc del suo color naturale. » « 3." (Ibc al (ilo dell'ago positivo erasi iierfeltamenle coai'tato, chiuso essen- dosene il lume per mezzo pollice di lunghezza , sicché rafligurava un cordone ligamentoso. » " 4." Che l.i porzione sit/icriorr dell arlnia al di là dell'ago negativo, cioè verso il eajio, vedevasi inicrossala nelle sue tonache, delle quali l'intima era assai rugosa, di un color roseo, screziata tratto tratto da gomitoli di vasel- lini sanguigni di color rosso minio. - " Tali sono i fatti che nell'importante ai'gomento più particolarmente e circo- stanzialmente desci'itti intendeva il doli, l'errarlo assoggettare alla vostra sa- piente meditazione eolla mira lodevoli.ssima di pi'o.seguirc gli esperimenti a mag- gior lume ed evidenza delle conseguenti deduzioni, e per quelle più utili ap- plirazinni cui egli pubblicamente accennava nel n." 0 del diario della sullodata accademia di Milano in data "2S giugno decorso. ILsponendo i quali fallì non credeva perù dover lasciare di liciiiamare l'attenzione a quanto riferiva il Vel- peau fin dall'anno I8."0 all'accademia delle scienze di Parigi in una sua me- moria .siili' agopiiììlura delle arterie eome mezzo per produrre l' obi itera zione delle stesse, che cioè la permanenza d'un ago per 24 ore in un grosso faso di un enne bastava a produrre in esso un roagolo fibrinoso della lunghezza di un pollice; ma voleva si notasse aver egli fatti i suoi esperimenli so|)ra cani di statura piuttosto piccola, nei quali l'arteria femorale ei'a il più grosso vaso da lui operalo; e tal circostanza era assai necessario venisse notala, giacché più tardi il Leroy d'Kliolles, parlando degli sperimenti del Velpeau . dichia- rava che la natura del sangue del cane, e lo stato dei vasi di quell'animale non permettono di tirarne peli' uomo delle conseguenze pratiche, lanlo più che tali es|)crinicnti emoslalici ripeluli sopia più grossi animali, per esempio su cavalli non erano adatto riusciti. » • .\dempiulosi con qucslo succinto rapporto alla prima delle incumbenze onde ebbe ad onorarla codesta illustre sezione, dovrebbe la commissione soddisfare alla seconda col rendere conto dei risultamenti delle esperienze di galvanopun- ( 860 ) • Ima in (|iicsti giorni espguilc (lulla rommissionc sorella; ma sii'conu' tali ri- ■ siiilamonti furono con diligenza raccolti, e già calogoricamcnie stamane islessa • coniiinicati alla sezione di Chirurgia dal collega dott. Asson che ad anilie le " coniinissioni apparlieiie, cosi eiede die riesca inutile di ripeterli, dacché spe- " cialmcnte quasi lutti i nicndu'i della sezione chirurgica assistono anche a quella • di niedieiiia, e possono gli altri (luaiulo lor ))iaccia averne dal lodalo doli, .\sson . l'occorrente coinunica/.ione. » .\ questo rapporto successe quello del dott. Ferrarlo medico statista di Milano intorno alla slalislìca mMìra del mandamento di Hecco del dott. I.uigi Ghiraldi. " li dott. Luigi Cihiraldi huon medico pratico di llecco, conoscendo (|uaiila sia ■ l'importanza e l'utilità delle statistiche esalte e comparative per dirigere con « coscienza l'arte di sanare al letto dell' infermo , compilò una slalislira moiliia ' (ti Rocco, capo-luogo di mandamento, e dei comuni di Megli, Ptdunesi, (!a- ■• mogli, Ruta, Avegno, Testana, Vixinna, Uscio, Salto, Terrile, Tiihogna , l'ian- " depreti, Picve-Sori , Teriasca , Cane()a , Ca|)ieiio, Hussoncngo, S. Apollinare e « Sori; de' quali luoghi diversi lo statista diede sullicienli cenni topograliei, e la " cui popolazione complessiva delle parrocchie per l'anno 1843 sarchhe formata • da 22,4o() abitanti. » « Divise il suo lavoro in due periodi di 25 anni eaduno, cioè dal 1800 al « 1822, e dal I82Ó al I8i!), alllne di poterne comparare alcuni elemcrili, ((uali « sono le nascile e le lìiorli; dedurre risultamenti abbastanza fondati onde pro- vocare delle misure di piìlizin medica sia in riguardo alla consegna ed ; Ili al « lattamento degli esposti , sia per ottenere consi(/ìi e precelli che valr/ano di fu- " tara norma nell'arduo esercizio di noslr' arie per ville e mnnli ; manifestando « altresì varii disordini locali fisico-morali ed intellettuali, nella speranza di cer- " carne ed ap|dicarne qualche opportuno rimedio a diminuzione piirticolai'mente " della mortalilà de' hand)iiii e dei fanciulli. » « In un grosso volume il doli. Cihiraldi raccolse dal gennaio 1825 al dicembre • 1843, per ogni paese, il prospcih necrologico giornaliero coli' indicazione di • nome e cognome, eia, condiziinie , doniicilio, causa della morie, ed osserva- « zioni rispettive; e per ciò che ha rapporto alla divisione dei morii per etti ne • istituì il confronto anche col periodo aniecedenle dal 1800 al 1822. » « Diede pur opera il doti. (ìhiraldi alla formazione di una serie di t/uadri rias- « sunlivì nosogra/iii di tulli i suoi comuni, dal luglio 1823 al dicembre 1845, « distinguendo in essi le varie sorla di malallie, ed il novero degli infermi avuti ' in cura coi guariti e morii. La morlalilà relativa avutasi da lui negli amma- " lati ò sul lolale di 1. '/a circa per 100. » « Questo lavoro del doti. Ghiraldi è corredalo di grandi specchi complessivi ; ( » « Mancanu all'opera del (ìliiraldi Ir osservazioni meteorologiche mensili ed un- « mie, tanto necessarie pei calcoli di confronto degli clementi medico-statistici, « e per rne);lio precisare le oi'dinarie e straordinarie influenze cosnio-telhiriclie « cui solloslanno le diverse località; e (piindi a sp<'rarsi che il doli. (ìliiralili farà '< (ulto il possibile d'or innanzi per procurarsela ad utilità del suo paese, e de!.'!! « altri che apprezzano silTalli nioniunenli volivi di slalisliiM ippocralica. » • Non lacerò che avanti di coininclare la pnhhiicazione delle slatisliehe della " pratica prirnia dei medici condotti , prive finora di legale eonlrolleria , do\reh- • hesi |)or mano a tpiella dei grandi spedali con metodo uniforme, com' io ehhi « già l'onore di proporvi alla prima riunione in Pisa, e vidi sanzionato dai suc- • cessivi Congressi italiani; ma in aspettazione della statistica uniforme pubblica « degli spedali , e dei relativi superiori ordinamenti , sono altamente a lodarsi " gli sforzi che all'uopo si l'anno dai sapienli meilici, oniai delerminali ad usare • sponlaneameiile in ogni loro studio di medicina e eiiirurgia positiva la severa « scienza statistica, ed a valnlarne le sue forti e luminose deduzioni con lealtà " I' coscienza. » " L'esempio adnnipie oll'erloci serva di slimolo allo zelo ed all'opera dei bc- •■ iicmeriti medici della campagna ; e vi dichiaro , o signori , che questo rispel- " labile vecchio collega merita la vostra solenne approvazione , perchè sia ineo- " raggialo a proseguire nel cammino statistico, cui si diriltaniente egli si condusse « pel vantaggio materiale e morale della iwpolazione alle sue generose cure aflTi- " data, ripetendovi la mia massima: pensate, o medici, come volete, ma operale « con ginste ed uni firmi norme statistiche , onde si possano misurare le vostre « azioni a vantaggio dell' umanitii. » Veniva indi il doli. Riholi a leggere il rapporto della commissione (composta de' signori prof. Bartolomeo l'anizza presidente, doti. .Michelangelo .\sson, doti, (iaetano Torre , prof. Secondo Berruti , prof. .VIessandro Cortieelli , prof. Cristoforo 'l'ornati, doti. Domenico Tagliaferro, prof. Pietro Durante, doti. Timoleo Riboli relatore) incaricala di esantinare la nuova classificazione e statistica delle ma- lattie mentali fmdata su principii frenologici del doti. Biagio .Miraglia, il quale ■ apporto era cosi formolato: « La commissione incaricala di esaminare la nuova classificazione e statistica ' delle malattie mentali fmdata su principii frenologici , radunatasi nella sala • della sezione di Medicina, dopo di aver letto ed esaminalo quel suo lavoro, • che risulla fondalo sovra principii medico-frenologici da Ini emessi iu altri suoi • scritti già resi cidle stam])e di pubblico diritto, considerando: ( 8G2 ì " I." Clic i |ii'inripii p le osservazioni su cui hasa la sua nuovn clasxifirnzioììo « e xiniislica non sono aliliastem/.a noti alla j^cncralilà , e alla niagijior jiarU' dogli " slessi membri della commissione non sono eonosciuli i lavori dello slesso sig. " (Ioli. .Mirai;lia, vale a dire il suo giornale ìncdifa-staricd-sifìtisiico tifi rct/ia nio- " riitrnfni d'Avcrsa e le sue osservazioni iiivdico-frenolot/irlie Ichdenli a sciogliere ■ il terna del Congresso di Lucca (V. tema n. 2, sezione di Medicina, proposto • nel Congresso di Lucca, adunanza 20 settembre IHI-^). « « 2/ Clic il tema è di tanta impoitanza da chiamare l'attenzione non tanto • del medico, quanto quella d'ogni cultore ilclle naturali disci|dine. » • Venne in determinazione (col mezzo d'uno dei nninliri comjionenti la coni « missione, il dolt. Timoteo lìiholi) di pregare l'egregio doli. Miiaglia a voler « ri\C(lere e corredare di alcune storie licn dettagliate (piesl' ullirno suo lavoi'o : " ripeterne il maiioscrilto; unirgli un csem|ilare e del suo fiionialc e delie sire « Dxsen'nzinni meiìieo-frenolor/ieìie suindicate, e lar' perseriirc il lutto a « i." Lo sviluppo dell' idrocele essere costantemente preceduto da ingorgamento ad uno o ad amemluc i testicoli, e da rossore erisi|)claeeo allo scroto, e l'or- matosi r idrocele stesso venir pure accompagnalo da più o meno frequenti com- parse di risipola. » « '■>.'■' Tornarne facile con mezzi cimiuni la guarigione, purché usata sul l>el principio, n « l'a'.sandi) poscia al cosi dello edema di uno o lulli due gli aili inferiori, alfezione propria delle donne in Loano, esponeva 1' autore i seguenti risultali: » « I." Le donne di intima classe ahitanti in della cidà essere le sole allaecale dal morho, benché in diversa condizione di età, di tem|)eramenlo, di genere di vita. • •• "2." In esse precedentemente all'edema svolgersi senza causa apparente la risipola per lo più ad una sola delle estremità, risipola, che in ciin|ue o sette giorni declina anche senza la cura medica e senza il dovuto riposo, lasciando iiH'arlo all'elio una sensazione di piurilo e un semplice gonliore di cute, ca- paci', come iiileivieiie agli edemi, di dissi|iarsi colla posizione orizzontale: meiiire per la malallia trascurala si dispone l'estremila lesa a nuo\i e fre(|uenli casi di risipola, costituendosi cosi l'endemica affezione caratterizzata da mo- >lruoso ingrossamento ed indurimento alla cute e alla sottostante cellulare. ». '■ o. • Potersi qui pure riuscire a por freno alla malallia, (luamlo rapidamente le SI ojqtongano i dovuti comuni mezzi di cura. » ' \ compimento di tali sludii avrei desiderato un quadro statistico onde risul- tasse almeno il numero degli individui affetti in confronto all' intiera popola- zione; un;i descrizione esalta delle cosi delle csjiiilsioiii cnlaiwe proprie di tali infermi; uno studio anatomico delle lesioni, che sia per causa o pei' effetto in tempo del male si ingenerano nei diversi tessuti dell' arto, e priin-ip;ilmeiile nel venoso, ed oltre a tutto ciò anche l'enumerazione dei rimeilii lenlali a cura- zionc di tale malattia fatta cronica. Ma mi lusingo che il dotto collega a com- pimento del suo lavoro vorrà secondare cotesti desiderii tendenti unicamenle a rendere più ricca e più esatta la serie dei fatti, dai quali sidi proiomper deb- bono le mediche dottrine. • ( 86i ) E venendo lo slesso dollorr P;irme!!;giaiii sul merito della socondii memoria, a lui l'ommessa per riferirne in seduta, a quella eioé del doti. Bai'alla .sìilla xrialica , o meglio suU' iixo della pomata di Cirillo twtl' iscliiadc nviilca, diee\a: • La cura dell' iscliiade, maialila si lanlo penosa pei inalalo e molle volle « ribelle allo cure me£;lio iliielle, ha dalo inolivo al lavoro del doli, lìaralla, di • che io dietro lo slesso invilo avuto dalla |)residen/.a darò lievissima relazione. » • Esposta la sintomatologia e la diagnosi differenziale, niimei-ale le cagioni e • gli esili del malo, passa l'autore ai mez/.i più eonmnomenle usali a domarlo, - |iarla cioè del salasso, delle inignallc, dei purganli, dei voniilivi, dei vosei- •■ cauli, dei bagni ce., cose ad ogni medico abbastanza nolo. Si fa poscia a di- •< scorrere delle praliehe usale nei casi i più ostinati e di assai lunga durala, e « però del metodo del l'alrini consistente in una ambuslione eseguila con laiicella " infuocala sulla pelle clic trovasi iiiira le cslremilà delle ossa del melalarso, lo " (piali soslcngono le due ultime dita deli' aiio all'elio, e dell' applicazione no " pirica di una pasla falla colle jiianle de' raiuinculi acre, bulboso e scelieialo. " raccolti ed im|iiegali nel tempo di loro |iiiì vigorosa v egelazione, 'l'rallalo aiii- « piamenic di tutto ciò, passa in seguilo ad esporre Ire casi di guarigione di • scialicbe. rel'rallarie ai melodi di cura generali, ed cziandi

    tic coiilrade dal llagello le\aiitino. « • Laonde, o signori, permeitele, che al tcriniiie delie nostre, ahi! brevissime ' esercitazioni , io vi esprima non che i sentimenti della gratitudine pelle eogui- « zioni onde mi foste maestri , ma ancora pella bontà , onde coinpalisle al buon • volere dei vostri segrctarii , che unanimi, e più che volonterosi, gelosi ci ado- • prammo nel raccogliere i vostri dettati, e farne tesoro che parli della vostra ■ sapienza. Che fiduciosi del vostro condono, e confortati della vostra bcuevo- « lenza, noi già vi sospiriamo sulle amene sponde della regina dell' .\dria. » E qui il cav. De-Rcnzi , ed il conte Berlini, vicepresidenti, prendevano com- miato dall' aduuLiiua colle seguenti espressioni; e primo il cav. Dc-Renzi favellava in (|uesla guisa: SiGNoni , • Forse eoa Insuflìcienli disadorne parole , ma certo con generose intenzioni • adempii nello scorso anno al dovere di farmi interprete de' sentimenti di gra- • titudinc 0 di amistà dei medici napoletani verso i loro illustri confratelli del • resto d'Italia. Con diletto non minore mi rendo in quest'anno interprete de' • sentimenti dei medici della intiera Italia verso i loro colleglli di Genova. Cer- • tamenle è dura la separazione per gl'intellclli die han cominciato a conoscersi, • por i cuori che han comincialo ad amarsi. Ma questi senliineiiti non possono ( 868 ) • essere sommessi ilu furza ili teiii|ii> o ili luiiluiianza; e quiiiiii siccome iiuii pò- • tremo giammai ubbliarc la sim|)alia, l' ammirazione e la gratituiiiiio che ci avcic « saputo ispirare, cosi siaiii sicuri die voi ancora ci couservei'ele perenne la bc- « iievolenza e l' alleilo, di cui ci avete ilate tante altre prove. K poi, o Sijjnori, • ci è concesso, Dio merco, di potere additare un eentro comune per ranno- « darci e per islriiii^erci sempre più con (|uei vincoli ideali e solenni che dà la • scienza, l'amore per la verità, il desiderio del bene, la gloria di un paese, • che scelse voi a campioni per ricon(|uislare il suo scienlilico primato. In nome • di questo bel paese noi v'invitiamo all'annuale ritrovo, ^'ella deliziosa regina " dell'. \dria, ove si raccolsero gli avanzi incontaminati dell'antico italico ceppo • stringeremo le nostre destre, ripeteremo i niislri rini^ra/.iainenti alla vostra '^ii- c ncrosa ospitalità, vi |)regheremo un'altra volta di larvi interpreti della nostra • gratitudine verso i vostri eoneitladini di ticnova, ed inlinc l'aremo un altro « nodo al vincolo iiulissoluhile clic ci unisce per ricercare la verità e per ap- • plicarla al conlorto della vita, al ben essere de' nostri fratelli. » Indi il cav. Berlini, cosi parlava: Signori , « Nel prendere da voi congedo, poche parole mi rimarrebbero ad aggiugnere « a quanto vi espressero i miei collcghi della presidenza del loro grato animo « per la benevolenza di cui ci onoraste durante i lavori della sezione. Tra le me- « morie della vita sarà eternamente scolpila quella di voi e deli' Vili Congresso. » • Molti furono ed importanti gli argomenti , da voi con severità di giudìzio e « con sodezza di dottrina discussi. Fiaminentovi soltanto il grave |)rohleina della « peste e delle quarantene, e le conclusioni prese dalla vostra commissione uiii- < formi a quelle de Scienziati radunali a Marsiglia , ed alle quali ebbi i' onore di « prender parte. » « Taccio della splendida accoglienza fallaci in Genova e delle gentilezze d'ogni « maniera prodigateci dai colleghi, che risvegliarono in noi le più care simpatie; • finisco con dire che la solenne giornata in cui venne inauguralo il monumento • dell'immortale Colombo basta da sé sola ad eternare negli annali delle scienze « il Congresso Genovese. » Dopo le quali espressioni , il presidente della sezione cav. Carlo Speranza pro- nunciava le seguenti parole di congedo: ( SO'J ) SiGNOHI , « L'onore clic degnaste di eonipurlirnii , eliiuniundonii u |)iesidcMte di ((ucstu « dollii riunione, ncliii quale è raccultu il liuru della niediea sapienza italiana, • forniu un' epoca quanto felice altrettanto onorevole della mia vita. Ultimo fra « quanti voi siete, chiari per sapere, celehri per fama, distinti per insegnamento « e per produzioni d' ingegno, ho compreso di essere divenuto su|)eriurc a me « stesso per avere assistito ai vostri discorsi, ed appreso dolile \ostre inleressanti « discussioni. » a Quivi avete trattato gravi argomenti con senno e con severità; quivi dato « bando al calore delle dispule, allo spirilo di parie, non avete dimostrato altro ' senlimciilo che la gloria del Congiesso, 1" amore del vero, ed il progresso della « scienza e dell' arte .salutare. E quivi modello di saggezza e di concordia entraste • con coraggio ncll' arringo e ne sortiste con onore. I medici nazionali e stranieri « istrutti dalle vostre lucuhrazioni, e dagli utili risultamenli che ne sono la con- « seguenza vi renderanno debita giustizia e meritala lode. » " .Ma troppo rapide sono corse le ore ed i giorni, .\ppeiia i nostri cuori soiiosi • a vicenda aperti, conosciuti ed amati che segnata è l'ora della nostra scpa- « razione. Dojio di avere fra noi inlimameiile conversalo, e sfogalo a vicenda i • nostri pensiei'i , la pena della separazione diventa più sensibile e dolente. .Ma « giacché dobbiamo dividerci, io vi lascio dando a tulli un tenero addio, un « fraterno abbraccio, con portare meco sino alla tomba la dolce memoria del- « l'amore che mi avete oltre ogni mio dire dimostralo. » • .\ddio regina del Ligustico mare, che tanta os|>ilalità e tanti modi gentili • e cortesi a noi tulli prodigasti. Pel futuro Congresso la regina dell'.Vdria ci al- « tende, la (|uale come jiaiola di conforto già suona sul labbro di tutti nella • dolente nostra seiiarazione. Me fortunato, se colà potrò di nuovo vedervi, striii- • gervi al seno, ed approfittare ancora del vasto sapere, per cui tarilo vi disliii- • guete ni'lle mediche scienze. » V." // Presidenti' Cav. Prof. Carlo Sper.v.vza Doti. OOOARDO TtRCDETTI / Segrelarii Doli. Secondo Polio \ Dott. GiACO.Md Diana. imiMONE SLPPI.LMElNTAUlA I)i:i. GI()K>0 29 SETTEMIiHIÌ iVpre r ;i(lunanz;i il vice-prcsiilciiti' c;i\. Hcrlìiii. e si dà li'IUiia ilei processi ver- bali liei di 20 e 28 clic vengono a|iprovali. Si iiutilìea indi una lellera del cav. Trom|ico indirida alla presidenza, in cui esprime egli il suo desidciio clic (u((c le memorie |iervenule al concorso pel pre- mio sul migliore ordinamenlo degli sludii medici in Italia vengano trasmesse al dottor Giuseppe Ferrarlo vice-presidente dell' accademia fisio-medica-slatislica di !Milano, diiamata da luì ad aggiudicarlo nel tcm|)o e modo già stabiliti e noli- licali. Lo stesso cavaliere la istanza perchè una deputazione scelta nel seno della sezione, ed a nome di essa, voglia recare l'omaggio di riconoscenza e gratitudine a S. E. il (7overnatore della Divisione, a S. E. il Presidente Generale, ai Sindaci del Corpo Decurionale, ai Deputati del Casino e degli Stabilimenti tutti civili e militari , per le cortesissime accoglienze che si ebbero gli scienziati accorsi al (Congresso, e pelle genlili maniere con cui si prestarono a loro lor?iire tutti quegli schiarimenti ed opportuno notizie intorno al paese e le sue beile istituzioni. L' i- slanza tu accolta con quella premura e gradimento che van di paro coli' cduca- cazione scientifica e civile, che seco adduce l'alta nostra italiana congrega. A quest'oggetto l'assemblea stessa designa il prcsid. cav. Speranza, il cav. llertini vice-presidente, e il cav. Trompeo. Poco stante il dott. Ferrario fa voli che gli ufficiali del banco della presidenza abbiano i non dubbii segni di soddisfacimento ed approvazione universale; e par- ticolarmente ai segretnrii egli lì augura piti espliciti onde rimeritarli dello zelo ed integrità con cui hanno, durante il corso delle nostie adunanze, adempito allo spinoso e sempre diffìcile loro incarico. Alzatosi poscia il prof. Bollo sì fa a dire che vorrebbe poter leggere per intiero il rapporto che la commissione eletta per esaminare i libri presentati all'adu- nanza durante il Congresso avrebbe dovuto formolare; se non che atteso gì' impegni che contemporaneamente gli altri membri avevano in altre commissioni ad altre materie applicale, il rapporto stesso non riusci che parziale, riguardanle cioè solo ( 871 ) i lihri , che a lui furono riservali, ed uno rimessogli dal dott. Diihini mcmliro della stessa rommissione. Qucslo rapporlo, coniiiiif|UP non complessivo, ed imperfello por riguardo al mandato che i nieinhri della commissiono si avevano, fu nondimeno accollo con assai favore dall'adunanza, la (piale anzi colmava il relatore di plausi, quando pieno il cuore di alti sensi per la sua patria, o |)el Lene di tutti i fratelli d' I- lalia, ronciiiiideva : • (!osi, o si^'iioi'i, il rendiconto dei liliri, elio nella enumerazione dei nazionali comincia dal lìuani, modico nostro, rciidulosi illustre fra i conlcmporanei , vis- suto lungi dall'acre cittadino, dalle adulazioni, dai vituperi con cui si accatta una celebrità che dà l'oro, al quale poi son dati onori e titoli, e finisce col Tommasini, mio veneralo maestro od amico, al quale senz'altea cagione so non quella sola della istruzione che da lui ebbi, mi ha legato e mi Ioga gratitudine eterna, ò lavoro mio, fuorché l'opera del Tommasini, acciò il sunto fosse più spassionato, venne analizzata dallo slimabilissimo doti. Diibini. Ilo bensì altri estrani di libri falli da altri dei membri della commissione miei colb'glii; ma porcile pel numero sono lontani dal comprendere la maggiorità delle opere pre- sentato, e perchè mi furono dati tardi, non mi |)osero in grado di farne un in- sieme ordinato con scientifica distribuzione, onde poter dare un (|ualclic corollario generale di eccitamento e di lode ai medici d' Italia. » « Nondimeno tenendo conto soltanto del poco che io vi ho apportato, ralle- griamoci grandcmonte che l'Italia non è povera, ed anzi pannando ora le auliche vitali scintille e le reliquie volusto e sacre del suo disfacimento, essa, siccome l'uccello simbolo della perpetuità stessa della natura, si mostra nell'ano di un animoso e forte risorgimento. » « Ora io a vece di pregarvi a dilungo della vostra indulgenza allo povere mie parole, solTrite o miei colleglli italiani, da qualunque provincia accorsi a salu- tare questa Liguria, non ultima fra lo piovincie d' Italia, questa città della Ligu- ria, capitale non ultima fra le capitali italiane; questo popolo ligure che è italiano per antico diritto, per amore che ebbe sempre alla comune patria, e per grandi gesto colle quali a si^, ed all'Italia procurò una gloria non peritura, soffrite, dico, voi tulli che in Toscana dapprima con noi liguri salutaste il Galileo, cui il saggio Leopoldo II poneva poi un maggior monumento a Firenze, e che ora veniste volonterosi a salutare Colombo; soffrilo, io replico ancora, che io a voi tulli, a nome dei buoni sonovesi (che molli vi accerto ancora ne abbiamo") ri- volga la parola (lei saluto fralorno, il saluto del nostro congedo; e lo rendo ai generosi che già a noi cosi nobilmente lo porsero. » « Ah no, non infiaechiscano per Dio in bassi aflT.'tti i cuori italiani, ma por grandi pensieri e per alTclli generosi si espandano. Signori, la verità sola è scienza, ( S"^ ) e la Ncrilà e la sck'iiza sono virili, e la virtù sola ò I aiiioio; e la virili e la scienza strascinandoci a grandi timanitaric vedulo, se noi lo vorremo, oi sottrar- ranno air impero dei piccoli e vili interessi; ci sollriinanno agli urti, alla guerra intestina, che l'egoismo e la sete dell" oro accendono iiell' umana società, e nelle genti d'ogni condizione, e persino, oh sventura! fra i medici. Siano sempre viep- più elevali e nobili (e questa è pur vera nobillù) i nostri studii ed i nostri affetti, tendenti a cooperare al hcne di tulio il mondo: ma in ciò procediamo, ve ne scongiuro, colla indi|)endenza d'una forte, d'una intemerata coscienza, e dove non vi lascicranno parlare il vero, lacele adatto: cosi ha detto (Irislo; cosi dirà Pio IX, il gran padre dei redenti, di tulli cioè i ligli degli uomini. » « Ma colla slessa espansione di cuore, memori di avere due volle data la vita alla civiltà ed alla scienza a prò di lutto il mondo, al)hracciamoci fralcrnamcnle nel dividerci, e più sia e si vegga questa pace dei nobili animi fra noi medici. Signori, un medico a passioni riprovevoli 6 un mostro che uccide e guasta la società. Troviamo eziandio noi medici il vincolo che ci tenga congiunti in fra- terna benevolenza nelle più alle regioni della scienza e della fìlosolia , perchè là non si trova egoismo; e ciò sia ad un tempo pegno fra noi di pace, e sia il saluto di noi liguri ai siciliani, ai romani, ai veneti, ai lombardi ed ai nostri piemontesi, a tutti quanti siete italiani nostri fratelli. » V." // Prexiih-ntc Cav. Prof Cvni.o Speranza Doli. Odoaiido TinciiF.TTi / Segretarii Doti. Secoivdo Poito \ Doti. Giacomo Diana. RAPPORTO DELLA COMMISSIONR SI'L l'UKMU) DKLLA LKKItliA Lja commissione eletta dalla presidenza della sezione Medica dell' ottavo Congresso scientiiìco italiano per aggiudicare il [)remio che un ragguardevole personaggio pro- poneva per la miglior memoria sulla lebbra, speciaimcnie della Liguria, essendosi radunata la sera del 17 cori'enle mese nella sala delle conferenze, una sola me- moria di concorso a tal premio segnata col n.° 28 venne presentata dal cav. Trompeo, presidente della commissione medesima. Lettasi questa alla commissione stessa, composta dei sigg. prof. Sachero, Botto, cav. Tavella, professori Parodi, Secondi, Bò, cav. Battalia e cav. Trompeo presi- dente, dojio attento esame della medesima la commissione adottò all'unanimità le seguenti conclusioni : 1." L'autore di quella memoria die ha per epigrafe: malum est hoc gravissi- mum ac difficile, et revera non nisi tJicipiens et inctio curationem rcvipere quam- quam cum dif[icultate — Grebnero — non ha soddisfallo alla prima condizione del programma per cui si esigeva una storia ragionala di alcune famiglie leb- brose della riviera ligure di levante e di ponente ; infatti in questo scritto non è accennato ad alcuna storia di tal genere. 2." Non vi sono falli prnjirii, né altri attinti a sicura sorgente, come nel pro- gramma si richiede, per i quali possa dedursi che i fenomeni patologici della lebbra alluale della Liguria sieno conformi a quelli notati nei lebbrosi del medio evo nei regni di Svezia e di Norvegia e altrove. 5.° Non è ben deOnila la questione se sia più confacente di curare i lebbrosi in appositi asili separati , o nelle loro famiglie. 4." Sono accennati confusamente alcuni risultali necroscopici che nei defunti di lebbra sono notali da diversi autori , ma non risulla in modo veruno die io scrittore abbia dedotti da falli proprii questi risultati , né sono queste alterazioni necroscopiche illustrate con tavole, né con sana critica riferite alle diverse specie (li lebbra ed ai difTerenti stadii di questa schifosa infermità. Ito •( 874 ) Per queste ragioni la commissione espresse unanime jiarere di non polor dc- «•ernere all'autore di quella memoria il premio proposto. Un'altra memoria manoscritta ci venne consegnala dalla presidenza due giorni dopo, senza le norme indicate pel detto concorso coli' epigrafe : r/iii inlrrim ((in- siderai morborum incremenln , tidii coeli, viclii-i , ([num dircrsae (ijind ìiiimincs consliddiunis rationes, eie. — Frank, De ntraiidis hoinin. nwrl). , pag. iìì'ì. — Non presentando questa alcun fatto inijmrlantc clic non sia già conosciuto dai me- dici 0 che in qualche modo rischiari la questione proposta, si credette inopportuno di darne un particolare sunto, e però si rimanda alla presidenza. Cav. BrNEDKTTo TnoMPEO presidetìle Dott. Gerolamo Botto Doti. GicsF.rPE SecOindi Cav. Vincenzo Tavella Doli. Giacinto SACiiEno Doti. Giacomo Diana Dott. Fedehico Pauodi Cav. LcKii Battalia Doti, .\ngelo Bò rclature. In conseguenza di tal determinazione il fondatore del suddetto premio , nella flducia di veder meglio liaUato tal quesito, si impoi tante particolarmente per la Liguria e la contea di Nizza, ha rimandata al futuro (]ongresso di Venezia l'ag- giudicazione del medesimo premio alle stesse condizioni e norme già prescritte. Thcmpeo per delegazione. RAPPORTO SLiGLI OSPEDALI CIVILI DI GENOVA ( PAMUATO.NE ED I.NCIRABII,! ) Voi Ycdcslo, 0 signori, al pari di noi, gli stabilimenti di pubblica sanità, che più d'ogni altra nobile ìstitU7.ionc, onorano la città clic accolse ospitale l' citavo Gougrcsso. Al pari di voi ncll' esaminarli noi fummo obbligati a spingerci col pen- siero verso quei tempi feli<'i, ne' quali ogni di vedeva Genova far ritorno a' suoi porti II! navi villorioso appoi'tatrici delle sj)nglie tolte ai nemici, e de' rieclii fruiti del commercio coli" Oliente. Concepimmo anche noi il commovente spettacolo dei cittadini reduci da lontani via!ji;i, che si slaccavano dagli amplessi de" loro cari soltanto per gitlarsi a piedi dell'altare per iscioglicre il voto , e per depositarvi parie delle conquistate ricchezze. Le quali era loro intenzione che servissero ad adornare la città di templi e di monumenti, e sopra tutto ad elevare ai fratelli poveri 0 addolorati quelle case superbe, che stan là qual monumento di una calda pietà , che voleva il palagio dei miscrelli ancora più sontuoso di quello dell' opu- lento. Ma i tempi sono cambiati, o signori, e la carità senza limite, ritratto della infinita provvidenza di Dio, riceve oggi dalla scienza la sua direzione onde non fallisca il nubilissimo scopo che si propone. Sono tre gli ospedali civili da noi osservati, quello di Pammatone, degl'Incu- rabili, e il Manicomio. Il primo, che è il più antico e il più grande, sostenuto da proprie rendite e da civiche sovvenzioni, retto da numeroso consiglio di otti- mali, capace negli estremi bisogni di dare ricovero a liOO infermi, può dirsi naturalmente l'ospedale maggiore della città. Non vi parliamo della sua storia, della sua magnificenza, delle superbe scale di marmo, de' suoi cortili cinti da portici sostenuti da marmoree colonne, delle numerose statue de' bcncfallori; né parleremo delle sue slalisliclic , e di altri interni ordinamenti, poichù son cose che Irovansi registrate nella Guida, e che sono slato anche descritte nel giudi- zioso rendiconto cconomicomcdicoslaiisiko del doli. Ettore Gusla. Noi ci jimiliamo ( «7G ) nir esame di lutto t'iò flit' rigiuii'da i niisori iiironiii, dolciitì ed ulTuiiiiati abitaluri (Il (|iK'sta roggia. Sono ora essi al miinero di circa SOO , de' (|uaii due terzi donne. Distribuiti in due piani, ai primo trovansi gli uomini, il debii sesso al secondo. Kccelto le sale delle gravide e dei venerei , tutte le altre sono secondo l' antico metodo vaste e capaci, colle pareti ornate di statue e col pavimento di marmo. In alcune si contengono oltre cento letti, in altre il numero cresce, allorquando la Illa di essi, invece di essere doppia, è quadruplicata. Il lume e l'aria sono distribuiti da finestre aperte al disopra della mela della parete, né mai arrivano a livello del pavimento: ma i ventilatori ottimamenle sup|)liscono al rimanente, i'oclii i letti con cortine, e solo per donne. I vasi di comodità sono tenuti nelle sale fra i le , e sono coverti

  • ali . aiircllanti as- sistenti e pari numero dì .soprannumcrarii. .\ ciascun medico sono dati in cura 80 e 100 infermi, e nelle donne fino a IGO. In egual modo è distribuito il ser- vizio cbirurgico; se non che i chirurghi principali sono quattro, e così gli assi- stenti e soprannumcrarii. Quesli ultimi tanto per la medicina quanto per la chirur- gia sono destinati alle guardie. La bassa chirurgia b di obbligo de' soprannumcrarii. I medici ed i chirurghi sono indipendenti nelle loro sale ; se non che nelle op- portunità si aiulano dei lumi scambievoli. Le suore della carità dirigono 1' infer- meria e conservano il guardaroba; i padri cappuccini hanno il carico dell'assi- stenza spirituale; ottimo e ricco il servizio farmaceutico; iiudti i servi e le serve, e i(ucste scelte dalla famiglia degli esposti. Oltre i malati (piest' ospedale ha ancora il carico degli esposti ricevuti in un luogo annesso e dati a nutrimento esterno dopo la vaccinazione. La distribuzione generale degli ammalati è di uomini e donne, e quindi di cronici- e di acuti, di fenili, di venerei e di partorienti. Le malattie cutanee contagiose sono isolate, e ci si disse che in particolari stanze si ricevano le malattie acute stimate conta- giose. Le donne veneree stanno in sito alquanto più ignobile. Esse appartengono al ramo meretricio, e ve ne sono attualmente solo ventidue, dal che la commis- sione deduceva, che supposto diligente il servizio di polizia medica, ciò darebbe indizio di pubblica moralità. Le visite dei medici principali si fanno due volte al giorno: nelle ore intermedie gl'infermi sono visitali due altre volte dagli assistenti. Le prescrizioni farmaeculichc e dicli'tiche si scrivono in particolari cartolai. Tre gradazioni nella dietetica, fra le (|uali il vitto intero comprende quindici once di pane, tre di carne e due minestre: il vino quando è permesso. Non vi sono qua- (877 ) (Iri iliiiici presso il IcUo : ma una sclicdula sulla quale è scrino iioino , prove- iili'ii/a , giorno di arrivo, iiidicazìoiir delia malatlia, e lalora qualrlio priiicipak- siiitorno: e questa schedala ù ripetuta in iiu registro clic ne conserva memoria. Ogni mese vi sono le conferenze uicdielie, nelle quali si presentano le statistiche delle sale, e si discutono i casi clinici principali. Le ricezioni dcgl' infermi si fanno in tulle le ore, con fede di parroco, lettera d'invio del commissario di polizia, e gratuite iici poveri della città di (jcnova , a pagamento per quei del contado e per gli agiati, cpiclli a IS frantili al mese, (|uesti a 22 e iiO centesimi. Iticco ù l'armamentario chirurgico; un teatro anatomico è costruito da poco tempo in opportuno sito in una estremità lihcra dell'ospedale. .Non liawi per ora un museo di anatomia patologica, né biblioteca, nò mezzi ed istituzioni sussidiarie alla istruzione medico-chirurgica. L' ospedale degl' Incurabili è destinato pei cronici. Meno grande non solo , ma ancor meno ricco di marnii e meno magnilico di (|uello di Pammatone, pres^enta tuttavia eguale distribuzione, poiché eguale ne e l'amministrazione ed il regola- mento. Due medici principali: uno il chirurgo; alle suore dette brignoline l'in- fermeria: ai padri cappuccini la cura religiosa. Due piani pe' due sessi; l'infe- riore pegli uomini ra|)presenta un parallelogrammo con due sale alle estremità ; allre più piccole e parallele nel mezzo. Nel secondo piano tre vaste sale formano una croce greca: ma ciascuna di esse è suddivisa inferiormente in due: bensì all'altezza tli due braccia vi sono vaste arcate che mantengono la comunicazione dell'aria fra le due sale. Gli uomini e le donne han sale per gli epilettici, il cui numero ha sorpreso tutti, essendovenc 58 uomini ed 88 femmine, vale a dire oltre ad un terzo degl'infermi. Il che forse è attribuibile al clima, e quindi conver- rebbe studiarne le cagioni, .\nchc qui ottima spezicria , bagni di marmo , netta cucina. .Mancano le altre istituzioni, né vi ha luogo di passeggio pei convalescenti. Esposte queste cose la vostra commissione deve soggiungere che fu lieta nel- r osservare con quanta premura e con ([uaiilo amore i direttori e medici e suore della carità e lutti adempivano in entrambi gli ospedali al pio ministero; nel mi- rare il culto in che tcngonsi le case' e i miserelli cui offrono ricovero: sì che ebbe occasione di dire che se grandi e pietosi furono gli avi , non indegni di loro nò degeneri ne sono i nepoti. Nondimeno comunque nelle nostre conferenze i governatori ci abbiano indicati i miglioramenti che si propongono mano a mano di apprestarvi, tulli .savii e ben pensati, e che prevenivano i nostri voli; lultavia la commissione ha creduto di soggiungere alcune riflessioni onde i Congressi spargano per ovunque le idee di utili riforme, acciocché queste coli' elemento necessario del tempo fruttifichino. Ouindi ci é sembrato ben fatto di esporre i nostri desiderii principali in modo che possano servire non solo per gli ospedali genovesi, ma anche per lutti gli altri ospedali d' Italia , che ne abbiano ancor bisogno. ( 878 ) Primo do>iiliM-io i'- elio in ogni os|iC(l;iIc rnmminislrnzionr sia fidala ad una rominissione civica ; ina la direzione interna Io sia ad un medico. Impcroccliè jtensiamo che ne dclilia senza ciò solTrire non solo la buona guida degli amma- lali, ma anche la dignilà dell'arie. l{i|)eliamo (|uel che aveva scrino in allra oc- casione uno di noi, cioè clic quando il medico è coslrcUo a solloslare agli ordini amminislralivi negli ospedali, è dercdalo delle sue facoltà, è servo nel suo im- pero, ed anche nel maggior suo zelo non può fare tutto il henc che desidera. La pratica della medicina è regolata dalla intelligenza e dal cuore, ed il suo retto esercizio è un alto di virtù; e virtù senza spontaneità è pregio da schiavo, il cui merito consisto ncll' ubbidire. In secondo luogo vorremmo che non si fidasse gran numero di maiali ad un medico solo. Ci pare impossibile come possa un solo visitare ollanla e ccnlo am- malati acuti, ed anche un numero doppio di cronici. Come fissare una esalta diagnosi ; come prestare alien/ione al corso del morbo ; come sorprendeie (pici momenli d'ispirazione quando la natura si svela all' osservatore diligente ed in- siaiicabile? Simile a colui che volesse conoscere un paese rapidamente percorren- dolo lungo i cammini di ferro, il medico non può acquistare occhio clinico, né esaminare i falli, né conoscere il vero, che è frutto di una lunga e riposala os- servazione. Il terzo nostro desiderio è quello di vedere inlrodolte in ogni spedale istituzioni acconcie alla medica istruzione sussidiarie della università. Non è vero che gli ospedali servano soltanto a curare gì' infermi presenti. Essi lianiio un mandato ancora più nobile addestrando gì" ingegni nella pratica , ed agguerrendoli a so- stegno ed a conforto degli ammalali futuri. Se li chiudiamo alla gioventù ci pri- viamo del migliore anzi unico mezzo che noi abbiamo per dare ai popoli buoni medici. Quale nobile, quale utile, quale facile istiluzione è quella dell'alunnato obbligalivo degli ospedali? Desideriamo in quarto luogo, che oltre alle opportune sale di operazioni, oltre ad un ampio teatro anatomico, si pensasse pure a fondare in ogni ospedale un gabinetto di anatomia patologica, che sarebbe fruito di ricerche e di sludii, e germe d'istruzione e di medica sapienza. Il quinto nostro voto é che le esercitazioni mensuali cliniche statisliche, come saviamente sono istituite in Genova rendano prolillevole la pratica ai medici, la rendano profitlevolissima agli alunni. Laonde raccolgano questi e .scrivano le storie e le stalislichc; le discutano poi e ne giudichino i medici pratici. E sopra tulio desideriamo che tali conferenze abbiano uno scopo dojipio egualmente elevato, ciucilo della scienza, e quello della morale; trovando il modo da collegare in fraterno accordo la medica famiglia dell'ospedale, sì che deposte le men nobili passioni , e rinunciando ad ogni cosa che dar possa sospetto di ciarlatanismo , ( 879 ) possano mostrare al mondo che le virlù van congiunte , e se I' opera nostra e (ilantropica cminentomeiite, i nostri cuori legati col sacro vincolo di un santo si'o|io ('(iiiiinic, non sono sordi uiruniislà, al sodali/.io, alla concoidia. K poiché si aspetta dai Congressi la sperata concordia de' medici dell'intiera Italia, egli è d'uopo che sia preparata dalle mediche asso<'ia'/:ioni degli ospedali, pe(>uad('ndosi, che se non si trova il secreto di spegnere le ire, e se non si fa sacramento di congiungerci lutti col vincolo dell'amore, non potrassi aspirare giammai né alla dignità della classe medica, nò alla benemerenza dell' umanità , né al progresso della scienza. hi sesto luogo stima la vostra commissione op|)orluna cosa dare opera a prov- vedere ogni ospedale di libri, colla fondazione di una biblioteca, dalla (piale il pio luogo trarrebbe decoro, il medico cognizioni. In settimo luogo, riguardo alla parte materiale degli ospedali, crede di dare un ricordo agli amministratori di quelle pie case. Gli ospedali in Italia sono tutti vasti e monunìenlali. Rispettiamo questi avanzi della pietà dei padri nostri : ma se mai in avvenire evvi necessità di raggiustare qualche cosa pensino meno a ri- fare grandi sale che a costruire piccole infermerie, che l'osservazione e la scienza hall dimostralo più utili al ben degl" infermi. K se il numero degl' ammalali cresca, procurinsi piuttosto nuovi locali , anziché all'oliare varie lila di letti nella stessa sala. L' ottavo desiderio è che si preferisca inoltre in ogni ospedale il prò degP in- fermi ad ogni altra considerazione. Si pensi sovrattutto a fare eseguire pavimenti che si prestino alla nettezza, e non sostengano freschezza o umidità. La ipial cosa specialmente avviene co' pavimenti di pietra di ogni genere e specialmente di nianiKi, L" ammalato che deve sccndei'e dal letto |)e' suoi bisogni poggia sopra un suolo elle gli produce incomodi brividi. E comunque nel verno ripongansi le tavole fra letti, ciò non basta; né nella stessa estate convengono per gl'infermi siffatte impressioni. Si badi inoltre a rifare subito i pavimenti già vecchi e rosi , e quindi facili ad imbeversi di sostanze putride e nocive. Nono. La distribuzione dei vasi comodi é affare importantissimo per la igiene degli ospedali. È voto, che non si tengano questi giammai nelle sale poco cu- stoditi, ma che si aprano nìcchie nei muri, le quali, dove si può abbiano una comunicazione colla |)arle esterna della sala, per ritoglierne i vasi senza inco- modare gì' infermi. Decimo. Dove non si può, o non giova di provvedere tutti i letti di cortine, vi sieno almeno cortine mobili, onde covrire temporaneamente gl'infelici che ar- rivano allo sialo di estrema gravezza. Che se barbaro ed inumano é il sistema di sottrarli dal loro Ietto per portarli, spesso conscii ed intelligenti nelle stanze di morte; d'allea jiarte é allo di pietà il francare lo sguardo atterrilo di chi soffre, e quindi leme , dal desolante spettacolo dell'agonia, e del trapasso de' loro compagni di sventura. ( 880 ) L'iuleoimo. È allresi iinporUuilc di pcnsaiv al iiiodci di soltrarre i radaveri dai ledi senza farne spellaeolo agli allri. La morte è senipro iinmincnie sventura al |ioiisiiTO di un inli-rnio, e tutto rio che la ricorda produce un fatale avvilinicnlo delle sue facoltà. Si abbiano inoltre le stanze mortuarie di dc|iosito per assicu- rarsi se la morte sia apparente o reale. Dodicesimo. È voto della commissione che in tutti gli ospedali d' Italia le par- ticolari famiglie di malattie vengano distribuite in sale |)arlicolari , onde possano essere meglio studiate e curale, e si formino delle sjiccialilà pratiche tanto utili all'esercizio della medicina come arte. Inoltre è suo volo, che mentre la scienza presiede a questa distribuzione, d'altra parie che la morale ed il pudore impon- gano di separare i fanciulli dagli altri infermi, e le donne rotte al vizio dalle altre, onde un asilo di pietà non divenga scuola di corruzione e di libertinaggio. La commissione avrebbe jiotulo soggiungere tulli gli altri precetti d' igiene e di polizia medica; parlare del villo e delle lingerie, dei farmaci e dei servi ecc., lostocbò i suoi puri desiderii non riguardavano solo gli ospedali di Genova, ma (|uelli di tutta Italia. Ma ciò non ha fatto perchè non ha obbliato giammai che parlava a medici dotti ed esperimentati. Anzi vuole che si ritenga essersi dette le espresse cose pel pubblico e non pe' medici , e che si ritengano inoltre come una prova del sincero desiderio di riforme utili , eseguibili , ed umane. Cav. Stanislao Grottanelli Avv. Vincenzo Salvagnoli Doti. GicsarPE pEnnARio Giustino Abpesam Prof Secondo Beiiriitti Doli. Giacinto Sacuero Cav. Luigi IUttalia Giovanni Rampinelli Doti. Timoteo Riboli Doli. Pietro Cipriani Doti. Giuseppe Parmeggiani Cav. Salvatore De-Renzi jvre»idenle e relatwe. IIAPPOKTO SIL MANICOMIO III (li: NO VA T ^a millesima commissione clic per mezzo di un illustre suo membro vi rendeva or son pochi giorni consapevoli di quanto le era occorso di osservare nella visita l'alia ad alcuni ospedali civili di questa citt;"!, viene oggi ])er l'organo mio ad aggiugnere poche parole sulla casa degli alienati. La città di Genova che si può riguardare a buon diritto non inferiore ad al- cun'altra città italiana in tutto ciò che annunzia incivilimento e progresso, ve- deva da lungo tempo la necessità, che in mezzo alla ricchezza e magnificenza defili spedali civili dovuti lutti alla pietà e lilanlroiìiche cure dei suoi concitta- dini, ne sorgesse uno lìnalmenle che potesse dirsi un degno ricovero pei miseri che pcidcllero I' inlellcllo. Questo santo volo i genovesi lo vedevano appagato fin del 1H4I, epoca nella ([naie veniva falla la solenne apertura dell'attuai mani- comio. Questo sorge in un sito pianeggiante e basso, all'estremità orientale della città, ed in tanta prossimità delie mura, che da alcuni lati dell' edilìzio si do- mina facilmenle parte della città stessa , e le vicine fabbriche che vi si trovano d'intorno. Il fabbricato centrale è di forma elittica, e dal medesimo si staccano sei raggi disposti tutti simmetricamente. La fabbrica centrale ha cinque piani, di Ire piani compnnesi ciascun rasoio separatamente. La divisione interna è cellulare, ed in ogni suo sconipartitiienlo perlcllamenle sinimclrica. Le celle sono circa oOO bastantemente spaziose, aereate convenientemente, con pavimenti lutti marmorei e coslrnlli a piano insensibilmente Inclinalo, perchè sollecilamenle scoli e rimuo- vasi o^iii liipiidd iniinondo, e riesca facile il manlencrvi la opportuna nettezza. Olili' :i(l ampio refettorio, vi sono pure molte altre sale destinate alla ricreazione, al lavoro, ai dormilorii comuni, alle infcrmerie per le malattie accidentali. Le latrine sono ben costrutte ed op|)ortunamenle situale, siccome ben costruito si trova ciascun bagno posto ad ogni piano dello stabilimento medesimo. In questo manicomio si accolgono graluilaiuente tulli i poveri della cillà di (ìenova : da quei di comune si esige una retribuzione di cenlesinii 71 al giorno, ed i pensio- narii a vario grado dì servizio e di vitto giungono a pagare 43, 60, 90, 130, e ni ( 882 ) 170 fraiK'lii al inosr. L'egregio medico direltore elei iiKuiicoiiiio cui iiicdicu assi- sleiile, e soprannumerario aecolsero con espressioni di eompiacenza e con |)arli- colarc gentilezza la \oslra commissione, e con lodevole gara si fecero sollecili ;i porre sollo gli oeelii della commissione tulio ciò clic poteva interessare la scienza e r umanilà. Trovammo separali e divisi gli alienali nelle grandi classi, clic rappresentano le forme prii\cipali delle malattie mentali. I furiosi alìilano il primo piano, i lipemaniaci , e monomaniaci il secondo ed il l<'rzo: il (piarlo ò occupalo in gran parte dai dcmcnli suddivisi sccondochc nianlcngono lo abitudini della pro- priclà, o ne sono alTallo sprovvisti. Kvvi pure una sala dcsliiiala alle nialallic ac- cidentali, ed il piano d'un l'aggio ù totaimcnie occupato dai convalescenti. \\ sono nnalmente delle divisioni per le diverse categorie dei pensionanti. Il ser- vizio interno dello slabilimenlo e la sorveglianza sono apparsi alla comnii.ssionc assai buoni e convenientemente direni. Nettezza e proprietà grande nelle sale, nelle eelle e nei letti: nettezza e proprietà nelle vesti e nella persona degli alie- nali. La commissiono ba rimarcalo la molta quiete e la molta calma clic regna in mezzo ad una famiglia di circa 400 individui. Ha assistito alle mense comuni; è inlcrvcniila agli esercizii musicali in mezzo a 100 alienali, od il coiilcgno di calma, di tranquillila, di venerazione, di obbedienza ad ogni cenno del dircllorc ne ha pienamenle convìnti sulla lionlà ed cflìcacia del metodo, del lodevole zelo e del pieloso interesse, col quale questi infelici vengono ivi Irallali. Dill'.illi vi sono abbandonati quasi lotalmenle i mezzi di repressione e di violenza , e vi si ricorre con molla riserva, solo per via di eccezione, e solamente quando ne venga compromessa la sicurezza dell' individuo. Il medico di quel ricovero nella applicazione delle viste curative riguarda siccome un errore l' attenersi sola- mente alla parte psichica, o alla sola parte materiale, e la ritiene dover es- sere, siccome usa, mista e varia nelle diverse circostanze e nei diversi indi- vidui. .Vdopra ogni cura per tenerli lonlani dall'ozio, ahiluambili al lavoro, e somminislrando loro quei mezzi di occupazione e di travaglio che meglio desi- derano, e che meglio si accordino alle loro abiludini. Procura di alVezionarli all' orticoltura, al passeggio esterno, al giuoco del bigliardo e a tulio ciò clic pone in esercizio le forze muscolari, e che può servir loro di piace\ole ricrea- zione. Tutte queste pratiche la commissione, congiunlamente ad un ottimo re- gime dietetico ha trovato lodevolmente messe in opera nel manicomio genovese, pratiche che sebbene condotte con zelo e con perseveranza; tuttavia non mancano di essere un poco contrariale da alcuni ostacoli derivanti specialmente dalla lo- calità, che fu scella e che influì sul modo di costruzione che forse non si può dire la più alla a soddisfare ai bisogni tulli, che nello slato allualc della scienza domanda questa interessantissima specialità. E quindi la commissione fa voli perchè ( 883 ) in Gi-iiuva , runie in (|iiiiliirii|ne :illra parie d' llaliu , alla circuslanza di dover pro- cedere alla coslruzioiie o riorganizzazione de' inanieoinii si guardi seinpie: 1." Che non si costruiscano così grandiosi da contenere un numero grande d'inrerini; iiiipercioccliè il numero troppo {;;rande degli alienati riuniti in un solo lucale, ne rende |)iù dillicili le indispensabili divisioni , più cuinpiicalo il servizio, e resta delusa anche la più scrupolosa sorveglianza di chi vi presiede. 2." Che nei casi possibili convcrrehhe che le case de' pazzi fossero sempre lon- tane dalla cillà; poiché è hen dillicile che nel seno, o nelle vicinanze di (|uelle si possa otleriere (|Uclla soiiludiiK- e «piel silenzio che cooperano tanto a l'icon- flui're la ipiiclc e la calma nella mas-'gior parte di (juclli infelici. Che se poi giunjiano coi jiiciprii occhi sulle persone che vi j;;irano d'altoino, riesce assai più dillicile (li poterli sempre tener lontani da rimenihraiize che valgono polenle- mente a iiiriiarii, ad alterare e sempre scomporre maggiormente la facoltà del loro intelletto. .Nella lontananza dalla cillà si rende anche più agevole di dislrarli air agricoltura , nella (piale molli alienati trovano il massimo vantaggio pel tisico, come pel loro morale. 3.° La commissione ù di parere che i manieomii a due piani , e se si potesse ad uno soltanto , sono preferihili a tulli gli altri a piani molleplici. In tal guisa non solamenlc se ne rende più s|)edilo il servizio, più facile la sorveglianza e la di- rezione, ma crede eziandio che trattandosi di individui che hanno [ìerdule o di- slurhiìle le facollà del proprio inlellello, dovendo bene spesso scendere e salire non |)icciol numero di scale, ad onla di ogni custodia e vigilanza non le pare impossibile che possa avvenire un qualche inconveniente. 4." Portando la commissione le proprie considerazioni sulla diflicollà di qui'sla ))ranea speciale di scienza medica, vede la necessilà, in cui si trovano i medici dei manieomii di studiare il maniaco in tulli i momenti, in tutte le combinazioni e conseguenze po.ssibili. È una maniera di assistenza tutta speciale che domanda acume d" inlellello e cuore ben fallo; domanda studio, calma, molla perseveranza, e (piasi direi oslinazionc per ragggiungere la mela desiderala. Quindi parrebbe alla commissione che il sistema tenuto nella maggior parte dei manieomii di af- liilare ad un solo medico molle centinaia di alienati dovess' essere in pai'le cor- retto, .'siavi pure un nu-dico direllore, ma ve ne sia poi un numero ■^nllìcienle, compatibile sempre colla moltiplicilà degli infermi , che coadiuvi nell.i cura e nella sorvegliair/a il direllore medesimo. Tutti questi medici dei manieomii do- vrebbero essere emancipati complelamenle da tutte le occupazioni e incumbcnze esterne rome nel manicomio genovese, perchè non perdessero mai di mira 1' og- gelln della loro missione. ^>." Finalmente la commissione finisce il suo rapporto col desiderare ardcnle- mcnte che nella costruzione, e riorganizzazione di questi ricoveri che potesse av- ( 884 ) venire in ogni e (|ualun(|ue juirle d' ll;ilia , nini si lasciasse mai di eonsullarc la scienza, la (|uale talora o non si consulta, o si consulta lardi, o si consulla male, o auclie coiisullala non si ascolla opporlunaineiilc. (;av. Salvatohe De-Rei\zi presidente Avv. ViiVCE.NZo Salvaunoli Giovanni Uamimnelli CaV. StAMSLAO GnOTTANELI.I Cav. LiiGi Battalia Doti. GlLSEITE pERIIAniO Gustino Aiipesani Uolt. Giacinto Saciieiio Uolt. Timoteo Riboli Giustino Arpesam Dott. Pietro Cii'hivm relatore. KVPPOllTO DtLI.A COMMISSIONE DESIGNATA ALLA VISITA DEL CIVICO AI.BEKCO IJK' I'OVICHI DI GENOVA 1 ' Xj uibcl'gu dei poveri è (ale isliluziune della quale Genova può giustamente andare gloriosa. Essa si jiropone due fini , di proteggere la vecchiezza del |)overo col for- nirgli l'asilo e il vitto; e di procacciare al mendico giovinetto un'educazione adat- tala allo stato di lui, si clic esso provveduto di una professione, assuefatto al lavoro, alle\ato alla buona inorale, possa bastare a sé, rendersi utile alla soeielà. Questo stabilimento può (piindi considerarsi siccome diviso in due, cioè rico- veio pei vecchii ; scuola pei giovani. Infatti non sono colà ammesse le persone ad ogni età, ma dai 3 anni ai 'ii); dai 00 in avanti. La saggezza di coloro che a questo stabilimento presiedono notando non essere dinicile alla vecchiezza mendica il trovare soccorso dalla fraterna carità, mentre non agevolmente vien dato al povero 1' educare convenientemente i proprii tìgli , conduce le cose in modo che il numero de' giovani prevale di gran lunga ai vecchii. Lo stabilimento è capace di 1800 individui: attualmente ne ha 1740, de' quali 400 circa ap|iartciigoiio a quella classe che noi diciamo ricoverati , gli altri a quella classe che diciamo degli educandi. I maschi sino all'età di i'2 anni si lasciano fuori alla campagna, onde la loro ••(istituzione fisica abbia il miglioic svilu|ipo. Sono colà allìdali a villici , dell' ido- neità dei quali attestano i |)arroci e i sindaci. Poiché hanno tocco i 12 anni ri- tornano allo stabilimento, e sono messi ad apprendere una professione, rispondente alla speciale loro costituzione, giudicata dal medico. Quest'ultima precauzione viene usata parimenti colle fanciulle, l maschi rimangono nello stabilimento sino ai 20 anni; le donne vi ponno rimanere sino ai 52. La direzione ne ritiene taluni degli ammessi anelir per tutta la \ita, destinandoli al servizio della casa, o all' istru- /liine degli allievi. .Nei primi Ire anni alternano il lavoro coli' istruzione iulellettuale, che ha per ( 88fi ) oggetto il leggere e lo sc'i-i\ere. l' aiidiietic;!, le iiozioiii eleinenlari di giiiinalica e di sloria. Noi) sono aiiimessi clie j;li assolutaniente po\ori nuli ciilro le mura di (lenova; piitiobbe esser ainniesso (iiKiliiii(|ue |)o\eio di (|ualoiiinie |)aese, ))el quale un pio- lettore pagasse l'r. I'2. "iO al mese. I lavori più eoinuiii nello slaliilimenti) sono rpielli della tessitura; vi sono però altre arti. Le giovinette, la debole costituzione delle (piali non regge alla lessiluia vengono vòlte ai lavori fennninili meno lalicosi, i lavori dell'ago. Ognuno degli ammessi riceve settimanalmente due (juinli del prodotto del proprio lavoro; liu diritto ad un altro (|uinto, ma ipiesto rimane in deposito pi'esso lo slesso stabi- limento. È in arbitrio di eiaselieduno usare dei due quinti del proprio lavoro a suo beneplaeito. Lo stabilimenlo lia nel suo interno una vendita di vino e di com- mestibili, vigilala però a impedire qualunque disordine per parte degli accorrenti. Gli aiuuK'ssi hanno un \eslilo uiiilòrnie tornito dallo stabilimento: ricevono due minestre al giorno di pasta ordinaria con mislnra di legumi (! verdura del peso ognuna di once tre e due terzi in materia cruda, l iia libbra di pane di farina di grano di ottima (jualilà, alla cpiale si sottrae soltanto la crusca. Vino Ire volte la settimana, minestra falla con brodo, e una porzione di carne alla domenica. Tanto, rispello alla natura clic all'ordine generale questa isliluzione d'alta be- nelìccnza, è una delle migliori in Italia. La commissione accompagnata gentilmente dal march. Vincenzo Ricci, deputalo alla casa, e dal sig. Cristoforo De-Katt, direttore dello slabilimcnlo, e dal medico del medesimo, doti. Qiiirico Carozzo, visitò partitamcnte i locali, e a me, ono- rato della relazione commise il seguente rapporto. II locale sorge in luogo elevato, in buona esposizione perchè ventilala, e posto ad un tempo fra due colline, riparo ai venti di tramontana. L'cdilicio ampio, mae- stoso, assomiglia piuttosto ad una leggia che ad un ospizio di |)ovcri. Ampiissinie .scale marmoree, vastissime sale, pavimenti lutti di marmo, dormitori! spaziosi, i letti convenienlemenic dis|)osli ; dapperlullo una s|)ecchiala nettezza, libera venti- lazione, non è luogo ove sia alTollamento. L'aspetto degli educandi, non escluse le donne, dimostra la sviluppata costituzione, il loro ben essere, la loro ilarità. Nelle donne per mancanza di vigorosa costituzione non ammesse o distolte dal telajo, e vòlte ai lavori dell'ago, la commissione, se non trovò la fiorente sa- lute delle prime, non rinvenne però costituzioni miserabilissime, il che le diede a rilevare, come con diligente ed amorosa altenzione si ponesse colà mente, che per la natura del lavoro non abbiano a patire non adallc costituzioni. Parve |icrò alla commissione che non opportunamente si tenessero esonerate queste fanciulle da ogni lavoro esercente il sistema mu>colare, credendo che un con\cnienle eser- cizio delle forze fisiche varrebbe a moderare i difetti della nainrale costituzione. ( 887 ) Si nolo in proposito clic in gcncrulc l' oducazioiie rcinniitiile d'oggidì, e special- iiicnle (lolle classi ugiafc , difetta in (picsto , elio condanna lo giovinone ad iinn vila, rii'JNi ((Male il vigor fisico non è rncnoinanii'nic esercitalo, per eni la cosli- In/ione leniniinile innnisei'iscc , e svigorita male trovasi disposta a sostenere le fisiclie latielii' (Iella nialernità , e a fornire ai ligii vigoria di tempra. L'orario del l.(Voro <^ distriliiiilo in oiiido lodevolissimo ; si impiegano al lavoro circa nove ore della giornata , con intermessi riposi e passeggiata per lo stalilli- mento. Ogni settimana escono gli educandi al passeggio: ogni (jiiindici giorni i' in farolià dei genitori averseli a casa per tutte I' ore diurne. (ìli ammessi alla sta- gione estiva prendono i bagni di_]^marc. Le malattie predominanti sono la scrofola e la rachitide, fili ammessi portano con S('' entrando, la disposizione a (|uesta malattia; che il locale e la vila che in esso si conduce, e le precauzioni con cui si dispensa il lavoro rispondono per ogni verso ai dellami della hiiona igiene. Lo stabilimento offre tre infermerie, una per le malattie acute, una seconda pei convalescenti, una terza pei cronici. Tra tutte contengono 140 letti, apparte- nendone 30 alla prima, 28 alla seconda, 7C alla terza. Molti malati per() si ri- mettono all'ospedale, il che è costumanza che non era negli statuti fondamentali, e che s'introdusse per ragione economica. La commissione disap|)rov('i (piesta pra- tica, e nol('> che all'ospedale potcvansi convenientemente rimettere i ricoverati, cioè i vceclii, ma non ^li educandi, i quali sarebbe desiderabile non avessero mai ad abbaiuliinare lo ^lallilimenlo. La commissione trov(i da encomiare le modificazioni fatte ai telai, per cui il laviiianle può starsi e in piedi e seduto, e getta la navicella portante la spola mediante un ordigno, pel f|uale non (!■ costretto a curvarsi all' innanzi e disten- dere disagiosamente le braccia. Degna d'encomio trovò pure la introduzione dei telai alla Jaipiard pei tessuti efligiati, ad ottenere i quali condannavansi altra volta i fanciulli a starsene penosamente sotto de" telai, onde alzare e rimuovere le va- rie Illa. Parve ([uesto alla commissione ottimo provvedimento igienico. Lo stabilimento non manca di altro macchine relative al tessere, delle quali la commissione non crede sua missione il tener parola. Riporterò tuttavia la giu- stissima osservazione fattaci dal march. Ilieci, ed ('• la seguente- che lo slabili- nteiilo proponendosi redueaziono e non la s|)ecuIazione, non ha introdotte molle macchine, le quali diminuendo il numero (li\;;li operai, scemerebbe il numero d'i coloio cui s'insegna un mestiere, e per conseguenza anclin il numero di coloro che partecipano al lucro del lavoro. Le malattie cutiinec sono curale in uno spedale dipendente dallo slabilimcnio, ma al medesimo non unito; sono però desse rarissime. Iarll eguali. Il doli Caro/.zo attesta nissun farmaco avei' ri- trovato di maggior ellieacia di questo nella cura della tigna. Comincia dalla cura interna |)urgativa, dalla rasatura dei eapcgli , dall' applicazione di ammollienli e da lavature; jiassa (juindi all'olio di |)etrolio; applica qualche volta qualche cerotto di gomma ammoniaca stemperato prima nell'accio, ma finisce sempre la cura col petrolio. l'na latrina di speciale costruzione, che ò. già edificata, ed altre tre che si edi- ticheranno sul modello che ci si mostrò, fern\arono raltenzione dei visitanti l'al- bergo dei poveri. Questa latrina tende ad impedire l'accumulamento delle feccie, a rimuovere ogni mal odore. È (lessa fatta a maniera di lorricella, dell'altezza dello .slahilimenlo, posta in un angolo esterno. (Igni angolo dehhc aveine una. Dai diversi piani dello stabilimento si riesce ad un piano della torre , nel mezzo della quale sta la latrina divisa in otto stanze se|)arale. Ogni canale di queste speciali latrine mette nel canale primario che dall' alto della torre pende sino al basso e nietle in un' acqua .sotterranea che s' affretta giù verso il mare. Il canale lo si è fatto in guisa che discende allargandosi , e impedisce l' aderire ad esso delle feccie. Fu composto di grosse pietre che non lasciano trapelare umi- dità. 11 lello della torre raecogiic nei suo mezzo 1' aequa piovana , e tutta la ri- versa giù pel canale (iella latrina. In esso circa, alla mela, atlUiiscc paiimenle tutto quel soverchio di ac((iia pciTiine die a|)p()sili ((indolii arrecano allo stalli- li mento per uso del medesimo. Queste cose parve alla commissione medica dover riferire riguardo a questa bcncliccnlissinia istituzione non solo |ier dare ampia lode agli illustri amminislra- lori pei miglioramenti che introdussero nella casa , ma pure pella diligenza e .sollecitudine con che la governano. La commissione fra tanto di bene, fra tante cose degne d'altissima lode, a stento potè alcuna rilevare di non commendevole: fra le quali fu con rincresci- mento l'avere osservalo noli' infermeiia delle malattie acute una donna vaiuolosa, giacente in mezzo alle altre ammalate. Aiciini pni della commissione avrebbero voluto die nello stabilimento vi fosse luogo e |iiù ampio e più aperto pel (piale potessero gli ammessi, e specialmente i giovani, muoversi a dijiorto nell' urc della ricreazione, e per sopperire a (piesta mancanza, ove non fosse possibile il limediarvi, esternavano il desiderio che la jiasseggiala Inori dello stahiliinento non si restringesse a sola una volta per setlimaiia. ( 889 ) \ clii |)iii('cssc avere |)iri circoslanziiilo ra!!gu;iglio intorno all' alhergo dei po- veri jiolrà al proprio ilesiilerio soildislarc coi renili slulislici piihiilieali or ora dal Miai'i-li. \iiiren/.o RIeci, deputalo alla casa. Per essi altri potrà vedere giu- stificali aiciiiil onlinanicnli elio difettosi potevano parere a prima vista; ed avrà presciilc in pazienza degli amniinislralori , non che la dottrina dell' autore. Che se alcuni ri>u!laniciili di «piote tavole >lali>liclie lasciano per uvM'nlura luogo a (|ual('lie migliorunicnio , 1' amministrazione si ha lolla la huona volontà a farlo. D'altronde non è a dimenticare che la perfezione non è di nessuna cosa umana, e che talvolta volendo rimossi dei nei si |)roduconu delle piaghe. .\vv. Vi.\(;f.\/o S.VLVAiiSoi.i prrsidrìilf Doli. C.MILO NoVELLIS Doti. Liici FonxAsi>r Doti, .\lrssio Cniseo (l.Mll.O l'iNALI Dilli. (ÌIOV^XM lÌERTONF. Giovanni Iìamcinkim Doli. (!aiilo Dkmaiiia DolU LoiiENZo Ehcoi.iam rcldlorc. I«2 ATTI VERBALI DKLLA SEZIONE DI CIIIUUKGIA E ANATOMIA lUliMOISE DEI. GIORNO 15 SETTEMBRE Il oav. prof. Giovanni Rossi siccome prcsiilcnlc della sezione apre le adunanze con tale e si eloquente discorso, che sarebbe prezzo dell'opera poterlo qui riprodur per intiero, avvegnaché le molle cose in osso notate mal si potrebbero anche solo accennare in un modo più breve e chiaro a un tempo dì quello, col quale inter- tcnne la dotta assemblea de' convenuti all' ottavo Congresso , guidativi da un co- mune senlimcnto d'amore di cooperare al progresso già cosi glorioso di tanto nobili ed utili sludii, quali appunto si voglioDO a buon dritto dir quelli che la chirurgia e la anatomia riguardano. Esordisce egli il suo ragionare la utilità addimostrando de' Congressi scicotiflci in generale, e quanto perciò stesso possa andar lieta l'Italia per aver fatto sor- gere anch'essa nel suo seno una inslituzione tanto proficua alle scienze, e come possa a ragione registrar ne' suoi fasti i nomi di ([uei preclari e benemeriti, che se ne fecero promotori. Passando quindi all'utile che arrecano generalmente al progresso delle scienze lutle le annuali riunioni dei dotti cultori delle medesime, addimostra quanto gio- ( 8'.)^.> ) vino spccialnicnlc a jii'oiiiuom'it Io naluriili e lisiclir, n inaiilciicilc nel dcliild DiioiT, 0 ad impedirò olir si allunlaiiiiio dal loro fino, i|iialr si è qiiclln di fui' Icsoro di falli per lianic poi prolitlcvuli coiiscgiH'117.0. I quali vaiilai;,ui assai mciJjlio die por Paddiclid voi;lionsi allcridcrc in ogili , clic l'analoinia e la cliiriii'!;ia , scienze pur n(d)ili, cniinonicincnic iilili e gloriose dei loro nvanzuinenti , non vengono più Iratlale in una coniune sc/ionc delie rne iliclie scienze, giiisla l'organico regolanienlo , non più in una semplice sollo-se- zioiie, ma sibbenc in una sezione a sé, indipendenlc. E qui prende argomento a l'ingraziare 1 rispettuliili colleglli intercessori, e l'illustre presidente genei'ale che in Napoli costituendo questa nostra sezione appagava un nobile desiderio, e coro- nava i suoi sforzi, essendo precipua opera sua 1' esser ciò die siamo al presente. II che premesso rivolgesi all'adunanza eslcrnandole i più vivi sensi di grati- tudine per a^crlo chiamalo a presiederla, soggiungendo con singolare amore\o- lezza, che la preminenza im|)arlilagli dall' udìeio non lo torrebbe all'ambila c.^na- gliaiiza dì eont'ralcllo nelle seienliliclie trallazioni , nella dolce speranza eziandio che sifTatla ingenua protesta varrebbe a crescere nei convenuti amore e zelo pir il migliore andamento delle medesime. K qui prendendo conforto dai passati Congressi, nei quali la sezione nostra non tanto si distingueva per l' importanza degli argomenti e per la sagacilà delle discussioni, quanto per dignità, saggia moderazione, nobile gai'a , cortesia reci- proca e fralellcvolc concordia, toglie argomento a bene augurare all' attuale nella dolce certezza, clic l'amore del vero, 1' incremenlo della scienza ed il \anlai;gio dell'umanità sarebbero unica guida nelle più gravi ed interessanli Inillazioni. Ed afTincbè i lavori delia sezione toccar jiossano il bramalo efl'ello promette la |>iù calda e maggior opera, clic per lui si possa, IropjK) persuaso del concorso unanime de' convenuti , della attiva loro cooperazione, quale invoca, invitandoli ad esporre i risultati de' proprii studii ad incremenlo e lustro della scienza , e specialmente raccomandando di comunicare osservazioni chiare ed esatte, e che le induzioni parlano da fatti non incompleti, ma ripetuti e veramente concludenti, e che le discussioni a farsi vogliansi avere non tanto in conto di accademiche arringhe, quanto di amichevoli conferenze nelle quali a ciascuno sia dato di esporre liberamente le proprie opinioni senza tema né di spiiito di parie, né di predominio di speciali dottrine, uè della disarmonia de' priiuipii cosi nociva alla chiara inlellisenza dei falli. E dopo alquante |iar(dc sui iicnelizii, che senza dub- bio verranno all'umanità per lo accomunarsi de' frulli delle più severe medita- zioni ed esperienze, e come per ciò stesso si sosterrà viemmeglio il decoro delie scientifiche adunanze, si lorranno di mezzo perniciosi errori, e si renderà la chirurgia italiana di nome glorioso, dichiara aperta la prima seduta ponendo /ine al suo dire colla es|)ressionc dei più vivi sentimenti di riverente stima, e di ami- ( 893 ) tli('\(ili' riMftlhiii/.a, i (|iialì vengono accolli con generale e continualo applauso. Annunziata in seguito la eie/ione del viec-prcsidciitc nella persona dei dolloi-e llaitoloineo (ilieraidi prof, di clinica cliirurgica in (Jcnova, e dei segietarii nei (li)lloii Iteinardo liatlolla per la palle analoniica, e Gian Lorenzo Uotto per la cliiriirgiea, passa lo slesso presidente ad esporre le seguenti norme siccome Idonee e Cdiiduccnli al Intono audanienlo delle adunanze. I." Qiie' signori . che volessero leggere o fare comunicazioni, sono pregati a darsi i la, e ad inscriveie il titolo delle memorie, comunicazioni ce. da essi preparale, onde |)oierlc distiihuire nel modo il più conveniente, e incominciare dagli argomenti di maggiore importanza. -2." Si pregano i componenti la .scelta assemblea ad essere brevi nelle narra- zioni, Ira.scurando ogni parie di erudizione già ben conosciuta da ognuno, e ve- nendo diretlamcnle al fatto o all' ojiinione, accioccliè economizzando il temjio, possano venire esanimiti tulli i temi a trattarsi. .">." .^i pregano pure a non leggere memorie già pubblicale. i." Le discussioni seguiranno immedialamente ciascuna lelinra o." Perché i processi sieno maggiormente esatti , è fatta ])reghiera a che ven- g; onsegnati ai segrelarii i sunti delle memorie lette, o le memorie slesse, ove sicno hirvi. (>." .Nel giorno 27 o in allro la sezione si radunerà straordinai-iamenlc nel teatro chirurgico dello spedale di Pammaloiie per s|)erimenlare i nuovi processi operativi che veni.^scro proposti, e cimentare gli istruincnti chirurgici presentati alla sezione come nuovi o perfezionati onde otienerne un volo. Le esposizioni (|uindi vertenti su i|uesle ])arli verranno rimesse a (|ueir adunanza , appunlo peichè in essa se- guirebbe immediatamente alla nuova proposizione l'esperimento ed il giudizio, meno il caso di molle memorie di tal genere, nel quale si Icgw'eraniio nella se- duta antcccdenle. 7." È desiderabile elio si parli , e si facciano durante il Congresso delle discus- sioni sulle ti'iiolomie oculari, sull' ap|ilicazione dell' eleltricilà nelle malattie chi- rurgiche, e s|)ecialmcnle in i|uelle dell'apparato nervoso ottico, nonché per la cura radicale degli aneurismi , e per lo scioglimenlo dei calcoli vcscicali. Consi- derando poi quanto l'anatomia giovi alla diagnostica e terapia operativa, e (juanto importi di conoscere le anomalie, é desiderabile che si trattino varii argomenti anatomici, e vengano particularmcntc indicale le anomalie state osservate, facen- done quasi, per cosi dire, un quadro denominativo. tS." Per ultimo sono pregali qiie' signori che onorarono di loro presenza il Con- gresso napoletano, a dire <|uali argomenti non sieno slati delinilivamenle trattati, e quali rimessi |ier l'attuale riunione, ed é parlicolarmenic fatto invilo all'ono- revole |»rimo segretario della sezione in Najìoli , l'egregio sig. dottore Giuseppe Secondi. ( 894 ) Il (|u;ilo ;iiiniioii(li) ;iila prcijliicra del prcsidcnic prciule primo hi parola in proposilo, e ricorda come Ira gli argomenti discussi e non risoluti in Napoli sia il quesito sulla miolomia spinale, e reputa essere dovere e decoro di questo Con- gresso, cui \cnne rimandalo, di decidere coicsta (picslione. Fondandosi poi sulla natura ed im|>ortanza anatomica delle parli egli non teme di recidere in più punii gli allaccili dei muscoli spinali; ne riporta i più felici risultali ottenuti dal prof. Carbonai, e sosIIcdc essere tale operazione alile e vantaggiosamente praticabile ogniqualvolta non esistano insuperabili lesioni organidie della colonna s(iinalc. Il doli, llogier barone di Beauforl, propone clic i quesiti sieno formolati nel modo stesso, die lo furono al Congresso di Napoli. Il prof. Vannoni domanda clic sia dilTerila la discussione del quesito sulla mio- lomia in discorso, lino a che sia giunto il prof. Carbonai, siccome quello clic possiede falli proprii valevoli a sciogliere questo argomento. Il presidente aderendo a tale domanda ne aggiorna la Irallazionc. Il doti. Perlusio legge una memoria sopra una modificazione alla pratica della legatura circolare delle arterie, la quale consiste nel dividere prevenlivamcnle le tonache iutcrnc del vaso pigiandolo colla pinza a bacchette del doti. Amussal. E.ijli procede nella seguente maniera: fatto passare sotto l'arteria nel modo ordinario il legaccio, la solleva collo stesso ridotto a forma d'ansa dal fondo della sua guaina quel tanto solo che basti per potervi |)assar sotto una branca della pinza suddctla , la comprime fra le sue branche con forza sufficiente perchè ne vengano rotte le interne tonache, e quindi la allaccia nel punto della loro divisione, stringendo il laccio solamente quanto è necessario per intercettare il corso del sangue. La soluzione di conlinuità delle interne membrane dell' arteria si riconosce facil- mente, al dire del Perlusio, per un solco circolare che si forma nella stessa nel luogo dove è stala compressa colla pinza. L'autore con tale pratica pensa potersi meglio prevenire la precoce divisione dell'arteria legala, epperciò l'accidente delle emorragie secondarie che ne sono la conseguenza , per la ragione che la tonaca esterna trovasi semplicemente ab- bracciata dal legaccio, e non strettamente compressa o strozzata, siccome accade se vogliasi determinare la rottura delle interne tonache col legaccio slesso. A confermare la sua opinione il doti. Perlusio riferisce la storia di due legature, per lui praticale nel modo sopra descritto, dell'arteria femorale per voluminosi aneurismi al pojilitc , le quali furono seguite da un felice successo, quantunque falle in circostanze sfavorevoli, perchè gl'infermi erano stati addii da morbo sifilitico, e le arterie si trovavano in istato patologico. Il presidente rimanda la discussione sopra questo argomento alla successiva adunanza, e dichiara di volervi prendere una parte attiva. ( 8'Ja ) Il (ioli. C.iiliicrini annuendo alla proposta fatta dai presidente di occuparsi dii lante il Congresso della uppli(':i/.i(in(> della galvano-puntura in alcune malattie cliii'urgiclie, comunica essersi fatti in .Milano degli esperimenti per la guari- gione radicale degli aneurismi con questo mezzo terajieutieo, e tali esperimenti latti (l.i un lato per cura di una commissione dell' accademia fisio-mcdico-statì- slica , e dall' altro (la una società di distinti giovani milanesi, avendo per una parte dati complutaincnle e decisivamente in favole del nuovo mezzo tentato, e per l'altra dei successi non affatto compiuti e decisivi, ma solo, per così dire, a metà, e non al tutto perciò concludenti, propone alla presidenza di nominare una commissione composta di medici e di Usici, i quali ripetano gli esperimenti per .stabilire intorno al valore di questo ritrovalo, e termina con osservare come il dott. (alliscili 6 slato il primo ad applicare con successo la galvano-puntura alla cura dello aneurisma. Il dott. Secondi chiede che si differisca a fare questi es|ierimciiti (ino a che sieno giunti i dottori Fario e Calegari siccome quelli che mollo si occuparono di questa materia. Il presidente all'incontro è d'avviso do- versi tosto cominciare le lìroposlc sperienze per avere maggior campo ad osservare, se il coagulo che si l'orma è durevole, e tener dietro alle modificazioni che in esso avvengono, al quale effetto vorrebbe che anche per quindici giorni successivi al Congresso la commissione continuasse le sue osservazioni per esaminare i gradi di resistenza del coagulo sanguigno, la forza di adesione dello stesso alle pareti del vaso, nonché il modo di obliterarsi di questo. Il dott. Caire riferisce, per incarico del doli. Pagani da Novara, essere stala applicala l'eleltrieità a correnti continue, senza previo incrociamciito degli aghi, per due volte in un caso d'aneurisma al poj)lite con danno notevole dell'infermo, essendo il tumore dopo la prima applicazione cresciuto di volume, e l'arto dive- rmlo edematoso e dolente, nonch(' comparsa un'escara nel luogo della puntura degli aghi. E qui lo stesso dott. Caire fa rimareaie come la non riuscita può ben es.serc dipesa da uno stalo angioitico dei malato, dal modo di applicazione dello elettrico, e forse per non essersi adoperalo il torcolare proprio dei dottori Reslelli e Slrambio. Propone egli quindi che nel ripetere gli esperimenti si provino lutti i (lllferenli modi di ap|ilicazione dell'elettricità medesima. Il pi'of. Centofanti annunzia aver egli a|)plicata la elettro-puntura alla cura delle villici lino dal 1843 e di averne ottenute molte guarigioni, di alcune delle quali sono registrale le istorie negli .\lti del Congresso di Lucca, e dice dì avere osser- valo che allorquando s' inlìggono gli aghi nel tumore varicoso questo peggiora . e se ne ottiene al contrario la guarigione se s' impiantino in parie ove la vena sì conservì normale. Kainmenla 1' obliterazione dei vasi ottenuta dal \elpeau coll.i sola ago-puntura , e desidera che la commissione prenda in considerazione tutte le circostanze indicate. Appoggia il presidente la mozione del prof. Centofanti , ( 896 ) pprclic |i('rsiliiso clic il cdaiiiilo si fiiccia riicccniiiciimciilo |i('i' s(i\i"i|ip()sizi(iiic di strilli librinosi, o ikiii per a/.iniic spccilica dei galviiiiisini). li doli. (^>iiai;liiio fa però osservare clic l'cicllricilà lia voramcnlc iiiflueii/.a sulla formazione del grumo sansuigno per hi ragione, che quando lo stesso ne è la conseguenza, presenta una forma tutta speciale e ben diversa da quando si forma per seniplicc sovrap- posizione di strali librinosi. Attesa la massima importanza dell' argomenlo il presidenle iii-ncedc alla iioiniiia della commissione destinata a prali'o certamente, e so il parto si vide accadere spontaneo nella Maria Mucci operala dal predetto sig. (ialliiati , ciò avvenne per il ipiinto loglio eseguilo sulla sinfisi, che porla e vero una dilatazione notabilissima nelle dimensioni della pelvi , ma rende poi le ma- novre cosi complicale , le ossa pelviche tanto disciolte fra loro, da non lusingare lanlo di un esito favorevole come appunto nella medesima videsi verificare. ( 90fi ) Quanto agli nitri inconvciiiciili dei processo operatorio, egli la osservare che si può evitare la ferita della arteria iiiideiida colla l'Cse/.ioiie dell'osso piti in alto e quella della vescica vuolaiidola prima dell'operazione; ma in ijiianto alla le- sione della arteria otluratriec semliraj^li clic possa recar sempre grandi imharaz/.i poco fidando nella proliahilità di potoria comprimere, o legare. Da tulle le esposte cose il prof. Capezzi crede di |)oter trarre la seguente con clusione, cioù : che diUicilmente può ottenersi un buon esito dalla |iclviotomia eseguila secondo il metodo di Galbiali, alleso lo eccedente scompaginamento delle ossa anteriori delia pelvi portante uno spostamento troppo nolaiiile nelle pai-ii inolii, ed organi sottoposti, gravi diflìcollà nella riunione delle moltiplici inci- sioni, e resezioni eseguite, per essere una manovra di troppo com|>licata, e |)erci('i non gli sembra praticabile. Quanto poi alla jielviolomia secondo il metodo di Aitken, ad onta che presenti pili e diversi inconvenienti non volerebbe bandirla dalla serie dei mez/.i utili in pratica, solo ammettendola in qualche caso eccezionale in cui sarebbe da pre- l'erirsi alla sinlisiotomia, e ([uesto potrebbe, a parer suo, vcriliearsi nel caso in cui si trovasse il diametro sacro-pubiano della estensione di tre pollici solamente o qualche linea meno, e ([uando per un lato si vedesse insudiciente l'azione del lorccps, e per l'altro non fosse lecita la cefalotomia, essendo vivente il feto. Infine non sarà mai ])rel'eribile alla gastro-isterotomia quando il vizio iielvico porli il diametro slesso molto al di sotto di tre pollici, perchè insul1i(Menle risul- terebbe il guadagno ottenuto, perchè inoltre sono tanti gli esempi di buona riu- scita di questa da non abbandonarla a fronte delle grandi incisioni necessarie a farsi, e da essere sostituita da altra operazione, l'orse egualmente complicata, e di minore utilità. li prof Cenlofanti os.serva che tre pollici , ed anche qualche linea di meno nel diametro sacro-|)ubico , non è tale difetto da dover ricorrere alla pelviotomia; con queste diniensioni il parlo può aver luogo anche naturalmente, e se questo non avvenga si può effettuare col forcipe coi quale si diminuiscono di mezzo pollice i diametri della lesta. Il prof. Ca|icz7,i risponde aver egli stabilito doversi ricorrere alla pelviotomia solo in quei casi che non siasi potuto riuscire ad estrarre il feto col forceps per lo svilup|io s|)roporzionato della testa. Iteplica il C.entofanti dicendo non esservi mezzi per conoscere le dimensioni della testa del feto nell'utero, e sostiene che la pelviotomia è operazione da pro- scriversi se non si vogliono fare delle vittime, e che nei casi in cui il forcipe non basta, la sinfisiotomia presenta i vantaggi della pelviotomia senza averne gli inconvenienti. Il prof Vannoni prende la parola, e chiede che si rimelta la discussione dopo la lettura dell' altra memoria sullo stesso argomento annunziata alla sezione, la Oliai cosa viene senza ostacolo accordata. ( 'J07 ) Essendosi |ii'esciilalo alla sezione un uomo avpiilc un voluminoso tumore iicll.i parte laterale destra del eolio, il presidente ineariea i professori Glierardi , Arri- jj;liftti, i (lollori Seeondi , Asson, e Hanealari di esatninarlu per riferirne poi al- l' assemblea. Pei' iiltiMiu vengono aggiunti alla eommissione medica per esaminare le pre- parazioni del sig. Dop, i dottori Asson, Seeondi, Longlii, e Hanealari. Dopi) di che l'adunanza è sciolta. \." Il /'ii'sìdenlr Cav. Prof, (jhjvanm llo.ssi 1 Dolt. lÌKItN.MIDO MaTTOLLA ' / Dott. OlAX LollENZO hOTTO. RIUNIONE DtL GIOU>0 18 SETTEMBUE J-egroUo incaricandolo (Iella redazione del Diario '. Il segretario G. L. Botto la lettura di lettera dii-etta alla presiden/.a dal doti. l*ietro Arata colla quale lo prega a voler aggiornare a domani , o dopo la discus- sione sulla pelviolomia sondo in oggi impedito di comparire alla seduta per leg- gervi una sua memoria intorno lo stesso argomento. Al che annuendo di buon grado il proidente e l'adunanza tutta, si apre invece la discussione intorno al i|uarlo (]uesilo trasmesso dal Congresso di Napoli sulla miotomia s|)iiiale. Il doli. Secondi erede piczzo dcH' opera, e conducente ad una giusta pioiiunzia in proposilo jier parte del senato mobile della scienza, che così ap|)ella il Congicssu, di riprodurre le proprie idee già espresse nella prima adunanza sul!' islesso tema. Ripete quindi le ragioni per cui tale argomento rimase insoluto nel settimo Congresso, e sostiene tanto in risposta al quesito precisalo dal dott. Rogier di lìeaufort , quanto a quello della sezione accennala , die la miotomia dorsale e accellabile quando non esistano vizii della colonna vertebrale a tal giado da far presagire ineHìcace 1' operazione accennata. Ripete i felici risullainenli oltenuli con essa da varii cliiriiiglii , rinega il pe- ricolo as.serilo da alcuni di do\cr recidere nervi o vasi di speciale importanza, n di dover piaticare ferite tro|ip() numerose di allaccili muscolari, riosservando la rarità dei casi in cui il vizio sia esteso alla maggior parie di essi. Derivando (juindi il proprio parere dalla base anatomica, e dai casi felici oltenuli da quelli the la fecero come si deve, e nei soli casi, ove era veramente indicata, nuova- ' La generale direzione e correzione del Diario fu fin dal principio ran-omandala all' ogrcgio dollnre in iiicUii-ina sig. David Chiossone, il quale adempiva all'onorevole uffizio con quella solerzia ed allivilà clic esigevano le circoslanze di quc' giorni e l' inleresse della pubblica cosa. E ciò sliniiam bene d'avvertire airmclic nulla si defraudi all' otlimo nostro Chiossone di quella graia estimazione clic ognuno gli deve per le molte cure prodigale in quell' epoca da lui pel buono e non iulcrrouo compijiiculo del Diario. ( yo'j ) menlc ilicliiara essere iiiiesto jillo cliirurgiro nelle condizioni di precisala con\e- nienzu, non solamente utile, ina ben uneu razionale e di nessun pericolo. Agftiunge che questa sua decisione non è |)unlo inlirinata dai casi infausti di Guerin, o\e pur si citassero, e pei p(ii'luiiilà (li praticare cotesta operazione. il presidente gli osserva: domandarsi nella prima parte del quesito coinunii:ato dalla sezione di INapoli la delcrmìiiazioiie dei casi di deviamento della colonna vci'lcbrale, che dipendono da iclrazioiie ili muscoli sacro-spinali. Ma notando il dott. Secondi die nella decisione |ier lui abbracciata si coni- pieiidcvaiio in genere e che d'altronde porterebbe a lavoro lunghissimo, e non attendibili.' in poco tempo, il volerli enumerar tulli partitamcntc mentre si ridiie- dc\a un |)ronlo giudizio per guarentigia dei jiratici, lo stesso presidente domanda all' assemblea , .se creda di adottare la decisione fatta dal dott. Secondi. Non opponendosi alcuno, si abbraccia la decisione suddetta e viene invitalo il prof. Carbonai a leggere una sua memoria in conferma della medesima. Con essa informa l'adunanza, che al Congresso di .Napoli avca iiià presentate le risultanze delle molle operazioni di tal genere per lui eseguite, dalle quali era sialo di iiecessilà iiidollo ad aiiiiiietleie : I." la convenienza della miotomia spinale, 2.° la sua ulililà (pianilo la leirazioiii' muscolare primitiva o consecutiva fosse pei segni che l'arte ne fornisce ben constatata, ed in grado non leggero, che lai risultati felici, corredali per diversi iiiodelli in gesso, incontrato avendo una ma- nifesta ed uiiaiiiiiie approvazione dei membri della sezione napoletana, jioteva (in d' allora riguardarsi forse a rigore siccome sciolto il quesito e 1' utililà della miotomia spinale già giudicata e accettata — che perù attualmente a maggiore convinzione formerebbe due punti di questione relativa alla detta operazione poco o nulla toccali a quel Congresso, e vieppiù conducenti all' empirico convincimento della sii;i ulililà, che ci viene dai falli osservati, e viemmeglio delermiiianti per awi'Mhira il vero grado d'importanza che le si compete. L priiiKiineiile, la miutomia è ell.i operazione einpiiica, o razionale? Secoiidariainenle, è ella utile come lo sono le tenotomie, o miolomie applicale allo deformila degli arli? K riguardo alla prima prnpoNizionc osserva il prof. Carbonai 1." essere essen- zialmcnle identico il fallo delle deformila spinali, e di quelle degli arli; uell'uu ca.so e ncir altro consistere in un lai rapporto Ira le diverse ossa, ora vizioso Milo |ii'i(lié pcrmanenle e impediente certi altri rappjrli e posizioni, ora vizioso ( 010 ) |H'irlu'' pcrinaiuMili' o |)iù o meno ;iii(iiin;il('; 2." essere ossenzialinmle idenliclie le coiidizioiii analoiiiiclic delle ai lirola/idiii e(iin|ioneiili la eoloiina e il luiace a quelle degli arti, le une e le allre, eoli pieeule dilVereiizc aeeideiitali, eollegate pei stessi mezzi arlieolari, influenzalo e dominale dal iiuiseolaie sislema; non esservi ijuiudi anatomica ragione per cui le patologiche condizioni verilicabili negli arti delor- niali, iHiii possano aversi nelle derormilà della spina; 3.° mostrui'si spesso, anzi sempre in (jueslc ultime siecomc in quelle degli arti, tensione e aceorciamenlo più 0 meno di alcuni mnseoli; 4." le s|)inali deformità prodursi in genere |)er quelle eause tulle, che delormano gli arti. .Non iiotersi mettere per ciò tulio in duldiio la razionabilità della miotomia s|)inale essendo ammessa razionabilissima nelle dclormilà degli arli. liiguardo al secondo quesito relativo alla ulililà, confessa l'autore dover essere necessariamenlc minore nelle deformili!i spinali relTctto beneiico immediato e quello consecutivo della miotomia, ma ciò solo in grazia di accidentali difl'erenze, |)arle inerenti specialmente alla stessa miotomia spinale, parte estrinseche allallo alla medesima per la ragione, che le spinali deformità costituiscono un fatto inlinila- menle più complesso che quello degli arti, e perchè torna difficilissimo determi- nare i muscoli lutti, che più o meno concorrono a produrre e a mantenere le prime, i quali sebbene precisati non si possono certo tagliar tulli perché sono in alcuni gravi casi accorciali, ])erchè ve n'hanno talvolta dei grandenienle nu- merosi, taluni estesissimi, altri profondi, dei jiianissimi, e traversali estesamente (la vasi importanti , perché infine é più difficile e più frcquentemcule necessaria r interruzione della cura consecutiva meccanica. Ciò posto conehiude: essere pur sempre utile la miotomia spinale sebbene in modo minore, come già avca dimostrato al Congresso di iNapoli, essere il di lei Ijcnelìzio signifìcanlissìmo, e tale da farla oramai ritenere siccome ottimo acijuislo della moderna chirurgia. Il presidente dopo di ciò dirige al prof. Carbonai alcune domande riguardo l'operazione delle lenolomie a maggiore svilupi)0 del tema. 1.'' Se reputi e luccnie a conseguire nel taglio ad es. del tendine d'Achille un più felice successo, che dopo l'operazione si porli subito il piede in posizione naturale, e vi si mantenga coi noti mezzi dell'arie, allontanando così il più pos- sibile i due estremi del reciso tendine. \ì che il prof. Carbonai risponde affermando. 2." Se ciò stabilito, si jiossa fare altreltanto e come dopo la miotomia s|)inalc. E qui osserva il jirof. (larbonai: ciò ottenersi eoli' impiego dei letti meccanici, eoli' avvertenza ne' primi due n lie giorni, ne' quali per la importanza del taglio egli lascia libero l'iqieralo, di farlo coricare sul lato opposto a quello dove fu |>ralicala la miotomia; tornare utilissimo di mantenere allontanati subilo o poto ( un j (lit()ri r u|)ei'u/.iuiic gli estremi del reciso tendine o miiseulo; non oceorrere però sempre ineonvenicnli anclie dopo qualche ritardo a questa pratica; a\er ejsli al cune volte dovuto diflerire lino ad un mese la cura consecutiva ; essere quesla Neramente più lunga, e richiedere la mag|;iore diligenza; e linahnente importare, che il taglio sia netto, compitissimo, ed esteso il più che si può alle parli die circlo aneurisma dell'arteria carotide primitiva presso l'urigine della l)i'accliio-ccrali('a e per inc/.^o del suo re- l.iloic espone : I." Non esistere .Kcnerali condizioni che controindichino l'operazione. "i." Che lenoi'me SNiluppo del tumore, e le poche espeiienzc >uir chilro-pun- lura non danno fiducia in questo raso ueiia sua applicazione. ( 'JUi ) ó." Clio hi lejialiira a cai;ioiu' iloll" csloso voluiiu' del liiiiuirt', saii'hlie ojici'a- ziuiic ai'iliiiionloiia e i^cavissìina. i." Ohe però l'illolleiido, clic esiste un |ic(liiiicolo , coin|>iiiii(iitl(i il i|iuile cessa la pulsazione, che iiuiiicano segni di nolaliile imirho del sisleiiia aileiioso, die nulla U'iilaiido 1' auiiiialato va inconlro a ecrla morte, giudica liillihile una opc- razitine, e propone una incisione lungo il inacgine inlenio del inuse(di) slcriio- cleidoinastoidco del quale si (agli l' attacco al modo di Miitt , e un'altra oii/./.onlalc lungo il margine supcriore della clavlcola clic giunga al peduncolo , e si proceda alla sua legatura o veramente a quella del tronco liracchio-eer.ilico. Il doti. Fortinialu Arala a maggior schiarimento della storia del tumore aggiunge che r infermo era stalo assoggettato |)ur anco al metodo del Valsalva, clic il tu- more pareva diminuire, ma clic il maialo non aveva voltilo conlinuare jiiiì a lungo quel trattamento. Il piof. \aiinoni |irendendo argomento della cognizione da Ini ritenuta di molla importanza, clic nello indagare le cause della malallia siasi rinvenula la sifilitica, narra il caso d" individuo il (|uale da molto tempo portava un grosso aneurisma al po|dile, ed il (piale liliiilandosi alla operazione, fu per la ragione che aveva prccedoiilcincnte sonerie delle nialallie veneree, assoggellalo alle frizioni mercu- riali e ottenne |)cr tal mezzo la complela guarigione del Uimore che grado grado si andò dissijiando — e siccome simili casi potrebbero ripetersi , cosi egli repute- rebbe ben l'alto nelle sfavorevoli condizioni del nostro infermo, di sperimentare anche questo Icrapcutico soccorso. Il presidente inclina a credere, che nel caso citato o non si Iratlasse di vero aneurisma, rammentando come talvolta diflicile ne riesca la diagnosi lalmente che anche i più grandi chirurghi sieno slati indolii in errore, o <'he pure se era vero aneurisma, la guarigione non al rimedio dovesse allribuirsi, ina piuttosto considerarsi come sponlaiieamciitc avvenuta , poiché non si sa|iicbbe eomiireiidere come il mercurio, clic ha un'azione risolvente, possa produrre la coagulazione del sangue nel (umore aneurismatico in modo da ohlileiarsi 1' arteria. Risponde il prof. \ annoili essere cerio il fallo della guarigione, il tumore es- sere stalo riconosciuto per aneurisma dal prof. Mazzoni curante e da altri distinti professori, ma per buona ventura del maialo non essersi potuti finora acccrlari^ della condizione della arteria. Il doti. Asson cita egli |)ure un caso di aneurisma popliieo so|)ravvenulo islaii lanearaeute per uu colpo ricevuto in (jiiella parte in iiulisidiio < lie per solTeila si- filide risentiva liillavia dei d(doii risieocopi. S' instiliiisce la cura niereiiiiale e i dolori (lilegiiansi afiatto. Non essendo però migliorato il tumore, si passa all'allacciatura della arteria nel luogo indicato dallo Scarpa — il quinto giorno presenlasi 1' accidente della ( 917 ) ciii(iii;i^ia — si ii|ic'(<' allora 1 aiiaitialuia iiiiie di lessilura. Ag^liiiii;e poi che nel caso presente la ciMinnissione non avea l'atto conno del metodo di Itrasdor, perché a praticarlo sarehiie stala necessaria la Icgainra delle due ciudlidi inlerna ed estcrn.i , che sarehhe tornalo impossibile di scoprire, per- chè il tumore col suo \oiii/.ioiie del (pie>ilo trasmesso da Napoli — se la |iel\iolomia sia preferibile alla islerotomia. — Comprende sotto il nome di pelvioiomia la siniìsiolomia, e di (piesta unicamente si occupa nella sua lettura. Il doti. Ci. \.. Kolto gli osserva che (piella memoria era lungi dal rispondere al (piesilo di Napoli menlre all'opposto vi rispondeva quella del prof. Capez/.i. Sostiene però contro quest'ultimo, che i vizìi per i quali la pnqìonc non sono tali da richiederla, polendosi ollenere il parlo con mezzi più miti ed anche naluralinenle. Il prof. Capezzi ripiglia, averla proposta solo (piale compenso per evitare la gaslro-islerotomia . ipiamhi il diametro .sacro-pubico avesse meno di Ire pollici, ( 918 ) 2 e 8 0 9 liiit'O, e quaiido il l'oicipe fosse sialo iiisuflìcicnlc ad cslianr il Telo, e la lesta iiou potesse diseciulere per effetto di sviluppo. In simili casi il feto es- sendo vivo non si può rieorrcrc alla eeliilotomia , ed il vantaggio clic si ottiene dalla sinlisiotoniia non è sulliciente , peroccliù essendo di linee due per ogni pol- lice sarebbe necessaria una grande dilatazione e (piindi inevilubile la lesione delle sinfisi |R'lvielio. Il |)rof. Cenlul'anli dimostra la incoerenza della memoria del doli. Arata col pro- posto quesito, e propone che non se ne faccia cenno negli Alti. Dopo ciò ritornando sulla pelviotomia |)cnsa clic non la si debba mai prati- care, 0 che se pure vi ha caso in cui possa convenire per avventura, (piello sarebbe in cui viiiati essendo il distretto inferiore, e superiore, e la cavità nor- male, la testa fosso discesa nella escavazione, e non potesse in alcun modo risalile. Il dott. Secondi appoggia il sentimento del prof. Cenlofanli e fu sentire che la sezione in Napoli avca proscritta 1' operazione In discorso, e che solo a reitei'ate istanze dell'autore si era accetlalo il quesito che la riguarda, per non parere in- giusti verso r autore slesso siccome egli asseriva. rilimo il |nof. Vannoni si occupa inloi'no al vero a|)oli recise il pube iji donne morie onde estrarre il feto, e l'operazione non fu né difllcile né lunga; clic il Calbiati slesso nel riprodurre il metodo di Ailken , o nel ju'oporrc il taglio d'un solo pube e della sinfisi nei l'istringimenli laterali pelvici Noricbbc che non si aspettasse a praticarlo quando la donna spos.sala da un lungo e penoso travaglio é ridotta quasi agli estremi. Osservo quindi — non essere di grande importanza le parli che \oglionsi in- ( DIO ) i;idere — e posseilcrsi iiisli'iiiiiciilì |ii'r cfrclliKiir con pircisiono e pronlczza la si'zionc del pul)t', ilà della ghiandola mammaria: (ni le ipiali una più notabile sotto l'aieola compressa, lasciava uscire il latte da" lurellini in [cui si aprono i tubi lattiferi alia periferia de! capez/olii. Incominciando in (ale tumore i dolori lancinanti, dojto clic ìw avvenne l' imluiamenlo marmoreo, venne as>ioggeltato air('.s7/V/(n;io(/c, com- prcndendo.si con (piesla la ghiandola mammaria, il fascio linfatico, e i ganglii sotto-ascellari intuigiditi , che onViroiio i caratteri anatomici dello scirro con varie caverne sle.itomalose ne' nodi della ghiandola ammalala. In altro caso cominciò il male da" giinijiii sotto-ascellai'i, si propagò alla ghiandola mammaria: rendendosi partecipi alla maialila i vasi linfatici superliciali ne nacque |ioi il turgore cuta- neo, e la vera Ipc'rirolia elefantiaca della ghiandola; un grosso tubercolo cutaneo sotto l'ascella si fece lucido scirroso: si aprì, si staccò dal fondo una massa gangrenosa grossa quanto una tesla di bambino; rimase una vastissima piaga cancerosa che pose a iikhIc I inferma. In corollario pratico deriva dalle esposte osservazioni; ed è che vuol distin- guersi lo .scirro e il cancro, che è preceduto dalla descritta malaltia. ed è una trasmutazione della medesima dal |iarenchimatoso che formasi nel tessuto cellu- lare della ghiandola olTerente talvolta i caratteri dello scirro racemoso quale fu descritlo dal Velpeau. Che poi lo sciri'o non sia sempre primitivo nella ghian- dida , ma jiossa prender le mosse da" ganglii linfatici, lo dimosira Ira gli altri un caso, in (Ili iiKoniinció 1' indiiiamenlo scirroso de' ganglii linfatici cervicali, segui un simile iiidm inienli) alia mammella, e inline ai iianiilii sotto-ascellari. In un caso si formò un Ininiire scirroso sotto 1' ascella e fu olirpalo. Dopo due anni sì riprodusse co' sinloiiii delhi nevralgia della inaiiiinella. Fu estirpalo di nuovo il (uiiKM-e ascellare, che aveva i caratteri anatomici dello scirro, l'ersislendo la ne- vralgia co" sintomi della vera nevralgia anomala, si dovette estirpare tutta la inani- niella. Dopo qualche tempo incominciarono gli stessi sintomi con ritiramenlo del capezzolo sotto ì dolori, in modo da formare una cavità infundihulil"orme. Ma da (piesta il male non prosegui. (Ili autori che nei generali slslemi di chirurgia o nelle speciali mimogralie, si occuparono de' morbi della mammella , trascurarono giusta l'autore, l'elemento linfalieo e descrissero come primilive parecchie forme, elle dallo stalo morboso di quella pnivineia di esM> , che è spellante alla mam- mella, derivano, .'^pera ciisi 1' aiitoir di aver riempiuta in qiialehe parte una sif- falla laeniia. Per r Ola Iroppo avanzala non polendo aver più luoj!o la di>cn»ione >ulla me- miii'ìa del doti. ,\sson , il segretario doli. 0. L. ISnlIn la lelliii;i d' iin.i lilirra direna ( 9^2G ) iilLi |)ii'5Ìilt.'n2a dal prof. Taililei presidonle della spziono di (!liiinii'a, afliiidiè venga l'omuiiicata uM' assemblea . colla (juale le si la iiiaiiiresto il desiderio dei eiilloi'i di quella seienza, e specialmerilc di {|iielli , elie ne fanno applieazione all'arie farmaeeuliea, di riunirsi eoi iiiemliri della nostra sezione noneliè della Medica, allo scopo di progettare il modo pii'i acconcio per compilare una farmacopea, mercè la quale possa rendersi uniforme in tutta (pianta la |)enisola il processo di preparazione di qualsiasi sostanza medicamentosa. Stabilito dall' assemblea ebe intorno a ciò vedesse modo di concertare il pre- sidente in un con (piello della sezione di Cbimiea e di Medicina, l'adunanza si scioglie. \." Il Pirsidcnlr V.;ì\. Prof. (ìiov^vm Uossi ( Doti. BEnNvnDo Bmtolh / Sryri'lntii ,,,,,, ' Doli. (ilAN LoRKXZO lìoTTO. RIUMCKNK I)i;l (;i(tit,\(t -2-2 si:i ri:\iiiiti: IjI'Ku ed iippiovalu li |)iocessu NOrbalu di'lla prcfctlciilc luriiulu il M'^j-i-t'laiio ihì cointiiiicuziono di una letlera del doli. Rapelli nella quale si esprime il desiderio die una commissione scelta fra i tneiiihri più specialmente addetti alla scienza ostetrica prenda in esame 1" opera del prof. Is^nazio (!ianil>atlisla Gheisi dell' uni- versità di (laj^liari ncll' isola di Sardegna, avente per titolo Lezioni leorirn-jiruliclie di oslclririd ; e di quest'opera destinala a servir di testo |icl pubblico insegnamento si domanda clic se ne faccia un rapporto. Il presidente incarica di questo esame i professori \'annoni, Centofanti, Capczzi e Glicrardi. Annunziati alcuni libri donali alla sezione si dà lettura della Icllera scritta a S. E. il presidente generale del Congresso dalla commissione di bciielicenza di Livorno per i danneggiati dal terremoto in Toscana. Leggesi pure altra lettera del dott. Nardo il cui scopo sarebbe di far rettificare la espressione inserita nel sesto diario nel quale si |)uliblicava che il prof. Car- bonai aveva dichiaralo imperfetto il letto jiroposlo dal .Nardo stesso. Costui uni- tamente alla Icllera invia alia sezione un piccolo modello del suo apparecchio ed un esemplare del suo lavoro sui letti meccanici acciò la commissione nominata per r esame del nuovo proposto possa paragonarli insieme e prolTerire il suo giudizio. Il (bill. Ne^rolto accerta contenersi nel diario 1' identica espressione adoperata dal prof Carbonai , e questi afferma aver dichiarato il letto del .Nardo imperfetto soltanto riguardo al fine per cui egli ha idealo il suo, e mcnlre confessa rico- noscer quello più semplice e più comodo del suo per il trasporto dei maiali, sostiene esser questo più utile per lutti quei casi nei quali si richiede una medi- catura nella regione dorsale, e per qiiegl' infermi che non possono slare orizzontali. Essendo slata porta preghiera al presidente da rispettabile persona d' interpellare i componenti la sezione sojira un sinijcdarc fatto di >or(lità e mutismo, si passa alla lel'ura dell' esposizione del fatto stesso. ( '.t'28 ") In quella ('■ (l:i nolaisi clu' una IkimiIiIiki dì l'imiuc :iiiiji, >aiii>sini^i e srn/a aver sollVilu uialaltic s('uil)i'ò |irarole apprese prima sono le sole ehe in oiriii proniiii/.ia e maJanii'Mle articola. Mosira non senlire i suoni se 1' occhio non è rivollo verso gli oggetti (lai (piali jìrovengono, eeeeltuali peni i l'urli rumori islanlanei come un colpo (li luarlello sopra un corpo sonoro o lo s|)aro di un fucile i (piali sem- brano riuscirle molesti, l'ria pi'oluugala eori/.za lu conleuiporanea alla sospen- sione liei progressi nella l'avella. Dopo (|uesta comuiiica/.ione il jirof. Vannoni invitalo dal presidente a pronunciare il suo parere aeceniia hi impossihiliià di una soddisfacente risposta senza che nuovi dettagli vengano ad nggiiiiigersi a (piella rcia/iune. ma il (Ioli. Calderini elio rammenta aver veduta (piella liamhiii.i si olire a coiii|detare la precedeiile esposizione; e alla doniaiida del prof. \ annoili se si era certi del noriiiale svi- luppo degli organi della voce onde accertarsi se la mancan/.a (Iella iinpiehi eia dipendente dalla sordità, risponde all'ermalìvaineiite , ci(') constandogli non sido per le proprie indagini, ma anche jier (pielle d'altri distintissimi professsori. E passando a parlar della cura da institiiirsi, lo slesso doti, (laldcrini nel pensiero die la corizza dilfusa alla tuba euslaccliiana ed al timpano possa esser stata la causa della sordità, inclinerelihe a tenlare l'uso delle iniezioni li(|nide o vaporose nella tuba stessa colla vista di |M()iiiovere I' uscita (lidie iiialerie che per avven- tura ingombrassero quelle cavità, e nel tempo slesso determinare la risoluzione dell' ingorgo da cui per la continuala irritazione polridibe esser all'ella la mem- brana ehe le riveste. In questa idea conviene aindie il doli. IVdoso pioponendo di servirsi dell'etere ebe lo vide impiegato con qualche vantaggio dal Meuniez in Parigi. Il prof. Vrriglietli racconta che nel regio inslituto de' sordo-muli in Genova furono per mollo tempo |)ratieale dal doti. Neyler e da lui slesso le iniezioni della tromba d' Eustacehio, associandovi anche la specillazioiic della tuba slessa e l'applica- zione del caustico di Vienna dietro ai;li orecchi, e (he ad onta di tulio (piesto non se ne ottenne alcun pndilto. Il prol. (iarbioiai vorrebbe che si tentasse il basino d' aria condensala (he dice esser slato impieiialo dal Pravaz con (pialclie successo. Il presidenle, supponendo che la inalatlia dipenda da difetto d' iiillucnza nervosa, im|iieglierebbe 1' clcltricità o la slrirnina. Il prof. Vannoni narra aver trovato impossibile praticar le iniezioni nei hain- biiii, non per la diflìcollà della (qierazione, ma per la indocilità di (pielli , che dopo il primo tentativo si ricusano a (pialuinpie ulteriore esperimento. Osserva (he anche messo in opera negli adiilli (piesto mezzo non arreca utilità clic (piando ( 929 ) r oreccliio t^ ingombralo da miicosilà più o meno dciKc, che le iniezioni dilui- scono e ne promuovoiiu la uscita. Soj;>;iunge jioi (ornar inutili queste, l'applica- zione dell' eleltricitù, dell'aria compressa e lutti gli altri soccorsi terapeutici ogni qualvolta la malattia si osservi nella prima eia, poiché allora, come già aveva esposto il doti, (ialderini si ha luogo di crederla dipendente da un arresto di svi- luppo dell'organo dell'udito, epperò insanahile. Per ultimo il doti. Rihuii attrihuendo la malattia in discorso a debolezza di azione dei nervi motori opina che collo s\iluppo della hanihinn e coli' uso dei mezzi pro|)osti si possa sperare ch'essa giunga a riacquistare tanto l'udito quanto la favella. In seguilo alla jiroposta del doti. Calderini viene aggiunto alla commis- sione incaricala degli esperimenti sulla elettro-puntura il doti. Ciniselli di fresco arrivato al Congresso. Il doti. Pietro Caire legge una memoria iniorno alla cura locale dili' oiialmia scrofolosa mediante il nitrato d' argento solido. Premesso essere 1' oltalniia scrofolo.sa la più comune ad osservarsi in pratica segnatamente nelle grandi città, nelle famiglie meno agiate, nella classe degli operai, negli asili infantili, negli ospizii dei trovatelli ed in generale nelle co- munità , egli riconosce potentissima fra le cagioni ingeneranti la scrofola la im- mondezza nelle persone e nelle cose, cagione (|uesla che ehhc ad osservare quasi costantemente negli afTetti da scrofola ed alla quale forse lìn qui non si è data tutta quella importanza che ben si merita. Passa (|uindi a descrivere i caratteri speciali dell' oftalmia scrofolosa che divide in tre forme distinte, cioè 1' ottalmo-blefarile , la congiuntivite semplice, e la grave interessante, talvolta le membrane più profonde dell' occhio, nelle quali tre forme morbose ebbe ad osservare, non costantemente però, la puslolazione e l'ul- cerazione della congiuntiva, accompagnata l'ulcera o la pustola da un fascette di vasi ingrossali, diverso dal pterigio con cui lo vide da taluni confuso: e de- scrilli i caratteri distintivi ditrerenzìali del pterigio e del fascio dei vasi nulritizii che accompagnano la pustola scrofolosa , egli paragona questa forma morbosa ad una piccola cometa di cui il nucleo sarebbe rappresentalo dalla pustola o flittene, e la coda dal tortuoso fascio di vasi. Descritto minutamente l'andamento delle varie forme o gradi d'otlalmia scrofolosa ed i suoi esili, accenna — come questa siasi sempre mostrata ostinata e ribelle ai mille mezzi terapeutici si generali che locali in vario tempo proposti, e da esso lui pure s|)erimenlati con vario evento; rammenta la pratica già antica di toccare le ulceri della cornea accompagnale o non da procidenza dell' iride col nilralo di argento .solido; e finalmente accenna alla bianca cicatrice che ne risultji , conse- guenza disgustosi.ssima tanto più nel bel sesso. Quindi avendo da principio notato che le pustole conico-scleroticali o congiuntivali si esulcerano e considerandole 117 ( 930 ) perciò egli siccome ulceri seni|ilici , applicò ad esse il nitrato di argento e vide in pochi giorni guarire la pu-^tdla e l'ottalniiu clic I' accompagnava ; ripetuto lo esperimento fu pari il risultalo. In un raf;a/.zo indocilissimo affetto da ottalmia scrofolosa acuta accompagnata da pustola della cornea volendo far uso del nitrato toccò involontariamente la congiuntiva in un punto distatile dalla sede della pustola e vide con sua sorpresa in pochi giorni migliorare l' ottalmia; ritoccò la congiuntiva, ed il fanciullo pron- tamente guari. Questi fatti gli suggerirono l' idea di non più toccare la pustola 0 r ulcera poste sui campo della cornea ma bensì il fascctto di vasi che lo ali- mentano, e vide ognora guarire prontamente la pustola e 1' ulcerelta senza lasciar traccia di so. Animalo dal successo volle portar oltre le sue investigazioni sul- r uso del nitrato d'argento .sperimentandolo cioè nella ottalmia scrofolosa inci- piente quasi mezzo abortivo, ed asserisce essergli ognora bastato di toccare in un punto qualunf|ue la congiuntiva per troncare il corso all' ottalmia; talvolta gli occorse di ripeterne più volte 1' applicazione a cui non ricorreva che all' in- tervallo di due 0 tre giorni. Cita quindi il caso di due donne affette già dall'infanzia loro da ottalmic scrofolose ricorrenti con superstite inspcssimento ed opacità delle lamine corneali nelle quali applicò pure ripetutamente il nitrato toccando le pustolette che si sviluppavano suir anello cornco-scleroticale dall' uso del quale rimedio più prontamente guari- rono rischiarandosi eziandio alquanto la cornea lucida. Siccome però non altri- menti degli altri pratici egli considera 1' ottalmia scrofolosa come l'espessione di una discrasia generale, così all'uso esterno del nitrato d'argento vi associa in- ternamente i rimedii atti a correggerla, e segnatamente i preparati iodici. Ove r inlìammazione fosse grave, veemente, all'applicazione del nitrato si dcnno pre- mettere gli anlidogistiei generali e locali. Dalle quali cose egli ne deduce le conseguenze seguenti : 1.° Essere l'immondezza nelle persone e nelle cose attinenti ad esse, e la tra- scuranza dei precetti igienici potentissima fra le cagioni atte ad ingenerare o fa- vorire la scrofola segnatamente negli asili infantili e nei ricoveri di trovatelli, aversi conscguentemente a proporre una salutare riforma. 2." Essere il nitrato d'argento solido attivissimo mezzo per arrestare i progressi dell'infiammazione nell'ottalmia scrofolosa, a guarire prontamente le ulceri da essa prodotte e mantenute ajiplicandolo distante da quelle in un punto qualunque della cougiuntiva. 3." Non sapendo egli che il nitrato di argento adoperato già nella cura della cronica ottalmia e nella pustola scrofolosa dell'occhio, sia slato da altri usato come mezzo abortivo ancora nell'ottalmia incipiente, si fa egli a proporlo dietro r esperienza sua invitando i pratici a ripetere le sue osservazioui per comunicarle poscia al Congresso in Venezia. ( 'J3I ) Il presidfiile riconosce la utìlilà dello iiiJicuto rimedio e dvbiderando pur egli cuiiiuiiicai'e all' assemblea le sue osser\ azioni intorno alio stesso argomento ne ri- mette la discussione alla ventura adunanza. 'l'iovaiidosi piesenle il inaiuto clic porta il \oluiniiioso tumore al collo si cerea di slabilli'c il iiiclodo di cura da adoltai>i. Il presidente inanilcsta il suo rincrescimento di trovarsi in opposizione col pa- rere della commissione o|)iiiando non doversi eseguire la operazione da quella proposta: 1." percliè il tratto di arteria in cui cadrebbe il laccio è troppo bre\e e vicino alla innominata, ed il sangue passando per la suclavia impedirebbe la roriiiazioiie del grumo, per cui sarebbe necessario di allacciare ancora que- sl'ulliina; ''2° percliè l'arteria essendo dilatata e morbosa, il processo esul- cerativo sarebbe troppo pronto, e le sue tonaclie verrebbero a dividersi prima clic il coagolo fosse divenuto solido ed aderente; e questo sarebbe tanto più a temersi , in quanto die nelle arterie in vicinanza dell'aorta i grumi si formano più tardi assai clic in quelle in disianza, ed anche talvolta non lianiio luogo in mollo alcuno. Aggiunge poi la compressione raramente corrispondere, e tanto meno potervisi sperare in quella |iosi/.ionc dove non può filici sunìcienteineiite forte; il metodo di Brasdor essendo im|)raticabiie, e ciucilo del Valsalva essendo slato tentato senza vantaggio, non restare a provarsi che 1' elettro-puntura la quale né disap- prova, ne propone. Consiglia il maialo a portarsi allo spedale e porsi sotto la direzione del pro- fessore di clinica sig. liartoloineo Glierardi, il quale nella sua saviezza applicherà quel metodo che reputerà migliore. Il doti. Caire cita un caso in lutto simile al presente nel (|uale prima di pas- sare alla o|)erazionc si fece il saggio del lumore colla puntura , e trovato che non era aneurisma, si tentò, sebbene infelicemente, la distruzione del tumore col setonc e vorrebbe che si procedesse in tal modo anche in questo. A questa osservazione il (ircsideiite risjionde non convenire un simile tciitalivo non restando alcun dubbio sulla diagnosi la quale è sluta in ogni modo confermata. Il prof. Vaiinoni consente col presidente della non convenienza della opciazione proposta, e sostenendo che nella ligulura delle arterie in vicinanza di grosse col- laterali e dell' aorla mancano gli clementi anatomico-lisiologici per la formazione del grumo non crederebbe neppur convenevole tentare 1" allacciatura della inno- iniiiata, citando in appoggio di questa sua opinione gl'infelici tentativi del Greff e di altri. Facendo poi notare che per mezzo della cleltro-punlura la commissione ha ot- Ipiiulo sugli animali dei grumi solidi ed aderenti, e ehc questo mezzo sembra presentare (|ualehe speranza di successo, esprime il voto che si tenti questo nella lusinga di vederne risultare una felice applicazione. ( 932 ) Il malato clif ha asculUilo la iliscussiune fatto conscio ilei suo stalo pericoloso e della incerlezza del tentativo da praticarsi, si mostra ciò non ostante risoluto a sotloporvisi , e si decide ad andare a ricovrarsi allo spedale dove si stabilisce di |iraticare la elettro-puntura. Con che è sciolta la riunione. V.° // Pii'sidenle Cav. Prof. Giovamni Rossr (' Dolt. BeHNAHUO B.ATTOILA / Semelarii ] ^ ,. , „ (^ Doti. Gian Lorenzo Botto. RILiMOiNE Utl. GIUH.NO 23 SETTEMBRE Ideilo ed a|)|)roviilo il processo verbale della precedeiile gioniala, il presideule fa senlii-e altra volta le ragioni, avvegiiatiié il di innanzi le dicesse a seduta già sciolta, per cui non potrebbe con suo dolore convenire nel parere esternato dalla l'oinniissione relativo all'allacciatura del voluminoso aneurisma alla parte laterale destra del collo. Il prof. Centofanli si dichiara contrario a che si sperimenti la galvano-pun- tura nell'aneurisma in questione, appoggiando il proprio parere sopra un caso operatosi per colai modo di recente in Novara, nel (piale per escare formatesi nei punti d'infuione degli aghi ebbe luogo si fatta emorragia, che necessitò l'al- lacciatura del tronco arterioso. Ciò avvenendo, egli dire, nel nostro caso, si potrà egli forse fare altrettanto, si potrà rimediare allacciando al funesto accidente emor- ragico, 0 non piuttosto dovremo starci spettatori impotenti di una certa morte? À ciò risjjondendo il dottor Ciniselli osserva: trovare di molto peso e giusta la considerazione del professore Centofanti relativa al caso operato in Novara. Non sapersi però precisamente intorno al modo col quale si procedette nell' applicare la galvano-puntura m discorso, in qual modo s'infìggessero gli aghi, a quale di- stanza, quale a|)parecchio si usasse e simili; creder egli potersi evitare l'emor- ragia procedendo con (|ualehe avvertenza e norme speciali che puoniio influire nella formazione del coagulo, nell'applicazione del mezzo di cui si ragiona; aver egli per cotal modo operalo felicemente un aiicnrisma al popiitc nel quale si erano fatte escare superlìciali>^ime ed indill'ereiiti. Dietro questo primo fatto aver tentato la galvano-puntura in altro caso di aneurisma voluminoso formatosi nel primo spazio intercostale destro; avere in questo come nell'altro inlilli due aghi grossi non intonacati di sostanza di sorta per ben due pollici, ed applicata una pila di trenta copie di lastre a corrente continua per 32 minuti; essersi estratto l'ago cor- rispondente al polo positivo con alquanta dillicollà perocché ossidatosi , non cosi 1 altro perfettamente lucido e liscio. Ora quantunque gli aghi fossero grossi e non iiilonucati di <|ualcho vernice, non avere avuto luogo vere escare, ma superGcia- ( 034 ) llssìiiia CLiulcrì^zaziuiie , iiuii l'iiiurnij^la , nò ilaiiiji.i di sorla , cuiimiique 1' aiiiiiialalo non no guiirissc; aver egli voluto ripetere l'esperimento, die lece inlìggeiido (|iiattro agili intonacati di vernice copale , e facendo af,'irc l'clelliico per 50 minuti, o questa volta eziandio senza danno, se non si cl)l)C l' elicilo desiderato. Credere egli iinpcrtaiito non ariiscliiato il lcnlali\o cosi l'.illo, e ila non doversi escludere. Il dott. Caire a proposito del caso operato in Novara, osserva: aver egli già discorso intorno allo stesso, ed il modo col (piale si era tentala la galvano- puntura, ed aggiunge averla praticala i dottori Cestelli, e Strambio di Milano espertissimi per più di ottocento esperienze di questo genere, essersi gli stessi serviti della pila di Wolaston a corrente continua, aver inlissi nel tumore quattro agili non però incrociccliiaiuloli ma jicrpcndic(darincnle alla dislan/.a d'un pollice l'uno dall'altro, aver duralo l'azione dell' eieltrico |)er .jO minuti. Essersi con- venuto, tullavia pulsando il tumore e non solViendo d'altronde l'ammalato di li- petere l'applicazione d'altri due aghi eguali e nel modo stesso, i (piali s'inlisscro superiurmeute più vicini al tronco arterioso lasciandoli per altri 51) minuti. L'ago corrispondente al polo positivo essersi irruginilo, non cosi l'altro; avere avuto luogo evoluzione di gaz idrogenc e formazione di piccola escara. Dopo l'operazione, die si praticò senza previo torcolare, ma usando la fascia- tura espulsiva al di sotto dell'aneurisma, e a tutta la gamba, avere i curanti sovrapposto il ghiaccio al tumore non più voluminoso di due uova d'oca, essersi manifestata dap|)oi tumefazione ed iiidolentamenlo a lutto l'arto; sentire ora da lettera essere al quindicesimo giorno avvenuta silTatta emorragia dai punti d'infi- zionc degli aghi, da necessitare l'allaccialura del vaso, e che dopo tre giorni il malato trovavasi agonizzante, e l'arto in islalo di sfacelo, e finisce conchiudendo: non intendere perciò di essere contrario alio esperimento, solo aver ciò fatto sa- pere porcile si prendesse in considerazione, ed opina sia da applicarsi la gal- vano-puntura nel modo del Petrequin, e del Cinisolli. il dott. Ciniselli vorrebbe sapere dal doti, (laire il modo preciso col quale si procedette dai dottori Restelli e Strambio nell'operazione, cui si risponde in quella stessa maniera che è detto nella sua memoria, ad eccezione che non vennero in- crocicchiali gli aghi, ed a corrente continua. Osserva il Ciniselli di seguito, che gli aghi non erano stati intonacati, e che sarebbe bene di farlo. Il presidente per ultimo fa rimarcare che ove vogliasi partire dall'esito infausto di una operazione non si farebbero più operazioni , non si sarebbe mai progre- dito, nb si dovrebbe praticare lo slesso salasso, siccome (|uolio ch'ebbe taholla per esito la flebite. Non doversi conchiudcre dall' aver aviilo luogo l'escara, e l'emorragia nel caso di Novara, che non sia più da sperimentarsi la galvano- puntura , r emorragia essersi presentata anche dopo l' allacciatura dei vasi , e non- dimeno rontinuarsi dai pratici ad allacciare le arterie. ( 95» ) E qui il doli. Quaglino crede (ippiM'lurio leggere le nolizie rieevule dal doli. Slranibio relalive ul caso d'o|)erazione praticata in Novara aninclié meglio si possa giudicare in proposilo. Parole del doti. Slranibio: — « Forse non sarà alTallo inutile il sapere clic il tumore aneurismatico da noi operalo nacque e crchhe senza che si conoscesse una causa da incul|iarne. Dopo tre giorni di mal essere e di mo- lesta sensazione al garretto sinistro, accolto nello spedale si riscontrò un tumore grosso quanto una noce, che nei primi dicci giorni crebbe al volume di due grosse uova d'oca. Il paziente era stato alTotlo da sifilide lieve dodici anni prima. Pare dalla relazione ilei doti. Pagani che il luinorc siasi diminuito al luogo ope- rato, e siasi sfiancato ai lati. Ma quella causa ignota che in dieci giorni lo fece tanto crescere, la dovieino noi credere dall' elettro-ago-puntura lolla di mezzo? ^cssuno lui mai preteso tanlo. » « Noi curiamo gli elicili, non le cause, massime le cause ignoie. In credo fer- mamente che della fallila operazione sia sialo causa il tumore eeccssivamenle vo- luminoso, e l'operare persistente di quelle medesime cause che lo produssero ed aggrandirono s'i rapidamente. « Falla la quale comunicazione del doli. Slrambio, il doti. Quaglino appoggia la pratica dell' clettro-ago-puniura nella cura dei tumori aneurismatici, citando un caso d' esilo fortunato otlciiuto in un ancui'i.'ivM'!;iiui'lié l' aminalalu vi\a, e possa vivere tuttavia cosi fall;im<'iili'. Ma il |)i'(if. \ arnioni rimarca: l'analogia del cancro coli' aneurisma non esistere |iiiiitii; essere grande diversitiì fra (|uesti due morbi; potersi d'un tratto a;;gra- VHi'e e perire per la presenza dell'aneurisma, quando altronde la salute generale si parrehbc delle migliori; non essere tale la condizione degli afl'etli da cancro, oltre die quest'ultima malattia non è suscettibile di guarigione, quindi inutile che la >i operi; aversi invece solo dubbio sull'esito rispetto al tumore aneuri- smatico, e fatti di felice riuscita. E finisce accennando che il DupUNtreii voleva tentare l' allacciatura ilella carotide primitiva siccome mezzo di salute in un gra- vissimo caso, che ne veniva distolto da (juellu gravissima autorità del Pelletau . ed il suo ammalalo moriva . quando poco do|io eseguivasi cosiifatta operazione in Inghilterra, e felicemente. Concbiude (juiudi che avendosi sebbeue remota una speranza di riuscimento, è debito il tentare quei mezzi che sono in nostro potere. Dopo la qual discussione il presidente nominava i dottori Ciniselli. Secondi, (Juagliuo, .\sson, Caire, e prof. Orioli unitamente ai cliirurgiii |irimarii e assistenti dello s|)cdale, a fare la prima esperienza sul tumore aneurismatico, che si lis- ■sava per le ore 7 antimeridiane del giorno seguente nelle sale di Panimatone. Il prof. Orioli espone alla dotta adunanza i felici risultati ottenuti nella pra- tica uìedicu-chirurgica dal prof. Cogevina, maestro a suo figlio, e du quest'ul- timo riportati, ap|ilicando l'elettricità d'una maniera particolare. Un trijilice vantaggio si avrebbe per osservazioni e numerosi fatti indubitato, i; di non lieve momento: 1." quello d'una potente contro-irritazione del genere delle epispastìche o vescicatorie, superiore a quella procurata col moxa od altri mezzi analoghi, per la quale si erano vinti ostinatissimi morbi quasi per modo li incanto, ed uno fra gli altri in giovine travagliata da cinque anni da tosse ri- corrente a brevissimi intervalli ; 2.° d' un mezzo attissimo a eambiare la supcr- lìcie delle ulceri di cattiva indole, depascenti ec. a detergerle, di modo che an- tichissime piaghe quasi di genio carcinomatoso si alterassero in prima , e (|uindi venissero a cicatrice perfetta; 3.° finalmente di mezzo cicatrizzante pei seni fisto- losi ad esempio, per piaghe torpide, atoniche, e simili. Il quale triplice vantaggio sì otterrebbe dall' apjilicazionc della pila elementare, dall' ap|)licare l'elettrici) d'una maniera speciale, che sarebbe la seguente: vuoisi prendere una lamina di zinco ed altra d'argento che si uniscono insieme con filo pure d'argento da formarne un'unica coppia. Dopo ciò si praticherebbero col caustico due piaghette giusta la dircziouc che si desidera dare alla corrente elettrica, della grandezza non più d'un centesimo o soldo, onde in tanta poca conducibilità della cute per l'elet- trico, facilitarne la corrente, quando la cute non sia di già alterala, piagala. Si 114 ( o:>8) f;i in sognilo l'iijiplioazionc sulle iiiiiglic dello due lamino, non però indisliiiUi- Mienlo, av\egn«eliè sia diversa l'a/.'ono della lamina zinco da queirallia di ar- gcnlo, del polo positivo eioè, e del negativo, mentre l'azione della prima è di gran lunga più oflieaoc e polente, meno e poea quella della lamina argento, n polo negativo. I,a i)iaga a eonlatlo della lamina zinro si allarglierehlìe , si farebbe più profonda, diverieMio di eolor bianco, indi nera, dando cosi luogo ad un escara. L' appareeeliio per tal modo applicato si lascercblx; per lo spazio di ore, e non |iiù al di là (li un giorno o duo, pcrcbè la |)iaga no verrebbe esacerbala di troppo. Poco tollerabile sarebbe i'a/.ione della lamina zinco relalivamente all'altra cui è dovuto il terzo vantaggio che derivoi'obbc dall' a])plicare sì fattamente rolcllricilà, (jnello cioè di favorirò la cicatrizzazione. Notifica do[)o ciò come il doti, (logovina si proponesse di pubbiioaro le osservazioni fatte in |)roposilo, ed i fatti a favore di questo modo di applicare l'elettrico, non dissimulando però clic in molli casi non si ebbe l'inlenlo desiderato, e ciò tanto più che mettendolo a prova si po- irebbc per avvenlura aver il caso in cui non portasse i vantaggi surriferiti, o non lo si abbandonas.se per ciò, ma s' insislcssc più olire, che cosi si troverebbe in quai casi sia o no conveniente. Il presidente domanda al prof. Orioli se le correnti elettriche giovino solo in i;razia dell'azione clic manifestano sull' economia animale, solo in grazia cioè di quo' mulamoiili olio apportano, oppure perchè veramente abbia luogo trasporto di sostanza medicamonlosa quando sia inlrodotla nei liquidi od applicata alle piaslre, come si leggerebbe in qualche periodico. Cui risponde il prof. Orioli dicendo, quest'ultima opinione essere antichissima, averla però contrastata i fisici, ed es- .sere quindi caduta in dimenticanza; essersi però riconosciulo in lempi a noi più vicini, quando l'argomento dell' eletlrioità fu più studiato, svolto, e illustrato, che realmonlo rolellrico trasporta nel cor|)o l'azione delle sostanze ponderabili a segno, ohe un fisico, il Tusinieri, opinò l'elettricità non altro essere che lo stesso trasporlo do' ponderabili. La qual cosa comunque non del tulio accellabilc, è però appoggiala a dei falli; cosi, ad esempio, si \nw benissimo far passare dell'oro attraverso una lamina d'argento, sembrar quindi chiarissimo, che altrettanto, e meglio debba avvenire rispetto alla macchina umana. Qui però chioderebbe lo stesso prof. Orioli se ciò che introducesi resta nel corpo o solamente lo attra- versi, e fortemente dubitando, che l'elTetlo non sia che ti'ansitorio, e che il solo passaggio sia capace a produrlo, propone il quesito ai medici, e specialmente alla serie dogli sperimoiilalori. 11 presidenie amerebbe che si facessero sperimenti impiegando .sostanze, gli ef- filli drlli' quali sono prontissimi, la bclladona , per esempio, ed il tartaro cnie- lico, |)or v<'doro se si dilata la pupilla, se succedo l'oniesi. In proposito di che, riflotlo il prof. Orioli che si vogliono distinguere due modi ( 939 ) (li li-as|)i)iau , I." di iiialcrìa immutala, clic non subì ino(lilii'a/.iuiic' di sorta, "l." di maleria drcumposta , clic non e |>iii allo stalo di prima. (Jic l' elettricità cosi detta dai lisici statica, quella del fulmine, d'una scarica ad esempio di nume- rosa batteria, |iiiò benissimo prendere lu materia, vaporizzarla, trasportarla a i^nu l(iiilaiiaii/a , ed iiitiodiirla nel corpo, loccliè si polielihc pioNare con falli; clic v'Iia un alila iiianli'ia di (raspollo nini l'aiiiigliarc alla iiiaiiicra slalica , ma sibbcne a quella della pila, ma clic allora la pila agisce scomponendo per so- lito, ridiicendo cioè la cosa in due, delle quali 1' una va al polo posìti\o, al ne- (pativo l'altra; die in questo caso dubiterebbe clic le materie si conservassero siccome erano prima, e d'altronde non vorrebbe agire colla statica elettricità, non re|)ulaiidola poi tanto innocua ed indiITcrenle, percliù d'azione brusca, e vio- lenla, e che i|uindi si richiederebbero l'alti in proposilo. Il doti. (ìcriii cita delle spcriciize falle dal Itossi di Torino ranni) 1857-38 dalle (|uali risulterebbe la trasmissibilità nel corpo dei medicamenli , ed appoggia questa opinione a' casi di guarigione. Fa però il presidente osservare, che vo- glionsi cspcrimenli veranicnle coiicliiilcnli , decisivi; che perciò si vorrebbero fatti sul sano, avvegnaché la malattia nella quale si sperimenta potrebbe essere ces- sala mercè le sem|ilici forze della naliira. .'^u di che il prof. Orioli domanda se in lai sperimenti si fossero solloposte ad esame le sostanze animali per \cdcre se si trovava residuo di medicamento nel corpo, per la ragione che la correlile elettrica , siccome avvisava il doti. Calderini , è dessa stessa rimedio. K ripetendo il doli. Gerin clic rdellrico poteva aver questa azione medica- inentosa in alici casi, ma non in uno di lue che ligura fra i guarili dal Rossi, e chiedendo il presidente se a caso si fossero avuti quc' sintomi che per l'uso del mercurio si nianifeslano, melicva teriniiie alla discussione il doli. Peloso os- servando, che il Mossi montava la pila mcllendo fra le lamine le sostanze, per cui gli esperimenti non li potcano servire; che Fabrc-Palapral sperimenlò della seguente maniera , mcllendo jodio ed amido in dis.soluzione sulla superflcie dei l'orpo, e sovrapposte le lamine avea trovato che la soluzione di amido si era ('on\ celila in bicu. .Ma il prof. Orioli avverte che l' jodio ù sostanza volatile; che la medesima si sia per avventura portala in persona a colorire l'amido? E cosi osscr\aiido metlc fine al suo dire. Il presidciile convinlo della necessità di esatte e ripetute esperienze per potere pronunciare un giudizio in argomento di cotanto interesse, propone a tutti i mem- bri coin|ioiieiili la sezione di farne particolarmente, e di riferirle al Congresso in Venezia. Ed osservando il doti. Peloso a\er conosciuto lino dell'anno 1838 i|uel modo d'applicazione dell' elellricilà, e sperimentato sopra suo padre il quale non ne pule lollerarc l'azione al di là d'un quarto d'ora, il |irof. Orioli dimanda di ( 940 ì quale ampiezza fossero lo kiiniiio impiegale, e seiilemlo di ciiKitio lenlimelri , (i- niscc col dirle troppo grandi, e consiglia che vogliansi adoperare (luna gran- dezza mollo minore dello scudo. I presidcnle annunzia essere pervenulc in dono alla sezione nuove nicnuuie. L' ora essendo Iraseorsa 1' adunanza ù sciolta. V.° // Presidenle (lav. Prof. GrovANM Rossi [' Doti. IkllWIIIX) IVVTTOLLA / Sk'ffrclarii ■ Doli. (ìiav LonFXZo Borro ' Doli. Mmitokimko Nkimiotto. HILINIOM": DEL GIORNO 24 SETTEMIIRE Licito L'd approvato il processo verbale il segretario fa lettura di una lettera del sig. iiitiMidenle Antonio Milunesio, nella quale avverte die il prolìlto ricavalo dalla vendita del protpclto aUcgorico-cmblcmaUco-simbolicn dell'ottavo Congresso seien- tiiìco italiano sarà a beneficio dei danneggiali dal lorremnolo in Toscana e degli asili infantili di Genova. Il presidente fa quindi invilo alle varie commissioni ereale di |)reparare i loro rapporti per comunicarli all'assemblea nelle prossime adunanze. Avverte poi es- .sere stata creata nelle sezioni di Chimica e di Medicina una commissione allo scopo di compilare una farmacopea generale per lutti gli stati italiani, e facendo riflellere esser d'interesse e tornare a decoro della sezione di Chirurgia e Anato- mia il concorrere per ciò che le spetta al compimento di cosiffallo interessantis- simo lavoro , nomina a far parte della commissione anzidetta i sigg. doti. Alessio Cris|)o di Parma , professori Vannoni di l'irenze , Felice De Renzi di Napoli , Ma- linverni di Torino, Giovanni Arrighetli e Giambattista Carbone di Genova, e tu- rati della Svizzera italiana. Dopo ciò il presidente apre la discussione sulla memoria Iella ne gioggi() della sua opinione osservazioni di donne da lui operale in quel primo slato le ([uali perfellamente guarirono, mentre altre riQuIatesi alla operazione dovettero soccombere ai progressi del male. Il presidente è di parere che debbasi praticare l'esportazione dei tumori e delle altre alfezioni d'aspetto canceroso tutte le volte che non ajipariscono segni mani- festi di dialesi o morbo generale. Riilelle che non esistono caratteri certi per di- >linguere il cancro da allri mali che lo somigliano, e che pei' conseguenza si arreca un gran bene all'umanità salvando colla operazione degl'infermi che ab- bandonati a loi'O stessi soccomberebbero indubitatamenle ai progressi del male in (|uei casi nei quali trattasi di degenerazioni di parti per tuli' altra causa che la can cerosa, mentre in quelli di cancro genuino non si cagiona poi gravissimo danno jjerchè la recidiva della malattia allro non fa che apportare quegli slessi funesti effetti che nello stesso modo avrebbero luogo anche senza la operazione. .\ sostegno della propria opinione riferisce i felici risultati della sua pratica , asserendo d'aver operati pii'i di quaranta individui per ogni sorta di piaghe ed altre morbose degenerazioni della faccia d'indole cancerosa, e di avere veduto guarire perfettamente i due terzi dei medesimi, mentre che soltanto in una terza parte erasi riprodotta la malattia. E noia allo stesso tempo che anche dietro a diligente esame non era potuto giungere a scoprire alcuna differenza né nei sin- tomi, né nei cai-atteri fisici delle parti alterate, tanto nei malati che guarirono, quanto in quelli nei quali ebbe luogo la recidiva. Il [irof. Centofanti osserva che l'analogia delle |)iaghe della faccia con quelle ( 945 ) ilt'iriilero non rrggc porcile spesso quelle (eiigono ad un vizio erpclito, e però Kuarihili eolla o|)eraiiioiic; clic per altro non hisogn.) supporre clic queste ulliinc MDM possano (liITcrcnziarsi dalle allie ; e ciò può stabilirsi facendo osservazione all'abito d<'l corpo dell' individuo, al modo di sviluppo e progresso della piaga-, anali/./ando cliiinicainente i tcsMiii ed osservandoli eoi microscopio come ha fatto Mi'olucci di iNapuli. Il presidente ammette clic vi possano essere fra questi tessuti diversi delle dif- ferenze riconoscibili col microscopio e coli' analisi chimica; osserva por altro che non si possono riconoscere sugli ammalati , e che (luindi non possono servire di norma per islabilirc la convenienza o il danno dell'operazione. E convenendo che in genere non riesca tanto diflicilc il difTerenziurc l'abito erpetico dal canceroso, non lascia di far notare, come non di rado si osservino dei tubercoli e delle pia- ghe aventi caratteri idenlici quaiilnn((ue dipenilenli da cause diverse; e come non potendosi con certezza riconoscere quali veramente sieno cancerose e quali no , nel dubbio sia sempre da reputarsi razionale la loro estirpazione. L'adunanza è sciolta. \ .■■ // Presidente Cn\. Prof. (ìiovanm Rossi Doli. BERNAitoo Battoli* / Segrelarii Dolt. Gian Lohenzo Botto \ Dolt. lÌAinOLOMEO .NtunoTTO. 119 RlUlSIOi>'E DEL GIOR>0 25 SETTEMBRE Approvalo il processo verbale della precederne seduta, il segretario annunzia alcuni opuscoli presentali in dono alla sezione, e fa lellura del qucsilo formo- lalo nei seguenti termini dal prof. Vannoni e doti. Secondi relativo alla pcivio- (omia, da trasmettersi al Congresso in Venezia. — Determinare se nei vizi del ba- cino muliebre, limitati alla sola diminuzione del diametro sacro-pubico, e quella ridotta e conlìnata tra un pollice ed otto linee, e due pollici e lince tre, |)ossa la pelviotomia avere applicazione conveniente e razionale, colla speranza di sal- vare la madre dagli effetti mediati ed immediati di questa operazione, ed andie di salvare il feto quantunque per posizione trasversa o sviluppo vizialo di lui, si dovesse aggiungere un allo operativo manuale od islrumenlalc. 11 metodo del Galbiati corrisponde allo scopo, o conviene modificarlo? « Per avvicinarsi il più possibile al fallo e momento pratico, nel quale dovrebbe eseguirsi questa operazione, occorre clic gli es|)crimcnli sicno fatti in cadaveri di donne morte o nel tempo della gravidanza, o del puerperio, e nelle quali la pelvi sia viziata solo nella estensione del diametro suindicato, escluso ogni altro vizio. » Il doti. G. L. Dotto espone in proposilo, clic esisterebbe alcuna leggera diver- sità, tra ciò che si trova stabilito nel quesito, e ciò che s'era già detto dal prof. Vannoni riguardo al grado di ristrettezza pelvica, al disotto della quale sembra- vagli poter essere indicala la pelviotomia, avvegnaché nel qucsilo sia stabilito che debbasi determinare, s'ella può convenire tra i due pollici e tre linee ec, quando prima la si proponeva al disollo di due pollici e mezzo. E (]ui data ra- gione dal prof. Vannoni della sua prima proposta in genere, ed annunzialo il perchè nel quesito si fosse più precisamente slaluito quel termine di ristrettezza, osservava il prof. Galli come tornerebbe proGcuo s" indicasse alcuna norma a tenersi nel fare gli sperimenti sulla slessa pelviotomia, alTìnché si potessero avere risultati i più concludenti. Cui di rincontro il prof. \'annoiii: occuparsi egli già da sei anni intorno a questo argomento; e data occasione, aver fatte esperienze in donne viziate, morte in tempo di gravidanza, o di juicrperio; |)oler egli benis- ( 947 ) simo comunicare i risultati per esso ottenuti, ma reputare ben fallo the per cia- scuno si sperinienti a sua |iosta, per la ragione clic appunto non lenendosi per tulli la medesima strada, si potrà veder mej.'lio cui confruiitu delle diverse risul- tanze, qual modo di operazione sia da prcferirsii. Dopo ciò il |)residenle prendendo argomento dalle cose già delle intorno alla memoria del doli. Caire relativa all' uso de! nilralo d' argento solido nella cura delle croniche oftalmie scrofolose, crede ulil cosa dir hrcvemcnlc (juando le me- desime si presentano acute, per la ragione ch'egli aveva osservato di molli ciechi a colai li'isle condizione ridotti, perchè non curali energicamente, e assoggettati soltanto ad un metodo curativo antiscrofoloso generale, e non antiflogistico. Pas.sa quindi a far conoscere Io sue idee in proposito. Lasciando di parLire intorno la scrofola e sua natura avvisa: « occuparsi più spccialmenle il chirurgo degli eirelli ch'essa produce ne' tessuti tulli d"! cor|)i), dividendo colla sifilide codesta pro- prietà, di non risparmiarne alcuno, (iiò [ictslo riflclle sui camhiamenli che la me- desima ap])orla, e dimostra consistere (piesli in una flogosi, avvegnaché s'abbiano in campo il dolore, il turgore, l'arrossamento ec. della parte afl'ella. Per colai modo la scrofola è causa della oflalmìtide, la quale comunque secondaria, efl'etlo cioù della scrofola, non si vuole curare col solo metodo anliscrofoloso, perchè r ioliammazione indipendentemente dalla scrofola, altera e distrugge i tessuti ne' quali ha luogo. Perciò fa sentire com'egli cura la oftalmia scrofolo.sa acula, cgaal- mentc che una (logosi per altra causa qualunque indistintamente, cioè coi salassi generali, locali, coi purganti drastici, aggiungendo l'uso dei vescicalorii, e dove sia avversione alla luce dell'atropa belladona. Debellata in questo modo la flogosi, e prevenutine i cattivi esili, insliluisce il metodo curativo antiscrofoloso, (^onfci'ma questo modo di agire coi felici risultati della sua pratica, cogli esiti infausti osser- vali, tuttavolta che erasi trascurato il metodo antiflogistico, aggiungendo di non aver mai veduto deperire gì' individui sì fattamente trattati, non allrimenli ch'av- viene in chi lo si pratica per polmonia o altro morbo flogistico quale si voglia; e che egli tratta cotesti efl'ctti infiammalorii da scrofola alle articolazioni od altre parli del corpo, siccome quando determinandosi agli occhi costiluiscono 1' oltalmilc in discorso, per la ragione che sebbene la malattia scrofola non sia per sé inliam- maloria , flogistici sono gli efl'ctti della medesima, non allrimenli che avviene della sifilide, ed altri morbi. • Il prof. Vannoni richiesto in proposito conviene sul metodo antiflogistico, quando s'abbiano in campo i veri etretti flogistici della scrofola, e sulla cura anliscrofo- losa (Oslo che 1' acutezza del morbo sia in declinazione. Passando quindi da coleslo argomento alla discussione insorta dietro lettura del dutt. Itancalari intorno al cancro uterino, osserva: — essersi stabilito in quella memoria che il primo mo- mento 0 periodo d'afl'ezionc cancerosa si presenta sotto forma di granulazione ( 948 ) nella piiiic iii cui si deleriniiia — sembrargli alTatlo nuova questa osservazione, avvegnarliù gli aulori non abbiano mai rileiiuU» la foi'ina granulare rome pri- mordio del cancro, e che sarebbe mollo imporlaiitc per la pratica, o\e ciò fosse \eraiiicnle — poter egli alTcrmarc in tal caso di aver guarito di molli cancri, la qua! cosa però non animelle — avere assai volle riscontrata al eolio uterino la produzione granulare in discorso, clic egli designò sotto il nome di migliari- forme per somiglianza a iiieeoli corpieciuoli duri resistenti al tallo, e tal liala cosi stipali ed agglomerali, da coinertirc il collo uterino stesso in un coipo a^pro ed irregolare quasi fosse il fruito corbezzolo — eli' egli però non direbbe questo stato morboso dell'utero ju'imo momento del cancro, quantunque s'abbiano scon- certi eziandio generali. E qui discendendo più particolarmente ai sintomi della loca- lità fa conoscere: sentire la donna al luogo dell'eruzione granulare jiiii o meno gravi trafitture, punture in ragione della maggiore, o minor slipalezza delle granulazioni — aversi dalla vagina uno scoio felenle, die però ripelerebbe da condizione gene- rale — tornar molesto e pernicioso 1' allo del coito — essere la vagina poco sen- sibile al tatto, poebissimo anzi niente il luogo dell'eruzione — non trovar quindi in questi fenomeni manifeslazione di seirrcsecnza — ciò provare eziandio le gua- rigioni per esso ottenute con iniezioni d'amido, d'orzo e simili cose, noncbc col- r uso de' bagni generali, completando la cura con tocchi di nitrato d'argento, dopo la rottura dell'eruzione ed il passaggio della medesima a slato di piaga, die è con supcriìcie pallida e lardacca — tornare quindi proficuo che il doli. Ban- calari porgesse ulteriori dilucidazioni sul fallo da lui osservalo. Il quale trovando giuste e saggio le riflessioni fatte in proposito dal prof. Vannoni, vorrebbe altronde sapere se colai pustole abbandonale a loro stesse, finiscano in plagile d'indole can- cerosa, avvegnaché egli abbia veduto aver sì fattamente liiiilo la granulazione di cui ò parola, in donne non operate, mentre ne guarirono quelle che si erano sottoposte all' operazione — trovarsi un caso di felice riuscita da lui consegnalo negli annali dell' Oinodci — averne un secondo di donna, la quale tuttavia vive in buonissimo stato, operata egualmente da sei circa anni — la forma granulare trascurata terminare nel cancro — essersi innanzi a Scarpa, e dallo slesso osser- valo, che il cancro si era presentalo eziandio sotto forma migliare — aver egli quindi considerato primo momento, e siccome primordio del cancro, la medesima forma riscontrala al collo uterino — in caso di dubbio ritenere che sia da insti- luirc l'operazione, ed impedire così che il male passi al secondo o terzo periodo, epoca in cui s'avrebbe pienamente spiegala la malattìa cancerosa. Convenendo in parte il prof. Vannoni , ripete in contrario — aver egli riscon- trata la forma granulosa al collo uterino, averla curata e guarita. Non sapere a che tenga, da quale vizio derivi — forse da special discrasia, sicché convertita in piaghe sarebbero forse queste di fondo non solito scrofoloso-sifilitico — con- ( 949 ) venire Ijeiii.ssimo sulla guarigione delle operale dal liancalari — ammellcrc però che si possano porUirc a guarigiouc con un convenienle IrallainoDio curativo — Mia riin ciò non umniedcrc, che siasi guarita una malattia cancerosa. V. qui il doli. Bancaluri pensa, che la cattiva idea concepita intorno 1' opera- rione del cancro uterino derivi da ciò, che solo si ritiene per cancro il secondo e terzo periodo dello stesso, e non il primo momento di sua manifestazione, di modo clic, trascurato quest' ultimo , la mahillia si trova a tal punto da non |io- tersi più vederla guarire; cui di rincontro 11 prof. \ annoili porta l'esempio della sifìlidi', la (piale in dati casi, e a certo periodo ed esito <• ))ure incurabile, non più suM'ellihili di guarigione le sordide piaghe die ne risiillano, e che ciò mal- grado non si vogliono dir cancerose; e liniscc col dichiarare non pertanto inte- ressante l'osservazione del doli. Bancalari , se cioè la granulazione costituisca il primo momento del cancro, invitando i congregali ad occuiiarsi in proposito, per vedere se realmente cotesta forma in discorso trascurata , abbia per termine il cancro. Dopo ciò il (luti. Marinelli rinvenendo sulle cose esposte dal doli. Caire osserva, che per lo meno era inutile la lettura di quella memoria, perchè tutti conoscono i vantaggi del nitrato d' argento adoperato non solo nelle croniche oftalmie scro- folose, ma nelle antiche caterrali egiziache ec. , e perchè neiroflalimilogia del Ho- gncita nel modo il più am|>io e diffuso v' è trattato questo argomento. Ma il doti, (^airc ridelle non essere inutile lavoro confermare con nuovi falli le cose per altri osservate, e poter bene qual sia se il Hognetla od altro lo fece, far cono- scere le risultanze della propria esperienza. Dopo di che il doli. Marinelli dà lettura alla descrizione di un occhio umano in istalo patologico, dalla quale rilevasi — aver trovato la coroidea qua e là seminata di scaglie, che sotto il latto sentiva; che bel bello tentando di mellerle allo scoperto, andava separando due membrane di tessitura ben diversa — aver ])olulo per i caratteri a tutti noli vedere , essere 1" una vera coroidea in istalo normale, una tunica particolare l'altra, mentre dai seguenti segni ne differiva: lilla, resistente, pellucida, priva di vasi visibili, liscia, lievigata nella faccia risguardantc la relina; scabra granulosa, e sparsa qua e là di scaglie ossee nella faccia risguardantc la coroidea alla quale aderiva — presentare dessa un foro rotondo corrispondente al foro della coroidea e della sclerotica, pel j)assaggio del nervo ottico, esteso di tanto quanto la coroidea stessa — averla egli ravvisala (|u;il tunica particolare in islato patologico, memore che 1' inglese Jacob parlò di una membrana sierosa dell'occhio, posta tra la coroidea e la retina. Le altre parli coslitiienli il globo dell'occhio in discorso trovarsi nello stalo seguente: — cornea lucente, ma forse un tantino diminuita ne' suoi diametri; schclotica sana; coroidea a suo parere non alterata nella compage sua, aderente allo strato sotto- ( 950 ) posto piuKoslo lassamrnir an/i clic no; processi cigliari non addossali ai cnslal- lino, scaglie ossee di diveisa forma e grandezza fra la sua siipcrdcie interna, e la membrana particolare; iride reiratla, conseguentemente pupilla allargala; umore acqueo limpido, scorrevole; lente cristallina aumentala di volume nel diametro autero-postcriore , convessitù anteriore maggiore della posteriore, cateratlosa, con effusione di materia condensata alla sua anteriore superlicie, sciolta dai naturali vincoli, flulluanle; corpo vitreo in pai'te sciolto e sanguinolento, in parie rap- preso come gelatina condensata; retina molle gialliccia e sparsa di macchie san- guigne. R (pii lo stesso doli. Marinelli nel presenlare all'adunanza la membrana da lui veduta assieme alla coroidea ed ossei prodotti, fa i seguenti quesiti: i.° E dessa una membrana esistente anche in islato normale, ovvero un intiero prodotto di (logosi, o di qualunque altro abnorme processo organico? 2.° t la membrana di Jacob degenerala? 3." Le produzioni ossee sono figlie di detta membrana? i." Se ò membrana che esiste in istato normale a quale di esse appartiene? 8.° .\ quale scopo la natura pose fra la coroidea e la retina della membrana? Primo il dott. G. L. Botto osserva — trovarsi nei gabinelli d" Italia jiczzi |>al(i- logici eguali a quello presentato dal dott. Marinelli — faine parola il |)rof. Pe- Irequin nel suo recente trattato d'anatomia medico-chirurgica ove dice di aver veduti in Italia più casi di degenerazioni organiche della coroide, e di ossifica- zioni di mezzo alla coroide, ed alla retina, ch'egli ritiene della membrana di Jacob. Esservi anatomisti che invano si adoperarono nella ricerca della membrana di Jacob, e che perciò non l'ammettono. Venir quindi di per sé il dubbio, se le osservate incrostazioni sieno veramente una degenerazione di speciale membrana, 0 il risultato di una morbosa secrezione. Il dott. Negrotto trova come a poter decidere che tali incrostazioni siciio una membrana degenerata, o risultato di condizione jiatologica, si vorrebbe che si fosse veduta delta membrana in istato fisiologico; che perciò per quante discus- sioni si facciano saremo pur sempre allo scuro. Ma il doli. Cipolliua vorrebbe si stabilissero le tre seguenti quislioni: 1." Se la membrana di Jacob esista solo in istato fisiologico. 2.° Solo in condizione pa- tologica. 3." Fisiologicamente e patologicamente. E risponde ammetterla egli nello slato fisiologico come un tessuto speciale celluioso — averla riscontrala moltissimi autori. Potcrlasi vedere delineala in bellissime tavole anatomiche, dove la si vede risultare da una gran serie, per così dire, di cordoncini direni dall' avanti allo indietro ad unire la coroidea alla retina — essere la medesima per prova nega- tiva delle iniezioni, priva di vasi come l'epitelio, la membrana interna dei vasi, e r aracnoidea. Ridette il dott. G. L. Botto riguardo alle cose dette dal doli. Cipollina: L'Ch» ( 9-JI ) allr» cosa è mombraDa destinala ad uflicio parlicolare, od altra tessuto celluioso unilÌNO, quale si trova in lutto parti del corpo tra le più esili fibre di un mu- scolo, e dc)vun(|ue allo scopo generale di legare le |>arti, tessuto che lo stesso dott. Cipollina ainniettc di mezzo alla coroidea, ed alla retina. 2.° .Non ammettere che l'aracnoidca sia priva di vasi, e rispetto alla membrana interna di questi ultimi, volersi niilare ch'essa risulla composta di due luniine o fogli, l'esterno de' quali è ricio, e se ne riferiscano i risultati ad altro Congresso. Il presidente però fa notare come ammettendo l' esistenza di tessuto celluioso fra la coroidea e la retina non si debba dire che v'ha una membrana — che lullavolla avvengano trasudamenti in questo tessuto, hanno luogo delle pseudo- membrane. l.e quali però il Cipollina vuole fornite di vasi, mentre all'incontro il presi- dente non dubita d'allribuire ad una illusione la loro apiiariscenza, avvegnaché il Irasudamenlo fibrinoso avvenga nell'interno talvolta d'esso tessuto, e si attri- buisca alla pseudo-membrana ciò che è di pertinenza dello strato superiore e inferiore del tessuto iniellalo, di mezzo al quale ebbe luogo lo stesso trasuda- mento. Il dott. Cipollina relativamente alla esistenza della membrana di Jacoli, che non la ritiene come puro tessuto celluioso, avrebbe due osscrva7.ioni in a|>- jHiggio, e riguardo alla presenza de' vasi nelle pseudo-membrane fa notare che sono vegetative, e quindi provvedutene. La qual cosa il presidente mette in dub- bio, e passando oltre non diibila d'asserire che v' è errore in chi dice l'aracnoi- dca sprovvista di vasi, quando il Gaddi di .Modena, felicissimo fra tutti gli ana- tomici per le fine iniezioni, ne mostrò all'evidenza i suoi vasi, come si può vedere nel prezioso museo modenese, e quando le nccroscopie in casi d'arac- noitc la dimostrano iniettala arrossala, come gli avvenne di vedere più volte, spe- cialmente nei morti di pellagra. Ed opponendo il dott. Cipollina che allora la natura avrebbe messo a contallo «lue membi'anc sierose, la pia madre e l'aracnoidca, il presidente mette fine alla discussione portata dalle proposizioni del dott. medesimo , con osservare che fu dimostrato dall'illustre Itichal non appartenere la pia madre alle membrane sierose, ma essere una tel.i pirlicolare destinala a condurre i vasi, deferente pertanto, e le seciczioni sierose farsi per l'aracnoidca. Il prof. Ccniofanli jicr ultimo rilornanilo al quesito del doli. Marinelli starelibe per r esistenza della membrana di Jacob, e considerando essere le membrane co- stituite dallo stesso elemento celluioso, ammetterebbe la stessa siccome un tessuto ( 95^2 ) jiitermcdio di piccolo cellule Cliicdcrcbbc, ciò posto, se della membrana \i\e ;i sé, oppure per vita comuiiicalale, polendo aver vasi proprii, o di sola Iransi- rioiic. nel qnal ultimo caso farebbe un altro ciuesil» — se i vasi di tiansizionc costituiscano una membrana a sé. K qui per 1' ora avanzala la discussione avca termine. V." Il Premiente C.av. Prof. (;i(iv\nm Rossi / Doli. Hi'.iiNMiito Rattoi.la / Segrelarii \ Doli. (ìi.\> Louhnzo Botto f Doli. lUnTOLOìiiEo ^l■(;^^0TT0. RIUNIONE DEI, GIOIINO 20 SETTEMBRE Licito ed approvalo il processo verbale della precedcnlc sedula, e fallosi 1" an- nunzio (li iiiciiiic opere olTertc in dono alla sezione, il presidenle prega i signori reliitoii delle diverse eotnniissioni a tenere |)i'onli i loro ra|)j)orti, e portarli nel prossimo hincdi per farne lettura in (|uclla ultima tornata. Invita quindi i signori membri roniponenti la sezione a volersi liovare nel .«iorno seguente alle ore olio di mattina nello antiteatro dell' osjicdale di l'amniatone per s|ierimentarc sul ca- davere varii processi operativi ed aleuni islrumcnti, fra i quali una macobinetla per comprimere l'arteria temporale, un coltello per praticare l'amputazione cir- colare degli arti, ed altri coltelli per eseguire la cislotomia. Dopo questo il prof. Glierardi dà lettura d'una sua memoria, il cui titolo è: sulla rullura appontalamcnte pralirabilo, r siil/a convenienza d'un migliore ricomponi- mcnlo delle o.'ìsa mal riunite. Osservando il prelodato professore, come in ogni tempo siasi dai chirurglii studialo per rimediale alle deformità degli arti per frat- ture mal riunite, e come in simili casi sia slata frequentemente e con vantaggio praticata la rottura delle stesse, proposta sino da Celso, fa a lui maraviglia che sianvi taluni i quali la dicliiarino operazione pericolosa e da non praticarsi. Egli diMTsamcnte opinaniln min Uova né dillicile né pericoloso, sino ad un certo tempo, produrre ipu'sta rolliira, e il distacco delle adei'enze ilei muscoli e delle altre parli molli; reputa anzi vantaggioso il pi'atiearla per rimediare a simili deformila ed imperfezioni. Secondo il prof. (ìlierardi la dilììcollà di elTeltuare la frattura e in ragione diretta del tempo, cioè tanto maggiore (pianto jiii'i antica la riunione; e in genere stabilisce a quattro mesi l'epoca sino alla (juale si pu('i pralicarc. Il genere di scomposizione inlluisce parimente sulla maggiore o minore facilità di ronq)ere apposlatamcnte un osso mal riunito. Nollo spostamento di sovrapposi- zione la unione facendosi lateralinenlc riesce pili dillicile, tardiva e debole, ep- licrció la rottura si potrà praticare anche al di là di ipiallro mesi. In conferma di ciò riferisce due casi di frattura del femore riunite col sopra indicalo difello, elle facilmente riusci a rompere. bcnclK'- datassero già da (|uallro mesi; e delle \Ì0 ( 954 ) qu;ili , rirondolto e nianlenulo l'arto iii'lla sua naturale luiigliezza e direzione, ot- tenne la perfetta guarisiono, (|naiilnii(|iio in un caso vi fosse un aooorrianiento di quattro pollici, e ili cin(|iit' ncll altro, l.a (lidicollà di rompere il callo quando lo spostamento è nel senso laterale sia in ragione dello allonlananicnlo delle super- fìcie. In un lianibino di quattro anni, dopo due mesi dalla riportala frallnra. egli riscontrò i due pezzi del femore riuniti, ed il supcriore mollo sporgente in fuori; ruppe senza diflìcoltà il eallo, ed il bambino risani) perfettamente. Negli sposta- menti angolari o di semplice piegatura la deformità sarà tanto più facile a cor- reggersi, quanto più l'angolo di distacco sarà aperto; e in questi casi la possi- bilità di riuscirvi potrà estendersi anche a tempo più lungo. Più difficile riesce nei casi di rivolgimento in giro, o nei spostamenti di rotazione; pure il prof. Ghe- rardi ha veduto clic dopo sessanta giorni si può rompere il callo, e raddrizzare il membro, come praticò in un giovane di vcntotto anni, in cui la gamba destra rotta trasversalmente era così mal ricomposta che il piede era rivolto in fuori , ed anche un poco all' indietro. Il prof. Gherardi asserisce non trovarsi difficoltà dopo rollo l'osso, che è quello clic ne prescnla la maggiore, a distruggere le ade- renze morbose dei tessuti molli, facendo fare all'arto dei movimenti in tulli i sensi; né a raddrizzare e ricondurre il mendiro nella sua naturale lunghezza e posizione, prestandosi a ciò facilmente le parti molli. Non pare a lui che qualche caso d'insuccesso possa distruggere i molti favorevoli già noli e constatati, come ncppur sa riconoscere nelle frallure per tal modo provocale alcun maggior peri- colo, che nelle semplici fratture accidentali. ISon consente col Montcggia che l'osso non possa riunirsi per la ragione, che la superficie nuovamente rotta sia la sola capace di somminislrai'c sostanza adesiva , sendìrandogli che al modo stesso che le estremità articolari abbandonate a lungo riposo perdono la loro levigatezza, di- ventano scabre e finiscono per coinpenetrarsi di sostanza ossea , cosi debba suc- cedere tenendo a contatto ed immobili le estremità liscie e callose di un osso rotto. Che se questo non avviene, rimane la confricazione dei frammenti mediante la quale si viene a produrre la dislruzione del callo, e si ottiene la riunione per i processi patologo-fisiologici a tulli noti. Il presidente concorda col prof. Gherardi sulla convenienza della operazione in discorso, e dichiara che la opinione del Monleggia , che l'adesione delle ossa si faccia per le sole snperncic fratturale, viene smentita dai falli, poiché esistono nei gahinelli patologici delie ossa solidamente riunite anche laleralmenle. Il doli. Asson in appoggio di questo riferisce aver veduto un caso di riunione laterale falla da una specie di astuccio osseo, mentre i due eslremi dell'osso erano se- parati senza che vi fosse accorciameiilo dell'osso medesimo. Lo stesso Asson de- siderando su questo argomento inleressanle di aver qualche schiarimento più pre- ciso circa il tempo in cui il prof. Gherardi creda potersi effettuare la rottura del ( 95S ) cullo nelle oaa iiiul riunite, queal ulUiiio raiiiiiu-iilu die il TeiiufT la esegui (lupo sedici suttimuiic, ed uggiuiige clic (jueslu leiiipu (Je\c valutarsi secoudo le diverse lii'c'ostaiizc, e die |)eiriij <|uaiKlu il callo è laterale con accavallaiiiento dei pezzi, (|iiesli non toccandosi die sopra mia sola linea, ed in jioca sujieilicie la loro unione è debole e l'ueihnente si può sciogliere. Egli in simile circosluiuu pralicò la disu- nione dei pezzi a ciiupie mesi, ina sostiene che putrclibe eirelluursi senza pericolo andie al di là di ijuesto termine. (Juaiido |ioi lo sconiponimenlo ù nel senso della grossezza, e l'uno dei frain- nienli spinto liii quasi verso il margine opposto dell'altro da restare in coutatlo solo per pochi punti, andie in siniil caso facile riuscirà la disunione loro, ma se le superticic fratturate non si saranno clic di poco allontanate o se vi sia sol- tanto rivolgimento di frammeuli senza il reciproco abbandono delle loro superiicie Iralturale, più diflìcile assai riuscirà il nuovamente disuniile, ed in tali casi ren- derassi necessario far ciò più |iroii(ameiite, poicliè la riunione riesce più pronta e solida maggiori essendo i punti di contatto. Teriiiiiiala la discussione su ipiesto arjjomento il presidente mostra un volumi- noso calcolo biliare lungo circa due jiollici e quasi altrettanto largo, e premessi alcuni cenni intorno alla cisti-fclleotomia , che egli ritiene quale operazione razio- nale ed ammissibile nella pratica chirurgica, riferisce la storia del calcolo, il quale fu estratto da una donna di quarant'anni clic per molto tempo avea sofferto in- comodo di fegato. Dopo molti anni le si presentò un tumore alla regione ipo- coudriaca destra coi caratteri di (umore linfatico, che sorpreso in seguilo da in- fiammazione e passato in suppurazione, il chirurgo curante credutolo un ascesso del tessuto cdiulair sotto peritoneale ne fece l'aiierlura, dalla (|uale -sgorgò una grande quantità di marcia , che valse maggiormente a confermarlo nella concepita opinione. L'inferma volgeva gradatamente a guarigione e solo le restava una li- stola dalla quale ne usciva del pus verdastro. Vedendo il chirurgo che la fistola non si chiudeva gli venne in mente di specilarla per riconoscere se esistesse qual- che causa che ne impedisse la guarigione, e riscontrato avendo quel corpo estra- neo dilatò r apertura e lo eslrasse ; avendo osservato che era conformato a facette dedusse altri doverne esistere, e fatta nuova ricerca ne ritrovò, e ne estrasse un secondo. Tolti i calcoli la fistola in poche settimane giunse a perfetta guarigione. Il presidente facea quindi notare che (|uesta osservazione congiunta a molle altre (li simil genere dovea incoraggiare i chirurghi a praticare la cisli-fellcolomia per cslrarrc i grossi ealcoli biliari, e che la natura stessa avea tracciala la strada e dimostrata per cosi dire la razionabilità di (piestii operazione aprendo talvolta un passaggio all'esterno ai calcoli biliari. Il (Ioli. Bancalari riferisce un caso consimile da lui osservalo e riportato negli ( ose ) Ani del Congresso ili l.iiccii. Un secondo esempio gli è occorso di osservare quc- sl'iiiino in donna alla (|iia!c dopo aver presciilali sintomi di alTezione di fegato, comparve un tumore llultuanle alla regione dell'ipocondrio destio dal quale usci molta bile. Il presidente ò di parere che anche nei casi d'ascessi biliari si debba |)raticare la cisti-relleotomia, clic in (piesli casi resta la fistola; essere però meglio che ri- manga una fistola pivilloslo che rischiare che si faccia un versamento di bile in basso venire. Il doli. Itiholi fa \ edere altro calcolo biliare reso per secesso, che atteso la sua forma speciale alluni;ala egli ritiene per certo abbia attraversato il condotto biliare. La donna che rese (pieslo calcolo che pesa ventisette grani avea sofferto per diciannove anni di mali del fegato e jicr due volte in (piesto frallempo le si era inanil'eslata l' ileii/ia. Il doli. Pietro Arata espone, che l'apparizione di un ascesso alla regione cor- rispondente non cosliluisce sullicienti indicazioni per islabilire l'opportunità della cisli-felleolomia, e che non valgono a comprovare la ammissibilità della slessa le istorie riportate, poiché se in quelli ascessi si ritrovarono i calcoli biliari non fu che una l'orinila combinazione. Il presidente fa osservare al doti. Pietro Arata non essere unicamente iu cou- seguenza dei riportati casi che egli ha dichiarato ammissibile questa operazione, ma sihhcne averli riferiti per confermare la sua opinione sulla convenienza e la utilità della slessa in tutti quei casi nei quali è indicata, e che sapendo di par- lare ad un congresso di dotti avea pensatamente omesso la enumerazione di tutte le circostanze e sintomi necessarii a conoscersi prima di delei'minarsi a praticare l'esecuzione della cisti-fellcolomia. Il prof. Arriglictti comunica una lettera del cav. GrilTa, il ([uale, non pago della soluzione delle questioni da lui proposte intorno lo scirro ed il cancro, propone altro premio di L. .100 por chi con nuove osservazioni ed esperienze da presen- tarsi al decimo Congresso italiano, vorià adoprarsi a risolvere delle questioni che trovansi inserite negli Ani del Congresso di Milano. Consiglia di tentare nella cura di questa malattia , tanto per uso esterno che interno, l'uso dell' idriodalo di ci- culina , che repula possa essere un poderoso rimedio contro sifl'allo morbo. Leggesi poi al banco della presidenza una breve memoria trasmessa dal doti. Carlo Doglia intorno ad una cisti rinvenuta nella luba faloppiana deslra conte- nente dei capegli ed un piccolo dente misti a della sostanza sebacea, ritenuto dal- l'autore quale raro caso di gravidanza exira-uleriua. Il doli. Berelta osserva che nel descritto caso non Iraltavasi di gravidanza, ma bensì d'una di quelle morbose produzioni delle quali si hanno molli esempi, e che se ne riscontrano talvolta delle analoghe anche in altre parti del corpo. (957 ) Il (Kill. Diibìiii ci)ii\ieiit' col IJorellii , e riferisre ;i\er soiliilo nei galiiiiotti di LoikIim e ili l'ai'ij^i inol(o di queste cisti, ciiii peli, ungliie, denti, pezzi di nilu ed uiii'lie ossa. Il pi'uf. Vunnoiii sostiene egli pure non si trattasse di gravidanza ojiinando aldn non fosse elic una eisti del genere du taluni denoniinati; dermoidee, a|)punli> per- chè la loro struttura e le sostanze che sogliono contenere si ravvicinano alla na- tura della cute e delle produzioni cornee della stessa. Il doli. Pietro .\rala accenna un fallo di Velpeau, che trovò dei resti d'un feto nello scroto; ma gli si osserva sembrare (|uel fallo riferibile ad altro argomento. Circa la questione insorta sulla orii,'inc di i|uesle cisti che si rinvengono nelle ovaie, se sieno cioè il prodotto vizialo del concepimento, oppure |)ossano s\ilup- parsi aiu'he indipendentemenic da (|ucsto, s'intavolano alcune riflessioni in pro- posilo dal doli. Duliini e dal prof. Vaniioni ; ma il doti. Secondi dichiara, che riguardo a simili aberrazioni di organismo ed in particolare di quelle concernenti la ovologia non si possono fare che delle induzioni e che non è nò di spettanza, né di convenienza della nostra sezione il trattare questo argomento; e dopo tali considerazioni la seduta è sciolta. \'.° Il Prcsidrnle Cav. Prof. Giovanni Rossi ì ! Doti. BeiiNAnoo Battolla • / Segrelarii Doli. (ìian Lorknzo Rotto '. Doli. Bartolomeo Necrotto. I ì\n^ lois i-: si r» auu dia ahi a DEL GIOHX) 27 SIÌTTEMBIIK N- ci giorno 27 dalle ore 8 alle 1 1 anliiiieridiaiie ebbe luogo nello spedale di Paniinatone una seduta straordinaria della sezione Chirurgica. Il primo esame si è l'alto sopra una niaeeliiiietla inventata e presentala dal dott. Fontana onde fermare !" emorragia consecutiva all' arleriolomia temporale, e dopo clic lo slesso ne dclitiivu la semplice forma ed il facile modo di applicazione, fa- ceva specialmente rilevare il vantaggio di comprimere soltanto sul vaso ferito. L'assemblea ha giudicato clic potrebbe risultar utile alla chirurgia l'invenzione del dott. Fontana. Si legge una memoria del doli. Palasciano di Napoli in soluzione alla seconda parte del terzo (|ucsilo trasmesso dalla sezione Chirurgica , e si esamina un ci- slotomo dallo slesso invenlato |)cr instituire un nuovo processo di eistotomia; ma l'assemblea osserva elle col processo operativo dallo stesso descritto, e col suo ìstrumcnto si risica di tagliare uno dei duUi deferenti, la falda cisto-|)eriloneale posteriore , e la vescica dove è più l'icca di vasi e di nervi; che incidendo nella parte più bassa sono più facili le listole e le inliltrazioni, che si taglia la fascia pelvica, e si risica molto di ferire il retto, e che perciò né l' inslrumenlo né il metodo si può accettare corrispondendo meno degli altri già conosciuti alle risorse cliirurgiclie. Si esamina un allio inslrumenlo, un catetere del dott. Biagi di Guastalla da lui immaginalo |)er la eistotomia, e particolarmente pel metodo laleralizzalo, e si osserva che qucsl' isirumento del Montagna, riformalo, ed analogo mollo a (|uello di Guerin, dando luogo ad una manovia troppo lunga e complicala richiedendo di aver sempre in pronto diversi dadi, dovendo appoggiare sulla vescica col ri- schio di ferirla nel suo basso fondo , e non essendo praticabile in una vescica assai contratta ecc., non può essere accetlato ne per sé, né j)el suo processo ope- rativo. Il doli. Bollo propone un altro inslrumenlo per la eistotomia, ma si osserva che questo già conosciulo sin da Pclil e chiamato dai francesi a galleria, essendo ( OMO ) troppo k'gato ulln scìriiigoiic , liigliuiulo noli' eiilrare , spinge, distuecu la prostata, e la vescica dal pube, e die pereiò non si amnielle, osservando ancora clic se era stato proposto per i chiriirglii poco esercitali, questi si potrebbero meglio ser- vire dei liloloino di F. (iosiniit, o del bislorì bollonato, Miro inslrtinicnlo ad esame del dott. Leonardo llossi di Parma per amputare i'ir(()!;irmente le braccia e le gambe: ma osservando che non è disgiunto da al- cuni inronvcnioMli suoi proprii, e clic i vanliigi^i dallo slesso presentali si ollen- goiio più t'acilniento col solito coltello, invertendo di questo il manico nella mano quando si vuol completare il taglio circolare: non viene approvalo dal volo del- l'assemblea. Il doli. Ucrnardo Baltollu propone un mezzo per lissare il globo dell'occhio in qualunque posizione con un uncino applicato sull' espansione aponcvrotica del mu- scolo retto interno; si osserva che l'uncino a tale oggetto era già stato praticato, ma che non lascia di essere ulile il suo ritrovato di applicarlo a preferenza sul- l'aponevrosi. Il jirof. Galli propone, per fissare i nodi nelle suture ad una cerla profondità, di servirsi di piccole sezioni di un cilindro vuoto di piombo |)er il quale falli passare i capi del filo portato in conlalto delle parli da cucire, e stretto con un |)aj() (li pinze, si fissano i fili, e s'impedisce lo scorrere dei medesimi: riporta anche dei felici risultali ottenuti con questo mezzo in operazioni di stalilorafia. Quest'invenzione del doli. Galli viene a|)provala, e si accetta come su|)eriore ad altri melodi, particolarmente per la sua singolare semplicità, esprimendosi anche da alcuni membri lice credono anche facile, ed utile nella pratica chirurgica. Il dott. Onbini fa vedere sul cadavere la convenienza superiore del metodo di Sim, riformato dal jirof. Rou\ per eseguire l'operazione della disarticolazione del piede, e l'assemblea accorda a (pieslo metodo la sua approvazione. Il presidente cav. Rossi pratica sul cadavere un suo processo d'amputazione cir- colare delle estremità, invece di Ire distinti, eseguendo in un tempo solo il taglio dalla cute alle ossa. Questo metodo viene dichiarato più pronto, meno doloroso, e più atto a mctlere a contano i muscoli , e |)iù sicuro per coprire e difendere il tronco osseo, col vantaggio ancora di ammettere più facilmente l'uso de" mem- bri artificiali. Lo stes.so presidente eseguisce sul cadavere l'operazione della catarala per estra- zione, praticata in un sol tempo, ossia in Ire tempi eonliniiali senza cambiare iiislrumeiito , e tanto il primo che il secondo processo operativo del prof. cav. Rossi viene riconosciuto superiore agli altri anteriori , e viene accettato come in- gegnoso ed ulilissimo da tinta l'assemblea. ( UGO ) Lo stesso presidente osservamln in iilliino clic non sono da condannarsi i no- bili sforzi di coloro die mirando ad a!;giuni;ere t|ualclie cosa alla scienza picscn- larono inslnimcnli e metodi clic non liirono accettati, aj^jfiunge clic la cliirnrgìa avrchhc liisoi;iio |iiiilloslo di scinplici/,7.are i suoi instrunienli che di crearne dei nuovi, e die ap|ilicandosi ad invenzioni di questo genere, il primo allrihulo di merito sarebbe la semplicilà. \ ." Il Prcsiiìrìitc Cav. Prof. (ìiovanni Rossi // Seffri'lario Moli. Rvhtoi.omko Nkciiotto. RIUÌNIONE DEI. GinilNO -2» SKTTEMURE lecito ed approvalu il processo veibale della tornata del giorno 26, non che quello della seduta sti-aordinaria tenuta all' ospedale di Pammatone nella mattina del giorno 27, il dolt. Asson passa a dar lettura del rapporto della commissione incaricata di verificare gli effetti delia elettro-puntura nella formazione del coagulo sanguigno, e nella conscguente olii iterazione dei vasi. Dava quindi una breve relazione del risultato dell'applicazione dell' elettro-pun- tura al voluminoso aneurisma di quell'uomo che giorni addietro crasi presentalo alla sezione, e l'acca conoscere che per delta a|iplicazionc falla dal doli. Ciniselli il maialo non ehhe a risenlir vcrun danno, e clic il lumorc due iiioini dopo di- venuto meno pulsante accennava a iiroliahile iiuaiigione. Dopo (jucsla relazione il dolt. l'cioso richiamando le parole del rapjiorlo dove è falla menzione che una commissione di un corpo medico non era riuscita nei suoi sperimenti ad ottenere il coagulo se non ìmperfellamenlc, dichiara che quelli non erano ilirclli a promovcre la formazione del grumo, ma sihhene a sperimen- tare l'azione della galvano-|)untura sulle pareti de' vasi. .\ltribuiscc i differenli cfl'etti ottenuti alla diversità degli aghi impiegati ed as- severa che la commissione fu astretta ad abbandonare gli aghi di ferro perché cagionavano senipir la inliamuiazione delle pareli vascolari , e qualche volta anche delle escai'c gangrenose. li presidente fa osservare non trattarsi di escludere il fatto, che gli aghi di ferro abbiano prodotto irritazione, infiammazione, ed anche gangrena de' vasi, ma bensì di stabilire che la commissione di Genova ha ottenuto un risultato positivo, e verificala la formazione del coagulo; e che il non successo di quella polevasi alliibuirc ad altre cause, e forse all'azione troppo forte della pila. li prof. Tornali presenta le arterie sulle quali fniono praticati gli esperimenti, e confrontando i coaguli otienuli col metodo del doti. Quaglino, con quelli formati |)er il modo di cspcrimcrili dei doli. Peloso, fa conoscere la diderenza degli avuti risultali, i quali stanno tutti a favore della commissione genovese, giacché i coa- 121 ( 962 ) giili prodotti col suo metodo sono pioni, solidi e rosislonli, mentre quelli dipen- denti dall'altro metodo sono deboli ed ineompleti ; oltre dì ciò si osservano fra questi ultimi nell'interno de' vasi delle depressioni somiglianti ad escare. Il dolt. Secondi presenta alcune sue rillessioni intorno al (piesito proposto dal Congresso di Napoli relativo alle punture del tnicìiiiui^ ilrnro e premesso che la sezione di Zooloiiia per mancan/.a di animali non avea potuto praliciirc cspcri?nenli per sciogliere un tal quesito, egli fondandosi sulle considerazioni che il pungolo del trachino fa una ferita di punta pcnelranle di poche linee che lo stesso cor- risponde per volume e forma a ([uello di uno s|)illo più o meno grosso, e rillet- lendo che la ferita prodotta dal trachino non corrisj)onde per gli efl'etti a quella dipendente dall'azione meccanica di un corpo analogo anche esageralo, erede di poter stabilire che gli esili gravissimi che succedono alla puniura dei liadiino. quali la ra|)ida tumefazione e la ganiirena delibano ripelcisi nun dalla sola azione meccanica del suo ])ungolo, ma da ipiclla di un veleno, o principio speciale, che il pungolo stesso depone nei tessuti. Il doti, ripollina, uno dei membri componenli la commissione che dovea pra- ticare gli esperimenti onde sciogliere questo quesito, fa conoscere che la commis- sione stessa per il fatto noto clic gli effetti della puntura di questo pesce non sono corrispondenti alla lesione materiale che produce, propendeva a credere che fossero cagionati da qualche particolare umore venefico deposto nella ferita, che perù i zoologi non avendo riscontrato (inora in quel |)esce nò organo secretore, uè conservatore di quell'umore, né isirumenlo per trasmetterlo, la commissione anzidetta prima di pronunciare il suo giudizio credeva necessario di venire agli esperimenti. Il dott. Achille Costa conferma essere pure di necessità di venire agli esperi- menti prima di decidere da qual eausa provengano quegli effetti. Il dott. Secondi loda che si facciano indagini in proposito, ma sostiene che con islrumcnto della forma del pungolo del irachinus anche esagerato e resa pii'i sca- bra non si possa produrre la infiammazione gangrenosa, e lutto al pili concede che si potrà cagionare un" infiammazione risipciatea ; sostenendo che i fatti nega- tivi non bastano a distruggere i positivi dell' infiammazione e gangrena che con- seguitano alla ferita del iracliiinis , vorrebbe che esclusa la causa meccanica si stabilisse che ipiciili effetti imn si possono allrihuiie che all'azione di un veleno speciale, nel modo slesso che non dalla ferita, ma bensì da un |iarticolare umore dipendono gli effetti della puniura delle zanzare ed altri inselli. Il cav. Bassi osserva che il paragone delle zanzare e di altri in>;etli non regge, appunto perchè quegli insetti .sono provveduti d'oi'gani speciali per segregare quel- l'umore e di islrumenti alti a trasmetterlo; e questo non ritrovandosi nel pesce in questione, si deve credere alla inanean/a in lui dell'umore venefico. ( 903 ) Il doti. Dcniippi espone d'aver csatiiinutu il (rwliinus e di non a\er\i trovalo organo sorretort' , e pensa eiie non esista, poicliù sarebbe alTallo nuovo il fatto di un oi'gano di questo genere posto nel dorso. Chiede poi se sia ben eonstatalo che lu gangrena dipenda dalla sola |)untura, avvegnaché dicasi pure essere un fatto comprovato clic degli indi\idui sono morti per gangrena originata dalla pun- lurii delia laiantola , cppuj'C gii zoologi clic ne hanno studiata la struttura sono in grado di dimostrare che le ferite di questi animali non sono più gravi di i|iiiH(' ili una mosca. Per tal modo resta a vedersi se anche nel caso in (|ncstioiic la gangi'cna possa atlrilinirsi ad altra circostanzia, l'agli lo pensa non essendosi (inora potuto riconoscere l'esistenza di una causa speciale. Il ()resideiite è di ojiinioiie che se la gangrcna fosse stala osservata in lutti o quasi tutti i casi si dovesse ritenere come dipendente da veleno, che se poi non si fosse osservala che in alcuni casi soltanto allora egli molto ne dubiterebbe. Il prof. Ghepardi fa consapevole l'assemblea che nel corso di quarantanni os- servò molti casi di simili punture, ed in nessuno vide mai sopravvenire la gan- grcna. lu alcuni ha osservalo svilupj)arsi gi'avissima inlianinia/.ione alle dita e alle mani, in altri non desiarsi che mite infiammazione, e (|ualcheduiio andarne del lullo esente. IM ancorché avvenga lal\o!la la gangrcna, egli pensa possa (li|)endere dalla sola |)untura, essendo nolo come le ferite di punta per la natura loro in al- cune circostanze dian luogo a gravissimi sconcerti , violenti inlìammazioni , gan- grene, convulsioni e Iclano. Il doti. Secondi malj»rado che in quel pesce non siasi ti'ovato organo sccreloie, |iersistc nella opinione che gli eflelti di (pu'lla puntura sieno dipendenti da un '/K/rf speciale, da muco o da altro principio animale qualunque esistente nel corpo del trachinns , il quale unitamente alla spina s'insinui nella ferita prodotta dalla stessa. Il dott. nalTico asserisce aver veduto molle volle di queste ferite, ed osservalo sempre svilupparsi il flemone e crede che sieno velenose perché le spine dell'cc/ii- UHS, che cagionano presso a poco la stessa lesione, restano sovente inlilte nelle carni senza che ne nasca alcuna irritazione. Ma il doli. Delilippi osserva, esservi differenza grande fra queste due s|)ine ; i|uella dell' e(7/()ii(.s- essendo friabile e facile a rompersi non suol penetrare che jioco nei tessuti, meulre all'opposto quella del Irachiniis essendo di natura cor- nea e mollo resistente si approfonda nei (essuli colla massima facilità. In line di questa discussione l'assemblea |)onderata la discrepanza delle opinioni e dei falli allegati, giudicando doversi atlendere il risnilato di ulteriori es|ierimcnli per pronunciare un assoluto giudizio, crede che intanto si possano riguardare come specifici gli ctTclli prodotti dalla puntura del Irnihinus. Il presidente legge per ultimo il suo discorso di congedo in cui rammemorando ( 96t ) i molli cil inleressanli lavori dell;! siv.ioiic, oITit liilmli di miMilalc ludi ;h iiiciii- hri di ossa, sia per la sccha dei Irallati argomenti, impollinili Itilli e di pialica ulililà; sia por il modo iirliano ed aiiiiclirvolo di disciilcrli; sia iiiliiic por In scopo in ossi sempre inteso e voluto non di riscuotere vani plausi, ma di giovare al- l'umanità solTerente. Rende poi solenni ringraziamenli ai noliili sindaci della cillà per i molli mozzi procurali onde eseguire osperimenli di massimo inlcrcssc per la scienza o por l'umanilà. In ultimo esterna sensi di perenne riconosoen/.a al |)resi(lontc generale del (J gresso, il (inaio onora di sua presenza l'ultima seduta di Anatomia e (Chirurgia \." ti Presidente Cav. Prof. Guivanm Kossi 011- ÌDotl. Be[i>m\do Battoi.la Doli. Gian Lorenzo Botto Doli. Baktolomf.o Nf.ciuiTro. RIUNIONE SUPPLEME^TARIA l)i:i. GIOUNO 29 SETTEMUrtF. Il |)resiilonte cav. Rossi apre questa adunanza invitando i rappresentanti di varie eommissioni a leggerne i ra|)porli. Primo: il prof. Vaiinoni fa lettura di (|ucllo ri- sguardantc l'opera ostetrica del prof. G. B. Ignazio Gliersi di Sardegna. Secondo: il prof, \rrigliettl legge il giudizio dato sul letto del prof. Carbonai in confronto eziandio di quello del dott. Nardo. Ed il dott. Secondi fa sentire il rapporto di'lla coniniissìone iiieaiieata di visitale gli istituti relati\i alla nostra sezione. Dopo ciò vien letlo ed approvalo il processo verbale della tornala antecedente, aggiungen- dosi in ultimo per parte dei segretari! parole di ringraziamento, e congedo ai lor confratelli. Finalmente il presidente esprimendo col voto della assemblea sen- timenti di gratitudine verso l'illustrissima direzione degli spedali, clic con tanta gentilezza accordò tutti i favori alla stessa richiesti dalla sezione, pone termine a questa complementare seduta. V.° Il Presidente Cav. Prof. Giovanni Rossi / Doli. BEnNAHDO Battolla / Segrelarìi | Dott. Gian Lorenzo Botto \ Dott. Bartolomeo .N'echotto. KAPrOUTO DKl.l.A COMMISSIOM' INCAUICATA 01 VKUlFICAnF. 01,1 P.II'KTTI DKI.I.A KI.KTTllOI'l NT! RA iNEI.I.A 1 im.MAZKI.M; MA. COACl LO SA.\(il IC.NU kc. !•; La pubblicazione de lentalivi, né infruttuosi tutti, dell' illustre sig. Petieciuin di Ijone aflìiie di coagulare mediante l' elettro-puntura il sangue entro i tumori anca rismaliei, ed operarne per sifl'alla guisa la guarigione; (piella jiiiì rileviinle ancora <■ solenne mandala a luce dal doti. Ciniselli di Cremona di una cura riuscita a buon termine d'un vasto aneurisma popiiteo coli' indicalo niez7.o terapeutico, erano troppo rilevanti per la scienza, e per la sofferente umanilà di trojipo belle spc- anze proinettitrici , che tosto non vi ponessero l'animo alcuni medici espertissimi e bene compresi della propria missione, e non cercassero di verificare e riten- tare, e per quanto era possibile, illustrare quegli esperimenti, ed estenderne la applicazione. Da questo addi\enne che, siccome esponeva in più d'una occasione il cliiarissimo doli. Caldcrini di Milano, due parlile di medici dotti di quella eillà si accinsero a numerosi e diligentissimi esperimenti sopra gli animali, di- reni a conoscere se realmente col mentovalo metodo dell' elcllro-puniura si |>un riu^^eire nello scopo di coagulare il sangue ne' canali arteriosi di guisa clic ni' segua un trombo olluralore atto ad inlercettarne perfettamente la correnic san- guigna, non altrimenti che avvenga dietro la legatura di siffatti vasi. Sapete già, o signori, senza ch'io lo vi ripeta, con qual diverso, se non opposto risultamenlo furono tali esperimenti da due assembramenti di medici istituiti. Gli uni ebbero i loro risultali compiuli e pieni: gli allri rimasero (uso la medesima espressione del doti. Caldcrini ) a mezza via. Consisteva 1" incarico della nostra commissione nel verificare i risultamenli di quelle esperienze che ebbero compiuto il successo, ricercando al lempo medesimo ed indagando la cagione non indifferente cerio a conoscersi, e dimostrarsi della non perfetta riuscita degli allri. Per buona ven- tura era convenuto tra noi uno di quelli che avevano conseguilo perfetto il suc- cesso: dico l'abilissimo sig. doli. Quaglino, il quale aggiuntosi alla nostra coni ( 'JC7 ) missione informavaci siccome infìggendo nello urlcrir e nelle vene previamenle ileniidalo ili parecchii animali degli a^lii eunuiiiii'anli cui poli d' unu pila galva- iiira diilata di forza mediocre in guisa da staluire (lenirò a questi \asi la cor- relile eleltrica per cerio tempo , se ne ottenga la parziale o totale obliterazione per la forniazione d' un nuuvo grumo. I"acc\a conoscere il doti. Quaglino si(;come una operazione sifTalla fo.ssc accompagnalu e seguita dai fenomeni locali seguenti: dico la comparsa di un' areola nerastra superfìcialc intorno al punto in cui gli agili positivi furono iiiliiti, e di una scliiumctla giallo-rosso-scura volgente al ver- dieeio intorno gli aghi negativi; la coartazione delle vene, l'inileliolimento , e quindi la cessazione, quando l'operazione riesca bene, de' liallili arteriosi; la resislcii/.a che oppongono alla estrazione gli aghi positivi, la poca o nessuna emorragia dell<- pungilure, l' indurimento cui sostiene il vaso nel luogo ove furono infllli gli aghi, il consei'varsi nel silo della durezza nella condizione stessa che prima il perimetro dell'arteria, e lo seemamento dì quello che corrisponde all'estremità della durezza Miedesiina. Quanto poi ai caratteri del grumo atlcnulosi per questo mezzo si pre- sentava , spaccando esattamente il tratto mediante dell' arteria sotto l'orma d' un corpo esteso con una o colle due estremità decrescenti dall' apertura di un' ar- teria confluente all'apertura di un'altra, avente nel centro il vero grumo, quan- d'era fusiforme, e alla base quand'era conico. Il vero grumo eraci indicalo come risultante da una congerie di gl'anellazioni sferiche o elittiche più minute, unite iiiliniamenle Ira loro, ed aderente con tenacità ai dintorni del foro onde penetrava r ,i!,'o positivo, e con tenacità minore intorno al foro spettante all'ago negativo: chiudente in modo compiuto il lume arterioso, mcnlre incomplclamcnle lo faceva il grumo come dicesi incompleto. 11 grumo venoso, compiuto e incompiuto, es- sersi manifestato diverso dall' arlcrioso per la minore resislen/a e il maggiore coloramento: e il grumo lauto più consolidatosi, fallosi più aderente alle pareti arteriose (ino ad acquistare natura fibrosa secondo lo spazio di tempo in cui pren- devasi ad esaminarlo dopo 1' operazione. Non riporlerò qui, per la necessità di essere breve, tulle le avvertenze che si dovranno usare alliiie di evitare gli ìnconvcnicnli dell'operazione, cioè l'emorragia Millo estrarre gli aghi, la carbonizzazione delle tonache arteriose, la non riuscita ilcir operazione : uè riferirò ancora 1' influen/a sulla forma, sulla consislenza , sul- r adesione varia del grumo eh' era indulto da alcune modilieazioni nell' atto ope- rativo. Basta che si noli che il processo migliore per aggiungere lo scopo fu ri- scontralo essere quello che, dietro le resullanze avutene, venne dalla commi.ssione adottalo per ritentare le esperienze. Si metleva a nudo l'arteria dell'animale, là si isolava perfeltamenle e per un gran tratto dai circostanti tessuti, in isfieeie dalla vena e dal nervo, vi si pas- sava un (ilo all' intorno afliiie di sollevarl.i in modo da non impedire il libero ( 0C8 ) corso del sangue, e reiuleila più supornciale, quindi s'infliggevano nei lume del- l'arteria due agili sottili eomunicanti eoi poli di una pila del Grovc corretta dal Bauzin, alla disianza di sci linee ad otto l'uno dall'altro, colla punta libera entro il canale, e rivolta in ambedue contro il corso della onda sanguigna, avvertendo di collocare 1' ago positivo |)iù prossimo alle parti centrali della circolazione san- guigna, e il negativo verso le perifcriclic. Per tal modo si solloponeva il sangue circolante pei vasi all'azione d'una corrente conlinna , essendosi osservalo siccome usandola inlcrrolla od a scosse siciio orribili i jiatinicnli degli animali. Eccomi or dunque ad una breve esposizione degli esperimenti e dei loro risultati; l." Fu assoggettato, nel modo die venni or ora indicando, alla corrente elettrica il sangue corrente per 1' ai'teria crurale superlicialc di un cane, e lo vi si lasciò esposto per oO minuti: comparve la solita areola nera intorno dell'ago positivo, e la spuma gialliccia del negativo. La porzione d' arteria interposta , e più pros- sima agli agili, andava consolidandosi, e scemando i battiti di mano in mano che jiroseguiva 1' cspeiimcnlo, finché cessavano. Scorso il tempo indicato si passò all'estrazione degli aghi. Nell'eslrarrc il negativo seguì un sottile gcito di sangue clic ben presto si arrestò mediante 1' applicazione di una spugna imbevuta nel- r ac((ua fredda. L' ago positivo era ossidato per f estensione di b linee all' estre- mità , e spuntato. Lo stesso esperimento venne ripetuto all' istante sul!' arteria carotide sinistra del medesimo cane. Furono seguite le medesime norme nell'espc- limento: cccettocbò si fece operare la corrente elettrica pel solo spazio di 10 mi- nuti. Ucciso l'animale con l'affogamento, in mancanza di attivo acido idrocia- riico, si procedette all'esame dei due tratti d'arteria, ove si era operato. Si trovò in ambedue che avcano mutata la loro forma cilindrica in fusiforme, e clic si era formalo un grumo fibrinoso com))osto di parecchie giaiiellazioni , aderente alle pareti arteriose, con maggiore tenacità al punto donde penetralo era l'ago positivo, che altrove, e chiudente perfettamente il lume arterioso. Le pareli del vaso non erano alterate. 2.° Si operò uella stessa guisa sopra la sinistra carotide di un cane, lascian- dola esposta alla corrente elettrica per 20 minuti. Si prcscnlarono i medesimi fenomeni locali. Nello estrarre gli aghi si ebbe anche ([ui ([ualclic lieve emor- ragia non solo dall'ago positivo ma eziandio dal negativo, che venne subilo ar- restala. Fu riunito con sutura la ferita, e si lasciò vivere l' animale. Dopo 22 ore, essendosi aperta l'arteria, la si trovò mollo ristretta nel punto ove si aveva operato, col grumo comjiosto delle solite granellazioiii , ma più compatto, e più aderente alle pareti arteriose, le quali non erano un po' alterate che nel punto ov' era la maggiore adesione, all'enlrala del polo positivo: perché nello staccare il grumo si staccò con esso l'epitelio arterioso. Questo grumo rcsislcllc a quattro lavature dirette a levare l'cnialosina, senza perdere miiiimanicnlc la (iropri:! consistenza. ( 969 ) 3." Sul medesimo cane, che servi per lu seconda esperienia ho scoperta b vena giugulare su|)erlicialc, e assoggcUalala alla elellro-puiilura ponendo l'ago po- sitivo QUI) la punta rivolta a' rami , e il ne|,Mli\o ul di.sotto, presso lu parte cen- trale rivolto però anch'esso contro il corso dell' onda sanguigna; apparvero i me- desimi l'cnomeni dell' areola nera intorno l'ago positivo, della scliiumella intorno Il negativo: avvenne il gonfiamento della vena verso il cuore. Dopo \ì> minuti furono levali gli ai;hi, e si trovò al solito l'ago positivo ossidato verso l'estremila, e spuntat4), lucido il positivo. La vena erasi coartala .sotto l'ago negativo: ne il tratto interposto ai due aghi aveva qui acquistala niuna durezza stante la mag- giore distcnsihilità delle pareti venose. i." Fu voperla l'alti'a crurale arteria del inedesiino cane, e circoscrittone un tratto tra due legature, senza ricorrere all'eletlro-punlura , si formò l'ordinario Coagulo dopo un tempo più lungo, assai meno solido e meno com|>alto. 5." Fu estratto del sangue dalla vena crurale del cane medesimo, e suhilo lo si assoggettò alla coi'rente galvanica coli' intermezzo di due aghi. Si l'ormò intorno l'ago positivo r areola nera, e la schiuma intorno il negativo; ma il sangue non formò vero coagulo. (5.° Scoperta l'arteria carotide ad una glossa pecora e assoggettatala alla corrente elettrica, si ottennero i medesimi fenomeni locali, e, nello spazio di 2U minuti, si formò un grumo dotato di tutti i caratteri del grumo compiuto. 7." Legala, con due lacci, l'altra arteria carotide della medesima pecora, si assoggettò alla corrcute elellrica col solilo intervento dei due aghi , la porzione del sangue compresa tra le allacciature. Non si osservò l' areola intorno l' ago positivo, ma |)0ca spuma intorno il negativo. Levati indi a 20 minuti gli aghi, l'ago positivo si trovò ul solito smussato e compreso d'ossidazione. .Nel trailo di arteria che era elato compreso tra i lacci, si trovò il grumo, ma incompiuto, colle granellazioni più tenui, meno unite, meno compatte, e con maggior copia di materia colorante. Il chiarissimo doli. Peloso, uno tra gli sperimcnlatori che non avevano ottenuto a Milano il compiuto successo da (|ueste esperienze, dichiarò alla commissione che questo grumo era simile perfettamente a (|ucllo che si era sempre conseguito con quegli esperimenti di cui aveva egli stesso fatta relazione alla società lìsio-medica-statislica. 8." Fu scoperta la carotide d' un asino e assoggettatala nel solito modo alla l'orrenle elettrica, intervennero i medesimi fenomeni: e quantunque la pila ma- nifeslasse al voltametro uu'atli\ità doppia di quella che presciilava nelle prece- denti es|)ericnzc non ci fu il più leggero segno di cauterizzazione. Dopo 3!> mi- nuti gli aghi furono estratti, venne riunita con sutura la ferita, e si lasciò vivere l'animale col proponimento d'osservare, dopo un tempo indeterminato la condi- zione dell'arteria slatu assoggettata allo esperimento. Hi ( 970 ) 9." Venne scoprrla ron molta diligenza la carotide ad un cavallo, e l'arteria masrelliire eslerna con lo scoj») di operare in quella con la pila di Wollasloo e cojìli agili (li platino, alla loggia di quei medici milanesi clic non avevano conseguilo pcrfcllamenle lo scopo: e nella seconda operare, secondo l'ordinario processo, con la pila del Grove modificala dal Bauzin. L'animale si mostrò som- mamenle inquieto ed agitalo sotto 1' operazione ; sicché si era appena con molla fatica, potuto iiiliggere gli aghi nell'arteria mascellare e assoggettarli alla pila, che, scorso un minuto, segnato dai divellimenti dell'agonia l'animale mori. Nol- r arteria mascellare esterna, ([uaniunque la pila non avesse operalo che un solo minuto, si trovarono belle e formate tre grosse granellazioni costituenti il prin- cipio dei grumo. IO." Fu scoperta la carotide destra d'un altro cavallo e assoggettata all'azione di una pila di Wollastoii di dodici copie col liquido composto di acqua, di acido solforico e nitrico, adoperando due aghi di platino inlìlti nell'arteria in direzione opposta all'onda sanguigna. Dopo 30 mimili fu circoiidala l'arteria con due lacci, fu legala e levato il pezzo. Il grumo in quest'arteria si era formato, ma in- compiulo cioè piccolo, sebbene solido e consislonle, e otturante solo in piccola parte il canale arterioso. Nel medesimo animale fu scoperta eziandio la carotide sinistra, e assoggellalala all'azione di quattro copie della pila di Grove coli' in- termezzo di quattro agili di acciajo iniìssi nell'arteria, lateralmente, con la punta anche qui in direzione dell'onda sanguigna, essendo congiunti due di essi col polo positivo, e due coi negativo. Si ottennero i soliti fenomeni, e si con.scgui, dopo ."SO minuti, il grumo otiuralorc lìlirinoso compiuto. È da notarsi siccome la prima di tali due operazioni fosse eseguila dal preiodato doti. Peloso, con la pila dello slesso autore e con gli aghi dello stesso metallo, con cui erano stali eseguili a Milano gli esperimenti da quei medici che non ottennero il successo compinlo. Tu notato, nell'atlo dell' esperienza dal sig. doti. I^eloso , gonfiarsi l'ar- teria nel tratto operalo: il quale gonfiamento poi, nella dissezione del tratto di arteria, fu trovalo dipendere non da ingrossamento delle tonache arteriose, ma da semplice sliancamenlo circoscritto e laterale ai dintorni dei punti in cui fu- rono inlìlti gli aghi; come risulla dal pezzo che fu conservato. Gli esposti esperimenti, scarsi quanto a numero, sono di tanto valore però che bastano alle conclusioni seguenti : 1." E possibile, mediante l'eletlro-punlura, il produrre nei vasi sanguigni un tale coagulamento nel sangue, che ne risulti un trombo otturatore, composto di più granellazioni fibrinose congiunte, ailerenli alle pareli del vaso, allo ad inter- cettarne eompiul.uncnle il circolo sanguigno. 2." Tale Iromix) si può produrre indipendenlemenle da alterazione delle pareti arteriose, riferibile a processo flogistico, ad esilo di questo, o a ingrossamenio e ( 971 ) roarla/JDiie del lume arterioso. Anzi lo iiij-'randinu'nlo che apparisce iu eorle cir- costanze cslcriiaiiicMte nei vaso sotto l'esperienza deriva da scni|)lice sfiancamento delle tonache , allo a dilatarne piulloslo che restringerne o chiuderne il lume. 3." Le granellazioni costilucnli il grumo eoraiuciano a formarsi non appena è applicata la pila: dai 10 ai 20 o 30 minuti il (.-rumo abbastanza solido è cosli- luilo lauto ilic basti a otturare il vaso. Il jirunio e tanto |iiii solido e aderciile, ijuanlo più tempo dopo l'operazione è eorso all'esame del tratto arterioso sotto- posto alla medesima. 4." Il grumo con lo stesso processo si ottiene tanto nelle vene come nelle ar- terie: con la dilTercnza che il grumo venoso è un poco meno consistente, e più colorato che I' arterioso. 5.° Il grumo risultante da dopiiia allacciatura dell' arteria, e compreso tra le due allacciature, è meno consistente e più colorato che quello derivante dalla azione dell' elettro-puntura. G." Il grumo, compreso tra le due medesime allacciature, e trattato con la corrente elettiica duiante la vita ha i medesimi caratteri che quello testé indi- cato, formatosi tra due lacci, senza essere sottoposto alla correule elettrica: lo che prova la ncccssilà, per la formazione del grumo solido e completo, che la parte assoggettata all' esperienza sia sotto 1" influenza del circolo in stato di vita. 7." Il sangue levalo dai cani e sottoposto alla corrente presenta i caratteri del- l'arcola nera e della spuma intorno gli aghi, ma non si coagula: lo che è con- trario all'asserzione del l'etrcquin. 8.» Poste eguali tutte le circostanze, e le avvertenze nell' istituire l'esperimento il riuscire compiuto o non compiuto il grumo, deriva non dalla diversità dell'ani- male e dalle diverse condizioni lisico-chimiche ed elettriche del suo sangue, e dalla diversa direzione per rispetto alla corrente, in cui sono po.sli gli aghi, ma da quella degli slromenli che sviluppano e trasmettono il fluido elettrico a' suoi vasi, ed al sangue contenutovi. 9.° Ci ha mezzo di produrre il trombo otturatore solido senza cauterizzare il tessuto arterioso e senza produrre gravi palimenli nell'animale purché si agisca con la corrente contiiuiata. IO." L'emorragia che apparisce nell' estrazione degli aghi, per lo più dall'ago negativo, è poco significante; e facile ad arrestare di subilo con la sem|)lice a|)- plicazione dell' acqua fredda. Stabilite le quali cose, risultano compiutamente verificati i risultali dell'espe- rienze di quei valorosi medici milanesi che le istituirono con perfetto successo. Di quali applicazioni' poi possono le esperienze medesime essere suscettibili a vantaggio della chirurgia operativa, delia fisiologia e della patologia: lasciamo al lempo ed a nuovi ed ulteriori Icntalìvi il verificarlo. Doti. MicHELANCEio Asso.ii relatore. RAPPORTO DELLA COMMISSIONE DESTINATA ALL' ESAME DELL' OPERA OSTETRICA OFFERTA ALLA SEZIONE CHIRIIRGICA DAL PROFESSOR GIIERSl DI SARDEGNA JLa commissione cui fu contìdalo l'esame dell'opera ostetrica ofTerta a ([uesta sezione dal sig. prof. Ghersi, ha (iiiesta considerata sotto il punio di vista teore- tica puramente, al quale scopo particolarmente è diretta. Considerava per altro che dopo la istituzione dell'insegnamento clinico di questa parte delle mediche discipline, dovrebbesi resecare dall'insegnamento teoretico tuttociò clic la diuturna clinica osservazione ha riliutato, giacché la teorica non è che l'espressione più generale delle leggi fondamentali dalle quali i singoli l'atti pratici vengono gover- nati. La teorica del modo o dei mudi di presentarsi del feto proclamata e sta- bilita dal celebre Baudclocquc, fu in gran jiarte formalmente disdetta dalla cli- nica, rigorosa e ponderata osservazione, la quale grandemente rislrinse T apparalo di cui avcvala corredata il sommo francese. Il piti illustre e più celebre pratico dell'età nostra, voglio dire del Negele, fondò una (corica tutta basata sulla cli- nica osservazione, la quale non solo ottenne la sanzione delle scuole germaniche, ma anche le francesi, come mostrano le recentissime opere del CalTeaux e Jacqui- nier vanno a quella grandemente accostandosi. E l' Italia pure non è estianea at- tualmente a questo progresso scientifico perchè trovando ([uella teorica in armonia col fatto clinico, ebbe rccenlemcnle l'opera ilei celebre clinico di Pavia la cui teorica sul parto non gran fatto si discosta da quelb dell' illustre clinico di Hei- delberg. Su tal proposilo la dottrina del sig. Ghersi si accosta più a quella della scuiilji francese, a vero dire gi'atulemcntc modificata, dei che la commissione non intende condannarlo, ma desidererebbe che le posizioni n-tli- di-Ua testa da esso ammesse fossero autorizzate dalla clinica osservazione. nilletle sopra di ciò la commissione, clic per stabilire le specie ed i modi dell» possibili presentazioni, si deve sempre ritenere dal teorico quel principio pratico che considera queste basale sopra due falli indispensabili, di pelvi cioè ih mnn ( 973 ) mndn viziala, ili tetta fetale in -italo perfettamente normale, giacché *c esista vizio assoluto o relativo ili esse parli , la reciprocità clic si stabilisco fra queste nou è più riferibile al principio più comune, ma ad uno d' iucidcnlalc rapporto. Ora se l'angolo sacro-vertebrale 6 più piano, e la cinta ossea formante lo stretto supcriore non descrive più un triangolo ma un circolo, ben s'intende che ab- biano ad aver luc'ziuac dì Cliìrurgiu ed Ana- luiiiia di visitare i pubblici ^labiliniuiili sanilai'ii di Genova, e di l'urnu rappurlu alla stessa, ameiebbc potersi estendere su tutti i partieolari lodevoli, e sulle poche mende tanto dal lato terapeutico, come da quello dell'igiene; ma rifletlendo quanto esattamente e lodevolmente si è già l'atto dal relatore alla sezione di Medicina, essendo preseuti pressoché tutti i membri di (piesla , e per evitare la noia della ripetizione, e al giusto riguardo ili non commeUere agli Atti del Congresso un duplicato, dichiara di conrerinare (|uanto veiuie esposto nella lodata ril'crta, e di limitarsi a ciò che in quella si omise, e che riguardando la nostra sezione in ispecialitù potrà costituire una seconda parli-, l'orse opportunamente, integrante la prima. Comincieremo dal teatro anatomico prima e perpetua scuola del medico, e del chirurgo. Trovasi cuivvenienlc la situazione prossima allo spedale, generoso l'in- traprendimento, e ricco di S|)a/.io , di marmi e di conduttori d'ac(|ua in modo da doverlo per queste doli nobilmente invidiare: ilisjiiaee |)erù il dover rimarcare tre circostanze cardinali che, tolte dallo zelo e sagacia delle autorità relative, li- bererebbero quello stabilimento dal carattere d'imperfezione, clu' altrimenti sarebbe duraturo quanto esso. Si è consumato per magniGche scale , senza danno levabili , uno spazio pre- zioso all'ampliamento del teatro, e si dice levabili perchè ve ne sono due altre pili idonee al modesto sco])o di quell'istituto, e non obbliganti come la riuscita delie grandi anzidette, la quale se aperta espone il professore alle continue im- portunità di ventilazione u di passaggio degli studenti. E quasi imperdonabile colla erezione primitiva della fabbrica il non aver procuralo come in lutti i teatri ana- tornici (li l)UOiia coslruzioiic uiui luce vellicale iliiiiiiiiianto |ii'iii(;i|Kilnieii(e la la- \ola poilaiilt.' il pcz/.o destinalo all' istruzione; in (|ut'slo la Iure ù ricevuta di fiiinie , (il (iltrpcliè molestissima a chi , come il professore ed altri , non può vol- gervi il dorso, impedisce di veder ciiiaranienle il pezzo anatomico in dimostra- zione. Questo diletto si può racilineiile levare sacrilicando alcuna delle stanze su- periori poco 0 niente necessaria , e facendo apertura verticale chiusa da eslesa invetriata. I,a sala conservalrice dei pezzi preparali (> a mezzogiorni) perfetto cosi, che tenendoli esposti a troppo alla temperatura per isolamento del muro, nuocerà, anziché giovare alla loro durala; di più awi un inutile ahhondanza di finestre che riiha (piasi mela dello spazio opportuno agli scalTali, meiilrc C(dla opportuna chiusura di huona parte di esse ve ne starehhc un numero assai maggiore, e si cvilerehhe in parte il danno surriferito dell'alta temperatura. Per ciò che riguarda lo spedale confermiamo gli elogi meritati ed espressi nel ra|>poilo della sezione medica, e per la parie che ci spella esprimeremo, più in via (li rispettoso consìglio di (piello sia di critica assoluta, il nostro desiderio, |ici(liè di c(infoimil;i alla ricchezza ed imporlanza di (|ueslo slalillimenlo, si af- fretti la isliliizioiie della sala oculistica, si doni un'am|)iezza maggiore a taluna dell' ostetricia, od almeno si procuri ventilazione più lihera a quella cui la so- verchia prossimità di altro muro alle finestre, impedisce il benefizio dell'aria l'innovala. Non (luhiliamo punto ilic la sapienza delle autorità amministrative di questo decoroso e ricco istilulo sanitario alihia già destinalo di comprendere fra i suoi miglioramenli di seconda importanza un Icllo da parlo, ed una sedia ostetrica colle molle varianti conl'iirmemcnle alle ultime acrellale per lale ullicio dalle cli- niche progressive, giacché (piesle cose non si possono dire di lusso, ma neces- sarie al più l'elice andainenlo dei parti , e alle più facili riuscite delle operazioni. Si hramerebhe anche continualo l' alluale esatto registro dei parli , delle loro (jualità, dei soccorsi manuali apprestati, e dell'esito ottenuto. Fa pena poi il ve- dere i lallanti temili nella stessa sala in cui sono le puerpere gravemente ant- inalale. Saremmo per offrire anche il consiglio di tener lòderale di rame le casse de- stinale a trasportare gli avanzi dei cadaveri sezionati come si pratica nello spedale di Milano e di altre città, essendo troppo facile l'inavvertenza degli inservienti alla viziala inlcisrilà delle casse stesse, e del ceralo semplice e poco durevole che le riveste; ma noi siamo hcii |)ersuasi delle previdenze e delle olliiue inten- zioni di'i sÌ!:nori propoiii'iili e deliheranli in questo e nei preacennali raiiii della pubblica saline per dichiarare che le poche osservazioni con cui credemmo do- veroso accompagnare il nostro giudizio, furono dettale dalla necessità di non iii- 123 ( 978 ) fumare gli elogii colle apparenze di piacenleria e di visite falle per sola forma- lità; ed in prova del sentimento rispettoso ed amichevole che le suggeriva pre- giiiàmo i generosi e sagaci ospiti genovesi a favorirci delle loro più pregevoli osservazioni tutte le volte che vorranno onorare di loro presenza le patrie nostre, e metterci cosi nella bramata opportunità di mostrarci, quanto lo meritino, ri- conoscenti. Dott. Mtcnw.vNCEi.o Assom Prof. Pietro Vannom Doti. Ampelio Calderini ■ Doti. Michele MonAnnsT Dott. RoGiEn ni Reaifort Dolt. G\ETA\o Pertcsio Doti. Guseppe Seconui vcìalm-a. STO ni A DHLL Al'I'l.ltAZIONE UELL tLEriUO l'LMl HA AL VOLIJII.NOSO AiNEl'RIS.MA I I "ìì sctlembre l'uininululu ricovravasi all'ospedale di Paininutone, ed era operato il jjionio venietile alla |HTSCiiza di molli ineinbri della sezione dal doti. Ciiiisclli. L'o|)erazione si praticò sulla mela anteriore del tuiiioic, al davauti del muscolo stcriio-mastoidco , senza oflcndere uè questo oè la giugulare esterna. S' introdus- sero nel tumore pel tratto di Ó5 a 40 millimetri sei agili della lunghezza di 03 mil- liiiietri, pre\iainente coperti di \ernice lungo tutto lo spazio che dovevano percor- rere nei tessuti. Quattro aghi furono infissi verso la base in forma di semicerchio e due nel mezzo verso la parte prominente del tumore; la distanza dei loro punti d'inlizione ora da 2 ai 3 centrimetri; le punte erano rivolle verso la parte |)ro- lunda del tumore sicché rimanessero tra loro distanti ed alTatto libere nel tu- more slesso. Si ebbe ricorso a due pile alla WolKislon di dieci copie cadauna, deiram|>iezza di oltre un dccimeti-o (|u:Klrato, coli' inlermedio di acqua acidulala nella propor- zione di G ad 1. 1 due aghi posti nel centro si congiunsero coi conduttori dei poli positivi, e gli altri della cincunferenza con (pielli dei negativi, manlenendo la corrente 12 minuti pei primi due e 15 pei secondi. Gli aghi positivi benis- simo difesi dallo strato isolante sicché appena presentavano una piccola areola di colore oscuro, offerivano molta resistenza alla estrazione, erano assai ossidati, ed uno di essi mancava della punta distrutta dall'ossidazione. Gli aghi negativi, egualmente inverniciati, offrivano un" areola giallastra con schiumella, come fos- sero stati nudi : nella parte libera entro il tumore erano come al solito splen- denti, né presentavano ostacolo all'estrazione: d:d pnnlu d' infì.»>i(ine d'uno di (picsti agili vi ebbe uscita di gaz crepilaiile >eguilo da (|nakhe goccia di sangue. Il paziente non diede segno di dolore se non al cambiamento di contatto dei poli negativi; il tumore divenne ro^so durante l'opci a/ione; la circolazione fu ;is>ai accelerata sul princi|iio; le pulsazioni del tumore restarono le stesse aiiclie dopo r operazione, che si esegui lasciando libcia la rirrolazione nella carolide. Il tu- ( 980 ) niorc, subilo ilopi) i-(i|)Cilo ili gliiui'cio, ebbe (i ore ili rtniioiili iliiiiiiia vegelo ini- uerule, e si Irovò pulsante la sera del giorno stesso. Giunto "ìG. Nolte tranquilla: peiniancnli' |iiilsa/,ione del tumore: rossore quasi scomparso. .\ mezzoili febbre prereiluta ila aliuni briviili; luinore rosso e dolente nella parie inedia: sintomi d'irritazione gaslriea. ronieiili d'aeijua fresca, salasso, limonale, piiriianle la mattina del giorno seitneiile. Giurili) "27. Piiea l'ebbre: lumore nella sua parie j)romÌMenle sodo e privo di pulsazioni: nella parie anteriore \erso la base e nella posteriore molle invece, pulsante ancora, sebbene meno marcalamenle. A me/./.odì febbre maggiore, tu- more caldo, dolente, rosso, tutto pulsante. Salasso alle ore 3 pomeridiane elle ripolesi alla sera, limoiuite, ghiaccio, acqua fresca sul tumore. Giorno 28. Nolte inquieta: febbre minore: tumore rosso, dolente pulsante, seb- bene per la massima parte sodo: dolore all'esofago nella deglutizione, mignatte 15 alla base del tumore, decotto di tamaiindo con cassia, fomento d'acqua fredda. Alla sera aumento di febbre; salasso. Giorno "ìO. Nolte |)iulloslo i|uiela: senso di tiafillnra nella [>arle posteriore del tumore: tumoi'e meno rosso: meno dolenle , meno pulsante, e l'omph^ssivamenle più sodo: lingua amara, s|iorca , piulloslo rossa ai margini. Magnesia a piccole dosi: l'omenti d'acqua fredda sul lumoie. Giorno 30. Nolte inquieta per iscosse generali e parziali nel lumore: tumore pallido che presenta il luogo d'infissione degli aghi positivi appena riconoscibile, e quello invece dei negativi circondalo da piccole croste. La pulsazione continua in ogni punto del tumore ancora sodo nella parte più proniinenle, e molle nella parte anteriore e posteriore, solito fomento: si replica la magnesia. Ottobre 1.° Nolte ini|nieta , veglia, pulsazioni del minore come jeri. Ore 3 pomeridiane: incremento nelle pulsazioni del tumore, senso di lacerazione o di scroscio nello stesso avvertito dal paziente: notevole aumento del tumore quanto al volume, ore 3, sintomi di soffocazione. Giorno 2. Ore 1 anlimeridiane: agitazione, ansietà, morte. Necroscopia falla dai chirurghi dello spedale, e presieduta dal cav. Rossi. Isolato il lumore dalla cute e muscoli sovrapposti , se ne scorge il peduncolo formato dalla carotide primitiva che si continua nel sacco. Dal punto in cui mette foce nel lumore alla origine della snclavia ha 4 centimetri di lunghezza: pre- senta un volume maggiore dell' ordinario e pareti un poco ingrossale. La su- clavia, l'innominata e l'arco dell'aorta partecipano a questa leggiera dilatazione e ingrossamenlo di pareli. La vena giugulare è aderenle al lalo eslerno del lumore. Nel tragitto degli aghi si riscontrano dei punii neri o piccole macchie di colore caffè 0 di ruggine. Nel corso dell'ago superiore corrispondente al zinco si trova un centro di suppurazione di mezzo pollice situalo Ira la faccia esterna del sacco ( 'J8I ) e In >li'alu musculure. Il succo interiiiimcnle iidcriscc ull' csunij^o , ullu trachea , :ilhi liiriii;;!', e, pniluliciMiido i('S|)iiif;c le |);irli clic gli sotto a fianco, all' iiiilciilro \cr>o ru|ici'liii'a delia jjlullidc. Apcrlo il liiiiiorc lo si riiniciic pieno di coaj-'uli , gli cslcrni solidi, slralillcali ed adcicnli alli' [laicli del sacco, eviden(enicnle di aulica data, nella |iarle cenlcale più molli e non collcgali : in al(o del liiinore (pialclie oncia di sierosità sanguigna. Seguitando 1' andanierilo degli aghi se ne perde la ti-acciu negli strati esterni dei coaguli, de' quali non hanno al certo po- tuto oltrepassare la spessezza. Staccali i coaguli dalla superficie interna del sacco, si riconosce il passaggio dei (piatirò aghi zinco per (|uallro aree rotonde, depresse, di i in ^ niillinietri di diainelro, di color fosco, aderenlissinie al resto del sacco, indui'ite e quasi cornee. Il passaggio dei due aghi rame è appena percettihile per un piccolo punto nero clic attraversa le pareli del sacco. Vuotato il tumore dai grumi si trovano le sue pareli dure, resislenli ed ineguali: in alcuni punti pre- sentano l> ad 8 millìmelrì di spessore; in allri sono mollo assollijjliatc o pros- sime alla rolliira, |iarlic(darm('iile in allo \erso l'angolo della mascella ed in cor- ris|iiinden^a della laringe, rrnrondainenle il tumore è circoscrillo dalla colonna verteliralc , ed è diviso come in varii compartimenti dei quali uno maggiore risale in allo Ira i muscoli del collo e la faringe sino alla hase del cranio. I muscoli della regione profonda del collo sono distrutti in più punti, e la terza e quarta verlehra cervicali denudale nel loro corpo ed apofisi trasverse. I nervi cervicali l'anno rilievo entro al tumore ricoperti da leggiero e li.scio strato memhranoso. Ksaminando in basso la carolide si vede tosto la sua tonaca esterna confon- dersi colle pareli del tumore. Le due inlerne si scorgono prima dilatate a modo d' imbolo e poi scompariscono all'alto, e in Inlhi il tumore non si scorge più trac- cia d' arteria. In allo si trovano separale e jicrvic le carotidi interna ed esterna senza poter riconoscere il loro modo d'unione al tumore. Kwi grande iniezione delle membrane del capo, dei vasi delle superficie del cervello, e della sostanza cerebrale, che mostrasi molto punteggiala r ili un color fosco, (iuore e polmoni in islalo normale. QUESITI PRESENTATI DA ALCl'Nl MEMUni DKl.l.A SEZIONE ED ACCETTATI DALLA l'IlESlDENZA COME TEMI ALLE DISCrSSIONl DLL ITTinO CONGRESSO IN VENEZIA D. t'ioriniiiiire se nei \izii di;l bacino imilit'brc liiiiilali alla sola diminuzione del diamclro sacro-pubico, e quella ridotta e conlinata tra un pollice ed otto lince, e due pollici e tre linee, possa la pelviotomia avere ap|ilicazione conveniente e razionale, colla speranza di salvare la madre dagli eIVclli mediali ed immediati di questa operazione, ed anche di salvare il feto quantunque per posizione tra- sversa 0 sviluppo viziato di Ini si dovesse aggiungere un alto operativo manuale od istrumentale. Il metodo del Galbiali corrisponde allo scopo, o conviene modificarlo? Per avvicinarsi il più possibile al fallo e momento pratico nel quale doNrcbbe eseguirsi quella operazione occorre, che gli esperimenti sieno falli sui cadaveri di donne morte nel tempo delle gravidanze o di puerperi!, e nelle quali la pelvi sia viziala solo nella estensione del diamclro sopraindicato, escluso ogni altro vizio. 2." Quali sono le cause, che producono il glaucoma, quale ne è la condizione patologica, e come si può prevenire, od arrestarne il corso? 3." Accennare i sintomi generali e caratteri più diflVrenziali, che secondo la varia condizione degli individui possono far decidere il chirurgo alla esportazione degli scirri glandolar! giunti al secondo stadio. 4." Determinare 1 casi di strabismo nei quali è indicata la tenolomia , e i pre- cisi caratteri diagnostici per dedurne la indicazione. 5.° Ricerche comparative circa il vantaggio arrecalo dalla galvano-puntura nella dilatazione venosa in confronto di quello ottenuto col rncdoiiiid mezzo negli aneu- rismi esterni. INDICE llcgolaiiientu geiieralu per lu aiiiiiiali Itiitiiiuni italiunc dei eulturi delle scieii/c iialiirali l'ufi. I. iniziali della Riunione • ?>. Deputaziuni accadeniielie » 'J. Eleiieo dei membri della Rinnione . 18. Diseorso di S. E. il presidente generale » 65. Parole di congedo dello slesso 80. Rektzione del scgrclario generale - . . . . » 85. SEZIONE DI .\GnO.NO.MIA E TECNOLOGIA. Hiiinioiie del 1j sellembre ■ 03. Irilroduzionc del presidente della sezione, e nomina di un coniitalo por assistere la presidenza nel piano direttiva de' suui lavori, 93. — Discussione sul sorgum ni- grum, e sul jori;o duro, 9(. — Discussione sulla spuntatura e sfrondatura del grano turco, 9S. — Discussione sulla contabilità io fatto di agricoltura, 97. — Proposta di un piano uniforme per la compilazione della statistica generale degli istituti di benencenza di tutta Italia, 99. Riunione del 16 .«sellembre » 101. Conferenze preparatorie per la preventiva disamina di temi da trattarsi nella sezione, 101. — Commissione destinata ad esaminare lo stato dell'agronomia genovese, 102. — Commissione per l' industria , IC?. — Commissione per la visita dogli istituti di beneficenza, 10!v. — Relazione sull'associazione agraria piemonlese del march, di Samliuy , lOi. — Osservazioni diverse intorno a simili iusliluzioni nei diversi stuli d'Italia, e miglioramenti che si promettono per esse, lOi. — Os- servazioni sul ranuncuius acris, 10!t. — Osservazioni sul raituncuttts arvensìs , e sulla mortalità delle pecore, IO!! e i06. — Osservazioni sol trifoglio giganteo, 107. Riunione del 17 sellembre -108. Commissione per l'esame dei libri presentali in dono alla sezione, lOS. — Com- ( 984 ) missione per 1" esame ilelle ini'iiiorie prosi-nlale a nome ilei cninitio ogi'aiio eli Genova sopra l' imboscliimenlo delle moiilagno genovesi, 108. — Scliiarinieiili sulla relaiinno falla intorno oll'associaiionc agraria piemontese, 108. — Letluin ili una memoria sugli innesti delle graininuece , MI. — Osservazioni sul riso ri)liivalii ad innesto, e sull'or/.o nni/i/i/o o celc.ilc, 112. Riunione ilol 18 solli'inlnc yn.f/. Ili. Osservniioni sulla memoria letta nella precedente tornala intorno all' innesto delle graminacee, i\i. — Società economica di Cliiavari , II.'). — Osscrvazinni |>r,i- ticlic sulla malattia dominante nei pomi dì terra. 11.'». — Commissione incariiala di riferire sulla memoria dell' a^jroiinmo Innocenzo llatli relativa alla nialatlia delle patate, 117. — Accademia a lienelizio dei poveri stali percossi dal terrcninlo di Toscana, 118. — Cninunicazione delle pratiche intorno al modo di propagare fa- cilmente l'ulivo per mezzo di semi, 118. Riunione ilei !'.• sollemin-e » 121. Osservazioni intorno al rapporto snll" islruzinue popolare e tecnica in Italia, 122. — Concorso al premio fondato dal sig. Carlo Berrà di Milano, 123. — Concorso al premio fondato dal sig. cav. Donafons di Torino, 123. — Necessità di perfe- zionare gli aratri, I2{. — Relazione sull'aratro Suiiiliiiij . iìi. Riunione ilei '21 setlembrc » 127. Continuazione della relazione e descrizione dell'aratro Sambiiy, 127. — Osserva- zioni sugli aratri di dilTerente costruzione, 129. — Bontà dell' aratro piemontese, 150. — Crèc/tcs ossia ricoveri pei harohini lallaiiti , 150. Riunione del 22 scllembrc » 132. Discussione sud' instiluzionc dei ricoveri pei liamliini lattanti, 132. — Osservazioni sulla malattia delle patate, 137. — Chi dehha aggiudicare il premio instituito dal sig. cav. Matteo Itonafous, 138. Riunione ilei 2.'i selleitibie » I M. Proposta di una commissione destinata a far conoscere e diffondere in Italia gli isti- tuti di ricovero de' liamhini lattanti, liO. — Comunicazione del rapporto della commissione stala eletla nel VII Congresso per 1' esame del progetto slato pro- posto dal sig. Letlari di Napoli intorno ad un' esposizione generale dell' industria italiana, HI. — Discussione intorno al suddetto argomento, 142. — Libertà di commercio. Hi. — Socielà creila a Biella per la diffusione dell' industria e del- l'agricoltura , K6. — Scuole tccnologiclic di Arezzo, 1*6. — Scuole lecniche di Siena, iiG. — Istituto detto della Provvidenza esistente in Parma, HO. — Carte agronomiche proposte dal sig. De Cauinont, HO. — Apparecchio ^Irmon- dia:, H7. Riunione del 24 sellemhrc " 1 48. Quesiti intorno la pastorizia e la produzione tielle lane, H8. — Osservazioni in- torno al rapporto della visita agli stabilimenti di beneficenza in Genova, 150. — ( 983 ) Proposta di sluiiìl «ul pairurialo >le' liliirali iliil carcere. ISI. — Culluni Jd lli^, 182. — Coltura del ruluiie ed allre punir (rupiiili, IS2. — Del diverso grado di nulri^ioiie che pregiano ai liarlii le ruj;lie delle diverse specie, varielii , e va- riazioni di gelsi, l-tS. Riuiiiunc del 25 seltcmbre pag. lìjb. Dimanda di alcune rellilìcazioiii al rapporto slato letto nella precedcnic riunione dal canonico Anitiro<>oli sulla visita agli slaliiliinenti di heneficenza in (jenova , it»S. — Hìguardu da aversi alle temperature inedie nell* introdurre vegetabili di esteri paesi, iSìS. — Coinniissionc eletta per riferire al IX Congresso intorno alle so- ricli di patronato pei lil>erati dal carcere, l!ÌU. — Osservazioni sul rapporto della visita falla all' islitulo dei sordo-muti di Genova, i!t7. — Sottoscrittori per lo eseguimento dell'esposizione generale dell'industria italiana, 158. — 0-servazioni su i danni gravissimi che reca al heslinnie varriim. pecorino e caprino 1' insetto chiamato comnni'menle zecca, 15!). — Knologia italiana, IliO. — Commissione per l'esame dell' ingegnoso rastrello invernato dal sii;, conte llnrellj , llil. Riunione ilt-l 'H'> selteinhre IG3. Lavori preparatori! della commissione stala eiella dal t^ongresso di Napoli per isin- diare la legislazione e pratica delle irrigazioni nello varie contrade d' Italia. Iti.'ì. — Itelazione sul concorso del premio stato proposto dal lenente colonnello Baglio- ne, Itii. — Di un congegno chiamalo s/iartineve , Kit. — Dizionario tecno- logico italiano, IU5. — Sistema monetario uniforme pei diversi stati d'Italia, 105. — Sistema di pesi e misure, 105. — Società di amatori dell' ortirollura e del giardinaggio, 100. — Scuole nolliirne di Roma, 107. — Eslrazionc di colori da piante diverse, 107. — Rinnovamento della proposta di compilare la statistica delle pratiche agrarie nei varii paesi d'Italia, 107. Riunione del 28 solleinbrc • 169. Nomina della coiiimissionc incaricata di studiare il più opportuno mezzo di ridurre ad uniformità i differenti sistemi monetarii d'Italia, 109. — .Nomina della com- missione per aggiudicare il premio pel concorso Rnnafnns, lti9. — Memhri ag- giunti a commissiiini diverse, 109. — Dilucidazione esposta dal canonico .\mbro- soli circa una circostanza di fatto accennata nel di lui rapporto sugli inslituti di beneficenza er. , 109. — Osservazioni del march. Balbi Pioverà, 170. — Bol- lettino bibliografico italiano, 170. — Memorie intorno il verme distruggitore delle olive, rimesse al prof. Gene, ',170. — Relazioni diverse, 171. — Istituto britannico e straniero di Londra, 172. — Ringraziamenti diversi, 175!. — Congedo del presidente , 172. Riunione supplenienluria del 28 setlemhre • i7i. Commissione incaricata di stendere il progetto di una società italiana , promotrice dei libri utili alla morale ed alle arti e mestieri, 17i. — Rapporto preparatorio del cav. Mancini sullo studio del credito agrario, I7i. — Discussione in propo- sito, 175. — Comunicazione del rapporto della sezione di Zoologia in risposta al quesito propostole sulla putridità delle pecore, dipendente dal distonia epatico, 175. I2i ( uso ) Mcmorki iltl piuf. Iniiotriuip lìalli, e laiìporlu della comiiiissiunc sulla stessa, l'Ile riiiuarda le spericiize l'alte per pieseivare le patate, pag. 170, llapporlo della eoinmissioiie permanente inearicata di compilale una statistica della istruzione popolare degli stati italiani .... .183. Kapporlo della commissione incaricala della visita ai;li istituii di he- uericen/.a in Genova ■> lOi-. ilelazionc sul!' islilulo de' sordo-muli in Genova » 200. Uapporto della commissione incaricala di l'ilerire sulle carie agrono- miche proposte dal signor di C.aunionl » 212. Happorto della commissione permanente de' Congressi scientifici italiani incaricala di formare la slalistica delle istituzioni di henelìcenza di luna Italia " 2i:i. Proposta d' un agricollorc mantovano " 2iO. Rapporto della commissione incaricala di riferire sull' agricollura ge- novese " 222. Happorto della commissione incaricala di riferire sulle arti e manital- iure genovesi " ■'■'J- Relazione delia commissione incaricala dell'esame delle memorie sullo imbogchimcnlo dei monti liguri » 2.')5. SEZIO.NE DI FIStC.\ E MATEM.VTICA. Riunione del 13 sctlemhic » 2."7. Inlroduiionc di-l presidi-nle della si-iioiic, 237. — Comunirazioiic di una memori.T circa l'origine della corrente eleUrioa nella pila, del prof. Majocelii , 237. — Osservazioni del prof. Orioli , e nomina di una commissione in proposilo, 258. — Leuera del prof. Luigi Palmieri di Napoli, circa il metodo di ralamilare l'ac- ciaio, 238.— Due noie relative al calcolii ili-li integrali definiti elfi di.tl. (ialirin Piola, 238. — Osservaiioni sulla teoria del calorico nell'ipotesi delle ondnla- lioni , del prof. Codaiza , ÌH. Riunione del IO settembre » 240. Lavori astronomici del sig. Leverier, 2i0. — Coniiinicazioni del sig. .Mariano Piazza e prof. Osenga , 2{(>. — Necessitii di un nuovo corso di fìsica, 2-47. — Osser- vazioni in proposito, 247. — Della corrente tellurica: del premio proposto dal march. Francesco Pallavicino, 2i8. Riunione del 17 settembre » 24'J. Nomina della commissione pel giudizio delle memorie concorrenti al premio propo- sto dal suddetto signore , 2i9. — Comunicazione e descrizione del psicrovietro grafico del prof. Gio. Maria Cavalieri barnaliita, 2i9. — Considerazioni relative al molo dell'acqua, del prof. Vincenzo Amici, 250. — Dilucidazioni su tal ma- ( 'J87 ) liTla Ji'l Jnil. Gulirio Piola , 2S-J. — Roplira del prof. Amiti, ì'jj. — Usscr- xaziuiii Jfl l'uv, Mussolli , 2IÌ3. Hiuiiiuiiu dui 1 8 sfllciiibro /mg. 2jj. niccrrlie sopra b sitìo ili La^rnii^e rarntlh* in iiiu iiK-iiii>rÌJ Jjl sig. Clnu, 'Ilio. — Oìi9cr\aziuiii del l'av, Mfiiubrea, 2^U. — Li'Kura di una meinoriu dell* ingegnere Mirliela sul liisognu di un generale riordtnaineiilo del corso dei liunii e torrenll delle prutinric sellenlrionaii d' Italia dm versano le loro arque in Po, 257. — UiacUMiunr in proposilo, 2S8. KiuiiioiK.' (Ifl l'J soKeiiiljre • '•idi. Conrorso per la risoluzione di due prolilenii idraulici , rolla |iruiiics>a dei rispellivi prcniii di lire italiane 2S00 e ISOO, 2til. — .Vola sull' arginainenlo dell' Iscra e dell' Arro in Satoja del cav. Giuseppe Mosca, 202. — Alcuni risultali relativi alla fologrnlìa . 203. — Osservazioni in proposito, 20i. — Memoria dell' ahatp Clianioussel sul valore numerico delle note musicali , 2Ui. — Discussione in pro- posito, 205. — Modificazione apposta ai cronometri marini dal sig. Castagnola orologiaio genovese, 200. — Dell' iinporlanza degli sludii sulla statistica dei liu- ini, 207. niuiiioiie del 21 spllcmhrc » 208. Nota dei documenti neccssarii pi.-r ruciliiare la soIuzìimm- del primo pmblema sovra indicato, 208. — Premio proposto dal professore Ferdinando Elice, 208. — Esperienze fatte dall' ingegnere Goiiella sopra un sistema di trazione dei convogli su d' una via ferrata mediante una ruota idraulica rimnrcliiatricc mossa dalla cor- rente di un canale laterale, 209. — Nuove ricerche sulla risnluiionc generale delle equazioni atgebriclic del padre Gerolamo Badano, 209. — Nuove esperienze e considerazioni sull'origine della corrente voltaica nella pila, memoria del prof. .Majocclii , 270. — Osservazioni del prof. Orioli . 27 -J. Ititinioiic del 22 selteinlji-e . 27((. (>>sorvazii>ni del prof. Majocclii in risposta alle osservazioni del prof. Orioli, 270. — Replica del prof. Orioli, 270. — Osservazioni del prof. G. Domenico Batto, 277. — Comunicazione dell'opuscolo del prof. Mossotti intitolato: considerazioni sulle forze di capillarità e coesione dei liquidi relative alle recenti esperienze dei signori Henry, Donny ed llagcr, 278. ^ Discussione in proposilo, 279. — Carta itineraria istorica e statistica delle strade ferrale delineata dall' ingegnere Potenti , 280. — Nola intorno ai progressi della meteorologia, 280. — Voto per la no- mina di una commissione permanente melcreologistica , 281. Itiiitiionc del 23 selleitibi-c • 282 Nomina della commissione per la compilazione di un nuovo corso di fisica , 382- — Altre osservazioni del prof. Orioli sulla memoria precedentemente Iella dal prof. Majocchi, 283. — Discussione e osservazione del prof. Durand, 28<. — Memo- ria del prof. Marianini sopra l'azione magnrliizanle della scarica elettrica, 283. — Memoria di-ll' ingegnere rnlcnli tenilcnte a dimostrare il Hin.ri»iMoi di stcu- ( 988 ) rezza, di velocità, ili Tona e di cvonmnia dello ii)i{;lioi-i lucoinulivc di già in uso, e ciò per facilitare it confronlo con lutti i nuovi sistemi di motori oggidì in pre- dicalo, 280. — Volo per T inslituzionc di una scuola italiana ove si addestrino gli allievi che si applicano al se^^ìzio delle strade ferrnle , 287. Riuuionc del !24 scUeinbro pay. '■2SS. Nuova disposizione della pila voltaica, esperienze del prof. Mujocrhi , 288. — Os- servazloni del prof. Botto, 290. — Mulino a vento del canonico Cecconi , 290. — Discussione in propoitito, 291. — Discorso sulle acque d'irrigazione della lA)mI>ardin, 292. — Altra nota dei dati occorrenti per la soluzione dei quesiti idraulici , 292. — Dìsrc » ì294. Considerazioni igroscopiche del canonico Bt'llani sulla i^laijionalnra della sola, 29i. — Sperimento relativo alla comunicazione del moto, del prof, mice , 29U. — Memoria del prof. Oseui^a sopra una nuova formula atta a rappresentare la re- sistenza che solTrc un piano che si muove uhliqnameiile in un fluido indefinito, 296. — Osservazioni dc'l prof. Simpliciano Viani sul metodo della galvanoplastica, 298. — Scoperta di un nuovo fenomeno di relazione fra il magnetismo e la luce ec. , 299. Hiuiiionc del '20 seltettiLic » 300. Osservazioni sulla pretesa scoperla ikl fenomeno sovr' indicato, 500. — D. scorso di preambolo del prof. Orioli alla disrussionc da farsi sulle esperienze del professore Majocchi , 300. — Discussione in proposito, 302. — Risullali oticnuli in una memoria del prof. Mossotti, in cui prende a Irallare nn problema relalivu alla elettricità statica, 303. — Osservazioni in proposito, 305. Riunione del "28 .setlenibre •> ÓOT». Sperimenti eoi polariscopio di Savurt , 30(i. — Osservazioni del prof. Rollo intorno alle esperienze del prof. Majocrlii. oOd. — Osservazioni sul premio proposto dal march. Francesco Pallavicino, 307. — Invenzione di un cannone da bersaglio, 307. — Osservazioni sulla detta invenzìoue, 307. — Compendio di una memo- ria inedita del prof. Marianini , sull'azione magnetizzante delle eorrenli elettri- che momentanee, 307. — Comunicazione di un fallo importante occorso al prof. Menalirea nelT allo che si occupava di rieerelie sulle vibrazioni dei corpi, 309. — Nota sopra un apparecchio barometrico dislillalore, 310. — Commissione in- caricata di visitare P osservatorio melercologico della regia università, per rife- rirne al futuro Congresso, 311. — Parole di congedo del viec-presìdoiile prof. Mossoti!, 311. Conclusioni d*'! riipporlo stille ncque d irfÌ^;t/.iotie della Lombardia . « ol3. Rappoflo della romiiii^sioru' iiicaiirala di assislefc alle sperienz.e del prof. Majoeelii lelalive all' oiii^ine dell' elellrieilà vollaica ... » 318. Rapporto della eommissionc nominala per (xitidicarc Ir memorie pre- l ( 989 ) sciiliilc per coiicoiTere al piTiiiio |iropus(o dal iiiatTli. Kraiicesco l'allaviciiio al Congresso di Milano /«»3ini.inu Casati, intorno al modo di comportarsi della tintura acquosa di camperciu {hurmdloxitum campcc/tianuiii) colle soluzioni di diversi composti salini, 3i2. — Materia colorante contenuta nella buccia dell* uva , oio. — Sulle mate- rie coloranti del campeggio, 343. — Due note del sig. Grigolalo, 345. — Nola relativa ad alcune osservazioni sul girasole, 344. — Discussione in proposito 344. Hiiiiiione del i9 seltembie • 346. Nota del prof. Voliler sul così detto laltuconio, 340. — Discussione su 1' anzidetta materia , 347. — Memoria del prof. Krancesco Selmi riguardante i suoi stiidii sul latte, 348. — Discussione in proposito, 349. ^ Acqua minerale del villaggio di sopra la Croce, provincia di Chiavari, 349. — Commissione incaricala di procedere ali* analisi quantitativa dell'acqua suddetta, 550. Ritiiiione del 21 seltcmbre .3;)!. Rapporto della commissione nominata per riferire sul lavoro del prof. Peretti rela- tivo .ili' orca . 5;ìI. — Osservazioni diverse. <• lagnanze del Perclti, 3!f1. — ( 990 ) Sulla n-u/iuiie Ucll' arido ciuiiicu siili' ulrmit e 1' hIiIimJc. innii(ii-iy di'i profL'SSorl Vùlilcr e Lk'liì^ , 5a2. — KnuiiiiTii/iniir ili-i risiillall dj alruiiu esperienza del pnif. Taddet , direlle u inisiirare 1' aniiiilii relalì>a di varie nialerie organirliu aiolale sì proleielie che non prolciolic con alruni nmlerinli iniirgniiiri ec. , 5SS. — Osservaxioiii diverse, 350. — Sag^ì diversi di tiiaiinile presentali dal cliiitiien Kuspini , 5S8. Hiunionc del 22 soUcnibrc pag. 300. Continuazione della memoria dei professori ViiMer e I^ieliii; , otiO. — .Alelodo col quale si può riconoscere , se V amaro conlenuto in lina pianta sin doviilo ad una alcaloide, ovvero ad un resinalo alcalino, 2()2. — Sostanze utili per 1' industria cavale dalle castagne dell' ippocastano, 503. — Osservazioni in proposito, SOi. — .Analisi della pomata epispalica, conosciuta sotto il nome suiitt Bois^ 30S. Kiuniuiic del 23 sellembre » 367. Memoria del doli. Parmeggiani intorno ai canibiainenti die accadono nelle sostanze solfo azotate sono l'azione delle forze digestive, 307. — (Quesito del prof. Tad- dei , 370. — Discussione in proposilo, 370. — Esame di alcune palale raccolte in tre dilTereiiti località della Toscana, 371. — Discussione sull' argomento sud- detto, 371. Riunione del 24 sellembre » 370. Nota del prof. Lnij;! Seinenliiii , in cui vien descritto un ineludo per oltcìicre fa combinazione del mercurio col ferro, 370. — Discussione su detta memoria, 377. — Sopra una nuova forma di forno fumivoro e sull' impiego di alcuni com- Lnslihrli fossili del Piemonte per le macchine locomotive delle strade ferrate, me- moria del prof. Sobrero , 577. — Discussione sulla medesima, 383. — Memoria del padre Galliano Bertozzi sopra un sale da esso cliiamalo, bi ferro- cianidrilo di chinina, 58i. — Nomina di una commissione incaricala d'intraprendere l'analisi qualitativa di un'acqua minerale di Bonco, 38t. — Acido ottenuto dall'acqua della tnalricaria parlhcnium, 5St. Riunione del 23 sellembre » 585. Analisi dei semi i\' arancaria riclolfiana , 38S. — Due note del prof. Canili, la prima sulla scomposizione degli ioduri mclallici per mezzo dell' azoto ; la se- conda , intorno all' influenza die esercita il carbonio sul grado di stabilitii degli ioduri metallici quando si trovano assoggettati alla simultanea azione del calorico e del gaz azoto, ÒSO e 587. — Osservazioni in proposito, 388. — Nota del sig. Filippo Casoria iatilolata: Analisi di Irentaqiialtro calcoli uro-vescicali per- linenli al musco patologico della regia iinivcrsilì) di Palermo, 388. — Discussione su lai materia, 389. — Osservazioni del prof. Selmi sopra l'amigdalina, 390. — Saggi dell'acqua minerale di Clialles in Savuja, 391. — Proprielà del carbone animale di assorbire il principio amaro dei vegetabili , 392. — Discussione su tale argomenlo, 392. I ( 091 ) Riunione del 2G settembre fKig. 51) i. Hupimrlu dilla coiniiiisaioiie iiioarit-ala Ji rifiTÌrt' siili' esame ilell' arqiia di sopra fa Croce ve, .19i. — Memorili del <ì'^. nif;liiiii sul vujeriaiialo di ferro, 30i. — Osservazioni iiilorno a rio, ó!)Ì>. — Melodo per fonder la gomma ebslica . 505. — Arr|ua sulfurea di Mumliasilio presso Cova, ^Qli. — Della tlisrrimina- zinne del sangue umano da quello de' lirulì , ragionamenlo dìmoslralivo del prof. Taddei , 300. — Oìsrussione in proposito , IiOO. — Proressi per In di*ierimìna- ziouc del sangue umano da quello dei bruii rr. er. , i02. |{iunione dt'l ^8 settnnbre » ^\''2. Noia del dnll. Piirmeg^iani intorno alìc rca:ioni presenlale dalle soluzioni di alcuni sali alcalini sulla fibrina recente del sangue venoso, ^12. — Memorie del prin- cipe Bartolomeo De Soresina Vidoni , sopra un suo metodo per lavorare il lino senza preventiva macerazione e fermentazione^ iiS. — Memoria dell' Inpcgnere n.ildraccu intitolata: della corruzione dell' aria nei sotterranei delle cave di ardesia situate nei terrilorii di f^va^^nn e di Cogorno^ provincia di Cbiavari, dei mezzi di porvi riparo, e della natura del terreno in cui trovansi ^ ili. — Tre me- morie del prof. Canlù, la prima relativa ad un nuovo metodo per la ricerca del bromo e dell' iodio; la seconda tratta della mutua scomposizione di alcuni sali atnidei ; la terza porta il titolo: intorno alla reazione dei corpi ossigenali sopra i cloruri, i bromuri, gli iodruri ed i cianuri, ilG, 417 e 418. — Polvere ross.i raduta in Genova nel maggio del 1816, Ì20. — Pila di Btinsen modificala dal cbimico farmacista Gio. Carraresi. i'IÌ. — Itapporln suH' ncqna ntinrrale di Ronco, 421. — Parole di congedo del presidente, 421. [tiuniono supplemeiUaria del ;2D >cllcinlirc • i^i. Ferriere catalano-liguri del genovesato , 424. — Forno a riverbero per utilizzare la fiamma, 424. — Nola del prof. Selini intitolala: indagini intorno ni sulfn ulteriori a quelle rbe furono comuniraic alla sezione di Chimica nel VI Congres- so, 42!>. — Descrizione di due apparecrbi destinati ad elTetliiarc l'analisi ele- mentare delle sostanze organiche, del prof. Andrea Cozzi, 42U. — Ricerche in- torno all'allume di cromo, del sig. Filippo Casoria , 42tì. — Ragguagli dell' in* gegnerc Buldracco sull'acqua salsa di Bnbhio, 427. — Alcune os$er\azioiiJ sulla calce, del prof. Selnii , 428. SEZIONE DI ZOOLOGIA, ANATOMIA COMPARATA E FISIOLO(;iA. lUiiiiioiu- tiri K> solleinhre • i^ì'. Discorso del presidente della sezione, 429. — Opuscoli diversi Hiinrno alla loolo- gia , 4oO. — Discussione so\ra olcimo di e<;!<. Hiiiiiionc (lol 17 si'llt'inbii! Calerliismo di zoologia, i59. — Suolo di una nieninria del doli. Lionardo Dorolea , inlorno al liquido conlcniplalo nrlle vcsriclicllc grrininalivc delle ovaie , HO, — CHservaiioni del prof. KnellilLor sulla fralluin e .«viluppo de' vasi linfalirr rapillari presso le larve de" Halraflni , ili. — Sulle ferite ragionale dalla puntura de' trachini, e sulla prelesa loro velenosilà, scrino dal doli, .\rliille Gusla, Hi. — Discussione in proposilo, 4{"2. — Molijie inlorno ad un passcraceo , ii2. png. 439. Riunione dei 18 sctlrmbrc Osservazioni sull* influenza di una corrente galvanico. in:i;;tielica sopra ì ruoli del cuore nelle rane ec. , Hi. — Spoglio della corrispondenza , Hi. — Annunzio della traduzione italiana del rapporto sui recenti progressi e sialo attuale della ornito- logìa dello Stricklaud , Hi. — Varii rilievi snpra alcune specie di l'niìin-iza , H}^. — Notizie sulla potìarcis murali^ e sulle vc^pcrtìtìimnlt, ii7. — Mam- mìferi fossili della Gran Brettauna , H7. — Raccolta di iiunvc specie di odou- lofori , ii^. — Osservazioni sul via;;i:io ucIT .\nierica sctienirtonale , H^. — Proposta dì due nuovi generi della famiglia degli ampeliilìili , -tiy. — Tavola colorata rappresentante due specie d" t'iuier/r« , H\i. — iNoniina di una commis- sione per r esante di varii uccelli presentali dal march, darlo Durazzo , ii9. — Nomina di una ronimìssìone per eseguire gli csperinicnlì proposti intorno alla pun- lura de' trachini , iìJO. Riunione del 19 sellenibr Diploma cpalìcOy i5l. — Risposte relative alla lampreda { jietromyzon mnrinus), i^l. — Osservazioni del doti. Panizza sul movimento dell' acrjua circondante le branchie del proteo anguìno, dei girini, delle salamandre e de' tritoni, iìi'2. — Annunzio della puhhlìcazionc del primo fascìcolo dell' opera sulla falconeria , del eh. Schlegel, *S9. — Memorie illiologiclie del don. Nnr.ln . .{tìO. Riunione del 21 sellembre Intorno al fenomeno singolare del coloramento delle trachee nelle larve del haco da seta, e della tphynx atropi, procurato mescolando al cìho polveri coloranti d ■gualità diversa , comunicazione del prof. Alessandrini , i66. — Discussione sull argomento anzidetto, vttìS. — Dell'anatomia del tristoitia papUtosiwi , osserva xioni del prof. Koellìker , i60. — Ricerche osleologiche del doli. Achille Costa -suir apparecchio ptcrigo-timpanico del capo de' pesci , .Ì70. — Spoglio della cor- rispondenza tenuta dal principe Itonaparle coi sigg. Cangndi, Jliillcr ed Oken, ili Riunione del 22 setlcmbre Singolare anomalia di baco da seta ec. , .{78. — Varie comunicazioni entomologi- che, i79. — Comunicazione dell' ahalc Giacomo Amati di pesci guizzanti in un canale d'acqua bollente, <80. — Osservazioni inlorno a ri», del prof. Orioli, 481. 444. 4bl. 4tìC. 477. ( 093 ) Riunione del 23 scllcmbrc ?'"»• *'*'^- Tavole del Rcnicr, illusiralc dal prof, Mi'negljini , <83. — Sviluppo dell' ombrioiK; de' pesci, 487. — l'rainmciilo di niasfella fossile di ijilmerodus r/if/iu ec, i»9. — (Juallro nuove specie di coleulleri provenieuli dal Mozambico, <89. — De- scrizioue dell' emlieriza preseulala al Congresso di Jlilano dal sig. Laufossi orni- lologo lombardo, i90. — Rilievi del prof. Kuppel inlorno al catalogo de' pesci europei del principe Dooapartc, 491. — iSggiunla al catalogo dei pesci della Liguria, i'J'ì. — Discussione ittiologica, i9i. Iliunionc del 24 sellcmbre " ^^'J- Spoglio della corrispondenza, i9$. — Nuova specie di distoma trovala in .Napoli ec. , 497. — Ragioni esposte dal prof. Koelliter per provare che t' /leclocolyle argo- naulu, è una nuova specie di quel preteso genere trovata a Messina sopra il Ivemoctapaa violaceiis di delle Chiaje , 498. — .\niori di alcuni serpenti nostrali, memoria del prof. Cene , 499. Riunione del 23 sellcmbre • -'01. Spoglio della corrispondenza, SOI. — lllustraziooi sopra le emberise ec. , e notizia sopra il passer fusillus , 50i. — Due memorie del sig. Longchanips, 503. — Relazione del Miclielin sull' ccliinoide, .'>03. — Risultati delle ricerche fatte dal prof. Koclliker inlorno l'origine, terminazione e s\iluppo delle fibre nervose ec. , K04. — Nota coolenenle i risultati di osservazioui sull' istante del ballilo del cuore negli animali a sangue caldo , SOS. — P/injganea p/iulcnoijea descritta da Lia- nco, annoiala dal zoologo Lowcuhjelm , SOti. — Illustrazione dell'interna analn- mia dell' anchilostoma duodenale, !Ì07. Riunione dei 20 sellcmbre » 'M'i. Ricerche fatte sopra i bachi da seta, S09. — Sull'intonaco di apparenza metallica che riveste i molari delle capre selvatiche dell'isola di Tavolara in Sardegna, memoria del prof. Gene, SIC. — Fenomeni delle contrazioni spontanee nelle fi- bre muscolari, SII. — Osservazioni inlorno all' undecimo volume della nuova edizione di Lamarck sugli animati senza vertebre, e descrizione di alcuni cefo- lopedi del Mediterraneo ec. , Si2. Riunione del 28 scllembre • filS. Descrizione dell' animaletto nocivo agli olivi nelle campagne lucchesi, 813. — Spo- glio della corrispondenza , SIO. — Saggio della monografia de' columhidi indiani ec. , SI7. — Proposta di cambii di oggetti indiani coi varii musei d' Italia, SI9, — Notizie diverse, 520. — Congratulazioni del celebre Oken , 521. — Alcune nuove ricerche nella circolazione delle clespine in aggiunte e reltiOcaiioni delle pubblicate , del doli. Defilippi , 522. — Catalogo manoscritto de' molluschi ter- restri e fluvialili ce,, del prof. Pietro Calcara, 523. — Oucrvaiioni intorno alle capre di Tavolara, S24. — Descrizione della testa di un fanciullo, in conferma delle dottrine di Gali , 524. — Osservazioni sui rapporti di situazione del corpo giallo col follicolo di Graaf, 528. — Singolari cITetti prodotti in una giovenca da 125 ( 994 ) uno spilloDe ioghiollilo , Hili. — Discrcpania fra i membri iacaricali a discolerc sopra olcunc specie dubbie di uccelli , S28. — Rapporto del prof. Ceni; sopra la leaa ( acnrido ) , 539. — Uapporto sopra uu verme riiivcnulo vivo in un uovo di gallina, !>30. — Rapporto sovra un corpo credulo clminlo, t>50. — Conclusione sui Iracbini , del prof. Geno, lióO. .N. B. In fino degli ulli della presenle sozione vaimo collocale le due tavole cui si riferisce la spiegazione delle figure che sta a yiig. Kól. SEZIONE DI BOTANICA E FISIOLOGIA VEGETALE. Riunione del 15 scttcmbtc . . . . Discorso del presidente della sezione , S!3ó. Riunione del IG sclloinbre ... pag. 533. 53C. Memoria sul sistema quaternario degli esseri naturali, del prof. Iloraninow, liZtì. — Discussione in proposilo, S37. — Discorso del prcsiilenle sopra lo slato at- tuale della micologia italiana, e sulla necessità di nuovi studi!, !>3$. — Colle- lione di fungbi distinti in mangerecci e velenosi, 541. — Sigilli con elio l'im- mortale Carlo Linneo usava improntare ogni suo scritto, ^i\. Riunione del 17 settembre Memoria del prof. Amici sulla fecondailonc delle orcliidce, H42. — Osservazioni in proposito, !ì50. — Nota del prof, suddetto In risposta ad un articolo dello Sclilci- dea, K5I. — Osservazioni, K52. Riunione del 18 settembre Nuova specie di Oiora , 553. — Osservazioni fnlte dal presidente sopra una specie di aira, S5i. — Proposta di formare un nuovo genere dello schoenus mucro- uatus L. ce. , 554. Riunione del 19 settembre Cenni monografici del genere trevirana di Willd ec. , del prof. De-Visiani , 55tì. — Fondazione di un nuovo genere Meneghinia ce. , 559. — Osservazioni sul genere trevirana, 561. — Osservazioni sulla significazione delle spine dello xan- thium spinosum, 502. — Invio della prima teca di piante secche della Flora Iridentioa, 563. Riunione del 2i settembre Illustrazione di alcune specie ed alcune tribù di borraginee del prof. Moris , 501. — Esperienze instiluite dal prof. Giuli siili' azione della luce lunare sopra i ve- getabili ce, 567. Riunione del 22 settembre Varieii di pesca mandorla, 509. — Ibridismo delle piante, 569. — Memoria del prof. Iloraninow sopra alcune parti di fisiologia applicabili alla organologia vegc- 542. 553. 556. 5G4. 569. ( 993 ) iole pratica, ed alla icrmlnologia , S70. - Cenno sulla compojliioDc cellulare delle piante, e sulla continuili della serie organica, 57). Hiunionc del 24 sellcmbrc Relailone dell'esame dello stalo del giardino botanico della regia università, 872. - Osservaiioni sulla iniìuresceuia della liglia, 573. - Prospetto della flniiglia degli hteriaci del prof. De-Notaris, 575. - Risultato avuto da lunghe osser- vazioai sulla monografla dei gelsi, 583. Kiuiiioiic (lei 2a sellcmbrc Memoria del prof. Molli sullo sviluppo della membrana delle cellule, 58*. -Nuove .-pecio di gramigne delle isolo del capo Verde illustrale dal prof. Parlatore, 586 - Prospetto delle caliciee, 887. - Notizie intorno le piante mafuri , IM,jru, ec. , SUO. — Notizie sulla w'cio crana , 591. Riunione del 2G sellcrabre Rapporto della commissione incaricala dell'esame della prima teca delle piante sec che della Flora tridentina, 592. - Memoria sull'uso dei sali di ferro per gua- rire le piante affette da clorosi, 693. - Sulle cavità o spazii del tessuto cellu- loso, 59*. Riunione del 28 sellcmbrc Rapporto del presidente sulla escursione eseguita dalla sezione il giorno 23 al giar- dino Durazzo posto al Zerbino, e quindi lungo le mura della città, 590. - Rapporto dei presidente sul giardino a Pegli del march. Ignazio Pallavicini, 597. - Patlavicinia, nuovo genere della famiglia delle solanaccc, 599. - Analisi delle foglie della l,lland>ia dianlhoidca, «00. _ Rapporto sulle tavole iconogra- llche del sig. Darle, COI. — Due specie diverse di agrophirum, 602. —Fatti osservati dalla commissione incaricala ad assistere alle osservazioni microscopiche del prof. Amici sulla fecondità della zucca , 002. — Memoria sulla segala cor- nula, 003. — Diverse domande, 003. — Parole di congedo del presidente, CO*. N. B. In fine degli alti della presente sezione va allcjala: 1.» la tavola cui si riferisce la spiegazione delle figure con note a pag. 005 rappresentante la fé- conduzione delle orchidee; 2.» le sei tavole sulla famiglia degli isteriacei del prof. De-Nolarit. SEZIONE DI GEOLOGIA E MINERALOGIA. Riunione dei 13 sclIcmJMc . . ,. pag. 384. 592. 39G. 607. Discorso del presidente della sezione, 007. - Memoria sulle solfature, i deposili d'allume ed i lagoni della Toscana, CIO. — Discussione intorno all' età del gra- nito di Gavoraaa ce. , 611. — Relazione che passa Ira I' alberese ed il macigno, 012., — Comunicazioni diverse, 012. Riunione del 10 sellcmbrc .Gli Determinazione dei sintomi jura.ssico e cretaceo relativa alle Alpi delle provmcic vi^nfte, 614. — Se In majolìca lombnrila si pnss.i pnriifjonnro al Itiniicoiic vendo, tìlG. — Comuiiirazioiio ìnlonio alla polvere ru^isa radula in Genova nel ma!;gjo del 18(0, (>I7. — Disoiissioiie siili' arj^omenlo iiiiziileilo , tilS. — Memurin del proTessore Cullegno , sul sincronismo do* deposili jurassiei al nord ed al snd delle Alpi. UI9. Itiuiiioiu' del 17 M'Ili'iiiliic pag. C>'2\. Discussione intorno il parnjjone dei lerreni jurassiei dell' Ilalia, con quelli dell'Eu- ropa meridionale, 6Ì\. — Delle diverse slazioni dei niullusi'lii dell' epoca alluale e delle epoche auleriori , 6'2i. — Comunicazioni e milizie diverse, 021). liiiinione del 18 selli-mbre » (')20. Esemplare della It^irfiratula (/l'/tAyn, 020. — Memoria sul cantone di Glarus ce. , 020. — Della carta geologica del dipartimento ilei Ciard, 02S. — Grande caria della Sardegna, C2i). — Diverse carie geologiche, 02!). — Volo per la forma- rione della carta geologica di tutta Italia , 029. — Soluzione approssimativa di un problcnia , C30. — Esame della questione , se gli cITetti prodotti dalle inon- dazioni provano qualche cosa in favore dell' ipolesi che attribuisce i fenomeni er- ratici n delle correnti, 051. Kiiiiiìoiio (lei IO .sollemlìi'i' .. Gój. Osservazioni del canonico Chamousset sul terreno antracitifero delle Alpi , 053. — Obbiezioni diverse, 63-i. — .Vrragnnile trasfoi-nìal.i in isp.Tlo calcareo, ii57. liiuiiioiic del 21 sellcmbi'c n (i,")8. Memori» sulle relazioni esistenti fra la arenaria verde superiore dell' Europa setten- trionale e quella del mezzodì, 038. — Discussione in proposito, Oil. — Altre discussioni sui terreni cretacei , sulle nummuliti ec. , Oi3. Hìunionc del 23 sfitlcmbrc » (>4;x Descrizione della corsa geologica fatta dai tnenihri della sezione nel giorno antece- dente, Gi5. — Potenza assoluta della grande massa calcarea a strati verticali osservata alla Serra lungo la Ccravagna, (U8. — Gran caria geologica della Sar- degna, recentemente condotta a termine, iH>i. — Scoperta di un terreno qua- ternario falla in Francia nel dipartimento della Manica, OSO. — Elenco dei fossili del terreno ncocomiano delle provincie venete, 0;iO. — Comunicazioni fatte dal sig. Perez sui limili del terreno cretaceo delle Alpi niarillinie, 0!il. Itiuiiioiii- del 24 .sclli'tiihrc » (jjl). Collezione geologica e mineralogica della Sardegna , 039. — Quadro dei varii de- positi attraversati col traforo incominciato in Venezia alla ricerca di acque saglicutì ce. , 600. — Curiose impronte trovale nelle stratincaziuni della calcarea compatta ec. , dei monti del trivigiann, vicentino, e del padovano, 002. — Calcaree della Spezia , 662. — Roccia che nel veneto rappresenta il macigno de' toscani o il lererno ctrorio del Pilla . 003. — Mischio di Porlovenere , 003. ( 907 ) Riunione del 25 sellembre pag. 664. Dilucidazioni inforno alruni fossili ilelb Spr;ia, 66i. — Conliiiuazionc dolili memoria sui lagoni u sopra i di-pnsili d' allumo dilla Toscana , (i(J!i. — lagoni di monlc Ccrlioli , 000. — K<|>asizionc del prof. .Mini'gliini sul conibuslikilc fossile di lla- vco in Carnia , C(>7. — Drscrizionc delle rocce componenti la serie orcnareo-cal- caroa clic dal michascliislo fondomcnlolc s' innalza fino all' Jura nelle Alpi ec. , 000. — Discussione sulla potenza ed estensione degli strati carboniferi di Ravco, OGI). — Comunicazioni e notizie diverse, 070. Riunione del 20 scKcmbre «671. Scoperta del muschelkalk fatta dal prof. Meneghini nella valle del Tagliamcnto, 07i. — Filone di rame situalo nel serpentino di Slontecatini, 072. -^ Condizioni geo- logiche della Liguria, G73. — Filone di ferro magnetico nicchiato nel terreno del macigno nella valle fuor di Piacenza, 073. — Panicolaritil dei terreni jurassici delle località indicale dal sig. Parolini , 07 i. — Esistenza d' una seconda calcarea rossa ammonitica da riferirsi al lias propriamente detto ce. , G7i. Riunione del 28 sellembre • 676. Importanza della descrizione delle gran terme crrolanc volgarmente delle il tempio di Serapidc , 070. — Fenomeni che produssero nel IS.18 il monlc nuovo presso Pozzuoli , 07O. — Memoria del prof. Giuseppe Ponzi di Roma , sulle ossa fossili della campagna romana, 077. — Scoperta dell' ingegnere Baldracco di banchi co- lossali di porGdo di un rosso cupo a base selciosa, minutamente screziata di quarto bianco ec. , C87. — Nuovo processo per la riduzione delle loppe contenenti ferro e rame, 088. — Fatti osservati in una peregrinazione geologica nel piacenliao, 690. — Premio di lire KOO proposto dal generale Della Marmora a chi presenterà la migliore e più completa monografia dei terreni nummulitici dell' Europa meridio- nale e principalmente dell'Italia, 091. — Invito del vice-presidente prof. Pasini ai membri della .sezione a trovarsi al Congresso di Venezia, 091. — Parole dì congedo del presidente della sezione , 692. SEZIO.NE DI GEOGRAFIA E ARCUEOLOGIA. Riunione del 15 sellembre » 695. Sunto storico de' più recenti progressi della geografia, del conte Gràberg da Ilemsò, 69S. — Altre opere riguardanti la geografia , 696. Riunione del IO sellcmbfc • 697. Continuazione dei progressi della geografia, 697. — Volo per la formazione di una società geografica residente in Firenze, 697. — Proposta di un'utile regolarità per le discussioni, 697. — Discussione in proposito, 608. — Descrizione di una scuola elementare di geografia, 698. — Terme romane in Algeria chiamale llam- mam-MemsLoutim , 698. )8S- ( 998 ) Riunione del 17 settembre pnij. f.'.tit. Scavi che 5i suono facendo nell'isola di Corfiì sul icrri-iio dill' niuira Corcira ec, 699. — Nomina ili commissioni per gli sludii j;i'Oj?r:ifiri ed archeologici, 70a. — Lellura del viaggio in Algeria del rev. Amali , 70i. — Giudiiio inlorno alla caria geografica della Sardegna, 703. IJiunionc ilei IS selleinbre » 704. Volo emesso pcrrliè sia conliiinalo dallo sialo maggior generale di S. M. il Re di Sardegna, 1' annuario geogralico del conle Annihale Rann/.zi di Dologtia , 701. — Domanda dei manoscrilli del Veraziano, 70{. — l'arie avula dai liguri nelle na- vigaiioni del medio evo, 70i. — Uelaiionc di un viaggio ncll' alto Egillo, 70S. — Sunto di memoria inlUolala : sludii sopra una monda longobarda del secolo oliavo, 705. Riunione del 19 sellembre " 707. Commissione per riferire sul ritrailo di C. Colombo invialo al Congresso dal signor Jomard, 707. — Lezione sui nuraghi sardi, 708. — Congclture del prof. Orioli, 708. — Oggelli archeologici presentali dall' abate Bellani , 709. — Venula dei saraceni in Savoia , 709. Riunione del 21 sellembre » 712. Carro elrusco di bronzo, 713. — Osservazioni del prof. Orioli, 713. — Modelli di slauic e Icrrecolle desunte dagli originali rilrovali in Sardegna, 7li. — Col- ieiione archeologica posseduta dal barone De-Viry, 71S. — Conlinuazione della memoria sui progressi della geografìa, 71 S. Riunione del 22 settembre .717. Importanza degli archivii dei conti di Provenza, 717. — Chiodo mogion visto in Napoli dal prof. Orioli, 718. — Descrizione, 718. — Memoria relativa alla sto- ria dell'aulico comune di Genova, 718. — Monda del medioevo rappreseolanle I' edìgic di un rescovo ec. , 719. — Monde di Como 719. Riunione del 23 sellembre » 720. Discorso sopra un nuovo commento della divina commedia , 720. — Discussione in proposito, 721. — Statue colossali poste presso il Nilo, 721. — Conlinuazione del suolo degli ultimi progressi della geografìa, 721. — Carle lopografìcbe della provincia di Grosseto, 721. — Città chiamala Genova presso il capo di Giuni in Oriente , 722. Riunione del 24 settembre » 725. Nccessili di un istituto geografico italiano, 72i. — Cenni sull'amica monda di Ge- nova, 72*. — Obbiezioni in proposilo, 725. — Se Ruggiero abbia soggiogalo i popoli pugliesi ovvero i dinasti longobardi e normanni , 725. — Illustrazione del pallio che si conserva nel palazzo civico di Genova, 725. — Due monete genovesi inedite, 72G. — Situazione geografica dell'antica cillù di Tihnla, 720. *" ( 'J99 ) — ContlDuazionc del sunto degli ulliiiii progrotsi delli geografia , 7i(i. — Di un rilrailo d'Ariatolilc in bromo, 727. Riunione del 2S scllcmbre />«3. — Nomina di una commissione sul premio della lebbra , 7!>3. — Nomino di una commissione sul premio relativo il miglior metodo di insegnamento medico-chirurgico in Italia , 733. — Commento sui segni sfigmici diagnostici della cardite ec. , 7S3. — Memoria sulla diatesi irritativa del doli. Giambattista Guani, 7S3. — Caso di vesanla furibonda, ribelle ad ogni altro rimedio praticalo e felicemente curato col caustico attuale Del manicomio dì To- rino, 7K*. — Caso di gravidanza ex(rai4ferina addominale ec, 7tfS. — Discat- sionc, 756. — Parole del principe di Canino, 7K7. ( 1000 ) Riuuionc il«'l 16 seltembre pag. 758. Della lisi tubercolare del polninnc nei paesi solloposli iilC iiiduenza ili'lla mal' aria , 75R. — Notizia di una parte delle rose Irallalesi nella sezione medica al Con- gresso di Marsiglia, 7UI. — Della frenologia, 7(ìl. — Osservazioni in propo- sito, 7G2. — Nomina di una eommissione incaricala di esaminare il nuovo metodo del sig. Dop per l' imbalsamazione di pezzi anatomici, 7C3. — Avvertenze intorno alla memoria frenologica del doli. Fossati , 7()i. Riunione ilei 17 sfllciiilire » 765. Nomina della cnmniissinne designala a risolvere l' impnrianle quesito sulla peste , 7tìS. — Nomina della commissione per la visiln agli isliluli sanilarii ec. , 7C!>. — Nomina di una commissione per 1' esame ili un lello moccanieo, 76C. — Do- cumento relativo allo peste , 7l»6. — Rapporto delia eommissione permanente con residenza a alitano, incaricata di conlìnnare gli studii sulta pellagra, 707. — Discorso intorno alla suddeiia maialila, del prof. Cipriani , 7tl8. — Discussione intorno l' antagonisnio delle malattie miasmaliclic colla scrofola e lisi tuberco- lare, 709. Riunione del 18 setlcmbrc » 772. .Nomina di una commissione per lo studio delle maialile miasmatiche, lisi tuberco- lare e scrofola , 772. — Nomina di una ooiiiniissione per la visila all' Albergo dei poveri, 773. — Nola rassegnala alla presidenza, per la compilazione di una farmacopea uniforme italiana, 775. — Osservazioni inlorno all' elTieacia del gal- vanismo ncir amaurosi , 773. — Commissione medica Incaricala di assistere agli espcrimcnli dell' clettro-ago-punlura, 77S. — Discussione sulla pellagra, 77S. Riunione del 19 scltenibrc » 780. Fatti comprovanti la fallacia della voce istintiva in infermi di affezioni gaslro-enlero- epaliche , 7S0. — Discussione riguardante i successi ollenuli in trattando casi di amaurosi e dì cafosi per mezzo della corrente volliana, 781. — Osservazioni meteorologiche necessarie per I' esame delle cagioni dell' antagonismo fra la lisi e le febbri iiitermittenti , 783. Riunione del 21 sellembfe » 787 Documento relativo alla peste, 787. — Commissione designala a teolare 1' inocula- zione della puslula maligna da animale ad animale, e dall'uomo ai bruii, 788. — Sunto della classificazione delle maialile mentali , 788. — Commissione desi- gnala a dare un giudizio in proposilo, 791. ■ — Memoria sulle malattie eredita- rie, 791. — Conlinuazione della discussione sulla pellagra, 792. Riunione del 22 sctlcrabre • 7'.)7. Proposta di una sottoscrizione da aprirsi nel seno della sezione a prò de' danneg- giali dal terremoto in Toscana , 797. — Notizia sullo slabilimenlo per la guari- gione e r educazione dei fanciulli cretini nel cantone di Berna, 708. — Discorso tal cretiDisDio, 800. — Sunto di una memoria sopra l' ipocondriasi e mania in- ( 1001 ) tcrmidculi , 802. — Sunio di una memoria sulla lisi e SDlla lebbra "ludial)- nella provincia di Chiavari oc. , 802. Itiunonc del 23 st'tlcmbif pag. 804. Ilapporlo relativo ad una memoria loloroo alla scrofola, SOS. — Risullaoie di quallro esperimrnli , direni a vcrillcarc lo «(riscianicnlo del polmone sul costalo durante gli alterni ritmi del respiro, 80!). — Caratteri della tubercolosi incipiente, 811. Hiunioiic del !2t setleiiibif • 814. Nomina di commissioni, 814. — Caso di perdila della favella dietro a lesione vio- lenta al capo, 813. — Caso di profonde alterazioni cerebrali, congiunte a sus- sistenza di vita intellettuale e tisica, 817. — Caso di una perforazioue rirrolarr dello stomaco ce, 8li). — Parole del cav. Ilufalini sulla memoria intorno alla scrofola, 819. Kiuiiioiie del T.t setletiiiite . S2ó. Rapporto della commissione sulla peste ce. , 823. — Lunga discussione in propo- sito, 833. Miuiiiune ilei 20 selleiiilire • S."7. Nota relativa all' argomento della peste , 837. — Conlinuazione della discussione sull'argomento medesimo, 839. Riiiiiiiiiic (le! 2S sellemlite » 855. Premio slabililo a chi darà uno scritto sull' ordinamento migliore degli stndii me- dici in Italia, da giudicarsi dall' accademia fisio-mcdica-statislica di Milano, 8S.>. — Iiivcuzionc del polsimetro, 853. — Nomina di commissione per tener dietro alla genesi e diffusione delie malattie popolari, compresavi la peste, 853. — No- mina di una commissione per avvisare alla compilazione di una farmacopea italiana uniforme, 8SS. — Rapporto della commissione designata ad esaminare le me- morie concorrenti al premio Manfrè, 8.'>6. — Rapporto della commissione inca- ricata di riferire sulle spcrienze d' ago-puntura elettrica ce. , S.W. — Rapporto del doti. Ferrarlo sulla statistica medica del mandamento di Recco, 8. — Parole di congedo del vice- presidente cav, l)c-Rcnzi , 867. — Parole di congedo del vice-presidente cav. Berlini, 868. — Parole di congedo del presidente della sezione, 869. Riunione supplcmcnlarin del 29 sctlembrc • 870. Deputazione per recare omaggio di riconoscenza alle autorità si civili dir mditari, 870. — Parole del prof. Girolamo Botto, 871. ( 1002 ) Rapporto della commissione sul premio della lebbra /)«<;. 873. Uapiìorlo siijili ospedali cìnIIì di Genova » 875. Ilapporlo sul inaiiiioinio di (iciiova » 881. ilajìporlo della commissione designala alia \isila del civico albergo de' po\eri di Genova » 885. SEZIONE DI ciiinrnf.i.v e anatomia. Riunione del 15 sellembre ..801. lulroduiionc del presidente della soiioiio, 891. — Norme conduccnli ol buojio an- damciilo delle adun.inze , 893. — Memoria sopra una modificaiionc alla pratica della legatura circolare delle arterie , 891. — Applicazione delia galvano-puntura io slcnne malattie chirurgiche, 895. — Nomina della commissione destinala a praticare gli opportuni esperimenti , 896. — Nomina della rommissioue per visi- lare gli isliluli relativi alla sezione , 890. Riunione del 16 settembre » 897. Discorso sulle esperienze da farsi mediante la galvano-pnniura, Sfl7. — Discussione in proposilo della memuria sopra una modilirazione alla pralica Jolla legatura delle arterie, 898. Riunione del 1" settembre » 'J05. Conlinuaiione delia precedente discassionc, 905. — Memoria sulla pelvioloniia, 'lOfì. Rapporto della rominissioiic destinala all' esame dell" opera ostetrica olVcrla alla sezione chirurgica dal prof. Giiersi di Sardegna . . • 972. Rapporto delia commissione incaricala di dare il suo parere intorno ad un letto proposto dal doti. Carbonai ee • 97i. ( 1004 ) Rapporto della coniinissione incaricala di visitare gli sliibilimcnli re- lativi alla sezione ec y*«7. ",)7(). Storia dell' applicazione (Irli' eiollro-]ninturii al voluminoso ancuiisma. » \)'/'.ì. Quesiti presentali da alcuni membri della sezione ed accettati dalla presidenza come temi alle discussioni del l'uluro Congresso in Venezia » 982. Con permissione.